h ■•>■ ^ I^Si^P«^ -r-^t BIBLIOTECA ITALIANA O SIA GIORNALE LETTERATURA,SCIENZE ED AKTI COIIPILATO DA VARJ LETTERATI. ToMo XCIII. ANNO VENTESISIOQtIARTO. Gennajo, Febbrajo e Marzo 1839. MIL A NO PUESSO LA DIKEZIOXE DEL GIORNALE. IMPERIALE REGIA STAMPERIA. II presente Giornale, con tutti i volumiprecedenti^ e posto sotto la salvagurirdla della Legge , essendosi adempiuto a qiianto essa prescrive. •^^ ^^^ ^^^ -^^ Sil "1 3:^ ^% on ^■?J On> c^i^ f\^ ili^U»t^i^ >^ BIBLIOTECA ITALIANA PARTE I. LETTERATURA ED ARTI LIBERALI. Epigrafe araba trasportata a Flrenze daWAlto Egitto, illusirata da Carlo Ottavio Castiglioni. Con una tavola in rame. (') jobLii^ jJ:Jj)\ (Oj-j.j] e »>\-»aJl in vece di ^^™==?}.Jl e ^AwaJl ; non cosi quella che ho qui sopra indicata in nota. (i) da Dio. (2) Vita. (3) Vi e una lacuna in mezzo alia linea in cul sembra sia da supplire I'indicata voce ^i fu compita. (4) I supplimenti alle paiti mancanti dell' iscrizione sono indicati nei testo e nelia traduzione con pareutesi. (y EPIGRAFE ARABA II personaggio che ha ordinata Terezione della Mosclica fu Saadecldania {felicild deWImpero) Sciar- te2;liin el Giiisci. Costui era governatore della citta diAsuan o Siene neirAlto Egitto durante rammini- strazione del gia mentovato visir Bedr el Gemali sotto il Inngo regno del debole Califlb Fatemida Mostanser (0. Tanto apprendiamo dallo storico arabo Abu-Sela citato da Quatremere (2). Quello storico in vero lo chiama con leggiera alterazione Saadeddaula Sciardeghin el Kavasi , ma e noto che nella trascri- zione dei nomi persiani e turchi gli Arabi scambiano spesso le letf^re t e d. Quanto al soprannome di Kavasi in vece di quello di Giusci , Tispezione sola del modo con cui anibo si scrivouo dagli Arabi ci fa scorgere quanto ne sia facile lo scambio ; scrivesi il primo ^^Mn- — ^..s^J I , il secondo >^— wy— v 1 Era costume in quell' epoca il manifestare il proprio ossequio verso i superiori con tali forme derivate dai nomi o titoli di essi , aggiuntovi Ti indizio di forma possessiva. Presso gli storici in vero tale forma indica che il personaggio e stato schiavo deiraltro, ma nei monumenti anziche indicare tal sorta di re- lazione che a pochi piace ranmientare, sembra desti- nata, per un uso analogo consecrato dal cerimoniale di quei tempi , ad indicare un mero omaggio. Per tal modo neir iscrizione dell' isola di Hhoda Bedr el Gemali , cosi chiamato dagli storici a motivo del nome del suo antico padrone , si chiama Mostanseri per osse- quio verso il regnante Califfo Mostanser (5). Cosi Nadir (1) I Califii Fatemidi , cosi cliianiati perche pretendevano cViscendere da Maometto per mezzo di Fatiina di lui figlia, mog,Ue di Ali , dopo aver fatta riconoscere la loro autorita in Barberia avevan conquistato I' Egitto , sul quale regna- rono per oltre due secoli. (2) Mem. hist, et geogr. sur I'Egypte. Tome II, p. 88. (3) Marcel ha letto erroneamente el Mostanseriiia dei vUtOriosi. . i: r , v . .' , T . . : n. n . ui ... ILLUSTRATA. DA C. O. CASTIGLIONI. 7 (di cui piu avanti) neiriscrizione die attualmente ci tiene occupati si chiama col soprannome di Saadi in onore di Saad eddaula, cioe del governatore al quale era soggetto (i). Credo pero die quantunque il nome di Sdartegliin indichi origine persiana (2), e quindi straniera aU'Egitto ed all' Arabia , e die Fomissione del nome del di lui padre vieppiu confer- mi essere egli stato sdiiavo (3) , pure il soprannome di Giiisci non abbia qui a prendersi nel senso lette- rale di liberto dell' Emir el Giusdi comandante degli eserciti , cioe dello stesso visir Bedr el Gemali , ma sia posto solo a denotare I'ossequio di Sciartegliin verso queirillustre personaggio. La quantita dei titoli onde e fregiato Sciarteghin in questo monumento ci mostra Tabuso di essi in- trodottosi sotto quel debole governo non solo pel visir, i titoli dei quali , al dire degli storici (4) e per testimonianza dei monumenti stessi (5), eguagliavano quelli dei Califfi ; ma ben anclie pei governatori delle provincie. D'ordinario si annovera nei monumenti per il primo quel titolo o soprannome, lekhah , col quale il personaggio e indicato dagli storici. Non ac- cade pero cosi nel caso nostro , mentre il primo e Fachr el mole {gloria del regno), quando in vece abbiamo gia veduto die gli storici usano del secondo Saad eddaula , fclicitd dell' Impero , il die pero non puo lasciar dubbio suU'attribuzione confermata dal (1) Vedansi esempi simili presso Reinaud, des Monum. musul. Tome II. (a) Teghin significa valoroso , ed e frequente desinenza di nonii persiani. (3) Le milizie dei Califfi Fatemidi erano rette sin d'al- lora da uffiziali stati schiavi , die ia appresso finirono coU'usurpare il siipiemo poteie formando la dinastia percio detta dei Mamelucchi , cioe degli schiavi. (4) V. Quatremere. La vie de Mostanser nelle succitate Menioires sur TEgypte. (5) Vedi la piii vol?c citata iscnzione di Klioda. o EPIGRAFE AKA.BA complesso dcgli altri nomi , non die dal luogo onde viene Tiscrizione e dallepoca di essa. Non e qiiindi dubbio clie nella qnarta linea non abbia a supplirsi il titolo di Emir, indi Tarticolose- gulto dairdif inizialc della voce O*"-^' molto illustre^ illiistrissimo, epiteto onorifico di cui sono fregiati gli Emir iiel monumento di Mantova , di cui qui ap- presso , ed in altri pubblicati da Fraelin (0- II titolo di pi^AXi Mokaddem leggesi pure in una iscrizione funeraria ritrovata in Mantova, e da ine pubblicata alcuni anni sono (2). In allora io lo spiegai giusta retiniologia anteccssore ^ percbe il vo- cabolo ha realmente tale significato , e perche ivi non e attribuito al defunto , ma bensi ai di lui padre ed avo, die lo aveano preceduto nel comando , ma le autorita degli storici Ebn Kalidian , Sdierfeddin e Rascideddin mi pcrsuadono doversi qui tradurre ca- pitano. Presso i Drusi poi ed altre sette di Siria indica un grado minore di quello di Emir e maggiore di quello di Sceikh (5); presso i Marocclimi in vece i capi dei corpi di niilizia e di qualclie ramo di pub- blica amministrazione (4). II titolo (j^v_^A./o^-^J I ^A.xi) ^J^^ compiuto nella terza linea e quello die suole nei monumentl oltre quello di Emir indicare i governatori delle provincie. Fraelin vuole die traducasi per clicnte del principe dei credenti (cioe del Califfo), il die e in fatti signiticato di quella voce, come lo e anclie llberto. Io r ho tradotto altrove laogotenente ecc , 111a credo dover recedere dalla manifestata opinione , poiche il (i) Erldaruiig Jer arab. Inschr. zu Gelathi. (2) Biblioteca Italiana, 1825, t. 38.°, pag. 73. (3) "V. Niebuhr , Descr. de TArabie. (4) V. Grajjerg , Specchio dell' Impevo di Marocco. ILLUSTRATA DA C. O. CASTIGLIONI. 9 verbo \^S^9 onde deriva questo participio indica fra i vai i siiol signlficati proteggere , heneficare , onde il participio passive vale appnnto il protetto , il cliente. II soprannonie j^jx.)\ ij ^ Dhu 'I Aziz che precede il nome del 2;overnatore noa nii e noto per altri nio- numenti. Non e g;ia che sopranriomi ibrmati dal pre- messo adiettivo Dhu, die indica possesso, non sieno frecjuenti, ma la voce Aziz, ecceUente, d'ordinario si applica isolata ai personaggi , ed anche ad indicare lo stesso Iddio. Non mancano pero esempi anche nel Corano di tal voce presa in astratto per cosa egregia, prceclnrum , significato nel c]uale la credo inipiegata nel caso presente *, onde interpreio Dhu "1 Aziz , fur- nito di eccellenza , cioe ecceUente con frase simile a quella colla cjuale i seguaci di Ali sono chiamati dal poeLa Fehri J^-^J \j (j^^j) I iSj-^ forniti di fcde e di giustizia , cioe fedeli e giusti (i). Le voci Ahu Mansor possono essere , giusta I'liso degli Arabi , mi soprannome derivato a Sciarteghin da i;n liglio per nome Rlansor. Ha pero osservato Reinaud die la voce Abu, padre, seguita da consimili epiteti onorifici, cjuale e cjuello di Mansor , vittojioso o pill alia lettera, assistito da Diu , deve talora inten- dersi nel significato stesso che I'epiteto isolatamente preso. Ma nel caso attuale la seconda voce non es- sendo preceduta da articolo , credo die sia da pren- dere nel primo significato di padre di Mansor. Nulla ho da osservare sugli augurj onde e seguito il nome dell' Emir, se non die cpiello di(tiu.J ') ^^^ lo prosperl {Iddio) si trova con diversa frase nel mo- numento di Gelathi edito da Fraehn , in cui si legge (i) Cosi lo stesso Ali e chiamato /^A^JI c_?Ii i^aj^ Mandutario fornito di grazia nel sigillo di ?iIohammed Baker (Vedi Hammer uel Journal Asiatique , Mai 1837). lO EPIGKAFE ARAB A, (XJ5Lv-"»«.!i dSji fOl2)l renda Iddio costante la di lid prosperitd. L'epiteto (^—^j,sb\\2.}\ puri, cioe mondi da colpa, viene crordinario attribuito ai cosi detti dodici Imam deo;li Sciiti , sul clie vedasi Reinaud nell' opera gia citata. Qui viene in vece applicato ai Califfi Fatemidi; ne doe recarci meraviglia, dappoiche essi a dilTerenza deirumilta ailVttaia dai Califfi Ommiadi ed Al)basidi, s'intitolavano nelle loro inonete amici di Dio, e vo- levano die in ognuno di essi per una sorte di me- tenipsicosi passasse Tanima di Malidi Obeidallali fonda- tore di loro dinastia , riconosciuto da essi per settimo Imam discendente da Maonietto e da Ali (0. Cosi nell'iscrizione della moschea di Tebe eretta dal Ca- liffo Fatemida Hakim beamrillah ( V. Journal asiatique, Avril i838) leggesi (_5^-^ d._A,A^ (5J.J1 i^jt^A^ (^__> siilisjl A X^ 0) le benedizioni di Dlo siano sopra di lid , e sulla famiglia di sua casa , i puri. Ove leggo ^ o 1' equivalente yw-^I ha ordinato, che corrispondono al jussu ed al jubente (i) V. Fraehn, Recensio nninmor. Wuliainm. Miis. Petrop., p. 4.93^ Histoire tie Tliamas Kouli Khan, 1. 3.* Jiu com- niencemcnt ,• Marsden Num. Orient. 12 EPIGRAFE ARABA, eCC. dei monumenti latini , sono poste senza clie vi sia fatta cspressa menzione deirojigetto. L'epoca in cui fii eretta la mosrhea per ordine di Sciartcg;hin cade neiranno delT cgira 476 , e pero fra il gioino 21 maggio dclT anno giuliano io83 e il 10 maggio del seguente 1084. In fine il carattere culico del monumento , assai diverse da quello delle nionete egizie di quell' eta somiglia in vece a quello di altra iscrizione , pero funeraria , quasi conteniporanea venuta d' Egitto , ed edita dal eh. abate Lanci. Lo e pure sine ad un certo punto a quello della piu volte mentovata epigrafe dell'isola di I'lioda , non clie a quello delle iscrizioni dei principi ]\Iervanidi di Diarbecr edite da Niebulir (0. Le varieta pero che fra esse tutte si scorgono ci niostrano quanto arbitrio fosse lasciato ai calligrafi intorno alle forme delle lettere di tal sorta di carat- tere cufico , clie fu per molti anni dai dotti d'Europa chiamato carmatico , innanzi che il ch. Fraehn met- tesse in evidenza essere una tale denominazione nata dall'erronea interpretazione di alcuni brani dei les- sicograti arabi. (i) Voyages etc. i3 Opere di Giuseppe Baretti. — Milano, 1 838-1 8.39, dalla Societct tipografica de Classici italiani, con- trada di S. Margherita , in 8° Volumi i.'' c 2° contenenti la Frusta lettcraria , di pag. xviii, 480 € 490 , ital. Ur. II, 88 ; volume 3.° contenente le Le.tlere famigliari a' suoi ire fratelli Filippo , Gio- vanni ed Amedeo, di pag. viii e 388. Lir. 4, 66. N, lella seconda meta del secolo XVIII uscivano contemporanei in Italia due fainosi giornali, il Caffe e la Frusta letteraria. Conconevano al prinio parecchi uomini d' alto ino;e2;no, di molti stiuli, di nobili sen- timenti : voile bastare al secondo il solo Baretti, vi- vido ingegno ma poco nudrito di studi; critico ardito ed acerbo assai piu clie profondo; ed acconcio percio a deridere ed a sfolgorare la turba de' parolaj piiit- tosto che a rigenerare con sapienti consigli la patria letteratura. I Veni, il Beccaria, il Frisi e tutto intieio Tcletto diappelio del Caffe sosteneva con quieta e lilosotica gravita una causa di sommo rilievo perche la 2;enerazione seguente ereditasse tempi migliori : il Baretti enipieva di alto strepito tutta quanta 1" Italia egli solo, per liberarci dair innocua noja delle Rac- colte poetiche , de' sonettisti e de' versiscioltaj. Gli uni scalzavano robuste querce , o sconficcavano le porte e le torri degli antichi castelli senza romore di sorta : V altro combatteva una claniorosa battaglia contro gli wiquanco e le frondi verdi acerbe, die an- clie seuza quelia batta2,lia, in iin secolo iunamorato di forti stuili dovevano disparire; come dispajono r erbe parassite dai canipi qiiando ail' ombra aduggia- trice sotteniri il benefico ras;gio del sole. Sarebbe state per avventura molto fruttuoso all' Ita- lia se lo scrittor della Frusta si fosse consociato con quel del Caffe: se qiiesti avesscro pigliiito esempio 1 4 OPEr.F. da lui di rendere piii popolari , piu eflicaci e talvolta altresi meuo ineleganti i loro sapicnti discorsi : ed egli avcsse imparato da loro a volgcre il suo inge- gno verso oggetti di inaggiore importanza, a mettere qualche buona dottrina in luogo dell' inurbano sar- casmo. Ma il Baretti senti la vanita dci poeti clie gli formicolavano intorno; /ion fu atto a penetrar collo sguardo fin dove s' abbarbicavano le radici di qiiella vota presunzione. Quindi percoteva le frondi, e ma- lediceva intanto a coloro clie si sforzavano di abbat- tere il tronco; sdegnavasi contro la poesia , com' egli soleva denoininarla , eunuca, e screditava nel tempo medesimo , per quanto era da lui , chi procacciava di volger le menti a studi virili, e di togliere le cagioni che infemniinivan gf ingegni. Quindi ancora la Fritsta ha molte pagine consacrate a deridere e vilipendere gli scrittori del Coffey e ciascuno facil- mente si accorge che 1 iracondo Aristarco s'immagina di avere gettati per sempre in un medesimo oblio e Pietro Verri e T abate Cliiari, perche li ha fatti segno ugualmente de' suoi dileggi. Non e questa la sola ingiustizia , o piuttosto diremo la sola illusione del Baretti : ma gli scorsi della sua bile, ne gli errori del suo giudizio non delibono farci dimenticare i servigi clie da lui ricevette la nostra letteratura , quando ridusse al silenzio un volgo infi- nito d' insipidi scarabocchiatori , i quali avrebbero giustificato il titolo ingiurioso del suo libro, s'egli lo avesse riserbato a que' soli. Del resto la maggiore illusione a cui soggiacque il Baietti noi crediamo che risguardi lui stesso , che nella lingua e nello stile si credettc escmplarc e maestro. Ma nondimeno , qua- lora si tolgano il Parini, il Gozzi e pochissimi altri, chi poteva sorgere allora al paragone con lui ? Di purita forse lo vinsero alcuni ch'egli credeva le mille miglia al di sotto di se; ma nel maneggio poi della lingua, principalmente nelle materie I'amigliari e nelle lettere, non vediamo quanti potesscro vincerlo o an- dargli ahueno del pan. La sua illusione j^rocedette DI G. BARETTI. l5 dair essersi contcntato di paragonare i suoi scritti con qiiello stile mezzo di piombo e mezzo di legnu clie iisavano molti al suo tempo ; mentre bisognava in vece sollevare lo sgiiardo a tutt'altra meta, confrontar se medesimo coi grandi scrittori dei buoni secoli , e addentrarsi con alti studi nei riposti segreti dell'arte. Pare ch'egli s' inimaginasse di dover essere il Cellini del secolo XVIII : ma come a raggiungere quella na- tiva eleganza e vivacita gli mancava I'esser nato sul- FArno; cosi per levarsi all' artistica eccellenza dei sommi direm fiancamente die fniono troppo scarsi i suoi studi , e non abbastanza squisito il suo senti- ment©. Noi per altro lodiamo la tipografia de' Glassici Ita- lian! di avere aggiunti alia sua Raccolta degli scrit- tori del secolo scorso anche questi volumi, die, oltre non pochi intrinseci pregi, servono cosi bene a farci conoscere lo stato delle lettere italiane in quel tempo. Abbiamo, per vero dire, Camillo Ugoni die fattosi continuatore del Corniani scrisse molto lodatamente la storia della nostra letteiatura nclla seconda ir.eta del secolo XVlll ; ma giova nondimeno vedere qual sentenza ne desse un contemporaneo : oltreche poi neir opera del Baretti si trova il giudizio sopra molti , autori e molte opere di cui 1" Ugoni non parla ap- punto, perche ne fece una dura ma inappellabil giu- stizia lo scudiscio del bilioso Aristarco. L' edizione della Fnista die qui annunziamo e la quinta da noi conosciuta, ne crediamo di conoscerle tutte. Del Caffe in vece ne troviamo annoverate due sole , benclie da quando cesso di pubblicarsi infino al di d' oggi abbia avuti T Italia alcuni periodi nei quali si voile ristampare ogni cosa. Diremo per questo die il nostro secolo abbia data la vittoria al Baretti nelle sue controversie cogli scrit- tori del Caffe? o clie metta al disopra di Pietro Verri e di Cesare Beccaria lo scrittor della Frusta? Qiicsto non e, ne puo essere: ma il destino dei libri c go- vernato da una legge die non di rado vorrebbe 1 6 OPERE inclurci ad accusare il genere umano o d' inwiustizia o di vanita imperdonabili. Noii parliamo clelle ri- stampe ne delle vcr-sioni contemporanee agli autori , giacche tutti saniio quante cagioai possono contri- buii'vi , e com'esse non di rado si facciano contro il giudizio de' meglio pensanti , per servire alia moda o piuttosto per trarne profitto. Ma quando si consi- dera quali siano le opere dell' ingegno clie varitano una pin lunga vittoria contro la torza del tempo e contro quel desiderio di novita che aflatica perpe- tuamente il genere uinano , sianio tentati di aller- inare die anche nel giudizio della posterita il diletto la vince di lunga mano sulTutilita, e I'eleganza del- Tespressione sulla profondita del pensiero. E la vita pill breve tocca d'ordinario a quelle opere die lianno contribuito a rigenerare una scienza, o fors' anche a mutare in qualche parte di gran momento T aspetto del niondo. Ne sappiamo, per esempio , se v'abbia alcun' opera filosolica la quale possa vantare in parita di tempo un numero cosi grande di ristampc , come le poesie d' Anacreonte e 1' Orlando Furioso , o che possa ripromettersi di durare ancora nel mondo (in- tendiatno di andare per le mani di molti) quanto quei libri e gli altri di cotal fatta. Ma non per cio sorgeremo a gridare contro 1' in- gratitudine o 1' ingiustizia della posterita ; quando questo e l' effetto naturale e la legge necessaria delle cose. Ogni libro die apre una nuova via alia scienza, o indirizza 1' umana famiglia per un scatiero non prima tentato , esce nel mondo con questo destino di dover essere tanto piii presto dimenticato quanto pill sara efficace. Egli medesimo, eccitando i contera- poranei a mettersi per la via da lui additata, provoca, per cosi dire, la noncuranza dei posteri , i quali si troveranno gia tamo inoltrati da non aver piii bisogno della sua scorta. Tuttavolta non possiamo difenderci da un certo sentimento malinconico quando contemplia- 1110 polverosi nelle nostre biblioteclie que' volumi che pur furono pietre angolari di qucsta moderna civilta^ DI G. B.Vr.F.TTI. 17 quaiido conslderiamo il volontario sagrificio di mold uomini di grande ingegiio i quali spesero la loro vita per abilitare il mondo a dimenticarli : come il baco die si chiude nel bozzolo per ammannir la materia di quelle splendide stoUe cU'esso non dee vedere. Sopra tiitto poi e brevis&ima la durata di quelle opere che sorgono nei momenti, come suol dirsi, di transizione, e risguardano raaterie rispetto alle quali il mondo non puo uscir dell' inerzia senza progredire molto piu in la di quel passo a cui lo sospinge clii viene pel primo a destarlo, e dove per necessita ogni progress© porta con se I'inutilita e quindi anche (generalmente) Ja dimenticanza delle idee precedenti. Ora apparten- gono in gran parte a questa classe le scritture di cui si compone il Caffe; e non dobbiamo per conseguente maravigliarci che quel libro abbia avuta soltanto una qnalche ristampa. Diciamo quel llhro nella sua intie- rezza ; perche molti articoli furono riprodotti da clu seppe scorgervi alcuni germi clie non avevano e forse non hanno ancora pienamente fruttato nel secolo che pur si vanta di aver fiitti iinmensi progressi. Quando poi le idee o le dottrine contenute in un libro ab- biano conseguito quel fine a cui furono indirizzate , cioe abbiano fatta progredire la scienza, allora il libro stesso vive bensi nella storia della scienza a cui ap- partiene e nell' ammirazione di pochi giusti eruditi , ma cade dimenticato dai piu, che intenti al progresso presente, non sentono alcuna necessita di rivolgersi a considerare quel punto da cui ha pigliate le mosse. A salvarlo, almeno in parte, da questa dimenticanza puo valere reccellenza della forma e della espressio- lie ; la quale quando sia veramente perfetta soprav- vive come un utile esemplare proposto ai pensatori avvenire. Ma da questa perfezione furono in gene- rale molto lontani gli scrittori del Caffe ,• men di- scosto ne rimase il Baretti : e forse principalmente per questo il suo giornale e letto e studiato tuttora a preferenza deH'aitro, quantunque chi si consacra alia Bibl. ItaL T. XCIII. 2 / critica letteraria non possa ai di nostri imparare da- lui pill die gli economisti o in generale i cultori delle filosoliche discipline dagli articoli dei Verri, del Beccaria, del Frisi e dei loro valorosi conipagni. A questa che noi crediamo naturale cagione , per cui le opere di niaggiore utilita sono quasi sempre di corta durata nell' estimazione popolare suole ag- giungersene poi un'altra non meno potente, e di con- siderazione ancor piu dolorosa , voglianio dire Y in- giustizia o la boria degli scrittori che vengono ap- presso. Perocche mold si gettano volentieri a far pompa d" ingegno mostrando coi lumi del secolo in cui essi vivono i pregiudizj o gli errori da cui non seppero liberarsi intieraraente que' vecchj ; e quasi par che si gloriino a distrugger quel tanto di rico- noscenza e di stima die ancor ne rimane tra il po- polo. Forse tendono per tal modo a svegliare i con- temporanei dal sonno , ad ammonirli di progredire in quella ricerca del vero die i nostri padri biaiiiarono e non conseguirono intiero; lodevole iificio per certo, a cui dovrebbe per altro congiungersi sempre la cura di mantenere la gratitudine dei figli verso la dili- genza dei padri. Del resto cliiunque assume que- st' uficio gia tende naturalmente ad atfrettare quel tempo in cui le opere de' predecessori dovranno es- sere dimenticate ; e quando i contemporauei secon- dino il suo invito e f'acciano qualche passo per quella strada per la quale esso li viene eccitando , gia co- mincia anclie per lui o pel suo libro 1" oblio a cui egli sospinge gli altri prima di se. La generalita de- gli uomini tien coiito di quelle sole monete delle quali essa puo valersi nei bisogni dcUa vita; le altre, come cose viete ed inutili, o si gittano a pigliar nuova forma , o vanno fra le mcdaglie a dimostrar sempre piu la continua mutabilita delle cose umane. Cosi i trovatori delle prime verita passano ncgli scaf- fali delle biblioteche o vivono solo nella memoria e nella venerazione di pochi , quando dai loro gernii DI G. BVRETTI. S^ siaiisi sviluppate altre verita che tolgano il bisogno delle precedenti ; e intorno alia pianta della sapienza tutti si volgono ai frutti da cui sperano o nutrimento o dolcezza, mentre soio alcuni pochi si guardano dal calpestare il terreno sotto cui giacciono le radici. Sarebbe , per ceito, contrario ad ogni buona filosofia il conipianto sopra questo corso di cose : sarebbe in- giurioso probabdmente agli scrittori, i quali noii igno- rarono il loro fato e pur lo voUero con sagrilicio spon- taneo incontrare : sarebbe in fine sconveniente al- ruficio del giornalista lo scora2:2;iare la 2;ioventu dao;Ii studi piu gravi o gli scrittori dalle opere piu utili mettendo loro dinanzi la breve fama che soglion pro- durre. Ma parendoci di averne buona occasione ab- biamo voluto toccare questa materia, nella quale al- cuni per boriosa alterigia peccano d' irriverenza verso uomini benemeriti della scienza e del genere umano; alcuni per leggerezza di giudizio trascorrono a dot- trine dannose del pari die strane. Perocche dal ve- dere come il premio della cosi delta immortalita e toccato ai poeti piu clie ai filosofi , e lo consegue la perfetta espressione a preferenza del perfetto pen- siero , alcuni insegnarouo e forse insegnano ancora doversi attendere sopra tutto alio stile ; e sui piii grandi scrittori di Grecia e di Roma , su quelle pa- gine che un tempo conimossero T Agora e il Foro, fondarono la gran dottrina de^ parolaj. Contro costoro principalmente irritossi il Baretti, e la sua bile se fa talvolta eccessiva I'u pei 6 giusta ; ma non fu giusto del pari il farsi grave co' suoi sarcasmi a coloro che per arricchirsi di utili idee a comune vantaggio ne- glessero C£uella cura della lingua e dello stile da cui con minore fatica potevano certamente sperare una molto maggiore celebrita. E forse pochi altri esempi sono acconci al pari di Cj^uesto a provare quanto la bonta deir espressione in generale prevalga agl" in- trinseci pregi nella durata dei libri: mentre il Caffs ridondante di molta dottrina giace , quasi potremnio 20 OPEPxE dire obbllato . e pochi sono invece coloro clie noti leggano la Frusta sol perche sperano di trovarvi r inimagine di uno scrivere disinvolto e piacevole. A noi pare die anche il Baretti abbia piuttosto de- siderate clie conseguite quelle doti di stile la cui mancanza egli non s?ppe mai perdonare negli altri ; nia tante nondimeno ne possedette che faran vivere ancora lungamente il siio libro. Non crediamo che i giovani si mettano per una via opportuna qiiando cercano la vera arte dello stile nelle opere del Baretti : ma poiche questo si fa pur da molti, ci porge opportunita di notare un'altra ca- gione per cui e naturale die le opere di amena lette- ratura vivano piu lungamente delle scientifiche o filo- soficlie quando queste non siano anche letterarianiente perfette. Perocche quelle possono sempre servire di guida e di esempio per ricondurre o mantener I'arte nella semplice e schietta imitazione del vero ; queste (fuor solamente pochissime eccezioni) non possono giovare al progresso quando vi e corso gia sopra alcun tempo che non sia stato o baibaro o inerte del tutto. I Greci e i Latini possono esserci e ci sono ancora maestri nell' arte della pcrfetta espressione ; laddove gli scrittori filosoHci del secolo scorso cosi utili nel loro tempo non potrebbero, generalmente parlando, portare alcun lume nella scienza a questa nostra eta che loro e pur tanto vicina. La cagione si e, die il pensiero e le scienze hanno un perpetuo progresso di che si alinienta la progredente civilta dell' uniana famiglia ; ma I'arte di esprimeie quanto abbianio den- tro di noi, o nella mente o nel cuore, e in se me- desima immutabile : ne puo per questo invecchiare , se gia non viene alcun tempo in cui paja vieto ed inopportune lo studio di significare ogni cosa con verita e con evidenza semplici insieme ed efficaci. Quest'arte e immutabile come le leggi del raziocinio; e se gli anticlii r hanno conoscluta e macstrevolmente adoperata nei loro scritti, a questi dobbianio rivolgerci DI G. BARETTI. 21 per impararla ancKe noi. E un' arte fondata sopra pochi precetti benche ad alcuni sia piaciuto di darne pur molti; ma si acquista principalmente osservando come fu ragginnta nelle opere degli scrittori eccel- lenti , cioe nelle opere di coloro clie hanno saputo esprimere con evidenza i loro pensieri e trasfondere nei lettori i proprj sentiment!. E siccome i pensieri ed i scntimenti sono modificati dal corso dei secoli e dalle varie e mutabili circostanze nelle quali i'uom vive , percio quest^arte non si fa vecchia a malgrado della sua immutabilita , e dalle opere gia cariche di molti secoli viene ancor giovane e nuova in quelle del no- stro secolo , pigliando giovinezza e novita dalla ma- teria. Cosi i marmi del Partenone riconducono la scultura a' suoi giusti principj , ne inveccliia per que- sto, ma si rinnova coiresempio di Fidia nella squisita imitazione del vero. Percio I'aspettare , come dicono alcuni, una nuova aurora nelT arte allontanandosi intanto a tutto potere dai massimi antichi ci sembra una strana illusione contro la quale non occorre di spender parole dope tante esperienze die la storia ci somministra. A. a* PARTE 11. SCIENZE ED ARTI MECGANICHE. Esame della Memoria dell ingegnere signor Giuseppe Briischetd inserita nel fascicolo d' agosto i838, n.° 272, torn. gi.° della Biblioteca Italiana e stam- pata anche in un opuscolo a parte. i.° La Memoi'ia dell' ingegnere signor Biuschetti risguarda un progetto, o per meglio dire, un nuovo piano di sua invenzione , sul modo pin conveniente e facile per liberarc Como e Lecco dalle inondazioni , e per asciugare le palndi di Gera, Colico e Brivio , prodotte dalle escrescenze del lago di Como e dal sue principale influence ed unico emissario, fiunie Adda. 2.° Questa Memoria e corredata da una tavola di disegno, compiendente la pianta ed il profilo longitu- dinale dell'eniissario, che si dichiara tolta da un'altra Memoria inedita su qucsto oggetto, del i83o, del de- funto ingegnere signor Fdippo Ferranti, aggiunto al- r I. R. Direzione generale dclle pubbliche costruzioni in Milano e che dicesi gia destinata per T uso del Municjpio di Como. A questa tavola aggiunse pero del proprio , il signor Bruschetti, due sezioni segnate AA e BB. 3.° 11 principio fondamcntale del progetto di esso signor Bruschetti si ravvisa sino dalle prime linee della sua Memoria , ove, ricordandoci il piano ragio- nato del proposto sig. Carlo Castelli su i provvedi- menti ricliiesti all' asciup;amento delle paludi di Colico (Milano, 1786, ne! regio imperiale monistero di Sant'Ambrogio maggiore ) , ci dicliiara che il conse- guire un perletto asciugamento di dette paludi di- pende dal poter impedire le maggiori escrescenze del ESAME DELLA MEMORIA CCC. 23 lago di Como e del fiunie Adda, il clie e impossibile ad ottenersi, a suo dire, senza procurare alio sbocco dell emissarlo uiio sfogo abbastanza ampio , ed im corso d'acqua abbastanza libero , in tempo di piene ( pagina 178). 4.° E questo principio dello sbocco dell emissario e tanto radicato nel proponente , che lo conduce per- sino a creare dclle ipotesi, onde renderlo in certo modo ancor piu generale nella sua applicazione. Ma innanzi di parlare di tali ipotesi importa di definire da prima 1' emissario , ossia d' indicare cosa esso sia , e di quale estensione; e cosi pure di dare una pre- ventiva spiegazione del suo sbocco e del modo di regolarlo. 5.° Sotto il nome di emissario viene abbracciata dall'autore della Slemoria tutta quella tratta del fiume Adda, che sotto diversissime ampiezze nelle sue se- zioni si estende da Lecco in giu sin dove questo fiume coUe sue acque influisce sensibilmente suUe variazioni del pelo d'acqua del lago di Como, cio^ da Lecco sino alia Corrente del soldato posta appeaa al di sotto del Molino del Tovo ( pag. 199). 6.° Per sbocco poi egli intende la sezione alfestre- mita inferiore dell' emissario, ovvero le sezioni al- r estremita pure inferiori dei tronchi , nei quali po- tesse ritenersi diviso; ed il modo con cui regolare tale sbocco e di munire la suddetta sezione o sezioni di opportune finestre o chiaviche, apribili all'oppor- tunita , a foggia di paraporti , il che viene poi indi- cato con maggiore particolarita di circostanze nel de- corso della Memoria. 7.° Cio posto , venendo ora alle anzidette ipotesi , ci osserva a questo proposito I'autore della Memoria medesima « clic si avrebbe sempre lo stesso eflfetto 5) circa all'abbassamento del lago di Como, tanto ri- 3> ducendo sotto un solo livello orizzontale tirato da y> Lecco al Tovo I'attuale pelo d'acqua di varia pen- y> denza e declivita nellc diverse tratte col mezzo » di una qualche chiiisa situata al Tovo, quanto 24 ESA.ME BELLA MEMORIA » riducendo tutto V alveo dell'Adda da Lecco al Tovo » ad iin livello assai piu depresso deH'attuale, in modo » da formare uno o piu salti in tutta la lunghezza 3> deir emissario, purche la sezione dello sbocco sia 5> munita in ogni caso delle opportune fiuestre o » chiaviclie da aprirsi e da farsi giocare nelle oc- » correnze a modo di paraporti :» ( pag. 207). 8.*^ Ne, dietro cio, e altrimend necessario, secondo il proponente , di abbassare il fondo dell emissario da Lecco a Bin 10 (pag. 206) ne « si richiedono nuove » inalveazioni di liumi e di torrenti, ne'calcoli astrusi » per determinare la nuova forma da darsi ai letti 5) dei detti humi e torrenti, onde renderli adattati al » piu libero efflusso delP acqua in tutta Testensione » delle suddette estremita dell' emissario del lago di ■)•> Como yy ( pag. 207 ). 9.° Tutto al piu potrebbero essere told gli ostacoli di chiuse, gueglie , ecc. « dovunque i medesimi non » siano richiesti per altri usi importauti delle acque, » come sono la navigazione, il raovimento degli opi- » fic), r iri'igazione delle terre, la pescagione, ecc. » ( pag. 206 ). E qui si noti, che percio la cliiusa di Brivio attraversante I'Adda, ne le molte gueglie nel lago su- periore ingombranti in gran parte I'alveo non avreb- bero potuto riguardarsi come ostacoli da poter essere tolti, perche richiesti, la prima principalmente per il moviniento dei molini e setiticio del Mulinazzo, e le altre per V uso della pesca. 10.° Abbandonate poi dal proponente le ipotesi e venendo al fatto dell' emissario attuale, visto dal me- desimo , che le due localita , nelle quali furono sta- bilite le anzidette sezioni AA e BB, cioe al Chiusone di Lavello ed ai molini del Tovo trovansi al vero salto del fiume e dello sbocco da poteisi in qualclie modo considerare , come cateratte a libera cascata (pag. i85)-, osservato che per quanto si elevasse la piena, non avvenne mai di vedere a spianarsi il peio d'acqua in quelle due sezioni, e fatta in line attenzioae dell' INGEGNERE G. BRUSCHETTI. a5 alia favorevole ciicostanza della grande felicita cli sbocco, die al luogo delle due sezioni presenta il canale dell'iidda per lo sfogo innocuo di tutte le piene del lago di Como (pag. 189); percio fonnossi e si lisso nel proponente il concetto della « possibilita » di conse2:nire il desiderate intento, agendo unica- » mente intorno alle predette due sezioni AA e BB » (pagina citata), lasciando nel resto ogni cosa in statu » quo intorno a quell' emissario » (pag. 197 e 198), e col rignardare cosi tutto il di lui alveo , come sud- diviso in due tronchi discontinui e disgiunti fra loro (pag. 206), I'uno che dal lago di Lecco e piii pre- cisaniente dal cosi detto Pescarino si estende sino al sito della sezione AA, e I'altro die da cpiest' ul- timo luogo s'inultra sino ai molini del Tovo alia sezione BB. ii.° La lungliezza del prinio tronco , secondo il ti- po, e di metri 8620, quella del secondo di nietri 6690, ed in tutto di metri i5.2ic. La pendenza, fra gl'in- dicati estremi al pelo d acqua di piena del 18 10 se- gnato nel profile, e nel prinio tronco di metri 1.678, nel secondo di metri 3.597, ed in tutto di metri 5.275. 12.° Esiste al sito della sezione A A T opera del Chiusone , denomiiiato di Lavello, elevato , come ci avvisa T autore della Memoria al di sopra delle mas- sirae piene ( quantunque il profile indiclii diversa- mente) in modo di obbligare nello stato attuale delle cose TAdda a rivolgersi tutta in un sol corpo d'ac- qua neir altro ranio della navigazione cosi detta la Ravia, ed esiste al sito della sezione BB una cliiusa disposta a traverse I'Adda e die si estende in su ob- bliquamente alia direzione del filone, formata a modo di sfioratore e travaccatore colla cresta depressa sotto il pele delle massime piene , cosicche in tempo di acque basse serve soltanto a derivare I'acqua occor- rente alia rotazione dei molini detti del Tovo, la qual diiusa e costrutta selidamente di pietre e palafittc, al pari del Chiusone di Lavello (pag. 180). a6 ESAME BELLA BIEMORIA J 3." Ora per comprendere la possibilita di porre ad esecuzione il suddctio nuovo piano « basta solo ( al » dire dolf autore della Momoria ) osservare clie le » suddette sezioni AA e BB dello sbocco per piu » della meta dell'area loro sono otturate e cliiuse con » opere di iiiuratura e di palalitta, all' oggetto o di » tenere in collo T acqua di magra e di piena , op- » pure di servire di semplice travaccatore in tempo » di piena fino alia loro cresta; laonde se si aprono » tutti ad un tratto taiid sfori o tante finestre vertl- » cali^ quante le permette Varea chiusa delle suddette » sezioni A A e BB, si cambiera I'argine od il tra- » vaccatore in un ampio paraporto capace di scari- » care innocuamente ogni piena dell' Adda. Difatti » (continua lo stesso autore della Memoria) dette se- » zioni AA e BB sono susseguite nella parte di pre- » sente chiusa, da un ranio del fiume Adda capacis- » simo di srnaltire piu della meta delle sue piene , 5) senza mai portare il rigurgito a tutta Taltezza della 5) chiusa stessa » ( pagine 204 e 2c5 ). E piu innanzi « ognun vede facilmente che pra- » ticati i paraporti in numero sufficiente nel corpo » degli argini di pietra, detti F uno il Chiusone di » Lavello e I' altro la chiusa del Molino del Tovo , » e trovandosi detti paraporti, come si disse, susse- » guiti da trouchi inferior! di iiume assai opportu- •» namente disposti col loro fondo assai piii depresso, » per ricevere I'esuberanza d' acqua proveniente dal- 3) I'alto senza che possa derivarne rigurgito dal basso 5) a segno da render nulla 1' efficacia dei proposti 5) paraporti, sara in mano del custode regolatore dei y> medesimi, ad ogni ricorrenza di piene, I'aprirli ■» in proporzione del bisogno, di modo che prima » di verificarsi la piena massima, siano tutti aperti y> ed attivl dalle loro soglie sino alia sommita. Tale » ajuto nello sfogo delle piene impedira sicuramente » ogni inondazione sul litoiale del lago di Como , » come impedira ogni dej^osito di ghiaje sul letto » navjgabile deli'Adda » (pag. 2o5). DELL INGEGNEP.E G. BRUSCHETTI. a? 14.° CI avverte pero poco dopo il proponente « che » ove Tazione dei proposti parapoiti al Chiusone di » Lavello riuscisse in piatica poco o nulla efficace » in ordine al mantener basso il pelo d'acqua siil 5) lago di Come all' avvicinarsi delle luassime piene, » sarebbe qucsto un segno manifesto che il rigurgito y> deir acqua nell" inferiore tratta del fiume Adda si » estendeiebbe alTinsu del suddetto Chiusone di La- » vello sino ad Olginate e sino a Lecco, nel qual j> caso pero basterebbe I'azione delT unico sistema X di parapoiti proposto alia sezione del Tovo, per » produrre tutto il giuoco e tutto I'effetto divisato » (pag. 207). 1 5.° E cosi in quattro maniere o supposizioni di- verse crederebbe V ingegnere sig. Bruschetti , che potesse egualmente essere provveduto all'oggetto di tener basso il pelo di piena del lago di Como; la prima, nelF ipotesi che fosse ridotto sotto un sol li- vello orizzontale tirato da Lecco al Tovo V attuale pelo d'accjua di variata pendenza e declivita nelle diverse tratte col mezzo di nna cjualche chiusa si- tuata al Tovo (§ 7); la seconda parimente nell' ipo- tesi che fosse ridotto tutto I'alveo dell'Adda da Lecco al Tovo ad un livello assai piu depresso dell'attuale, in modo da formare uno o piu salti in tutta la lun- ghezza delf emissario (§ cit. ); la terza, col ritenere lo stesso emissario nello stato attuale, come diviso in due tronchi discontinui e disgiunti fra loro alle sezioni A A e BB (§ 10); e la quarta col conside- rarlo parimente nello stato attuale, come disposto in un sol canale dal lago di Lecco ai molini del Tovo, cioe sino alia sezione BB (§ 14); ma pero sempre con che la sezione dello sbocco sia munita delle op- portune finestre o chiaviche da aprirsi e farsi gio- care nelle occorrenze, a niodo di paraporti , che val poi quanto il dire che lo sbocco dell emissario sia po- sto alle condizioni del principio fondamentale , cioe di uno sfogo abbastanza ampio e di un corso d'acqua abbastanza libero , in tempo di pienc (§ 3). 2 8 ESAMK DELL A MEMORIA 1 6.° Relativamente alia spesa « in tutto 1' opera » proposta dci inedesimi paraporti, non costera al » pill (giusta Tautore della Memoria ) clie un centi- 5) najo cli millc lire aiistriaclie per la prima costru- » zione, ed alcune niigliaja di lire alTanno per la » successiva custodia e nianutenzione •>■> (pag. ao5-2o6). 17.° Per concepire poi la possibilita di porre ad esecuzione il suo piano, dicliiara il sig. ingegnere Brnsclietti, clie gli abbisognano alcune considerazioni teoriche ( pag. 204 ) che vedonsi infatti sparse in di- versi luoghi del suo scritto. 1 8.° Tale e in sostanza il nuovo progetto ideato dal sig. Bruschetti fin dal i83o, come mezzo il piii ovvio, sicuro, spedito cd economico, per abbassare la plena del lago di Como (pag. 197); ed ora procla- mato nella Memoria a stampa, come sisiema il quale , a parer suo, si raccomanda da se stesso, sotto tuUi i rapporti di arte, di economia e di sollecitudine (pag. 208 in fine). 19.° Da questi primi cenni si argomenta gia quali gradi di favore possano accordarsi al nuovo ritro- vato: non di meno, per meglio giudicarne, converra entrare alquanto nella materia, ed esaminarla distin- tamente nei diversi suoi rapporti, sotto i quali puo essere riguardata , cioe del principio fondainentale d*arte, deirammontare della spesa, e deirapplicazione delle allegate dottrinc. 20.° E primieramente parlando del principio fon- damentale d'arte, richianiato il profilo unito alia Me- moria, si offre di rilevare in linea di fatto, clie quelle due sezioni AA e BB non si troverebbero poi sole, cioe non esclusivamente poste alle pretese felici con- dizioni del vero salto del fiume, da potersi poi ia qualche modo considerare, come cateratte a libera cascata , essendovi la rapida di Olginate superiore al lago dello stesso nome, che olTrirebbe in tempo di piena, secondo il profilo stesso, una caduta abba- stanza libera dell' Adda, maggiore delle anzidette. 11 pendio del tratto di fiume alia sezione AA, superiore DELL INGEGNERE G. BRUSCIIETTI. 29 all'altro lago cli Brivio, sarebbe, giusta detto profilo, poco piu clel clue per niille, e quello della sezione BB sarebbe molto minore; ma la caduta della rapida di Olginate risulterel^be di piu del due e mezzo per mille, da offrire, giusta le espressioni dell'autore della Memoria, una maggiore felicita di sbocco. D' altra parte qui si riniarca clie la sezione AA per le cose superiormente accennate (§ \\°) venne in dubbio al niedesimo autore della Memoria che possa per av- ventura giovare alFintento, secondo il di lui piano, per cui sarebbe gia in certo modo posta fuori dagli stessi suoi calcoli, colla perdita in qucsto caso del- r opera che si fosse gia eseguita, e quindi anche della spesa che si fosse gia iucontrata. 21.° Si rileva in secondo luogo , come le avvertite pendenze dei due tratti di liuine alle sezioni AA e BB non toinerebbero poi suflicienti , perche potessero appostarsi le soglie dei cosi detti paraporti molto piu basse del fondo del Hume per indi conformarvi i ca- nali di scarico , qualunque poi fosse per essere I'ef- fetto che i medesimi potessero produrre : per il che poi riducendosi in realta questi paraporti, a fori e finestre vertlcali , col fondo continuativo o pressoche continuativo a quello del iiume, da aprirsi o da chiu- dersi secondo le occorrenze , non farebbero la fun- zione che di presentare al fiume stesso nellc rispet- tive localita una sezione piu dilatata, sebbene anche questa ingombra dagli stivi o pile de' paraporti stessi, e nulla piu , per il caso di piene. 22.*^ Si presenta in terzo luogo da osservaie , come la pendenza deiremissario in piena dal lago di Como sine al principio della caduta del Iiume ai mulini del Tovo , secondo il tipo, sia molto geneiosa e tale da lasciare quivi , in una larghezza sufficiente, pronto e libero scarico a qualunque piena, senz'altro sussidio , in ispecie ove si rifletta alia chiamata che vi ha fac- qua dair inferiore Corrente del soldato. Percio e ov- vio il vedere come torni superfluo in questa localita il proposto apparato de"" paraporti, e come sotto tale 3o ESAME DELLA MEMORTA pmito tli vista siano in certo modo da considerarsi i paraporii medesimi posti anch' essi fiiori del calcoli. 23.° Ma queste consideiaziotii particolari , e per cosi dire di dettaglio, cedono tutte alia considera- zione generale , cioe alia decisiva circostanza di fatto clie balza agli occhi d' ognuno , cioe die dilatando anche a dismisiua gli sbocchi deU'emissario , col ri- durli eziandio ad aver le sezioni die esso ha all'in- gresso nei laghi, senza poi rimovere gl' ingombri e gli ostacoli che trovansi nei tratti interniedj che ar- restauo o ritardano il corso delle acque , ovvero le fanno debordare , e senza impedire inoltre die que- 6ti ingonibri ed ostacoli si riproducano; e cosi pure, senza dilatare i passaggi angusti , onde lascino alle acque il varco da potere scorrere liberamente , tor- nera senipre vana ogni opera umana per abbassare e tenere abbassato il lago di Como in tempo di piena. L' istesso tipo unito alia Memoria sembra per se Stesso indicare che la maniera di vedere del propo- nente non fosse di versa dalla succennata, e che quelle punte, quel dossi, .qiiella chiusa di Biivio e quelle guegUe segnate nei profilo dovessero , anche in sue senso , essere levate , coll' intenzione altresi che non dovessero piu riprodursi e rinnovarsi. 24.° Per le circostanze di fatto dunque poc' anzi accennate , e manifesto che le opere di spurgo, di abbassamento e di ddatamento delP emissario , della distruzione degli ostacoli attraversanti od ingombranti r alvco , e cosi pure tutte le altie d' imbiigliamento e di deviazione dei torrenti , die costituiscono ap- punto le opere , in parte eseguite , e che si ande- ranno ulteriormente eseguendo , secondo il progetto in corso adottato dall' I. R. Governo , dovrebbero sempre eseguirsi anche nei caso che dovesse aver elTetto il nuovo progetto dell ingegneie sig. Bruschet- ti , con questo riflessibile divario che oltre l' esegui- mento di tutti i suddetti lavori dovrebbero poi ef- fettuarsi anche quelli dei paraporti voluti dal nuovo suo piano, con un sensibile aumento di spesa. - ..> DELL INGEGNErxE G. BIIUSCHETTI. il aS." Vista cosi Finattendibilita del nuovo progetto ne' suoi fondamentali principj , non occorrerebbe di pill altro soggiimgere intorno al medesimo. Essendosi qui non di nieno proposto di prenderlo , come gia si disse, in considerazione sotto ogni altro rapporto, sara ora d' uopo di esaminarlo dal lato della spesa. 26." Nella planinietria forniante parte della ripe- tuta Memoria, la sezione AA vedesi snsseguita nella parte di presente chiusa (§ i3) da un canale a destra, il quale non sarebbe clie quello di recente aperto e non ancora ultiniato in conseguenza dei lavori decre- tati dalla sapienza del Governo ed in gmn parte ese- guiti nella campagna del i838. Ora la spesa di que- sto canale , clie ove non fosse aperto , dovrebbe pure aprirsi anche secondo il progetto dell' ingegnere si- gner Bruschetti onde Y acqua potesse sfogarsi , do- vrebbe pur essere comune anche coU' altro progetto attualmente in corso ; e siccome tale spesa, a lavoro ultiniato, salira, per quanto consta, a piu di br. i5o,ooo; cosi il dispendio de' paraporti di lir. 100,000 al piii (§ i6) ohrepassera di gia per I'aggiunta di questo primo canale il doppio delF indicato. 27.° Ma questo solo canale non basta per il proposto progetto de' paraporti , ossia pel caso di aprire tanti sfori 0 tante finestre verticali, quante ne per me tie V area chiusa della sezione AA ( § 1 3 ) , e converra percio estendersi a sinistra, ad occupare la riraanente parte di presente chiusa. Siccome pero il tcrreno che suc- cede inieriorraente alia medesima, non e gia, come farebbe supporre il proponente, opportunamente di- sposto col fondo assai piii depresso (§ i3 suddetto); ma in realta e anzi assai rilevato , come risulta an- che dalla semplice ispezlone del prodotto tipo, che quivi indica I'esistenza di un' isola ; cosi occorrendo necessariamente di formarvi un altro canale per il passaggio e per lo scarico delle acque , la spesa au- mentera viemaggioimentc anche da questo lato ; e supponendo poi, clie questa possa limitarsi anche alia sola meta deirammontare del canale precedente, cioe 32 ESAME DELLA MEMOKIA a sole III". 75,000, cssa spesa si trovera gia elevata, a piu del triplo di quella indicata pei paraporti, dal- r autore della Memoria. 28.° Ma anche il solo oggetto de' paraporti in se stesso olTre delle speciali coiisiderazioni, in relazione alia spesa. Le attuali cliiuse essendo formate di pa- lafitte con pietre disposte a foggia di niuratura a secco , non possono evidentemente essere conservate nello stato in cui sono per I'attivazione dei paraporti o per meglio dire degli sfori o finestre verticali. 01- tre di cio si devono disporre sott'acqua le soglie ai convenienti livelli col formarvi i regolari accompa- gnamenti superiormente ed inferiorniente alle soglie niedesime ed ai canali successivi ; iniporta di ese- guire Timpianto di tutto I'edificio cogli opportuni stivi, mediante le convenienti fondazioni e nelle de- bite altezze e larghezze; e d'uopo di prowedere le aperture delle paratoje coi relativi meccanisrai , per chiuderle ed aprirle , ed istabilire i ponti praticabili di comunicazione ai paraporti pel custode regolatoTe del medesimi ad ogni ricorrenza di plena; e rendesi necessario lo stabilimento a non niolta distanza delle due sezioni, dei locali , ossiano casini pel rispcttivo custode, ecc. E tutte queste ed altre opere, le quali devono in parte eses^uirsi in acqua , siam ben lungi , e lo sara chiunque, dal credere, clie possano iinpor- tare soltanto le indicate lire centomila al piu. 29.° Devesi osservare ancora , come ad ottenere gli effetti die ideerebbe il proponente ed anche per seguire le stesse sue prescrizioni, in ordine alio sca- rico delle acque in tempo di piene in questi siti de- gli sbocchi, saiebbe necessario di moltiplicare in gian numero i fori e le Hnestre verticali , in ispecie alia cliiusa del Tovo , la quale essendo disposta a traverso dell'Adda e rhe si estende in su obbliquamente alia di- rezione del filone ( § 12), non oflVirebbe la maggiore facilita alfingresso ed all' esito delle acque , e po- trebbesi aggiungere ancora la partita dei compensi die occorrerebbero niolto probabilmente da farsi agli DELL INGEGNERE G. CUUSCHETTI. 33 titenti de' niolti molini del Tovo e di Arlate , per la sospensioiie od inteniizione del loro esercizio durante r esecuzione dei lavori nel corpo della cliiusa , me- diante la quale vengouo derivate le acque alia rota- zione dei molini ; od in caso diverse il dispendio delle opere provvisorie che si renderebbero necessa- rie per mantenere in attivita la rotazione dei molini medesimi : per il die poi , ogni cosa computata , la spesa dei soli para per ti deve sal ire ad una somma sensibilmente maggiore dell' indicata dairautore della Memoria. 3o.° Parlando dello scarico che si ha delle acque di plena negli edilicj esistenti nello stesso fiume Adda, in relazione a qnanto accenna nella sua Memoria il sig. Bruschetti (pao;ine 207e2oJ^), giova osservare, come per I'esito delle sole acque sovrabbondanti in tali occasioni di piene del naviglio di Martesana, le di cui acque possono corrisponderc prossimamente ad im decimo del totalc di quelle del linme, oltre I'esi- stenza di un lunghissimo sfioratore in isponda ed in fiegio al iiunie da cui traboccano naturalmente le acque esnberanti, vi siano ventotto paraporti, in vero senso del termine, disposti del pari assai opportuna- mente in isponda collo sbocco dalFalto a libera ca- scata, ed atti a smakire una gran copia d'acqua, il che viene in conferma della necessita rimarcata nel paragrafo precedente della moltiplicazione delle boc- che dei paraporti nelle ipotesi della sussistenza, che noil si ammette, del progetto Bruschetti, e quindi deir eccedenza, anche in tal caso, di spesa oltre i limiti della somma da lui accennata. 3i.° E da cio si dedurrebbe poi concludentemente che coir esecuzione del progeito Bruschetti, ben lungi dal vedere limitata la spesa ad un centinajo di mille lire al piii , vedrebbesi qnesta estesa colle sole opere del piogetto stesso ad una somma di gran limga superiore, e che dovendosi poi eseguire , oltre le gia eseguite, anche tutte le altre opere del progetto Blbl. Ital. T. XClll. 3 34 ESAME DELLA MEMORIA in corso ( § 24 ) la pubblica Amniinistrazione ver- rebbe ad essere posta in un inipegno moUo maggiore di quelle in cui trovasi attualmente coU'adottato piano dei lavori. 32.° Ne si vedrebbe eziandio come col nuovo piano dei paraporti sarebbe pienamente provveduto alfim- portante oggetto della sicura e libera navigazione, del che non scoigesi fatto alcun apposito cenno nella ripetuta Menioria. 33.° Resta in fine da esaminare il progetto per la parte delle allegate dottrine teoriche. E qui ci c d'uopo di dichiarare, che ben di buon grado ci sarenmio di- spensati dall entrare in materia, ove il silcnzio non si fosse per avventura potuto interpretare per un'ap- provazione delle dottrine medesime, ovvero della giu- stezza della loro applicazione. 84.° Dice dunque il sig. Bruschctti quasi in prin- cipio della sua Memoria parlando di questo emissario che all' « uopo di conoscere la Icgge del movimento » dell'acqua , si rendono tutte per se stesse inette, » insufficienti ed inutili le sezioni del fiume, ecceito » le due marcate A A e BB, le quali trovandosi si- » tuate al luogo dell' unico vero salto del fiume e » dello sbocco libero delle superiori correnti , po- » tranno in qualche modo considerarsi come cateratte » a libera cascata d'acqua, e quindi servire alio scopo » di dedurne per approssimazione, la portata dcl- » V emissario-, coirapplicarvi la nota legge, suUa quale » sono costrutte le tavole paraboliche » (pag. i85). E dice inoltre nel decorso della Memoria (pag. 201) cc che gli seinbra poi un mero lusso di calcolo 5) in queste sezioni non situate agli sbocchi deU'emis- » sario T applicazione delle fbrmole idrometriche de- » sunte daU'ipotesi del moto lineare, non nieno che » delle tavole paraboliche nella soluzione di qualche » problema reladvo al moto ed alia misura dell'acqua » deir emissario suddetto. » E poco pill avanti (pag. 202) « T unico case, » secondo noi, che faccia eccezione a questa regola dell' INGEGNERE G. BUUSCHETTI. 35 » sarebbe la ricerca della portata del fmme Adda » desiinta dal calcolo nel liiogo delle due succitate se- » zioni AA e BB poste agli sbocchi dei due singoli » tronchi in cui si suddividc il suddetto eniissario » del la deir acqua dai vasi divisi da diaframmi , teorica » stata riprodotta e sviluppata fra di noi nella Me- » moria del celebrc protessore Brunacci sulla miglior » pratica per la misura e per la dispensa delle acque » correnti in Italia (Verona, I014, dalla tip. Mai- » nardi) w (P'lg- 2o3). 38 ESAME DEI.LA MEMOKIA 40.° L' idea della struttnra tli siffatti vasi scparati tlai diafiammi vcrticali, e i;Ii effctti che seguono nelle altezze alie quali si compone I'acqua nelle camere o celle in cui si ritengono divisi, e a sufficienza indi- cata nella stessa Memoria Biusclietti senza che qui occorrano cenni idteriori, senipre pero che resti fernio il concetto, che Tacqua passando per di sotto entra da cella in cella, e sgoi'ga dall' ultima, per solo ef- fetto di pressione, e propriamente colla velocita do- vuta ai battenti, ossia alle differenze delle altezze che ha Tacqua nelle celle stesse, ecc. Chi amasse di averne un' idea pin distinta pel caso il piii semplice di due scompartinienti, o celle, potrebbe consultare r edificio delle bocche magislrali d'irrigazione mila- nesi, ove il naviglio dispensatore delle acque rap- presenterebbe la prima cella; I'imposta ossia la pa- ratoja che si alza e si abbassa in isponda al naviglio, il diaframmn; il bottino ossia la tromba coperta, in cui I'acqua pel regolamento del diaframnia si com- pone a minor altezza, la scconda camera o cella; le due luci poi, Tuna al disotto della paratoja e I'al- tra successiva alia tromba coperta di fronte alia pre- cedente che e la misuratrice della dispensa dell'acqua, ossia il modulo, sarcbbero i fori pei quali Tacqua entrercbbe per disotto dal primo nel secondo sconi- partimento, ossia dal naviglio al bottino col battente ossia colla differenza delle altezze d'acqua nel navi- glio e nel bottino stesso, e che indi sgorgherebbe da quest' ultimo :il disotto del battente d'once due che sovrasta alia luce del modulo, per avviarsi poi nella tromba scoperta , ed indi alia sua destinazione. 41.° Ma tali diaframmi saranno poi praticamente assiti , o lastroni di vivo in coltello, o muri confor- niati a piattabanda, di una certa giossezza, quale puo competere ad un siffatto genere di opere, che di- scendano dall' alto ad obbligare 1' acqua a scorrere inferiormente, ed indi a risalire da cella in cella, ed a rappresentare la specie di gradinata accennata dal- I'autore della Memoria; e se si vuole saranno anche dell' INGECNERE G. BRUSCHETTI. 89 pavlmenti opportunamente congegnati clie lascin luogo a scorrere T acqua al di sotto, ed a comunicare ai due rapi colle caniere lispettive; ma non saranno gia Innglii canali d'acqua scorrente in superficie, stroz- zature, od altro, gencrand inflessloni di pelo e va- riazioni in superficie deW acqua. 42.° L'emissario del lago di Gomo, fra gli estremi piinti indicati, cioe da Lecco sino alia Corrente del soldato, posto appena sotto il IMulino del Tovo (§5) forma un sistema di laghi e di canali, come appare anche dal solo esame del tipo unito alia Memoria Bruschetti. In fatti fra il lago di Lecco ed il lago di Moggio vi ha un canale di lunghezza met. i3oo; fra il lago di Rloggio e f inferiore lago di Olginate vi ha altro canale di lunghezza met. 706 ; fra il lago di Olginate e quello di Brivio si estende altro ca- nale di lunghezza met. i635, e fra questo ultimo lago e r estremo punto dell' emissario vi ha un ca- nale di met. 1295. E tiitti questi canali poi colle acque scorrenti nei loro alvei in superficie, senza battenti, e colle pendenze che si ravvisano nel pro- filo, non oEfrono sotto alcun rapporto idea di dia- frammi, ne tampoco i laghi, idea di scompartimenti, in modo che non si vede come mai possa essere nato il pensiero di poter far luogo, nel caso presente, al- I'applicazione della teorica dell'efflusso dell' acqua dai vasi divisi dai diaframmi, secondo I'assunto dell'au- tore della Memoria. 43.° Dal che poi si deduce, in conferma di quanto fu osservato superiormente (§ 38), die non potreb- besi assolutamente ammettere, per il fiume di cui si tratta , f allegata dottrina. 44.° Altre cose si scontrano nella Memoria Bru- schetti meritevoli di osservazione, ed in ispecie alcune proposizioni che non si troverebbero fia loro con- cordi nei fatti e nei ragionamenii. Tali sono, per ac- cennarne qualcuna, le notabili dilTerenze di livello ri- marcate nel pelo d'acqua in occasione delle esci-escen- ze del lago e del fiume, nelle tratte immediatamente 40 ESAME DELLA. MEMORTA CCC. superior! ed inferior! alle sezioni AA e BB ( pa- gina 188); e poscia T emcrgente aumento cli rigur- gito nelle tratte inferior! (pag. 189) da indurre per- sino il dulibio, riferibilmente alia sezione AA, die potesse poi riuscire in pratica poco o nulla efficace r azione dei proposti paraporti (§ 14). Ma di questa, e di altre proposizioni consimlli, che per amor di brevita si ommettono, non se ne fa punto caso nel presente esame, come nulla o poco influent! nel raerito dell' oggetto in discorso. 45.° Dal sostanziale di tutto il suesposto risultando: primo, che il nuovo progetto manca di appoggio ne'suoi principj fondamentali d'arte; secondo, che la spesa indicata dal proponente ammonta per i soli suoi paraporti, in ultima analisi inutili, ad una som- ma notabilmente niaggiore; terzo, e che le allegate dottrine teoriche non sono attendibili, nel caso con- creto, si conchiude, che il sig. ingegnere Giuseppe Bruschetti non ha raggiunto lo scope propostosi nella sua Memoria, e che quindi il di lui progetto non puo ricevere un favorevole accoglimento. 46.° Del resto, sebbene le nostre osservazioni e conclusion! non si conformino alle proposizioni ed alle vedute dell' ingegnere signor Bruschetti, cio non attenua punto la stinia che gl! professiamo per altri suoi pregiati lavori, in ispecie per la giudiziosa col- lezione delle interessanti notizie sulla navieazione, e sulle acque del Milanese, che fece di pubblico diritto, e che forse sarebbero andate altrimenti di- sperse, o rimaste inosservate. /. P. F. 41 Icoiiografia della Fauna italic a, di Carlo Luciano Bo- KAPARTE, principe di Musignano. — Roma, 1 832-38, tipografia Salviucci, in 4.'' So}io uscid fmora fascicoli 22 al prezzo di scudi tie romani {paii a lir. 16. 1 1 ital.) per ciascun fascicolo contencnte sei tavole co- lorate. II testo resta compreso nel prezzo stabilito per ogni fascicolo, — Vedi Bibl. ital. , torn. 92.", pag. 174. Ossen'uzioni di Giuseppe Gene , professore di zoohgia nella R. Universita di Torino. Fascicolo XII. I. K^ oluher ( Periops ) hippocrepis Linn. Questo elegantissimo serpente, del quale la Biblioteca Italiana diede una sufficiente notizia allorche rese couto della Memoria , con die noi T abbiamo , per la prima volta in Italia, fatto conoscere (i), appartiene al genere Periops di Wagler, il di cui carattere principale e distintivo cou- siste in sette scudetti disjDOsti intorno a ciascun occliio si dai lati che inferiormeute. I suoi costumi non sono al)ba- stanza noti, e noi medesiuii non abbiam sillaba da aggiu- gnere a quel poco che di esso scriyemnio suir altrui fede nel i833. O sia che questa specie non esca da''suoi rico- veri invernali che a stagione molto inoltrata, cioe qviando Faria fattasi gia pestilenziale proibisce ogni ricerca intorno agli stagni, o sia che essa tengasi mai sempre nel folto delle giuncaje, o sia da ultimo che un ostinato concorso di fortuite circostauze abbia rendute vane le nostre atten- tissime investigazioni, il fatto e che nei quattro viaggi che abbiamo inti-apresi nella Sardegna, una sola volta ci accadde di vederlo, e fu lungo lo stagno di Cabras. Con tutto cio egli abbonda in tutti i luoghi impaludati della Sardegna meridionale, del che, ove pur ci mancassero le testimo- nianze del Prunner, del Regis, del Cara e d''altri, ci fa- rebbero sicuri i molti bastoni die rivestiti della pelle di (I) T. -2.% pag. 363. 4a icoNOGR/vri\ della fauna italtca qiiesto serpeiite ablnani vediito portarsi nei di festivl dai contadiiii di Pirri, di Quartu, del Masu e d'altri villaggi die circondano Cagliari. Un'altra ragioiie die ce lo fa cre- dere comune fe la fama die corre di lui, fama per verita noii meritata, auzi calunniosa, ma pur grandissima e risonante per tutta Tisola. II Coluber hippocrepis e secondo ogni pro- babilita la vlpera di secco (Pivera o Pibera de siccu), il cui norae basta a far rablirividire ogni buon popolano di Sardegna, tante sono le storie die si uarraiio e i casi che si adducono per provare che egli e dotato d''un atrocissi- nio veleno. Pero abbiam detto secorulo ogni probabilitd , il die signifies die non siamo positivamente certi delFap- plicazioiie di cotesto nome pojjolare al serpente di cui stiamo ragionando. Qnanto al veleno, non occorre dirlo, il volgo di Sardegna sogna o favoleggia, giacdie e verita dimostrata e nota fin dai tempi piu antidii die in quel- Tisola manca ogni serpente A'elenoso: ma in quanto alle forme e ai colori della temiita biscia, ed ai luoglii nei quali rinviensi, corrono fra i contadini sentenze varie e assai discordi; dii la dice nera, clii rossa, chi verde, chi screziata; clii raflerma cortissima, chi stranamente lungaj chi la dice infestare i luoghi aridi, e chi i luoghi acquitri- nosi, facendo cosi ingiuria al nome vei-nacolo die porta: pero siccome tutti convengono nello assicurare che essa ha una croce gialla sul capo, e siccome non havvi in Sardegna altra serpe, fuori deW' hippocrepis, che abbia sul capo tali mac- diie gialle da rajjpresentare in qualche modo quel segno, cosi in esso siamo tratti a riconoscere la vipera dei Sardi. II signor Regis ci aveva nei 3 833 accertati di questa si- nonimia, ma non ando guari che una attenta lettura del Cetti ci indusse a dubitarne. Questo naturalista lascio tal descrizione e tali notizie della vipera di secco da non po- tersi per maniera alcuna applicare alV hippocrepis. II prin- cipe di Musignano pretese riconoscervi il Coluber austria- cus, ma questa specie ne fu niai rinvenuta in Sardegna, ne, quand anche vi esistesse, sarebbe tal serpente da cre- scere fino alia lunghezza di trentatre poUici, quale il Cetti assicura d''averla misurata su alcuni individui che per soprappiii eran mozzi di capo e di coda. II buon Cetti, die a quanto pare non aveva troppa dimestichezza colle biscie, avrebb'' egli descritto alcuni individui vecchissimi di nutrix i'iperiiia , credeudoli sulf altriii fede vipere di m CARLO LUCIA.no nONAPARTE. 43 secco? Le cogni/ioni clie abbiamo deir ofiolog'ia sarda ce ]o faiino sospettaie graiidemente. Del resto, per dir tutto quelle 'che sentiamo circa qnesto argomerito, non sarebbe cosa affatto stravagante die la croce gialla, che vuolsi ca- ratteristica della vipera di secco, non fosse per molti paesi della Sardegna che una pura e semplice notizia tradizio- iiale, come non sarebbe da far alte maraviglie se si avesse un giorno a riconoscere essere codesta vipera dei Sardi cio che si sa essere lo Scorzone o Aspide sordo dei nostri con- tadini: un nome vano. Ma ritornando all' Iconografia, e da notarsi una sin- golare inavvertenza nella quale cadde il principe di Mu- signano nel parlare della patria del Coluber hippocrepis. Egli dice bensi clie questo serpente abita in Sardegna, in Ispagna, in Grecia, in Barberia, ma pi'etende clie il Lin- neo abbia commesso un eiTore , quando nelP illustrazione del museo del re Adolfo Federico lo disse d'' America , e cerca di scusarnelo col ricordare sia lusanza a que"" tempi comune ai venditor! di oggetti naturali di farli credere ve- nuti dalle regioni piu reputate per la loro curiosita, come le Indie, 1 America e simili , sia lo scambio inavveduto, non diOlcile ad accadere nelle grandi collezioni , dei poliz- zlni, su cui stanno registrate le provenienze degli oggetti. Se cio e, come avvien egli che fra i sinonlmi registrati dal principe sotto il Coluber hippocrepis si trovi quello di Natrix bahiensis Wagl ? Bahia e in America. Le parti superiori di questo serpente sono di color giallo di jiaglia ; porta sul dorso una serie unica di mac- chie rotonde oscure, ed e taccato su i fianchi da altre macchie nere quasi romboidali : il capo e omato di varie fasce nere , una delle quali , che e assai larga , va dairuno all altr^ occhio , un'' altra , ch^ e la maggiore di tutte, sten- desi attraverso V occipite e finisce agli angoli della bocca. Queste fasce fanuo viemeglio spiccare gli spazj trasversali gialli che comprendono, sicche questi jjiii di quelle lissa no lo sguardo delP osservatore. II giovane non diflerisce guari dair adulto ne"" rispetti dei colori. Un individuo di trenta- nove a quaranta poUici di lunghezza , clie conservasi nel Museo torinese, e forse il maggiore che finora siasi veduto. 2. Felias berus Merr. ■ — Pelias (Coluber) chersea? Linn. Nella rivista del fascicolo VIII, e propriamente nel- l articolo che rignarda la Vipera ammodytes , abbiaino 44 ICONOGRAFI\ DEI.I.A FAUNA ITALICA acceiinato in die conslstano le dlfFereiize dei due geiieri Vi- pera e Pelias. Ripettite per comodo dei lettori sono nulla pill che le seguenti. Le specie del geneie Vipera lianno il capo depresso, allargato posteriormente, coperto nella parte superiore da piastre, o piuttosto da squame convesse, e lo spigolo rostrale prominente sulP apice del muso ^ quelle del genere Pelias in A'ece hanno il capo ovale , men de- presso e men sensibilmente distinto dal tronco, coperto superiormente di scudetti piani, anzi leggermente concavi, e lo spigolo rostrale non rilevato per modo alcuno sul- Tapice del muso. La poca importanza di queste diiFerenze si palesa nella quasi iden^^ita delle abitudiiii degli esseri compresi nei due generi. Solo si pretende che i moti dei Pelias siano in pa- raaone men lenti ; die V indole loro sia piu fiera , e die riescano piu peiicolosi delle vere vipere, perclie anclie senza essere provocati , impetuosamente si slanciano e mor- dono. Fondatore del genere di cui trattiamo fu propriamente il Laurenti. Egli lo cliiamo Coluber, ma non s' e potuto conservare tal nome, come quello die per lungo uso era gia sacro al maggior nuniero dei nostri serpi innocenti. Convenne adunque accogliere il nome Pelias recato in mezzo piu tardi dal MeiTem. II Pelias hems ha lo spigolo rostrale acuto , e la parte superiore del capo vestita di scudetti piani, die in alcuui esemplari sono di forma' regolare e disposti simmetrica- mente, in molti altri irregolari e coUocati fuori di sim- metria. Gli occipitali sono grandi , bislunglii , quasi reni- foi-mi, poligoni, e lo scudetto del vertice, per lo piii grande anch"" esso , e configurato come quello dei colubri, oppure minore e irregolarmente poligono. II colore delle parti su- periori e un cinereo tendente al carneo, o alF olivastro , al bigio, al ferrigno acceso, al castagno-rossastro, e sem- pre e piii intenso verso il mezzo del dorso, die non su i lati. Dalla nuca aW estremith della coda corre una grande striscia flessuosa , iiera , talvolta tendente alF azzurro , la quale risulta dalla i-iunione di due serie di macchle quasi triangolari a base allargata, confluenti da uu lato airaltro. Presso questa fascia, che occupa il mezzo del dorso, havvi di qua e di la una serie di grandi raaccliie nere press a Ut CAKLO LUCIANO BONAPARTE. ^5 poco romboidali o rotonde , collocate a rlncoatro dei seni formati da quella. La mascella inferiore , la gola e T ad- doine sono d'' ua color d^acciajo piii o meiio tendente al iiero o al nero azzurro. La faccia inferiore della coda e tinta ill niodo conforme al ventre verso V origine , ed e giallo-cedrina, o ranciata presso T apice : talvolta e gialla intieraniente. Vive questo rettile nelF Europa piu boreale e in Si- beria : trovasi nelF Lighilterra , nelle parti settentrionali delia Francia, in Isvezia, in Germania, nella Svizzera , nella Lombardia orientale, negli Stati veneti , segnatameate nel Polesine di Rovigo , nel territorio di Verona e in quello di Mantova. GV Italiani di queste provincie lo chiamano Marasso, il principe di Musignano Marasso palustre. Noa consta die sia stato i-invennto mai nelle parti medie e me- ridionali d^ Italia , ne in alcuiia delle sue isole. Nelle altre contrade in cni uasce sembra abitatoi'e dei boschi e per- fino dei monti ;, nella nostra penisola s^ incontra in terre liasse e inondate, nelle valli, nelle risaje, sville sponde dei canali , fra i giuiiclii , fra le erbe palustri , ed anche nel- 1 acqua , in cui nuota con grande agilita. Terae il caldo, e solo di Ijuon mattino si espone ai raggi del sole estivo, ricoverando piii tardi fra i cespugli o sotto T ombra di qualche zoUa. Non provocate s'avventa e niorde cliiunque gli passa d ' appresso : seinbra poi certo die le conseguenze del sno morso non siano men luttuose e men proute di quelle prodotte dal dente della vipera comune. L' altro Pelias, che il principe di Musignano vien de- scrivendo coi dubbii sinonimi linneani di Coluber chersea e di Aa'Ouis parvus nifescens Asping dictus , vive nei prati sassosi dei monti dellAbruzzo prossimi alia provincia di Ascoli , ove lo rinvenne il diligentissinio ed infaticabile si- gnor Antonio Orsini. Tutto che presenti un aspetto , una statura , e caratteri di forma e di coloramento diversi da quelli del Pelias herus, il Princijie sentivasi indotto a ri- guardarlo come una varieta del medesimo , ripensando alia somma variabilita delle vipere. Ne lo dissuase pero la cir- costanza del trovarsi in regioni d'' Italia disgiunte afi'atto da quelle in cui abita il berus vero e in condizioni di gran lunga dissimili. In questo rettile , lungo soltanto cinque poUici e mezzo, lo spigolo rostrale e piuttosto ottuso ; la parte superiore 46 ICONOCrwVFIA DELLV FAUNA ITALICA del capo e vestita di piastre plane , quella del vertice e le occipitali grand! , le rimanenti piccole. La forma dello scudetto del vertice e un esagono piu. litngo clie largo ^ gli occipitali sono irregolarmente pentagonl e assai plii lun- ghl clie larghi. II colore e superlormente un clnerizio chiaro tendente alP olivastro con vai'ie macchie fosche sul capo : due dl esse , una per parte , corrono in forma di strisce dalfangolo posteriore deirocchio alPangolo della bocca e quasi comprendono, neirangolo che fanno, una maccliietta bigia longitudliiale, orlata di fosco , sitviata sulla cervice. II tronco lia due serle dorsali contigue di piccole maccliie fosco-cinerizie , le quail essendo alterne sul tratto anterlore formano una fascia flessuoso-dentata , analoga a quella del berus; nel tratto rimanente e sulla coda sono parte oppo- ste, parte alterne, ma pur sempre concatenate. I fianclii ofFrono altre serie di maccliie fosclie, piccole, Isolate ed alternanti si fra loro che con quelle della fascia dorsale. II di sotto del tronco e d'' un colore clnerizio chiaro ten- dente alia tlnta d'' acciajo con quattro serie quasi regolari di punti foschi. Noi, nel nostro partlcolare, non vedlamo In questo serpente che un glovanlssimo Indlviduo , non atto ancora a somniinlstrare una giusta idea della specie , alia quale appartiene, sla poi essa la vera chersea di Llnneo , o siane un' altra qualsivoglla. La circostanza del rinvenirsl in esso la lunghezza riscontrata da Llnneo sul suo esemplare non prova ne pro , ne contro la sospettata identlta , e 11 tro- varsi in luoghi ove non si conosce il berus Induce bensi a credere ch'' egli ne sla diverso , ma non e tal fatto che vaglia ad escludere ogni dubblo , potendo un giorno verl- ficarsi del berus cio che avvenne , fra moltl altrl esempl , della Natrix tessellata, cul dapprlma non si assegnavano per luoghi natall che poche provlncie d Italia, poscia F Ita- lia intera e poco men ch"" io non dica tutta T Europa. Ma comunque sla dl queste nostre opinion!, dovrassl sempre dar lode al prlncipe di Musignano, il quale col presente artlcolo ha chiamata Fattenzlone del naturalistl italiani sopra un rettile che sommamente Importa di defluire. E per questo servigio che la Fauna del nostro paese attende e reclama , nol abbiamo dl gla le nostre speranze ben fisse e determinate. II slgnor Orsinl che ha trovato il giovane , trovera gli adulti , perche noi lo conosclamo per tal uomo DI CARLO LUCIANO BONAPAKTE. ^^ cul lie faticlie, ue pericoli ratteagono dal compiere qual- sivoglia I'icerca una volta iiicomiuciata. 3. CalUonymus belcttims Risso. II Belennus di Rondelet , o CalUonymus belennus del Risso , e di color bianco verdiccio clie volge al ruggiiioso diafano , tutto cosperso di macchiette ferrigne , le quali abbondano su i lati del capo; cjuesta tinta jiassa alTargen- teo sul ventre. La dorsale anteiiore ha il colore del dorso, ma porta sul margine posteriore e superiore un seguo clie la fa comparir tutta nera qaand"" e piegata. Lo sprone del ■preoperculo e tricuspide, la coda rotondata. II niaschio di questa specie preseuta a prima vista un aspetto molto simile a quello della feiimiina del Cal- Uonymus maculatus, di cui si parlo nel fascicolo 3. , ma quand"" aiiclie non vogliasi far atteiizione al numero dei raggi della dorsale anteriore, die sono tre nel belennus, quattro nel maculatus, e al cirro delT ano che come segno del sesso deve scorgersi in uno e non nelf altra , il Cal- Uonymus belennus maschio si distingue pel margine nero della pinna anale e per un prolungamento considerabile deir ultimo raggio della seconda dorsale , caratteri clie non s'' iucontrano nella femmina del Call, maculatus. Per distin- guere poi tra loro le feminine di queste due specie e quasi indispensabile ricorrere alf esame del numero dei raggi , perclie si nelf una die iieir altra maiicano i prolungamenti liliformi e le pinne sono scoiorate. Questo pescetto e comuiie lungo le spiagge italiane , ma alquanto meno abbondante del Call, maculatus, col quale si pesca d' ogni stagione con le paranze. La rappresentazione dei due sessi di questa specie e preceduta sulla tavola da quella del CalUonymus festlvus maschio, che V illustre autore aveva promesso di dare in alcuno dei fascicoli posteriori al 3.° 4. Lophius piscatorius Linn. — Lophius budegassa Spin. Giorgio Cuvier nella seconda edizione del suo Regno animale tolse i Lopliii dalla faniiglia dei Fercidi, alia quale dapprima li aveva riferiti , e ne costitui una famiglia a parte che il princlpe di Musignano chiama dei Lophidi e cli'' egli colloca immediatamcnte presso a quella dei Gobidi. La condizione di struttura , insolita in tutta la classe dei pesci, la quale ottimamente distingue i Lophidi, con- siste nelle piaue pettorali die sono sosteuute da una specie 48 ICONOCnAPlV DELL\ F\UN/V ITALIC A. di gambo die sporge fuori dal ti'onco , e clie ha interna- mente due ossicini assai bene sviluppati spettaiiti al carpo. Anche le veutrali A'eggonsi sosteiiute da mi gambo, sono composte cU pochissimi raggi ed hanno la loro iuserzione molto innanzi alle pettorali e sotto alia gola. II Principe spavtisce i Lopliidi in due sottofamiglie. Nella prima, cui da il nome di Lophini, lo sclieletro e fibroso-cartilagineo , il corpo e privo di scaglie, le cavita branchiali si protraggono molto piii indiet.ro delle Limine operculari e vailno ad aprirsi in uno squarcio della pelle dietro V ascella delle pinne pettorali. Nella seconda , per la quale propone la denominazione di Batrachiiii , lo sclie- letro e osseo , la pelle e nuda , fuugosa , oppure coperta di scaglie, le cavita branchiali poi si aprono immediata- mente dietro agli operciili , come nel massimo nnmero dei pesci ossei. La sottofamiglia Lophini comprende tre generi Lophius , Aiitennarius e Malthe. Non faremo parola di qiiesti ultimi due generi i quali, come F intera sottofamiglia dei Batra- cliini, non sono composti die di pesci sconosciuti ne"" mari d Europa. Quanto al Lophius, al quale spettano le nostre due specie , esso presenta i seguenti principali caratteri : tutto il corpo schiacciato , coutornato da molte appendicl cutanee configurate a guisa di piccole pinne ^ il capo gran- dissimo , anteriormente rotondato ; la bocca larghissima , die si apre alT insii ; i denti delle niascelle grandi , acuti, quasi tutti mobili , ordinati in piii d^ una fila ;, due pinne dorsali , V anteriore composta di sei raggi spinosi liberi o semiliberi , impiantati parte sul capo , parte sul tronco , i due primi terminati da un''appendice membranosa ; ha sei raggi bianchiostegi, e manca di vescica nuotatoja. II Lopliius piscatorius , comunissimo nel Mediterraneo e nelFAtlantico europeo , ha V appendice membranosa del primo raggio della pinna dorsale anteriore di forma lan- ceolata, e la dorsaie posteriore composta di dodici raggi. Nel Lophius budegassa, pro^Jrio soltanto del Mediter- raneo e men comune del precedente, F appendice membra- nosa del primo raggio della pinna dorsale anteriore e di forma piii allungata e piii rastremata ; la dorsale poste- riore poi non e composta ciie di nove raggi. Questi pesci sono voraci oltre modo. Ascosi nel fango o fra le erbe marine vaiino agitando le appoidici moUi DI CARLO LUCIANO BONAPARTE. ^(^ the portano alf estremita dei due lunglii raggi aiiteriori della pinna dorsale, e abbandonano al nioto dei fliitti quelle, di cui e cinto il loio corpo. Gli altii abitatori del mare facilmente vengono attratti da questo genere di esca, ill cui forse credono scorgere pesciuolini o vermi viveuti , Ilia di colpo rimangono ailerrati dai denti dellenorme bocca, che mezzo aperta sta aspettando gl' incauti. Con molta ve- rita adunque il sig. Bouriot ha sci-itto die il Lopliius pi- scatoriiis, cet etre si siagulicrement organise pour la peche a la ligne, permct a lid seiU d'etablir coinine axiome la pro- posiiioii iVune fiaaliti rigourtuse et primordiale (i). 5. Notidanm griseus Cuv. — Notidanus cinereus Cuv. II genere JVotidaniis di Cuvier distiaguesi dagli altri generi die costituiscono la sottofamiglia degli Squnlini (Vedi il fasc. YII, art. dello ScxlUuni canicula) pei denti della itiascella inferiore piatti, larghissimi, pettiniformi^ per quelli della superlore falclformi, con tutte le punte inelinate verso r angolo della bocca ;, per le narici die portano una pic- colissima valvola esteriore; per le aperture brancliiali che eccedono il numero di cinque per parte ; e per la presenza di una sola pinna dorsale. Le due specie di questo genere die il cliiarissimo au- tore vien descrivendo sono da annoverarsi fra i piu terribili abitatori dei nostri mari , giacche arrivano a una lunghezza di oltre dodici piedi. La prima , cioe il JVotidanus griseus non porta che sei aperture brancliiali per parte; ha la testa convessa anteriormente e rotoudata , i denti della mascella inferiore annati di otto o nove punte, Fanteriore delle quali e assai piu grande e piu alta delle altre , e il dorso di color uniforme fosco-cenerizio tendente un po^ al ros- sastro. La seconda , o sia il Notidanus cinereus porta in vece sette aperture branchial! per parte f, ha il capo depresso anteriormente e rastremato , i denti della mascella inferiore colla seconda punta piu lunga delle altre, e il dorso di color cenerizio che volge al palombino. NeirOceano Pacilico e stata scoperta una specie di Notidanus, fornita come questa di sette aperture brancliiali, ma distinta pel dorso tutto niacchiato di iiero. (l) Ei/io du mondc savant, lo39, /*"£• ^47' Blbl, ItaL T. XCIU. 4 OO ICONOGRAFI.V DELLA FAUNA. ITALICA CCC. 6. Torpedo Nohiliana Nov. Sp. Per distinguere questa nuova torpedine dalla Torpedo Narke e dalla Torpedo Gidvuiii, le cjuali sono le sole spe- cie, che oltre di essa s'' incontrino nei raari d' Europa, basta guardare T orifizio degli spiragli , la direz.ione e la gran- dezza degli occhi , la positura delle piane veutrali e il co- lore del dorso. Infatti T orifizio degli spiragli , clie in ani- bedue le dette specie e circolare con sette intaccature poco profonde nella prima , e sette denti subuliformi nella se- conda, e reniforme ed affatto liscio nella T. Nohiliana: gli occhi sono in quelle piu grandi e piu volti da lato ; le ventrali nieno sporgenti fuori del contorno del disco, e piu staccate dalla coda nel tratto posteriore. Finalniente la Torpedo Narke ha il dorso di color cannellino-castagno con varie macchie irregolari piu chiare, e su qiiesto fondo da una a cinque macchie turchine oculiformi ; la Torpedo Galvani ha il dorso di un color di castagno tendente al carneo , ed e screziata piu o meno distintamente di casta- gno-fosco : la Nohiliana in vece ha tutte le parti superior! d^una tinta bruno-cupa volgente al sanguigno, uniforme. Questa nuova specie die dal principe di Musignano s intitola al celebre fisico Leopoldo Nobili , stato nel i835 rapito alia scieuza che con tante e si belle scoperte illu- strava , vive lungo le spiagge romane su i foudi fangosi , ed e assai rara. 01 PARTE STRANIERA. —I "I , ll"i»l II' "l L " " I Bridgewather-Treadse ec. TraUciti Bridgwater circa la potenza, sapienza e bontd di Dio siccomc si muiil- festano nella crcazione. — Londra , 1 833-36 (i). Allgemeine Naturgeschichte ec. Storia natnrcdc generate qiial scicnza filosofica ed umanitaria pe naturalistic filosofi e per il pile colto pubblico, compilata da Massimiliano Perty dottore di filosofia e mcdicina, pubblico professore ordinario di storia natnrale, zoO' logia ed anatomia comparata nell' universitd di Bcrna. — • Berna, 1837-38, vol. 2. 0. vieste due opere ci saranno esempio di quella diversa tendenza clie tra Germania e Inghilterra, rispetto agli studj natuiali, abbiamo in un precedente articolo (Bibl. ital. torn. 91, pag. 76) genericamente iiotata. I. Come i trattati Bridgwater sieno stati coiiiposti per soddisfare alia disposizione testameiitaria del coate di Bridg- water, die voile per essi dimostrata la poteuza, la sag- gezza e bonta di Dio, per quanto si manifestano nel create, gia fu detto iualtraoccasione (Bibl. ital. toni. 85, pag. 399); basti ora fare un breve cenno circa ciascuno di questi trattati, ne^quali appajono le I'elazioni de natural! argo- menti alia naturale Teologia. E opera del celebre anatomico e cliirurgo Carlo Bell un Trattato circa la niano umana, nel quale benche rlstretto argomento egli far seppe egregia dimostrazione del brio, della finezza e fecondita del suo ingegno. Non solo descrive la mano ed ogni sua spettanza, e dimostra come sia mira- bilmente proporzionata alle facolta dello spirito, ed alia moltiforme industria deiruomo;, ma spaziando ne''caiiapi (l) Dobbiamo coufessare di avere sotfoccliio non T originale in- glese, di questi trattati, ma la traduzione tedesca publjlicata a Stiu- garda dal librajo Neft, i836-3H. 52 PARTE STR/VNIERA. deir anatomla comparata e della paleontografia ne addita con bellissimi esempi le modificazioni delle anteriori membra de^'ertebrati, e a un tempo stesso le loro ciiuste relazioni air iiitera faljbrica corporea, noii clie a''costumi, a''bisogni deiranimale. Per le qnali cousiderazloni, e per le molt'' al- tre clie adduce (liberamente A'agaudo tra varj subbiettl , tutti pero confacenti alio scopo), conclude die veramente gli animali sono statl creati in relazione alia teri-a da essi abitata i, die tutte le loro forze e la loro moltiforme strut- tura stanno in relazione al grado in cui sono costituiti , e agli elementi da cui sono attorniati; clie tutta la vivente natura derivasi, e derive sin dairorigine, da un saggio concetto i e die finalmente, per quanto da noi si possano sifFatte cose .lella piu piccola o nella piii grande condizion considerare, ne si rende palese per ogni dove \x\\ iiitenzione. E la dimostrazion di tale intenzione, e del proposto scopo cui mira e raggiunge, e precipuo argomento di que- sto e degli altri trattati Bridgwater, sospingendo essi le dottrine per cui lo scopo alle leggi, non queste alio scopo si reputan subordinate. i< Quando, dice il Bell, consultia- mo le opere di famosi naturalisti, ne avvien di osservare, die non sempre ne emerge quella voce delP anima , die potrebbe credersi dover esser frutto veramente proprio di tali studj. Non sempre il genio trovasi congiunto a mente sana , come in Cuvier e in altri eroi della storia naturale. E fa in genere maraviglia per quale storta guisa gli uomini il loro ingegno affatidiino affin di scostare da se V idea di un divino Creatore, di un sapientissimo, benignissimo e provvido Essere; piii volentieri abbandonandosi alle piii grosse scipitezze, mettendo in iscena il freddo , il morto influsso degli elementi, pel qual modo Tuomo soffoca in se ogni sentimento di dipendenza e di riconoscenza ». Sulla chimica , meteorologia e sulla funzion della dige- stione versa un trattato del sig. Prout, membro della So- cieta Reale. Qitesti, vivamente mostrandosi compreso da quel senso i-eligioso insinuato agli scrlttori dei trattati Bridgwater dal lor mecenate, dimostra come incominciando dagli atomi della materia e dalle forze die li governano gia si faccia palese quel provvido intendimento a fini be- nefici, di cui i fenomeni meteorologici, e quelli della con- servazion degli esseri , particolarmeiite degli animali me- diante la nutrizione, gli poi'gon poscia piii aperte prove. PARTE STR\NIL-R.V. 53 Le qn.ili trattazioni corredo di sue particolari vedute e speculazioni, in ispecle circa la costituzion molecolare della materia, e circa la digestione e nutrizione, le quali fuii- zioai, da quel chiniico ch^egli e esercitatissimo negli studj della chimica animale , sjiiego ingegiio^ameiite, molta opra coiicedeiido alle cliimiclie potesta. Per saggio di sue opi- nioni quella ne piace di addurre ch''egli espose iutorno al- 1 influenza delle materie che, ne''coraposti organicl, si ag- giungoiio in menoma copia alFossigeno, idrogeno, carbo- nio ed azoto , che gli esseiiziali componenti ne sono. Tali materie vengono generalmeiite trascurate come acci- dentali ed inedicaci, ma egli, considerandole come animate in se stesse di potente forza ripulsiva, ne fa ben altra sti- ma. Ad esse ascrive il non poter cristallizzare de suddetti composti , e da esse reputa dipendenti i caratteri die que- sti dimosti-ano, sicche per la varieta delle medesime gli e facile spiegare come varie sostanze organiclie, conforme- mente composte cpianto ai quattro suddetti principali de- menti, sieno tra lore svariate circa le distintive proprieta. Ecco poi su quali argomenti e fondata la sua congettura circa la forza ripulsiva che ascrive alia materia minutissi- mamente disjiersa ne' composti organici. /( Questa congettura princlpalmente si appoggia alia con- forme distribuzione di queste mcno essenziali molecole in tutto il corpo delle sostanze organiche a cui spettano, ed alia conseguente molta distanza in cui sono tra loro costi- tuite, della quale difficilmente per altra guisa potrebbe rendersi ragione. Se tali non essenziali sostanze vi esistes- sero segregate, o in una mera condizion di miscuglio coi costitutivi dementi (come pensar ne debljono que cliimici che le reputano indift'erenti), serberebbero certamente le loro forze attrattive , ed in vece di rimanersene uniformemente distribuite tra costitutivi dementi, si raccoglierebbero in masse o cristalli; disposizione non per auche stata osservata. Certamente non rara volta trovansi corpi cristallini ndle organiche sostanze, essi pero sempre rimangono stranieri al- r organismo e non ne formano parte, mcntre ia vece le mo- lecole di cui parliamo fanno veramente integral parte del- 1 organismo medesimo. La nostra opinione vien anche con- validata dalle belle ricerche di Giovanni Herschd, che di- mostro come per mera ojiera di coniuni sostanze, mediante galvanica inlkienza, insorge una forza non meno di 5o,ooo 54 PARTE STRANnF.nA. e piu volte maggiore tlella gravita; come per esempio me- diante 1 ojierazion del niercurio, quando gli si mescoli una niilionesinia parte di sodio. Questi fatti da iin lato met- tono fiior di dnbbio T efficacia dl minima qnantita di ma- teria nel produrre le piu strane mutazioni nella polarith di copie maggiori e spandono a un tempo stesso gran luce sopra molte opere della natura. Cosi agiscono le fine con- tagiose sostanze, e molte materie medicinali clie anche in minima dose apportano stupendi efletti; cosi la ancor piu iine ed ignota materia della luce e del calore, e inoltre piii altre sostanze tutte operando secondo i medesimi principj. Se non altre cio die deriva dallopera di tali sostanze non si puo render chiaro colFaver solo riguardo alia loro quan- tita, la quale, secondo i comuni cliimici pensamenti, non ha proporzione con le ragguardevoli e sorprendenti muta- zioni che air attivita loro conseguitano ne' processi della natura »». h'' astronomia e la fisica genemle danno materia al trat- tato del rev. sig. Guglielmo Nhewell membro del collegio della Trinita neirUuiversita di Cambridge. L'',astronomia la qual porge il piu preclaro esempio di sclenza di cui son note le prime fisiche cagioni , e cbe e tutta quanta a ge- neral! leggi ubbidieiite, e la meteorologia die viene di que- sti meriti partecijjando , sono le scienze die V autoie pre- sceglie come in particolar modo confacenti ad illustrare la natural teologia. A questo scopo va egli continuamente di- mostrando come le dette leggi, e per loro natura e per loro intensione , sieno egregiamente pro|3orzionate alia con- servazione ed al bene delle creature vi\enti , il che non avverrebbe se fossero , com^ esser potrebliero , diverse. Egli trattiensi a considerare la tena in se medesima , e il si- stema solare e cosmico di cui essa fa parte , cio che da materia ai due primi suoi libri , e ne cava poi religiose considerazioni che il terzo e final libro compongono. Molta finezza d ingegno , molta efficacia di prove , nobile e vivo zelo , e pio sentimento die ovunque da quest' opera tra- spira , lie rendono le parti in bella concordia cospii'anti alio scopo , e assai pregiata la fanno siccome attestano le molte edizioni che gia ne furono eseguite. II trattato di Ceologia e Mineralogia e fatica del celebre autore delle Vindtcice. geological e delle Heliquice dilwiaiHi\ il rev. G. Bucklaad , professoi'e di geologia nellUniversita PARTE STR\NIERA. "-^ 55 di Oxford. Come le struttnre de^ corpi degli attuali vlventi per r utile inteiidimento che vi si dimostia porgono uao de' pill forti argomenti a favore della teologia naturale, cosi il Buckland raccolse dai corpi de^ viventi perduti ossia fossili un ugual genere di prove:, ed anche col dimostrare come qiiesti non ispettino a un sistema di creazione diverse da quello degli esseri d' oggidi , e col respingere le ipotesi di specie ab eterno esistite , e del tramutamento graduate d''una in altra specie, le ragioni di detta scienza difese. Quindi r autore ci vien tessendo un trattato di paleonto- grafia , nella qual materia ognun sa quanto egli sia ver- sato , si ch' ebbe V onore di esser chiamato il Cuvier del- 1' Inghilterra ; e gia Topera fu fatta degna di essere in varie lingue tradotta. Pero nel trattare come fa piu parti- colarmente la paleontograiia non lascia da parte quelPaltre considerazioni geologiche non che mineralogiche , che pos- sono essere dimostrative di una provvida e saggia intea- zione, e massimamente rivolte alia natura de materiali inorganic!, ed alPattual disposizione degli strati terrestri: trattiensi in partlcolar modo circa il carbon fossile, le vene metalliche , 1 apprestamento delle acque sorgenti ecc. L''o- pera e corredata di numerose tavole, la piii parte relative a'' fossili descritti ; una gran tavola porge un general pro- spetto d'' ogni maniera di terreno , e a^ iianchi d ogni pi-in- cipal serie di terreni son le immagini de' fossili che piii la qualilicano. La storia naturale degli odierni animali porse a due trat- tati Bridgwater ampia materia di religiosa ammirazione. Uno e del slg. Roget , membro e segretario della societa reale , Taltro del rev. sig. Kirby, autore della famosa in- troduzione alia entomologia ; il j^rimo ha per ai'gomento la Fisiologia animale con qualche aggiunta di fisiologia ve- getabile ; versa il secondo sulla storia, sulle ahitudini e su- gl'istinti degli animali. II sig. Roget tratto il suo soggetto, non solo passando in rixista tutte le diverse tribii degli animali , ma anche parlando in generate della nutrizione e de'' sensi , non clie delForganica riproduzione. II secondo percorse anch egli tutte le tribu animali, occupandosi inol- tre in particolari argomenti zoologici , come sono la crea- zione e il perdimento delle specie, I'emigrazione e la geo- gvalica distribuzione degli animali. 56 I'ARTE STRANIERA. Ma se ilegno argomento d'ammii*azIone e riconoscenza e cio clie risguarcla il bene degli aiiimall in generale, quanto pill lion snra cio die in pai-ticolare concerne il bene tlel- ruonio? Altri due noliilissiini trattati sono appunto Intesi al fine della teologia naturale, dimostrando Tuno come la natnra esterna sia aclnttata alia fisica condizioiie dell uomo, il die fece il slg. Kidd , piofessore nelP Univeisita di Ox- ford ; e r altro come la stessa natura e quant^ e esterno air umano individuo sia adattato alia costituzione morale ed intellettnale di esso , il die fece il rev. sig. Calmers , professore di teologia nelf Universita di Edimburgo. Det- tando questi 5 dopo convenienti prelimiuari, la teologia na- turale , per quanto e dimostrata dalle doti dello spirito umano, ne pertratta tal parte la quale, comunque degnis- sima , quasi non fu sino ad or coltivata, ogni una essendo stata rivolta a fondar quella scienza su prove desunte dalla natura materiale. Da questa succinta esposizioue si sara reso j^alese die i meriti delT opera aiinunziata non vanno disgiunti da un difetto notnbile, cioe die in essa alcune parti della scienza naturale sono replicatamente trattate , altre dimenticate ; esempio del jirimo genere eel porgono gli animali, del se- condo i vegetabili. Giustamente del resto i trattati Bridg- water, come forti e degni campioni della naturale teologia, furono accolti e festegglati dalla pubblica riconoscenza. II. Se mediante i trattati suddetti si risale continuamente dalle creature al Creatore, mediante T opera del Perty si discende in vece da questo a quelle. E pero cominciando egli la naturale istoria da Dio , duplice esser ne dice T e- sistenza ; esiste in un'' altissima , a'' seiisi recondita , unita ; esiste in un'' indefinita , a'' sensi palese, pluralita: in quella prima condizioiie e personalita sojira natura e giudice nel moral moiido , in questa seconda costituisce la natura e ne e ci'eatore e coiiservatore. Einano a quest\iopo ed emana un vario genere di forze , die la natura altro non e die un sistema di forze agenti e ' reagenti tra loro , e pero essa e nel piii stretto senso animata e vivente. Tali for- ze, o anime die dir si vogliano, usando questo vocabolo nella sua plii lata significazione, sono di tre generi diversi : i.° anime sostanziali ; un''aiiima di questa sorte altro non e die cio die suole appellarsi atomo materiale; 2.° ani- me ormnizzanti , dette altrimenti forze vitali , valevoli al PARTE 5TRANIERA. 67 ]5roilncimento de'corpi organici^ 3." anime intelligenti donate al genere uinano. Le anime sostaiiziali sono d inferior natura rispetto al- 1' altre , e loro e dato di far dimostrazione a"" sensi delle materiali cjualita. Le anime ori!,anizzanU lianno il privilegio di appostarsi nella sostanza mondiale, di dominarla per varie guise, e di procacciarsi da essa corpi, mediante i quali sussistere nello spazio e nel tempo. Ma gli organismi distinguonsi in pri- marj , che sono i mondi , e secondarj , che sono le piante e gli animali ; cosi gli unl come gli altri sono corpi circo- scritti con proprie funzioni e vicissitndini ( per esempio sono atti vitali de"" corjii celesti il calorlco , la luce , Telet- tricita , il magnetismo , la forza centrifuga), ma in questo diversi, che i prinii uscirono immediatamente dallo spirito del mondo , e cosi durano , i secondi in vece si propagano per generazione. Tre gradi poi si osservano negli organismi secondarj ; quelio delia plasticita che basta alle piante , quello della sejLsihilitd che s''aggiunge al precedente per la formazione degli animali, quello inline deW intelHsenza die spetta air uomo , nel quale sono quindi immedesimate in organica unita una vegetativa , vin'' animale ed un^ intelli- gente anima. Le anime intelligenti, cui cosi si perviene , dimostrano come salendo si faccia passaggio dal mondo deirobbiettivita e della necessita a quelio della subbiettivita e della liberta, e ]'' uomo in se li congiunge. E come riconosciamo in na- tura quale scopo e tendenza dello spirito del mondo , il sempre trarre da'' minori gradi altri gradi maggiori , e a poco a poco informare le forze inscientemente agenti alia conoscenza ed alia propi-ia ricognizione ;, cosi per il pro- gresso dell'umanita egli e incarico degFilluminati e piu ele- vati uomini d' indirizzare le forze della medesima al con- seguimento di quel fine , procacciando vittoria alia metafi- sica legge del dii-itto e del costume sopra i bassi impulsi del materiale egoismo. E T umanita ne sara forse condotta un giorno a comporre un tutto organico di piu perfette doti , che non con quelle dell'organica terrestre natura, di cui veramente essa e un^mniagine d'ordine piu elevato. Dopo i preliminari, donde abbiamo raccolto le cose pre-' cedenti, e che non vanno disgiuiiti da un'' erudita storia e letteratura di tutte le scienze natural! , il Perty precede 58 PARTE STRA.NIER.\. alia trattazione della storia naturale genevale , sponendone le dottrine secoiido Tordine cartesiano clie e il segueute: materia e forze - corpi celesti — terra — miaerali — vi- veiiti - piante - animali - uomo. II primo volume, che e il solo pervenutoci , arriva al compimento della naturale istoria della terra. La trattazione delle materia e opportunameute condotta in guisa che lo speculativo sia diviso dal positivo , e sia agevole al lettore il disceriiere V uiio dalf altro. Ciascun capitolo in fatti comiucia dalle pin generiche speculazioni e dalle vedute proprie delFautore^ vengono poscia (impresse in minor carattere) le cose di fatto, soggetto d'esperienza e di dlmostrazioiie, ammesse comunemente. Pero da quel- TelcNata situazione in cui Tautore si e messo a contem- plar la natura gli basta notar tra le dette cose soltanto le piix importanti, toccandole inoltre appena con brevi cenni, ond'e che in piccola mole accolga grau sonima di fatti e di cognizioni; pero soccorre in ciascun argomento, con let- teratura ad esso relativa, il lettore desideroso di maggior dichiarazione o di particolari notizie. In questa parte 1 au- tore, percorrendo come ha fatto con pie si franco nel primo volume i principj fisico-chimici , Tastronomia, la geografia fisica , la geogiiosia , ha dimostrato la vastita e profondita delle sue cognizioni , e la sua abillta nel cavarne un bel- r accordo di elevate dottrine , conforme alio scopo che si era proposto. Ma I'altra parte, cioe la speculatlva, e quella veramente che imprinie alF opera del Perty il suo distintivo carattere. Essa e lo sviluppo delle idee preliminari che ab- biamo fatto conoscere , e la mente delf autore va in essa spaziando tra le origini delle cose, e le leggi del loro svi- luppo e il loro avvenire , tra le relazioni che la natura ha con r uomo e con Dio (i), il qual soggetto, insieme ad (l) Per darne un esempio scegliamo il segueate : « Noi osser- viamo nella preseure condizion della terra nu continuo riiinovellavsi delle stesse apparenze , ed una durazione delle anriclie foi-me. Una tale stabilita ebbe sicuramente priucipio sol da quel tempo, in cui Tuomo fece compavsa sopra la ten-a. Da prima questa, e con essa la secondaria orgauizzazione, erano incessantemente in preda ad evoluzione e cambiamento , clie fiivono manifest! taiito mediante contiuui rivolgimeuti della superlicie , e mutar di mai-e e di conti- nenti, quanto mediante sterminio degli esistenti vegetabili ed ani- mali e prodncimeuto di altri esseri uuovi. Tosto che V uouio PARTE STn\NIERA. So una perfetta cognizione delf essenza della natura e delle sue qualita, forma, com'egli dice, il vero scopo della sto- ria naturale generale. ]Ma qnest*" alti'a dimostrazione del- I'ingegno del Party, coinunqne fregiata di nobili doti, tra- scende a parer nostro l)aIdanzosa que'' giusti confiui entro cui deljbono essere freiiate le umane speculazioni , perclie non sostituiscano se stesse al vero che vanno cercando. Essal snr les mcyy^ens d'ameliorer le sort des enfans troiwes etc. — Saggio iiitomo ai mezzl di far mi- gliore la sorte del trovatelli , preceduto da un di- sco/so di De Lamartine sid mcdesimo argomento e segidto da alcune rifiessioni murali, di M. Mac- QUET , antico segrt'tario dell ospizio ciiile, — Farigi, 1 838, in 1 2.°, di pag. xxxiv-2b6. J. ra le moke opere che tuttodl vanno pubblicandosi in Francia suUa grave cpiestione degli esposti, portiamo opi- nione che ineriti di essere anche in panicolar modo cono- sciuta questa di Macquet, poiche da essa possono ritrarre vantaggio e le nazioni e I'umanita. L' eccellenza di que- sto scritto procaccio al sue autore ima medaglia d'oro, e fece si che la puljbiicazione di esso venisse promossa ed a^evolata da gran numero di personaggi distinti. Precede il discorso sui trovatelli, pronunciato il 3o aprile 1 8 38 alia seduta annuale della Societa della morale cri- stiana dal poeta De Lamartine , il quale voile in seguito nella sezione della camera dei deputati del 3o maggio dello stesso anno farsi a proteggere la sorte degl' infelici espo- sti, e aucora sta occupandosi a raccogliere document! e appavve, si compose in riposo il pianeta non che la sua secondaria organizzazione , e la forza che in essa avea distrutto il vecchio , e prodotto il nuovo , n-apasso nelP uiiiauita. In allora che lo spiiito del uiondo sempre di uuove cose oj'eratove iocaruossi neiruonio, ed alia ten-a, alle piante, agli auimali aln-o non rimase appunto che consistenza, e il conservatore Principio. Quindi pevsiste T or- ganica natura della ten-a nelle sue qualificazloni , mentre T unianita va sottomessa a continui cangiamenti. Con la sposizione d' intelligent; i organismi ciascun mondo per venue al suo apice, al di la del final • Hon e piii possiljile tilteriore elevazioue, » 6o PAUTE STRANIERA. notizie die ilevono servire a nuovamente rischlarare la questlone nella prossima sessione delle camere. Nel suo discorso il celebre poeta elevasi con molta forza e coa tutta la conviazlone di religiosi e filantropici principj coh- tro le nnove misure prese dairamministrazione degli ospizj di Parigi e del dipartimenti, la perniuta cioe dei fanciulli esposti e la soppressione dei torni. II saggio di Macquet puo considerarsi siccome diviso in due parti. Nella prima si discorre dei mezzl i plii proprj alia conservazione ed al ben essere degli esposti , e quindi delTallattamento artificiale da introdursi negli ospizj ; nella seconda si tratta delle misure adottate in Francia a riguardo degli esposti, e delle disposizioni amministrative deirospizio di Parigi. Non seguirerao Tautore in tutto quanto risguarda I'allat- tamento artiliciale , clie egli vorrebbe piu utile e piu eco- noinico di quelle mediante le nutrici, come lo dimostra in un apposite specchietto , e clie rltiene essere un mezzo vale- vole onde diminuire la spaventevole mortalita die osservasi negli esposti, dati specialmente a nutrire in campagna, per lo die lo propone siccome un metodo da introdursi negli ospizj. Ci basti 1' accennare come egli per provare il suo assunto si faccia appoggio dell' autorita dei niolti autori die proposero 1' allattamento artificiale, Brouzet, Raulin, Alfonso Le Roy 5 Marin Desbrosses, ecc, delle opere dei quali riporta numerose citazioni , e come esponga molti fatti particolari in favore della sua proposta. Con sodi argomenti combatte le obbiezioni fatte a questo modo di allattamento da varj scrittori e segnatamente dal dott. Gail- lard, inserite nelP opera sugli esposti di suo fratello I'abate Gaillard (Recherches administratives etc. sur les cnfans trouv^s, Parigi, iSSy). Sebbene encomii di molto il metodo di allat- tamento artificiale col mezzo dello zampilletto munito del capezzolo artificiale di Mad. Breton, pure senibra accordare la preferenza a quello die si sostiene per mezzo delle capre. Anche nell'ospizio di S: Caterina alia Ruota in Milano pare die non si sieno ottenuti troppo felici risultati dall'allattamento artificiale col mezzo del cucchiajo o dello zampilletto (i) (i) Relaiivaniente ai varj metodi di allattamento artificiale da adottarsi uon solo nelle case private , nia anche nei brdbtrofj si PARTE STUANIERA. 6 1 Onde rendere il carico possil^ilmeiite nieno oneroso per 10 Stato, collegando T interesse particolare con quello dei poveri trovatelli , propone Macqnet di accordare dei premj {primes) d'incoraggiamento per la loro adozione in rispet- tabili famigUe, nelle quali troverelibero un appoggio ed un cambio di affezione che i loro giovani cuori sarebliero ben awentnrosi d'incontrare nel loro isolamento dalla societa. Questo vantaggio da procurare alio Stato ed alia umaiiita e degno dell' attenzione del Governo. Gli adottanti vi ri- troverebbero risorse e consolazioiii : lo Stato, dal suo lato, vi troverebbe il doppio vantaggio di essere inimediata- mente sollevato nella spesa che gli accagionano i trova— telli, e di non aver a sovvenire piii tardi ai bisogni de- gli adottanti, pervennti che questi fossero alia vecchiezza; poiche allora la riconoscenza d'accordo colla legi^e fareljbe al fanciuUi, ciie essi avrebljero allevati, nn oljldigo di soc- correrli alia loro volta. Questi pretnj dovrebbero essere regolati in danaro, o colla concessioiie temporaria e gratuita di terreni improduttivi che sono possednti da niolti coiuuni, o finalmente con niolte altre risorse a norma dei varj paesi. 11 prezzo delle ricompense da accordarsi ai benefattori degli esposti dovrebbe essere proporzionato alia spesa dei me- desimi fanciulli nelT ospizio. Nelia seconda parte di quest' opera e discorso, come si disse, della soppressione dei torni e della permuta dei fanciulli e di alcune disposizioni ammiiiistrative degli ospizj di Parigi. Con solide ragioni , ed appoggiandosi all' opinione di uouiinl autorevoli, 1' autore dichiaiasi contro la soppres- sione dei torni adottata in Francia, ed alia sostituzione del ricevimento degli infanti a bureau aperto mediante processo verbale steso da un ufficiale di polizia colla ri- cerca della maternita e della causa dell' esposizione. Ma non per questo pretende che si debbano tollerare gli abusi pu6 coQsultai-e la nostra Memoria Dello allattamento (Mllano i833, in 8.° Vendesi cJla tipografia BoiToui e Scotti, contr. di S. Pietro aU'orto n. o^S ), di cui \)ax\A\a. Bihlioteca italiana^ torn. ■j'2,°, pag. 136: ia questa Memoria si discoiTe a lungo particolanuente del luetodo di raadama Breton e si espougouo le norma da seguirsi per la uiigliore riascita del medesimo. Del resto su di ciuesto ai- goiuento uoi ritoraeremo a tar parola in altro nostro scritto. 62 PARTE STUANIEKA. circa la esposjzlone degriafantii domaada per lo coutrario die si rifocmino con tntti i iiiezzi legali ed umani , ma senza scosse violeute e senza che la polizia, clie in tante circostanze ci protegge , venga a niinacciai-ci colla sua spada e a chiudere i nostri cnori alia pieta. n Si lia un » he\ fare, egli dice, vi sono sempre stati e si avranno '» sempre figli natnralii ma se le leggi non possono di- // struggere le nostre passion! , possono aUneno arrestare »/ le nostre sregolatezze, raddolcire i nostri costumi ed il- » luminare la societa sopra i suoi doveri piii carl , la fe- >; licita e la conservazione di tutti. » Le permute o cambj dei figli da un dipartimento all'al- tro, da un circondario all' altro, furono stabiliti nella vista d'impedire alle uiadri di esporre i loro figli e di ritirarli in seguito esse medesime o d'accordo colle nntrici, onde farli allevare a spese degli ospizj Una tale misura non produce a senso deirautore i risultati che si aspeltano. E d'uopo considerare gli eft'ettl della lontananza degl' infanti senza alcun vantaggio per grinfanti medesimi, che si espon- gono per lo contrario a molti pericolic la lontananza di- strugge nei cuori gia di ghiaccio dei genitori un resto di sensibilita che potrebbe forse ancora rianimarsi alia vista delle loro tenere vittime. I genitori, che una necessita inipe- rlosa costringe a temporariamente abbandonare i loro figli, rimproverano airamniinistrazione una separazione, di cui non si sono forse calcolate tutte le conseguenze. I preuij d'in- coraggiamento proposti dall'autore alle persone rispettabili che s' incaricassero dei trovatelli e derelitti aclerapirebbero lo stesso scopo delle permute; questi preuij arresterebbero senza danno le esposizioni degl' infanti, che un pressante bisogno delle nutrici ciie si presentano per allattarli , non da sempre il tempo di bene assicurarsi che non vi sia stata frode da parte dei genitori che li hanno esposti. Le madri che temerebbero di perdere i loro figli si asterreb- bero tanto piu dallo csporli in qURnto ciie non sarebbe pill in loro potere di ritirarli dalle manl di coloro che 11 avcssero adottati, a nieno di rimborsare precedentemente tutle ]e spese fatte sino al giorno di una bene comprovata ricognizione. Per cio die risguarda le misure amminljtrative , la piu parte delle cose esposte da Macquet, sono di un interesse puramente locale. Sola qui diremo come egli vaglieggi PARTE STRANIEUA. 63 ridea di fare del trovatelll altrettanti mariaaj , dei quali secoiido lui avreblie Ijisogno la Francia. Propone eziandio di foriiiare nolle antiche colonie agricole delle succursali di fanciulli degli ospizj , che vi si potrebhero inviare in un' eta la meno pericolosa per esservi acclimatizzati. Gli amministratori degli ospizj devono tanto piu essere indotti a portare i lore orfani alia marina ed all' agricoltura , chij le fabbriclie e le manifattnre sono troppo soggette a com- merciali fluttuazioni. L' use delle nuove macchine soppri- mendo tntto ad un tratto un gran numero di braccia, la- scia troppo spesso gl'infelici fanciulli senza famiglia, senza appoggio alle prese colla niiseria. Questa li conduce al vi- zio, se di gia non ne lianno contratta I' abitudine nelle officine , in mezzo a persone di caratteri e di costunii cosi diversi ! Riguardo ai fanciulli abbandonati di una certa eta i cui genitori fossero poveri e costretti dalla niiseria ad abban- donarli, 1' autore opina che loro si accordi un soccorso a domicilio, equivalente alia spesa del fanciuUo all' ospizio : questo soccorso , mantenendo le afFezioni ed i legami di famiglia gU ajutera a sopportare un carico naturale. Un tale soccorso a domicilio , raccomandato da tutti i lilantropi e da tutti i savj economisti , risparmierebbe alio Stato la costruzione sovente dispendiosissima di nviovi ospizj : g!i permetterebbe di accrescere la raassa dei fondi destinati alia vera indigenza , senza presentare un allettamento al disordine ed alia scostunjatezza del popolo , die risponde alle riiuostranze che gli si fanno , col dire : la vi e un ospizio. Quanto abbiamo riferlto non serve forse che a dare una ben debole idea di un libro utile sotto molti rapporti , e che r autore si propone di rendere ancora piu compiuto e meglio ordinate , ma che si afFretto a pubblicare onde cogliere T opportunita del momento : del rimanente pen- siamo che sianvl in quest' opera alcune vedute , le quaJi, ove siano convenientemente applicate anche fra noi , pos- sono essere di assai profitto al nostro paese: e per que- sto die noi credemmo far cosa vantaggiosa il forlo con questi cenni conoscere , raccomandandone la lettura a chi si occupa deir iniportaute arj^omento degli esposti. D. A. Bianchi. 64 APPENDICE ITALIANA. Notizie istoriche intorno alia vita ed agll scritti dl nio/isig. Francesco Pacca, arcivescovo di Bcnevento, puhblicate dal cardmale Bartolomeo Pacca suo pru- jiipote. — Modena , ]838, tipografia Vincenzi e Rossi, in 8.° di pag. XI e 84. Ncuest"' opei'etta e dedicata dalP autore a S. E. il cavdi- nale Pedicini, qual concittadino e qual parente, esso pure, dell arcivescovo Pacca, di cui le grandi beaellcenze e le pie limoslne serbano ancor vivissima memoria nelP animo de^ Beneventani , quantnnque corra gia il settantesimo quarto amio e piix da die egli passo al riposo de^ giusti. L' autore , dopo avere acceanati gli studj giovanili di monsignor Pacca , percorsi con applauso universale, con in- defessa fatica e con esito il piii felice , dopo averci ricor- dato r ingresso di lui neirAccademia ecclesiastica istituita da Clemeiite XI , e quindi la vita privata di lui dedita alle scienze ed alia erudizione sacra e profaiia , annovei^a a mano a mano le oaorate cariche da lui sostenute linche pervenne alF arcivescovato di Benevento. Ammesso egli da Benedetto XIII fra i suoi camerieri segreti si acquisto in Roma la riputazione di uomo integerrimo , disinteressato ed alieno da ogni sorta di adulazione e di cortigianeria. Indi ascritto fra i ponenti del buon governo , e fra i vo- tanti di segnatura , ne sostenne Fufficio per molto tempo , e sempre con riputazione di uomo versatissimo nella scienza delle leggi e di giudice fermo ed imparziale. Si vede quindi il Pacca tra i consultori della congregazione de'' sacri riti, poi chierico della camera e presidente della zecca: nel qual tempo egli ascritto altresi ad accademie ed a scientiliche adunanze , rendeva non meno manifeste le sue vaste co- gnizioni ed il suo buon gusto in letteratura. Creato niem- bro dell Accademia de^ concilii sotto Benedetto XIV, com- pose e recito dottissime dissertazioni , delle quali T autore delle Notizie storiche ci presenta una cliiara e giudiziosa APPENDICE ITALIANA. 65 analisi. Oltre le scienze sacre coltivo il Pacca con particolar genio gli stuclj di aixheologia e si applico alia dilucida- zioiie delle memorie patrie , inspirando pure ad altri il gusto e r amore di siff'atti studj. Fra cosi onorevoli occupazioni e V esercizio delle varle cariclie prelatizie nei trilsunali e nelle cougregazioni di Roma Francesco Pacca venne eletto arcivescovo di Benevento. Quivi ben presto stabilitosi con immenso giubilo di quella diocesi , e appena assunto in persona il governo della sua Cliiesa depose tutti gli altri pensieri die a quello non erano di- retti. Fedele e costante osservatore de' sacri canoni suUa episcopale residenza , instancabile nel suo pastorale raini- stero, risplendeva Tarcivescovo Pacca per una singolare pru- denza e dolcezza e facllita di modi. " La stanza del grande arcivescovo di ]\Iilano S. Ambrogio , al riferire di S. Ago- stino , non avea portiera che impedisse iie ministro die annunciasse T ingresso altrui : tanto avrebbe voluto fare Francesco , se la ragione de^ tempi nostri avesse permesso tal costumanza. Ha fatto egli pero che la sua presenza non fosse stata giamraai desiderata da diiunque sia in ogni tempo e in ogni luogo; e ognuno partisse dalla sua pre- senza colla soddisfazione e col contento di aver trattato col suo arcivescovo , come con un padre , diro piii , come con un suo eguale >i. Fra le cure delT arclv^escovo Pacca grandlssima fu quella di promovere la pubbiica istruzione specialmeute nel dero, e di riforniare gli abusi in die cadevano i banditori della divina parola. Yoleva egli " quella seniplicita di discorso, che per essere insegnata dal nostro divino Maestro vieiie per la sua eccellenza chiamata evangelica <> , lagnandosi che molti predicatori << pongono ogni studio nella scelta delle parole, vaghezza di periodi, novita di pensieri, sotti- gliezza degli argomenti con quel di piii che credono po- ter dllettare Fudienza e far loro acquistare nome di buon oratore e meritar pulpiti lucrosi e di stima ". Eresse una liiblioteca , e la doto di annue rendite , fondo una casa della Congregazione de padri del Redeatore , che fu la prima ne' dominj pontificj, amplio gli edifizj della sua cattedrale , fondo un nuovo monastero in Benevento , alle quali insigni opere di beneticenza convien aggiugnere le larghissime limosine ch'' egli versava nel seno de' poveri , stimando le sue riccliezze proprieta di loro medesimi. Laonde L'ibl. Ital T. XCIII. 5 66 APPENDICE ITVLIANA. il nostro autore accennando le solenni esequie celebrate ia morte di quel pielato e le orazioni funeljri recitate ia lode del defunto, nierltameate dice che " il vero elogio , uon an- cora andato in oblivioiie , furoao le lagrime dei poverelli ed i fleliili lamenti e i sospiri degli oifani e delle vedove da esso generosameiite ed in secieto soccorse >». Cosi termina il compendio della vita di nionsignor France- sco Pacca arcivescovo di Benevento. Non onietteremo di dire che r autore di esso qua e la sparge ne''suoi racconti diverse digressioni non solo onorevoli alia memoria del Pacca ed ai concittadini di lui , ma altresi opportune per proteggere da inique tacce la fama de' Beneventani, per discoprire le ino- neste opere de' potenti favoriti contro i quali reagiva il manifesto odio de' Romani. Tale e la digressione che ri- guarda il pontificato di Benedetto XIII, della quale espo- niamo a' nostrl leggitori un cenno conipendioso. Benedetto XIII fu santo pontefice ch^ ebbe V evangelica semplicita della colomba , ma non quella incolpevole scal- trezza tanto necessaria per evitare le insidie dell umana malizia nel reggiuiento de^ popoli. Nelle mani de^ favoriti incautamente tutta la sua fiducia pel governo temporale depose. II primo e il piii potente di essi fu Nicolo Coscia , Fra le bruttiire della plebe sorto , At finger pronto , all' ingannare accorto. Questi ascritto al clero dal cardinale arcivescovo Orsini , poi Benedetto XIII, in breve tempo s^impadroni delfanimo di lui, il quale salito al soglio pontificio riempi il Coscia di beneficenze e di onori , e di piii lo creo cardinale e suo sviccessore nella sede di Benevento. Inebbriato il Coscia di tale fortuna non pose piu freno alia sua ambizione, ne alia sua insaziabile avidita di amniassare in ogni modo te- sori e ricchezze. Trovo agenti e ministri cosi avidi ed au- daci , • che eccitarono in Boma un fremito universale. Laon- de, appena intesa la morte del Pontefice, proruppe il po- polo in apei'to tumulto e iuvesti raassiniamente il cardinale Coscia che a stento pote involarsi alia sua furia. Sedate le turbolenze per le savie dlsposizioni del Sacro Collegio , e tolto il pubblico governo dalle mani di que vili , che, sic- come scrive il Muratori , defraudarono in troppe occasion! la retta meute del buon Pontefice , che indarno tento di APPENDICE ITALIANA. '67 .provvedere al loro eccessi, non essendo loro niancati ar- tificj per far comparire caluniiie le accuse , furono i rei per legittimo giudizio condaanatL a peiie piii o meno gravL secondo le colpe loro;, e il cardinal Coscia, spoglio dell' ar- civescovado di Benevento, e costretto alio sborso di som- me considerevoli , si vide sentenziato a i o anni di detea- zione nel forte S. Angelo. B. C. HagguagU sulla vita e sidle opere di Marin Saiiuto detto il juniore veneto patrizio e cionista pregevo- lissimo dei secoli X F, X VI, iiitltolatl dalV amicizia, di uno straniero al nobile Jacopo Vincenzo Foscarini. Opera divisa in tre parti. — Venezia, 1837, r838, dalla tlpografia di Alvisopoli, volumi tra in 8.°, di pagine 25o, 258, 356. Lir. i5 austr. La Biblioteca Italiana ha fatto altre volte conoscere qnanto sla utile e coiiveniente clie si dia sollecita opera alia ricerca ed alia disamiua dei documenti della patria istoria ^ i quali se dappertutto fossero con diligenza con- servati e debitaniente illustrati , non solo gioverebbero a cliiarire i fasti delle singole citta, ma eziandio gran luce spargerebbero sulla comune istoria italiana. Con questo intendimento appunto ])are die sia stata composta V opera clie ora annunziamo , e clie tratta della vita e delle opere di Marino Sanuto. Questo Sanuto, di cui la famiglia tra le piii nobili ed antiche noveravasi, nacque in Venezia il 22 maggio 1466 da Leonardo senatore e da Letizia Venier. La natui'a lo privilegio di un raro ingegno e di una speciale attitudine a far ricerca di notizie e di documenti ; onde ben presto applicossi a sifl'atti studj, e a dettar INlemorie e cronache alia sua patria riguardanti. Fu tenuto in gran pregio da quanti cliiari uomini al suo tempo vivevano, e tenne fre- quente corrispondenza di lettere con Francesco Riccio, con Giovanni Testa, con Pietro Gianecio, con Giorgio Merula , con Antonio Woretto, con Aldo Manuzio, con Autonio Sabellico e con altri parecchi. Pare pero clie al pari die la natura e la fania non gli fosse favorevole la fortuna. Perde il padre quando non contava die soli otto anni di eta 5 ed i beni furongli dissipati dai tutori e dagli agenti. 68 APPENDICE ITALUNA. Esiste una commovente lettera di lui in cul mostrasi op- presso dalle sventure ed accorato per le preferenze clie il governo nel dispensare le sue largizioni a meno benemeriti cittadini accordava. Soltanto dopo compiuto 1^ anno sessan- tesiaio quinto ebbe dalla Repubblica F incai'ico di scrlver r istoria de' suoi tempi con una pensione annua di du- cati i5o d^ oro. Manco a'' vivi nel mese di aprile delfanno i536, e lascio le opere seguenti : i.° Storia della guerra di Ferrara, die fu pubblicata colle stampe; 2.° le Vite dei dogi , opera che discorre dalla fondazione di Venezia fino air anno 1493; 3.° De bello gallico, opera che narra la di- scesa in Italia del re Carlo VIII dalP anno 1494 sino al febbrajo del 1495 ^ 4.° i Diarj che giungono sino al mese di settembre delPanno i533; 5." i Sommarj della storia veneziana dairanno 746 sino al 1499; ^' ^^ Reper- torio della cronaca veneta ; 7.° la Cronaca veneziana dal- r anno 1423 sino al 1481; 8.° Indici e spogli delle "Vite dei dogi , delle Cronache di Andrea Dandolo e di Raffaello Ceresino e della Storia veneta di Pietro Giustinian ^ 9.° Yite dei Sommi Pontetici da San Pietro sino a Pio III; io.° Fogli volanti che coutengono parecchie scritture di di verso genere; li.° Storia del regno di Romania tradotta dal latino e di- visa in c|uattro parti. Ad eccezione della Storia della guerra di Ferrara che fu recenteniente pubblicata e delle Vite dei dogi die furono, sebbene imperfettamente , stampate dal Muratori nella grande raccolta Jlenitn italicarum, tutte le altre opere sono tuttavia inedite. L^ A. ci somministra sifFatte notizie in parte riportando un articolo relativo al Sanuto e compreso nel cosi detto Dizionario bassanese, in parte rettificandolo , in parte con- futando il Darii. Dopo le quali notizie egli precede a dai'ci in gran copia gli estratti delle varie opere del Sanuto , scegliendo alf uopo quei brani che riguardano ad avveni- rnenti meno noti e pin importanti, e che possono quindi ec- citar meglio V attenzione e recar diletto. In questi estratti propi'ianiente tutta T opera consiste; e le note che sono aggiunte al testo chiariscono la matei'ia ed oflFrono quelle pill specificate notizie , quelle particolarita minute che giovar possono ad illustrarlo. Di queste note 94 se ne trovano nel primo volume , nel secondo 67 , 46 nel terzo, ed ogni volume e fornito di nn indice delle cose piu notabili in esso conteiiute. Dopo gU estratti , alia fine APPENDICE ITALIANA. 69 deirultimo tomo, trovasi stampato per esteso il testamento di Marin Sanuto:, e Topera si coiicliiude con im '< Proapetto " generale dei diarj di Marin Sanuto esistenti in copia If nella Marciana, il cui titolo e: Marini Sanuti Leonard! » fiUi de snccessu rernm ItalioR libri LVI in fol.; » nel qual prospetto r autore con esemplare pazienza va per cadaun volume specilicando T epoca precisa a cui si riferisce, il principio , il termine e le paglne del contenuto, le linee della prima faccia, le lettere della prima liuea intera, le pagine delfindice della materia, le pagine deirindice degll esemplari ovvero degli autograft e documeati di vario ge- nere inseriti nel diarj, le pagine deirindice sommario let- tere , finalmente il numero complessivo delle pagine scritte di ciascun tomo. Veramente sono degni di singolar encomio T amore e la diligenza die pose Tautore nel compilar quest^ opera, di cui nobile del pari die utile e lo scopo, poiche tende a far conoscere il merito di uno dei prirai padri della veneta istoria, del quale gli studi tanto meno sono not) e tanto meno riuscir possono agli altri proiittevoli, quanto piu ardua, se si tentasse, sarebbe F impresa di pubblicarne le scritture coUe stampe. Non faremo parola dello stile : questi tre volumi, come gia dicemmo, sono per la massima parte composti degli estratti dei libri del Sanuto, e i brevi tratti di testo cbe vi si leggono non potrebbero a parer uostro esser sottoposti ad un serio esame in cio clie la lingua concerne. Tuttavia perche i iiostri lettori possano acquistare un'' idea ancbe di questa parte delF opera, cre- diamo opportuno di riportare il brano con cui Tautore alia opera medesima da fine. " Ma non fu, die' egli , concessa neppure alia sua niemoria la poco dispendiosa iscrizione ! I Commissar j da lui ( dal Sanuto ) nominati rifiutarono la carica imposta dal loro parente , e a quest^ ora non si sa dove riposarono le spoglie di uno, i di cui tali e tanti lavori semljrano aver meritato almeno quel tribute die si accorda ai piu umili : il Savio direbbe forse die certi co- stumi per il loro abuso recano piu onore e distinzione es- sendo trascurati e sprezzati , die non nelTessere osservati, ma la buon'' anima del Sanuto aveva quella fantasia e di esser nominato e di far godere ai vivi di una sua iscrizione sepolcrale! Clii sa die forse un giorno o 1 altro i ministri delle cliiese o di S. Zaccaria o di S. Francesco della Vigna 70 Al^PENDlCK ITALIA,NA. trovino II registro mottuario del nostro cronista ! . . . una la- pide ajnterelibe poco o alia sua fania o al suo riposo, ma seinbrereblie nii atto dl giustizia ad uno clie scrisse tanto 1 accordare tre riglie di un lapidario, bene inteso cbe Tepi^ taffio sia quello che si legge nel suo testameuto: ma cbe sia o che non sia , altri ragguagli di Marin Sanuto nou so dare : i di lui partigiani gli saianno del)itori di notizie cbe cercberanno vanamente altrove , i di lui sebernitori si compiaceranno scusando la loro inabilita di apprezzare la verilii storica prima del heUetto romanzesco con ■jriticbe sopra il suo stile o per gli errori de" suoi copisti ; ma, speriamo cbe dai giusti imparziali sara stiniato , e cbe non ostante la ignoranza nella quale si vive del sito in cui si trovano le di lui ceneri e desse e Tanima sua Requiescant in pace. » Stoiia della filosofia per Lorenzo Martini. ■ — 3IilnnOj ottobre 1 838 , tipogmfia e llbreiia Pirotta e C, Vol. 2, in 8.°, di png- 365 e 3j2, ital. lir. 12, 44.. La pubblicazione di una nuova stoi'ia della filosofia in Italia e un avvenimento gravissimo nella storia delie let- tere italiane. La copia e T importanza delle cognizioni cbe siffatto lavoro ricbiede , il nietodo osservato , le relazioni e le analogic scoperte fra i sistemi delle diverse scuole , le opinioni proprie cbe, esponendo le altrui, lo scrittore fa manifeste, formano altrettanti subbietti di serie considera- zioni e d' investigazioni curiose. E tanto piii saravvi jiei lettori argomento di riflettere e d' investigare quanto piu noto ed illustre sara il nome dello storico ; come appunto avviene in questo caso. L''autore diede ai due volumi, cbe ora annunziamo , il tltolo semplice ed assoluto di Storia della filosofia. Quindi dopo alcune considerazioni generali sulT importnnza e sulla utilita di qnesta disciplina , senza Introduzloni o pream- l)oli di sorte alcnna , senza palesare il suo disegno, ne far manlfesti i suoi iutendimenti , egli comincia a parlare de- gr Indiani , dei Cinesi , degli Egiziani , dei primi Greci , ed a render conto dei tenui piuttosto tentativi ed indizj che concetti o sistemi di filosofia , cbe presso qnei popoli si trovano. Quindi progredendo di eta in eta dall' anno 409 avanti G. C. giunge fino a iioi ; ed in questo lungo APPENDICE ITALIANA. -71 discovriuiento egli non segue altro oidine die cjuello dei tempi, e divide T opera in tieutadne capitoli, ciascheduno dei qiiali si riferisce ad iin secolo o ad una parte di ua secolo, ovvero piu secoli comprende, secondo la maggiore o minor copia delle notizie che ai singoli periodi riguar- dano. Ogni capitolo poi si divide in due pai'ti : nella prima si espongono i varj fatti alia filosofia pertinenti , le dot- trine , i trovati dei filosofi ; nella seconda le narrate cose si prendono in esame e si fanno sopra di esse le oppor- tune osservazioni ; per lo che la prima parte e interamente storica , la seconda critica interamente. La natura di que- st^ opera non ci permette di darne un sunto, il quale per quanto fosse con diligenza compilato risulterebbe sempre insufliciente e manclievole : ci limiteremo percio a fare al- cune riflessioni sul complesso delP opera stessa, sul metodo che venne in essa osservato e sulf ordine con cui ne sono distrilmite le parti. I. La filosofia conslderata nel suo scopo , ne'' suoi usi , nel pill largo significato della parola non e in sostanza che lo studio e la ricerca del'a verita. Questa ricerca perb guar- data astrattamente , e sen/a che sia applicata a singoli veri concreti ed alia realta degli oggetti , costituisce una disci- plina da se stessa , come quella che ha i suoi mezzi che sono le umane facolta , le sue norme e le sue leggi che sono i metodi, i suoi fini che sono quelli di render Tuomo capace di sapere per quali vie giunge a conoscere e per qnali motivi a credere ; e che in cousegnenza di tuttocio viene a formare una si^ecle di protologia che rinionta e si apprende alT origine delle umane cognizioni. La maggior parte di quelli die narraiono le vicende della filosofia si limitarono a scrivere la storia di questa speciale disciplina, con ragione reputando che tale istoria di eta in eta ade- quatamente rappre^enti ii vario grado delle forze intellet- tuali, r opportunita e la rettitudine del loro uso , la con- venienza de'' metodi , le qualitii e la misura de'' progressi. Sembra pero che V autore non abbia contemplato questa idea e non abbia voluto ristrignersi entro i limiti indicati: prescindendo in fatti dagli antichissirai tempi, ne^ quali la iiifanzia delle scienze e delle lettere non coiicedeva ad esse di avere chiare e positive distinzioni , e termini sicuri , e ragioni divise, egli anclie ne"" tempi posteriori mostva di volere, per quanto pub, seguire la filosofia nelle sue 7a APPENDICE IT\LIANA. moltipllci dlramazioni, e trattare, almeno per cenni , tlelle diverse parti tanto astratte clie applicate di essa ; onde accade clie nello stesso capitolo parlisi di Gassendi e di Grozio , di Hobbes e di Pascal , di Newton e di Malebran- clie ; cio che fa che le materie sieno sovercbiamente sti- pate e talora insieme confuse, e cbe in alcune parti Topera risulti insufliciente e mancbevole. Cbe se iu vece il signor Martini avesse fin da principio indicate di qual parte della filosofia egli propriamente si proponeva di scriver la sto- ria, il lavoro sarebbe certamente riuscito piu simmetrico, e quindi meglio ordinate , piu concludente e di piii facile comprensione pei lettori. II. L'autore, come si e detto, divide ogni capitolo in due parti , la prima delle quali contiene V esposizione delle varie dottrine filosoiicbe , la seconda le osservazioni criti- cbe sopra di esse, il qual metodo non ci sembra adattato e confacente alia qualita delf opera. Egli e vero cbe ne abbiamo V esempio in altre consimili istorie da altri det- tate: ma pi'ima di trarre argomento da cio, conviene por mente alia diversa natura di quelle opere, alle diverse con- dizioni, ai diversi intendimenti. Noi non crediamo in prinio luogo cbe sia necessario cbe uno storico pronunzii la sua sentenza sopra tuttocio cb^ espone ^ e quand' ancbe fosse spediente il pronunziarla , cio far si dovrebbe con brevi e rapidissimi cenni , ed anzi in tal guisa cbe il gividizio dello storico , pill cbe da espresse parole , emergesse natural- mente dal modo con cui i fatti si espongono , dalle circo- stanze cbe si rilevano , dai confront! cbe si fanno. Oltre- cbe per una parte il disglungere F esposizione dalle rifles- sioni , ponendo quella in una parte e queste in un'altra, costringe i lettori ad uno sforzo penoso di menioria o di pazienza , poicbe, leggendo le seconde parti, essi devono ricbiamarsl alia mente le prime , o tornarvi sopra coll' oc- cbio quasi ad ogni istante ^ e per V altra egli e cbiaro cbe destinandosi la meta di ogni capitolo alle riflessioni criti- cbe , non rimane per V esposizione storica cbe la meta deir opera, cioe un volume di circa 35o pagine sufficieate appena ad un saggio o ad un compendio, non cbe ad un'opera cbe porta il titolo amplissimo di Storia della filosofia. III. Siccome alibiamo veditto , il professore Martini noa segue nella sua istoria altro ordine cbe quelle dei temjii , e quindi raccoglie cio cbe avvi di uotabile in ogni secolo, APPENDICE ITALIANA. ^3 e poscla le adunate niaterie mano a mano svolge ed espone. Per tal modo egli presenta le diverse dottrine disgregate e disperse nelf inimenso corso dei secoli , e non le uiiisce al sistema di cui fanuo parte, ne i lettori possono coinpren- derne la serie e la generazione, e conosceriie le affiiiita e le jjermutazioni , ne quiiidi estiniarle secondo il loro giusto valore. AlP incontro la storla noa delle isolate opinioni ma dei sistemi sparge gran luce sulla qualita delle differenze , sulla causa dei contrasti , sulf origine delle questioni , e rende agevole lo scioglimento dei problemi piu ardui ed importanti : essa nella disamina delle vicende provate dalla filosofia nei diversi tempi e nei luoghi diversi ne addita il principio nei varj aspetti sotto cui le primitive questioni furono ravvisate, o per meglio dire, nei varj sensi in cui furono intese , e mostra come alcune osservazioni giuste o false fatte nei nasciniento di una scienza abbiano potuto o promuoverne i progressi , o ritardarli e impedirli. Con- forme alia nostra e la sentenza del celebre Degerando , il quale scrive che le opinioni dei filosofi sono cosi numerose e cosi disparate che il loro novero non fa die confondere le idee ed opprimere col peso di una sterile erudizione, quando non si sappia congiungerle con maestrevole deste- rita , ed esporle in modo clie si chiariscano a vicenda e niostrarne le astratte relazioni. Fra i tanti esempj di cio che diciamo, che da noi addurre si potrebbero, valga per tutti quello che si trova nei Cap. X, in cui F autore parla del Gassendi. II quale fu terzo fra il senno di Bacone, di cui fu il primo seguace , e quello di Locke di cui fu il pre- cursore. Bacone indico e divino il nuovo caramino che le scienze dovevano battere, Gassendi lo aperse, Locke lo percorse ; tutti e tre insegnarono la filosofia della sperienza e fondarono la bella scuola a cui appartengono quasi tutti i grand' ingegni che furono dei progressi della filosofia be- nemeriti veramente. Ora di questo illustre sodalizio, di que- sta cospirazione di pensieri e di studj neppure dice una parola il sig. INIartini , sebbene tauto decoro ne sia deri- vato alia filosofia e tanto incremento alT umano sapere. IV. La massima adottata dal Martini di non seguire nella sua istoria altr' ordine che quello dei tempi, senza badare ne a sistemi , ne a scuole , fa ch"" egli commetta frecjuenti ommissioni. Perocche in un"" opera composta di notizie mol- tiplici, minute, svariatissime , per raccoglierle tutte, fa 2-4 APPENDICE ITALIANA. cr no]")0 acciiratamente couginngerle secondo le loro aflinita e le loro analogic, ed ordiiiarle ed attaccarle a certi punti central!, mediante quelle notizie prime che sono come i primi anelli della catena che dev'esser formata dalle altre. Cio clie il nostro autore non fece^ e quindi uon dee recar meraviglia s'egli non noraina ne Lorenzo Valla, ne Nicolo Tartaglia, ne Giovanni Bottc^o , ne Paolo Sarpi , che pur fui'ono fi- losofi prestantissimi. Ma cio che parra incredibile , e che noi stessi dopo un lungo svolger dl carte appena credemmo, si e ch^ egli non fa distlnta menzione ne di S. Tommaso d''Aquino che fu un altissimo ingegno e tale che di lui affermo il Fontenelle che avrebbe emulate Cartesio se in altra eta fosse vissuto , ne di Giovanni Locke la cui dot- trina , sebbene a' giorni nostri fiei-amente combattuta dai novatori , pur si regge tuttavia illustrata da uomini chia- rissimi e sostenuta da valorosi difensori ; cosicche quan- d'' anche V autore abbia le sue buone ragioni per non es- ser seguace di Locke, lasciar pero non poteva mai di render conto di un sistema che forma un'' epoca principa- lissima nella storia della filosofia. Cosi mentre parlando di tempi piu recenti ricorda gli studj e le opere di Cabanis, di Volnev , di Garat , di Lancellin e di cento altri stra- nieri , egli dimentica affatto i magni e sonori nomi del Gravina , dello Stellini , del Beccaria , del Filangeri , del Genovesi, del Gerdil , dello Spedalieri^ e diremo cosa stu- penda : egli dimentica Galileo Galilei ! V. Lo stile del Martini e energico e vibratissimo, com- posto di frasi spezzate e di periodi brevi e saltanti alia maniera del Thomas f, sebbene il Thomas, che fu francese ed oratore, nial possa rispetto alio stile servir di modello ad un^ opera italiana e storica : onde crediamo che gF Ita- lian!, usi ai modi blandi ed alle maestose forme del loro idioma, difficilmente dureranno al fastidio di quella elocu- zione rotta , aspra e strania. E perche i nostri lettori ab- biaiio un saggio della maniera di scrivere del nostro au- tore , riporteremo qui un brano in cui si parla di G. D. Romagnosi , da cui essi scorgeranno altresi come il Mar- tini , dopo aver dedicato tre interi capitoli della sua opera al Cousin, tre al Galluppi e tre al Rosmini, sappia con poche righe adempiere alP obbligo di render conto della dottrina maravigliosa e della gran meute del Romagnosi. Dice egli pertanto : " Romagnosi si attenne al metodo APPENDICE ITALIANA. ^5 empirico. Rlduceva tutte le scienze morali al fatto cioe alia storia. Pensava die le troppo astruse disquisizioni metafi- siclie fossero anzi nocive clie utili : inculcava doversi pure nella psicologia seguitare il metodo sperimentale. Chiamava la psicologia la dinamica dell uonio interiorci la piu fu- nesta ignoranza, ei dice, e quella del noii conoscer Tuomo. L^ io ])ensante e insieuie e spettatore e spettacolo. Tre sono le funzioui psicologiche primarie : conoscere , volere , ese- guire. L'' aiiima e spirituale, perche sente il me reale come nna sola e individna sostanza. Le sensazioiii di vario ge- nere , contiiigenti , provano V esistenza dei coi'pi. Sensa- zione importa od ente , o modo di ente. Altro e sentire ed altro intendere. Vi ha un senso intimo die viene ecci- tato dalle intuizioni, e poi reagisce ed accoppia il multi- plo coir lino: piio appellarsi senso logico. Non debb'' essere confuso lie colla coscienza , ne colla facolta di giudicare : e una facolta occulta di proprlo genere. La niente dal mondo esteriore fa passaggio al mondo interiore. Non vi ba nulla d^ Innato per fjuello che spetta alle idee : queste procedono tutte dalla sensazione o dalla reazione deir/o; o, com''egli si spicga , dalla competenza dell' io e degli oggetti esterni. Alia logica assegna tre uffici : conoscere con verita , ope- rare con afFetto , provare con certezza. Criterio del vero e il jirincrpio di contraddizione. Una costante successione importa una cagione : non e necessario che si conosca la natura. A provar con certezza conviene determinare Io stato esterno e sensibile degli elementi delle cose. La mo- rale non debb' essere distiuta dal diritto. Questa n"" e la formula : Ordine della perfezione che per legge di fatto reagisce su quelle della conservazione tanto all' insegnare quanto al somministrare i mezzi del miglior essere umaiio. » Risparniiamo ai nostri lettori le lunghe e forse nojose ossei'vazioni a cui darebbe argomento I'esposizione che Tau- tore fa delle dottrine dei diversi filosofi ed i giudizj die egli pronunzia sopra di esse. Avvertiremo soltanto che que- sti due volumi mancano affatto di quel sommarj e di que- gl indici che tanto agevolano Io studio delle opere di tal genere , e tanto giovano a crescei'ne il protitto. 76 APPENDICE ITALIANA. Ricerche storiche sulla esposizione clegT in/and presso gli, antichi popoli e specialmente presso i Romani deUnvvocato conte Leopoldo Armaroli. — Venezia, i838 , tipografia Antonelli, in 8.°, dl pag. 225. Annunciamo cou piacere quest^ opera sulla esposizione degrinfanti pi-esso gli antichi, quantunque sia di mera erudizione , perocche T illustre autore ci fa sperare che verra seguita da un'' altra di maggiore vitilita ed impor- tanza sulla condizione in cui trovansi al presente nello Stato pontificio le pie case degll esposti , e sui provvedi- menti ch^ egli reputeiebbe piii convenevoli per le mede- sime. Del volume pubblicato ci accontenterenio pertajito di fare un transunto per darne sufliciente idea ai nostri leg- gitori. L^ oggetto preciso deir opera si e quello dichiarato nel titolo , cioe di ricercare come si facesse dagli antichi po- poli, e segnatamente dai Romani, Tesposizione degl infanti; ma il dotto autore in alcuni prolegomeni discorre i modi, i tempi, e sino a qual periodo storico essi popoli 1.° ab- biano poco gradito di avere successione femminina ;, 2.° ab- biano uccisi i figli nati deboli ed imperfetti ; 3.° abbiano abusata la patria potesta; 4.° abbiano cou indifFerenza tol- lerati gli aborti. Queste quattro tesi sono discusse e provate dair autore colla scorta di numerosi fatti presi dalla mitologia e dalla storia , non che di molte citazioui somministrate dalle an- tiche leggi e dai classic! greci e latini. A sostegno della prima concernente la poca simpatia degli antichi ad aver prole femminina si adduce lesempio di Schemo o secondo altri , di Saso , che ambizioso di non avere che progenia maschile , fece esporre la propria iiglia Atalanta. Si riporta poi un passo del comico Menandro , che fa dire ad un suo attore " le figlie sono un peculio incomodo e molesto : >> qualunque miserabile conserva tutti i suoi figli maschi , » ma le figlie si espongono aache dai ricchi ». Cio in quanto ai Greci : venendo ai Romani , una legge di Romolo ordi- nava di serbai-e in vita la figlia nata primogenita, dai che si puo dedurre , che lasciava libero ai genitori di esporre o di uccidere le cadette. Aiiche nel Punitore di se stesso di Terenzio si ha, che Chremete ingiunge alia moglie Sostrata gravida, che se luL asseute partorisce una femmina^ debba APPENDICE ITALIANA. 77 ucciderla. Un passo deir^^mo d'oro d''Apulejo conferma que- sto barbaro costume , perocche vi si dice ; " Ella ebbe un » marito, il padre del quale accadendogli andare una volta " in pellegrinaggio . . . comando alia moglie , che di se » gravida lasciava , die s'' ella partoriva una femmina su- '1 bito r ammazzasse ^ ma la pietosa madre , sopraggiunta » da natural niisericordia , lasciando indietro il comanda- " mento del marito , nata die fu , nascostamente la die " ad allevare in vicinanza )>. Da queste e da qualcli altra citazione T autore deduce " die se dair origine di Roma " sino almeno alFeta degli Antonini, in cui scriveva Apu- " lejo , non si approfitto generalmente della facolta con- " cessa dal legislatore di estinguere tutte le femmine , che " dopo la prima nata venivano alia luce della vita , erasi " pero fatta ordinaria abitudine dei Romani il non curarle, >» il dispregiarle come esseri di tristo augurio, e il disfar- >/ sene come non opportune alia difesa e alia gloria della " citta ". L' altro barbaro costume di esporre o di uccldere i figli nati deboii od imperfetti e provato presso i Greci da una legge di Licurgo riportata da Plutarco, nella quale veniva stabilito << die i padri Spartani non avevano 1' arbitrio di » allevare la prole , ma dovevano portarla in un luogo . . . " eve i pill attempati della tribii si adunavaiio per esami- >/ nare il fanciullo : se il vedevano ben complesso e vigoroso >; ordinavano che fosse allevato: ma se il vedevano debole II e malfatto , lo mandavano ad un luogo voraginoso chia- i> mato le apotete , come se ne a lui ne alia citta tornasse II utile chi dal primo suo nascere mostrava di non essere >> dalla natura a bella simmetrla e robustezza disposto ". Cosi presso a poco ordinavano le leggi di Solone ad Atene, e quelle dei legislator! d'akre citta della Grecia. In quanto ai Romani il dotto scrittore ci fa conoscere coll autorita di Diouigl d^Alicarnasso che Romolo obbligo gli abitanti di Roma ad allevare tutta la prole virile con ordine di non uccidere alcun infante prima che non giungesse alF eta dei tre anni , se jiure non fosse nato storpio o mal conformato. Pensava Taccorto legislatore , die il padre costretto ad al- levare il figlio prosperoso sino ai tre anni , non avrebbe pill il coraggio di sagrilicarlo , ma in quanto ai difettosi ne lasciava in sua balia il fnturo destino. Sembra pero che i decemviri abbiano la legge di Romolo modificata , 70 APPENDICE ITALIANA. ofdinando ai genltori di iion uccidere che i figli mostruosi, e di lasciare in vita i deljoli e mal confoniiati, perocche nelle leggi delle dodici tavole viea detto : pater iiisignem ad de- fonnitatem puerum cito necatum. La qual pratica iaumana pare che siasi contlauata aiiche sotto la moaarchla , atte- standoci Seneca , che pure a" suoi tempi porteatosos foetus extinguimus, liberos quoque si debiles monstruosique editi sunt, mergimus. La patria potesta non aveva quasi limiti si presso ai Greci che presso ai Romaiii. Le leggi di Dracone e di Solona abilitavano i padri non solo a vendere i propiii figli per supplire ai loro bisogni, ma ben anche ad ucciderli e a ri- iiutarli coif atto che i latlni chiamavano abdicatio. Una tal sorte tocco a Temistocle, e ad un medico, die second© ri- ferisce Luciano, abdicato dal padre, fii poi, per averlo guarito da grave malattia, reintegrato ; ma che venne poco dopo abdicato di nuovo per non essergli riescito di resti- tuire la salute alia matrigna gravemeute inferma. Rispetto ai Romani Teccesso della patria potesta non abbisogna quasi di prova , essendo noto anche ai meno istruiti, clie le loro leggi davano al padre la facolta di vendere i proprii figli sino a tre volte, ed anche di ucciderli se cadevano in gravi mancanze. Abbiamo in fatti dalla storia , che alf estremo supplizio per sentenza dei loro padri soggiacquero i figli di Lucio Giunio Brato , di Manlio Torquato e di Marco Emilio Scaui'o; e questa esorbitanza di patrio potere (sog- giunge r esimio autore ) si appi-ovo e si mantenue nella sua integrita fiuo alFestremo caso della liljerta latina: solo coir introdursi del governo monarchico sotto Augusto T ec- cesso della patria potesta si ando via A'ia mitigando , in guisa che puo dirsi che il diritto di vita e di morte fosse gia estinto ai tempi di Alessandro Severo sul princlpio del terzo secolo. Diocleziano e Massimino poi proibirono mezzo secolo dopo anche la vendita dei figli , quantunque siavi ima legge posteriore di Costantino che permette ai padri ridotti in estrema poverta di venderii, non adulti, ma ap- pena nati. Gli anticlii filosofi, e segnatamente gli stoici, consideravano il feto come una sostanza attaccata al ventre della madre, simile al frutto , il quale sin clie non siasi staccato e ine- rente alia sostanza dell albero, e ne forma parte integrante. Da questa teoria ( dice 1 illusti'e autore ) Ulpiano apprese APPENDICE ITALIANA. 7^ la masslma die: partus ante quam edatur, mulieris portio est, sen viscerum. Se adunqne il feto non forma va un es- sere per se stesso animato siuclie restava inerente allutero mateinio , nulla v^ era di riprovevole nel procurarne la di- struzione col mezzo dell'aborto. Quindi Aristotile nella sua Repubblica stabilisce « die 11011 si permetta di nascere a " quei fanciuUi die sorpassei-ebbero il giusto numero del '/ cittadini alio Stato occorreiiti , e ch'' esso mantener non '/ potrebbe ". Egli preteude altresi die i figli procreati da genitori o troppo giovani o troppo adulti riescaiio infermi ed imbeclUi, ed ordiiia percio, die piuttosto di lasciar na- scere inutilmente o di uccidere dopo nati , questa specie d^ infanti , deljbano risparmiarsi alia madre col procurarne Taborto i dolori del parto. Fra i Romani pero la scelle- ratezza deli' aborto non s' introdusse die insieme alia piii sfrenata corruzione dei costumi. Riporta V erudito autore nostro diversi passi di latini scrittori, dai quali rilevasi die le donue galanti di Roma per conservare la bellezza delle forme non lasciavano crescere la gravidanza , e distrugge- vano il feto con succlii e polveri abortive. Questo spediente veniva ad esse raccoinandato dal loro maestro Ovidio , il quale andava rlpetendo die partus faciunt breviora juventus tempora, e che nunc utcrum vit'iat quce vult forinosa videri. E questo infando costume si era in tal modo esteso, die non pote a meno d' inquietare la pubblica autorita, cbe in fine lento di frenarlo col diretto mezzo del divieto , insereiidolo nella celebre legge de maritaadis ordinibus. Ma fu solo alio stabilirsi del Cristianesimo die i filosofi e i giurecoiisulti (istruiti alia scuok di Platone cbe, d'accordo coUa legge penale inosaica posta nel cap. 21 dellEsodo, opinava es- sere il feto gia dotato di uii''aiiiina propria neir utero ma- terno) qualificarono 1 aborto come parricidio. L oratore Mi- nuzio Felice, Atanagora, Tertuiliano e Lattanzio furouo dei primi a sostenere questa provvida e iuconcussa dottrina. Premesse queste ed altre cosiffatte notizle, avvalorate da infinita serie di citazioni, e talvolta neppur esenti da qual- cbe ripetizione , F autore entra nel soggetto speciale e pre- cipuo del suo lavoro, vale a dii-e nelle Ricerche storiche su V esposizione degl' infanti presso i Romani. L'opera e divisa in undici capi , die noi per non dilungarci oltre il dovere trascorrererao di volo. So APPENDICE ITALIANA. Nel cap. I. si raglona come i Romaiii esponessero griii- fanti , quantunque ad essl lo vietasse una legge fondamen- tale dello Stato: perocche Romolo , come dicemmo , aveva ordinato di allevarli e custodirli fino alV eta di tre amii. L'infrazione di questa legge viene dalP autore ascritta al- r inveterate costume dei popoli del Lazio di esporre i figli che non amavano ui allevare. Le cause clie determinavaao i genitori a questo inumano procedere eraiio varie ; ma segnatamente 11 fascino d^ un infausto augurio tanto su la sorte loro , quatito su quella del neonato ; il clie da ma- teria ad una lunga ed erudlta digressione su Tarte divina- toria presso ai Romani. Le alti-e cause sono sviluppate nel cap. 2.°, e fra di esse primeggia la poverta , che spesso costringeva i genitori ad esporre la loro prole ; e Tegregio autore riferisce in tal proposito i saggl provvedimenti ema- nati da Costantino in soccorso dei miserabili. Al cap. 3." si discute il modo e il luogo in cui i citta- dini di Roma esponevano gP infanti , e dope varie conget- ture si determina die T esposizione facevasi verosimllmente nel foro Olitorio , ove sorgeva una colonna detta lattana , ed i templi della Speranza, di Fauno e di Giunone Matuta. Dei Nutricatori. , e dei diritti che acquistavano sui bambini da essi raccolti , nudiiti ed allevati , si ragiona nei cap. 4.° e 5.° A chicchessia era lecito di raccogliere un fanciuUo esposto e di allevarlo a suo profitto. I genitori pero pote- vano ricuperarlo , divenuto che fosse adulto , nei prlmi tempi senza neppur compensare il nutricatore dei prestati alimenti , ma piii tardi pagandogli le spese della nutrizio- ne. Qui il dotto autore passa in rivista le molte leggi impe- riali su tal punto , e mostra ch esse non furono niai ne chiare ne generali abbastanza , sino a che poi Giustiniano emano una legge speciale, in cui stabiliva: i.° che i geni- tori o padroni ch'' esponevano infanti non avevano piii di- ritto di ricluamarli ; 2.° che T ufficlo di nutricatore doveva esser nobile e caritativo , e quindi senza pretesa d acquistar diritti sulla ]iersona e V ingenuitd degli esposti allevati ; 3.° che in quanto alio stato civile di tai fanciulli , restava estinta a loro carico , pel solo fatto dell esposizione, ogni azione di patria potestii, di servitii , di patronato. II cap. 6.° e consacrato a determinare fino a qual tempo siasi dal governo romano tollerata Tesposizione degP infanti, e il quando principiaronsi ad emaaare leggi penali contro APPENDICE ITALIANA. 8 I 1' esposlzloiie. Premessa la dimostrazione che la sentenza di Giulio Paolo ( dichiarante clie tanto uccida un felo chi lo soffoca , qiianto chi lo espoiie in piibblici luoghi , inserta poi nel Digesto ) non sia che una privata opinione di quel giu- reconsulto , V autore e d' avviso , che la prima censura pe- nale contra T esposizione dei bambini siasi emanata colla legge di Valentiniano I, Valente e Graziano verso la meta del secolo V , la qual legge si esprime in questi termini : unusquisque sobolem siuim nutriat ; quod si exponendam pu- taverit, animadversioni , quce consdtuta est, subjacebit. Que- sC animadversione poi, secoudo TAccursio ed altri giusperiti, importava pena capitale. Nel cap. 8.° viene indirettamente confermata la mancanza d''a!cuna legge che proibisse Tesposizione degrinfanti ai tempi di Costantino da un passo deirAstronomicon di Firmico; e nel 9.° si assume di provare che la legge summentovata di Valentiniano non fu conosciuta in Occidente che nel se- colo XIII collo scoprirsi del codice Giustinianeo , ov^ e in- serta f, coiiciossiache nel Teodosiano , die nei secoli ante- riori regolava le azioni e i diritti dei Latini sotto ai Goti e ai Longobardi , una tal legge non fu compresa ^ ond"' e che per tutta quella lunga eta T esposizione degK infanti era stata tollerata e da niuna legge proibita. A noi sem- bra pero , che ammettendo lo stesso autore esserci il codice Teodosiano pervenuto mutilo e guasto, ne averlo alia sua integrita restituito ueppure i brani , che i celebri Mai e Peyron ne trassero dai palinsesti della Vaticana e di To- rino , non possa asseverarsi che una tal legge ne fosse esclusa. D altronde i concilj , come vedremo in seguito , avrebbero gia sin d^allora in gran parte supplito al silen- zio della legislazione. L^ illiistre autore esamina nel caj). 9.° quanto contiene il codice di Giustiniano intorno aU'esposizione degf infanti, e non trova in esso che sentenze ambigue e contraddit- torie : conciossiache in un luogo non si fa che togliere agli espositori i diritti di paternita o di patronato sui fan- ciulli esposti , in un altro si condanna 1 espositore ad una multa di cinque libbre d^ oro ^ in un terzo si richiamano in vigore la sentenza di Giulio Paolo e la legge di Va- lentiniano I, Valente e Graziano, di cui si disse al cap. 6. ; oltre a cio i provvedimenti di Giustiniano non riguardereb- bero che i ligli legittimi e natural!, che ponno partecipare mu. itai T. xcm. 6 82 APPENDICr, ITA.LIANA. alia successione paterna ; ma In qnanto a colore die na- scevano ex complexihus nefariis , vale a dire da accoppia- meiiti vietati dalla legge, noii dovevano alimentarsi, e per conseguenza ( se non barbaramente uccidersi appena usciti dalfutero materno), almeno per atto di iniseiicordia esporsif, legge crudele , die venne poi corretta dal diritto canouico. Gli ultimi due capi, cioe il io.° e Tii.", toccano 1 uiio le vicende della roniana legislazione sotto i Visigoti iielle Gallie e nella Spagria , e sotto gli Ostrogoti nell Italia; Taltro il pubblico reggimento dei paesi die avevauo fatto parte deirestinto impero occideiitale. Da tali due iuvestiga- zioni si ponno desumere le pratidie teaute neiresposizioue degF infanti sino al i3oo in cui principiarono a stabilii'si nuovi ordini dvili. Nulla puo ritrarsi di positivo iatoi-no alia legislazione durante il regno dei Goti: rispetto a cpiello dei Longobardi e noto die lasciarono a2;r indigeni il presi- dio delle leggi romane, di^erano le raccolte nel codice teo- dosiano , e ch^ essi regolaronsi con le loro coiisuetudini , sino a die Rotari nel 644 emano il sue editto , die da suoi successori fu poscia di mano in raano aumentato. In qiiesto pero non si fa cenno alcuno delf esposizione dei fanciulli ^ per lo che tacendoiie anclie, come gia notammo , il codice teodosiano, alia mancanza delle leggi civili sup- plirono talvolta i concilj , talvolta la consuetudine. Pare che cjuesta consistesse nel deporre i neoaati in una vasca marmorea coUocata presso le liasiliclie, doiide erano poi I'ac- colti dal sagristano, e dati ad allevare. Pare altresi die si osservasse Tantico costume di lasciare il fanciullo esposto in proprieta del Nutricatore come suo servo 5 e ch^ egli non fosse tenuto a restituirlo a clii lo chiedeva se non lo com- perava o non gli surrogava altro servo dello stesso valore. Quaado poi nel secolo XIII le citta principiarono ad eman- ciparsi dalP Impero , ed a costituirsi In stati lilieri , le leggi di Giustiniano erano gia conosclute, ed i nuovi governi si fecero ad erigere i diversi stabilimenti di beneiiceaza , in esse leggi mentovate, fra i quali andie i brefot.rofj pel rico- vero dei fanciulli esposti. Prima d'allora il dotto autore e d avviso, che soltanto nelF Oriente si fossero tali stabilimenti moltipHcati, ma non gia nellOccidente, oppresso dalP inva- sione dei barbari, e bersagllato dalle continue mutazioni di governi e di regnanti. In prova di cio egli adduce, die quando •in Italia, al risorgere della civilta, si eressero dappertutta APPENDICE ITALIANA. 83 pie case di soccorso agrindigenti , tali istituzloni denomina- lonsi, non gih con \'oci latine , ma beasi con termini greci toltl dal codice giustinianeo. A noi pero sembra che dalle croniche mnnicipali e dai documenti raccolti dall illustre Muratori ed inseriti nella sua dissertazione trentasettesima sia chiaramente dimostrato, che assai prima del mille sorges- sero moltiplici stabilimeuti di beneficenza anche neif Occi- dente e segnatamente in Italia ^ oltre die yiene attestato da S. Girolamo e da parecclii scrittori contemporanei, che Pammacchio, Fabiola, Severo Sulpizio ed altri neoliti cri- stiani avevano fondato ospitali in Roma sino dal secolo V. Ne riputiamo di gran peso la raglone dalfautore allegata, cioe che al risorgere della civilta i luoghi pii abbiano ri- cevuto greche anzi che latine denorainazioni ;, imperocche dessi forse compreudevansi tutti sotto il generic© vocabolo Hospitales , e non presero greche denomiuazioni se non quando si vollero specializzare. Ma cio non togliereblje , che anche prima della scoperta del codice giustinianeo non esistessero in Occidente gerontocomj , orfanotrofj , xenodo- chj ecc. , come dicemmo attestato da contemporanei docu- menti. Tale si e 1 opera che il sig. conte Armaroli ha teste pub- blicata. Dal breve transunto che ne oflVimmo il lettore avra compreso quanto egli sia profondo nella cognizioue dell an- ticliita , e segnatamente nella giurisprudenza roniana. L I- talia dev' essergli riconoscente che abbia con tanta dottrina e perizia esaurito Targomento ch^ ei prese a trattare in questo volume. E cio tauto piix in quanto che , come sin da principio avvertimmo , dobbiam ritenerlo come introdu- zione alF altr^ opera nella quale 1 esimio autore si propone '< d investigare il quando, il come e da chi furono eretti i trentadue stabihnienti pel ricovero degli esposti che si tro- vano sparsi nello Stato Pontilicio, con assoggettare ad ana- lisi i loro regolamenti , e colP appoggio di opportune ta- vole statistiche meditare sui metodi piii efficaci ed econo- mici per serbare in vita gF intelicissimi esposti , educarli nella religione e nella moiale , e far si che tutti ottengano nella societa un onesto stato civilf ; " P. M. 84 APPENDICE ITALIANA. Hicerche sn' le Pie fondazloni e sii Viifficio loro a sol- lievo del poveri, con uti Appendice sid pubblici sta- bilimenti di beneficenza dclla cittd di Pnvla, Del cav. P. Magenta. — Pavia, i838, tip. Bizzoni, in 8.°, di pag. xvi, 226 e 80. Quest'' opera gia proraessa colla pubbllcazione deir Appen- dice ( Bibl. Ital., tomo 92.°, ottobre i838, pag. 96) com- parve negli ultimi giorni dello scorso anno ad accrescere la riputazione deirautore presso quelli che nel governo della pubblica beneficenza amano star lontani dai due estremi egualmente improvidi ed ingannatori ; la profusione e la grettezza. Povero e clilunque non ha beni proprj e non si occupa in alcun lavoro, sia perche non possa, sia perche non voglia, sia perclie non ne trovi. Di qui una triplice distinzione dei povei'i in natiirali, volontarj ed eventuali, 1 quali tutti deb- bono essere soccorsi , ma con diversa misura e per titoli diversi. I poveri naturali sono una condizione necessaria ed inevitabile d''o2:ni paese, e debbono essere assistiti dalla pri- vata o dalla pubblica beneficenza pel loro stesso bisogno, ed a misura del bisogno. I poveri volontarj si debbono soccor- rere, ma nello stesso tempo astringere al lavoro, perche lungamente tollerati stabiliscono una generazione d''uomini ignoranti d''ogni industria ed inetta ad ogni fatica. L''ultima specie di poveri si forma o per soverchio aumento di po- polazione, o per circostanze straordinarie; ed a questi bi- sogna provvedere con mezzi straordinarj. Di qui si scorge che r ufficio delle Pie fondazioni e in primo luogo prov- vedere ai poveri naturali, anche per la ragione che essendo essi una condizione necessaria degli Stati , il loro numero non e molto variabile. Ecco determinate lo scopo delle Pie fondazioni. Originate nei primi secoli del Cristianesimo dalle ofFerte dei fedeli prosperarono lungamente miste e confuse ai beni della Chiesa e del clero ; indi furono separate , ma sempre sotto la dipendenza de^ vescovi , poi rese indipendenti , e finalmente chiamate sotto la vigilanza dei governi, che si diedero cura di sistemarle. Ed eccone in pochi cenni la storia. II reggimento dei LL. PP. vuol essere considerate sotto due aspetti , cioe delFamministrazione dei patrimonj, e deir impiego delle rendite in opere di beneficenza ^ e la APrENDlCE ITALIANA. 85 ili versa natura ill questl uffici vuole la loro separazione. L'' uno e l''altro siano piuttosto individuali che collegiali , onde le operazioni slano piii pronte e la i^esponsabilita pill diretta^ e si preferiscano gli ufficiali stipendiati ai gra- tuiti , onde il Governo abbia opportunita ad una piu stretta vigilanza. ]Ma la tutela governativa non deve tanto allar- garsi che tocclii le disposizioni dei benefattori, acciocche noil accada, che T auior proprio vlnca nellanimo di inolti una piii nobile aftezione. E cjueste sono le regole general! suir amministrazione e sulla direzione dei LL. PP. Accennando queste poclie idee , non abbiamo inteso di dare un estratto delF opera , ugualmente impediti e dalla sua brevita e dai limiti delF articolo. Dobbiamo anclie av- vertire il lettore, clie abbiamo interamente taciuto quello che si riferisce alia parte speciale del trattato, premendoci di richiamare la sua attenzione sopra un punto, in cui r autore ci parve minore di se medesimo. Nel § 23 del capo I egli dice, che il Cristianesimo si e fatto causa innocente dello sviluppo d^ una gi'an molti- tudine di poveraglia ; e perche F umanita dei principj evan- gelic! indusse la maggior parte dei fedeli ad emancipare i loro servi , il quale atto se rendeva F uomo libero , solle- vava il padrone dalT obbligo di mantenerlo ; e perche il continuo raccomandar la limosina fomentava la naturale pigrizia degli uomini. Non e gia che no! dubitiamo delle intenzioni religiose deir autore , ne che vogliamo seguire la moda del secolo troppo facile a recare il Cristianesimo in mezzo ii ogni quistione , ed aflaticarsi a giustificar Dio. Ma nel sentire !I bisogno di soggiungere la nostra povera lode a quello die ci par vero , sentiamo pure di dover rifiutare , anche parlando e scrivendo , quelle opinion! alle quali non ci possianio accostai-e nelT intimo nostro convincimento. Ci e iioto che T umanita dei principj cristiani mitigo d"' assai la condizione degli scliiavi , ma ci e pur noto che la loro afFraucazione cominclo solo verso il secolo XII e fu compiuta e comune solo nel secolo XIV, e che prima di questo tempo non solo ! laici, ma anche le Chiese ed ! monaster! ebbero servi, ed in gran numero, e che anzi le legg! canoniche hanno fatto della servitu una causa d^irrego- larita pel ministero delF altare (Muratori, disser. XIV). Dun- que !1 Vangelo impose bens! la legge d''amare, estendendola 86 APPENDIGE ITALIANA. a tutti gli uomlni eziandio neniici, ma lascio jiitatto 11 rapporto di pndronanza e seryitu , considerandolo forse come un rapporto pm-amente giuridico e civile. Ma da cio stesso deriva clie il cristiano non era teimto ad af- francare gli schiavi ; se gli aflrancava era tenuto ancora a provvederli nei loro bisogni come suoi fratelli in Gesvi Cristo. Sul conto poi delF elemosina , noi non crediamo clie questa possa aver fomentato la naturale pigrizia , pe- rocche avanti al precetto di far limosina ai jioveri troviamo Taltro clie Tuomo debba mangiarsi un pane bagnato de''suoi sudori. Gli anacoreti stessi , tutto cbe spogliatisi volonta- riamente d'' ogni avere per ritrarsi a vita contemplativa , e vivere o di carita o di erbe selvatiche , ritennero d'' es- sere ancora obbligati al lavoro. Bene e vero clie la miseria universale d Italia fa contemporanea alia prima diffusione del Cristianesimo ^ ma ignoriamo noi forse qnanto fosse lo scadimento della nostra agricoltura , qnanto F abbandono delle arti , quanto il danaro clie usciva di qui per im- pinguare Costantino^ioli ? Ignoriamo noi le ingiustizie dei grandi , le vessazioni dei soldati , gli spogliamenti dei ga- bellieri , le invasioni barbariche , le somme immense sciu- pate a puntellare coi tributi le frontiere delF impero , od a creare coi giuochi e coi monumenti una buglarda appa- renza di prosperita? Ignoriamo noi finalmente, come le distribuzioni frequenli di danaro e di viveri alia plebaglia di Roma ivi fomeutassero la pigrizia , vi cliiamassero i poltroni da tutta la penisola, disseccando cosi per ogni dove le sorgenti della prodiizione'i' Queste sono , a parer nostro, le vere cause di (juella miseria in parte reale, in parte fittizia nella sua origine , e sempre reale ne"" suoi ef- fettl cbe afflisse V Italia per molti secoli , o per prolunga- mento delle caaiioni, o per lucuria dei passati governi cbe vi lasciarono stabilire quella neghittosa, stentata ed abbietta generazione d'uomini, i qunli , dice Pautore^ cresciuti nella totale ignoranza d'ogni industria e d'ogni mestiere, non sono piu attl ad essere condotti a vita proficua e laboriosa. Permettendoci di pensare diversamente dalPegregio au- tore, e di esporre francamente la nostra opinione, noi non abbiamo creduto di dire alcuna cosa cbe a lui non sia gia troppo iiota i anzi siamo intimamente persuasi die ove a lui piacesse anclie per un momento farsi dal nostro lato, egli troverebbe nella sua dottrina assai piu ragioni che APPENDICE ITALIANA. 87 nol non ne abbiamo dette o pensate. ]Ma pare cbe in quest^ opera egli abljia voluto nascoadere 1 erudizione sotto il velo della pratica , e la profondita delle vedute sotto la semplicita dello stile faniigliare. Del che altri forse gli dark biasimo, noi lode^ perocclie abbiamo sempre ci-eduto che le declamazioni iiniunitarie e Tapparato delle cifre siano geiieralmente parlando una vanita , e che nelP argomento poi delle pie fondazloni siano, piii che inutili, dannose. Le parole risuonanti soiio indizio quasi sempre della grettezza del cuore ; ed il calcolo minuto delF economia si oppone direttamente alF estensione delle vedute sociali ; oltreche alimenta Tavarizia di quelli che dovrebbero sborsare, e si mostra ridicolo quando v^ ha bisogno non di amministrare il danaro dei poveri , ma d^ incassarne. Inoltre alcuni di- fetti capitali deturpano , a nostro parere, 11 merito di scrit- tori lodatissimi di questa eta. Tl primo esclnsivo ai| teoretici e quello di applicare alia pvibblica beneficenza la distin- zione scolastica dei doveri perfetti ed imperfetti, applicablle tutt'' al piu alia sola beneficenza privata. L^altro, partico- lare ai pratici, di scordarsi che la carita e per sua natura individuale, e di adulare il secolo presente e la sua ten- denza a tutto organizzare come una luacchina, che si muova regolarmente , qnando Tautorita la monti a determinati pe- riodi. E immune da questi vizj Topera del cav. Magenta, pe- rocclie egli si e formato una legge d'essere chiaro e precise si nei concetti fondamentali e si nelle conseguenze. Egli de- teiunina le quistioni con accuratezza ; le scioglie con savia moderazione; cosicche e per T indole giudiziosa dei pensieri, e per la chiarezza e brevita dello stile puo ben reggere al confronto dei nostri antichi scrittori di cose politiche ed amministrative. Commrntario di preparazioni^ analisi, ed osservazioni chimiche e farmaceuUche di Giovanni RigHini , Milano, i838, coi dpi di P. Andrea Molina, in. 8.°, di png. 227,- prezzo austr. I. 4. II sig. Giovanni Righini e giovane di eta, ma assai inol- trato nei difficili recessi della chimica analitica. Attendendo con perseveranza alio studio di dilFerenti corpi ne chiari la composizione, immagino nuovi provedimenti per venirvi 88 APPENDICE ITALIANA. pill di leggleri a capo, ne miglloro altri, e meriti reali si acquisto particolarmente coUa cliimica farmaceutica. Parec- chl articoli co^ quali rendeva d"i pubblica raglone i risulta- menti del suo operare egli ebbe pubblicati o nelle opere periodiche od anche in opuscoletti a parte. Tutti questi di nuovo studiati, modilicati o migliorati iiisieme ad altri im- portanti lavori determino ricogliere nel presente Commen- tarlo. Da pill anni esserido al sig. Rigliini affidata la direzione di tutto quelle che riguarda la chimica e la farmacia nel reale Istituto baliieo-clinico del prof. Paganini in Oleggio ebbe agio di eseguire le sperienze ed osservazioni che credeva del caso. Noi non entreremo qui nelle particolarita di tutti i suoi lavoi-i, ne ad una ad una riferiremo le di- vei'se sostanze che fece subbietto di sue spezlali cure , ne tutti i preparati nuovi o saviamente ed utilmente modili- cati: ma toccheremo solo alcuna cosa delle piu I'ilevanti. Lavoro quindi in vero di non poca fatica e quelle sul- Tacqua distillata delle foglie di lauroceraso , pel quale e indubbiamente chiarito prevalere a gran pezza quella otte- nuta col metodo del nostro autore, siccome molto piii ricca del principio medicinale attivo qixale e Tacido idrocianico. I risultamenti avuti dalle diverse accpie di lauroceraso qui disaminate comprovano sempre piii quanto il medico abbia assai poco a fidare nella preparazione di questo rimedio , la cui attivita riesce di molto svariata a norma del tempo e del luogo in cui si ricolsero le foglie che si sottoposero alia distillazione, del metodo che in questa operazione si pratico, del tempo che T acqua trovasi distillata ecc. E pero sara sempre il miglior partito quello - che noi gia pro- ponemmo di ricorrere immediatamente alio stesso acido idrocianico dilungato nelf acqua .. poiche cosi si ha piena cognizione e guarentigia della dosa che se ne vuole ado- perare. — L^ iodio fu dal nostro chimico per i diversi preparati suoi sottoposto a ricerche, dalle quali conseguito r agevolezza dei medesimi congiunta alia magglor perfe- zione. I provedimenti esposti sono sempllci e chiari. Impor- tanti riescono del pari le indagini sui diversi carbonati di potassa, di soda e di magnesia , e coramendabile rinviensi la nuova maniera di preparare il protossido di magnesio, o magnesia pura , poiche con tutta facilita si ottiene il divisato intento. — Di aon poco moraeuto appajono le APPENDICE ITVLIANA. 89 ysservazioni teorico-pratiche intorno ad alcune preparazloni di ferro , quali quelle che si hanno dalla combinazione degli acidi tartarico ed acetlco cogli ossidi di ferro, colle quali dimostra qualclie errore die in riguardo a questa in far- macia ancora sussiste. Troviamo pure die il sig. Righini studio addentro le proprieta di molti acidi, e adduce nuovi procedimenti per conseguirli. Miglioro ancora in certe parti le preparazioni di alcuni eteri, e 1' operar suo vedesi riu- francato dalla pratica e dair esperienza. E poiche a'' di nostri gli alcaloidi pare formino la pre- dilezione dei chimici, anche jl nostro autore non voile la- sciarli da banda, e ne discoverse di nuovi, riuscendo a for- marne altresi con qualclie acldo nuove combinazioni. Addi- venendo alle cantaridi, alia salicina, al legno guajaco , alia viola tricolore, al seme santo, alia senna orientale, alia ra- dice di ratania, al taxus baccata , ecc. il sig. Righini ne discorre le div^erse preparazioni chimico-farmaceutiche, inolte delle quali sono di suo trovamento. Utili innovazioni in- trodusse nella fabbricazione degli unguenti, delle pomate, e degli oleolei. La coiiversione dello zucchero in siroppo essendo nelle farmacie cosa di non poco momento per le molte sorta di essi siroppi di cui la medicina fa uso, cosi in questo Com- mentario vi ha a loro risguardo special! vedute die non possono non riuscire utili. L' autore nei procedimenti in cui estimo introdurre alcuna variazione , modiilcazione od in- novazione aftlne di raigliorarli appose sempre il raffronto con quelli della nuova Farmacopea austriaca, dal che ri- donda sempre un maggior A'antaggio per clii a tali sorte di stud] ed operazioni deve attendere. Finalmente ritenia- mo buon divisamento quello di apporre, come qui si fece, a certe preparazioni le loro qualita fisiche e gli usi medi- ci ^ dal che si scorge come la terapia sia stata dal chimico nostro di alcuui preparati arricchita. F. Continiiazione di varj Trattati di chimica. Siamo in debito di far conoscere come si vada conti- uuando la pubblicazione di parecchj trattati cliimici, stati altra volta in questa Biblioteca annunziati. E in primo luogo vuolsi ricordare quel Corso di chi- mica generate, ch'e lavoro origiuale di uno de'piu abili je ()6 APPENDICE ITALIANA. sperimeiitatl nostri chimici , il P. Ottavio Ferrarlo ( Blbl. Ital., torn. 88.", pag. 280). Ne sono pubblicati otto fascicoli (i837-i838)f, i primi qrtattro compongono il prime vo- lume di pag. 604: gli altri quattro ( di pag. 640 comples- sivamente) 11011 ancoi*a compiono il volume secoiido. Questi fascicoli siiiora pubblicati versano circa i corpi inorgauici, disposti ill famiglie secoiido il sistema di Despretz , e lo studio di essi e coiidotto secondo il metodo proposto da Chevreul. Una lezioiie e dedicata ad esporre le uozioni ge- iierali della docimastica e della metallurgia , e i saggi chi- mici die si eseguiscono sopra piccole quantita di materie minerali. L^ opera e corredata di figure la piu parte im- presse iiisieme al testo. L'' altre opere di cui ci convien discorrere son traduzloni, e porremo iniianzi quella del magistrale Trattato di chimica di Thenard eseguita dal compilatore della Gazzetta eclettica di famiacia, T iiifaticabile sig. Sembeniiii (Bibl. Ital., t. 79-% pag. 410). Ne sono pubblicati tre volumi compiuti (vol. i.° di pag. 588, vol. 2.° di pag. 702, e vol. 3.° di pag. 608), che comprendono il trattato dei corpi inorgauici , e varj fascicoli del volume quarto, che e dedicate a^ corpi organici ( impressi in Verona dairAntonelli 1 835-1 838. Tii Mantova presso i fratelli Negretti). II librajo Orosi di Livorno si pro- pone anch"" egli di pubblicare una traduzione del medesimo trattato di Thenard. Frattaiito il Sembenini nelF annunziare ch'' egli e per consegnare ai torchj V ultimo volume della sua edizione soggiunge che " si da maiio alia composi- zlone di un supplemento alia gulsa della traduzione tedesca, il quale manterra V opera suddetta sempre conforme alio stato ogiior crescente del!e scienze fisico-chimiche. >> Lo stesso sig. Sembenini in coiiipagnia del sig. Gaiiz ci porsero la traduzione del Trattato di farmacia del Virey (Bibl. Ital., torn. 76.", pag. 43 1), del quale parimente an- nunziamo la continuazione e il compimeiito; ma si pro- segue mediante alcune appendici. Ne sono pervenuti di- ciassette fascicoli (i), impressi per cura deirAntonelli di Verona (i834-i838). In Mantova presso i fratelli Negi-etti. (l) I pubblici fogU annunziano la pubblicazione dei fascicoli 18. e 19.", e che Topera coinpluta coasteia di circa 24 fascicoli; quanto al Theaaid aniiunciano esserne puljblicati 19 fascicoli, e che Topei-a compiuta constera di circa 20. APPENDICE ITALIANA. gi Gli Otto primi fascicoli compongono il prlrao volume di pag. 556: i fascicoli 9.°, 10.', ii.°, 12.°, 1 3." e parte del 14." compongono il secondo volume di pag. 5 12 col quale termlna il Trattato. Tiene dietro ad esso, nelT opera ori- ginale francese , un'Appendice, ma i traduttori italiani cosi ne discoiTono: i< TAppendice clie segue nell originale fran- cese sovra poche agglunte o scoperte faite sino allora , adesso non sarebbe piix a proposito; clie, per essersi quelle nel pur brevissimo intervallo assai moltiplicate , abbiso- gna di un' estensione molto maggiore i, ancbe per ritoccare alcuni pezzi delF opera piuttosto difettosi. Frattauto dun- que cbe ci adoperiaipo a riparare a tutto questo , non clie ad apparecchiare Findice generate, abbiamo gludicato uti- lissimo di presentare ai numerosi lettori quanto il mede- simo autore venne posteriormente piabblicaudo, riferibile, a cosi dire , alia teoria della parte organlca delF opera. » Intendono significare T opera del Virey intitolata Filosofia della storia natxirale (Bibl. Ital. , t-. 82.°, pag. 91)3 la tra- duzion della quale occupa il restante del fascicolo 14. , non che il 1 5.°, il 16.° e pai'te del 17.°; qviesto porge in ap- presso il cominciamento di un trattato intitolato Schiari- menti alio studio della chimica filosofica, e segnato a pie di pagina Virey, Thenard suppl., onde pare che tali Scliiari- menti abbiano a un tempo stesso a comporre quel suppli- mento alP opera del Virey e allopera del Thenard, di cui gia si discorse. Condotta a compimento e anche la pubbllcazione della Farmacopea universale del Jourdan tradotta dal mentovato sig. Sembenini (Bibl. Ital., tom. 79.", jiag. 414). Cousta di 52 fascicoli, for-manti cinque volumi (Yenezia i83i-i838). Ora il medesimo sig. Sembenini iu unione ai signori Ber- toncelli e Santi, altri farmacisti veronesi, proponsi pubbli- care V opera seguente : '< Codice farmaceutico ossia Farma- copea francese redatta per ordine di quel governo da una commissione de'' signori professor! della facolta di medicina e della scuola speciale di farmacia di Parigi, preceduto dai principj elementari della farmaceutica, confrontato coUa piii emendata Farmacopea austriaca , e tutto corredato delle piu recenti teorie chimiche , osservazioni pratiche ed usi medici. " Intendono dunque i detti traduttori " di aggiun- gere alia traduzione del Codice farmaceutico francese , sotto le rispettive analoghe formole, anche la traduzione della 92 Al'PENDICE ITALIANA. nuovissima e piu emendata Farmacopea austriaca. » Ed hanno altresi determinato /< di premettere i principj eZe- mentari dell'arte, quali tanto felicemente seppero esporre Cap ed Ehrmana contemporaneamente ai due codici fran- cese e tedcsco, di corredare ciaschedun processo della piu recente e confirmata teoria chimica, e di aggiungere le piu necessarie avvertenze pratiche e varie osservazioni fi- losofiche e mediche , parte originali , e parte tratte dalle piu accreditate opere e da^ commentarj relativi, che intorno a questi codici videro la luce e si vanuo tuttavia publjli- cando dai dotti farmacisti italiani, francesi e tedeschi » (i). Delia Biblioteca d'illustri clumici che si stampa a Vene- zla ( Bibl. Ital., torn. 79.°, pag. 412) sono uscite in luce finora le opere seguenti: Mitscherlich. Eiementi di chimica, vol. i.°, 2." e 3." i835-i838. Rose. V arte, di analizzare , vol. i.° e 2." 1 835-1 838. La ditta Stella ha assunto d'' era innanzi la pubblica- zione deir opera del Dumas intitolata Trattato di chimica applicata alle arci (Bibl. Ital., torn. 55.°, pag. 257, torn. 79.°, pag. 413). II prinio editore ne pubblico 14 fascicoli cor- rispoudenti ai tre primi volumi, Tiniporto de"" quali e com- plessivamente di lir. 36, 93 ital., ora venue in luce il fa- scicolo XV, prirao del volume quarto, composto di otto fogli di stampa e cjuattro tavole^ costa lir. 2. 96. Catalogo sistematico delle conchiglie terrestii e fluvia- tili osservate nel territorio di Monfalcone dolt abate Leonardo Bmumati. — Gorizia, i83S, dalla tipogr. Paternolli, di pag. 58, in 8.", con tav. lit. II territorio di Monfalcone , nel quale presto s^ incontra clii uscendo delle Provincie Venete s^ avvia alia volta di Trieste, e ragguardevole " per copiose e rare produzioni, e perche nel ristrettissimo spazio di appena quattro leghe quadrate preseuta quasi tutte le diverse posizioui natural! di una delle piu vaste provincie. » Che se i naturali pregi (l) Quest' opera sara compresa in due volurui, e pubblicata in ciixa 20 fascicoli, ciascuno di fogli 8 da pagine 8 per foglio, e ai prezzo di lir. I austr. — Le associazioni si ricevono in Venezia alio sta- biiimento cnciclopedico di Girolauio Tasso. APPENDICE ITALIANA. q3 di un tale terrltorio non furono trascurati , come son quelli di molt^ altri territorj , sebbene per altri rispetti piu affi- nata esser vi possa la sociale coltura, ma anzi furono e iuvestigati e illustrati, merce vuolsene avere a due buoni preti, cul parve belle " occuparsi negli studj natural! per alzarsi con essi a Dio " e loro ebbe ricorso chiunque bramo contezza o saggi delle produzioni di quel paese. Uno di tali preti ( che ricordiamo con molta compiacenza avere visitati nel luglio 1816) fu il Berini , che ci lascio una traduzione e illustrazione di Plinio , frutto di lungbissime fatiche (i), Taltro e il Brumati, autore delf opuscolo clie si annunzia, e che con esso da veramente itna pubblica dimostrazione della sua molta diligenza nel raccogliere ed illustrare le naturali produzioni del proprio paese. II metodo dall autore tenuto nel compilare il suo cata- logo e' quello seguito dal sig. Michaud nel suo Complement de I'histoire naturelle des Moliisques terrestres et fluviatiles de la France de J. P. R. Draparnaud. Ne solo porge la descrizione di ciascuna delle enumerate conchiglie, ma an- che quella deir animale artefice ed abitante di essa, e ac- cenna quant^altro ne risguarda la naturale istoria o Tuso. Ecco r elenco delle specie descritte. Terrestri. Helix edentida — fulva — fntticum. — variabilis - maridma - pisana — pomatia — lemniscata specie nuova — arbustorum, — grisea — nemoralis — liortensis — cinctella — incamata — car- thusianella — Olivieri - carthusiana - glabella - sericea - plebeja — intersecta — striatxi — ericetonim — umbilicaris Oli- vi — hirsuta sp. nov. — cornea — obvoluta - pulcheUa — acutimargo — rotundata — Algira — nitida — nitidula — cri- stallina - rufa. Succinea amphibia. Bulimus decollatus — litordlis sp. nov. Acliatina cornea sp. nov. - lubrica - acicida. Clausilia bidens — papillaris — cincta sp. nov. - plicatula — rugosa. Pupa umbilicata - secale — tridens. (l) Saggio della traduzioue della Sroria naturale di Cajo Pliuio Secondo eseguito dalP abate G, Berini. — Udiue, dai tVatcUi Mat- tiuzzi^ 1S24, tipografia Pecile. 94 Al'l'ENUICE ITA.LIANA. Vertigo muscorwn - pygmea - antivertigo - pusilla - eden- tula. Corrchium myosote - minimum. Cyclostoma elegans - patulum — maculatum — vitreum. Fluviatili. Planorhis corneas - vortex — marginatum - nitidus - com- planatus. Limnea auricularia - ovata - peregra - itagnalis - pa- lustris — minuta. Ancylus fluviatilis. Paludina vivipara — achatina — impura — patula sp. nov. — minuta sp. nov. — abbreviata — bulimoidea. Valvata piscinalis — minuta. Neritirui fluviatilis. Anodonta anatina. Unio pictonim. CyclcLS cornea - rivalis — lacustris - fontinalis - calicu- lata - palustri§. L'' autore si protesta, ed e verameute, alieno dal molti- plicare i generi e le specie, sicclie , die'' egli , potendone far de nuovi m'' indussi piuttosto a modLficare le definizioni genericlie per farvi eiitrare le novelle specie, e per non accrescere il numero di queste ne lio lasciata piu d"" una tra le varieta. Noi porgeremo due saggi delle cose nuove da esso trovate. Helix hirsuta, volg. Pataraccia pelosa. " Ch. cornea irsuta^ apertura ovale;, orlo riflesso, bianco, un poco sinuoso sotto rombilico, ch'' e piuttosto aperto. Dim. 1 3 liiiee. " Animale zigrinato , plumbeo-scuro :, linea cervicale Stendentesi dalla fronte al collare;, tentacoli superiori ap- prossimati; piede di color piii cliiaro; mantello grigio mac- chiato di scuro. " Ch. solida, sottile, trasparente, irsuta di peli color di ruggine, duri , ruvidi, persistent! , piantati nell epider- mide, disposti in roraboide; spira di quattro giri e mezzo a cincpie, F ultimo cinto da una fascia di color di rugginej apertui'a ovale un poco allungata. » Trovasi sul nostri monti nei luoghi umidi orabrosi. >' Non so che si mangi quantunque potrebbe farsi come di tutte le sue congeneri. " APPENDICE ITALIANA. ^5 Paliidina patula. i< Cli. teiTco-scura, solida, ovato-conica; lembo rlflesso. Dim. liiiee 3 '/a. » Anim. grlgio-scuro; proboscide quasi nera; tentacoli cinereo-scuri, piuttosto lunglii. " Ch. scura quasi nera allorche contieue T animale vivo, copei'ta di uu induto viscido terroso, internamente ce- ruleo-perlata ; strie appeaa disceruibili ; spira di quattro giri, il piinio piu convesso del secondo che e quasi piano, ambidue per lo piu cariosi, T ultimo grande in confronto degli altrii apertui'a ristretta al di dentro, dilatata al di fuori; lembo bianco riflesso; copercliietto che vi s interna. '/ Potrebbe formar un nuovo genere per piu riguardi , e specialmeute per avere il lembo riflesso , che la esclude dalle paludine di Michaud. " Trovasi nelle acque dolci correnti sopra i sassi. >i Conservavo alcuui di questi inolluschi in vasi di terra e di cristallo, onde poterli ben esaminare, quando di notte li seutii cliiamarsi a vicenda con un certo ti ti ti tl in ca- denza , direi quasi armonica. Accostatomivi col lume per vedere se facessero un cpialche movimento , quelli del vaso di cristallo sostarono, raentre gli altri, piii non sentendoli, raddoppiavano le chiamate , fiuche alzato il lume si tacquero ancli essi. Potei cosi assicurarmi che non sono privi della voce, e che sono forniti dei sensi della vista e delFudito. •> Non possiamo dispensar«i dal confessare che quest"" ul- timo racconto ha veramente dello strano. B. Sopra il teschio di un coccodrillo fossile rinvenuto nel Monticello di Loriigo , Memoria del dottor France- scOrazio Scortegagna, inserita nel iolume secondo degli Atti delT Ateneo veneto. — - Fenezia, i83o, dalla tipografia di Alvisopoli , di pag. 14, in 4.", con ta- vola litografica. Gia sino dal 1764 il celebre Arduino fece la scoperta, quasi unica a que tempi, di avanzi di coccodrillo da lui trovati nel coUe della Favorita , distante circa tre miglia al N. E. di Lonigo , e dodici miglia o poco piu al S. O. di Vicenza ( Giorn. d' Italia. Yenezia, 1765, tom. I, pag. 204. — Brocchi, Conchiologia , Introduzione pag. XLix); e il benemerlto dott. Scortegagna, giustamente doglioso che tale 96 APPENDICE ITALIAN*. scoperta fosse stata dal Cuvier dimentiqata , fece nel detto luogo eseguir degli scavi durante gli anni i8o5 e 1806, nuove ossa e denti raccolse di coccodrillo , che poi de- scrisse nel i8a5 (Giorn. delFItaliana Letteratura torn. XLIV, pag. 3 )i studiar voile in appresso la costituzion geologica del coUe da cui trasse que'' fossili , siccome si e fatto co- noscere in questo stesso Giornale ( Bibl. Ital., torn. 84.% pag. 241, nov. e die. i836). Ora nella Memoria che an- nunziamo il dott. Scortegagna cMnforma come sin dal iSaS gli avvenisse di riscontrare un altro avanzo di coccodrillo, cioe parte di teschio , dentro un masso staccato da un al- tura chiamata il Monticello di Lonigo , distante dalla Fa- vorita tre miglia alFincirca in linea retta. L" elevatezza , dic''egli, in cui fu rinvenuto questo teschio si puo calco- lare che ascenda a duecento metri sopra V orizzontale cam- pagna, mentre il sito della giacitura dei coccodrilli della Favorita si puo gludicare a dodici metri soltanto sopra r adjacente pianura. Nota inoltre come nel colle della Fa- vorita sovrabbondi V argilla , e in vece nel Monticello do- mini una calcarea grossolana die serve di cemento a^ molti corpi marini che vi sono compresi. Fi*a questi annovera molti polipaj ( e ne trovo di attaccati anche agli avanzi di coccodrillo), chiocciole marine e terrestri, bucciniti, tur- biniti , echiniti , spatanghi e bivalvi di varia specie. Secondo il sig. Scortegagna ci sarebbe poi anche speci- fica difFerenza tra i coccodrilli fossili della Favorita, e quello di Monticello di Lonigo , affermando che se cola si raccolsero ossa di Caiman ad occhiali e qualche vertebra di Gavial, quivi furono trovati avanzi che, per le dichia- razioni di cui li fece argomeuto , risulterebbero apparte- nere alia specie dei coccodrilli a muso gracile ( Crocod. acu- tus Cuvier ). Qui pero non possiamo esser d^ accordo con Tautore, poiche la storia naturale de^ coccodrilli fossili non acconsente che alcuna delle loro specie possa reputarsi eguale a specie vivente , ne i pezzi dalf autore esaminati e le prove che ne raccolse posson bastare a recar ecce- zione a tal regola ; inoltre non puo ammettersi che gli avanzi di un Gavial si trovino confusi con quelli di un coccodrillo ad occhiali , glacche egli e noto che i cocco- drilli fossili conformi al Gavial appartengono ad un"" epoca geologica anteriore a quella cui spettano gli altri coccodrilli. APPENDICE ITALIANA. (j-r La provincia cli Vicenza porse altri piii notablli avanzi di coccodrillo mediaiit.e il calcare rosso ammonitico di Tre- sclie ne^ Sette Comuiii ;, la scopevta ne fu fatta nel 1795 dal Barettoiii di Scliio ( Giorn. d' Italia, torn. VI, Vene- zia 1795), e comunicata airArdiiino che ne fece gran plauso; fu poscia illustrata dallo Sternberg e dal Cuvier ( Catullo. Zoologia fossile , pag. 190, SaS. = Cuvier. Oss. joss,, torn. Y, p. II, pag. 118. ). B. Malacologlii terrestre e fliwialc della Frovincia Co- masca di Carlo Porro. — M'dano, 1808, tipogra- fia Guglielmini e Redaelli , S. Pietro all Orto nu- mero 890, in 8.°, di pag. i38, con due tavole in rame. II giovane autore di cjuesto prezioso libro e da molto tempo noto a parecchi naturalist! di Europa con i quali teune con'ispondenza per le sue raccolte entomologiche e conchiologiche ricche notabilmente di specie europee, e so- pra tutto di quelle indigene dell' Italia. Nel tomo 85.° di questo giornale troviamo di liti una sisteinatica distribu- zione de^ generi di moUuschi terrestri e fluviatili dell' Ita- lia , preceduta da alcune considerazioni storiche. II con- fronto cbe in esse egli dovette istituire colle naziosii estere , segnatameate colla francese, riusci tale da provocarlo ad una lagiianza circa la scarsita di faune parziali dalle di\erse provincie italiane, atte a preparare per un' epoca piii Ion- tana la fauna delF intiera peaisola. V invito che percio egli faceva a suoi coniiazionali di riparare a quella mancanza fu dal sig. Porro medesitno reso piii efficace colP eseiupio, mediante la pubblicazioue delT operetta die annunciamo. Dope pocbe parole di prefazione intorno alia Provincia di Cotno , 1 autore dispone in una tavola dicotoraa i ge- neri clie offrono specie descritte nelF opera. Questa tavola e una ripetizione delP altra indicata piii sopra , con quei cambiamenti die divenivano necessarj dovendo escludere que generi che non occorrono nella Provincia Comasca. Uno dei generi ( Drepanostoma ) e di creazione del si- gnor Porro, ed e gia stato antecedentemente descritto nel Magasin de Conchiologie di Guerin , ed in questo giornale iTiedesimo , tomo 82.", pag. 468. L"" autore (e saggiamente a noi pare ) non ha creduto di adottare la scomposizione Bibl. Itul T. XCIII. 7 n8 APPENDICE ITALIANA. del genere Helix in sottogeneri secondo Ferussac; cosi am- mette come generi distinti le clausilie , i buliini , le suc- cinee , ecc. A questa tavola siegue la descrizioiie delle specie, le quali ammontano a 1 1 1 . Una dozzina alF incirca di queste sono descritte per la prima volta, e tre appartengono al signor Porro istessoi il quale all' esposizione de' caratteri di que- ste specie per la prima volta descritte doveva aggiungere a maggior suggello di distiiizione un confronto colle specie affiui , come fece nel caso del suo Plunorhis devians. Egli lascio tutto questo ad un' operazione mentale del lettore , forse con discapito delle specie nuove che ad una minuta critica non verranno tutte quaute ricevute. E perche sulle specie nuove cadde il discorso , faremo notare come con troppa facilita si moltiplichino queste dai conchiologi d' oggi giorno , alcuni dei quali non si esten- dono piu in la che ad esaminare e possedere i nicchi. H colore della conchiglia , il volume ed alcuni accidenti di forma non bastano in molti casi per assicurare la verita della specie i quand'anche questi caratteri sembrino acqui- etare certa importanza col presentarsi costantemente e solo in molluschi di determinate localita. Bisogna che vengano essi accompagnati da altri caratteri di maggior rilievo de- sunti sopra tutto da particolarita di organizzazione e di abitudine deiranimale. E mirabile come talvolta una dif- ferenza incalcolabile delle circostanze esteriori basti ad al- terare alcuni dei caratteri di una specie, ed e forse questa relazione fra la natura esterna e gli esseri organizzati che non e sempre stata debitamente calcolata nella creazione di specie novelle. Esaminando le raccolte di molti conchio- logi si vedono sovente con diversi nomi specifici disposte in serie semplici varieta di una istessa specie ^ il che non arreca vantaggio alia scienza. Queste parole non sono riyolte al sig. Poito , il quale fu moderatissimo nelf ammettere specie novelle; ma ci fu- rono suggerite dalP opera del sig. Porro istesso , il quale ci ha dato un esempio della confusione che hanno portato ne' cataloghi i naturalisti speciomani, nella sinonimia delle specie che egli ha raccolto con molta diligenza , e certa- mente con molta fatica. Non e pero clie le specie descritte per la prima volta dal chiarissimo autore siano tutte del- r istesso conio. Noi persistiamo a credeie che alcune tli APPENDICE ITALIANA.. OO esse non abbiano diritto alia dignita di specie. Qnesto di- casi a mo'' d'' esempio del Limneus membranaceus Porro , il quale altro non deve essere che una varieta del Limneus lubricus ; e deWAnodonta exulcerata Villa , che e una va- rieta della tanto comune Anod. cfgnea. Le mende die abbianio creduto di notare nel libro che annunciamo sono di gran lunga saperate dai pregi. Prin- cipale tra essi e V ordinata e cliiara descrizione delle spe- cie , che solleva il sig. Porro al di sopra de^ semplici na- turalisti raccoglitori , e che dimostra in lui uno studio assiduo e ben diretto. Ne tralasceremo di eucomiarlo per 1 indice ricchissimo delle specie , delle varieta e dei sino- nimi che ha niesso per ultimo nel libro, e che riescira as- sai comedo agli studiosi della coiichiologia. Possiamo con plena confidenza rallegrarci col sig. Porro della riputazione che si va sempre piii acquistando co^ suoi lavori scientilici , e del vantaggio che per essi arreca alia fauna del nostro paese. Persista egli in questi studj di sua predilezione , e compia una specie di promessa die ha fatto a! pubblico col mettere suiralto del cartone del libro — Malacologia Italiana (i). Oramai questo argomento e di- venuto di sua proprieta. D. F. Calendario Georglco della reale Societd agraiia dl Torino per V anno i838. — Torino, dp. Chiiio e Mina, in H.", di pag. 84, con una tavola litografica. Metodo per disseccare piii prontamente il legno da la' voro. — Questo articolo e del marchese Lascaris, zelante promotore e cultore de' buoni studj , che venne a morte il 28 luglio 1 838 in eta di 63 anni. II metodo in esso descritto consiste nel costringere il vapor actjueo a pene» trare e permeare nella sostanza del legno, sicche questo ne venga internamente lava to e fatto spoglio d''ogni suc- chio e gommosita, e percio piii non si risenta alle vlcende atmosferiche , comunque s^ adoperi non molto tempo dopo (l) Siarao autorizzati ad annunciare che il sig. Porro si occupa attualmente iiitorno alle specie indigene delle isole di Corsica e di Sardegna ; per il qual lavoro egli possiede gia baona copia di ma- teriali. Eccitiamo i naturalisti che potessero soinniinistrargli de"" luini in proposito , a mettersi in covrispondenza ecu esso lui. lOO ArrENDICE ITALIANA. Staccato dalla terra. Un tale metodo e particolannente iisato per apprestai-e i legni convenieiiti alia fabbricazione dei cembali ( Gioniale di fisica cliiinicn ecc. di Fuvia , dec. I, vol. IX, pag. 4o3) noil clie quelli necessai-j alia inontatura de"^ fucill. Saggio fisiologico-diimico sulV infliienzn della mcignesin nativa (giobertite) nella germinazioiie , vegetazione e frutti- ficazione delle piante , di Angela Abbene farmacistn ecc. Di- mostra Tautore con esperimenti di Giobert e proprj, come la detta magnesia, ossia la magnesia carbonata, anziclie nociva alia vegetazione, come se n^ ebl^e sospetto, sia ad essa favorevole. Egli attribuisce alia magnesia un'azione analoga a qnella della calces al qual proposito pub meritar menzione un opinion recente di Pelletier, secondo cui i carbonati terrei gioverebbero alia vegetazione col sommi- nistrare ad essa il loro acido carbonico, perche le lore terre dentro il suolo il vanno perdendo per affinita della silice , insieme alia quale generano de' silicati ; superficial- niente alT incontro i silicati si decompongono per opera deir aria e deirumidith, e la calce e la magnesia rimaste libere assorbono dalFatmosfera il gas acido carbonico e divengono carbonate. Della infiummazione ulceradva della pelle e del tessuto cellulare delle esiremitd conosciuta sotto i nomi di malpiz- zone, ricciuoli, gorpe , volgarmeiite arissoii, dai Francesl eaux aux jambes, dul sig. Vatel iimatosi; del professors Lessona. — Questa scliifosa malattia, clie attacca le parti inferiori deile estremita, si manifesta piu particolarmente ne' cavalli die non negli altri animali; ed e caratterizzata da una morbosa separazione e da uno scolo di un liquido sieroso fetido clie si Sjjande sulla jiarte afFetta , e si rac- coglie a gocce alF estreinita dei peli riuiiiti in fascetti. L"" autore dopo aver fatta la storia di questa malattia ne presceglie come preferibile agli altri metodi curativi, quelle proposto dal sig. Barthelemy nel Nuovo dizionarlo d'agricoltura, die e il segnente: Alinienti sani, razione ordinai'ia, lavoro piuttosto faticoso tutti i giorni, dopo il lavoro si lava la parte affetta con acqua tiepida , si asciuga , poi se ne bagna leggermente tutta la superficie con una dissoluzione di verderame nel- r acqua di liume ( verderame in polvere 2 once , acqua 4 libbre). Si ripete quest' operazione tutti i giorni sinche APPENDICK ITALTAXA. TCI lo scolo sia ccssato e clie la parte afletta sia perfettamente secca. AlPoggetto di prevenlre le ricackite e medesimameiite cosa prudente di continnare le lozioni alcniii giorni dopo die la disseccazioiie sembra compiata , cio die ha soventi liiogo allorche non sonosi fatte che tre o cpiattro appli- cazioni , poidie sin dopo la prima lo scolo dimiauisce sen- sibilmente. Funesti effetd prodotti dal residno del ricino (Ricinus vul— gai-is ) su quattro aiiimali cavallini affetd da scabbia , di Giuseppe Luciano. — Perclie al proprietario dei detti aiii- mali ( il quale ne contrasse egli stesso la scabbia die veiine poi comuiiicata alP intera sua famiglia ) venue in capo di ' cnrarli fregandoli col meiizionato residue, accadde che essi furono presi da prurito intollerabile , e indotti a levarsi d^addosso quella materia col leccnrla e quindi ricevei'la nel proprio corpo , cui fu cagiqne di dolori collci ed anzi, rispetto ad uno di quegli animali , j^ersiiio di morte. Descrizione dei caratteri esteriori di una scrofa castrata di razza anslo-chinese spettaate alt illustrissimo sig. niarcliese Benso di Cavour., di Giuseppe Luciano. — L''animale di cui si porge la descrizione faceva parte di un picciol branco coniposto di due verri e quattro scrofe da razza , che il lodato sig. marchese di Cavour, zelante e generoso pro- motore di cose agrarie , fece venir da Ginevra col lodevole scopo di ]3ropagare quella varieta d'' animali in Piemonte , creduti piii pregiabili de^ nostrali. Trovata inabile ad allat- tare, stanteche aveva le mammelle o meglio i capezzoll ot- turati , la detta scrofa fu messa ad ingrassare, previa Tope- razloiie della castratura. Per T ispezione fattane dopo averla nccisa , risulterebbe i.° che il nostro clima e propizio ai porci anglo-cinesi; a." che i medesirai ingrassano con piu facilita dei nostrali;, 3." che non richiedesi ne maggior attenzione ne diversita di sostanze di quelle che si usano comunemente per alimentare i nostri majali ; 4. finalmente che le carni , il lardo e Tadlpe di tali animali sono , sotto tutti i i-apporti , niolto migliori tanto in bonta che in qua- lita di cio die lo siano quelli de^ porci indigeni. Nuovi usi del trehbiatojo inventato dal sig. Giulitti di Montecliiari provincia di Brescia. — II sig. GiuUtti partecipo alia reale Societa agraria che il trehbiatojo da lui inven- tato serve per la perfetta trebbiatura del riso e serve del pari per la battitura di qualuiiqtie cereale. L"" inveiitore 102 APPENDICE ITALIAN A. non lia niancato di usare la macchina predetta per dl- rompere il lino e la canapa, ossia la loro parte legnosa, e n''ottenne parecchi vantaggi die riferisce. I.ettera dell' inttndentt generale cavaliere Pozzi al signor marchese Lascaris di Ventimiglia. — Trattasi in questa lettera di un grano hiaiLCo assai produttivo, clie i signori Bonafous e Ragazzoni gludlcarono appartenere a una varieti del triticum Iirbernum L. e tale da potersl caratterlzzare colla frase seguente: spicn glabra, alba, aristis iiigrescen- tibus; e si racconta come, seminato in un terreno alta- mente smosso , desse uu prodotto quasi triplo di quello del fruniento ordlnario. Trattasi inoltre della convenienza del tagliare il grano iramaturo o ad inoltrata maturanza ; e la conclusione ne e die il raccolto del grano maturo dehba essere preferito nei siti niontuosi , o siffattamente secdii die giammai le nebbie di giugno possano offenderlo; ma non in quel siti bassi di pianura od andie di collina dove pur troppo vediamo essere difficile die si passi una annata senza essere molestati da nebbie neU' epoca appunto clie biondeggiano le messi. Sistema di ventikizione cppUcato alle bigattaje del cav. Bo- nafous. — L'autore porge un sunto del sistema di venti- lazione proposto dal sig. d'Arcet ( Bibl. ital. torn. 88 , pag. 326, die. 1837), e a tali notizie agglunge un piano e la prospettiva del modello in legno d'' una bigattaja ven- tilata , gia da lui esposto alia vista de^ coltivatori piemou- tesi, il quale sta nella raccolta delle macchine d^agricoltura annessa al giardino della Societa agraria. II punto essen- ziale , die' egli , die si debbe ognuno proporre , si e di domare ratmosfera in mode di mantenere in tutte le parti deir abitazlone un'aria sempre pura, dotata di movimento e di un calore confacente ai filugelli iielle varie circostaiize in cui si trovano. E se e vero die questo sistema di ven- tilazlone, sperimentato da piii anni, lia prodotto sotto il cielo brumale del nord della Francia degli eftetti straordi- narj , qual prospero esito non promette sotto il fortunato nostro clima? Tehijo adatto alia salita dei bachi cLi seta, del cav. Bona- fous. — Questo apparecchio e composto di due cornici di legno leggiero aventi la forma di un rettangolo , V una e 1 altra fornite di una rete di fuuicelle intrecciate a maglie di un poliice di diametro, ed insieme riunite per Al'PENDICE ITALIAN A.. 103 mezzo di clue cerniere da un lato e di due fermagU dal- r altro. Quelle due cornici parallele lasciano fra le cordicelle urfo spazio presso a poco eguale alia largliezza delle maglie, ill cui si adagia il haco per ivi tessere comodamente il suo bozzolo. Pousi sopra ciascun graticcio un proporzionato nuiuero di teiai di seguito gli uni agli altri, i quali poi si tolgono dacclie il lavoro dei baclii e compito. L uso di un tale apparecchio e gia esteso negli Stati Uniti d''Ame- rica. La prova che il sig. Bonafous ne ha fatto nella state del 1837 gli dimostro potersi esso veranieiite con utilita suiTOgave nelle nosti-e bigattaje ai ramoscelli ( di erica o ginestra o revere ecc. ) adoperati alio stesso line. In quelle reticelle godono i bachi da seta di una temperatura piu uniforme ed eguale; trovano tutt'' air intorno dei punti d"'appoggio regolarmente disposti; piu liberamente lasciano cadeie le loro secrezioni ; la raccolta de^ bozzoll si fa ivi piu presto die fra il bosco, ed inoltre piu agevolmente si loca questo telajo sui graticci clie iion i ramoscelli ; i boz- zoli ricevono fra queste funicelle una forma piii regolare, i doppi riiiiangono piu rari , ed esposti all aria da ogni parte, acquistaiio maggior nerbo e consistenza. Finalmente quel telajo puo servire per parecclii anni. Relazione dei depiitati pwfessori Lavlni, Ragazzoni e ca- valier e Bonafous, relutore , sopra un riso esente did brusone. — Qnesta relazione risgiiarda uno scritto indiritto al sig. di- rettore della Societa agraria dal sig. Mazzolotti, segretario del comnne di Lenta , nel Vercellese. Lo scopo di tale scritto e di annuiiziare Futile scoperta clie il suo autore avrebbe fatto di una qualita di riso esente dalla nialattia conosciuta sotto il nome di brusone. Questo zelante agri- coltore riferisce che, scorrendo un campo di riso da lui posseduto nella provincia di Vercelli , gli venne fatto di vedere nel settenibre del i833 due splche ergentisi rigo- gllose franunezzo alle altre tutte infette dall acceunata malattia. Raccolte allora dal signor Mazzolotti quelle due spiclie, osservo die ne V una ne V altra presentavano alcuaa traccia di brusone, e stiniolato dal desiderio di propagare una pianta illesa da questo malanno , seniino quel riso , e lo riseniino con ispeciale cura in guisa da ottener, coin egli atfernia , neirautunno dell' anno 1837, ottantaoinque sacchi da 120 grani raccolti nel io33, senza che il riso provegnente veuisse in inodo alcuuo. iiei quattro anni successivi , dal 104 APPEXDICE ITVI.IAN'V. Ijiusoiie nssalito, in quella parte del campi sottoposti alle sue sperieiize, mentre clie cjuello clei campi circonvicini n'' era piu o meiio attaccato. La commissione propone die il sig. IMazzolotti sia riagraziato , e invitato a continuave la cominciata coltura, non die ad abilitare altri proprie- tarj del Piemonte a pvatlcarla. Cenni snl Nespolo del Giappone del conte Tommaso Val- perga di Chrone. — Questa pianta e da parecdii anni dal- r autore coltivata in piena terra , e f u da lui veduta non solo resistere al freddo gagliardissimo del i83o, non die a quelle al pari gagliardo del 1887, ma andie nel succes- sivo marzo , dope scomparsa la inolta neve, far mosti-a di fiori , oiide avea ene speranza di frutto , comunque linora, essendo solita iioi-ir nel novembre , non mai poteva pel gelo jemale condurlo a buon terraine. Tanto puo, secondo r autore , una graduata assuefazioue I Notizia di un erpice a cilindii per ispezinre le glebe , e rompere la crostn del terreni iiiduriti dopo il semiiierio, del conte Villa di Montpascol. — Al detto importantissimo i-om- pimento, massime se il terreno e argilloso, propongono gli Inglesi de cilindri a punte, ma di un uso oltremodo mala- gevole per le loro straordinarie dimensioni. II sig. Borguis fra le sue macdiine d"" agricoltura inglese, nel parlare degli erpici a cilindro girante colle pnnte , ne cita pure con due cilindri incassati nella stessa montatura ; onde nacque nel- r autore il concetto die due cilindri giranti colle punte si poteano congegnare in modo da svincoiarsi reciprocameiite dagli ostacoli die incontrano nel suolo. Quindi gli veane fatto di ayere una macdiina ridotta alia massima sem- plicita , die un uomo puo facilmente guidare al campo sulle ruote , porla da lui medesimo in azione sul luogo , farla lavorare tutto il giorno con una sola coppia d' ani- mali da tiro percorrendo tre giornate di terreno , e senza pericolo ne di se , ne di altri die vi si avvicinassero con imprudenza. Conmaque T uso principale di questa macdiina sia di completare 11 lavoro delT aratro , sempredie gli erplcl ordinarj non producono azione sufliciente,, molto ne e aa- clie pregiablle Tuso die sen puo fare sui semiiiati di pri- mavera , allorquando , dopo le jsiogge , il vento ed un su- bitaneo calore sopravvengono ad indurarne la superficie con danno della vegetazione: la nuova macdiina non ha 1 iii- conveniente di svellei'e molte piaute come fa V erpice or- dinario. APPENDICE IT\LI\NA. I05 Awiso ai coltivatori suL bachi trevoJtini ossia hachi da tre raccolte del cav. Bonafous ( letto all' adunanza della R. So- cieta ngraria di Torino del di 14. febbrujo 1889). — " GK autori die ragionaroao sopra Tai'te serica, cominciando prima del sedicesinio secolo siiio a quelle deir illustre agro- nomo di Varese, liaano la maggior parte disapprovato Tuso di allevare i bachi da seta piii volte T anno. " La loro opinione era principalmente appoggiata: 1." Sul danno cagionato al gelso dal scverchio suo sfogliamento : 2." Sulla nocevole azione de^ calori estivi e degli autunnali freddori, nel corso delle seconde educazioni: 3.° Sulla dif- ficolta di ritardare lo schiudere delle uova di riserba per una nuova covata, o di ottenerlo immediatameute dalle uova di prima ricolta, le qnali sino alP anno seguente re- sistono alio sviluppo sotto qualunque tentative. Ma questl motivi, plausibili a quelle epoche in cui furono addotti, nel presente stato deirindustria agrlcola, piu non hanno lo stesso valore. » E veramente, se la prima obblezione ha per causa che il gelso comune {Moras alba) gia spossato pel primo sfogliamento fatto nella prlmavera, non pub, senza porre in rlpentaglio la sua esistenza, soflVirne un secondo nel- r anno mede--imo, io diro che il gelso delle isole Filippine ■{Moms ciicuUata), per la facilissinia sua propagazione, per Ja rapidita del cresclmento, e per la prestezza nel rlnno- vellare il suo fogllame, meglio assai che non tutti gli altri gelsi, soccorre alle esigenze di un doppio o triplice alle- vamento. » Quanto airargomento, certamente di molto rilievo, che i calori dell estate e i freddi delFautunno sono soveuti volte un ostacolo ad un prospero esito delle tarde educa- zioni , de\esi riflettere che i mezzi di ventilazione e di sa- lubrit.i,,in questi tempi perfezionati dal benemerito Dar- cet, perniettono ai coltivatori, servendosene giusta le loro circostanze locali, di creare, in ogni stagione , tal clima artificiale, che Teta e lo stato di salute degrinsetti richiede. " Finalmente per rispondere alF ultima obbiezione che versa sulla diilicolta di ritardare o di promuovere, fuor di tempo, 1 immediate schiudere dei semi, io penso, e questo e il precipuo scopo di questa scrittura, che, a vece di cercare di allentar lo schiudere del seme, nierce di una bassa temperatura, il die si ottiene di rado ad arljitrio lo6 APPENDICE ITALIANA. degli allevatori, sarebbe cosa piu efllcace ed opportuna il possedere, ad esempio dei Cliitiesi, per una moltiplice edu- cazione, una specie particolare, le uova della quale, dotate della facolta di schiudersi pochi giorni dopo la loro emis- sione, permettono d inti-aprendere successivamente piii edu- cazioni, purche la vegetazione dei gelsi non sia interrotta. 'I Ora, non i soli Chinesi sono posseditori di una tale specie di baco da seta. Informato io, die non lungi da noi esisteva una specie o varieta di questi baclii, chiamati nellaToscana col nome di trewltini^ bachi da tre raccolte (i), mi recai nello scorso ottobi-e, epoca solita delle mie escur- sioni agronomiche, nella piccola citta di Pistoja, a sei le- glie da Firenze; e cola testimonio dello stato prospero di tutte le bigattaie che io visitai, nel tempo in cui gli uni dei baclii (della seconda o terza generazione) erano nella quarta muta , ed altri alio stato di faifalla f, testimonio pure del ben essere clie spandeva sul popolo campestre questo soprappiu di riccbezza (calcolato nel 1838, di due- mila rubbi piemontesi), io mi provvidi di una competente quantita di seme di trevoltini^ onde porgere ai nostri col- tivatori II mezzo di esperimentare sino a qual punto questo sistema di allevare piii volte Tanno i bachi da seta puo riuscir utile ai nostri agi'icoli interessi. " Io considero questa specie di filugello, gia avvezzata al cllma d' Italia, tanto piu pregiabile, in quanto che, sebbene ella non ofTra alia nostra agricoltura il vantaggio di aumentare il prodotto delle nostre raccolte, puo essere giovevole: i.^ Per rinnovare un^educazione che per qualche accidente andasse fallita; a." Per servire ad alcune sperienze a cui non si accomodasse quella specie, i cui semi non ischiudono che una sola volta, o non danno, se non ac- cidentalmente, nascimento ad alcuni vermi. " Ma persuaso, che nelTattuale stato della progressiva nostra industria, la quistione della doppia raccolta di seta, per essere sciolta richiede nuovi sperimenti e nuovi sforzi, io invito gli agronomi a considerare che 1 uso dei Chinesi, (l) Intorno ai bachi die si riproducono tre volte dalla piimavera air autunno pubblicarono gia diverse sperienze i signori Moretti e Cliiolini nella loro Biblioteca agraria , vol. XII, capo ac", e noi pure ne abbiamo tatto ceimo (V. Bibl. italiana, torn. 5/, pag. 19$ e toui, 89, pag. 96), APPENDTCE IT All ANA. IO7 nostii primi maestri nelFarte dl governare 11 baco da seta, e un fatto da numerosi secoll irrefragablle, e che quello degll industri Pistojesi a iiol vicinl, poco o nulla cono- sciuto dai nostrl coltivatorl, destar debbe T eraulazione di tutti gll edncatorl del filugelll, ovunque 11 cllina e la mano d' opera non sono dl insuperablle ostacolo. »» Memorie sid boni/lcamento delle maremme toscaiie. ■ — Firenze, i838, per Giuseppe Molini, in fogllo , dl pag. 167, oltre V indice e t avviso ai lettori, con 27 tavole in rame, ital. lir. 65; col testo in 8.°, lir. 33. In Mdano presso la Societd tipografica de Classici italiani, contrada dl S. Margherita. Le operazioni dirette a cangiare uno squallido tratto di terreno ricoperto di paduli e pantani in fiorenti e pingui campagne, a rendere popolosa una terra da cui T insaluljiita del clima allontanava Tuomo atterrito, ad arrecare conforto e letizia la dove lo scoraggiamento e la tristezza opprimevano que' poclii miserabili cui una vana speranza di sorte migliore spin^eva a respirare un' aria perniciosa e malsana, tali operazioni formano ben desse relogio il piu elo- quente d'un principe die coraggioso osa intrapren- derle e prudente sa condurle a buon termine. Ed i lavori che teste eseguivansi nella Toscana pel boni- ficamento di quelle maremme , de'quali e reso ampio ed esatto conto nel libro che abbiamo qui il piacere di annunziare, sono appunto un monumento di gloria che il regnante Granduca eresse alia propria memoria nel cuore riconoscente di ciascuno de'suoi sudditi fe- deli. Sono le maremme toscane grandi estensioni di paese che dalla spiaggia del mare s' internano dove piu dove meno nel continente e che nel dominio gran- ducale coprono una superficie non minoie di 1044 niiglia italiane quadrate. L' incguaglianza del suolo to- gliendo all'acqua il libero scolo produce tratto tratto stagni e paludi, che ricscono come altrettanti centii I08 APPENDICE ITALIANA. d'infezlone d'onde emanano i mortiferi eflluvi che portano la distruzione e la str.i2;e su2;rmfelici ahitatoii di que' malaiignrati paesi. Sill'atti li'-tagni dlvengoti d'indole anclu^ piu maligna e letale allorche sono stati in comunicazione col mare ovvero si mescolano con acque minerali. Da que'centri poi F influenza si estende e propagasi piu o meno secondo le circostanze, ma pero sempre s'indebolisce coU'aumentare le distanze. Le quali distanze non debbonsi intendere valutate soltanto in direzione orizzontale, giacche coll'elevarsi al di sopra del livello del suolo si giunge mano mano a strati d aria meno infetta, ed i poggi piu aiti go- dono fin anclie d'un' atmosfera pura e salubre. E inutile il dire che paesi ridotti a cosi deplora- bile state dovevan essere di loro natura spopolati e quasi deserti. La mancanza pertanto di popolazione, di strade, di ordinamenti pei fiumi, di commercio, d'industria toglieva a que' miseri abitatori ogni spe- ranza di condizione migliore se una mano potente e benefica non accorreva pietosa a sollevarli da tanta desolazione. L' indagare le caigoni prime di si grande calamita e opera, piu che non si possa credere a prima giunta, malagevole e dilicata. II dotto Ferdinando Tartini se- gretario della direzione di quelF illustre corpo degli ingegneri, quegli medesimo cui si deve il dettato della massima parte del libro qui annunziato, espone a questo proposito una sua opinione: noi la riferiamo sembrandoci giudiziosa e fondata. L' illustre scrittore appoggiato all' autorita di Livio pone adunque per base di sue indagini che il terri- torio maremmano fu gia floridissima provincia degli Etruschi , e piu tardi luogo di delizia pei Romani. Se non che le armi di questi ultimi avendo assicurata la conquista dell Etruria, stabilironsi colonie romane nel paese soggiogato, dove, scacciatine i legittimi pos- sessori, i vincitori si reeero padroni de' paesi piu flo- ridi e deliziosi. Cosi alle piccole proprieta succede- rono i lati fondi, Tinerzia aH'operosiia deirindustria I APPENDICE ITALIANA.. IO9 agricola; e perclo, diminuita oltre modo la popolazione, la cidtura delle terre si vide afjidata non piu a fami- glie stanziale sulla faccia del luoghl ma a vaganti torme dl servi. In tale stato di cose non e piu maraviglia die Plinio fine da' suoi tempi chiamasse territorio miserando e deploiabile il litorale toscano. Tali, secondo il prelodato scrittore, furon le cagioni che condusst-ro la maremnia a tanto trista e desolante condizione, ed il rapido cenno storico eh' egli espone intorno alle diverse dominazioni succedutesi in quel paese sembra infatti provare che non gia per naturale cattiva indole del suolo, ma sibbene per governo tras- curato del rfiedesimo lo si ridusse a tale da essere pertino inabitabile. Ecco in brevi termini quanto ne racconta il dotto signor Tartini intoi-no alia sventura di quella regione. Abbattuta la potenza romana, fu la maremma invasa dai barbarl risentendone tutte le calami ta che seco trae la guerra : la signoria de' Longobardi condusse tempi forse un po' meno tempestosi, ma il loro do- minio e 1' influenza della Chiesa, che a que' di si ag- grandiva , non valsero ad impedire la distruzione di niolte e tuttavia popolose citta. I governi feudali al- lora formatisi dovetiero cedere alie repubbliche che si andavano erigendo, cd i danni sofferti dalle ma- remme sotto questo nuovo regime superarono i pre- cedenti. Formando esse un continue oggetto di con- tesa fra le varie citta dominanti si videro il teatro di guerre devastatrici, e cosi accrebbesi a dismisura r inselvatichimento delle campagne e la desolazione del territorio. La tierezza delle opposte fazioni che a vicenda si dilaniavano, e I'atrocita delle zuffe che senza posa si succedevatio , impedivano che sorgesse neir animo di que' turbolenti il pensiero di accorrere al sollievo di un paese che le loro lotte continue ininacciavano di ridurre a landa inospita e deserta. Cosi a questi tempi coavien segnare il massimo grade di deterioraniento delia maremma, giacche al cadere delle repubbliche fu costante la cura di rimcdiarne i niali sollcrti. no APPENDICE ITALIANA. Per altro la dinastia Medicea sacceduta alia repub- blica sanese nel governo della niaremma noii pote apportarle que' vantaggi die si riprometteva. Conobbe Cosimo I il bisogno di accorrere coa mezzi pronti ed efficaci al soUievo di questa desolata provincia ; ma i provvedimenti da lui presi talvolta non basta- rono all'uopo, talvolta come inopportuni cospirarono a peggiorarne lo stato. Anche i suoi successor! non furono di lui piu fortunati, ad onta che il granduca Ferdinando I con immenso dispendio restaurasse pub- blici ediricj, scavasse fonti, erigesse case da' fonda- menti e procurasse col chiamar forestieri di aunien- tare la popolazione. Neppure il regno del fondatore deirAccademia del Ciniento, vogliam dire di Ferdi- nando II de' Medici , pote vantare migliori successi. Fu bensi ordinato da questo principe con molta sag- gezza a' varj ingegneri di grido die formassero un progetto per 1' asciugamento d' un lago affine di ripa- rare alia perduta salubrita di quella provincia; ma, non essendo egli assecondato nelle perspicaci sue mire dalle persone cui era obbligo il porgergli con- siglio e cooperazione, mori senza die le sue generose intenzioni producessero que' preziosi frutti che se ne potevano sperare. Passata la Toscana sotto il regime della dinastia fe- licemente regnante noa poteva sfuggire alia penetra- zione dell' immortale Leopoldo il bisogno di sollevare la inaremma dalla desolazione nella quale giaceva. Le provvide leggi emanate per tale oggetto da questo gran principe , le riforme dei vecclii sistemi econo- mici della provincia, la piena liberta stabilitavi pel commercio de'prodotti agricoli, le esenzioni coacesse in quel paese riguardo a varie tasse e gabelle, gl'in- coraggianienti in danaio e materiali dati a'costruttori di nuove case , i privilegi per quelli die recavansi ad abitare un cosi infelice territorio, tutti qucsti provve- dimenti dovevano contribuire al rifiorimento della nia- remma. E certamente non avrebbero mancato alio sco- po cui miravano, quando da'grandiosi lavori idraulici APPENDICE ITALIANA. 1 I 1 intrapresi con largo dispendio sotto la direzione del P. Leon. Xinienes si Ibbsero ottenuti que' benefizj che sembravano dover essere conseguenza sicura di tanti aggravj sostenuti per procurarseli. Ma I'arte, come osserva il sig. Tartini, manco alle sue promesse, ed il gran Leopoklo chianiato a piu sublime soglio non pote approfittare dei precetti die il celebre ma- tematico Fantoni, ammaestrato anche dalla cattiva riu- scita de' sistemi ch' eransi precedentemente immagi- nati, pubblicava intorno a quest''argomento. Ne il figlio di Pietro Leopoldo pote continuare 1" opera benetica intralasciata dal padre : sopravvennero tempi burra- scosi ne' quali dal furore delle guerre e dalle agita- zioni politiche onde fu afflitta I'Europa tutt'altro po- teva aspettai'si fuorche il miglioramento d un terri- torio. Per tal maniera rimase al regnante Granduca la gloria di poter compiere un' opera che fu il voto continuo de' suoi predecessori , ma che nessuno ebbe la consolazione di condurre a termine lodevole. Da questi pochi cenni desunti dal circostanziato racconto che ne fa Pegregio signor Tartini potranno i nostri lettori conosceie che difatti la maremma fu ridotta alia misera condizione in cui la vedemmo giacere all' epoca delle rcpubbliche italianc dalla tri- stezza delle circostanze e dei tempi; che passata r Italia di mezzo sotto piu pacifico dominio si penso tosto a riparare la rovina di quel paese, e die i tentativi diretti a questo scopo generoso e benefice riescirono sempre di nessuna o quasi nessuna efficacia , sia perche opposti agli sforzi continui ddla natura , sia perche inconciliabili colle locali circostanze della provincia. Fu soltanto dopo Pesperienza di piu secoli che si pote giungere alia scoperta di quel sisiema d' opera- zioni dal quale poteva fondatamente sperarsi il bo- nificamento della maremma. Ad ottenere il quale bo- nificamento e facile anche dal poco che fu da noi riferito il rilevare che prima cura doveva essere quella di distruggere i centri d' infezione d' onde emanavano 112 APPENDICE ITALtANA. i mortiferi effluvj che rendevano il paese inabitabile. A cio clifatti si rivolscro gli ultinii sforzi che vennero tentati a quest' oggetto, ed il felice succcsso onde fu- rono coronati diniostra quanta suggezza e previdenza si raccliiudessero in simile provvedimento. II sisteraa degli scoli eh' erasi seguito al tempo del P. Ximenes gia si disse che non eia opportune; e dietro quanto suggeriva dapprima il Fantoni e quindi con esito for- tunato praticava il ch. Fossombroni si pote ricono- scere che se rimaneva speranza di prosciugare qiiei luoghi paludosi, non vi era altro mezzo per riescirvi che di colmarli ossia riempiili con interrimenti pro- dotti da corpi d'acqua ben diretti e ben governati. II sistema delle colmate c d' origine italiana, ed il valente Fossombroni tanto in questa come in prece- denti circostanze niostro a quali utili risultamenii esso possa condurre. Qui potrebbe forse riescir grato a' nostri lettori che si esponessero le viste che guidarono al conce- pimento del piano seguito nel compiere si grande intrapresa , che s' indicassero le diflicolta che si do- vettero supeiare, che si addncessero i motivi pei quali fu preferito nelle diverse circostanze un partite ad un altro, ed in sonima che fosse posto a disamina I'intiero operato. Una silTatta analisi sarebbe senza dubbio utilissima; ma per istituirla convcrrebbe de- scrivere con esattezza qual fosse la condizione del suolo, quale la posizione rispettiva de' luoghi palu- dosi ed infetti , quale in Ijne la situazione dei laghi, dei torrenti, dei fiumi e dei luoghi abitati. Senza la cognizione precisa di tutte queste circostanze sarebbe affatto impossibile F intraprcndere \ esauie suddetto e d'altronde per somministrare le informazioni op- portune occorrerebbe troppo lungo discorso. Che sc ci fosse dato di poter trattenerci sopra tali specialita, potremmo ben di leggieri mostrare che il piano adot- tato non poteva immaginarsi migliore, e che gli scavi praticati, le colmate eseguite, le comunicazioni aperte, i canali costruiti, gli edilizj eretti, i congegni idraulici APPENDICE ITALIANA. Il3 impiegati , tutto contribui al favorevole successo del- r intrapresa. In tale discussione quanti encomj non clo- vrebbeio da noi tributarsi al commendatore Alessandro Manetti cui venne affidata la direzione dci lavori di bonificamcnto ? Potremmo allora niostrare con quale perspicacia abbia egli saputo entrare nel divisamento di queir illustre peisonaggio clie primo concepi tale vasto progetto, con quale perizia sia riuscito a diri- gere il corso delle acque e dominarne la potenza, con quanta dottrina siansi da lui adattate alle ciicostanze le diverse costruzioni idrauliche, e con quale profon- dila di scienza ponesse in pratica i sussidj die puo prestar la meccanica. Ed in quanto agli edilicj ne piace I'avvertire die oltre ai molti ponti e canali die ven- nei'o immaginati dal prelodato sig. Commendatore ed alle varie cateratte cui dal medesimo furono secondo il bisogno date forme diverse, merita pure speciale menzione un ponte con cateratte angolari ideato dal- r egregio signer cav. Gaetano Giorgini. In tanta ric- cliezza d'invenzioni quasi ne sfuggiva dalla memoria di ricordare il bel congegno col quale si sciolse dal sig. Com. Manetti il problema di costruire una cate- ratta la quale nel mentre lasci libero 1" esito delle acque correnti tinche non raggiungano una deternii- nata altezza, cliiudasi poi da se stessa ed impedisca Tulteriore passagoio delle acque se tale altezza e sor- passata. Egli e vero die ci viene indicata siccome luiova Tesposta soluzione di siffiitta questione; ma a fronte della novita e dell' importanza del trovato il sig. Commendatore, pieno com' egli e di meriti , ed in possesso di cliiarissima fama, ci avrebbe di buon grado perdonato 1' ommissione. Tanti e si 2;randlosi lavori compiuti col cospicuo dispendio di 6990000 di franchi, immaginati con tanta sapienza ed eseguiti con tanto zelo era ben naturale che dovessero produrre un infiu=so benelico sulla disgraziata condizione della maremma. E difatti dalla relazione die i' egregio sig. Tartini ne offre a questo proposito riesce agevole il rilevare die a quest' ora ni,bl. Ital. T. XCIII. 8 11^ APPENDICE ITALIAN A. ne ridondarono gia inimensi vantaggi a quella pro- vincia. De' quali miglioramenti fanno larga prova r aumento della popolazione , 1' erezione di nuove case e fin anche lo stabilimento di ua nuovo pae- se, la prosperita deiragricoltura, 1' alacrita del com- mercio e T incoraggiamento deU'industria. Ne la mo- ralita degU abitanti pote essere indiffereate a tanto prospero cangiaraento. Abrogata la iegge die con-^ dannava alia peaa del confino in maremma i colpevoli di certi misfatti , venne a questa provincia leyato r anatema pel quale essa giaceva in un' abbiezione morale. Quindi la popolazione si fece migliore, i costumi s' ingentilirono quasi per incanto, e le atfe- zioni domestiche, la cura de' propr] interessi, I'amore reciproco succedettero all' indifferenza , alia trascu- ratezza ed aU'egoisnio. Che anzi si aprirono scuole che ben tosto si videro frequentate da una moltitu- dine di ragazzi , e si stabili perfino una cassa di ri- , sparmio. Ne i vantaggi ottenuti fin qui debbon essere la misura di quelli che in seguito si otterranno: e troppo facile il vedere che gli effetti benefici di opere consimili vanno ognora crescendo con una rapidita eorprendente. La religiosita poi del Principe, se non fosse abbastanza appalesata dalla stessa qualita del beneficio da lui procurato a questo paese, sarebbe resa evidente dalFaver egli voluto che in maremma sorgesse una nuova chiesa, quasi per ricordare a quegli abitanti che di tanta prosperita debbano render grazie all'Altissimo. Si, non dimentichino que' popoli tale loro dovere, e nelle preci che riconoscenti in- nalzano al cielo implorino benedizione ed ajuto per colui, del quale voile servirsi il Signore per procurar loro cosi grande sollievo. Dicemmo che la prosperita della maremma andra rapidamente crescendo. Ed oltreche ci persuade di cio la natura stessa della cosa, ce ne da poi ampia sicurezza il norae del signor cav. provveditore Gia- como Grandoni incaricato della direzione amministra- tiva del bonificamento. Le disposizioni prese per la APPENDICE ITALIA.NA. Il5 conservazione delle opere eseguite, non che quelle di- rette a preparare la riforma del sistema economico di quella provincia iucludono tanta sapienza, clie nes- 8uno puo dubitare del felice esito di cure cosi zelaati. E quanto al sistema economico a chi mai non of- fresi evidente lo stato di floridezza cui puo esser ri- dotto se, come giova sperare, si togliera stabilmente da que' paesi la cagione che li rende deserti ? S' im- magini che la popolazione s' accresca in maremma sicche a parita di estensione eguagli quella delle altre regioni toscane , e questa circostanza bastera da sola ad arrecare immensi vantaggi. L' agricoltura diverra pid diligence e proficua , il commercio de' prodotti si rendera necessariamente piu attivo , s' introdurra lo spirito d' industria negli abitanti , e cosi il governo toscano trovera ampio compeuso del danaro da lui impiegato in questa intrapresa. Ne il riflettere che la vendita del terreno risultante dalle colmate o dagli interrimenti eseguiti (qualora attualmente si efFet- tuasse ad un prezzo non maggiore di quello che se ne ricavo da alcuni contratti menzionati nel decorso della relazione ) produrrebbe all' Erario la semplice annua entrata di circa 34,000 franchi , puo a nostro giudizio essere reputato valido argomento per mostrare die r opera del bonificamento della maremma potrebbe per avventura giudicarsi poco prudente dal lato finan- ziario. Secondo noi quell' entrata rappresenta un ca- pitale da calcolarsi a diminuzione della spesa totale , e pel dispendio residno deve 1' Erario avere un com- penso dagl* introiti maggiori che gli deriveranno sia dalla migliore condizione agricola del paese , sia dal- r aumento del commercio e dell' industria. Conside- rando la cosa sotto quest'aspetto , non ci pare che V intrapresa possa mancare anche al suo scopo eco- nomico. Forse ci si dira che ad ottenere in quella regione tale floridezza esigonsi altri capitali che dai diversi proprietarj dovranno impiegarsi nei miglioramenti che ciascuno di essi credera bene eseguire sui proprj Il6 APPENDICE ITALIANA. fondi. Ma e troppo ovvio il iispon(kre clic di que- sto danaro non devc tener conto 1 amministrazione dello Stato , e clie di quci capital! , quando siano adoperati con priidenza ed avvedntczza, ciascun pro- prietario ricavera un congruo prolitto anche a fronte delle stabilite pubbliche gravczze. In somma il giro di que'capitali entra nelle viste, non gia del pubblico, ma sibbene del privato interesse. Ci perdonino i nostri lettori se gli abbian^o tratte- nuti a calcolare freddamente sulla convenienza d'un'in- trapresa , cui Tamore delT unianita deve tiibntare solo enconij. Abbiam crcduto necessaria una tal discussione per allontanare ogni dubbio che alle finanze toscane possa per la spesa incontrata derivare il minimo no- cumento. L" opera intorno alia cpiale abbiamo fin c|ui ragio- nato, e donde abbiam desunto le poche notizie da noi esposte e divisa in c]uattro parti , alle quali fan eeguito un' appendice die comprende tre interessanti lavori. II primo di c|uesti e una Memoria dello stesso sig. Tartini intorno alio stato delle maremme nei tempi prossimi al bonificamento. Le notizie statistiche son desunte da fonti sicure, e qnindi siciui riescono i dati clie raccolgonsi da molti cpiadri molto ben in- tesi coi quali e dato terniine alia Memoria. Queste tavole dimostrano la quantita del terreno coltivabile, il valore del medesimo, il niovimento della popola- zione, non che il niimero degli ammalati negli ultimi anni che precedettero il bonihcamcnto della provincia. A proposito delle tavole relative al moviniento de- gli anmialati avvenuto neH ospitale di Grosseto non possiamo a nieno di dire che ci arreco mar.wiglia I'osseivare che il numero dei medesimi ando aumen- tando dair anno io25 al io37 in un rapporto mag- giore di quello in cui crcbbe la popolazione. Tale circostanza ci fece dubitare che siavi stata qualclie speciale cagione per la quale particolarmente nel i837 il menzionato aumento d' anmialati sia riescito APPENDICE ITALIANA. II7 tnaggiore degli anni precedenti, giacclie non ci passo ncp[)ar per mente il sospetto che le opere eseguitesi avessero potato cagionai-e una piu grande iiisaliibrita del paese, ed avremmo dcsiderato die il sig. Tartini intorno a cio non ci avesse lasciato senza gli oppor- tuni schiarimenti. Egli e vero die la mortalita degli ammalati si scorgie successivamente diniinuire dal- o I'anno 1825 al i835, ma T aumento degli ammalati ci pare ad ogni modo un fatto die meriti la piu seria attenzione. Gli altri due lavori formanti I'appendice sono Tunc il discorso presentato neiranno 1828 a S. A. I. e E. il Granduca sullo state delle maremme da S. E. il signor conte Vittorio Fossombroni, Taltro il parere die intorno alio stesso discorso ha emesso nell' auno medesimo il comniendatore sig. Pietro Paoli. II pro2;ctto del sig. conte Fossombroni e steso con quella profondita di vedute die qualifica 1' uomo in- telligente e superiors. Sono in esso discnsse le ca- gioni fisiclie che possono aver ridotto le maremme alia miseranda condizione in cui trovavansi; sono pure accennati i diversi tentativi fattisi negli scorsi secoli per ricondnrre quel paese a migliori circostanze , e colla sicurezza del sapere congiunto alia lunga espe- rienza son essi giadirati secondo il rispettivo loro merico. Per ultimo e dimostrato quale piano d*" ope- razioni convenisse seguire per giungere a risulta- mento felice , e quali favorevoli effetti giovasse spe- rarne. Sarebbe tempo perduto il voler fermarci a tes- sere V elogio di qiiesto esiniio lavoro. Oltreche ce ne dispensa la fama d^ idrnulico distinto e di valente ma- tematico che il sis;- conte Fosf;ombroni si stabili colic o proprie opere, lo stesso esito cli' cbbe I'attuale ope- razione ne forma la lode piu certa. Che se credes- simo potere 1' altrn-i autorita contribuire a rendere piu stimato dai nostri lettori il progetto che concepi que- sto illnstre pcrsona2;gio, anziche addurre la nostra ci appoggeremino a quella del sig. comm. Pietro Paoli. Ma ahi! che al ripetere questo nome ci si rammenta H8 APPENDICE ITALIANA. la perdita che teste ne fece Y Italia. E un' altra delle sue glorie che la morte inesorabile le tolse. L' opera e corredata da 27 tavole che servono ad intelligenza e schiarimento del testo: alcune di esse sono a litografia e la massima parte incise a bulino. Non ci ferraeremo a lodare queste ultinie, giacche non e maraviglia che nella culla delle arti e nel paese illustrato dal valentissimo Morghen abbiansi a pro- durre belle incisioni topografiche ed architettoniche. Piuttosto encomieremo le poche tavole eseguite a li- tografia, siccome nitide, ben delineate, e d' un efFetto felice, talche gareggiano con quelle che ci vengono d'oltremonte. In quanto poi alle tavole incise una specialmente ue piace d' indicare non tanto per la sua esecuzione, sebbene lodevolissima , quanto per lo scopo cui e di- retta. Essa rappresenta il quantitativo de' lavoratori che dal 2 novembre 1829 al 6 del successive raag- gio furono impiegati alia formazione di un canale, ed a far si che tale rappresentazione riescisse piu manifesta ed evidente la si espresse con un metodo grafico. II pensiero ci parve degno d' encomio e per- cio ne abbiam fatto una speciale menzione. Che se tutti volessimo enumerare i pregi che ci fu dato di riscontrare nel libro di cui teniamo di- scorso, la nostra relazione non sarebbe cosi presto terminata. A noi basta d' aver invogliato i nostri let- tori alio studio d' un' opera che sotto ogni riguardo onora senza dubbio 1' Italia. Non termineremo senza dire una parola di lode anche all' editore Giuseppe Molini : esso seppe com- prendere la somma importanza dell' opera che pub- blicava, e quindi nulla tiascuro per dare al proprio lavoro tipografico I'aspetto di grandiosita e d' eleganza. Cosi la bellezza deU'edizione corrisponde alia dotta relazione che ci vien data d' un* intrapresa sublime che ne' secoli piu lontani col perenne linguaggio dei monumenti rammentera alia gratitudine de' posteri il nonie glorioso del regnante granduca Ferdinando II. ^^9 V A R I E T A. Esposizione deUe belle arti di Firenze, anno i838. J_j I. e R. Accademla delle belle arti di Firenze ha esposto nel i838 tali produzioni che fanno fade del suo avanzamento alF eccellenza. Benche artisti straaieri vi ab- biano fatto mostra d''opere applauditissime, come il celebr© Therlik di due bellissimi paesi di maraviglioso efFetto; r egregio sig. Canevari di ua ritratto cardinalizio, che per r onesta e dignita della posa , la freschezza e uaione delle tinte riporterebbesi a qualche maestro delle nostre antiche scuolej e Paolo Deschewandon di nazione svizzero, che in questo tempo di quasi totale mancanza d unzione, di dolce afFetto e di santita nelle opere delfarte ha dimostrato in un suo bel quadro tutto spirituale quanto potere abbia in esso il cuore , la purita dei concetti e la virginita di uno stile tutto amore ;, uoadimeno V illustre Accademia seppe con si ardui confronti rivaleggiare splendidamente. Usurpa- ronsi dlfatto la pubblica ammirazione un quadro del signor della Porta , rappresentante S. Anna e S. Gioachino , che intendono ad una lettura della Beata Vergine ancora bam- bina , lavoro eseguito con bonta di disegno , buon colorito e convenienza di caratteri. Una nostra Donna del profes- sore Bezzuoli, quadro saporito, prezioso, fatto con molto accorgimento per Teffetto, avvegnache la Yergine alquanto bninetta fa mirabil contrasto colla bianco-rosea incarna- gione del Putto che stringesi alia Madre tutto amoroso. Un quadro del professore Benvenuti , esprimente il Salva- tore che benedice ai baml)ini, dipinti d innocente giocon- dita e di araabllita singolare. Ma troppo lungo discorso sarebbe annoverare i nioltl altri lavori, dlstinti o per la leggiadria deW invenzione, o per r eleganza della disposizione, quando pel tocco libero e gagliardo, quando pel fare dilicato e finito, esposti dai valorosi giovani, che di se glorioso perlcolo sostennero in questa festa delle arti. Fra tante prove del genio artistico ci rlmarremo alia scelta di due sole opere, una presa dalla classe della pittura, Taltra della scultura. I20 V A R I E T A . Diremo pnmieramente di un qnadro del sig. Benedetto Servoliiii^ con argomento desunto dal basso evo. Le tradizioni, le cronache e le leggende dei fatti fioren- tini ne I'ecano uno di speciale no vita, clie nel principlo e nel suo corso minacciava avvenimento traglco e compas- sionevole , e cui la fede e il coraggio d'' amore cangiarono in improvvisa letizia. Questa storia e assai bene accomo- data air efletto delT arte, ]5erche i piu forti e i piu teneri e dilicati seiitimenti racchiude, il palpito, la speranza, la paura, la gioja: meutre i casi clie ora si pongono in mo- stra con un solo aspetto tiuce e lugubre rattristano Tanima, funestano F imniaginazione , e spogliando le arti di poetico splendore ne turbano la loro bellezza, e le cangiano in arti del brutto. Per T intelligenza della pittm-a lacconte- remo brevemente qnesto avyeniniento. Correano tempi difficili , calamitosi, spaventosi: le furie civili con faci di sangue e di fuoco agitavano tremende parti, gnelfe e gbibelline : fazioni estreme pasciute di stragi cittadine e consanguinee : disfide senza gloria : vittorie ac- compagnate da colpa: non v^era prevalenza di parte, che non terminasse in pnbblica sciagura: clii potea dare un nome alle spoglie? Chi congratularsi ? Ai padri stessi era negato il conforto de^ voti : dico clie il piii abbominando de' mali clie possono afHiggere la misera umanita invadea ciecamente la Toscana : la civile discordia ! Chi puo ridire le vendette , gli aflanni , le ruine ! Basti per ogni esemplo il divino Allghieri ! Se non che per suo mezzo il Genio italiano purificato nelle sventure trasse poi da queir esilio la sua chiarezza , col piu sublime monu- mento delT umana creazione intellettuale : la Divina Corn- media: dair odio , dallo sfregio usci la grandezza: dalle tenebre la luce : da una somma invidia e ingiustizia la gloria d'' Italia ! Posto questo da uno dei lati quando avvenne il caso esposto dal nostro dipintore, .nequitosa eta volgeasi in To- scana , ma tale tuttavia , che oltre manifestare caratteri piu sinceri e franchi che queili del mascherato tempo no- stro, dava pure talvolta documenti di eroica magnanimita, anclie nel piii debile sesso. Fra le antichissime strade di Firenze havvi la via dei Bai'dl , lunga , fosca, angusta, che dalP estremita del ponte Bvibaconte si conduce al piede dritto del ponte Vecchlo. VARIETA.. 121 Que''suoi vetnsti casamenti, oh di quantl avvenlmenti terri- Jjlli delle fazioni, che ad ogni poco erano alle prese, fu- rono testinionj ! Ancora ne sono sqnallidi ! Avea dato nome al loco la gentilizia famiglia Bardi, die in quegli scommettimenti seguia le opinioni gliil^elline. Splendido ornaineiito e gioja di quella casa di autico le- gnaggio e rinomanza era una donzella di straordinaria hellezza , appellata Dianora , in tutta la pompa della fre- schezza dell" eta, e dotata di spiriti inaggiori del suo sesso. Vederla era un incanto: parlarle una seduzione : dice un vecchio scritto , che gli occhi suoi chiamavano amore, il sno sorriso era un non so che di celeste , lo incesso una dignita, e tutta la persona una meraviglia : adorna inoltre di una fiei'a virtu, seudo sicuro a sjiecchiatissima onesta. La sua educazione tenea pero del terribile perche nudrita di tutte le storie spaventevoll della citta partita , e quindi auimiratrice dei fatti ardimentosi , comeche avessero in se del crudele. Per questc sue civili qualita amore non avea ancora avuto dardo cosi forte onde ferirla : ne giovine amatore della sua forma avea osato collocare in essa il suo pen- siero , perche escludea la speranza : era insomnia un ama- bile spavento: un tiniore misto ad amore! Ma i suoi taciti fati giravansi pure ad aiumansarla e renderla docile a benigno afletto. Un Ippolito giovine nobilissimo , spettabile per decoro e belta, per animo libero e ardente , di essa perdutamente innamoro: ma oltre T inviola1)iIe sevei'ita della donzella eragli inviolabile ostacolo a possederla, Tessere esse devote air avversa parte guelfa. Amore pero per saldi impedimenti non rista dair affati- carsi per couseguire quanto desidera: amore vincitore delle parti pone a un livello le cose disgiunte: sfida le oppoai- zioni pel vanto di superarle : ei prima fiamma nelF uomo generoso trionfa d^ ogni alti-a voglia , rannoda i cuori ef- ferati , e quasi violento rapisce di mano alle private am- bizioni e contese V oggetto della sua conqulsta : quindi seppe Ippolito con tanta sagacita condursi , che in poco di tempo nel cuore della Dianora incese il suo medesimo desiderio. Fatti pertanto certi di una mutua benevolenza per scgni interpreti deir anima , e trovato modo di favel- larsi coir inframmezzo di una vecchia patrizia fatta teuera laa V A R I E T A . cle'sospirl del gioviaetto, ordlaarono modo di vedersi 11- beramente pei- stringere con sacramento iadissoluhile quelle nozze, alle quali i padri loro per Tira de'contrarj stea- dardi non avriano giammai acconsentito. Lo accontarsi fu: cUe Ippolito movesse notturno alia via de'Bardi: si fermasse alia casa della giovine sotto le finestre della sala maggiore non abitata : ella gli gitterebbe una funicella, alia quale Ippolito attaccata una scala di corda, la trarrebbe a se assicurandola a due ai-pioni: per quella salirebbe il giovine , onde aitarla a spostare una porta posteriore per ivi fuggire alia chiesa del parroco o al vescovo. II garzone, a cui la passione d^amore facea velo alio intelletto, venne al loco appostato : la giovinetta lo aspet- tava: discese la fune: la rea scala fu tratta e f'ermata, e Ippolito disponeasi a salire. Ecco un ingrato calpestio di gente, che avanza: armi mandano di lontano qualche lampo: erano le guardie not- turne della slgnoria scorte dal bargello. Non v''era tempo da perdere: Ipppolito sbigotti a quella sorpresa: ad amen- due manco il consiglio. Ei si diede a fuggire come colpe- vole giunto in flagrante: il bargello insospettito corse a gambe per raggiungerlo , e lo attrappo, e le guardie sco- versero il fraudolento ingegno per iscalare la casa. II misero giovine legato come un malfattore fu fatto priglone e air indoraani condotto al podesta coir iufame segnale : la scala dei ladri. In tanta jattura dovea V infellce palesare le sue inten- zioni? disonestare la fama della Jfiglia? accrescere Taschio e i dissidj fra le due famiglie? Tutto gla perdea dileguan- dosi la speranza di possedere Dianora: la vita gli sarebbe stata peggio che mortes si risolse morire: e accusandosi reo di attentato di penetrare in quella casa per derubarvi, voile piuttosto esjDorre il suo capo e T onor suo, che le- dere V estimazione della pudicizia della donzella. Parve cosa del tutto nuova: un giovine culto, allevato nelle vie deironesta, e fino allora di riputazione intatta, scovrirsi a un tratto ladro notturno , ed esso medesimo con perseveranza confermarlo. Tutti i nobili glovani della sua parte supplicavano a suo favore. II padre desolato im- plorava grazia o commutamento di pena, che il codice stabilito avea la morte ai colpevoli di quella enorraita: lo V A R I E V a'. 123 stcsso giudice avrebbe voluto salvarlo, raa la legge era cliiai-a , imperscrittibile. Fu adunque Ippolito dannato a perdere la vita: gla veala tratto al patibolo , e !o apparato ferale del supplizio pas- sava appunto per la via de Bardi. Altri vuole che cio fosse ad esempio, percbe ivi erasi colto il reo: altri percbe Tp- polito avea chiesto come ultimo conforto di tenere quel camraino: la citta era in un movimento, in uno stupore universale per la quasi incredibilita delfaccidente: immensa fi-equenza di popolo accompagnava il luttuoso spettacolo: ognuno sbigottia alia vicina esecuzione. Solo il giovine col testimonio della pura cosclenza niovea intrepido e rasse- gnato alia sua sorte: unicamente avrebbe voluto bearsi di un estremo sguardo dell' araata donna, come ristoro baste- vole del morire per cagion sua. Amore e fortuna non gli vennero meno in quel terribil memento. Amore che pone ardimento disusato anche nei petti piu imbelli ; punse Dianoi'a , che istrutta del pericolo d^ Ippolito si precipito dalle scale , lanciossi sulla strada gridando come disperata = Rendete Ippolito all' amor mio: egr induce in inganno la santa giustizia : per mia cagione tradisce la religione della verita : ei non e d' altro reo clie di amarmi: per cansare i cognati sdegni volea occulto introdursi da me oude ferniare onestamente le nostre nozze: egli e lo sposo mio : o un sacro laccio unira i nostri cuori, o io pure seco raorro ! = Fattasi intanto strada fra la moltitudine, spingeasi ad abbracciare il suo Ippolito. La reverenza della virginita della figlla, Torrevolezza del casato , il fervore deUe sue parole, la novita del fatto, Io stato del giovine, che in tanta sorpresa poco manco che non cadesse senza spiriti, raramirazione di tutti e un tumulto di varj aiFetti , che negli astanti si sveglio , fecero sospendere la marcia. Ippolito colla donzella fu ricondotto al giudice , che meglio cogli antecedenti verificate le circo- stanze dell' amore, lo trovo innocente e lo assolse. Ado- peratosi poi felicemente alia riconciliazione delle due fami- glie, i due giovani in premio della loro fede e costanza potettero celebrare le loro sponsalizie fra il plauso e il giubilo di tutti i buoni. Ognun vede come questo caso possa eccitare 1" inspirazione di un giovine artista : quanti momenti accomodati all' ef- fetto deH'artel Quai volti di nuovo carattere, e quaii 124 V A R I E T A.\ perturbazioni da significarsi col pennello ! II Servolini aclun- qne non lascio sfnc;a;irsi cosi spleiuliilo argomento, tanto piu clie afFaceasi alF indole sua e alia sua maiiiera di dipingere, clie tiene il principale sue merito dalf espressione , come gia fece amplissima prova col suo bel quadro della Stuarda. Egli scelse lo istante piii hello, piu animato : quello di Dianora , clie corre ad Ippollto condotto al supplizio , e colla sua suprema bellezza , colla pieta delle sue grida , colla libera confessione de' suoi amori fa forza ad ogiii petto, e glunge a commovere lo stesso carnefice. E chi non dovea intenerirsi , se ogni cuore e jDreso di conimiserazione al solo aspetto del quadro, ove il dipin- tore ha si bene i-itratto la disperazione della giovinetta, lo smarrimento d'lppolito, e mille diversi commovimenti negli astanti ? L' ordinanza del quadro seguita la verita del fatto : Ta- zlone e arricchita da infinita moltitudine di popolo , con begli episodj compartito : ma la sospensione degli animi trionfa generalmente pel subito mutamento indotto dallo slaucio e dalle parole di Dianora. II disegno e facile, aggradevole, corretto : molta e la grazia nei volti de"" fanciulli e delle femmine : e leggerezza assai di tocco , e un hello impasto , un dolce accordo , e taloi-a nn certo sfumato mistico , e amoroso neiresecuzione. Fra le opere della scultura ci piace poi prescerre una statua grande al naturale di Luigi Pamjialoni. Abbiamo avuto occasione di parlare altre volte di questo esimio ar- tista , e mostrare il distinto suo merito , specialmente nella naturalezza delle sue figure, nella vaghezza e virginita sparse ne soggetti innocenti e leggiadri : dicliiarando an- cora com'' ei possegga il raro talento di nnire il genera forte e severo alF amoroso e grazioso. Ora ha egli condotto nel marrao una Venere in piedi , che entra nel bagno : non fu pero suo concetto effigiare una Venere sulle forme ideali stabilite dai tipi greci : voile modellare la madre d^ amore con diverse carattere : preferi una Venere terrestre per meglio couseguire i voti degli uomini , clie per loro fralezza sono piu tratti da questa che dalla venere Urania : e troppo bene aggiunse al suo scopo: perche dono alia sua figura forme tolte dalla sola natura , senza punto idea : e le die lusinghiera movenza e un aspetto che ti seduce : un riso scaltro e nialigno, che V A U I E T a'. 125 Jiresti celare uii pensicro riposto^ pevclve vi fu chi pose sotto la statua il verso cli Orazio = Vultus nimiitm litbri- rtii adspici. = Per noi si vuole parlare liberamente. Lodlamo lo scul- tore per la mirabile moi'bidezza con cui ha coiidotto il iiianno , per T efficacia de'.T espressione e per la finitissiina diligeiiza con che sono lavorate le estremita: ma non pos- siamo lodare Fargomento. Che v"" e egli bisogno ai di nostri ancora di una Venere? Che ha ella a fare con noi ? E forse Jjene indncere nelle menti con una Venere terrestre specie perigliose? Incendcre i petti di sentiment! troppo uraani ? Senza clie trattare soggetti recall dagli antichi artisti ad una eccellenza insormontabile, e consiglio audace o al- meno ozjoso : gli e come imitare la temerita di que'' tra- gici che osaiio cimentarsi sn2;Ii argomenti , ai qitali acqiii- starono eelebrita invincibile Sofocle ed Euripide. Bramansi soggetti piu opportuni , piii intrinsecati alia nostra civilta. I cultori delle jiroduzioni del genio non deb- bono inspirarsi che a temi atti a purificare il costitme , a incendere T amore della patria, a fare avanzare T umano inteiletto , a minorare le umane infelicita. La missione delle letiere e delle arti e di aumentare le attrattive della virtii, di accrescere T orrore del A'izio, di reuderci piii gentili colla contemplazione del bello , di ofFerirci onestissimi di- letti , di farci insomma migliori. Avvi oltre questo un altro scopo degno de^ sudori del- 1 artista : quello di consacrare colT arte sua la niemoria degli uoraini prestantissimi, di rimeritare le cittadiue bene- mereuze , di emendare le patrie ingratitudini , di onorare le nostre intellettuali illustrazioni. In questo intendimento abbiamo porto al Pampaloni un soggetto degno del suo scarpello: un soggetto che si presta anche alia gentilezza materiale delf arte per la venusta della sembianza : un soggetto che cancellerebbe una pub- blica vergogna. Raflaello Sanzio principe della pittura^ immensa gloria d Italia f, delF itmana specie decoro f, sospiro di tutti i petti bennati ; ammirazioue di tutti i popoli^ RafFaello che ri- trasse le gloiie de pontefici , condusse i jiiu sublimi argo- menti delle due storie, e colla mirabilita, santita e cele- stiale iDcl'ezza delle sue immagini raddoppio il culto della 126 V A R I E T a'. religione: Raffaello augusta dignita del genlo; piii angelico che uraanoj il cui nome esprime un'' estasi divina; la cui fama confondesi coir immensita della terra ; RaiFaello San- zio noa ha uu simulacro! Melchior Missirini. Notizie circa il trattamenio elettro-clumico de'minerali dargento, di rame e dl piombo , del sig. Becquerel presidente delV Accademia delle scienze. Queste notizie sono estratte da un discorso letto dall"' il- lustre fisico sunnominato nella pubblica annual sessiono delle cinque Accademie dell Istituto di Francia, tenutasi il a maggio i838. Annunziamo preventivamente che il nuovo, e veramente maraviglioso, trattamento del detti minerali, inteso a trarne pura sostanza raetallica, consiste nel porll in una soluzione coucentrata di sal comune insieme a ferro. I minerali di cui principalmente e quistione sono quelli d argeato, ne''quali clue tal metallo od e nativo, O com- binato al cloro, alio zolfo, alKarsenico, airantimonio, al rame od al ferro, ecc, oltreche mescolato con varie so- etanze sihcee, calcari od altre. L'^estrazione del prezioso metallo veniva eseguita mediante la fusione o ramalgania- zione, ma come la scarsezza del combustibile avea fatto sostituire il secondo mezzo al primo, cosi oramai la scar- sezza del mercurio rallentava la coltura delle miniere d'ar- gento in generale, e facea lasciar neglette quelle che non ne erano doviziose. " Cominciasi come si fa neiramalgamazione (cosi il si- gnor Becquerel) dal sottomettere il minerale ad una prepa- razion preliminare, usando or Funo or Taltro processo secondo la natura del medesimo mineral proposto, e i mezzi che per le sue chimiche produzioni meglio il paeso possiede; poscia nella massa minerale convenevolmente di- sposta e inumidita si fa trapassare un'elettrica corrente; questa s'impadronisce delFargento, e lo trasporta su corpi non ossidabili, sui quali raccogliesi in istato di polvere, di cristalli o lanielle, secondo Tintensione della possa de- componente, e frattanto i principj acidi o che ne faceaa le funzionl, tratti in altra direzione, raccolgonsi in ua particolar luogo dove coadjuvano alF opcrazion generale. Affin di produrre la detta corrcnte non e mestieri di V A K I E T A. 127 apparecchi artlfizlosl o dispendiosi, ma solo dl alcune lame di ferro poste ia tal situazione ch^elle vengano rapidamente alterate. L*'elettricita che se ne svolge nel solo corso d''al- cuni istanti, e quand anche non si fosse usata salvo che una sola lamina di ferro la cui superlicie non si estenda che per qualche decimetro quadra to, basterebbe a tutti fulminarci se fosse possibile di raccoglierla. Ne qui finisce la maraviglia, che egli e dato di raddoppiare, triplicare ed anche quadruplicare Tazione decomponente di tale elettri- cita, facendo insiem cospirare tutte le parti operose, tal- che si imiti quella pila di Volta, ch e oggetto di nostra eterna ammirazione. Oh qual possa, abilitata a chimiche operazioni^ ha posto natura in arbitrio nostro, e di cui per altro sol da pochi anni veramente s^apprezza tutta Timpor- tanza! (1), » L' elettricita nelle azloni chimiche svolta n'andava, comunque iramensa, ordinariamente perduta; era mestieri guidaria , impadronirsene , trarne vantaggio , ed applicarla ad uso non meno importante di quel del ralore; e cio fu £atto mediante il soccorso che Tarte porse alia scienza. Per ottenere tal copia di calore , quaP e richiesta dai bisogni raetallurgici, e mestieri di gran copia di combustibile che non trovasi ovunque, invece affin di procacciarsi I'elettri- cita iiecessaria alia decomposizione di non poca quantita di conibinazioni metalliche, e quindi ottenere efFetti pari a quei del calore, non e d'' uopo che di logori pezzi di ferro che ovunque si trovano dove e civilizzazione. Ia mancanza di vecchio ferro potranno i popoli indiani valersi (l) Pero ranno medesimo della invenzion della pila, cioe nel 1 800, vemie fatto al Brugnatelli di ottenere con essa manifesti trasporti di materia metallica, onde pote aifenuare che, quando Possielettrico (elettrico) e in moto scioglie alquanto i metalli medesimi e seco li trasporta a considerabile dlstanza . . , e li deposita sopra altri me- talli ... 171 molte circostanze I' ossielcttrico (elettiico) e tanto energico di attenuare la sostanza stessa dei luetalli e ridurli ad una finezza estreiua e trasportarli seco attraverso qualunque sostanza permeabile all' elettrico senza pero che il metallo abbia cangiato natura. Veggansi le Osservazioni chimiche sull' ossielettrico stampate negli Annali di chimica (torn, XVIII, Pavia 1 800): tali Osservazioni sono state nienzionate dal Davy sul principio della sua celebre Meinoria, nella quale ba fatto comj^iutamente conoscere i trasporti elettrici e le lore leggi. Trans. Phil., an. 1807, part, I. pag. 2. 128 V A R I E T A*. del ferro meteorico qua e la sparse iielle pianure cl' Ame- rica, e con esso estrarre Pargento da'' lor mhierali, quando lore avveuga d'essere abbondantemeiite forniti di sal ma- rine. » Allorqnando relettriclta irrompe nelle preparazioni minerali, la si costringe, presentaiidole certi ostacoli, a im- padronirsi delTargento cU'ella trae seco al difuorl, lasciando gli altri metalli cui esso e combinato. Pel tal modo si giunse a separare rargento dal rame, operazione di metallurgia lunga e dlspendiosa , e per cui si ricliiede gran consumo di combustiljile. Tutte le operazioni di cui feci motto av- vengono tacitamente ma con sorprendente rapidita, poiche non appena gli apparecchi dan principio ai loro lavori die gia tosto con forza sen manifestan gli efl'etti. " I primi esperimenti furon fatti sopra quaatita mini- missime di minerale, poscia sopra alcune centinaja di chi- logramml. Finalmente , da poco tempo , j^arecchie migliaja di chilogrammi ne furon trattate con riuscimento com- piuto. >f Perclie Targomento di cui ci occupiamo ottenesse una soluzione grandiosa c^ era mestieri il soccorso d^ uo- mini facoltosi ed illuminati ; ed io li trovai ne'' signori Blacque, Certain, Drouillard, clie mi fecero arbitro, a Pa- rigi, e di minerale e di un officina metallurgica opportuna agli esperimenti, die solo la scienza doveva condurre. Que- sta officina fu costitnita in guisa da potervi trattare an- nualmente aoo,ooo chilogrammi dl minerale, cioe la quinta 0 la decima parte di quella quantita die vien sottoposta all amaigamazioue in un''officina ordinaria d^America;, 2000 chilogrammi sono stati trattati immediatamente senza diffi— colta di sorta. Quindi e concesso di credere die T uso di un tal processo sia ormai per 1 iudustria un acquisto si- curo. " L^ operazione, comprese le preparazioni prellminari, non dura piix die quindici giorni , purche la teauta in argento non sia piii che da uno a due millesimi;, alF in- contro r amalgamazione in America dura un mese e so- Vente di piii. La differenza di questi due modi di tratta- mento e capitale^ quelle da noi descrltto ha il pregio del- 1 economia di tempo, e dresser abile a sottrarre al minerale sine allultime particelle d'argento senza far uso di iiier- curio, il che non s^ ottiene con T amalgamazione. V A K I E T A . 1 29 " L^igual trattamento e applicabile ai niinerali di rame; questo raetallo ne vien somministrato in istato di perfetta purezza, e quindi seaza traccia di ferro che ne alteri le fisiche proprieta. " I minei-ali di piombo possono egualmente venir sotto- messi al trattamento elettio-chimico^ ma la lor decompo- sizione non avvien si raplda come quella del minerali d'' argento e di rame. >i Ecco dunqiie come Telettricita che, senza che noi ce ne avvediamo, svihippasi quando un pezzo di ferro s^ ar- rugginisce o si altera, A'aglia a produrre i piu grandi ef- fetti chimici di cui ci sia d'' uopo nel trattamento de mi- nerali metalllci. Dico i piii grandi effetti, giacche essa de- compone egualmente anclie i minerali di ferro in dicevol modo disposti. II ferro per tal guisa elaliorato ci viene agli sguardi, per effetto del modo d^aggregazione di sue mole- cole, in aspetto di purissimo argento. Tanta e la rassomi- glianza di questi due metalli, che non si saprebbe distin- guerli se la pronta ossidazione del ferro non ne rendesse manifesta la natura di esso. " La possanza elettrica, considerata qual forza chimica e forza inotrice , e probabilmente destinata, in un non lontano avvenire, a moltipUcare i nostri mezzi d\ittivita, e ad imprimere un grandc impulso alle relazioni sociali. E a sperarsi die la Francia sara la prima a. aimustrare i vantaggi che ritrar se ne possono nell industria metallur- gica. " Questa possanza inline domina in tutta la natura , suUa terra e ne^celesti spazj , perch' ella e ovuiique siavi materia organica od inorganica; e pero ella serve di co- mun vincolo a tutte le scienze fisiche. Quindi lo studio di sue proprieta, di sue leggi, d'ogni parte attrae 1 attenzion de"' filosoHf, e maggior si rende Tardore con cui questi il coltivano per la speranza che li anima di governare e far utile tal forza la cui piu profonda cognizione puo avviarli in quella di gran iiumero di fenomeni, su cui le investi- gazioni loro non dift'usero iinora alcuna luce. » {Bibl. umv. juillet 18 38.) Blbl. Ital. T. XCIII. l3o V A R 1 E T A . Adunanza del professorl e dei cultori delle scienze fi- siche che si terra in Pisa nel JoSp. Chiarissimo Signore , La fama ognor crescente delle rlunioni annua che i pro- fessor! e cultori Tedeschi delle scienze natui*ali sogliono tenere in una citta della Germanla per ciascun congresso diversa , invitandovi eziandio gli stranieri , venne in Italia viemagglormente diffusa per un articolo relativo avida- mente letto, non a guari, nella Biblioteca Italiana ( T. 91.5 pag. 2,67 ). II desiderio percio di vedere una simile isti- tuzione fra nol, desiderio che gia in molti dei nostri scien- ziati allignava , si acci-ehhe in loro , e in non pochi altri si propago di maniera, che ai voti nostri sonosi riuniti quelli di persone riputatissime neile suddette facolta, le quali accennarono altresi che la citta di Pisa estimavano opportunissima a congregarvisi la prima volta colle sem- plicissime norme della Germania , e quindi provvedere in quale altra citta d^ Italia potesse rinnovarsi la convoca- zione per V anno avvenire. Se r amore del luogo natio non rende sospetto il pen- siero di alcuno tra 1 soscrittori al presente foglio , se il dritto veder dei nostri coUeghi non puo interpretarlo di- versamente, bene ci sembra che si apponesse chi giudicava doversi iiitominciare Ja Pisa. Perche questa citta che fio- risce nel centro della nostra penisola in ogni maniera di studi , e pure assai vasta ed opportuna ad albergare molti forestieri di ogni grado, e amena, tranqullla e ricca di Musei ;, ed a perenne e scambievole onore della Reli- gione , della filosofia e delle belle arti , mostra altera la torre, da cui si bene esplorava le maraviglie del cielo il maggior dei filosofi naturali dato dalla Toscana alia co- mun patria. Se finora i Prlncipi della Germania gareggiarono neirof- ferire cospicue citta dei loro Stati per cotali rlunioni, cui place rlmaner libere nella scelta, come per esempio (senza ritornar molto indietro ) abbiam veduto che S. A. R. 11 Granduca di Baden desiderasse di avei'la neir amena Fri- burgo , dopo che la Cesarea Maesta deir Imperatore d^Au- stria e Re del Regno Lombardo-Veneto aveala volentleri accolta nella capltale della Boemia, come S. M. 11 Re di Wurtemberg albex'gavala prima nella stessa Stoccarda, e VARIETA. l3r come in quest* anno S. A. 11 Principe di Waldeck Invitolla in Pirmoiite, chi potra duhitare che S. A. I. e R. 11 Se- renisslmo Granduca dl Toscana non sara per godere assai dl questo nostro Invito nella sua dotta Pisa? A niuno forse degli sclenziati cui scrivianio giunge uuovo che I'A. S. I. e R. piacesl di possedere nella sua inestimabile Biblioteca prlvata qualunque belP opera che tratti di scienze natural!, e che le ama e le coltlva a segno, che la severa Societa Reale di Londra , con x'aro esempio, lo aggregava tra^ suoi. Seguendo pertanto 11 conslglio di molti , e V approva- zione dl altri , ne discostandosi punto dalle pratiche tanto fellcl In Germania , veniamo ad annunciare che nel bel mezzo delle ferle autunnali del corrente anno 1839, dal di prlmo al quindicesimo dl ottobre Inclusive, sara aperto m Pisa 11 Consesso del professorl e del cultorl delle scienze fisiche in Italia , comprese la medicina e T agricoltura s\ utlll air umanita. E cio conseguentemente ci afFrettianio di parteclpare ai professorl delle scienze suddette nelle varle Unlverslta degli Stati Italianl , ai direttori degli studj delle medeslme , al capl e direttori del corpl del Genio , degli orti botanlci , del Musei dl storia naturale , ai Lincei di Roma, al mciiibil deir I. e R. Istltuto di Milauo , della R. Accademia delle scienze di Torino , della Societa Ita- liana dl Modena , delP Istltuto di Bologna , della R. Ac- cademia delle scienze di NapoU , dplla Gioenla di Gatatiia, e dell I. e R. de"" Georgofili dl Flrenze; non senza dame anche contezza oltremonti ai capl delle piii famose Acca- demle , affinche possano comunicarne la notizia ai rispet- tabill Socj, che tra nol saranno mei'itamente accoltl , esi- bendo 1 loro respettlvl diploml. E superfluo 11 tratteiiersi qui sul vantagglo che puo de- rivare dal commerclo delle pecullarl idee dlrette in ispe- cie al perfezlonamento delle artl , polche vol, chiarissimo signore , slete persuaso che questo mezzo e uno de'' piu efficacl a dlfFondere utlll cognizioni, ed a conseguire si no- blle scopo. Al Cattedratlco Italiano , seniore tra''presentl in Pisa, nel primo giorno dl ottobre, tocchera aprire TAdunanza della quale sledera reggltore in tutta la sua durata ; ed 11 Se- gretarlo sara scelto dl suo genio tra" professor! delF Uni- Versita dl Pisa. L assemblea generale si dividera 11 secondo gioruo in quante sezlonl verranno suggerite dal riscontro l32 V A R I E T A. delle diverse branche scientifiche coltivate dagf interve- nuti ; ed i merabri di clascuna sezlone sceglieranno a loro stessi un Presidente ed un Segretario italiano. L'Assemblea generale medesiraa decidera nel settiino giorno come e dove sara per adunarsi nell aano futuro. Al cominciare del inese di agosto si spediranno nuove lettere circolari , dalle quali verranno iiidicati i provvedi- menti locali , non meno per gli alloggi die per tutto clo che riguardar possa la comoda , lieta e pacifica dimora di tutti coloro che si compiaceranno d'' intervenii-e. Firenze, 28 marzo 1839. Principe Carlo L. Bonaparte. Cav. Vincenzo Antinori, direttore delF I. e R. Mu- seo di fisica e storia naturale di Firenze. Cav. Gio Battista Ainici , astronomo di S. A. I. e R. il Grandnca di Toscana. Cav. Gaetano Giorgini , provveditor generale del- r I. e R. Universita di Pisa. Dott. Paolo Savi , professore di storia naturale neir I. e R. Universita di Pisa. Dott. Mauhzlo Bufalini , professore di clinica e medicina nell' I. e R. Arclspcdale di Firenze. Sul metodo di render permancnti le immaginl formate al fuoco di una camera oscura. In una radunanza de' merabri deirAccademia delle scienze in Parigi tenutasi ai 7 gennajo ( 1839 ) Arago parlo ai suoi colleghi intorno alia bella scoperta di Daguerre, suUa quale correano nozioni poco precise. Ognun conosce , disse egli , V apparato ottico inventato da G. B. Porta , che suolsi chiamare camera oscura , ca- mera nera ; ognuno avra avuto luogo d^ osservare con quanta nitidezza , verita di forme , di colore e di tono , gli og— getti esterni si riproducono sopra una tavola collocata al fuoco della larga lente die e il principal costitutivo di cotesto istromento ; ed ognuno del pari dopo avere ammi- rato le prodotte immagini , avra bramato che vi fosse un modo per renderle permanent!. Questo si trovo, dacche il sig. Daguerre ha scoperto la maniera di preparar le tavole per renderle atte a ritenere un perfetto impronto deirimmagine ottica, coi piii minuti V A R I E T A . l33 particolari , con una meravigliosa fiaezza e precisione. A dir vero , non sarebbe troppo V asseiire che egli ha sco- perto i inezzi per fissare le immagirii quando col suo me- todo si conservassero i color! : ma , dicasi a scanso d"equi- voco, nei qnadri , nelle copie di Da guerre , non meno che nei disegni a matita nera , nelle incision! a bulino , o me- gjio nelle incisioni alPaccfua titita, non si vede se non del bianco, del nero, del grigio, della luce, deir oscuro, delle mezze tinte. In una paroLi , nella camera nera di Daguerre la luce genera da se stessa le forme e le proporzioni de- gli oggetti esteriori con una quasi matematica precisione, serbandosi esattamente i rapporti fotometrici delle diverse parti bianche , nere , grige. Ma al tempo stesso e neces- sario soggiungere che il rosso, il giallo, il verde, ecc. sono rappresentati da mezze tinte , perche il suo metodo crea de'' disegni e non de'' qnadri colorati. I piix liei saggi del nnovo ritrovato mostrati dall'inven- tore ad Humboldt, Biot, Arago sono: una veduta della grande galleria che unisce il Louvre alle Tuilleries , del- r antica citta e delle torri di Notre -Dame , alcune vedute della Senna e di parecchi de^ suoi ponti , non che di al- cune barriere della capitale. Questi quadri non ]3erdono raenomamente della loro nitidezza anche mirandoli coUa lente, per gU oggetti almeno che stavano immobili mentre andavano generandosi le loro immaglni. II tempo che richiedesi a produrre una veduta quando vogliasi che riesca vigorosa di tono , dipende dair inten- sity della luce, e pero dalP ora e dalla stagione. Bastano otto o dieci minuti nei pien meriggio estivo ; due o tre basterebbero forse in altri climi , p. e. in quello d^ Egitto. II procediraento di Daguerre rese necessaria la scoperta di una sostanza piu sensibile alF azione della luce di quello che sieno le sostanze gla studiate dai fisici e chimici , e del modo di privarla , ad arbitrio delP operatore , di tale proprieta. II Daguen-e consegui tale intento f, giacche i suoi disegni , condotti a compimento , non soffrono alterazione se vengono esposti alia piena luce solare. Ma la delicatissima sensibilita del preparato di Daguerre non e la sola circostanza che ne diversifichi la scoperta dai tentativi imperfetti finora esplorati per disegnai-e del ritratti a profilo o siloette sopra uuo strato di cloruro d"'ar- gento. Questo sale e bianco , si annera alia luce % per il l34 V A R I E T k . clie le parti bianclie della immagine passano al nero, men- ti'e le nere restauo bianche. SuUe tavole di Daguerre, quale e r oggetto, tale ne e il disegno : il bianco corrisponde al bianco , le mezze tinte alle mezze tiiite , 11 nero al nero. Arago continuo col metter in vista i vantaggi che dalla invenzione di Dagnerre rltrarranno i viaggiatori , le dotte societa, e chiunque oggidi sta occupandosi con diligenza nel disegnare i monumenti architettonici sparsi per tutta la Francia. Ne temano percio verun danno i disegnatori ; perciocche le loro incombenze s"^ accresceranno ; e se lavo- reranno meno a cielo aperto, avranno un compenso nel cre- sciuto travaglio die dovranno eseguire nelle loro sale. E altresi probabile che il nuovo reagente sia per som- ministrare mezzi preziosi d investigazione ai fisici ed agli astronomi. Richiestone dai ricordati accademici , Daguerre fece nascere 1' immagine della luna , formata al fuoco di una lente mediocre, sopi'a una delle sue tavolette, e 1 im- magine vi lascio un' impronta bianca evidente. Alf incon- tro quando col cloruro d" argento si voile fare un consi- mile tentative , una Commissione delPAccademia composta di Laplace , Malus e Arago non ottenne un risitltamento apprezzabile. Puo opporsi, e vero, che allora Tesposizione alia luce non si prolungo cjuanto doveasi ; ma ad ogni modo sara sempre incontrastabile che Daguerre fu il primo a produrre una modlficarioue chimica sensibile col mezzo de' raggi luminosi del nostro satellite. L' invenzione di Daguerre e il frutto d' una perseverante occupazione di parecchi anni, in cui ebbe a collaboratore un suo amico, il fu Niepce di ChaIons-sur-Sa6ne. Pensando al modo di compensarsi nelle spese e nelle fatiche soste- nute , il valente pittore s"" avvide tostamente che a cio non gli varrebbe una patente d'' invenzione ; mentre, scopertosi il suo metodo , qiaesto diverrebbe un espediente di cui po- trebbe chicchessia giovarsi. Unico saggio consiglio pertanto sarebbe che il Governo direttaraente compensasse le spese a Daguerre , lasciando che il mondo tutto possa liberamente fruire d' una scoperta da cui verra tanto utile al progresso delle arti e delle scienze. Arago si dichiaro disposto di presentare una domanda al Ministero o alle Camere a questo oggetto , tosto che Daguerre , il quale gli promise d'' iniziarlo in tutti i par- ticolari del suo metodo , gli avra mostrato che questo alle V A R I E T a'. i35 proprleta miralnli, si ben coinprovate dagli esperimenti, uni- sce il pregio d"' essere economico , agevole e praticabile in ognl luogo da'' viaggiatori. Biot si mostro concorde coU' esposto da Arago sui bei risultamenti ottenuti dall' inventore. Dopo averli reiterata- mente considerati , dopo aver piu volte udito Daguerre che gli narro alcune delle moltissime esperienze da lui fatte sulla somma senslbilita ottica del coniposto da lui ideato, egli non meno che Arago spera che se ne potranno de- durre de'' mezzi nuovi ed efficaci per isUidiare le proprleta d'' uno degli agenti naturali i ])iu necessarj a coaoscersi, ma che iinora per pochissime vie ci venne fatto di sotto- mettere a prove indipendenti dalle nostre sensazioni. Anzi per esprimere la sua opinione a favore di tale ritrovato, egli crede di poterlo opportunameiite paragonare ad una re- tina artificiale che Daguerre ha messo a disposizione dei lisici. Erano le cose in questo stato, quando il sig. H. F. Talbot, membro della regia Societa di Londra e valente fisico, scrisse separatamente ad Arago ed a Biot enunziando loro che fra poco avrebbe diretto airAccademia delle scienze una di- chiarazione per conservare il diritto di anteriorita ch egli crede possedere sopra Daguerre nei due punti fondamentali , del render fisse cioe le immagini prodotte nella camera oscura e della maniera di conservarle sicche sostengano la piena Ince del sole. Biot ha gia rlsposto al fisico inglese , istruendolo sopra alcune particolarita riguardo alia pubbli- cita della scoperta di Daguerre delle quali egli non era bene edotto. Nel resto i due accademicl , senza pretender di decidere la gelosa questione, per cui pare che si prepari una di- scussione apposita , mostrano coW addurre alcuni fatti ca- pitali che la rinomata scoperta ha un^ origine piii antica di quelle che possa per avventura opinarsi. Fino dal 1814 il signor Niepce di Chalons-sur-Saone avea cercato di perfezionare il mezzo con cui Chai"les e Wedgewood ese- guivano de"' ritratti a pro/ilo o siloette. Nel 1826 egli tro- vavasi in grado di produrre immagini le quali mediante un certo procediraento , che Arago promette di far cono- scere a tempo debito , resistevano all"" azione ulteriore dei raggi solari. Associatosi poi Daguerre a Niepce nel 1829 per istudiare cotesta materia, ne pei-feziono il metodo. 1 36 variety'. anzi , prima clie morisse Niepce (cio clio avvenne ai 5 di luglio i833), egli era gia pervenuto al preparato, nuovo del tutto, di cui si vale oggidi , da lui in seguito leggei'- mente modificato. A qneste ragioni addotte da Arago sulla fede di autentici documenti, Biot aggiiinge clie il Giornale (francese) degli artisti nel tomo II pnbblicatosi nel set- tembre del i835 annunziava fin d''allora la scoperta di Daguerre: in prova di die egli riporta il seguente passo : " Tali scoperte ( di Daguerre ^ di cui ragiona il giornale) lo hanno condotto ad un^altra analoga, ed ancor piu mirabile: egli ha trovato per quanto si narra , il modo onde rac- cogliere sopi-a una tavola da lui preparata V immagine pro- dotta dalla camera oscura : in raaniera che un ritratto , un paesaggio , una veduta qualsivoglia projettata sulla ta- vola vi lascia un impronto in chiaro e scuro , presentando COS! il disegno piu perfetto che si possa bramare. Una ac- concia preparazione conserva V immagine per un tempo indefinito. " Or bene, conchiude Biot, cio che il citato Giornale annunziava nel i835 intorno alia scoperta di Daguerre e appunto quello ch' egli ha mostrato a tutto Parlgi sul finire del i838. Nota del sianor Biot intorno ad una carta sensibile o preparata dal signor Dagitcne. Daguerre informato da me che avrebbe egli prestato un servigio di gran momento ai fisici indicando per le spe- rienze loro un preparato che all'azion dclla hice fosse piii prontamente sensibile di qnelli finora conosciuti, me ne mostro uno da lui inventato sino dal i8a6 dotato in som- mo grado di tale prerogativa. Ma siccome il preparato da lui attualmente usato pe' suoi quadri e piu pronto ancora, riproduce il chiaro e lo scuro coi loro proprj caratteri, ed e in oltre fondato sopra principj difFerenti affatto da quelli da cui deriva la preparazione di cui gia m'avea parlato, mi concedette licenza di presentar la piii recente all'Accade- mia. Incarico ch'io tanto piu volentieri accettai, quanto che ebbi non ha guari a provar dispiacere di non posse- dere un tale istromento per le mie ricerche: poco importa, in fatti, nelle semplici esperienze fisiche , che i chiari e gli oscuri degli oggetti sieno o no scaml)iati quanto V A R I E T a'. 187 all'ordme loro, purche I'effetto della irradlazlone si renda quasi istantaneamente manifesto. Ecco la ricetta , o regola insegnata dal Dagnerre, ch' e- gli mise in pratica in pochi niomenti alia mia presenza , e di cni mi fece scorgere la somnia sensibilita alia debole luce diffusa nello spazio somministrata jeri, 18 febbrajo, a quattro ore e mezzo pomeridiane a traverso i vetri d' una finestra. Si pigli della carta senza colla, o leggermente incollata, come quella da stampa : si temper! nell' etere muriatico debolmente acidificato mediante la scomposizione lenta cui soggiace col tempo; od anche si applichi un tal liquido coa un pennello grosso assai molle;poi si lasci disseccare al- I'aria, o si dissecchi a nn blando calore. Ma, nell' uno, o neU'altro caso si aspetti (avvertenza essenziale) il coropiuto essiccamento. Piglisi allora una soluzione di nitrato d'argento nelfac- qua distiUata, soluzione che convien tenere sempre ripa- rata dalla luce in un recipiente ben chiuso con un turac- ciolo smerigliato, e vi si temperi la carta disseccata gia impregnata d'etere muriatico. Con un pennello assai mor- bido si potra distendere cotesta soluzione; ma slccome hisogna allora stenderla in riglie successive e contigue, il signor Daguerre nota che gli estremi ai quali le riglie si toccano essendo , in vlrtii della loro stessa successione, accoUati 1' uno all' altro in condizioni fisiclip difFerenti , si mettono in condizioni elettriche dissimili nella linea di contatto ; donde nasce che questa linea e poco sensibile alia luce , e si disegna in linea biancasti'a sul fondo. Si schiva un tal accidente temperando la carta nel nitrato, o versando questo liquido equabilmente sopra una sola delle sue faccie. Del resto, una tal circostanza, che molto rileverebbe pei disegni , e di niun danno nelle fisiche indagini, a meno che si trattasse di istituire confront! con tutto rigore d'esattezza. Si faccia poscia disseccare la carta all'oscuroi che se si amasse faria disseccare col calore, si abbia la cautela che questo sia assai moderato. Imperocche, quando il pre- parato e ancora umido V irradiazione calorifica emanante anche da corpi non luminosi influisce sopra di esso, per colorarlo, nel senso stesso in cui v' influisce la luce. Quando non si abbia ad iisar tostamente la carta cosi preparata , l38 V A R I E T a\ bisogna serrarla, e comprimerla in iin libro o in un porta- fogli aftioche noii circoli intorao ad essa ne la luce, ne .I'aria. La carta suddetta esposta alia luce solare, od alia luce dlfFusa^ sia questa diretta, o sia trasuiessa da una lavola di vetro diafana, colorasi con mirabil prestezza, massima- niente se e ancora umida ; e gia palesa time uiolto sensibili prima clie il nitrato lasci scorgere la minima traccia d'alte- razione. La differenza di sensibilita qui accenuala continua in tutte le fasi di colorazione cui soggiace la carta : in qualsivoglia istante si manifesta coll'eccesso attuale di cO' lorazione della parte che fu primieramente impregnaia d'e- tere muriatico. Si riesce a iissarla a quel grado clie si vuole, ed impedirne ogni ulteriore progresso, sottraendo il nitrato che non e ancora entralo in combinazione. A questo in- tento basta bagnar la carta in una massa d'acqua suflS- ciente a lavarla diligentemente; quand" essa in seguito e ben asciugata, ma senza il calore, non riceve piii le impres- sioni della luce. Se poi non si lia intenzione di conser- varla in uno stato fisso e immobile, di colorazione, basta tenerla cliiusa all'ombra in un portafogli, e non guardarla se non alia luce artificiale, specialmente nei primi giorni successivi alia preparazlone. Giacclie, d'allora in poi la sensibilita di essa va ognor piii illangnidendo , sino a non divenire se non assai lentamente eccitabile. Daguerre lia osservato che il lavamento non e del pari efEcace so- pra ogni pasta di carta ; ma non avendo trovato in que- sta preparazione tutte le doti clie per riguardo all' arte si desiderava, non credette doversene piu a lungo occupare. Gli efFetti con tal mezzo conseguiti riproducono neces- sariamente V intensita della luce con una intensita di co- lorito ; percio facendone uso come di preparato pel qua- dro della camera oscura, gli oggetti chiari, p. e. il cielo , sarebbero rappresentati in nero, e i neri, come gli alberi, rimarrebbero afFatto bianchi. II processo presentemente pra- ticato dal Daguerre e immune da tal difetto, che e grave relativamente alia riproduzione della natura in generate ; ed e, per lo coutrario, uno de'piii bei vantaggi del me- desimo, quello di distinguere con somma delicatezza d'ar- tifizio il degradamento dei toni dati dalla prospettiva aerea quale esigesi dallo stato momentaneo ed attuale dell' atmo- sfera all' istante in cui il quadro e eseguito. V A R I E T a'. 189 Un llquldo qualsivoglia applicato alia carta in vece del- I'etere muriatico acidificato, e prima del uitrato, determina una tinta d' un toao difFerente, piu o nieno facilmente su- scettiva d' iinpressione. Anche la qualita della carta , con colla, o senza colla , determina diverse gradazioni. Ma si puo, in ogni caso, e ad un' epoca qualsivoglia della tolo- razione arrestare i progressi di qnesta , chiudendo e coni- primendo la carta in ua libro, eve sia difeso dalla luce e dall' aria. Daguerre ha osservato cbe rintensita e ii progresso del coloramento variano colla natura dei ripari diafani colorati, o senza colore, interposti nel tragitto della luce solare di- retta o diffusa che opera sulla carta cosi preparata. Ma egli ha posto studio, nel variar questi ripari e notarne gli effetti nella lore applicazione alia sostanza sensibilissima di cui attuaimeiite son composti i suoi quadri , sostanza che, a dir meglio, disegna da se i quadri stessi per Tazioae della luce, che la modifica. E non solamente le conseguenze pratiche che ne dedusse lo hanuo avviato ad ideare nuovi, importanti usi della sua scoperta , non per anco resi pub- blicamente notorj , ma T enunciate degli osservati risulta- inenti, da lui con rara sagacita argomentati , basta al- tresi, per quanto mi senibra , ad indicare in via appros- simativa , e con grandissima probabilita, se non per com- jjiutamente delinire, i caratteri lisici dell' irradiazione che produce si meravigliosi effetti. Poiche quind' innanzi accop^ piando alie osservazioni del Daguerre i risultanienti che si otterranno col mezzo di tavole diafane miste come hn. fatto Becquerel insieme con me , si avra con ciie analiz- zare la porzioiie dell' irradiamento emanato dalla scintilla elettrica che produce la fosforescenza a distanza. Daguerre ebbe gia la compiacenza di volere per mio servigio praticar diversi sperimenti con tal processo suUe sensaziorii, come io le chiamerei, della preziosa sostanza che possede. Ma aspettando ch'essa sia fatta palese , nulla intanto ci trat- terra dall' analizzare cosi il modo con cui 1' irradiamento solare, sia diretto, sia difftiso, opera sulla carta sensibile che ha da poco in qua fatto conoscere : spuro anzi di po- ter fra breve tempo esporre all'Accademia 1' esito di tale indagine , bastando disporre in modo acconcio V apparato a ripari misti per fare le esperieuze all' oscuro. 140 V A R I E T A*. Comunicazione di tre lettere di Talbot a Biot con- tenenti I' esposizione del suo metodo per preparare la carta sensitiva. In una lettera da me indirizzata a Talbot il i3 di que- st© mese ( febbrajo ), dice Biot, gli aveva manifestato il dispiacere ch' io provai vedendo clie I'estratto della sua Memoria inserita nel n.° 589 delf^teneo non conteneva al- cuna speciale iadicazione sul process© da lui impiegato per preparare quella ch' egli chiamava sensitive paper, carta sensitiva , e lo esortava a renderlo notorio per vantaggio degli sperimentatori. Domenica, giorn© 17, avendomi il signor Daguerre partecipato il mezzo trovato da lui , or son© parecchi anni, per produrre un analog© efFetto , e c©ncessami autorita di farlo palese all'Accademia , credetti d©ver mi© V informare Talbot di quest© con una lettera del giorno 1 8 seguente , senza per altro dargli contezza della preparazione clie Daguerre ha immaginat©. Ricevetti allora da Talbot le due seguenti lettere che contempora- neamente mi furon© ricapitate il giorno 23. Persuas© che vi si c©ntenesse qualche n©tizia sulla sua scoperta, e vo- lend© che gli sien© serbati intatti i suoi diritti, le p©rtai la sera dell© stess© giorn© senza rompere il sigill© alia So- cieta Filomatica, ©ve furon© aperte e segnate dal presi- dente, il sig. Milne-Edwards. Ora, siccome Talb©t le la- scio a mia libera disposizlone , cosi i© mi d© premura di riferirle testualmente all'Accademia, ben persuas© ch' essa le acc©gliera c©a vivo interessamento (i). Londra, ao e ai di febbrajo iSSg. Signore, M'afFretto a rispondere alle due vostre del i3 e 18 del corrente mese, nell' ultima delle quali mi fate I'onore d'ia- forraarmi che il sig. Daguerre ha dal canto suo scoperto un mezz© per preparare della carta sensitiva. Sicc©rae nella vostra lettera n©n dite una sola parola riguard© sMLa. fissazione , © conservazione success iva delle immagini in tal m©d© ottenute sulla carta , mi date luogo (i) Le due lettere fiu'ono scritte in fiauceee. V A R I E T A . 141 a concliiudere o die il Dajjnerre non usi un tal processo, o clie almeno egli non ahliia crednto conveaiente di co— iTiunicarlo. Non so se il Dagnerre nella seduta dell' ultimo lunedi avra esposto alPAccademia luia serie di disegni fotogeuici suUa carta, niinierosa e svariata al pari di quella ch' io ebbi a mostrare alia Societa reale, ed alia reale Istituzione (i), disegni si a lungo e in isiato di tanta frescliezza conser- vati. Checclie ne sia , e qnalnnque siasi la perfezione di tali process! , pnrche si riconosca die le mie ricerche ne furono del tutto indipendenti , poco m' importa che altri sia altrove perveniito a simili risnltamentl. Per mostrare a V. S. qual sia la iiiia riconoscenza per cio che , spinto da un sincero e verace anior della scienza, vi piacque dichiararmi , mi faro ora a rispondere alio do- mande fattemi , e a descrivervi schiettamente il modo ch'io tengo nel coniporre i quadri fotogenici , ommesse le mi- nute particolarita a cui conduce la pratica , e che, comun- que servano a perfezionare il lavoro e assicurarne la riu- scita, pur nulla cangiano il principio die ne costituisce 1' essenza. Per ottenere quella carta , che si potrebbe chiamare carta fotogenica ordinaria , io scelgo priinieramente una carta solida e di buona qualita ; 1' immergo in una dehole soluzione di sa! comnne , indi rasciugo con ua pannolino affiacbe la distribuzione del sale vi riesca , per quanto e possibile, uniforme : poi sopra un lato della carta stendo una soluzione di nitrato d' argento niista con molt'acqua: fattala seccare al fuoco , puo adoperarsi in seguito. Reite- rando in raodo variato una tale sperienza , si verra a scorgere esservi una certa proporzione tra la quantita del sale e quella della soluzione dell'argento che va sopra lutte preferita. Auinentando al di la di questo punto la quantita del sale, I'effetto scema, e in alcnni casi puo eziandio divenir quasi nullo. Cotesta carta, se e ben preparata, puo servire a molti e molti usi fotogenici ordinarj. Nulla di meglio, a cagion d'esempio, potrebbe desiderarsi delle im- magini delle foglie e de" fiori che con essa si ottengono prevalendosi del sole di luglio: la luce allora attraversando le foglie ne disegna tutte le nervature. (i) Institution, roi/ale. 14a V A R I E T A . Stendasi pertanto sopra un fogllo di carta cosi preparata una solnzione satnra di sal marine , 'poi si lasci essiccare al fuoco. Si trovera allora , d'ordinario, assai dimiiiuita la sensibllita della carta , e talvolta anche ridotta a ben poco, specialmcnte se fu conservata parecchie setiimane prima di fame la prova. Ma se vi si mette di nuovo della solu- zione d'argento , la carta ricupera la sensibilita alia luce, ed anche in grado raaggiore di prima. Ed appunto con questa alternativa di stendere sulla carta degli strati di sale e d'argento mi riusc\ di renderla sensibile a segno di poter fissare con una certa rapidita le imraagini date dalla camera oscura. Ma non e da tralasciarsi una osservazione. Siccome in questa maniera si avrebbero efFetti ora piu ora meno sod- disfacenti , in virtu delle piccole accidental! variazioni , si trova ripetendo spesso I'esperienza die alcuna volta il clo- ruro d^ argento cosi ottenuto e soggetto ad annerire poco a poco senza essere esposto alia luce. Qnesto e troppo per lo scopo f, ma e al tempo stesso il limite cui bisogna pro- curar d'accostarsi il meglio possibile , senza ragginngerlo. Dopo aver preparato un certo numero di fogli di carta con proporzioni chimiche alquanto diverse per ciascuno , ne espongo alcuni pezzi o saggi segnati e numerati nel luogo stesso ad una luce diffusa debolisslma per un quarto d' ora od una mezz'ora. Se tra questi pezzi, come accade, ve n' ha alcuno chc si palesi meglio disposto degli altri , scelgo la carta col numero corrispondente , e di essa mi valgo piu presto che posso , dopo averla preparata. Mi rimane a descrivervi come io fissi le inimagini cosi ottenute. Dopo parecchi inutili tentativi il primo espediente che mi venne bene fu di lavare il disegno colT ioduro di jDOtassa diluito in molt'acqua. Formasi allora un' ioduro d'ar- gento che e del tutto non intaccabile dal sole. Pure questo 2>rocesso esige qualche cautela perche una soluzione troppo forte potrebbe cancellare le parti nere del quadro che bi- sogna lasciar intatte. Ma si conseguira bene lo scopo pren- dendo una soluzione d'una mediocre intensita. Con sifFatto processo mi sono formato dei disegni egregiamente conser- vati da quasi cinque anni in poi , benche durance que- st' intervallo sieno stati spesso esposti al sole. Un mezzo piu semplice perb , di cui spessissimo mi prevalsi , consiste nell' imraergere i disegni in una forte V A R I E T a'. 148 soluzlone dl sal marino comune, asciugarli leggermente e farli essiccare. Quanto piu 11 sole, della cui luce si e fatto uso pel quadro, fu brillante , viemeglio efficace risulta questo mezzo di conservazione ; perche allora le parti nere del quadro non sofFrono alterazione dall' azione del sale. Se ora si espone il quadro al sole , le parti bianche tiii- gonsi sovente in Illla chiaro, poi divengono insensibili. Pro- seguendo e ripetendo tali sperimenti , ho trovato che questo coloramento in lilla non e uniforme, e che vi sono pro- porzioui, coUe quali non si produce: ma in tal caso, se vuolsl cosi , si ottengono dei chiari assolutamente bian- chi (i). II niio illustre amico Sir J. Herschel mi ha recente- mente comunicato un metodo assai bello da lui inventato per la conservazione dei quadri fotogenici ; ma ch'io non potrei descrivere se non previo il suo permesso , bastan- domi per ora d' accennare che avendo ripetuto la sua spe- rienza mi riusci a meraviglia. Londra 1° marzo iSS^. Signore, Neir ultima mia ebbi I'onore di comunicarvi due metodi di mia invenzione per conservare i disegni fotogenici; ora per compiere per quanto e possibile questa comunicazione vi indichero un terzo ed un quarto metodo , dovuti al mio amico Sir J. Herschel, il quale mi permette di pubblicarli. II terzo metodo per rendere perraanente un disegno fo- togenico consiste nel lavarlo con del ferro-cianato di po- tassa , ma richiede delle precauzioni , senza le quali non si otterrebbe 1' intento. II quarto metodo , preferibile agli altri tutti , consiste nel lavare il disegno coll' iposolfito di soda. Questo pro- cess© doveva naturalmente presentarsi alio spirito del si- gner Herschel, avendo egll stesso scoperto I'acido iposol- foroso, ed avendone determinate le principali proprieta ; (l) Tenuio conto delle cose precedenti, e della natura stessa del metodo, parmi che le luci bianche^ o i chiari bianchi accennati dal- Tautore sieno le luci delle parti bianche del disegno fotogenlco cor- rispondentj alle parti oscure od oinbrate degli oggetti reali ( Nota di Biot ). 144 VARIETA. fra le quali ha citata come degna di considerazione quella per cui I' iposolfito di soda discioglie facilmente il cloruro d'argento, sostanza ordiaariamente assai poco solubile. Una tal proprieta era rimasta senza applicazione , ma d' era in avaati diverra d' una utillta grandissima. Ecco un' indicazione dei luoghi, nei quali il sig. Herschel ha de- scritte le proprieta deH'acido iposolforoso : Brewster's Edinburgh philosophical Journal vol. i .", pag. 8 e 3f)6, vol. 2.°, pag. 164, anni 1819 e 1820. Questo metodo di conservare i disegni difFerisce essen- zialmente dagli altri tre, in cio die il sale d' argento noa e gia fissato o reso insensibile nelle parti bianche del di- segno, ma e tolto interamente. La carta fotogenica ordinaria pub essere resa piu sen- sibile bagnandola, prima di fame uso, con una soluzione assai debole d'ioduro di potassa. Su questo stesso argomento il sig. Talbot aveva letta nel gennajo scorso una memoria alia Societh regia di Loa- dra, nella quale accennava senza descrlverli i due primi metodi ricordati nelle sue lettere. Egli parla inoltre del- 1' applicazione nel suo ritrovato all' uso di copiare dei di- segni, delle starape e fin dei manoscritti : basta a tal og- getto il raettere il foglio da copiarsi in intimo contatto, dalla parte dello scritto o del disegno, colla carta fotoge- nica, e Tesporli insieme al sole. II tempo necessario ad ottenere I' effetto varia secondo la grossezza del foglio ; ma per quanto questo sia denso, purche lasci passare un poco di luce, si avra una perfetta copia in meno di mezz' ora. Questa, come e facile 1' inimaginare , non solo riesfe rove- sciata, ma presenta le ombre nei luoghi delle parti chiare del disegno e viceversa;, si rimedia pero all'inconveniente, e si ottiene una perfetta riproduzione dell' originale col solo rendere inalterabile la prima copia per servirsene a ri- trarne un' altra sopra una seconda carta convenientemente preparata. Sottoscr. H. Fox Talbot membro della Societa reale. ( Comptes rendus hebdomadaires etc. 7 Janvier , 4, 18 et 2 5 fevrier, et 4 mars 1839.) V A R I E T a'. 145 Annunzj, I prezzi sono in lire italiane, Biblioteca gi'eca delle belle ai'ti coinposta da Giovanni Peti'ettini corcii'ese , tomo l.° contenente le statue descritte da Callistrato, dal greco originale nuovamente coiretto , ttadotte ed illustrate. Milauo, 1839, coi tipi di P. A. Molina, contr. delPAgnello, n.° 960 , in 8.°, di pag. XXIV e 826 compi'eso T indice delle tavole e delle mate- rie, con 16 rami e 16 >/» tabelle, lir. i3,o8. L'edizione in 4.° lir. 20. — Si associa anche presso il signor Carlo Branca in conti-ada del Monte, casa Ven-i, n.° 872. — Vedasi il manifesto nel tomo 91.% pag. 95 di questo Giornale. II Novelliere contemporaneo italiano e straniero. — Venezia iBSy- l838, co'tipi del Gondollere. Vol. 12 di oltre i5o pagine ciascuno in 24.° lir. 1 5, 66. In Milano presso il suddetto Branca. II Teati'o contemporaneo italiano e straniero. — Venezia, 1837- l838, co'dpi del Gondoliere. Vol. i.° al 9.° di circa pag. i5o ciascuno, in 24.° lir. i, 3o al volume. In Milano presso il suddetto Branca. Biografia degPItaliani illustri nelle scienze, lettere ed arti del secolo XVIII e de*" contemporanei compilata da letterati italiani di ogni provincia e pubblicata per cura del professore Emllio De Ti- paldo, Venezia, i838, dalla tipografia di Alvisopoli, in 8.°, vol. VI, fasc. I, II, di pag. iia ciascuno, lir. 2, 61 ogni fascicolo. — Vedi Biblioteca Italiana tomo 90.°, pag. 323. Giobbe , poema eroico deir ab, Antonio Sarao , quarta edizione notabilmente corretta ed accresciuta. Messina, l837-i838, stam- peria e litografia Marcellino Minasi , tomi 2 , in 8.° piccolo di pag. 534 1 con in fine una lettera delPautore al pregiatissimo signor Gaetano Grano di pag. 14, lii-. 5, 10 ( tari 12). Piccole poesie familiari e castigate, serie ed amene a scopo dM- sti'uzioue e di onesta ricreazione , nella maggior parte traduzioni in mem liberi da varj aatori , conteneuti moralita, pensieri seij , fa- cezie , aueddoti ed apologhi , con note aualitiche ed apologeticlie. Modena, i838, regia tipografia camerale, in 8.° di pag, 248. Prose e poesie di Luigi Ciampolini , seconda edizione. Firenze , l838, per Gugliekuo Piatti , in 24.°, vol. 2. II primo di pag. VI e 219 contiene : Le gueiTe dei Sulliotti contro Ali bassa di Janiua, commentario ; nel secondo , di pag. 1 34, sono idillj e liriche. Istorie fiorentine scritte da Giovanni Cavalcanti , con illusti-azioui. Fii-enze, i838, Giuseppe Molini , air iusegna di Dante, in 8.°, vol. 2, carta velina lir. i5, 68, in carta velina grossa lir. 25, 20. " Desideravasi da molti la pubblicazione di questa interessan- tissima istoria, della quale si e molto servito il Machiavelli per nar- rai-e i fatti che ha riportati nella sua. Questa prima edizione e ar- ricchita di dotte aunotazioni che servouo ad illustrare i fatti e le voci. II tomo secondo contiene circa 70 capitoli di un' altr'' opera 146 variety'. storica scrltta dallo stesso autore in continuazione alle suddette , scuiti da vai-j documenti relativi ai fatd licoidati nelle due opere, e da un' appendice conteneate varj squarci ricavati da un Trattato di Politica dello stesso autore. Queste Istorie compreiidono il pe- riodo di tempo dal 1420 al 1482 e abbondano di pai'ticolarita che invano si cercherebbei-o negli alti-i Storici stampati. Possono i due volumi far seguito ai Documenti di Storia Italiana pubblicati da G. Molini nel 1837 in 2 vol. in 8." » Rettificazioni ed Errata-corrige. II signer E. B. avendo asserito, a pag. 878 del tomo 92.', dicembre i838, nelle censure fatte al dottor Ferrario in detta pagina , clie il discorso del prof. Tommasini , della necessita di sottoporre ad una statistica i fatd piu importanti della medicina pratica , fii stampato in fronte al Prospetto dei risukamenti ottenuti alia clinica di Bologna del mede- simo autore ; ora correggendosi dichiara , che quel discorso fu in vece stampato a parte, e che altro^ comunque anch'esso toccante la statistica medica, e quello che si legge in fronte al Prospetto. Nel fascicolo suddetto a pag. 398, lin. 6 in nota dopo le parole della flagellazione si legga = ricordossi le parole deir Heeren ( Polit. e Comm. degli Ant. ) suUa battaglia delle Termopile : Spinsew a colpi di scudiscio i numerosi loro sciami contro un pugno di Spartani; e, non sappiamo con quanta opportunita , le trasporto al passaggio ecc. = Nel tomo suddetto pag 344, linea 14: centesimi leggi decirai. F. Caelini , I. FvMAGALLi c G. Brvgnatelli, direttori ed editori. Pubblicato il di 20 aprile 1839. AW ISO. Le ossermzioni meteorologiche , che negli ultimi quattro anni si facevano alia specola di Milano di tre in tre ore , comiaciando dcdle sei della mattina e terminando a mezza- notte , vengono nel corrente anno anticipate di un' ora onde metterle in corrispondenza coll' orario delle ossermzioni ma- gnetiche che e stato adottato net diversi osservatorj d'Europa. 147 iratto delle osservazioni meteorologlche fatte alia nuova tone astronomica iell'I. R Osservatorio di Brem all' altezza di tese i3,6a {metri 26,54) ^idl'ono hotanico, e di tese 78,48 {metri 147,11) 5«Z livello del mare. ! G E N N A J 0 1839. BAROMETRO | Direzione del vento. ridotto alia temp eratura + 10 R. 1 ^ 5 5. 5»> m 8''in n'^m 2''S 5''s 8*^5 Il'^S 5*" m XI*' m 5*^5 Il'^S poll. 27 n'"5 li.i. Im. 12,1 liii. 11,4 liD. 10,8 10,9 lill. io,6 N N E N N E ■2 8,5 7.8 7iO 6,5 5,9 6,1 6,4 S 0 0 N O 3 ^7 6,c, 7.3 7,3 7:^ 7->9 8,2 8,6 N S O O N 0 4 27 q,D 9^7 9,8 9/f 9,4 9,4 9,^ S E N £ 5 6 27 q,2 9'7 9:6 8,6 8,5 8,1 7,^ N O E 27 27 27 27 27 6,0 6,2 6,3 6,5 7^» 7,7 7,7 O s o N qC) O 7 8 ?'5 8,1 5,6 8,. 5,6 7'3 5,2 7,« 5,3 9 0 I 7'^ 8,8 7-2 10. 0 6,7 10,8 5,6 io-,9 4,9 11,2 5,5 11,6 12,3 N 0 N O N E NNO<'' N N 0 N 0C> N O 78 0,9 0,8 1,8 1,5 1,4 1,8 2,1 0 N N 0 s o N 0 9. 27 27 27 1 3,8 i4,i 1 5,9 12,9 12,1 .1,4 II, I N O O O S 0 N 0 (?) 10,9 11,6 11,8 11,3 11,0 I f,o io,6 E N '^ 9,5 Q.4 8,9 8,1 8,3 8,o 8,o N O N 0 E S E x-(l) i5 27 6,3 5,8 5,. 4,1 5,8 4,2 4,6 N O O if) ?,-7 5,9 6,0 6.8 6,8 6,9 6,2 6,4 6,4 N N N N E N '7 18 '9 20 27 27 27 27 6,7 6,1 6,4 6,7 6,8 6,8 > O N \ O N 0<'> N N O N O 6,6 10,0 10,4 7,0 10,1 7.9 10,4 8,4 9,9 9,' 9,2 9,4 8,6 N O N O „(■) S E N N O 8,2 8,5 8..9 9,2 9,8 10,5 >o,9 0 S O S ■>i 27 27 10,7 6,() 10.6 10,3 8,9 8,4 7,8 7,3 N E N o S E 22 6,7 6,3 5,7 5,4 5,4 4,5 S N E E 25 24 25 2fi 27 27 27 5,8 TI,8 7^7 12,2 9,2 12,7 9,« 12,3 10,4 12,0 11,0 12,1 10,9 1 1,3 N 0 N E E N S E > 96 9,0 8,9 8,6 7,8 7,-5 6,7 0 S E O S O E N E 27 27 6,2 6,2 6,5 6,2 6,4 7,2 7,3 > E N E > N 2? 8,5 8,4 95^ 9,' 9,' 9,4 9,5 N N E E S E 28 27 7-0 8,5 7'7 6,7 5,8 4,9 4,5 N E N E 2q 27 5.q 4,1 4,2 3,q 3,9 4,6 0,7 0 N O O E N E 5o 27 3,5 5,2 2,4 1,6 0,9 o,4 o,o s o S 3i 26 11,6 T2,0 12,5 '2,9 1 3,5 •4,2 i4,4 j o s u N 0 Altezza iiias sima c elbarometio poll. 28 liu. 2,14 „ 26 " 11,55 ' >» me ore sono in te)ii]^o 1- ..." 27 " 7,8988 Le vero cii •ilc ; le lettere m eil 9 indicano rjspeltivanieiUe le ore f media ■♦• 0 ,5777 Quantiti della pioggia e neve sciolta linee 9560. (l) Allc ore o luiiuUi; -^5 maUiiui indkiu Ji scoasa di terrcmoto. BIBLIOTECA ITALIANA xj\o AdD<^. PARTE I. LETTERATURA ED ARTI LIBERALI. Di Bramante e delVoperetta del P. Luigi Pungileone M. C. Memorie iritorno alia pita ed alle opere dello stesso. — Roma, i836. E, irano i tempi in cni la letteratura rlsorgente, ricliiamando gli studj all' aatichita , disotterrava e poneva in venerazione i manoscritti ed i monumenti fnggiti agl' incendj ed alle devastazioni dei barbari. Gli architetti che dalla decadenza dell'Impero Romano erano andati formandosi uno stile capriccioso rimpa- stato di Bizantino, di moresco e di gotico, affatto ori- ginale , ma non destituito dei pregi intrinseci d' una solidita ed esattezza di costruzione, d"una maesta ed arditezza di forme e talvolta d' una bizzarra eleganza d' oinamenti , chiamati dalla tendenza del secolo si poseio a misurare i monumenti di Roma e si die- dero nelle opere lore ad imitarne la parte deco- rativa. Ma le forme gotiche stavano troppo sotto i loro occhi perclie potessero abbandonare cosi facil- niente quel fare esile e svelto si, ma avido di orna- menti. II che conseguiva anclie da questo die i piu grandiosi edificj, cominciati aU'epoca gloriosa de' mu- nicipj e per la massima parte non compiuti, furono in quel secolo perfezionati ; al qual fine dovettero gli mijl. Ital T. XCir. 10 l5o MEMORIE INTOUNO ALLA. VITA artefici volgere Fingogno a coprire di veste romana le vecchie ossaturc aidinientose dai loro predecessor! ideate. Ne nacque di la quella mescolanza di stile e quella pecca di secco e di magvo clie notasi nelle produzioni anterior! al decimosesto secolo, alimentata da una certa timidita connaturale all'uomo clie si mette sopra una nuova via, dallo studio rivolto piuttosto al modo di sagomare ed alia parte ornamentale clie a quello delle gcnerali proporzioni delle masse, dalla scoperta delle fantastiche pitture a grottesco predi- lette dagli antichi nelle decorazioni interne, e final- mente dalla mancanza di critica che non faceva di- stinzione di epoche , e rimescolava indifferentemente la frondosa uberta d' ornamenti degli artisti del tempo di Settimio e di Caracalla , e la severa parsimonia di quelli clie operarono sotto Trajano ed Adriano che porto r arte sul trono. Oltre cio le case a piu piani , a larghe divisioni, e nelle quali non poteva senipre farsi sfoggio di sontuose decorazioni perclie nol com- portavano la spesa e lo scopo, produssero quegli in- tercolonnj larglii, quelle cornici, quelle lesene, quelle erte di pocliissiino sporto che i secentisti i quali vo- levano imporre coUe masse chiamavano slavature. Questa scuola aveva formato i Cosniati , Giuliano da Majano, i da Campione, i Lombardi , Michelozzo, Baccio Piutelli, i da S. Gallo ed i sommi Brunellesco e Leon Battista Alberti , quando s' affaccio alia scena del niondo il Bramante che vi doveva dare il suo nome, sceverandola dalle notate pecche, e segnando air arte una nuova era. Sono cosi varie ed incerte le opinioni intorno alia vita , alle opere , alia patria e fin anco al cognome di Bramante, e suona d'altronde cosi bella la fama di quel ristoratore del gusto nell architettura che riuscir deve di non piccolo interesse quel libro che cerchi di spar2;ere qualche lume in cosi inestricato argo- mento. Questo ha tentato il P. Pungileone nell' au- nunciata operetta; quantunque ne chiamar si possa una biografia compiuta, ne vi si scorga pur traccia Dl BRAM.\NTE. ]5l tli quel tatto artistico cli' e indispensabile per avva- lorare un' opinione qualunque in f'atto di belle arti, ma sia una semplice selva di notizie di fatto con qualche declamazione qua e la, raccolte e unite in- sieroe a modo d' indice , le quali pero ad onta di qualclie inesattezza (i) saranno utilissinio materiale a chi , sendo architetto, volesse imprendere a trattare colla dovuta anipiezza quel soggetto clie si puo dire tuttora vergine anche dopo quel che ne scrissero Va- sari , Milizia e da ultimo Quatremere de Quincy. II quale voto ci auguriamo di veder presto conipito, po- tendo un tal lavoro (massime se verra corredato dei disegni dei principali edificj a Bramante ed alia sua scuola attribuiti, raccolti e delineati colla dovuta di- ligenza e fedelta) fornire amplissinia messe di rifles- sioni suU'arte e sulle sue vicende, riuscire di gran- dissimo sussidio agli studiosi e contribuire non poco a volgere a piii sana nieta il gusto universale che ora seguendo le tracce oltramontane pare che tenda al goB'o barocchismo. Dai documenti adunque or mcssi in luce ricavasi come il nostro artelice nascesse da umile famiglia in Fermignano piccola villa poco discosta da Urbino , avesse noma Donato o Donino e vcnisse dalla stirpe dei Bramante, e come quindi fosse caduto in errore chi lo disse nato in Castel-Durante ora Urbania (i), e lo abbia forse confuso col suo discepolo Bartolo- meo Suardo detto il Bramantino chi lo disse mila- nese (2), e come ancora sia flilsa la tradizione che (i) A citare un esempio parlando della Cappella Trivulzi a San Nazzaro in Milano eretta nel i5i8 , dice che ora serve di porta d' ingress 0 al palazzo Serbelloni ( pag. z3 ) L'Amati v' e nominato qual professore deirAccademia di Moiiza ( pag. 65 ) ecc. (2) Serlio , Yasari , Lomazzo. (3) Scanelli (Microcosmo della pittnra), Bugati ( Storia di Milano, iSyo ). Singolarissimo e poi il seguente epi- taflio piibJ)licato da Girolamo Cosio nella sua cronaca edita 1 52 MEMOUIE INTORNO ALLA VITA lo vuole della famiglia dei Lazzari (i). Avendo egli fatto conoscenza con certi muratori Lombard! die nei contorni di Castel-Durante avcano rifatta la Chiesa di S. Maria in Casale e spinto da vaghezza giovanile, da naturale inclinazione a quest' arte, e come dice il Vasari, dal desiderio di vedere il duomo di Milano che a quell' epoca si stava costruendo a meraviglia del mondo , peregrino con essi in Lombardia clande- stinamente, a tutte le apparenze , e certo contro la voglia del genitore il quale nel suo testamento del 1484 in parte riportato dal Pungileone lo priva della sua parte di terre a favore del fratello Antonio ove non ritorni in patria. Non si conosce per precisi dati l' anno della sua nascita, die ritiensi comunemeiite del 1444, ne quello del suo viaggio a Milano. Pero ei vi si trovava prima del 1480, come pare dalle niemorie di quell' epoca. Aveva fatti alcuni studj in patria, dove da Giorgio Sanese, o come altri vogliono da Luciano Ostensore , erigevasi quel niagnilico palazzo ducale per Federigo Guidobaldo di Feltre , conte d'Urbino e Castel-Du- rante; e bisogna dire die avesse viaggiato almeno in Bologna nel 1 5 1 8 , cioe qnattro aniii dopo la morte del nostro artista : L' architetto Bramante in Milan nacpie Servi la patria infia che visse il Mow , Con Giulio a Roma dccrehbe fama ed oro, Lascib qui il vel , in del I'alma rinaque. Non sapendo sciogliere cjuesto enlmma il De-Pagave nelle annotazionl a Vasari, il Milizia e dietro lui il Ticozzi so- gnarono un altro Bramante clie dissero da Milano e sco- laro di Bramantino. (i) I contemporanei lo dicono sempre semplicemente Bramante. L^ oplnione che ei fosse della famiglia dei Laz- zari di Castel-Duraiite fu messa in campo sojira semjjlici conghietture nel secolo decimosettimo dal dottor Flaminio Torre negli annali della terra di Durante, e ciecamente seguita dal Milizia, dal Qnati-emere e dagli altri compila- tori di dizionarj e biografie artistiche. DI BR\MA.NTE. l53 la Toscana per forniarsi quel bello stile die gli fe' tanto onore, giacche , nc la Lonibardia per cui si aggiio ne' suoi verdi ahni, ne l\Iilano benche potente e gloriosa ai tempi degli ultimi Visconti e dei primi Sforza non potevano somministrargli i modelli ch' egli evidentemente seguito. Rlodesto e studioso sofferse qui lungamente la poverta spiegiandola generosamente come iiarra il Cesaiiano (i), finclie conosciuto dall'in- felice Giau Galeazzo e quindi protetto da Lodovico il Moro e dal Cardinale Ascanio Sforza pote salire in fa ma ed essere adoperato quale valoroso ed esper- tissimo architetto. Le opere da lui eseguite nel Milanese e dellc quali si ha certa notizia o per iscritti dei contempora- nei o per documenti d'archivio sono : la Sacristia di San Satiro in Milauo di forma ottangolare a doppio ordine di lesene rioiegate e coperta di cupola ele- gante donde trae lume per mezzo di otto fmestre circolari, la cosa la piu ricca e leggiadra nel suo ge- nere; la Cliicsa di Canena Nuova in Pavia pure d''otto facce , sopra area quad rata a doppio ordine di lesene clie nianca tuttora di facciata (2), le sostruzioni della (i) La sacrustia del Divo Sntyro quale e columnata atti- curgamente , quale architectata fu dal mio praeceptore Do- nato de Urbino cognominato Eramante , et henclie el fusse pictore egregio et facundo ne U rimati versi ma di profon- dissima memoria et graviloquentia , fu patiente figlio di pau- pertate ecc. — e piu sotto Questo ( Bramante ) sufferse lon- gissimamente la paupertate spreciandola anche piii con la sua prudentissima Uberalita: tandem Julio sunimo Pontificc per singulare amore gli porLava; quasi contra la voglia di epso Bramante sotto perui di sancta ubedientia lo fece richo e gli donu beneficii ed officii de maxima pensione annuaria pill die non bisognava assai alia sua decente vita et vesti- menti per epso et suoi servi. Comm. a Vitruvio. Como, iSai, pag. Lxx. (2) In un quadro esisteiite In detta Cliiesa clie raffigura Bramante che ne pi-esenta il disegno a Gian Galeazzo Sforza 1 54 MEMORIE INTORNO ALLA VITA Cattedrale della stessa citta die, a giudicarne dalla parte eseguita da Cristoforo Rocchi (benclie cou qual- che alterazione di stile), dal modello che si mostra in qiiella sacristia e dai disegni piibblicati dal Malaspina, dovea essere uno dei piu giganteschi edificj d' Italia , qunntunqiie vi si vegga piii lo sforzo d' ingegno clie la consueta facilita bramantesca (i), i graziosi ristauri del castello di Vigevano dove si attenne al fare go- tico del rimanente, ed alcime opere intorno al ca- stello di Milano (2). A cinquantasei anni , cioe nel 1499 per la caduta di I-odovico il Moro lascio Milano e recossi a Roma dove dipinse un Salvatore con una gloria d'angeli so- pra la porta detta del giubileo che nel seguente anno si aperse nel portico della facciata principale di S. Gio- vanni Laterano, la qnal pittura ora piu non si vede pei ristauri del Borromino e la riforma del Galilei; e di la si condussc a veder Napoli. Di ritorno a Roma com- pie il Palazzo della Cancelleria colTannessa cliiesa di S. Lorenzo e Damaso, eresse il Palazzo ora Giraud in Borgo (an. i5o5) e condusse fino al primo piano il Pa- lazzo di Sora (i 604), tre modelli del gusto decorative colla moglie Isabella d''Aragona e la niadre Bona di Savoja e la seguente iscrizione Jo . Qaleaz . Sfortia . Isabella . Aragonia Ux . Bona . SabaudicB Mater . Mediol . Duds . Templum . Vovcnt . Anno MCCCCXCII . Braman . Urbinate . Architucto . Pietas . Civium Continuavit . Opus (i) Ecco r iscrizione che leggesi sopra T antico disegno- di Braiiiante riportato dal Malaspina Dominicum . Templum Ticini . Fundavit Ab . Ascanio . Sfortia . S . R . E . Card. Bramante . Urbinate . Invent CIJCCCCXC (2) Cesarlano succit. lib. ^'II, pag. CXlii. DI BRAMANTE. 1 55 dl questo architetto. Costrnssc il chiostro della Pace, composizioiie ingegnosa e sj)leiulonte
  • e nitntre la Ginori lo abbraccia piangendo, soggiunge: l68 LOUENZINO De" MEDICI, « Ma Alcsspuclro ha colnio il sacco, e il mio partito <"• gia pieso! » E qui le dice come il diica gli ha dato rincarico di persnaderla ad esser con lui la notte vegnente, e eh'' egh promise di obbedirlo, di secon- darlo: « ina questa notte (seguita poi dicendo) pre- parero a Benvenuto CelJini il rovescio della nieda- glia che attende da un pezzo . . . Questa notte Ales- sandro crede di trovarti a'suoi diletti qui in queste. stanze, e trovera in vece cpiello che da gran tempo gli sto preparando. » Intcrrompe questi discorsi V arrivo del duca ac- compagnato dal Guicciardini. La Ginori si nasconde in una stanza contijiua donde ode i lore discorsi. 11 ininistro ha saputo che il Corsini e in Firenze e che Lorenzino gli ha parlato. Egli dubita che quest' ul- timo congiuri coi nemici clel duca; e per chiarir- sene viene a ])roporgIi di adoperarsi a scoprire le intenzioni del Corsini e del Cainesecchi. Lorenzino se ne schcrmiscc atFermando che a lui tanto ser- vidore del duca nessuno presta piu tede ; il che gia s' e veduto ch' era verissimo : e il Guicciardini allora gli comauda in nonie del duca stesso quello di che prima lo aveva pregato ; e per teuiarlo ancor pill fortemente , soggiunge cbe vcrrebbe a parlargli sopra questa faccenda anche il caucelliere degli Otto, &er Maurizio famoso strumento delle fjorentine mise- rie in cpiel tempo. « Povero Lorenzino ( dice allora il duca ridendo) sci acconciato pel di delle feste, non ti voo;lion lasciare in pace; con ser Maurizio da ima parte, e messcr Francesco dalPaltra sei spacciato: )> poi, come se qiicste hnjc non lo risguardassero punto , trapassa ben tosto a dirgli che TUnghero gli ha li- nalmente data notizia di una giovane da lui piu volte incontrata. « E la figlia di un certo Lapo, vecchio lanajuolo, cieco, brontolone, la piu nuova persona che mai. — Aspetto TUnghero e Giomo, perche que- sta mane appunto deggio nndarla a trovare: spero rhe que' disutilacci non baderan molto a venire. » Costoro infatti arrivano poco dopo, e il duca se ne va con loro, dicendo a Lorenzino di non iscordare la DRAMMA. STORIOO BI O. ROVEUE. \(h) faccemla della sera; e guai a iui ed a lei se lo gab- bas sero La Ginori che ha sentita ogni cosa esce della sua stanza. Essa vorrebbe che Lorenzino conesse tosto con lei alia casa di Lapo per salvare la Nella (la gio- vine poc' anzi nientovata) a cui essa per certe spe- cial! ragioni e singolarmcnte affezionata. « Vieni; ap- profittiamo di qnesto tempo di feste; mascheriaiiioci. — Ma non sai tu (risponde Lorenzino) qual mascherata m'aspetti questa notte? — Si (replica la Ginori ), ho compreso tutto; preparati al gran latto con im'onesta azionc, se non vuoi cli' esso abbia I'aspetto di iin assassinio. » Non molto dopo il daca Alc^sandro accompagnato dairUnghei-o e gia nella casa di Lapo. Egli vi entra mascherato lasciando Giomo a custodire la porta. Quivi erano il Corsini , la Ginori e fra Liotiardo (seguace del Savonarola), i quali stavano appunto parlando di Iui, delle sue pubbliche oppressioni e de'pcrversi di- segni ch' egli ha fatti sopra la Nella. Le donne e il Corsini si appartano. Fra Lionardo fingendo di non conoscere il duca gl' intima di palesare il suo nomc, e intanto lo chiama assassino ; Alessandro si leva la maschera e lo ricambia chiamandolo frate jibuldo : poi e tanto inverecondo e impudcnte, che comanda a Lapo di fare sbucar fuori la Nella dal suo nascon- diglio ; anzi non curandosi di quanto dicono il frate ed il vecchio, si accinge a cercarla es^li stesso. Allora gli si appresenta la Ginori , da cui piu che da ogni altra persona gli deve rincrescere di esser trovato in quel luogo , in quel giorno. La Ginori gli fa in- tendere chiaramente rh' ella coiiosce le perverse in- tenzioni che lo hanno condotto a quella povera casa; e il duca cerca scusarsene dicendo clie Lapo e fau- torc di fuorusciti. « E che ( dice la Ginori ) ? Fate lo sgherro voi? lo credeva die ser Maurizio, il bar- gello e tanti vostri fidati vi fossero bastanti. — Madonna (risponde Alessandro), badate che le vosire parole mi vengono a uoja. Forse che io conosco be- nissimo chi vi ha fatta venir qui, e ceitamente me 170 LORENZINO De" IMEDir.I, la paghera ! ( Indegno Lorcnzino , tiuto m' ha gua- sto!)» Egli poi persiste a voler ceicare la casa; ed allora gli si avventa con un piignale il Corsini. Al timiuito di dentro si aggiunge qucllo di molti con- corsi nclla strada. II pericolo potrcljbe esser 2;rave , ma la buoua foituna del duca i>;uida cola ser Mau- rizio col iMigello e i famigli. Ser Maurizio vorrebbe menar tutti prigioni: ma la Ginori intercede presso Alessandro , ed egli comanda die non siano poste le mani addosso ad altri clie al Corsini. Di queir arresto e creduto colpevole Lorenzino. 11 Carnesecchi va a rinfacciarglielo nclla propria sua casa, dove capitano allora appunto il duca, il Guicciar- dini e ser Maurizio; sicche dai popolani e tenuto un satellite di Alessandro, dai veri satclliti o creduto oramai fermaniente uu congiuratore. I\Ia il duca non entra ia si gravi sospetti , e fa professione di non volersi impacciare di politica. Egli non vede in Lo- renzino altro peccato fuor quello di aver mandata , com' egli crede, la Ginori a impedirgli quel suo bel tratto ; pero accctta le sue discojpe, e si raiipacifica tosto con lui, quando egli rinnova la proniessa di condurgli quella medesima sera la sua donna. La Ginori intanto ha raccolfo nella propria casa Lapo e la Nella , ed e andato con loro anche fra Lio- nardo. Lorenzino porta cola la notizia che sarebbe assolutamente impossibile salvare il Corsini. Uno dei famigli dcgli Otto viene a dire da parte di ser Mau- rizio a fra Lionardo che mi condannato vuole con- fessarsi da lui. 11 condannato e il Corsini. Pero Lo- renzino ristrettosi da solo a solo con fra Lionardo gli dice che 2;li raccomandi di dar parole a" suoi giu- dici, di tirar la cosa in lungo sino alia mattina se- guente, e sara libcro. — « In qual gaisa ? — Non vi posso dire piu di cosi : andate , fra Lionardo e credetemi. — E il Carnesecchi? — il Carnesecchi riio fatto carcerarc. — Voi .'' e perche? Per salvar il Corsini , per liberar Firenze : Carnesecchi voleva iiccidcrnii, voleva soUcvare il popolo , e cosi rovi- narc la pritria ! Sciocco, non sa congiurare; e tioppo DRAMMA STORICO DI G. ROVERE. I7I leale. — Ma clii volete voi ingannare con queste pa- role? — Tiitti; Andate fra Lionardo, ci rivedrenio domani, e mi giudicherete mcglio. » Nella casa della Ginori capita poco appresso anche Micliele del Tavolaccino debitore a Lorenzino di avere scampato il patibolo , ed ora cliiamato da lui per va- lersene come compagno nelF impresa imminente. 11 sicario non sa di quale alto personaggio egli sara fatto uccisore, ma promette di uccidere. La Nella intanto come forsennata e fugglta, and.ita dal duca ed ha otteniito di poter vedere il Corsiui. Lorenzino die si trovava cola , susurrando qualcosa alforecchio di Alessandro lo ha indotto a concederle questo favore, e pero essa va nella prigione a dare Testremo addio all' amante. Ser Maiuizio viene ad annunziare al Corsini che la sua sentenza e difFerita fino al giorno segueute; di che fra Lionardo altamente si maraviglia pensando a quanto gli aveva detto gia Lorenzino. Questi frattanto, vicino oramai a compiere il suo gran fatto, va mascherato fra il popolo can- tanI MATEMATICA E FISICA americana , che ha tanti punti di contatto e di ana- logia colla biliosa. Giusta le osservazioni di Tommasini il mantenersi la febbre gastrica, tolta la causa che 1' ha prodotta, ed il corso non interrotto di essa , provano di gia che la malattia e trattenuta da una condizione flogistica: « per noi, egli dice, la febbre gastrica continua sa- » rebbe senz' altre prove una malattia di flogistica » diatesi. » A confermare maggiormente pero questa deduzione patologica V autore espone i risultamenti proprj e d' altrui delle autopsie di coloro che peri- rono per febbri gastriche , dalle quali si ha donde dichiarare flogistico il processo della malattia che fa causa della morte. Altra prova ed assai importante dell' indole flogi- stica di esse febbri la si ha nell'azione antiflogistica e controstimolaute dei rimed) che dai pratici in ogni tempo furono adoperati a vincerle. Ed ai brousse- siani che temono un incremento d'infiammazione nel ventricolo e negli intestini idiopaticamente infiam- mati dair uso dei purganti e degli emetici raccoman- dati dagli Italiani e dagli Inglesi, I'autore dopo avere passato in rassegna le cure fatte con questi rimedj da classici medici antichi e moderni, risponde essere diniostrato che la conseguenza inevitabile e coman- data dai fatti e favorevole alia scuola italiana , al- r uso cioe degli emetici e dei drastici nella cura delle febbri gastriche. Le nflessioni esposte sui caratteri, sulla condizione patologica e sulla cura delle febbri gastriche o bi- liose conducono 1" autore ad instituire confronti tra queste malattie ed altre acute febl^ri ; confronti non prima da altri instituti. E innanzi tutto ei dichiara essere un fatto che in silfatte febbri non si presenta tanta corrispondenza tra i sintomi ed il fondo mor- boso, ne tanta tra il grado apparente della malattia ed i risultamenti troppo spesso funesti, quanta la si osserva nelle altre febbri continue ed acute. A re- care esempio della quale cosa istituisce un confronto statistico tra la mortislita rchuiva Cieti}'i animalati per BELLA SOCIETA ITALIANA^ l8l febbrc j>etecchiale , malattia certo di alcun conto , e quella, a cose pari, per febbre biliosa, e dimostra come questa superi la prima nel grado di pericolo a cui conduce gli ammalati. Le febbri gastriche, e per questo riguardo , e per il grado di forza , e per le proditorie apparenze onde s'informano, differiscono non solo dalla febbre petecchiale , ma anche dalle altre gravi febbri continue. Le epidemic di febbre petecchiale, di molbillo , di vajuolo e di scarlattina presentarono varieta di casi gravi , meno gravi e di poco momento ; non cosi e delle febbri gastriche , gli infermi delle quali , come osservo principalmente I'autore in due epidemic, « presentarono quasi tutti » r apparato ed i pericoli di gravissima malattia ; e •» se la gravezza ed il rischio non si manifestarono » in principio , cio avvennc in progresso o verso la » fine ; se la gravezza non appari in alcun tempo , » tale pur troppo la svelarono poi gli infausti risul- » tamenti. » Delia quale importantissima ditferenza r autore e inclinato a credere se ne debba incolpare principalmente la tessitura e le funzioni del sistema gastro-epatico •, poiche cio che avviene della febbre gastrica considerata in confront© coUe altre febbri continue ei vede accadere nella epatite paragonata coUe altre infiammazioni. II sistema epato-gastrico, e principalmente il fegato, se sia preso da acuta in- tiammazione passa con somma facilita alia gangrena. II pericolo delle febbri biliose viene ancora in se- guito piu diffusamente mostrato col confronto delle particolarita morbose e necroscopiche di esse febbri con quelle presentate da altre malattie flogistiche , per il che T autore viene a conchiudere: « sta la feb- » bre biliosa alle altre febbri dei nostri paesi, come » sta la febbre gialla d'America alle malattie pesti- » lenziali indigene di altri luoghi ... la febbre acuta » gastrica o biliosa ( astrazione fatta dalla violenza e » dalla rapidita dell' esito ) ha tante cose comuni » coUa febbre gialla d' America, che puo considerar- » sene come un grado minore. » Bibl. Ital. T. XCllI. 12 l8a MKMOiUK iil MATEMATIGA E FISIC.V Uu" altra dilTerenza tra le I'ebbri biliose e le altre malattie felibrili sta nel decorrere die fanno le prime occuke e subdole, e nel non dare a divedere per lungo tratto del loro corso a qual tristo fine tendono a riuscire. E procedendo qni pure per via di con- I'ronti tra queste febbri ed altre malattie non del si- stema gastro-epatico , il chiarissimo Tomniasini di- chiara qiieste ultime tali da manifestare alcuni segni, pei quali conoscere il grado a cui e pervenuta la malattia e la prossimita del pericolo, mentre cosi non avviene delle febbri gastriche. Finalmente toccando di un' altra differenza coUe altre febbri accenna , die qiialunque sia stato nei primi stadj 1' andaniento delle febbri gastriche, grave o mite , almeno in apparenza tale da non inspirare timori, qualora comincino a manifestarsi nervosi fe~ nomeni ( tremori , sussulti, delirio), T infermo puo eonsiderarsi come irreparabilmente perduto ; mentre non ostante la presenza di tali sintomi si sono viste guarire le febbri nervose, le peteccliiali, ecc. L' illustre professore Tomniasini da fine alia sua Memoria tiitta pratica, ponendo in avvertenza i me- dici suU'uso del salasso in sifl'atte malattie. Egli non dice die questo mezzo terapeutico sia poco tollerato e per questo non indicato, come pensano alcuni pra- tici : altro e die il salasso tuttora indicato per la flo- gosi di un viscere non ancor vinta sia mal tollerato e pericoloso per un impegno di porzioni centrali del sistema nervoso die rende vacillanti i niovimenti del cuore; altro e die il salasso cessi d'essere indicato, perclie lo stiniolo fu gia corretto e la diatesi flogistica doma. Pensa die quella die i pratici lianno creduta poca tolleranza del salasso si riduca a cio die in que-* ste febliri la flcbotomia arriva presto a non piu essere utile , perclie assai presto e quando meno si sarebbe teniuto, la scomposizione dei visceri affetti rende inu- tile questo mezzo al pari di tutti gli altri. Non dice die si debba trarre molto sangue, ma die lo si debba trarre a tempo e con sollecitudine. BELLA SOGIETA' ITALIANA. l83 I medici troveranno in questa Memoria del clinico di Parma utili insegnamenti e nuove vedute clie get- tano non poca luce sulla patologia e sulla terapia delle febbri biliose , quantunque gia rischiarate da ripetute osservazioni dei molti clie scrissero suUe medesime. Descrizione cU una specie t/'EIasagnus, Memoria del professore cav. Gaetano Savi. — Questa pianta vive nel giardino botanico di Pisa, ov'c in vaso, alta fra i sei e i sette piedi. L'autore non avendola trovata descritta in alcuna delle opera da lui consultate ne fa la descrizione nella presente Memoria, e cosi la definisce: Elajagnus spadicea folds ovato-lanceolads subundulads , subtus lepidoto-spadiceis, ramis spine- scendbus, floribus axillaribus solitards pedunculads. Sulla Cornacchinia fragiformis , Memoria del pro- fessore cav. Gaetano Savi. — ■ « La pianta che forma il soggetto della presente Memoria, dice l'autore, e di quelle che furon raccolte nella spedizione d' Egitto dal Raddi , e da me ricevute nel i83o . . . Presen- tommisi come specie di genere nuovo, il cui posto parmi sia tra le Verbenacee nella prima delle sezioni stabilite da Ju^sieu, ove son quelle che hanno i fiori disposti in pannocchie o corimbi insiem col Clero- dendron, Hosta, Vitex, ecc. La chiamai Cornacchinia iu memoria di Orazio Gornacchini, che sul principio del secolo decimosettimo occupava la cattedra da me attualmente occupata . . . Le descrizioni compendiose del genere Cornacchinia, e della specie cui, dalla figura del frutto, si assegna il nome di fragiformis, sono le segnenti : » Cornacchinia (Syst. Sexuale, Dydinamia Gymno- spermia-Famil. Naturales , Verbenaceae). » Galix monosepalus, persistens, snbirregulajiter quin- quefidus - Gorolia hyppocrnteriformis , tubo elongato gracili , limbo patente , subirregulariter quinquelobo - Stamina quafuor , longe exserta , quorum duo paullo breviora: Antherae OfaZe^- Stylus staminibus longior, filiformisy sdgmate acuto bifido. Ovarium liberum- 184 MEMORIE DI MATEMATICA E FISICA Fructus Capsula subglobosa lignosa, sarcocarpo sube- roso rimoso, in lobnlos prominulos obtusos irregulares oblongos discriminato , sulcis duobiis, versus apicem, normaliter intersectls notata ; biloculaiis ( abortu uni- locularis); bivalvis, valvis maturls ad medium usque bifidis? Dehiscentia septicida. Tiophospermum ligno- sum, dissepimento duplici adnatum, utrinque concavum- Seniina duo {altera abordente) umim in quavis cavl- tate trophospermi , ejusque margini prope apicem su- spensum. Testa membranacea. Embryo aperispermicus , orthotropus. » Coinaccliinia fragiformis-Arbustum,/o;\?ara arbor- Eami obscure angulati, juniores teretes pubescentes- Folia petiolata, terna, opposita, raro alterna, ovato- acutiuscula^ subcordata, vel ovato -lanceolata, pubescen- zia-Inflorescentia. PeduncuU axillares, folio longiores, apice fasciculos /torum sustinent, et corymbos effor^ ma«f -Floies pedicellaii , bracteis appressis lineari- lanceolatis acuminatis, albo-tomentosis circumduti ~ Ca- lyx infundibuliformis y extus albo-tomentosus , intus glabriusculas- Cor oWx color ex sicco non eruitur, pro- babiliter albus -Yiuctns ruber, fragiformis-' Habitat SC" cus ripam occidentalem Nili in Nubia , prope Ablde^ herim, ubi Erq-EIniena vocatur- Descriptio et icon ex siccis speciminibus a Ruddio lectis. » Catalogo di piante egiziane raccolte dal naturalista Giuseppe Raddi. — Questo catalogo e opera del sud- detto prof. Gaetano Savi, che lo muni di note illu- strative, e v'aggiunse un'appendice circa una pianta brasiliana che il sig. De Candolle nel suo Prodromo descrisse come un' Acacia {A. bimucronata), e in vece gli eseniplari dell'erhario Raddiano dimostrano essere una Mimosa. Infatti il fiutto di una tal pianta in vece di essere un legume come lo suppose De Candolle , e un lomento (con articolazioni che naturalmente si distaccano all' epoca della maturita , persistendo le costole) simile a quello della 31imosa pudica, M. Jlab- bas ed altre; anche il numeio degU stami, che per lo piix 6ono otto , serve a dimostrare che la proposta pianta e veramente una Mimosa. DELLA SOCIETA. ITALUNA. l85 Litotripsia operata dalle acque delta fonte Regua o Lelia dl Recoaro, del cav. Valeriano Lnigi Brera. — 1 fatti riferiti in questa IMemoria fanno concliidere , che ove la base delle concrezioni calcolose orinarie sia costituita dalTacido urico solo, o associate eziaadio aU'ossido cistico, per lo piu complicato ne' calcoli degli artritici e gottosi , V acqua della fonte di Re- coaro e un mezzo efBcace per decomporle e per pro- vocarne Teliminazione unitamente alle orine, e ch'ella e inoltre efficace per debellare la crasi urica donde procedono e si generano nelle vie orinarie le con- crezioni calcolose dell' indole sovraccennata , e per ristabilire Tarmonia delle funzioni organiche. La dis- soluzione dell' acido urico operata dall" acqua di Re- coaro e dair autore attribuita al carbonato acidulo di calce che cjuesta contiene. Al qual proposito merita menzione il seguente paragrafo della Litologia umana del Brugnatelli ( pag. 64). « La bevanda litotrittica che ho ritrovato per esperienza corrispondere nieglio delle altre nelle personc affette da renella ossiurica , si e quella che io da lungo tempo ho raccomandato dietro osservazioni raccolte sulla di lei efficacia, inag- giore , a dir vero, di quello che mi poteva aspet- tare: essa consiste in ossicarbonato (carbonato di calce) tenuto in soluzione in un eccesso di ossicar- bonico (ac. carbonico ). E non solamente essa con- viene nelle affezioni renali procedenti da renella os- siurica, ma in quelle altresi i cui calcoletti sono composti di ossiurico in miscuglio di ossiurato d*am- moniaca. Sarei troppo lungo se citare volessi i molti casi ne' quali il mio sale acidulo ha pienamente sod- disfatto, sale che in alcuni luoghi si scontra abbon- dantemente in acque mineral i native , le quali hanno acquistato credito in tal prescrizione. 55 Ci resta a dire dei due elogi premessi ad entrambi i volumi, Tuno del defunto socio P. Giuseppe Maria Racagni scritto dal segretario della Societa , il signer Antonio Lombardi , Taltro del socio Ottaviano Tar- gioni Tozzetti scritto dal socio prof. Bertoloni. Ebbe l86 MKMORIE DI MATEMATICA E FISICA il Racagni i natali in un piccol luogo della provin- cia (li V^oghera , detto la Tori'azza , il di 6 gennajo deir anno 1741. Dopo aver compiio il corso degli stud] teologici a Pavia, entro nell' ordine de' padri Barnabiti , indi passo a Bologna , dove sotto la dire- zione del Canterzani , dei Zanotti e di altri sonimi iiomini s' innoltro nei piu intimi penetrali della filo- sofia. Venuto a Milano, detto logica e metafisica nelle scuole di sant'Alessandro e nel i 766 si dedico all' in- se2;namento della ttsica esperimentale e generale, nella quale ocoupazione continuo fin quasi al termine della sua mortale carriera, al quale giunse il di 4 marzo del 1822. Le estese sue cognizioni in ogni ranio di naturale filosofia agevolarongli la compilazione d'una teorica generale dei fluidi , la quale vide ne! 1779 la luce congiunta ad uno scritto suUe projezioni. Lunglii studj intraprese di concerto col suo collega il padre Erme- negildo Pini sulParduo problema dell'Ariete idraulico, intorno al cjuale composero una lunga Memoria clie comparve nel volume X delle Memorie della Societa italiana. Segue il sig. segretario Lombardi Fenumera- zione e I'analisi di altri lavori del Racagni , cioe uno scritto anonimo sal trasporti ossia sul calcolo delle forze nel moto delle macchine, una dissertazione sulle livellazioni baronietriche ^ ed altre due sui parafulmini inserite nella raccolta delle Memorie suddette, e final- mente uno scritto intorno ai Prodotti di fattoii che sono funzioni simdi di una stessa quantitd che varia per una differenza costante, la cjuale comparve nel vo- lume primo degli Atti dell' I. R. Istitnto di Milano. Pare pero che il nostro biografo non abbia avuto sot- t'occhio r opera postuma del medesimo Autore che fu stampata in Milano nel 1824 col titolo Fisica in ri- guardo alle ntiove scoperte per la spiegazione de'' feno- meni ordinarj del mondo corporeo. E del resto assai pregevole quest'elogio per giustezza di principj , per - brevita e per una felice esposizione delle virtu mo- rali e deH'aureo carattere deU'illustre defunto. nrxLA societa" italiana. l8j Lodevole del pari per concisione di stile e per csnttezza ci e sembiato Telogio del Targioni , scritto dal prof. Bertoloni. II Targioni nacque in Firenze nel 1755, ed ivi mori ncl 1829. Fu professore di botanica , succedendo in questa carica al proprio pa- dre Giovanni (autore de' Viaggi per la Toscana) , e lasciando dopo di se a coprirla il proprio figlio An- tonio. Fu inoltre medico fiscale, e decano del collegio medico fiorentino. Sue opere sono le Istltuzioni bo- taniche (tre edizioni , la prima del 1794), \a materia medica (due edizioni), il dlzionario botanico italiano (due edizioni). « A queste opere, soggiunge il bio- grafo, il Targioni aggiunse molte Memorie concer- nenti la Botanica e la Mineralogia inserite ne' Gior- nali scientifici , e negli atti d'Accadeuiie , e segnata- mente in quelli della Societa italiana delle Scienze ». La Biblioteca italiana ha gia reso omaggio ai distinti talenti di questo valente naturalista coU' articolo ne- crologico inserito ncl fascicolo di giugno dell' anao 1829 t. 54.° p. 441, e posteriormente ha annunciate, fascicolo di dicembre i838 t. 92."^ p.° 270, Tacquisto che della preziosa raccolta da lui lasciata ha fatto S. A. I. il Granduca di Toscana. i8S Saggio storko-medico sidle pesdlcnze di Perugia e sul goveriio sanitaiio di esse dal secolo XIV fino ai giorni nostri, del doUore Cesare Massari, membro della De- piitazione sanitaria comunale di Perugia, medico fiscale € delle carceri, ecc, socio di piii Accademie italiane. — Perugia, i838, tipografia Baduel, da Vincenzo Bartelli, in 8.% di pagine 238,- con due rami. Prezzo j paoli, ital. lir. 3. 8o. J— ' questo un prezioso frammeato muiiiclpale per servire alia storia universale della peste e di altre nialattie acute contngiose, ed a quella importantissima parte tlelia polizia inedica clie le risguarda. Da gran tempo non ci capito fra le mani un nuovo libro che ci abbia ispirato tanto inte- resse quanto il presente, sia per la precisione e I'ele- ganza dello stile, sia per la vastita e la scelta dell'erudi- zione, sia per la rettitudine del giudizio costantemente scevro da qualsivoglia spirito di sistema, sia inline per la nobilta de' sentimenti e per il caldo e ben inteso amor di patria die vi traspira. Viene poi desso sommaraente a pro- jiosito nella presente epoca, in cui, se devesi prestar fede ai fogli pnbblici, i governi d' Europa pensano di convo- care un congresso medico onde sottomettere ad un nuovo esanie la dottrina della peste, a fine di sapere se convenga o no di riformare le leggi sanitarie finora seguite contro questo terribile flagello. L'illustre autore incoraincia dalla meta del secolo XIV la storia delle pestilenze di Perugia, perciocche non prima di questo tempo si hanno memorie o scrittori che ne ab- hiano dato precise ed interessanti notizie, e la divide i sei secoli, che da quell'epoca fino al giorno d'oggi trascorsero, in altrettanti capi. Ogni capo contiene un Cenno storico sul secolo (specialmente in cio die riguarda la sanita pubblica) e sulla medicina political la Ncirrazione delle pestilenze avvenute e delle provvidenze sanitarie adoperate ; quindi alcune piii generali ed utili Riflessioni fatte sulle cose nar- rate; un' Appendice con docuraenti, una Tavola generale delle pestilenze narrate, ed un Indice terminano il volu- me, cui e annesso un Voto sanitario sul campo santo in Penisia. SAGGIO STOmCO-MEDICO CCC. 1 89 Sotto ai noitii volgari A\ pestilenza, peste, epidemia, con- tagio, contxigione, mofia, comprende egli indistiatamente tutti qiiei inali die furono straordinarj, attaccaticci, e di molta gente distruggitori fierissimi; e non considera le diiFerenze essenziali fra peste, contagio, epidemia, infezione, ecc. , finche nol porti chiarezza storica, o nol voglia utilita di medica sclenza. Essendosi il sig. Massarl trovato fin dall'anno 18 10 a far parte di ogni ufficio sanitario di Perugia ebbe occasion! di conoscere a fondo roggetto che intraprese a trattare. Fn inoltre assistito dal valentissimo archeologo, concitta- dino ed amico suo, il cavaliere Giovanni Battista Verrai- glioli, autore della Biografia perugina. Capo I. Precede alia considerazione del secolo XIV utt cenno delle miserie che afflissero Tltalia durante i tre se- coli precedent! a cagioae del feroci parteggiamenti delle repubbliche, delle guerre, delle investiture, delle ostinate nimlcizie delle citta Lombarde, delle interne agitazion! dei cittadini combattenti e combattuti fra il Sacerdozio e I' Im- pero. Osservas! non essere stato piii ridente il principio del secolo XIV nel quale continuarono le stragi fra le ita- liane repubbliche, e le fazioni dei Gixelfi e Ghibellini, dei Bianchi e Neri, dei nobili e dei popolani, ecc. Si parla della ristretta coabitazione degli uotnin! ne'proprj tugurj , della sozzura domestica, della mancanza del selciato (pri- ma dell'anno 1348), delle immondizie nel giorno e nelia notte gettate sulle strade e nelle corti, della sepoltura nelle chiese, della niuna cura intorno alle qualita dei commesti- bili, della mancanza di polizia medica e di pubblica igiene; scienze che non ottennero niuno sviluppo per protezione dei grandi, che a quell'epoca proteggevano pure le leitere e le arti. tt Venezia e Genova sole diedero fin dalPanno 1840 esemp! d! qualche marittimo provvedimento sulle pesti. '* La pestilenza dell'anno 1348 e la prima di cui si fa menzione dai perugini scrittori (1). Essa in cinque mesi fra citta e contado tolse la vita a piii di cento mila persone. La lacuna che si trova nel pubblico archivio daU'anno iSay (l) Manoscritto nelia Biblioteca Graziani in Torgiano. Vincenro Tranquilli delle pestilenze d'ltalia. Perugia, 1576. Pompeo Pellini , Storia di Perugia. Perugia, 1627. 19^ SAOGIO STOKICO-MEDICO fino all'anno 1374, obbligo il sigrior Massai'i ad attenersi alfautorita de' medici contemporaiiei, e massimainente a quella di Gentile da Foligno. La seconda pestilenza apparve in Perugia nell'anno i363, importata da Anibrogio da Siena dopo la conquista di Tiioro, castello deirAretino infetto da quel morbo. Gran numero di persone manco e chiunque da easa infermava pochi giornl viveva. Per lo spazio poi di dieci anni non si vide peste in Perugia, ma fu negli anni 13^3 e 1374 die si ebbe molto a sofFrirae, specialmente per essere il male accompagnato da carestia, prodotta dalle intemperie^ giacche nel mese di luglio caddero nevi copiose nelle vicine montagne. Appena un nnovo decennio era trascorso incolume, che si manifesto la peste degli anni i383 e 1384, meno mi- cidiale, forse perche il Magistrate di Perugia impedi, me- diante lo sborso di mille cinquecento fiorini d'oro, che una compagnia di soldati inglesi e tedeschi , venuta dal regno di Napoli infetto, entrasse in citta. Si rinnovo il male neiranno 1390 e si distinse nel pre- stare soccorso ai pestiferati il professore medico Angelo Domenichelli della Pergola, fatto per i meritl suoi cittadino di Perugia, e quindi arcbiatro di Bonifacio IX. Massimamente infieri la peste a Perugia nelPanno 1399, probabilmente importata da Bologna. Fu nel mese di set- tembre di queirauno che venne nella prima di quelle citta la famosa Compagnia de' Bianchi , sulla quale gli storici banno tanto scritto. Entro la medesima (composta da quat- tromila Senesi, cosi uomini come di donne, tutti vestiti di lino bianco) per due porte della citta, con ordine a tre a tre, con accese candele in mano, e scalzi , cantando salmi e spesse volte gridando misericordia , pace. Durante i tre giorni di sua dimora in Perugia, la compagnia fece fare pubblicamente in piazza piu di cento sessanta paci e per i suoi preglii tutti i prigionieri si liberarono. La pestilenza comincio a venir meno , ma nella primavera 1400 torno ad esacerbarsi facendosi gravissima. Fu in quel tempo che mori pur anco di peste il famoso Pietro Paolo rstld. di Peruzzolo, capo di magistrato e commissario del duca di Milano (Maria Visconti ) , il quale dopo morte ottenne dal popolo perugino titolo di cavaliere e grandi onori di funerali , colle spese di cento sessanta fiorini d'oro a carico SUr-LE PESTILENZE DI PERUGIA. TQI del pubblico erario. " Frattanto a Roma parte per la fre- quenza del Giubileo, parte per la gentc che menava dietro quel sacerdote de'Bianchi, ua gran numero rnori di pesti- lenza, e le vite de' cittadini noa solo ma dei devoti stra- nierl mieteva. " (Miiratori). Capo II. Durante il secolo XV si ebbe nove volte la peste a Perugia e per ventiquattro anni non poco si sof- ferse per essa. Durava era un quadriennlo, ora un quin- qnennio, ne mai piu d' un lustro concedeva tregua. Brac- cio Fortebracci da Montone, prode capitano di quell' eta , pervenuto al colmo di sua militare grandezza per il do- minio di Perugia, mosse guerra a Roma quando era va- cante la sedia pontificale e ne fu proclamato Signore nel 26 giugno 1417, ma per poco, imperciocche insorse nel- I'esercito suo una pestilenza tanto grave, che in brevis- simo tempo clikiuque cadeva infermo raoriva, e poclil furono che non vi caddero. Subito dopo cib , ed e forza credere da cib, fu nelfanno 141 8 che gran peste si svi- luppo a Perugia. Nel 142,5 il popolo periigino s'intimori con lutta ra- glone pei nnovi contagi sparsi in Italia. Fu allora che per la prima volta si pubblico dai magistrati il divieto ad ognuno di ricevere ed albergare forestieri provenienti da luoghi sospetti di contagione, e se alcuno cadesse iu que- sta colpa, avesse la pena di venticinque fiorini d' oro. Fu pure allora che a confortare il temente anirao dei Peru- gini non poco si occupo Francesco da Siena , lettore di medicina in questo studio ed archiatro di Martino V, scri- vendo lo Optimo consilio contro lo morho pestilenzialc. NelTanno per 6 1429 si sviluppo davvero il contagio e piu inferocl nel susseguente, in cui si stabilirono speciali luoghi ove star dovessero i macelli; si prescrivevano leggi sulla loro nettezza, sulla salubrita delle carni, e sul modo di loro macellazione. Poi ad un coUegio speciale di persone probe ed accorte si affido I'interessante oggetto delle carni, al quale collegio non poche attribuzioai , ne pochi poteri si conferirono. Nella peste deU'anno 1437 molti medici, vilissimi che furono, se ne fuggirono, tranne Andrea di Romito da Fab- hriano, al quale decretb laudi pubbliche il raagistrato, per avere indefessamente prestato V opera sua agli oppestati , e non essere dalla cittd fiiggito. comt; altri fecero. 192 SAGGIO STORICO-MEDICO Nell* anno 1448 mori dalla peste, fra molti cittadini ri- spettabili, il dottissimo medico mastro Liica de Simonc, il di cui sepolcro tuttavia si vede a Perugia. Torno a rivivere il coatagio in Perugia , dopo cinque anni di tregua, nel 1456. Dal 1460 fino al 1468 non si parlo che di esso in quelia citta. Nel 1464 si istituirono per la prima volta i becchini o beccamorti fissi. La pieta dei magistrati e la devozione dei Perugini pensarono pure a far pingere in tela od in tavola sacri quadri di molta grandezza, appositamente fatti per impetrare dal cielo per- dono alle coipe, e dai contagi salvezza. Si dissero e si di- cono gonfaloni, o bandiere, o vessilli , usati pure nelle ec- clesiastiche funzioni da piii pontefici. Dair anno 1465 al 1466 monsignore il governatore di Perugia diede i piu saggi provvedimenti sanitarj contro la peste, che si possono leggere nel libro stesso, di cui nes- suna biblioteca dovrebbe essere priva. Malgrado questi provvedimenti la malattia infieri piii che mai dall'anno 1475 al 1479. ^antaronsi contro di essa il regime dietetico e quantita di profilattici ; si ebbe massima cura de' poveri , si ristaurarono le vie, si costrussero ci- sterne, si penso ad un locale fuori della citta ove racchiu- dere gli appestati, ecc. Essendo insorti, dopo pochi anni di riposo, nuovi timori della peste, si raddoppiarono le misure sanitarie. II male venne pero a Perugia nell'anno i486, duro per alcuni mesi e svani. Invece di esso si ebbe una guerra civile fra i parteggianti delle famiglie Oddi e Baglioni , la piu rab- biosa che si fosse mai suscitata fra pazze popolazioni. Col- r anno 1494 arrive a Perugia, non si sa da dove, ne come, una nuova peste, e di piii il cosi detto mai francese, non che una tremenda carestia. Capo III. Non furono poco molesti a Perugia i primi anni del secolo XVI. Dall'anno i532 fino al 1628 la pe- ste vi si trattenne indomablle ; cosa facile da spiegarsi , giacche, al dire di Paolo Giovio, il pontefice Adriano VI, nativo di Utrecht in Olanda , stimando le sanitarie pre- cauzioni di mare e di terra vani sogni di menti italiane , voile che cessassero dall'aver efFetto. Di piii si ebbe a Pe- rugia maggior fiducia agli empirici e medicastri, che nelle persone dell'arte. Un tipografo francese (Roberto) fu nomi- nato e pagato dalla Comune come medico degli appestati. SULLE PESTILENZE Dl PERUGIA. I93 Ma ne inedicL , ne stampatori francesi valsero ad allonta- nare la peste da Perugia dairanno loaS fino al 1827; ove il nimiero de' morti arrive a otto niila nella sola ciita. Egli e a quest'epoca die tre benemeriti medici, Puzio, Po- diani e Bavera, pubblicarono coa i tipi di Perugia i lore trattati sulk peste. Ottimo e riputato dal nostro autore quello i-arissimo di Bavera (i). 11 sonimo lume della pit- tura perugina, Pietro, mori dalla peste nel 1524. Donna Sveva degli Oddi istitui nel iSaS e mantenne un ospe- dale per gli appestati. Dall'anno i528 al i58o, non sembra che Perugia sof- frisse contaglo alcuno. Era dessa , dopo la guerra detta del sale, nel 1640 tornata sotto I'ubbidienza del papa (Paolo III) « con che ebbero fine almeno le guerre civlli ; tranquille e paclfiche le famiglie dovettero farsi •, ne piii parteggianienti accaniti ; ne piu soperchierie di patriziato j ne piii furori di plebe. » Neiranno i58o fu visitata Perugia dal cosi detto male del castrone o del montone (una febbre gagliarda con tosse) di cui non si vide mai piii spaventevole peste. Con que- sto male e colla febbre petecchiale dell' anno iSgi ebbero fine le pestilenze perugine di questo secolo. Capo IV. Felice fu il secolo XVII per Perugia, iiaper- ciocche rimase incontaminata dalla peste , quantunque essa infierisse tre e piii volte in Italia , vale a dire in Roraa- gna ( 1614) , in Lombardia ed in Toscana ( i63o), in Napoli ed in Roma ( i656, 1691). Devesi quell' immu- nita ai magistrati, che gia nell' anno 1606 fecero deputati, stabilirono guardie e provvidero in ogni miglior maniera , perche contagio alcuno non penetrasse in citta. Dagli An- nali municipali del i63o rilevasi come primamente venisse istituito un Consiglio della ianita , da piu probi ed istrutti cittadini composto ; e come fosse a lui concessa l' autorita di adoperare qualunque somma di danaro che il magistrate avrebbe imposto sulla citta e sul contado. Oltre a cio un cordone di vigilanza fu situate al confine degli stati To- scani perche da quelli , gia molto infetti , temevasi che la pestilenza venisse. E questo cordone duro piu anni e fu di molto dispendio cagione ; sicche dal consiglio sanitario (l) Tractate mirabile conti'o la pestilentia. In Peirugia, tip. de Car- tulariiB i5 gennaro i523> 194 SACGIO STOUICO-MEDICO si doniandarono perfino scudi clnquemila all' oggetto so- prannotato : se ne ottennero cinquecento, e il consiglio tutiL li adopero. Avvenne pero cosa ricordevole in tal propo- sito. Gli ecclesiaslici tanto regolari die secoiari noa vo- levano pagare la tassa stabilita per la salute di tutti, e durarono sei aiini le ritrosie loro a soddisfarla. Mentre pero essi pro aris et focis si ricusavano, Urbano VIII per cies et librus al soddisfacimeiito costrinseli. Moltissinio do- vette Perugia, come tntte le altre citta provinciali dello Stato poiitilicio, al papa Alessandro VII, Quando alcuai gli consigliavano di vietare alle sottoposte citta di esclu- dere clii venlva dal territorio di Roma, egli vi si rifiuto, riputando ( e il cardinale Pallavicino clie cosi scrive ) piii paterna maniera il curare le vite di tutti i sudditi , come di figliuoli. Sprezzo pure le suggestioni della falsa politica dei inolti e del parziale interesse di pochi. Difatto si vo- leva nascoiidere il contagio per noa rovinare gl' interessi della capltale. Alessandro pero fu di parer diverso, sti- inaudo troppo discoavenire ( e il prelodato cardinale die racconta) alia sincerita non pure di buon papa, iria di buon principe 1' iaganaare i confinanti in materia si grave. Ad una tale ragione di onesta , prosiegue lo storico, unirsi quella della utilita, non potendo una persona, specialmcnte jjubblica, ricevere il maggior danno die perdere appresso altrui la fede, la quale e 1' unico istrumento degli umani Irattati. Capo V. In tutto il secolo XVIII Perugia non conto die una sola epidemia di febhre tifoidea nell'anno 1716, ve- nuta in seguito alia carestia. Seppe la cittadinanza tener lontani i contagi stranieri , concorrendo di buona fede a inantenere in vigore i regolamenti sanitarj die salvarono ritalia dalla triennale peste della Provenza (1730-1723), dal parimente triennale appestamento messinese (1743- 1749), lion die dalle pesti di Spalatro e Lanipedusa in Sicilia (1784). » Fuvvi si circa i! finire di quest'epoca (il secolo XVIII) un certo tal altro brutto contagioso malanno ; raa quale esso fosse die , sormontando le Aipi , in Italia venisse e tra noi , non vogliamo rinorainare ; perocche non e storia di medicina o da medico. Che se la breve durata di quello, alia sua prepotente influenza ed alia sua inusitata ferocia non avesse dato qualche ristoro , gli ultinil anni del se- colo XVIII avrcbbero fatto rinieinorare certe pestileuze SULLE PESTILENZE DI PERUGIA. \gS fierissime di simil genere le quali, prima del niille, brutta- rono, manotnisero e devastaroao le piii belle contrade d'l- talia. Ma al secolo XIX V anjmo si rivolga. >/ Capo VI. Snl termiaare delF anno i8o3 la febbre gialla sviliippatasi a Livorno , allarmo , al pari delle altre citta continanti colla Toscaiia , Perugia. Roma le prescrisse se- vere discipline sanitarie , cbe esattamente esegui. Ad ecce- zione di una minacciata fame nel 1812 e di una epide- mia carcerale nel i8i3, godette prospeiita fiao agli anni i8i6 e 1817, in cui T aftlissero la carestia e le febbri ti- foidee , riguardo alia cura delle quali si conobbe, ma non presto e non da tutti , die il Tiieglio fare e il men fare. Dopo diciotto anni : Ecco la fiera con la coda aguzza Che passu L monti, e rompe muri ed armi; Ecco colei che tutto il mondo appuzza. ti Cosi, come di Gerione diceva Dante, potevasi bea dire del cholera morbus . . . Dubitare ancora della sua prove- nienza , della sua contagiosita , del suo cammino fatto in Europa, in Italia, fra noi, e un cbiudere al sole le luci, alia verita V intelletto. i» Dopo clie Genova , Livorno, Venezia e Napoll con molte loro citta vicine ne furono infette, all'impensata di ogpuno, sulla meta d'agosto del ]836 Ancona lo ebbe , e questa fu r epoca nella quale i pontilicj dominj dal cliolera del- I'Asia vennero contaminaii. <■< Davvero clie si accrebbero le paure in Roma, ed in Perugia non piccole si suscita- rono per i commerciali rapporti e per la prossimita no- stra con quella marchegiana citta. Fu tostamente separata dalla perugina 1' anconetana provincia , tutte le comuni- cazioni impedite, il sistema bollettario riordinato , i mer- cati soppressl , e la universale nettezza del paese e dei cittadini dagli ufliiciali della sanita municipale fu ricon- dotta. Ancona dopo due mesi di contagione , circa il 20 di ottobre , netta fuori e dentro si prodarao. Non piii clio- lera in Ancona, venuto gia il verno, fatti i conti , all' or- dinario silenzio ed alia solita spensieratezza ritornavamo. Pero incominciava Testate del 1837. Tutti i fogli pubblici notificavano le numerose morti che per cholera accadevano in Napoli : pure sullo stretto cordone posto doppiamente a que' coufini , e suUe tante cure che veramente prendeva il supremo potere governativo e sanitario dei nostri Stati , 196 SAGGIO STOUICO-MEDICO intera si ebbe fidanza. N^ sono a ridirsi le numerose di- sposizioni die scritte si diramavano ovunque , le forti peae die si coQiminavano ai contravventori de' bandi sani- tarj , gli orditii clie fino a noi noa interrotti giungevano ; nei quail sempre il santissimo fine della universale sal- vezza appariva. Ma di tanti ordini die si emanarono , quanti adempluti ne furono ? Bea pochi. Nel Itiglio di quest"" anno 1837 il cholera morbus entro in Roma. Peru- gia citta sicra a Maria, eretta sopra cinque alti colli, da purissimo salubre aere ricinta fu salva cio basti. " Passa ora rillustre autore ad esporre alcuni canoni di me- dicina politica e di pubblica igiene, di cui daremo un saggio: " Se avvenga mai die le sanita marittime non arrivino ad arrestare un mal contagioso , esotico a noi , tutto cio die in seguito verra fatto dalle sanita continentali , sara fatica qualdie volta inutile afFatto , spesse volte poco va- levole ad arrestarne il cammino. » Siano sempre conciliati tra loro i due grandl interessi iiostri commercio e salute pubblica : die se per avventura 1' uno debba suH' altro disgraziatamente prevalere , sia del prirao la perdlta non del secondo. » ... se a minorazione almeno de' mail prender si deb- bono sanitarie misure sul cammin dei contagi , d' uopo e convenire die il renderle efficaci , quanto e possibile , di- pende o deriva daila forza del governo e delle leggi, dal- Vintelligenza nei moderatori delle cose sanitarie, dall'o/io- ratezza di tutti gPimpiegati, dal primo all' ultimo di essi; finalmente dal tesoro disponibile die al bisogno si trovi. » , . . principiis obsta, sero medicina paratur. — Finclie una contagioue e lontana , finche e sul nascere , i prov- vedimenti e le cure dei maglstrati possono prendersi con avvedutezza , con regola , con prudenza; . . . ma ... se il governo politico-medico sulle contagioni saggiamente e in- teramente non venne ordinato e stabilito in principio, ahi! quali disordinj, quali orrori, quante disgrazie , quante la- crime in ua paese mal colto o airimpensata da fiera mor- bosita contagiosa. Questi ed altri canoni sono precedutl dall' esame della quistione : se la frequenza delle importazioni della peste in Europa risultl essere statu in diretta proporzione colla piic grande attivita commnrciale ? a cui I'autore (e non potevasi altrimenti aspettare) risponde affeimativainentc. come aveva SULLE PESTILENZE DI PEUUGIA. ly-7 fatto 11 sig. Segiu- Dnpeyron , segretario del Consiglio su- periore di sanita in Parigi, qnaiido nel i835 gli fu pro- posta una simile quistione dal ministro del coinuiercio. E qui osserveremo die Tattiviia cominerciale rignardo air iniportazione de' contagi deve al gioruo d'oggi tanto pid temersi , in qnanto ciie e fondata sulla celerita delle co~ muiiicazioni niediante battelli a vapore, strade ferrate ecc, mezzi di trasporto i quali non concedono aU'atmosfera il tempo necessario ond'' essa possa disinfettare basianlemente le nierci ed i viaggiatori. In coaseguenza di tutto cio e d' aspettarsl , die se avra luogo will rifonna delle legi^i satiitarie contra la peste, essa per lo meiio non ne diiniraurci il vigore. Uu congresso com- posto da uomini dolti e sperunentali ( fra qnali desideriamo vedere cliiamato a scdere V egregio e benemerito Massari ) non si lascera sedurre da alciinl viaggiatori francesi, i quail colla leggerezza propria della loro iiazione, e qualclie volta con mala fede, giudicano superficlalmente delle cose, e non di rado colla mlra di farsl una riputazione prendono a so- stenere del paradossi. Sianio Ionian! dall' annoverare fra essi II dottore Bulard de Meru ; clie d'' altronde e fervldo difensore delli conta- giosita della peste. ]Ma la sua dottrina intorno qnesta ma- lattia ( almeno qnale veane esposta dal dottore Yetter nella Gazzetta medica pubblicata da una riunlone dl medici Prus- biani)(i), cl senilira ahhondare d' ipotesi. E quand' anclie non ne contenesse , i faLti raccolti niediante un soggiorno di cinque niesi in Egitto e dl qualclie anno a Costantino- poli non possono servir di base ad nn codice sanitarlo ; imperclocche, al pari del vajuolo , del morbillo, della scar- Inttina, del tifo, la peste ba un carattere ben diverso nelle varie epidemie , di inodo die le conclusion! dedotte da una di esse non si addicono senipre egualnienie bene a!Ie al- tre. Le aitiiali leggi di quarantena sono il frutto dell" os- servazione dc''secolii esse lianno finora pieaamente corrl- sposio al loro scopo, ed i commercianti vi s! sono acco- niodat! per Innga abitudine. Faccia Iddio die non abbiano ad essere altriinente modificate , se non die per renderne ancora plii scrupolosa 1' esecuzione , oggetto sul quale vi sarebbe niolto a dire relativamente a cert! port! d! mare. (i) Ann. VI, io3~, n.° 35, ^.t. nibi. lud. T. >:ciii. 1 3 HjS S.VGGIO STORICO-MEDICO Contare gia al presente sulle misure sanitarie del Tur- chi , sareljbe una di quelle illusioni, a cui si abbandoaano facUmente coloro , che non liamio un' idea dei paesi poco o nulla civilizzati. Speriamo che dopo un secolo sara al- triiuenti, ma per ora e di assoluta necessita il non fidarvisi. Innanzi deporre la penna aggiunglauio al Voto sanitarlo deir egregio dottore Massari , sul cainpo saiUo di Perugia, il nostro, che venga cola disposto ua locale in cui de- porre , sclto buona custodia , i corpi creduti morti , cade se si trovasse mai fra loro un asfitico , possa essere ini- mantinente soccorso;, e preghianio questo valente autore a volerci regalare al piii presto possibile la promessa topo- grafia medica di Perugia. Memoiie dl fisica sperimentale scritte dnl prof. Stefano Marianini dopo il 1 836. Anno /.", 1887. — Mo- dena, i838, R. fipografia Camerale , fuse. 2.°, di pag. 68, ill 8.°, itaL cent. 90 {Vedi Bibl. Ital., torn. 91.°, pag. 209). Vji torna sommamente grato V annunclare il prosegui- inento delle Meuiorie del nostro fislco italiano, e il dichia- rare che quelle contenute nel presente fascicolo assai da vicino riguardano ad una delle piu gravi questioni die si agitino oggidi tra gli elettricisti ; vogliara dire di quella intorno all' origine dell' elettricita negli apparati voltiam. Egli e ormai a couiune notizia che il Volta accuratamente studiando i fenomeni dal caso presentati al Galvani giunse a quella memorabile scoperta dalla quale tanta Iqce e tauto progresso trassero tutte le naturaii discipline, e per la quale fumino avvisati disporsi in opposto elettrico state due sostanze conduttrici dissimili o per fisiche o per chi- miche proprieta ogniqualvolta vengano a toccarsi in qual- che parte della loro superficie. E questa opposizione di stato elettrico , per nulla riconoscibile prima dei contatto, e piu sensibile, ma sempre assai tenue, se metalliclie sono le sostanze approssimate. Per enunciare ed ispiegar questo fatto , che agevolmente si riproduce ponendo alternati- vamente e per piii volte due dischi isolati 1' uno di zinco e I'altro di rame dapprima a combaciamento reciproco , MEMORIE DI FISICA SPEKIMENTALE CCC. 1 99 poscia in comnnicazione coi piatti del condensatore, imagiiio il Volta sviiuppnrsi nel momento e nel Inogo del contatto una forza la quale spinga in una delle sostaaze porzione dell' elettrico proprio dell'altra, in niodo che le parti di- scoste dal contatto, e percio sottratte alPazione della forza stessa, si mostrino cariclie di opposta elettricita per rispetto ai rimanenti corpi che in istato naturale rimasero. La qual forza elettromotrice, sebbene in se stessa sconosciuta , non e pero cosi misteriosa die il fisico, per concepire il modo con cui agisce , debba molto scostarsi da quell' insienie di vedute a cui lo fanno abituato gli altri fenonieiii inolecolari. Imperocclie dal momento die T elettrico, qualunque ne sia la natura , lia una dipeudenza col modo di essere e di operare della materia die ci si presenta come reciproca tendenza, non ci sara forse lecito il supporre che, variando il vigore di questa tendenza ne' ditferenti cor[3i, abliia ad accadere uno squilibrio in due di essi qnando vengano in qualdie parte a toccarsi, ancorche dappriina separatamente considerati ciascuno si trovasse rispetto al proprio elettrico in quello stato di equilibrio die diciam naturale? Anzi questa alterazione d' equilibrio elettrico ci pare dover es- sere una uecessaria conseguenza delle azioni che 1' elettrico e la materia di uno dei corpi esercitano sulla materia e suir elettrico delT altro :, ammesso die V intensita di tali azioni varii a norma della natura de' corpi. E senza ricor- rere all' ingegnosa ipotesi con cui I'Ampere cercava di ren- ders! ragione deU'origine dell' elettricita tanto in occasione del contatto, quanto per le cliimicbe azioni (i)f, non ab- biamo tra gli stessi effetti dell'attrazione molecolare alcuni fenomeni che assomigliare si potrebbero a quello squilibrio elettrico che ha luogo in occasione del contatto? Ed a ca- gione d' esempio un sifone capillare di vetro, la di cui gamba piii lunga s'immergesse alcun poco nell'acqua, e la convessita del quale avesse sul livello della medesima un' elevazione minore di quella a cui I'acqua stessa vi si manterrebbe per capillarita , non presenierebbe col suo efflusso, ricevuto nel vaso in cui Tacqua e contenuta, una grossolana imagine di quel continuo flusso di elettrico che ha luogo se i due nietalli elettrizzatisi per reciproco con- tatto si pongano fra loro in comunicazione col mezzo di (l) Journal de physique, octobre 182 1. 200 IMEMORIE DI FISIC\ SPERIMENTALE un uiuido contluttore? E come la forza di capilhirith e la causa della corrente acquea , cosi i Volt:ani attribuiscono la corrente elettrica aW elettromotricita : la qnale in tale sii^nificato altro non sareblie clie il risultato delle azioni ripulsive ed attrattive clie Telettrico di ciascun corpo eser- cita con se e colla materia , e che godotio inteiisitii difl^e- renti ne' difl'erenti corpi. A cjnesta diversita di tendenza dell' elettrlco pei corpi specialmente metallici veiine anche nuovameate richianiata V attenzione dei fisici da uno degli oppositori alia dottrina voliiana , il sig. Peltier (i); anzi pare che, nientre nega al contatto di due metalli una di- retta influenza alia produzione dello scjuilibrio elettrico, vi faccia poi concorrere questa diversa atirazione fra i varj corpi e T elettrico. Ammessa la forza elettromotrice s'ap- plico il Volta a riconoscere se dessa era o no egualmente intensa in tutte le coppie clie con parecchie date sostanze si possono formare , misurando Tintensita della forza colla differenza delle tensioni opposte che le due sostanze coni- ponenti una coppia assumono nej contatto. Ed e noto de- dursi dalle sue sperieuze che i buoni conduttori costitui- scono una serie progressiva nella quale uno qualunque di essi negativaaiente si elettrizza , cioe al dir de'Voltiani possiede una magglore elettromotricita per rispetto a cia- scuno di quelli che nella serie lo seguono e col quale venga posto a toccamento ; e la differenza fra gli stati posiiivo e negative de' due corpi e tanto niaggiore quanto piu questi si scostano nella serie medesima. Anzi se in essa si prendono tre consecutivi conduttori, la forza elet- tromotrice fra il primo ed il terzo eguaglia la somnia delle analoghe forze fra il primo ed il secondo, e fra il secondo e il lerzo. Ne' conduttori umidi una tal serie non ha luogo, e sebbene essi si elettrizzino se fra di lore o coi metalli pongansi a contatto, pure questi stati eleitrici sono assai piccoli in confronto di quelli che hauno luogo ne' buoni conduttori. Tale era la dottrina voltiana, la quale quantunque in generale ricevuta , pure incontrava sin dal suo nascere pa- recchi oppositori. II fatto che lo elettrizzarsi de' metalli per via del contatto e quasi sempre accompagnato da chi- niiche alterazioni ne' metalli stessi , e la necessita di un (I) Cviiijitcs rcadus de I'Acad. des sciences, turn. 7.°, pag. g65. SCraXTE DA S. MARIA.NINI. 20 1 condnttore luuido, che mentre si presta come condiutore senz'essere elettromotore offre anclie uiaggiore facilita. alia ! cliiniica alterazioiie de' solidi, fecero dubitare che V eletti i- cita in tall occasionl anzl che pel contatto de'nietalli si 1 svilujipasse piuttosto da queste cliimiche alterazloni. Qne- ' sto dnbhio niosse pel priino il Fahbroni nel 1792; ed e ' pure a confes^arsi die 11 Volta ne' primi snoi tentativi sulle j ranocchie incl'mava a supporre la forza elettrotnotrice la I dove i metalli toccano il condnttore umido che ad essi ; serve di comunicazione (i): dalla quale opinione si tolse . allorquando pervenne ad elettrizzare i metalli per semplice toccamento ed io circostanze afFatto indlpendenti da umido veruno. Pero la doctrina die relettricita venisse sviluppata dalle azloni cliimiche die sui metalli a contatto esercitaao i fluidi ne'quali sono immersi, e non dalla reciproca azionc de' metalli stessi , elibe seguaci e dentro e fiiori d^ Italia : * tra i quali piii si distiusero il Piitter (2), il Panat (3) e il Dal Negro (4): ma grave disparita vi fu tra i medesimi ; circa il modo con cui quelle azioni valessero a determi- nare il verso e la grandezza della corrente in una coppia voltiana. Se non che i fatti die in segnito molti e vaienti fisici, e specialmente Wollaston , Davy, Becquerel, Nobili , Faraday e Larive scopersero circa le chimiclie azioni die ordinariamente accompagnano lo svihippo delP elettriclth. voltiana, e circa gli squilibrj elettrici prodolti dalle sole cliimiche azioni, furono cosi numerosi e svariati che po- terono condurre ad una teoria meglio combinata e conse- guente. E quella die da died anni in poi si ingegnosamente ed instancnbilmente difende il Larive (5) e oggidi la pin nniversalmente ricevuta dagli elettro-chiinici : ed ecco a che si ridnce. Ogni qual volta un liquido chimicamente p.gisca sovra un metallo in esso immerso ha luogo uno sbilancio elettrico ; e propriamente il metallo si elettrizza negativamente , e positivninente il liqiiido, e la dlfFerenza di questi ojjposti statt e tanto maggiore qiianto piii intensa (i) Volra: opere, torn. 3, parte 2.% pag. 45. (2) Bcitrdgen zur ndhem Kenntniss des Galvani sinus. Band I, e Electric. Sijstem. der Korper. (3) Grundriss. der theoret. Phys. 2 T thcU. (4) Deir Elettricisiuo idrometallico. Padova, 1802. .' (5) Ann. chim. et phys. , toui. 37.°, 3o.°, etc. 202 MEMOUIE DI FISICA. SPERIMENTAXE e la cTiimica azione. Un tale sbilancio pero distruggesi in parte pel successive passaggio dell' elettricita dal liquido al conduttore solido. Ma se nel liquido stanno inimersi due metalli co"" quail esso agisca diversamente e se questi si toccano, allora il metallo piii iiitaccato si disporra in uno stato negative piii intenso di quelle delTaltro metallo, e pero Telettricita movera da questo a quelle: ma nello stesso tempo il liquido circostante al primo avra una tensione positiva maggiore di quella die possiede il liquido circo- stante al seconde. Ne accadra pertanto clie queste due elet- tricita positive si trasmetteranno in parte Immediatamente ai metalli cerrispondenti e ne neutralizzeranno una por- zione dell' epposte state-, ed in parte la prima come piu intensa si movera entro il liquido verso della secenda ^ e di la entrando nel metallo nieno attaccato compira il suo circole neutralizzando affatto lo stato negative e di questo e deil'altro che gli e a contatto. Ma, centiauando la clii- inica azione, nuova elettricita e sljilanciala ; e per tal raedo la cerrente dirigesi continuamente nel liquido dal metallo piu intaccato a quelle che le e mene : la forza elettromo- trice e la cliimica aziene al cessar della quale cessa pur anche lo sbilaucio elettrice e la cerrente , e 1' intensita di questa e tanto maggiore quanto piii grande e la difFerenza fra le alterazioni che i due selidl ricevono dal liquido , e quanto mineri sono le porzieni d' elettricita die immedia- tamente e nel prime modo neiitralizzarensi. In tale stato di cose e manifesto che la diversita de'cerpi e necessaria sole perche diversamente intensa sia Tazione die il liquido esercita sevra di essi : ed il lore contatte altre non e che il mezzo dl perre in circolazione 1' elettricita sbilanciata. Non v' ha dunque eccitamento d' elettricita quando manchi la chimica azione, e I'eccltata elettricita non e ricenesci- bile quando una tale aziene si eserciti con egual vigeria- sui due solidi, come verificasi nel case della lore omoge- neita : imperocche mancande in quest' ultimo case la cer- rente atti'averso del conduttore ninide, T elettricita ricom- porrassi in eqnillbrio trasmettendosi immediatamente dal li« quide al corrispondente metallo, e nessun indizio ne avreino co' nestri mezzi elettroscopici die della sola cerrente ci fanno avvisati. Ora le due teorle qui esposte sono fra loro contraddit- torie ' Quale e la vera? Oppnre di esse se non si escludono. SCRITTE DA S. MARIAmNI. 206 qual e quella clie piii compiutamente e in modo plu sem- plice spiega i fenomeni da cni entrambe ebbei'o origine ? La completa discussione di tali qaestioni esce dai limit! cli quest' articolo e dell' oggetto die abbiamo di mira. Sonima- riameiite pero osservereiuo die I sostenitori della teoria elettro-chiniica trassero i loro precipni argomeiiti dai fatti seguenti : i.° Ogni sviluppo d' elettricita nelle sperienze di contatto di due cooduttori dissimili e sempre accompagnato da chimica alterazione in uno di questi od in entrarabi. 3.° Manca I'anzidetto sviluppo se non ha luogo dilmica azione ; ancorche i raetalli toccantisi sieno eterogenei, per es. , oi'o e platino. 3.° Quel metallo che nelle sperienze voltiane positivamente si elettrizza e desso che soffre una maggior chimica alterazione. 4.° Non e vero che di due dati metalli posti a contatto I'uno si elettrizzi sempre po- sitivamente e ne^ativamente 1' altro ; ma lo stato ch essi assumono varia cambiando il liquido conduttore che ne stabilisce I'unione; e varia in modo che fiinziona come positivo quello dei due metalli il quale piii vigorosamente e intaccato dai liquido. E se talvolta accade T opposto (i), in allora gli elettro-chimici per renderne raglone ricorrono a quella porzione d' elettricita che sottraesi al circolo. im- mediatamente passan<3o in ciascuno de* due metalli dai li- quido che gli e circostante. laiperocche se mai avvenga che 1' elettrico piu facilmente passi dai liquido nel metallo piii attaccato che noii nell'altro, in allora il liquido avrelibe iu vicinanza al primo una tensione miuore che non presso al secondo metallo i, e pero la coriente in esso dirigereb- besi dai metallo meiio intaccato a quello che lo e di piu. Questi argomenti ancorche non escludano direttaraente il contatto come causa elettromotrice si presentano pero , quando vengano sviluppati ne' piii minuti dettagli , sotto tale apparenza imponente che pochi sono ancora i fisici fedeli alia teoria voltiana. Tra questi distinguesi il Maria- nini ; ed i fatti e le spiegazioni ch'egli contrappose a quegli argomenti difendoao assai bene la teoria anzidetta dalle obbiezioni mossele all' incontro (2). Lasciamo infatti che (l) Arm. chini. et phys. , t. 89.', p. 3o3 , t. 48/, p. l3l e segg. (2,) Vedi le di lui quattro Memorie in proposito iiiserite nelle Mem. Soc. Ital. , torn. 20. °, parte fisica, fasc. 2.% pag. 347; torn. ai.°, parte fisica, pag. 2o5 ; gli Ann. chiia. et phys., torn. 45°, pag. 28, Ii3; f gli Annali delle scienze del Regno L. V., torn. 6.°, pag. 1 3. 204 JMEMOraE m fisic.v sperimentale I'azione cliimica e piii sospettata clie reale in pareccliie delle sperieiize intorno al contatto , come a cagion cresem- pio nella fondanientale del Yolta plu sopra accennata e I'ipetnta in arie seccliissime e non nicscolate di ossigeHO (i). Clie anzi il rinvi^orirsi delTazione cliimica al compiersi del circolo voltaico sembrereljbe piiutosto esser V eflVtto della corrente elettrica g:)a preesistcnte ;, e gli eiettro-chi- niici lo accordano (2). Lascianio pure clie i fatti sni quali riposa il secondo de' noverati argomenti sono ancora poclii ed inceiti , ne sempre, ne a tutti riescono (3) e che ai medesimi si ponno contrapporre in vece quegli akri nei quali Tazione chimica, ancorclib vigorosa , non inflnisce menomamente sulla grandezza della corrente che le accom- pagna. Ma per quel die aspetta alle ultinie due ohbiezioni, per le quali illusorie sarebbero le leggi voltiane intorno alia serie de'corpi elcttromotori , od almeno non verifiche- relibonsi clie usando come umidi conduitori quegli stessi coi quali quelle leggi furono determinate, risponderemo col Marianini , osservnndo che il risultato della forza elct- troniotrice svilnppatasi pel contatto puo e deve essere mo- diikato se neW una o nelFaltra delle sostanze a contatto avviene un cambiamento fisico o chimico ancorche in parti lontane dal luogo di reciproco taccamento. E realmente un tal cambinmento, rendendo eterogenea la sostanza, deter- raina in tin altro punto di essa una nuova forza elettro- niotrice, la quale ^ se e opposta a quella deterininata dal contatto delle date sostanze, deve certamente indebollrne, annullarne, o ben anche rovesciarne I'efTetto. Adunque le azioni chimiche tra i solidi e i liquidi di una coppia vol- tiana modificano la relativa facolta elettromotrlce de' pri- niitivi metalli ; e tali inodilicazioni avvengono non per Tatio medesimo della chimica azione, ma per le conseguenze che da esse derivano , cioe per le alterazioni permauenti o temporarie delle superficie metalliche. A qneste modifica- zioni vicorrendo, ed associandovi T influenza della varia conducibilita de'liquidi impiegaii, possono i Voltiani rendere facile e compiuta spiegazioiie di tutti i fenomcni che ia appnrenza si oppongono alia lore teoria. Ma dirassi forse (1) Vcdi le S|ierienze di Pfaff. Ann. ciiiiii., t. 41.°, p. 2.4c', (2) Auiiali delle oCifuzc dt-l Pu-gno L. V., t. 4.°, p. 64, t. 6.% (.') Ann. Hiiin.. t. 4.'^.°, paji. 1 24 e I. '^3. SCraTTE DA. S. MARIANINI. 2c5 clie tali modlficazloni indirettamente prodotte dall' azione chimica sono uii riplego snggerito dalla sola brarua di so- stenere una dottrina per se vacillante ? Ed allora non e pure ua ripiego la snpposizione degli elettro-chimici die 1' elettrico sviluppatosi per azione chimica si neutralizzi immediatamente in parte , e che una tal porzione sia nei vari casi variabile non solo in i;agione deirassoluta inten- sita del primo svikippo ma anche a norma della varia quallta del liquido ' Se non che il primo ripiego ci pare una spontanea conseguenza della stessa teoria voltianai ed il secondo all' opposto presenta grave difGcolta a concepire come niai, durante T azione di quella causa che fece pas- sare dal metallo nel liquido V elettricita positiva , abbia questa a retrocedere in parte. Eppure siffatta supposizione e il fondamento delle risposte che gli elettro-chimici die- dero alle obbiezioni de'Voltiani, e della spiegazione di molti fenomeni dell' elettromotore composto , e fra gli altri deir accrescimento delle tensioni ai poll isolati del mede- simo in proporzione del numero delle coppie : alia quale spiegazione niosse il Marianini le piii forti obbiezioni. Se a tutto cio aggiungonsi quegli esperinienti, ben noti a'VoI- tiani , ne' quali il contatto de' metalli dissimili sembra di- rettamente influire sulla grandezza e direzione della cor- rente che ne risulta (i), e dei quali gli elettro-chimici noa hanno ancor data soddisfacente ragione (2.), ci par lecito il conchiudere che sebbene non si possa negare uno svi- luppo d' elettricita durante il giuoco delle chimiche azioni, pure non si puo nemmeno negare 1' esistenza della forza elettromotrice determinata dal contatto di corpi dissimili: che anzi v' ha tutta ragione di crederla efFettivamente esi- stente ed operativa. Questo discorso intorno aU'origine deU'elettrlcita nell'ap- parato elettromotore voltiano, che a taluno parra forse troppo breve ed incompleto ed a tal altro abbastanza lungo e nojoso , eraci pero necessario per apprezzare il merito (1) Vedi ua^ esperlcnza di Zaiuboui negli Annali delle scienze del Regno L. V., t. 6.°, p. ajj. ; e pai-ecchie del Marianini. Ann. chim. , t. 45.°, p. 143, e Mem. Soc. Ital., t. ai.°, p. 214. (2) La visposta data dal Larive alia sperienza di Zaniboni con- siste in cio che rumido natui-ale di una carta applicata ad una la- mina metaliica, per es. , di stagno dovrebbe su questa agii^e chi- micaiuente piu di quel che faccia T acqua stessa. ao6 MEMORIE DI FISICA SPERIMENTALE delle due Memorie del Marianini annunciate in capo al pre- sente articolo, imperocclie esso scemerebbe d'assai quando affatto vana ed insussisteate fo?se la teoria voltiana del contatto. Si occupa in fatti il Marianini nella prima di esse intorno alia niisura dtlla facolta elettromotrice relaiiva del metalli che piii di frequence si adoperano nello studio degli elettromotori , argomento gia studiato e dal Yolta e dal Ma- rianini stesso; e con queste nuove ricercbe adempie ad una promessa rhe gia da tempo avea fatta (i). Nella seconda poi espone le indagini relative all' altro principio su cui riposa oggidi la dottrina voltiana , relative cioe alia suscet- tibilita de' metalli ad alterarsi nella loro facolta elettromotrice per I'azione delle correnti voltaiche , ed alle circostanze che possono rend^re varialiile ne' metalli medesimi una tale su- scettibilita. Volendo presentare a' nostri lettori un rapido sunto soltanto delle conseguenze a cui Tautore arrivo, oni- metteremo di far cenno della discussione giudiziosamente da lui istituita intorno ai varj processi fin qui seguiti per deterniinare la facolta elettromotrice relativa od elettrotismo de' metalli, cioe per deterniinare la difFerenza fra le op- poste elettriclie tensioni , ch'essi assumono pel contatto » c ci accontenteremo d' indicare com' egli sia a tanto per- venuto ricercando quante coppie formate di due metalli , lo sbilancio elettrico de' quali fosse preso per unita, si ri- cliiedessero per distruggere I'efFetto elettrometrlco di una, due o pill coppie fatte con altri due metalli e contrappo- ste alle prime. E realmente congegno parecchie coppie elettromotrici di oro e platino stringendo in due morsette praticate alle estremita di un archetto d' ottone due lamine r una d' oro e I'altra di platino lunghe centimetri due e mezzo e larghe centimetri uno; e queste coppie prendeva come mezzo di misura dello sbilancio elettrico fra due altri metalli qualsivogliano. Trattasi, per es., di aver quella deir elettrotismo del rame rispetro alio zinco ' Con due piastrette di questi metalli eguali alle precedenti e nell'in- dicato modo si formi una coppia elettromotrice; e dispo- stala in modo che lo zinco riesca in una tazza ed in altra successiva il rame, si faccia in quest' ultima pescare il platino di una delle coppie misuratrici, 1' oro della quale in una terza tazza riesca. A quest' ultima altre coppie d'oro e platino si fanno succedere coUo stesso ordine iino a che fi) Ann. chim, et phtjs. , toiii. 4.^.°, pag. i?>\. SCRITTE DA S. MARLiNrNI. 20" lo zinco della prima tazza e T oro dell' ultima abbiano eguali positive tensioni. II liquido usato dal Marianiai per stabilire comnnicazione fra le successive coppie era acqua stillata , come quella che in piccolissimo grade modifica r elettrotismo de' metalli ; e le lamine dapprima accurata- mente pulite non pescavano in essa che per tre millimetri al pill. Facendo comunicare lo zinco della prima coppia col piatto inferiore di un condensatore sovrapposto alTelet- trometro , e I'oro dell' ultima coll' altro piatto, si osserva die lo zinco trasmette all'elettrometro una piccola tensione positiva quando a quella prima coppia se ne contrappongano dodici di platino ed oro^ gli trasmette in vece una tensione negativa se le coppie contrapposte sono tredici. Laonde la dlfferenza fra le tensioni opposte dei metalli componenti la coppia zinco-rame e maggiore della dlfferenza fra le tensioni opposte corrispondenti agli estreiui di un elettro- motore isolate di dodici coppie platino-oro , ed e minora di quella che compete ad un elettromotore di tredici cop- pie. Ammessa pertanto la proporzionalita fra quest' ultima dlfferenza ed il corrispondente numero di coppie , puo dirsi che r elettrotismo del rame coUo zinco e piix che dodici e meno clie tredici volte quelle del platino coll' oro. Tali sperienze , ripetute le molte volte accoppiando alio zinco non solo il rame ma successivamente ognuno de' sei me- talli platino, oro, argento , ferro , staguo e plombo, offri- rono costaiiti risultamenti e dledero la misura della forza elettromotrlce di queste sette comblnazionl espresse in parti aliquote di quella tra platino ed oro. Colle quali misure e coir uso della Ifgge voltiana relativa alia serle de'corpi elettromotori solldl plu sopra annunzlata, si pote assegnare la grandezza dello sbllanclo elettrlco prodotto dal tocca- mente di due qualunque di quegli otto uietalli; ed il per- fetto accordo dei risultnti cosi calcolati con quelli che il IMarianinl ottenne da sperienze appositamente Istituite e una nuova conferma della verita della legge suddetta. Ain- messo poi che il rame a contatto cello zinco s' investa di una tensione negativa di -^ di grade dell" elettrometro a pagliette (i), e clie un' eguale tensione positiva assuma lo (l) Sedlci di quest! gi-adi equlvalgono al decimo della tensione necessarla perclie Telettrica scintilla scocchi nelPaiia comune fra due palle metalliclie del diajnctro di un pollice, discoste dl una li- nea; una delle quali sia in comunicazione col suolo. 208 MEMORIE DI FISICA SPFRIMENTALE zinco in inocio che di gradi 0,01667 sia la difFerenza di queste tensioni, formo il Marianini la seguente tavola, ogni nuniero dclla quale indica in parti di uno di que' gradi lo sbilancio elettrico clie produce il contatto del aietallo scrltto verticalniente a! di sopra del numero stesso con quello I'e- gistrato nella linea orizzontale su cui il numero si trova: de'quali metalli il secondo si carica sempre d' elettricita positiva. Pl.ltino Pionibo 0,00 I 53 Oro 0,00229 0,00076 Argento o,oo382 0,00229 o,ooi53 Bame 0,00795 0,00642 o,oo566 0,0041 3 Ferro Stagno 0,00887 0,00734 0,00657 o,oo5o5 0,00092 o,oio55 0,00902 0,00826 0,0067? 0,00260 0,00168 0,01896 0,01743 0,01667 0,0 i5i4 0,01101 0,01009 0,00841 ZillCO Ma si e gia detto che T elettrottsmo de' metalli sofFre modificazioni durante il clrcolo deila corrente cli'esso stesso produce, e cresce o scema secondoclie i metalli fuuziona- rono negli accoppiameiiti o come positivi o come negativi. Cosi, per es. , una lastra di zinco , ch' abbia servito a for- mare col rame una coppla elettromotrice, si elettrizza ne- gativamente |)er rispetto ad altra lastra di zinco non aii- cora sottoposta a sperienze: e a dirsi perclo che il suo elettrotismo e cresciuto. Quello del rame in vece diminui- sce pel suo accoppiamento collo zinco i e i due metalli cosi modificati si ravvicinano tra loro nella serie degli elettro- motori. Ora nelle sue precedenti ricerche avea gia ricono- sciuto il Marianini (i) che I'alterazione in meno e maggiore di quella in piii : che tale alterazione, sebben si limiti alia (l) Saggio di espeiieuze elettrometriche. Sez. 3.", art. 2.°, ed Ann. cliini., toin. 46.°, pag. 33. SCRITTE DA S. MARIANINI. 2C<) parte del metallo immersa nel condattore liquido , man- tiensi a lungo massiiue nell' oro e nell' argento , ed e pro- dotta cpiaad'anclie il metallo funzioni solo come condattore, purche una sua parte tocctii un licjuido: die T alterazioiie niedesima a poco a poco scompare se il metallo rimane nel liquido dopo 1' interruzione della corrente ; che final- mente con correnti fortl e coiitinuate riduconsi i metalli ad essere inferior! alio zinco con una facilita non propor- zionata alia loro vicinanza a quest' ultimo nella serie degli elettromotori. Sottoponendo a nunvo esame consimili risul- tamenti si fa I'autore a rintracciare nella seconda delle Llemorie pubblicate nel presente fascicolo , non solo la grandezza delle niodificazloni die i metalli studiati nella precedente Memoria sujjiscono nel loro elettrotismo quando immersi in parte in un liquido servono di conduttori alle correnti voltaiclie , ma eziandio 1' influenza che su tale grandezza esercitano alcune speciali circostanze indipen- denti dalla principale causa modificatrice, cioe dalT inten- sita e diirata della corrente. Qneste circostanze, 1' esame delle quali costiiuisce la prima parte dfiranzidetta Memoria, sono le seguenti: I .° La ripetuta azione delle correnti voltinne. Una cor- rente la quale passi da un liquido in un metallo in esso immerso diniinuisce 1' elettrotismo del metallo medesimo : distrugge in vece la operata diminuzione anzi produce un aumento nel primitivo elettrotismo se dal metallo si dirige nel liquido. Or bene sottoponendosi un metallo piii volte di seguito e per una sempre egual durata di tempo alia azione di una corrente cosi diretta die ne faccia scemare lo elettrotismo e ripristinando dall'una all' altra successiva volta questo stato col mezzo di una contraria corrente, sempre accade di riconoscere die la modificazione ad ogni volta prodotta nel metallo e a pari circostanze tanto mag- giore quanto e piii grande il numero delle operazioni gia npetute. Da cio apprendiamo die volendosi una relativa misura delle modificazioni a pari circostanze sofferte dai varj metalli nel loro elettrotismo per 1' azione delle correnti e mestieri die a queste essi non sieno mai stati altre volte sottoposti. 2." La qualita e la conducibilita del liquido che bagna i metalli. E gia noto che la sola immersione di un metallo in un liquido basta ad alterarne lo elettrotismo ancorche non iutervensia alcana estrinseca elettrica corrente. La a I O MEMOIllE m riSlCA sperimentale quale alterazioiie talvolta e in meno, come per lo zinco , il piombo ed il rame imuiersi nell'acqua piu o meno salata ed in alcuni acidi;, e talvolta e in piu come pel piatino e per Toro bagnati dagli acldi idroclorico e nitrico. Laonde r influenza ciie direttamente lianno i liqnidi di alterare r elettrotismo de' iretalli dovra raodificare quella die e propria della corrente voltaica e dar origine a risultamenti composti. E realmente lo scemamento di elettrotismo pro- dotto da una data corrente in un metallo ed in un certo tempo e tanto maggiore quanto piii conduclbile e il liquido impiegatoi e qui intendiamo parlare della conducibilita specifica, di quella cioe dipendente dalla quantita e qualita delle sostanze disciolte entro il liquido e non dalla gros- sezza dello strato umido attraversabile dalla corrente. Cio prova clie le modiflcazioni di elettrotismo ne'metalli hanno origine, come gia dicevamo, da quelle sostanze clie per la scomposizione del liquido o si depositano o chiinicamente si uniscono a'metalli stessi. Laonde nelle sperienze com- parative dovranno questi pescar tutti in uno stesso umido conduttore. 3.° Lo stato di precedente ossldazione. A pari intensita della corrente, lo scemamento di elettrotismo da quesia prodotto in un metallo e minore quand' esso sia ossidato. L' ossidazione opera in tale maniera, sia dessa il risultato della semplice esposizione all' aria oppur quello di una corrente voltaica. Pero affinche una piastra piu ossidata s' alteri di meno di un' altra piastra meno ossidata e ne- cessaria la perfetta uguaglianza delle gia annoverate cir- costanze che influir possono sulla grandezza della finale modilicazione. 4.° La grandezza delln superficie metallica immersa nel liquido. Quanto maggiore e questa superficie, d' altrettanto ininore e la modificazione che I'elettrotismo di un metallo riceve per I'azione di una data corrente. Pero una piccola difFerenza di superficie assai debolmente influisce. Riconosciute ed esaminate colTuso del galvanometro le circostanze concorrenti a render variabile I'attitudine delle correnti voltiane di modificare T elettrotismo de' metalii , espone i! Marin nini nella seconda parte della Memoria le sue ricerclie dirette ad ottenere la misura della grandezza di tali modiflcazioni dipendente dalla intensita e durata della corrente medesima : argomento di molta importanza perche sul valore di quelle alterazioni riposa buona parte SCRITTE DA S, MARIANINI. 211 della teoria voltiana. Dopo parecchi teataiivi si accorse che il galvanometro come non e adattato a misiirare lo elettrotisuio de' metalli, per non essere le sue deviazioni proporzionali alia tensione elettrometrica in cui si compon- gono i metalli stessi pel contatto , cosi non si presta ad apprezzare le modificazioni che nell' elettrotisnio induce la varia forza delle correnti. Pero le indicazioni di cjuesto strumento ci avviserebbero il rame esser quelle degli otto metalli esarainati nella precedente Memoria che sottoposto air azione di una corrente in modo che ne scemi lo elet- trotismo, indi accoppiato mediante il filo del galvanometro ad altra plnstretta dello stesso metallo non mai torinentata da correnti, determina nello strumento la mnggior devia- zione positivamente elettrizzandosi. Ordinatamente poi gli succedono il ferro, I'argento, il piombo, lo zinco, lo stagno. Tore ed il platino, quando pero siano afFatto uguali la intensita e la durata della corrente modificatrice, e le altre circostanze che ne rendono variabile T influenza. Ma questa successione per le ragioni indicate non si accorda con quella desunta dalle esperienze elettroraetriche condotte nella seguente nianiera. Dall' estremita inferiore di una corta verga di ottone partivano orizzontalmente tre grossi fili parimente di ottone, ed egualmente tra loro incliuati , i quali ripiegandosi ad arco alio ingiu stringevano entro morse tre piastrette eguali e dello stesso metallo, p. e. di rame. Le tre lastrine mantenevansi sospese entro tre bic- chieri di vetro facendo che I'orlo di ognuno di qiiesti sorreggesse uno di que' tre fili. Due de' bicchieri contene- vano acqua leggermente salata che bagnava buona parte della lastra entrovi sospesa ; e ad essi riescivano i poli di un elettroraotore di 60 coppie. Per tal modo due di quelle piastre sottoponevansi all' azione della corrente e vi si mantenevano per mezzo minuto, mentre la terza sta- vasene isolata. Cio fatto , per riconoscere se, e di quanto fosse scemato 1' elettrotisnio della lastrina die pescava net bicchiere del polo positivo dell' elettromotore, trasportavasi senza toccare le piastre, quella sorta di tripode sovra di tre altri bicchieri in due dei quali trovavasi acqua stillata, e precisamente in quelli in cui s' immergeva la anzidetta lastrina e la terza che nello antecedente esperiniento era ri- masa isolata entro il vuoto bicchiere. Con due strisce di ot- tone stabilivasi comunicazione fra quelle due masse di acqna e i due piatti di un condensatore isolato sull'elettroraetro. 2 12 JNIEMORIE DI FISICA SPERIMENTALE Cosi in niodo agevole riconoscevasi die la piastretta gia sottoposta alia corrente elettrizzavasi positivaiiiente or che si trovava al contatto deH'altra sua geinella riinasa intatta^ se non che la grandezza dollo sbilancio <>lettrico era a pari circostanze diverso ae'diversi inetalli. In realta prendendo la media di pareccliie esperienze si ebbero i seguenti Hu- meri per rappreseutare le misure relative delle diminiizioni avvenute nell'elettrotismo de' diversi metalli : oro 19 = pla- tino i5 = ferro 10, 5 = rame 9= stagiio 6 = argento 5,5 = piombo 4,3 = zinco 3. Percio neU'oro lo elettro- tismo si scema assai piu che nello zinco: ma slccome que' nnmeri non ci porgono la assoluta misura di tali alterazioni, cosi non ci e date d'assegnare il preciso posto che i me- talli sottoposti all'azione della corrente occupar dovrebbero nella serie de' corpi elettrouiotori. Con egnal processo si misura la suscettibilita de' metalli a crescere in elettrotismo, ossia a mettersi in un posto piii elevato nella ora ricordata serie ; imperocche basta sotto- porre alia prova del condensatore quella delle tre lastrine che nelie precedenti esperienze pescava entro il biccliiere del polo negative delP elettromotore^ accoppiandola alia terza lastra rimasa intatta. Ma cosi sperimentando trovo il Marianini che, ad eccezione del platino e dell' oro, i me- talli godono in debolissimo grado di una tale suscettibilita ; che anzi, mentre pel due nominati metalli e dessa rappre- sentata dal numero 11, quella dello zinco e da i, delfar- gento da o,5, e per lo stagno e pel rame non e percet- tibile. Questi risultati pero signiiicano soltanto che la su- scettibilita a crescere in elettrotismo e d' assai minore di quella ch' hanno i metalli a scemarne, e percio per r.lcuni di questi sfugge alia limitata squisitezza de' mezzi elettro- inetrici. Cio non pertanto essa ha Itiogo in tutti i metalli, come col soccorso del galvanometro e dato I'assicurarsi. Fin qui si estendono le ricerciie del Marianini intorno a questo argomento, poche essendo ancor quelle da lui istituite circa l' influenza della variabile intensita e durata della corrente, ossia circa i limiti delle prodotte niodilica- zioni. Dall' insieme di esse possiamo raccogliere che tali modilicazioni dipendono dalle alterazioni chimiche o pura- raente fisiclie che i metalli soflProno alia loro superficie per I'azione del liquido in cui stanno immersi e durante il circolo della corrente. Ma son esse poi la conseguenza dell'attuale giuoco delle chimiche operazioiii oppure quella SCRITTE DA S. JSLvrxIANlNI. 31 3 ie* cangiamentl chimici gia precedenteraente avvenutl ? Un sostenitore della teorla elettro-cliimica c'l spiegherebbe al certo le sperienze del Mariaiiini dicendo die delle due piastrette immerse nell'acqiia salata nel primo periodo deir esperimento qnella del bicchiere collocato al polo ne- gative deir elettromotore si ossida e I'altro no. Per il che la seconda , quando s'accoppia alia terza rimasta intatta, e con essa s' immerge nell'acqua stillata dev' essere Intac- cata piii forcemente dell' ultima , perche cinta da un velo liquido dotato di maggior attitudine ad agire chimicamente. Nessuna nieraviglia deve eccitarsi percib se essa fuuzioni come positivameiite elettrizzata , ossia se, nel linguaggio de'voltiani, il suo eleUrotiscno sia scemato. AU'opposto la piastra che nel primo periodo fn esposta al polo negativo deir elettromotore , e nel secondo viene accoppiata alia piastrina intatta e con essa immersa nell'acqua stillata , sebbene sia umettata dal liquido piii aitivo, pure, essendo piu ossidata dell' altra piastra, sara intaccata da quel velo umido molto meno di quello clie 1' ultima il sia dall'acqua stillata; eppero si comportera come negativamente elettriz- zata. Anzi da lale coiitrasto tra la precedente ossidazione e I'attuale azione de' liquidi deriverebbero gli elettro-ciiimici la piccolezza della suscettibilitii cli' lianno i inetalli a cre- scere in elettrotismo. Ma se cosi procedessero le cose e perche niai il platino e I'oro, che fra tutti i metalli im- piegati meno doveansi chimicamente alterare per I'azlone deir acqn." salata , ci ofFrono in vece la maggiore suscetii- bilita non solo a scemare ma ben anche a crescere in elettrotismo'' Dirassi forse che questo fatto sarebbe egual- mente contrario a' concetti de' Voltiani? Risponderemmo non esser mente di questi ultimi che la grandezza delle prodotte modificazioni dipenda dalla quantita di azion chi- luica sviluppata, ma piuttosto dalla qualita de' di lei prodotti, Conveniamo pero che, a motivo dell' importanza dell'ar- gomento , le sperienze contennte in questa Memoria vor- rebbero essere ripetute usando diiVerenti liquidi si nel primo che nel secondo periodo. E in realta, essendo 1' in- fluenza del liquido nel modilicare 1' elettrotismo de' metalli pari in importanza alia durata ed alia energia della cor- rente, ci sembra afFatto indispensabile die di essa pure si abbia una elettrometrica misura. Sara forse questa una delle successive iudagini del Marianini ? Bibl. Jial T. XCIII. 14 ai4 PARTE STRANIERA. Mahmud Schebisteris Rosenflor des Gelieimnisses. II Roseto del Mlstcrj , di Mahmud di Scebister, pub-, blicato in perslano ed in tedesco da Hammer- PuRGSTALL , con due vedute , V una rappresentante il monumento sepolcrale di Mahmud a Tabris, I ul- tra il villaggio di Scebister. — Pest e Lipsia, i838, presso C. A. Hartleben , in 4.°, testo tedesco pa- gine VI, 32; tcsto persiano pag. 56. L. ia stoina dello spirito umano ci rappreseiita il misti- cisnio uscire dal seiio delle religioni positive e generarsi eziandio in mezzo ai sistemi di iilosofia. Nel primo caso e, la religione stessa che prepara la strada alio stato mistico, perclae , stabilendo o presumendo di stabiliie mediante la rivelazione vera o falsa una comunicazione reale tra la di- vinita e Tuomo, lo mette in cammino onde pervenire, avanzandosi sempre per la medesima via, a quello state, in cui crede di congiungersi o d^identificarsi coUa divinita sulla terra. Qui non si tratta adunque clie di quantita di progresso nello sviliippo del niedesimo ordine d' idee. Ma. le idee religiose pervenute a questo stato di mlsticismo ponno assumere diverse condizioui. Talvolta V indole della religione in cui nacquero puo permettere die si svilup- pino e conservinsi nel suo grembo senza patirne ofFesa. Ponno allora costituire bensi un ordine a parte, se vuolsi, anche superiore degli uomini che le professano , ma questo ordine ne e respinto dalla religione, ne e ostile ad essa. Ma tal altra volta il misticismo diventa un'' esagerazione della religione positiva (i). Questa esagerazione puo risolversi ia (l) II misticismo, richiedendo per condizione della sua esistenza un"' esaltazione di spirito oltre alio stato uormale deirumanita, sara sempre anche nelle religioni un'' eccezioiie, toUevata o no seconJ'o> r indole della religione stessa in cui 5"'insimia, dei pochi uomini su- scettivi di questo stato di spirito. I PAKTE STRANIEKA. 2l5 due statl dlversi. Avvenne die il misticismo , quantunque avesse trapassato i conlini della religione dontle era nato, ne negasse il fatto, e facesse in vece le pretese di aveinie raggiunto il vero carattere. Allora il misticismo non e die una setta eterodossa della religione, donde origino. Ma il misticismo spingendosi oltre ai conlini riconosciuti di una religione positiva ha fatto sempre prova d^ indipendenza o di ribellione di spiiito , anclie quando non se ne avvide, dalla religione stessa. Esso puo essersi arrestato al pen- siero , sebbene erroneo , di volere ancora consistere sul campo religloso , come or ora fu osservato : ma puo al- tresi nella sua indipendenta di spirito avere abbandonato al tutto il carattere di religione positiva ed averne assunto un altro , il quale, se non e quello della filosofia , ne ha almeno le pretese. Ora se il misticismo puo sciogliersi dai vincoli di una religione positiva, esso non ha forse nella sua natnra un ostacolo necessario die gl'' Jmpedisca di ge- nerarsi auche fnori del grembo di sifFatte religioni ^ e la storia in efletto risolse questa congettui'a in certezza di- mostrando die il misticismo nacque anche nel seno delle iilosofie. Di fatto quando 1'' umanlta in qualche tempo e luogo ebbe perduta la forza del pensiero filosofico , ([uando non fu piu capace di difendere la filosofia die professava dagli assalti dello scetticismo die voleva distruggerla, dalle inva- sioni di una filosofia straniera die minacciava di corrom- perla , allora se nella propria filosofia vi ebbe qualche ap- piglio , pote anche intervenire die il sentimento col suo entusiasmo si sostituisse alle dimostrazioni razionali delle dottrine di quella. Ora se il misticismo puo nel suo cam- mino assumere il carattere d^ indipendenza o ribellione dalla religione positiva , esso potra associarsi anche ad un si- stema non religioso , e se puo diventare anche un.'' espres- sione di deficienza filosofica, potra anche confondersi con sistemi stranieri alia filosofia. Ne potra nascere adunqne! un sincretismo , in cui il misticismo di origine religiosa verra ad infondersi in una filosofia corrotta, come il misti- cismo di origine filosofica andra ad alterare i dogmi delle religioni positive. Da questo sincretismo che di fatto for- niossi 5 si videro procedere le assurdita del panteismo , le stravaganze del quittismo, e di qua eziandio alcuni uomini dMnimaginazione sfrenata si spiriseio sine al nicliilisnio, cioe sino a jaegare la realta di ocui esisteiiza. ai6 PARTE STRANIERA. II misticlsmo emerse in diverse parti della teri'a. Alle Indie penetro molto addentro nelle opinioni di quegli abi- tanti e, senza distinzione, non nieno nel Ijraiiiaiiismo che iiel buddismo ; alia China la filosofia di Lao-tsen, e special- mente qiiella dei seguaci di Fo-hi che e la stessa cosa del buddismo sembrano fondarsi sopra idee di misticismo. Pene- tro nelPAsia occidentale fra i gnostici ed i neoplatonici. Plotino , Porfirio , Gianiblico colle loro intuizioni delf uno provano di essersi gittati nel misticismo. In fine il mao- mettismo lo accolse o permise die nel sue grembo na- scesse e si facesse grande. In qnesta reiigione esso si coor- dino e si rappresento nella scienza mistica dei Sufi. II barone De-Hammer in una nota alia prefazione del- r opera in quistione ricorda i lavori dei dotti di Europa per illustrare questa dottrina. Egli stesso vi pud essere col- locato fra i primi , oltre alia presente produzione , per la sua Storia dell' arte oratoria persiana (i), dove lia esibito un estratto assai lungo di un'' opera del celebre poeta per- siano Giami intorno a questa setta. Guglielmo Jones , il fondatore della Societa di Calcutta, procure pure un^illu- strazione a questa scienza diffusa coi Sufi non soltanto in Persia , ma anche alle Indie. (2). Malcolm consacro un lungo articoio nella sua Storia di Persia a questo argo- mento (3). Egli si giovo di un manoscritto di J. W. Graham, il quale fu poi publilicato nelle Trunsazioni di Bombay (4). Ma egli come rainistro plenipoteuziario alia corte di Per- sia per il governo inglese delle ladie pote raccogliere an- che sui luoghi stessi molte uotizie preziose intoruo a que- ste dottrine. In effetto egli ne attinse da un Aga Moliam- med Aly , il quale per altro , e cio non vuolsi ignorare per fare giusta stima delle sue relazioni , se ei'a dotto nella scienza dei Sufi, ne era anche un acerrimo aei.iico. Elphin- stone nella sua Relazione del regno di Cahul (5) rende del pari conto di questo sistema. Silvestro De-Sacy nell edi- zione che fece nel 1820 del Pend-nameh, ossia // libro dei (i) Geschichte der persischcn Eedekiiiist, (2) Mystical poetry of the Persians. As. Res. Ill, pag. i65. (3) History of Persia. London iol5, torn. IT., cap. XXII. An account of the Sooffees , pag, 382. (4) Transactions of the literary Society of Bombay, torn. I, pag. 89. Malcolm = History of Persia,, torn. II, pag. 386 in nota. (,5) An account of the kingdom of Cabul. London, iSib.pag, 20 ~. PARTE STRANIERA. 217 ConsigH di Attar » e specialmente nelle note e nei fram- inenti origiaali di molti poeti persiani congiunti alia tra- duzioiie di quest^opera, ha pure contiubuito a spai'ger lume sopi'a questa materia. Alcuni articoli degli Aiinali letterarj di Vienna e di Heidelberga contengono pnrimente di siflatte notizie. Con qnesti recent! illustratori patrebbero pure ri- cordarsi alcuni piu lontani , siccome tra i viaggiatori Ber- nier e Chardin, e tra i filosofi il Brukero , il quale nella sua Storia critica delta filosofia dedico una parte notabile del tomo III a cpiesto sistema. Ma V opera , dove la que- stione del snlismo e trattata in un modo assoluto, e quella di Tlioluck (i). Fra i manoscritti die questo autore cita siccome fonti della sua esposizione avvi anche il Roseto del misterj, e dalla relazione clie ne fa il Sacy, debbesi argo- mentare die ne fosse uno dei principali. Non sono concordi gli etimologi intonio alia derlvazione del nome di Sufi. Era inevitabile che un qualche ellenista non si fosse avvlsato di derivarlo dal greco copo;^ il quale potrebbe anche essere un segno rappresentante deir in- fluenza delle scienze greche die le conquiste di Alessandro ed il dominio de"" suoi successor! esercitarono in Oriente. Ma Tholuck pensa che allora gli Arabi avrebbero scritto • 5^«.AAj ^'{fh 6 "^on come fanno (^,J«.a£> ssiifi, perche la voce greca (ptkoai^c^ e da loro trascritta {^*.Af*Xj3 filu- mf; il die ci prova die essi adoperano la lettera .vj e non la .aO a scrivere la ? di 170^0?, laddove usano la .^o a scri- vere la <; di sufi (a). Egli pensa in vece die proceda dalla (l) Ssufisiuns, sive Theosophia Persaruui pantheistica, quant e Mss. Bibliothecce Regice Berolineiisis persicis , arahicis ^ turcicls eruit atqiie illustravit Frid. Aug. Deofidus Tholuck etc. Berolini , 1 82 1. Di qnesfopera Silvestro De-Sacy vese conto con due giudiziosi ar- ticoli uel Journal des Savons, nel fasc. di dicembve l8ai, pag. 7^7^ nel fasc. di gennajo 1822, pag. 3. Dai quali, siccome anche dalla Storia di Malcolm , io ho estratto le uotizie principali intorno al sufismo , le quali ho giudicato opportune da essere preuiesse al ren- diconto deir opera in questione. (2) Qui si adopera la lettera .? sempiice a scrivere sufi perche Talfabeto italiano non lia il doppio s in principio di paruia, a tranne ravverienza per la precisioue di etimologia, c nel rimaneute della quistione inutile questo rigore di suono. 2r8 PARTE STRANIERA. voce araha ^^___j«.>£> 5!//, laiia, perche i Sufi, e do in segno di poverta di cni fanno professione, vestono sempre di lana all^ opposto degli altri uomini del secolo die si compiae- ciono delle vesti pompose di seta. I Sufi (i) furono coesistenti con la religione maoitiet- tana, e per avveiituia il lore zelo entusiastico ne giovo noh poco la difl'usione. Ma nel seguito essi ne furono con- siderati come i nemici i piii pericolosl. In effetto il loro disprezzo per le forme estenie della religione , la loro pre- tensione di avere una comunicazione speciale colla divinita soiio elementi sovvertitori di quella credenza , alia quale del resto esternamente professavano rispetto e fede. Da cio ne Tenne clie i loro progressi fra i Maomettani furono riguardati slccome quelli deir incredulita. I dogmi di questa setta si difFusero in piu paesi, ma piii largamente in Persia die altrove ; ed in questa regione ancora la gran riputa- zione acquistata da uno dei loro capi aperse la via ai suoi discendenti a montarvi sul trono (2). Ma i monarclii della dinastia dei Sufi ebbero troppo senno per non compren- dere F appoggio che ne veniva al loro potere dalla conti- '! nuazione di una religione stabilita ed intesa , e pero non ando guari che respinsero le estasi ed i sogni dei loro pii antenati. Si consente a collocare i primi germi del snfismo nel primo secolo delT egira (3). Ma questi germi non avreb- | l^ero ricevuto sviluppo e forma se non nel secolo secondo | di queir era , in cui osservasi una fermentazione generate fra i Maomettani, ed in cui sorgono per conseguenza molte sette religiose. A quest'' epoca adunque sarebbe asseguata r origine del sufismo ordinate , e di fatto generalmente si riconosce fondatore di questa setta Abu-Said Abu^l khair, il i quale visse alia fine del secondo ed al principio del terzo ! secolo deir egira. Non sono concordi i dotti intorno al-|: r origine di questa dottrina. Alcuni stimarono die proce-| desse dalle Indie, altri dalla Grecia , e chi penso che sij fosse formata sulle dottrine dei Magi professate in Persia! (1) Malcolm. History of Persia. Tom. II, pag. 383. (2) Ismail I.° monto siil trono di Persia T auno dell'' era volgare l5oo, e la sua fauiiglia ne fu sbalzata da Nadir Sciah Tanno 1736. (3) Journal des Savans, decembre i8ai, pag. 724. PARTE STRANIERA.. 210 anche dopo la conquista del Maomettanl. Tliolijck reputa che slnsi geiierata nel seno stesso deirislamismo. Ma De- Sacy osservando die il niisticismo del Sufi e nn pantelsmo idealistico il quale non si accorda gran fatto col libro fon- damentale della religione maoinettana , dove scorgesi una tendenza alle idee materlali e scnsibili , dichiara che non. saprebbesi ben render conto della rapida diffusione del su- fismo fra i Maomettani nello spazio di due secoli, se non avesse trovato in qualche luogo dl gia ricevute alcune idee le quali ne fossero consimlli. Fa quindi congettura che le dottrine che sorsero in Persia forse a canto del niagismo vistaurato dai Sassanidi , ed altre dotti'ine filosofiche, p. e., la jfilosofia maya o delP illnsione, importata dalle Indie, potessero preparare lo sviluppo al sulismo che sorse sotto ai Maomettani. Egli e cosa malagevole pronunziare sen- tenza in questa quistlone. Vi ha consonanza tra il sufismo ■ed alcune dottrine esposte negli Upnccat e nel Bagawad- Gita degli Indlani, tra il sufismo ed il neoplatonismo , persino colle idee pitagoriche e forse anco colla scuola di Elea , col Dio di Senofane , colF Ente di Parmenide. Ma vi ha anche V identlca dello spirito umano , la quale in luoghi ed in tempi diversi senza comunicazione positiva tra i popoli puo generare i medesimi fenomeni mentali. Non si puo per avventura dimostrare la comunicazione storica di queste dottrine fra i popoli ora nientovati : ma non s' ignora che vi furono in genere comunicazioni tra r Indie e la Persia , tra la Persia ed i Greci , non s^ignora che le dottrine dei Magi durarono in Persia anche dopo la concjulsta maomettana. In questa varieta di fonti cre- dute aver generate il sufismo , dove non si puo pronun- ziare assolutamente T esclusione di nessuno, parmi che una dichiarazione non apodittica madogmatica, che il sufismo sla un sincretismo mistico di tutti i sopraddetti elementi , possa involgere minor pericolo di errore. I Sufi si annunziano siccome al tutto consacrati alia ri- cerca della verlta e continuamente occupati nella adora- zione delTOnnipossente col quale desiderano di congiun- gersi con tutto T ardore delT amore divino. La dottrina dei Sufi (i) insegna che vi sono quattro gradi , per i quali T uomo deve passare prima di potere (I) Malrolm. Histon/ of Persia. Tom. II, pag. 385. 220 PARTE STRANIERA. aiTivare al plii ulto , cioe a quelle della heatitudine d>- vina , nel quale, per usare del loro liuguaggio, " il suo corporeo velo sara rimosso , e la sua anima fatta libera sL confondera di nuovo colia gloriosa essenza , donde e stata separata ma non divisa. >• II primo di questi stati e quello deir umanita , il quale suppone clie il discepolo viva nel- Fubbidienza della santa legge e nelP osservanza di tutti i riti , usauze e precetti della religione stabilita. Le quali cose sono riputate opportune a governare la vita ed a te- nere in freno le genti volgari , le cui anime non ponno raggiungere Taltezza della contemplazione divina, e le quali sarebbero corrotte e traviate da quella vera liljerta di co- scienza , clie tende ad illuminare ed a dilettai-e coloro clie sono di una Intelligenza superiore o di una divozione pivi fervorosa. II secondo grado in cui il discepolo conseguisce potere o forza , e denominato la strada od il sentiero ; e quegli che vi arriva, lascia quella condizlone, nella quale, nientre clie vl e , non e ammesso clie ad ammirare ed a seguire un maestro , ed entra propriamente nel grembo del sufismo. Egli pvio ora abbandonare ogni osservanza delle forme e delle cerimonie religiose, perclie " egli cambia, per usare la loro frase, il culto pratico col culto S25irj- tuale. " Ma questo stato non pub essere raggiunto senza gran pieta, virtu e fortezza. Imperciocclie la mente non pub far di meno delle usanze e dei riti necessai'j a te- nerla in freno, finclie non abbia acquistato forza dalPabi- tudine della divozione mentale , fondata sulla cognizione della propria dignita e della natura divina delf Onnipos- sente. II terzo grado e quello della cognizione , ed il di- scepolo clie vi perviene e riputato aver raggiunta una cognizione soprannaturale , od in alti-i termini essere ispi- rato. Si suppone che quando e entrato in questo stato, sia eguale agli angeli. II quarto ed ultimo grado segna il suo arrivo alia verita ed implica la sua compiuta unione colla divinita. E controverso se soltanto i contemplatori delle Indie pretendano di avere Fintuizione della diviniia sotto a forme sensibili. De Sacy appoggiato al Dabistan crede che anche i Sufi presumano di avere la intuizione sensibile della di- viuita, la quale loro apparirebbe sotto a colori divei"si se- condo i diyersi gradi a cui pervengono. PARTE STRANIEUA. 231 L" ultimo grado e chlamato con voce araba tJLsi. haalun, cloe stato , forse stato per eccellenza, e forse stato transi- torio , perche il Sufi non gode sempre di questa identifi- cazione con Dio , ed in efFetto questa voce di (J Lsw pro- cede dal verljo ijl,2w haala che signliica passare, trasmutarsi. Sono pochisslmi nella loro opinioiie quelli clie sono perve- nuti a tanta altezza ; e per arrivarvi richiedonsi molte pratiche di mortificazione, di digiuni, di silenzio, di rltiro. Bisogna clie V uomo sia morto prima che il santo possa nascere. Alie Indie quei contemplativi lianno di tremende pratiche , ma i Sufi di Persia non sono caduti in sifTatte esagerazioni. I dottori indiani raccomandano ancora di chiu- dere tutte le aperture del corpo , per le quaU V aninia e messa in rapporto cogli oggetti esterni, di guardarsi fissa- mente ed immutabilmente la punta del naso, e di annien- tare , per quanto e possibile , tutte le proprie facolta in modo da alibandonarsi ad un'' apatia assoluta. In generate questi mistici presentano nel loro esteriore tutti i sintorai deir alienazione mentale. I Sufi hanno fede in molte favole , le quali si aggirano di solito sopra i personaggi della loro setta, che luinno sofferto il martirio. Essi per verita adoperano di mostrarsi aderenti ai dogmi di Maometto , ma T intima natura delle loro dottrine ovvero la loro ribellione dal maomettismo ne fu scoperta , e n"" elil^ero a patire di violente persecuzioni. Ravvolgono i loro dogmi in un linguaggio misterioso e per ciascuna gradazione della loro setta hanno segreti e misteri chiusi agli stranieri. Sogliono esprimere le loro dot- trine sotto alle foi'me poetiche, auzi la poesia e una con- dizione essenziale del sutismo , perche T immaginazione la pill esagerata e una condizione di vita per questo sistema. In effetto gli espositori di questa scienza sono i poeti , e riscontrasi eziandio che sono i migliori poeti di Persia. II Mesnewi di Gelaleddin denominato il Molla di Rum , il £[uale insegna che tutta la natura abbonda di un amore diviiio che muove anche il piii umile arljusto a cercare r oggetto sublime de"^ siioi desiderj . le opere del celebrato 222 PARTE STR.\NIERA. Giami , die spirano in ogni llnea il piu ardente entu- siasmo , e le mistiche odi di Hafiz ponno essere riguardate come i migllori scritti del Sufi di Persia. II De-Hammer pone in appendice air opera in qnestione una notizia bi- bliografica di ben cinquanta opere spettanti al sufismo. Ma fra tutte qneste il Jloseto dei misterj emerge come il poema il piii sistematico ed il piii dldascalico di questa dottrina. n Gulsceni ras, clie cosi siiona il suo titolo in persiano, e anche V opera che forma il soggetto del presente arti- colo. Essa nella presente edizione si compone di una pre- fazione, della traduzione tedesca in versi rimati, di molte note filologiche e storiclie, deirindice bibliografico soprara- mentovato degli scrittori orientali intorno al sufismo, ogni cosa del barone De-Hammer , e d^l teste persiano. D''Herbelot ebbe a proiiunziare cbe ignoravasi T autoi^e di questo poema. Tlioluck nelF opera piu volte accennata crede che ne fosse un certo Aziz , ma il De-Sacy lo ri- prende di errore , e rettificando la traduzione in qualche uomo virtuoso che la voce Aziz sigiiificherebbe, congettura die il nome delP autore sia quello di Ilalii o di Mahmud , le quali due voci leggonsi in efFetto nelF ultimo emistichio del poema nel testo persiano.. IMahmud e jiure il nome deir autore assegnatogli dal De-Hammer, e del villaggio di Scebister, distante otto parasanghe da Tabris, il che egli afferma citando il Giannuma ossia la geografia di Hagi Calfa dove leggerebbesi che Mahmud Scebistcri , autore del Gulscerd ras mori neiranno 720 delF egira ( iSao del- r era volgare ). Questo sceic , capo o maestro che voglia qui significare questo nome , scrisse la sua opera tre anni prima della sua morte , siccome risposta a quindici di- mande che gli mando a Tabris il gran sceic Said Huseini del Korasan. Piii in la di queste scarse notizie circa alia vita di Mahmud non fu dato alP Hammer di raccogliere , come egli stesso ce ne avverte nella sua prefazione. Per qnesto difetto e maggiormeute da lamentarsi che egli in un col disegno della veduta del villaggio di Scebister e del monumento sepolcrale dello stesso Mahmud , disegno che fregia la presente edizione , ed il quale egli ottenne dal signor Mac-Neill ministro inglese a Teheran , non abbia potuto conseguire un fac simile delle iscrizioni che scor- gonsi sopra il monumento suddetto. H De-Hammer fu il primo a darci una traduzione conipiuta di questo poema , perclie avanti a questa non PARTE STRANIERA. 223 conoscevasi die una versione di circa cpiattrocento distici fatta da Tholiick^ e ci diede questa tradnzione corretta col confronto di qnattio nianoscritti. L^ uno di cpesti e il bel codice in foglio della Biblioteca impei-iale di Vienna, il quale oltre al testo contiene anche il diftuso commento di Scemseddin Mohammed ben Jaliia hen Aly di Lahgian, poi due della sna raccolta privata , e T ultimo e il Ijellissimo ma non senipre corretto della Biblioteca di Berlino. II Gul- sceni ras , cl avverte sempre il De-Hammer nella prefa- zione , gia indicate per il poema didascalico piii celebre della scienza dei Sufi, si distingue anclie dagli altri come dal Mcsnevvi di Gelaleddin, dai DialogJii degU uccelli di Attar, dal Giardino degU ornamerM di Sinaij , perche e espo- sto in forma scientifica. Esso e ancora oggidi, come lo era 5oo anni sono , il fondaniento della scienza dei Sufi. Que- st'' opera , quantunque sia un'' esposizione di una dottrina di esclusione (Aileinslelire) , fu pero a preferenza di molti altri componimenti mistici ritenuta per ortodossa. Del quale favore essa va per avventura debitrice ed alia qualita della morale die contiene, ed alia prudenza delPautoi'e, il quale in ogni dove si riferi od ai versetti del Corano od ai passi della Tradizione, i quali pero ponno sempre essere interpre- tati a piacere della dottrina degli illuminati ossia dei mistici. Di quest^ opera in un col IMesnevvi fu raccomandato lo studio da un certo Aini, professore ( chogia ) alia cancel- leria ottomana di stato , nella seconda edizione che fece nel 1834 a Costantinopoli del Glossario rimato turco-arabo- persiano. A questo proposito molto sagacemente osserva r Hammer ravvicinando quello die leggesi in fine del poema circa alia stima die vi si fa del Cristianesimo, ed il pria- cipio di tolleranza universale die in tutta V opera vi tra- spira , princij^io proprio di ogni dottrina spirituale die si toglie fuori dalle religioni positi\e, osserva , si ripete, che pare volersi con cio rinforzafe la riforma degli ordini ci- vili in queir impero mediaute la riforma della vita inte— rlore dell' uomo , adoperando di far perdere all' Ottomano r avversloue al Cristianesimo , nel quale trovasi quella ci- vilta che vorrebljesi introdurre in quella nazione (i). (l) Lo storico civile potrebbe per avveutura diniandarsi , sVgli e fattibile die finipeio ottomano nato e cresciiito col Maomettismo e con cio die ue dipende, possa vistaiuaisi con altvi piiucipj, Chi 324 PATITR STRANIERA. Le risposte alle quattordici dimande dello Scelc Iluseinl svilnppano tutta la sclenza dei Snfi. Rlfeiisco le parole stesse deli'' Hammer clie leggonsi nella prefazione , parole clie rappresentano V essenza di questo sistema. « Nulla esi- ste i'uori clie Dio , il quale solo e T esistenza assoluta, dal quale come dalFunita precede la moltiplicita dei fenomeni, la quale moltiplicita pero in fondo nou e che V uno , sic- come un puuto mosso rapidamcnte in giro forma air oc- chio un circolo , mentre in realta non sussiste alcun cir- colo, ma solaraente un punto. >> L''esistenza del mondo non sta clie per T immaginazione , simile al punto che si move in giro. <> PIglia, muovi un punto di fuoco rapidamente in giro , allora tu vedrai per la rapidita del moto un circolo di fuoco. " Nulla esiste realmente fuorche Dio, e T esi- stenza della natuia e delle creature e solamente una crea- zione od emanazione ed un anuientamento o riassorbimento rinnovato in ogni istante. " Annientato e il mondo, e di nuovo si rinnova , come Panima e infusa in un corpo e di nuovo e llberata. » La creazioiie della creatura e sempre rinnovata, quando anclie la sua vita ammettesse il piu lungo tempo. II mondo dei sensi non e clie f immagine del mondo spirituale. Qui il De-Hammer ci avverte tlie quelle die non ap- partiene immediatamente alia risposta delle quattordici di- mande, e esposto in sette regole, in dodici similitudini ed in otto indicazioni. ha voluto penefrare nelle cause intime della caduta deirimpen'o romano, ha creduto di scoprire esserne stata per avventiira tra le altre una cagione uon piccola anclie la peidita dell" unita del prin- cipio di vita , ovvero P insimiazione di un altro principio diverso da quello, col quale nacque e prospeio. Mi rimembra di aver letto nella Storia della filosofia di Ritter, clie Timpei-o romano niori di Cristianesimo. Egli e vero che il Cristianesimo coneoirendo a dis- fare il mondo romano vi ha sostituito il mondo umanitario , e cio non fu piccolo guadaguo : La quale e il quale a voler dlr lo vero Fur stahiliti per lo loco santo , V siede il successor del inaggior Piero. Ma la potenza di Roma animata e cresciuta cogli dei del Campi- doglio sent! anche mancarsi la vita quando vi s' innesto un altro principio, sebbene fosse il migliore. PAIITE STR^NIERA.. 2 25 Alio svlluppo della dottrlna del macrocosmo e del mi- crocosmo, dottrina pur necessaria nel panteismo tanto ma- teriale che spirituale, perclie luomo essendo ana cosa sola o col moiido o con Dio , deve partecipare di tutte le con- dizioni delf uno o dell" altro , tiene dietro il dogma della metempsicosi , la quale yien pero rigettata e ad essa so- stituita ia legge naturale della metamorfosi. Di fatto in un sistema panteistico anche idealistico non ci puo essere die metamorfosi , perclie la metempsicosi suppone il dualismo. Ma il sistema dei Sufi e al tutto nlmico al libero arbi- trio , perclie non riconosce altra liberta nelf uomo che il suo arrendersi o confondersi nella voknith divina. Le otto indicazioni dichiarano T allegoria mistica, la quale fu sempre il fondamento della poesia mistica del- r Oriente. Non solamente le sette parti della bellezza, sic- come r occhio , la bocca , le labhra , la guancia , la i>o- gUa (i) e la laniiggine , ma anche le sette fonti del pia- cere e della adorazione , il vino , la candela , le carezze , il luogo proscritto , la ciiitiira del Magi , ed il chiostro ri- cevono del pari un significato simbolico. Accennata T essenza della dottrina parmi ora da citare a modo di saggio delle forme poeticlie del Gulsceni ras qualcuna delle dimande dello Sceic Huseiiii. La prima e la seguente: « Tutto penetrato ne'' miei pen- sieri dimando che cosa sia la riflessione ? " Risponde Mahmud, che la riflessione e Tandare dal vano, dal nieute alia verita, e sviluppa questa tesi. La seconda e : " Qual e nel sentiero la condizione al pensiero , perclie quello che noi pensiamo , ora e peccato, ed ora e grazia? » Qui il vocabolo sentiero credo die sia preso in signifi- cato proprlo del linguaggio dei Sufi , e signiiichi il secondo grado della loro gerarchia. A rendere per noi piii chiara questa dimauda mi parrebbe di trasmutarla nei seguenti termini : " Qual e nel sentiero , nella via del sufismo la condizione die debbe avere un pensiero per essere glusto, perclie ecc. » INIahmud risponde , che i pellegrini ( pi'edicato che as- sumono i Sufi) non debbono pensare che alia grazia di Dio, e pero e peccato il voler pensare sopra T essenza della (l) Wacchia o sei^no in cjualche parte del corjio. 226 PARTE STK.VNIERA. tlivinith , e seguita accennando a qviello clie non e pei*- messo all uomo dl coaoscere. Nella secontla siinilitudine che fa seguito a questa risposta , espone auche alcuiae idee di panteismo idealistico. " Lo speccliio e il nulla , ed il niondo ii'' e II riflesso. » Poi acceima al macrocosmo ed al raicrocosmo. " II mondo non e che uu uomo, e ruoino e un mondo. >r Nella confusione di tutti gli esseri che e la conJizione del panteismo idealistico, V uomo e pur confuso col mondo, e se avveite se stesso ed avverte il mondo , egli e perche vi e nel mondo questa capacita. II maci'ocosmo e il mondo, che e nn' illusione geneiata da Dio , ed il microcosmo Tuomo che riassume in se il mondo, con cui si confonde. La ter/a e : « dammi notizia di me e dimmi chi io sono ; nell''espressione entra in te stesso qual siguilicato ci sta dentro? " Se fosse rappresentato F Essere assoluto, sarebbe definito per la parola io e mio. Tale fu la risposta co'suoi sA'iluppi. Ne viene adunque che V io delf uomo debba per- dersi nelf Essere infinito , in Dio. La quarta dimanda e : « Chi sono 1 pellegrini che cor- rono per la via , e quale e V uomo cui del^bo nominare perfetto ? " II pellegrino e quegli che conosce esattamente la propria origine , cioe che conosce Dio. Colui , il quale e puro di se stesso, come il fuoco del fumo , colui il quale a passo retrocesso e ritornato a Dio , iino a che egli al tutto e divenuto uomo ( vero uomo ) , quegli e 1 uomo perfetto. Nella sesta regola che seguita questa risposta vi e qualche schiariraento. Trovasi : " prima di tutto sappi cio che e avvenuto nel tempo che dalF uomo emerse ua nuovo uomo perfetto. " E qui espone la serie degli stati , per cui Tuomo passando diventa poscia il vero uomo per- fetto ravvicinandosi , immedesimandosi con Dio. Ma il let- tore avra per avventura gia intesa bastevolmente 1 essenza di questa dotti'ina , come conoscera le forme colle quali e espressa , ed io ho troppo timore , a malgrado del facile ed evidente linguaggio con cui e rappresentata in tedesco, di sfigurare i mistici pensieri del poeta di Persia. Non si appartiene a me indotto al tutto di lingua per- siana , di giudicai'e del modo , con cui fu eseguita la pre- sente versione ; ne mi e dato pure di ragionare dei pregi letterarj della versione stessa, siccome straniero anche alia lingua in cui e prodotta. Ma non posso tacere quello che PARTE STRANIERA. 227 lio esperimentato nel percoiTcrlti ed e che T espressioae , come fa gia accennato , mi paive facile , evidente , felice. Quanto alle note , delle quali alcune entrano nelle parti p'm interne della lingua e iilologia persiana, altre discliiu- dono notizie riposte di storia religiosa , politica e Icttera- ria , tutte insieme ci rivelano sempre quella profonda co- gnizione della letteratura orientale che il De-Haiumer gia da molto tempo ci lia assuefatti a trovare nelle sue opere. In fine non debbesi omettere di parlare anche di una speciale eleganza tipografica, con cui e esibito il testo per- siano. Esso si compoae di sette fogli in 4." di varj colori, ciascuno dei quali ha speciali ornanienti di figure al mar- gine. Questi ornati sono rappresentazioni dello splendido manoscritto di Berlino , e danno anche una immagine fe- dele dei piii bei tempi delle arti persiane, i qnali cadono intorno alia fine del secolo XYI della nostra era. lo ho dovuto fare di sopra alcune involontarie reti- cenze intorno ai meriti di quest'' opera: ma esse non ponno cagionare alcuna diminuzioue alia fama che ne potrebbe derivare al barone De-Hammer da questa sua nuova pro- duzione , perche nulla avreblDcro potuto aggiungervi le mie asserzioni in favore. II barone De-Hammer appartiene gia da molto tempo a quelF ordine di uomini , il cui merito e giudicato in Europa. Le Miiiiere d'Oriente , la sua vasta Storia dell' impero ottomuno, la sua Storia dell' arte oratoria persiana, la sua versione di Marco Aurelio dal greco in per- siano e moltissimi altri lavori di svariata dottrina lo hanno gia collocate non solo fra i primi orientalisti , ma ancora fra gli uomini piiz colti della nostra eta. Si dice che la storia di uu popolo non e mai cosi bene conosciitta che allorquando e chiamato egli stesso sulla scena a ragionare colle sue idee e coUa sua lingua. Chi fa pertanto della sto- ria deir umanita il soggetto dei proprj studj, come non riconoscera la moita importanza dei laA'ori di questi lilo- logi , i quali, merce la loro speciale e difficile erudizione, dischiudendoci i monumenti letterarj delT Oriente , recano tania materia a comporre la grande epopea del genere umano. Nel (i) Giornale delle arti, letteratura ecc. di Vienna leg- gesi che Mohammed Esaad Efendi, lo storiografo delf impero , (i) Wiener Zeitschrift fur Kuiist, Literatur ec, n. 20, io3ij. 22o TARTE STRANIERA. ottomano ed autore della s£orla della distrnzione del Gian- nizzeii e di molti componimeuti di occasione , gran Cadi di Ronielia ecc. avendo ricevuto in dono dal baione De- Hammer un beiresemplare del Gulsceni ras ne lo ringrazio e mandogli una specie di madrigale , il quale tradotto dal turco in tedesco, venne poi dal tedesco voltato in italiano nel modo seguente: Gorgheggiava ( i ) V usignuolo 11 Roseto dei Misterj , (a) Ma una gahbia lo rinchiuse E di pnini il circondo. Nell' anel di Salomone Di potenza il motto magico La dottrina die rallegra (3) Nel segreto rinserrb. Odi , come gli usignuoli S intrattengono in lor note; Tale esala dalle rose Della Droga (4) la virtu,. (i) Perclie T originale turco e la versione tedesca sono in metro, mi parve che io dovessi pure eseguire la traduzloae italiana in questa forma. Tuttavolta questa traduzione, quantuuque sia stata cosi fatta per necessita , iavoca sempre, per il modo con cut riusci , una speciale indulgenza dal letcore. Queste strofe costitui- scono in turco un componimento che e detto 1^ \^ Gazel , voce araba, die significa Dlscorso o Car me amatorio. In vero, qui non si parla di cose erotiche, ma beusi in ogni strofa si ia allusioae alle docn-iiie mistiche dei Sufi ed alle lore opere piu famose. (2) L' allusione e qui al Gulsceni ras , il poema clie ci lia occu- pati in questo articolo. Pare auche che vi si ailuda alle persecu- zioni patite dai Sufi. (3) Si accenna al Fussuss , cioe all' opera intitoiata i Sigilli che e la foudamentale della Mistica degli Orientali. L'' anello o sigillo di Salomone e un talisuiauo , cui si atnibuisce una virtu magica. La sua figura si compone di due triangoli ian-ecciati, ed essa frequen- temeate vedesi sopra i mouumenti deir Oi'iente. La sti-ofa dice che riucliiuse uel segreto la dottrina che rallegra. La versione tedesca dice le cose Hete, die {Macht) froher Dinge, Forse con cio vuoisi sigui- ficare che il Fussuss chiuse ai profani la dottrina dei Sufi , dottrina lieta, perche fa T uomo beato della sua ideutificazione con Dio. (4) I Dlaloghi degli Uccelli sono il titolo di uno dei piu cele- brati poemi, come fu gla iudietro accennato , del gran poeta Attoj-^ I'AUTE STRANIEFxA. 22^ Mio diletto ! a mente irnpara , Come Hafiz (i) iin di, U Corano ; Dalle gote (2) si Vapprendi, Cut heltade arnica e piii. Come lieta (3) a primavera La natura ognor si fa , Cosi un giorno a nuovn. vita Ogni corpo sorgerd. Ed io pure , cui voile il baroiie De-Hammer onorare di un somigliante dono , avrei desiderate di pronunziare qual- clie parola di lode per cagione di ringraziamento in que- sto articolo , se quello che ne ho detto , ( che , non po- tendo io giudicare del rimanente , fu certamente pochis- simo ) non avessi dovuto esprimerlo per dovere di verita. F. Jiossi. ed attar vuol dire droshiere. In questa strofa aduuque vorrebbesi dire che i versi di Attar souo esalati, o vengouo a uoi a ti-averso alP olezzo delle rose. (1) Hafiz, cioe il conservatore , e il nonie , col quale il maggior Ih-ico di Persia divenne celebre in Asia del pari che in Europa , ed e anche il tltolo di onore che si da a ciascixn maomettano che impara a memoria il Corano per meg,Uo conservailo. (2) Isel linguaggio figurato del poeti maomettani uQ bel volto e cliiamato in generale ua Corano dl bellczza, (3) Nelia versione italiana la voce lieta come somigliante fu aJo- perata in vece di felice : ma nelia tedesca e usata la voce Esaad^ la quale signitica tanto in arabo come in turco ( perche e voce ^- c^ araba adottata dai Tui-chi ) Ajt,^;^] fellcissimo ^ che h anclie il sopranuome detfautore di questo Gazel Mohammed Esaad Efendi. Neir originale tuixo uell' uldmo verso trovasi questa voce posta in _ £i accusativo lj^je»wl; cio che le da secondo la maniera araba tauto usata dai Turchi , valore di avverbio ; cosi significherebbe felicis~ siiitamente. II traduttore tedesco con questo scambio di parole ha Toluto adunque fare un complimento alfautove sienificando che egli o la felicita vedesi in primavera in ogni foglia, Kanntst in iedeiu Elatte sehen , Das Esaad! in Fruhling sprosst. siccome segno di ristaurazione della natura, alio stesso mocio che iielPesti'emo di risorgeranno ristaurati i corpi. Mhl, Ital T. XCIII. . i5 TAKTE STRANIEIIA. Expose de la situation administrative de la province de Brabant pour la session annuelle de 1837. Idem pour le 1 838. — Bruxclles, 1887, i838, imp. de V. Stapleaux, in 8.°, di pag. 84 e 52. N. lei torn. 85.°, pag. 388 di questo giornale nol abbiamo fatto conoscere il ragguaglio della condizioiie amministra- tiva della provincia del Brabante pubblicato dal Govei'na- tore della niedesima il sig. barone di Stassart, e toccammo degli utili clie rldondario dalla pubblicita data a simile atto. Perveimtici ora qnelli che conceriiono i successivi due anni credemnio di alcun momento tenerne qualclie parola. Occuparsi di tutto cio che costituisce la prosperita del paese che si ha a reggere e di ciascuno de^comiiai in particolare che lo compoiigono:, attendeve minutamente alia miglior condotta delle iinanze, base d^ ogni miglioramentoi assicu- rare alia classe povera F equabile distribuzioiie dei soccorsi in modo, che la pj-odigalita non sottentri alia carita savia- mente concepnta, e la limosina non incoraggi mai Finfin- gardagginef, procurare al culto quella decenza, e quella di- gnita che vale ad imporre il rispetto ad una religione che non isformata dalle uniane passioni sara mai sempre la mi- glior guida alia via della morale e della virtii^ mettere il popolo , col mezzo di una solida istruzione in grado di ben conoscere i proprj doveri inseparabili dai proprj veri e reali interessi, ed apprestargli, svolgeudogli I'intelletto, i mezzi di trovare agio col lavoro, patrimonio preziosissimo delluomo, e il quale gli rinfranca ad un tempo le facolta morali e le forze fisichef, vegliare alia salute dei cittadini^ mantenere la pubblica tranquillita con savj regolamenti, e con precauzioni le piii dicevoli per ogni rispetto; fare ese- guire le leggi destinate a porre la gioventu sotto i vessilli per la difesa dello Stato; agevolare la riscossione delle impo- ste, che permettano al governo di sorreggersi , di incorag- giare le arti, le scienze e le lettere, e di raandare ad efletto que'' grandi lavori , e quelle grandi intraprese di cui una nazione si onora; studiare con tutta cura la posizione to- pogralica del paese, ed accrescere a pezza le ricchezze del PAllTE STRANIEIU. uo I suolo inoltiplicaudo con bene inteso sistema di comunica- zioue lo spaccio delle produzioni, spaccio die favorisce al- tresl lo stabilimento di officine e di fabbriche, nelle quali rindnstria agglugne si possentemente nuovo valore al va- lore primitivo delle produzioni deiF agricoltura; accrescere le relazioni commerciali, le quali valgono a rendere com- piute le sorgenti della pubblica prosperita^ sono questi i principali subbietti cui intendere deve la pubblica ammini- strazione, e de quali in vero noi vediamo Tautore nei rag- guagli in discorso essersi dato piii che mai pensiero. L ordine in essi tenuto e presso a poco qnello stesso degli anni an- tecedenti, cioe discorresi in prima delf amministrazlone provinciale e contabilita sua^ poi si espongono le stesse cose in attenenza ai singoli comuni indicando tutte altresi le particolari costruzioni eseguitevi , lo stabilimento dei ris- pettivi archivj, degli istituti di beneficenza, vale a dire spedali, uffizj elemosinieri, monti di pieta, depositi di men- .dicita. Viene indi cio che al culto si rlferisce;, cui conse- guita quanto riguarda T istruzione pubblica , gli ufllzj di sanita, la vaccinazione, donde si passa alia polizia ed alle carceri , alia difesa dello Stato , e quindi alia milizia , ed alia guardia civica. Dopo di che si da conto delle contri- buzioni , dei mezzi di puljblica comunicazione intrapresi e da intraprendersi, dell agricoltura , deir industria e del com- mercio annoverandosi le officine e le fabbriche erettesi nuo- vamente, le patenti di invenzione, e per ultimo i falliuienti avvenuti. La popolazione del Brabante e annualmente in notabile aumento. Nel gennajo i836 era di 583,895 anime ; nello stesso mese del iSSy di 592,250 e in quello del i838 di 598,617. Le case tanto nelle citta che nei villaggi vanno di molto aumentando. La stazione della strada di ferro arric- chira Tinterno di Brusselles di nuove fabbriche, in quanto che la spesa per essa stazione viene valutata 800m. franchi, il cui terzo verra rimborsato dalla citta al governo. Men- tre la prosperita del paese addimanda si estenda T istru- zione , e notato che nelle comuni di campagna le costru- zioni delle sale per le scuole non si moltiplicano come sarebbe desiderabile , mancando al governo le risorse per assecondare con mezzi meno ristretti lo zelo delle comuni stesse a tale risguardo. II signer Governatore lagnasi pure clic gli archivj coraunali, di tanta importanza, sieno di per 2o2. PARTE STR.VNIER\. tutto ancora ben lungi dal venire conservati come raerite- rebbero. La pubblica beneficenza erige in Brusselles un nviovo grande spedale sotto il nome di San Giovanni. Assai bene coiTispondono alia loro istituzione le case dei sordi e muti e dei ciechi, il cui costo e di franchi 278 all anno per cias- cuna persona. Anche in Lovanio si ricostruisce T ospedale. I legati pero fatti da benefattori agli ospizj del Brabante sono poca cosa paragonati con quelli della nostra provincia milanese, andando nel 1837 a soli franchi laSgS e cent. 61 e meno gli anni antecedenti. Uffizj di beneficenza si stabi- liscono in quasi tutti i comuni, i quali ricevettero lasciti in danaro ed in fondi, in guisa clie ve ne ha di quelli gia prov- A^eduti in modo di soddisfare a bisogni dei rispettivi po- veri. I bambini esposti nel i836 furono 2961, e i loro ospizj costarono franchi 219,616 e cent. 16^ nel 1887 2849 colla spesa di franchi 197,501 e cent. 02^ pagati parte dalFera- rio, parte dalla provincia, e parte dai comuni. I monti di pieta prestarono nel i836 per fr. 2,093,948 e cent. 82 contro 297,800 pegni, dei quali 272,689 vennero ritirati entro 1 anno istesso; nel 1887 il prestito fa minore, cioe di soli franchi 2,042,821 e cent. 88 contro 287,830 pegni, ritiratine 26.5,945. I depositi alia cassa di risparmio vanno crescendo; ma la classe degli operai non vi prende ancora parte molto attiva. II deposito di mendiclta presenta tale disposizione die presto lascera in ogni cosa poco a deslderare. In esso sono apposlti quartieri pei settuagenarj, per Peta di mezzo, e ijci fanciuUi; separati interamente i sessi , con officine pro- porzionate alle diverse attitudini, e coUe scuole, per le fan- ciuUe dirette dalle Snore della Frovvidenza, e pei maschi da buoni maestri. E permesso a tutti quanti si rinvengono senza lavoro di recarsi a tale depositor dal die avvenne notabile diminuzione di misfatti e di delitti. I comuni si vedono continuare nei loro sforzi onde ri- durre in buono stato le rispettive chiese e presbiterj. Rileviamo die le universita , quantunque si sostengano sufficientemente bene, tuttavolta sono addietro molto dalle nostre. Nelf universita cattolica di Lovanio nel 1837 si contavano 487 scolari , in quella di Brusselles 278. Una PAIITE SXn.VNIERA. ^33 Socleta stabili una scuola centrale d'industria e di commer- cio, il cui insegnamento e diviso in sei anni. Vi si anno- verano 96 giovani con pensione , 24 con meta pensione , ed 80 esterni. L'ateiieo di Brusselles aveva nel i836 scolari 292, nel 1837 crehbero a 317. Floridissime si dicoiio le scuole di belle arti di Brussel- les, Lovanio, Nivelles e Tirlemont; ed il Governo vi di- strlbuisce annualmente medaglie d''incoraggiamento. La pro- vincia concedette sussidj ai giovani artisti per recarsi a perfezionarsi a Roma ed a Parigi. Attenenteraente alT insegnamento primario il i." gennajo 1 838 si numeravano: Nelle 8 citta del Brabante scuole 200, scolari 16,087. Nei comuni di campagna scuole 557, scolari 46,119. Totale scuole 757, scolari 62,206. Di 2,893 cerne del i838 nel distretto di Brusselles 520 sapevano leggere, scrivere e far conti; 568 leggere e scri- vere; 224 soltanto leggere. A Brusselles ed a Lovanio le scuole normali sono assai bene tenute, mai sempre molto frequentate, ed hanno in mira di formare abili istitutori. Pel buon andamento ed avanzamento della pubblica istruzione si tengono annualmente conferenze dai maestri dei diversi comuni; le quali confei'enze giustificano com- piutamente le speranze conceputene. La munificenza della Regina mantieue una scuola diretta dalla contessa Vilain XIV, nella quale 400 fanciulle della classe povera imparano a leggere, scrivere, far conti e di- versi lavori atti ad assicurare loro la sussistenza. Una maestra speciale e incaricata di allevare operaje per quei magnifici merletti e trine per le quali tutta Europa e tri- butaria al Belgio. Noi trapasseremo le particolarita che concernono V ope- rate pel mantenimento della pubblica salute, per assicurare Tordinamento della polizia, il miglioramento delle carceri, e diremo in breve che a tutta pezza si da opera a riat- tare e costritire strade, a sistemare quelle vicinali, a ripa- rare gll argini de^ fiumi e de^ torrenti. Le vie ferrate pro- grediscono mirabiimente. La tassa stabilita sui cani produsse in un anno, lasciando fuori Brusselles , Lovanio ed il comune di Opwyck die 2.)4 PARTE STRVNIERA. non avevano ancora mandato al governo le bollette til esa- zione, la somma di franchi 66,424. I prodotti agiicoli furono sufficientemente buoni nel 1887, meao nel i838. Le epizoozie fecero alciina strage. Nel 1887 si ordiiio , a motive di malattie contagiose, ruccisione dl 93 cavalli , e 38 fcestie cornnte, coir indennizzazione di franchi 6280 e cent. 80. Gli uragani cagionarono danni assai gravi , e furono conceduti soccorsi a quelle persone che maggiormente ne patirono ed ei-ano in bisogno. Dal i.° gennajo i836 al i.° luglio 1887 si autorizzaro- no : un"" oflicina per filare il lino, una stamperia di indiane, 24 maccbine a vapore, una fonderia di ferro, un lamina- tojo metallico , sette cartiere , due molini da olio , cinque macine di farina (una ad acqua, una a vento e tre a vapo- re), due seglie a vapore, due distillarie, tre birrarie (una delle quali a vapore) , ventinove fornaci di mattoni , una conceria, una fal^brica di cuojo verniciato, vina di tela cerata, una di porcellana e terraglia, una di ceralacca, una di sapone, una di sego, una raffineria di sale, due di nero animale, una raffineria di zuccbero, sei di zuccbero di bar- babietole, una fabbrica di caldaje. Furono richieste dieci concessioni per scavare carbon fossile , ferro, piombo , ca- lamina, rame e piriti. Si concedettero 24 patent! di inven- zioni , 8 di perfezionamento e 27 di importazione. Nel 1 836 entrarono in Brasselles 161 navigli e 19 a Lovanlo. Dal I." luglio 1887 al i.° dello stesso mese i838 si auto- rizzarono quattro officine da filare, 14 maccbine a vapore, due molini da olio, 5 macine di farina (tre ad acqua e due a vento), due segbe una per pietre, Taltra per legno, q. distillarie, una birraria, 14 fornaci, una fabbrica di tela e cuojo verniciato, 4 fabbricbe di candele , una di solfa- nelli fosforici, una di zuccbero di barbabietole, una di bleix di Prussia, una di snialto. Vi ebbero molte dimande per concession! di escavazioni di carbon fossile e di miniere metalliche. Si concedettero 59 patenti d invenzioni, 23 di perfezio- namento e 45 di importazione. Entrarono in Brusselles 187 navigli e 64 in Lovanio. Noi recammo rpieste particolarlta onde appalesare quale slancio abbia preso nel Belgio Tindustria in attenenza alle arti, alle manifatture ed al commei-cio; e come nulla vi sia intralasciato per aggiugnere ad uno stato di crescente pro- sperita. Funtonetd. r\nTE sTR\NiEr. V. 235 Essal sur la suppression de la j)eine dr. mart; par le comte DE Cherchove harun d Exaerdc , etc. Gand , i835 , impr. dc la V.' L. de Bussdier-Brueckmaii, in 8.° Questo scritto, tarcio perveiiutoci, non e die la risposta ad una tesl che in occasione cli laurea due giovani sosten- nero con molto sj^irito e sapere. La quale tesi era cosi con- cepita : Poena moitis est injusta. II coiUe di Cherchove fa anzi tratto osservare non essere la tesl in discorso die un rinao- A'amento del princlpio gia emesso dal celebratissimo nostro Beccaria ;, principio (egli dice) che in sulle prime consola e seduce; ma che T esperienza fatalmente non puo compro- vare. II diritto di punire non e istituzione della societa, ma deriva dalla natura istessa. Ognl persona sente neirin- tera esistenza sua il bisogno di difendersi e di provvedere alia propria sicurezza. Ella e qulnJi legge di natura quella che permetie si puniscano i malfattori affinche lo scellerato non rinnovi piu in appresso gli stessi delitti , e sieno gli altri allontanati dalf imitare il perverso suo esempio. Ove non vi ha leggi Tuomo e egli medesimo il custode deironor suo , delle sue sostanze e della sua vita. 11 diritto percio di punire altro non e che il mezzo naturale ed efficace di imporre e raflrenare il cattivo e di far rispettare la giustizia. L^ illustre autore entra qui a dimostrare come dalla nwggior parte delle leggi primitive sia espressamente permesso ad ognuno di proteggere la sua proprieta e di- fendere i suoi dirittl, punendo p. e. di morte i ruba- menti notturni ecc. Passa da poi a riferire il disposto presso alcuni popoli dove solo i sacerdoti potevano, velut deo im- perante, mandare ad esecuzione la pena capitale. II quale diritto venne successivamente rimesso al sovrano e da esso soltanto potuto esercitarsi. I legislatori e specialmente quelli dei tempi moderni , sentirono tutto il pericolo di rimet- tere ai singoli individui la cura di loro vendetta. La sovra- nita fu percio incaricata il metterci al sicuro di tutti gli assalti diretti o indiretti che vorrebbersi portare ai nostri diritti , alle nostre persone e proprieta, in guisa cV e nel- r essenza di essa sovranita il punire le colpe ed i delitti. Gia la pena del taglione era imposta agli uccisori;, e Gesii Cristo, legislatore supremo e divino, stabili neirEvangelo : qui pcrcjisserit et occiderit hominem morintiir. = Omnes qui 2!)6 PARTE STRANICRA. acceperifit glacllwn, gladio peribunt. = Eadem mensura , qua mensi fueritis , remetietur vobis. Egli e il vero che la distanza tra la pena temjioraria e la morte e immensa^ ma e pur vero die T alto graJo di qnesta stessa pena incute uii ter- rore salutare neiraniino del tristo per calcolo , e del per- verso con riflessione. La debolezza delle pene conduce ad ogni manlera di delicti, i cjuali non e dato prevenire clie coir incutere certo terroi'e. E poiclie Tuomo al pari d^ogni altro essere animate porta in se innato Tamore per la vita, quest'' amore e sicura guarentigia clie delle pene tutte la sola clie di vero atterisce e quella di morte. La quale puo essere con diritto e giustizia applicata al pari delle altre tutte sill qui stabilite ^ posciache il mettere questo in dub- bio (dice r autore ) vale lo stesso clie mettere in dubbio ancbe gli altri castigbi e le altre pene, impugnare, rove- sciare , distruggere la legislazione e far crollare Tedifizio sociale. Lo scellerato che sa V esistenza sua essere rinfran- cata dalla legge , piu ardito attenta alf altrui , in quanto che il carcere per rigoroso che sia gli lascia pur sempre la speranza di potere per mille accidenti glugnere vina volta a tornare a vedere la luce del di ed a riacquistai-e la per- duta liberta. L''alto interesse delP universalita dei cittadiiii, la conservazione dell esistenza degli uomini , clie T inciviU- mento ebbe rluniti, il riposo degli Stati richiedono imper- tanto che la pena di morte sia conservata onde contenere le inclinazioni e le tendenze perverse e prevenir I assas- sinio ^ lomicida, non essendo rattenuto se non che dal con- vincimento che non gioira del frntto del crimine suo. Al dire poi di tutti i giuristi la pena di morte e necessaria anzi indispensabile ad esempio;, in quanto che essa esercita sulle genti senza educazione e nelle quali i sensi hanno vin''influeiiza molto diretta , uii'' impressione ci'udele, ma viva, profonda e salutare. Spettacolo in vero orribile e r estremo supplizio di uii condannato , ma e pur il solo che incatena lo spirito del popolo, n'' eccita il pensiero , opera sulF intelletto ed inspiragli una ricordanza che scuote le sue facolta ed in esso reprime le violenti passioni , la- sciandolo nel convinciniento, che se commette lo stesso de- litto subira la stessa pena. Ecco cio che lo rattiene , cio che r esperienza ebbe dimostrato produrre buoni e salutari effetti. Per chi e indurato nel delitto, per chi si gitta per calcolo alfassassinio , all iiccisione, il carcere, sia pure PARTE STRANIERA. 387 per tutta la vita , e un nulla , non gU e greve ; la spe- ranza d\iscinie che non mai lo lascia glielo rende piu sopportabile , e percio la pena non e per nulla propor- ziouata al delitto. Chi a sangue freddo ebbe cuore di torre altrui la vita, anclie col lavoro forzato per tutto II tempo clie dura T esistenza sua non compensa la societa, la presenza sua le e anzi di peso, solo colF estinguimento del viver suo puo espiare quello levato al suo simile. L'au- tore infine rinfrancandosi di molte ragioni si fa a stabilire a qnali delitti sia d^applicare la pena di morte, e la vor- rebbe riservata per Tomicidio consumato, pel parrlcidio, per r assassinio , per T avvelenamento. " Infliggansi sovente le pene correzionali , siasi avarissimo della pena di morte, non gla per una umanita fuori di luogo , ma perche le impressioni salutari che essa lascia non si affievoliscano ; applicata ma radissimamente torna utile , frequente rende accostumato il popolo alio spettacolo e cessa di atterrire. »» In questo Saggio, die noi in iscorcio abbiamo cercato di far conoscere, i principj discussi sono partlcolarmente ap- plicati alia condizione del Belgio , e viene dimostrato che per moltissime circostanze funestissimo errore sarebbe se mai alia legislatura sua cadesse in mente di abolire la pena capitale. F. Du lait et en pardcuUer de celid des nourrices etc. Del latte, ed in pardcolare di quello delle nutiici, considerato sotto il rapporto delle sue buone e cat- tii^e qualitd nutridve e delle sue alierazioni, Memo- ria del dottor Alessandro Donne. — Parigi, i838, in H.° La osservazione, specialmente in medicina, e di una cosi alta importaiiza, e per essere ben fatta richiede tante cure e precauzionl, che dol5biamo atFrettarci ad accogliere i niezzi, che ci sono ofFerti onde renderia piii esatta e perfetta. Tra questi noa ultimo luogo tengono le esperienze col microscopio , delle quali si e in singolar modo occu- pato in questi ultimi tempi il dott. Donne, instituendo ri- cerche interessantissime su di un certo numero di prodotti morbosi e fisiologici della animate econoraia, e piii recen- temente sul latte delle nutrici e suUe sue alterazioni^ il 238 PARTE STKANIER\. , frutto tlelle quali egli i-ese di pubhiico dirltto nella Me- moria, di ctii vogliamo qui reudere ragione. Di questa. si sarebbe plu presto tenuto discorso , se per la somma importanza di siiiiili indagiai, tall da meritare T attenta coasiderazione di chi si occupa in ispecial modo della igiene, noa si avesse da noi atteso che fossero state prima corroborate dal parere della commissloae composta di co- scieiizlosi amministratori e di abili pratici nominata dal Gonsiglio generate degli ospizii di Parigl collo scopo di metterne in chiaro la verita e la esattezza. Erano meaibri di questa commissione Ortila presidente, Degerando raetn- bro del consiglio generale degli ospizii, Valdrucbe ammi- nistratore, i medici Moreau , Baron, Blandin , Velpeau e Louis relatore. Ed ora cbe vennero fattl conoscere i risul- tati delle esperienze instituite dalla detta commissione col- Tintervento dello stesso Donne, che non diversificano da qnelli esposti nella Memoria di quest' ultimo, ci afFrettiamo a rendere note queste ingegnose ricerche, le quali ci sem- brano destinate ad essere di non poco soccorso e nella scelta delle nutrici e nelle cure da aversi durante lo allat- tamento per la buona riescita dei bambini. Prima delle indagini intraprese da Donne, cio che la pratica e la scienza avevano fatto apprendere sul latte era che vi si vedevano dei globuli , che era composto di ma- teria caciosa e butlrrosa , di acqua e di zucchero di latte, e che conteneva in dissoluzione dei fosfati terrosi e degli idroclorati. Esperienze positive erano state fatte da Four- croy, Vauquelin, Berzelius, Payen sulle proporzioni nelle quali si trovano queste diverse sostanze nel latte. Si co- nosceva la influenza che possono esercitare sul latte di una donna gli alimenti piii o meno sani , un' aria piu o meno pura , una vita tranquilla od agitata, la gioja od il dolore, il riposo o la veglia : si sapeva che prende i sa- pori di certi alimenti, la virtu medicinale di certe sostanze, e che in molti casi si guarisce Tinfante ammalato curando la nutrice. Si sapeva fuialniente che il latte dlversifica di natura e di proprieta prima, durante e dopo il parte. Tutti poi conoscono le poclie risorse, che possediamo per assicurarci della buona qualith del latte delle nutrici , per quanto anche siano stati encomiati i metodi proposti da Aezio e da Loder : eppure non sarebbe essenziale di avere su di questo punto, se non cerlezza, almeno maggiori PARTE STRANIKRA. 23() probabilita? Non sarebbe necessario di potere splegare per- che la nutrice la piu sana in apparenza possa dare vn latte nocivo y di potere riconoscere un latte ricco o povero, nutrltivo o mal sano ? Fu in vista della insiifficienza del iiiezzi posseduti dalla scienza per risolvere tali qnesiti , che Donne intraprese le sue ricerche , delle quali e gran- demente da apprezzarsi la pratica utilita. L'antore incomincia dallo stabilire , dietro conchiudenti esperienze, die' non esiste che una sola specie di globuli nel latte; che questi globnli non sono grassosi, e per niente albuniinosi, come lo voleva Raspail (V. il sue Nuovo Si- stema di chimica organica):, che appartengono tutti alia mate- ria bntirrosa e che il cacio non ne contiene. Per dirao- strarlo egli Jiltra il latte, e prendendo il liquido bianco, chiaro ed opaline che passa attraverso il iiltro , lo tratta cogli acidi, cio che detennina un precipitato bianco qua- gliato , doiide devesi conchludere che contiene una grande quantita di cacio. Ora in questo liqiTido non si scorge che un piccoli.ssimo numero di globuli assai piccoli sfuggiti al filtro. " Ma, egli aggiunge , se si prende la crema deposta sul >i filtro, e si agita in un tubo con dell'etere, si disciol- » gono tutti i globuli, dei quali non rimane assolutamente >i traccla alcuna ; non e pure necessario di separare i » globuli del latte per opera re questa dissoluzione; agitando »/ il latte medesimo con dell' etere si vedono tutti scompa- » i-ire. " Ma questi globuli non si trovano seinpre ben delineati, ben puri e nuotanti liberamente nel siero ; vi e un'epoca in cui il latte ancora uial forinato presentasi, come si sa, alio stato di colostra: ci6 succede nei primi giorni che se- guono il parto. Questo colostro ha un aspetto particolare, e non vi e bisogno del microscopio per riconoscerlo , ma dopo un certo tempo dacche continua lo allattamento , il liquido scparato dalle mammelle puo presentare un aspetto quasi intieramente simile a quello del latte perfetto e con- tenere d'altronde una carta proporzione della materia mu- cosa particolare, che gli da le qualita che possiede nei primi giorni. Ora tutti sanno , che il latte di una nutrice che ha recentemente partorito non potrebbe convenire ad un poppante dell' eta di uno o piu mesi. Se per conse- guenza il latte conserva le proprieta di cui godeva nei primi giorni, T alimentazione dovrk necessariamente essere 240 PARTE STRANIERA. insufficiente ed anche nociva; pure qnesto pno accadere, e pno eziandio ia casi simili il latte presentare all' occhio nudo le pin belle appareiize. Teneado dietro attentamente col microscopio alle diverse trasformazioui del latte, Donne, dietro un certo nnmero di osservazioni, iia potiito distin- guere perfettamentc il latte alio stato di colostro dal latte perfetto, anche qiiando I'aspetto del liquido ad occhio mido non diversifica essenzialmente nell' uno e nelF altro caso. Non si jjonno die trilmtare elogl alia parfe della Memoria di Donne , che tratta di questa persistenza anorraale del colostro al di la del terinine ordinario. Esaminando difalto il latte, sia della donna, sia di alcuni animali, al momento della sua prima formazlone, il microscopio ce lo fa vedere con globuli non circoscritti e che presentano masse agglo- merate ed irregolari, le quali contengono un certo nnmero di corpi granulosi non solubili dall'etere e di una natura evidentemente mucosa. Un tale esame continuato giorno per giorno ci fa, per cosi dire, assistere alia purificazione del latte. Sino dal 3.° giorno i corpi granulosi sono meno ab- bondanti, ma i globuli hanno una forma non compita; nel 6.° i globuli lattei inconiinciano a prendere una forma meglio determinata e si fanno tutti di una grossezza proporzionata, mentre sino allora se ne erano visti di grossissimi e di pic- colissimi ; per altro le masse agglomerate non scompajono intieramente. Nel 7.° giorno non rimangono che alcuni gross! globuli oleosi , a contorni Incerti f, il piii gran numero e netto , bene circoscritto e bene deterrainato. Nel i5.° giorno piu non vedonsi che alcuni globuli granulosi ed alcune piccole agglomerazioni qua e la disperse , e finalmente nel 24.% jl latte tutto afFatto bianco e ricco In globuli non contiene alcun corpo straniero. Tall sono le trasforraazloni natural! osservate nel latte, che abbiamo voluto presentare a fine di far conoscere quale sia la maniera di osservare di Donne. Accontentandocl di riferire i principal! fatti contenuti in questa Memoria senza entrare in troppe particolarlta, rl- ferlremo come I'autore conoscendo bene le evoluzlonl del latte, delle quali s! dlsse, sia rimasto sorpreso al vedere in alcuni casi il colostro persistere nel latte al di la del termlne ordinario , ed anche per mesi intieri , e verlfico che 11 plu dl sovente 11 solo microscopio poteva fare co- noscere una simile anomalla. Trattavasi dl asslcurarsl se PARTE STRVNIER^. 24I ill tale circostanza T alimentazione non fosse sufficiente : r autore per altro noo puo citare die un caso, nel quale il latte aveiido al i8.° giorno i caiatteri medesimi die al prinio momeuto di sua separazione, T infante non ne aveva tratto profjtto e niori subitamente. Questo fatto e senza dub bio troppo isolato, perche da esso si possa trarre con- chiusione alcuna ; lua deve, a parer nostro, se non altro eccitare i medici a raccogliere osservazioni sul inedesinio soggetto , solo mezzo con cui arrivare ad ua risultato positivo. Intanto e gia molto lo avere dlinostrato la pre- senza del colostro nel latte e per conseguenza la imperfe- zione di questo liqnido, quando non si ha alcun altro buon mezzo di esplorazione per pervenirvi. Una tale imperfezione del latre risultante dalla persistenza del colostro al di la del termine ordinario non e la sola. Ve ne ha un' alira la quale e dovuta a vere alterazionl pa- tologiche del liquido, e a questa consacra Donne un napitolo della sua Memoria , nel quale si trovano osservazioni, che meritano di essere couosciute dai pratici. Gli ascessi delle mamraelle costitulscono una malattia niolto frequence neile nutrici : ora importa assai di sapere quali siano i pericoli che in casi simili corre lo infante. Se coi mezzl ordinarj fosse possibile di conoscere Tepoca precisa, in cui si altera il latte, sarebbe certamente inutile T esame microscopico , ma Donne cita eserapi , i quali diniostrano che il latte puo essere alterato dalla presenza del pus da tempo piut- tosto lungo senza che siansi mostrati segni apprezzabili d' infiammazione nelle mammelle, e senza che nulla an- nunzii die la secrezione del latte sia disordinata. Egli rife- risce un caso di una nutrice che aveva un ascesso alia de- stia mammella , nientre I'altra mammella, che sembrava in buonissiuio stato, continuava a secernere latte in copia suf- ficiente per il poppante : per altro questo era malaticcio e pativa di diarrea ;, il latte fu esaniinato al microscopio, trattato coll'etere e cogli alcali, e con questi mezzi I'au- tore acquisto la certezza che conteneva una notevole quan- tita di globuli purulenti. Eppure la piu attenta esplorazione nulla faceva scoprire nella mammella che potesse spiegare questo problema. Tre giorni dopo essendosi mostrato sotto il capezzolo un piccolo tumore fluttuante lo si apri, ed il pus che usci tolse ogni dubbio su questo fatto. Riportando in iscorcio questa osservazione credemmo di fare sentire 24^ I'AllTE STKANIEK/V. tutta la importanza del mezzi di esplorazione niessi in opera da Donne- II latte puo essere perfetto sotto il I'apporto della sua coniposizione e non presentare alcuna alterazione pato- logica , senza die per questo sia profittevole all' infante. II suo vizio puo allora consistere sia nella sua poverta^ sia nella sua troppo ricchezzn. Si sa difatto clie per un bam- bino appena nato e debole e mestieri di un latte piii leggiero che per un bambino vigoroso e delta eta di alcuui mesi , ed un medico pno venire a ciascun istante cliiamato a decidere se in un date caso siansi queste condizloni ottenute. Donne dopo avere dimostrato che il maggiore o minor numero di globuli lattei era in rapporto colla mag- giore o minore ricchezza del latte, naturalmente ne con- chiude , die Tesame microscopico puo ancora essere di un soccorso grandissimo per decidere una tale questione. • Non ci intratteremo magglormente nell'analisi di questa importante Memoria; quanto ne abbiamo detto e sudiciente per farla conoscere ed apprezzare. Riassumeremo piuttosto le cose principali in essa contenute riportando i risultati delle esperienze intraprese dalla commissione incaricata di redigere un relative rapporto al consiglio ge lerale degli ospizj di Parigi. In questo rapporto si stabiliscono i segueati principj : I." II latte delle nutrici che partorirono da un mese e piu, che presentano tutte le apparenze di una bnona sa- lute, che per questa ragione e per lo stato dei loro pop- panti possono passare per buone nutrici, questo Jatte ofFre un gran numero di glolouli perfettamente sferici a margini regolari, liberi di aderenze tra loro, ben netti e senza mescolanza di corpi stranieri, variatissimi nel loro volume, a." I caratteri microscopici del latte di donne che lianno di recenie partorito sono diversissimi da quelli del latte, di cui si disse : vi si trovano alcuni globuli sferici bene distinti gli uni dagli altri , liia non vi si vedono corpuscoli granulosi, gialli , distintissimi dai globuli del latte ed una disposizione particolare di questi ultimi globuli risultanti dalla presenza di una materia mucosa die gli unisce tra loro : questi caratteri sono quelli del colostro. 3." Nello stato normale e nelle buone nutrici ii latte non presenta piii colostro dal ]o.° al ao.° giorao. PVRTE STUANIEBiL. 240 4.° In certe nutrici, ad un'epoca molto piu lontana dal parto , sebbene il latte non present! alcuna apparente al- terazione , noa si pub dubitare che non sia piu o meno profondamente alterato e che non debba esercitare un'azione nociva sui poppanti, I'esperienza avendo da lungo tempo insegnato gli efFetti nocivi del colostio sui bambini di una certa eta. 5.° Le nutrici cbe presentano qnesto stato particolare del latte sono soprattutto quelle die sono alFette da ingorgo del seno, e da ogni nialattia locale o generale capace di apportare un disordine nella secrezione del latte. 6.° L'ammoniaca concentrata rende sensibile la materia mucosa, di cui si fece cenno piii sopra , comunicando al latte una viscosita che non contrae quando e puro con questo reattivo. 7.° La ricchezza del latte, che non e possibile valutare col niezzi ordinarj , si deduce facilmente e rigorosamente dalle esperlenze microscopiche , dal numero ed abbondanza dei globnii che sono sempre proporzionati agli elementi sostanziali di questo fluido, il cacio e lo zucchero di latte; di modo che quel latte che non contiene che globuli pic- colissimi e rari e evidentemente poco ricco in princlpj nutritivi. 8." Mediante I'analisi microscopica verificasi facilmente la presenza del sangue e del pus nel latte; prima di tutto per la diversita di aspetto e di orgauizzazione dei globuli costituenti i tre liquidi , il latte , il sangue ed il pus ; quindi col mezzo dell' ammoniaca e dell'etere; poiche i globuli del latte mentre resistono airammoniaca, sono estre- raamente solubili neU' etere ; ed e precisaraente il contrario per i globuli del pus e del sangue. Le ricerche di Donne riempiono certamente un' impor- tanle lacuna nella scienza , e soddisfano ad un bisogno da lungo tempo sentito dai pratici : non si pub quindi che applaudire ai suoi esperimenti, che sembrano promettere non poco utile alia scienza ed all' umanita. Dott. A. Bianchi. 244 PARTE STRANJERV. Almanack de Carlsbad on melanges medicaux, scienti- fiques et litteraires relatifs d ces thermes et au pays , par le chevalier Jean de Carro, docteur en mede- cine des facultes d Edimhourg , de Vienne et de Prague, et praticien a Carlsbad pendant la saison des eaux, IX."^^ annee. — Prague, 1839. Oebbeae il ragguaglio dato dei precedent! volumi dl que- sta interessante operetta (i) non abbia finora coiisegulto il principale scopo cbe ci eravamo prefissi ;, cjuello cioe di determinare le persone agiate abitanti la nostra penisola e soggette a date malattie , specialmente del fegato e dei reni, a ricorrere alia bibita delle acque termali di Carlsbad, lungi dair esserne scoraggiati crediamo anzi piii necessario il ricliiamare su di essa T attenzione delf Italia ogni volta die n^esce un nuovo numero. Ci conforta d^altronde la coscienza di non essere mossi da verun fine secondario e di proporre cosa clie puo tornare a somma utilita. Non trattasi qui di spacciare e di porre in credito un nuovo rimedio, ma beusi di i-accomandare un mezzo curativo av- valorato dalF esperienza dei secoli e che gode della confi- denza di pressoche T intiera Europa. Dira forse taluno: « tutto cio anderebbe bene, se que- sto Carlsbad non fosse distante le tante raiglia dalla no- stra Italia. " Al cbe rispondiamo essere passati quei tempi in cui si faceva testamento prima di recarsi dairuna citta alPaltra^ ed avere le ottime strade, i buoni regolamenti di posta, i velociferi, i battelli a vapore sui mari , sui la- ghi, sui fiumi, avvicinati per cosi dire i luoglii e diminuite le spese e gF incomodi dei.viaggi. I Russi , i Polacchi, gFInglesi, ecc. accorrono ogni anno in folia a Carlsbad, quantunque ne siano ancora piii lontani degf Italiani , i quali partendo nella bella stagione ( e non e die di essa clie si parla ) e colla posta da Milano , possono essere como- damente in otto giorni in quella boema citta, sia per la (l) Biblioteca italiana , toujo LXXXI, fascicolo di iiiarzo i836, ; pag. 298, f, tomo LXXXIX, fascicolo di luarzo 1839, pag. 371. || PARTE STRANIEBA. 3,^$ via d^Insbruck, dl Monaco e di Ratisbona, sla per quella di Lindo e d''Augusta. Non si bada fra noi a spese per andare in lontani paesi onde godere di qualche spettacolo straordinario, politico o teatrale; molto meno vi si dovrebbe badare quando si tratta di riacquistare la salute. Concediamo potersi spesse fiate ottenerla mediante rimedj farmaceutici, senza essere obbli- gati ad allontanarsi dalla patria, dai congiunti, dagli amici, e senza rinunziare al teatro, al corso, ai cafle ^ ma quei prodotti deir arte non saranno mai cosi efficacl , cosi omo- genei , cosi innocui, come le acque raedicinali fornite dalla natura. Abbiarao conosciuto persone ricche ed indipendenti af- fette da ostruzioni di fegato , le quali se avessero rlcorso alia bibita delle acque termali di Carlsbad , avrebbero po- tuto guarlre radicalmente nello spazio di alcune settimane. Esse preferirono di sottomettersi ad una cura mercuriale , cbe a dir vero fu loro di giovamento in quanto air ostru- zione , ma cbe rese il corpo sensibilissimo alle mutazioni deiratmosfera, Talito fetente, le gengive spongiose ed i denti guasti. Aggiungasi essere il mercuvio ben lontano dal gio- vare in tutte le ostruzioni di fegato. La di lui virtu grande nelle fiogosi e nelle afFezioni del sistema linfatico di questo viscere, e nulla allorche il male trae la sua origine da pletora venosa, da calcoli nella cistifellea, dalf artritide ; casi comunissimi e nei quali le acque di Carlsbad agiscono rairacolosamente. Principia TAImanacco con un Colpo d'occhio sulla stagione del 1 838. Osserva Tegregio autore che sebbene molte per- sone distinte , solite a recarsi alle acque della Boemla , non lo potessero quest'' anno a cagione delle incoronazioni della Regina d^Ingbilterra e del nostro Augusto Sovrano come Re del Regno Lombardo-Veneto, pure non manco alle sponde della Tepel una numerosa riunione di notabilita d'' ogni genere. Sei furono i princlpi e le principesse regnanti e due i prelati ; fra questi 1 illustre patriarca Ladislao Pyrker, ar- civescovo d'Erlau in Ungheria, il quale segnalo il suo sog- giomo a Carlsbad con un atto di carita e di munificenza, fondando uno spedale destinato per ufficiali austrlaci man- canti di mezzi per fare una cura regolare di quelle terme. J3ibl. iLal. T. XCIII. 1 6 346 PARTE STRANIEKA. Si contarono dieclnove uomiui cU Stato, ministrl cioe, ambasclatori , invlati e governatori di provincle, e ventotto general! quasi tutti stranieri. Trovavasi fra questi il conte Balmain, generale maggiore, che fu gia invlato alF isola di Sant''Elena in qualita di commissaiio lusso, durante la cat- tivita di Napoleone. Egli non fece mlstero che a suo tempo pubblicliera quattro volumi in grande ottavo di Memorie, nelle quali saranno rilevati molti errori commessi tanto da sir Walter Scott nella biografia del fu Imperatore, quanto dagli autori clie scrissei'o sul,di lui soggiorno nella suddetta isola. Si vedra da un sol fatto , dice il conte Balmain, che i rapporti dei commissarj delle grandi potenze col prigio- hiei'o erano tutt^ altro che ostili (1). Mentre Napoleone era a pranzo, avendo osservato a qualche passi della sua abi- tazione i comniissarj degli alleati discorrere col conte e colla contessa Bertrand e Montholon, loro fece servire suUa verdura un eccellente pranzo col dessert e vini squisiti , cio che non vale solamente a provai'e la sua benevolenza verso di essi, ma eziandio lo stato florido della sua cucina, credenza e cantina (2). Ottantaquattro medici e chirurgi sono venuti a Carlsbad o per bevere le acque , o per accompagnare ammalati , o sotto questo doppio rapporto. E da notarsi che fra essi si trovarono perfino dei medici addetti ad altri fonti salutari, come il consigliere Conrath di Franzensbad ed il dottore Frankl di Marienbad. Fra gli artisti si e speclalmente distinta la cantante si- gnora Adelaide Kemble per avere date due accademie a beneficio dei nuovi spedali di Carlsbad , che fruttarono 1600 fiorini ra. c. (3). Succede aireuumerazione delle persone rimarchevoli che furono a Carlsbad nel i838j il catalog© delle opere e (l) Questa asserzione coiicorda con cio che ci disse iiuo de'suoi colleghi, che soggiorno qualclie tempo fia di noi, e die ova occupa im^ eminente carica diplomatica in Oriente. (3) A questo proposito il comniissano, col quale aveinuio ronore di parlare, ci aveva detto die la came di inanzo era cosl rara e cosi cava a S. Elena, che alia sua tavola non veniva servita die una volta per settimaua, ma die non mancava mai alia meusa di Na- poleone. (3) La stessa ne diede pur una a Praga a pro dello spedale delle Elisabetiine di quejla citta coiriutroito di 900 fiorini. PARTE STRANIERA. 247 delle Memorle pubblicate su quelle terme uel decorso del- Tanno. Meritano particolare attenzione le opere dei dot- tori Fleckles (i) e Hlawaczek (a), medici pratici a Carl- sbad , e le Memorie contenute negli Aiinali delle sorgenti medicinall e dei bagni maritdmi della Germania, dei signori Grdfe e Kalisch (i), e nel Foglio Ebdomadale per la medi- ciaa del dottore Casper (4). Dope il Colpo d'occhio sopra la stagione, trovlamo i se- gue nti articoli : Franimenti dell' opera del dottore Wendt di Breslavia, intorno le acque minerali di Kissingen. Dice benissimo il cav. de Carro, accadere colle acque termali di Carlsbad quello clie suole accadere colle case antiche ed illustri , alle quali famiglie meno conosciute pretendoiio apparteriere. Marienbad al sue nascere fu chia- mato da Hufeland il Carlsbad freddo, ed alcuni fautori di Kissingen ( Regno di Baviera , circolo del Basso Reno in Franconia ) vogliono oggidi far credere, che gli effetti delle acque minei'ali che ivi si trovano siano identici con quelli di Carlsbad. Ella e quest' opiuione che T egregio Wendt combatte , osservando: i.° essere le sorgenti di Kis- singen fredde, e calde quelle di Carlsbad; 2.° predominare in quelle il muriato di soda , ed in queste il solfato di soda i e 3.° giovare la bibita delle acque minerali di Kis- singen a molti , ai quali le terme di Carlsbad arrecano danno e viceversa, lo che noi stessi abbiamo provato aveu- doci Tacqua del Rakoczi ( soi-gente principale di Kissingen) spedita in Italia, fatto montare soverchia quantlta di san- gue alia testa, mentre non provammo che ottimi effetti dello Sprudel bevuto sul luogo. Osservazioni sopra Carlsbad del dottore Casper di Berlino. II medico prussiano comincia col tributare elogi alKAu- stria , per non essere alle di lei I'rontiere in alcun mode (l) Karlsbad, seine Gesundhnmnen und Mtneralhader, Stuttc^ard i838, (a) Karlsbad in iiiediciidscher, pittoresker und geselliger Bezlehwig. Fur Kurgdste. Prag 1 838. (3) fahrbucher fur Deutschlaiids IlellqueUen und Seebader. i.'"' Jahrg, Berlin, i838, pag, 207. (4) Wbchenschrift fur die sespiunite Heilkimde , n° -, i838. 248 TAIITE STRANIERA.. molestato 11 forestiere die si reca alle acque tlella Boemia. £ poi del pari sorpreso nel trovare questi stabilimentl ogni anno notabilmente perfezionati , lo che possiamo noi pure asserire dei nostri di Bormio e di S. Caterina : e ci au- guriamo vivameate di poter dire fia non molto anche di quelli di S. Pellegrino e del Masino, che ora si trovano in uno stato deplorahile. Considerando la moltitudine di gente d"'ogni classe che assedia lo Spnidel ed il Muhlbninn di Carlsbad , il dottore Casper non puo a meno di rilevare la saviezza del mini- stero prussiano, il quale con un^ordinanza del 21 febbrajo 1828 ha rercato di mettere freno alia facilita coUa quale tanti medici mandano i loro ammalati alle acque minerali, non badando se siano forniti di raezzi pecuniarj per in- traprendere, senza rovinarsi, tale dispendiosa cura, e se vi abbia un sufficiente grado di probabilita di ottenere van- taggi corrispondenti ai sagrifizj. Compiange T autore soprat- tutto la sorte di quelli die sono mandati a Carlsbad ( o altrove) con malattle non qualllicate per quelle acque; cio che mostra dalla parte dei medici o incapacita di fare una giusta diagnosi , o ignoranza iiitorno agli effetti delle sor- genti medicinali. Riguardo ai bagni di fango stabiliti di recente col mi- schiare Tacqua dello Sprudel con una terra vegetabile, il sig. Casper crede (e noi con lui) die questo mezzo cura- tive non aumentera la riputazione di Carlsbad. Risponde r editore delF almanacco essere nato questo stabilimento dal desiderio di completare i mezzi terapeutici; risposta che ci sorprende in bocca d^ un avversario delle acque artificialL Egli e alfincontro a torto che il sig. Casper si lagna che non si faccia bastanteraente uso delle acque di Carlsbad sotto la forma di bagni, iraperciocdie 11011 avvi medico che non li prescriva vinitamente alia bibita quando sono necessarj. Consiglia finalmente il pi-elodato medico a coloro che per la prima volta si recano a Carlsbad di uon dar I'etta ai concorrenti piii anziani , giacclie i congress! di questi valetudinarj oziosi non fruttano se non se pettegolezzi e diffidenze. Noi pure vedemmo caderne vittima alcnni me- dici deo'ni sott^ogni rapporto della confidenza pubblica, la quale a Carlsbad come altrove e sovente figlia della moda. PARTE STBANIERA. 249 Gil autorl del presente e del precedente articolo non poterono a meiio di ricercare, ove sia il grande focolare che porta le sorgeiiti di Carlsbad ad una si alta tempe- ratura? Curiosita taiito piii naturale in quegli scienziati, se periino un paesano cerco da per tutto la cuciiia ove si faceva bollire lo Sprudel. II paesano rimase cosi poco sod- disfatto delle sue indagini, come noi delle ipotesi dei signpri Wendt e Casper. Ne posslamo essere d''accordo con loro quando derivano le parti costituenti delle acque minerali dal terreno pel quale scorrono, fondandosi sulla sentenza di Plinio (i): Quippe tales sunt aqucB, qualis terra per quain fluiint; imperciocclie (come osserva benis- simo il cav. De Carro) tanto dal periodo che precede quella sentenza neque oequalis AMNiuM plenimque gustits est, quanto dal periodo che segue: Ergo iidem AMNES parte aliqua re- periuntur insaluhres, risulta aver parlato il naturalista co- masco dei torrenti e dei fiumi, non gia delle acque mi- nei'ali. Storia di un tic douloureux guarito dcdle acque di Carlsbad, jjubblicata a Londra dall' ammalato stesso. Somiglia questa storia alle relazioni per iscritto con cut taluni ipocondriaci di professione sogliono importunare i me- dici, ed e tanto piu difficile a spiegarsi come T almanacco abbia potuto concedere ad essa venticinque pagine, che non ne risulta nemmeno avere le terme di Carlsbad guarito Tam- malato autore. Notizia d'un ammalato venuto dalle Indie orientali a Carlsbad. Simone Fraser, scozzese, d^anni ti-entatre, chirurgo al servizio della Compagnia delle Indie orientali, avendo letto nel Medical Review Tanalisi di varie opere intorno alle acque minerali della Boemia, e particolarmente intorno quelle di Marienbad e di Carlsbad, si determino a recarvisi nella speranza d'' essere guarito da una malattia cronica, che si trovo essere niente meno d^ una tabe meseraica conclamata. La storia del suo viaggio da un punto si lontano del glolio varra a provare vie meglio quanto dicemmo piii sopi^a intorno all'attuale rapidita delle comunicazioni. II sig. Fraser (1) C. Plinii Sccundi Hist. nat. lib. XXXI, sect. 29 (Per piira svista »''e fatto nelP ahiianacco di Plinius Secundus, Pline le jeune). 200 PARTE STRANIERA. parti (la Bombay il 3o marzo i838 sul battello a vapore la Berenice e sbarco a Suez il 17 aprile. Traverso TEgitto in una lettiga poitata da due cammelli , ed arrivo ad Ales- sandi-ia il 24 aprile. Di la un piroscafo francese lo porto per Sira e Smirrie a Costantlnopoli ove giunse la luattiiia del 5 maggio. Essendosi di nuovo imbarcato il 7, sul Fer- dinando I, battello a vapore austriaco, venne a Orsowa sul Danubio il 19, e vi fece dodlci giorni di quarantena. Partitone il 5 giugno, fu a Presburgo in Ungberia il i3. Si reco a Vienna il 14, ne parti il 19 alle ore sette della sera, e smonto dal velocifero a Carlsbad il 22 giugno alle ore otto della mattina. Scbeletro ambulante ebbe appen." forze suffioienti per isti'ascinarsi al Tlieresieribninn la di cui bibita non gli ando a genio. Avendo ben tosto perduta la confidenza in qnesta come nelle altre sorgenti di Carlsbad, se ne servi soltanto a lungbl intervalli e parti il 4 agosto per Marienbad ove dopo venticincjue giorni dovette soc- combere. L^ autopsia cadaverica scopri le glandole del me- senterio degenerate ed i polmoni fortemente aderenti alia pleura. Lettera del consigliere di Stato Giuseppe Frank al cavaliere de Carro, intorno gli effetti saliitari da lui provati dalle acque di Carlsbad. E dessa vina di quelle lettere die si scrivono ad amici, senza prevedere cbe possano un giorno essere fatte di pub- blica ragione. Ostnizione palpabile del fegato, comhinata ad una affezione paralitica delle estremitd infer iori. Le terme di Carlsbad guarirono 11 mal di fegato, quelle di Teplitz dirainuirono T affezione paralitica, mali uno dal- Taltro indipendenti. Errori bizzarri d' un giornalista inglese a Parigi concemend due famosi bevitori dJ acqua di Carlsbad. II Galignani Messenger del 14 settembre i838 annunzia la morte di Francesco Brauning, borgbese di Praga, rino- mato come uno de'' piu intrepidl bevitori delle acque mi- neral! di Carlsbad , delle quali il Brauning continua tut- tavia a far larghissimo uso e conta usare ancora lunga- mente a dispetto del giornalista. Leggesi inoltre in quel PARTE STRANTBRA. 25 1 foglio: " L'almanacco di Carlsbad di quest''anno narra clie il prlncipe Adalbert di Schlattau , sebl^ene proprietai-io di ricche vigne in Moravia, preferisce a tal punto Tacqua al vino, che ne ha bevuto cinquantadue tazze (gobelets) al giorno, quaranta cioe la niattina e dodici dopo pranzo. >' Si cercherebbe invano, dice il cav. de Carro, neiralma- nacco genealogico di Gotha, sua altezza il principe Adal- berto di Schlattau, giacche I'individuo di cui parla Talma- nacco non e altro che un vignajuolo del villaggio Schlattau in Moravia, avente il cognome di Prinz (Principe). Schiariinentl sopra le pietre dello Sprudcl trovate a Neudeck a cinque leglie da Carlsbad. La scoperta di ]>ieti'e formate dalle deposizioni calcaree dello Sprudel (Sprudel-steine) a cosi grande distanza dalla sorgente aveva nel 1807 dato luogo a molte congetture; fra le altre a quella di una rivoluzione in questa parte del globo. Ma qui sta proprio bene il parturiunt montes, giacche si venne era a sapere che quelle pietre nulPaltro sono, che gli avanzi di pietre condotte nel 1767 da Carlsbad a Neudeck per servire alia fabbrica d^ una chiesa. II dottorc MiMibach di Vienna, al cavaliere de Carro, sulla convenienza di stabillre a Carlsbad un gran bacino bal- neario. E ben concepibile come a Baden presso Vienna ed in alcuni altri luoghi , si toUeri ancora Tuso da tempi imme- movabili introdotto che ammalati d'' ambi i sessi si bagnino contempoi'aneamente in uno stesso amplissimo recipiente; ma e inconcepibile come il dottore Miihlibach possa pro- porre al di d''oggi Tintroduzione a Carlsbad di sifFatto in- decente (i) e schifoso uso. II vantaggio di poter far la conversazione durante il bagno e, agli occhi nostri, piu (i) Vlia di peggio ancora a Plombieres, ove non solamente uoiuini e donne si bagnano in uu recipieute coimine, ma ove senza distlnzione di sesso , « la fiUe de service a soin de jetter sur le do3 da baignant dtgarni de sa cliemise un drap chaud pour IVssuyer et Taider » (J. B. Demangeoa, Plonibiere , ses caux et leur usage. Paris, 1 835). Ebbe dunque ragione Alibert di dire nel sue Precis historique sur Ics caux les plus usitees, trovarsi i bagni di Plombiere in uno stato di barliarie. aSa PARTE STBANIERA. die conti-abbilanciato dair idea di trovarsl circondato da leucoree, da carclnomi, da scabbie, da lebbi'a ecc; e per- cio che spetta ai vantaggi, per esempio di procurare ai paialitici uii piii facile ingresso nel bagno, ai reumatici e ad altri la scelta d^ una piu comoda poslzione, e Tagio di movere i membri affetti, questi possono ottenersi costruendo per tali ammalati alcuni bagni piu ampj dei soliti. Guida per i dilettanti di geognosia e di mineralogia a Carlsbad di G. Kohler dottore e professore di medicina nelU uni- versita di Praga. Questa dotta Memoria c''iasegna: essere la valle di Carlsbad formata da granito di struttura porfiritica, sovente con pre- domiuio di feldspato; discendere le montagne perpendico- larmente ed avere delle fessure, verisimilmente dovute ad una violenta rivoluzione , ed ora riempite in pai-te dalla caduta di pezzi di rocce, di maniera che le acque cosi trattenute nel seno della terra sono sforzate a farsi strada alia superficies trovarsi effettivaraente le sorgenti di Carlsbad in tuia linea quasi parallela a queste fessure; escire le sorgenti meno calde da una specie di breccia di frammenti di granito , riuniti mediante una massa di Hornstein , o selce gelatinosa proveniente dal sedimento delle acque; escire le sorgenti piu calde da un deposito calcareo for- mato dalle medesime, il quale prende la forma cristallina, a misura che il gas acido carbonlco se ne fugge, vale a dire, in proporzione che i bicarbonati solubili nelPacqua si convertono in carbonati insolubili; essere contenuti i sali carbonati delle terme di Carlsbad nelle sorgenti caldissi- me, come carbonati; nelle calde, come sesqulcarbonati, e nelle meno calde , come bicarbonati \ dovere le pietre dello Sprudel la lore origine a queste terme calde; costi- tuire esse la cosi detta crosta dello Sprudel della profondita di due a quattro piedi, sopra cui e fabbricata una parte della citta; comunicare fra loro tutte le soi-genti di Carlsbad, tra le quali lo Sprudel sembra essere in relazione piii di- retta col laboratorio vulcanico; e non trovarsi alcuna sor- gente d''acqua fredda potabile ordinaria sulla superficie che copre la breccia di granito dalla quale scaturiscono le terme. Osserva inoltre V egregio autore : i .° che il granito della valle di Carlsbad si estende ad una grande distanza cla lui esattamente determinata; 2.° che accade lo stesso col PARTE STRANIERA. 25^ gneiss clie In dlversl luoghi racchiude mlnler* dl stagno, di rame , d^argento; 3." che si trovaiio pure in una grande estensione delle montagne di argilla, traversate da una quantita di vene di cjuai-zo^ 4.° die due grandi masse ba- saltiche della Boemia appartengono al circolo di Leitmeriz in cui e situate Carlsbad; e 5." che la formazione della lignite comincia nell imboccatura della valle di Carlsbad, e che il piu bel carbone fossile trovasi nelle vicinanze d''El- bogen. Analisi chimica della nuova sorgente del mercato e calcolo della quantita rlspettiva del gas di tutte le altre acque tennali di Carlsbad, di G. A. Wolf dottore di medicina e professore straordinario all' universita di Praga. E questo un lavoro sommamente intesessante. L^ analisi intrapresa per orcline superioi-e della nuova sorgente (della temperatura di -t- 45'',8 Reaumur) paragonata con quella di Berzelius dello Sprudel, e di Steinmann del Schlossbninn, dimostra che tutte le sorgenti di Carlsbad contengono, con. minima ed insignificanti differenze , le stesse parti costi- tuenti fisse. In quanto alle parti volatili, 11 chiarissimo autore distingue Tatmosfera ( di gas acido carbonico, os- sigeno e azote) la quale circonda, nel seno della terra, le sorgenti, e contemporaneamente ad esse si fa strada al di fuori, dal gas acido carbonico, die si trova per affinita chimica unite alle terme, in ragione inversa della loro temperatura. Osserva egli , essere una parte di questo gas cembinata con i carbenati dellacqua minerale, converten- doli in bicarbonati; e Taltra assorbita dalle medesime come acido carbonico libero. La quantita di siffatto gas nelle va- rie sorgenti e scrupulosamente determinata dal valente dot- tore Wolf, tenendo conte deiraltezza del barometro, della temperatura e del grade di compressiene prodotta dal va- pore deir acqua. Osservazioni sopra gli Euastri ed i Cosniarii di J. C. Corda di Praga. II vedere ben accetti i cenni inserlti nell'AImanacco del i835 su gli Infusorj delle terme di Carlsbad ha in- coraggite il sig. Corda a pubblicarvi in quest anno alcune osservazioni sopra gli animaletti micrescopici in generale. Neiratto ch^egli ammira Tesecuzione e Peleganza della 254 PARTE STRANIERA.. grand*" opera del slg. Ehrenberg di Berlino intorno a qnesto oggetto (i), si dnole che nella medesiina le sue osserva- z'loni siano state snaturate, senza alcun riguardo ne alia di lui persona, ne alia verita storica. Siccome T ainianacco di Carlsbad abbraccla altresi le novita letterarie della Boeniia, Teditore fa parte ai suoi lettori di alcune notizie estratte da un operetta colla quale Tillustre storiografo della Boemia Francesco Palacky rende conto delle sue laboriose ricerche intorno ai documenti relatlvi alia storia di questo paese e della Moravia, fatte nelle principali l)iblioteche d^ Italia, durante un viaggio eseguito a spese degli Stati della Boemia, dal 20 marzo alia fine di luglio delPanuo 1887 (2). Bisguardano queste notizie : i .° La storia singolare d' una dama hoema del se- colo decimoterzo: 2° Un paraltllo fra il papa JEugenio IV, e V imperatore Sigismondo (a cui e annesso come curiosita dun interesse universale)^ 3." la chiusa d'una lettera indiriz- zata a Sisto-Quinto da Maria Scuarda nel giorno in cui le fu annunziata la sua morte. Storia singolare d'una dama hoema, ecc. Secondo documenti , sgraziatamente incompleti , esistenti alia Biblioteca Ambrosiana di Milano Guglielmina la Boe- ma (3), volgarmente Guglielma, diede origine verso la fine (i) Die lufusionsthierchen als vollkommene Organismeu. Leipzig, 1 838. Preis 90 Thaler netto. (2) Litteraviscbe Reise nach Italien im Jahr 1837 zur Aufsucliiing von Quellen der bijhmischen und lualirischen Geschichte. Prag, 1 838. (3) Di questa Guglielmina bocnia (ben diversa dalla Guglielmina figlia d'un re d' Inghilterra la quale secondo Tantica tradizione si rifuggi a Bruuate, tenicciuola al di sopi-a dl Como e che ivi e vp- nerata quale santa ), parlano tutti i nostri stovici. H Bossius e il Corio (Storia di Milano, pag. 36) seguendo la popolare tradizione attribuiiono a lei e alia sua setta pratiche infami. Ma P onor suo fu rivendicato dal Puricelli snlf appoggio de'' pro cess i tuttora esistenti nella Biblioteca Ambrosiana e riportati in parte dal sig. de CaiTo. (Puricellius m. s. in Bibl. Ambr. in folio, segn. C, n." 2). Al Pu- ricelli 81 appoggio poscia il Muratoi-i parlando di essa Guglielmina e delle eresie della sua setta (Antiquitates Italicje medii revi , t. V, pag. 91 et seq. ); indi il Giuliui (Storia di Wilauo, parte VIII, lib. LVII, pag. 349); il Verri (Storia di Milano, t, I, cap. IX, pag. 282, edit, de' Classic!); rAmovetti e tutti gli autori di Biografie wniversali , di Dizionarj storici e di Storie delle eresie , ecc. PARTE STRANIERA. 255 del secolo dccimotei'zo , ad una setta d''eretici, la quale si attiro nelf anno i3oo tutta la severita deir Inquisizione. Ella si nominava nella sua gioventu Felicia ( in boemo Blazenia), passava per figlia del Re di Boemia Premysl Ottocare I e di Costanza d'Unglieria ed arrivo verso Tanno 1262 con un figlio ( il di cui padre non e nominate) a Milano, ove dimorava prima presso S. Stefano in Borgo- gna, poi alia Pusterla nuova ( fra la porta Nuova e la porta Orientale ) ed in ultimo luogo presso S. Pietro al- r Orto in una casa appartenente al convento di Chiara- Valle , al quale lego il suo avere , chiedendo di esservi seppellita. La straniera si trovo hen presto circondata da gran con- corso dMndividui d'ambi i sessi , tanto ammalati, quanto sani , eh'' ella ajutava co"" suoi consigli e colle sue benefi- cenze, e che in essa veneravauo un modello di saviezza, di virtu e di pieta. Alia testa de"" suoi ammiratori si ti'O- vava un borghese di Milano, chiamato Andrea Saramita, che da una rinomanza tanto pura voile trar partito per soddisfare ad una sordida avidita di danaro. Non gli ba- sto che Guglielma fosse A'enerata come una santa, ma cerco di far credere ch^ella fosse lo spirito santo incarnato. Gu- glielma respinse questa detestabile invenzione come oltrag- giante la maesta divina, e domando una soddisfazione, che il Saramita accordo , ma senza rinunziare alia sua specu- lazione per ravvenire. Difatto dopo la morte di Guglielma, accaduta il 24 settembre 128 1, egli s" invio in compagnia del prete milanese Mirano , verso la Boemia per annun- ciare al re che Guglielma non esisteva piii, per far valere gli onori che le aveva fatto reudere e per proporre che il di lei corpo fosse trasferito sul suolo native, prendendosi r incarico di farla beatificare. Ma siccome nel mese di set- tembre 128 1 la Boemia, sotto la reggenza del margravio di Brandeburgo , si trovava in preda alF anarchia ed alia guerra civile , e il giovane Venceslao era tenuto nascosto dall''avido reggente, essendo la regina vedova fuggita a Troppau , il Saramita dovette rinunciai-e alia speranza delle generose ricompense colia quale si era messo in viaggio. Non si perdette percio d"" animo. Di ritorno a Milano fece deporre solennemente il corpo di Guglielma ( che frattanto era stato conservato in un sepolcro nel cimitero di S. Pie- tro ) nella chiesa del convento di Chiaravalle ^ ove dopo 256 PARTE STRANIERA.' nn mese fu i-ipetutamente lavato con acqua e vino e ve- stito con sontuosi abiti di porpoia e di ore. Si raccolse il liquido che aveva servito alle abluzloni, come posse- dente delle projDrieta niiracolose , ed un magnifico altare s"" innalzo snlla toniba , che non tardo ad essere visitato da numeroso stuolo di pellegrini. Tanti onori non soddisfecero ancora lo spirito inquleto e turbolento del Saramita. Egli si fece banditore di una novella dottrina i di cui dogmi fondamentali erano i se- guenti: i.° Guglielma e lo Spirito Santo, la terza persona della SS. Trinita, incarnato sotto la figura d^una donna, come Cristo lo e sotto quella di uomo ; 2.° TArcangelo Ga- briele annuucio a Pentecoste alia regina Costanza siffatta incarnazione , e Guglielma e nata alia Pentecoste deiranno susseguente; 3." Guglielma e dunque un Dio femmina, come Cristo e un Dio maschio ; 4.° ella e morta come Cristo , secondo la sua natura umana , ma non secondo la sua natura divina ; 5.° come lui ella risuscitera , ascen- dera al cielo e ispirei-a i suoi discepoli^ 6.° come lui ella aveva cinque piaghe nel corpo; 7.° nella stessa guisa che Cristo ebbe per successore il Santo Padre , cosi Guglielma ha lasciato i suoi poteri alia suora Mayfreda di Pirovano, deirordine degli Umiliati; 8.° Mayfreda deve in conseguenza fondare una gerarcliia femminina, che succedera a quella del Papa e dei Cardinali; 9.° i nuovi Evangel) emanati da Guglielma renderanno i gia esistenti inutili, ecc. Queste eresie, troppo assurde per essere pericolose, noa rlchiamarono V attenzione deir inquisitore Manfiedo di Do- varia che nelP anno laSS; ma siccome i colpevoli abjura- rono i loro errori e promisero pentimento, egli si contento d' imporre loro una penitenza. II Saramita pero avendo con- tinuato i suoi raggiri, fu nell''anno i3oo condannato al rogo dal Santo Ufficio. La stessa sorte fu riservata alia suora Mayfreda di Pirovano ed alia suora Giacoma di Bassanis; a quella per avere assunta la parte che le si voile far rap- presentare, e alfaltra per non volere rinnnciare alia cre- denza che Guglielma fosse lo Spirito Santo. Gli altri set- tatori avendo abjurato e fatta penitenza furono assolti. Per confessione di un gran numero d^accusati e dimostrato che Guglielma era innocente riguardo alle insensate dot- trine del Saramita. Cio non di meno egli nel suo settimo interrogatorio , in mezzo agli orrori della tortura e quasi tARTE STKANIERA. ^Sj alia vista del rogo rlvoco la primiera sua confessione e desigiio come complice Guglielma, il di cui corpo sembra essere state dagli inquisltori dissotterrato e hruciato. Un paralellofra il papa Eugenia IV e I'imperatore Sigismondo. Enea Silvio Piccolomini, che divenne papa sotto il nome di Pio II, scrisse la vita delf imperatore Siglsmoado. Ne riporteremo il paralello die V imperatore fece fra se stesso ed Eugenio IV, iu un colloquio cli'' ebbero fra di loro. Hie (Sigismundus) cum JlomcB esset: tria sunt, inquit, san- ctissime pater, in quibus discordamus, et rursus in quibus con- cordamus tria. Tu mane dormis, ego ante diem surgo. Tu aquam bibis, ego vinum. Tu muUeres fugis, ego sequor. Sed concordamus in iis: quia tu large dispensas thesauros ecclesice, ego nil retineo. Tu nuilas rnanus liabes, ego malos pedes. Tu destruis ecclesiam, ego imperium. Chiusa della lettera di Maria Stuarta ecc. Nella lettera dlretta a Sisto V, dice Maria ella stessa che « Lord Burkherst et d autres lui ont annonce cesourd''huy qu"'elle devait mourir. Vous aures le vray recit de la fas- son de ma derniere prise et de toutes les procedures contre moy et pur inoy affin qu''entendant la verite les calomnies que les ennerais de Teglise me vouldront imposer puissent etre par vous i"efutees et la verite congueue et a cest ef- fet, ayie desire vous envoyer ce portenr requerant pour la fin vostre sainct benediction et vous disant le dernier addieu, que je prie conserver vostre personne longuement en sa grace au bien de son eglise et de vostre tropeau desole speciallemen celuy de cette isle que ie laysse bien esguare sans la misericorde de Dieu et votre soing pater- nel. De Fodringhay ce XXIII de noverabre (i586). o Excuses men esci'iture sur la faiblesse de mon bras. » De votre Sanctete ti-es humble et devote fills Marie Royne d' Escosse Douayriere de France. Awertiamo il lettore che nel riportare questo interes- sante brano abbiamo conservata scrupolosamente Tortogra- fia 6 la disposizione delF originale. Giuseppe Frank M- D. i5S APPENDICE ITALIANA. Voci e maniere dl dire italiane addkate o! fiituri po- cabolaristi da Giovanni Gherardini. — Milano, 1 838, per G. B. Bianchi e compagno. Finora un fascicolo di iS frgli in 4.° piccolo , di pag. 16, al prezzo di cent. 3o ogni 16 pagine. Lir. 4, 5o au- striache {italiane lir. 4, c6). Vedi il Blanifesto nel torn. 92.°, pag. 426 di questa Biblioteca. VJongratulandoci innanzi tutto clie il dott. Gherardini torni a far niostra dl se in quel campo dove molti anni addietro gia tenne cosi splendido posto, siamo certi di avei'e il consenso deir universale. L' opera poi clie annunziamo fa manifesto che in tutto il tempo di questo Inngo silenzio egli non si e mai distolto da' snoi nobili studi : e mentre abbiamo generalmente pigliato il costume di sospinger 1 in- gegno come una macchiua a vapore suUe strade ferrate, perche non ringrazleremo que'' poclii che studiano ancora profondamente la proposta materia , ne presumono che meriti di esser letto e lodato cio che Tautore non degna nemmanco di una breve meditazlone? II frutto di quest'' opera sai-a agli studiosi molto mag- giore di quelle che ne proraette il modesto suo titolo : perche insieme con una nuova ricchezza di lingua potranuo apprendervi una compiuta dottrina grammaticale, e 1" abi- tudine di adoperare T ingegno e il raziocinio, in vece della memoria; senza che poi vi troveranno resempio di quello scrivere disinvolto ma veramente italiane di cui il desiderio e tanto comune, ma gli esempi sono ancora si pophi. Con- siderata come una proposta di voci e di maniere di dire, r opera del dottor Gherardini vlnce di lunga mano i lavori di tutti i filologi precedent! : ma deve por mente ai prln- cipj di raziocinio sui quali si fonda, ed alia coerenza della dottrina con cui e condotta, clii vuole conoscerne tutto il pregio e tutta Tutilita. Sotto questo punto di veduta il libro che annunziamo non ammanisce soltanto una nuova APPENDICE ITALIANA. 369 riccliezza ai futuri vocabolaristi, ma prepara ed insegna ua^ intiera riforma del vocabolario nazionale; e meiiti'e che questa accada ammaestra la gioveiitii italiana a studiare ntilmente negli scrittori che piu hanno arricchita ed ornata la nostra lingua. " Secondo il modo ( egli dice ) cli' io considero le cose della lingua mi pare che s'abbia a far diflerenza tra nudi vocaboli e forme di dire. Per forma di dii'e io intendo principalmente Tuso delle particelle, i reggimenti de''verbi, degli aggettivi e delle proposizioni, il maneggio di certi costrutti e la proprieta del fraseggiare. Le quali tutte cose son quelle che, al niio parere, costituiscono la base e il fondamento di nostra lingua, e le danno, per cosi dire, tal fisonomia e tali fattezze che la distinguono da ogni altra, e le imprimono quello speciiico carattere che non puo es- sere alterato, senza che a nn tratto non venga pure ad alterarsi la lingua stessa e a pigliar novelle sembianze. » Queste forme per geuerale consenso furono trovate dai trecentist! e fissate dagli scrittori del cinquecento coi lore imitator! pivx illustri;, i< e percio (soggiunge) non da altri mi piacque pigliarle che da quegli scrittori i quali iiel- r opera della favella sono avuti per classic! dalla Crusca o, che e meglio, da tutta Italia: e principalmente le pigUai da^piia antichi, i quali sono i veri padr! della lingua, e dalla cu! penna ella ricevette quella graziosa semplicita , quella naturale eleganza, quelfaria modestamente leggiadra, queirattraente evidenza e quella garbata disinvoltitra, a cui forse appena s''accostarono alcuni pochi modern! che li presero per modello, benche d^altre dot! Tadornassero, le quali ella aver non poteva in quella sua prima giovi- nezza e in quella prima luce di risurto incivilimento. >/ Ma in quanto a! nvid! vocaboli gl! parve di dover eleg- gere da ogni libro tutt! quell! che gl! riuscissero ben co- niati, significativi, calzant! e da potersene alcuno a sue uopo servire con qualche vantaggio. Ne s! astenne dal registrarl! perche gia s! ti'ovasse ne^ precedent! vocabolarj qualche altra voce da poterv! sostituire: " perciocche spesso incontra che una voce, sol per essere d! maggiore o minor suono, e formata di tai lettere anziche di tal! altre, viene assa! piix opportuna a cadere in questa o in quella setle, e quind! meglio corrisponde al bisogno dello scrittore che non un" altra a gran pezzo, la quale significhi sotto sopra 260 APPENDICE ITAI.1ANA. il medesimo, e, fatta astrazione dalle circostanze^ si possa dire ugualuiente bella e leggiadra. >» Sopra tutto poi di- chiara di essersi separato da chi vorrebbe attenersi rigoro- samente alia sola lingua antica, ne'' vocaboli introdotti a si- gnificar cose dagli antichi o mal conosciute o ne tampoco sospettate; percbe alle cose nuove e pur forza accomodar nuovi termini, e T usurpar nomi antichi, siccome fecero alcunl, conduce sempre a inesatte significazlonl ;, il ricorrere a pill voci per esprimere cio che una sola potrebbe slgnl- ficare e un ingombro sempre fastidioso, non di rado anche nocivo; e fiualmente la scrupolosita in questa parte e con- traria alPesempio dl tiitti quel sommi die nel fatto della lingua teniamo per classici , i quail non si astennero mai dall'usar nuove voci quando- ebbero nuove cose da signl- ficare. Con tutto cio ricordossi T egreglo autore dellOra- ziano licentia sumta pudenter, e dichlara dl essersi attenuto di preferenza ad autorl gia citatl dagli accademlcl della Crusca, ed a quelll che gia conseguirono il vanto dl essere apprezzatl e studiatl da chi meglio ama 1 progressl del- Tumaiio sapere. La distinzione gia posta fra i nudl voca-» boll e le forme dl dire allontana quanti perlcoll 1 plu scrupolosl possano mai temere dal ricorrere a queste mo- derne sorgentl. Potrebbe alterare la buona scultura chi aprisse una nuova cava di marmi e consegnandoli a^ suoi alllevi proponesse loro per raodello le opere del Partenone? E gll stessi accademlcl della Crusca dichiararono dl avere spesse volte cercato e vocaboli proprj e mauiere signlficanti o in opere poco regelate e men leggiadre o nell uso de*" ben parlanti. Ma in proposito della lingua parlata « e bene agglun- gere (dice 11 chiarlssimo autore) che in quanto al fatto dl que'' vocaboli che a un bel bisogno potremmo chiamare d'uso domestico e dl gloriialiero commercio mi parve che fosse mestleri procedere con altre avvertenze. Imperocche, se ragion vuole che i termini delle cose nuove e delle nuove dottrine s^abblano a trarre dl la donde quelle cose e quelle dottrine cl son venute, questa ragione medeslma ne persuade altresi d'' accettare i vocaboli d^iso domestico e dl giornallero commercio da colore i quail si trovano averli e plii leggiadrl e plu vlvaci e piii sonorl che 1 no- stri non sono, e gia ridotti sotto 1 frenl della gramma-- tica. Conseguentemeute, poiclie fra tutti i popoli d' Italia i APPENDIOK ITAtlANA. 26 I Toscani son quelli , per universale consent! mento, die da iiatiira liauno sortita una si bella prerogativa , ad essi in- nanzi tratto e da far capo, chi non voglia disordinare e trasmutar tutta quanta la fiivella ( die un luogo dee pur avere in cui si fissi ; e cjuesto e, pin die altrove, suHe sponde delTAriio ) colla sconsiderata mescolanza di parole e locuzioiii d altronde accattate. Ma tuttavia, qualunque volta incontri die i Toscani ci vengano meno, senipre ri- torna cola , che si possa ed anzi si debba ricorrere a clii ineglio ha da- soddisfarne: e puri.he le voci tirate per bi- sogno e con giudizio da^ nostri particolari dialetti o da linguaggi forestieri vengano rldotte cogli accenti e coUe desinenze a fare una medesima conoscenza co' vocaboli di quella lingua che da^puliti cosi dicitori come scrlttori e fermata per comune, non e da temere ch essa lingua sca- piti ne poco ne punto di sua belle7za. •> Dopo queste generali av^ertenze intorno ai fonti da cui sono tratte le A'oci e maniere proposte a^ futuri vocabola- risti , ed alia norma seguitata nello ycavarle, se cosi pos- siam dire, dalle miniere o intentate finora o non per anche esaurite, passa il dottor Gherardini ad esaminare pin dav- vicino le nuove ricchezze da lui accumulate, ed a farci conoscere sempre piii la dottrina che ha servito di fonda- mento al suo lungo e faticoso lavoro. Egli non e uno di que tanti spo^liatori die hanno ingrossato il vocabolario senza arricchire la lingua; ma prima di accettare una voce od un modo, ha considerato se avesse attitudlne ad entrare nelle lodate scritture. Qnindi egli risponde innanzi tratto a chi volesse per av^'entura censurarlo di avere accolte nel sno libro voci e locuzioni o husse o sgraziate o dismesse. Rispetto alle due prime classi egli nota come , per la va- rieta delle scritture e per 1 accorgimento di chi scrive, non vi ha voce bassa o sgraziata che non possa venire in tao'lio ed essere adoperata con ottimo etletto. Le dismesse poi non si pongono gia ne'' vocabolarj perche le adoperino i moderni , ma perche s intendano gli antichi. E purche siano voci delle quali si possa dare una spiegazione almeno molto probabile ( al che la Crusca non ha sempre jiosto mente ), non e infnittuoso il registrarle. Senza che potranno altresi ritornar in onore o quali elleno sono, o rabbellite alcun poco da chi sappia liberarle dalla ruggine e dalla polve. In generale poi ladottare o no, e piuttosto in una scrittura L'lbl. [till T. XCIII. I- 262 Ari'ENDICr. ITAH\NA. o materia che in altra le voci die si vengono proponeiido eta iiel giudizio e nel gusto clegli scfittori : e percio clii trovasse in rjuesti volumi del signor Gherardini o voca- Ijoli o modi che a !ui non piacessero, non per questo po- trebbe con buon dlritto pretendere eh egli avesse dovuto ometterli, quaiido possano o servire all intelligenza degli scrittori o fors'anche trovare chi loro faccia buon vise e u abbia bisogno. Non tutte le A'oci in quest' opera reglstrate sono nuove ai lessici gia conosciuti; ma pareccliie che in quelli gia trovansi, pigliano qui nuovo aspetto o valore, sia per essere tirate ad altri usi e ad altre significazloni , sia perche sono in altra guisa maneggiate. « lo stetti per altro in dubbio ( dice il dottor Gherardini) se fosse per tornar bene o no 1 andar dietro a^ precedent! vocabolaristi, e con essi avvertir gli usi metaforici o traslati che dir vogliamo ; giacche mi facea qvialche forza in contrario la natura stessa della nietafora , la quale , a dare negli occhi , e a ravvivare i concetti e a muovere la fantasia, vuol essere nuova e trovata dalF ingegno di chi T adopera : ma poi mi son ri- soluto del si , considerando che per tal guisa presterei non piccolo servigio a quei timidi i quali da se non ardirelibero trasportare qual voce si voglia dal senso proprio al figii- I'ato ; ed anche mi pare che i traslati, comeche non giun- gano nuovi , conservino pur sempre alcun vestigio di grazia e di spirito che li rende graditi ed efficaci ;, senza che ne potrebbe uscir questo vantaggio , che dalla frequenza degli esempli apprendessero i giovaui a conoscere, non ch altro, i confini dentro a"" quali si sogliono restringere i plii giu- diziosi maestri per non dar nello strano e neir asiatico , che pur troppo e uno de"" vizj che pin macchiano le odierne scritture e a poco a poco fanno perdere alia lingua quelle parti di buon sapore e di buon colore che le diedero gli antichi. " Cosi anche rispetto a'' diminutivi, superlativi , participj e verbali, ed anche rispetto a molte voci di dialetti to-r scanl, il nostro autore giudico opportune di seguitar I uso de"" precedent! vocaboiarj , ed accogliergli nel proprio libro. Ma si scosto poi dalF usanza comune in quanto alle cosi dette voci antiquate , ne alcuna egli ne condanno con tal nome, principalmente perche ad avvertiie che sono an- tithe basta la citazione dello scrittore ond^ elle son tolte; APIT.NDICE IT.VLIANA. 2()'o il dire clie sono dismesse e incerto e iiintile^ V avvisare die lion s^ inti-oducano nelle recenti scritture e superlluo , nientre potrebbero benissimo toniar accette alia nazione. " Cosi accadde (per citar solo mi esemplo, ma cospicuo) della voce iiopo , la quale diceva il Salviati parere si dura e spiacevole , che seutir nou si potea dalle modenie oi^ec- cliie; e noiidimeno iioi la vediamo da gran tempo in qua ridivenuta graziosa a tutti qnanti gV Italian! , si clie ogni scrittore , anche fnor del bisogiio, ne ribocca. Contuttocio dove mi parve opportuuo , mi feci lecito d' accennare per via di postilla, T opinion mia circa T uso in cui si potrebl^e aiicor forse a di nostri impiegare alcuiia di tali voci d an- tico scrittore. " Anclie la nota di voce poctica lia voluto il cbiarissiino antore nsare pochissime volte , parendogli che pocbe siano ({iielle le quali nelle mani de'' veri maestri non possano dalle poesie passar nelle prose o da queste nelle poesie con bonissimo etfetto. Una gran cura ha egli poi spesa a sovvenire di esempi quelle voci clie ne mancavano affatto ne"" precedent! vo- cabolarj;, ad aggiungerne a quelle che ne avevano un solo o poclii ; a recarne di scrlttori moderni allorche ve n'' era solamente d autichi e co^i per lo coiitrario. E sopra tutto, per nostro avviso , e da lodare e ringraziare la sua fatica nel sostituire esempi chiari e iiitelligibili a que'' moltissimi che i lessicografi ci ban regalati finora si tronchi e mal- conci da disgradarne le risposte della Sibilla. » Se r andar dietro alle minuzie del linguaggio e man- cameuto , io V ho commesso ; e forse i Toscani plii d^ ogni altro me ne daranno carico. Ma vaglia per mia discolpa primieramente il considerare che sono appunto le minuzie die a noi Lombardi tengono sospesa la peiiaa fra le dita;, ed io dovea principalmente aver rignardo a^ miei paesani. In secoiidu luogo ognuao che al)bia posto a more a qnesta nostra favella, non puo non essersi accorto come dalF ag- gregate di questi, diro cosi, nienti risiilta il piii delle volte quel garbo e quella grazia e quel non so che di percgrino che si forte ne allacciano nelle scritture degli ottimi. » Come amante del bello scrivere e pratico di quello che meglio conduce ad ottenerlo , 1 egrcgio aiitore ha qual- che volta trascritti alcuni di quei giri di parole con cui gli scrlttori eccellenti sanno di quando in quando render 2f'4 Al'l'l'NIlICJ:. ITM.IANA. seusibili e plttoreechc le klee. Egli quasi stiulia a scolpar- sene, come cU cosa fiior di projiosito : molti in vece si doi^- rauno clie iiori abbia allargnta uii po piii la inano in sifiatti esoinj)i; i quali opportniiamente proposti , oltrecbe sono ^)iac(*\'oli tla lega;ere, recaao anche noii piccola utilita alio stiuUoso e lo ajntano a salire dalle parole all arte di col- legaile con garbo e con novila. << rareadonii poi (^soggiunge 1 autore) clie spezialmeate da"" giovaiii si leggano volentiei'i gli avvertimenti grammaticali in cai eiitra delle voke per iiicidcnza la Crutca e piii spesso il Dizionaiio encicloiiedico dellAIlierti, ml lasciai cousigliare di additarne ancor io jjarcccbi sotto al!e voci dottnnali <\'' Aggcttivo , Articolo, Verho , Parlicipio ecc. ; e forse taluuo gradira di tro\'are come per giunta in questo libio alcnne considerazioiii, le qiiali in- daruo si cercano dentro alle grammaticlie oggidi nsate nelle scnole , ed auclie talvolta dentro ad opere maggiori clie trattano di tali cose magibtialmente. " Per non riusciie soveicliianieate InngUi noi tralasciamo di compendiare alcune aitre parti di questa bella preta- zione , sperando nondimeoo di averne trascritto quanto occorreva a far coiioscere 1 importanza dell opera clie au- miQziamo e il giiidizio e la diljge;iza del cliiarissimo autore. Ed ora cliiuderemo questo nostro suiito riferendo le pa- role cli' egli indirizza da ultimo al vocabolaristi ai quali lia particolavaiente dedicato il suo layoro: " Se vi sentite aver cognizioni e forze sudicienti a far di pianta un nuovo vocabolario, io 2Jre2;o i cieli clie \\ colmino di tutti i favori iiecessarj a ben condurre ua'' impresa si ardua e di taata mole: e a noa deviar dal seutiero die vi dee guidare alia gloriosa meta, tenete\i stretti a Samuele Jolinsoa e ad Egl- dio Forcellini. Qualora poi la vosti'a modeslia vi consigliasse a coatentavvi di ristampare il Vocabolario della Crusca con cpielle piu giuiite clie vi trovate aA'ere anuuaaite, io son d opiaione clie il testo de!la Crusca ( quello del 1729) s a])bia a conservare intatto, salvo a levarae per cortesia gli erroi'i tipografici :, e dove sieno maaifesti^ gli al^bagli deirAccadeiuia, solo vorrei clie per via di postille se ne facesse accorto il lettore: poiche tutte s'lianno a cogliere le occasioai di glovare :, e gli errori si debboao il piii tosto possibile, cbi tar lo sappia e ]iossa , disradicare e distrug- gere, accioccbe non si vadaiio con danno universale per- petuando. Ma quanto a me uoa appiovcro gianimai ch altri APTRNDlCfi TT\LI.\i>T\. 265 s^an'oglil l^arbitrio cU porvi dentro le niaiii a sua posta ; die noil lio mai sapnto esser IpcUo ad alcuiio di tramestare e trasliguiare di sua fantasia Fopere altrui, — e di far dire agli autori altrameate da quello cU^ei vollero, ancorche si fa- cesse loro dir meglio elf e noii dissero, - e, c\\e e peggio, di niettei- loro in conto spropositi in cui mai uon trascorsero: e sempre mi sara ridicolo colui il quale, per voler tutto caiiilnare clie non s'aggiusta al suo capo, iiniti il Glauco d'Omero c1;e barattava T armi d''oro in quelle di ramc. La i[nale temerita se non puo tollerarsi quando e usata verso i defunti, olti'emisura diviene indecente e biasimevole al- lorche gli autori, la Dio mercede, son vivi: e il Vocabo- larlo della Crusca non vuol essere gia risguardato per la- voro dello Infnrinato e dello laferigno, ma sibbene per opera di quella intera Accademia. — lo per altro (sogglunge) se mi vestissi la persona del vocabolarista eleggerei di com- pilare nn Supplimento al vocabolario dell' Accademia, in cui tntte fossero travasate le giunte e le correzioni che ci ven- nero facendo tanti benemeriti zeiatori delF italiano idioma, oltre a quelle ch''io medesimo avessi alle mani. " E propone anche alFAccademia della Crusca di jiubblicare a modo di Supplimento le Giunte ed EmendaziorJ cW ella di corto ha in pnnto, anziche aspettare clii sa fin quando a f\irci pav- tecipi de^ lunglii snoi studi. Sono queste le dotti'ine che informano il libro del dottor Gherardini, dal quale crediamo che gli studiosi della nostra lingua potranno ritrarre non piccola utilita. Pare a noi che anche i provetti neirarte lo possano consukare con bnon profitto, non solamente per cono^cere le nuove ric- cliezze da lui trovate nelle sue raolte e diligenti letture, ma per vedere altresi le non poche rettilicnzioni che viene proponendo intorno ai vocaboli gia registrati nei dizionarj precedent!. Que giovani poi che hanno volonta di studiare orduiatamente la lingua (come tutti dovremmo fare, e nondimeno si fa da pochissimi ) , quanto non debbono rin- graziare il dottor Gheraidinl di questo lungo e diligente lavoro ? Le principali cagioni che distolsero fino ad era la glo- ventu dallo studiare nei lessici , crediamo che fossero due: gli esempi addotti non di I'ado in sembianza di enigmi , inutili e monchi per modo che non era possibilo ricavarne alcun senso: e la niancanza di una dottrina 2:rammaticale ^66 APPI.NDlr.F. ITAI.IANA. o filologlca clie sjilegarulo le maaiere til dire, no facesse sentir la forza. Pare clie i priiiii vocabolaristi citassevo gli esempi sol per mostrare clie le voci I'egistrate nei loro volumi trovavaiibi realmente usate, ir.entre invece dove- vavio addursi per fariie conoscere la vera significazioiie. A tal nopo il doUor Olierardini con iiicrcdibile pazienza s^e studiato di risaiire alle fouti alle cjnali attinsero i suoi prede- cessor!, e ne trascrisse per disteso cio clie 2;li altri avevano omesso o variamente alterato; poi o'lovandosi delle riccliezze sue propria, accumnlate con una lettura quasi vorremnio dir prodigiosa d^autori anticlii e moderni, addusse novelli csenipl clie rendessero sempre piii manifesto il significato delle parole tolte ad esamlaare. Cosi iion potra dirsi del suo libro cjuello clie con ragione fu detto degli altri vo- < abolarj , cioe clie in essi la lingua sia come una cosa priva di vita; perclie vivi sono gli esempi recati dal nostro au- tore, dacclie la sua diligenza li ha condotti a preseutare iin cliiaro significato; ne solamente son vivi per se me- desimi, ma possono anclie destare o trasfondere nuova vita nelle scritture degli studiosi ; i quali dalla varieta delle frasi clie loro son poste dinauzi, possono facilmente im- parare a foggiarne di nuove senza ofTendere ne la propria si/^nificazione del vocabolo, ne T indole della fiivella. II numero veramente grande delle correzioni introdotte dal dottor Glierardini con un nuovo esame dei testi citati o col riscontro dei testi medesimi co2;Ii originali onde sono tradotti, dimostra qual servigio potranno rendere al nostro idioma gli Accndemici della Crusca qualora iion isdegniao nna somigliaate fatica. Rispetto ]ioi alle maniere di dire, alFuso delle particelle, alle figure grammaticali e simili, il nostro autore ha pre- stati due principali servigi alio studioso: il primo , clie non di rado rettifico la spiegazioue clie ne fu data dai vocabolaristi ; 1 altro ciie invece di una spiegazioue nuda e da raccomandarsi alia sola memoria, ne indago sempre il fondamento di raziocinio, cercandone una dichiarazione die mentre valeva a far intendere pienameate 1 addotta figura addestrasse lo studioso a foggiarne di nuove, ma con- sentanee al principio su cui e fondato 1 esempio , e con- forme a quell' indole della lingua clie non e sempre visibile a tiitti, ma dalla quale non e lecito dlluagarsi senza con- traflare alia lingua stessa. L^uso, che nella materia degli APPENDICE 1T\LI.V^^\. l(t^ idiomi e cosi legittinio signore, noii ha da essere una cosa cieca, ne simile a que^ despoti che si velavauo per non esser veduti dal popolo da cui pretendevano pure di essere ob- bediti. II lilologo deve indagar le rngioai per le quali un tal modo , una tale ligura lia potuto iiitrodursi^ e solo per questa via puo sperare e di sapersi ben coiiformare a queir use quando gli accada di adoperar le figure gia trovate da altri, e di poterue alFuopo foggiar delle nuove con sicurezza, e di essere inteso dal popolo e di ottenere l' appro vazione dei dotti. Cos\ la lettura di cjiiesto libro mentre arricchira lo stu- dioso di molte voci e di molte nianiere pure, eleganti , accuratamente spiegate. e convalidate da splendid! esempi, lo verra inoltre addestrando a ben i-aglonare in fatto di lingua , e lo condurra ad essere buon grammatico e buon filologo. Aggiungasi che 11 dottor Gherardini, annoverato gia da molti anni fra i uostri piu leggiadri scrittori, ora dopo cotanti studi , piix die mai ricco e padrone delle sue ricchezze, viene dettando il suo libro per modo clie senza tema di errare possiamo raccomandarlo alia gioventii anche come un raodello di stile facile, dignitoso e veramente ita- llano. Di quando in quando potrebbe dirsi ch egli sferza un po' troppo in sul vivo o i vocabolaristi o il Vannetti o gli Accademicl della Crusca; ma generalniente parlando , il suo scrivere e arguto e faceto sol quanto basta a in- fiorare una materia per se stessa arida e nojosa , nc mai ci lascla sentire quel desiderlo di abbattere altrui per iu- ualzare se stesso che rende insopportabile anche la glusta censura. Con tutto cio se noi dovesslmo porgere una pre- ghiera al chiarissimo autore, questa appunto sarebbe, di temperarsi quanto e possibile dal mettere in derlso gli errori d' alcuni uomini che se non toccarono sempre nel segno, e talvolta anzi hanno dato in madornall stranezze, ebbero nondimeno anch' essi un sincero amore di questi studi, e per coltivarli e promoverli consumarono anch essi la loro vita lontani da tutto cio che il mondo ha plii caro; senz^ altra speranza che di essere con onore e con grati- tudine rimemorati. Da ultimo non dobbiamo tacere che molti si sbigottiscono airaspetto di un'' opera cosi ampia, alia quale non fu pos- sibile assegnare un confine. Noi speriamo che il dottor Gherardini nel progresso del suo lavoro, valendosi della 268 APPENDICE IT\LI\NA. fidncla atquistata colla dottriiia e coUa dillgenza di cul questo priiicipio e si spleadida prova, von-a procedere manco dilluso. Ne ]>er qnesto si lia da temere che vengano meiio al sno libro o la simmetria o ramenita: quaiido e l)en naturale die coiitro gli errori di uu medesimo genere ■yalga la dottriua una volta proposta e spiegata^ e Tin- gegno deir autore naturalmente leggiadro sa trovar qualche fiore per ogni minima parte del suo terreno. Non tutti gli errori son degni di una lunga confutazione, ne tutte le correzloni lianno d^ uopo di essere giustificate da uii uomo qual e il dottor Gherardini. Cio che piii importa, cio che tutti domaadano dope questo bel sagglo, si e di esser fatti partecipi dei tesori da lui adunati in fatto di lingua i, e si dolgono che dove potrebliero bastare o la cosa per se stessa evidente, o Tautorita di uii giadice cosi provato , egli stimi necessaria una regolare confutazione. Questa querela, se pur le conviene siffatto nome, nasce dalla fiducia del- r universale nelF ingegno e nella dottrina del sigaor Ghe- rardini , e percio non abbiamo volute tacerla. A. 3Ieniorie intorno ai poeti lauread cl ogni tempo c di ogni nazione raccolte da Vincenzo Lancetti cre- monese. — Milano , IoSq, Eoironi e Scotti, la 8.°, di pag. 686 , col riuatto dclV auore , al prezzo di ital. lir. i o. Se il mondo avesse avuto in costume di coronare sol- tanto i pill degni , la serie dei poeti laureati sarebbe in numero cosi scarsa e in merito cosi illustre , che ciascuno potrebbe saperla a memoria senza aspirare per questo al titolo d''erudito. Ora invece e bisognata la lunga fatica di un uomo coltissimo per riscattar dalf oblio parecchie cen- tinaja di coronati, che vivi mal si difesero dal ridicolo , e morti non trovarono clii si curasse di loro. La letteratura avrebbe potuto fiorire senza questa usanza di coronare i poeti , e massimamente i poeti niediocri : ma dacclie que- sta usanza e stata nel mondo , e pur una parte della sto- rla letteraria il coiioscere con qualche diligenza e coloro che ottennero 11 cosi detto onore della corona , e i tempi e i modi deirimpartirlo. A questo A'oto supplisce T opera APl'ENDICE ITALIAISA. i6i) che annunziamo ^ e T autore dotto iiou lueno che diligente lia trattata la sua materia per modo die d ora iiinanzL noa rimarra se non forse da aggiungere qualche nome ai moltissimi trovati da lui. Coloro poi ai quali non impor- tasse gran fatto dl sapere quali e cfuanti poeti furono co- ronati , troveranno nondimeno in questo volume molte utili notizie spettanti alia storia letteraria universale. A. Trattato sopra la costituzione geogiiostico-fisica del terreni alliwiali o postdiliiviard delle proviucie ve- nete, dl Tommaso Antonio Catullo, dottore in me- dicina, professore di storia nuturale . nelll . R. Uni- ' versitd di Padova. — Padova, i838, tip. Cariallier € Sicca, in 8.", di pag. 52c. Lir. 8 austriache. II chiarissimo professore Catullo agglunge questa nuova illustrazione della geoguosia del suolo veneto a quella die gia ne porse mediante la sua pregevole Zoologia J'ossile , e un'altra si propone di aggiugnerne pubblicando altr opera ill appresso circa le miniere metalliclie, i carboui fossili, le ligniti, ed altri molti prodotti del regno lapideo apparte- neiiti ai terreni del suolo medesimo di piii antica forma- zione che i postdiluviani iiou sono. L opera attuale e per altro in molta parte composta di lavori gia dalf autore medesimo spartitamente pubblicati. Egli la incomincia trat- tando del terreni postdiluviani formati per via meccanica e riproduceiido a quest^uopo le sue Osservazioni sopra i ter- reni postdiluviani delle provincie venete stampate nel i834, e da noi annuiiziate nel fascicolo di agosto dello stesso anno (torn. yS, pag. 274). Prosegue lo stesso argomento discorrendo del caranto mnrino (i Veneti adoperano la voce caraiito per iiidicare i conglonierati pietrosi che si formano nel mare e nolle argille palustri delle canipague), e vieii poscia a trattare delle pudinghe alluviali e del terreno di trasporto con quella JVota geognostica circa tali subbietti die e stata inserita nel toino 87.% pagine 276 e 417 di questa Biblioteca italiana. Poiche il terren di trasporto il condusse a parlare di cadute e sfasciumi di monti, e questi reputa essere stati causa ond ebbero oi-igine tutti i laglii dello state veneto (meno quello di Garda), cosi ne viene 2.JO APPENDICE ITALIANA. a ragionare de laghi medesimi. Fra gli altrl paiticolarmentc desci'ive i laghi lapisini^ ripvoduceiido quaiito ne scrisse nel Giomale di Pavia (i), ed il gran lago di Garda. A propo- sito di questo lago dice quanto segue: " il vivente mon- signor canonico Serafino Volta fino dal 1789 iiiseri nel Aolume duodecimo degli OpnscoU scelti di Milano le os- servazioni per lui fatte intorno alia fislca costituzioue del lago e alle piante clie iii esso vi allignano. Questo lavoro del Volta servi, per cosi dire di guida a tutti quelli che ill seguito si occuparono dello stesso soggetto, i quali com- pulsando piii o meno quello scritto, singolarmente in quella parte che risguarda la descrizione degli animali, non fecero che ripetere le osservazioni fatte prima dal inantovano na- turalista. >> Questa ne sembra una inopportuna seiitenza dalia c[ual viene indeljitamente gravato V esiniio autore del Viaggio al lago di Garda e al monte Baldo. Si passa alia secoiida classe di terreni postdiluvian!, cloe a quelli fomiati per via chimica, e la trattazione ne e co- stituita dalla Memoria geognostica sopra i calcari d' aequo, dolce delle provincie venete inserita in questa Biblioteca italiana, torn. 83, pag. 407, torn 84, pag. 79 e 3 12. Segue un lungo paragrafo intorno alle acque minerali, non escluse le potabili e quelle delPAdriatico. « Ho reputato conveniente, dice F autore, di riunire in questo paragrafo tutte le osservazioni da me fatte in un gran nuniero di sorgenti minerali che si trovano nello stato A'eneto, dove mi faccio a disconere delle varie sorta di terreni dai quali scaturiscono, e dei caratteri fisico-chimici cli esse presen- tano:, aggiungendo pur anche il nome degli autori che ne hanno piii o meno difTusamente parlato. " Gia il signor Catullo avea dato recentemente in luce un saggio di questa parte del suo lavoro, mediante la sua Memoria geologica sopra le acque terinali del territorio padovano impressa in Padova nel i836 e annunziata da questa Biblioteca nel torn. 84.° a pag. 287, e nella parte medesima riproduce per intero la sua Memoria sulVacqua di Civillina stampata in Verona nel 18 19. (i) Dec, II, vol. IX, pag. 1 35. La Nota sui laghi laplslui iu- serita nel Glornale di Pavia era accompagnata da nn Etcnco degli animali del canal di Santa Croce che viene riprodotto nelP opera ch'' ora si annunzia insieme ad iin Elenco degli animali die si re- jiutaiui i jilii spczlosi delle Alpi helhaiesi. APPtNDICE ITALIANA. 27 I Cou un paragrafo circa le specie minerali dei terreiiL postdiliiviani ha compimeato quest'' opera, la quale e nuova dimostrazlone della molta erudizioii delfautore, de" suoi lunghi stud] pratici circa la veneta geognosia e della sua cura nel volgerii ad applicazioni vantaggiose alle altre scienze ed allarti. B. V A R I E T A. Esposizione di belle nrti nell I. R. Palazzo di Brera ill Milano. T ' . . . XJ abltudine di vedere ogni anno le sale ed i portici pieni di statue e di quadri, e la memoria recente dell ul- tima solennita clie supero la ricchczza d"" ogni altra per la fausta presenza di S. M. TAugusto nostro Sovrano , fanno parere a molti assai povera la presente Esposizione. Ma chiunque pensi eh'' essa succede alia precedente dopo quella sola stagione ch'' e meno adattata alle produzioni delle arti, trovera per avventura motive dl ammirar piii die raai la felice operosita degli artisti clie nel corso di poclvi mesi han saputo somministrarci cotanta riccUezza. E naturale clie la scoltura e la pittura storica, le cui produzioni esigono mag- gior tempo, occupino quest" anno un piccolo posto ; ma i paesaggi , i quadri di genere ed i ritratti vincono senza dubbio quel nuaiero clie potevamo aspettarci. Le nostre parole nondimeno potranno essere questa volta assai brevi, perclie la materia vuole piuttosto generali considerazioni, clie descrizioni particolari e minute. Qnando le sale abbondano di composizioni pittoriclie, lo spettatore non snole quasi mai fermarsi ai ritratti ; se non a que' pochi nei quali o risplenda una singolare ec- cellenza di esecuzione , o vi abliia moltiplicita di figure e riccliezza di accessorii sitFatta da tramutarli in una vera creazione deir arte. Gil altri servono in certo modo al cor- teggio delle opere maggiori ; ne i concorrenti si fermano a risguardarli, ne gli scrittorl si avvisano di sottoporli a ri- gorosa considerazione. Ora invece sono essi la parte prln- cipale dello spettacolo; e quindi anclie cbi scrive potrebbe 1-% V A R I E T A. . creJere necessario cU fame parola. l\Ia noi conoscianio piu* troppo le dure condlzioni e di prezzo e di tempo alle cjuali molti giovani ritfattisti sono spesse volte olibligati di sotto- porsi; sappiamo clie il premio a loro proposto iion da quasi mai diritto a pretendei* da loro quella dilio;caza clie sola fa lodati i lavori; sapjiiamo die 1' inipazienza di molti commet- teati I'etide impossil^ile quella iinitczza che si ottiene solo stiidlaudo dal A'ero. I piu non vogliono stare a niodello se non quanto basta alF artista per rltrarne i lineameuti , e quasi si maravigliano (non di rado anche s'' indispettiscono! ) ch'' egli non sappia fare di se tutto il resto. Costoro poi- che vogliono avere un ritratto a modo loro dovrebbero ancbe contentarsi di averlo per se soli , e non pretendere che r artista lo recasse alia pubblica mostra. E questo il doloroso, e diremo ancbe il rovinoso comlnciamento di molti giovani , il cui iagegno sarebbe capace di grand i passi se la fortuna fosse loro alcun ])oco propizia. Noi dunque ci asterremo dal discendere a particolavi censure. Siamo certi che gli artisti veggono al pari dei giudlci piu severi i di- fetti delie loro opere i ne accresceremo colle nostre pa- role il dolore clie debbono aver gia provato sagrificando Tingegno e T arte ad una inesoi-abile necessita. Tuttavolta vogliamo pi-egarne alcuni a considerare die da questi primi ])assi dipende la loro fortuna a v venire ^ vogliamo ammonirli die gii errori dl dlsegno , la mancanza del rilievo e della prospettiva, la cattiva distribuzione della luce, il difetto di armonia nei colori non possono e non debbono mai tro- vare scusa in nessuna de'le circostanze predette^ vogliamo pregarli a raddoppiare il coraggio e la diligenza per uscir delle angustie preseiiti , e mettersi fra colore le cui opere sono desiderate dai veri amatori e promovitori delle arti. Sotto alcune considerazioni comuni possiamo compren- dere anche la maggior parte de"" paesaggi e delle prospet- tive. Questo ge:iere di pittura alletta non pochi , siccoiiie quello che si conteiita di studi ne lungbi , ne gravi , e dove anclie vina mediocre riuscita gia e sicura di qualclie lode. Accade frequentemeate.' di veder la folia de'' concor- reiiti passar oltre a parecchi quadri di figura senza punto curarsene, e raccogliersi invece a contemplare un paesaggio od una scena prospettica con lunga e mlnuta araniirazionc. Lo sfondarsi di un bosco, lo spmueggiar di un torrente lungo una valle^ la faga di un colonnato costarono minore studio e V A R I K T A . 273 minor fatica cU molte jiitture giuclicate iiietliooii ;, e iiondi- meno se ne portano il ])remio della lode comune. Qualclie Volta aiicora 1 efTetto o, come dicoao, la maoUi, conslste in una vlolazione del vero, in vni'' arbiti'aria disposizione della luce e delle ombre ;, ma i pochi die se ne accorgono tac- ciono o se lo vanno susurrando all' oreccliio. Noi noa pi- glieremo per certo il brutto ullicio di propalare cio die i piTideiiti si dicono nel segreto : solo raccomanderemo ai giovani coltivatori di qiiesto genere di non conteniarsi a quella lode die troppo facilmente si acqiiista. Raccoman- deremo loro lo studio continuo del vero e della natura , da cui anclie i piu. splendidi ingegni non possono mai di- lungarsi con buono e durevol successo. Que^ paesaggi dove i toni, gli accident! del snolo o del cielo , lo svoltar delle strade , V intrecciarsi degii alberi lianno tanta somiglianza fra loro, sono pur lontani dal rendere immagine della na- tura cosi prodigiojainente ricca e variata! E se noi ci stan- cliiamo di vedere nei pittori di figura le stesse arie di volti, e i medesimi tipi c una certa somiglianza di atteggiamenti, come potra poi toilerarsi T uniformita ne'' paesisti ai tjuali e tanto piu facile l' evitarla? Ancora vogliamo animonirii di non gettarsi, scnza aver bene considerate le proprie ibrze e senza i debiti studi , al paesaggio storlco o figurato. E tin genere di pittura die richiede una vocazione speciale : clii vi si dedica senza questa vocazione , per desiderlo di uiia lode maggiore, perdera facilmente ancbe quella a cui avrebbe potuto salire attenendosi al semplice paesaggio. Dopo queste general! osservazioni die ciascuno potra fa- cilmente applicare alle tele die si veggono esposte , noi crediamo di potere esser brevi intorno alia presente Espo- sizione. Fra i busti in marmo ci sembra di dover nominare pei primi quello del maestro Bellini , opei'a del sig. Alessandro Futtinati , e quello della bai-onessa Coswai die la Congre- gazione IMunicipale di Lodi commise al sig. Gnetano Mari- fredini. Quest^ ultimo, collocato sopra un monuniento sepol- crale , e notabile principalmente per la diiigenza con cui il marmo e condotto ad una perfetta imitazione delle carni, e per T arte die ha saputo ridurre a graziosa arnionia il vestire e V acconciatura del capo abituale alia pei'sona rappresentata. Nell altro , forse per essere maggiore del vero , par die si lasci desideiare alcun poco la gentilezza 2 74 V A R I E T A . delToriginale ij ma tutti vi ainmlrano il maglsterio con cui l^artista, senza veriina esagerazione, ci fa scorgere inipressa nel marmo la nobile aaima e la patetica iiispirazione die ci diedeio la Noima e ii Pirata. Qnesto busto non e sola- mente degno e del soggetto e delPautore, ma sarebbe per certo uno de^ piu begli ornamenti delle nostra sale quand'an- clie fossero vicche quest anno di opere scultorie come so- glion essere gia da gran tempo. Degno di molta lode e an- clie un altro busto del sig. Puttinati in cui se non poteva mostrarsi come nel primo la sua inspirazione, sono pero evi- denti la sua grande jierizia nel condurre il marmo e il suo l)uon gindizio a trovar le movenze appropriate ai soggetti. Due bei ritrattl in marmo ha pure inviati da Parma il sig. Tomaso Bandmi , scultore diligente del pari clie giu- dizioso a seguitare la strada del semplice e del vero. Qitattro medaglioni in marmo del sig. Desidcrio Cesari sono generalmente osservati pel pregio della somiglianza e per r accurata esecuzione. Egli iia inoltre cinque ritratti a cesello^ genere di lavori nel quale crediamo clie la lode gli verreblie piii grande se avesse competitori. Un ritratto in iscagliola, ed un piccolo bassorilievo in marmo acquistano non poca lode al sig. Liiigi Scorzini , il primo per molta somiglianza e franchezza di lavoro ; il secondo per belle proporzioni e gentile atteggiamento del Genietto. A quattro glovani artisti dobbiamo le poclie statue delle quali ci e dato parlare quest^nno; e sono due Angioli in marmo grandi al vero del sig. Antonio Galli ; una Psiclie pure in marmo e grande al vero del sig. Giuseppe Croff; un S. Antonio abate , statua in gesso grande al vero da tra- dursi in marmo , del sig. Carlo Romani ; ed un Mario ( in gesso") seduto sulle rovine di Cartagine del sig. JVicolb Scarpa. In questo Mario ci jjarve di notare qualche esagerazione in alcune parti f, e nondimeno in tutto il corpo mal si puo ravvisare la singolar robustezza di quel personaggio ricor- data dagli scrittori ;, ne il suo volto signiiica pienamente la profoiidita del pensiero ond' egli e compreso. Le figure degli AngioU sono afl'ettuosamente composte , e se il giovane artista ascoltera i consigli de'' veri intend enti potra fame sparire alcuni leggieri difetti , diminuendo per ejempio il volume della scapula in quello posto alia destra dello spet- tatore, e rcndendo piii sensibile e piii proporzionato col V A R 1 E T a\ 275 restante clella persona il giuoccliio destvo delf altro. Nella Psiche del sig. Croff crediamo die le parti inferiori po- tranno ingentilirsi alcuii poco affinche acrjnistino maggior proporzione e coUa sveltezza della te^ta e fra loro. Al sig. Komaui vogliamo raccomandare di congiungere per quarito e possibile colla suprema legge del hello 1 idea della peni- tenza e del patimento. II sig. Crofl' ha esposto altresi uu bel busto del Salvatore. Al signor Eugeaio Tliierrr augiiriaiiio commissioni nelle quali egli possa far mostra del suo ingegno e del suo va- lore neir arte , meglio che in alcuni ritratti di piitti. I la- vori da Ini esposti quest' anno sono sei piccioli busti in gesso. Passando ora dalla scoltura alia pittura storica incontrasi priniamente la morte di Scomburga del sig. Gabriele EoUi/ii di Brescia. Qnesta Scomburga e la Yirginia bresciana, cioe una giovane uccisa dal proprio padre per sottrarla alle vo- glie di un nuovo Appio non manco sozzo, ne manco vio- lento delfantico. Ris^jetto alia composizione, perche il fatto non solo fosse pienaniente rappreseiitato nella tela, ma ve- iiisse anche tutto intiero alio sguardo dello spettatore con quella agevolez?a che costituisce V unita nella varieta , avremnio desiderate che il padre avesse occupato nel qua- dro un posto vicino alF uccisa. L' artista lo colloco in vece in tanta distanza, che molti ( principalraente per la pic- ciolezza delle figure) dureranno fatica a trovarlo, ne al- cuno lo trova senza disgiungere troppo la sua attenzione dair infelice nioriente. Ma il caso di quella giovane, a dir vero, non e rappresentato per niodo da produrre la grande pieta di cui e capace, se lo spettatore non vede per qual mano essa niuore. Fu anche desiderata una disposizione tneno teatrale di atteggiauienti nelle figure poste sul prime piano del quadro, a sinistra dello spettatore, principal- mente nel girar delle gambe. Ma fu lodato generalmente Tartista per buona distribuzione di gruppi ( fra i quali e bellissimo quello di un vecchio che allontana dalP orrendo spettacolo due graziosi fanciulli ) ^ per corretto disegno, varieta di teste , studio felice di pieghe, arnionia gene- rale e bonta di colorito. Quest' ultima dote, nella quale ci sembra che il sig. Rottini si attenga sopra tutto al Bon- vicino , denominato il Moretto, antico suo compatriota ed ilnitatore di Tiziano , risplende assai bene anche in un' al- tra sua tela con ritratti di faniislia. 276 \ \ K 1 E T V'. Ai i|nadrl del sig. Rottini seguitano qnelli del sig. Fran- cesco Hayez cons, oidiiiario di qnesta I. R. Accadeuna. Vi e un ritratto del pittore dipiiito con una specie di sprezza- tnia cosi felicemente riuscita die attesta il padrone deirarte. Fra i due altri ritratti T uno pel sig. avvocato Impei^atoi'i, r altro rapjjresentante il Genio delta frescliezza noi dianio la preferenza al primo perclie non siamo ^ran fatto amici del ritratti slmbolici, e fors'anche perclie del secondo non. siamo in grado di ajiprezzarae la perfetta somiglianza. Vi e inoltre nn Odalisca ma in si plccola dimensione, die al parer nostro meglio si addirebbe ad un soggetto di genei-e fiamniingo, dove non si ricliiedesse una bellezza manifesta, parlante e d^ un geiiere grandioso. La maggior tela di com- posizione rappresenta nan scena della strage di Patrasso awenuta neW aprile 1822, e vuol essere annoverata per certo fra le migliori produzioni del sig. Hayez. Alcuni Greci assaliti nella povera loro abitazione hanno sbarrata la porta e fanno quanto e possibile per impedirne V ingresso ai ne- niici. Qualcuno e armato e disposto alia difesa, qualclie altro sta in ascolto , i piii tirano una corda alia quale principalmente e raccomandata la loro speranza di soste- nere la porta contro V urtare continuo e feroce degli as- salitori. In quelT ulficio e in quel terrore una giovine di graziosa bellezza e svenuta , forse per compassione del pa- dre o fratello che gia e caduto estiuto : una madre pur beila in quelPestremo spavento co^ suoi bambini in braccio s'' e messa a salire ima scala, in cima alia quale si veggono alcune figure inginoccbiate dinanzi a un^immagine e preganti dal cielo queila difesa cbe n ^n possono piii sperare dalle armi. Ma gia si vede clie i nemici ai quali fu vietata la porta hanno scalata la casa e stan per entrare dalle finestre; e la sciaiiura di quegP iafelici e imminente. Questa scena e illuminata da un gran raggio di sole die discende dal- Talto e va a ferire sopia alcune parti di coloro che difen- dono la porta : idea veramente j'ittoresca e di grande ef- fetto , die licorda le scene di Renibrand. Forse pel riflesso natnrale di c(nella luce vivissima , non e irragionevole il dubbio di alcnni se possa veramente trovarsi in un'' ombra si fitta queir uomo cbe armato si sporge da una specie di alcova;, ma e pur bella ed espressiva questa figura che nel vigore degli anni non dispera della difesa. Questa e luia di quelle tele uelle quali T iugegno del signor llayez suol V A R I E T A . 0.-"' dimostrarsi in tutta la sua potenza. II fondo, Taria, la luce, gii atteggiamenti , le fisonomie , tutto e improntato dalla inspirazione delfartista , e tutto cospira a destare ne^ rl- sguardanti il terrore di una sventura che oramai non puo piu evitarsi. II colorito lia tutta la solita magia di cjuesto pittore. — Qualche cosa di magico scorgesi anclie in una barchetta con Greet fuggitivi daW isola di Scio che affronta il furore delPonde per sotti-arsi alia rabbia d'un implacabil nemico. Gia sono molti anni che il sig. Hayez va ripetendo questo argomento, ed e veramente mirabile il suo ingegno che ha saputo per tanti modi variarlo. In questa barchetta della quale ora parliamo vi e un bellissimo contrasto di alcune figure atterrite con altre che passan tranquille in mezzo al furore delle onde; e la composizione e gli atteg- giamenti dalle singole figure e il colorito in tutte le parti formano , come a dire , una cosa di getto. I dipinti del signor Natale Schiavnni hanno quel solito incanto che quasi non lascla pensare alia monotonia delle tinte, e talvolta anche alia mancanza della vera natura. Nella Giuditta che ha reclsa la testa di Oloferne e senza dubbio graziosissimo il volto ; ma sarebbe probabilmente assai meglio adattato a rappresentare una Santa Cecilia ascoltante le angeliche inelodie. La diligenza e il valore del sig. Antonio Gualdi si ma- nifestano anche quest^anno in due ritratti e in una Medora (mezza figura) in aspettazione del Corsaro. Pare ad alcuni che il coUo di questa donna, paragonato col volto, sia un po"' troppo voluminoso : ma vi e sapienza di disegno e di colorito , e T irapronta di un artista provetto. Del sig. Cesare Poggi abbiamo quest^anno un ritratto e due quadretti di genere tolti dai Promessi sposi. Sentiamo lodare Tlnnominato che vien cavalcando assorto in un nuovo e profondo pensiero. La figura di Don Abbondio adocchiato dai bravi cl pare die potrebb^ essere ritoccata alcun poco, perche troppo si accosta, quasi diremmo, alia caricatuia : lo stesso dicasi anche del fondo che trovasi da taluno so- verchlamente strapazzato e con tinte fuori del naturale. Nel ritratto vi e maggiov finitezza delf ordinario. L^angustia del tempo non impedi al cav. Giuseppe Molteni di mettere anche questa volta alia pubbfica mostra parec- chi lavori. Vi e una Sacra famigUa a finto bassorilievo che fa veramente inganno anche alloccliio piu esperto, e quasi Bibl. ltd. T. XCUI. 18 2-0 V A R I R T A . cl sforza a distender la mano y>ev accertarcl se il tondeggiare di quelle forme e proprio nuir altro clie una nostra illu- sione. I snoi ritratti poi sono condotti , come soglion es- sere generalmente, ad una perfetta somiglianza col vero. Gli intelligent! lodauo nondinieno come egregiamente dipinto quelle di Statira Thomas della Costa d' oro. La maggior tela poi rappresenta una Scliicwa neW Harem. E questa una gio- vane che nel fiore deiravvenenza e degli anni, vestita con tutta la rlccliezza orieatale, piange pensando alia liberta die lia perduta, ed alia miseria in cui 1 ha condotta la sua infeliue bellezza. Se il rilievo di quel volte grazioso nel planto, la leggerezza dei veli e la trasparenza delle ombre non impediscone ai piu rigorosi di notar qualche menda in questo dipinto, esse peraltro ha destata la musa di un nostro gentile ):)oeta, e sara senza dubbio contato tra le buone produzioni che ci abbia date Fingegno del cava- liere Molteni. La correzione del disegno, Tintclligenza del colorire e la diligente condotta sone pregi costantemente lodati nelle tele del slg. Nopoleone Mdliiii. Nei dipiiiti del sig. Miclielangelo Fumagalli^ anclie para- gonati con quelli della recente Esposizione, si scorge il fe- lice progresso di un giovane studiose delT arte. Yi e mi- gliore intonazione di tinte e maggiore franchezza di com- poslzloni. I piccoli quadri del signor Nicola Cionfanelli fioreutino hanno molte buone parti si di disegno come di colorito ; ma quella sua Lucia ha cert\aria da teatre clie la rende troppo diversa da quella dei Promessi sposi. Nel qnadro Cola da. Piienzo del sig Gaetano Signorini di Parma notaronsi alcune gambe tozze e non bene propor- zionate ; e parve anche peccar di freddezza la figura del protagonlsta. Era le cinque tele del sig. Luigi Fioroni di Roma lodasi principalmente una Sibilla grande al vero in cui gF inten- denti ravvisano studio lungo e felice sui grandi esemplari di Rafl'aello, correzione di disegno, saplente scortare di al- cune parti, colorito robusto e armonioso, e dignitosa cora- posizione. Anche negli altri dijiinti si scorgono questi me- desimi pregi di cui Tartista debb'' essersi fatta abitudine; e molte graziosa ci parve una contadina di Albano che sta ornandosi il capo con grappoli d'uva. I V A R I E T A . 279 Leggladro di forme e dipinto colla solita maestria e un puttino , figura intiera, del sig. Felice Schiavoni membro deiri. R. Accademia di Vienna. II sig. Francesco Poclesti dacche ha coniinclato ad ornare de* suoi lavoi'i le nostre Esposizioni vi lia sempre ottenuto un posto distinto. Quest^inno egli ci ha inviato un solo ritratto, ma di tanta bellezza che ben gli censer va la fama acquistata colle opere precedent!. Vi e tutta quella diligenza che si ricliiede per accostarsi alia perfezione; vi e bel par- tite pittoresco di ombre e di lumi, rotondita di forme, verita di carni, succosita di colorito, e una certa leggiadria in tutto il dipinto che alletta a rimlrarlo. II sig. Giuseppe Penud , i cui progressi neir arte sono stati si rapidi, espose due ritratti e la Caccia di una tigrc reals che allatta i figli. In tutti e tre questi lavori lodasi comunemente un dipingere con buon sapore e con ottlmo efFetto. Le teste dei ritratti sono uno studio molto felice del vero. Nella caccia della tigre vi e un IjelFaggrupparsi della madre coi figli e un'' attitudine molto naturale della belva che s*" erge a guardar minacciosa gli assalitori. Solo avremrao desiderato clie il fondo del quadro fosse stato piu quieto, e meno frastagllato di arbusti, perclie dimi- nuisce non poco T effetto del maculato mantello degli ani- mali. La morte di Giuliano de' Medici diede argomento di un biton quadro al sig. Giovanni Servi- Vi sono alcune teste eccedenti forse alcun poco la giusta niisura, e qua e la si lascia desiderai*e una raaggiore sceltezza di pieghe, le quali noQ sono sempre condotte ad assecondai-e le forme e 1 a- zioae del personaggio rappresentato. In colui , per esera- pio, che postosi il pugnale fra^ denti si stende ad afferrare Lorenzo, le pieghe delF abito hingo il bracclo, benche stu- diate dal vero e dipinte assai bene, nuocono anziche gio- vare alF efletto di cui Tartista aveva bisogno. Del resto il quadro e ben composto, vi sono alcuni bei gruppi, e 1 antore ha saputo rappresentare senza confusione un su- bitaneo tumulto. Nella figura di un Greco dipinto dal sig. Lodovico Lip- parini professore nelP I. R. Accademia di Venezia pare al- quauto maggiore del vero V effetto della luce e il contrasto di questa colle ombre: del resto vi sono tittti i pregi cosi di disegno come di colorito che giii da huon tempo lo ban coUocato fra gli artisti migUori. 28o V A R I E T a'. I rltratti del slg. AureUano Mossotti vogHon essere senzji dubbio distinti dal magglor numero , come lavori di molta diligeiiza e testimoni di non comune perizia neH*" arte. Solo dovrebbe, al parer nostro, astenersi dalle soverchie vela- ture che reiidono , se cosi possiam dire , un po^ farinaceo il sno colorito. Per fuggir le durezze egli pericola di cader nel ieccato. Nella morte della Pia de^ Tolomei del sig. Luigi Sam- pietri non apparisce ragioiiata abbastanza la figura prlnci- pale; e nelle parti inferiori alcune pieghe si sprofondano per mode da rendere impossibile il girar della gamba qvial si deve argomentare dalla situazione del piede. II fondo poi e si rossiccio che nuoce non poco all effetto delle fi- gure poste nella parte anteriore. Una gran tela del signor Francesco Mensi rappresenta il Rapimento delle spose veneziane , ed ha molti pregi di di- segno ed anclie di composizione , ma non vi e bene osser- vata la prospettiva. Alcune teste sono troppo voluminose, male assortiti fra loro i colori degli abiti e le pieghe dei J velluti assai dure. In un"" altra tela fece lo stesso artista una Madonna del huon Consiglio dove una Gloria di An- gioli tien sollevato nelF aria un ritratto della Verglne , e sul suolo Stan ginocchioni due figure preganti. Le ragioni deir ottica vorrebbero che il dipinto portato nelP alto ap- parisse manco in rilievo degli angioli che lo sostengono ; e tutta cjuella Gloria per la lontananza dovrebb^ essere uu po"" meglio diminuita iieW aria. Per maucanza di quest'' av- A'ertenza, quelle due figure che pregano pare che solle- vando lo sguardo non debbano peter vedere T immagine , la quale cadendo a piombo si troverebbe alle loro spalle. i II sig. Carlo Picozzi espose una buona copia della Ma-: donna di Sassoferrato esistente in questa I. R. Pinacoteca. Ora per farci a parlare dei paesaggi e delle prospettive che sono, come dicemmo, la maggior parte della presente Esposi- zione, ritorniamo voleutieri alle prime sale e cominciamo da due lodatissimi quadri del sig. Giuseppe Canella, rappresen- tanti Lo spuntar deW aurora veduto nella campagna di Roma, ed una Marina dopo un naufragio. Rare volte si e potuta vedere una tela dipinta con piii semplicita di quest^aurora,; e pur tanto miracolosa di effetto : piii la guardi e piii parei che venga crescendo la luce ad illuminare quelf immensai pianura per cui V occhio si stende e si perde. La semplicita V A n I E T A. . 28 f ti^l dipinto preseiita da prima a^ rlsgnardanti due soli og- getti 5 terra e cielo. Gli accident! del suolo ; 1 miiiuti og- getti che V artista ha collocati qua e la a grandi distaiize si vengono palesando a misura che V occhio vi si rlposa ^ e cosi il quadro imita prodigiosameiite il vero e ci fa sentir quel diletto che proviamo contemplando un tratto di paese che la nascente luce del giorno a poco a poco illumiiia e colora. Nella Marina vi e un cielo coperto di iiubi che veracemente si mviovono sotto lo sguardo di chi le con- templa -^ e sul mare che oiideggia tuttora e difFuso il ter- rore della recente sventura. GT iiitelligenti hen sanno che qui r effetto non era cosi difficile da conseguire come nel- 1 altro; perche nella quiete e nella semplicita consiste sem- pre r estrema prova delf arte : ma non tralasciano per cio di coUocare anclie questa tela fra le migliori che da gran tempo si siano A'edute. Dobbiamo insomnia congratularci col sig. Canella di avere con queste produzioni mostrato un nuovo progresso del suo ingegno in quelP arte nella qwale gia da molti anni siede fra i primi. Dobbiamo con- sigliare la gioventu a non lasciare che passino senza suo vantaggio questi perfetti modelli di paesaggio semplice e vero. Vogliamo finalmente confessare die portiamo invidia al sig. Galli a cui e dato di possederli. II sig. marchese Massimo d'Azeglio espose quattro paesaggi storici condotti con quella maestria che gia tante volte gU ha guadagnata V amniirazione dell universale. Noi confessiamo di aver preferite sempre fra le sue tele quelle dove pri- meggiava il paesaggio : ma nessuno potrebbe per altro ne- gare la debita lode alT artificio veramente pittorico con cui egli sa coniporre gli altri soggetti ; e bellissimo sotto questo rispetto e il quadro in cui fece il duca Amedeo VI di Sa- voja che riceve dalle mani dei Bulgari l' imperatore di Co- stxintinopoli Michele Paleologo ch' essi ritenevano prigioniero- La disposizione di questa scena, il niodo con cui 1 artista ha saputo farci vedere una parte interna del castello , e la distribuzione delle due schiere che incontransi al di fuori sono cose che non le trova se non un ingegno nato per Tarte e padrone di tutti i pin riposti segreti. Gli altri dipinti sono tolti tutti e tre dall Ariosto, e sono il com- battimento di Gradasso e Rinaldo per Bajardo ,■ Zerbino ed Isabella; Ferraii e I'Ombra dell' Argalia. Quest'' ultimo sog- getto, gia egregiamente trattato dal nobile artista in una 202 V A R 1 E T A . tela dl niaggior dlmensioiie, lo lia inspirato dl nuovo fid iin lavoro di Ijellissimo efTetto. Uiio dei niolt'i pregi sempre ammiratl nei quadri del Marchesc d''Azeglio e Tarmonia fra la scena e il soggetto clie toglie a rappresentarvi, e questo pregio noii gli e mancato neppure quest'' anno. Solo Yogliamo notare clie P indole romanzesca comitne agli ar- gomentl tiattati dovette Imprimere ne"" suoi lavori una qualche somiglianza a malgrado della piu fervida fantasia. Alle vedute del sig. Ermogene Tarchioni nuoce una luce troppo ugualmeiite diffusa sopra tutti gli oggetti. L' interno della chiesa di S. JVazzaro di Verona rappre- sentato dal sig. Carlo Cannella e un dipinto di ottimo ef- fetto, e un notabil progresso delf autore clie in poco tempo si e condotto a sedere fra i primi. II fiorentino sig. Burci lia un bel testimonio del suo va- loi'e nel marchese d''A7eglio a cui appartengono le due ve- dute da lui es]5oste. Di molto talento pittorico ridondano le piccole tele del sig. Luig,i Jliccardi con bardie in preda ai venti e percosse e solibalzate dalle onde, con maccliiette piene di vita. Cliiunque vede i suoi quadri , gli augura tanta fortuna , clie il suo ingegno possa con buoni studj i-ecarsi a quella perfezione della quale ben si mostra capace. Con pari ingegno e con pari felicita il sig. Paolo RiccanU coltiva il dipingere airacquerello. I saggi clie ne lia esposti quest"' anno sono generalmente pregevoli : tuttavolta indi- cheremo come notabile per nostro giudizio a preferenza degli altri quello die rappresenta Luigi XI e 11 suo medico. Del sig. Berdamino De Francesco di Napoli ci piacquero principalmente gli studi di paese trattati con molta perizia e con molta francliezza. Non vogliamo con cio diminulre la stima di cui e degna anclie la sorgente di Sorga ; nella quale si nota per altro una certa esagerazione nelle tinte azzuiTe die si rillettono troppo vive. I paesaggi del sig. Luigi Willeneuve attestano sempre il provetto artista , ma nuoce loro una certa monotonia di tinte verdastre. II sig. Gaetano Garihohli , giovane e nuovo alle sale di Brera, promette assai bene di se con alcuni paesaggi nei quali insierae con molta cognizione delFarte ajjparisce un ingegno capace di assecondare assai lieiie i precetti e gli esempi del suo egi-egio maestro Giuseppe Bisi. V A R I E T a". 283 Anclie le vedute del sig. Fedcrico Moja appalesano sempre 1 ottlma scuola alia quale fu eilucato, e si fanno animirare per quella freschezza dl dlpiato ed esattezza dl prospet- tiva clie gli soiio famigliaii. Le vedute prospi>tticl;e dlpinte dal giovine Liiigi Bisl sono piene di verita e di felice ardimeuto. Uno studio iii- - tenso lo ha fatto padrone, gia e buon tempo, di tutte le regole fondameiitali delTarte; dclla quale poi un diligeiite esercizio gli vieue agevolaiido i piii riposti segreti. Ne sono prova le opere esposte quest'' anno ( massimamente Vintemo del Diionio ), clie ci ricordaiio quauto vedemmo di piii lo- dato nelle iiostie sale, e ci promettono nuove riccliezze e nuovl progressi. Come prova di hel dipiiito piacque agF intelligent! anclie la Scena del diluvio universale del sig. A- Leblanc: nondimeno quelle acque pajono soverchiamente azzurre , quando si pensi a quel generate straripare e rimescolarsi di ogni cor- rente, sotto un cielo coperto da tante nubi.. II sig. Pompeo Calvi, sopra tutto nella vediita esterna del Diiomo dl Moriza ha recata quella verita e quella maestria dl colorire per cul ottenne gia da molti amii un posto di- stinto fra gli allievi del celebre Mlgllara. La veduta presa sulla piazza del Duomo di Milaao dl- ]iinta dal giovine sig. A/is:cdo Inganni per ordlnazione di S. M. r Imperatore e Re Ferdinando I, benclie non abbla il prestiglo della novita , attira nondimeno un gran nu- mero di rlsguardantl , ed e meritamente lodata dagF intel- ligenti per accurata e feliclssima esecuzloue. II sig Giuseppe Bisi cons, ordinario e professore di pae- sagglo neir I. R. Accademia espose tre tele clie gli conser- vano pienamente queiralta riputazione a cui e salito gia da buon tempo. Lodarne il colorito succoso, la perfetta in- tonazione , 11 tinteggiar franco ma sobrio , 11 frondegglare niaraviglioso degli alberi, e gli altrl pregi dl questa fatta , sarebbe oramal cosa Inutile in un artista di tanto valore. Egli e tra que'' pochl clie postisl fin dal princiijio per r ottlma via , saano rlusclr sempre nuovl progredendo jier quella anziclie gittandosi dietro alle abbagliantl novita clella moda. Nella veduta della villa Rajmondi ( per com- mlsslone di S. INI. I. R. A. ) vl e una verita prodiglosa che cl tras]3orta in que'' luoghl e cl fa sentlre quelParla e quel cielo. II signer Bisl sa che 1 iagegiio delf artista a84 V A R I E T a'. tlimostra la sna potenza e la sua nobilti nella perfetta rl- piodiizione del veio; e percio cpianto piu diventa padrone deirarte, tanto tneno si arroga di allontanarsi da una dill- gente imitazione della natnra. Desideriamo che i giovani piglino innanzi tutto da lui questo esempio. Una gran- diosa composizione e poi V arrlvo del Crociati a Qerusa- leirnne. Noi per vero dire non siamo partigiani delle mol- titudini infinite ; ma confessiamo nondimeno che V efFetto di questa tela e mirabile. Quella moltitudine de^ Crociati che si addensa siil colle rimpetto a Gernsalemme par ve- ramente che cresca ad ogni istante e si muova sotto lo sguardo dello spettatore ; e tutto e cosi bene e cosi sa- pientemente distribuito nel quadro , che a malgrado di si gran folia Tocchio si riposa per quelle digradanti colllne con tanta sapienza e con si bell efletto dipinte, ne si di- strae da cio che ne costituisce il priucipale soggetto. 11 sig. Bisi fece in un'' altra tela un bosco , nel che tutti gia sanno quanto egli sia valente. Molto ingegno e molta maestria ravvisano gP intelligenti iielle A'edute e nei paesaggi del sig. Ambrogio Fermini. Nei dipinti del sig. Giuseppe Elena A-^orrebbero uno studio piii diligente del vero. Nelle Vedute dei signori Bison padre e iiglio lodasi invece una diligenza instancabile e molta cono- scenza delF arte. Un mazzo di fiori del sig. Gaetano Ne- grisolo ha una forza insollta nelle opere alPacquerello, ed e un lavoro meritamente lodato. Non meno preziosi sono i tre paesi del sig. Suter di Znrigo, coloriti airacquerello con molta verita, diUgenza e succosita di tinte. /. F. — F. A. Annunzj. I prezzi sono in lire italiane, Effemeridi astronomiche di Nilano )ier ranno 1839. ^""^ -^P" pendice di Ossevvazioni e Memorle asti'onoiniche. — Milauo, iS.^S, dairi. R. Stamperia, in 8," gr., di j-iag. vii f BR, lir. 2, 61. Osservazioni sulP iiitcnsita e snlla direzione della foi-za magnetica istiruire negli anni iR36, 1837, 1 838 alP I. R. Osservatorio di Milano da Carlo Kreil e Pietro della Vedova. Secondo supplemento alle Efff'meridi astrouomiche di Milauo. In 8." gv., di pag, xn e 345 , lir. 7, 83. Lp dodici lettere di Felice Isiiardi al reverendo Padre Spotoi-no. — Genova, iSSy. tipogiafia de' fratcUi Pagano , in 8.' di pag. 208. V A R I E T a/ a85 Chiara Catalanzi , o La Corsica uel 1736, del conte A. di Pa- storet. Prima versione Italiana dal francese, di Michele Sartorio. — .Milano, 1839, dalla Societa tipografica de'' Claasici italiani , in ia.% di pag. XV e 365, lir. a, 61. Letture di fauiiglia , opera compiiata da Achille Mauri e Giuseppe Sacchi. — Wilano, 1839, Gugliflmini e Radaelli. Vol. 2, in 8.", con sessanta tavole in litotipia. Pubblicato il I." volume, lir. 5, 80. Deir influenza delle sclenze mediclie sulP incivilimento ed il beu essere dei popoli , e deW attuale infelice condizione dei medici. Ra- gionamento del dott. Odoardo Turchetti , letto alFAccademia me- dica lisica liorentina nella seduta deir 1 1 novembre i838. — Pi- «toja, 1839, dalla tipogratia Ciuo , in 8.", di pag. 63. Saggi dramniatici di Gesare Servadio. — Firenze, 1839, pi'^**" la libreria d'Ariosto, in 12, di pag. aSo, lir. 2, 5o. Suirintroduzione di una nuova pianta indigofera (Poligoaum tin- ctorium), Memoria del cav. Bouafous, direttore del R. Orto agra- rio. Stampata d''ordine della R, Societa di agricoltura. — Torino, 1839, ti]3ogi-afia Cliirio e Mina, in 8." di pag. 10. Apocalisse di S. Giovanni evangelista, versione poetica di Fran- cesco Perez. Seconda edizione col testo latino a fronte Bulla prima del i836. — Palermo, i838, presso Giuseppe AUeva, in 8." di pag. 1 38, lir. 2, 55. Memorie per I'Accademia degli Ipocondrlaci di Regglo. — Mi- lano, 1839, dalla Societa tipografica de"' Classici italiani , in 8.* di pag, 61, edizione di soli 25o esemplari. Ethices christianse instltutiones e purioribus sacra; theologias fon- tibus ad usum clericorum deductee, ac snmmatim in quatuor libros digestse a D. Aloysio Ferrari in theologica academia romana cen- sore, examiuatore pro synodali, canouico cathedralis mutinensis at- que in R. arcliigymnasio P,° ejusdem disciplinae professore. Liber IIL Fasciculus IIL — Mutinae ex typis Vincenzi et Rossi, i838, in 8." di pag. 244 , L, 2, 59. — Vedi Biblioteca Italiana tomo 72, pa- gina 114. Delia economla politica del medio evo. Libri III , che ti-attano della sua condizione politica, moi'ale, economica, del cavallei'e Luigi Cibrario , socio della reale Accademia delle scienze e della R. Giunta d''anticliita e belle arti, segretario della R. Deputazione di storia pama. — Torino, 1 839, pi'e*so Giuseppe Bocca librajo di S. M. Staniperla reale , in 8." di pag. 614, L. 7, 5o. Lettere di Giuseppe Bossi ad Antonio Canova. — Padova, 1839, coi tipi della Minerva, in 8." di pag. 60, cent. 87, in Milano si vende da Luigi Dumolard e figlio , corso Francesco. Architettura idraulica, ovvero Arte di condurre , innalzare e re- golare le acque pei varj bisogni della vita, di Bernardo Belidor; con note ed aggiunte di Navier ingegnere nel corpo reale di ponti e sti-ade. Versione italiana sulP ultima edizione francese , di Basilic Soresina dottore nelle scienze fisiche e niatematiche, — Volumi 4, con t.ivole incise a taglio, -- Mantova, 1839, pre»50 gli edltori 286 V A R I E T a'. fratelli Negvetti. In 4.° pubhlicati 27 fascicoli a L. 3, oS clascuno. — In Milano, presso Angelo Monti Hbrajo in contrada del cappello, Lettere di uomini illustri, scritte a M. Antonio Bonciaiio peru- gino. — Venezia, 1839, coi tipi di G. B. Merlo, in 8.° di pag. 41 e due tavole di fac-simill. Studj sopra la storia universale, di Giuseppe Lugnani, volume se- condo. — Trieste, l838, tipografia di M. Weis, in 8." di pag. 827 L. 4, 35. Tutta r opera verra couipresa in sei voluuii. — In ]Mi- lano , presso la Societa tipografica de"' Classici italiani. Fisica popolare e sue applicazioui alle artl e ai mestieri, alia rae- dicina ed alia economia rurale : opera originale di Luigi Magrini dottore in niatematica e socio di varie accadeniie. — Venezia, 1889, dalla tipografia di Alvisopoli, in 8." gr. L' opera sara divisa in otto volunii, coa carta di scelta qua- lita , sara coiTedata di cento tavole alaieno , e verra distribuita in fascicoli , nove dei quali circa coniporranno un volnme. Ogni fa- scicolo conterra trentadue pagine al prezzo di cent. 87. comprese le rispettive tavole. A comodo dei signori associati le figure si da-ame- ranno in fogli volanti per ogni fascicolo, ed al termine delP opera ei dara in dono Tatlante di tutte le figtn-e. Ogni quindici giorni uscira un fascicolo di materia incomiaciando dal febbrajo. Si accoi'dera la decimaterza copia gratis a chi procurera 13 socj garantiti, o pren- dera I a ropie in una sol volta. Le spese di porto pel regno Lom- bardo-Veueto saranno a carico delP editore. Le associazioui si rice- vono in Venezia alia tipografia di Alvisopoli, e nelle altre citta dai principali liljraj. — Gli otto volumi saranno divisi come segue : Vol. i,° Ninistero dei sensi. Proprieta generali dei corpi. Mecca- nica. — Volume 2.° Astronomia. — Vol. 3." Affinita. Fenomeui capillar!. Proprieta dei liquidi. — Vol. 4.° Proprieta dei corpi ga- sosi. Proprieta delP aria. Acustica. — Vol. 5." Luce. — vol. 6.° Calorico. Macchine a vapoi-e. — Vol. 7.° Eiettricita. Magnetisnio. Pila del Volta. — Vol. 8." Eletro-maguetismo. Elcttro-dinamica. Ma- gneto-elettricismo. Termo-magnetismo. JMetcorologia. Corso di geogi'afia univei'sale sviluppato in cento lezioni e diviso in tre grandi parti , cloe : I. Delle attenenze della terra con P uui- verso ( cosmol estesi e complicati aumentera il prezzo in proporzione. Le associazioni si riceveranno da apjx)&iti incancatl nei risjiettivi DJsti-etti. Milano, 1° maggio iSSq. ERRATA-CORRIGE Tomo 92.° Pag. 424 lin. 35-36 Abies Pinsopo leggi Abies Pinsapo Tomo 93.° n 52 54 It It 18 sospingendo 19 Nhewell w II respIngencTo Whevvell M 56 It 1 5 una ri cura >t 57 II 38 non n son n 59 It 3 della nota. In >i Fh ft 244 : \ 2 della nota 1839 uv>>M^ 7^ alcuni esemplari. II i838 ■' h aSi It a della nota, ma senza II nia ove senza » 364 It 16-17 " ^"^ ^ annesso II (a cui e annesso n?. '.' .■v.\ . . {come curios ita d'lin interesse universale) come curiosita d^ un interesse r J ,1 itlrtm UJ universale) F. CARLINI , I. FUMAGALLI e G. Brvgnatelli , direttori ed editori. 00 i -j-iq f xyyi JPubklicato il di. 2 5 maggio 1839. Milano , daW I. E. Stamperia. Iratto dclle osscrvazioni meteorologiche fatte alia nuova to leirL R- Osservutorio di Brera all' altezza di tese i3,6a suU'orto bocanico, e di tese 76^48 (^metri 147;,! i) sul Ih 291 rre astronomic {metri 26,84 >cllo del mar a ) F E B B R A J 0 1859. B ridotlo all AKO METRO a teiiiperatuia + 10° R. Direzioue del ^ento. 3 8'' 111 I i''in 2" s 5'>s 8''s Ill's 5 m 11 m 5''s .2''S poll. i;,!. 1 27 5.5 2 27 7,1 J 27 9,9 4 28 9,8 5 27 11,9 lin. 7'7 10,2 10,2 .2,5 4',"4 8,2 10,3 10,3 12,9 1.,.. 4,5 8,2 10,0 10,4 12,7 4,"s 8,3 10,1 10,6 12,6 5,5 8,7 9,9 11,3 12,7 lifi. 5,5 9,2 10,2 11,2 12,9 N N N N E N 0 N E £ S E s 0 0 >• 0 N N 0 N 0 S 0 0 N 0 N N N 0 0 6 28 0,0 7 28 2,9 8 28 2,9 928 2,/^ 0 27 12,8 o,G 5,4 2,6 1 5,0 1,0 2,0 2,6 1,6 12,8 1,0 3,7 2,2 ',9 12,0 1,4 5,8 1,9 1,1 1 1,6 1,9 3,4 2,4 1,5 11,5 1,8 3,5 2,2 1,4 11,2 0 N 0 N 0 N E N E N N 0 N 0 N N E N 0 0 N 0 0 s 0 \ N E £ N E 0 II 27 11,3 :2 28 1,9 ;3 28 0,2 H 27 12,7 l5 27 10,2 12,1 2,1 ^4 12,8 10,2 15,0 2,4 1,3 12,7 10,2 i3,i 2,1 0,8 11,8 9,8 1 5,4 2,9 o-,7 11,4 9,5 10,5 ^7 I., I 10,0 14,0 1,6 0,8 10,8 9,5 E<'» N N N N 0 E E S S 0 E S E S S'E > 0 S 0 s N N iV 0 E N E N \ 0 E 16 27 9,7 >7 27 7,5 18 27 5,3 '9 27 4.7 20 27 7,t 5,1 5,0 7.2 9,6 il 5,5 7^5 9,1 7.' 4,7 5,8 6,8 8,7 7,0 4,6 6,0 7,2 8,0 6,6 4,8 6,4 7,4 8,3 4,4 6,2 7,^ E N 0 E S E N oO S N S 0 S 0 s o('' £ N N E S E 0 s 0 s 0 N E S 0 0 S 0 E E s 0 eO 0 N 0 E N E N 0 N 0 N E E N lC» 21 27 8,0 22 27 9,8 2527 9,9 24 27 7,1 25 27 4,0 8,6 11,2 9,6 6:7 •^6 9:2 1 1,2 8,5 6,5 3,2 8,9 10,5 8.7 5,4 2,5 9,9 10,5 8,3 5,3 2,7 10,7 10,6 8,2 5,4 3,9 10,5 10,5 7,9 5.1 N N 0 N N E E s 0 s E N N 0 N 0 N E 26 27 5,8 27 27 8,1 28 27 8,7 6,4 8,4 9:' 6,9 8,5 9,2 6,7 8,0 8,7 7/4 8,1 8,8 7,7 9,7 1:1 8,3 9,9 N 0 N K E N 0<^' N E E >' 0 > N 0''' N e") N 0 1 1 Altez >> Le ore sono in tci , JelU raattiiia od ami 2a mas mil] mcr meridiar sima del baiometr ma a poll. 28 lill. 3,78 27 „ 2,18 27 " 9,7039 ulicaiio li^peltivamcntu Ic ore naiaiie. ia . 0 civile ; le Ictteie in le e tjuelle uell.i scia ea s ii 0 pome ^™^"" ""*■""" mmmmmm ""' ' ■2() 3 FEBBR A J 0 1859. Altezza del termomelro R. Stato del cielo '5 _3 ^^m S^m I i''m vK 5S Si's ,t»>s da niezzanotte da mezzodi 1 a mezzodi. a mezzanotle. I - 5,8 -5,1 - 0,9 - 0.6 - 2,7 _ 4,0'- 7,6 Nuv. ser. Sereno. 2 -7-7 -7.3 -2,5 + 0,9 - 2,1 - 4,5 1- 6,8 Sereno. Sereno. J - 9^0 - 8.2 - 2,4 - 0,3 -2,5 - 4,9|- 6,> Sereno. Nuv. ser. 4 - 7^2 - 7,0 - 1,7 - 0,1 - 1,9 - 3,6 - 4,1 Ser. nuv. Nuvolo. 5 - 5,8 - 5,8 + 1,0 + 0,3 - i,u - i,i|- 1,0 Nuvolo. Nuvolo. 6 -0,9 - 0,5 + 1,7 - 0,2 - 1,1 - 1,0 Niivolo. Ser. nuv. 1 7 -5,/i - 2,8 + 0,5 + 3.6 + 1,9 + 0,7 + 0,6, Ser. nebb. Ser. nebb. ' 8 - 2,2 + 0,5 + 4,0 + 6,5 + 4,5 + i,7|-*- 0,1 2,1 ■+ 1,6 Ser. nuv. Sereno. 9 - 0,5 - 0,5 + 2,Q + 5,8 + 2,9 + Sereno. Sereno. lO + 1,0 + 1,7 + 4,6 + 7,0 + 7,3 + 9>o + 6,7 + 4,5 + 4,5 + 5,8 Sereno. Sereuo. 1 1 + 2,4 + 2,L, + 7,0 + 4,7 Sereno. Sereno. 12 + 1,0 + 2,9 ■*■ 6,2 + 7,8 + 6,7 + 4,0 + 2,3 Sereno. Sereno. lO + 0,1 + 1,1 + 6,6 + 7-7 + 6,4 + 3,8 + 2,0 Sereno - Sereno. •4 + 0,7 + 1,8 + 4,8 + 6,2 + 4,5 + 1,5 + 0,9 Ser. nebb. Ser. nebb- i5 - o-,9 + 1,8 + 0,7 + 7,8 + 5,6 + 5,2 •¥ 5,2 + 3,7!+ 3,5 Ser. nuv. Nuv. piogg. i6 17 + 2,5 + 2,1 + 2,4 + 4,2 + 5,2 + 4,1 + 4,0 + + 4,0 + 2,9 3;8 + 3,8 Nuvolo. Nuv. plogg. Nuvolo. Pioggia. + 3,5 18 + 5,6 + 5, t + 2,6 + 3.7 + 2.0 + 1,2 -*■ 0,9 Nuv. piogg. Nuv. piogg. 19 + 0,6 + 0,3 + 3,3 + 6,6 + 5,8 + 4,' •*■ ^9 Piog.neve.nu. Sereno. 30 + 1,0 + 'v + 2,4 + 0,7 + 0,.5 + 0,2 •♦■ 0,3 Ser. nuv. Piogg. neve. 21 + 1,1 + 0,9 + 1,7 + k8 + 1,9 + 1,8 + 1,3 Pioggia. Nuvolo. 22 - 0,3 - 0,4 + 5,6 + 6.8 + 6,2 + 4,3 + 4,1 Ser. nebb. Ser. nebb. 23 + 1,0 + 3,0 + 4,8 + 6,4 + 6,7 + 4.9 + 4,5 Ser. nuv. Nuvolo. 24 + 4.1 * 4,6 + 7,0 + 7,6 + 7,1 + 6,. + 5,4 Nuvolo. Nuvolo. 20 ■^4,3 - 4,5 + 7,0 H- 9,5 + 8,4 + 5,5 + 5,0 Piogg. ser. Sereno. 26 + 2,9 + 4,7 + 6,9 + 7,9 + 6,6 •h 4,' + ■->,7 Sereno. Sereno. 27 + 0,2 •** 0,9 + b,6 + 8,0 + 5,7 + 3,6 + 2,0 Sereno. Sereno. 2S - 0,? + 1,8 + 4,6 + 6,8 + 7,0 + 3,4 + 0,0 Sereno. Sereno. Allezza mass, del term. + g^jSi Temp. mass, al term. Ri ith. + 9%64 » minima .... - 9 ,00 » minima . . - 9 ,80 " media ►v i ,910 9 m-i'-' ■»■ ':"" Quanlila della pioggia e neve sciolla linee 3i,4 S. 293 BIBLIOTECA ITALIANA PARTE I. LETTERATURA ED ARTI LIBERALI. Storia delV arte col mezzo del monitmend dalla sua decadenza nel IV secolo fino al suo risorgimento ■ nel XVI, di Q. B. L. G. Seroux UAgincourt , con agg'iunte italiane. — Mllano, 1824-1835, per Ranieri Fanfani, contrada del Due Jlluri 71° io35. Volumi 6 ill foglio. Italiane lir. 246, 5o. In carta i^eli/ia lir. 368, 25 (*). Oebbene questa versione porti in fronte la data del 1824-1835, pure non fu se noa verso la fine del 1837 ch'essa venne a compimento coutlotta; e ci e di (*) Volume i.° Architettura. Contiene in XLVlii pagiiie r avviso deir editore , le notizie biogi-afiche delF autore e il discorso preliniinare ^ il quadro storico in 190 iJagine^ la Sto- ria, p. 245 i e Tindice delle materie , p. XXi. Vol. 2." Tavole di architettura n." yS con un'' indice sommario di i63 pagine. Vol. 3." Scultura. Introduzione e Storia p. 196 ^ ta- vola delle inaterie p. xiv. Vol. 4.° Tavole di scultura n." 48 coir indice sommario delle medesime di p. 87. Vol. 5." Pittiira. Introduzione e Storia p. 3 5 7; tavola delle materie p. xxiv. Vol. 6." Tavole di pittura n." 204 coll' indice somma- rio delle stesse di p. 268. Bcbl. ItaL T. XCIII. 19 ^94 d'agingourt. storia dell* arte compiacenza il peter dire assai lodevolmente , come di rincrescimento il dover soggiungere eziandio con molti sagrilicj per parte dell' e'ditore. L'intervallo di tempo clie passo dalla pubblicazione drlle prime di- spense a quella dell' ultima con cui fii cliiusa questa impresa, se non fornKi fondamento al nostro awiso, farcbbe almeno supporre die si sarebbero usate tutte le diligenze nel dare ad essa csecuzione. Ma ciascuno che prenda a contemplarne la mole ed i materiali, converra agevolmente che non ci dipartiamo dal vero. Perocche se si osservano i tipi e la carta, non la- sciano desiderare maggior nitidezza e consistenza, ed anzi si puo dire che siasi Inssiireggiato', se si prendono in esame e a confronto cogii originali i calcografici lavori, non risultano niancanti di accu- ratezza. Ove poi se ne discorrano le note aggiunte a quelle delPautore si riscontreranno alcune notizie inerenti alia storia stessa dell' arte e ricavate dalle recenti scoperte, le quali contnbuiscono in parte a rettificare quaiche opinione emessa dal D'Agincourt ed in complesso a rendere piu importante I'edizione. Che se si volesse cal'^olarne il dispendio, non e da mettersi in dubbio che in conseguenza di quanto ab- biamo premesso non sia stato considerevolissimo. Ma quale sara il compenso di tutto cio? qual frutto rac- corra il sig. Ranieri Fanfani dall'aver presentata T Italia della versione di un' opera si classlca dove trovansi tanti irrefragabili monumenti della sua gloria, raccolti quasi tutti nel seno di essa? Se il compenso esser do- vesse ragguagliato in ragione del vantaggio ond'essa e apportatrice , Teditore, siain certi, non esiterebbe a sottoscriversi a tal condizione, ne d'uopo ci sarebbe di ulteriori raccomandazioni. Ma siccome anche le cose piu utili sogliono incontrare bene spesso le grandi difficolta nell'essere dilRxse, giacche o non vengono come tali conosciute , o la malignita e il mal talento cercano di travisarle ; cosi a malgrado che avessi- mo gia dal canto nostro per sentimento di gmstizia fatto plauso al nascere dell impresa e replicatamente COL MEZZO DE MONDMENTI, eCC. 2(j3 consigliati gli artisti e gli amatori a sostenerla colle lore sottoscrizioni, avendo fatto loro conoscere special- nicnte coll articolo inserito nel fascicolo di marzo 1827, tomo 45.°, pag. 326, r indole e lo scopo di essa, re- putiamo doveroso, ora che trovasi compiuta, di ea- trcue in piu minuti particolari. A qucsto tanto piu volontieri ci prestianio, in quanto che in queirepoca, in cui a sole ventuna montavano le distribuzioni , ci erdvamo riserbati di riandare colle osservazioni sul- Topei-a stessa. Ben felici poi ci chiameremo, se viep- piu chiarendone Fimportanza, potremo persuadere ad acquistarla coloro che le arti professano o ne sono amanti. E giacche la storia dell'arte del sig. D'Agin- court nei dieci secoli che prende a svolgere, risguarda partitamente T architettura , la pittura e la scultura , noi pure seguendo le medesime norme daremo inco- niinciamento dalla prima di queste arti, nella cui trat- tazione faremo si di evitare possibilmente quanto fosse gia stato accennato nell' articolo precedente. L' aiuhitptfura figlia del bisogno ed identificata in certa qual maniera coiruomo e fra tutte le arti quella che precedette le altre e piu prpsto ebbe regole fisse. Si perderebbe quindi in interminabili conghietture chi si avvisasse di riiitracciarne Torigine: ma cio che sembra pero piu probabile si e ch'essa prima di co- struire la capanna e di emergere dal suolo abbia co- minciato ad assumere un principio di arte sotto terra. Le caverne e le grotte naturali potevano bensi ofFrire un riparo ai primi iiomini contro le belve , 1 incle- menza del clima e delle stagioni ; ma Faumento della procreazione dovette spingere i loro successori a pro- cacciarselo con mezzi artiticiali. Ognun vede da cio il bisogno divenuto padre deU'industria e questa crear I'arte. In fatti gli avanzi sparsi sal globo delle opere de'Trogloditi che tuitora rimangono, e le catacombe, mt^ntre destano stupore dan luogo alle piii astruse cou- siderazioni. Essendosi dunque proposto il sig. D'A- giucourt di tessere la storia successiva all'alto grado di perfezionamento cui venne coudotta I'architettura , 296 d'agincourt. stouia. dell' arte e dl mostrare coi dociinienti Ic fasi cui quest' arte ando soggetta , di decadenza cioc e di rinnovella- niento, si astenne dallo stahillre cjiial sia il popolo die prima ne concepisse 1' idea •, nia fissato invece lo sguardo sulle quattro nazioni celebri dell' antichita , gli Egizj , gli Etruschi , i Greci, i Pvomani , discorse di volo nella sua introduzione sulle cause clie haiino dovuto influire neiresercizio delle arti , e guidare il genio quasi senza clie se ne avvedesse. Laonde ad- dusse dopo il clima quclla dei costumi , della reli- gione e dei inutanienti che sogliono aver luogo nello stato politico di una nazione durante il corso di molti secoli. Nel riconoscere nell' antichita egizia il piu antico raodello delF arte fa vedere con somma perspicacia di ragionamento come presso quel popolo T inconcussa solidita de' suoi monumenti debba ripetersi non tanto dal desiderio di assicurare ad essi una sempiterna du- rata , quanto dall' obbligo dclle circostanze locali. Ve- diamo gli Egizj , eglidice, quasi dappertufio costretti ad adopeiare il granito, per nnn aver vicini od al- nieno per non potersi procurare i legni, le pietre di una natura meno ribelle ; e si nota pure clie le ca- .verne, ove si crede verisimilmente ch'essi abbiano a prima giunta abitato , servirono loro di modello a porre in opera larglii massi , moli cnormi clie soli- damente locate atlronteranno gli sloizi del tempo. Prendendo poscia a considerare le coguizioni degli Etruschi accenna alia maniera dorica conosciuta sotto il nome di Ordine toscano , introdotta da essi in Italia prima dello stabilirsi dclle colonic greche , e riportandosi specialmente alle opere costrutte dai loro architetti in Roma ai tempi di Tarquinio, fra le cjuali la Cloaca Massima tuttora esistente, ne deduce cli' essi nulla obbliarono di cio clie poteva contribuire all'ar- dimento, alia solidita degli edificj , ed all' utilita di tutte le parti. Dei Greci toccando attribuisce loro la gloria di aver sollevato cpesto ramo dell' industria umana al COL MEZZO de' monumenti , ecc. ao? piu alto grado di perfezione coiraver accopplato Tutile al piacevole ed al bello. Dal perfezionamento del- VOrdine dorico senza scemarne la solidita riconosce la prima eta della greca architettura, e questo , sog- giunge , e altresi il genere di costruzione , ia cui , supponendo che I'architettura egizia abbia esercitato qualche influenza sul genio de' Greci, ne dia maggior indizio. Intorno alia quale supposizione senza voler entrare in un lungo ragionamento diremo solo che esaminando la simmetria dei tempj egizj ognuno puo convincersi che i Greci non fecero che tradurla nei loro. II capitello j'onico poi viene descritto qual frutto della seconda eta ; e nclla terza in cui la Grecia era pervenuta ad uno stato di ricchezza e di potenza i'arte si spinse a cercare un nuovo ordine consonante al lusso ed alia niagniiicenza che divenivano proprie della nazione e questo fu il corintio , dove trovasi unita alia nobilta del primo I'eleganza del secondo, e riesce il piu variato e pomposo sia per la propor- zione, sia per gli adornamenti. Da tutto cio conchiude che i tre orJini, oltre ad avere un distintivo carattere a se, adempiono non pure tutte le condizioni neressarie alia solidita, ma si applicano a lutti i generi d'edificj, semplicita, forza, eleganza, maesta, ed offrono tutti i generi di bellezza cui puo giungere il genio della costruzione. In risguardo dei Pvomani , la loro indole guerriera e feroce rif'uggi dal trattare le arti belle e non fu se non sotto i piimi imperatori che sazj di riccliezze e di gloria sentirono il bisogno dei diletti della imma- ginazione. Gli artisti etruschi da principio , come giu accennammo, avevano messe le basi della loro gran- dezza , innalzati i templi , costrutte le mura della citta eterna : in seguito i vinti Greci vi portarono il loro sapere , indi 2X imperatori stessi ed i piu cospicui personaggi non isdegnarono di cokivare Tarte ed esercitarono !a loro raffinatezza. Ma I'arte trattata da siffatti cultori ne scapito : si deve riconoscere , scrive I'egregio autore , che dallo studio piu superficiale 298 d'agincourt. stokia dell"* arte delle arti alia persuasione cli averne acquistata una notizia profonda ed al desitlerio di dettar leggi ad esse, il passaggio e pronto pei personaggi doviziosi. L'imperatore Adriano ne offre un luminoso esempio. Essendosi diffiiso infra i Romani, furon essi bentosto compresi daH'ambizione di mostrarsi gli emnli degli Etrusclii e dei Greci ch' erano stati i loro maestri in fatto di architettura e crearono un novello ordine , le cui forme vennero prese in preferenza daWjonico e dal corintio e die per questa ragione chiamasi composito. Non puo negarsi die quest' ordine abbia una magnificenza atta a lusingare piacevolmente la vista ; ma in sostanza niente esso racdiiude die su- peri ne la nobile bellezza dell' ordine corintio ne r eleganza deU'jonico. Se questa osservazione sembra severa , si conce- dera almeno die dopo le conquiste di Aureliano e di Diocleziano, avendo I'esempio dell'Oriente accresciuta la passione de'Romani per la magnificenza degli edificj, essi caddero in un eccesso veramente riprovevole. L' influenza dei traviamenti di Diocleziano fectsi niag- giormente sentire sotto il regno di Costantino , in cui r architettura passo quasi all' improvviso dalla sovrabbondanza degli ornamenti ad una pesantezza eccessiva nei membri principali degli ordini, ad una faticante moltiplicazione di modanature senza motivi e senza armonia , e linalmente ad una non curnnza assoluta d' ogni convcaienza. Talclie dopo questa e ben altre osservazioni die abbiamo ommesse , Y au- tore chiude il presente capitolo risguardante la ro- mana architettura con queste parole: II carattere del- r architettura e severo al par di quello dei Romani medesimi, allorquando questo popolo fondo la Repub- blica; magnifico nei primi tempi dell'Impero, soprac- caricato di fastosi ornamenti per un effetto del lusso dei grandi e dei principi nei secoli seguenti , e de- gradato alfine, impoverito, liizzarro , nuUo per ben dieci secoli in mezzo alle rovine dell' Impero. L'arte non ricupera il suo splendore che nei XV e XVI se- colo. COL MEZZO de' monumenti , ecc. 299 A questa rapida occhiata suUa genesi dell' arte e sulla diramazione di essa tra 1" uno e 1' altro popolo succede il quadro storico dello stato civile , politico e letterario della Grecia e deU'Italia relativamente alle belle arti , dove a pag. 3 viene rettificata Topi- nione del sig. d'Agincourt sulla enunciata cognizione dell'arte presso gli antichi popoli da un' importante nota del traduttore. In essa si osserva che esistono dei monumenti irrefragabili ( e tra qucsti le produzioni degli scavi fatti cseguire dal principe di Canino ncl 1828-29 nel piano detto Cavalupo) i quali nientre provano Tanteriorita deU'Italia in conlronto della Grecia nella cultura delle arti belle , danno luogo a piu fondate conghietture intorno alia vera ed unica provenienza del primitivo incivilimento del globe. Servono essi , dice il traduttore , alio studio dei dotti come di punti principali per determinare finalmente quale fu il popolo da cui , qual unica e comune sor- gente, trassero in varie epoclie la religione, le scienze e le arti gli antichissimi popoli indiani , egizj , ita- liani e grcci. II summentovato quadro storico delle arti poi comprende I'epoca un poco prima della lore decadenza e si estende dallu durata di questa sino al totale risorgimento , cui sono aggiunte delle succinte notizie intorno le loro produzioni durante rindicato periodo di tempo. A ventotto sommano i capitoli onde si compone questo quadro, le pagine a 190, ciascun capitolo poi segue di pari passo la dimostrazione delle tavole; di inodo clie a quell' artista o letterato, die intendesse di volgere a quest' opera uno studio severo, fa me- stieri di confrontare a mano a mano che innoltrasi nella lettura , la parte storica colla dimostrativa. Ci spieghiamo: per esempio il capitolo primo versa sul- Tarte nella sua perfezione, trasportata in Roma dopo la conqiiista della Grecia, e la parte prima che porta per titolo ^^ decadenza dell' architettura dal IV secolo iino alio stabilimento del sistema gotico ^^ comincia colla dimostrazione di una tavola in cui sono riuaiti 3oo d'agincourt. storia dell' arte alcuni degli edificj anticlii piu generalmente conosciuti, cioe il celebre Partenone , perfetto modello della bel- lezza propria dell' ordine dorico , il tempio di Nitnes conosciuto sotto il nome di Casa quadrata, che offre lo stesso vantaggio relativamente all' ordine corintio; COS! la vista laterale del tempio di Marte in Roma, in cui si aggiunge a quest' idea di perfezione quella di una grande magnificenza; il tempio che conseguita della Fortuna virile pure in Roma spiega la grazia che forma il carattere delF ordine jonlco nato in grem- bo ai costumi facili e voluttuosi degl' ingegnosi abi- tanti dell'Asia minore; e finalmente a questi edificj quadrilateri ne succede uno di forma circolare , ge- nere men comune presso gli antichi, ed e questo il Panteon, monumento che per la grandezza del sue tutto e la maesta nelle sue parti interne ed esterne forma ancora lo stupore e I'ammirazione dell'Uni- verso. Questa stessa tavola poi, oltre un altro tem- pio di Nimes chiamato I bagni dl Diana, che per r interna sua distribuzione puo paragonarsi ai primi tempi cristiani, racchiude i modelli doi tre ordini in iscala maggiore, le cui proporzioni hanno fissato il carattere ed assicnrata Teccellcnza dell' architettura. Lo stesso addiviene rispetto al secondo capitolo che versa suUa parte storica dell'impero romano e quindi risguarda il favore accordato alle scienze ed alia arti, e cio che operarono di grande e di maestoso in fatto di edificj quegl' iinperatori da Augusto sino a Co- stantino. Ove si raffronti il detto capitolo colla parte illustrativa della tavola II, negli archi, nelle terme, nelle basiliche ivi delineate, visibilmente si scorge il principio della decadenza dell' architettura sotto i regni di Settimio Severo , di Diocleziano e di Go- stantino II , III e IV. Talche da questo simultaneo studio di corrispondenza tra la parte storica e la di- mostrazione de' monumenti insensibilmente coH'eru- dizione si attinge la scienza delfarte. II perche dopo avere lo studioso osservato ed ammirato la bellezza degli edificj eretti in Grecia ai tempi di Pericle e COL MEZZO DE MONUMENTI, eCC. 6oi quegli eretti in Roma sotto Augusto, il sue occKio si avvezza a discernere cio die si diparte posterior- mente a poco a poco da essa, ed e finalmente tratto a conveniie nella sentenza con cui conchiude 1' au- tore parlando dell' eta di Costantino: « dappertutto in cio che appartiene a questo imperatore manca I'arte del profilare , sorgente di grazia ; e noi vedremo I'obblio di tjuest' arte divenire sempre piu il segno della decadenza. » Noi non pioseguiremo a dimostrare i vantaggi de- rivanti daU'esame della corrispondenza di una parte coU'altra, ne tampoco c'innoltrerenio coUe osserva- zioni sopra ciascun capitolo, sembrandoci che quanto abbiamo premesso basti al lettore per ricavare con precisione il niodo con die e stata disposta quest'opera si voluminosa. Per seguire I'arte nella sua decadenza ed accompagnarla sino al risorgimento, per estrarre un sunto deU'erudizione si storica die artistica e te- ner dietro a tutte le peregrine osservazioni onde il ch. signor d'Agincourt ha vestito questo libro , sa- rebbe d'uopo forniare un altro volume; giacche la materia tutta importante e gia ridotta per se stessa si compatta da non sopportare una ulteriore conci- sione. Ma per convincere che quest'opera, la quale sembra a prima giunta adatta a' soli artisti, s'attaglia a qualunque genere di scienziati, noi andremo qua e la pei primi estraendone i punti piu essenziali, e pei secondi alcuni brani che rediino un'idea della sva- riata dottrina di cui e doviziosa. Sapienti, per es., sono le parole con che, dopo aver toccato dell' arte nella sua perfezione, traspor- tata dalla Grecia in Roma, prende a distinguere le cause generali che contribuirono alia sua decadenza. oc E una verita conosciuta, cosi e2;li si esprime, che il perfczionamento delle belle arti e dovuto ai me- desimi sforzi dello spirito umano, a quello stesso sen- timento dell' onesto e del bello da cui scaturirono e le sublimi idee della lilosofia, e le miraJMli produzioni delle scienze e delle lettere. I secoli di Fidia, di 3oa d'agincourt. storu dell' arte Policleto, di Apelle, di Lisippo, precedud da quelli di Oniero, di Anacreonte, di Pindaro , furono anche i secoli di Sofocle, d'Euripide, di Socrate, immedia- tamente seguiti da quelli di Platone, di Aristotile, di Zenone. Cosi le opere dell' arte non diventarono og- getti di piaceri vivi e profondi pei Greci , se non quando ebbero 1' anima e lo spirito disposti dalla cultura delle lettere e dalla gentilezza dei costumi. Le stesse cause produssero i medesimi effetti anche presso i Romani , ma in una proporzione analoga al loro carattere. Fu ai tempi di Cicerone, di Virgilio, di Orazio sotto il savio governo di Augusto, di Tito, di Antonino che, stranieri alle privazioni della po- Verta ed agli eccessi del lusso, gli artisti furono ono- rati e le arti fiorirono in Roma, ecc. y> Non meno pregevoli sono le considerazioni che tendono a provare non doversi attribuire la seconda epoca della decadenza delle arti in Italia alia domi- nazione dei popoli barbari che se n'eran fatti signori; come pure importanti sono le notizie che ricavansi nel discorrere il reggimento de' Goti. I nomi, fra gli altri, del re Teodorico, di Simmaco, Cassiodoro, Boe- zio suoi ministri sceiti fra gli uomini piu distinti in Roma per nascita e per cognizioni fanno belle molte pagine di quella storia, e le provvidenze emanate durante la loro amministrazione risultano si sagge, specialmente per la conservazione dei monumenti delle arti, da combattere vittoriosamente I'ingiustizia colla quale continuossi per si lungo tempo a considerare come causa unica di deterioramento Tinfluenza- del governo de' Goti. Aggiungasi che gli edifizj innalzati in Ravenna, sede principale del loro impero , non sono gia di quello stile bizzarro che tanto impro- priamente chiamavasi goticov ma, come I'autore di- mostra in appresso, attestano in un'altra maniera I'ob- blio totale delle regole deirarchltettura, e delle bel- lezze che sono la conseguenza delfosservanza di esse. Similmente sparso di molte notizie trovasi il pe- riodo di storia della dominazione longobardica , e fra COL MEZZO be' MONUMENTI , CCC. 3o3 le altre si fa menzione del loro modo solido di edi- ficare. A questo proposito in una nota dell' autore commentata da un' altra del traduttore, si fa men- zione dei maestri Comacini citati uelle leggi longo- bardiche, intorno ai quali il secondo avvisa essere varia I'opinione degli scrittori moderni: se debbano piuttosto consideiarsi come veri architetti oppure come semplici direttori o capomastri delle fabbriche fatte innalzare da' Longobardi. L' opinione die pos- sano essere veri architetti viene appoggiata alia pa- rola gemachin, clie nell' antico longobardo significa architetto, ed alia voce gemach die vuol dir casa. Degni della curiosita di cliianque desideri di eru- dirsi seguono i capitoli XI e XII ne' quali, dopo aver presentati gli ellxjtti dell influenza dei governi civili sulle arti, I'attenzione deH'autore e volta a quella del governo ecclesiasiico. Accennato di volo il primo periodo del Cristianesimo, cioe I'cpoca die comprende all'incirca i primi tre secoli, in cui la cliiesa fa di- sturbata ed oppressa dalle persecuzioni dei sovrani e dei popoli, adomtori delle pagane divinita, ti trova il quadro di quanto opcrarono i pontefici e I'impe- ratore Costantino per alimentarla e renderla forte. In esso vengono diniostrate le largizioni cesaree per la costruzione di cliiese, le quali per la loro grandezza e magnificenza sono ancora presentemente nel nuraero delle piu considerevoli, come S. Pietro, S. Paolo, S. Agnese, S. Lorenzo fuori delle mura e molt' altre mentovate dagli scrittori di storia ecclesiastica; in esso pure sono riportati diversi brani del famoso Li- ber pontificaUs die contiene le vite de' pontefici lino alia meta del IX secolo, e di cui e autore Atanasio il bibliotecario. Di questo stesso autore in appresso di- scorrendosi e detto die oltie si preziose rnemorie ci conservo pure il curioso e circostanziato elenco dei lavori di scultura , di cesello ed alia damascliina , eseguiti sui vasi, sui raobili ed utensili sacri d'ogni spezie per uso delle cliiese. La quantita di quelli , die durante il solo pontificato di S. Silvestro furono 3o4 d'agincodrt. storia dell' arte regalati da lui medesimo o da Costantino torna pres- soche inmimerevole. II valore della loro materia in bronzo, in argento ed in oro risulta veramente pro- digioso, e sorpassa , per quanto credesi, il valore dei doni con cui Salomone arricclii il tempio di Ge- rusalemme. Di tutte le specie di pittura con cui pare clie i tempi d'allora siano stati ornati, il masaico e la sola della quale giunsero fino a noi gli avanzi. Fatti conoscere i doni di cui furono larglii, tanto le prime famiglie cristiane, quanto i pontefici verso le chiese, i possedimenti di quelli, e quanto sia stata la loro influenza nel risorgimento delle arti, il d'Agin- court prosegue il suo quadro storico colle notizie del- I'impero d'Oriente, dalla separazione da quello d' Oc- cidente nel IV secolo fino alia fine deirVIII; non clie ci da lo stato delle arti in Grecia e nelle contrade di Oriente durante 1" indicato periodo. Susseguente- mente parla della conquista dell" Italia fatta da Carlo Magno, del ristabilimento dell' impero d'Occidente, della protezione ch' egli accordo allc lettere ed alle arti , dei discendenti di questo principe e de' suoi successori in Italia sino verso la fine del IX secolo. Anche in questo tratto di storia non e a dirsi Teru- dizione, le sentenze, la varieta de'modi di porgere, onde qua e la viene abbellita e renduta sempre piu dilettevole la narrazione di tante vicende or personali, or politiclie, or delle arti. Parlando poi, per esempio, di Arcadio: « Se Onorio in Occidente non pote de- gnamente sostenere T onore del trono, Arcadio in Oriente se ne mostro piu incapace ancora. » Da que- sto memento puossi fissare il principio della caduta piu o meno ritardata dei due imperj: caduta clie strascino seco progressivamente anche quella delle scienze e delle arti. Accecato Arcadio, tratto tratto, dalle insinuazioni di Eudossia sua moglie, da quelle di Ruflino suo mi- nistro, e delF eunuco Eutropio, lascio introdurre nel go- vcrno tutti i vizj che formavano il caiattere distintivo COL MEZZO de'mondmenti, ccc. 3o5 di questi tre personaggi. Bastera un solo esemplo per far conoscere lino a qual segno era in alloi-a giunto ravviliniento. Questo Eutropio , insolente , crudele, avaro, Artificial sex, dice Gibbon, oso di pubbiica- mente amniogliarsi: fu patrizio e console, e vide le sue statue innalzate ncllc pubbliche piazze. Ne ebbe perfino in senato. La vita di Arcadio, breve e senza gloria, fu sul finire macchiata colla persecuzione che accelero la morte di S. Giovanni Grisostomo, onore della Chiesa d'Oriente e delle sacre lettere che professavano in pari tempo e con egual successo S. Girolamo c S. Agostino. Poscia dopo aver parlato della celebre colonna teo- dosiana, delle statue, dei nionumenti, ecc. eretti in quelle epoche, porge una chiarissima idea delle forti- ficazioni delle mura, delTarchitettura miiitare, delle strade militari e commerciali , e di quanto fece il gran Giustiniano che merito di essere chiamato Me- parator orbis^ indi dice che rinvenzione o piuttosto I'uso terribile delle niaterie combustibili, celebri sotto il nonie (\ifuoco grcco, incomincia ai tempi di Costan- tino Pogonato verso Tanno 672, ecc. Nel principio del capitolo XVI risguardante le i.zioni di Carlo Magno cosi si esprime: II tempo sempre regolare nel suo corso, forma una catena di secoli uniformi; ma cio che veramente ii distingue fra di loro, li caratterizza e Ii rende segnalati agli occhi della posterita, sono 2;li uomini straordinarj che la natura vi coUoca qua e la a diversi intervalli. Di tal fatta abbiamo veduto comparire Costantino nel IV secolo e Teodorico nel VI, cosi vedremo distinguersi Carlo Magno sul linire dell' VIII secolo e iiei primi anni del IX. La natura sembro esperimentnre le sue forze col dotare senza interruzione gli antenati di questo principe, e particolarmente suo avo e suo padre, di qualita non molto comuni , affinche quelle di cui vo- levalo fregiato ci medesimo, riuscissero tutte grandi, nobili, eroiche, ecc. In una nota poi queste speciali qualita vengono sviluppate. 3o6 d'agincourt. storia. dell' arte Per rispetto alio stato delle arti durante il corso dei secoli IX e X, in cni ebbero luogo tante turbo- lenzc nelle chiese per la elezione dei papi e nel governo pontificio, vien fatta questa osservazione, che quantiinque il decimo secolo sia qualificato e ritenuto di ferro, pure T arte fuori d' Italia non era giunta a quella barbaric nella quale dovette posteriormente cadere, cioe durante i due seguenti XI e XII. In tutto questo periodo le arti utili furono meno trascurate, meno sterili delle arti liberali. Sembra clie per con- solare I'umana specie della perdita dei piacevoll go- dimenti, la divina bonta abbia voluto in vece rega- larla con niolte preziose scoperte , come la bussola , gli orologi, la fabbrica della carta, il perfezionamento delle manifatture di seta, ecc. ; e forse lo spirito uma- no, allora meno capace di fine e delicate concezioni, quali le esige la coltura delle lettere e delle arti , svilupp6 tutta la sua attivita negli oggetti di prima necessita e di un uso piu direttamente utile. Toccando poscia delle cagioni per le quali anche in Oriente le arti e le lettere declinarono sino alia totale oscurita crediamo die le seguenti note tratte da Le- beaii. Hist, clu Bas Empire bastino a dimostrare quanto abbiamo asscrito intorno al diletto clie nel discorrere quest' opera puo provare qualunque leggitore che sia eziandio straniero alia cognizione delle vicende delle arti. « Mentre Leone ordinava la distruzione delle im- magini, andava processionalmente vestito di un manto simile a quello die a' suoi tempi davasi alia Vergine: mentre per la sicurezza di un trattato concliiuso nel- I'anno 8i5 col re dei Bulgaii, ancora pagano, faceva Leone giurare quel principe col nome del Dio dei Cristiani, egli medesimo giurava nel nome degli Dei dei gentili. In un altro tempo ed in un' occorrenza si- mile fu messa sulla testa di un re bulgaro la stola del patriarca di Costantinopoli. » I seguenti regui ridondano di esempi di simili bizzarrie. L' Imperatore Teofilo consultava sovente- mente le fattucchiere, numerosissime fra i Saraceui. COL MEZZO de'monumenti, ecc. 307 » I divertimenti di Michele III erano empie farse. Nei giorni di grandi feste quando il patriarca, alia testa del suo clero, faceva le processioni per la citta, i cortigiani e rimperatore medesimo andavano ad in- contrarlo , cavalcando degli aslni a guisa di iin coro di satiri sonando varj istromenti e cantando infami e laide canzoni. Confuse spesse volte cogli auriga del circo, questo piincipe disputava da pari a pari una indecente Vittoria; talvolta avvilivasi perfino a far la cucina in yna casa da bordello. « Basilio il Macedone, tutto grondante ancora del sangue di Michele cui aveva appena fatto recidere il capo , ne usurpa la corona e prima di metterla sul suo la depone a piedi d' un Cristo. Vicino a soccom- bere alia caccia, strascinato per la cintura da un cervo, un uffiziale della sua guardia lo salva tagliando a colpi di sciabola la cintura medesima; appena liberato or- dina clie sia recisa la testa alio sgraziato ufllziale , come reo di avere sfoderata la salvatrice arma con- tro la persona del suo sovrano. » In questi tempi, pochi istantl prima della batta- glia, spandevasi I'acqua benpdetta sulle armi , fra le quali eranvi anche le frecce avvelenate. » Un principe imperiale creato patriarca a sedici anni , interrompeva le sacre cerimonie della chiesa con danze piu clie profane. » L' Imperatore Alcssandro, persuaso dalle fattuc- chiere clie il suo destino stava attaccato ad una brutta figura di cingliiale clie vedevasi nel circo , la fece ricoamente vestire , e circondata da torce ordino clie venisse incensata come una divinita. » Non si degnerebbe la Storia di occuparsi di sif- fatte contraddizioni ed assurdita, se, col far conoscere lo spirito ed i costumi dei secoli che ne furono con- taminati , non servissero le medesime a dare qualclie spiegazione di quell' obblio d'ogni ragione, che dopo aver avvilito le scienze, le lettere e le arti, le spinse Hno air ultimo grado di decadimcnto ecc. 3o8 d'agincourt. storia dell' arte ecc. Noi non proseguirenio quanto abbiamo accennato in appoggio della nostra asserzione, sembrandoci die quest! brani bastino a raccomandare le fatiche del sig. d'Agincourt a chinnque ami di erudirsi suUe vi- cende politiche che contribuirono al progresso delle arti , al successivo loro avvilimento, e al rinnovel- laraento del loro splendore. Del resto, oltre gli ar- tisti ai quali deve stare a cuore di conoscere i principj e la storia della professione in cui si eser- citano,' ripetererao che la lettura di quest' opera riu- scir deve a profitto di molti e delle persone massi- mamente versate in materie ecclesiastiche , perclie in essa rinverranno le cagioni per le quali i sepolcri, le chiese, i sotterranei, le confessioni, gli altari sono costrutti piuttosto nell' una che nell' altra maniera, e avranno nozioni positive circa V origine, forma e posizione de' nionumenti antichi cristiani i piti rino- mati. Ma il maggior vanlaggio che giova sperare dalla diflfusa cognizione di quest' opera si e il rispetto delle antichita, per cui meno frequent i diverranno i casi di veder distrutti od alterati dagU uomini edificj , frammenti, o simboli che attestavano le epoche , gli usi , le qualita del culto , o lo State di coltura dei loro antecessori. /. F. 3o9 Famiglie celeb? i, italiane , dl Pompeo Litta. — Mi- lano, 1 838-1839, presso Vantore al dazio di Porta Oiientale num. 711, in foglio. Ogni famiglia si dd anche separata. — Vedi il tomo 90.°, pag. 201 di questa Biblioteca. A. .1 ramo del gran contestabile , di cui gia si e parlato , appartiene Carlo Colonna che mostro sulle prime di dover eniulare la gloria de' suoi avi guer- rieri e porto titolo di duca di Marsi , poi fu in vece monaco e prelato. Giovine avvenente e cupido di gloria milito nella Germania per rimperatore Fer- dinando II contxo Gustavo Adolfo re di Svezia, e col valore e col nome del suo casato ascese a splendidi gradi. Ma ritornato a Roma, il priino settembre del 1634 ebbe iin' avventura che doveva cambiare ben presto la direzione di tutta la sua vita. Per avere aspramente impedito die il cocchio in cui egli se- deva fosse oltrepassato da qucllo dei figli del dnca Gaetani, ebbe col loro zio un duello che divento un vero combattimento di due ore nelle pubbliche strade. « 11 Gaetani tralitto da una stoccata cadde e in po- che ore spiro. II Colonna rimase gravemente ferito in una mano e nel petto. Tra"" gentiluomini ( accorsi dall'una parte e dall'akra in difesa del proprio si- gnore), sei furono maltrattati dalle spade... Carlo cicatrizzate le ferite , fu da' parenti allontanato da Roma, e passo nelle Fiandre al servizio di Spagna nella 2;uerra contro i Fr.mcesi. Si trovo nel i636 alia presa di Corbie che pose Parigi in spavento, per al- tro, breve tempo; perche la piazza fu ripresa. Fatto mastro di campo nello Stato di Milano, fu impiegato nelle guerre di Piemonte, e assiste alFassedio di Ca- sale. Non so se per disgusto delle cose del mondo , o per rimorso delF uccisione di Gregorio Gaetani , tornato in Roma entro tra i monaci dell'Ordine di £LbL Ital T. XCIII. 20 3 10 FAMIGLIE CELEBRI ITALIANE, S. Benedetto, e col nome d'Egidio professd nel i638, 4 dicembre nel monastero di S. Scolastica di Subhiaco. Fatto arcivescovo d"Aniasia, e poscia patriarca di Ge- rusalemme, niori nel i686, i8 ottobre. » A chi si maravigliasse clie nelle strade di Roma avvenisse un conibattimento si lungo e si grave senza essere im- pedito dalla pubblica forza, rispondono queste parole del conte Litta: II bargello che noii aveva ne voglia ne coraggio d" irnmischiarsi nelle risse de'grandi signori, compawe assai tardi. Nel ramo principesco I'egregio autore parla di una donna la quale fu uionaca ancli'essa per singolari av- venture. Fu costei Olimpia Colonna figliuola di Giu- lio Cesare principe di Carbognano e duca di Bassa- nello, la quale nel 1748 in eta di diciassette anni sposo Gennaro Caracciolo duca di Girifalco, e sor- presa da lui con un giovane in ginocchio a'suoi piedi fu rinchiusa in un sotterraneo del castello. Quivi ella stette molti anni, costante a non voler mai palesare il nome di colui che il marito avea veduto ma non colto pero nella sua stanza. « II duca la fece credere niorta e ne celebro i funerali. Due cappuccini pas- sando di notte tempo presso il castello udirono dei la- menti. Cercarono d'investigare il luogo preciso donde provenivano, ed essendosi assicurati che una donna era rinchiusa in un sotterraneo, sollecitamente avvi- sai'ono il guardiano del convento. Venne a' cappuc- cini dubbio che la morte della duchessa fosse sup- posta. Presero essi allora deliberazione di spedire segretamente a Roma un loro collcga ai parenti della prigioniera per dar parte de'loro sospetti. Ne fu su^ bito da Roma informata la corte di Napoli, che spedi ordine al marchese di Campredon, preside della pro- vincia di Calabria, di assicurarsi del fatto. Fu inve- stito il castello dal preside che si fece accompagnare dalle milizie, onde superave con sollecitudine le dif- ficolta che poteva opporre un uomo inuniano e pre- potente qual era il duca. Le porte del sotterraneo furono abbattute, e la prigioniera bberata. Olimpia Dl p. LITTA.. 3lJ Tolle ritornare in Roma ove mori nel 1800, aa di- cembre nel monastero dell* Incarnazione del Verbo Divino, detto delle Barbaiine patronato di sua casa, senza aver mai prefer ito parola intorno alle passate vicende, ne permesso che alcuno di quelle le parlasse. Questo fatto diede occasione a niolte rappresentazioni teatrali in Italia col titolo di Sepolta viva, presto ar- goniento a niadama de Genlis di formare una novella e ad una folia di romanzi. Che Olimpia cercasse ri- fugio presso i proprj parenti per sottrarsi alle stra- vaganze ed agU strapazzi del niarito, e cosa infal- liljile; ma che tutte le narrate circostanze abbiano accompagnato il fatto non ne son certo. Tale ad un dipresso pero e il racconto che ne fanno universal- mente in Napoli. » L' ultimo gran contestabile fu poi Filippo nato nel 1760, fatto cavaliere del Toson d'oro nel 1780 dal re di Spagna e gentiluomo di camera dal re Ferdi- nando IV di Napoli nel 1781. II conte Litta col; a sua mirabile concisione raccolse nel breve articolo consacrato a questo personaggio tante notizie e tante considerazioni che avrebbero potuto dar materia ad una kmga biografia. Filippo Colonna nel 17B7 pre- sento per 1" ultima volta la Chinea in nome dei re di Napoli alia Chiesa, atto di vassallaggio pel diretto dominio che avevano i pontePici sulle due Sicilie ; quando il pontefice Pio VI tardi si risolvette di op- porsi ai Francesi gia entrati in Bologna, il Colonna a sue spese armo un reggimento di fanteria ed uno di cavalleria, onde il pontefice lo nomino generale- Ma i Colonna del secolo XVIII (dice Fautore) non erano cosi abili a menar le raani come i loro ante- nati; e se non otTendevano i papi, non erano piu in caso nemmeno di difenderli. Quando poi nel 1798 i Francesi entrarono in Boma, il gran contestabile soggiacque bensi a gravissinie contribuzioni, ma Fopi- nione delle sue moke virtu lo salvo dalT essere pev- sesuitato. Nel i8c2 accolse maginificamente nel suo pa- lazzo con tutta la famiglia il re Carlo Emmauuele 1 / 3l'a FAMIGLIE CELEBRI ITALIA.NE, profugo da' suoi Stati, e fu testimonio aH'abdica- zione di lui in favore del fratello Vittorio Emma- nuele. Durante la lunga deportazionc di Pio VII, lo sovvenne con abbondanti somme. Nel 1816 fu il primo che desse 1' esempio alia nobilta romana di accomodarsi ai nuovi ordini delle cose, linunziando alle giurisdizioni clie la sua famiglia aveva sopra Ventisette feudi nello Stato ecclesiastico. Mori poi nel 1818, 26 giugno , compianto per le auree sue doti. La Vaticana nel 1821 acquisto la preziosa raccolta di codici greci ch' egli possedeva. Abbiamo gia detto clie le tavole della famiglia Co- lonna sono delle piu splendide pubblicate finora. Vi sono opere del Donatello, del Giorgione, dell' Hol- bein, del Tinelli, del Caliaxi, del Rigand, del Wan- Dyk, del Rubens, del Suttermann, del Voet, tutte incise e in parte anclie miniate con somma esattezza e diligenza. II conte Litta fa veramente una grande opera con grande animo-, e colloca le celebrita ita- liane in un tempio ben degno di loro. Alia famiglia Colonna facciamo succedere la Palla- vicino tanto famosa ed illustre nella storia della re- pubblica genovese. Se questo cognome {Pelavicino) fu da principio una storia e una satira « tale pero (dice il conte Litta) e ad nn dipresso I'origine di tutte le grandi famiglie ch' ebbero cuUa nel medio evo. » Un Oberto di questo casato nel 1 1 1 6 fu uno dei gentiluomini clie cortecs^iarono Arrigo V venuto in Italia per impadronirsi dell'eredita della contessa Ma- tilde, e in un placito celebrato in Reggio daU'impe- ratore intorno alia corte di Marzaglia e segnato per la prima volta col nome di Pelavicino. La famiglia era ricca e potente: e ne fan prova le molte corti che Oberto medesimo nel 1145 sottopose a titolo di vassallaggio alia repubblica di Piacenza quando trovo necessario di procurarsi un sostegno ed una difesa contro il proprio figliuolo Delfino unitosi coi Parmi- giani. Oberto non vide la fine di quella guerra, la DI P. LITTA. 3l3 quale fu agitata con incredibile accanimento, e duro fino alTanno ii53, in cui Fedevico Barbarossa nella dieta di Roncaglia ordino clie fosse assopita. A quel tempo i Pallavicino erano gia possenti in Genova, dove poi iiel principio del secolo XVI, che I'autore chiama i bei tempi d" Italia^ erano forse di- ramati in cinquanta famiglie. Un Cristoforo del san- gue Pallavicino contiibui a far grande Andrea Doria quando nel i528 si pose alFimpresa di liberare la patria dalla schiavitu dei Francesi. « Fu il Pallavi- cino che di notte tempo per vie sconosciute accom- pagnato da Filippino Doria penetro in Genova, e ributtati animosamente i Francesi , e impadronitosi del palazzo, animo la popolazione a proclamare la liberta. Gli Svizzeri che custodivano il palazzo, sor- presi air improvviso, avevano abbassato le armi. Cosi fu presa per Fardire e per la pjesenza di spirito di due prodi una citta la di cui occupazione aveva sempre costato cotanto sangue. » Questo giovine valoroso corse poi una carriera assai splendida. Se all' impresa di Capo Cercello contro Ariadeno di IMitilene ebbe uno scontro infelice, tre anni dopo s'illustro penetrando con temerario ardimento in Corone in onta alia fiotta di Solimano per recare F avviso di un vicino soc- corso al presidio dell' assediata citta. Carlo V lo no- mino cavaliere di S. Jago e coppiere nella sua corte. cc Era in Genova nel 1647 quando scoppio la con- giura di Gianluigi Fieschi contro la patria. Appena s'accorse dal niovimento delle fazioni qiial fosse il disegno de'congiuratori, si presento al senato, offrendo la vita in difesa della repubblica. Prese subito allora le armi, ma incontratosi in una squacka de' Fieschi, e venuto alle mani, fu obbligato a piegare per colpa de'soldati che lo Jibbandonarono. La morte inaspet- tata di Gianluigi dissipo la con2;iura. » Nel i553 quando Enrico II re di Francia mando improvvisa- mente il signore di Thermes ad impadronirsi della Corsica , e tutta 1' isola fu presa , tranne Cal vi « il Pal- lavicino espertissimo uomo di mare fu subito spedito 3 14 TAMIGLIE CELEBRI ITAXIANK, a soccorrei'c la piazza assediata, e nominato cOin- rnissario generale con suprema autorita sopra tutta I'isola. Appena entrato in Calvi assali il nemico e lo sconfisse- » Quella per altro fu la sua ultima impresa: perocche fra i ribelU a' Genovesi era un Jacopo Santo de' Mari genero del Pallavicino ; il suo castello di S. Colombano fu preso e spianato dal Doria clie so- praggiunse coi soccorsi dell' Imperatore; e il Pallavi- cino afflitto di questa per lui dolorosa vittoria si ri- trasse dalla Corsica a Genova ove poco dopo mori. Un Agostino Pallavicino fu il primo della sua casa che fosse innalzato alia dignita di doge. « Essendo il tempo in cui tutti i principi d* Italia si procura- vano onorificcnze, e in cui i cardinali avevano ri- cevuto il titolo di Eminenza, voile la RepuJjblica as- sumere titolo e trattamento regio pel possesso della Corsica, e percio Agostino fu solennemente coronato daU'abate di S. Caterina. D' allora in poi i dogi in- dossarono toga porporina. Terminato il biennale do- gado , sede per legge senator perpetuo tra' procura- tori camerali. Fu Agostino lodato per il suo senno e per i lunghi servigi prestati alia patria. Mori nel 1694, 6 agosto. » 11 second o doge di questa famiglia fu Giancarlo , assunto a quel grado nel 1785. La sua elezione noa I'u senza molte difficolta. « Essendo universalmente note le sue mire al guadagno colPesercizio del com- mercio , sebbene cio accadesse per mezzo d'interpo- ste persona, non si voleva concedergli un posto di cui per a v Ventura poteva abusare in vantaggio del suoi privati negozj, ne avvilire la dignita suprema collocandola in mano ignobili. Tutto fu pero supe- rato, in parte per la molta stima clie si aveva di lui, in parte pel gran numero di aderenti che la sua ]iascita, le sue ricchezze e i lunghi servigi gli ave- vano procurato ... 11 suo governo fu poi applaudito. In qnesto periodo di giocondita e di feste ebbe oc- casion e di accogliere il re di Napoli, I'arciduca Fer- dinando d'Austria, il duca di Glocester fratello del m p. LITTA. 3i5 re d*Ingliilterra, e di far loro aggradire il soggiomo di Geneva. t> Fra le cose poi piu memorabili del suo dogado vi ebbe 1' istituzione deirAccademia ligu- stica, affinche la gioventu non fosse costretta ad uscir di Geneva per istniirsi nelle belle arti; oltre di che nel 1787 fu aperta in Savona rAccademia Chiabre- resca di belle lettere. Giancarlo uscendo di qnell'iif- ficio eminente cc subi con onore il sindacato, e passo a sedere per diritto tra' senatori camerali. Mori in E.i varolo nel 1 794 , aS aprile. Era signor di I\Iasone, celebre luogo ove nel 1647 si ricovro Andrea Doria in occasione della congiura di Gianluigi Fiescbi. » Due anni dacche Giancarlo aveva cessato dalle su-' preme sue funzioni fu eletto do2;e Alerame Pallavi- cino, uomo distinto (dice il conte Litta) per le sue qualita morali e per la sua amabilita, e carissimo a tutti gli ordini della popolazione. La sua elezione fu addi 3o luglio 1789, e lo coronarono nel 1790, 10 gennajo. « A lui si deve una nuova monetazione , soppressa I'antica e Fintroduzione della forestiera alia quale si davano valori arbitrarj con grave danno del conimercio . . . L' affare di maggiore importanza du- rante il suo governo fu il tentative di ricuperare il regno di Corsica ceduto alia Francia nel 1769, riser- vato il supremo dominie alia repubblica di Geneva. Scoppiata la riveluziene nel 1789 a Parigi, i Cersi avevane cacciate i governatori regj dalF isola. Teste si formarono tre fazioni. Buttafuoco si pose alia guida de'partigiani di Francia; un nipote di Pasqual de Paeli, ciee di colui che si era fatte cape de" Cersi quando si rivoltarono centre i Genovesi, si mise alia testa de* partigiani degl' Inglesi-, e Giubega forme un par- tite per ridurre F isola nuovamente alF obbedienza della repubblica di Geneva. GF Inglesi, a' quali pre- meva soltante di sottrarre la Corsica alia Fi-ancia, e che credevano facile di comandarvi se fosse stata nelle niani de' Genovesi, e facile Fesecuzione, si posero a proteggere Giubega. Si fece dunqne venire Pasquale de Panli a Geneva , » e qiiivi rol Giubega dinanzi 3l6 FAMIGLIE CELEBRX ITAtlANE, al doge fii trattato del modo di ricuperare quell'isola, Costo questo sogno (dice il conte Litta) tre milioni alia repubblica sagiificati in buona fede per opera di Alerame ; rimanendo incerto se il de Paoli a cui fu- rono consegnati fosse o no sincero nel suo operare. cc Un altro disgusto ebbe il doge nel 1 79 1 : fu ob- bligato di accettare il Semonville qual ambasciatore della repubWica francese, contro il parere de'ministri esteri clie risedevano in Geneva. Terminate col 3o luglio 1 79 1 il suo biennio , e passato onorevolinente il sindacato, sede fra' senatori caraerali lino all' estin- zione della repubblica. Napoleone nel i8o5 lo nomino cavaliere della legion d'onore, tenue compenso ad un vero repubblicano die piangeva la perdita della liberta della patria. Mori il 3o dicembre i8o5. » Le famielie Aldobrandini di Firenze e Marescotti di Bologna appartengono anch'esse alle recenti pub- blicazioni del conte Litta, la cui opera cjuanto piu precede, tanto piii manifesta e Fintrinseca sua im- portanza abbracciando tutta quanta la storia italiana, e il merito dello scrittore die di un quadro si vasto e si vario sa disegnare e colorire tutte le parti con egual niaestria e con instancabile diligenza. Noi per levarne alcun saggio, e per uscire dai soliti argo- raenti di guerre e di cupidigie politiclie riferiremo la breve biografia di santa Giacinta Marescotti, nata in Vignanello nel i585. « La sua indomita vivacita indusse il genitore a collocarla in educazione in S. Ber- nardino di Viterbo. Usci con gran desiderio di ma- trimonio e col capo pieno di vanita niondane. Grande fu il di lei turbamento di spirito, quando si vide in un onorevole collocamento oltrepassata dalla sorella mi- nore Ortensia , e tale die il padre slancio , senza forse avvedersene, Finterrogazione se voleva monacarsi. Freme Clarice e chino il capo. Essa si fece monaca delFordine di S. Francesco nel 1604 nel monastero di S. Bernardino di Viterbo col nome di Giacinta. Al memento in cui il padre le si presento dichiaro di averlo obbedito, ma che voleva vivere da sua DI P. LITTA. 317 pari. Per dieci anni mostro un'avversione singolare al suo stato, e una tendenza al lusso e alle frivolezze, clie per soddisfare la sua vanita giunse fino a calpe- stare le regole deiristituto. Ad un tratto, ricusatale 4a un frate la confessione in una malattia, cambio tenor di vita. Immagino tutte le possibili privazioni a'sensi, tutte le mortilicazioni , e fa assorbita nel- I'amor di Dio. Nella sua camera voile un letto di tre tavole con un fascio di sermenti per materazzo, e fece alzar una croce apponendovi una catena die ser- viva per legarla appie della croce durante la notte. Stette sempre a piedi nudi. JMori nel 1640, 3o gen- najo. Pio VII la canonizzo nel 1807, 24 maggio. » Cosi e vero, come abbiamo detto altre volte, che quest' opera puo contentare ogni sorta di curiosita , nel tempo medesimo die illustra sapientemente la storia nazionale. A. Descrizione degU Scudi possedud dal banchiere Ani- brogio U SOLDO nobde De-Vdlareggio, socio di varie accademie: precedono alcune notizie suU'uso, sulla forma, ecc. degli scudi nel medio evo e net tempi anteriori e posteriori ad esso. — Milano, 1839, coi tipi A. S. Brambilla e comp., in foL, di pag. 5^, con 9 tav. litograficlie . Opera dedicata a S. E. il sig. conte di Hartig governatore della Lombardia ecc. I> J signor Uboldo consacra non piccola parte delle sue ricchezze alle Belle Arti, di clie sono testimonio le nostre annuali Esposizioni, e le molte opere di scultuia e pittura moderna ond'egli gia da parecchi anni viene abbellendo la propria casa. Ha inoltre adu- nata con grande araore e con notabile dispendio una ricca armeria, della quale 2;ia molti hanno parlato piu volte, ed e desidei'ata dagli amatori una compiuta descrizione. Ad appagare in parte questo desiderio 3l8 DESCRIZIONE DEGLI 8CUDI , egli pubblica oi'a dottamente illustrati gli scudi col suBsidio (com" egli medesimo dice) del signor dottore Carlo Zardetti, aggiunto al direttore dell' I. R. Gabi- netto Numismatico, il quale ha premesse altresi alia descrizione alcune dotte = notizie sulPuso e sulla forma degli scudi nel medio evo e nei tempi an- teriori e posteriori ad esso. = Gli scudi rappresentati e descritti in questo volume sono ventisette, quasi tutti del secolo XVI; due tar- ghe, tre targhette, nove rotelle o parme, due scudi, dieci rotelle, una pelta. Le tavole sono disegnate con molta diligenza dal sig. Antonio Dassi, ed accurata- mente stampate nella litogralia Vassalli: le descrizioni chiare e concise, senza intemperanza di congetture ne di erudizione, e nondimeno fornite di tutte quelle notizie die la materia richiede. Tutto questo gia basterebbe a rendere molto pre- gevole il libro che annunziamo per coloro die si di- lettano di armi anticlie; ma quanto poi vi aggiunse il sig. Zardetti sotto il titolo di Notizie preliininnri lo converte in un' opera di generale interesse per tutti gli studiosi. Anche questo scritto e dettato con quella sobrieta che gli archeologi non curano sempre abba- stanza: ed e nel tempo medesimo una dissertazione cosi erudita da onorarsene lo scrittore e da conten- tarsene anche i piu curiosi di questa materia. Lo scudo (dice il ch. sig. Zardetti) e una delle piu antiche armi di difesa di cui sia fatta menzione dagli scrittori e nelle Sacre Carte. Gli Egiziani se ne at- tribuivano I'invenzione. Omero ci tramando precise notizie intorno alia materia non meno che alia strut- tura degli scudi adoperati ai tempi eroici. I popoli dell'Asia, come a dire gli Assiri, Caldei, Babilonesi, Persiani; i Greci, i Macedoni, i Sabini, i Sanniti, i Volsci, i Romani, tutti fecero uso dello scudo di va- riata forma e materia: qualche volta di giunchi o di vimini, qualche volta dei piu preziosi metalli, come quelli degli Argiraspidi e dei Grisaspidi. DI A. UBOLDO. 319 I Galli portavano ancli'essi lo scudo di corteccia d'albero oppure di vimini, coperto poscia di pelle; e pare dagU storici clie anticamente fossero piccoli , ma poi si facessero grandi per modo da coprire tutta la persona. Che i Franchi portassero scudo lo sappiamo dai prinii storici di quella monarchia, i quali ci raccon- tano die quel popolo soleva innalzar sullo scudo cui egli proclamava suo re. Secondo I'opinione piii generalmente ricevuta fu al tempo delle Crociate die gli scudi coniinciarono ad avere quelle insegne o quegli emblenii, die poi verso il principio del secolo XlII si sottoposero a regole costanti e formarono il cosi detto blasone e I'araldica. Cosi nel medio evo come anclie nelFanticliita si uso di portare lo scudo appeso al coUo con una co- reggia, alia quale abbandonavasi spesso dietro le spalle nel fervore della niiscliia per avere piu libero Tuso delle braccia a combattere. — Crediamo di poter ag- giungere die questo facevasi anche talvolta cjuando il guerriero trovavasi costretto di volgere il tergo al nemico. Ve n" ha un esempio in Omero lib. XI v. 614 dove Ajace soprafFatto dal timore che Giove gli ha incusso stette attonito, gitto dietro le spalle lo scudo di sette pelli boiine, e si ritrasse ecc. Ve n' ha un esem- pio anche in Senofonte {Anab. lib. VII) ove dice che i Tract fuggirono com! era loro costume cacciandosi sul tergo gli scudi {erto in una lurgJiezza siifficietUe per I'innocuo sfogo delle piene, mentre da un lato nello stato attuale di cose all' Adda e inevitabile il rigonfiamento deU'acqua dai IMolini del Tovo e dal Chiusone di Lavello all' insu sino a Lecco , lo che produce appunto la piena del lago di Como e le con- seguenti inondazioni del litorale; e mentre dall'altro lato si puo ivi con tutta facilita allargare e dilatare comodamente del doppio l' area della sezione libera al Chiusone di Lavello ed ai suddetti Molini del Tovo, per impedire in iiarte, se non del tutto, il suddetto rigonfiamento o rialzo del pelo d'acqua superiore in tempo di piena, riducendolo cosi di piu d'un metro meno elevato per effetto dei proposti scaricatori a B LEGCO DALLE INONDAZIOJHI. 3^7 paraporti, col giuoco solo de'quali, iina volta che siaiio ben costrutti ed attivati, si arrivera sicuramente a scemare d'assai e nella riflessibile niisuia di circa un metro e mezzo in altezza, se non a schivare del tutto, il suddetto rialzo o ringorgo del pelo o d'acqua di piena dal Tovo aU'insu verso Lecco, e cio senza alcuii bisogno di ricoi-rere alle dispendiosissime opere ill purte eseguite e che si anderaniio ulteriorinente ese- guendo seconda il progetlo in corso adottato. 23. Che anzi supponendosi ed ammetteadosi dal sig. I. P. F. che i progettati due sistemi di paraporti per le sezioni del Cliiusone di Lavello e del Molino del Tovo agli sbocchi dell'emissario siano capaci per se soli di dilatarli a dismisura; e non solo di ridurli ad aver le sezioni che esso ha alC ingresso nei laghl superiori di Brivio , di Olginate e di Moggio ( il che e una cosa ben diversa) sembra piuttosto una decisiva circostanza di fatto a nostro favore, questa cioe che per il semplice scopo di abbnssare e tcnere abbassaio il lago di Como in tempo di piena coU' artifizio di quei due scaricatori a paraporti si potevano e si pos- sono risparmiare per lo meno come insignificanti, inntili e superflue affatto tutte ie opere e tutti i la- vori di limovere gV iiigombri e gli ostacoli che trovansl nei tratti intermedj die arrestano o ritardano il corso delJe acque , ovvero le fanno debordare , ed iinpedire inoltre che qncsd ingumbri ed ost'icoli si riproducano , e cosi pure di dilatarc i passaggi angusd onde lascino alle acque il varco da potere scorrere liberatnente. 24. Non puo adunque il nostro avversario ricavare di qui per legittima conseguenza che il piano degli scaricatori a paraporti per 2;li sbocchi dell' emissario esiga alcuna delle anzidette opere di spiirgo , di ab- bassarnento e di dilutamento dell' emissario, della di~ struziune degli ostacoli attraiersanti od iagombranti Valveo, e cosi pure tutte le cdtre dimbrigliameiito e di de^iuzione del torrenli, mentre noi le riteniamo tutte aflatto inutili e superflue se pure non sono dannose sotto altri i-apporti. SaS suL MODo r>i liberare como 25-3o. Qui il signor I. P. F. si diffonde in molte parole per provare die i paraporti da noi valutati in via d" approssimazione della spesa di qualche cen- tinajo di mille lire austriaclie verrebbero in vece a costare in fine del conto alia piibblica amministra- zione forse il doppio o il tiiplo di det.ta somma. Ma quand''anche cio fosse vero, stara sempre clie il no- stro piano di lavori e assai piii economico del piano delle escavazioni in Adda, il quale nelle sole due campague del i838 e del 1889 pei lavori preliminari e preparatorj stati appal tati sinora avra gia consunto al regio erario piu di un mezzo milione di lire au- striaclie, non contando il difetto clie ne deriverebbe in tempo di massima magra di render ancora piu scarsa Facqua agli utenti, e di rendere inservibili i porti tutti sul litorale del lago di Como, oltre Fin- dennizzo dovuto ai privati proprietarj delle gueglie , degli edifizj e dei fondi danneggiati od occupati coUa gliiaja e terra d" escavazione per la nuova sistcmazione del letto delFemissario, o per la nuova inalveazione dei dieci torrenti latei'ali in esso immittenti, e clie ad opera ultimata , qualunque poi ne sia per essere Fesito finale in ordine alF abbassamento della piena del lago di Como, iiel termine di otto o dieci anni prossimi avvenire costera alio Stato secondo le piu moderate stime degli stessi ingegneri delle pubbliche costru- zioni non meno di cinque o sei milioni di lire au- striaclie. \n oggi poi abbianio la coinpiacenza di poter aggiungere qui clie se il regio erario desiderasse di adottare il piano dei paraporti da noi proposti per FAdda, ma volesse garantirsi anche di non oltrepas- sare la preaccennata modica spesa di centomila lire austriaclie, vi sarebbe uno dei nostri piu industriosi intraprenditori valeute in ogni 2;enere di manifatture nazionali e gia disposto ad incaricarsi della costruzione dei paraporti a tutto suo carico per Fanzidetto prezzo di centomila lire, purclie dalla stazione appaltante gli si conceda in compenso Fuso per movimento di nuovi opifizj delle due cadute d'acqua risultanti a Lavello ed al Tovo di fianco agli stessi paraporti per le piene. E LECCO DALLE INONDAZIONI. 829 3 1. Non essendo tlunqne vero quanto afferma il sig. I. P. F. nel suo Esame clie cioe per mandar ad effetto il nostro piano degli scarlcatori si debbano ese- guire oltre le gid esegidte tiUte le altre opere del pro- getto in curso, non sussiste e non possiamo concedergli che adottando il nostro la pnbblica amministrazione verrebhe ad essere posia in un impegno molto maggiore di quello in cui trovasi attualmente coll adoLtato piano dei lavori. 32. II sig. I. P. F., dimcnticando qni il contenuto della nostra Memoria da liii stcsso riterito anche per estratto sotto al n.° 10, dice di non vedeie come col nuovo piano dei parapojti sarcbbe pienamente provve- duto aWimportante oggetto della sicura e libera navi- gazione; ma noi per non dilungarci di troppo in questa risposta lo preghiamo soltanto di avvertire che coUa nostra Memoria e col nostro piano non propo- niamo alcuna benche minima variazione pel canale navigabile delFAdda fra Lecco ed il Molin del Tovo. Laonde poiche si naviga di presente snll'Adda in ogni senso di ascesa e di discesa. non v' lia dubbio che del pari si navighera in seguito alia costruzione dei proposti scaricatori a paraporti nelle sezioni di La- vello e del Tovo che riuscirebbero costriitti sopra un ramo del finme non navigabile ossia di fiance all'altro ramo del finme navigabile. In vece sara una buona sorte se proseguendo col piano dei lavori in corso non s'incontrera per il tratto successivo c£ual- che ostacolo alia libera uavigazione ascendente o di- scendente. 33. 34, 35. In quanto all'applicazione delle dottrine teoriche per determinare il movimento e la misura deH'acqiia corrente nelFAdda, emissario del lago di Como, avemmo gia occasione di dichiarare, dianzi nella Memoria e poscia nelFAppendice , qualmente dessa secondo noi non puo aver luogo che limitan- dosi alF nso delle formole idrometriche desimte dal- ripotesi del moto lineare o delle tavole paraboliche , non che dalla misura effettiva di qualche sezione e 33o 9UL MODO DI LIBERARE COMO (lella corrispondente scala delle velocita e del calcolo della velocita media per determinare la portata del- I'emissario in via di semplice approssiinazione. Al clie il signor I. P. F. si £i a rispondere clie secondo lui sarebbe non solo possibile ma molto utile ed oppor- tune aH'uopo il dedurre la portata deU'emissario dal- r applicazione delle recenti classiche formole idrome- triche di Eytelwein e di Tadiui ( i ) ; ma noi ripete- remo al sig. I. P. F. clie anclie al dir di questi ce- lebri idraulici de" tempi nostri , e massime del secondo, la possibilita di applicare con vantaggio silTatte for- mole piuttosto empiriche ed esperimentali clie teo- riche o classiche si ristringe sempre a poclii casi pai'- ticolarissimi assai difficili a riscontrarsi in natura , massime qnando si tratta di un flume irregolarissimo di andamento come I'Adda; laonde essi ci avvertono clie se non vogliamo commettere errori grossolani nelle regole sul movimento e suUa misura delle acque correnti ricavate da simili formole, conviene astenersi dal farle servir di base ad ogni grande piano di la- vori , come pure c' insegna la passata esperienza delle costruzioni di simil genere in Europa , e come se- gnatamente in Lombardia lo dimostra la storia del Navi Limitandovi a parlare di aperture da praticarsi nel corpo dei due argini o cliiuse summenzionate da munirsi di paraporti senza fare cenno di abbassamento di fondo , debbo supporre clie riteniate questo inal- terabile, e die percio con esso debbano collimare le soglie dei paraporti. y> Esaminiamo da principio la cosa alia sezione AA, ossia al Chiusone di Lavello. Questo manufatto col quale si e chiuso il ramo destro dell' Adda, per quanto appare, e stato costrutto collo scopo di rendere piu comoda la navigazione particolarmente in tempo di magra aumentando la copia delle acque nel ramo si- nistro, e distribuendo la pendenza del flume sopra una maggiore lungliezza. Dal profilo unito alia vostra Memoria si avrebbe una differenza di livello di me- tri 1,22 in istato di magra e di metri 1,89 in quello di piena dal punto segnato 8, superiormente al Chiu- sone di Lavello all'altro punto segnato 9 , inferior- mente al medesinio in corrispondenza al ponte di Capiago. Se ci limitiamo in vece a considerare la dif- ferenza di livello fra il primo dei detti punti e quello eve corrisponderebbe lo sbocco del ramo destro stato cliiuso, venendo ad accorciarsi di oltre un terzo la lungliezza summenzionata , la diflerenza massima di livello dovrebbe ridursi a circa un metro, e tutt' al piu a metri 1,10. Siffatta differenza possiamo consi- derarla costituita dalle seguenti quattro parti od de- menti, e cioe: i.° dalla caduta del pdo d'acqua die verificavasi fra i detti estremi prima dell' erezione del Chiusone ; 2° dall' aumento d' altezza del pdo d'acqua superiore cagionato dall'urto del fiume contro il Chiusone, aumento die chiamasi dai pratici insacco; 3.° dal gonfiamento die lia dovuto produrre la riu- nione delle acque in un solo ramo; 4.° finahnente dal rialzo del pdo d' acqua nella concavita ddla svolta dipendente dalla forza centrifuga, rialzo che rendesi sensibilissimo quando la curvatura ddla svolta, e la vdocita delle acque sieno alquanto forti, come si ve- rificherebbe nel caso concreto, ma che pero e nuUo E LECCO DALLE INONDAZIONI. SS/ all'ingresso nella curva , e quindi non puo influire a tenere maggiorraente in collo le acqiie superiori. 11 ringorgo percio a cui queste sono andate soggette per effetto deU'erezione del Chiusone e tutto dovuto alia seconda e terza parte della rimarcata differenza di livello , cioe all' insacco prodotto dalla resistenza del Chiusone niedesimo ed al gonfiamento dovuto al ristringimento in una sola sezione. » Quantunque in diversi trattati d' idranlica ci si diano delle regole piii o meno sicure per determinare (fuesti ultimi due elementi, non sarebbe qui il case di applicarle sia per la mancanza dei dati occorrenti, sia perclie Tesattezza numerica non rendesi necessaiia per la natura delle conseguenze die saremo per de- durre. DalT entita pero della differenza totale di li- vello, e dal confronto di quella clie si ha in magra con quella che si ha in plena, si puo con sufficiente approssimazione inferirne che la parte dipendente dagli accennati due elementi potra coniplessivamente essere di 3o, di 40, o, se pur vuolsi, al sommo di 5o centimetri in tempo di piena. » Supponeiido ora che venisse tagliuto il Chiusone € reso libcro il ramo destro , come lo era precedcnte- mente, fino al foiido naturcde del fiinne, e cid per una larghezza ben (inche di un centinajo di metri, le cose si ridurrebbero nello stato primidio, e iogliendosi la causa del ringorgo non potrebbesi oltencre nelle acque immediatamente superiori un abbassamento mnggiore delV indicata altezza di questo. » Un ragionamento simile potrebbe instittdrsl per la sezione BD alia cosi delta, chiusa del Molino del Tovo. » Per meglio iutenderci in cio che saro per dire trovo opportune di richiamare alcuni principj gene- ral! sul movimento delle acque in un fiume o canale. Ove questo sia di sezione e di pendenza uuitorme , e di lunghezza indelinita, ella e cosa ammessa da tutti gli idrometri che 1" acqua in esso scorrente si movera con velocita uniforme, e quindi si disporra ad uniforme altezza dal moniento in cui la forza 338 SDL MODO DI LTBERA.RE COMO acceleratrice della gravita si sara messa in equilibrio colle resistenze dell' alveo. Clie se in. qiialclie punto del suo corso venga in seguito ristretta la sezione nel senso della larghezza o deiraltezza, oppiire dopo un tale punto scenii la pendenza delTalveo , I'acqua sara obbligata a gonliarsi producendo un regurgito nella parte superiore clie andera mano mano sce- mando fino ad un determinato liniite , oltre il quale esso sara nullo, o per lo meno inapprezzabile. Chia- mero regurgitate tutte le sezioni del canale in cui il regurgito si fa pin o meno sentire a seconda della minore o maggiore distanza dal regurgito niassimo , e sezioni libere quelle nelle quali il regurgito non si estende, e che si sono disposte secondo gli accen- nati principj del movimento uniforme. Supponiamo era che nella sponda del canale vengano aperti degli sfogatoj come sarebbero quelli che si muniscono di paraporti nei nostri canali di derivazione , quali sa- ranno gli effetti che si otterranno nel tronco supe- riore del canale? Se tali sfogatoj saranno applicati in un punto in cui la sezione del canale era regurgitata, Teffetto potra giungere fino ad annientare il regur- gito, e ridottasi per tale modo la sezione alio stato libero, potra ancora prodursi un abbassamento del pelo d'acqua immediatamente superiore, il cpiale si estendera piu o meno a norma della minore o mag- giore pendenza del canale. Per qnanto c a niia co- gnizloiie ci maiicano le esperienze diretle a determinare in quest idt'uno cnso I estensione di un tide abbassa- mento, ricavandosi soltanto da quelle di Diibuat insti- tuite sopra un canale artificiale della lunghezza di metri 43, che quando la pendenza del medesimo era di 3;^, il regurgito clie si cercava di produrre alio sbocco onde impedire che si assottigliassero di troppo le acque per etFetto della caduta, non estendevasi che a sette od otto metri al piu, e che oltre ad una tale distanza Tacqua non risentiva alcuna influenza dalla maggiore o minore liberta dello sbocco ( Pnncipes d hydraulique § 38o). Non indicandoci il chiarissimo E LECCO DALLE INONDAZIONI. 339 •peiimentatore I'altezza massima del regurgito pro- curato alio sbocco, e nemmeno Taltezza delle acque nel canale, nou possiamo invero ricavaine con fon- damento alcuna conseguenza circa alia legge seguita in tale circostanza dalle acque. lo per altro souo di avviso clie un auniento di sl'ogo delle acque non possa estendere a molta distanza il suo efletto nel tratto superiore di un canale o liume dotato di sensibile pendenza in cui il moviinento delle acque sia libero , e clie gli elTetti mirabili degli scaricatori con para- porti si abbiano nell' esauriniento delle piene a sol- lievo del tronco inferiore del canale cui sono appli- cati, e ben anclie neirabbassamento dell'altezza delle acque superiori ove queste senza un tale sfogo si trovassero regurgitate; opinione pero che espongo senza un' assoluta sicurezza , non avendo ne calcoli , ne esperienze abbastanza valide con cui possa giusti- licarla. )) Prima di prendere ad esaminare se la dottrina dei vasi divisi da diaframmi verticali sia applicabile aU'emissario del lago di Coaio, consideriamo tale dot- trina quale ci viene esposta dal chiarissinio Brunacci nella sua Memoria Sulla dispensa delle acque. La pri- ma bella proprieta clie riscontrasi ne' vasi suindicati si e quclla che gl" incrementi d' altezza delle acque in ciasclieduno scompartimento sono proporzionali alle loro altezze totali suUe rispettive aperture di comuni- cazione o di effUisso; e la seconda, clie Fautore chiama niiovo teorema, § 122, si e clie, supposto diviso il vaso in tre sconipartimenti da due diaframmi, e clie nello scompartimento principale, cioe nel superiore, si man- tenga Tacqua al medesimo livello, si avrebbero eguali valori per gl' incrementi d' altezza del primo ed ul- timo scompartimento tanto nel caso in cui il vaso fosse diviso da uno clie da due diaframmi. Per ri- Bparmiarci di riportare la figura dell'autore, suppo- niamo per maggiore semplicita clie i fori di ciasche- dun diaframma sieno tutti fra di loro eguali ; e se cliiameremo in questo caso 1 I'altezza delPacqua nello 340 SUL MODO Dl LIBERA.RE COMO scompartiniento inferiore, egli e chiaro clie neiriii- termedio sara 2, e nel superiore sara 3. Sopravve- nenclo poi nel primo un incremento d, per Tesposta prima proprieta, siffatto incremento sara 2.d nel se- condo e "id nel terzo. Confrontando fra di loro le altezze i e 3 del primo ed ultimo scompartimento, ed i rispettivi incrementi d e 3flf, egli e ovvio che si avra fra loro il medesimo rapporto per la ragione clie in una serie di piu rapporti eguali sta 1' egua- glianza anclie fra il primo e T ultimo; ma potrerao noi dedurne che cio si abbia tanto che il vaso s'la dli'iso in due camere per mezzo di un solo diaframma, quanto che sia diviso in tre per mezzo di due dia- frammi? Come potrassi mantenere I'altezza 3 nello scompartimento superiore sopprimendo uno dei dia- frammi intermedj ? L' autore ha veduta cpiesta diffi- roltii , ed ove al ^ 128 passa a considerare la cosa pei fori di grandezza fmita, onde mantenere Teguale livello nello scompartimento superiore suppone che si modifichi Fampiezza dell'apertura del suo diafram- ma in modo da poterlo ottenere. Ma in questo caso Teguaglianza degF incrementi d'altezza del primo ed ultimo scompartimento sara una conseguenza irame- diata delF alterazione di una delle aperture e non gia della soppressione di uno dei diaframmi. Se egli in- tendeva d' indagare la legge che seguono gli alzamenti delle acque nel primo ed ultimo scompartianento nei due supposti dell'esistenza o della non esistenza del secondo diaframma , mi sembra che non si dovesse portare alterazione alle altre circostanze fisiche del vaso. Per me vedo che, coi precedenti supposti, dalla esistenza o non esistenza del secondo diaframma di- pende di avere Taltezza 3 oppure Faltezza a ; e quindi F incremento 3d oppure 2d nello scompar- timento superiore , ritenendo invariabili le aperture di comunicazione e di elTlusso, e che quindi F esi- stenza dei diaframmi intermedj non e indilFerente per rapporto alle altezze ed ai loro incrementi negli scompartimenti estremi, per cui, sia pur detto senza E LECCO DALLE INONDAZIONI. 34 1 togliere menomamente al rispetto dovuto ad mio de' piu distinti matematici che onorino il nostro paese , quello che egli chiama nuovo teorema, sembraini ve- sta il cavattere di paralogismo. » Qualora questi principj noii andassero soggetti ad eccezioni, e fossero in fatto applicabili all' emis- sario del lago di Conio le leggi degli efflussi dai vasi divisi da diaframmi verticali, coiisiderandosi per tali le diverse strozzature che lo dividono in quattro ba- cini o scompartinienti , ne verrebbe bensi che Tab- bassamento procurato nello scompartiniento o bacino inferiore, quale sarebbe il lago di Brivio, inediante un auniento di sfogo, produrrelibe un eguale abbas- samento in tutti i bacini superiori, dacche siipposta costante la portata delT acqua , e pernianente il loro movimento , dovrebbero conservarsi costanti le pre- cedenti differenze di livello, salvi i cambiamenti deri- vabili dalla diversa configurazione delle dette stroz- zature, dai qiiali per ora facciamo astrazione; ma non ne verrebbe di conseguenza che fosse indillerente Tesistenza delle strozzature intermedie per Tabbas- saniento del pelo d' acqua del bacino superiore , il quale nella rimozione od ampliamento di quesLe tro- verebbe un ulteriore mezzo d' alibassamento oltre a quello procurato col menzionato auniento di sfogo del bacino inferiore. » Vediamo ora se realmente sia applicabile al detto emissario del lago la dottrina dei vasi divisi da dia- frammi verticali. In questi le aperture d'ogni dia- framma si suppongono totalmente somnierse sotto il livello delle acque dello scompartimento infeiiore , e quindi, ritenuta costante la portata, ed eguale la for- ma, ampiezza e disposizione delle dette aperture, ogni variazione di livello in uno dei bacini inferiori deve, come si disse, operare un' eguale variazione in quello del bacino superiore, per cui la dipcndenza di questa da ([uella potra considerarsi sicconie massima. Che se in vece supponiamo i diversi bacmi o scom- partimenti comunicanti fra loro con canali talmentc Bihl Ital. T. XCIII. 22 342 SUL MODO Dl LIBERA.RE COJIO lunglii c(l inclinati clie le variazioni tli livello di ua bacino non possano infliiire menomamente siil livello del Ixicino iinmediatamente superiore, si avra in tal caso una perfetta soluzione di continuita nel passaggio dalFuno airaltro dei medesimi. Considerati questi due sup})osti siccome due limiti, sembranmi fra i mede- simi compresi tanto Finteio sistenia dell' emissario del lago di Como quanto ciascheduna delle strozzature die fanno comunicare i diversi bacini ne' quali e diviso , avvicinandosi queste piu o meno all' ultimo dei detti limiti secondo clie sara map;o;iore o minore la loro lun- gliezza e la loro pendenza. Per tal modo senza am- luettere, come nel secondo supposto, un' assoluta so- luzione di continuita fra i diversi bacini de' quali e costituito r emissario del lago, io sono d'avviso clie vada indebolendosi in modo assai sensibile 1" influenza delle variazioni di livello dei bacini inferiori su quello dei superiori a seconda del numero e della disposi- zioiie delle strozzature intermedie. » Quando le cose stassero in questi termini ne verrebbe di conseguenza clie I'applicazione di sfogatoj con paraporti alle Chiuse di Lavello e del Molino del Tovo, le cui soglie coincidessero col fondo naturale del fiume, mentre non porterebbe, come si disse, un abbassamento di inolta entita al pelo d'acqua imme- diatamente superiore, sarebbe di un etletto assai mi- nore per r abbassamento del pelo d'acqua del lago di Como in tempo di plena a cagione della interpo- sizione delle strozzature superiori. Alcuna di queste poi, come sarebbe quella di Olginate, stando al pro- filo da voi unito , meriterebbe secondo me una spe- ciale considerazione pel sensibilissimo accrescimento della differenza di livello dallo stato di magra a quello di plena, la quale differenza da soli centimetri 3i si porta in quest' ultimo caso a nietri 1,08, indizio si- curo, non gia di regurgito delle acque inferiori, ma di un intoppo dipendente dalla soverchia ristrettezza della sezionc. E LECGO DALLE INONDAZIONI. 3:^3 » Secondo la mia maniera di vedere trovo, anche senza conoscerne i dettagli, che il piano d'opere di- retto a facilitare lo sfogo delle piene del lago col- rallargare ed approfondare le sezioni delle indicate strozzature, e ad impcdire in esse Tulteriore deposito delle materie portate dai vicini torrenti, piano clie sento essere adottato ed attnalmente in corso, sarebbe in massima il piii plausibile per riescire neirintento, e die FelTetto di tali opere, a circostanze pari, si fara tanto piu sentire per Fabbassamento del pelo d'acqua del lago quanto piu a questo saranno im- mediate. » L'opinione che liberamente vi ho esposta e il risultato del mio convincimento; ma siccome alia me- desima potrei esseve stato condotto da qualche prin- cipio fallace, attendero in tale caso dalla vostra ami- cizia che vogliate farmelo conoscere con eguale li- berta, essendo la ricerca del vero I'unico scopo dei deboli miei sforzi senza preoccupazioni per qaalsiasi sistema. » Cremona 25 febbrajo 1839. Risposta dcUingegnere Bruschetti al sig. Elia Lorn- bardlni, ingegnere di prima classe presso II. R. Di- rezlone geiiende delle pubbliche Costruzloiil in Mdano. Nella vostra lettera dello scorso febbrajo in data di Cremona trovo bene esposta la vostra conscenziosa e franca opinione sopra il modo da me proposto di liberare Como e Lecco dalle inondazioni. Ma poiche lo desiderate , eccovi i riscontri e schiarimenti che avrei da fare e soggiungere con questa mia. Prima dell" anno 1773 al fiume Adda fra Lecco e Brivio non era gia, come voi supponete, del tutto aperto il ramo destro e chiuso il sinistro, ma erano invece aperti a modo di semplici sfioratori entrambi i detti rami alia sezione AA del Chiusone di La- vello. Di qui e che chiudendosi quel ramo destro, e tagliandosi ora questo argine hno al fondo del 344 "^^ MODO Dl LIBER.VRE COMO fiume, ed in una larghezza di ciica cento metri, sara bensi necessario di escavare in corrispondenza I'al- veo del fiume Adda per una lunga tratta aU'insu ed air ingiu onde renderlo navigabile come prima nel suo ramo destro , ma non percio si potranno dire le cose ridotte ivi nello stato pristino circa alia legge del movimento dell'acqua in magra ed in piena. Difatto questa legge dipende principal mente dalle circostanze alio sbocco die non lasciano d'aver variato molto in vicinanza alia sezione AA anclie a fronte dello stato di cose anteriore al suddetto anno 1773. Per ispiegar poi fisicamente e determinare in numeri distinti alia vostra maniera gli effetti del rialzo, ringorgo o rigurgito deiracqua prodotti dalle chiuse o pescaje attraversanti i fiumi siniili alFAdda, ossia per misurare gli effetti presumibilmente otte- nibili in ordine dell' abbassamento di livello dell'acqua nel trojico superiore ed al simultaneo abbassamento del medesimo livello nel tronco inferiore mediante i proposti scaricatori a paraporti apribili lateralmente alle sezioni dello sbocco voi supponete libera ed unc- foj-me il movimento dell' acqua nel fiume Adda dal- rincile alio sbocco, e pensate die soltanto a pochi metri di distanza aU'insu del medesimo sbocco possa estendersi il rigurgito prodotto dalle suddette cliiuse o pescaje. lo in vece ritengo die alFAdda fra Lecco ed il Molin del Tovo si verifica in generale il caso del movimento dell'acqua ligitrgitata , limitandosi il caso del movimento libera ai salti delle due sezioni AA e IJB. Di qui principalmente deriva la dispa- rita della nostra opinione suila poca o molta ef- ficacia dei paraporti applicati all" abbassamento del pelo d' acqua uei due successivi e diversi trondii del- I'Adda da Lecco a Lavello, e da Lavello al Tovo. Se- condo voi ci mancano le esperieiize dirette a determi- nare t estensione del suddetto abbassamento, e quando venisse in mente ad altri di ricorrere per cio alle veccliie esperienze del Diibuat istituite sopra cana- letti superficiali nel suo gabinetto , voi non esitate E LECCO DALtE INONDAZIONI. 345 di soggiungergli chc non possiamo in vera ricavarne con fondamento alcana conseguenza circa la legge se~ gidta in tnl circostanza delle acque. Del resto avete tanto diibbio e si poca confidenza nella suddetta vo- stra opinione die la dichiarate apertamente un' idea da voi preconcepita senz'appoggio alcuno , non avendoy come dite, ne calcoli ne esperienze abbastanza valide con cid possiate giustificaiia. In appoggio della mia opinione vi prego a riflet- tere che non mancano le esperienze eseguite coi paraporti sui nostri grandi Navigli. Vi faccio poi osservare die anche all'Adda fra Lecco ed il Tovo come sui Navigli la lama d'acqua in movimento cre- sce notabilmente in altezza passando dall'incile verso lo sbocco nelio stesso tronco, e viceversa passando dall'uno all'altro tronco successivo diminuisce assai di altezza la stessa lama d' acqna in movimento per modo die mentre essa in tempo di massime piene si mantiene sempre dell' altezza dai 3 ai 4 metri nelle vicinanze di Lecco, di Pescarenico e di Olgi- nate , si assottiglia e riduce a poco piu di metri 2 al disotto del Molin del Tovo. Percio mi sembra non solo piol^abile ma certo clie un notabile abbas- samento neiraltezza delPacqua al disopra del Mo- lin del Tovo si debba conseguire mediante il giuoco dei proposti paraporti, da aprirsi di fianco alia se- zione BB con aumento del doppio o del triplo nello scarico e nello sfogo delle piene delFAdda, e che un simile abbassamento si otterra ed avra luogo anche al di sopra del secondo sistema de' paraporti da ri- petersi sui ramo destro della sezione AA, donde si estendera alT insu a tutto Y emissario per modo che la lama d' acqua in movimento verra a disporsi e mantenersi in istato di permanenza sotto una piu uniforme altezza e con assai piccola pendenza super- ficiale dair incile alio sbocco in tntti i punti dello stesso tronco, primo e secondo, sui Ihime Adda, e tutto cio a un dipresso come avviene sopra i diversi tronchi del canale navigabile da Milano a Pavia. 346 SUL MODO DI LIBERARE COMO Avendo poi io accennato clie le strozzature inter- medie fra 1' incile e lo sbocco di ciascuno dei due tronchi del fiume Adda emissario del lago di Conio, sebbene siano anch'esse altrettanti ostacoli frapposti al movimento dell'acqua, pure non vi opevano per salto o sia per caduta liljera una perletta soluzione di con- tinuita nella legge del moto dell'acqua come alle se- zioni AA e BD , vi ho dato con cio arp;omento di fare una dotta e giusta osservazione al § 122 della sud- detta Memoria del Brunacci sulla teorica deirefflusso dell'acqua dai vasi divisi da diaframnii, applicata al corse dell'acqua dell'Adda fra le siiddette strozzature intermedie ; nientre se in vece diceva Brunacci che si avrebbe un egual valore pel rapporto fra gl incre^ mend d'altezza del primo ed ultimo scompartimento tanto nel caso in cui il vaso fosse diviso da uno che da due diaframmi , correva benlssimo tutto il resto del suo discorso , e non si faceva luogo alia vostra os- servazione. A proposito di quest' applicazione della snddetta teorica, oltre la gia citata Memoria del Bru- nacci , Sulla dispensa delle acque corrend, e pure da considerarsi tutto quanto trovasi esposto nel cap. V del Ragguaglio matemadco di Antonio Tadini, e nel cap. IV della mia Memoria Sulla riuova tcoria del jnolo delle acque. Pvitenuto pero che una sola e me- desima legge segua il movimento da Lecco in sino alia cresta del Chiusone di Lavello, e che un' altia sola legge regoli il movimento dell'acqua dalla soglia inferiore di questo in sino al Molin del Tovo, in qua- lunque numero siano le suddette altre strozzature in- termedie, e qualunque sia la modificazione introdotta da queste nella suddetta legge di movimento , sem- pre avverra che un aumento di sfogo procurato al Tovo rea2;ira e si rendera sensibile anche al di sotto del Chiusone di Lavello, da dove un consimile au- mento di sfogo, ripetuto che sia, estendera la sua in- fluenza all'insu verso Lecco con abbassameuto del pelo di plena sul lago di Como al segno da liberare quel litorale dalle inondazioni. Percio sono perfettamente i E LECCO DALLE INONDAZIONI. 847 d'accordo con voi che non si verifica la stessa legge nel movimento deH'acqua allorche si passa dalFuno al- Faltro dei due tronchi successivi ed indipendenti del- TAdda che si stendono il prinio da Lecco a Lavello, il secondo da Lavello al Tovo; ma a questo si provvede appunto col duplice sistema de' proposti paraporti , sicche dove I'uno finisce Faltro incomincia ad agire ed operare per conseguire il desiderato ablwssamento nel Uvello deiracqua del lago. Circa alia dipendenza invece die sussiste e si conserva dall'una all'altra tratta fra le suddette strozzature intermedie nello stesso tronco di fiume, essa e tale che ogni differenza o variazione di livello in una tratta inferiore porta seco una simile e mao:p;ior variazione nella tratta su- periore, appunto come succede nelFefflusso delFacqua dai successivi scompartimenti o vasi comunicanti fra di loro per F intermezzo di semplici diaframmi, dove ad ogni aumento d'altezza delFacqua nello scomparti- mento inferiore corrispondono aumenti assai maggiori negli scompartimenti superiori, ossia dove, a cose pari del resto, le variazioni del pelo d'acqua sono mag- giori nello scompartimento superiore, e minori nel- F inferiore presso alia sezione delF eflflusso per una data stessa quantita di acqua. In conferma poi di queste considerazioni si hanno le notizie di fatto contenute nel manoscritto dell'in- gegnere delle pubhliche costruzioni Ferranti sul piano de" lavori alF Adda , secondo le c|uali si potrebbe ri- tenere per certo che ogni aumento di sfogo operato coi paraporti alF unica sezione AA del Chiusone di Lavello si rendesse sensibile con qualche effetto di ab- bassamento del pelo d" acqua a Lecco anche senza co- struire i paraporti al Tovo. Difatto secondo il predetto ingegnere, il Chiusone di Lavello durante la piena del 1810 sofferse una rotta (o squarciatura ) lunga metri 46 ed alta metri 1,42 stata in seguito risarcita, F effetto della quale fu il quasi subitaneo abbassn- mento ell cciitimetri 80 delle acqne nei laglil di Moggio cd Olginate che fecesi poi sensibile anche a Lecco. In 348 SUL MODO Dl LIBERARE COMO sostanza adunque dove sia sperabile di otteneve sul- I'Adda qualclie vantago^io neirabbassamento del pelo di plena col mezzo de' proposti paraporti, ben s'in- tende clie nessun effetto e nes&una influenza potra ivi esercitare in ordine alio stesso abbassamento di pelo la circostanza di essere gVinterposti bacini o vasi co- municauti tra di loro per mezzo di aperture sommerse sott'acqua in tutto od in parte, e corrispondenti alle suddette strozzature intermedie. Viceversa dove si puo sperare qualche effetto di abbassamento del pelo dalla semplice comunicazione del moto, come nel luogo delle sezioni ristrette o strozzature intermedie senz'alcua salto del fiume, ivi sara inutile di ripetere alcun siste- ma di paraporti. Cosi in quanto alia rapida di Olgi- nate da voi menzionata, e per la quale nel i83o ho gia proposto eventualmente il terzo sistema di para- porti, mi riserverei di riproporlo tutt'al piu quando si vedesse col fatto e colFesperienza de'due primi si- stemi di paraporti a Lavello ed al Tovo die fosse utile di adottarlo per ottenere un maggior abbassamento del pelo d'acqua sul lago di Como, e che potesse riuscire ancora di qualclie effetto atteso il residuo piccolo salto o rialzo del pelo d'acqua clie si mantenesse tuttavia in tempo di piena alia strozzatura di Olginate. Ma del res to mi scuserete se non posso convenire egual- mente con voi sulla necessita di proseguire nell'ese- cuzione de' lavori di scavo in corso alFAdda per ab- bassaivi stabilmente il pelo della piena. Milano, il i." maggio 1839. Nota comunicata al Direttori della Blblioteca Italiana dal sig, Giuseppe Belli prof, di fisica nelV I. R. Liceo di Porta niiova in Milano. Nel leggere le dotte Memorie del cli. ingegnere Bruschetti e del sig. I. P. F. intorno al modo piu conveniente e facile per liberare Como e Lecco dalle inondazioni. ecc. ( Blblioteca Italiana, a^osto e di- cernbre i838 e gennajo 1839 ) mi si affacciarono E LfiCCO DALLE INONDAZIONI. 049 alcuni pensieri, i quali, per quanto esser possano di tenue merito, siccome di vino clie dell' idraulica non coltivo se non alcune parti teoriclie, ho nulladimeno giudicato di comunicarli al pubblico, potendo essi per avventura giovare a riscliiarar la questione, e stimando io clie in un argomento di si grande impor- tanza anche un piccolo nuovo lume puo riuscire di grande utilita. Per ottenere il menzionato scopo, propose gia Tin- gegnere Bru^^clietti di aprire due sistemi di paraporti, uno al Chiusone di Lavello poco sopra il lago di Bri- vio, e uno alia chiusa del Tovo poco al di sotto di questo medesimo lago ; i quali paraporti si tenessero chiusi nelle acque magre per la piu facile naviga- zione , e per non incomodare diversi altri usi di que- ste acque, e si aprissero in vece nelle pienc per dare iiscita in altri due canali a gran parte della corrente e impedirne il sovercliio innalzamento. Io non ardiro di pronunciare sulla sufficienza di quest' operazione, vedendola contrastata con molte ra- gioni dal sig. I. P. F. , e mancando io delle necessa- rie cognizioni delle localita. Ed ancor meno mi occu- pero de' calcoli delle spese, essendo essi affatto fuori della mia portata. Solamente , appoggiandomi alle dot- trine 2;enerali deiridrodinamica, procurero di mostrare che i paraporti clie si costruissero alia chiusa del Tovo, oltre al diretto vantaggio che si potrebbe spe- rarne per I'abbassamento del livello del lago di Como, potrebbero somministrare utili cognizioni suU' esito probabile delle altre operazioni, anche di diverso ge- nere , che si volessero fare di poi al fiume. Che cpiesti paraporti alia chiusa del Tovo siano atti^ a produrre qualche effetto, non mi pare dubbio, con- vincendomene tanto la bella esperienza eseguita sul laghetto di Porta Ticinese e descritta da esso sig. Bru- schetti nell'Appendice alia sua Memoria {BibL ItciL, di- cembre io38), quanto I'ispezione della carta annessa a cotale Memoria {ibid, agosto 1 838), carta la quale gio- vera che il lettore abbia presente per bene intendere 35o SUL MODO DI LIBER ARE COMO questo mio scritto. E infatti quando essi paraporti fos- sero costrutti, al loi'o aprirsi si accelererebbe d'assai il corso deiracqua ad essi immediataniente siiperiore;" e mancando ora la cliiusa di Brivio clie vi avrebbe fatto inipedimento, verrebbe indubitatamente abbas- sato in niodo sensibilissimo tutto il lago di Brivio, suppouiamo come i. E siccome la superticie di questo lago si trova assai piu elevata clie il fondo del tratto d'Adda immediatairiGnte superiore e clie si trova frap- posto fra esso lago e quello d'Olginate, cosi I'acqua di questo tratto di fiume di verrebbe ancli'essa senza dublno piu celere; perocche essendo si breve esso tratto, dee certamente sentire un'' influenza notabilis- sima dalle pressioni esercitate alle sue estremita. E in conseguenza di questo acceleramento si abbasse- rebbe alquanto anche il lago di Olginate, per es. co- me ~. Per le stesse ragioni diverrebbe in seguito piu celere il breve tratto di fiume clie dal lago di Moggio conduce a quello d'Olginate, e soffrircbbe un abbas- samento anclie il lago di Moggio, per es. di j. E da cio verrebbe accelerato anclie il tratto dell' Adda da Lecco a Pescarenico, ed aumentata la quantita delPac- qua uscente dal lago di Como, ed abl^assata dopo un sufficiente tempo anclie la superficie di questo, per es. come {. Dee parer poco credibile in sulle prime questa conclusione a clii osservi quanta sia la distanza da Lecco al Tovo presa secondo la linea del fiume, e consideri clie la superficie dell'acqua alia cliiusa del Tovo si trova, anclie nelle piene, piu depressa del fondo deir Adda all' uscita del lago di Lecco. Ma parra piu ammissibile la cosa quando, come abbiamo fatto, si rifletta clie essendo il fiume da Lecco al Tovo for- mato di piu laglietti separati da brevi strozzature, con assai piccole cadute dall' uno all' altro , dee il livello d'ognuuo di questi laglietti sentii'e influenza dalle variazioni nel livello del successivo. Confessero pero di buon grado che le dottrine intorno a questo argomento non sono ancora cliiarissime (V. Y Idraidlca E LECCO DALLE INONDAZrONI. 35l del Veiituroli, Milano 1818, § 848 e seg., e VTdru- dinamica del Bossut, t. 2.°, § 820, fig. 61); e clie possoiio Lenissimo degli idraulici valentissimi essere d' un paiere diverse dal sovraesposto. Di qui e che a toJiliere os:ni dubbiezza io non vedrei altro mezzo che di fare una sperienza apposita mediante un ca- nale artificiale dove fossero imitati in piccolo questi accidenti delTAdda. Per altro io non saprei indicare il quanto di tutti questi abbassamenti. Volendo nullanieno fare nn calcolo grossolano su quello die puo avvenire al fiume in vicinanza dell' attuale chiusa del To- vo, supponiamo die quivi ralzamento della super- ficie delFacqua dalle iiiagre alio piene sia, come ap- pare dalla carta annessa alia Menioria Brusclietti, di metri 2,7, e die le portate del liunie in questi due casi sieno nel rapporto di circa i a 20 {Bibl. Jtal., agosto 1 838, pag. 202, e gennajo 1889, p. 36). In questo supposto noi possiamo ammettere per una rozza approssimazione, die ad ogni raddoppiamento della massa delT acqua nel canale sinistro attualmente percorso dalfAdda dopo la detta chiusa, la superficie si venga per termine medio a innalzare di 6 dcf'ime- tri. E in tal caso , se col mezzo de'paraporti noi ve- nissimo ad aprire il passaggio entro al canale destro a meta di qneiracqua mentr' ella fosse abbondante, la meta residua continuante a passare pel canale si- nistro dovrebbe abbassarsi, entro un sufflciente nu- mero di giorni , di forse 6 decimetri, e sicuraraente non meno di 5; giacche la riunione consecutiva dei due canali si elTettuerebbe in un luogo notabilmente piu basso, e il reingresso delF acqua del canale de- stro non potrcbbe reagire gran fatto all' indictro. Questo abbassamento pero non si manifesterebbe , come dico , che dopo un sufficicnte nuniero di giorni: perocche in sulle prime, subito dopo aperti i para- porti, si aumenterebbe alquanto la copia delle ac- que del fiume, e meno sensibile riuscirebbe I'ab- bassamento al Tovo; ma in seguito essa quantita di 352 SUL MODO r»I LIBERAKE COMO acqua tornerebbe gradatamente a diminuire, e dopo im tempo sufficiente , supposto die nessun cangia- mento fosse intanto avvenuto ne' torrenti che alimen- tano il lago di Como, cotale copia d'acque si trove- rebbe di nuovo ridotta alio stato di prima , cioe uguale alia somma delle acque influenti nel detto lago, de- tratta la piccola perdita cagionata daU'evaporazione; e allora solo si avrebbe I'intero abbassamento del fiume al luogo della cliiusa del Tovo. E un tale ab- bassamento dovrebbe manifestarsi eziandio al di so- pra del luogo di cotale chiusa , propagandosi con siiccessiva degradazione in tutte le rimanenti e piu elevate parti del fiume sino al lago di Como. Sa- rebbe I'elTetto di questi paraporti maggiore di qiiello da me indicato, se nel canale destro potesse entrare pill della meta del fiume; ma sii cio spetta ai si- gnori ingegneri il decidere. Come pure un tale ef- fetto si renderebbe oiaggiore se esso canale destro venisse artificialmente allargato. Ed e anclie possibile die uno studio piu accurato trovi maggiore di 6 de- cimetri Falzamento della superficie del fiume per un raddoppiamento della massa d'acqua, nel detto luogo e in que' casi ne' quali viene ad esser utile I'uso dei paraporti (i). Fosse poi anche di soli i5 centimetri (i) Ecco un altro calcolo il quale da appuiito un ri- sultamento alquaiito maggiore. Si e trovato die la superQcie del lago di Como e pros- simamente di iBy milioni di metri quadrati ( Bruschetti , Siiir irrigazione del Milanese:, pag. 456). Ammettendo che in acque altissime la diminuzione dell' altezza d"" esso lago arrivi in un giorno a la centimetri (Bibl. Ital , agosto i838, pag. 181), e die potesse arrivare ai 17 centime- tri quando cessassero di entrarvi tutte le acque influenti salvo la parte die il lago perde per evaporazione , se ne trarrebbe che in tempo di tali acque altissime V acqua erogata in un giorno sarebbe non maggiore di 24 milioni di metri cubici, i quali danno circa 380 metri cubici per ogni minuto secondo. E ammettendo che in ^empo di magra X LECCO DALLF INONDAZIONI. 353 rabbassamento che potrebbe risultare da cotali pa- raporti al lago di Como in tempo di piena, in ag- giunta agli abbassamenti piodotti da tutte le altre opere gia eseguite, questo sarebbe gia un notabilis- simo vantaggio. Ma parra maggiore 1' utilita di questi paraporti quando si rifletta die con essi puo risparniiarsi una dispendiosa parte de' lavori propostisi per lo stesso oggetto, potendosi, per es., in luogo di escavazioni assai profonde ed assai estese, e quindi assai costose, levare soltanto dopo resecuzione di essi paraporti le parti del fondo piu prominenti, con molto minorc spesa e con niaggioi'e prontezza, si per la minore profondita de' lavori che per la minore esteneione su- perficiale. Ed e anclie da notare clie reffetto di que- sti paraporti riesce piu sicuro e durevole die non quello degli altri lavori clie si facessero in loro vece; i quali lavori , se consistessero in iscavamenti del fondo dell'Adda, sarebbero nella piu parte de'luoghi soggetti al pericolo d' cssere nuovamente rienipiuti dalle escrescenze de'fiuniicelli influcnti, pericolo die non si potrebbe tener lontano senza una dispendiosa nianutenzione. Sarebbe in vece assai tenue la spesa per conservare in buon essere i paraporti. Dira taluno die facendo de' lavori d'altra natura si viene a tenere continuamente piu bassa la superticie del lago di Como, e a preparare in questo una mag- giore capacita per ricevere le piene de' torrenti die v'inlluiscono. Laddove essendovi i paraporti, e apren- doli soltanto ne'pericoli di piena, le acqu€ versate dai torrenti troverebbero nel la^o una superlicie piu elevata; e 1' aprirli poco gioverebbe , non potendo si abbia un' erogazione non minore di 35 metri cubici al secondo {Bihl. Ital., gennajo 1839, pag. 36), ne ver- rebbe il rapporto di i a 8 fra la minima e la massima porta ta del liume; il che produrrebbe alia chlusa del Tovo un alzamento di circa 9 decimetri per ogai raddoppiamento della portata. 354 ^^^ MODO DI LIBEUA.UE COMO essi clie tenere ua po' sottile lo strato d" acqua ag- giunto. A cio si I'isponde clie col tenere aperti essi paraporti in tiitti que' mcsi in cui v' e pericolo di piena, I'ineonveniente suddetto sarebbe atfatto tolto. Aggiungcro un'altra utibta sperabile da questi pa- I'aporti, estranea bensi al soggetto delle inondazioni dell'Adda, ma ancli'essa non disprezzabile; ed e clie con essi potrebbero in certi casi rendersi piu profi- cae le acq;ie delFAdda per T agricoltura , tenendoli cliiusi a tempi opportuni per sostenere queste acque, e aprendoli quindi per lasciarle uscir piu copiose. Ma un altro vantaggio , che io reputo grandissimo si e clie costruendo sitfatti paraporti prima di venire ad altre spese, si potrebbero con essi fare molte spe- rienze, e cavarne molte cognizioni utilissime suH'ef- fetto pi-obabile di altri lavori clie si volesseio fare di poi nelle parti superiori del fmme. A tale oggetto, dopo fatti cotali paraporti, converrebbe stabilire di- versi idrometri provvisorj in pareccliie local ita fra Lecco e la chiusa del Tovo, e specialmente alle rive de'tre laglietti, come anclie alle rive del lago di Como, e uno altresi a due o tre miglia al di sotto del Tovo , cercando clie fossero comodi ad osservarsi , e clie non soffrissero difetto dalle onde e dalle mi- nute agitazioni dell' acqua, e tali percio da dare I'al- tezza deir acqua sino all'esattezza de'millimetri. Po- scia, allorquando si avesse una massa d'acqua continua e piuttosto abbondante, affinclie le spericnze non des- , sero incomodo alia navigazione, si potrebbero aprire e chiudere alternativamente i suddetti paraporti o tutti o in parte, lasciandoli aperti per 24 ore e cliiusi al- trettante, ovvero 12 ore, o anclie meno, cioe un po' piu di quanto abbisognasse per lasciar regolarizzare il corso deir acqua da Lecco al Tovo (al che nelle acque alte il tempo necessario sarebbe piu breve che nelle basse , attesa la maggiore velocita della cor- rente); e molte ore dopo ciascuna operazione , cioe un po' avanti 1' operazione successiva, si osservereb- bero le indicazioni degli idrometri suddetti , e si E LEGCO DALLE INONDAZIONI. ■ 355 determinerebbe cosi quanto si fosse abbassata Tacqua ne' diversi luogbi al di sojjia del Tovo in conseguenza di ciascun apiimento de' paraporti , e quanto fosse cresciuta la portata del liunie. 11 quale accrescimento della portata si potrebbe determinare in tlue modi, cioe: i.° misurando quanto si fosse abbassato in un'oia il lago di Como dopo regolarizzato il corso deH'acqua da Lecco al Tovo; il ([uale abbassamento si conosce- rebbe guardando gl" idrometri di Lecco e di Conio una niezz'ora prima deH'osservazione degli altri idrometri, c guardandoli di nuovo una mezz'ora dopo (egFui- tervalli si potrebbero tener maggiori se i risultamenti fossero troppo piccoli), e niediante la cognizione del- Testensione superliciale del lago calcolando la quan- tita d'acqua uscita in quell' inter vallo; benche giove- rebbe assai anclie la sola cognizione della tpiantita deir abbassamento ; 2.° determinando V innalzamento deU'acqua nelFidrometro collocato a due o tre miglia sotto al Tovo, e insieme Taumento della velocita della corrente in questo luogo. Questo accrescimento di por- tata mostrerebbe immediatamente FeEfetto giornaliero dei paraporti in quello stato d'acque. E dalle stesse sperienze opportunamente calcolate, ovvero da altre eseguite in qualclie altra maniera, si potrebbe altresi conoscere F elletto finale conseguibile col tenere 1 detti paraporti continuamente aperti. I quali due ei- fetti pero sarebbero niolto diversi ne' diversi tempi, crescendo al crescere delFaltezza del Hume. E oltre a tutto cio, se noi vedessimo , clie in date circostanze il tenere aperti cotali paraporti o tutti o in parte fa- cesse deprimere la superlicie delFacqua, per es., di 5 decimetri al Tovo, di 4 decimetri nel lago di Brivio, di 3 in quello d'Olginate, di 2 in quello di Moggio, e di i5 centimetri in quello di Como, noi ne potremmo concliiudere con sicurezza clie te- nendo chiusi i paraporti del Tovo, e facendo in vece una cjualsivoglia altra operazione fra Lecco e il Tovo, la quale in tempo d'acque ugualmeute alte » come nelle dette circostanze , bastasse anch' cssa ad 356 SUL MODO DI LTBERARE COM.O abbassare di 3 decinietri il lago d'Olginate, dovrebbe quest' operazione esser capace di far abbassare il lago di Como similmente di i5 centimetri. Perocche quando il lago d'OIginate veiiisse in quello stato delle acqiie a deprimersi di tre decimetri, dovrebbe sempre ri- sultarne lo stcsso etletto pe' tratti superiori dell' Adda e pel lago di Como qualunque fosse Topei'azione fat- tasi inferiorinente per ottcnere mi tale abbassamento, fosse ella o un aprimeuto de' paraporti al Tovo , o nil allargamento , o uno scavamento del fondo del- r alveo ill qualche liiogo sotto Olginate. E lo stesso dicasi di qualsivoglia altra operazione die si volesse fare in altre parti del detto tratto di fiume fra Lecco e il Tovo , della quale operazione colle dette spe- rienze fatte al Tovo si potrebbe indovinare aiiti- cipatamente con inolta approssiniazione reffetto sul lago di Como. Infatti Teffetto prossimo prodotto a pic- cola distanza dal luogo dell' operazione non sarebbe niolto difficile rargomentarlo ; e il raodo col quale questo etfetto verrebbe propagato sin*- al lago di Co- mo, lo si potrebbe concliiudere dalle dette sperienze co' paraporti del Tovo. E quantiuique le conclusioni lion si potessero tenere per esattissime se non nel caso die si lasciassero cliiusi i detti paraporti , con tutto cio non potrebbero esse mancare gran fatto an- clie tenendoli aperti. Perciocclie gli effetti de'paraporti e delle altre operazioni suddette non si renderebbero, a inio giudicio, superflui Fun I'altro, ma anzi in molti casi si ajuterebbero a vicenda in guisa da dare iin elfetto complessivo maggiore della somma degli ef- fetti parziali. Per esempio , se in uii dato stato d'acque il tenere aperti i paraporti fosse atto a produrre i5 centimetri d' abbassamento nel lago di Como, e un' al- tra operazione fra Lccco e il Tovo fosse atta, stando cliiusi i paraporti , a produrre un abbassamento di lo centimetri, T effetto complessivo delle due ope- razioni potrebb' essere non gia di ^5 centimetri, ma di 26 o pill. Poiclie se noi cominciassimo a fare la seconda operazione e ne ottenessimo i 10 centimetri E LECCO DALLE INONDAZIONt. 357 d' abbassaniento, e quindi aprissimo i paraporti, que- st!, attcsa la niinore altezza del lago di Gomo , po- trebbero in generale tramandare piu agevolmente sino a lui la loro azione, e prodiuvi iin abbassamento non gia di soli i5 ceiitimetri, ma di i6 o piii. A quel modo die essendovi attraverso ad un iiume due cliiuse a piccola distanza, poco effetto si avrebbe al togliere separatamente Tuna o Taltra, e molto al levarle en- trambe. In tal gnisa adunqne potrebbonsi paragonarc i diversi gradi d'efficacia delle differenti operc ancora eseguibili ne' varj luoghi; e dopo valutateno anclie le spese, si avrebbei'o tutti i dati necessarj per sa- pere a quali dare la preferenza. Ho fatto cenno di esperienze eseguibili anclie in altra maniera. Queste potrebbero , p. e. , consistere nel lasciar aperti i detti paraporti del Tovo per una ventina di giorni o per un mese, e notare tutte le vicende de' varj idrometri, e determinare le diverse portate del fiume corrispondenti allc diverse altezze del lago; quindi lasciar chiusi i detti paraporti per altrettanti giorni, e osservare siniilmente gl' idrometri, e determinare quali altre altezze del lago occorrono per avere le medesime portate. E se ne potrebbero cavare altre utili conseguenze die qui e inutile ri- ferire. Le singole osservazioni fatte in ciascun luogo an- drebbero soggette a diverse accidentali cause d'ine- sattezza, quaU sarebbero i venti e le piogge locali. Ma gli effetti di queste cause si eliderebbero coU'au- mentare il numero di tali osservazioni. Esse poi esi- gerebbero die vi si dedicassero con amore persone intelligenti; ma a Como, a Lecco, a Garlate, a 01- ginate, a Brivio ecc., paesi tutti vivamente interes- sati in siffatte operazioni, queste benemerite persone non potrebbero mancare. In vista di tutto cio mi sembra, per quel poco die io posso vedere in questa materia, die il pro- getto dei paraporti di cui si tratta , sia degnissimo Bibl Ital. T. XCIII. a3 358 9CL MODO DI LIBERARE COMO CCC. d'esser preso in considerazione , cominciandolo a sot- toporre ad alcune prove ia piccolo , del clie la spesa sarebbe un nulla a confronto dell' utilita , e poscia adottandolo nel caso che i risultamenti riescissero fa- vorevoli. Terminero con una riflessione riguardante I'esecu- zione delle opere. Diro cioe che mi sembra ottimo il suggerimento dato dal fu cli. ingegnere Ferranti {Blbl. It. agosto ]838, p. iq5) d'invitare con premj gVintel- ligenti di tutta I'Europa a proporre de' niezzi per eseguire con facilita i lavori progettati, potendo uno trovar modi facilissimi per cose ad altri difficilis- sime. Del che abbiamo un recente e vicino esempio nc' ripari fatti al fiume Po in diversi luoghi del Pie- monte da certo sig. Magistrini, il quale ottenne con pochissima spesa e con felicissinio esito cio che con altri metodi rLesciva imperfetto e assai dispendioso. 359 PARTE STRANIERA. De la bienfaisance puhlique. Delia beneficenza pub- blica, del barone De Qerando pari dl Francia, membra dell Instituto, membro del Consiglio gene" rale degll ospizj dl Parigi, ecc. — Farigi, 1839, /. Rcnouard e comp., vol. 4, in 8.°, di pag. LXXXlll, 619, 588, 612, 620. Articolo primo. Oe e vero die non si possono meditare i dolorosi fe- noineni della indigenza senza penetrare nei principj costi- tutivi della societa medesima e nelle gravi considerazioni, delle quali sono subbietto la distinzioiie delle classl , 1' or- ganizzazione della proprieta e queUa del lavoi'o , e facile il comprendere come lo studio dei mali deirumanita sof- ferente , dei mezzi di preveairli e di sollevarli abbia rela- zioae con tutti gli altri. Quindi la legislazione civile e cri- minale, T economia politica , la igiene e la terapeutica , la morale , la filosofia , la religione conconono a cobtituire r immensa serie di studj a cui dedicossi il barone De Ge- rando in questa sua graudiosa opera suUa pubblica benC' ficenza. Impiego egli la piii gran parte di sua vita nel racco- glierne i materiali ^ intraprese molti viaggi onde visitare gli stabilimenti caritatevoli di una parte della Francia e deir Europa i raccolse e medito un gran novero di opere su di questo argomento f, non risparmio fatica per con- durre a termine un lavoro, del quale sentiva vieppiu le molte difficolta mano mano die in esso progrediva. Noi nel dare il piu brevetneate possibile un" idea compiuta del modo con cui e concepita ed estesa quest' opera, die per pin riguardi e merltevole della considerazione dei fllan- tropi e dei niagistrati, crediamo soddisfare ad un impuiso naturale di un rispettoso sentimento di simpatia per tutto cio che si attiene ad opere di pubblica e privata benefi- cenza: vorremmo col fare coiioscere Topera di De^jGerando 36o PARTE STRANIERA. eccitare qualche uostro concittadino alia compilazione di ua lavoio su tale argomeiito die risguardi T Italia;, die di certo i materiali e le notizie non mancaiio;, importa il raccoglieile ed ordiuarle. In una dottissima iiitroduzioiie Tautore passa in rasse- gua tutte le opere generali , le collezioai principali die ab- bracdano V intiero sistema degli studj relativi alia pub- blica beneiicenza, dai primi tempi del Ciistianesimo sino ai nostri giorni presso tutte le nazioni. Era utile cosa di- fatto lo abbracciare dapprima in uno stesso prospetto pro- duzioni , die nate ad epodie diverse , in difFerenti con- trade, si dirigono essenzialinente alio scopo medesimo e si collegano in istretti rapporti. Dal nuinero ed andie dalla varieta di queste opere sulla pubblica beneiicenza risulto una divergenza di opinioni , una contrarieta di sistemi die gettano confusione in al- cuni spiriti e die fanno ad alcuni altri provare lo scorag- giamento dello scetticismo ; ma in mezzo a queste diverse opinioni si e sempre visto essere riservato alia morale il privileglo di fondare , conservare e perfezionare tutte le umane istituzionif, die ad essa jDure appartiene e di preve- iiire le cause della indigenza e di raddolcirne i dolori; che ad essa soprattutto e dato di stabilire tra il ricco ed il povero relazioni egualmente utili per tuttl e due. La pub- blica morale diviene cosi V aninia della beneficenza sociale, come la virtu e V inspirazione della carita privata. L' au- gusta alleanza della morale e della beneficenza e il pen- siero die uelT opera di De Gerando rischiara, riassume, do- mina tutto intiero il soggetto^ e la guida del suo lavoro : egli non si colloco sotto il vessillo di alcun sistema : nello studio del passato e del presente soltanto lia cercate le regole per lo avvenire. L'iatiera opera e divisa in quattro parti: iiella prima, ( della quale soltanto ci occuperemo in qiiesto primo ar- ticolo ) e discorso della indigenza considerata siccome fe- nomeuo sociale , morale ed economico :, se ne esaminano la natura, gll dementi, i gradi, le forme diverse, le causey se ne determinano gli obbllglii ed i diritti die ne derivano. Libro T. Cap. I. Della indigenza. — L^ indigenza nei suoi dolori costituisce Toggetto comune della beneficenza pub- blica e della carita privata, le quali sono essenzialinente tra loro distinte. La beneficenza pubblica non e altra cosa che PARTE STRANIERA. 36 1 la beneficenza collettiva, esercitata nella sua forma piu ge- nerale, in nome tlella iiitieia societa: la carlta privata non prende consiglio clie dalle sue sante iiisplrazionl , dalle sue generose simpatie. La beneficenza pubblica tracciando re- gole , fondando instituzloni ha bisogno di essere guidata dai lunii della scienza, e questa, onde dare alia pubblica beneficenza la sua base fondamentale, non fa die togliere le osservazioni della carita privata per generalizzarle e per classificarle. L^ autore onde dare la giusta nozione della Indigenza, fa notare come i tei'inini di po^erta e ([''indigenza, adoperati siccome sinonimi nel linguaggio usuale, siano ben lontani dallo esprimere la medesima idea. La poverta e il grado intermedio tra il disagio e la miseria ; conduce e confina colla indigenza , ma non e ancora la indigenza. La indi- genza e una poverta estrema , e la privazione del neces- sario, e Tassoluta mancanza di tutto. Una tale distinzione, avverte F autore , non e di pura teoria ; poiche la confu- sione troppo di leggieri introdotta tra le nozioni della po- verta e della indigenza ha cagionato moiti errori nelT am- ministrazione dei pubblici soccorsi. Alia poverta abbisogna senza dubbio una protezione ; alia sola indigenza un asilo o la sussistenza. E d' uopo distinguere dalla vera la falsa indigenza. Vi sono tre specie di falsi indigenti : nei primi F indigenza e un"" industria ; nei secondi e T apatia della indolenza ; nei terzi e il traviamento del disordine. L" infortunio reale e profondo il piii di sovente si toglie agli altrui sguardi , cerca il ritiro ed il silenzio, e questa indigenza che si na- sconde e si tace e sempre la piii iunocente e la meno me- ritata. Separare la menzogna dalla realta non e soltanto un atto di giustizia , e anche un beneficio , e su di que- sta separazione riposa T intiero sistenia della pubblica be- neficenza. Cap. II. Della valutazione dell' indigenza. — Yi ha una indigenza assoluta ed una indigenza relativa. In. generale si conviene che la indigenza consiste nella privazione delle cose indispensabili per la vita. Ora le prime necessita va- riano considerevolmente a seconda dei luoghi , dei climi , delle abitudini , delle costumanze, ecc. Non vi sono indi- genti fra i selvaggi : solo colla clvilizzazione incomincia la indigenza propriamente detta , perrhe e essa che crea i 36a. PARTE STRANIEHA. bisogni : col progress! della civilizzazione cresce e si estencle pure la indigenza , perche con essi si moltiplicano e diven- gono piu imperiosi gli stessi bisogni. L' autore dlmostra questo ampiamente , e ne conchiude clie la nozlone della indigenza e essenzialmente relativa ; non puo essere valu- tata costantemente ed universalmente, ma ha categoric che importa di determinare :, essendo su di esse che aggirasi r arte intiera della beneficenza , giacche la classificazione degli indigent! determina il modo di soccorso. Cap. III. Delia classificazione degli indigend. — Dopo avere rigettata la classificazione degli indigent! di Gereniia Bentham , V autore valuta i diversi gradi della miseria di- stinguendo i bisogni che costituiscono T indigenza, e classi- fica gr indigent!, distinguendo le circostanze che fanno na- scere quel bisogni e rendono raltrui assisienza necessaria per provvedervi. La valutazione poi del bisogni della in- digenza si modifica secondo il prezzo venale delle cose , a ciascuna epoca ed in ciascuna localita, ed in tutti 1 tempi ed in tutti i luoglii per la differenza che esiste tra la vita individuale e la vita comune. — Tre sono le circostanze principali alle quali e appoggiata la classificazione degli In- digenti di De Gerando : due grandi classi sono costituite dair indigente invalido e dall indigente valido : da queste classi separasi V indigenza derivata da cause estranee e quella che dipende dagli errori dell^ individuo : finalmente distinguesi se V indigenza e temporaria o durevole. Relativamente agli indigent! invalidi , quest! possono es- sere privi delle loro forze o per Teta, o per le infermita: la prima di queste categoric comprende i fanciull! ed i vecchi. II limitc che secondo De Gerando termina la cate- goria dei prim! e di i8 anni per i maschi, e di i5 per le femmine : per lui T indigenza della prima eta non sta tanto nella debolezza attuale delle braccia quanto nel bisogno di una educazione. — II carattere fisico della Indigenza nel vecchio ,e la debolezza corporale ^ ma la vecchiezza non diviene una causa d^ indigenza compluta se non in quanto si confonde coif indebolimento degli organ!, con una vera infermita. Questa categoria degli indigentl invalid! suddl- videsi in due grandi classi: luna comprende quell! nei quali e solo sospesa la capacita per il lavoi'o , come gli ammalati, i feriti , i convalescent!; laltra quell! nei quali e pill o meno perduta dairalterazione radicale degli organ! i piu essenziali, come gli storpj , i pai'aliticl, i ciechi, ecc. PARTE 6TRA.NIERA. 363 Gli indigeati validi sono di due sorta : agli unl manca na impiego ; agli altri V impiego non da che un prodotto insuffic'iente. I primi rimangono forzatamente inattivi ; i second! si rifiniscono col lavoro , ma non ottengotio che un saiario troppo debole per sovvenire ai loro bisogni. Queste due situazioni non devono essere confuse , esigendo differenti soccorsi. La mancanza di lavoro pub provenire da circostanze piii o meno generali , piii o meno indivi- duali : cosi p. e. vl sono talune profession! che non pos-* sono essere esercitate che in certe stagioni delfanno, ecc. In altri casi la privazione d^ impiego dipende da qualche ostacolo incontrato dal lavoratore i^ circostanze che gU sono afFatto personal!. L^ autore fa osservare che sotto que- st! varj rapport! , e sotto moiti altr! , la situazione della donna e d! sua natura molto piu sfavorevole di quella del- r uomo , quando sta dappresso alia poverta. Chiama po! V autore con Bentham lavoratori imperfetti quelli infermicci o di debole costituzione , i poco destri , gli ignorant!, le persone limitate , ed ! deboli di spirito. Molt! tra gf indigent!, secondo lui , appartengono a que- sta classe sgraziata. E distingue ancora gli indigent! che tali sono per loro propria colpa. Le cause che espongono 1 operajo alP indigenza sono la passione del giuoco , 1 ozio, r imprevidenza , la leggerezza , ma plit di tutte V abuso dei godimcnt! dei sens!. E solita a farsi la dlstinzione delP indlgenta in tempo- raria e pennnntnte: Dc Gerando vuole che s!a piii esatto e piu utile il distinguerla in quella che e suscettibile di guarigione ed in qnella die e incurabile. Nella categoria degl indigent! incurabil! collocar devonsi quell! soltanto il cui stato e veramente disperato : diversamente coi nostri benefizj si perpetuerebbero le sventure che erano desti- nati a distruggere. — L' indigenza suscettibile di guari- gione cede secondo la diversita dei casi ai divers! rimedj. Le malattie , le ferite , il disagio per lo incarimento dei "viveri , lo stato di una donna incinta , ecc. sono circo- stanze accidental! che tendono a cessai-e da loro medesime. I debit! contratti , le perdite provate per incendio , per inondazione , ecc. possono essere rlparat! ; ma se non lo fossero addiverrebbero durevoli. Finalmente i vizj ed ! d!s- ordin! abituali tendono a perpetuare la miseria , perpe- tuandosi ess! medestmi :, pure otterranno im rimedio coUa 364 PARTE STRANIERA. riforma del costunii. Ecco tre specie cF Indigeiiza curabile- che non domandano lo stesso trattamento. Esistono segni precursori , i quali annuriziaiio T avvici- nai'si della miseria: clie se fossero notati Insegnerebbero a prevenire imminenti infortunj. Tali segni di pronostico possono , secondo V autore , scoprirsi o in certe ricordanze del passato , o in certe circostanze del presente , o nella previsione di un avvenire probabile , o nella combinazione di queste diverse considerazioni. EfFetti precipui della indigenza sono specialmente le ma- lattie , la cai guariglone e resa ancora piu difficile dallVc- cesso delle fatiche , dalla cattiva qualita degli alimenti , dalla insalubrita delle abitazioni, dalla mancanza delle ve- st!, ecc; r abbreviazione della vita, come lo piovano iu ispecial modo le preziose rlcerche di Villot , Villernie e Francis d'lvernois: e T educazioue Iniperfetta nel figlio del povero , per cul V ignoranza perpetuasi nelle famiglie. Cap. IV. Statistica dell' indigenza. — Nulla senza dubblo di pill interessante die 11 possedere una esatta statistica della indigenza. Pure la speranza dl otteneria tale che ve- ramente ne mei'ltl 11 nome, e nello stato presente delle cose una llluslone. Difatto i.° pochi sono gli Statl nel quail siansi compllatl censimentl degr Indigentl, ed In cul 11 loro numero sla porta to su reglstri officially a." 11 valore delle clfre fornito dalla numerazione degli Indigentl In alcunl paesl e dl grande Incertezza ;, 3.° le tavole stabllite suirin- dlgenza apparente confondono T Indigenza iinta con quella reale , e le proporzlonl delf una coir altra sono grande- niente variabili. Perche queste clfre avessero un valore po- sltlvo sareljbe d'' uopo che anche la nozione delP indigenza fosse determlnata e convenuta , cio che non e. Di plu la numerazione , fosse anche esatta e regolare , nulla spiega , se non e accompagnata da una classlficazlone metodica. Per ultimo non basta conoscere 11 numero del verl Indi- gentl , se non si puo formarsl un'' Idea almeno approsslma- tlva del grado di miseria che regna fra essl. Onde apprez- zare la sltuazlone economica dl un paese Importa dl sa- pere quale sla la niassa della miseria ;, 11 numero del ral- sei-abill non ne e che un elemento. II paese plu rlcco e talvolta quelle In cui 1 censimentl danno una clfra piu elevata d^ IndigentL PARTE STRA.NIERA. 365 - Per determinare T intensita della niiseria basta , secondo De Gerando , uotare tie gradi prlncipali : i.° e utile di- stinguere la popolazione indigente delle citta e qnella delle campagne : fra le citta distingnere le grandi , e le mani- fatturiere o commerclali : e nelle cam]3agne le regioni, in cui gli abitaiiti occupansi soltanto neiragrlcoltura, e quelle in cui vi sono unite alcune fabbriche impoi-tanti , ecc. ; 2..° importa scegliere e fare conoscere accuratamente le epo- che alle quali spettano i censimenti, cio che servira a fis- sare un maximum ed uu minimum , vale a dire i due ter- mini estrenii tra i quali pub ondeggiare la pubblica mi- seria^ 3.° e utile tener conto delle calamita straordinarie che talvolta desolano una data regione. L' autore dopo essersi qui messo in guardia contro il pe- ricolo di attribuire ai dati della statistica in questa ma- teria un^ autorita che non compovtano , passa a riportare non pochi esempi di document! relativi aila statistica della indigenza generale e comparata uei \a.vj paesi d^ Europa , non esclusa F Italia , a i-iguardo della quale serves! special- raente del calcoli di Adrian© Balbl. A no! bastera rife- rire , come dalF insieme de! document! luessi sotto gli oc- chi dair autore riraanga stabilito che il numero degli indi- gent! e quasi nuUo nelle contrade , nelle quali il lavoro e le persone non sono ancora intieramente liberate da un resto di schiavitu : che il numero degli indigent! subisce estreme variaziou! secondo ! tempi , i paesi , i varj luo- ghi nello stesso paese : che !1 numero degli indigent! va- lid! che sofFrono bisogno per mancanza di lavoro e di niolto superiore a quello delle persone , le cui necessita proven- gono dalf eta o dalle infermita : che le famiglie cariche di figl! in tenera eta occupano su! quadri degli indigent! un posto pill considerevole de! pover! adult! senza figli. Libra IL In questo si tratta delle cause dell' indigenza : nello studio delle quali sono fatte oggetto di meditazione la ricchezza sociale , V industria , la popolazione , i costu- mi , le pulDbliche instituzioni , ed in seguito e dimostrato come gli error! della stessa beneficenza possano accrescere e perpetuare la miseria cercando di sollevarla. Capo L Delhi ricchezza sociale. — Dopo essersi occupato del modo di ripartizione della massa della ricchezza T au- tore discorre delT ineguaglianza delle condizioni , e dimo- stra con sodi ragionament! come essa possa favorire il ben 366 PARTE STRANIERA. essere delle classl inferlorl medesinie , come sia la conse-* gueoza inevitabile del lavoro libero , sorgente di ogni pro- speiita, e come ne sia ancora i^ necessario strumeiito; qnindi egli dice " la iiieguaglianza nelle condizloni sociali e nella natura stessa della societii , come lo stato sociale e una legge della natura umana , e la condizione esseiiziale dei progiessi della societa, ed il progresso e la gran legge della societa umana. » Ma quando V ineguaglianza della ripartizione cessa dl essere 11 risultato del lavoro , di moi- tiplicare i snoi istrumenti , di alimeniare le sorgenti della ricchezza ^ quando le cause di questa ineguaglianza para- lizzano T azione vivificante dell' industria, allora piu non collegasl alle condizloni del progresso , ai mezzi di produ- zione , e per questo non e piu lo strumento della ric- chezza comune. La ineguaglianza di condizione dlviene poi un istrumento della prosperita generale del ben essere in- dividuale sotto la triplice garanzia delle leggi, del lumi e dei costumi. Fra le combinazioni cbe possono risultare dalla inegua- glianza di condizione, ve ne e una che esercita soprat- tutto una sensibile influenza suUa situazione della classe povera : e quella delle classi intermedie : la potenza della condizione media componesi e del numero di quelli che abbraccia e del grado di agiatezza che loro e ripartito : tale potenza e dovuta ai progressl del lavoro. Sviluppasi nelle citta , in cui sono maggiori i lumi , V industria e lo spirito di associazione , estese le cognizioni, utilmente di- retti i capitali , ecc. La potenza ottenuta dalle classi me- dic attesta quindi una fecondita marcata nelle sorgenti della prosperita generale. Le stesse cause che fanno prosperare la classe media tendono direttaraente a laddolcire la sorte della classe meno favorlta. Per ultimo e detto della classe del proletary , la quale non puo contare che sul lavoro glornaliero e che confina immediatamente colla classe indigente. Qui per proletarj intendonsi solamente coloro che non possiedono ne in beni fondiari ne in beni mobiliari un capitale produttivo , un risparmlo fatto col lavoro , una riscrva per V avvenire. Nella campagna e nelf ordine della proprieta fondiaria , il proletario e separato dal proprietario per una distanza molto marcata : nelle citta e nelf ordine della proprieta mobiliare queste due condizloni non sono tra loro sepai-ate clie da gradazioni quasi inseusibili. PARTE STBANIERA. 3 67 Nello stato presente delP umana societk vi e duncpae da una parte una classe di persone, die senza trovai-si nel- Tindigenza, immediataniente vi si accosta, e clie e esposta a cadervi, quando si accrescono i suoi hisogni o diminui- scono le sue risorse per qnalche accidente, come le malat- tie, le intemperie della stagione, le guerre, le agitazioni politiche, ecc. — Ora quali speranze sono permesse di con- cepire sulla estinzione delPindigenza nella societa umana? Una sola cosa sembra certa, ed e che se sempre sara pos- sibile diminuire la miseria, mai non sara possibile distrug- gerla; che il perfezionamento sociale puo sempre fare pro- gress!, ma la perfezione assoluta e afFatto fuori del potere della societa. Sempre vi saranno poveri in questo sense « che vi e inevitabiimente e vi sara sempre una carriera aperta alia beneficenza pubblica o alia carita privata, come al co- raggio individuale. Cap. II. E considerata Vindustria nei suoi rapporti coll'in- digenza. L''indastiia, che non e se non il movimento ge- nerale del lavoro, conglungendosi alia potenza creatrice della natura, puo avere tre oggetti principali: i.° puo esten- dere la quantita dei prodotti , o niigliorarne la qualita ; a.° moltiplicare gli istrumenti, dar loro una nuova ener- gia, renderne piii facile Tuso, luetterli meglio in rapporto colla loro destinazione; 3.° dare ai prodotti un valore piii considerevole, metterli meglio alia portata del consumatore. Questi tre ordini di progressi suppongono diverse condi- zioni e sono determinati da diversi ordini di cause, quali Tabboridanza del'e materie prime, lo agglomeramento dei capitali, il numero, la capacita dei lavoratori disponibili. Sono questi i principali punti di vista nei quali conviene successivamente collocarsi per valutare V influenza eserci- tata dal movimento dell industria sul destino della classe meno favorita e piii numerosa. Considera in seguito 1 autore, il povero nella doppia qualita di consumatore e di lavoratore. Come consumatore esse non partecipa die in una proporzione assai debole al- Taccrescimento di abbondanza prodotto dallo sviluppo delle manifatture. Non solo in questo immenso mercato la piu parte dei prodotti offerti non sono per lui, ma il piccolo numero di quelli che sono alia sua portata e che cor- rispondono al suo consumo personale , in generale sono meno sottoposti airinfluenza dei progressi dell" industria. Gli 368 PARTE STBANIERA. oggettl difatto destlnati al consumo della classe non aglata sono generalmeute quelli alia produzione dei quali 1 arte concorre per una parte meno importante. Le derrate die servoiio alia sua sussistenza e che rappresentano i princi- pali eleinenti della sua spesa, sono consumate quasi nello state medeslmo in cui sono abbandonate dal suolo e dagli animali. Cos! dicasi delle vesti e dei mobili, la cui mano d'' opera e molto limitata. — ■ Pure rimane ancora una va- sta carriera ai beneficj delP industria per migliorare la con- dizione del povero: i progress! delFagricoltura moltiplicano le derrate, ne perfezionano le qualita, procacciano cure ineglio intese alP educazione dei bestiami e degli alberi, muniscono il bracclo del lavoratore d''istrunienti raeglio fabbricati, ecc. ; quindi Tindustria agricola fornendo alia consuniazione provvisioni molto piii abbondanti migliora la situazione del consumatore. I progress! degli altri rami del- riudustria contribuiscono pure dalla lor parte, sebbene in un luodo meno immediato, a mantenere Tabbondanza sui mercati, in cui il povero si appro vigiona delle sue derrate. Lo sviluppo deirindustria manifatturiera in particolare apre al paese che ne e il teatro Taccesso dei mercati stranieri e gli procura i mezzi di estrarne le sussistenze, che il suo proprio suolo non basterebbe a produrre. — Queste spe- ranze pero di miglioramento nella situazione del consuma- tore hanno dei limiti;, le commozioni politiche, le guerre, le intemperie delle stagioni, ecc. tendono ad elevare il prezzo delle derrate, ed il povero ha il tristo privilegio di risen- tirne pel primo gli effetti. Relativamente al povero considerato come lavoratore, oc- cupasi innanzi tutto Tautore nel ricercare P influenza che sul merito del lavoro del semplice operajo esercitera lo svilitppo delfindustria. — Due element! entrano nel merito del la- voro delFuomo, la forza e r'abllita. L\ma appartiene al dominio delle potenze meccaniche, Taltra alia sfera del- r intelligenza. II vero merito delT umano lavoro risiede nello esercizio che vi trova quest"" ultima: si misura non dal grado della fatica, ma dalia perfezione delParte. Que- sta potenza intellettuale del lavoro, lungi dalFessere egual- mente ripartlta tra gli uomini, dipende in parte dalle dis- posizloni individuali , siano assolute, siano relative, in parte dairistruzione acquistata. PAllTE STRANIERA. 869 I progress! tleir industrla aumentando la sowima totale della potenza pioduttrlce esercitata nella societa dalla classe intiera dei lavoratori, ed accrescendo nello stesso rapporto la somnia totale del valore reale del loro lavoro, non fauno godere di questo benefizio in una eguale proporzlone tutte le classi della societa , ed hanno per risultato d^ indebolire il valore relative del lavoro eseguito dalla classe meno for- tunata. L''inegnaglianza che ne risulta nella situazione dei lavoratori dipende dalla doppia ripartlzione clie si opera sia degFistrumenti che prestano alf uomo una forza materiale addizionale, sia delFistruzione die lo rende piii abile. La rimnnerazione del lavoro operasi sotto due forme di- verse, che producono pure una difi'erenza notabile nella condizione dei lavoratori. Qualche volta il lavoro del pro- duttore e direttamente rimunerato dal consumatore;, il sa- lario e allora il risultato di una convenzione immediata tra Tuno e Taltro. Qualche altra volta il lavoro dell' ope- ra jo e rimunerato da un intraprenditoie^ allora si stabili- sce una doppia convenzione, da una parte tra il consu- matore e lo intraprenditore, dair altra tra cpiesto interme- diario ed il semplice operajo. L''autore entra poscia in molte considerazioni del piu alto interesse relativamente ai rapporti tra il consumatore ed il produttore, a quelli tra T intraprenditore e Toperajo, non che a quelli del salario col prezzo degli oggetti di consume, e riguardo alia liberta del lavoro ed alia con- correnza: egli mostra i molti inconvenienti die derivano dal lavoro libero e dalla libera concorrenza: non domanda pero che il lavoro sia assoggettato a restrizioni, ma bensi che apprenda a fare buon uso della sua liberta. Cap. III. Delle cause che modificano la condizione dell' 0- perajo. — Dapprima discorre Tautore delFuso degli agenti materiali, cioe degli agenti chimici, meccanici, ecc. e quindi delle macchine^ ed agitando la questione della utilita o de- gli inconvenienti di queste ultime, fa vedere contro i loro apologisti, come il consumatore ne debba indubbiamente provare un sensibile benessere, ma ne debba in pari tempo sofFrire il lavoratore. Gli apologisti delle macchine « sono costretti, riportiamo le parole dell' autore, a confessare che la societa arricchendosi con queste grandi creazioui delfarte, avanzandosi in una maniera generate nella carriera dei pro- gress], vede per altro alciuii de"" suoi membri soccombere 370 partk stbaniera. sotto il peso di sofFerenEe individuali , e che essa medeslma attra versa qualche volta con prove penose, sebbene pas- seggiere. " Le vittime saraniio di preferenza immolate nella classe degli operai che forniscoao la loro parte di lavoro pill in forza nulscolare che in azione delf intelligenza. Le grandi intraprese hanno sotto alcuni rapporti effetti analoghi a quelli deli*'uso degli agenti materiali^ hanno quindi in generale la stessa utilita per la comune ricchez- za, e possono avere in certi casi gli stessi inconvenientl per gli operai, esponendoli ad una riduzione di lavoro e di salario. Hanno pero effetti che loro sono proprii. La crea- zione di grandi intraprese e un ostacolo portato alia fab- bricazione in piccolo dei medesiuii generi, fa chiudere le officine nelle quali Toperajo lavorava per suo proprio conto, mette ostacolo air impiego dei plccoli capitali. La cadnta di una o di piu intraprese fondate su di una grande scala porta per controcolpo un attacco al capitale, che simili in- traprese avevano impiegato in ispese di primo stabilimento. La tendenza delle grandi intraprese e di accrescere in una volta il numero dei proletarj e di ridurli ad un uso di pura esecuzione; a misura che elevansi sa di una piii grande scala indeboliscono la classe media. Altri punti di vista considerati dalFautore sono che la creazione delle grandi intraprese e utile nei luoghi, nei quali esiste un gran numero di proletarj , offrendo a que- sti un asilo: che una grande intrapresa convenientemente diretta puo convertire una popolazione di proletarj in una popolazione di piccoli proprietarj. X)e Gerando non am- mette quindi ciecamente i lamenti esagerati che dinotavano la nascita delle grandi intraprese come la causa fatale che genera il pauperismo: riconosce che simili intraprese sono inerenti al grande beneficio del progresso delf industria , e sono in generale utili alia classe laboriosa sotto il doppio rapporto del consnmo e del lavoro. L autore procede in seguito ad un altro ordine d^inve- stigazioni intorno V influenza del commercio sulla sorte del- roperajo; intorno le vicissitudini deirindustria e le conse- guenze che producono per la condizione delP operajo me- desimo; intorno T industria agricola ed il destino del colti- vatore, gli effetti del lasso suUa condizione delT operajo , la influenza igienica delP industria, il lavoro dei fanciulli ttelle manifatture e T influenza del lavoro considerato come PARTE 9TRANIERA. Sjl mezzo d' Istruzioae. Ci bastera riferire alcune conchiusioni tratte dall'autore medesimo, da tutto quanto ha formato il soggetto di questo lungo capitolo. Per il lavoro Tuomo lotta contro Tindigenza, per Tindu- stria iiel lavoro lotta vantaggiosamente. Vi e sempre troppa popolazione in una contrada non vivilicata daW industria, e non vi e mai in un paese troppa industria. Le creazioni deirindustria sono circondate bene spesso da mille difficolta ed ostacoll: le circostanze locali vi possono essere piu o meno favorevoli secondo clie abbondano o mancano le ma- terie prime che si agglomerano e che circolano i capitalii secondo che il grado d^ istruzione prepara piii abili operai ; secondo che le arti camminano d''accordo; secondo la si- tuazione geografica di una contrada, la sua estensione, la natura dei suoi confini. Gli operai il cui destine e piu esposto a probabilita sfa- vorevoli sono: quelli che lavorano intieramente per conto altrui ; quelli il cui lavoro non impiega che la forza mu- scolare; quelli che lavorano a giornata; quelli che fabbri- cano oggetti di lusso; quelli che fabbricano oggetti desti- nati ad esportarsi. La proprieta foadiaria e sottomessa colla sua niassa to- tale e la sua divisibilita a limiti certi: la proprieta mobi- liaria non ne conosce. L industria che moltlplica e riparti- sce la seconda puo dunque sola al di la di un certo ter- mine rendere accessibile a tutti la proprieta e la rlcchezza. I prodnttori ed i consumatori lungi dal riguardarsi come nemici devono finahnente riconoscere che hanno in fondo Id stesso interesse. II povero sia come consuraatore, sia come produttore e doppiamel^te interessato alia prosperita di quelli che pro- ducono e di quelli che fanno lavorare. La ineguaglianza delle condizioni nel mondo industriale esprirae la divisione del lavoi'O e le ripartizioni delle funzloni produttrici: e la condizione dello sviluppo della fabbricazione, delfattivita per quelli che impiega. Verita sono queste che importerebbe di rendere popolari, di farle a tutti comprendere e suUe quali noa potrebbe mai abbastanza insistere Tamico delPumanita, delf altrui benessere: ma proseguiamo a tener dietro alfautore. Nel capo IV discorre della popolazione nel suoi rapporti loUe cause dclV indigenza. I rapporti della popolazione coUa 372 I'ARTE STR4NIERA. prospeviia degli Stall occuparono In tutti i secali le medi- tazioni dei saggi dediti alio studio delle scienze politiche. Ma iiei tempi recenti le questioni a cio relative s^ingran- dirono: Malthus ha per qualche tempo eccitato un grande spavento coirimmagine dei pericoli ai qnali e esposta Tuma- nita per lo eccesso della popolazione. De Gerando, fatto nn breve ceiino di questa teoria, passa direttamente al sue scopo, all esame metodico cioe dei diversi problemi clie spettano alia influenza della popolazione come causa d^in- digenza;, e premesse alcune generall nozioni suW ordinarla valutazione degli element! della popolazione ed additati alcuni errori, ai quali puo dar luogo, entra poscia in altri particolari risguardanti la distinzione da stabilirsi tra i va- lori reali ed i valori relativi degli elementi della popola- zione medesima, e quindi cerca di valutare Tinfluenza ge- nerale di un accrescimento nella popolazione suirestensione deirindigenza. II primo risultato immediato di un tale ac- crescimento e di aumentare il numero dei consumatori. Ma e un grave errore il supporre die il consurao si ac- cresca necessariamente nella proporzione medesima: 1 esten- sione del consume dipende specialmente dalle facolta di quelli die consumano. Ogni accrescimento di popolazione col far nascere maggiori bisogni sollecita percio stesso piix vivamente la produzione. Se la popolazione si accresce in una societa opulenta e nella parte aglata di questa societa, determinera una domanda tanto piii conslderevole di pro- dotti e per conseguenza estendendo limplego del lavoro ne rialzera la rlcorapensa. Sotto questo punto di vista lo accrescimento della popolazione aprendo vie piu estese ai prodotti sara dunque favorevole alia condlzione della classe laboriosa. Che se la popolazione si accresce in una societa poco rlcca e nella parte piu malaglata, fara nascere mag- giori bisogni dove esistono minori risorse;, ma una popo- lazione numerosa puo accumularsl su dl un terrltorio ste- rile, e nondimeno trovarsi abbondantemente provvlsta di sussistenza, jDurche esista al dl fuori un mercato sul quale abbondino le derrate, purche le sla aperto Paccesso a questo mercato ed infine possa anche portarvi in camblo i pro- dotti del suo proprio lavoro e trovarvi acquirenti. E dun- qiie posslblle che la popolazione si accresca in una maniera indefinita, senza che aumenti la mlserla ed anche con un accrescimento marcatissimo di rlcchezza comune e di ri- sorse individuali. PARTE STRANIER\. 3'/3 Contiiiuaudo a dire degll elementi di una popolazione Tautore fa successivameiite vedere, come la mortdlita piii o meno grande clie regna in una i-egione od in un epoca non possa essere vin segno eguale e costante dello stato di bene o di malessere che domina nei suoi abitanti; come riguardo al numero delle nascite debbansi coUocare soltanto fra le cause attive della estensione della poverta la molti- pllcazione delle nascite illegittime e quella delle famiglie malagiate od indigenti, qualunque siansi d^altronde i pro- gressi della popolazione suUo insieme del territorio^ come riguardo al numero clei matrimonj, la moltiplicazione di questi non contribuisca direttamente e per se sola alia estensione della poverta, ne contribuisca per la influenza die esercita sulla moltiplicazione delle nascite e die quindi non dev essere accusato il matrimonio in se stesso di pro- pagare ed accrescere Tindigenza. Nel capo V si tratta dei costumi nei loro rapporti col- l' indigenza. Nei costumi popolari, dice 1 autore, e d uopo cercare una delle principali sorgenti delFagiatezza die si diffonde sulle classi laboriose, o della mlseria die le aiBig- ge: e questa una verita comprovata dalPesperienza, e noi non vi spendeiemo sopra parole , e piuttosto seguiremo r autore nel considerare il lavoro sotto il rapporto morale. Onde formarsi una compiuta idea del lavoro dell uonio, non devesi soltanto ravvisare in esso la sua materiale esecu- zione, ma ben anco un altro elemento essenziale, del quale non sembrano tenere alcun conto gli economisti, e die non pertanto e il suo principio di vita, e un elemento che ap- partiene alia volonta umana, die determina Tattenzione dello spirito, rappllcazione delle forze, la energia dell a- zione, elemento eminentemente morale, die non concorre soltanto a produrre una maggiore quantita di lavoro, ma contribuisce soprattutto alia perfezione dell opera. Cosi pure non formasi che una incompiuta nozione dei beneficj del lavoro , se non si cousidera che il guadagno che ne trae Tuomo laborioso. II lavoro economizza le sj^ese, renden- done le occasioni piii rare, meno seducenti le tentazioni; abitua a risparmiare col far valutare il prezzo delle cose^ esercita alia frugalita, airordine^ apprende a contare su di se stesso. E il lavoro unVducazione tutta intiera, una sa- lutare distrazione : mantiene la salute, raddoppia 1 attva- tiva dei piaceri. Un illustre filantropo, osserva De Cerando, Blbl. Ital T. XCIII. 34 374 PAUTE SXRANIEUA. ha reso un giusto omaggio al lavoro agricola, chiamaa- dolo emlneiitemente moralizzatore. E necessario che quelli, i quali uella loro apatia a nulla si reudono utili, imparino che i vantaggi delPagiatezza appartengono a quelli le cui fatiche sono produttive: da qui quello spirito di equita che si fa sempre uotare negli uomini laboriosi; da qui la loro afFezione per Tordine pubblico, cioe per la protezioue data ai diritti dl tutti. Clie L vizj slano sorgente di miseria e cosa si nota, che non ci intratteremo coirautore a dimostrarlo;, come non lo seguiremo nel provare come la miseria che fa troppo di sovente dei colpevoli non ne produca pero tanto quanto si sarebbe a prima vista portato a supporlo. — L''autore parla pure deW influenza delle citta e del matrimonio sui costumi popolari. Riguardo a quest' ultimo, dietro la testi- monianza dei fatti, conferma quella grande verita, che il matrimonio servendo agl"" interessi dei costumi, serve pure al benessere della classe laboriosa e concorre a prevenire quella parte di miseria, che trova la sua vergognosa ori- gine nel vizio. V imprevidenza, altra causa di miseria, proviene o dal- Tignoranza, o dalFapatia, o dal pregiudizio , o dairabitu- dine o dairavvilimento del carattere: si potrebbe definire la impi'evidenza, a mente delFautore, come una specie d'indigenza intellettuale e morale, che precorre la miseria fisica: ha gli effetti delFidiotismo, se non ne presenta i caratteri. E facile il fame un rimprovero al povero che lie diviene la vittima, ma sotto questo rapporto e piii da compiangere che da giudicare colpevole. A tutte le cause delf indigenza fino a questo giorno enu- merate, De Gerando vuole che altra se ne aggiunga non ancora stata dinotata e riposta nei costumi della classe agiata. I vizj dei ricclii sono difatto piu contagiosi : le nozioni delle proprieta e de' suoi diritti alteransi iiello spirito del volgo , quando vede la ricchezza servire di alimento alle colpevoli passioni : con esse alterasi pure la nozione del merito del lavoro , il rispetto per la giustizia , i fonda- menti dell' ordine sociale ecc. II contagio sara ancora piii esteso e piii possente , qualora provenga da persone che occupano un rango elevate nel seao deirumana societa. Neir economia generale della societa e nelle viste della divina Provvldenza la fortuna ed il potere non sono un PARTB STRANIERA. S'jtS favore, ma una missioned missione che ha per iicopo di inigliorare V esistenza di tutti. Capo VI. Delle instituzioni sociaU considerate nella loro influenza sulla poverta. — Le instituzioni poUtiche per le prime esaminate dairautore non esercitano influenza al- cuna sulla sorte degli iadigenti , non essendo in loro po- tere ne di creare il lavoro, quando vi si rifiutano le cir- costanze economiclie di nn paese , ne di dare la facolta del lavoro a qiielli che V eta e le infermita rendono iuca- paci , ne di comandare la carita privata , ne di rimpiaz;- zarla. Un huon govemo pero e egualmente utile alia pro- duzione ed alia ripartizione della ricchezza ; protegge tutte le esistenze facendo rispettare tutti i diritti. I poveri par- tecipano come tutti i cittadini ai vantaggi che ne risul- tano per la gestione della cosa comune , sofFrono come tutti i cittadini degli errori e degli abusi che s'introducono nella direzione degli afFari sociaii. Le instituzioni municipali sono fondate sul bisogno della mutua assistenza : si hanno esempi di esse in Isvizzera ed in Alemagna. II principio della mutua garanzia , sul quale riposa la costituzlone municipale, sembra nel suo piu pei*- fetto sviluppo procurare la piu intiera sicnrezza ai mem- bri di queste corporazioni. Realizza in qualche guisa quel sistema di assicurazioni reciproche , il cui voto e p'*ogetto furono piu volte dai filantropi concepiti. In queste institu- zioni e format© e retto per T utilita di tutti un patrirao- nio comune , sono messi a comune godimento i frutti di certe proprieta , sono organizzati pubblici stabllimenti per sovvenire a diversi bisogni : T esercizio di certe professioni e riservato esclusivamente al cittadino : air ombra de^ suoi diritti pub questi riposare tranquillo per cosi lungo tempo quanto le rendite delle fondazloni e le municipali sovven- zioni forniranno una somma sufficiente per soddisfare pie- namente gP impegni contratti dalla comune verso i suoi membri. Ma in pari tempo , devesi confessarlo , iina tale sicurezza rallenta eziandio T attivita del cittadino privile- giato , lo rende meno previdente , meno economo , lo di- spone a trarre un partito meno vantaggioso dalle sue pro- prie risorse ed a cadere in una situazione che gli rendera necessaria T assistenza. Piii il soccorso e certo , piii deve accrescersi il numero di quelli che vi pretendono : tale congettura e conferraata dairesempio di molte citta d' Ale- magna. 3/^ PARTE STlUNlErxA. La niutua assistenza derivata natural meiite tra i membri della comune dalle relazioni di vicinauza stabili legami an- cora piu stretti tra i raembri di certe comunith sponta- ueamente formati dalla simpatia del sentimenti e delle opi- iiioni. Tale e stato il carattere delle associazioni, iielle quali venue in tutta la sua estensione applicato lo splrito della fraternita evangelica. Al primo rango di questo genere di instituzioni collocasi senza dubbio la celebre Societa degli arnici, instituzione riprodotta nelle coniunita formate dai fratelli INIoravi sotto il titolo di Urdtd fraterne ed evange- liche ( uiiitas fratrum). Queste comunita stabiliscono come una regola fondanientale T obbligo per ciascuno dei loro membri, per ciascuna famiglia di provvedere ai loro proprj bisogni, di darsi a lavori utili, e di dedicarsi alia buona educazione degli orfanl. Instituzioni di simil genere, delle quali a lungo discorre Tautore, sebbene abbiano il carattere di una orgaaizzazione municipale , sono in fondo vere so- cieta morali, e devono alio spirito interno da cui sono animate la potenza che esercitano e gli effetti clie otten- gono. Tali comunita non hanno indigenti, e la ragione ne e semplice: quelli cbe cadono nella miseria per una sven- tura involontaria sono soccorsif, quelli clie vi cadono per cattiva condotta sono espulsi. Gli statuti delle Corporazioni di arti e mestieri hanno so- vente la medesima origine ed il medesimo scopo delle in- stituzioni municipali; come queste propongonsi la comune protezione e sono annate di privilegi esclusivi. De Gerando dopo avere dato un rapido sguardo alle corporazioni e col- legL del tempi scorsi, venendo a dire di quelli dei nostri di, fa vedere come la pubbllca economia prendendo origine in mezzo alio sviiuppo delF Industria commerciale e manl- fatturiei'a, abbia stabilito come uno dei suoi assiomi fon- damentali, clie la prosperita delf industria riposa sulla li- berta della concorrenza. Da qualclie tempo per altro ve- donsi uomini illurainati elevare dubbi sui vautaggi assoluti di una concorrenza illlmitata e domandare '< se non siavi qualclie utilita in una combinazione clie assicurl a ciascuno la sua esistenza col suo stato, che proporzioni la produ- zione e la vendita ai bisogni reali, che present! garanzia alia buona fede dei consumatori , che prevenga la folle te- meritii delle intraprese, raccuraulazione e la soprabbondanza dei prodotti , la riduzione indefinita dei salarj , ecc, a PARTE STR.4NIERA. 877 domandax'e se non slavl qualclie cosa di salutare In una com- binazione clie maiitenga collo spii-ito di reciproca benevo- lenza una mutua vigilanza ed una disciplina interna nella classe numerosa di colore die vivono del lavoro delle lore mani. " Da un altro lato gli stessi lavoratori nel loro pro- prio Interesse immaginarono di confederarsi per concertarsi tra loro, onde assicurarsi condizioni niigliorl nelle loro ti-an- sazioni con quelli che li imjiiegano, per ottenere tarifFe di salario vantaggioso, per costringere al bisogno, con una re- pentina e generale cessazione del lavoro, e gF intrapren- ditori a soddisfarli ed i loro proprj compagni a seguire il loro esempio: si sono persuasi che soltanto associazioni for- mate in qnesto spirito potevano assicurare ad essi una giusta ricompensa dei lori sudori. Questi due sistemi, quantunqiie differenti nelle loro basi, lianno cio di comune che ccrcano di garantire ai lavora- tori una condlzione pin A'antaggiosa e piii certa, sostituendo al decorso llbero e naturale delle cose combinazloni artifl- ciali suir uso e snl salario del lavoro. Onde valutare sotto questo punto di vista il merito di simili combinazioni, T autore fa vedere die in quanto alle condizioni ristrettive della concorrenza, die fondano la cor- porazlone snl privilegio eschisivo del monopolio, il loro effetto immediato e senza dubbio di procurare a quelli die godono del privilegio una maggiore sicurezza e di fornir loro il mezzo di ottenere prezzi piii vantaggiosi. Ma in pari tempo ne risultera : i." che questa stessa sicurezza rallentera la loro attivita e previdenza ^ 2." che V eleva- zione di prezzo diniinuira la domanda; 3° che i perfezio- namenti industriali saranno meno vivamente incoraggiati. Dopo avere risposto ad alcune obbiezloni che si fanno alia libera concorrenza, egli conchiude: « si comniette so- vente V errore di riferire ai principj alcuni torti che non appartengono che alle passioni degli iiomini. ... La libera concorrenza, aprendo da tntte le parti alT ambizione pro- spettive illimitate, favorira senza dubbio la temerita delle speculazioni; Tardore delle ciipide passioni diverra una occaslone di dlssensioni e di disordinl, in vece di essere una sorgente di attivita e di salutare eniulazione. " II slstema della libera concorrenza vuole uno stato della societa che lo comporti , un grado d istruzione generale , abltudini favorevoli nei costumi die rendano capaci di 378 PARTE 8TRANIERA. adottarlo e che ne prevengano i pericoli. Vedremo neiresame della seconda parte deir opera di De Gerando 1 tentativi che furono fatti, e quell i che rimangono a farsi nello scopo di trasportare ia parte i vantaggi del reghiie delle corpo- razioni nel regime della libera concorrenza. Nei successivi articoli V autore discorre della influenza delle leggi civili, penali, di polizia, fiscali, delle leggi sui cereali, di quelle sulle dogane e del reclutamento militare sull'indigenza: noi vi passeremo sopra , e per attenerci in certi limiti e per affrettarci a seguire T autore nelia dimo- strazione del come gU errori della beneficenza moUiplichino gV indigenti , soggetto del Capo VII, nel quale ricercasi in che precisamente consistano questi errori , onde prevenirne il ritorno ed esaminai'e se non siavi mescolata qualche esa- gerazione nella moltitudine dei rimproveri , dei quali si sono sotto questo rapporto sopraccaricati i pubblici stabi- limenti. Gli errori della beneficenza moltiplicano i falsi indigenti, favorendone le menzognere soUecitazioni, ed i veri indi- genti, favorendo la cattiva condotta. Ora la beneficenza che si esercita ad occhi chiusi sara tanto piu spesso ingannata, quanto avra una conoscenza meno certa e nieno esatta delle necessita che crede di assistere: nessuno piu funesto errore che T accogllere tutte le domande dei mendicanti ed accordare a tutti protezione: in questo caso si stabilisce un accord o tra il mendicante che nulla lascia conoscere e la bonta cieca che nulla sa verificare. L^errore di una tale beneficenza proviene o da un dlfetto di lumi e di espe- rienza, o da un pregludizio, o da una impossibilita ma- teriale d'' istrulrsi , o finalmente dalla negligenza o da una troppo grande facilita nella bonta medesinia. I doni pri- vati sono in ispecial modo esposti a questo genere di errori. In generate provocasi la falsa indigenza ciascuna volta che si permette ad un individno di mettersi egli stesso spontaneamente o di mettere quelli che gli appartengono a carico altrni, ciascuna volta che lo si lascia costituire solo giudice dei dii'itti che puo avere ad essere soccorso : di questo modo si respingono gF infelici che nelT infortunio conservano un''anima fiera , o die la delicatezza dei loro sentinienti rende piu degni d^ interesse. Gli errori della beneficenza moltiplicano i veri indigenti, formando dello stato d^ indigenza una situazione degaa di PARTE STRANIFRA. 879 invidia, favorendo T imprevidenza nelle persone indipen- denti, incoraggiando la causa piu funesta e piu feconda della miseria, il vizio. L'autore da a tutti questi punti il necessario sviluppo , mostrando gP iiiconvenienti che da tali errori della beneficenza derivaiio. Noi ci llmiteremo a fare con lui osseivare come vi siano elemosine die cor- rompono perche avviliscono, e queste sono quelle elemo- sine che rassomigliano piu a capricciosi favoi'i che a mo- vimenti di bonta, che eccitano lo spirito di adulazione ed il sotterfugio, che spesso fanno nascere la invidia piii che la riconoscenza. I soccorsi inoltre accrescono e perpetuano la miseria , quando degradano coloro che li ricevono. Un altro errore della beneficenza vogliamo qui dinotare fra i moltl indicati dalfautore, che e stato troppo di sovente la conseguenza della falsa interpretazione data ad una mas- sima vera, eminentemente morale; massima che comanda il rispetto per la sventura e che dice: felici i poveri! Ma se e giusta e salutare, quando e intesa a fare onorare nella indigenza un infortunio non meritato , V applicazione di questa massima diviene falsa e funesta quando beatifica la miseria medesima, qualsisiano T origine e le circostanze, quando rende air ozio V omaggio dovuto alia virtuosa pa- zienza, quando circonda la mendicita di una specie di ve- nerazione. In un successivo articolo, col quale e chiuso il libro II Tautore mediante sodi ragionamenti dimostra come le grida d^allarme venule non e molto dalle isole Britanniche e per TEuropa diffuse sulla estensione del pauperisrao, non siano che un panlco terrore , e che non si hanno a temere le conseguenze dei pubblici soccorsi come cause produttrici della miseria, ne Taccrescimento della massa dei soccorsi quando questa sia bene implegata. L autore non intende pero con questo di ammettere che non vi siano timori legittimi a concepire, pericoli a prevenii'e: un gran numero di pe- ricoli nasce dal progresso della civilizzazione, dalla dimi- nuzione della pubblica morale, dalla corruzione dei po- veri, dalfegoismo dei ricchi, come lo ha precedentemente provato. " Se gli errori della beneficenza, cosi conchiude, possono aumentare i pericoli , V azione d^ una beneficenza illuminata e il mezzo piu possente da opporre. I pub- blici soccorsi luugi dal favorire il pauperismo ne sono il preservativo , quando siano bene concepiti e dlretti. " 38o PARTE STRANIEUA. Sareljbe liene che questa parte deiropei-a di De Gerando fosse letta da alcuni che in questi nostri di con raro esem- pio di ingiusta ed ardita polemlca si fecero oppositori delle piii belle nostre instituzioui di pubblica carita ! Libro III. Vi sono determinati i diritti dell' indigenza e gli obhlighi imposti alia beneficenza. E innanzi tutto, i di- ritti deir indigenza {capo I.) non costituiscono soltanto una semplice questione di dottrina e di morale, decidono le regole della beneficenza pubblica. Che Tindigenza abbia dei diritti e dei diritti sacri e una verita che nessuno vorra mettere in dubbio. Chi potrebbe difatto contrastare questi diritti senza mostrare di non conoscere quelli delP uma- nita inedesima? Vi sono titoli piu rispettabili della sven- tura, della debolezza, della sofFerenza? L indigenza non ha solo diritti per la sua stessa priva- zione del necessario, ma le ne derivano dallo stato della societa, dai progressi della civilizzazione; in modo che i diritti del povero ad essere assistlto sono precisamente in ragione dei vantaggi del quali gode il ricco , dei mezzi che questi ha per soccorrerlo;, A'erita, che De Gerando niette in luce con vaiidi ai-gomenti, per i quali conchiude, \ che per cio stesso che la civilizzazione ha dato un pro- digloso sviluppo alia varieta delle situazloni nel seno deirumana societa, ha imposto la necessita di dare una nuova forza alia mutua simpatia tra gli uomini. Manche- rebbe quindi il suo scopo, se la santa alleanza della frater- nita universale non fosse stretta a niisura che una maggiore distanza separa il ricco dal povero. Se la esistenza di un diritto in favore del povero non puo essere messa in dubbio, non e cosi nel determinarne il carattere e gli effetti. U autore prima di tutto riconosce che un tale diritto e naturale, ancorche nasca dallo stato di societa e da condizioni sulle quali e fondata V alleanza sociale, perche lo stato di societa e per V uomo legge di natura. Un tale diritto e poi essenzialmeute morale, e per cio stesso ha qualche cosa d' indeterminate: nulla ha di nnalogo coi diritti della proprieta, coi diritti che nascono da obblighi positivi. Ora se il diritto delT indigenza ha qualche cosa in se d''indefinlto, passando alTapplicazione i altri nelle regioni dei Sarmati o Sauromati? " Prima- mente ( egli dice ) fermarono la loro sede nelle pianure fi- nitime della Cappadocla sul Teruiodonte , e quivi sorse appunto la sede loro prlmitiva, la citta capitale dello Stato loro. La regiua IMarpesia colle sue conquiste si stese fin nelle gole del Caucaso , vina delle cui sommita fu poi detta INIarpesia; e cola rifugiaronsi in raaggior numero allorche le pianure di Temiscira cominciarono ad essere stanza poco sicura. Nel paese poi de^ Sauromati e nella Tracia e natu- rale che si trovassero quelle Amazzoni , die uccisi i pro- prii custodi furon gittate dal mare suUe terre dei Crerani, e quelle altre scampate dalla sconfitta sostenuta neirAttica. /< Ed ecco pertanto siccome dalle tante e si lontane opi- nioni intorno la vera sede di queste eroine, la storia loro, anzi che dubbio , ritrae documenti alia stessa propria ve- rita ; giacche dalle medesime autorita le quali nella Tra- cia, nel Caucaso, nella Sarmazia pongono la loro regione, viene mirabilmente testilicata la realta delle vicissitudLni di cui ragiona la storia loro. n Rispetto alia cronologia il sig. Predari con buonl argo- menti si conduce a questa conclusione : Le Amazzoni lianno avuto principio verso il i55o avanti 1^ E. V. Marpesia e le sue conquiste furono un secolo dopo quel principio , cioe verso Tanno 1450. Le altre date sono : Ercole al Ter- modonte nel i25o. Teseo ; le Amazzoni nell'Attica i235. Pentesilea a Troja laio. Talestri con Alessandro 33o av. TE. V. La forma del loro governo era un regno con due re- gine , Tuna delle quali attendeva alle cose della guerra; r altra air amministrazione dello Stato. Li quaiito alia re- ligione noi ci contentercmo di trascrivere queste parole del sig. Predari: " Ne sia chi voglia dalfanalogia die tanto ravvicina le divinita delle Amazzoni a quelle dei Greci , indurre altro argomento, die pure il culto siccome la sto- ria loro sia una creazione delle greche immaginative;^ gi^c- die s^ ella e verita die dall' Lidia derivo la Grecia i iiiiti saoi, dalla sorgente medesima ponno ugualmente aver de- rivati i loro Iddii la Scizia , e quindi Je Amazzoni. " 392 APPENDICE ITALIANA. Dalla religione passando alle costuraanze , il sig. Predari discorre priiiclpalmente della mutllazione della destra mam- tnella. " Uerudito sig. Labus (egli dice) asseri siftatta opl- nione avere oggidi nessmi seguace; eppuie, per tacer d'altri, noi potremmo citare il Crauzer ed il Guigniaud, die in fatto di antica erudizione e di critico acume sono pure di grande autorita, amendue i quali noii solo la ammettono oggidi, ma da essa traggono documento ad alcuiie lore dotte in- duzioni . . . Non iguoriamo ( soggiunge ) siccome Viiikel- mann avverta di non aver glammai veduto negli anticlii monumenti rappresentate le Amazzoni prive di una mani- mella; eppui'e il Maffei una ne produsse nella sua Rac- colta , e numerose il Petit. >> Del resto egii osserva die gli artisti non sono d^ irrefragabile autorita rispetto a costumi ad essi tanto anteriori ; oltre di die pub essere avvenuto die abhiano sagrificata la verita alle leggi del bello. « Come presupporre diimerica una costumanza intorno a cui per- fino il grande Ippocrate , e con lui i fisici migliori dellan- tichita s^ adoprarono a trovarne una spiegazione naturale? JNe e da dire die gli scrittori di que^ tempi attingessero r un air altro ciecamente e grossamente i fatti , ai tutto stranieri a queir acume di logica , a quelle spirito di di- sputa , di cui vorrebbesi fare un vanto esclusivo dei secoli a noi piu vicini ; giacche sappiamo die anzi molto attiva era la critica in que' tempi, e die Acusilao combatte le tra- dizioni di Esiodo, Ellenico contraddisse ad Acusilao , Eforo censuro Ellenico, Timeo confute Eforo, e die tutti gli scrit- tori posteriori attaccarono Timeo. " Come dunque (prosegue Tautore ) un''asserzioue cosi singolare non avrebbe dovuto trovare clii la confutasse? Ne deve rimoverci dalF adottarla quel tanto di straiio o di barbarico cli' essa ha in se ; quando la storia e piena di costumanze molto piii strane e piu crvideli, e nondimeno verissime. — Del resto non e no- stra intenzione di compendiare tutto lo scritto del signer Predari. Ci parve die fino a questo limite un sunte di quanto egli dice potesse piacere a molti de' nostri letteri, clie forse non avevano mai pensato a raccogliere ed or- dinare quanto si trova negli anticlii scrittori intorno alle Amazzoni : il rimanente e da lasciarsi a que' soli che amas- sero di coiioscere piii profendamente la questione ; e co- storo vorranno certamente leggere il libre. A noi pare che r operetta^ oltre alf essere molto erudita , sia condotta con APPENDICE ITALIANA. 3a3 hiion gindizio, e attest! una mente abitnata alle bnone re- gole del raziocinio ; e ne pigliamo occasione a sperare ot- timi frutti dairautore, quandVgli A'orra applicare il suo ingegno ad argomenti nieno ravvolti nelle teiiebre dellVn- tichita. A. La Caritd, Carme del cav. Felice Romani scritto e pubhlicato a benrficio della R. scnola normale pei sordo-mud. — Torino, 1839, tijyografia Favale. Ele- gante edizione in 8° VI e ill questo cai'me nn nobile splendore di stile die senza ruggine alcuna di antlchita somiglia nondimeno costan- temente ai nostri ottimi aiitichi. la tutto il componimento poi ci par di vedeie uno studio molto felice dello scrittore a fondere insieme V antlco e il moderno , come esigeva il suo tema: perche la Carita e nata coll uomo, ma si ma- nifesta variamente col variai'e dei tempi e delle umane con- dizioni. L''attento lettore poti-a scorgere qua e la in qnesto Carme F impronta o come suol dirsi V influenza di alcune scuole recenti , ma vi trovera sempre dominante la vena propria dello scrittore; quasi corrente clie in se riceva piix rivi e se ne arricchisca, ma non per questo devii dal pro- prio suo corso ne perda il primitivo suo nome. Noi per levare un sagglo di questi Ijei versi , e per rendere mani- festo il nostro pensiero a chi legge trascriveremo in parte cio che il poeta viene dicendo dell Assarotti. Ok! se varcastL Fur una volta la marittim' alpe, E scendesti alle rive onde la f route Alza turrita la natal mia terra Quasi Cibele dell'onda tirrena, Certo udisti suonar santo sul labhro Delle liguri madri e benedetto Jl nome di Assarotti, aniina pura Piit dell'aere materno, e piii soave Dell' olezzo dei fiori onde vestiti Son di Genova i clivi e le convalli. A lui fin da' piit, verdi anni, fidato Nell" umilta del chiostro era il governo Delle giovani menti ; e a hit vegliante In quell' assidua cur'' un divin. raggio 394 APPENDICE IT\LIANA. Rivelava il segreto onde i primieri Dettami di ragion trovino il varco Negli inerti infflletd e cliiusi al suono DeU'iimana parola. I tempi , dice T autore , volgevano tristi e sclagui'ati ; sicche a reggerlo nelf ardua prova a cul gli uomini non gU davaiio ajuto , bisogno vin intense amore dair alto. Nella modesta Solitaria sua cella il generoso Accogliea gl'infelici, e preparava I ciechi spirti alia raggiante luce ''' Che innondargU dovea, come sul nudo Ciglion dell'alpe I'aquila romitn A fissarsi nel sole avvezza i figli. Bella e rimmagine deiregregio poeta che paragona que poveri alunni introdotti nel gran regno delle idee , a colui che dalla vetta di un monte discenda per la prima volta a vedere le abitazioni della planura e le creazioni delle arti. Essi compresi '*' Vi gioja e di stupor, teneramente ''' Piangendo, protendevano al maestro, "' Come a secondo creator, le palme, Ed a lui SI prostravano adorando. * II buon vecchio commosso ringraziava la divina Bonta che lui avea scelto a strumento di si gran beneficio, e ri- volto al cielo: Oh! dicea, se alcuna Grazia trovaro al tuo cospetto i lunghi Sudati giorni e le vegliate notti Del cadente tuo servo; e se di questi Jligenerati giovani gradito A te sale il segreto inrio di lode Che a te sciolgon coll'anima commossa, Proteggi la mia scuola, onde non pzVa Creatura che ignori i tuoi portenti, ' E tutte madri con maggior fidanza Portino il peso del pregnante seno. ' ' ' Protesgi la mia scuola: e sorga almeno Dopo tante tempeste uomo possente Che della mia fralezza empia il difetto. Si che per tutta Italia essa distenda Salde radici, e sia pianta robusta Al cui tronro ricovri ogni infelire. APPENDICE ITALIANA. 3^3 Ne il suo prego, coudiiude il poeta, fu vano : die ve- raraente la scuola a cui lode e beneficio questo bel Carme e composto vince, non clie coiitentare, ogiil piii graiide spe- ranza. A. Lettere di Giuseppe Bossi ad Antonio Canova. — Pa- dova , i83r) , coi tipi della Minerva^ in 8.°, dl pag- 60. Llr. I uustr. — In 3'Iilano si vcnde da Luigi Dumolard e figlio, corso Francesco. Queste lettere contengono forse poclie notlzie dl speclale importanza intorno alle opere del due celebri artisti , ma soiio un bel testiuionio delf afFettuosa e riverente amicizia del Bossi verso il Caiiova , e del suo amore ardentissimo all artei il quale amore consumo a lui innanzi tempo la vita, e tolse all Italia di posseder maturato pieuamente un. in- gegno che jirometteva cosi nobili frutti. Apparisce altresi da queste lettere quanto il Canova riamasse il Bossi; che di nulla mai lo rlchlese seiiza esserne soddisfatto. Pare die non possa mai essere seuza qualche malinconia la lettura di quegli scrittl che ci rivelano Tanimo degli uomini illustri, i loro studi e le loro speranze; ma quando cotesti uomini vissero in tempi tanto vicini che noi possiarao vagionevol- mente dolerci di non possederli tuttora , ben e uaturale che questi libri producano una vera tristezza. II Bossi poi fu di que** pochi che alio studio ed alT arte accoppiarono 1 indagine filosofica de"' suoi principj, e la capacita di si- gnificarli efficacemente. Gia quanto abbiamo di lui alle stampe attesta com"' egli sapesse ragionare delle arti senza avvolgersi in quelia nebbla di metafisiche sottlgliezze a cui non crediamo che alcun artista abbia mai potuto ricono- scersi debitore di verun ajuto o progresso ; ma coloro che lo sentiron piii volte o dissertar dalla cattedra o ragionare famlgllarmente , o leggere fra gli amici qualche brano di quel lavori che veniva preparando , assicurano che la po- tenza del suo ingegno e la vastlta delta sua dottrina non si conoscono abbastanza da chi conosce soltanto le cose stampate. Le lettere clie aniiunziamo furono pubblicate in occa- sione di nozze dal ch. abate Fortunato Federici, bibiiote- cario delP I. Rj Universita di Padova. 396 APPENDICE ITALIANA. Sullo enimma di Aelia Laelia Crispis, eke leggesi in marmo a Casaralta, suburbia di Bologna, osser- vazioni del dott. Pietro Luigi Cocciii. — Bologna, 1 833, dpi delta Volpe al Sassi, in 8.°, di pagine 47 e 43. L** Iscrizlone che forma il soggetto di queste osservazloni ^ la seguente: D. M. AtLiA Laelia Crispis Nee vir, nee mulier, nee androsyna, Nee puella, nee juvenis, nee anus. Nee casta, nee meretrix, nee pudiea, Sed omnia Sublata, Neque fame, neque ferro, neque veneno, Sed omnibus Nee coelo, nee aquis, nee terris Sed ubique jacet Lucius Agatho Pbiscius Nee maritus, nee amator, nee necessarius ' Neque moerens, neque gaudens, neque flens, ''' Hanc ' Nee molem, nee pyramidem, nee sepulcmm Sed omnia Scit et nescit cui posuerit. Aenigma ■■'■■ Quod peperit gloriae ■'•'•'' • Antiquitas "•' • Ne periret inglorium. ' ' Ex antiquato marmore ''■ Hie in novo reparavit ">■ Achilles Volta Senator. .. Questa Iscrlzione fu gla pubblicata plu volte da dlversl scrittori e varie furono le oplnioni sulP autenticita e sulla interpi-etazione della medesima. II sig. Cocchi e d^ avviso che, sebbene non si possa dire antica o romana, come al- cuni hanno preteso , debba ritenersi nata nel i5oo cir- ca, e ricoplata e fatta scolpire in marmo , in carattere moderno da Achille Yolta pi'lma del iSja. E pero assai APPENDICE ITALIANA. 897 straiia cosa , come confessa anche il sig. Cocchl ; c^e di queir aatlca iscrizione , che pur doveva esistere scolpita in carattere antlco su di una parete interna in Casaralta, non si sia trovato segnale veruno dove prima esistesse : mentre che neiresterno della toiTe o campanile della chiesa di Casaralta, sotto la detta nuova iscrizione si legge scol- pita in marmo V indicazione che Achille Volta senatore face quella ricostruire e scolpire in marmo in carattere moderno. II Trombelli nel capo XI del suo libro L'arte di conoscere I'eta dei codicil parlando di questa iscrizione cosi si esprime : " sembra inipossibile che una lapide an- » tica di marmo , ch^ era talmente conservata che tutta » se VL e potuta copiare V iscrizione lungliissima , fosse in II tal guisa consunta e logora, che per tal cagione sia II stata gettata via come inutile " Quindi il prefato Trom- belli e d"" avviso che la detta iscrizione appartenga alia classe di quelle memorie, che alcuni begli ingegni del se- colo XV e XVI hanno finto o per vantar nobilta delle loro famiglie e delle loro patrie, o per ritrarne alcun van- taggio temporale, o almeno per prendersi giuoco della cre- dulita della buona gente, o per altri simiglianti biasimevoli fini. L' opinione del Trombelli concorda pienamente con quella pubblicata dallo Spon nel tomo i.", pag. 70 del suo Voyage d' Italic, etc. fait aux annees 1675 et iGj€: Ecco le sue parole; Je. les aurais voulu accorder en leur proiwant que cette inscription n'etait pas antique, quoiqu'ils supposent tous son antiquite, et j' aurais tache de leur persuader qu'on. ne doit pas s' alambiquer le cerveau a des pensees ridicules de quelque modeme qui a voulu faire le bel esprit. Aiissi ce que Von montre n'est qu'une copie et je ne puis apprendre ce qu'etait devenu Voriginal. Je pretends meme que celui qui I'a fait n'entendait pas seulement V economic des noms la- tins; car Aelia et Laelia sont deux families differentes et Agatho Priscus sont deux surnoms sans avoir aucune famille jointe. E nel tomo 3.°, pag. 58 ritornando sullo stesso ar- gomento scrive : Si quelqu'esprit reVeur et melancolique veut s'amuser a son explication, il s'x peut divertir . . . I'jE joint ensemble est une maniere moderne , et si ce marbre etait Voriginal, il n'en faudrait pas davantage pour convaincre V inscription de faussete. Per verita nel primo aspetto questa iscrizione , per gl" ignoti nomi proprj che contiene e per le sue antitesi successive, crederebbesi piuttosto un capriccip 398 APPENDICE ITALIANA.. di colul cKe la scrlsse, per illudere clilunque si prendesse talento di spiegarne i misteri die non rinserra , di quello che si riporti ad uno storico successo. Con tutto cio il signor Cocchi la considera come euigmaticamente istorica e parzialniente relativa alio stabiliinento in Bologna dei Frati della Milizla ossiano Fratl Godenti ed alle lore ra- dunanze e consigli segreti che tenevano a Casaralta Inogo di lore I'esidenza. Presentata quindi succintamente la sto- ria dei suddetti frati dalla loro origine nel XIII secolo fino verso la fine del XVI , passa alia spiegazione dell' e- nigmatica iscrizione, sia che ritengasi nata in Casaralta, sia che vi fosse trasportata da qualche altro luogo dei Go- denti. " Suppose il priore Mengoli , dice il sig. Cocchi , nella sua lettera sulf interpretazione di questa lapide, che le pai'ole Aella Laelia Crispis derivino dal greco idioma. Cio non parnii. E bensi vero, che venne chiamata Mia dai Greci la luna, come Elios chiamarono il sole, e fu dair imperatore Adriano chiamata Elia la citta di Geroso- lima in Palestina , che dope la guerra giudaica era stata da lui riedlficata, come si ha dal Baronio , Annali eccle- siastici, loj di nostra salute. Ma che percio? » Quando V estensore della lapide , continua il sig. Coc- chi, non avesse in mente di mostrare sotto il simjjolico nome di Aelia la mistica citta di Dio, devivandone in vece questo nome da Ael, parola etrusca , che corrisponde al- VAltissimo, ossia Giove, ovvero Dio. Se non si voglia ri- tenere simholeggiata cosi la societa dei Godenti nella di lei universalita, per la parola di Ael che si spiega ancora per Tuniverso, od universa natura persoiiificata, a cnl, giusta le dottrine del Lanzi , potrebbero forse , al creder di ta- luno, riferirsi le tre parole di Aelia Laelia Crispis ritenute tutte di etrusca derivazione. Se non si voglia in vece farle derlvare dal latino Aelius, che presso i Romani si ritenne per V Altissimo . . . Se non si voglia credere sotto il nome di Aelia simholeggiata la Societa dei piu volte detti Frati Godenti , che pe' suoi segreti e sempre notturni concilj potrebbe essere chiamata amica piuttosto della notte , che del giorno, ilhimlnata quella dalla luna. Se non si voglia far Aelia derivare dal greco E/Aaa che si spiega fortezza , o castello fortificato, ovvero da E/A-o che vuol dire armata o milizia . . . Se non si voglia ritenere come si avvisarono alcuni , queste parole come nomi vani di femmina , che APPENDICE ITALIANA.. Sp^ nulls monterebbe il ricordave : o come altri , essere questa iscrizione un parto etrnsco, appoggiati al fatto clie Bolo- gna era capitale degli Etruschi, alia quale opinlone di ta- luno io non saprei uiiiformai'mi, ecc. " Noil potendo pertaiito il sig. Cocchl convenire , clie s'la antica una tale iscrizione, si persuade piuttosto di ci'ederla parto di taluno die visse circa dell anno i5oo ed appog- giatosi al fatto delFoccupazione di castel de^ Britti, e degli ori e sostanze, clie ivi erano dei Godenti, e successiva morte per loro eseguita di Giovanni Borgia, ecc, ritiene le parole Aelia, Laelia, Crispis come iniziali ed abbrevia- ture di altre parole, clie racchiudono in se tutto di cbe si componeva la societa dei Godenti (i) ed eccone 1 ap- plicazione: AELIA LAELIA CRISPIS cioe Accles loci aha- ria laeta militia Chrisd pads: ovvero Aedes loci altaria laeta militia patriim Chrisli domini pads; solo dice il sig. Cocchi, clie il verbo est si aggiunga dopo pads si avra cosi un tutto di die si compone la societa dei Godenti : ed in al- lora le antitesi nee vir, nee mulier e successive sono tolte dalla storica certezza clie la societa de Godenti si compo- neva d'' uomini , di doniie e fanciuUi d^ ogni grado e con- dizione. Ma troppo lungo sarebbe Taccompagnare il cli. autore nelle sue ricerclie per V interpretazione delF arcano sense di questo enimraa da lui creduto afl'atto istorico. Non pos- siamo pero non notare parzialmente con quanto acnme (t) Incominciando P iscrizione Aelia Laelia Crispis , nee vir, nee mulier, nee androg^yna, crede il sig. Cocdii, per varj motivi da lui esposti, clie si possa con fondamento supporre die siano anagi'ain- matiche le parole nee androgyna. Soggiunge poi, clie se, per servir meglio alio scopo , Y autore avesse cambiato il B \n D di Androgyna , ovvero se cio fosse avvenuto per colpa del senatore Volta nel fare ricopiare la suddetta lapide, il quale per la niigliore intelligenza della parola avesse fatto copiare androgyna col D iii vece del B aatico , od alia gotica, die poco differisce dal Z), chi allora, esclama il sig. Cocchi, esitera dal clecompoire tali due parole investigan- done il loro vero sIgniGcato? Egll si avr.n ranagrauima puro NANNE C. BORGYA. Ma qualclie lettore fovse troppo soffistico domandera la ragione dolP F nel nome di BORGIA: noi pero suppoiTeino senza difficolta essere anche questo uno sbaglio succeduto nel far copiai-e la lapide, come, secoudo il di, autoi-e, fu puro ebaglio quello di scrivere Androgyna in vece di Anhrogyna. 4CO APPENDICE ITALIANA. seppe scoprire il nome del primo istltutore del Godentl la Bologna nelle parole Lucius Agatho Priscius, le quail , altro non sono die ranagramma di Lucius AgtJiao Priscus I, ossia Lodovico o Loderico primo institutore dei Godenti in Bo- logna (i). Dopo questa dissei'tazione seguono Nuove Osservazioni e Note suUo stesso argomento pubblicate esse pui'e dal si- gnor Gocchi nelfanno i838. Lo scopo princlpale di que- sto secondo discorso e d"" investigare chi possa ripiitarsi autore delfEnimma Eliano , chi della sua restaurazione e quando precisamente abbia avuto luogo in Casaralta. Quanto alPepoca dell iscrizione , pare verosimile , dice il sig. Goc- chi, che in Gasaralta nascesse la medeslma al tempo die il Tibaldi dlplngeva od assisteva alia dipintura di quel luogo, cioe dalfanno iS^'i al 1847 od in quel tox-no. Autore del- r iscrizione stessa ritiene essere stato Achille Volta, figlio di Alessandro e commendatore di Casaralta , il quale fece dipingere la suddetta iscrizione nella sala interna dei con- cilj di Casaralta ; die cosi vagasse nelle mani di taluno « finclie destata la curiosita nel mondo di conoscerla ed interpretaria , cio desse motivo che fosse posta , circa del- I'anno 1547, a miglior lezione dal medesimo Achille Volta di Alessandro. Egli, continua il sig. Gocchi, secondo Tuso di quei tempi avendo F iscrizione fatta incidere in marmo fragile ed arenoso la colloco neiresterno della torre di Ga- saralta : Achille Volta di Astorre poi, senatore di Bologna, (i) Colla regola di S. Agostino era stato instituiio in Bologna, fine dair anno 1233, quest' ordine niilitare col titolo di S. Maria Gloriosa , a fine di ristabilire la pace fra le citta d' Italia ; e nel ia6i ne furono formate le particolari costituzioni , le qnali vennero approvate da papa Urbano IV , poco dope la sua esaltazione al pontificate, con Bolla data a Viterbo alii 23 dicembre detto anno. ( Soi-mani , Passeggi , tomo II , in fine ). I nuGvi militi facevano le loro deliberazioni nei capitoli, fra i qnali uno fii tenuto in Milano, in ciii fu stabilito , che qualunque testamento fatto da Lodovengo da Andallo ( degli Andali o de'' Lian- dolo ) loro principale fondatore dovesse avere tutta la sua piena forza. Questi frati cresciuti poi in ricchezze ed in lusso furono dal volgo chianiati frati Godenti o Gaudenti. Era religioso niilite di S, Maria Gloriosa, cioe de^ frati Godenti, quel Jacopo da Becca- loe , clie ricovero in sua casa P infermo Guido della Torre , nel i3ii per sottrailo alle ricercbe di Matteo Visconti (Giulini, Bfe- morie ecc, tomo VIII ). APPENDICE ITAXIANA. ^Ol fu qiiello, che vedendo assai logora e malconcia raiitica iscrizione la fece I'icopiare iiel 1627 in quel manno, che al preseiite si legge in Casaralta. Ma qui 1' autore inette nuovamente ia campo la questione, perche mai non dovesse Achille Volta di Astorre coiiservare T antica iscrizione, ab- benche assai logora e malconcia , a testimonio della fedele sua restaurazione. Lo stesso ch. autore risponde : /< Egli o cosi non fece o se ancora la conserve poco dovette durare dappoi , che traccia alcuna delF antico marmo non si sa che rimanesse. " Contraddice in seguito V opinione di coloro che riten- gono quell iscrizione di etrusca derivazione e vogliono in lei nascosto o velato il culto della natura degli anticlii Etruschi. Di questo avviso fu ultimaraente anche il si- gnor Marcellino Sibaud nella sua opera intitolata Cimitero comunale di Bologna, tomo II, pag. 28. Nel capo II di queste sue nuove Osservazioni parla il Cocchi dei Borgia e degli emblemi di Casaralta , conchiu- dendo che anclie senza ricercare il nome di Giovanni Bor- gia nel contesto di quella iscrizione , con tutto il fonda- niento dire essa si puo allusiva alT operato di lui. Inline trovasi T interpretazione dell iscrizione che e la seguente. Ld Societa' militabe GODEJVI'E composta d'uoPiini donne ermafrodlti fanciulle giovanl vecchie caste meretricL pudiche , venne menu per aviditd tradimento ed invidia di un solo , ma non teme qiiesta perdita perche sa la religione sua nel cielo trovare il sua principio e riposo ed estendersi per mare e per terra LODEREAGO A^DALO PRIMO INSTITVTORE coi dogmi che dettava non marito non amante non congiunto, e percib senza dolore senza gaudio e senza pianto, questa societa che instituiva come mole 0 piramide 0 sepolcro seppe a cui poneva, ignaro del danno che la societa suddetta avrebbe poi sofferto. 402 APPENDIGE ITALIANA. Questa interpretazione delF Enimma crede il sig. Cocchi sla la pill consentanea a verita : pero , dice egli , se nelle parole dl Lucius Agatho Priscius si credette taluno ri- scontrare il iiome di Acliille Volta , in allora sostituirassi ACHILLE VoLTA suo coMMENDATORE ccc. cambiaiido altresi alcune altre frasi della laterpretazione medesima. Cosi per esempio tradusse primieramente le parole nee vir, nee mu- lier, nee androgyna , nee puella, nee juvenis, nee anus, nee casta, nee meretrix , nee pudica , per composta d' uomini donnc ennafroditi , fanciulle giovani vecchie , caste meretriei pudiche , mentre invece nella seconda traduzione disse: che d'uomini donne o ermafroditi, d'ogni ceto d'ogni eta si com- pone. Ma doiiianderemo noi ingenuamente al sig. Cocchi che intende egli mai per quegli uomini donne ermafroditi , oppure uomini donne a ermafroditi ? Di piu : come reggera la leziorie androgyna, qiiindi la traduzione ermafroditi, se giusta la lezione stabihta da lui medesinio a pag. 3o del primo suo discorso deve leggersi anhrogyna, o forse me- glio (se quel Volta senatore non avesse sbagliato) anbro- gina per estrarvi cosi il nome di BORGIA invece di BOR- GYA? E qui terminererao il suuto dei due opuscoli del signor Cocchi. Nel lusingarci pero di avere dato con esso una siif- ficiente idea della ingegnosa svia interpretazione della iscri- zione eliana , non siamo senza sospetto , die taluno dei nostri lettori possa nondimeno dubitare ancora e delT au- tenticita dell iscrizione e delF interpretazione di essa: che quindi abbia forse a conchiudere col troppo caustico Ari- starco Scannabue che sovente cjuesti henedetti Antiquarj ve- dono cose che non sono cose. Qualora cio fosse , il dotto autore dei due opuscoli non potra che incolpare noi soli di mancanza di precisioae e chiarezza nel compilarne il sunto. C Z. APPENDICE ITALIANA. aq^ Guida alia virtu per la via del diletto. Opera di edu- cazione morale ordinata e diretta da Francesco Am- BROSOLI. — Milano , i838-i(S39, presso Andrea Ubicini , lip. Bernardoni. Pnbblicati 6 iolumi (*). Chi delfeta sua ha varcato il decimo lustro, ed anche meno, e fu educato sotto la disciphna delle vecchie scuole, puo dirsl avventurato , se noii trovo ne' suoi primi istltu- tori quel coiitegno ilUberale, che con rime pedantesche ve- diamo descritto nella persona del Barbetta, fanioso archi- ludimagistro , il quale Le regole d'Alvaro esposte e i scolii , Gli scolari striagea di duro assedio ^ Spiegar facendo i TulUani eplstolii. Del ludo allor deamhulando in medio Udia la spiegazion fenno e atlentissimo , E colaphi impingea per intermedio. ■E se , come mos erat frequentissimo , Aberrcwano sol d'una Uuerula , Un cachinno sciogliea formidatissimo. Poscia senza auscultar che in voce querula Venia chiedea , irato ed inflexibile Dal sacculo traea Vinvisa fenda .... La via della dolcezza e della insinuazione , la via degli csempi e della persuasione , una ragionevole accondiscea- denza, una saggia toUeranza sottentrarono al duro piglio ed alia sferza servile dei Barbetta e dei Polipodj. Variato il metodo stesso dei libri di lettura proposti ai faaciulli ed ai giovinetti , si studiano i buoni istitutori di confor- mare colla tendenza delf insegnamento lo spirito di siffatta lettura , ne buoni scrittori si riraasero dalF offerirne al pubblico una messe opportuna. ( ) L'associazione e obbligatoria per 24 volumi, in circa dieci de''qiiali sara compresa la Morale per I' infanzia , il resto e desti- nato airadolesceuza; e uella imbblicazionfi si alterneranno i volumi di'iruua classe con quelli deiraltra. Ogni mese si pubblica uu volume di circa 260 pagine in 18." graude, con 2 eleganti iucisioui, al prezzo di lir. 3. 5o ital. lie spese di porto e dazio sono a carico degli acquii-enti. Le associazioui si ricevono tanto daireditore Andrea Ubicini, abi- taute a Porta Onentalc, num. 711, quanto dai principali Lbrai. 404 APPENDICE ITALIANA. Valga in prova di cio la giudiziosa scelta di novellette e raccoati che ora annuiiziarao , uelle quali la piierizia e r adolescenza quasi per anieiii seiitieri deliziando sono con- dotte air arduo giogo della virtu e del retto sapere. Noi contend di attestare T utilita di questi volumetti, ai quali neppur manca T ornamento di graziose incision! , e indotti a buona speranza, che la estimazione in che abbiamo que- sto lavoro non sara disgiunta dal favorevole giudizio del pubblico , ci limiteremo a mettei'e sott^ occhio de^ leggitori r intendiniento di chi ordino e diresse questo lavoro. Del fiore di que' libri, nei quali la bellezza e la santita della virtu, la deformita e la tiu'pitudine del vizio sono rappre- sentate per modo da poter fare un' utile impressione sugli aninii de" fanciulli e de' giovinettii di siffatto fiore circa dieci volumetti sono proposti per la morale dell' infatizia; il resto e destinato alF adolescenza. II gran numero delle opere italiane e straniere diede opportunita di trovare per ogni argomento qualche composizioue die alia utilita unisse il diletto. Fra due o piu scritture che potevano egualmente condurre ad un medesimo scopo morale fu sempre data la preferenza a quella che pareva piii dilettevole ed an- che letterariamente piii bella. Ad ogni volume poi fu ag- giunto un discorso dove, a modo qv^asi di epilogo- sieno compendiate le massirae morali cui tendono i varj com- ponimenti. Finalmente tutta V opera deve avere un Iiidice per materie o dizionario morale, dove secondo Topportunita dei diversi leggitori saranno alfabeticamente ordinate di ogni virtu e di ogni vizio le definizioni e iudicati gli esempi. Memorie per senire alia Storia della Santa Chiesa Mi- letese, compilate da Vito Capialbi. — Napoli, 1 835, dalla tipografia di Porcelli, ia 8.°, di pag. lxxv e 2o3 con due tavole in rame. La pubblicazioue delle Memorie risguardanti una parti- colare chiesa , mentre interessa sonunaniente la Storia ec- clesiastica , riesce ben anche di sussidio alia profana , le- gandosi elleno fra di loro per comuni vicende, massime nei primitivi tempi del Cristianesirao. Facemrao percio plauso in questo giornale ai RK. Sacerdoti Ferrante Aporti ed Antonio Dragoni per le Memorie di storia ecclesiastica APPENDICE ITALIANA.. 4o5 cremonese (i), ed ora non possiamo non rendere oaore alia memoria del sig. Yito Capiaibi per V opera risguardante la Chiesa Miletese, nella Calabria ulteriore , da lui pub- blicata in Napoli fino dalfanno i835, ma che noi abbiamo soltanto in oggi conosciuta. Per complutamente trattare il suo argomento 11 sig. Ca- piaibi svolse ed esamino tutte le opere gia pubblicate dal Marafioti, dalf arciprete di Mileto Luca Ilario, daUUgbelli, dal Fiore, da Domenico Martire , dal Vargas, dal Trom- by, ecc. :, non che la raccolta del coiicilj , gli storici del regno di Napoli e della Sicilia e le Rlemorie maiioscritte del sacerdote Uriele Napolione , arciprete di IMusiano , da lui compilate sul finire del passato secolo. Divise quindi il suo lavoro in tre parti, cioe in una Dissertaziofie prelimi- nare, nella Cronologia de' vescovi mileiesi ed in uaAppendice. Neila Dissertazione preliminare tratto egli dapprima delle chiese di Vibona e Tauriana , da cui ebbe origine la INIi- letese , non che dei loro vescovi , de' quali poco o nulla era stato scritto prima del sacerdote Napolione. Passando quindi alia chiesa di Mileto descrisse lo stato, la polizia civile ed ecclesiastica , i suoi fasti , i monument! che ris- guardano particolarmente il gran conte Ruggiero , le iscrl- zioni antiche che vi esistevano , gli uomini illustri e gli scrittOri miletesi. La seconda parte contiene la Cronologia di cinquanta- quattro vescovi o prelati miletesi , di ciascuno dei quali ha pubblicato in succinto la biografia corredata d^ inipor- tantissime note a maggiore rettiiicazioue dei fatti e delle epoche risguardanti la chiesa Miletese. NeirAppendice , ovvero nella parte terza, pubblico qua- rantatre documenti ad illustrazioiie e prova de^ fatti annun- ciati nella Dissertazione preliminare e nella Cronologia dei vescovi. Venttino di tali docnmenti erano inediti e copiolli il sig. Capiaibi medesimo dai proprj originali , coiifron- tando e rivedendo gli altri ventidue a line di ottenerne la pill esatta lezione. (i) Bibl. Ital. tomi LXXX pag. 3/3 , XCI pag. aya , XCII pag. 213. Bibl. Ital T. XCIII. a6 4(6 API'ENDICE ITALIAN A. Memorie delle tipografie calabresi compllate da Vito Capjalbi. — Napoli, i835, nella tip. di Porcelli, in 8.°, dl pag. 244. Ecco un' opera clie i direttori delle pubbliche biblioteche ed i raccoglitori di libri troveranno utilissima; e sapranno quindi bnoii grado al Capiaibi pel suo lavoro, nella com- pilazione del quale avra egli certaniente speso molto tempo e durato non poca fatica. Le Memorie delle tipografie ca- labi'esi non sono un gretto indice di frontispizj ovvero uno scbeletro di bibliogralia , ma si presentano al)bastanza am- ple per sommlnistrare i dati coi quali si possa ben deter- minare le diverse edizioni uscite dalle tipografie calabresi, in un col vero nome degli autori delle opere anonime e pseudonime. Ed abbenche, come confessa il medesimo signor Capiaibi, non abbia egli potuto originalmente vedere tutte le edizioni da lui citate, per lo cbe di alcune copionne i titoli dair Ecbard , dal Maittaire , dalFAudifredi ecc. ; cio nondimeno il suo lavoro riesce sempre utilissimo per avere egli classificate e descritte tutte le edizioni die dalle tipo- grafie calabresi sono uscite. AUe Memorie tipografiche calabresi precede un discorso nel quale Tautore presenta succintamente la storia delFarte tipografica iu Calabria, nominando altresi le prlncipali bi- bliotecbe cbe per le guerre e per le mutazioni di governo dal secolo XV si no alia fine del XVIII furono e disperse e distrutte. " II cumulo di tutti questi dolorosi eventi, dice " egli, con ispecialita sulla Calabria Ulteriore pionibati, " produssero die difficilissimamente alcune delle edizioni » calabresi con istento e assiduita non ovvia , avessi potuto 'I rinvenire . . . . Ne voglio , continua egli, tacere Tignavia " di taluno possessoi-e di qualche edizione Calabrese, die " rusticamente si e rifiutato di mostrarmela , non ostante » che gli avessi promesso di pubblicarla come presso di lui " esistente. Ma clie fare I . . .» Rammarico questo senza dub- bio grandissimo per un appassionato coltivatore della bi- bliografia: rammarico, die al Capiaibi, prima della di lui morte, sara certaniente stato compensato coir estlmazioiie di coloro i quali esperimentarono gla di quanta difficolta ed importanza sia la riunione delle notizie blbliografiche necessarie alia compilazione di un buon catalogo. La serie delle edizioni Calabresi fu dalf autore gludizio- samente distribuita in tanti capi, quante sono le citta, ecc. APPENDIOE ITALIA XA. 40"^ dalle quail sona quelle uscite, cioe Reggio, Cosenza, fAb- bazia di S. Nicola di Vallelonga, Monteleone, il Convento di Soriano, Scigliano e la terra di Polistina. Mentre pero facciamo plauso alia perizia e diligenza del sig. Capialbi per la compilazlone di queste Memorie, non possiamo passare sotto silenzio, die fra le edizioni da lui attribuite a Reg- gio di Calabria, tutte quelle dei Bartoli e del Vedrotto , a pag. 26, 27 e 33, sotto gli anni logS, 1601, 1614 e 1676, non che le sette delP Aggiunta a pag. ia3 e 134, sono in vece di Reggio di Lombardia. E di cio eras! av- visato lo stesso Capialbi, dicendo egli a pag. 124: « ho gran sospetto 5 che tanto queste (cioe le sette a pag. 12 3, 124) quanto le altre edizioni del Bartoli e del Vedrotto, di sopra riferite, appartengano alia Reggio del Modenese. >> Fra le edizioni di Reggio di Lombardia abbiamo pure notato il Synodus Rhegiensis anni iS()S, di cni il Capialbi non conobbe lo stampatore , il quale fu Ercoliano Bartoli, come leggesi nella Biblioteca modenese del Tiraboschi , t. IV, p. 281; siccome dalle Memorie storiche modenesi dello stesso autore abbiamo imparato , che fu il sopraccitato sinodo diocesano tenuto dal vescovo di Reggio di Lombardia , Claudio Rangone. L' altro sinodo del 1614 fu tenuto dal medesimo vescovo , come leggesi nelle stesse Meworie sto- riche modenesi, nelle quali pero in vece di 16 14 fu per isbaglio stampato iGiZ. L' Ughelli neW' Italia sacra non fa menzione dei suddetti due sinodi diocesani degli anni iSpS e 1614, come neppure dell altro tenuto nel 1897, citato egualmente dal Tiraboschi. Alle Memorie delle tipografie Calabresi succede un''am- pia ed importante Appendice sopra alcune biblioteche di Calabria ( gia nominate nel Discorso preliminare ) ; termi- nando il volume con uu Discorso sulla tipografia Monte- lionese dal sig. Vito Capialbi letto fino dalKanno 18 18 agli accademici Florimontani , e pubblicato nel i836 per cura de^suoi tre nipoti Vincenzo, Anna, Antonio Capialbi. Nel dar fine a questo articolo non possiamo tacere della sua riconoscenza pubblicamente mostrata in principio del Discorso preliminare, verso un nostro concittadino , il no- bile signor Gaetano Melzi , per le notizie bibliografiche gentilraente somministrategli , allorche trovavasi a Napoli nella primavera del 1834. E noto quanto questo distinto signore milanese sia benemerito della bibliografia per la 400 APPENDICE ITALIANA. ricca biblioteca che ha raccolta in sua casa, e pei difficlli studj ai quali si applica , e di cui ha dato saggio coUa pubblicazione del Catalogo ragionato dei romanzi e poemi cavallereschi italiani: egli sta attualraente compilando con grave fatica e dispendio quelle delle opere anonime e pseu- donime italiane, del quale ci lusinghiamo di vedere quanto prima incominciata la stampa. C. ZardettL Dizionario pittoresco delta storia naturale e delle ma- nifattiire ad uso delta gioventii, compitato suite opere di F. E. Guerin e degli antori pin reccnti da Er- cole Marenesi, con tavole incise sul rame. Volume prima, fascicolo prima (i). — Miluno , 1889, per Borroni e Scotti. II sig. Guerin assistito da valenti collaboratori attende a pubblicare uii Dictionnaire pittoresque d'histoire naturelle , ch'' ebbe cominciamento sino dal i833, che ora e perve- nuto airottavo volume, e che col noiio avra compimento. Di quest^opera il sig. Mareiiesi volea suUe prime darci ua compendiato volgarizzamento^ mutato poscia consiglio ira- preade ora la pubblicazione deirannunzlato Dizionario pit- toresco, nel redigere il quale pensa di attenersi a quello del Guerin solo per quanto giovi a^nuovi suoi divisamenti, che ne''seguenti termini esprime: " lo mi sono proposto di esporre la storia naturale sotto Taspetto de''suoi rapporti coU'industria. Non intendo pre- sentare una copia dei princijDii scientifici, clie male si com- prendano e si abborriscano dalla gioventu^ non uii com- plesso di considerazioni generali ed elevate, dalle quali a fatica si discenda alle particoiari e praticlie, e prima il buon volere stanchino degli iniziati, che essi ne abbiano conosclute le utiU applicazioni. Quest'' opera non e vera- mente uii trattato che si soUevi colFacume delF analisi a (l) L'' opera sava composta di 36 fasclcoli, ed ogni 6 fascicoli fov- ineranno un volume. Si pubblicliera un fascicolo al inese di sei fo- gli di stampa da 16 pagine, con due tavole. II prezzo di ciascun fogilo di stampa e fissato, per gli associati, in ital. centesimi aS e cent. aS e pure Timporto di cadauna tavola ia nevo, e per le tavole luiaiate cent. 5o. APPENDICE ITALIANA. 4O9 principj astrattl, ma piuttosto una descrizione I'aglonata > Infatti, attenendomi al dizionario del Gucrin ed am- pliandolo ove mi fu possibile co''miei sforzi, io nelfintro- duzione e nel corpo delF opera ho sparso de"" principj ge- nerali, sotto a cui raccogliere colla prontezza e sicurezza maggiori tutti gli esseri delia natura. II Guerin ha toc- cato appena di volo la tecnologia, alia quale io ho posto principalmente, se non altro, amore e sollecitudine; il Gue- rin ad ogni oggetto appone i caratteri parzlali scientifici, cosa die per Io piu reca noja e confusione (1), io alFin- contro, concentrando nella sola introduzione le leggi uni- versali dei regui, delle classl, degli ordini e delle famiglie, ho evitato molte ripetizioni di caratteri;, T opera francese presenta divers! metodi di classazione , io ho scelto i tre pill moderni e piii accredltati, come quelli di Cuvier per gli animali, di De-Candolle pei vegetali e di Necker pel mineral!, credendo di renderc con c!6 ferme nella mente de^giovani le cognizioni. Talche il m!o lavoro, colla in- troduzione e colTaggiunta di un sommario sistematico, che raccolga sotto ciascuna famiglia tutti gli esseri che le ap- partengono, e che verra posto in fine, potra servire anche di corso completo, sebbene esso non porga in tutta Fe- stensione e Tintensita le piu minute considerazioni della scienza. " Niuuo si e mai immaginato che il dizionario di una scienza potesse porgerne quella maniera di trattazione che dicesi corso di essa, e confassi alPistruzione della gioventu. Che se il sig. Marenesi credette di essere riuscito a adat- tare il suo Dizionario a servir di corso completo della sto- ria naturale, e a poter essere come tale da giovani ado- perato, il reputiamo caduto in una vera illusione: facciasi saggio deiruso metodico ch'ei propone del suo dizionario, e si vedra come ad ogni passo 11 glovine abbia a incon- trarsi in cose che non intende. Per 1 acqulsto di una scienza ci vogllono le opere elementari , per V uso glovano i di- zlonarj:, e polche le versioni di ben tre dizlonarj di sto- rla naturale (Diction, des sciences natwelles , Diet, classique, € Diet, pittoresque d'hist. nat.) si pubblicano attualmeute in Italia, COS! vorremmo che, se non opere original!, almen 4IO APPENDIOE ITALIAN \. versionl di lodate opere ci fossero date, che dl scorta servis- sero in quelle parti della storia naturale, rispetto alle quali ci mancano trattati proporzionati alia loro attual condizioiie. L''annunziato primo fascicolo del Dizionario pittoresco con- tiene T Introduzione , cioe la sovrindicata sposizione dei metodi dl Cuvier, di De-Candolle , di Necker, e ai-riva poi col testo sino alia voce acacia: gli articoli non hanno in- dicazione die additi in quanta parte sieno tratti dal Di~ ctionaire pittore'^que , ne a quale autore sieno dovuti. Le tavole sono al tutto niediocri. Qual possa essere la riuscita delPopera del Marenesi, fatta com'e di un'altrui opera di storia naturale, alterata e mesco- lata di cose tecnologiche, nol sapplamo pronosticare. B. Sail introduzioue di una nuova pinnta indlgofera (Po- lygonum tinctoriuin), 3Iemona del cav. Bonafovs, direttore del R. Orto agrario ( sta/npnta d'ordine della R. Sncietd di agricoltura). — Torino, 1889, tip. Chirio e Mina. L*' indaco e al certo una delle plu maravigliose produ- zioni vegetabili, e nondimeno vagliono a somministrarcelo piante di svarlate famiglie , cioe non solo le indigofere pro- jrrianiente dette, ma anche il guado, il Nerium tinctorium, il Polygonum tinctorium ed altri poligoni. E poiche il P. tincto- rium e dai Chinesi coltivato per ogni parte del loro im- pero , ove il clima e contrario alia coltura delF indigo, ed e a sperarsi che TEuropa abbia a ritrarre egnalinente van- taggio dal coltivarlo , siccome espose il sig. Jaume Saint- Hilaire alia Reale e centrale Societa agraria di Parigi , cosi questa Societa ottenne recentemente dal Governo d^ impor- tare dalla China de^ nuovi semi di detta pianta, e ne fece distribuzioni a'' suoi membri per le convenienti prove : quelle che il benemerito cav. Bonafous ha istituite formano il principale argoraento deir annunziata Memoi'ia. E frat- tanto che la Societa agraria promuove la coltura del P. tin- ctorium, la Societa d Incoraggiamento di Francia raira a perfezionar V arte delf estrarne la materia colorante , pro- ponendo circa questo argomento un premlo di ben 3 000 fianchi. Si verra per tal modo a conoscere se una data estensioue di terreno seminato di Polygonum tinctorium produca in eguale superficie una quantita piii o meno APPENDICE ITALIA.NA.. ^\ f considerevole d indaco di quella che produrrebbe coltivato a guado , clie e la piaiita a cui sogliamo avere ricorso per avere dal nostro suolo la delta colorante produzione. I ri- sultameiiti dal signor Bonafous otteiiuti dalla coltura del P. tinctorium sono i seguenti : « risulta, egli dice, dalle mie spei'ienze clie una giornata (i) di terreno produce alPincirca venticinque emine (a) o venti libbre di semi ( ac- conci a nutrire il pollame ) , senza nuocere in nulla alia produzione delle foglie, le quali possoao calcolarsi, in un suolo analogo a quello del nostro orto sperimentale, di uu centinajo di rubbi , non compreso il fusto ugualmente ca- pace al pari di quello di tutte le piante poligone, di som- ministrare , merce la sua riduzione in cenere , non poca quantita di sostanze alcaline. " Circa poi la copia delKin- daco clie puo ottenersi dalle dette foglie narra il signor Bonafous come alcnni ottennero sei once d' indaco da cento libbre di foglie fiesche ; altri tre quarti da una libbra , e come il signor Beravd , professore di clilmlca alia scuola medica di INIompellieri , traesse una libbra di sostanza co- lorante dalla medesima quantita di foglie. Or ecco quanto il sig. Bonafous ci racconta intorno alia pianta del P. tinctorium, alia sua coltura, alia raccolta delle sue foglie. » II Polygonum tinctorium, indigene della China australe, e una pianta annua , la cui radice fibrosa e assai grossa , il caule cilindrico, genicolato , liscio , ramificato , di colore rossiccio, ergesi circa due piedi dal suolo. Le foglie alterne, ovali , appuntate e intiere , di quattro o cinque pollici di lungbezza sopra due o tre di largbezza sono tumide , av- voltolate sul loro niargine quando cominciano ad appassire: il loro picciuolo dilatasi verso la base per abbracciare lo stele. I fiori ottandri-trigini , con qualche irregolarita nel numero degli stami , sono tinti di carminio , disposti la pannocchie , e surrogati da piccole capsule triangolari che rinchiudono un solo seme assai farinoso. » Per rapporto alia coltura , le terre grasse eminente- mente feraci e le magre e sabbiose non si confanno alia (1) La gioi-oata, niisura agraria di Torino, equivale a tornatui-e nuove od ectari c,38, clie sono pertiche milanesi cinque e quattro quinti circa. (2) L''emina, quinia parte del sacco torinese, contiene a3 litri , e corvisponde a due undicesinii del nioggio o s.icco uiilanese. 412 APPENDICE ITALIANA. piauta (lescritta . . . Essa preferisce una terra sostanziale * ina piu leggiera die troppo forte, fresca senza essere nmida» e di ciii lo strato inferiore sia capace di ricevere V umi- dore senza soverchiamente conservarlo. Nel clima nostrale debbesi seminarla nei priini giorni deir aprile , purche piii non abbiansi a temere le tarde gelate, su ajuole piu a mez- zogiorno die a levante esposte, per essere quindi trapian- tate dacdie il giovine fusto porta quattro o cingii£ foglie. La prova comparativa da me fatta di lasciar leT pianticelle al loro sito natale o di ripiantarle altrove, non mi per- mette dubitare deir utilita del trapiantamento. Per ripian- tare, disponsi il terreno in ajuole ben bene smosse in raodo a poter essere facilmente irrigato. Deggiono le piante aver fra esse lo spazio di un piede per ogni verso . ed essere disposte in linee parallele. Quanto maggior acre ricevono senza soverchio calore , tanto piu invigoriscono. Si tosto die gU steli s^ innalzano di otto o dieci pollici, e cosa op- portuna il rincalzarii come si fa della meliga ^ il gran nu- mero delle radici coronali die si svolgono dai nodi infe- riori danno alia planta una vigoria cui punto non riceve qriando risparmiasi quest' operazione , come fu da me spe- rimentato. Le altre diligenze da osservare si limitano a smuovere il suolo , ripulirlo e rimediare al calpestio de- gli uomini impiegati alia raccolta delle foglie. » Comincla questa raccolta alf epoca in cui le foglie acquistano tutto il loro sviluppo, cioe due mesi e mezzo o ti"e mesi dopo il ripiantamento , e si continua sino alia niaturazione del semi die d'' ordinario lia luogo verso il fine di settembre. La pianta pero non intralascia di ripro- dur foglie, sinche il freddo non arresta la vegetazione. Consta anzi, per un'' osservazione fatta dalP onorevole mio amico , il cav. Farel di Mompellieri , die le foglie nello stesso tempo raccolte che i semi , somministrano un in- daco pill pure e piii abbondante die non le anterlormente spiccate. Gli uni , come abbiam noi fatto , per eseguir que- sta raccolta , le staccano colle niani, ed altri con uno stru- mento ben afiilato, ma serapre in guisa tale a non oft'en- dere il fusto. Questo sfrondamento puo essere rinnovato tre o quattro volte, secondo che il terreno , la coltura e Tan- nata sono piii o meno propizj. Si trasportano poi le foglie in luogo coperto , a mano a mano die vengono colte per estrarne Tindaco mentre sono fresclie. " ,'.«•...,>,. , . ;, <- :. i ■ , JB. 4i3 V A R I E T A. Notlzie circa i viaggl e le opere del dottore Edoardo RuPPELL. Jl celebre viagglatore Ruppel fece dimora in Pavia, prima d intra prendere i suoi viaggi scientifici, per ivi munirsi di cognizioni opportune alf esecuzion de"" medesimi , e in se- gno di grata rimembi-anza degli stndj fatti nel Museo di storia naturale deirUniversita ticinese fece ad esso poi dono di una pelle di giraffa , che oggidi preparata v" appresenta le giuste semloianze di detto animale. Inoltre il sig. Rup- pell lo scorso inverno si trattenne per molti mesi in Mi- lano nella casa del sig. Mylius , al quale suo ospite voile intitolata la narrazione del suo viaggio in Ablssinia uscita in luce nel passato anno. Durante questo suo soggiorno il detto Museo delf Universita di Pavia ha potuto per suo mezzo munirsi di molti esemplari d^ animali da lui recati dair Abissinia , uccelli in ispecie. Fra le testinionianze di onore clie nel frattempo medesimo ricevette , ricnrderemo come la R. Accademia di Torino T annoverasse tra'' suoi membri corrispondenti. Tutti questi sono motivi per cui parra certo conveniente che qui si porga qualche almeno succinta notlzia circa la persona del sig. Riippell, e i suoi viaggi e le opere sue. Nacque il Ruppell a Francoforte sul Meno il 2,0 novem- bre 1794- Fece sino air eta di 17 anni gli studj accade- mici in Darmstadt; e sentendo forte inclinazione alle ma- tematiche volea dedicavvisi. Avvenuta pero nel 1812 la morte d^ entrambi i suoi geiiitori , dovette seconJo la vo- lonta de'' curatori abbandonare la carriera delle scienze per darsi a quella del commercio, nella quale il proprio padie fatto avea sua fortuna ma in cui egli non pote mai pren- dere alcun piacere. Recatosi in Italia per motivi di salute, e fatto arbitro di se stesso , gli venne divisamento nel 1817 di fare un viaggio di diporto nelf Egitto e nell Arabia , che percorse allora fino alle prime cateratte del Nilo, e sino al Sinai. 4T4 V\KIETA. Alcune osseivazionl e scoperte clie sono state fatte in cruesto primo suo viaggio vennero pubblicate nel 5." vo- lume delle Miniere deU'Oriente (Vienna, 1818). E in quel- r occasione gli avvenne di fare nel Cairo la conoscenza personale del celebre viaggiatore Burckhardt , col quale presto si congiunse in amicizla. Le fatiche disinteressate di questo scienziato destarono in lui il divisamento di se- guitarne V esempio , colla speranza , fondata su^ mezzl pe- cuniar] di cut poteva disporre, di dare all impresa uno sviluppo maggiore. Risolse qnindi di tornarsene prima in Europa , per Ivi prepararsi raediante studj opportuni al divisato viaggio di esplorazione , soggetto del quale doveva essere FAfFrica. Infatti si tratteniie quattr"" anni ( 1818-1821) tra Genova 6 Pavia, giovandosi nella prima citta deiristruzione astro- nomica del celebre barone Zach, die d' allora in poi gli fu sempre cortese di particolare araicizia ^ e nella seconda fa- cendo sotto la direzione di Panizza, Spedaglieri , Confi- gliachi, Mangili ed altri professori, quegli studj die giu- dicava vantaggiosi al fine proposto. Poiclie la sua nuova partenza per TAffrica veime fissata al principio delF anno 1822, eali fece venire di Germania a sue spese un giovine chirurgo, Michele Hey, die gli servisse da preparatore de- gli oggetti di storia naturale^ ma questi e morto in Aflrica. I viaggi dal Riippell eseguiti nel decorso di sei anni (1822-1827) nella Nubia, al Seanar, nel Kordofan e nel- TArabla, diedero felicissimi risultamenti, cosi per le sclenze naturali come per le geografidie cognizloni. Moke lettere circa un tal viaggio da lui scritte durante il medesimo al barone di Zacli furono da questo pubblicate nella sua Cor- rispondenza asironomica die stampavasi in Genova; piu tardi Riippell medesimo stampo la relazione geografo-sta- tistica delfiutero viaggio colT opera seguente al barone di Zacli intltolata : Reiseii in Nubien , Kordofan und dein pe- traischen Arabien vorzugUch in geogmphisch-stadstischer Hin- sicht. Frankfurt am Main, bey J. Wilmans 1829 ( un vol. in 8.° di pag. 388 con otto tavole in rame e quattro carte ). II Kordofan e gli orlentali contonii delF Arabia petrea erano liinanzi a questo viaggio affatto inesplorati. Circa la Nu- bia non aveausi salvo die i viaggi di Burckliardt, di Wad- dington e di Cailllaud ; ma questi ultimi due, venuti al tempo della turca invasione , parlarono degli abitanti della V A R I E T a'. 415 Nubia, secondo Ruppell, non adequatamente, e trascurando al tutto le statistiche osservazioni. Le deteiininaziotii geo- grafo-astrononiiche del Ruppell sono anuoverate fra le piii esatte, e le sue carte delle provincie affricane clie percorse sono state ricopiate dagli autori e viaggiatori susseguenti che hanno trattato di tali paesi. Parte poi delle scoperte ed osservazioni zoologiche fatte in quel viaggio diedero materia ad una splendida opera in foglio pubblicata dalla Societa Senkenbei-giaua di storia na- turale cbe risiede in Francoforte, e da essa dedicata al Senato di questa citta. II titolo delP opera e il seguente : Atlas zu cler Reise im nordlichen Afrika , von Eduard Rup- pell ( 1826-1830 ). La descrizione dei mammiferi ( testo pag. 78, tavole 3o ) e opera del dott. J. Cretzschniar; quella degli uccelli ( testo pag. 56, tavole 36) e anch''essa opera del suddetto ; quella dei rettili ( testo pag. 24, ta- vole 6 ) e opera del sig. C. H. G. di Heyden ;, quella dei pesci del Mar Rosso ( testo pag. 144, tavole 35 ) e opera di Riippell ; quella di nuovi animali invertebrati del Mar Rosso (testo pag. 5o , tavole 12 ) e opera del Riippell e del dottore F. S. Leuckart. Nuovo viaggio in Affrlca (egualmente a proprie spese) ha intrapreso il Ruppell nel i83i airintento di visitar TAbis- sinia; in esso impiego due anni, e n^ ebbe successc felicis- simo. Fatto ritorno in Europa verso la nieta del 1834 diede mano a pubblicare il risnltato di sue recenti fatiche. E comincio dal mettere in luce le cose attenenti alia 200- logia mediante una magnifica opera in foglio , dedicata al Senato della citta di Francoforte , e intitolata : n Nuovi animali vertebrati della Fauna abissinese " ( Neue Wirbel- thiere zu der Fauna von Abissinien gehorig entdeckt iind he- schrieben von D^ E. Ruppell. — Fortsetzung von D.' Ruppel's zoologischen Alias zu dessen Reisen im nordlichen Afrika ). Ne sono uscite dodici distribuzionl ( la dodicesima doppia ), la tredicesima ed ultima uscira nel corrente anno ; ciascuna contiene 6 tavole colorite, e costa 6 fiorini del Reno. Nello scorso anno i838 prese poi a pubblicare la gla menzio- nata relazione del suddetto viaggio in Abissinia = Reise in Abrssinien. Erster Band. Frankfurt am Main ( un vol. in 8." di pag. 434 ). LWbissinia era paese tuttora poco co- nosciuto ; visitaronlo in passato Bruce e Salt , ed ebbe il Ktippell occasion sovente di difender quello dalle ingiuste 4x6 V A R I E T A . accuse che quest! gli muove; vlsitaronlo di recente i slgnori Combes e Tamisier e il sig. di Ratte, ma il Ruppell di- mostra non doversi fare molto pregio delle relazioni da essi pubblicate. Comincia il Riippell la sua relazione dal por- gei-e un jjrospetto della politica e amministrativa condizion deir Egitto sotto il regime di Mehemet Ali ; e dopo essersi trattenuto a parlare delT Egitto inferiore , e di uii^ escur- sione che fece nelfArabia petrea , viene alia narrazione del viagglo. Narra come recossi dal Cairo a Suez e traversato il Mar Rosso pervemie a Djetta; quindi ritraversato il mare recossi a Massaua, donde s^ introdusse neirAbissiaia, e ter- mina il primo volume raccontando come pervenne e fece dimora nella provincia di Simen, confinante a nord ed est col fiume Takazze, ad ovest coUa Waldubba e coi distretti di Takade , Nekarit e Janwora spettauti a Walkeit , a sud ovest coUa provincia Dembea , a sud coi disti-etti Bellesen e Manua, die ora vengono ascritti alia provincia di Lasta, ora al Begemder. Col secondo ed ultimo volume che deve uscire in luce nel corrente anno ci dark, oltre alia rela- zione del viaggio , notizie storiche del paese ( desunte da sette cronache che reco seco in Europa non che dalle co- municazioni verbali) e descrizione di sue antiche medaglie d oro di cui fece acquisto ; tal volume sara corredato di una nuova carta delfAhissinia e d altre tavole fra cui vuoisi menzionare quella rappresentante due importantissime iscri- zioni in lettere etiopiche antiche state trovate nel i83o fra le macerie di Axum. Tutti i naturali oggetti dal Ruppell raccolti ne"" dlversi suoi viaggi furono da lui senza eccezione ( meno quella della girafFa donata al Museo di Pavia ) ofFerti in dono al Museo della Societa Senckenbergiana nella sua patria , che per essi principalmente e oramai divenuto uno de'' piu ricchi d' Europa (i). Diede inoltre alia biblioteca della sua patria una ragguardevolissima raccolta di codici manoscritti in lingua abissinica , e gla fino dal 1828 aveva alia me- desima inviata una raccolta di medagUe, ed altre antichita, da lui comprate in Egitto. Altra simile raccolta, cui avea (i) Ugualmente per opera deir esimio De Cristofoiis la nostra Milano fara mosti'a tra poco di tal Museo di storia naturale degno di esscre annoverato, come quelle di Fiancoforte, tra' piii doviziosi c cospicui. V A n I E T A . 417 prefissa la stessa destinazione , fece naufragio nel 1834 sulle coste di Francia. La citta di Francoforte fece coniare nel 1828 una medaglia in onore del Riippell. L^ Universita di Giessen mando al Ruppell nel 1826 il diploma di dottore di medicina honoris causa, e le princi- pali Accademie d' Europa il fecero loro socio. Egli lia pub- blicato , oltre le opere summentovate ( die tutte souo pos- sedute dalla biblioteca dell' I. R. Universita di Payia), di- verse Memorie di storia naturale, le quali si riferiscono in gran parte ai suoi viaggi nell'AftVica. Alia Direzione della Biblioteca Italiana. Sarebbe per me stato troppo lusingliiero il giudizio the rese del mio libro su le pie fondazioni la Biblioteca Ita- liana nel fascicolo dello scorso gennajo, pag. 84., se non contenesse una censura di tal genere , che mi obbliga a giustificare le proposizioni clie la provocarono e ne for- mano il soggetto. Prego percio la stimabiie Direzione di voler animettere nel venturo fascicolo queste mie osserva- zioni, die cercliero di render brevi, affinclie non abbiano ad occupare uno spazio maggiore di qiiello che la discre- zione permette di domandare e di ottenere. Dopo di aver io nei §§ 5 e 6 del C.° I.° dimostrato, che i popoli antlclii non si curavano di assistere i poveri (se si eccettuano forse gli Ebrei) feci merito, com^era giu- sto, al Cristianesimo di aver principiato a soccorrerli con le limosine, indi con le donazioni e i legati stabili, ed inline con r erezione degli ospitali e degli altri LL. PP. Venendo poscia a discorrere degli effetti derivati dalle pie fondazioni, accennai al § 2 1 aver queste in gran parte e quasi dap- pertiitto assistita e soccorsa quelia classe di poveri da me detti naturali; ed al § 22, riguardante Taltra classe dei po- veri volontarj, soggiunsi die il Cristianesimo erasi fatto causa innocente dello sviluppo di una gran moltitudine di poveraglia. E ad avvalorare tpiesta mia seconda proposi- zione esposl che rumanita dei prlncipj evangelici aveva indotto la maggior parte del fedeli ad emancipare i loro servi, il qual atto se rendeva Tuomo libero, sollevava an- che il padrone dalTobbligo di inantenerlo, per cui molti schiavi emancipati cadevano nella miseria ; e che quel con- tiauo raccomandarsi dalfaltare e dal pulpito il dovere di 41 8 V A R I E T a'. assistere 1 poveri e di far elemosina, se da un lato con- fortava la vera indigeaza, fomentava dairaltro la naturale pigrizia degli uoniini. Erronee parvero air estensore queste cause da me asse- gnate alio sviluppo della gran moltitudiue di poveraglia, che si manifesto contemporanea alia diffusione del Cristia- nesimo, ed altre egli ne assegna, che ponno vedersi nel suo articolo. Mi corre percio T obbligo di provare i.° che al diffondersi della religione di Cristo si generarono le torrae del poveri voloritarj , cioe dei mendicanti ed accattoni: a." che a cio contribui possentemente Tumanita dei principj evaii- gelici, i quali iudussero la magglor parte dei fedeli ad eman- cipare i lore servi^ 3." che vi ha pure contribuito il con- tinue raccomandarsi dal pulpito e dalF altare il dovere di assistere i poveri e di far elemosina. Ecco gli schiarimenti ch io posso dare su di ciascun punto. 1.° Che la miserla universale in Italia sia sorta con- temporanea alia diffusione del Cristianesimo lo ammette anche T estensore, 11 quale pero ne attribuisce le cause alio scadimento della nostra agrlcoltura, alle invasion! barbariche , ecc.^ caupe da me pure Indicate al § 9. Ma non e di questa universale miseria, cli'io dissi al § 22 essersi fatto causa innocente il Cristianesimo: perocche in esso luogo io non Io accagionai che dello sviluppo dei po- veri volontarj , cioe delle torme dei mendicanti e degli ac- cattoni. E questl infatti sino da quel primi tempi eransi moltiplicatl al segno, che le stesse leggi civlli dovettero intervenlre alia loio repressione , come Io prova quella di Graziano, Valentiniano, e Teodosio pubblicata lanno 382, ed inserta nel Cod. XI 2 i de mendicanti bus validis. Ne per- cio la moltltndine di quella generazione di poveri cessavaj anzi operando sempre le stesse cause, delle quali diremo appresso, ando di secolo in secolo aumentando, quantun- que illuminati vescovi, e varj concilj, ed altre leggi, che per bi'evjta tralasclo di citare, tentassero di estingueria, o almeno frenarja. a. Su quanto i-iferisce Testensore degli antichl servl, mi permettera ch'io gll osservi aver egli forse confuso la ge- nerale affrancazione dei medesimi con le parziali loro emancipazioni, operate in grazia deirnmanlta dei principj evangelici. Questo dubbio mi nasce dalFaver egli citata la dissertazione XIV del Muratori, che tratta appunto dei servi V A R I E T A . 419 e della finale loio soppressione, nienir'io appoggiai la mla proposizione suUa XV de manumissione servorum. Chiunque per tanto legga quest\iltiina veclra clie il Muratori, dopo aver detto a car. 85o clie nei primi secoli del (]ristianesiino era coniunissima quella nianiera di nj.nnuiiiissiotie, clie ope- ravasi nelle chicje dinanzi al vescovo , soggiunge ch' essa facevasi anche ad uberiorem gloriani diristiunce caritatis, e clie il padrone emancipava i servi suoL fere semper pro re- medio aniincB sua;. Oltre a cio quel dottissimo uomo , cui nulla sfuggiva di quanto concerne 1 aatichita, ci avvisa die anche uel Codice di Giustiiiiano si fa cenno di quel genere di manumissione. Infatti al L. i tit. i3 de iis qui in ecclesiis cmancipantur , il legislatore si esprime in guisa da far co- noscere, die tal pratica era tutt altro die nuova ed infre- qiiente: Jamdudwn placuit nt in ecclesia catholica libertatem domini suis famuli s prnestare possint ecc. ; e die 1 eiuancipa- zione facevasi anche per niero spirito religiose, religiosa mente Ma Testensore delfarticolo soggiunge, die se il cristiano affrancava i suoi servi, era tenuto ancora a provvederli nei loro bisogni, come suoi fratelli in G. C. Su di qiiesto non v^e die dire: non pero tutti i padroni, staute la ge- nerate miseria d Italia onde si disse, avranno potuto assi- curare la sussistenza ai servi manumessi. Oltre a CiO al § 7 con la testimonianza dello stesso TMuratori io ebbi a rifer.re, die nei primi secoli del Cristianesimo le limosine non ri- mettevansi direttamente ai poveri, ma pel solito al vesco- vo, acciocche ad essi le distribuisse. Parmi quindi bastan- teraente provato, die al difTondersi della religione di Cri— sto gran numero di servi fu emancipato, e die molti di essi cadevano pel nella miseria senza die i vescovi jiotes- sero tutti soccorrere , e quelli massimamente die vedevano robusti ed atti alia fatica. Di qui sorsero le tornie degli accattonl , die 1 nmanita dei princij^j evangelici tollerava, e che le leggi clvili forzavausi , ma non riescivano ad im- pedire. 3.° Piu brevi parole spendero intorno alf altra causa da me assegnata alia jiropagazione dei poveri volontar). Forse la semplicita del mio stile (di cui mi da merito 1 esten- sore) fu soverchia in questo luogo, mentre sotto 1 espres- sione di quel continuo raccomandarsi dallaltare e dal pnl- pito il dovere di assistere i poveri e jli far elemosina. 420 V A R I E T a'. intesi di comprendere anche le periodlche distribuzion'i di pani, minestre, abiti e danaro , che dalle cliiese, dai con- vent!, dai monasteri, dalle confraternite e da parecchie fa- miglie agiate facevansi alle torme dei questuanti. Qual maggiore allettamento di questo avrebbe potuto ofFrirsi alia natm-ale pigrizia degli uoinini? E non fu il Cristianesimo che introdusse e mantemie per tanti secoli cosiffatto abuso ? Leggasi di grazia il C." XXXI della Carit.a Cristiana del Muratori, e si troveranno le prove di quanto venue da me asserito , senza ch io qui le ripeta allungando piix oltre il mio discorso. L estensore ha la cortesia di soggiungere verso la fine del suo articolo " che ove a me piacesse anche per un " momento farmi dai suo lato, troverei assai pin ragioni " (per abbracciare le sue opinion!) ch^egli non ne ha dette » o pensate »•, ed io non sono cosi tenace del mio pro- poslto per non metterrai con lui d'accordo, qualora per le I'agioni fin qui addotte non credessi, che le uostre diverse opinioni scaturiscauo forse dai non avermi egli perfetta- meiite inteso, o piuttosto dai non essermi io con baste vole precisione spiegato. Percio dopo gli schiarimeati qui posti spero ch^ egli non trovera difettosa la parte del mio libro, che diede argomento alia sua censura. Pa via li 24 maggio 1839. P. Magenta. Manifesto ctassociazione ossia Programma per la bo- nificazione dei terreni paludosi e vallivi di Lombar- dia, deir ingegncre Giuseppe Bruschetti. {Milano, 1889, tipognifia Bernardoni , pf'g- 2,1, in 8.°). Dopo tutto cio che si e detto e riferito ( Bibl. Ital. , fasc. di gennajo p.° p.°, pag. 107 e seg. ) in riguardo della bonificazione delle maremme toscane tentata ed in parte eseguita a' nostri giorni con felice successo , non possiamo passar sotto silenzio T attuale proposta delPiiigegnere Bru- schetti di forraare cioe in Milano tante Societd in accoman- dita per azionl quante sono le provincie della Lombar- dia, le quali Socleta di privati intraprenditori abbiano per iscopo la bonificazione dei terreni paludosi e vallivi, che a termini del decreto del Governo italico 20 novembre 1810, lion che di una circolare emanata di recente a tutte le V A R I E T A. 421 autorita politiche del Regno Lombardo-Veiieto d^ordine di S. A. I. il Serenissimo Principe Vicere, venne gia dichia- rata e ritenuta quale opera di decisa utillta pubblica non solo, raa anche di pubblica sanita e beneficenza pel nostro paese. Si penso di dar princlpio air impresa col forraare dap- prima la Societa per la bonificazione dei terreni paludosi e vallivi esisteati nei distretti YIII e IX della provincia di Lodi e Crema , al qual efFetto presso V I. R. Istituto di scienze, lettere ed arti in IMilano trovasi depositato ed ostensibile Toriginale contralto della suddetta prima Societa d^ azionisti ed e gia aperta la relativa soscrizione delle azioni. Non sara percio inopportuuo ne fuori di proposito il dare qui in prevenzione un breve cenno sullo stato e suir estensione dei terreni cosi detti Mosi di Crema, sulla possibility d''asciugarli , sui mezzi pin faclli e piii conve- nienti di bonificarli e sui vantaggi rilevanti clie dalla loro bonificazione ne possono sperare tanto la Societa degr in- traprenditori, quanto gli abitanti di que^ due distretti e lo Stato in generale. Le paludi , cosi dette i Mosi , die sono tutt'' air ingiro circondate da terreni molto fertili e ben colli vati, forman parte dei distretti VIII e IX della provincia di Lodi e Crema ed abbracciano per lo nieno in superficie V esten- sione di circa pertiche creraasclie (i) dieci mila di terreno nei soli otto comuni di Ombriano, Bagnolo, Vajano, Tre- scorre, Quintano, Casaletto Vaprio , Cremosano e Scan- nabue. AlF occhio essi presentano V aspelto di un grande piano leggermente inclinato nei senso da tramontana a mezzogiorno. I Mosi hanno altresi una notabile pendenza nei senso da ponente ad orienle verso il fiume Serio che vi scorre in distanza di qualche miglio al lalo di levanle. Tutte le acque ristagnanti in oggi sui Mosi possono adunque sco- lare e sfogarsi libera mente per effetto di seraplice gravita nei vicino fiume Serio , il livello del cui alveo presso la citta di Crema e evidenlemenle assai piii depresso a fronte della porzione piii bassa dei detti Mosi. A questo riguardo e gia da molto tempo che venne anche rilevaia la livel- lazione di quel terrllorio dai periti locali. Quindi non si (l) La pertica cremnsca e di tornatuiT nuove ossia ectai-i 0,0-62^364 ed equivale a pertiche niilanesi una ed uu scsto circa. Jiihl. Itcd. T. XCIII. 37 42a V A R I E X A . tardo ad inimaginare per la porzlone piii alta del Mosi uno scaricatore sboccante nel Scrio al di sopra della cosi detta palata Borromeo presso la citta di Crema, non die a vedere che si poteva trar vantaggio dalle acque grasse di scolo dei Mosi stessi per uso d' irrigazioiie de"" terreni inferior!, accompagnandole con apposito edifizio di botte sotterranea o di ponte-canale attraverso o sopra il letto del Serio sin al di la di detto fiume, oppure immettendole nel Serio stesso salla destra sponda ed estraendole sulla sinistra mediante una chiusa simile alia snddetta palata Borromeo, per il fine di venderle od affittarle ai Cremonesi. In modo consimile opero gia la nobile casa Borromeo con acque pero piii magre, stante la mischia che di esse suc- cede con quelle del Serio prima della loro estrazioue sulla di lui sponda sinistra. Per dar llbero e pieno scolo alle acque tutte dei Mosl^ secondo clie indicano !e livellazioni rilevate sul terreno, basterebbe anche di riattivare il veccliio scari- catore delle acque dei Mosi detto Cresmiero, il quale sbocca nel Serio al di sotto della citta di Crema, ossia a mezzo giorno di essa. Per la riattivazione poi del detto scaricatore A'ecchio si ricliiede soltanto la conipiuta demolizione delle chiuse o briglie esistenti tuttavia nelPantico alveo del sud- detto Cresmiero, ed in origine destlnate airallaganiento delle fosse di fortificazione della citta di Crema. Presso alia foce del suddetto Cresmiero nel Serio sarebbe pure facile il divi- dere le acque d^ irrigazione da quelle di plena dei Mosi ed il convogliare le prime sul territorio cremonese, lasciando che le seconde decadano innocuameute nel Serio stesso. Cosi viene tolto ogni dubbio sulla possibllita di asciugare perfet- tamente le suddette paludi e sulla facilita di render utili le acque di semplice scolo, massime per Timportante oggetto di condurle air irrigazione delle terre asciutte o scarse d^acqua nella provincia di Cremona. Non vale poi nemmeno la pena di fermarsi qui a combattere 1 antico pregiudizio radicato in alcuni (d^altronde rispettabili individui ) circa alia temuta mancanza e necessita di erbe acquaticlie, cioe di carici e giunchi, detti comunemente sul Cremasco pagliuzzo, per far letto al bestiame. Di fatto egli e troppo facile ed ovvio il rispondere a cosi frivola scusa che il pagliuzzo non cre- sce in tutta T estensione dei Mosi, ma soltanto in una pic- cola parte dei medesimi ^ cioe verso il termine inferiore della stessa palude j che ai possidenti de^ Mosi suddetti V A R I E T A.'. 423 riuscira assai plii utile la paglia di riso e le foglie del grano turco ottenibili dal terreno ridotto a coltivazione ^ clie questo strarae potra servire al bestiame di letto piii co- medo e piu morbido dell ispido e pungente pagliuzzo, il quale infracidito poscia si converte tutto in magiissimo concime; che piu utile ancora sara T opera del loro asciu- garaento , perclie la reudita dei 3Iosi coltivati sara assai maggiore di quella che in oggi si ricava consistente nel piccolo valore del solo pagliuzzo e nel beneficio di poca quantita di mescliino pascolo che nialamente nutre il be- stiame, quando viceversa ottenutosi dopo Tasciugamento, i cereal i , il lino ed il trifoglio oltre la rencUta derivante dai gelsi e da altre piante , sara tutto questo di maggiore vantaggio agli uomini ed alle bestie. Diasi dunque bando una volta per sempre a simili opposizioni che si assomi- gliano di troppo a\V inveterato pregividizio di molti agri- coltori milanesi, gia avvertito da Pietro Verri, di risguardar cioe le brughiere come la dote dei terreui coltivati; e ri- tengasi in A'ece per certo che i possidenti del 3Iosi otter- rebbero grande vantaggio colla coltivazione del loro terreno ora quasi per nulla fruttifero; inoltre i medesimi possi- denti possono esser sicuri di meritarsi le benedizioni dei poveri contadini abitantl in vicinanza a quelle paludi; ed ogni lode, incoraggiamento e premio da jjarte dell'eccelso Governo , se arrivano a riunirsi in Societa d'^azionisti tra di loro e coi suddetti intraprenditori alio scopo di eseguire in breve termine ed a comuni spese f opera da tanto tempo invano desiderata dell ascingamento e della successiva col- tivazione dei Most; con che la stessa Societa verra a per- cepire un discreto Interesse dai capitali impiegativi , pro- veniente dai prodotti del suolo e dalF aflitto o dalla vendita delle acque di scolo e d' irrigazione che fossero tuttora li- bere e dlsponibili , ossia non per anco scorrenti di diritto a favore di alcun privato, ma che si potrebbero raccogliere appena sboccate dai Mosi per accompagnarle sia cutro un uuovo cavo nel piu basso Cremasco., die TAdda divi a63 " 9 scrittore » scrittura " 33 1 » 33 38, 43 >' 38-43 F. CARLINI, I. FVMJGALLI C G. BmGXfATXLLI, direttori ed editori. Pubblicato il di aS giugno 1839. Milano , dalS L R. Slamperia. 427 Estratto delle osservazioni meteorologidie fatte ulla nuova torre astronomica delV I. R. Ossen 'atorio di Brera all' ahezza di tese 1^,62 (metri 26,54) suir ono botanico , e dl tcse 75,48 {metri 147,11) sul livello del mare. M A R Z 0 1 859. BAROMETRO n- ■ •■ 1 ridotlo all a lempeialuia + 10° R. iiS Direzione del Tento. 5''s ii^s 0 5'> m 8''ni 11'' m 2''s 1 S^'s 8'>s TiT ^^ 5 m II m poll. lin. lin. lin. lin. lin. Kn. Im. ,1 1 1 27 10,1 10,2 10,0 9,4 9?3 9,6 9,6 „(3) N > EjN »£'■> If E ■2 27 9.9 10, 1 10,0 9,5 9,^ 9,6 9,5 > 0 S 0 0 s 0 N E 6 27 10,1 I 0,4 10,4 10,1 10,0 10,2 10,4 E N E S E N 0 N E 4 27 10,0 10,1 10,D 9,9 9,9 10,0 9,9 e(.) S E E S E S £ 6 6 27 9^9 9»9 10,2 9.8 9,^ 9,7 9,6 E S E S E E 27 0,1 9.1 8,q 8.3 8,1 8,0 7,7 E E E S £ W E 7 27 fc>,q 6.8 6,5 6,3 6,0 6,1 5,9 0 N N E N 8 27 5.5 5,5 5,5 5,5 5,3 5,6 5,6 \ 0 N 0 N 0 s 0 9 27 6,5 6.9 7,2 7," 7,t 7,6 7A N y E S E E N E 10 27 8,2 8.7 8,8 S,8 8,9 9,6 10,0 N OS 0' S S E 0 1 1 27 10,7 11,0 11,1 10,8 10.6 J 0.9 11,1 E N E E 1 S S E E N E 12 27 10,9 11,2 I t,2 10,9 10,7 10,8 10,8 N E E E S E E N E \i) 27 1 1,0 10,8 I 1,0 10,7 10,4 10,7 10,5 E N E S E s s 0 £ 14 27 10,8 10,9 10,6 10,1 9,8 10,0 9,9 E E .' E N 0 E S E i5 .6 27 10,6 11,1 '1,4 H,I 1 1,0 I. ,4 11,0 E S E E eO 27 10,5 10,2 9,7 9,0 8,1 7,8 7,0 E E S E E N E N 17 27 5,7 5,3 5,2 4,7 4,6 4,5 ii,9 ONO N 0 0 ONO 18 27 3,6 3,7 3,7 3,4 D,0 3,3 i,4 N 0 N 0 0 N 'Q 27 3,7 3,9 4,4 4,5 4,6 5,5 5,8 N 0 0 0 S 0 N<') 20 27 5,9 6,6 8,4 8,2 8,3 8,4 8,5 N S S N E •21 27 8,7 8.7 8,7 8,1 7,6 7,6 7,2 E S E E N 22 27 7'3 7,5 7,' 7,0 6,8 6,9 6,8 > E S E 0 S 0 N 0 20 27 t>i9 7,4 7,7 7,0 7,8 8,5 9,' N 0 ONO s E 24 27 9:^ 9,« 9,9 9,i> 9A 9,8 9,5 N E E S E S S 0 N 0 25 ^7 92 9,4 9,2 8 6 8,1 8,2 7,6 E N E N N E N 0 26 27 6,2 6,0 5,8 5,. 4,8 5,1 5,3 N 0 N E 0 N 27 27 6,0 7,6 7,9 7'7 7,5 7,4 7,5 N E S E S £ E 28 27 6,1 6,2 5,8 i^,' 4,4 4,^ 4,« E S E E E N E aq 27 3,8 4,1 3,7 3,c 2,8 2,9 2,7 N S E S E E N E 5o 27 2,9 5,2 3,3 3,5 5,6 4,2 4,4 N E ONO N 0 N 0 01 27 5,8 6,3 6,6 6,5 6,5 6,9 7''J SSE<" SE<" eseC E<'> Altez u miissima del barometio poll. 27 lin. 11. 58 minima " 27 " 2,69 Le ore sono in tempo vero civile ; le lettere m cd s indicano rispellivanienle le ore della nuttina od an timeridiaiie e quelle della sera o ponieridiane. 4^ 8 MARZO iSSg. Altezza del termomelro R. Stalo del cielo "5 5''m S^'m ti h S^^s S^. 1, da mczzanotle da mezzodi o ■5 ii"m 2"s IIS a mezzodi. a niezzanotte. 1 + 2,5 + 5,0 + 7,0 + 8°,iU 6°,4 + 5°,5 + 2°,5 Sereno. Sereno. 2 + 0.5 + 1,8 + 4,4 + 6,6 + 5,q + 3,1 + 1,3 Sereno. Sereno. 3 - 0,5 + 2,6 + 5,0 + 7,1 + 5,8 + 4,1 + 2,4 Sereno. ^er. nuv. 4 >»< 1,3 + 2,5 + 5,5 + 6,4 + 4,5 + 4,0 + 5,4 Ser. nuv. Nuvolo. 5 6 + 2,0 + »,9 + 3,5 + l,q + 4,7 + 5,8 + 4,5 + 5,6 + 2,9 Nuvolo. Nuv. piogg. + 2,6 + 3,4 + 2,7 + 2,5 + 2,5 Nuvolo. Nuv. piogg. 7 + 1,2 + 1,2 + 1,7 + 2,2 + 2,0 + 2,0 + 2,0 Piogg. neve. Pioggia. 8 + 1,5 + 1,6 + 1,8 + 2,5 + 3,0 + 2,7 + x.q Pioggia. Piog.ser.neb. q - O54 + 1,0 + 6,6 + 8,8 + 7,0 + 5,6 + 4,4 Ser. nuv. Ser. nuv. 10 1 1 + 2,5 + 0,2 + 7,0 + 8,7 + 7,6 + 6,5 + 3,6 Ser nuv. Str. nuv. + 2,6 + 4,5 + 7'7 + 8,9 + 7,2 + 5,5 + 4^4 Ser. nuv. Ser. nuv. 12 + 3,8 + 4,2 + 6,3 + 1:1 + 6,8 + 4,4 + 2,5 Ser. nuv. Ser. nuv. i3 + 1,5 + 2,1 + 5,6 •^ 7,9 + 6,2 + 5,9 + 2,2 Ser. nuv. Ser. nuv. •4 + 2,6 + 3,6 + 6,7 + 8,0 + 7,5 + 4,6 + 3,b Ser. nuv. Ser. nuv. .5 + 3,1 + 5.7 + 5,5 + 6,5 + 4,6 + 2,7 0,0 Nuvolo. Nuvolo. 16 + 1,0 + i,5|+ 1,4 + 1,2 0,0 + 0,1 Neve. Neve. 17 + 0,1 + i,Oi+ 4,4 + 4,6 + 1,8 + 1,4 + 0,9 Neve. Nuv. ser. 18 + 0,1 + o,5|+ 4i8 + 4,7 + 4,1 + >,9 + 0,7 Sereno. Sereuo. •Q - 2,1 + 5,1 1+ 6,0 + 7'' + iS.i", + 5,0 + 55 Sereno. Sereno. ■io + 3,2 + 4,5';+ 6,8 + 8,0 + 6,8 + 4,0!+ 2,7 Sereno. Sereno. 21 + 1,4 + 3,( + 5,1 + 7,0 + 4,8 + 4,1 + 2,1 Nuvolo. Ser. nuv 22 + 0,6 + 3,6 + 7,1 + 7,8 * 7,4 + b,2 + 3,6 Nuv. ser. Sereno. 23 + 1,5 + 4v + %^ + ].,5 + 9,0 + 8,5 + 6,8 Sereno. Sereno. 24 + 4,1 + 7,4 + 9,8 + 1 1,5 + q,8 + 9,0 + 8.7 Sereno. Nuvolo. 25 + 6,8 + 7,61 + 10,4 +11,8 + 10,6 + 8,9 + 8,5 Nuvolo. Nuvolo. 26 + 7,5 + 8,8, +11, 2 +12,3 + 1 1,6 + 9,4 + 7,6 Ser. nuv. Ser. piogg. 27 + 5,5 + 7, 1 + 1 0, 1 + 7,5+ 9,3 + 11,9 + 1 1,2 + 8,6|+ 7,5 Sereno. Ser. nuv. 28 + 65 + 10,6 + 9,4 + 8,5 + 7,0 Nuvolo. Nuv- ser. 2q + 5,5 + 6,q +10,0 +12,2 + 11,8 + 9,0 + 8,2 Sereno. Sereno. JO + 5,1 + 8,1 +11,1 +12,2 !-*-i2,7 + 8,9 + 8,2 Ser- niiv. Ser. nuv. temp. 01 U 5,6 i + 7,2;+ 9,8 1+11,5 ■ 4-10,2 + 7,8 + 6,3 Ser. nuv. Ser. nuv. Allozza mass, del term. + i2'',72 Temp. mass, al term. R ulh. + i5''520 . . — 3 ,00 » media + 4 597' ' Quantita della pioggia e neve sciolta linee 55, i5. s 429 INDICE delle materie contenute in questo tomo XCIIL PARTE I. LETTERATURA ED ARTI LIBERALI. Jlipigrafe araba trasportata a Firenze dalVAlto Egitto, illustrata da C. O. Castiglioni. Con una tavola in rame pag. 5 Opere di Giuseppe Baretti » 1 3 Di Bramante e delle Memorie di L. Pungileone in- tomo alia vita ed alle opere dello stesso " 149 Lorenzino de' Medici , dramma storico di G. Revere » \ 6^. Storia dell' arte col mezzo del monumenti dalla sua decadenza nel IV secolo fino al suo risorgimento nel XVI, di G. B. L. G. Seroux d'Agincourt. Arti- colo i." Architettura >i 2^3 Famiglie cdlebri italiane , di P. Litta » 309 Descrizione degli scudi posseduti da A. Uboldo » 3ij PARTE II. SCIENZE ED ARTI MECCANICHE. Esame della Memoria dell' ingegnere Bruschetti sul modo di libernre Como e Lecco dalle inondazioni " a a Seguito dell' Appendice alia Memoria dell' ingegnere Bru- schetti in risposta all' Esame suddetto " Saa Lettera dell' ingegnere Lombardini all' ingegnere Bruschetti relativa ai progetti per I' abbassamento del lago di Como " 335 Risposta dell' ingegnere Bruschetti alia lettera sud- detta " 343 Nota del professors Belli intomo ai progetti per Vab- bassamento del lago di Como " 348 Iconografia della Fauna italica di C. L. Bonaparte , fascicolo XII >i 41 Memorie di maxematica e difisica della Societa italiana » 176 43o r N t» I c E. Saggio storico-medico sulle pestllenze di Perugia , e sul govemo sanitario di esse dal secolo XIV fino ai no- stri giorni di C. Massari pag. 1 88 Memorie di fisica sperimentale di S. Marianini " 198 PARTE STRANIERA. Trattati Bridgwater circa la potenza, sapienza e bonta di Dio siccome si manifestano nella creazione . . . .» 5 i Storia naturale generate qual scienza filosqfica ed uma- nitaria pe' naturalisti filosofi e per il piii colto pub- blico , di M. Perty " ivi Essai sur les moyens d'ameliorer le sort des enfans trouves , par Lamartine et Macquet " 5 9 II Roseto dei Uisterj , di Mahniud di Scehister , pub- blicato in persiano ed in tedesco da G. Hammer- Purgstall » 214 Expose de la situation administrative de la province de Brabnnt par le Baron De Stassart " aSo Essai sur la suppression de la peine de mort , par De Cherchove » a35 Du lait et en particulier de celui des nourrices , par A. Donne " a 87 Almanach de Carlsbad, on melanges medicaux scien- tifiques et litteraire relatives a ces termes et au pays. par J. De Carro " 244 De la bienfaisance publique par De Gerando. Art. i." .» 389 APPENDICE ITALIANA. Agraria. — Calendario gtorgico della R. Societa agra- ria di Torino per V anno i838 " 99 Sulla introduzione di una nuova pianta indigofera, Memoria di M. Bonafous " 4^^^ Bibliografia. — Memorie delle tipografie cnlahresi com- pilate da V. Capialbi " 4^6 Chimica. — Commnntario di preparazioni , analisi ed osservazioni chimiche e farmaceutiche, di G. Righini » 87 Continuazione di varj trattati di chimica " 89 Economia pubblica. — Ricerche su le pie fondazioni e su V ufficio loro a sollievo de' poveri , di P. Ma- genta " 84 I N D 1 G E. 481 Educazione. — Guida alia virdi per la via del diletto, opera diretta da F. Amhrosoli pag. 403 Epigrafia. — Sullo enimma di Aelia Laelia Crispis , os- servazioni di P. L. Cocchi » 3g0 Filologia. — Voci e nuiniere di dire italiane additate d' futuri vocubolaristi da G. Gherardini " 288 Filosofia. — Scoria delta filosofia per L. Martini . . . . » 70 Idraulica. — Memorie sul bonificamento delle maremme toscane " 107 Poesia. — La Carita, carme di F. Rornani » 893 Poligrafia. — Lettere di G. Bossi ad A. Canova. . . .» 39$ Storia, Biografia. — Notizie istoriche intomo alia vita ed agli scritti di monsignor Francesco Pacca, pub- blicate da B. Pacca » 64 Eagsuagli sulla vita e sulle opere di Marin Sanuto-» 67 Ricerche storiche sulla esposizione degV infanti presso gli antichi popoli, e specialmente presso i Rorna- ni, di L. Annaroli " 76 Memorie intomo ai poeti laureati di ogiii tempo e di ogni nazione, raccolte da V. Lance tti » a 68 Le amazzoni rivendicate alia verita della sloria, di F. Predari .• " 387 Memorie per servire alia storia della santa Clvesa Miletese, compilate da V. Capialbi " 404 Storia naturalc. — Catalogo sistematico dclle conchiglie terrestri e fluviatili osservate nel territorio di Mon- falcone da L. Bruniati " 92 Sopra il teschio di un coccodriUo fossile rimenuto ri^l Monticello di Lonigo, di F. O. Scortegagna " gS Malacologia terrestre e fluviale della provincia coma- sea, di C. Porro 1/ 97 Trattato sopra la costituzione geognostico-fisica dti terreni alluviali delle provincie venete , di T. A. CatuUo '» 269 Dizionario pittoresco della storia naturalc e delle ma- nifatture compilato tin E. Marenesi " 408 V A R I E T A. Arti belle. — Esposizione delle belle arti di Firenze, anno i838 " 119 Esposizione di belle arti in Milano , anno 1839 . ." 271 432 I N D I C E. Economia pubblica. — Manifesto d' associazione per la bonificazione dei terreni paludosi e vallivL di Lorn.' bardia, di G. Bruschetti pag. 4ao Bibliografia. — AnrMnzj >» i/|.5 " 284. ■ " 424 Errata-Corrige e rettificazioni » 146 • » 290 » 426 Fisica , Chimica. — Nottzie circa il trattamento elettro- chimico de' minerali d'argento, di rame e di piombo, di Becquerel " i a 6 Sui modi di rendere permanenti le immagini formate al fitoco di una camera oscura , di Daguerre e Talbot " 1 3a Avviso risguardante le Osscrvazioni meteorologiche . . >' 146 Osservazioni meteor ologiche di gennajo " 1 47 ■ di febbrajo " 291 ■ ■ ■ di marzo " 427 Polemica. — Jlisposta di P. Magenta all' articolo in- tomo alle Ricerche su le pie fondazioni " 417 Storia naturale. — Adunanza dei naturalisti a Pisa .» i3o Viaggi. — Notizia circa i viaggi e le opere di Ruppell." 41 3 1 4, JUN 30 ] V ^S^J^ '