mj^ '^..J^^ />•- BIBLIOTECA ITALIANA O SIA. GIORNALE Dl LETTERATURA, SCIENZE ED ARTI COMPILATO DA VARJ LETTERATI. ToMo XCIV. ANNO VENTESIMOQUARTO. Jprile, Maggio e Giugno 1839. MILANO PBESSO lA DTKEZIONE DEL CIOENALi:. IMPEHIALE RECIA STAMPERIA. II presente Giornale, con tutt'i i voliirni precedenti^ e posto sotto la salvaguardla della Legge, essendosi adempiuto a quanto essa prescribe. BIBLIOTECA ITALIANA PARTE J. LETTERATURA ED ARTI LIBERALI. Del Diiomo di Monreale e dl allre cliiese Siculo-Nor- jnaniie, Tagio name nil tre, per Domcnico lo Faso Pie- TRASANTA^ diicii di Scviadlfalco, socio di vurie Ac- cademie. ■ — Palermo, i838, tipografla Robert! , coi tipi dello aiitore , grande in foglio^ di pag. 90, con XXVIII tavole in rame. Italiaiie lir. ^5 G. ''ia da qualclie tempo gli arclieologi e gli arti- sti, sia in Italia clie oltremonti, vanno occiipanclosi di quella, clie propriamente chiamar puossi arte cri- stiana. A tale scopo fatte vennero le piOi esatte ri- cerche sugli antichi nionumenti cristiaiii: ricerche le quali, rese poscia di puiiblica ragione, somministrarono nuovi ed importanti materiali ai coltivatori di silfatti stiidj. Fra le opere recentemente pubblicate in que- sto genere, va particolarmente distinta quella del dtica di Serradit'alco , intitolata: Del Duomo di Monreale e daltre ckiese Sicido-Normanne (i). Divise il cliiarissimo (i) II duca di Serradifalco e altresi autore delP impor- tantissima opera: Le Antichita della Sicilia , di cai sono stampati tre volurni , e dei quali fu fatto parola iii questo giornale, iiei tomi LXXV, pag. 3; LXXXII, pag. 169^ XC, pag. 1 53. — Di queste opere T illnstre autore fece uii de- posito , per clii volesse fame acquisto , presso il sig. Saba Lodigiani prime custode deir J. R. Biblioteca di Brera. 4 DEL DUOMO DI MONIIEALE ecc, autore Topera sua in tre ragionamenti: cc La descri- » zione , dice egli, di qiiesta sontuosa basilica for- » niera il subbietto del primo ragionamento; trat- » teremo nel secondo delle piu cospicue e nieglio » conservate chiese, clie sotto il reggimento dei Nor- » manni innalzaronsi Ira noi; e diremo ncl teizo fi- » nalmente conic in cpieirepoca sia sorta in Sicilia, se » iTial non ci avvisiamo, quella maniera di sacri edi- ■» fizj, nella qnale le piante delFOccidente e le al- » tre deirOi'iente vidersi insieme accoppiate e com- 3) miste. )i Guglielmo II, cognominato il Buono , re di Sicilia, mosso da viva religione verso I'Onnipotcnte che con lunga pace aveva fatto prosperare il sno regno, voile ergergli nn solenne tiibuto di riconoscenza nella co- strnzione di un tempio, che superasse oani altro in grandezza e magnificenza. Vennero le fondamenla del Dnomo di Monreale gettate nel 1174, e nel 1182 il papa Lncio III innalzo quella chiesa a sede me- tropolirana. Gli archi a sesto acuto, dice il duca di Serradifalco, i musaici a fondo d'oro, onde sono tutte incrostate le pareti, le istorie della Bibbia, manife- stano apertamente il fare e la maniera de'Bizantini. « L'architettura greca del basso inipero, continiia egli, » congiunta alToccidentale scorgesi qui atteniperata » daU'arabica, ed assume un carattere tutto siio pro- 5) prio che determina un sistema di fabbricare co- » stantemente osservato per tutto il tempo nel quale 3) i Normanni ressero la Sicilia, e die vedesi primeg- » giare sn c|uello piu intralciato e contorto, che po- » scia prevalse in tutta TEnropa, ed al quale impro- » priainente fii dato il nome di 2,otica architettura. » La disposizione di qiiesta basilica e semplice, mae- stosa, severa, e siilla tavola I ne fu presentata la pianta, la quale, giusta Tavviso del dnca di Serradi- falco, e di quel genere che dicesi a croce latina. De- scrivendo egli la suddetta pianta incomincia dal por- tico occidentale o Nartece esteriore, in mezzo al quale apre&i ringresso principale. Dopo il Nartece.^ continua DEL DUCA. DI SERRA.DIFALCO. 5 egli, avvi il Naos diviso in tie navi, di cui la me- dia e tre volte piu larga delle laterali: in segnito al Naos trovasi una parte piii elevata clie risponde alia Solea delle cliiese greche, avente la figura di un qnadrilatero: dalla Solea si passa nel Bema o San- tuatio, cui si ascende per tre gradini. Fra lo spazio intermedio alia Solea ed al Bema sor2;e il sosilio rea- le, dal lato del Vangelo, e dall'altro (dove oggidi e locato il seggio delTarcivescovo) stava Tambone ove di que' tempi leggcvansi VepistoUi ed il Vangelo rim- pelto al monarca. II Santuario e diviso in tre parti , la media delle quali, cioe Yahside, comunica per due archi minori colle due laterali, la Protesi a sinistra, che contenea la mensa, su cui andavano riposte le ohlazioni de'Fedcli ecc. , ed il Diaconicn a destra, ove i ministri tenevano in pronto i vasi cogli arredi delle sacre cerimonie: in fondo aW abside ^ secondo I'antico costume, era la cattedra del vescovo (i). II duca di Serradifalco in questa descrizione Ka segnito il Lelli, il quale pure vide la forma di croce nella pianta della basilica di Monreale (2). A nostro avviso pero non puossi cpiella chiesa dire a forma di croce: ma bensi conserva essa ancora I'antica forma basilicale, ossia di nave prcscritta dalle Costituzioni apostoliclie. Cum autem Ecclesiam Dei congregaveris, veliit magnce navis gubcrnocor, cum omni prudcntia et disciplina j'ube fieri conventus, proecipie/is diaconis, si- cut nautis, ut loca fratribus, quasi vectoribus, adhibita omni cura et decenda, dlsponant. Ac prima quidem (1) Il'Ducaoge, nel suo Commentavio alia descrizione di S. Sofia di Paolo Silenziario , parla egli pure delle tre nicchie o conclie del Bema: nia la Protesi la mette alia destra AeWAbside o conca maggiore , ed il Diaconico o Pa~ ratorio a sinistra. La parte poi AeW Ahside in cui eranvi i sedili dei sacerdoti e la sedia o trono del patriarca o ve- scovo, la cliiama Sintrono. (2) Descrizione del real tempio e monasterio di S. Maria Nuova di Monveale. Palermo, 1703, pag. 3. 6 DEL DUOJVrO DI MONREALE ecC. , a'des sit oblonga, ad oricntem versa, ex utraque parte pastophoria versus orientem habens et quce navl sit similis. In medio autem situm sit Episcopi solium: et utrirnqne scdcat presbytcrium et adstcnt diaconi ex- pedlti ac leviler induti: assimiiaiUur enirn nautis, ac iis qui latcribus nacis pra'sunt. Eorum cnra ad alleram ecclesice partem laid omnino qnieli et ordinatim sedeant: mulicrcs quoquc scparatim et ipsce sedeant, a sermone absliuciitcs. Jllcdius autem lector, in quodam loco ex- celso stans, legens libros Mosis et Jesu filii Navis, ju- dicum et regnurum ecc. Cosi diremo clie, a nostro avviso, sono inesatte le clenominazioni date dalPaii- tore ad alciina delle diverse parti compnnenti la ba- silica da lui descritta. fn fatto dividendo egli in sole quattro parti il tempio , cliiama Nartece il portico occidentale esteriore; Naos la parte dopo il Nartece, nella quale stavano i fedeli; Solea la parte piu ele- vata chc viene in seguito, e Bema F ultima dove so- novi le tre conche o niccliie, rimpetto alia maggiore o media delle quali sta Taltare, e nel fondo la sedia del vescovo. Ma tanto la basilica di Monreale, quanto quella di S. Sofia di Costantinopoli e tutte le altre costruite secondo le stesse rituali prescrizioni divi- devansi in cinque parti, cioc: il Nartece, il Fronaos^ il Naos, la Solea ed il Bema. Non di rado prima del Nartece eravi un altro portico per i pubblici penitenti, cliiamato percio Fletus da S. Gregorio taumaturgo. II Bema o Santuario nel quale celebra- vansi i misteri veniva separato dal Naos per mezzo di cancelli: tre erano le porte di detta cancellata cbe davano adito al Naos , due minori cioe ed una niag- gioie in mezzo, cbiamate Porte Sante, oppure spe- ciose: sortendo dal Bema per qucste porte trovavasi prima la Solea, cbe nel tempio di Monreale corri- sponde a quello spazio in cui avvi il soglio reale e dove anticanicnte stava I'ambone. Era quindi la So- lea vicinissima ai sacri cancelli; cbe anzi propria- mentc direbbesi la soglia delle porte del cancello, il limen o limina dei Latiui •, quindi comune in passato DEL DUCA DI SERnADlFALCO. -? la frase ad limiiia sanctorum proficisci (i). CKe la Solea fosse la parte piu vicina al Sancta Sanctorum^ o Bema, si raccop^lie altresi dalle seguenti parole di Codiiio Curopalata nell" opera De OJJiclis Eccl. Constantinop. cap. XVll, dove parla deirincoronazione deirimperatore: Delude patriarcha iterwn recital proe- ces, descendltque imperator ex ambone: non ex ea parte qua ascendit, ea scilicet quce ad speciosas portas respicit, sed ex alteraSolcce ct Sancto taberiiaculo obvcrsa. Dal Bema passando per la Solea entravasi in qiiella parte del tempio detta Naos (confusa dal duca di Serradi- falco colla Solea), chiiisa da altri cancelli e nella quale non stavano tutti i fedeli, ma i soli sacerdoti, chie- rici e cantori: detta quindi Chorus, o Congregatio da S. Gregorio taumaturgo , Passati i cancelli del Naos, entravasi in quella parte del tempio dove stavano i fedeli, detta Subjectio da S. Gregorio, e Pronaos da altri scrittori, perclie precedente il Naos. Finalmente eravi il Nartece dove i catecumeni ascoltavano la parola divina : per lo che quel portico fu anche cliia- mato Auditio. Quanto alTaltare della basilica di Monreale, dice il duca di Serradifalco, che signoreggia sopra otto gradini: egli pero non occupossi per nulla di deter- minare I'antica sua forma, se cioe vi sono avanzi , notizie od altro da poter con fondamento congettu- rare clie la sacra mensa fosse in origine coperta dal ciborio sostenuto da quattro colonne, giusta il rito praticato in Oriente dalla Chiesa greca, ed in Occi- dente dalla latina. (i) II Ducange nel gia citato Commentario alia descri- zione di S. Sofia di Paolo Silenziario, parlando della Solea, COS! si esprime : Cum autem sacri cancelli ad extremas Pi- larum , seu Pinsorum, partes , quae Bemad ad Orientem. proximoB erant, ipsum clauderent , spatium illnd quod imple- hat latitudinem eorum Pilarum , Soleam, ut opinor , confi- ciebat , donee Amboni conjungeretur , cpd intra alteram Pi* larum extremitalem ad Orientem perinde exciuitiis fiiit. 9 DEL DUOMO DI MONREALE CCC, La tavola II presenta la pianta di quelle parti della chiesa da noi dette Bema, Solea e Naos, e che il cliiarissiino autore chiamo semplicemente Bemn e So- lea. Da qiiesta tavola altresi ben si distinguono i varj disegni che coinpongono le diverse parti di quel no- bilissimo ]5avimento decorate di preziosi marmi ecc. La tavola HI da il prospetto anteriore e posteriore del tempio di Monreale, rcstaurato colla scorta della descrizione del Lelli, giacche in oggi ben poco ri- mane ancora delTantico. La tavola IV presenta il disegno della magnifica porta principale, volta aH'Occidente, ricca di sculture in marmo c di musaici. Le iinposte sono di bronzo, lavoro preziosissimo di Bonanno da Pisa, terminate nelFanno 1186. E nella nota 20, infine di cpiesto ra- gionamento, fa il chiarissimo autore giustamente os- servare, clie il conte Cicognara nella sua SLoria della Sruhnra, lib. II e III, dove parla dei lavori eseguiti dal Bonanno, omise Topera insignc delle imposte di Monreale, delle quali pai'e die non potesse ignorare resist enza, perche ricordate da tutti coloro che scris- sero intorno a quel tempio. Sulla tavola V trovansi rinniti a confronto alcuni saggi di rabeschi di diversi autori, a dimostrazione essere gli ornati del battente della suddetta porta eseguiti in Sicilia da Siciliani. Sulla tavola VI e rappresentato Linterno aspetto del maestoso tempio di Monreale. « La nave prin- » cipale, dice il duca di Serradifaico, che pel mi- » rabile effetto delle colonne isolate, lascia correre » lo sguardo per entro alle ale; il diverso livello » dei piani donde risulta che I'altare rilevato sopra » alquanti gradini, predomini sulTintera basilica; 5> Tarco trionlhle che, spingendosi altissimo sopra y> tutti ingrandisce maravi^liosamente Taspetto del >) santuario; Timmagine gigantesca del divin Salva- » tore, che dalPalto fondo della volta dell'abside be- y> nedice i fedeli; i musaici sfolgoranti d'oro e di » svariati colori, onde vanno intorno incrostate le DEL DUCA DI SERR.UJIFALCO. 5 » pareti, presentano un tutto grave, maestoso, solen- » ne, clie bea di rado vinviensi ne'tempj piu ma- » ffnifici di die va fastosa rarchitettara moderna . . . » Un tetto a forma di carena rovescia, simile a » quelli die si vedono nella cattedrale di Messina, » nolle basiliclie di Santa Blaria ]\Iaggiore e di » San Paolo in Roma ed in tante altre, cuopre la » nave e la solea (cioe il Naos), e sembra a noi di » ([uel genere die adopero Vitrnvio nella basilica di » Fano, indicandolo colla parola tesUido, benche la » piu parte de'suoi commentatori abbiano dato a que- ■» sta voce il signiticato di volta, forse in opposi- •» zione alle soffitte orizzontali. » La mistica tbrma di carena rovescia, ossia di nave data alle antiche chiese cristiane era, come gia notammo piu sopra, secondo la prescrizione delle Costitnzioni apostoliche. Quindi S. Clemente romano nella Ep'tst. ad Jacob. cap. XIV, scrisse; simills namque est totus Ecclesios status navi mngnce , quae per validam tempestatem fert viros diversorum locornm, iinam boni reg/d civi- tatem incolendl cnpidos. Sit ergo vobis navis Dominus Deus: ct assimilentar , gabertialor quidrm Christo , prO' reta episcopo , mutce presbyterls, prcefecti laterum dia- conis, nanst.ologi caiechistis ; vectoribus universa fratrum multitudo ecc. Che la chiesa materiale denoti la cliiesa spirituale e che percio nella costruzione delle antidie chiese cristiane tutto fosse mistico, nulla essendovi di ozioso, viene formalmentc asserito da Ugo da S. Yittore nello Speculum de mysterus Ecclesiae. Ecco le sue pai'ole : Notate singula my slice: n.on enim est quicquam ocio- sum, .... Tigna sunt quce spiriturditer sublevanl: la- quearia qnce ornant vet ruborant: de quibus in eisdem gloriatur Catiticis sponsa dicens: Tigna domorum no- strarum cedri/ia, Liquearia cupressina ecc. Le tavole Vll, VIll e IX offrono lo spaccato lon- gitudinale con due spaccati trasversali presi da due diversi punti del tempio di Monreale. E col sussidio di queste tre tavole, die il lettore potra formarsi rO r>EL DtOMO DI MONREALE CCC, un'idea tlella distribuzione e riccliezza dei musaici clie tutto adornano internamente il tcmpio: « lavoro nii- » rabilissimo die occupa lo spazio di oltre a g5,i69 5> palmi cpiadrati (i). L'architetto, continua il diica » di Serradiialco, divise i detti musaici in tie classic 3) la prima contiene quelli clie si rit'eiiscono all'an- » tica alleanza ed accennano la vcniita del Messia ; » la seconda rappresenta la vita di Gesu Cristo sino » alia discesa dello Spirito Santo; la terza nei suoi » santi majinifica la sloria del Redentore ed il trionfo » della Fede Evangelica. « Qaeste rappresentazioni veggonsi tutte, per quanto lo perniette 1* interna di- stribuzione del tempio, sulle tre tavolc sopra citate, le quali sono brevemente dall'autore descritte, avendo altresi messo in una lunga nota Ic rispettive leggen- de, coirindicazione del soggetto di ciascuna rappre- sentazione, e cio, come egli dice, per contentare la curiosita dei leggitori. Appartenendo noi infatti alia classe di sillatti leggitori curiosi, non possiamo clie ringraziare il cliiarissimo autore per la pubblicazione non solo di tutte quelle leggende, ma per avere al- tresi nel pubblicarle conservata la forma dei caratte- ri, la paraiale ortogralia, le molte abbreviature e la diversa disposizione delle parole componenti le leg- gende stesse; lo clie non era stato fatto dal Lelli, il quale erasi accontentato di pubblicare una dopo Tal- tra le le2;2;ende niedesime senza notare, come ha fatto il duca di Serradifalco , il soggetto cui corri- spondeva ciascuna di esse. La tavola X presenta un dettaglio della nave del tempio ; e di qui Fautore prende occasione per trat- tare deilo stile delFarte dei musaici di Monreale, e per parlare degli artisti clie li eseguirono, concliindendo (i) II palmo lineare siciliano adottato dalla Deputazione sui pesi e le misure equivale a metri c.aSSip, e quindi il palmo quadrate a metri quadrati o,o66663;, sicclie nn me- tro quadrato risulta quasi precisamente di palmi quadi'ati quindici. DEL DUCA. DI SERRADlFAtCO. i I die non e a dubitare come una scuola di musalcisti da lunga pezza fiorisse gia in Sicilia e come questa il tipo delle bizantine arti seguitasse, e qnanto gli artisti che le eseguirono superassero e nel disegno e nella varieta delle composizioni gli altii tiitti d'ltalia. Sulla tavola XI vedesi il solio reale clie sta ap- p02;giato al pilastro in cornii evangelii : superiormente al detto solio avvi il divino Salvatore in atto di co- ronare il re Guglielmo coperto della regia dalmatica, come ben dimostra I'autore nella nota 68 e non gia della ecclesiastica come hanno taluni preteso. Appog- giato air opposto pilastro trovasi il solio del vescovo, superiormeute al quale e lappresentato lo stesso Gu- glielmo, che devotamente incliinandosi oiJre alia Ver- gine r arclietipo del tempio. La tavola XII presenta le imposte di bronzo della porta nel lato settentrionale del tempio : sono quelle ripartite in ventotto riquadri, nei quali furono rap- presentati varj soggetti del Nuovo Testamento , coi dodici apostoli e con varj santi ecc. L' artelice che esegui quelle imposte fu Barisano da Trani. Conti- guo al tempio era il monastero che Gu2;lielmo fece costruire con magnificenza veramente regale e voile che servisse di stanza ai religiosi dell' ordine Bene- dettino che fece venire dalla Cava ed a' quali affido la citra della novella basilica : scarsi avanzi pero re- stano in oggi di quell' edifizio , il quale circondato da mura e da dodici torri guernito , altamente pale- sava la munilicenza del suo fondatore. Sulla tavola XIII avvi la pianta del chiostro di Monreale e sulla XIV trovansi i capitelli delle co- lonne del chiostro medesimo , nei quali vedesi pie- namente sfoggiare la feconda immaginazione ed il va- lore degli artisti di quell' eta. Termina il Ragionamento primo colla giusta os- servazione latta dal duca di Serradifalco sull'opinione del conte Cicognara , il quale per un falso amore della gloria d'ltalia, e sdegnando quindi di riguar- dare la Sicilia come parte dell' Italia stessa, tacque la DEL DUOMO m MONREILE eCC. , delle sculture cU Monreale , particolarmenle di quelle del chiostro, clie a preferenza di tant' altii monu- menti andavano a buon diritto licordate nella sua opera deiritaliana scultura. Allora cjuando i Nornianni liberarono la Sicilia dal g^iogo saraccnico , caldi nel cuore e nelle opera di re- ligiosa pieta, dice T autore, eressero per Tisola tutta dalle fondamenta non poclie chiese ed altre ne re- staurarono e vescovadi I'ondarono ed abbadie, si che in brevissimo tempo la santa religione di Cristo vit- toriosa fu veduta rifiorire in que' luoglii dove quasi per tre secoli si erano mantenuti i cultori di Mao- metto. Le pin cospicue quindi e nieglio conservate chiese , die di quei tempi sorsero in Sicilia , for- mano il soggetto del secondo Ragionamento : sono queste la cappella di S. Pietro nel R. Palazzo di Pa- lermo , ossia cappella Palatina , la cattedrale di Ce- falu , la cliiesa di S. ]\Iaria delPAmmiraglio a Pa- lermo , detta in oggi della Martorana , la cliiesa o piuttosto cappella di S. Cataldo, e le cliiese di S. Gia- como la Mazara e di S. Pietro la Bagnara. Di tutte le sopra citate chiese da T autore una precisa e det- tagliata descrizione corredata d'importanti note e di tavole rappresentanti la pianta , lo spaccato ed altre parti di ciascuna di esse. II terzo Ragionamento risguarda, come notammo gia in principio di qucsto articolo , quella maniera di sacri edifizj , nella quale le piante deir Occidente e le altre delT Oriente vidersi insieme accoppiate e commiste. E questa I'opinione del sig. Quatremere de Quincy, nel suo Dic.tionnaire Idstorique (T architecture, il quale, esaminate le ragioni per cui le moderne chie- se cristiane non somigliano piu alle antiche basiliche de'pagani. dice (appoggiato a quanto scrisse il Le Roy nella Hisloire dc la disposition etc. dcs formes diffcrentes que les Chretiens ont donnees cl leurs temples), chela ragione principale trovasi nella riunione che gli ar- chitetti moderni hanno voluto fare della dimensione delle basiliche d'Occidente colla costruzione di quelle DEL DUCA DI SERK AOIFALCO. l3 d' Oriente. « ]\Ia , soggiugne il duca di Serradifalco , » non erasi ancora, per quanto ci e noto, avvertito » il tempo , ne il Inogo dove ebbe origine si fatto » innesto , ne le cagioni clie lo produssero. Ond' e •» clie volendosi per noi queslo latto chiarire , sti- >j niiamo di venirxie a capo col mezzo il piii diretto, 5) cioe coila scorta dei moniimenti clie nelF Occi- 3) dente e nell" Oriente esistono tuttavia, giovandoci » al tempo stesso della storia dei fatti, clie in quella » eta avvennero in Sicilia : e prove non diibbie » traendo altresi non clie dal tempio di Monreale , » ma da quanti altri sacri edilicj sotto la normanna » doniinazione innalzaronsi nelT isola nostra. )> Inte- ressantis&imo riiiscira qucsto Ragionamento agli stu- diosi della storia delF arcliitettnra cristiana , trovan- dovi essi nel Ragionamento non solo, ma altresi nelle note clie gli servono d' illustrazione , importanti e dotte osservazioni tendenti a provare , clie i nionu- menti delT Occidente e deli' Oriente ci , mosrrano : i.° come le cliiese tntte siiio al secolo Xll editicate abbiano se2;nito sempre ed esclusivamente la forma delle primitive basiliclie di Roma o Costantiniane , o r altra cli' ebbesi origine dall" ultima ricostruzione del tem[)io di S. Sofia : 2.° clie non prima dell' ar- rive de' Normanni si videro nella Sicilia Funael'al- tra maniera insieme riunite e comniiscliiate : 3.° fi- nalmente die le forme greclie veggonsi serbate nei tempi per comandamento dei Greci , ancorclie sotto il dominio de' Normanni, costrntti. Per le qiiali cose conchiude il cli. autore doversi convenire clie la riu- nione delle due ricordate maniere ebbe origine in Sicilia ; clie avvenne dopo la conquista dei Normanni guerrieri , e clie deve essa ripetersi dalle civili e dalle politiclie condizioni in clie trovavasi la Sici- lia , e clie influirono queste potentemente perclie in quell" isola e non altrove sorgesse si fatta invenzione: la ({uale passando poscia al di la dei mari , divenne iL tipo del pill gran nitmero delle cidese che a croce l&tina addimandansi. Noi pero , mentre veracemente 14 DEL DUOMO DI MONREALE eCC. , ammiriamo la pvofonda dottrina e la somma erudi- zione dell' autore dell' lUustrazioiie del tempio di Monveale , dobbiamo non pertanto con franchezza confessaie non essere pienamente persuasi di qiiesta origine della forma di croce , chc fu data in tempi pin o meno antichi alle chiese , sia in Oriente che in Occidente. Cessate le persecuzioni dei Romani imperatori , vinto ]\Iassenzio dal Magno Costantino e ritornata cosi la pace alia cliiesa hanno potuto i Cristiani senza timore esercitare pubblicamente il loro culto , co- strnendQ tcnipj in onore del vero Dio , Redentore del mondo. La necessita pcro di riunire in essi tutti i ledeli ( il di cui numeio andava ognora cresrendo ) fece loro prescegliere la forma delle antiche basili- clie romane e non gia quella dei tempj pagani , i quali non ammettevano die i sacerdoti e gli iniziati nel recinto sacro , mentre il popolo restava sotto il pe- ristilio o negli accessor) recinti. In quei primitivi tempi pero 1" altare fii un solo , perclie un solo sa- cerdote eravi in ciascuna cliiesa: crescendo poscia il nnmero dei fedeli , creblie pure successivamente quello dei ministri della Cliiesa, ed anche il nnmero degli altari sui quali celebravano essi i sacri niisteri. Dalla necessita cjuindi di aumentare il numero degli altari la pianta di forma basilicale prese invece quella di croce , venendole cioe dapprima aggiunti , dai lati meridionale e scttentrionale , due bracci o due nic- cliie per costruirvi due nuovi altari. In segnito , ri- petiamo, ciascuna cliiesa ebbe un iiiaggiore o minor numero di altari secondo la di lei grandezza ed il numero de' sacerdoti die in essa celebrare dovevano rincruento sagrifizio. Infatti da Arculfo, vescovo fran- cese , die visito i luoglii Santi nel secolo VII , sap- piamo die nella cliiesa del S. Sepolcro eranvi cin- que altari, e quattro in quella di S. IMaria nella Yalle di Giosafat. Dalla necessita adunque di aumen- tare il numero degli altari ebbe , a nostro avviso , origine la forma di croce nelle chiese cristianc , tanto DEL DUCA DI SERRADIFALCd. l5 in Oriente, quanto in Occidente-, e mentre dapprima la forma basilicale ossia di nave riferivasi mistica- niente all' Area di Noe , quella di croce invece fu il simbolo della Redenzione. Area procul dubio , dice S. Agostino ( libro XV, capo 6 De Ckitate Dei ), fl- gura est peregritiands in hoc seculo Civitads Dei, hoc est EcclesioE , qiice fit salva per lignum in cpio pepen^ dit mediator Dei et hominiim, Homo Christus. Fino dai primi anni del secolo V infatti abbiamo esempi di cliiese fatte in forma di croce. Nella vita di S. Por- firio, presso i Bollandisti 26 febbrajo , capo 10, rv 76, leggesi die mentre quel santo stava col clero e col popolo pensando clie forma dare al nuovo tempio clie erigere voleva in Gaza , arrivo iin tal Magi- striano apportando lettere dell' imperatrice Eudossia , moglie deir imperatore Arcadio e madre di Teodosio juniore , alle quali lettere trovavasi unita alia charta ( in qua ) descripta erat forma sanctce Ecclesice in fi- guram crucis et condnehant littcrce ut convenien- ter dictce figurce sancta conderetur Ecclesia. E nella medesima raccolta dei Bollandisti, nella vita di S. Do- rottoveo abate , clie viveva al tempo di Cliildeberto re di Parigi , verso il 556 , leggesi clie Ecclesiam sancdssimi martyr is Vincent ii Parisiis , nunc S. Ger~ mani , in moduni crucis cedificare disposuit ( Bolland. in vita S. Dorot. 10 marzo , capo II, n.° 9). Grego- rio di Tours racconta clie S. Numazio , vescovo di Alvernia , fece fabbricare nel 460 la cliiesa catte- drale di Clermont in forma di croce (Gregor Turon. Hist. lib. 11, cap. 16). Fa pure menzione di una chiesa in forma di croce Fortunate vescovo di Poi- tiers , verso la meta del VI secolo ( Fortunati Pre- sbyt. Carmina hist. lib. Ill, Carm. VI, nella Raccolta Rerum Gallic, script, ed. Bouquet, tomo II, pag. 480 ). Allorquando poi nella costruzione delle cliiese venne ommessa quella parte clie noi distinguemmo col noma di Naos ( chiamata Solea dal duca di Serradifalco ), nella quale eranvi i sedili pei diaconi, pei cantori, ecc, c phe i sacerdoti tutti ebbero i loro sediH , o stalUj 1 6 DEL DUOMO DI MONREALE eCC, dietro V altare maggiore , in quella parte cioe detta anche in oggi coro , in allora vennero levate via le due nicchie , cliiamate Protesl V una e Diaconico Tal- tra, cd una sola nicchia vi liniase e pixi ampia, detta indifferentemente abside, coro, tribuna, presbiterio. In- vece poi del Diaconico , dove riponevansi i libri ec- clesJastici, le sacre vesti ecc. detto percio anche Ve- stiatinm ; ed invece della Protesi dove il sacerdote preparava prima della niessa tutto cio clie era neces- sario alia celebrazione di essa, vennero a danco della tribnna praticate due stanze, in una delle quali con- servavasi V Eucaristia e nell'akra custodivansi i sacri codici, i sacri vasi e le suppellettili della cliiesa stessa, costumando pure di vestirsi ivi i sacerdoti per le fun- zioni ecclesiastiche. San Paolino nolano compose due distici latini da coUocarsi sopra le porte di quelle due stanze. Sopra quella a destra, dove si conservava TEu- caristia leggevasi : Hie locus veneranda penus , qua conditur ct qua Promltur alma sacri pompa ministerii. L' altro distico sopra la porta della stanza a sinistra pei libri , pei vasi sacri ecc. era il seguente : Si qneni sancta tenet meditandi in lege voluntas Hie poteril residens sacris intendere libris. In progresso di tempo, alia prima stanza fu sosti- tuito il tabernacolo sull' altare per conservarvi 1" Eu- caristia , ed alia seconda stanza corrispose propria- mente la sagrestia (i). (i) II luogo ill cul serbavasi T Eucaristia per la comu- nione privata dei fedeli e degli iiifermi era, prima dell iii- troduzione dei due gradini e del tabernacolo sull"" altare, la stanza a destra della tribuna, da alcuni detta erroneamente sagrestia ; e questa fu in allora la pratica della maggior parte delle cliiese d'' Occidente. In alcune pero , per 1 uso medesimo , tenevasi il Sacramento nella cbiesa stessa e rin- eliiiiso in una colomba di metallo , per lo piii prezioso > DEL DUCA DI SERRADIPALCO. 17 Ecco la nostra opinione sulla forma di croce e sulle altre variazioni , cui ando successivamente soggetta la pianta de' tempj cristiani, massinie in Occidente (i). Abbiamo detto in principio di questo articolo, che r opera del duca di Serradifalco sul tempio di Mon- reale va annoverata fra quelle che somministrar pos- 6ono nuovi ed importanti materiali per la storia di quella che propriamente chiamasi arte cristiana. Col sunto da noi flitto della succitata opera ci lusinghiamo di avere dimostrata la verita della nostra asserzione. Pero a maggior vantaggio dell' arte stessa avrebbe potato il ch. autore , se non andiamo errati , occu- parsi piu dettagliatamente delle vaiie pitture a mu- saico che adornano la basilica di Monreaie e le altre chiese nella presente opera da lui illustrata, non ba- Btando forse la tavola X ( sulla quale trovansi alcuni pendente dalP alto del clborlo sostenuto da quattro co- lonne, ed il quale copriva la mensa, come vedesi ancora in alcune basiliche , p. e. in quella di S. Ambrogio nella nostra citta. (i) Intorno alia pianta delle cliiese cristiane non ab- biamo creduto di dovere parlare ne della opinione del si- gnor Ken-ich, ne di quella del sig. Creutzer, ultimamente ripetuta dal prof. Romagnosi. II sig. Kerrich e d'avviso, che la elittica misteriosa figuia chiamata vescica piscis, ebbe una grande influenza sulla forma di tutte quelle cose che servono per gli usi sacri, dopo lo stabilimento del Cristia- nesimo. « lo inteiido , dice egli , di dimostrare con molti " esempj, che questa influenza apparisce nelle opere di w architettura; e primieramente nelle piante delle chiese » e delle cappelle e di altri rellgiosi ediiizj , e f uso fat- » tone dagli antichi architetti per determinare le propor- " zioni delle due dimensioni della loro lungliezza e lar- " ghezza. >, ( Observations on the use of the misterious fi- gure, called vescica Piscis etc: nella Archaeol. Britann. vol. XIX. ). II signer Creutzer iuvece e d'avviso che la struttura delle chiese cristiane, siano o no a forma di croce, ha per sua principale base il triangolo { Relisions de I Antiquite , trad, par Guigniaut : tomo I, parte II ) BM, Ital T. XCIV. a ^ 1 8 DEL DUOMO DI MONREAXE eCC, dettagli dei musaici della nave del tempio di Mon- reale ) a darne una sufficiente idea. Pubblicate in di- mensione maggiore le piii importanti pitture a mu- eaico sparse per quelle chiese , ed alcuna di esse altresi co' suoi rispettivi colori , avrebbe con esse Tautore presentata una piu precisa idea dello stile deir arte e somministrato un j)iu largo canipo a chi hramasse fame degli studj e dei confronti , sia dal lato deir arte , che da quello dei simboli , dei co- stumi ecc. E per citarne un solo esempio sarebbe si- curamente riuscita di grandissimo interesse , qualora fosse stata disegnata in diniensione maggiore ed an- clie colorita , la pittura a musaico che vedesi suUa fronte dell'aico trionfale della cappella Palatina ossia di S. Pietro nel R. Palazzo di Palermo , rappresen- tante TAnnunziazione {Vedl tavola XVI). Da un lato Vedesi I'Arcangelo Gabriel e col giglio che sta facendo il grande annunzio alia Vergine postagli di fronte ; nel mezzo una mano che esce dalle nuvole (espri- mente il Padre Eterno , secondo i principj della sim- bolica cristiana ), dalla quale partono diversi laggi , che vanno direttamente a Maria Vergine e su quei raggi svolazza verso la Vergine stessa la mistica co- lomha. Ecco espresso, se non andiamo errati , sotto forme materiali il grande mistero della Incarnazione del Divin Verbo giusta le parole dell'Evangelista Luca: cc Lo Spirito Santo scendera sopra di te e la » virtu delPAltissimo ti adombrera: e per questo an- » cora quello, che nascera di te Santo, sara chiamato » Figliuolo di Dio. » {Luc. cap. I, vers. 35). E que- sta fra le siniboliche rappresentazioni cristiane una delle meno comuni e delle piu interessanti , e noi , ripetiamo , avremmo desiderato ch' essa ed altre fos- sero state pubblicate nelP opera del duca di Serradi- falco in dimensione maggiore (i). (i) Noa soao moiti anni, die venne scoperta nella sagre- stia della chiesa parrocchiale di S. Calimero di questa citta DEt DUCA Dl SERRADIFALCO. 1 9 Parlando il duca di Serradifalco della cKiesa di S. Maria deir Ammiraglio , detta in oggi della Mar- torana, fondata verso il 1143, dice clie la parte su- periore dclle pared, la cupola e le volte a sesto aciito, sono tutte splendenti di musaici a fondo d'oro, con rappresentazioni di sacre storie ed immagini di Santi, scompartiti da svariati e sempre eleganti ra- beschi, che gli artefici siciliani eredltato avevano dagli Arabi, e questi mcdeslmi atdnto nella Persia e nelle stoffe dell India. Rabeschi siniili a quelli citati qui dal duca di Serradifalco, e di epoca molto piu antica ve- donsi sui sarcofagi cristiani scoperti nel cimitero vati- cano, negli antichi musaici di S. Maria IMaggiore a Ro- ma, in quelli di S. Michele Arcangelo e di S. Vitale di Ravenna , ecc. , la provenienza dei quali rabeschi ci sembra afiatto indipendente dagli Arabi, dalla Persia, dair India , come crede il cli. autore possano derivare quelli della Sicilia. Checchessia pero di questa deri- vazione , diremo soltanto che dalle succitate parole del duca di Serradifalco, sembra essere egli d'avviso, che quel rabeschi furonvi introdotti a semplice or- namento. Ecco cio intoi'no a che siamo noi di parere diverso. Quei rabeschi o fiori, ecc, secondo i prin- cipj deir antica simbolica cristiana, esprimono il luogo della gloria celeste , il Paradiso , ossia quel giardino, nel quale, come dice S. Cipriano nella lettera a Mose una pittura sul muro rappresentante essa pure rAnimnzia- zione: quivi pero invece della mano, vedesi il Padre eterno in figura umana che esce dalle nuvole , coUa destra in atto di benedlre e da questa partono diversi raggi , nel mezzo dei quali il Divino Infante nudo e nimbato dirigesi, quasi nuotando ne' raggi stessi, verso la Beata Vergine, dal di cui atteggiamento apparisce, che al graiade annunzio fat- tole dair arcangelo Gabriele che le sta di coxitro , risponde Ecco Vancella del Signore ecc. Questa pittura presentava essa pure alia contemplazione dei fedeli Tineflkbile mistero della Concezione della Vei'gine espresso sotto foi'ine ma- teriali. aO DEL DUOMO Dl MONKEALE ecC. , ed a Massimo, i beati godono e godranno un'eterna primavera. Quindi noi crediamo che lo stesso signi- ficato abbiano pure i rabesclix intorno alia porta d'in- gresso del tempio di Monreale (tavola IV): che cioe, come dice S. Ambiogio {in psal. 128, serm. 22 in fine), essendo Gesu Cristo la porta della nostra salvezza viene ad esserlo eziandio la Cliiesa sua sposa , quia per ipsam patet populis aditiis ad snlutem, cioe al Pa- radiso; ed il Paradise viene chiamato tempio nel- I'Apocalisse, dove leggesi clie « quelli che sono ve- » nuti da una tribolazione grande ed hanno lavato » le loro stole ed imbiancatele col sangue deirAgnello » (cioe i giusti) stanno innanzi al trono di Die e » lo servono di e notte nel suo Tempio; e Colui che » siede nel trono abitera sopra di essi » (i) (Apoc. VII, i5). (i) L^uso di esprlmere con raheschi di fiori , frutta ecc. ed anche con alberl la gloria celeste , fu dagli artisti cri- stianl praticato fino a tutto il secolo XV. In un quadro infatti dipinto dal Mantegna per Gianfrancesco Gonzaga , marcliese di Mantova, vedesi la Beata Vergine in un fondo d^ alberi , o rabeschi con fiori , frutta ecc. die noi credia- mo esprlmere il celeste giardino. II detto quadro fu pub- blicato dal conte Litta nella sua grand^ opeia Famiglie ce- lebri Italiane. Cos'i siaino noi d''avviso significare simbolica- naente il Paradiso anche i rabeschi che tutto contornano il paliotto d'' oro , posseduto in oggi dal colonello Theu- bet; lo stesso che fu gia regalato alia chiesa di Basilea dairimperatore Enrico II, il Zoppo, e che pochi mesi sono fu esposto alia pnbblica vista in questa nostra citta. La fi- giu-a infatti del Redeutore cogli ai'cangioli MLchele , Gabriele e Rafaele e con S. Benedetto ; le effigie delle quattro virtu morali o cardinali; non che le due leggende sullo stesso pa- liotto , ben si prestano , se non andiamo errati , a confer- mare questa nostra asserzione. Ne deve recare meraviglia questa uniformita essendo stati gli artisti cristiani, in pas- sato , atteutissimi a conservare con una certa tradlzione i simboli tutti delle pitture e grandissima cura avendo avuta che sempre si facessero i raedesinii e non si variasse da DEL DUOA m eERRADIPALCO. ai Dal fin qui detto intorno alia costruzione, agli or* namenti , ecc. , degli antichi tempj cristiani , crediamo di potere conchiudere, dovere i moderni architetti premuniisi contro I'abuso di una indiscieta imita- zione dell' antichita pagana nclla formazione delle chiese, clie devono essi nuovamente costruire, od an- clie nel semplicemente restaurare quelle clie sono gia ediiicate. « Imitare I'antico, dice il sig. Quatremere » de Quincy, non vuol dire trasportare ad altri usi » piante e disposizioni che non potrebbero loro con- » venire. Questa sorta d'imitazione meccanica meri- » terebbe appena il nome di copia. Cio che I'artista » deve cercare d' imitare presso gli antichi , non e » gia il positivo delle loro opere, non le regole che » la misura ed il compasso vi fanno trovare , raa J) le ragioni di quelle opere. lo spirito di quelle » regole, il principio morale di cui e le opere e le » regole sono la conseguenza. Non e dunque a fare » in una chiesa il facsimile di un tempio greco, y> che deve aver di mira 1" imitatore intelligente del- i) I'antico: ma impiegando le forme, i tipi, i detta- » gli dell'architettura greca (i quali non sono a vero » dire all'architettura che come le parole e le for- » mole del discorso sono all' arte dello scrivere), egli » deve procurare non di far cio che fu fatto dai y> grandi architetti deir antichita, ma di fare cio, » ch'essi avrebbero fatto, se altri usi, altre conve- » nienze , altri bisogni politici , civili e religiosi aves- » sero loro prescritto altre obbligazioni. » C. Zardetti. quelle , che snl principio avesse cominciato a costumare la Chiesa. Questa uniformita dei simboli cristiani viene aper- tamente piovata dalle pitture de' cimiteri , dai bassirilievi de' sai-cofagi, dai musaici, dai vetii antichi ecc. simboli che i Cristiani , come leggesi negli Atti del Concilio Ni- ceno II , usavano per tenersi sempre presenti le grandi verita della Religione, non aliter ac sacra Evangelii lectio. Nam quae leguntur , ubi ad aures venerint , ad animum deinde legamus et transmittimus ; et quae oculis videmus in picturis , ea quoque mente complectimw etc. 32 Catalogo del Codici arabi, persiani e turchi delta Bi- blloteca Ambrosiana (i). c . . . Oe volessimo seguire in qnesto Catalogo Tordine stabilito pel sistema enciclopedico degli Arabi, do- vremnio cominciare dalle scienze della scrittura e della parola, tra le quali ultime si annoverano non solamente tutte le cose alia gramatica, alia rettorica ed alia filosofia appartenenti; ma ancora la storia stessa con tutti i suoi rami; dovremmo quindi pas- sare alle scienze iilosofiche, matematiche e fisiche , tra le quali ultime sono coniprese ancora la medicina e Tagricoltura, come sotto le matematiche si com- prendono le arti della musica, del ballo e della mi- mica: seguirebbero poi le scienze che appartengono alia filosofia pratica, all'etica ed alia politica coUe sue suddivisioni. Dopo queste verrebbero le scienze della fede e della legge, la teologia e la giurispru- denza , che sono comprese ambedue nella scienza (i) Nel settembre del decorso anno, mentre si festeg- glava in Milano la faustlssima incoronazione delPAugusto Monarca Ferdinando I, il chiarissimo orientalista sig. con- sigliere aulico barone cav. Giuseppe De-Hammer, per piu ore ogni giorno trattenendosi nelle aule della Biblioteca Ambro- siana, dedicava a^suoi diletti sUidj quel tempo, cbe le sue ©norevoli incumbenze gli concedevano. Frutto principale di sifFatti stud] fu un diligente catalogo de*" Codici arabi, per- siani e turchi posseduti dalla suddetta Biblioteca. Ora il Prefetto di essa , previe le intelligenze col sig. Barone, e previa la di lui graziosa adesione, rende Taccennato Ca- talogo di pubblico diritto, affinche ne derivi alFautoi-e la ben meritata lode , e lo studioso delle cose orientali sap- pia quale pascolo gli possano apprestare i Codici orientali deirAmbrosiana , che ora tutti quanti raccolti, e perma- nentemente ordinati nei proprj scaflall non potranno sfug- gire alle brame d" ogui dotto investigatoi'e. CATALOGO DEI CODICI ARABI , eCC. a3 detta ^ella legge; le scienze della parola, creduta dl- vina, cioe del Corano, e quelle della parola del pro- feta, vale a dire, le tradizionarie; poi T ultima sa- rebbe quella della niistica: lo che e il fiore della ci- ma della palma enciclopedica degli Arabi. Tale e il sistema enciclopedico di quella nazione sviluppato nella grande enciclopedia di Tashkoprizade , e tra- sfuso da questa nel gran Dizionario bibliografico del- YHagi Calfa. Tuttavia noi abbiamo creduto di esimerci dal se* guire siffatto ordine, anclie per la particolare ragio- ne, che nei cataloglii stessi delle biblioteclie di Co- stantinopoli ci e dato di osservare un ordine diverso secondo le circostanze ed il genio del fondatore, ov- vero del bibliotecario. Vediamo, per esempio, che il catalogo della biblioteca del Serraglio, comunicatoci neir opera del Toderini , comincia dai Corani e dalla loro esegesi, e finisce coUa filologia. Ora se noi par- tiamo dallo stesso principio, senza pero calcare ser- vilmente le tracce dei cataloghi costantinopolitani, ci siamo mossi a cio col divisamento di cominciare dalle opere le meno iniportanti per gli Europei, e di sa- lire da queste a materie piu rilevanti, terminando coU'etica, come il frutto il piu bello deU'albero scien- tifico. Poste le tre grandi divisioni, I.* Delle scienze della legge, cioe teologiche e giuridiche; II." Delle scienze della parola, cioe delle materie graniaticali, rettori- che, poetiche, filologiche e storiche; III." Delle scienze matematiche, tisiche e filosofiche: i Codici arabi, per- siani e turchi dell'Ambrosiana si presentano classi- ficati sotto le parti e sotto i capi seguenti: Prima parte. I. Corani, 2. Scienza di leggere il Corano, 3. Ese- gesi, 4. Tradizione, 5. Ltturgia, 6. Teologia, 7. Giu- risprudenza , 8. Misticismo , 9. Teologia cristiana. 24 CATAIOGO DEI CODICI ARABI, CCC. Parte seconda, 10. Lesslcografia, ii. Gramatica, 12. Epistolografia, i3. Prosodia, 14. Poesia, i5. Eettorica, 16. Filolo- gia ed Antologia, 17. Romanzi, Novelle, piccoli rac- conti, 18. Storia. Parte terza. ig. Aritmetica, 20. Cabalistica, 21. Astronomia, 22. Astrologia, 28. Oneirocritica , 24. Musica, 0.5. Geo- grafia, 26. Medicina, 27. Veterinaria, 28. Logica, 29. Metafisica, 3o. Etica. Parte prima. /. Corani. Codici intieri. 1. II piccolo Corano conservato sotto vetro; ed e fra i codici i pai singolari dell' Ambrosiana. 2. Corano di bellisyimo carattere scritto I'anno 922 dell'egira (i5i6 dell' era cristiana volgare), for- mato in i6.°, segnato f 47. 3. Corano scritto a Gallipoli I'anno 653 dell' Egira (i255) aWImaret, cioe alia fondazione pia per cibare i poveri di Ssarudje pascia , in 12.° — ■ B, 2.1 , parte superiore. 4. Corano in buon neskhi, in 4.° — C. 62, parte inferiore. 5. Corano di grossolana, cattiva scrittura cgiziaca, scritto r anno 884 (1479) ^^ Omar B. Abder- rahman el Moezzin (clie grida la preghiera dalle torri delle moschee), in grOsso 4.*^ — A. 120, parte superiore. 6. Corano in carattere magribino, cioe mauritano con note diacritiche rosse senza data, in 4.° — A, 118, parte superiore. 7. Corano nello stesso carattere. — A. 76, parte superiore. DELIA BIBLlOTECA AMBROSlASA. aj 8. Corano dell'istessa scrittura magribina cattiva e minuta, in 4.° — j5. 64, parte superiore. 9. Corano in carattere magribino, in 4.° — B. 5i, parte superiore. 10. Corano in nesklii pulito , in voluminoso 4.° — • Q. 58. Pard del Corano. 11. Una parte del Corano su pergamena in carattere bellissimo cufico; sei linee per ogni pagina, ia foglio a traverso. — &i 35. 12. La parte (giuz) vii del Corano, dalla sura 38.* flno alia quinquagesima seconda: carattere bellis- simo cufico, in foglio. — E. 107, parte superiore. i3. La parte (giuz) jv del Corano: una linea in ca- rattere grande, poi tre piccole: capriccio del calligrafo. Cosi ogni pagina contiene tre linee di grande, e sei di piccola scrittura: bello nesklii in grande 8.° — &c> i53. 14. La parte (giuz) xi del Corano, delle trenta nelle quali esso e diviso dagli scrittori, e dai lettori, in 12.° — &. 17. 1 5. Corano acefalo, cominciando dalla sura xxxvi.' e continuando fino all' ultima: la scrittura pare esser turca. — &s 81. 16. Alcune sure, carattere tenue, lungo, di mano turca con aggiunta di alcune preghiere, in 4.° — 80 81. 1 7. Corano acefalo , cominciando dalla sura xix." con- tinuando fino all' ultima: carattere magribino, in 4.° — & III. 18. Le ultime sedici picciole sure del Corano, in 12." — &c 21. 19. Le ultime quindici picciole sure del Corano, ca- rattere cattivo, in 4.° — &c 69. 20. Corano acefalo, in foglio. — JS. 94, parte supe- riore. ar. Alcnne sure del Corano: in carattere magribino, in 4.° — IJ. 32, parte superiore. aC CATALOGO DEI CODICl ARABI, CCC sa. La parte (giuz) xxxvii del Corano, in la.® — j4. 41 , parte superiore. a3. La parte xvin, in 12° — A. ^o, parte superiore. 24. La sura sesta, in 12.° — B. 19, parte superiore. 3.5. La stessa : aggiuntovi un libro cU preghiere. — parte superiore. a6. Venti capitoli del Corano, cioe le sure vi, xvni, XXXVI, XT, IV, I, V, LVI,LXVII, IV, CII , CHI, CIV, cv, cvi, cvii, cviii, ex, CXI, cxii, cxni, cxiv. • — J3. 32 parte superiore. Le parti separate di questi codici saranno state divise dalle altre, colle quali formavano un corpo , ma la sura vi , e le piccole ultime quindici o sedici si trovano spesse volte copiate a parte: la prima detta Unaam, cioe le peco- re, era portata non e molto tempo dai guerrieri in cassettina di ferro o d'argento, e spesse volte il Corano intiero era nominate col nome della sesta sura; le ultime sure sono non solamente le piu corte, ma ancora le piu poetiche del Co- rano, e le due ultime sono credute le piu forti talismaniclie contro il Demonio. //. Ilmi Kiraet, cioe Scienza di leggere il Corano. 27. Benche non siamo disposti a seguire il senti- mento del Sciaarani, il quale nella sua opera En- ciclopedica sulle scienze del Corano ne annovera fino a tre mila: nulla di meno dobbiamo asse- gnare una sezione particolare alia scienza della lettura del Corano; e questo codice ben merita un capitolo per se solo, perclie e preziosissimo: e scritto in lingua giagatai, ovvero turca antica orientale, e con bellissimo nesklii, carattere assai grande , tradotto dal persiano di Kemaleddin Nair Mohammed B. Khudadad di Samarcanda, per opera di Obeidollah B. Mahmud Sultan esc Scei- bani, discepolo dell' autore : e distribuito in do-^ .-^^ dici capitoU. — C. 48, parte inferiore. t>ELLA BIBL10TE0\ AMBROfilANA. ay L* opera la piu recente di questa scienza, durri yetlm, cioe La perla unica, e uscita dalla stam- peria di Costantinopoli nel luglio 1837. ///. Esegesl del Corano. 28. Eiwarol-tenz'd ve esrarol-teevil, cioe I lumi della parola scesa dal cielo, e delTinterpretazione di essa: opera celeberrima del Eeidhavi, morto I'anno 685 dell'egira (1286), o come dicono altri , r anno 692 (1292); opera primaria , i commentatori e glossator! della quale formano una lista di tre pagine in foglio nel dizionario bibliografico di Hagi Calfaj messa a buon diritto sotto vetro, come una delle piCi preziose dell'Am- brosiana, e che sola indiisse a recarvisi una se- coiida volta I'ambasciatore ottomano Rifaat-Beg, il quale la baciava rispettosamente, dicendo che non se ne troverebbe piti oggi sul mercato di Costantinopoli. Carattere neskhi, fitto, ma nitido, 25 linee alia pagina , in 8.° — &. 94. 29. Arais ol megialis, cioe Le spose delle Congre- gazioni. Opera del gran filosofo Saalebi, morto I'anno 422 deU'egira, (io3o). Spiega tutte le leggende die si trovano nel Corano: carattere bello, ma non vi e se non la prima parte, che finisce colla storia della vacca ammazzata dagli Israeliti nella leggenda di Mose, in 4.° — A. 68 parte superiore. 30. Fununol-efnan biulumil Koran, cioe Le cogni- zioni delle ragioni nelle scienze del Corano di Ebllferedj Abderrahman Ben Ali Ben el Gievziy volume assai grande, scrittura antica, in 4.° — 3i. Contiene questo Codice sette operette di varie materie. — &, 65. 1. Un'esegesi di alcune sure del Corano senza nome dell' autore , in arabo. 2. Esegesi della seconda Sura senza nome del- r autore, secondo le tre esegesi del Beidhavi e di Kemal pascia. a^ CATALOGO DEI CODICI AKABI, CCC. 3. Un trattato sull' uso legale delle scarpe attao cate alle Lrache , 3fest , dedicato a Solimano il Legislatore, scritto in arabo. Quest! Mest non si usano piu nel costume ri- formato dei Turchi, essendo superflui, quando si mettono stivali, e non essendo necessarj che coi BahuscL 4. Trattato suUistesso oggetto, continuazione del precedente. 5. Descrizione personale del Profeta , in arabo. 6. Esegesi della prima sura del Corano, che i Musulmani sogliono recitare pei lore defunti, mentre la recita di una fatiha, cioe della prima sura del Corano , si domanda nelle iscrizioni dei sepolcri musulmani, come da noi un Pater noster per 1' anima del defunto. 7. Trattato delle prove dell' esistenza di Die , tratte dalle sue opere. IV. Tradizione. 32. Kitabol hadis, cioe il libro delle tradizioni, forse del Kosai, il quale e nominato nel principio; fu scritto il codice da Abdol-Meli'c B. Ilohammed B. Ahmed el Ahmedi el Ynfii Tanno 976 del- I'egira (1567): contiene circa duecento tradi- zioni, in 12.° — ■ &c 28. 33. Kitabol-irdah ila inzald-ervah, cioe II libro del- r esilarazione nella discesa degli spiriti: raccolta di tradizioni del Profeta, la quale si cerca in- darno nel Dizionario bibliogralico di Hagi Calf a: il Codice manca verso la fine. — A. io3, parte superiore. 34. Mokhtassar giamii li maarifeti ilmil hadis , cioe Compendio del raccoglitore per la cognizione della scienza della tradizione, composto Panno 935 (1628) in Bokhara: la copia fu fatta Panno mille (1591). — & 76. 35. Raccolta di tradizioni del Profeta, acefala, in carattere minute mauritano. Gli ultirai undici DELLA BIBLIOTECA AMBROSIANA. 39 fogli di scrittura piii grossa trattano egualmente di tradizioni profetiche, in 4.° — &j 78. 36. Erbain, cioe Scelta di 40 tradizioni del Profeta, fatta dairautore, come si dice neirintroduzione I'anno 1020 dell' egira (16 14) per incoraggiare i bravi dellaflotta, intitolanclosi V o^ev^ Fadkai- lol-gihad, cioe Eccellenza della guerra Santa. — &C. 89. r. Liturgla. 37. Munyetol-3Ioselli, cioe La sicurezza di quelle che prega: opera di gran grido deir/ma/n Kjascgari, spesse volte commentata e stampata in due edi- zioni in Costantinopoli col Commentario intito- lato Hollyaton-nagi, cioe L'ornamento del Salva- tore di Ibraimo di Aleppo. II codice fu scritto Tanno 998 (i585). — &:. 46. 38. Et tevessul fi ziareti fadhlil resul: L'agevolamento alia visita dell' eccellenza del Profeta o del mi- glior dei profeti: e una gulda di divozione per il pellegrinaggio di Medina, composta nell'anno 953 delfegira (1546) da Abdallah B. Ahmed di Fes: carattere majxribino: a22:iuntavi un' altra opera ^nW Indole del Profeta^ senza nome del- Tautore, egualmente in carattere magribino, ma pill nitido, senza data: e una delle opere dette Sciamail, cioe Descrizioni della persona del Pro- feta, in 12.° — F. 21, parte superiore. 39. Frammento tutto arabo d'un' opera sui doveri della pellegrinazione della Mecca, cominciando alia sezione 3o, e terminando colla sezione 64: cosicclie nianca il principio e la tine, in 4*° — F. 80 , parte superiore. 40. Orazioni per le sette notti, e pei sette glorni della settimana: codice scritto nell' anno ioi3, (1604) arabo; aggiuntovi un altro codice di pre- ghiere arabe e turche in carattere assai cattivo. — &c 20. 41. li codice segnato, come sotto, contiene: 30 CATALOOO DEI CODICl ARABl, eoc. a) Ua manoscritto molto antico mauritano , man- cante della fine; comincla dalle tre parole: Dice lo Sceikli Nureddin; dopo viene nn en- comio riinato del Profeta: comincia il quinto foglio coU'opera dello Sceikh Ahmed B. Ahmedy Ben Isa, B. Mohammed el Bernusi el Abbasiy celebre sotto il nome ez Zerruf: sono preghiere frammiste ccn formole talismaniche. b) Un frammento di varie tradizioni del Pro- feta, ia 4.° — &, 88. 42. II codice segnato come sotto, e acefalo, c comin- cia dai miracoli dei profeti: vengono poscia pre- ghiere per tutti i giorni della settimana, ed al- tre in carattere magribino; si finisce coUe pa- role: termina qui la raccolta benedetta. — &c 99. 43. Descrizione personale del Profeta in turco, bello nesklii: aggiuntavi la preghiera: la cliiave della salvazione di All B. Ebi Thalib, in8.° — • &, 124. 44» II codice segnato , come qui sotto , e acefalo : appartiene alia leggenda del Profeta, cd e in arabo: carattere cattivo, in 4.° — &. 127. 45. Libro di preghiere in arabo: il titolo e Heikely cioe Tempio, inscritto nel primo foglio, pare apo- crifo: carattere mauritano. — A. 46 , parte sit- periore. 46. La raccolta di preghiere dello Sceikh Ebiibekr Ben Mohammed B. Hasan es Seilasi el Merendi in turco, con istorielle relative alle varie pre- ghiere, divisa in 20 capitoli: bello neskhi, in 12.° — A. 42, parte superiore. 47* Altro di preghiere arabe e turche, in i6.° — •j- 22. 48. Alcune sure e preghiere, in i6.° — f 41. 49. Idem, in 24." — f 10. 50. Idem, in i6.° — f 20. 5i. Idem, in i6.° — -J- 8. 52. Idem, in carattere mauritano, in 24.° t I4' 53. Idem, preghiere turche e arabe, in i6.° f sS. 54. Idem, in 24.° f 21. /, > -;'?■' ■/»-,;- > ■ ' 55. Idem, in 16." f 5o. DELLA BIBLIOTEGA AMBR03IANA. 3t 56. Spiegazione di varie preghiere celebri, come quella della luce, della spada, ^e\\a.fede\ poi for- mole talismaniche di suggelli; la spiegazione dei nomi di Dio, in i6.° — f 4. Sj. Kitabol-halvyat, ossia II libro delle dolcezze : li- bro die volge sulle preghiere, in 64 capitoli: testo turco colle vocali sovrapposte, scrittura ne- skhi; foglio grandissimo. — C. ?>12^ parte inferiore, VI. Teologla. 53. Commentario degli Akaid, cioe dei dogmi del Nc" sefi, il gran dottore Negmeddia Ebu Hafss Omar en Nesefi, niorto lanno SSj dell'egira (1142): questa e una delle opere dogmatiche le piu fa- mose deir Islam. II commentario di essa fu com- posto dal Teftazani, che mori Tanno ^SS (i356). — B. 41, parte superiore. 59* Imadol-Islarn, cioe la Colonna dell'Islamismo: tra- duzione turca dell' opera persiana intitolata Om- detol-islam; che viiol dire la stessa cosa. L'au- tore AeWOmdet, che tratta delle cinque Erkyan, ovvero Colonne dell'Islamismo, e Mohammed Ben. Abderrahman di Bassora, celebre sotto il nome di Ibn Qebr, morto I'anno 38o dell'egira (990): il traduttore turco e Abderrahman B. Yusuf, il quale vi ha fatto molte aggiunte. — A. 73, parte superiore. 60. Trattato di Ebi Mohammed Abdeirahman Ebi Zeid el Cairvani, spiegazione dei dogmi e dei fonda- menti della legge; il codice fu scritto Tanno 1027 (161 7): carattere non bello, ma neppure diffi- cile a rilevarsi. — &i 104. VII. Scienza della legge, ossia Giurisprudenza. II sistema del Codice di Giurisprudenza mu- sulmana e gia conosciuto per 1' opera classica del cavaliere Muradjea d'Ohsson e per la distribu- zione dei capitoli nelle opere stampate a Costan- tinopoli sopra questo oggetto. Queste conservano 33 CATALOOO DEI CODICl AJR.VBl, CCC. sempre lo stesso ordine delle materie, comin- ciano tutte dai doveri de' cinque comandamenti della pratica esteriore deWIslam, die sono la lustrazione, la preghiera, il digiiino, la limosina ed il pellegriiiaggio. Noi pure cominceremo con un compendio sui prinii due doveri. 6i. Mokhtassar mi/i mesail il-vudhii vess-Ssalat, cioe Compendio delle discussioni suUa lustrazione e sulla pregliiera; opera di autore incognito; ca- rattere mauritano, cattivo, piccolo, scritto Tanno 920 dell'egira (i5i4), comperato in Alessandria dal gesuita Autoniotti, in 12.° — A. 3a, parte superiore. 6a. Moklilassarolkuduri , cioe il Compendio deir-C^iZ Hasan Ahmed B. Mohammed el Kuduri: I'una delle tre opere di Giurisprudenza celeberrime sotto il nonie di Mokhtassar, cioe compendii: il secondo e quello del Tahaii, il terzo di Ibn Hagib; tutte e tre sono del giureconsulto Hanefi. — &. 6a. 63. Note marginali al Compendio di Ibn el Hagib, manca alia fine, in piccolo 4.° — & 33. 64. El Havi: una delle opere piu celebri dei giure- consulti del rito Sciafil, opera dello Sceikh Neg- vneddln Abdol-Ghaffer B. Abdol Kerim, morto I'anno 696 ( lagS), spiegato da un gran numero di commentatori e glossatori, nominati nel Di- zionario bibliogratico di Hagl Calfa. Codice scritto I'anno 884 (1480, in piccolo 4.° — &o 84. 65. Commentario, acefalo e senza fine, d' un' opera sulle pandette musulmane: Cattivo carattere mau- ritano, tronco in moke parti. — ■ B. 61, parte superiore, 66. Kensed-Dakc'dk , cioe il Tesoro delle finezze di Ebilberekjat Abdollah Ibn Ahmed, celebre sotto il nome di Hafizeddln en-Nizefi, morto I'anno 710 (iSio); manca al principio; scritto in neskhi turco I'anno 992 (1584). — &. 96. 67. II codice segnato come sotto contiene due opere: DELL A BIBLIOTECA AMBROSIANA. 33 a) Tuna dello Sceikh Tagedd'tn Abdol-vehhab es- Sobki con ua conipendio dei siioi Comentarj soddiviso in 7 libri di Moferredat. b) il Comentario dello Sceikh Ebl Abdallah Mo- hammed, il figlio dello Sceikh Scihabeddin Ekmel suH' opera Gemiol-geuami , cioe la Col- Iczione delle CoUezioni del Sobki, niorto Taano 771 dell'egira (1369). — &. 100. 68. II cod ice segnato come sotto contiene le seguenti opeiette : a) un Comentario ^wW Ergiuzet del Kortobi: b) un Comentario suUe pandette musulmane dello Sceikh Abdol-Yavi el-Ashmavi: c) un Comentario del Mokaddemet del Gezeri suU'arte di leggere il Corano. II Gezeri es- sendo morto Tanno 833 doU'egira (1429), il suo comentatore lo Sceikh Ebn Zekeria el- Anssari non puo esser vissuto avanti il se- colo XV. d) II trattato di Sintassi conosciuto sotto il noma di Egrumijet. — &:, ic6. 69. Pandette musulmane dello Sceikh Ebi Hafss Omar el Nesaii, volume grosso in carattere mauritano scritto neiranno 969 (i56i). — &> no. 70. Raccolta di alcuni Fetva, o sia di alcune deci- sioni , in 4.° — &. 128. 71. Ergiuzct fil miras, trattato collegato con un' opera epistolograHca di Ebi Abdallah Mohammed B. All esc-Sciassi sulla divisione delle eredita. — &, 63. 72. II codice segnato come sotto, c acefalo e senza fine, volge sulla giurisprudenza Musulmana. — 5. 59. 73. 11 libro delle previsioni nobillssime negli enigmi giuridici degli Hanifid di Ibn Sciohne. Neskhi, facile a leggersi, senza data. — A. 76, parte su- periore. 74. Libro di giurisprudenza che iucomincia dalle pu- rificazioni, e tinisce colla divisione delle eredita; Eibl. Ital. T. XCIV. 3 34 CATALOGO DEI CODICl ARABI , CCC. carattere mauritano, copiato nell'anno 984 del- I'egira (1627) da Ebul Kasim con aggiunte fatte da altri copisti, die arrivano fino all' anno 94$ (l538). ■ — H. 176, parte inferlore. 75. El envar fil gemi beinil, cioe i Lumi ecc. Codice antichissimo, scritto Tanno 706 (i3o5) in ca- rattere liisitano: e la quinta parte dell' opera dello Sceikh Ebil Hacan di Siviglia. Contlene i libri delle pandette sulla vendita, sugli affitti di terra, suH'irrigazione ecc. — C. 3i, parte inferlore. 76. Vikayeter rkaiyet fi mesail el Hidaiyct, cioe La guardia della narrazione nelle quistioni della di- rezione. Mancano i primi trenta fogli: Opera celebeirima dieWImam Burhanesc-Scerlaat Mah- mud B. Ssadresc Sceriaat 1 .° Obeidallah el Mahjoli, composta pel figlio del figlio deU'autore, il quale fu nominato Ssadresc-Sceriat II , cioe il Presidente della legge. — • C. 22, parte inferlore (i). (i) Per avere un filo in questo labirlnto di norai d'au- tori e di titoli di libri, bisogna prima sapere cbe una delle opera fondameatali della giurisprudenza musulmana e X Hi- dayet, cioe la direzione dello Sceikh Biirhanedclin All B. Ebi bekr di Meragha, mono Tanno 693 (1196). I com- mentarj di quest' opera fondamentale della scienza dei fu- ruu , cioe dei rami della giurlsprudenza musulmana sono numerosissimi , e i piu celebri hauno cercato a gara dei titoli che rimano colla voce Hidayet: tali sono: a) il Nihayet, cioe Testremita, composto dall'autore stesso : b) T essenza del Nihayet nelle utilitk del Hidayet di Mahmud B. Ahmed di Conia, morto nel 770 (i368): c) Miraged-Dirayet ila Scerhil. hidayet, cioe la scala dell' intelligenza per arrivare al Commentario delV Hidayet di Mohammed B. Mohammed di Bokhara m. 749 ( 1348): d) Kifayetol hidayet, cioe quanto basta nell' istruzione dell' Hidayet , e la raccolta delle tradizioni contenutevi : e) Nihayetol-Kifayet fi dirayetil hidayet, cioe la quintessenza di quello che basta neir istru- zione, opera dello sceikh Tagesc-sceriaat Ebu Abdullah Omar, figlio di Obeidallah Ssadresc-Sceriaat I, composto nell'anno 673 (1274): /) Vlnayet, cioe la grazia dello Sceikh Ahmed DELLA BIBLIOTECA AMBROSIANA. 35 77, Durerol'Ahkam, Le perle dei comandamenti del Molla Mohammed B. Firamors, celebre sotto il nome di Molla Khosrev morto neU'SoS (1481). — & 86. VIII. Misdcismo. 78. Kkahol-irsciad fittevhid, cioe II libro della dire- zione nella dottrina dell' Unita di All B. el Hagl Ez-zevadl. Fu scritto I'anno 698 (1201); e pero il piu antico, per quanto a me consta, dei co- dici orieiitali dell' Ambrosiana. — &. 44. B. Ibrahim da Seruge, morto nel 710 (i3io). Sotto lo stesso titolo scrisse lo Sceikh Ekmeleddin Mohammed B. Mohammed di Baiburt, moi-to nel 789 (i357): g) Nihayetol-Nihayet, cioe restremita deirestremita di Mohiheddin Ibn Scioline di Haleb, morto nel 8i5 ( 141a ): h) er-riayet ft tegerrudil mesailil hidayet , cioe 1' osservazione nella semplificazione delle quistioni AeW Hidayet di Mohammed B. Osman, noto sotto il nome di Ihnol-Akreh. Ad imitazione di questi ti- toli di Innyet, Dirayet, Nihayet, Kifayet, iJ/pa/et sceglieva il suo Vikayet 1' autore del nostro codice Malimud, figlio di Ssadresc Sceriaat I Obeidollah, il quale aveva due figli? I'uno il detto Mahmud Burhancs-sceriaat: , cioe la prova della legge, e I'altro Omar Tage sc- sceriaat , cioe la corona della legge, autore del IVihayetol-Kifayet. II figlio di que- st© ultimo fu Mesud, il di cui figlio AbdaUah scriveva ua amplissimo commentario dell' opera del suo prozio Mah- mud. L' opera Vikayet e il commentario suddetto si trovano alia Bibliofeca Cesarea Palatina di Vienna. La genealogia di questa famiglia di Sceikh dottissirai , tutti distinti con titoli della legge : e Obeidollah Ssadresc-Sceriaat (cioe Presidente della legge) Mahmud Burhanesc-sceriaat Omar Tagesc-sceriaat I." Mesud Abdullah B. Mesud m. 743 (134a) Ssadresc-sceriaat IL" 36 CATALOGO DEI CODICI AHABI, eCC. 79. Sciakkol-giuyub an esrarl maanil-ghuyub , cioe Le vesti stracciate dei secret! dei sensi niiste- riosi dello Scelkh Mohammed di Gize, dell'or- dine dei dervisci Khalivnti: fu scritto il codice nel IG06 (1597), ^" 4-° — ^ ^'^• 80. Bedayetol-okul, cioe il principio deirintelligenza dello Sceikh Ebul-Abbas Ben Ahmed carattere magribino, ia 4.° — So 86. Nessnna di qneste tre opere fu conosciuta da Hagi Ccdfa, autore del celeberrimo Dizionario bibliografico. IX. Teologia cristiana. 81. I Salmi colla esegesi di S. Atanasio. Carattere distinto, nitido, piccolo, in quarto di smisurata grossezza. — So i. 82. II Vangelo di S. Matteo. Carattere persiano, ma di mano di un missionario europeo, in 12.° — ^6 2a. 83. 11 Vangelo di S. Matteo, in persiano : scritto a Roma Tanno 1598 dalF armeno Tomegian, in 4.° — C 8, parte infer iore. 84. II Vangelo, arabo, senza data, in 4.° — C. 47, parte inferiore. 85. I Profeti maggiori e niinori in arabo. II codice fu scritto I'anno 1600, ed e un volume molto grosso, in 4.° — C. 58, parte inferiore. 86. II Salterio di Davide tradotto in mcsnevi con versi clie rimano I'uno col seguente, da un ri- negato Ebreo mauritano, come pare: precede una Dissertazione sui salmi del traduttore Hafss Ibnol-birr el Kutld : opera curiosissima, degna di essere specialmente indicata alle Societa bi- bliche: carta europea, carattere mauritano. La copia pare essere stata fatta nell' anno 1616. — &. 120. 87. Gli Atti degli Apostoli : codice scritto in due colonne come se fossero versi, in 8.° — &g 84. 88. 11 libro di Giobbe: cattiva scrittura di mano europea in grandissimo 4.° — So 193. DELLA BIBLIOTECA AMBROSIANA. Srr 89. Bartolomeo Malvicini di Alessandi-ia scrisse il co- dice, segnato come sotto : esso codice contiene, come dice la nota premessa dairautore: 1. Narrationem de S. Jacobo; 2. Lapsum Adami cum Annuatiatione B. V.; 3. Laudes B. Vir^inis; 4. De ingressu Jesu in templum; 5. Vaiias oradones pro bcnedictione mensae. 6. Laudes vaiias B. V. et Cliristi. 7. Carmina de Laude Sapientias; alia de laude humilitatis. 8. Psalmos Poenitentiales cum oratione dominica et salutatione ansielica. 9. Prascepta Decalogi etc., in 12.° — f 38. 90. Contiene il codice arabo, segnato come sotto: 1. Un discorso sulla nativita di Gesii Cristo; 2. Quistioni e dispute di S. Atanasio; 3. Discorsi di S. Giovanni Grisostomo ; 4. Liste dei Re da Adamo fino alia nativita di Gesii Cristo; * 5. Domande fatte dagli Apostoli al Signore; 6. Del nominare il nome di Dio invano; 7. Dottrina dei Santi ; 8. Parole di S. Giovanni Grisostomo; 9. Discorsi di S. Marigliano; 10. Discorsi dello stesso sulla penitenza; 1 1 . Discorsi di S. Giovanni Grisostomo sopra la grandezza dell'anima; 12. Sopra lo stesso soggetto. Codice mauritano antico, in 4." — E. i, parte superiore. 91. Vita di S. Basilio scritta in arabo I'anno 7018 dell'Era Alessandrina in i5 storielle : manca il fine, in 4.° — /. 17, parte superiore. 92. I quattro Vangeli colla distribuzione per tutti i giorni dell' anno con un calendario delle feste della Chiesa. Carattere antico, in grandissimo 4' — E. 95, parte superiore. 93. Vangelo apocrifo di S. Giovanni , in 4.° — J?. 96, parte superiore. 38 CATALOGO DEI CODICI ARABI, eCC. 94. Miscellanea di varie materie cristiane, come la Storia di Giuseppe, Laudes, Esegesi: cattiva scrit- tura, in 4.° — C. i, parte superiore. 95. Leggende di Cristo, poi raccolta di Canzoni dei Bent Hllal; indi frammenti Evangelici, raccolti a caso. Scrittura cattivissima, in 12.° — G. 11, parte superiore. 96. Libro di pregliiere cristiane. — A. 17, parte superiore. 97. Miscellanea di versi e prose: Teologia musul- mana e cristiana; panegirici ed orazioni; carattere cattivo di un formato oblungo e stretto. — C. 89, parte inferiore. Paste seconda. Scienze gramaticali, rettoriche, poetiche e filologiche. X. Lessicografia. Ricchissima e TAmbrosiana in dizionarj arabi ed altre opere lessicografiche, che hanno servitt) al Giggeo, dottore della medesima, per la com- posizione del suo Tesoro della lingua araba. Se egli ha tralasciato di dare !e notizie necessarie intorno le sorgenti, alle quali ha attinto, vi sup- plisca ora il tenore di questo articolo. 98. Cominceremo dal Camus, cioe V Oceano della lingua araba, che merita in verita questo titolo , e che gia e conosciutissimo in Europa per le due edizioni che ne sono state fatte, I'una asia- tica , r altra europea, la prima in Calcutta, la seconda in Costantinopoli. Quest' ultima e di tre volumi gx'ossissimi in foglio , piu ancora estesi per la traduzione turca e per alcune aggiunte del traduttore, quindi molto da preferirsi all' edi- zione di Calcutta. 11 codice dell'Ambrosiana e un solo tomo grossissimo in foglio; scrittura pulita, eguale. La copia fu terminata T anno 1007 del- r egira (iSgS). L'autore di questo dizionario o DELLA BIBLIOTECA AMBROSIANA. 3() Megdeddin Mohammed B. Takub Flruzahadi^ morto I'anno 817 deU'egira (141 4). — A. ao5, parte inferiore. 99. Migmelol-Lughat , cioe II complesso delle parole: opera antichissima, I'autore della quale e Ebil Husein Ahmed Zekeria Persiano, morto I'anno 398, (10C7). Nella lista di trecento dizionarj arabi, persiani e turchi data nel volume XL, 1711 de- gli Annali della letteratura di Vienna, il Migmel si trova registrato sotto il numero 68. Non esiste clie la parte prima, la quale arriva tino alia raeta della lettera Sin — C. 42, parte inferiore. Se preziose sono queste due opere, molto piu preziose ancora per la loro rarita sono le due seo;uenti : ICO. Moagem ma isteaagem , dizionano arabo , noa conosciuto dallo stesso Hagi Calfa, scritto in ca- rattere mauritano, composto di tre tomi. — C 33, 34, 35, parte inferiore. loi. Autografo curiosissimo persiano d'un dizionario nel quale le parole sono spiegate nel senso ca- balistico delle mutazioni delle lettere secondo il loro valore numerico. In quarto grossissimo. Si riporta 1' autore nella prima pagina al trattato Ibhami scerif, egualmente sconosciuto all' Hagi Calfa , del quale trattato questo dizionario in- tende facilitare la spiegazione. Fu composto I'an- no 958 deU'egira (i55i). — C. 3/, parte infe- riore. 1C2. II dizionario dioWAkhteri arabo-turco, stampato a Costantinopoli nelP anno 1242 (1827): bellis- simo neskhi, scritto I'anno 987 (1579) — ^' ^^* parte inferiore. ic3. Compendio del dizionario del Gevheri fatto da Mohammed B. Ebibekr B. Abdol Kadr er-Razi, morto nel 660 (1261). Carattere minuscolo, ma chiaro nestaalik, in 4.° — &, i32. Quest' opera si trova alia Biblioteca regia di Parigi , n.° ic88, c viene citata dali' Plerbelot sotto r articolo di Schah Allosat. 40 CATALOG 0 DEI COBICI ARABl, eCC. 104. Mirkatol-Lugat, cioe La scala delle parole, dizio- nario del quale Haoi Calfa non nomin?. I'autore, ma dice solamente die fu estratto dal Cnmns del Finiznbadi e dal Ssihhah del Gevheil, an- dando debitore al primo di 14000, al secondo di 6000 articoli. E dizionario arabo-turco. Alia prima pagina sotto il titolo si trova la data della morte di Khnircd'ui pascid (Barbarossa) li 6 ge- madiuleiel 953 (4 luglio 1546), in 4." — A. 74, parte superiore. \oS. Kitnbol-moselles , il libro dei triplicati di Ebu Mohammed B. es Seid Batliusi, il quale seguendo r esenii)io date dal gramatico Kotrob nel suo libretto, clie porta lo stesso titolo, e da alcuni altri , come Abulkasim Abdul vchhab B. ffusein. el Verrak, lo Sclicikh Ibrahim el Lakhmi, e Fe- zar B. Kadis, lia lasciato un' opera molto piii compiuta sulle parole arabe, le quali variano di senso secondo la dilTerenza della prima vocale. Codice in foglio; scrittura e carta europea. II copista e un cristiano, come si vede dalla for- mola: In nomine Patris et Filii etc. Alia seconda pagina del foglio, col cpiale termina quest' ope- ra, ne comincia un'altra suUa stessa materia. — &c 195. 106. Kitabol-moselles , cioe libro dei triplicati del Fi- ruzabadi, autore del Camus. Quivi si dice, che dopo avere frugato nelle opere sopra tale ma- teria del Kotrob, Fezar, Batliusi, Ibn Malik, Ibn Abdallah el Harebell, Ibrahim Ben Zoheir el Bassri e il Kitabol- bahir di Ibnol-Aadis, si e composto questo supplimento alle loro opere: di questi sctte i prlmi c[uattro si trovano nel di- zionario di Ilagi Calfa , ed oltre i due gia so- prannominati ( fbnol Verrak e lo Scheikh Ibra- him el-Lakmi), trovansi pure Izzedin Ibn ge~ maat, Ebi Hafss Omar B. Mohammed el-Kodhaai, e il Firuzabadi: in tutto una dozzina di les- sicografi, clie hanno scritto libri di triplicati. DELLA BTBLTOTECA AMBHOSIANA. 4 1 Cinforma YITagi Calfa, che il Firuzahadl scrlsse due opere con questo titolo, T una grande, I'altra piccola: la grande in cinque tomi, la piccola in cinque quaderni. Quest ultima e la nostra, clie contiene cinquecento parole; e qnella del Bat- liusl ne ha settecento, onde in tutto sono niille duccento parole in circa, la signillcazione delle quali varia secondo la vocale della prima let- tera. — So iqS. 107. Taarifatol- Djordjani, cioe le definizioni del Gior- giani, uno dei piii dotti filologi e filosofi mu- sulmani, morto 1' anno 816 dell' egira (1413); opera conosciuta per gli estratti, die ne ha date il principe degli orientalisti francesi, Silvestre de Sacy, nelle Notices et extraits dcs mss. dii Roi. Quest' operetta e stata stampata in Costan- tinopoli nel mese di Moharreni laSS ( aprile 1887). II Codice e di carattere bellissimo, scritto Tanno 10 1 3 (1604). — A. 76, parte superiore. 108. El-gharib fi Ilmil-gharib, cioe il Raro nella scienza del raro, vale a dire delle parole strane ed espres- sioni non usitate , che si trovano nel Corano, ovvero nella tradizione. L'autoie, il cjuale non comparisce nelTarticolo gharib ^gW Hagi Calfa, comincio a scrivere la sua opera nelFanno 884 deir egira (1479), e la termino I'anno segnente: volume grosso in foglio. — D. 272, parte in- feriore. \o<^. El-Montachab, cioe la Scelta: Dizionario arabo- turco, in quarto, scritto I'anno 962 (i554), in carattere turco. — &c 87. no. Tl Glossario turco dello Sciahidi piu d'una volta stampato a Costantinopoli , in 8.° — &o 101. II X. Lo stesso collegato con un epistolografo, in 4.° — &. 85. 112. Glossario arabo-turcb di Ibn Ferishte, in 8.° — & 3. Ii3. Glossario arabo-persiano diviso secondo le forme dei verbi. — & 79. 4a CATALOCO DEI CODICT ARABI, GCC. 114. Glossario arabo-perslano, die contlene, come dice I'autore nel principio, alcune voci composte e semplici arabe spiegate in persiano, in 4.° — &c 107. 1 1 5. Glossai'io persiano-turco , compilato da Motahher Ben Ebi Thalib , nell'anno 1010(1601). — & 1 1 3. 116. El Ssihhah el agemiyet ver-riimiyet, cioe il Ve- rificatore del persismo ed arabismo: tratta prima del nomi , poi dei verbi. E collegato col codice — & ii3. 117. Glossario arabo-persiano: I'iscrizione turca ne fa autore lo Zamahsciari; la nota italiana lo nega; dicendo, che lo Zamahsciari non ha mai scritto dizionario turco. Di fatto non se ne trova alcuno nelle liste delle sue opere ; ma impossibile non sarebbe cli' egli stesso vivendo fra' Turclii non abbia compilato un glossario della loro lingua. — & 39. XL Gramadca. La Graraatica si divide nella gramatica pro- priamente detta, e nella sintassi: la prima e no- minata Ilmi ssarf^ la seconda Ilmi Nahv. a) Gramatica proprlameiite detta, II corso gramaticale arabo comprende cinque operette conosciute sotto il nome di Giumlctess- ssarf, ovvero, come dicono i Turchi, Ssarf gium- lesi. Cotesto libro stampato a Costantinopoli Tanno 1233 dell'egira (18 18) contiene i.° il Mirah, 2." rizzi, 3."il Makssud, ^.^ il Bina , 5." V Em- selet, cioe le tavole delle conjugazioni dei verbi. Procederemo dunque con quest' ordine per co- noscer le opere di gramatica, die trovansi nel- r Ambrosiana. 118. Mirahol-e/vah ; cioe, la quiete degli Spiriti, di Ahmed Ben AH Ben Mesiid. Contiene questo Co- dice tre altri trattati giamaticali \ Izzi, il Mak- ssud^ e un'altro, dei quali si parlera dappoi. — A. 29 parte superiore. r>ELLA BIBLIOTECA AMBROSIiNA. 48 119.11 Mirah, ia 4." — &. 87. 120. La stessa opera: carattere nitido, senza data, in 12.° — A. 39 parte superiore. 121. Comentario del Mirah, scritto nell'anno 1026 (16 1 7): comincia dalle parole: O Dio! conoscitore de'cuori, fa tornare i nostri cuori verso Te, in 4.° — &c 123. Siccome queste operette gramaticali cl occor- rono frequentemente senza il nome dell'autore, e bene che si noti il principio di ciascheduna. Diremo dunque che il Mirah comincia dalle pa- role: Certo! la Gramatica e la madre delle scien- ze, come la Sintassi il loro Padre. Nel Codice sopraccennato A. 29 parte supe- riore seguita , dopo il Mirah, Y Izzi, come nel libro stampato a Costantinopoli. 122. L'/zzi e opera dello Sceikh Izzeddin Ebulfadhl Ebuhehhab Imadeddin B, Ibrahim ez Zengiani, morto nel 655 dell'egira (125?): comincia dalle parole: Sappi die il Tassrif, cioe I'applicazione della Gramatica, Ssarf, alia parola consiste nella mutazione. — A. 29, parte superiore. 123. Comentario della stessa opera Tassrif deWo Zen- giani, composto d^iWImam Atdes-Selam ez-Zeti- giani, scritto nell'anno 1004 delfegira (i595), in 4.° — P. 54. 124. La stessa opera col Comentario del Teftazani. — & 49. _ 125. Comentario dell'/zzi, composto dal Teftazani, e 126. Comentario della stessa opera di Scehabeddin el Ghilani. Queste due operette si trovano coa- giunte nello stesso Codice. — &, 148. Compiuto cio che riguarda il Mirah e lYzzJ, procediamo al Makssud, il quale nel codice so- pra accennato A. 29 parte superiore viene dopo Vlzzi, come nel Corso Gramaticale stampato a Costantinopoli. 127. II Makssud comincia dalle parole: Certo la cono- sccnza della lingua araba c il mezzo di arrivare 44 CATALOGO DEI CODICI ARAB!, eCC. alle scienze Icgali: Tantore si suppone essere il grande Imam, Abu Hanife; tale almeno lo giu- dica il Ganisio turco Birgeli nel suo Comentario di quest'opera, come cc ne informa VJIagi Calfa. 128. Comentario del Makssitd, chc porta il titolo di Matluh, cioe il Desiderato, il quale si cita dal- V Hagi Calfa, ma senza il iiome dellautore, in 4.° — &6 Il5. 129. Nel Codice soprammentovato A. 2q parte sitperiore il quarto ed ultimo trattato gramaticale e inscritto Delle parole difficill, e prende il luogo del Bina, il quale nel corso gramaticale stampato a Costan- tinopoli comincia dalle parole: Sappi che i Ca- pitoli della gramatica applicata {Tassrif) sono 35. i3o. Kitabol esma, cioe il libio del Nomi: Tautore non vi e nominato. Ha una lista utilissima dei plurali Fratii, ordinata alfabeticamente, in 4." • — B. 44, parte snpciiore. i3l. Frammento dun Comentario gramaticale, man- cante di principio e di line, in 4.*^ — B. 5o , parte superiore. 1 32. Gramatica compiuta delFAutore del Lobab: sitr- tassi celebre di Tageddin Mohammed, B. Mo- hammed, B. Ahmed B. Self, conosciuto sotto il nome el-Fadhil. Nella prefazione Tautore dice, che dopo aver terminato il Lobab voleva com- porre un'altra opera, die esaurisse la scienza del Ttti'^ri/" (gramatica), divisa in quattro colonne, i.° delle forme gramaticali, (Bvzan), 2.° della conju- gazione dei verbi, 3.° delle cause delle anomalie, 4.° delle regole del raddoppiamento e delle eli- sioni. Scrittnra assai antica, senza data, in 8.° a traverso. — f 36. b) Slntassi Nella stcssa maniera clie ci siamo resi fami- gliari i titoli del Mirah, Jzzi, Makssud e Bina, che sono le quattro colonne della gramatica, sara d' uopo addomesticarci nella sintassi coi titoli DELLA. BIBLIOTECA AMaROSIA.NA. 46 Missbah, Elfyct , Kafiyet, Egrumiyet, che sono le quattro colonne delle opere di sintassi degU Arabi. E siccome il Mirah ci ha introdotti nella graraatica , cosi siamo introdotti nella sintassi mediante il Mtssbnh, cioe la lucerna: sintassi composta pel sue figliuolo dal grande gramatico Nassir B. Ahdallah cl Motanesi , morto neU'anno 610 deir egira (iai3). 1 33. II Missbah col Comentario deirintroduzione, che e probabilniente quello del dottissimo Teftazani, il quale comento ancora il Mirah, mentovato dal- V Hagl Calfa alia fine della lunga lista dei Co- mentatori sulF autorita di un Comentatore del Durres-seiiiyct del Mardiiioi. Fu scritto il Codice I'anno icco (iSgi), in 8." — & 9a. 134.11 Missbah col Comentario di Ebubekr-Abdol- kahir B. Abdeiraliman el giorgiani, diviso in cinque capiioli, come 1' opera stessa. Qucsta sin- tassi e la tcrza delle operette contenute nel Go- dice. — • &o 97. i35. Operetta acefala di sintassi , collegata nel Codice. — &c 90. I06. El Missbah, che si riconosce dal principio: La sintassi nelle parole e come il sale nel cibo; con- tenuta nel suddetto Codice. — &, 90 137. Close marginali al Missbah intitolatt: El-iftitah, cioe Tapertura, composte da Hasan pascia, figlio di ALaeddin el-Esved, cioe il nero, morto 1' anno 871 (1466): carattere nestaalik, scritto in Tur- chia. II figlio di Aladdino ha comentato anche il Mirah: in 4.° — &c 126. i38. Comentario del Missbah di autore inaominato. II Codice fa scritto I'anno 988 (i58o), in ne- staalik. — A. 78 parte superiore. iZg. El Kafiyet , cioe la Sufficicnte nella sintassi di Jbnol Hagib, morto nel 646 (1248), il quale e stato mnlamente confuso dal De-?vossi nel suo Dizionario degli autori arabi col Teftazani. Que- sf opera usci in luce a Roma neiranno 1592, e 46 CATALOGO DEI CODICI ARABI , eCC. a Costantinopoli nell' anno 1786 col Comentario di Zeinizade, il nome del quale e state cambiato dal De-Rossi in Zeminizade. Comincia: Lafz vodhia limaani; cioe la parola fu istituita per il senso , in 8.° — 8c 2. 140. La stessa opera mancante del fine, in 12." — &c 16. 141. La stessa opera ela prima delle tre contenute nel Codice &c 97: di esso Codice la seconda opera e 142. Un Comentario della Kafiyet: comincia dalle pa- role : Amma Kelimeton Motedhamineton. 143. Comentario della Kafiyet, eguale al precedente , in 12.° — &5 18. Quasi coevo delV I b nol Hagib, morto nel 1248 era Ibn Malik, morto nel 1273. Esso e Tautore delVI^lfiyet, cioe della sintassi rimata , opera cele- berrima pubblicata daW Ibn Malic francese , cioe dal chiarissimo /. A. Sdvestre de Sacy a spese della Societa asiatica inglese. La vera pronua- zia e Elfiyet, e non Alfiya, provenendo dal nu- mero mille , clie si pronuncia Elf come nell' Elf Leilet ve Leilet le loco volte, ed in Elfi, il nome del Dey dei Mammalucclii. 144. Durretol-el fyet, o sia la perla d&W Elfiyet , ri- mata da Ebi Zakaria lahya B. Mort Ben Abden- nur ez-Zevai^i ed-demeschki: Carattere mauritano in carta europea, scritto da Davide Calvillio, il quale dice alia fine d'averlo copiato nell' anno 1620 daU'originale, in quarto. — &c 194. 145. Comentario deW Elfiyet di Ibn B. Kail: nesklii molto nitido, scritto I'anno 1019 dell' egira (1610) — j4. 71 parte superiore. Dopo \ Ibnol Hagib, e \Ibn Malik sorse Ibn Egram, die vuol dire in lingua dei Berber! , il I Povero, el Ssofi, morto nel 760 dell'egira (i36i) e autore dei prolegomeni di sintassi dell' Egru- miyet: di quest' opera e della seguente, cioe 1 46. Del Comentario di Khaled B. Ebibekr B. Abda- lah B> Ebibekr el ezheri, discepolo dello Sceikh DELL A. BIBLIOTECA AMBROSIANA. 47 abhas el Ezheri. La copia fu terminata nel set- tembre 1600 da qualche Cristiano, e trovasi nel coclice in 4.° — P. 76 parte superiore. 147. Comentario AeW Egrumiyet di Eba Zeid Abder- rahmaii el-Mikvedi, scritto I'anno 899 dell'egira (1498), in 4.° — So 55. 148. Comentario della stessa opera di Scehabeddiri Ahmed B. AH, B. Manssur el Homiri nolo sotto il nome di Bugiai scritto nel 989 (i58i), in 4.** — &, 43. Dopo aver conosciute queste quattro colonne della sintassi araba, cioe il Missbah, la Kafiyet, Y Elfiyet e V Egnimiyet, passi?mo ad altre opere di alto grido nella sintassi, quali sono il Lobb, il Lemi , il Kobi\ il Moghni ^ secondo Tordine cronologico degli autori. 149. Comentario del Lemi^ sintassi celebre di Ebilfeth Osmam Iba Qinna , morto nel 892 dell'egira (looi) Fautore del comentario si nomina lo Scheikh Abul Tiasem Abdol-Nahid. Bel nesklii antichissimo: il codice fu scritto I'anno 647 del- Fegira (1249), ^" piccolo fol. — C. Sj-, parte inferiore. i5o. Lobbol-Elbab fi ilmil-irab, cioe la midolla delle midolle nell' inflessione sintatica delle parole di Tageddin Mohamcd Ben Mohamed B. Ahmed Scefcddiii el-Isferainu Fu scritto il codice F anno 787 (i385). In fine vi sono quattro fogli di te- nore lessicografico, in 4." — &c 66. 1 5 1. Comentario della sintassi, celebre sotto il nome del Kobr, clie e una delle opere sintaticlie die portano il nome di Mokaddemet, cioe prolegomeni, come i quattro famosi di Ibn Basciad, di Ibii Egram, detto Egnimiyet^ di Ibn Malie detto Esc- diyet, e del Qezull detto Qezulijet. L' autore e Eb. Abdullah Mohamcd B. Isuf B. Hisciam il grama- tico, m. nel 762 delFegira ( i36o). L'Autore dice che ha composto egli stesso questo com- mentario pel rischiaramento necessario della sua 48 CATALOGO DEI CODlCl ARABI , eCC. opera sintatica, nominata Kobronneda-, cioe goc- cia di ru^iada, in 4.° — So 5i. i52. Comentario del Noghini, cioe quello che basta o piuttosto quello die c contento, sintassi celebre del Tschapardi^ comentata da una turba di gra- tnatici. L'autore di qucsto comentario si chiama Mohamed B. Abdcrrahini el Oinri el milani, in 4.° — &:. 61. 1 53. Izahol-Moshkil min cl Moghrib, cioe rischiara- mento della diilicoka del Moglirib. II jlloghrib cioe il Raw o Strano e un' opera celeberrima del Motarrezi; e le difficolta sono state sciolte da Ibn Aitfur nel codice sopraddetto, in grosso 4.° — C. 32 , parte inferiore. 154. Comentario del Giumel, cioe deU'encicIopedia gramatica del Zugiagi, morto Tanno 474 (1081) comentata dallo stesso gramatico Ibn Aassfur il quale ha sciolto le difficolta del 3Ioghrib del Motarrezi. Carattere egiziaco senza data , in 4.° 155. Ebi Tabssiret et mobtcdi pe tczkcrctol, monte/u, cioe quello che fii vedere chiaro il principiante e che serve di memoria al terniinante. V Ilagi Calfa ricorda sotto questo titolo due opere, Tuna dello Sceikit Basitol-lialjat sulTarte di leggere il Corano, I'altra che contiene un trattato per- siano sulParte deiranmiinisti-azione dello Scelkh Ssadeddtn Nohained di Conia, ma non accenna r opera nostra, che ha per autore Abdullah Ben All Ishar ed Dluimiri, opera gramaticale. II co- dice puo ritenersi fra gli antichissimi oriental! deir Ambrosiana (eccetto le sure culiche), perche gia scritto lin dall' anno 582 dell'egira ('1186), in assai grande fol. — A. 86, parte inferiore. 156. Conjugazioni persiane. II codice fu scritto Tanno 950 (1543). Volgendo lo sguardo sopra questa cinquan- tina di opere lessicografiche e gramatiche, che possiede TAmbrosiana vi troviarao tra i lessici non solamexite i due celeberrirai del GevJierl e DELLA BIBLIOTECA AMBROSIANA. ^g Firuzabadi, cioe il Ssihhah e il Camus, ma an- cora i clue rarissimi il Migmel ed il Moagem; e poi tra le giamatiche e sintatiche non sola- mente le quattro colonne della gramatica il Mi- rah, Izzi, Makssud ed il Bina, e le quattro colonne della sintassi il Missbah, Kafiyet, Elfvyet e Egrumiyet, ma ancora altie opere dei grama tici di altissimo grido quali sono il Blotarrezi, il Zugagi, il Ciapardi e Ibn Hisciam, scelta di codice che si puo veramente chiamare Kafijet, cioe sufiSciente e di cui puo credersi lo studioso dell'arabo Moghini, cioe soddisfatto, non avendo bisogno di altro ajuto per lo studio della lingua araba. Bibl Ital T. XCIV. So PARTE II. SCIENZE ED ARTI MECCANICHE. SulUi somma utilitd dl estendere in Lomhardia V ap- plicazione del motori idraulici per lerezione dl sta- bilimentl di manifatture. Memoria iiiedlta deU ingC' gnere Elia Lombardini. JL ra gli umani ritrovamenti nessuno forse ve ne lia che possa paragonarsi a quelle della macchina a vapore per la sonima rapidita del suo perfeziona- mento e per Testensione ed utilita delle sue appli- cazioni. Ove si consider! clie rinimenso sviluppo date in oggi ai diversi rami d'industria, e la straordinaria facilita e prontezza delle comunicazioni sono il frutto di questa felice combinazione della natura e dell'arte in cui Tuomo ha la parte principale, non dovra fare meraviglia se , destandosi in lui un giusto entusiasmo alia vista di effetti cosi prodigiosi, abbia tenuti meno gli altri mezzi clie la natura medesima ci offriva , e che percio I'umile corso d'acqua abbia dovuto cedere al confronto dell'apparato imponente della macchina a vapore. Chi per altro non si lascia abbagliare dal meravi- glioso, e considera le cose con quella fredda pon- derazione che sola conduce alia verita, riconoscera ancora neH'acqua il motore il piu economico ed utile, quando concorrano delle circostanze favorevoli per applicarlo convenientemente. Se v'ha paese che debba prendere in attento esame questo punto si e certamente la Lombardia, la quale, mentre per una parte trovasi nella sfavorevole con- dizione di essere fine a quest' ora pressoche priva di carbon fossile , e di vedere di giorno in giorno fitJLL* utilita' de' moTori idraulict, ecc. 5 1 incarirsi gli altri combustibili, per cio die riguarda in vece la ricchezza delle acque noii la cede sicuramente ad alcun altro. Collocata la medesima al piede delle pill alte moiitagne delT Europa , i fiumi che la ba- gnano vengono costantemente alimentati dalle im- mense gliiacciaje che ricopi-ono le vette di quelle, concorrendo non poco a rendere perenne il discorri- mento delle loio acque i laghi amplissimi die attra- versano (i). Incassati i fiumi medesimi fra alte coste che neH'attuale sistema limitano in generale a breve spazio il dominio di essi, la pianura piu elevata, per la maggior parte costituita di terreno sassoso , sem- brava destinata dalla natura alia sterilita, ma i nostri niaggiori in tempi in cui le tenebre della barbaric ricoprivano ancora il limanente deU'Europa seppero col pill raro accorgimento ideare e mandare ad etfetto un sistema d'irrigazione veramente gigantesco e senza esempio col quale le acque de' fiumi stessi derivate in masse sorprendenti, e sostenute con opere colos- sali sono siiccessivamente guidate fino al livello del- ralto piano ove dividendosi in innumerevoli ramifi- cazioni portano la fertilita alle circostanti campagne. Quantunque siasi in si latta giiisa data a questi canali una pendenza minore di quella dei fiumi dai quali si derivarono , essi pero ne conservavano an- cora oltre al bisogno per lo scopo dell' irrigazione , (i) I laghi col ritardare Tefflusso delle piene dei fiumi da*" quali sono attravevsati , e coiralimeutarii in tempo di magra producono nel sistema di questi degli effetti simili a quelli die si otten^ono nelle maccliine dai pendoli e dai volanti destinati a moderare i movimeuti troppo rapidi, e ad accelerare i troppo lenti per ridurli air uniformita. II piu grandioso e?euipio die la natura ci offra a conferma di cio si ha nel S. Lorenzo , il quale provenendo dagli emissarj degf immensi laghi dellAmerica del Nord mautiene le sue acque ad un livello pressoche costante, avendosi le piu sensihili variazioni di questo al disotto dai limite massimo di centimetri 5o (Chevalier. Lcttres sur I'Am^rique du Nord. Bruxelles, iSSy, t. II, p. 67). 5a sull' utilita' de' motori idraulici, per lo clie, fino da'primi tempi si prese a moderare una tale pcndenza mediante apposite cliiuse , ossieno sostegui, mettendo a piofitto la forza motrice die si otteneva dalla cascata delle acque per dare movi- mento a qualche opificio. L'impiego delle niacchine per le manifatture era in allora pressochc sconosciuto , od alnieno assai liniitato, fjibbricandosi in generale le medesime a mano d'uomini sicconie lo indica la stessa etimologia del vocabolo , di modo che quegli opificj erano quasi esclusivamente destinati per oggetti di prima necessiia, e principalmente per la macinazione dei gi'ani. Egli e bensi vero che si penso di poi a dare qualche maggiore estensione all' impiego dei motori idraulici per altri rami d'industria , ma se confrontia- mo questo con cio che si fece non ha guari con mezzi di gran lunga piu limitati in altri paesi sollecitati da minori bisogni, perche provveduti abbondantemente di altri agenti meccanici, dovremo convenire che Tin- dustria manifatturiera della Lombardia puo in oggi considerarsi pressoche bambina, e che le rimane tut- to ra per svilupparsi un campo vastissimo. E siccome gli esempi persuadono assai piu che non fanno i sem- plici ragionamenti, sara opportuno di fare precedere a questi un cenno delle opere piu rimarchevoli che per tal line si sono negli ultimi tempi altrove ese- guite. L'Inghilterra piu di qualunque altro paese a ca- gione della particolare sua posizione si e trovata in grado di dare alfapplicazione delle macchine a va- pore nei diversi rami d'industria un' estensione che appena la mente puo concepire. Ne cio deve sor- prenderci se si consideri la straordinaria abbondanza del carbon fossile ivi in moiti punti quasi a contatto delle piu ricche miniere di ferro, il perfezionamento delle sue comunicazioni interne che scemo oltre ogni credere le spese di trasporto di questi preziosi mi- nerali fino ai centri d'industria e di consumazione , c piu di tutto r immensita de' suoi possedimenti e del sue comraercio. Non si trovera quindi esagerato MEMORIA. DI E. LOMBARDINI, 53 cKe flalla sola officina di James Watt , al cui genio inventore e dovuto quel mirabile grado di perfezione al quale in oggi sono giunte le macchine a vapore, ne sieno di queste sortite in una quantita da corri- Bpondere alia forza meccanica di centomila cavalli (i), e che una terza parte di questa enorrae forza si tro- vasse nel i833 impiegata in uno solo dei rami d'in- dustria dell' Inghilterra , cioe nclle manifatture di co- tone (2). Malgrado tutto cio ingegneri espertissimi non man- carono ivi di ricliiamare Fattenzione del pubblico suir utile impiego dei motori idranlici , e fra questi pill cKe ogni altro si segnalo il sig. Roberto Thom. Nel 18 1 6 egli assunse la direzione della filatura di cotone di Rothsay nell'isola di Bute in Iscozia , il cui fondatore era precedentemente andato in rovina. Per un primo saggio davasi per lo innanzi ad essa il mo- vimento mediante una debole cascata d'acqua la quale, non bastando alFuopo, fu sussidiata da due macchine a vapore, applicate anche queste con poco discerni- mento. II nuovo direttore guidato da piii sani prin- cipj escluse le dette macchine , e traendo partito da tutte le acque delle vicine alture, le quali si disper- devano sul pendio delle coste , seppe raccoglierle al lungo di queste in canali escavati con moderata pen- denza sopra una lunghezza svihippata di oltre dodici miglia, e quindi condurle in un ampio serbatojo da cui con cascate dell' uniforme altezza di sette metri passavano ad animare i diversi macchinismi del detto stabilimento. Citasi siccome esempio unico che dopo la memorabile siccita del 1826, mentre tutti gli altri stabilimenti siraili della Gran Brettagna mancavano (i) Dichiarazione del sig. Boulton in ixn' asserablea te- nutasi a Loiidra per Terezione di vin monumento alia me- moria di James Watt {Annales des ponts et clmussees t. J, p. 195, i83i). (2) History of the Cotton Manufacture in Great-Britain etc. by Edward Baines Jun. Esq. London^ i835. 54 «ru.' utilita' de*motobt roRvutict, d'acqua, quello tU Rotlisay ne possedeva ancora una provvigione per oltre cinque settimane. La vicina citta di Greenock trovavasi in somma penuria d'acqua pei bisogni de'suoi abitanti, al punto da drORIV DI E. LOMB.VRDINr. 65 7.* I unovi stabilimetiti si trovcrebbero per una paM^ in prossimita della regia strada postale veneta, e per Taltra sul canale navigabile che nnisce al lago di Como Milano , ed alia sola distanza di miglia 14 da questa centrale. Qualora poi si elTettuasse la strada ferrata lombardo-veneta, la linea della medesima pas- serebbe vicinissima a Cassano ; e volendosi questa riunire nel modo il piu utile colTaltra progettata da Milano a Bergamo, cio dovrebbe f'arsi con una terza linea da Trezzo a Cassano , in guisa clie i nuovi sta- bilimenti comunicherebbero in allora niediante strade ferrate con Milano, Venezia e Bergamo (i). (i) Ove i nostri voti e le nostre piii fondate speranze di vedere eseguita la strada ferrata da Milano a Vene- zia nou fossero adempiti, la condizione delle comunica- zioni in Lombardia richiederebbe che si pensasse ad altri miglioramenti, fra'' quali vi sarebbe quello di procurare una maggiore estensione alle sue linee uavigabili. La piii utile fra queste sarebbe a mio avviso un canale clie unisse il naviglio della Martesana colF Oglio e col Mincio , il quale trarrebbe la sua origine dalle ricclie sorgenti di Bariano e Fornovo superiormente a Mozzanica nella provincia di Bergamo sicconie da un punto di partizione. Con uno de' suoi rami si dirigereljbe a Genivolta, quindi seguendo la destra dellOglio a questo si unirebbe in vicinanza di Cal- vatone , donde si potrebbe facilmente fare comunicare nie- diante altro tratto di canale col lago superiore di Mantova e quindi col Mincio. L^ altro ramo poi dal detto punto di partizione si dirigerebbe alFAdda superiormente all estra- zione della Muzza in prossimita di Cassano, ove con una serie di sostegni comunicherebbe col naviglio della Marte- sana. Per sitt'atta guisa la navigazione da Venezia a Mi- lano non avrebbe piii a superare le difficolta dei dazj esteri, delle niagre, e dei lunghi glri del Po superiore, e si prov- vederebbe in modo piii diretto alle importantissime comu- nicazloni della pianura col monte, particolarmente ove da questa linea principale si diramassero dei canali secondarj che la unissero ai laghi di Garda e d''Iseo. La uuova linea navigabile non incontrerebbe alcun influeute delTOglio, ed attraverserebbe un terreno per una terza parte della sixa Bibl. ItaL T. XCIV. J 66 SULl' UTILITa' De" MOTORI IDRAULICI , 8." II progetto si potrebbe da principio eseguire in una misura limitata , come sarebbe appunto col- r estrarre venti once d' accjua le quali , come si disse, somministrerebbero la forza di centocinquanta cavalli, salvo a darvi un' estensione maggiore qualora Y espe- rienza ne giustificasse 1" utilita. Uno degli inconvenienti cui si anderebbe incontro: sarebbe quello deH'inattivita degli opilicj duranti le asciutte annue dei canali , la quale difficolta pero potrebbe venir meno ove i proprietarj dei nuovi stabilimenti assumcssero Tappalto delle opere di ma- nutenzione del tronco superiore, e si togliesse teni- porariamente la comunicazione di questo col tronco inferiore inediante una chiusa, cio clie renderebbe possibile di abbreviare sens'-bilniente la durata del- r asciutta di esso tronco superiore. II Naviglio Grande estratto dal Ticlno , e guidato lungo la costa di questo viene esso pure portato in vicinanza di Abbiategrasso pressoche a metri 36 su- periormente al livello del punto corrispondente del fiume da cui deriva, ed il Naviglio di Pavia in vi- cinanza di Porta Stoppa, ove potrebbe somministrare un residuo d'acqua, trovasi ad un'altezza di metri 23 sul livello del Ticino. Nella prima delle dette localita da una sola oncia d' acqua si otterrebbe la forza di quindici cavalli di vapore , e nella seconda di nove* Tanto per T una quanto per I'altra si verifirherebbera delle circostanze favorevolj per mettere a profitto una lungliezza asciutto, e per un' altra terza parte di una ir- rigazione alquanto scarsa , circostanze tutte favorevoU per scemare la spesa degli edifizj da costruirsi. Un tale pro- getto poi sarebbe facilmente conibinabile con quello di cui sta occupandosi un apposita commissione per arricchire d' acque colle mentovate sorgenti i canali irrigui del Cre- monese , i quali ne soflrono estrema penuria. Da cio si I'i-- cava clie ia qualunque ipotesi la posizione di Cassano ri- spetto alle comunicazioni potra sempre essere una deile piu important i deila Lonibardia. • MEMORTA DI E. LOMBARDINI. 6/ cascata, alle quali per altro si contrapporrebbero delle difiicoltiX che non s' incontrano a Gassano. Neir additare le mentovate localita non pretendo gia di concludere essere le medesime per ogni titolo preferibili a qualunque altra , nia iutendo piuttosto di far conoscere come sia agevole nella nostra Lom- bardia di rinvenire delle cascate d'acqua utilizzabili onde applicarle siccome forze niotrici , ben pcrsuaso d' altronde che uno studio piii niaturo del terreno ne' suoi rapporti idrografici potra condurre a risultati ben anche piu soddisfacenti. Rimane ora a vedersi sc, ammessa pure la facilita di avere presso di noi con tenue spesa dei motori applicabili a stabilimenti di manifatture , possa poi esservi la convenienza di dare a questi una esten- sione niaggiore di quella che hanno in oggi. Quan- tunque il so2;u,etto per essere debitamente discusso richieda un corredo di cognizioni di pubblica econo- mia che io sono ben lontano dal possedere , verro cio non pertanto esponendo in proposito qualche mia idea, lasciando che altri il tratti piii degnamente e con quello sviluppo che richiede 1' importanza del niedesimo. Le principali obbiezioni che si fanno su questo ar- goniento sono in prijno luo2;o che il nostro paese e* necessariamente agricola , che sarebbe cosa impru- dente il distogliere le braccia dai campi per inipie- garle nelle manifatture , e che se vogliamo con van- taggio spacciare all' estero i prodotti del nostro suolo, dobbiamo sottometterci a ricevere dagli altri quelli della loro industria manifatturiera; in secondo luogo che la spesa della forza motrice entra per non molta parte nella soinma di quelle che si esigono nella fab- bricazionc delle manifatture , e che per essere noi lontani dal poter gareggiare cogli esteri particolar- niente in cio che riguarda la perfezione delle mac- chine , r abilita degli opera) , e le relazioni commer- ciali necessarie per 1" esito .delle manifatture , -non giungeremo giammai a sostenere la concorrenza dei medesimi , conic lo ha provato il fatto in molti casi. 68 bull' UTILITA' De' MOTORI rORAULICI, Sul primo punto si osserva che qui tratterebbesi , non gia di cangiare la condizione della popolazione agricola di Lombardia col farla divenire manifattu- riera, ma di dare soltanto una maggiore estensione a qualche ramo d'industria , il quale anche con cio richiedeiebbe Timpiego di un numeio d'individui appena apprezzabile in confronto deirintera popola- zione. Se nel corso di nove o dieci anni venissero dilTatto aggiunti a quelli attualmente impiegati per le nostre manifatture nove o dieci mila operai, cio che sarebbe sicuramente indizio di un progresso conside- revole delle medesime, poco danno potrebbe deri- varne sopra una popolazione di due milioni e mezzo di abitanti, col solo aumento probabile della quale per siffatto periodo di tempo avrebbe appena un rap- porto sensibile I'indicato numero d' operai. I progressi dell'Inghilterra nell'industria manifat- turiera sono, particolarmente in questi ultimi tempi, cosi straordinarj da non trovarsene esempio nelle storie, e con tuttocio valenli econoniisti provano alFappoggio di calcoli ineccepibili che dopo la meta dello scorso secolo Faumento dei prodotti del suolo dovuto al perfezionamento dell'agricoltura in quel paese e rap- presentato annualmente da un capitale che supera il valore di tutti i prodotti delle sue manifatture (i). Senza dedurre da questo fatto la consegitenza che un tale aumento della produzione agricola sia Teifetto immediato dei progressi delFindustiia manifatturie- ra , si potra pero ricavarne a buon dritto un argo- mento per provare che questa e stata ben lontana dal- I'esercitare su quella una pregiudicevole influenza. Qualche miglioiamento delle nostre manifatture non sara sicuramente per emanciparci da ogni dipendenza dairindustria forestiera, ma sara soltanto diretto a (i) Questo capitale si fa ascendere alf enornie somma di 72,000,000 disterl. corrispondenti ad aust. L. 2,088,000,000. "Vedi Tart. Progress and present state of agriculture. Edin- burgh Rfvttw n." CXXV pag. 3io-32i,yan. i836. HEMORI.V in E. LOMBARBINI. 69 t02;lierci da quel la condizione subalterna per la cpiale non senibriamo tlestinati , e che in oggi ci condanna a produrre cpiasi soltanto delle materie prime. Dalla Nota V ricavasi coine daU'adottare presso di noi i motori idraulici in liiogo del vapore dipenda, ncl siipposto delle manifatture di cotone, il ridurre le spese di fabbricazione in modo da stare con quelle die si ricliiedono in Inghilterra nel rapporto di loo a 161 invete di ico a 121; dillerenza che puo es- sere decisiva onde contrabbilanciare le altre circo- stanze clie I'ossero per avventura a noi sfavorevoli, e quella particolarniente della maggiore al)ilita degli operai inglesi, e della perfezione delle lore niacchi- ne. Queste per altro le possiaino avere da loro, ed e di gia contemplato nel risultato precedente I'au- niento di spese che ne conseguirebbe. L'esito infelice di qualche nuova nianifattura presso di noi, cui pero si potrebbero contrapporre non pochi €sempi atti a provare il contrario, e da attribuirsi in niolti casi al poco discerniuiento nella scelta del ramo d"industria, e delle disposizioni date per eser- citarlo, e forse piii che a tutt'altro, all'essersi in cio impegnato qualche private non abbastanza provve- duto dei capitali che si ricliiedono onde sostenere non solo le ingenti spese di j^rinio stabiliniento, ma ben anche le successive perdite inevitabili nei pri- mi anni avanti die gli operai abbiano acquistata la necessaria destrezza. e siensi introdotti quei mi- ■glioramenti nelle macchine che la sola esperienza puo suggerire, ed estesi i I'apporti commerciali pel pronto spaccio degli oggetti labbricati, difficolta tutte che vengono agevolmente superate da una societa lornita di sufficienti mezzi. Egli c ])oi indubitato che il sistema proibitivo, il quale attualmente, in causa della topogralica di- sposizione del nostro conline coll'estero, da occa- sione al contrabbando . tornercbbc in allora a no- stro vantaggio; e nel supposto die dovesse pur an- che un giorno cx'ssate, od e^sere almeno modilicato, 70 SULL UTILITY DE jMOTORI IDH\ULICI, c)6 si veriPicherebbe dopo di avevne ottenud i be- nefici efletti per la prosperiia degli stabilimenti che si fosseio erctti qualche tempo prima, i qiiali saxeb- bero in alloia pervenuti a fjuel giado di perfezio- namento ricliiesto onde soslenere la concoiienza col- Testero. Ammetto io pure che la riescita di un ramo d' in- diistria dipende da un complesso di taute circostanze che non si possono tutte preventivaniente calcolare, vedendosi talvolta prosperare ove sembrano mancare alcuni reqiiisiti essenziali, e viceversa andare m de- cadimento ove si verilira il contrario, potendo in cio influire assaissimo qualclie causa morale, come sa- rebbe il 2;rado cFenergia, d'intelljgenza, o di buona fede delle persone che si pongono allf\ testa di si fatte imprese. Mi si accordera per altro essere que- ste circostanze meramente accidentali, e che qualora le cause materiali sieno in favore, come nel caso no- stro, v'e di gia una grande probabilita di bnon suc- cesso. Ad ogni modo io non intendo di proporre che per parte di societa o di privati, attesa Topportunita dei motori idraulici, si debbauo al momento erigere ovunque stabilimenti di manitatture, nnpegnandosi in grandiose speculazioni, ed arrischiando cosi capi- tali considerevoli, ma piuttosto di dirigere Taltrui attenzione sopra un oggetto che puo essere di som- nio interesse pel nostro paese, ben persuaso che al- cuni teiatativi guidati dalla necessaria intelligenza sa- ranno atti a risolvere la quistione assai nieglio che non possa farlo la piri dotta discussione. Nota I. Dfterminazione dell' effetto dinainico di una cascata d'acqua. I meccanici francesi cliiamano unita dinamica, ed anche dinamode , T effetto che si ottiene da una forza motrice il quale abbia per misura il peso di un metro cubo d acqua, osiia chilogrammi icoo, elevato alF altezza di un metro. MEMORIA BI E. LOMBARDINI. ^| Pailando dl una cascata cfacqua potremo egualmente rap- presentai'e la misura della foi-za motrice, ossia della po- tenza in dinamodi moltiplicando II volume delf acqua che cade ill un dato tempo da una determinata altezza per Tal- tezza medesima, espresso il tutto in metri. Col dividere poi Tespressione deireffetto utile per quella della forza motrice si avra il rapporto di quello a questa. Supposta la forza di una cascata d'' acqua applicata ad una ruota idraulica si hanno 1 seguenti rapporti per rap- presentare T effetto utile trasmissibile dalla ruota stessa se- condo la diversa struttura della medesima. Ruota comune a palette piaiie da 0,2 3 a o,3a (i) Ruota a palette curve detta alia Foncelet da o,5o a 0,66 (2) Idem da o,55 a 0,67 (3) Ruota a cassette detta di sopra da 0,6 r a 0,65 (4) Ruota di fianco, detta anclie di petto e dagll Inglesi Breast-wheel, formata con cassette , oppure con palmette perfet- tamente incassate in una corsia 0,73 (5) Gli effetti sovra esposti si ottengono nelle circostanze piu favorevoli secondo la diversa natura delle indicate ruote, dovendosi ritenere preferibili le ruote alia Poncelet per una quantita d'' acqua di qualche entita con una limitata ca- duta ; quelle a cassette dette di sopra per piccole quan- tita d^ acqua cadenti da niolta altezza ; e quelle dette di fianco per quantita d^ acqua ed altezze di caduta conside- revoli. Percio che riguarda le ruote comuni a palette piane, se si prescinda dalla semplicita e dair economia della loro (1) Smeaton. Recherches experimentales sur I'eau et le vent; trad, par Girard. Paris, 1827, pag> 23. (2) Poncelet. Memoires sur les roues hydraullques. Metz, 1 827, (3) Genieys. Recueil de tables a I'usage des Ingenieurs. Expe- riences faites a Westerling, Guerigny, etc. (4) Smeaton. Opera siiccitata. (5) Effetto ammesso dagP ingegneri inglesi , ed anche dal signer Roberto Thorn nella sua Memoria sulle cascate d' acqua di Gree- nock. Vedi anche Genieys, opera succitata pag. 199; come pure Annates des ponts et chaussees, t, XI, pag, 394, Rectification par Mallet. ^a SULL CTILITA DE MOTORI IDRAUUCI, fostruzlone , non saiaiino giaimnai utili sotto il rapporto deirefl'etto dlnamico (i). . La maggior parte degl' ingegiieri inglesl ha adottat.o per nn'ita dinamica il peso di una libbra avoir clu poids ( chi- logranimi 0,4.534 ) innalzato ad un piede dJ altezza ( me- tri 0,8048 ), per lo die uii unita dinamica inglese corri- s)5onderebbe a dinamodi metr. o,oooi382, e viceversa una dinamode metrica sarebbe equivalente ad unita dinamiche inglesl 7236. Altrl pel hanno invece preferito di prendere per unita V efletto die si avrebbe da uno del motor! piu comuni , quale si e il cavallo, affine d instituire piii fa- cilmente del confronti nella circostanza in cui andavasi sostltuendo la forza del vapore a quella del cavalli. Se- condo James Watt un tale efletto corrisponde a 3 3 000 unita dinamiche inglesi per ogni minuto primo, e per otto ore di lavoro al glorno (2), cio clie sarebbe equivalente a dinamodi 4,56 per ogni minuto primo , ed a dinamodi a 1 88,80 ]5er una giornata efl'ettiva di lavoro. Cr ingegneri francesi per maggiore semplicita di calcolo hanno ridotto il pi-imo rlsultato a dinamodi 4,5o ed il secondo a dina- modi 2160. Sifiatta unita veneudo partico'armente adoperata per la niisura delT efletto delle macchine a vapore distinguesi an- che da taluno col iiome speciale di cavallo di vapore, po- tendo la medesima corrispondere alP efletto dinamico otte- nibile dai cavalli adoperati in Inghilterra per dare movi- jriento al!e macchine, i quali soiio di una statura e forza straordinaria ; ma per i cavalli comuni sottoposti ad un determinato lavoro si hanno dei risultati ben dift'erenti. Dalle esperienze a tal uopo instituite dal sig. Minard in parec- chi punti della Francla sopra cavalli adoperati in circo- stanze diverse , 1 efletto varierebbe dalle dinamodi 729 (1) Eppure in Lombardia sono quasi le sole adoperate paruco- larmente pei muliui. Se consideriamo inoltre riufluenza clie deve eser- citare P imperfezione della loro struttura, poti'eiuo forniarci un'idea' delPiuimenso disperdiruento di forza cbe risulca dalla loro npplica- zione. Dovremo peicio essere grati al »ig. ingegnere G. Cadolini il quale coUa sua belP opera suWArchilettura pratica dei mulini som— ministva una guida sicura per introduiTe le pivi utili rifonne e i piu utili perfezionamenti in un ranio cosi importante pel nostro paese, (2) Nicholson. Description, des machines a vapeur; trad, par X?«-. feme, Fcris, i8a6, p. ^77. vrEMOni.\ DI K. LOMBARDINI. ^3 alle 1267 per una giornata dl lavoro di un cavallo dl forza ordinaria , e per altrl di non comuae forza dalle dinamo- di 1526 alle 1828 (i). In Inghilterra V effetto dinamico di uu cavallo comune si ritiene circa »/■? di quelle di un ca- vallo di vapore , cioe di dinamodi 1440 per una giornata, risultato clie si avvicina a quello del sig. Bcvan di dina- modi 1614 (2). In Francia pero , ed anche presso di noi si puo i-itenere Tefletto dinamico di un cavallo comune */a di quello del cavallo di vapore, cioe di dinamodi 1080 per ogni giornata di lavoro , corrispondendo il medesimo tanto ai risultati di sopra citati di Minard , quanto a quelli os- servati da Navier , Hachette , e da altri meccanici (3). Siccome lo scopo nostro si e quello di stabilii-e dei con»- fronti tra T effetto delle macchine a vapore in Inghilterra, e quello ottenibile da una cascata d'acqua, adotteremo quindi anche per questo la pratica seguita dalla maggior parte dei meccanici inglesi, di ridurre cioe T effetto mede- simo in cavalll di vapore. Osserveremo quindi innanzi tutto che un"' oncia d' acqua magistrate milanese si ritiene corri- spondere in quantita a metri cubici 2,80 per ogni minuto primo (4), che supposta questa quantita cadente dalPal- tezza di un metro si avrebbe la forza della medesima rap- presentata da dinamodi 2,80^ e siccome abbiamo veduto ■Bssere T effetto dinamico di un cavallo di vapore rappre- sentato per un tempo eguale da dinamodi 4,66, ne viene di eonseguenza che la forza risultante dalla caduta di un'^oncia d*" acqua dalf altezza di un metro corrisponderebbe a ca- valli 0,6141. (i) Aiinales des ponts et chaussees, t. V, p. 125 (i832). (2) Tredgold. Chemins de fer; trad, par Duverne. Paris, 1826, pag. 100 et 221. (3) Genieys. Recueil de tables a V usage des ingenieurs, p. 194. (4) Queeto risalcaco e ammesso nelle Notizie statistiche pubbli- cate dairi. R. Direzione generale delle Pubbliche Costrnzioni, avuto riguardo alia qualita del coefficiente di contrazione della vena ap- plicabile alia forma delle bocche d'imgazione, il quale sarebbe di 0,80 in luogo di o,625 aniniissibile soltanto pel supposro di efflu8»i da fori praiicati in lastre sottili, Le esperienze del De Regis da- rebbero in vece metri cubici s,32 e quelle del Tadini metri cubici a, 16, per lo clie, ove taluno volesse a questc attenersi, dovrcbbe moltiplicare i risultati che otteiTemo pel prime cjwo per C,83 • pel »econdo per 0,77, 5^4 SULt'CTILlTA' De' MOTOni IDRAULICI, Appllcata poi tale forza ad una ruota idraullca delle qualita precedentemente specificate, se ne avrebbe T effetto trasraissibile rappresentato in cavalU di vapore come segue: Per una ruota comune a palette , effetto massimo cavalli o, 1 964 Per una ruota a palette curve detta alia Poncelet « 0,41 14 Per una ruota di sopra a cassette »/ 0,3991 Per una ruota di fianco air inglese bene in- cassata » 0,4488 Moltiplicando quindi i risultati precedent! pel numero delle once d^ acqua costituenti una cascata , e per V altezza di questa, se ne avra V espressione in cavalli di vapore. Nota II. Calcolo presuntivo della spesa annua die importa la forza motrice di una cascata d' acqua. Si suppone una cascata d'' acqua di once venti maglstrali da estraersi dal naviglio della Martesana vicino alia Volta di Cassano e da disporsi in due salti , scaricandola nel- TAdda alia media distanza di metri 400. Nella spesa si com- prende Tacquisto e riduzione delFarea destinata pei canali d'' estrazione e di scarico , come pure lattivazione di due ruote idrauliche aW inglese dette di fianco (^Breast wheels). La costa di Cassano si ritiene prossimamente elevata di raetri 2 5 sul pelo d"* acqua ordinario delfAdda^ quello del naviglio della Martesana risulterebbe in tale localita di me- tri 18,90 piu elevato del precedente (i), per la qual cosa, avuto riguardo alfaltezza delle piene ordinarie del fiume, ed alia pendenza da assegnarsi ai canali di derlvazione e di scarico , si calcola la cascata utile di metri 1 7 disti'ibuita, come si e detto , in due salti. E siccome abbiamo veduto ( Nota I ) che V effetto utile di un' oncia d'' acqua cadente dalf altezza di un metro ed (l) Secondo le livellazioni delPAdda e del naviglio della Marte- sana registi-ate nelPIstoria dei progetti e delle opere per la naviga- zione interna del Milanese deiP egregio sig. ingegnere Bruschetti si avrebbe la pendenza della prima dalP incile di derlvazione del na- viglio suddetto a Cassano di riietri 22,35, e quella del naviglio me- desimo dal detto incile alia Volta di Cassano di metri 3,48 dal che ii ha la diflFerenza di livello esposta in metri 18,90. MEMORIA DI K. LOMBARDIKI. ^5 appllcata ad una rnota di fianco corrisponde a cavalll 0,4483, 81 avrebbe qiiindi Tefletto totale della detta cascata equi- valente a cavalli 20 x 17 x 0,4448 = i5i che si ri- ducoiio per sempliclta a i5o. Suijeificie da occnparsi col canale di deriva- zloiie inetri quadrati 3ooo,oo Simile pel canale di scarico " i 5oo,oo Metri quadrati 4800,00 Clie si valuta lir. i al nieti'o quadrate, com- presi i coinpensi per segregazione di pro- prieta lir. 4000,00 Si aggiungono per danni istantanei " 5oo,oo Per movimenti di terra e taglio di rocce (i) » SooOjOO Murature per la bocca d'estrazione, ponti, nmri di cascata, platee e sponde metri cubici 3ooo a lir. 18 " 64000,00 Palafittazioni >t 6000,00 Per le opere di rinforzo agli argini del Na- viglio della INIartesana e per altri lavori di- pendeati dallaumento del corpo d acqua nel tronco superiore del medeslino si calcolano lir. 2000, in ragione d oncia (a) " 40000,00 Per due grand! ruote all inglese colle ri- spettive corsie e colli di cigno, a lir 8 5, 000 per ciasclieduna (3) " 1 70000,00 Totale delle spese di primo stabilimento lir. 280000,00 (1) Le sponde dell' Adda pel tronco superiore a Groppello sono in generale formate di banclii di pudinga detta volgannente reppo, i qiiali hanno il lovo tenuine verso Cassano eve i medesiiui ven- gono ad essere purameute accidentali. (2) Siccorue V acqua estratra daU'Adda veiTebbe alia medesiiua resticuita superiormeute alle successive estrazioni jivincipali della Muzza e del Retorto, si sono percio calculate soltaiito le spese ciic potrebbei-o occorrei-e onde reudere il canale di derivazione capace di una maggiore portata d'accjua, le quali si sono presiintlvauiente dpterniioate in ragione di lir. 2000 per ogni oncia , compvesavi quella della successiva maniitenzione. , (3) II. signor Tliom per ogni ruota dell' indicata qualita applicata ad un ?«!to di piedi 3o (metri 9,1 5) e per uu corpo d'a^qua di ^6 SULL" UTILITa'' DE' MOTORI IDRAULICI , Interessi annni di tale somma in ragione del 5 per loo ILr. 14000,00 Per deperlmento, riparazioni e custodia degli edificj, mote e canali >* 3000,00 Spesa totale annua lir. 16000,00 Che divisa sopra n.° i5o cavalli di forza danno per ciascheduno de^ medesimi la spesa annua di lir. 106,67 Nota III. Calcolo idrometrico per la determinazione degU alzameiid di livello del naviglio delta Martesana nel caso in cut s' introducessero nuove acque nel tronco del medesimo su- periore a Cassano. La portata del Naviglio della Martesana si e di once iTiagistrali 584, corrispondenti a metri cnljici 1 635, 20 per ogni minuto prlnio , e cjuindi a metri cubici 27,28 per ogni minuto secondo. Chiamata questa quantita Q, e sup- posta la larghezza 1= 16™; Taltezza a= i™,5o; la superficie della sezione sara 5= Za = 16 X i,5o = 24 aietri qiiadrati: la velocita media u = — = —^ — = 1,1 3 ^ 5 24 la 24 metrij il ragsio medio D = -, = — - = i,263. Se °^ I + 2,a 19 con P si rappresenti la peadenza del pelo d' acqua , consultando le tavole calcolate sulla formola rettificata da Eytelwein pel movimento uniforme delle acque negli al- Tei si avra in corrispondenza air esposta velocita media D P = 0,000494 da cui ricavasi _ 0,000494 P = T-r- = o,ooo3gi , i,a63 ^ once dodici circa calcola lir. aooo sterl. pari ad austr. lir. 58ooo. Siccome Paltezza del salto e un elenaento di spesa assai piii influente che non sia il corpo d^ acqua, riteniamo die il prezzo di lir. 85ooo possa essere congitio, avuro anche riguardo alia maggiore entiia del medesimo presso di noi. Qualora si adottassero in vece le i-uote oriz- zontali delle quali e cenno alia p. 62 ; si otterrebbe coa ogni pro- babilita un notevole vantaggio tanro per refietto quanto per Is spesa^ «i6 che non at saprrbbe pero dcternvinare in mancanza di d.iti. MEMORIA. DI E. LOMBARDINI. 77 rlsultatl tutti che coincidono assai prossimamente col dati esposti nelle Notizie statistiche pubblicate daU'I. R. Dire- zioiie generale delle pnbbliche costruzioni. Per trovare con tali dati di quaiito si alzerebbe il pelo d'acqua del detto Naviglio per una determinata quantita d' acqiia che al niedesimo venisse aggiunta , chiamata y Taltezza totale che si avrebbe con cio nel canale, con- verrebbe risolvere la seguente equazione cubica in cui g esprime la gravita , ossia il doppio dello spazio che percor- rerebbe in un minuto secondo un grave cadente nel vuoto (^ fi ,/3 p 0,00717 K 0,000024 Qlx = ig I + ay Per gll usl pratici pero e raolto piu spedito di rinvenire colla regoia di falsa posizione il valore di y che sosti- tuito nelle due equazioni di relazione u = -^....(a) DP=J^ ....(6) dia due risultati corrispondenti rispettivamente a quelli delle menzionate tavole. Per fame qualche applicazione al caso concrete suppo- niamo che la quantita delP acqua aggiunta al Naviglio sia di once 20 equivalent! a metri cubici 0,98 per i", in tal caso sarebbe Q = 27,28 -!- 0,93 = 28,18 metri cubici. Dopo alcuni tentativi si troverebbe che fatta y = 1,541 neir equazione (a) si ha u = -7 ^^ — p — = 1,143 metri cui nelle tavole corrisponderebbe D P = o,ooo5o53; e che sostituito il valore medesimo nelf equazione (6) ne sortirebbe ^ _ 16 X 1,541 X o,ooo3qi , - D P = — — ~ ^ = 0500o5o52, 19,082 risultato pressoche identico col precedente, per lo che Talza- niento verrebbe ad esseie di metri 0,041 sopra metri i,5o. Con un metodo simile si troverebbe che coll^ introdu- zione di once lao, T increment© deirindicata altezza sa- rebbe di metri 0,2 15, e che per once 340 siffatto incre- mento sarebbe di metri 0,417. 78 $ULL' UTILITA.' DE'MOTORI IDRAULICI , ivoto ir. Calcolo deU'effetto utile delle macchine a vapore e della re-, lativa spesa. Siccome il principale elemento di spesa nelle macchine a vapore si e il combustibile, T effetto dinamico delle me- desime viene caicolato quasi sempre in relazione alia quan- tita del carbone fossile consumato per ottenerlo. I Frances! sogliono rappresentare un tale effetto in dinamodi metriche ottenute col consumo di un chilogrammo di carbone^ taluno degP ingegueri inglesi in unita dinamiche inglesi col con- sumo di uno stajo (Bushel) di carbone, ed altri in vece calcolano la quantita del carbone consumato in un deter- minato tempo per ottenerne la forza di un cavallo, il quale ultimo metodo sara da noi seguito siccome il piu comedo pei confronti die intendiamo d"" instituire. Una serie di esperienze fu fatta in Ingliilterra ed in Francia onde stabilire con tali principj V effetto utile di una macchlna a vapore , ma enorme si e la discrepanza dei risultati (1) avendosene specialmente dei fortissimi per le grandi macchine impiegate nelle miniere del Cornwallis. Noi pero uon dobbiamo occuparcl delT effetto ottenuto da qualche macchina in partlcolare , ma bensi di quelloj^ihe pub considerarsi siccome risultato medio delle macchine or- dlnarie impiegate nei diversi stabilimenti di manifatture , sul qvial punto sara utile di conoscere quegli esposti nella clrcostanza di una viva discussione elevatasi nel 1829 fra i signori Walcker e Rastrick per una parte, ed il signor Giorgio Stephenson per V altra circa al determinare la con- venlenza delle macchine piuttosto stabili che locomotive siccome motrici pei trasporti sulla strada ferrata da Liver- pool a INIanchester (2). II sig. Walcker per una macchina stabile della forza di cinquanta cavalli ammette per ogni cavallo il consumo di (i) Vedasi Geaieys. Essais sur les moyciis de coiuluirc, d' clever et dcs distribuer les eaux. Paris, 1 829, pag. 120. Idem. Recueil de tables etc., pag. ii)5. Nicholson. Desciiptlon des Jiiachiiies a vapeur, pag. 166. Annales des poiits et chaussees , t. X (1834). £xtrait d'une notice par M. John Taylor, pag. ill. (2) Journal du genie civil, t. VI, pog- 233 (i83o). Annales des porus et chaussees , t. I, pag. 23o (l83l). MEMOUIA DI E. LOMB.UIDINI. 79 1 5 libbre di carljone in ognuna delle dieci ore di lavoro. che calcola in una giornata, oltre ad altre libb. a 8 per ogni cavallo necessarie in principio della giornata onde i-iscaldare Tacqua prima del lavoro. II sig. Stephenson osserva in proposlto esscrc tale quan- tita al disorto del consiuno tiiedio di quests macchine , a meno che noti si suppons,ario perfettainente regolate; e che, am- metteudo hen anche questa condizioiie {rare volte adempita), e supponendo un lavoro il piii uniforme , poche nmcchine vi sono le quali consiunino soluinto diciassette libbre. General- meiLte il consumo si e di venti libbre per ogni ora e per la forza di un cavcdlo. Queste autorita sarebbero tali da non dar luogo ad al- cana eccezionei ma siccome alle conclusioni che saremo per trarue potrelibesi per avveatura opporre rosservazione che devesi avere ri2;uardo ai perfezionamenti introdotti nelle macchine a vapore doj^o il 1829, si esporranno percio altri dati ricavati da fonti piii recenti i quali sono piii favore- voli per reffetto ottenibile dalle macchine a vapore. II signor dott. Ure, professore di chimica applicata alle arti presso Tlstituto Andersoniano di Glascow, secondo cio che gli e stato comunicato da un ingegnere di un merito eminence educate alia scuola di Boulton e Watt (i), nel calcolo che presenta onde provare la sorama utilita del- r impiego del vapore, stabilisce che in una maccliina di sessanta cavalli di forza il consumo del carbone sia di uno stajo (Bushel) per otto ore di lavoro, e per ogni cavalloj e siccome una tale misura corrisponde a libb. 84, ne ver- rebbe con cio un consumo di lib. 10 1/2 per ora, che sa- rebbe poco piu della meta di cpiello ammesso dal signor Stephenson ; risultato che adotteremo. Yolendo fare un confronto fra la spesa che importano i due motori del va- pore e dell acqua, convlene dapprima fissare i termini se- condo i quali s'intende d instituirlo. Supponendo 1' acqua continua, il lavoro ottenibile colla medesima sarebhe di ore 8760 all anno, ma avuto riguardo alia circostanza che se alcuni rami d industria aramettono un azione pressoche costante , altri la limitauo a circa una meta della giornata; che vi sono talvolta per questi le interruzioni dei giorni festivi , e che quella v' e pure (l) Philosophie dej manufactures etc., t. I, p. 41. 8q bull' UTILITA' DE' MOTORI IDRAULICI , deirasciutta annuale del canale dispensatore per praticar« le occorrenti riparazioni , si potranno quindi considerare sicconie termine medio ore 4800 airanno, ossieno giornate 3oo di lavoro, ed ore 16 per ogni giornata. Per la parte che riguarda la spesa d*'acquisto, conserva- zlone e servizio di una macchina a vapore partiremo dai dati esposti dal slg. Walcker, non contraddetti, e quindi am- messi dal sig. Stephenson; e da quelli del sig. dott. Ure in cio die concerne il consumo ed il prezzo del conibustibile. II signor Walcker nel calcolo della spesa per le mac- chiue stabili parte dal dato di un lavoro giornaliero di dieci ore e di 3 12 giornate air anno, quindi in tutto di 3iao ore, per lo clie i risultati del niedesinio circa alle spese del mantenimento e servizio di una macchina, le quali "Vengono ad essere proporzional; alia durata del lavoro, si sono ridotti in relazione al nostro supposto di oi*e 4800 di lavoro air anno, moltiplicandoli pel coefficiente 1,54. Calcolo per una macchina di 3o cavalU in Inghilterra. 1° Valore primitivo della macchina in ra- gione di lir. 40 sterline per la forza d^ ogni cavallo, lir. laoo ster. equivalenti ad austr. lir. 34800 che importano d interesse annuo lir. 1740,00 a.° Deperimento della macchina in ragione del 3,3 1 per 100 del capitale " 8o3,88 3.° Riparazioni annue in ragione di scellini 10.8 ossieno austr. lir. i5,47 per ogni cavallo e per ore 3 120 di lavoro, quindi per trenta cavalli ed ore 4800 " 714,71 4.° Olio, sego, canape ecc. in ragione di scel- lini 6 per ogni cavallo, ossieno lir. 8,70 . . . ." 261,00 5.° Mercede di vm meccanico e di un ajutante " 3309,91 6." Carbone di scelta qualita staja 60 al giorno, e quindi i8oo alfanno, a mezzo scel- lino ossieno lir. 0,725 alio stajo, prezzo corrente a Manchester " 1 3o5o,oo Spesa totale annua per 3o cavalli . . . lir. 19,878,90 E per un cavallo lir. 662,63 II signor Roberto Thorn nelia sua nota ( e ) al rapporto precitato {Annales des ponts et chaiiss^es, torn. L pag. 197) MEMOraA DI E. LOMBARDINI. 8r ossei'va die a Glascow la forza di un cavallo di vapore si da in affitto in raglone di lir. 36 ster. alT anno per un lavoro giornaliero di dodici ore, cio clie corrisponderebbe per sedici ore secondo il nostro supposto , a lir. 48 ster. equlvaleiiti ad aust. lir. iSga. Un tale prezzo per un proprietario si ridurrebbe a soli */i cioe a lir. 928 , risultato che trovasi pressoche nel rapporto di 3 a 2 con quello da noi ottenuto, con che si ha una prova della moderazione dei dati sui quali il nostro calcolo fu regolato. Calcolo per la Lombardia. Passando a fare un calcolo simile onde determinare la spesa che iinporterebbe presso di noi V impiego del va- pore air oggetto di confroutarne il risultato col precedente, supporremo dapprima che al carbon fossile si debbano per era sostituire le legne. II prezzo medio di queste nelP alta Lombardia per ogni quintale metrico si ritiene di lir. 3,375. Limitandosi la facolta calorifera delle niedesime a 0,60 di quella del carbon fossile, ne verrebbe che la spesa occorrente per ottenere me- diante le prime Tefletto di un qviintale metrico del secondo sarebbe di lir. 3, 80. Abbiamo veduto che uno stajo di carbon fossile a Manchester costa lir. cyaS, e siccome esso comsponde a quint. o,38, si avrebbe quindi il costo di un quint, metr. di carbon fossile in Inghilterra di lir. 1,90 che e appunto la meta di quello delle legne presso di noi uella quantita come sopra determinata. Bastera quindi modificare il precedente calcolo come segue: Si riporta la spesa pei primi cinque articoli lii". 6838,90 Si aggiunge il 30 per 100 pel maggior costo della macchina ecc »/ 1 365, 80 Pel combustibile si espone il doppio della spesa calcolata al n.° 6 » 26100,00 Spesa totale annua per trenta cavalli di forza in Lombardia lir. 34394,70 E per un cavallo lir. 1 143,16 La quale spesa sta a quella che si richiederebbe a Man- chester nel rapporto di 173 a loc ed in confronto dei mo- tori idraulici presso di noi {^nota II) in quello di 1071 a ico. £ibl. Ital. T. XCIV. 6 8a SULl' UTILITA.' de' MOTOra 1DR\ULICI, Nota V. Calcolo presnntwo della spesa annua che importerebbe una manifattura di cotone in Ingldlterra ed in Lombardia col sistema automatico e con una forza motrice di iSo cavalli. In Inghilterra colla forza del vapore. Per r erezione degli edificj aust. lir. 600,000 Per Tacquisto eel attivazione delle macchine per filare e tessere, e per le altre operazloni preparatorie (i) " 600,000 lir. iaoo,ooo Interessi annvil In ragione del 5 per 100.. lir. 60,000 Spesa della forza motrice del vapore per ca- valli i5o a lir. 662,63 {nota IV) » 99,894 Mercede di 800 operai a lir. 700 annue (a), .d 56o,ooo Riparazioni ai locali ed a He macchine, esclusi 1 motori di gia contemplati » 40,000 Totale delle spese annue lir. 789,000 In Lombardia colla forza del vapore. Per r erezione degli edificj (3) lir. 600,000 Per r acquisto ed attivazione delle macchine per filare ecc. (4) " 900^000 Lir. i5oo,ooo (l) Questo elemento di spesa si e desimto prossimamente da al- cvini dati raccolti nelP opera pi'ecitata del sig. dott. Ure. (a) II sig. M' Culloch nel suo Dizionario di coaimei-cio stabilisce per r Ingliilterra la mercede media degli operai iu queste manifat- ture di austrlache lir. 65o anuue , ed il sig. Baines nel suo Rias— sunto suUe manifattiire di cotone la detennina in lir. 787 , per lo che si e adottato il termine medio di lir 700. Pel numei'o degli operai si e ritenuto il dato di quest'' ultimo aiitore che lo stabi- lisce in 5 '/s cuca per ogui cavallo di forza. In 100 operai si contano .54 femniine ; e circa una nieta degP individui avrebbe un' eta al disotto dei 1 8 anni. (3) Avuto riguardo alia circostanza che se per una parte presso di noi e piii elevato il prezzo del ferro che entra nella costruzione degli edificj, e per Paltra piii limitato quello della mano d''opera, si e ritenuta la medesima spesa. (4) L'aumento del So per 100 puo compensare le spese di tras- porto delle niacchine, e quelle che si reudono tiecesgaiie per U MKiMOUlA. Dl E. LOMBA.11D1N1. 83 Interessi amiui come sopi'a lir. 76,000 Spesa della forza motrice per cavalli i5o a lir. 1143,16 (iiora IV) " 171,474 Mercede di 800 operai a lir. 400 (i) " Sao, 000 Ripai'azioni ai locali ed aile macchiae » 60,000 Lir. 626,474 In Lombardia coi motori idrauUci. Interessi sulle spese di primo stabilimento come sopra lir. 75,000 Spesa della forza motrice per cavalli i5o a lir. 106,67 ( f^ota II) " 16,000 Mercede degli operai come sopra " 820,000 Riparazioni ecc. come sopra " 60,000 Totale della spesa annua lir. 471,000 Ponendo a confront© i risultati precedenti se ne deduce che, supposta impiegata la forza motrice del vapore taato neiringliilterra qiianto in Lombardia, le spese delle mani- fatture di cotone starebbero nel rapporto di 121 a lOo;, ed impiegando invece in Lombardia i motori idraitlici uii tale rapporto sarebbe di 161 a 100. clandestina lore esportazione dair Inghilterra, quantiinque in oggi si possano avei-e a condizioni migliori dalle grandiose officiue del sig. CockerlU ei-ette nel Belgio a Seraing presso Liegi, il quale ne gavantisce T efletto dopo che sono poste ill attivita, e sia sperabile che anche piesso di noi sopra tali modelli possano successivaniente essere costrutte. (l) II sig. dott. Ure nelPopera precitata t. II, pag. 69 fa osser- viU'e , secondo le dichiarazioui del sig. Asworth , che la mercede degli operai in Francia in confronto di quella de'' medegimi in In- ghilterra e minore del 5o per 100 per gli adulti e del 3o per 1 00 per le donne e fanciulli , dal che non si dipartirebbe il terniine' medio di lir. 400 da noi adottato per la Lombai^dia. 84 Synopsis reptllium Sardinice indigenorum , auctore Jo- sepho Gene zool. prof, et miis. hist. nat. prcef. — Taurini, i83(), tip. reg. G. 'ia i fascicoli circa gVinsetti sardi nuoii o poco conosciuti (di cui sinora due ne sono pubblicati, e del primo de'cjuali pailo questa Biblioteca a pag. 169 del torn. 89) sono bel saggio de'frutti scientilici dal prof. Gene raccolti ne'suoi viaggi in Sardegna, ben qiiat- tro volte per regio comando e favore ripetuti. Ora eccone innanzi un altro bellissimo nella compiuta enu- merazione e descrizione de'rettili sardi; imperocche avendo egli in A^arj tempi delFanno e per ogni verso, col soccorso d'avvedutissimi raccoglitori , perlustrata la Sardegna, ben puo nutrire fiducia d'essersi incon- trato in tutte, o in quasi tutte, le specie di rettili che albergano in essa. Le notizie circa i rettili e gli altri vertebrati sardi sogliono attignersi all' opera che ne scrisse reruditissimo ed elegantissimo Cetti; ma il Gene nell'enumerare i rettili dal suddetto desci'itti (solo munendoli delle frasi specifiche e di note circa il loro soggiorno, e il nome vernacolo) si assunse il carico di correggerne e compierne la sinonimia come vuole Fattuale condizione della scienza zoologica. Non solo poi enumero, ma anche diligentissimamente de- scrisse, e porse da bellissime immagini espresse, le specie nuove da lui trovate; fatta inoltre convenevol menzione di alcune specie di rettili prima state da altri nella Sardegna rinvenute, e dal Cetti non cono- sciute, escluse dall'erpetologia sarda, col non men- zionarle, parecchie specie che le erano state, come lice affermare, a torto attribuite. L' erpetologia della Sardegna, come il Gene mede- simo riferisce, e piu da ammirarsi rispetto alia na- tura delle specie, che rispetto alia moltiplicita. Seb- bfene questa ragguardcvoUssima isola molto si stenda SYNOPSIS REPTILIUM SARDINIiE, etC. 85 da settentrione a mezzodi, cioe dal grado 4a al 39.**, sebbene freqiientemente vi si alteinino i monti e i piani , le selve e i pascoli, gli spazj sabbiosi e pa- ludosi , e sebbene goda di mitissimo inverno coa bollente estate, lunge e pero dal potere, quant'al nu- mero de'suoi rettili, gareggiare o con le adiacenti italiclie region! ovvero con la Sicilia. E in prinio luogo, come rettamente ne fu detto da antichissimi scrittori, manca di serpenti velenosi; manca della Natrix torqnata Aklrov. , elnphis Bonap., e tessellata dello stesso ; manca del Coluber monspessidanus Herm., austriacus Gmel. , e Riccioli j\Iet. ; manca della Lacerta agilis Linn., ocellata Daud., e viridis dello stesso; manca i\e\V Angids fragills L.; manca della Salaman- dra maculosa Latr. ed atra dello stesso; manca del Triton cristatus Laur. , e punctatus Fitz. ; manca li- nalmente della Rana temporaria e deW esculenta Linn., le quali specie per la massima parte s'incontrano non rare e dovunque fra noi ovvero in Sicilia, e alcana persino nella vicinissima Corsica (i). Ma se parecchi rettili d'ltalia non sono dati al suolo sardo, esso per altra parte ' ne alberga talnni che rarissime volte o non mai furono rinvenuti nella penisola ita- liana. Tali sono la Natrix viperina Bonap., la Natrix Cetti Gene , il Periops hippucrepis Vagi. , il Phyllo- dactylus europcens Gene , il Notopholis Fitzingeri Wieg. (2), il Qeotriton fuscus Bonap., Y Eupr actus Rusconii Gene, la Pseudis sardoa Gene. (i) II Gene vide nell' acque di tutta la Corsica frequen- tissima la rana esculenta, che ai Saidi e del tutto ignota! (2) II Wiegmann cui pervenne spoglia di questo ani- male il deuomino Aspistis Fitzingeri {Erpet. mexic. nota al gen. aspistis), ma aveado il Waaler, istitutore del genere Aspistis, cambiata questa denominazione in quella di No- topholis, al rettile giustamente or si conviene quel uome che dal Gene gli venne imposto Non e da tacersi che questo rettile sardo differisce per molti e non lievi carat- teri dalla Lacerta Edwardsiana Duges clie e la sola specie 86 SYNOPSIS RTTTILtrM SARDlXIi:, Gil nltri rettili dal Gene ricordati, e die coi pre- dctti comp()ng;ono rerpetolop;ia sarda (in tutto 20 spe- cie) sono i seguenti: Tcstudo s:,roeca Linn., Emys lu- taria I\Ierr. , Chelonia caretla Gray. , Ascalahotes mau- ritanicus Bonap., Heniidactylus reiruculatus Cuv., Po- dnrcis mmalis Wagl. , Gongyltis ocellnlns Wagl. , Seps chalcides, Cuv., Cvluhcr (Zamcnis) viridi-flavus La- cep.. Coluber {Zametds) flcn-escens Scop., Hyla viridis Laur. , Bufo i iridis J^aur. I lettori licorderanno come osservazioni iniportanti circa taluno di questi I'ettili sardi gia sirno state dal prof. Gene riferite in que- sta Biblioteca Italiana nel render conto deW Iconografia del Principe di ]\Iusignano (intorno alia Natrix vipe- rina (i) torn. 92.° pag. 179. a\V Hemidactylus verrucu- latiis torn. 74.° pag. 56.°, al Coluber (periops) Idppo- crepis toni. 98.° pag. 4 ecc); ma noi dobbiamo alle nuove specie rivolgere adesso tutta la nostra atten- zione. E parleremo in prima di una bella specie di natrice dalFautore dedicata alia memoria del Cetti; e a dirsi assai rara giacclie due sole volte avvenne al Gene d'incontrarla, e del tutto nuova apparve agli abitanti di Fonni e d'lglesias nelle cni vicinanze fu rinve- nuta. Questa ne e la compendiosa descrizione: Supra cinereo-alba, fasctis sen anulis plur/mis nigris, cinereo- maculatls, subtns nigra. macuHs albis; capitc cinereo nigroque variegato: canda quadrantall — Mas Scuta euvopea al suddetto genere ascritta. II Gene, come qnegli che rincontro di frec|nente nella Sardegna boreale e media, e il dice animale agilissimo, alcjnanto affine alia tlliguerta (^Podarcis wuralis) rispetto all indole ed ai costuml, ne porge quella esatta descrizione e figura, che 11 ^ iegmann noa lia potuto darne, e per cni for£e verra collocato in un genera particolare. (i) L autore non solo porge la descrizione di cfuesto serpe (clie e ]a natrice di Cetti) gia inserlta nella Biblio- teca Italiana, ma ne porge anche Tefligie e da giovlne e cla vecchio e ridotto alia variet.H detta vittata. AUCTORE J. GENE. 8j abdom. 171. Scutell. caud. par. 67 = Foeni. Scut, abdorn. i63. Scutell. caud. par. 49 = Longit. poll. i5-i7. Ma particolare importanza acquista Tinvenzion delle specie, quando le congeneri non sieno state tinora trovate salvo che in remotissime contrade; questo merito ha la scoperta dei due rettili sardi dal Gene nominati Phyllodaclylus eiiropocus, e Pseudis sardoa. Phyllodactylus europseus. Depressus, supra fnscus , cinereo-irroratus vel maculatus , infra sordide albus; collo angnstato; cauda depressa, fusiformi, poro utrin- qiie prope basin valde elevato. Longit. poll. 2 \. Le specie di fillodattili sinora conosciute abitano la Nuova Guinea, il Capo di Buona Speranza , le isole deir Indie orientali, il Peru, la California, e la Nuova Oianda: la specie sarda s'incontra alquanto frequentemente sotto le cortecce degli alberi, piu rado di sotto ai sassi. Pseudis sardoa ( Rana acquajola Cetti). Verrucosa, supra fiisca, cinereo-varicgata^ infra sordide alba; ma- cula faciali trigona , cincrca ; pedihus transverse fusco- fasciatis. Longit. max. trunci poll. 2 {. Lat. max. i \. II genere Pseudis di Wagler {Syst. Amphib. p. 2o3) sin qui raccoglieva la sola specie delFAmerica meri- dionale nomata Rana paradoxal or le si aggiunge la specie sarda clie si accorda con essa ne'caratteri ge- nerici salvo per altro alcune differenze circa le pal- pebre e la struttura de'piedi. Avvenne pero che gia essendo mandata alle stanipe la Synopsis del Gene gli giugnesse alle mani il volume i." della raccolta in- titolata Nouveaux memoires de la Societe Helvetique des sciences naturelles, in cui si parla di una Pseudis picta, trovata in Ispagna ed in Sicilia, della quale rOtth fece un nuovo genere nominandolo Discoglos- sus; in un tal genere lo Tschudi ascrisse la specie sarda, a lui nota per gli esemolari che il Gene gliene aveva inviati. 88 SYNOPSIS REPTILIUM SARBINia:, II Gene noto nello scheletro clella sua pseudls al- cune particolarita per le qnali apparve come, avuto solo riguardo alle specie indigene d'Europa, essa com- ponga il passaggio naturale dalle vere rane ai rospi: opportune figure illustrano questa importante osser- vazione. La suddetta psendis o rana acquajuola e in abbominio appo i villici sardi, e a torto accusata delle piu infeste qaalita. Veniamo infine ad un rettile sardo, della famiglia de'salamandridi, dotato di cosi particolari qualita , niassinie rispetto alia struttura dell'ano, che il Gene stimo conveniente d"istituire un proprio genere affin di riporverlo; chiamo il genere Euproctus ^ la specie intitolo aUresimio nostro Rusconi. EUPROCTUS. Characteres externi. Caput magnum , depressum ; parotides nullce - Den- ies maxillarcs validly recurvl; palatini in series duas rectus^ internares contignas, versus fauces sensim di- vergentes , digesti — Regio ani , in adultis , tumida , angusta, longitudinalis , apertura rotunda, postica, idest versus caudoe basim hiante - Cauda hasi teres, pone basim compressa - Pedes validi; anteriores tetra- dactyli, posteriores pentadactyli , digitis subcilindricis ^ liberis , palmis plantisque Icevibus. Characteres anatomici Processus postico-lateralis externus ossium froiilalium cum processu ossis tympanici anterius porrecto arcum continuum utrinque efficiens (i). = Costce imperfectce. (i) II Haec capitis structura recurrit in Pleurodelide Waltli , Michahelles. Confer Isis, i83o. pag. 194 — Perpe- ram vero Zoologus norimbergensis ossa, quae nos timpanica nuncupamus, frontalia posteriora appellavit » (Auct.) AUCTORE J. GENE. 8^ » Observ. Salamandrce Laur. et Salamandrince Fit- zing, ab hoc genere longe discedunt capite pa— rotidibus instructo; Geotritones Bonap. cauda tereti pedibnsque pahiiatis; Tiitones Laui*. capite parvo ver- rucisque plantaribus ; Pleurodelides Michali. costis per- fectis: onines autem ani apertura constanter rimae- formi. 5) Euproctiis Rusconii — Adultus supra et lateribiis obscure oUvaceus, albo-granulatus , infra sordide cine- reus vel ferrugineus, puncds vel macnlis nigris adsper- sus-Mas tibiis posticis \ddyihi\?,-Foemina tibiis posticis calcaratis - Longit. trunci cum capite poll. 2 \. Lon- git. cauda3 poll. 2 \. Jiivenis supra brunneus, cinereo-inoratus, linea dor- sali continua, maculis uirinque subrotundis, corpore- que infra albo-ferrugineis; cauda ancipiti, breviuscula. Longit. poll. I ^ — '2. Questo rettile, quand'e fatto adulto, s'incontra al- quanto frequentemente nelle acque di placido corso, e nelle pozze dei monti della Sardegna boreale e media, cosi di primavera come d' estate, pascendovisi d'insetti e specialmente di larve di lepidotteri caduti nell'acqua. Volgarmente i Fonnesi il cliiamano Trota canina^ e lo accusano di veleno. Opportuno ne sembra soggiugnere clie anclie il prof. Paolo Savi fece recentemente conoscere due nuove specie di.salamandridi (una delle quali elevata all'onore d'essere tipo di nuovo genere) dalla Cor- sica pervenute (i). A qual perfezionamento non e a (i) Un di questi rettili e una Salamandra , clie il Savi denomina Corsica, un poco piii graiide della comune Sa- lamandra maculosa, con cui ha una tal quale affinita: abita i monti della Corsica e vi lia il nome di Cane montile. L''al- tro simiglia niolto in aspetto al Geotriton fuscus Bonap. ; e molto comune ne^ monti della Corsica, e F ordinaria sua dimora e dentro i tronclii marci deYaggi , e sotto le scorze morte. Quest e il rettile a motivo del quale il Savi istitui go SYNOPSIS REPTILIUM S1IIDINI5:, etc. sperarsi die possa pervenire la Fauna italiana ora die il Bonaparte, il Savi, il Gene con tanto zelo la vanno illustrando! B. Annotazioni agll Elementi di fisica generale di Andrea Mozzoni, in uso presso i Licei, fatte da Carlo Past. — Pavia, i838, tip. Bizzoni. Q. .uando comparvero colle stampe le Annotazioni del pro- fessore Bordoni agli Elementi di meccanica e d^idraulica di Giuseppe Venturoli, ogiiuno comprese, clie era scopo delle medeslme II far vedere, come si potessero dlmostrare col calcolo delle funzionl derivate tutte le formole fondamen- tall, che In quel libro sono rinlracciate col calcolo Infini- teslmale. E per questo riguardo, non v'' ha dubbio che il Bordoni presto alia scienza un servigio tanto plu impor- tante, in quanto che si teneva da alcunl che 11 metodo Lagrangiano non si prestasse che con molta difficolta. a certe rlcerche. Anche le Annotazioni del INIasettl alia stessa opera non sono mancantl d^utillth: Imperocche con esse egli si euro di appianare le difficolta che incontrano 1 prln- cipianti nello svolgere 1 calcoli, Ivi forse alcune volte itv- dicatl In maniera troppo succinta ; dl farvl alcune agglunte Jricliieste dai progress! della scienza o dalF iraportanza degU un genere particolare clie denomlna megapterna per accen- nare cosi il gran calcagno di cui sembrauo dotatl gli anl- mall da assegnarglislj ecco quail pol sono 1 distlntlvl di un tal genere. Cute liscla, molle, porosa. Denii delle mascelle medlocre- mente lunghi. Denti palatini dlsposti in due serle rappre- sentanti un Y con Tapertura rlvolta verso le faucl. Lingua ampla , schiacciata ; con stretto margine libero, solo su i lati, e posteriormente. Glandole postorhitali piccole, poco vlslblli. Estremita, anteriori con quattro dita: posteriori coa cinque: dita Itmghe, sottili, libero: coda lunga, subcora- pressa. Coste molto sviluppate, e molto moblli. {Nuovo Giorn. de' Letterati n.° loa. nov. e die. i838.) ANNOTAZIONI AGLI ELEMENTI DI FISICA. CCC. 9 1 argomenti. Ma vuolsl riflettere, che cosi fatte cure erano impiegate alP illustrazione di un*' opera che tutti giudicano classica. E per questo riflesso in altro tempo riusciroao gradite le aaiiotazloiii al libro de' principj del Newton; e quelle di Masclieroni al Calcolo integrale d'Eulero; e per tacere di tante altre opere di questo genere, direrao, che piace la liella Menioria di Gabrio Piola , SuW appllcazione de' principj della meccanica nnalitica del Lagrange, Memo- ria, che viene ad essere tin commento di questo libro maraviglioso del geometra torinese. Ma le Annotazioni alia fislca generale del Mozzoni quale importanza potrebbero niai avere per la scienza? Si puo egli colle annotazioni dal Pasi intestate ai varj capi di questo libro rettilicare le tante inesattezze che ivi si riscontrano? Si pub egli camliiar I ordine con cui in esso le varie dot- trine si succedono? E pure T ordine ben inteso e spontaneo e una dote jirecipua da richicdersi ne^ libri di testo. E que- st'' ordine vorrebbe che in iin libro di meccanica elemen- tare le dottrine dell equilibrio precedessero quelle del moto; perche tutti i moderni autori convengono che le questioni spettanti alia statica sono piii semplicl di cfuelle che alia dinamica si riferiscono; e che col noto teoreraa di D^Alem- bert e facile il passaggio dalle prime alle seconde. Ora qviest^ ordine e egli servato nel trattato del P. Mozzoni? Non si vuol dire che non sieno in esso raccolte le dot- trine pill importanti e ]:)iu necessarie al principiante; ma non e neppure da tacere che esse vi sono solameate rac- cozzate in qualche maniera, lasciando trojipo apertamente vedere, che fnrono raccolte da diversi autori, senza f-he il compilatore siasi data la cura di connetterle e distribuirle, perche ne riuscisse un tutto, come se una sola mente lo avesse creato; qualita desiderabile in un libro di testo. Da cio segue che ove pure lo scolaro giugnesse con uno studio perseverante ad impossessarsi di tutto cio che in questo libro si trova reglstrato, egli non sarebbe pero bene pre- parato a proseguire lo studio della meccanica sulle opere del precitato Venturoli, del Poisson e degli altri, i cui trattati spingonsi piii avanti nella scienza. Eppure noi vor- remmo clie il testo di meccanica pe' Licei soddisfacesse an- che a questa condizione ; imperocche nel corso filosofico i glovani devono apprendere quanto occorre per poter po- scia applicarsi senza insormontabili difficolta agli stiidj su- periori presso le Uuiversita. 9a ANTJOTAZIONI ACLI ELEMENTI DI FISICA E certamente cio deve essere anclie nella Intenzione del- Pi. R. Conimissione Aulica degli studj, poiclie essa da pill di dodici anni fa dicliiaro il testo del Mozzoni non pill al llvello delle attuali cognizioni , ed invito i profes- sori a produrre qualche nuovo libro di nieccanica piii con- facente ai presenti bisogni delle scuole, e che meglio si uniformasse al corso degli studj filosofici. Per la qual cosa al primo annunzio delle annotazioni del Pasi, invece di credere che con le medesime egli in- tendesse di voler trasformar il lil^ro del Mozzoni , onde ridurlo tale da soddisfare i desiderj comuni , ci abbando- nammo alia speranza fosse questo un pretesto suggeritogli dalla niodestla per presentarci d^ un opuscolo contenente nuove verita, nuove vedute, nuovi metodi tendenti al- ravanzamento della scienza. Con questa asjDettazione ci siam posti a leggerlo, ed ecco quello che vi abbiamo trovato. Due teoremi algebrici che egli chiama fondamentali, danno comincianiento al sue lavoro. Ed in vero sono essi come la chiave di molte di- mostrazioni, che egli da delle verita fondamentali che nel libro di Mozzoni, o non sono dimostrate o lo sono con poco rigore geometrico. Ma il primo e conosciuto ed im- plicitamente adoperato da altri autori, fra i quali basti citare Euclide : ed in vero esso consiste nella proprieta , che se il rapporto di due quantita e eguale a quello di altre due commensurabili, e dalle quali le prime due di- pendono , una tale eguaglianza non viene meno neppure quando esse sono incommensurabili. II secondo e il notissimo delle tre serie, una delle quali sia compresa fra le altre due, del quale si fa tanto use nel calcolo delle funzioni derivate, e che Bordoni dimostro con tutta la severita logica. Premessi questi teoremi, il Pasi trova piii agevole il de- durre coUa scorta del primo le relazioni fra densita, massa, e volume di un corpo; fra spazio, velocita e tempo pel moto uniforme; fra velocita, forza accelei-atrice costante, e tempo pel moto uniformemente accelerator ed alcune altre che omettiamo per brevlta. E si giova del secondo per desumere quelle fra spazio, velocita e tempo, pel moto uniformemente accelerate; per trovare il centro di gravita del triangolo, del prisma, della piramide e del cono; per assegnare Tespressione algebrica della resistenza rispettiva Dl A. MOZZONI. q3 d'' un solldo omogeiieo tU forma prlsmatica o cllindrica in- fisso orizzontalmeate da una banda; la forinola della pres- sione di un liquldo contro un parallelogrammo od un trian- golo, aventi la base orizzontale. Come pure egli puo va- lersi di quel secondo teorema, merce di una trasformazione di certa serie algebrica, onde iissare le note relazioni fra pressioni, densita, altezze dei varj punti di una colonna vertlcale atmosferica^ il che Jo guida poi alia formola clie si adopera per la livellazione barometrica. Ed in fine per dimostrar la legge del Castelli nelF ipotesi del moto lineare delle correnti, dalla quale, come si fa comunemente dagli autori d'idraulica, fa dipendere Faltra, che la velocita delPacqua uscente pei piccoli fori di un ampio recipiente sono prossimamente proporzionali alle radici quadrate delle altezze delFacqua sopra que^ fori. Per cio che riguarda il moto de^gravi lungo gli arclii circolari verticali , ed il moto del pendolo semplice, pre- scindendo dalle resistenze passive; come pui-e la ricerca dei centri di grav^ita, egh non ha fatto che riprodurre i metodi, che aveva gia pubblicati nelTaltro suo opuscolo Sopra alcune proposizioni della niatematica elementare, del quale questo Giornale diede conto nel tomo 92, pag 24.1. Anzi diremo, che in quasi tutte queste annotazioni si ri- conosce 1 autore di queiropuscolo ; e colui che da molti anni frequenta e ripete agli scolari di niatematica in Pavia le lezioni del professore Bordoni. Rispetto poi alia dottrina delle forze centrali egli ab- bandona il Mozzoni co'' suoi infinitesimi, e si limita al case in cui il mobile percorre il perimetro di un poligono A tutte le cose fin qui accennate T autore aggiunse una appendice, ove tratta del principio del parallelogrammo delle forze ; qnindi della risultante di piii forze concorrenti e parallele, e del centro di queste ultime; e della portata di una bocca rettangolare verticale. Ma noi dubitiamo se la prolissita introdotta nella dimostrazione del predetto prin- cipio , la renda piu facile e chiara di quelle di Duchayia e di Bordoni, dei quali segue le tracce. Air incontro ci place di dicliiarare che ci pajono non senza eleganza i suoi metodi di trovare V espressione al- gebrica della risultante di piu forze concorrenti, e di di- mostrare il teorema risguardante la risultante di due forze parallele j di determiuare la posizione del centro di quame 94 ANNOTAZIONI AGLI ELEMENTI DI FISICA CCC. si vogliano dl queste forze^ ed in fine di rinvenlre la for- mola esprimente la quantita d^acqiia uscente da una hocca rettangolare : abbia o no il battente. Dal lin qui esposto , e clie e quanto si racchiude nel nuovo opuscolo del Pasi, puo ognuno da se stesso gludi- care, se egli siasi valso del pretesto di far annotazionl al libro di Mozzoni per pubblicare un lavoro importante per la scienza \, se la nostra speranza non sla riraasta delusa , oppure se con tutta buona fede abbia veramente creduto con esso di raigliorare il testo clie prese ad annotare. In questa ipotesi noi ci arrischiamo di dire ( ma cio sia pure tenuto come una nostra opinione qualunque ) , che egli noa ha raggiunto lo scopo. Imperoccbe aggiungiamo che il libro di Mozzoni puo essere paragonato ad uno di quegli edifizj sbagliati che non si correggono senza atterrarli , onde ri- costruirne uno nuovo. E se il sig Pasi crede, che manchi tuttavia un testo di meccanica elementare migliore di quelle cui fece le annotazioni , egli potra molto utllmente impie- gare il suo ingegno , provandosi anch egli a sopperire ad un tanto difetto. Ed ove si ponga alP impresa, s accorgera delle difificolta che sMncontrano, anche per evitare alcune inesattezze d''espressione, nelle quali e incorso e delle quali citiamo ad esenipio quella ove dice che la densita e eguale alia massa divisa pel volume. Egli sa benlssimo che e questa una maniera impropria, anzi assurda di dire , la quale si adopera per laconismo , ma clie non e buona pei princi- pianti, ai quali e da credere abbia destinate le sue anno- tazioni. A. G. gs PARTE STRANIERA. Bibliografia germanica. ■« Piu volte piega » L' opinion corrente iu falsa parte , » E poi r alFetto lo 'melletto lega ». DaKte. J^eplorabll cosa e veramente a vedere , come T uomo perverta sue piu noVjili abitudini in servigio de'' piu vili appetiti. Gia fu tempo, che listruire ol dilettare altruL CO*' proprj concetti e trovati ebbesi per ministerio tanto sacro , che soli coloro T esercitavano , i quali con parti- colar privilegio stimavansi inspirati dalla divinita e pre- diletti alle muse. Finche un albero , una mora di sassi , un altare con povere tradizioni conservarono ai posteri le memorie delle cose , certo non vi furono dotti , e pochis- simi finche le rapsodie tramandaronle di bocca in bocca , ed anche i savj solo a bocca insegnaron loro discipline. Se non che ad ajutai-e la civilta immaginaronsi a mano a mano mille mauicre di dar corpo alle parole e permanetiza alle dottrine , e finalmente la scrittura , della quale fecero conserva le cortecce degli alberi , le foglie di palma e le pergamene. Ne cio pur bastando , inventossi la carta e la stampa , la quale si sjDero ne dovesse aprire i tesori d ogni nobile e retto sapere. E T effetto non saria per avventura stato lungi dalla speranza , se la nuova arte, mantenen- dosi pura e casta, uon si fosse conceduta a prezzo, e fatta serva delP ingordo guadagno. II quale che cosa non sapra omai mandare ad esecuzione, se dal 1814 in qua fece nella sola Germania stampare piu di cento mila opcre 'f I libri sono omai divenuti mercatanzia \ pero si fabbricano se- cond© il capriccio dei compratori e lo spaccio clie se ne ha. Su di che trovasi, le opere stampate nel 1816 essere aggiunte per la prima fiata al novero di tre mila, poi nel 1823 a quattro mila, poi nel 1827 a cinque mila, poi nel i832 a sei mila \ e cosi altri puo far ragione , che ad ogni cin- que anni hassi F aumento di mille opere. Fra le cento mila 96 PARTE STRANIEUA. accennate pol tu trovl circa sei mila romanzi , le mitolo- gie per le dame, le lezloni popolari d^astroaomia, le far- macie domestiche , le storie iinivei-saii e le filosolie in ri- stretto , i libri ascetici d'' ogni maniera ; poi le lettere dei vivi ai vivi, quelle dei morti ai vivi e finalmente quelle dei vivi ai morti ^ poi i viaggi in ogni cantuccio del mondo e forse anche nel Catai ; poi i fogli pel mondo elegante , poi qnelli per la gente colta , poi quelli per le dame , poi quelli per le massaje , poi quelli per gli attempati , poi quelli per la tenera ed aniabile gioveutii , poi .... quelli per tutti. Con tali od ancor piii curlosi titoli rendesl adunque la merce gi-adevole , della quale poi tengonsi alia Pasqua ed a san Michele due fiere a Lipsia. Quivi concorrono editori e stampatori a tener loro mercati, e gli scrittori , dico i fabbricanti d^ opere a cottimo , vi vanno altresi ad inspi- rarsi i che senza lor gran disagio Ippocrene quivi gli ab- bevera , e fan loro facil copia di se le muse omai, dive- nute cola vergini da conio . . . A spiegar la buona fortuna di simil traflico di penne e di stampa uella Germania e mcstieri toccare un po della natura de^ suoi abitanti. II Tedesco vive piii con se me- desimo che fra le cose materiali e sensibili. Atto a seutire e facile a commoversi air aspetto delle bellezze naturali , che a quando a quando gli si paran davanti , esse nol contentano, si risvegiiaugli T idea o ^1 desiderio di cosa o pill perfetta o piii geniale, e recaalo a cercarla con la fan- tasia in regioni sconosciute ed immaginarie. Tenero agli afFetti della famiglia , cordiale nelF amicizia , ora gli e av- viso di questa non trovar perfetta in altrui , ora di dover raffinar quelli in se medesimo , e la fantasia T affatica in mille guise. Acconclo a meditare, trova disordini senza nu- jnero nelle cose del mondo ., grandissime imperfezioni in tutto , e divisandone in se i rimedj , la fantasia lo incalza € tormenta. luclinato ai sentimenti cavallereschi e religiosi , ora volge V occliio della mente ai tempi che furono , ora agli avvenire , e la fantasia gli e sempre scorta importuna^ tanto che si osa affermare , essere iiella comune geate tutte le facolta delPanimo predominate dalla fantasia, ma da una cotal fantasia , che non si pasce di cose esplicite e percet- tibili, bensi delle implicite e come in iiebbia. Adunque per gli stimoli di lei i piix non trovando luogo , a rintuzzaili PARTE STRANIERV. p^ ptinia , poi forse per infingardaggine dell intelletto , get- tflnsi in sui libri e leggono, leggono, leggono. E nota, die non di qnesto o quelfordine di persone, ma di tutti, qual piu qnal meiio , iiitendesL qui di parlaie ; die al contadino medesimo gU ozj dei lunglu venii faniio abilita o , per parlai- piu corretto, il tiiano alia lettura^ Tartiere vi ti-ova le sue ore ; ne di rado iucotitra di veder la volgar fem- minetta innaspare, accannellare , dijjanare, filare, far calze o non so qual altro esercizio doniestico con gli ocelli in sul libro. Ad ogni condizione, ad ogai stato , ad ogni eta si ha dunque a dar pascolo , die tutti tratti dalla fantasia al desiderio indeterniinato di quello die non vedono nella realta delle cose, speran trovarne soddisfacimento nelle fantasie altrui. Impero iiiiinaginasi il villaiio doversi poter rinvenir modo di meglio por sue cliiocce o di fare altre sue zacchere , in vece di pensarvi , legge ;, la gentlldonna di crescere piii leggiadra e costumata una sua bamlsina, in vece di pensarvi, legge;, il politicante di dar migliore assetto alle cose del mondo , in vece di pensarvi, legge; la devota di appianarsi vie piii la via del paradiso, in vece di pen- sarvi , legge. Cosi dalle cose piii minute e vili della inas- serizia alle piii sublimi ed importanti dello spirito , tutte le vogliono i Tedesdii apparare dal libri. Ne certo si pre- termette di darne loro comodita; coiiciossiache oltre Tanio- rosa opera degli scrittori , editon , stampatori e librai , v''abbia poi anclie, non die in ogni minima citta, ma in ogni borgo e quasi in ogni villaggio clii mette biblioteclie e stanze di lettura , ove ogni uomo , per poca moneta, pub recarsi a leggere gazzette e giornali a suo piacere, o pigliar liljri da sciorinare a grand^agio in casa. Ecco adun- que il popolo della Germania a lauto bandietto. Messi tri- viali , cui 1 astiito cuoco seppe dare appetitevol forma di fuori, manicaretti e gliiotte salse gli stanno davanti ; sti- molo irreslstibile a sopraccaricarsi lo stomaco. Ma come i fumi della moltitudine dei cibi contrarj ed indigesti, dallo stomaco salendo al cerebro, il rendono infermo; cosi le di- verse e contrarie letture, fatte con pocliissimo o uullo di- scernimento e solo ad intrattenere la fantasia , infermano la ragione e riducono al nulla il pensare. Per la qual cosa , se la Germania puo darsi 1 vanto del priino trovato della stampa , sara forse eziandio la prima a seiitire i funesti efl'etti del suo abuso. £tbL Ital. T. XCIV. 7 n8 TAR IE 8TRVNIEUA.. Ma se la congerie dei librl cattivi ed inutlli b stermi- nata , non e pero clie manchino alia Germania i buoiii , anzi gli ottimi , ben si puo dire, in ogni ramo dello sci- hile. II punto sta a trovarli fnori. Veio e , che 1 tempo nianda in fondo le fecce , e tira a galla le piii fragranti essenze; se non che per cotaie separazione ricliiedesi ri- poso, il quale non concede il continuo traffico di oggidi. Adunque coniincia non so qual opera ad acqnistar credito, e cento altre consimili V avviluppano e rituffano nella di- menticanza , od almeno ne ristringon la fauia. E questo Hon e picciolo sconcio della soprabbondanza dei llbri, d'ira- pedire che i bnoni vengan dalT universale conosciuti , ap- prezzati e studiati. Imperocche il discernimento e la pa- zieaza di confrontare e giudicare, chi 1 ha? Certo i meno: i piii s'accontentan, perfino nelle scienze, delle prime ope- re , che loro danno tra mano fra le consimili, o che loro vien fatto di avere piii agevolmente Sento dire , dovere pur guidare nella scelta le critiche dei giornali letterarj : si fanno , ma non possono quanto si vorrebbe. E poi que- sto biasima e quello loda , secondo sue particolari opinio- ni , ne tutti i libri succede loro di censurare. I torchi fran- cesi ed inglesi sono pure assai fecondi ; ma a Londra ed a Parigi fanno stanza i letterati di miglior fama, ed in quelle metropoli adunansi tutte le opere ad esservi inappeliabil- mente giudlcate. Non cosi nella Germania , ove i dotti an- che piu esiniii, qua e cola sparsi in tanti stati, che pur formano una sola nazlone, appena clie si conoscan di no- me , non che vinlrsi in tribunale supremo delle cose , che vanno ad ora ad ora sortendo in luce da tutte parti. Conciossiache lo scrivere sia quasi divenuta necessita nella Germania per chiunque vi faccia professione di lettere , a cagione del merito , che anche ai niediocri scrittori vi e liberamente concesso. Pero brama un candidate di teologia, come chiamanvi i conventati in divinita , di ottenere una parrocchia , stampa non so quali sue prediche; brama il ti- tolo di Licenziato o di Dottore, stampa una dissertazionej brama una cattedra, stampa un^ opera. E 1 simigliante ad- diviene nelle altre facolta ; pero tra pel guadagno e pel credito, non v*" ha quasi maestro che non ap|iarecchi il libro suo proprio agli scolari ; il quale in fin delle fini non e , il piii delle volte , se non il Mantello pezzato del nostro elegantissimo Gozzi : le toppe ed i gheroni sono accattati P.VRTE STR\NIER.\. gCf ad altrui , e se 1 autore v'' ha piu* inesso del sub, garh tutt' al piu il lilo per le costure. Qnindi la copia piii ma- ravigliosa clie gi'ande dei lil)ri scolastici clie iiiondauo la Germaiiia. La facolta seiiza limiti poi goduta dai professori nelle universita degli studj di trascegliere secoiido lor piacere le materie , die in ciascun semestre intendono d*" iiisegnare , e che aiiche dalle gazzette vengoiio anticipatamente recate a pubblica notizia , chiania or qua ed or la inaggior folia di studiaiiti , nel cui arbitrio e parimente riuiesso il me- todo di condurre a fine la lore coltura. Cio fa che pochi sian coloro , i quali prima di essere licenziati o dottorati, non abbiano parecchi studj visitati. Lil)ero poi a chiunque sale in cattedra d insegnare a modo sue e secondo suoi proprj divisamenti in qualsivoglia disclplina; tale privilegio goduto non solamente dai professori ma da ciascun lau- reate , che sommettendosi a certe non severe prescrizioni, ed accontentandosi delT ouorario solito darsi dagli ascol- tanti, senz^altra provvigione delferario pubblico , come Do- centi privati ( die cosi li chiamano ) vogliono dar lezioni. Facile gli e adunque rimmaginarsl quauto svariatamente debbansi le scieuze medesinie insegnare;, quanto svariata- mente i precetti di esse debbansi concepire ed ordinai'e dai giovani ^ quanto svariatamente poi questi alia loro volta debbano e pensare e scrivere ed insegnare. Le quali con- dizioni , se lasciano libero il volo alle menti, ed oflVon loro vasto il campo di esercitarsi in ogni maniera di dottrine , fanao altresi insorgere di molti sistemi ed avvisi , spesso gli uni agli altrl opposti e contraddicenti. Impero chi puon mano a parlar della letteratura germanica chiieatasi in for- tunoso pelago tutto a secdie ed a scogli , e di tanta aiii- piezza, da vincere la vista eziandio del piii esperto navi- gatore. A volerne tuttavia toccare qualche particolarita, vol- gendo priniieramente Tocdiio alle scienze naturali, vedi la diligeaza alemanna instaiicabile a teatar la natura mede- sima , a darle di mano da tutte parti, a forzarla , direm- mo , a manlfestare suoi piu reconditi segreti ; venir fatto al signor di Ehrenberg di scoprire , oltre ad altre maravi- gliose particolarita , i diversi stomachi negli animali infu- sorj ed i zooliti di questa specie. Tixttavia la mediciua ti ofFre un maregglo concitato di avvisi, non quella mozioae JOO TARTfi 6TR.\NI£RA. di venti genei'ali e distesi che ti recano slcuro in porto. II magnetismo vanta qualche vittoria su gli oppositori ; r omeopatia prende del can>po a farsi valere. Ma piu si- cure sono poi le applicazioni della scienza all^ industria, e i libri elementari o manuali , come li chiamano , che le pertrattano , sono oniai sen/.a numero , perocche ogni ar- tefice tedesco voile apparare dai libri. Nella giurisprudenza poi sembrano i dotti alemanni te- nere il prunato. Ma la loro sapienza e maravigliosa erudi- zione soddisfanno poi alle condizioni ed ai bisogni dei tem- pi ? A questo risponde un critico tedesco, scorgersi tutta- via tra le disquisizioni scolastiche e la vita cotidiana e comune non so qual profondo vano , clie'l tempo solo po- tra far minore, se non colmare del tutto. Thibaut e Sa- vigny nomineremo come antesignani delle due difFerenti scuole. Quegli, avvicinandosi agli enciclopedisti, da la pre- ferenza alia ragion naturale, e da essa , logicamente pro- cedendo , deduce il diritto ed ordina il suo sistema. L^ al- tro , celebre nominatamente per la sua storia del Diritto romano nel medio evo e per laltra opera sul Possesso, fa base pill principale delle sue deduzioni i dati storici, nel clie glie la dark per vinta chiunque abbia col grande Schelling la storia deirumanita per la rivelazione espressa di Dio , con la quale va a piii a piii chiaramente mani- festandosi. Ma eccovi , nominando V ingegno piu sagace e penetra- tivo de'nostri di, entrati senza pure accorgercene nel bel lecceto della filosofia . . . La quale non potendo noi seguire nelle molte scuole che furono, ne parlare pur volendo del- 1 empirica, che tuttavia si mantiene, starem contenti a bre- vissimi cenni della razionale, ora predominante e distinta in due sette. DelF una e capo Federigo Guglielmo Schel- ling , nato nel Wirtembergese Tanno 1775 ed ora profes- sore di filosofia alio studio di Monaco. Provveduto di co- gnizioni maravigliosamente svariate, bentosto usci dalPorma di Fichte , suo maestro , come questi aveva lasclata quella di Kant. Qui certo non si aspetteranno le particolarita del suo sistema , il quale malagevole saria 1 esporlo , non aven- dol fatto compitamente egli medesimo f, certo e tuttavia , che ad esso il condussero le dottrine di Platone e di Spi- nosa. Gli fu dato il nome di Filosofia delPAssoluto (Phi- losophic des Absoluten) ovvero di sistema deirUno e Tutto PARTE 6TRANIERA. 101. ^ Atl-Eitis). L'assoluto poi fe il Deus tmplicitus , il mondo il Deus explicitus. In ciascun essere della natura v'ha due principj contrarj , quello del bene e quello del male ; ma Tuno non si manifesta se non per la sua opposizione al- I'altro, come addiviene della luce e delle tenebre. La virtu consiste nella religione e cognizione di Dlo , e manifestasi nello studio delfanima nostra a farsi con Dio medesimo una cosa sola. La bellezza e la rappresentazione delP infinito nel finite e cosi via via. Numerosissimi sono gli scritti di questo filosofo , e tutti sarebbe mestieri di studiarli, a vo- ler tentar di conoscerne V ingegno f, si avverta tuttavia , quelli distinguersi in due serie : gli anterlori del discepolo di Fichte, ed i posteriori del trovatore di nuove e pecu- liari dottrine. Citeremo , quasi a caso , i due seguenti : Si- stema delF idealismo trascendentale, Tubinga 1800; Bru- no , ossia dialogo circa '1 principio divino e naturale nelle cose, Berlino 1802. Molti cbiari ingegni seguiron la sua scuola , come Baader, Goerres, Klein, ma egli ebbe ezian- dio molti avversarj. Pi'imo fra questi debbe essere nomi- nate Fichte medesimo , poi Bouterweck , Oken ed in parte anclie Hegel. II quale, nato a Stutgarda nel 1770, messosi dopo al- tri studj alia filosofia , e seguite nel 1798 le lezioni di Schelling alio studio di Jena , gia nel 1801 ebbe dato prova di maravigliosa attitudine alle disquislzioni astratte in ua suo scritto circa la differenza fra la filosofia di Fichte e cjuella di Schelling medesimo. Da questa dedusse poi vera- mente la propria , e fn suo particolare intendimento di darle ordine e forma di scicnza inteliigibile con la dialet- tica; se non che per T oscurita de suoi scritti sembra non avere aggiunto lo scopo. Tuttavia venne nella Germania settentrionale piii in voga del maestro , forse per questo , che 1 oscurita medesima alietta vie piu il genio di cola, lasciando libero il vagare nelle astrazioni , e di spiegare a piacere ogni cosa. Al che sono di grandissima comodita i vocaboli composti , tanto usitati nella favella alemanna e piu ancora nelP hegeliana , pei quali modificano si fatta- mente con le concomitant! la priuclpale idea da poterne dir coJ poeta : Che non e nero nncora , e'l bianco muore. Foi'se e la favella medesima in qualche parte cagione del- r astruso ragionare j ma checche ne sia , veramente emrai lOa PARTE STRAXirRA. avviso mancare al volgnr nostro il l)isognevole tla esprl- Tiiere adegnatamente i pensamentl di qnesti dne filosofi « •sopra tutto del secondo , essendosi egliao fabbricati un llnguaggio , si pno dire, tutto particolaie. Nondimeno, per la siini2;lianza delle dottrine , potreblie per avventnra la famigliarita con lo Spinosa e Bruno , giovare a megiio ia- tenderli , ed a trovar niodo da italianamente esporli. Hegel definisce , la filosofia essere la scienza della ragione , in quanto essa e conscia in se medesima di tutto 1 esistente nelle idee; 11 suo principio, di contenere in se tuttl i par- ticolari principj. Ma sono io cjnl Intelllgibile? dul)ito, ne la mla oscurita dejjbe parer gran cosa , fama essendo In- sorta fra' Tedesdii medesimi, clie'l gran filosofo abbia chlusa la vita mortale con qneste sue parole: " Gran rammarico e 11 mio ! di tantl discepoli che mi ebbi , un solo m in- tese , e quest' uno pure a rovescio. » Filosofia e teologia hanno tanta affinlta insieme , che Tuna soggiacque senipre ai traviamentl delT alira , o ne Tenne saviamente guldata , secondocbe opinion! giuste o false predominarono. A quail termini conducessero quelle degli enciclopedistl , ognuno 11 sa , e la Germania non manco dl sentlrne pure gll eflettl. Se non che Kant, ap- plicato Tanlmo a combattere la filosofia con la filosofia, prlvllegiando la ragione sopra tutte le altre facolta, venne sommettendo a crltico esame le rellglonl positive, e nio- strando nel dogml e nelia storla della cristiana 11 slgnlfi- cato religioso e morale. Tnttavla alia morale rivolse piii particolarmente 1 pensieri nella sua Teologia <:lella Ragione, essendogll avviso , questa non potere aver certl fondamenti ne da affermare , ne da negare la possiblllta , non che la realta delle cose soprannaturali. In slmlll dlsqulslzioni pro- gredirono poscia Flchte e Schelling, 11 quale ebbe pur coui- battutl quel slsteml , che della dlviiilta o non volevan sa- per nulla afiatto o nulla dl certo. A mano a mano ando egll i-avvisando nella Bibbla e nella storla eccleslastica {)ro- ■fonde Idee lllosofiche anche la, dove la comune degll spo- sltori accattolici non trovavano se non superstizlone o fan- tasticlieria , e si rimlse co' suol seguaci moke cose in cre- dit©, omal avute per accidentall e viote. Ma tra per non tlare slcure norme a dlstinguere la vera dalla fede super- stizlosa , e pel principj fondamentali della sua filosofia me- desima , Insorse in questa scuola non so qual iiilstica , la rARTB STUANIERA. lo3v qiiale nk col libero arbltrio, ne con la moralita delle nzionl umaiie altri semlii-a non saper bene accomodare. Dal canto loro i dottori in divinita non istettero in qnesto mezzo tempo colle mani in mnno , che anzi con mai'aviglioso fer- vore si posero a coltivar tutte cjnelle discipline che alia teologia posson dare ajuto. Non pure il latino , il greco e Tebreo , ma delle lingue orientali perfino i dialetti, che all* interpretazione di questo possono giovare, studlati con pazietiza e perseveranza alemanna; la storia e la geografia antica soggetti di miuutissimo esame e di critica sevei'a; air ermeneutica in sonima date piii iiniversali e forse piii certe norme. Tuttavia non poterono qnesti acuti studj ac- cordare in una le diverse opinloiii teologiche, le quali dopo la riforma luterana non tardarouo a na?cere nella Germa- nia ; sconcio dalla Santa Sede Apo=;tolica preveduto e nii- nacciato , tosto che si voile inimischiare la ragione nelle cose della fede. La quale piu non poteiido omai essere una e conforme in tutti , secondo le professate dottrine vo- glionsi i teologi I'iformati in soprannaturalisti , mistici e razionalisti distinguere , cosi chiamandosi essi medesimi. Continuano i primi a mantenere in vigore le opinioni e i dogmi di Lutero, interpretandoli pero secondo die richiede la moderna ermeneutica. Coi medesimi dogmi ammettono i seconcli una non so quale intuizione della divinita , che avuta secondo gli uni di particolar grazia , secondo gli al- tri ottenuta con gli esercizj di pieta , guida T uomo alia A'irtii ed alTeterna lieatitudine. I razionalifti finalmente , 6 si stimano i predominanti , la di«corron cosi : avere ogni creatura dal suo Sommo Fattore ricevute tutte le facolta necessarie al fine prefissogli ; questo essere per Tuomo il perfezionamento intellettuale e morale. Or di morale non potere egli pur concepirne V idea senza la ragione ; questa adunque dovergli essere prima norma in ogni cosa. Due poi le rivelazioni : T universale , per cui ogni uomo da per se , usando pur le facolta intellettuali a tutti comuni , giunge alia cognizione delP esistenza di Dio; la particolare, la quale consiste in cio , che Iddio medesimo provvedendo questo e queir uomo di speziale ingegno , gli f;i la ragione capace di sentir piii- avanti nella natura di lui e nelleterna verita. INIa cio non essere opera dellonnipotenza, bensi della provvidenza , alia quale piace di sollevare cosi a mano a mano rnmanita a sempre maggior grado di perfezione. 104 PARTE STRA-XIERA. Perb aver di tempo in tempo informato dl piii nobile In- telletto i poclii, destinati a maestri dei molti . . . Ma forse son gia di soperchio qnesti brevi cenni di una setta , in- sorta fin dal decimosettimo secolo , e le cni opinion! si ravvisano nelf opera dello Stosch venuta in luce nel 1 69a ad Amsterdam col titolo di Concordia raiionis et fidei ; potendo, cui piacesse di vederne i progress! , consultare il Boeluue (Die Sadie des rationalen SupernaturaUsmus, i8a3) e il Wegscheider (Institutiones theologiae christianae, 1826). Le amene lettere , essendo come lo speccliio in cui si figurano i vizj e le virtu, i pregi e i difetti dei popoli , avvengaclie guidate vengano dalla filosolia e teologia di essi , a qneste spesso si ribellano , non pigliando il cam- mino die filosofi e teologi loro additano , ma la calpestata della comune gente. La quale piii clie dalle discipline degli scienziati seudo dominata dalle condizioni civili e politiclie dei tempi , si in casa come di fuori , e dagli avvisi clie queste ad ora ad ora fanno insorgere, incontra bene spesso che altro parlino i dotti ed altro i poeti , e che questi a quelli furin le mosse. Le amene lettere nella Germania ren- devan tutte quante somiglianza della frivolezza e scostu- jnatezza francese di que^ di , ombreggiata tuttavia con pe- culiare semplicita. Se non clie gli scandali, giuntl al som- mo , recano rimedio in se medesimi con mostrarsi troppo apertamente e dar facil pi-esa ad essere combattuti. Ne cio doveva tornar ma'agevole a cui aveva davanti gli occbi le opere e gli esempi del dottissimo Lessing. Pero n"' ebber facil vittoria Brockes, Haller, Gellert , le cui favole, avute per capolavoro poetico , mostraron dl quanta piegbevolezza e leggiadria fosse pur capace lalemanna favella. Venne poi ancbe la cosi detta scuola svizzera , la quale non senza essere ispirata dal genio di Rousseau e di Bonet, pose Tanimo a far valere le naturali e vereconde bellezze con- tro le artlfiziose e dissolute. Ed ecco nascere ora nuova passione di poetare ; ma come il piii addiviene , dar nel- r eccesso opposto, cercar solo tenerezza d'affetti, non liian- car pure alia Germania i suoi arcadi , dei quali noi lasce- rem volentieri il discorrerne alia Mattea del iiostro Gozzi. Tuttavia a petto dei Democriti, Anacreonti e Bioni alemanni stava il gran Klopstock , il quale , avvegnaclie pigliasse forme greche, e nelle odi e nella Messiade, rimanendo quanto ai concetti fedele alia sua iiatura, rianimo il puro gusto PinTE STBANlFRi. I c5 nazionale. Gothe altresi andava omal famoso , ed ognuno voleva leggere Goetz , Werther , Clavigo e Stella ; ma poi ftttosl uomo appieno, i piii lo ammiravano senza poterlo gradire. Anche le prime opere di Schillei- destai'ono mara- viglia ;, nondimeno la signoria degli auiml la teneva pur Wieland con la leggiadria delle immagini , con le conce- zioni liete , con lo scherzo arguto , con la satira verace e cortese. Cosi aveano adiinque le lettere alemanne preso buono avviamento , quando gli sconvolgimenti delP ottantanove , attirando a se i pensieri di tutti, ne interruppero i pro- gressi. Le nuove idee francesi non erano al tutto straae nella Germania •, che anzi alcune scritture ve le avean gia copertamciite propagate, ed in gergo anzi che no iilosofico messe in bocca al inarchese di Posa , applaudito da tutti e r idolo divenuto della gioventu , eransi pur manifestate dalla scena. Da qneste adunque presero la direzione raolti scrittori , e Klopstock medesimo , il quale condotti non senza sforzo sensibile a fine gli ultimi canti della Messia- de, gia da molti anni stavasi cheto , ripresa Tarpa, ap- plaud! ai Francesi. Nel vero i piii freschi ingegni, Goethe, Wieland, Schiller, Herder, poco o nulla s"' impacciaron delle cose correnti ; pero trovato il campo libero i Cramer, 1 Kotzebue, i mediocri in somma , usando il destro, tanto piii parlarono e gridarono tanto piu forte. Da principio sembraron dividers! I imperio del teatro Iffland e Kotze- bue; ma quest! ne rimase ben tosto larbitro assoluto. Quanto al Cramer , senza far troppa professione di ve^ rita storica empieva la fantasia de^ suoi lettori di giudizj di streghe , di suicidj , di torneamenti e simigliantl zac- chere , le quali venendo poi alia lunga in uggia , con La- fontaine insieme ofFeriva a riposo qualche storie famigliari, che senza iroppa fatica e tutt al piii con qualche leggieri commozione puo qualsivoglia lettore trascorrere delPocchio. Cosi stavan le cose quando alluscita del secolo Schiller con un suo Diario , cui diede nome di Ore (die Horen) fece divisamento di raddrizzar quanto per lui si potesse il gusto de suoi nazionali. Trascelta adunque la foggia pre- diletta del tempo, ebbe poi cura di farsi sozj gP ingegni piu chiari e perspicaci : Goethe, Herder, Federigo Jacobi, Fichte, Guglielmo Schlegel ; ma benche il nome preso dalle divinita omeriche paresse accennare che quei fogli era» lo6 VKUTZ STKANIEHA. destinati ad apni- rOllmpo dei dotti alemannl, non Isdegnb a compagni eziandio scrittori di minor nome. II clie fece, parte aftlnche la comune dei lettori non rimanesse attonita al harliaglio di sovcrcliia Ince , e parte forse anche per por^^erle di ffuando in qnando pascolo di piii facile dige- stione. Quasi jierno delle dottrine da Schiller esposte in questa sna ?ciiola , rimarranno i divisamenti circa la ne- cessity dell edncazione estetica ; avvegnache per essere det- tatl in lingnaggio dl sovercliio dottrinale , i piu dei lettori restassero defraudati del frutto , clie a ragione se ne do- veva sperare. Un tal difetto venne tuttavia conipensato da- 2;11 esempi pratici , clie ad ora ad era andava ofiVendo Goethe. Erano poi epigrammi die Herder niandava al pub- blico, critiche le cose dello Schlegel e cosi A'ia via. Or non e da dire, se nel titolo anzi clie no procace del Diario e ne^suoi divisamenti prendessero gli oppositori ca- gione di gridare assai ; che mai non mancano nelle cose lettei"arie e piii principalmente in quelle del gusto. Fra questi tuttavia distinsesi il Nicolai , come colui che nella Biblioteca universale alenianna , stimandosi un secondo Les- sing , cou voce per poco dittatoria , soleva chiamare a sin- dacato chinnqne attentavasi di scrivere. Se non che Schiller e Goethe , da poeti operando come eran veramente , gli dier di quello che andava cercando, e con hen quattro- cento epigrammi , che ad imitazione di Marziale intitola- rono Xcnien , T ebber fatto accorto che s''egli credevasi tltano ed essi ei-ano dei , e pero mal s' apponeva presu- mendo d^averne vittoi-ia. I presenti furon secondo il merito: critiche acerbe , opportuni avvertimenti e circa le lettere e circa la vita quotidiana e comune. Ne poi si stancarono i due poeti di arricchire la patria coi nobili parti del lore ingegno , nei quali andarono a piu a piu manifestandosi i divisamenti filosofici di ciascun di essi. Goethe , lieto in se , con una cotale indifferenza per ogni cosa , da pan- teista in somma, coltivo la poesia per solo Tamore della poesia, e con animo greco ando pingendo le passioni umane e tutto con la verita , che solo i sublimi ingegni sanno scorgere e ritravre. Schiller per lo contrario , seguace di Kant, animo i suoi versi di quelle bellezze , nelle quali altri si compiace di specchlarsi e di sollevare se stesso so- pra la sua natura medesima. Come i Greci studiavansi di inostrarti Tuomo, qual la mente se lo sa figurare agli occlii PAHTB STTlAmrll\. IO7 della testa perfetto, cosi Schiller fece opera dl mostrar- telo perfetto a qnelll della ragione, o die lo vedessi fog- 8;iato all antica nella sposa di INIessina o alia romautica nel "Wallensteiii , o alia moderna nella Kabale unci Liebe. Come il suo Posa , profeta e campione delle niassime che andava promiilgando, preso dello spirito del suo tempo e da esso guidato, anzl rapito a combattere a suo pro, diveune T i- dolo della gioventu , sempre inclinato al bello anclie im- maginario , al magnanimo , al grande ; mentre il prhno , ammirato e studiato da coloro , cui piace penetrar piu ad- dentro nella verita delle cose, mostrasi cpiasi un Giove, clie dal suo trono sidjlime scbrge in una vista a parte a parte tutto V universo. Quest! erano i moclelli della Germania quando, per le continue vicende di quaggiii , la sua fortnna volta in bas- so , ebhe a sentire i soprusi delle armi francesi. Or come le umiliazioni presenti fanno naturalmente ritraiTe il pen- siero alle glorie passate, si ravvisaronsi le niemorie di que tempi che F aquila a due capi , spandendo gli ampj suoi vanni sopi'a tutta la nazione germanlca , la faceva , non che rispettata , gloriosa e formidabile ai vicini. Rivolsersi quindi le menti al medio evo , nel quale stimaron trovar le condizionl il meglio confacenti all indole nazionale , e piu atte a dar convenevole assetto alle cose sconvolte e minaccianti rovina. Pero da queireta presero materia an- che le amene lettere , omai a questo uopo preparate e di- sposte dallo Schiller, e si nacque e stabilissi , ajutata no- minatamente dai fratelli Federigo cd Augusto Guglielmo Schlegel, la scuola ora dai Tedeschi chiaraata romantica. Ma quanto malagevolmente potesse venir fatto ai divisa- menti dei secoli passati di dilettare alle opinioni presenti, altri ne sara per avventura chlarito abbastanza dal Lovell e dalle favole popolari (Volksmaerchen) del Tieck , intrin- seco degli Schlegel. Per la qual cosa si andaron via via cercando compensi, tanto che Uhland , trovato modo di acconciare alia meglio insieme le fantasticherie antiche con le opinion! correnti , acquistossi buona fama tra ' piii re- centl poeti di questa scuola. La quale puntaudo piu prlncipalmente su le dottrine della religione cattolica , non poteva mancare di cadere in discordia col Goethe. Era formidabile avversario in se,e tanto piu da temersi in quanto che viveva tuttavia e mandava Io8 PARTE ITRiNIERA. eziatidio fuoil un euo diario , intitolato Arte ed Antlchhir ( Kunst und Aherthum ). Pero fu scelto scaltritamente il par- tito di metteilo a confronto di Schiller , gia morto , e di disputare qual del due entrasse innanzi all altro. Presero i romantici a paragonarne gli scritti , e sollevando a cielo la morale di un Pikolomini , d' una Tlielda , di un Posa , di tutti in somaia gli eroi di qnest\iltimo poeta, riprendevano d''imnioralita le Philine , le Clarine e simili altre cortigia- nelle del primo. Redarguivano i partigiani di questo , la morale di cotali persone potersi troppo bene agevolmente difendere; ma non esser punto mestieri il farlo, altro essendo lo scopo del moralista ed altro della poesia. Ne tale piato e per ancora definito; clie anzi procedendo avanti, ed esa- gerandosi a piii a piii queste ultime dottrine , insorse a combatterle clii non e pur contento dclle opposte, profes- sate fin ora , messe in corso e difese nomlnatamente dal sig. Menzel ( Morgenblatt , die deutsche literatur, i836). Del quale un signor Marbach dice , lui non avere inteso che cosa sla ne religione , ne filosofia , e pero sprezzatele en- trambe ; essere talvolta fastidioso coUe sue immondezze, pur tuttavia dando vista di pio , e ravvolgendosi tosta- mente neiranipio mantello della sua morale, renders! sop- portabile alia brigata , appunto come vergine laida ed an- tica, nojosa omai per la vantata virtu, dopo passato il tempo di avanzarsi co' suoi contrarj ( Ueber moderne Lite- ratur , i836). Ma tanto basti per saggio della cortesia ed eleganza di alcuni alemanni nelle dispute letterarie. Alquanto appresso al famoso Faust aveva Goethe mandato fuori il suo Divano {West-Oestlicher Divan), nel quale al- tri potrebbe pensare aver voluto 11 poeta ritrarre 11 suo genlo pel piacerl reali , come nel primo 1 avversione dagli astratti. Veramente ti sent! raplto d' Incanto alle maravi- gliose canzoni che ti paran davanti gli abiti degli animi orientali , ed a quella sua elegantissima prosa , con la quale ti spiega 1 costuml e '1 fore di Persiani ed Arab! , e ^1 vivere patriarcale di questi. II poeta , calmo , placido e spensierato come pargoletto Innocente, tl scorge con tutta r esperlenza della matura riflessione nelle regioni delle volutta , la dove tl stimi sorridere seco lui e bearti con lui delle loro fragranze. Quest^opera, rimasa quasi Inos- servata durante le guerre che flagellarono la Germania , fu secondo suo merito apprezzata poscia che gli spirit! ebbero PARTE STRANlEKi. IC9 agio e talento dl rijioso ; aiizi adcUt6 la via delP Orlente a parecchl altri poeti. Fra' quali maraviglioso torno Rue- ckert ( Lehrgedicht ) e per la leggiadria delle forme e per la raaestria pinttosto unica die grande nel superar le difficolta della versificazione e della rlma , delle quali tal- volta sembra peiiinb andare a disegno rintracciaado a mo- strar come tutte possano agevolmente essere superate dal suo peculiare ingegno. Alia foggia poi di Goethe pinge ogni cosa con la piu squisita diligeiiza, ma tuttavia in maniera alquanto trita , ed i concettini , del quali pure ad ora ad ora si compiace , danno alle sue dipinture T aria piii stu- diata die magnifica , sentita e sublime. Qui ragion vorrebbe die si toccasse di Freiligrath e di parecchi altri distinti fra' moderni poeti ; se non die per non eccedere i limiti convenevoli, starem contenti a discor- rer pur di uno , die acquistatosi forse dodici anni fa buon nome di lirico , lasciato stare il canto , diede poscia con le sue prose piii da gridare ai critici di tutti i contempo- ranei insieme. Intendesi di Enrico Heine, die gli avversarj suoi fan capo di una nuova scnola , e die uno Stephani e inolt^altri , dando vista di gran bacalari , vorrebbono quale scolaretto castigar con le male parole e con lo staffile, in vece di farlo avveduto dei falli suoi con modi gravi in uno e cortesi , profittevoli ad un^ ora al pubblico ed agli scrittori. Veramente cotali critici ne fanno ricordare i de^ Rossi ed i Castelvetro , Che coll' ottcnebrar I'altrui splendore , Alle tenebre lor procacciar luirie ; ma Heine , awegnache non sia ne iin Tasso , ne un Caro, li sa ben egll al par di quest' ultimo rimbeccare e far loro il dovere. H riprendono di scrivere per vanita e per mo- neta ;, or bene, le edizioni pompose de' suoi scritti , e pom- posamente adorne di figure con isquisito magistero incise, come sono le dame e damigelle di Shakespeare uscite in luce teste e vendute a prezzo modico ed ancor meno, non fanno prova di grandissimo spaccio delle cose sue , e pero di non so qnal gradimeuto pubblico? Si fanno; e se altri dira , questo esser cattivo giudice della vera scienza , si risponde essere appunto ufTizio dei critici il chiarirlo con tanto maggior prudenza e con ragioni tanto piu manifeste e calzanti del suo errore , non fargli sospettar con le no PART£ STBXNIBBA. invettive e coa le villanle che invidia od altia vil passions reclii airacerbo censurare. I critici stessi il ripieudono inoltre di seiisualita e di promulgar massime sovveititrici della morale cristiana. Gil e nel Libro delle Canzoni (Buch der Lieder) che, secondo quest! , Heine ebbe dato saggio di buon poeta. Un suo amore, posto come pare in basso luogo , da piu principalmente materia a'' suoi versi , poiclie va cantando: " Avvelenate sono !e mie canzoni; e come nol sariano? » Tu liai versato veleno sul fiore della mia vita. Te coa J/ mille serpenti mi reco in cuore , o mia diletta » (i). Noi non saremo si rigidi da condannare irrevocabilmente , come altri fa , un poeta per mostrarsi punto geloso, o per riprender V amata d'' infedelta , ricordandoci troppo bene come Nino de"* Visconti da Pisa , gia fra gli eletti del Pur- gatorio , dica pur di Beatrice sua donua : Per lei assai di lieve si comprende Quanta in femmina fuoco d' amor dura Se Vocchio o'l tratto spesso nol raccende ; 60I0 vorremmo , che le passioni fossero profondamente sen- tite , e le fantasticherie medesime procedessero dal cuore « non da mal celato studio della mente. In somma ci ba- eterebbe che '1 poeta potesse affermare di se : lo mi son un che, quando Amore spira , noto , e a quel modo Che delta dentro , vo significando. Lo che , a dire schletto , non ci sembra 11 caso di Heine ; il quale maraviglioso nelf afibltarti a mille a mille intorno le orride figure , ti fa abbrividare e ti guasta ad un punto il raccapriccio medeslmo con le beffe e con le ironie , che la sua fervida ma incostante fantasia ti mostra farsi tra (l) Vergiftet sind meine Lieder; Wie koeniu'es aiiders sein ? l)u hast ja Gift ne^osseii III 's bluehende Lebeii hinein. Vergiftet sind meine Lieder ; ■ Wie koeniit 'es andcrs scin ? Jch trage in Herzen viele Schlangen Vnd dichj Geliebtt iiiein. I'AllTE gTUANIERA; I 1 I sfe , i demon] e le jjIu paurose faiitasime. Talora da vista d esserne impacclato egli inedesiino , come la dove sclama : /' Oh , qaaiiti pallldl cadaver! suscitai colla forza della i> parola ! ed era non. voglion piii cedenui il passo e toi*- »» narsene nelT eterna notte >> (i). Ma non e nieute, ne tardi ad accorgerti che se 1 Hofmanu era ad ora ad ora si agitato da' suoi spettri da non reggere per paura a starsene solo , Heine trascelse le piu spaventose cliimere per poco a caso , non per seutimento ma per riflessione , e solo ad idoleggiare il tumulto di sfrenati afletti e la cont'usione di dolorose ma momentanee passioni. Una cotal musa debbe certo essere avversa al sole, ne le sue notti di quelle, in cui Volan le dolci calme e i bet riposi E con sordo aleggiar le tuciturne Gioje tranquille cd i placer pensosi . '< Al tedesco , dice lo Stephani , mostrasi la natura aspra »» e cpiasi nemica ; pero poco allettandone i sensi , il co- " strigne a ritirarsl in se medesimo , e cjuelli porre sotto " r imperio delle predominanti facolta delfanimo ". Ora, son cjueste il giudizio e la severa ragione , e tu hai il filo- sofo che tutto r universo abbraccia e , dimenticandone la materia, quasi come spiritualizzato il contempla e giudica; sono in vece fantasia e attitudine al sentire , e tu hai il poeta. II quale dovendo accattar dalla prima soddisfaci- mento della seconda , e quella informandosi piii princlpal- mente dalle cose squallide e contrarie die si vede dattor- no, non sapendola con le soavi immagini per modo veruno accontentare , spinge il poeta a correre a fortuna votta sempre piii dentro le orribili tempeste, e si a rompere finalmente fra gli scogli infomi, od a smarrirsi in dolorosi vaneggiamenti. Impero non de"" punto far maraviglia se Heine lasciossi anch'esso nella gioventii trasviare alia fan- tasia in quelle notti , nelle quali Fama e ancor , che palllde fantasime Luii"o le nuira del deserti tett.i (I) Da hab 'ich viel blasse Leiclieit Besihxvoreii iidt Wurteskraft , Die woileii, nun niche mehr weichem Zunieck in die alte Nacht. Xia TARTB •TBANIERA. Spargean lungo acutissimo lametito , Cui di Ionian per entro il vasio bujo I cani rispondevano ululando. Ma s' egli incontra poi , che gli spettii e le versiere dian Inogo per poco , vere bellezze di poesia ti si paraii tosto davanti , ne ceito saia clii non dia meiito di lode a ca- gioa d^esempio alia Casa del cacciatore, ai Granatieri, al Pellegrinaggio di Kevlar e siinili. Tuttavia gia in questo li- bro, prinio fondamento della sua fama , non era nialage- vole lo scorgere la vera indole del suo ingegno , chi os- servi , come i piu brevi componimenti sian sempre i mi- gliori. La sua vena non derivava certo da fonte atto a spander largo fiume di parlare, e la sua niusa insplrata da passioni ne nobili ne sublimi , doveva ben tosto cader nel- r abbietto ed ancora nel goffo. E goffi ed abbietti son ve- ramente non pochi dei versi che a quando a quando ando intramettendo alle sue prose. Per saggio bastino i seguenti: « Di quale debbo io innamorarmi , sendo entrambe ama- " bili ? La madre e ancor bella femmina e la figliuola pur " leggiadra giovanetta " (i). Gia puo altri sospettare di qual natura si sia fatto V amore di Heine :, se non che ce 10 dice esso medesimo piii chiaro nei versi segnenti : « Or » che godo la vittoria , sento mancarmene il migliore. Sa- 11 rebbe questo la dolce, inibecille asinita giovanile, omai »» passata? " (2). II soddisfaciniento della passione, chia- mato qui vittoria , non torna adunque lieto a pieno al poeta , mancandogli queirestasi tutta spiritnale dellamore giovanile, stimata asinita. Or qual piu magnanimo concetto potevasi mai fare per lui, del tor via cotale asinita, com- battendo le opinioni che la fecero nascere? Tale scopo adunque si ebbe prelisso piu principalmente nelle sue prose.... Dovendo adunque il poeta, a volerc esser gradito, la prima cosa trovare argomento che adeschi gli animi , poi ( I) fn welche soil ich ndch verliebeii Da beide liebensivuerdig sind? Ein sclioenes Weib ist noch die Mutter^ Die Tochter ist ein. schones Kind. (a) ( Jetzt ) vveiin ich den Sieg geniesse Fehlt das Beste mir dabei. Ist es die verschwundere Suesst Blotde Zvgeneselei ? PAKTK STRANIERA. Il3 con invenzlone originale al possibile adornavio con regola d arte e con le immagini, che ''1 meglio ravvivino e scuo- tano gli affetti della sua nazione od almeno dei piii, tolte oggimai le illusioni fantastiche , ben si vede quanto sterile siagli rimasto il campo da coglier plausi e lauree. La fem- minetta Veronese affermava , vedersi troppo bene aperta- meute alia faccia abbronzata di Dante, Ini esser di certo passato per T Inferno ; ma ora chi crede punto non die al raaraviglioso , all' insolito ? Per la qnal cosa forse non re- sta se non la satira da trattarsi con qualche speranza di muovere veracemente altrui, flagellando con essa i disor- dini pur troppo veri , i vizj pur troppo laidi , le melen- saggini e le gofferie pur troppo molte , die serapre ravvi- satisi regnare fra gli uoniini. Se non die il farlo alia foggia di messer Lodovico o del Parini la e cosa plnttosto d im- pbssibile die di difficile riuscimento, pel lievito della poe- sia, che manca nel fare e nel pensare di oggidi. Venne pertanto trascelta la forma di lettere , di viaggi , di no- velle ^ di romanzi, la prosa, in somma, lasciandosi poi cia- scuno scrittore scorgere all indole propria, gioviale o pa- tetica, collerica o arguta, e cosi via via. Fra gioviali primo ne si para davanti il Weber, che aggiunto al sessantesirao anno di sua eta, in lettere {Briefe eines in Deutschland reisenden Deutschen) da forse il piu anieao, dilettevole in uno e veritiero ritratto della sua patria. Se non die tra per la maniera peculiare, cui fn dato il nome di UmorE ( Umor)-, e per la fama grandissima nella quale sali e si mantiene, 23rimo di tutti e Gianpaolo Federigo Richter, che i Tedesclii appellano brevemente Jean Paul. In cosi fatta condizione costituito , da soste- nere egli medesimo le angustie della vita, e dotato di cuoi'e e di fantasia atta a trovarvi compensi od a sprezzarle tutte ( e farsene beffa, dovevan le concezioni sue dalle altre in- I tanto essere diverse, quanto egli medesimo , e per genio e per decreto della fortuna , dalla comune degli scL-ittori si distingueva. I prirai suoi scritti ( Die Groenlaendischea Prozesse ) comparvero in luce nel 1780, e rimasi buon tempo inosseivati e fors^ anclie sgraditi per ([uel nnoyo miscuglio di pensieri e di sentimenii che vi i)i scorgeva, divenne egli poi il prediletto della Germauia, anzi ino- dello, che molti e inolti tentarono invano d imitare. Poi- che come puo niai succeder bene I iinitazio:ie del ^^rofondo ■ Bibl. Ital. T. XCIV. 8 114 I'ARTE 6TR.VNIERA. eentire? Alia prima vista delle debolezze umane, delle mise- rie di quaggiii, del vizj e del sovvertiniento delia nioderna societa, Gianpaolo soprappreso da tenerezza e dolore pro- foudo , prorompe in tragiche laineiitazioni , e va pingeudo con colori, se piii vivi o piu veri non so, ogni maiiiera di guai e di perversione. Ma tosto mutasi V aceibezza delle pnnte in accoramento e malinconia , che I reca a ceicar conforto nella contemplazlone delf innocenza; ed eccotelo , senza avvedertene, iramutato in mezzo di anime oneste, semplici e dabbene, in nn vlvere campestre e solitarioi eccoti insomma una scena da idillio , pinta tuttavia con r espressione ora dell accoramento ora dello scherzo ed om- breggiata con quella dello scherno e della beffa. Le argu- tezze poi e la derisione non mancano mai di flagellar quel medesimi vizj e difetti , che risvegliano nel poeta cordoglio e compassione i, e secondo che e'' si sente piii o meno com- mosso , U5a gli acerbi sarcasm! e la mordace satira , ov- vero i sali e la scherzevole e lieta ironia. In somma, atto a ridere con le lagrime negli occhi e con le coltella al cuore, Gianpaolo scorgevasi sempre intorno la tragicom- media del fare umano , e lasciato libero il freno alle sue naturali inclinazioni , veniva quelle svelando e particola- reggiando con maravigliosa verita. Nobilissinii sensi , pu- rissima virtu, giusta collera contro il vizio e sagacita ma- ravigliosa a scoprirlo, quantunque assai artifiziosamente e pomposamente abbellito ed adorno , sono i pregi piu prin- cipal! di questo insigne scrittore ; difetto la soprabbon— danra delle dotte metafore, che'l rendoiio talvolta oscuro assai. Ad un Ingegno poi cosi mobile e vario non pote ve- nir fatto di dare verita ai caratteri , e raantenerii conve- nienti ai suoi personaggi, i quali sono ingegnosameute in- ventati , non presi dalla natura. Cosi anche gl intrecci e scioglimenti delle sue favole in geiierale immagiuosi ed anzi che no stentati. Fra 1 molti , che messisl in su le orme di Gianpaolo, pretesero di essere Un,oristi (come li cliiamano ), era forse Heine, che pel brio e per la mobilita dell ingegno, con mi- gliore speranza di felice successo il potesse fare , e gli e in fatti a cagione deW Umore , che le sue prose vengono lette con non so quale predilezione. Sostengono i critici te- deschi, lui non essere veramente dotto in niuna scienza; tut- tavia di ogni cosa saperne tanto da inliorar leggiadramente I'AUTE STUANIEUA. Il5 i suoi scritti. Ma suo peculiar pieglo e V eleganza e facl- lita dello stile, tale clie altri disse qnesto essere il tutto delle sue oj)ere. la cio aduuque e il rovescio di Giaii- paolo ; se noil die troppo piii grande e la diversitk die imprime alle cose loro T aliito degli animi. Conciossiache neir lino sia profondo e verace sentire, nelf altro cefta va- nita di piacere e diletto di dilettare. Pero ricordandosi forse quell antico adagio, die 1 maldicente volontier s ode, da Heine il priaio luogo alia satira , die applica ora con le piacevoli argnzie e le acute irouie , il piii con accaniti morsi a tutto ed a tutti. Coa essa pertratta egli iilosofia, dogmatica, politica, morale, storia , ogni cosa tramestando insieme , con gravlssinio scaudalo , passione e disperazione dei dotti alemanni , i quali gravicciuoli e male atti al cam- minargli dietro per gli andirivieni ddle sue ciance, il ve- dorio offerir loro cento prese , senza poterlo tuttavia col posato procedere delie- loro dottrine pigliare pur mSi. Ben gli gridano, die soggetti serj vogliono seria riflessione e serio ragionare f, sponga egli aduaque seriainente il suo si- stema in ogni ragione di scienza , se pur ne ha , ed essi farangli molto spacciatamente risposta. ]Ma die? egli la- sciagli gridai-e o fassene beiTa; ed intauto scrive, scrive e studiasi di piacere ai piu , die iion son dotti, e diiamansi in Gerniania colti ( gehildet ), cioe passionati di leggere e di legger seniore cose nuove die loro dllettano. Con le ar- gutezze, con le antitesi, con le facezie talvolta puerili ma die ti faiino ridere , ed ancora con le sconce scederie sa egli niaravigliosamente rapire a se luedesimo il lettore, e togliendolo alia riflessione, coprir le contraddizionl, die pur frequenti , a dir vero , s^ incontiaiio nelle sue parole. Veramente e*^ non puo tenersi di dire una facezia , uno sclierno , quando gli vengono su la lingua, siano o no opportuni al suo argomento. II die fa o per sovercliio diieito di dilettare, o fors' andie a prepararsi una parata contro la severa critica ^ tanto die un cotale eVjbe detto , lui essersi nei suoi scritti come tante buche preparate, comunicaiiti insieme per sotterranee strade; e quando tii credi averlo omai preso al suo proprio laccio, gulzzandoti di maiio, rintanasi in una di quelle, per saltar tosto fuori da un altra piu hello ed ardiuo di prima. Dal fni ([ui detto ogniiii vede 1 inutilita di jiarticolareg- giare i divisameiiti di questo curioso autore nelle cose dello Il6 PARTE STRANIERA. stato, secondo i quali in vece clella sobrleta e della fatica, predica ozio e diletti a tutti gli uomini , poiclie tutti deb- bono essere re porporati, godenti a lauti conviti e fia ninfe festevoll e profumate ; di die piii iuopportuno ancora sa- rebbe di divisare il modo , con cui alle strav^aganti dot- trine ei tenti di dar certo apparato filosofico col suo Pan- teisrao, che chiama mistero pubblico e religione segreta della Germania (i). Adunque riassumendo , nella Germania superflnita piut- tosto che abbondanza di libri f, passione sregolata di leg- gere e qnindi poco frutto della lettura nei piii ; tutte le scienze coltivate con maraviglioso ardore, ma in tutte va- rie opinioni e sistemi , die si disputano la vittoria ; il ro- manticismo venuto a noja , tentativi di sostituirvi divisa- menti orientali; ma per la condizione dei tempi e degli animi, mancando idee die profondamente li scuotano, po- verta di vera poesia e frivolezza anzi die no neir amena letteratura. L. P. Ch. Q. Ehrenberg. Die Infusionsdderchen etc. Gil ani- maletti infnsorj coiisiderati come perfetd orgaiilsmi, con uno sguardo all' infirna vita organica della na~ tura. Opera in fol. gr. di pag- 647 , con adante di 64 tav. in ranie colorite , discgnate dull autore. — Lipsia , 1808, dp. Voss. PrezzOy 100 talleri (2). Questa dispeadiosa e magnifica opera fa testimonianza della perseveraute diligeaza del suo autore, e tal diligenza che non siam usi ad ammirare salvo che negli aiitichi na- turalisti. Giii nella prefazione, die e molto diflFusa, si da un prospetto delle in particolar niodo maravigliose pro- prieta e relazioni degP infusorj, nel testo poscia trattate e dimostrate , e ne place cavarne un cenno d' alcune fra le piu ragguardevoli. Tutti gP infusorj ( vi si legge ) sono organizzati , anzi per la maggior parte, e verisiiuilmente (1) Das oeffeiuliche Geheimniss , die verburgene Religioji Deut- scHaiids. (2) Veggasi un precedente annunzio di quest' opera nella Bibl, ital. torn, 82 , pag. 467, PARTE STRANIERA. U^ tutti, Bono anlmali di complicata organizzazlone; compon- gon essi , rispetto alia loro struttnra , due classi al tutto natural!, e si possono scientificamente ripartlre, senza per altro die le loro fonne , per qnanto abbiano sovente si- militndine a quelle di maggiori aaimali , coiicedano che ai generi o alle famiglie di qnesti possano essere ascritti. Le particolari specie fanno di se ngiial niostra ne' laoghi della terra benche tra lor piu discosti (i). Gli invisibili esllissimi infusorj mediante 1" ianumerevole e fitto-stipata lor copia tingono di color carico ampie masse acqiiee, od anche me- diante i viventi lor cumuli conipongono certa sorta di ter- riccio. Poiche ad un pollice cubico di cotal terra spettano sovente piu che 41000 milioni dMndividai aniiuali, cosi grinfnsorj ci danno la piu grande numerica proporzione di sussistente vita . e conipongono il maggior numero, fors'an- cbe la maggior massa delT animal vivente organismo della terra. Ne meno son ragguardevoli rispetto alia forza gene- rativa, giaccbe danno esempio del nioitiplicarsi d'un indi- viduo sino ad nn milion d'individui nel volger di poche ore. Le particolari relazioni che I'autore ci porge intorno a questo argomento arrivano veramente a' confini del favo- loso. GP infusorj mediante i loro gusci silicei compongono non interrotti corpi di terre , di pietre e rocce. Si puo con gl' invisibili infusorj, aggiuntavi conveniente materia, pre- parare il vetro , apprestare si pos^on con essi de' mattoni nuotanti ; e si puo impiegarli qual pietra focaja, e trarne verisimilmente ferro ?, e con essi in forma di tripoli si puo ripulire e niodellare T argento , e in forma di ocra tingere, e in forma di melma e terriccio concimare :, puossi infine mediante la farina di monte {Bergmthl) da essi formata opporsi alia fame con innocuo riempimento del ventre (2). GP infusorj sono insonni , si struggono in parte nel de- porre le ova, e quindi passivamente cambiano di molte guise la forma. GP invisibili infusorj hanno non pertanto i loro pidocchi e vermi intestinali , e tali pidocchi -degli infusorj hanno alia lor volta Lnch" essi proprj pidocchi (1) Son noti i viaggl delPEbreuberg in Egitto, Arabia, ecc. onJo trasse materia alia fauiosa sua opera intitolata Symbolce Physicae, e i suoi viaggi in Siberia in compagnia deirHuuiboldt. L'Ehreuberg e nato nel 1795. (2) V- Bibl. ital. torn. 87, pag. 270, 371, Il8 PAKTE STRANIER\. discernevoll. Gli eslli infusorj sembrauo passivamente me- nati 111 alto iusieine all'acqueo vapore, stupendamente nume- rosi e come nuhe , vivendo invisibilmente sospesi nell'aria, talvolta forse vivendo anche al!a polvere framniisti. In ge- nerale gl' infnsorj si coinportano rispetto a tutti gli tsterni flgenti a un incirca siccome i corpi organic! maggiori , e possono secondo i casi sopportare forti calori e rigori. L'autore ebl)e ad osservare la misura del luoto deWHjrda- tina senta che fu di i linea in 4 secondi , sicclie questo animale dovrobbe inipiegare 21 settiinane a percorrere un migllo. Gli infusorj banno mascelle [)rovvedute di denti e posseggono manifeste Facolta istintive come gli altri animali. L'autore non intende porgere con la presente operi un compiuto sistetua , ma solo un prodrome per cui si renda luanifesta la sorprendente organizzazioiie di si malagevoli a scorgersi microscopiclie creature (i). I disegni, dalPau- tore stesso ef^eguiti , sono il fondamento della descrizione letterale; propriamente es^i non sono copie, ma composi- zioni raccolte da molte osservazioni, die nessun pittorc sa- prebbe esegulre die non fosse egli stesso osservatore. Nella prefazione viene inoltre parte a parte esamlnato il metodo del far la raccolta degP infusorj, deH'osservarli e del conser- varli, e vengono cbiariti gli appnrati a quest' uopo neces- sarj mediante stampi in legno, Gl' infusorj portano nel te- ste il nome di poligastrici , polygastrica , e secondo le loro distinzioni segue una sistematica rivista delle famiglie di questa gran classe d' animali (a). Quindi i poligastrici ven- gono divisi in 2a famiglie, die sono ripartite in due gruppi principal!: I. I poligastrici senza intestini ( Anentera), i quali suddividonsi in ire piccoli gruppi : a) senza appen- tlici , Gymnica , cui appartengono le famiglie MoaedLnay (1) Dleci anni di lavoro appresero iu6ne all' Ehrenberg a poter scorgere colPuso di opportuue niatcrie coloranti rorganizzazione interna degli infusoij. II sue metodo consiste, com'e note, nel tin- gei-e con carroinio od indaco il liquido foniito d' infusorj ; quindi una goccia di un tal liquido pone vicino ad una goccia d''acqua limpida su di un pezzo di vetro, e con un ago mette in comunica- 2ione in un punto Tuna coiraltra goccia; gli aninialetti se ue vanuo dalla goccia colorata nt-lla limpida, e vi si fanno scorgere all' osser- vatore con gli stoniaclii e rintesiino tinti dal liquor colorito. (2) L' altra gran classe e quella de' rotiferi. Leggiamo nel Maga- sin jjittoresque sept- i838 clie Popera delp Ehrenberg porge le in>- uiagini di 4(^2 infusorj poligastrici , e di 1 63 rotiferi. PARTE STRANIER.V. lig Cryptomonndien , Volvocina , Vihrionia , Closterina , Asta- siuca, e Dinobryina ; h) cangianti i piedi, Pseudopoda con le faniiglie, Anioebata , Arcellina e Bacillaria ; c) cigliati, Epitrtcha con le famiglie Cyclidina e Peridinaea. II. I po- ligastrici con intest'ma (Enterodela), che dividonsi in quat- tro piccoli gruppi : a) di una sola bocca Aropisthia con le famiglie VorticellirM e Ophrydina ; h) a bocche opposte Enantiot.reta con le famiglie EnchcUa e Colepina; c) a boc- cbe cangiabili AUoireta cui ajjparttngono le famiglie Tra- chelina , Ophryocerclna e Aspidiscirui , e finalmente d) a bocca ventrale Catotreta cui spettano le famiglie Colpodea, Oxytrichina , ed Euplota. S°condo la presente opera i po- ligastrici compongono 553 specie ripartite in laS generi e anesti in 22 famiglie, delle cjnali undici di animali con gii?c'io , ed altrettante d' animali che no sono privi. Le baciilarie sonvi comprese con 168 specie in 35 generi; ]e monadi ammontano a 41 specie in 9 generi, le trache- line 38 specie in 8, le voriicelle 35 specie in 8 generi, e le enchelie i3o specie in 10 generi. Nessuna delle molte specie di poiigastrici eccede la misura di una linea ia grandezza , le piu piccole son lunghe soltanto da -JL ad g^ di llnea , e i loro piccoli appena usciti dell' uovo deb- Ijono essere lunghi da -^^f;^ ad j,,^ di linea , e quindi al tiitto invisibill a' nostri attnali migiiori microscwpj. L' au- tore reputa conceduto a ciascun individuo un doppio cr- ganisnio generativo , cioe un mascliile e un femminilei eglt lo riconobbe sin dal i83a, ma circosianziatamente lo ha poi descrltto nel i835; solo la monas vivipara fu veduta mettere in luce animali vivi, ma forse a questo modo di generazione appartengono anche certi moti di granelli nelle baciilarie. Spettano poi anche alia riproduzione di quegli animali, oltre all' ova , la division de' corpi, la germoglia- zione , e la Cygosi ossia dupllcazione de'gerraogli. Non an- cora in alcuno di essi si e fatto manifesto un sistema dl vasi , che e a credersi troppo sottile per potersi rendere palese alle attuaii osservazioni. Quarantotto specie spet- tanti a ai generi ed a 7 famiglie haiino fatto dimostra- zione di occhi e ganglj midollari sottoiucumbenti agli occhi, fnrono del pari osservati in due generi. I caralteri della famiglie, dei generi e delle specie sono ovunque elaborati di nuovo, ed espressi in lingua latina e francese. {^ Literarische Zeitung , 1839, n." 16. — Berlin,, den 17 April 1839. ) 120 APPENDICE ITALIANA. Opere di Vlncenzo 3Ionti. — Milnno, 1889, presso Giovanni Resnati, Corso Francesco, tip. Bernardoui. Tom. 1, contenente le Poesie varie, di pag. Lix e 522, in \2." al prezzo d' ital. lir. 5- in 8." lir. 6, 60, fasc. V, i.° del Tom. II, Itr. i, 97, in 8." j\. colore che sono forniti cU vera dottrlna pub essere conceduto il dolersi che Vincenzo Monti, dotato di splen- dida fantasia e inesansta vena di versi, venisse troppo tardi a studi profondi , i quali poi o rimasero Incompiuti o non informarono abbastanza le produzioni del suo in- gegno. I veri dotti proferlrono quel lamento modestamente; per mostrare alia gioventu quanto importi di afFrettarsi a studiare , piuttostoche per desiderio che avessero di me- nomare la deblta stima a queir uomo di cui per tanti anni r Italia non ebbe ne maggior fantasia ne labbro piu ar- monioso. Se i giovani pensino a fare lor pro di quel giu- stissimo avviso ne daran giudizio coloro che saranno eredi dei nostri tempi : frattanto e doloroso che alcuni, ai quali sai'ebbe gran lode il saper quanto il Monti , facessero di quel lamento quasi un vessillo di guerra contro la sua splendida fama. Al Monti il forte ingegno e la poetica fa- colta stettero non di rado in vece di molti studi ; e quanto pill dobbiam credere che questi fossero scarsi , tanto piu sono mlrabili alcune sue pagine dove apparisce illustrato da cosi bella poesia cio che le scuole della sapienza pos- sono somministrare al poeta. Alcuni s immaglnarono di far rivivere meglio di lui la scuola deirAlighieri: era cosa pos- sibile certamente ; ma quanti poi Than potuto nel fatto? Lo accusano di essersi ti'oppo attenuto alPantico; v^ ebbe persino chl disse che anche il suo stile non fu altro che frutto della memoria : e alcuni giovani si lasciano ingan- iiare da queste asserzloni , e corrono dietro a coloro nel cui giudizio il Monti non seppe che cosa fosse epopea , non intese Omero , non comprese Dante ^ fu un semplice APPENDICE ITALIA^TA. 12 I t-Ipetltore til frasi gia antlclie , nuir altro Insomma clie un felice architettore di versi. Queste sentenze uscirono da al- cuni i qnali a parole sapevano il segreto da diventare Shak- speare o Byron, Lamartiiie o Manzoni ^ e forse credono anclie di averlo niostrato col fatto ! Sarebbe vano il ripe- tere cio die fu detto piu volte : nessuiia imitdzione fa i grandi scrlttori; nia il jirlmo elemento della poesia e Tia- gegno poetico, 11 prlmo requlsito di ogni produzione let— teravla e 11 gusto ; e nessuno certamente mettera in dub- bio se queste due doti abbondassero al Monti. Percio nol lodiamo il pensiei'o di raccoglierne le opere In una dlli- gente edizione, quale si mostra quella clie annunzlamo. A. Jj Arte dl eredhare, Satira V. del libro II di Qiuiito Orazio Flacco esposta in. dialetto milanese dal Me- dico-Poela, — Milano. i83q, coi dpi di Francesco Sambrunico Vismara, in 8.", di pag. 5i, al prezzo di lire i , 5o anstr. Dicono alcunl die 11 Medlco-Poeta batte sempre lo stesso chiodo ; danaro , arrlcdilre e darsi buon tempo : e poidie 11 sollevarsi a parole al di sopra del basso mondo noii e cosa di molta difTicolta, condannano questa , com'' essi di- cono, abbietta inclinazlone, afl'ermando cli'' egli ba Inge- gno , spirito , disinvoltura, ma serpit humi. Di questo il Medlco-Poeta deve dlscorrerla un poco da se a se; e iion. sara maraviglia se presto o tardi vorra poi darci notlzia di questo esame di coscienza : percbe la sua scena e 11 foro o la piazza come visavano 1 comici del buon tempo antico. Ma in quanto al fatto die gli vlene Imputato di batter sempre uno stesso chiodo, (die sarebbe poverta d''ln- gegno) crediamo die dovra parer falso a clilunque abbia, come noi al presente , V Incarico di render coiito del sue libro : perocclie sebbene egli parli di molte cose e dl molti, cl sarebbe difficile assai 11 levarne alcun saggio cbe non. fosse un clilodo battuto. Bene e vero die 11 nostro autore, per non dllungarci dalla metafora , alle volte ritorna su qualdie chiodo gia ben coniiccato da prima; ma in quest! casl non lo batte da capo come farebbe un arteflce doz- zinale, bensi Jo ribadisce con molto garbo e certamente Boa senza lode dl novita. Insomma queste sue cinquanta 12a APPHNDirt: italiaNA. pagine sono tutte gremlte JI chiodi o mxovamente battuti o graziosamente ribacliti; tanto die noii volendo entrargli cooperatori in quello a cui basta troppo bene egli solo , dovremmo asteneixi da ogni citnzione. E questa la selva degli omhrosi mini-, dove ogni rainuscello clie Tuomo colga, soffia col snn^ue doloroso sernio. Solo dunque per far cono- scere come in questa nuova produzione il Medico-Poeta ha conservato tutto quel brio d^inimagini, tutta quella disin- voltura di stile per 'e quali furono lette s\ volentieri le precedenti , verremo leggermeute siiorando il suo scrittoj ne c'importa se alcuno per avventura dira die ne abbiamo omraesso il piii bello. L''argomento e FArte di ereditare. " Avete vol ( domanda ai lettori ) tanta forza mentale da condensare nel punto matematico di un pensiero rimmensita di questo concetto? Sentlte voi adeguatainente come deljba essere furioso T ir- rompere della felicita nel cuore d'un uomo die per i\ fiat d''un testamento Mette il potente anelito Della seconda vita, la vita delle rlccbezze , alia quale non oso dare epiteli jierche il vocabolario non ne ha di condegni' >< L'' argomento e bello e da muovere la comune curiosita. " Del resto non e die un facile stvidio dal vero, una sem- plicissima ripetizione delle antifone e delle giaculatorie die fanno almeno tre volte al giorno tutti coloro cbe vorreb- bero viver bene senza la noja del lavorai'e. Eppure , per tjuanto io sappia , nessuno ha raai trattato un si beir ar- gomento. Fatela mo intendere a que' scrittori die alfom- bra del proverblo nil sub sole novum non sanno die imi- tare gF inni altriii ed il romanzo altrui, saccheggiare a corpo perduto le opere altrui, e tutto questo col sistema della spugna che beve V acqua limpida e pura per rimet- terla torbida e corrotta. Fatela intendere a que^anti gonzi di poetastri e poetini che girano eternamente come menar- rosti sul perno fracido delle svenevolezze erotiche, e cre- dono d' interessare il prossimo raccontando che le loro belle sono brune o bionde, crude o cotte, dure o tenere, sentimentali , perfide , angeliche, e cento altre fatuita che con un inarrivabile vocabolo veneziano chiamero stome~ ghezzi. >t APPENDTCE ITALIAN A. 1^3 A chi tratta un argomento di tanta e tanto genemle utilita non dovrebbe inancare la pubblica rlconosceaza ; ma Pautore vorrebbe averne in premio il nome di scrit- tore a vedute umanitarie , e dispera di conseguirlo. « Gli urannitarj ( non parlo di quei d"' oltremonti che sono fuorl di tiro per un poeta municipale ; nia dico qui degl indi- geni , di coloro che con vera compiacenza patriottlca pos- siamo chiamare nostrani come il vino da cinque soldi al boccaie), gli umanitarj hanno tua'altro pel capo che que- ste mlserie delPoro, della salute, delle scienze naturali. Dessi vivono per dettar morale e prediche e nenie e treni lamentevoli, e per elevare le amene lettere alia potenza di un quinto novissimo, e di flagello pei nostri peccati. Dare le grandi rettificazloni dei vizj e delle virtu , di che si ebbero sempre idee cosi fal^^e. Pominave con occhio di pietk l"^universo dalP alto , come il venditor di cerotti dal suo carro domlna la plebe assembratagli intorno . . . Sentenziare con un epiteto . . . come farebbe il signor maestro che ad un discepolo da la classe seconda^ ad un altro la terza, ed a questo mette in collo il cartello delPasino, e quello manda nel banco de^ negligenti. La comparsa nel mondo di uno scrittore umanitario non ^ gih un avvenimento da confon- dersi con qualsisia altro ; perche vi e dentro qualche cosa di grande e di provvidenziale. La loro vita ( levatevi il berretto) ^ niente meno che una missione, un apostolato... » Gli umanitarj (dice Tautore) chianiano fare un po' di bene tutte le p-andi novita ch^ essi vengono introducendo a beneficio dei loro simili. // Oh potessi ancor io (soggiunge) col presente opuscolo fare un po' di bene! Un bene grande, questo lo prevedo di certo : ma un po' di bene e forse un pretendere troppo. Che ve ne pare, eh' volete dire che ci riesciro ? . . . " Egli non pub dubitare delP importanza di quelf arte die sta per insegnare, solo teme che alcuni , gla certi di dover eredltare, avrebbero voluto da lui un trattato del- r arte di ereditar presto. " Eh, miei cari, questo caso dello star li per una niezza eternita colle mani alia cintola a sofFrire le pene di Tantalo non e sfuggito alia mia avve- dutezza, e vi assicuro che e serio, ma serio assai. Diro di piu , essere il disordiue cosi grande , che spesso accade di vedere gli eredi stauclii ed indispettiti del troppo atten- dere atidarsene alf altro rtrondo, e lasciar qui gl' indiscreti T24 APrEXDICE ITALIANA. testatorl nelPImbarazzo di una nuova scelta. Ma bisogna pur confessare clie per provvedere a sifFatto inconveniente g1 vuol ben altro die la poesia o Teloquenza o tutte le let- tere e le arti conginrate insieme. A tanto scopo basta ap- pena appena, e non sempre, una scienza grave, severa, positiva : la medicina. Eppure cpianta Ingratitudlne verso questa l)enefica fij^lia d'Esculapio! " Questo poco, per le ragioni gia accennate, noi eleggiamo dalle venti pagine per le quali si stcnde il proemio delFau- toref, ma se qnesto saggio non A^ale a mostrave la viva- cita e r acume del suo scritto, noi aspetteremo volentieri cbe altri ne dica quale fra le prose moderne, sotto que- sto rispetto, le puo essere anteposta. L'attltudine poi del ]\Iedlco-Poeta ad essere scrlttore popolare forse ancor me- glio cbe da questo preambolo apparisce dalla traduzione , dove i cento dieci versi del testo furono parafrasati in trecento trenta volgari , ne per questo potrebbe notarvisi parte alcuna o superflua o prolissa. Da Orazio egli prende r argomento e la generate orditura; ma i concetti e le im- magini le trae col proprio ingegno da quanto gli sta d''in- torno;, e traducendo e molto piu nuovo di alcuni cbe di- consi originali. Sarebbe probal^ilmente una grande indiscre- zione il dire ad uno scrlttore il quale cammina ottiniamente per la sua via: INIetteteA'i ad andar per quest" altra: ma nondimeno mentre vorremmo e non possiamo coniunicare alia magglor parte dei nostri lettori le bellezze di questa traduzione, siamo fortemente tentati di asserire cbe il Me- dico-Poeta circoscrive a tropj^o angusti confini i frutti del suo ingegno. Noi crediamo di poter alTermare cbe quanti In Italia san leggere gia intendono niolto bene la prosa itallana del dottor Rajberti. Quella prosa popolare cbe al- cuni vanno insegnando con parole da doversi cercare nej. vocalDoIario , e studiano gia da molti anni a crearla, egli la scrive, osiamo dire, tanto naturalmente, cbe poca fatica gli basterebbe a farsene vero maestro. A. Atene, suo injialzamento e sua caduta di E. L. Bulwer. Prima versione di Francesco Ambrosoli. — Milano, i838, Vedova di A. F. Stella e Giacomo Figlio, tip. Guglielmini e Redaelli, vol. 3, in 12.°, ital. lir. 7. 5o. Cbiunque ci parli della Grecia e descrlva quelle belle contrade. e narrl quelle memorande istorie e sicuro di recare APPENDICE ITALIANA. 125 \\n sommo diletto e dl eccitare le piii vive slmpatie. Pol- che nou avvi geiite alcuna che guardar possa con indif- ferenza i fatti d^iua nazione, ch^efllcacemente j^i'omosse la civilta e die dicde alT Eiiropa tanti documenti di sa- I pienza e tanti esemplari di Ijellezza. Noa vi e quindi mo- tivo di meravigliare se grandissinio e il nvimero del libri che trattano di tal materia e se qnesto niimero per nuove opere cresce coatinuamente. Tra le quali nuove opere e degna di particolare meazione e merita di essere attenta- mente considerata quella die dal celeljre sig. Bulwer fu pubblicata col titolo di Atene. Andrelibe niolto liuigi dal vero chi da questo titolo e dagli aatecedenti lavorl delfautore fosse ladotto a dare all opera di cui parllamo un carattere romanzesco ovvero uno scopo descrittivo : nelfAteae V autore fa un solenne passaggio dal racconto storico alia storla, dalf artificio di conibinare i fatti secondo un concetto ideale e di formarne Vaghe e splendlde rappreseatazioai alle dillgenti investiga- zioni ed alle discussioni severe della critica , dal colorito brillante e poetico alia jiarola positiva ed esatta, insomnia dalla imitazioae della bellezza alia nianifestazione della ve- rita. « Difendere, sono queste le prime parole del libro , difendere la memoria del popolo ateniese senza dissimulare ! gli errori delle sue istituzioni ; e narraado del pari i ti'ioafi I e le sconfitte, la grandezza e il decadimento del piii emi- nente fra gli aaticlii stati, ricordar le cagioni della sua I perenne efficacia sul genere umano non solo nelle vicende politidie, o nei casi della iastabile gnerra , ma nelle arti , nelle lettere e nelle sociali abitudini, elementi pur esse della storia di un popolo , questo e lo scopo cli'' io mi sono proposto. " I tre volumi che ahbiamo sott''occhio comprendono cin- que libri. II primo libro discorre dalle primitive memorie dell Attica siao alia epoca di Solone^ il secondo da questa epoca siao alia battaglia di Maratonai il terzo da Milziade sino alia line della guerra persiaaa ; il quarto da Temi- stocle alia morte di Cimone; il quiato finalmeate da que- sta morte fino a quella di Pericle. Percio questi cinque libri compreadoao un periodo di oltre undici secoli , il quale comiiicia da Cecrope die regno in Atene nelPaano i5So avaati G. C. od in quel torno e dura fino a Pericle che mori iicll auno 429 avanti il cominciamento della stessa era. r ia6 APPENDICE ITALIAN A. II primo libro coQtlene alcune discussion! ciitiche pre- liminari che servono d' introduzione alia storia che si narra nei libri seguenti. In esso dopo alcuni brevissimi cenni geografici e statistici riguardanti airAttica, Tautore tratta dlfFusamente del linguaggio dei Pelasgt, del loro stato mo- rale, del grado della loro civilta, delle loro principali istl- tuzioni sociali , delle dottrine religiose dei Greci e quindi delle origini della greca mitologia, delle loro credenze, dei loro riti , delle loro feste, delle loro superstizioni, della influenza del sistema religioso sul loro cai'attere, sulla loro indole, sul loro genio, dello scopo e della efficacia dei loro inisterj , della origine della schiavitii e della introduzione deU'aristocrazia nella Grecia e dei principj di liberta che in mezzo a cjuesta ed a quella si conservarono. Procede quindi a parlare dei re die dominarono neir Attica prima di Teseo, della diffusione della tribii ellenica , della di- visione di questa nelle quattro principali famiglie Doiica , Eolica, Jonica, Acliea, del ritorno degli Eraclidi die compi la rivoluzione ellenica e della fonnazlone della lega anii- lionica. Per tal modo si giunge ai tempi eroici; e i grandi fatti operati da Teseo e come guerriero e come legislatore e le qualitk degli altri eroi , e la influenza die sul popolo ebbero questi tempi e le loro memorie e le loro tradizioni danno argomento ad una lunga serie di ricerche e di os^ servazioni. Dopo le quali V autore viene narrando quali fn- rono i successor! di Teseo, come iinirono i re, come s isti- tuirouo gli ai'conti, e come tra questi Dracone ebbe T in- cai-ico di stabilire nuove leggi. A questo punto sospende la sua narrazione per mostrarci qual fosse innanzi a So- lone lo stato della Grecia , delle isole e delle colonic, e percorrendo il continente in mezzo a cui e posta 1 At- tica ci conduce nella Beozia , nella Focide , nel paese di Locri, nella Doride , nella Etolia , nellAcamania , nella Tessaglia, nelf Epiro e nelle otto region! del Peloponneso. E desci-ivendo la Focide e la Elide gli cade naturalmente in acconcio di ti-attare delf oracolo di Delfo e dei giuochi olimpici. Poscia imprencle ad esaminare la costituzione ci- vile e politica degli Spartan!, il loro sistema sociale, la divisione delle loro terre, la vita loro domestica, la con- dizione dei loro schiavi , e a descrivere le due guerre tra Sparta e Messene , la prima delle quali fu illustrata dalle alte geste di Aristodemp, e la seconda dalle vicende noa APPENDICE ITALIANA. 127 meno glorlose clie strane di Aristoinene. DaU'esame paiti- colare del governo di Sparta passa 1 autore a quello ge- nerate del governi greci , ed influe conchiude il suo prinio libro col fare una rapida ri vista clle scienze, delle lettere e delle arti della Grecia innanzi a Solone. Sicconie questo primo libro e destinato a servire d^ iutroduzioiie al rima- nente delP opera , cosi si e reputato opportuno di speci- ficare le materie clie souo ia essa trattate e Tordine con cui lo soiio. II secoudo libro comprende uno spazio di cento e quatlro anni , cioe dairaiino 694 fino alFanno 490 avanti G. C. Tra molti altri avvenimenti di niiiiore importanza questo tempo e segnalato da Solone e dalle sue leggi , dalla ti- rannia di Pisistrato , dai principj della guerra persiana e dalla gran battaglia di Maratona. Nel terzo libro clie discorre per soil undid anni, cioe dall anno 490 al 479 avanti G. C. , T autore ci presenta una serie di raemorabili fatti e d importanti osservazlcni , il processo e la condanna di INIilziade - V ostracismo d Ari- stide , la potenza di Temlstocle , gli apparecclii di Darlo e di Serse, la battaglia delle Termopoli , di Artemisio, di Salamina, di Platea e di Micale, i trionli dei Greci ed il fine della guerra persiana. Fra tante vicende politiche , tra tanto romore di guerra , V autore procura una specie di riposo ai lettori , parlando ad essi del teatro tragico di Atene, delle sue origini , di Tespi , di Frinico e di Esclillo, e dandoci uu^accurata analisi delle tragedle di questo ul- timo poeta. Singolari esempli , maravigliosi mutamenti operatl dalla fortuna ci offre 11 quarto libro , che abbraccia un corso di trent'' anni dal 479 all" anno 449 avanti G. C. ^ — Atene ri- sorge splendidamente dalla rovina a cui la vendetta per- siana r aveva ridotta. Aristlde, rivocato il suo bando . fa ritorno alia sua patria. Pausania , 11 vincltore di Platea, incolpato di fellonia , e costretto a niorire di fame nel tempio di ]\liner\a, di cui aveva invocato l" asilo. Teml- stocle, fatto segno agli odii di una potente fazione e ban- dito dalla patria, ottiene ricovero e protezione dal mo- narca persiano e muore in terra stranlera. Cimone, erede del valore di INIilziade, trionfa come il padre, ed e come il padre accusato:, assolto con una prima sentenza, con una seco.ida e bandito^ poi, richiamato , ritorna in patria e ia8 APPENDICE ITALIANA. muore. Ma Intanto la stessa grandezza di Atene comincia a declinare, perche non e sostenuta da una forza propria^ e peixhe e indebolita dalla soverchia fidanza nei tributi , dalle pubbliche lai-glzioni introdotte da Cimone, e dal cat- tivo ordinamento dei tribunali. Dalle vicende politicbe e militari passa T autore a quelle delle scieiize e delle lettere e concbiude il suo quarto libuo, parlandoci delle origini della storia e degli storici pi'imitivi, dei priiicipj e dei pro- gressi della filosofia e della influenza di questa sugli afFari dello stato e sulla vita privata. II quiato libro, die comprende un quinto di secolo , il tempo cioe die scorre dall' anno 1449 al 1429 avanti G. C, e quasi tutto dedicate a Pericle ed a Sofode; del primo dei quali T autore esjione la munificenza, Tavvedi- mento, le imprese politidie e le ojiere dvili, per cui quella eta e fra tutte la piii celebrata , ed in essa Atene giunse al piu alto grado di spendore e di gloria;, e del secondo niostra quale e quanto fosse lo ingegno e quali fossero le circostanze die concorsero a svilupparlo, coofermando sif- fatte osservazioni coiranalisi delle tragedie die tuttavia di quel grande poeta ci rimangono. Oltre a cio in qnesto libro toccasi alcuna cosa delle vicende di Tucidide, della cosi detta guerra sacra, delle lotte die Atene ebbe a so- stenere coUe sue colonie e colle citta del Peloponneso, delle riforme operate nel sistema giudiziario di quello Stato e di quelle introdotte da Pericle neir amministrazione delle finanze, iinalmente delle origini e dei progressi della com- media Ateniese. Sebbene non abbiamo die per sommi capi accennato le materie contenute nei tre annunziati volunii, pure dal nostro sunto comprendei-anno i lettori agevolinente die Topera non e compiuta, poicbe nei cinque libri die la com- pongono sono bensi esposti gli avvenimenti pei quali Atene innalzossi al colmo della sua grandezza, non quelli die ne la fecero decadere. Di questo ci avverte lo stesso chia- rissiiuo traduttore nella sua breve prefazione: " I cinque libri, egli scrive, finora pubblicati si stendono dalle prime notizie della storia greca alia morte di Pericle ed alle tra- gedie di Sofocie, gli altri die devono condurre la narra- zione sino a quel punto in cui Atene fu couquistata dalla potenza romana seguiteranno tra breve. E una promessa del cui adenipiraeato ci affida la rai'a operosita delf autore. Pel rcsto ecc. }> - APIENDICE ITALIANA. I29 lu quest^ opera si fa manifesto il vantaggio ch' ebbe I'autore tU conoscei-e i nioltiplicl e profoudi studj che negli ultiini tempi nn gran numero di storici e di arclieologi fecero suUa Grecian, e di avenie saputo trar profitto mae- strevolmente:, per lo che non vi e certo pericolo di noii apporsi atfermando, clie T opera stessa a molte altre . di tal genere per critica, per erudizione, per dottrina politica di lunga mano prevale. Infatti sembra die Pausaiiia piu die agli avveuimeiiti passati abbia rivolta la sua atten- zione alio stato in cui si trovava la Grecia quando egli scrlvevaf, e piii alia condizione materiale abbia posto mente che alia condizione morale, religiosa e politica. Quindi il suo libro prende T aspetto ora di storia , ora di descrizione, ora di quadro statistico, ora di semplice guida : libro pero sempre pregevolissimo perche contiene notizie important! ed esattissime e per tal modo somministra ottimi e sicuri fondamenti alle ricerclie ed ai lavori die far si vogliano intorno alle greche antidiita. Barthelemy fa viaggiare spe- ditamente il lettore col suo Anaoarsi , ed intende die debba istruirsi delle sclenze e delle lettere , deile arti e dei costumi , della religione e dello ingegno , della istoria e dei governi della Grecia dando rapide occliiate a destra ed a manca e facendo visite e conversazioni; onde, sebbene iu quella opera una maravigliosa erudizione si trovi, e sia con singolare accorgimento ordlnata ed esposta con uno stile vago e brillante, pure non vi sono iii essa quelle ampie vedute, quei profondi concetti, quelle nozioni ade- guate airargomento die da clii piii sa piu sono desiderate. Abbiamo voluto far parola di queste due opere, percliVsse a nostro avviso formano come gli estremi anelli della gran i collana degli storici della Grecia, essendo Tuna tutta po- I sitiva e per cosi dire monumeutale, mentre Taltra tieae in alcune parti del poetico ed anche del fautastico , per I lo die dai meno veggenti fu ad essa attriljuito un carattere I die certaiuente non le si conviene. E air una e alV altra j perclo va molto innanzi TAtene del signor Bulwer, poiclie I questi trovossi in grado di presentare molti fatti in ua I aspetto nuovo e piu giusto, di rettificare alcune inesatte 1 opinioni, di distruggere alcune prevenzioni iufondate e di j spargere gran luce su quelle relazioni die vi sono tra gli ' avvenimenti e le cause loro e tra queste cause e le cir- 1 costarize fisiclie e morali della nazione. L^autore si applica Bibl. Ital T. XCIV. o l3o APPENDlCfi ITALIANA. con partlcolare dilettazlone a questo genere d' Investlga- zioni; e da cio nasce che mentre alcuiie pagine dell opera di cui parliamo haano un fuoco, una energia, un colorito che ricordano il celebre romanzatore, altre in vece spirano quella gravita e quella severita che sono proprie della storla. Forse nella illuvie de^ romanzi da cui oggidi la Italia e innondata , quella gravita ad alcuni parra soverchia -, e molesta e fastidiosa quella severita^ ma cio non diremo certo clie sia danno del lettore o colpa delP autore. Noi vor- remmo anzi che sempre un egual cibo fosse apprestato ai discenti : poiche per tal modo il tempo diverrebbe profit- tevole, e lo studio decoroso, e ad una letteratura liacca, sterile, sdolcinata si sostituirebbe una letteratura soda e sapieute che porrebbe appunto le sue radici nella storia e produrrebbe frutti ai veri ed universali bisogni, ed alia pratica della vita bene confacenti. V A R I E T A. Programmi pel grandi concorsi dell' I. R. Accademia di belle arti in Veiiezia. 1\ . '. J_j imperiale e reale Accademia invita gli Artisti italiani e stranieri dimoranti negli II. RR. Stati Austriaci a deco- rare delle loro produzioni i concorsi che si terranno nel venturo anno 1840 sui seguenti soggetti. Pittura Achille che si ridesta alia gloria neir atto di accettare le armi da sua madre, mosso dai di lei eccita- menti per prender vendetta della morte di Patroclo. Neir esecuzione di questo soggetto dovra aversi pre- sente quanto Omero espone nel lib. 18, e quindi il corpo di Patroclo dovra essere gia composto e disteso sul letto funebre. Per arricchire il campo potrauno introdurvisi il tripode ed i vasi che hanno servito a lavare ed uugere il corpo del prode estinto. L azione dev essere nella tenda di Achille, e dalTapertura di questa si i-enderanno cospicue le di lui navi. II quadro sara in tela alto cinque, largo sette piedi parigini. Fremio. Una medaglia d' oro del valore intrinseco di zecchini cento. VA.RIETA'- l3l Scultura. L' ultimo addio di Ettore ad Andromaca. Si esprimera T Eioe die, deposto 1 elmo e preso fra le sue braccia il figlio, dopo di averlo con inimenso aftetto baciato, alto lo leva innalzando preci a Giove, acciocche divenga illustre fra i Trojani. Yedl lib. 6 della Iliade. II gruppo sara isolato in terra cotta od in iscagliola, delF altezza di tre j'iedi parigini compreso lo zoccolo. Premio. Una medaglia d''oro del valore intrinseco di zecchini sessanta. Archittttura. Vasto ediHzio per Fesercizio del nuoto. Oltre il gran baciao, dovra coaiprendei'e ua bagno coiViUiie coperto, e diversi bagni appartati, ciascun de^juali preceduto da una stanza di riposo. Stabilito clie in detto edilizio vi sia un ristoratore, vi avra una sala per la ta- vola rotonda, ed alcune stanze per separate tavole, oltre i luoglii necessarj al servizio. Non sara omessa Tabitazione pel custode e per gF inservienti, il corpo di guardia , ed un locale per V ispettore di polizia. Si suppone il proposto edifizio piantato suiracqua. I disegui ad accjuerello saranno in gran foglio, e comprenderanno le piante e le elevazioni si interne che esterne. Premio. Una medaglia d"" oro del valore intrinseco di zecchini sessanta. Incisione. IP intaglio in rame di tin"" opera di buon au- tore non mai per lo addietro lodevolmente incisa. La su- perficie del lavoro sara per lo meno di sessanta pollici parigini quadrati, e piii grande ad arbitrio. L^autore sara tenuto raandarne sei prove y tutte avanti lettera, unite ad un attestato legale con cui certificlii che la di lui opera non e stata pubblicata anteriormente al concorso, ne al- trove contemporaneamente presentata per lo stesso oggetto. j Yenendo premlato, avra diritto d'^inscrivere sotto il proprio lavoro tale onorevole distinzione. Premio. Una medaglia d^oro del valore intrinseco di zecchini venti. Disegno di figura. Si rappresentera Tito nelFatto di passare alia osservazione de^ due patrizj orditori della con- giura contro la di lui vita, le armi dei gladiatori che a lui stesso erano state porte per 1 esame, e clo alia pre- senza degF innnnierabili spettatori i-accolti nelF anliteatro. Veggasi Svetonio, \ita di Tito Yespasiaao. Crevier, Sto- ' ria degF Imperatori Romani. La grandezza del disegno ad i3a V A R I E T a'. acquerello sara di due pied'i e mezzo parigliii per un piede e otto pollici. Premio. Una medaglia d^oro del valore intrlnseco di zecchiiii trenta. Disea^no di ornampnti. Un fregio in cui sieno espressi i pi-incipali strnmenti clie sei'vono allesercizio delle tre Arti Belle, Pittura, Scultura e Architettura, elegantemente in- sieme aggruppati. II disegno dovra esegulrsi alF acquerello, e sara di due piedi e mezzo parigini in lunghezza, e dieci pollici in altezza. Premio. Una medaglia d' oro del valore intrinseco di zecchini venti. Prospettwa. Grandioso atrio corrispondente a Tempio magni6co. Dagli intercolunuj del detto atrio si scopriranno i cortili che soleano prccedere od attorniare i vetusti de- lubri, come dal libro quarto delle anticliita di Palladio. Lo stile dell Architettura ricordera i bei tempi di Roma. II disegno dovra essere eseguito ad acquerello nella larghezza di piedi parigini due, altezza uno e mezzo. Premio. Una medaglia d' oro del valore intrinseco di zecchini venti. Paesaggio- Una Valle mista di massi scabi'i e di vege- tazione, nel di cui fondo stagai un'^acqua. Nel lontano v' abbia un^ apertura che lasci vedere un piano. Fra la valle e la pianura ad un lato sorga un villaggio, ove le cime dei caseggiati" si perdan nelF aria. II sole declini al tramonto dietro la scena in guisa da illuminare le cime della montagna al lato opposto del villaggio stesso. II quadro sara alto tre, largo quattro piedi parigini. Premio. Una medaglia d' oro del valore intrinseco di zecchini trenta. Discipline generali. Le opere di concorso dovranno essere presentate entro il mese di giugno. Quelle che non verranno consegnate precisamente entro 1 indicato termine per un commesso deir autore al segretario, o custode delPAccademia, non sa- ranno ricevute in concorso, ne potranno ammettersi giu- stificazioni sul i-itardo. La segreteria deirAccademia non si carica di ritirare le opei'e, quantunque a lei dirette, ne dall ufficio di posta, ne dalle dogane. Ciaschedun opera sara contrassegnata da un*" epigrafe ed accompagnata da una lettera sigillataj con iscrittovi nome. V A R I E T A.' l33 cognome, pati-Ia e domicillo dell' autore, e colla stessa epi- grafe esterioi-mente ripetuta. Oltre questa lettera, dovra r opera accompagnai-si con una descrizione clie spieghi la mente dell' autore, accio , confrontata coll esecuzione, se ne giudiclii la corrispondenza Le descrizioni si comunicheranno ai giudici: le lettere sigillate saranno gelosameiite custodite dal segretario , ne verranno ajierte se non quando le opere cui si riferiscono ottengano V onore del premio ; in caso diverso si restitui- ranno intatte ai commessi, unltamente alle opere, subito dopo la pubblica esposizione posteriore al giudizio. Nelle consegne e restituzioiii delle opere e delle carte accompagnatorie si rilasceranno e si esigeranno distiute ricevute. Non ricuperandosi dagli autori entro un anno le opere non pi-emiate, TAccademia non risponde della loro conservazione. Tutte le opere de' concorrenti , presente il commesso clie ne sara latore , verranno esaminate da una commissione speciale destinata a verificarne la buona o cattiva condi- zione , anclie con atto pubblico , quando cio fosse ricliiesto dal lore totale deperimento , e dalla conseguente esclusione dal concorso. II giudizio che su di esse pronvtnzierassi , vlene affidato a commissioni straordinarie , e si eseguisce colle piii rigide cautele per mezzo di voti ragionati e sottoscritti. Prima e dopo il giudizio si fa una pubblica esposizione di tutte le opere presentate al concorso. Ammettonsi a questa opere di belle arti d' ogni genere, onde per tal mezzo accrescere agli artisti si nazionali che esteri le oc- casioni di far conoscere i loro talenti. Le opere premiate , che dlvengono di proprieta deirAccademia , distingueran- nosi fra le altre per una corona d' alloro^ e per una iscri- zione che indichera il noma e la patria delb autore. Veuezia , il lo giug;no 1839. Antonio Diedo, /. /. di Presidente. Ginrdlni galleggianti a Cachemir. Alcuni viagglatori osservarono recentemente ne'dintorni della citta di Cacheuilr un oggetto estremamente curioso e degno d esser fatto conoscere a'nostri lettori ; cioe dei giardini galleggianti sui laghi e destinati alia coltivazione de' poponi e de' cetriuoli. Sono essi forraati da piante l34 T A R I E T a\ acquaticlic clie crescono assai fitte snlle rive , le tjnali plantc vengono tagliatc a un piede o due sotto la super- ficie dellacqiTa, e avvicinate iino a toccarsi vicendevol- mente , e poi coperte d^ uno strato formato con estremita di canne c altre erhe di palude , e infino d^un Icggiero strato di melma. E sond essi giardini fatti a tante liste larghe circa sel piedl clasciina e d^ una lunghezza indefl- nlta. II signer Moorcroft 11 quale attraverso una cinquan- tlna d^ acrl ( oltrc a 3co perticlie milanesi ) di quest! giardini galleggianti , asslcura di non aver veduto in mal essei'e piii d^ una mezza dozzlna delle suddette piante in essi coltivate , e di non rammentarsl d'' averne osservate in uguale svlluppo e vigore pi-esso nessuna citta d Europa o d'Asia. { Bihl. Univ., mars iSSg, pag. 141, cltando i Yiaggi neir Indostan e nel Pandjab del signori Moorcroft e Trebeck , Londra, 1837, 2 vol. in 8.°). Noi agglungeremo che se fosse possibile fra nol 1 intro- duzlone dl cotali giardini galleggianti, riuscirebbe questa di molto vantaggio specialmente per que^ laghetti artiiiclali die si vanno formando da poco tempo in divers! luoghi per trattenere le acque piovane e dispensarle a beneficio deir irrigazione. Con essi giardini verrebbe assal diminuita r evaporazione dl quelle acque , la quale ne dlssipa una grande quantlta, ed inoltre non sarebbe perduto per Tagri- coltura lo spazio occupato da essi lagbetti. Stnimend ottici dclla fabbrica dl M. Woeiie in Kohl- grub presso Monaco {*). Cannocchlall astronomici. Di 34 pollicl di lunghezza con tubo e piede d' ottone, robbiettivo acromatico di 24 linee d' apertura ha 84 pol- licl di distanza focale. L' oculare terrestre ingrandisce 36, e i due obbiettivi astronomici 48 e 72 volte, fior. 98 carant. 20. Dl 40 pollicl di lunghezza con tubo d'ottone e piede, col rispettivo movimento verticale. L' obbiettivo acroma- tico di 29 linee d'apertura ha 3o pollicl di distanza fo- cale. L' oculare terrestre ingrandisce 42 volte , e 1 due (*) Le dimeosioni devono intendersi in poUioi o dodicesimi di piede, niisura di Parigi , ed 11 prezzo franco a Monaco o a Kobl* grub, senza imballaagio , in fioilni di convenzione. V A R I E T a\ i55 astronomici 60 e 90 volte. Con elioscopio e cassetta, Co- rini 166 car. 40. Di 46 pollici di lunghezza con tubo d'ottone e piede, di bel movimento verticale. L'obbiettivo acromatico di 3a linee d'apertura ba 36 pollici di distanza focale. Le due oculari terrestri ingrandiscono 48 e 60, le due astronoraiche 7a e 108 volte. Con eboscopio e cassetta, fior. 196 car. 40. Di Sa polbci di liingbezza con tubo e plede d'ottone, con bel movimento verticale. L' obbiettivo acromatico di 34 linee d'apertura ba 42 pollici di distanza focale. Le due oculari terrestri ingrandiscono So e 70, le tre astro- nomicbe 56, 94, 141 volte. Con elioscopio e cassetta, fior. 246 car. 40. Di 58 pollici di lungbezza con tubo d'ottone e piede, con bel verticale movimento. L'obbiettivo acromatico di 87 linee d' apertura ba 48 pollici di distanza focale. Le due oc4ilari terrestri ingrandiscono 57 e 80 , le quattro astro- nomicbe 64, 98, 144 e 216 volte. Con elioscopio e cas- setta, fior. 291 car. 40. Con piede piramidale, die si situa imtuediatamente sul suolo , piedi e canna di legno maogani , due stanglie ob- blique dentate pel dolce movimento della canna. L' obbiet- tivo acromatico di 48 linee d'apertura ba 60 pollici di distanza focale. L'oculare terrestre ingrandisce 66, le cinque astronomicbe 54, 80, 120, 180 e 270 volte. Con micro- metro clrcolare, cercatore acromatico, e due elioscopj, fior. 786 car. 40. Con sostegno piramidale che si situa immediatamenie al suolo , con piedi e canna di legno maogani , con quadrante orizzontale, e verticale per mezzo di ponio diviso di mi- nuto in minuto , con bel movimento. L'obbiettivo acro- matico di 52 linee ba 72 pollici di distanza focale. Le due oculari terrestri ingrandiscono 82 e 120, le cinque astro- nomicbe 64, 96, 144, 216 e 324 volte, con micrometre cir- colare, due elioscopj, e cercatoi-e acromatico, fior. 935. Cannocchiali di marina. Di 3o pollici di lungbezza con tubo di legno. L' ob- biettivo acromatico di 37 linee d'apertura e 18 pollici di distanza focale, ed un tubo oculare terrestre per regolare e cambiare T mgrandimento , con astuccio , fior. a5. Con tubo di legno della lungbezza di 27 pollici. L'ob- biettivo acromatico di 19 linee d'apertura e 20 pollici di l36 V A. R I E T a\ clistanza focale , con ocnlnre tci restrc clie ingrandisce Sa volte 5 ed astnccio, fior. 22 car. 3o. Con tube di Icgno della Inngliezza di 82 pollici. L' ob- hiettivo acromatico di 21 linee d' apertura e 24 pollici di distanza focale, con oculare terrestre clie ingrandisce 58 volte , ed astnccio, fior. 3o. Con tubo di legno di 38 pollici di Innghezza. L'ob- biettivo acromatico di 26 linee d' apertura e 3o pollici di distanza focale , con ocnlare terrestre , cbe ingrandisce 4a volte, ed astnccio, fior. 45. Con tnl)0 di legno di 49 pollici di Innghezza. L' ob- biettivo acromatico di 3o linee d' apertnra e 42 pollici di distanza focale , con ocnlare terrestre die ingrandisce 55 volte, e cassetta , fior. 55. Cannoccliiali senza sostegno. -* Con tubo di legno della lungliezza di 87 pollici. L^ob- biettivo acromatico di 27 bnee d' apertura e 3o pollici di distanza focale, con oculare terrestre clie ingrandisce 40, e due astronomiche 60 e 90 volte , con eliosco^jio e cas- setta, fior. 66 car. 40. Con tubo di legno della Innghezza di 49 pollici. L' ob- biettivo acromatico di 35 linee d' apertura e 42 pollici di distanza focale, con un tubo da estrarre , con una ocu- lare terrestre di 55 e due astronomiche di 846 126 volte d' ingrandimento , con elioscopio e cassetta, fior. 100. Con tubo di legno della Innghezza di 56 pollici. L' ob- biettivo acromatico di 87 linee d' apertura e 48 pollici di distanza focale, un tubo da estrarre con una oculare ter- restre di 62, e tre astronomiche di 64, 96, 144 volte da ingrandire 5 con elioscopio e cassetta, fior. i25. Cannoccliiali da allungare. Della lunghezza di 1 6 pollici con tubo di legno e tre d' ottone. L' obbiettlvo acromatico di 10 ed 11 linee d'aper- tura e 10 pollici di distanza focale, con astnccio di niar- roccliino , fior. 1 1 car. 40. Di 20 pollici di lunghezza , con tubo di legno e tre d' ottone. L' obbietlivo acromatico di i3 linee d' apertuivi e i3 pollici di distanza focale che ingrandisce 19 volte^ con astuccio di marrocchino , fior. 1 5. Delia lunghezza di 26 pollici con tubo di legno e tre d' ottone. L'' obbiettivo acromatico di 17 linee d' apertura V A R I E T A*. 13^ e 18 poUlcl til distanza focale che ingrandisce 27 volte, con astnccio dl niarroccliino, fior. 20. Delia kingliezza di ac) pollici con tuho dl legno e tre d' ottone. L'obbiettivo acroinatico di 19 linee d'apertura, ao pollici di distanza focale ed ingrandisce 3o volte, con astuccio di marrocchino, fior. aS. Dl 33 pollici di lungliezza con tuho dl legno e qnattro d' ottone. L'ohbiettivo acromatico di 34 linee d'apertura e 24 pollici di distanza focale che ingrandisce 36 volte, con astuccio di marrocchino, fior. 36 car. 40. Di 38 pollici di iunghezza con tubo di legno e cin- que d' ottone. L'obbiettivo acromatico di 39 linee d'aper- tura e 3o pollici di distanza focale che ingrandisce 42 volte, con astuccio di marrocchino, fior. 5i car. 40. Cannocchiali dialitici. Delia Iunghezza di 28 pollici con tubo e sostegno d'ot- tone. L' obbiettivo ha 36 linee d'apertura e 2a pollici dl distanza focale. Le due oculari terrestrl ingrandiscono 40 e 60 volte, e due astronomiche 45 a 70 volte, con elio- scopio e cassetta lustrata , fior. 120. Lo stesso con tubo di legno e sostegno d'ottone ad uso terrestre , fior. 66 car. 40. Delia Iunghezza dl 39 pollici con tubo e sostegno d'ot- tone, con bel movimento verticale. L'ohbiettivo ha 36 11^ nee d'apertura e 33 pollici di distanza focale. Le oculari terrestrl ingrandiscono 56 ed 80, le cinque astronomiche 66, 99, 1 32, 198 e 220 volte, con elioscopio e cassetta lu- strata, fior. 3oo. Delia Iunghezza di 48 pollici con tubo e sostegno d'ot- tone , e bel movimento verticale. L' obbiettivo ha 45 linee d' apertura e 42 pollici dl distanza focale. Le due oculari terrestrl ingrandiscono 72 e 100 volte, le cinque astrono- miche 65, 84, 126, 168 e a5a volte, con micronietro circolare, due elioscopj e cercatore acromatico, fior. 5oo. Con sostegno piramidale da porsl imniediatamente sul suolo , piedi e tubo di legno maogani. L' obbiettivo ha 63 linee d'apertura e 60 pollici di distanza focale. Le due oculari terrestrl ingrandiscono 80 e lao, le cinque astro- nomiche 80, 120, 180, 240 e 360 volte, con micrometre circolare, due elioscopii e cercatore acromatico , fior. 1000. Cannocchiali da teatro. Semplici con i3, 16 e 19 linee d'apertura da fior. 5 n fior. 1 3 car. ao. lot V A R I E T A Doppj di ic, i3 e 16 linee d'apertura da fior. 10 a fior. ao. Lenti. D'ogni dimensione vengoao costruite a ricliiesta da ca- rantani 35 a So al pezzo. ObhiettivL acromatici per uso astronomlco. Gli obblettivi acromatici sono incassati in anelli , e le aperture in linee di Parigi , sono segnate in mode che non calcolata la grossezza dell' anello dell' incassatura, I'intiero diamctro dell' obbiettivo e di alcune linee maggiore di quello qui specificato. Apertura fior. Apertura fior. Apertura fior. c. linee. linee. linee. 12 8 20 25 3i 40 38 1 1 1 23 i3 9 10 26 35 So 39 I20 — 14 10 — 27 40 — 40 129 43 i5 10 So 28 45 — 41 139 26 16 1 1 40 29 So — 42 149 10 17 12 3o 3o 55 — 43 160 33 18 i3 20 3r 60 So 44 171 57 19 H S4 32 66 40 45 i83 10 20 16 7 33 71 So 46 196 23 21 17 So 34 79 44 47 209 ^7 22 20 So 35 86 57 48 222 3o 23 24 10 36 94 IC 24 27 3o 37 102 47 Obbiettivi acromatici per uso terrestre. Apertura fior. Apertura fior. c. Apertura fior. c. linee. linee. linee. 10 4 10 16 8 20 24 18 20 II 5 — 17 10 — 29 25 — i3 1 6 40 18 i3 20 37 58 20 V A K I E T A . Lastre crude di Flint e dl Crown. 1 39 Diame- tro. Prezzo dei vetri Prezzo dei vetri Diame- Prezzo dei vetri Prezzo dei vetri (Flint). (Crown). (Flint), (^Crown). poll. lin. iior. c.,.. r.or. car. poll. lin. fior. car. Cor. car. I I . 23 i3 4 3 58 20 3o _ I 4 38 — 20 4 6 77 5o 39 10 I 7 ,So — 27 4 9 8H 20 45' I lo I i5 — 40 5 — I Ob 53 10 2 I 2 22 I 11! 5 3 124 3o 62 So 2 4 4 45 3 Sol b 6 139 10 70 — a 7 / 5 3 37 5 9 163 3o 81 40 2 lO 1 1 ]5 5 22' 6 — 193 ]0 97 So 3 I i5 — 7 55! 6 3 216 40 no — 3 4 20 — 10 5o 6 6 25o — 128 20 3 7 27 3o 14 lo' 6 9 292 3o 148 20 3 ID 3q 10 20 — 7 — 347 So 175 — 4 ~ 46 40 24. 10 Riguardo a! prezzo di vetri piii grandi di quelli segnati, e che la fabbrica e in istato di provvedere, si dra intesi dietro le ricbieste die verranno fatte. qui an- SulV innalzamento di temperatura che si manifesta nelle masse (Tacqua salsa consenatc per qualchc tempo in grandi recipienti {Asiat. Society Jourd., marzo 1 838,- Bibl. Univ.., mars 1839, pag. 182). II sig. Prinsep occnpato da parecchi anni in tentativi per migliorare il metodo jdella fal)bricazione del sale al Bengala, aveva osservato clie al lago salso di Balya-Ghat, all'oriente di Calcutta, siil fondo di alcuni recipienti d'acqiia saturafa al quarto, il termoaxetro saliva spesse volte sino a 104° F.- (32° R.). Sicconie pero questa temperatura noa snperava tjuella a cui in que'paesi arriva Tacqua esposta alPatraosfera ne' terrazzi d' evap.orazion.e , cosi egli aveva creduto che ne' caldi giorni di niaggio o di giugno qualche 140 V A n I E T A . filetto cU quell' acqua avesse ricevuto un slfFatto calore, e seco I'avesse recato al fondo e quivi conservato, non po- tendosi mescolare roll' acqua supcriore piu fredda, attesa la sna maggiore gravita specificn. Ma 1! jy settcmhre, bagnan- dosi egli in uno di que' recipientl avente 55o piedi di lun- ghezza, 35 di larghezza e da 7 ad 8 di profondita , trovo con sna sorpresa T acqua del fondo si calda da non potervi tenere i piedi; e avendone riempiuto una bottiglia mandata a fondo vota, vi osservo la tempeiatura di iao° F. (Sf)",! R.). In un' altra salina situata a Narainpore e appartenente alio stesso sig. Prinsep , avendo egli estratta deli' acqiia dalla profondita di circa 12 piedi col mezzo di una tromba che la guidava alle caldaje d' evaporazione, vi trovo una tem- peratura di i3o° F. (43",5 R.), correndo il di 29 ottobre, mentre il massimo calore di que'paesi, da lui registrato il 4 giugno 1837 alle 4 pomeridiane , non fu die di 120° F. (39-, I R.). Affine di studiar meglio un si sorprendente fenomeno , immagino egli un meccanismo atto a far conoscere la tem- peratura e la densita dell' acqua di quel recipiente alle di- verse profondita; e fra i diversi risultanienti con esso ottenuti, quello del 5 novembre 1837 alle a pomeridiane fu come segue. I numeri i , 2, 3, ecc. corrispondono a diverse bottiglie d'acqua prese a un piede di distanza I'uaa sopra r altra incominciando dal fondo. Temperature. Densita. N:" I 102° F (3 1,1 R.) 1149 a 106 (32,8) 1 145,3 3 109 (■5452) " 4 114 (36,4) 1 175 5 119 (38,6) r 1 65,5 6 128 (4^56) iiSg 7 i37 (46,6) ii55 8 i33 (44-8) 1139 9 i35 (45?7) 1125 10 II 12 127 (42!.2) 1097 114 (36,4) 1075 io5 (32,4) 1068 i3 92 (26,6) io5o 14 86 (24 ) 1040 i5 82 '/. .(22,6) io38 16 81 y« (2a ) ....... 1037,5 V A R I K T A . 141 Si scorge da qnesta tavola che la massinia temperatura corrispondeva presso a poco alia parte dl mezzo della massa, e fu di 137° F. (46°,6 R.)- Ma il 19 novembre le trombe ne estrassero presso al fondo di quella ancor piii calda, cioe della temperatura di 142° F. (48°,8 R.). Ecco i ri- sultamenti delle osservazioni fatte in acqua attinta colle troiube a poca distanza dal fondo : Temperature. Densita. 29 ottobre . . . ! 1 3o F (43,5 R.) 1 1 80 J 3 novembre i38 (47' i) 1170 19 142 (4858) ii6a 26 140,5 (4852) I iSa 3 dicembre iSy (4656) 11 33 10 124 (40,8) 1173 17 125 (4153) ii53 24 119 (38,6) 1173 3i 116 (37,3) 1174 7 gennajo 102 (3 1,1) 1 133 i3 (2 piedipiu basso) . 104 (32 ) ^77 4 febbrajo 90,5 (^^'9) 1 100 Questo innalzamento dl temperatura nou era efFetto d'una mescolanza di acque diversamente sature ; giacche avendo esso sig. Prinsep nieschiate delle grandi quantlta d' acque marine diversamente concentrate e di conosciute tempera- ture, la temperatura risultante era sempre I'esatta media di quelle delle acque meschiate. Non propone egli nessuna con- gettura sulla causa di questo calore , e si limita ad annun- ciare di volere I'anno prossimo far delle nuove sperienze per meglio determinare tutte le particolarita del fenomeno. II redattore ginevrino dubita che il detto calore possa de- rivare da qualche decomposizione di materie organiche microscopiclie contennte in esse acque. E cita in proposito il cangiamento di colore che si osserva in alcuni stagni salsi della Francia meridionale , ove allorquando 1' evapo- razione ha portato un certo grado di concentrazlone, I'acqua prende spontaneamente un color rosso non dovuto secondo lui ai sali contenutivi. Se ci e lecito dire anche la nostra opinione, noi crede- remmo che il fenomeno nasca dnl jjenetrare il calorico dei raggi solari sino a parti molto profonde di quell'acqiia, e dal trovare esso, dopo divenuto repente, unn grande difficoltk a partirsene attesa la molta grossczza si dello strato acqueo 143 V A K I E T a'. sovrapposto che di quello sottoposto, e per non potere I'acqua liniescolarsi in grazia della degradazione della den- sita dill basso all'alto. E cosi il fenomeno sarebbe analogo a quello della cassetta d' abete rivestita internamente di sugbero annerito e coperta alia bocca da tre lastre di ve- tro , coUa quale Saussnre raccoglieva i raggi solari e pox'- tava Taria interna slna ad una temperatura niolto piii elevata di quella della circostante atmosfera, cioe siiio a scaklarsi di quasi 70° R. in un' ora ( Voyages § 933). Una particolarita singolare si e altresi die in questi re- cipienti le parti piii profonde dell'acqua continuano a scal- darsi anche mentre la stagione s' inoltra verso il fieddo. Ma non e difficile il dar ragione anche di questo. Si osservi , per un esenipio, I'acqua n.° 6 della tavola i.^; si trovera ch'ella e a 128° F. {i\.2°,6 R.), e che ha f)° F. meno del- I'acqna che le sta sopra alia distanza di iin piede, e 9° F. piii di quella che le sta sotto pure alia distanza di un piede; talclie per la seinplice comunicazione di contntto dee ricevere tanto calorico dalla prima di qneste due acque, quanto perderne dalla seconda. Ma arrivando sin la il ca- lorico che accompagna la luce solare , questo, per quanto possa esser debole, dee ridurre quell' acqua n.° 6 progressi- vamente piii calda. Ne il riscaklaniento dee cessare si presto, nia solo allorquando essa acqua sia divenuta tanto calda da cedere per contatto agli strati contigui quel calorico ciie va guadagnando per assorbimento dai raggi solari; e potra per- cio benissirao arrlvare sino al di la dei i^j" F. (46°,6 R.) che e la temperatura che ha lo strato piii caldo nella i.* ta- vola. L' acqua poi al n." 5, ricevendo piii calorico repente dallo strato superiore di quello che ne ceda all' inferiore , ed assorbendone inoltre una parte dai raggi solari, e ob- bligata a maggior ragione a scaklarsi, fosse anche la sta- gione comunque avanzata. E pero vero che I'estrazione che si fa di tanto in tanto colle trombe turba la regolarita dell'andamento di queste temperature: e percio noi non possiamo per ora stabilirvi die dei ragionamenti approssi- luativi , aspettando gli ulteriori rischiaramenti proinessi dair autore. F. CabLINI , I. FUMJGALLI 6 G. Brvcnatelli , direttori ed editori. Pubblicato il di 27 luglio 1839. ^^ ^t-^j,, ' 143 Iratto delle osservazioni meteorologlche fatte alia riuova tone astronomica leW I. R. Ossewatorio di Brera aU'altezza di tese i3^6a (metri 26,54) nil' orto hotaiilco , e di tcse 75^48 {nietri 147,11 ) sid Livello del mare. APRILE 1859. I A no METRO Direzione del vento. ridotlo all 1 temp 1 1 '' ni eraUir 2''S a + 10 K. II^^S ._-^^ 1 5'^ m 8%! 5'' s S'^ s 5''ni 1 1 '' ni 5''s ii''s 1 l.M. 11... lin. 27 7,4 7,S li... 8,2 U... 8,1 li... 8,1 l.u. 8,1 1.... 8,1 E E E N E > 27 7,2 7ii 6,8 6,2 5,8 5,8 5,2 N E s 0 N 0 0 ) 27 4,5 4,6 4,8 4,7 4,7 4,8 4,9 0 N 0 N 0 0 t 27 5,6 5,8 6,5 6,5 6,. 6,1 6,4 E S E N E S s 0 ) 27 6^6 (ifi 6,7 5,5 5,6 5,7 5,4 S E S E S E E S E 5 27 5,7 6,0 6,9 6,0 6,0 6,1 6,7 E S E S E S £ 7 27 6,8 7.6 7,9 7,7 7,5 8,0 8,0 E N E S S E S E 5 27 8,5 ■&, ♦ 27 7,6 7'7 7,7 7,2 7,1 7,^ 7,4 N s 0 s 0 s 0 3 27 8,1 8,6 8,6 8,3 8,1 8,4 9,0 E E S E S S E N E 5 27 9,4 9,6 9,7 9,4 9,2 9,2 9,2 E S E N 0 N 0 ■J 27 9,0 9,0 8-0 8,5 8,1 7,8 7,1 > 0 0 E N E E N E b 27 6,7 7^2 7,1 7,3 74 8,3 8,0 N E 0 s 0 N ^ 27 9,5 9:9 9,8 9,3 9,0 9,3 9,3 N E S E S E N E 0 27 9,5 9,8 9,7 9.5 9,' 9,1 8,7 N E E S S 0 S I 27 8,5 8,4 8,5 8,5 8,6 9,2 10,0 S > oW E N eO N E 2 27 10,2 10,1 9,9 q,2 9,' 9,5 9S > E \ 0 S S E E N E 27 9,7 9,9 9,3 9,0 8,5 8,7 8,7 N E S S S E \ 27 8,5 8,6 8,2 7,5 7^7 6,5 5,3 -\ E > 0 S S 0 s 0 c 27 54 5,4 5,4 5 I 4,9 5,5 5,5 N E s<" E<') E N e('> 6 ) 27 5,2 5,5 5,1 5,5 5,6 6,5 6,2 \ E l\ 0 S S E s s 0 27 6,4 6,3 6,2 6,0 6,1 6,Q 6,6 N 0 S 0 E b E s ij 27 6.4 6,9 7,1 750 7,2 7,6 7,9 s 0 s 0 S E N 0 c ) 27 7-.7 8,, 7,9 7,7 7,6 8,0 8,1 0 S 0 s s 0 E N £<"> <: ) 27 8,6 8,8 8,8 8,r 7'9 8,1 8,1 E N E N OO N Ahez >> mil- bima (lei Laiumutio pull. 27 lia. ii,84 ima " 27 " 4,5 1 . „ mec lia " 27 >> 7,80 '(4 1 Le ore sono in tempo jrero civile; le lettere in ed 5 indicano rifpeltivamenle le ore 1 «s elli TiMttina od ar tinicricJ ana e tiuelie della 5cra u ponicridiane. 1 144 APRIL E 1 859. la niezzanotle a niezzoJl Stalo del cielo da mezzodi a niezzanotle. Pioggi'a. Pioggia. Nuv. ser. Nuv. ser. Ser. nuv. piog Nuv. ser. Ser. nuv. Ser. nuve.piog. Nuv. piog. ser, Screuo. Ser. nuv. Ser. nuv. Sereno. Serene. Sereno, I Ser. nuv Nuv. piog. sefi Sereno. Sereno. Nuvolo. Piogg. ser. ;; Sereno. ,j| Sereno. Ser. nuv- piog, Ser. iiuv. il Nuv. ['iog. ser Nuv. piogg. J Ser. nii\-. Ser. nuv. iiuv.tem.piog. Al'iez,za ni.'iss. del term. + i9%52 I'euip. mass, al term. Uulh. + 2u°,'25 >i juinimu . . . . ^ o ,5u » minima u media + 8 ,4713 |! ..o . Quanlila della pioggia e neve sciolta linee 25,72. o ,00 145 BIBLIOTECA ITALIANA PARTE I. LETTERATURA ED ARTI LIBERALI. Vita di Dante scritta da Cesare Balbo. — Torino, 1889, G. PonJja € C, vol. 2, in 8.° ital. lir. 12,- in 1 8.° lir. 6. In Milano presso C. Branca, con-- trada del Monte, casa Verri , n.° 872. L l1 signer Cesare Balbo, di cui userenio possibil- meiite le proprie parole, tento ritrarre in questi vo- lumi la vita dell Italiano die piit di niiin altro rac- colse in se V ingegno, le virtii , i vizi , le fortune della patriae dell' Jtaliano piu italiano che sia stato mai. Dopo tante biogralie antiche e moderne dell'Alighieri nessuno certaniente s'immagina di trovar qui niolte notizie finora ignorate; ma ciascuno vorra vedere cio clie I'erudizione del chiarissimo autore avra potuto aggiungere al gia trovato dagli altri, e come il suo giudizio e il suo ingegno avran saputo ordinare I'an- tica e la nuova materia alio scopo ch'ei s'e prefisso. L' opera e divisa in due parti: Dante in patria, e Dante in esilio. Nella prima parte comincia Fautore dal risalire alle origini di quelle condizioni d' Italia alle quali, com'egli dice, la vita dell'Alighieri fu poi cosi continuamente frammista. L'idea predominante in quel pnm.o capitolo si e clic le citta italiane per essersi fermate ad una indipendenza incompiuta man- carono di quella definizione e stabilita di cui ogni forma di governo ha bisogno ; e quindi nel secolo XIII Bibl. Ital. T. XCIY. 10 146 VITA m DANTE strazlandosi in lotte vlziose perdettero quelle virtu cittacline e private alle quali erano sorte ticlle lirtuose lotte del secolo XII. Dalla considerazioiie generale dell' Italia passando a parlar di Firenze nota Tautore come questa citta, pos- seduta \i\ antico dai conti e niarcliesi di Toscana dei quali fu erede la celebre contessa Matilda, fosse cuUa di quella parte clie si disse poi Guelfa, benclie que- sto nome, col suo contrario, vi s'introducesse sol- tanto nel 121 5 pel fatto notissimo del Bnoiidelmonti. Dope d'allora combattendosi le due fazioni, nel 1248 ne furono cacciati i Guelfi, nel 1268 i Ghibellini, poi ancora i Guelfi nel 1260 per la famosa rotta di Mon- teaperto. Fra i Guelfi allora cacciati erano anclie Favo o il padre di Dante; ma benche il governo de" Ghi- bellini durasse ancora in Firenze, pur troviamo clie Dante vi nacque nel maggio del 1265 « Fanno e il y mese appunto clie Carlo d'Angio conte di Provenza » disceso in Italia, giugneva a Roma contro a Man- » fredi re di Puglia e di Sicilia, a quelFimpresa clie » miito poi il regno e F Italia quasi tutta, ed in par- » ticolare Firenze di Gliibellina in Guelfa. » I Fio- rentini addi 11 novenibre 1266 cacciarono il conte Guido Novello vicario di re Manfredi pe' Ghibellini; e quelli di parte Guelfa, ordinato un governo sotto XII Buoni uomini diedero la signoria per dieci anni a re Carlo. NelFaprile del 1267 i Ghibellini furono poi cacciati; e benche nel 1278 venissero riammessi, due anni dopo andaron esuli un'altra volta. Nel 1279 tornarono, ed ebbero anclie parte nel governo, ma in modo pero che la iiiaggiorita fosse de" Guelfi ; i quali poi nel 1282 compierono la rivoluzione popo- lare dando il governo intieramente ai propri priori delle arti, che d' allora in poi si chiamarono e fu- rono essi signori. Firenze seppe guardarsi pero da quella tirannia a cui la liberta popolare era degene- rata in molte altre citta d' Italia k e ritenne tal go- » verno Guelfo popolano con poche variazioni du- » rante tutto il tempo della vita di Dante, ed anclie 5CRITTA DA C. BALBO. 1 47 » molto poi. Qulndi a malgrado de' duri e talora » giiisti rimbrotti clie le vedremo fatti dall'irato » poeta; se compaiiamo Firenze alle altre citta, noi » la potrcnio dire o piu savia, o meno stolta, o al- » nieuo piu avventurata e compaiativamente tran- » quilla. E da tal saviezza o tranquillita maggiore » vennero il commercio, le arti , le lettere meglio » cresciute in lei che nolle altre. E ne venne fra » gli altri e sopra gli altri, il nostro Dante. II quale... 5) con padre e famiglia e primo maestro, tutti Guelli « ripatriati, in citta Guelta ah antico, ora esclusiva- « mente ciuellissima, neg-li anni de' 2;randi eventi e » del niassimo splendore di parte guelfa, crebbe con » impression! certo tiitte guelfe, benche forse fin » d'allora temperate neiranimo generoso di lui dagli » eccessi guelti. Ma prima di vedere reffetto in lui » di tali prime impressioni politiche, veggiamone » un'altra di qnalita diversa, piu forte probabilmente » fin d'allora e certo poi piii durevole ». Quinci entra il sig. Balljo a parlare dell' amove di Dante per Beatrice Portinari alia quale, tuttora fan- ciuUa di otto anni, egli fanciullo di nove, pose un affetto si intenso che mai non cesso per tutta la sua vita, e nel tempo stesso si puro, die non gli nocque I'essere quella divenuta moglic di IM. Simone de'Eardi. Questo aniore e le poesie di cui lu sorgente possono far cc noverare tra' fanciulli meravigliosi e precoci il 5> nostro Dante, iiinamorato e poeta in sul compiere » del suo nono anno. » Ajutarono c[uesta felice disposizione di natura i pro- gress! die gia venivan facendo la lingua, la poesia e le arti italiane principalmente in Firenze e insom- nia la sorgente civilta liorentina. — Abbiamo qualclie volta pensato quanto sarebbe stata diversa I' indole della letteratura italiana s'ella in vece degli ozii della corte siciliana avesse avuto per culla i campi lom- bardi. II sig. Balbo non si e proposto questo proble- ma, ma soniministra molte utili considerazioni a spie- gare il fatto, die in Lombardia non succedesse alle 148 VITA DI DANTE forti imprese quel desiderio si naturale di celebrarle , per cui soreero in Greria i canti omerici dopo la guerra di Troja , e le tragedie di Escliilo e di Sofocle dopo i trionfi persiani. 11 sig. Balbo per far conoscere di quaiito TAligliieri pote essere ajutato da' siioi tempi annovei'a alcuni o poeti od artisti conteniporanei, e tocca brevemente gli studi o })iiittosto i nietodi di qnella eta; il Trivio che compreudeva gramniatica , rettorica e dialettica •, il Quadrivio clie abbracciava aritmetica, geometria, rausica ed astrononiia. Di queste discipline Dante ebbe maestro in Firenze Brunetto Latini ; poi fu agli studi di Bologna e di Padova dove attese alia filosofia na- turale e morale. « Adunqne in questi studi severi >j proseguiti nelle scuole piu famose d' Italia, in quegli » altri tutto geniali della sorgente poesia tra i com- » pagni e le socievoli brigate, nella sua, rispetto » alle altre, tranquilla c beta citta, e con in cuore 5> quel gentile amore che fu sempre il primo de' suoi » pensieri e non gli dava per anco se non dolcissimi 5) affanni, traeva Dante :ili auni suoi siiovanili. » Co- mincio poi coiranno 1289 il corso del suo vivere attivo, e la serie di cpiei fatti che diedero al suo genio r impronta che vediamo ne' suoi scritti. In quel- I'anno, ventiquattresimo delFeta sua, combatte va- lorosamente a Campaldino contro i Ghibellini di Arezzo; in quelFanno la morte orribile del conte Ugolino nella torre di Pisa; in quelFanno I'amicizia del nostro poeta col giovine Carlo Martello; in quel- Tanno ancora una seconda battaglia delFAIighieri com- battuta a Caprona contro i Lucchesi; in quelTanno finalmente I'uccisione di Francesca da Rimini. Un fatto poi di maggiore importanza nella vita di Dante fu la morte di Beatrice, nel 1290, per la cpiale sven- tura tiene il signer Balbo, non solo prohabile ma poco meno che certo che il nostro poeta /^ropo a farsi Francescann. Tre anni dopo (secondo le congetture del signer Balbo) FAlighieri s'ammoglio con Gemma Donati; la SCRITTA DA C. BALBO. I ^n quale generalmente dai biografi rappresentata come donna incoinoda o peggio, e daU'autore difesa. Pare che Dante si conipiacesse di entrare per questo nia- trimonio nella fainiglia Donati, i quali co' Portinari e coi Cerclii forniavano allora il vicinato degli Alighieri intorno al canto de' Pazzi. Capo della faniiglia Donati era allora Messer Corso niolto conosciuto nella storia : Forese suo fratello e Piccarda sua sorella furono ami- cissimi di Dante, come si racco£i;lie dalla Divina Corn- media; ma non cosi Messer Corso col quale anzi ebbe poi aperta inimicizia. Frattanto dopo le vittorie gia dette di Campaldino e di Caprona, Fircnze si fece esageratamente guelfa e popolana. Fino allora i nobili a cui i priori dell'arti avevano tolto il governo se ne vendicavano con pri- vate prepotenze sul popolo minuto; ma nacque una seconda sollevazioue del popolo contro di loro, e fu- rono esclusi dai carichi della repubblica. Allora quelli fra i grandi die non avevano partecipato nelle pre- potenze ed erano avversi a clu le esercitava, per accrescere contro loro la potenza del popolo, passa- rono dai proprio ordine a quello dei popolani facen- dosi matricolare nelle arti. Di questi fu Dante che s'inscrisse nell'arte de'medici e speziali, e cosi savanzo negli iiffizj del reggimento popolano. II signor Balbo e in questa parte di opinione che Dante <^c dai prin- » cipio e tra il 1298 e il 1297 all'incirca fosse coi » Donati e co' grandi , ma che negli ultimi anni del » secolo poi, per le soverchierie di questi e princi- 3) palmente di Messer Corso egli se ne scostasse, e » facendosi matricolare si venisse piu e piu acco- )j stando ai popolani . . . E cosi egli dopo gli eventi » privati ma a lui importanti di sua gioventu, il » suo amore , il nome di poeta acquistato , i suoi » studi , le sue prime armi , la morte di sua donna X e il suo matrimonio , ne' sette anni poi che corsero » dai 1293 al 1299, datosi piu che alle lettere,alla y> repubblica, esercito uffici e ambascerie non solo y> del comune tutto guelfo e popolano, ma pure del l5o VITA DI DATsTE 5> governo speciale di parte guelfa, e questo fino al- » r ultimo dei detti anni, il 1299. E tal governo poi » a nials:rado i vizj detti, e tali anni a malgrado le » divisioni intestine narrate, furono governo ed anni 5' di splendore ed accrcscimento grandissimo in Fi- 3J renze. ■» Ma non tardo a soprarrivarc la divisione dei Guelfi in Bianclii e Neri. — E questa , rispetto alia storia, una dellc parti piu notabili nelF opera del sig. Balbo; noi non possiamo compendiarne la narrazione chiarita c ordinata da lui niolto meglio clie da ogni altro. Ben giova in vece trascrivere il giudizio ch'egli pro- nnnzia sopra quella divisione. « La parte Bianca fu » la parte popolana in governo popolano, la parte » della preservazione delle leggi esistenti , e cosi della » legittimita o legalita; e la Nera o dei Grandi o di » Messer Corso era quella della rivoluzione e del 5) sovvertimento dello stato presente, in che avea » fiorito parecchi anni la citta. » Alia parte Bianca e noto che appartenne I'Aligliieri il quale , tra gli altri uffici , entro priore addi i5 giugno i3oo e vi rimase, secondo il costume, due niesi. Nel principio di quell'anno i capitani di parte guelfa mandarono due ambascerie a Papa Bonifazio , una delle quali (dice Tautore) pote essere esercitata da Dante. Forse insieme con lui , ma certo all'entrare di que' Priori dc' quali fu Dante, venne a Firenze il cardinal d'Ac- quasparta legato di Papa Bonifazio, die sotto nome di voler pacificare la citta richiese al comune la balia o potesta sti'aordinaria, ma non I'ottenne, per- che i capi di parte Bianca I'ebbero a sospetto e non volevano cli' egli accomunasse coi Neri gli uffici. E noto die i priori confinarono allora i capi d'ambe- due le parti, dei quali i Neri di mala voglia obbe- dirono, come conscii che la sentenza era data sola- mente contra loro; e die il cardinale si parti la- sciando Firenze sconiunicata e interdetta. E noto al- tresi die i capi dei Bianclii ritornarono poi dal con- fine prima dei Neri, donde la citta sempre piu si SCRITTA. D\ C. B.VLBO. l5l divise: ma questo accackle quando rAligliieri era uscito gia del suo priorato. La sua autorita nondimeno con- tinue ad esser g;rande finche prevalse la parte dei Bianclii , la quale cgli servl benche con moderazione : € la parte stessa de Bianchi era parte moderata, dl Guelfi rlaccostantisl a Qhibellini. Questo stato di cose e quest' autorita di Dante cessarono poi nell' autunno del i3oi per la venuta tauto famosa di Carlo di Va- lois chiamato di Francia da Bonifazio VIII a insti2;a- zione dei Neri. Le due fazioni liorentine niandarono niessi alia corte di Roma, gli uni perche Carlo fosse inviato fra loro, gli altri perche non fosse; e di questi ultimi (Bianchi) fn anche I'Alighieri. Ma prevalsero gli avversari: Carlo di Valois entro in Firenze, dove Dante non ritorno piii. La parte de' Bianchi fu con- dannata generalmente ne'primi giorni d'aprile i3o2, ma pare che Dante (dice il signor Balbo) abbia avuto Vonore di due condanne speciali e anteriori, del 27 gennajo e 10 marzo di quell' anno stesso. « Resta » dunque confermato (soggiunge) il dir del Boccaccio y> suir importanza di Dante nella repubblica prima 5) della venuta di Messer Carlo, e il dir di parecchi y> altri sulla generosa opposizione di lui a tal venuta. » Nella prima di queste condanne (27 gennajo) fu sban- dito e multato; nella seconda (10 marzo) s' aggiunse che se niai tornasse a Firenze fosse abbruciato vivo. Comincia quindi la seconda parte: Dante in esilio. Da Roma, dove gli arrivo la notizia delle condanne predette, I'Alighieri venne a Siena, e poco dopo ad Arezzo; perocche Siena era Guelfa, e i fuorusciti Bianchi, accusati di Ghibellinismo gia prima, allora diventarono Ghibellini davvero. « Dante come gli al- » tri, cacciato oramai dalla sua, dalle altre citta Guelfe, » ammesso nelle Ghibelline, consigliante , guerreg- 5) giante co' fuorusciti Bianchi e Ghibellini frammisti , » Dante tenuto cosi d'ogni maniera per Ghibellino , » s' accosto certo fin d' allora a' Ghibellini , divento » poi a poco a poco pin e piu Ghibellino, e muto » parte. » 1 5a VITA. DI DANTE Da Siena i Bianchi si ritrassero ad Arezzo dov'era podesta Uguccione della Faggiuola. II sig. Troja nel suo libro Del Veltro porta opinione che gia fin d'al- lora Dante si appartasse da' suoi compagni di esilio ; ma il sig. Balbo non puo aderirgli vedendo cli' egli si parti cogli altri da Uguccion-^, e per loro poi tratto e combatte ancora due anni. Bensi egli crede che la vilta e la stoltezza di que' compagni a lui del pari che al valoroso Uguccione spiacessero, e che il poeta si stringesse fin d' allora intiniamente a quell' uomo con cui meglio che con tutti quegli altri si conveniva. Sul cominciare del i3o3 Scarpetta degli Ordelaffi principale di Forli con quattroniila fanti e settecento cavalli raccolti di una gran lega di Ghibellini tento di ricondurre i fuorusciti in Firenze; ma furono scon- fitti e dispersi al castello di Pulicciano. II sig. Balbo cita intorno a questo fatto quelle parole del Compa- gni : e perche i Giielfi Bianchi presi furono parimente morti coi Ghibellini, s assicurarono insieme; che in- fino a cpiel di sempre dubitavano che d intero animo fussono con loro; notando com' esse spiegano il pro- gresso deir unione de' Bianchi coi Ghibellini : e os- serva altresi che Dante non intervenne a quella spe- dizione, giacche gli esuli lo avevano spedito amba- sciadore a Bartolomeo della Scala da cui, come gran Ghibellino ch' egli era, ebbero ajuto. « E quindi si » vede ( soggiunge ) I'occasione ch'ebbe Dante d'an- » dare a Verona, la quale altrimenti ne si spiega, ne y> si puo intendere. » Quanto poi si trattenesse allora in Verona, non e conosciuto; bensi e noto che nel giugno del seguente anno 1804 egli trovavasi altrove. Fu in quel periodo di tempo,, cioe nel settembre i3o3, che gli oltraggi di Filippo il Bello accelera- rono la morte di Bonifazio VIII, gia amico e poi ne- micissimo di Dante e da lui con ira veramente im- placabile vituperate in tutto il poema. — II capitolo del signor Balbo intorno ai Papi contemporanei di Dante contiene moke cose notabilissime ; e materia vitale nella storia italiana, ma piu che un compendio SCRITTA DA. G. BALBO. l5S . vorrebbe, al parer nostro, una lunga spiegaaione. Noi noteremo piuttosto clie Dante nemico di Bonifazio e il ognl Papa capo dl Gnelfi, , ma piit nemico di Fi- lippo e degli altti reali di Francia capi de Quclfi, aii- clie pill esagerati , riprovo altaniente nel suo poenia il sacriles^o procedere di Filippo il Bello. « Dante » guelfo durante la soave gioventu era stato guellb » moderate; ma Dante esule, ferito da' Guelfi e di- » ventato Ghibellino all' eta delle amarezze, fu ghi- » hellino esagerato e feroce nell'ira . . . L'ira gliibel- 5) Una di Ini dividevasi in tre ; contra i Guelli in » generale; contra i Papi in particolai'e , o la corte, » la curia di Roma fondatrice della parte; contra i » reali di Francia , capi presenti ed esageratori di » essa . . . ]\Ia non si perda di vista Dante cristiano , 5) cristianissimo sempre nel poema e in tutte le opere ; 5) Dante cattolico sempre. » Nel maggio del 1804 il nostro poeta da Verona era passato in Val d'Ambra nel castello di Gargonza, per ordiuare con altri undici a cio deputati dai fuo- rusciti come potessero ripatriare o per pace o per guerra. Non fu possibile condurre accordi , benche fosse in Firenze da parte di Benedetto XI il cardinale Ostiense Nicolo da Prato con incarico di procurare la pace. II cpiale come vide impossibile il riuscire in c|ueirufficio, si parti lasciando la citta con la maledi- zione di Dio e con qiiella di santa Cldesa. II Pon- tefice che si trovava in Perugia chiamo a se dodici de' ma^giori caporali di parte guelfa che recgevano Firenze ; e nella loro assenza i Ghibellini e i fuo- rusciti, non senza sospetto di tradimento da parte del cardinale, tentarono di entrare per forza nella citta ; ma ne furono ributtati. Benedetto XI mori quel me- desimo giorno o il seguente 22 luglio 1804; e nella notte della vigilia od antivigilia, dal ig al 20 nacque Francesco Petrarca, il cui padre intervenne a quella infelice impresa. Non cosi v' intervenne Dante ( dice il sig. Balbo ) perche o gia fin d'allora o subito dope 1 54 VITA DI DANTE si divise dalla compagaia ch' ei chiama tutta ingrata, tiitta inaita cd etnpia e comincio a far parte da se stesso. Non par dubbio clie Dante andasse allora a Bolo- gna, e poi a Padova dope il marzo del i3o6 in cui i Bolognesi carc'uuono i fuorusciti Bianchi favoreg- giando ai Ncri di Firenze. Fu quelle al nostro poeta quasi un secondo tsilio : ma Fanimo suo passando dalla vita attiva alia contcmplativa, dai pensieri di guerra alio studio , parve pigliasse maggior forza di prima. Allora dunque egli si ricondusse a'suoi studi, e comincio o riprese le sue opere. K Delle quali che la prima fosse il Convito non 3> ne dubiteranno tutti coloro die si risolvano a leg- » gerlo attentamente. » Dante , poco dopo la morte di Beatrice, s'innamoro d'una gentildonna per la quale scrisse alcune canzoni ; poi caccio quel secondo amore rivolgendo di nuovo tutti i pensieri al primo. Ora nel- F esilio ideando per avventura di ricominciare il poe- ma votivo a Beatrice gli venue in animo di dimo- strare che in quelle canzoni « parlando al senso pro- » prio della gentildonna suo secondo amore, aveva ■» allegoricamente voluto parlare del suo amore alia » filosofia; e che percio dove si leggeva amore si » doveva intendere studio; dove donna, filosofia, » dove terzo cielo di Venere, rettorica terza scienza » del trivio; dove angeli motori di tale sfera, Boe- 5) zio e Tullio, che insomnia dovean tenersi per li » soli suoi consolatori. lo lascio i lettori pensare cio 5) che vorranno della verita di tal commento. Dice 3> si che lo scrittore esponendo separatamente il sense » litterale e Fallegorico di ogni canzone, e chiaro, 5) hello e btiono quasi sempre nella prima esposi- 5) zione, oscuro, tirato, intralciato, contraddicentesi » nella seconda ; che il libro finito qual e fin dalF anno » i3o4 fu poi dalFautore nei ij^altrianni che visse 5) abbandonato , probabilmente come non buono a fi- » nirsi; e che chi voglia credere a lui in questo SGRITTA t)A C. BA.LBO. 1 55 » libro cosi abbandonato non avrebbe a credere poi » alFaltro principalissimo siio, fatto e finito con » amore sino al fine, ne ai rimproveri di Beatrice, » ne alia confessione di Dante per li suoi errori; » rimproveri e confessione clie hanno la suggello di » sincerita e spontaneita tanto piu die non qui que- » ste stirate souse. » Alio stesso anno 1804 assegna il signor Balbo an- che il trattato De Vulgari jEloquio , del quale innanzi al gennajo del i3o5 dovette essere scritto fino al capo Xli del libro I, giacche vi si trova menzionato come vivente Guglielmo di Monferrato che mori ap- punto in quel niese. Coloro (e forse non sono po- chi) i quali parlano o forse anche scrivono di que- ste opere deH'Alighieri senza averle ancora lette, ne troveranno nel libro del signor Balbo un chiaro ed utile compendio. Egli giudica il Convito Vinfiina fra le opere di Dante, e F opera del Volgare Eloquio quantunque di gran lunga migliore , pur inferiore alVin- gegno sno. Rispetto poi alia dottrina die Dante pone in quest' ultima negando il principato del dialetto fio- rentino « ella gli sara da tutti perdonata , grazia alia » pratica che ne fece ... La Divina Commedia e fio- » rentina senza csclusione, senza pedauteria. E chi » scrive cosi scrivera sempre bene, cjualunque sieno » le t^orie ». lutanto nel luglio del i3o5 era seguita la scanda- losa elezione di Clemente V che trasferi in Avignone la sede pontificia con tanto dolore e sdegno dei buo- ni. Questo avvenimento ed i niali e la confusione che ne seguitarono, dal signor Balbo vigorosamente descritti, giustificano I'ira di Dante. « La colpa sua » verso i papi non fu il male che disse di Bonifa- » zio, di Clemente o di Giovanni-, fu il bene che ■» non disse di Benedetto buono contemporaneo suo, » e massime dei grandi e sommi predecessori di tutti » questi, che per compier giustizia avrebbe dovuto ». Da Padova passo allora TAlighieri nella Lunigia- na , la quale era ab andco come una sorta di terra loo VITA DI DANTE neutra , consiicta dimora a confino o jifngio del fuo~ ruscid fiurcHtini d ogril parte: e qnivi accolto dai Malaspina e particolarmente da Morcello scrisse forse tutta, ccrto gran parte delLt prima cantica deU Infer- no (i). Fraltanto per esseie le condizioni della parte gliibelliiia poco meno die disperate (cio che il si- gaor Balbo chiaraniente dimostra), inorto messer Gorso Donali e ritivatosi Uguccione dopo avere inu- tilmente teiitato di sollevarla, Dante penso di levarsi non pure dalle viciiianze di Firenze ma dalF Italia. E dovendo por mano al Purgatorio dove comincia la parte teologica del poema, se ne ando a Parigi sede allora della prima scuola di Teologia in Europa (2). Secondo ogni probabilita Tandata deirAligliieri a Parigi fu nelFanno i3o8. Credono alcuni che passasse anche in Ingliilterra, ma non adducono valevole te- stimonianza. In Parigi poi attese alio studio princi- palmente della Teologia ed al proseguimento del suo poema. Frattanto era stato assunto alPimperio Ar- rigo VII che poi nel i3io discese in Italia con tanta speranza dei Ghibellini e di Dante. — Sarebbe cosa di gran momento il poter definire con sicurezza quella speranza, della quale in varii tempi fu variamente parlato, ne sempre forse o non da tutti almeno con sufficiente considerazione dell' eta e delle cose d' al- lora. Fu un desiderio, come nota il sig. Balbo, co- mune non solo a tutti i Ghibellini, ma ancora ad altri italiani e stranieri. Egli poi riferisce la lettera dell'Ali- ghieri a tutti e a ciascu.no re d" Italia ecc. , la quale forse , come a lui pare, non fu destinata a pubbli- carsi, ma non lascia per questo di contenere i senti- menti del poeta; dove in mezzo al suo gran desiderio (i) Cola gli fu niandato fabbozzo dei primi sette canti gia couiinciati in Firenze in lingua latiua. (2) Seguitano qui due capitoli Tuno intitolato £a Commedia in generale ^ le Allegoric^ V Introduzione. L'altro: L'' Inferno. Questo secondo per giudizio dello steseo autore piio ommettersi da chiun- que abbia una chiava notizia di quella prima cantica. SCRITTA DA C. BALBO. iSj di qiiella venuta, in mezzo alle sue tante raccoman- dazioni di accogliere ubbidienti e devoti I'lmperatore, pur vuole clie conservino come liberi il regglmento. Venne poi Dante medesimo in Italia nel 1 3 1 1 ora se- guitando I'lmperatore, ora con Ugnccione e con altri Gliibellini visitando varie parti d' Italia mentreche si compiesse I'inipresa da cui speravano cosi gran frutto. Firenze fu allora principalissima ad impedire Tadem- pimento di quella speranza: Arrigo mori nell'agosto dell'anno i3i3 e all'Alighieri non rimase se non di dolersi ch'egli venisse in Italia prima cli ella fosse disposta , e assegnargli un seggio nell" empireo. A lui destinava anche il trattato De Monarchia, di cui il signor Balbo da un'analisi moko minuta c , per quanto ci pare, esattissima. Questo libro ed anche il Purgatorio furono pro- babilmente scritti in gran parte in Pisa sotto la pro- tezione di Uguccione della Faggiuola allora signore di quella citta, e dopo la morte di Arrigo capo della parte Ghibellina contro Clemente V, Roberto re di Puglla, Firenze, Lucca, Siena. Nell'aprile del 1014, morto Clemente V, I'Alighieri scrisse una lettera pel ritorno della corte pontillcia a Pvoma. « E ventura » die ne rimanga tal lettera la cjuale serve a com- » piere la nostra idea delle opinioni di Dante. Im- » perciocclie siccome il vedemmo nelle lettere pre- » cedenti e nel Poema e nella Monarcliia desiderare » la venuta a Roma dell" Imperatore; cosi lo veggia- » mo cjui desiderare e sforzarsi di procacciare la » tornata del Papa. Ne certo questo era desiderio da )) gliibellino estremo; die quantunque i papi non ■» fossero stati ultimamente i veri capi di parte guel- 5) fa, tuttavia essi v'erano certo principali, ed essa y> non poteva non riforzarsi per loro tornata. 11 de- » siderio di Dante mostra se non altro, esser egli » stato mosso meno dagP interessi particolari della y> parte die non da quelli piii generali, qui bene ■» intesi da Ini, dell' Italia e della cristianita. « La Sede rimase poi vacante quasi due anni. l58 VITA DI DANTE Le artni di Uguccione frattanto sottomisero Lucca, dove Dante percio pote entrare, benclie Tavesse in- giuriata nel suo Inferno, e quivi pare s' innamorasse di quella Gentucca di cui fa nienzione nel XXIV." del Purgatorio , senza darcene poi alcana notizia precisa. Ma la fortuna di Uguccione dopo quel tempo fu di breve dnrata: cacciato da Lucca e da Pisa si ritrasse a IModena e poi a Verona assoldato da Can della Scala , appo il quale si trova ben presto anclie Dante. Can Grande era allora capitano generale della lega Ghi- bellina in Lombardia con mille fiorini d''oro di sti- pendio al niese. Magnilica era la sua corte, rifugio a'Gliibellini infelici, stanza onorata a'Guelfi cedenti alia potenza di lui, convegno di artisti, poeti, cor- tigiani e giuUari. Sebbene apparisca die Dante vi fosse venuto con aninio e speranza di rinianervi ; sebbene per gratificarsi a quel protettore gli de- dicasse i pi-imi canti del Paradiso, non vi stette pero lungamente; di clie i biograti assegnano varie cagioni; fra le quali poteron essere principalissime queste due: I'avere conosciuto clie non eragli per- donato quello clie nel Purgatorio (cant. XXVll) avea detto contro Alberto e Filippo, padre e fratello di Can Grande; e Favere quest' ultimo conferitogli I'uf- iicio di giudice incomodo a'suoi studi e non degno di clii aveva avuto il priorato in Firenze e piii volte la carica di ambasciadore. Dante era stato gia con quattro sentenze bandito dalla patria ed escluso dalle amnistie fatte nel corso del tempo. Nel i3i7 avrebbe potuto ritornarvi con moiti altri fuorusciti; ma sdegno di sottoporsi all'u- niiliante cerimonia di offerirsi a san Giovanni con una candela in mano, e di riscattarsi con una mnlta a guisa di malfattore. E prolwbile clie la lettcra della non ac- cettevole grazia fosse recata a Dante in Verona da Fra Moricone priore del monistero di Fonte Avellana presso Gubbio, dove si trova clie Dante soggiorno poi alcun tempo nel i3i8 dopo essersi partito dallo Scaligero. Di cola egli vedeva Firenze: e cola secondo SCRITTA DA C. BALBO. ] 5() ogni probabilita scrisse i cinque canti del Paradiso dopo il ventesimo, pieni del suo amore alia vita con- templativa alia quale piacevagli di essersi restituito, e pieni altresi del suo desiderio e della sua spcianza di ricondursi alia patria senza alcun passo di cui do- vesse anossire; immaginandosi persino di dover es- sere un giorno incoronato in san Giovanni quando il sacro poema avesse vinta la crudelta che lo serrava fuori del hello ovile. Dal monistero dell'Avellana passo Dante probabil- mente allora a Gubbio e nel castello di Golmollaro dove senza dubbio dinioro alcun tempo poetando con messer Bosone de' Rallaelli e col figliuolo di lui. Piii certo e poi il tempo della sua dimora in Udine sede antica dei patriaichi di Aquileja, nel qual grado sul iinire delFanno i3i8 o sul principiare del sussegueute fu messo Pagano della Torre. Ora perche i Torriani furono capi guelfi in Milano donde erano stati espulsi al tempo di Arrigo VU, congettura il sig. Balbo clie Dante, benche senza avvedersene e mosso dalFimpeto della sua natura, scrivesse da ghibellino, com' egli lo cliiama , feroce , nondimeno inclinasse alia modera- zione , e credesse anclie di essere moderato, non pro- fessando mai altro, die di far parte da se stcsso. « Nella vita attiva prese prima una parte , e pur » troppo scrivendo poi un' altra. Ma meditando e giu- » dicando in sul linir de' suoi giorni, danno le due » in 2;enerale; e voile star in mezzo e da se. Non » istettevi nemmeno allora , tratto che fu di nuovo » dair ira piu alia nuova die all' antica parte. Ma in- » somma la pretcnsione di lui di star in mezzo, e, » se non altro, ossequio fatto da lui alia moderazione )) nelle parti, e quasi dichiarazione o protesta a mente » riposata : la moderazione sola essere in ultiuio da » lodare . . . E forse poterono a cio contribuire le » scortesie della corte gliibellina dello Scaligero , e » le cortesie della guclfa del Torriano, piegando al- 5> r une c air altre talora anclie gli animi piu te- » tragoni. « In Udine poi , e forse appunto come l60 VITA PI D.VNTE conseguenza di qnella nuova moderazlone , e proba- bile che Dante scrivcsse la storia delle parti guelfa e ghibellina di cui il Filelfo ci ha conservato il prin- cipio, e la cui perdita e certamente un gran danno. Verso il i3ao pare cbe fosse terminata la cantica del Paradiso. — II sig. Balbo si duole che tra tanti studi dl filosofia anche scolastica i quail si sun faltl e si fan/10 «' nostri di iion ahbia ancora trovuto luugo speclalc questo della filosofia cclectica. di Dante: noi abbiamo potuto leggere in qiiesti ultinii giorni un la- voro inedito assai dotto e dilia^ente suUa Idosotia di Dante e sul libro De Monarchia che in molte parti si scosta dalle opinioni del signer Balbo, ma che certa- mente sarebbe degno di cssere meditato dagli studiosi. Di poco sopravvisse Dante al compiniento del suo poema. « Lieto e ben augurato passaggio per vero » dire, che e quasi impossibile attribuire al caso; e yy sembra anzi o natural elTetto d' un' anima soddi- 5> sfatta d' aver adempiuto quanto ella aveva a fare » quaggiu , owero soprannaturale e quasi miracoloso » benetizio della Provvidenza rimuneratrice , che ab- » bia degnato richiamare a se quella forte e com- 5) battuta aniina al momento della vittoria , pentita » degli errori , colma di opere , e apparecchiata al » premio. » Coloro i quali accusano facilmente di freddezza o d' indlfferenza eli scrittori che vo2:lion cssere cerca- tori diligenti e seguaci sinceri del vero , potranno persuadersi da queste parole che il signor Balbo non piglio la fatica di scrivere questa vita per avere una qualunque occasione da mettere in mostra la sua dot- trina , c che s' egli in alcune parti giudica piu seve- raniente degli altri biografi il suo poeta , non per questo e vinto dagli altri nel venerarlo ed amarlo. Del resto quel grande e sventurato italiano mori in Pvavenna presso Guido Novello , dove pare ch'egli avesse delilierato di fermarsi finche gli durasse la vita, poiche cola avea chianiati i siioi figli. Quivi gli amici gli snggcrivano come allettei'oli nuoii argomeuti fccondi SCRITTA DA. C. D.VLBO. l6l (Tire e dl parteggiamend, ma Dante proseguendo , so- litario nel suo aiiinio , i pensierl a cid s era soUevato nel Faradiso, e andando pin su o almeno piii in Id, Dante cristutno ed avanzantesi in eld traduceva ora i sette Salmi penitenziali , il Credo , il Pater noster , VAve Maria , i died Comandamenli , i sette peccati mortali. Da qiieste nuove occupazioni lo distrasse Via- carico di andar ambasciadore a Venezia, ultimo ch'egli avesse. Quando ne fii di ritorno nel giorno 14 set- tembi'e 1821 ( per usar le parole del Boccaccio ) al suo Creatore rende il faticato spirito. Aggiunge il ch. autore a questa compiuta biografia del gran poeta un capitolo sulle vicende della gloria di Dante; ma noi crediamo di poter finire il nostro compendio a questo punto. Questo libro del signor Balbo fara sempre piti ma- nifesto clie il mifflior comento alia Divina Commedia e una compiuta notizia del Medio Evo italiano. Per- cio TArrivabene compose il Secnlo di Dante o Com- mento storico; libro degno di migliore fortuna, benche le molte notizie in esso comprese, manchino della unita e della fusione occorrenti alio scopo. Estraendo dalla Divina Commedia i personaggi, i luoglii e gli avvenimenti di maggiore importanza, I'Arrivabene ne fece argomento di separati capitoli, nei quali poi venne scrivendo quanto la storia o la tradizione gli suggerivano per illustrarli. E grande per vero e la copia delle notizie da lui raccolte in que' capitoli, e grande fu senza dubbio il servigio prestato alle let- tere con quel lavoro; ma s'inganno se credette die dividendo cosi le materie, mentre illuminava disgiun- tamente le singole parti, potesse diffondersi la ne- cessaria luce sopra tutta la tela del gran poema, e cio clie pill importa snlle passioni die lo fecero sca- tiirire dall' ingegno dell' Aligliieri. Quei capitoli sono in generale repertorii diligenti e giudiziosi di quanto occorre sapere sopra le varie materie toccate nella Divina Commedia; ma perche il poeta abbia toccate quelle materie piuttostoclie alcime altre; perclie contro BibL Ital. T. XCIV. 11 162 VITA DI DANTE alciini gittasse parole clie fnUtassero infamia , di altri invece miirasse con tanto amore la Aima; quanto sia verace rininiagine dei tempi ritratti dairAlighieri ; quanto lo ajutasse Fingegno, o lo impedisse la pas- sione a ben leggere nella storia italiana; questo non lo ricava certaniente da quel volume il maggior nu- mero dei lettori. Ed a questo appunto si e volto il sig. Balbo colla Vita da noi compendiata. Nella copia delle notizie F opera delFArrivabene vince spesse volte quella del sig. Balbo, il quale probabilmente avendo un tilo da seguitare non ha potuto sempre discendere a certe particolarita che pur sono utili e quasi ne- cessarie alia piena cognizionc dei personaggi e delle loro azioni; ma oltreche il nuovo biografo procede con una critica pin sicura nella scelta dei fatti, li collega poi sem[)re colla vita e colle opere del suo autore, e tutto conduce alio scopo del libro. Diremmo quasi clie il primo di questi scrittori voile rispar- niiare a2;li studiosi di Dante la grave fatica di cercar negli stoiici quanto mai puo sapersi delle persone e dei fatti da quello ti-attati; il secondo giudico invece che bisognasse avviarli a trovare con sicurezza le re- lazioni o difficili per se stesse o svisate dagli scrittori, fra le circostanze del poeta e le persone e le cose delle quali viene parlando. Pero clii legge il Secolo di Dante si trova come imbandita la storia di quella eta, nella quale egli poi deve mettere Dante stesso col suo ingegno, colle sue passioni, co'suoi infortunj; chi legge la vita scritta dal sig. Balbo ha sempre di- nanzi a se il gran poeta, i suoi anion e i suoi odj, e insomnia le sue relazioni cogli uomini e colle cose che lo circondavano. E s'egli non ha qui tutti i fatti o tutte le circostanze che son da sapere, vi trova peraltro la norma o come suoi dirsi il criterio con cui deve interpretarli dovunque gli verranno trovati. Appena e da credere che qualcuno voglia mettere in forse quale fra i due scrittori adottasse un miglior consiglio: ma benche F opera delFArrivabene possa dirsi tuttora niolto recente, nondimeno e da confes- saie che al tempo ncl quale egli la scrisse sarebbe SCUITTA DA C. BALUO. l63 stato nuovo del tutto, almeno fra noi, iin libro con- cepito e condotto col metodo adottato dal sig. Balbo. II quale, dopo avere nella sua giovinezza abbracciate tutte le discipline morali, pare clie con beU'esempio di rara e iVuttuosa modestia aspiri da qualche tempo non tanto a far niostia de' molti suoi studi, quanto ad appiofondarne alcune parti per trattarle con cjuella sicurezza che viene dalla compiuta cognizione dei fatti. Questa cognizione dei flitti lo ha preservato dalle fantasticherie di niolti clie spiegando il poenia secondo un'idea preconcetta, forse senza avvederscne posero se medesinii in luogo deU'Alighieri, e sotto il nome di lui magnilicarono se stessi. Di costoro il si- gnor Balbo ha taciuti i nomi, forse perche il suo libro non pigliasse I'aspetto di una battaglia intiraata ai pre- cedent! espositori della dottrina dantesca; ma chiunque n' abbia notizia ne trovera facilmente nelle pagine di questi volumi la confutazione. Noi non vogliamo asserire che al libro del signor Balbo non si possano muovere alcune opposizioni, alcune censure; princi- palniente dov'egli si accosta a quel fare sentiinentale che non e nostro ma forestiero, e che in un tenia eminentemente italiano, piii forse che al trove, fa ma- nifcsta la sua leggerezza. Ma lasciando anche da un lato coteste parti, anche non ammettendo alcune opi- nioni delfautore o sui fatti politici di quel tempo, o sulle intenzioni deU'Alighieri, il suo libro rimane ancora, al parer nostro, la piu bell' opera scritta linora intorno a quel sommo Italiano ed alle produzioni del suo ingegno. Lo scopo a cui tende e nobile e grande gia per se stesso, quando studiasi di far conoscere i'Alighieri coUe sue molte virtu e co' suoi pochi di- fetti per indirizzare la gioventu a quella imitazione che sola e lodevole ed utile perche non degenera in venerazione superstiziosa o sconsiderata. Avra poi, speriamo, anche quel frutto che poco ragionevolmente promettonsi molti scrittori di libri moderni , quello cioe d'invogliare i giovani alio studio paziente dei veri storici, vogliamo dire dei conteniporanei o vicini almeno allc cose narrate. A> 1^4 Delia economia polidca del medio evo libri tre che trattano delta sua condlzione polidca , morale ed economica , del cav. Luigi Cibrario socio delta i?. Accademia dette scienze ecc. — Torino^ 1889, presso Giuseppe Pomba , in 8.°, di pag. 614. Ital. lir. 7. 5o. D, 'opo le immense fatiche di Muratoii intorno al medio evo, resto ancora molto grano da spi2;olare in si vasto campo , e parecchi dotti si fecero a disep- pellir cronache e documenti per diradare sempre piu le caligini di quei tempi. Fra questi mostrossi gia valoroso atleta il cav. Cibrario , ed ora con V opera che annunziamo presenta un lavoro che solo poteva scatnrii'e dai hmghi suoi studj in cosiffatto argomento. Nella qual opera egli si propone trattare T economia politica deir eta di mezzo ; assunto difficibssimo a compiersi anche per gb Stati moderni, avvegnache rischiarati dalla tanta bice che su di essi diffonde la civilta dei tempi nostri. E poiche sarebbe stato im- possibile all' autore di compiere il propostosi divisa- mento per tutto il lungo spazio che abbraccia il me- dio evo, cioe pei dieci secoli compresi tra la caduta deir impcro romano nel secolo VI e lo stabilimento delle nuove monarchic nel XVI , egli ha il buon senno di escluderne quasi i primi cinque « periodo » di tenebre , di barbaric , di imiversal corruzione ; ■» quasi senza lume di scienze , senza lenocinio di » lettere , senza reggimento ordinato ; tempo in cui 5) un agglomeramento di barbari armati, primeggiati » piuttosto che retti dai loro capi , tenne luogo di » , governo e di nazione. » Dei cinque posteriori poi si propone di ritrarre la condizionc politica e mo- rale , non senza retrotrarsi all' eta precedente per non trascurare le prime origini della rigenerazione sociale, che indi si manifesta con raffraacazione dei dell'economia politico ecc. i65 comuni. Ma in cjuanto alia condizione economica r autore si restringe ancor piu , limitando le sue ri- cerche ai soli secoli Xill e XIV; « e cio (dic'egli) )i sia per amoie di una maggior unitfi ; sia perche » nei tempi piu antichi non avrei trovato quella » sterminata quantita di notizie , clic all" indole del » mio lavoro e richiesta ; e sia finalmente perche » quando s'abbia uno speccliio fedele deireconoraia y> pubblica dei due secoli di cui parlo , si avra una » ragione , con cui si potra agevolmente misurare » qual essa si fosse nei tempi che precedettero , ed » in quei clie seguitarono lino alle grandi riforme » politiclie e religiose del secolo XVI. » Da quanto abbiamo qui esposto ognun vede , clie dei tre libri in cui tutta V opera e divisa , i primi due che ritraggono la condizione politica e morale del medio evo , sono di minor importanza del terzo, che descrive la condizione economica della medesima eta: imperocche il soggetto dei primi, oltre al mol- tissimo che ne raccolse il Muratori nelle sue settan- tacinque dissertazioni , parecchi altri storici , diplo- matici ed antiquarj lo hanno posteriormente illustrato. II cav. Cibrario ha pero il non piccol merito di avere in quest' opera compendiata ed ordinata I' infmita messe gia predisposta, come anche d'averla aggran- dita d'assai, giovandosi delle tante notizie e dei tanti atti e docuraenti , che V estesissima sua erudizione seppe rinvenire, e che servirono a confermare o a rettilicare le cose gia note. II libro terzo invece con- tiene un complesso di ragguagli sopra 1" agricoltura , le arti , la popolazione , le imposte, le monete, I'in- dustria , il commercio, raccolti con infinite e pazienti indagini, e che invano si cercherebbero altrove , se non forse per qualche citta o distretto particolare , ma non come qui in un sol corpo riuniti; oltre alle aggiuntevi tavole sui prezzi del grano, dei prodotti naturali e industriali, e su parecchie altre cose a quel- I'eta pertinenti. Noi ci proponiamo percio di scorrere sui tre libri , toccandone le parti piu essenziali , e i66 dell'economia politicA clie ponno impegnar maggiormente 1' attenzione dei nostri lettori. A fine di limontax'e , come si disse , alle prime origini della rigenerazioue sociale 1' illustre autore nel i.° dei capi, in cui suddividesi ciascmi libro , trasvola rapidamente su le conquistc fatte dai ])ar- bari dell' una e dell' altra provincia del romano im- pero , e presenta intorno a cjuei tempi remoti ed oscuri alcune nozioni sommarie atte a far conoscere i mutamenti clie tali conquiste indussero nel governo e nel diritto di proprieta , e a dare un' idea ben chiara del sistema feudale , senza di clie non si puo comprendere qual fosse il reggimento politico dei re, dei baroni e dei comuni dopo il mille. I conquista- tori del romano impero vennero , com' e noto , dalla Germania , ove « la comunanza 'delle terre rendea » r organizzazione del governo non reale ma perso- » nale : i pastori , i cacciatori, i guerrieri sono er- » ranti , e formano tribu , non popoli. » I Germani recarono quindi nelle contrade invase i sistemi di di- visione naturale e governamentale , clie li reggevano nel suolo natio ; ma quando poi si fecero proprietar), quali di un terzo. quali di due terzi delle terre dei vinti, r autorita dei capi principali e secondarj , da mobile e ambulatoria clie era , divenne reale e geo- grafica. AUora gli ordinamenti del gnu tedesco si ap- plicarono al pagns dei latini , e la giurisdizione che il grof, o conte , aveva su le persone , si estese al territorio. Oltre a cio i re e i duclii ebbero per lore parte estesissimi poderi , clie facevano amministrare da gastaldi, aventi sui territorj loro assegnati la stessa autorita dei conti; e concedevano poi alcuni di quel poderi ai loro favoriti o commensali. Da prima tali concessioni , denominate benefizj, furono revocabili , poi divennero vitalizie, ed in fine ereditarie : verso il mille i benefizj cliiamaronsi fcudi. Premesse queste notizie , Tesimio autore passa a far conoscere qual fosse ai tempi barbarici la gerar- chia sociale, e quali pur fossero gli ordini giudiziarj. I DEL JIEDIO EVO CCC. 1 67 Determina la qualita d'ogni magistrato principiando dal capo supremo , die aveva titolo di re o imperatore, e scendendo agli uffiziali di palazzo, ai conti, ai mar- chesi, ai vescovi, od abati aventi autorita comitale, ai vassalli, valvassori, o valvassini, ai giudici del re, agli scabini , a' notaj ecc. Fa poi cenno degli uomini liberi , cliiamati talora buoni uomini, e talora nobili, non clie di queU' inBma classe della popolazione, che era piu o meno infetta di sevvitii e dei servi appar- tenenti al suolo , o servi della gleba. Venendo a par- lare degli ordini giiidiziarj indica con bell' ordine e chiarezza come e da chi si rendeva la giustizia si civile che criminale , conforme alle consuetudini por- tate dalla Germania per quanto concerneva i domi- natori, e secondo la legge romana pei vinti , sotto alia quale si permetteva ad essi di vivere, salve po- che eccezioni. Non niai dimenticata 1' idea d'investigare le prime origini della rigenerazione sociale , il cav. Cibrario trova i semi del posteriore ordinamento municipale sotto la dominazione barbarica neirantico sistema dei municipj romani. E noto die ai tempi di Roma ogni citta aveva per lontana imagine del senato una cu- ria che rappresentava V universalita dei cittadini. Al sopraggiungere dei barbari queste curie si disciolsero, conciossiache molti decurioni furono stermiuati, altri cacciati in esilio, ma molti anclie rimasero •, e que- sti , acquetate le cose , ripigliarono quell' influenza , die danno sempre il prestigio della nascita, Teduca- zione e la ricchezza che in parte anclie nei mag- giori disastri taluni riescono a salvare. Formatosi quindi una specie di governo sacerdotale , il vescovo divenne capo del municiplo , e gli antichi superstiti curiali ne composero il consiglio : perocche , dice r autore parlando segnatamente dell' Italia superiore, « i Longobardi ariani lasciarono ai Romani il libero » esercizio della loro relia^ione, lasciarono al popolo » r elezione del vescovo, lasciarono che il vescovo » fosse giudice , non legale , ma spontaneo di molte l68 r>KLL''ECONOMIA POLITIC A: » cause tra cattolico e cattolico , e che i suoi lodi » avessero, secondo la legge romana, interissinia ese- » ciizione . • . Per tal guisa concorse Telemento cat- » tolico a niantenere nelle citta una specie di muni- 5) cipio. » Ed essendosi nel VI secolo moltiplicate le parroccliie di canipagna, in queste pure il popolo si congrego per trattare si gli atfari spirituali clie i tem- porali della parrocchia. Atiche nelle stesse istituzioni barbariche T autore riconosce qualcirelemento muni- cipale, comprovandolo un decreto di Clotario II, con cui autorizza colui clie ha patito qualclie danno in un territorio a chiederne il risarcimento al centena- rio o capo ed alia centena di quello , e cosi pure r ufficio deUo scabinato, perocclie lo scabino era un uffiziale del popolo clie serviva d'ajuto e d'invigilatore deiruffizial regio. Nei casi di guerra, di sedizione e siniili, se mancava I'uffizial regio, il governo si rias- sumeva dal popolo, e per esso dal vescovo che n'era il capo religioso , insieme ai caporioni del popolo. Ta- lora il vescovo veniva in contesa coi cittadini: coa- vien dunque supporre che questi avessero un capo e dei rappresentanti. Compiuto questo primo assunto il dotto autore procede dicendo , che sin dal principio del mille « vedeansi citta potenti , massime se poste in sul » mare , gia arricchite dal traffico , gia avvezze a » cimentarsi colle sole loro forze ne'pericoli di guerra » abbandonate com' erano frequentemente dai deboli » successori di Carlomagno , levar il capo , e sotto » alia quieta piuttosto presidenza che signoria del ve- >j scovo trascorrere ad atti di assoluta indipendenza. » Genova e Pisa conquistavano nel 1006 la Sarde- y> gna. » Anche le altre citta soggette ai conti e i loro territorj portavano inipazientemente il freno , e con facilita tumultuavano. Questi mali umori nasce- vano principalmente da due cause : i valvassori mi- nori o valvassini, oppressi dalle gravezze ed anghe- rie dei valvassori e baroni , anelavano di sottrarsi alia loro dipendenza ; ed i censuarj e coloni o servi DEL MEDIO EVO CCC 1 69 della gleba, ridotti essi pure a durissima condizione da£;li avidi feudatarj , nutrivano gli stessi desiderj. Tento Corrado il Salico d'acquetar qucsti dissidj col ridurre in un corpo di leggi le consuetudini feudal! , ma il rimedio non fu bastante a tanto male ; e le citta che al governo dei conti surrogavano leggi- menti municipali , andavano ognor crescendo. L' au- tore descrive con molta precisione il mode col quale si compiva l" organizzazione dei comuni. Ma due gravissimi disordini , V uno ecclesiastico Taltro civile, sopravvennero a dare T ultima spinta e ad affrettare la liberta dei comuni. 1 principi e i grandi valvassori o baroni avevano invaso il patri- monio della Cliiesa , dispensavano a loro protitto i beneficj ecclesiastici, investivano dei vescovadi e delle abazie pin ricche i loro tigli , parenti e cortigiani, e disponevano inline a loro talento dei beni del clero. In pari tempo erano essi durissimi tiranni, come gia dicemmo , dei militi o nobili , che tenevano da loro terre in feudo , e dei rustici che gemevano sotto il giogo della servitu. Questi abusi e queste prepotenze indispettirono i.° i papi e segnatamente Gregorio VII cui premeva di rivendicare alia Chiesa 1' onore , la podesta e le sostanze che le appartenevano •, 2.° i so- vrani fondatori delle nuove monarchic, pei quali rie- sciva pericolosa ed invisa la potenza dei baroni: 3.° i feudatarj minori , che mal sopportavano 1" orgoglio e le vessazioni dei maggioi'i. Papi , sovrani e piccoli feudatarj concorsero quindi a favoreggiare I'abbassa- mento dei baroni e T affrancazione dei comuni ; la quale infotti si opero in modo , che nell' alta Italia le citta confederate poterono formare la celebre lega lombarda. Dopo cio le citta principali giunsero al piii alto grado di prosperita sul linire del secolo Xll e sul principio del XIll, e le terre minori adattaronsi a rimaner comprese nella giurisdizione di quelle. I cit- tadini pero non avrebbero procacciato tanto bene alia patria loro senz'associare al militar coraggio molte delle altre virtu sociali ; ma conseguita quella prosperita , 1^0 dell'economia politic a e fattisi ricchi e potenti, insorsero i sospetti, le in- vidie, le inimicizie. La plebe segnatanientc inaspri contro ai nobili, che pel valore nei combattimenti e la perizia neg,li allaii avevano natural preponderanza nei consigli. Le fazioni private, nascoste in generale sotto ai nomi di Guelli e Ghibellini, ma siiddivise poi in altre piii speciali , tanto ti accesero e s' insangui- narono, die inline la signoria della maggior parte delle citta cadde in mano di animosi e destri poten- ti, i quali trasmutaronla in principati, lasciando pero ad esse i loro statuti ed i loro privilegi. Condotta sin qui la progressione del risorgimento sociale , 1' autore determina qual fosse nei secoli XIII e XIV presso a poco V ordinamento delle monarchie e dei comuni. « Le monarchie, grandi o piccole che » fossero , erano un'aggregazione di piccoli Stati chia- i) mati feudi, alcuni dei quali moveano direttamente » dal principe , altri aveano servitu verso un feudo » maggiore e questo talora verso un altro che aveva » diretta dipendenza dal principe. In mezzo a que- y) sto reticolato di feudi e di retrofeudi sorgeano » come tante oasi le terre immediate , cioe dipen- » denti immediatamente dal principe , piu o meno » libere , piii o meno privilegiate ; e di quando in » quando sorgeano le mura turrite di qualche citta » o di qualche grossa terra , che in occasione delle » crociate , o delle discordie tra il sacerdozio e I'ini- » pero, avevano incominciato a vivere indipendenti... » ed a cui I'imperatore od il re... aveva confermata u per moneta 1' indipendenza. » Continua poi a di- scorrere la divisione liscale o camerale che dir si vo- glia , e la divisione politica e reale del territorio, il sistema politico e giudiziario adottato nelle monarchie e nelle citta libere , Y istituzione dei podesta aventi il carico delT amministrazione, dei giudizj, ed anche della guerra , mutabili per lo meno ogni anno , e presi sempre fra gli estranei. Infine fa conoscere come nella maggior parte delle citta libere alcuni fortunati e potenti cittadini, approtittando della insopportabile DEL MEDIO EVO CCC. I7I tirannia dei governi popolari e tlei perpetui disordini die in esse mantenevano gli odj e le fazioni private, poteron occiipai-e la signoria. Qiiesti principi , dive- nuti poi anch' essi , come portavano gli esempi ed i costumi deir eta , tiranni crudelissimi , in parte fu- rono spenti , in parte crebbero in potenza , sin che col benelizio del tempo, die tutto sana, si rafferma- rono in legittimi sovrani , « sebbene ( soggiunge il » dotto autore ) i termini di governo adoperati fos- » sero ben di rado quelli , die 1' eterna giustizia ha » segnato ai legittimi principi ; e sebbene non vi sia » infamia tanto grande, ne si sporca azione, ne crii- » delta cosi immane, di cui quelle per fide razze non » si sieno contaminate. » Di molta importanza per Tordine col rpiale e scritto, ci parve il C. VII, nel quale si descrive quali fossero a que' tempi le ragioni tra sovrano e sudditi , vale a dire la condizione delle varie classi di qucsti ultimi nelle monarcliie. Avverte I'autore die sotto questa do- minazione deve comprendersi ogni Stato « governato » con ereditaria e suprema ragione da un principe >> sia con nome di re, sia con titolo inferiore di » duca, di marchese o di conte, sia die non rico- » noscesse altro superiore die Dio, sia die pigliasse » rinvestitura de'suoi Stati dalF imperatore. » Le condizioni dei sudditi erano varie, e quindi varie le ragioni die il sovrano esercitava su di ogni classc. Primi dopo di lui venivano i prelati, i quali erano anclie baroni, non essendovi vescovo o capitolo, die non possedesse ab antico terre in feudo. Continui erano i dissidj tra il principe e costoro: perocclie I'uno ora cercava di scemare le prerogative e le im- munita dei vescovi e degli abati, ora s'impacciava della loro dezione per farla cadere ne'suoi figli o congiunti , ora invadeva i loro beni segnatamente nella vacanza delle mense e dei beneficj. Gli altri poi, inquieti per lo piu ed indocili, confoiidevano i'autorita prelatizia colld baronale, ed abusavano le censure ccdesiastiche contro al principe, o contro ai 172 DF.LL' EOONOMIA POLITIC.\ suoi giudici e castellani , se tanto non ardivano con- tro di lui. Seguivaiio ai baroni ecclesiastici i baroni laici, moventi direttamcnte dalla corona, ed aventi per Tordinario altri feudi, o nobili, o rustic! nella loro dipendenza, vale a dire con giurisdizione o sen- za. Questi avevan obbligo di seguire il sovrano in guerra per tempi e luoghi determinati, alzando pero bandiera propria-, c giuratagli e datogli bacio di fe- delta, reputavansi nel resto entro i conlini dei pro- prj dominj quasi assoluti padroni. Formavano iin terz' ordine di sudditi i nobili , i quali o discende- vano dagli anticlii Arimanni , od erano possessor! di piccoli feudi. Questa classe era devotissinia alia co- rona, perclie aspirava ad ottenere gli uffizj di corte. Dopo queste tre specie di nobili venivano i borghe- si, cittadini di terre anticamente libere, o di terre suddite ma privilegiate, clie significava presso a poco la stessa cosa. Su queste terre il principe non aveva quasi altro diritto che di eleggere il vicario tra i proposti dal consiglio, di riscuotere le rendite accor- dategli, di farsi servire da un dato numero d'uomini nelle sue guerre e cavalcate, e di cliieder doni o prestanze. Ai Ijorgliesi succedevano i censuali, detti dai Longobardi Jldtoni, imbrattati di servitu, e clie tenevano dai borgliesi, dai baroni, dai prelati, o dal principe Tutile dominio di alcuni poderi, e ne pa- gavano nn tenue censo o in danaro o in generi: eran anclae obbligati a prestare servizj personal!, o di buoi, carri e carreggiati , oltre al sottostare a certe contribuzioni e gravezze, con le quali ! padroni 1! disertavano a capriccio. L' ultima classe dei sudditi componevasi dei servi della gleba, affissi a certe pos- sessioni col debito di coltivarle per conto del pa- drone senz' altro conipenso cbe di trarne uno scarso alimento. A questa specie di sudditi, che in quella eta popolarono le monarchic, I'autore aggiugne, i fo- restieri, ! giudei e i caorsini (cos! detti da Cahors, citta di Linguadoca, e prim! a gareggiar cogli ebrei nell'arte del prestito e del cambio) ! quali sotto certe DEL MEDIO EVO CCC. 178 condizioni vi ottenevano stanza temporanea o perma- nente; indi chiude il cap. con queste memorabili pa- role : « Pel' conipiere il quadro clie abbiamo raffigurato , » conviene immaginar uno Stato interrotto da tanti » Stati minori quanti erano i castelli dominatori di :» feudi , e le terre o libere o privilegiate , eppero la » monarchia seminata per cosi dire di piccole tiran- » nidi, di piccole aristocrazie, di piccole democrazie... )> conviene immaginar uno Stato frequente di molte » e popolose terre, non conspiranti al comun bene, » ma emule Tuna dell'altra. Tuna dell'altra nemi- » clie . . . uno Stato ispido per cosi dir di fortezze » e non pero piu forte , anzi percio appunto piii » debole 5'. Altri due capi di questo primo libro sono desti- nati a far conoscere come allor si tenessei'o le cor- rispondenze fra Stato e Stato in tempo di pace e in tempo di guerra. Durante la pace la corrispoudenza non riguardava che uffizj di cortesia e trattazione di affari. Le pessime strade, e queste anclie interrotte dal continuo bisogno di passare da un doniinio al- Taltro, e la mancanza delle poste e degli alberghi , rendeva difficili le comunicazioui. Appare in ogni modo essere state assai frequenti le corrispondenze di cortesia, che usavano tra loro i principi e baro- ni, notificandosi a vicenda le nascite, le morti, i ma- trimonj che accadevano nelle loro famiglie, mandan- dosi regali, facendo e restituendo visite; e di tutto cio si recano parecchi esempi, piacevoli a leggersi perche ignoti e curiosi, tolti segnatamente dalla sto- ria del Piemonte. Le negoziazioni poi fra Stato e Stato davan luogo all'invio di ambasciatori o legati, che deputavansi in maggiore o minor numero, secondo rimportanza degli aftari da trattarsi, e la dignita del principe cui erano diretti. Quando la negoziazione era linita , Pambasciatore di maggior riguardo ritornava al comniittente, il quale, approvandola, gli affidava il gran sigillo per contrassegnarc il trattato. Delitto di fellonia reputavasi Pabusare di quel sigillo; ed il 174 DELL ECONOMIA POLITICA cav. Cibrario riporta il fatto meinorabile cli Giorgio di Solaro, cancelliere d'Amedeo VI di Savoja, clie per silTatto abuse venne seveiamente processato. Tal- volta ponevasi tra gli ambasciatori qualche frate, ch'era per lo piu il depositario dellr; ultime iaten- zioni del cominittente. Soggiunge poi che moke qui- stioni si risolvevano col mezzo delle diete, che nel moderno linguaggio diplomatico si direbbero con- gressi; oppure col mezzo di compromessi, recando molti notevoli esempi di litigi e contrasti in tal modo terminati. Le ricerche deirillustre autore intorno alia cor- rispondenza clie tenevasi in tempo di guerra lo trag- gono a discutere il modo con cui si guerreggiava a que' tempi. Principia dall'osservare, che per la con- figurazione e Tordinamento degli Stati , ingombri di fortezze e di terre nnirate e cinte di rivellini e di fosse, la guerra non procedeva « con Timpeto e la y> terribilita dei di nostri, ma consumava la sua foga i) in lunghi assedj di rocche, in arsione di casolari » appartati , in guasti delle campagne, in scaramucce » e scontri parziali 5). Quando la guerra era risoluta, mandavasi a recare la sfida un axaldo, che pubblica- mente esponeva Tambasciata, e gettava a terra un guanto bianco : se il guanto raccoglievasi , era accet- tata. Descrive poi come T assalitore e Tassalito ra- dunassero dalle tene so^gette i contingenti delle mi- lizie, come queste non tenessero il campo che breve tempo , come venissero alia pugna e come poco dopo si sciogliessero, e la guerra finisse. Non convenendo alia lunga un tal metodo di guerreggiare ad alcuni prin- cipi, questi accontentaronsi di ricevere danari in vece d'uomini, onde sin dal secolo XII e ancor piu nel XIII principiarono ad assoldar truppe mercenarie. Tali sol- dati pero non erano che avventizj , adunati quando il bjsogno stringeva, e licenziati appena fermata la pace; ne vanno confuse colle compagnie di Ventura, introdotte due secoli piu tardi da quei valorosi con- dottieri che ristorarono presso di noi I'arte della DEL MEDIO EVO GCC. \'jS guerra, e che talvolta divennero incomode e peri- colose a quel medesimi che le avevano cliiamate, cosicche dovettero sin colla forza farle sgombrare. Al quale proposito non sapremmo come I'autore sog- giunga, che forse allora si pose ad alcune grosse bonilaarde il nome di spazza compagnie, nientre non ci avvenne niai di sentire tal vocabolo e nello stesso dizionario niilitare del Grassi troviamo che spazza campagne si denomina un archibuso corto e largo di bocca, ma non vi si riscontra la voce spazza com- pagriie. Innanzi all'introduzione delle truppe merce- narie la sola cavalleria formava la vera battaglia : i fanti non servivano che per ingaggiar la mischia. Passa quindi a indicare le varie denominazioni che avevano i soldati di cavalleria, quei di fanteria, le armi che vestivano, il modo di munire le fortezze e di fare gli assedj, I'ordine della marcia, il carroccio, le bandiere, la musica, e tutto cio che componeva il materiale della guerra, prima dell'invenzione della polvere e delle armi da fuoco, che ne mutarono af- fatto la condizione. Discorre come i frati e le donne, o chi sapeva mentirne gli abiti e le sembianze, ser- vivano ordinariamente di spia; come usavasi coi pri- gionieri, e come tenevasi la corrispondenza si pel cambio o riscatto di questi che per ogni altro par- ticolare sin che la guerra era viva, ed aprivansi le trattative di pace. Cliiude poi il capitolo col por- gere una succinta idea della famosa istituzione degli ordini di cavalleria, del modo con cui si creavano i cavalieri, dei loro obblighi e delle loro onoriticenze. Neir ultimo capitolo di questo primo libro I'illu- stre autore riepiloga in certo modo le cose dette nei precedenti e, fatto un breve cenno di alcune istituzioni del medio evo, delle quali non aveva ancor ragionato, come sarebbero le ghilde, le so- cieta commerciali, le carte di privilegio, i diritti di borghesia e simili, stabilisce che Tailrancazione dei comuni costitui uno dei migliori elementi della mo- derna civilta e che altri elementi ne porse anche 176 dell'economia. politica I'orclinamento feudale, con I'avere ingentilite le for- me di servitu, modilicato il contralto eni'iteutico, ed annodato un legame di niutui riguardi fra il signore e il vassallo. Ripete poi come la massima parte delle citta libere decaddero e perdettero 1' indipendenza e come i piccoli leudi vennero a poco a poco ingojati dai grandi baroni. Alciini di cjuesti divenuti principi soUevaronsi fmo alia podesta regia, e rafforzarono Tele- mento monarchico, clie poi si compie snl finire del secolo XV e sul principio del XVI con la ruina dei feudi e delle liberta municipali. Innanzi a quest' epoca e facile argomentare (conclude il dotto autore) « quanti » cattivi effetti generasse lo sminuzzamento dei popoli •» in tante e si diverse famiglie politiche. Molte virtu » private compensavano i vizj de'reggimenti male » ordinati, ma la confusione era grande; perocclie » allora aveansi municipj fiorenti, ma non nazioni, ?) anzi ojini terra facea nazione da se. Eranvi sovra- » ni, ma i grandi baroni si teneano poco meno die » loro uguali , perclie ancli' essi uei loro feudi erano » sovrani , ed aveano nelle mani la giustizia, la 5) guerra e la pace. » Abbiamo gia notato che il cav. Cibrario nel libro 2." della sua opera si propose di far conoscere qual fosse la condizione morale del medio evo. Forse po- trebbe credersi di minor interesse questa parte del suo lavoro, perocche nel trattare della condizione politica di quell' eta egli dovette necessariamente toccare in molti punti anclie il soggetto morale di cui ora e discorso; ma ei seppe fregiare quest' altra materia di tante peregrine notizie, di si bella ed ac- concia erudizione e di si profondi ed arguti giudizj, clie ci e di vera dispiacenza il trovarci astretti per non allungare di sovercliio il nostro articolo, a sfio- rare in certo modo la pregevole sua fatica. L' autore consacra i primi due capi a stabilire qual era la po- tenza delle idee I'digiose, e quale lo stato del culto e degli ordini ecclcsiastici nell'eta di mezzo. Retro- traendosi all'origine e alia diffusione del Cristianesimo DFX MEDIO EVO eCC. 1 77 rlleva cpianto grancle sia stato lo zelo e il fer- vore dei primi cristiani, donde ne seguirono «■ re- » pentine conversioiii, subiti passaggi da vita molle, » da vita scellerata a vita dura, povera e santa; dallo y> splendore della corte ad iin selvaggio burrone, ad 5) un dirupo noto solo alle fiere; ampie fondazioni » di monasteri e di chiese, penosi e lunghi pelle- » grinaggi, imprese alte e difficili. » Passa poi a di- scorrere 1" elezione dei vescovi, chc dapprima face- vasi dal clero e dal popolo, o piuttosto dal clero col consenso del popolo, eligente clero, siiffragante populo, e Tapprovazione del re; « la quale approvazione vuolsi » clie Gailomagno accoidasse simbolicamente merce » la tradizione del bastone pastorale e Tanello, clie » forse non dinotava in principio che V investitura » di cjuei beni, che i prelati teneano in beneficio y> dal principe. » Dicemmo gia rimmenso abuso, che i principi fecero di tali investiture sino a che la gran mente di Gregorio Vll richiamo alia sede pontilicia la confermazione dei vescovi ; accenna in seguito il dotto autore come la potpnza delle idee religiose gio- vasse al sommo ingrandimento della podesta del pon- tefice, che pote cosi mantenere 1' unita della fede, costituirsi un principato temporale, ed obbligar Ce- sare a ricevere dalle sue mani la corona imperiale. Su di che ci piace riferire queste sensate sue parole: « che i romani pontefici trascorsero qualche volta » sino a credere di poter ritogliere la corona che » aveano data, confondendo una sacra cerimonia con- » corsa a render piu augusto un fatto politico d'alta y> importanza col fatto politico stesso, a cui erano, » o almeno doveano essere stranieri. » Ascrive inoltre alia potenza delle idee religiose V essere stato concesso ai vescovi esercizio di podesta temporale, immunita dai laici e titolo di baroni; Tessersi date ai capitoli ed ai monasteri non solo prebende da sostenersi, « ma vas- » salli e censuali e servi ed armi da offendere e da » difendersi, e cinti i palagi vescovili ed i chiostri Bibl Ital. T. XCIV. 12 I7S dell' ECONOMIA POLITICA » di fosse, di mura e di torri. » Cosi pure attri- buisce air istessa causa la tregua di Dio , con cui sotto pena di scomnnica si vietavano i misfatti negli ultimi cjuattro giorni della settimana ; le crociate , i giudizj di Dio, la credenza clie al conipiex'si dei mille anni dell' era volgare il mondo doveva aver fine, per lo clie le donazioni alia Cliiesa crebbero enormemente. Accenna il dotto autore il poco bene e il molto male, che derivarono dal soverchio arricchimento del chie- ricato. La niaggior parte dei fondi donati erano pa- scoli o selve , o sterili lande : i nionaci le dissodarono e le conversero in vaghe e fertili possessioni. Ma le troppe ricchezze allettarono ogni sorta di gente , e la milizia ecclesiastica crebbe a disniisura: parecchi monasteri contavano piu centinaja di monaci; la cat- tedrale di Tours sino a i5o fra canonici , cappellani e coristi. I costumi del clero si corruppero aireccesso , e molto pill durante le discordie insorte fra Grego- rio VII ed Avrigo IV e continuate fra i loro succes- sori. 11 concubinato era presso clie generale in tutti gli ordini degli ecclesiastici : vescovi, prelati e chie- rici che s' insidiavano e si scacciavano a vicenda dalle lor sedi: papi e concil) che tra loro si battevano, e che pure a vicenda si anatemizzavano: imperatori e re posti gli uni contro agli altri dai papi, dagli antipapi e dai concilj legittimi e scismatici. In mezzo a tanti scandali ardente fanatismo, e invereconda ipo- crisia, per cui in nessun tempo furono piu crudeli ; le persecuzioni degli eretici, dei bestemmiatori e dei supposti maghi, ne piu atroci i supplizj contro di essi, in prova di che sono recati nioltiplici esempi. Al cjual proposito dei maghi crediamo degna d'esserci riportata la seguente giudiziosa osservazione, essere cioe ingiusti coloro « che accusano il clero di unj » in^anno ch' era comune a tutti; dimenticando che o . . . ' :>■> il clero e parte del popolo, e ritrae come il ri-' j> manente del popolo della barbarie o della civilta: 5) del secolo in cui viva. » DEL MEDIO EVO CCC. I^fj Successivamente il cav. Gibrario fa conoscere clie nel medio evo i segni esteriori del culto eiano in generale meschinissimi, se si eccettnano le cattedrali e i monasteri , sopra i quali amava meglio eserci tarsi la liberalita dei principi e dei privati. Delia poverta, o per dir meglio nudita delle altre chiese commesse ad un solo rettore, erano cause le devastazioni con- tinue dei Saraceni e degli Unglieri. I primi occupa- rono le Spagne nel secolo VIII, indi corsero parte della Francia ed anclie dell' Italia , stanziandosi a Fras- sinetto, donde spingevano le loro incursioni nelle terre del Piemonte, e donde non furono espulsi die nel 972. Gli altri cacciati dalle rive del Danubio si gittarono verso gli stessi tempi su la misera Italia. e ne tribolarono lunga pezza le piu ricclie provin- cie , riempiendole di strati e di rovine. Passa quindi a far cenno dei principali ordini religiosi e delle confraternite laicali, che si andaroiio successivamente istituendo e ramificando dapper tutto. Ne sono dalF antore dimenticati gV istituti ne le opere di carita , che pur ebber origine nel medio evo, e consistevano in ospizj a coniodo dei viaggia- tori lungo le grandi strade, ov' erano interrotte dai vasti fiumi e dagli aspri monti; in case di ricovero stabilite presso le cattedrali e i monasteri a sussidio dei pellegrini , degl' infermi , dei vecclii e dei fan- ciulli orfani od esposti; e nelle offerte o limosme , che segnatamente raccoglievansi alia messa. Dopo cio passa a dipingerne i costumi i quali « sebbene (ei » dice) variassero da secolo in secolo, e da gente a » gente , tuttavia hanno , considerati generalmente , » alcune linee ferme e a tutti comuni , che sara op- » portuno di ritrarre. » Breve e questo capo, ma si pieno di cose, che riescirebbe vana fatica il ten- tare di compendiarlo. In generale pero, volendo prin- cipiare anche dal mille , i costumi tennero sempre dal piu al meno della barbarie ond" erano nati. Nei grandi e nei chierici stessi era comune la simonia, il concubinato, la crapula, il fiii'to, Tassassinio: i iSo dell' ECONOMJA POLITICA minori gV imitavano in quanto potevano. « Le cro- 5) ciate (dice I'autore) clie condusser a morire in Pa- » lestina molti di que' feroci baroni con le loro piu 5) feroci niasnade, confortarono in qualche parte di » migliori costumi il mondo in principio del secolo >> XIII. » Anche Taffiancazione dei comuni, die in cjuel tempo comincio ad operarsi , contribui a cjuesta salutar riforma; r.ia nel successivo Torientale mollezza ricondusse raap;gior corruzione che dapprinia non era stata: percio F illustre autore tocca con giuste pen- nellate la sfacciatezza degF impudichi aniori, la la- scivia degli abbigliamenti, la falsiCicazione delle mo- nete, la venalita degli uffizj, la barbaric delle pro- cedure, la crudelta delle pene, Torridezza delle car- ceri. E vero clie tanta ferita di costumi era talvolta temperata dalle gentilezze cavalleresche; ma cjueste non servivano, dice egregianiente I'autore, clie « a » contrapporre alle usanze crudeli molte pratiche » generose, ed ai vizj degli ordini pubblici molte >> virtu private. » Sommi erano poi i pregiudizj e le contraddizioni in fatto di religione: la piu cara preda clie far si potesse in guerra erano le reliquie dei santi; ed in pari tempo si resisteva all' interdetto e si obbljgavano empiamente i preti a dir messa per forza. Bellissimi a leggersi sono due capi , 1' uno sulla vita privata, 1' altro sulle feste; ma noi siamo tanto aifrettati, che appena ci e permesso di fame cenno. Nel primo Tillustre autore dipinge I'aspetto clie nel medio evo presentavano le citta : si ditlonde poi nella descrizione dei castelli, ove d' ordinario abitavano i baroni e gli altri feudatarj , degl' interni loro sconi- partimenti ed addobbi, e altrettanto fa delle case pri- vate. Prosegue indicando cpiali fossero i cibi e le bevande allor usitate, come si ordinassaro le mense ed i conviti ; indi passa a trattar delle vesti , degli ornamenti e dei giojelli, magnilicando il lusso clie in cio spiegavano i signori. Pero (soggiunge I'autore) « in mezzo a tanta ponipa mancavano que' nostri DEL MEDIO EVO CCC. l8l » antichi di moltissime cose necessarie a condurre soa- )j veniente la vita. Dicono fra le altre cose clie dor- » niisser nudi, e die anche di giorno larainente fos- » sero usi a vestir cainicia; » ne lascia d'indicare come uoniini e donne viaggiassero costanteniente a cavallo, meno raiissinie volte queste ultime in lettica ; come consumassero il tempo nei loro castelli sollazzandosi coi biilToiii, coi nani, coi menestrelli, coi giiillari e con vaiie specie di giuochi. Principal divertimento era pero quello della caccia col mezzo delle armi e del cani, e piu comunemente degli uccelli di rapina, cui prendevano molta parte anche le signore. Venendo alle feste trova Tilliistre antore clie il medio evo la vincea sopra T eta nostra a rignardo si della riccliezza che della moltiplicita loro, poiclie ve n'erano di reli- giose, di politiclie, di militari, di galanti , di popolari e di domesticlie. Di ciascnna specie fa la descrizione, citandone anche ad esempio un gran nnmero di cui le cronache dei tempi lasciarono memoria. Tra le reli- giose meritano d'essere considerate quelle dei misteri ridotti a dramma, dond' ebber origine le tragedie, le commedie e gli altri nostri spettacoli teatrali. Se- guono le politiche, come la battaglia del ponte a Pisa, lo sposalizio del mare a Venezia e simili. Tra le militari poi sono celebri le giostre e i torneamenti di cui si e tanto scritto anche a' tempi nostri , ed alle quali frammischiavansi pure le galanti. Delle po- polari si lia un' idea nelle regate di Venezia , nel venerdi gnocolare di Verona, ed in altre particolari a quasi tutte le cittji. Quelle domestiche infine com- prendevano le allegrezze , con cui celebravansi le nascite, i matrimonj, il conferimento del cavalierato ed anche la morte d'alcuno della famiglia ; e siccome tali feste per lo piu consistevano in grandi e splen- didi conviti, cosi 1" autore riferisce quello sontuosis- sima imbandito da Giovanni Galeazzo Visconti a Mi- lano nel i366 quando marito sua ligUa a Lionello figliuolo del re d' Inghilterra. I 82 dell' ECONOMIA POLITICO L' ultimo capo del 2.° libro ci offre lo stato delle lettere, delle scienze e delle arti del medio evo. II solo titolo ill conoscere il vasto campo eh' esso rac- chiude, e benche Tautore lo restringa in un centi- najo di pagiiie, pure le materie trattate sono in tanta copia, clie non possono essere cpilogate. Principiando dalla poesia accenna come alle graziose imagini della mitologia greca e romana siansi sostituite quelle nere e spaventose dei genj, degli spiriti, dei silfi, dei foletti , delle maliarde, dei nani, dei giganti e dei mostri. I poenii jTeio sino al formaisi dei volgari idiomi scriveansi in lingua latina, piu o meno cor- rotta secondo la maggiore o minora rozzezza dei tempi. L'autore presenta la serie numerica di tali verseggiatori , clie amiamo qui riportare. Secolo V poeti latini n." 1 5 VI » » 25 VII » y) 1 3 VIII » » 10 IX » » 57 X » » 27 XI » » 54 XII 5> .> 99 XIII » » 62 XIV » » 16 XV » » 57 Discorre poi Torigine della nuova lingua provenzale o romanda, e dei celebri trovatori, che fiorirono dal 1000 sino al i3oo, indi procede a indicare quella della lingua italiana, di cui furono creatori c|uei tre grandi luminari e precursori della moderna civilta, Dante, Petrarca e Boccaccio. Ne omette d'accennare gli altri idiomi, clie verso il mille si andarono com- ponendo, il francese nelle Gallic, il castigliano nella Spagna, il franco, lo svevo e il sassonico in Germa- nia, il neerlandese in Olanda, I'inglese nella Gran Bre- tagna. Tocca in seguito come le scienze nel piu fitto deir ignoranza barbarica si niantennero vive presso DEL MEDIO EVO CCC. ibj gli Arabi, le opere dei quali ajutarono poscia il ri- sorgimento loro tra noi, in ispecie della medicina, della matematica e dell' astronomia ; ne dimentica il rifugio ch'' esse, insienie alle lettere ed alle arti, tro- varono pure nei monasteri, e segnatamente in quei di S. Gallo , di Bobbio e di Montecassino. A queste notizie framinette quelle delle quattro grandi sco- perte, ch' emersero dalle tenebre del medio evo, cioe della polvere , della biissola , della carta e della stampa. Noi peio non acconsentianio di deri- varle. com' egli fa a pag. 296, dai Chinesi, sembran- doci die il merito delle invenzioni non debba at- tribuirsi a chi osserva pel primo un fenomeno na- turale, o trova un meccanismo o un composto , ma piuttosto a chi scopre la maniera di fame la gene- rale applicazione a vantaggio della societa. Prosegue indicando come si stabilirono le universita, dapprima in Salerno ed in Bologna, gia celebri nel iioo,indi in Parigi , Padova , Napoli , Oxford e Cambridge ; passando in rassegna lo stato e i progressi delle va- rie scienze, die in esse insegnavansi, e gli uomini famosi die in ciascuna fiorirono. Termina il capo col far cenno delle belle arti, diffondendosi con minuta erudizione segnatamente sulFarchitettura. ( Sard continuato. ) 1 84 PARTE II. SCIENZE ED ARTI MECCANICHE. Manuale del pesi e misure degli Stati curopei confron- tati col sistema metrico, compilato da Francesco Utz, ingegnere presso VI. R. Direzione generals delle Pub- hliche Costruzioni di Lombardia. — Jl/ilano, 1889, presso V editor e Angela Monti, contrada del Cappello, n° 4023, tip. Fanfani , in 8.°, di pag. i63, Anstr. lir. 2. X er la societa, tuttocio die miri ad agevolare una qua- lunque delle operazioni piu spesso ripetute negli usi ordi- nai-j della vita, e sempre un acquisto apprezzabile, e lo e tanto piu, quanto e maggiore 1 economia del tempo die ne e propriameiite Tespi-essione e la misma delFefFetto utile. la forza di sifFatto principio, nelle transazioiii letterarie, sclentifidie e commerciali, dove ad ogni passo, pei difformi e disordinati sistemi di pesi e misure die regnavano per lo passato non solo nelle diverse provlncie e contrade, ma in una medesima citta, e die pur si mantengono tuttavia pertinaci in moltissimi paesi, nasce il bisogno di confront! e rettificazioni di quantita, di valori e di dtmensioni, si rendono utilissimi, anzi essenziali que libri e quegli stro- menti, die apprestano gli elenienti a cio opportuni , ed offrono il mezzo di combinarli con prontezza e precisione. Quest^ufficio adempiono con bonissimo esito i prontuarj de calcoli preparati , le raccolte di tavole numeriche per la soluzione di problemi nei diversi rami delle matemati- die, le tavole con cui si ragguagliano le misure di di versa proporzione , ed in generale tutti que' formolarj e quelle collezloni dei fattori e delle quantita costanti die servono a rappresentare e spiegare tanti dei piii meravigliosi feno- meni della natura di cui il genio dell' uomo ha saputo sorprendere nel loro corso le arcane e misteriose leggi. L introduzione di un sistema universale di pesi e mi- sure in tutte le epoche nelle quali furono in Core le arti MANUALE DEI PESI E MISURE eCC. 1 85 e le sclenze presso le varie nazioni, fu un bisogno clie si rese inanlfesto, ed occupo 1 attenzioue di spirit! i piii emi- nenti. L' Egitto , la Grecia e Roma iie avevano tentata in diversi tempi la riforma presso gli antichi. Negli nltimi secoli, i governi de'' principali Stati d'Europa si adopera- rono eflicacemente a ridurre alia maggiore sempliclta i'uso e la cogniziorie di stromenti cosi importanti per la coti- diana ed indispensabile loro applicazloue in tutte le pi'in- cipali e piii minute occorrenze sociali. Questi sforzi pero, benclie protetti dalle leggi, d'ordinario non ebbero esito felice, sia per incertezza o per troppa coraplicazione nelle basi delle riforme tentate, o per la poca energia e perse- veranza di quelli che dovevano vegliare air osservanza ed alia propagazione , ma piii di tutto per la reazione e con- trarieta delle inveterate abitudini massirae presso le classi infime dei popoli, i qiiali giudicando dalle difficolta e da- gr imbarazzi dei primi momenti, erano sempre disposti a travedere in tali novazioni delle Insidie ai loro interessi , anziche volerne riconoscere e coufessare il beneficio e Tuti- lita. Alia Francia, favorita da straordinai-ie combiuazioni, era riservata la gloria di creare e diffondere un sistema pog- giato a principj illuminati e sicuri : operazioni e studj ira- mensi furono fatti col concorso di dotti e scienziati fra i piu distinti d^ Europa tutta: non si risparmiarono fatiche e spese: ed il risultamento di cosi gigantesca intrapresa fu r istituzione delF ingegnoso e mirabile sistema metrico- decimale di pesi , misure e monete che da solo poteva ba- stare a dar nome e lustro al secolo che lo produsse. ]Ma questo sistema , benche semplicissimo , uniforme , tolto dalla natura medesima, atto a soddisfare a qualunque bisogno, abbracciato dai dotti per la facilita e comodita delle operazioni numeriche, trovo incrediliili impedimenti a propagarsi non solo al di fuori , ma nello stesso territorio francese. Alcuni per cieco fanatismo , altri per incuria , i piu per ignoranza ritardarono un tanto beneficio, e final- mente V orgoglio ed un falso spirito di nazionale rivalita prevalsero presso taluni e segnatamente fra gK Inglesi , se non a detrarne al raerito , almeno a farlo escludere per sostituirvi sistemi meno scientifici ne mai suscettibili d^uni- versale applicazione. 1 86 MANUALE DEI PESI E MISURE tl, pero vero che quelle stesse nazioni die non ebbero ancora il coraggio e T avvedutezza dl abbandonare le vec- chie pratiche per abbracciare il nnovo sistema, dovettero pure seguire la corrente , e studiar quindi le proporzioni delle misure e dei pesi proprj , migliorarle , rettificarle , e compararle alle metriche. Fu questa una necessita portata dalio estendersi dei rapportl industrial! e commerciali , dallo sviluppo delle scieuze e delle lettere, insomma dalla fu- sione generale e dal progresso di tutte le contrattazioni soclali. I dotti pertanto ed i negoziatori d^ ogni paese , i governi stessi si diedero pensiero di raccogliere e pubbli- care le nozioni e gli element! di tali confrontazioni. Fu- rono istituite da per tutto commissioni speciali ch^ ebbero r incarico di precisare e statiiire i veri ragguagli. Questi poi furono difFusi e resi facili alP intelligenza comune col mezzo di tavole a tal uopo calcolate , con istruzioni stese e divulgate a bello studio, e con ogni altro mezzo piu acconcio. Le opere di questo genere non saranno mai soverchie, perche il bisogno e V uso loro si va sempre piu generaliz- zando : un libro poi che in poco volume raccolga tutto quanto e desiderabile in questa materia: un lil^ro insomma come quello die sembra doverci essere apprestato col pre- sente Manuale delP ingegnere sig. Utz , e sempre un dono pregiato e commendevole. Lavori siffatti , se non richiedono genio , vogliono pero studio di cbiarezza e d'' ordine , e soprattutto somma di- ligenza ed accuratezza. Gli ultimi devono poter godere riputazione di migliori; perche vnol credersi che vi sieno emendati gli errori in cui possono essere incorsi i prece- denti e qviindi che siano piii esatti e compiuti. Non si tratta che di raccogliere ed ordinare. Una grave difficolta per altro, che a nostro credere deve afFacciarsi a chi si mette in un"" impresa di questa fatta , e la discordanza che si trova ad ogni passo fra i rapporti delle stesse misure uelle opere dei piu accreditati metrologi. Varie sono le cagioni di cotale discordanza. Le principal! stanno singo- larmente nella diversita dei pi'incipj e delle condizioni con cui sono determinati i rapporti stessi. La qualita differente delle materie di cui sono composti i campioni delle misure assoggettate a confronto, P inesattezza de'^campioni stessi, la teraperatura ed altre influenze atmosferiche, la maggiore DEGLl STATI EUROPEI eCC 1 87 0 minore attenzione e capacita delF osservatore , il grado di jjreclsione degli stromenti adoperati ed altie simili cir- costanze sono altrettanti dementi dl discordanza nei risul- tamenti. A togUeie di mezzo le confusioni e le incertezze che dovevano necessariamente derivarne, intervenne V ac- corto e savio legislatore che stabili con apposite leggi quali fra i divulgati ragguagli fossero a riguardarsi come appro- vati e definitivi. Questi rapporti pero cosi determinati non sono sempre i veri ed i piu esatti , ma vi si accostano piu o meno, secondo che si e creduto di giovare alf uso col modificadi e renderli cosi pi 11 faciU ad essere ritenuti e maneggiati. Un tale espediente pero , se torna opportiino ai Ijisogni ordinarj della societa, deir indnstria e del commercio , non lo e uguahnente alle scienze, dove occorre la cognizione pill precisa dei rapporti stessi. Ecco quindi lindispensabile necessita di distinguere nei ragguagli che si presentano , se debhano questi servire alPuso comune, od alle scienze. 1 primi devono essere quelli dichiarati dalla legge, escluse le approssimazioni, ed anche le tolleranze benche ammesse, che pero giova conoscere per le relative verificazioni in caso di bisogno. Gli altri vanuo desunti dalle fonti le piu pure ed universalmente accette, riconosclute e dimostrate: queste sono i rapporti ufficiali delle accademie e delle com- missioni che si occuparono delle corrispondeiiti definizioni. II nostro Manualista sembra non essersi dato pensiero di tale distinzlone: esso non accenna altro intendimento che quello di avere voluto servire alia comodita e maggiore facilita di calcolo che si ottiene coi decimali, e si lusinga con cio di recare utile servizio non solo agV ingegneri ed architetti ma ben anco agr intra prencli tori di fabhriche, ai commercianti , ai negozianti e professionisti: nulla egli di- scorre del metodo, delTordine, della distribuzione del sue Maiiuale, del criterio nella scelta, solo cl asbicura d'avervi impiegato tempo, fatica , diligenza e studio non poco nei raccogliere e paragonare al slstema raetrico decimale i pesi e le misurc di tutti gli Stati d'Europa, meno della Tur- chia e della Grecia che non gli fu possibile avere;, e di- chiara finalmente che nella compilazione del suo lavoro si e giovato delle voluminose opere di Oriani, Arrago, (Arago) Beigel, Bronner, Chelio (ossia Chelius), Cronstrand, Eytel- wein, Feer, Hallstrbm, Hauschild ed altri, ma piii di tutte della recente di Aldefeld. l88 MANUALE DEI PESl E MlSUKE Desideriamo alf autore die si verifichino i suoi calcoll suirutilita, e quindi sullo spaccio del sno Manuale, ed am- mettiamo pure che possa raccomandarsi ai commercianti, ai negoziantl , che per noi e tuttuno, ed anche ai profes- sionisti, che confessiamo di non sapere chi sieno ( gU ar- tigiani forse, dal tedesco professionist'')-^ pero ci sia lecito il dubltare che possa essere ugualmente accetto alle altre classi piu difficili da contentare, perche avvezze troppo alia precisione: che poi debba riguardarsi diretto preferi- liilmente ai trafficanti anziche ad altre classi si puo argiiirlo dair avere scelti per la maggior parte i ragguagli cosi detti legali, cioe quelli sanzionati da disposizioni di legge. La distribuzione si rileva dalf indice : i diversi Statl d"" Europa che si considerano sono disposti per regola d''al- fabeto, e collo stesso principio sono iadicati sotto di essi le citta ed i paesi che v"* appartengono. Questa divisioiie, a nostro credere, e la meno opportuna che potesse venire inimaginata. Essa e incomoda e disadatta a quelli che non sono esperti nella geografia , i quali ogui volta che vor- ranno far ricerca di misure d'una citta saranno costretti a percorrere tutto T indice, ammenoche non abbiano co- gnizione de^ politici compartimenti degli Stati d' Eurojia e dei paesi che v''appartengono: quindi potra ben conve- nire per un quadro da unirsi ad vm trattato di geografia o di commercio, come sono quelli lodatissimi di Tliionwille e del cav. Balbi, ma non mai per un manuale che deve adattarsi alia capacita di qualunque ceto di persone anche le meno istrutte. In questo furono piu accorti il Cristiani, il Pouchet, il Vega, il Kelly, il Chelius, il Yeneziani , il Favaro e tanti altri valenti metrologi che adottarono la distribuzione in serie alfabetica, di tutti i paesi e citta, indipendentemente dalla loro posizlone politica e geografica. La maggiore comodita avrebbe richiesto altresi che i pesi e le misure colle loro divisioni e sitddivisioni , ed i ragguagli corrispondenti fossero stati schierati in regolari e sinottiche tabelle, per averli piu presto all occhio, e con minore probabilita di equivocare nel consultarli. Un' altra avvertenza non meno importante e quella delie denominazioni delle misure e dei pesi : quelle delle stra- nlere, ci pare che non dovrebbero essere adulterate per tradurle al nostro linguaggio, ma sibbene mantenersi le originali, come si mantengono in generale i nomi proprj DEGLI STATI EUROPEI eCC. 1 89 delle cltta, clei paesi, delle persone; o almeno, quando si A'oleva tradurle, bisognava farlo con metodo e proprieta, per tutte, e non a halzi , e capricciosamente, come vedesi fatto nel presente Manuale, e sarebbe stato sempre utile apporvi tra parentesi il nome origiiiale per togliere il dub- bio d'' erronee interpretazioni. Se fosse stato adottato questo od un principlo qualun- que, non si avrebbe ora ad osservai-e nel Manuale tanta stravaganza e varieta di nomi che fomnano un vero caos, e sarebbesi schivato ai lettori il pericolo di formarsi delle false idee, come potrebbe facihnente succedere per esemplo a clii s''immaginasse die Ambui'go misuri il vino a brente di 6 ahm, die sarebbero a un dipresso della capacita di otto delle nostre mllanesl. — Non ci farebbe maravigliare una libbra da due centinaja e mezzo da 20 lisfunti, cia- scuno di 14 libbre, ne si vedrebbero i quent, o dramme ti-asmutati in quinti. Piii di tutto pero bisognava che I'au- tore precisasse il genere delle misure di un dato paese, allorclie essendovene parecdiie altre omonime, non si sa- rebbe potuto riconoscerle senza i loro qualificativi parti- colari. Cosi a dirci die la pertica d'Amburgo e di 14 piedi e non altro , non impariamo che ad Amburgo si misura con tre pertidie diiferenti, due locali, che sono la Mar- sckruthe di 1 4 piedi e la Gecstriithe di 1 6 , oltre la pertica renana Eeinlarulische Ruthe-, die ha 12 piedi del Reno. Bi- sognava eziandio ch"' egli accennasse tutti i multipli e tutti i submultipli ossia le suddlvisioni ; ne per clo bastava il dire che la soma d"" Amburgo (Last,) pel grano turco, la segale ed i legumi e di 3o staja, ma sarebbe stato necessario il dire che essa dividesi in 3 winspel e ciascuno di questi in I o scheffel, mentre quella per V orzo e per T avena , (e non per la biada) e di a winspel, o 20 scheffel, essendo lo scheffel di 2 fass e non di 2 oxhoft come erroneamente espone il Manuale. Ma lascianio le misure straniere, e venlamo alle nostre che essendoci piu vicine e piii familiari , potranno darci piu facihnente la misura delF esattezza e della perfezione del Manuale. Andiamo a pag. 72 e prendiamo Milano. MA.NUALE DEI PESI E MISURE Testo del Manuale. Osserva^ioni. II bracc'io da 12 once, da la puiiti, da 12 .itomi del braccio =; 263,7$ '■"• par. == 0,59494 nietri = o,7635 di Vienna. II piede da la poll., da la lin. , da 13 punti = 193,916 lin. par. == 0,435705 jnetr. Min liquid!. Non facendo caso dell'equivoca in- dicaxione dei summullipU del braccio ripctnta ancbe nelle segnenti niisure, che sarebbero stall meglio indicati di— ceiido il braccio = la once = 144 punti == 1728 atomi, rimarra a dirsi cosa siano quei 0,763 5 di Vienna; pledi, ellen , klafter?.. Simili inesat- tezze s' incontrano ad ogni passo. Si apra il Ubro a caso, P^g- '49 ^i legge il metro e = 448,396 del piede di Parigi. — Bisogna indovinare che sono litiee e niillesinii di lince. Per non confonderlo col piede liprando, avverti che si paria del piede agrimensorio , cioe della sesta parte del trabiicco , e bada che vale nietri o,435i85. Misure pei liquidi. ' La Irenta da 3 staja, da a mine, Correggi=: poll. cub. par. 3808,879 da 2 qiiartari, da 4 pinte , da 2 boo- = some melriclie 0,75554 = eimer cali , contiene 38o8,753 poll. cub. di Vienna 1,332953. par. = 0,7555a ettol. o some =a i,3023 eimer -vlenneji. 11 ruhbo per 1' olio di a5 libbre da Non eonosciamo questo rubbo di— 33 once pe>a all' incirca 31 ^A chil. vlso in 25 libbre da 33 once. ^ 38,94 lihb. di Vienna. Miiure pei grani. II moggio da 8 staja, da 4 quar— tari, da 6 meta, da 4 quartini, con- tiene 7372 poll. cub. par. = 1,4623 ettol. = 2,3778 metzen di Vienna. La mina e di 28 moggia. Misure pei grani. II moggio fu senipre diviso in 8 staja, lo stajo in 4 qiiartari, ed il quartaro in 4, e non 6 meta. — Si legga inol- tre ch' esso contiene poll. cub. 78720 = metzen di Vienna 2,376759. Questa e ben grossa. Correggi : La mina e mezzo stajo, •/,6 del moggio. Fesi. La libbra peso grosso da 28 once Correggi = La /i^ira chiamata ^roi- = 762,517 grammi = i,36i6 di sa da 28 once ^ 762,517 grammi ienna. = I,36l6 pfund, o libbre di Vien- na. — L' oncia poi si suddlvide in 24 danari, il danaro in 24 grani. Leggi ; la libbra chiamata sottile , a liretta da 12 once = 0,326793 chilogr. = 0,5835 pfund di Vienna. La libbra pe?o sottile da 12 once =: 0,326793 chilogr. = o,5o35 di Vienna. DEGM STATI EUROPEI CCC. 191 Tre libbre grosse r= 7 sottili. Per I'oro e I'argento vi e il niarco esi una misura di metri, bisognera doniand.ire aU'autore cosa sia questo braccio mercantile , se e per le stoffe, per le pietre, pei legnami , se per misure lineari, su- perflciali o cubiclie. — Ma c giusto, diceva un arguto scrittore , per inte- ressa»e non bisogna dirtutto, si vuol lasciare alcuna cosa da indovinare al benigno lettore. Qui dunque indovinj il lettore cosa sia questo braccio mer- cantile di metri 1,41. — Qneste secoiiclo il Manuale sarebbero dunque tutte le misure usate a Milano , o ahneno quelle da lui conosciute, per lo che Milano non avrebbe misure itinei'arie, non avrebbe misure agrarie , misure di faljbrica, ecc. SifFatto giudizio dovrebbe senza piu formare quegli che non avesse altro soccorso metrologico fuori del presente Manuale, molto pill sapendo clie fu scritto e pubblicato nella stessa Mi- lano. Si vede pero die il compilatore, benclie tardi, pure si e accorto di tale difetto, ed ha procurato di supplirvi con un'' Appendice a pag. iSa. Ma anclie questa e imper- fetta, onde, perche non ci si apponga tanta niiseria , cre- diamo utile di ripararvi colF offrire a chi vorra fare acqui- sto del Manuale il seguente Supplimento , che limiteremo a Milano e Mantova, lasciando ad altri di pensare al resto, giacche il libro e tutto d^ una stoffa. Supplimento aU'antico sistema di pesi e di misure della citta di Milano esposto nel Manuale del sig. Utz. I. Misure lineari. a) Mercantili e di fabbrica. — II braccio detto da le- gname, die e quello indicate nel Manuale, il solo usato 19a kANUALE DEI PESI K MISURB ancora oggidi, alia cui lungliezza furono ridottl e 11 braccio da seta e quello da panno stati aboliti con decreto 3o giu- gno 1 78 1 del goveniatore di Lonibardia, dai mercanti di- vides! comunemente in meta , terzi, quarti, sesti , ottavi, negli altri usi sociali , e prlncipalmente dagli architetti e dagll artefici si suddivide in 12 once, Toncia in la punti, il punto in la atomi. h) Itinerarie. — II miglio lombardo da 3ooo braccia. E accennato nelf Appendice. II miglio geografico , o d"" Italia da 60 al grado pure indicato nelFAppendice sotto il false nome di lega. c) Agrarie. — II trabucco di sei piedi agrimensorj = metr. 2,611. II piede poi equivale ad once 8, punti 9, atomi 4, ossia a 1264 atomi del braccio di Milano. II piede liprando diverso dal piede di trabucco e once 9 del braccio da legname : o met. 0,4462. Serve segnata- mente a determinare le distanze statutarie in oggetti di servitu tanto urbane die rustiche. //. Misure superficiali. a) Mercantili e di fabbrica. — II braccio quadrato col quale si nilsurano d'' ordinario le piccole superficie, come di pavinienti , pareti , tappezzerie e simili = met. quad. 0,353955 il quale jsuo suddividersi tanto per 12."" cbe 144."". II braccio d'asse che serve a misurare le assi , o ta- vole di legname, clie secondo gli antichi statuti e di brac- cia 4 in lungo ed i in largof, esso equivale a met. quad. 1,41 58 ; quindi corrisponde prossimamente a quello dato dal Manuale sotto la generica denominazione di braccio mercantile. b) Agrarie. La pertica. ■ — ■ NelF Appendice del Manuale si legge: Pert. mil. = braccia quadrate di Milano 1849 ^f^^ ^^ metrl 654,51794357 senz^ltra indicazione, per lo che non si conosce quali sieno le parti nelle quail si decompone. Sostltulscasi adunque: La pertica di 24 tavole =: 288 gettate pledi = 3436 gettate once, o pledi quadrati = 4147^ gettate punti = 497664 gettate atomi od once quadrate = metrl quadrati 654,517945194. DEGLl STATl EUROPEI CCC. l^S La tavola e due trabucchi, od una gettata In quadro: la gett-piede, gett-oncia, ecc, ecjuivalgono ad un rettan- golo largo un piede, un"" oncia, ecc. ed alto una gettata. Cosi 12 piedi quadra ti costituiscono una gettata-piede della tavola. II trabucco quadrato e metr. quadr. 6,82. c) Topografiche e geografiche. — II miglio comune lombardo ed il geografico, quadrati. III. Misure cubiche. a) MercantiU e da fahbrica. — II braccio cubico, di cui si legge il ragguaglio nelPAppendice, colle sue dlvisioni tanto in 1728 parti clie per dodicesimi. II carro di legna con cui essa si niisura, di 16 brac- cia cubiche, formate da un parallelepipedo, o prisma lungo e largo 4 braccia ed alto i, ossieno metri cubici 3,3692. b) Idrauliche. — La cosi detta oncia magistrale con cui si misura la portata, o volume d^acqua corrente in un ca- nale o fiume di 20000 once cubiche incirca, o brente 32 '/i che si scaricano in un minuto da una determinata luce, o bocca a tale effetto modellata. IF. Misure di capacita. — Pei grani. Alle indicazioni del Manuale si aggiunga : Per la mlsura di alcuni grani, come per Tavena, si usa anche la soma clie vale nove staja. II carbone si misura pure a moggio, il quale pero e oltre alia meta pin grande del moggio da grano; questo e once cubiche del braccio milanese 1200, mentre il moggio da car- bone, senza il colmo contiene once cubiche i853 ^1 10 e col colmo once cubiche 1847 ^/"^ ^ayI a some metr." 2,28 io3. V. Misure di capacita. — Pei liquidi. Si potrebbe aggiungere che la brenta, della capacita di once cubiche 620, si divide anche in 6 secchie, e la sec- chia poi in 16 boccali, ecc. VI. Pesi mercantili. Si aggiunga al Manuale: Dieci libbre grosse faiino unj5e50, dieci pesi un fascio. L^oncia poi tanto della libbra grossa che della sottile si suddivide in meta e quurti nelle coutrattazioni usuali, ed an- che in 24 danari o scrupoli, e ciascuno di questi in 24 grani. Bill Ital. T. XCIV. 1 3 194 MANCALE DEI PESI E MISURE Si usano anclie il rubbo da 2 5 libbre sottili, la soma da 20 rubbi, ed il carro da 3o fasci. Quattro rvibbi for- mano un quintale vecchio. VII. Pesi di Zecca e di gioje. II maico indicato nel Mannale. II peso c/e' giojellieri e il Carato di 4 grani. VIII. Pesi medicinali. Ricorrasi al Manuale, fattevi le correzioni sopra indicate. Mantova. Testo del Manuale. Osseri'a^ioni, Rettijicaiioni e Supplimento. I. Misure lineari. II Iracdo = 281,4 lin. par. :^ a) Mercantili. — Braccio = raetr. 0,6347 lu^t"' 0,637973 si divide in 12 once, e Toncia in decimi. II cauezzo di 6 braccia. i) Da fabbrica. — Braccio :^ me- tri 0,466869 si divide in 12 once, c I'oncia in centesimi. c) Itinerarie. — Come Milauo. II. Misure superficiali. a) Da fabbrica., e per piccole su- perficie. — 31 braccio da fabbrica qua- drato e sue frazioni, b) Agrarie, topografiche e geograji- che. — La biotca =^ metri quadrati 3l38,6o divisa in 100 tavole , e que- ste in millesinii. La pertica milanese — V. Milano. III. 3Iisure cubiche. a) Da fabbrica, — 11 braccio da fabbrica cubico e sue frazioni. b) Per le legne da fuoco. — II passo lungo braccia da fabbrica 6, \ alto 3 , largo 2 '/» = metri cubici 4,383i = Ulaf. cub. 2,8699. IF, Misure di capacita pei grani. Lo sf fl/o contiene 1772,5 poll. cub. a) Pei grani non vcstid e legumi. par. ^ o,33x6 ettol. — II Sacco mantovano di tre staja rasi = some metriche I,c382, lo stajo si divide in 4 quarte, la quarts in la bozzole. DEGLI STATI EUROPEI CCC. Io5 b) Pei grant vestiti. — II sacco di 3 staja , nieta colmo , meta raso di some nietriclic 1,138246 suddiviso come sopra. c) Pel riso e miglio. — II sacco Veronese di 3 minati = some nieti-i- che 1,146335, il niiuale e di 4 quarte, e la quarta si divide iu decimi. V. Misure di capacitd pei liquidi. II moggio contiene 5620 poll. cub. II sog/io mantovano (e noii nioggio par. = 111,48 litri, e pesa circa 320 come dicouo 1' Utz e I'AldefeUl ) di libbre di Maiitova. boccali 110 pari a some metriche l,o56527; il boccale si divide in de- cimi. II soglio di Mantova viene ritenuto di pesi 12, libbre 12, e la poitata, ossia soglio di campagna di pesi 6 , libbre 6. Le contrattazionl del vino si fanno per la maggior parte in ragione di carro , corrispondente ad 8 sogli , os- sieno 16 poitate contenenti 83o boc- cali j e per ogni carro un soprappiu di mezza portata, ossia y^, di soglio. I contratti dell' uva vengono fatli in ragione di benaZ2a o bigoncia di 23 portate cidauna di pesi 6, libb. 6. V. Pesi. 11 nibbo e di 25 libbre da 12 once a) Pei generi al minuto. — I.a da 1 2 deiiari , da 24 grani. La libbra libbra mantovana d' once 1 2 da 24 =: o, 310529 chil. denari ciascuna z^ some metriche 0,3 i5oo6. b) Per I'olio d'ulive. — La libbra mantovana d'once 16 = some me- triche 0,420008. c) Pei generi all' ingrosso. — ■ II peso mantovano di libbre 25 d' once 12 = some metriche 7,875l5o. d) Per I'acquavite. — i\ peso man- tovano di 25 libbre che corrisponde per adequato a pinte metriche 8,67857. e) Pel carbone. — II pesa manto- vano che corrisponde per valor medio a some metriche o,3623l8 pel carbo- ne dolce, e some metr. 0,271739 pel carbone forte. II sacco mantovano colmo di quin- tali metrici 1,225553 pel carbone dolce, e quintali metrici 0,299947 pel carbone forte in ragguagjio. 196 MANUALE DEI PESI E MISURE CCC. /) Per feno e pagtia. — - Per 51 Jieno il carro cH 110 quadretti o 7$ pesi = quintal! metrici 5,9o63()2. Contrattau'lo il fieno posto sul fienile si calcola la sua unita di misura di 120 quadretti, ed il suo peso di pesi 100 tnantovani. Per la paglia il carro di 1 20 qua- dretti, o 60 pesi = quint, metrici 4,725090. Dai confronti istituiti, e da quelle clie abbiamo veduto si puo concliiudeie, che a rendere proficuo il presente Manuale, sarebbe necessario riordinarlo diversamente, ret- tificare gli eirori di fatto che vi sono incorsi e supplire alle tante lacune che vi s^ incontraiio. Per far questo jion sapremmo dare niiglior consigllo al compilatore che di usare diligenza, studio e fatica, di svolgere realmente quelle voluminose opere che accenna, e di non coutentarsi di sempliceniente riportarne i nomi ; perche il dire di conoscerle e mostrare V opposto col fatto e prova di trascuratezza o di poca ingeiiuita; e noi non ameretnmo supporre ne Tuno ne I'altro nel sig. Utz. Tutto pero c"" induce a credere ch*" egli abbia voluto schivare la pena di tanti confronti, perche se il nostro giudizio non inganna il presente Manuale non e che un^imitazione, anzi una copia niutilata delF opera di Aldefeld intitolata Die Masze und Gewichte der deutschen Zoll-Vereins-Staaten, ecc. pubblicata dal Cotta nel i838 sotto le date di Stuttgarda e Tubinga;, e in questa credenza siamo indotti non solo dair identica disposizione del lavoro , ma piii di tutto dal vedere riprodotti con rara fedelta tutti gli abbagli conte- nuti nel citato autore. Le misure poi della Grecia e della Turchia, che il sig. Utz non ha saputo trovare, potra cercarle nel Balbi , nel Favaro, nel Kelly, in Nelkenbrecher, nello stesso Paucton da lui citato , ed in altri autori ; intanto gli giovi sapere che la Grecia, almeno la rigenerata, da ben niolti anni ha gia con savio accorgimento accolto il sistema metrico de- cimale. Rifatto che sia il Manviale colle vedute da noi trac- ciate, e quiiidi con niiglior scienza e coscieiiza, non tra- lasceremo di rilevarne i pregi e di raccomandarlo coaforme abbiamo per istituto , tutte le volte che c^ incontriamo in libri meritevoli del pubblico suft'ragio. >97 PARTE STRANIERA. De la bienfaisance puhlique. Delia beneficenza pub' blica , del barone De Gerando pari dl Francia , membra dell Insdtuto , membro del Conslgllo gene^ rale degll ospizj dl Parigi, ecc. — Parlgi, 1889, /. Renouard e comp., vol. 4, in 8.°, dl pag. lxxxiii^ 619, 588, 612, 620. Ital. lir. 36. Articolo II (i). J_je instituzloni destinate a prevenire Tindigenza e quindi i inezzl proprj a migliorai-e la condizione delle classl in- digenti, quali sono la educazlone dei poveri, le institu- zloni di previdenza ed il lavoro, e soprattutto i buoni costumi costituiscono il vasto argomento della seconda parte delf opera die abbiamo presa ad analizzare. In que- sto secondo articolo c'' intra tteremo su quanto risguarda la educazlone dei poveri. Di tutti 1 modi di beneficenza, quello die prevlene la mlseria o T arresta alle sue sorgenti e piu fecondo e piu salutare;, e la beneficenza preventlva non pub esercitarsi in guisa piii certa ed utile die colla educazlone del pnvero {Lib- I). La educazlone difatto dotera questl delle forze in- tellettuall, morali e fislclie, die sono la ricdiezza propria deiruomo, die gll procureranno P Indipendenza e lo por- ranno in Istato dl lottare contro ravverslta. V educazlone viene qui coiislderata nel senso piu esteso, comprenden— dovl Tautore tutte le influenze die sviluppano nella crea- tura 1 doni del Creator e, die danno all uonio tutto 11 va- lore die e suscettibile di acquistare, e die aglscono su di lui per perfezionarlo durante lo intiero corso della vita. Innanzi tutto De Gerando tratta degll stabillmentl che hanno per oggetto lo allatlamento degll Infand (Cap. I). L'lmbarazzo del povero comliicia appunto nel momento, (i) V. Bibl. Ital, torn. 93°, pag. 35(). iqJT parte stranipra. che secoiitlo le mire della natura doveva portare in seno della famiglia il piii dolce gaudio, nel momeuto cioe della nascita di nil figlio. Onde in simile circostanza prestare un utile appoggio al povero, possono essere adoperate due sorta di mezzi: facilitare raliattamento del proprio infante alia stessa madre , oppure il collocamento presso una nu- trice. Incoiaggiancio la madre a nutrire 11 suo figlio la s''in- coraggia ad adempire un sacro dovere, die porta seco im- mensi vantaggi. Una delle istituzioni a tale scopo diretta e die puo essere citata come modello e la Societa della carila materna fondnta a Parigi verso la fine deirultimo secolo, ed esclusivamente amministrata e diretta da dame. Essa prende sotto la sua protezione due classi di madri. La prima classe comprende: i.° quelle die avendo perduto il loro marito durante la gravidanza abbiano almeno un figlio vivo; 2° quelle che avendo almeno un figlio vivo ab- biano un marito del tutto storpio e preso da malattia, die non gli permetta di applicarsi al lavoro necessario alia sus- sistenza di sua famiglia; 3.° quelle che essendo esse me- desime inferme avessero almeno due figli vivi. La seconda classe risulta di tutte le famiglie cariche almeno di due fi- gli vivi, dei quali il maggiore sia minorenne , ma si co- mincia da quelle che hanno un piii gran numero di figli in tenera eta. Le madri si presentaiio nelTultimo mese di loro gravidanza, giustificando il loro matrimonio, la buona condotta e la poverta. Prendono lo impegno di allattare i loro figli o di nutrirli artificialmente, se per qualche causa straordinaria non potessero allattarli. La Societa provvede alle spese di loro parto, fornisce alTinfante le masserizie ed i pannolini, ed alia madre per quattordici mesi una piccola indennita ed i soccorsi die le circostanze potessero rendere necessarj. Altra utile associazione e quella delle madri di famiglia che ha per iscopo di soccorrere quelle famiglie di operai , che non possono essere comprese fra gr indigenti, ma il cul modico guadagno basta appena ai bisogni ordinarj della vita, e non basta quando la nascita di un figlio, la gravidanza di una madre , o la sua malattia esigono co- stosi sagrificj. Gli stabiliinenti di questo genere sono assai moltiplicati in Lighilteria. Londra rinchiude nel suo seno molte societa di carita materna. t PAHTE STRANIERA. tgC) In alcune citta della Francia rammimstrazlone degli ospitali iiistitui iiicoraggiamenti in favore delle madri, che doj30 avere in questi asili partorito consentissero a conser- vare i loro figli, ad allattarli , ad allevarli esse medesime, accordando a queste niadri una sovvenzione mensuale per un tempo determinato. INIisura tanto lodevole deve avere sensibili vantaggi, per cui anche ramniinistrazione degli ospizj di Parigi da qualche tempo raddoppio di sforzi per ottenere lo stesso successo nella Casa della muternita. E certo che con tale mezzo si previene nella sua sorgente una delle cause die moltiplicano fra i neonati i trovatelli. Ma vi sono madri die non possono confessare questo ti- tolo e die una tale circostanza impedisce di divenire nu- trici, altre che sono veramente indegne di questo titolo , ed altre ancora che reali ostacoli impedlscono di essei'e nutrici: in questi casi e utile, se non indispensabile, Taf- iidare il figlio ad una nutrice straniera. Ora la scelta di una nutrice non e cosa s\ facile per una famiglia povera. Esiste a Parigi uno stabilimento die da molti secoli a cio appunto provvede; e la Direzione delle nutrici, che ha per oggetto da un lato di procurare ai genitori nutrici scelte, sane, oneste, ad un iiiodico prezzo^ mezzi di trasporto pei fanciulli; la garanzia di una vigilanza continua ed illumi- nata durante il tempo dello allattamento e finalmente la certezza die in caso di malattia i fanciuUi avranno i soc- corsi dell arte; e da un altro lato di garantire alle nutrici il pagamento regolare delle indennita loro promesse, con- dizione seaza cui si otterrebbe difTicilmente da queste die si incaricassero dei fanciulli, neir impossibilita in cui sa- rebbero di farsi direttamente pagare dalle famiglie. L'am- ministrazione municipale di Parigi accorda circa 4.0,000 franchi alTanno per coprire le spese di questo stabilimento. II pericolo, dal quale questi diversi provvedimenti pre- servano le famiglie, non esiste che nelle citta alquanto considerevoli e che rinchiudono un gran numero di ope- rai. Gli abitanti delle piccole citta possono collocare i loro bambini nel dintorni e per conseguenza essi medesimi cono- scere le nutrici, visitarle, invigilarle^ ma gli abitanti mala- glati delle grandi citta non possono inviare a nutrire i loro fanciulli se non a grandi distanze, per cui non sono in grado di acquistare alcuna nozione sulle nutrici che si presen- tano , e meno ancora assicurarsi che i loro fanciulli siano 200 PARTE STRANIERV. ben trattati e che non vengano , come se tie lianno moltl esempi, camblati. Utile ed onorevole cosa e pertaiito, che per cura di nna paterna amministrazione siano aperti pub- blici stabilimenti senza sorta alcuna di venale specnlazione, in cui le famiglie povere ti'ovino al momeiito della neces- saria separazione dal lovo neonate la sicurezza di cui hanno bisogno in un interesse tanto caro, mettendolo sotto una benevola protezione. Esposte le condizioni necessarie, perche gli officj d'in- dlcazione per le nutrici corrispondano alio scopo di loro instituzione , Pautore passa a dire dei numerosi obblighi che ha la donna che allatta, sia essa la madre, sia una donna prezzolata, e dei mezzi onde meglio dirigere il ser- vizio delle nutrici : noi qui non ne faremo parola , suppo- nendoli abbastanza conosciuti, sebbene non sia mai sover- chio il ripeterli. Diremo piuttosto del modo di fare le spese necessarie per coUocare presso le nutrici i fanciulli appartenenti a famiglie prive di risorse. Una tale assisten- za, accordata a proposito , preverra lo abbandono dei fan- ciulli , se i genitori fossero cosi snaturati da ricorrere a tale colpevole determinazione ; nel caso contrario preser- vera e i genitori da un sagrifizio che compirebbe la loro rovina, ed i figli dalle triste conseguenze che avrebbe per la loro salute la miseria di loro famiglia privandoli di una parte delle cure che esige un'' eta cosi tenera. Ma un simil genere di soccorsi non dev' essere applicato che con molta riservatezza e col piu attento discernimento , perche non si eccitino le madri a rinunziare troppo facllmente alia funzione di nutrici. Devesi evitare di provocare domande troppo molteplici , che degenererebbero in abuso , di sca- ricare senza necessita i genitori dei doveri imposti loro dalla paternita , d'' incoraggiare la loro imprevidenza , di lasciare credere ad essi che possano a riguardo delP edu- cazione dei loro iigli riposare tranquilli sulla beneficenza pubblica. Spesse volte bastera contribuire soltanto ad una porzione della spesa , esigendo dalla famiglia assistita che sopporti il resto ; questa combinazione avra il vantaggio di mantenere nella famiglia stessa il sentimento de'' suoi doveri, chiamandola a praticarli in quanto da essa di- pende. In seguito alle disposizioni prese onde diminuire il numero dei trovatelli, Tamministrazione degli ospizj di Parigi applico da qualche tempo questo genere d''assistenza PARTE STRANIERA. 201 coil till successo clie merlta di eccitare 1' liitevesse e Tat- tenzione degll amicl deirumanita e die fa presentire tutta r utilita clie se ne puo aspettare. Fra le creazioni del genio della carlta, nessuna plu in- gegnosa e piu amabile di quella degli asili per V infanzia, o scuole per i piccoU fanciulU {Cap II), in cui questi si trovano radnnati sotto una protettrice vigilaiiza, ricevono mentre si divertono le piii tenere cure e si preparano , senza saperlo , una seria educazione. Non seguiremo V au- tore nella esposizione della origine e dei prinii tentativi di questi stabilimenti, che molto se ne e gia detto e pub- blicato fra noi; ne lo seguiremo in quella dei loro pro- gressi nei varj paesi dellEuropa e speclalmente nelT Ita- lia nostra, che a tutti e noto lo zelo della carita religiosa che inspire i rispettabili ministri dellEvangelio, Aporti di Cremona, Lambruschini di Firenze, Zezi di Milano, per ta- cere di altri noml che pure suonare devono belli agli amici delTumanita e di chi ha a cuore la fisica e la morale edu- cazione dei figli del povero. Ci basti il dire, come lo fa notare De Gerando, non esservi quasi paese d'' Italia, in cui non siasi adottata cosi utile instituzione. Espostl brevemente i beneficj fisici e morali che offrono gli asili alle famiglie povere, 1 autore discorre dello spirito che deve presiedere alia organizzazione ed alia direzione di essi. '< Al cuore delle madri, sono parole di De Geran- do, e mestleri domandare le direzioni necessarie agli asili. Le ispirazioni della materna tenerezza rivelano lo spirito che deve jiresiedervi. In un''eta ancora si debole , la via della felicita e quella che deve condurre T'infanzia alia istruzione. L'arte di piegarla alia disciplina consiste nel- Tarte di farla godere. Le lezioni saranno dunque giuochi variati, ma regolari; Tautorita vi si mascherera sotto le forme delP affezione; i fanciulli si troveranno sottomessi, sentendosi protetti^ 1 obbedienza medesima sara in essi un sorriso ». De Gerando avverte di guardarsi qui da uno scoglio, di non ascoltare cioe di troppo il desiderio di dare in questi stabilimenti una sfera troppo estesa alia istruzione. " Sebbene questi asili portino spesse volte il nome di Scuole, si snaturano se ne prendono Taspetto se- rio e grave, se vi e prodigato oltre misura lo insegnamen- to J se e accompagnato da un apparato metodico. L'inse- gnamento qui non dev^essere che una continua ricreazione. . . 202 PAUTI', STTxANIERA. Evltiamo clie i fanchilli si afTaticliInoi evitiamo anclie clie la loro iiitelligenza si s\'ilnppi In una maniera troppo pi*e- coce... ". Cio preniesso, cliscorre Tautore della istruzione destinata a svilnppare rintelligenza tlei fancinlli e ritiene essere stata con ragione raccomandata T introdnzlone del lavoro negli asili. Oltre clie il lavoro manuale e una specie di esercizio ginnastico, die serve a Cormare gli orgaiii ed a fissare rattenzione dei piccoli fancinlli, e utile dar loro di huon era Tabitvidine di esso; ma per otteoere questo e mestieri inspirarne loro il piacere. Negli asili milanesi gia da qual- che tempo si sono introdotti generl di lavoro adattati alle forze ed alTintelligenza dei fancinlletti. II conte Guicciar- dini ammettendo il lavoro neUa scuola infantile di Firenze vi ha giustamente visto pure un mezzo di educazione mo- rale. — Deve pero occupare il primo posto il ramo di edu- cazione clie forma il carattere e rende pnro il cuore. II successo di un asilo dipende essenzialmente i. dal carattere delle persone , alle quali ne e affidata la direzio- ne; ed un tale ministero, anclie a parere di De Gerando, appartiene esclusivamente alle donne; 2.° dalla vigilanza , a cui e sottoposto. Una tale vigilanza sarebbe ancora re- clamata a favore delle donne, cioe delle dame della classe superiore. Osserva pero clie le cure di questa vigilanza non devono limitarsi ad esaininare la tenuta dei fancinlli, a seguire i loro esercizj, a fare esattamente adempire le prescrizioni, ecc. , ma dovranno accompagnare i fancinlli poveri nel seno delle loro famiglie, per informarsi dei bi- sogni che potessero provare e per offrire loro savj consi- gli e segni di benevolenza. Le cose clie Tautore espone riguardo alle condizioni ma- teriali ed economlche di questi stabilimenti sono tutte re- lative alia Francia. Risulta quanto si e fatto nel nostro paese dalle apposite relazioni che si vanno pubblicando: sarebbe qnindi fuori di proposito qui riportare notizie gia conosciute. Solo diremo , come un benefizio sia d''ordinario fecondo, ed altri ne produca. Cosi in molte citta i fonda- tori degli asili immaginarono di aggiungere alle spese di questi un fondo di soccorso pei fancinlli indigent!, clie e essenzialmente adoperato in biancheria , vesticciuole , calze ed analoglii oggetti. Qneste distribuzioni forniscono ai fanciulletti poveri il mezzo di comparlre fra loro PARTE STRANIERA. oqS conipagni in una tenuta decente che vela la loio Indigen- za, e che e pure assai utile per la proprieta e rorJine delio stabiliinento. L^autore da fine alle sue considerazioni sugli asill per Tinfanzia, consigliando di generalizzare la pratica teiitata con successo in alcuni stabilinienti, clie consiste nel collo- care ciascun faiiciullo sotto la tutela di un fratello o di una sorella adottivi, presi fra i loro compagni e che deve loro servire nel tempo stesso di guida e di modello ; insisteiido perche gli esercizj variati succedansi di mezz''ora in mez- z'ora, perche le evoluzioni abbiano luogo senza tumulto , perche la disciplina non nuoca all allegrezza, perche il canto accompagni tuttl gli esercizj , perche si evitino i castighi corporali, e fiualmente esjirimendo il deside- rio die i fanciulletti nel lasciare a sei anni Fasilo por- tino un certificato che attesti la condotta che vi hanno tenuta ed i frutti che ne hanno rltratti. Forniano argomento del Cap. III. le instituzioni relative alV educnzione desU orfaiii poveri. Do]io avere stabilito Tob- bligo di provvedere alia costoro educazione, viene a dire della origine delle instituzioni relative alia medesima. Non si liinito il Cristianesimo a raccomaiidare Torfano alle cure della carita umana, ma sine dalla sua nascita institui per gli orfani una paternita adottiva, aprendo loro un asilo nei primi staliilinienti ospitalieri formatisi sotto i suoi au- spicj. Dotati e mantenuti dalle ofTerte dei fedeli gli orfa- notrofj erano diretti e vigilati dai ministri del culto, ed i primi imperatori cristiani gli investiroiio di prerogative legali. In tutte pero queste disposizioni, il legislatore non si occnpo che nel preservare uno sfortunato senza difesa dai pericoli di ogni genere che lo minacciano, di appor- targli dei soccorsi per assicnrare la di lui assistenza e per fargli rendere giustizia. Era riservato ai tempi moderni concepire sotto un punto di vista piii esteso 1 esercizio della beneficertza, di cui gli orfani sono Toggetto, pren- dendo una cura particolare della loro educazione. Questa nuova direzione della carita religiosa si produsse dopo il secolo XVI. Gli stnbilimenti di educazione per gli orfani rapidamente si moltiplicarono in Italia. Sirio dai secolo XVI due se ne aprirono in Roma. Vospizio degli orfanelU fa qnivi fon- dato dai parrochi della citta dietro i consigli di S. Ignazio 2C4 I'ARTE STRANIERA. da Loyola; trecento orfani non solo vi trovarono uii rl- covero, ma 1 beneficj di una buona educazlone, ed erano preparati ad ntili professioni. Treceato altri orfani furono ancora poco dopo raccolti nel grande Ospizio Apostolico di San Michele dalle cure e dalla liberalita di Innocente XII. Questo stabilimento riunisce i caratteri dl una specie di scuola dl artl e mestierl, dl una Istltuzlone polltecnlca: In tal modo fu a Roma compresa V adozlone degli orfani per la socleta ed 1 doverl clie essa impone. Gil orfani del due sessi sono quasi sempre ammessi nei numerosl ospizj , clie da tutte le parti si aprono nelle citta d^ Italia, anche quando non sono ad essi serbatl sta- blllmenti specially ma quando sono loro particolarmente destinate delle case, vi ricevono una piii compluta educa- zlone. Tall sono gll orfanotrofj di Milano, quelli dl To- rino e della piii parte delle citta del Piemonte, della Li- gurla , di Parma, ecc. Torino presenta poi Tesempio di una Instltuzione recente, unica nella sua specie, sotto 11 tl- tolo di Piccola casa della divina Prowidenza, die e T opera di un sol uomo, 11 canonlco Cotolingo, asslstito dal doni di benefiche persone. Qui fra un gran numero dl altri sfortunati trovansi pure orfani del due sessi. Alloggiati, ve- stlti , nutritl , educati ad utili professioni , sono anche esercitati ad uno speciale noviziato , quello della nobile vocazlone clie clilama a servlre 1 poveri: le orfane impa- rano ad asslstere gl? ammalatl , ed alcune si preparano a divenire suoi-e della carita : una parte degli orfani si di- spone alle funzionl d'lnfermieri; gll unl e gll altri sono adoperati ad Istrulre e ad aver cura di piccoll fanciulli in- digentl , che vengono dairesterno a passare la glornata nello stabilimento. Sebbene le numerose instltuzioni possedute dalP Italia per V educazlone degli orfani abbiano una data in gene- rale pluttosto antica, la loro storia non e stata ancora pubblicata; alcune soltanto dl esse sono descritte ed 1 do- cumentl che possono dare Intorno ad esse alcune nozioni non vldero la luce che in quest! ultimi tempi, per cura specialmente del benemeriti Morlchini, Petitti, Sacchi, Ma- genta. Non e cosi dell' Alemagna, dove slmil genere di pub- blicazionl e molto dlffuso e risale a' tempi remotl. Si for- merebbe un^lntlera biblioteca delle opere che si stamparono nella Germania nello Interesse della classe degli orfani. PARTE STRANIERA. 2CO Gil stabllimenti pubbllci di educazione per gli oifaiii neir Alemagiia sono quasi contemporanei a quelli d^ Italia; trovasi difatto una casa di questo genere ad Augsburgo sino dal secolo XI. Oggidi si sono raolto diffusi. La sola Prussia ne contava 91 nel 1826 e vi eraiio diligentemente educati 8824 orfani. Ci limiteremo a citare come piu de- gni di inenzlone linstituto degli orfani di Glaucha in Sas- sonia, quello detto del Gran. Federico a Berlino , quelli di Postdam e di Francoforte sul Meno. Anclie negli Stati del- TAlemagna meridionale T educazione degli orfani fece in questi uitimi tempi sensibili progressi e tende di giorno in giorno a perfezionarsi. Cosi sono degni di essere studiati ed imitati gf instituti per gli orfani del regno di Wiirtem- berg, ed importanti orfanotrofj hanno pure le citta del- TAustria e della Baviera. L''ospizio reale aperto a Wurz- burgo e forse il piii ricco delP intiera Europa , essendo dotato di 240,000 fiorini , ed allevando 80 orfani. Le leggi dei cantoni svizzeri compresero generalmente gli orfanelli nel primo rango degF indigenti die hanno diritto ad essere soccorsi •, hanno anche in molti cantoni instituita una conimissione di tutela degli orfani , la quale ha il diritto di assimilare agli orfani i fanciuili indigenti che giudica necessario di allontanare dai loro genitori. INlolte citta elvetiche aprlrono asili, ove un certo numero di orfani sono accuratamente allevati. I miglioi-i sono quelli di Berna e di Ginevra. Pietroburgo rinchiude dne case di orfani^ Tuna pel figli dei soldati , V akra per quelli appartenenti a famiglie civili. L^ instituto degli orfani di Aniburgo e rinomato e per Tantichita di sua fondazione e per la sua estensione, po- tendo contenere da 600 a 1000 orfanelli. Passa oggidi per il modello di questo genere di stabllimenti nel nord del- r Europa. Puo dunque essere interessante tracciarne alcuni particolari. — Gli orfani mantenuti in questo instituto foi'- mano due classi. La prima comprende i fanciuili in tenera eta, i quali sino alia eta di sei o sette anni sono collc- cati in pensione alia campagiia presso coltivatori , che li trattano assai bene. Durante questo soggiorno in campa- gna i fanciuili vanno alle scuole del loro villaggio e sono regolarmente visitati dai direttori delF institixto. La se- conda classe comprende i fanciuili dall eta di sei a sette anni sino ai quattordici 0 sedici , die sono richiamati dalla 206 PARTE STRA.NIERA.. pensione eel abitano nella casa costrutta per essi nella citta. Nel 1 838 riiistituto contava 55o orfaai. Gli esercizj gin- nastici , quelli milltari , il nuoto , il passegglo , un sano e sufficieate ntitrinieiito , una perfetta cura deglL auimalati costituiscono la fisica educazioiie. OfTicine di diverse genere, com]iatibiIi coUe cure igieaiche pei masclii , i lavori do- mestic! e ({uelli di ago per le femmine compongono Fedu- cazioue di professiciie, per la scelta della quale si consul- taiio la capacith individuale e f incliuazioue di ciascun orfano. Molto estesa e la educazioue intellettuale e la mo- rale e Toggetto di una cura affatto speciale Alfeta di 14, 1 5, o 16 anni i giovinetti sono messi presso qualche officlna , rimanendo sotto la vigilanza ed il pntrouato del direttori delP instituto :, ricevono allora un corredo e pos- siedono di piii un piccolo peculio formato durante il loro soggiorno riello stabilimento e collocato per loro conto alia cassa di risparmio. Alcuni di quest! orfani entrano nella marina : i piii distinti divengono commessi presso nego— zianti o seguono la carriera degli studj letterarj e scien- tilici. La citta di Amburgo non contribuisce alle spese di cpiesto instituto cbe per una soinma di 20 a 3o mila fran- cbi : il resto e foi'nito dalle rendite della dotazione dello stabilimento , dai doni spontanei , dai legati e dalle col- lette clie lianno luogo ogui sei mesi. In Inghilterra gli orfani indigent! sono collocati nel nu- mero delle persone cbe banno diritto ad essere assistite e mantenute sul fondo della tassa dei poveri, senza del resto cbe alcuno si occupi di essi in una maniera speciale. Sono d^ordinario messi ad apprendere un^arte a spese della parroc- cliia quando hanno raggiunta Tela conveniente^ e prima di quest' epoca se non sono raccolti da un membro o da ua amico di lor famiglia , vengono collocati nella casa di lavoro , genere di stabilimento moltiplicato in tutte le lo- calita. E questa la sola protezione cbe ottengono dalla pub- blica beneiicenza ; ma in sua mancanza si occupa del loro destino la carita privata , cbe fondo a Londra la scuola di lavoro per sU orfani , V asilo degli orfani , quello degli or- fani adulti scelti di preferenza nelle famiglie del clero e dei niilitari. — ■ Ancbe agli Stati-Uniti di America non sono assicurati agli orfani indigent! cbe i soccorsi ordinarj de- stinati a! poveri dalle rispettive parroccliie; ma qui pure si formarono spontaneamente societa per aprire un asilo a questa classe di sfortuaati. PAUTE STRANIFRA. 207 Slno dal i362, esisteva a Parigi una confraternlta die aveva per iscopo di soccorrere i fancinlli poveri e special- mente gli orfani. Anclie V ospizio di S. Spirito siu dalla nieta del secolo XIV s'' incaricava dell'' educazione degli or- faiii indigenti , purclie fossero legittimi. Un secolo piu tardi la regina di NaA'arra eresse a Parigi Tospizio degli Enfans- Dieu , in suUe prime destinato agli orfani degli animalati stranieri morti alF Hotel-Dieu ; ma ie sue risorse permet- tendo di estenderne il beaeficio, vi si ammisero poco dopo gli orfani della citta , del circondai'io e di tutta la diocesi di Parigi. Alcune altre creazioni , come per esempio Vospi- tale degli orfani della misericordia , o dei cento fancinlli , fondato nel 1628 ; la scuola des^li orfani del conte Powlet riservata agli orfani mllitari nel 1773, ed altri finirono col procurare numerosi asili agli orfani nella capitale. Quando al principiare di qnesto secolo il vasto sistema degli stabilimenti ospitalieri di Parigi fu riorganizzato su nuove basi, i nove o dieci asili clie esistevano nel 1789 in favore degli orfani furono ridotti a due, uno destinato ai maschi , Taltro alle femmine. Piu tardi si sono riuniti in un solo 5 in cui i due sessi sono separati. L' ospizio degli orfani di Parigi non e pero pei fanciulli clie un luogo di passaggio , ove sono deposti sino al loro invio o alia campagna , o presso manufatturieri od artigiani , od un luogo di soggiorno momentaneo ove sono ricondotti per essere curati di qualche infermita ^ non sono ricevuti clie sino alfeta d''anni dodici. Quei fanciulli clie dimorano nel- Pospizio e clie sono in eta di seguire le scuole vi ricevono r istruzione elementare. Ma polclie non esiste in Francia un solo regolamento il quale determini sotto quali condizioni gli orfani saranno ammessi e conservati, ne clie prescriva il modo di loro edu- cazione , di modo clie T orfano bene spesso non sa a clii ricorrere in mancanza di generali e previdenti disposizioni fissate dalla pubblica amministrazione , caritatevoli associa- zioni lianno in molte citta della Francia concepito e messo in esecuzione molti modi di assistenza in favore degli or- fani. A Parigi soltanto, quattro principali stalDilimenti sono in questo momento destinati ai fanciulli maschi di questa classe, quello di san Nicola , quello degli amici dell' infan- zia, la casa tenuta dai confratelli delle scuole cristiane, ed il comitato degli orfani uiiito alia Societa della morale 208 PARTE STRANIERA. cristiaiia. Gli orfani furono pure nella capltale Toggetto dl moke fondazioni , ed otteaiiero la protezione di molte so- cieta composte di dame caritatevoli. La societa del giovani^ economi e quella di sant'Anna tra le altre collocatio presso operai od in case particolari giovani orfani e piccole fan- ciulle indigent!. La pill parte degli stabilimenti caritatevoli fondati e mantenuti a Lione sotto il nome di Prowidenze da asso- ciazioni di soscrittori o da fondazioni private danno Tedu- cazione gratuita a fanciulli orfaui d^ambo i sessi , non che a^ figli di famiglie povere die hanno ancora i loro ge- nitori. Nessuna circostanza poi ha nei tempi recenti fatti me- glio risaltare la potenza e T eroismo della carita quanto la invasione del cholera-morbus. Gli orfani clie il flagello non aveva risparmiati che per lasciarli nelP abbandono ebbero la loro parte nei beneficj che lottarono contro i disastri. Parigi lia dato a questo riguardo f esempio : un^ associa- zione spontanea , sotto il titolo di Opera di S. Vincenzo de Paoli, riuni rapidamente un gran numero di soscrittori e raccolse doni cosi copiosi da sostenere piii di 400 fan- ciulli d'' ambo i sessi. Dato cosi un colpo d^ occhio ai varj stabilimenti pel ricovero e V educazione degli orfani nei diversi paesi , nei Capitolo IV Tautore tratta delle condizioni che devono adem- pire e del migliorametiti che possono ricevere quesCi medesiini stabilimenti. E prima di tutto dicendo delle condizioni del- Tammissione, Fautore opina che se gli orfani indigenti , privi e del padre e della madre, conservano ancora od ascendenti o parenti prossimi , che i leganii del sangue ob- bllghino a prenderne cura e che possiedano i mezzi di sod- disfare a quest^ obbligo, si avrebbe torto non solo di met- tere a carico del pubblico una spesa ed una responsabilita che si potevano risparmiargli , ma ancora di piii di rom- pere le relazioni di famiglia , d^ incoraggiare F indifFerenza e P egoismo dei parenti , sollevandoli dal compimento di un dovere morale ^ e quando si conosca che la famiglia possa offrire al giovane sfortunato un a silo e la conve- iiiente educazione , una illuminata beneficenza non aprira subito alPorfano Tingresso delFospizio, ma si occupera per trovargli presso i suoi la protezione che gli e dovuta. Ma se alcun parente, alcun amico non si lascia commuovere PARTE STRANIERA. 309 dalla sventura del fanciullo, allora II suo destino fe ancofa piii degno di pieta. I dii-itti deir orfaiio , die e privo solamente dl padre o di madre sono subordiiiati alle circostaiize. Cosi se il ge- nltore die sopravvive game sotto il peso delF infeimita e deirindigenza, se il padre e assente, marinajo o soldato ecc, se la madre trovasi come domestica in una casa estranea, rimarra a verlficare se questo padre o questa madre non possano ottenere o da un parente, o da un amico, od an- che da un estraneo, mediante una retribuzione , le cure iiecessarie al loro figlio e die non possono dare essi me- desimi. L ammissione degli orfaiil posti in questa catego- ria non deve essere antorizzata die con molta riserva. Nella pill parte degli osplzj destinati agli orfani, i fan- ciulli non sono ricevuti die sino alf eta di dieci o dodici anni, ma per De Gerando quest'' eta si dovrebbe esten- dere piii oltre. L epoca dei dodici anni e precisamente quella in cni si rende piii necessario il benefizio deiredu- cazione. Alcune benefiche associazioni difatto adottarono orfani al di sopra dei dodici anni , ora per raccoglierli in istabilimenti di educazione , ora per aflSdarli a scelte per- sone mediante una retribuzione. Esaminando V autore la questione se le instituzioni de- stinate alP educazione degli orfani debbano ammettere pure altri fancinlii indigent!, pensa die confondere T orfano coi figli illegittimi , coi figli dei prevenuti e dei condannati detenuti nelle prigioni , coi trovatelli , come si pratica iu alcuni ospizj , sia esporre il primo a vedere raffreddare r interesse die inspirava , restringere la sorgente delle li- beralita die si fossero su di lui sparse, e costringerlo a di- videre con altri una parte dei beneficj che gli erano desti- nati. Se la casa ospitaliera in cui e raccolto ha ricevuto fondazioni nello scopo esplicito di assistere gli orfani, am- mettendo altri fanciulli a godere con lui del frutto di que- ste fondazioni , si comraette a suo riguardo una vera iii- giustizia. Due difFerenti sistemi si presentano per T educazione de- gli orfani : uno consiste nel riunirli in istabilimenti , nei quali siano alimeatati , mantenuti ed istruiti in comune : r altro per lo contrario nel collocarli al di fuori presso coltivatori o presso oj .-rai che s incarichino di prov vedere a tutte le loro necessxta. L"" autore non esita nella scelta j Bibl. Ital. T. XCIV. r4 \ alO PAUTE SlRANIEHA. u £ far troppo poco , egli dice , abbandonare T orfano a semplici particolari , che poveri essl medesinii , mancando di luiiii , non avendo che una moralita inconipiuta o dub- bia ne disporranno- a loro grado. La societa, adoperando per essi i mezzi che possiede , dark a queste giovani piante una favores'ole coltura , instituh-a per gli orfani veri gia- nasi e scuole in cui potranno formarsi al noviziato di utili professioni , e riemoira essa uiedesima verso di essi le cure di una paternita illuminata, morale ed amorevole. » Pure molte clrcostanze possono modilicare V applicazione di que- 6to princlpio. Da una parte gl'inconvenienti ed i pericoli che puo far nascere il collocamento degli orfani presso famighe private dipenderanno essenzialmente dal carattere generale dei co- stumi popolari nelie contrade , In cai si propone di disse- minare questi fanciulli. Se il paese e insalubre e povero , se i costumi degli ultimi ranghi della societa vi sono an- cora Incolti e rozzi , se vi mancano i mezzi d ''istruzione , se r industria vi si trova nelf infauzia , se vi regna poca attivita per il lavoro , si condannera T orfano a subire in- fluenze funestlssime pel suo avvenire. Si potra per lo contrario aflfidarlo con maggiore sicurezza agli abitanti di un paese in cui generalmente dominano costumi onesti, un grado sufiiciente di coltura ed abitudini laboriose. Da un altro lato i vantaggi che ci possiamo promettere dal regime ospitaliere dipendono pure dalla estensione delle risorse , che possono essere applicate alia creazione ed al mantenlmento di un buono stabilimento e sono subordi- nati alia possibilita di dargli capi e maestri di un merito dlstinto ; che il regime ospitaliere, per raggiungere il suo scopo , domanda molto piu che ogni altro, ed e difficile dargli la perfezlone che ne forma il pregio. II regime misto, che consiste nel coUocare i fanciulli al di fuori nei primi anni e richiamarli in seguito air ospi- zio per compirvi la loro educazione , combina sotto molti riguardi gli efl'etti dei due sistemi ; pure un tale vantag- gio e pill apparente che reale. I beneficj di una buona educazione non si ottengono per alcune cure date sola- mente al passaggio delF infanzia alT adolescenza , ma do- manda no di essere continuate. D'' altronde qnesta combina- zione fa scompaiire uno dei frutti che si potevano sperare dal collocamento esterno , rompendo i nuovi legami con- tratti dair orfano nella sua fauiiglia adottiva. rVRTE STRANIERA. Ml Alcune regole geiierali relative alia educazione degli or- faiii danno line a qnanto Tautore espOse circa ai mede- sinii. Ci limiteteiiio a dire , come egli pensi , die il for- iTiare agli orfaui dei due sessi , durante il tempo die pas- sano alle oOicine per appreiidere un' arte o mestiere, vn piccolo risparinio proporzionato al merito del loro lavoro e die vieiie ad essi rimesso alP epoca di loro escita dal- r orfanotrofio , sia uii valido iacoraggiameiito , un mezzo per metterli in istato di collocarsi con maggiore facilita e vantaggio, ed una biiona abitudine a far loro coiitrarre: e qnanto appnnto si pratica presso lo stabilimento dei Mar- tinetu di IMilano. Trattandosi nel Cup. V delle instituzioni relative agli esposti vengono premesse alcune vedut.e istoriche suH' origine e lo sviluppo di queste instituzioni. Mentre queste furono sino ai nostri giorni in generale considerate come stabilimeati di soccorso , De Gerando invece qui le considera come un modo della beneficenza preventiA'a. Nulla diremo della sorte dei trovatelli presso i popoli antichi e della origine degli ospizj pubblici pei medesimi , avendo queste cose ricevuta gia tra noi bella luce dalle rlcerdie deUavv. conte Arma- roli. E relativamente agli ospizj dei trovatelli in Francia si ha, da quanto espone De Gerando, die attualmeiite esi- stono in quel regno ayi ospizj. Nel 1809 la s[iesa per le mesate delle nutrici e le pensioni dei fanciulli coUocati alia campagna formava per tutti i trovatelli della Francia una somma di 4,637,782 franchi ^ nel 1834 questa somma era di 9,441,004 fr. La media della spesa annuale per cia- scua fanciullo era invece nel 1824 di 83 fr. , 93 cent., e nel 1834 fu rldotta a 76 fr., 3i cent. Riguardo poi agli ospizj dei trovatelli nelle varie contrade d^ Europa , T au- tore li distingue a seconda die queste professauo o no il culto cattollco. Di troppo ci estenderemmo, se seguirlo vo- lessimo in queste notizie, d' altronde importauti: per quanto poi spetta agli ospizj degli esposti d' Italia sapplamo occu- parsene il sullodato conle Armaroli, die vogliamo sperare vorra presto flirci dono di quest'' altra sua opera. II De Gerando passa in rassegna nel Cap. VI le diverse opinioni emesse dai varj scrittori di tutti i paesi suUe que- stion! che hanno fatto nascere le instituzioni dei trovatelli: ci bastera dire come egli sia favorevole a queste, institu- zioni e come in tutto si accordi su di questo riguardo nelle ai:i TARTH STRANIERA. viste di Remade. Poiche in queste pagine si e gia per mezzo nostro fatto conoscere V opera di quest'' uomo dab- beae, di questo savio niagistrato , le cui dottiine sono pur quelle di De Gerando, noi non iutencUamo di qui esa- minare le questioni, che formano subbietto di questa parte del lavoro die ora abbiamo iiitrapreso ad analizzare per non ripetere cose gia conosciute. Ne seguiremo De Gerando eve discorre deWabbandono del figli e delle sue cause {Cap. FII), sebl)ene"argomento importantissimo e dalfautore di- scusso con quella esattezza e saviezza di vedute che tanto ]o distinguonoi poiche i limiti che ci siamo prefissi appena ci concedono che si prenda in esame Y" utilita degli. stabili- menti ospltalieri pel trovatelU e derelitd e le regale alle qiudi devono essere souoposti ( Cap. VIII), esponendo piii Ijre- vemente che sia possibile il modo di sentire deirautore in si grave bisogno. L"" ospitalita e certamente dovuta ai fanciulli esposti e derelitti , ma deve essei-e ristretta in alcuni limiti. Dietro un paziente studio dei fatti V autore ha proposto la solu- zione di questo importante e difficile problema che qui riassumeremo nel suo insieme. Le difficolta quasi insuperabili del problema derivano tutte da una comune origine. Da una parte la condizione fondamentale di ogni bnon sistema di soccorsi e di subor- dinare Tassistenza ad informazioni precise e certe riguardo agli assistiti. Da un'' altra parte la circostanza speciale che accompagna Tabbandono dei fanciulli in tenera eta e il mistero , da cui e la loro nascita circondata; gravi motivi comandano di rispettare od anche qualche volta di pro- teggere questo mistero. Da qui risulta una inevitabile con- traddizione , tra la I'egola che prescrive una saggia bene- ficenza e la materia cui si tratta di appUcarla. Da qui pure e derivata la divisione delle opinioni : gli uni non con- sultando che la teoria vogliono ad ogni prezzo evitare gli inconvenienti dei soccorsi distribuiti ciecamente ad una moltitudine indefinita di fanciulli : gli altri , non preoccu- pandosi che della situazione dei fanciulli colpiti in una volta da una doppia sventura , dalF abbandono e dalla miseria, respingono investigazioni che giudicano impossibili o non convenevoli. Se ora voi applicate la regola nelle sue conseguenze assolute, se voi respingetc il fanciuilo, la cui famiglia e r.VRTE STRANIERA. aiS etonoscluta, divenite baibaro. Se pei* lo contrario accettate tutti i faiicinlli che vi si preseiitano, seiiza cercare donde vengano e per qual causa vi si poitano , la vostra libera- lita diviene abusiva e prodiga , non ba piu limiti e di- strngge le famiglio. Ora quale sagi-iiicare : il disceiniimento necessario nelT assistenza o il secreto dovuto alf assistito ? Ma percbe questa crudele alteniativa , percbe questo se- crete obbligato ? La causa prima sta nei costumi. II se- crete noil e invocato clie per velare i disordini o i tra- viameati ; ma velandoli , si favoriscono , e qui la fatale contraddizione ancora si riproduce. Se il miglioramento dei pubblici costumi potesse final- mente divenire lo scopo essenziale delle instituzioni social!, se potesse seguire i progress! dei lumi e deW agiatezza , allora la pubblica beneficeaza sarebbe sollevata dalla per- plessita die le fa risentire rabbandono dei faiiciulli. II solo mezzo di cbiudere gli ospizj dei trovatelli sarebbe di re- staurare il regime della famiglia nel seno delle classi labo- riose. Ma finclie il vizio conserva il suo impero, la bene- iicenza pubblica e chiamata a ripararne le disastrose in- fluenze, e la sua raissione e proporzionata alF esteiisioiie delle sue stragi. Tuttavia rassegnandosi a subire una tale consegueiiza, nou esiste adunque per la pubblica beneficeuza alcun mezzo di conciliare le due condizioni apparentemente opposte e di accordare il soccorso , evitando T abuso ? De Gerando ha creduto scoprirlo in una combinazione che sottopone lo abbaiidono dei figli a tutte le investigazioni che possono aver luogo senza inconvenient! troppo gravi e che con- serva il secreto della nascita dei fancluUi , quando questo secreto e rispettabile o necessario. Propone quindi di sop- primere il torno , perche questo fa scomparire una tale di- stinzione , questo limite , perche promette indistintameiite in una volta il soccorso ed il secreto , e perche lo pro- mette a chiunque lo desldera , e per qualunque motivo questo possa essere ^ e conserva 1" ospizio e rufficio d^am- missione air ospizio , perche subordinano il soccorso alia investigazione possibile. Partendo da questo principio ecco le regole che F au- tore projjone di seguire. Se il fanciullo abbandonato e le- gittimo , il secreto sarebbe senza oggetto o non avrebbe che an motivo colpevolej il secreto non e allora dovuto. 2T4 rARTE STRANIFHA. L'iiivcstiga7ione e qui senza pericolo, utile e nccessaria. Se i genitori d''un figlio legittimo vollero masclierare la sua figliazione e rimanere essi medesimi scoiiosciuti , allora sarebbero colpevoli , essendo questo una soppressione di stato: il primo interesse dello stesso fanciullo richiede che savie Investigazioni preparlno la sua reintegfazione ne' suo'i diritti. Se 1 genitori sono conosciuti o scoperti , si verifi- chera la loro situazione e le cireostanze che avranno po- tuto condui-li ad abbandonare il loro figlio. Clie se fu la itiiseria che a cio li spinse , allora conservino il loro figlio e siano assistiti a domicilio per tutto quel tempo in cui il soccorso sara necessario. Che se il fanciullo abbandonato e illegittimo , allora il secreto puo essere qualche volta comandato nelT interesse della madre o della famiglia di questa madre , od anche dei buoni costumi. Qualche volta non e necessario ezian- dio agli occhi dei genitori. Quando si sono fatti sponta- neamente conoscere il padre e la madre, o la madre sol- tanto del figlio illegittimo , abbia luogo una investiga- zione , la quale sia affidata a persone di sperimentata mo- ralita, prudenza e discrezione , e che conduca a scoprire e a verificare la vera situazione dei genitori e specialmente della madre. Se da tale investigazione risulta che i geni- tori , se sono tutti e due conosciuti , o che la madre al- meno , non sono realmente in grado di allevare il fanciullo, allora si ammettera que&to alP ospizio sino a quando sia cangiata la situazione dei genitori che loro permetta di ri- prenderlo. Ora, qual e la situazione che non permette ai genitori, alia madre specialmente, di conservare e di allevare il loro figlio ? Sarebbe un errore il credere che la sola miseria basti per condannarli a questa dura necessita. Convenien- temente assistiti possono in moiti casi adempire ancora questo dovere. i.° Forse il padre e la madre, dopo il fallo che hanno commesso , sarebbero disposti ad unirsi in matrimonio. Forse con savj consigli e con pi-essanti esortazioni si de- ciderebbero a lasciare il concubinaggio ed a contrarre le- gami legittimi ed a riconoscere in pari tempo il loro fi- glio. Ecco alloi-a una madre ed un figlio salvati , e forse la miseria cessera allora col disordine. Benintesi soccorsi forniranuo in tutti i casi i mczzi di procurare al fanciullo PARTE STRANIFRA. 2l5 iina buona educazione» e la presenza del fanclullo contrl- bniia a deteiniinare qnesta risoluzione ed a coiiservare Tar- monia tra colore clie gli haiino date nascita 2° La madre alibandonata da colui die T lia sedotta e forse, dopo avere commesso un fallo, capace di far ritorno ad una vita onesta. Ma questo momento e per essa una circostanza assai critica. Oppressa sotto il peso della ver- gogna e della sventura , respinta dalla sua famiglia , dai suoi padroni, scoraggiata sta forse alia vigilia di abban- donarsi alle abitudini del vizio. Forse non attende che una mano die la soccorra:^ con un profondo dolore si e sepa- rata da suo figlio, vuole riparare a^ suoi torti con una vita onesta e laboriosa; in questo momento voi accorrete , la fortificate nel desiderio di tornare virtuosa, la riconciliate colla sua famiglia e colle persone die possono esserle utili; confessera la sua maternita , allattera il suo figlio , se la sua professione lo permette ; voi le darete un soccorso mensuale per incoraggiaria in qiiesta risoluzione:, die se non puo allattarlo , T ajuterete a pagare le mesate della nutrice. In questa ipotesi aucora, qnali servizj non si saranno resi, e con minori spese che se il fanciullo fosse stato ricevuto air ospizio ? 3.° Accadera ancora qualclie volta die una fanciulla di- venuta madre, benclie costretta a nascondere la sua si- tuazione, potra, assistita da alcunl soccorsi, fare allattare, quindi allevare il suo figlio , senza perderlo di vista , se ritorna ad una vita onesta, si sara ben contenti di averia assecondata in questa determinazione. II pensiero di suo figlio le sara maggiormente presente, le diverra utile;, men- tre die deposto al torno e ben presto dimenticato , e la madre in questo caso non sente piu le conseguenze del suo fallo. Ora trasportandoci in un ipotesi contraria si supponga die la madre indigente non possa confidare il suo fallo , die la situazione in cui e collocata uon le permetta di allattare suo figlio, e che sia od indegna, od incapace di allevariof, allora lungi dal chiudere a questo figlio le porta deir ospizio, affrettiamoci ad aprirgliele L^ ospizio sara un vero porto di salute per questa vittima sfortunata, la quale se non fosse perita di fame, avrebbe vegetato nel fango del vizio. In questa circostanza la instituzione degli ospizj dei troTatelli prende un carattere eminentemente morale j ai6 PARTE STRANIERA. I'ospizio amraettera il fanciullo non gia perchfe i suoi ge- nitori siano sconosciuti , ma precisamente perche sono troppo bene conosciuti. Ecco a parere di De Gerando la vera destlnazlone di questo genere di asili: ridonano alia popolazione sana, utile, onesta della societa i gennogli del vizio , clie sarebbero divenuti elementi di disordine. Quando il fanciullo cosi ammesso e nato da una madre disprezzabile , il secreto della nascita riesce facile, evita lino scandolo ed e utile alio stesso fanciullo. E bene per questo trovare un rifuglo sotto la tutela di una caritate- vole animlnistrazione , autorizzata dalle leggl a toglierlo agli sguardl di quella die gli diede la vita ed a rifiutarne, se lo ridomandasse , la restltuzione, prima clie meritasse di ottenerla. Puo accadere del resto die i genitori non si trovino nella indigenza. Allora qual soccorso potrebbe lore essere dovuto? L^aiitore ricusa T ammissione gratuita ad ogni £glio, i cui genitori sono in istato di fare le spese ne- cessarie alia sua educazione. Qui si presentera solamente una distinzione : i genitori consentono a pagare pensione ? si trovano in situazione tale die non possono senza i piu gravi inconvenienti ri- velare il mistero che inviluppa la nascita del figlio? L''av- venire di questo figlio medesimo sarebbe compromesso nel caso in cui rimanesse collocato sotto la loro influenza? Non si deve esitare dopo averne riconosciuta la necessita, ad accogliere il neonato , mediante il pagamento di una pen- sione sufficiente per indennizzare rospizio, a promettere il secreto e conservarlo. Di tal guisa evitasi ai genitori la tentazione di un delitto , al figlio un pericolo, ed alFospi- zio una spesa. In questo sistema un ospizio di trovatelli ammetterebbe adunque gratuitamente: i." i fanciulli aljbandonati ed esposti suUa pubblica via*, 2.° i figli illegittimi, le cui madri fos- sero indigenti, e di cui i genitori fossero riconosciuti essere incapaci , sotto i rapporti morali ed econoniici , di aver cura della loro educazione. Ed ammetterebbe mediante pensione : i .° i figli illegittimi uati da genitori che per qualcbe circostanza iniperiosa ed avverata fossero fuori di stato di averne cura e di allevarli; 2.° i fanciulli abban- donati die loro fossero afiidati sotto questa condizione da PARTE STRANIERA. aij ammlnistrazionl munlcipall, da stablliinenti o da assocla- zioni caritatevoli. Non sarebbe accordata alcmi'' altra am- missione. Verrebbero assistiti a domicilio : i.° i genitori indigenti uniti in matrlmonio, quando questo soccorso fosse necessario per ajutaili ad allevare il loro figlio^ sia impegnaiido la iiiadre ad allattarlo, nel caso in cui potesse farlo, sia for- nendo i mezzi di metterlo presso nutrice , indi a fargli dare una buona educazione; a." i genitori indigenti non ancora uniti in matrlmonio , quando si potesse condurli a niaritarsi ed a riconoscere il loro figlio collo stesso genere di soccorso che nel caso precedente;, 3.° le fanciulle mede- sime divenute madri, quando non avessero ancora con- tratta V abitudine del vizio , quando fosse possibile di sal- varle o di riabilitarle , accordando loro pure lo stesso ge- nere di soccorso. L'ammissione non sarebbe accordata cbe dietro le inve- Stigazloni convenienti , quando fossero possibili. Le resti- tuzioni dei fanciulli avrebbero luogo sotto le medesime condizioni e colle stesse forme delle ammissioni , vale a dire dietro informazioni positive sulla situazione delle fa- miglie. Tutto questo sistema, come ben si vede, riposa suite investigazioni. II suo merito dipende dal merito delle in- vestigazioni, e questo merito alia sua volta conslste in cio cbe r esame sia fatto con tutta la possibile acciu'atezza per venire in cbiaro della situazione e della condotta dei genitori , ed eziandio con tutta la discrezlone e la prudenza riecessarle per non compromettere il riposo e Tonore delle famiglie e la vita delle madri. Varle obbiezioni furono mosse contro questo sistema delle investigazioni e contro i soccorsi a domicilio : ma un^ obbiezione vera e cbe ba forse sino a questo giorno ritardato T adozione del sistema dalf autore qui proposto , e cb'' egli medesimo non sa slmulare, si e cbe esso nella pratica e di luia esecuzlone difficile e domanda molte cure, attivita , discei-nimento e vigilanza. Questa obbiezione gli e comune con ogni buon sistema di soccorso. In quello qui esposto si tratta non solamente di ottenere una econo- mia nelle spese pubblicbe, e di salvare la vita di alcuni fanciulli , si tratta eziandio di procurare un migliora— mento importante neir inter«sse dei buoni costumi, e questa ai8 PATITE STRANIERA. considerazione forma il merito essenziale del slstema qui da De Gcranclo proposto. Stabilito cosi questo sistema dl ammissione e non am- missione dei fanciulli agli ospizj degli esposti, passa nel Cap IX a tenere discorso dtl migUoramento di quesd ospizj. Accordando ai trovatelli la ospitalita che, come abbiamo visto, e loro in certe circostanze dovuta, la pubblica be- neficenza contrae il oovere dl i-endere loro questo benefizio il piu possibilmeiite profittevole; e la prima delle cure avra per oggetto la conservazione dei fanciulli. Con ragione si e rimasto sorpreso della raortalita che manifestasi tra i trovatelli, molto superiore a quella ordi- naria dei fanciulli della stessa eta : si e creduto conchiu- derne che fosse inerente alia instituzione degli ospizj e si voile formarne un^ obblezione contro di essi ; ma e questo un errore. Dietro T accurato studio dei fatti si riconobbe che la mortalita puo essere dhninuita e che le principal! cause che la rendono tanto considerevole sono estranee alia esistenza degli ospizj , i quali tendono piuttosto a rime- diarvi. Onde cio dimostrare T autore servesi di docurnenti autentici relativi in ispecial modo alia Francia che danno risultati molto consolanti. Tenendo dietro agli esposti dal momento in ciii sono ricevuti negli ospizj sino alPepoca dello svezzamento, esa- mina V autore le condizioni igieniche , alle quali deve sod- disfare V ospitalita loro accordata per sottrarli dai pericoli che li niinacciano, ed entra poscia a dire dello stato civile degli esposti medesimi. IMentre un figlio abbandonato e privato delle affezioni di famiglia, e corre pericolo della vita, e parimente esposto a perdere il suo stato civile ed i diritti che ne derivano. L'ospizio potra conservargli que- sto titolo, od ajutarlo a ritrovarlo , sia che in questo compia il voto dei genitori, sia che cerchi a riparare il loro delitto. Qui vengono esposte le regole da tenersi in simili indagini ed e mostrato con quanta prudenza sia d'' uopo condursi , allorche e ridomandato un fanciuUo, o si desiderano avere sue notizie, onde non compromettere il suo stato i poiche si potrebbero fornire a coloro che hanno voluto sopprimere il sito stato i mezzi di nuocergli ancora. I trovatelli non si devono destinare ad una carriera esclusiva ed eccezionale. E essenziale, dice De Gerando , il disseminarli per quanto e possibile nel seno della societa PARTE 6TBANIERA. 210 e il fare in guisa che si coiifondano nel ranghi ordinari e clie nulla li distingiia e li separi dal resto dei cittadini. L''avveaire di questi pupilli sara una carriera di lavoro ; collocati sino dall' infanzia nella classe dei proletarj , la cui poverta e la piu assoluta , dovranno trovai'e nelP esercizio di una professione laboriosa i mezzi di acquistare la in- dipendenza, e di giugnere ad essere un giorno capi di fa- miglia. Onde loro assegnare una professione si consultera innanzi tutto da una parte la loro attitudine e dalPaltra la facilita d' impiego clie possono presentare le diverse cai-riere. Dopo avere tenuto lungo ragionamento intorno la dire- zlone che devono ricevere i diversi rami della educazione per i fanciulli allevati negli ospizj , in cui viene a svol- gere questioni in parte gia mosse in riguardo agli orfani, perohe le misure destiuate a proteggere i fanciulli abban- donati e raccolti dagli ospizj ottengano qualche successo , Tautore qui invoca una vigilanza attiva, illuniinata e piena di zelo non solo , raa un patroriato locale pernianente. La vigilanza difatto ha bisogno di essere continuata non so- lamente a riguardo del fanciulio, ma anche riguardo alia nutrice, alia famiglia ove e collocate e al padrone che lo adopei'a. L^ autore da fine a queste ricerche sugli esposti , con cio che risguarda la parte economica , che piii sovente e stata Toccasione prima ed il punto di partenza di tutte le altre; ma a suo pnrere la questione economica e subordinata a quella morale. Non e possibiie difatto occuparsi utilmente delle spese, se non dopo essersl fatta una giusta idea del- Tuso al quale devono essere destinate. In Francia molto si e in questi ultimi tempi gridato contro lo accresci- mento progressive delle spese per il servizio dei trovatelli, risultato essenziale delF accrescimento del numero dei fan- ciulli allevati a spese degli ospizj. Qui importa distinguere. L'aumento del numero di qiaesti fanciulli puo provenire o dair esservl piii ammissioni o dal vivere per piii lungo tempo i fanciulli medesimi ammessivi. Ora da alcuui anni diminuisce il numero delle ammissioni, mentre che si pro- lunga la vita dei fanciulli ammessi in un mode manifestis- simo. Quindi se V accrescimento delle spese e proveniente dalfaumento delle ammissioni, il suo naturale rimedio sara nelle misure che avranno per oggetto di pre venire le am- missioni abusive. Che se questi abusi sono prevenuti o aaO PARTE STRANIERA. repress!, raumento della spesa rappresenta una prolunga» zione nella vita dei fanciulli ammessi ; lungi questo dal- r essere uii abuso attesta il miglloramento piu essenzialc nel servizio. La vera economla conslste defiiiitivamente in un modo di ammissione clie prevenga gli abusi. E giusto clie i comuni contribuiscano in parte almeno alle spese pei fanciulli derelitti che ad essi appartengono , allorche per qnesti si conosce il luogo della nascita dei figli ed il domicilio del genitori. E poi utile che i comuni siano interessati a prevenire gli abbandoni con un buon sisteraa di soccorsi a domicilio e con altre misui-e clie una savia e previdente amministrazione pub concertave. Essendo 1' ori- gine dei trovatelli sconosciuta non si possono equamente ripartire sui comuni le spese cui danno origine. Ma quando gli ospizj depositarj sono situati in grandi citth, e da pre- sumere che un numero considerevole di fanciulli esposti appartengano a queste stesse citta: allora e giusto ed utile che esse concorrano ad una porzione della spesa. II di piu dev"' essere a carlco della provincia o del dipartimento, sia perche i trovatelli sono presupposti provenire quasi tutti da questa circoscrizione territoriale, sia perclie la provincia od il dipartimento deve A'enire in soccorso dei comuni per le spese relative ai fanciulli abbandonati , in case d'' insuffi- cienza di loro risorse. Importantissimo e il Cap. X, in cui si tratta delle m- stituzioni presewatrici in favore di alcitne altre classi di fan- ciulli e di adolescenti. Anche gli adolescenti possono abbi- soi quarto di vento al nord-ovest, e traversando quella banda » come una costa (1) trovai il mare talmente coperto da » un' erba che rassomigliava a piccoli rami di pino cari- » chi di frutti di lentisco, che noi credevamo , a cagione >t della spessezza delPalga, di essere sopra un basso fondo, » che le navi toccavano per mancanza d'acqua: nondi- » meno prima di arrivare alia indicata banda (raja) noi « non incontrammo un solo cespo d' erba. Alio stesso (i) II pendio di una catena di niontagne, como quien traspone una cue St a. 236 PARTE STRANIEIIA. »; limite (cento leghe all' occidente delle Azorre) il mare It divento afFatto placido , noii essendo agitato da nissua » vento. Qnando ( nel mio terzo viaggio ) aiidai dalla Spa- i> gna air isola di Madera, e di la alle Canarie , e dalle » Canarie alle isole del Capo Verde, io mi diressi verso » il niezzodi fino alia linea ecjuinoziale. Trovandomi sotto " il paralello die passa per la Sierra Leoa (Sierra Leone ) » ebbi a sofFrire un si orribile calore , che la nave sem- " brava infiiocata: ma avendo oltrepassata verso occidente » la gia indicata banda, si cambio il clima, T aria divento )i temperata e la frescura aumento a misura clie noi an- » dammo innanzi. >> Questo lungo passo, dice il sig. Hum- boldt, contiene il geriiie delle graudi vedute di Colombo suUa geografia fisica ;, veilute ie cjuali comprendono : 1' in- fluenza ciie esercita la longitudine sulla declinazione del- r ago ; r inflessione die provano le linee isoterme segui- tando r indicazione delle curve dalle coste occidentali d'Eu- ropa fino alle coste orientali d'America ; la posizione del gran banco di Sargasso nel bacino dell' Oceano Atlantico ed i rapporti die presenta quella posizione col clima della porzione dell atmosfera superiore all' Oceano; la direzione della corrente generale dei iiiari tropicali \, la configura- zione delle isole e Ie cause geologiche clie seuibrano avere influito sulla detta configurazione nel mare delle Antille. Appartiene pure a Colombo 1' importante scoperta della Variazione niagnetica , o piuttosto quella del cambiamento della variazione nell' Oceano Atlantico, come viene ampla- mente dimostrato dal sig. Humboldt. Cosi la sngacita coUa quale Colombo nelle sue ditlerenti spedizioni ricercava i cambiamenti di declinazione , gli fece scoprire altresi I'in- fluenza della longitudine sulla distribuzione del calore , seguendo un medesimo paralello: credette anzi questi due fenomeni dipendenti I' uno dall' altro. S' avvide della dif- ferenza del clima dell' emisfsro occidentale prendendo la linea senza declinazione luagnetica per limite fra i due emisferi ; ed abbenclie , dice il sig. Humboldt , il ragiona- meiito dl Colombo non sia esatto in tutta la generalita da lui datagli , le linee isoterme essendo quasi paralelle al- I'equatore in tutta la zona torrida , a livello dell' Oceano od a piccole elevazioni , pure non puossi non ammirare quel talento di combinare i fatti in un marinajo, il quale nella sua gioventii era restate afFatto straniero agli studj PARTE STRANIERA. 23/ di filosofia naturale. Ed ebbi piii volte occasione , conti- nua r Humboldt, di fare osservare che , nello spirito di Colombo , r idea di una linea senza declinazione presso le isole Azorre , e di un meridiano che divldeva il globo in due emisferi di una costituzione fisica e di una configura- zione afFatto dissimili , legavasi costantemente all' idea del limite orientale della gran banda ( gran banco ) di Fucus natans [Mar de Sargasso) che Oviedo, nella sua Storia naturale delle Indie lib. II, cap, 5, chiama grandi prate- rie, praderias de /erww. Qnesto legame trovasi gia indicato nel primo viaggio. Le osservazioni di Colombo sul graa banco di Fucus all' occidente delle Azorre provano sem- pre piu la sagacita con cui descrive egli quel fenomeno. Colombo altresi fu probabilmente il primo die osservo la gran corrente generaie dalT oriente all' occidente , die do- mina fra i tropici e die viene il piu delle volte distinta coi nomi di corrente equinoziule e di rotazione. « lo con- )> sidero, scrive egli nella Relazione del suo terzo viaggio, y> come una cosa bene avverata , che le acque del mare '/ hanno il loro corso d' oriente in occidente, come fanno » i cieli , con los clelos » (i). Non vi pu.o esser dubbio, soggiugne il sig. Humboldt , die la corrente dei tropici abbia dovuto colpire lo spirito dei marinai , soprattutco fra le isole, nelle vicinanze delle terre. II primo ed il se- condo viaggio avevano condotto Colombo lungo il gruppo delle grandi e delle piccole Antllle , dal vecchio canaie presso Cuba fino alle isole Marigalanta e Dominica. Nel terzo viaggio provo egli la doppia influenza dei venti Alisei e della corrente equinoziale non solamente a mez- zodi dell'isola della Triniia , navigando lungo la costa di Cumana fino al capo occidentale della Margarita, ma al- tresi nel breve tragitto pel mar delle Antille, da quel capo occidentale ( il Macanao ) ad Haiti. Ora tutti i marinai sanno , ed io medesimo , dice il sig. Humboldt , 1' ho ab- bastanza provato , che le correnti dall' oriente all'occidente sono le piu violenti tra S. Vincenzo e S. Lucia, la Tri- nita e la Granata , S. Lucia e la IMartinica. Singolare altresi e la persuasione di Colombo che verso il promontorio di Paria ed il Delta dell' Orenoco trovavasi (i) Cioe che il moviiueato appareute del sole e di tutti gli astri fissati a delle sfeie mobili, iufluisce sul movimeuto di quella coi- reute gene rale. 238 PARTE STR.VNIERA. il Paradiso terrestre, come lo Jice egli medeslmo nella ce- lebre lettera scritta ai monarchi spagnnoli da Haiti nel- r ottobre 1498. SifFatte idee di Colombo pero sembra che ottenessero ben poco snccesso in Ispagna ed in Italia, come apparisce spezialmente da Pietro Martire d'Angbieia , il quale, nell" opera De rebus oceanicis et orbe novo, dedicata al papa Leone X, pailando (Decade I, lib. ^'I, pag. 16) del Paradiso terrestre , clie Colombo a longe vidisse asse- verat , concliiiide : de his satis cum fabulosa mihi videantur. Quest! sogni di Colombo sul Paradiso terrestre furono sem- pre creduti f effetto dell' immaginazione poetica del navi- gatore : ma il sig. Letronne in una lettera scritta al si- gnor Humboldt ( di cui quest! pubbliconne un frammento ) dimostro non cssere i sogni stessi che la conseguenza di una falsa erudizione, e ciie partecipavano di un sistema complicate di cosmologia cristiana , esposto dai Padri della Cliiesa. A Colombo altresi vanno debitor! i geologi della nozione e della data precisa di una grande eruzione del Picco di TenerilFa. Aveva egli falto vela nel 12 agosto verso la Gomera , situata alF oriente della punta meridionale di Te- nerifFa, nella speranza di vedervi arrivare donna Beatrice de Boljadilla , die era alia Gran Canaria : ma doiio avere aspettato inntilmente due giorni , risolvette di andare egli stesso alia Gran Canaria. Parti da Gomera il 2 3 agosto ed air indomani nella notte del 24 al 25 agosto 1492, tro- vandosi presso Teneriffa vide I' eruzione. Quella scoperta, fatta in prlncipio del primo viaggio, preparava per cosi dire gli spirit! alle meraviglie , di cui la natura , nella sua selvaggia fecondita , fece pompa sulle moatagnose coste d' Haiti e di Cuba. Limitandoci, dice rHumboldt, al breve periodo di quattordici anni che separa la scoperta delPAme- rica dalla morte di Colombo , no! scorgiamo nella sua cor- rispondenza e nelle Decadi d! Pietro Martire, quanto fos- sero gravi e numerose le question! d! geografia fisica e di antropologia , che agitavansi allora dagl! uomin! illumi- nat! di Spagna e d' Italia. SifFatte qiiestioni occupavano vivamente gli spirit! sulla fine del secolo decimoquinto e nei primi anni del decimosesto. E quanto l' interesse pei problem! fisic! dovette ingrandirs! allorche i conqid- stadores penetrarono dalle coste nell' interno di un vasio coQtinente , e scorsero le rident! contrade d! Bogota , di PARTE 6TRANXERA. 289 Antioquia e dl Popayan , di Quito , del Peru e del Mes- sico! In nessun'altra epoca , come hen osserva I'Humboldt, una pill variata massa d' idee nuove fu messa in circola- zione , quanto nell' era di Colombo e di Gama ; e se il carattere di un secolo e la manifestazione dello spirito umano in un tempo determinato , il secolo di Colombo, coir estendere inopinatamente la sfera delle cognizioni , diede una piu forte spinta al progresso dei secoli futuri. Dopo di cio viene dalT Humboldt esan)inata la questione Bulla vera situazione di Gnanahani , prima terra scoperta da Colombo nel venerdi 13 ottobre 1492. Da questo esame risulta ad evidenza che Gnanahani e S. Salvador Grande o Cat Island, una delle isole Bahame. Gnanahani e Ion- tana piu di 3." i/a di latitudine dalle coste di Cuba : Co- lombo invece di navigare direttamenfe da Guanahani a quelle coste , veleggio da Guanahani a S. Maria della Con- cezione , da quest' isola a quella di Fernandina , cost chia- iiiata in onore del re Ferdinando il Cattolico , e da Fer- nandina all' isola di Saomete delta poi d'Isabella in onore d'Isabella di Castiglia; quindi prese terra a Cuba chiamata isola Juana , in onore dell' infante D. Juan , figlio mag- giore di Ferdinando il Cattolico , sbarcando a Puerto de S. Salvador, ossia Puerto Principe, e credendo che quel- r isola fosse Cipango od il Giappone , poscia la punta orientale dell' Asia. Seguono importanti discussion! suUa geografia del XV secolo e del principio del XVI, per me- glio trattare la quale mette P Humboldt a confronto due dei piu antichi docnmenti , la carta geografica cioe di Juan de la Cosa e quella di Diego Ribero (1), unendovi I'analisi (i) La prima di queste due carte, quella di Cosa, fu disegnata a Puerto S. Maria, presso Cadice, due anui prima che Cristoforo Colombo intraprendesse il suo quarto ed ultimo viaggio: Taltra, di Ribero , e posteriore di 17 anni alia morte di Amerigo Vespuccio. Juan de la Cosa aveva accompagnato Colombo nella seconda e fors'anche nella terza spcdizione, e Las Casas parlando di lui (lib. II, cap. 2 ) dice che « era in allora ( i5oo ) il miglior pilota che si potesse trovare pei mari delle Indie occidentali. >> Diego Ribero, cosmografo ed ingegnere d'istrumenti di navigazione deirimpei'atore Carlo V fino dal gluguo iSaS, non ando in America, ma cliiamato con Ferdinando Colombo, spcondogeuito di Cristoforo, con Seba- stiano Cabot e con Giovanni Vespuccio, uipote di Amerigo, al celebre congresso di Pont de Caya , tja Yeives e Badajox , per 240 PARTE STRANIERA. del giornale dello stesso Colombo e facendo altresi men- zione dell'itinerario di Giovanni Ponzio de Leon e di quanto scrisse Pietro Martire d'Anghiera, Distinguendo cosi le spie- gazioni congetturali da cio clie e incontestabile e positivo , evltando la confnsione di diversi ordini di proA'e , pote stabilire che V opinione antica , la quale fissa il luogo del primo sbarco degli Spagnuoli presso il lembo orientale del gran banco di Bahama , e conforme al racconto dei navi- gatori ed a documenti che non erano ancora stati consul- tad. Era indispensabile, dice 1' Humboldt, di fissare questo punto recentemente contestato; tanto piu che all' epoca niedesima della grande scoperta la direzione della strada percorsa dalle navi nei primi giorni del mese di ottobre , 149a , sembra avere influito suIla distribuzione delle razze europee nel nuovo continente e sugli effetti immensi col- legati a quella distribuzione medesima, sotto il duplice rapporto della vita religiosa e della politica del popoli. Abbracclato quindi col pensiero il periodo storico cui Co- lombo diede tanto splendore ed impresse un carattere individuale, procnrai, contlnua T Humboldt, di mettere in piena luce la finezza d'accorgimento e la penetrazione di quel grand' uomo , allorche coglie, per cosi dire, sul fatto i fenomeni del mondo esteriore. Le variazioni del magne- tismo terrestre, la direzione delle correnti , V aggruppa- mento delle piante marine , determinante una delle grand! divisioni climatericbe delT Oceano , ie temperature can- gianti non solamente coUa distanza dall' equatore , nia al- tresi colla differenza dei meridiani , varie vedute geolo- giche sulla forma delle terre e sulle cause che le deter- minano, furono gli oggetti sui quali la sagacita di Co- lombo e r ammiralMle giiistezza del suo spirito hanno eser- citato la loro felice influenza. Ma per rimarcaliili die siano discutere siilPapplicazione dei gradi di longitudine clie dovevano li- mitare le scoperta spagnuole e poitoghesi, aveva egli a sua disposi- zione, per la natiira del suo implego , tutti i materiali riunid nel grande e bello stabilimento della Casa de Coritractacion^ fondato a Siviglia nel i5o3, non clie il rleposito delle carte AiA Piloto mayor, incaricato fino dal i5o8 di stendere e rettificare d\aiino in anno il Padrun Real, cioe la Ilaccolta di posizioni delle terre ferme e delle isole oltramariue. II nia|ipainondo di Pviijero , costrutto nel 1 629, trovasi nella pubblica Biblioteca di Weimar. La carta originale del piloto de la Cosa conservasi nella Biblioteca del barone Walcke- naer, memJjio dell'' latituto francese. PARTE STRANIERA. 24 I quest! elementi sparsi della geografia fisica, queste basi di una scienza , che non risale piu in la della fine del XV secolo , la loro vera importanza tocca una sfera piii ele- vata : consisie cioe in quegli efFetti intellettuali e morali, che un snbitaneo ingrandiniento della massa totale delle idee clie possedevano fino allora i popoli dell' Occidente , esercito sui progress! della nazione e sul miglioraraento dello stato sociale. In qiiesto complicato concatenamento di cose umane il prlmo anello e il pensiero, ovvero, per dir meglio , la volonta energica del navigatore genovese. Da lui incomincio V immensa influenza clie la scoperta del- I'America esercito sulle istituzioni sociali e sui destini dei popoli clie attorniano la gran valle dell'Atlantico. Che se, dice il sig. Hnmboidt, ci compiacciamo di descrivere le fa- tiche di un solo uomo , vaUcante le eta per cambiare a poco a poco tutte le forme della civiiizzazione e per esten- dere al tempo stesso , secondo la diveisita delle razze, la liberta e la schiavitii suila terra, non e altresi di minor im- portanza il penetrare in quelle individualita di carattere, che furono la sorgente di un' azlone si potente e si prolungata. Le lettere di Colombo scritte a don Luigi di Santangel, al tesoriere Sanchez , e nei niomenti i piii critici alia regina Isabella ed alia nudrice delTinfante Don Juan, ci istruiscono assai piii intorno a kii stesso che non i freddi estratti de' suoi giornali di navigazione, che suo figlio Don Fernando e Las Casas ci lianno conservati. E nelle lettere di Co- lombo die scuopresi la traccia dei subitanei movimenti della sua anima ardente e passionata , il disordine d' idee che, efFetto della incoerenza e dell' estrema rapidita delle sue letture, aumentava sotto la duplice influenza dell' av- versita e del misticismo religiose. E per fare piu partico- larmente conoscere alcuno di qiiei movimenti poetici, die trovansi negli scritti di Colombo , come negli uomini su- perior! di tutte le eta, in quelli soprattutto , clie un ar- dente immaginazione ha guidato alle piu grandi scoperte , prescelse l' Humboldt la lettera che rammiraglio, gia in eta di 67 anni, scrisse a! monarch! cattolici il 7 luglio i5o3i allorche , ritornatulo dal suo quarto ed ultimo viag- gio , approdo alia Giamaica. Lo stile di quella lettera pa- lesa la piii profonda nialinconia: il disordine che la carat- terizza tradisce i'agltazione di un' auima fiera, straziata da una lunga serie di iniquita , ingaanata in mezzo alle Bibl. Itah T. XCIV. 1^ 2^.3 PARTE STRAiSIERA. sue piu v'fm speranze. E nella medesima lettera che tro- vasi descritfat la visione notturna che Colombo dice di avere avuta quando trovavasl alT ancora sulle coste di Yeragua; ed e pure in essa che si lagna dei cattivi trattaniemi rice- vuti da lui e da'snoi fratelli, essendo stati spogliati di lutto quello che possedevaiio fino al piu logoro sajo. " Bisogaa » supporre, esclama il vecchio ammiiaglio, die quanto cL » e accaduto non sia state fatto conforinemente agli ordini » delle Altezze Vostre Snpplico le A A. VV. di per- » donare al mio dolore Isolate, animalato, aspettando " ogni giorno la morte , mi trovo ( m quest' isola della >/ Giamaica ) circondato da' selvaggi , iiemici dei cristiani, » afFatto privo dei Sacramenti della Chiesa, talclie la mia »/ anima separerassi dal mio corpo , senza che alcuno si » ricordi di me.... Che il cielo abbia pieta di me! " L'abbandono con cui e scritta una cosi fatta lettera; quello strano miscuglio di forza e di debolezza , d' orgo- glio e di umilta , dice il sig. HuinbolJt, ci mettono a parte dei secreti e degl' iiiterni combattimenti della grand' anima di Colombo. L' ammirazione pero dell' Humboldt per le eminent! qualita di Colombo non e tale da fargli passare sotto silenzio i meritati rimproveri per la sua violenta in- toUeranza , per cui non seppe contenersi nei limiti delle sue istruzioni. « Per giudicare 1' ammiraglio con equita, dice » rHumboldt, non bisogna obbliare I'impero che esercitava " allora il sentimento del dovere dell'intolleranza religiosa, il » piacere che attaccasi alia violenza ed all'abuso del potere » da che seiiibrano essi giusliiicati dall'evento ». Colombo straniero alia Sjjagna , conservando intieiamente nei rapporti della vita privata la riserva e la iina circospezione del suo paese natio, aveva nondimeno adottato nella sua vita pub- blica e privata le opinioni ed i pregiudizj della corte di Ferdinando e d' Isabella. Italiano diventato spagnuolo al- r epoca memorabile della gran lotta coi Mori e del crueato trionfo del Gristianesimo sui Mussulman! e sugli Ebrei , doveva per la vivacita e pel rozzo vigore del suo carat- tere ricevere una potente impressione da un avvenimento, che la forza e 1' astuzia unite guidavano. La fede era per Colombo una sorgente d' inspirazioni variate: sosteneva essa il suo coraggio in mezzo al piu forte pericolo ; ne addolciva le lunghe avversita coirattrattiva delle asceti— che visioni. Era per cosi dire uaa fede della vita atlivaj PARTE STHANIERA. 2^3 tnescolata in una strana maniera con tutti gl'lnteressl nion- dani del secolo , die accomodavasi all' anibizione ed alia cupidita dei cortigiani: era una fede , la quale, col pre- testo di uno scopo religioso , giustificava al bisogno 1' uso delPastuzia e dell' inganno , non che gli eccessi del po- tere dispotico. Da die la grand'opera della liberazione della penisola fu consumata colia caduta dell' ultimo re- gno dei Mori , la credenza religiosa , che confondevasi colla nazionalita e mostravasi esclusiva ed inesorabile nel suo sistema di propaganda , impresse iin carattere di ri- gore e di severita alia conquista deU'America. Erano ap- pena quaranta giorni die Colombo aveva messo piede in quella nnova terra , e gia scriveva egli nel suo giornale : " io pretendo die le Vostre Altezze non debbano giam- tf mai toUerare die alcnn straniero, se non e cattolico e >/ buon cristiano, si stabilisca in questo paese , il quale » non fn scoperto che per la gloria e per I' ampliazione " della ciistianita. »» Agire diversamente , dice l' Hum- boldt, sarebbe stato come opporsi alia volonta divina , perocche Colombo consideravasi come scelto dalla Prov- videnza per adempire i piu grandi destini, per propagare la fede nella terra del Gran Khan , per procurare colla sco- perta di ricche contrade , nelTAsia , i fondi necessarj per la Uherazione del Santo Sepolcro , e quell' ore il quale serve a tutt.o- Queste idee di apostolato e d'inspirazioai divine, di ciii il lingnaggio figurato di Colombo presenta piu volte I'impronta, appartengono al srcolo che si riflette in lui, al paese che era di\-entato la sua seconda patria. In un colla originalita individuale del carattere di Colombo, si ap- palesa in lui I'azione delle doctrine dominanti dell'epoca: dottrine che prepararono la proscrizione di due intieri po- poli , i Mori e gli Ebrei. Esarainando, dice 1' Humboldt , i motivi di questa intolleranza religiosa , dobbiaaio pure riconoscere che il fanatismo d'allora, a malgrado della sua violenza , non aveva piii il candore di un seutimento esaltato. Misto di tutti gl'interessi materiali e dei vizj della societa , era esso guidato , soprattutto negli uomini in ca- rica e possenti, da un' avarizia sordida, dni bisogni e da- gli imbarazzi che facevano nascere una politica inquieta e tortuosa , le spedizioni lontane e la dilapidazione del de- naro dello Stato. I delitti che nella conquista dell'America, dopo la inorte di Colombo , hauno macchiato gli annali a44 PARTE STRANIERA. del genere umano, avevano la loro sorgente non tanto nella rozzezza del costntni o nell' ardore delle passion! , quanto nei freddi calcoli della cnpidita, ;n una prudenza sospettosa ed in quegli eccessi di rigore, adoperati in tutte le epoche , sotto pretesto di rassodare il potere e di con- solidare 1' edifizio sociale. Inoltre la schiavitu , nelle opi- nioni di quel tempo, non era soltanto la consegnenza na- turale di una vittoria riportata sopra popoli infedeli , ma era altresi giustificata da un motive religiose: potevasi cioe privare della liberta un popolo per dargli in con- traccambio la dottrina del Vangelo e la grazia della fede. Dope il sue arrive suUe coste di Cuba , Colombo, nel- 1' enumerazione ch'egli fa al niinistro delle fiuanze don Luigi di Santangel dei vantaggi della prima scoperta, cita insieme coUe ricchezze metalliche e vegetal! , eel mastice, coir aloe , ecc. gli schiavi di cui potrannosi caricare navi intere, prendendo cioe quelU die sono idolatri. Nel prime viaggio pero Colombo fa assai piu moderate: ma nel se- condo, dice 1' Humboldt, une sgraziate cencerso di circo- stanze spingeva insensibilmente rammiraglio sepra una strada d'iniquita e di vessazioni, ch'egli aveva cura di ginstificare per molivi religiosi. La bolla pero del papa Alessandre ^I, del 4 maggie 1493, e le istruzioni date a Colombo dai sovrani, nel 29 maggie dello stesso anno, erane ben lentane dal giustificare siffatte violenze. 11 papa non parla die assai vagamente dei mezzi da impiegare per la conversione religiosa. L'istrnzione firmata dai due mo- narchi spagnuoli palesa i sentimenti di dolcezza , che ca- ratterizzavano spezialmente la regina Isabella. Nel giornale del prime viaggio infatti non trattasi clie di trasportare gl' Indian! per istruirli in Ispagna, e rimandarl! poscia cosi istrutti nelle loro isole : ma sul finire dell' anno 1498 dope la cestruziene di una nuova citta sotto il nome d'Isabella, Colombo divento piu ardlto nei mezzi di rigore, cui aveva ricorso. I Caribi e probabilmente anche gl'indigeni di Haiti, reputati in istato di resistenza, furono trattati come schiavi: in seguito Colombo comincio ad insinuare che que! Caribi, grand! viaggiatori e di una attivita di spirite ben superiere a quella dei natitrali d' Haiti , sarebbere eccellenti missio- narj quando avessero perduto I'abiiudine di mangiare came umana. Fra quelli mandati, centinua I'ammiraglie, se ne ■ceglieranno d' ogni eta e d' ogai sesso, s' iustruiranno io PARTE STRANIERA. ^^5 Ispagna ed avfassi piu cura di essi che degli altri schiavi. A qnesto progetto di propaganda, nel quale i Caribi o Canibali, dice T Humboldt, sono trattati con una predi- lezioue assai strana , succede ii progetto formale e vera- luente orribile di stabiliie cio che nol chiamiamo in oggi tratta clti Negri, fondando questa tratta sopra un cambio periodico di derrate e di altre raercanzie che potranno es- sere pagate con schiavi canibaH: las cuales cosas se po- drian pagar en esckwos de estos Canibales (i). II governo infatti (12 aprile 1494) permise subito la vendita degli schiavi Caribi, ingiugnendo al vescovo di Bndnjoz, il quale adempiva allora le funzioni di ministro dell' India, di fare la vendita in Andalusia, perche essa quivi sarehhe piii lucra- tiva che altrove : ma poclii giorni dopo , per scrupoli reli- giosi , venne revocato quell' ordine dato con troppa preci- pitazione. Nella nuova cedola di revocazione i monarchi spagnuoli cosi si esprimevano : " Bisogna assolutamente » sospendere la vendita e non ricevere ancora il prezzo " degli schiavi, affinche noi possiamo avere il tempo d'in- » terrogare e letterati e teologi e canonisti, se in buoaa " coscienza e permesso di continuare sifFatto commercio. •/ Questo ritorno verso i sentimenti d'umanita e di dolcezza, effetto deir influenza di alcune anime generose , di cui i regni di Ferdinando e di Carlo "V ofFrono frequenti esempi non fu mai di lunga durata. Una legislazione inumana , dice r Humboldt, dettata dalla cupidita piu che dalla su- perstizione , sofFoco nuovamente la voce della natura : la moderazione e la clemenza vennero diclilarate colpevoli dacche la schiavitii era permessa dalla legge. Queste oscillazioni di opinione in tutto cio che ha rapporto alio state degl' Indiani, queste inconseguenze del potere assoluto colpiscono lo spirito di coloro die fanno uno studio serio della storia della conquista dell'America. Le incertezze durarono pel corso di quaranta e piu anni, dalla consultazione cioe sulla liberta degl' indigeni , di cui la lettera della regina Isabella, del 16 febbrajo 1495, coa- tiene la prima traccia, fino alia boUa del papa Giulio III, nel 1 5 37. Mentre il governo esitava talvolta a fare il male ed a sanzionarlo formalmente , i coloni perseveravano nei (i) Memoriale mandate dair ammiraglio Colombo, il 3o gennajo 1494, ad Antonio de Tones, art. 9, 246 PAHTE STRANTERA.. toro sisteml d" usurpaz'ione e di vessazioni. Dlscutevasl an- cora metodicamente in Ispagna sui dirittl naturali degl'indi^ geni, e gia TAmerica spopolavasi noa tanto per la tratta (la vendita degli schiavi Caribi od altri Indian! giudicati ribelli), quanto per 1' introduzione deila scliiavitu , degli scompartimenti (repartimiento de Jndios) e delle commende (encomiendas). Allorclie lo spopolamento era quasi consu- mato se ne gettava la tolpa non sulla severita della le- gislazione e suile variazioni frequenti die la legislazione medesima aveva sublto , ma bensi sul carattere individuate del capi, il di cui potere effiniero non bastava per uiettere un freno aile usurpazioni dei coloni. Ritorno Colombo ad Haiti dopo la scoperta della terra- ferma, ncl 3o agosto 1498, e la scliiavitix nelle Encomien- das, una delle cause principali della spopolazione deH'Anie- rica, era afFatto stabilita nelPanno 1499. Intanto la ribel- lione tramata a Xaragua da Francesco RolJan ed Adriano de Moxiur , le fallaci concessioni che ne furono la con- seguenza, T arrive inaspettato e gl'intrigbi di Hojeda col- locarono 1' ammiraglio in una posizione sommamente diffi- cile. Per conservare quel poco di autorita che gli restava in mezzo al conflitio dei partiti , si vide egli strascinato alternatamente ad esercitare un gran rigore contro alcuno dei colpevoli ed a soddisfare la cupldita degli altri , sia per lo scompartimento delle terre a guisa di feudi , sia per il vassallaggio e pel sagrifizio della liberta personale degl' indigeni. Queste donazioni , in vece di accontentare i coloni, ofFrirono ai nemici dell' ammiraglio in Ispagna il mezzo di nuocergli presso la regina Isabella. II gran numero degli scliiavi imbarcati sulle stesse navi die con- ducevano i complici di Roldan, feriva tanto piu la filantro- pia di quella regina , in quanto trovavansi fra quegli schiavi alcune giovani figlie di Cacichi, vittime della seduzione e della violenza dei conquistadores. La missione del commen- dador Bobadilla , che getto Colombo nel ferri , fu princi- palmente motivata da queste impres^ioni , e 1' uomo sul cui capo pesar doveva 1' esecrazione della posterita , era diventato fra i suoi contemporanei T oggetto della predile- zione di coloro , i quali accusnvano Colombo deH'oppres- slone degl' indigeni. La disperazione intanto moltiplicava le ribellioni, e prima di consumare la distrnzione della popolazione indigena d' Haiti , Ovando fece appiccare od PARTE STR.VNinnA. 2^J abbruclare ottantacjuattro Cacichl. E Diego Mendez, il co- raggioso e fedele servltore dell' ammiraglio, che racconta cio nel suo Testamento storico. Qneste esecuzioni , dice egli, faroao fatte nel breve corso di sette mesi, all' og- getto cli pacificare la provincia di Xaragua. Che piu? Una quasi fatale erudizione etnografica , dice il sig. Humboldt, venne in sussidio d' ua'atrocita liicrativa. Disputossi lun- gamente sulie difFerenti gradazioni che distinguono le va- rieta della specie umana , e venne determinato quali erano le popoiazioni che potevansi coosiderare come Caribe o Canibali 5 condannate alTesterminio od alia schiavitii , e quali popoiazioni erano guatiaos od Indiani d pace, \GCc\n amici degli Spagnuoli. Non mai lo spirito di sistema aveva servito meglio a lusingare le passioni. II quadro di tanti disordini ed abusi viene dal ch. autore espoito coa quella in- dipendenza che esigono i grandi interessi dell' umanita in tutte le epocbe della storia. In seguito 1' Humboldt prende a maturo esame il sistema promosso da alcuni scrittori , che la conquista dell'Anie- rica fu TefFetto di una impressione data dalla cavalleria del medio evo. Non e soltanto Tesaltazione del cornggio, dice egli, e lo spirito di ardite imprese che caratterizzano il tempo della cavalleria, ma e altresi il disinteresse , la protezione del debole, la lealta nelTadempimento dei voti o delle promesse fatte, e I'entusiasmo della fede, la po- tenza o la supremazia del sentimento e delFinteresse ia- tellettuale sugli interessi materiali della societa : mentre invece il motore principale delle vlolenti spedizioni d'Ame- rica fn 1" oro. Nato nel seno di una republilica in cui ve- devansi in poco tempo accumuiarsi immense ricchezze per I'ardire delle imprese marittime nel Levante, e dove quegli stessi vantaggi diventavano la base del potere arlstocratico nello Stato , Colombo era naturalmente spinto ad apprez- zare le ricchezze come un mezzo d'influenza politica e di grandezza. Vivaniente occupato egli del rango e del lustro della sua famiglia, non era pero, dice 1' Humboldt, di una sordida cupidigia, siccome viene provato da fatti diretti ed ai quali non fu mai prestata sufficiente attenzione. AI colmo del favore alia corte di Spagna, tra la seconda e la terza spedizione, nel 1497, i monarchi vollero donargli nell'isola d' Haiti " una proprieta di 5o leghe di lunghezza " e di 2 5 di larghezza, aggiugnendovi il titolo di marchese 248 PARTE STnANIERA. I) o tli dnca. n Colombo ebbe la nobilta di ricusare quel done, giustificando il sno rifinto col timore di eccitare di troppo la gelosia dc' suoi nemici, e di essere impedito, per la cura che esigerebbe quella grande proprieta , di occuparsi del restante dell' isola (j). Godette Colombo di qualche filicita nei primi cinque o sei anni consecutivi alia scopei-ta di Gnanahani : ma la sua stella impallidi verso Testate del 1498, in prima per un doloroso lan- guore, seguito da una infiamma/ione d' occhi , da cui fu colpito mentre riconosceva le coste di Paria , poscia per I'efFetto delle persecuzioni politiche e deiringinstizia del governo quand'egli ritorno ad Haiti, verso la fine di ago- sto 1408. La costitnzione di Colombo gia indebolita per la vita agitata e faticosa di marinajo che aveva egli nie- nato fino dalla sua prima giovinezza, alterossi molto tempo prima di scoprire la Trinita. A questi niali agginugasi, die prima di mettere piede a terra sulle isole del Capo Verde (dove ammalossi quasi tutto il suo equipaggio ) ebbe egli un forte attacco di gotta ad una gamba , accompagnato da febbre. Arrive alP isola Beata presso Haiti quasi in uno stato di cecita compiuta. Due anni d' inquietudini e d'an- gosce passati ad Haiti, dal momento in cui scoppio la ri- bellione di Roldan fino alia dittatura di Bobadilla , accele- rarono il deperimento progressive delle sue forze fisiche ; 6 non avvi nulla, soggiugne T Humboldt, che provi di piu ed il maraviglioso vigore natio di Colombo e 1' impero che esercitava la sua grande anima sopra un corpo indebolito, quanto la riuscita della quarta spedizione , la piii estesa e la pill pericolosa di tutte. Di ritorno a San Lucar, nel 7 novembre 1804 quivi strascino Colombo una vita mise- rabile, contristata dalla morte inaspettata della regina Isa- bella , senza confidenza nelle promessc indeterminate del re , implorando il permesso di audare a schiena di mulo, non permettendogli le sue infermita altro mezzo di viag- giare per terra. Colui che diede alia Spagna un nuovo mondo non domanda piu che una piccola frazione di terra, un ritiro per quivi morire in pace. (l) Washington Irving nel tomo secondo della vita di Colombo pubblico questo tratto di niodeiazione, da lui trovato nel mano- scvitto di Las Casas. Hist. Ind. lib. I, cap. laS. PARTE STR-WSIIERA. 249 Questa serle dl persecuzioni e di contrarieta che spar- sero tanta amarezza sugIL ultimi sei anni della vita di Co- lombo , svilnppo necessariamente ia lui una grande circo- spezione ed una piu forte diffidenza. II grand' uomo diceva di se inedesimo, clie la sua posi/ione presentava tre dif- ficolta quasi insuperabili : quella di essere da lungo tempo assente dalla corte , stranicro nel paese che voleva ser- vire, ed invidiato per avere ottenuto grandi success!. Co- lombo pero conservo, fino agli ultimi istanti deila sua vita , la elevatezza e nobilta dei sentimenti , non che la forza e la bonta del suo carattere. E questa bonta di ca- rattere in Colombo apparisce spezialmente dalla sua vita privata. Le lettere trovate negli archivj della sua famiglia, presso il duca di Veragua , ed indirizzate ai suoi figli ed al suo amico il Padre Gorricio ( della Certosa di Siviglia) sono assai rimarcabili sotto questo punto di vista. Ho creduto , dice T Humboldt, di dovere discendere fino a questi dettagli di costnnii e di vita privata , perche con- servando a ciascnn liiieamento la sua primitiva originalita, puossi aver lusinga di far riflettere la luce sul carattere e sulla fisonomia individuale del grand' uomo alia cui rae- moria queste pagine sono consacrate. In fine prende V Humboldt ad esame 1' epoca della na- scita di Colombo, sulla quale diverse combinazioni sulla di lui eta quando mori (1) lasciano un' incertezza di 2 5 anni, (i) Mori Coloaibo a Valadolid, nel 20 maggio i5o6, ed il suo corpo fu tumiilato nel convento di S. Francesco. Nel l5l3 venne ti-asferito alia Ceitosa de las Cuevas a Siviglia, e di la, nel 1 536, insieiiie col cadavere del suo figlio Don Diego , venne trasportato nella cappella maggiore della cattedrale di S. Domenico , neirisola di Haiti. Allorche per il trattato di pace di Basilea, del 1796, la parte spagnuola della detta isola fu ceduta alia Francia, il duca di Veragua, erede delle sostanze di Cristoforo Colotubo , ■voile che le reliqule delP eroe riposassero in una teiTa soggetta alia Spagna. A tale effetto mando due commissarj ad Haiti incaricati di trattare colle autorita, e ne fu stipulata la ti-aslazione. Aprissi percio, come leggesi in un rapporto officiale , una volta di tre piedi e mezzo francesi di larghezza, che trovavasi nella cattedrale di S. Domenico d' Haiti, nel coro dalla parte del Vangelo, nella parete principale e presso i gi-adini delP altare maggiore. Vennero quivi scoperte al- cune lasti-e di piombo, avanzo di una cassa, miste con frammenti di ossa uruane. La nave S. Lorenzo trasporto quelle reliquie al- r Havana, dove nel 19 gennajo I796 fu celebrata una gran pompa 200 PARTE STRANIERA. essendo cioe nato neH'anno 1430, seconilo il Ramuslo, e nel 1455 secoado le conibinazioni delle epoche indicate nella lettera dl Colombo, scritta dalla Giamaica il 7 lu- glio i5o3. Semhra pero , clie raiino 1486 debba consi- derarsi come T epoca la piu probabile : questa pure e r opinione del conte Galeani Napione e del Navarrete ; il prime nella sna Dissert.izione snlla patria di Colombo ecc, il secondo nelle sue Relazioni del quattro viaggi intrapresl da C. Colomljo ecc. Segue una lunga discussione intorno alia patria di Cristoforo : piu di died luoghi , tra citta e borghi , si sono disputata questa gloria e piii di venti scrit- tori pubblicarono dissertazioni intorno a quella questione, clie ciascun d' essi credette vittoriosamente terminata in suo favore. Pare die il signer Humboldt segua 1' opinione di colore che lo dicone nato nella citta di Geneva : quanto a noi rimandiame i nostri lettori all'estratto gia pubblicato in queste giornale , temo XCI , pag. 287, della Disserta- ziont di Felice Isnardt ecc. , nella quale con validi argo- rnenti sembra dimostrato, clie Colombo nacque in Cogo- lete, piccolo borge ubicate nella costiera ligustica occi- dentale , dlscoste i5 miglia circa da Geneva (i). Un breve esame della firina dell' Ammiraglio e delle sue disposizioni testamentarie cbiude il presence volume. C. Zardetti. funebre nel porto, al molo della cavalleria, suUa piazza d' armi e nella cattedrale. (l) Fu pubblicata in alcuni giornali la notizia essersi n-ovato un intpressantlssimo manoscritto nella R. Biblioteca di Madrid , dal quale venebbesi a scoprire che Milano fu la vera patria di Cri- stoforo Colombo. L' amove del detto manoscritto , intitolato : Storia dei re cattoHci ecc., fu amico e compagno di Colombo, cioe An- drea BernalJes o Bernal , curato della citta Los Palacios. Quel ma- noscritto sfuggito , dicesi, finora alle ricerclie dei dotti, venne re- centemente scoperto da D. Filippo di Pacy e comunicato all' Isti- tuto storico di Francia. Lasceremo clie i dotti componenti quel ce- lebre istituto giudichino e della originalita del manoscritto e della "verita della notizia intorno alia nuova patria di C. Colombo. 25l APPENDICE ITALIANA. n mio segrcto, ossia del disprezzo del Mondo. Dialoghl tre di Francesco Petrarca, recati in italiano dal pro- fessore Giidio Cesare Pjrolari. — Venezia, 1889, dalla dpografia di Francesco Andreola , in 8.° Xivvlene non di rado delle opere degP illustri ingegni C16 die avviene dei figli nelle grand! famiglie feudatarie ^ nelle qiiali uno solo e T erede del noiue e delle rlccliezze del padre, e gli altri a raeno elevata condizione, a meiio splendide sorti star devono coiiteiiti. Cosi la fania di Dante si fonda sxilla Divina Commedia, quella del Boccaccio sul Decamerone, quella delFAriosto sull Orlando, quella del Tasso sulla Gerusalemnie ; sebbene tutti abbiano coniposto altre opere da tenersi in gran pregio, e tali che se fossero state sole, avrebbero bastato a dare una solenne rinomanza ai loro autori. Nello stesso modo quando si fa menzione del Petraixa , tosto colT animo si ricorre al Canzoniere , e per quel casto amore bene serbato in un petto generoso , ed espresso con versi immortali quasi si lasciano nelP ob- blio , od ahueno si lasciano alia conoscenza dei dotti tante altre opere, nelle quali quel famoso italiano verso il tesoro dell* ampia sua dottrina e si manifesto profondo moralista e politico insigne. Ponendo mente a questa ordinaria vi- cenda , F abate Giulio Cesare Parolari, professore nel se- minario patriarcale di Venezia, si propose di render piii conta alcuna tra le minori opere del Petrarca e d^ illustrar quella da cui niaggiore incremento di gloria potesse al suo prediletto autore derivare. A tal fine egli prescelse i tre dialoghi scritti in lingua latina ed intitolati il mio segreto ovvero del disprezzo del mondo , nei quali V animo del Pe- trarca si rileva apertamente e fassi manifesto com' egli in materia di religione sentisse. E questa scelta fa prova di squisito discernimento, poiche il sentiraento religiose meglio di ogni altro sentimento diede una viva e cai'atteristica irapronta alia vita delF insigne poeta, e bene conosciuto a5a APPENDICE ITALIANA. che sla, sparge gran luce sopra quella immortale poesl* e serve a spiegare adeqnatamente i suhlimi concetti e le mi- stiche immagini di cui avvi in essa si splendida copia. Tradnsse pertanto il Parolari dalla latina nella italiana fa- vella qnesti tre dialoghi ^ ed alia traduzione premise una erudita ed elegante prefazione; nella quale, dopo aver qualclie cosa toccato delle virtu del Petrarca, intende a provare esser vera e dettata da chiara e veggiata coscienza quella sentenza con cui il sommo poeta aflennava : " la vera gloria consistere nelT operare il bene , la vera sapienza esser Gesu Cristo. " E questo assunto egli prova in pri- mo luogo colPesaminare sottilmente le azioni di M. Fran- cesco, la cui vita mostra " die fu ordinata pressoche tutta dietro le norme delF onesto conversare e secondo le leggi della perfezione cristiana ; >/ in secondo luogo coll ad- durre la testimonianza degli scrittori contemporanei e po- steriori; per ultimo col recar qvielle dedotte dalle stesse di lui opere e da quelle singolarmente " die trattano di per se religiosi argomenti. " Tra queste ultime devesi senza alcun dubbio concedere il primo luogo ai tre dialoghi di cui parliamo, la materia e lo scopo dei quali cosi vengono esposti dal sig. Parolari : " E ben a ragione chiamo questa operetta il suo segreto , si perclie dettolla a sfogare la in- terna amarezza che gli abbondava nel cuore , si perchfe proponeasi di non fame lettura a nessuno die non fosse tra suoi piu cari. Taiito e vero cli^ essa non giunse alle mani del pubblico se non dopo la sua morte. Sono dia- loghi divisi in tre parti : nei quali togliendo ad imitare la Confessione di S. Agostino , e lui stesso introducendo ad interlocutore si fa ad intrattenersi delle cose delTanima, Lungi dair infingersi o dal volervi comparire virtuoso egli ci mette a nudo dinanzi il proprio cuore, e non ve ne ha piega, per quanto riposta, cui non ci svolga. Cosi di- scorrendo per tutti sette i peccati capitali ne rivela le piaghe delT animo suo ;, ed ajutato dalla pietosa opera del santo suo medico si adopera a portarne V opportuno ri- medio. Dei quali, perche il piii efificace e il pensiero della morte, egfi promette di tenerselo sempre vivo alia mentev e il saldo suo proponimento e le animatrici parole di Ago- stino gli danno buona speranza di final guarigione. Certo che altro monumento, il quale piu di questo comprovi la religiosa indole e i cristiani principj di uno scrittore, noa APPENDICE ITALIANA. 353 si saprebbe trovare. E siccome tale, ci parve opportunis- simo ofFrirlo ai nostrl lettori ; riserbandoci a migUore sta- gione di rendere pei-fetto il nostro lavoro, cU'' esaminando parte a parte le opere del Petrarca rendera compluta la testimonianza di fede, ciii condotti dall amore del vero ci siamo proposti di rendergli. » Alia prefazioiie segue la famosa epistola dal Petrarca diretta ai poster!; die il Pa- rolari « stimo clie in canibio della usata biografia tor- nasse meglio il dar tradotta questa lett.era in cui lo stesso Petrarca ne racconta la sua vita. " E dopo tuttocio si leggono i tre dialoghi tradotti. E questo pertanto un prezioso libretto , di cui tutte le parti sono compiute ed egregianiente disposte. Esso prova che r abate Parolari noverar si deve fra quel pochissimi che sanno del pari rettamente pensare e scrivere elegante- mente, e ch'' egli ad vxn sodo criterio, ed a quei concetti e sentimenti che sono proprj della sorte che si elesse , aggiunge vina non comitne erudizione ed una piena cono- scenza delle lingue latina ed italiana. Prediche quaresimali del P. Prospero Ton so , ecc. , — Torino, 1838, per Giaciiito Marietti. Vol. 6, in. 8.° Lir. i6 ital. La voce eloquente del padre Tonso ancor risuona fi-a noi ; sono ancor vivi gH elogi, che giustamente gli tribu- tavano in Milano gli ammiratori della dottrina e facondia di lui , quando interprete del comune sentimento V otiimo epigrafista, prof. Calimero Cattaneo , cosi si esprimeva: Eloquentiae Pluudimus Tune Quotquot Per Quad rage si mam Diviaa Divine Condocefacd Omnigenam Eruditionem Artis Et Ingenii Robur Et Oraamenta Mirati Perpetuo Te Verum Et Ahsolutum Oratorem Audivimus Sensimus Praedicavimus Tua Isthaec Est Laurea Par Utinam Tibi Disertissime Tonsi. 2l54 APl'ENDICE ITALIANA. E il prof. Mussl, dottore cleirAtnbrosiana, In alcune svte scelte ottave ci descriveva il Tonso Pieno il sen di snper, d'ogni costume Pittor verace, e censor lene e destro ■■ Or queto tidlian chiaro, ampio fiume Lambe, e fiorito fa giogo anco alpestro; Or fragoroso trar gU argin si sente Demostenico rapido torrente. E per vero dire se noi pei'corriamo con ocoliio riflesslvo queste produzioni del P. Tonso che ora sono fatte di pub- blico diritto , non possiamo a meno di riconoscere giustis- sime sifFatte lodi a lul compartite. Uno stile fluido, pieno, risuonante e quello che domina nelle orazioni del Tonso ; eloquenza del foro , eloquenza delle antiche bigonce , della quale va tanto bramoso un aninio energico , da focosi sen- timent! sospinto, e T eloquenza, che spira nella di lui predicazione. Forse alcune sue rettoriche amplificazioni pre- sentano quella esubcranza, dalia quale nel secolo decorso non seppero abbastanza guardarsi varj italiani oratori ^ ma quasi per un largo compenso ci vien dato di gustare in esse vivezza e leggladria d' immagini , evidenza di descri- zioni , improvvise e giudiziose applicazioni del fatto alia morale, apostrofi patetiche , calore di affetti: in fine di ammirare raccorgimento col quale nasconde come sotto il "velo della noncuranza il rettorico artificio per commovere potentemente F anlmo altrui. Quale, a cagion d^ esempio , quale vasto campo egli non apre ad ogni commovimento di affetti e ad ogni arte del dire nella predica sulla passione di Nostro Signore? Tuttavia fin dal suo cominciamento di- chiara che per quel giorno rinunzia ad ogni ornamento, ad ogni vezzo di parole , anzi ad ogni ordine studiato di di- scorso. " Men oratore stamane, egli dice, die storico, o piut- tosto copista semplicissimo del Vangeloi non sara la niia che una narrazione progressiva di cio che per parte deir im- mensa sua carita^ per parte delP umana perfidia, per parte della divina alma giustizia ebbe a patire e durare di spasimi, di laceramenti e agonie sino alia morte , e niorte la piu spietata , nel Getsemani , in Gerusalemme , sul Golgota Tumanato nostro divino Padre e Signore. Rettoriche figure, ai-monia di stile, ridondanza d''imuiagini, preamboli di con- venzione, lusso infine oratorio, troppo frivole decorazioni APPENDICE IT\LIA.NA. 255 in tanta gravita e lutto di sceiia ., e troppo mal confa- centi a questa clie dalle squallide pai-eti e dalle are sac- comesse spii-a per ogni intorno desolazione tutta quanta, restatevi in disparte. II clpresso funebre di niorte sdegna i fiori deir eloquenza , i moUi ornamenti delle grazie; ed una croce rosseggiante ed aspersa del sangue di un Dio non vuol essere onorata , clie colfaccento del dolore e coUa nota del pianto. 0 tu pertanto di Sionue sconsolato pro- feta , ecc. " Cosi suole svolgersi F eloquenza del P. Tonso ,■ e cosi lirameremmo clie si fosse inalterabilmente attenuto a que- sto principio solenne, dai piu famosi oratori delPantichita professato, di occultare in ogni possibil maniera lo studio dell'arte: ma il gusto del secolo, F esempio dei piu accla- mati dicitori talora ne lo fecero deviare. In prova di cio crediamo di poterci non senza ragione appellare alF esor- dio della predica sopra la Risurrezione di Nostro Signore, nel quale troppo aperto ci sembra V uso delle figure retto- riclie , niassiniamente clie gli esordj, per sentimento dei letori, debbono essere d'ordinario alquanto miti e quasi verecondi;, e in questa predica poi landamento e in gran parte logico e donimatico, e via segue il raziocinio senza forti scosse di elocuzione. Parimente e facile il ravvisare nelle sacre concioni del Tonso il buono e forte ragionatore, sensate proposizioni , division! aggiustatissiuie, ordine scelto di argonienti: ma non pochi lettori si mosti'erebbero scliivi in concedere tutte queste lodi al ragionamento sopra la sacra Sindone tori- nese, la dove si stabilisce per tenia che « siccome V area deir antica dispensazione era pegno d^ alleanza fra Dio e Davide, fra Dio e la santa nazione; cosi la sacratissima Sindone per quella perfettissima analogia clie intercede tra r una e Taltra, ella e solenne pegno d"" alleanza tra Dio e TAugusta Casa di Savoja, e di rinibalzo , per quella corri- spondenza die passa fra il trono e la nazione, pegno d\I- leanza fra Dio e il popolo torinese. " Per quanto ingegno abbia posto V oratore a diinostrare quelF analogia, dubi- tiaiiio ancora se possa dirsi perfettissima, anclie volendo mettere da un canto le ditficolta e le osservazioni critiche dei Baillet e dei Tiiiers sopra il soggetto della sacra Sin- done, osservazioni, clie certamente non vengono igno- rate dalF illustre oratore. Sebbene noi non vorremo troppo 256 APPENDICE IT.iLIANA. arrestarci su questa particolare produzione del Tonso , per- che ha sembiante di quelle orazioni panegiriche, nelle quali amavano 1 sacri dicitori e nuovi temi e concetti brillanti, che, per cosi dire, si conformassero alia festivita ed al tri- pudio del giorno. Per questa ragione di buon grado con- doneremo al nostro oratore quella sua poetica immagine , che leggiamo nel suddetto ragionamento, la dove dice: « io avvlso che alio spuntare ed accostarsi a queste rive del sacrato pegno divine ( della sacra Siiidone ) • • • quinci e quindi si ripiegasse sotto i di lui passl la Dora, e dalle sue ondose sedi il glauco capo levasse coronato di pioppi il re de^fiumi"; e tosto poi ripigliando idee sacre soggiu- gne: « penso ancora che le ossa venerande dei SS. Mar- tiri, che sotto a queste are riposaao^ a non usato tripudio si commovessero fia dentro alle loro arche e ai loro avelli. » Scopo air eloquenza del Tonso e pure V apologia delle verita cristiane contro 1 falsi iilosofi e i miscredenti : nel che egli combatte e vince, non vanamente romoreggiando ne sfoggiando astrazioni e sottigliezze , ma sibbene con un vasto corredo d^ erudizione e di dottrina , cogli esempi tolti dalla vita stessa degP increduli , dalle loro contrad- dizionl e ritrattazioni , dallo spavento della rea loro co- sclenza , eccitando insieme nel fondo del cuore zelo di re- ligione, e rendendo al volgo stesso sensibili le prove del sue gravissimo assunto. Ne vorremmo che gli s imputasse a soverchio ardore di disputa quel suo avventurarsi a ra- gionare di particolari sistemi filosofici, e contro individui troppo famosi per promulgazioni di scritti empj e maligni : a"* tempi del nostro oratore ancor troppo recente era la guerra mossa alia Religione dal filosofo di Ferney ne'' suoi ozil funesti :, troppo ancor vive e popolari le seduzioni, per- che un banditore del Vangelo non credesse delnio suo lini- pugnarne i sofismi e il ribatterne T impudente motteggio. Nel lavoro quaresima!e del Tonso abbiamo anche un saggio del genere omiletico. Tale e il discorso sul prodigo del Vangelo e il discorso sal principio del S. Vangelo se- condo S. Giovanni. Abbracciano essi un continuato comento, ma comento esposto con tutte le forme oratorie; i due domrai foudamentali dell' ortodossa credenza , la Divinita e r Incarnazione del Verbo, vi sono trattati con solidita e con singolare precisione teologica. In ogni dove poi il sense dottrinale della Scrittura e sempre saViamente compreso ed APPENDICE ITALIANA. 25j esposto ; quanto alf interpretazlone storica , filologica o scientifica delle sacre pagine egli talora adotta opinioni , alle quali i receati amano preferire altre diverse , ma le quali presso gli aatichi trovano un bastevole appoggio. Abbiamo in fiae nelle evangellche produzioni del Tonso anche un saggio di parafrasi scritturali : tale e quella del salino XLIX. Sebbene, a volerne adequatamente esprimere il titolo e la qualita di siffatto ragionamento , anzi che parafrasi , e questa una sublime e patetica dipintura del Giudizio finale , pennelleggiata per modo , che sola baste- rebbe a dimostrare la grandiloquenza delP autore. £. a Alcune poesie di viventi italiani colla versione latina di Giuseppe Qando. — Genova, settembre i838, tipografia dei fratelli Pagano, in 12.° Sebbene le traduzioni che talvolta si fanno di alcune opere da una lingua viva in una lingua raorta non re- chino vero incremento di rlcchezza alia letteratura a cui le opere stesse appartengono , tuttavia le traduzioni dalla lingua italiana nella latina non devono con sinistro giudizio essere giudicate, ne devono spregiarsi come fos- sero del tutto inutili, poiche in primo luogo la favella latina non puo dirsi tra noi morta del tutto, mentre di essa in aicuni luoghi e per alcuni oggetti fassi tuttavia un uso costante, e perche alia lingua da noi parlata som- niinistra larga copia di vocaboli e di modi, e da soprat- tutto gran bellezza e gran dignita: onde nessuno puo ve- ramente nella italiana filologia progredlre ed una onorata meta ragglungere, se prima non siasi con regolari e dili- genti studi alia latina applicato. Percio alle traduzioni che veggiamo non di rado pubblicarsi di poesie italiane in versl latlni noi facciamo sempre buon viso ed un^assai fe- stiva accoglienza, poiche sebbene non crediamo che siano in se stesse di grande utilita, le guardiamo pero come in- dizj manifest! delf amore che gr Italiani conservano alia veneranda favella dei loro padri , come eccitamenti a col- tivarla con cure perseveranti e concordi , come pegni di futuri profitti per la lingua che parliaino. Ed un nobile esempio di sifFatte lodevoli soUecitudini ci giunse teste da Bibl. Ital. T. XCIV. 17 258 APPENDICE ITALIANA. Geiiova col volitmetto clie annunziamo ;, il quale, oltre al fare sicura prova dello zelo con cni in quella illustre citta si da opera alio studio delle latine lettere, dimostra altresi quanto in essa siasi ]iosto addentro, e quanta perizia abbia in quelle idlonia acquistato 1 antore, signor Giuseppe Gando. Poiche nelle traduzioni di questo molta luce poetica ri- splende ; e ben si scorge ch^ egli fece tesoro de' piii scelti ed eleganti modi e die sa con artitizio squisito e con rare accorgimento valersene per esprimere fedelmente e felice- mente i concetti forse piu scliivi della frase latina. Secondo i diversi argomenti egli fa uso maestrevolmente dei diversi stili, ora innalzandosi alia niaesta e sublimita lirica , ora mostrandosi sereno e giocondo , or abbandonandosi alle soavi ispirazioni della mesta elegia. Le due odi in cui stauno tradotti i sonetti secondo e terzo sono una bella prova di lirico stile ed hanno il sa- pore, il nerbo, la pulitura dei versi oraziani. Gli endeca- sillabi che seguono ad esse ricordano il nitore e la grazia di Catullo. Gli esametri poi in cui sono tradotte le ultime parole di Colombo delTavv. Crocco, suonano maestosi^ come conviensi al grave argomento, ed in essi si sente il nobile decoro e talvolta anche la patetica dolcezza della virgiliana poesia. Molti brani citare si potrebberoi ma servano di esempio i primi versi: 'M)3Joq .iijHfui '(iinj foli oif^ r.' Vix lambit moriens sine fluctibus oequor arenam, -i: Immensumque patet diffusa liinime caelum; ^,! Jam placidum nox alta silet qua, pectora moerent, '■> ■ Qud gliscunl animce'; fi muhis per consita cedris -; Littora suspirant hispance leniter aurce, »: Blandius atque i'ini demulcent ora sedentis, . . ;b: Qui tacite obtutum meditatas figit in undas. Bello parlmente e il seguente tratto : Et nactes repetit, superas cum raptus ad arces ■. Prcepetibus pennis, certo resonantia motu "' Sidera inexpletce lustrabat acumine mentis, '•' Donee Stella nuvi radiaverat orbis, '■' ct aureihn ^ Cingebant solem plaudentibus astra chords; APPENDICB ITALIVNA. uSc) Coin^ e energico e cousolato T altro : Te siqiildem magis intiieor, magis ardeo caelum Ad te, nata Deo, nostrce spes certa salutis. Ad te, Religio patrum veneraiida, supino Jam fessos oculos, tt plenos morte futurd! OIU, qui lapsos homines coelestibus addit, Me penitiis dedo . . . meliorem detegit orhem Fulgor ab axe micans . . . ed ispirate da profondo sentimeato soiio le ultime parole con cui il llgure eroe espiime il fe??vido desideiio die ie stanche sue ossa riposiiio in seno alia patria: Interea vidtiis mirabile lumen ah alto Induit exangues, oculosque levavit, et imo Edidit ex animo moerentia dicta Columhus: O utinam qua pnrta mihi cunabula primum MoWter hose aliquis caret plus ossa quiescant; Redde meos saltern cineres, gens extera, matri. Auribus at nemo pius hausit inutile verbum; Et lon.ginqua sacros cineres hahet urna sepultos; Ah ! patria elatis ea questibus avocet ossa. Nulla quibus requies, externa in littore donee Haud lacryinata jacent. Neir ode die segue per altezza di concetti, per energia di stile, per varieta e per vaghezza d inimagini merita distinta lode il tratto die pure a Colombo riguarda. L^altra intitolata Paterna S/llula dai iiiolli nnnieri con cui ha prin- cipio e die ricordano la soavita di Anacreonte e gli ero- tici carmi di Orazio progredendo sorge a celebrare le glo- riose iiiiprese dei Genovesi;, e vigorosi ed espressivi e spi- ranti bellico ardore sono i versi nei quali fassi nienzione delle conquiste dei Crociati. Nel Carme diretto a Paganini niolti sarebbero i passi da encomiarsi ; ma per leggiadria e per un certo candore pare a noi die particolarmeate sia notabile il seguente: Angclus ecce tibi laterl dux semper adhatret; Harmonicani penitus qncB temperat omnia Menttm Scrutatur, rerumque tibi spectacula promit. Et prima aurorce tecum nunc ille salutat a6o APPENDICB ITALIAN A. Lumina, nunc placidce per arnica silentia noctis Te sequitur comes, et radianti fronte renidet^ Teque per aulivi ducic violaria montis, Et tecum, simul ac magnis nemora alta tremiscunt Turhinihus, sociat reboanti carmina nimbo. E nella elegia intitolata Libanus si trova contemperata la cara mestizia dl Tibullo colla facile ed afFettuosa vena di Ovidio; e graziosi ed espressi con singolare ingegno ci sembra che slano gli amorosi coUoquj della Sposa dei sacri cantici col suo diletto. Le odi originali, che dopo le traduzioni si leggono, sono adorne di molta bellezza, e la solita eleganza e purezza dello stile \i sono conservate; ma esse forse di vigorosi pensieri e splendide imniagini non abbondano; cio che fa manifesto qual sia veramente la quallta propria delfingegno delPautore e la speciale attitudine che in lui pose natura. Poesie varie del cav. Andrea Maffei. — Milano, 1889, fffitelll Ubicini, in S." di pag. 168 lir. 3 5o austriache. Questa nuova raccolta di poesie del cav. MafFei fu cora- posta per testimonio di congratulazione nelle nozze di un amico, in parte di cose nuove od inedite, in parte di gia pubblicate ; ma tutte graziose e fragranti di quelf eleganza che mai non vien meno a questo poeta. Fra i nuovi com- ponimenti vi ha una canzone alia sposa. Alia virtti chiedesti La ghirlanda d'Imene, ed una cara Mano a te V off re accesa Di colori impassibili celesti; E come or V hai sospesa Sulle vergini chiome a pie dell'ara, Fresca, odorosa, eterna Circonderd la tua fronte materna. Perocche il fior d'' amore, se non toglie vigor da virtu, ha fuggevole Taprilei Perde profumo e foglie Come I'infida giovinezza e muore; E lascia inaridito L'infelice terren che I'ha nudrito. APPENDICE ITALIANA. a6l Pra i plu recentl sono da collocare i versi dettati per ua dipiato del cav. Molteni rappresentante la Schiava nelVHa- rem. Sventurata ! tu non nascesti ( dice il poeta ) sotto questo cielo; qui noa s^accese la cara luce de'tuoi begli occhi i Non v' impresse V Arabia o la Soria Quella mestizia affettuosa e pia. A te die vita altro cielo dove V affetto e sovrano de' sensif ma ti fu rapito quel cielo, £ ne geme il tuo cor; die d'una vile Volutta non s' inebbria il cor gentile. E tu pensl contlnuo alia patria , alia madre , air amante che quivi lasciasti ^ e il dolore di tanti cari oggetti mise- tamente perduti Spreme dalle tue ciglia un pianto vero. Vero s'io guardo e non ascolto. — Arcana Tela! inganno de'sensi e della mente; Ove un pennel potente Tutta racchiuse la dolcezza wnana; E mostru come langue un vago fiore Se la forza lo coglie e non I'amore. Alcuni di questi componimenti sono pensieri piaciuti specialmente alF autore nella lettura di poeti tedeschi od inglesi, e trasportati nella nostra lingua con tutte quelle idee accessorie che in lui si destaron leggendo. Eccone uno di Moore. Quando sul cor mi posi La mano e poi sospiri, Quando ne' miei tu girt Quel bruni occhi amorosi, E m'apri il paradise Del tuo divin sorriso, Non mi chiamar tua vita! Anima tua mi appella; Ahi passaggiera e quella, Ma r anima infinita Siccome il nostro amore, Giammai, giammai non muore. a6^ APPENDICE ITALIANA. Noi poti-emmo moltiplicare quanto vogUamo le ckazloni, slcuri di non venir mai a noja ai nosti-1 lettori , tanto « •grazlosa rarmoiiia di questi versi. Da qnesto lato non oc- corre oggimal di lodare il cav. Maffei. Ben ne pare nota- bile in vece da qualche tempo un progresso di niolto mo- niento nelle sue prodnzioni ; che dalla sceltezza dei modi e dalla musicale tessitura del verso e salito a quella parte piu nobile dello stile poetico clie consiste nelle immagini da cui un concetto puo ricevere o efficacia o splendore. I sentiment! piii delicati , le piu fuggevoli emozioni hanno da lui forma e armonia ^ e percio qualunque sia la sor- gente dond"" egli lo trae il concetto diventa sempre sue iDroprio nella sua espressione. Egli e questo V aspetto sotto cui e da credere che i nostri antichi considerassero lo sti- le, quando gli attribuivano cosi gran parte nella poesia ; ne altrimenti potevano considerarlo ; poiclie ne citavano in esempio Virgilio. Vennero poi le vane e meschine inter- pretazioni degF ingegni vani e mescliini le cui fiacche e stucchevoli ripetizioni screditarono la dottrina: ma di quella scuola usci il Monti; e dalla scuola di Virgilio e del Monti serge ora il cav. Maffei. A. Dello insigne glittografo Giovanni Beltrami. — Pa- dova ^ 1889, tipografia Cartallier e Sicca, in 8.° II professore INIeneglielli continua ad adempiere II nobile uffizio, clie dalla gentilezza del proprio animo gli fa com- messo, di rendere il debito onore agli uomini illustri, di cui la patria nostra si vanta e di far bene conoscere le opere loro , affmcbe alia eccellenza degl intriusici pregi la nominanza di esse corrisponda. E frutto di questa molto onoranda sollecitudine e T opuscolo clie ora annunzlamo e clie al glittografo Belti-ami riguarda. Questo Beltrami nacque nelFanno 1779 iu Cremona da Giuseppe giojelliere e da Teresa Cipelli. Nella paterna of- ficina ebbe le prime ispirazioni e fece i primi tentativi neir arte glittografica ; incidendo in pietra dura a punta di diamante, e con non attesa maestria, Amore e Dafne, un ritratto delFAlgarotti, una Baccante ed un Giullo Pa- pirio colla madre. Questi saggi felici mossero il padre a maudarlo neiranno 1798 alFAccademia di belle arti in APPENDICE ITALIANS. 263 Milano, dove si pose sotto il magistero del non oscuro glittografo Giuseppe Bassi. Questo magistero pero non fit scevro da gelosi sospetti eccitati nel maestro dalla singo- lare abilita clie gia il discepolo manifestava ; laonde poi a questo non fu dato di ricevere le desiderate istruzioni, e neppur di conoscere gli strnmenti e gringegni die il Bassi adoperava nelfarte sua. Pero, soccorso dal sue ta- lento e da una gagliarda volonta, egli pote venire a capo di creare da se la maccliinetta di cui gli si era fatto cosi scortesemente un segreto ". Incise allora un Eraclito e Democrito in topazzo orientale, Giove e Venere in agata zaffirina, poscia per pnbbllca commissione Amore e Psiche in topazzo l^ianco. Nei quattro anni trascorsi tra il 1796 e il 1800 applicossi alia miniatura e " fece molti ritratti die piacquero per fiaitezza di lavoro e per la piii accurata somiglianza; " ma in glittografia non fece in quel tempo die il ritratto delF imperatore Francesco I. Ricomposte in pace queste provincie , una collana di sedici cammei in cui doveva essere rappresentata la favola di Psiche gli fu commessa dal principe Eugenio vicere d"" Italia ^ ma com- pita die fu, rimase preda di ladri. Non per questo manco la rimunerazione ; anzi fu ordinata una ripetizione, ed il secondo lavoro riusci al prime di gran lunga superiore. Altri lavori furono quindi da lui esegniti per la Corte ita- liana ; ma nel 1820 il conte Giovambattista Sommariva , splendidissimo protettore delle belle arti, voile che il Bel- trami per lui quasi esclusivamente operasse; onde quaranta e piii sono i lavori che sotto quegli auspicii furono eseguiti^ tra i quali meritano distinta menzioae una Flora presa da un quadro del Reni, la Comunione di Atala, la Gioventu lottaiite colle passioni; T ira di Achille , Caiuo ed Allele, Psiche portata da Zetfiro con molti amorini, Anna Bolena che benedice la figlia , la Carita del Dignani , una Sacra famiglia di Andrea del Sarto , il ritratto del Mecenate che sovra ogni altra opera fu dagf intelligenti pregiato. Ed il novero dei lavori sarebbe di molto cresciuto, se nel 1826 morte non avesse troncata la vita preziosa del Sommariva ^ " che preziosi sono i giorni del ricco che tenero delle arti belle fa tesoro delle prodnzioni piii commendevoli. " Emulo del Sommariva fu il ricco e generoso Turina di Casalbuttano; e per questo il Belti-ami opero Angelica e Medoro , due composizioni aUegoriche esprimenti Amore a(^ APPENDICE ITALIVNA- vincitore della ricchezza , una testa dl Niobe , Armida e Riiialdo coUa giunta di uii minutissimo hassorilievo rap- presentante i Crociati airassedio di Gerusalemme, la Pace di Amore e Psiclie con molti geiiietti , Venere ferita da Diomede , e soprattutto una tenda di Dario ; col quale lavoro il nostro glittografo in un topazzo di cinque pol- lici 6 mezzo tradusse fedelmente V ampio dipinto del Le- brun , rappresentante in una specie di accampamento co- ronato da parecchi alberi una tenda , dove Alessandro ac- coglie le figlie di Dario. A questo lavoro sta presso per eccellenza Paltro operato pure pel Turina, e tutto d'' in- venzlone del nostro artista , die rappresenta Bacco con- segnato da Mercuric alle Ninfe Nisee ; lavoro che riporto iufiniti applausi e ch^ebbe singolarmente altissime lodi dal professore Colla, dal cavaliere Cicognara e dallo stesso Fidia italiano. Terzo fra cotanta liberalita di mecenati fu il principe di Soresina Vidoni , per cui il Beltrami esegui una collana di sctte corniole, nella maggiore delle quali rappresenlo il giudizio di Paride e nelle altre le Muse, alcuni simboli , le Grazie ecc. ; poscia incise in una corniola non piu lunga di un pollice i quattro ritratti di Omero , di Virgllio , di Dante e del Monti. Ma nel 1827 con ar- dimento straordinario diviso d"" intagliare in un topazio del Brasile lungo qualche linea meno di un pollice la Cena di Leonardo da Vinci. L"' opera riuscl mirabilmente^ e por- tata a Roma dal principe Vidoni fu reputata un mii'acolo. Oltre questi lavori eseguiti per commissione de' suoi me- cenati, altri ne condusse il Beltrami per propria elezione: la morte di Lucrezia, Psiche die accarezza Amore , uu ritratto del Petrarca in corniola rossa geramaria cbe fu acquistato dairimperatore Francesco I, la Danza di Ve- nere coUe Grazie , di cui prese la idea da un contorno del Canova, e Giove coronato dalle ore die trasse da un quadro delFAppiani. Queste due ultime opere dovevano essere acqui- state dal principe Vidoni ; ma essendo mancato a' vivi ri- masero nella officina delP artista. Ne il Giove, scrive il Me- neghelli , sara certo T ultimo lavoro del nostro glittografo: benche varcato il dodicesimo lustro , acuto ha V occhio , ferma e poderosa la mano per guisa da accingersi a nuovi imprendimenti colla maggior sicurezza di mostrarsi eguale a se stesso. ,, yi:!,,:it ;(i.j'y,Ui;.v'U') .:nt^iiviyHii-, Utyi,ic*3pqRfj» 'jin> ■'t.wautr- APPENDICE ITALIAN!. id/S A queste notlzie aggiunge il Meneghelli che il Beltrami ha un figlio che fu da lui iniziato nella propria arte, ma che n scorato dal poco conto che si fa dei glittografi » si volse alia pittura ed alia scultura , deciso pero di tornare alia glittografia, « tosto che a queirarte spiri un'' aura un po' meno ay versa ». E conchiude il suo opuscolo mostrando quaiito piu difficile sia la glittografia nel suo pratico eser- cizio della pittura e della scultura ^ onde dopo aver qualche cosa toccato di queste due arti da fine alia Memoria col dire: " nella glittografia un giro di ruota non misurato e sbaglio irreparahile e molto T artista ne dee saper di di- segno ; molta esser deve la pratica per non guastare il la- voro , specialmente nelle incisioni d"" incavo , in cui T olio frammisto alia polvere staccata dalla pietra fa di sovente molesto velo agli oggetti della composizione e niega alP in- cisore non sommo di cogliere nel segno desiderato. " Avvisiamo che questa Memoria sia di non lieve impor- tanza perche fa manifest! i luminosi successi e gli aiti plausi ottenuti dal Beltrami in un'' arte quanto piu ardua tanto piii gloriosa ; e la gloria delle belle arti e il patri- monio piii splendido della nostra patria. Alia importanza deirargomento corrisponde la nobilta dello stile: ch''e terso, facile, pieno di affetto e di elegante semplicita ^ pregi che nelle scritture del coltissimo Meneghelli non si deside- rano mai. Reale Galleria di Torino illustrata da Roberto U AzE- GLIO , direltore della medesima , membro di diverse Accademie di belle arti ecc. — Torino^ 1838-1839. Di questa impresa veraniente ragguardevole abbiamo gia toccato allorche comparvero i primi saggi ( Yedi Biblio- teca Italiana tomo 84", pag. 217) e nel fare un cenno deir impegno con che fu assunta non abbiamo omesso di retribuire i dovuti elogi al sig. marchese Roberto D^Azeglio che ne e il direttore insieme e T illustratore, e a tutti que- gli artisti che vi concorrono coir opera loro. Neir esami- nare pero le successive dispense pervenuteci sino al n.° 14 del secondo volume ci parve che il testo vada semprepiix soverchiando la parte che in una raccolta di questo ge- nere dovrebbe a nostro avviso figurare come la principale. a6^'' V APPENDICE ITALIANA. E seWipne II lettore nel discorrerlo rimanga, dh'emmo, af- fogato (la nil lao;o dl erndizioue, tuttavia se ragguarda r oggetto e pon mente alio scopo deW opera , noii puo a meno di non accorgersi di un rilevaate squilibrlo ira la inateriale rappresentazione artistica e la copia delle parole con cni si e cercato d^ iilastrarla. Noi rifns:£;iamo dai coiifrontl ; ma 1 artlsta clie raggua- glia qviest^ opera con altre di grido e di uguale categoria, come il Museo francese di Robillard , 1" I. R Galleria dl Vienna , la Pitti di Firenze , le Pinacoteclie di Milano, di Bologna, di Monaco, ecc. trova clie in qnella di Torino r attenzione viene spesso dilungata da cio clie sarebbe forse pill importante di conoscere , e cio in causa di un numero piuttost.o abbondante d'' incidenti, di episodj, accessor] in- trodotti, i quali la sviano talora in si fatto modo da farli diventare estranei alia cosa stessa. Avviene, diceva uno di qnesti clie la stava esaminando , non altrimenti di colui che volendo rilevare i pregi artistici di una mezza figura di S. Francesco si estendeva a darvi una minuta notlzia di tutti i miracoli che questo santo ha operato. Questa critica sentenza , non possiamo dissimnlare , ci sembra al- quanto esagerata , e tale potra parere a mold altri ; ma per testlficare ch"" essa non e poi si lontana dal vero e che queste nostra osservazioni non sono destituite di fonda- mento , pregberemo i lettori e gli artisti a volgere la lore attenzione suUa tavola XLV e sul testo ond' e accompa- gnata , il quale consta di cinquantatre pagine , cioe dal n.° 45 al 98. Egli e pero verissimo che in questa rappresentazione trattavasi di un patrio fasto, quale fu la famosa battaglia combattuta sotto le mura di Torino dai principi Amedeo II ed Eudenio di Savoja contro Fesercito di Lodovico XIV re di Francia , e che qulndi Fegregio illustratore era assistito da un potente titolo per fiancheggiare I'allargamento del suo discorso. Ma parlare dei principj politici che spinsero a questa gnerresca fazione il re di Francia , narrare tas- sativamente quanto avveune e prima e dopo questo com- battimento, entrare nei particolari degli scritti, delle di- sfide dei monarchi, dei capltani , citare tutti coloro che vi si segnalarono , e confntare con note e contronote gli storici contemporanei , descrivere F assistenza prestata in tal frangente ai feriti dagli ecclcsiastici e da^ cittadini , APl'ENDICE ITA.LIAN.V. 267 confortare con esempi di autichi fatti qnanto operarono le doniie in difesa delle jiatiie luuia ecc. tutto •qnesto a pro- posito di che cliiede ciascuno? Forse per appurare un tratto di storia o cjualche ciixostanza straordinaria , oppure ( e forse meglio ) per render nota una cronaca municipale ? Non e mestieri di cio ; bensi pel corredo di una stampina tratta da una ])attaglia di Iluglitemburg, il quale la di- pinse cogP indicj di situazione somministratigli dai due somnii capitani Sabatidi ; di una stampina poi clie difetta di brio , perche coif aver voluto porgere idee in si pic- cola dimensione del colore degli oggetti si. ottenne un di- ligente lavoro , ma a scapito delTefietto generale della luce. Non sapremmo poi a giustificazione dell egregio illustra- tore coucedere quanto egli addusse in appoggio di un rag- guaglio si esteso , giacche se I'illustrazione della Reale Gal- leria di Torino deve riguardarsi uao scritto, com'' egli dice, alia gloria nazionole dedicato^ mancbereblie in questo caso il principale elemento clie sarebbe quello del pittore clie e straniero , perche in qnanto al fatto rappresentato e giii provveduto Ijastantemente dalla storia. Ora andiamo debitori di una dichiarazione ed e , die in questa disquisizione di gusto o di modo di vedere o di fare, clie dir si voglia , ci siamo tvovati spinti a nostro malgrado da due conslderazioni. In primo luogo abbiamo riguardata quest''opera come tra le distinte italiane e quindi come tale pin soggetta delle altre alle rigorose censure dei forestleri. Non abbiamo pertanto volto il pensiero die a pre- venirle. In secondo Inogo abbiamo riflettuto die il nome del cliiarissimo estensore non rimaneva punto offuscato per qualunque piccola osservazione e specialmente portata sul- r abuso in sostanza di un lato lusingliiero. Una tendenza ad abbondare in erudizlone, a manifestare svariate cogni- zioni non puo detrarre menomamente a quella stima die egli si e gia formata co'" suoi scritti. Che se egli trovera die le nostre avvertenze non sieno del ttitto fuori di luogo, ci lusinghiamo die vedra di hvxon grado esserle state fatte piuttosto da una penna uazionale die da una straniera. I. F. 268 APPENDICE ITALIAN A. h. Intorno al monianento da innalzarsi in Venezia pet volere dl sua Maestd, I Imperalore Ferdinando I Re nostra alia memoria dl Tiziano^ studio storico del conte Agostino Sagredo. — Milano, 1839, dalla Socield tipografica de Classici Italiani, in 8.°, di pag. 39. Tre sono i capitoli onde si compone questo studio sto- rico dedicate al cavaliere Jacopo Treves de*'Bonfili. Nel primo si tratta della storia del monumento di Tiziano e nell accennare da principio alia lunga eta da esso lieta- mente e in uno agiatissimo stato peixorsa, perche fra i gaudii dell amore, fra le onoriliceiize e i favori dei potenti, e fra le sincere e provate amicizie, 1 illustre autore fa un confronto colla breve vissuta dagli eniuli RafFaello e Cor- reggio e conchiude col dire che la fortuna, si propizia per tutta la vita, mostrossi severa al Vecellio neirora estrema. Alia quale sentenza, ciascuno che ponga inente e che discorra quant o segue, non vorra si di leggieri acque- tarsi. Perocche se Tiziano moriva di peste, soccombeva sotto un comune flagello, ma quasi dopo un secolo di vita, e se quindi le sue ossa non furono riposte giusta il deside- rio suo nella tomba de^suoi maggiori fra le apriche mon- tagne dove aveva sortito i natali, ebbero pero onorata sepoltura nel luogo stesso dove esisteva uno dei maggiori testimonj della sua gloria e in una citta che gli fu patria amorosa, e che in si luttuosa circostanza adoperossi affin- che il di lui funerale fosse distinto da quelio di tutti gli altri cittadini, come asserisce lo stesso autore. Col dirci in seguito spesso avvenire che il buon volere dei popoli ed i piu santi propositi non ottengono il fine desiderato per la preponderanza di eventi prodotti da molte cause, viene narrando come Giacomo Palma il giovane, pit- tore che avrebbe potuto mantenere lo splendore deirarte e che s"'adoper6 invece a spegnerlo , pose del proprio un busto di Tiziano in bronzo sulla porta della basilica dei SS. Giovanni e Paolo e che, tranne questo busto, Tiziano non ottenne altro segno di ricordazione sulla sua tomba; ma che rimasta pero viva la memoria appo i frati francescani di S. Maria Gloriosa essere egli stato sepolto in quel tempio presso Taltare del Crocifisso, un buon fraticello nello scorso secolo fece incidere nel pavimento la dove sarebbe bastato per tutta lode il solo nome, questi due meschini versi: APPENDICE ITALIANA. 269 Qui giace il gran Tiziano dei Fecelli Emulator de' Zeusi e degli Apelli. Intorno la qnal cosa se la memoria noa ci tradisce, non possiamo a meno di manifestai-e che avendo noi in occa- sione che ci trovavamo in Venezia visitato il tempio di S. Maria Gloriosa dei Frari, non isfuggi al nostro sguai'do una piccola lapide quadrata con incavo incastrata nel pa- vimento e situata presso delP altaie summentovato , nel mezzo della quale era inciso il solo nome Titianus, nome che desto in noi una tale commozione ed un rispetto che ristammo come se fossiino colpiti dalPapparizione del piu grande mausoleo. Con tutto cio non intendiamo gia di di- struggere Tasserzione del chiarissimo autore, giacche essendo trascorsi non pochi anni forse potremmo prendere abba- glio relativamente alia materialita : non gia del sentimento che provaramo perche lo portiamo tuttora giovane e vivo nell'animo nostro. C^informa poscia, facendo precedere un elogio delle ml- gliori opere di Canova , come dai patrizj veneti insieme uniti fossegli allogato un monumento da intitolarsi a Ti- ziano , perche I'opera del veneto scuUore pari si mostrasse al merito del veneto pittore; come quest' opera per calamita della patrla non venisse effettuata; come lo stesso pensiero immaginato da Canova per Tiziano servisse ad onorare lo stesso Canova, dopo la sua morte seguita in Venezia, col mausoleo , alia cui erezione Leopoldo Cicoguara chiamava a concorrere tutta FEuropa; e come questo non abbia, secondo T autore, risposto interamente alPintendimento, per la ragione che gli artelici esecutori quantunque valenti so- gliono ordinariamente mostrarsi da meno allorquando loro occorre di dovere tradurre gli altrui pensamenti. Dimostrato iinalmente coi dovuti elogi quanto il pensiero sia grande e generoso di Ferdinando primo Imperatore Au- gusto e Re nostro di rlparare al torti della fortuna verso di Tiziano colla ordinazione di un magnifico monumento eseguito da veneto scultore, domanda , ora die la munifi- cenza del Monarca apri agli artisti veneti novelle strade per acquistare rinomanza illustre magnifica, quale verrd scelta da loro per arrivare alio scopo ? e si dispone a ragionarne in proposito nel capitolo susseguente. In questo, intitolato Del Monumento immaginato dal Ca ■ nova per Tiziano, premessi gli argomenti in appoggio della 2-0 appfndice it alt ana. sentenza che i cardini c1ell\irte devono essere la ragione e r afFetto , Tegregio antore discorre sulla snblimita de" con- cetti di Canova per i inauso!ei dei due dementi eretti in S. Pietro , indi assoggetta a critico esame quello iuimagi- nato pel monumento di Tiziano , dicendo che allorquando Canova occupossi di esso oveva qualche triste pensiero e vi si diede in balia. Due furono i modelli che il Canova pre- sento per tale oggetto ; e T autore da la descrizlone del prescelto, stampata nel 1794- Eccola « Cousiste in una gran » piramide sepolcrale con porta aperta nel mezzo , a cui '/ si ascende per tre gradini, sulT ultimo dei quali dal lato » sinistro in atto di entrare nel sepolcro stassi la Pittura » ricoperta di un velo che lascia immaginare Tinesprimi- 11 bile dolore. Le sta a fianco un genio che porta i di lei '/ simboli : e dietro ad essa le altre due arti sorelle, Scul- »> tura sul secondo gradino, Architettura sul primo : e questa " a quella appoggiata: i loro sindjoli giacciono sparsi sui » gradini. Dal canto dest?o della porta havvi un ieone '/ lagrimante che simboleggia la Scuola Veiieziana. Sopra " la porta in un medaglione sostenuto da due genj della i> Fama, vedesi scolpito il ritratto di Tiziano ", L'au- toi-e pertanto giudicaudo questo pensiero coi canoiii da lui premessi trova assennatamente che il dolore non era infatti adattato al soggetto , giacclie trattavasi di un^ apo- teosi gloriosa e non gia di un estinto che avesse recen- temente lasciato care memorie di virtii e di beneiicj. E da cio prende opportunamente motivo di ritenere che Ca- nova stesso riflettendo in seguito a questo suo concetto, quando per la fine della repubblica veneziana rimase in- terrotta la disposizione di dargli compimento , lo abbia smesso come contrario alle leggi della ragioae e della ve- rita , ne cercasse di poi ridestare il desiderio che fosse dato mano al lavoro. E benprovvide, egli soggitaige, for- tuna alia fama di lui nel presentargli il destro di scolpire quel concetto medesimo in modo conforme alia ragione ed alia verita, allorche mutati i simboli operava il mausoleo dairamore conjugale del duca Alberto di Sassoaia Tesclien innalzato alia raemoria della Serenissima Arciduchessa Ma- ria Cristina d" Austria. Nel x-ilevarne le bellezze concliiude col dire =: Tutto e dolore, tale dolore che, in vedendo anche il Ieone di Sassonia lagrimante, la buona vecchie- rella Viennese chiedeva ^lla vicina : Piange anch' esso il APPENDICE ITALIANA. 27 I leone ? — E la vicina le rispondeva : Anch'' esso piange ! -^ Sublime elogio in semplici parole , desiderabilissimo , e fa pruova le moltitudiiii essere supremo giudice delV effeUo prodotto dalle belle arti. =: Chiude poscia questo capitolo coir invldiar Tamico Tre- ves per aver noii ha guari veduto questo mausoleo , di cui da la descrizione, premesso noii esser loataao il giorno di poter egli pure ammirarlo. Tutto bene ;, ma noa sa- premrao con 1 egregio autore cousentire nell ultima sua esclamazione, in cui il Caaova , somnio italiano invero , viene compfssionato per esser naro in tempi infclici, giac- che a niun altro sublime ingegno forse si oflersero occa- sioni piu favorevoli di quelle di Canova per impiegarsi e spingersi ad altissima carriera. Nel terzo ed ultimo capitolo intitolato del Nuovo Mo- nnmento per Tiziano clascuno creclerebbe die 1 autore ad- ditasse uu tipo , od una idea, cui gli artellci dovessero conformarsi. Ma egli suppone die per le cose gia dette possa couoscersi il desiderio suo die rifugge dal mal vezzo di rappresentare piagnistei , mali , afi'anni , cose atroci , come si e introdotto oggidi il costume; quindi vuole die gli artefici s' ispirino di letizia , di gloria, di gratitudine , di sentimenti inline consonauti col sommo Tiziano da ono- rarsi e con Ferdinando Augusto die ordino il monumento. Dopo cio ritorna per antitesi sulla inconvenienza di ritrarre casi lagrimevoli , delitti ecc. e richiama gli artlsti agli esempi dei maggiori maestri delle arti italiane : infiammaa- doli poscia ad accingersi al cimento e proclamando franco da ogni impaccio il pensiero e Jibero T afietto degli scul- tori veneti , cita fra giovanl valorosi Luigi Ferrari che sorge gigante e die gia oso disputare la palma a^ Greci col suo Laocoonte. Dovendo il monumento essere collocato iiella basilica di Santa ]Maria Gloriosa trova di dover far menzione fra le ragioni geuerali della convenienza , di cui furono gli arte- fici del rinascimento si religiosi osservatori. Come pure con- fida die T arcliitettura e la scultvira si presteramio a vi- cenda i loro prestigj, giacclie da questa unione vlene prin- cipalmente quclla lingua delle belle arti che parla la storia, le condizioni , le abituatezze , il sentire dei popoli, lingua che impreziosisce le opere delle arti, sendo die per esse I' os- servatore si riconduce a tempi andati e vive la vita che fu 27a APPENDICE ITALIANA. in, secoU gla travold nel caos dell' eternita. E qui cl rlsta- remo dal seguire Tautore, giacche con isfoggio di storica erudizioiie cominclando dalla piramide, stupenda arditissima tra le fatture dell' uomo., le colonne gigantesche , gli obelischi, i sepolcreti dc' Faraoni , conduce il lettore alle rovine del- Timpero di Montezuma, alia pagode de seguaci di Confu- cio, alia muraglia ei-etta nella Cina, tra i Cinesi di cui dipinge il carattere, in riva al Gauge tra le statue di Vhistnou e di Brama, indi tra i floridi campi della Gre- cla, tra le rovine di Persepoli, tra quelle di Palmira, e finalmente tra quelle di Roma di cui enumera la prove- njenza storica e le antichita le quali ricordano nieglio die ogni altra storia la successione dei tempi e dei destini di Roma stessa; e tutto cio per parlare susseguenteraente della seconda civilta, dei templi di architettura rituale, dove sotto alle maestose ed oscure volte dorme il guerriero ve- stito di tutt^arme ecc. Dal fin qui detto potra il lettore dedurre una chiara idea di questo studio storico ciitico intorno al monumento da innalzarsi in Yenezia alia memoria di Tiziano per volere di sua Maesta 1 Imperatore Ferdinand© I Re nostro, in cui sicuramente s''incontrano spesso buoni ragionamenti mas- sime commendevoli per uno spirito di grandezza e di amore verso il pi'oprio paese, e piii di tutto il buon volere di animare e spingere i concittadini a distinguersi in un'' opera che deve attestare e la munificenza di Augusto che T ha ordinata ed il valore dell'artefice die Tavra immaginata ed eseguita. DelV influenza delle scienze mediche sulF incivllimento ed il ben essere dei popoli , e dell attuale infelice con- dizione dei medici. Ragionamento del dott. Odoardo TuRCHETTi , letto aWAccademia medico-fisica firen- tina nella seduta dell w novembre i838. — Pi- stoj'a, 1839, ^^"^^^ tipografia Cino, in 8.°, di p. 63. Dopo die Prunelle fece vedere quanto influisca la medi- cina sulla popolazione degli Stati ; Bexon come sia indi- spensabile ai legislatori ; Frank quanto possano gli Stati migliorarsi coi medici ritrovati e colle leggi medico-politi- che ; dopo die Muratori ebbe dimostrato come la medicina sia iiecessaria alia pubblica felicitai dopo die Racclietti APPENDICE ITALIANA. 2-3 insegno la scienza della prosperita fisica delle nazioni; Puccinotti 1 rapporti della scienza medica con quelle eco- nomiclie ; Riccobelll la dignita dell' arte medica^ e final- mente dopo clie il chiarissimo dott. Gianelli , chiamato dalla sapienza di Cesai-e al regime delle mediche bisogna della Lombardia, discorse della influenza della medicina pubblica sul ben essere fisico e morale del popoli, vedia- mo con questo ragionamento scendere in campo il dottor Turclietti, e con eloquenti e calde parole dimostrare pur esso r influenza delle scienze mediclie suUa felicita e la clvilizzazione del popoli, ed intrattenersi eziandio suU at- tuale infelice condizione dei medici, die nessuno certo vorra ai di nosti-i contrastare. La medicina era negli antichissiml tempi tenuta in sommo pregio e venerazione : confusa col fasto di ogni umana sa- pienza e colla scienza delle cose sacre ottenne gli onorl piu splendidi tra le barbare e tra le colte nazioni; ma per sua disgrazia e per la imperizia ed ignoranza de' suoi ministri fu in seguito segno alPira o alio spregio di alcuni iilosofi, scopo delle persecuzioni del falso zelo , degli ol- traggi del volgo, dei grossolani insulti dei poeti e dei co- mici. Rallegriamoci pero cbe in questi tempi di progressivo incivilimento siavi chi sa dar lode alle opere utili o ne- cessarie , estimare il vero e leale medico qviale sacerdote della umanita, e non riputare inutile e perniciosa una scienza, die giunse a fare attivare mlsure e praticlie, la trascuranza delle quali comprometterebbe il ben essere delle nazioni e degr individui , la salute e la vita di tutti. I benelicj apportati dalla medicina sono infiniti : aumen- tata si e per essa la vita media , per cui sotto questo rapporto si accresce la produzione e quindi la ricchezza sociale ; vinte si sono od indebolite le malattie epidemi- che e contagiose:, resa mite la sifilide; rintuzzata la pos- sanza del contagio vajuoloso merce la scoperta di Jenner; fatta estranea alf Europa la peste bubonica ; estinta la lebbra ; mitigati i morbilli , la scarlattina , le febbri perni- ciose:, rare le febbri navali e lo scorbuto; scomparse quasi del tutto le ottalmie e le dissenterie nelle armate di terra; pill facili a guarirsi le malattie mentali ; trovato lo anti- doto di quasi tutti i veleni, non escluso quello del piu. ovvio e micidiale , T arsenico ; preparata una educazione pel sordo-muto e pel cieco nato, ecc. Bibl. ItaL T. XCIV. i8 274 APPENDICE IT AL I ANA. Col soccorso della medicina politica. di cul sono parte la medica polizia e la medicina forense, si soao fatte leggi di sociale interesse, si e amministrata la glustizia, e sciolte importanti questioni di diritto civile e criminale. Attivate si sono le quarantene ed i lazzaretti; allontanate dalle chiese le sepolture ^ bonificata T aria di molte paludi; sta- bilite case di ricovevo ; meglio ordinati gli ospedali e gli orfanotrofii; meglio tenute le carceri;, istituiti mezzi di ajuto per gli asfittici e specialmente per gli annegati; fatti cono- scere i danni del celibato, e dei matrimonj immaturi e diseguali , e tra individui malsani ; meglio fabbricate le case , ecc. ; con questi e con altri provvedimenti la medi- cina soccorse al ben essere dei popoli. La medicina legale poi divenne la tutrice della privata innocenza e salvo molti creduti rei , dimostrando essere necessaria la prova mate- riale per istabilire il delitto. Se ai medici devonsi pertanto la prosperita e la ric- chezza degli Stati ed il miglioramento della nostra specie, se ad essi devonsi pure nella massima parte i progress! delle scienze , V abbattimento della superstizione , ognun vede qnanto nobile e decorosa essere dovrebbe la condi- zione di essi. Indefessi in mezzo alle malattie, non escluse le pestilenze, dediti a lunglu e difficili studj, a pazientis- sime cure e faticbe, die sono dalle scienze fisico-mediche richieste per essere apprese, cercano continuamente di accrescere il loro sapere, sperando di ottenerne ricono- scenza condegna, giusta mercede: ma la riconoscenza, la considerazione, la gloria , la mercede non sono per essi, che di rado si sono date in premio a cbi ne e degno, e bene spesso vengono cogF intrighi prostitulte ai favoriti della fortuna. Spregiati dal volgo e dal non volgo , tenuti in nlun conto dai reggitori della pubblica opuiione, privi di carriera che valga a sollevarli , che resta ai medici ? Nulla se non lo spregio e Tabbandono. Ed e questa la sorte che meritano i cultori di una scienza indlspensabile agli Stati ed agli individui? Dovranno i medici perdere tempo, ingegno, salute per V acquisto di una scienza la pill difficile di tutte, ma che non si presta a fornir gloria, ne fortuna a chi la colli va ? Ne qui riferire vogliamo il tristo quadro che della miserissima condizione del medico condotto ci dipinge il dottor Turchetti , die nel fame co- noscere i continui patimenti, i gravi pericoli, le scarse APPENDICE ITALIANA. a^S provvisionl, gli obblighi immensi, noi non sareramo forse insieme aW autore creduti , e ci si accuserebbe di avere coa neri coloii delineati quel fatti a solo scopo di sosteiiere la causa nostra. Ma si distinguano uua volta i pseudomedici dagli abili medici, da quelli che tutto consacrano al ben essere degli individui e delle nazioni ; quest! veri e leali niedlci noa mancano, solo abbisognano di essere meglio dalla folia dei primi distinti e conosciuti : si vieti V esercizio della medicina a chi non e insignito delle debite facolta , ai ciurmadori, ai sedicenti figli di Esculapio. Si onorino quelli che coltivano la scienza con vino scopo civile e religioso. In tutte le professloni vi ha luogo a promozioni , ad onori, a dignita; al solo medico sono stabiliti dei limiti insupe- rabili , egli deve sempre rimanere nel medesimo stato o peg- giorare ;, ma pongansi da j^arte gli onori e grimpieghi di gran lucfo e di poca fatica: non siano questi pei medici, il conce- diamof, ma si provveda una volta almeno perche si tributi un equo compenso alle loro faticlie, agli studj, ai pericoli, e non si parli sempre dei doveri proprj dei medici senza ammettere gli altrui. Eguali ai giusti lamenti del dott. Tur- chetti sono i nostri e saranno certamente quelli della me- dica fiimiglia lombarda : possano essi giungere a chi regge i destini di queste nostre contrade, che prosperano per tante utili iustituzioni e civili prowedlmenti. D. A. Bianchi. SulV azione terapeutica del ferro. Lettera del cav. Carlo Speranza al dott. Narnias. — Venezia, 1839, in 8.", di pag. 80. Sino dalFanno i83j il dott. Namlas in una sua scrit- tura intorno aU'angina del petto e all'uso delferro net morbi cardiacl e vascolari pigliava a combattere T opinione di quei nostri farmacologi , i quali affermano che il ferro gode di virtii deprimente e controstimolante, e mostrava alfin- contro che il medesimo giova a riordinare , rianimar'e , e rinvigorire T assimilazione. II prof. Speranza , richiesto dal dottor Namias del suo parere intorno a questo argoniento , rispose al medico di Venezia coUopuscolo di cui siamo per dare un breve cenno. Persuaso quel professore che il determinare coa esattezza 0.^6 APPENDICE ITALIANA. la maniera d'aglre del rimedj, e T opera piu essenziale per giugnere a porre solide bnsi alP edificio , pur tro]ipo an- cora incompiuto , della scieiiza medica , richiamo ad esame gli argomeiiti di coloro che tengono il ferro in conto di rimedio debilltante, e con ragioni convincenti mostro la fragilita dei fondamenti che sorreggono queir opinione. Gli esperimeuti poscia iscituiti con questo rimedio dai moderni, e specialmente da Menghini , Trousseau e Bonnet e da lui stesso i oltre a cio T autorita di molti medici valentissimi si anticlii che recenti , autorita appoggiata ad una pratica guidata da una sana ragione, gli fecero abbracciare la sen- tenza che il ferro , non che possa dirsi rimedio controsti- molante , e anzi d^ aversi per corroborante; che esso opera principalmente a riordinare e rinvigorire il languente o scompigliato atto assimilativo delF organismo animale, e che per cio , come T uso di quel rimedio vuolsi raccomandare nelle malattie di deficiente energia d' asslmllazione , cosi e da biasimarsi nei mall infiammatorj. In questa lettei'a del prof. Speranza non mauca T orna- mento di quelia erudizlone che trovasi in tuttl gli altri sci'itti di quel chiarissimo professore. Ogni medico che senta profondamente V importanza e la dignita della medicina Veramente sperimentale , gli dark quelia lode che ben si merita per la sua costanza nel difendere questa sorta di medicina , che i novatori vorrebbero umiliare col nome di empirica , e uel procurare di renderla comune in Italia. Fuoco, corpl comb ustib III dltalla, apparati di combii- stioiie, principj per ben regolarla. Trattato di clii- mica tecnologica di Qiidio Cesare Fornara. — Mi~ lano, 1839, dalla Societd tipografica de Classici Ita- liani, fascicoli I e II (i). Mentre vediamo per una parte le applicazioni industrial! crescere secondo la copla de'' mezzi calorifici , e quindi se- condo r abbondanza e il buon uso de''combustibili;, vediamo questi per V altra scarseggiai-e , e percio incarire d anno in (l) L'' opera sara divisa in 8 fascicoli di circa quattro fogli di staiiipa in 8.°, al prezzo di cent. aS austr. per ogni foglio. La spesa delle tavole, in litografia, che sai-anno in numero di 3o ciixa, h di cent, 35 ciascuna. APfENDlCE ITALIAN A. 2^7 ailno fra nol , sicche noii solo ne vengono rallentate le Industrie, ma anche aggravata V ecoiiomia delle famiglie. Per lo che un'' opera die tratti de'' combustlbili iiostrali e del loro uso ; che circa i prinii ne additl di quanta copia di essi e liberale il nostro suolo , copia in molta parte ancor trascurata , e circa il secondo ne insegni que' migliori metodi clie sono praticati appo le industriose nazioni, sic- che per essi e ne riescano piil vantaggiosi i combustlbili ordinarj , e ne sia dato di raccogliere vantaggio da quelli che tuttavia negligentiamo , una tale opera al certo dee giugnere desiderata e opportuna. A provvederci d' opera siffatta sono appunto intese le mire de! sig. Fornara, e di gia ebbe principio la pubbllcazione della medesima mediante i due fascicoli che annunziamo. Quest! fascicoli non contengono salvo che cose prelimi- nari , e cio che risguarda le legue , cioe que** comljustibili che son piii noti e di cui piii ovvio e F uso ;, quindi le parti piu importanti delT opera sono riserbate ai fascicoli venturi. Le cose preliminari ( fasc. I ) si riferiscono al ca- lorico , al fuoco , alia combustione , al rinnovamento del- Taria, anche rispetto alPigiene, i quali argomenti propria- mente risguardano quella parte delT opera che trattera deir uso de"" combustiljili. L"^ autore cominciando poscia dai "Vegetal^ili , ossia dalle legne, la trattazione de'' combustibili (fasc. II), discorre in prima dell' entita de'boschi, ed in- veisce contro il diboscamento ^ passa quindi in rivista i priucipali e piii tra noi comuni alberi boscherecci , dicen- done le utilita e massime tratteuendosi circa i legnami da opera e la loro conservazioue :, arriva da ultimo a cio che propriamente concerue il soggetto della sua opera , vale a dire alle legne da ardere. ]Se fa conoscere le varie sorta , ne indica i prezzi e porge utlli notizie circa quella che piil conviene scegliere quando il fuoco ad uno piuttosto che ad altro ufficio debba applicarsi. L' assunto del sig. Fornara e veramente tale da rluscire assai profittevole , e da procacciargli molta lode quand'egli bene lo adempia ; del che ci danno speranza le molte co- gnizioni di cui si dimostra fornito, la buooa volonta ond' e caldamente animato. Pero vorremmo che lasclasse certe strane forme di discdrso , di cui persino il titolo delPopera ne porge esempio, e massime che maggior cura si prendesse dell esattezza scieutifica che piu volte trovaramo ne' pub- blicati fascicoli violata. £. V A R I E T A. Circolare per t adunanza del professori e dei cultori delle scienze fisiche die si terra in Pisa nel pros- simo mese di ottobre. Chiarissimo Signore, N^uando col'a nostra circolare del 28 mar/.o 1839 an- nunziavamo essere conceduto all' Italia di raccogliere in alcuna sua citta il Consesso dei cultori delle scienze na- tural], e Pisa essere la prima presceita a si nobile divisa- mento, promettevamo altresi di render noti con una se- conda circolare i provvedimenti gia presi, onde procacciare a quella Riunione ogni piu dovula facilita e coavenienza. Ora pero, neiradempire alia nostra obbligazione, siamo assai lieti di poter dare certezza ciie da ogni parte d' Italia, e anche d'OItremonti, avemmo non dubbia prova del gra- dimeiTto col quale accolsero il nostro annunzio tutti coloro die pongono auiore negli stndi delle cose naturali. E dob- bianio pure a nostra maggior letizia accennare che il be- nignissimo nostro Principe degnossi concedere che la sede delle Adunanze scientifiche sia nelle sale stesse dell'uni- versita degli studj ; e quindi possiamo gloriarci die esse comincino realmente sotto i piii desiderabili auspicj , quali sono quelli die ne promette la sapiente Bonta. Pero r epoca e il modo e lo scopo della P>iunione sa- ranno veramente siccome fu dichiarato nella prima nostra circolare. Se non che siamo adesso in grade di aggiungere che ognuno, il quale fosse deliberate di fame parte, por- tandosi direttamente al palazzo dell' Universita di Pisa vi trovera a maggior comodo e 1' uffizio de' passaporti, e le persone incaricate di somministrare le notizie necessarie alia sua dimora in quella citta, e qualunque schiarimento relative all' ordine della Riunione medesima. Quivi pure, a cominciare dal giorno 28 del mese di settembre, dalle ore 9 alle la della mattina saranno reperibili i sigg. De- putati all'ammissione ed iscrizione di quelli che compor- rauno il consesso scientifico; al che sara ragione sufficiente V A R I E T A. ^79 ta quallta di professore, o di distinto cultore delle scienze matematiche e naturali , o il grado di uflTiciale civile o mi- litare del genio, od ingegnere delle niiniere, o infine il di- ploma di una delle principal! Societa scientificlie italiaae o straniere. A togliere il dubbio in alcuni insorto se gli argomenti da trattarsi debbano essere limitati a quelli delle scienze naturali, intese nel loro piu stretto significato, credianio anche opportuno in questa occasione d' indicare che le scienze delle quali si occupera il Consesso saranno le se- guenti: Matematicn, Astrononiia, Fisica, Chimica, Zoologia", Mineralogla, Geologia , Geogratia, Botanica, Agricoltura, Medicina , Tecnologia ; e queste potranno essere quindi riunite o suddivise in sezioni secondo il numero degl' in- tervenuti. Firenze, i3 agosto iSSg. Principe Carlo L. Bonaparte. Cav. Vincenzio Antinori , Direttore dell' I. R. Museo di fisica e storia na- turale di Firenze. Cav. Gio. Battista Amid, Astronomo di S. A. I. e R. il Granduca di Toscana. Cav. Qaetano Giorgini, Provveditor generale dell" I. e R. Universita di Pisa. Dott. Paolo Savl , Professore di storia naturale jiell I. e R. Universita di Pisa. Cav. Maurizio Bujalini , Professore di clinica e medicina nell' I. e R. Arci- spedale di Firenze. Programma dell I. R. Accademia di belle ard in Mi- lano pel concorso del legato Qirotti. iP I. R. Accademia invita i di lei allievi presenti e pas- sati, esclusi gli esteri, a cimentarsi nel concorso al premie cosdtuito dal detto legato in lire trecento di Milano che si terra nel venturo anno 1840 sul seguente soggetto. Un quadro dipiuto a olio rappresentante una scena al- lusiva alia pregbiera della sera di una famigliuola raccolta sotto il proprio tetto e composta di non meno di cinque figure. La dimensione del quadro e determinata ad once 28o V A R I E T a'. 16 in altezza per 20 in larghezza del braccio milanese: quella delle figure poste nel prirao piano, non sara minore di once 8 dello stesso braccio. Discipline. II concorrente sara teuuto di uuire alia lettera suggel- lata , contenente il proprio noma e domicilio , la prova in modo regolare dl aver frequentato quest^ I. R. Accademia. Venendo premiato, sara in sue arbitrlo il ritirare il suo quadro, o il lasciarlo, e in questo case verra contrasse- gnato col nome deir autore ed esposto nelle sale destinate per le opere dei grandi concorsi. Ciascun quadro e i documenti onde sara accompagnato dovranno essere contrassegnati da un''epigrafe, e dovranno essere presentatl entro tutto il mese di giugno. Non sa- ranno ricevuti in concorso quelli che non verranno con- segnati precisamente entro T indicato termine per un com- messo deir autore al segretario o alF economo custode del- lAccademia. Le lettei'e slgillate contenentl i nomi degli autori saranno gelosamente custodite dal segretario , ne verranno aperte se non quando le opere cui si riferiscono ottengano 1 onore del premio ;, in caso di verso si restituirauuo intatte ai commessi, unitamente alle opere, contro la retrocessione della ricevuta che verra loro rilasciata air atto della con- segna , subito dopo la pubblica esposizione postei'iore al giudizio. II giudizio verra aflidato ad una commissione apposita ed eseguito colle piu rigide cautele per niezzo di voti ra- gionati e sottoscritti. II nome del premiato verra pubblica to in calce all e- stratto dei giudizj delle commission! permaneuti sui con- corsi di seconda classe. Milano, il 27 giugno iSSg. LoNDONio, Presidente. Fumagalli, Segretario. Annunzj. I prezzi sono in lire italiane. Famiglie celebri italiane del conte Ponipeo Litta. — Milano, iSSg , dalla lipogiafia del dotlor Giulio Ferraiio. Si vende V A R I E T a'. 281 presso r autore al dazio di Porta Orientale n." ^ri, in foglio. Fascicolo XLIV, dispense 68.', Strozzi di Firenze, parte I, n." 8 tavole di testo e 5 con monumenti e medaglie. L. 12, 18. — Fascicolo XLV, dispensa Sg,'* Massimo di Roma, parte I, n.° 4 tavole di teslo e 2 con monumenti e ritiatti. L. i5, 92. — Fa- scicolo XLYI , dispensa 70.''' Diichi di Savoja, parte I , n.° i tavola di testo e 4 di monumenti ecc. L. i5, 92. Voci e maniere di dire italiane additate aM'uturi yocabolari- sti da Gio^ anni Gherardini, volume 1.°, fascicolo 11, pubblicato il 24 di giijgno del iSSg. — Milano, per Gio- Battista Bianchi di Giacomo, in 8." grande a due colonne, di pag. 160. L. 2, 61. Delle luscrizioni veneziane raccolte ed illustrate da Emma- nuele Antonio Cicogna di Venezia, decorato della grande me- daglla d'oro del merito civile. — Venezia, 1839, Giuseppe Pi- cotti, in 4 •% fascicolo i5.°, di pag. 244 con una tavola in rame. L. 6, 4o- Saggi drammatici di Cesare Servadio. — Firenze, iSSg, presso la libreria d'Ariosto, in 12." di pag. 252. L. 2, 62. Stato meteorologico del mese di giugno 1889 a Parma comparato colle osscivazionl fatte durante lo stesso mese nei sette anni precedenti iBSa al 1808 (*). Sebbene in meteorologia si richieggano molti anni d'os- servazioni per poter decidere se nn tal mese registrare si debba tra gli straordinarj per atmosfericbe vicende, pure tuttavia un mese die fosse sensibilinente discrepante nello stato meteorologico da' suoi corrispondenti per un numero d'anai anche mediocre, sarebbe raeritevole di essere ri- cordato negli annali meteorologici del proprlo paese. II mese di giugno dell'attual anno trovasi in questo caso , avendo sorpassato nella temperatura , nella siccita e nella serenita lo stesso mese dei sette anni precedenti i83a al 1 83 8, i soli anni de' quali qui si abbiano osservazioni da contrapporre, che sono quelle da me fatte alia specola meteorologlca della ducale Universita (i). (*) In vista deir impoi'tanza delle notizie contenute in questo scritto , speriamo che i nostri lectori cl perdoneranno ranacronismo che abbiamo commesso inserendo in un fascicolo del nostro gioi- nale portante il titolo di maggio delle osservazioni fatte nel giugno successivo. (I Dire t tori) (i) Non credo bene di qui citare a confrouto le osservazioni meteorologiche da me fatte da privato dal iSaS al l83l, perche furono fatte in diverse locallta di questa citta , con metodi diversi e con strumenti inferior) a quelli della Specola. aSa V A R I E T a'. Veniamo alle clfre, comlnciando dalla tcmperatura la quale viene tre volte il giorno osservata con un termome- tro ottantigrado e tenuto sospeso liberamente verso 11 nord airaltezza di piedi parigini 94 al di sopra del cortile del palazzo. Temperature medie del mese di giugno. Anni. 9** matt. 3'' pom. 9^ sera. Mass. Min. Med. ^ ^ ^ ^ ^ 1839 + 19,5 + 23,1 + 19,0 + a3,6 + 1^,3 + 19,4 i838 18,2 21,8 17,5 23,2 1 3,5 I7-.9 1837 19,0 22,9 17.9 23,3 i5,i 19,2 i836 I7i7 21,4 16,9 21,8 144 18,1 1 835 16,8 19,6 i5,3 20,2 i3,4 16,8 1834 18,2 21,4 17,1 22,3 i4i9 18,6 i833 18,3 21,4 16,2 21,8 14,3 18,0 i832 18,0 20,1 16,2 20,6 14,2 174 Media ) degli j !+ 18,2 + 21^5 + 17,0 -1- 22,0 + 14,4 + 18,2 8 anni. ' Differenze colle medie) 1,3 1,6 2,0 1,6 0,8 1,2 del 1839.) Dall'esanie di questo specchio rilevasi che le tempera- ture medie dello scorso mese di giugno sono tutte supe- rior! a quelle del mese stesso dei 7 anni precedent! dal i83a al 1 838. Le medie di giugno del 1837 sono quelle che pill si accostano alle medie deirattual anno e quelle del i835 e 1 832 sono le piii discrepant! Risulta pure da questo specchio che le temperature me- die del giugno scorso sono maggiori di un buon grado e persino di due, eccetto nel minimo, delle medie general! degli 8 anni unit! insieme. Le temperature medie assolute poste neir ultima colonna sono dedotte dalle medie dei mas- simi e minimi. Esaminiamo ora I'andamento della temperatura in detto mese per vedere se e aumentata regolarmente col progre- dir del medesimo. Si e diviso, per questo elemento , il mese in tre parti, cioe dall' i al 10, dall' 11 al ao e dal 21 al 3o. V A R I E T A . Temperature medie assolute. 383 Anni. I al 10. II al 20. 21 al 3o. 1839 i838 1837 i836 i835 1834 i833 i832 + 16,6 16,9 16,7 i5,7 17,0 16,7 16,3 1 5,6 + 20,2 16,3 20,6 18,2 i7'4 18,6 18,3 18,9 4. 21,5 20,5 20,2 ->s^5t 16,1 2C,5 19,5 17^8 Questo stato dimostra clie tanto nel giugno ora decorso quanto in quello degli anni i833, i834 e i836 la tein- peratnra ando crescendo col mese i nel glngno del i838 fu piu elevata nel principio e nella fine ; e negli altri tre anni i832, i835 e 1837 fu maggiore nella meta, cosic- che in questi 8 anni ve ne sono quattro ne' quali il ca- lore in giugno ando crescendo regolarmente , cioe nel i833, 1834, 1 836 e 1839, e quattro ne' quali crebbe irregolar- mente, nel i832, i835, 1837 e i838. Veniamo alle cifre delle temperature massime assolute. (0 (-) Anni. 1839 41 27,5 nel di 26 i838 26,5 « 26 1837 27,0 >/ So i836 27,0 » 3o i835 24,0 i> 10 1834 27,0 i> zS i833 25,0 » 27 i832 23,5 " 1 3 (1) Avendo ricorso alle osservazioni fatte dal iSaS al i83l, ho trovato die la temperatura massima del mese di giugno fu di gradi 26,2 neiranno 1828. (2) Nel giorno 21, essendo il termomedro all^ombra a + 27"',0, quattto tennometi-j posti al sole segnarono: termometi'o con palla 284 V A R I E T a\ Ogniuio vede che anche quanto al piu alto grado di temperatnra il mese di giugao di quest' anno ha la prio- rita su tntti gli altri. Passiamo adesso a disaminai'e lo stato igrometrlco, la clfra della pioggia caduta e quella della glornate piovose. ISB. L'igroinetro adoperato e a capello secondo Saus- sure e I'udometro da le altezze delPacqua in centimetri< Questo strnmento e coUocato a 94 piedi parigini al diso- pra del cortile del palazzo. Anni. Stato medio deirigfometro. Pioggia centim. caduta linee. Giorni piovosi. 1839 65° i,i65 5,16 2 i838 1837 i836 70 76 78 5,i85 2,790 2,525 22,99 12,37 1 1,19 4 3 5 i835 1834 i833 78 73 7.295 4,640 5,528 32,34 20,57 24,5 1 10 4 10 i832 71 3,100 1 3,74 1 1 Sin dal principio di quest'articolo si e detto che il mese di Giugno dell'attual anno ha sorpassato in siccita i suoi corrispondenti dei sette anni precedenti: qui le cifre fanno vedere di quanto. Lo stato medio dell'igroraetro, 65°, dif- ferisce da quelli degli akri anni, pi-endendo anche il piu secco (i838), di gradi 5 e prendendo i piii umidi (i835 e 1 836) ne difFeiisce di i3. Fo osservare che a Parma lo stato medio annuo dell'igrometro e di circa gradi 7a. Quanto alle cifre della quantita della pioggia caduta e delle giornate piovose, quelle dello scorso Giugno sono le mi- nor! di tutte. lucida isolata + 3i°,5; con palla lucida incassata nel legno + 37°,5; con palla nera isolata + 35°,C; con palla nera incassata nel legno + 4o*,0. In detto giorno 21 un coUettore del calorico del fisico si- gner Bellani esposto al sole dalle ore 9 antinieridiane sino alle 7 ^fn pomeridiane distillo milliiuetri 240 d' acqiia- V A R I E T A 285 Diamo per ultimo un'occhiata al nnmero delle glomate serene e ai venti doralaanti. 1 Anni. Giorni sereni. Venti dominanti. Anni. Giorni sereni. Venti dominanti. i839 20 S 0 i835 3 N E i838 9 S 0 1834 1 1 N E i837 9 E i833 7 N E i836 10 S 0 i832 8 S 0 Risulta da questo quadro die nel Giugno ora decorso il numero delle giornate serene fu di 20, mentre le cifre piu fortl degli altri anni furono soltanto di 11 e di 10, nel i834 e nel i836. Aggiungasi poi die, tra le ao giornate serene suaccennate, 17 furono di seguito, cioe dal di 1 1 al 27, mentre negli anni 1834 e i836 le serene consecutive noa furono die di 6 e di 4. II mese di giugno raeno sereno in questi 8 anni e stato quello del i835. Questo quadro dimostra finalmente die del tre anni die diedero in giu- gno il maggior numero di giorni sereni, cioe il 1839, il 1834 e il 1 836, due di essi , cioe il primo e Tultimo, furono dominati dal vento di sud-ovest (i). Parma, 5 luglio 18 39. Antonio Colla, Meteorologo nella ducale Unlversita. Le osservazioni meteorologidie fatte a Milano conducono a conclusioni die in gran parte combinano con quelle qui presentate dal fisico di Parma. Confrontando le tempera- ture del mese di giugno 1839 con quelle osservate negli anni i835, 36, 37, 38 (giacdie il paragone cogli anni precedenti lascerebbe qualche incertezza a motivo del (i) Da alcunl giorni la temperatura e calata notabiluiente : nella mattina del 5 di questo mese il termomeh'o di R. e disceso sino a gradi ic,2. La temperatura miaima degli ultiuii gionii di Giugno variava tra i gradi i8 e i 19. 286 V A R I E T a\ camblamento avvenuto nel luogo ove e collocato 11 termo- metro) si trova die noii solo alle 9 della inattina, al mez- zodi ed alle 3 della sera, clie sono le ore delle osservazioni di Parma, ma aache alle sei della mattlna e alle 9 della sera le medie del 1839 sono niaggiori delle medie corri- spondeati dei quattro aani suddetti. Solo la media della mezzanotte del 1837 si trova maggiore d' im grado di quella del 1839. La temperattira sempre crescente nei tre periodi del mese di giugno , chs il sig. Colla trovo negli aani i836 e 39, a Milano non ebbe liiogo che nel i836, mentre il 1839 fu del numero di quelli ch'ebbero la maggiore temperatura verso la meta. Anche a Milano la quantita di p'oggia nel iSSg fu rai- nore di quella degli anni i835, 36, 37, 38; ma risalendo agli anni antecedent! troviamo negli anticlii registri del— rOsservatorio di Milano che negli anni 1782, i8o3 e 1804. il mese di giugno ebbe rispettivamente 4 linee, 2 linee e 6 linee di pioggia, mentre nell'anno attuale si ebbero linee 8. E da notarsi che gli udometri di Parma e di Milano sono posti alia medeslma altezza per rispetto al suoloi ed il termometro di Milano e di 14 piedi piii basso. A V V I S O. ColV avi'iso unito al fasclcolo dl ottobre del prossimo passato anno 1 838 si era annunziato che incomlnciando dal fascicolo di luglio del corrente anno la Biblioteca Italiana avrebbe aggiunto al suo titolo quello di Gior- nale dell' I. R. Istituto di scienze, lettere ed arti. Ora si prevengono i signori Associad che la Biblio- teca Italiana stessa continnerd anche nel secondo se- mestre di quest' anno col titolo e colle norme fin qui praticate. Milano, 3o agosto 1889. F. Carlini , I. FuMAGALLi e G, Brvcnatelli , direttori ed editori. Pubblicato il di 3i agosto 1839. Milano , daW I. R. Stamperia, 287 E'fflMo delle ossetvazioni meteorologiche fatte ulla nuova tone astronomica elV I. R- Osservatorio di Brera alValtezza di tese i3^62 (metri 26,54) dV orto botanico , e di tese 75^48 {metri 147,11 ) sul Uvello del mare. M AGGIO 1839. BAROMETRO del vento. ridotto all a temperalura + 10" R. Direzione S*" m 8''m ii''m ■>s 5''s S^'s Il'^S 5''m ii''m 5''s IlS poll. 27 8,0 lin. 8,0 7,8 7,3 llM. 7,' lui. 7,3 tin. 7,3 0 N 0 s 0 N E ■ 27 74 7.7 7,7 7,7 7,4 7,5 7,5 N E N 0 N N E N 0 ' 27 7.1 6,9 750 7,0 5,q 6,0 b,8 N 0 S E N E 0 27 6,6 6,0 5,8 5,5 5,5 5,7 5,7 0 s 0 S -N > 0 0 ' 27 i>,9 6,2 6,1 5,7 5,7 5,9 5,9 N E N E S E E ; 27 6,4 6,9 7,1 7,1 7^1 7,6 7,6 E N E N E s 0 s 0 ' 27 8,2 8.5 8,4 8,3 7,9 8,0 8,1 s 0 S 0 S 0 S 0 ! 27 «,:> 8,3 8,r 7,3 6.,q 6,7 6,5 S 0 s 0 0 s 0 s 0 1 27 6,0 6,0 5,8 5,0 4,4 4,3 44 N s 0 N E 0 s 0 J 27 4,7 4:7 4,6 4,2 4,3 4,9 5,6 E S E 0 s 0 s 0 N 0 27 6,3 6,9 7,3 7,0 7,2 74 7,7 E £ S E E ! 27 7,» 7,7 8,1 7,7 7,^ 7,^ 7,5 E S E S E 0 ) 27 7'i 7,' 6,8 6,2 6,0 6,0 5,5 i\ E S E N E e 1 27 5,. 5,3 5,4 5,2 5,0 5,2 5,1 N S 0 S E N E ,27 4,8 4.5 4,2 3,8 3,4 0,0 b,i E S E S E E s 0 ) 27 3,2 3,4 3,5 3,5 3,2 3,6 4,0 S E S E s 0 V 0 7 27 3,8 4,0 4,6 5,5 5,8 5,8 6,6 N E 0 0 S £ ' 27 6,5 5,5 6,2 6,9 8,6 9,3 9,7 0 S E £<■> N ) 27 9,» 10,0 9,8 9,8 9,6 9,6 9,9 N S 0 s 0 N ) 27 9.« 10,0 9,9 9,7 8,9 8,9 8,8 E S E E N 0 0 S 0 1 27 8,7 86 8,3 8,0 7,5 7,5 7,2 N 0 S S 0 2 27 6,<, 6,9 6,6 5,9 5,4 5,5 5,7 N 0 s 0 S N 0 ) 27 5,3 5,. 5,0 4,5 4,5 5,5 5,0 N 0 N E N '^27 6,0 6,3 6,2 5,8 5,7 5,7 5,7 E s 0 S E E 5 27 59 6,1 6,2 6,0 6,0 6,5 6,7 E N E<'* N E eseO N E<-) 327 6,4 6,5 6,7 6,6 ^.7 7,0 (i.7 S E 0 s s oC E N E 7 27 7.^ 7,3 7,^ 7,0 6.8 7,' 7,2 N s s 0 s 0 N 0 S27 8,4 «,7 8,8 8,7 8,3 84 8,6 N E S 0 s oc* 0 327 8,5 8,5 84 8,3 8,0 8,1 8,4 0 .\ 0 oo s 0 N 0 0 27 «.7 8,g 8,7 8,5 8,0 8,0 8,0 N s 0 S S 0 0 S 0 I 27 7,4 7,0 7,t 6,5 6,9 6,Q 6,7 ?i s s N Altez- -a massima del bare metro poll. 27 lin. 10,0 » mm med ima 27 » 3,0 Go ia Le ore s Dno in empo vcro civile ; le ettere n ed s inclicano rispettiv aniente le ore ilella mattina od an tinicriiliane e quelle (1< 11a sera 0 ponieritliaiie. 288 MAGGIO 1859. Altezza del termomelro R. '4 +10,6 +10,6 8,5 +iu,5 + 8,8 + 9'5 +1 1,2 + 9^9 +10,8 9.7 9-2 9:.9 8,0 9-7 9.0 8,1 8,1 9-9 mum 5''s + ( 1,7 12,5 9.6 + 1 i,G + l3,2 + i4,8 •I 5,5 +1 0,0 + 12,5 + 12,0 + 10,7 + 1 1,0 +1 1,3 + 12,5 + 8,5 + 9i9 + 8,0 + 9,5 + 9^1 +10. ,6 + 1 r,2 + I2,i + 10,6 + 10,5 + 9'^ +10,5 +i5,5 + 13,4 + 14,1 + 14,5 +1 1,1 + 8,7 4,5 -i.14,0 • I (3,0 •I 5,7 + i5,5 i4,7 +16,1 +17,2 +16,8 +12,4 +•4,4 +12,1 + i3,5 + 1 1,4 + 16,7 +12,8 +16,8 +16,4 +14,4 +i5,8 + 9,8 +12,8 + 12,8 +16,5 + l8,n + <7/t +)4,5 + 12,2 + ro,o +11 /( + 12,(3 + i5,i + l5,2 +16,4 + 12,.*) +i5,i +i4-4 +i5,8 + 16,0 + i5,5 ■14,7 +16,0 +18,6 16,8 i4v +14,6 1,0 +i5,o +1 1,2 +i5,5 + 9,5 +1 1,1 +14,4 +17,5 +20,9 +19 + '^,9 +i3,j + 1 1,5 + 10 + 16,0 + 16,2 +17,5 +t5. +16,0 +11,8 +i5,o 16,5 10,3 + i5,5 +16,9 7,3 +17,6 i5,8 +i3,5 +i5,5 +10,1 ■^•4-7 + 10,5 -i4,9 ■ 9,5 ■ 9,5 -1 5,3 ^18,8 +20,5 +20,0 + 8,9 +14,0 +10,0 + 13,0 + 16, + 16,2 + 18,1 + 18,3 8^ + 11,5 + 8,8 + 8,7 +12,8 •^•'5,9 +16,6 + i6,o + 8,9 + 12,0 + 7,2 + 10,2 + 8,5 + 8,1 +1 1,0 +i5,i +10,9 + 12,8 + 12,8 +i5,8 + i5,4 +12,6 + i5,8 +i5,i + 9,0 + 9'9 + 6,8 + 8,7 +10,.' +10,5 + 11,7 + .5,8 + 10,(5 State del cielo da mezzanotle a mezzodl. Piog. ser. nuv. Piog. ser. nuv Sereno. Sereuo. Ser. nuv. Ser. nuv. Sereno. Sereno. Sereno. Ser. nuv. Ser. nuv. Ser. nuv. Nuvolo. Ser. nuv. Pioggia. Ser. nuv. Ser. nuv. Sereno. Sereno. Sereno. Sereno. Sereno. Ser. nuv. Ser. nuv. Nuv. piogg Ser. nuv. Ser. nuv. Sereno. Sereno. Ser. nuv. Ser. nuv. da mezzodi a mezzanotte Ser. nuv. Ser. nuv. Ser. nuv. Nuvolo. Pioggia. Sereno. Sereno. Sereno. Ser. nuv. Nuv. pio Sereno. Ser. nuv. Nut. piog. teni.p Ser. nuv. pi<^ Piogg. temp'. Ser. nuv. Nuv. piogg. Nuv. piogg. Sereno. Sereno. Sereno. Ser. nuv. pioj Jeui. gr. pio| Ser. nuv. Nuv. piogg. Ser. nuv. Ser nuv. Sereno. Sereno. Ser. nuv. Nuv. piog. tem.sei Allezza mass, del term. + 2o°,90 Temp. mass, al term. Ruth. + 2i°,oo >i niiuinia . . . . + 7 ,44 » minima 6 ,82 '/ media + 12 ,1890 Quanlila della pioggia e neve sciolta linee 65,68. a89 BIBLIOTECA ITALIANA PARTE J. LETTERATURA ED ARTI LIBERALI. Isnardo o sia II Milite rojnano, Racconto italico dl Giovanni Colleoni. — Milano, 1 837-1 889, coi tipi di Borroni e Scotti, vol. 5, in 8.°, al prezzo di live r5 austriaclie. A clii domandasse con quale intenzione sia stato scritto il libro che anniinziamo potremmo rispondere assai brevemente: L'autore voile farci conoscere 1' Ita- lia nel medio evo e specialmente nel secolo XIII rac- contando i casi di una giovine siciliana, che lunga- mente perseguitata da un satellite del Veglio della Montagna , e portata da lui ad accrescere colla dol- cezza del sue canto le delizie del Paradiso di Massiat, fu nondimeno si fortunata in mezzo alle sue gravi infelicita, clie rivide incontaminata la patria e cele- bro le sue nozze coU'uomo da lei amato. Ma non possiamo pero soddisfar brevemente a coloro che vorranno sapere i casi di questa giovine, o con qual arte Tautore li abbia intessuti alia storia del secolo iu cui li suppone avvenuti. Vogliamo cio non per tanto provarci a compendinre questi cinque volumi per modo che i nostri lettori possano avere dinanzi quanto basti a conoscerne la gran tela ed a giudi- carne cosi dal lato dell' invenzioue come da quello deir impovtanza storica; ulicio, al parer nostro, non Bibl Ital. T. XCIV. 19 a90 ISNARDO O IL MILITE ROMANO, ultimo del giornalista. Con questo intendimento noi seguiteremo di passo in passo I'autore per tutto il suo lungo racconto. Nel i23o ritorno ad abitare sul Mongibello un uomo clie gia vi era stato nella sua infanzia , e vi acquisto ben tosto una terribile celebrita sotto il nome di Mongibelliar. Nato di famiglia Saracina ed educato nella religione di Maometto, dopo la morte de' parenti accompagno come servo un signore di Marsala in Terra Santa, dove ingiustamente accusato di furto fa marchiato con un ferro rovente sulla fronte, poi dichiarato di proprieta del fisco e tenuto sotto gelosa custodia. Trovo modo nondimeno di fug- gire, e dopo alcuni anni torno a soggiornare nella regione piii alta del Mongibello. Nei giorni piu tem- pestosi soleva discendere co' suoi seguaci rovinando i poderi e le case dei Cristiani, specialmente de' no- bili die traessero origine dai Normanni. I Baroni di Sicilia, divisi com' erano in Guelfi e Ghibellini, non si unirono mai a combatterlo con tutte le loro forze; e percio vinti da lui, avvalorarono la popolare credenza cli' egli esercitasse qualche inco- gnita padronanza sui fenomeni dell' Etna , o che le sue armi avessero qualche potenza soprannaturale. Fra i baroni guelfi eravi un certo Nosledo , signore di un magnifico feudo tra Siraciisa e Girgenti, e ce- lebre sopra tutto per molte vittorie navali contro i Maomettani. Ma dacclie un Emiro africano nella sua assenza gli aveva invaso il feudo ed uccisa la moglie , viveva appartato dal mondo con una sua figlia Leonisa, fatto penitente da un certo Amarotto guardiano dei Frati della Trinita in Siracusa; il quale capitato nella Sicilia con Sant'Antonio da Padova, a cliiunque lo domandava della sua vita soleva rispon- dere: Sono stato un gran peccatore: ma poi s' era acquistata opinione di santita. Leonisa era una gio- vinetta bellissima: aveva studiate parecchie lingue, ma pill d'ogni altra la Siciliana allora nascente , e cantava con una grazia celebrata gia in tutta I'isola. RA.CCONTO ITA.LICO DI G. COLLEONI. 29 1 Ora il giorno due febl^rajo i23o fii riferito a No- sledo che s' eran vedute intorno al suo fciido alcune figure di sospetto e poi auche il Mongihelliar; ne tardo a diHondersi Topinione che quel niisterioso personaggio tendesse a rapire Leoaisa. Nosledo atter- rito dcliberossi di abbandonar que' paesi; e poiche il suo consi2;liere Aniarotto era per caso andato in Oriente, egli secondo Tabitudiue di que' tempi rimise nella sorte il luogo a cui dovesse ritrarsi. Percio fece scrivere i nomi di tutti i paesi abitati da' Cristiani, poi voile die un fanciullo n'estraesse uno. IMa in vece n'uscirono cinque insienie, Sorrento, Pvoma, Sermione, Venezia e Vicenza. Gli parve di dover preferire Sor- rento il cui nome s'era letto pel primo, e vi si tra- sferi; ma un mese dopo sentendo che il Mongibelliar era venuto ad abitar buI Vesuvio, giudico di avere crrato nclla scelta fra i cinque nomi, e tramutossi a lloma. Quivi trovo un bolognese suo amico, dottissimo principalmente nella musica e neU'astrologia, deside- roso una volta di gloria e di onori, ora come stance del mondo , ridottosi al vivere degl'lnchiusi nel re- cinto di una cella. Cestui, come i piu del suo tempo, credeva neU'astrologia, anzi la coltivava , con fama di rara sapienza; poi attendeva a istruire alcuni gio- vanetti nelle lettere e nella musica. Fra' suoi scolari (che diventavano subito suoi amici) eravi un Milite di nobilissimo cuore, per nome Isnardo e detto co- munemente il Milite del Campidoglio. Leonisa ed Isnardo incontratisi nella cella dell'Inchiitso furono presi I'uno dell'altro: di che Nosledo si accorse, e penso di trasferirsi a Sermione. Subito dopo la sua partenza giunse in Roma il B'longibelliar con una mano de' suoi satelliti travestiti. La sua intenzione e di sommovere il popolo a di- struzione de' pin bei monumenti, e niassimamente del Colosseo , piu bello e piu grande di tutti. Egli arde di sterminare , se tanto potesse , i Cristiani , od al- meno di vendicare col loro sangue I'oltraggio di cui 292 ISNARDO O IL MILITE ROMANO, porta sulla fronte tal segno ch'egli a tutti nasconde, ma di ciii gli e impossibile perdere la memoria. II Mongibelliar non tardo a sapere che Nosledo era stato in Ronia; quindr. mcntre egli attendeva a" suoi dise-V gni contro quella citta, commise ad alciini de' suoi di spiare dov'' egli si fosse ritratto. , ■ • E gia Nosledo con Leonisa abitava in Sermione una casa ottimamente fortificata , ed aveva trovato in que' luoghi un frate Gaudente conosciuto da lui alcuni anni addietro in Sicilia, riccliissimo (come tutti gli addetti a quell' Ordine) e gran cercatore di no- vita , che poi registrava in un libro di ricordi col quale sperava di eternare il proprio nome. La mattina del giorno i5 luglio 1^33 passeggiando questo frate Gaudente tra Lazise e Bardolino fu so- praggiunto da uno sconosciuto, ch'egli condusse ben volentieri nel proprio palazzo per vaghezza di avere da lui delle notizie da registrare nella sua cronaca. Costui diceva di essere mercante, per nome Sciancado; avea seco reliquie di santi miracolose, e stava offe- rendole appiinto al Gaudente in ricambio della gen- tile accoglienza, quando fu annunziato I'arrivo di un famoso Campione detto Grancolpo colla Campionessa sua moglie, e colla sua comitiva. II Gaudente fu lieto di quella venuta, come colui che due giorni prima avea veduto e registrato nella sua cronaca una grande prodezza di quel Campione; ma non cosi fu contento Sciancado: il quale fattosi gia difendere da Gran- colpo per Id3erarsi (secondo 1' usanza d'allora) da un'accusa di furto, erasi poi sottratto senza pagargli il prezzo pattuito. Riconosciuto di subito dal Cam- pione e dalla Campionessa, non gli valse il protestar ch'era povero; bisogno snidar dalle tasclie qualche danaro ; se non che arrivo da Verona in quel men- tre un valletto del Gaudente recando la notizia che il celebre fra Giovanni da Vicenza nel giorno 28 agosto terrebbe a Paquara presso Padova un' adunanza per ridurre a concordia i popoli italiani. RACCONTO ITALICO DI G. COLLEOiSTI. 290 II Gaudente noh indugio di'»r^care cotesta notizia a Nosledo; nella ciii cafsa trov6 due forSstierivenuti da Roma con leltei'e'-deir Inclfi'iiso, alTiriche Leonisa colla potenza del soave suo canto guarisse il piu gio- vane dalla Taraiitola da cui appariva tormentato. La mnsica andava di giorno in giorno prodiicendo V ef- fetto sperato: ma i due forestieri destavono poi grave sospetto di se priniamente proponendo in segreto a Leonisa le nozze di un gran Principe , e pin ancora lasciandosi sentire a parlar fra loro del Mongibello e del Mongibelliar. Nosledo allora si persuase che anche Sermione non fosse asilo abbastanza sicuro, e deliberossi di andare a Venezia. In quel viaggio po- trebbe passare per Verona e veder radiinanza di Pa- quara. ^ Prima di lui gia si era trasferito a Verona Gran- colpo colla sua comitiva, e trovando occupati gli al- berghi crasi messo nella casa di un suo conoscente, Sigismondo, scultore esimio a que' tempi, benche lo cliiamassero allora colPumile nome di tagliapietre. La Campionessa clie si teneva bellissima vuol avere il proprio ritratto di mano di Sigismondo. Poco appresso vennero a visitarlo anclie Nosledo e Leonisa; la quale veduto il disegno di una Madonna, lo prego di scol- pirne una anche per lei. La Campionessa, desiderosa di primeggiar sempre, al veder quella giovane tanto bella e tanto onorata da Sigismondo, s'indovino che ella fosse la canterina di Sermione, e comincio fin d' allora ad odiarla. Intanto fi-a i molti che da tutte le parti venivano a Verona vi arrivarono anche il Gaudente ed Isnardo. II padre di quest' ultimo era stato insignito della cit- tadinanza milanese per essere concorso alia famosa battaglia di Legnano, ed aveva poi sposata una ve- neta della casa Dandolo: percio moke cagioni con- corsero a far si die Isnardo venisse all' assemblea di Paquara, e non ultima certamente la speranza di ri- vedere in quel luogo Leonisa. Nel suo viaggio coi mi- liti che lo seguitavano era passato per ]\lilano, dove 2Q4 ISNARDO O 1L MILITE ROMANO, i cittadini principali lo aveano pregato di muovere la repubblica di Vcnezia ad entrare nella nuova Lega Lombarda contro Federico II, e gli avev^ano altresi data una lettera con cui ceicavano d' indurre No- sledo ad assumere la carica d'amniiraglio della lore flotta. Avvicinandosi poi a Verona , Isnardo si era im- battuto nel Gaudente ; e stretta amicizia con lui , ave- vano fatto insieme il restante del viaggio. Venuta la mattina del giorno 28 il Gaudente fu dei prinii a comparire in Paquara , ed ivi ebbe la lortuna di trovare un certo Buonsiprando aniico e condiscepolo di fra Giovanni da cui pote avere quante notizie desiderava intorno a quel celebre personaggio. A poco a poco r assemblea si vien radunando ; ma fra la moltitudine immensa colci raccolta sono spe- cialmente notabili la vedova Imea da Moiitebello con due figliuolette Erniiza ed Adoalda, il Canipione e sua moglie , Nosledo e Leonisa clie ammirata da molti eccita sempre piii lo sdegno della Campionessa , ed Ezzelino III capitano del popolo Veronese. Ul- timo di tutti vi arrive fra Giovanni sul carroccio di Verona. Egli colla sua potente parola commosse tutti gli astanti, poi detto i patti della pace generale. Nel momento in cui tutti incbinaronsi a ricevere la be- nedizione del Frate, gli occlii di Leonisa e d' Isnardo die si erano sempre andati cercando, finalmente scon- traronsi. II Milite si avvicina a Nosledo, e gli dice di avere una lettera da consegnargli , e intanto su- Burra a Leonisa alcune parole clie in Roma non aveva potuto mai dirle. Mongibelliar intervenne egli pure, sconosciuto , a queir assemblea con due soli compagni ; e mentrc tutti parlavan di pace, fremeva pensando che nes- suno cancellerebbe mai piu dalla sua fronte il mar- cliio obbrobrioso clie vi avevano impresso. Anclie Sciancado vi fu, e s'imbatte in Grancolpo che avrebbe voluto fargli pagare il restante del debito; ma gli valse il dir male di Leonisa al cospetto della Cam- pionessa. RACCONTO ITALIOO DI O. COLLEONI, 2^5 Nel giorno susseguente a quello dell' assemblea , nel momento nieilcsimo in cui Leonisa cntrava nel suo diciassettesimo anno, Nosledo le comiinioo una notizia da lui crednta certissima snlla fede del guar- diano Amarotto, cioe essere vicinissima la fine del mondo. La giovane clie dopo 1' assemblea e le parole d' Isnardo aveva aperto Y animo alle piii dolci spe- ranze fu gravemente colpita da quell' annunzio; e mentre voleva pur rispondere qualche cosa, ecco an- nunziarsi die il Milite Romano domanda d'essere in- trodotto dal Baronc. Nosledo non ebbe cara quella visita; pur disse clie fosse fatto entrare; ed accenno alia figlia di ritirarsi nelle sue stanze. Isnardo propose a Nosledo rammiragliato a cui lo invitavano i IMilanesi; e questi ricuso di assumerlo mettendo fuori la sua dottrina del finimondo, alia quale il Milite risponde con tali ragioni die rinfran- cano al(:[uanto Leonisa soHermatasi in un gabinetto vicino donde pote sentire il loro colloquio. Due giorni dopo Nosledo e Leonisa gia erano in Venezia, dove arrivo anclie Isnardo accolto con grande onore da' suoi parenti e dai principali della Repub- blica. Leonisa visitando un giorno il tenipio di S. Marco vide sospesa al campanile una gabbia, e dentrovi un iiomo esposto cosi giorno e nottc airiaclemenza delle stagioni. Era costui un certo Empsidir nato in Grecia, caduto nella scliiavitu , alTrancato dal guardiano Ama- rotto, poi per alcune bestemniie sfnggitegli di bocca in una rissa, condannato a quel crudele supplizio die si denominava la Ghebba. Leonisa n'eljbe compassione, e per mezzo di una cordicella pendente da quella terribile prigione gl' invio un mantello e del danaro involto in una carta sulla quale senza ch' ella se ne avvedesse era scritto il suo nome; e ogni giorno gli hiandava altresi da mangiare. La Republilica Veneta celeliro poi nel settembre alcune feste per onorare pubblicamente \\ Milite del Campidoglio, dove Isnardo e Leonisa si videro di 296 ISNARDO O IL MILITE ROMANO, bel nuovo senza potersi per alti'o parlaic. Fra quelli clie pill s'illustrarono in f[iielle feste v'clibe un certo Alvise piode soldato e valeiite gondolieie la cm fa- miglia stava da un pezzo sotto la clientela della fami- glia Dandolo della quale (come gia si disse) era uscita la madre d'lsnardo. La notte dopo il giorno della regata comincio Se- rena e tranquilla; ma poi si fece nuvolosa e terri- bile. Dalla gliebba e dalle aperture del campanile di S. ftlarco piovvero improvvisamente materie sulfuree die vi destarono un grande incendio: nel medesimo tempo dalla piazzetta si levarono le fianime azzurro- gnole del fuoco greco. E gia Empsidir con molti com- pagni scorrono per le vie incendiando le case degli attoniti cittadini : si aggiiingono una furiosa tempesta e un terremoto clie crolla non poche case. Nosledo s'immagina die quelle sia veramente il finimondo, ed e preso da tal terrore clie non gli permette ne di moversi, ne di gridare. Intanto parecclii scono- sciuti entrano nel suo palazzo e ne rapiscoiio Leo- iiisa. Quando ella tramortita dallo spavento riaperse per la prima volta gli occlii si trovo in balia del falso tarantolato. I IMiliti Romani scontraronsi a caso nella barca de' rapitori, loro ritolsei'O Leonisa e la por- tarono di bel nuovo al suo palazzo dov' era giunto anclie Isnardo, e dove Sciancado in quel trambusto s'era introdotto a riibare; ma ne porto solo uno scri- gno contenente alcuiie carte. Isnardo si trattenne poi in Venezia frequentando la casa di Nosledo ammalato; e quello fu il tempo in cui egli e Leonisa appresero vie piu ad amarsi e promisero di voler essere iiniti per sempre. In mezzo a tutto questo, Isnardo era riuscito a con- cliiudere un accordo fra la Repubblica e la Lega Lom- barda per difendersi da Federico; ed oramai doveva abbandonare Venezia. Anclie Nosledo riavuto dal sno stupore e sentito ravvenuto a Leonisa penso di tras- nmtarsi a Vicenza , ultimo de' cinque paesi estratti dal fanciulletto in Sicilia. I due amanti dovevano RACGONTO ITA.LICO DI O. COLLEONI. 297 dunqiie separarsi: si promisero mutuamente di visi- tarsi con lettere; al clie Isnardo aggiimsc clie la chie- derebbe in isposa qiiand'ella fosse venuta alfeta op- poituna clie allora generalmente stimavasi quella dei vent' anni. Bnonsiprando frattanto, ramico e condiscepolo di fra Giovanni, era vennto a Milano annunziando I'e- sito deirassemblea di Paquara e Tarrivo imminente del celebre oratore in qnesta citta. Ma fra Giovanni ne ginnse ne corrispose alle grandi speranze che si erano concepite di Ini; donde aL.aii poi ne sparlavano li- beramente tacciandolo d'ambizione. Bnonsiprando nel suo ritorno ne ha un diverbio e poi una sfida for- male con un certo Alterigo. Dopo la pace fermata a Paquara era quella la prima contesa; e I'agitava ap- punto in Paquara stessa il piu caldo amico di fra Giovanni, il piu zelante lodatore della sua eloquenza pacificatrice. ]\Ia perche Bnonsiprando s'era da poco tempo slogato un braccio, fu convenuto clie in sua vece combatterebbe un certo Fortarriglio, e in vece di Alterigo, Grancolpo. L'esito del duello poi fu che Fortarriglio rimase morto , e Grancolpo n* ebbe una tal ferita per la quale bisogno aitiputargli la mano destra. A questo si aggiunse che il podesta di Verona saputo clie doveva accadere un duello non autorizzato da lui, spedi tosto suoi messi per arrestare i litiganti e i Campioni. Alterigo si sottrasse fuggendo, e Bnon- siprando fu imprigionato. 11 quale dolente del caso, e piu ancora delle notizie pur troppo vere intorno alia mala riuscita di fra Giovanni , appena pote libe- larsi dalla prigione , vesti Pabito di S. Domenico. Da questo punto cominciano le sventure dei per- sonaggi che Pautore ci ha fatti conoscere. La vedova Imea ch' era venuta a Paquara colla fiducia che fra Giovanni potesse risuscitaile il marito, educava le sue iigliuolette a Montebello fra Vicenza e Verona. Un giorno capito cola uno sconosciuto , ed era , sotto il nome di Druldo, qucUo stesso Sciancado che gia nominammo piii volte. Portava reliquie, al solito 298 ISNA^RDO O IL MILITE ROMANO, miracolose ; lodava principalmente una Madonna scol- pita da maestro Sic;ismoudo; poi lasciava la bnona vedova e le fanciulle , che due giorni dopo furono arrestate e condotte nelle prigioni di Vicenza dove stettero pin niesi senza sapere alnien la cagione della loro cattura. Frattanto le dissension! dei popoli dopo la pace di Paquara eran venule crescendo, e Federico 11 di- sceso in Italia vi avea lasciato piii die mai forte Ez- zelino , e datogli un corpo di Tedeschi racconiandan- dogli di tener soggette Verona e Vicenza. Costui poi s"" era impadronito di Padova. Isnardo che travaglia- vasi ancora in pro dcUa Lega Lombarda, veduta la piega delle cose avrebbe voluto die Nosledo abban- donasse i luoglii soggetti ad Ezzelino; ma il barone voleva stare aspettando la fine del mondo in cpiel posto in cui Dio lo avea collocato. II buon Milite scrisse ad alcuni gentiluoniini veneti die domandas- sero per lui la niano di Leonisa, ma Futicio loro non sorti alciui elfetto, perche quello (diceva il Barone) non era tempo da siffatti pensieri. Percio Isnardo do- vette partirsi dalla Lombardia senza avere provve- duto alia sua Leonisa; e ando a Roma dove lo cliia- mavano i principal! cittadini per metter fine alle di- scordie ddle fazioni. Poco appresso Nosledo e Leonisa furono imprigio- nati. Nosledo cacciato in una sesreta sotterra fu col- . . . '^ pito da paralisia: a Leonisa assegnarono la prigione in cui stava Imea colle sue figlie. Esse non eransi mai vedute; pur si conoscevan di fama per le pa- role dello scultor Sigismondo, e pero il trovarsi in- sieme fu loro una grande fortuna in quella infelicita. Mentre die queste povere donne languono cosi in- carcerate, Isnardo in Roma adoperavasi a far rina- scere la pace. I Guelfi die occupavano il Colosseo lo sgombrerebbero, e quella fortezza tante volte dispu- tata dalle fazioni sarebbe posseduta dalla Repubblica, custodita da Militi parte Guelfi , parte Gliibdiini, e dalle guardie del Popolo. Ma tanta concordia parvc RVCCONTO ITALICO DI G. COLLEONI. 299 inipossihile a molti, e proponevano in vece che il Co- losseo si attorrasse. II jMilite del Campidog,lio gia fe- steggiato in Venezia fu poi onorato di pubbliche feste anche in Roma: nia qnivi pure quelle feste finirono in un grave disordine per essersi diffusa , come gia certa, la notizia che si dovesse distruggere il ColosseOi L' Inchiuso, a cui i ribelli eran ricorsi domandando die benedicesse le loro armi, aveva a stento potato sot- trarsi da quell' uficio: poi mando a cliiamare Isnardo; il quale dovendo, per andare da lui , passar dinanzi al Colosseo, vide intorno ad una porta una turba con insegne guelfe e ghibelline e visiere calate; vidi un martellare incessante; si accorse che quegli armati uccidevano alcuni pacifici cittadini capitati a caso cola per godere la vista della f'ortezza che si sgombrava; e sospettando di qualclie frode, co'suoi amici si getto sugli sconosciuti. Dopo una breve lotta, il pin im- petuoso di que' ribaldi e lerito: i suoi compagni non pensano piu ad altro che a ritrarlo fra loro, poi sal- vansi in alcune bardie appostate sul Tevere. Isnardo fu quindi alia cella dcirindiiuso: poi dissipati i tu- multuanti accertandoli che non si pensava altrimenti a distruggere il Colosseo propose e persuase che si facesse un'assemblea generale, dove le fazioni si pa- ciiicarono, pattuendo fra Taltre cose che fosse proi- liita soLto fortissime multe la demolizione degli edi- fizj antichi. ]Ma Isnardo non pote consolarsi di quella pace; die allora appunto ebbe notizia della prigionia di Leonisa, e di sul)ito incamminossi alia volta della Lombardia. Quivi le cose volgevano piu die mai alia 2;uerra. Federico era disceso di bel nuovo in Italia. Nel no- vembre del 1287 egli sconfisse a Cortenova i colle- gati cogliendoli alia sprovvista. Fra costoro era anche Isnardo. L' iniperatore celebro poi la Pentecoste del 1238 in Padova per le nozze di sua figlia con Ez- zelino. Leonisa ed Imea sentita la notizia di quella festa scrissero una supplica ad Fzzeliuo ed alia sua sposa, 3oO ISNARDO O IL MILITE ROMANO, ma lion ebbero alcana risposta ; bensi furono tiasferite a Padova clove gia era stato condotto anclie Noslcdo. Quivi le donnc videro lia moki altii piigionieri an- che il buon Sigismondo, ed anclie Buonsiprando, non d'altro colpevole, clie di aver senipre voluto predi- care la pace ad esenipio del suo fra Giovanni. La fortuna di Federico trovo un ostacolo insupe- rabile sotto le ninra di Brescia dov'erano pure Isnardo e il Gaudente: la Lega Lonibarda sostenuta dal pon- tefice Gregorio risorse; ma con tutto cio la tirannia di Ezzelino andava crescendo di giorno in giorno , le jirigioni s'empievano, e ser Gnanfo suo giudice, detto il notajo della tortura e il giudice della morte , giustificava assai bene colle sue sentenze cotesti nomi. Nelle prigioni di Padova dove ser Gnanfo eserci- tava cosi fieramente il suo ministerio faceva Puficio di terzo soprastante il Campione Grancolpo clie dopo la sua disgrazia, caduto nella miseria, aveva dovuto considerare come una gran ventura quell" uniile ini- piego, e ne andava debitore alia moglie per non so quale efficacia avuta da lei sulPanimo dello Sciancado potentissimo in que'luoglii. La Campionessa non di- menticossi clie Leonisa aveva, benclie innocentemente, umiliata la sua femminile vanita attirando quelPam- mirazione cli'essa avrebbe voluta tutta per se, e poi- clie si trovo coUocata in certo modo al di sopra di lei, non si astenne dal renderne senipre piu grave P in- felice condizione. Ser Gnanfo comincio poi il processo di Leonisa , d'lmea e di Sigismondo (poiclie Nosledo era tuttora infermo ) accusati di tradimento politico. A Leonisa apponevasi Pessere figliuola di Nosledo, guelfo, ri- chiesto dai Guelfi di Lombardia come ammiraglio, cio clie risultava dalle carte rubate in Venezia dallo Sciancado la notte del terremoto. Apponevano inoltre a lei e ad Iniea Pavere posseduta una Madonna scol- pita da Sigismondo; la quale consideravasi da quel giudice come nn simbolo dei Guelfi nemici ad Ez- zelino ed alP Imperatore ; e questa Madonna era pure RACCONTO ITALICO DI G. COLLEONI. 3oi la colpa dello scultore. La Campionessa e Sciancado furono tra i testimoni del processo contro gli accii- sati. Imea colpita dalle lalse accuse e piii dal sentire clie gia la sua casa di Moutebello era occupata da altri, esce del senno, se non nelle cose spettanti al sentimento niaterno ed alia cura delle ligliuole. Ad accrescere quelle angosce si aggiunge che poco appresso i Giielfi venuti per cacciar Ezzelino da Pa- dova rimangono vinti, e fra loro Isnardo e il Gau- dente cadono in potere del nemici, e Leonisa li vede da una finestra della prigione. Poi Adoalda si ammala e muore; e la povera Erniiza e abbacinata. Uuico sol- Jievo a Leonisa e la coaipassione di Grancolpo che ammirando in Isnardo il valore di cui egli medesimo a' suoi tempi migliori aveva tennto cosi gran conto, e grato al Gaudente die oltre all'averlo accolto ge- nerosamente nel suo palazzo aveva anche fatto un pomposo elogio di lui nella sua cronaca, le porta no- tizie del padre, dell'amante e delPamico, ed ha pro- mcsso altresi di larle avere , quando che fosse , un colloquio col Milite. Ma intanto ser Gnanfo ha fi- nito il suo processo contro Isnardo e il Gaudente , e Leonisa senti qualcuno che riferiva a Grancolpo la sentenza la quale portava che dopo lungo martorio fossero decollati. L' ex-Campione non manco della sua promessa: Leonisa ed Isnardo ebbero un colloquio che essi credettero I'ldtimo di tutta la loro vita. Ma era destinato altrimenti. L'Inchiuso avendo avuto notizia dell'arresto di No- sledo e di Leonisa, ottenne dal Papa licenza di uscir della cella e se ne venne a Padova. Abbiamo gia detto oil' egli era tenuto valentissimo nelP astrologia ; pero giunse carissimo agli astrologi di Ezzelino , i quali stavano appunto pigliando V oroscopo per una spedi- zione meditata da quel potente. Innanzi tutto inse- gno loro alcun segreto della sua scienza, per cui I'o- roscopo riusfi eccellentemente; poi espose il motivo della sua vcnuta e li prego di ajuiarlo. Fu infatti ot tenuto che la pena d' Isnardo e del Gaudente si 302 ISNARDO O IL MILITE ROMANO, permutasse in una prigionia perpetua nelle carceri della ru2;lia , e clie Nosledo e Leonisa fossero rele- gati in Vicenza. L' Incliiuso diede egli stesso questa notizia ai prigionieri. Promise agli astrologi di farli partecipi d'altri segreti iniportanti, e domando che in ricompensa ottenessero da Ezzelino la grazia d'Imea e di Ermiza. Ezzelino, come tutti i potenti di quella eta, era credentissimo nelfastrologia; e percio facil- mente s' indusse ad assecondarc quella domanda die nulla nuoceva a' suoi disegni. L" Inchiuso prima di rimettersi in via per E.oma annunzio a Leonisa che Imea e I'orfanella cieca uscirebbero di prigione con lei e starebbero con lei in Vicenza. Ma la povera Imea non pote godere di quella grazia. I patimenti I'avevano rilinita : riebbe alcun poco il senno: si confesso da Buonsiprando die stava, come si disse, egli pure in quelle prigioni, e mori lasciando la sua Ermiza cieca e sola raccoraandata a Leonisa. Buonsi- prando piu infelice di lei fmi il giorno dopo la sua vita sul patibolo. Ser Gnanfo, Rustigliino suo attuario, e quel tristo dello Sciancado accusati di una congiura a cui non avevano mai pensato lasciarono essi pure la vita sul patibolo -, la Gampionessa incolpata di conservare un' opera di Sigismondo ( il suo proprio ritratto ) fu imprigionata : e questo premio colsero que"" malvagi de' pessimi ufici prestati a danno di tanti innocenti. Frattanto per essersi Nosledo riavuto alcun poco dalla sua malattia , egli , Leonisa ed Ermiza furono tramutati a Vicenza ; donde ottennero poi dopo al- cuni mesi di poter visitare Blontebello , e di la me- narono seco Giulitta die aveva avuto cura di Ermiza nella sua infanzia, ed vui cagnolino, fatto comperare da Leonisa per la povera abbacinata. Quindici c^iorni dopo quella gita arrivo a Leonisa una lettera dell" Incliiuso (la porto un uomo mandato da lui agli astrologi di Ezzelino), nella quale flice- vale intendere die Isnardo e il Gaudentc eraiio vivi in Puglia. La giovane rispondendo iuvio all' Inchiuso RiCCONTO ITALICO IJI G. COLLEONI. 3o3 il proprio testaniento e una lettera per Isnardo che essa credeva di noii dover rivedere mai piu. Del resto Isnardo e il Gaudente arrivati nella Pu- glia fiu-ono messi in separate prigioni nel sotterraneo di un torrazzo. ]\Ia in que'' giorni il capitano della Rocca ebbe un caso tenuto di pessimo augurio ( un fulmine che gli spicco dal tlauco la spada), e si dif- fuse anclie la nuova clie alcune citta della Sicilia si ribellavano contro gli olliciali di Federico: laonde gli parve una somma ventura che Tlnchiuso gli avesse fatto racconiaadare Isnardo per mezzo di una sua parente. Rispose che farebbe pel prigioniero quant o potesse, purch^ Flnchiuso pigliasse per lui un oro- scopo: e Flnchiuso promise che si qualora ricevesse da Isnardo stesso notizia ch' egli e il Gaudente erano veramente contenti di lui. Percio i due prigionieri furono tramutati dal sotterraneo alia sommita della torre, dove soleva stare un altro Milite caro al capi- tano per essersi umiliato lino al mestier del buffone. Isnardo sci'isse alFlnchiuso. Intanto i medici avevano detto che per guarire Nosledo sicche potesse poi so- stenere il processo da cui speravansi grandi rivela- zioni, bisognava mandarlo in Sicilia a respirar Faria nativa. Navigando con Leonisa, con Ermiza e con la Giulitta, il povero vecchio aggravo nel suo male: e tra per questo e perche s' intese la nuova della ri- bellione cli Sicilia, furono sbarcati in una citta della Puglia e dati in custodia al Podesta. Nosledo non raolto dopo niori. II carcere d' Isnardo era a tre miglia dal luogo in cui stava Leonisa. Un giorno capito da lei Alvise, il gondoliere veneziano , che sotto abito di mercante dalmatino e con un legno carico di sale , era stato spedito dalla famiglia Dandolo a cercar nuove d' I- snardo. Per le indagini da lui fatte credeva che il Milite stesse nella rocca vicina: ad accertarsene si travesti da pollajuolo , si presento al capitano. ebbe opportunita di vedere Isnardo e di moire altresi quat- tro colombi che ne per to vivi con sc. Per mezzo ili 304 ISNARDO O IL MILITE ROMANO , questi colombi furono poi maadati dei biglietti suUa torre della fortezza (dov''era la colombaja e dove Alvise avea vediito Isnardo) , ed anche certi anelli di seta dei quali poteva farsi una cordicella atta a reg- gere il peso di un uomo. Leonisa dopo la morte del padre aveva avuto arbitrio d'uscire della citta: pero essa con Ermiza e con Giulitta in una barchetta, ac- compagnate da Alvise e da altri travestiti da pesca- tori van costcggiando la rocca, mentre i marinaj ve- nuti con Alvise, lingendosi contadini, passeggiano suUa spiaggia. Ed ecco il Milite die si affida alia cordicella e discende: ma alcune guardie lo veggono-, e colpito da una freccia e cade morto. La sventurata Leonisa ritrattasi dopo quello spet- tacolo fu in pericolo di morir dal dolor e. Riavutasi alcun poco ricevette due lettere F una da certa sua arnica per nome Amalia, 1" altra dal guardiano Ama- rotto ch'era tornato in Sicilia con alcuni cristiani ri- scattati. Questi le parlava del prossimo finimondo e la consigliava di farsi monaca : Amalia le annunziava cli' essa offrirebbe tra breve a Dio una sua banibina, e la pregava di trasferirsi in Sicilia per confortarla in quel doloroso distacco-, oltre di che era cola ne- cessaria la sua presenza, perclie un suo parente pre- tendeva impossessarsi del feudo lasciato vacante da suo padre. Leonisa spedi dunque Alvise all' Inchiuso per rag- guagliarlo dell' accaduto , ed essa con Ermiza e con Giulitta n' ando in Sicilia portando seco il cadavere di Nosledo , persuasa che non le restasse piii altra speranza sopra la terra dacclie Isnardo era morto. Ma non era gia Isnardo colui che fu ucciso nel calar dalla torre. 11 capitano della rocca, avuta dal- r Inchiuso la desiderata risposta, aveva cacciati Isnardo e il Gaudente nel sotterraneo di prima, e rimesso sull'alto della torre il Milite buffone, il quale poi era linito nel modo gia detto. La sua figura, il suo abito e il sentirsi lipetere da tutti ch' egli era ( com' era infatti egli pure ) il JMihte romano avevan tratto in RVCCONTO ITALICO DI «. COLtEOTS'I. So.") inganiio Leonisa , Alvisc e tutti gli altri. Isnardo e il Gaudente invece , dovendo essere trasferiti ad altra prigione , postisi in mare e soprallatti da una tempesta che airondo la nave, avevan potato salvarsi sopra iino scoglio. La fortuua fece passare ivi presso il Icgno dal- niatino di Alvise a cui egli avea data la posta in un porto della llomagna dove verrebbe a imbarcarsi per ritor- nare nella Sicilia. La navigazione fu prospera; e an- dati a Roma scontrarono Alvise proprio sul limitare della cella deirinchiuso. Non diremo ne la meravi- glia, ne la letizia delLlnchiuso e di Alvise. Quest' ul- timo fn inviato subito nella Sicilia-, Isnardo si trat- tenne alcpianto in Roma paciticando le fazioni , poi raggiunse Alvise in Siracnsa e si diedero a cercare di Leonisa. La qnale sbarcata a Catania , mando al proprio fendo il cadavere del padre , e stette con Amalia, panrosa piu clie mai del Mongibelliar dacclie si irovava cosi vicina alia sua sede. Pero non voile andare a Taormina per assistere ad un Mistero reci- tato da certi palmieri secondo Luso de' tempi; bensi fu contenta clie Amalia e suo marito vi conducessero Ermiza. A quella cerimonia intervenne travestito an- clie Mongibelliar con due snoi compagni: sentii'ono Ermiza proferire il nome di Leonisa; videro Isnardo ma non poterono persuadersi clie fosse desso avendo saputa la sua morte ; ne fu loro possibile tenergli dietro perclie Fadunanza si sciolse tumultuariamente per essersi allora sentito un gran romore del Mon- gibello. Due giorni dopo nella cliiesa del convento di Ca- tania faceva Amalia I'obblazione della propria bam- bina. Durante la mesta funzione il cielo oscurossi: il Mongibello mando un torrente di lava che venne a gittarsi in Catania ; e insieaue con essa entro una mano d'uomini feroci clie piantarono sulle mura uno sten- dardo colle parole : Viva il Mongihellidr. Tutta la cittadinanza fuggiva atterrita e incalzata, quando ar- rivo cola Isnardo con Alvise c co"" suoi marinai. Da BiOl. Ital T. XCIV. 20 3o6 ISNARDO O IL jMILITE ROMANO, Taormina egli era andato in Aci senipre cercando in- vano di Leonisa, e cola fu avvisato ch'essa trovavasi in Catania dove si era di subito indirizzato. Qiiivi rincuoro i fii2;2;iasclii, assali i Saracini e li sconlisse: ma intanto alcuni di que' malvagi entrati nella cliiesa del Convento fingendosi messi del Vescovo ne ave- vano portate via sotto un bel padiglione Leonisa ed Ermiza. Vi arriva Isnardo poco dopo , e informato del fatto corre al vescovado, dove si chiariscc che le giovani f'nrono rapite dai Saracini, i quali hanno al- tresi saccheggiata la cattedrale. T Catanesi non sanno comportarr I'idea di lasciare le cose sacre in potere di quei cani , percio assecondano volcntieri Isnardo neir insegnirli. La spedizione fu vigorosa e felice : molti Saracini morti: le reliquie ricuperate: ma Leo- nisa ed Ermiza non furono rinvenute. II IMonsibello rmnova intanto i suoi tuoni: i Catanesi ed i marinai fuggono spaventati, ma Isnardo ed Alvise si spingono coraggiosi sulla montagna. Alvise ne porta seco al- cune provvigioni rinvenute a caso. Proceduti alcun poco trovano sotto un cespuglio il cagnolino di Er- miza , indizio clie le giovani erano passate per que' luoghi, e lo portan con loro sperandone qualche ajuto neirindagine die andavan facendo. L'aria divento poi irrespirabile per Alvise die fu costretto a fermarsi in una grotta mentre Isnardo prose2;ui tutto solo fino alia cima. Passo la notte lassu, dove quando fu Falba, mentre stava contemplando il cratere si vide a fronte il Mongibelliar ritornato dalla sua spedizione: lotta coraggiosamente con lui, e lo ferisce; ma all' ultimo cedendo ai vapori sulfurei pin die alia forza dell' a v- versario, e gittato in un vortice di fumo. II Mongi- belliar s'immagino di averlo sepolto per sempre nel- i'Etna: guardo verso Catania, e non vedendo i se- gnali die i suoi dovevano dargli dopo la vittoria, calo dalla montagna per sapere come le cose fossero riuscite. Alvise die s' era rimesso in via vide passare prima lui e poi andie ultri Saiaciui die discendevano per K\CCOXTO ITALIGO DI G. COLLEOM. So^ diversi sentieri. Alcune gocce cli sangue perdiite dal. Mongihelliar gli servirono di guida a sal ire fin dove trovo Isnardo semivivo , lo ritrasse dal liiogo in cui stava e lo porto iti miglior sito. Frattanto Leonisa ed Ermiza erauo state condotte air edifizio quadralo , soggiorno ordinario del ]\Tongi- belliar. E il Gandente venuto ancli'' esso da Roma a Catania e sentito tutto T occorso , s' avvio al Mongi- bello. S'abbatte ne'marinai che fuggivano spaventati dai fenomeni di quel moate, e li fece risalii'e con hii. Non incoatraioiio d Mongibelliar perclie egli veduti bingo la via molti cadaveri de'suoi e conosciuto clie r inipresa di Catania aveva sortito pessimo effetto si era indirizzato a jMessina. II Vulcano continnava a niandar torrenti di lava, la quale pigbo tal cammino da niinacciare aacbe F edifizio quadrato. Adiolfer che aveva in custodia le due giovani penso di abbando- nar quel soggiorno. Leonisa da lontano vide Alvise e mando un grido ; ed Alvise soUevando Isnardo tuttora debolissinio grido: egli e vivo! II convoglio delle due giovani fu poi veduto auclie dal Gandente e da* suoi compagni, ma benche si mettessero per due vie ad inseguirlo non poterono trovarne la trac- cia. Scontraronsi in vece e si riunirono tutti con Al- vise ed Isnardo, perche la lava traendo seco la roc- cia su cui stavano i due guerrieri li condusse appunto in vicinanza degli akri. Isnardo stette due 2;ionii in Nicolosi a riaversi. II Gandente, cercando ancora delle rapite senza trovarle , ando alia grotta dov'erasi rifu- giato Alvise; e trovatovi ancor vivo il cagnolino di Ermiza, lo porto seco ; poi fu a Nicolosi egli pure co' suoi. Di cola tutti insieme si rimisero in canmiino per FEtna. Non trovando quivi le giovani, Isnardo voile passare nelFisoIe Eolie dov'eransi riparati i Sa- racini sconlitti in Sicilia, e cola pure fu vittorioso ma inutilmente, in quanto alia sua ricerca. Seppe non di mcno die due cristiane erano state cola, e poi subito rinicsse in mare alia volta delF E2;itto. Quindi per F Egitto s'inibarcano Isnardo. Alvise, il 3o6 ISNARDO O IL MILITE ROMANO, Gaudeute, i niarinai ed alciiui anclie del Gatanesi; e poiclie il Soldano era in pace co' Cristiatii non fii loro vietato rapprodaivi. ])a alcimi cavalieri ])oi dello Spe- dale riseppero clie nn legno venuto dalle isole Eolie aveva mandati i suoi passeggieri in una barca su pel Nile: al Cairo intesero die i passeggieri, fatta una ca- rovana, s'erano niessi pel deserto. Ebbero cpiindi un salvocondotto e s'avviarono dietro. Isnardo conipero a tal uopo nn cavallo die al nome d'Hissan correva con prodigiosa celerita. Ma dopo alquante giornate di viag- gio ecco presentarsegli con altri quattro il Sai'acino da cui lo avea comperato, mettere un tischio e gridare Hissan mentre si dilegua dal guardo: e il famoso cor- siero a quel tischio, a quel nonie volargli dietro allonta- nando cosi Isnardo dalla sua comitiva. Un akro iiscliio comando aU'obbediente Hissan di fermarsi. Isnardo ne balzo di suliito e attese a difendersi da quegli stranieri die volevano impadronirsi di lui: intanto arrivano i Gatanesi die lo avevano seguitato: i Saracini fnggono ed Hissan li segue lasciando parte delle redini nella sinistra del IMilite che si ricondusse pedone cogli altri alia carovana. La quale procedendo pel deserto ebbe a patire primamente la sete , perciie un ragazzotto sa- racino di notte tempo introdottosi fra loro foro gli ctri e disperse quanto portavan da bei'e , oltreclie tro- varono intorbidate le fonti e cliiusi i pozzi Inngo la via: poi fu sopraggiunta dal vento Senioun. Isnardo colto da un soffio e gettato a terra , ne puo aprir gli ocelli tutti ingombri di sabbia. In tale stato lo tro- vano solo i cinque saracini die gli aveano venduto e poi rapito Hissan; gli gettano sugli occlii una benda basinata, poi con una cintura 2;li costrincono le braccia alia vita , e Icgatolo sopra un cavallo ne lo portan con loro. 11 viaggio dura alcuni giorni •, dopo i quali si trova di notte in una stanza terrena con due giovani guerrieri die lo salutano col nome di conte Alfonso di Firenze. Condotto alia presenza di un personaggio principale in ([uel luogo, e riconosciuto cli' cgli non era il coiite Aii'oaso, I'u trattato cgregiauicnte e servito r.\CCOXTO ITAT.ICO DI G COLLFONI. SoQ tla sei giovani clie aveaiio gran desiderio d'impa- rare da liii il lalino e di esscic inforniati dclle cose d' Italia e soprattiitto di quantb lisguardava Ezzelino. Dopo alcuai giorni Isaardo e prcsentato al signore del luogo clie gli da alcuni confetti come dono ospitale, e gli piomette mille delizie se vorra essere de'suoi. In- tanto egli e come rapito in ua'estasi deliziosa: gli par di vedere Leonisa ed Ermiza, di averle salvate, di esscr vicino a stiingcre le sue nozzc; e in queste care im» maginazioni si addormenta. Spruzzolato di acqne odo- rose dopo alcnn tempo si desta: non e pin iiel liiogo di prima; e nel paradiso del Veglio della Rlontagna in nn giardino di somnia bellezza, sfarzosamente vestito, circondato da una folia di ninfe leggiadrissime, ac- carezzato da un' aura fresca e soave. Di maraviglia in maraviglia egli giunge a tal luogo ove sente un arpeggio ed nn canto di non superaljile dolcezza ; r arpeggio ed il canto di Leonisa. « T' inebbria di luce (gli dice la Sacerdotcssa del luogo) ! Olibedisci ciecamente al Grande e Possente della terra, al Re degf Ismaeliti, al Veglio della JMontagna, e il tuo seggio e preparato nelFEmpireo! » — Poclii istanti appresso egli era addormentato. Svegliossi nel luogo dove s'eia addorniito la prima volta co'suoi abiti consueti ricordandosi di avere sen- tito il canto di Leonisa e il nome del Vealio della Montagna, nome terril^de a tiitti. Poco stante ecco il Veglio medesimo venire a Ini e proporgli di ritornare in Italia, fmgersi Ambasciadore del PontePice, intro- dursi cosi nella corte di Ezzelino ed ucciderlo. Ma Isnai'do se ne scnsa dicendo2:li com'eirli aveva gia combattuto contro quel tiranno, ed era stato anche suo prigioniero, sicclie non potrebbe mai essere sco- nosciuto nella sua corte. Del resto Isnardo sapeva del Veglio della Monta- gna qnanto bastava a fargli conoscere la vanita di quelle beatitudini ch'ei prometteva a'credenti o Fedai: se non clie per altro non era una vana illusione la voce di Leonisa da lui sentita. Costei ed Ermiza sempre 3lO ISNARnO O TL AriLITK ROMANO, rispettosamente trattate da Adiolfer a cui il j\Iongi- belliar le avea consci^nate, erano pcrveiiute dopo Isnardo al sop;gioruo del Veglio, die per accresceie una nnova delizla al sue paradiso aveva fatta x'apire la eiovine Siciliaua. II Veslio le consesno al suo Vi- cario il quale era quell' Empsidir che gia vedemmo nella Ghebba in Vcnezia. Peru qiiando egli senti die la maggiore delle prigioniere, doniandata del proprio nonie da sua moglic, rispose die si cliiamnva Leo- nisa, si ricordo della sua benefattrice e ne divento protettore. Egli aveva percio persnasa Leonisa a can- tare, e fu sentita da Isnardo, ma con effetto troppo di- verso dallo sperato. rerocche quella voce a Ini nota bastava a distruggere tutte Ic illusioni die mai aves- sero potuto produrre in lui i profumi e le altre de- lizie del Paradiso. Egli dopo T ultimo colloquio avuto col Veglio attendeva ad insegnare la lingua e i dia- letti d'ltalia ai Fedai. Un giorno vide attraversare un ballatojo due donne velate una delle quaU gli parvc Leonisa: ne s'inganno; e ritornava con Ermiza dalle incantevoli sale del Veglio dove avea potuto conoscere in quanto pericolo si trovasse la sua purita. Pero men- tre n'era ancor tempo prcgo Empsidir die la soccor- resse, clie le prestasse una via alia fuga, ovvera- mente la facesse uccidere prima die la sua onesta ricevesse oltracgio. Era pericolosa Fimprcsa, e poteva andarne la vita del Vicario; ma pregato dalla moglie e dal proprio I'igliuoletto, non voile mancare in tanto bisop;no a colei die lo avea benelicato. Le due jrio- o ^ . ... ~ vani tinte e travestite da paggi etiopi, ammaestrate minutamente della via die dovevan tenere fuggirono confuse col se2;uito di certi ambasciatori stranieri ca- pitati cola in quei giorni. Quando il Veglio n'ebbe notizia ne fu dolentissimo, e spedi alcuni a cercarle; na Empsidir accortamente fece in modo die la ri- cerca riuscisse iufruttuosa. Ed oraniai le sventure di Leonisa volgevano al loro fine. II Gaudente, Alvise e i compagni , poiclie cessato il Semoun non trovarono piu Isnardo , si r.ACCONTO ITALICO DI C. COLLF.OXI. 3ll volsero a Gerusalemme sperando di avenie qualche notizia. Qiiivi combatterono in difesa di quclla citta contro il Soldano di Damasco clie fu ributtato e scon- fitto. Tra i nemici feriti e poi raccolti dalla pieta del vincitori trovavasi il Mongibclliar. — Cestui nato sax'acino, rimasto orfano ancor giovinetto, soggiogato in parte dalla poverta in parte dalle insinuazioni di una dama bella, virtuosa e benefica, e fnialmente da an grosso legato clie lo sposo di lei gli lascio mo- rendo , aveva acconsentito di essere battezzato. Su- Lito dopo per le calunnie di un ribaldo e per le pessime leggi di quel tempo, era stato sottoposto alia pena del niarcliio, e quindi anclie alia scliiavitu. Ve- nutagli poi Fopportiinita di fuggire , considerando quelle sventure come un castigo dell' avere abljan- donata la religione de'suoi maggiori, e disperando di trovar niai chi gli facesse buona accoglienza nel mondo, erasi presentato al Veglio della ]\Iontagna domandando di essere ricevuto fra' soldati Isuiaeliti. Cola ascese alle prime cariche ed ebbe la cura del Paradiso di IMassiat. Ma i suoi pensieri tornavano spesso alia Sicilia cui meditava di togliere ai Cri- stiani. Ottenne dal Veglio di ritornarvi a tentarne la conquista. Fornito di una sopravveste e di un tnr- bante di asbesto apparve incombustibile tra le fiamme dell'Etna eccitando la venerazione de'Saracini di quel- risola, e il terrore de' Crist iani. La pratica avuta sin da fanciullo gli faceva prevederc con molta sicurezza i fenomeni del Vulcano, sul quale pareva percio clie esercitasse un certo dominio. Quivi ricevette dal Ve- glio Fincarico di rapire Leonisa la cui perizia nella mnsica era celebrata fin nell'Oriente ; e pexcio era venuto sempre perseguitandola come abbiamo ve- duto. Ora poi dopo le sconfitte date ai suoi da Isnardo nelF isole Eolie , ritornava al Veglio : ma Inngo il viaggio si uni col Soldano di Damasco per assaltare Gerusalemme: n'ebbe una grave ferita , e fu portato , come gia si disse , in uno spedale di cui era capo il guardiauo Amarotto. Riconosciuto , 3 12 ISNARDO O II. BTTT,ITF, ROMANO, pregato cU ritornare alia religione cristiana, pregato di dare (pialclie notizia d'lsnardo e di Leonisa, noil apersc niai hocra e mori qiial era vissuto. Neirassalto di Gerusalenime era rimasto prigioiiiero il figliuolo del Soldaiio di Damasco. Per riscattarlo cade in pensiero al Veglio di far rapire alcuni fan- ciulli di qnella citta, e a tale iinpresa destina Isnardo accompagnato da trenta Fedai. Isnardo postosi in via si sottrae ai compagni cacciandosi in nn convento , donde e fatto scortare fino a Gerusalemnie. Quivi trova il Gandente, Alvise, i Catanesi, i Marinai e A mar otto clie pensavano di muovere coi cavalieri del Tenipio e dello Spedale in cerca di lui e di Leonisa. La quale fuggita insieme con Erniiza, gia navigava alia volta della Romagna, quando fii loro incontro un capitano di Ezzelino che le condusse in Padova per avere tiovato che portavano armi simili a quelle di certo sicario mandato poc' anzi dal Veglio contro il suo signore. Non valse a Leonisa il palesare il sno nome e qnello di Erniiza, ne raccontare la storia ve- race dei loro rasi; venivano dal Veglio, andavano a paesi Guelfi, dnnque erano da considerarsi come ne- miclie. Furono cjnindi ricondotte nelle prigioni di Pa- dova e vi trovarono la Campionessa rifinita dai pati- menti, che loro domando ]ierdono di avere colle sue calunnie gravemente contribuito alia loro rovina, e moii. Del resto Leonisa fu riconosciuta innocente dal giudice: la notizia della morte del Mongibclliar e i riscontri avuti dalla Sicilia confexniarono le deposi- zioni delle due giovani, le quali stettero custodite hensi ma non duramente. Isnardo e tutti gli altri dopo avere cercato indarno di loro in Oriente passarono nella Sicilia e poi a Pxoma, e furono dalF Inchiuso, che non ne avea piu avuta notizia. Facevasi allora una crociata contro Ezzelino. Isnardo credette di non dover combattere contro chi gli ave- va, col mutar la sentenza, ridonata la vita, e ando in cerca delle giovani. Capitato a Ferrara senti che un KACCONTO ITAI.ICO DI C. COLLEONI. 3l3 marinajo avea raccontato tli essersi trovato in mare con una giovane ed una cieca spetlite dal Veglio per uccidere Ezzelino ; le quali scoperte erano state prese con tutti del legno, tranne lui solo salvatosi a nuoto. Allora il INIilite deposto ogni riguardo corre ad unirsi coi Crociati: entrano a forza in Padova. Le due gio- vani per Tasscdio erano state messe alia rinfusa con tutti £;li altri carcerati: come trovarle? Giova in cio il cagnolino di Ermiza. Leonisa e trovata fra Sigi- smondo e Grancolpo clie la difendono dalla calca. Chi potrebbe descrivere la gioja dei due amanti? Pur non sono ancora terminate le loro sventure: clie nel rno- mento delle nozze alcuni mes^si del Veglio entrati nella chiesa feriscono Ermiza e Leonisa e attentano anche alia vita d'lsnardo. Mcnfve poi le due giovani stanno guarendo, arriva la notizia che il Veglio fa cacciato di seggio e che Ezzelino fu vinto : cosi Isnardo e Leonisa non dovevano piu temer nulla. Una sola cosa restava per dare la felicita a tutti; che Ermiza ricu- perasse la vista. Ne avevano tutti sperata sempre la grazia qualora potesse essere benedetta sul scpolcro di S. Antonio. La benedizione le fu data da fra Giovanni. c< Ha ella ricuperato la vista? Non lo sappiamo... Sap- 5) piamo pero clie Ermiza nell'uscire del tempio fra » Isnardo e Leonisa diceva con loro : Sia lodato il » Signore! E siamo ben contenti clie con queste pa- ss role abbia ime il racconto Ttalico ». Se paresse a qiialcuno che noi siamo andati un po' per le lun2;he , gli ricorderemo per nostra scusa che questo e il compendio di quasi cento logli di stampa, e che abbiamo voluto non solo conipendiare le cose espresse nel libro , nia coiiservare a ciascuna il suo po- sto ritiaendo raccorciata Fimmagine di quesla giande composizione. Procureremo piii sotto di accennare al- meuo quelle parti alle quali il nostro compendio non avrebbe jiotuto distendersi senza diventar troppo luiigo , e dove ci par che Y autore abbia mostrato assai bene la rirchezza e la forza del suo ingegno : ma per libcrarci frattanto da <|uella parte del nostro 3 14 1SN4RDO O IL MILITK ROMANO, uficio die pill ci pesa e c'incresce, confesserenio di non poter coiitracldiie pienanicnte a coloro che lo accusano di avere intessiUa la sua o;rau tela di troppi casi. Veramente chi scrive uoii puo spcrar die il let- tore lo segiiiti con facilita e con diletto per tante fila cli' egli medesimo non pote ordiiiare nella sua niente senza lunga fatica , ne sempre poi lia potuto rannodare con sufficiente naturalezza. Quando I'au- tore si accinge a scrivere lia gia dinanzi a se tutta la materia di cui vuol coniporre il suo libro , e gettando in un volume alcuni brevissimi cenni die poi saranno cliiariti in un altro, si persuade facil- mente di aveie adempiuto al suo uficio: ma non ba- sta sempre al diletto quello die puo in qualclie modo giustificare I'andamento di un libro; e in questo ge- nere di lavori Tattenzione die si domaiida al let tore non puo e-sere mai ottenuta se non dilettando. Quello die Fautore accenna cosi di passaggio per non man- care alle buone regole della composizione , e per sot- trarsi al rimprovero d'introdurre troppo bruscamente o fatti o personaggi non mentovati da prima, il let- tore lo dimentica assai di leggieri; e percio non pro- duce d' ordinario Feffetto sperato. II modo con cui il signer Colleoni comincia o principia alcuni de'suoi centosessanta capitoli fa conoscere cli' egli medesimo s' e accorto di questa difficolta, ne sempre pote su- perarla. Noi per recare un solo esempio citiamo quello del cap. cxxxiv (vol. V, pag. 9). Isnardo dopo la sua lotta col Mongibelliar e rimasto , come vedemmo, presso al cratere tra i vapori mortiferi clresso esa- lava. Alvise poi soprarrivato ancora in tempo per la sua salvezza ne lo lia ritratto: egli e fuori gia d'ogni pericolo, e tutto tornato in se, ma non puo vincere intieramente la depressione fisica die gli cagionarono quei vapori. « Nulladimeno articola qualclie parola » e guarda intorno in atto di clii ricerclii una cosa » perduta. » I buoni trattamenti ricevuti da Leonisa e da » Ermiza non eran discontinuati da die non le RACCONTO ITALICO DI C. COLLEONI. 3l5 » vedemmo. » Qui il salto ci riesce , osiamo dire , violcnto; e si noti clie le due giovani non si trovano menzionate se non cinqnanta pagine addietro; e che prima di dirci come Isnardo poi le vedesse, I'autore ha da racrontarci fra Faltre cose la venuta del Gau- dente da Roma nella Sicilia. Quanto alia moltiplicita dei casi potrebbe citarsi per avventura FAriosto die di un numero ancor mag- giore compose il suo celebrato poema : ma per la- sciare in disparte la differenza che passa fra un poema romanzesco ed un romanzo storico, fra un libro che si contenta di procurare ai lettori un piacevole trat- tenimento ed un altro che vuole istruire, molti, fra i casi raccontati dalFAriosto sono indipendcnti dal- r azione priucipale, e souo quasi diremmo , graziosi persona2;gi incaricati di accompagnare per un tratto della lunga sua via il lettore dal quale poi si cUvi- dono per sempre , senza imporgli alcun olibligo di ricordarsi di loro per giungere alia meta del suo viaes^io. Ma qui troppe cose son collegate col fine del libro , e percio noi a poco a poco ci troviamo come a2:2;ravati da un peso che diventa soverchio: ammiriamo la mente che ha saputo ordire una tela si vasta e si varia, ma sian.o costretti a confessare che Fautore ci ha imposta una troppo grave fatica. Avviene poi di necessita che dove i casi sono tanti e si varj , F autore nel principio delF opera debba toccare di molte cose senza condurne nessuna a quel punto di sviluppo dove comincia il diletto. Quindi egli corre pericolo di scoraggiare una parte de"" suoi let- tori portandone anche la taccia di confuso e nojoso: e noi sajipiamo di alcuni che dopo la meta del se- condo volume abbandonarono la lettura di questo Isnardo disperando di poter tenere dietro alia gran serie dei fatti , o di trovarvi mai tanto diletto che ne compensasse la fatica. Noi possiamo dire con ve- rita che il terzo volume avreblie somministrato un largo premio alia loro tostanza; ma non diremo per- cio irragionevole tpiella specie di scoraggiamento al 3l6 ISNARDO O ir, MtLITK nOM.VNO , quale si abbandonarono. E forse in alcune parti po- teva essei'e nianco lento il pro2;resso tlelPazione ; e da questa lentczza, notaljile sopra tutto nei primi ca- pitoli , ne vicne poi un altro scapito al libro ; perclie neir ultimo volume par die precipiti al suo termine; benclie a dir vero non gli si popsa dar taccia ne di confusione, ne di negligenza. Ancora (per dir francameiite tutto quello die per nostro giudizio puo apporsi alia composizione del- Topera) in tanto intrecciarsi di casi non e stato pos- sibile clie I'autore evitasse di ricorrei'e talvolta a quegli accidenti che sono troppo manifestamente in- trodotti in servigio della sua creazione. Clii ha letto il sunto gia puo averli notati da se; noi ricordere- mo il nome di Leonisa scritto snlla carta dov'era in- volto il danaro mandato al prigioniero della Ghebba; il terremoto di Venezia-, lo scrignctto rapito da Scian- cado; la burrasca clie si attraversa al viaggio dei pri- gionieri dalla rocca alio scoglio ; la nave di Alvise che passa proprio vicino alio scoglio dov'erano Isnardo e il Gaudente ; I'arrivo deirinchiuso mentre gli astro- logi di Ezzelino avevano tanto bisogno di lui; il ful- mine che lascio senza spada il capitano della rocca dov'erano imprigionati Isnardo e il Gaudente; e non sappiamo se tutti questi casi tanto opportuni anzi tanto necessari al racconto , saranno egualniente ap- provati da tutti. Crediamo cosi di aver notato cfuanto mai potra dirsi anche dai piii severi intorno alFinvenzione di que- sto libro; il quale, se non erriamo, dovra pur ve- nire in mafi,2,ior fama che non ebbe linora, e ren- dere una giusta ricompeusa di lode airingegno, agli studi, alia diligenza dell'autore. 11 romanzo propria- niente detto , per essere tutto invenzione, lascia qui intatte le ragioni della storia, ne preoccupa il giu- dizio dei lettoii sopra fatti o persone che importi di conoscere cjuali furono davvero: e questa pare a noi che sia cosa di molto rilievo dopo tanta e tanto fortu- nata licenza in contrario. Ma non per questo il libro R.VCCONTO ITALICO DI C. COIXEOlVl. ol/ del sic;. Colleoiii e manco storico degli altri romanzi o I'acconti; perocche accompagnando Leonisa nelle sue iinmaginarie svenlure per tiitta quanta T Italia , egli ci vicne rappreseutando questo paese nel secolo XIII con rara sapienza e con fedelta scrupolosa. L'adu- nanza di Paquara; le discordie della nobilta roniana; il governo feroce di Ezzelino; la religione profonda- niente rarlicata negli animi, e deturpata anclie nei miglioi'i da piatiche superstiziose; la giustizia ridotta a coprir col suo nonic quanto essa piu apertamente condanna; il valore di un popolo glorioso non nieno per antica signoria clic per reccnti vittorie, ma in- debolito dalle proprie discordie e declinante al ser- vagieio: le scintille di una civilta combattuta da tante av verse ca2;ioni, splendenti qua e la come presagi di un vicino risorgimento; la vigilanza sospettosa con- giunta con una mancanza quasi incredibile di oppor- tuni provvedimenti ; cio clie vi era di piu notabile negli statuti delle citta o nelle costunianze dei popoli; le feste sacve e profane, e tutta insomnia la vita pri- vata e pubblica degl'Italiani in quel tempo, si trova stoiicamente rappresentata neH'opera del sig. Colleoni. E questa rappresentanza In appunto lo scopo del libro; e perclie fosse possibilniente compiuta egli allargo forse la sua tela per modo da poter parere soverchia. Rispetto air arte adoperata dalT autore per avere occasione di costringere tutti gli sparsi elementi della vita sociale a concorrere nel suo lii^ro , potranno aversi dilferenti opinioni: ma due lodi crediamo clie gli saranno generalmente concesse; Tuna di avere profondamente studiato il suo tema; Faltra di averne assai bene trattate tutte le singole parti. Nelle feste diVenezia, nelF ad unanza di Paquara, nei tumulti di Pvoma, nelle prigioni di Ezzelino, fra i rovinosi fe- uomeni del INIongiljello , lungo il faticoso viaggio del deserto o fra gPincanti del Paradiso di l\Iassiat, noi troviauio semprc Pautore ugualmentc fornito delle piu riposte notizie , ugualmentc padrone del suo stile per dar loro innnagine e vita: la sua poteiiza come 3l8 ISNARDO O IL MILITE ROMAJ^O , scrittore risplende sempre in grado eniiuente. Clii vuol coaoscere com'egli sappia trasfondere nelle site pagiiie la vita di un popolo cerchi la scena all' al- bergo di Carlo ]\Iagno dopo F adunaiiza di Paquara ; chi vuol vedere com' egli sappia cominovere e far piangere i suoi lettori senza straziarli con immagini troppo criideli legga nel volume terzo i collocpij delle prigioniere, Timmeritata sventura di Ermiza, e il dolore e la niortc della sua povera malre. Questa donna infelice lia perduta la ragione sot to il peso di tanta e tanto improvvisa infelicita; pur sopravvivono in lei il sentimento materno e la speranza nella pro- tezione della giustizia divina ; e negli estremi mo- menti , con voce gia quasi estinta traendosi da un profondo letargo dice alia sua cara figliuola: « Er- » miza ... lio sentito . . . finora ... a parlar di te . . . 5) cjueirAngiolo . . . che fece ricuperar . . . la vista a » Tobia . . . Ei mi ha detto . . che ti vuol . . bene v) e muore in questa santa speranza. Chi vuol conoscere invece la fantasia dell'autore e la sua rara attitudine a esprimere con evidenza quanto e difficile anche soltanto a percepirsi con qualclie cliia- rezza e precisione, legga nel quinto volume la de- scrizione del Paradiso e consideri Parte con cui a poco a poco quasi facendo forza sulPanimo del leggitore , lo rapisce in un mondo incantato, gli fa respirarc quelP aura profumata, gli fa veder quella luce, gli fa sentire c{uelParnionia che affascinavano tanti infelici a diventare assassini per la speranza di godcrne eter- namente. Piu ancora che in quelle descrizioni pare a noi clic risplenda P ingegno del sig. Colleoni come scrittore nelle parole ch' ei viene attribuendo al Ve- glio secondo le occasioni. Per vincere Isaardo gia mezzo abbagliato da quella vista egli dice: « Si, vo- 3) glio darti un saggio del mio potere . . . voglio darti » una prova della mia benevolenza! Tu devi esser » de' miei , seguendo la credenza die mena sul di- » ritto cammino a vita immortale. lo voglio coman- 1) dar alle ore, che devon passare innanzi sera, di r.ACCONTO ITALICO DI G. COLLEONI. bif) » stillai'e in te qualcuna delle innumerabili soavitii 3) riserbate ai giovani cFalta virtu, i quali passeg- ■» giarono sopra i miei sentieri di gnerra; essi gioi- >' scono in ogni giorno tante delizie cpianti v' lianno » atonii in un raggio del sole oriente, quanti v'hanno » di felici in un secolo di beatitudine. Ah le parole » di qualsivoglia linguaggio non valgono ad espri- V mere quelle delizie! Converrebbe die le parole )> uinane non moiissero appena pronunziate, e clie » diffondessero nelFaria ove risuonano un torrente » di luce, un neniljo di odori per dare un'' idea di » que' godimenti. Oh! la niente che alienata dai sensi » viaggia per gF innuensi canipi dei cieli piii lucenti » e spaziando in una eternita di priniavera sa im- » mergersi nelle estasi della sapienza, oh! il cuore » che riceve, che pensa le piu tenere fantasia, che » si inabissa in pelaghi d' amore e di bellezza, non » possono spingere tant' oltre le loro immaginazioni, » sebljene esse partecipino delF inHnito. » E qtiando egli niedesimo il Veglio soggiogato dalla straordinaria bellezza di Leonisa le parla d' amore, quanta singo- larita di espressioni non ha trovata Tautore? Leonisa ha protestato con dignitosa franchezza di voler con- scrvare la sua onesta anche a costo della vita; e il Vejilio risponde: « Si, nia il vero amore non con- » taniina , non distrugge 1" onesta .. . L' amore, cio ■» che r intelletto del saggio sa figurarsi di grande , M cio che il cuor della vergine sa iigurarsi di tenero ! » L' amore , f[uel snono che imparadisa tutte le me- » Iodic, queir olezzo che profuma tutti i liori, quella » gemma che abbellisce ogni scettro, quella corona » die si sovrappone alle altre corone, queU'astro in » cui v' e qnalche raggio di tutte le altre stelle ! E ■» questo r amore die io sospiro, e questo 1" amore » die io spero da colei, la cui immagine sfavilla iiel 5> cielo della mia anima. Io diro aU'Empireo — Versa 5) i tnoi favori sulla mia sposa! = e diio alia Terra, -» niostrandoglida al mio lianco = Adora la mia Leo- » nisa che t" irrairtria della sua deita ! - Hai tu inteso ? 320 ISNARDQ O IL MILITE ROMANO, » lo comincio da qucst'ora a cliiaiuarti col sacro nome 5) (Ji sposa. 5) Tu non crecli alFamor mio? Tu iion dai fede » alle mie proteste?. . . Ah! perclie non puoi discer- 5) nere i pensieri del mio cuore, come si discerne » il nardo d'Aiabia ardente in nn vaso di alabastro? . . . » Mi crederai pero vedendoiiii riposar la testa fra le V tiie In'accia, nel tuo gremljo, fra le onde graziose 3> de' titoi capegli ; vedendoini rattempraie il calor 5> delle mie labbra sulla frescliezza delle tue gotc ; » vedendomi viver del tuo alito , de' tuoi sguardi, e » far mio ogni tuo sorriso e ricevere nel mio cuore » i suoni de' tuoi canti quali stille d'una rugiada im- » mortale... Dtli! vieni meco, t'assidi, o mia sposa... » E le })arole di fra Giovanni mentre si apprcsta a bene- dire Ermiza presso il sepolcro di S. Antonio, quando le sventure dei due amanti son terminate, quando per la morte di Ezzelino e per la rovina del Veglio era fatta oramai sicura la speranza di una dtirevole feli- cita , sono pure im bel compendio di tutta la liloso- fia del libro, e di que'nobili sentimenti a cui Tautore r ha indirizzato. « Oh si — prorompe fra Giovanni » aprendosi nelle braccia, e un profondo sileazio suc- » cede tosto in ogni parte del tempio al nuovo e pivi fe- » stevole rimbonibo, onde fn ricevuta la notizia della y> morte di Ezzelino — Oh si, buon Dio, noi rac- » conteremo la vostra gloria fra le genti, le vostre 5) maraviglie fra tutti i popoli! Voi vi siete degnato 5) di darci una nuova e solenne prova della vostra » potenza! Voi voleste far risplendere quaggiu un » testimonio della vostra giustizia! Ma a die ne var- 3) rebbero cotante maraviglie, se noi non sapessimo » sentirne tutto il prezzo? A che ne varrejjbe la ca- » duta di Ezzelino, se ci scordassimo che a Voi solo » appartiene la vendetta? A che ne varrcbbc che » Voi ci abbiate ridonato la liberta, se questa an- 5) dasse disgiunta dalle virtu, ond' essa produce du- » revoli frutti di onore e di pace? A die ne var- » rel)J)e il non esser piii sotto il giogo della tirannia, RACCONTO IT.VLICO DI G. OOLLEONI. 02 1 yt se poi rimauessimo volontariamente sotto il giogo » non meno ignominioso delle vili passioni, e ne- V gassimo di sbandire per sempre dalle liostre con- » trade i niali die liaii partorito e sostenuto quella :» tirannia e che dicevamo proprii soltauto di lei ? » A che ne varrebbe che si fosse svelto, si fosse » disperse, se dopo cio non sapessimo pur edidcare » ed ordinare? Edificare su fondaraenti non mondani, » ordinare secondo le vostre leggi eterne? » Per nessuno di uoi saranno state inutili le pas- » sate calaniita: il sapiente nc ha ritratto un piu alto » intendimento della vostra provvidenza accompa- » gnato da una piu intera sommissione ai suoi de- » creti, il ricco un piu profondo convincimento della » caducita delle cose umane, il giusto lai amore piu. y> vivo della giustizia, il violcnto una brama sincera » che al regno della barjwrie subentri cpicllo della » niansuetudine, il dcbole , il povero una niaggior » gratitudine per la vostra assistenza tanto miseri- » cordiosa pur quando semljra che ritiriate la mano » da noi. Ma oia anziche mostrar di ritirarla non » ce la vorrete voi stendere per mandare su noi le » vostre benedizioni , per accoglierci fra le vostre » braccia, per innalzarci al vostro bacio? » Deh riempite, o Signore, delle vostre beuedi- » zioni queste citta state ripiene per si lungo tempo » del vostro sdegno! Mandate le vostre benedizioni » sui nostri campi; possan essi I'ifiorire per le no- » stre buone opere , come fiorirono per quelle de' » nostri padri! Mandate le vostre benedizioni a co- » ronar la presente nostra allegrezza, affinche non » abbia a mutarsi giammai in pianto, e sia inodesta, » aflettuosa; sia come un omaggio, un ringraziamcnto » indirizzato a Voi! ...» Un libro che rappresenta con fedelta le costumanze e le leggi di un periodo di tempo molto notabile nella storia della patria; che ha molte descrizioni evidenti e molte pagine alTettuose; purita scrupolosa ('i lingua e padionanza di stile sempre italiano; un BiOl. Ital. T. XCIV. 21 322 ISNARDO O IL MILITE R0M\NO , CCC. libro clie sa commovere senza ricorrere a spettacoli strazianti; clie senza affettazione promove i sentimenti migliori ; uh libro siffatto e un testinionio molto ono- revole alPingegno ed agU studi deirautore. Per es- sersi pubblicato a troppo lunghi intervalli non pote eccitare quel snbito applauso che d'ordinario tien die- tro ai romanzi; ora non tardera, speriamo, a salire in quella stinia di cui e degno. A. Catalogo del Codici arabi, persiani e turchi della Bi- blioteca Ambroslaiia. — Continaazione e fine. Vedi pag- 22 dl questo medesimo tomo 94-'', fascicolo dl aprile. XII. Epistolografia. y.Hu 1 S7. Mliimet-tevessid ila ssnnadr-rusul, cioe: II bel modo di arrivare sW arte delle missive di Sciha- beddin Mohammed B. Suleiman B. Fehd dl Haleb, segretario di stato in Egitto: opera celebre di stile , benche non citata dall Hagi Calfa, con una raccolta di versi e di prosa scelta, di for- mole di lettere, diplomi ccc. in 4." — & 63. c Trovasi a questo codice unito un trattato sulla divisione delle eredita. V. Giurisprudenza. iSS.Inscia, cioe coUezione di lettere, ordinazioni, diplomi turchi ecc. , in carattere divani. — &- 82. 169. Un altro Fascio di simili niaterie, in turco, in 4.° — &c 122. 160. Un Fascio parimente delle suddette materie in turco, unito al glossario ([eWo Scia I lidi. — S^a 85. 161. Kitab teshfiket-taarif fl mosstalaliil-inscia esh- :) sheriff cioe il libro deirbisegnamento nelle frasi ;: dell'arte nobile deU'Epistolografia. Questa rac- colta di lettere, clie si spedirono dalla cancelle- ria di stato dell' Egitto lino air anno 778 (1376), 1 nel quale fu essa composta, e un tesoro raro C\T\LOGO DKI CODIOI ARABI, CCC. 3-i3 non solamente deirarte Epistolografica, ma an- che di storia per le molte lettere di stato spc- dite dalla cancelleria di stato del snltano dei Mammeluclii nel secolo decimo quarto, nel quale r autore pare essere stato investito della carica di segretario di stato al Cairo, e die il co- pista , ( il quale fu qualche cristiano del Le- vante, o missionaiio), abbia creduto di ben fare troncando in alcuni capitoli la lista dei re, e prin- cipi ai quali si scrivevano queste lettere: om- missione avvcnuta con manifesto danno della co- noscenza delle molte relazioni politiche, che i sultani Mammeluchi conservavano non solamente coi principi orientali , ma ancora colle potenze della Cristianita. La raccolta si divide in sette parti, delle quali la I."" contiene le lettere, la 11. "^ i patti, e le sti- pulazioni, la III.'' lettere di stato agli Arabi, Cur- di, Turcornani , la IV.'' Istromenti e passaporti, la v." diplomi; la Vl."* tregue, salvacondotti , la VII.' i titoli. Parte I. Lettere dei Califi, re, principi dell'O- riente ed Occidente. i.° Lettere dei Caliti e Ima- mi Zciditi. 2° Dei re Musulmani in tre sezioni; a) dei re orientali, come quelli di Persia, Gilan, llama, b) dei re occidentali, come di Marocco, di Tunisi , di Granata, c) delle Indie, Tecrur, Nu- bia, Dongola, ed altri. 3.° Lettere dei re grandi non maomettani, come dell' imperator Bizantino, del re di Giorgia , di Barcellona, di Bulgaria, deir Abissinia , della repubblica di Venezia , di Manfredo re di Sicilia , di Leone di Cilicia, di Giovanna di Napoli , del console dei Genovesi a Caffa, dei re di Servia , dei Patzinakiti ecc. 4.° Lettere dei governatori; a) degli orientali, Mogoli, Turcornani, Cfirdi, Arabi. b) Dei grandi clie non hanno castelli, e non sono veziri. II copista frappone in latino i seguenti cenni : cae- tera multa similia, eodein plane stylo, ideoque oniissa usque ad capituluin sequens. 3^4 CATALOGO DEI CODICI ARABI, eCC. Parte II. Dei patti, ovvero delle spedizioni contenenti promesse; i.° alii Naibi di Aleppo^ Hama, Sis, Gaza, Kerek, Alessandria, Hims , Hacca, Baolbec, Mcissiat, Sclemiye Scieflk Arnun, Ssarchad, llehba, Malatia, Behnesa, Tarsus, Ada- na, Ravendan, Roha, Herat, Hossnol Ekrad. 2.° Alii Kjascifi, Vali, Scerifi. S.° Mottallakat. Lettere di inanumissione ; 4." passaporti ; 5.° di- spacci mandati per la posta delle colombe. Parte III. Lettere di Arabi, Turconiani, Curdi nelle provincie islaniitiche neU'Higiaz e Yemen. Parte IV. Diplomi pei giudici, intendenti, am- ministratori. Parte V. Investiture, diplomi di Emiri, Me- nanscei, decreti pei giudici. Parte VI. Tregue e negoziazioni di pace cogli Ismailiani e Zeiditi; et sic (aggiunge il compen- diatore in latino) midta similia omissa usque ad sequens capitulum. Seguono poi salvacondotti , e pubblicazioni di tregue e pace. La parte VII tratta dei titoli: vol. in foglio. — - &c 197. XIII Prosodia. 162. Appendice alF opera intitolata el Isciarat el Kya- fyet fi ilmei el aarudh vel Kafiyet, cioe Cenni sufficienti suUe due scienze, la Prosodia, e la dottrina della rima. L'autore dell'Appendice e il medesinio dell' opera. Quest' operetta e T ultima del codice, in 4.° — A. 76, parte superiore. XIV Foesia. Arahi. i63. Divano mistico del gran poeta Ibnol Faradh, in 4.^ — &. 83. 164-165. Opera preziosissima del Nevai , cioc del gran poeta Mir Ali Scir in lingua Ciagatai, DELLV BIBLIOTECA. AMBROSIANA. SaS dedicata al Sultan Husein Behndir. La prefazione e riccamente adorna di sentenze arabe; ogni pa- gina ne contiene tre: scritto in grande nesklii; la preftizione pero e la parafrasi sono in carat- tere Taalik; in grande 8." — Sc i5i. Persiani. 1 66. // Gulistan del Saadi, copia bellissima fatta nel- I'anno 991 (i583) da Qelaleddin Mahmud B, Mohammed B. Giami. ■ — • &c i55. 167. La stessa opera. Nestaalik pulito, carta buona, in 8." — 8c 53. 168. La stessa opera: codice rovinato, in 4.° — & 70. 169. II Bostan del Saadi, poeina di etica che va com- pagno al suo Gulistan, cioe il Roseto, mentre il Bostan e il Giardino. In carattere nestaalik. — &. 1 19. 170. La stessa opera scritta T anno 964 (i556) da Ibrahim B. Sekeria Mahmud. Nestaalik discrete, in grande 8.° — §6 i52. 171. Zibaldone di poesie persiane, la massima parte di Hafiz. A. 9. parte superiore Aggiunto alio stesso codice trovasi 172. Un trattato sugli Enimmi, che consiste in una prefazione ed in 16 sezioni ; il tutto compreso in sette fogli, — A. () parte superiore. 1^3. Uffeftpeiker, cioe le sette fontane, poema ro- raantico del Nizami, il nome del quale e cono- sciuto in Europa del pari die cpielli del Saadi e deW Hafiz. Bel taalik, scritto nelFanno 978 (i565). — 8c 40. Turchi. I'j^. Divani Aascik : 1' opera mistica delTantichissimo poeta turco Aascik pascid , il quale e morto r anno ySS (1882): opera didattica-ctica, divisa in 5o spiegazioni (mancano le prime sette), in 4." — & 56. Safi CATALOGO DEI CODIGI AUABI , eCC. 1^5. Gli amori di Khosrev e Shirin, pocma roman- tico celebre di Sceiklu, gran poeta tmco antico, morto sotto il regno di 3Iurad II (codice fornito dei segni delle vocalij, in 4.° — &6 64. 176. Yusuf u Zuleica, poema romantico celeberrimo dicW Hamdi , in 4.° — ?<, 129. 177. Opera preziosissima come testo di lingua del poeta Deri^ composta I'anno 8o3 (1400). La sto- ria dei sette dorniienti in Mesnevi, cioe rime, che si seguono Tuna aU'altra, in 4.° — 80 108. 178. Divano del poeta Ssofi, in 8.° — Sc 82. 1 79. Unito a quaranta novelle e un poemetto turco sulla niorte di Fatima, che fa parte della setti- -ffl' ma assemblea {Meglis) dun' opera poetica turca, li 3 alia quale tiene dietro il principio dell' assem- — blea ottava: lingua rozza antica turca, in 4.° — So 72. 180. Alcune canzoni turche. Codice scritto a traverse, in 8.° t i5. i8i. Raccolta di odi amorose turche, in foglio. — /• 126, parte inferiore. 182. Canzonette turche unite al glossario dello Scialiidi. — & 85. i83. Le biografie dei poeti turchi del Latifi, scritte nellanno 967 (i559) da Ibrahim B. Iskender el Sipahi. — &C. 98. 184. Nello stesso codice e la favola aliegorica del- -'!'■ Y Ahi, intitolata la bellezza e il cuore, in 8." — 8g 98. 1 85. Gonientario turco del Gulistan di lacub B. Sidi, in 4.° — & 46. XV. Reltorica. L' opera rettorica piii celebre e il Miftah, cioe la chiave del Sekaki, morto secondo Hagi Calfa nel 676 (1277), e non come dice il De-Rossi nel- I'articolo di Secacld ne\ 626 (1228). Quest'opera tripartita comprende la gramatica, la sintassi e la rettorica; e quest' ultima parte e stata comentata BELLA BIBLIOTECA AMBROSIANA. 32^ neir opera Tclkhiss ({cW Imam Gclaleddiii Mo- hammed Ben Ahdorrahman el Kazvlni, mono Fanno 789 (i338), celebre sotto il nome di Kliatib Demeshkl , cioe il Conclonatore Dama- scerio. Quest" opera e ugualmente tripartita: la prima tratta dcIl' elocuzione (Ilmol-maani). La seconda del la esposizione (Ilmol-beyan) , che non coraprende se non le similitudini , le al- legorie, e le metonimie, la terza abbraccia Ilmol- bedd gli altri tiopi. L'Ambrosiana non possiede ne WMiftah, ne il Telchiss, ma bensi due comen- tarj sur esso Telchiss del Teftazani , niorto nel 792 (j3o9), Tuno dei quali e Motavval , cioe Testeso, e raltro il Mokhtassar, il succinto. 186. II aiotcmnl, in 4.° — &c i25. 187. II Mokhtassar, in 4.° &. 58. XVI. Filologia. Sotto il titolo di Ilmoledcb, scienza delle lettere umane {Immamores lltterce), non da confondersi coWIlrnol Adab , cioe colla scienza delle maniere, ovvero colFetica, comprende Fenciclopedia araba nel senso il pin amj)io, cioe sedici scienze: 1.° la Dottrina delle formazioni delle lettere, 2.° la Les- sicogralia, 3° la Dottrina delle posizioni delle voci, 4.° TEtimologia, 5.° la Gramatica, 6.° la Sintassi, 7.° la Rettoiica, S."" la Tropica, 9.° la Prosodia, io.° la Metrica, ii.° la Poctica, 12.° I'Epistolografia,' i3.*' I'Arte dello stile, i4.''rAn- tologica, 1 5.° la Dottrina delle raccolte di poe- sie, 1 6.° la Storia. Nel senso il piu stretto VIl~ molcdcb non abbraccia die i libri di divertimento lilologico e di eloquenza, quali sono le Maka- mat, le Muhadherat, le raccolte di storiette e novelle ecc. Volendosi annoverare le ultime in nn capitolo separato, qui saranno schierate sol- tanto le seguenti. 188. Le Makamat deWHanri, capo d' opera di elo- quenza araba, conosciuto in Europa per I'edizione SaS CATALOGO DEI comci ARABi, ecc. che ne ha fatto il chiarissimo de Sacy , per la tradiizione latina del Teiper e per V imitazione tedesca del Ruckert. Esemplare bellissimo scritto da Ahmed B. Dervish Tanno 971 (i563), carat- tere egiziano o soriano. — &c 117. 1 89. Le sentenze di All arabe con parafrasi in versi persiani, in 12.° — &c aS. 190. Kitah Nokat re Ncvadlr il libro degli aneddoti e delle curiosita dei balordi e stupidi, di aiitore incognito: bellissimo carattere nesklii antico senza data; vui tomo grossissimo in quarto, clie dara materia bastante a chi vorra frugare negli aned- doti e nelle facezie arabe. — A. 74, parte su- periors 191. Trattato persiano degli Enimmi. Rlanca tra il primo e terzo foglio il secondo, e forse piu d uno, in 1 6.° — B. 10, parte superiore. Si paragoni con questo trattato V altro sugli enimmi n.° 172 unito ad iin altro cod ice. 192. Kitab Scerfol-insan. II libro della nobilta del- I'uomo, opera celeberrima del gran poeta turco Lamii, clie non e se non una parafrasi del cin- quantesimo trattato delle opere dei fratelli della puritd (pi'ototipo di tutte le accadeniie e societa letterarie) : essa fu fondata da Zeid B. Refaa sul fine del secolo IV dell'egira (V. Abiilpharagii Hist. Dyn. p. 1 1 7). — & 1 1 4. II testo arabo e stato pubblicato in Calcutta sotto il titolo Ischvan-os-Ssnfa. 1812. XVII. Romanzi, Novelle e Storiette. 193. Storia favolosa di Alessandro Magno, volume grossissimo, in 4.° — C. 26 parte superiore. 194. Raccolta di storie e poemi, clie porta per titolo il Mcdshmuu likullin Kalbin Massduu; cioe la Raccolta per tutti i cuori afflitti, propriamente iin' Antologia, che potrcbbe annoverarsi fra le opere di poesia e di rettorica. — B. 02, parte ■in superiore. DELLA BTT5LI0TECV AMEROSIANA.. Sag 195. Quattio franimenti di diverso formato, di varie storie e favole della giicria della Soria , dei Beui Hilal e d''altii. — Z. 4, 196. Frammento in arabo, scritto assai male, senza capo e fine, d' una storia Egiziana, in 12.° — A. 6 , parte superiore. 197. Raccolta di storiette e belTe-, e poi leggende di santi e profeti, in tutto trcnta storiette. — A. 28, parte superiore. 198. Siretol-melik el-gharlb vel agib; cioe la leggenda del re strano e inirabile: volume grosso, in 12." — A. '2, parte superiore. 199. La parte prima della storia del re Arabo Seif Zilyezcn. Dice ncirintroduzione lo Sceikh Ebul- maali el Rcisi di tutte le storie arabe essere la piu importante qnella del re Seif Zilyezcn., in 12." — Z. 5. 200. Parte seconda della stessa storia, in 12." — Z. 6. 201. La parte tcrza della stessa. — Z. 7. 202. La parte qninta della storia di Seif Zilyezcn, in 12.° — Z. 8. 203. La parte sesta della medesima, in 12.°— Z. 9. 204. La parte settima della stessa, in 12.° — Z. 10. 205. La parte ottava della stessa storia, in 12.° — ■ Z. II. 2cO. La parte nona della stessa, in 12.'' — Z. 12. 207. Altra parte inscritta nona del romanzo Seif Zi- lyezcn, in 12.° — Z. 1 3. 208. La parte undecima della stessa storia, in 12.° — Z. 14. 209. La parte decima quarta della stessa. — Z. i5. 210. La parte prima del romanzo di cavalleria di Hamza el PeJdvan e delle sue avventure col re Cosroe Nusciri:an e coi Cinni (Genj): li primi quattro fogli sono di scrittura pulita, poi catti- vissima , in 12.° — Z. 16. 21 1. La parte II." del medesimo, in 12.° — Z, 17. 212. La parte III.'' del medesimo — Z. 18. Manca la parte IV.* 33o CATALOGO DEI COniCI ARABI , eCC. 2 1 3. La parte V.'' e VI.'' del medesimo: qui e nomi- nato aiitore lo ScclkJi Sciliabcddin Ahmed ed- deJian. — Z. 19. 314. La parte VIIL" del medesimo, in 12.° — Z. 20. 2i5. La parte X.'' del medesimo, in 12.° — Z. 21. 216. La parte XI." del medesimo, in 12.° — Z. 22. 217. La parte XII.'' dello stesso, in 12.° — Z. 23. (Cosi e scritto al fine, benche in principio sia Ecritto XVII). 218. La parte XII.'' in 12." — Z. 24. 219. La parte XIII. ^, in 12.° — Z. 25. 220. La parte XV.* dello stesso ronianzo di Ahmed ed-dehan, che confonde tutti i tempi e re, fa i 4i Cosroe contemporanei coi Califi, ecc. — Z. 26. 221. La parte XVI. " del medesimo, in 12.° — Z. 27. 222. La parte XVIII.^, in 12.° — Z. 28. 223. La parte XIX.% in 12.° — Z. 29. 224. La parte XX. '\ in 12." — Z. 3o. 225. La parte XXL", in 12." — Z. 3i. 226. Storia di Hamza in tnrco, probabilmente c un estratto del romanzo araljo, del quale ncl nu- mero 210 e seguenti si sono notate var-ie parti. Tomo grosso, manco al line. — &: 112, 227. Quaranta storiette turche. II codice fn scritto r anno ico3 (1594), ed e imito col poema tnrco sulla morte di Fatiina (V. n." 179), in 4." — &. 72. XVIII. Storia. 228. Kitabol-mevaiz vel itlbar fi Zikiil Khitat vel Asar, cioe il libro degli avvisi e della conside- razione nella commemorazione dei siti e monu- menti. Storia topogralica celeberrima del Macrizc, morto r anno 845 (1441): bellissimo esemplare in grandissimo foglio. — C. 87, parte inferiore. 229. Kitab Fatah Bchnesa ie Vakaat nierg dehsclur ve Feth Ahnas, il libro dcUa conquista di Behnesa, e della battaglia nella pianura di Dehsclur e della conquista di AJuias, di Osnian Ibri laamur. II codice fu scritto neH'anno 1C04 (i595) con \ DELLA BIBLIOTECA AMBROSIANA. 33 1 carattere assai buono egiziano , in lol. — C. 46 , parte inferiore. a.^0. Mukhtarol Akhbar, cioe la scelta delle notlzie: epitome della stoiia di Belburs eddevadari, la quale porta il titolo Zubdetol fikr, raorto Tanno 725 (1324). — C. 45, parte inferiore. a3 1. Nazmol gevahir, cioc infiizatura delle gioje di Said Ben Batrik, morto I'anno 828 (939). Quest' opera e la stessa cosa che gli Annali di Eutichio, pa- triarca Aleseandrino, i quali furono pubblicati in Oxford nel i658 in due volnmi in 4.° II codice arriva fino alTistituzione de'Jacobiti, e al quarto concilio : manca il resto: in 12.° — A. 26, parte superiore. uZfl. Kitabi futuhatisch Sciam, cioe il libro delle con- quiste della Soria del Fakedi, libro favoloso, tra- dotto come il vero daWOckley, volume gros- sissimo, scritto da varie mani in forme tutte quante cattive, e F ultima poi cattivissima; porta la data 885 (1480). — A. 98, parte superiore. 233. La prima parte delTopera sopraccennata: carat- tere grossolano egiziano, in 12.° — Z. i. 284. La parte seconda della stessa opera, in 12.° — Z. 2. 285. La parte terza della stessa opera, in 12.° — Z. 3. 286. La parte quarta della stessa storia, in 12." — 287. Tarikhol-KIudefa. La storia dei Califi del Soyuti. Opera di alto grido. Mori il Soyuti il poligrafo Tanno 911 (i5o5). Questo codice fu scritto ot- tantacinque anni dopo la morte dell" autore , I'anno 996 (1587), e la storia vi e continuata fino ad otto anni dopo la morte del Soyuti, Tanno 919 (i5i6). — A. 69, parte superiore. In fine del codice si dice essere stata presa questa storia: i." dal Zehebi fino all'anno 700-, 2.° daWVbn Kcsir fino al 788; 8." dal Mesalik, opera di Ibn FadldalUdi, il scgretario, in 20 volumi fino airanno 778; 4.° i]\.\\V Iidiaol ^liamr , 332 CATALOCO DEI CODICI ARABI, eCC. ed Ihnol Hagl, fino all' anno 85o (1446), non nieno clie da altre sorgenti, die nomina, cioe; 5.° la Storia di Bagdad di Ibii Khatib; 6.° quella di Ibn Asakir in 67 volumi ; 7." i fogli del Ssuli in 7 volumi; 8.° et-Teviatia 3 volumi; 9.° Vffol- liyet di Ibti Nariti, in 9 volumi; io.° il Mu- gialezet del Dcini'eri; ii.° il Kjamil del Mobrid, a38. Dice il titolo arabo essere il codice , segnato come sotto , la parte seconda della storia del Ze- hebi: il clie non puo esser vero se non da un lato, perche arriva fino all' anno 8c5 (140a). Scrittura antica egiziaca, in 12.° — A i5, parte superiore. 239. Fadhaili Osman, cioe le eccellenze di Osman il terzo Califa, di autore sconosciuto, composto nell'anno 635 (1237). Questi Fadhaili Osman, cioe i meriti di Osman il Califa non devono confondersi colle opere clie portano il titolo Fadhaili Ali Osman, cioe i meriti della famiglia di Osman, clie contengono T encomio della di- nastia ottomana. — &. 67. 240. II titolo porta Menakibess-Ssahabat vel Culefa ve edabes-Selatin, cioe encomj delli Socii del pro- feta dei Califi, ed etica dei Sultani secondo la • ^ tradizione del Gazali. Questo titolo e falso, non entrandovi ne Califi, ne Sultani, ne il Gazali, ma e un" opera di quelle clie si cliiamano Tha- bacat, cioe classi dei socii del profeta. Codice anticliissimo, in 4.° — &. i3i. Turchi. 241. Questo codice porta due iscrizioni ambedue false. Tuna Calavatul-hadeH furcico-persice, I'altra: II carattere e tuixhcsco, il senso persiano: in vece il '< tutto e turco, e non persiano. 11 codice com- • prende la versione delle biografie degli Sceikhi Nakschbendi, conosciute sotto il titolo di Reshat > -- ainil-hayat, cioe goccia della sorgente della vita; \i opera composta nell'anno 909 (i5o3), in persiano I DELL A BIBLIOTEC.V AMBROSIANA 333 (liillo Sceikh Mevlana All ben Husein, cognomi- nato il Ssofi il Kjascifi il Beihaki, tradotta in turco da Mohammed B. Mohammed Scerif el- Abbasi, morto I'anno I0C2 (i593). Quest' opera fu stampata a Costantinopoli I'anno 1286 (1821). II codice fu scritto I'anno loio (1601) in ca- rattere Taalik , cosicche all' opposto di cid che dice Tepigrafe, il carattere e persiano, e il senso turco. — Q. 56. 343. Codice acefalo, contencnte le sezioni prima e seconda della storia del Tliabarl, tradotta in turco: della sezione prima non riraangono che tre pagine. La seconda e intiera, e comincia da Faraone e da JMose, e tinisce coUa storia dei sette dormienti; II codice fu scritto I'anno 976 (i568), in foglio. II traduttore turco non viene nominato dalT Hagi Calfa. Alia biblioteca Ces. palatina di Vienna si trova questo prirao tomo del Thabari, nel quale ha frugato Y autore del Rosenol, che lo cita spessissime volte. — B. 91, parte superiore. 2^0. Selimnam,e: sette sono le storie di Selim , il conquistatore della Soria e dell'Egitto, che por- tano lo stesso titolo, gli autori delle quali sono: 1." Ishak Celebi, 2.° Siigiudi, 3° lieshfi, 4.° Sciukri, 5.° Ynsuf^ 6° Gelalzade, 7.° Seaadeddin, il grande istoriografo turco, morto nel ico8 (1599). Que- st" ultimo ha lasciato due opere suUa storia del sultano Selim: Tuna e Tultimo libro della sua Corona delle storie^ e V altra e una specie di memorie, che contengono aneddoti della sua vita e particolarmente della sua morte. Quest' ultima opera si trova tradotta nelle Memorie asiatiche del Diez (I.° p. 256). Qnesto codice contiene r ultimo libro della Corona delle stoiie, in 4.° -9-48. 244- Codice contenente abbozzi storici. turchi e altresi una relazione della conquista di Gerba per Piale pascia, Tanno 967 (i559^; la relazione fatta da 334 CATALOGO DEI CODICI ARABI, CCC. Mustafa pascia a Solimano il lep;islatore sulla con- quista di qualclie bastione a Malta; pezzi di let- tere, osservazioni astronomiche, ricette, ed altre miscellanee. Eccetto la grande opei"a del Makrizi, non offre rAmbiosiana alcun die di sommo pregio per lo scrittore di storie oriental), perclie la narrazione del Thabari contenente le leggende dei profeti e quasi tutta favolosa, e favolosa non meno e la narrazione delle canipagne di Soria del falso Vakedi, il quale e stato prcso AaWOkley pel vero. — 80 77. Parte terza. Scienze matemadche e filosofiche. XIX. Arltmedca e geometria. I quattro trattati seguenti sono contenuti in un solo codice. — So. 64. 2^5. El-meunct fil hisab, cioe il sussidio aH'aritmetica dello Sceikh Sclhabeddin Ibnol-Haim Ahmed B. Mohammed. Consiste nei prolcgomeni, in tre parti e nella conclusione. Fu scritto il codice 1 anno 935 (iSaS). 246. Mokhtassar Kiafil lil-motalib : Compendio che va niallevadore a quel che brama; trattato aritmetico del dottore Ibnol-benna, cioe del figlio dell'ar- chitetto , composto I'anno 782 (i38o): sono so- lamente nove fogli. 247. Tefahat fil-misahat, cioe Porno unico geometrico di Ebil Hasan B. Ahmed B. 3Iohainmcd B. Ibrahim el Bscaarl, morto nel secolo sesto o settimo del- r egira. 248. Un trattato di quattro fogli solamente, carattere niagribino; raccolta fatta dallo Sceikh Scihabeddiii .u et-Talhi. XX. Cabalisdca. Sette trattati cabalistici contenuti in un solo codice scritto nel carattere del Magrib, dove. 1:ELT.,A BinLIOTEC\ AMP,ROSIA.NA. 33S come e noto, la cabalistica e tutte le scienze occiilte fiirono con passione coltivate. — B. 58, parte supciLore ^ e sono o,i\(). Kabsolcnvar fi ilmil-horuf vel-esrar, cloe: accen- dimento dei lumi nella scieuza delle lettere e de- gli aicani dello Sceikh Qemaleddin Ebul-Mehasin Yiisuf eel dauri; pare questa essere la vera le- zione e non elenderumi , come porta il codice deir ffagi Calfa delta bihlioteca cesarea palatina di Vienna. Vi si passano in rivista tutte le let- tere dciralfabeto, spiegandosi le loro virtu nii- stiche e cabalistiche con un'aggiunta degli alfa- beti mao-jci dei Talismani ed Amuleti. 200. Kitab ilinol-horiif , il libro della scienza delle lettere del Gliazall: vi si percorrono parimente tutte le lettere dell alfabeto, e le formole misti- che del Corano. 25i.Trattato degli Amuleti, e delle formole cabali- stiche dello Sceikh Ahdol-hakk B. Sebiin. 262. Trattato cabnlistico dello Sceikh Ebalabbas Ahmed B, All el Buiii sopra i nomi di Dio. 253. Scelta del trattato Gemaliye dello Sceikh Eba Said esc-Sciiiani il medico, con estratti del libro di Ali llohammcd el Beliiii fatto I'anno 1018 (1609). 254. Comentario del Kitabol Hatem del Qhazali. 255. Trattato cabalistico con formole di Talismani ed Amuleti, senza noma delFautore. Le seguenti sctte opere sono parimente con- tenute in un solo volume. — B. 5?, parte sn- periore. 256. Compendio dello Sceimsol-Maarif, cioe sole delle cognizioiii , libro die tratta di tutte le virtu oc- ciilte dei nomi di Dio. L'autore del Compendio e Mohyeddin Ebalabbas Aluned, iiglio dello Sceikh el Makarri, scritto I'anno ici i (1602). 25^. Trattato sulla stessa materia. 200. Comentario del Terkibol KJiathn , cioe composi- zione deirancllo del QJiazali (V. n." 204). 336 CATALOGO PEI CODICI ARABI, eCC. 359. Trattato anonimo sulla stessa materia. 260. Trattato anonimo snlla stessa materia. 261. Libro sui moti dci pianeti. 262. Galendario riniato di Eld Abdallah Alohammed B. Abdol-hukk, celebre sotto il nome di Riayi Mokrii: carattere mapibino. Come i due precedenti, un altro codice pure, segnato, — &> 3o, contiene sctte trattati caba- listici, e sono; 263. II libro deirAugurio, detto Fal, clie i viaggiatori inglesi scrivono malaniente Fall, di Giaafer B. Mohammed ess-ssadlk, il sesto Imamo: sono ver- setti di varie sure del Corano, e il modo di trarne le sorti e spiegato in versi persiani. tid^, Kitabol ikhtilag , Iibro di orgiasmantica, ovvero deU'Augurio dei moti dei membri: in persiano. 265. Trattato arabo dei giorni fortunati, ed infausti con un calendario. 266. Trattato d'aritmetica, in persiano. 26?' Kitabol talii, cioe il libro dell' oroscopio: opera attribuita all' Imamo sesto, Giaafer ess-ssadik. 268. La storia dei settantadue demon] citati innanzi al trono di Salomone, in persiano. Un codice di ;•. cjuesta operetta si trova tra i codici del Joanneo di Gratz. Ognuno di questi demonj, clie pigliano le figure le piu mostruose, e costretto a lasciare a Salomone una ricetta contro una malattia con formole talismaniclie, snggelli ecc. 269. II libro deU'Augurio per conoscere il vincitore e il vinto, la morte e la vita, in versi persiani. Delia stessa natura sono parimente i trattati seguenti, raccolti ancli'essi in un solo codice. — & 20. 270. Trattato acefldo cabalistico con varie formole ta- lismaniclie. 2-]. 11 Kitabol tevalik. cioe il libro dei 72 demonj costretti ad insegnare la medicina a Salomone (V. n.° 268). 272. Altro trattato di (onnole talismaniclie. DELLA BTBLIOTECA AMCUOSIINA. SSj 273. Zibal done di cattivissima scrittnra, die contlene pezzi talismanici , tra i quali la storia dei 72 demon i in arabo, la stessa che in persiano fu gia riscontrata nei numeri 268 e 271: questa ultima ci sembra essere I'originale. 274-275. II Tsciaghmini: cosi dal soprannome derivato a Mahmud B. Mohammed da Tsciaghmin nel Khua- rezm, sua patria, fu chiamata un'opera celeber- rima astronomica da lui composta che ha pero il titolo di el Molaklikhas fil-heyet, cioe il compen- dio della sfeia. Consta dei piolegomeni, e di due parti, la prima delle quali tratta dei corpi cele- sti, ovvero delle sfere, la scconda dei corpi infe- riori. II Tsciaghmini e la Fcthlyet di Ali Hiishgi, stampata a Costantinopoli I'anno iSaS, sono le due opere elementari le piu celebri dei Turchi. \J Hagi Calfa, sotto il titolo di Tsciaghmini, dice essere questo il nonie dcirautore adoperato per sigaificare V opera stessa , come il Bokhari, il Ssndresc-sceriaet ed altri. — C. 36, parte inferiore. 276. Er-raudhat el-mozehherat fil emel bir-ruii el Mo- kantarat, cioe i giardini fioriti nell' opcrazione col quadrnnte di Alaeddin Ali Ilmesc-Sciatir di Damasco. Consta dei prolegomeni, e di 35 capi- toli. — C. 49 pciJte inferiore. Nel codice appena citato si trovano: 277. a) Er-riscdet cl-hisabiyel fil-aamalil-Afakiyet, cioe trattato aritmetiro sulle operazioni dell'orizzonte, e un trattato cronometrico, diviso in 3c capitoli di Negmeddia Ehi Abdullah Mohammed B. Mo- hammed E2;iziano. 278. b) Keshfor-rcib fil amel bil-gib, cioe il dubbio levato dalle operazioni coi iogaritmi : trattato di Scemseddin Mohammed B. Ahmed B. Abderrahim el Maliki; Hagi Calfa cliiama I'autore di esso Ebi Abdullah Mohammed B. Abderrahman el Mezi; il die pare uno sbaglio del copista. 279. f) Trattato sulTuso dcira^trolaljin di Ibn Ebiss- ssalt. Bibl. Ital T. XCIV. « 22 3S8 CATALOCO DEI CODICI AHABI, eCC. 280. c?) Mokhtassar fi ilmil rneftuh min ilmil hisab, cioe compendio aritmetico scritto alia Mecca da Ismail B. Ibrahim, B. Qhazi B. All di Murdin. 281. e) Trattato sul nietodo di trovare la meridiana di Ibn Yunes, il celebre astronomo di Hakim biem- rillah. II codice in 4.°, segnato §6 68, contiene i quat- tro seguenti trattati; cioe 382. Trattato astronomico senza capo e fine, di scrit- tura assai antica, poi di mano diversa. 283. Un almanacco astrologico dei giorni fortunati, ed infausti (V. n." 266); indi 284. Un trattato arabo sulle qualita delle cose natu- rali: 285. Un frammento terapeutico, di mano ancora di- versa. XXII Astrologia. 286. Opera astrologica di Giovanni Messue (cosi TE- pigrafe del codice) insieme alia vita deirautore cavata dalla Biblioteca dei filosofi esistente nel- I'Escuriale. II codice e scritto di mano europea, e dedicate al Wisir Yahya Ebn Zikr, in foglio — 8c 196. 287. Prognostico del calendario per Tanno 10 13 (1604): sta unito al codice. — &. £94. XXIII. Oiieirocritica. 288. Opera in lingua turca, divisa in 67 capitoli, dei quali mancano i primi 2r. II codice fu scritto I'anno 909 (i5o3) in 4.° E congiimto ad im'opera medica, della quale si parlera sotto Tarticolo di medicina. — &• 73. XXIV. Musica. 289. L' opera celeberrlma del filosofo Faryabi, mono Tanno 329 (940), la quale per certo contiene tesori suU'antica musica dei Greci, e degli Orien- tali : codice preziosissimo anche per la sua vetusta DELLA BIELIOTECA AMBROSIAN.V. 33o e bella scrittura, scritto l' anno 748 (1847), ^"■ piccolo foglio. — C. 40, parte inferior e. XXV. Geografia. 290. Kharidet ol agiaib ve feridetol-gharaib. La peria unica delle cose mirabili , e tlelle rarita di Zei- neddin Omar Ben el Mozaffer Ihnol-vardi , de- funto nell'anno 760 (1349): opera geografica celebr'e, della quale il Dcguigncs diede estraui nel secondo tomo delle Notices et extraits des manuscrits de la Bibliotlieqne dii Roi. II codice fu scritto nel 1024 (i6i5). — A. 67, parte su- periore. 291. Gharaibol-funun ve melahol-oyiin^ cioe le rarita delle cognizioni e le facezie degli occhi: in arabo, in cinque discorsi : i.° della Hgura del cielo e delle dodici costellazioni; 2." dei sette climi e delle maraviglie della terra; 3." dei cavalli e della loro eccellenza; 4.° dei camnielli, dei loro nomi e delle loro qualita; 5." della caccia e della pesca. Si vede che quest' opera potrebbe anuo- verarsi a buon diritto anclie fra le appartenenti alia storia naturale. — &c 76. XXVI. Medicina, 292. Kitabol ikhtiarat, il libro dei prognostici , ossia delle scelte (di niedicina) del celeberriuio me- dico Hebetollah Ibn-Said Ibnet-Telmid, codice molto antico, mancante pero alia fine, in 4.° — C. 59, parte inferiore. 293. La seconda parte del commentario del canone di Avicenna. II codice fu scritto da Ebulfereg Ibii Ishac el Israili el lusnfi, in 4.° — Si 48. 294. II libro quarto del canone di Avicenna, scrittura facile a leggersi, in fol. — G. 5^, parte superiore. 2g5. Moogiz al Cannn, cioe il coisipendiatore del ca- none di Avicenna dello Sccikh Imam Hamded- din All B. Ebil azm el Kaisci, celcbre sotto il nome di Ibnoti-Nefis , morto nel 672 (i2o3). Fu 340 CATALOG'o DEI CODICI ARA.BI, eCC. stampato in Calcutta col titolo the Moojiz ool- Qanon a medical work by Ibn-ool-Nufees , nel 1828. — &o 71. 296. Tezkeretol-Kakhnlin , cioe il memoriale degli ocu- list! di All, B. Isa, oculista celeberrimo. L' opera abbraccia tre parti, la prima da la definizione e descrizione degli occhi; la seconda tratta delle malattie degli occhi; la tcrza delle malattie in- terne die non sono esposte ai sensi. II codice e mancante , poiche la prima parte comincia al capitolo 21 die e 1' ultimo; la seconda e intiera, composta di 87 capitoli; la terza die e di di- ciassette capitoli finisce alPundecimo: piccolo 4.° — & 4. In un sol codice, scritto nelPanno 974 (i566), e porta la segnatura &. 109, si contiene la co- pia di due codici antichissimi turchi , finora sco- nosciuti in Europa. 397. II primo e tradotto per mano di Mitssa B, Mas- sud dal persiano per ordine di Murad II, figlio di Bayezid, dal testo di Ebul-Mozzaffer B. Hei- betallali. Contiene esso in 17 capitoli medicine stimolanti, venerea. 298. II secondo, die comincia alia seconda pagina deir ultimo foglio del primo , fu composto da Ishak B. Murad; ed e diviso in due parti; la prima e un glossario terapeutico di 216 articoli composto neir anno 79a (1089) nel casiello Ke- rede al nionte Jrkat, Taltra porta ricette di me- dicina. 299. Raccolta di pocliissimo valore di varie ricette di medicina, con varie annotazioni: in arabo , in 8.° — &c 42. 300. Unita air opera oneirocritica indicata al n.° 288, v' e un'opora medica turca di autore non no- niinato in tre dispute {Bahs), scruta ucll anno 911 (i5o5). DELLA BTBLIOTECA AMBROSIANA. 841 XXV I L Veterinaria. 3oi. Kltab fi ilmil beitharet vel furusiyet, cloe libro suUe due scienze, la veLerinaria e la cavalcalura, tutto per il profitto della guerra sauta; in arabo, in 4.° — & 06. Zqo.. Bazname , cioe il libro de'flilconi: trattato sulle infermita degli uccelli di caccia, ovvero sulParie dello Struccicro, intorno la quale lia lasciato un libro Francct^co Sforzino da Garcano, nobile vi- centino. Ci riportiamo a quello clie abbiamo detto di nu tale testo antichissimo turco nella notizia gia data sui codici arabi e turclii deirAm- brosiana , la quale trovasi nel tomo 4:^ della Bi- blioteca Italiana, fascicolo delTaprile 1826, p. ^7: si riserba poi I'autore d; questo catalogo a par- larne piu ampiamente nella prefazione e tradu- zione del codice stesso, nella quale ora si occupa. Codice. — So 121. XXVIII. Logica. So^.L' Isagoge di Porfirio in arabo, carattere euro- peo. in 8.*^ — So io5. 804. El-isah ma fi kitabil Isagogl, cioe dilucidazione di quello, che si trova nel libro dell' Isagoge ; in arabo, in 4." — &c 47. 3o5. Un piccolo trattato suW Isagoge di Porfirio del- \Eblieri: Quest' ultimo si trova in un sol codice. — Sg 45, con 3c6. Ssarf, ovvero trattato elementare gramatico, con 807. Un commentario sulla Scemsiyet, logica compen- diosa di Negmeddin Omer li. All el Kazvini, conosciuto sotto il nonie di Kjatibi, discepolo del gran fdosofo Nassireddin di Tiis ^ morto nel 898(1487). Fu coniposto pel Coggia 5cfm56fZ 26 » 6 » A. 46 parte superiore. » 28 5> terzLiItima » A. 76 parte superiore. » 29 » 16 » B. 45 parte superiore. » 48 « 19 » C 41 parte inferiore. » ivi » 35 >. Sc 38 - .\ \v^iUA-.>.i, 349 PARTE II. SCIENZE ED ARTI MECCANICHE. Delia frenologia. i^corsero omai treclici anui dacclie la Biblioteca Italiana ofFerse ai suoi lettori i Ragionamenti critlco- filosofici del professore Baldas scire Poll sulla scienza della craniologia (i). Volendosi ora render conto del- I'andamento ulteriore e dello stato attuale della me- desima, i Direttori di questo giornale giudicarono che trattandosi di un argomento filosofico-medico , sarebbe bene che dopo aver sentito il tilosofo, s'udisse pure il medico. Siffatto riflesso loro piacque soprattutto dacche contavano fra i collaboratori della Biblioteca Italiana un medico che visse in famigliarita col dot- tore Gall, che attinse alia fonte la sua dottrina , ch' ebbe infinite occasioni di verificarla , che scrisse intorno le malattie del cervello, e che gode riputa- zione d'uomo alieno da spirito di partito. Scrissero adunque al sig. consigliere di Stato russo cav. Giu- seppe Frank , professore emerito di medicina pratica della gia imperiale Universita di Wilna, ora domici- liato a Como , pregandolo affinche volesse stendere un articolo intorno a siffatto argomento. 11 signor Frank rispose la seguente lettera: Chiarissimi signori. Egli e vero che a Vienna sono vissuto dall'anno 1796 fino al terminare delFanno 1802 in famiglia- rita col dottore Gall mio compatriota; che ho veduto (1) Fascicoll di uiarzo, glugno e agosto 1826. Tomi XL I pag. 362, XIiII pag. 337 e XLIII pag. 209. 35o BELLA FRENOLOGIA. svilupparsi sotto i miei occhi la sua clottrina cranio- logica, e n'ebbi anclie da esso delle lezioai privatis- sime. E vero che ne'miei viaggi in Alemagna, Fran- cia, Inghilterra e Scozia, intrapresi collo scopo di visitare gli spedali , i manicomii , le prigioni , a dir breve tutti gli stabilimenti filanti'opici e penitenziar j , ebbi delle frequenti occasioni di niettere alia prova la craniologia, senza rispondere tuttavia alle intenzioni di Gall, clie voleva far di nie un apostolo delle sue dot- trine. Egli e vero che una pratica di quarantotto anni in climi assai diversi ( e quella specialmente nello spe- dale civico di Vienna, ove, come medico primario , per lo spazio di otto anni ero preposto al diparti- mento degli ammalati paganti, nel quale si riceve- vano anche dei mentecatti; e quella pure nella cli-- nica di Wilna, che diressi per diciotto anni, da cui contro il costume delle scuole cliniche non si esclu- devano gli alienati ), mi mise alia portata di racco- gliere innumerevoli fatti relativi alia craniologia. E vero che nella mia opera Praxeos medicce universal prcecepta elaborai con patticolare amore la dottrina delle malattie del sistema nervoso. Egli e finalmente vero che per sollevarmi da piii scrie occupazioni , mi divertii colla lettnra di quello die fu scritto intorno la frenologia e craniologia (i). Ma ella e (i) Alle opere e alle Memorie citate dal sig. Poli ag- giungo le seguenti : di J. Viinont, Traite cle la phrenologie humaine et comparee accompagne d'un magmfique atlas in folio et de 120 planches, Paris i832;, di G. Combe, Nouveau manuel de phrenologie traduit de I'anglais et augmente d'ad- ditions nombreuses et de notes par le docteur Fossati, Paris i836i di F. I. V. Broussais, Cours de phrenologie , Paris, 1 836; di L. Ferrarese, Memorie risguardanti la frenologia ed altre scienze che con essa hanno stretta relazio"e, Napoli, 1836-37; di Watson, Statistics of phrenology; di U. S. Ottin, Precis analytique et raisonne du sfstenie du docteur Gall sur les facultes de Vhomme et les fonctions du cerveau., 7." edition, Bruxelles , 1837; di J. Gordon e di Lord Jeffrey (Edin- burgh Mei'ieiv , a° 49 e u.° 88); di Roget {Supplement of DELLA rRENOI.OOIA.. 35 I appunto la perfetta conoscenza dell' oggetto che mi allontanerebbe da ua' arena in cui vedo da un lato spiegata una bandiera colla divisa: Tout humme qui liadopte point la phreiiologie a le cerveau malfait (i), e dall altro un apparato di armi gia troppo usate (2); se la premura di corrispondere anclie in quest' occa- sione ai vostri desiderj, cliiarissimi signori, non vin- cesse qualunque altro riguardo. Facendomi adunque ad esporre senz'amore e senza odio i miei pensamenti intorno ad una dottrina co- tanto esaltata da taluno e da tal altro tanto depressa, sembrami importantissimo Fascendere alia sua origine dichiai'ando innanzi tutto il vero senso delle parole frenologia e craniologia clie negli scritti piu modcrni vengono presi come sinonimi.. the Enciclopedia Brittanica); di Th. Seewall An Examina- tion of phrenologia, Washington, iSSy; di Rich. Chenevix Ueber GeschicJite unci Wesen der phrenologie , a. d. E. uher- setzt von B. Cotta, Leipzig und Dresden i838; di R. Ma- chnish , saggio della recente opera : An Introduction to phrenology, traduzione con note di Pieiro Molossi, Milano, i838; di G. Canziani, Principj elementari di frenologia, Milano, i838f, di P. Molossi, Appendice frenologica ad un articolo del Cosmorania pittorico sulla testa d' Eusiacliio il Negro di S. Domingo , seguita da alcnne dichiartizioni intorno gli organi cerebrali e alle corrispondeati facolta e coU'aggiunta del prospetto di un' opera da pubbllcarsi col titolo di Studj frenologici, Milano, i838i ^ ^li Azais , De la phrenologie , du magnetisme et de la folic, ouvrage de- die a la memoire de Broussais , Paris. 1889; non die il Journal de la Societe pkrenologique de Paris redige par une commission de ses membres; La Piirenologie Journal du per- fectionnement individuel et social par I' application de la phy- siologie , fonde par MM. Place, Berigny, Florens et Du- bose f, il Phrenological Journal of Ediinburgh ; i Phrenolo- gical Transactions , la Gazette medicale ecc. (1) Lelut. V. Gazette medicale i835, n.° 3o. (z) Assai trite sono le obbiezioni fatte alia dottrina di Gall e di Spurzheim e si leggono ractolte nel voUuue X del Phrenological Journal^ unitaiiiente alio rispettive risposte. 352 DELLA FRENOLOGIA. La frenologia (da (ppriv mente e /loyo(; discorso) non altro indica nel suo senso naturale die trattato della mente ossia dello spirito, e suona lo stesso che la parola psicologia. Sotto questo aspetto essa e antica quanto lo studio della filosolia; poiche dell' anima e delle sue facolta, incominciando dai Caldei, trattarono tutti i filosofi di tutti i tempi: se non che i fenomeni dello spirito, attesa la scarsezza delle cognizioni anatomiche, furono considerati quasi esclusivamente per lunga eta sotto r aspetto della metafisica di cui la psicologia faceva una parte, e cosi la veggianio trattata negli scritti di Platone, d"Anstotele, di Cartesio, di Malebranche, di Leibnitz , ecc. Essa comincio a prendere un carat- tere piu sperimentale nelle opere di Locke , di Bon- net, di Condillac, di Reid e di Stewart-, e la scuola tedesca, separando affatto la psicologia considerata nei 6Uoi rapporti col sistema nervoso dalla psicologia me- tafisica, prese a trattare distintamente della prima col titolo di psicologia cmpirica e della seconda con quello di psicologia razionalc. Ad arriccliire la prima valsero i progress! fatti nella notomia del cervello mediante 1* opera di Willis , Hal- ler, Vic-d'Azyr, I. Gl. Walter, Malacarne, Osiander, Home, Burdach, Rossi, Bellingeri, Cuvier, Riche- rand, Soemmerring, Wenzel, Tiedemann, ecc. La frenologia, nel senso attualmente ricevuto, non e che una nuova modilicazione della psicologia em- pirica, in cui le facolta e le tendenze delF anima, in vece di essere come prima considerate nei loro rap- porti generali col sistema nervoso encefalico, sono rese particolari ad alcuni pretesi organi del cervello. Gall e Spurzheim adunque potranno essere consi- derati bensi come fondatori di un nuovo sistema fre- nologico, ma non mai come fondatori della scienza stessa. Se il sig. Ottin dice (i): A qiioi out abonli toutcs les doctrines erifantees par res sages si vantes de la (i) L. c. DFXL.V FRENOLOGI.V. 353 Grcce, et tout ce que Descartes, Malehranche, Leib- nitz, Locke, Condillac, Kant, etc. out ajoute aux en- telochies de Platoii et aux entites d'Aristote? egli non fa die seguire le pedate di tiitti gli autori di iiuovi sistemi, i quali cominciano senipre collo spacciarsi fondatori della scienza ecol mostrarsi ingrati verso ([uelli die prima I'lianno coltivata. A dar retta a Pa- racdso, a Brown, a Rasori, ad Hiilinemann ed ai loro segnaci , la medicina non esisteva prima di ciascuno di loro, ed Ippocrate, Sydenham, Baglivio, Morga- gni, in somma i veri benefattori delFumanita, non erano die pretesi genj, aventi tutt' al piii qualdie barlnme di medicina. La craniologia poi, o meglio cranioscqpaa, e I'arte di conoscere mediante I'esame della forma del cra- nio gr isiiiiti , i sentimenti e le facolta intellettuali dcir iiidividao. Quantunque di queU'arte si trovino vesrtgia pVesso Giambattista Porta, Alberto Magno, Pietro Montagna, Gliirarddli , Lodovico Dolci e specialmente presso Giovanni Glogowczik (i) , pnre se ne puo risguar- dare il Gall siccome il vero fondatore, essendo egli stato il primo a darle un aspetto scientifico. Dal fin qui detto apparisce, die la frenologia nel senso di Gall e il fondamento della craniologia, e die la verita di quest"' ultima si appoggia intieramente alia prima, non essendo le protuberanze esterne , se- condo lui , die nianifestazioni degli organi interni. Ond' e die questi due nomi vengono presi indiffe- rentemente ad esprimcre la dottrina della pluralita degli organi del cervello e della" divisione fra essi delle diverse facolta e tendenze delf anima. Apparirebbe pure da quanto'venne' sopra" esposto, die la scoperta della frenologia dovesse aver preceduto (i) Egli mori nel i5o7. Nelle sue Qiicestiones librorum (le anima ha es[josta la dottrina del dottore me'.lico Gor- •.Inn, illusti-ata da una testa d' uonio incisa con cerchi in- dicanti la diversa sede delle facolta intellettuali. Bibl. Ital. T. XCIV. 23 354 DELLA. FRENOLOCIA. quella della craniologia, giacche senza avere rico- nosciuta ed anatomicamente dimostrata I'esistenza de- gli organi nel cervello, riiivenzione della craniosco- pia noil avrebbe niaggior nierito o maggior valore della chiromanzia, della nietoposcopia, della cabali- stica, ecc. Che se al contrario si dimostrasse che la frenologia fosse una conseguenza della cranioscopia , se la dottrina degli oi'gani cerebrali fosse stata de- dotta siccome corollario della nianifestazione delle protubei'anze del cranio, avremmo tutta la ragione di sospettare che si fosse inventata la scienza onde rendeie verisimile un sistema, e dovreramo stare in maggior guardia contro le pretese deduzioni della scienza stessa. Or qnesto e cio che avvenne del sistema diGall; e qui mi trovo in dovere di far nota una circostanza che parnii sommamente importante. AlFepoca in cui io conobbi il fondatore della craniologia, ed in cui n' ebbi dal mcdesimo delle lezioni, egli non era piu versato neiranatomia del cervello di quelle che so- gliono essere i medici in generale. Solo allorche la sua craniologia venne tacciata di cerretanismo , egli intraprese uno studio profondo di quest' organo ondc trarne pai'tito a favore della medesinia, e lo stcsso fece dappoi il suo allievo e collaboratore Spurzhcim. Siccome i propagatori e difensori della frenologia e della cranioscopia chiamano in soccorso della loro dottrina i fatti appoggiati alia struttura delF encefalo e del cranio, parnii che solo dalF anatomia si debba eperare un giudizio assoluto sul nierito di questa dottrina. Le disquisizioni xnetafisiche, per qiuinto pos- sano essere ben ragionate e concludenti, cadrehbero sempre a fronte del latto. Aiizi, o\e questo fosse avverato, converrebbe rivolgere lo studio nel poire in accordo con esso i principj su cui si fbiida 1" or- dine universale. E cosi operarono appunto i seguaci di Gall per togliere alle sue dottriiie la inacchia di matejrialisnio , di iatabsino e di antisociabilita. DELL.V FRENOLOGIA.. 355 cc II venerando dottore "W^elsli, professore di storla ecclesiastica nell' Universita di Edimburgo, dichiara positivamente, clie avendo esaminato ad una ad una le dottrine della Chiesa in connessione colle verita della nuova scienza, ha tiovato sussistere fra di esse il pill nieraviglioso accordo. S. G. W^atley arcivescovo di Diiblino dichiara che sia da principio fu piena- mente convinto che le obbiezioni morali e religiose contro la dottrina frenologica erano del tutto insulse {^utterly futile) w (i). II signor Giacoma, parroco pie- montese, manifesta la stessa opinione e crede dimo- strare anzi che la dottrina di Gall serve meglio di ogn' altra a provare la spiritualita dell' anima (2). Contrasta, a dir vero, con quest' asserzione il so- lenne docuniento di materialisnio che ci offre la pro- fessione di fede di Broussais (J), uno dei principali moderni frenologi (del quale dissero i parigini, che avendo fallito coUa sua dottrina niedica, ando a cer- care delle consolazioni in bracrio alia filosolia); ma qui i seguaci di Gall protesteranno di noa essere solidarj fra di loro. Per la stessa ragione il solo Richard sara rispon- sabile d'uii articolo intitolato: Phreiiologie et Ntipo- leon, in cui volendo spiegare donde provenisse die Bonaparte conservasse una sinistra prevenzione con- tro i lavori di Gall e di Spurzheim (cio die piena- mente risulta dal Memorial de Sainte-Hclcne par le comte Las Casus e dai Memoires da docteur Aiito- mnrchi) disse: Tout, porte d cruire que la haine de I'em- pereur contre la plucnolo^ie eat aussi sa racine dans un insdncte de despotisme, dans une crainte vague des resultats de cctte science pour les liberies populaires. Si ce nest qu une supposition, le parullele cntre les prin- cipes napoleouicns et les tendances phreriulogiques ltd pretent du moins une etonnante probabiliTe. Napoleon (1) Nota alia pagina 8.'^ tleir opera c.ltata tU IMachiiish. (a) Anaotaziono I all' opera siKldetta. (3) La Phrrnologie Jouriud , 11.° 18, 1839. 356 BELLA FRENOLOOIA. setait donne la mission de rcorganiser en France une societe monarchlque .... maintcnnnt qii ens eigne la phrenologie de conUaire aiix tendances obsoliiti- stes? . . . Qui ne ioit en effet Vappid que de telles maximcs pretent aux tendances conibattues par Napo- leon? Qui ne sent comhicn elles sent antipathiques aux dogmes de t obeissance passive et du pouvoir absolu? (i). I frenologi attribuiscono a Napoleone il giudizio sfavorevole die I'lstituto nazionale di Francia ha por- tato sopra una Memoria intorno la frenologia presen- tatagli il 14 maggio 1808 da Gall e Spurzheim, in cui queiristituto non vide nemmeno « une doctrine, un sy Sterne digne d attention ». Se i commissarj no- minati da quel ceto di dotti per esaminare la Me- moria suddetta e per fame un rapporto, fossero stati tutt' altri die Tenon , Saljatier , Portal , Pinel e Cu- vier, il sospetto die Napoleone avesse esercitato qualche influenza sopra di loro avrebbe potuto avere alnieno un'ombra di verosimiglianza ; ma il supporre uomini di tal fatta cortigiani al punto di compro- mettersi con un erroneo giudizio in faccia al mondo, e cosa non ammissibile. Non e pero da tacersi die Napoleone ha detto (2): fed beaucoup contribuc d perdre Gall (3). Corvisart etait son grand sectateur: lui et ses semblables ont un grand penchant pour le materialisme : mais la nature nest pas si pauvre ; si elle etait si grossiere que de s'annoncer par des formes exterieurcs, nous irions plus (i) Journal de la Societe Phrenologique de Paris. Troi- sieme annee 1 8 3 5 . (2) Oeuvres choisies de Napoltoa Bonaparte , torn. Ill , liv. V. 85, 86, 87. (3) Appnre dall' acceiinato articolo del sig. Piichard, die Napoleone fa cosi severe riguardo a Gall, c!ie I'impera- trice Ginseppina volendo farsi esaminare la testa da lui , dovette farlo in segreto iielio studio del jjittore Gerard " en portant sur sa propre tete la main de Gall et en le priant de lui dire ses bosses. » DELLA FRENOLOGIA. 357 vite en besogne et nous seiions plus savans. Ses se- crets sont plus fins et plus dclicats , plus fugilifs; jus- qu'ici Us echappent d tout . . . La raison, l experience, et fai ete dans le cas d' en faire une grande prati- que, montrent que tons ces signes extericurs sont au- tant de mensonges , quon ne saurait trap sen garan- tir, et qiiil est reellement d' autre s nioyens de jnger et de connailre les hommes, que de les voir, de les essa- yer et de les pratiquer. II giudizio deir Istituto di Francia suUa dottrina di Gall non poteva riuscirgli nuovo, perche in fondo non era clie una ripetizione di quello gia prima por- tato intorno alia medesinia dai sommi anatomici Pro- chaska a Vienna e Walter (i) a Berlino. Ne trovo in seguito piii approvazione la dottrina di Gall e di Spurzlieim presso i celebri fisiologi Blainville, Geoffroy Saint Ililaire, Scrres, Flourens, Magendie, Desmoulins, Duminil e Dutrocliet. II Si- gner Roclioux in una seduta delFAccademica reale di medicina a Parigi, in cui si elevo una discussione intorno la dottrina di Gall e di Spurzheim, sorpassd ancora i comniissarj dell' Istituto dicendo della cra- nioscopia: nous croyons meine que c'est depenser son temps en pure perte que d agiter si scricusement une chose si bouffonne (2). I frenologi non si stancano di ripetere, che tutte le scoperte grandi ebbero dapprinia la sorte di essere contrastate e i loro autori perseguitati: e citano Ga- lileo, Colombo, Harveo ecc, quasiche F essere cou- trastata elevasse qualsiasi teoria al grado di scoperta, e F essere perseguitato valesse ad ognuno quello di uomo grande. Gall fu uomo di genio e perseverante , un buon medico pratico , e cio die sembra poco note, un eccellente orticoltore. ]\Ia passeggiando con lui nel suo giardino della Landstrasse a Vienna, in compa- gnia di Kotzebue , clie credevamo nostro comune (i) Etwas iiber die Schddellehre. Berlin 180 3. (2) Gazette mediccde ^ i835j n." 20 Feuilleton. 358 DELLA. FUENOLOGIA. amico (1)7 nulla faceva presagire clie il craniologo un gionio sarebbe messo da alcuni in liiiea con Ba- cone e con Newtono. Una bella testa con fronte alta e spaziosa ci pie- viene ceitamente in favore delle facolta intellettuali dell'individuo, nella stessa guisa che I'aspetto d'una gran casa con bella facciata suole darci una buona idea deirinterno. Ma di cio tutti erano persuasi an- clie prima di Gall , senza pero dimenticare clie esi- stono razze d'uomini le quali con teste, secondo noi brutte, e per certo con fronte angusta, possiedono cjualita intellettuali simili alle nostre (2)-, e che nulla (i) Kotzebue prego Gall di metterlo al fatto della cra- niologia, come prego me d'iniziarlo nei priucipj del si- stenia di Brown, che mi aveva sedotto nella mia gioventu. Gall non si lascio Inngamente pregare, poiclie V acquistare alia sua causa un uorao tanto influente suiropinione pub- hlica qual era Kotzebue, gli semljrava di somnia inipor- tanza. Mentre congratulavasi d''averne fatto un craniologo, il poeta scrisse una commediola, iutitolata appunto il Cra- niologo, nella quale mise in ridicolo le sue dottrine e che fu rappresentata a Berlino ed altrove con ottimo successo. (2) I frenologi sentirono I'importanza di questo argo- mento e per evaderlo presero a negare alia razza negra il diritto di fratellanza colla nostra. II frenologo Andrea Combe (Aunali universali del doitore A. Oniodei i838, novenibre e dicembre pag. 5o4) cerco di coufutare Tie- demann, il quale in una Memoria i' On the brain of the Negro » inserita nelle Philosophical Transactions for the Jear i836, pag. 497, insegna : essere il cervello ed il cer- velletto dei ncgri grandi come quelli degli europei; es- sere la loro struttura esterna la stessa; non somigliare il negro all' orang-outang piii di quello che gli somigli Teuropeo-, trovarsi ambedue sulla stessa scala degli esseri e possedere coeteris paribus eguale carattere ed eguali ta- lenti. Col celebre auatomico e qui iniierauiente d' accordo il sommo iilosofo Dugald Stewart. Ho io stesso inteso dalla sua bocca in Edlmburgo nelTanno i8o3 in una conver- sazione di dotti nella quale si trovava pure Walter Scott, che la somma primitiva delle facolta raorali cd intellettuali DELLA FRENOLOGI\. SSo vMia cli pill vero cli quell' antiro proverbio: I'appa- renza inganna. U/i petit bossu, disse Napoleone {i),se troupe im grand genie; un grand bel hoinnie nest quuii sot. line large tete d grosse cervclle lia parfois pas line idee, tantot qaiin petit cerveau se trouve dune vaste intelligence. AH'osservazione che una gran testa con fronte spa- ziosa non e una piova di etninenti qualita intellet- tuali, rispondono i frenologi, dipendere talvolta il volume straordinario della testa da condizione mor- bosa, e la sua forma da circostanze accidentali; e che cio costituisce un'eccezione alia regola. Ma e facile di provare clie questa condizione morbosa e queste circostanze accidentali sono cosi frequenti, die I'eccezione diventa regola. Affine di persuadersene basta gettare un colpo (rocchio su tutte le cause clie possono avere un' influenza sul volume e sulla con- figurazione del cranio , indipendentemente dalla forza espansiva o centrifuga del cervello, alia quale i fre- nologi attribuiscono la forma del tescliio, quantunque sia un po' difficile di concepire come il cervello, parte molle, possa modellare una dura come I'osso. Gia nell'utero la testa del feto (al pari del rima- nente del corpo) e soggetta a tutte le violenze esterne alle quali e esposto il ventre della madre, quelle non eccettuate clie risultano dal suo modo di vestirsi ; giacche si sono visti dei feti portanti in fronte I'im- pressione delle lastre di ferro, di cui donne incinte armano non di rado imprudentemente i corsaletti. della specie umana e la stessa in tntti i paesi, e che le differenze che osserviarao in esse dipendono da circostanze esterne, dal clima cioe, dal sistema sociale ecc. Se si cita in contrario T avviliniento nel quale vivono certe razze d'uomiai, osservisi clie i Circassi ed i Giorgiani, i tipi della nostra razza, veudono ancora oggidi a basso prezzo le lore figlie nubili, e coiuinettouo inaudite crudelia . (I) L. c. 36o BELLA FRENOLOGIA. E poi noto quanta influenza eserciti la rachititle (clie e ben lungi clal risparmiare rembrione (i)) sul processo deH'ossificazione del cranio (2), e sulla piii 0 meno sollecita cliiusura delle fontanelle. Ao;giungansi la compressione clie non di rado sof- fre il capo del feto durante un parto laborioso, so- prattutto procurato coU'ajuto degli stromenti, e le frequenti cadute dei bambini sul capo, cose delle quali pero il sig. Ottin non tiene conto , attendii que ces circonsKmces accidentellcs nc peuvent littler contre 1 action permanente et centrifuge du cerveaii (3). Se si volessero anche considerare come accidentali e passeggiere quelle circostanze, cio non si potra ri- sguardo all'azione dei muscoli, specialmente dei tem- porali ed occipitali, i quali sotto la masticazione e sotto I'esercizio de'varj mestieri, p. e. portando pesi sulla testa , debbono produrre gli stessi effetti sul cranio, clie i muscoli in genere producono sulle ossa clie loro servono di punto d'inserzione. Ma ammesso anclie per un momento clie la forza centrifuga del cervello fosse capace di deteniiinare la forma del cranio, non sarebbe lecito di giudicare dalla sua superficie esterna all' interna, se non dopo clie fosse provato clie quelle superficie corrispondono fra di loro e col cervello. Ora questa corrispondenza non esiste, sia clie si consideri la totalita del cranio, sia clie si consideri una parte di esso. Si vedono teste la grandezza delle quali dipende unicamente dalla spessezza del cranio, clie varia nei difFerenti soggetti da un pollice a tre ottavi di pol- lice, di modo clie in quest' ultimo caso la testa puo essere picciola ed il cervello grande. In piu siti poi le lamine del cranio non sono parallele e la sostanza (i) Grdtzer, Abhnndlung uher die Krankheitea des Foetus. Breslau 1837. (3) G. Hume Weatherhcead A. Treatise on Rickets, with a new theorie of ossification. London i835. (3) L. c. DELLA FRENOLOGIA. 36 I intermedia (Tepiploe) non e eguale, cio die rende soprattutto diversa la capacita de'seni frontali. « Go- nobbi, dice il professore Seevvall (i), un uomo di forme atletiche, la cui testa, secondo i principj dei craniologi , offriva un tale sviluppo degli organi della configurazione, della dimensione, del peso e della re- sistenza, del colorito, dell'ordine, della numerazio- ne, dell'individnalita, della comparazione e soprat- tutto della localita, che si avrebbe dovuto supporre che unisse in se le qualita d'un Rubens, d'ua Hum- boldt, d'un Wren, d'un Douglas, d'un Swifft, d" un Chatham, d'un Colombo, d'un Newton, d'un Volney e d'un Walter Scott. Morto quell' uomo all' eta di trent'anni, in seguito all'abuso delle bevande spiri- tose, I'autopsia cadaverica mi mostro i seni frontali che si estendevano sopra tutti i mentovati pretesi or- gani. Le due lamine ossee in piu luoghi erano di- stanti Tuna dall'altra d'un poUice, e le cavita cosi ample che potevano contenere un' oncia e mezzo di liquido. Lo sviluppo apparente di quegli orgaui non dipendeva dunque da una considerevole protuberanza de'lobi anteriori del cervello, ma alfincontro da cid die la lamina ossea interna si staccava di molto dal- I'esterna, onde la porzione anteriore del cervello doveva mostrare , come mostro difatto , una mancanza di sviluppo ». A die serve dunque il craniomeiro inventato dal sig. dottore Sarlandiere, per iscoprire dall'estensione e dalla forma del cranio il diverso grado delle in- clinazioni, de'sentimenti e delle facolta intellettuali ? Serve al punto, rispondono i frenologi, che mediantc questo prezioso ed esattissimo stromento si scopri che r organo du raisoiinement metaphysique del sig. Brous- sais, sebbene sessagenario , si e aumentato de trois millimetres , dacche egli si occupo nello studio della frenologia (2)!!! (i) L. c. (2) Journal dt lu Sucietc phrenQlogique, toiu. II, p. 400. 36a DELLA FRENOLOCI\. AU'interessante quesito della Societa tli medicina di Bordeaux : « Deterininare col ra2:ionamento, col- I'anatomia compaiata, coU'anatoniia patologica e colle sperienze fisiolo2;iche, clie cosa v'lia di positivo nelle localizzazioni del cervello? » = rispose il premiato sis;. Lafarqiie (i): « La superficie estei'iia del cranio non rapprescnta sempre la forma dclF interna, e non da neppure un'idea approssimativa di cpxella clie rap- presenta internamente Tencefalo. . . Certe forme di cranio sono necessarie a certi modi di stazione e di masticazione. .. e due animali anclie provveduti delle medesime inclinazioni , differiscono nella forma del cranio tutte le volte clie il loro modo di stazione o di masticazione non sara eguale. Cosi per esempio ne'conigli e nelle lepri il cranio e piu globoso clie negli altri rosicanti e piu largo da una tempia aH'al- tra, talclie in ogni punto rassoniiglia a quello dei car- nivori; essi dovrebbero dunque essere coraggiosissinii e feroci, mentre nessuno ignora la loro mitezza e timidita. Al contrario alcuni topi, il mus sylvadcus , il circetus hamsler^ il cui cranio sarelibe conformato per le affezioni di benevolenza, li vediamo devastare con ferocia i colombai e divorarne i piccioli piccio- ni... 11 castoro offre una singolare larghezza da una tempia all'altra ove corrisponderebbero gli organi della distruzione, e molta depressione nelle altre parti-, ep- pure clii potreblje sostenere clie il castoro sia di fieri costumi?... Dalle osservazioni ripetute al giardino delle piante in Parigi sopra un gran numero di sche- letri risulta, clie la regione sopra orbitale del fron- tale, alia quale corrisponde il senso della localita, non e piu sviluppata negli uccelli viaggiatori, come la rondine, la cicogna, di quello ch'essa sia nei vo- latili sedentarj, come il gallo d'India, il pavone ». Oltre clie le riferite circostanze morbose ed acci- dentali, non meno clie I'azione dei muscoli, possono (i) A. Oniodei. Annali universali tli medicina, i838, aprile. BELLA rRENOLOGTA. 363 modificare la forma del cranio indipenrlentemente dal- Tazione centrifuga del cervello; oltre clie il muscolo temporale impedisce Tesatta esplorazione degli otto pretesi organi cli' esso copre (i); ed oltre che il seno frontale ne puo assorbire ancora nove (duncpie diciassette organi sopra trentaquattro), accade pure al dire dello stesso sig. Bailly de Blois (2), iino dei corifei della frenologia, che lorsqaune region {de la the) est lisse et nniformement bombee, il n'y a pas de moyen de constater le veritable etat du cerveau quelle renferme. Ne lianno tinora avuto felice risultato gF insegna- menti del slg. Sarlandiere : Comment on pent pro- ceder d la dccomerte des organes situes d la base du cerveau (3), contra la quale essenzialissima parte del cervello la natura avrebbe agito da vera niatrigna , se al di la della base delle orbite non avesse for- nita anche quella di organi come fece con tanta pro- digalita nei lobi superiori. Dopo tutto cio il sig. Fossati (4) pretende clie la cranioscopia est nn art fonde snr des bases certaines, ed il sig. Viniont (5) cjn'il est facile d^tpprt'-cier Vex- tcrieur de la forme de I' encephale ^ sauf ccpendant quel- ques exceptions resultantes dun etat maladif, de la presence des sinus chez I'homme et chez quelques es- peces daniniaux. Nessuno , dotato di buon senso, ha mai potuto dii- bitare , che nasciamo con inclinazioni , attit udini e facolta intellettuali diverse, e che Elvezio ed altri fi- losoli si sono lasciati trasportare tropp' oltre dallo spi- rito di sistema, mettendo sul conto delF educazione (i) Qnelli cioe della distruttivita , costnittivita, acquisivitd, secretivita , circospezione , idealita, numerazione e melodia. (a) Journal de la Societe pkrenologique. Ill annee. (3) Si e questo il titolo d' una di lui Memoria inserita nel torn. I (iSSa) del Journal de la Societe pkrenologique. (4) Journal de la Societe pkrenologique II annee (i833). (5) Op. c. 364 BELLA. FRENOLOCIA. e di altre circostanze csterne la differenza die ve- diamo aver luogo fra gli uomini. Cosi pure il cer- vello fii mai sempre considerato, con poche ecce- zioni, come la sede deiranima, come il punto cen- trale del sistema nervoso, e come il sensorio comu- ne. Gall e Spurzlieim non s'allontanarono adunque dairopinione generale ammettendo delle inclinazioiii, delle attitudini e delle facoltii iutcUettuali connate e mantenendo al cervello il sublime grado che merita. Entrarono solamente in una piu o meno nuova car- riera: i." la dove hanno ammessi dei rapporti diretti fra quelle qualita connate ed il peso eel il volume , se non di tutto il cervello e cervelletto, almeno di alcune delle loro regioni; 2." la dove stabilirono le medesime regioni; e 3." la dove assegnarono a cias- cuna di esse un organo particolare , sia nel cervel- letto, sia nelle parti medie ed anteriori dei lobi del cervello. Non c mestieri arrestarsi sul primo punto , poi- clie i seguaci di Gall e di Spurzlieim confessano ora gia da se stessi, clie oltre il peso ed oltre il volume del cervelletto e del cervello , si deve pure aver ri- guardo alia loro qualita, o come si esprime il si- gner Bailly de Blois alia specificite de T organisation du cefveau, on a la vitalite spccifiqne (i). Aggiunge poi saviamente: I organisation du cerveau est, sans con- tredit, la cause des proprietes dont il est doue dans ses differentes parties. Mais en quoi consiste cette or- ganisation ? Ha dunque ragione il sig. dottore E. Esquirol ove dice (2): que tons les travaux sur le cerveau, sans en excepter cenx de Gall et de ses eleves, out eu pour dernier rcsultat la certitude desesperante de ne pouvoir jamais assigner aux differentes parties du cerveau les (i) Journal de la Societe phrenologique III annee. (a) Dcs maladies mcntales consuUrees sous le rapport me- dical^ hxgienique et medico-legal. Paris, i838. DELLA. FRENOLOGIA. 365 usages doii Ton puisse titer des connaissances appli- cables d I'exercice de la facidte pensante soil dans Vetat de sante, soit dans Tctat de maladie. In quanto al secondo punto, die stabilisce gl' istinti, i sentimenti e le facolta intellettuali dell'uomo e de- gli animali, con una nomenclatura barbara e talvolta falsamente tradotta dal tedesco (i), dividendo gli or- gan! die vi sono relativi in biofiUa, alimentivitd , amatUitd, fllogenia^ topofilia, affezlonativitd , combatti- vita, distruttivitd, secretivitd, acquislvitd, costruttivitd ; — stima di si, approbativitd , circospezione, benevo- lenza, venerazione, fermczza, coscienziositd , speranza, maravigliositd , idealitd, giovialitd, imitazione,- — in- dividualitd, configurazione, estensione, peso {resistenza), colorito, localitd, ordine, numerazione, eventualitd, tem- po, melodia, linguaggio , comparazione e casualitd,- in ' quanto a questo punto dico, deve recare stupore il trovarvi degli istinti, dei sentimenti e delle facolta intellettuali, le qiiali non esistono in natura, ma die sono soltanto il risultato dell' ordine sociale, ordine die lia seguita non preceduta I'esistenza delPuomo. Et voyez I imbecillite de Gull, dice Napoleone (2) ; il attribue d certaines bosses des penchans et des crimes qui ne sont pas dans la nature, qui ne viennent que de la societe et de la convention des hommes: que de- vient la bosse du vol, s'il ny avait pas de propriete? la bosse de Vivrognerie, s'il nexistait point des liqueu- res fermentees ,■ celle de tambitioti, s'il nexistait pas de societe? Virey, scandalizzato da codesta frenolo- 2;ia, esclania: Comment? la veneration, idee abstraite et eminemment morale, emhoitee dans une protube- rance de la pulpe cerebrale! (i) Herschsucht p. e. e tradotta Siima di. 5e . quantio si- gnifica il desiderio di dominare ponato al grado di niaiat- tia , giacche proviene da hersclien, dominare, e da Sucht , nialattia, lo che prova signiiicare wassersucht idropisia, Lun- gensiiclu tisi polmonare. Cosi Ruhnisucht da Ruhm, fama, e da Sucht, e tradotta per upprobatwitci. (.) L. c. 366 BELLA FRENOLOCIA. In terzo luogo la conformazione uniforine del cer- vello, coufermata perfino dallo scrutinio microscopico , nou autorizza punto a lisgnardare questo viscere come un aggregate di diversi organi (i). SitTatti organi do- vrebbero avere una struttura dilTerente, come vediamo negli organi de' sensi esterni. Obliiettano a questo proposito i frenologi, non iscoprirsi neppure nei nervi olfattorj, ottici ed acustici, una diversa struttura che indichi essere i medesimi rispettivamente destinati alia percezione degli odori , della luce e dei suoni ; obbiezione clie sparisce da se , ove si rifletta clie quei nervi non sono gli organi dei rispettivi sensi, ma solamente i conduttori delle impressioni ricevute. Le circonvoluzioni del cervello hanno per certo il loro significato-, ma non si sa quale. Comunque sia, lo stesso sig. Bailly de Blois confessa {2) clie la meme portion du crane ne rcpond jamais aux meines circou- volutions du cerveau, e clie un grand nonibre de cir- convolutions , au lieu d'etre epanouies d la surface da cerveau , sunt situces d rintcricur ct ne soul point su- sceptibles d etre iudiquees d''une manicre precise par la forme du crane. La pill forte prova clie gfistinti, i sentimenti e le facolta intellettuali non risiedono in particolari or- gani del cervello, risulta dalle ferite della testa, ac- compagnate da piii o meno considerevole perdita di quel viscere, qualclie volta senza clie alcuna delle funzioni del sensorio ne soffra, e sovente con lesione di esse tutte (3). Intorno a cio i frenologi osservano (1) La Farque (1. c. ) dice: " Le distlnzioni d' organi dei frenologi non riposano sopra visibili difFerenze di tessitura, poiche la superficie degli emisferi e dappei'tutto eguale. (2) Journal de la Societe plireiiologique III aiinee. (3) Dalle sperieaze di Flourens risulta che si possono recidere da ogni parte porzioni di lobi cerebrali senza che le fLxnzioni sieno perdate, nientre un'assai piccola por- zione di qnesti lobi pno bastare al loro esercizloi che le funzioni s' iadeboliscono e si spcngono gradatamente tvitte DELLA PRENOLOCIA. 36y un prudente silenzio e sfuggono anzichc avvicinare i cliirurglii , specialmente colore che hanno frequent! occasioni di far nso del trapano , prevedendo che da essi non potrebbero , giusta F espressione tedesca , avere acqua pel loro mulino. Non solo la patologia vulneraria, ma anche la me- dica, ricusa di venire in soccorso dell'organologia ; prova ne sono le apoplessie le quali, se squisite, le- dono od aboliscono tutte le funzioni del cervello, e se leggieii, producono lesioni parziali si (p. e. Taboli- zione della memoria ) , ma senza clie la sezione del cadavere dimostri un vizio particolarmente addetto al luogo ove Gall ed i suoi seguaci si sono compia- ciuti di collocare 1' organo di questa facolta. Ho veduto, c vero, ammalati, i quali dope essersi lagnati di dolori alia parte inferiore della fronte, li- nirono per perdere la memoria; ma ne lio veduto im numero ben maggiore che ebbe questa disgrazia dopo avere sofferti dolori in altre parti del capo. Durante il mio soggiorno a Dresda nel 1887 passo per quella citta il rinomato botanico Trinius, che aveva lasciato Pietroburgo per amiientare , mediante un viaggio in Alemagna , la sua gia ricca collezione di gramigne. Strada facendo questo accademico senti un fortissimo dolore aUoccipite^ cui tenne dietro la perdita dei nomi delle piante , dei luoghi e delle per- sone. Colle mie pienamente coucordano le osserva- zioni di Rochoux e di molti altri scrittori intorno le apoplessie. Se avvi nella patologia dell' encefalo e del rima- nente sistema nervoso un fatto costante, egli e quello, che alle lesioni delle varie parti del cervello corri- spondono le aflezioni dei visceri del torace, dell' ad- dome ecc. che da quelle parti traggono i loro nervi. Ne siegue il couosciuto cousenso fra il capo e le altre insieiiic a misura che si fanno le recisioni piu profonda- mente i e die «iuando una facolta e perduta, lo sono tutte le al'.re parimente. 368 DELLA rnENOLOCIA. cavita; consenso che sovr'ogn'altra cosa deve aversi di mira nelF investigare le funzioni del cervello tanto nello stato di salute, quanto in quello di malattia. Or qiiesto consenso e come se non esistesse per i craniologi , eccettnandone il sig. Ferrarese. Occupati esclusivamente della configurazione del cranio, non si curano punto ne poco del resto del corpo. Eppure r uomo il piu dolce di carattere , quando sia sorpreso da vin' ostruzione di fegato, diventa per lo pill talmente irascibile, come se gli fosse spun- tata tutt' ad un tratto una quantita d' organi di com- battlviid. Poca bile acre travasata nel dnodeno e rigurgitante nel ventricolo, puo eccitare un delirio furioso, clie un emetico debella nell'istante. AUorche un'affezione erpetica solita ad occiipare la cute si getta sull' utero di una donna morigerata e la eccita ad immoderati e molesti appetiti , direnio noi essersi sviluppato in essa di repente Torgano delV amativitd , e dovra il medico dirigere a quello le sue cure ? Mai no : ma calmando l' irritazione lo- cale con appositi rimedj cerchera di rivocare alia primitiva sede la causa moibosa, onde curarla poi secondo le regole dell' arte. E che diro di due glandole e dell' umore clie se- parano, la cui perdita calma il furore erotico del- i'uomo, senza che per certo venga scemato I'organo cerebrale dell' amatUitd? E prendendo ramore in senso morale , come si potra asserire che quell' affetto che assorbe tutte le facolta delfanima e che reagisce con tanta forza sul cuore, risieda particolarmente nell'oc- cipite (i)? Pvisponderanno i frenologi che i visceri e gli umori sopraccitati reagiscono sugli organi della combattivkd e AeW amativitd. Prima di ammettere questa spiega- zione si aspetta da loro la prova che il par vago dei (i) Vlrey osserva che dando retta ai frenologi si dovra dire d' era in avanti invece di Je vous aline de tout mon cocurj je vous adore de tout mon occiput. DELLA FRKNOLOCrV. 869 nervi e F intcrcostale traga;ano almcuo una loro ra- dice da quella porztone di cervello clie corrisponde alle parti lateral! an po' posteriori della testa, subito al di dietro e al livello delle oreccliie, e clie i nervi che provvedono alle parti genitali in luogo di nascere dal midollo spinale, derivino dal cervelletto. Esaminando i cadaveri dei suicidi per provata ma- lattia, si trovano nella massima parte delle alTezioni di milza, del pancreas, del fegato e della cistifellea, deir intestine colon, del cnore e dei gran vasi; e se il cervello, come pure talvolta accade, e morboso , non e la dove a preferenza fu collocato I'organo della .distruttkitd. E come mai ammettere un si fatale or- gano, quando si vede Fistinto della conservazione del proprio individuo nell'universo regno animale? L'uomo non fa un'eccezione a qnesta regola se non se in certe nialattie clie lo portano alia nialincolia, e quando la niancanza di religionc e di morale Tlianno reso impo- tente a sopportare le disgrazie risultanti dalla natura e dalla vita sociale, e che pur troppo sono sovente conseguenze d'una cattiva condotta, delFonania, del- I'abuso de* liquori fermentati, del giuoco e di altre passioni, non esclusi il fanatismo politico ed un falso amor proprio. Non so se i frenologi potranno dimo- strare trovarsi piu di rado, od essere meno svilup- pato r organo della distiutdvUd negl" Italiani e nei Russi, quantunque il suicidio sia in proporzione molto meno frequente presso di loro che in certe altre parti d' Europa, e cio per cagioni che onorano la religio- sita e la moralita di queste nazioni. Dubito pure che V organo della topofilia sia piu sviluppato presso gli abitanti delle montagne, soggetti al mal del pacse, che presso quelli che abitano le pianure , i quali piu di rado solTiono la nostalgia; e dubiterei ancora che I'organo di cui si tratta sia stato meno comune agli antichi popoli del nord, che diedero un addio alia propria patria per venire a stabilirsi nell" Italia, che a quelli d'oggidi che si contentano di viaa;giarvi, ne dubiterei, dico, se un Bibl. ItaL T. XCIV. 24 370 DELLA FP.ENOLOGIA.. valente frenologo (1) non avesse trovato dans Vhlstoire d Ecosse des preiives suraboiidnntes dc la predominance des fdcidtcs dc destriictaiie , de curnbatdvite , de sccre- tlvitej d estime de soi, et de fermete chez les Ecossals da XJ^J Steele surtout, riconoscencio que ces pen- chans sont mains prononces anjoui'd hid, bien qu its se manifestcnt encore dans des facts de moindre im- portance!'. I Se gristinti, i sentimenti e le facolta intellettuali non lianno tlegli organi separati e particolari nel cer- velletto e nel cervello, I'asscgnare ad essi chxoscritte e precise regioni sul cranio diviene cosa assoluta- mente arbitiaria. I frenoloci stessi convengono del poco accordo die regna fra loro sn qnesto punto; lo che e concepibile se si rifletta che fino i cranii di Gall e di Spurzheiin hanno forme differenti (2). 11 sig. Sarlandiere confessa che Spurzheim ri est pas dac- cord avcc Gall sur I'ordre de classement des organes. II V accuse d avoir souvent parle dun organe , sans etre parfaitement certain de sons existence, el d avoir quelquefois mal assigne le siege qu'il devait occuper (3). E noto che Spurzheim ha preteso di correggere gli errori del proprio maestro, e clie ha arricchito la craniologia colla scoperta di piu organi, ai quali senza diflicolta fu accordato il diritto di cittadinanza. ( 1 ) Journal de la Societe pkrenologique, II ann.ee ; extrait du Phrenolosical Journal of Edimlmrgh. (2) Risulta dal Compte rendu del sig. Casimir Broussais ( Journal de la Societe phrenologique. III annee) che la tete de Gall est carree , celle de Spurzheim elevee de has en haut. "Vi si legge iiiolti-e: Qcdl emit homme positif; Spur- zheim etait homme contemplanf. L'idee mere a germee dans la tete de Vobscrvateur positif, mais le savant contemplatif Va developpee . . . Spurzh'um avait les regions anterieure et superieure trop dewloppees pour se laisser entramer par V action des regions posterieure et latcrale- (3) Journal de la Societe phrenologique, 11 annee. Rapport sur le livre de Spurzheim : Essai sur la nature morale et iruellectuelle de I'hoaane. DELLA FUENOLOGIA.. 871 Ne senibrano aiicora esaurite tali scoperte, delle quali i craniologi parlano con tanta fraiichezza, come se si trattasse di isole, di animali , di piante, di minerali, E diinque da prevedersi che il niimero delle cifre s' aumentera ancora su quei tesclii , clie gia diedero luogo al sospetto dune mystification. Eppure, dira taluno , dall' esame delle protuberanze circoscritte del cranio, o dalla loro mancanza, i cra- niologi sanno indicare la presenza o I'assenza degli istinti, de' sentimenti e delle facolta intellettuali. Ma come cio, se la testa del famoso calcolatore estem- poraneo Mangiamele presenta una depressione ap- punto la ove e collocato 1' organo della numera- zione (i)? se nel cranio dell" iniquo Lacenaire gli unici organi deW affezionatlvitd e della veiierazione sono ri- marchevoli pel loro sviluppo (2)? e se nel teschio dello scellerato Fieschi i soli organi di ahitaitd e della filogenitiLva cadono sotto gli occhi (3) ? Da un rapporto fatto aH'Accademia R, di medicina di Parigi dal dottore Roucliaux in nome dei signori Bonilland e Martin, sopra una lettera del sig. Perrot concernente V esame frenologico della testa d' un de- linquente giustiziato, resulte qiCaucun des organes ce- rebraux etait en rapport avec les actes de rindividu, car il avail quatorze enfans et pourtant son cerveleC etait petit (4) •, il etait fort gourmand, et I'organe de Z' ALiMENTiviTE etait d peine prononce; il avait empoi- sonne un camerade pour s'emparer dune somme de quarant francs , et neanmoins ni I'organe de Z'acqui- visiviTE , ni celui de la destructivite etaient pro- nonces (5). (i) Gazette medicale de Paris, i835, n.° ay. (a) Ivi i836, n.° 3. (3) Ivi n.° 9. (4) Le cervelet nexiste pas dans les niolusques ^ni dans les testaces , qiioiqu'eminemment feconds. Virey. (5) Gazette medicale de Paris, i835, a.° 49. 3/^ BELLA FRENOLOGIA. Che se i frenologi , come non si puo dubitare, tal- volta indovinano, ogiiuno vedra per se die Vindovc- iiarc e un cogliere a sorte nel vero; il clie e pnre co- inune ai chiiomanti e agli astrologi, ed e assai di- verso dal coiioscere , prodotto della scienza. I prinii tengono inoltie sovente conto della fisiognomica (i) , la quale cpiantunque soggetta a moltissime eccezioni, e pero di gran lunga meiio illiisoria della craniosco- pia (2). Sembra clie appunto per questo preteriscano (i) Th. Ponpiii caracteres phrenologiques et phjrsiogno- miques, II edition. Paris, iSSy. — La prima edizione com- parsa nel i836 aveva per titolo : Esquises phrenologiques et physiognomiques, on Psychologic des contemporains les plus celebrcs. Vi si trovavano i ritratti seguenti d'nomini ce- lebri disposti secoiido I'ordine degll organi stabiliti da Spur- zheim accompagnati da osservazioni psicologiche e da sparsl aneddoti : i) amour de la vie , Leop. Robert; a) alimentivite , Brillat Savarin ; 3) amativiti , Gall ; 4) philogeniture , Ca- simir Perrier; 5) habitativite , Walter Scott; 6) affectioni- vite , Lafitte ; 7) comhattivite , le general Lamarque ; 8) de- structivLte , Dupuyti-en ; 9) iecre'm'zte^ Talleyrand; 10) acqui- sitivite , Paganini; 11) constructivite , Fontaine; 12) estiine de sol, Broussais •, i3) approbativite , Scribe; 14) circon- spection, Dupin aine ; i5) hienveillance , Beranger; 16)1^6- neration , Lamartine; 17) conscienciosite , Chateaubriand; 18) esperdnce , Silvio Pellico; 19) merveillosite , HofFmann; 20) idealite, Victor Hngo; 21) individualite, Orlila; 32) con- figuration, baron Gros; 23) etendue, Arago; 34) resistance, baron Dupin; 25) coloris , Pauie Delaroche ; 26) localite , Jaquemont ; 27) ordre , Cuvier; 20) eventucdite , Andrieux; 29) temps, Lablacbe; 3o) tons, Rossini; 3i) langage , Sy!- vestre Sacy; 32) comparaison , La Mennais; 33) casuulite, GeofFroy de S. Hilaue. (2) Trovandomi nel luglio delTanno 1791 a Zurigo, feci la conoscenza di Lavater, e mi parve strano come questo apostolo della lisiognonomica non facesse caso di cio clie niio padre gli andava dicendo sull' applicazione di essa alia patologia ; nel clie quella dottrina avrebhe dato piu utili e piu sicnri risultameuti. Non ho mai perdulo di vista quest' applicazione nella uiia liinga carriera medica , ed DELLA FRENOLOGTA. 3-3 tli portare i loro giudizj piuttosto sopra Ic teste dei vivi, clie sui cranii dei morti (i). Del resto, uc quando i craniologi s' in2;aiinaiio nei giudizj, ne quando si fanno loro toccaie coa mano fatti conti'ax'j alia iVenologia , essi , conscii d" innume- revoli scappatoi, giammai si sgomentano. So per esem- pio dopo una violenza esterna sul lato destro della fronte, accade clie la niemoria si perda, questa e insistetti perche presso il miiseo patologico di Wilna si tro- vasse uii gahinetto di ritratti di cjuegli aininaiati il cui abito esterno esprimesse particolarniente i segni delle ina- lattie dalle quali erano afletti. Peiisava di servirniene nelle niie lezioni a gran vaiitaggio de' miei allievi , se la maa- caoza di abili piltori noii si fosse opposta all'esecuzione. Pertaato ho letto con particolare interesse il snggio di fi- siognomonica e patognomoaica del sig. Giovanni Polli, pub- hlicato nel i837 a Milano con i6 tavole. Gli auguro tali incoraggiamenti die lo possano mettere in istato di ripro- durre un giorno la sua opera corredata da tavole mi- niate (ad esemplo di qnella die il sig. Baumgartner pro- fessore di clinica a Frihurgo in Brisgovia pubblico teste a Stoccarda sotto il titolo Kruiikenphysiognomik con 72 tavole colorite, col testo in lingua tedesca e iatina. Prezzo 85 talleri ) , esclusa la parte die riguarda la craniologia. — Se si traitasse di creare un gal^inetto di iislognoaiia-pato- logica, lo vorrei di figure in cera. (i) Almeno uno di loro, aniericano, dotato a quel die sento di moke amabiii qualita e di inolto spirito, essendo stato condotto non ha guari nel gabinetto d' anatomia del- ri. R. Universita di Pavia, seppe eludere le istanze fatte- gli di portare giudizio sopra un cranio, mentre si mostro compiacentissimo relativaiiiente alia testa di persona viva. Sembrava poi a diversi die questo frenologo stesse atten- tissimo all'effetto die i suol giudizj, enunciati a poco a poco uiediante interprete, producevano sugli astanti, e die si re- golasse in conseguenza, proseguendo o retrocedendo, se- condo Tapprovazione o la disapprovazione die leggeva sui loro volti. II sig cavaliere professore Panizza colpito dallo spirito induttivo di quel giovine, gli disse : monsieur, vous hotiorez la plirenologit par i'otre gciiie. 374 DELLA. FRENOLOGIA. una Inminosa prova del valore della frenologia: ma se silTatta perdita non ha liiogo , cio non iniporta, perche resta illeso I'organo della memoria nel lato opposto della fronte. Se si trova una forte protube- ranza la ove e coUocato I'organo deW acquis'uitd , e ruomo invece d'essere avido di denaro o ladro, e pvodigo e benefice, cio dipende daU'essere Tinclina- zione all'avarizia ed al furto, controbilanciata e vinta AaXV affezionativitd. In conferma di cpiesta neutraliz- zione il frenologo sig. Appert (i) adduce il caso di un galeotto, il quale pretendeva avere soltanto ru- bato alle persone agiate, affine di soddisfare alFir- resistibile impulso di far I'elemosina. Se in un la- dro al posto deW acqids'witd si trova una concavita , egli e che il pover uomo fu spinto al furto dalla sola niiseria, da una cattiva educazione e fors'anclie da una particolare simpatia per certi metalli. Lo stesso sig. Appert assiciua aver sentito dalla bocca d'un al- tro galeotto, clie I'aspetto dell'oro gli cagionava un vivo desiderio di rubare, clie non gF ispirava la vi- sta d'altri metalli (2). (i) La Phrenologie appliquee a l' amelioration des crimi- nels , Journal de la Societe phrenologique , / annee. (2) Intorno alle conseguenze che i frenologi vorrebbero dedurre da questi aneddoti , piacemi riportare le parole tiette dal sig. Dnpin il maggiore nella solenne tornata della camera di Cassazione : Aux yeux de qiielqiies philosophes , le crime n'est pour ainsi dire que la suite d'une affection cerebral; c'cst une sorte de maladie , et pour eux tout proves criminel se reduit presque d une question de phrenologie ; des lors , au lieux de peines severes , il nc faudrait que de bons soins ; les prison ne devraient etre que des hopitaux ou les coupables seraient habilement traites , des gxmnases ou ils fortifieraient leurs organes , des ecoles ou ils eclaireraient lews esprits ! Je n'accuse pas ces utopies dans ce qu'elles ont d''humain et de genereux , je resiste seulement d l' extension trop rapide qu'on voudrait donner d leur application. Qualora il sig. Dnpin resiste: Seulement a V extension trop rapide qu'on voudrait donner a leur application mi rallegro moltissiuio DELLA FUENOLOGIA. 3^5 cc Vive prescnteiiiente ia Iscozia, dice il sig. See- wall, un celebre ecclesiastico, egualmente distinto per le amabili sue qualita personali, per la forza del suo spirito, e per rinflusso cli''egli esercita sopra la cristianita. In esso dicesi essere Forgano della dlstrut' tUitd particolarmente sviluppato, senza che altri or- gani gli potessero disputare il rango. Ebbeiie, i fre- nologi preteiidono, che in liii la distruttivita si esterna col combattere i vizj e gli errori , e che in tal guisa egli estingue la sua sete di sangue (i) ». (c Non lia guari, continua il sig. Seewall, Tesame del cranio del libero-pensante Voltaire olTerse uno se indl e penuesso di conchiiulere . die lo stato sociale attuale della Francia progfcdisce cosi feUceiuente di bene in meglio , clie da luogo a speiare die si potranno intro- durre a poco a poco i pnncipj fVenologici nella ginrispru- denza criminale, e coavertii^e cosi gfadataaiente gli erga- stoli e le carceri in iscnole ed in ospedali ! — Si deve frattanto alia frenologia una specie di casa di edncazione correttiva, eretta a Parigi dal sig. Voisin sotto il nouie A"" Etablissement ortophrenique. Lo scopo di questo stabili- mento fe di fare per T intelligenza, per lo sviluppo delle facolta affettive , per il raddrizzaiiiento delle inclinazioni pericolose, per la guarigione de' vizj niorali , quello che negli istituti ortopedici si fa per la cnra delle deformita. del corpo. L'idea e bella , prescindendo andie dalle teorie frenologiclie ^ nia temo assai clie tanti iiionelli cosi riuniti abbiano a sortire dalP istituto peggiori di quel che vi en- trarono. Finora esso non ha dato nessun resultato, se dob- biamo credere al dottore Muhry autore d'un viaggio in Francia, Inghilterra ed Alemagna, pubblicato sotto il titolo : Darstellungen unci Ansichteri zur Vergleichung cler Medicin in Frankreick, England und Deutschland. Hannover, i836. E qui a proposito d' educazione godo ricordare il bellissimo articolo inserito nell'Appendice della Gazzetta privilegiata di Milano (n.° 109, aprile 1839), ove si suppone die una madre sottoinetta i suoi figli al giudizio della frenologia personificata , affine d'apprendere da cssa ie loro inclina- zioni e disposizioni. (i) L. c. 3^(5 DELLA FRENOT.OGIA. straordinario sviluppo deU'organo della icnerazione. I frenologi si trassero d'impaccio dicendo, essere stato dif'atto la sua veneiazione per la divinita cosi graiide , clie trovando non corrispondervi quella dei devoti cristJani, per pui'a venerazione verso Dio, cerco di porre in derisione il Cristianesimo. » I craniologi non sono sempre egualmente accorti e felici nel togliersi dagli imbarazzi in cui gli get- tano i loro giudizj intorno persone tanto defunte , quanto vive. 11 cranio della vedova Chenon fa il sog- getto d'una forniale procedura a Parigi, promossa da- gli eredi e parenti della medesima , i quali avevano tutt'altra idea intorno le qualita della defunta di quella che sparsero sul conto di lei i frenologi. Forti reclami diconsi essere stati la causa che il sig. Poupin nella seconda edizione della sua gia citata opera non so- lamente soppresse varj ritratti, ma ne cambio pure, come s'e detto, il titolo. Quando Gall cominciava a spacciare in Vienna la cranioscopia, la paura di per- sone distinte, clie si potesse nn giorno abusare dellc loro teste, fu tale, clie varie di esse, e fia le altre il bdiliotecario Denys, aggiunsero un codicillo al loro testamento in cui si vietava di lasciarli mntilare. Molti parenti ebbero cura che non si decapitassero clandc- stinamente i loro defunti violandone i sepolcri. Alia perfine se la frenologia e la craniologia , gia riprovate dai psicologi con molti e forti argo- nienti, non solo non vengono soccorse ma sono anzi contraddette dalle cognizioni anatomiche e dai fatti patologici; se i frenologi, conie si vide, non poterono opporre alle obbiezioni di fatto che giri viziosi di parole, contorsioni de' fatti stessi e sutterfus:;] da ora- coli a cui la medesima espressione valeva pel si e pel no, porro termine consigliando alia gioventu di tenersi in guardia contro il prestigio di siffatta dot- trina ed esortando spccialmente i medici a non per- dere il tempo in tali inezie c a ricordarsi il detto: Vita brevis, ars longa. Como neir agosto del 1839. Giuseppe Frank. 377 Delia storia natural generale sublime. I. Lia ia storia natural generale elernentare ( stata ar- gomento di un piecedente riostro discorso, e di opere pubblicate per le stampe (i)) s' indirizza agli ignari delle natural! discipline, la sublime a quelli clie ne sono istrutti, o che almeno abbiano gia conipiuti gli stud) della elenientare. Ponianio clie dai trattati, o particolari o generici della stotia naturale si raccolgano le sole gcneralita , omettendo cpianto in essi fu d'uopo addurre affine di trovarle o diinostravle ovvero illustrarle, e gia dal ben conginngerle in nn sol corpo di dottrina, dal sa- lire mediante questo lore avvicinamento e confronto a quelle piu univeisali leggi cui e date di giugncre, potia aversene anipia materia di storia natural gene- rale sublime. Altra pero, e piu distinta rappresenta- zione e illustrazion di natura deve inoltre esscr fatta da si prestante disciplina. E in vero se chi segue la scorta dei trattati ele- rnentari non puo contemplar la natura, se non lungo un camniino , in cui analiticamente proceda d' uno in akro vero e dal noto alTignoto, quegli all' incontro cui per opera di que' trattati son conosciute le na- tural! dottrine, vede , sia qualsivoglia il soggetto al quale intende , intorno ad esso schierarsi gli altri na- tural! argoment! , in prossimita proporzionata alia piu o meno i^rande loro relazione con il medesimo, e lo puo sinteticamente col corredo di una tal somma di relazioni rapprescntare e illustiare. La qual forma di rappresentanza, di cui niun' altra e piu fedele a na- tura, ben distingue la storia natural generale sublime (i) Bibl. ital. torn. 68.°, pag. 167 (nov. iSSa); t. 77.", pag. 376 (marzo i835)i torn. 84.°, pag. 288 (nov. io36)i torn. 87.°, pag. 263 (agosto 1837). 371^ DELLA STORIA NATURALE dalla elementare , cui non la somma delle relazioni di ciascun soggetto e dato di cspone, ma quelle sol- tanto clie sono coiicesse dalTordiiic siuldetto sccondo il quale di vero in vero procede. Conf'ermeremo coii gravissime autorita la convenienza del rappresentar la natura al niodo indicato, e faria cosi soggetto di nuove meditazioni. I sistemi od i metodi usati a fin di distribuire gli animali e le piante nacquero dal considerare le rela- zioni di simiglianza e conformita di questi esseri, ma perclic non e daio colla distiibuzione che se ne fa di tutte apprezzarle ( il clie sarebbe ufficio della sto- ria natuiale che pioponiamo ), cosi non vanno mai esenti da imperfezioni , e ognuno raniinenta quanto per esse la gran mente del Naturalista fiancese (1) schiva fosse e sdegnosa dell' arrendersi a sisteniatico freno. Ma special valore aver dee la sentenza del- r illustre Cuvier (2) come quegli clie fu istitiitore di metodi lodatissimi. Nos meihodes, egli dice, neiivisa- gent que les rapports les plus prochains , elles ne veulent placer un etre quenlre deux autres, el elles se trouvent sans cesse en defaut. La veritable melhode voit cha- que etre an milieu de tons les autres ; elle montre tou- tes les irradiations par lesqnelles il s''enchaine plus ou mains etroitcinfnt dans un immense reseau qui constitue la nature organisee^ et cest elle seulement qui pent nous donner des idees grandes , vraies et digues delle et de son auleur; mais dix ou vingt rayons sou- vent ne suffisent pas pour exprimer scs innombrables rapports. A qucsta sentenza risguardante gli esseri in generale consuona la seguente di Mirbel (3) relative ai vegetabili : si Ton examine le Regne vegetal^ on voit que souvent les memes plantes , selon le jour sous (i) BufFon. Ragionamento circa la manicra di studiare o trattare la storia naturale. (2) Citato dal siguor Duvernoy nel n." 247 deW lastitut ( 20 sett. 1 838). (3) Elem. de ph/s. veget. pag. 556. .;/.i , GEiSiERALE SUBLIME. 879 hquel on les considere, se rapprochent oil sclolgneut par line multitude de points ; quil ricxistc pas de chaine principale , mais de nunibreux cliainons qui se ramifieiit , se croisent, revienneut sur eux menies, fov" ment wi lacis inextricable (i). Le precetlenti sentenze considerano negli csseri le relazioni di simiglianza , or altre ne aggiugneremo circa quelle relazioni che si riferiscono aU'utilita. « Id- dio e la natura , dice Galileo (2), talmente si occupa :il governo delle cose umane che piii ocrupar non ci si potrebbe, quando altra cura non avcsse che la sola del genera umano; il che mi pare con accomodatis- simo e nobilissimo esenipio poter dicliiarare , prcso dalP operazioue del lumc del sole, il quale mentre attrae que' vapori , o riscakla quella pianta, gli attrae e la riscalda in modo , come se altro non a\ esse che fare; anzi nel maturar quel grappolo d" uva , anzi pur quel granello solo, vi si applica, die pin effica- cemente applicar non vi si potrebbe, quando il ter- mine di tutti 1 suoi affari fosse la sola maturazione di quel grano ». E puo similmente afferniarsi che ogni essere e come un centre cui con relazioni d'utilita s"" indirizza e congiunge tutta natura, avvegnache in egual tempo, con pari relazioni, al bene d' ogni al- tro essere attenda. ]\Ia sc le cose esterne a ciascun vivcnte cospirano a suo vantaggio, ciuanto piu cospi- reranno le parti ond' esso e formato. Percio , favel- lando delle medesime , dice Paley (3) « la sapienza del Creatore si p.ire non nella loro separata ma col- lettiva azione, nella niutua loro assistenza e dipen- denza; nel loro contribuire insieme ad un etfetto, ad nn uso. » (i) La moltiplicita delle rassomiglianze degh esseri ha fatto si, com' e iioto, clie 1 Adansoa dimostrasse potersi istituu-e gran nuniero di sistemi di botauica, e che FOkeii Teramente, puo dirsi, efl'ettuasse tale siun^ltaaea istituzioae di niolte sorta di distribuzioiii rispelto alia zoologia. (2,) Opere. Padova , 1794- vol. IV, pag. 263. (.3) Natural Tlieology. London, i836, vol. I. pap. 228. 380 DELLA STORIA NATURALE Adunque la plena conoscenza della natural condl- zione dep,!! esseii consiste in quella delle loro rela- zioni reciproche e ad 02,ni altro geneie di cose. L'in- gegno umano ognora s' atlatica ael crescere in una tal conoscenza, e se la possedesse vciamente com- piuta sicche il solo scorgere o noniinare un oggetto balenar gli faccsse al pensiero ogni relazione di esso, egli molto piu si accosterebbe all'eccellenza delT in- telietto divino (i). Pero desideroso com' e di strin- geie il pin possibile insieme il nominare e il cono- scere, ben cerca ognora die i nomi impost! alle cose ne denoiino le qualita ossia le relazioni, al qual uopo per altro piu assai die le attuali erano acconce le antiche lingue; e vero nome ne sarcbbe quello clie la somma di loro relazioni rappresentando la giusta espressione ossia manifestazione porgesse di loro na- tura. Egli e di un tal vero iiome die il primo uomo fu istrutto a dcnominare gli esseri (2), e venne cosi col linguaggio la scienza primitiva ereditata benclie in appresso corrottamente dal genere umano ; ed e altresi detto Iddio stesso chiamar a nome le cose (3) per signiiicare la perfetta conoscenza cli" Ei ne pos- siede. Or dair esposto appare clic la storia natural gene- rale sublime non solo, quanto alle geneialita die le altre scienze naturali considerano e die risguardano cose tra loro conform! , dee molto piu innaiizi die queste scienze procedere , ma occupar si deve circa una sua propria generalita, risguardante svariate cose, (i) Galileo. Op. e vol. cit. pag. 87. (3) Forinatis igitiir, Doininns Deus, de hwno cunctis ani- mantibus terrce, et unwersis volatilibus coeli , adduxit ea ad Adam, ut videret quid vocaret ea: omne enim, quod vocavit Adam animce viventis, ipsum est nomeii ejus. Gen. II, 1 9. (3) Qui numerat multitudinem stcllarum: et omnibus eis nomiiui vocat. Ps. CXLVI, 4. Levate in excelsum oculos vestros, et videte, quis creavit hcec: qui educit in numcro niilitiam eorum, et omnes ex no- mine vocat: prce multitudine fortitudinis et roboris, virtutisque ejus, neque unum reliquwn fuit. h. XL, 26. ■■■• * , CENERALE SUULIIME. 38 I per qiianto son coUegate da ogn'altra maniera cH re- lazione, e specialmente dal fine cui s'iudirizzan con- cord!. Le monografie die trattando di un oggetto ad- ducono cjiiant' altio ad csso concerne , la Bsiologia clie descrivendo le funzioni raccoglie rispetto a cia- scuna tiitto quanto al suo buon compimento contri- buisce , porgono esempi di cio die la storia natural generale , scegliendo i piu degni soggetti , dee con adequata nobiha effettuare. E pero tal disciplina li- bera dagli impedimenti e freni dell'altre naturali di- scipline, spaziando a sua posta d'nnoinaltro regno, le cose tntte conslderando ne' loro diversi aspetti e collegamenti , sara in grado di veraniente rappre- sentar la natnra nella sua consonante varieta e sem- pre provvida attivita , non clie di elevarsi alle piu grandi e universali sue leggi. — Ma perche nulla e piu generale nelle cose naturali cpianto il loro sussi- stere nello spazio , e cangiarsi nel tempo , cosi alia nuova forma di contemplazione introdur ci potrebbero considerazioni alio spazio , al moto , al tempo rela- tive, circa le quali non fia qui inopportune porgere cpialche cenno. II. Le cose naturali ebbero insieme all' essere im- pressa una perenne attivita, sicche Tune conduoen- dosi a servigio delfaltre, ovvero mantenendosi a cio disposte, tutte insieme formassero un sistema perpe- tuo nel muoversi e nel cangiarsi. E in vero da' niondi die sotto il governo della forza attrattiva percorrono i cieli senza impedimento die niai sorga a frenarli, agli atomi die per continuo variare di calorico e di elettrico oscillano sempre, non senza die spesso (mal- grado gl' impedimenti onde sempre son raffrenati , com' e anclie in suo nioto ogn' altra cosa terrena) n' avveneano elTetti di variata coesione ed aflinita , ovunque in natnra e moto , anzi accoppiamento di nioti. Nondinieno natnra fa universal mente una ma- gnifica dimostrazione di quiete, o die i moti , co- munc[ue in realta rapidissimi , si rendano mal di- bcernevoli per gran distanza de' corpi che ne sono 382 DELLA STORIA. NATUR.V.LE affetti , siccome avviene de' moti astronomic!, o clie siano nascosti dalla loio equnbilita, com' e del moto cui siamo in preda insicm colla terra, o dalla loro te- nuita , com' e di quelli per cui si accrescono e cau- giano i corpi viventi ; o propriamente nascosti sieno da un tegumento , siccome occorre rispetto al moto di umori e di organi die si fa deutro ai medesimi suddetti corpi : non v' ha corso di piu stupenda ra- pidita clie quello della luce, eppure noi non ne siamo accorti , ne Y occliio in accoglieila viene menoma- mente offeso , anzi solo ne sente il diletto. Pero fra tanta copia di moti non discernevoli se non per gli effetti che nascono dalla loro continuazione, non man- cano palesi dimostrazioni di moto, e T acqua e in particolar modo incessante nclT offerirle. Noi la scoi- giamo fluente ne' tiumi , ondeggiante ne' laghi e nei mari , sagliente e calante nell'oceano, scendente dal- r atmosfera o formi pioggia o rugiada, neve, brina, o gragnuola ; penetiante in forma liquida dentro ai corpi, da cui poscia esala, come da ogni liquida su- perficie, in foima d' elastico fluido; stillante nelle ca- verne, sorgente ne'fonti, errantc nel mar polare in forma d' enorme gliiaccio, e nelf atmosfera in foggia di vapore , di nebbia , di nabe. Ne 1' aria e mai quieta, comunque talvolta noi mostri; ma di sovente abbiamo aperte prove de' moti suoi , e rapisce ed agita i corpi , particolarmente le piante , per molta parte com' elle sono in essa sempre distese ; questo continuo muoversi dell' aria e dell" acqua e pero con- ciliato a tale temperamento clie loro impedisce di riuscir con esso funeste e disastrose a' viventi cui servono d' ambiente , ed alia superficie terrena. Ma in niun essere o corpo e piu bello a conside- rarsi il moto quanto negli animali avendone essi la spontaneita, oltre all' essere compresi da tutti quei moti intestini, indipendcnti da volonta, per cui si conserva la vita. Qiial maraviglioso meccanismo non e ciascun corpo auimale, perclie nelle condizioni in cui e da natura locato si comporti ed eserciti come GENERALE SUBLIME. 383 megllo conviene alia propria salute? Chi potrcbbe dire la varieta dei moti per cui V aniinale , secondo sua specie, passcggia, o serpe , o salta, ovvero guizza o vola, e per cui e di niolti e molt' altri esercizi ca- pace? E lion volendo considerare clie 1' intensione e durazione de'niovimenti , anzi appena i loro estremi (lasciando clie ogniino inimagini la varieta degl' in- numerevoli gradi intermedj), qual disparita tra I'ani- male che in attenzion della prcda reprime ogni suo percettibile nioto esteriore, od alia preda stessa si accosta con nioto non pin sensibile di quello che sia il progresso dell'indice dell' orologio, el' animal nie- desimo quando alfin colto 1' istante del ghermirla ad essa si avventa, e ruccello rapace che scende come folgore dalle regioni atmosferiche a sorprendere la sua vittima ? Qual differenza tra gli scarsissimi moti di un mollusco chiuso nella conchiglia, e attaccato agli scogli, o in essi imprigionato; o tra gli stentati moti del tardigrado, che solo trova compenso alia propria inerzia abbandonandosi a' venti che scuotono furiosamente le piante cui egli forte s' appiglia; e il volare instancabile de' rondoni e di varj uccclli di mare, e degli uccelli di passo, non che delle forfalle suir ore meridiane; e I'agitarsi senza niai posa dei microscopici animali ? II tempo, cioe la successione del moto, governa dunque tutte le cose naturali. E perche i moti son causa d' altri moti, e i principali sono period ici, cosi il tempo scorre contrassegnato da periodici mutamenti, o piuttosto rinnovamenti, per cui tra il can2.iare in- cessante un immutabil ordine si conserva, ed un si- stema medeslmo di cose, d'esseri e d'accidenti. Moti precipui rispetto a' terreni corpi son quei della terra, ossia gli a[)parenti del sole, e al considerare qnanto ne dipeiidono 1' opere della vita e lorza riconoscere che i viventi ebber tempra a tali moti proporzio- nata; cosi pure, poiche rorganiche funzioni s' adem- piono per la piu parte non senza influenza della gravita , e questa dipende dalla mole della terra , 384 DELL\ STOUTA NATURlLE conosclamo die del pari Ic iinture dc'corpi vivcnti fu- rono in proporzione a una tal mole formate. Quel ter- rrstre nioto, d'invariabil media dnrata, onde nasce il giorno, commuove ogni di periodicamente il mare, ratmosfera e tutie le posse delia natura. Peio al diurno alternare della luce e delle tenebre che da esso pro- cede, e che lutta la materia e se2;natamente la fluida commuove per termometriclie ed elettrichc variazioni, pin manifcstamente rispondono i fenomeni vitali , e massimc la solenne alternativa della veglia e del sonno. Tornano col diurno lume coiori e forme alle cose, ma di piu risorgono ad una vita, die aveano nel sonno perduta , gli animali, e se ne veggono i moti, e s' odono i caati degli uccelli, e le voci od i suoni d'altri animali; alcnni esseri, come per esemplo certe serpi e farfalie, sembiano crescere nella vitale ener- gia quanto piu crcsce il calore diurno, molt'ahri ne vediamo dal meridiano ardore spossati. Anzi dormono durante il giorno gii animali notturni, ed escono al far della notte (sfingi, pipistrelli ) o nella notte (fa- lene), per rimpiattaisi al piu tardi col riedere della luce mattuiina, ed ha la notte anch' essa i suoi suoni come il canto dclF usignuolo, il gracidar delle rane, lo stridore de'grilii. Periodico generalmente e in ogni giorno prr gli animali cosi il bisogno del nutrimento, come cpiel dd riposo; molti rettili per ahro mettono un pill lungo intervallo tra V uno e V altro lor pasto. Le piante col sonno delle loro foglie, coU' alterno aprirsi e cliiudersi de' loro fiori, e con altri giornalieri fenomeni dimostrano quanto risentano anch' esse T in- fluenza deir apparente diurno corso del sole; ma piu lo dimostrerebljero se ne fosse dato di scorgere come in esse dal giorno alia notte varii la traspirazione, e quel die e piu si muti affatto il processo della re- spirazion delle foglie e d' ogni altra verdura. Del resto i Hori chiamati efemeri, e di cui preclaro esempio e il cactus grandi/loius, e I'insetto nomato anch' esso efcmero, valgono in ispecial guisa a significare la po- tenza del volger di un giorno sopra la vita, e sono OENKUALE SUBI.IMF,. 385 un emblt'ma dclla sua fralezza c cadticita. Anclic il girasole , e qualch' altro fiore die si torce seguendo il corso del sole, son belle significazioni della corri- spondenza della vita alle varie influenze diuine del- r astro che la conforta di calore e di luce. L' annual rivolgimento della terra apportando forti divarj di tempcratura e d' igrometrica condizioue, e venti e piogge periodiche, e causa del cangiarsi e rinnovellarsi dcUe stagioni. con akernativa di frcdde e calde, d'aride e di piovose, di cui niun altro pe- riodico evento e da pin solenne e cospicua variazion de' viventi accompagnato, II periodo annuo e singo- lai-mente efficace rispetto a tutti que" vegetabili , e a quegli animali die, prodotte senienze ed nova per la generazione fntura, compiono in esso la loro vita, ed hanno percio il nome di aivud. Airannuale ger- minaniento de' semi ed aprimento dell' uova assai si couforma 1" annuo ripullulare delle radici perenni e rinfronzire delle piante arboree, e fors' anclie il ri- germogliare delle corporee masse de' polipi. Si dimet- toiio po^cia per freddo ( ma in qualclie esempio an- clie a cagion di calore) le foglie, e allora que' ve- getabili vrngono a un' apparenza di morte, ossia al letargo vernale; sol per le piante che tengono in ogni tempo le foglie, siccome le conifere, o die, coniunque annue, al freddo resistono, siccome parec- cliie cereali, il verno s'adorna di qualche verdura. Cangiano gli animali ancli'essi generalmente nell'anno la spoglia, e c|ual con lungo sonno jemale ossia le- targo ( v' ha pero anclie animali letargici per calore), qual coU'emigrazione, ottiene salvezza ne' tempi meno propizj. D anno in anno ritorna a tempi Hssi per ani- mali e per piante la stagione procreatrice, ond'e che I'anno in suo volgere s incoroni di fioriture Tune air altie seguenti, e sia ognora, ma specialmente nelle stagioni calde e temperate, festoso d'amori e di nozze. Cercando adesso gli csempi degli esscri alia cui vita e norma un periodo piu lungo delf annuo, tro- vcremo prima quello delle piante bienni, e poscia Blbl Ital. T. XCIV. 25 386 DELL.V ST0RI\ NATURA.LK quello di piantc piu durevoU, ma che al par delle bienni periscono dopo dato il frutto, similmente a quegli insetti chc poco dopo I'opere generative ven- gono a morte; troverenio in ultimo gli esseri che hanno il privilegio di vivere lunglie eta , e partico- larmente quegli alberi augusti (cedri, baobab, tassi, olivi, castagnl, olmi, cipressi, ecc. ) che sono vivi monumenti di vetustissimi tempi. La vita di qiiesti esseri e illustrata, e dagli eventi che non occoirono in essa piu d'una volta, come il cambiar di livrea degli uccelli dalP una all' alt ra eta, le metamorfosi dei batrai; e degl' insetti , il succedere delle foglie consuete alle primordiali di cui munita apparve la pianticella germogliante; ed illustrata inoltre tia quegli eventi poc' anzi accennati che d'anno in anno perio- dicamente si vanno rinnovellando. Dopo il moto ed il tempo consideriamo lo spazio, nel quale le cose sussistono, e col loro moto il tempo misurano. E^so si spande infinito dinanzi a'nostri oc- chi, e ci vien da lungi mostrando ora I'aspetto rihi- cente del sole, degli altri pianeti e degli astri innu- merevoli che ne giran dattorno, ora le nubi molti- formi schierate ne' campi atmosfeiici. Ma per non dipartirci dalla terra, e dalla ronsiderazion de'viventi, ci faremo a percorrere col pensiero Tampiezza di sua superficie ammirando come all' averla tutta pre- sente , cioe avendo presenti tutti i luoghi terrestri , scorgasi di continuo, e solo ora in un luogo ora nel- I'altro, sussistere il giorno e la notte, e la prima- vera e la state, I'autunno e l' inverno, e cosi anche conseguentemente tutte le distinzioni e produzioni che a ciascuno di que' tempi appartengono. Ha pero ogni regione suoi esseri particolari , ha ogni particolar regione molta varieta di esseri per le sue disparita di suolo, di secchezza e umidore, e massime di li- vello, il cui canibiamento equivale, siccome e noto, per molta parte a cambiamcnto di latitudiiie; quindi un provvido ripartimento di doni, quiiuli lo scambio delle produzioni, il commercio e il ristriugersi delle GENF.RALE SUBLIME. SSj amlchevoli rclazioni nella dispersa fiimiglia deiruomo. Segrete armonie collegano fra loro gli esseri di cia- scuna regionc, e ad essi inoltre consuonano if cielo, con la tempra della sua luce e la configurazion dcllc nubi , la terra con il contorno de' suoi monti, onde nascono quadrl di nntura efficacissimi a dilettare e commnovere il riguai-dante (i). Ma attenendoci alle piu generiche considerazioni veggasi ne' terrcstri spazj, ossia ne' contiucnti gli uni diigli altri molto divisi, quanto sieno varj e particolari gli aspetti della natura. II gran continente asiatico-europeo torreg2;ia nel- TAsia centrale formando regione amplissima tutta quanta elevata, da cui s' ergono monti d' ogui altio maggiori , e in cui anche si stendono vastissimi piani, donde un tempo versaronsi orde di popoli a scon- volger r Europa e cangiarne le e;enerazioni. Tale re- gione si eccelsa, di gliiacci perenni abbondante e dal mare rimota, declitiando come fa in genere molto rapidamente, rende da se molto diverse le circostanti asiaticlie contrade. Alia nuda sterilita delle rupi e di sterminati deserti sabbiosi, od all" uniforme vegeta- zion delle steppe, succede sovente una vegetazione d' incomparabil pompa e uberta, e le vien dietro giusta il costume X abbondanza della vita animalc. Osinuno e avvezzo a riauardar 1" Oriente, e 1' Indie in particolare, come feoondi di gemme e d' ogn' altro piu bel dono di natiira, e pensiamo con maraviglia alle fore?te di fichi Tun colTaltro per I'alte cime con- tinni o d' altri alberi annosi, in cni conducono la vita gli stuoli dei pavoni, le torme degli elcHinti; a'grandi fiumi die spandono ovunque natural fecondita, e die se uscendo senza legge dal loro letto 2;enerano le folte macdiie dove sappiatta la tigre e il velcnosissimo naja , dispensati in vece acconciamcnte dalT arte ali- mentano le coltivazioni del ri«o , da cui raccolgono (i) Humboldt. Tableaux de la jiatiire trad, par Eyries, vol. II, pag. 24-30. Chateaubriand. Genio ilel Crlstianesinio, lib. V, cap. IX. 388 DELLA STORIA NATUHALE principale sostentamento gli abitanti di quella po[)0- losissima terra. Alf occidental fianco dell'Asia si stende Feuropeo contineiite, il quale per lo sviluppo delle sue coste marittime, pe'molti tiunii clie lo irrigario, pel suolo dolce anzi che aspro e troppo montuoso , era dispostissimo a quella civilta di cui divenne sede precipua. L'AlTrica e nell' interno pressoclie sconosciuta , e fanno sua principal distinzione que' suoi vastissimi deserti, oceani di sabbie salse , dove quasi appena alcune piante salsugginose e strane forme di cacti e d' euforbie possono crescere; e dove solo abitano struzzi e gazzelle, e fanno irruzione leoni e pantcre, e tragitto i cammelli. Orribilc ne e la siccita e steri- lezza, die pero in alcun luogo a un tratto si cangia in oasi ridente; vi sovrasta cielo di fuoco, vi donii- nan venti in cui si disciog,lie qualunque umidore , che agitano le fluttuanti arene, e seco le rapiscono e sperdono dopo averle poco prima in monte adunate. II continente affricano cala in molte parti a gradi a gradi, onde i gran fiumi vi scorrono intenotti da cascate; questi gonfiando per le periodiche piogge si versano suUe terre adiacenti, e le preparano a suc- cessiva mirabile fecondita che il natural calore vi desta. L'America settentrionale all" incontro come quella che s' inoltra nelle regioni polari, il suo carattere trae dalla rigida temperatura ond' e dominata, e in- sieme dalf umidezza che le sue moke acque le ap- portano. La cingono nelle detie regioni orridi conti- nenti di ghiaccio, illuminati pero sovente da magni- fiche aiirore borcali, e al cui mortale silenzin IVstiva stagione , scommettendoli , fa succedere assordante scompiglio; non di meno 1' immane balena, il feroce orso polare, la volpe bianca, le forhe. gli eider dalla mollissima piuma con altre sorta di uccclii, frequen- tano quelle desolate contrade. Niuna terra abitata e pill tetra e se.lvaggia, ovvero piu rigida, di cpiello che &ia la piu settcntrional parte d'America; viene GENERALE SUBLIME. 38() poscia il selvoso Canada stanza di quadrnpedi di fi- nissimo pelo, e nolle, cui foreste pero insienie alle betulle e agli alberi resinosi delle fiedde region! , gia si mcscolano piante di clima niigliore; inoltre esso conijircnde laghi die son emuli dei niari per la lore vastita. Verso 11 mezzogiorno del continente di cui si paria eangia poi in tutto la scena, e il grande Missisipi spiega al terniine di siio lunghissimo corso suUe sue rive incantevoli la copia, ia ponipa di un clima felice. Pero I'nnione della copia con la forza e maestu della vita vegetale e propriamente donata aU'America meridionale, coiitrada in cui piii niagnilico s' erge il gran baluardo delTAnde, non nieno onusto di ghiacci die 2;ravido di fuodii, e da cui seo;ucndone il digira- dameiito in verso rAihintico, procedono la piii parte de'niaggiori liumi del nioiido. Le sue foreste intertropi- cali sfoggiano veramente un lussureggiar di piante da prolissi sarmenti cpiasi in una sol niassa le2;ate, dal cui seno per altro si spiccano, estoUendo la chioma, magnificlie palme. Animali infiniti v'lianno soggiorno; giran tra'rami scinimie e pappagalli, delibano il nettare de'fiori bellissime farfalle e colibii, strisciano rettili, forniicano e ronzano insetti innumerevoli. Ivi sicuri deir uomo die non puo per foltezza della boscaglia I'aggiungerli, trovan andie di sotto al fitto delle frondi quieto ricovero, quando cadono le lunghe piogge sii quelle volte di verdura die ne spandono lunge il rimbombo. In altre parti della stessa America meri- dionale eangia con mirabile alternativa dalla stdgion delle piogge a quella desoll I'aspetto del suolo , ora tutio verdeggiante e festoso di vita, ed ora in vece arido, ed ora inondato. Errano in queste parti nu- merosi i quadrnpedi, cosi nativi come venuti da estra- neo paese ma sfuggiti al dominio delTuonio; F Ame- rica pero non vanta quadrupedi si gigautesdii come I'Affrica e I'Asia. Finalmente T Oceania non possedendo altra ampia terra continentale tranne la Nuova Olanda , e nei SQO nr.LLA STORI.V NATURALE resto essendo composta di una moltitudine di isole, fa special mostra del carattere insulare. Le sue isole meno discoste dairequatoie , come a cagiou d"esem- pio le Molucchc , sono per caldo c per nmido in- sienie mirabilmcnte prodiittive ; molli e deliziose son r altre isolette clie alia zona temperata si accostano. Nuove isole, e forse un intero continente per futura stanza alle generazioni avvenire si formano e cre- scono in cjuell" immenso mare del Sad per opera delle calcaree produzioni di minutissinii polipi , e 1' onde vi arrecano noci di cocco , e gli uccelli altri semi di ventura vegetazione. Frattanto Y Europeo con- templa maravigliando i monotremi , i didelfi , e gli altri animali e le piante clie V Oceania gli invia. Cosi le considerazioni risgnardanti la varieta degli spazj terrestri, insieme a quelle circa il tempo ed il moto , sono confacenti alia storia natui-ale proposta. III. Dee dunque la storia natural generate sublime, dopo scelti i pid meritevoli argomenti , trattarli per si ampia forma clie ciascuno dimostri in uno de' loro precipui aspetti le naturali cose , e tutt' insieme fac- ciano solenne dichiarazione di quell' unione in cui , per moltiplici scambievoli coUegamenti esse raccol- gonsi , e clie e la magnifica unita di natura. Egli e per tal modo , egli e in questa unita , clie gli altri insigni attributi dcUa natura fanno di se piii aperta dimostrazione , e nieglio s' apprestano a contempla- zioni sublimi. E primamente vedremo in lei la pos- sanza onde ogni cosa e perennemente commossa e variata , siccome dicemmo nel favellare del moto ; possanza validissima e soavissima a un tempo; esente da qualsiasi aflievolimento o interruzione, onde giam- niai mancamento o negligenza negli eftetti di essa. Nondimeno tal possa c soggetta a freni , siccome piacque a Quegli ond' ella emana, e freni ne son le leggi alle quali ubbidisce , senza mai menoma tra- sgressione. Qaituli la nostra mente , nelf ammirare il valore e V attivita de' naturali poteri , ne verrii studiando e considerando le le2;2;i , ossia 1' immutabil I OENERALE SUBLIME. 891 online e rec;olarita del loro procedere , che 6 quel- I'attributo di sagi^ezza la cui indagine forma la piii congrua csei'citazione dell' intelletto umano. Vero e peio che se natura fa in ogni tempo ed ovunque di- niostrazione di It'ggi, piocede altresi con apparente libcrta , e con tale fecondita di jiartiti e risorse clie non parrebbe concibabilc a fieno; a tanto riesce ia particolari casi ascondendo, niediante i prevalenti ef- fetti di una legge, gli elTetti di un' altra Ifgge, che percio non sendira punto in essi verificarsi. La qnal maniera di liberta che a natura rimane malgrado i Tincoli cui e realmente soggetta, la fanno dotata di tal vivezza e pieghevolezza, che troppo spesso le vengono meno se co' nostri sistemi, benchc formati con le leggi in essa osservate , tentianio rappresen- tarla; e chi sa quanto le cognizioni nostre circa cptali leggi soao ancora imperfette , chi sa quante altre leggi ne sono ancor sconosciute ! — E inline a celebrarsi come il descritto procedere di natura ^ pieno di forza e saggezza , sia tutto inteso a bonta , la quale e tal ahro attributo della natura che oc- cupa le facolta del nostro animo , siccome i pre- detti quelle della mente occuparono. Si, coll' animo "vivamente commosso vediam esseri ecose, per virtu proprie e per reciproci ajuti, conservarsi, perpe- tuarsi tra perpetui rinnovamenti , come gia dicemmo nel favellare della periodicita de' moti ; e prova e questa universale, invincibile, del buono e provvido reggiraento al quale vdsbidiscono , e che e il finale ri- sultamento delT attivita delle forze e leggi naturali. Ed in vero il poc' anzi descritto attemprarsi di que- ste leggi , e il non mostrar talora alcuna di esse il consueto vigore , ed a!tra invece un insolito dispie- garne , ed ogni maniera di eccezione, tutto cio ognora si scoro:e ad utile intento , cioe a bonta indirizzato. Quindi nel la bonta si raccoglie la saggezza e la forza, ne sia mai chi queste due doti ammirando nelle cose e negli ordini naturali , la prima trascuri. 3 92 DELL A STOUIA NATURALE Alia storia natural generale sublime pero si com- pete iu singolar modo il rapprcsentare delta bonta, jfaccoglicndone le prove die le cose tutte ma in par- ticolare gli esseri piu privilegiati, cioe i sensitivi ne porgono, e che sono sparse ne' trattati della na- turale istoria, e massime ne'libri di teolo!i,ia natura- le, cominciando da Cicerone sino ai trattati Bridgwa- ter. Approvo Iddio le cose da lui create chiamandole biione (i), e Puomo principalmente come buone le conosca e le apprezzi. E qual cosa e piii naturale in lui nell'osservare un oggetto, che voler sapere a che giovi, o nell essere testimonio di un fatto che vo- lerne conoscere il perche rispetto a cjualche buon fine? Chi nello studio della natura la ravvisa, com' e, in un continuo atto di bene, avviva lo studio stesso, e vi applica in beiraccordo le sue facolta, non dis- giungendo quelle del cuore da quelle delTintellettp, e cosi alTarmouia di natura ben corrisponde. Anzi 1 ingegno in quella ricei'ca e dimostrazion del bene trova incessa-nte materia di tilosofare, e la naturale filosofia aver non puo soggetto ne piu soave all' a- nimo, ne piu morale, Certamente errar puo ed lia talvolta errato, nell' ascrivere a fatti od a cose fini incompetenti, ma il ben conoscere i fatti o le cose indubitabilmente appropriati a fine prestabilito cor- reggera questi errori, facendoci bensi nelle indagini attenti agli utili fini ma non rispetto ad essi preoc- cupati, e disponendoci all'uopo piu volentieri a con- fessare la nostra inscienza che ad immaginare dei fini non certi. Faccian dunque 1' altre scienze natural! tributo di loro provate teleologichc dottrine alia proposta general disciplina, che nieglio plaudendo ai naturali beni testifica piu vivamente il grato animo di chi li fruisce ed ammira (a). (i) Viditque Dcus cuncta, quae, fecerat, et erunt valde bona. Gen. I, Si. (2) C16 sarebbe conforme ai voti del Liiineo, il quale tlisse del suo S/s tenia natures: Finem opus obtinuero si GENER.U^E SUBLIME. SqS Ma perclie rispetto a creature intelligenti e boiita rhe i doni di natura sieno di bellezza fic2;iati , cosi non disp^iungerenio dalla contemplazione del buono qnella del bello naturale, sicciie se ne ingentilisca lo spirito e Taniino s'apra al diletto ch'esso v'infon- de. Quanta cura non e veramcnte nelle natural! cose risguardo alia belta , e come non ne son esse dotate ogniqualvolta a formarle regolarmente e compiuta- mente adopraronsi le forze della natura? Lo attcstano la forma e costruzion geonietrica degli atomi e del cristalii , il vario coloramento del mineral! per opera di tenni sostanze metalliche, la simmetria de" corpi vegetabili cd animali, il Hno lavoro e ornamento delle loro parti e delle loro produzioni: lo attestano le giuste proporzioni di tali corpi, cosi rispetto alle parti di cui sono format! , come anche rispetto a^Ii oggetti tra cui sono coUocati , onde nascono in cia- scuna rcgione que'suoi distintivi quadri la cui bel- lezza abbiamo gia celebrata. Quel niisto inoltre di conforme e di vario delle creature viventi, die abbiamo veduto csserc fonda- mento delle loro metodiche distribuzionl, e anch'esso da ascriversi al sistema di natural! ordinamcnti clie ha di mira il diktto insieme alTutibta. Perche sic- come sono grate alTuditore le variazioni di un me- desimo tenia musicale, cosi sono alio spettatore le variazioni specifiche d! una gcnerica forma, riceven- done egli tale impressione in cui utilniente s'accop- p!a il facile die vien dal noto al commotivo die viea dal nuovo. Bellissimo argomento di osservazioue sono poi le norme d! cosiffatte variazioni, massime se si considerino in quel progresso da piu a meno sem- plice organismo ( die puo dirs! progresso da mi- nore a maggior perfezione) die siccome si dimostra mde .... Teleologies primce linece ducantur. Syst. nat. Vol. I. Circa le ragloni teleologiclie tratto il Kant nella disserta- zione intitolata: Critice facuUatis judicandi teleoIogiccB. Kant, opera lo/. Ill, pag. 377. Lipsicc 1787. 394 BELLA STORIA. NATURALE scliierando opportunamente gli attuali vlventl, cosi anclie si rende manifesto nella successione de'fosslli , nclla successione degli esseri clie si fanno natural- mente di iin niiovo spazio abitatori, e nello sviluppo degli embrioni. Dal considcrare le dette nornic sor- sero le specidazioni circa Torigini de'viventi, in cui a'nostri tempi feividi ingegni s" esercitarono; ma se le distribuzioni metodiclie mai non potranno, come si disse, rappresentaie compiutamente le conformita de- gli esseri, come mai quelle speculazioni potranno rcndere compiiita ragione delle loro disparita, e come presumeranuo di interpretar ledelmente i fatti della creazione? Da ultimo le cose natural! per un'altra loro parti- colare attenenza al bello ed al buono sono atte a occupare piacevoJmente ed utilmente lo spuito, ed e mediante la corrispondenza cliesse lianno alia na- ture morale delTuomo. Toutes les parties de la natu- re, dice Ancillon (i), ont une physionumie morale... Cette arialogie entre la nature et la pens ee constitue la poesie de la nature, et cest d''elle que la poesie em- prunte son charme... II y avait entre la pcnsee et rimage, dans les profondeurs de lame une espece de cjypotagamie on d'union secrete, avant que l union s annoncdt et cclatdt dans le langage. Quindi poi na- sce r influenza del fisico sul morale « azione reci- proca e misteriosa, dice Humboldt (2), del materiale e dell'immateriale, die dota lo studio della natura, per clii lo contempli da quella maggiore altezza che si concede, d' una particolare e ancora poco nota at- trattiva ». IV. Queste cose discorse circa i subbietti e le ap- partenenze della storia natural generale sublime ne fanno concludere die a ben coltivarla si vorrebbe quel temperamento ed accordo delle facolta dello spi- rito umano, onde nasce un retto senso che direbbesi (i) Melanges de lit. et de phil. vol. I, pag. ayS e 274. (2) Tableaux cit. vol. II, pag. 3o. GENERALE SUBLIME. SyS a iiatura armonizzato per tutto coniprenderne il vcro. La qual dote, se amor patrio nnri c'inganna, credia- mo essere stata agl' Italian! in liberal niodo concessa, ad essi dallo svcgliato ingegno, dalla pionta ininia- ginazione, dal natio senso del bello. Crediamo almeno die anche gli altri popoli italiani possano aver qual- clie parte alia lode clie il Brocclii fa del toscano (i), celcbrando egli negli ingegni toscani cc quel fine di- scerniiiiento c quel buon critcrio che gli ha sen)pre guidati nclle ricerche naturali, e che gli ha allonta- nati da tanti sforzati e stravaganti sistemi in cui pa- recchi altri hanno inciampato . . . ond"e che esatti, circospetti, metodici hanno quasi sempre toccato il punto giusto cosi nelle scienze come nelle altie fa- colta da essi coltivate ». E siccome la storia natural generale e abile certo a promovere e migliorare quelle nobili facolta che richiede , cosi e che noi facciamo voti perche la coltura se ne estenda, e specialmente in questa italica terra. Forse a quelja scliietta mostra di tutta natura apparira c[uanto sia il difetto delle cognizioni spicciolate che troppo profusamente oggidi si dispensano. Forse per essa si ravvivera Famore delle cose naturali ora smodatamente soperchiato da qucllo delle artificiali, e di lallaci commotivi raccon- ti; e si ravvivera con esso il senso religioso, per cui lo spettacolo della natura traeva un tempo quasi ir- resistibilmente all'idolatria i popoli primitivi, e per cui difetto lo S[)ettacolo stesso or piu non basta a vincere la frcdda indifferenza che pesa su molta parte dc' popoli inciviliti. Qncste cose abbiam dette circa la Storia natural generale sublime non per altro motivo tranne quello tli non lasciare incoinpiuto in questa Biblioteca un argomento stato altre volte, come annunciavasi da piincipio, in essa trattato , ma non ancora secondo tutta la sua couvcnicnte estensione. Brugnatell'u (i) Cunchioloi^ia ibssile. Introdueiutie pag. LXVil. 396 PARTE STRANIERA. De la bicnfaisance piihliqiic etc. , Delia beneficenza piibhlica, del barone De Gerando pari dl Francla, membro delV histituto ., membro del ConsigUo gene~ rale dcgli ospizj di Farigi, ecc. — Parigi , i83g , /. Renouaid e comp., vol. 4, in 8.°, di pag. Lxxxiii, 519, 538, 612, 620. Ital. lir. 36. Artigolo III. i^e la una huona educazlone delle prime eta della vita devonsi ricercare i piu validi antldotl contio rindigenza, vi soiio pero eziandio preservativi utili agli adulti per eco- nomizzare, conservai'e e moltiplicare le loro risorse e per ajutarii a farne ua buon uso. Di qiiesto argomeiito tratta De Gerando nel Libra II della Parte II, della quale pro- seguiamo Tesame. Onde preservare Tadulto contro il pericolo delfindigea- za, furono concepiti molti stabilimenti. L'autore innanzi tutto discorre degli srabiliinentl dci prestiu {Cap. I.), non gia come i piii utili, ma come i piii antichi neirordine delle date. Premesse alcune generali considerazioni suUa opportunita dei prestiti fatti alle persone disagiate, viene a dire delle diverse specie di essi. II prestito puo essere fatto o a titolo di servizio gratuito, o mediante una stl- pulazione dinteressi su garanzie materiali, o sulla sola confidenza accordata a colui che preiide in prestito. II prL- mo e di tutti il piii favorevole, ed e un pegno di afFe- zione, che comanda la riconoscenza, suppone la stima e rispetta la delicatezza. Ma se il carattere personale o la cauzione di an amico solvibile non sembrano un pegno sufficiente, il povero non potra prendere ad imprestito, die fornendo una sicurta o subendo il giogo deirusura,e forse anco sottomettendosi a tutte e due queste condizioni. Tale sara la inevitabile condizione di colui che prende a prest'to non per un ben inteso calcolo, ma per leggerezza PARTE STRANIERA. 897 e )3er sovvenire alia sua dissipazione od ai suoi disordini. Una tale riflessione basta per fare considerare con sfavore questo genere di prestito. Nel medio evo i Giudei tenevano in tutta Em-opa ufii- cii di prestito, nei quail la tassa delFinteresse era tanto plu elevata, qitanto piu erano delioli le garanzie di rim- borso: erano per questo inaccessibili ai poveri od almeno venivano sottomessi a piu dure condizioni. A tale spetta- colo si raosse la carita religiosa. Verso la meta del secolo V il padre Barnabeo di Tarni, delFordine dei frati rainori, ottenne che i ricchi di Perugia facessero offerte, le qualL accumulate formarono un fondo, con cul si diedero ai ne- cessitosi prestiti gratuiti, ritenendo solamente un leggiero int.eresse per le spese di servizio; da qui la denominazione di Monte di Pieta o Banca di Carita. Yarie citta d' Italia seguirouo Tesempio di Perugia ; ed i monti di pieta fui-ono approvati da bolle apostoliclie. San Cai-lo Borroraeo fu tra i fondatori di un monte di pieta a Roma, il quale prese ben presto una grande estensione: di cola 1 instituzione si propago a Firenze, a Siena, a Parma, a Milano, a Ge- neva, ecc. IMentre alia loro origine i monti di pieta ei-ano stabili- menti di carita destiuati ad oflrire prestiti gratuiti, noa esigendo iuteresse , od esigendolo assai lieve , ben presto r esperienza insegno che una banca, in cui il povero e ammesso a preudere a prestito gratuitamente , incontre- rebbe difiicolta a riunire un capitale sufficiente per soddi- sfare a tutte le domande , e die il capitale sarebbe espo- sto in poco tempo a svanire. Quindi dojio la erezione del monte di pieta a Roma , la maggior parte di questi stabili- menti hanno richiesta una qualche retribuzione sia per far fronte alle spese di couservazione e di gestione , sia per compensare gP interessi , che sono essi medesimi costretti a pagare per 1 capitali, dei quali sono depositarj. Pure ne esistono alcuni tanto liberalmente dotati da potere anche ai nostri di riprodurre la instituzione primitiva e garantirsi dagli scogli, ai quali espone qnesta stessa liberalita. Per citarne alcuni, faremo menzione della rfi55a di anticipazione di Amburgo, destinata a sovvenire 1 lavoratori , quando si scorgono In essi 1 sintomi della mlserla;, della Societd deali amici di JVcstminsler a Londra, ciie fa pure prestiti senza . interesse alle persone laboriose; della Societd del prestito 398 PARTE STRANIERA. caritatevole e gratuito, fontlata a Tolosa nel 1828, clie lia per iscopo di sotti-arre alle esazionl ed alle usure le vit- time da queste immolate nel seno delle class! inferiori. Moiti riraproverl furono fatti ai monti di pieta; e per veritk nel regime di essi possoiio essere apportati alcuni miglioramenti. Uno tra questi, die solo vogliamo qui ac- cenaare, e che sarebbe favorevolisimo a quelli die pren- dono a prestito, consisterebbe nel permettere lore di rim- borsare parzialmente e per piccole somme; cio che reti- derebbe piii facile uu tale rimborso ed incoraggirebbe ai giornalieri risparmj. Ne fii date Tesempio con snccesso da pill di due secoli dal Monte di Pieta del Pascid di Siena. Parlando nel Capo II delle societa di. prcvidenza e di mutua assistenza , I'autore dopo avere dato uno sguardo alia origine di tali instituzioni, specialinente presso i Greci ed i Romani e nel medio evo, tiene ragionamento delle societa amichevoli deiringhilterra, dove tali stabilimenti risalgono al principiare del secolo XVIII. La jirinia societa formatasi con una combioazione di assicurazione suUa vita fu fondata da una carta della regina Anna nel 1706: il piano da essa adottato per alti'o non poteva essere che molto iinperfetto in un''epoca, in cni anche in Inghilterra era poco conosciuta la teoria delle assicurazioni suUa vita umana: V amiable Society (tale era il suo nome) aveva piu il carattere di una tontina o rendita vitalizia, che quelle di una cassa di previdenza. Le societa piu specialiuente dirette alia mutua assistenza si moltiplicarono in Inghilterra dopo la seconda meta delF ultimo secolo: sono essenzial- mente composte di operai e di artigiani delle citta, e piii spesso clascuna di esse riunisce gli operai di una stessa professione. Quelle che riscontransi nei villaggi sono formate tutte da contadini. Alcuue sono esclusivamente composte di uomini o di donne; altre riuniscono indifFerentemente i due sessi. Eguali societa di previdenza possiedono pure la Scozia e 1 Olanda; ma in questo secondo i-egno le casse delle vedove costitiiiscono una classe speciale di stabilimenti di previdenza, e sono numerosissime, contandosene nel 1827 sino ventisei , molte delle quali con una sfera di opera- zioni estesa anche alle altre citta, oltre quella in cui ha sede la loro amministrazione. II Belgio ha adottate le as- sociazioni dei niutui soccorsi, ma non le casse delle ve- dove, le quali dopo i matematici lavori di Eulero si sono PARTE STRANIERA. 899 assal moltlplicate nel nord deirAleiuagna, dove furono fa- vorite e dotate molte volte dagli stessi govern!. Le casse delle vedove, del pari clie le societa di previ- deaza, sono alimentate da capitali versati e da quote pe- riodiche. L^assisteiiza e proporzionata i.° alFeta del maritb e della nioglie nel momento deila soscrizione ; 2.° alia pro- babilita della morte deiruno e deiraltra ^ 3.° alia quotitd dei versamenti. In alcune citta del mezzodi della Germania si fondarono pure sotto il nome di casse dei morli ( Sterbe-cassen ) so- cieta, che lianno per oggetto di fornire una somma alia morte di un socio a favore della sua vedova, de^ suoi fi- gli , o delle persone che egli dinota. In Germania si sono soprattutto formate casse per procnrarsi il trattamento cu- rativo gratuito in caso di malattia. Piu di sovente T oggetto della quota o tassa e di assicurare ai deponenti il vantag-- gio di essere ricevuti e curati in una casa di salute , per cui la instituzione di previdenza combinasi allora col si- stema degli ospitali paganti. La cassa dei malati di Carls- rulie fa curare i socj nelle loro proprie case. Le societa di niutua assistenza, die esistono a Parlgi , eve se ne contavauo circa 228 nel 1837, sono tutte com- poste di operai; ma dividoiisi in due classi assai distintei le une riuniscono operai di una medesima professione;, le al- tre di ogni professione indistintamente. Tali instituzioui si sono poi difluse in molte citta manifatturiere della Fraucia. Le societa di previdenza sono vere casse di risparraio , ma banno su queste, formate di semplici depositi, molti vantaggi. II risparmio per il menibro della societa di pre- videnza non e facoltativo, ma obbligatorio; uon e senipli-t cemente momentaileo, ma perseverante e regolare. II socio che trascurasse di continuare a pagare la sua determiuata tassa perderebbe la somma di gia messa in serbo. Di tal guisa la economia diviene una necessita e si cambia ia abitudine. Di piu il risparmio aflidato alia societa di pre- videnza non puo essere ritlrato per il capriccio, alPocca- sione di un divertimento o d^una dissipazionei ma riraane invariabilraente destinato per le tristi circostanze, in vi- sta delle quali e stato deposto. Se una sventura inopinata colpisce il socio , prima che i suoi risparmj abbiano for— mato uu fondo abhastanza considerevolc^ so la malattia, da cui e preso , porta spese molto superiori all ammontare 400 PARTE STRANIERA. de'' suoi risparmj, rassistenza noii gli e meno garantita, e se vien tolto di buon''ora alia sua sposa ed ai suoi fi- gli noil e meno garantita a quelll die gli sopravvivono: e un vero contratto di assicurazione ^ basta pagare per un anno la sua quota per acquistare tali diritti e per mettersi al coperto di disastrosi eveiiti. Se tali societa hanno dei vantaggi , non vanno esenti anclie da inconvenieuti e pericoli. Basti pero qui dire, come una parte di questi sia comune cogli stabilimenti formati su combinazloni incerte, e specialmente su quelle relative alia vita uniana;, e come un'altra parte sia comune colle corporazioni di arti e mestieri. Tali pericoli consi- stono in errore di calcolo , in cattiva gestione, in vizio di statuti, in difetto di garanzia, d''impiego dei fondi, ecc. : ed i rimedj clie loro si possono opporre risultano dalF e- same delle condizioni, alle qiiali devono queste societa es- sere sottoposte. Nel ricercare tali condizioni, Fautore innanzl tutto esa- mina la questione , clie ha ])er iscopo di sapere , se e sino a qual punto Tautorita pubblica debba intervenire nella creazione e nel progresso di questi stabilimenti. " La legge, cosi I'autore, non deve prescrivere a queste so- cieta altre regole , fuorche quelle clie rigaardano la ne- cessita di sottoporre i loro statuti airesame ed air ap- provazione della pubblica amministrazione , e le precatt- zioni clie hanno per iscopo di assicurare la buona fede nel contratto, T esecuzione degFimpegni. il rendiconto e la pronta ed equa soluzione delle difFerenze. L^ amministra- zione pubblica mentre dev'' essei'e di guida , osservare , conoscere ed invigilare , deve astenersi pero dal voler reg- gere essa medesima e piii ancora dal dimostrare una in- quieta diffidenza, e dal disturbare le operazloni in tutto cio clie ha nulla di nocivo ". Cio posto, lautore entra in considerazioni di grave momento riguardo alle condizioni, suUe quali devono fondarsi le societa di previdenza, riguardo al rapporto tra le quote da pagarsi ed i soccorsi da ac- cordarsi, riguardo ai principj dietro i quali dev^essere un tale rapporto calcolato , ed alFuso clie si fa delle tavole di mortalita in tali societa. Ci estenderemmo oltre i con- fini clie ci sianio imposti se volessimo qui esporre tutto quanto riporta I'autore, tanto pin clie entra in iiiolti dati statistici, tolti dalle opere giii conosciute di Deparcieux, ' r\i?TE sTRATsririiA. 401 Duvillard e Quetelet, dei quali Jiflicilnicntc si potrcl)bc pre- sentare un sunto. Gli stabilimenti di assicurazione sulla vita umana (Capo III) sono sotto alcuiii aspetti vere socleta di pi-evidenza; ma con fjuesta difFerenza che qui la societa non formasi piii spontaaeamente per il concoi'so de^ suoi membri, ma e co- stituita e provocata in anticipazione dagli autori della in- trapiesa ;, la societa non amministra piii se medesima , ma sono gerenti di essa gli autori dello stabilimento , che le ofFrono i loro servigi e die fanno della intrapresa una per- sonale speculazione. Alcuni vantaggi rendono per altro que- st! stal^ilimenti preziosi alle persone clie vogliono mediante i loro rlsparmj procurarsi risorse certe nelfawenire. Ope- rauo difatto in generale su di una scala niolto estesa e sono destinati a raccogliere i depositi di un numero con- slderevole di assicurati; coUocati ad un punto di vista ele- vato s'' illuminano meglio colla loro propria esperienza , operano per cio stesso con maggiore economia , ed una certa niassa di capital! versata in questi stabilimenti serve an- cora di garanzia per le eveiitualita che sorpassassero le prevision! del calcolo. Le assicurazioni sulla vita sono da assal lungo tempo conosciute neiringhilterra , ove hanno presa una grandis- slma estensioiie: per la esperienza che hanno acquistata e procurata, per i calcoli che hanno determinati, per il lau- mero prodigioso di risparmj che impegnarono a mettere in serbo per Tavvenire, e che hanno capitalizzato e fatto fi'uttificare , tali stabiliinenti assecondarono non poco in In- ghilterra lo spirlto di economia e di previdenza , e con questo indirettamente contriljuirono a moltiplicare le so- cieta amichevoli. Con molta difiicolta e lentezza si poterono fare comprendere e gustare a Parigi le assicurazioni sulla vita , le quali ottennero in vece molto maggior successo nel nord delFEuropa, e specialmente in Germania, essen- dosene formate ad Amburgo, a Gotha, a Lipsia, ecc. II prlncipio delT accuiuulamento combinato con quello della mutualita e colle iucerte eventualita della sopravvi- venza e stato portato al suo piu alto grado di sviluppo in quel geuere di casse, che si chiamano tontine, dal nome deir italiano Tonti, che ne porto in Francia il piano verso la meta del -^ecolo XVII. Un editto pubblicato a Chalons Bibl. Ital. T. XCIV. 26 402 PARTE STRANIEKA. nel i653 eresse la tontina reale , die conslsteva in una creazione di rendlte vitalizie , le quali cadevano al soprav- vivente nel momeiito della morte di chi aveva una i-endita titolare: in seguito nel 1770 le tontine fui'ono soppresse per prodursi di nuovo venti anni dopo sicconie intraprese private. Le tontine si devono comprendere nella nomenclatura delle instituzioni di heneficenza? L^ autore suppone qui le casse di previdenza concepite di buona fede e senza intenzione d^ingannare; ma esaminando in se stessa la natnra delfin- trapresa , egli dice , perdere essa molto del suo prestigio , soprattutto considerandola nelF interesse della classe labo- riosa. Dlfatto lungi dalV essere vantaggiosa alia generalita dei deponenti , lo e solamente ad alcuni privilegiati. II so- scrittore confida alia cassa di sopravvivenza i suoi risparmj quotidiani per esservi conservati e per farii fruttificare ad interesse composto , e li mette in comune con quelli degli altri soscrittori. Se il coUocaniento e solido e ben inteso , allora questa cassa fa la funzione di una societa mutua. Ma quale ne e Tesito? la massa comune formata da que- sto accumulo e riservata ad un piccolissimo numero di so- scrittori , a quelli die la falce della morte risparmla per gli ultimi. Quelli clie sono colpiti pei primi perdono i lore risparmj in pari tempo che la vita. Sono sotto questo rap- porto vere lotterie, e come tali sono funeste ai costumi ed air industria. Discorre in seguito di alcuni altri sistemi di minore im- portanza proposti per applicare il principio delle assicura- zioni alle eventualita dell" indigenza , ed esamina poscia come il sistema delle assicurazioni possa essere ittilizzato in favore delle instituzioni di previdenza per la classe la- boriosa. — Ogni intrapresa di assicurazione formata come una speculazione interessata da parte di coloro die Tassu- mono , per solide die siano le sue basi , per abile die sia la sua gestione , ha sempre T inconveniente di far servire una porzione dei risparmj dei poveri ad arriccliire gli speculatori. Ma se conservando il principio della mutualita si collega lo stabilimento di assicurazione a qualclie A'asto stabilimento di pubblica beneficenza , come per esempio il monte di pieta di una grande citta, il secondo stabilimento puo trovare nei suoi proprj capitali la riserva necessaria per soddisfare in certi casi all* insufficienza delle poste, e y.viriE sTUANiEUA. 400 rltrovera in altri tempi un com|ieaso nei bcneficj nat'i dal- reccedente delle posCe sulF assistenza. Se poi il governo fondasse in ciascuna provincia una cassa pubblica, la qnale riunisse insieme le funzioni dell incoraggiaineiito , drlTas- slstenza e della previdenza, se la dotasse di alcniii ceiite- slmi addizioiiali alle pubbliche contribuzioni come ga Tail- zie, se costituisse questa cassa in modo che essa facesse il servizio delle pensioni di ritiro di tutti i funzionaij ed implegati della localita , qi^esta cassa , a mente di De Ge- rando , piesenterebbe tutta V utilita e la sicurezza deside- rabile per fare parimente in favore delle classi laboriose la funzione di vino stabilimento di assicurazioni contro gli accidenti della vita umana. Le aisse di risparinio ( Cop. IV ) assecondano gli stabi- limenti di assicurazione, ed ezlandio con qnesti combinansi. Molto gia si e scritto sui servigi resi da una tale institu- rione alle classi operaje , sia per la sicurezza clie lore in- 8pirano le garanzie ofterte pei collocamenti , sia per Tac- crescimento del capitale collocato, sia finalmeiite per la liberta illimitata che e lasciata ad essi per deporre e I'iti- rare a voionta. Si e soprattutto e con ragione dinotata r utilita morale che procura, assecondando lo spirito d or- dine e d^ economia. Di gia la testimonianza dei fatti glu- stifica le predizioni dei lilantropi. In Francia ed in Inghil- terra si osservo che nessuno di colore, che depositarono nelle casse di risparmio, fu tradotto dinanzi ai *ribunali; mentre che ricerche fatte a diverse epoche provano che tre quarti degl' indivldui condannati lo fnrono , perche erano dediti al giuoco ed ai liquori spiritosi. L''autore per altro non esagera e non ispera trovare nella creazione delle casse di risparmio il mezzo infallibile ed assoluto di prevenire tutte le niiserie ; che non vi e antidoto universale pei mali dell" indigenza , come nemmanco per quelli del coi'po. Le casse di risparmio sono maggiormente profittevoli alle persone, i cui salarj sono pagati alPanno, al trimestre od al mese, ed a quelle che ricevono salarj pluttosto elevati. Tendono a prevenire la prima caduta, che fa entrare nella poverta V uomo laborioso , piuttosto che la seconda caduta che fa entrare il povero neir abisso delF indigenza. For- mando dei capitali alia piccola industria accrescono Tagia- tezza di quelli che Tesercitano e loro permettono di esten- dere le operazioni ; ma dacche la dura strettezza della 404 PARTE STRANIERA. necesslta si fa seiitlre , pid noii preseiitano clie un debole soccorso, noil reiidendo die cio clie hanno ricevuto. Le casse di risparmlo sono uii istromento di creazione pei piccoli capital!. II pensiero delle casse di risparmio nacque in pari tempo nelle varie regioni setteutfionali deW Enropa e vi si e piu o raeno realizzato sotto differenti forme. II plii antico esem- pio conoscluto e quello della cassa di risparmio di Am- burgo, clie si e spontaneamente costitiiita nel 1778. Le laboriose rlcerclie di Alfonso De Candolle fanno conoscere clie la Svizzera possedeva molte casse di risparmio sine dalla fine delP ultimo secolo , e sembra die questi stablli- menti ignorassero alia loro origine la loro mutua esistenza. La cassa di Berna, delta dei dotnestici, fu organizzata sino dal 1787. In generale e da notarsi die una tale institu- zione non si e realmente diffusa in Europa se non dopo il ritorno della pace generale. In meno di diciassette anni il numero di questi stabilinienti si elevo nelP Inghilterra e neirirlanda a 484, delle quail 482 avevano pubblicato i loro rendiconti. Dietro le ricerche del barone De Malchus, antico ministro delle finanze del regno di Wiirtemberg , die pubblico recentemente un'' opera su questo argomento, risulta die esistono ora negli Stati die fanno parte della Confederazione germanica 267 di tali casse. Gli Stati au- striaci contano varie casse di risparmio a Vienna, a Praga, ad Inspruk, a Lubiana , ecc. La Confederazione Svizzera ne ha 100. Nei varj dipartimenti della Francia esistevano, al 3i dicembre i836, 222 casse dl risparmio. Anclie in tutti gli Stati d"" Italia si diffusero queste casse: quelle del regno Lombardo-Veneto formano un'' organizzazione colle- gata e sistematica. Ne esiste una in ciascuna provincia, e tutte insieme sono rette da una congregazione generale, die ne e la comiine rapjiresentanza f, sono quindi T opera del governo. Quella di Milano , la piu antica d Italia , e anche la prima per la sua importanza. Qui r autore entra ad esaininare i mezzi atti a far prosperare le casse di risparmio;, ma siccome il tener die- tro alle importanti questioni qui svolte ci dllungherelibe di troppo dal presoci assunto , ci bastera far notare in generale coll autore medesimo, die le regole in questa ma- teria , come in tante altre , non potrebbero essere assolu- tamente uniformi per tutti i luoghi e per tutti i tempi. PARTE STRANIERA. 4o5 Devono esse necessarianiente piegarsi alle circostanze, e modificarsi a seconda clie si applicano a grandi od a pic- coli Stati , ed a region! manifatturiere od agricole. E me- stiei'i parimeate avere riguardo ai costumi degli abitanti , ai mezzi di credito ed alia circolazioiie dei capitali. Le casse di risparmio devono pure coordinarsi , per quanto si puo , col sistema generale dei pubblici stabilimenti di cia- scuna contrada. Nel libro III ed viltinio di questa seconda parte sono passati in rassegna i mezzi generall proprj a migliorare la condizione delle classi hidigend. Tre ordini principali di preservativi sembrano potere essere concepiti, esaminando le cause prime , le quali , come si e veduto nella prima parte, possono esercitare un"" influenza sullo svilupjDo della poverta e delF industria. II primo , e quello clie ai di no- stri sostenne ed esercito le nieditazioni e le ricerche degli scrittori filantropi, risiede nell organlzzazione sociale mede- sima e nelle sue condizioiil material), civili od economiche. II second© si attlene piu immediatamente al destino per- sonale e private dei lavoratori , e comprende gli elementi deir ecouomia domestica relativamente a questa classe della societa. 11 terzo abbraccia una sfera piii elevata, e secondo De Gerando i mezzi piii necessarj e piii efficaci, ed ha per oggetto il miglioramento dei costumi popolari. Occupandosi del gran problema dei mezzi proprj a pre- venire T indigenza (Capo 7) si e dapprima portati a ri- cercare, relativamente ai tre elementi principali della so- ciale economia (la popolazione , la proprieta, il lavoro), combinazloni maggiormente favorevoli alia classe piii nit- merosa e meno fortunata ed i mezzi di migliorare la sua situazione nelTavvenire. Molti sistemi furono concepiti onde sottoporre a nuove regole i' regime economico della grande famiglia sociale ; ma anche qui, come in tutte le cose uma- ne , Tarte piu perfetta e qviella clie asseconda T andamento della natura anziclie contrariarlo. La popolazione, la pro- prieta ed il layoro , come elementi delleconomia, non po- trebbero essere isolatamente considerati. Ciascuno di essi non ha valore, se non per la sua correlazione cogli altri due. E qui prima di tutto discorrendo dei mezzi artificlali proj^osti per regolare il movimento della popolazione, dopo aver fatto vedere come rpiesta vada da per tutto aumen- tando , Fautore mostra come il progrcsso di essa popolazione 4o6 PARTE STRANIERA. rappresenti eel esprima sotto alcuni riguartU qncllo clella ci- vilizzazlone medesima, e come dal valore morale e da quello mateiiale della popolazione , ma meglio ancora dal primo si componga queiralta importanza politica , die saggi le- gislator! le hanno giustamente attribuita. Sarebbe quituU da parte dei Governi uii colpevole errore Tarmarsi di ar- tificiali pi'ecauzioni per arrestare 1 progress! della popola- zione , prima die se ne faccia imperiosamente seiitire la necessita. Le misure die furono proposte da Ortes , Foe- dere, Malthus e da altri furono per lo meno premature, ne d^altroiide saviamente concepite ed utili per se stessci the anzi V autore prova die sarebbero pregiudlzlevoli agli intei'essi della dasse indigente , ai quali si voi'rebbero fare servire. Non vi lia eccesso di popolazione assoluto per se me- desimo. La popolazione attuale del globo e ancora in un^im- mensa spro)iorzione con quella cVesso potrebbe ricevere e nutrire. Ma certi Stati possono , per loro pro]5iia colpa , piu die per T effetto delle circostanze, soffrire di nna popo- lazione esuberante. Nelle contrade essenzialmente agricole , ove piu prontamente si sono fatti sentire gT inconvenient! di una popolazione esuberante , possono questi essere tem- perati col perfezionamento progressivo delle grandi intra- prese rurali, ed essere prevenuti o distratti coif introdu- zione e lo sviluppo dell' industria commerciale e manifat- turiera. Che se questo rimedio non potesse esservi applicato, la colonizzazione ne oflfrirebbe un secondo, che da se stesso comincia quasi sempre a realizzarsi , prima che sia dive- nuto indispensabile. Entra poscia Tautore a dire delle misure die avrebbero per iscopo di regolare artificialmente la distribuzioue della proprieta;, e premesse alcune generali considerazioni, tiene discorso delle cosi dette societa cooperative, instituite pel primo da Roberto Owen a Nuova-Lanark in Iscozia. Owen si e con esse proposto di sottoporre 1 individualita e 1 indi- pendenza delle azioni ad una cooperazione organica e col- lettiva; ma i risultati ottenuti a Nuova-Lanark non avendo coi'risposto alle sue intenzioui , penso die sarebbe meglio trasportarsi su un teatro di sperimentazione aflatto nuovo, ed ando a fondare agli Stati Uniti la colonia di New-Ar- tnony: ma anche qui non ottenne il successo die si aspet- tava. II principio di Owen, sul quale sono foudate le societa PARTE STRANlrRA. ^Of cooperative , e tolto alia costituzione della famiglia natu- I'ale. II gcneroso scozzese cerco di sostituire a cjuesta prima socleta formata dai legami del sangue grandi famiglie arti- ficiali composte ciascnna di circa 1200 individui, ma che si comportano sotto certi riguardi , come nna sola persona mo- rale. In ciascnna di queste famiglie vi sarebbe I'unita della produzione e del consumo. Owen fonda ragionevolmente sulfeducazione delTinfanzia tutte le speranze dell avvenire per la civilizzazione. — Vengono in seguito esaminate le dottrine di Saint-Simon, di Fourier e dei loro discepoli , die reputiamo gia note ai nostri lettori. Relativamente al regime naturale della proprieta, fa Tau- tore vedere come la Provvidenza collocando V uomo sulla terra e dotandolo del libero arbitrio gll abbia assegnato uno scopo e conferita la prerogativa di scegliere e seguire i mezzi per giungervi: padrone della sua volonta, del suo pensiero e de^svioi membri, Tuomo possiede legittimamente i frutti die ha prodotli, i beni clie ba acrfulstati mediante gristrumenti naturali messi a sua disposizione per fame uso. La proprieta di sua natura e adunque essenzialmente individuale e con questo carattere serve di mobile al la- voro, percbe diviene la sua ricompensa. II diritto di pro- prieta individuale porta con se il diritto di usare e di abusare, trasformare, alienare e trasmettere. II sentimento di questo diritto e per il possessore una dignita ed vin go- dimento , e questo sentimento diviene piu vivo per la con- templazione delF oggetto posseduto, per T esercizio del di- ritto di proprieta, ed e tanto piii eoergico, quanto piii e pieno e meglio sviluppato in tutte le sue conseguenze il diritto medesimo. Tale e il regime natui'ale della pro- prieta; per cui la sua condizione fondamentale sta nelPin- dipendenza attaccata al possessor percbe la proprieta me- desima ha per origine Tindipendenza individuale. II regime naturale della proprieta tende per se stesso ad aumentare la ricchezza sociale e ad operare la sua giusta ed abboadante ripartizione, e questo doppio risultato e tanto meglio raggiunto, quanto meglio e osservato questo regime. Importa adunque di favorirlo e liberarlo da tutti gli ostacoli, rendere la proprieta acccssibile a tutti e per con- seguenza trasmissibile e divisible, per qixanto si puo; affin- che la ricompensa sia costantemente presente agli sforzi cbe Tavranuo meritata, ed ecciti inccssantemente leinulazione 408 PARTE STR.VNIERA. e la perseveranza deirattivlta individuale. Conchiude poi De Gerando, che il vero incoraggiamento al lavoro , e per conseguenza il vero mezzo di fecondare le sorgenti della produzione e del ben essere consiste iiel rispetto per la possessione legittiniamente acquistata e nelle facilita aperte onde acqnistare per vie legittiine la proprieta. In vista delle considerazioni precedentemente esposte , r autore soUecita una savia e tutelare organizzazione del lavoro (Capo II) t, sperando di vederne riuscire un pre- zioso mezzo d*" assecondare colla niigliore distribuzioiie della societa il piii alto grado di ben essere per la classe labo- riosa : di tal guisa, lungi dal distruggere la proprieta sotto la vana speranza di favorire il lavoro, devesi incoraggiare 11 lavoro col rispetto che sara assicui'ato alia proprieta, ed il lavoro rendendo questa piii produttiva partecipera esso medesimo piii copiosaniente de''siioi vantaggi. Dimostrata quindi la necessita presente di una organizzazione pel la- voro , si fa ad esporre le condizioni die deve adempire questa organizzazione. La prima di esse e la giustizia, base sulla quale riposa la societa medesima ; ma se e in- dispensabile, non e sufficiente. Alle garanzie, che preven- gono la rovina mettendo ostacolo ai disordini, devonsi ag- giugnere i mezzi d^azione, che iiicoraggiano il lavoro e che preparano il ben essere. Due condizioni principali sera- brano proprie a raggiungere questo scopo : accrescere il merito intrinseco del lavoro e per questo il sito valore reale ; e procurare al lavoro una riraunerazione proporzio- nale al suo merito. Ma queste ne suppougono pure altre due, che loro sono connesse: la liberta nella scelta del la- voro e la liberta nelle transazioni alle qnali da luogo. E poi manifesto, che se ciascun lavoratore non producesse che per il suo personale consumo, il suo ben essere sa- rebbe in ragione della quantita e qualita dei prodotti che avrebbe potuto ottenere. Ma la divisione del lavoro e an- che indispensabile per dare alia produzione T estensione e la perfezione desiderate , e da qui la necessita dei canibi. Sotto la legge generate dei cauibi , il merito intrinseco del lavoro non basta ad assicurare la sua riinunerazione pro- porzionale;, e uopo ancora trovare un consumo pei pro- dotti, e per conseguenza mantenere il rapporto della produ- zione coi mezzi da esitare. Tuttavia si commette un grave errore, qnando si limita a misurare questo rapporto suUo PARTE STRANIEUA. 4O9 stato presente del consumo , come se dovesse essere immu- tabile. II consumo tende incessantemente ad estendersi, an- clie per T abbondanza dei prodotti, la pi-esenza dei quali sul meicato apre una sfera piii vasta ai cambi e provoca 1' elaborazione di altri prodotti. Fincbe nelia societa umana vi saranno bisogni da soddisfare , vi sara impiego pel la- voro; bastera cbe il bisogno ed il lavoro sappiano Tun r altro incontrarsif, cio che e preparato e reso facile da una buona organizzazione. Passa De Gerando a tenere ragionamento in particolare del lavoro nelle campagne e di quello nelle citta, delFeser- cizio dei diversi mestieri, del lavoro nelle grandi manifat- ture, dei lavoratori adoperati nei pubblici servizj, e per ultimo delle instituzioni di patronato industriale ; noi fa- remo solamente paroia di queste ultime clie giova conoscere. Tali instituzioni consisterebbero in consigli o comitati di patronato industriale, qualunque sia la denominazione che si giudicbi a proposito di dar loro, e sare])bero formate in ciascuna provincia o distretto, od in una citta, quando questa provincia , citta o distretto fosse il centro di una considerevole industria. In questo numero si distinguono specialmente le societa industrial di Nantlies e di IMulhouse in Francia. Istituzioni dello stesso genere esistono ancbe in altri paesi , ma in generale sono poco conosciute. Tali sono, per esempio, a Londra la Societa instituita per in- corasgiare V industria e far diminuire la tassa dei poveri, la Societa per soppriinere la mendicita; in Alemagna la So- cieta di heneficenza del i-egno di Wiirtemberg; in Italia la Societa economica di Cliiavari, quella d' incoraggiamento di Varallo, ecc. Parlando nel capo III del miglionimento del regime di vita fisico nella classe ojieraja^ V autore entra, per cosi dire, sotto il tetto del semplice operajo per istudiare il suo ge- nere di vita ed i miglioramenti die puo ottenere , mediante combinazioni e cure appropriate alia sua situazione ; per vedere come possa senza accrescere la sua spesa , essere meglio alloggiato , vestito e nutrito ; e come anche otte- nendo questi vantaggi possa per altro giugnere a fare dei risparmj e ancora ad accrescerli. Considerato da prima in generale il regime di vita dcl- I uomo clie "vive del lavoro delle sue mani , viene in se- guito studiato sotto il rapporto econouiico e sotto quclio 410 PAllTB STRANIERA. iglenlco. Le condizloni principali e fondamentali, dalle qnali dipende quasi sempre rintiero destino dell opera jo, sono la scelta di uno stato , la scelta della residenza e la scelta di una sposa. Oltre queste vi soao altre due condizioni essen- ziali al ben essere deiropcrajo, cioe T economia del tempo e Tarte di conservare e risparmiare, arte senza dubbio piu necessaria a coloro die meno possedono , eppure troppo da essi trascurata. L economia domestica per il semplice operajo , come per tutt"' altri , consiste a non ispendere al di la delle sue risorse , a non ispendere senza necessita e a sapere spendere a proposito : lo scopo cbe deve T operajo pi'oporsi e di arrivare gradatamente a formarsi un piccolo capitale. Relativamente alia pubblica iglene , parla V autore delle cause generali d^ insalubrita , clie agiscono ordinariamente in un modo piu sensibile suUa classe poco agiata, e sotto questo aspetto prende in esame le abitazioni^ gli alimenti, le bevande , le vesti , il combustibile , ecc. Ma il primo di tutti i preservativi contro V indigenza , il pill possente , quello che rende compinta e clie riassume la beneficenza preventiva sta nel migUoramento del costumi ( Cap. IV ). V autore getta qui un rapido sguardo sui mezzi piii proprj a preparare questo grande migliorameuto, che e esso medesimo uno dei piu alti interessi della societa. Sebbene T uomo che vive del sudore della sua fronte abbia poco tempo di leggere , pure huone letture sarebbero per esso un mezzo di fare compiuta la sua istruzione e di con- tinuare la sua educazione in ogni eta. Si spoglierelibe egli cosi di pregiudizj nocivi , vi attingerebbe antidoti contro i veleni capaci di corrompere il suo spivito ed il suo cuoi-e, e si manterrebbe in onorevoli sentimenti. La Germania sino dair ultimo secolo si e creata una ietteratura popolare, in cui gV interessi della religione e della morale trovano or- ganl zelanti, in cui i consigli della ragione o le utili co- gnlzioni si trasmettono sotto ixna forma famigliare e qual- che volta sotto un abito attraente. Oggidi qvxesta Iette- ratura presenta in Germania a tutte le condizioni , eta e sessi , e a tutte le comunloni religiose alimenti sostanziosi per lo spirito e pel cuore. Anche in Olanda vi e una Iet- teratura popolare che ha ricevuto il suo impulso e la sua direzione dalla Societa di pubblica beneficenza. Nel Belgio si sono formate societa per propagare i buoni libri , ed PARTE STRANIERA. 4II associazloni dl soscrlttoij dotarono egualmente la Gran Bret- tagna di Ijiblioteche popolari assai estese clie ahbiacclano i pill vaviati soggetti. La Francia iucomincio piu tardi a compreudei-e 1'' importanza di una buona letteratura popo- lare, e riguardo all Italia e a dirsi die vaiita mold libri popolari , dacche iu questi ultimi tempi se ne occuparono valenti scrittori , in ispecial modo della nostra Lombardia. In tal modo le pubblicazioni che aspirano ad essere popo- lari per la modicita del prezzo e la sempliclta delle forme si inoltiplicano in ogni parte , in guisa clie sarebbe oggidi cosa dillicile V enumerarle. E pero necessario avvertire che per taluni il bisogno d'' istruzione nelle classi laborio«e non parve essere che una questione mercantile , per cui secondo essi si avrebbe soddisfatto alio scopo, quando un" opera qualunque si potesse vendere ad un piccolo numero di cen- tesimi. Ma clie importa che un libro sia alia portata delle risorse pecuniarie del povero , se non e tale che ne possa egli far caso ? Non basta poi presentare al povero in un libro cio che gli e realmente profittevole ; e d' uopo ezian- dio far si che lo legga e lo comprenda; cio che non e cosa facile : per farsi intendere devesi corapenetrarsi degli interessi , delle idee e dei sentimenti di questa classe di lettori , famigliarizzarsi coUe loro abitudini, eccitare la loro simpatia , entrare in commercio con essa e saperla coiii- prendere. Ecco per 1' uomo di lettore una buon" azione da praticare. Un genere di produzioni clie il coltlvatore e 1 operajo mettono quasi iiel numero degli oggetti necessarj sono gli alrnanacchi •, di questi ajipunto da alcuni anni ten- tano impadronirsi gli amici del benc^ come di canali aperti per far circolare nozioni della ma igiore verita. Parlando degli iiicoraggiamenti e dei premj della virtii , r aiitore mostra come un sentimeiito naturale abbia por- tato a credere , che e taiito piii giusto ed utile onorare una buona azione , quanto piii questa e disinteressata e meno esposta agli sguardi , e come quest' omaggio si con- fonda col culto della virtii medesima , ed eccitaiido 1 emu- lazione possa molti|jlicare le azioni lodevoli. Cosi la pub- blica amministrazione si affretta a p)-emiare con medaglie il marinajo , il minatore , il pompiere , ecc. che esposero la loro vita per salvare le vittime di qualche catastrofe. Cosi generosi fondatori crearono doti in favore di giova- nette, la cui condotta fosse stata lueritoria. Sino dal 1780 412 PARTE STRANIERA. Moiithyon incomlncio , ma seiiza lasciarsi conoscere, a con- fidare airAccadeinia di Fraiicia la missioiie di accordare i premj , del quali faceva i fondi , e del quali il sno testa-' mento ha rivelato il secreto , pcrpetuandone ed esteiidea- done 11 benefizio. Associazioiii di sosciittori ofFrirono premj d incoraggiamento per i giovani di masseria , per gli ope- rai , per i domestici, die si distin^nessero per lo zelo ad adempire i proprj doveri. L''autore discnte qui le serie cri- tiche fatte a simili associazioni neir interesse della virtu medesima , ed approvandole , raccomanda die le solennita consacrate a tali rimunerazioni abbiano un carattere mo- rale ed appropriato al loro oggetto, die lo spettacolo della distriljuzione di esse sia emiuentemente popolare , die sia soprattutto olTerto a quelle dassi numerose , alle quali dee servire d*" insegnamento , e die la cogiiizlone dei buoni esempi sia diffusa ia tutte le famiglie. Faremo poi notare come in molte citta della Germania ed a Londra siansi sta- bilite annuali soscrizioni per formare un fondo speciale di riconipense in favore dei buoni domestici die hanno per lungo tempo reso servigio alio stesso padrone , come la prova pill certa del merito di questo servigio. Da pol termine Tautore a questo interessante capltolo, parlando degli effetti morali die si possono aspettare dalle Instltuzionl di patronato ;, delF influenza dello spirito di fa- mlglia ; della soddisfazione o contento rielle classl laboriose, del divertimenti popolari , e del lavoro conslderato come un mezzo di educazione. Nel Capo V V autore getta un colpo d'' ocdiio su'Ie tre specie principali di stabilimenti dl rlforma per 1 costumi , cioe le case di rlfugio per le donne, le societa di tempe- ranza e 11 miglioramento morale del dctenviti e del llbe- rati. — Dopo avere delineato un trlsto quadro della situa- zione in cul si trovano le fanciulle die ebbero la sventura di soccombere alia seduzione, e delle fatall conseguenze die lie derivano , egil attribuisce alia religione 11 benelicio di non avere sdegnato di raccogliere queste creature avvilite, die 11 mondo opprimeva col svio dispregio, dopo averle forse immolate, od almeno dopo avere trascurato di soccorrerle. Semplicl donne ebbero 11 coraggio d intraprendere tal opera e dl superare la ripugnanza die la santitii di loro vita ren- deva ancora piu viva ;, ne lianno esse ricevuta la degna ricompensa nel prodigj die hanno operati. Limitando il PARTE STRANIERA. 41 3 nostro dire agli stabilimenti cli qiiesto genere in Italia , e a notarsi come a Roma, dove la carita religiosa si e pro- dotta sotto tutte le foinie e su di uii^ ampia scala in nu- merose iristituzioni , ei'a stato aperto un rlfugio nel Trans- tevere per le donne di cattiva vita che avessero subito a san Micliele la correzione imposta dalf autorita. II conser- vatorio di Santa Maria del rifugio apre pure le sue porta alle giovani , il cui onore fosse stato compromesso e che vi si presentano volontariamente. Altre instituzioni di que- sto genere sono a Napoli VAtuiunciata, a Torino 1' Opera Pia del rifugio, a Brescia le Convertite , ecc. Cio che le instituzioni di rifugio si sono proposte di ragr giungere per rimediare al disordine dei costumi, le societa di temperanza voUero ottenerlo, combattendo Tubbriachezza ed i vizj che ne sono la conseguenza. Gli Stati Uniti hanno visto nascere queste societa che si sono in seguito difl'use in Inghilterra , in Isvezia , nella Germania , vale a dire nelle contrade dell Europa, nelle quali a motivo del clima, essendo piu ricercato V uso dei liquori spiritosi , e piii a temersene T abuso. Queste societa riposano su di una spe- cie di alleanza volontaria , su mutui impegni presi dai lore membri non solo di rinunziare ad ogni abuso di bevande spiritose , ma ad ogni uso di quei liquori , comunque mo- derato eccettuandone il solo caso di malattia , quando ne sia fatta prescrizione da un medico. I socj si interdicono inoltre di cooperare ad alcun ramo d'' industrla , che abbia per oggetto la fabbricazione , il trasporto , la vendita dei liquori inebbrianti , e tutto cio che potrebbe in qualche guisa favoiire il loro uso. Adoperano poi tutti i mezzi che possono essere a loro disposizione, la corrispondenza cioe , le pubblicazioni , le relazioni individuali dei loro mem- bri , ecc. per ottenei'e coUa persuasione la rinunzia alF a]>i- tudine delle bevande spiritose. Tutto e vantaggio nelle instituzioni che tendono ad ope- rare la riforma dei detenuti , sia che provochino , sia che assecondino lo stabilimento di un buon regime penitenziario nelle prigioni , sia che vi suppliscano quando non e an- cora stato realizzato , sia finalmente che ne continuino i benefizj dopo la liberazione dei condannati. Non si puo rifiutare al nostro secolo V onore di avere visto per la prima volta reclamare ed intraprendere la riforma del i"e- gime delle prigioni. Howard per il primo ha eccitato su di 414 PARTE STRANIEKA.. cio r attcnzJone degli amlci deW unianita. Le varie societh a tal uopo Instituite agli Statl-Uniti, nella Gran Brettagna, nelln Gennania e nella Fiancia, ed i varj scritti pubbli- cati da nn gran numero di colti filantropi diedero grandi lumi sopra qnesto probleraa di sociale economia che occupa tanto gli spiriti oggigicrno. Ecco i pensamenti di De Ge- rando relativamente a cjuesta importaiite questione. E d^ uopo colla filosofia e colla esperienza odierna saper giudicare il delitto ed il colpevole alia iiaccola della mo- rale , dietro le regole sacre ed eterne della giustizia , e d' uopo risentire tutta V indegnazione che e dovuta al de- litto ed avere il coraggio di usare verso il suo autore della severita die egli ha incorsa. La pena e innanzi tutto un castigo; tale e il suo oggetto diretto. Cosi concepita, e utile alio stesso condannato, penetra siuo alia sua coscienza, vi sveglia il rimorso e gli esprime il senso d^orrore che in- spira r azione che ha commessa. Che si condanni egli me- desimo, se vviole correggersi ; non vi ha via alia conver— sione , se non per il pentimeato. Ora si raddolciscono le pene pel desiderio di renderue piu certa Tapplicazione; il motivo e giusto , ma V applicazione ha la sua luisura i, se la si sorpassa che accade? Un efFetto contrario a qviello che si e desiderato^ i processi divengono meno attivi , e meno energica la repressioiie. A forza d^ impietosirsi sul colpevole, si alterano le nozioni del giusto nello spirito della moltitudine. L' immagine del delitto a prima vista la ributtava ; a questa prhna ed energica inipressione succede la commiserazione , quando il pubblico e testimonio della condiscendenza del legislatore e della debolezza del giudice. II prinio bisogno dei pubblici costumi e oggidi che sia religiosamente rispettata la pubblica onesta , e soprattutto che le convinzioni morali e V impero del dovere siano ne- gli animi profondamente impressi. Dietro questo principio dev^ essei'e valutato il merito dei diversi metodi adottati per la riforma del regime delle prigioni. II lavoro deve avere senza dubbio una parte essenziale nel regime delle prigioni , poiche esso e per V uomo un mezzo naturale di miglioramento ;, ed e un'' idea falsa Tat- tribuire al lavoro T idea di un castigo. E utile poi che 11 lavoro del detenuto sia forzato, che non ne abbia la scelta e che non gli sia permesso di dispensarsene;, conviene che sia adoperato in occupazioni produttive, perche ne PARTE STRANIERA. 4l5 comprenda il merlto e si rammenti cio che deve alia so- cieta : e pero aucora preferibile , anzi che lasciare ozioso il detenuto occtiparlo in un lavoro sterile , il quale sara sem- pre imposto come castigo , e senza eccedere le forze do- vra lasciar sentire il peso della fatica. Tutti i generi di lavoro non sono adunque egualmente efficaci , come mezzi di riforraa ; devono essere punizioni e non ricompense. E una disposizione, ammessa quasi in generale oggidi nei regolamenti sul regime dalle prigioni, Taccordare ai prigio- nieri un terzo del prodotto di lore lavoro durante la cat- tivita , e di tenere in serbo un altro terzo che loro si rimette alia fine della pena. La prima di queste due con- cessioni e per De Gerando una esagerata liberalita , sog- getta a molti inconvenient! ; lascia al colpevole non an- cora pentito i mezzi di attenuare una pena die dovrebbe per lui consistei'e nella privazione , e di vedere nelle oc- cupazioni una sorgente di guadagno piu che un castigo. La seconda concessione per essere utile non dev' essere fatta sul limitare stesso delle prigioni , ma solamente quando i condannati sono renduti al loro domicilio. E mestieri guar- darsi , dice De Gerando , volendo formare della prigione uno stabilimento d^ industria ed una scuola , dal fame un soggiorno degno d^ invidia. II silenzio e piii un mezzo di disciplina che un castigov la privazione che impoue e pero glusta ed utile ; rara- menta al detenuto che e escluso dal commercio sociale, perche e colpito di reprobazione e lo dispone a rieutrare in se stesso. II colpevole , se si pente , deve arrossire e tacersi. II sequestro produrra lo stesso efTetto^ ma con maggiore severita ed energia ; e necessario che ogni commercio cogli altri colpevoli sia al colpevole interdetto; il sequestro sotto questo rapporto dev' essere assoluto e costante. Lo si se- questrera pure dalle relazioni cogli estranei , coUa sua fa- mlglia medesima e co' suoi amici ; perclie la prima condi- zione del castigo e F esilio. ]\Ia V uomo anche il piix col- pevole non deve essere, per giudizio delPautore^ privato del commercio colle persone dabbene, perche con queste nulla puo perdere e tutto guadagnare. Ne basta che un tale com- mercio sia riservato ad un ministro della religione o ad un ispettore delle prigioni f, per etlicace che essere possa , mettendo cosi il condannato in rapporto con persone che 4l6 PARTE STRANIERA. ehbero la mlss'ione d^ istruido , non puo ragglungere com- plutameiite lo scopo. Perclie semplici particolari , capaci di dedicarsi a questa buoiia azione e degni di compirla , perclie quelli tra suoi aniici e suoi pareiiti che per un ca- rattei'e rispettaliile siaiio atti ad associarsi a filantropiche vediite , non sarebbero nmmessi ad assecondarne T esecu- zione , fortificaiido il ]iotere delle esortazioni coir influenza delle aflezioui personali ? Tale e, secondo T opinione di De Gerando , la vera so- luzione sotto il rapporto morale della questione cosi viva- mente oggidi controversa tra il sistema penitenziarlo detto di Auljiirn e quello di Pensllvania (i). — Esposte le quali cose, viene fatta qualcbe parola della direzione morale delle prigioiii , e sono tributate le dovute lodi alia societa fon- data a Londra nel 1829 per il miglioramento della disci- plina delle medesime, ed alle analoghe iiistituzioni di Pa- rigi , di Pietrolmrgo , di Berlino , ecc. Riguardo alle instituzioni per la riabilitazione dei libe- rati, r autore enumera le principali societa destinate a sod- disfare a questa difficile intrapresa. Fra queste societa meritaao speclale riguardo quelle del Wurtemberg , del Granducato di Baden , di Dusseldorf , ecc ; le coiigrega- zloni dei fratelli e delle sorelle della Misericordia dillYise in molte citta d^ Italia , lo stabilimento di Lione sotto il nome di soUtiuline , in cui le donne cbe subirono pene criminali finiscono di riabilitarsi , ed otteno-ono con una (l) Qui De Gerando, come la uiaggior parte degli autori che gi occupavono del sisteiua yieniteiiziario, si liiuita a coiisiderarlo sotto il rapporto Closofico e morale; nia tale gravissima qticstiooe del giorno , e specialmente il sistema denominato di Pensilvaaia, dal luogo ove fii prima adottato, e per il quale e condizione prima ed egclusiva T isolamento assoluto , e poi tale da non inspirare serj ti- uiori riguardo alio stato fisico dei deteuuti che vi sono sottomessi? non viene per esso determinata la foilia o I'imbecilUta? non si fa- vorisce lo svilupjio dt malattie, e non viene aumentata la relativa niortalita ? Selibene lo scopo precipuo ed essenziale del sistema pe- iiitenziario sia T educazione rigeneratrice del detenuto , e a quegto debbansi (juiudi subordinare tutte le altrc parti della questione, ci sembra peio importaute il prendei-e in esamc anche qiust''alrro lato della questione medesima; cio che tenteremo di f^ire in ajiposito ar- ticolo dietro la scorta di o)iere che appuuto trattarono questo ar- goinento, studiandolo eziandio in attenenza alia scienza medica. PARTE STRANIERA. 417 rlforma bene avverata nelle loro abitiidini le garanzie die pennettono loro tli essere riammesse nella societa ;, la so- cieta di Strasburgo , che cerca di ottenere il miglioramento morale di quel giovani, die avendo di gla subito una con- danna in sul principiare della vita vi entiaiio sotto funesti auspicj. Se fra le cause che possono migliorare la condlzlone della classe indigente , rigenerando i suoi costuml, Tautoi-e riserbo a parlare per ultimo di quella che dipende dalle influenze religiose, si e perche e la piu possente, e perche in essa si i-iuniscono e si coordinano tutte le altre. Ope— rando il perfezionamento morale delP uomo , la religione prepara indirettamente il suo ben essere materiale, anlma, per usare T espressione di De Gerando, di una sacra scin- tilla il focolajo istesso delle forze umane. Siccome e da credere die nessuno vorra mettere in dubbio tale influenza della religione sulla morale e sul ben essere della classe laboriosa, ci limiteremo a qui rlferire soltanto i sommi capi , sotto i quali prende V autore a considerarla ; e di- remo come egli parli della religione siccome mezzo di edu- cazione popolare , e come protettrice della sventura f, della potenza speciale del Cristianesimo sul miglioramento dei costumi popolari ^ degli inconvenienti delle false direzioni religiose; del culto esterno, e finalmente dei mezzi di pro- pagare e di confermare le influenze religiose sui costumi popolari , con cui ha fine la seconda parte , la piu lunga, ma anche la piu importante deir opera che analizziamo. D. A. B. Blbl, Ital. T. XCIV. 27 4l8 PARTlt STRANIERA. Das Reich der Longobarden in Italien, nach Paul Wai' nefried, etc. II regno dei Longobardi in Italia se- condo Paolo Diacono , ecc. , e in particolare della loro amicizia e del parentado coi Bajoarj; dimostrate con luoghi e osservazioni domestiche dal cavaliers Gianii Ernesto di Koch-Sternfeld, ecc. — Mo- naco, 1889, in 4.°, di pog. 2 DO. X^elle diverse nazioni, che dopo la caduta deirimpero romano tentarono d"' insignorirsi delf Italia , solo due jier- vennero a insignorirsi di tutta, sebbene rigorosamente par- lando i soldati di Odoacre non fossero un solo e vero po- polo , ma una niassa di mercenarj e venturieri appartenenti a pill d'una popolazione gernianica. Occuparla tutta, come si fece da lui e dopo di lui dagli Ostrogoti , non si pote in appresso ne dai Longobardi, ne dai Franchi, ne dai Tedeschi, ne dai Normanni^ ne dai Francesi^ e in questa loro insufficienza e cosa degna di particolare attenzione , die dove quei due Re, i quali la conquistarono tutta , vollero die il paese conquistato conservasse o del tutto inalterate, o con leggiere modificazioni le antiche sue isti- tuzioni, e gli stranieri di Odoacre vi si adattarono pienis- simamente, e in regni dopo quello di Teodorico piu pacifici senz^ alcun fallo V avrebbero fatto anclie i Goti : i conqui- statori seguenti, quantunque niai non fossero dei prece- denti piii numerosi, continuarono come gli altri Germani postisi nelle romane provincie a governarsi dietro le patrie costumanze, e costrinsero gPltaliani a discostarsi piu o meno dagli antichi usi e dalla legislazione per accostarsi a quel, piii die civile, famigliaresco e militare lor metodo. Dopo il niolto tenzonare tra Tantico e 'I novello, tra la forza usata dalF una parte e la ripugnante abitudine del- Taltra, tra Timperio del cliiiia e delle uuove sedi diverse da quegli onde erano usciti i vincitori, sorsero finalmente col lungo andare quelle istituzioni varie e infinite, dietro cui per tanti secoli si ebbero a goveniar gF Italiani. La prima nazione , die tentasse di far prevalere il suo gennanismo sugli ordinameiiti romani , quella si fu PARTE STR.VNIER\. 4IC) de' Longobardi i i quali a cos\ fare s' iiidussero , perche lungi alFatto dagli elementi d'' ogni viver civile e aflatto ignari di tutto il governo romano ritennero per se le pro- prie costumaiize, e quanto poterono s^adoperarono per in- dur gi'' Italiani a osservarle. Per tale ragione e grandeniente a dolere, die per la barbarie dei loro tempi e per cpiella degli altri clie seguitarono , noi cosi poco e delle loro storiche vicende e della loro domestica vita e di quella degF Italiani loro soggetti sappiamo , quaiitunque taiiti uo- mini dotti e ne^ secoii passati e nel nostro di quest^ argo- mento per la storia italica del medio evo d importanza grandissima si occupassero con molto studio. E se gF Ita- liani sapessero di se e de^ lor letterati tenere quel conto, in cui tengono tutto quello clie di cattivo o di buono si stampa oltre i lor monti, conoscerebbero senz alcun fallo, che nessun popolo odierno della sua storia si occupo con queir impegno, che gF Italiani ^ e die dagl' Italiani tutti appresero a studiarla ed a scriverla. Imperciocclie per solo dire della gloria degl' Italiani in cio , che appartiene ai Longobardi, intorno ai quali versa P opera di cui qui si prende a discorrere, noi veggiamo, die dopo le fatiche di alcuni antichi, dopo quelle del diligentissimo Muratori, non pochi e nello scorso secolo e nel presente attesero a questVr- gomento con moltissimo studio, siccome oltre gli scrittori tutti della storia media d^ Italia vanno ricordati con par- ticolare onore i non pochi raccoglitori di antichi documenti, quali rAflo, il Fantuzzi^ il Fumagalli, il Gattola, il Luppi, i Monumenti di storia patria di Lucca e Torino, ecc, e in particolare di questo popolo e delle sue cose si occuparono anclie di fresco il Balbo, il Maiizoni, lo Sclopis, il Vesnie ed il Fossati ecc. Con quel diritto, con cui gF Italiani possono del tempo della dominazione romana parlaie di tanti poj^oli antichi, perche j3er la conquista che di loro si fece vennero a for- mar parte di quel vastissimo impero: con questo stesso diritto possono ne'' tempi del medio evo e ne^ posteriori i Tedesdii scrivere, come in certo modo di pacsi germanici, di tutte presso che le provincie, onde quelF imperio si componeva in Europaj e cosi possono ne' secoii piii recenii parlare di cosi gran parte d" Europa, e cosi gran parte delFAsia e d'America e della Polinnesia e anche di qualdie contrada dell Africa Imperciocclie pel lungo prevalcre della 420 PARTli &TUANII:KA. loro nazione egli avvenne, che tutte le faniiglie, le quali da s\ gran tempo regnano in Europa sopra genti ciistlane, sono germaniche a riser va di una, che sebbene slava tieue neir odierna Germanin un piccolo principato; e oltre clo vedesi, cbe quelle nazioni , le quali oggi nelFAnierlca vi- vono senza dipeudere dai re dell Enropa, ebbero in parte r origine e le istltuzloni da popolazioni germaniche venute a conquistar le provincie, onde uscirono coloro che glun- sero a rendere europei cosi vasti tratti d' America. Questa della comunanza della nazionalita e forse una delle prin- cipali cagioni, per cui i letterati d^un popolo che a pre- ferenza di tutti gli altri ama di leggere e scrivere, cotanto si occupano insieme a tutti gli altri anche degristorici studj, e come opere infinite di storia universale molte ne presero a scrivere di parziali di questo paese e di quello, e di questo o quel popolo germanico o anche straniero, che fu in qualche relazione colla lor patria. E come noi Italiani, al pari di altri popoli , loro dobbiamo moltissimo per avere illustrato molto della nostra storia antica e della media, cosi loro dobbiamo non poco per avere illustrato la storia de^ Longobardi. Fra gli scrlttori tedeschi, che per questa parte si resero di noi benemeriti, va in questi ultimi tempi ricordato il sig. cavaliere Giann"' Ernesto di Koch-Sternfeld niembro della R. Accademia di Baviera, ecc, il quale gia insigne per piu altre sue opere riferibili alia storia patria e a quella della Gerniania, mesi fa una ne pubblico , di cui qui vuolsi parlare, e ^1 tui titolo gia riferito dimostra com^ egli intende particolarmente di farci vedere i molti- plici rapporti di parentela e amicizia tra i Longobardi e i Bajoarj, cosa agll amatori della storia longobardica non senza titilita , ma da nessuno cosi bene provata come si usa da quest'' autore. Di quest' opera sua fareni brevissimo cenno esponendo quanto da lui si dice, senza punto, per la poca cognlzione della lingua antica e delle contrade germaniche nieridionali, avventurarci d'' entrar nelle parecchie quistioni , ch' egli in pill d'' un luogo prende a trattare^ il che da noi si fa an- che per un altro motivo , ma in particolare per cio , che assai piu de' lettori d' un giornale letterario ne potreb- bero essere interessati quei dotti, che fanno particolare studio della storia d' Italia del secolo sesto, del settimo e deir ottavo. Divide dunque Tautore f opera sua in sei PARTE STRANIERA. 42t fcapllolii, a cui agglunse due appendicl e un copiosisslmo in- dice contenente iionii di uoniini e denomiuazioni simili o analoghe di molti e niolti uomini e qualche paese de' Lon- gobardi e de'' Bajoarj , il quale serve a provare quello die dalFautore si annunzia nel titolo. Solo quattro di questi capi lianno pei* uoi qualche at- trattiva^ perclie il primo tratta delf origine, della molti- plicazibne e discendenza, degli oiiori e delle signorie dei conti di Lebenau, il cui territorio era posto neirantico principato di Salisburgo, i quali discendevano dalla fauii- glia degli Huosii, presso i Bajoarj fino dal primi tempi della loro nazione assai celebri. Ne' seguenti quattro capitoli si espone in universale e con molta erudizione la stoi-ia del Longolirirdi traeudola in essi dai sei liljri di Paolo Diacono, e si rammentano per ogni dove con particolari osservazloni e somuio studio quei nomi, che si riferiscono ai moltiplici ricordati rapporti tra le due nazioni di cui si discorre. Tra questo 1 autore con vasta perizia deW antlca lingua germanlca, e non piccola cognizione de"'paesi, forse da xnolti non conosciuti, e cosi dei nomi che per via di apparenti o anche non apparent! relazioni di parentado o d''amicizia si trovano tra i ricor- dati due popoli, e cerca e scuopre e dimostra le relazioni da lul poste o supposte coir accennata reale e talora anche semplicemente conghietturale somiglianza delle denomiua- zioni di uomini, di paesi e di abbazle o chiese. Conduce nel secondo capitolo la storia de'' Longobardi traendola con diligenza dal primo, dal secondo e da parte del terzo libro di Paolo Diacono; e incominciandola fino dalla Scandinavia, onde uscirono, la estende fino alfanno 584 delPera volgare, in cui eblie fine quel decennale inter- regno seguito dopo Tassassinamento di Ciefi. Nari'a le di- verse loro guerre , le lodi di Alboino , la sua occupazione d Italia , il riparto del governo delle sue varie provincie tra i suoi capitani, e le crudelta usate da Clefi e molti du- chi contro parecchi potenti italiani o uccisi o cacciati, e si ricorda , come in compagnia de' Longoliardi discesero in Italia Sassoni e altri Germani e certo anche de' Bajoarj. II capitolo terzo , cavato in parte dal libro terzo e in parte dal quarto dello stesso storico longobardo si estende dalPanno 884, in cui fu riconosciuto Auiarl figliuolo di Clefi fino aUamio 636, nel quale spazio di tempo dopo 422 PARTE STRANIEItA. di lui reguai-ono Agilnlfo e ''1 figliiiolo e 1 genero ili Ini Arioaldo e Arivaldo; e come di questi re, si paria dclle regine Teodeliiida e della figlia sua Gnndiberga, che ruiia e r altra ebbero il diiitto di scegliere ua secondo marito e un nuovo re. V' ebl^e sotto Autari un duca, ch'' era di origine svevo;, cosi era bajoario Gundoaldo fratello di Teo- delinda duca d'Asti , cosi d^ uguale nazione , per la somi- glianza del nome , gli sembra essere Zangrulfo duca di Verona , cosi straniero ai duchi longobardi era Evino , fa- moso duca di Trento. II capitolo quarto e tratto dagli alti'i libri di Paolo Dla- cono e contiene nno spazlo di ceato e otto anni , bene di spesso interrotto da guerre esterne e anche intestine, e si estende fino airauno 774, in cui mori Tinsigne re Liut- prando. Rotari , Grimoaldo e Liutprando vengono di tutti questi re lodati in modo partlcolare, perche essi raccol- sero e pubblicarono con diverse modificazioni le anticlie e nuove costumanze dei Longobardi di consenso dei lore grandi mutate in leggi , intorno alle quali molti cennl e molto pregevoli argomenti si contengono. II ]ienultimo re Ansprando , che forse era d^ origine bajoaria , e dal re Cu- niberto era stato lasciato come educatore del ligliuol suo e padre fu di Liutprando, occupo il regno collajuto dei Bajoarj , e sebbene da pi'ima vinto pervenne a lasciarlo a Liutprando, die tolse a'' Bajoarj certe terre e castclla. II capitolo quinto contiene in breve la storia dal 744 al 774 dcgli ultimi tre Re; i quali cercarono di compiere il disegno di Liutprando d^estendere la loro signoria su tutta r Italia di mezzo die in parte ei teneva dagF impe- ratori d^ Oriente , e con que"* tentativi da cui non si la- sciarono impedir dai romani pontefici, ottennero clie questi facessero venire in Italia i re de^ Franchi Pipino e Carlo Magno, de'' quali T ultimo s'insignori del regno longobar- dlco lasciandolo coUe leggi e colle istituzioni del tutto inal- terato. E la circostanza, die i Longobardi venuti a stabi- lirsi in Italia si dirozzarono prima degli altri Germani , quantunque per gentilezza gli abitatori d Italia non preva- lessero quanto in addietro, e diedero alle lor leggi, sempre cristiane ma non sempre per ogni parte germaniclie, certa migliore tendenza die non gli altri popoli di loro nazione come forse, se piu nelf Italia avesser regnato, avrebbero po- tuto fare Odoacre e gli Ostrogoti; e una delle non ultime loro miro, die in particolare si riferlva al possedimento PARTE STRANIE41A. 423 dei feudi, fa causa, cHp le disposizioni loro venissero in gran parte seguite e adottate dalle altre nazioiii genna- niche. Non piii di quattordici amii dopo la caduta del regno de"' Longobardi fu dal re vincitore rldotta in pro- vincia sua suddita anche la Bajoaria; e come iu un paese e neir altro il popolo resto quale sempre in addietro anche si fu, non si niuto se non la famiglia regnante. Avvenne pero ne"" tempi seguenti grande dlversita tra"" due popoll , perche le citta d^ Italia per prevalere nelfassenza del Re il loro signore feudale si ridussero a niano a mano in li- berta , mentre il contrarlo avveniva nella Baviera e nei paesi che tra V Italia e la Baviera giacevano in parte del Norico e della Rezia , tutti ridotti a vivere a lungo in maggior soggezlone, perche conservando sempre piu inal- terate le istituzioni germaniche del medio evo , colore che le governavano, le tenevano in maggiore ubbidienza. II capitolo sesto poi si riferisce piu che alia storia no- stra d^ Italia ad alcune illustri famiglie bajoariche o an- che di altre nazloni germaniche, le quali per le non mai tranquille vicissitudini della lor patria vennero dal secolo settimo al decimo ad estendersi e di qua e di la dalle Alpi ;, delle quali cose , siccome ben poche possono appar- tenere ai leggitori di questo giornale, qui non si vuol punto entrare a fame menzione. Bastera dunque accennare, come in tale capitolo si discorre delf origine di queste fa- miglie e delle loro discendenze e delle signorie, delie fon- dazioni ecclesiastiche, del diritto di protezione zhe sulle abbazie e sui vescovadi si presero, della natura delPam- ministrazione della giustizia e del governo dei paesi; in- torno ai quali due ultlmi argomenti non poche cose imi- tate dalle istituzioni longobardiclie in questi nuovi paesi si osservano. Ma nol senz'' entrare in queste o in altre quistioni , che non si possono far conoscere con un sem- plice cenno intorno a quelf opera di cui nel presente ar- ticolo avvenne di parlare sommarlamente , non entriamo ne in queste ne in alcane ricerche appartenenti alia so- miglianza o dissomiglianza dei nomi di cui si ragiona; e pel moltiplice sapere istorico e per le vaste cognizioni degli autori di cui si vale il sig. cavaliere di Koch-Sternteld , noi ce ne asteniamo bastandoci di aver fatto il suo libro con queste non lunglie parole conoscere, e desideriamo che chiunque della storia d' Italia di que'' secoli s'' invoglia non lasci di studiare anche quest"" opera. 424 APPENDICE ITALIANA. Lettera del dott. F. De Filippi assistente alia cntte- dra di Storia naturale nelll. R. Universitd di Pavia al sig. dott. M. Ruscoid sopra tanatomia e lo svi- luppo dclle Clepsine. Con due tavole in rame. — Pavia, 1839, libreria dclla 3Iinerva di L. handoni, in 8.°, di pag. a 5. I LI dottor De Filippi proponendosi con otlimo conslgllo d"" imitare gli esempi delP esimio zootomo cui Indirizza il suo scritto, rifece con magglor cura le osservazioni gia altra volta istitulte circa le sanguisughe ( V. Bibl. ital. , torn. 85., pag. iSa), end'' ebb e ad accorgersi, come inge- nuamente confessa, die niolte cose erano sfnggite al suo occhio, ed alcune altre meritayano di essere rettiiicate ; sopra tutto a riguardo delle clepsine la storia delle quail intende rifare con lo scritto medesimo. Si fa dunque attualmente ad esporre la struttura atia- tomica delle clepsine, nella quale indagine , frutto d'assi- due e difficili osservazioni, dichiara di non aver avuto alcun sussidio dagli autori die trattarono delle sanguisughe. Descrive ordinatamente lo strato cutaneo, e un tessuto di natura spugnosa interposto tra esso ed i visceri; il si- stema vascolare, il digerente, il nervoso , il generativo e lo sviluppo deir uovo; e ne risulta die le clepsine sono animali di molto particolare organizzazione, i qnali seb- bene non vogliano essere esclusi dalla famiglia delle san- guisughe, non pei'6 si conformano agli esseri della mede- sima rispetto a parecchi caratteri die ad essa comunemente si assegnano. Due soggetti neir anatomia delle clepsine sono degni di speciale considerazione. Molto singolare in primo luogo sa- rebbe, e di molta fisiologica importanza, una comunica- zione libera e diretta clie in esse , a parer deirautore, ri- scontrerebljcsi tra il tubo intestinale. e il sistema vascolare. APPENDICE ITALIANA. 426 Introducendo o mercurio, o un liquor colorato, neiralbero gastrico, e premendo con le dita verso la parte opposta per la quale il metallo e entrato,- oppure premendo fra due lamine di vetro un giovane individuo ( di Cleps. com- planata non piu largo di tre linee ) appena levato da un mollusco del quale abbia succliiato il sangue , n'' avviene die il mercurio, o il liquor colorato, o la materia conte- nuta neirintestino, entri nel sistema vascolare, e lo injetti. Ma il trapasso dair intestino a"' vasi sanguigni avverra egli veramente per una dlretta loro comunicazione, o per rot- tui-a delle loi'o divldenti pareti prodotta dalla pressione? II dott. De Filippi a sostegno delf opinion sua allegherebbe la regolarita deir ottenuta injezione, die rappresenta e de- scrlve. L"" altro soggetto a considerarsi particolarmente e quello della generazione. Quando le clepsine non sono intente alP opera della generazione , non lasciano vedere nei loro organi femminili uova di sorta alcuna. Queste formansi soltanto in epoche determinate, per una vera secrezione de"' materiali clie le compongono ; e quante insieme sen for- mano per cotal modo, si sviluppano contemporaneamente in altrettanti individui. La stessa cosa fu da Rathke os- servata in alcuni isopodi, insetti e crostacei. Compiuta la formazione delle uova entro T organo femminile, vengono esse versate fuorl , e raccolte sotto al ventre deir indivi- duo generatore accompagnate da un liquido albuminoso , la di cui superficie esteriore si condensa in una sottilis- sima membrana. La loro fecondazione e forse operata este- riormente dalf individuo stesso , emettendo ad un tempo le uova ed il liquor seminale proveniente dagli organi maschili di cui non manca d" essere munito. II dottor De Filippi ebbe esempio di un individuo, il quale man- tenuto isolato in un vaso di cristallo partor'i uova die in seguito si svilupparono. Cosl le clepsine, a difFerenza delle sanguisughe, si feconderebbero da se stesse, ne sarebbe d^ uopo che si congiungessero a due a due perche ciascun individuo fosse fecondato e fecondatore. Questa nuova prova d"'assiduita ed abilita nei naturali stud] che il dott. De Filippi or ne porge , avvaloi'a le belle speranze da'' suoi precedent! lavori suscitate. 426 AVPENDICE ITALIA.NA. Gidda nelV uso pratico delle acqiie di S. Pellegrino in valle Bremhana , die dalla nuova analisl praticata dal padre don Ottavio Ferrario furono riconosciute appartenere alia classe delle termali saline iodurate. — Bergamo^ 1889, tip. Mazzoleni, in 8.", dipag. 48. Ora die per piu agevole accesso , e per altre comodita le acque di S. Pellegrino sono piii che in addietro frequen- tate, e furono non ha guari illustrate dalFanalisi che ne fece il P. Ottavio Ferrario , opportunamente il dott. Ber- gamaschi, medico della Delegazione di quella Provincia cui r acque medesime spettano , si fa con V annunziata Guida ad esporne V attual condizione, e a istituire sovr^ esse quel medici raziocinj che sono concessi dalla ineglio conosciuta loro chimica natura (i). Quindi egli tratta della topogra- fia di S. Pellegrino e de' suoi dintorni ; delle fonti mine- rali ivi esistenti; dell' efficacia delle loro acque in diverse malattie, desunta dalla pratica e dai componenti ricono- sciuti colPanalisi delle medesime; del tempo e del modo di usarle tanto per bevanda che per bagno; delle precau- zioni necessarie durante quest' uso. Riferisce per ultimo I'analisi del P. OttaA'io Ferrario, e i risultamenti di essa, che, rispetto a una copia d'acqua di 576,000 grani di peso medico antlco di Milano sottoposta ad analisi, porsero la seguente qualita e quantita di componenti : Acido carbonico libero i5o,36 Carbonate di calce 844,00 Carbonato di ferro 80,64 Cloruro di sodio 91,86 Cloruro di magnesio 4I997 ■' loduro di sodio (2) 12,76 671,59 (1) Sci-isseio delle acque di S. Pelleovino, il Pasta ( Delle acque minerali del Bergamasco. Bergamo, 1794), il Maironi da Ponte ( Storia naturale della Provincia Eergamasca. Diziunario odeporlco. Beroamo, 1820 ), il dott. Luigi Cairara ( Sidle acque seiidtermali di S. Pellegrino. JMilano, 1829 ), il dott. Giacoiuo Faclievis, e il dot- tor Giovanni Volpi. E fatta nienzione di esse nelParticolo Sullc acque minerali del Regno Loiubardo-Vcneto inserlto in qucsta Bi- bliotera, toni. 82% pag. 126. (2) L'analisi (siccome avverte il P. Ottavio) lascia il sospetto che la proporzione deiriodiuo di sodio sia niaggiorc della c{ui espiessa. APPENDICE ITALIANA. 427 Soinma riportata . . . 671,89 Solfato di soda 82,28 Solfato dl magnesia 126,40 Materia organica 25,oo Silica 6,5o Acqiia 575,088,33 576,000,00 La temperatura di queste acque fu trovata in una fonte di gradi 20 R. , in un' altra di 23 : appena attinte spri- gionano innumerevoli bollicine gasose. Scarsi al certo, come dimostra Tanalisi, ne sono i principj mineralizzatori ; ma ad una tale scarsezza supplisce il peter esser bevute in molta copia , talche alcuni ne tollerano persino la dose di 200 once nel corso della glornata. II dott. Bergamaschi ascrive alle acque medesime la virtu temperante , risolvente , diuretico-purgatwa , e ne rende ra- gione, avuto riguardo ai detti principj clie stanno in esse disciolti. II lore passaggio per orina pronto e copioso e il piu ordinario loro efletto, e principalmente ottennero ri- noraanza, per essere proficue a chi patisce di renelle e di calcoli. Sono altresi vantate ne' mali cutanei, e riescono vantaggiose ad emendare le raorbose affezioni del sistema linfatico, della quale loro virtu rende chiara ragione Tio- duro di sodio die il P. Ottavio Ferrario ha in esse trovato. Anche in altre malattie, dal dott. Bergamaschi nnnoverate, l' uso deir acque di S. Pellegrino fu di non lieve vantaggio. B. F. CARLINI , I. FOMAGALLI e G. Brvgnatelli, direttori ed editori. Pubblicato il dl 3 ottobre 1839. Milano , daU I. R. Stamperia. 4^8 Estratto delle nsscrvnzioni mctcorologiclic fatte alia nuova tone astronomicd deir I. R. Osseivatorio dl Ihera all' altezza di tcse i3,6a {^metri 26,54) sulV orto botanico, e di tcse 75,48 (^inctri 147,11) sul Uvello del mare. 429 G I U G N O I Sog. . Altezza del termomelro R. Slalo del cielo —r 5''s oh h da mozzanoUe da mezzodi 0 '5 0 m 8''m 1 1 m 2''s 8" s 1 i"s a inezzodi. a mezzanulle. I + 9:(^ + 12,8 + '5,7 +16,5 +18,2 +i5,5 + 12,8 Sereno. Sereno. 2 + ir,4 *.4,4 + 16,6 + 18,5 [+19,0 + l5,2 + 12,9 Sereno. Sereno. '6 + 12,8 +i4/f +17,5 + jq,5 + 19,0 + i5,o +i5,9 Ser. nuv. Ser. nuv. 4 + 10,7 +i6,G +17,8 + 16,8 +14,7 +14,4 +i5,9 Nuvolo. Picgg. nuv. 6 + 12,8 +iV. + 17,2 + .8,7 + 17,4 + 12,4 +1 1,7 Sereno. Nuv. lem. piog. 6 •fio,4 +i4,6 +16,1 + 18,5 +19,6 + l4!9 +1 1,2 Ser. nuv, Ser. nuv. 7 +10,3 + l4,2 + 17,1 + 18,5 +194 +17^7 +i3,9 SereuQ. Sereno. b +1 1,7 +16,7 + 18,7 + 20,5 +^9-'7 +17,8 +14.4 Sereno. Sereno. n +16,1 +17,3 +20,6 +2 1,6 +20,4 +18,9 +ib,8 Sereno. Ser. nuv. 10 +ia,o +10,6 +16,5 +19,5 +18,5 + 16,1 +14,4 Nuv. piog. tem. Ser. nuv. II +i4,i +18,3 +19.9 +21,6 +20,9 +19,0 +i5,9 Sereno. Sereno. 12 +14,9 +18,1 + 19,9 +2 1,8 +20,4 +19,1 +16,8 Sereno. Sereno. i3 + i5,4 +19,3 +21,0 +22,2 +22,6 +20,6 +17,2 Sereno. Sereno. '4 + 14,0 +19,9 +21,4 +2 3,0 +24,3 +20,4 +17,4 Sereno. Sereno. i6 +i5,5 +i9.,6 +21,6 +23,4 +24,1 +20,9 +17,0 Sereno. Sereno. i6 + 16,1 + 19,8 +2i,q +24,1 +24,2 +21,3 +i6,7 Sereno. Sereno. •7 +14,8 + 19,4 +22,5 +24,3 +2 5,1 +22,3 + 18,3 Sereno. Sereno. i8 >+-i5,5 +20,6 +23,2 +25,2 +25,7 +21,6 +18,5 Sereno. Sereno. iq +16,2 +2i,4;+23,4 +24,5 +25,2 +20,8 +18,4 Sereno. Sereno. 20 +16,9 +2I,3|+24,0 +24,8 +24,8 +22,5 +18,0 Sereno. Sereno. 21 + 17,5 +2 1,3 +25,9 +25,8 +25,3 +21,5 +18,2 Ser. nuv lamp. Ser. nuv. 22 +17,2 +2 1,1 +22,6 +24,1 +23,3 +20,1 +19,0 Ser. nuv. Ser. nuv. 2 3 +17,0 +2u,5 +21,7 +20,2 +24,2 +20,6 +17.6 Ser. nebb. Sereno. 24 + 16,5 +30,5 +2 1,9 +24,0 +25,6 +20,5 +17,8 Ser. nebb. Ser. nebb. 23 + 17,5 + 20,2 +23,5 + 24,6 +25,4 +22,7 + 19,0 Sereno. Sereno. 26 + 17,2 +21,2 +23,3 +24,3 +24,6 +20,5 +18,8 Ser. nuv. Ser. nuv- 27 +18,5 +20,0 +22, 'j +24,5 +24^9 +20,5 +17,2 Sereno. Sereno. 28 +i5.i + 18,5 +21,5 +iq,S + .8,5 +16,6 +14,4 Ser. nuv. Ser. nuv. T'ogg- <<;n>- 29 +12,4 + 16,5 +19,2 +20,8 +20,4 + 18,5 + i3,i Ser. nuv. Ser. nuv. 00 + 10,8 +i5,5 +18,0 +20,4 +i8,9 +i5,6 + 14,2 Ser. nuv. Ser. nuv. Altezza mass, del term. + 25'',79 Temp. mass, al term. Ri Uh. + 27%53 . . + 9 ,00 " luedi a + 18 ,!>'''> QuaiUit i Jelk I piog iv^ lin ee 8,43. 43o IND ICE delle inaterle contenute in questu torno XCIV. PARTE I. LETTERATURA ED ARTI LIBERALI. Z>< 'cl duoino di Monreale e di altre chiese Siculo -Nor- manne , di D. Lo Faso Pietrasanta diica di Serra- difalco pag. 3 Catalogo del codici arabi , persiani e turchi della Bi- blioteca Ambrosiana , di G. De Hammer »» 2 a ■ Continuazione e fine » Saa Vita di Dante scritta da C Balbo " 148 Dell' econoinia politica del niediu evo , di L- Cibrario- Articolo I . ° " 164 Isnardo o sia II Milite romano, racconto italico di G. Colleoni " 289 PARTE II. SCIENZE ED ARTI MECGANIGHE. Delia somma utilita di estendere in Lombardia I'appli- cazione dei moti idrauUci per V erezione di stahili- menti di manifatture. Memoria inedita deW ingegnere E. Lombardini " 5 o Synopsis reptilium Sardinice indigenorum, auctore J. Qen^ " 84 Annotazioni agli Elementi di fisica generate di Andrea Mozzoni , di C. Pasi " 90 Manuale dei pesi e misure degli Stati europei confron- tati col sistema metrico da F. Utz »/ 184 Della Frenologia , lettera di G. Frank " 849 Della Storia natural generate sublime " 877 PARTE STRANIERA. Bibliografia germanica " 96 Gli aninudetti infusorj considerati come perfetti orga- nismi, con uno sguardo alVinfima vita organica della natura, di C. G. Ehrenberg " 116 1 N D I G E. 401 De la bicnfaisance puhlique, jxir Dc Gerando. Art. 2." p. 197 Anicolo 3." " 396 Examen critique dt I'histoire de la geographic etc. par A. De Humboldt. Articolo 3.°, Cristoforo Colombo. » 234 II regno dei Longobardi in Italia secondo Paolo Dia- cono ecc, di G. E. di Koch-Stemfeld »» 418 APPENDICE ITALIANA. Arti belle. — lieale Galleria di Torino illustrata da R. d'Azeglio « 268 Intorno al monuniento da innalzarsi in Venezia alia memoria di TiziarM, studio storico di A. Sagredo » 268 Economia pubblica. — Dell' influenza delle scienze me- diche suW incivilimento ed il ben essere dei po- poli, e dell' attuale infelice condizione dei medici: ragionamento di O. Turchetti »/ 272 Filosofia , Morale. — II mio segreto , ossia Del di- sprezzo del mondo: dialoghi tre di F. Petrarca recati in italiano da G. C. Parolari »/ 261 Fisica-Chimica — Fuoco , corpi combustibili d' Italia , apparati di combustione , ecc. di G. C. Fornara.it 276 Medicina. — SuW azione terapeutica del ferro , di C. Speranza » 27$ Guida nelV uso pratico delle acque di S. Pellegrino, di G. Bergamaschi " 426 Poesia. — Opere di V. Monti » 120 U arte di ereditare , satira di Orazio esposta in dia- letto milanese dal Medico-Poeta " Hi Alcune poesie di viventi italiani colla versione la- tina di G. Gando " 267 Poesie varie di A. Maffei »» a6o Religione. — Prediche quaresimali di P. Tonso " a 53 Storia, Biografia. — Atene , suo innalzamento e sua caduta , di E. L. Bulwer : prima versione di F. Ambrosoli » 124 Dell'insigne glittografo G. Beltrami^ di A. Meneghelli » 36a Storia naturale. — Lettera di F. De Filippi sopra I'anatomiu e lo sviluppo delle clepsine »» 424 43a I N D I o E. V A R I E T A. Agraria. — Giardini gaUeggiantL a Cachemir p. 1 3 3 Arti belle. — Programmi pei grandi concorsi dell' I. R. Accadeinia dl belle arti in Venezia >, i3o Programma deltl. R Accademia di belle arti in Ml- lano pel concorso del legato Girotti „ ayg Bibliografia. — Annunzj „ 280 Errata-Corrige „ 3^3 ~~ " 43 a Fisica , Chimiea. — SulV innalzamento di temperatura che si manifesta nelle masse d'acqua salsa conser- vata per qualche tempo i/i grandi recipienti ....>/ i3o Osscrvazioni meteorologiche di aprile » 143 ' di maggio » 387 ■ di giugno »; ^%Z Stato meteorologico del mese di giugno i83() a Par- ma , comparato colle osservazioni fatte durante lo stesso mese nei sette anni precedenti i83a al 1 838;, di A. Colla ; con un cenno risguardante le osservazioni fatte in Milano nel mese ed anni suddetti » a 8 1 Ottica. — Strumenti ottici della fabbrica di M. Woerlc in Kohlgrub presso Monaco >i 134 Storia. — Seconda circolare per I'adunanza de' profes- sori e del cultori delle scienze fisiche che si terra in Pisa nel mese di ottobre del corrente anno ." 278 Awiso dei Direttori » 286 ERRATA-CORRIGE. Tomo n- Pag. 98 Lin. 33 liberamente Leggi liberalmente « 100 » 36 eccovi » eccoci » 104 » 8 ratlonalen « rationaelen » 108 » 17 , die >. . Die » 110 » 19 tratto » tatto » IVl » 38 in Herzeih „ im Herzen » III >, 39 Zurneck „ Zurueck » 112 " 40 die verschwunde Suesse re )> die verschwunde ii>e suese }> IVI }> 41 Zugeneselcl « Jugendeselei iriWv:^ r ■• ^.