0 . DELLA R. UNIVERSITÀ DI GENOVA DIRETTO DAI PROFESSORI CORRADO PARONA (Zoologia) GIACOMO CATTANEO (Anatomia comp.) 1897-98 N.i 56-68; XIV Tavole GENOVA TIPOGRAFIA DI ANGELO CIMINAGO Yiqo Mele 1, int. 5-6 . 1898. INDICE DEL VOLUME I. 1892-1894. — C. Parona e G. Cattaneo-, Cleri ni: stòrici. 1. G. Cattaneo, Influenza- -del letargo sulle forme e i fenomeni delle cel¬ lule ameboidi negli invertebrati. 2. T. Pallecghi, Nota sui cromatofori dei cefalopodi. 3. F, Mazza, Caso di dicefalia derodimica in un Anguis fra gilis (l tav.). 4. P, Long in, L’eserina nella tecnica proti stologica'. 5. G, Cattaneo, Sulle papille esofagee e gastriche del Lueàrus imperiàlis. 6. E. Setti, Elminti dell'Eritrea e. delle regioni limitrofe (1 tav.j. ' 7. F. Mazza, Sul cuore della Ceplialoptera Giorna { 1 tav.). *8. C. Parona, Di alcuni Tisanuri e Collembole della Birmania (1 tav.). 9. C. Parona, Larva di Dermatobia (Torce!) nell’uomo. 10. G. Cattaneo, Sull’anatomia dello stomaco del P ter opus medìus (6 fig.),; 11. C. Parona ed A. Perugia, Didymozoon Exocoeti Par. Per. (Monosto- mum filum G. Wag.). 12. C. Parona, Hijmenolepis Moniezii n. sp. parassita del Pteropus /medius, ed H. acuta Rud. dei pipistrelli nostrali. 13. A. Perugia, Sul Tricìlosoma del fegato dei Muridi. 14. P. Celesia, Della Suberites domuncula e della sua simbiosi coi Paguri (4 tav.). lo. C. Parona, Sopra una straordinaria polielmintiasi da ecliinorinco nel Globicephalus Svinerai pescato nel mare di Genova (1 tav;). 16. . A. Lupi, Sulla natura della fosforescenza animale. 17. T. Pallecchi, Sulla resistenza vitale dell’ A nguillula dell’aceto. 18. M. Sacchi, Sulle minute differenze fra gli organi omotipici de^ pleu- ronettidi (1 tav.). , 19. C. Parona e G. Cattaneo, Note anatomiche e zoologiche sull’^^ro- cephalus Riipp. (1 tav.). 20. G. Cattaneo, A proposito dell’ Anophrys Maggii (1 tav,'1. 21. F. Mazza, Eteromorfìe di alcuni pesci marini- (2 tav.). 22. S. Orlandi, Note anatomiche sul Macroscincus CÒp^ei Barh. d. Boc,; (2 tav.). 23. G. Cattaneo, Linneo evoluzionista? 24. G. Cattaneo, Sullo stomaco del Globicephalus 'Sememi .e sulla dige¬ stione gastrica dei delfìnidi (1 tav.). 25. F. Mazza ed A. Perugia, Sulla glandola digitiforme ( Leydig) nella Chimaera monstrosa (2 tav.). 26. E. Setti, Osservazioni sul Distomum gigas Nardo (1 tav.). 27. E. Setti, La Elmintologia italiana del prof. C. Parona (Sunto critico). ì fi III ZOOLOGIA E ANATOMIA COMPARATA DELLA R. UNIVERSITÀ DI GENOVA N.° 56. 1897. C. Parona ed A. Cuneo 0 Cisticerco intermuscolare diffuso in una donna. Tutti gli autori che si occuparono della presenza del cisticerco della cellulosa nelle parti superficiali del corpo dell’ uomo (cute e muscolatura) concordano nel considerar.^, non rara tale condizione parassitaria. Prendendo infattfTn esame gli scritti (che raccogliamo in calce alla presente noticina, onde facilitare le ricerche storiche sull’ argomento à quanti avranno ad occuparsene) si constata facilmente essere frequente la presenza di tale forma morbosa in ogni paese e non ràra anche in Italia. Però lo stesso fatto non possiamo asserire per la Li¬ guria, ove, riguardo alla presenza ed alla frequenza dei di¬ versi elminti dell’ uomo, riscontransi notevoli varianti a confronto delle altre regioni italiane. Ciò lo dimostra ad esempio V echinococco del T uomo , cosi frequente in molte località (Sicilia, Romagna, ecc. ) che fra noi s" incontra rare volte, per non dire rarissime : T anchilost orna, che dopo la gravissima epidemia dei mi¬ natori al S. Gottardo, si diffuse e si fece frequente in plaghe dapprima immuni, e che non sarebbe apparso in Liguria, a prestar fede all’asserzione di alcuni medici e di seguito alle ricerche nostre. Parimente il cisticerco vi deve essere rarissimo. Mentre a Napoli, secondo le diligenti osservazioni del De Vincentiis (Atti R. Acc. med. chirur. di Napoli , 1896) , il cisticerco oculare è pur troppo più frequente di quanto si sospettava, in Liguria non registriamo, per quanto ci risulta, che i due stati descritti dal^&econdi (Bollett. R. Accad. medica di Ge¬ nova, 1892). Cosi pure è pel cisticerco a sede cutanea e muscolare, del quale ci sono noti il non recente caso dovuto 2 al dott. Miraglia e riferito dal Dubini nella classica sua opera di elmintologia (pag. 201), e quello del dott. Arnpu- gnani pubblicato nel 1882. Epperciò, non tanto per il caso in sè, nè per l’inte¬ resse clinico che possa avere, quanto per l’ importanza che presenta relativamente alla geografìa elmintologica , ci sembra possa meritare di essere registrata la presente storia a contribuzione dell1 elmintologia umana in Liguria. * * C. Rosa di Giovanni, d’anni 20, da S. Margherita Ligure, (Frazione S. Siro) è di sana e robusta costituzione. Nulla di ereditario si nota nella sua famiglia e non ebbe mai a soffrire malattia di qualche entità. Fino dai primi anni della fanciullezza è dedita a continui e faticosi lavori della cam¬ pagna. Racconta che circa undici anni addietro, mentre tro- vavasi in campagna, le fu lanciato contro da alcuni con¬ tadini un piccolo cane, che la morsicò alla coscia destra. Dalla ferità usci molto sangue e soltanto 24 ore dopo l’ac¬ caduto la ragazza fu condotta dal medico del paese per V opportuna medicazione, e guari, siccome essa afferma, dopo un mese di cura. Attualmente si riscontra una cica¬ trice di forma rotondeggiante nella parte più alta del cavo popliteo. La C. confessa che tale accidente le procurò non lievi disturbi generali, come: debolezza degli arti, mancanza di appetito, turbamenti nervosi gravi, dimagramento notevole; e, se dobbiamo prestar fede alle sue parole, non riacquistò mai più la primitiva florida salute. Da un anno in quà il pallore, la debolezza generale ed il dimagramento si accentuarono, mentre ebbe a rilevare la comparsa di una piccola tumefazione rotondeggiante alla regione frontale a pochi centimetri dal sopracciglio sini¬ stro. Per quest’ ultimo fatto ricorse al medico del paese , che intervenne asportando una ciste a contenuto acquoso, e ne seguì pronta guarigione. Ma crebbe nella malata la meraviglia e sorsero gravi timori' quando, poco tempo dopo, ebbe a verificare la pre- 3 senza di tumefazioni , consimili a quella già notata sulla regione frontale, in diverse parti del corpo; tanto che nel giugno 1896 fu condotta all’ Ambulanza della Clinica chi¬ rurgica operativa per essere visitata. All’ esame fatto risultò che alla superfìcie esterna del torace, a destra, esistevano tre piccole tumefazioni roton¬ deggianti, del diametro di un centimetro a uno e mezzo. Ivi la cute era integra e sollevabile in pieghe, indolente, spo¬ stabile poco o punto sulla sottostante musculatura , colla quale i tumoretti mostravano di avere intimi rapporti. Eser¬ citando colla palpazione un discreto grado di pressione , relevavasi che la superfìcie esterna di tali noduli era liscia, ben delimitata coi tessuti circostanti e di consistenza no¬ tevole, ma non tale da far pensare ad un corpo al tutto solido, piuttosto ad una ciste contenente del liquido. Operazione, — Premessa V anestesia locale col cloruro d’etile, si pratica una incisione lineare di quattro centi- metri interessante la cute, il tessuto sottocutaneo e l’apo¬ neurosi di rivestimento dei muscoli grande pettorale e grande dentato , che corrispondono ai tre tumoretti sopra descritti; i quali ad evidenza appariscono sviluppati nello spessore dei detti muscoli. Divaricate quindi con uncini le labbra della ferita si asportano le neoformazioni, insieme a piccola porzione di tessuto muscolare, onde non alterare in nulla le supposte cisti. Si applicano pochi punti di sutura in seta, si completa la medicazione, e si ottiene pronta guarigione. Ma le cose non si arrestarono a questo punto, imperocché nei susseguenti mesi di luglio, agosto e settembre la C. do¬ vette venire nuovamente operata per altre manifestazioni dell'istessa indole e sviluppo. Le nuove produzioni eransi sviluppate, sulla superficie esterna del torace sinistro, sulla superficie esterna della coscia destra , alla regione anteriore del gomito sinistro, e per ultimo al margine interno del muscolo sterno-cleido-mastoideo destro , in corrispondenza del giugulo. Sempre la neoformazione con¬ sisteva in una ciste a contenuto acquoso svoltasi nello spessore dei muscoli, é così furono otto le cisti sviluppate ed operate sulla paziente nello spazio di pochi mesi. Dall’epoca dell’ultimo atto operativo (settembre 1896) fino a tutto il mese di gennaio scorso, allorquando si ebbe occa- 4 sione di rivedere la C. , non comparvero altre tumefazioni cutanee, nè disturbi da ritenersi in rapporto con siffatte alterazioni; il che porta a ritenere che l’inferma se ne sia completamente liberata. * * All’esame macro e microscopico della cisti, non fu dif¬ fìcile riconoscere la natura parassitarla di esse, e più pre¬ cisamente che trattavasi del Cysticercus cellulosae a sede muscolare. Questo caso, da noi ora descritto, non manca di un certo interesse, perchè dimostra come il tempo della durata del¬ l’infezione cisticerchica sia stato abbastanza lungo. Non vo¬ gliamo con questo ritenere quale causa, l’accidente della morsicatura ricordata nell’anamnesi, giacché, nota l’ezio¬ logia del cisticerco, la morsicatura nulla ha a che fare, ma solo considerando il periodo di tempo intercorso fra la comparsa della prima ciste e quella che fu 1’ ultima. Certamente il caso non ha il valore che presentarono quelli di vere e diffusissime panicature , siccome vennero registrati dai vari autori nostrali, anche non ricorrendo agli stranieri. Già Mascagni infatti, come riporta il Brera (Mem. l.a p. 153), ebbe a riscontrare cisticerchi in numero prodigioso nei muscoli delle braccia. 11 Verga, nel 1839, col nome di miolitiasi, descriveva un caso di diffusissima panicatura nell’ uomo, che più tardi, a proposito di altro caso consimile (Gemelli), dichiarava in¬ vece essere stato cagionato da cisticerchi. Più recentemente si aggiunsero altri esempi notevolissimi fra i quali quelli del Battistini, del Bergonzini, del Gemelli, del Baistrocchi, del De Amicis, del Regnoli, del Gianmattei e del Calderini. L’anno scorso il Bovero ne illustrava uno non meno im¬ portante, che volle trattare, con successo incerto, mediante la semplice puntura ed aspirazione del liquido cistico. Per altro questi casi aumenterebbero, e non di poco, quando si aggiungessero quelli cosi detti a sede cutanea, i quali, con ogni probabilità, se fossero stati più attenta¬ mente osservati sarebbero stati più precisamente riscontrati a sede muscolare anch’essi. Perciò anche i cisticerchi sot¬ tocutanei e sottoaponeurotici debbono entrare nella cate¬ goria degli intramuscolari, il che sostengono, fra altri, Lewin e Sevestre ; i quali dichiarano che alla autossia di cadaveri con panicatura dichiarata sottocutanea, riscon¬ trarono come tutte le cisti risiedevano nei muscoli , per quanto facessero salienza sotto la pelle. È per questo che convien tener calcolo con diligenza di tutti quegli esempi, di cui fu possibile accertare la sede del parassita, onde poterne in seguito ricavare statistiche più esatte di quelle che si ebbero fin ora. Ciò indusse noi a far nota questa breve istoria (x). Indicazioni bibliografiche sul Cistieerco dei muscoli nell’Uomo Ampuonani G. C. : Cisticerchi multipli del cervello e dei muscoli. La Salute, Italia med., anno XVI, sei*. 2.a, p. .85. Genova, 1882. Anger B. : Revue photographicp d. Hópit. de Paris. Bulletin médical. l.re année, 1869, p. 105. Anon: Extraordinary developm. of Cysticerci in thè human body: DubL méd. Presse, Jan. 13, 1864. Gaz. inéd. de Paris Baistrocchi E.: Un caso di Cysticercus cellulosae hominis. Rivista clinica di Bologna, p. 414, 1881. Battistini A.: Sopra un caso di C. cellulosae hominis. Gazz. med. di Roma, anno VI, p. 193, 1878. Bekgonzini C.: Caso di cisticerchi multipli in una donna. Lo Spallanzani (2), XII, p. 316, 1883. Bonhomme : Observation de généralisation de cysticerques cliez riiomirie. Compt. rend. Soc. Biol. (3) V, p. 62, 1863. Bovero R. : Cysticercus cellulosae dei muscoli superficiali. Giorn. R. Accad. med. Torino, anno 58, p. 656; 1895. (l) Rendiamo vive grazie al Prof. Azzio Caselli, Direttore della Clinica chirurgica operatoria, nell’ ambulanza della quale si potè studiare il caso, e che ci permise di farne pubblico cenno. Boyron J. : Essai sur la Ladrerie chez Thomnie, compar. à cette affection che/ le Porc. Thèse, Paris 1876. Calderoni G. : Cisticerchi nei muscoli degli arti inferiori. Rendic. Isti t. ostetrico di Parma., 1873-75. Dalton -J. C. : Case of Cysticercus within a tumour of thè scrotum. Pro- ceed. of New-York Path. Soc. - New-York Journ. of Med. voi. Ili, third ser. 1857, p. 57. De Amicis T. : Tre nuovi casi di Cysticercus cellulosae nella cute umana diagnosticati sul vivente. Giorn. interna/., della scienza med. (è), VII, p. 145, 1885. Dolbeau: Bulletin Soc. Anat., 2.e sèrie, Tom. YI, Paris, 1861. (reg. frontale). Dressel Joh. : Zur statistik dés Cysticercus cellulosae. Inaugur. Dissert.. Berlin, 1877. Duguet: Ladrerie chez Thomme. Bull. Soc. medicai, d. Hòpit. 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Anat. fisiol. patol. anim. dom., voi. VI, p. 19, 1872. Rendu I. : Ladrerie généralisée chez Thomme. Lyon médical, XXV, p. 474 1877. Schutz : Cysticercus in Hirn und Muskeln eines epilept. Irren ; Prag. ined. Wochenschrift. n.° 16, 1878. Schiff E. : Ein Fall von Cysticercus celluloso. \e cutaneus. Vierteljahrschrift. f. Dermatol. u. Svphil. IX, p. 275, 1879. Sevestre A.: Note sur un cas de Ladrerie chez Thomme. Union médical (3), XXXV, p. 457, 1883. Stic ii A.: Ueber das Finnigsein lebender Menschen. Charit. Annalen, 1854. Troisier: Un cas de Ladrerie chez Thomme, ecc., Bullet. Soc. mèdie, d. Hópit. (2), XIX, p. 206, 1882. idem Contribution à Thistoire de la Ladrerie chez Thomme. ibid. (2), XXII, 1885. Verga A.: Osservazione di Mio-litiasi. Giorn. Se. med. chirurg. di Pavia, n. 58, 1839; Ann. Univ. di Medie., p. 299, 1857. Weiss N. : Anzeiger d. Wien. Arztl. Gesellsch. n. 10, 188 1 (65 cistic. nel connett,. sottocot.). Werner P. C.: Verm. intestili, brev. Exposit. (Contili. II) Lipsiae, 1786. Si consultino inoltre i principali trattati di Elmintologia e di Zoologia medica, che non è qui il caso di elencare, perchè a tutti noti. Genova , Tipografia Cìminagoy Vico Mele , 7. 1897. BOLLETTINO Olii IIISIÌI DI ZOOLOGIA L ANATOMIA COMPARATA DELLA R. UNIVERSITÀ DI GENOVA N.° 57. 1897. Ernesto Setti Nuovi elminti dell’ Eritrea. (Tav. Vili e IX). Ho già pubblicato in questi Atti alcune note sull’ elmin¬ tologia deH’Eritrea e delle regioni limitrofe (*), ritorno ora ben volentieri sullo stesso argomento, potendovi recare un più notevole contributo di studi, grazie al prezioso mate¬ riale avuto in comunicazione. Questo materiale venne raccolto dal dott. cav. Vincenzo Ragazzi, capitano medico della R. Marina, durante le sue frequenti escursioni lungo le coste o nell’interno della no¬ stra colonia africana. Nelle mie precedenti pubblicazioni ebbi già più volte a nominare, a titolo di lode, il dott. Ragazzi, ed ebbi pure l’opportunità di esprimergli, da naturalista, la mia massima considerazione, dedicandogli una nuova specie (Taenia [A- noplocephala] Ragazzii). Ma in questa circostanza sento ancora il dovere di riconfermargli la mia stima e la mia gratitudine, nonché di additarlo agli studiosi quale bene¬ merito contribuire alla illustrazione di un importantissimo ramo della fauna eritrea. Tuttavia mi è qui necessario notare che il nuovo mate¬ riale elmintologico non mi è stato comunicato che per via molto indiretta, essendo stato dapprima indirizzato al Mu¬ seo civico, e poi passato dal direttore di tale istituto, prof. R. Gestro, al direttore del Museo universitario, prof. C. Pa- rona, dal quale ultimo lo ebbi in istudio. (f) E. Setti, Sulle tenie delVHyrax dello Scioa. Atti della Soc. lig. di Se. nat. e geogr. , Voi. II, pag. 316-324; Genova 1891. Io. id., Elminti dell'Eritreo v e delle regioni limitrofe . Atti citati, Voi. IV, pag. 3-21; Genova 1893. In. id. , DipyUdium Gemmisi n. s|>. e qualche considerazione sui limiti specifici dei Cesto di. Atti cit. , Voi. VI. pag. 99-106; Genova, 1895. Devo quindi esprimere i sensi del mio grato animo ai detti professori, e ricordare che ebbi inoltre un non trascu¬ rabile aiuto per la compilazione del presente lavoro, nella ricca biblioteca che il prof. Parona mise gentilmente a mia disposizione, insieme all’opportuno materiale di confronto della sua ben nota collezione di elminti. TREMATOCI Otiotrema torosum n. gen. n. sp. (Tav. Vili, fìg. 1-5) Nella piccola raccolta elmintologica che mi fu data in istu- dio, questa nuova forma di trematode non era rappresen¬ tata, disgraziatamente, che da due soli esemplari. Uno di questi, in ottimo stato di conservazione, ho dovuto lasciare intatto come tipo del nuovo genere, l’altro, alquanto guasto per aver subito uno schiacciamento, ho incluso e ridotto a sezioni. Dal primo ho però accuratamente rilevate tutte le este¬ riori particolarità, ed ho tratti i disegni che sono riportati nelle prime tre figure della tavola qui unita; dal secondo ' ho invece ottenuto inadeguato compenso alle mie indagini : della parte posteriore del verme, già naturalmente di forma assai complicata, e in quell’esemplare anche alterata dallo schiacciamento, non potei ricostruire la precisa disposizione degli organi interni; le sezioni della parte anteriore, meno guasta , mi hanno permesso di rilevare i pochi caratteri anatomici che più sotto indicherò, e di delineare le figure 4 e 5 della tavola citata. È ben difficile descrivere chiaramente la strana forma del verme, che tanto si scosta da tutte quelle finora cono¬ sciute nei trematodi, e che basta, io credo, a giustificare la formazione di un nuovo genere , anche prescindendo dai caratteri desunti dalla disposizione degli organi; ma le fi¬ gure 1, 2, 3, che rispettivamente rappresentano l’animale, visto dal ventre, dal fianco e dal dorso, possono darne un’idea abbastanza precisa. Il corpo, lungo complessivamente mm. 14, raggiunge 3 nella massima larghezza un centimetro circa, e nel massimo spessore mm. 7. Può considerarsi diviso in due parti ben distinte (v. fìg. 2, ab e bc). Quella anteriore più piccola (ma in lunghezza quasi uguale alla posteriore), non presenta notevoli particolarità di configurazione: soltanto è sensibil¬ mente incurvata sia nel senso della lunghezza che in quello della larghezza, in modo da apparire concavo-convessa (con la concavità alla parte ventrale); ma con tutta probabilità questo fatto è specialmente dovuto all’ azione prolungata dell’alcool. L’estremità ove trovasi la ventosa boccale è a superfìcie ampia ed arrotondata ; del resto questa parte an¬ teriore del corpo mostrasi leggermente appiattita, benché lo spessore sia sempre rilevante rispetto alla larghezza. Questa è in media di mezzo centimetro, mentre lo spessore è di circa 4 millimetri anteriormente e di 2 V2 posterior¬ mente, ove termina la. prima metà del corpo. Infatti le sezioni trasversali presso l’ estremità anteriore sono quasi circolari (fìg. 4), ma quelle più in basso appaiono col diametro dorso¬ ventrale assai minore del laterale (fig. 5). Alla base di qu ista porzione del corpo trovasi, nel lato ventrale , un peduncolo quasi cilindrico , di -circa 2 milli¬ metri in diametro e di poco meno di 3 in lunghezza; è di¬ retto obliquamente in avanti come appare nella fìg. 2, e porta alla sua estremità la ventosa ventrale. La parte posteriore del corpo è assai più complicata e difficile ad essere descritta. Quasi si direbbe che una grande espansione discoidale, prolungantesi verticalmente alla base del peduncolo, siasi in varii sensi ripiegata, per raccogliersi in una massa piuttosto globosa, poco più lunga della parte anteriore del corpo, ma notevolmente più larga e più spessa. Infatti la larghezza e lo spessore del corpo raggiungono in questa parte le massime misure, di un centimetro circa, e di sette millimetri rispettivamente Le varie ripiegature, mentre vengono a costituire delle caratteristiche orecchiette (fìg. 1, 2, 3), le quali appunto mi hanno suggerito il nome generico del nuovo trematode, danno a questo l’aspetto molto massiccio, che mi ha invece suggerito il nome spe¬ cifico. La disposizione di questa parte posteriore del verme, complicatissima, ma simmetrica ed identica nei due esem¬ plari, fa escludere il dubbio che possa essere slata prodotta unicamente dall’azione dell’alcool: e il semplice esame delle citate figure è, a questo riguardo, più che persuasivo. Tut¬ tavia si potrebbe supporre che la singolare conformazione non sia permanente néll’animale vivo, ma dovuta a volon¬ tarie contrazioni muscolari. In altre parole, il verme po¬ trebbe tenere distesa o contratta a quel modo la parte po¬ steriore del corpo, in virtù di una particolare muscolatura. L’esame delle sezioni posteriori, in cui si osservano, come dirò più sotto, propaggini dei vari organi, e muscoli svi¬ luppatissimi, darebbe a tale ipotesi un certo valore. Ad ogni modo la questione non sarà risolta se non quando potranno esaminarsi altri esemplari 41). Tanto la ventosa anteriore o boccale, quanto la ventrale all’estremità del peduncolo, hanno apertura pressoché circolare e del diametro poco maggiore di un millimetro. La superficie esteriore del corpo è com¬ pletamente liscia nella parte anteriore, mentre presenta nella posteriore delle piccole e numerose papille, avvicinate le une alle altre e ben visibili ad occhio nudo. Nessun’altra notevole particolarità può esteriormente osservarsi. Riguardo all’interna organizzazione ripeterò ancora che, avendo avuto disponibile per le sezioni un solo esemplare in cattivissimo stato, non mi fu possibile nemmeno una ri¬ costituzione approssimativa. La forma del corpo molto com¬ plessa, come sopra ho descritto, rendeva più che mai ne¬ cessarie le sezioni a serie, fatte in varii sensi, e richiedeva quindi l’ impiego di parecchi esemplari. I pochi caratteri che ho potuto rilevare sono i seguenti : I singoli organi mandano delle propaggini per le varie orecchiette della parte posteriore, seguendone in certo modo le complicate sinuosità. Alla ventosa boccale segue una grossa faringe (fig. 5, /*), e poi un esofago piuttosto lungo, al quale si congiungono le due grandi braccia dell’intestino (fig. 5, i), i cui rami si spingono notevolmente all’ innanzi e all’ indietro del punto di riunione. Le due braccia intestinali hanno decorso al¬ pi Ho avuto il piacere di parlare in proposito col prof. F. S. Monticelli, mostrandogli preparati e disegni. Egli ha sostenuto per l’appunto l’ ipotesi sopraenunciata. Il prof. Parona, che pure esaminò il materiale, ritiene che si tratti di una conformazione permanente, caratteristica della, specie. quanto sinuoso : in buon tratto della parte posteriore si osservano ancora nelle sezioni, ma con aspetto molto irre¬ golare, sia per adattamento alla strana forma del corpo in questa porzione , sia anche per lo schiacciamento subito dall’esemplare che ho esaminato. Non avendo potuto fare sezioni a serie complete, non ho potuto nemmeno precisare la posizione degli sbocchi ses¬ suali ; esternamente , per quanto si osservi con attenzione, non si possono vedere. Credo però che lo sbocco maschile sia alla base della ventosa anteriore, giacché nelle prime sezioni si vede, sotto la ventosa stessa, una cavità rilevante, a pareti muscolose, occupata da un organo che è scavato nel mezzo, e che io non saprei altrimenti interpretare se non come il pene nella relativa tasca (fìg. 4, t.p.). Tale inter¬ pretazione mi è anche suggerita dal confronto con le ligure corrispondenti, date da altri autori per altri trematodi (4). I vitellogeni, molto sviluppati, incominciano ad apparire a pochi millimetri dalla estremità anteriore, e si osservano ancora per un buon tratto della parte posteriore del verme; si presentano, nelle sezioni, come grosse masse brune, di¬ sposte lateralmente in due serie, nella zona più superficiale del parenchima (fìg. 5, g.v.). Nella parte posteriore del corpo, e molto in basso, si tro¬ vano i testicoli e l’ovario: ma le sezioni in tal punto troppo incomplete non mi hanno permesso di delineare precisa- mente i loro caratteri di forma e di disposizione. Questo nuovo trematode va compreso, senza dubbio, nella famiglia dei distomidi ; ma, a mio avviso, non è possibile ascriverlo ad alcuno dei generi già stabiliti , a meno che si voglia dare al genere Distomum l’antica diagnosi, basata quasi esclusivamente sul numero delle ventose. Ma poiché nelle recenti classificazioni dei distomidi, dal tipico genere primitivo se ne sono separati parecchi nuovi in virtù di ca¬ ratteri secondarii (2), io credo necessario comprendere anche (4) F. S. Monticelli, Studii sui trematodi endoparassiti (Monostomnm cymbium , Dies.). Memorie della R. Acc. delle Scienze, serie II, tomo 42. (fìg. 10); Torino, 1892. ('2) Si può discutere tutto al più se a molte delle Suddivisioni dei distomi occorra dare il valore di generi o piuttosto di semplici sottogeneri. - Vedi la forma sopra descritta in un genere nuovo. Ho già dato ragione del nome sistematico con cui lo distinguo. I due esemplari vennero trovati dal dott. Vincenzo Ra¬ gazzi, nell’ intestino di uno squalo (sp. ?), preso nelle acque di Massaua nell’ aprile del 1892. I pochi trematodi endoparassiti finora rinvenuti negli squali sono troppo diversi dall’ Otriotrema torosum , per richiedere qui un esame comparativo. Distomum (Polyorchis) Ragazzo, n. sp. (Tav. Vili, fig. 6-7). Anche di questo distoma furono trovati due soli esemplari nell’intestino del medesimo squalo che ospitava VOtiotremq torosum . I due esemplari non differiscono l’uno dall’altro che per le dimensioni assolute. Uno è lungo mm. 7 ed ha la mas¬ sima larghezza di mm. 1,6: l’altro misura rispettivamente mm. 5,7 e mm. 1,1. Le misure relative delle varie parti sono perfettamente proporzionali a quelle assolute. 11 corpo di questo distoma, inerme, molto appiattito ed allungato , appare spiccatamente diviso in due porzioni di lunghezza pressoché identica : una anteriore ristretta a guisa di un lungo collo, l’altra posteriore allargata, ellittica, con le estre¬ mità leggermente acuminate (fig. 6). La ventosa boccale, semiglobosa, occupa tutta la larghezza del collo, alla cui estremità anteriore è collocata, e si apre superiormente con una bocca quasi circolare. La ventosa ventrale, sessile ma molto sporgente, è situata alla base del collo, e quindi verso la metà del diametro longitudi¬ nale del corpo ; è pure semiglobosa, assai più grande della boccale, e con un’apertura oblunga, ossia col diametro an- tero-poste riore assai più lungo del trasversale. Siccome il corpo del verme è molto appiattito e sottile, si possono scorgere per trasparenza gli organi interni, me¬ diante i più semplici trattamenti per la chiarificazione. per questo M. Braun, Wurmer. ( Tremdtoden) , p. 885-895. Brorm’s Klassen und 0 rei n imperi dee Thier-Reichs; Leipzig u. Heidelberg, 1879-1893. 7 Alla ventosa anteriore segue un bulbo faringeo ellissoi¬ dale, piuttosto grosso (fig. 6 /'), e eia questo si staccano direttamente le due braccia intestinali (£), mancando quindi ogni traccia di esofago. Le due braccia si dirigono per breve tratto verso i margini del corpo, poi piegano in basso , e mantenendosi poco distanti dai margini stessi , si prolungano con decorso sinuoso fino alla ventosa ventrale ; al di là di questa non è più possibile distinguerli perchè l’utero pieno di uova, con le sue numerose circonvoluzioni occupa quasi totalmente la parte posteriore del corpo. Sono sopratutto notevoli i peculiari caratteri dell’ appa¬ rato riproduttore. Degli organi maschili non ho potuto ve¬ dere che i testicoli, collocati nell’ ultimo quinto del corpo. Sono masse discretamente grosse, di forma irregolare, col diametro maggiore nel senso della larghezza del verme (fìg. 6-7 t). Non mi è possibile precisarne assolutamente il numero, perchè i loro contorni appaiono confusi fra le anse uterine; posso però affermare che sono cinque o sei all’in- circa, disposti in due serie longitudinali parallele, non tanto regolarmente, ma del resto allo stesso modo con cui si pre¬ sentano nel Distomum polyorchis Stossich f1). Meno incompletamente si delinea per trasparenza l’appa¬ rato femminile. L’ utero lunghissimo e di calibro piuttosto grande occupa tutta la parte posteriore del corpo, dispo¬ nendosi in modo molto caratteristico. Le anse numerose, sti¬ pate, non solo percorrono tutta la larghezza del corpo verso la faccia dorsale, ma sui due lati piegano in basso, inoltran¬ dosi alquanto anche verso la faccia ventrale. La figura 7 mostra evidente questa disposizione (u). Nelle ultime anse, presso la ventosa posteriore, il canale uterino va ingrossandosi notevolmente, perchè tutto pieno di uova mature; poi si continua verso la parte anteriore del corpo in un tratto longitudinale quasi rettilineo, pure di grosso calibro e pieno di uova; termina finalmente con un piccolo e breve ovidotto esterno (od.es), che si apre poco al disotto della ventosa boccale. Le uova mature sono vivacemente colorite in giallo-bru- (*) (*) M; Stossich, Brani di elmintologia tergestina , Serie VI; in Bollett. Soc. Adriat. di Scienze nat., Voi. XI; Trieste, 1889 (pag. 2, fìg. 61). 8 nastro, ma coi loro ammassi danno all’utero un colore bruno carico; generalmente sono ellissoidali, e, a piena matu- ranza, munite di opercolo. 1 vitellogeni, a piccoli e nume¬ rosi acini rotondi [g.v.), si trovano nella parte anteriore del corpo, verso i margini, cioè intorno alle braccia intestinali, e in tutto il tratto compreso tra le due ventose. Avendomi dovuto limitare al semplice esame per traspa¬ renza, non ho potuto distinguere con certezza altri parti¬ colari degli organi interni. Dirò soltanto che nella parte terminale del corpo, al di sotto dei testicoli, si mostrano confusamente, tra le anse uterine, delle piccole masse di colore brunastro e di aspetto glandulare, che potrebbero interpretarsi come lobi dell’ ovario [ov ?). Nel seguente prospetto do le misure più importanti, cal¬ colate sull’esemplare maggiore. Lunghezza complessiva . mm. 7. » parte anteriore, sopra la ventosa ventrale .... » 3.2 » » posteriore . » 3.8 Larghezza media parte anteriore . » 0.67 » massima » posteriore . » 1,6 Ventosa boccale, diametro massimo esterno ....... » 0.45 » » apertura . . » 0.25 Ventosa ventrale, diametro massimo esterno . » 0.75 ) lunga . » 0.40 » » apertura J ,arga . » 0 20 Diametro massimo (longitud.) bulbo faringeo . » 0.23 » medio braccia intestinali . » 0.06 Larghezza massima testicoli . » 0.30 Lunghezza » » » 0.17 Larghezza media anse uterine (eccetto le ultime più grosse) . » 0.10 ( lunghezza . » 0.038 Uova mature, in media| larghezl!a . »- 0.0g9 Fra tutti i distomi dei pesci, soltanto il D. polyorchis Stoss. ha qualche affinità con la specie ora descritta, pre¬ sentando esso pure i testicoli in due serie longitudinali nel mezzo del corpo; ma se ne scosta tuttavia per avere tali organi in numero di 24, per la diversa disposizione degli altri apparati, per la presenza di aculei sul tegumento, per la forma generale esteriore (confronta citato disegno dello S tossich). Nella vescica urinaria di molti anfibi vive, come è noto, 9 un altro distoma del gruppo Polyorchis, cioè il B. cygnoìdes Zeder; e questo si avvicina alla nuova specie eritrea assai più che non il D. polyorchis . Infatti il B. cygnoìdes a- vrebbe, secondo lo Stossich (*) (pag. 1), nove testicoli or¬ dinati in due serie ; i vitellogeni racemosi , anteriori ; l’ovario lobato; la ventosa prominente e più grande della bocca; il corpo inerme, allungato, depresso. Secondo il Dujardin (2) (pag. 396) avrebbe inoltre una specie di collo della lunghezza di un millimetro. Tuttavia, osservando i disegni del B. cygnoìdes dati da altri autori, e sopratutto gli esemplari della specie, esistenti nella collezione del prof. Parona, mi sono facilmente per¬ suaso che non è possibile confondere tale specie con quella che qui ho descritto. La forma del corpo nell’estremità poste¬ riore, la lunghezza del collo, i caratteri dell’intestino e del¬ l’utero sono più che sufficienti a distinguerle. Io mi ac¬ contento di indicare, per il confronto, il disegno in grande dato dal Pagenstecher (3). Del resto, la differenza tanto rile¬ vante nelle condizioni ecologiche delle due specie renderebbe quasi superfluo il confronto, anche se le descrizioni del B. cygnoìdes potessero far sorgere qualche dubbio riguardo alla distinzione delle specie medesime. Accertata la validità della nuova specie, resta a deter¬ minarsi la sua precisa posizione sistematica fra il gruppo dei distomi. Per chi accetta, come fa il Braun (loc. cit. pag. 910), l’antica suddivisione proposta dal Dujardin (loc. cit. pag. 388), la nuova specie si deve comprendere certa¬ mente nel sottogenere Brachylaimus , avendo intestino senza ramificazioni e senza esofago. Ma io credo che i pochi di¬ stomi compresi dallo Stossich nel genere Polyorchis, (4) (*) M. Stossich, I distomi degli anfibi. Boll, della Soc. adriat. Se. nat. Voi. XI, Trieste, 1889. (*)' F. Dujardin , Histoire naturelle des Helminthes. Paris, 1845. (3) A. Pagenstecher , Trematodenlarven und Trematoden. Heidelberg, 1857. (Tav. VI, fig. 1). (4) D. polyorchis Stossich ( Corvina nigra) ; I). cygnoìdes Zeder ( Hyla . Rama, Salamandra , varie specie); I). formosum Sonsino ( Grus cinerea). Vedi : M. Stossich, loc. cit. (Brani VI, pag. 2). — Id. id.. Appendice ai di¬ stomi dei pesci marini e diacqua dolce. Programma Ginnasio comunale superiore di Trieste, anno 25.°, pag. 7: Trieste 1888. — Id. id., loc. cit. ( Disi, anfibi, pag. 1). — Id. id., I distomi degli uccelli. Boll. Soc. adriat. se. nat. Voi. XIII. pag. 1; Trieste, 1892. 10 per il carattere importantissimo di avere i testicoli in nu¬ mero maggiore di due, debbano in realtà venire collocati in un gruppo distinto, da considerarsi però come un sottoge¬ nere, precisamente come ammette il Railliet nella nuova edizione del suo trattato (*) (pag. 341). E ini sembra che il grado di sottogenere sia più proprio che non quello di ge¬ nere, perchè all’ infuori dell’ importante carattere dei testi¬ coli numerosi, le poche forme del gruppo non hanno altra speciale particolarità in comune. Dedico la nuova specie al prelodato dottor Ragazzi che la raccolse a Massaua, e la denomino adunque Distomum (Polyorchis) Ragazzii. Distomum n. sp. ? (Tav. Vili, fig. 8). Non posso assegnare ad alcuna delle specie già note due esemplari di un distoma, trovati dal dottor Ragazzi a Mas¬ saua, nell’intestino di un Pelecanus onocrotalus Linn. (Gennaio, 1893). Particolarmente fra i distomi degli uccelli nuotatori non ve n’è alcuno che abbia qualche rilevante affinità con questi due della collezione Ragazzi. Solo estendendo l’esame ai distomi di altri ordini d’uccelli, si possono riscontrare delle specie i cui caratteri, esternamente almeno, non si scostano di molto da quelli degli esemplari suddetti. E voglio accen¬ nare al D. heterostomum Rud. ed alle due specie affini , se non sinonime , cioè al D. hians Rud. e al B. compla- natum Rud. , tutti parassiti dei trampolieri. Ma, come ora dimostrerò, anche per queste specie, il confronto può sol¬ tanto portare ad un avvicinamento, e non già ad una si¬ cura identificazione. Il nuovo distoma del Pelecanus onocrotalus ha il corpo appiattito, ma tuttavia con ispessore notevole, di forma sub- ellittica, prolungato anteriormente in una specie di collo, (l) A. Railliet, Traiti, de zoologie medicale et agricole. 2.® Editimi; Paris, 1895. 11 la cui larghezza basale, pari alla lunghezza, è V4 all’incirca del diametro longitudinale dell’intero corpo, mentre all’apice è sensibilmente più ristretto (fìg. 8). Le dimensioni assolute variano alquanto nei due esem¬ plari, giacché uno è lungo mm. 9 e largo al massimo mm. 4,5, l’altro invece è lungo mm. 7 e largo mm. 4. Il corpo non è piano, ma spiccatamente concavo-convesso con la concavità dal lato ventrale. Questa conformazione, assai più evidente nell’esemplare maggiore, è forse in parte dovuta all'azione dell’alcool, che deve pure aver cagionato il cupo colore bruno-verdastro che ora si osserva negli esemplari, nonché, probabilmente, le forti striature trasver¬ sali che si trovano nel tegumento. La ventosa anteriore è assolutamente apicale, con apertura ellittica, allungata nel senso della larghezza del verme ; la posteriore trovasi alla base del collo, cioè a breve distanza dalla prima, ed ha in¬ vece un’apertura perfettamente triangolare. Il diametro delle due ventose non appare molto diverso; quello della boccale, alquanto maggiore, sorpassa appena i due millimetri. Esternamente non ho notato altre particolarità, e quanto ai caratteri interni, mi è stato impossibile qualsiasi osser¬ vazione , avendo troppo poco materiale per sacrificarlo al microtomo , ed essendo troppo completa 1’ opacità dei due esemplari. Il semplice esame esteriore è più che sufficiente a far distinguere con certezza questi distomi da tutti gli altri congeneri finora trovati nei palmipedi; ma confrontandoli, ,come già ho detto, con i distomi parassiti di altri uccelli, possono essere avvicinati ad alcune specie, per la comu¬ nanza di qualche notevole carattere. Il I). heterostomum Rud. , parassita delle ardee , è la specie che, nel complesso dei caratteri esterni, si assomiglia più di ogni altra a quella ora descritta; e la somiglianza appare sopratutto evidente se si confronta il disegno che io dò nella fìg. 8 per il nuovo distoma del Pelecanus ono- crotalus, con quello dato dal Linstow (*) per il D. hetero- slomum àfìWArdeà nycticorax. (>) O. von Linstow , N ematodi , Acantocefali e Trematoci raccolti dal prof. Fedtsckenko nel Turkestan ; Boll, della Soc. di Etnogr. Antropol., ecc. ; Tomo XXX IV. fase. 2.°. Mosca 1886 (in russo), fìg. 49, p. 30. 12 Ma se invece si confrontano le rispettive descrizioni, si trovano delle divergenze troppo rilevanti per poter soste¬ nere la identificazione delle dne specie, come pare si trova che il disegno del Linstow non è in giusto rapporto con la diagnosi corrispondente dello stesso autore. Infatti, mentre in questa diagnosi è data la lunghezza di mm. 5, e la larghezza di mm. 1,5, per modo che le dimensioni stanno tra loro quasi come 3 1/2 ad 1, nella figura invece il rapporto non è che di 2 a 1. E ne risulta che la figura disegnata non corrisponde nella forma a quella del modello naturale. Esaminando poi le diagnosi del D. lieterost omum date dal Rudolphi f1) [(a) II, p. 381 e (b) p. 102 e 388], dal Du- jardin (2) [p. 400], dal Diesing (3) [I, p. 353], dallo Stossich (4) [p. 17], si trova per alcuni caratteri una maggiore affinità tra le due specie in discorso , ma per altri una maggiore divergenza che non nella diagnosi del Linstow. Le massime dimensioni, che sono portate a mm. 6,85 in lunghezza (Stossich) e a mm. 2,25 in larghezza (Dujardin), le striature trasversali alla superficie del corpo, il prolun¬ gamento anteriore a guisa di collo, sono tutti caratteri che potrebbero condurre airavvicinamento delle due specie; ma per contro, la posizione della ventosa anteriore, al lato ven- trale, e alquanto all’indietro anziché all’apice del collo, la forma triangolare della sua apertura, la contiguità con la ventosa ventrale, la forma oblunga di questa, sono carat¬ teri che fanno meglio distinguere il D. heterostornum Rud., dal nuovo distoma del Pelecanus onocrotalus. Si deve inoltre notare che anche le massime dimensioni assegnate al D. heterostornum sono notevolmente minori di quelle raggiunte dai distomi sopra descritti. D’altra parte la forma concavo-convessa di questi, lo spessore rilevante, l’ospite e la regione da cui provengono, danno altri argo¬ menti non trascurabili per formare una nuova specie. (l a — C. A. Rudolphi, Entozoornm bistorta nakuralis. Amstelaedami, 1808-1810. h — 1d. id., Entoz. synopsis. Berolini, 1819. (2) F. Dujardin, Histoire naturelle des helminthes. Paris, 1845. (5) C. M. Diesino, Sgstema helminthum. Vindobouae, 1850-51. (4) M. Stossich, I distomi degli uccelli. Bollati Soc. adriat, di Scienze natur., voi. XIII. P. II. Trieste, 1892. i Il D. hians Rud. e il 1). complanatum Rud. (!) anche parassiti delle ardee, e ritenuti dal Dujardin [op. cit. p. 399] identificabili al I). heterostomum, hanno pure una certa af¬ finità col distoma del Pelecanus onocrotalus. Il I). hians gli si avvicina specialmente per le dimensioni complessive (lunghezza fino a mm. 13,5, larghezza fino a 3,5); ma se ne differenzia per il posto, la grandezza, la forma delle ventose (v. diagnosi del Dujardin Rav. cit. p. 399] e del Diesing [lav. cit, I, p. 337]). 11 D. com'planatum è meno dissimile per i caratteri delle ventose, ma si scosta di molto per le dimensioni (Dujardin, p. 399-400; Diesing, p. 338). Dirò dunque, concludendo, che io ritengo il distoma del Pelecanus onocrotalus , come di specie distinta da quelle parassite delle ardee; ma non potendo fare i confronti che sopra i caratteri esterni, e non trovando ben precisate finora le diagnosi delle specie suddette, credo conveniente lasciare nella determinazione il segno dubitativo. CESTODI Taenia Brauni n. sp. (Tav. Vili, fìg. 9-14). Si tratta di una ventina di esemplari raccolti nell’ intestino di un cane a Ghinda nel settembre del 1892. Sono quasi tutti completi e ben conservati; lunghi in me¬ dia da 15 a 18 centimetri, larghi al massimo mm. 6, e di spessore piuttosto rilevante. Lo scolice, leggermente appiattito nel senso dorso-ven- trale, è del diametro massimo di un millimetro o poco più. Non si può distinguere una porzione da considerarsi come collo, perchè la parte posteriore dello scolice è larga quanto l’anteriore, e si continua insensibilmente con le prime pro- P) Lo Stossich [lav. ult. cit., p. 18] pone in sinonimia il D. hians e il D. complanatum , ma considera come specie distinta il D. heterostomum 14 glottidi , che sono già bene evidenti a 2 millimetri dall’ e- stremità anteriore del verme , essendo lunghe min. 0,1 e larghe mm. 1,3 all’ incirca (tav. Vili, fìg. 9). Le proglottidi successive vanno crescendo abbastanza re¬ golarmente in lunghezza e larghezza quasi fino alla metà dello strobilio, dove sono larghe mm. 6 e lunghe mm. 1,5 in media; in seguito la larghezza delle proglottidi resta per buon tratto quasi costante, e la lunghezza cresce, ma appena sensibilmente, finché nell’ ultimo quarto dello stro¬ bilio si fanno assai più strette e più lunghe, giungendo fino a 5 o 6 millimetri di lunghezza sopra 3,5 di larghezza. Queste proporzioni di misure, quasi identiche in tutti gli esemplari, sono precisamente rilevate nelle figure 12 e 13, che rappresentano frammenti di un esemplare tipico del verme a grandezza naturale. Lo scolice è di forma molto regolare (fìg. 9) ; non pre¬ senta un vero rostrello all’estremità anteriore, ma una doppia corona di uncini di mediocre lunghezza , di forma comune, e disposti, come al solito, in due serie alterne di grandi e di piccoli, in modo che questi ultimi, verso 1’ e- sterno della corona, terminano allo stesso livello degli altri. 1 grandi sono lunghi solitamente da mm. 0,130 a 0,140, ma in certi esemplari mm. 0,095-0,100 soltanto; i piccoli gene¬ ralmente mm. 0,085-0,090, ma in alcuni casi mm. 0,070-0,075. Il numero è costante in tutti gli esemplari : cioè sono 30 complessivamente, 15 grandi e 15 piccoli. È difficile definire in modo preciso la loro forma reale, perchè non si possono vedere che per proiezione ; dirò tuttavia che la loro guardia non è bifida, ma che presenta talora una traccia di bipar¬ tizione appena accennata (fìg. 10 e 11). La differenza di forma tra i grandi ed i piccoli consiste principalmente nella riduzione del manico e nella maggiore curvatura della lama in questi ultimi. Le ventose sono tondeggianti e piuttosto piccole, non mi¬ surando nel massimo diametro che mm. 0,30 all’ incirca. Le proglottidi non sono trapezoidali come nella maggior parte delle tenie affini (T. serrata Goeze, T. marginata Batsch, e T. coenurus Ivuchm., ecc.), ma rettangolari anche nel primo tratto dello strobilio, e questo, in conseguenza, non appare seghettato sui margini. 15 Già ad un terzo o anche ad un quarto della lunghezza totale dello strobilio, incominciano ad apparire sui margini delle proglottidi , con irregolare alternanza , le papille in mezzo alle quali si trova lo sbocco degli apparecchi ripro¬ duttori (fìg. 12 e 13). Queste papille, molto sporgenti sopra¬ tutto nelle proglottidi centrali e posteriori, sono di solito alquanto più in basso della linea trasversale mediana delle singole proglottidi, e si scorgono talora per tre o quattro segmenti consecutivi in uno dei margini dello strobilio, e poi per altrettanti nell’altro. Lo spessore notevole del verme e l’abbondanza dei cor¬ puscoli calcari, relativamente grossi, sparsi negli strati su¬ perficiali del parenchima, rendono poco efficace l’esame per trasparenza. Tuttavia, se si comprimono tra due vetrini le ultime proglottidi ben mature , si possono scorgere fàcil¬ mente le ramificazioni dell’utero, che sono numerose, minute, e perpendicolari al tronco mediano longitudinale , come quelle della Taenia coenurus (v. Leuckart, pag. 720, fìg. 308 c) (*). L’esame di parecchie sezioni, praticate su frammenti di varii esemplari, mi ha mostrato che la tasca del pene e la vagina sboccano quasi nello stesso punto, alla base delle papille marginali, in una specie di cloaca con ampia aper¬ tura (fìg. 14). La vagina ha un decorso quasi rettilineo e perpendicolare al margine della proglottide ; la tasca del pene, normale di forma e di grandezza, le sta immediatamente al di sopra, verso la parte anteriore del verme. I due grossi vasi longitudinali del sistema escretore hanno decorso lievemente sinuoso, e distano in media mm. 0.5-0.7 dal rispettivo margine dello strobilio. Le ramificazioni ute¬ rine non oltrepassano lo spazio della proglottide compreso in larghezza tra i detti canali escretori. Gli embriofori, contenuti nell’utero in gran numero, sono tondeggianti e del diametro medio di mm. 0.035-0.038. Confrontata la tenia ora descritta con le altre già note (*) R. Leuckart, Die Parasiten des Menschen , ecc. , Zweite Auflage; Leipzig und Heildelbérg, 1879-1886. 16 quali parassite dei canidi, si può facilmente constatare come le maggiori affinità essa le abbia con la T. coenurus Kù- chenm., e come tuttavia si possa distinguere anche da que¬ sta per la mancanza di collo, per la sporgenza delie pa¬ pille sessuali, per la relativa cortezza delle proglottidi ma¬ ture, per le dimensioni dello strobilio notevolmente più svi¬ luppato in larghezza e spessore , e all’ incontro molto più ridotto in lunghezza. A quest’ultimo riguardo basti notare che, mentre nessuno degli esemplari della nuova specie raggiunge la lunghezza di 20 centimetri, pur essendo ma¬ turi, come appare dalle ultime proglottidi piene di uova, gli esemplari parimente maturi della T. coenurus non fu¬ rono mai trovati più corti di 40 centimetri, ma quasi sem¬ pre più lunghi del mezzo metro; in altri termini, la mas¬ sima lunghezza dei miei esemplari non raggiunge la metà della minima lunghezza indicata per la T. coenurus f* 1). Quanto alle altre tenie dello stesso gruppo (T. serrata Goeze , T. marginata Batsch , T. Krabbei Moniez , T. se - rialis Baillet) le differenze, ben più evidenti, si estendono anche ai caratteri degli uncini, dell’utero, degli embriofori; ma per gli opportuni confronti io mi limito ad indicare le fonti bibliografiche principali (2). E qui non posso tacere che, se per uniformarmi ai eri¬ temi generalmente seguiti nelle delimitazioni specifiche dei cestodi, ho dovuto formare ora -una nuova specie , io vado p) Per la T. coenurus , vedi A. Railliet, Traité de zoologie medicale et agricole; deuxième édit. Paris 1895, pag. 252 e seguenti. — E Perroncito, I parassiti dell'uomo e degli animali utili. Milano 1892, pag. 194 e seg. — R. Leuckart, loc. cit. pag. 717 e seguenti. (2) Per la T. serrata , vedi Leuckart, loc. cit. pag. cit. — Perroncito, loc. cit. pag. 203 e seg. — Railliet, loc. cit., pag. 215 e seg. Per la T. marginata : Leuckart, loc. cit. pag. cit. — Railliet, pag. 228. — Perroncito, pag. 199 e seg. Per la T . Krabbei , v. R. Moniez, Note sur le T. Krabbei, espèce nou- velle de taenia arme in : Bull, scient. du départm. du Nord , 2.e sèrie , 2.e année, 1879, pag. 16 ì -163. — Id. Id. Essai monographique sur les cysti- cerques, in : Travaux de l’Institut zoologique de Lille et de la Station ma- ritime de Wimereux, Tome III, fase. 1, Paris 1880. pag. 46-47 e PI. II. fìg. 6-7. Per la T. serialis : Railliet, loc. cit. pag. 257, e C. Baillet, Recherclies sur un cystique polycephale du lapin in: Meni, de l’Acad. des Sciences de Toulouse, Voi. I. pag. 452 ecc. 1863. li sempre più convincendomi della necessità di radicali mu¬ tamenti sull’interpretazione del valore specifico per questo gruppo di elminti. Su tale argomento ho già chiamato 1* attenzione degli studiosi in un mio precedente lavoro (l), ma in queste stesse pagine avrò ancora occasione di ritornarvi. A me pare di poter prevedere fin d’ ora che moltissime delle attuali specie di tenie, dovranno un giorno essere passate in sinonimìa, e allora forse potrà essere incorporata a qualche altra specie, anche quella che qui ho descritto. Ma debbo intanto concludere che, stando come ora sono le cose, la costituzione della nuova specie è inevitabile. E la voglio indicare col nome di T. Brauni in omaggio all’il¬ lustre elmintologo tedesco, prof. M. Braun. ? Taenia serrata Goeze. Riferisco con qualche dubbio alla T. serrata Goeze, un esemplare di grande cestode, trovato nell’intestino dello stesso cane da cui furono tolti gli esemplari della T. Brauni. E dirò subito che il dubbio dipende principalmente dalla mancanza dello scolice in quell’ unico esemplare, giacché, non avendo avuto in esame gli uncini, che costituiscono l’es¬ senziale carattere distintivo tra i comuni grandi cestodi del cane, non ho certo potuto tener gran conto degli altri ca¬ ratteri, pei quali vi è poco di accertato nelle descrizioni che finora si hanno delle tenie stesse (v. osservazioni in appen¬ dice alla descrizione della specie, pag. 19). L’ esemplare è lungo circa 80 centimetri , largo al mas¬ simo mm. 9, e di spessore piuttosto rilevante; ma siccome le prime proglottidi sono già assai lunghe e spesse, si può supporre che manchi buon tratto dello strobilio, e che l’e¬ semplare completo fosse lungo più di un metro. Il margine posteriore delle proglottidi è, generalmente, alquanto più lungo dell’anteriore, ciò che determina l’aspetto seghettato dei margini dello strobilio. Gli sbocchi sessuali irregolar- (*) E. Setti, Dipylidium Gervaisi n. sp. e qualche considerazione sui limiti specifici nei Cestodi in: Atti della Soc. lig. di Scienze natur. e geog. Voi VI, pag. 99 e seg.; Genova, 1895. mente alterni, sono ben visibili ad occhio libero anche nelle prime proglottidi, in cui si trovano sulla metà dei margini laterali. Di mano in mano che si procede verso le proglot¬ tidi terminali, gli sbocchi stessi si trovano invece più al di sotto della metà dei margini. Le ramificazioni uterine, assai evidenti nelle ultime pro¬ glottidi, sono piuttosto numerose e tanfo ravvicinate le une alle altre e piene di uova, che riesce difficile il contarle; posso dire però che non sono in genere meno di 12 nè più di 18, e che sono perpendicolari al tronco primario, mediano, longitudinale. In sulle prime, le dimensioni notevoli del verme mi ave¬ vano fatto pensare alla T. marginata, ma esaminati poi i caratteri degli organi genitali, ho tosto rilevato come essi non concordassero con quelli generalmente indicati per tale specie {*). Ho allora diretta l’attenzione alle altre tenie dei canidi, e mi sono presto convinto che non potevansi far confronti che con la T. coenurus e la T. serrata ; ma trovai ben difficile il decidere tra queste due, mancando, come già ho detto, i caratteri più importanti che si riscontrano nello sco- lice. Il numero delle ramificazioni uterine mi avrebbe fatto propendere per la T. coenurus, ma considerando che per questo carattere non vi è troppo accordo nelle varie descri¬ zioni delle tenie dei cani (v. osservazioni pag. .216), mentre d’altra parte l’aspetto complessivo del verme, le sue dimen¬ sioni, la seghettatura marginale , suggerivano piuttosto l’identificazione con la T. serrata, ho finito per assegnarlo a quest’ultima specie, lasciando per altro un punto inter¬ rogativo ad esprimere qualche incertezza in causa della mancanza dello scolice. — Mi sono trattenuto alquanto sopra questo el minto, non già perchè lo ritenessi di speciale im¬ portanza rispetto agli altri della raccolta Ragazzi, ma per¬ chè, avendomi dato occasione di esaminare ancora rigorosa¬ mente le principali descrizioni dei grandi cestodi dei cani, esso mi ha condotto alle considerazioni che .espongo qui (*) R. Leuckart, loc. cit. pag. 720. fìg. 308 B. — H Krabbe , Reclier- ches helminthologiques en Danemarli et en Is lande: Copenhague 1866, tav. IV, fìg. 60. — A. Railliet, loc. cit., pag. 228. sotto, e che io credo molto importanti ad avvalorare quanto già ebbi a dire sull’incertezza dei limiti specifici nei cestodi. Vi fu lunga controversia tra gli elmintologi intorno alla determinazione dei caratteri distintivi delle tre grandi tenie dei cani: cioè, la T. serrala Goeze (1782), la T. margi¬ nata Batsch (1786), la T. coenurus Kuchenm. (1853). Il Krabbe (loc. cit. pg. 3-5 ) ne riassume brevemente la storia fino al 1866, ed io posso quindi dispensarmi dal ri¬ ferirla qui. Ma voglio soltanto rilevare che le incertezze e le contraddizioni sull’argomento delle tenie suddette, si con¬ tinuano anche dopo il 1866; cosicché possono ritenersi tut¬ tora come discutibili le differenze tra le tre specie. Incominciando dalle dimensioni si trova che, se le differenze sono alquanto sensibili tra la T. marginata e la T. coenu¬ rus, non lo sono però tra queste due e la T. serrata che può considerarsi come intermedia. Ad ogni modo, le misure estreme indicate dai varii autori per queste singole specie, sono fra loro tanto discrepanti da non permettere una si¬ cura distinzione basata sulle misure stesse. E trattandosi di un carattere di secondaria importanza trovo inutile un esame particolareggiato. Ma nemmeno dei caratteri degli uncini, che costituireb¬ bero in questo caso le differenze specifiche più evidenti (v. Krabbe pag. 6-7), non si può tenere gran conto, giacché essi variano pure notevolmente nelle descrizioni dei diversi au¬ tori. Troviamo infatti che il numero e le dimensioni degli uncini stanno tra i limiti seguenti: Per la T. coenurus: N.° 22 t1) — 36 (2) dimensioni grandi mm. 0,15 (*) — 0,17 (4) » piccoli » 0,09 (]) — 0,13 f1) Per la T. marginata: N.° 28 (3) — 48 (4) grandi mm. 0,17 (8) — 0,22 (5) piccoli mm. 0,11 (5) — 0,16 (5) Per la T. serrata : N.° 34 (6) — 48 (6) grandi mm. 0,22 (6) — 0,26 (4) piccoli mm. 0,12 (6) — 0,16 (6) (4) Railliet, loc. cit. pag. 252. — (2) F. A. Zììrn, Die Schmarolzer auf und in dem Kdrper unserer Haussaugetiere ecc. Erster Teil, Die tierischen Cosicché si deve concludere: l.° che gli uncini in numero di 34-36 possono trovarsi in tutte tre le specie; 2.° che la lunghezza di rum. 0,12-0,13 per i piccoli può pure riscon¬ trarsi nelle tre specie; 3.° che la lunghezza di min. 0,17 per i grandi si può avere tanto nella J\ coenurus come nella T. marginata, e la lunghezza di mm. 0,22 può per contro trovarsi tanto nella T. marginata come nella T. serrata . E non minori sono le incertezze intorno agli impor¬ tanti caratteri degli organi genitali. 11 Baillet, per es. , dice che le ramificazioni uterine della T. serrata sono nu¬ merose (7) (pag. 223-224), mentre lo Ziirn (loc. cit. pag. 170), il Leuckart (pag. 720), il Railliet (pag. 215) dicono che sono piuttosto poche (otto o dieci); ma di nuovo il Krabbe nella fìg. 62 della tav. IY mostra invece che sono abba¬ stanza numerose e poco meno di quelle della T. coenurus (fìg. 61). Del resto, queste della T. coenurus che sarebbero 18 26 secondo il Railliet (pag. 252) e 20-25 secondo il Leu¬ ckart (pag. 720), non sono più che una quindicina secondo il citato disegno del Krabbe e secondo il Perroncito (pag. 194). Finalmente, mentre il Baillet, a pag. 224, dice che ì rami laterali anteriori dell’ovario (utero) mandano nella T. coenurus molte divisioni in avanti, parallelamente al ramo mediano principale, e sono invece semplici o poco ramifi¬ cati nella T. serrata (pag. 223), nei disegni dei Krabbe non appare questa differenza, e nemmeno presso altri osserva¬ tori (per es. nelle fìg. del Leuckart a pg. 720). In quanto agli embriofori, ricorderò che lo Zùrn (pag. 138 e 170 dell’op. cit. e fìg. 24 e 33 della tav. Ili) rappresenta ellittici quelli della T. coenurus e rotondi quelli della T. serrata , avvicinandosi al Perroncito il quale dice ovoidali quelli della T. coenurus e disegna quasi sferici quelli della T. serrata (pag. 194 e 203 op. cit.), mentre il Railliet dice il contrario (pag. 215 e 252 op. cit.). Parasiten. Weimar 1882, pag. 139. — (3) Krabbe, pag. 7. — (4) Baillet (v. Krabbe pag. 7). — (5) Railliet. pag. 228. — (6) Railliet, pag. 215. — (7) C. Baillet, Comete rendu d' expóriences faites a fècole vétórinaire de Toulouse , sur V organisti ion et la reproduction des cestoides da genre Tae- nia, in: Annales des Sciences naturelles, IV Sèrie, Zoologie, Tome X, Paris 1858, pag. 190-232. 21 Cosicché, tenuto conto di tutti questi fatti non insigniti- canti, parali per ora di poter dire che le conclusioni dedotte dal von Siebold f1) Ano dal 1854, in seguito a diligenti osservazioni ed esperimenti, non siano ancora da ritenersi come definitivamente smentite, malgrado le prove addotte in contrario dai successivi autori, specialmente dal Kuchen- meister (2) (3), dal Baillet (loc. ult. cit.) e dal Krabbe (loc. cit.). Le conclusioni del Siebold, farebbero ritenere le tre tenie suddette come varietà di una sola specie ( T. serrata) , e le differenze tra le rispettive forme larvali ( Cysticereus pisiformis, C. tenuicollis, Coenurus cerebralis) come sem¬ plice effetto della differenza di ospite. Solo una serie di esperienze più generali, e una diligente revisione delle tenie, potrà permetterci di decidere su tale questione. Taenia, sp? (Tav. Vili, fìg. 15-16). Due esemplari incompleti: uno collo scolice e 10 centi- metri di strobilio, 1’ altro evidentemente della stessa specie del primo ma senza scolice e lungo quasi il doppio. Il dott. Ragazzi li trovò nell’ intestino di una viverra che aveva uc¬ cisa presso Massaua nel settembre del 1892, ma che non venne specificata. Oltrecchè incompleti , essendo anche in cattivo stato di conservazione, non possono somministrare i caratteri necessarii per essere determinati con sicurezza ; ne darò tuttavia una breve descrizione, affinché questo ma¬ teriale sia almeno sfruttabile per un confronto, in caso di future ricerche elmintologiche nelle regioni eritree. Lo scolice è globoso , con diametro medio di circa mm. (*) (*) C. Th. Siebold, Uéber die Band und Blasemviirmer ecc. Leipzig, 1854. (Riassunto in: Annales des Sciences naturelles, IV, Sér. zoologie, Tome IV ; Paris 1855, pag. 48-90 e 172-208, Tab. 2 e 3). (2) F. Kììchenmeister, Experimente iiber die Entstehung der Cestodén, ecc., in: Gùnsburg’s Zeitschrift tur klinische Medicin. IV Jahrg. pag. 448-451; Breslau 1 853. (3) F. Kììchenmeister , Ueber die Taenia e Cysticerco tenuicollis ihren Finnenzustand, ecc. Moleschott’s Untersuch. zur Naturlehre des Menschen und der Thiere; I Bd. pag. 256-378; Frankfurt a. M., 1856. 22 0,8; le ventose sono tondeggianti, di mediocre grandezza; il rostrello assai grosso e armato di robusti uncini (fig. 16) alternati in due serie concentriche; i grandi lunghi mm. 0,30-0,32 in media, e i piccoli mm. 0,18-0,19. Non mi fu possibile precisarne il numero, perchè neH’unico scolice li trovai incompleti e spostati ; credo però che nelle condizioni naturali non fossero meno di una trentina per serie. Lo sco¬ lice si continua con lo strobilio per un breve collo, che mo • strasi però ben distinto, essendo più stretto dello scolice e delle prime proglottidi (fig. 15). Lo strobilio ha uno spessore rilevante, ma del resto è di aspetto normale; la sua massima larghezza è di mm. 3 nell’esemplare senza scolice, e di mm. 4,5 nell’altro. Le proglottidi mediane, che sono appuntò le più larghe, sono lunghe circa un millimetro, e quelle più lontane dallo sco¬ lice sono invece assai più lunghe e meno larghe (mm. 3 per mm. 2). Visto al microscopio, per semplice compressione, tutto lo strobilio appare gremito di minuti corpuscoli calcari , che impediscono la distinzione degli organi interni, però nelle proglottidi mature le ramificazioni uterine, piene di uova, si rendono bene evidenti. I pori genitali sono in una pa¬ pilla prominente, visibile ad occhio libero verso la metà del margine di ogni proglottide, ora da una parte e ora dal- l’altra irregolarmente, e talvolta per due o tre proglottidi consecutive da una parte, poi per altrettante dall’altra. Gli embriofori sono per lo più tondeggianti, con guscio spesso, e diametro massimo di mm, 0,025. I caratteri generali ora descritti sono sufficienti a dimo¬ strare che qui si tratta di un cestode del genere Taenia nel senso attualmente ristretto, cioè sul tipo della T. ser¬ rata e delle specie affini ; e di tali cestodi è indicata finora nelle viverre, la sola T. platydera Gervais. La descrizione di questa, e meglio ancora i disegni che ho esaminati nel lavoro del Gervais stesso (]), mi hanno convinto che non può identificarsi alla mia, non concordando nè per la forma, nè (4) P. Gervais, Sur quelques Entozoaires taenioides et hydatides; Mém. de l'Acad. des Se. et Lettres de Montpellier, 1847, p. 89-90; pi. 1, fig. 1, a , b, c . 23 per le dimensioni complessive, nè per i caratteri dello sco¬ nce, degli uncini e del collo. Esteso l’esame comparativo ai cestodi dei carnivori in generale, ho trovato che, fra le specie ben accertate, la più vicina a quella sopra descritta sarebbe la T. crassicollis Rud., comune nei gatti. Ma anche quest’ ultima, pur con¬ cordando per varii caratteri, specialmente degli uncini e degli organi genitali, si scosterebbe però per le dimensioni complessive, per quelle dello scolice in particolar modo, per i caràtteri del collo, per la grandezza degli embriofori (con¬ fronta : Railliet , op. cit. , pag. 249-250. Krabbe , op. cit., pag. 6 e 18, tab. 1, fìg. 1-3, tab. IV, fig. 63). Vi sono finalmente alcune specie tuttora poco note, sulle cui descrizioni imperfette, lasciateci da autori antichi, non si potrebbe efficacemente basare un confronto, quantunque i pochi caratteri precisati corrispondano abbastanza bene a quelli della specie qui descritta (per es. T. intermedia Rud. e T. laticollis Rud.). In tali dubbi non posso che la¬ sciare in sospeso la determinazione specifica Taenia erythraea n. sp. (Tav. IX, fig. 17-21). Fra i cestodi della nuova raccolta del Dofct. Ragazzi vi è una specie fortunatamente rappresentata da un gran nu¬ mero di esemplari, tolti dall’intestino tenue di uno sciacallo (Canis mesomelas), preso nel novembre del 1892 in vicinanza di Massaua. lo li trovai riuniti in gruppi tanto intricati che mi fu difficile isolarne individui interi. Un primo esame superficiale bastò a persuadermi che si trattava di esemplari del genere Taenia propriamente detto, sul tipo comune delle tenie dei carnivori, ma di dimensioni relativamente ridotte. Sono lunghi in generale dai 14 ai 17 centimetri; nessun individuo sorpassa i centim. 20. La massima larghezza , verso la metà dello strobilio, è di circa rum. 4; in molti esemplari non sorpassa i 3 V2. Lo spessore è poco rilevante. 24 Lo scolice con largo rostrello (fig. 17) è ben visibile ad occhio nudo; è largo al massimo mm. 0.70 in corrispondenza delle ventose, e lungo da mm. 0,60 a 0,65 tra la base delle ventose stesse e l’apice del rostrello. Il collo è largo quanto il capo o poco meno, ed è, secondo gli esemplari, di varia lunghezza; questa non può determi¬ narsi precisamente perchè un inizio di segmentazione più o meno accentuata precede la vera segmentazione smobi¬ liare ; ad ogni modo un tratto insegmentato di mezzo mil¬ limetro almeno si riscontra in ogni esemplare. Le prime proglottidi sono brevissime, molto imbricate, e di forma trapezoidale, avendo il margine posteriore più lungo dell’anteriore; le proglottidi mediane sono rettango¬ lari, poco più larghe che lunghe o quasi quadrate; le ter¬ minali allungate e strette (fig. 19 e 20). Gli strati superficiali del corpo sono tanto gremiti di cor¬ puscoli calcari, che riesce impossibile scorgere per traspa¬ renza gli organi interni, se prima non vengono sciolti con gli opportuni reagenti i corpuscoli stessi. Questi sono ugual¬ mente sparsi per tutto il corpo, salvo nelle ultime proglot¬ tidi in cui sono meno stipati. Per lo più sono di forma ir¬ regolarmente elissoidale, ma talora sono compressi, o ton¬ deggianti, o anche ad ovoide; hanno un diametro massimo longitudinale di mm. 0,10-0,13. Il rostrello dello scolice è largo, ma poco lungo, ed è ar¬ mato di uncini, il cui numero normale non posso determi¬ nare, perchè in tutti gli scolici che ho esaminati lo trovai evidentemente ridotto per la caduta e per la perdita di molti. Ma posso quasi asserire che tali uncini fossero origina¬ riamente poco numerosi e disposti in un’unica serie, giacché non ne ho trovati che di una qualità sola, e non più di una dozzina in uno stesso individuo. Essi sono lunghi in media da mm. 0,085 a 0,095. Il disegno che io ne do nella figura 18.a mi può dispensare dal descrivere la forma, che non presenta, del resto, notevoli particolarità. Le quattro ventose sono tondeggianti e di media gran¬ dezza ; il loro massimo diametro esterno è di mm. 0,25-0,30. Le dimensioni medie delle proglottidi nelle varie parti dello strobilio sono espresse nel seguente prospetto: '.ir 1 1 25 prime proglottidi lunghe mm. 0,025-0,030 — larghe mm. 0,70-0,75 a y2 cm. dallo scolice » » 0,20 » » 0,80-1,00 a 4 » » » » » 1,00 » » 2,00-2,50 a 6 » » » » » 1,50 » » 3,00-3,50 dagli 8 ai 12 » » » 2, 5-3, 5 » » 3,50-4,00 ultime proglottidi » » 4-7 » » 2,4-2, 8 Come si vede, le ultime proglottidi sono notevolmente più lunghe che larghe; e la figura 20 della tavola IX mostra la loro forma, che ricorda alquanto quella delle proglottidi dei dipilidii. Già dopo quattro o cinque centimetri dallo scolice , si possono osservare, anche ad occhio nudo, le papille genitali irregolarmente alterne, situate verso la metà o poco al di¬ sotto dei margini laterali delle proglottidi. Esse non costi¬ tuiscono tuttavia sporgenze molto rilevanti sui margini stessi. Gli organi genitali si mostrano foggiati sul comune schema delle tenie propriamente dette. Solo presentano qual¬ che particolarità riguardo alla disposizione delle ramifica¬ zioni uterine. Come appare nella figura 21, che rappresenta una pro¬ glottide terminale molto matura , l’utero pieno di embrio- fori porta, lateralmente al tronco primario longitudinale, nu¬ merose ramificazioni disposte con notevole irregolarità, sia per la loro direzione che per il loro volume , ma con il costante carattere di presentare un cospicuo ingrossamento all’ estremità anteriore della proglottide. Questa particolare disposizione dell’utero si appalesa anche all’esterno delle proglottidi mature, determinando caratteristici rilievi visibili ad occhio nudo. Gli embriofori, numerosissimi nell’utero maturo, sono ro¬ tondi od elissoidali, col diametro medio di mm. 0,027-0,028. L’esame generale delle tenie dei carnivori, che avevo già fatto a proposito delle specie sopra descritte, mi ha per¬ messo di rilevare facilmente in questa tenia dello sciacallo i caratteri di una nuova specie. E poiché essa non presenta notevoli affinità con nessun’ altra delle già note, io credo quasi inutile qualsiasi cenno comparativo. Osservo soltanto che, se essa può essere avvicinata alla precedente specie della viverra, per alcuni caratteri (come : le dimensioni com- 26 plessive , la disposizione degli sbocchi sessuali , la forma e le dimensioni degli embriofori , l’ abbondanza dei corpu¬ scoli calcari), se ne può anche distinguere con tutta facilità per la sua sottigliezza, per la forma dello scolice, per tutti i caratteri degli uncini , per la singolare disposizione del- P utero nelle proglottidi mature. Chiamo la nuova specie Taenia erythraea, per rammen¬ tare almeno una volta la regione geografica di cui ripetu¬ tamente mi sono occupato nei miei studi elmintologici. Anoplocephala Paoenstecheri n. sp. (Tav. IX, fìg. 22-26). È questa una nuova specie di tenia che viene ad aumen¬ tare la serie dei parassiti degl’iraci, e a complicare le que¬ stioni già sollevate su tale argomento. Una cinquantina di esemplari, non tutti completi, furono trovati dal Dott. Ragazzi nell’intestino di un Ilyrax (sp.?), preso ad Asmara nel settembre del 1892. Questi esemplari sono di piccole dimensioni: lunghi in media cm. 4, talora 3 solamente , e in qualche caso invece sino a cm. 7 ; lar¬ ghi da 3 a 4 millimetri nel punto di maggior diametro. Salvo le ultime proglottidi, che assai facilmente si staccano, e che sono rese turgide dalla presenza di numerosissime uova nel loro interno, tutto il resto dello strobilio è molto sottile. Lo scolice può dirsi piramidale o anche piriforme, ma la notevole sporgenza delle ventose e un lieve rialzo apicale ne alterano alquanto i contorni (Tav. IX, fìg. 23). E al- l’incirca dello stesso diametro tanto in lunghezza quanto in larghezza, variando in media da min. 0,75 a min. 0,85, se¬ condo gli esemplari. Come si vede, è di grandezza me¬ diocre, ma appare tuttavia molto evidente anche ad occhio libero, essendo seguito da un collo strettissimo. Le quattro ventose hanno il massimo diametro di rum. 0,25-0,28. Il rialzo apicale può forse rappresentare un rastrello, ina non ne ha il vero aspetto, essendo ampio, poco prominente e privo di uncini. 27 Il collo, sempre ben distinto in tutti gli esemplari, è largo da mm. 0,32 a 0,35 superiormente, e da mm. 0,40 a 0,42 verso la base; la sua lunghezza varia tramm. 0,50 e mm. 0,70. Le primissime proglottidi sono a superficie rettangolare; le altre invece sono quasi tutte trapezoidali, cioè assai più larghe inferiormente che superiormente, facendo risultare seghettati i margini dello strobilio; ma le ultime, più lunghe di tutte le altre, ritornano alla forma rettangolare. La larghezza dello strobilio cresce gradatamente dal collo fin oltre i quattro quinti del corpo; nell’ultimo tratto dimi¬ nuisce ancora in modo più o meno sensibile. La lunghezza delle proglottidi aumenta sempre, ma assai lentamente, dallo scolice all’estremità posteriore dello strobilio, essendo rela¬ tivamente già notevole in vicinanza dello scolice, e non giungendo mai ad uguagliare la larghezza, nemmeno nel¬ l’ultimo tratto del corpo. Questi rapporti fra le dimensioni appaiono evidenti oltrecchè dalla figura 22, anche dal pro¬ spetto seguente: proglottidi primissime a Vg cm. dallo scolice a 2 » » » a 72 » della fine proglottidi estreme lunghe mm. 0,20 » » 0,45-0,50 » » 0,75-0,85 » » 0,85-0,90 » »' 0,90-1,20 larghe mm. 0,42-0,45 » » 1,75-2.00 » » 2,70-3,10 » >> 3,50-4,00 » » 2,00-2,50 Il numero delle proglottidi varia, generalmente, tra 70 e 80. Come di solito si verifica nei cestodi, le variazioni indi¬ viduali e le anomalie sono piuttosto rilevanti. A questo ri¬ guardo voglio far nota una singolare disposizione delle pro¬ glottidi, che ho riscontrata in parecchi esemplari. Scostan¬ dosi notevolmente dalla forma normale, tali proglottidi si mostrano affusolate, con l’asse maggiore disposto trasver¬ salmente, cosicché non restano unite tra di loro che per un breve tratto centrale, e rendono i margini dello strobilio profondamente dentellati (fig. 24). Non si vedono per trasparenza corpuscoli calcari, e nem¬ meno vasi escretori. Gli organi genitali incominciano ad apparire ben mani¬ festi tra la ventesima e la trentesima proglotiide, cioè a circa un centimetro dallo scolice. Gli sbocchi sono tutti sullo 28 stesso margine dello strobilio, in una lieve prominenza al vertice degli angoli inferiori delle proglottidi (fig. 25). La vagina , diretta obliquamente verso l’ interno della proglottide, è molto allungata ed ha il diametro medio di mm. 0,025-0,030. La tasca del pene, immediatamente al di sopra delia va¬ gina, è fatta ad otricello, col diametro maggiore quasi pa¬ rallelo al margine laterale della proglottide * cioè con la parte più allargata in alto e l’apertura in basso, presso lo sbocco della vagina; la sua lunghezza è di circa mm. 0,40, e la larghezza massima di mm. 0,16. 11 canale deferente, intricatamente raggomitolato, è pure disposto sopra la va¬ gina, in direzione obliqua rispetto ai margini delle proglot¬ tidi, ed è di grosso calibro, cioè di mm. 0,02 in media. I testicoli numerosi sono sparsi regolarmente in tutto il pa¬ renchima di ogni proglottide, nella prima metà dello stro¬ bilio. Il canale vaginale e la tasca del pene permangono anche nelle ultime proglottidi , che sono tutte ripiene di tasche ovigere; mentre i testicoli non si vedono più. Le tasche ovigere incominciano ad apparire poco dopo la metà dello strobilio, ma solo nell’ultimo quarto sono com¬ pletamente sviluppate e si vedono allora ad occhio nudo, come tante punteggiature, per semplice compressione delle proglottidi tra due vetrini. Esse occupano non solo la parte centrale, ma anche la marginale delle proglottidi, e sono tanto stipate da assumere forma poliedrica, mentre isolate sono irregolarmente tondeggianti od elissoidali, col diametro medio di mm. 0,25-0,30 (nelle più mature). Nelle ultime proglottidi se ne contano da 70 ad 80, disposte in parec¬ chie file, ma in un solo strato nello spessore delle proglot¬ tidi stesse. A piccolo ingrandimento si osserva in ogni tasca una massa centrale scura, granulosa, che è l’ammasso delle uova, ed una parte periferica più chiara, con striature circo¬ lari concentriche, che è l’involucro, rappresentante le pareti dell’utero (fig. 26). Le uova sono tondeggianti, od ovoidali, od elissoidali, col diametro massimo di mm. 0,040-0,045 ; ed appaiono nelle sezioni in numero di 8 o 10 per ogni tasca. Ho dovuto considerare come di nuova specie gli esem- 2$ plari elei cestode ora descritto, sopratutto per la confor¬ mazione degli organi genitali e per la posizione dei loro sbocchi. Le dentellature marginali dello strobilio, determinate dalla forma trapezoidale delle proglottidi, e il numero esiguo di queste ultime rispetto alla lunghezza complessiva dei sin¬ goli esemplari, possono ritenersi come altri caratteri speci¬ fici, secondari, ma non trascurabili. Sarebbe qui tuttavia più che opportuno un diligente esame comparativo di tutti i cestodi degli iraci, allo scopo di co¬ ordinare i varii contributi portati finora dagli studiosi su questo argomento; ma un recentissimo lavoro del prof. N. Nassonow, sugli endoparassiti della Procavia syriaca f1), ha portato tante nuove complicazioni sull’argomento stesso, che io credo meglio di dedicarvi uno studio particolareg¬ giato di critica e di coordinazione in un lavoro successivo, limitandomi per ora a qualche semplice cenno sulle più im¬ portanti questioni in proposito. 1 varii autori che ebbero finora ad occuparsi di tenie pa¬ rassite degli iracq si trovarono quasi sempre in difficoltà ed in dubbi riguardo alla determinazione delle forme esa¬ minate, non potendo riscontrare nella maggior parte di queste dei caratteri specifici ben delineati e costanti in ogni esemplare; sorsero quindi quelle varie questioni che nel ci¬ tato lavoro del Nassonow, lungi daH’essersi risolte, si sono, come già ho detto, vieppiù complicate. La tenia primieramente descritta e figurata dal Pallas (2) sopra pochi frammenti, devesi considerare come tipo di specie, conservando il nome di T. hyracis assegnatole dal Rudolphi (3)? 0 devesi invece ritenere come forma indeter¬ minabile, essendo stata insufficientemente descritta , senza alcun cenno sui caratteri dello scolice e su quelli essen¬ zialissimi degli organi genitali? fi) N. Nassonow, Endoparassiti della Procavia syriaca . Pubblicazioni del Laboratorio zoologico dell’Università di Varsavia (in russo). Varsavia 1897. (2) P. S. Pallas, Spicilegia zoologica, fase. II, anno 1767, pag. 32, tav. 3, fìg. 13. (3) C. A. Rudolphi, Entoz. Ustoria natur. — Amstelaedami 1808-1810, T. Ili, pag. 199. 30 E V Arhynchotaenia critica del Pagenstecher (*) da ascriversi, ad ogni modo, al genere Anoplocephala (2), de- vesi considerare come buona specie, o può invece identifi¬ carsi alla T. hyracis suddetta, facendone tutto al più una varietà, come il Nassonovv suggerirebbe? In line, le forme più recentemente descritte dal Parona (3), da me (4), dal Moniez (5) e dal Nassonow (6), quali rapporti hanno tra loro e con quelle sopraindicate? Tali sono le principali questioni a cui mi propongo di rispondere nel prossimo lavoro. Ma ciò che qui mi preme di rilevare si è, che la nuova mia specie A. Pagenstecheri, indipendentemente da tutte le questioni accennate, può ri¬ tenersi sicuramente caratterizzata dal la posizione delle aper¬ ture sessuali, che sono sul vertice degli angoli delle pro¬ glottidi, e non in mezzo ai margini laterali come nelle specie affini. Inoltre, le dimensioni della vagina, della tasca del pene, del deferente; e la disposizione di quest’ultimo in in¬ tricato gomitolo; e Analmente anche il complesso degli altri caratteri più superficiali, come più sopra ho notato, contri¬ buisce a contraddistinguere la nuova specie. Mesocestoides lineatus (Goeze). (Tav. IX, fig. 27-30). Benché io riferisca ad una specie già nota parecchi esem¬ plari di Mesocestoides , trovati dal dott. Ragazzi nell’ inte¬ stino di un Caracal (Lynx caracal — presso Massaua — (*) A. Pagenstecher, Zur Naturgéschichte der Cestoden; Zeitschr. f. wiss. Zool. Bd. XXX, fig. 171. Leipzig 1877. ■(*)' Vedi R. Moniez, Notes sur les helminthes (IV); Revue biologique du Nord de la France, 4.e année, N. 1 (pag. 16 dell’ estratto) ; Lille 1891; e vedi anche E. Setti, Elminti dell' Eritrea e delle regioni limitrofe . Atti Soc. lig. d. Se. nat. e geogr. Voi. IV, pag. 13-14. Genova 1893. (3) C. Parona, Di alcuni elminti raccolti nel Sudan orientale da 0. Bec¬ casi e P. Magretti. Ann. del Museo civico, ser.. 2.a, voi. II. Genova, 1885. (4) E. Setti , Sulle tenie delVHyrax dello Scioa ; Atti Società lig. di Se. nat. e geogr. Voi. II, pag. 316-324. Genova, 1891. — Vedi anche lavoro sopra citato : Elminti dell Eritrea, ecc. (5) R. Moniez , lav. cit. (6) N. Nassonow, lav. cit. 31 aprile 1894), credo tuttavìa opportuno il descriverli breve¬ mente, poiché, dall’esame che ne ho fatto, tenendo presente quanto già è stato scritto sul M. lineatus (Goeze) e sulle specie affini, ho potuto rilevare anche in questo gruppo di tenie incertezze e confusioni notevoli sulle delimitazioni spe¬ cifiche. Gli esemplari di cui ora tratto sono parecchi , per lo più incompleti, e taluni ridotti a brevi frammenti per la sottigliezza dello strobilio, il quale si lascia rompere con tutta facilità. Ma tra questi frammenti trovansi pure diversi scolici con porzioni anteriori di strobilio, e qualche esem¬ plare abbastanza completo. Per dare un’ idea delle dimensioni, dirò che un esemplare è lungo circa 30 centimetri, pur mancando dello scolice e di una parte dello strobilio; altri esemplari, anche notevol¬ mente incompleti, sono lunghi tra i 15 e i 25 centimetri. La massima larghezza dello strobilio giunge in certi fram¬ menti a circa mm. 2,5, ma in generale non supera i 2 mil¬ limetri. Le dimensioni e la forma dello scolice variano sensi¬ bilmente secondo gli esemplari, e siccome questo fatto è im¬ portante per dimostrare un graduale passaggio tra la forma tipica del Mesocestoides lineatus (Goeze) e quella del M. Ut- teratus (Batsch), ritenute dallo Zschokke e da altri autori come specie distinte, io dò nella tavola, i disegni dello sco¬ lice di tre diversi esemplari (fig. 27 a , b, c), e nel seguente prospetto le dimensioni parimenti desunte dalle misure di varii scolici f1)/ uno scolice lungo mm. 0,25 largo mm. 0,33 altro » » » 0,27 » » 0,36 » » » » 0,28 » » 0,36 » » » » 0,30 » » 0.35 » » » » 0,30 » » 0,40 Relativamente alle dimensioni dello scolice, le ventose sono piuttosto grosse, giungendo nel massimo diametro a mm. 0.15. Allo scolice segue in ogni esemplare un lungo tratto di collo, che può misurare dal minimo di mm. 3 al massimo (l) La lunghezza può determinarsi con precisione solo in quegli esemplari nei quali il cosidetto capo è ben distinto dal collo. 32 di mm. 8. La larghezza di questo trattò varia tra mm. 0,15 e 0,20 presso lo scolice, e mm. 0,30 e 0,40 presso le prime proglottidi. Ma queste misure non possono ritenersi che come appros¬ simative, perchè in alcuni esemplari vi è una netta distin¬ zione tra il capo ed il collo (fìg. 27 a, ò), in altri invece la parte inferiore dello scolice si restringe gradatamente, trasformandosi in collo senza lasciar distinguere una linea di separazione tra le due parti (fìg. 27 c). E quanto all’ inizio della catena strobiliare, non vi è mai un punto ben determinato, poiché la parte posteriore dei collo mostra per buon tratto delle segmentazioni parziali gradatamente più accentuate , prima di dar luogo a pro¬ glottidi distinte. Le prime di queste proglottidi hanno una media lunghezza compresa tra mm. 0,05 e 0,10, ed una larghezza tra mm. 0,40 e 0,50; la loro superfìcie è all’ incirca rettangolare, coi margini liberi leggermente convessi. Procedendo verso la parte posteriore dello strobilio, si trova naturalmente che le proglottidi vanno facendosi più lunghe e più larghe, ma in modo irregolarissimo, e che si presentano con forme molto variabili, non solo nei diversi esemplari, ma anche nei diversi tratti dello strobilio. Quelle mediane sono generalmente di lunghezza poco differente della larghezza, ma la forma può essere rettau- golare, trapezoidale, od anche elissoidale, e più o meno cam¬ panulata (fìg. 28 a e b). Le terminali sono di solito alquanto più lunghe che lar¬ ghe, assomigliando a quelle dei dipilidii (fìg. 29) ; la mas¬ sima lunghezza non giunge però ai 4 millimetri. La più essenziale caratteristica del genere appare evi¬ dentissima anche ad occhio libero , potendosi scorgere in ogni proglottide una specie di nucleo centrale , piccolo , tondeggiante (nel primo tratto dello strobilio) o allungato nel diametro antero-posteriore (nel tratto centrale e nei ter¬ minale), e più opaco delle parti circostanti, che sono di color bianco latteo e quasi trasparenti. E noto che le proglottidi delle cosidette tenie margaritifere, o mesocestoidi, hanno in questo nucleo mediano l’ammasso principale dei loro organi di riproduzione; solo i minuti testicoli sono sparsi in tutta la proglottide. 33 Nei segmenti molto maturi il nucleo * centrale , non più rappresentato che dall’ utero e dalla sua capsula, appare rossastro per la presenza di uova nell’interno. Queste uova io le ho trovate mature in un solo degli esemplari, non avendo gli altri raggiunto il loro massimo sviluppo. Gli organi interni sono foggiati sulla forma tipica della specie, che minutamente è stata descritta dallo Zschokke (!) ; è quindi inutile che io mi trattenga in proposito. Dirò sol¬ tanto che la capsula uterina è di forma alquanto variabile secondo i diversi esemplari e anche secondo le proglottidi di uno stesso individuo. Talvolta si presenta quasi rotonda od elissoidale, tal’altra invece ovoidale od anche piriforme, con la parte più stretta rivolta in basso. Nelle proglottidi più mature si trova generalmente quest’ultima disposizione, ma le anomalie non sono rare, potendosi trovare anche la punta rivolta in alto, oppure la forma tondeggiante od in altro modo foggiata. Le uova mature sono per lo più elissoidali, ma legger¬ mente acuminate sui poli (fig. 30). Isolate sono di color giallo vivace, ma i loro ammassi appaiono bruno-aranciati. Nelle medie misure il loro diametro longitudinale è di mm. 0;055 e il trasverso di mm. 0,035. I caratteri degli esemplari ora descritti non concordano tutti perfettamente con quelli tipici della specie a cui li ho assegnati; per questo fatto, e perchè gli esemplari stessi provenivano da ospite e da paese diversi dai normali, io non mi sono avventurato a classificarli senza aver prima esaminate attentamente le descrizioni delle specie alle quali potevano confrontarsi con maggiore opportunità. E questo esame mi ha condotto a qualche considerazione su cui parmi utile intrattenermi qui brevemente. Lasciando da parte quelle specie dei mesocestoidi che per notevole divergenza di caratteri possono facilmente al¬ lontanarsi da quella degli esemplari ora descritti, e trascu¬ rando anche quelle troppo imperfettamente conosciute fì- (l) F. Zschokke, Recherches sur la structure anatomie et histologique des Cestodes ; Genève, 1888 (pag. 147 e seguenti). 34 nora e da ritenersi quindi come incerte, prendiamo invece in considerazione il Mesocestoides lineatus (Goeze) e il M. litteratus (Batsch), secondo le descrizioni degli autori che più particolarmente ne trattarono. Non ripeterò qui la storia assai complicata di queste due specie, essendo già stata diligentemente riassunta nei citati lavori del Krabbe (pag. 24-27) e dello Zschokke (pag. 131- 135 e 147); ricorderò soltanto che il M. lineatus non è altro che l’antica Taenia lineata Goeze (1782), giusta¬ mente considerata dal Railliet, nella seconda edizione del suo trattato (pag. 311), come tipo del genere Mesocestoides Vaillant (sinonime T. canis lagopodis Rud.., T. pseudo-cu- cumerma, T. pseudo-eli iptic a Baillet) ; e che il M. litte¬ ratus non è alla sua volta che l’antica T. litterata Batsch (1786), già ritenuta da molti elmintologi (*) come sinonimia alla T. lineata, ma ora generalmente accettata come spe¬ cie distinta, in seguito alle particolari osservazioni dello Zschokke (2). Esaminate molto attentamente le descrizioni delle due specie, e sopratutto i caratteri differenziali rilevati dallo Zschokke e dal Condorelli (3) , mi sono trovato nell’ imba¬ razzo per classificare gli esemplari sopra descritti, notando in questi dei caratteri intermedii, e notando pure delle evi¬ denti contraddizioni negli scritti dei varii autori sopra le specie suddette. 6) a) J. G. H. Zeder , Erster Nachtrag zur Naturgeschichte der Ein- geweidewiirmer von I. A. E. Goeze. Leipzig. 1800. bj R. Leuckart, Die B lasenbandiourmer und ihre Entioicklung, etc. Giessen, 1856. c) Io. id. , Bandwurrner ; Encyclopaedie • der Thierlieilliunde pag. 361- 404. Jahrg. 1884. d) A. Railliet, Eléments de zoologie médicale et agricole (l.re edition) pag. 265. Paris 1886. (2j F. Zschokke , loc. cit., pag. 131 e seguenti. N. B. Lo stesso Railliet che nella prima edizione del suo trattato riteneva sinonime la T. litterata e la T. lineata , nella seconda edizione cambiò di avviso, accettando le conclusioni dello Zschokke. (•q Anche il Condorelli, in uno studio speciale sulla T. litterata , sostiene l'indipendenza di questa specie dalla T. lineata (T. canis lagopodis). Vedi M. Condorelli, Contributo allo studio della T. litterata; Lo Spallanzani, Anno XXIX. Roma 1891. Incominciamo a considerare le dimensioni: Il Krabbe (pag. 22) dà per lunghezza della T. lineata (T. canis lagopodis) una media di cm. 30-50 ed un mas¬ simo di cm. 130. Lo Zschokke (pag. 148) dà per la stessa la lunghezza di cm. 30 e anche più , e per la T. litterata (pag. 135) un minimo di cm. 3,5, un massimo di cm. 7,8, una media di cm. 4,7. Il Condorelli (estr. pag. 8) dà per la prima specie la lun¬ ghezza di cm. 30, e per la seconda cm. 2-12. Finalmente il Railliet (2.a ediz. pag. 311) dà per la T. lineata la lunghezza media di cm. 30-50, ma porta la mas¬ sima Ano a cm. 250. Come si vede, queste dimensioni variano notevolmente, tuttavia i miei esemplari sarebbero, per la loro lunghezza, da considerarsi senz’ altro come spettanti alla T. lineata piuttosto che alla T. litterata. Ma veniamo agli altri . caratteri più importanti. Lo scolice della T. lineata è, secondo il Krabbe (pag. 22, fìg. 64 e 69), largo nim. 0,6, appiattito o quasi concavo superiormente, con ventose del diametro di min. 0,25, e con collo lungo mm. 4 e largo 0,45. Secondo lo Zschokke (pag. 148 e fìg. 57) lo scolice della stessa specie non sarebbe più grande di quello della T. litterata, ma se ne distingue¬ rebbe per la forma generale e per i caratteri delle ven¬ tose. Infatti lo scolice della T. litterata (pag. 135 e fìg. 48) avrebbe la forma di « deux cònes bas se touchant par leurs bases » ; sarebbe alquanto più largo del collo , dal quale si distinguerebbe quindi spiccatamente (scolice largo millimetri 0,4-0, 7 e lungo mm. 0,40-0,55; collo largo mm. 0,30 e lungo 0,70 in media) ; ed avrebbe le ventose assai grosse. Lo scolice della T. lineata sarebbe invece « une massue nettement tronquée en avant et qui ne paraìt jamais coin- posée de deux cònes »; avrebbe inoltre le ventose « toujours plus petites et moins musculeuses que chez T. litterata » (pag. 148), ed infine si continuerebbe insensibilmente nel collo, il quale andrebbe restringendosi invece di allargarsi verso il basso. Il Condorelli (estr. pag. 8, e fig. 2, 3, 4, 8) conferma que- 36 sti caratteri differenziali tra le due specie, aggiungendovi la diversa posizione delle ventose, le quali occuperebbero « i due terzi anteriori » dello scoline nella T. lltterata, e invece « la metà anteriore » nella T. lineata. Per ultimo il Railliet (2.a ediz. pag. 311) s’accorda pure con lo Zschokke per i caratteri della T. lineata , senza confrontarli con quelli della T. litterata; ma riporta dal Krabbe e dal Neumann due figure che, come vedremo, sono alquanto in contraddizione con quanto dice nel testo. Negli esemplari trovati nel Caracal, e da me sopra de¬ scritti, le dimensioni dello scolice sono alquanto inferiori (v. pag. 31) a quelle generalmente indicate per le due specie in confronto, ma non sono tali tuttavia da giustificare la distinzione di una nuova specie. Quanto alla forma dello scolice stesso, ed ai caratteri delle ventose e del collo, i miei esemplari si mostrerebbero come intermedii tra la T. lineala e la T. litterata. Infatti, esaminando la descrizione dei detti esemplari , a pag. 31-32 , e le rispettive figure alla tavola IX (fig. 27 a , b, c ) si vede chiaramente come in alcuni casi lo scolice si mostri appiattito superiormente e continuato in basso nel collo mediante un graduale restringimento (fig. 27, a ), in altri casi invece appare con la caratteristica forma indicata per la T. litterata, cioè a guisa di due coni congiunti per la base (b) e ben distinti dal collo assai ristretto; in altri casi finalmente con forme intermedie (c). E però degna di nota la lunghezza del collo che in tutti i miei esemplali è notevolissima, a differenza di quanto si vorrebbe per la T. lineata e specialmente per la T. lit¬ terata. Tutti questi fatti mi avrebbero lasciato molto in dubbio sulla determinazione della specie nei descritti esemplari, se d’altra parte non mi avessero invece dimostrato l’impro¬ prietà della distinzione specifica tra la T. lineata e la T. litterata. A questo proposito è bene rilevare la grande confusione fatta dai varii autori nel descrivere i caratteri dello scolice nelle due specie. Lo Zschokke afferma, come già ho detto, che le ventose della T. lineata sono « toujours plus petites et moins mu- 37 sculeuses que chez T. litterata » ; ma nelle corrispondenti figure molto accurate (48 e 57) mostra quasi il contrario , lasciando quindi apparire come per tal carattere sia im¬ possibile una sicura distinzione. Egli aggiunge inoltre che lo scolice dello T. lineata presenta superiormente « un petit enfoncement » (pag. 148), ma anche per questo la rispettiva figura è in contraddizione. Il Condorelli riconferma in gran parte le osservazioni dello Zschokke, ma se ne scosta per alcuni notevoli par¬ ticolari, e cade egli stesso in qualche contraddizione. Rappresenta anzitutto con tre ben diverse figure (2, 3, 4) lo scolice della T. litterata, e quanto a quella carat¬ teristica depressione indicata dallo Zschokke per la T. li¬ neata, egli l’addita invece per la T. litterata. Afferma inol¬ tre che le ventose della T. lineata « occupano la metà an¬ teriore dello scolice », mentre quelle della T. litterata ne « occupano i due terzi anteriori ». Ora è ovvio rilevare che questa distinzione è arbitraria, perchè non è possibile riconoscere una metà anteriore od una posteriore nello scolice della T. lineata, che dallo stesso autore è descritto e figurato come indistinto dal collo, nel quale gradatamente si continua. Finalmente il Railliet (pag. 311) porta un disegno di sco¬ lice della T. lineata, tratto dal Neumann, dal quale ri¬ sulta negata una delle più notevoli caratteristiche pretese per lo scolice della specie, cioè la non distinta separazione tra il capo ed il collo. A tutto ciò bisogna ancora aggiungere che nel buon di¬ segno della T. lineata, fatto dal Krahbe (loc. cit., fig. 64 e 65) e riportato anche dal Railliet, appare notevole la lunghezza del collo, in contraddizione con quanto affermano tutti gli autori (non escluso lo stesso Railliet) che lo descri¬ vono invece come cortissimo. Nè bisogna trascurare il fatto che nel medesimo disegno appare figurata la depressione anteriore, la quale fa certamente avvicinare la forma di tale scolice a quella disegnata nella fig. 2 del Condorelli per la T. litterata. Parmi quindi che, per quanto riguarda i caratteri dello scolice, le differenze specifiche tra la T. litterata e la T . lineata possano ritenersi come infondate. 38 Ma gli autori che sostengono la separazione delle due specie trovano appoggio alla loro opinione anche nei ca¬ ratteri degli organi genitali. Lo Zschokke osserva difatti che tali organi, pur essendo nella T. lineata. « construits tout à fait d’après le mème type que ceux de T. litterata » (pag. 149), hanno però le parti costituenti « plus minces, plus grèles, plus serrées et bornées sur un espace plus étroit que chez T. litterata » (pag. 150). Aggiunge poi che le proglottidi mature hanno la capsula uterina appiattita in basso e con la punta in alto nella T. litterata , e la di¬ sposizione opposta nella T. lineata (pag. 151 e fìg. 55 e 59). A questo proposito si può anzitutto osservare che il Con- dorelli, pur sostenendo la separazione delle due specie, non conferma affatto le asserzioni dello Zschokke; che, in secondo luogo, le varie figure date dal Krabbe (fìg. 66, 67, 70, 71) per la T. lineata mostrano la tasca uterina con aspetto assai diverso secondo il grado di maturità ; e che finalmente io ho pur trovato per lo stesso carattere una variabilità no¬ tevolissima, anche in proglottidi ugualmente mature di di¬ versi esemplari. Sotto ogni riguardo, io credo dunque assai discutibile la distinzione specifica tra le due forme in discorso, e, contra¬ riamente all’opinione autorevole dello Zschokke, parmi tut¬ tora più naturale il considerarle come sinonime, o almeno come due semplici varietà di una specie ('). Mesocestoides longistriatus n. sp. (Tav. IX, fìg. 31-38). Gli esemplari di questo nuovo mesocestoide vennero tro¬ vati in numero considerevole nell’ intestino di un gatto sel¬ vatico (Ghinda, febbraio 1893). (4) Non bisogna dimenticare che lo Zschokke medesimo, quasi ritenesse discutibile la sostenuta separazione delle due specie, ha dovuto limitare la fermezza delle sue conclusioni con le seguenti parole : « il est évident qu’elles (le due specie) occupent une place très rapprochée l’une de l’autre dans le systeme, tous les traits principaux de leur organisation étant abso- lument les mèmes. On peut s’expliquer cette parenté étroite en admettant que les deux espèces proviennent d’un type ancestral commun.... » (loc. cit. pag. 152). 39 Per essere molto stretti in confronto alla lunghezza dello strobilio, potrebbero distinguersi anche a prima vista dai pochi congeneri finora conosciuti ; infatti la media larghezza dei nuovi esemplari non arriva che a 7 o ad 8 decimilli¬ metri, mentre la lunghezza raggiunge o anche sorpassa i 20 centimetri. Ma avendo messo in dubbio io stesso la distinzione spe¬ cifica tra il M. lineatus e il M. ìitteratus , pur avendo notato la rilevante differenza di dimensioni nelle due forme, non devo dare gran peso ai caratteri desunti delle misure ; osservo soltanto che anche questi hanno un certo valore , quando vanno accompagnati , come nel caso presente , da molti altri di maggior importanza. D d resto, le misure che ho dato non rappresentano che una media approssimativa, non avendo potuto isolare che pochissimi esemplari completi dall’ intricato gomitolo in cui ho trovati raccolti i nuovi elminti del gatto selvatico. In qualche frammento di strobilio , a proglottidi ben ma¬ ture , ho trovato la massima larghezza di mm. 1,1; e in qualche esemplare, pure incompleto notevolmente, ho tuttavia trovato una lunghezza di cm. 17-18 (ciò che lascia quindi sup¬ porre che la massima lunghezza possa superare i cm. 20). Le dimensioni dello scolice variano pure secondo gli esem¬ plari. Considerando, convenzionalmente, come scolice soltanto la estremità anteriore più ingrossata, e non il collo più sot¬ tile con cui essa si continua, ho trovate le seguenti misure: in un esemplare, scolice largo mm. 0,20 lungo mm. 0,20 in altro » » » » 0,21 » , » 0,17 » » » » » » 0,26 » » 0,21 » » » » » » 0,28 » » 0,21 » » » » » » 0,30 » » 0,23 Lo scolice può dunque dirsi piuttosto piccolo , e nelle misure relative generalmente assai più largo che lungo. Come dimostro nella fìg. 31 della tavola IX, esso è ben di¬ stinto dal collo, che è stretto e di lunghezza variabilissima secondo gli esemplari (largo in media mm. 0,20 e lungo da mm. 1 a mm. 3,5) f1). Nella parte superiore è legger- (■) Nella maggior parte degli esemplari è difficile precisare la lunghezza 40 mente convesso, senza rostrello, senza uncini e senza infos¬ samento. Le quattro ventose sono relativamente assai grosse, mi¬ surando di solito, nel massimo diametro, mm. 0,17. Lo strobilio, ad aspetto filiforme, è costituito di proglot¬ tidi diverse di forma e di dimensioni, secondo le varie parti di uno stesso esemplare, o anche in parti corrispondenti di esemplari diversi. Cosicché è impossibile riassumere in un .breve prospetto numerico le misure delle proglottidi nelle varie parti dello strobilio. Dirò soltanto che le prime proglottidi, a superfìcie ret¬ tangolare, sono larghe generalmente mm. 0,80-0,35 e lunghe appena mm. 0,025-0,030. Ma a qualche centimetro dallo scolice sono già lunghe mm. 0,30-0,40, e tuttavia non sono più larghe di mm. 0,7. Allontanandosi ancor più dallo sco¬ lice la loro lunghezza cresce rapidamente ma in modo ir¬ regolare, mentre la larghezza resta invariata o cresce po¬ chissimo. Di pari passo il bordo posteriore delle singole proglot¬ tidi si fa sensibilmente più lungo dell’ anteriore, determi¬ nando una forma trapezoidale o anche campanulata nelle proglottidi stesse, e quindi una dentellatura nei margini dello strobilio. Prima della metà del corpo la lunghezza supera già la larghezza, in seguito cresce ancora, ma in modo sempre più irregolare (fìg. »34) ; talvolta, dopo un tratto a proglot¬ tidi molto lunghe e strette, ne segue un altro a proglot¬ tidi brevi e relativamente larghe. Frequentemente nella parte centrale e nella posteriore dello strobilio la forma delle proglottidi è ellissoidale al¬ lungata, come quella che si osserva nei dipilidii. Del resto possono notarsi rilevantissime anomalie. La massima lun¬ ghezza delle proglottidi arriva in parecchi esemplari a mm. 3, e in taluno fino a mm. 4; la massima larghezza, come già ho detto, è di mm. 1,1, ma nella maggior parte degli esemplari raggiunge appena il millimetro. del collo, mostrando questo per buon tratto, della parte posteriore una seg¬ mentazione parziale più o meno accentuata, che non permette di distinguere il limite tra la base del collo stesso e il principio dello strobilio. 41 Esaminando il verme a piccolo ingrandimento, si osser¬ vano, alla superfìcie, molte striature longitudinali , più o meno spiccate secondo gli esemplari e secondo i tratti dello strobilio, ma sempre visibili facilmente (fìg. 35-37). Ed è questo carattere che mi ha suggerito il nome specifico dei nuovo cestode. I corpuscoli calcari sono anche appariscentissimi a pic¬ colo ingrandimento, e presentano una singolarità nella loro disposizione, trovandosi generalmente raccolti in parecchie linee longitudinali (fìg. 38). I due canali primarii del sistema escretore sono di grosso calibro e quindi visibili con facilità; essi percorrono lon¬ gitudinalmente le proglottidi, facendole apparire quasi di¬ vise in tre zone, di cui la mediana, più larga delle altre, racchiude nel suo interno la massa principale degli organi riproduttori. Le prime traccie di questi appaiono già nelle proglottidi giovanissime, e, come di regola, l’apparato ma¬ schile si sviluppa assai prima del femminile. Nelle proglottidi a pochi millimetri dallo scolice, si può già scorgere, anche a debole ingrandimento, la macchia cen¬ trale tondeggiante, caratteristica dei mesocestoidi, e attorno ad essa altre macchie molto più piccole, numerose ma li¬ mitate alla zona mediana (fìg. 35). Sono questi i testicoli, che circondano la tasca del pene. Procedendo verso proglottidi più lontane dallo scolice, no¬ tasi tosto che la tasca diventa gradatamente più allungata, piriforme, con la parte più dilatata verso l’alto; mentre i testicoli si fanno più grossi e allungati nel senso della lar¬ ghezza delle proglottidi, occupando , anche un tratto delle zone laterali all’esterno dei grossi canali escretori. In pro¬ glottidi ancora più lontane dallo scolice, ma non a più di due o tre centimetri , possono già scorgersi , lateralmente all’ estremità posteriore della tasca, le prime traccie degli organi femminili, sotto l’aspetto di due masse piriformi, granulose, poco più grosse dei testicoli ; e intanto nella parte anteriore della tasca si rende sempre più distinto il mar¬ gine dello sbocco sessuale, notevolmente dilatato e di forma circolare (cloaca?) (fìg. 36). A tal punto i testicoli sono com¬ pletamente maturi, raggiungono la massima grandezza, si presentano per lo più con contorno ovale od ellittico, ma 42 alquanto irregolare, e col maggior diametro nel senso della larghezza della proglottide (misurano mrn. 0,025-0,030 sopra mm. 0,045-0,050); sono disposti in parecchi strati, tanto nello spessore come nella larghezza e nella lunghezza della proglòttide. In seguito questi testicoli si fanno più radi, cambiano alquanto di forma, e a poco a poco, collo svilup¬ parsi dell’ utero, finiscono per iscomparire del tutto. La tasca del pene, che nel primo tratto dello strabilio è, come ho detto, piriforme, ed occupa tutta la lunghezza della proglottide, si riduce gradatamente alla parte anteriore di questa, quando si osserva in punti più lontani dallo sco¬ line, riia si fa tuttavia assai più allungata, diventando anche le proglottidi gradatamente più lunghe. Guardando attentamente al microscopio proglottidi ma¬ ture, intiere, preparate per compressione , si possono scor¬ gere attorno al margine della cloaca numerose striature ra¬ diali molto caratteristiche (fìg. 37-38) , che sono probabil¬ mente da interpretarsi come muscoli in relazione con la cloaca o con la tasca del pene. Gli ovarii e le altre ghiandole dell’apparato femminile, che incominciano ad apparirò (come abbiamo già notato) nella parte posteriore delle proglottidi, a due o a tre cen¬ timetri dallo scolice, aumentano poco di volume, assumono un aspetto reniforme (flg. 37), ma non permangono che per breve tratto dello strabilio; scompaiono anche con lo scom¬ parire dei testicoli. L’utero ha decorso molto sinuoso nel primo periodo del suo sviluppo, quando trovasi limitato alla parte posteriore delle singole proglottidi, tra gli ovarii e la base della ta¬ sca del pene. In seguito aumenta di diametro, si fa meno sinuoso, éd occupa tutta la lunghezza della proglottide nella zona centrale, assumendo la stessa forma che osservasi in quello del M. lineatus . Ma la capsula uterina, collocata al- T estremità posteriore delle proglottidi maturissime, può pre¬ sentarsi con aspetti svariati (rotonda, ellittica, ovale, reni¬ forme); generalmente è più larga che lunga, e raggiunge un diametro massimo di mm. 0,35 (flg. 38). Le uova contenute nella capsula sono di forma ellissoi¬ dale od ovoidale, e misurano mm. 0,026 nella massima lun¬ ghezza (flg. 38 bis). 43 Dopò l’accurato esame bibliografico che avevo fatto a proposito del M. linealtus, non ho avuto difficoltà a per¬ suadermi che, seguendo i criterii sistematici tuttora in uso, il mesocestoide ora deiscritto non poteva assegnarsi ad al¬ cuna delle specie già note. Del resto, all’infuori del M. li- neàtus (T. lineata e T. litterata), non si conoscono quali parassiti di mammiferi altre specie bene accertate di me- socestoidi; e per le pochissime conosciute negli uccelli non si può pensare ad un’identificazione con la specie qui de¬ scritta, sia per la troppo evidente divergenza nei rispettivi caràtteri esterni, sia per la distanza sistematica tra i loro ospiti. NEMATOD1 Ascaris férox Hemp. et Ehrbg. Questa specie fu già più volte indicata tra gli elminti dell’Africa orientale, e sempre come parassita degli iraci f1). Nella nuova raccolta Ragazzi, figura in parecchi esem¬ plari (femmine) trovati ancora nell’ intestino di un Ilyrax sp. ?; ma in località diversa da quelle a cui si riferiscono le precedenti indicazioni. Ed io credo utile farne qui cenno, appunto per questo particolare che interessa la distribuzione P) Vedi lavori seguenti: a) F. G. Hemprich e C. Ehrenberg. Symbolae physicae, seu icones et descriptiones Mammalium . Avium, ecc.... quae ex itinere per Africani bo¬ reale m et Asiani occidentalem redierunt. Berolini, 1828-1845 (vedi: Mam¬ mana , articolo sull' Hyrax j. b) F. Dujardin, Histoire natnrelle des Jielminthes , p. 292. Paris, 1845. c) A. Schneider, Monograpliie der Nematoden , p. 40, tav. II, fìg. 1 e 2. Berlin, 1866. d) C. Parona, Di alcuni elminti raccolti nel Sudan orientale da 0. Beccari e P. Magretti, Ann. Museo Civico, Serie II, voi. II, p. 439. Genova. 1885. e) E. Setti, Elminti dell' Eritrea e delle regioni limitrofe. Atti Soc. lig. se. nat. e geogr., voi. IV, pag. 17 e 20-21, Genova, 1893. f) M. Stossich, Il gen. Ascaris Linn., Boll. Soc. Adriat. se. nat. voi. XVII, p. 12. Trieste, 1896. g) N. Nassonow, Endoparassiti della « Procacia syriaca », Pubblica¬ zioni del labor. zoologico dell’ Università di Varsavia (in russo), pag. 211, Varsavia, 1897. 44 geografica degli elminti. L’ ospite dei nuovi esemplari fu preso ad Asmara nel settembre del 1892. Ascaris spiculigera Rud. Molti esemplari, quasi tutti di sesso femminile, trovati 4 in intestini di Pelecanus onocrotalus, Linn., presso Mas- saua, nell’ottobre del 1892 e nel gennaio del 1893. La lunghezza di questi esemplari varia da mm. 20 a 30, ed è quindi alquanto inferiore a quella generalmente indi¬ cata dagli Autori ; ma gli altri caratteri, tipici della specie, sono ben evidenti. Anche questo ascaride , assai comune nei palmipedi ed universalmente diffuso, venne già indicato nelle regioni li¬ mitrofe all’Eritrea (*) ed in ospite della stessa specie di quello in cui fu raccolto dal dott. Ragazzi. Oxyuris Stossichi n. sp (Tav. IX, fig. 39-41). Non era stata indicata finora alcuna specie di ossiuride come parassita dell’ istrice ; esaminai quindi con particolare interesse gli esemplari di Oxyuris che trovai nella raccolta Ragazzi, sotto V indicazione : « In Hystrix cristataL. (in¬ testino), Massaua, marzo 1893. » Fra i molti esemplari contai due soli maschi , distinti naturalmente anche ad occhio libero per le minori dimen¬ sioni e per l’aspetto della parte posteriore del corpo stret¬ tamente ravvolta a spirale; benché a prima vista potessero confondersi con i maschi alcune giovani femmine più pic¬ cole delle altre e col corpo ravvolto su sé stesso, forse per l’azione dell’alcool. Salvo queste eccezioni, le femmine sono lunghe in media mm. 12 (di cui mm. 2-2 l/2 spettano alla coda), ed hanno il diametro massimo di un millimetro. Dei due maschi, uno è lungo mm. 5 ed ha il diametro (*) Dujardin, loc. cit., pag. 206. — Schneider, loc. cit., pag. 45. tav. I, fig. 14. — Stossich, loc, ult. cit., pag. 25. massimo di mm. 0,37 ; l’altro è lungo mm. 8 ed ha il dia¬ metro di mm. 0,58. Oltrecchè pei caratteri già indicati, si distinguono esternamente dalle femmine per avere la coda ridotta a un breve moncone (fig. 40). In questo ossiuride dell’istrice, il tegumento presenta delle strie trasversali compattissime, ma alquanto irregolari; nella parte anteriore si espande lateralmente in modo da costi¬ tuire due alette, di variabile lunghezza secondo gli esem¬ plari, ma di solito limitate ad un millimetro od anche a meno (fig. 39). L’esofago, lungo da mm. 0,5 a mm. 0,7, è conico, col diametro maggiore in basso verso il ventricolo. Questo è quasi rotondo e col diametro di mm. 0,2 all’ incirca. L’in¬ testino propriamente detto inizia con una notevole dilata¬ zione (fig. 39 ^ ) , dopo la quale si restringe subito, per proseguire poi con percorso quasi rettilineo e con diametro quasi costante fino all’apertura anale, situata alla base della coda, cioè a mm. 2-2 V9 dall’estremità assoluta del corpo (fig. 39 a). L’apertura sessuale femminile trovasi alla distanza media di mm. 1,7 dall’estremità anteriore del corpo. L’utero, in tutti gli esemplari che ho esaminato, presenta delle ampie dilatazioni, piene di innumerevoli uova (fig. 39 u e fig. 41). Queste sono generalmente oblunghe, asimmetriche, più con¬ vesse da un lato; ma talora anche simmetriche, ovoidali od ellissoidali ; la loro media lunghezza è di mm. 0,070-0,075 e la larghezza di mm. 0,035-0,038. L’embrione non occupa che la parte centrale dell’ uovo, lasciando attorno molto spa¬ zio libero (fig. 41). Nei due maschi ho notato . che il pene si trova a mm. 0,13 dall’estremità posteriore del corpo; dirigendosi obliquamente dall’ alto in basso , fuoresce da una piccola prominenza , per metà solo della propria lunghezza, che complessivamente è di mm. 0,25. Alla base ha il diametro di mm. 0,016, all’a¬ pice è arrotondato e poco più sottile che alla base stessa (fig. 40). Ho confrontato l’ ossiuride ora descritto con gli altri già noti, sopratutto con quelli parassiti dei rosicanti, valendomi non solo delle corrispondenti descrizioni, ma anche degli 46 esemplari appartenenti alla raccolta del prof. Parona, e mi sono facilmente persuaso di doverlo considerare come nuova specie. Si può infatti distinguere a prima vista dall’ 0. obv'elata Brems. , dell’ 0. semilanceolata Molin, dall’O. obesa Dies., e dall’O. stroma Linst., non fosse per altro che per le no¬ tevolissime differenze nelle dimensioni l1). Si avvicinerebbe invece di molto all’O. ambigua Rud., sia per le dimensioni stesse che per altri caratteri esterni ed interni: ma si può facilmente distinguere anche da questa specie per l’aspetto dell’ estremità posteriore dei maschi, i quali neH’O. ambigua sono provvisti di coda molto lunga (2). E inutile parlare di altre specie, per le quali il confronto è meno ovvio, sia perchè spettanti ad ospiti sistematica- mente troppo lontani da quello di cui qui si tratta, sia perchè si dovrebbe basare il confronto sopra dati troppo incompleti , riferendosi a forme non bene studiate finora. Il nome 'specifico col quale ho voluto indicare questo nuovo ossiuride è una testimanianza di amicizia e di stima al chiarissimo elmintologo triestino, al prof. Michele Stos- sich. Filaria quadrispixa Dies. F. perforane Molin Gli esemplari di questa specie trovati nella collezione Ragazzi, sono pochi e in cattivo stato di conservazione; per lo più a frammenti, e due soli completi di sesso femminile. Questi due ultimi hanno un diametro massimo di min. 0,4 e una lunghezza di cm. 25 all’incirca. Li ho determinati (1) Per 1’ 0. obvelata Brems. veggasi Dujardin (pag. 140), e Linstow (Helmintologisches , Archiv tur Naturgesch., 50 Jalirg., I Bd., Berlin 1884, p. 134). Per YO. semilanceolata Molin = 0. tetraptera Nitzsch (Linstow, Compendium helm. Nachtrag. Hannover, 1889, p. 10) veggasi Molin (Pro- < dromus faunae helminth. venetae , Denkschr. der K. Akad. d. Wissensch., XIX, Bd. p. 275, Wien, 1861). Per O. obesa Dies. vegg. Sciineider (Mo- nogr. cit , pag. 121). Per 1’ O. stroma vegg, Linstow, (Helm. Arch. f. Na- turg. 50, Jahrg., pag. 134). (2) Dujardin, (op. cit.). p. 232. Schneider, (op. cit.) , p. 119, tav. VII, fig. 12. 47 con difficoltà e non senza qualche incertezza. Però, sia per il loro ospite (Mellivora capensis Fr. Cuvier), sia per la località in questo occupata (sotto la pelle del collo), sia fi¬ nalmente e sopratutto per le dimensioni e per i più appa¬ riscenti caratteri delle due estremità, non posso ritenerli che come spettanti alla specie suddetta f1). Furono raccolti a Ghinda, nel febbraio del 1893. Nel prospetto generale degli elminti dell'Eritrea, che ho presentato nel mio precedente e già citato lavoro (1893), ho potuto elencare complessivamente 31 specie, comprenden¬ dovi non solo quelle studiate da me, ma anche tutte quelle precedentemente indicate da altri autori. Dopo la presente pubblicazione si possono aggiungere a quel prospetto altre 13 specie, portando il numero complessivo a 44 (5 trema- todi, 21 cestodi, 2 acantocefali , 16 nematodi). Per tutta la fauna elmintologica di una regione non è certo un numero rilevante, ma considerato in rapporto con la natura speciale della fauna stessa e della regione a cui questa appartiene, può ritenersi per ora come discreto. Ad ogni modo, il nuovo contributo da me portato allo studio di questa faun i, può dirsi relativamente importante anche solo per il numero delle specie comprese. Ma oc¬ corre notare che la maggior parte di queste sono forme nuove, e che lo studio fattone, benché dal punto di vista zoologico, e non da quello anatomico propriamente detto, mi ha condotto necessariamente a fare indagini e conside¬ razioni, non inutili certo, anche sull’ anatomia comparata dei varii ordini di elminti. Ricorderò Analmente che, mediante la revisione di alcune specie già da altri studiate, e l’esame di una estesa biblio¬ grafìa, e i frequenti confronti col materiale della preziosa raccolta del prof. Parona, ho potuto arricchire questo mio contributo di studi, con moltissime osservazioni di critica sistematica. (9 Vedi C. Diesino, Stjstema , II, pag. 271. — R. Molin, Versuch \einer Monogr&pMe der Filarien ; Sitzungsber. K. Akad. Wiss. (Mathem. naturw. Classe) Bd. XXVIII, N. 5. AVien 1858, pag. 387. — A. Schneider, (op. cit.) pag. 85. NB. All- elenco aggiungere anche Dipylidmm Ger vaisi Setti (1895). — A pag. 32 (estratto pag. 34) linea 6, invece di fig, 27 a, b, leggere fig. 27 c, 1) ; e alla linea 9, invece di fig. 27 C leggere fig. 27 a. — Nella spiegazione Tav., fig. 18, in luogo di lo: 1 leggere 15Ó : 1. 48 SPIEGAZIONE DELLE TAVOLE Vili e IX Indicazioni comuni a tutte le figure: vi. — ventose; vi). — ventosa boccale; v.v. — ventosa ventrale; f. — fa¬ ringe; oe. — esofago; i. — intestino; a. — ano; c.e. — canale escretore t.p. — tasca del pene; d. — deferente; t. — testicoli; ov. — ovario; g.v. — vitellogeni; g.g. = ghiandole del guscio; od. — ovidotto; od.es. — ovi¬ dotto esterno; u. — utero; t.n. — tasca uterina; v. — vagina; o. = uova. Tavola Vili. Fig. 1. Otìotrema torosum n. gen. n. sp. , visto dalla superfìcie ventrale (ingrand, lineare 2:1). » 2. Lo stesso, visto di fianco ingrand. come sopra). » 3. Lo stesso, visto dalla superfìcie dorsale (ingrand, come sopra . » 4. Lo stesso, schema di sezione all’ estremità anteriore (ingrand, lin. 10 : 1). » 5. Lo stesso, schema di sezione a 3 mm. dall’ estremità anteriore (ingrand, lin. 10 : 1). » 6. Distomum (Polyorchis) Ragazzii , n. sp., visto dalla superfìcie dor¬ sale (ingrand. lin. 15 : 1 . » 7. Lo stesso, parte posteriore vista dalla superfìcie ventrale (ingrand, come fig. precedente). » 8. Distomum n. sp.? (del Pelecanus onocrotahos), visto dalla super¬ fìcie ventrale (ingrand, lin. 2:1). » 9. Taenia Brauni n. sp., scolice e primo tratto di strobilio (ingrand, lin. 20 : 1). >> 10. La stessa, a uncino grande, visto di fianco (ingrand, lin. 100 : 1) — b uncino grande, visto di prospetto (ingrand, lin. 100 : 1). » 11. La stessa, a uncino piccolo, visto di fianco (ingrand, lin. 100: 1) — b uncino piccolo, visto di prospetto (ingrand, lin. 100 : 1). » 12. La stessa, frammento di strobilio nella parte centrale (grandezza naturale). 49 Fig. 13. La stessa, frammento di strobilio nella parte posteriore (grandezza naturale). » 14. La stessa, frammento di proglottide centrale molto ingrandito, per mostrare la cloaca in cui sboccano gli organi riproduttori (figura schematica). » 15. Taenia sp. ? (della viverra), scolice e frammento anteriore di stro¬ bilio (ingrand, lin. 10 : 1). » 16. La stessa, uncino grande, visto di fianco (ingrand, lin. 50 : 1). Tavola IX. Fig. 17. Taenia erythraea n. sp., scolice (ingrand, lin. 10 : 1). » 18. La stessa, uncino (ingrand. lin. 15 : 1). > 19. La stessa, frammento di strobilio nella parte centrale (grandezza naturale). » 20. La stessa, frammento di strobilio nella parte posteriore (grandezza naturale). » 21. La stessa, proglottide terminale per mostrare la disposizione del¬ l’utero (ingrand, lin. 5 : 1). » 22. Anoplocephala Pagenstecheri n. sp. , esemplare completo a gran¬ dezza naturale. » 23. La stessa, scolice e primo tratto di strobilio (ingrand lin. 10 : 1). » 24. La stessa, frammento di strobilio, con anomala disposizione delle proglottidi (ingrand, lin. 2:1). » 25. La stessa , figura schematica dimostrante la disposizione degli sbocchi sessuali (ingrand, lin. 10 : 1. » 26. La stessa, tasca ovigera (ingrand, lin. 50 : 1). » 27. Mesocestoides lineatus (Goeze), diverse forme di scolice [a, b, c] (ingrand, lin. 20 : 1). » 28. Lo stesso, a frammento centrale dello strobilio — b frammento centrale dello strobilio, di forma diversa dalla precedente (ingrand, lin. 3 : 1). » 29. Lo stesso, frammento posteriore di strobilio (ingrand, lin. 3 : 1). » 30. Lo stesso, uova (ingrand, lin. 100 : 1). » 31. Mesocestoides longistriatus n. sp., scolice e primo tratto dello strobilio (ingrand, lin. 40 : 1). » 32. Lo stesso, proglottidi anteriori (ingrand, lin. 10 : 1). » 33. Lo stesso, proglottidi mediane normali (ingrand, lin. 10 : 1). » 34 a. Lo stesso, frammento centrale di strobilio, per mostrare la ir¬ regolare successione delle proglottidi (ingrand, lin. 10 : 1). 50 Fig. 34 b. Lo stesso, frammento posteriore di strobilio (ingrand, iin. 10 : 1). » 35. Lo stesso, proglottide a pochi millimetri dallo scolice, molto in¬ grandita per mostrare disposizione organi interni (figura schematica). » 36. Lo stesso, proglottide a 2 centim. dallo scolice (del resto come in figura precedente). » 37. Lo stesso, proglottide centrale (id. id.). » 38. Lo stesso, proglottide terminale (id. id.). » 38 bis . Lo stesso, uova (ingrand. Iin. 200 : 1). » 39. Oxyuris Slossichi n. sp. , esemplare completo $ (ingrand. Iin. (10 : 1). » 40. Lo stesso, estremità posteriore di un esemplare 3* (ingrand. Iin. 50 : 1). » 41. Lo stesso, uova (iugrand. Iin. 100 : 1). Tav.VIII. Atti Soc.l ig. eli Se. nat. e geogr. Voi .Vili. E. SETTI - Nuovi elminti dell’Eritrea. 37. geogr. Voi. Vili. 20. zi. 23. Tav. IX. 25. 22. E. SETTI- Nuovi elminti dell’Eritrea. / C J $ /V IH ZOOLOGIA E ANATOMIA COMPARATA DELLA R. UNIVERSITÀ DI GENOVA N.° 58. v 1897. Corrado Parona I Tricosomi degli Ofidii. (Tav. X.) Fra i vermi parassiti dei serpenti, che pure sono nu¬ merosi, furono indicate due sole specie spettanti al genere Trichosoma , le quali in ordine di tempo sarebbero: a) Trichosoma crotali . Semplicemente registrato col nome di Capii lari a crotali durissi, nel Catalogo del Mu¬ seo di Vienna al N.° 26, ed elencato poi dal Rudolphi (Sy- nops. p. 16), dal Dujardin (Hist. Helm. p. 21), dal Diesing (Syst. Helm. li, p. 263) e, molto più recentemente, dallo Stossich (Genere Trichosoma , Estr. Bollet. Soc. Adriat. se. nat. di Trieste, Voi. Xll , 1890, pag. 28); senza che alcuno dei varii autori potesse aggiungere nuove osserva¬ zioni, perchè non più riscontrato. Fu rinvenuto ospite del- T Urocrotalon catesbyanum del Brasile, e venne di ne¬ cessità ascritto sempre fra le sp. inquirendae. b ) Tr. longispiculmn Sons. E questa una specie molto meglio conosciuta; descritta dal Sonsino nel 1889 (Proc. verb. Soc. tose. se. nat., 15 maggio) e stata dallo stesso raccolta nell’ intestino del Python molurus. Stante quindi la scarsità di notizie che si hanno relati¬ vamente ai tricosomi dei serpenti, panni debbano riescire non prive di interesse le seguenti noticine sopra alcune forme nuove del menzionato genere di nematodi, che ebbi occasione di studiare recentemente. Del "Trichosoma longispiculum mi limito presentare al¬ cuni disegni (Tav. X, fig. 1-3) illustranti i principali suoi dettagli anatomici , ritratti da esemplari tipici . gentilmente comunicatimi dal prof. Sonsino; Tesarne dei quali mi servì anche di controllo per le specie di cui intendo discorrere. 9 Del resto i caratteri più spiccati del Tr. longispiculum ri¬ porterò più sotto, mettendoli a confronto con quell i delle due nuove specie, che passo senz’altro a descrivere. 1. Trichosoma Modiglianii n. sp. (Tav. X, fig. 4-7) Femmina — lunghezza 10-13 millim.; larghezza mass, (nella metà posteriore) 0,070. L’esofago è lunghissimo, giacché termina a cinque mil¬ lim. dall’estremità cefalica, e quindi percorre circa la metà della lunghezza totale del corpo; presenta la disposizione, a pareti concamerate, propria della famiglia, ed al suo termine trovansi le grandi cellule, o corpi speciali, che segnano il punto d’unione dell’esofago coll’ intestino. La coda finisce attorniata; l’ano è pressoché apicale, e T intestino vi forma una specie di dilatazione anale. L’ovario, in forma di lungo e largo tubo, si spinge fino all’estremità posteriore del corpo, trovandosi infatti il suo fondo poco all’ innanzi dell’apertura anale; l’ovidotto con¬ tiene uova giallastre, ovali, della forma tipica pel gruppo intero, e se ne possono numerare dalle 50 alle 80 (ben in¬ teso le mature); sono disposte similmente a quanto si ri¬ scontra in tutti i tricosomi. Uova: lungh. 0,070: largii. 0,04*2. La vulva ha labbro alquanto sporgente ed apresi poco sotto lo sbocco dell’esofago nell’intestino (dista: 0,084). Maschio — Lunghezza 9 millim.; largii, mass. 0.042. L’esofago è pure lunghissimo, misurando circa 5 millim. 1’ estremità cefalica ha un diametro di appena 0,014. 11 pene è lungo quasi mezzo millimetro e non è striato trasversalmente; la guaina è sprovvista di aculei, e quindi è gimnoteca. Raccolsi cinque esemplari (2 maschi, e 3 femmine) fram¬ mezzo ad ammassi di una tenia ( T nenia n. sp. ), di cui parlerò in altra occasione , parassita nell’intestino del Tri - meresurus formosus Schleg,, trigono ce tal id e catturato dal Dott. Elio Modigliani a Mentavvei nel 1894. 3 IL Trichosoma Sonsinoi n. sp. (Tav. X. fig. 8-10). Femmina — Lunghezza 11 1/2-13 millim.; largii, mass. 0,070 — 0,084. L’esofago è lungo circa un terzo della lunghezza totale del corpo (44/g millim.), a concarnerazioni poco accentuate, ma con nuclei numerosissimi e grandissimi ( 0,028 ) ; corpi al termine dell’esofago piuttosto piccoli. La coda è a cono allungato, colla punta smussata, e l’apertura anale pressoché apicale, con margine un poco rilevato. L’ovario anche qui è largo, e giunge fino a 0,070 dal¬ l’apice caudale; l’ovidotto riesce quindi lungo; la vagina invece è ristretta, e la vulva non presenta labbro qualsiasi ed è perciò pochissimo prominente. L’apertura genitale tro¬ vasi, si può dire, a livello dello sbocco dell’esofago nell’in¬ testino (dista: 0.042-0,056). Le uova non presentano ditferenze di forma e di aspetto con quelle degli altri tricosomi , variano di numero nei di¬ versi esemplari, presentandosi in un minimo di 25 ed un massimo di 54. Uova: Lung. 0,070 — 0,084; larg. 0.056. Maschio. — Lunghezza 10-11 millim.; larghezza mass. 0,056. L’esofago è lungo quasi sei millim., giungendo alla metà e più della lunghezza totale del corpo; l’apice cefalico mi¬ sura 0,014 di diametro; corpi dell’esofago ovali, e poco grandi (0,028). La coda è conica, con guaina genitale breve (0,056) gim- noteca, e non presenta papille di sorta. Il pene è lungo quasi un millimetro ed è finamente striato di traverso, mostrandosi minutamente dentellato sui due margini. Esemplari di questo tricosoma vennero raccolti dall’ e- gregio professore Prospero Sonsino a Pisa (settembre 1894) nell’intestino dello Zamenis inridi/favus. Il gentile collega volle a me comunicarli, autorizzandomi anche a farne la 4 descrizione allorquando li avessi ritenuti, siccome egli du¬ bitava, spettanti ad una nuova specie. Di tanta cortesia gli sono gratissimo. Non potendosi tener calcolo, siccome già dissi, del Tri- citosoma crotali , perchè insufficientemente descritto, al presente sarebbero tre le specie del genere Trichosoma state riscontrate parassite negli ofidii. Di esse, onde meglio farle conoscere, ed a risparmio di lunghi confronti, riassumo in un prospetto i caratteri più spiccati. 5 oc có^: ® o £ O-^o “ N rCS S ^ ^ . &o o bD S ;_ 3 O £ —* '£ d 13 * p • — < ^3 OC ? .£ £ £ OS 05 ? tP 2 5PO §-§ * *S« £ d tó-E bC 05 ^ Ei £_ 03 *bO' ■" co a3 s o O < O d > J> 'a G .0 B qj t, » 2 GT 2 £ O 2 £ 6 S o S -S ~ a 8 a 8 Gb i CI. r'P £ £ £ bod "33 5 be_2 .cz — *s « £0 ~ § .£ ? 1 O O ce S <2 o d £-1 co CD d ’~~l .1^ § ® 33 o o ji pS £ I £ OP ;g I g o 0^1 o £ -3 O CD d £ O •£ ° e- £ co __ C -G > d .£ d £-. be £ o o ce CO £ OS £ fondo dell’ova¬ rio; a ano; i intestino. 10. Estremità caudale del maschio : X 000 g guaina; P porzione ultima del pene. freno va , ottobre 1897. Tav. X. Atti Soc lig eli Se nat. e geog. Voi. Vili Tip. Lit.E.B C.PARONA - Tri co so mi degli 0 fi eli. BOLLETTINO DEI UHI III ZOOLOGIA E ANATOMIA COMPARATA DELLA R. UNIVERSITÀ DI GENOVA N.° 59. 1898. Dott. ERNESTO SETTI Nuove osservazioni sui cestodi parassiti degli iraci. Il professore N. Nassonow, dell’ Università di Varsavia, pubblicò, nello scorso anno, una breve memoria intorno agii « endoparassiti della Procavia syriaca » (*), intrattenendosi particolarmente sulle tenie e sulle dibattute questioni si¬ stematiche ad esse relative. Poiché io stesso ebbi parecchie volte ad occuparmi di tale argomento, ho letto con vivo in¬ teresse la memoria del Nassonow. e nella mia recente pub¬ blicazione sopra « nuovi elminti dell’ Eritrea » (2) , ne ho già criticato complessivamente il contenuto , riservandomi a farne un esame più particolareggiato in una nota spe¬ ciale; ed è questa appunto che ora presento La necessità di ritornare sull’ argomento delle tenie degli iraci è determinata dal fatto, che, le questioni in proposito, lungi dall1 essere state risolte col lavoro del Nassonow, si sono invece vieppiù complicate, come già ebbi a rilevare nel citato mio scritto. Quali sono infatti, sommariamente, le conclusioni a cui il Nassonow è pervenuto? Anzitutto egli avrebbe ristabilita l’antica denominazione di Taenia (Anoplocephala) hyracis Rud. in luogo della T. (Anoplocephala) critica Pagenst. Inoltre, con T esame comparativo di nuovi esemplari della specie, trovati in una Procavia syriaca Ehrb., e di altri inviatigli dal prof. Parona e dal prof. Moniez, avrebbe con¬ dì N. Nassonow, Endoparassiti della Procavia syriaca, Ehrb. Lavori del laboratorio zoologico dell’Università di Varsavia (in russo). Varsavia, 1897. (2) E. Setti, Nuovi elminti dell ’ Eritrea. Atti della Soc. Lig. di Se. nat. e geogr. ; voi. Vili, pag. 226. Genova, 1897. trollate le osservazioni del Moniez stesso, nonché quelle del Pagenstecher e specialmente le mie, venendo alla de¬ liberazione di suddividere la specie in due varietà: A. hy- racis var. intestinalis e A. hyracis var. hepatica. Alla prima di queste avrebbe assegnato gli esemplari da me descritti (*) sotto la denominazione di T . (Anoplocephala) critica Pag., e una parte di quelli descritti dal Moniez (2) sotto la denominazione di T. (Anopl.) hyracis Rud.; al¬ l’altra avrebbe invece assegnato i nuovi esemplari da lui stesso descritti, quelli primieramente indicati dal Pallas (3), quelli del Pagenstecher (4) , e l’altra parte di quelli del Moniez (2). Quanto alla T. Anopl.) Ragazzii Setti e alla T. Pa~ ronai Mon., ne fa semplice cenno, senza discutere in pro¬ posito. * * Esamineremo, separatamente, i varii quesiti che corri¬ spondono alle conclusioni presentate dallo zoologo russo , per poterci poi pronunziare con sicurezza sul valore delle conclusioni stesse. Incominciamo dunque a ricercare se debba accettarsi o respingersi definitivamente la denominazione di Anoploce- pliala hyracis. Rud. Per decidere su tale questione, dobbiamo tener presente l’articolo 44.° delle regole adottate nei congressi zoologici ri¬ guardo alla nomenclatura degli organismi (5). '(*) E. Setti, Sulle tenie delVHyrax dello Scioa. Atti Soc. lig. di Se. nat. e geogr. , voi. II, pag. 316-324. Genova, 1891. Id. id., Elminti dell’ Eritrea e delle regioni limitrofe. Atti Soc. lig. voi. IV, pag. 3-21, Genova, 1893. (2) R. Moniez, Notes sur les helmintlies (§ IV, Sur les Ténias du Daman) Revue biologique du Nord de la France, Tome IV. Lille, 1891. (3) P. S. Pallas, Spicilegia zoologica , fase. II, anno 1767, pag. 32, tab. Ili, fig. 13. (4) A. Pagenstecher, Zur Naturgeschichte der Cestoden, Zeitschr. f. wiss. Zool., Bd., XXX, pag, 171. Leipzig, 1877. (s) R. Blanciiard , Règles de la nomenclature des étres organisés , ado- ptées par les Congrès inter nationaux de zoologie. (Paris , 1889 , Moscou, 1892), pag. 13. Paris, 1895. 3 Ari. 44. Le nom attribué à chaque genre et à chaque espèce ne peut ètre que celui sous lequel ils ont été le plus anciennement désignés, à la condition: ex) Que ce nom ait été dioulgué dans une publica- tion od il aura été clairement et suffisamment défini. fi) Que Vauter ait effectivement entendu appliquer les regles de la nomenclature binaire. Ho trascritto in carattere distinto la parte dell’ articolo che più particolarmente si deve qui prendere in conside¬ razione. Come si possono interpretare le parole]: clairement et suffisamment défini ? 11 particolareggiato rapporto pre¬ sentato dal prof. Blanchard al Congresso di Mosca f1) non dà, in proposito, indicazioni veramente tassative; ma dal complesso degli schiarimenti addotti (pag. 48-51), è facile comprendere che, la condizione ritenuta come indispensa¬ bile, perchè un nuovo nome generico o specifico sia chia- mente e sufficientemente definito, è quella di poter trovare, nella descrizione o nelle figure della forma a cui il nuovo nome si riferisce, tutti i particolari necessari per distinguere sicuramente la forma stessa tra le altre consimili. Nella brevissima descrizione data dal Pallas (loc. cit.) , e richiamata dallo Gmelin (2)5 dallo Zeder (3) e dal Ru- dolphi (4) come unico documento per costituire una nuova specie (Taenia suis Gmel. = Ilalisis suis Zed. = T. hy- racis Rud.) , non solo mancano assolutamente i caratteri necessari per una determinazione specifica, ma non è nem¬ meno possibile riscontrarvi i dati sufficienti per una sicura determinazione generica. Sebbene la rozza figura che ac¬ compagna i pochi cenni descrittivi dati dal Pallas , possa riferirsi piuttosto ad un teniade che ad un botriocefalide , non si deve escludere tuttavia la possibilità che l’ esemplare (l) R. Blanchard , Deuxième rapport sur la nomenclature des ètres or- ganisés . Congrès, internai de zool. , S.e Session; 2.e partie. Supplément. Moscou, 1893. P) J. F. Gmelin, Edit. XIII Sy sterna naturae Linn., pag. 3074. Leipzig, 1788. (3) J. G. H. Zeder, Anleitung zur Naturgesciiichte der Eingeweìdewurmer , pag. 372, Bamberg, 1803. (4) C. A. Rudolphi , Entoz. historia nat Ili, pag. 199. Amstelaedami , 1808-1810. 4 figurato appartenesse a quest’ ultimo gruppo, poiché manca ogni indicazione riguardo allo scolice e agli organi ripro¬ duttori. E, a questo proposito, è bene ricordare che il Pallas medesimo non assegnò ad una nuova specie il cestode del- l’irace, ma lo identificò alla Taenia vulgaris Linn., che è come dire, al botriocefalo dell’ uomo (!). Se poi il Rudolphi, nel riassumere tutte le notizie siste¬ matiche sugli elminti, ha giustamente ricordato il cestode descritto dal Pallas , e correggendo le improprie denomi¬ nazioni con cui l’avevano indicato lo Gmelin e lo Zeder, lo ha invece distinto col nome di Taenia hyracis, ha pure dimostrato però di non volerne effettivamente riconoscere una specie ben distinta ; ha infatti commentato la relativa citazione con queste concise ed eloquentissime parole: De specie, capite non viso, nihil constare potest ; e più tardi, nella Entozoorum Synopsis , menzionando ancora questa T. hyracis, l’ha collocata tra le specie dubbie. Tenendo presenti i deliberati dei congressi zoologici ri¬ guardo alla legge di priorità, basterebbero, parmi, le con¬ siderazioni ora esposte, a dimostrare quanto sia ingiustifi¬ cata l’ostinazione (*) di voler ristabilire l’antica specie del Rudolphi, e di porvi in sinonimia altre forme susseguente- mente descritte con sufficienza di particolarità distintive. Ma si deve qui rammentare un altro fatto importante , che mette in maggiore evidenza l’errore del Nassonow. I soli caratteri che si possono ricavare dalla descrizione e dalla figura date dal Pallas per il cestode dell’ irace, sono : le dimensioni approssimative dello strobilio , e la forma delle proglottidi. Orbene, se anche le disposizioni dei con¬ gressi zoologici non contestassero la validità di una specie basata esclusivamente su tali caratteri , sarebbe tuttavia ingiustificabile P identificazione di altre specie con questa, quando non risultassero almeno in coincidenza perfetta i disponibili termini di confronto. E la coincidenza è tutt’ altro che perfetta riguardo alle forme identificate del Nassonow. ({) Dico « ostinazione » perchè il Nassonow ha persistito nel voler con¬ siderare come valida la specie del Rudolphi, anche dopo la critica che io ho fatto in proposito al prof. Moniez nel citato lavoro ( Elminti dell' Eritrea, ecc., pag. 14). I varii frammenti di strobilio , che il Pallas ha eviden¬ temente riconosciuti come spettanti ad un unico (*) esem¬ plare, raggiungevano, nel loro complesso, la lunghezza di un piede e mezzo, ossia poco meno di cm. 50, mentre la larghezza massima non superava cm. 3 (come si deduce dalla figura, che rappresenta a grandezza naturale il fram¬ mento più largo); e le proglottidi dovevano essere quasi al¬ trettanto lunghe quanto larghe, non solo nell’ultimo tratto dello strobilio, ma anche a una certa distanza dall’ estre¬ mità (2). Per i varii esemplari descritti successivamente da altri autori, ed assegnati dal Nassonow alla T. hyrctcis, si hanno invece i dati seguenti : a) Esemplari descritti dal Pagenstecher : lunghezza massima (per il più grande dei 9 esemplari) cm. 11,5; largh. massima mm. 6,5; proglottidi molto più larghe che lunghe, eccettuate pochissime delle ultime , in cui la lunghezza è uguale o anche maggiore della larghezza. b) Esemplari descritti da me: lungh. mass. mm. 40 (uno solo tra moltissimi esemplari) e largh. mass. mm. 4; lungh. media mm. 25-30, largh. media mm. 3-3,5. Dimen¬ sioni relative delle proglottidi come in esemplari del Pa¬ genstecher, solo nell’ultima proglottide la lunghezza è quasi uguale alla larghezza. c) Esemplari descritti dal Moniez : dimensioni non (t) Se il Pallas avesse interpretato i varii frammenti come spettanti a diversi esemplari, non avrebbe certamente indicato la lunghezza complessiva, bensì quella media individuale. Inoltre, invece di esprimersi con le parole : Taenia fragmenta, ecc. avrebbe forse detto : Taeniarum fragmenta , ecc. (2) Il disegno dato dal Pallas rappresenta delle proglottidi notevolmente allungate in confronto alla larghezza, e parrebbe quindi riferibile alla parte terminale dell’ esemplare, poiché, nelle forme susseguentemente descritte dal Pagenstecher, da me, dal Moniez, e dal Nassonow, si è appunto osservato che le proglottidi terminali erano, assai piu lunghe delle altre ; ma bisogna per contro notare che, in tutti questi casi, le proglottidi terminali più lunghe erano anche tra le più strette dei singoli strobili! , mentre nel disegno del Pallas sono invece figurate le proglottidi più larghe (come ben si rileva dalle parole : latioris fragmenli portionem...). Per quest’ ultima considerazione parafi più naturale supporre che il disegno dato dal Pallas rappresenti un frammento mediano di strobilio, ad aspetto normale, anziché l’estremità posteriore con proglottidi diverse dalle altre; tanto più che nella descrizione non si accenna a varietà di forma nelle proglottidi. 6 precisate (gli esemplari maggiori sarebbero lunghi come « due o anche tre voltre » (?) quelli del Pagensteeher) ; la parte posteriore dello strobilio avrebbe un certo numero di proglottidi simili a quelle figurate dal Pallas; tutte le altre, simili a quelle descritte dal Pagensteeher. d) Esemplari descritti dal Nassonow : lungh. mass, cm. 17, media cm. 10, minima cm. 4.5; largh. mass. rum. 5, media, mm. 2,75 (dal prospetto). Proglottidi generalmente assai più larghe che lunghe; soltanto 1’ ultima e lutto al più la penultima si avvicinano alla forma quadrata. Il confronto dei caratteri ora indicati per questi diversi esemplari, con quelli precedentemente riportati dalla de¬ scrizione del Pallas, non può dunque giustificare l’ identifi¬ cazione voluta dal Nassonow, servendo piuttosto a mettere in rilievo delle differenze anziché delle somiglianze ( 1 ). Solo per gli esemplari esaminati dal Moniez, si potrebbe avere qualche dubbio, se a tal riguardo non sorgessero spontanee alcune considerazioni, che possono rendere invece assai discutibili quei pochi dati che finora si hanno sugli esemplari stessi. E anzitutto bisogna considerare che il Moniez non ha dato figure, nè ha veramente descritto il cestode che ha voluto assegnare alla T. hyracis ; egli non ha accennato ad altri caratteri che a quelli surriferiti. Ma , cosa sorprendente nella breve sua nota, è il manifesto controsenso su cui sono basate le giustificazioni addotte per identificare la tenia descritta dal Pagensteeher a quella trovata dal Pallas. Egli ha infatti osservato e dimostrato che dans une certame rnesure , il est impossible de tenir compte , comrne ca- ractère spécifique, de la taille d'un Cestode . e che la : forme des anneaux ne peut dai^antage entrer en tigne de compie....; ma tuttavia ha poi sostenuta l’ identificazione delle due tenie, non basandosi appunto che sopra una lon¬ tana (2) somiglianza in quei caratteri ritenuti poco prima come insufficienti. fi) Naturalmente, le differenze risultano dal confronto dell’ esemplare del Pallas con i singoli successivamente descritti ; ma tra 1’ uno e 1’ altro di questi ultimi sono invece più evidenti le somiglianze. (2) Che la somiglianza fosse « lontana», lo dimostra il fatto che, per di¬ mostrarla, il Moniez ha dovuto servirsi di forme intermediarie, rappresen¬ tate da alcuni suoi esemplari. 7 Per ultimo vi è un altro fatto da rammentare. Il Nassonow, che ebbe in comunicazione gli esemplari del Moniez e che potè confrontarli direttamente con alcuni dei miei (inviatigli dal prof. Parona), e con quelli che egli stesso già posse¬ deva, ha dovuto dichiarare che nell’invio del Moniez vi erano esemplari di due varietà: gli uni simili a quelli da me assegnati all* Anoplocephala critica , gli altri simili a quelli che egli aveva particolarmente in istudio. Queste os¬ servazioni del Nassonow, invece di avvalorare quelle del Moniez, non servono quindi che a diminuirne l’attendibilità; giacché essi dimostrano che gli esemplari del Moniez stesso devono piuttosto interpretarsi come forme intermedie tra quelle descritte da me e quelle del Pagenstecher, anziché tra queste ultime e la primitiva del Pallas. Da quanto ho detto fin qui, risulta quindi evidente che anche gli esemplari del Moniez, come tutti quelli che si è preteso di identificare alla forma descritta dal Pallas, non hanno effettivamente con questa una tale affinità nei ca¬ ratteri esterni, da giustificare le deliberazioni del Moniez e del Nassonow, che hanno accettato la specie T. hyracis Rud., considerando come ad essa sinonime le altre sovrac¬ cennate. Per queste ragioni, e per rispetto ai deliberati dei con¬ gressi zoologici, la T. liyracis, Rud. deve dunque ritenersi come specie radiata. E credo che a questo riguardo non possa più esservi dubbio. % * * Lasciata da parte la tenia indicata dal Pallas, prendiamo ora in particolare considerazione gli altri casi notificati di tenie parassite degli iraci, intorno alle quali vi sono pure delle questioni , che non mi sembrano punto risolte dopo la recente pubblicazione del Nassonow. Abbiamo anzitutto un’indicazione del Leuckart (1856) (*), riguardo ad una tenia inerme trovata nella vescica biliare di un irace; ma si tratta di un semplice accenno, da cui (') R. Leuckart, Die Blasenbandwuvmer und ihre Entwichlung , zugleich ein Beilrag zur Kenntniss der Cgsticercusleber, pag. 31 (nota) Giessen, 1856. 8 non è possibile desumere i dati sufficienti per determinare una specie, e nemmeno per avvicinare la forma indicata all’ una piuttosto che all’altra delle tenie trovate susse- guentemente negli iraci. E quindi arbitraria l’ipotesi del Nassonovv, che farebbe identificare quella tenia con le forme da lui descritte o con VA, Paronai Mon. Più tardi, nel 1877, il Pagenstecher (r) segnala un’altra tenia parassita degli iraci (9 esemplari incistati nel fegato), e la descrive denominandola Arliynchotaenia critica, n. sp. Per quanto difettosa, questa descrizione del Pagenstecher somministra i dati sufficienti per poter definire una specie, giacché è accompagnata da buoni disegni , non solo del verme intero, ma anche dei varii dettagli anatomici. Dopo quanto ho già detto sulla T. hyracis e sulla tenia indicata dal Leuckart, risulta evidente che quella descritta dal Pa¬ genstecher non può a queste identificarsi, ma deve ritenersi come specie nuova; e le tenie riscontrate in seguito quali parassite degli iraci possono quindi confrontarsi opportu¬ namente con V Arhynchotaenia critica, ma non con le altre. Nel 1885, una nuova tenia degli iraci venne descritta e disegnata dal prof. C. Parona (2). Si tratta di una forma del tutto differente dalle altre del medesimo ospite, sia per l’aspetto generale del corpo che per la presenza di un¬ cini nello scoline. Fu trovata da 0. Beccari nei grossi vasi del fégato di un irace dell’ Eritrea , e il Parona la descrisse senza darle nome specifico; ma giustamente il Moniez la denominò più tardi T. Paronai, riconoscendola come nuova specie; e gli altri autori non ebbero più a di¬ scutere in proposito. Nel 1891 pubblicai la mia breve nota « Sulle tenie del- 1’ Hyrax dello Scioa », descrivendo nuovi esemplari che identificai all’ Arhynchotaenia critica , Pag. (benché note¬ volmente più piccoli di quelli tipici della specie, e riscon¬ trati nell’ intestino anziché nel fégato), e descrivendo pure una nuova specie intestinale che denominai Taenia Ra- (l) Opera già citata. (s) C. Parona, Di alcuni elminti raccolti nel Sudan orientale da 0. Bec¬ cari e P. Magretti. Ann. del Museo Civico, serie 2.a, voi. II, p. 431-432, tav. VI. VII, fìg. 10-13. Genova, 1885. 9 gaz zìi. Contemporaneamente alla mia pubblicazione com¬ parve quella del Moniez, che ho già menzionato più sopra, e sorsero allora le più intricate questioni sull’ argomento delle tenie degli iraci. Gli esemplari del Moniez non ven¬ nero disegnati, nè dettagliatamente descritti, ma confron¬ tati con quelli del Pagenstecher e del Pallas, nelle rispet¬ tive descrizioni, indussero l’osservatore alla identificazione delle tre forme. Per quanto riguarda i rapporti fra la T. hyracis e Y Arhynchotaenia critica ho già ampiamente confutato le conclusioni del Moniez , ma sui rapporti tra gli esemplari di quest’ultimo e quelli del Pagenstecher si deve ancora discutere, sopratutto per estendere il confronto ai miei esemplari e a quelli più recentemente descritti dal Nassonow. Dalla brevissima nota del Moniez si possono ricavare questi pochi dati: gli esemplari (parecchi, ma in numero non precisato) sono stati raccolti da T. Barrois nell’ inte¬ stino (*) di un Hyrax capensis (sic) della Siria; sarebbero identificabili per il complesso dei caratteri all’ Arhyncho¬ taenia critica Pag., avendo lo scolice inerme, le proglot¬ tidi molto allargate (eccetto le ultime), le aperture genitali unilaterali ; ma alcuni esemplari si distinguerebbero per una lunghezza molto maggiore (due o tre volte la normale), le uova presenterebbero un apparecchio piriforme con qual¬ che speciale particolarità. Per la presenza di questo appa¬ recchio piriforme e per tutti gli altri caratteri in generale, la specie dovrebbe essere ascritta al genere Anoplocephala. Dopo la pubblicazione del Moniez, io mi sono ancora oc¬ cupato (2) delle tenie deAYHyrax da me stesso descritte nel 1891 ; ho confermato che Y Arhynchotaenia del Pagenstecher si deve ascrivere al genere Anoplocephala ; ma invece di considerare gli esemplari del Moniez come intermedii tra quelli del Pagenstecher e quelli del Pallas, li ho avvicinati alla Taenia Ragazza (che io avevo appunto distinto dalla T. critica specialmente per le dimensioni molto maggiori). E cosi sorsero nuove questioni, che, naturalmente, non po¬ tevano risolversi se non con un esame particolareggiato (l; Notisi bene che nessun esemplare fu trovato nel fegato. (2) Elminti Eritrea , già cit. (p. 13-15). Genova, 1893. 10 degli esemplari del Moniez (troppo insufficientemente de¬ scritti) e con lo studio di nuovo materiale. Tali condizioni potè il Nassonow ottenere, mediante la raccolta di nuove tenie di iraci (Procavia syriaca, Ehrb.), e l’invio a lui fatto di esemplari tipici, non solo della forma descritta dal Moniez , ma anche della mia. E lo zoologo russo studiò infatti tutte queste forme confrontando le une con le altre ; ma, se dal lato analitico il suo studio riuscì utilissimo, per l’illustrazione di nuovi esemplari e per la revisione di quelli del Moniez, fu, per contro, infruttuoso dal lato sintetico, non risolvendo soddisfacentemente nessuna delle questioni sopra accennate. Ciò in parte ho già dimo¬ strato nelle pagine antecedenti , ora confermerò con altre prove. Le nuove tenie descritte dal Nassonow furono trovate in considerevole numero, ma in diversi individui di Procavia syriaca, e sempre nelle vie biliari (almeno con lo scolice e il primo tratto di strobilio) (*). Tanto dalla minuziosa descrizione, quanto dalle precise figure, appare manifesto che gli esemplari sono riferibili alla forma tipica dell’M. critica , mostrando per altro ca¬ ratteri di transizione tra gli esemplari del Pagenstecher, quelli del Moniez, ed i miei. Per la forma dello scolice e delle proglottidi sono più affini a questi ultimi; per le di¬ mensioni corrispondono agli altri. L’esame comparativo di queste varie forme indusse il Nassonow a considerarle come di un’unica specie, distin¬ guendone però due varietà: A. hyracis var. hepatica e A. hyracis var. intestinalis. Alla prima varietà volle ascrivere i suoi esemplari, una parte di quelli del Moniez, quelli del Pagenstecher e quelli del Pallas ; alla seconda un’altra parte di quelli del Moniez e gli esemplari da me assegnati all’M. critica (non però quelli assegnati alivi. Ragazzii, di cui non tenne conto). Premesso intanto che le due varietà, per ciò che sopra fi) La parte centrale e terminale dello strobilio s’ inoltrava spesso nel duodeno, ma lo scolice era sempre nei vasi epatici. Solo un breve fram¬ mento di strobilio fu rinvenuto nel tenue. Noto questa particolarità perchè il Nassonow, come mostrerò, vi attribuì esagerata importanza. 11 si è detto, dovrebbero denominarsi A. critica var. hepatica e A. critica var. intestinalis, importa cercare se le stesse siano basate su caratteri ben definiti e costanti, in modo da acquistare un valore sistematico, o se invece siano de¬ terminate da una distinzione puramente artificiale. Considerando, da una parte, gli esemplari da me descritti, e dalT altra quelli del Pagenstecher, la suddivisione della specie in quelle due varietà potrebbe ritenersi giustificata, poiché si avrebbe: in un caso, una forma piccola vivente nell’ intestino (miei esemplari) ; in un altro, una forma più grande vivente nel fegato (esempi, del Pagenstecher) ; si avrebbe cioè quella concomitanza nei caratteri differenziali, che è indispensabile in qualunque sistematica distinzione. Ma, naturalmente, bisogna anche tener conto degli esem¬ plari del Nassonow e di quelli del Moniez , ed è appunto per questi che una sicura distinzione non è più possibile. Troviamo infatti, che, da una parte, gli esemplari del Nas- sonow si presentano con lunghezza variabile tra cm. 4,5 e cm. 17, pur essendo tutti delle vie biliari; e dall’altra gli esemplari del Moniez, tratti esclusivamente dall’ inte¬ stino, variano pure tra dimensioni minime corrispondenti a quelle dei miei esemplari, e dimensioni massime anche su¬ periori a quelle indicate per gli esemplari del Pagenstecher. Come dunque orientarsi in simili casi? Il Nassonow avrebbe superato queste difficoltà ricorrendo ad un’ipotesi artificiosa; secondo lui, gli esemplari massimi del Moniez spetterebbero alla varietà epatica, e sarebbero pervenuti eccezionalmente nell’ intestino, dopo aver lasciato nel fegato i rispettivi scolici. Tale ipotesi sarebbe suggerita dalla considerazione che tutti gli esemplari esaminati dal Nassonow avevano lo scoi ice nelle vie biliari sebbene lo strobilio si prolungasse nel duodeno, che nel tenue di una procavia fu anche trovato un frammento privo di scolice, e che qualcuno dei più grandi esemplari del Moniez, riveduti dal Nassonow, era pur privo di scolice. Ma a questo proposito si deve osservare che, nello scritto del Moniez si accenna ad « un certo numero » di esem¬ plari , non solo dei piccoli ma anche dei grandi, e non è punto detto che tutti questi ultimi fossero privi di scolice. Si deve inoltre tenere presente che tutti gii esemplari del 12 Moniez, grandi e piccoli, furono trovati nell’intestino d’uri ospite solo, e che del fegato di questo non si è fatto cenno. Tutto ciò basterebbe a rendere poco verosimile V ipotesi suddetta, ma bisogna ancora ricordare che la notevole di¬ vergenza nelle dimensioni degli esemplari del Nassonow , costituirebbe sempre un ostacolo non superabile con l’ ipo¬ tesi stessa, e tale da rendere impropria la distinzione di quelle due varietà. Qui è opportuna un’altra osservazione. Perchè il Nas¬ sonow ha dichiarato che gli esemplari del Moniez non possono avvicinarsi al VA. Ragazzii , come io avevo invece supposto? (*). Le differenze essenziali che mi hanno indotto a separare questa nuova specie dall’ff. critica si riduce¬ vano alle dimensioni maggiori e alla forma dello scolice. Orbene , se è vero che gli esemplari grandi del Moniez sono privi di scolice e che si avvicinano per le dimensioni e i caratteri dello strobilio alla forma descritta dal Nas¬ sonow, io non so come si possa escludere la loro identifi¬ cazione con VA. Ragazzii, che per i soli caratteri dello strobilio corrisponderebbe perfettamente ai maggiori esem¬ plari di quella forma. Per tutte le considerazioni finora esposte, parmi dunque lecito dichiarare che le complicate questioni sulle tenie degli iraci, non possono ritenersi come risolte dopo la re¬ cente nota del Nassonow. Nè io posso sostituire mie solu¬ zioni a tutte quelle proposte da questo autore; ma voglio anzi avvertire, che, delle conclusioni attualmente possibili per i vari quesiti sull’ argomento . poche soltanto possono considerarsi come vere soluzioni , la maggior parte non ha che un valore provvisorio. Ed ecco ciò che possiamo concludere: 1. ° La Tenia hyracis Rud. , è una specie che deve essere radiata dalla sistematica. 2. ° La Taenia sp. indicata dal Leuckart, non può ser¬ vire a confronti di sorta, per assoluta mancanza di carat¬ teri specifici. 3. ° L ' Arhy nello taenia critica Pag. è invece una specie (‘) Rim. Eritrea ., pag. 14. 13 sufficientemente definita, ed è quindi la prima con cui si debbono confrontare le varie tenie degli iraci ; essa deve però essere ascritta al genere Anoplocephala. 4. ° La Taenia Paronai Mon. è una specie ben distinta da tutte le altre degli stessi ospiti, sopratutto per la pre¬ senza di uncini nello scolice. 5. ° Le tenie successivamente descritte da me, dal Moniez e dal Nassonovv hanno di certo stretti rapporti con VA. critica , e quindi anche tra loro reciprocamente , ma il grado preciso di questi rapporti non può finora essere determinato, sopratutto per L insufficienza di dati sugli esemplari del Moniez. 6. ° Le due varietà stabilite dal Nassonow (A. hyracis var. hepatica e var. intestinalis) non possono venire ac¬ cettate, non essendo fondate su caratteri definiti e costanti. 7. ° È assai probabile che VA. Ragazzii Setti, sia una specie distinta dall’M. critica Pag., e che a quella debba identificarsi la forma maggiore degli esemplari del Moniez. 8. ° È parimente probabile che gli esemplari piccoli del Moniez, i miei, e quelli del Nassonow, siano tutti identifi¬ cabili all’M. critica , specie che potrebbe presentarsi con variazioni individuali notevolissime, come si osservano del resto per molte altre dello stesso genere. 9. ° È finalmente possibile che anche gli esemplari del- YA. Ragazzii e quelli grandi del Moniez . siano riferibili alla stessa A. critica fi). fi) Nel mio recente lavoro sui « Nuovi elminti dell’ Eritrea » ho descritto un’altra tenia dell’intestino degli iraci, denominandola Anoplocephala P(l- genstecheri (p. 223 e seg.). Gli esemplari di quésta specie si avvicinerebbero per le dimensioni complessive e per la forma generale dello strobilio, a quelli da me descritti precedentemente come spettanti all 'A. critica; ma ne differiscono per le dimensioni dello scolice, e specialmente per la po¬ sizione degli sbocchi sessuali, che sono sul vertice degli angoli delle pro¬ glottidi , e non in mezzo ai margini laterali. Siccome ho trovato che tali differenze, insieme ad altre secondarie, erano costanti nei moltissimi esem¬ plari da me esaminati, ho stabilito per questi una nuova specie; ed è certo che, seguendo i comuni criterii sistematici, non potevo fare diversamente. Ma, tenendo conto di tutte le considerazioni sopra esposte, e ricordan¬ done altre più generali riguardo ai limiti specifici dei cestodi (su cui ho già più volte richiamata l’attenzione degli elmintologici), io non esito a dichiarare che anche a questa specie, come a moltissime altre dello stesso 14 * * * Prima di chiudere la presente nota, devo ancora rispon¬ dere al prof. Nassonow in merito ad alcuni appunti ch’egli volle fare sulla mia descrizione dellVl. critica. Nel mio lavoro « sulle tenie deWHyraoc dello Scioa » avevo detto (p. 320) che le ventose delibi. critica misu¬ ravano nel diametro massimo mm. 0,4, ed avevo desunto questa cifra dall’ osservazione di numerosissimi esemplari, fra i quali avevo esplicitamente dichiarato che si presenta¬ vano variazioni individuali notevolissime. Il Nassonow, che ebbe a disposizione due soli dei miei esemplari , trovò di poter contestare 1’ esattezza delle misure da me date , af¬ fermando che il diametro delle ventose non arriva che a mm. 0,23 (pag. 20). Io non dirò, alla mia volta, che il Nas¬ sonow abbia misurato male , ma osservo soltanto che io ho parlato di « diametro massimo », e che, avendo ancora esaminato recentemente gli esemplari in questione, ho po¬ tuto constatare V esattezza della cifra da me data, notando per altro che essa rappresenta appunto la misura massima (che si scosta di poco dalla misura media), mentre la mi¬ nima (solo in qualche esemplare) può quasi arrivare alla cifra data dal Nassonow. Più grave sarebbe l’appunto' fattomi riguardo alla dispo¬ sizione degli sbocchi sessuali nella stessa specie. Mentre io ho detto che essi si trovano sempre dalla me¬ desima parte dello strobilio (pag. 321). il Nassonow asse- genere, della stessa famiglia, dello stesso ordine, si deve soltanto attribuire un valore provvisorio. Potremo decidere se VA. Pagenstecheri, VA. Ragazzii e le varie forme dell’4. critica costituiscono una sola, o due, o parecchie specie, solo quando sapremo se esse hanno origine da una sola, o da due, o da parecchie forme di cisticerchi. Più estendo i miei studi intorno ai cestodi, e più mi persuado che nella sistematica di questo ordine le delimitazioni specifiche sono adatto arbitra¬ rie; e ciò sopratutto perchè le forme larvali ci sono generalmente scono¬ sciute, e le forme adulte possono presentarsi con variazioni individuali ri¬ levantissime. Per ora non credo che sia un’esagerazione il ripetere per questo gruppo di elminti ciò che è stato detto da Haeckel per le spugne calcari: vi si possono contare a piacimento poche, o molte, o anche moltissime specie. 15 risce che negli esemplari avuti in comunicazione, essi sono alterni. Io non so se le variazioni individuali di cui ho già par ¬ lato possano giungere Ano a questo segno, ma ad ogni modo mi sembra poco probabile che , sopra un centinaio di esemplari, due soli debbano presentarsi con gli sbocchi alterni, e questi due siano precisamente.... quelli osservati dal Nassonow. Appena ricevuta la pubblicazione di questo autore , io ho esaminato ancora tutto il materiale che mi aveva ser¬ vito per il mio studio, e con grande soddisfazione ho ri¬ scontrato che, in tutti gli esemplari, gli sbocchi sessuali sono sempre da una sola parte dello strobilio. Questi esem¬ plari sono a disposizione degli studiosi nel museo univer¬ sitario di Genova, e chiunque potrà controllare le mie os¬ servazioni. Dopo ciò non ho più nulla da aggiungere in ri¬ sposta agli appunti dello zoologo russo, sulla mia descrizione de\Y Anoplocephala critica. Genova, gennaio 1898. Dal Museo zoologico della R. Università . Genova, Tipografìa Ciminago , Vico Mele , 7. 1898. /fìd n DI ZOOLOGIA E ANATOMIA COMPARATA DELLA R. UNIVERSITÀ DI GENOVA N.° 60. 1898. G. Cattaneo Per la storia dell’ anatomia comparata. L’8 dello scorso settembre si inaugurò a Crevalcore un degno monumento a Marcello Malpighi, e in tale occasione fu pubblicata, per cura del Comitato promotore, una rac¬ colta di scritti che illustrano la vita e le opere del grande biologo crevalcorese, e analizzano paratamente i suoi me¬ riti nell’anatomia e istologia animale e vegetale, nell’em¬ briologia, nella medicina, ecc. (J). Invitato a occuparmi in ispecial modo delle benemerenze del Malpighi nelPanatomìa comparata, di buon grado accettai il non facile incarico, ben lieto di poter rendere il mio modestissimo, ma sincero tributo, alla memoria del grand’uomo. Molto infatti si trova nell’opera malpighiana che può riferirsi all’anatomia com¬ parata o, quanto meno, alla zootomia, poiché le sue celebri monografie sui polmoni, sul cervello, sul fegato, sulla milza, sui reni, ecc., sebbene abbiano per intento di risolvere vari (’) Marcello Malpighi e V opera sua. Scritti vari, raccolti e ordinati dal dott. Ugo Pizzoli. Dott. Francesco Vallardi , Milano 1898. Gli articoli ivi contenuti sono i seguenti: R. Virchow, Elogio di Malpighi — G. Weiss, Introduzione generale — G. Atti, Biografìa. — M. Foster, Malpighi e la società reale di Londra (con molte lettere inedite) — L. Frati, Medaglie onorarie di Malpighi — E. De-Miciielis, Malpighi e la storia del pensiero — A. Kòlliker, Malpighi nell’anatomia generale — G. Romiti, Malpighi nell’ anatomia dell’ uomo — A. Eternod , Malpighi nell’ istologia — G. Cattaneo, Malpighi nell’anatomia comparata — E. Perroncito, Il baco da seta — F. Todaro, Malpighi nella biologia e nella medicina — A. De- Giovanni, Malpighi nella storia della medicina — E. Strasburger, Malpighi quale fondatore dell’ anatomia vegetale — F. Morini, Malpighi nella bota¬ nica — E. Haeckel, Malpighi filosofo-naturalista — C. Frati, Bibliografìa. E un’opera, nel suo complesso, ben riuscita, la quale, mentre è nuovo monumento alla gloria del Malpighi, fa onore al Comitato che l’ha pro¬ mossa e all’ editore che F ha pubblicata. problemi, allora oscuri e discussi, in servizio dell’anatomia e fisiologia umana, pure si fondano più su osservazioni fatte negli animali che nell’ uomo. Ma l’autore non indica ogni volta il nome della specie su cui fece la ricerca, trat¬ tandosi spesso dei comuni animali domestici. A questo di¬ fetto delle opere stampate (Opera omnia e Opera posthuma), suppliscono le manoscritte, e specialmente il Diario dili¬ gentissimo, che delle sue osservazioni tenne il Malpighi per ben trentacinque anni, dal 1660 all’ anno della sua morte, e che forma il voi. II dei manoscritti malpighiani esistenti nella Biblioteca universitaria di Bologna (Obser ~ valiones anatomicae in plantis et animalibus) . Con l’aiuto di queste note e dei disegni relativi, che danno conto di oltre 600 dissezioni su almeno 75 specie di animali, potei non solo completare i dati zootomici accennati nelle opere stampate, ma rinvenirne molti altri ancora inediti, che dimo¬ strano la grande attività del Malpighi anche nell’ anatomia comparata. Io non darò qui che un brevissimo sunto dei miei appunti* non potendo mancare, in un Bollettino dedicato alla zoologia e all’ anatomia comparata, un cenno almeno di un capitolo così importante della loro storia e un ricordo della circostanza, rimandando, pei particolari, alla Memoria completa, che fa parte del citato libro M. Malpighi e Vo~ pera sua (x), e ove sono anche riportati i passi testuali. Col nome di verme cucurbitino descrisse il Malpighi il Distoma liepaticum, già poco prima accennato dal Redi, e vi distinse l’ovario, l’utero, i vitellogeni, interpretando in¬ vece come vaso circolatorio il tubo digerente. Scoperse il cisticerco nella carne panicata del maiale, e osservò anche le tenie dell' uomo e del cane , notandovi le ventose e gli uncini del capo. Con insistenza si occupò dell’anatomia dei molluschi , argomento a cui contemporaneamente attende¬ vano il Redi, l’Harder e lo Swammerdam, e, sebbene quasi nulla pubblicasse in proposito, sono importanti le note ma¬ noscritte e gli schizzi che riguardano la seppia, la lumaca e il’ lumacone; di questi ultimi non riuscì però a intrave¬ dere l’ermafroditismo, rivelato poco dopo dal Ray e dallo Swammerdam. (lj G. Cattaneo, M. Malpighi nell’anatomia comparata, op. cit., p. 142-176* 3 Tra gli artropodi , salvo alcune osservazioni inedite sul fegato e sull’ovario dei crostacei, e sulla orismologia del Demodex , studiò solo gli insetti, ma con ricerche estese e minute, e giungendo a risultati capitali; prova ne sia la monografia del baco da seta, che è riputata dai più come il suo capolavoro. Le trachee, il cuore tubulare , i vasi escretori (detti poi malpighiani) furono fatti conoscere per la prima volta, nei loro minuti particolari, dall’anatomico bolognese. Ma, quasi a preparazione e ad illustrazione di questa monografia, continuò per molti anni lo studio zoo- tomico su svariatissime specie ; ricorderò solo le annota¬ zioni e i disegni sulla muscolatura dei bruchi, in cui egli avverti per il primo la striatura delle fibre, sul cervello bilobo, la catena gangliare, il collare periesofageo, gli occhi composti, ecc. L’organo luminoso delle lucciole gli fu ar¬ gomento di molteplici riflessioni ed esperienze. Nella cicala, nel grillo, nella locusta, nella grillotalpa, nell’ape e in molti lepidotteri e coleotteri osservò T intestino con gli an¬ nessi vasi, delle trachee vide il filo cbitinoso spirale e le dilatazioni ad ampolla, notevoli nel lucano e nella cicala, e ne provò la funzione respiratoria, osservando che gli in¬ setti morivano se si tappavano le stigme. Fu insomma, in questo campo, emulo di Swammerdam, e precursore di Réaumur e Bonnet. Ricerche di gran lunga più estese riguardano i vertebrati. Mentre era a Messina, osservò i canali glandulari cutanei dei pesci cani, delle razze e delle torpedini, studiati più tardi dal Lorenzini, dal Savi e dal Leydig, la valvola spi¬ rale dell’intestino, la glandola digitiforme, e il cuore bilo- culare dei selaci, di alcuni dei quali accertò la viviparità. 1 pesci ossei gli servirono specialmente per indagare la struttura del cervello, quale la espose nelle sue celebri memorie de cerebro e de cortice cerebri , con risultati per altro molto incerti, se non nell’osservazione, almeno nella interpretazione. Estendendo anche al cervello la sua teoria delle glandule conglobate, considerò la sostanza cor¬ ticale come formata da un ammasso di glandulette, secer- nenti un succo nervoso, ch’era portato alla periferia da fibre cave o « budellini » , riuniti in fàsci e costituenti i nervi. Curiosa teoria invero, accettata poi anche dal Bo- 4 relli; però, se l’interpretazione fisiologica cadde ben presto, l’osservazione non è da credersi fantastica, almeno per quanto si può ricavare dalla brevità delle descrizioni e dalla insufficienza delle figure. Che cosa possono essere queste « glandulette » microscopiche, che sono disseminate nella sostanza grigia? che cosa i fili che da esse par¬ tono? Secondo ogni probabilità, quei corpicciuoli non sono altro che le grandi cellule nervose, che si possono vedere facilmente anche sul fresco, e anche a piccolo ingrandi¬ mento; e i filamenti, che da esse partono e costituiscono la sostanza bianca, i prolungamenti nervosi delle cellule , che vanno infatti a costituire i nervi. 11 nome a questi dato di tubuli, che durò a lungo nell’istologia, derivò verisi- milmente dall’aver interpretato la guaina come parte prin¬ cipale del filamento, e il cilindro assile come lume del tubo. Esaminando il nervo ottico del pesce spada, del tonno, del pagro, ecc. vide eh’ esso non era fatto come un fascio di filamenti, ma come una membrana ravvolta su sè stessa in molteplici pieghe, e comunicò quest’osservazione al Bo- relli, che poi la ripetè a Pisa alla presenza di altri ana¬ tomici e dello stesso Granduca. L’Eternod, nel suo articolo intorno ai meriti di Malpighi nell’istologia, dopo aver detto che erroneamente egli assegnò una struttura glandulare al cervello, soggiunge : « Nè più fortunato egli fu nel modo di comprendere la costituzione del nervo ottico, che, come si vede da un suo disegno, egli credette composto di la¬ mine diversamente contornate e piegate ». Ma il Malpighi non generalizzò questa struttura ai nervi ottici di tutti gli animali; la sua figura si riferisce solo allo Xiy)hias e ad altri pesci, ed è esattissima; e questa disposizione, facile ad osservarsi anche ad occhio nudo su pesci di dimensioni un po’ grandi, è confermata nel trattato dell’Owen. Dei pesci studiò anche l’occhio e i suoi muscoli, le branchie e la loro funzione, il cuore, l’ intestino, il fegato e i vasi sper¬ matici. In un’ « anguilla di faro » egli vide al micro¬ scopio molti globuli ovali, che sono evidentemente le cel¬ lule rosse del sangue, osservate da lui anche nella rana e nei mammiferi; talché condivide col Leuwenhoek e con lo Swammerdam l’onore di questa scoperta. Specialmente sulla rana studiò la struttura e la funzione dei polmoni, accertando la loro natura vescicolosa, lo sbocco dei piccoli bronchi negli alveoli e resistenza di una rete capillare che circonda l’alveolo. Quanto alla funzione, con¬ divise dapprincipio l’idea diffusa al suo tempo, che cioè il moto dei polmoni servisse a rimescolare ed amalgamare le varie parti del sangue, favorendo la sua fermentazione ; ma, avendo il Borelli combattuta tale teoria, ammettendo che 1’ utile della respirazione non derivasse dal moto che si fa respirando, bensì da elementi dell’aria che vengano as¬ sorbiti dal sangue (1681) (1), il Malpighi, nelle opere postume (1697) abdicò alla prima opinione, e abbracciò la seconda più giusta, dando anche lealmente a capire che non si trattava di scoperta sua, ma di opinione emessa da altri ; « è reso certo , egli dice, che nei polmoni viene spinto per¬ le arterie polmonali il sangue mescolato con la linfa e con il chilo, e che in esso si sminuzza e si frammezza con un corpo sottile separato dall’aria, ecc. ». 11 Todaro lumeggiò assai bene nel suo articolo questa chiara conce¬ zione del Malpighi riguardo alla fisiologia della respira¬ zione. lo non ho accennato a questo progresso 'postumo delle idee del Malpighi, e riparo ora all’omissione. Nelle rane osservò inoltre il Malpighi il particolar modo di respirare per deglutizione, che fu poi attribuito (ma impropriamente, come dimostrò il Panizza) anche alle tar¬ tarughe; talché quelle, se respirano con torace leso, non inspirano più a bocca aperta. Vide pure che, contraria¬ mente a quanto fu creduto poi per lungo tempo, l’estirpa¬ zione della lingua non rende impossibile la respirazione delle rane, bastando il ristringimento degli sfinteri nasali. Poco si occupò dei rettili, e assai più degli uccelli, tro¬ vandosi nel diario una piccola monografia dell’aquila, ri¬ portata poi in miglior forma nelle opere postume. Le pa¬ pille cutanee, la gianduia uropigetica, lo sviluppo delle penne gli offrirono argomento a interessanti osservazioni. Nell’ occhio della civetta notò il fenomeno della imagine degli oggetti, capovolta sulla retina; tentò anche lo studio dell’organo dell’ udito, ma con iscarso frutto; ed estesele (') A. Borel.i.i , De motn animai ium. Voi. II, 1681, proposizione 113: « Per respirationem, aeris particulae sanguini commisceri possunt ». 6 sue indagini ai visceri di molte specie di uccelli, secondo che gliene capitava il destro, illustrando, nelle sue note, con descrizioni e disegni accurati, lo stomaco multiplo e l’apparecchio riproduttore di vari gallinacei e palmipedi, e la lingua protrattile del picchio. Ma i più importanti lavori suoi sugli uccelli sono, senza dubbio, le due memorie re¬ lative allo sviluppo del pulcino, che fanno del Malpighi uno dei precursori dell’ embriologia. La maggior parte delle sue dissezioni riguarda tuttavia i mammiferi, e di questi sopratutto i ruminanti. Studiò lo sviluppo delle corna bovine, approfittando anche di un caso anomalo di corno sopranummerario, tentò varie ricerche sulla struttura deir occhio e dell’orecchio, e nella lingua dei ruminanti fece la sua celebre scoperta delle papille gustative. In un cuore di bue, a quanto pare, notò il Mal¬ pighi la direzione spirale delle fibre, e sulla milza e sui reni dello stesso animale fondò le sue dottrine relative alla struttura di questi organi. Fu tra i primi a osservare nei mammiferi gli ovuli scendenti per le tube falloppiane. E tra le molte altre indagini, quasi tutte inedite, sull’ anatomia di equini, di rosicanti, di carnivori, ecc. ; offre speciale in¬ teresse la sua descrizione delle giandule peptiche tubulari, o fistole gastriche. In conclusione, il Malpighi, riconosciuto come fondatore dell’ istologia vegetale e animale, fu anche benemerito del¬ l’anatomia comparata, poiché ebbe una grande pratica zootomica, e dissecò un gran numero di animali, ricercando le più intime particolarità della loro organizzazione con diversi artifici: l’esame microscopico, la vivisezione, la macerazione, l’indurimento nell’acqua bollente, le iniezioni di sostanze colorate. Certo, la sua opera zootomica è sparsa e frammentaria, nè pensò mai a riunire le sue osservazioni sugli animali in un corpo di dottrina, ma intuì tutta la efficacia del metodo comparativo, e perciò merita un posto segnalato anche nella storia dell1 anatomia comparata. Genova , aprile 1898. Genova, Tipografìa Ciminago, Vico Mele, 7. 1898. ifnj/ BOLLETTINO DEI MI III ZOOLOGIA E ANATOMIA COMPARATA DELLA R. UNIVERSITÀ DI GENOVA N.° 61. 1898. Alessandro Brian Catalogo di Copepodi parassiti dei pesci della Liguria. Nel laboratorio di Zoologia dell’Università di Genova che ebbi a frequentare nel biennio ora decorso quale studente di Scienze naturali, fu messo a mia disposizione dal Diret¬ tore prof. Corrado Barena, un ricco materiale di copepodi parassiti dei pesci, e lo feci volentieri oggetto di uno stu¬ dio, conoscendo l’importanza speciale di questo gruppo, che presenta, dopo gli elminti, il quadro più spiccato della condizione parassitaria e le maggiori e più profonde modi¬ ficazioni morfologiche inerenti a questo peculiare modo di vita. Come è noto, questi crostacei sono soltanto parassiti allo stalo adulto, e subiscono per adattamento al parassi¬ tismo tali deformazioni, che alcuni, ridotti quasi al solo te¬ gumento, piti non contengono altro organo speciale, all’in- fuori di quelli che necessitano alla conservazione della specie. Pingui, ciechi, impotenti a muoversi, non vivono che del ma¬ teriale che prendono dall’ospite che li accoglie; si trovano così al termine della loro esistenza innicchiati e non più ri- conoscibili negli organi anche profondi di altri viventi, essi che tuttavia al loro uscire dall’uovo sono tutti liberi e nuo¬ tano con agilità. Per tale ragione distinti naturalisti del secolo passato reputavano che i copepodi parassiti, i quali si presenta¬ vano a loro in questa strana sembianza, dovessero ascri¬ versi fra i vermi; e sebbene già per lo innanzi il De Blain- ville ne avesse riconosciuti i rapporti coi crostacei ed avesse per ciò collocato i Lerneidi tra gli articolati, mentre Latreille li voleva distribuire tra gli elminti, non fu che dopo il 1832, per opera di Nordmann, eh’ essi acquistarono il vero loro posto tra i Crostacei. Contemporaneamente al Norclmann, o poco più tardi, altri osservatori, come per es., Burmeister (1835), Kollar (1835), Johnston (1835-36), Kròyer (1837-38), Pickering e Dana (1838) e Rathke (1839) diedero grande impulso allo studio dei Copepodi parassiti, e contribuirono alla loro più per¬ fetta conoscenza; sicché, essendo aumentata di pari passo anche la serie dei copepodi liberi, per gli studi principal¬ mente di M. Milne Edwards ed altri (1840), le forme note dei due gruppi arrivarono in complesso a circa 150 specie con 44 generi, mentre soltanto 8 specie con 3 generi erano menzionate al tempo di Linneo (1766). In questi ultimi de¬ cenni per tali gruppi di crostacei si è verificato un pro¬ gresso sempre maggiore , sia dal punto di vista sistema¬ tico, sia da quello più generale della morfologia, per opera di naturalisti, quali per dire solo d’ alcuni, Yan Beneden (1850-60), Leydig (1853), Kolliker (1853), Gerstaecker (1853- 54), Heller (1857-66), Claus (1859 68) , Thorell (1859), Sars (1861), Hesse (1862-68), Kròyer (1863) , Kurz (1877). Basti dire che il numero complessivo dei copepodi, comprese le forme libere, ammonterebbe di già, secondo Gerstaecker (1866-79), a 944 specie riunite in 217 generi. Volendo li¬ mitarci ai Copepodi parassiti dei pesci, come è nostro in¬ tendimento, troviamo che questo gruppo comprende, secondo lo stesso autore, più di 337 specie raggruppati in 85 generi. In oggi il numero delle specie note è certo superiore. Le località maggiormente esplorate, sotto questo aspetto sono quelle dei mari a settentrione d’Europa, mentre fra noi, come tutti i crostacei in genere, l’ordine dei copepodi conta pochissimi cultori. Fra questi per limitarci ai viventi, ricorderemo in Italia, il Richiardi a Pisa, il Della Valle a Napoli, lo Stossich e il Valle a Trieste. Distinti naturalisti stranieri s’ erano bensì occupati per lo innanzi di questi artropodi del Mediterraneo ( Grube, Heller, Hope, Claus, ecc.), e dell’Adriatico (Heller, Kurz, Ileider, Schaub, ecc.) ma non di proposito. Per quanto ac¬ curate fossero state le indagini da essi fatte, i loro lavori si restrinsero unicamente ad alcune specie, nè la lontananza del mare e la difficoltà di procurarsi grande copia di pesci, a loro permisero di estendere le ricerche alla maggioranza di quelli dell’Adriatico e del Mediterraneo. Invece i lavori e le scoperte ulteriori, dei già citati au¬ tori italiani, mirarono direttamente ad illustrare più com¬ pletamente la fauna nostra; ma anche lo studio loro, pur abbracciando copepodi parassiti di molte specie e di diverse località, non arrivò a colmare la grande lacuna delle no¬ tizie sulla loro distribuzione intorno alle nostre spiaggie, di che moltissime rimangono ancor oggi da esplorarsi. Rivolgendo in particolar modo uno sguardo alla Liguria, noi constatiamo una assenza pressoché assoluta di studii a questo proposito. Nel 1816 Risso nell’ « Histoire naturelle des Crustacés des environs de Nice », non cita che due Caligidi: Caligus productus Muli, e C. imbricatus Risso. Solo, nel 1846, per quanto io sappia, colla nota pubbli¬ cazione intitolata: « Descrizione di Genova e del Genove- sato, » è apparso per opera del Verany un primo elenco si¬ stematico dei Crostacei liguri, catalogo non poco importante per quei tempi , perchè appunto unico per la storia della carcinologia del nostro paese. Ma in questa nota, accanto ad un numero discreto di crostacei superiori (Decapodi), troviamo una serie di Sifonostomi, troppo scarsa per poter avere un’ idea giusta della attuale distribuzione in Liguria di questi parassiti. Infatti le specie elencate sono: 1. Caligus Rissoanus M. Edw. 2. Cecrops Latreillii Leach. 3. Nemesis Carcherium Bruii. 4. Brachiella Thynni Cuv. 5. Penellus filosus M. Edw. (Renella filosa Cuv., Lerneopenna Blainv.). Per supplire in qualche modo alla lamentata deficienza di uno studio dei Copepodi parassiti di animali della Liguria, si andò facendo in questi ultimi anni nel Museo di Zoologia della R. Università di Genova un’accurata ricerca di tali crostacei, e si raccolse il materiale che il Direttore prof. Pa- ,rona, come dissi, volle affidarmi perchè ne facessi oggetto di studio f1). (l) Cooperarono alla raccolta di questo materiale, oltreché il prof. Parona, gli esimii signori prof. F. Mazza, B. Borgioli, dott. Setti e il compianto A. Perugia. 4 È in grazia di ciò che posso oggi offrire in questo mio lavoro un primo saggio di catalogo di Entomostraci della Liguria, in gran parte provenienti dal. mercato di Genova, già menzionati generalmente per l’Italia, ma quasi tutti non ancora studiati pel mare ligustico. Mi è quindi ben grato dovere ringraziare vivamente il chiarissimo prof. Parona per questa gentile concessione , non meno che per i consigli datimi, e 1 egregio dott. E. Setti che pure efficacemente mi aiutò in questo studio. Le forme di Copepodi parassiti che si riscontrano sui pesci, gruppo del quale, come dissi, intendo occuparmi, sono senza dubbio in numero maggiore di quelle che trovansi nelle altre classi d’ animali. Da uno studio fatto dal Gerstaecker, risulta che i pesci ospitanti copepodi, non si devono ricercare fra gli ordini dei Leptocardi, dei Ciclostotni, dei Lofobranchi, i quali in niun modo ne presentano, ma fra gli altri sei ordini di pesci, che ne offrono un numero maggiore o minore. 11 contingente più numeroso è dato dai pesci Acantotte- rigi che presentano 75 generi, con 124 specie di copepodi parassiti, e dai Malacotterigi (34 gen. con 67 specie). Gli altri ordini offrono un numero di copepodi inferiore alla decina, eccettuati i Plagiostomi con 14 generi e 22 specie. È da notarsi in ultimo che uno stesso copepodo paras¬ sita può, come fanno gli elminti, infestare parecchie specie di pesci (per es. il CoMgus rapax si è trovato sopra 12), e che talvolta anche un pesce solo può portare varie specie di parassiti. Gerstaecker ci dà esempi di pesci che porta¬ vano 8,9 specie e ne cita persino uno con 12 forme di co¬ pepodi parassiti. Sebbene ciascuna specie non sia sempre propria di uno stesso ospite, ma frequentemente ne invada più specie e talvolta un gran numero, tuttavia la massima parte (nota il Richiardi) è esclusivamente propria di una sola specie, sopra la quale anzi con grande costanza, e spesso esclusi¬ vamente, si fissa nella medesima località e nello stesso modo; cosicché, se non sempre, mollo di frequente si può ricono¬ scere la specie alla quale appartiene il parassita, da quella dell’ ospite. Nessun organo dei pesava immune dà. questi ospiti mo¬ lesti, i quali non risparmiano specialmente quei visceri o quelle località che hanno una facile comunicazione con l’am- b lente esterno. Alcuni vivono aggrappati alla pelle (come molti Caligali) o innicchiati tra le squame e le pinne, molti invece si ad¬ dentrano nella muscolatura, altri infestano le cavità bran¬ chiali o si nascondono tra i meati delle cavità nasale e boccale; infine si danno pure esempi di copepodi infìssi negli occhi ( Lerneonenia monilaris M. Edw.) o in vici¬ nanza delle aperture sessuali; e di altri che penetrano nei visceri più interni, come, ad es., nel cranio dei Serranus. Ord, ENTOMOSTRACA. S ubord. GNATHOSTOà l AT A . F a m . N otodelphi i > ae . Gen. Doropygus (Thor.) Giesbr. 1. D. gibber Thor. cf e 9. Carus V. Prodr. Fnun. Medit. 1885, pag. 343. Disùrib. et Habit. Mare Germanicum: — Napoli (Gies- brecht) Adria: Trieste (Kerschner). Nel sacco branchiale di una Clavellina. Genova, 12 marzo 1886. (Mus. Zool. R. Univ.) Thompson deterrà. Subord. SIPHONOSTOMA. Fam. Ergasilina. Gen. Bomolochus Nordmann. 2. B. cornutus Claus. [Tav. II, fìg. 12]. Carus Y. Prodr. Faun. Medit. 1885, pag. 353. Habit. Astrodermus elegans, Exocoetus volitatisi Sa- vris Camperi , Alósa sardina, in branchiis: litora Italiae (Richiardi); branchiis Asterodermi coryphaenoidis adhae- rens: Messina (Claus); branchiis Alosae papalinae adhae- rens, Adria: Trieste (Valle). 6 Sulle branchie dello S comò ere so x Rondeleti C*. VJ \Sayris Carnieri Lac.). Genova, 28 Agosto 1893. (Mus, Zool. R. Univ.). Fani. Caligina. Gen. Caligus Mtlller. 3. C. minutus M. Edwards [C. minimus Otto) [Tav. il, fìg. 8]. Carus V. Prodr. Faun. Medit. 1885, p. 358. JDistrib. et Habit. Litora Britanniae Gallorum. — Labrax lupus, in ore et branchiis affixa: Mediterraneum et Adria- ticum (Novarareise: Heller), Adria (Valle); in Centropomo : Nizza (Risso). Nella cavità branchiale del Labrax lupus Cuv. Genova, 24 Ottobre 1889. (Mus. Zool. R. Univ.). . 4. * C. curtus (l) Mailer (f et $ [Tav. I, fìg. 2]. Distrib. et Habit. Mare del Nord. — Gadus aeglefinus e Merlangus vulgaris Lin. Sulle branchie della Lichia amia Limi. Genova, 22 Aprile 1891. (Mus. Zool. R. Univ.) Thompson determ. Tre esemplari. 5. * C. rapax M. Edw. [Tav. II, fìg. 6j. Bistrib. et Habit. Mare del Nord. — Frigia pini Bl. (branchie); T. gurnardus Lin. (branchie); T. hirundo Lin.; Zeus faber Lin.? ; Pleuronectes limanda Lin.?; PI. rhom- bus Lin.; Merlangus vulgaris Lin.?; Salmo trutta Lin.?; Coregonus pollan (branchie); Squalus sp.? Mugli cephalus cf Cuv. 8 novemb. 1889 e Lichia amia (3 esemplari) 22 aprile 1891. Genova (Mus. Zool. R. Univ.) Thompson determ. 6. * C. proriuctus Dana cf. Distrib. et Habit. Oceano Atlantico del Jsord. — Thijn - nus pelamys Lin. (opercolo branchiale). (*) Ho segnato con asterisco le specie che. per quanto mi consta, non furono ancora indicate pel Mediterraneo. 7 Sulle branchie del Chrysoplirys aurata Lin. Genova. (Mus. Zoòl. R. Univ.) Thompson determ. Un esemplare. 7. * C. gurnardi Ivr. $ [Tav. I, fig. lei a ]. Distì'ib. et Habit. Mare del Nord. — Sulle branchie della Frigia gurnardus Lin. Sulle branchie della Clupea fìnta. Genova, 6 Novembre, 1889. (Mus. Zool. R. Univ.) Thompson determ. Un esem¬ plare solo. 8. C vexaìor Heller, [tav. Il, fi g. 9|. Carus V. Prodr. Faun. Medit. 1885, pag 359. Habit. Dentex vulgaris, in branchiis. Mediterraneum et Adriaticum (Novarareise: Heller, Valle); Dentex vulgaris, D. gibbosus et Pagrus vulgaris: mare ltaliae (Richiardi). Sulle branchie del Dentex vulgaris Cuv. Val. Genova, 12 Febbraio 1890. (Mus. Zool. R. Univ.). 9. ? C. fissus Rich. Richiardi. Cat. Crost. par. del Medit. 1880 (specie non ancora descritta). Sulle branchie del Box salpa Lin. Genova (Mus. Zool. R. Univ.). Un esemplare solo. Lunghezza 3 mm. circa. Lamina frontale grande senza ventose con due antenne brevi, senza traccia di incisione mediana |Tav. I, fig. 3|. Cefalotorace grande quasi rotondo, più lungo della metà lunghezza del corpo, con due piccolissimi occhi posti dorsal¬ mente sulla linea mediana e attaccati l’uno all’altro. Inoltre presenta un pò discosto dal margine anteriore e sotto le antenne due macchie chiare (simulanti ventose?). . Penultimo segmento toracico piccolissimo e presso a poco sferico, congiunto all’ultimo segmento assai più grosso della stessa forma. Infine l’addome, assai stretto e lungo, presenta due appen¬ dici guarnite di setole vistose. Il quarto paio di zampe (libere) termina con segmento appiattito fogliaceo, che offre una serie di 4 setole lunghis¬ sime e terminali ed una spinola situata un poco più in basso. L’ articolo basale piriforme è abbastanza grande. 8 Gen. Lepeoptheirus Nordmann. 10. L. gracilis V. Crs. ( Caliga s gracilis Yan. Ben. C. piscinus Guér.) [Tav. 1, fig. 5]. Carus. V. Prodr. Faun. Medit. 1885, p. 359. Distrib . et Habit. Cavimi .branchiale Rhornbi maximi alio- rumque Pleuronectidorum, fretum Britannici! m. — Rhombus laevis, et maximus, cavum branchiale; mare ltaliae (Ri¬ chiardi). Sulle branchie del Rhombus maximus Cuv. P. Genova, (Mus. Zool. R. Univ.). Parecchi esemplari. 11. * L. hippoglossi lvr. [Tav. I, fig. 4; Tav. 11 fig. 13]. Distrib. et Habit. Mare del Nord. — Sul Pleuronecles hippoglossus Linn.? Sopra V Ortagoriscus mola Lin., Pegli, 2 giugno 1891 (Mus. Zool. R. Univ.) Thompson determ. Molti e grossi esemplari di forma elegantissima. Gen. Per isso pus Steenstrup e Ltitken. 12. P. dentatus Steenstr. e Liltk. Carus. Y. Prode. Faun. Medit. 1885, p. 361. Distrib. et Habit. Atlanticiim, Musteli sp. afilxus. — Mu- stelus equestris, cutis, mare ltaliae (Richiardi); Mustelus vul- garis; Adria (Heller), Squalus Milberti ; Adria (Yalle). Sulla cute caudale del Galeus canis Lin. Genova, 7 no¬ vembre 1892. Sulla pelle del Mustelus laevis M. II. Genova 2 marzo 1893. (Mus. Zool. R. Univ.). Gen. Pandarus Leach. 13. P. bicolor Leach. Carus Y. Prodr. Faun. Medit. 1885 , p. 36*2. Distrib. et Habit. Atlanticum orientale. — Prionodon glaucus, mucosa oris: mare ltaliae (Richiardi). Sulle branchie dell’ Gxyerhina Spallandomi Raf. Ge¬ nova, luglio 1890. (Mus. Zool. R. Univ.). 9 Gen. L'ùthenia Claus. 14. L. glabra Y. Crs. ( Cecropsina glabra Hell.). Carus Y. Prodr. Faun. Medit. 1885, p. 362. Habit. Luvarus imperialis, in branchiis: Adria (Mus. Caes. Yindob., Heller, Yalle). Sulle branchie del Luvarus imperialis Raf. Genova, 1892. (Mus. Zool. R. Univ.). 11 prof. Parona ha pure trovato nello stesso pesce che è una vera « rarità ittiologica » un unico e bellissimo esem¬ plare di Distomum gigas, il quale lu oggetto di osserva¬ zioni da parte del dott. E. Setti [ Osservazioni sul Disto¬ mum gigas Nardo : Atti della Soc. Lig. di se. nat. e geogr. voi. Y. pag. 360-376, Genova, 1894]. 15. L. integra Richiardi [Tav. II, fìg. 7]. (Nondum descripta). Carus Y. Prodr. Faun. Medit. 1885, pag. 362. Habit. Galeus canis et Mustelus equestris, in branchiis (Richiardi). Sulla mucosa della cavità boccale del Mustelus laevis M. H., Genova, settembre 1890. (Mus. Zool. R. Univ.). Gen. Laemargus Kroyer. 16. L. muricatus Kr. Carus V. Prodr. Faun. Medit. 1885, pag. 363. Distrib. et Habit. In Orthagorisco ; Atlanticum boreale, Germanicum. — Orthagoriscus mola: Adria (Yalle). Sulle branchie àe\Y Orthagoriscus mola Lin., Genova, 2 maggio 1891 (Mus. Zool. R. Univ.). Gen. Elythrophora Gerstaecker. 17. E. brachyptera Gerst. (Arnaeus Tliynni Kr). Carus Y. Prodr. Faun. Medit , 1885, pag. 360. Habit. Piscis ectoparasita: Mediterraneum (Mus. Berolin. Gerstaeker); Thynnus vulgaris in cavo oris: Mediterraneum (Mus. Caes. Uindob. , Novarareise , (Heller), mare Italiae (Richiardi); Adria (Yalle). 10 Sulle branchie del Thynnus vulgaris Guy. Val. Genova, 19 dicembre 1884. (Mus. Zool. R. Univ.). Gen. Dinematura Latreille. 18. D. latifolia Steenstrup et Lììtken. [Tav. II, fig. 10]. Carus Y. Prodr. Faun. Medita 1885, pag. 360. Distrib. et Ha, bit. Mare boreale atlanticum, in Oxyrrhina glauca. — Prionodon glaucus, mare Italiae (Richiardi); Car- charodon Rondeletii, Adria: Dalmazia (Valle). Cagliari (Parona). Nell’ Oxyrrhina Spallanzanii Raf. Genova, settembre, 1890 — 15 giugno, 1879. (Mus. Zool. R. Univ.). 19. D. elongata Van Beneden. Distrib. et Habit. Mari del Nord. — Scimnus glacialis. Sopra il Selachus maximus cf jnv. Lin. Gamogli, 26 agosto 1888. (Mus. Zool. R. Univ.). Gen. Cecrops Leach. 20 0. Latreilii Leach. Carus V. Prodr. Faun. Medit . 1885, pag. 363. Distrib. et Habit. Atlanticum septentrionale, Germanicum. — Napoli (Hope); Adria: branchiis Thynni vulgaris adhae- rens (Heller, Valle). Sulle branchie della Mola aspera Bp. (Orthagoriscus mola Lin.), Genova, 2 maggio 1891. (Mus. Zool. Univ.). Fani. Dichelesthina. Gen. Lonchidium Gerstaecker. 21. L. aculeatum Gerst. (Kroyeria aculeata V. Crs.). Carus V. Prodr. Faun Medit. 1885, pag. 364. Distrib. et Habit. Atlanticum, litus Africae occidentale. — Prionodon glaucus , Cavum oris et arcus branchiales. Mare Italiae (Richiardi). Sopra il Galeus canis Lin., Genova, maggio 1890 (Mus. Zool. R. Univ.). il Gen. Cycnus M. Edwards. 22. C pallidus Heller. (Congericola pallida Vari Ben.) Carus Y. Prodr. Faun. Medit. 1885, pag. 366. Distrib. et Habit. Conger vulgaris, enti et branchiis adhae- rens : Mare Gerraanicum. — In eodern pisce. Mare Italiae (Richiardi); Adria: Trieste (Valle). Sulle branchie del Conger vulgaris Cuv., Genova, giu¬ gno 1890. (Mus. Zool. R. Univ.). Gen. Nemesis Roux. 23. N. mediterranea Heller. (N. Lamnae et N. Carcha- riarum Roux). Carus Y. Prodr . Faun. Medit. 1885, p. 365. Habit. Speciei Selachiorum adhaerens: Mediterraneum (Mus. Caes. Yindob., Heller): Lamnae insidens: Nizza (Risso); Adria (Valle); var. sinuata: Oxyrrhinae Spallanzanii insi¬ dens: Adria: Trieste (Valle). Sulle branchie dell’ Odontaspis ferox Ag. ( Triglochis ferox Risso) 6 marzo 1892; sull’ Oxyrr hina Spallanzanii Raf. e mWAlopias vulpes Lin., Genova (Mus. Zool. R. Univ.). Gen. Lernanthropus Blainville (Nordmann). 24. L. Gisleri v. Beneden. [Tav. Ili fig. 18j. Carus V. Prode. Faune Medit. 1885, pag. 364. Distrib. et Habit. Fretum Britannicum. — Umbrina cir- rliosa et Corvina nigra, in branchiis, Adria: Trieste (Hel¬ ler, Heider Valle). Sulle branchie d FiX Umbrina cirrhosa Rissi Genova, 18 ottobre 1889 (Mus. Zool. R. Univ.). 25. L. Kròyeri V. Beneden. Carus V. Prodr. Faun. Medit. 1885, pag. 365. Distrib . et Habit. Mare Germanicum. — Labrax lupus, in branchiis: Nizza (Claus) ; Adria (Heller, Valle); Trieste (Heider). Sulle branchie del Labrax lupus Cuv. , Genova (Mus. Zool. R. Univ.). Numerosi esemplari. Tra alcuni copepocli eh’ io ebbi a comunicare al dottor Thompson , e che con somma gentilezza quel distinto na¬ turalista mi volle determinare, sono da comprendersi quat¬ tro specie, per quanto mi consta, non ancora note. II Thompson le ritenne con qualche dubbio Brachielle a di¬ verso stadio di sviluppo, ma io non credo di sbagliarmi confermando il mio primo dubbio e continuando a riferirle al gen. Lernanthropus. I loro caratteri esterni, mi pare, concordano del tutto colla descrizione dei caratteri di questo genere , scoperto dal Blainville e da lui già chiaramente definito. (Dict. des Sciences nat. T. XXYI, p. 128). Col Thompson però con¬ cordo nel ritenerle n. sp. Per ciò fin d’ora, mi permetto dedicare una di queste, all’egregio sig. Thompson che mi fu tanto cortese d’aiuto. Nomino un’altra seconda L. mugilis dal nome dell’ospite, e mi riserbo di determinar meglio le rimanenti due che ad una sola specie mi sembrano doversi riferire, ma sulle quali ho ancora qualche dubbio. Fino a tutto il 1885, venticinque erano le specie cono¬ sciute del gen. Lernanthropus ; delle quali otto, apparten¬ gono, dice il Richiardi, alla fauna del Mediterraneo, cinque finora esclusivamente , tre in comune con quelle del mare del Nord; le specie nostre sono le seguenti: L. Gisleri Y. Bened. sulle branchie dell’ Umbrìna cir- rhosa L. e della Corvina nigra Cuv. L. Króyeri Y. Bened. sulle branchie del Labrax lupus Cuv, L. scriba Kroy. sulle branchie del Serranus scriba L. L. vorax Rich. sulle branchie del Citar ax puntazzo L. L. brevis Rich. sulle branchie del Sargus Roìideleti Cuv. Yal. e del S. annularis Cuv. Yal. L. foliaceus Rich. sulle branchie del Tyrsites pretiosus Cocco. L. tylosuri Rich. sulle branchie del Tylosurus impe- rialis Raf. L. micropterygis Rich. sulle branchie del Micropteryx Dumerili Risso. Richiardi. Descr ... di due sp . n. del gen. Lernanthropus in Atti Soc. Tose. Se. Nat.: Proc. verb., voi. 4, p. 82-84. 1885. 13 A questo numero aggiungo ora le quattro seguenti specie due delle quali, come dissi, io giudico nuove. 26. L. Thompsoni n. sp. [Tav. Ili fig. 16 a-b-c-d]. I Brachiella n. sp. in via di sviluppo, secondo Thompson. Sulle branchie della Lichia amia Lin. 1. luglio 1896; 22 aprile 1891 (molti esemplari trovati insieme a tre Ca~ ligus rapax); Gen ova (Mus. Zool. R. UnivJBj Lunghezza 7 Va aim. circa, senza le appendici toraciche. Testa lunga 1 */2 min.; non tanto larga, ovale, tendente alla forma esagonale, attenuata anteriormente e divisa in una parte che porta le antenne e in una seconda porzione colle appendici boccali. Si presenta distinta, mercè un solco, dal torace, che porta, nel punto d’unione con essa, una parte leggermente strozzala a guisa di collo. Le prime antenne sono setacee, lateralmente disposte, e probabilmente 7- articolate Seguono subito le seconde an¬ tenne, che sono grossissime ed unciniformi e che sporgono dal margine anteriore del capo. Nella porzione posteriore del capo al lato ventrale e assai in basso, oltre ad un suc¬ chiatoio conico, appuntito e con tracce di mascelle ai suoi lati, notatisi due paia di zampe mascellari di cui le seconde sono notevolmente più robuste. II torace è quasi piriforme, lungo 6 min,; visto dal dorso appare oscuramente delimitato da una leggera traccia di divisione, in una parte anteriore più breve e in una poste¬ riore foggiata a lamina allargata e sub-scutiforme. 1 piedi del l.° paio sono rudimentali: non dissimili da quelli raffigurati dal Nordmann per il L. Temminckii. Essi sono situati proprio sotto il collo toracico. Quelli del secondo paio sono più regrediti e sono dati da due tubercoli piccolissimi, che non riuscii però a distinguere. (Vedi loro struttura raffigurata e descritta dal Claus nella specie L. Króyeri: Ueber den Bau und die Entwichlung Parasit. 1858). Circa alla metà del torace si osservano poi le due grosse appendici ventrali che sono inserite ove il torace appare ri¬ stringersi ed estendersi nella lamina subscutiforme. Queste sono ovoidi e di una lunghezza che raggiunge i 2 mia,, e rappresenterebbero il 3.° paio di piedi. 14 Quattro altri prolungamenti, (che rappresenterebbero il 4° paio) nascono due a due dal margine posteriore del to¬ race ai lati dell’addome , sporgenti molto all’ indietro del corpo e di una lunghezza di circa 4 mm. I due lobi, di cui è composto ogni piede, sono ugualmente lunghi. Al disotto di questi, appare distinto l’addome, (anello genitale) avente ai lati, e probabilmente inserite ancora sul torace, due altre appendici (5.° paio di piedi (?) ). Questo addome è piccolissimo e terminante con coda bi¬ lobata. Esso rimane ricoperto dalla lamina subscutiforme. Dalla sua parte dorsale si dipartono due tubi oviferi su¬ peranti di molto la lunghezza delle altre appendici. Nella sua parte ventrale poi , sono evidentissime le due macchie rosso oscure, che rappresentano i ricettacoli sper¬ matici. Molti esemplari. 27. L. mugilis n. sp. [Tav. Ili, fig. 17-a]. ? Brachiella n. sp. in via di sviluppo secondo Thompson. Sulle branchie del Mugli auratus Riss. Genova, 28 ot¬ tobre 1889. (Mus. Zool. R. Univ.). Due esemplari. Lungh. 4 V2 mm. Corpo relativamente corto. La testa esagonale, tanto larga quanto lunga, presenta ai lati due appendici coniche molto vistose. 1 suoi margini laterali sono rivolti all’ indietro verso la parte ventrale. II torace è largo assai e confusamente diviso in due parti. Non ho potuto distinguere le varie appendici boccali. Il 3.° paio di zampe al di sotto del torace è rappresentato da appendici brevi, fogliacee e ciascuna accartocciata in una sola piega longitudinale mediana. Queste due appendici sono ravvicinate l’ima all’altra, e occupano non solo tutta la larghezza del torace , ma pre¬ sentano una lieve sporgenza per ogni parte di esso. Le quattro lamine caudali allargate (4.° paio) nascenti dal lato posteriore del torace si prolungano di molto fuori del corpo e raggiungono quasi la lunghezza del cefaloto¬ race. Esse coprono in parte l’addome corto e rigonfio, che porta due appendici all’ estremità sua e che sta del tutto nascosto sotto alla lamina subscutiforme dpi torace piut¬ tosto ialina e di consistenza cartilaginosa. Un esemplare solo. Mancano i tubi oviferi (?), forse 9 giovane. Nell’ aprile scorso facendo ricerca di copepodi parassiti nelle branchie di un Mugli , trovai quattro o cinque altri esemplari di questa stessa specie. Nuovamente confrontai l’organizzazione esterna di questi Lernanthropus colla forma resa nota dal Nordmann (Mi- krogr. Beiti', p. 45) e vivente pure sui muggini ai quali dubi¬ tavo che quelli esemplari potessero riferirsi. Ma dal debito esame dei caratteri esterni nelle due forme, non riuscii a rilevare nel L. paradoxus del Nordmann la presenza delle due appendici coniche laterali al capo, che ho osservato invece, e che mi sembrano caratteristiche negli esemplari da me studiati, e in quello sopra descritto. Con ciò, mi per¬ suado sempre piu, che questi appartengono ad una spe¬ cie non ancora nota. Inoltre la provenienza così diversa delle due forme, la prima propria del Capo di Buona Spe¬ ranza e la seconda raccolia a Genova, mi pare, per giunta, possa avvalorare ancora di piu questa mia persuasione. Infine nella monografia di Heider sopra questo genere non si ritrova descrizione alcuna che corrisponda ai carat¬ teri della suddetta forma. *28. Lernanthropus sp. (?). [Tav. Ili, fig. 14]. (?) Brachiella n. sp. in via di sviluppo secondo Thompson. Sulle branchie della Chrysophrys aurata Lin. 22 gen¬ naio 1890; 14 febbraio 1891. Genova (Mus. Zool. R. Univ.). Tre esemplari. 11 corpo è più gracile, più sottile e maggiormente allun¬ gato che nelle specie precedenti. Il cefalotorace strettissi¬ mo, misura circa 6 mm. di lunghezza. Testa quasi rotonda, tendente all’esagonale, piccola, con i due lobi laterali, che s’avanzano al di sotto e al di dentro nella parte ventrale, lateralmente compressa. Lo scudo toracico, stretto e allun¬ gato, apparisce un po più chiaramente diviso in due parti; in una anteriore breve ed in una posteriore , che com¬ prende la lamina clipeifbrme. In avanti di questa leggera traccia di divisione, prendono origine le due appendici ven¬ trali del 2.° paio, unilobate e assai più lunghe che in altre specie. Finalmente quattro appendici lunghissime e sottili , per la massima parte allo scoperto del cefalotorace, superano 16 in lunghezza di molto il corpo , e sono inserite sotto alla lamina subscutiforme , all’ estremità posteriore del torace. In mezzo a queste due paia di lamine, si trova l’addome piccolissimo e bilobato, cui non mancano le due macchie rosso-brune (i ricettacoli dello sperma). I due tubi oviferi sono assai più lunghi delle appendici ventrali. Questa specie somiglia a quella vivente sul Labrax lu¬ pus; però si presenta più esile, e per questa differenza, non dubiterei a ritenerla n. sp. 29. Lernanìhropus sp. [Tav. Ili, fig. 15]. (?) Brachiella n. sp. in via di sviluppo secondo Thompson. ("L. Gisleri Bened. ?) Sulle branchie della Scìaèrià aquila Lac. , Genova, 11 maggio 1891 (Mus. Zool. R. Univ.). Un esemplare. Farri. Lernaeinae. Gen. P eroder ma (Rich.) Bell. 30. P. cyiindricum Hell. [Taphrobià Pilchardi Corri.). V. Carus. Prodr. Faun; Medit. 1885, pag. 373. Habit. Clupea sprattus, in carne fere intrusimi: Mediter- raneum (Mus. Caes. Yindob., Novarareise, Heller); Clupea Pilchardus: Mare ltaliae (Cornalia, Richiardi). Sulla Clupea (conficcato nella cute e nella carne), Ge¬ nova, 4 dicembre 1897 (Mus. Zool. R. Univ. Gen. Penella Oken. 31. P. Costai Richiardi (?) (Nondum descripta) (l), Carus V. Prodr. Faun. Medit. 1885. p. 374. Ilabit. Xiphias gladius . musctilis infìxa: Mare ltaliae (Richiardi); Adria, Trieste ( ^^al le). (l) Il Richiardi ha nominata questa specie, senza descriverla, che fu tro¬ vata sullo XipMas gladius. Non posso quindi asserire che sia veramente la specie del Richiardi questa da me esaminata, tuttavia penso possa riferirvisi, poiché è l’unico copepode parassita del genere sino ad ora citato su di questo ospite; nè le Penelle già descritte, rispondono nei loro caratteri, per quanto io sappia, a questa dello Xiphias gladius. 17 Sopra lo Xiphias gladius Lin. 3 dicembre 1880; giugno 1891. Genova (Mus. Zool. R. Univ.). Lungh. 15 cent, circa. Corpo molto allungato. La testa rigonfia è portata da collo gracile, cilindrico e allungato di molto. L’addome è di diametro poco maggiore del collo e trasversalmente striato, tantoché sembra formato di nu¬ merosissimi anelli. Le appendici penniformi sono folte e riunite in ciuffi, situati lateralmente al post-addome. 1 due tubi oviferi, dritti e sottili, non superano la lunghezza di questa ultima parte del corpo. Gen. Lernaeonema 3YL Edwards. (Gen. Lernaeenicus Lesueur). 32. L. monilaris M. Edwards. ( Lernaeenicus sprattae J. Sovverby.). Carus Y. Prodr. Faun. Medit. 1885, pag. 371. Hahit . Clupea sprattus, oculo affixus : Mediterraneuni (Mus. Caes. Vindob., Novarareise, Heller). Aderente all’occhio della Clupea sprattus Brunii, Genova, giugno 1880 (Mus. Zool. R. Univ.). Fam. Ohondracanthina. Gen. Chondracantlius Roche, 33. Gli. merluci Kr. [Lernaea merluci Holt.). Carus V. Prod. Faun. Medit. 1885, pag. 354, Bistrib. et Habit. Atlanticum boreale. — Merlucius sp., Napoli Hope) ; Adria (C. Heller, Valle). Sulle branchie del Merlucius esculentus Riss. Genova, maggio 18 — (Mus. Zool. R. Univ ). 34. Ch. angusìatus Heller? Carus V. Prodr. Faun. Medit. 1885, pag. 354. Habit. Uranoscopus scaber, cuti adhaerens : Mediterra- neum (Mus. Caes. Vindob., Heller); Adria (Valle). Sulle branchie dell’ Uranoscopus scaber L. Genova, (Mus. Zool. R. Univ,.). I 18 Gen Medesicaste Kroyer. 35. M. Triglarum Kroyer. Carus Y. Prodr. Faun , Medit. 1885, pag 355. Distrib. et Hahit. Trigla hirundo, Mare Germanicum. — Trigla lyra, branchiis afflxa: litora Italiae. (Richiardi); Adria (Heller). Sulle branchie della Trigla lyra L. Genova, 4 ottobre 1889 (Muz Zool. R. Univ.). Fani. Lernaeopodina. Gen. Lernaeopoda Blv. 36. L. Dalmanni Retz. [Tav. IV, fig. 26]. (Charopinus Dalmanni Ivr. Lernaea Dalmanni Retz.). Carus V.. Prodr . Faun. Medit. 1885, pag. 375. Distrib. et Habit. Raja batis Mare Norvegiae. — Lae- viraja macrorhyncha. L. oxyrrhyncha, Dasybatis cìavata, in cavo branchiali: Adria (Valle). Sulla Torpedo narce Nardo. Genova, (Mus. Zool. R. U.). Gen. Anchorella Cuvier. 37. A. emarginata Kroyer. [Tav. IV fìg. 20]. Carus V. Prod. Faun. Medit. 1885, pag. 377. Distrib. et Habit. Aiosa tinta, Mare Germanicum; Pon- tus (Clupea politica, Seorpaena porcus, Atherina hepsetus). — Aiosa vulgaris,arcus branchiales: Mare Italiae (Richiardi): Adria: (Kurz, Valle). Sulle branchie del Pagellus centrodontus C. V., Genova, maggio 1890 (Mus Zool. R. Univ.). Thompson determ. 38. A. Pagelli Kroyer? [Tav. IV, fìg. 19]. Carus V. Prodr. Fami. Medit. 1885, pag. 377. Habit. Pagellus mormyrus , branchiae : Mediterraneo rn (Kroyer, Richiardi); Pagellus erythrinus: Adria (Heller, Valle). Sulle branchie del Pagellus mormyrus Cuv. 25 giugno 1890; sulle branchie del P. erythrinus Cuv. 12 gennaio 1891; 2 febbraio 1891; 15 novembre 1889. Genova (Mus. Zool. R. Univ.). 39. A. ftenuis Rich.)? Specie non ancora descritta. Sulle branchie del Pctgellus erythrinus Cuv ? Final ma¬ rina, 27 marzo 1897. Ho aggiunto con qualche dubbio questa specie , che raccolsi a Finalmarina sul Pagellus erythrinus e che mi sembra distinta dalla precedente. Non mi è dato giudi¬ care se possa appartenere alla seconda specie propria del suddetto pesce e nominata dal Richiardi, nel suo Cata¬ logo (1880), perchè non ancora descritta, oppure se sia da riferirsi ad altra. Gli esemplari in condizione poco favore¬ vole non mi hanno permesso uno studio più preciso. 40. A. fallax Heller. [Tav. IV, fìg. 23]. Carus Y. Prodr. Faun. Medit. 1885, pag. 377. Habit. Dentex vulgaris, cuti adhaerens (tf feminae collo affixus): Mediterraneum (Mus Caes. Vindob. , Novarareise, Heller); Adria (Heller, Kurz, Valle). Sulle branchie del Dentex vulgaris Cuv, 1890, Genova. (Mus. Zool. R. Univ.). 41. A. hostilis Heller. [Tav. IV, fìg. 28-a]. Carus V. Prodr. Faun. Medit. 1885, pag. 378. Habit. Umbrina cirrhosa, cuti adhaerens: Mediterraneum, Adria (Mus. Caes. Vindob., Heller, Kurz, Valle). Sulle branchie dell’ Umbrina cirrhosa Riss. 18 ottobre 1889; 9 luglio 1889. (Mus. Zool. R. Univ.). 42. A. Scombri Kurz. [Tav. IV, fìg. 21]. . Carus V. Prodr. Faun. Medit. 1885, pag. 379. Habit. Scomber scomber, branchiis affixa: Mare Italiae (Richiardi); Adria; Trieste (Kurz, Valle). Sulle branchie dello Scomber scombrus L. Maggio 1890; 3 luglio 1889; 20 agosto 1889. Genova, (Mus. Zool. R. Univ.). 43. A. uncinata Mùller. [Tav. IV, fìg. 24]. Carus V. Prodr. Faun. Medit. 1885, pag. 377, Bistrib. et Hablt. Gadorum sp. , Atlanticiim septentrio- nale, Mare Germanicum. — Mérlucius, branchiis aclhae- rens: Adria (Heller). Sulle branchie dello Sargus Rórideleti Cuv\ *20 agosto 1889. Genova (Mus. Zool. R. Univ.). Thompson determ. 44. A. Sargi Kurz. Garus V. Prodr. Fatiti. Medit. 1885, pag. 378. Hablt. Sargus annularis et Salvianii, in branchiis: Mare Italiae (Richiardi); Sargus annularis: Adria, Trieste (Kurz, Valle). Sulle branchie de! Sargus annui aids Lin. 21 marzo 1895. Genova (Mus. Zool. R. Univ.). 45. A. Pagri Kroyer? Garus V. Pì'odr. Faun. Medit. 1885, pag. 377. Hablt. Pagrus vulgaris et P. erythrinus, branchiis afflxa- Mediterraneum (Kroyer, Richiardi). Sulle branchie del Pagrus vulgaris C. V. 6 febbraio 1890: 23 febbraio 1891. Genova (Mus. Zool. R. Univ.). 46* A. laciniata K. 9. Bistrib. et Habit. Indie occidentali. — Acanthurus chi- rurgus Bl. (branchie). Sulle branchie del Labrax lupus Guv. Genova. (Mus. Zool. II. Univ.). Thompson deterrn. Gen. Brachiella Guvier. 47*. B. Thynni Cuvier. Garus V. Prodr. Faun. Medit. 1885, pag. 376. Habit. Thynnus vulgaris. branchiis adhaerens: Mediter¬ raneum (Schwéigger, Rudolphi); Nizza, (Hope); Adria (Heller, Valle). Sul Thymnus vulgaris (pinne pettorali). Genova , 30 a- prile 1896. (Mus. Zool. R. Univ.). 48. B. ( neglecta Richiardi ) ? [Tav. B. fig. 29). Garus V. Prodr. Faun. Medit. 1885, pag. 377. « A cl. Richiardi in mari Italiae reperta et nominata, « sed nondum descripta species. (osp. Sciaena aquila Lac.) ». Sulle branchie della Sciaena aquila Lac. 11 maggio 1891; maggio 1890. Genova (Mus. Zool. R. Univ.). 11 Richiarcli ha trovato una Brachiella sulla Sciaena aquila e la indicò col nome di Brachiella neglecta, senza farne nel suo catalogo (1880) alcuna descrizione. Non sono sicuro perciò nel determinar cosi questa specie trovata in Genova, che neanco risponde nei caratteri suoi, per quanto mi sappia, a nessuna delle Brachielle già de¬ scritte. Tuttavia penso possa riferirsi alia Br. neglecta del Richiardi, indicata sulla Sciaena aquila , poiché è l’unico co- pepode parassita del genere sino ad ora citato su di questo ospite. Misura una lungh. di 8-10 mm. circa. 11 corpo è appena strozzato a ino’ di collo al punto di inserzione colla parte anteriore del cefalotorace. Questo porta due braccia riunite all’estremità, assai assottigliate, e al lato opposto un lungo collo da cui si distinguono la testa e le relative appendici cefaliche, ossia due paia di an¬ tenne, un rostro, due mascelle e il secondo- paio di piedi mascellari, essendo il primo paio rappresentate dalle so¬ pradette braccia. Posteriormente invece il torace si allarga a guisa di pera, ed al suo margine estremo s’ inseriscono due paia di ap¬ pendici toraciche, come nei Lernanthropus (probabilmente da considerarsi come rudimenti di zampe). Insieme ad una appendice mediana dorsale (1’ addome), tra le inserzioni delle due paia di appendici predette, no- tansi sul margine posteriore del torace , due caratteristici tubercoli con uncini relativamente potenti e rivolti all’ in¬ terno, il cui significato è per me ignoto, Un esempi, solo. 49. B. insidiosa Heller. [Tav. 1Y, fìg. 27]. Carus Y. Proclr. Fa un Medit. 1885, pag. 376. Habit. Gadus sp.. branchi is adhaerens: Adria (Mus. Gaes. Vindob., Novarareise (Heller), Merlucius esculentus, Adria: Trieste (Valle). Sulle branchie del Merlucius esculentus. Genova, 8 feb¬ braio 1890. (Mus. Zool. R. Univ.). Prospetto sistematico dei pesci di Liguria sui quali furono trovati crostacei parassiti. 1. Torpedo narce Nardo. Lernaeopoda Dalmanni Retz. Sp. n. 36 f1). 2. Mustelus laevis M. H. (equestris Bp). Perissopus dentatus Sp. n. 1*2. Lutkenia integra Ridi.? Sp. n. 15. 3. Galeus canis Lin. Perissopus dentatus Sp. n. 12. Lonchidium aculeatum Gerst. Sp. il. 21. 4. Oxyrrhina Spallanzani Raf. P andar us hicolor Leach. Sp. n. 13. Nemesis mediterranea Heller Sp. n. 23. Dinematura latifolia Stp. Lutk. Sp. n. 18. 5. Selache maxima Lin. Dinematura (elongata Kr.)? Sp. n. 19. 6. Odontaspis ferox Ag. (Triglochis ferox Riss.). Nemesis Sp. n. 23. 7. Alopias vulpes Lin. (Squalus vulpes). Nemesis Sp. n. 23. 8. Clupea aiosa? (Aiosa vulgaris Val.). (Argulus foliaceus L. d’ acqua dolce). 9. Clupea finta? (Aiosa finta Cuv.). Caligus Gurnardi Kr. $ Sp. n. 7. Anchorella (tav. D fìg. 20). 10. Clupea sprattus Brtinn. Aiosa sardina Riss.). Lernaeonema monilaris M. Edw. (oculo affìxus) Sp. n. 32. Peroderma cilindricum Hell. Sp. n. 30. 11. IVIerlucius esculentus Riss. Chondracanthus merlaci Holten Sp. n. 33. Brachiella insidiosa Heller. Sp. n. 49. 12. Rhombus maximus Guv. Lepeopthirus gracilis V. Crs. Sp. n. 10. 13. Box salpa Guv. Caligus fissus"! Ridi. Sp. n. 9. f1) Il numero si riferisce all’ordine seguito nel catalogo. 23 14. Dentex vulgaris Cuv. Caligus vexator Heller. Sp. n. 8. Anchorella fallax Heller. Sp. n. 40. 15. Pagrus vulgaris G. V. Anchorella pagri Kr. Sp. n. 45. 16. Pagellus mormyrus Guv, Anchorella pagelli Kr. Sp. n. 38. 17. Pagellus centrodontus C. Y. Anchorella emarginata Kr. Sp. n. 37. 18. Pagellus erythrinus Cuv. Anchorella pagelli Kròyer Sp. n. 38. A. tennis Rich? Sp. n. 39. 19. Sargus annularis Lin. Anchorella Sargi Ivurz Sp. n. 44. 20. Sargus Rondeleti Cuv. Anchorella uncinata Miiller Sp. n. 43. 21. Chrysophrys aurata Lin. Caligus productus, Dana c? Sp. n. 6. Lernanthropus n. sp. Sp. n. 28. 22. Umbrina cirrhosa Riss. Lernanthropus Gisleri Y. Benecl. Sp. n. 24. Anchorella hostilis Heller. Sp. n. 41. 23. Sciaena aquila Lac. Brachiella neglecta Rich. Sp. n. 48. 24. Labrax lupus Cuv. Anchorella laciniata K. Sp. n. 46. Caligus minutus M. Edw. Sp. n. 3. Lernanthropus Króyeri Y. Benecl. Sp. n. 25. 25. Uranoscopur scaber L. Chondracanthus angustatus Heller Sp. n, 34. 26. Mugil cephalus Cuv. Caligus rapax Sp. n. 5. 27. Mugil auratus Riss. Lernanthropus rnugilis Sp. n. 27. 28. Trigla lyra L. ? Medesicaste triglarurn Kr. Sp. n 35. 29. Scomberesox Rondeleti C. Y. (Sayris Caniperi Lac.). Bornolochus cornuta s Claus. Sp. n. 2. 30. Lichia amia Guv. Caligus rapax M. Edw. Sp. n. 5. 54 Caligus curtus cf e 9 Miiller Sp. n. 4. Lernanlhropus TJiompsoni Sp. ri. *26. 31. Thynnus vulgaris Cuv. Elytrophora brachyptera Gersta'ecker Sp. n. 17. Brachiella thynni Guvier Sp. ri. 47. 32. Scomber scombrus L. Anchorella scombri Kurz Sp. n. 42. 33. Ausonia Cuvieri Riss. (Luvarus imperialis Rat’.). . Lutkenìa glabra Heller Sp. n. 14. 34. Xiphias gladrns Lin. Pennella Costai Ridi. Sp. n. 31. 35. Orthagoriscus moia Lin. (Mola aspera Bp. . Cecrops Latreillii Leach. Sp. n. 20. Laemargus muricatus Kroyer Sp. n. 16. Lepeoptheirus hippoglossi Kr. Sp. n. 11. 36. Conger vulgaris Cuv. Cycnus pallidas Hell. Sp. n. 22. SPIEGAZIONE DELLE TAVOLE. Tavola I. Fig. 1. Caligus gurnardi Kr. 9 (parte dorsale). » la. idem (parte ventrale). » 2. Caligus curtus Miiller 9- » 3. Caligus fìssus Ridi. (f. » 4. Lepeoptheirus hippoglossi Kr. 9- » 5. Lepeoptheirus gracilis V. Crs. 9* 4'avola IL Fig. 6. Caligus rapax M. Edw. (f. » 7. Lfitkenia integra Rich. 9* » 8. Caligus minutus M. Iidw. (?. » 9. Caligus vexator Hell. qA » 10. Dinematura latifolia Steenst. et Liitk. 9- » 11. Perissopus dentatus Steenst. et Liitk. » 12. Bomolochus cornutus Gl. 9* » 13. Lepeoptheirus hippoglossi Kr. $■ (cefalotorace, parte ven¬ trale). Tavola ILI. Fig. 14. Lernanthropus sp.? osp. Chrysoplirys aurata Lin. » 15. idem sp."? osp. Sciàena aquila Lac. » 16. Lernanthropus Thompsoni n. sp. (Cefalotorace). >> 1 Qa. Addome del Lernanthropus Thompsoni n. sp. » 166. Corpo intero e visto dalla sua parte dorsale (idem). » 16c. primo paio piedi remiformi (idem). » 16r/. tubo ovifero (idem). » 17. Lernanthropus mugilis n. sp. (parte dorsale). » 17 a, (idem) (parte ventrale). » 18. Lernanthropus Gisleri v. Beneden. Tavola IV. Fig. 19. Anchorella pagelli Kr. » 20. Anchorella sp. osp. Clupea finta ì » 21. Anchorella scombri Kurz. » 22. Anchorella emarginata Kr. 9 o. d.n ij^n. fianchi un i. l’.i-H /. sur l'n.nnt. des \ riè!. tnA.c. ir> Redi. sue les Ani pkieetiens. À)rh’i>- A linei. Challen jrr. Io ìion trovai alcuna particolarità degna di nota nella cuticola della Cl. palermitana. Essa è resistente e molto uniforme in ogni regione del corpo, assottigliandosi solo insensibilmenle verso l’estremità posteriore. Osservando per trasparenza dei piccoli lembi di cuticola , che si staccano molto facilmente dal corpo quando 1’ animale subisce un principio di macerazione si possono vedere, senza bisogno di colorazione ed anche a debole ingrandimento, numerose strie intersecantisi ad angolo retto e molti pori di diffe¬ rente grandezza (hg. 34), i quali, secondo il Fauvel l1), sa¬ rebbero gli sbocchi delle cellule a muco. Egli ha osservati anche alcuni di questi canalicoli ripieni di muco, sopra se¬ zioni perpendicolari al tegumento, ma a me non fu* possi¬ bile di renderli visibili con questo metodo di sezioni. Epidermide. Lo strato epidermico, posto fra la cuticola ed i muscoli circolari, è di spessore considerevole, ma non uniforme in ogni regione del corpo. Come si può vedere dalle sezioni longitudinali e trasversali , negli otto segmenti anteriori , conserva il suo massimo sviluppo; ma nei seguenti si assot¬ tiglia gradatamente, così che negli ultimi si riduce ad uno strato molto esiguo, relativamente al diametro del corpo, il che spiega la differente consistenza e trasparenza della parte anteriore in confronto della posteriore. Questa dispo¬ sizione particolare è stata rilevata anche per il Leiocepha- las coronata $ Qtg. dal Soulier (2) , nel breve capilolo che si riferisce a questo Maldanide (3). L’epidermide è formata di un solo strato di cellule, seb¬ bene in alcune sezioni si scorga alla estremità inferiore di esse un reticolo intricato e non bene definito, che richiama molto lo strato sottoepidermico di cellule di ricambio, che il Soulier ha trovato in molti altri, aneli idi. Esaminando (q l. c. p. 319, pi. XIX, fig. 61. (-) Etud. sur Vanat. des Annél. tubic. (3) Il genere Arenia (come ho già accennato più sopra) non appartiene alla fam, Maldanidae, ma alla fam. Capitellidae , quindi non credo dovere tener conto dell’ A. cruenta Qtg. messa dal Soulier nella stessa fam. del L. coronatus Qtg. però un certo numero di sezioni e di cellule staccate per macerazione, è facile convincersi che tale strato, in questo caso, non è che apparente e dovuto in parte alle ramifi¬ cazioni più o meno lunghe e numerose di cui , come ve¬ dremo ili seguito, sono provviste queste cellule, in parte a sezioni oblique dell’estremità inferiore delle cellule stesse, quando il piano di sezione non coincide esattamente col loro asse longitudinale. Nell’epidermide distinguiamo tre sorta di cellule: di so¬ stegno, a pigmento e mucose, le quali, in alcune regioni del corpo, sono riunite senza regola, in altre, sono fra loro separate e distribuite in aree ben definite. Siccome sulle sezioni è molto difficile poter vedere esattamente la forma di tutta la cellula , specialmente se è ramificata all’ estre¬ mità inferiore, è necessario ricorrere alla dissociazione; ma non potendosi ottenere cellule separate meccanicamente, perchè si spezzano con grande facilità, è quindi necessario ricorrere a liquidi maceratori. Anche con questi, le diffi¬ coltà che si incontrano non sono lievi , perchè trattando l’epidermide colla maggior parte dei metodi generalmente usati con buon esito sopra altri anellidi, ben raramente ho potuto ottenere cellule staccate , che fossero intere e non alterate di forma in causa della macerazione. Discreti ri¬ sultati ho avuto usando una soluzione di 2 parti di liquido di Flemming , in 8 parti di acqua distillata e lasciandovi a macerare, per 2 o 3 giorni, dei piccoli pezzi di epider¬ mide staccati dall’animale fresco, che poscia dilaceravo col mezzo degli aghi. Le cellule di sostegno, molto lunghe e sottili nella parte anteriore del corpo (fig. 27) , più brevi e larghe nella po¬ steriore , hanno margini paralleli o concavi secondo che sono addossate le line alle altre , od interposte a cellule glandulari. In questo caso, 1’ epidermide, nelle sezioni as¬ sume un aspetto alveolare dovuto appunto agli intervalli che si trovano fra le cellule di sostegno (fig. 28) , i quali possono esser realmente liberi, se la cellula glandulare è vuota di muco, o solo apparentemente, se essa non è stata colorata. L’estremità superiore è piana, mentre Y inferiore per solito è divisa in due o tre ramificazioni (fig. 30); il nucleo piuttosto grande e posto alla parte superiore, ad un 23 terzo circa della lunghezza lotale, è specialmente evidente nei preparati fìssati con sublimato acido e colorati con car¬ mino allu mico (Grenacher), Il protoplasma di queste cellule, molto trasparente, non si colorò quasi affatto colla maggior parte delle tinture da me usate; col cloruro d’oro ed acido formico (sopra pezzi (issati in sublimato acido) , alle volte si possono avere discreti risultati. È preferibile però l’uso del solo liquido di Flemming, dal quale queste cellule ven¬ gono debolmente annerite, senza subire alterazione di forma. Molto simili alle precedenti , per forma , sono le cellule pigmentate (fig. 31). Il loro protoplasma però non è cosi trasparente, ma cosparso, ad eccezione di una ristretta zona alle due estremità , di granuli di pigmento che nelle se¬ zioni, trattati anche con solo sublimato acido, si presentano di colore bruno giallastro. 11 nucleo è piccolo, posto piu in basso che nelle cellule di sostegno , e si scorge con diffi¬ coltà in causa del pigmento dal quale è circondato. Le cellule mucose sono piriformi, con punta rivolta in basso (flg. 35). 11 nucleo è grande e posto un poco piu alto del centro della cellula; non si colora, ma ha l’a¬ spetto di una macchia più chiara in quelle cellule che con¬ tengono poco muco, le quali, come vedremo in seguito, si tingono più debolmente delle altre. Fra tutti i metodi, che tentai per lo studio di queste cellule, runico che mi abbia dato buoni risultati, è stato quello di fissare l’animale fre¬ sco con sublimato acido e quindi colorare le sezioni con tionina, lasciandovele immerse per circa 24 ore. Questo co¬ lorante , se non si presta affatto per lo studio degli altri tessuti e neppure delle altre cellule dell’epidermide, le quali rimangono completamente incolore, ha il grande vantaggio di far risaltare mirabilmente le cellule mucose, che assu¬ mono anche colori di varia intensità , dal bleu oscuro al viola ed al celeste pallidissimo, a seconda che sono più o meno ripiene di muco. Esso è specialmente utile per le se¬ zioni longitudinali , onde stabilire la presenza di queste cellule nelle differenti regioni del corpo, perchè, ora che conosciamo le diverse forme di cellule epidermiche, dovremo occuparci della loro disposizione , onde provare come sia veramente erronea F opinione già espressa da alcuni emi¬ nenti naturalisti, secondo i quali si dovrebbe attribuire una funzione respiratoria alle fascie e macchie rosse , che or¬ nano il corpo di questi tubi coli. Fu il Quatrefages (l) che per primo espresse la convin¬ zione che tale colorazione potesse avere grande importanza nella respirazione cutanea. Quindi il Cìaparède (2), al quale dovevano essere sfuggite queste osservazioni, trattando delle fascie rosse della GL (Praxilla) simplex scriveva « Leur valeur physiologique ne paraìt pas avoir été re con nue. jus- qu’ici. Ce sont, en effet , des véritables ceintures respira¬ ci res , caractérisées par un amincissement de la cuticule et un réseau sanguin d’une richesse remarquable, dans le- quel le vaisseaux transverses dominent. Ce reseau appar- tient à la couche souscuticulaire ». Più tardi nei periodici « Nature (3) » e « Journal lì. Mi- croscopical Society (4) » comparve una breve nota del Harker colla quale egli combatte 1’ opinione .espressa dal. Quatre¬ fages (non cita il Cìaparède), affermando che la colorazione rossa delle Maldanidi non è dovuta ad altro che ad uno speciale pigmento. Desiderando conoscere meglio, di quanto potevo vedere da un cosi breve riassunto, i risultati otte¬ nuti daH’autore sopra questo argomento ed i generi e spe¬ cie osservate, feci diligenti ricerche del lavoro dal quale doveva essere ricavato tale riassunto , ma sempre inutil¬ mente. Devo alla cortesia del chiarissimo prof. T, Groom se ho potuto ultimamente sapere, che il sopracitato lavoro fu bensì letto nel 1885 in una seduta della British Asso- ciation di Aberdeen , ma che il solo titolo ne fu stampato, (p. 1098). Ora mi sembra che si possano considerare come note preventive, di un lavoro che poi non deve essere stato stampato, quelle pubblicate dai sopracitati periodici e quindi credo opportuno esporre i risultati da me ottenuti ripor¬ tando anche il disegno di alcune sezioni più importanti, non solo a conferma, ma anche a prova di quanto 1’ Harket; dice di aver osservato (5). ’ Hist. nat. des Annelés, t. I. p. 70; t. II. p. CMC e 236, (*) Annél. chét. de Naples , p. 453. (3) Voi. 32, n. 832, p. 564. (*) Voi. 5, P. 6, p. 999. (q Trascrivo a maggior schiarimento . dal giornale « Nature » quanto segue: On thè Soloration of thè Anterio f Segmenta of thè Matdanidae by Osserviamo una sezione longitudinale della estremità an¬ teriore di una CI. palermitana, preferibilmente fissata con sublimato acido e tinta con tionina, la quale, mentre mette in evidenza le cellule glandulari , non ci impedisce di di¬ stinguere facilmente quelle di sostegno dalle rimanenti a pigmento, appunto per la presenza in queste ultime di nu¬ merose granulazioni visibili , anche quando non vengono colorate. Nel capo e nei tre segmenti che lo seguono, l’e¬ pidermide è costituita per la massima parte di cellule di sostegno, alle quali sono frammiste , senza alcuna regola, cellule glandulari; però nei segmenti 2.n, 3.° e 4.° il numero di queste ultime aumenta nella zona compresa fra l’estre¬ mità anteriore ed i parapodi. Nei seguenti anelli 5.’, 6.°, 7.' ed 8.°, i quali in questa specie sono ornati di fascie rosse, la disposizione delle cel¬ lule cambia; quelle di sostegno vi sono quasi scomparse e vengono sostituite da quelle a pigmento, che però non stanno interposte alle mucose come nei segmenti precedenti, ma raggruppate costantemente in dati punti. Nel 5.° (fig. 36),' alla parte anteriore si trovano pochissime cellule di soste¬ gno (c. s.) alle quali ne seguono, alcune a pigmento (c. p.). Da questi alla linear, dei parapodi predominano invece le Alien Harker . F. L. S., professor of Naturai History. Rovai Agricultural College, Cirencester. — The author, while studying thè circulation and respiration of annelids at thè zoologica! station at Naples, had beeu spe- cially interested in thè Maldanidae, i’rom their partially tubiculous habit and thè brilliant coloration of their anterior ségments. The bands of colour usuai ly ' ornarne a t thè anterior segrnents , beginning with thè second or third , and conti nuing to thè ninth ; but thè distribution of thè coloured bands,. differs widèlv -in thè different species, The colour in living or fre- shly-killed specimens is of rich rose rnadder colour, shading off in eacli segment to a brighter rose-pi nk line. Quatrefages attributed a physiologi- cal value to these coloured bands, describing thetn as being connected with thè respiratorv function. In connection with thè wholl sub,ect of cutaneos respiration in annelids, it appeared important to settle this question, and thè author made sections of thè anterior segrnents in thè Maldanide, and finds thè colour to be due te a special pigment , whose behaviour under various reagents he described. On thè other and thè author has studied thè blood-vessels and their distribution in thè living chaetopod, and is sa- tisfied that it extends equally in those portions of thè cuticle wich are uncoloured as in those which are. The coloured bands to hot appear, there- fore, lo be in any way connected with thè function of respiration. ɧ mucose (c. in.), le quali sono così numerose ed addossate le une alle altre , che non è possibile scorgere se fra di esse vi sono cellule di sostegno. Infine lo spazio compreso fra i parapodi e l’estremità posteriore del segmento è oc¬ cupato da cellule a pigmento, fra le quali si scorge qual¬ che cellula mucosa. Negli altri segmenti 6.°, 7.° ed 8.° la disposizione delle cellule è uguale a quella ora descritta, solo che in essi mancano le cellule pigmentate alla parte anteriore e le mucose frammiste alle pigmentate nella metà posteriore. Da quanto si è detto risulta dunque evidente che, corrispondendo la colorazione esterna alla distribuzione delle cellule pigmentate, le fascie rosse non hanno alcuna parte nella respirazione e che il loro colore è dovuto esclu¬ sivamente alla presenza di un grande numero di queste cellule. Le fascie bianche , costituite invece di cellule a muco, hanno funzione secretice. Se si lascia infatti un animale, estratto dal tubo, in acqua marina priva di sabbia, si vede in breve tempo formarsi sul corpo, in corrispondenza di queste fascie, tanti anelli brunastri dovuti a muco rappreso in contatto dell’acqua di mare, il quale evidentemente do¬ veva servire alla formazione del tubo, se si fosse trovato in condizioni tali da potersi agglutinare coll’arena del fondo in cui vivono questi anellidi. Cellule mucose isolate sono pure sparse sopra tutto il corpo o raggruppate in alcuni punti, come sui parapodi ed ai lati del cordone nervoso nella parte posteriore del corpo, ma mi sembra che queste servono, piuttosto che alla for¬ mazione del tubo, a mantenere ricoperto il corpo di uno strato di muco, il quale facilita i movimenti dell’animale nell’ interno del tubo stesso. Muscolatura. 1 muscoli sono distinti in due strati principali e cioè quello dei muscoli circolari e quello dei longitudinali. 11 primo sta immediatamente sotto 1’ epidermide e si stende senza interruzione dalla testa all’ano; il secondo si divide, come nella maggior parte degli anellidi, in quattro masse, poste due al. lato dorsale e due al ventrale. Queste si man- tengono bene distinte lungo tutto il loro decorso, fonden¬ dosi solo parzialmente all’ estremità anteriore e totalmente alla posteriore. Da questi due strati provengono tutti gli altri fasci muscolari, che si riscontrano nel corpo e dei quali darò più avanti la descrizione. Lo strato circolare ha il suo massimo sviluppo nei primi quattro segmenti, e si assottiglia notevolmente nei seguenti; però non si può ac¬ cordare che un valore alquanto relativo a queste differenze, perchè è naturale che lo spessore degli strati muscolari debba variare col contrarsi del corpo. Le fibre dei muscoli circolari sono lunghe e sottili, a sezione talvolta ovale e talvolta quasi circolare. Tanto queste che le fibre dei muscoli longitudinali non sono riu¬ nite da sostanza connettiva, la quale si trova in altri anel- lidi, come ad esempio la Spirographis Spallanzanii (* *) ed il Branchiomma de VEtang de Tliau (2), ma riuniti senza alcun ordine nello strato più esterno, e generalmente disposte col diametro trasversale maggiore in direzione dei raggi della sezione nello strato più interno. Le fibre longitudinali sono nastriformi e molto lunghe, ma per mezzo della macerazione e dissociazione non ho mai potuto avere che dei frammenti. Ai margini di questi si trovano di sovente delle specie di creste , formate da espansioni laterali, le quali riuniscono una fibra all’altra, secondo l’interpretazione che giustamente da loro il Bru- notte (3) e che viene poi accettata anche dal Fauvel (4) , contrariamente al Jourdan (5) , il quale le attribuisce alla pressione esercitata dai muscoli circolari sui longitudinali. La sezione trasversale di queste fibre è fusiforme, più o meno allungata e molto variabile per dimensione, secondo che corrisponde alla parte mediana od alle estremità; però in vicinanza dei muscoli circolari , cioè alle parte esterna dei fasci longitudinali , predominano le sezioni di minori dimensioni. (*) Claparède, Re eh. sur la sinici., eco., p. 54. ('2) Brunotte, Rech. anat. sur une esp. dìi gen. Branchiomma , p. 58. ci i- (*) Rech. sur les Ampliar étiens . (5) Étud. histol. sur denx esp. dn gen. Eunice . Nel primo segmento, al disotto della piastra cefalica, si trovano numerosi fasci muscolari che, partendo dai circo¬ lari al lato superiore, attraversano obliquamente la cavità posta fra la proboscide ed il tegumento, per congiungersi di nuovo ai circolari ai lati del capo (fig. 35 m.p.). Altri piccoli fasci [m. p1), paralleli a questi, si trovano procedendo verso la lamina verticale, ove si riducono a semplice tes¬ suto fibroso, descritto già dal Racovitza nella CL I umbri- calis ll), che congiunge lo strato epidermico interno ed esterno della lamina ( t . f. I). Muscoli potenti sono quelli della proboscide; essi sono tutti retrattori, mancando completamente i protrattori, come dirò in seguito parlando del tubo digerente, e sono dati quasi esclusivamente dallo strato più esterno. Dai longitu¬ dinali ventrali, interamente fusi in un solo strato sottile in vicinanza del labbro inferiore, partono solo pochi e sottili fasci di fibre, che si inseriscono al lato ventrale della pro¬ boscide. Molto considerevoli invece, per il loro grande svi¬ luppo, sono i retrattori, provenienti dai circolari, sui quali si inseriscono secondo una linea continua ed obliqua, che partendo dall’ estremità posteriore e ventrale del segmento boccale si porta alla piastra cefalica. Queste fibre, riunite in piccoli fasci alla loro origine, attraversano lo strato longitudinale e quindi, allargandosi a ventaglio (fig. 42), vanno ad inserirsi nella parete interna della proboscide (fig. 46 m. r. pr.), formando intorno all’ intestino una specie di diaframma, che il Racovitza (2) a ragione considera come un sepi mento omologo a quelli dei segmenti anteriori del corpo. 11 M’Intosh (3) descrive, sopra sezioni anteriori della CL (Praxilla) assimilis , alcune diramazioni trasversali dei muscoli circolari, attribuendo loro 1’ ufficio di estroflessori della proboscide. Si avrebbe dunque una notevole differenza anatomica fra questa specie e le CL palermitana, collaris e Claparedei, le quali mancano affatto di protrattori , se¬ condo le mie osservazioni. Ma credo che i muscoli trasver- (l) Anat. et morph. chi Iole cépMlique, ecc., p. 240, {*) 1. e. p. 245. (3) Rep. Annel. Challenger. 29 sali rappresentati dal M’ Intosh (Pi. XXXVI, fìg. 4) non si devono considerare come attinenti alla proboscide, ma come frammenti di un sepi mento verticale di uno dei segmenti che seguono al cefalo-boccale. Questi diaframmi muscolari, che nella 67. palermitana si trovano nei segmenti 2.°, 3.° e 4.°, sono appunto formati da numerosi fasci derivanti dai circolari (fìg. 36). Al lato dorsale questi fasci passano fra le due masse dei longitu¬ dinali , si incrociano parzialmente e si dirigono in basso abbracciando il tubo digerente (m. s.1), Ad essi si uniscono altri fasci laterali, i quali, attraversando ugualmente i longitudinali superiori, prendono una disposizione uguale a quella dei precedenti, completando la lamina di divisione alla parte superiore. Nella metà inferiore il sepimento e formato da libre che hanno pure origine dai circolari e che attraversano le masse muscolari inferiori disponendosi trasversalmente al disotto del tubo digerente (m. s.2}. Evidentemente non è possibile ottenere che tale diaframma coincida esattamente col piano della sezione, perchè gene¬ ralmente è concavo in causa della pressione del liquido periviscerale ; quindi, la figura da me data, non riproduce che qualche frammento , non potendosi vedere la disposi¬ zione completa che coll’ esame di un certo numero di se¬ zioni successive. I muscoli obliqui, che dividono in tre camere longitudi¬ nali la cavità del corpo negli anelli seguenti, non formano lamine continue, come ha osservato il Cosmovici (') per la Clymene zosiericola, ma fasci nastriformi inseriti sui cir¬ colari , ai lati fra le masse dei longitudinali ed in basso fra questi ed i vasi neurali (fìg. 52 m. o.). Nel penultimo segmento ( fig. 40$. m.) e nei tre precedenti troviamo di nuovo un sepimento trasversale, all’ estremità posteriore , ridotto ad una lamina tanto sottile e delicata, che sfugge facilmente all’osservazione nelle sezioni trasversali. E quindi solo dalle sezioni longitudinali che possiamo stabilire la loro presenza e posizione. Lungo tutto il corpo il tubo digerente è sospeso da fibre muscolari provenienti dai circolari, lo quali passano fra i longitudinali sup “T'ori dirigendosi in basso. ('} ( rland . gén. et oro. segment. des Annél. polychètes, p. 334. 30 Nel segmento anale i muscoli dello strato piu interno prendono una disposizione caratteristica ; lo strato circolare si assottiglia senza presentare nulla di notevole, mentre le masse longitudinali si fondono in un unico strato, nella metà anteriore del segmento ed inviano numerosi filamenti all’ intestino (fìg. 40 f. m.J. Nella parte posteriore del seg¬ mento, compresa fra il collare circolare ed il fondo dell’im¬ buto, la cavità periviscerale è divisa da lamine muscolari ra¬ diali le cui fibre sono dirette obliquamente dalle pareti al fondo del segmento. Loro ufficio è di produrre, unitamente ai circolari, i movimenti dell’imbuto anale, come pure l’a¬ pertura dello sfintere anale, intorno al quale pure si inse¬ riscono (sf.). Alla chiusura di questo, invece è destinato un anello muscolare, di spessore considerevole, che lo cir¬ conda (fìg. 40 e 41 m. c. sf.). La disposizione di questi setti muscolari è bene evidente nella sezione trasversale da me riprodotta nella figura 41 ; in quanto al numero io ne con¬ tai generalmente sedici. Le setole sono riunite nelTinterno del corpo da una guaina muscolare alla quale si attaccano i muscoli motori. I pro¬ trattori, più numerosi, circondano il fascio dellé setole sul quale si inseriscono con un’estremità, mentre coll’ altra si attaccano ai circolari (fìg. 38 ni. p. s ). In questo punto i mu¬ scoli longitudinali inferiori e superiori si dividono, in vici¬ nanza del parapodo , in piccole masse per dare passaggio a tali muscoli. L’ufficio di retrattore è compiuto da un mu¬ scolo obliquo, il quale non arriva alla parete laterale del corpo, ma si attacca all’ estremità inferiore del fascio di setole (m.r.s.). Nel ramo inferiore dei parapodi , i muscoli motori sono più numerosi , avendo ogni uncino dei muscoli proprii disposti sopra linee longitudinali. I protrattori anche in questi sono più numerosi , avendo io trovato lino cinque fascetti anteriori e cinque posteriori (fìg. 39 m.p.u.), i quali si congiungono con un’ estremità all’ uncino, coll’ altra alla basale dell’epidermide. 1 retrattori, pure anteriori e poste¬ riori , sono costituiti da diramazioni dei longitudinali , le quali mettono capo all’ ingrossamento interno dell’ uncino [m. r. u.). Cavita generala. 11 Cosmovici (*) ha osservato nella Clymene zostericola che i primi tre segmenti del corpo non comunicano fra di loro, perchè dei diaframmi muscolari li separano comple¬ tamente, e che i seguenti sono divisi, da muscoli obliqui, in tre camere longitudinali , delle quali la superiore con¬ tiene il tubo digerente, le due inferiori gli organi segmen¬ tali e genitali. 11 Racovitza (2J considera la lamina formata dai muscoli retrattori della proboscide nella Clymene lumbricoides , Leiocephalus leiopygos e Petaloproctus spatulalus. come un sepimento omologo a quelli che si trovano nei primi segmenti del corpo, ad un terzo posteriore della loro lun¬ ghezza. Nella Clymene palermitana questa lamina del segmento boccale è bene sviluppata, come pure i sepimenti posti ad un terzo posteriore nei segmenti 2.°, 3.° e 4.° ed all’estre¬ mità pure posteriore del 5.°. Nei seguenti anelli incomin¬ ciano i muscoli obliqui, i quali, tanto per la forma che per la disposizione, non differiscono da quelli descritti dal Co¬ smovici. Nei quattro anelli anteanali si trovano di nuovo dei se¬ pimenti all’ estremità posteriore, ma essi sono assai ridotti, risultando di poche libre muscolari ricoperte , come tutta la cavità interna, dall’ endotelio. La metà posteriore del segmento anale è suddiviso in numerose camere da setti muscolari (fìg. 40 sp. r.) , che circondano l’intestino disponendosi radialmente intorno ad esso (fìg. 41 sp. r.). Di questi ho già parlato più a lungo nel precedente capitolo. Sistema nervoso. Per quanto riguarda il sistema nervoso ho potuto otte¬ nere ben scarsi risultati dalle mie sezioni, di cui solo quelle fissate con liquido di Flemming mi furono di qualche aiuto, (*) Glandes génit. et org. segmenta p. 334. (?) Le Iole céphal. et Vencèph. des Annél . polychètes, p. 245. ma unicamente per il cervèllo. Nello scorso anno provai anche il metodo Golgi , sopra preparati , in bicromato di potassio al 2%, gentilmente inviatimi da Napoli dal doti. Lo Bianco, dietro mia richiesta; ma anche con questo me¬ todo non ottenni migliore risultato, perchè gli ammali in¬ vece di essere fìssati ed induriti, dopo pochi giorni mace¬ ravano, anche rinnovando ripetutamente il liquido. Questo si deve forse attribuire alla poca permeabilità dei loro te¬ gumento e forse si dovrebbe aprire il corpo longitudinal mente per facilitare la penetrazione, ma T animale allora si spezza e deforma. Non avendo 1’ opportunità di tentare nuovamente questi od altri metodi, le mie osservazioni so¬ pra questo sistema sono molto incomplete. Quatrefages (‘) descrive il sistema nervoso delle Climenidi, come formato da un piccolissimo cervello bilobo, dal quale partono lateralmente i connettivi, anteriormente due fili nervosi esilissimi e posteriormente due nervi che. con altri 5 o 6 provenienti dai connettivi, formano il sistema stomato- gastrico. Nella catena gangliare ventrale, a forma di nastro, si trovano numerosi gangli piccolissimi, ad-eccezione di un paio molto più grandi, i quali forniscono i nervi ai parapodi. M. Lewis (2) in una nota sui centrosomi e le sfere di attrazione delle cellule nervose della Clymeneìla torquata, accenna alla posizione della corda nervosa ventrale , che giace nell’epidermide, ed ai nervi che da essa partono in numero di oltre 35 ad ogni segmento. 11 Racovitza f3) osserva che il lobo cefalico ha subito una notevole riduzione, limitandosi ad un cuneo, costituito dal palpodio e dagli organi lineali, saldato col boccale in modo tale che fra di essi non si può segnare un limite reale. Il cervello, piccolo ed assai allungato secondo il dia¬ metro trasversale, è così ridotto che non vi si distinguono le tre parti , anteriore , media e posteriore. E formato di sostanza punteggiata alla parte ventrale e da uno strato corticale le cui cellule gangliari formano degli ammassi (') litui, sur les Typ. infer. de V embr aneli. des AnneUs, p. 367. PI. VI, fio- 7 e 8. — ITist. nat. des AnneUs , t. II. p 23?, PI. 3. fig. 6. [-) Centi' os. and Spile re in C erta-in of thè Nenie Cells of an hwertehrate. 0 Anatom. et morphol. du labe cepMlique , eoe,., p. 227 e 288. PI. V. anteriori e posteriori, che si possono considerare come ru¬ dimenti delle corrispondenti parti del cervello. Si occupa quindi della struttura istologica dell’organo nucale, nell’e¬ pidermide del quale ha riscontrato cellule di sostegno, glan- dulari. cigliate, nervose e migratrici, e per ultimo studia la struttura dell’encefalo dimostrando la comunicazione di¬ retta di esso coll’epidermide. 11 cervello della Cl. palermitana , situato alla base del polpodio e leggermente inclinato sul davanti , non è così piccolo come nella Cl. tr ancata, di cui ci dà il disegno il Quatrefages (*) , nè si accorda per la sua forma colla de¬ scrizione del Racoritza (2) che in altre Maldanidi l’indica di forma molto allungata trasversalmente, senza alcuna distinzione di gangli. Esso è formato da quattro gangli ro¬ tondeggianti saldati completamente alla parte centrale, in modo da formare una unica massa nella quale , special- mente alla parte dorsale ed ai lati (fìg. 43), è ancora vi¬ sibile una linea di divisione longitudinale e trasversale. I gangli posteriori, assottigliandosi gradatamente, si pro¬ lungano al!’ indietro in due grossi nervi, che si dispongono al disotto degli organi nucali (fig. 35 n.o.nu.). Ai lati del cervello, dagli altri due gangli, hanno origine i connettivi periesofagei, costituiti da grossi cordoni ner¬ vosi, che, ripiegandosi all’ indietro, si riuniscono al disotto della bocca a formare la catena nervosa ventrale. Al lato dorsale anteriore di questi gangli si trovano pure due nervi, che entrano nel pai podio appoggiandosi all’epidermide della paret° anteriore (fìg. 44 n.pl.). Questi secondo il Racovitza (3) apparterebbero al cervello anteriore (i precedenti al medio e posteriore) il quale in questo caso sarebbe assai ridotto. II cervello è formato per la massima parte di sostanza punteggiata, ricoperta parzialmente da uno strato corticale di cellule gangliari. Questo strato, di spessore minore al lato dorsale del cervello , maggiore nei punti di contatto dei gangli coll’ epidermide , manca completamente al lato ventrale, corrispondente alla cavità del corpo, ove il cer¬ vello è ricoperto invece dall’ endotelio. (') fflud. sur Ics Types infer . de Vernbr. des AnneUs , p. 337, PI. V, fìg. 7. (2) 1. c. p. 534. i3) 1- c. 34 La sostanza punteggiata appare costituita (da un reticolo intricato di sottili fibre alle quali sono interposti alcuni piccoli punti, e quindi si accorda coll’interpretazione del Racovitza il quale la considera come un ammasso di fibrille, le cui sezioni trasversali costituiscono la punteggiatura spe-, ciale di questa parte del cervello. Nella sostanza corticale si possono distinguere tre forme differenti di cellule. Alla periferia (fig. 45 c.ga.p,) delle pic¬ cole cellule di forma ovale o rotonda in cui il protoplasma è tanto ridotto che molte volte sembrano costituite solo da un nucleo molto voluminoso, che si colora abbastanza bene con carmino aliumico di Gremacher. Queste assomigliano molto a quelle de\V Eunice (Jourdan) f1) e d eWAmpharete (Fauvel) (2) , però non sono apolari, perchè colla disscia- zione (3) ne ottenni alcune che portavano un prolungamento (fig. 51 a. b.\. Fra queste cellule e la sostanza punteggiata vi sono altre cellule gangliari, molto più grosse (fig. 45 c. ga.), con nucleo molto appariscente che occupa il centro della cellula, la quale può essere di forma ovale od arrotondata, con un unico prolungamento (fig. 51c), che in qualche sezione si può seguire fino nella sostanza punteggiata; non tutte però hanno la stessa orientazione, perchè se ne trovano con pro¬ lungamento rivolto alla periferia. Alcune di queste cellule sembrano anche essere multipolari, ma non lo posso affer¬ mare con certezza, sebbene cellule simili siano state già tro¬ vate anche nella CI. Oersted i dal Racovitza , perchè non le ho mai potuto ottenere staccate colla dissociazione e le se¬ zioni non sono abbastanza chiare da eliminare ogni dubbio. Tra queste cellule se ne trovano alcune di dimensioni molto maggiori, unipolari, di forma allungata, con nucleo rotondo, che si devono considerare come cellule giganti (fig. 45 B). 1 connettivi sono formati per la massima parte di so¬ stanza punteggiata, intorno alla quale, e specialmente in corrispondenza delTepidermide, si trovano cellule gangliari tl) Ètud . histol. chi genre Eunice. (2) Redi, sur les Ampliar e Liens, p. 350. (3) Vapori di acido osmico (Jourdan). 35 sìmili a quelle che stanno alla periferia del cervello; esse vanno però diminuendo in numero a misura che ci allon¬ taniamo da questo. La parte centrale è punteggiata nella metà interna, a libre trasversali nell’ esterna. La catena nervosa ventrale, posta fra l’epidermide ed i muscoli circolari, si presenta nelle sezioni longitudinali sotto forma di un cordone di grandezza costante, nel quale non si scorgono distinzioni di gangli. Sulle sezioni trasversali ha forma ovale , e quantunque sia formata da un’ unica massa di sostanza nervosa , vi si possono distinguere an¬ cora i due cordoni primitivi, dalla fusione dei quali essa è formata (fig. 42). Questa distinzione è dovuta a fibre della sostanza punteggiata , che predominando alla periferia e lungo l’asse verticale della sezione dividendola in due parti. Al centro di queste sono pure numerose le fibre, ma stanno interposti ad esse molti punti, dovuti a sezioni di fibre di¬ sposte longitudinalmente.. Alla base di questi cordoni ed al lato esterno, si trova un ammasso di sostanza corticale le cui cellule si addentrano fra le cellule epidermiche. Tubo digerente. il tubo digerente si stende in linea retta per tutta la lunghezza del corpo; solo negli ultimi anelli, ove le divi¬ sioni fra segmento e segmento sono molto più marcate, anche T intestino presenta qualche strozzatura. Sarebbe diffìcile distinguere le sue varie regioni dalla conformazione esterna, perchè se si eccettua la minore am¬ piezza ed il maggiore spessore nella parte anteriore in con¬ fronto della posteriore, esso si mantiene molto uniforme in tutta la sua estensione. Considerandolo invece dal lato della sua costituzione istologica, troviamo che varia di molto da una regione all’altra , quindi basandomi specialmente sopra questo carattere mi pare che si debbano distinguere le seguenti parti: una proboscide, un esofago, un intestino anteriore ed uno posteriore. La bocca, posta al lato ventrale del corpo ed al disotto del palpodio è provvista di una proboscide inerme, breve e globulare. Quando è retratta essa occupa il segmento boccale, formando numerose ripiegature alle estremità delle 36 quali si inseriscono i muscoli retrattori; al centro rii queste pieghe sta l’esofago (fig. 46). E. Perrier f1) osservò che negli anellidi in generale 1 muscoli protrattori sono i più numerosi e potenti della proboscide, ma che di sovente sono aiutati nel loro ufficio dal liquido della cavità generale, il quale tende a produrre l’ estroflessione della proboscide , quando viene spinto in avanti dalle contrazioni del corpo. Nella Cl. palermitana, collaris e Claparedei, mentre i muscoli retrattori sono tanto sviluppati da formare una sorta di imbuto, che dalle pareti dal corpo si porta alla proboscide, di protrattori non si scorge alcuna traccia, cosi che sarebbe impossibile spiegare il meccanismo della emissione , se non attribuendolo alla sola azione esercitata dal liquido periviscerale. Ad appoggiare questa ipotesi concorrono inoltre due fatti e cioè il maggiore spessore dello strato dei muscoli circolari nei segmenti anteriori e la forma stessa della proboscide, la quale, tanto espansa che retratta, rimane fìssa coi due margini, cioè coll’esterno all’orlo dell’apertura boccale, coll’interno all’apertura dell’esofago, mentre la parte in¬ terposta' fra queste due linee di attacco è quella che subisce l’azione delle due forze opposte tendenti a spingerla albe- sterno od a ritirarla all’ interno. Contraendosi i primi anelli del corpo dall’estremità po¬ steriore verso l’anteriore, il liquido periviscerale non po¬ tendo rigurgitare indietro, perchè impeditovi dai sepimenti dei segmenti *2.° , 3.° e 4.° , è forzato a spingersi nel seg¬ mento boccale, ove esercita una pressione tale sulle pareti della proboscide da spingerla all’esterno, obliandola a di¬ stendersi. Siccome poi, anche rilassandosi lo strato dei mu¬ scoli circolari , non si potrebbe avere il ritiro della probo¬ scide , a questo ufficio sono destinati appositi muscoli re¬ trattori. Passando ora a studiare la struttura istologica di questa prima parte del tubo digerente vediamo che si compone dei seguenti strati. Esternamente (proboscide estroflessa) una cuticola chitinosa e resistente, simile a quella che ri¬ veste il corpo (fìg. 47 cu.). Talvolta accade di riscontrare (') Traiti de Zoologie , p. 1560. sopra sezioni di animali con proboscide espansa un’area centrale ricoperta da fitte ciglia; esse però non apparten¬ gono alla vera proboscide, ma alla parte anteriore dell’eso¬ fago, il quale viene ad occupare questa regione centrale forse in causa di violenti contrazioni dell’animale immerso nel liquido fissatore. Il secondo strato è dato da cellule epiteliali [c. ept.) lunghe, sottili inferiormente ed un poco allargate all’ apice. Nella parte superiore, ad un terzo circa della lunghezza totale della cellula, sta un grosso nucleo di forma ovale; il pro¬ toplasma della cellula è granuloso nella parte compresa fra il nucleo e l’estremità superiore, trasparente nella parte inferiore. La loro lunghezza non è costante e quindi esse danno luogo a numerose pieghe, alla superficie della pro¬ boscide, nelle quali troviamo, in corrispondenza della parte prominente, cellule di lunghezza massima, mentre quelle più brevi corrispondono agii avvallamenti. La loro differenza però non è così grande che esse arrivino tutte coll’ estre¬ mità inferiore allo stesso livello e perciò si hanno al di sotto dello strato epiteliale molte sinuosità corrispondenti alle pieghe superiori. Questi spazi sono occupati da sostanza connettiva icnt.) , che non si colora mantenendosi quasi completamente trasparente. Vi si possono quindi scorgere solamente alcuni filamenti intrecciantisi variamente fra di loro ed alcuni piccoli nuclei. Inoltre nello strato connettivo di questa regione del tubo digerente si trovano frequente¬ mente sezioni che sembrano appartenere a sostanza nervosa. Il quarto strato è dato da fibre muscolari circolari, che nella proboscide raggiungono il maggiore sviluppo [m.c.pm Molto ridotto invece è lo strato dei muscoli longitudinali, il quale non costituisce più un vero strato continuo, ma è rappresentato da piccoli fasce tti di poche fibre, sparsi ad intervalli sotto i muscoli circolari (m. I. p.). Per ultimo abbiamo la membrana peritoneale sottile, af¬ fatto trasparente e cosparsa di grossi nuclei che si colo¬ rano molto facilmente. Fra questa membrana ed i muscoli si introducono i vasi sanguigni, che si suddividono in un numero grandissimo di piccoli rami (v.s.ì, alcuni dei quali, attraversando gli strati muscolari e connettivo, si spingono fino all’ estremità delle pieghe formate dall’ epidermide. A 38 me sembra che questo fatto abbia una certa importanza riguardo alla funzione respiratoria , perchè la proboscide trovandosi in contatto coll’ acqua maggiormente che le al¬ tre parti del corpo, per essere vicina all’apertura del tubo, può sostituire in parte l’apparato respiratorio, più o meno complicato, di molti altri anellidi. L’esofago, molto breve, occupa il solo segmento boccale e non offre alcuna distinzione esterna sia colla proboscide che collo stomaco, quindi i suoi limiti si possono determi¬ nare solo coll’esame di sezioni longitudinali. In esso (fìg. 48) troviamo uno strato epiteliale formato di cellule munite di lunghe ciglia, molto sottili ed addossate le une alle altre, in modo che i grossi nuclei formano una linea scura, quasi continua, verso l’estremo superiore dello strato ( c.ep.ci .). La parte inferiore di queste cellule non mi riuscì mai a limiti bene distinti, ma sembra che fra l’epitelio e gli strati mu¬ scolari non vi sia connettivo. Nell’ esofago questo strato epiteliale non forma pieghe , e si mantiene di spessore molto uniforme in tutta la sua estensione. Gli strati mu¬ scolari sono ancora assai ridotti. L’intestino anteriore, rettilineo e molto esile, decorre dal segmento 2.° fino a metà del 1 ’8.° (fìg. 50). Osservato sul vivo, quando non contiene materie introdotte per alimento, ha colore giallastro come tutto il rimanente intestino; però esso appare rigato di colore bruno longitudinalmente. Le sue pareti sono molto grosse in confronto al lume interno* e sono costituite dai seguenti strati. Una cuticola tanto sot¬ tile, che in molti preparati riesce assai difficile scorgerla, alla quale segue lo strato epiteliale. Le cellule di quest’ul¬ timo sono piriformi, coll’estremità più larga rivolta all’in¬ terno della sezione, ed un grosso nucleo alla parte superiore (fìg. 49 c.ep.). A differenza dell’esofago, in questa parte dell’intestino l’epitelio non è di spessore costante, anzi molto variabile in causa delle numerose pieghe trasversali e longitudinali che esso forma. Generalmente alla base di queste cellule, ma qualche volta anche più in alto, in cor¬ rispondenza alle prominenze delle pieghe , si trovano dei granuli di colore giallo , le quali non assorbono nessuna tintura e si presentano di tale colore , anche se le sezioni sono state semplicemente fissate con sublimato corrosivo od acido acetico. É forse per la presenza di questa specie di pigmento che il Williams f1) dà il nome di biliare all’intestino della Clymene arenicoida; pigmento chiamato pure biliare dal Cdaparède e da lui trovato nel l’intesti no che distingue col nome di epatico di alcuni anel lidi, nei quali può assumere differenti colori, come nel Chaetoplerus variopedatus, nella Nerine cirra- tulus (2), ecc. Ghmdu le epatiche di color giallastro o brune, prive però per la massima parte di canali escretori, sono segnalate da Yogt e Jung (3) nell’ intestino dei policheti, alle quali non credo si possano riferire queste granula¬ zioni delle dimeni , perchè se vi corrispondono per il co¬ lore e la distribuzione, esse non hanno l’aspetto di glan¬ di! le. Sembrano piuttosto prodoti i di escrezione, quali furono segnalati già dal Fauvel (4) nello stomaco ed intestino del- l’ Ampliar ete Grubei. E a queste granulazioni che si de¬ vono le strie brune decorrenti lungo lo stomaco. Lo strato muscolare circolare, ancora abbastanza consi¬ derevole per spessore , si mantiene molto uniforme sopra tutta la sua estensione (m. c.), 1 muscoli longitudinali non formano più uno strato con¬ tinuo, ma sono ridotti a piccolissimi fasci posti fra i cir¬ colari e la membrana peritoneale (m. L). A metà circa del segmento 8.°, l’ intestino anteriore si dilata a formare un canale molto più ampio ed a pareti molto delicate che è l’intestino posteriore. Questo per un certo tratto si mantiene rettilineo, ma negli ultimi segmenti, ove sono più marcate le divisioni fra un anello e l’altro del corpo, esso presenta delle strozzature (die gli danno aspetto sinuoso, specialmente quando contiene sostanze a- limentari. La necessità di tenere a lungo l’animale in acqua cor¬ rente, perchè si vuoti anche questa parte dell’intestino, fa si che in questo delicatissimo tessuto si riscontra sempre un principio di macerazione , che rende assai diffìcile lo (l) Re por t on thè British Annelida. p. 527. (* *) Clavarède, R’cherch. sur la s truci, des Annèlides sédentaires, p. 98, PI. XII, fig. 10, PI. XV, fig. 10. (s) Traile tTanat. comp. pratiqne, p. 509. (*) Redi, sur les Ampliar etiens, p. 374. 40 studio istologico specialmente dello strato epiteliale. 1 due strati muscolari sottostanti a questo sono tanto ridotti che riesce molte volte assai difficile il poterli scorgere sulle sezioni. Sistema vascolare. Il sistema vascolare, sebbene formato da numerosi vasi, è semplice come in tutti gli anellidi che non presentano organi speciali di respirazione, e nei quali le differenza- zioni dei vari segmenti sono minime. Il Quatrefages (*) ha osservato in questi anellidi due ca¬ nali principali, uno dorsale ed uno ventrale, dai quali par¬ tono numerose ramificazióni di cui non ha potuto seguire la distribuzione. Lo studio anatomico di questo sistema, conviene gene¬ ralmente compierlo sopra animali vivi; ma opponendosi per queste specie le gravi difficoltà della poca trasparenza e della fragilità del loro corpo, occorre il confronto delle se¬ zioni per controllo alle osservazioni precedentemente bitte sul vivo. Dà buoni risultati, come fissatore, la miscela di sublimato saturo ed acido acetico, perchè il sangue viene coagulato nei vasi da quest’ultimo, e come colorante il carmino all umico od alcoolico. In causa dell’ intermittenza della circolazione del sangue, accade che alcuni tratti dei vasi rimangano vuoti, ed allora si comprende che essi non sono piu visibili sulle sezioni, ciò che costituisce appunto il maggiore inconveniente di questo metodo. Riunisco i dif¬ ferenti vasi in una figura schematica (fig. 52), che ci dà un’idea chiara della loro posizione. Abbiamo due vasi principali , uno al lato dorsale ed uno al ventrale. 11 primo di questi (v.d }, si appoggia alla lamina di sostegno del tubo digerente, mantenendosi sem¬ pre ad una data distanza da esso; il secondo [v.v.) è so¬ speso nella cavità del corpo, sotto l’intestino, pure da una la¬ mina mesenteriale assai sottile. Questi due vasi comuni¬ cano fra di loro, all’estremità anteriore del corpo, per mezzo di un anello formato da due rami scorrenti lungo i con¬ fi) Hist. nat. des Anne Ics, t. II, p. 23i. 41 nettivi periesofagei; all’estremità posteriore non ho potuto vedere grossi rami di comunicazione, quindi credo che que¬ sta sia dovuta ad una fìtta rete di piccoli vasi, che si pos¬ sono scorgere facilmente anche per trasparenza nell’ultimo segmento. Una disposizione simile a questa si trova pure nell’ Arenicola piscatorum (l). Ai lati della catena nervosa ventrale, e precisamente fra essa ed i muscoli longitudinali . scorrono , lungo tutto il corpo, due grossi vasi neurali [v. n.). Oltre ai precedenti si trovano due altri vasi longitudinali di grandi dimensioni, e cioè i vasi laterali posti nella cavità del corpo fra le due masse di muscoli longitudinali superiori ed inferiori (v.l.). Dalle vivisezioni mi è sembrato che questi due vasi si bi- forchino nel segmento 7.° per riunirsi di nuovo in un unico canale laterale nel IO.0, ovvero lungo tutto il tratto occupato dagli organi segmentali, ma non ho potuto riscontrare con certezza questa disposizione anche sulle sezioni. 11 Jaquet, nel suo lavoro sul sistema vascolare degli a- nellidi , esclude assolutamente che nei policheti esistano vasi laterali ed a questo proposito cosi si esprime (2). « Eli premier lien nous observons que chez aucun Polychète il n’existe des canaux latéraux tels que nous les rencontrons chez les Ilirudinés. Puis ces dernières sont toutes dépour- vues des canaux nerviens ou latéraux de la chaìne gan- glionnaire. Un rapprochenient plus facile peut s’effectuer entre les Polychètes et les Oligochètes. Chez les deux nous trouvons un vaisseau dorsal contractile. Les canaux ner¬ viens existent dans les deux groupes. Les canaux latéraux font défaut ». Se questa mancanza di canali laterali esiste per molti policheti, non si può tuttavia generalizzarla all’intero or¬ dine, perchè, oltre che nelle specie di dimeni da me ora studiate, furono trovati canali laterali in altre, come la Myxicola infundibuìum (3), la Pro tuia intestinum (4), Jaquet, Redi, sur le Si/sl. vaso, des Ann’dides. (-) Iu. hi. p. 386. 0 Quai’aiìède , Redi, sur la struct. des Annélides sedentaires , p. 83, pi. VI, fìg. 7: (4) Id. , Id. pi. VIIF, fig. 1. 42 V Audouinia fingerci {l), la Clymene zoster icola f2), 1’ 0- phelia bicornis (3) e la Pectinaria belgica (4) Non si può dunque considerare come carattere differenziale fra le sot¬ toclassi dei Cbetopodi e degli I rudi nei la mancanza o pre¬ senza di questi canali laterali. Nel tegumento si trovano numerosi vasi secondari che scorrono nello strato dei muscoli circolari (v.s.e.) mettendo capo in basso ai vasi ne tirali. Comunicano pure coi late¬ rali, per mezzo di piccole diramazioni (v.c.l.) che passano fra le masse di muscoli longitudinali, e col dorsale per mezzo di canali che seguono la lamina di sostegno dell’ intestino ;(??, C. d.);. ' 1 vasi laterali e neurali sono riuniti da diramazioni piut¬ tosto grandi che attraversano la cavità del corpo, scorrendo lungo i muscoli obliqui [v. t.). Di questi non ne trovai che un solo paio ad ogni segmento, nelle vivisezioni , e non è facile definire il loro numero colle sezioni microscopiche. Altri due piccoli vasi [v. n. v.) uniscono i due neurali al ventrale. L’intestino è circondato da numerosissimi piccoli vasi [v. il), che si trovano fra i muscoli e la membrana pe¬ ritoneale, anastomizzantisi fra di loro a formare una sorta di rete, che si può fàcilmente scorgere nelle sezioni lon¬ gitudinali. Questi, specialmente nella proboscide, mandano ramificazioni che entrano nelle pieghe epiteliali. I parapodi ricevono sangue dai laterali per mezzo di un vaso che en¬ trando alla parte superiore circonda il fascio delle setole e scorre lungo il rilievo in cui sono impiantati gli uncini. Anche gli organi segmentali, molto vascol arizzati , rice¬ vono sangue dai laterali per mezzo di numerosi e piccoli vasi di comunicazione I due vasi principali, dorsale (fig. 52 v.d.) e ventrale' (t?.#), sono pulsanti per un tratto anteriore, che mi è sembrato limitato ai primi nove segmenti. Le pareti di questi vasi sono formate dallo sdoppiamento della lamina endoteliale dalla quale sono sostenut i nella cavità peri viscerale , ma (') Id., Id , ]). 90, pi. XI. figl 5. (-) Cosmoyici, Glandi. gènti, et org. segni, des Annél. polychètes , p. 335, pi. XXVII, fig. 8, 9 e IO. (8) Id. Id. p. 294. pi. XXV, fig. 1. (*) Id. Id. p. 339, pi. XXVII, fig. 14. 43 nella parte contrattile vi sono inoltre delle fibre muscolari. La disposizione di queste fibre nel vaso dorsale si vede chiaramente dalla figura 55, che riproduce una sezione longitudinale di questo canale nel segmento settimo. Sotto al rivestimento endoteliale [end.) si trovano delle sottili fibre muscolari, che non formano un vero strato continuo, delle quali le più esterne [m.c.) sono disposte trasversal¬ mente , a guisa di anelli , e le più interne longitudinal¬ mente [m. L). Nella parte posteriore di questi vasi ed in tutti gli altri, non ho mai trovato fibre muscolari, e le loro pareti si ri¬ ducono ad un semplice rivestimento endoteliale, fornito di grandi nuclei allungati, molto simile a quello dei vasi del- V Ampharete Grubei descritto e figurato dal Fauvel (*). Organi segmentali. Gli organi segmentali delle Maldanidi, descritti dal Qua- trefages (2) come organi genitali e dal Claparède (3) come glandule tubipare, sono stati studiati estesamente dal Co¬ smovici (4) per la Clymene zostericola , nella quale sono ridotti a quattro paia pos'i nei segmenti 4.°-8.° Egli de¬ scrive questi organi come formati da due parti aventi dif¬ ferente funzione, e cioè un organo segmentale anteriore, che servirebbe alla evacuazione dei prodotti genitali, ed un corpo di Bojanus posteriore, che avrebbe funzione uri¬ naria, ma questa teoria generalmente non è accettata, con¬ siderandosi l’intero organo come un nefridio. Oltre che all’escrezione, i nefridi della regione mediana del corpo servono pure all’emissione dei prodotti sessuali, ed in alcuni sedentari possono ridursi e trasformarsi in modo da perdere completamente la prima funzione adat¬ tandosi esclusivamente alla seconda (Meyer (5), Brunotte (6), Fauvel (7)). (') Recherch. sur les Ampharétiens p. 384, pi. XVIII, fìg. 51 e 53. (-) Risi. nat. des Annelés , t. II, p. 23 2. (5) Annél. chétopodes ecc., p. 455. (4) Gland. gènti, el org. segment. ecc., p. 333. (5) Situi, der Korperbau der Anneliden. (6) Recherch. anatom. sur une esp. du genre Rranchùmma. A) Recherch. sur les Ampharetiens . 44 Nella Cl. palermitana , gli organi segmentali sono ri¬ dotti a soli 3 paia, (fig. 50 nf.) il primo dei quali sta coll’estremo anteriore dietro i parapodi del 7.° segmento e col posteriore in vicinanza dei parapodi delP8.°, ove sbocca all’esterno per mezzo di un poro posto fra il ramo inferiore del parapodo e la catena gangliare (flg. 53). A questo se¬ gue il secondo paio che termina ai parapodi del segmento 9.° ed il terzo a quelli del 10.°. Questi nefridi sono costituiti da una parte anteriore imbutiforme cigliata (flg. 54 i.nf) che corrisponderebbe all’ organo segmentale del Cosmonici, for¬ mato da un delicato padiglione aperto anteriormente e tron¬ cato obliquamente , in modo che la parte più sviluppata sta rivolta alla parete del corpo. Questo padiglione comunica, per mezzo di uno stretto canale ripiegato lateralmente, col¬ l’estremità anteriore della seconda parte del nefrodio (or¬ gano di Bojanus del Cosmovici), la quale è formata da un tubo leggermente sinuoso ( p.nf ), ma molto più ampio ed a pareti più consistenti, che decresce gradatamente di ampiezza coll’avvicinarsi allo sbocco esterno dato dal poro situato al lato ventrale del parapodo. Questi corpi sono sospesi ai lati del corpo, fra le due masse di muscoli longitudinali supe¬ riori ed inferiori per mezzo della membrana peritoneale, dalla quale sono ricoperti. J1 padiglione dell’ imbuto è rivestito internamente da lunghe ciglia che hanno movimento rotatorio dall’ esterno all’interno, come si può facilmente vedere osservando con una lente un animale vivo aperto longitudinalmente Le sue pareti, molto sottili ai margini, sono formate da un solo strato di cellule larghe e molto brevi, che nelle sezioni hanno forma rettangolare, forniti di un grandissimo nucleo e di lunghe ciglia (flg. hAB). Avvicinandosi alla parte po¬ steriore di questo padiglione , le pareti del tubo si fanno gradatamente più grandi, le cellule, di forma ovale, hanno nucleo molto più piccolo e posto generalmente ad un lato, ed aumentano di volume e di numero. Le cellule dell’estremità anteriore del secondo ramo del nefridio sono uguali alle precedenti per forma, ma in queste vi si possono scorgere all’interno, in preparati con cloruro d’oro ed acido formico, delle granulazioni di colore bruno, assai minute (flg. 54 6’). In questa regione, avendosi il massi- 4r> ino spessore delle pareti del tubo, le cellule sono anche più numerose e disposte sopra due ed anche tre strati; però procedendo verso l’estremità posteriore esse diventano più sottili ed allungate e si dispongono in un solo strato, che va diminuendo gradatamente di spessore. Tutta la cavità interna di questo ramo è pure vibratile, ma le ciglia sono più lunghe e rade che neirimbuto. Giunto in vicinanza del parapodo il tubo del nefridio si ripiega in basso e sbocca all’ esterno per mezzo del poro posto alla base del rilievo del ramo inferiore. In questo ultimo tratto le pareti si sono fatte assai più sottili (lìg. 54 A) e prima di arrivare al poro esterno le cellule ovali, che costituiscono le pareti del ne¬ fridio: sono sostituite da cellule epidermiche, assai ridotte in lunghezza e con nucleo voluminoso, le quali, aumentando quindi di dimensione , costituiscono i margini del poro di sbocco fpo. nf.). Tutto T organo segmentale è ricoperto da piccoli vasi sanguigni, provenienti dai laterali, che formano una fitta rete alla parte esterna. All’epoca della riproduzione, questi organi, oltre che all’escrezione servono anche all’emissione dei prodotti sessuali, ed allora si trovano frequentemente nella cavità interna delle uova o degli spermatqzoi. Riproduzione. Nei mesi di primavera la cavità periviscerale è general¬ mente ripiena di prodotti maschili o femminili più o meno maturi. Le uova (fi g. 33 a), ricoperte da una membrana ialina, sono di forma circolare o leggermente elissoidale , e di diametro di g 140-160 , se mature. Alla parte centrale con¬ tengono un grosso nucleo circolare del diametro di g 40-50 che nelle uova più mature rimane completamente traspa¬ rente, se si colorano con carmino allumico o si trattano con cloruro d’oro ed acido formico, i quali invece tingono assai intensamente in rosso bruno il protoplasma della cel¬ lula ed i nucleoli. Questi sono generalmente in numero di due o tre , raramente di uno solo Uova con due nucleoli sono state descritte per molti aneli idi , ma ultimamente il 46 Fauvel (]) dice di aver osservato che questi nucleoli doppi si trovano solamentè nelle uova immature, e che quelle giunte a completo sviluppo non ne contengono che uno solo, perchè l’altro sarebbe stato espulso. Io non ho trovato una differenza costante fra quelle che contengono uno o più nucleoli, ma non avendo potuto se¬ guirne lo sviluppo, mi limito a riportare l’ ipotesi del sopra- citato autore, non potendo trarne alcuna conclusione sicura. 1 prodotti maschili, si trovano di sovente allo stadio di spermatogemme arrotondate e moriformi di g 16-22 di dia¬ metro , od in ammassi di spermatozoi uniti per la parte anteriore, mentre il filamento è rivolto alla periferia e li¬ bero. Questi spermatozoi , quando si staccano , si vedono formati da una testa conica, (fìg. 33 b) assai allungata, ter¬ minante a punta anteriormente, e troncata posteriormente, dalla quale parte un lungo filamento, sottile e molto tra¬ sparente. Le glandule genitali sono descritte dal Cosmovici (-) per la Clymene zostericoìa , come localizzate sui vasi sangui¬ gni che dai laterali vanno agli organi segmentali, e anche per la Cl. 'palermitana li trovai limitati a questa regione del corpo, ma nel ramo che partendo dal vaso laterale se¬ gue l’organo segmentale alla sua parte ventrale. Clymene collaris Clpde. Della Clymene collaris e Claparedei non ebbi che un piccolo numero di esemplari e perciò anche le osservazioni relative ad esse sono assai limitate. Siccome poi in queste non rilevai notevoli differenze anatomiche ed istologiche colla CL palermitana mi limiterò ad accennare ad alcuni punti più importanti, riportando il disegno di qualche sezione che, senza differire dalle corrispondenti della Cl. palermi¬ tana , dà un’idea più chiara della loro anatomia. Il tegu¬ mento non presenta differenze rilevanti coi} quello della specie precedentemente descritta. La. fig. 56 rappresenta una sezione trasversale , parallela alla piastra cefalica e (1) Recherches sur le Ampliar e tiens, p. 405. (2) Gland. gemi, et organ. segmentaires eoe. p 338. 47 passante per la proboscide estroflessa. Da essa possiamo vedere chiaramente la disposizione dei muscoli retrattori (ni. r.p.) che , staccandosi dai lati del segmento boccale si inseriscono nella parete interna della proboscide. Nel segmento anale si trovano pure dei sepimenti mu¬ scolari radiali ( fìg. 57 sp.r.) che si inseriscono sul fondo dell’imbuto e sullo sfintere anale da un lato, sul tegumento dall’altro, ma essi sono assai meno sviluppati che nella CI. palermitana , mentre sono più numerose le fibre mu¬ scolari [f. ni.) che uniscono l’intestino alle pareti del corpo. Per il cervello, formato pure da quattro gangli saldati alla parte centrale, non credo necessario dare una descri¬ zione dettagliata, perchè dovrei ripetere quanto ho già ri¬ ferito per la CI. palermitana senza poter aggiungere nes¬ suna osservazione importante. Nella proboscide (fìg. 58) si ha una cuticola assai resi¬ stente, che la riveste esternamente, alla quale è sottoposto uno strato epiteliale formato di cellule non molto lunghe [c. ept.) , allargate alla estremità superiore, nella quale il protoplasma è granuloso, e fornite di un grosso nucleo cir¬ colare alla parte superiore. Sotto questo strato si trova il connettivo (cnt) e quindi i muscoli circolari ( m.c.p .) ed i longitudinali ( m.l.p .) ricoperti dall’endotelio [end). Ho già osservato nella specie precedentemente descritta che la pro¬ boscide è molto vascolarizzata e che la presenza di questi numerosi vasi potrebbe avere una importanza nella respi¬ razione. Nella Cl. collaris (fìg. 56 questi vasi sono nu¬ merosissimi non solo nella proboscide, ma anche nell’eso¬ fago (es.)r che nella parte anteriore viene pure in contatto dell’acqua. Da questi vasi si staccano inoltre delle ramifi¬ cazioni che, attraversando gli strati muscolari e connettivo della proboscide, scorrono sotto l’epitelio sino all’estremità delle pieghe formate da esso (fìg. 58 v.s'). La parte centrale della sezione rappresentata colla fìg. 56 non è ricoperta da cuticola, ma da numerose ciglia (es), e non deve essere considerata come facente parte della proboscide ma dell’esofago. Il Claparède (4) indica per questa specie tre paia di or- '*) Annél. chétojiodes eco. p. 455. 48 gani segmentali, scambiandoli per glandi! le tu lupare , nei segmenti 7, 8 e 9 con sbocco esterno nel 6, 7 ed 8, men¬ tre realmente tale sbocco si trova nei segmenti 8, 9 e 10, e cioè alla estremità posteriore dell’organo, ma credo che questo si debba attribuire ad una indicazione inesatta, piut¬ tosto che una osservazione erronea. Clymene Claparedei n. sp. Nelle poche sezioni che ho potuto ottenere per questa specie , la struttura dell’ epidermide e la disposizione dei muscoli nei primi segmenti non differiscono per nulla da quelle della CI. palermitana. Lo stesso si può dire per' il cervello e le sue dirama¬ zioni, però da alcune sezioni trasversali del primo segmento si può rilevare meglio , che nelle specie precedentemente descritte, la struttura dell’organo liticale. 11 Racovitza (*) ci dà una descrizione minuta di quest’ organo, nella 67//- mene lumbricoides; esso è formato da una piega epiter¬ mica, al fondo della quale si trovano delle ciglia le quali attraversano la cuticola, che riveste la cavità, per mezzo di fini canali che vi si trovano in tale regione. L’epider¬ mide presenta inoltre delle modificazioni nella sua costitu¬ zione, contenendo cellule di sostegno, cibate, nervose, glan- dulari e migratrici. Nei miei preparati non sono evidenti tutte queste varie distinzioni, non avendo potuto impiegare tutti i metodi ge¬ neralmente usati, in causa della scarsità del materiale, ma in qualche parte essi sono abbastanza evidenti, quindi mi limito a queste osservazioni per quanto incomplete. L’organo lineale è ricoperto dalla cuticola (fig. 59) e sul lato rivolto all’esterno, oltre che sul fondo, da ciglia. L’e¬ pidermide, che costituisce il fianco interno della fossetta, è formato da cellule di sostegno .( c. s. ) , con grosso nucleo, molto sottili alla parte inferiore, fra le quali non trovo cellule mucose. Fra le estremità inferiori delle cellule di sostegno si trovano i cordoni nervósi dell’ organo lineale. 11 fondo della fossetta non è di costituzione bene evidente (') Le labe ccphoMque et V encèpkdle eco., p. 288. 49 perchè non vi si possono scorgere cellule a limiti ben de¬ finiti, mentre il lato esterno è dato da cellule còliate (c. ep.c) molto lunghe , con nucleo voluminoso centrale , alla base delle quali sta uno strato di una sostanza granulosa , che il Racovitza chiama pigmento. BIBLIOGRAFIA 1780. Fabricius 0. Fauna Groenlandica. Hefnia et Lipsia. 1788. Mlìller 0. F. Zoologia Danica. Havniae. 1820. Savigny J. C. 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C. n. p — cordoni nervosi periesofag. cnt — connettivo c. p — cellule a pigmento cr, — cervello c. s — » di sostegno cu — cuticola end — endotelio ep* — epidermide es — esofago f, m — fibre muscolari f.l — » » longitudinali f. c — » » circolari i. nf — imbuto del nefridio in, a — intestino anteriore in. p — intestino posteriore m. c — muscoli circolari m.C.p — » | » della probosc. m.c.sf — » » dello sfintere Oli, l — » longitudinali on.l.p — » longitud. della probosc. m.o — » obliqui m.p. m.py — muscoli della piastra m.p.S — muscoli protrattori delle setole Oil.p.u — » » degli uncini m.r.s — » retrattori delle setole ,m.r,u — muscoli retrattori degli uncini m. s,rn,s',m.s- — muscoli dei sopimenti n — nucleo ni — nucleolo nf — nefridio n. o. nu — nervi degli organi nucali n. pi — » del palpodio 0. nu — organi nucali p — papilla po — poro po. nf — poro esterno del nefridio p. nf — parte posteriore del nefridio \pr, — proboscide j s. a ' — segmento anale \s. f — sfintere anale s. n — segmento anteanale so, n.p, — sostanza nervosa puntegg. st. n. c — strato nervoso corticale sp. r — sepimento radiale sp. t — sepimento trasversale \t. f. l — tessuto fibroso della lamina 0. c — vasi circolari sottoepidermici 0. c. d — vaso di comunicazione fra il sottoepidermico ed il dorsale 0 C.l — vaso di comunicazione fra il sottoepidermico ed il laterale 0. d — vaso dorsale 0. i — » intestinale \o. I — » laterale 0. n — » neurale x n. v — '. » di comunicazione fra il neurale ed il ventrale \vs e vs[ vasi sanguigni ! 0. . t — vaso trasversale 0. 0 — • ventrale. SPIEGAZIONE DELLE TAVOLE Tav. V. Ciymene collaris Clpde Fig. 1 — Capo visto dal lato dorsale X 8. » 2 — Aculeo X Lo- » 3 — Uncino X 320, » 4 — Estremità posteriore (2 segmenti; vista dal lato destro X 12. Ciymene palermitana Or. Fig. 5 — Aculeo X 25. » 6 — Uncino X 265. » 7 — Setola marginata del segm. 20° X 100. » 8 — Setola pennata del segm. 20° X 100. » 9 — Estremità posteriore (2 segmenti) vista dal lato destro X 5. Ciymene lophoseta n. sp. Fig. 10 — Capo visto dal lato sinistro X 12. » 11 — Capo visto dal lato dorsale X 12. » 12 — Aculeo X 185, » 13 — Uncino X 320, » 14 — Setole dei segmenti che portano aculei X 150, » 15 — Setole dei segmenti che portano uncini X 150, » 16 — Estremità posteriore (5 segmenti) vista dal lato sinistro X 5, Ciymene brachysoma n. sp. Fig; 17 — Capo visto dal lato dorsale X 3, » 18 — Estremità posteriore (3 segmenti) vista dal lato dorsale X 4. » 19 — Setola marginata del segmento 15, 0 X 80. » 20 — Aculeo (vedi Tav. VI) X 95. » 21 — Uncino X 320, Ciymene Claparetlei n, sp, Fig, 22 — Capo visto dal lato sinistro X 10, » 23— Aculeo X 95. » 24 — Uncino X 320, » 25 — Estremità posteriore (3 segmenti) vista dal lato dorsale X 8, Petaloproctus Cristagalli Clpde. Fig, 26 — Uncino. Tav. VI. Ciymene palermitana Gr. Fig. 27 — Epidermide del segmento 4.° Sez, trasversale (sublimato ed acido acetico — tionina) X 235. Epidermide con cellule mucose vuote Sez. trasv. (id. id.) X 235, Cellule. di sostegno del segmento 8.° Sez. trasv. (Subì, ed acido acetico — carmino alluminico) X 190. Cellule di sostegno staccate per macerazione ( licp di Flemming V5, acqua distillata 4/5), Cellula a pigmento staccate per macerazione (id.). Cellula a muco staccata per macerazione (id,). Prodotti sessuali : a uovo, b nemasperma. Cuticola staccata per macerazione in acqua. Sezione trasversale del segmento cefaloboccale (licp di Flemming — carmino alluminico) X 40. Sezione longitudinale del tegumento del 5.° segmento (l’estremo a sinistra corrisponde alla parte anteriore del segmento) (liquido Flemming — - carmino alluminico e tionina) X 25. Sezione trasversale del 4.° segmento con frammenti del diaframma muscolare X 30 (figura in parte schematica). Muscoli motori delle setole X 35 (id,). Muscoli motori degli uncini X 70 (id.). Tav. VII, Clymenr palermitana Gr, Fig. 40 — Sezione longitudinale dell’estremità posteriore (sublimato ed acido acetico — carmino alluminico) X 15. » 41 — Sezione trasversale del segmento anale (id, id,) X 15. » 42 — Muscoli retrattori della proboscide X 80, » 43 — Sezione trasversale del segmento cefalico (liq. di Flemming — carmino alluminico) X 40. » 44 — Sezione longitudinale del pai podio (come fig. 40) X 70. » 45 — A Frammento di una sezione trasversale del cervello (come fig. 43) X 450, B cellula gigante X 570. » 40 — Sezione longitudinale del segmento cefaloboccale ( sublimato ed acido acetico — carmino alluminico) X 20. » 47 — Frammento di una sezione trasversale della proboscide (liq. di Flemming — carmino alluminico) X 265. » 48 — Frammento di una sezione longitudinale dell’esofago (sublimato ed acido acetico — hàmacalcium) X 125. Tav. Vili, Clymene palermitana Gr, Fig. 49 — Frammento di una sezione trasversale dell' intestino anteriore (sublimato ed acido acetico — rubina) X 265. » 50 — Animale aperto longitudinalmente X 2. » 51 — Cellule nervose corticali staccate (vapori di acido osmico). » 52 — Disposizione schematica del sistema circolatorio X 20, » 53 — Poro esterno dei nefridi X 7, Fig. 28 — » 29 — » 30 — » 31 — » 32 — » 33 — » 34 — » 35- » 36 — » 37 — » 38 — » 39 — Pag’, 54 — .4 Sezione longitudinale di un nefridio X 25. fi Frammento di sezione dell’imbuto X 375, C Frammento di sezione della parte posteriore X 200. » 55 — Frammento di una sezione longitudinale del vaso dorsale nel nel segmento 7.° (liq. di Flemming — carmino alluminico e tionina) X 285. Clymene collaris Clpde. Fig| 56 — Sezione trasversale del segmento boccale con proboscide estro- tlessa (liq. di Flemming — carmino) X 50. » 57 — Sezione longitudinale del segmento anale (sublim. ed acido ace¬ tico — carmino alluminico) X 50. » 58 — Frammento di una sezione trasversale della proboscide (come fig. 56) X 430. Clymene Caparedei n. sp. Fig. 59 — Sezione trasversale dell’ organo nucale. ERRATA-CORRIGE. A pag. 3, linea 30 invece di Aiothea leggi Axiothea » » 20 » 5 » » Saulier » Soulier » » 23 » 19 » » fig, 35 » bh » » 29 » 7 » » fig. 36 » fig. 37 e Atli Soc. lig. di Sonale geogr.Vol IX Tav.V. Atti Soc. lig. di Sc.nat.e geogr.Vol IX Tav.VII — - s so.n.p s l.n.c sp.r — m.r.p 45 ro-r. p 44 Lit.t.B runi - Pavia v.s . m.-.c.p . Orlandi . dis . Atti Soc. lig. di Sc.nat.e geogr. Voi. IX TavVIII BOLLETTINO DE! MESE! DI ZOOLOGIA £ ANATOMIA COMPARATA DELLA R. UNIVERSITÀ DI GENOVA N.° 63. 1898. G. Cattaneo Alcune previsioni scientifiche di Alfonso Borelli. Habent sua fata libelli . Chi legge più oramai l’opera di Alfonso Borelli, De motu animalium ? Ma, oltre eh’ è scritta in latino e redatta nell’arida forma di proposizioni scolastiche, quest’opera, già sì famosa, ha un frasario troppo diverso da quello ora in uso, per invogliare alla lettura i giovani studiosi, di solito affatto ignari di storia della scienza, e mal destri a risolvere nello spiccio e cor¬ rente linguaggio, a cui sono avvezzi, il pacato e prolisso eloquio dei libri vecchi, e a sceverare, frammezzo alle idee arcaiche, i tratti del genio divinatore , che si lancia nel- l’ avvenire. Ora, fra dottrine fossilizzate, come quelle del succo nerveo e della fermentazione sanguigna, e alcune pedanterie iatro-meccaniche (che però nel Borelli sono tut¬ tora ragionevoli , mentre furono poi esagerate dal Bellini e da altri seguaci), trovansi in quel libro non pochi accenni a idee genialissime, nuove per allora, e ora ritenute come evidenti, o almeno degne di seria discussione; oltre che, in molte parti, l’indirizzo galileiano dell’opera ha tutto il sapore moderno. Di tali intuizioni e previsioni scientifiche del Borelli si potrebbe fare un’ interessante raccolta ; ora accennerò solo a due passi che più mi hanno colpito. Tutti conoscono l’ipotesi della pangenesi del Darwin, discussa a lungo e modificata dal Brooks, dal De-Vries, oppugnata da alcuni, accolta con entusiasmo da altri, tra cui dal Mantegazza, che aveva precorso le « gemmule » darwiniane con la sua « materia proligera ». Secondo quella ipotesi, il fenomeno della riproduzione sarebbe diffuso in tutte le cellule del corpo, e non localizzato nelle ger- minali, le quali fungerebbero solo da collettrici dei germi provenienti dall’intero organismo. Ora tale idea è già chia¬ ramente espressa dal Borei li. « In embryonibus, ne dum multoties imprimuntur a pa¬ terno semine notae, colores et confìgurationes externae faciei, oculorum , digitorum, contorsiones et deformitates , sed etiam bonae aut pravae internae dispositiones animi , viscerum et membrorum haereditantur. Et quia nulla actio physica concipi potest absque contactu corporeo , ergo di- cendum est, quod ex universo corpore paterno particulae aliquae cum semine communicantur , deferentes indoles, deformitates, morbos » (op. cit. , volume II, 1681, prop. CLXX). L’altra previsione notevole è relativa alla funzione dei polmoni. Al tempo del Borelli era già screditata 1’ antica opinione, che la respirazione servisse a raffreddare il sangue troppo riscaldatosi nel cuore, impedendone la coagulazione, e si ammetteva piuttosto che il moto dei polmoni giovasse a rimescolare e amalgamare le varie parti del sangue, fa¬ vorendo la sua fermentazione. Questa teoria dell ’ attri¬ zione è sostenuta anche dal Malpighi nelle sue epistole De pulmonibus (1661). Il Borelli invece, con felice intuito, comprese che l’utile della respirazione non consiste nel moto che si fa respirando , ma nella natura di ciò che si inspira, essendo una parte dell’aria assorbita dal sangue. Infatti, dopo di avere, in varie proposizioni, combattuto le idee allora dominanti su tale argomento, esprime le proprie nelle prop. 0X11, 0X111, CXVI, di cui, essendo troppo lungo riportare il contesto, citerò almeno i titoli: « Aer per respirationem receptus est causa potissima vitae animalium » — « Per respirationem, aeris particulae san¬ guini commisceri possunt » — « Commistio aeris per re¬ spirationem intra sanguinem immissi vitam animalium pro¬ duci et conservai » (op. cit. , voi. II, 1681). Il Malpighi , nelle Posthuma ( 1 697) abbandonò la sua prima opinione e adottò quella del Borelli, ammettendo, tra l’ altre cose, che « si unisce col sangue un corpo sottile separato dal¬ l’aria ». L’uno e l’altro prepararono così la via ai più chiari intuiti di Mayow , e alle dimostrazioni di Priestley e Lavoisier. lf 3 fy 2- BOLLETTINO DEI MUSEI DI ZOOLOGIA E ANATOMIA COMPARATA DELLA R. UNIVERSITÀ DI GENOVA N.° 64. 1898. C. Parona Elminti raccolti dal Dott. Elio Modigliani alle isole Mentawei, Engano e Sumatra Dopo il fortunato viaggio alL Isola di Nias (1886) a N. 0. di Sumatra, il Dott. Elio Modigliani intraprendeva altre esplorazioni in Sumatra, alla regione dei Batacchi indipendenti (1890-91) ed all’Isola d’ Engano, e nel 1894- compieva un terzo viaggio visi¬ tando le Isole Mentawei. Riusciva cosi a studiare, principalmente sotto il punto di vista zoologico ed etnografico, V importantissimo gruppo di isole che si stendono lungo la costa occidentale di Sumatra. Questi viaggi furono fecondi di risultati scientifici, e ricchissime collezioni zoologiche vennero inviate e donate al Museo Civico di Genova ; T importanza delle quali è splendidamente dimostrata dalla quantità e dal valore delle pubblicazioni che comparvero negli Annali del Museo succitato (Voi. XXIV e seguenti). In tanto lavoro l’egregio esploratore ebbe la bontà e la pa¬ zienza, memore delle mie preghiere, di non trascurare le ricerche degli elminti negli animali vertebrati, che andava pre¬ dando e mettendo in pelle ; ed in tal modo egli riesci a radunare una collezione, piccola a vero dire , ma di molto pregio, perchè si riferisce a regioni affatto sconosciute relativamente alLelmintologia. Varie cause impedirono che prima d’ ora io potessi rendere ragguaglio sopra tale materiale, (del che chiedo venia principal¬ mente al sullodato Dott. Modigliani) fra cui quella che vale per tutti i casi di collezioni parassitologiche, ossia lo studio indi¬ spensabile degli ospiti. Anche nel caso attuale quindi si dovette attendere che gli specialisti incaricati completassero le determi¬ nazioni degli ospiti che il Modigliani non aveva dimenticato di annotare come affetti da elminti. 2 1. Davainea Blancliardi, n. sp. (Tav. I , fig. 1 a 8) In due individui del genere Mus (M. siporanus Thomas e M. rajah Thom.) furono raccolti varii esemplari di cestode da riferirsi ad una sola specie di tenia. Trascurando frammenti che, da poche proglottidi giungevano alla lunghezza da 7 fino a 50 millim. , ma sprovvisti di scolici, si trovavano in un topo altri esemplari completi delle seguenti dimensioni: 1. Lunghezza 17 millim. — Larghezza 3 millim 2. » 20 » 2> 4 3. » 11 » » 87. » 4. » 15 » » 2 7. » 5. X> 20 » 2> 2 7. » 6. » 5 » 2> 17. » 7. » 24 » » 5 8. » 46 » » 5 9. » 18 » » 4 7. » 10. » 72 » » 5 Nel secondo topo stavano solo quattro esemplari tutti collo scolice e misuranti ciascuno: 1. Lunghezza 17 millim. — Larghezza 4 ’/4 millim. 2. » 13 » 2 3. * 12 y2 » » 2 » 4. » io y2 » » 2 y2 » Questo cestode appartiene al gruppo delle tenie a corpo piuttosto compatto , ed anelli cortissimi e larghi, con angoli poco salienti. Le proporzioni fra la lunghezza del corpo e la larghezza delle pro¬ glottidi variano nei differenti individui , come appare dai riportati prospetti. Però gli anelli primi sono brevissimi, serrati, mentre di seguito diventano più distinti, più allungati e più stretti (fig. 1). Lo scolice è poco appariscente , troncato anteriormente , qua¬ drilobato per le ventose prominenti, se visto dalTalto. Manca il collo, tosto iniziandosi, dopo lo scolice, le solcature trasversali delle prime proglottidi (fig. 2). La lunghezza del corpo, come si notò precedentemente, diffe¬ renzia di molto nei varii esemplari. Nel più lungo essa raggiunge 3 i 72 millimetri , però questa cifra può abbassarsi e di molto. La larghezza massima è di 5 millim. ; misura che si trova a circa nove decimi (nel maggiore esemplare) della lunghezza totale. L'ultimo tratto dello strobilio si va restringendo e gli ultimi anelli si mostrano pressoché quadrati. Il numero delle proglottidi non è facile precisarlo, ma, per averne una norma, noterò che nell' esemplare più lungo ne ebbi a contare circa 300, delle quali le ultime 10 o 12 sono quelle che si restringono nel diametro trasversale. Lo scolice misura 0,50 di larghezza e 0,16 di altezza; misura questa presa dall' apice del capo fino a livello della prima sol¬ catura trasversale, che sta poco sotto la base delle ventose (fig. 2). Il rostrello è retrattile e porta una corona di minutissimi uncini fra loro molto avvicinati. Questi hanno il manubrio diritto e fi estremità superiore fortemente ripiegata (fig. 3 e 4); misurano 0,032 di lunghezza e sono disposti in duplice serie, precisamente come sono figurati dallo Stiles quelli della Davainea Salmoni. Il loro numero si può avvicinare più agli 80 che ai 70 per ogni serie. Le ventose sono grandi, globose e prominenti, formando così quattro salienze attorno al rostrello ; il diametro loro giunge a circa un terzo della larghezza della testa; l'apertura è circo¬ lare, ed il margine, nonché porzione delle pareti sono armate da minutissimi aculei, disposti in serie oblique, fra loro molto avvicinate e che danno alla parte un aspetto papillare (fig. 5). Non parmi di alcun interesse il voler indicare anche approssi¬ mativamente il loro numero, giacché sono copiosissimi. La lun¬ ghezza di questi aculei è di 0,006 e risultano di una porzione basale allargata e di un’altra che si eleva alquanto e con apice smussato (fig. 6). Le serie di essi varierebbero da 20 a 25. Collo nullo, giacché come si rilevò or ora, poco dopo le ven¬ tose, senza alcuna apprezzabile strozzatura, si rilevano le rugo¬ sità indicanti l' inizio delle proglottidi. Proglottidi. — Le prime sono lunghe 0,032 e larghe 0,014; le susseguenti modifìcansi nella forma e nelle dimensioni come già si espose. Gli sbocchi genitali trovansi tutti da un solo lato e sono situati nella porzione alta del margine di ciascuna prò- 4 glottide, quasi sotto il margine inferiore della proglottide rispet¬ tivamente anteriore (fig. 7). Nella disposizione della tasca del pene e deir intero apparato riproduttore, tanto maschile che femminile, non troverei alcunché di speciale o di diverso, da quanto si conosce e fu descritto per le specie affini. Un solo uovo in ogni capsula; esso è sferoidale, con hamuli ben distinti (fìg. 8). Capsula . diam. 0,082 a 0,048 Uovo . .... » 0,016 Hamuli ..... lungh. 0,006 Dalla dettagliata descrizione di questa specie, risulta evidente che essa appartiene a quelle tenie che R. Blanchard (*) ebbe a raccogliere in un gruppo speciale sotto il nome generico di Davainea. Ora la constatazione di questa forma parassita nei topi di Mentawei è senza dubbio molto importante, perchè viene ad essere un’aggiunta al piccolo gruppo, che si riteneva fino al 1895 proprio degli uccelli , fatta eccezione della D. Madagascar iensis. Però nell’anno ora citato lo Zschokke (2) descriveva la D. contorta del Pangolino indiano, e l’anno scorso (1896) Wardell Stiles (3) ne indicava due altre nuove specie ( D . retractilis e D. Salmoni ) entrambe della lepre ( Lepus arizonae , L. melanotis e L. sylvaticus). Ora, con quella da me descritta, il numero delle Davainea parassite dei mammiferi, si eleva a cinque ; predominando quelle nei roditori, alle quali dovranno forse aggiungersi alcune altre tenie tuttora poco note. Le maggiori affinità della Davainea , che vado illustrando e che chiamo D. Blanchardi, dedicandola al fondatore di questo gruppo di teniadi, starebbero colla D. contorta Zschok. , sebbene se ne discosti per alquanti caratteri. A meglio far risaltare queste varie differenze, ed insieme le affinità, riassumo nel seguente prospetto i caratteri più salienti per ciascuna delle cinque specie di Davainea trovate nei mammiferi: (]) Blanchard R. — Notices helminthologiques, 2.e Sér. Mém. de la Soc. zool. de France, T. IV. Paris, 1891. (2) Zschokke Fr. — Davainea contorta n. sp. aus Manis pentadactyla L. - Centralbl. f. Bakt. u. Parasitenkde, I Abth. XVII, Bd. N. 18/19, 1895, p. 634. (3) Stiles Ch. W. — a Revision of thè adult tapeworms of Hares and Rabbits. Proceed. of thè U. S. Nation. Museum, Voi. XJX, N. 1105. Washington, 1896. 5 = 5 — oo = o s § PS CU CO co ® v> • m s- 2 05 2 O TO .. • O O ' MS* W CD A .a rtì g a o at,2 O a n a ^ * B § - -r- U A d Xi oc d o o ^ ■§ Z tuo §1 <3. p o d «-> f-4 O a -5 a o 3 S ! a * •p « s ^ 65 § a 2 m £ = S a s 1000 -0,68 00 ò H 1 culei più a ó a 0,37 GO o tuo a P ^ tuo Z~ a ° a o o p 5 § « a B e?!) 0$ E a O vi oo a d —I 1:0 *3 S o S o d a o — < o d « 2 a s O w — *s <^i o O !D ft S © s . 41 fino a a * § ’a : ; a» a ’£ o bo a a u a a a a ’Sb bo ' o o •iS § O ’o a • a P <2 "2 a a Un a % • r-< 42 a a . tao «5 a . bo Ut a o ■ 00 VX o a o ’a a s a a • £ 1 a* o a d tuo P a a -a ~- a 1 "§ 2 O fan P àp cs fl K) © N P d CD ^ m m a a S cS a B 'a .a *rd o a a ai -a o ’a' t- 1 "a £ S ..VX. o a a o o O a P Z CQ P$ P li co ^ I ^ CO oo è 3 a. invagi- ’£ a a. d 1> cT o ^ a ® *S • o .2 *a . d VX a ^ co 0>i a ^ a o O O'i SS o a o -a P tuo a • o a d ’a s? e co a o -u tuo ‘ ’S .£ s a a • P a :a IO =0 ia £ a d Ui Z o o ‘a a • *s a • t> ’a • a 00 & Co a È* ^5 O £ e© +■> a o a >5 CQ ■ f - 1 O ffj 6 2. Hymenolepis Modigliani i? n. sp. (Tav. I, fig. 9-12) Nel Corvus enea furono raccolti un esemplare intero e due frammenti di una piccola tenia, con scolice relativamente grosso. I primi anelli (fig. 9) sono sottili, più larghi che lunghi e poi gradatamente si allungano (dopo la metà sono larghi 1 1/2 mill.) fino a diventare quadrati e misuranti allora un mill. per lato. Questi segmenti più grandi formano però breve tratto dello strobilio, e cioè quasi dieci mill,, un quinto circa della lunghezza totale. L’esemplare intero misura 56 mill. : uno dei frammenti solo 8 e l'altro 6 mill. Lo scolice ha forma abbastanza caratteristica, presentando un capitello elevato ed una doppia e visibilissima corona d’uncini, nonché le quattro ventose molto salienti (fig. 10). Esso scolice misura nel suo diametro trasversale (a livello delle ventose) 1/3 di millimetro. Le ventose sono cupoliformi, con muscolatura bene sviluppata e misurano circa l/5 di millim. Sopra le ventose si erge il capitello che porta, quasi all’apice, una doppia corona di uncini, ben visibili anche a piccolo ingrandi¬ mento. Gli uncini sono disposti in due serie alternantisi, ed asso¬ miglierebbero piuttosto agli uncini della Taenia undulata, Rud., che a quelli della T. constricta Molin, entrambi proprie dei corvi. Gli uncini delle due serie variano pochissimo di forma e di dimensioni (fig. 11), e se ne conterebbero 30 per ciascuna. Uncino superiore lungo 0,016; inferiore 0,012. Le proglottidi , come si disse, aumentano di tanto il loro dia¬ metro trasversale, da superare il longitudinale; il che si riscontra a metà dello strobilio ; però le ultime divengono quadrate. Le aperture sessuali sono tutte da uno stesso lato, e trovansi verso la metà dell’altezza del margine di ciascun anello. Le uova sono numerosissime ; hanno duplice invoglio e l’ em¬ brione exacanto è ben distinto (fig. 12). 7 Invoglio esterno . diam. 0,096 » interno . » 0,080 Embrione . » 0,032 Hamuli . » 0,012 Questa specie, per quanto lo stato di sua conservazione poco si presti a rintracciarvi maggiori dettagli, appartiene senza dubbio al gruppo delle Hymenolepis ; sebbene potrebbe avvicinarsi per la forma degli uncini alle Dicranotaeniae ; se non presentasse la duplice corona di uncini, che in queste ultime invece è semplice. Per alquanti caratteri suoi proprii considero questa tenia come nuova specie ; ed infatti , pur' tralasciando di confrontarla colle T. serpentulus Schrank , T. coronina Krab. , T. stylosa Rud. , perchè tutte provvedute di una sola corona di uncini, differisce anche dalla T. undulata (colla quale per altro ha le maggiori affinità), perchè questa giunge fino a 280 mill. di lunghezza ed a 4-5 mill. di larghezza, e perchè la forma ed il numero degli uncini è diverso. Si allontana pure dalla T. constricta Molili per la forma del capo, per le minori dimensioni e per gli uncini, che in questa sareb¬ bero soltanto 20, 22. Dalla T. afftnis Kr. per ultimo si discosta per le differenti dimensioni (80 millim.) , per il minor numero di uncini (21 a 22), e per le uova. Habit. Nell’ intestino del Corvus enea , 23 Maggio 1894 a Sereinu. 3. Taeuia I l’inieresm'i n. sp.? (Tav. I, fig. 13-17) Negli ofidii furono finora riscontrati pochi cestodi, e questi in maggioranza spettano ai generi Solenophorus e Ligula; mentre di teniadi si conoscono , ed incompletamente , due sole specie : la Taenia racemosa Rud. e la T. lactea Leidy. La prima fu descritta dal Rudolphi nella Synops . (p. 629) sopra esemplari stati raccolti dal Natterer in serpenti brasi¬ liani. Misurerebbe fino a 160 millim. di lunghezza; lo scolice sarebbe inerme, le aperture genitali marginali, alterne, ed avrebbe alquanti altri caratteri , dei quali diremo in appresso. Aggiungerò qui che di questa tenia fecero parola in seguito il Dujardin de 8 il Diesing, nelle loro opere; limitandosi però a riportare, con poche varianti, quanto aveva scritto il Rudolphi. Il Leidy Q) brevemente descrisse la Taenia laelea colle se¬ guenti parole: « Capo piccolo continuantesi col collo, senza rostrello; acetaboli anteriori, emisferici, e situati ai quattro angoli. Collo moderatamente lungo. Segmenti anteriori trasversalmente oblunghi ; i posteriori più lunghi che larghi , o quadrati , con angoli attondati. Aperture genitali marginali (indistinte nel¬ l’esemplare) ». Ora, in un trigonocefalide (Trimeresurus formosus) delle isole Mentawei , il Dott. Modigliani raccoglieva varii individui di un teniade che parmi differenzii dai precedenti per alquanti caratteri,, sebbene io non abbia potuto farne uno studio completo per il loro stato di conservazione, e non possa in tutto confrontarlo colle due specie già menzionate, stante le descrizioni insufficienti. Gli esemplari, che ebbi in esame, presenterebbero le seguenti dimensioni : Esemplari Lunghezza Largh. MASSIMA Condizione del preparato l.° 60 mill. 1 mill. con scolice 2.° 12 » 3A » idem 3.° 50 » ì » idem 4.° 45 » ì » idem 5.° 18 » 1 » idem 6.° 105 » » senza scolice 7.° 63 » 1 » idem 8.° 40 » ì » idem 9.° 33 » % » idem 10.° 31 » i » idem Non tengo calcolo di pochi altri frammenti di minori dimensioni, certamente spettanti agli strobili sussegnati. Questa tenia si presenta a corpo sottile, con diametro trasver¬ sale poco variabile , tanto che solo la porzione anteriore va gra¬ datamente assottigliandosi. (’) Leidy Jos. — Notices of some Tape-Worms; Proceed. Acad. Nat. Sciences of Philadelphia, Voi. VII, 1854-55; Philadelphia 1856. 9 Lo scolice (fìg. 13 e 14) è sferoidale, con diametro maggiore del collo , è inerme e senza rostrello ; il diametro suo giunge lino a 3/4 di mill. Le ventose sono salienti e situate nella parte anteriore del capo ed ai quattro lati ; sono emisferiche, fortemente muscolose; diametro 0,016-0,025; apertura interna 0,011-0,016. Il collo si può dire lungo , perchè misurerebbe circa tre volte la lunghezza dello scolice; il diametro trasversale, o la sua larghezza, varia da ]/4 a */2 millim. Proglottidi. — Le prime sono più larghe che lunghe, e non si può dire che siano brevissime ; in seguito vanno gradatamente allungandosi, finché si riscontrano segmenti molto lunghi. Il carattere loro più spiccato è però quello di non avere tutte una lunghezza uniformemente eguale, o meglio gradatamente cre¬ scente; per modo che fra anelli lunghi se ne incontrano dei brevi e viceversa: infatti, mentre alcuni sono quadrati, altri superano in lunghezza due, tre ed anche quattro volte la loro larghezza (fìg. 15). Inoltre le loro divisioni sono poco accentuate, e la strobiliazione riesce quindi nè regolare, nè distinta. Gli angoli si mostrano pochissimo rilevati, il che concorre a dare al verme Y aspetto di un nastrino continuo. Le proglottidi con organi genitali si riscontrano molto all' in¬ dietro nello strobilio. Le aperture genitali sono irregolarmente alterne e marginali ; non presentano orlo rilevato , anzi una rientranza nel margine stesso, a modo di «escavazione, indica lo sbocco di esse. Si trovano pressoché alla metà dell' altezza del margine d’ ogni segmento ; però non sempre , perchè in alcune trovansi nella prima, in altre nella seconda metà (fìg. 16). La tasca del pene ha forma di cono allungato fino a 0,033 (fìg. 17); il deferente è ben distinto, siccome un canale molto flessuoso, che si dirige all’ indietro, lungo la linea mediana della proglottide , e che giunto presso il margine posteriore , va a terminare ai testicoli, i quali vi si trovano raccolti in un ammasso. Delfi apparato femminile sono visibili soltanto il canale vaginale ed un tubo uterino , il quale ultimo è pur esso situato sulla linea mediana della proglottide e volge in alto con disposi¬ zione a T. IO Non mi fu possibile riscontrare uova con guscio e mature, anche attentamente ricercando negli anelli estremi degli esem¬ plari di maggiore lunghezza. Questo è un fatto molto notevole, avanti tutto perchè dimostra trattarsi di una forma non adulta (il che mi porta a doverla indicare con dubbio come nuova) e perchè ciò s’ accorda con quanto , probabilmente , ebbero a riscontrare tanto il Rudolphi che il Leidy per le due altre tenie dei serpenti, non avendo essi fatta parola delle uova. Delle uova della T. racemosa poi non troviamo menzione neanche nel Diesing , il quale, a quanto sembra, ebbe occasione di riesaminarla, come appare dalle differenze di caratteri che si notano nella diagnosi da lui data con quelli indicati dal Rudolphi. Tutto questo fa avvicinare la presente specie tanto alla Taenia racemosa Rud. che alla Taenia lactea Leid. , il che risulta chia¬ ramente dal prospetto che trascrivo: WìM: 11 non tutte eguali o o a s .a o TS ~ © r3 gP '3 © '3 *a a a u ”3 o '5© c3 3 O* o a © -3 Ph ce a © a © a s? «3 1 © a a a co b» I I *> « ^ -2 s £ .3 g» a f-> o a « T3 © 3 T5 Ph £h “ a> fi «2 «s o o ? * £ § b Oh «3 co ^ © <3> E c» a> C- o S 3 a .5 o = 'S s « H § S a a © ,3 0) bo V. 'S ‘a S .3 .2 © A b© a j3 a ‘a T3 CU a © «3 a © a a S? lU a I ? g* s o o § * o s , § -3 8 ^ 12 4. Ascaris luintoi-icoicles, Linn. Un individuo di sesso femminile raccolse il Modigliani a Si-Oban nell’ Aprile 1894. Era stato espulso da un bambino. 5. A. filaria, Duj. Nei pitonidi furono riscontrate varie specie di ascaridi, alcune delle quali però sono ancora dubbie. Le meglio conosciute sa¬ rebbero VA. attenuata Molin (= anoura Duj.), VA. rubicunda Schn. e VA. filaria Duj. Al tutto incerte sono VA. astrophidis tigridis major Dies., e VA. astrophidis tigridis minor Dies. Nella colle¬ zione di cui mi occupo trovansi alcuni esemplari di ascaridi (stati raccolti nello stomaco del Python reticulatus) che non pos¬ sono avvicinarsi nè allA4. rubicunda Sch., nè alLA. attenuata Mol. , perchè in queste due specie le dimensioni sono molto supe¬ riori, mentre invece si accordano nei caratteri collA4. filaria, descritta da Dujardin (Hist. d. Helm., p. 652), riportata in seguito da varii autori, ed ultimamente anche dallo Stossich nella monografia sul genere Ascaris (’) (p. 73 dell’ Estr.). Merita di essere notato che le uova di questo ascaride , come aveva già indicato il Dujardin, sono sferiche e ricoperte da un guscio finamente reticolato o meglio alveolato. Difatti al micro¬ scopio si vede il guscio totalmente disseminato di punteggiature disposte regolarmente. In ciò differenziano da quelle dell'Asmns attenuata, nelle quali queste punteggiature sono rare e soltanto sui margini. Anche la forma delle uova è inoltre differente, perchè in quest’ ultima specie sono el ittiche. Fra gli esemplari disponibili non vi è pur troppo alcun maschio e ciò mi impedisce di riscontrare gli altri caratteri , che comple¬ terebbero la descrizione della specie. Ad ogni modo la forma generale e le dimensioni del corpo, nonché la peculiarità delle uova bastano per poter ascrivere questi nematodi alla succitata C1) Bollet. Soc. Adriat. Se. uat. Trieste, Voi. XVII, 1896. 13 specie. Per di più ad accertare la determinazione concorre un altro fatto , reso noto pur esso dal Dujardin quando scrisse : « Trouvée abondamment en 1837 à Pondichéry par M. Perrottet . . . Cette ascaride occupait une sorte de poche gélatineuse en dehors de Festomac » . Ora riguardo agli ascaridi del pitone delle Mentawei, riscontrai precisamente che erano, per quasi la totalità di loro lunghezza, rinchiusi in un tumore formato di varii strati, e contenente nell’interno, oltre il verme, abbondante poltiglia. Fu infatti con non poca difficoltà, ed operando delicatamente, che riescii a liberare tali elminti dalla neoformazione che li tratteneva. 6. A. tiara, 0. v. Linst. In un Varanus salvator , catturato a Padang (Sumatra) E. Modi¬ gliani riscontrava oltre una dozzina di esemplari di questo asca¬ ride, che fu descritto da 0. v. Linstow (Helmintholog. Untersuch.: Wurttemb. Naturw. Jahresh. 1879, pag. 320, Tav. V, fìg. 1), e la cui diagnosi fu riportata in seguito dallo Stossich nella sua monografia del gen. Ascaris. (p. S2 Estr.). Non pochi esemplari di questo nematode ho potuto raccogliere dalF intestino di un Varanus Gouldii Gray , di località che non mi fu possibile precisare. Però è noto che l’Australia e la Nuova Guinea sono i paesi abitati da questo varano. Dopo il genere Ascaris debbo qui registrare alcune specie spettanti ai generi Oxyuris ed lsacisJ state trovate parassite in artropodi, e più specialmente in miriapodi diplopodi di Sumatra e delle Mentawei, che ebbi già a studiare in altra occasione e che descrissi quali nuove specie in un precedente lavoro (x). A proposito degli ossiuri di cui farò ora parola, debbo dire che Adolfo Meyer (2) quasi contemporaneamente a me, e quindi senza che potesse conoscere il mio lavoro, descriveva una nuova (') Parona C. — Di alcuni nematodi dei Diplopodi : Atti Soc. ligust. Se. nat. Ann. vii, fase. 2, Giugno 1896. — Bollettino Musei Zool., Anat. c., N. 44; 1896. (2) Meyer A. — Neue Ceylon. Nemathelm. ecc. : Arch. f. Naturgesch. Voi. 61, p. 78, Iuli 1896. 14 specie di ossiuro ( Oxyuris longicaudata ) parassita di un Iulus (non determinato) di Ceylon. Dalla descrizione che ne dà, dalle dimen¬ sioni indicate per tale ossiuro, ed anche dal confronto delle figure sue e mie (Meyer loc. cit., Taf. II, fìg. 23, 24, 25, e Parona C. loc. cit., Tav. I, fig. 9), non vi è dubbio che Y 0 . longicaudata A. Mey. non è altro che YO. sumatrensis Par. Perciò la denominazione 0. longicaudata deve passare in sino¬ nimia dell’O. sumatrensis per legge di priorità (Atti Soc. ligust. fase. 2.° fu pubblicato nel giugno 1896; TArchiv. f. Naturgesch. fase. 1, ha la data luglio 1896), ed anche perchè il carattere di longicaudata non è esclusivo al solo 0. sumatrensis. ma lo presentano, in modo pressoché eguale, anche YO, sphaeropaei YO. platyrhaciJ YO. pachyiuli da me descritti, nonché YO. blattae, YO. Diesingi ecc. illustrati da Galeb nel 1878 in un lavoro (Arch. de Zool. expérim. et génér. T. VII) non conosciuto, a quanto pare, dal Meyer. * 7. Oxyuris sphaeropaei. Par. (C. Parona, loc. cit., p. 110, Tav. I, fìg. 4-5) Maschio : ignoto. Femmina : lungh. 4 mill. ; largh. mass. 72 Varii esemplari furono raccolti nelT intestino dello Sphaeropaeus Hercules di Sumatra, e li debbo alT egregio Dott. Filippo Silvestri, che ebbe a studiare appunto i Chilopodi e Diplopodi di quella regione. 8. O. platyrliaci. Par. (C. Parona, loc. cit., p. 110, Tav. I, fìg. 6-8) Maschio : lungh. 2 mill. ; largh. 0,280. Femmina : lungh. 3 mill.; largh. mass. 7é mill. Nel tubo digerente del Platyrhachus Modiglianii di Sumatra (Si-Rambè) ; racc. F. Silvestri v. s. 15 9. O. suinatrensis, Par. (Sinon.: 0. longicaudata , A. Meyer, loc. cit.) (C. Parona, loc. cit., p. Ili, Tav. I, fig. 9-10) Maschio : ignoto. Femmina : lungh. 4 mill. ; largh. mass. 1/2 mill. Nell' intestino del Platyrhachus Modiglianii , insieme al prece¬ dente: Sumatra (Si-Rambè). 10. Isacis Silvestrli, Par. (0. Parona, loc. cit., p. Ili, Tav. I, fìg. 11-14) Maschio : lungh. 4 mill.; largh. mass. 0,168. Femmina : lungh. 5 mill.; largh. 0,210. Nell' intestino dello Sphaeropoeus hercules e del Platyrhachus Modiglianii di Sumatra (Si-Rambè). 11. X. Modiglianii, Par. Maschio : lungh. 5 mill.; largh. mass. 0,280. Femmina: lungh. 8 mill.; largh. mass. 0,490. NelT intestino dello Spirostreptus mentaweiensis ; Is. Mentawei, Sereinu (Sipora). 12. Strong’ylus g^aleatu^, Rud. ( Diaphanocephalus strongyloides Molin.) Di questa bella specie ho potuto raccogliere un maschio ed una femmina nell’ intestino del Dendrophis pictus di Sumatra (Si boga). Deve essere per altro parassita molto raro perchè, sebbene attentamente lo ricercassi, trovai due soli individui in ventiquattro esemplari di questo elegante ofidio , stati messi a mia disposizione, per ricerche elmintologiche, dalla Direzione del Museo Civico di Genova. 16 13. Rietularia plagio s to ni a , Wedl. Non sarebbe il caso di intrattenerci sopra questa specie, se non si ‘trattasse del rappresentante di un gruppo di nematodi che è fra i meno conosciuti, perchè raro, e da pochi autori osservato. Io descrissi non è gran tempo una nuova specie di Rietularia (Ann. Museo Civ. Genova; Voi. XXVII, p. 771, 1890) ed allora accennai alla scarsità di notizie che si hanno sull' argo¬ mento, enumerando anche le poche specie finora conosciute. Sgraziatamente ho a mia disposizione un unico esemplare, che il Modigliani ebbe a raccogliere dall’ intestino di uno scoiattolo (Sciurus melanogaster) delle Mentawei. Le condizioni di conserva¬ zione del verme sono poco buone, presentandosi al tutto opaco e di tinta così intensa da rendere impossibile Y osservazione di alcun particolare interno. È di sesso femminile e misura 19 mill. di lunghezza. Dai caratteri esterni che fu dato verificare, è da escludersi che sia la R. Bovieri Blanch., perchè questa è molto più piccola; e così pure la R. Elvirae Par., perchè questa supera di 2 o 3 volte le dimensioni di quella in discorso ; nè può essere la /?. avnphiaeantha Dies. , perchè il Diesing le assegna tre file di uncini ; infine neppure la R. cristata , perchè questa avrebbe una sola fila di aculei. Perciò il mio esemplare lo considero come R. plagiostoma Wedl; ritenendo, come scrissero il Dobson ed il Magdonald, YOphiostoma Magdonaldi non differente notevolmente dalla R. plagiostoma. E da tener calcolo che queste due ultime forme sono di prevalenza parassite dei pipistrelli, però si conosce che la R. plagiostoma venne riscontrata anche nella volpe (Sonsino) e nel riccio (Wille- moes-Suhm). Inoltre nel gruppo dei sciuridi non manchereb¬ bero parassiti del genere Rietularia , giacché io stesso descrissi la R. Elvirae stata rinvenuta in uno scoiattolo della Birmania ( Sciurus alboventris) . SulL area di distribuzione di questa specie , che deve essere piuttosto vasta ed irregolare, parlava già P. I. van Beneden 17 (Les Parasites et les commens. , Paris 1883, pag. 218), e questa mia nuova indicazione di ospite e di località conferma ancor più il suo asserto. 14. Trieliosoma Modig-lianii, Par. (C. Parona: I tricosomi degli Ofidi, Atti Soc. ligust. di Se. nat. Yol. Vili, 1897, p. 381, Tav. X, fig. 4-7). Di questo nuovo tricosoma trovato nei serpenti diedi (loc. cit.) la seguente diagnosi: Femmina: lungh. 10-13 indi.; largh. mass. 0,070. Esofago lunghissimo , quasi la metà della lunghezza totale del corpo ; organi esofagei grandi e romboidali. Coda attendata, apertura anale quasi apicale. Ovario che si spinge fino all’ estremità po¬ steriore dèi corpo; vagina larga; vulva con labbro sporgente e distante 0,084 dal termine dell’esofago. Uova lunghe 0,070, larghe 0,042. Maschio : lungh.' 9 mill. ; largh. mass. 0,042. Coda con borsa genitale piccolissima; guaina non striata, gimnoteca; pene lungo quasi mezzo millim., non striato. Trovai alcuni esemplari, aggomitolati colla Taenia trimere* suri n. sp. sopra descritta , nell’ intestino del Trimeresurus far - mosus delle Mentawei. 15. Physaloptera sciuri, n. sp. (Tav. I, fig. 18-19) Maschio : lungh. 16 mill.; largh. mass. 1/2 mill. Corpo cilindrico , più attenuato al T avanti che alT indietro. Cuticola finamente striata di traverso per tutta la lunghezza del corpo, più distintamente però nella porzione posteriore. Gli anelli sarebbero lunghi circa 0,025. Capo con due labbra larghe, a contorno circolare, con denti esterni fogliacei, e che ricordano quelli della Physaloptera muris brasiliensis Dies. (fig. 18). Late¬ ralmente ad esse stanno due papille. Diametro del capo, a livello dell’espansione cuticolare, 0,013. Questa espansione cuticolare 18 forma un largo anello, che giunge quasi a livello delle due papille ricordate or ora. La cloaca è grande, orbicolare, con margine rilevato e fran¬ giato (fig. 19). L’espansione membranacea della coda è ampia, lanceolata, come nella norma. Vi si trovano quattro paia di papille, con lunghi peduncoli, che sono situate lateralmente alla cloaca; più una papilla sessile all’ indietro dell’apertura cloacale, due paia fra loro avvicinate ma marginali, ed un ultimo paio all’ estremità della coda. Una grande quantità di tubercoli, o di piccolissime papille trovansi disseminate alla regione postanale, e di esse è notevole una serie che corre lungo il margine dall’ultimo paio di papille caudali fino alle papille peduncolate (fig. 19). Femmina : l.° Esemplare lungi). 17 millim. — largh. 72 millim. 2.° » » 1 9 » » 'U » 3.° » 00 » 1 » 4.° » » 32 » » 1 » Oltre ai caratteri comuni già indicati pel maschio , presenta di speciale: la coda ottusa; la vulva con margine non saliente, e che si trova a circa un terzo dall’ apice cefalico ; 1’ utero ad un solo tubo e che si estende all’ indietro ; e per ultimo le uova piccole, sferiche, il cui diametro varia da 0,016 a 0,022. Habit. Nell’ intestino e nello stomaco dello Sciurus melanogaster (N. 6, 7 e 10 Catal.); Mentawei. Quale parassita dei roditori non era registrata che una sola Physaloptera ( Ph . Muris brasiliensis Molin) , in questi giorni però O. Linstow (7 ebbe a descrivere un’altra specie (Ph. circularis ) pure nei Muridi (. Mus rattus ), ma di località molto lontana dalla precedente, e cioè di Madagascar. Negli Sciuridi per altro non furono finora segnalate specie di tale genere. I rapporti che passano fra le tre specie di Fisalottere dei rosicanti sono molto intimi, come appare dal prospetto che più sotto riporto. (') Nemathelminthen gròsstentheils in Madagascar gesammelt.: Arch. f. Natur- gesch. 1897, Bd. I, Hft. 1. 19 La Ph. dello Sciurus ora descritta differirebbe dalla Ph. muris Brasil. principalmente per le minori dimensioni, sia del maschio che della femmina, e per la disposizione delle papille caudali del maschio. Dalla Ph. circularis invece diversifica per i ca¬ ratteri del capo, ed anche per le papille labiali, nonché per le uova. Ad ogni modo queste tre specie hanno fra loro notevoli so¬ miglianze e certamente sarebbero da riunirsi in un unico gruppo; il che avrei fatto, se avessi avuto a disposizione maggior mate¬ riale di confronto, ed i tipi delle specie già descritte. Ph. muris brasiliensis Molin 1860 Ph. circularis v. Lins. 1897 Ph. sciuri Par. 1897. Mas. lungh. 24-30 mm. Mas. lungh. 15,2 mm. Mas. lungh. 16 mm. Corpo anellato, anterior¬ » largh. 0,8 mm. Anelli del corpo 0,044. » largh. >/2 mm. Corpo anellato: anelli 0,025; mente attenuato. Due labbra grandi, dente Due labbra con orlo; l’an¬ attenuato all’ avanti. Due labbra larghe a con¬ esterno piccolo ottuso; teriore con piccolo cono, torno circolare ; denti denti interni fogliacei. l’ altro con tre papille interni fogliacei ; un All’ estremità caudale : piccole. All’estremità caudale: paio di papille. All’ estremità caudale : 4 paia papille pedunco¬ 4 papille peduncolate ; 4 papille peduncolate ; late. cloaca con orlo cutico¬ cloaca ampia, con mar¬ 3 paia postanali, più una lare. Una papilla non pedunco¬ gine frangiato. Non visibile alcuna pa¬ dispari fra 2 e 3. lata avanti la cloaca , pilla preanale ; una im¬ Altra impari vicinissima dietro altra grande; più pari postanale ; tre paia alla cloaca. tre paia postanali, delle marginali e postanali, Fem. lungh. 34-45 mill. quali 1 e 2 contigue. Fem. lungh. 24 mm. l’ ultimo delle quali al- 1’ apice caudale. Fem. lungh. 17-32 mm. Estremità caudale diritta e molto ottusa. Ospite : Mus brasiliensis » largh. 1,09 mm. Uova a grosso guscio : lungh. 0,049, largh. 0,033. Ospite : Mus rattus » largh 1 mm. Coda ottusa. Vulva non rilevata ad :/5 della lungh. del corpo. Uova piccole e sferiche ; diametro 0,016 - 0,022. Ospite: Sciurus melano- (intestino e stomaco). (stomaco). gaster Patria : Brasile. Patria: Madagascar. (stomaco ed intestino). Patria: Isole Mentawei. 20 16. Physaloptera retusa, Schn. Un solo individuo femmina di fìsalottera, raccolto nell’intestino del Braco Modiglianii ad Engano, ascrivo con qualche dubbio alla Ph. retusa Schn. 17. Filaria, sp. ? Un unico esemplare di sesso femminile, lungo 56 mill. venne riscontrato il 29 Aprile 1894 nella Buchanga periophtfialmica a Si-Oban. Presenta il corpo ottuso anteriormente, striato di tra¬ verso ; con ovidotto tanto sviluppato da occupare tutta la parte posteriore del corpo, ed è rigonfio di uova. I pochi caratteri che si possono ricavare da questo esemplare, e la mancanza del maschio, non permettono poterlo riferire alle varie specie di filarie, che furono descritte negli uccelli della famiglia delle Muscicapidae. 18. Spiroptera (Filaria,) obtusa, Rud. ? I caratteri del nematode in esame non coincidono nè con quelli della Spiroptera quadrialata Molin , nè con quelli della Sp. Braumj recentemente descritta dal Linstow (loc. cit.) che sono comuni nei muridi. Invece questa fìlaride si avvicina alla Sp. obtusa Rud., che vive in parecchie specie del genere Mus , e che deve avere una distribuzione geografica notevole. Due soli esemplari di sesso femminile , lunghi 32 millim. Nell’ intestino di Mus siporanus (N. 3 di Catal.), Menta wei. 19. ? Echi norhy nell us. Nell’ intestino di un Mus rajah fu raccolto un parassita di grande interesse. Sgraziatamente però esso è rappresentato da un unico esemplare, ed in condizioni poco favorevoli per essere sezionato, e neppure trasparente per poterlo studiare in loto. Ha corpo cilindrico, più allargato all’ avanti che all’ indietro; è lungo 2 centim. e largo al massimo circa 2 J/2 millim. Presenta 21 la porzione anteriore ben distinta dal restante del corpo, e ricorda molto da vicino la proboscide degli acantocefali. Essa è costituita da uno sferoide molto schiacciato ed è terminata da un rilievo conico. Questa parte è armata da sei serie di aculei, disposti trasversalmente, che hanno tallone allargato e punta a cono ed arcuata. Ciascuna serie consta di circa una quarantina di detti aculei, lunghi 0,033. Il restante del corpo è irto di spine ro¬ buste (lungh. 0,083), avvicinate fra loro in modo da ricoprire fittamente il tegumento. Trovansi disposte in serie trasversali, sebbene non regolarmente. Dopo la metà del corpo queste spine vanno diradandosi e diminuiscono di grossezza fino a scomparire , per modo che r ultima quarta parte del corpo è inerme, ed offre delle rugosità trasversali. Come dissi , non fu possibile distinguere organi interni ; sol¬ tanto si notano: una macchia chiara, ossia più trasparente del restante, nel centro del corpo, e due fascie pure chiare, che dal collo scendono fino a raggiungere la macchia trasparente. 22 0 h Eh « <0 0 (5 OU w Q P H CC P H <1 H OJ 0 += •rH ft ui 0 a a U tu Ti Ti 52. bC o ■© £ te co cè cè te a a te. _, 1 I a 'o a a> T3 te. a a a U S te. a a a ,rH • rH a co a CO CO 1-1 OD te £ a c3 fl fl a a a U a te. o a te. p a u CO o 3 u co co tu te, tei a co a "co p te» *3 A ce m 5h o a co te u 3 ® a -5 a; fi o « co 'a a a tu -+J CO o a -a a a> A o ^ a f-i o ® “ fi a p ts ai .2 a a a 2 _ B S5 fi W a -a bp a S< § .3 | OS ® te tei "a a a a c/> a co u tei a CO '3 o £ a ba a 1 n 3 'ta¬ 2 .2 ’o ! 28.400 26.800 , 48 j 62 , 62* 23( l 6,985 , < 24J80 8,485 ; 24Ì580 105/142 20,645 102 ' 286 1,605 14.600 1 18,280 7,045 : 16,211 j 42,200 34,720 1 19,275 27,450 73.550 63.540 41,270 - | y rJ •Si 2,300 12.600 981 88 1 127 102 : 438 I 634 ' 287 | 12,230 1 35,160 I 18,710 1 21,320 1 29,790 ' 59,080 i 38,040 1 18,290 ] 1 36J35 81.580 26,324 3, 132 ' fSjj 2,505-, 9,945 7.570 63 j 106 4.420 150 433 10*710 52 100 2,880 1 295 94 868 : 11,002 490 15.975 2,700 8 33 ' 44 j 2,080 *290 , 140 280 770 1 25 19 1 30 | ì’,715 3,300 1,930 I SS 1.465 4.765 2,030 UGO telale 66 j 337 71.100 | 50,900 i : 73,520 208 | 1.4(i < 1 68.330 ; 176,067 ~»i 3,407 48,125 J 112,406 205,810 44 1 129 1 3,770 | 8,580 15,881 490 1 1,840 j 87,420 | 145,200 1 185,759 ,70 -jC ì 16.805 | 9.800 ] 47,685 281 677 J 20,000 3,222 * 30,167 1 5,240 ! 531 2,550 “ti 1 93 9.403 3*055 ! ,6.995 1 § Porto Mnur aie . ,:s r| 26.960 27,700 . 51,60 S | ? iffiffi ' 24.7:15 1 20,170 25Ì025 39,790 ! 26Ì507 103,096 102 ! 331 1 8,620 , '^4 | 17,870 43.810 ; 32.900 24.710 1 44,950 58,690 li 29 3*400 | 5.290 2,200 120 1 657 I 479 1 17,550 1 16.850 j 29,460 I 51.300 1 3(1, OSO 20,930 | 1S 1 10, '430 232 109 4,550 : 9.640 ! ! 5,180 *605 8*214 : 25,' 1 30 6,135 62 1 26 j ( 1 0 1 41 69 [ P 17 4.530 39 2,660 33 • 13,975 1 47 4,360 2,855 | 3,790 460 3*450 24 i lg| 398 1,580 3,200 865 67 125 186 235 489 2,070 1 86 SI 88 1 85 58 46 ?! 143 1 2Ì6‘20 I 1.385 ; 1,650 totale 1,1 J 474 1 94,160 104,100 QU08 312 1,441 » 63.665 79,669 172,(523 284 3,424 ' 47,775 119,290 244,185 40 122 * 5,580 7,340 16*340 474 1 1,831 84, ,70 i3?.3cn ! 243,205 ,88 568 22.770 ! 18,019 347 1 71 16 25,525 ! 4,560 30.800 830 6,043 ! 604 4,087 88 257 10.608 1 3,5-5 | 17,060 (') «“auto riguarda la pesca del tonuo verrà esposto nel relativo capitolo. e il seti Pes - miti ti: i Numero dei pescatori 1 Valore degli attrezzi 284' 1,565 1.751 580 786' 2,305 1941 5,600 1,439' 10,050 _ 17 § 12. Varcherei i limiti prefissimi pel presente scritto, e non direi cose molto interessanti, se esponessi lo stato an¬ nuale della pesca marittima dall’epoca dalla quale datano i prospetti sopra trascritti fino ad oggi. Credo meglio e più semplice presentare in un quadro (vedi Prospetto A) le variazioni che offrirono in Liguria i differenti sistemi di pesca del pesce, nella serie di anni dal 1890 al 1896, de¬ sumendole da pubblicazione ufficiale f1) ; il che varrà a dare in succinto una idea della potenza della flotta e del- P equipaggio di pesca , nonché del valore e del prodotto ; complesso di cifre e di dati da non considerarsi in modo assoluto, ma molto relativo. § 13. Dalle cifre , che si sono trascritte , risulta che nel periodo di tempo dal 1890 al 1896, il numero delle barche addette alla pesca nella Liguria, oscillò dalle 1680 (anno 1892) alle 1876 (anno 1896), colla differenza di 190 fra le due somme ; che il numero dei pescatori variò da 6,932 (anno 1892), a 9,158 (anno 1896) colla differenza di 2226. Queste cifre sono quindi ben superiori a quelle che erano state indicate per l’anno 1870, quando per la pesca eranvi soltanto 425 barche, montate da 754 pescatori. È il 1896 l’anno che presentò il massimo, mentre fu il 1892 quello che segnò il minimo per la pesca, con propor¬ zionali oscillazioni tanto nei valori impiegati per le barche, che per gli attrezzi, ecc., e quindi anche nel valore, e nel guadagno; per altro mai molto lauto. CAPITOLO IV. Pesca in generale e pesche speciali. § 14. La pesca nella Liguria , come è anche per quella delle altre coste marittime, si può distinguere in generale, estesa cioè a tutte le specie di pesci , ed in speciale o li¬ mitata a determinati pesci ed altri animali marini. f1) Sulle condizioni della marina mercantile italiana — Relazioni an¬ nuali della Direzione generale della marina mercantile per gli anni 1890- 1-92-93-94-95-96; Capitolo Pesca. 18 La' prima , che vien praticata colla maggior parte delle reti note, si riferisce alla caccia di pesci d’ogni sorta non soltanto, ma anche contemporaneamente a molluschi , cro¬ stacei ed altri animali mangerecci o non, e le distinzioni si riferirebbero piuttosto alle dimensioni maggiori o minori del pesce, che non alle differenze di specie. La seconda, o pesca speciale, è quella che riguarda de¬ terminate sorta di prede, pesci di una sola specie: (tonni, muggini , alici, sardine) oppure crostacei, o molluschi, od ancora animali non commestibili, ma che ponno riescine utili all’uomo per altre loro proprietà (corallo, spugne). Per questa si richiedono reti speciali e talora anche pescatori addestrati all'uno od all’altro genere; costituendo vere spe¬ cialità di pesche; e delle quali ci occuperemo paratamente più innanzi. La pesca così detta generale è naturalmente anche la più diffusa , anzi è quella che si pratica più o meno atti¬ vamente in tutte le località del litorale; siccome quella che si può effettuare, tanto in modeste proporzioni e quindi con mezzi limitali, quanto in vasta scala. Le pesche speciali in¬ vece sono per solito localizzate a determinati posti, riservate a date stagioni dell’anno, e richiedono l’impiego di attrezzi costosi, di flotta ed equipaggio apposito, ed abbisognano quindi di mezzi poderosi. § 15. La serie di animali marini, oggetto di pesca nella Liguria, per poco differenzia da quella delle altre regioni italiane, e di conseguenza sappiamo vi appartengono pochi animali invertebrati, mentre la grandissima maggioranza spetta ai pesci, trascurabili essendo le pochissime forme di mammiferi marini , che mal si prestano ad una pesca re¬ golare e proficua. Infatti non è il caso di parlare nè delle foche nè dei delfini, nè degli altri grandi pinnipedi o ce¬ tacei, perchè generalmente non commestibili. Degli invertebrati ci occuperemo in una parte speciale, e quindi soltanto ai pesci ora rivolgeremo l’ attenzione nostra. Volendo farli conoscere e nello stesso tempo esser brevi, non troviamo di meglio che disporne 1’ elenco in un ap¬ posito prospetto, corredandolo con note relative ai nomi loro, alla frequenza, alle epoche di loro comparsa, al va- 19 lore commestibile (J), ed anche ad alcuni prezzi che si pra¬ ticano sul mercato. Le annotazioni sono desunte dalle osservazioni state fatte da ittiologi e da altri , ed il prospetto è in parte ricavato dagli elenchi dei pesci della Liguria, pubblicati nel 1806 da Faujas-Saint-Fond (2), nel 1846 dal prof. Agostino Sassi (3), fondatore della classica collezione ittiologica del Museo zoo¬ logico dell’ Università di Genova, e dal prof. G. Canestrini nel 1861. Della collezione menzionata naturalmente mi sono valso in modo speciale per V enumerazione delle specie di pesci del mare ligure. La frequenza rispettivamente se¬ gnata non è assoluta, ma relativa a quella che si riscon¬ tra nel mercato, giacché vi sono pesci che vivono in grande numero di individui nel nostro mare e che tuttavia si in¬ contrano di rado sul mercato, perchè non commestibili, o poco ricercati. Procurai aumentare e completarne la serie, sia riguardo al numero delle specie citate, sia pei nomi più moderni scientifici, italiani e dialettali. Si dovettero pure modificare le categorie di qualità commerciali per metterle in rapporto cogli attuali regolamenti daziarii della cit!à. Per ultimo è superfluo accennare come i prezzi trascritti, sono da ritenersi al tutto approssimativi e quindi variabili in limiti molto estesi, per ragioni diverse e facilissime a rintracciarsi (stagioni, giorni di magro, stato del mare, ri¬ chieste straordinarie, ecc.). (,l) In proposito è interessante, per le notizie curiose ivi registrate, con¬ sultare il libro di Bartolomeo Paschetta : Del conservare la sanila et del vivere dei genovesi , Genova. 1602, ove, da pag. 393 a 404, tratta dei se¬ guenti pesci: Storione, ombrina, triglia, orata, occhiata, luazzo, dentale, tonno, palamide, cefalo o musalo, anchioda , carpione, trutta, lampreda, anguilla, luccio, squalio, barbo e tinca, nonché di altri animali, con note speciali sul loro pregio alimentare, sapore, e modi di cucinarli. (2j Annales du Museum d' Hist. natur. t. Vili, Paris, 1806. Lettre a- dressée à M. De Lacepède, sur les poissons du Golfe de la Spezzia et de la mer de Gènes. (3) zn in Descrizione di Genova e del Genovesato , voi. I,: Pesci, p. 111- 147, 1846. 20 Prospetto delle specie più importo i Nome italiano Nome scientifico Nome veli Lampreda marina . Petromyzon marinus Linn. . . . Sussa-peixe; li Cefalottera del Giorna; Tavila cornuta . Dicerobatis Giornae Gunt. . . . Pescio vacca i Miliobate nottola; Pesce vescovo Myliobatis noctula Bonap. . . . Pescio oxello| Aquila di mare; Aquilone. . . M. aquila Linn . Ferrassa; Fej Trigone pastinaca; Ferraccia Trygon pastinaca Linn . Pescio murci ; T. bracco; Ferraccia bruna . . T. bracco Bonap . son de fol Ferrassa neigj T. violacea . T. violacea Bonap . Ciuccio neigrl Arzilla chiodata; A. di scoglio . Dasybatis clavata Linn . Razza spinosa! A. macchiettata, A. d’arena . . D. asterias Bonap . R. ròscinna . I Razza falsavela . Raja falsavela Bonap . R. storsicòa . j| R. baraccola . R. miraletus Donov . R. sféuggoenil R. quattrocchi . R. quadrimaculata Risso .... idem u R. marginata . R. marginata Lacép . Specie de sii Arzilla rossina; A. d’arena . . R. punctata Risso . Raza ròshihrJS Razza bramante ; R. pietrosa . , Leviraja bramante Sassi (R. bico- 1 lor R.) . Razza bramai! R., o Arzilla monaca .... L. oxyrhynchus Bonap . ! R. cappussin'l R. bavosa; R. cappuccina. . . L. macrorhynchus Bonap. . . . j idem 1 Torpedine; Tremola occhiatella. Torpedo narce Nardo . T. Galvanii Cuv. (T. marmorata) . Tremoize; B;| T. del Galvani . idem < Squadrolino pellenera; Pesce an¬ Pescio àngeo gelo . Squatina angelus Dum . S. pellerossa . S. oculata Bonap . idem Ronco spinoso . Echinorhinus spinosus Linn. . Tacca de foni! Lemargo musone . Lemargus rostratus Risso . . . — Scinno leccia; Dalatia sparofago Scymnus lichia Cuv . Neigra. . . | Sagri moretto; Sagrino . . . j Spinax niger Bonap . Spiniiccio; SfS Centroforo granelloso . . . . Centrophorus granulosus Bloch . Agòggión de Spinarolo imperiale; Spinello . Acanthias vulgaris Risso .... A. maccióu . S. comune . A. Blainvilli Risso . A. rosso; Agi) S. uiato ; Palombo zigrinato . . A. uyatus Bonap . A. de bocca ! Centrina porco . Centrina Salviani Risso .... Pescio porco! Pristiuro; Scillo boccanera . . Pristiurus melanostomus Bonap. . Mojello; Miiei Scillo gattopardo . Scyllium stellare Linn . Gatto-bardo . : S. gattuccio; Gattaccio . . . S. canicula Linn . Gattusso . . . Notidano capo piatto .... Notidanus griseus Cuv . Pescio m uggì. Pesce manzo, Ettaneo, Anciolo, Angiolo, Lamiola .... N. cinereus Cuv . Cagnolin; Pei (l) Avvertenze. La nomenclatura scientifica, la sinonimia, e la disposiz Nella scritturazione dei nomi in vernacolo mi sono valso dei vocabolari del Pagali zoologica , Genova 1857 — Giovanni Casaccia, Dizionario genovese-italiano , II edizi| T a veapìo pinoci rii rmnlitn pnm rn AT'pinlA fiirnnn ricavate dal R.enerteriO della Tar\ one delle specie ) Le varie classi di qualità commerciale furono ricavate dal Repertorio della Tar ®l! municipale, e pubblicato in Genova nel 1895. I prezzi segnati mi furono comunicati dai signori fratelli Lupi negozianti, e dai sigi1 21 pesci del Mercato di Genova f1). genovese Qualità commerc. Valore commestibile, frequenza ed epoca Prezzo ! approssimai al Chilogr. I Classe Lire e Cent. |peixe . . . 3. non frequente, nè si mangia; estate .... — 3. carne non buona; molto rara; primavera, estate — 1 . 3. carne disgustosa; frequente; inverno .... 0,60—1,00 1 . carne ingrata; non molto comune . — rassa; Ferras- 3. carne non stimata; comunissimo; inverno . . 1,40 — 0,70 3. carne più buona della preced. ; meno comune . 1,40 — 0,70 3. non molto rara . 1,40 — 0,70 xa . . . . 3. carne discreta; frequente tutto l’anno . . . ; 1,30—1,50 non molto buona; frequente; estate . ! 0,80— — 3. non molto abbondante; primavera . 0,80 - 1 . j 3. carne non cercata; frequente; primavera. . . 0,80— — . i 3. non molto rara . 0,80— — 3. carne non buona; abbastanza frequente . . 0,80- — òscinna . . 1 3. — 0,80— — :òn . . . . j 3. ! non frequente ; inverno, primavera,, estate . 0,60 — 0,80 noròmora . . 3. carne non cercata; frequente; tutto l’anno . . 1 ,00 — 1 ,50 3. idem idem 0,80 - ; Battipotta . 3. idem idem tutto l’anno . . 0,80 - Gallinetta . 3. j idem idem idem 0,80 — 1,20 • I 2. idem idem autunno, inverno 0 ,80— 1,50 2 | idem idem idem — 3. carne buona; raro; primavera, estate .... 0,80—1,30 — molto raro . — 3. carne poco buona; estate . — Spinòlìn . . 3. non ha pregio alcuno; estate . — ìigra . . . 3. non raro . . • • • • 0,50 — 0,80 3. carne buona, è il migliore tra i plagiostomi; primavera, estate . — de stampa . 3. meno buono del precedente; tutto l'anno . . 0,70 — 0,90 Sagri . . . 3. carne di sapore ingrato; raro; inverno . . . — . 3. non viene mangiato ; poco frequente . . . . — i . 3. carne pessima (scorticato , si tenta smerciarlo per gatusso); estate . — 3. non abbondante ; quasi tutto l’ anno .... "Vi o i c 3. carne muschiata, cattiva; comune; inverno . . — 3. carne non buona; pochi individui tutto l’anno 0,50 — 0,70 e . 1 3. j carne non buona; poco frequente . — scritte secondo Giinther (Alb.) Catalogne of thè Fishes in thè Collect. British Museum. el Casaccia = Angelo Paganini, Vocab. domestico genovese-italiano , con uri Appendice nova 1876. igria del Comune di Genova , compilato dal signor E. Ivaldi, Direttore dell’ Imposta [ancaleone Borgioli ed Ercole Maniero. 20 21 Prospetto delle specie più importi Nome italiano Lampreda manna. . . . Cefalottera del Giorna; Tavila cornuta . Miliobate nottola; Pesce vescovo Aquila di mare; Aquilone. . Trigone pastinaca; Ferraccia T. brucco; Ferraccia bruna . T. violacea . Arzilla chiodata; A. di scoglio A. macchiettata, A. d’arena . Razza falsavela . R. baraccola . R. quattrocchi . R. marginata . Arzilla rossina; A. d’arena . Razza bramante ; R. pietrosa R., o Arzilla monaca . . . R. bavosa; R. cappuccina. . Torpedine; Tremola occhiatella T. del Galvani . Squadrolino pellenera; Pesce an S. pellerossa . Ronco spinoso . Lemargo musone .... Scinno leccia; Dalatia sparofago Sagri moretto; Sagrino . . Centroforo granelloso . . . Spinarolo imperiale; Spinello S. comune . S. uiato ; Palombo zigrinato . Centrina porco . Pristiuro; Scillo boccanera . Scillo gattopardo . S. gattuccio; Gattaccio . . Notidano capo piatto . . . Pesce manzo, Ettaneo, Anciolo, Angiolo, Lamiola . . . . Nome scientifico Petromyzon marinus Linn. Dicerobatis Giornae Gunt. Myliobatis noctula Bonap. M. aquila Linn . Trygon pastinaca Linn. . T. brucco Bonap . T. violacea Bonap . Dasybatis clavata Linn . D. asterias Bonap . Raja falsavela Bonap . R. miraletus Donov . R. quadrimaculata Risso . . . . R. marginata Lacép . R. punctata Risso . Leviraja bramante Sassi (R. bico- lor R.) . L. oxyrhynchus Bonap . L. macrorhynchus Bonap. . . . Torpedo narce Nardo . T. Galvanii Cuv. (T. marmorata) . Squatina angelus Dum . S. oculata Bonap . Echinorhinus spinosus Linn. . . Lemargus rostratus Risso . . . Scymnus lichia Cuv . Spinax niger Bonap . Centrophorus granulosus Bloch . Acanthias vulgaris Risso . . . . A. Blainvilli Risso . A. uyatus Bonap . Centrina Salviani Risso . . . . Pristiurus melanostomus Bonap. . Scyllium stellare Linn . S. canicula Linn . Notidanus griseus Cuv . N. cinereus Cuv. Nome Sussa-peixe; pesci del Mercato di Genova (1). Razza bramai R. cappussinlu Pescio àngeo idem Tacca de forni Neigra. . • Spin ùccio; Spi Agoggión del A. maccióu . A. rosso; Agus A. de bocca « Pescio porco Mojello; Miiell Gatto-bardo . Gattusso . ■ Pescio mùgg>° Cagnolin; Pes( (*) Nella zoologica, Genova 1857 — Giovanni Casaccia, Dizionario genovese-italiano , II edizi®] |F°Ya J876. T- — • '• - • - • - - - - ua farti r^a del Co I prezzi segnati mi furono comunicati dai signori fratelli Lupi negozianti, e dai sig®( Pancaleone Borgioli ed Ercole Mantero. genovese Qualità commerc. Valore commestibile, frequenza ed epoca Prezzo approssimat. al Chilogr. Classe Lire e Cent. peixe . • • 3. non frequente, nè si mangia; estate .... • - . 3. carne non buona; molto rara; primavera, estate _ 3. carne disgustosa; frequente; inverno .... 0,60 — 1,00 .... — | carne ingrata; non molto comune . — Brassa: Forras- 3. carne non stimata; comunissimo; inverno . . 1,40 — 0,70 carne più buona della preced.; meno comune . 1,40 — 0,70 3. non molto rara . 1,40 — 0,70 ffiaxa .... 3. carne discreta; frequente tutto l’anno . . 1,30—1,50 ■ . i non molto buona; frequente; estate . 0,80 - ■ . non molto abbondante; primavera . 0,80 - 1 I . . 3. carne non cercata; frequente; primavera. . . 0,80 - ■ . 3. non molto rara . 0,80— — la 3. carne non buona; abbastanza frequente . . . 0,80- — ■òscinna . . j 3. I — 0,80 - ftzon .... 3. non frequente; inverno, primavera, estate . . 0,60 — 0,80 Inorómora . . 3. carne non cercata; frequente; tutto l’anno . . 1,00—1,50 3. idem idem 0,80 - 1; Battipotta . 3. 1 idem idem tutto l’anno . . 0,80 - I Gallinetta . 3. ] idem idem idem 0,80—1,20 èo . 2. idem idem autunno, inverno 0,80— 1,50 2. idem idem idem — 1 ’ ’ 3. carne buona; raro; primavera, estate .... 0,80—1,30 — molto raro . — 3. carne poco buona ; estate . — 1 Spinolìn . . 3. non ha pregio alcuno; estate . — |igra . . . 3. non raro . •••*,• 0,50 — 0,80 3. carne buona, è il migliore tra i plagiostomi; primavera, estate . . . ■ — ■ de stampa . 3. meno buono del precedente; tutto l’anno . . 0,70 — 0,90 ■ Sagri . . . 3. carne di sapore ingrato; raro; inverno . . . — 3. non viene mangiato ; poco frequente . . . . — 1 . 3. carne pessima (scorticato , si tenta smerciarlo per gatusso); estate . - 3. non abbondante ; quasi tutto T anno .... 0,70 — 0,90 3. carne muschiata, cattiva; comune; inverno . . — 3. carne non buona; pochi individui tutto l’anno 0,50 — 0,70 ve . . 3. carne non buona; poco frequente . — Avvertenze. La nomenclatura scientifica, la sinonimia, e la disposizione delle specie*" secondo Gtìnther (Alb.) Catalogne of thè Fishes in thè Collect. British Ila scritturazione dei nomi in vernacolo mi sono valso dei vocabolari del Pagamf^pasaccia = Angelo Paganini, Vocal. domestico genovese-italiano, con un Appendice Le varie classi di qualità commerciale furono ricavate àTTeplrtorìT della Ta4 rn® de!' Comune di Genova, compilato dal signor E. Ivaldi, Direttore dell’Imposta municipale, e pubblicato in Genova nel 1895. 22 Nome italiano Nome scientifico Nome ve • Aiopia codalunga; Volpe di mare Alopecias vulpes Linn . Pescio ratto. . Triglochide; Odontaspe feroce . Odontaspis ferox Agass . Cagnassón del . Carcarodonte del Rondelet; Ca¬ gnesca grande . Carcharodon Rondeletii M. e H. . Pescio can; ( : Ossirina dello Spallanzani . . Oxyrhina Spallanzanii Bonap. . . Meantó; mna Lamna smeriglio . Lamna cornubica Linn . id. idi . Palombo comune ; P. liscio . . Mustelus vulgaris Muli, et Henle Nissèna . . j , P. nocciolo . M. laevis Risso . Nisséua (i pesisi Pesce martello; Sfirna martello Zygaena malleus Shaw . guono dal Pescio scròssi Galeo cane . Galeus canis Linn . Cagnassa; Ca Lamiola; Prionodonte verdesca; Verdone . Carcharias glaucus Cuv . Pescio can; 1 Chimera mostruosa; Scimmia di mare; Re delle arringhe . . Chimaera monstrosa Linn. . . . Marcantògno ; Storione comune . Acipenser sturio Linn . Storión . . || Pesce luna; Pesce tamburro. . Orthagoriscus mola Linn. . . . Pescio mèua \ Balestra comune; Caprisco . . Balistes capriscus Linn . Pescio palo; a Cavalluccio di mare . Hippocampus antiquorum Leach . Cavallo marin id. . H. guttulatus Cuv . id. . . ! Nerofìde; Signato; Ago di mare Syngnatus (S. abaster Ris. , S. A- 9 gassizi Mich.) . Aguggia . . 1 id. id. Nerophis (N. ophidion Kròy., N. ma- 11 culatus Raf.) . id. . . I Sifonostomo . Siphonostoma typhle Linn. . . . id. . . ] Leptocefalo trasparente . . . Leptocephalus (varie sp.). . . . Mose d’ ancióal Murena elena . Muraena helena Linn . Móenn-a . . 9 Ofisuro serpente . Ophichthys serpens Lacép. . . . Biscia de mà;l 0. imberbe . 0. imberbis De la R . id. Grongo comune . Conger vulgaris Cuv . Bronco de fori G. comune nero . C. niger Risso . Peagallo, 1 Brónco de schj G. delle Baleari . Congromuraena balearica De la R. Brónco . . j G. muro; G. miro . Anguilla . Myrus vulgaris Kaup . Biscia de ma Anguilla vulgaris Cuv . Anghilla d’seg id . id. var. acutirostris id. id Sardella; Sardina . Clupea sardina Cuv. (Cl. pilchar- dus Art.) . . | piccolo : Giano Aiosa comune; Salacca. . . . C. aiosa Cuv . . grande : Pa; j Salacca, Lacci id. .... 1 C. fìnta Cuv . — id. .... C. aurita Cuv . — Acciuga; Alice; Sardella . . . Engraulis enchrasicholus Linn. j picc.: Gianchei Rondinella chiara . j Exocoetus volitans Linn. . . . ! Róndaninn-a; 1 R. oscura . E. evolans Linn . id. R. del Rondelet . E. Rondeletii Cuv . id. Sairide del Camper; Luccio sauro Scomberesox Rondeletii Bonap. . Gastódella . Aguglia comune . Belone (Scomberesox) acus Risso | Agón; piccolo . 23 i genovese -ri g ±ì 1 . Anghilla d’w?e .... 'piccolo : Gianckjo, (>. vestio; grande: P® P; ad.: Sardenn Salacca, Lacci» lipra. . . . picc. : Gianche# Róndaninn-a; ® id. id. Gastódella ■ • | Agón; piccolo. Ancioa ceassin . 23 Valore commestibile, frequenza ed epoca Prezzo approssimat. al Chilogr. Lire e Cent. carne poco buona; non molto raro; autun. inver. carne di sapore ingrato; rarissimo; estate . . 0,80—1,00 carne cattiva; raro; quasi tutto l’anno . . . carne buona; non frequente; primavera, estate (si vende spesso per pesce spada) .... raro; carne poco ricercata . . • • carne poco cercata; comune; tutto l’anno (si vende col seguente come Spinarolo imperiale) . . 0,50 — 0,60 1,50 — 2,00 carne poco migliore del preced ; non frequente poco frequente; carne coriacea; inverno. . . carne poco ricercata; comune; tutto l’anno. . 0,80— 1,00 0,80— 1,00 0,80 — 1 ,00 non molto raro; tutto l’anno . 0,40 — 0,60 carne pessima (uova e fegato commestib.); estate - piuttosto raro; tutto l'anno . 3,00 — 3,50 non ha pregio; non raro; estate . non si mangia; piuttosto raro . - • • • J qualche individuo tutto l’anno ; più frequente in — non frequente ; tutto l’ anno . 1 frequente ; tutto l’ anno . . . • • • • ■ ■ non si mangia; poco frequente ; primav , estate non raro: ma non è commestibile . 0,50 — 0,80 carne saporita (a boridda) ; tutto l’anno . . ■ carne buona; tutto l’anno . poco apprezzato; poco frequente; primav., estate carne buona; tutto l’anno . id. id. . 1,00—1,50 1,00—1,50 - carne eccellente; comunissimo; gennaio a marzo aprile, maggio j non molto frequente; estate . 0,80— 1,50 0,50 — 0,60 ! 0,50 — 0,60 non frequente; primavera, estate . carne buonissima; non abbonda sempre; marzo rara e ad epoche non precisabili . • • • • non raro (si vende come muggine tagliando le non frequente ■ • • • ■ . . non raro ; di comparsa incostanto carne buonissima; comune; primavera, inverno 0,80—1,50 0,40 — 0,50 0,50 — 0,60 1 0,60 — 0,80 24 \ Nome italiano Argentina sfirena . Sauro lacerta; Pesce scarmo Sogliola volgare S. occhiuta . . S. dal porro; S. nasuta S. turca S. pelosa S. variegata S. gialla . S. fasciata Plagusia lattea Pleuronettide ital Rombo passero R. poda . . . Suacia comune S. francese . . S. cianchetta . S. macchiata . S. del Grohmann Rombo di grotta R. chiodato . . R. liscio . . . Macruro camuso M. acuto . . . Ammodite di Sicilia Fierasfro ago id. Ofidio barbato 0. del Vassal Motella comune, Donnola d M. macchiata . Molva allungata Fico mediterraneo F. argentino . Merluzzo comune Mora verdona . Gado minuto . Gadicolo . . . G. barbato . . Merlango comune Donzella zigurella D. del Giofredi Pesce pettine . . Crenilabro pavone C. ceruleo, o melan C. del mediterraneo C. macchiato C. rostrato C. occhiuto C. tinca . Labro tordo L. merlo . L. pavone co cerco m are Nome scientifico Argentina sphyraena Linn. . . Saurus griseus Lowe .... Solea vulgaris Cuv. .... S. ocellata Gthr. (S. oculata Risso) S. lascaris Risso . Kleinii Bonap . monochir Bonap . variegata Donow . lutea Bonap . Mangilii Risso . Plagusia lactea Bonap. . . . Pleuronectes italicus Gthr. . . Rhomboidichthys mancus Brouss R. podas Bonap . Citharus linguatula Rond. . . Arnoglossus Boscii Risso . . A. laterna Walb . A. conspersus Canestr. . . . A. Grohmanni Bonap . Phrynorhombus unimaculatus Risso Rhombus maximus Cuv. R. laevis Rondel. . . Macrourus coelorhynchus Riss M. trachyrhynchus Giòrna Ammodites siculus Swains. Fierasfer acus Brùnn. . . F. dentatus Cuv. . . . Ophidium barbatum Linn. O. Vassali Risso .... Motella tricirrata Nilss. . M. maculata Gthr. . . . Molva elongata Nilss. . . Phycis mediterraneus De la Roc P. blennioides Bl. Schn. . Merlucius vulgaris Flem. Mora mediterranea Risso Gadus minutus Linn. . . Gadiculus blennoides Gthr. Gadus vernalis Risso . . G. poutassou Risso . . . Julis pavo Cuv . Coris Giofredi Risso . . Novacula cultrata C. Val. Crenilabrus pavo C. Val. C. melanocercus Risso C. mediterraneus Linn. . C. quinquemaculatus Bl. . C. (Coricus) rostratus Val. C. ocellatus Fosk C. tinca Brunn . Labrus turdus Bl. L. menila Linn. . L. myxtus Block. Nome ver! Argentinn-a, ì Laghéu . . Lengua; Séua id. Lengua d’ aenr L. oxellinn-a Lengua id. id. Lengua bastar id. Passua , . Rombo bastard id. Petrale . . id. . . id. . . id, . . id, . . ' ; Dastari] id, , , Rombo veaxo R. de fondo Ratto; Rattin id. Pescio argento _id. Scignòa . . Confondesi col Bèllua . . . id. . . . Linarda; Passiej Mustella de se M. de fondo Nasello . . Brazullo . . Fìgaotto . . id. , . Potasse: Botass Pòtasséu Zigoélla; Mincii Specie di zigoél Pescio razò;.P. Laggiòn id. id. id. id. id. id. Tordo . Laggiòn Comba; Combin 25 genovese Qualità commerc. Valore commestibile, frequenza ed epoca Prezzo approssimat. al Chilogr. Classe 3. carne buona; non raro; inverno . Lire e Cent. 0,20 — 0,40 3. non molto raro; estate . — 1. carne saporitissima; frequente; inverno . . . 2,50 — 3,00 1. id. rara; inverno . carne buona; non molto frequente; inverno — 1. 0,80—1,00 1. carne poco buona; piuttosto rara; inverno . . — 1. carne poco buona; piuttosto frequente; inverno 0,80—1,00 1. id, . 0,80— 1,00 1. frequente ; primavera . 0,80—1,00 1, carne di poco valore; molto comune .... 0,80— 1,00 1. nella mescolanza; raro; gennaio ad aprile . . 0,80— 1,00 1. rarissima . 0,80—1,00 l’aenn-a . . 1. carne poco apprezzata; tutto l’anno .... 0,80—1,00 1. carne di poco valore ; id. .... 0,80—1,00 3. carne mediocre; comune; inverno . 1,00—1,20 3. carne poco buona; comune; inverno .... 0,50 — 0,60 3. carne mediocre; comune; inverno . — 3. frequente; primavera . — 3. 1, carne di poco valore; non raro; frequente; marzo ed aprile . raro . — . 1. carne buonissima; frequente; inverno .... 2,00 — 2,50 1. id. molto meno freq. del preced. 1,50 - . . — non frequente; non si mangia . — . — . id. id. . — jnòa .... — frequente . raro . _ ..... — =. . — — — frequente . — ente . . . — raro . — 3. carne buona; non frequente; estate .... — 3. colla precedente . — 3. non molto apprezzata; non frequente; estate . 0,50 - 1,00 io ... . 3. carne abbastanza buona; non freq.; tutto l’anno 1,50 — 2,00 3. id. non raro; estate . . 0,80—1,20 2. carne buona; comune; tutto l’anno .... 1,50 — 2.00 — non molto stimato ; poco frequente ; tutto l’anno carne sapida; ma molle; comune; inver., primav. 0,50—1,00 3. — 3. id. . — • . 3, raro; tutto l’anno . — lodeschèuggio 3. non frequente, nè numeroso; tutto l’anno . . — 3. carne buona; non abbonda; estate . 0,50 — 0,60 3. id. id. . — ìe .... 3. raro; inverno . — 3. carne di poco pregio; non raro; estate . . . — 3. raro ; primavera . 0,80— 1,30 3. carne poco stimata ; frequente ; estate .... 3. carne non stimata; comune; estate . — 3. non raro . — — . frequente . — — id. . — 3. carne poco ricercata; non comune; tutto l’anno id. poco fruequente id. — 3. 0,60 — 1,20 1 . 3. id. id. id. — Nome italiano Argentina sfrena. . . Sauro lacerta; Pesce scar Sogliola volgare S. occhiuta . . S. dal porro; S S. turca . . . S. pelosa. . S. variegata . , S. gialla . . S. fasciata . . Plagusia lattea Pleuronettide ital Rombo passero R. poda . . . Suacia comune S. francese . . S. cianchetta . S. macchiata . S. del Grohmann Rombo di grotta R. chiodato . . R. liscio . . . Macruro camuso M. acuto .... Ammodite di Sicilia Fierasfro ago id. Ofidio barbato 0. del Vassal . . Motella comune, Don M. macchiata . Molva allungata Fico mediterraneo F. argentino . Merluzzo comune Mora verdona . Gado minuto Gadicolo . . . G. barbato . . Merlango comune Donzella zigurella D. del Giofredi . Pesce pettine . . Crenilabro pavone C. ceruleo, o melano C. del mediterraneo C. macchiato C. rostrato C. occhiuto C. tinca . Labro tordo L. merlo . L. pavone uta Nome scientifico Nome vera Igenovese Qualità commerc. Valore commestibile, frequenza ed epoca Prezzo approssimat. al Chilogr. Glasse Lire e Cent. Argentina sphyraena Linn. . . . Argentinn-a, Ai 3. carne buona; non raro; inverno . 0,20 — 0,40 mo Saurus griseus Lowe . Laghèu . 6 1 3. non molto raro; estate . — Solea vulgaris Cuv . Lengua; Sèua 1. carne saporitissima; frequente; inverno . . . 2,50 — 3,00 S. ocellata Gthr. (S. oculata Risso) id. 1. id. rara; inverno . — S. lascaris Risso . Lengua d’ aenn- 1. carne buona; non molto frequente; inverno 0,80 — 1,00 S. Kleinii Qonap . ■ ■ 1. carne poco buona; piuttosto rara; inverno . . — S. monochir Bonap . Lengua . 1 1. carne poco buona; piuttosto frequente; inverno 0,80—1,00 S. variegata Donow . id. . . 1. id, . 0,80— 1,00 S. lutea Bonap . id. . , 1. frequente ; primavera . 0,80—1,00 S. Mangilii Risso . Lengua bastarii 1 . 1. carne di poco valore; molto comune .... 0,80 — 1,00 Plagusia lactea Bonap . id. . . 1. nella mescolanza; raro; gennaio ad aprile . . 0,80 — 1,00 Pleuronectes italicus Gthr. . . . Passua . . , 1. rarissima . 0,80—1,00 Rhomboidichtbys mancus Brouss. Rombo bastardo n’aenn-a . . 1. carne poco apprezzata; tutto l'anno .... 0,80 — 1,00 R. podas Bonap . id. 1 carne di poco valore; id. .... 0,80 — 1,00 Citharus linguatula Rond. . . . Petrale . . 3. carne mediocre; comune; inverno . 1,00—1,20 Arnoglossus Boscii Risso . . . id. 3. carne poco buona; comune; inverno .... 0,50 — 0,60 A. laterna Walb . id. . . 3. carne mediocre; comune; inverno . — A. conspersus Canestr . id, . , , 3. frequente; primavera . — A. Grohmanni Bonap . id. ... 3. carne di poco valore; non raro; frequente; marzo ed aprile . — Phrynorhombus unimaculatus Risso id, ... 1. — Rhombus maximus Cuv . Rombo veaxo . 1. carne buonissima; frequente; inverno .... 2,00 — 2,50 R. laevis Rondel . 1. id. molto meno freq. del preced. 1,50 - Macrourus coelorhynchus Riss. . Ratto; Rattin , — non frequente; non si mangia . — M. trachyrhynchus Giòrna . . . id. I . — id id . ““ Ammodites siculus Swains. . . . _ — Fierasfer acus Briinn . Pescio argento; Snoa .... _ — F. dentatus Cuv . id. _ _ — Ophidium barbatum Linn. . . . Scignoa . . . _ — 0. Vassali Risso . Confondesi co! j lente . . . _ — mare Motella tricirrata Nilss . Bèllua .... 3. carne buona; non frequente; estate .... — M. maculata Gthr . id . 1 . 3. colla precedente . — Molva elongata Nilss . Linarda; Passiei 1 . 3. non molto apprezzata; non frequente; estate . 0,50 — 1,00 Phycis mediterraneus De la Roc. Mustella de sci Rio ... . 3. carne abbastanza buona; non freq.; tutto l'anno 1 ,50 — 2,00 P. blennioides Bl. Schn . M. de fondo • 3. id. non raro; estate . . 0,80— 1,20 Merlucius vulgaris Flem. . . . Nasello • • • carne buona; comune; tutto l’anno . . • • 1 ,50 — 2.00 Mora mediterranea Risso . . . Brazullo • • • . _ non molto stimato; poco frequente; tutto 1 anno 0,50 — 1 ,00 Gadus minutus Linn . Fìgaotto • ■ 3. carne sapida; ma molle; comune; inver., primav. — Gadiculus blennoides Gthr. . . . id. . . • 3. — Gadus vernalis Risso . Potasse; Botasse 3, — G. poutassou Risso . Potassèu . • • • . . . . 3. non frequente, nè numeroso: tutto l’anno . . Julis pavo Cuv . Zigoèlla; Mincio; P° de schéuggic , 3. carne buona; non abbonda; estate . 0,o0 — 0,o0 Coris Giofredi Risso . Specie di zigoèlla . 3. id. id. . Novacula cultrata C. Val. . . . Pescio razo;.P-P le i ‘ ’ 3. Crenilabrus pavo C. Val. . . . Laggion . • • 3. carne di poco pregio ; non raro ; estate . . . . . C. melanocercus Risso .... id. 3. 0 C. mediterraneus Linn . id. . . 3. carne poco stimata ; frequente ; estate .... 0,80 — 1 C. quinquemaculatus Bl . id. . • ■ 3. carne non stimata; comune; estate . C. (Coricus) rostratus Val. . . . id. . • • • 3. C. ocellatus Fosk . id. . • • ...... C. tinca Briinn ....... id. . • _ Labrus turdus Bl . Tordo . . • 3. carne poco ricercata; non comune; tutto 1 anno L. menila Linn . Laggion . • 3. id. poco fruequente id. 0,60 — 1,20 L. myxtus Block . Còmba; Cornino» 3. id.’ id. id. 26 Nome italiano Labro festivo . Castagnola; Saracina . . Pesce trombetta; Centrisco Lepadogastro . Mirbelia olivastra . . . Cepola rosseggiante ; Caviglion Stringa . Clino argenteo . Muggine cefalo; Caparello M. calamita . M. musino; Filzetta. . . M. orifrangio; M. dorato . M. chelone; Sciorina . . M. labbrone. . Latterino sardaro L. comune . . L. capoccione . Trachittero iride T. del Bonelli . T. liottero . . Bavosa occhiuta B. gattorugine . B. palmicorne . B. basilisco . . B. pavone . . B. cornuta . . B. del Montagli B. sfinge . . . B. trigloide . . Callionimo macchiato C. belenno .... Lofio pescatore ; Rana pescat L. martino; L. budegassa Ghiozzo bianco; Rossetto Aterina G. testone . . G. comune . . G. insanguinato G. minuto . . G. marmorizzato G. geniporo G. del Lesueur G. negro . . . G. Iota G. zebro . . . Caprisco cignale; Pesce spada Istioforo belone Lizza glauca; Pes L. amia; Seriola L. fasciata . . Seriola del Dumeril C. apro stella ice Nome scientifico Labrus festivus Risso . . Heliaster chromis Linn. . Centriscus scolopax Linn. Lepadogaster Gouanii Briss. L. Candolii Risso . . . Cepola rubescens Linn. . Cristiceps argentatus Risso Mugil cephalus Cuv. . . M. capito Cuv . M. saliens Risso .... M. auratus Risso . . . M. chelo Cuv . M. labeo Cuv . (T. Atherina hepsetus Linn. . A. mocho Cuv. Val. A. Boyeri Risso . . Trachypterus iris Cuv Bloch) .... T. cristatus Bonelli T. liopterus C. V. Blennius ocellaris Linn B. gattoruggine Linn. B. sanguinolentus Pali B. basiliscus Bonap. B. pavo Risso . . B. tentacularis Briinn. B. galerita Linn. . . B. sphinx Cuv. . . , B. trigloides Cuv. e Val Callionymus maculatus Rafin C. belenus Risso . . Lophius piscatori us Cuv L. budegassa Spin. . . Latrunculus pellucidus IN aphia Sassi) . Gobius capito Cuv. e Va G. Jozo Linn. . . G. cruentatus L. Gm G. minutus L. Gm. . G. marmoratus Pali. tae G. geniporus Cuv. e Val G. Lesueurii Linn. . . G. niger Linn. . . . G. ophiocephalus Pali. G. zebrus Risso . . . Capros aper Lac. . . Xiphias gladius Linn. . Tetrapturus belone Raf. Lichia glauca Linn. L. amia Linn. . . . L. vadigo Risso . . . Seriola Dumerilii Agass. ma do M. M. M. M. G. Tr Sei 27 genovese Qualità commerc. Valore commestibile, frequenza ed epoca Prezzo approssimat. al Chilogr. Classe Lire e Cent. — carne di poco pregio; non raro; estate . . . — carne poco ricercata ; frequente ; primavera . . 0,50 — 0,60 3. non si mangia; non comune; inverno. . . . — 3. piuttosto raro; primavera, estate. ..... 0,80 - 3. raro; inverno ............ - — ; Scignòa . . 3. comunissimo; tutto Fanno . . . 0,80 - 3. frequente; estate ........... — 2. carne ricercata; frequente; tutto Fanno . . . 1,20— 1,50 2. id. id. estate . 0,80— 1,00 2. — 1,00— 1,50 2. carne ricercatissima; frequente; primav., estate 1,00 — 1,20 2. carne buona; comune; tutto Fanno .... 0,60 — 0,80 éuio .... 2. id. raro (Canestrini); comune; estate (Borgioli) . . . ■ : . ~4ÌtÌ pccion . . 3. cibo popolare; frequente; inverno ..... 0,80—1,00 id. ... 3. id. comunissimo . 0,80—1,00 jion .... 3. carne poco buona; camune; aprile . 0,80—1,00 3. non si mangia; raro; estate . . — ■ s 3. raro; estate . • . — id . . . — 3. comunissimo; inverno . . 0,80 - 3. comune; inverno . 0,80 - 3. frequente; inverno . 0,80 - 3. assai raro ; inverno . 0,80 - — raro . 0,80 - 3. non frequente . . . 0,80 - 3. comune . 0,80 - ’ 3 id . 0,80 - o. id . . . . 0,80— — 3. frequente; inverno, primavera . 0,80 - 3. non raro . . 0,80— — i . . . . . 2. carne dura ma buona; comune; tutto Fanno . 0,50 — 0,80 5scin .... 2. carne migliore; meno comune; tutto Fanno 1,00—1,50 1. ! comune; da novembre ad aprile . 0,80—1,50 :de fondo . . 2. frequente; tutto Fanno . 0,80—1,00 2. id. id. . 0,80 — 1,00 2. carne ricercata; non è raro ....... ! 0,80— 1,00 2. frequente . . 0,80—1,00 2. — i 0,80— 1,00 2. — ! 0,80— 1,00 2! non è raro . . . . 0,80— 1,00 2. carne delicata; abbastanza frequente .... i 0,80— 1,00 2. frequente . . ! 0,80— 1,00 2. id. . . 0,80 — 1,00 iscio rè . . . — comune; autunno, aprile ........ 0,80 — 1 ,00 . 1. carne buonissima; non comune; primav., estate 2,00 — 2,50 — rarissimo . . . . ■ — | . 1 carne ricercatissima; non frequente; autunno . 1,50—1,80 . 2. id. frequente; primav., estate 1,50— 1,80 ]. id. rara; primavera .... 1,50 — 1,80 1. non frequente, primavera ........ 1,50—1,80 Nome italiano Nome vei I genovese Nome scientifico Labro festivo . Castagnola; Saracina . . Pesce trombetta; Centrisco Mirbelia olivastra . . Cepola rosseggiante ; Caviglio Stringa . Olino argenteo . Muggine cefalo; Caparello M. calamita . M. musino; Filzetta. . . M. orifrangio; M. dorato . M. chelone; Sciorina . . M. labbrone . Latterino sardaro; Aterina L. comune . . L. capoccione . Trachittero iride T. del Bonelli T. fiotterò . Bavosa occhiuta B. gattorugine B. palmicorne B. basilisco . B. pavone . B. cornuta . B. del Montagu B. sfinge . B. trigloide Callionimo macchiato C. belenno . Lofio pescatore L. martino; L. Ghiozzo bianco G. testone G. comune G. insanguinato G. minuto . . G. marmorizzato G. geniporo G. del Lesueui G. negro . G. Iota . . G. zebro . . Caprisco cignale Pesce spada Istioforo belone Lizza glauca; Pesce L. amia; Seriola L. fasciata . . . Seriola del Dumeril Rana pesi budegassa Rossetto apro stella Labrus festivus Risso . Heliaster chromis Linn . Centriscus scolopax Linn. . . . Lepadogaster Gouanii Briss. . . L. Candolii Risso . Cepola rubescens Linn . Cristiceps argentatus Risso . . . Mugil cephalus Cuv . M. capito Cuv . M. saliens Risso . M. atiratus Risso . M. chelo Cuv . M. labeo Cuv . Atherina hepsetus Linn . A. mocho Cuv. Val . A. Boyeri Risso . Trachypterus iris Cuv. (T. taenia Bloch) . . . T. cristatus Bonelli . T. liopterus C. V . Blennius ocellaris Linn . B. gattoruggine Linn . B. sanguinolentus Pali . B. basiliscus Bonap . B. pavo Risso . B. tentacularis Briinn . B. galerita Linn . B. sphinx Cuv. ....... B. trigloides Cuv. e Val. . . . Callionymus maculatus Rafin. . . C. belenus Risso . Lophius piscatorius Cuv. . . . L. budegassa Spin . Latrunculus pellucidus Nardo (G. aphia Sassi) . Gobi us capito Cuv. e Val. . . . G. Jozo Linn . G. cruentatus L. Gm . G. minutus L. Gm . G. marmoratus Pali . G. geniporus Cuv. e Val. . . . G. Lesueurii Linn . G. niger Linn . . G. ophiocephalus Pali . G. zebrus Risso . Capros aper Lac . Xiphias gladius Linn . Tetrapturus belone Raf. .... Lichia glauca Linn . L. amia Linn . L. vadigo Risso . Seriola Dumerilii Agass . Laggiòn . , I Castagnèua. I Pescio trombe I Tacca schèugi I Mùzao massòn M. ganga id. M. de l'ou M. neigro; M. lùxento; Chèunao; Pas id Cabasson; Al Pescio lamma Lambraea id. Bau za; Gailetl id. id. id. id. id. id. id id. Tacca schèugi Bauza . Gianello; Bùddego ; M Roscetto . • Ghiggiòn Mi; G. de schèugi ; Scignoa j ■' èuio lOccion id. .bi I de fondo lar hsci Trombetta Pescio spà Specie de pe* ' Leccia bastard Serrèua • • Serreta • • Leccia veaxa W N) W W W W W N) [O IO 27 Valore commestibile, frequenza ed epoca Prezzo approssimat. al Chilogr. Classe Lire Cent. — carne di poco pregio; non raro; estate ... — 3. carne poco ricercata ; frequente ; primavera . . 0,50 — 0,60 3. non si mangia; non comune; inverno. ... — 3. piuttosto raro; primavera, estate . 0,80 — — 3. raro ; inverno . — . 3. 3. 2. 2. 2! 2. 2. 2. comunissimo; tutto l’anno . frequente ; estate . carne ricercata; frequente; tutto l’anno . . . id. id. estate . carne ricercatissima; frequente; primav., estate carne buona; comune; tutto l’anno . . . . id. raro (Canestrini); comune; estate (Borgioli) . cibo popolare; frequente; inverno . id. comunissimo . carne poco buona; camune; aprile . 0,80 - 1,20—1,50 0,80— 1,00 1,00— 1,50 1,00—1,20 0,60 — 0,80 0,80 — 1,00 0,80—1,00 0,80— 1,00 3. 3. 3. 3. 3. 3. 3. 3. 3 3. 3: 2. 1. 1 1. 1. non si mangia; raro; estate . raro ; estate . . id. . . comunissimo; inverno . comune; inverno . frequente; inverno . assai raro; inverno . raro . non frequente . comune . id . id . frequente; inverno, primavera . non raro . . carne dura ma buona; comune; tutto l’anno . carne migliore; meno comune; tutto l’anno . 0,80 - 0,80 - 0,80 - 0,80 - 0,80 - 0,80 - 0,80 - 0,80 - 0,80 - 0,80 - 0,80 - 0,50 — 0,80 1,00—1,50 comune; da novembre ad aprile frequente; tutto l’anno . . . id. id. ... carne ricercata; non è raro . frequente . non e raro . carne delicata; abbastanza frequente frequente . comune; autunno, aprile . . . . . carne buonissima; non comune; primav., rarissimo . carne ricercatissima; non frequente; autunno . id. frequente; primav., estate id. rara; primavera . . . . non frequente, primavera . . 0,80—1,50 0,80—1,00 0,80 — 1,00 0,80— 1,00 0,80—1,00 0,80— 1,00 0,80—1,00 0,80— 1, 0,80— 1, 0,80—1, 0,80 — 1, 0,80 — 1 ,00 2,00 — 2,50 1,50—1,80 1.50— 1,80 1,50 — 1,80 1.50— 1,80 8888 28 Nome ilaliano Nome scientifico Carange luna . Caranx dentex Cuv. e Val. . . . Trachuro comune . Trachurus trachurus Casteln. . . Ausonia del Cuvier; Luvaro im- i Ausonia Cuvieri Risso .... penale . 1 Diana semilunata Risso .... Brama occhiuta . Brama Raii Bl. Schn . Corifera cavallina; C. dorata. . Coryphaena hyppurus Linn. . . C. a coda di cavallo .... C. equisetis Linn . Centrolofo pompilo . Centrolophus pompilius Cuv. V. . Lampuga dorata . Stromateus fiatola Linn . L. fasciata . S. microchirus Bonap . Pesce S. Pietro . Zeus faber Linn . id. . Z. pungio Cuv. e Val . P. remora . Echeneis remora Linn . P. pilota . Nucrates ductor Bl . Tambarello comune . Auxis Rochei Risso . Palamida sarda; Bonita . . . Pelamys sarda Bl . Tonno . Thynnus thynnus White . . . Tonnina . T. thunnina Cuv . Tonno brevipinne . T. brevipinnis Cuv. e Val. . . . T. alalunga; Germone .... T. alalonga Cuv. e Val . T. palamida . T. pelamys Cuv. e Val . Scombro comune; Maccarello . Scomber scomber Linn . S. macchiato . S. colias Linn . Lepidopo argentino . Lepidopus caudatus White . . Sfirena comune; Aluzzo imperiale Sphyraena vulgaris Cuv. e Val. . Corvina locca; Corvo di mare . Corvina nigra Cuv . Sciena aquila; Boccadoro. . . Sciaena aquila Lac . Ombrina corvo . Umbrina cirrhosa Linn . Trachino dragone; Raganella ve¬ lenosa . Trachinus draco Linn. ... T. raggiato . T. radiatus De la Roc . T. ragno . T. araneus Risso . T. vipera . T. vipera Cuv. e Val . Uranoscopo; Lucerna .... Uranoscopus scaber Linn. . . . Pesce rondine, o Falcone . . . Dactylopterus volitans Linn. . . Catafratto forcuto; Forcola . . Peristethus cataphractum Cuv. Capone ubbriaco . Trigla lineata Linn . C. imperiale . T. pini Bloch . C. caviglione; Gorno .... T. Gurnardus Linn . C. caviglia; Cavicchio .... T. cuculus Bloch . C. gavotta . T. obscura Linn. . C. imperiale . T. hyrundo Bloch . C. coccio; C. organo; Gallinella T. lyra Linn . Scorpena rossa; Scorfano rosso Scorpaena scrofa Linn . S. nera; Scorfano nero. . . . S. porcus Linn . S. macchiata . S. ustulata Lowe . Sebaste imperiale; Scorfano ba¬ stardo . Sebastes dactylopterusf D.p. Roc. Orada; Orata comune .... Chrysophrys aurata Cuv. . . . Pagello mormora; Mormillo . . Pagellus mormyrus Cuv. . . . P. bogaravella . P. bogaraveo Brunn . P. rosso; Occhialone .... P. centrodontus Cuv. e Val. . . Fravolino, o Pagello bastardo . P. acarne Cuv. e Val . Pagello fragolino, o fragolino . P. erythrinus Cuv . 29 genovese Qualità commerc. Valore commestibile, frequenza ed epoca Prezzo approssimat. al Chilogr. Classe Lire e Cent. — carne delicata; rarissimo . 0,80— 1,00 |>iccolo) . . . 3. carne buona; comune; tutto l’anno .... 0,80 — 1,00 . 1. molto raro; primavera . fuori prezzo ■ l'Ausonia) . 1. id. id. . 1. carne delicata; non comune; tutto l’anno . . 1,50 — 3,00 2. carne buona; raro; estate . 0,80— 1,00 3. raro ; estate . 0,80—1,00 1. carne squisitiss.; non raro; estate, antunn., inver. 3,00 — 4,50 — carne poco ricercata; scarsi individui isolati . — ' : - id. per nulla frequente . . — 1. carne buona; frequente; tutto l’anno .... 0,80—1,20 1. raro . . — — non si mangia; molto raro . * • . — 1. carne poco ricercata; non comune; autunno . 1,50 — 2,00 3. ie. poco freq. ; primav., estate 0,60 — 0,80 2. carne discreta; comune; gennaio a giugno . . 0,80—1,20 1. carne ricercatissima; comune; marzo a ottobre 0,80—1,50 narella . . . 1. id. meno comune; autunno . 0,80 — 1,20 1. id. assai raro; autunno . . 0,80 — 1,20 1. id. raro; antunno .... — 1. molte raro . — 3. carne ricercata; comune; primavera .... 0,80 — 1,20 3. carne meno ricercata; comune; primav., autun. 0,80—1,20 3. poco apprezzato; individui isolati . — òn . 3. carne buona; non molto frequente; estate . . 1,20— 1,60 Cappa neigra 2. carne buona; frequente; tutto l’anno .... 1,20—1,50 1. carne squisita; frequente; autunno, inverno. . 2,50 — 3,50 . 1. id. id. tutto l’anno . . . 2,50 — 3,00 2. carne buona; poco frequente; tutto l’anno . . 0,50 — 1,20 3. id. id. inverno. . . . 0,50—1,20 3. . non frequente; inverno . 3. molto raro . — 3. carne buona; comune; tutto l’anno . 0,50—1,40 3. raro ; estate . 0,50 — 0,60 . , . . . 3. non si mangia: frequente; inverno . — 1. carne di poco pregio; comune; estate. . . . 0,80—1,00 1. id. id. tutto l’anno . 0,80—1,00 1. id. id. inverno . . . 0,80—1,00 1. id. id. id. ... 0,80—1,00 >llo .... 1. carne buona; raro . . 0,80—1,00 1. frequente . — 2. carne discreta; frequente . 0,80—1,00 2. carne stimata; comune; tutto l’anno .... 0,80 — 1,50 éuggio . . . 2. id. id. inverno . 0,80—1,20 2. comune; autunno, inverno . — ndo .... 2. poco ricercato; frequente; primavera, estate . 0,50 — 0,60 1. carne ricercatissima; frequente: tutto l’anno . 2,50 — 3,50 1. carne molto buona; tutto l’anno . 1,50 — 2,20 3. frequente; tutto l’anno . 0,80 — 1,00 3. carne buona; non frequente; tutto l’anno . . 0,80— 1,30 1. comune (vendesi come fragolino) . — 1 carne buonissima; frequente; inverno .... 1,50 — 2,00 28 29 Nome ilaliano Carange luna . Trachuro comune . Ausonia del Cuvier; Luvaro im- 1 periale . j Brama occhiuta . Corifera cavallina; C. dorata. . C. a coda di cavallo .... Centrolofo pompilo . Lampuga dorata . L. fasciata . Pesce S. Pietro . id. . P. remora . P. pilota . Tambarello comune . Palamida sarda; Bonita . . . Tonno . Tonnina . Tonno brevipinne . T. alalunga; Germone .... T. palamida . Scombro comune; Maccarello . S. macchiato . Lepidopo argentino . Sfirena comune; Aluzzo imperiale Corvina locca; Corvo di mare . Sciena aquila ; Boccadoro . . . Ombrina corvo . Trachino dragone; Raganella ve¬ lenosa . T. raggiato . T. ragno . T. vipera . Uranoscopo; Lucerna .... Pesce rondine, o Falcone . . . Catafratto forcuto; Forcola . . Capone ubbriaco . C. imperiale . C. caviglione; Gorno .... C. caviglia; Cavicchio .... C. gavotta . C. imperiale . C. coccio ; C. organo ; Gallinella Scorpena rossa; Scorfano rosso S. nera; Scorfano nero. . . . S. macchiata . Sebaste imperiale; Scorfano ba¬ stardo . Orada; Orata comune .... Pagello mormora; Mormillo . . P. bogaravella . P. rosso; Occhialone .... Fravolino, o Pagello bastardo . Pagello fragolino, o fragoline . Nome scientifico Nome vera genovese Qualità commerc. Valore commestibile, frequenza ed epoca Prezzo approssimat. al Chilogr. Caranx dentex Cuv. e Val. . . . Specie de sò Classe carne delicata; rarissimo . Lire e Cent. 0,80—1,00 Trachurus trachurus Casteln. . . So; sorallo (Sòel [piccolo) . • • 3. carne buona; comune; tutto l’anno .... 0,80—1,00 Ausonia Cuvieri Risso .... Pescio impestò 1. molto raro; primavera . fuori prezzo Diana semilunata Risso .... Pescio re f giovi. sii’ Ausonia) . ]. id. id. . — Brama Raii Bl. Schn . Rondanin . l’. carne delicata; non comune; tutto l’anno . . 1,50 — 3,00 Coryphaena hyppurus Linn. . . Indoradda . 2. carne buona; raro; estate . 0,80—1,00 C. equisetis Linn . Pappagallo . 3. raro; estate . . • 0,80—1,00 Centrolophus pompilius Cuv. V. . Mórón; marèa 1. carne squisitiss.; non raro; estate, antunn., inver. 3,00 — 4,50 Stromateus fiatola Linn . Leccia bastarda _ carne poco ricercata; scarsi individui isolati . — S. microchirus Bonap . Zeus faber Linn . Pescio Sampè . 1. id. per nulla frequente . . carne buona; frequente; tutto Tanno .... 0,80— 1,20 Z. pungio Cuv. e Val . id. 1 ■,..... 1. — Echeneis remora Linn . Grattaenn-a. 1 ■ . _ non si mangia; molto raro . ' • • — Nucrates ductor Bl . Pàmpano; Fanti 1. carne poco ricercata; non comune; autunno 1,50 — 2,00 Auxis Rochei Risso . Strombo; Stròi| blo . . 3. ie. poco freq.; primav., estate 0,60 — 0,80 Pelamys sarda Bl . Pami'a . . . 1 2. carne discreta; comune; gennaio a giugno . . 0,80—1,20 Thynnus thynnus White . . . Tonno. . . .1 I ‘ ]_ carne ricercatissima; comune; marzo a ottobre 0,80— 1,50 T. thunnina Cuv . Tónna; tònnèllt] pnarella . . . |. . j id. meno comune; autunno . 0,80— 1,20 T. brevipinnis Cuv. e Val. . . . T. alalonga Cuv. e Val . Occialón . . .1 Alalunga; Aa-lJ 1. 1. id. assai raro; autunno . . id. raro; antunno .... 0,80 — 1,20 T. pelamys Cuv. e Val . Scomber scomber Linn . Laxerto; Ariolo [ 1. 3. carne ricercata; comune; primavera .... 0,80— 1,20 S. colias Linn . Cavalla . . 3. carne meno ricercata; comune; primav., autun. 0,80—1,20 Lepidopus caudatus White . . . Pescio lamina .1 3. — Sphyraena vulgaris Cuv. e Val. . Lussao de mà; j Kòn . 3. carne buona; non molto frequente; estate . . carne buona; frequente; tutto Tanno .... 1,20— 1,60 Corvina nigra Cuv . Pescio crovojll I; Cappa neigra 2. 1,20—1,50 Sciaena aquila Lac . Figao .... I . . . . 1. carne squisita; frequente; autunno, inverno. . 2,50 — 3,50 Umbrina cirrhosa Linn . Ombrinn-a . I 1. id. id. tutto Tanno . . . 2,50 — 3,00 Trachinus draco Linn. . . . Agno; Agna . ■ . 2. carne buona; poco frequente; tutto Tanno . . 0,50 — 1,20 T. radiatus De la Roc . Straxinà . . • 3. id. id. inverno. . . . 0,50—1,20 T. araneus Risso . id. ... 3. T. vipera Cuv. e Val. : . . . . id. . ■ ■ 3. — Uranoscopus scaber Linn. . . . Pescio prseve . i . 3. carne buona; comune; tutto Tanno . 0,50—1,40 Dactylopterus volitans Linn. . . Treggia volatici 3. 0,50 — 0,60 Peristethus cataphractum Cuv. Pescio fórca ■ 1 .... ! . 3. non si mangia: frequente; inverno . carne di poco pregio; comune; estate. . . . — Trigla lineata Linn . Rùbin; Imbriaei 1. 0,80— 1,00 T. pini Bloch . Imbriaego 1. id. id. tutto Tanno . (>,80 — 1,00 T. Gurnardus Linn . Galletto; Gavigi bn 1. 1. id. id. inverno . . . 0,80— 1,00 T. cuculus Bloch . T. obscura Linn. . Fideà , . • j Spagnoletto; Eolio .... id. id. id. . 0,80—1,00 0,80—1,00 T. hyrundo Bloch . T. lyra Linn . Cheussano; 0fS |>. . 1. - 2. carne discreta; frequente . .^ . 0,80— 1,00 Scorpaena scrofa Linn . Pescio cappón- 2. carne stimata; comune; tutto 1 anno .... 0,80—1,50 S. porcus Linn . Scòrpena; S. ». paggio . . . 2. id. id. inverno . 0,80— 1,20 S. ustulata Lowe . id. r 2. comune; autunno, inverno . — Sebastes dactylopterusf D.’l. Roc. Scòrpenin; S. ^ pndo .... 2. poco ricercato; frequente; primavera, estate . 0,50 — 0,60 Chrysophrys aurata Cuv. ... Oà . . . ■ 1. carne ricercatissima; frequente: tutto Tanno . 2,50 — 3,50 Pagellus mormyrus Cuv. . . . Mormua . • 1 ]. carne molto buona: tutto Tanno . 1,50 — 2,20 P. bogaraveo Brunn . Roello; Rovell» 3. carne buona; non frequente; tutto I anno . . comune (vendesi come fragolino) . carne buonissima; frequente; inverno .... 0,80— 1,00 P. centrodontus Cuv. e Val. . . P. acarne Cuv. e Val . P. erythrinus Cuv . Bezùgo Pàgao veaxo ■ 3. 1. 1 0,80—1,30 1,50 — 2,00 30 Nome italiano Pagro comune. . . . . Sarago rigato; S. maggiore S. sparagliene ; Sparletto . S. comune . Carace acuto; Puntazzo . Occhiatella ; Obbiata codaner Occhiata . Salpa ; Sarpa . Boba; Boga . Cantaro; Cantarella cornane C. orbiculare . Triglia maggiore, o di scoglio T. minore, o di fango . . Zerro; Zerrolo . Z. coronato; Z. largo . . Z. alcedine, o corodella . Z., o Menola gracile . . Z. comune . Z. zebra, o dell’ Osbeck . Z. stretta, Z, schiava . Dentice; Dentale comune . D. occhione . . Apogone; Re delle triglie Cerniola; Cernia .... Sciarrano scrittura; Perchia S. cabrilla; Serrano comune S., o Cerna gigante . . . S. sacchetto; Castagna. . Canario largo . Labrace; spinola; lupo marino A g ginn. Ghiozzo macchiato . Nome scientifico Pagrus vulgaris Cuv. e Val. Sargus Rondeletii Cuv. e Val. S. annularis Linn. . . S. vulgaris Goeff. . . Charax puntazzo Linn. Oblata melanura Cuv. e Val. Box salpa Linn . B. vulgaris Cuv. e Val. . Cantharus lineatus Linn. C. orbicularis Cuv. e Val. Mullus surmuletus Liun. . M. barbatus Linn. . Smaris vulgaris Cuv. e Val. S. chryselis Cuv. e Val. . S. alcedo Cuv. e Val. . . S. gracilis Bonap. . . . Maena vulgaris Cuv. e Val. M. zebra Brunii .... M. jusculum Cuv. e Val.. Dentex vulgaris Cuv. . . D. macrophthal.mus Cuv. e Apogon imberbis Linn. . Polyprion cernium Val. . Serranus scriba Linn. . S. cabrilla Linn . Cerna gigas Cuv. e Val. . Centropristis hepatus Linn. Anthias sacer Bl. . . . Labrax lupus Cuv. . . . Val Gobius quadrimaculatus C. V. . Nome ver P. buffo ; P. ai Svoià; Sant’ A Sagao veax Sparlo . . . Sulla; Morudd Oggià; Oèggià Sarpa . . . Buga; Bacello Tanùa. . . Scaggiòn . . Treggia veaxa T. de fondo; Cj piccolo: Pignoe Spigo . . . Loco; Zerla. Zerla . . . Ménua . . Specie de Mén] Ciocca; Bastèa Dentexo . . J Sciamma . . .! Castagne ua ròsi picc. : Pampanol1, Barchetta . .j Bolàxo. . . J Meo; Luxerna J Bolàxo de tace Castagnéua ròs^ Lòasso. . . . Ghiggion . . . Totale della Specie menzionate N. 261. 31 Qualità commerc Valore commestibile, frequenza ed epoca Prezzo approssimat. al Chilogr. Classe Lire e Cent. 1 . carne squisita; frequente; inverno . 1,50 — 2,00 1. carne buona; frequente; tutto l’anno .... 1,00 — 2,00 1. carne di poco pregio; frequente; estate, autunno 1,00 — 2,00 1. frequente . 0,80 — 1,20 3. carne di poco pregio; non comune; tutto l’anno 0,80—1,20 3. carne buona; frequente; tutto l’anno .... 0,80 — 1,30 3. carne poco pregiata; frequente; tutto l’anno . 0,80— 1,00 3. id. id. id. 0,80 — 1,40 3. carne poco ricercata; id. id. 0,80—1,20 carne poco ricercata; id. estate . . . — 1. carne apprezzatissima ; id. tutto l’anno . 2,50 — 3,50 1. id. id. id. 1,50 — 2,00 3. carne buona; giov., estate; adult., tutto l’anno 0,60—1,80 — carne di nessun pregio . . 0,60—1,80 3. carne discreta; frequente; inverno . 0,60— 1,80 3. carne cibata dal popolano; inverno . 0,(50 — 1,80 3. carne cattiva; frequente; tutto l’anno. . . . 0,60— 1,80 3. carne poco cercata; non raro . — 3. tutto l'anno . 2,00 — 3,00 1. carne squisita; frequente; tutto l’anno . . . — 1. carne buona; raro; tutto l’anno . — 3. carne buona; non abbonda; primavera . . . — 1. carne saporita; frequente; tutto l’anno . . . 1,20 — 1,60 3. carne buona; frequente; primavera, estate . . 0,60 — 0,80 3. id. id. estate . — 2. id. id. primavera, estate . . 1,20—1,60 3. carne poco stimata; comune; tutto l’anno . . — 3. carne poco buona; piuttosto raro; primavera . — 1. carne squisitissima; frequente; tutto l’anno. . 2,50 — 3,00 2. frequente . 080— 1,00 i enovese Nome italiano Nome scientifico Nome verm Pagro comune ...... Sarago rigato; S. maggiore . S. sparaglione ; Sparletto . . S. comune . Carace acuto; Puntazzo . . Occhiatella ; Obbiata codanera Occhiata . Salpa ; Sarpa . Boba; Boga . Cantaro; Cantarella comune. C. orbiculare . Triglia maggiore, o di scoglio T. minore, o di fango . . Zerro; Zerrolo . Z. coronato; Z. largo . . . Z. alcedine, o coronella . . Z., o Menola gracile . . . Z. comune . Z. zebra, o dell’Osbeck . . Z. stretta, Z, schiava . . . Dentice; Dentale comune . . D. occhione . Apogone; Re delle triglie . Cerniola; Cernia . Sciarrano scrittura; Perchia . S. cabrilla; Serrano comune. S., o Cerna gigante. . . . S. sacchetto; Castagna. . Canario largo . Labrace; spinola; lupo marino Aggiun. Ghiozzo macchiato .... Pagrus vulgaris Cuv. e Val. . . Sargus Rondeletii Cuv. e Val. S. annularis Linn . S. vulgaris Goeff. . Charax puntazzo Linn . Oblata melanura Cuv. e Val. . . Box salpa Linn . B. vulgaris Cuv. e Val . Cantharus lineatus Linn. . . . C. orbicularis Cuv. e Val. . . . Mullus surmuletus Liun . M. barbatus Linn . Smaris vulgaris Cuv. e Val. . . S. chryselis Cuv. e Val . S. alcedo Cuv. e Val . S. gracilis Bonap . Maena vulgaris Cuv. e Val. M. zebra Brunii . M. jusculum Cuv. e Val . Dentex vulgaris Cuv . D. macrophthalmus Cuv. e Val. Apogon imberbis Linn . Polyprion cernium Val . Serranus scriba Linn . S. cabrilla Linn . Cerna gigas Cuv. e Val . Centropristis hepatus Linn. . . . Anthias sacer B1 . Labrax lupus Cuv . Gobius quadrimaculatus C. V. . . P. buffo ; P. J Svoià; Sant’ Ani Sagao veaso Sparlo. . Sulla; Morudda Oggià; Oèggià Sarpa ... Buga; Bacel'lo ! Taniìa. . Scaggion . . Treggia veaxa; T. de fondo; Ci piccolo: Pignoeti Spigo .... Loco; Zerla. , Zerla . . . , Ménua . . . Specie de Ména Ciocca; Bastéa. Dentexo . . . Sciamma. . . Castagnèua rossi picc.: Pampanoti Barchetta Bolàxo. . . Meo; Luxerna Bolàxo de tacca Castagnèua róssa Ghiggion. tou; P. teston està neigra schèuggio Ito: Zerlo Làseri Totale della Specie menzionate N. 261. 31 Qualità commerc Valore commestibile, frequenza ed epoca Prezzo approssimai al Chilogr. Classe carne squisita; frequente; inverno . Lire e Cent. 1,50 — 2,00 1. carne buona; frequente; tutto l’anno .... 1,00 — 2,00 1. carne di poco pregio; frequente; estate, autunno 1,00 — 2,00 1. frequente . 0,80 — 1,20 3. carne di poco pregio; non comune; tutto l’anno 0,80—1,20 3. carne buona; frequente; tutto l’anno .... 0,80 — 1,30 3. carne poco pregiata; frequente; tutto l’anno . 0,80—1,00 3. id. id. id. 0,80—1,40 3. carne poco ricercata; id. id. 0,80— 1,20 3. carne poco ricercata; id. estate . . . — 1. carne apprezzatissima ; id. tutto l’ anno . 2,50 — 3,50 1. id. id. id. 1,50 — 2,00 3. carne buona; giov., estate; adult., tutto l’anno 0,60— 1,80 carne di nessun pregio . . . 0,60—1,80 3. carne discreta; frequente; inverno . 0,60—1,80 3. carne cibata dal popolano; inverno . 0,60—1,80 3. carne cattiva; frequente; tutto l’anno. . . . 0,60— 1,80 3. carne poco cercata; non raro . — 3. tutto l’anno . . 2,00 — 3,00 1. carne squisita; frequente; tutto l’anno . . . — 1. carne buona; raro; tutto l’anno . — carne buona; non abbonda; primavera . . . — 1. carne saporita; frequente; tutto Tanno . . . 1,20—1,60 3. carne buona; frequente; primavera, estate . . 0,60 — 0,80 3. id. id. estate . — 2. id. id. primavera, estate . . 1,20—1,60 3. carne poco stimata; comune; tutto Tanno . carne poco buona; piuttosto raro; primavera . — — 1. carne squisitissima; frequente; tutto Tanno. . 2,50 — 3,00 2. frequente . 080 — 1,00 32 §16. Elenco alfabetico dei nomi genovesi dei pesci coi corrispondenti nomi italiani e latini. Genovese Abri (V. Cabassòn, Occiòn) Agheu (V. Argentinn-a.) . Agna; Agno . Agòn (V. Beccasin) . . Àguggia . Àgòggiòn m accio u . . . id. neigro (V. Spi¬ nacelo ; Spinòlin) . . id. rosso, o de stampa Aguseo de bocca neigra (V. Sagri) . . . . Alalunga, Aa-lunga . . Anciòa . id. de Spagna; A, bar¬ baresca, . Angeo (V. Pescio àngeo; e Squèo) Anghilla d’aegua doge id. id. sa . . Argentinn-a (Y. Agheu) . Argento (V. Pese, argento; Scignòa) . Ariolo (V. Laxerto) . . Bacello (V. Buga) . , Barchetta . Bastéa (V. Ciocca) . . Battinetta; Battipotta (V Tremoize) .... Bauza (V. Galletto) Bauzetta . Beccasin (V. Agòn) Bèllua . Bezugo . Biscia de ma . Bolaxo . id. de tacca neigra . Botasse (V, Potasse) . . Bramante (V. Razzòn). . Italiano Latterino capoccione . . Argentina sfirena , , , Trachino dragone; Raga¬ nella velenosa . . . Aguglia comune . . . Sifonostomi; Signati; A- ghi di mare . . . Spinarolo imperiale . . Sagri moretto ; Sagrino . Spinarolo comune. . . id. u iato . . . Alalunga; Germone . . Acciuga ; Alice (adulto . Squadrolino pellenera ; Pesce angelo . . . Anguilla . id . Argentina sfirena . . . Fierasfro . Scombro comune ; Mac¬ carello . Boga comune .... Sciarrano scrittura; Per- chia . Menola schiava . . . Torpedine del Galvani . Bavosa occhiuta, gatto- ruggine, ecc. . . . Clinio argentato . . . Aguglia comune (piccola) Motella comune; Donnola Pagello rosso; Occhialone Grongo muro, ed Ofìsuro serpente . Sciarrano cabrilla . . . id. sacchetto; Castagna Gado barbato .... Razza bramante, o pietrosa Latino Atherina Boyeri Risso Argentina sphyraena L. Trachinus draco Linn. Belone acus Ris. Siphonostoma typhle L.; Syngnathus sp.; e Ne- rophis sp. Acanthias vulgaris Ris. Spinax niger Bonap. Acanthias Blainvilli Ris. id. uyatus Bonap. Thynnus alalonga C. V. Engraulis encrasicholusL. Stomias boa Risso Squatina angelus Dum. Anguilla vulgaris Cuv. id. , var. acutirostris Argentina sphyraena L. Fierasfer acus Briinn. Scomber scomber Linn. Box vulgaris C, V, Serranus scriba L. Maena jusculum C. Y. Torpedo Galvanii Cuv^ Blennius (molte specie) Cristiceps argentatus Ris. Belone acus Risso Motella tricirrata Nilss. Pagellus centrodontus C. V. Myrus vulgaris Kaup ; e Ophichthys serpens L. Serranus cabrilla L. Centropristis hepatus L. Gadus vernalis Riss. Leviraja bramante Sassi 33 Genovese Italiano Brazullo . Mora verdona .... Bronco de fondo (V. Fiagal- lo, Peagallo, Tiagallo) Grongo comune . . . Bronco de schéuggio . . Budegassa [V. Gianello'' . Grongo nero, o di scoglio Rana pescatrice . . . Lofio martino .... Buddego; B. ròscin. . . Buga (V. Bacelloj . . . Boba, o Boga comune . Cabassòn (V. Abri) . . . Latterino capoccione Cagnassa, Cagnassòn (V. Palombo) . Galeo cane . Cagnassòn de fondo . . Odontaspe feroce, e Ca¬ Cagnolin (V. Pescio bove) gnesca grande . . . Lamiola, pesce manzo . | Can (V. P. can ; Verdòn) Carcarodonte, Prionodon- j Cappa neigra (V. Pescio crovo e Locca) . . . te verdesca, Verdone 1 Corvina locca; Corvo di Cappòn (V. Pescio cappòn) mare . Scorfano; Scorpena rossa Castagnèua . Castagnola, Saracina . . id. rossa . . . Apogone, e Canario largo j Cavalla . i Scombro macchiato . . Cavallo marin . . . . Cavallo marino . . . . j Caviggéa (V. Piccaggia; ! Scignòa) . Caviglione, Stringa . . j Cavòn (V. Treggia de fondo [ Triglia minore . . . . Chèunao (V. Occiòn , Pa- j scatta) . ! Latterino sardaro, Aterina j Cheussano (V. Organo . j Capone gallin.; C. organo Ciautta (V. Miisao neigro) j Muggine chelone, Sciorina Cimbio . : Istioforo belone . . . Ciuciallo . ! Carance punteggiato. . Ciocca (V. Bastèa) . . . j Menola schiava . . . j Cipra (V. Laccia, Salacca) ! Aiosa, Salacca , . . . Ciùccio (V. Oxello) .... . } Pesce vescovo; o nottola j id. neigro . . . . Trigone violaceo . . . Còmba, Còmbinn-a. . . ! Labro pavone .... Cravòn (V. Pescio palo: P. borsa) . Balestra comune . . . Crovo (V. Cappa neigra, Loca e P. crovo) . . j Corvina locca .... Dentexo . Dentice comune . . Drafi netto . Gouania tipo .... Fanfano (V. Pampano) . Pesce pilota . Ferrassa, ferrasson . . . Aquila di mare . . . id. de fondo (V. Pe- j scio murciotto . . . Pastinaca; Trigone pastin. Latino Mora mediterranea Riss. Conger vulgaris Cuv. Conger niger Risso Lophius piscatorius Cuv. id budegassa Spin. Box vulgaris C. V.. Atherina Boyeri Ris. Galeus canis L. Odontaspis ferox Agass. e Carcharodon Ron- deletii M. H. Notidanus cinereus Cuv. Carcharodon Rondeletii M. H. e Carcharias glaucus Cuv. Corvina nigra Cuv. Scorpaena scrofa L. Iieliaster chromis L. Apogon imberbis L., ed Anthias sacer Bl. Scomber colias L. Hippocampus (sp.) Cepola rubescens L. Muli us barbatus L. Atherina hepsetus L. e A. inocho C. V. Trigla lyra L. Mugil chelo Histiophorus belone Raf. Caranx punctatus Ag. Maena jusculum C. V. Clupea aiosa Cuv. Myliobatis noctula Bp. Trygon violacea Bp. Labrus rnyxtus Bl. Balistes capriscus L. Corvina nigra Cuv. Dentex vulgaris Cuv. Leptopterigius piger N. Naucrates ductor Bl. Myliobatis aquila Bp. Trygon pastinaca L. 34 Genovese Italiano Latino Ferrassa neigra .... Fiagallo (V. Peagallo, Tia- Trigone bracco . . . Trygon bracco Bp. gallo) . Grongo (piccolo) . . . Conger vulgaris Cuv. Fideà . Capone caviglia . . . 'frigia cuculus Bl. Fìgao . Sciena aquila; Boccadoro ; Sciaena aquila Lac. Fìgaotto . Gado minuto . . . . Gadus minutus L. Forca V. Pescio forca) . Galletto ( Y. Gaviggiòn ; Catafratto forcuto . . . Peristethus cataphrac- tus Cuv. Bau za) . Gallinella (V, Battinetta: Bavose, e Gorno . . , Blennius (varie sp.) Tremoize) . Torpedine del Galvani , Torpedo Galvanii Cuv. Ganga (V. Muzao) . . . Muggine calamita. . . Mugil capito Cuv. Gastódella . Sairide di Camper . . Scomberesox Rondeletii Bonap. Gatto-bardo . Scillio gattopardo . . . Scyllium stellare L. Gattusso . Gattuccio , gattaccio di mare . id. canicula L. Gaviggiòn (V. Galletto) . Ghiggiòn neigro , G. de Capone caviglione: Gorno Trigla gurnardus L. fondo . Ghiozzo testone . . . Gobius capito (ed altr. sp.) Ghiggiòn de schèuggio . id. comune . . . id. Jozo L. Gianchetto . 1 Sardina, Alice (piccoliss.) Clupea sardina; Engraulis encrasicholus L. Gianello (V. Buddegassa). Rana pescatrice . . . Lophius piscatorius Cuv. Grattaen-na . ! Pesce remora .... Echeneis remora L. Imbriaego (V. Rùbin) . . Cappone ubbriaco; C. im¬ periale . Trigla lineata L.; T, pini pi Impeatò (V. P. impeatò) . ! Luvaro imperiale (adulto) DI. Ausonia Cuvieri Ris. Indoradda . ' Corifena cavallina, C. do¬ rata . Coriphaena hippurus L. Laccia (V. Cipra, Salacca) Aiosa, Salacca .... Clupea aiosa Cuv. Laggiòn . Crenilabri sp. var.; Labro merlo . Crenilabrus sp.; Labrus menila L, Laghéu . i Pesce scarmo, Sauro lu¬ certola . Saurus griseus Lowe Lambraea . Trachittero del Bonelli . Trachypterus cristatus B. Lamma (V. Pescio lammaj : id. iride . id. iris L. Lampréa . Odontostoma trasparente Odontostomus hyalinus Coc. Laxerto (V. Arido). . . Scombro comune, Mac¬ carello . | Scomber scomber Lin. Leccia bastarda . . . . I Pesce stella, e Lampuga dorata . Lichia glauca; Stroma- teus fiatola Linn. id. veaxa . Seriola del Dumeril . . ; Seriola Dumerilii Agass. Lengua (V. Sèua) . . . Sogliola comune, pelosa j Solea (varie specie) id. d’aenn-a . ' . . : id. del porro . . | id. lascaris Riss. id. bastarda . . . j id. fasciata, e Pia- 1 1 gusia lattea , , , , id. Mangilii Risso ; e Plagusia lactea Bp. 35 Genovese Italiano Latino Lengua oxellinn-a . . . Sogliola turca .... Solea Kleinii Bp. Linarda (V. Passiensa) Molva allungata . . . Molva elongata Nilss. Locca (V. Pescio crovo; e Cappa neigra) . , , Corvina locca, Corvo di Corvina nigra Cuv. mare . Loco (V. Zerla) .... Menola alcedine . . . Smaris alcedo C. V. Lòasso . Lupo marino; Labrace . Labrax lupus Cuv. Lussao de ma (V, Spigòn) Sfirena comune, Aluzzo imperiale . . . , Sphyraena vulgaris Cuv. Luxento (V. Mùzao deiréuio Muggine labbrone . . Mugil labeo Cuv. Luxerna (V. Pampanotto) Cerniola; Poliprione (ad.) Polyprion cernium Val. id. de schéuggio (V. Meo) Sciarrano, o Cerna gigante Serranus gigas C. V. Mangiapere (V. Sussapeixe Lampreda marina; L. fin- ! Petromyzon marinus L.; viale . Marcantogno . . Scimia di mare; Chimera P. fluviatilis L. mostruosa . . . . Chimaera monstrosa L. Meanto, Muanto. . . . Ossirina dello Spallanzani ! Oxyrhina Spallanzanii Bp. Ména (V. Pescio ména) . Pesce luna; P, tamburro Orthagoriscus mola L. Ménna . Menola comune . . . ! Maena vulgaris C. V. id. (specie de) . . . id. zebra .... id. zebra Brtinn. Meo (V. Luxerna de schéug.) Sciarrano gigante . . . Serranus gigas C. V. Mincia (V. Zigoélla) . . Donzella zigurella. .- . Julis pavo Cuv. Mose d’anciòa .... | Leptocefalo . Leptocephalus (v. sp,) Moenn-a ; Murena . Muraena helena L. Mojello (V. Miiellin) i Pristiuro , o Scillio boc¬ canera . Pristiurus melanostomus Moruddà (V. Sulla). . . Carace acuto .... Bp. Charax puntazzo L. Mastella de fondo . . . Fico argentino .... Phycis blennioides Bl. id. de schéuggio id, mediterraneo. id. mediterraneus D. Mùellin (V. Mojello) . . Pristiuro boccanera . . la Roc. Pristiurus melanostomus Miiggio (V. Pese, mùggio Notidano capopiatto . . | Bp. Notidanus griseus Cuv. Murciotto (V. Ferrassòn de fondo . Trigone pastinaca, , . ! Ti-ygon pastinaca L. Mòrmua Pagello mormora; Mor- ! millo . 1 Pagellus mormyrus Cuv. Mòron, maron .... Centrolofo pompilio . . Centrolopnus pompilius Mùzao de l'éuio (V. Luxento) Muggine labbrone . . . i C. V. Mugil labeo Cuv. id. de Tou .... id. dorato, od orifrangio j id. auratus Riss. id. ganga ... . . . . id. calamita . . . . | id. capito Cuv. id. massòn . . . . id. cefalo; Caparello . id. cephalus Guv. id. neigro . id. chelone; Sciorina, j id chelo Cuv. Nasello . Merluzzo comune . . . Merlucius vulgaris Flem. Neigra . Scinno leccia .... Scymnus lichia Cuv. Nisséua . Palombo comune , e P. nocciolo . Mustelus laevis Ris., e M. Oà . Orada comune .... vulgaris M, H, Chrysophrys aurata Cuv. Occialòn . Tonno brevipinne , . . Thynnus brevipinnis C.V. 36 Genovese Italiano Latino Occion (V. Chèunao, Pa- scatta) . . . . . Latterino sardaro (ed altri) Attienila hepsetus L„ A, mocho C, V, Oggià; Oèggià . . . Oliassòu , , . , , Ombrinn-a . Organo (V. Cheussano) Oxello (V. Ciuccio) . . Obbiada codanera ; Oc¬ chiata . Pomatomo . , , , . Ombrina corvo . . , . Gallinella; Capone organo Pesce vescovo , . . . Oblata melanura C. V. j Pomatomus telescopium Riss. Umbrina cirrhosa L. Trygla lyra L. Myliobatis noctula Bp. Pàgao addente'xòu, P. buffo, P. teston . Pàgao veaxo . Pappagallo . Palombo (V. Cagnassa) . Pami’a . Pana pano (V. Pantano) . Pàmpanotto (V. Luxerna) Paasetta . Pascatta (V. Chèunao; Oc¬ cion) . Passiensa (V. Linarda) . Passua . Peagallo (V. Bronco de fondo, Tiagallo) . . . Pescio àngeo (V. Squèo . | id. argento . . . . id. bove (V. Cagnolin) ! id. borsa (V. Cravòn, | Pescio palo) . . . Pescio can (V. Verdori) . | id. cappòn . . . . id. crovo ( V. Cappa neigra; Locca) . . . Pescio forca . id. impeato . . . . id. lamma . . . . 1 id. méua . ! id. muggio . . . . : id. murciotto (V. Fer- rasson de fondo) . . j Pescio oxello . : id. palo (V. Cravòn, P. j borsa) . Pescio porco . 1 Pagro comune .... Pagello fragolino . . . Corifena a coda di cavallo Galeo cane . Bonita; Paìamida sarda. Pesce pilota . I Cerniola (piccolo) ... ! Sardina (di media età) . i Latterino sardaro . Molva allungata . . . Pleuronettide italico . . Grongo comune (piccolo) Squadrolino, Pesce angelo Fierasfro . Lamiola; Pesce manzo . * Balestra comune . I Verdone, Prionodonte ver¬ desca, e Carcarodonte I del Rondelet . . . Scorfano; Scorpena rossa ; Pagrus vulgaris C. V. Pagellus erythrinus C. Coryphaena equisetis L. Gale us canis L. Pelamys sarda Bl. Naucrates ductor Bl. Polyprion cernium Val. Clupea sardina Cuv. Atherina hepsetus L.; A. mocho C. V. Molva elongata Nilss. Pleuronectes italicus Conger vulgaris Cuv. Squatina, angelus Dum.; e S. oculata Bp. Fierasfer acus Briinn. Notidanus cinereus Cuv. Balistes capriscus L. Carcharias glaucus Cuv. e Carcharodon Ron- deletii M. H. Scorpaena scrofa L. Corvina locca: Corvo di j mare . Catafratto forcuto . . . Luvaro imperiale (adulto) Trachittero iride; e Le- pidopo . Pesce luna; P. tamburro Notidano capo piatto Trigone pastinaca . . Pesce vescovo .... Corvina nigra Cuv. Peristethus cataphrac- tus Cuv. | Ausonia Cuvieri Ris. Trachypterus iris Cuv.; Lepidopus caudatus W. i Orthagoriscus mola L. : Notidanus griseus Cuv. Tr'ygon pastinaca L. Myliobatis noctula Bp. Balestra comune . . . Balistes capriscus L. Centrina porco .... Centrina Salviani Risso Genovese Latino Pescio praeve . j id. ratto (V. Rattin) . j id. razò . i id. rè . I id. Sampè . . . . j id. sbiro , sbaro ( V. ; sbiro neigro) . . . . , Pescio scrossua (Pes. mar¬ tello) Pescio spà. . . . . . id. trombetta . . . id. vacca . ' id. verdòn (V. P. can) i Petrale . Piccaggia (V. Cavigèa, e j Scignòa) . Pignoetto . Potasse (V. Rotasse) . . Pòtassèu . Rattin ; V. Pescio ratto) . j Ravella (sic Carus) . . . Razza cappuccina; e R. moromòra . Razza ròsei nn-a . . . . id. sféngaenna . . . id. spinosa, R. veaxa. id. storsicòa .... Razò (V. Pescio razò). . Razzòn (V. Bramante), , Roello, o Rovello . . . Rómbo d’aenn-a, R. ba¬ stardo . ! Rombo de fóndo id. veaxo . . . . ; Ròndaninn-a; R, de ma , j Roscetto . , Rubin (V. Imbriaego) . . Ròndanin . ! Sàgao veaxo (V. Svoja, S. | Andria, Testa neigra) | Italiano Uranoscopo, Lucerna. . Volpe marina, e Macruro Pesce pettine . . . . Ausonia del Cuvier (gio¬ vane) e Caprisco . . Pesce San Pietro . . . j Tetragonuro . j Pesce martello . . . . Pesce spada . j Pesce trombetta . . . Cefalottera del Giorna . Verdone, Prionodonte ver¬ desca . Stiaccia . Caviglione, Stringa . . Menola zerrolo; (piccolo) Gado barbato .... Merlango comune . . . Macruro (varie specie^ . Pagro . Razza monaca e R. bavosa Arzilla rossigna, o d’arena Razza baracola e R. quat¬ trocchi . Arzilla chiodata . . . Razza falsavela , . , Pesce pettine . . . . Razza pietrosa . , , , Pagello bogaravella . . Rombo passero . . . id. liscio . . . . id. chiodato . . . Rondinella chiara; R, o- scura . Gobio trasparente . . . Cappone ubbriaco . . . Brama occhiuta . . . Sarago maggiore . Uranoscopia scaber L. Alopecias vulpes L.; Ma- crurus (varie sp.) Novacula cultrata Cuv. Ausonia Ouvieri (Diana semilunata Ris.) e Ca- pros aper Lac. Zeus faber L. Tetragonurus Cuvieri Ris, Zigaena malleus Shaw | Xiphias gladius L. Centriscus scolopax L. Dicerobatis Giornae Gt. Carcharias glaucus Cuv. Arnoglossus sp.; Citharus lingnatula R. (Cepola rubescens L. : Smaris vulgaris C. V. Gadus vernalis Ris. Gadus pottassou Riss. Macrurus coelorhynchus Ris. Pagrus hurta C. V. , Levirajaoxyrhynchus L.; e L. macrorhynchus Bp. Dasybatis asterias Bp. e Raja pu notata Riss. Raja miraletus Donow. e R. quadrimaculata Ris. Dasybatis clavata L. Raja falsavela Bonap. Novacula cultrata C. V. Leviraja bramante Sassi Pagellus bogaraveo Br. Rhomboidichtis mancus Brous. ' Rhombus laevis Rendei, id. maximus Cuv. ; Exocoetus volitans L.; E. evolans L. Latrunculus pellucidusN. Trigla lineata L. I Brama Raii Bl. Sargus Rondeletii C. V. 38 Genovese Italiano Latino Sagri (V. Agòggiòn de boc¬ ca neigraj . Spinarolo uiato. . . . Acanthias uyatus Bp. Salacca (V. Cipra, Laccia) Aiosa, Salacca . . • • j Clupea aiosa Cuv. Sarapé (V. Pescio Sampéj Pesce San Pietro . . . j Zeus faber L. Sardenn-a . Sardella, Sardina (adulta) ! Clupea sardina Cuv. Sarpa . Sàrpa, Salpa . j Box salpa L. Sant’ Andria (V. Sagao, Svoja) . Sarago . 1 Sargus Rondeletii C. V. Sbiro neigro (V. Pes. sbiro) Tetragonuro. , . . . Tetragonurus Cuvieri Ris. Scaggiòn . Cantaro orbiculare Cantharus orbicularis C.V. Sciamma . Occhione . i Dentex macrophthalmus C. V. Scignòa ....... Ofidio barbato, Caviglio- ne, e Fierasfro . . Ophidium bàrbatum L. ; Scòrpaena; S. de schéuggio Scorpena nera, e S. mac- Cepola rubescens, e Fierasfer sp. chiata . Scòrpaena porcus L., S. Scòrpenin; S. de fondo . Sebaste imperiale; Scor- ustulata Low. fano bastardo . . . Sebastes dactylopterus D. Scrossua (V. Pes. scrossua) Pesce martello . . . . la Roc. Zigaena malleus Shaw. Serpente de ma (V. Biscia) Ofisuro serpente . . . Ophichthys serpens Làc. Serréua . Lizza amia; Seriola . . , Lichia amia L. Serreta . id. fasciata, e Sardina id. vadigo Riss., Clu¬ Sèiia (V. Lengua) . . . j Sogliola comune, e S. oc pea sprattus L. chiuta . Solea vulgaris L., e S. o- Sorallo (V. So, Sòelo). . . Trachuro comune . , cellata L. Trachurus trachurus Cast. Spa (V. Pescio spa) . . Pesce spada, . . . . Xiphias gladi us L, Spagnoletto, Spagnollo . Capone gavotta . . ' , Trigla obscura L. Sparlo . Sarago sparagliene . , | Sargus annularis L. Specie de ménua . . . Menda zebra , . , . Maena zebra Brùnn, id, de so . Carange luna . . , , Caranx dentex C. V. id. de zigoélla , . , Donzella del Giofredi Coris Giofredi Riss. Spigo . Zerro coronato .... Smaris chryselis C. V. Spigon (V. Lussao de ma) Aluzzo imperiale . . . Sphyraena vulgaris Ris. id. de storsi-còa . . Razza marginata . . . 1 Raja marginata Lac. So, sòelo (V. Sorallo) . . Trachuro comune (sòelo 1 se piccolo) . , , , j T rachurus trachurus Cast. Spinòello, spinolin, spinuc- cio (V. Agòggiòn neigro) Sagri moretto , , , , j Spinax niger Bp, Squèo (V, Pesce angelo). Pesce angelo, Squadrolino Trachino (varie specie) . Squatina angelus Dum. Straxinà . Trachinus radiatus C. V.; Strómbo, Stròmbolo . . Tambarello comune , « T. areneus; T, vipera Auxis Rochei Ris, Storiòn . Storione comune , . , Acipenser sturio L. Svoja (V, Sagao veaxo e Sant’Andria) .... Sarago maggiore . , . Sargus Rondeletii C, V. Sulla (Y. Morndda), . . Carace acuto , . . . Charax puntazzo L, Sussa peixe (V, Mangia peixe) . Lampreda di mare; L. di fiume . Petromyzon marinus L. ; P. fluviatilis L. 39 Genovese Italiano Latino Tacca de fondo . , , . Ronco spinoso .... Echinorhinus spinosus L. id, schèuggio , , , . Lepadogastro (varie sp.), e Callionimo , . . Lepadogaster Gouannii Tanua . Cantaro comune . , . Bris,, e Callionymus maculatus Raf. i Cantharus lineatus Linn. Testa neigra (V. Svoja, Sa- gao veaxo, S. Andria) Sarago maggiore . , , ! Sargus Rondeletii C. V. Tiagallo (V. Bronco de fon¬ do, Peagallo, Fiagallo) Grongo (piccolo) . . . Conger vulgaris Cuv. Tonno . Tonno comune, . . , Thynnus thynnus White Tonnarella, tonila, tònnello Tonnina . id, thunnina C, V. Tordo Labro tordo . Labrus turdus Bl. Tremoi'ze (V. Battinetta). Torpedine occhiatella, T. del Galvani . . , , Torpedo narce Nardo , T reggia de fondo (V. Cavòn) Trigla minore , . , . T. Galvanii Cuv. Mullus barbatus L. id. veaxa .... id, maggiore . , , id. surmuletus L, id. volatica . . . Pesce rondine, o Falcone Caprisco cignale . , , Dactylopterus volitans L. Trombetta larga (V. P. rè) | Capros aper Lac, id, (V. P, trombetta) Pesce trombetta , Centriscus scolopax L, Umbrinn-a (V, Ombrinn-a) Ombrina corvo , , , . ! Umbrina cirrhosa L, Vacca (V, Pescio vacca) . Cefalottera del Giorna . Dicerobatis Giornae Gunt, Verdòn (V, Pescio can, P. ver dòn) Verdone; Prionodonte ver¬ desca . Carcharias glaucus Cuv, Zerla (V, Locò) .... Menola gracile . . . . Smaris gracilis Bp. Zigoèlla (V. Mincia) f . , Donzella zigurella. . . Julis pavo Cuv. 40 § 17. Di seguito all’enumerazione non breve dei pesci, che più comunemente si riscontrano sul mercato di Genova ed al relativo elenco alfabetico dei loro nomi dialettali, ita¬ liani e scientifici, parrai non debba riesci re inutile aggiun¬ gere la lista di altri pesci, che furono tratto tratto segna¬ lati nel ligustico, e che sono quindi da considerarsi come rarità ittiologiche del nostro mare. L’elenco è compilato con quanto venne pubblicato in proposito, dal Catalogo del Viviani e del Faujas (1805), agli scritti dello Spinola, (1807), di Agostino Sassi (1846), di Yerany (1847), di G. Canestrini (1861-62), e più recente¬ mente da D. Vinciguerra, da A. Perugia e da G. Damiani. 11 miglior contributo lo si deve sopratutto al Sig. B. Bor- gioli, il quale , ricercatore intelligente e fortunato di ani¬ mali della fauna ligure, per lunga serie d’anni ebbe a pro¬ curare precise indicazioni particolarmente ai signori Vin¬ ciguerra e Perugia ed alio scrivente , nonché esemplari preziosi ai Musei Zoologici, universitario e civico di Genova, e ad altri nazionali e forestieri. Pesci rari od accidentali del Mar ligustico . Petromyzon fluviatilis Lin. — Sestri levante e Cornigliano. Perugia: Annali Mus. civ. Genova, voi. 37, p. 141, 1897. Myliobatis bovina GeofFr. S. H. — Cornigliano. Vinciguerra: Ann. Mus. cit., voi. II, Ser. 2.a, p. 451. 1885. Trygon thalassia M. H. — - Genova. Vinciguerra: 1. cit. p. 449, 1885. — Carus: Prodr. Faunae mediterr. II, p. 517. Raja undulata Lac. — S. Margherita. Perugia: 1. cit. p. 137. 1897. R. panciata Riss., var. oculata Risso Doderlein: Manuale ittiologico, parte 2.a, p. 191; — Carus: 1. cit. II, p. 524. Torpedo Nobiliana Bp. Canestrini: Archivio Zool. e Anat., voi. I, p. 263, 1861, — Carus: 1. cit. II, p. 527. Scyllium acanthonotum De Fil. e Ver. Doderlein 1. cit. parte II, p. 27. Selache maxima Gunner; Lerici 1874: Vado 1877. Pavesi: Ann. Mus. civ. di Genova, voi. XII, — Carus: Prodr. cit. II, p. 507. 41 Zygaena tudes (Cuv.) Valenc. Doderlein: Manuale cit.. p. 51 Acìpenser Naccarii Bonap. (Golfo di Genova?, Canestrini). Doderlein: 1. cit., p. 11. Orthagoriscus trunccitus Retz. (Ranzanict truncata Nardo). Perugia: 1. cit., p. 140, 1897; — Damiani: Bollett. Naturai. 1896. Tetrodon lagocephalus L. (Lagocephalus Pernianti Sws .); Genova, anno ?; Spezia, 1879. Giglioli : Catal. cit. p. 50. Syngnathus phlegon Risso Giglioli: Catal. cit. p. 49. — Carus: Prodr. cit. II, p. 532. Nerophis papacinus Risso Giglioli: (1. cit. p. 49), Genova, raro, luglio-agosto Helmiehthys diaphanus 0. Costa Canestrini: Fauna d’Italia, p. 196 (dice « forse anche nel Li¬ gustico »). Leptocephalus Spallanzanii Riss (L. pellucìdus Ris.). Canestrini: (1. cit. p. 196), « vive nel Ligustico » — Carus Prodr. F. Med. II, p. 547. Muraena unicolor Belar. Canestrini: Arch. Zool. Anat. cit. p. 266. — Carus: Prodr. cit. II, p. 546. Ophichthys hispanus Bell. Perugia: 1. cit. p. 141. 0. coecus Gthr. Carus: Prodr. F. Med. p. 545, IL Nettastoma melamira Rafin. Canestrini: Fauna cit. pag. 203. (Muraena saga Risso); — Vinciguerra: Ann. cit. pag. 585: idem, idem, voi. 2, ser. 2, pag. 475. Congromuraena mystax Delar.; Genova, Damiani: Bollet. Naturai. An. XVI, 1896. Alepocephalus rostratus Risso Carus: Fauna Medit. II, p. 550. (Sassi). Clupea sprattus Lin. Vinciguerra: Ann. cit. voi. 2, ser. 2, p. 471. — Carus: Prodr. Faun. Med., voi. 2, p. 550. (Genov.: Serreta). Cyprinodon calarìtanus Bon. Damiani: 1. cit., 1896 (forse in Liguria). Exocoetus fureatus Mitch. (— E. procne De Fil. , Ver.) Rapallo. Camerano: Bollett. Musei Zool. ed Anat. comp Univers. di Torino, n. 109, 1891. Il Museo Zool. Univers. di Genova ne possiede altro esemplare: luglio 1894. Scombresox saurus Wallb. Vinciguerra: 1. cit. voi. XVIII, p. 572; — Oarus : Prodr cit. II, p. 558. Tylosurus (Belone) ìmperìalis Raf. (= Belone Contraimi G. V., Ili) Faujas: Ann. Muséum; voi. 8, 1806, p. 370. — Vinciguerra: Ann. cit., voi. 2; ser. II, p. 468; — Perugia: 1. cit. p. 140. Stomias boa Risso. (G-enov.; Anciba de Spagna , A. Barbaresca). Vinciguerra: Ann. cit. voi. 2, ser. 2, p. 470. — Garus: Prodr. F. Med. Il, p. 560. Sudis hy alina Rafin. Canestrini: Fauna cit. p. 127. — Garus: 1. cit. p. 667. Paralepis sphyraenoides Risso Canestrini: Faun. cit. p. 127 — Garus: 1. cit. If, p. 567. P. coregonoides Risso Canestrini : Faun. cit. p. 127. P. Cuvieri Bonap. Vinciguerra: Ann. cit. voi. 2, ser. II, p. 466. — Garus: 1. cit. II, p. 567. Odontostomus hyalinus Cocco, Portofino (pescato da E. Haeckel 1880). Vinciguerra: Ann. cit. voi. 8, p. 448. — Canestrini: Fauna cit. p. 126. — Garus 1. cit. II, p. 566. — Damiani: Bollett. Musei Zool. Anat. comp. n. 42. (Odontostomus Balbo Risso). Scopelus elongatus O. Costa. Vinciguerra: Ann. cit. voi. 8. p. 462. S. Humboldti Risso. Vinciguerra: 1. cit., p. 461. — Garus: 1. cit. II, p. 563. S. crocodilus Risso. Vinciguerra: 1. cit., p. 461. S. Caninianus G. V. ; Cornigliano. Perugia: Ann. cit. p. 140. S. caudispinosus Johs. ; Genova. Giglioli: Catalogo cit., p. 41. C hlorophthalmus Agassizi Bonap. Vinciguerra: Ann. cit. voi. 8, p. 460. Aulopus fllamentosus Bl. Giglioli: Catalogo cit., p. 40; — Vinciguerra: Ann. cit. voi. 8, p. 460. — Garus: Prodr. F. Med. II, p. 561. Chauliodus Sloani Bloch, Schn. Vinciguerra: Ann. cit. voi. % ser. 2, p. 469. — Garus: 1. cit. II, p. 568. — Damiani: Bollett. Musei Zool. Anat. comp. li Genova, n. 42. Gonostoma denudatum Raf. Damiani: Atti Soc. Ligust. 1896, e Bollett. cit., n. 42. 43 Maurolicus amethys tino-p unc t a tus Cocco.; Genova , Gennaio 1896. Damiani: Bollet. Musei Zool. Anat. comp. Univ. Genova, cit. Argyropelecus hemigymnus Cocco; Portofino (E. Haekel 1880). Vinciguerra: Ann. cit. voi. 2, ser. 2, p. 469. — Carus: 1. cit. Il, p. 568; — Damiani: Bollet. cit. n. 42. # Arnoglossus megastoma Don. Vinciguerra: Ann. Mus. civ. cit. voi. XVIII, p. 570; idem, voi. 2, ser. 2, p. 459. — Carus: 1. cit. II, p. 586. Platessa passer li. Canestrini: Fauna ital., p. 164. — Lessona: Storia nat, ; parte 3.a, Pesci , p. 507. Macrurus sclerorhynchus Val. Vinciguerra: Ann. Mus. civ. cit. voi. 14, p. 609; idem, voi. 2, ser. 2, p. 459 — Carus: Prodr. cit. II, p. 583. Molva vulgaris Flemm.; Savona. Vinciguerra: Ann. Mus. cit., voi. 2, ser. 2, p. 459. Perugia: Ann. cit. p. 139. — Carus: 1. cit. II, p. 577. Ilàloporphyrus lepidion Risso. Vinciguerra: Ann. Mus. civ. cit. voi. XVIII; idem, voi. 2, ser. 2, p. 459. — Carus: 1. cit. II, p. 576. Uraleptus Mar aldi Risso Canestrini: Fauna ital. cit., p. 156. — Carus: Prodr. cit. II, p. 574. Gadicidus argenteus Guidi. Giglioli; Catal. cit. p. 36: — Vinciguerra: Ann. Mus. civ. cit., voi. 2, ser. 2, p. 458. Jidis tur cica Risso. Canestrini: Fauna Ital. cit. p. 72. — Damiani: Bollet. Nat. cit. 1896. Acantholabrus Palloni Risso (Camogli). Vinciguerra: Ann. Mus. civ. cit. voi. 2, ser. 2, p. 457. Ctenolabrus iris C. V. Vinciguerra: Ann. Mus. civ. cit. voi. 2. ser. 2, p. 457. Crenilabrus coeruleus Risso Perugia: 1. cit., p. 139. Leptopt erg gius piger Nardo (Gouania Wildenowii Mor.). Giglioli: 1. cit., p. 33. — Vinciguerra: (Genov.: Drafìnetto). — Carus: Prodr. cit. II. p. 691. Lepadogaster acutus Canestr. Canestrini: Fauna d’Italia, cit. p. 187. L. bimaculatus Flemm. Carus: Prodr. cit. II, p. 690. Tetragonurus Cuvieri Risso. (Genov.: Pescio sbiro; Sbiro neigro). Canestrini: Fauna Ital. cit., p. 116. — • Vinciguerra: Ann. 44 Mus. civ. cit. voi. XIV, p. 626 (in nota). — Carus : Prodr. cit., II, p. 704. — Damiani : Bollet. Naturai, cit., 1896. Lopholes cepedianus Giorna Giglioli : Gatal. cit. p. 32. — Carus: Prodr. cit. II, p. 701. Tripterygium nasus Risso Canestrini: Ardi. Zool. Anat. voi. II, fase. I, 1862, p. 107. — Vinciguerra : Ann. Mus. cit. voi. XV, p. 453. — Carus: Prodr. cit. II, p. 699. Blennius ery throcephalus Risso Canestrini: Fauna d’Italia cit. p. 181. — Carus: Prodr. cit., II, p. 698. B. Rouxi Cocco Perugia: Ann. Mus. civ. cit. voi. XXXVIII, p. 139. Bl. pholis L. Faujas: Ann. de Mus., t. 8, 1806, p. 368. — Carus: 1. cit. II. p. 694. Bl. Canevae Vincig. Vinciguerra: Ann. Mus. civ. cit. voi. XV, p. 448; voi. XVIII. p. 637, e voi. 2, ser. 2, p. 455. — Carus: 1. cit. II, p. 695. Callionymus festivus Pali. Vinciguerra: Ann. cit. voi. 2, ser. 2, p. 454. — - Carus: 1. cit. II, p. 687; — Damiani: Bollett. Naturai, cit. C. fasciatus V. C. Vinciguerra : 1. cit. voi 2, ser. 2, p. 453. — Carus; Prodr. cit. II, p. 688. Gobius paganellus L. Vinciguerra: Ann. Mus. cit. voi. 2, ser. 2, p. 452. G. punctipinnis Canestr. Canestrini: Arch. Zool. cit., voi. 1, pag. 131; e Fauna Ital. p. 170. — Carus: Prodr. cit. II, p. 678. G. colonianus Risso Vinciguerra: Ann. Mus. cit., voi. 2, ser. 2. p. 453. - — Da¬ miani: Bollett. Naturai, cit. G. Knerii Steind. Perugia : Ann. Mus. civ. cit. p. 139. G. elongatus Canest. Canestrini: Arch. Zool. cit., p. 150: Fauna Ital. p. 176. G. pusillus Canestr. (= G. fallax Sar.). Carus: Prodr. cit. 2, p. 685. Histiophorus Belone Rafn. (— Tetrcipturus Lessonae Canestr.). Canestrini: Arch. Zool. Anat. voi. 1, fase. 2, p. 259, e Fauna Ital. p. 112; — Carus: Prodr. cit. II, p. 676. Temnodon saltator Din. Canestrini: Fauna Ital. p. 111. — Carus: Prodr. cit. II, p. 674. 45 Lichìa vadigo Risso Garus: Prodr. cit. II, p. 674; — Damiani: Bollet. Naturai. 1896. Caranx punctatus Ag. (Genov.: Giucialio). Garus: Prodr. cit. II, p. 670. Seriolìchthys bipinnulatus Quoy et G. ; Genova nel 1846. Ganestrini: Fauna Ital. p. 110. — Garus: Prodr. cit. II, p. 673. Schedophilus medusophagus Cocco Garus: Prodr. cit. II, p. 667. — Perugia: loc. cit. p. 139. Coryphaena pelagica Lac. Museo Zoologico, Università di Genova. Centrolophus ovalis G. V. Ganestrini : Fauna Ital. p. 106. — Giglioli: Gatal. cit. p. 26. — ■ Garus: Prodr. cit. II, p. 664. — Damiani: Bollett. Natur. 1896. C. crassus G. V. Canestrini : Fauna Ital. p. 106. — Giglioli: Gatal. cit. p.26. — Garus: Prodr. cit. II, p. 665. Echeneis Holbrooki Gunth.; Gamogli, agosto 1895. Perugia: loc cit. p. 138. Pelamys (Orcinopsis) unicolor Geoffr. Ganestrini: Fauna Ital. p. 103. — Garus: Prodr. cit. II. p.1659. Thyrsites (Ruvettus) pretiosus Cocco Giglioli: Gatal. cit. p. 24. — Ganestrini: Fauna Ital. p. 189; — Perugia: loc. cit. p. 138. — Garus: Prodr. cit. Il, p. 655. Lepidolriglia aspera Rond. Vinciguerra: Ann. Mus. civ. voi. XVIII. p. 518. — Giglioli: Gatal. cit. p. 23 — Garus: Prodr. cit. II, p. 646. Pagrus Ehrenbergi G. V.? Museo Zool., Università di Genova. P. hurta Guv. Val. (Genov.: Ravella). Doderlein: Manuale ittiol. parte 2, p. 148. Sargus cervinus G. V. Perugia: loc. cit. p. 137. S. Salviani G. V. Ganestrini: Fauna Ital. p. 88. — Garus: Prodr. cit. II, p. 632 (= S. vulgaris.) Smarìs insidiator G. V. Perugia: loc. cit. p. 137. — Garus: Prodr. cit. 2. p. 621. Pentex gibbosus Rafn. Perugia: loc. cit. p. 137. — Damiani: Bollett. Natur. 1896. Pomatomus telescopium Risso (Genov.: Oliassou). Ganestrini: Fauna Ital. p. 79. — Garus: Prodr. cit. II, p. 615. — Damiani: Bollett. cit. 46 Serranus acutiro stris G. V. Doderlein : Manuale ittiol. parte II, p. 76. — Vinciguerra: Ann. Mus. civ. cit. voi. XVIII. p. 34. Cerna (Serranus) macrogenis Sassi (— Epinephelus ruber Bloch). Canestrini : Fauna I tal . p 76. — Carus: Pròdi», cit. II, p. 612; — Damiani: Bollett. Naturai, cit. 1896. Callanthias peloritanus Cocco Carus: Prodr. cit. Il, p. 614. — Giglioli: Catal. cit. p. 19. Labrax punctatus Gunth. Doderlein: Manuale ittiol. parte lì, p. 26. — Carus: Prodr. cit., II, p. 608. Totale delle specie 97. § 18. Pesche speciali — Pel litorale ligustico meritano speciale menzione alcuni differenti metodi di pesca, non soltanto perchè effettivamente costituiscono un fatto note¬ vole nella nostra pesca, scarsa sempre, ma anche perchè alcune ebbero dal legislatore trattamento privilegiato. Bianchetti , Rossetti, Pignoetti. — Col nome di bianchetti (gianchetti), come già si fece rilevare nel prospetto dei pesci, vengono indicati le giovanissime acciughe e sardine. In oggi non è piti possibile confondere i bianchetti coi ros¬ setti dopo quanto ebbe a dire il Sassi, e sostenne in ap¬ presso il Pavesi. 1 rossetti sono rappresentati da una sola specie di pesci assai piccoli, trasparenti, più o meno rossicci, da cui il nome, con alcuni punticini neri alla base delle pinne. Ap¬ partengono al genere Gobius, ed il Sassi li considerò come specie distinta ( Gobius aphia) , ma il Canestrini dimostrò che essa specie altro non è che, il Gobius albus Pani. (— Latrunculus pellucidus Nardo). I bianchetti sono ben altra cosa. La confusione coi ros¬ setti fatta da alcuni, si riconosce insussistente appena si legga nel Catalogo del Sassi, alla parola gianchetti, che questi sono i piccoli delle acciughe o sardelle, che vivono gregali, e che si prendono, i primi da agosto a settembre, i secondi dal 15 di gennaio a tutto marzo, Infatti più avanti lo stesso Sassi scriveva: « Glupea sardina Ris. ; volg. Giac¬ chetto quando è molto piccolo; Paaselta un poco più grande; Sardenn-a quando è adulto. Ed appena sotto « Engraulis 47 enchrasicolus Cuv. ; volg. Anciua. I suoi piccoli, che vi¬ vono gregali si chiamano gianchetti, come quella della Clupea sardina Risso, o Sardella comune f1). La questione della pesca di questi minuscoli pesci, che non raggiungono le dimensioni stabilite dai regolamenti di pesca, è molto antica e fu vivamente discussa dalla Com¬ missione reale per la preparazione della legge stessa. La prelodata Commissione tino dal 1870, fra le disposi¬ zioni speciali di carattere locale , prese in serio esame la questione di permettere o di vietare siffatto genere di pesca, e mentre fu contraria a concederla per tutte le coste ita¬ liane, fece eccezione pei compartimenti della Liguria; sicché per due mesi dell’ anno la pesca ed il commercio dei gian¬ chetti e dei rossetti furono permessi nei compartimenti di Porto Maurizio, di Savona, di Genova e di Spezia. La Commissione predetta, nel proporre questa eccezione, riteneva che essa non avrebbe portato danno notevole, perchè limitata a breve tratto del litorale italiano, e fon- davasi inoltre sul fatto, dimostrato dall’esperienza, che seb¬ bene per alcuni anni se ne fosse proibita dovunque la pesca, non per questo si aveva avuto, negli anni successivi, un aumento di prodotto, nè in quella delle sardine, nè in quella delle alici. D’altra parte fu anche indotta a tale concessione considerando che il mare ligure è assai povero di pesci, e che sarebbe stato troppo disastroso il privare questi abitanti di un sicuro guadagno e di un ricercato, abbondante nutrimento. Perciò l’art. 51 della legge sulla pesca permette quella dei bianchetti, nei mesi di febbraio e di marzo, nel Ligu¬ stico , ma quale concessione peculiare ai pescatori della Liguria pel suesposto considerando. La questione però non si può dire ben chiarita, nè ri¬ solta a favore della piscicoltura, o dei pescatori; perchè non è da escludersi che talora le autorità debbono chiu¬ dere un occhio, ed i pescatori ne approfittano per eccedere dai limiti concessi, salvo tratto tratto ad incorrere in con¬ travvenzioni ed in multe. (*) (*) Cfr. Pavesi, Contro la pesca dei bianchetti. Atti Soc. ital. Se. nat. , voi. XVIII, 1875. 48 Non diversamente avviene anche riguardo ai pignoetii, col qual nome si intende chiamare i giovani dello Smaris vulgaris , che in estate, luglio ed agosto, corrono gregarii come i bianchetti. Pure per questo genere di pesca fre¬ quenti sono i dibattiti fra i pescatori e le autorità, e ri¬ cordo infatti come nel 1892 io dovetti rispondere alla R. Capitaneria del Porto di Genova a proposito di contrav¬ venzioni incontrate dai pescatori di Cornigliano, colli a pe¬ scare pignoetti, che ancora non avevano raggiunte le di¬ mensioni prescritte dai regolamenti. § 19. Tonno. — La pesca del tonno (Thynnus thynnus) viene esercitata sulle coste di Liguria, dell’ arcipelago to¬ scano , ed in ben maggiori proporzioni in Sardegna ed in Sicilia, da maggio a giugno. Le tonnare , o meglio tonnarelle, in Liguria sono poche e non ebbero mai l’importanza di quelle della Sardegna, della Sicilia e della Spagna. Una di esse trovasi presso Camogli, sopra S. Nicolò alla punta Chiappa del promontorio di Por- tofìno. È di data antica e con decreto del 1867 ne venne concesso l’esercizio per il canone di lire 920. Un’altra trovavasi a S. Margherita di Rapallo e nel 1860 fu posta in esercizio mediante un canone di 600 lire. La tonnara di Camogli ha la sua perpendicolare alla costa lunga 540 braccia . ( pari a metri 580,50), alta 25-30 (— metri 45,75-52,50) e con maglie discoste un palmo e mezzo (pari a 37 1/a cent.) Luna dall’altra. Evvi aggiunta una piccola rete sussidiaria pei pesci meno voluminosi lunga 30 palmi (= rii. 7,50) e con maglie del diametro di un soldo. È per siffatta disposizione che questa tonnara merita essere registrata, perchè,, circa 45 anni or sono, vide le sue camere invase da migliaia di piccolissimi tonni, che non poterono sfuggire, stante la minutezza della sua ma¬ glia (Y. Relazione di Giulio Drago, in Ann. cit. , voi. I, parte 3, p. 25). La tonnara di S. Margherita ha la parte perpendicolare (alla costa) lunga 125 braccia (— metri 218,45), alta 22 {= m. 38,50) nel massimo fondo , e 7 (— m. 12,25) verso terra, con maglie di 2 palmi (— 50 centi m. ) ; la rete acces¬ soria misura 25 palmi (= metri 5,75). Recentemente il professor Pavesi nel suo splendido libro 49 « L’Industria del Tonno » f1) a pag. 55, a proposito delle tonnare inattive pel distretto primo (Liguria) scriveva « La tonnara di Camogli sarebbe veramente tuttora concessa a Cichero Andrea fu Fortunato per la zona acquea della lo¬ calità Chiappa, lungo la costiera di Portofìno all’estremità del molo di Camogli. Non posso però inscriverla fra le ton¬ nare attive, perchè la concessione è estesa alla pesca con bestinara, mugginara, menaida, tramaglio, ed altri attrezzi, i soli che realmente siano usati dai subaffittanti, che vi prendono bensì qualche tonno, ma del tonno non fanno pesca speciale; nessuno s’è posto mai a capo dell’impresa di impiantare in quei paraggi una vera tonnara, per la certezza che non offrirebbe adeguati compensi all’ ingente spesa. Tanto mi risulta dalle ripetute osservazioni del Ci¬ chero, confermate dalla Camera di commercio di Genova (18 settembre 1884) e dalla stessa Intendenza di finanza (16 dicembre 1884). Quella di Santa Margherita Ligure di cui trattò anche la Giunta locale per il progetto di legge e di regolamento della pesca, fu concessa con decreto ministeriale del 2 marzo 1869 per un solo anno; secondo però quanto scrive l’In¬ tendenza di finanza di Genova (8 febbraio 1884) non potè più affittarla dopo il 1875 « malgrado le pratiche fatte e gli incanti tenuti in base a annue lire 200 (in luogo del canone primitivo di lire 600) a cagione del deperimento della pesca verificatasi dal 1850 in poi ». « La tonnarella di Monte Rosso era posta davanti la spiaggia del comune omonimo; ma, dopo l’affitto scaduto nel 1852, non fu più possibile riattivarla, ad onta che nell’ul¬ timo esperimento del 25 agosto 1873 si fosse abbassato il canone da lire 300 a lire 120 ». Aggiungerò alcuni dati riguardanti la tonnarella di Ca¬ mogli negli anni dal 1890 al 1896, a dimostrazione della poca importanza che essa ha ancora attualmente. (') L' Industria del Tonno, Relazione alla Commissione reale per le ton¬ nare, Roma, 1889; 354 pag., 4.° 50 Tonnarella S. Nicolò a Camogli ripristinata nel 1883 pel canone annuo di Lire 200. Anni Numero delle barche Numero dei pescatori e addetti Quintali di pesce raccolto Concessionario 1890 2 gozzi e 1 battello 19 65 di tonno; più 90 quint. fra lacerti e palamiti Viacava Pasquale fu Gius. - Viacava Biagio fu Frane. ! 1891 idem 19 55 id.; più 60 quint. fra lacerti e pala¬ miti idem 1892 2 palischer¬ mi e 4 bat¬ telli 19 65 id.; più 150 q.1 fra lacerti e pala¬ miti idem 1893 idem 19 50 id.; più 30 quint, fra lacerti e pala¬ miti idem 1894 5 battelli 20 300 id.; piu 87 qd fra lacerti, palamiti e pesce spada Gius, ed Edmondo Gnecco e Giacomo Muriando 1895 2 palischer¬ mi e 3 bat¬ telli 20 20 id,; più 158 q,1 fra lacerti, pesce spada, ecc. idem 1896 idem 25 25 id,; più 25 quint, fra lacerti, palamiti pesce spada, ecc. idem In Liguria quindi non si fa vera pesca di tonni e le sue tonnare sono abbandonate o quasi, ciò non di meno è da Genova che parte, ed è a Genova che ritorna il movimento di questo ramo di pesca, che forse è il più notevole di tutti. È specialmente a Genova, sebbene non ne manchino anche a Livorno, a Napoli ed a Palermo, che esistono i capitali e trovansi gli armatori, e dove si organizza la flotta, ed ove arriva il tonno confezionato con i ben noti sistemile donde viene poscia distribuito ai vari paesi consumatori del pre- 51 libato pesce; ma di tale tema non credo sia qui luogo di parlare più a lungo, rimandando il lettore alla già elogiata memoria del prof. P. Pavesi. § 20. Corallo. — Speciale menzione merita certamente la pesca del corallo, il quale, sebbene in modeste pro¬ porzioni, vive anche nel mare ligustico. È noto l’impor¬ tanza di tale pesca esercitata quasi esclusivamente da pe¬ scatori italiani, nè sopra ciò è qui luogo di dilungarci. Noteremo che il corallo riscontrasi lungo tutte le coste del Mediterraneo, e quindi dal più al meno se ne incontra dalla Liguria alle Calabrie, nonché intorno alle isole italiane. Delle nostre scogliere con corallo menzioneremo, per es., quell ' di Portofìno, di Bergeggi , di Finalmarina e pochi altri posti , ma sempre in quantità così piccola, da non po¬ ter alimentare una pesca regolare e profìcua. Sulla pesca del corallo praticata in antico troviamo che Solino , autore del I secolo , accennava all’ abbondanza di esso nel Mare Ligure attorno a Genova. In seguito ne fece menzione Fazio degli Uberti nel Bittamondo. Si hanno del pari alcuni documenti, a partire dal secolo XV, che ri¬ guardano più in particolar modo disposizioni di leggi e statuti , intesi a regolare gli interessi dei corallieri , costi¬ tuiti, siccome usavasi d’ogni mestiere, in congregazioni, o società. Vi è poi una legge, 20 giugno 1603, confermata da altre posteriori, colla quale si vietava la falsificazione dei coralli, ed altre del 1700, 1701, 1710, intimanti alle barche coralline di portare tutto il prodotto delle loro pe¬ sche non altrove che a Genova. Se per altro il litorale della Liguria offre al presente così scarsa quantità di corallo, da non attirare L attenzione e le cure di pescatori e di padroni, sicché soltanto poche bar¬ che pescano fra noi; ben diverso è quanto riguarda la partecipazione dei Liguri a tal genere di pesca. Infatti è notorio essere antica consuetudine dei Liguri e dei Toscani di dirigersi alle coste settentrionali ed occidentali della Sardegna per attendervi al raccolto del corallo. Varie lo¬ calità, ed in particolare Santa Margherita e Rapallo, ar¬ mano barche ed imbarcano uomini per inviarle, ogni anno, in Sardegna specialmente, ma anche in Sicilia ed in Bar¬ beria. Nel 1870 il compartimento di Genova aveva in mare 52 46 barche coralline, di complessive tonnellate 122, delle quali soltanto sette però pescavano sui banchi italiani. inoltre Genova non resta inoperosa nella lavorazione del prezioso animale, e quindi non fu estranea per nulla al commercio di esso coi popoli più lontani. Circa dieci , o dodicimila persone (uomini, donne, ragazzi) lavoravano un tempo nei dintorni di Genova, nelle ore in cui non erano occupati in altri lavori , al taglio , alla bucatura , attornia¬ mento e pulitura del corallo. In città esistono tuttora pregiate fabbriche-laboratori per l’incisione del corallo, per quanto decadute; ed il prezzo medio del corallo importato in Genova sarebbe stato nel sessennio 1864-69 di lire 429,281. Un mediatore faceva ascendere tale cifra ad 800 mila lire ed un negoziante per¬ fino a due milioni. Al presente è ridotta ai minimi termini. La lavorazione del corallo che si ritira greggio dalla Sicilia (banco di Sciacca), dalla Sardegna, ed in piccola parte dall’Africa, viene fatta per lo più dai contadini della Valle di Bisagno, nei rispettivi domicili, per conto di alcune Ditte di Genova, siccome appare dall’ unito specchietto f1). Comuni Ditte 1 Numero dei lavoranti maschi ! femmine 1 totale ! Numero medio annuo dei giorni di lavoro adulti sotto i 15 anni adulte sotto i 15 anni Bavari . Costa Francesco 1 36 3 92 80 211 300 Genova. Costa Francesco 12 — 150 50 212 300 id. Costa Raff. e C. 4 — 30 12 46 300 id. Larco Gerolamo — — 11 1 12 300 id. Pratolongo Raff. — 12 — 12 300 id. Larco Raffaele . — — 5 — 5 300 id. Agugnone G. B. 1 — 1 — 2 300 Totale 53 3 301 143 500 Al presente però l’ importanza di quest’articolo di com¬ mercio sarebbe molto diminuita. Pochissimo è il corallo (l) Notizie sulle condizioni industriali della Provincia di Genova , l.° Congresso geografico italiano in Genova, Roma 1892, pag. 175. 53 lavorato che si smercia in paese: quasi tutto viene inviato nell’ India ed in America ; altro in Russia, in Germania, in Francia, in Egitto, nel Marocco, ecc. Più complete notizie sulla pesca del corallo, oltreché in monografìe speciali, quali quelle del Panceri, del Ferri¬ gni , ecc. , si troveranno nei : Documenti già citati per la pesca in Italia (Ann. Minist. Agr. Ind. Comm., voi. I, parte 3.a, 1872) nonché nella pubblicazione dei prof. G. e R. Ca¬ nestrini (*) e nella mia Relazione sulla pesca del corallo in Sardegna (2). § 21. Molluschi. — L’Italia e la Francia sono, fra i paesi d’Europa, quelli che normalmente fanno maggiore con¬ sumo di molluschi eduli. Presso di noi si mangiano prin¬ cipalmente i seguenti : Murex trunculus e M. brandaris , sebbene sia cibo coriaceo e poco appetitoso; i Cerithium, il Chenopus pes-pelecani, e talora alcune specie dei generi Natica, Trochus e Monodonta. Mentre i Veneti tengono le patelle in poco conto, i Liguri le appetiscono forse più d’ ogni altro testaceo univalve. I molluschi mangerecci più pregiati fra noi spettano però ai lamellibranchiati, o bivalvi. Astrazione fatta delle ostri¬ che, perchè diremo a parte, i primi a menzionarsi per or¬ dine d’ importanza sono i mitili , di cui se ne fa discreto consumo, poi troviamo i litodomi, che i genovesi gustano più d’ogni altro cosidetto frutto di mare, e pagano a caro prezzo (durante il carnevale costano da 20 a 30 centesimi l’ uno). Si vendono inoltre come commestibili i pettini (P. Jacobaeus è il migliore), gli spondili, od ostriche rosse, o spinose, che nel sapore assomigliano ai pettini, ma sono rari e quindi di limitatissimo consumo. Le Veneridi pure somministrano cibo copioso e pregiato agli abitanti di molti nostri litorali; e la migliore è do¬ vunque l’arsella, o cocciola dei meridionali. (Tapes decus¬ sata). Un solo Cardium (C. edule) si mangia, ed è comu¬ nissimo in tutto il Mare Ligure; le Telline si consumano in copia sulle rive del Tirreno , e la Scrobicularia pipe- rata , tanto ricercata dai Veneti , è invece tenuta in poco conto dagli abitanti delle nostre spiaggie occidentali. P) Il corallo , Annali dell’ Industria e Commercio del 1882, Roma 1883, (2) Il corallo in Sardegna , Annali cit., Roma 1882, 54 Anche fra i Solen trovansi specie che vengono ricercate, ma lo sono più dai Veneti e dai Napoletani , che dai Li- guri (>). Le ostriche e le arselle si raccolgono soltanto in prossi¬ mità dei porti ed in località limitate ; così pure i datteri di mare ed i mitili trovansi in pochi punti del litorale, ed assai scarsamente dovunque. Le seppie, i calamari, i moscardini, i totani, i polpi spe¬ cialmente , e si può dire quasi tutti i cefalopodi , vengono mangiati sulle nostre riviere, finche non sono molto grossi e quindi non sono troppo duri. Si rifiutano però YOctopus caienulatus, (volgar. pignata), YHistìotheuìis, il Loligo To- darus, il L. sagittata, ed altre specie maggiori, essendo la loro carne acidula ed indigesta. 1 cefalopodi si pescano ordinariamente con reti , unita¬ mente a svariate specie di pesci, ma vi si impiegano anche i palamiti, lo specchio, le polpare, la fiocina, le nasse. Collo schema usato per l’elenco dei pesci del mercato di Genova trascrivo la serie dei : (*) (*) Issel, I molluschi commestibili, le applicazioni delle conchiglie, le perle ed i coralli, Annali cit,, 1880, n. 28, Roma, 1881. Molluschi eduli in Liguria. oo O o3 n s N .5 © 05 t- 05 Oh ° ^ S- Oh Oh C3 0 a a a a bc O d c © 0 o3 3 13 a "a ad ^ A * * 13 13 'a I I 0 13 1 1 l l0t 0 cT 13 1 rv. 1 ^ 0 1 0 10000 1 1 H-3 * na © 0 a 0 * a © a a a 0 2 a Ih -1-3 © a 3 +3 3 © >~| © aa' “ a . 0 © "a a a-rt °.h.h 0 "a 9 © "a © 1— 1 h-j 0 "s -M -M : non O -l-i a © 0 a © a CT» © ra a 0 a a oco a più dant gion © © 1 © © ’S 1 | +* O ir c« 1 1 © © 1 0 1 .2 1 © © ’© m ’a 1 0 1 a . a 0 1 a ^ 1 bc 1 © u> a © a • © a 0 © a s 0 0 "O T3 T3 'Tj ^ 0 0 a © 0 0 a a a a a ’£ a a © a a ÒC^ O a°- Oì o °~o" — I iO • rH 3 o ^ s ° O O a o ,d a, a a a a co © a bc © © 05 6- O 05 0^0 '2 a ' TJ H I» ’£ ai - O bO bO S © © a i3 ~ 03 ® (D ^ O . « .2 bO £ r; ® oì ® ri "-i •—< rr> ^ /-> r*\ QiXQ^ © ^•3 2©3o©©£S'«2 3©2 ag-So.^oo "£ "d 2 •£ © +3 o 3 ’S ’-S 3 S s s -a ‘a m 3 J5 ^ ^ ^ 33 ^,rtoì®^a3ur;a]tfic3®acii®©a® © © O a . . — . .OO a,QO^h^OOQQ.MOH>^M CO^HOOWWCUO. 0 0 ■J3 J ®S * 0 3 g a 3 3 X ©• , a -a o3 > s o3 © © O js’ss, CD -«-» a a a jsi ics 2 J§ j g a o 2 a © © T3 .2 .2 3 S.t5 S © © © © s-i I— I _, a-s! a a s =- > © §>w 3 w 05 a ^ © ."tJ +-> — o3 © Oh O O US (S a © a a © T* • —4 CD _1_3 £. © O >>_ +2 ^3 c3 t,^tn O^H^O _ © o3 CQ © o bc O r,-j 3 '•§ co © 3.8 al S-H-2 ft6Sò? • -3 © a 03 O JOhCOO o3 . • . a . ■ Joia a > . • rt 2 e. da®ag © W3*3 © Sh O “ 05 > S3 o3 q © 05 © ‘3 « © *5 © geo § OtCr— ' <3 © O Q ® S-g^ SS E 1 ° bc£ S $ a a 3.2 o .| | §) | _ a © -a © ^ a I § a! S Oc3Q(£) . O ^ ^ ^ • hha}coo)(/}^KOHl JHH aQ a _ “3 ° a a g © E a © 0 'U a -< © in in ‘SS 3 «3 >! 3 | |S © . OO 56 § 22. Ostriche e Mitili. — Merita trattenere ora per poco la nostra attenzione sulle ostriche e sui mitili , giacché al presente trovansi veri vivai di allevamento anche in Li¬ guria. Infatti nel golfo della Spezia da qualche tempo si sono impiantati dei vivaj, che prosperano bene. Nella profonda insenatura della costa ligure che forma il golfo della Spezia, ben lunga 14 chilometri e larga 3, trovasi a Nord-Est, e quindi dalla parte opposta della città e dell’arsenale, un bassofondo — detto gli Stagnoni — con fondo fangoso ed alquanto consistente, il quàle presentan¬ dosi opportuno all’ impianto , fu scelto a campo di esperi¬ mento per allevare ostriche e mitili. 11 prof. Issel in altro suo interessante libro (*) aveva e- spresso già il parere che il golfo di Spezia fosse adatto per tali culture, e lo provava col fatto seguente: « Or sono alquanti anni il benemerito Capitano di Va¬ scello, Giuseppe Lovera di Maria, introdusse l’ostrica di Taranto nella piccola darsena di S. Vito, presso Spezia, e sebbene nessuno si sia curato poi d’ invigilare la nuova colonia, essa si conserva anche al presente (1882). Ora questa esperienza ha dimostrato che la località e almeno atta come vivaio d’allevamento; inoltre è noto che sulla scogliera dell’Arsenale, presso rimbocco della Dar¬ sena, nei seni di Varignano e della .Castagna abbondano naturalmente le ostriche (0. plicata) ». Fu soltanto nel 1888 che il prof. Davide Carazzi ed il sig. Emanuele Albano iniziarono l’impianto, dapprima modesto, di un vivaio di ostriche e di mitili, che poco a poco andò ingrandendo ; costituendosi nel 181)0 una Società, sicché in oggi tutto lascia bene sperare. Avendo il Carazzi pubblicato nel 1893 un utile manuale di Ostricultura e Mitilicultura (Collezione Hoepli), così ri¬ mando ad esso chi desiderasse avere ampie cognizioni in generale, e notizie particolareggiate sull’impianto e sul- P andamento dei vivai a Spezia. Infatti vi descrive dettagliatamente la località scelta, il (l) Issel, Istruzione pratica per V ostricoltura e la mitilicoltura; Genova 1882. 57 materiale impiegato, le imbarcazioni, e tratta della parte finanziaria, della possibilità di altri impianti, delle speranze che lui e la Società hanno e degli sforzi da loro fatti , che per nulla furono secondati dal Governo. Parlando del commercio delle ostriche in Italia, il Ca- razzi dimostra come gradatamente si è giunti al punto che nel commercio del gustoso mollusco la Spezia ha sostituito quasi del tutto, nell’Italia superiore, Taranto ed Arcachon; e che si sperava divenisse completa nel 1894, allargando sempre più P area di concorrenza contro le produzioni di Taranto, de! Fusaro e dell’Adriatico. Nei vivai di Spezia è l’ostrica grande, la tarentina, quella che vi fu allevata, e quindi tutto quanto scrive il Carazzi è a questa che si riferisce e non airostrichetta/O. plicata). L’ ostrica ligure è invece la piccola specie ed è giusta¬ mente pregiata, ma la quantità che se ne può raccogliere, qua e là lungo le nostre riviere, non basta a soddisfare le esigenze dei consumatori La varietà del YOstrea tyrraena scostasi dalla tipica ( 0 . edulis) perchè più chiara, più schiacciata e lamellosa. Essa si sviluppa nelle acque chiare e tranquille a circa due metri di fondo; e quando è esposta all’impeto delle acque ( per es. allo scoglio S. Andrea , Castello del Conte Raggio a Cornigliano ) , secondo le osservazioni dell’ issel, si fa depressa e perde le pieghe salienti diventando liscia. Una dozzina di ostrichette adulte, aperte e svuotate del- 1’ acqua , darebbero un peso di 337 gram.; dei quali sol¬ tanto 29 rappresentano il peso del mollusco, poco più di {/lv Noto per ultimo come il Lessona f1) riferì un esempio istrut¬ tivo del progressivo spostamento nei banchi dell’ Ostrea plicata avvenuto a Genova in conseguenza dei lavori ese¬ guiti nel porto. infatti dal principio del secolo, proseguendo negli anni ed eseguendosi sempre nuovi sporgenti, l’ostrica abbandonò i posti più interni del porto, spingendosi più all’esterno in cerca di acque meno tranquille — Darsena, S. Limbania, Molo vecchio , Seno della Lanterna. 'l: Lessona, Le ostriche del Porto di (ìenooa: Atti R. Accad. delle Scienze di Torino, 1868. 58 L’ ostrichetta a Genova si vende al prezzo di centes. 50 a 60 la dozzina; e quando è piccolissima, viene sgusciata e commista con ovaia di ricci di mare per formarne il cosi detto pigri aitino , il quale serve ai Genovesi per speciali preparazioni culinarie. Anche pel Mitilo (Musculo, in genovese; peocio o cozza nera a Venezia) il nostro Issei proponeva stabilire vivaj in diversi luoghi della Liguria ; ad esempio nel porticiuolo di S. Andrea , nei seni del promontorio di Portofìno e nel golfo di Spezia. In Italia una vera coltivazione di mitilo non si faceva che a Taranto, ma ora si effettua anche a Spezia, sebbene il suo allevamento potrebbe venir esteso sulle nostre coste, anche perchè tale mollusco è più resistente dell’ostrica. Il mitilo è maggiormente conosciuto a Napoli, meno nel- P Italia settentrionale, e soltanto a Venezia ed a Livorno ha discreta diffusione. Fu pure il prof. Carazzi, col socio Em. Albano, già men¬ zionato, che Ano dal 1887 tentò la miti coltura a Spezia; e l’allevamento riesci bene, tanto che l’impianto venne in¬ grandito in modo da poter produrre nel 1888 quintali 80 di mitili, nel 1889 q. 150, ma sali a q. 350 nel 1890, a q. 550 nel 1891, a q. 750 nel 1892 e superò q. 800 nel 1893. Nel manuale già ricordato il Carazzi descrive , siccome fece per l’ostrica, i vivai da lui impiantati, ed aggiunge che la Spezia provvede ora tale mollusco all’Italia setten¬ trionale e media, eccezione fatta per Venezia, ove si smer¬ ciano quelli provenienti da Trieste. Alla Spezia i vivai di allevamento per i mitili sono pur essi situati nel tratto detto gli Stagnoni ad est della città, circa a 2 chilom. In questo spazio di mare, oltre il grande vivaio della ditta E. Albano e C. e che occupa una super¬ fìcie di 4000 m. q. , esistono altri piccoli vivai impiantati da concorrenti, che ne hanno seguito l’esempio, un paio d’anni dopo. Per il che alla produzione dovuta al vivajo impiantato dal Carazzi, che già nel 1892, come si è detto, era rappresentata da 750 q. di mitili venduti , si devono aggiungere le quantità vendute dagli altri produttori , le quali tutte insieme per lo stesso anno 1892 non oltrepas¬ sano i 400 quint. e per conseguenza la produzione totale 59 alla Spezia nel 1892 è salita in cifre tonde a millecento quintali. § 23. Crostacei , ed altri animali marini eduli — La quan¬ tità di gamberi che viene al mercato di Genova, se si toglie l’aragosta, è pressoché insignificante. Quasi tutti i crostacei sono mangerecci in Riviera; i più apprezzati sono i Pale- moni (Gambai de ma), ma, è notorio, che sopra tutti pri¬ meggia l’Aragosta, che ha sempre prezzo elevato, che è più frequente e più pregiata dell’Astaco marino ( Longo¬ bardo ) , il quale pescasi accidentalmente con le nasse e coi tramagli. La pesca ai crostacei si fa principalmente colle nasse, ed al mercato di Genova le aragoste sono inviate dai pescatori di Boccadasse ed anche da altri litorali, come sarebbero la Sardegna, la Corsica, la Pantelleria, ecc. ; e non è gran tempo che questo commercio era privilegio, o specialità dei pescatori Caprajesi. Le aragoste pescate da’ Ponzesi e Trapanesi, mi ricorda il collega prof Issel, erano trasportate anni sono a Cagliari con barche, donde mandavansi con piroscafi al mercato di Genova. Ho presente alla memoria come nel 1881 e 82 visitando Carloforte, Cabras, Bosa ed Alghero ebbi ad osservare i piroscafi della Navigazione generale, adibiti alla linea della costa occidentale della Sardegna, che imbarcavano grandi quantità di aragoste dirette al mercato nostro. Altri pochi animali, che sono mangiati, ma che però non costituiscono ramo di commercio appena apprezzabile, sa¬ rebbero alcune Attinie e preferibilmente VA. viridis, detta volgarmente Fidé-main, e ben più i ricci di mare, che in date stagioni sono abbastanza ricercati. Affermasi che la gente del popolo si cibi delle ovaja àe\Y Ascidia mammil- lata , indicata in gergo genovese coi nomi di Brignun , Brugniun . Elenco questi pochi animali esculenti nel seguente pro¬ spetto : 60 P g; ^ 3 -• CD SL 3- O 5 | S & CD s k so ° isj , _ , o' oo 3 CC — • o cT 000 ero o J> CD ~ o > > o 3 C3C © p 2 2. © CD (= >t3 2 O CT- P “O CD O 3 CO CD *d D CD e-*- O -• 3 C-t- •"tf o 3 >_k O 3' co "O T3 CD O GO O >> 3 3 rr. cd 5.5 3 O P - ’“5 C§ -s CD 03 co "d CD co CD S» ?o Cb "OD 3 CD CO CD CD d! ?o ©- 3. 3 o p 3 1:5 o OS » p‘ e-t- CD CD cp -3 P "0 K CO o -3 %■ He «2 O „ fr1 03 s-, 5. P r p ^ e 5. 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Oh' ^ cC cd«S ed cd0^ d Pd«i •hm- 2 -a £ lO g* e 0 a dw S co g< d LO ^ -d 03 £ _ Q- ^ - s IO o oc o LO O O/ o 00 o co o o o -SoT u a> ^ o do ° -2 *v o 05 _ ^ CJ> <35 /vT ° d ■ — • TH d — « --e « C<) .ri d G3 .h 72 03 •« d 03 .rt *d <73 — Q o "o o o 'O o E-1 e— H H C~< O LO Q7* co LO o o — - LO rH QvJ GV T3« r- co o co o •— ! r-H r-H r— ( r— ' r— < . — 1 d s <35 CO OC CO t— co o co -r ’Tf co ì.C iC lC LO LO LO 1 ì 1S 1.0 oc co co co £0 o co (-H co — « 03 o o o o cv 03 «s o j r_l ■ ' r~' r“1 ' ' E-1 ! o <35 O lO c- co LO co r- 00 o CO ir 05 03 o 05 C5 co CO co r- t- CQ -4 Tu IO t-* LO LO _ LO rf CO LO o 00 d CO CO LO LO LO CO LO d a o E- o > d CO 'd4 o o co LO co t- oc co 05 03 r-H "a? co ro co CO 03 co co PO o / ■' ; ■ ' ; 2 l’occhio migrante dista 11 min; dal sinistro, è, sul mezzo del capo, leggermente inclinato a destra ; nei profilo di si¬ nistra lo si vede superare di 3 mm. il margine superiore del capo ; per effetto di questo arresto nella migrazione dell'occhio, la pinna dorsale, che nei giovanissimi non rag¬ giunge ancora la testa , ma si sviluppa fin sopra di essa solamente quando 1’ occhio è già passato sul lato destro, non ha potuto procedere, incontrando sul suo cammino l’occhio migrante, epperò è rimasta sollevata in alto, for¬ mando uno sprone arcuato a concavità anteriore, che dà al pesce un aspetto insolito. 11 caso dei due Rhombus vulgaris di Yarrel e di Filhol e del Rh. maximus di Giard sono simili al mio; invece quello presentato da Mac Intosh è di un giovane rombo pescato in Iscozia a S. Andrews, che ha conservato com¬ pletamente la simmetria bilaterale; sicché la pinna dorsale potè giungere fin sopra il muso, senza incontrare l’ostacolo dell’occhio migrante, e senza quindi trasformarsi nello spe¬ rone che si osserva nei casi nominati, il mio compreso. Per la posizione dell’occhio migrante, il mio esemplare si trova nello stadio dei Rhombus giovanissimi, della lun¬ ghezza di soli cm. 1-2, nei quali la pigmentazione di un lato non è del tutto scomparsa , perchè in essi la pleuro- stasi non è ancora costante, ossia T individuo nuota ancora tenendo il corpo in posizione verticale. Nel mio esemplare, la pigmentazione, tanto abbondante sul lato cieco (destro) come sul sinistro, è evidentemente in Erettissima relazione con l’ incompleta migrazione del- 1’ occhio, poiché non è da supporsi che questo individuo sarà stato volentieri e lungamente adagiato nel fondo sul lato destro, quando l’occhio, trovandosi al margine, sa¬ rebbe stato in posizione da venire più facilmente urtato e ferito ; quindi il pesce avrà per lo più nuotato mantenen¬ dosi verticale , lasciando in tal modo che rimanesse egual¬ mente illuminato il lato già cieco. È provata l’influenza diretta della luce sullo sviluppo del pigmento, da molte esperienze su svariatissimi organismi, e da esperienze spe¬ ciali eseguite da Cunningham f1) sui pleuronettidi;. egli a- (*) J. T. Cunningham, An experìment concerning thè absence of colour from thè lower side of fiat fishes. Zoo!. Anzeiger n. 354, 19 gennaio 1891, pag. 27. .0; veva prodotta la pigmentazione sul lato bianco (cieco) di questi pesci tenuti in vasche dal fondo trasparente, facendo giungere luce riflessa al lato adagiato sul fondo. Come già accennai nel lavoro sugli organi omotipici, il genere Bibronia , stabilito da Cocco per una forma con occhio mediano e che egli riteneva genuina, non è altro, verosimilmente, che un’anomalia (simile a quella che ora presento), consistente in un arresto di sviluppo, e che offre la curiosa caratteristica, che, mentre la pluralità delle ano¬ malie d’altri animali che non siano mostri doppi, consiste in una asimmetria, nel pleuronettide, che per un adatta¬ mento di lunga data si è reso asimmetrico , 1 ■ anomalia consiste in un ritorno parziale alla simmetria primitiva, è cioè un caso di lontano atavismo. Le cause teratogenetiche possono essere quelle stesse generali e sconosciute che de¬ terminano molte e svariate deformità negli organismi,- o come fu dubitato, ma non mai riscontrato, dovute a paras¬ sitismo di bopiridi, lernee (Giard), i quali, penetrando nell’a¬ nimale ed innicchiandosi negli organi riproduttori ne aves¬ sero distrutto parzialmente i tessuti. Per altri organi dei pleuronettidi fu riscontrato frequentemente tale parassitismo. Come si sa, l’impedito sviluppo degli organi riproduttori porta sempre con se un arresto di sviluppo generale. Ora, sfortunatamente, l’esemplare che a me fu consegnato era stato già privato dei visceri , estirpati per gli opercoli, e non ho potuto verificare se trattavasi di causa parassitaria. Quando avessero a riscontrarsi altri casi di simile ano¬ malia sarà utile portare l’attenzione su questi possibili ef¬ fetti del parassitismo. Lab. d'Anat. coup. della R. Università di Genova , 1898. 4 SPIEGAZIONE DELLA TAVOLA. Fig. I. Rhombus maximus visto dal lato sinistro. */& (da fotografia). L’occhio sinistro è in posizione normale , l’occhio destro è sulla linea me¬ diana. La pinna dorsale è sollevata a guisa di sprone al di sopra dell’ oc¬ chio migrante. La colorazione è normale. Fig, II. Idem, visto dal lato destro. L’occhio migrante sporge sulla linea mediana. La colorazione, anormale, è simile a quella del lato sinistro. V Genova, Tipografia Ciminago, 1899. Società Ligustica di Scienze Naturali, ecc. Yol. IX, Tav. IX. Fig. 2. I £> r BOLLETTINO DEI 1SEI DI ZOOLOGIA E ANATOMIA COMPARATA DELLA R. UNIVERSITÀ DI GENOVA N.° 68. 1898. G. Cattaneo PROF. D’ ANAT. COMP. NELLA R. UNIVERSITÀ DI GENOVA. Ancora sullo stomaco dei delfini. (con una tavola). Alla presente nota, che fa seguito al mio precedente la¬ voro Sulla digestione gastrica dei delfinidi, ecc. (J) furono occasione un recente e diligentissimo lavoro del dottor Jungklaus (2), e la cattura di un grande esemplare di Bel - phinus tursio , di cui potei avere i visceri in istato fre¬ schissimo, cosa che non accade frequentemente pei cetacei di notevole dimensione (3). Il Jungklaus potè approfittare di un materiale eccezio¬ nalmente interessante, raccolto dal prof. Ktikenthal nei suoi viaggi pei mari groenlandici, sulle coste della Finlandia e della penisola di Ivola, allo Spitzberg e all’isola del Re Carlo negli anni 1886 e 1889. Oltre che di alcune forme adulte (Phocaena) , esso consta essenzialmente di 13 em¬ brioni o feti a varii stadii di sviluppo, per lo più assai pic¬ coli, fra cui 3 di Phocaena communis, 3 di Beluga leucas, 1 di Monodon nionóceros, 1 di Globicephalus melas, 3 di Balaenoptera musculus, 2 di Ryperoodon rostratus. Di essi egli studia specialmente l’anatomia macroscopica, ma non tralascia anche importanti particolari istologici, e tratta con larghezza * delle principali questioni riferentisi allo stomaco dei cetacei. Il lavoro è datato dall’ Istituto Zoologico dell’Università di Jena. Il Jungklaus riassume con precisione la parte essenziale delle mie precedenti osservazioni , e impegna una discus¬ sione abbastanza estesa a proposito della piega mucosa da (*) Atti della Società ligustica di scienze naturali e geografiche. Voi. V, 1894, tav. XXIII. (2) F. Jungklaus. Ber Magen der Cetaceen . Jenaische Zeitschrift. Vo¬ lume XXXII (nov. ser. XXV), 1898. (3) Ringrazio di tal favore la direzione del Museo Civico di Genova. ■ A, 'An L.T \ o,v % me osservata nel primo stomaco, e della ipotesi della ri- gurgitazione, a cui io propendo. Certo è un fatto degno di nota questo, che il detto sepimento, descritto già da Jackson, Murie e Turner nel Globicephalus , da Watson e Young nel Delphinapterus , da Pouchet e Beauregard nel capo¬ doglio f1), e di cui io posso ora confermare resistenza anche nell’ Orca gladiator, non sia stato trovato da altri autori nelle stesse specie o in ispecie affini. Il Jungklaus, che non lo trovò in un feto di Globicephalus lungo cm. 45,6, in¬ clina a ritenerlo un carattere individuale dovuto ad un ar¬ resto di sviluppo, poiché esso potrebbe rappresentare una modificazione della parete divisoria tra il bulbo e il diver¬ ticolo del primo stomaco, la quale appunto in detto feto si trova, come pure in quelli di Beluga, Monodon e Pho- caena (2). Vedremo poi se non vi ha nulla a ridire contro tale supposizione; però io stesso non ho trovato questo sepi¬ mento nel primo stomaco dell’adulto di Delphinus tursio, mentre lo trovai in quello di un piccolo Delpliinus del- phis. Piuttosto non ammetto che la presenza così spora- di Pel Globicephalus Jackson ( Disseti . ofa spermaceti Whale, etc. Boston Journ. of nat. Hist. 1845) parla di una « supplementary cavity of a ere- scentic form, opening largely into thè first »; Murie (Chi thè organisation of thè Caaing Whale , Transact. Zool. Soc. 1873), di una « large and wide fold of membrane, or septal semidivision »; Turner (Anat. of thè Pilot-Whale. Journ. of anat. and phys. 1867) segna con una linea punteggiata il sepi¬ mento che divide il primo stomaco in due logge; e una identica divisione descrivono Watson e Young nel Beluga (Anatomy of tlie Beluga. Trans, of thè n. Society of Edimburg, 1878). A proposito del capodoglio, Pouchet e Beauregard ( Sur Vestomac dn cachalot, C. R. de la Soc. de biologie, 1889) dicono che il primo stomaco è diviso in due parti « par une sorte d’anneau épais, incomplet, saillant du droit à gauche ». (2) Mòglicherweise ist dies Gebilde ein Residuum der Scheidewand zwi- schen dem oesophagealen Bulbus, aus dem der erste Magen sieh bildet, und dem DivertikelJ, das von diesem Bulbus ventral-und distahvàrts aus- gestulpt wird. Diese Scheidewand ist bei den Phocaena-Embryonen ange- deutet und in viel stàrkerer Ausbildung bei den Embryonen von Beluga, Monodon und Globicephalus beschrieben worden. Solite dieses embryonale Gebilde gelegentlich persistieren und mit dem Diaphragma Cattaneo’ s idea¬ tiseli sein, so gilt von ihm dasselbe, wie von manchen entwickelungsgeschi- chtlichen Residuen, beispielsweise dem menschlichen Coecum und Processus vermiformis, etc, Jungklaus, op. cifc., pag. 72. 3 dica e quasi anomala di tale sepimento tolga ogni pro¬ babilità all’ipotesi della rigurgitazione. Questa è fondata specialmente sul reperto quasi costante di residui ossei, talora anche di grandi dimensioni e completamente privi delle parti molli, nel primo stomaco, ove la digestione non può essere avvenuta, mancando completamente le glandule peptiche, che invece esistono .solo nel secondo stomaco; e sulla grande ristrettezza delle valvole tra il secondo sto¬ maco e i successivi, attraverso cui tali residui non possono passare. La presenza del sepimento rendeva più facile spie¬ gare la separazione tra le parti indigerite e il nuovo nutri¬ mento assunto, ma essa non è indispensabile all’ipotesi del rigurgito, che può avvenire, come è noto, negli uccelli ra¬ paci e nei serpenti (l) , senza bisogno di tale diaframma. Anche Turner ammette la possibilità della rigurgitazione, indipendentemente dalla presenza del sepimento (2). Ma è ozioso discutere troppo a lungo su una questione, che solo potrebbe essere risolta dall’esperienza, dato che alcuno si trovi in grado di eseguire un esperimento, che richiede mezzi affatto eccezionali. Come appendice al mio precedente lavoro, aggiungerò il risultato delle osservazioni istologiche che ho fatto sullo stomaco del Delphinus tursio e su quello di un piccolo feto di D. delphis. (h Questo fatto fu osservato nei crotali da Percy Selous (Bull. Soc. Zool. de France, 1897); « parfois ces serpents degorgent une boulette, c’est-a- dire un pelot de poils et de plmnes, comme font les hiboux. (2) « In Delphinus albirostris perfectly clean fishbones have been found by several observers, 'incìuding mysélf, in thè oesophageal cornpartment. Now, as thè mucous lining of this chamber is not glandular, thè flesh can only have been removed from these bones by thè action of thè secretion of thè cardiac glands, wich probably had been poured into this chamber for thè purpose; and thè flesh soaked with and rendered pultaceous by thè gastric juice had then entered thè cardiac chamber in thè furtherance of thè digestive process, thè bones being left behind. Or, as is, I think, less probable, thè fish swallowed as food may have passed directly into thè cardiac chamber, thè flesh being there dissolved off thè bones, and these latter, when clean, regurgitated into thè oesofageal cornpartment. In either case, thè cleaned bones would be collected in that, cofnpartment, and then, by a further process of regurgitation, expelled by thè oesophagus, pharynx and mouth » (Turner, Additional Observations on thè stomach in thè Zi - phioid and Delphinoid Whates. Journ. of anat. and phys. 1889). 4 La struttura della parete gastrica dello stomaco dei ce¬ tacei non è certo tra le meglio conosciute, per la difficoltà grande di aver materiale in sufficiente stato di freschezza o ben conservato, e per gli ostacoli che s’incontrano a ot¬ tenere sezioni ad un tempo sottili e intere in organi così voluminosi, la cui parete raggiunge talora lo spessore di parecchi centimetri. Tuttavia abbiamo parecchi accenni sulla struttura anche nelle memorie specialmente anato¬ miche, anzitutto in quelle di Turner (l) ; e, tra le migliori contribuzioni istologiche, oltre la già citata del Jungklaus, dobbiamo ricordare quelle di G. Briimmer (2) , di Boulart e Pilliet (3) e di M. Weber (4) sui delfini, quelle di Ecker (5) e di F. E. Schifi ze (6) sulla focena, ancora di Weber (loc. cit.) su\V Hyperoodon , sul Lagenorhynchus e su di un feto (*) W. Turner. A contribution to thè anatomy of thè Pilot Whale. Journal of anatomy and physiology, voi. II, 1867. Id. Further observations on thè stomach in thè cetacea . Ibid., voi III, 1868. Id. Anatomy of Soverby Whale. Ibid., voi. XX, 1885. Id. Addizionai observations on thè stomach in thè ziphioid and delphinokl Whales. Ibid., voi. XXIII, 1889. Id. Notes on some of thè viscera of Risso' s Dolphin . Ibid., voi. XXYI, 1892. Id. The tesser Rorqual in thè scottish Sea. Proc. R. Society of Edinbourg, voi. XIX, 1892. (*) G. Bruemmer. Anatomiche und histologisclie Untersuchungen iiber den zusammengesetzten Magen verschiedener Sangethiere. Deutscher Zeitschrift fur Thiermedicin,, voi. II, 1876. (3) R. Boulart et A. Pilliet. Note sur V estomac du dauphin. Journal de l’anat. etc., voi. XX, 1884. — l' estomac des cetacés. Ibid., voi. XXXI, 1895. — Pilliet. Sur la structure de V estomac des cetacés. C. R. de la Societé de biologie, voi, III, 1891. (4j M. Weber. Ueber Lagenorhynchus albirostris. Tijdsch. nederl. dierk. Vereen, voi. I, 1885-87. Id. Studien iiber Sdugethiere. Fin Beitrag zur Frage nacli dem Ursprung der Cetaceen. Jena, 1886. Id. Anatomisches iiber Cetaceen. Ueber den Magen der Cetaceen. Mor- pholog. Jahrbuch, voi. XIII, 1888. (5) Ecker. Ueber den Bau der Mage^schleimhaut von Delphinus ph'o- caena. Ber. iiber die VeThandl. der naturforsch. Gesellschaft zu Freiburg., Fase. II, 1856. (6) F. E. ScnuLZE. Epithel-und Driisenzellen. Archiv fur mikr, Anat, , voi. Ili, 1867. di balenottera, di Anderson f1) sulla platanista e sull’ or- cella, di Woodhead e Gray (2) sul narvalo, e di Pilliet (loc. cit.) sulla balenottera adulta. Il mio intento è di continuare e completare le ricerche altrui e mie proprie, approfittando del materiale avuto, tanto più che nessuno dei citati autori, trattando di delfìni, parla del tursio o di embrioni di questa o dell’altra specie. I pezzi furono generalmente colorati in toto, e le sez'oni appiccicate coll’acqua, quelle dello stomaco del feto eseguite a serie. Nell’adulto, l’esofago, lungo centimetri 33, ha un dia¬ metro di 5 cm. alla sua parte anteriore e poi va grada¬ tamente restringendosi fino a 4 cm., in vicinanza dello sto¬ maco. Esso però è suscettibile di grande dilatazione, essendo elastica ed estensibile assai la sua parete. Lo spessore della quale è di circa un centimetro, accresciuto nella regione faringea dalla notevole potenza dei muscoli. Osservandone a occhio nudo o con lente la sezione, vi si distinguono tre strati principali, che corrispondono alla mucosa, alla sub¬ mucosa e alla tonaca muscolare. 11 rivestimento interno è specialmente caratteristico, perchè di consistenza cornea e munito di un numero straordinario di piccolissime spor¬ genze coniche, che gli danno un aspetto vellutato. Grosse pieghe lo solcano nel senso longitudinale, dovute quasi uni¬ camente a ispessimento della mucosa. I tagli sottili mostrano al lato interno un epitelio pluri- stratifìcato, disposto a sporgenze acuminate, dell’altezza di circa mezzo millimetro, con la sezione a triangolo isoscele allungato; sono i coni che danno l’apparenza vellutata alla pagina interna dell’organo. La loro superfìcie di contatto con la submucosa non è liscia, ma rappresentata da una serie non interrotta di eminenze e di avvallamenti, sorta di papille dermatiche, che l’epitelio segue in tutte le loro ac¬ cidentalità (fig. 1). Questo stretto modo di connessione fa sì che l’epitelio stesso si distacca assai difficilmente dalla (1) Anderson. Anatomical a?id zoological researclnes of thè tioo expeditions to Western Yunnan. London 1878. (2) Woodhead e Gray. On thè stomach of thè Nartohal (Monodon mo~ noceros). Journal of an&tomy and physiology, voi, XXIV, 1888-89. 6 mucosa. Le cellule che compongono tali sporgenze acumi¬ nate sono abbastanza simili tra di loro ; di forma tonda o poligonale con ben distinto nucleo ovale. Quelle profonde sono appena un po’ piu granulose e attondate; quelle su¬ perficiali -un po’ depresse, però anch’ esse presentano un nucleo. Esse si tingono intensamente in giallo col picro- carmino, in violetto coll’ ematossilina. Hanno un diametro variabile da 15 a 25 micromillimetri. Tale disposizione, co¬ mune per lo più nei denticeti, è invece diversa nei misti- ceti, poiché l’epitelio dell’esofago nella balenottera è liscio (Pilliet). Lo strato sottomucoso che segue è di gran lunga il più sviluppato della parete esofagea e contribuisce alla sua grande estensibilità. Misura uno spessore di circa mezzo centimetro; è costituito da un connessivo fibrillare molto compatto, ricchissimo di fibre elastiche a disposizione serpeg¬ giante e gremito dalle sezioni di numerosi vasi sanguigni. La tunica muscolare dell’esofago è composta di due strati, uno interno circolare dello spessore di due millimetri, e uno esterno longitudinale di circa un millimetro. Questi muscoli sono lisci per tutto il decorso dell’esofago, fuorché nella parte alta, subito dopo la faringe, ove, oltre ad es¬ sere assai più grossi, sono anche striati. Secondo il Pilliet, la striatura è ancor più estesa nei muscoli esofagei della balenottera, giungendo essi fin quasi in vicinanza dello stomaco. La sierosa esterna è pure assai spessa e consi¬ stente. Il primo stomaco , che è la più vasta delle varie ca¬ mere onde l’intero organo si compone, è foggiato a sacco cordiforme, con un diametro massimo di un decimetro e mezzo. La sua parete ha lo spessore di quasi due centi- metri al suo lato interno, e di un solo centimetro al lato esterno. L’organo è coperto internamente da una membrana cornea piuttosto consistente, ma facilmente distaccabile e poco elastica, tantoché si fende alla più piccola distensione. La sua superficie non è vellutata come quella dell’esofago, ma è abbastanza levigata, solo è coperta. da numerosissime papille attondate. Essa è alta poco più di mezzo millimetro, e nelle sezioni sottili si presenta costituita di due parti di¬ stinte: una parte superficiale più sottile, di appena un de- 7 cimo di millimetro, composta eli cellule schiacciate, di cui non è sempre facile rilevare chiaramente i contorni, ma si distingue ancora il nucleo, e una più profonda e assai più grossa, in cui la struttura cellulare è distinta (fig. 2). La prima, che si tinge in giallo col picrocarmino, si distacca facilmente dalla sottostante , anzi in molti punti delle se¬ zioni è effettivamente distaccata; presenta una sottile stria- tura in senso parallelo alla sua superfìcie, ed ha un aspetto molto simile alla cuticola cornea che ricopre internamente lo stomaco muscolare degli uccelli; ma in realtà non è altro che lo strato più superficiale e completamente che- ratinizzato della mucosa, con notevole regressione degli ele¬ menti cellulari. La parte profonda è costituita da un grosso epitelio pluristratificato, che segue fedelmente in tutte le le sue sporgenze e rientranze la sottoposta submucosa. Le sue cellule tonde o poligonali somigliano molto a quelle della membrana che tappezza l’esofago; però quelle pro¬ fonde sono più granulose, a contorni più distinti e si tin¬ gono intensamente. I margini delle cellule sono dentellati. Le papille numerosissime che si riscontrano sulla mu¬ cosa sono rotonde, poco rilevate, di un diametro variabile da mezzo millimetro a due millimetri, e portano nel centro un foro circolare, quasi lo sbocco di un condotto che pro¬ venga da uno strato più profondo. E infatti, praticando delle sezioni a serie, perpendicolarmente alla parete, si vede (fig. 3), specialmente in quelle che passano pel centro della cavità, clVe questa si affonda ad imbuto nello spessore della mucosa, per circa una metà della sua altezza, sempre tappezzata dallo strato corneo , che però va di mano in mano assottigliandosi: poi alla cavità imbutiforme segue un breve e largo tubo, che finisce in una sorta di alveolo rotondo, del diametro di circa un terzo di millimetro, posto nella parte profonda della mucosa, in modo che col fondo posteriore esso tocca la submucosa. Tali cavità sono tap¬ pezzate da cellule simili a quelle che costituiscono la mu¬ cosa profonda, solo più granulose, in modo che si tingono più intensamente e formano un contorno distinto. Le cavità per lo più sono vuote, ma talora contengono grumi di una sostanza finamente granulosa, che si avanza anche nel condotto escretore. Esse furono senza dubbio quelle os- 8 servate per la prima volta dal Rapp f1), che le denominò « piccole glandule o cavità semplici », senza per altro in¬ dicare il loro modo di sbocco sulle papille della mucosa. Se i tagli non sono fatti esattamente in corrispondenza al centro delle papille, il condotto non si vede e la cavità può sembrare un follicolo chiuso. L’Oppel (2), citando l’osserva¬ zione del Rapp, accenna dubitativamente che possa trat¬ tarsi di follicoli linfoidi; ma, vista la loro costituzione a semplice cavità tappezzata da epitelio, il contenuto granu¬ loso di alcune, la presenza di un largo condotto escretore, io riterrei piuttosto che possano essere larghe cripte glan- dulari (simili a quelle che si trovano nella parete dell’eso¬ fago e dell’ingluvie di molti uccelli), secernenti un liquido acquoso e mucoso, che valga a preparare gli alimenti alla digestione peptica, che avverrà poi nello stomaco seguente. Tali glandulette non si trovano poi soltanto, come vor¬ rebbe il Rapp, in vicinanza allo sbocco dell’esofago, ma sono disseminate in tutta la superfìcie del primo stomaco ; ne contai circa una diecina per ogni centimetro quadrato di superfìcie. Mancano completamente a questa camera gastrica le glandule tubulari. Lo strato sottomucoso, che occupa oltre la metà dello spessore della parete, è costituito da un con¬ nessivo fibrillare piuttosto compatto, con fibre elastiche, vasi sanguigni, ecc. Dei due strati muscolari, a fibre liscie, l’interno, circolare, è assai più potente dell’esterno longitu¬ dinale; sottile è la sierosa esterna. Il secondo stomaco è di forma ovale, e misura nel dia¬ metro maggiore cm. 15 e nel minore crii. 10. La sua mu¬ cosa presenta un sistema così complicato di pieghe, che fu, con felice paragone, assomigliata alla superficie d’ un cer¬ vello ricco di circonvoluzioni. In conseguenza di ciò, il suo spessore è molto vario, secondo che lo si misura in corrispon¬ denza al sommo o all’avvallamento delle pieghe; vada un massimo di mm. 25 ad un minimo di rnm. 5. La minor (l) Rapp, Die Cetaceen, zooloaisch-anatomisch darqestellt. Stuttgart und Tùbingen, 1837. (*) A. Oppki . Lehrbuch der vergi , mikr. Anat. der Wirbeltliiere. 1896, voi. I. 9 parte dello spessore è occupata dalla sierosa, dai muscoli e dal connessivo sottomucoso; la maggiore dalle glandule tubulari, di tipo peptico, così gigantesche, che, nelle sezioni della parete, si vedono agevolmente ad occhio nudo, alli¬ neate come tante cannuccie normalmente alla superfìcie dell’organo. Esse non sono più lunghe dove le pieghe sono alte, nè più brevi dove si avvallano; ma misurano unifor¬ memente circa 2 mm. di altezza, e la conformazione par¬ ticolare delle pieghe, come lo spessore vario della parete son dati unicamente dallo sviluppo maggiore o minore del connessivo sottomucoso, che fa da sostegno allo strato delle glandule (fig. 4). Queste, nelle sezioni sottili perpendicolari alla mucosa, si vedono conformate come lunghi tubi assai stipati fra di loro, e composte di cellule piuttosto piccole, poligonali o arrotondate, aventi l’aspetto caratteristico delle cellule pe¬ ptiche. Sono cioè granulose con nucleo piccolo e molto splendente, del diametro di circa 10 micromillimetri. Tra esse se ne vedono alcune di un diametro quasi doppio, di forma ovale, meno granulose e più rifrangenti (fìg. 5). Non v’ è dunque alcun dubbio sulla esistenza, anche nello sto¬ maco del Delphinus tursio adulto, delle cellule deloniorfe e adelomorfe, come già videro Jungklaus e Weber nella focena e nel lagcnorinco. Solo le cellule del colletto sono di tipo epiteliale, e so¬ migliano a quelle che ricoprono la superficie interna dello stomaco. Isolando uno o parecchi tubi, e osservandoli a piccolo ingrandimento, si vede che generalmente il loro fondo cieco non è unico, ma diviso in due o tre biforcazioni. Tagliando poi i tubi trasversalmente, si vede che le loro sezioni sono piuttosto ovali, composte di una corona di otto o dieci cel¬ lule con distinto nucleo, tra cui se ne nota costantemente una o due più grandi, o ricoprenti. Un sottile astuccio con¬ nessivo circonda i singoli tubi, abbracciando per lo più in¬ sieme i varii fondi ciechi di ciascun tubo, ma talora anche mandando leggeri sepimenti tra l’uno e l’altro (fìg. 5). Nella focena F. E. Schulze, fin dal 1867, aveva descrittoi tubi come posti in una propria nicchia (Nische) — (loc. cit. pa¬ gina 323, fìgg. 16, 17, tav. X). 10 Nel complesso, la sezione di una piega mucosa somiglia a un triangolo isoscele, costituito dal connessivo sottomu¬ coso e da uno strato corticale, formato dai tubi peptici, sti¬ pati perpendicolarmente sul primo. Esiste una musculaHs mucosae , immediatamente appli¬ cata ai fondi ciechi delle glandule, e inoltre i due soliti strati muscolari, assai più sottili che nell’esofago e nel primo stomaco (1 millimetro fra entrambi). Seguono le due piccole cavità indicate come terzo stomaco l1), poi il quarto, intestini- forme, lungo circa 30 centimetri e piegato su sè stesso ad arco, a convessità esterna. Le sue due comunicazioni col se¬ condo stomaco e con l’intestino sono strettissime, essendo date da due valvole rotonde, del diametro di 5 millimetri, munite di robusti muscoli. La mucosa, internamente liscia e morbida, ha uno spessore di tre millimetri. Le sezioni sottili mostrano una struttura simile nel terzo e quarto stomaco; hanno cioè alla parte interna una serie di tubi fittamente stipati fra loro, senza pieghe come quelle del se¬ condo stomaco. Osservando una sezione trasversale dell’ organo si com¬ prende subito che questi tubi, alti quasi un millimetro, non sono rettilinei, ma contorti; infatti, anziché tagliati longi¬ tudinalmente, come dovrebbe accadere se fossero dritti, essi si vedono tagliati per il lungo solo per breve tratto, poi la sezione diventa obliqua, e, nel fondo cieco, persino tras¬ versale; il che è segno della loro direzione continuamente cangiante (fìg. 6). Di ciò si ha la conferma, osservandone un gruppo di tre o quattro col microscopio semplice ; si vede allora che, diritti nel colletto, essi si dividono poi in tre o quattro fondi ciechi ricurvi. Le loro cellule, tonde o poligonali, sono tutte eguali fra di loro, e non presentano il tipo peptico, quindi queste glandule sono piuttosto da ri¬ tenersi mucose. Degli strati muscolari, l’interno, circolare, è assai più sviluppato dell’esterno longitudinale. L’intestino, allungassimo, ha un diametro di due centi- metri, e la sua parete uno spessore di due millimetri e (l) Alcuni numerano separatamente queste due piccole cavità secondarie ed interne e allora l’ultima diventa quinta, altri le tralasciano nel computo, e quella diventa terza. Su tali distinzioni vedi il mio lavoro precedente. 11 mezzo. La mucosa, sottile e levigata, è rilevata in quattro pieghe longitudinali, alta ciascuna mezzo centimetro, che sporgono quindi nel lume dell’organo, come quattro sopi¬ menti radiali. Queste pieghe sono semplici duplicature della mucosa intorno a lamine connessive, e ne raddoppiano la superfìcie. Nelle sezioni sottili si vedono tubi dello stesso tipo di quelli del terzo e quarto stomaco, ma più corti (circa mezzo millimetro), e meno tortuosi, senza essere per altro perfet¬ tamente rettilinei. Sono composti di piccole cellule irrego¬ larmente attondate, tutte eguali tra loro, quindi anch’esse del tipo mucoso. 11 connessivo sottostante è meno compatto di quello dello stomaco; molto sviluppate invece sono le tonache muscolari , e specialmente l’interna circolare. M’ importava assai di studiare lo stomaco di un feto , per risolvere anzitutto la questione del sepi mento del primo stomaco, poi per stabilire se è più o meno precoce la forma¬ zione dello strato corneo nello stesso stomaco e il differen¬ ziamento delle cellule delomorfe e adelomorfe nel secondo. Per cortesia del direttore dei Museo Zoologico, prof. C. Pa- rona, potei approfittare di un feto lungo 20 centimetri, do¬ nato non molto tempo fa dal prof. F. Mazza al Museo, e che apparteneva a un delfino catturato nel Mediterraneo. 11 feto fu determinato come Delphinus delphis. Questa ricerca si presentava interessante anche perchè non trovo nei citati lavori uno studio speciale sullo stomaco fe¬ tale di delfino; il Jungklaus, che fece il lavoro finora più completo a questo proposito, s’è occupato, come vedemmo, di feti di focena, di beluga, di narvalo, di globicefalo, di balenottera, d’ iperodonte, ma non di delfino. Il Brummer (loc. cit.) parla dello stomaco di un feto di delfino, ma si occupa piu delle dimensioni comparative delle prime due sacculazioni gastriche nel lattante e nell’adulto, che non dell’istologia. Lo stomaco del feto ch’io osservai (fìg. 7), visto dal lato ventrale, si presenta poco diverso, per la forma e le re¬ lative dimensioni delle parti , da quello dell’ adulto. Dalla estremità posteriore del primo stomaco alla superiore del secondo misura un diametro longitudinale di 16 millimetri, 12 la larghezza massima del primo stomaco è di un centi- metro; il secondo, quasi globulare, presenta un diametro di 6 a 7 millimetri; il quarto, piegato ad arco, è lungo un centimetro e mezzo. È già visibile l’ampolla duodenale. Dalle dette misure, e meglio ancora dalla figura, si ricava che nel feto di tale dimensione il secondo stomaco è assai piu piccolo del primo, come avviene nell’adulto. Il Jungklaus invece, descrivendo un feto di focena lungo cm. 55,9, dice che « die zweite Magenabtheilung ist bedeutend weiter ent- wickelt, als die erste ». Però trova che in un feto più piccolo, di cm. 13,4, il secondo stomaco « ist nur wenig geràumiger, als die erste Abtheilung ». In un feto ancora più piccolo, di cm. 11,4, il primo stomaco è « von entschieden bedeuten- derer Gròsse als der zweite Magen ». Questi diversi rapporti di grandezza si spiegano benissimo con le diverse età del feto, poiché Rapp e Brùmmer, e lo stesso Jungklaus, già hanno fatto osservare che nei feti in istadii ancora molto arretrati il secondo stomaco è assai più piccolo del primo, poi, avvicinandosi il tempo della nascita, il secondo au¬ menta continuamente in dimensione, in modo da diventare la piu ampia delle quattro sacculazioni, e tale perdura fin al momento della nascita e per tutto il tempo dell’ allatta¬ mento , rimpicciolendosi poi di nuovo nella forma adulta. Questo è senza dubbio un adattamento particolare alla dieta lattea, che rende inutile lo stomaco collettore rap¬ presentato dalla prima camera; esso trova riscontro in un adattamento consimile dei neonati dei ruminanti. Il feto da me esaminato, avendo il secondo stomaco assai più piccolo del primo, si trovava dunque in uno stadio piuttosto arretrato, come si rileva del resto anche dalle sue dimensioni. Data la piccolezza dell’organo, decisi di non dissecarlo macroscopicamente, ma, dopo averlo imparaffinato, di farne le sezioni a serie, potendo in tal modo meglio rilevare tanto i rapporti di conformazione generale, quanto quelli di struttura. Ottenni così, distribuite in dieci vetri, oltre un centinaio di sezioni, che ora descriverò brevemente, comin¬ ciando dall’ apice posteriore del primo stomaco (inferiore nella figura 7). Un gruppo di sezioni interessa il terzo inferiore della prima sacculazione gastrica; visi distinguono chiaramente gli strati muscolari e l’epitelio pluristratificato . il quale però non presenta alla sua superficie interna la lamina cornea caratteristica dell’adulto. La superficie è solcata da lievi ondulazioni a contorno arrotondato. La particolarità più notevole di queste sezioni è data da una fascia che at¬ traversa diagonalmente il lume dell’organo, costituita da un tessuto connettivo fondamentale, tappezzato su entrambe le faccie da un epitelio pluristratiflcato, simile a quello della superficie interna dello stesso stomaco. La presenza di questa fascia, che perdura per parecchie diecine di sezioni, (fig. 8, s) ora più addossata a un lato della mucosa, ora più all’altro, ora equidistante da entrambi, dimostra l’esi¬ stenza, nella prima camera gastrica di questo feto, del se- pimento obliquo, che già fu trovato da Jackson, Turner, Murie, Watson e Young, Pouchet e Beauregard e da me stesso negli individui giovani o adulti da noi osservati di Delphinus delphis, Globicephalus svinerai, Delpliinapte- rus leucas, Catodon macrocephalus e Orca gladiatore Fosse pur esso, come dice il Jungklaus, un carattere ano¬ malo dell’adulto, e dovuto a un arresto di sviluppo, visto che non si trova in tutti gli individui, ma solo in alcuni, il riscontro da me fatto di tale sepimento obliquo nel terzo inferiore dello stomaco di un piccolo feto di delfino dimostra però ch’esso non è una modificazione della parete divisoria tra il bulbo esofageo e il diverticolo del primo stomaco, il quale si trova più in alto, in diversa direzione ed esiste generalmente in tutti gli individui, ma è una duplicatura speciale della parete inferiore della prima camera, che può essere transitoria, e talor anche perdurare nel giovane e nell’ adulto. Un secondo gruppo di sezioni interessa la parte mediana della camera gastrica. In essa non si vede più il sepimento obliquo, ma si nota che la mucosa, invece di essere liscia o appena corrugata, è rialzata in pieghe longitudinali, che -si avanzano radialmente nel lume dell’organo. Nella regione più bassa sono in numero di otto o di dieci e crescono di mano in mano fino a una ventina nella regione superiore (fig. 9). Nelle pieghe e sulla mucosa l’epitelio pluristratifìcato ha 14 uno spessore di circa un decimo di millimetro, eguale a un sesto di quello dell’intera parete. Un ultimo gruppo di sezioni interessa il terzo superiore dello stomaco, e comprende ad un tempo tutte le concame- razioni gastriche. Nella prima l’epitelio pluristratifìcato (fig. 10,1) formato da sei o sette strati di cellule ben distinte, con grosso nucleo, è pur sempre privo di rivestimento corneo e ondulato in pieghe longitudinali. 11 connessivo sottomucoso è ampio, ricco di cellule e fibre ; esili sono invece gli strati musco¬ lari. Nel secondo stomaco (fig. 10,11) si vedono le pieghe su cui stanno allineate le glandule p eptiche, assai più brevi che nell’adulto, essendo lunghe appena mezzo millimetro, e già divise in parecchi fondi ciechi. Il delicato astuccio connes¬ sivo delle glandule comprende in un solo alveolo i tre o quat¬ tro fondi ciechi di ciascun tubo; però non non si può parlare qui di veri pacchetti glandulari, come quelli descritti da Pilliet nella balenottera. Le cellule, piuttosto piccole e ton¬ deggianti, non presentano differenziazioni in principali e ri¬ coprenti, ma son tutte dello stesso tipo. Le glandule del terzo e quarto stomaco hanno una strut¬ tura poco diversa da quelle del secondo, solo sono più corte della metà. Anche in queste tre camere il connessivo sot¬ tomucoso è sempre piuttosto spesso e ricco di elementi cel¬ lulari, e sono invece assai più gracili che nell’adulto le tu¬ niche muscolari. Genova , Lab. cVanat. comp. della R. Unio. 1898. SPIEGAZIONE DELLA TAVOLA MPetphiuus tursio adulto, Fig. 1. Sezione trasversale nella parete dell’esofago (mucosa e submucosa). X 100. c. coni della mucosa. » 2. Sezione trasversale nella parete del primo stomaco. X 100. ep* epi¬ telio pluristratificato. cr. strato corneo distaccato da un lato. » 3. Sezione normale alla parete gastrica di due papille del primo stomaco, a. sezione al centro della papilla, quindi con condotto visibile, b. sezione laterale allo sbocco, perciò non si vede il con¬ dotto X 60. » 4, Sezione longitudinale di una piega del secondo stomaco, coi tubi peptici X 5. » 5. Sezione trasversale di alcuni tubi, con le cellule principali e rico¬ prenti e gli alveoli connettivi X 300. » 6. 'Sezione trasversale nella parete del quarto stomaco coi tubi mucosi contorti X 50. Feto di JUetphinus delphis Fig. 7. Stomaco di grandezza naturale. I, II, IV, prima, seconda e quarta camera, i. intestino, con rampolla duodenale. » 8. Sezione trasversale nella regione inferiore del primo stomaco con la fascia diagonale o sepimeuto s. X 25. » 9. Sezione trasversale nella regione media del primo stomaco con le pieghe longitudinali X 25. » 10. Sezione trasversale nella regione superiore del primo stomaco (I) e mediana del secondo (li) X 16. Genova, Tip. Ciminago, 1899. Voi. IX. Tav.X. ^ . G. Catta neo . Lit. Tatc/i inatdx e ferrarì-Pavico. INDICE DEL VOLUME IL 1895-1896. 28. G, Cattaneo, Delle varie teorie relative all’or igiixe della metameria ecc. 29. C, Parona, Elenco di alcune Collembole dell’Argentina (1 fìg.). 30. M. Sacciii, Sulla struttura degli organi del veleno della Scorpena, L Spine delle pinne impari (1 tav.), 31. C. Parona e A. Perugia, Sopra due nuove sp. di trematodi ectoparas¬ siti di pesci marini (2 fìg.}. 32. E. Setti, Dipylidium Geroaisi n. sp. e. qualche considerazione sui li¬ miti specifici nei cestodi (1 tav:). 33. C. Parona, Anormale accrescimento degli incisivi nei Conigli (1 tav.):. 34. G. Cattaneo, Sulla condizione dei fondi ciechi vaginali della Didelphiys Azdrae prima e dopo il parto. 35. C. Parona, Acari parassiti deH’Eferocefalo (8 fig.)7 36. M. Sacciii, Sulla struttura degli organi del veleno della Scorpena, [I. Spine delle pinne pari (1 tav.). 37. A. Rabattini, Nota sugli Echinorinchi dei Cetacei (1 fìg.). 38. V. Ariola, Due nuove specie di Botriocefali (5 fìg.). 39. P. Cei.esia , Intorno ad una coppia di gatti anuri dell’isola di Man 1 tav.). 40. P. Celesia, Ricerche sperimentali sull’eredità progressiva. 41. A. Brian, V Éupfmusia Mallevi comparsa in quantità straordinaria nel porto di Genova. 42. G. Damiani, Sul Maurolicus amethystino-punctatus , ecc. 43. C. Parona, Una rettifica storica sulla Filaria immitis. 44. C. Parona,' Di alcuni nematodi dei Diplopodi (1 tav.). 45. C. Parona e V. Ariola, Bilharzia Kowalewskii n. sp. nel Larus me - lanocephalus (1 fìg.). 46. C. Parona e A. Perugia, Due nuove sp. di trematodi delle branchie del Brama Rayi (4 fìg.). 47. V. Ariola, Sulla BotUriotaenia plicata e sul suo sviluppo (2 fìg.). 48. G. Cattaneo, 1 fenomeni biologici delle cellule ameboidi, ecc. 49. S. Orlandi, Di alcuni anellidi del Mediterraneo (1 tav.). 50. C. Parona, Intorno ad- alcuni Distomi nuovi o poco noti (7 fìg.). 51. G. Cattaneo, Le gobbe e le callosità dei cammelli in rapporto alla questione dell’eredità dei caratteri acquisiti. 52. V. Ariola, Sopra alcuni Dibotrii nuovi o poco noti, ecc. (1 tav.). 53. G. Cattaneo., I fattori dell' evoluzione biologica (Sunto di discorso inaugurale). 54. G, Cattaneo, In memoria di Raffaello Zoia (con ritratto). 55. } C. Parona, .Notizie storiche sopra i grandi Cetacei nei mari italiani ed in particolare sulle quattro Balenottere catturate in Liguria nell’au¬ tunno 1896. INDICE DEL VOLUME III. 1897-1898. 56. C. Parona ed A. Cuneo, Cisticercó intermuscolare diffuso in una donna. 57. E. Setti, Nuovi elminti dell’Eritrea (2 tav.). 58. C. Parona, I Tricosomi degli Ofìdii (1 tav.j. - 59. E. Setti, Nuove osservazioni sui cestodi parassiti degli Iraci. 60. G. Cattaneo, Per la storia dell’anatomia comparata. 61. A. Brian, Catalogo di Copepodi parassiti dei pesci della Liguria (4 tav.j. 62. S. Orlandi, Maldanidi del golfo di Napoli, con osservazioni sopra al¬ cuni punti della loro Anatomia ed Istologia (4 tav.j. 63. G. Cattaneo, Alcune previsioni * scientifiche di Alfonso Borelli. 64. C. Parona, Elminti raccolti da E. Modigliani alle Isole Menta wei, Eri¬ gano e Sumatra (1 tav.-).. 65. E, Setti, Tristomum Perugiai n. sp. sulle branchie del Tetr&pturns belone Raf. (1 fig). 66. C. Parona, La pesca marittima in Liguria. 67. M. Sacchi, Su di un caso d’arresto dell’ emigrazione oculare, con pig¬ mentazione del lato cieco in un Rhombus maximus (1 tav. . 68. G. Cattaneo, Ancora sullo stomaco dei Delfìni (1 tav.).