ISSN 0394-7149 Bollettino Malacologieo PUBBLICAZIONE MENSILE EDITA DALLA SOCIETÀ ITALIANA DI MALACOLOGIA c/o Acquario Civico, Viale Gadio 2 - 20121 Milano AUTORIZZAZIONE TRIBUNALE DI MILANO N. 479 DEL 15 OTTOBRE 1983 SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE - GRUPPO IV/70 - SPEDIZIONE N° 1 - 1994 Anno XXX (1994) Milano 30 Giugno 1994 N. 1-4 SOMMARIO Ruggieri G. - Due parole su Caecum decurtatum Monterosato .... pag. 1 Cecalupo A. & P. Quadri - Contributo alla conoscenza malaco- logica per il Nord dell'isola di Cipro. (Parte prima) pag. 5 Vaccarella R., A.M. Pastorelli & G. Marano - Studio sull’effi- cienza delle draghe turbosoffianti e loro effetto sulle co- munità bentoniche pag. 17 Rinaldi A.C. - Frequenza e distribuzione di Vitreolina philippi (De Rayneval e Ponzi, 1854) (Prosobranchia, Eulimidae) su due specie di echinoidei regolari lungo le coste meridiona- li della Sardegna pag. 29 Panetta P. & M. Imperatrice - Analisi dei molluschi del Banco dell’Amendolara .....‘ pag. 33 Bello G. - Histiotheutis bonnellii in the Adriatic Sea: evidence from predator stomach contents pag. 43 Sacchi C.F. - Contribution à la demoécologie de deux Littoraria des lies sud-pacifiques P^g- 49 Gaglini A. - Qualcosa di antico, qualcosa di nuovo pag. 67 Ricordi P. - Una nuova Opalia (Ptenoglossa, Epitoniidae) per il Pliocene siciliano pag. 73 Palazzi S. - Cerithiopsis nana (Jeffreys, 1867) vivente in Suberites psLg- 79 Buzzurro G. & E. Greppi - Nuovi dati sulla distribuzione di J ujubinus ruscurianus pag. 81 Melone G. - Recensione bibliografica pag. 84 Allegato: Indice specifico dell'annata 1993 Direttore Responsabile: Fernando Ghisotti l ‘ ^ 0 1994 \¿/BRAR1E3^ SOCIETÀ ITALIANA DI MALACOLOGIA SEDE SOCIALE: c/o Acquario Civico, Viale Gadio 2, 20121 Milano CONSIGLIO DIRETTIVO PER IL BIENNIO 1993-1994 PRESIDENTE: Piero Piani VICEPRESIDENTE: Riccardo Giannuzzi-Savelli SEGRETARI: Daniele Bedulli, Marco Taviani TESORIERI: Alberto Cecalupo, Gianni Sartore CONSIGLIERI: Daniele Bedulli, Vinicio Biagi, Alberto Cecalupo, Paolo Crovato, Angelina Gaglini, Riccardo Giannuzzi-Savelli, Folco Giusti, Mauro Mariani, Giulio Melone, Piero F^iani, Francesco Pusateri, Gio- vanni Repetto, Bruno Sabelli, Gianni Sartore, Marco Taviani REVISORI DEI CONTI: Aurelio Meani, Antonio Simonetta COMITATO SCIENTIFICO COORDINATORE: Bruno Sabelli: Istituto di Zoologia, via San Giacomo 9, 40126 Bologna (Italia) MEMBRI: Jacobus J. van Aartsen - R. Tucker Abbott - Daniele Bedulli - Gianni Bello - Philippe Bouchet - Erminio Caprotti - Riccardo Catta- neo Vietti - Sebastiano Di Geronimo - Riccardo Giannuzzi-Savelli - Al- berto Girod - Edmund Gittenberger - Folco Giusti - Mauro Mariani - Giulio Melone - Giulio Pavia - Giuseppe Pelosio - Enrico Pezzoli - Win- ston F. Ponder - Elio Robba - Giuliano Ruggieri - Giovanni F. Russo - Lutfried von Salvini Plawen - Gianni Spada - Marco Taviani - Anders Warén AVVERTENZA: Il Comitato Scientifico comprende nostri soci specializzati in settori diversi della malacologia. Consigliamo gli Autori, in caso di dubbi, di sottoporre i lavori al giudizio di uno o più di questi esperti prima di inviarli alla redazione. Boll. Malacologico 30 (1994) (1-4) 1-4 Milano 30-6-1994 Giuliano Ruggieri (*) DUE PAROLE SU CAECUM DECURTATUM MONTEROSATO Riassunto Viene illustrata e brevemente discussa la curiosa mostruosità di Caecum auriculatum De Folin, già indicata come C. decurtatum da Monterosato. ' Abstract The monstrosity of Caecum auriculatum De Folin formerly named by Monterosato as C. decurtatum is shortly discussed. Caecum auriculatum De Folin, 1868 si distingue dalle altre specie con- generiche mediterranee C. subannulatum De Folin e C. clarkii Carpenter per il guscio apparentemente liscio (a forte ingrandimento risulta una fi- nissima striatura trasversale), per il setto «auriculato» e la presenza di un ispessimento varicoso attorno alla apertura. E frequente specialmente nel- la parte meridionale del Mediterraneo, bacino del quale è esclusiva (Lanetta, 1980). Rispetto alle altre specie mediterranee essa ha un’altra particolarità: la saltuaria comparsa di una mostruosità a caratteristiche così peculiari e costanti che Monterosato ritenne di avere a che fare con una specie distin- ta, e la denominò C. decurtatum (Brochina d. Monterosato, 1884 a, p. 23; Monterosato, 1884b, p. 78). La diagnosi di Monterosato rigorosamente eguale nelle due pubblicazioni (tirate con una sola e medesima composi- zione tipografica) è, come al solito, sintetica quanto efficace: «Simile alla Brochina laevissima Contraine, 1840, considerata sinonimo di C. auricula- tum per la sua levigatezza, ma più corta di una metà e col cerchio apertu- rale bilabioso: il septum più sporgente e più arrotondato». La «nuova specie», però, non incontrò il favore dei malacologi contem- poranei di Monterosato, né dei successivi: le poche segnalazioni, infatti, sono per includerla nella sinonimia di C. auriculatum. Buone figure ne dan- no Aartsen, 1977, fig. 3 (coste settentrionali della Tunisia) e Palazzi, 1980, fig. 4bla (coste della Sicilia). (*) Via Gioacchino di Marzo, 25, 90144 Palermo. Durante l’estate: Viale Giusti, 11, 47037 Rimini (FO). (*'') Lavoro accettato il 16 dicembre 1993. Caecum auriculatum De Folin, 1868, delle sabbie del Pleistocene inferiore (Emiliano) di M.te Serro presso Dattilo, Trapani. Figg. 1-3 - Ess. mostruosi (= Caecum decurtatum Monterosato). Fig. 4 - Es. normale, stadio IV (rappresentato a ingrandimento minore che gli esemplari prece- denti). C. auriculatum non mi risulta segnalato allo stato fossile nella lettera- tura. Sulla base delle mie raccolte mi risulta rappresentato a partire dal Pliocene, poiché ne possiedo esemplari provenienti dal Pliocene di C. da Cerausi presso Serradifalco, in provincia di Caltanissetta (malacofauna studiata da Greco, 1970, che però non vi segnala questa specie). Quanto al Pleistocene, ne possiedo esemplari sia del Pleistocene inferiore (Emiliano di Partanna, Trapani, e di M.te Serro presso Dattilo, Trapani), sia del Plei- stocene superiore (Tirreniano di Tomaso Natale, Palermo). La località dove presenta la massima frequenza è il calcare bianco, incoerente, del Tirrenia- no inferiore, depositato in condizioni strettamente sciafile alTinterno di una grotta, oggi distrutta dalla attività di una cava di pietrisco, a Tomaso Natale (Ruggieri & Milone, 1973). Qui è rappresentato da tutti gli stadi di sviluppo, a partire dallo stadio II (lo stadio I di questa specie non è noto nemmeno per Tattualità, fide Panetta, 1980), e gli esemplari a pieno svi- luppo (stadio IV) raggiungono dimensioni eccezionalmente grandi. Ho riscontrato esemplari mostruosi con le caratteristiche del C. decur- tatum solo nel Pliocene di C. da Cerausi e nel Pleistocene di M.te Serro. Qui la mostruosità è percentualmente particolarmente frequente, poiché su ot- to esemplari di C. auriculatum ben tre hanno le caratteristiche del decurta- tum. Nelle figg. 1-3 ho rappresentato i tre esemplari mostruosi del Pleisto- cene di M.te Serro. Queste figure serviranno di base per alcune considera- zioni. Si tratta di esemplari che avevano tutti completato lo sviluppo dello stadio IV, fino a secernere il cercine aperturale. Gli esemplari delle figg. 1 e 3 presentano evidenti tracce di ricostruzione della parte terminale (in una fase precedente al grosso choc che ha provocato il raccorciamento finale). 2 L'esemplare 1 aveva subito una frattura con perdita della parte aperturale, e la aveva ricostruita corredandola della relativa varice. L’esemplare 3 aveva subito ben due fratture successive a una certa distanza dalla apertu- ra, ed aveva provveduto a riparare il guscio, ed a fornirlo alla fine del cercine boccale. Non è da pensarsi che queste fratture avessero accorciato eccessivamente la conchiglia, e che il septum di allora fosse quello che osserviamo attualmente, poiché è inconcepibile che il nostro gasteropode potesse sopravvivere in una conchiglia lunga non più della quinta parte di quella che è la lunghezza normale di una conchiglia integra al IV stadio. Evidentemente, al momento nel quale si produssero sia la prima che la seconda frattura, esisteva a monte della attuale posizione del septum un notevole tratto di tubo, adeguato a raggiungere le dimensioni normali per lo stadio IV. Che le fratture presentate dagli esemplari 1 e 3 non abbiano niente a che vedere con lo choc che ha provocato il raccorciamento tipico della mostruosità è dimostrato dal fatto che l’esemplare 2 è del tutto privo di segni di traumi anteriori a quello decisivo che ne ha determinato il rac- corciamento (quanto meno di traumi che abbiano interessato la porzione di guscio ora visibile). Quale sia stato l’avvenimento che ha provocato nei tre esemplari la perdita della metà più antica del tubo conchiliare non è possibile stabilir- lo. Le caratteristiche della parte abaperturale dei tre esemplari sembrereb- bero dimostrare che la porzione di guscio mancante è stata abbandonata intenzionalmente, con secrezione di un nuovo septum. Quanto alla osserva- zione di Monterosato che nel C. decurtatum il setto è più sporgente e più arrotondato che in auriculatum non ne trovo conferma nel mio materiale, e ritengo possa dipendere dal lotto troppo piccolo di esemplari di cui l’illu- stre malacologo disponeva. Anche se una maggiore protrusione del setto potrebbe spiegarsi con la ricerca di spazio da parte dei poveri Caecum co- stretti a un «nanismo forzato». Quanto al «colletto» che costantemente in C. decurtatum sporge oltre la varice aperturale, non vi è dubbio che rappresenti un tentativo del ga- steropode di ingrandire la sua conchiglia. Per rendersene conto basta os- servare la bella figura di Gòtze, 1938, riprodotta in Lanetta, 1980, p. 281, che fa vedere come tutto lo spazio disponibile in una conchiglia di Caecum adulto sia totalmente occupato dal corpo molle dell’animale retratto, che non troverebbe assolutamente posto nelle brevi conchiglie di C. decurtatum '. Appare perciò logico presumere che il raccorciamento di que- sti Caecum non consiste nel puro e semplice abbandono di una parte del guscio, ma è accompagnato da veri e propri fatti di autotomia (per liberarsi di parassiti insediatisi nel corpo molle in vicinanza del setto? o per cedere la parte abaperturale attaccata dalla tromba perforante di un gasteropode carnivoro? ^ ' Nell’esemplare di C. auriculatum illustrato in Cossignani, 1992, Ad. conch, medio Adria- tico, fig. 082, appartenente a uno stadio IV con tubo pienamente sviluppato, la bocca appare protratta in avanti oltre la varice da una struttura irregolare tronco-conica, che ha una lontanissi- ma somiglianza col colletto dei C. decurtatum di cui si è parlato, ed ha ovviamente anche origine molto diversa. ^ La costanza dei caratteri della mostruosità rende di gran lunga più verosimile la prima ipotesi. Solo così, d’altra parte, si spiega la imponente riduzione nel volume del corpo dell’ani- male. 3 In precedenza Palazzi (1980, p. 72) aveva formulato una diversa ipote- si, considerando la mostruosità una «forma limite (da interruzione di cre- scita)». A quanto pare supponeva Palazzi che i Caecum mostruosi si sareb- bero liberati dello stadio III quando avevano costruito appena metà dello stadio IV. La cosa non appare impossibile, ma sembra strano che uno sta- dio IV, ancora così gravemente incompleto, fosse stato isolato dal setto. Altri elementi interessanti per risalire all’origine del C. decurtatum po- trebbero anche ottenersi con indagini sulla frequenza della mostruosità nelle varie associazioni. Non dispongo purtroppo di materiale neppur lon- tanamente adeguato a questa ricerca. Mi limito solo a rilevare come nella associazione fra quante dispongo nella quale C. auriculatum è più ricca- mente rappresentato, quella del calcare sciafilo tirreniano di Tomaso Na- tale, C. decurtatum è completamente assente. Si direbbe che la assenza del fattore provocante la mostruosità risultava anche elemento favorevole al proliferare della specie. Ringraziamenti Sono grato agli amici Dr. Fernando Ghisotti e Stefano Palazzi per il gentile soccorso bibliografico. OPERE CITATE Aartsen (van), J J., 1977 - Revision of the East Atlantic and Mediterranean Caecidae. ^asteria. 41, 1-19. Greco, A., 1970 - La malacofauna pliocenica di Contrada Cerausi presso Serradifalco. Geologi- ca Romana, 9, 275-314. Monterosato, T.A., 1884a - Conchiglie littorali mediterranee. Naturai. Sicii, Palermo (1883- 1885), 3-5 (saltim). Monterosato, T.A., 1884b - Nomenclatura generica e specifica di alcune conchiglie mediterra- nee. Palermo, 152 pp. Palazzi, S., 1980 - Chiave di determinazione ai Caecidae delle coste italiane. Thalassia Salentina, 9, (1979), 61-63. Panetta, P., 1980 - La famiglia Caecidae nel Mediterraneo. Boll. Malac., Milano, 16, 277-300. Ruggieri, G. & Milone G., 1973 - Segnalazione di Tirreniano a 50 metri di quota presso Palermo. Boll. Soc. Geol. It., 91, 647-654. 4 Boll. Malacologico 30 (1994) (1-4) 5-16 Milano 30-6-1994 Alberto Cecalupo (*) & Paolo Quadri (**) CONTRIBUTO ALLA CONOSCENZA MALACOLOGICA PER IL NORD DELL'ISOLA DI CIPRO (Parte I) (***) Key Words: Mollusca, Gastropoda, Bivalvia, Distribution, North Cyprus Riassunto Scopo di questa ricerca è quello di dare un ulteriore contributo alla conoscenza della mala- cofauna dell’isola di Cipro. L’area presa in esame è la zona a Nord, poco conosciuta a livello malacologico. Vengono brevemente segnalate e discusse alcune specie introdottasi nel Mediter- raneo attraverso il Canale di Suez e precisamente: Cycloscala hyalina (Sowerby, 1844); Strombus decorus pérsicas Swainson, 1821; Acteocina mucronata (PhUippi, 1849) e Malleus regulas Forskàl, 1773. Summary: The object of this research is to confer an further contribution to the knowledge of Cyprus island malacofauna. The area cosidered is the North zone of Cyprus, largely unknowen in mala- cology we shortly discuss. Some Mediterranean immigrants from Red Sea i.e.: Cycloscala hyalina (Sowerby, 1844); Strombus decorus pérsicas Swainson, 1821; Acteocina mucronata (Philippi, 1849) and Malleus regulas Forskàl, 1775. Introduzione Questo contributo intende integrare le conoscenze sulla malacofauna deir isola di Cipro (Montesorato, 1899; Tsurnamal, 1969; Demetropoulos, 1969, 1971; Barash Al. & Lewinsohn, 1971; Demetropoulos & Hadjichri- STOPHOROUS, 1976; Stavrinos, 1980, Tornaritis, 1987, Bogi et. al., 1989; Barash Al. & Danin, 1989). L'intento iniziale era quello di prendere in esame la costa Nord; una estesa fetta di territorio che in seguito al conflitto greco-turco del 1983 è separata da un' invalicabile linea di demarcazione dal resto dell' isola. In effetti la zona da noi esplorata nell' Agosto del 1992 è il solo tratto di mare da Alsancak a Esentepe, circa trenta km di costa ad Est ed Ovest di Kyre- nia (Girne); zona poco frequentata e con diverse difficoltà di accesso per la presenza di numerosi presidi militari con divieti per la balneazione e la navigazione litorale. Per tale motivo ed impreviste difficoltà logistiche non si è potuto definire un ben preciso piano per le nostre ricerche. (*) - Via Granano 6, - 22094 Buccinasco (MI) (**) - Via Val di Sole 9, - 20141 Milano (MI) ('"**) - Lavoro accettato il 12 Dicembre 1993 5 Il detrito fino ad ora vagliato (circa quaranta kg) è stato raccolto a mano ad una profondità da uno a dieci metri, su un fondale fortunatamen- te molto vario costituito da rocce, posidonieto e da rade di sabbia più o meno grossolana. È comunque nostra intenzione visitare, prossimamente, altre zone del territorio Nord di Cipro dedicando attenzione anche a bioce- nosi di maggiori profondità con dragaggi ed immersioni con a.r.a., allo scopo di voler completare questa ricerca che ha dato per il momento risul- tati molto interessanti conseguenti anche all’esistenza in questo tratto di mare di una peculiare situazione ecologica strettamente collegata ai se- guenti fattori: — temperatura media dell’acqua che va dai sedici gradi di Gennaio ai ventotto di Luglio-Agosto. — corrente proveniente da oriente che risalendo dalle coste africane e dal mare di Levante, trasporta tutto quanto riesce a penetrare dal Mar Rosso e che qui trova condizioni ottimali per lo sviluppo e la crescita. — corrente che dopo l’isola di Rodi trova un mare Egeo decisamente freddo e che quindi crea una barriera climatica all’ espansione e lo svilup- po di alcuni veliger. In questo primo contributo, vengono presentate alcune specie indo- pacifiche che, in questi ultimi anni, anche grazie ai lavori di ampliamento del canale di Suez sono penetrate con vario successo nel Mediterraneo. Cycloscala hy alina (Sowerby, 1844) Sinonimi: ? Scalaria echinaticosta d’Orbigny, 1842 Scalaria hy alina Sowerby, 1844 Scala revoluta Hedley, 1899 Scala (Cycloscala) latedisjuncta De Boury, 1911 Cycloscala anguina Jousseaume, 1912 Epitonium hyalinum mokuoloense Pilsbry, 1921 Solvaclathrus jacobiscala Iredale, 1936 ? Cycloscala gazae Kilburn, 1985 - Si segnala il rinvenimento nelle acque a Nord di Cipro di due esempla- ri di Cycloscala hyalina (Sowerby, 1844) (Tav. I, fig. 2, 2a). Questo Epitoniidae, caratterizzato da giri di spira disgiunti, appartie- ne al genere Cycloscala istituito da Dall nel 1889 per la specie Cycloscala dunkeriana tipica dell’ arcipelago delle Filippine; tale genere appare oggi distribuito in tutti i mari caldi e temperati del globo. McDowall (1981) e DuShane (1988; 1990) nei loro contributi sugli Epi- toniidae delle isole Hawaii, forniscono informazioni sulla distribuzione di C. hyalina e sui possibili sinonimi di questo Epitoniidae, derivati principal- mente dalle differenti località di rinvenimento; infatti troviamo: Solva- clathrus jacobiscala Iredale, 1936 e Scala revoluta Hedley, 1899 in Australia 6 Tav. 1 - Fig. 1, - la. Acteocina mucronata (Philippi, 1849), (fig. 1, h 5,4 mm, fig. la, h. 5,2 mm) località Kyrenia (Girne) -10 m. Fig. 2, - 2a. Cycloscala hyaUna (Sowerby, 1844), (fig. 2, h 3,9 mm, fig. 2a h. 3,0 mm) località Kyrenia (Girne) -10 m. 7 ed Ellis Is.; Epitonium hyalinum mokuoloense Pilsbry, 1921 nelle isole Ha- waii; Scala latedisjuncta de Boury, 1911 in Nuova Caledonia; Cycloscala gazae Kilburn, 1985 in Sud Africa; Cycloscala anguina Jousseaume, 1912 in Mar Rosso, Scalarla echinaticosta d’Orbigny, 1842 nelle Barbados, Brasile e Florida. Una più ampia distribuzione viene confermata anche da Pasc- HALL (1987) che rileva la presenza di Scalaria hyalina Sowerby, 1844, nella sua forma tipica delle Filippine, anche in Australia, Mar Rosso e persino Africa Occidentale. I vari autori hanno istituito le loro specie sulla base di diversità morfo- logiche poco significative, ad esempio, per S. latedisjuncta si è data rilevan- za a piccola taglia e giri più disgiunti ma nessuna delle due caratteristiche è, secondo Kilburn (1985), tassonomicamente rilevante. In altri casi (come ad esempio l'atlantica S. echinaticosta se non si può parlare di conspecifici- tà, siamo sicuramente in presenza di forte affinità. I nostri esemplari sono stati messi a confronto con altri provenienti dal Mar Rosso (collezione I. Perugia di Pavia) e con due raccolti in Indone- sia da S. Palazzi di Modena, l'esame non ha evidenziato differenze sostan- ziali. Guinther (1970:10-11) sostiene che C. y alina mokuoloense Pilsbry, 1921 = C. hyalina (Sowerby, 1844) vive in simbiosi con Pattinano Boloceroides lilae, e così viene riportato anche in Kay (1979:155) e DuShane (1988:6). S trombus decoras persicus Swainson, 1821 Sinonimi: Strombus coniformis Sowerby, 1842 Strombus ismarius Duelos in Chenu, 1844 Molto si è parlato di questa specie, in particolare sulle sue ipotetiche rotte migratorie (Smythe, 1979; Wall, 1980). Fino a pochi anni fa Strombus decorus (Ròding, 1798) era limitato al Mare Arabico, Madagascar, coste orientali dell'Africa e golfo del Bengala, mentre la ssp. persicus risultava concentrata nel mare Arabico e Golfo Persico. Le successive continue se- gnalazioni per le coste del mare di Levante (Mienis 1984), per Cipro, (Bazzocchi 1985; Anonimo, 1989), per Rodi (Nicolay 1986); per le coste tur- che (Blocher, 1984; Bogi & Khairallah, 1987; Trincali & Villa, 1990; Crucitti & Rotella, 1991) e l'elevata densità di popolazione riscontrata durante le ricerche, non lasciano dubbi sulla sua attuale presenza e accli- matazione nel Mediterraneo. Raybaudi (1983) per primo, segnalò per la Turchia ed il Mar di Marma- ra (Bozborum e Kemer) una varietà di Strombus, che Nicolay &; Romagna- Manoja (1983) descrissero per il Mediterraneo come Strombus (Conomurex) decorus raybaudii istituendo una nuova sottospecie mediterranea. Lievi dif- ferenze nella morfologia conchigliare, nei denti radulari e nell'opercolo, separerebbero questa nuova ssp. dalle altre e gli stessi AA., indicano affini- tà morfologiche con Strombus decorus persicus e S. decorus coniformis. Questa specie ha conchiglia con spira a forma conoidale (sottogenere Cono- murex), labbro dotato di un intaccatura stromboidale poco pronunciata. 8 Tav. 2 - Gli esemplari raffigurati sono in grandezza naturale. Fig. 3, 3a, 3b. Strombus (Conomu- rex) decorus ssp. raybaudi Nicolay & Romagna-Manoja, 1983, località Esentepe -5m. Fig. 4, 4a, 4b, 4c, Strombus decorus persicus Swainson, 1821, località Esentepe -3m. 9 prevalenza di flammule colorate, come risulta anche dagli esemplari raffi- gurati da Crucitti & Rotella (1991) in una loro lavoro, su una popolazione della costa turca presso Arsuz (Golfo di Iskenderun). Trincali Villa (1990) esaminando numerosi esemplari raccolti ad Aydinchik (Turchia) riscontrano che la conformazione della spira e V am- piezza delTultimo giro sono tali da avvicinarli a Strombus decorus pérsicas Swainson, 1821 nella forma tipica. Entrambe le sottospecie sono segnalate anche per la Turchia, a venti km dalla citta di Silfke, (Anonimo, 1984), ed a venticinque km a est di Kyrenia, noi abbiamo raccolto diversi esemplari viventi e conchiglie ap- partenenti a due distinti fenotiti che ci hanno suggerito di attribuire alla ssp. pérsicas l’esemplare di cui alla Tav. II, fig. 4, 4a, 4b, 4c, ed alla ssp. raybaadii quelli riprodotti nelle figg. 3, 3a, 3b. S. decoras raybaadii ha una spira elevata a forma conoidale, a parità di dimensioni è molto più leggera ed ha giri spesso decorati da un fitto e variabilissimo disegno; il labbro sottile è dotato di un intacco stromboida- le appena pronunciato, mentre in S. decoras pérsicas, la spira è più schiac- ciata e la conchiglia molto pesante, il labbro è spesso e dotato di un intac- co stromboidale molto pronunciato. La colorazione è quasi «albina» (Romagna-Manoja, 1974) con macchie brune appena evidenti. Condividiamo l'opinione di Crucitti & Rotella (1991) per il taxon de- coras da loro discusso e le differenze sottospecifiche contese per la separa- zione del taxon raybaadii. Risulta evidente che le due forme in questione sono morfologicamente differenti, e un controllo radulare oltre che dell' opercolo potrebbe confermare o separare ulteriormente le due posizioni sottospecifiche. Comunque, si rafforza la convinzione che nel Mediterraneo si sia effet- tivamente acclimatata la specie Indo-Pacifica Strombas decoras pérsicas Swainson, 1821, (Abbott, 1960:139); Barash & Danin (1988:37); Trincali & Villa (1990), penetrata in questi ultimi anni attraverso il canale di Suez raggiungendo nel mare di Levante una elevata densità di popolazioni, tale da colonizzare intere coste della Turchia orientale e isole del mare Egeo. Acteocina mucronata (Philippi, 1849) Questa specie appartenente al genere Acteocina Gray, 1847 (= Tomati- na A. Adams, 1850) segnalata da Issel (1869) per il Mar Rosso; è stata recentemente trovata anche in Mediterraneo (Boci & Giannini, 1990, Aartsen et al., 1990) lungo le coste di Turchia ed Israele, ove è plausibil- mente giunta attraverso il canale di Suez. Non risulta citata in Moazzo (1939), al quale certamente potrebbe essere sfuggita, ma è pure possibile che l’emigrazione dal Mar Rosso di questa specie sia iniziata in un periodo successivo. Dal detrito di Cipro, sono stati separati diversi esemplari di Acteocina macronata, due dei quali di grandi dimensioni (5,4 mm, 5,2 mm) (Tav. 1, fig. 1, la). Hoenselaar & Gulden (1991) hanno recentemente segnalato la presenza in Mediterraneo di Utricalastra knockeri (E.A. Smith, 1827) nelle acque dell'isola di Gharbi (Tunisia). Il disegno degli autori (pag. 57, fig. 1) 10 mostra una struttura che, a parte l'angolo di spira più acuto, dovuto pro- babilmente ad una imprecisione grafica, è estremamente simile ai nostri esemplari di A. mucronata. Questa specie è caratterizzata da in doppio an- golo di spira conseguente all'esistenza di una scanalatura concava trasver- sale tra i giri e la sutura ornata da pliche longitudinali. Solamente le pieghe sono presenti in U. knockeri, che quindi è solo simile ad A. mucronata, ma sembra invece identica ad esemplari fossili da noi esaminati del Pliocene inferiore di Castell'Arquato ed affini a quello raffigurato da Aimassi & Ferrerò Mortara (1983), come Acteocina spirata (Brocchi, 1814). Per la vera A. spirata, si vedano oltre le tavole originali del Brocchi (1814), anche Rossi-Ronchetti (1955, fig. 180) e Pinna (1978, fig. 3-3a, tav. LIV) dalle cui illustrazioni appaiono evidenti ulteriori differenze. A. mucronata, è morfologicamente vicina a Tomatina simplex (A. Adams, 1850) e Tomatina fusiformis (A. Adams, 1850), viventi nel mar Ros- so, pur se entrambi sprovviste delle caratteristiche pieghe longitudinali sulla sutura; caratteristica presente solo sui giri di spira. Per una verifica si rimanda all'iconografia in Bogi & Giannini (1990) dato che in Aartsen et al. (1990) è rappresentata una forma giovanile di A. mucronata che purtroppo non mette in risalto i primi giri di spira ed il tipico apice «mucronato» con le pieghe longitudinali. Malleus (Malvufundus) regulus (Forskàl,1775) Sinonimi: Ostrea regula Forskàl, 1775 - Descr; Anim. Orient.: 124, n° 62 Vulsella nuttalli (Conrad, 1837) Avicula candeanus d'Orbigny, 1846 Malleus aquatilis Reeve, 1858 Malleus panamensis Mòerch, 1858 Malleus rufipunctatus Reeve, 1858 Malleus vesiculatus Reeve, 1858 Malleus obvolutus De Folin, 1861 Malleus decurtatus Lamarck, 1819 - Macandrew,: 1870:447 Malleus solitarius Reeve, 1858 - Macandrew, 1870: 447 Malleus tigrinus Reeve, 1858 - Macandrew, 1870: 447 Vulsella lingua felis Jousseaume, 1888:220. Malleus vulsellatus Lamarck, 1819 - Pallary 1926: 118, pi. 15, fig. 13.1- 13.3 Malleus legumen Reeve, 1819 - Lamy, 1938: 18 Riteniamo importante segnalare ed illustrare questo Malleidae La- marck, 1819 ben noto ma poco raffigurato (Pallary, 1926; Ghisotti, 1974; Oliver, 1992), avendone raccolti diversi esemplari tutti viventi lungo la costa Nord di Cipro. La prima segnalazione per il Mediterraneo è di Haas nel 1937, ricon- fermata nel 1948, che l'ha rinvenuta sulle coste della Palestina. Questa spe- cie è penetrata attraverso il Canale di Suez ed è stata successivamente e 11 ripetutamente segnalata per la Siria e il Libano (Pallary, 1938), ancora per la Palestina (Carmín, 1946) per il mare di Levante, la laguna di Bardawill, le coste di Israele e l’isola di Cipro da Barash Al. & Danin (1972; 1977). Falchi (1974) la riporta per le coste turche nel golfo di Antalya a Ke- mer, mentre Trincali & Villa (1990) la segnalano ad Aydincik e Avsallar, sempre nella Turchia meridionale, avendola rinvenuta ad una profondità di 1,5 / 7,0 m in fenditure di rocce e sotto i sassi. Per quanto ci consta, questa specie (Tav. Ili, fig. 6, 6a, 6b), è poco comune nella zona da noi campionata; è stata rinvenuta a Est di Kyrenia a poca profondità in un particolare ambiente; gli esemplari sono da noi rac- colti erano saldamente fissati con il bisso sul fondo ombroso di piccole nicchie site all’interno di grotte di scogliera. In questa situazione, l’acqua continuamente rimescolata dal moto ondoso è particolarmente ricca di os- sigeno e di sostanze organiche in sospensione. Vorremmo anche segnalare che è stata reperita una seconda forma, probabilmente appartenente al genere Malleus e vivente nella stessa bioce- nosi con M. regulas. Questa specie è fragile (Tav. Ili, fig. 5), ha una partico- lare forma alata, un’espansione ensiforme poco allungata ed è incisa da un profondo seno bissale. La descrizione del sottogenere Malvufundus istituita da De Gregorio (1885:122), male si adatta alla seconda forma in discussione. L’esemplare raccolto ha uno spessore modesto, e la caratteristica di avere la valva de- stra con una crescita ondulare e numerose strie di accrescimento a lamelle concentriche irregolarmente frangiate, la sinistra leggermente appiattita; il margine ventrale quasi schiacciato, posteriore alato, arrotondato e non allungato come in M. regulas, ma con una espansione aviculiforme poco evidente. Il legamento robusto è solcato da una inpercettibile fossetta lega- mentare, con due denti cardinali di cui uno lamelliforme nella concavità sottoumbonale. Il seno bissale molto concavo è profondo, meno pronuncia- to sulla valva destra che presenta visibili inserzioni per il sostegno del bisso. L’impronta muscolare è molto marcata, appena visibile la posterio- re; linee incise radiali adornano la superficie interna madreperlacea; la colorazione esterna, bruno scura translucida, lascia intravedere strie ra- diali. 12 Tav. 3 - Fig. 5, Malleus sp., (valve alate con diametro 27,2 mm) località Kyrenia (Girne) raccolta in grotta -2m. Fig. 6, 6a, 6b. Malleus (Malvufundus) regulus (Forskàl, 1775) (valve alate raffigurate da 30 mm a 41 mm) località Kyrenia (Girne) -4/5m raccolti in grotta. 13 BIBLIOGRAFIA Anonimo 1984 - Information. Stombus decorus persicus. Swainson, 1821. Xenophora. Bull. As- soc. Franc, de Conchyol. 19 (1-2): 10, fig. 1-2. Anonimo 1989 - Information. Recent Finds Strombus decorus persicus. Hawaiian Shell News., voi. XXXVII, Series, 358, pp. 10. Aartsen van J.J., F. Carrozza & G. Lindner, 1990 - Acteocina mucronata (Philippi, 1849), a recent Red Sea immigrant species in the Eastern Mediterranean. Boll. Malacologico, Mila- no, 25 (1989): 285-288, fig.4. 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Le indagini hanno evidenziato che Tinfluenza dell’attrezzo suUe comunità è dovuto princi- palmente a due fattori, il primo rappresentato dal sommovimento del fondo, provocato dalla elevata pressione dell’acqua espulsa da ugelli disposti in prossimità dell’apertura e all’interno della draga. Il secondo rappresentato dal traino della draga sul fondo che raccoglie gli organismi pre- senti, in funzione delle dimensioni, tuttavia, dopo ü passaggio della draga, si osserva la ricostitu- zione della tessitura del substrato e contemporaneamente la ricolonizzazione dell’area interessa- ta, in un arco di tempo dipendente daU’idrodinamismo e sedimentologia. Per entrambi gli ambienti considerati (banchi ad Ensis minor (L.) e a Chamelea gallina) si può ritenere che un periodo compreso tra 30 e 60 giorni sia sufficiente affinché si ripristini lo spettro faunistico. Summary The fishery of baby-clams {Chamelea gallina) and of other species of bivalvia moUusks on the soft bottoms is carried out by dredges which takes the moUusks from the bottom by means of a jet of water under pressure. Researches carried out in 1988, showed that those gears have effect on the bentic commu- nities causing both the upsetting of the bottom, resulting from the high pressure with wich the water is ejected from the mozzles surrounding opening on the dredge, and the picking up of the organisms being inside, according to the selectivity of dredge. After the passage of the dredge, some time is necessary for recostruction of the texure of the substratum. The recolonization of same area, is carried out by the worms in particular. For both the habitat concerned (beds of Ensis minor and of Chamelea gallina) it is possible to assume that a time comprised between thirty and sixty days is sufficient to restore the original fauna. Introduzione La pesca delle vongole {Chamelea gallina) negli ultimi anni ha registra- to un trend negativo delle catture, a causa dell’intensa attività di pesca, pur con sensibili fluttuazioni annuali in dipendenza di variazioni chimico- fisiche delle acque e di fenomeni biologici quali fioriture algali. Nefl’ambito di questa problematica che coinvolge un po’ tutti i Com- partimenti marittimi dell’Adriatico, si inserisce lo studio eseguito nel 1988, sulla efficienza delle draghe turbosoffianti e sulle conseguenze del loro passaggio sulle biocenosi bentoniche. (*) Laboratorio di Biologia Marina di Bari (**) Lavoro accettato il 12 gennaio 1994 17 Materiali e metodi I campionamenti sono stati effettuati sia utilizzando le imbarcazioni professionali, dotate di draga turbosoffiante, sia in immersione subacquea utilizzando una «sorbona» (Vaccarella et al., 1988). Sono state utilizzate due differenti draghe turbosoffianti: la prima, per vongole, aveva i tondini metallici della gabbia distanziati di 11-12 mm e la seconda, per i cannolicchi, con tondini posti a 6-7 mm. I prelievi hanno interessato i banchi a C. gallina, lungo il litorale di Barletta, e quelli ad Ensis minor presenti in località Torre Fantine (Fig. 1) e sono stati eseguiti rispettivamente nei mesi di giugno-luglio e settembre- ottobre. In ciascuna stazione, individuata dopo alcuni prelievi di prova, è stato condotto un prelievo iniziale con draga turbosoffiante. In seguito, dopo aver delimitato il tratto di fondale percorso dalla dra- ga, sono stati eseguiti n° 5 prelievi mediante sorbona, all’interno dell’area dragata e n° 5 prelievi di confronto all’esterno della stessa. La superficie da campionare veniva delimitata da una cornice metalli- ca di forma rettangolare che, infissa nel sedimento, impediva la caduta di materiale, dalle pareti laterali. Mentre la superficie campionata rimaneva costante, 60 x 50 cm, la profondità di prelievo variava, per la diversa tessitura del substrato e per diversa capacità fossoria delle specie, da 10 cm per le vongole a 20 cm per i cannolicchi. La profondità di prelievo è eguale a quella in cui operano la raccolta dei molluschi i due tipi di draghe ed è stata determinata in prove preliminari (Ferretti et ai, 1990). II materiale raccolto con la sorbona è stato trattenuto in un retino con maglia da 2 mm, fissato con formalina al 10% e quindi classificato e sotto- posto a rilievi somatometrici. L’elaborazione statistica ha riguardato l’analisi multidimensionale condotta utilizzando l’analisi dei clusters (Fresi et al., 1979; Rizzi, 1985). Per il calcolo della matrice di similarità è stato utilizzato il coefficien- te di correlazione dei ranghi di Spearman (Daget, 1979). La costruzione del dendrogramma è stata effettuata tramite l’algorit- mo di aggregazione suggerito da Lance e Williams che considera fi = -0,25 e tramite l’algoritmo del legame singolo (al = a2 = 0,5; fi = 0; y = -0,5) (Daget, 1979; Rizzi, 1985). (1) Le prove preliminari consistevano nell’affondare a profondità diverse e prestabilite e dinnan- zi alla draga in movimento, delle sfere che simulavano gli esemplari delle due specie in esame. Recuperate le sfere a bordo veniva determinata la profondità di azione della draga e di conseguenza la profondità di prelievo con la sorbona. 18 Pi /■) r-' ì ■ rt r" y \ A y- Banchi a Lat 4i° 55’ 5o" N Ensis Minor Long i5‘io‘oo" E Ü2! r i ,>fy yy:x H-l/ \ "y -y 7/ / i/ Banchi a Chawelea gallina Lat 4l'20'45" ^ Long 16*15' 20“ CD Stazione di prelievo Fig. 1 N E Risultati e discussione I dati relativi ai campionamenti eseguiti con le draghe turbosoffianti sono stati riferiti ad una superficie unitaria di 100 m^ (Tab. 1). Nei banchi a C. gallina predominano i bivalvi e le vongole rappresentano il 60% in numero e il 76% circa in peso. Tra le specie accompagnatrici, Mactra coral- lina (L.) raggiunge il 7,7% in peso delle catture, mentre Nassarius mutahilis (L.) il 5,3%. II 10% circa del pescato complessivo risulta costituito dai crostacei Liocarcinus vemalis (Risso) e Diogenes pugilator (Roux); tra queste due spe- cie il rapporto numerico è di 1:5. Per quanto riguarda le catture della draga, sui banchi a solenidi, come detto presenti a minore profondità, i crostacei mostrano valori, in peso, simili ai molluschi presenti soprattutto con Ensis minor (31,47%), Chame- lea gallina (10,8%), Mactra corallina (0,97%) e Donax semistriatus Poli. La densità numerica mostra che la percentuale maggiore del pescato, circa il 60%, è attribuibile ai crostacei e tra questi il rapporto numerico tra L. vemalis e D. pugilator scende a 1:3. Inoltre la minore selettività della draga ha consentito, nei banchi a Solenidi, la raccolta di un maggior numero di specie in particolare gesteropodi ed echinodermi presenti rispettivamente con T8,9% e 3,4% in numero. Per quanto attiene la draga «vongolara» dall’esame della Fig. 2a nella quale sono riportate le distribuzioni delle frequenze di taglia relative alle specie più abbondanti, si osserva che il 75,15% delle catture è rappresenta- to da vongole di taglia commerciale ed il 24,85% da esemplari di lunghez- za <25 mm. Nei prelievi eseguiti nell'area di confronto, non dragata, il campione della popolazione di C. gallina esaminato era costituito per il 19 Distribuzione delle frequenze di taglia di tre specie raccolte con: A) vongolara; B) cannellara Fig. 2 41,18% da individui di taglia non commerciale. Nella cannellara, la distan- za tra i tondini metallici è minore (6-7 mm), al fine di evitare di danneg- giare gli organismi catturati; tuttavia l’efficacia risulta maggiore con il 97,67% di esemplari di taglia commerciale (>80 mm). Questo attrezzo, comunque, deve essere impiegato in modo corretto e solo per la raccolta dei solenidi, nella fascia litorale più superficiale delle SFS (Peres e Picard, 1964), in quanto può raccogliere anche esemplari di giovani molluschi di altre specie commerciali. Infatti il 68% delle vongole, catturate insieme ai cannolicchi, era costituito da esemplari di taglia non commerciale e solo il 32% da individui di taglia >25 mm (Fig. 2b). * * * 20 TAB. 1 - PRELIEVO ESEGUITO CON DRAGA TURBOSOFFIANTE Superficie dragata 100 mg Banchi a Chamelea Banchi a Ensis Specie numero peso numero peso Chamelea gallina (L.) 451 2120 47 445,1 Mactra corallina (L.) 125 214,3 5 40,2 Ensis minor (Chenu) 100 1298,2 Donax semistriatus Poli 5 9,2 Venerupis aurea (Gmelin) Dosinia lupinus (Poli) 1 5,5 2 49,4 Ostrea edulis L. 1 5,1 2 15,6 Nassarius mutabilis (L.) 59 148 9 33,4 Neverita josephinia (Risso) 1 8 16 123,3 Naticarius stercusmuscarum (Gmelin) 1 8,2 Philine quadripartita Ascanius 1 2,3 Liocarcinus vernalis Risso 17 86 136 1093,2 Diogenes pugilator Ruox 94 196 317 663,5 Amphiura chiajei Forbes 54 21,2 Astropecten jonsthoni (D. Ch.) 4 11,7 Echinocardium cordatum (Penn.) 2 3,8 Labidoplax thomsoni (Hèr.) 7 78 Glycera rouxii Aud. Milne-Edw. 5 6,7 Sigalion squamatum D. Ch. 9 8,5 Onuphis eremita Aud. M.-Edw. 2 0,4 Lumbrineris impatiens (Clap.) 2 0,2 Nephthys hombergii Aud. M.-Edw. 7 0,2 Sipunculus nudus L. 18 191,1 Baseodiscus delineatus (D. Ch.) 1 1,2 2 2,2 Sepia officinalis L. 2 30,8 TOTALE 752 2794,6 753 4125,7 Sporco 1241,9 925,9 Peso campione 4036,5 5051,6 Sporco % 30,7 18,3 Indici bionomici N 752 2794,6 753 4125,7 S 11 22 H' 1,74 0,3 2,75 2,68 E 0,5 0,38 0,62 0,6 senza specie rare N 746 2764,3 739 3622 S 5 15 H' 1,66 1.23 2,61 2,35 E 0,72 0,53 0,67 0,6 N = numero esemplari S = numero specie H’ = indice di diversità di Shannon E = indice di equitabilità 21 Valori dell'indice di Diversità specifica H' (Indice di Shannon) valutati per ciascun prelievo con sorbona, complessivi e medi > Ü co CN4 o' 0,13 CD O o' co CJ> <3> Q in co W o' o' o' cg <3> o IO O) CJJ I evi CN CN co K T— CD o O co' co' co' c h- 2 rg CN 'c o Q h- co' h* CN Ü o o CD CD CD <3) o CN Ü o' o' o' o in Q t^ CN CD CO o" o' o' co o in (D h- m 00 ro X T— CN CN O) CÜ m CD “O K o 00 co co o CN CN co' (D h- CN 00 o> in Q CN co' in 00 05 CD 1^ 00_ Ü CN CN CN o 00 C3> C35 00 o' CN CN CN co co < CN co' N CD o5 ^ . CD 00 CN (0 c CD ffi > Ü co o' 0,67 CD tT co r^ CO C3> 00 O if) o" o“ o" o h>- co in o I o' o' c 2 O) 03 V*— K co CN CN o o o' o' Ü 1- ‘■D co OO CD CN C3> o CD L_ UJ o" o' o' < CN CN CN co_ 00 Q o' o' o' CN O in CO in CN Ü o' o“ o' LO co m o' CN o' C3) o 00 o < o" CN CN CN co 00 > in CD h- Ü o' o' o' C35 Q CN CO OO if) o' o' o" in CN 00 TT CD^ o_ X o' o' CD ■N- CD H ■N" CD OO ro C3) o 1- o' o' o' 2 r^ 03 ■D CN CD OO CN 03_ O o' o o co CD in £D o' o' o' CN OO in m CN C33 < o' o' N ro U) _ZJ =3 O) CO o> O) 3 Q cf> 4 CN CN 22 Tab. 3 Variazioni temporali degli indici di : Diversità specifica (H*); Equitabilità (E); Numero degli esemplari (N); Ricchezza specifica (S) Banchi a Chamelea gallina Area dragata Area di confronto 10-giu 24-giu 12-lug 10-giu 24-giu 12-lug N S H' E 437 11 0,46 0,130 401 17 0,64 0,160 294 13 0,84 0,230 1626 20 0,31 0,007 281 19 1,29 0,300 929 15 0,29 0,007 Senza specie rare N S H' E 431 5 0,32 0,140 393 9 0,45 0,140 288 7 0,66 0,230 1614 8 0,22 0,007 272 10 1,02 0,310 921 7 0,19 0,006 Banchi a Ensis minor Area dragata Area di confronto 1 3-set 29-set 18-ott 1 3-set 29-set 18-ott N S H' E 116 14 2,05 0,54 113 16 2,86 0,71 155 25 3,31 0,71 54 15 3,13 0,80 133 23 3,61 0,80 131 18 3,44 0,82 Senza specie rare N S H’ E 109 7 1,65 0,59 105 8 2,44 0,82 144 14 2,90 0,76 50 11 2,81 0,81 126 16 3,34 0,83 126 13 3,24 0,87 23 F C 0 E B A A ~ Ensis minor - legame singolo Data di prelievo A = 13 settembre interno B = 13 settembre esterno C = 29 settembre interno D = 29 settembre esterno E = 18 ottobre interno F = 18 ottobre esterno Fig. 3a 24 C E o F B A B - Chamelea gallina - legame singolo Data di prelievo A = 10 giugno interno B = 10 giugno esterno C = 24 giugno interno D = 24 giugno esterno E = 12 luglio interno F = 12 luglio esterno Fig. 3b 25 Come detto, la draga turbosoffiante raccoglie anche altri organismi associati alla comunità a bivalvi i quali subiscono danni diretti o indiretti a seconda della diversa struttura e morfologia. Infatti gli organismi più delicati vengono distrutti sia dal passaggio della draga sul fondo che du- rante le operazioni di cernita del pescato eseguite a bordo. Altri, pur sfug- gendo alla cattura ritornano sul fondo sabbioso fortemente stressati e di- vengono facile preda di specie predatrici. Al fine di valutare eventuali alterazioni all’interno della comunità si è assunta come variabile l’indice di diversità di Shannon e Weaver: H’= -E PilgPi. Per ciascuna stazione di campionamento (area dragata e di confronto) sono stati eseguiti con la sorbona n. 5 prelievi (Tab. 2). In tutte le stazioni si osserva che i valori delTindice di diversità, riferi- ti all'area dragata, subiscono nel tempo un incremento tendendo a rag- giungere valori simili a quelli riscontrati nell’area di confronto. In quest’ultima area i valori, riferiti al primo giorno di prelievo, risul- tano leggermente inferiori a quelli relativi ai campionamenti successivi; molto probabilmente a causa dell’azione di disturbo (vibrazioni, rumore, ecc.) provocato dal passaggio della draga turbosoffiante. Anche per la stazione sui banchi di vongole si registra, all’interno del- l’area dragata, un incremento delTindice di Shannon dopo che sia trascor- so un certo periodo di tempo (Tab. 2). In Tab. 3 sono riportati i valori degli indici di ricchezza specifica, densità, diversità ed equitabilità o uniformità. L’indice di uniformità rimane pressoché costante nell’area di confron- to e mostra una leggera flessione immediatamente dopo il passaggio della draga. L’indice di diversità, rilevato con il trascorrere del tempo, poteva esse- re influenzato anche da una composizione faunistica differente da quella di partenza, era indispensabile determinare il lasso di tempo necessario per il ripristinio delle condizioni «normali» della comunità. Per questo abbiamo utilizzato l’indice di Spearman che ha permesso di valutare il grado di similitudine tra le stazioni esaminate e quelle inizia- li. Applicando Tanalisi dei clusters alle matrici ottenute correlando i pre- lievi eseguiti in periodi diversi nelle due aree, ad Ensis minor o Chamelea gallina, seguendo sia l’algoritmo di Lance e Williams sia quello del legame singolo, si è osservata l’aggregazione delle singole unità. Per quanto riguarda i banchi di solenidi, il prelievo effettuato nell’area dragata, subito dopo il passaggio dell’attrezzo, si differenzia da tutti gli altri e si unisce al prelievo dell’area di confronto, effettuato nello stesso giorno. 26 I prelievi effettuati con maggior intervallo di tempo si aggregano tra loro per l’elevata similarità (Fig. 3a). Lo stesso procedimento è stato applicato ai prelievi eseguiti sul banco di vongole e dall'analisi dei clusters deriva che le stazioni a maggiore simi- litudine risultano quelle interne, relative ai prelievi effettuati dopo circa 15 e 30 giorni. Un secondo gruppo di stazioni risulta quello dell’area di confronto, dopo gli stessi intervalli di tempo. In seguito questi due gruppi si aggregano tra loro costituendo un sin- golo gruppo (Fig. 3b). Conclusioni La tessitura del substrato incoerente subisce un’alterazione dal pas- saggio della draga turbosoffiante la quale opera uno scavo la cui profondi- tà varia a seconda che si operi con draga per vongole o per cannolicchi. Col passare dei giorni, lo scavo viene colmato in maniera differente nei due ambienti: più lentamente per le vongole, in minor tempo nel caso dei can- nolicchi. Man mano che trascorre il tempo necessario alla ricostituzione della tessitura del substrato, in relazione al diverso idrodinamismo delle due aree, si verifica la ricolonizzazione della superficie interessata, soprattutto ad opera di anellidi. Per i cannolicchi, essendo il substrato formato da sabbie fini, esso vie- ne popolato da specie psammofile; si osserva, pertanto, una maggiore omo- geneità tra specie presenti all’interno dell’area dragata e specie presenti nell’area di confronto. Per le vongole, la ricolonizzazione dell’area dragata avviene ad opera di specie prevalentemente limofile. Se ne deduce quindi che, per quanto riguarda i banchi di vongole, molto probabilmente, deve trascorrere un periodo di tempo più lungo af- finché le due zone, area dragata ed area di confronto, riprsentino un ugua- le spettro faunistico. Si può pensare, in termini abbastanza realistici, a periodi di tempo di circa 30 e 60 giorni, a seconda delle aree rispettivamente a cannolicchi e a vongole. Tuttavia, poiché Froglia (1988) stima che, nel Compartimento di An- cona i banchi di vongole vengono rastrellati almeno una volta all’anno, la struttura dei banchi ha tempo per ripristinarsi, si è dell’avviso che l’attivi- tà delle draghe turbosoffianti possa essere ancora effettuata purché, oltre alle limitazioni contenute nel D.M. del 29/5/92; si provveda ad un adeguato contenimento dello sforzo di pesca in modo da assicurare il ripristino delle comunità, dopo le attività di dragaggio, e quindi la conservazione della risorsa. 27 Ringraziamenti Si ringraziano il Dr. Froglia ed il Sig. Antolini deUlrpem di Ancona per la continua collaborazione e il proficuo confronto nello svolgimento del lavoro. BIBLIOGRAPHIE Daget J, 1979 - Les modèles mathematiques en écologie. Collection d’Ecologie, 8, Masson, Paris, pp. 172. Ferretti M, Lombardo, Romani, 1990 - Metodi di pesca dei molluschi bivalvi; vongolare tradizionali e turbosoffianti. Quaderni Icmp Pesca, 1: 157. Fresi F., M.P. Ponticelli e N.C. Lauro, 1979 - Strategies in numerical analysis of benthic communities. Rapp. Comm. Int. Mer. Médit. 25-26, (4), 263-269. Froglia C., 1989 - Clam fisheries with hydraulic dredges in the Adriatic Sea. In: Marine inver- tebrate fisheries. Caddy J.F. (Fd.), Wiley, New York, 507-524. PÉRÈS J.M. ej. Picard, 1964 - Nouveau Manuel de Bionomie Bentique de la Mer Mediterranée. Rèe. Trav. Stat. Mar. Endoume, 44 (31): 5-139. Rizzi A., 1985 - Analisi dei dati: Applicazioni dell’informatica alla statistica. (Fd), Nis, Roma, p. 227. Vaccarella R., A.M. Pastorelli e V. De Zio, 1981 - Metodologie di prelievo; popolamenti a policheti in «mattes» di Posidonia oceanica. Thalassia Salentina, 11, 1-13. 28 Boll. Malacologico 30 (1994) (1-4) 29-32 Milano 30-6-1994 Andrea C. Rinaldi* ** FREQUENZA E DISTRIBUZIONE DI VITREOLINA PHILIPPI (DE RAYNEVAL & PONZI, 1854) (PROSOBRANCHIA, EULIMIDAE) SU DUE SPECIE DI ECHINOIDEI REGOLARI LUNGO LE COSTE MERIDIONALI DELLA SARDEGNA Key Words: Vitreolina, Eulimidae, Host species, Sardinia. Riassunto Si riportano alcuni dati relativi alla frequenza e distribuzione di Vitreolina philippi (De Rayneval & Ponzi, 1854) (Prosobranchi, Eulimidae) su due diverse specie di echinoidei rego- lari, Arbacia lixula (L.) e Paracentrotus lividus (Lamarck), raccolte viventi lungo le coste meri- dionali della Sardegna. In tutta l’area di indagine, Vitreolina philippi è risultata molto comune su entrambe le specie ospiti, senza un evidente rapporto preferenziale. Summary Some data are reported about frequency and distribution of Vitreolina philippi (De Rayneval & Ponzi, 1854) (Prosobranchi, Eulimidae) on two regular echinoids, Arbacia lixula (L.) e Paracentrotus lividus (Lamarck), both living harvested along the Sardinian southern coast. In all the investigation area Vitreolina philippi seemed to be very common on both the host species, showing no clear preferential relationships. Introduzione Nel corso di ricerche malacologiche condotte lungo le coste meridiona- li della Sardegna durante i mesi di Giugno e Luglio 1993, è sembrato op- portuno verificare l'eventuale presenza e distribuzione di Eulimidi sulle due specie di echinoidei regolari presenti comunemente in questa area: Arbacia lixula (L.) e Paracentrotus lividus (Lamarck). Materiali e Metodi Sono state individuate quattro stazioni di raccolta idonee per abbon- danza di ricci di mare e facilità di raccolta degli stessi. Due di queste sta- zioni si trovano ad ovest di Cagliari e due ad est, come indicato in Fig. 1. Per ogni stazione sono stati raccolti un numero pressoché uguale (ca. 30) di ricci di ambedue le specie. * Via Mestre 3 - 09126 Cagliari ** Lavoro accettato il 10 gennaio 1994 29 Fig. 1 - Le stazioni di raccolta di A. lixula e P. lividus-. 1 Capo Boi, 2 Bithia, 3 Campionna, 4 Torre delle Stelle La raccolta è avvenuta in immersione libera, ad una profondità di 1-3 metri ed i campioni raccolti sono stati posti immediatamente in contenito- ri plastici galleggianti privi d’acqua, facendo bene attenzione a mantenere separati gli esemplari appartenenti a specie diverse. In un secondo momento, ogni singolo riccio di mare è stato esaminato accuratamente a secco con l'ausilio di pinzette: l'eventuale presenza ed il numero di Eulimidi ospiti sono stati registrati ed i singoli campioni raccol- ti per successivo studio. Una volta terminata questa operazione, i ricci di mare sono stati riportati viventi nell'area di origine. 30 Tabella 1 Stazione Numero di A. lixula esaminati Numero di V. philippi trovati 1 Capo Boi 36 53 2 Bithia 34 11 3 Campionna 29 33 4 Torre delle Stelle 34 32 Tabella 2 Stazione Numero di P. lividus esaminati Numero di V. philippi trovati 1 Capo Boi 21 27 2 Bithia 32 30 3 Campionna 47 31 4 Torre delle Stelle 29 13 Risultati Dall'esame dei ricci di mare, sono risultati essere presenti su entrambe le specie un certo numero di esemplari deH'Eulimide Vitreolina philippi (De Rayneval & Ponzi, 1854). Come è possibile rilevare dall'esame delle Tabelle 1 e 2, Vitreolina phi- lippi è stata ritrovata vivente su A. Ivcula e P. lividus in tutte le stazioni oggetto di campionatura, sebbene con frequenza leggermente differente. Il numero massimo di esemplari osservati su di un singolo riccio di mare è stato di 6 nel caso di A. lixula e 3 per P. lividus. In entrambi i casi non è stato possibile stabilire una relazione costante tra le dimensioni del riccio di mare ed il numero di V. philippi trovati su di esso. La percentuale di esemplari che presentavano Eulimidi è stata del 44% per A. lixula ed 50.6% nel caso di P. lividus. Sembra infine opportuno notare che la distribuzione di V. philippi sul riccio ospite non presenta specializzazioni di sorta ma appare svilupparsi su tutta la superficie della teca, sia sul lato orale che aborale, con esempla- ri adulti e giovanili spesso insieme sullo stesso riccio. Discussione Lungo le coste della Sardegna meridionale, gli echinoidei regolari Ar- bacia lixula e Paracentrotus lividus sono specie simpatriche negli ambienti rocciosi infralitorali ed entrambe sono abbondanti nella maggior parte delle località. Se è vero che condividono gli stessi ambienti, è pur vero che presentano comportamenti diversificati. A. lixula infatti preferisce le su- perfici orizzontali esposte mentre P. lividus tende, di giorno, a schivare la luce diretta, abitando le praterie di posidonie, gli anfratti rocciosi più ripa- rati ed il lato inferiore di sassi e massi sul fondo. 31 L’Eulimide Vitreolina philippi è stato ritrovato come ectoparassita di diverse classi di Echinodermi, tra cui oloturie e crinoidi, nell’Atlantico (Fretter and Graham, 1982), come pure di P. lividus nell'isola di Malta (Mifsud, 1990). In quest'ultima località, la presenza di V. philippi su A. lixula, specie peraltro localmente più rara di P. lividus, è stata riportata come sporadica e casuale. Dai dati presentati in questo lavoro, è facile osservare che, lungo le coste meridionali della Sardegna, V. philippi non mostra un rapporto pre- ferenziale con uno dei due ospiti ma li frequenta entrambi con regolarità costante nell’ambito dell’errore sperimentale. È dunque possibile, come già proposto (Mifsud, 1990), che V. philippi abbia differenti ospiti preferenziali a seconda delle località all’interno del suo vasto areale, oppure, più semplicemente, potrebbe essere più abbon- dante sull’ospite localmente più accessibile e numeroso, arrivando a non mostrare preferenze di sorta tra ospiti similmente numerosi e rispondenti alle sue necessità trofiche ed ecologiche. Ringraziamenti Si ringraziano vivamente il Dr. Anders Warén, Department of Inverte- brate Zoology — Swedish Museum of Natural History, per il gentile aiuto prestato nella corrtta classificazione degli Eulimidi, e la Dr.ssa Ornella Comandini, del Dipartimento di Biologia Ambientale deU’Università di Siena, per l’indispensabile collaborazione alla raccolta ed all’esame dei campioni oggetto di studio e per l’incoraggiamento alla stesura del mano- scritto. BIBLIOGRAFIA Fretter V. & A. Graham, 1982 - The Prosobranch molluscs of Britain and Denmarck. Part 7, Heterogastropoda. Journal of molluscan studies. Supplement 11: 397-434. Mifsud C., 1990 - Vitreolina philippi (Ponzi, De Rayneval & Van De Heck, 1854) (Eulimidae) found living on the echinoid Paracentrotus lividus (Lamarck) in infralittoral Maltese waters. Boll. Malacologico, Milano; 26 (10-12): 165-168. 32 Boll. Malacologico 30 (1994) (1-4) 33-42 Milano 30-6-1994 Pietro Ranetta* & Mario Imperatrice** ANALISI DEI MOLLUSCHI DEL BANCO DELL'AMENDOLARA*** Key Words: MoUusca, Benthos, Ionian Sea. Riassunto Sono stati studiati i Molluschi provenienti da 3 campagne trimestrali di dragaggi effettuati sul banco della Amendolara (Alto Ionio), nell’ambito di un progetto di ricerca condotto dall’I- stituto Sperimentale Talassografico C.N.R. di Taranto. La distribuzione spaziale e temporale dei Molluschi viventi sulla secca dell’ Amendolara è stata analizzata tramite Cluster analysis. Essa ha evidenziato una popolazione omogenea (180 specie), distribuita uniformemente su tutta la secca anche se con numero limitato d’individui. Di ogni specie si è poi calcolata la frequenza relativa e l’entropia, i cui valori più elevati appartengono a Chlamys multistriata (Poli), Turritella turhona Mtrs., Bolma rugosa (L.). L’analisi dei dati ha dimostrato che il popolamento a Molluschi rilevato sulla secca fa parte della facies a maerl della biocenosi del Detrítico Costiero (sensu Pérès-Picard, 1964). Summary Benthic MoUusca were coUected during 5 benthos surveys carried out on the Amendolara seamount by the Istituto Sperimentale Talassografico C.N.R . of Taranto (Southern Italy). Space-time distribution of 180 species of MoUuscs was studied by means of cluster analy- sis. An homogeneous population of MoUusca evenly distributed on whole area was found. Rela- tive frequency and entropy was calculated for most species; Chlamys multistriata (PoU), Tur- ritella turbona Mtrs. and Bolma rugosa (L.) showed the highest entropy values. Our anaUsis demonstrates that the MoUusc population of the Amendolara seamount be- longs the maerl facies of coastal detritic biocenosis (sensu Pérès-Picard, 1964). Introduzione NelTambito di un vasto programma di ricerca volto allo studio della fauna e della vegetazione bentonica esistente sulla secca delTAmendolara (Alto Ionio) è stato esaminato il popolamento a Molluschi per analizzarne la distribuzione in rapporto ad alcuni fattori ambientali che caratterizzano il sito. La secca delTAmendolara è situata nel compartimento marittimo di Crotone a sud-est di Roseto-Capo Spulico, prospiciente l’omonimo paese, ad una distanza di circa 10 miglia dalla costa (Lat.39“52’27"N, Long.l6°43’25"E). Il banco si estende per oltre 12 miglia quadrate e si erge da 60 m di profondità sino a circa 20 m con andamento alquanto irregola- re a causa di picchi ed avvallamenti sui 4 versanti. Il banco era noto sin dall’antichità a causa della sua ricchezza in specie ittiche. Infatti esso rese grande la potenza di Sibari ed era sfruttato largamente dai Romani. Anti- che carte nautiche riportano nell’area in cui oggi è situata la secca una vera e propria isola (Strusi et alii, 1985). Vatova (1975) effettuò i primi dragaggi sul banco, segnalandovi l’esistenza di ampie biocenosi del detriti- co costiero. * Pietro Panetta, Istituto di Zoologia ed Anatomia Comparata Università degli Studi di Bari. ** Mario Imperatrice, Comir, Taranto. *** Lavoro accettato il 10 novembre 1993. 33 Materiali e Metodi L'Istituto Sperimentale Talassografico C.N.R. di Taranto in collabora- zione con l’Istituto di Zoologia delTUniversità degli Studi di Bari, negli anni 1981-82 ha effettuato 5 campagne trimestrali di ricerche con 223 dra- gaggi cosi ripartiti: Giugno 1981 Ottobre 1981 Febbraio 1982 Maggio 1982 Agosto 1982 n. 44 dragaggi n. 40 dragaggi n. 40 dragaggi n. 51 dragaggi n. 48 dragaggi Il campionamento bentonico ha previsto una serie di dragaggi effet- tuati lungo 8 rotte preferenziali (N,NE,E,SE,S,SW,W,NW) stabilite in rife- rimento al picco più alto della secca che veniva localizzato con ecoscanda- glio ed opportunamente segnalato con una boa durante tutte le fasi di campionamento. Per le operazioni di prelievo è stata utilizzata una draga di 50 cm di lato, trainata dal battello A.Cerruti dell’Istituto Sperimentale Talassografico C.N.R. di Taranto. Il detrito raccolto con la draga, veniva setacciato, formolizzato e conservato in appositi contenitori di plastica. In laboratorio si procedeva alla cernita degli organismi marini che venivano separati in gruppi sistematici e successivamente determinati sino a livello specifico. Dato l’alto numero di specie (180) e di stazioni (223) è stata studiata la distribuzione dei Molluschi in senso spaziale e temporale. A tal fine è stata calcolata la matrice di correlazione tra le varie stazioni in ogni stagione usando come valore di distanza l’indice di Sorensen, dato che è stata consi- derata soltanto la presenza o assenza di ogni specie. Successivamente è stata effettuata l’analisi dei clusters applicando il metodo del clustering centroid (Orloci e Kunkel, 1985). Tale analisi è stata condotta su di un numero ridotto di stazioni solo in 4 stagioni ( 39 stazioni in inverno, 42 in primavera ed estate e 38 in autunno) per eliminare il rumore di fondo causato da tutte quelle stazioni che presentavano soltanto una o due specie di Molluschi. Per evidenziare le specie indicatrici, intese come quelle più rappresen- tative sono state calcolate per ogni specie la frequenza relativa e l’entro- pia-specie (Daget e Godron, 1982) che rappresenta quest’ultima un’inter- pretazione, in termini frequenziali, della diversità di Shannon. Risultati Il rilievo batimetrico del banco, sia pure con semplice ecoscandaglio grafico unidirezionale, ha permesso di evidenziare il suo profilo lungo gli otto versanti indagati. Il settore della secca tra NW-SE presenta un aspet- to più ripido ed accidentato della restante parte, che invece degrada più dolcemente. Tale situazione geomorfologica è causata da un rilevante pro- cesso di erosione dovuto all’azione di forti correnti sottomarine. Infatti si 34 nota una circolazione ciclonica con flussi più intensi lungo la costa da Ta- ranto al golfo di Corigliano (Pescatore et alii, 1985). Il banco è un rilievo ricoperto da detriti organogeni; in particolare la parte centrale è caratte- rizzata da una sedimentazione bioclastica grossolana (sabbia e loan), i fianchi da silt argillosa. I 223 dragaggi effettuati sulla secca hanno eviden- ziato la presenza della biocenosi del detrítico costiero ed in particolare della facies a maerl che è stata largamente studiata da Jacquotte (1962), PÉRÈs &; Picard (1964) e Picard (1965). Tale biocenosi è caratterizzata da fondali ricoperti da resti di conchiglie, da Briozoi e da talli di Melobesie che vivono liberamente sul fondo. A causa delle forti correnti cui tali fon- dali sono sottoposti nei detriti prevalgono le forme tondeggianti come i talli di Lithotamnium sp. SulTAmendolara tra i 30-40 m di profondità sono state rinvenute pra- lines di Lithotamnium s.pL, valve di Glycymeris e di Venus sulla cui parete interna erano tenacemente attaccati piccoli individui di Poliplacofori. Inol- tre sono state rinvenuti resti di conchiglie di Cerithium, Mitra, Bolma, Mu- rex ecc. Tra i 40-60 m di profondità il detrito è più fine ed è costituito in prevalenza da resti di Briozoi e da frammenti di Bivalvi. Sono state raccolte 180 specie di Molluschi di cui 7 specie di Poliplaco- fori, 90 di Gasteropodi, 79 di Bivalvi e 4 di Scafopodi, il cui elenco è ripor- tato in Tab.l. Gli indici di correlazione fra le stazioni mostrano in tutte e quattro le campagne valori molto bassi. Soltanto in poche stazioni gli indici appaio- no con valori intorno a 0,50 che mostrano la affinità di stazioni con specie appartenenti alla biocenosi dei fondi a maerl come Chlamys multistriata (Poli), Bittium latreillii (Payr.), Bolma rugosa (L.), Calliostoma conulus (L.). Le stazioni 24 e 37 con indice 0,57 della campagna estiva, quelle 2 e 5 con indice 0,57 e quelle 31 e 32 con indice 0,67 della campagna autunnale han- no delle specie appartenenti alla biocenosi dei fondi detritici del largo co- me Dentalium panormum (Chenu), Timoclea ovata (Penn.) e Cuspidaria cu- spidata (Olivi). L’analisi dei clusters mostra che i dendrogrammi delle 4 campagne non presentano raggruppamenti delle stazioni e che il livello di correlazione tra una stazione ed il gruppo già formato è sempre inferiore a tutti i livelli di correlazione tra le restanti stazioni prese a due a due. Ciò significa che le 180 specie di Molluschi disseminate sulla secca formano un'unica associazione, cioè quella appartenente alla biocenosi del detrítico costiero. La relazione esistente tra l’entropia specie H(E) e la frequenza relativa è espressa dalla curva riportata in Fig.l, che mostra la esistenza sulla sec- ca di un popolamento a Molluschi ben strutturato e diversificato, cioè co- stituito da numerose specie rare (prese una o due volte) associate a poche specie ben rappresentate, con frequenza non superiore al 25%. L’analisi dell'entropia ci permette di stabilire le specie indicatrici (Daget & Godron, 1982) nelTambito del popolamento a Molluschi che caratterizzano la bio- cenosi dei fondi detritici a maerl. Queste risultano essere soprattutto spe- cie reofile (Jacquotte, 1962) legate alla presenza di correnti di fondo, che, come è stato precedentemente accennato, sono dovute al rilevante idrodi- namismo del golfo di Corigliano. Chlamys multistriata (Poli) è la specie più diffusa su tutta la secca. Essa vive attaccata con il bisso nella parte interna 35 Fig. 1 - Relazione tra l’entropia H(E) e la frequenza relativa FR di ciascuna specie nell’insieme dei 223 dragaggi effettuati sulla secca dell’Amendolara. dei Bivalvi morti insieme ad altre specie come Striarca lactea (L.), Hiatella arctica (L.), Modiolula phaseolina (Phil.) e Anomia ephippium (L.); tra i Ga- steropodi Calyptraea chinensis (L.),e tra i Poliplacofori Callochiton septem- valvis euplaeae (Costa), Acanthochitona fascicularis (Risso) e I schnochiton rissai (Payr.). Altre specie indicatrici vivono infossate nel detrito come i Bivalvi Plagiocardium papillosum (Poli), Palliolum incomparabile (Risso), Clausinella fasciata (Da Costa), Laevicardium crassum (Gmel.). Lo stesso di- casi per Psammobia costulata (Turt.), Tellina donacina (L.) e Glycymeris gly- cymeris (L.) che sembrano preferire la parte superiore della secca, mentre Timoclea ovata (Penn.) e Pitar rudis (Poli) preferiscono la parte inferiore. Tra i Gasteropodi ricordiamo come indicatrici Turritella turbona Mtrs., considerata da Jacquotte (1962) come la specie più caratteristica dei fondi detrici costieri, indi Bittium latreillii (Payr.), Mitrella scripta (L.), Buccinu- lum comeum (L.), Ocinebrina aciculata (Lam.), Coralliophila squamosa (Biv.), Calliostoma conulus (L.) e Bolma rugosa (L.). Le specie rare sono quelle che hanno un piccolo valore d'importanza nell'ambito di un popola- mento, ma con il numero elevato (46 specie presenti una volta e 28 due volte) determinano la diversità dell'intera comunità. Alcune di esse per la loro estrema rarità assumono grande interesse sistematico e possono defi- nire tale comunità quando si rinvengono solo in essa. Ricordiamo i Poli- placofori Lepidopleurus africanus Nierstr., Hanleya hanleyi (Bean), il Gaste- ropode Epitonium celesta (Aradas) ed il Bivalve Globivenus effossa (Phil. ex Biv.). 36 Conclusioni L'analisi dei dati su basi frequenziali ci permette di stabilire che la componente malacologica della secca dell’Amendolara rappresenta uno dei gruppi che meglio caratterizza la facies a maerl. In essa non solo si rinvengono numerose specie di Molluschi, ma le loro spoglie costituiscono una frazione importante del detrito organogeno. I Molluschi costituiscono un popolamento omogeneo e ben diversificato con numerose specie rappre- sentate da pochi individui. La povertà degli individui è dovuta probabil- mente oltre che a fattori competitivi e trofici anche a quelli edafici come l’elevato idrodinamismo. Il popolamento è diffuso uniformemente su tutta la secca e non si sono riscontrate differenze significative nelle quattro sta- gioni. Si può concludere dicendo che la componente malacologica della sec- ca dell'Amendolara risulta essere un descrittore efficace della comunità della biocenosi dei fondi detritici costieri a maerl e pertanto l'analisi inter- pretativa di tale taxocenosi ci permette di conoscere lo status ambientale complessivo. 37 SPECIE Lepidopleurus cancellatus (Sow.) Lepidopleurus africanus Nierstr. Hanleya hanleyi (Bean in Thorpe) Ischnochiton rissai (Payr.) Callochiton septemvalvis euplaeae (Costa) Chiton corallinus (Risso) Acanthochitona fascicularis (Risso) Acmea virginea (Mueller) Diodora graeca (L.) Diodora italica (Defrance) Emarginula adriatica Costa Emarginula fissura (L.) Emarginula octaviana Coen Emarginula rosea Bell Emarginella huzardii (Payr.) Clanculus corallinus (Gmel.) Clanculus cruciatus (L.) Calliostoma laugieri (Payr.) Calliostoma conulus (L.) abbuia magus (L.) abbuia fanulum (Gmel.) abbuia guttadauri (Phil.) Danilia otaviana (Cantr.) Jujubinus exasperatus (Penn.) Jujubinus striatus (L.) Homalopoma sanguineum (L.) Bolma rugosa (L.) Cerithium alucaster (Brocchi) Cerithium vulgatum Brug. Bittium latreillii (Payr.) Turritella turbona Mtrs. Alvania cancellata (Da Costa) Alvania cimex (L.) Alvania discors (Allan) Caecum trachea (Mtg.) Aporrhais serresianus (Mich.) Calyptraea chinensis (L.) Capulus ungaricus (L.) Serpulorbis arenaria (L.) Tenagodus obtusus (Schum.) Zonaria pyrum (Gmel.) Lamellaria perspicua (L.) Trivia arctica (Pulteney) Trivia pulex (Solander in Gray) Erato voluta (Mtg.) Natica hebraea (Gmel.) Euspira fusca (Blainv.) Euspira nitida (Don.) N FR H(E) 6 0.027 0.17 1 0.004 0.04 4 0.018 0.14 16 0.072 0.37 23 0.103 0.47 11 0.049 0.28 34 0.152 0.61 4 0.018 0.14 1 0.018 0.14 4 0.018 0.14 10 0.045 0.27 2 0.009 0.07 2 0.009 0.07 2 0.009 0.07 6 0.027 0.07 31 0.139 0.59 2 0.009 0.07 18 0.081 0.40 24 0.108 0.50 10 0.045 0.27 22 0.099 0.47 6 0.027 0.17 1 0.004 0.04 6 0.027 0.17 4 0.018 0.14 12 0.054 0.27 41 0.184 0.69 1 0.004 0.04 10 0.045 0.27 46 0.210 0.73 42 0.188 0.70 1 0.004 0.04 1 0.004 0.04 1 0.004 0.04 3 0.013 0.12 1 0.004 0.04 33 0.148 0.61 1 0.004 0.04 6 0.027 0.17 4 0.018 0.14 2 0.009 0.07 4 0.018 0.14 7 0.031 0.19 2 0.009 0.07 6 0.027 0.17 2 0.009 0.07 1 0.004 0.04 8 0.036 0.22 38 SPECIE N FR H(E) Galeodea echinophora (L.) 2 0.009 0.07 Monophorus perversas (L.) 4 0.018 0.14 Cerithiopsis fayalensis Watson 1 0.004 0.04 Epitonium aculeatum (Allan) 1 0.004 0.04 Epitonium celesti (Aradas) 1 0.004 0.04 Melanella polita (L.) 1 0.004 0.04 Hexaplex trúncalas (L.) 4 0.018 0.14 Ocinebrina aciculata (Lam.) 14 0.062 0.37 Buccinulam comeam (L.) 16 0.072 0.37 Chauvetia turritellata (Des.) 2 0.009 0.07 Colubraria reticulata (Blainv.) 4 0.018 0.14 Coralliophila meyendorfii (Calc.) 1 0.004 0.04 Coralliophila squamosa (Biv.) 12 0.054 0.29 F usinas pulchellus (Phil.) 10 0.045 0.27 Fusinus rostratas (Olivi) 1 0.004 0.04 Nassarius incrassatas (Stroem) 3 0.013 0.12 Nassarius lima (Dillwyn) 6 0.027 0.17 Columbella rustica (L.) 20 0.090 0.43 Mitrella minor (Scacchi) 5 0.022 0.14 Mitrella scripta (L.) 30 0.135 0.55 Vexillum ebenas (Lam.) 2 0.009 0.07 Vexillum tricolor (Gmel.) 6 0.027 0.17 Gibberula miliaria (L.) 1 0.004 0.04 Mitra comicula (L.) 4 0.018 0.14 Mangelia nuperrima (Liberi) 1 0.004 0.04 Mangelia rugulosa (Phil.) 1 0.004 0.04 Microdrillia loprestiana (Calc.) 4 0.018 0.14 Crassopleara incrassata (Dujardin) 9 0.040 0.24 Mitrolumna olivoidea (Cantr.) 5 0.022 0.14 Raphitoma linearis (Mtg.) 1 0.004 0.04 Raphitoma concinna (Scacchi) 1 0.004 0.04 Comarmondia gracilis (Mtg.) 2 0.009 0.07 Philbertia papillosa (Pallary) 1 0.004 0.04 Eulimella acicala (Phil.) 1 0.004 0.04 Odostomia conoidea (Brocchi) 1 0.004 0.04 Haminoea navicala (Da Costa) 11 0.049 0.28 Philine aperta (L.) 3 0.013 0.12 Akera ballata Mueller 10 0.045 0.27 Scaphander lignarias (L.) 1 0.004 0.04 Bertella aarantiaca (Risso) 3 0.013 0.12 Umbraculum umbraculam (Roeding) 1 0.004 0.04 Aplysia punctata (Cuvier) 11 0.049 0.28 Aplysia fasciata Poiret 1 0.004 0.04 Kaloplocamas ramosas (Cantr.) 1 0.004 0.04 Discodoris atromacalata (Bergh.) 6 0.027 0.17 Jorunna tomentosa (Cuvier) 1 0.004 0.04 Platydoris argo (L.) 1 0.004 0.04 T aringa armata Swennen 1 0.004 0.04 Phyllidia flava Aradas 2 0.009 0.04 39 SPECIE N FR M(E) Nuculoma aegeensis Forbes 1 0.004 0.04 Nucula sulcata Bronn 4 0.018 0.14 Nuculana commutata (Phil.) 11 0.049 0.28 Area noae L. 2 0.009 0.07 Barbatia barbata (L.) 2 0.009 0.07 Barbatia clathrata (De France) 2 0.009 0.07 Anadara diluvii (Lam.) 2 0.009 0.07 Bathyarca grenophia (Risso) 2 0.009 0.07 Bathyarca philippiana (Nyst) 4 0.018 0.14 Striarca lactea (L.) 42 0.188 0.70 Glycymeris glycymeris (L.) 22 0.099 0.47 Mytilus galloprovincialis Lam. 2 0.009 0.07 Modiolarca subpicta (Cantr.) 4 0.018 0.14 Lithophaga lithophaga (L.) 5 0.022 0.14 Modiolus barbatus (L.) 2 0.009 0.07 Modiolula phaseolina (Phil.) 20 0.090 0.43 Pinna rudis L. 2 0.009 0.07 Pteria hirundo (L.) 3 0.013 0.12 Pecten jacobaeus (L.) 5 0.022 0.14 Aequipecten opercularis (L.) 6 0.027 0.17 Propeamussium fenestratum (Forbes) 1 0.004 0.04 Lissopecten hyalinus (Poli) 2 0.009 0.07 Palliolum incomparabile (Risso) 16 0.072 0.37 Hyalopecten similis (Laskey) 3 0.013 0.12 Chlamys multistriata (Poli) 60 0.270 0.85 Chlamys flexuosa (Poli) 5 0.022 0.14 Chlamys pesfelis (L.) 2 0.009 0.07 Anomia ephippium L. 19 0.085 0.42 Lima lima (L.) 12 0.054 0.29 Lima exilis (Wood) 2 0.009 0.07 Lima hians (Gmel.) 5 0.022 0.14 Limatula gwyni (Sykes) 2 0.009 0.07 Limatula subauriculata (Mtg.) 1 0.004 0.04 Limea loscombi (Sow.) 1 0.004 0.04 Ostrea edulis L. 1 0.004 0.04 Neopycnodonte cochlear (Poli) 3 0.013 0.12 Lucinella divaricata (L.) 2 0.009 0.07 Myrtea spinifera (Mtg.) 7 0.031 0.19 Thyasira flexuosa (Mtg.) 2 0.009 0.07 Axinulus croulinensis (Jeffr.) 1 0.004 0.04 Chama gryphoides L. 9 0.040 0.24 Pseudochama gryphina (Lam.) 11 0.027 0.17 Kellia suborbicularis (Mtg.) 19 0.085 0.42 Gians aculeata (Poli) 5 0.022 0.14 Astarte fusca (Poli) 16 0.072 0.37 Goodallia triangularis (Mtg.) 1 0.004 0.04 40 SPECIE N FR H(E) Parvicardium minimum (Phil.) 3 0.013 0.12 Parvicardium ovale (Sow.) 3 0.013 0.12 Parvicardium scabrum (Phil.) 1 0.004 0.04 Plagiocardium papillosum (Poli) 26 0.117 0.52 Laevicardium crassum (Gmel.) 19 0.085 0.42 Tellina halaustina L. 11 0.049 0.28 Tellina donacina L. 19 0.085 0.42 Tellina serrata Brocchi 1 0.004 0.04 Psammobia costulata Turton 15 0.067 0.35 Abra prismatica (Mtg.) 4 0.018 0.14 Abra alba (Wood) 1 0.004 0.04 Abra longicallus (Scacchi) 10 0.045 0.27 Azorinus chamasolen (Da Costa) 3 0.013 0.12 Kelliella abyssicola (Forbes) 1 0.004 0.04 Coralliophaga lithophagella (Lam.) 5 0.022 0.14 Venus verrucosa L. 4 0.018 0.14 Venus casina L. 6 0.027 0.17 Venus nux Gmel. 3 0.013 0.12 Globivenus effossa (Phil, ex Biv.) 2 0.009 0.07 Clausinella fasciata (Da Costa) 19 0.085 0.42 Timoclea ovata (Penn.) 29 0.130 0.55 Gouldia minima (Mtg.) 9 0.040 0.24 Pitar rudis (Poli) 29 0.130 0.55 Venerupis senegalensis (Gmel.) 1 0.004 0.04 Corbula gibba (Olivi) 3 0.013 0.12 Gastrochaena dubia (Penn.) 1 0.004 0.04 Hiatella arctica (L.) 23 0.103 0.47 Thracia papyracea (Poli) 3 0.013 0.12 Thracia distorta (Mtg.) 1 0.004 0.04 Poromya granulata (Nyst & Westen.) 3 0.013 0.12 Cuspidaria cuspidata (Olivi) 3 0.013 0.12 Cuspidaria rostrata (Spengler) 4 0.018 0.14 Cardiomya costellata (Des.) 4 0.018 0.14 Dentalium dentalis L. 4 0.018 0.14 Dentalium inaequicostatum Dautz. 1 0.004 0.04 Dentalium panormum (Chenu) 23 0.108 0.47 Dentalium vulgare Da Costa 2 0.009 0.07 N = numero di presenze di ogni specie nelle 223 stazioni FR = frequenza relativa di ogni specie H(E) = entropia specie 41 BIBLIOGRAFIA Daget Ph.et M. 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The relationship between the rostral lengths of upper and lower beaks of H. bonnellii was taken into account; while the ratio URL/LRL is constant in immature pairs of beaks, it increases in mature pairs. Riassunto Nel contenuto gastrico- di due verdesche, Prionace glauca, e di un pesce spada, Xiphias gladius, pescati nell’Adriatico meridionale sono stati rinvenuti i resti di 15 esemplari (giovani ed adulti) di Histioteuthis bonnellii. La presenza di questo cefalópodo può così essere registrata anche in Adriatico. Grazie alle mandibole di H. bonnellii trovate nei contenuti stomacali, è stato studiato il rapporto fra le lunghezze rostrali dei ‘becchi’ superiore ed inferiore; esso è costante nelle coppie di mandibole immature, mentre aumenta in quelle mature. Introduction The umbrella squid, Histioteuthis bonnellii (Férussac, 1835) (Teuthoi- dea: Histioteuthidae), is a pelagic cephalopod distributed throughout the North Atlantic south of approximately 50‘^N, in the Mediterranean Sea, and in the Indian Ocean off South Africa. Individuals have been taken at depths of 70 to 2,000 m (Voss, 1969). Its Mediterranean distribution is concisely reported by Mangold Boletzky (1987) in a map. The Adriatic Sea is not included in the geogra- phical range of the species. Remains of several umbrella squids were found in the stomach contents of two blue sharks, Prionace glauca (Linnaeus, 1758), and one svjordiish, Xiphias gladius Linnaeus, 1758, caught in the southern Adriatic. Thus, the distribution of H. bonnellii is now extended to this sea (see also Bello, 1990a). This cephalopod, in spite of its rare captures by net, is a frequent prey of pelagic predators (Voss, 1969; Clarke, 1986; Clarke et al, 1993). (*) Istituto Arion, Casella Postale 61, 70042 Mola di Bari, Italy (**) Lavoro accettato il 12 gennaio 1994 43 Material and methods The two blue sharks and one swordfish containing Histioteuthis bon- nellii remains were caught by drifting longline in the South Adriatic, on bottoms exceeding 500 m in depth, in July 1990. The blue sharks weighed about 12 kg each (dressed weight) and the swordfish about 130 kg (dressed weight). Beaks were identified using Voss (1969) and Clarke (1986), and by comparison with examples removed from whole specimens of known iden- tity. Beak terminology follows Clarke (1986). Mantle lengths were estimated (EML) from rostral lengths of lower beaks (LRL) by the regression equation given by Clarke (1986). Results In all, remains from 15 Histioteuthis honnellii specimens were counted. Table 1 summarizes the information about the type of remains found, beak measurements and conditions, and squid estimated size. The body fragments of the adult squid from the swordfish stomach bore the signs of having been repeatedly slashed by the swordfish bill (Fig. 1). The squid had been hit by at least four parallel strokes before being ingested (Fig. 2). Fig. 1 - Remains of an adult Histioteuthis honnellii found in the swordfish stomach content: part of the head with cartilaginous capsule, buccal mass with short stumps af arms, fragments of three arms with remains of web and suckers, fragment of tentacle, pieces of skin. Scale bar: 5 cm. 44 Fig. 2 - Supposed slashing pattern on the Histioteuthis honnellii adult specimen from the swordfish stomach (see also Fig. 1). Fig. 4 - Upper rostral length plotted against lower rostral length for 12 pairs of Histioteuthis honnellii beaks. Filled circles = immature beaks; open circles = mature beaks. The regression line refers to the pairs of immature beaks only Fig. 3 - Lower rostral length frequency distribution for Histioteuthis honnellii beaks found in two blue sharks and one swordfish from the Adriatic Sea; n = 15. 45 In addition to H. bonnellii remains, the stomach of blue shark no. 2 contained a fragment of a large bony fish (a bait mackerel, most probably) and eight bird feathers; the swordfish stomach contained a pair of beaks from a juvenile Histioteuthis reversa and several small sized bony fishes. The lower rostral length (LRL) frequency distribution (Fig. 3) suggests that adult individuals (7 .0-7. 5 mm LRL class = 14.5-15.5 cm EML class) coexist together with young (peak at 2. 0-2. 5 mm LRL class = 2. 5-4.0 cm EML class). It was possible to match each available upper beak to its companion lower beak, in all cases (Table 1). The plot of upper rostral length (URL) against LRL follows a straight line in the case of immature beaks, i.e. beaks with transparent wings (in lower) and strips (in upper beaks) (Fig. 4). The regression equation for the pairs of immature beaks is: URL = 0.002 -K 1.041 LRL; r = 0.999; n = 10. Hence the ratio URL/LRL is constant and very close to 1 in the pairs of immature beaks (range: 1.00-1.09; mean = 1.04), whereas it increases in the pairs of dark-winged beaks (URL/LRL = 1.14 and 1.44). Such an in- crease is apparently due to the loss of cartilage at the upper beak «false jaw angle» (Clarke, 1962: Fig. 2E). Predator Type of remains URL URL Beak maturity EML Blue shark no. 1 flesh 2.5 2.3 I 3.7 Blue shark no. 1 flesh 6.0 5.7 I 11.3 Blue shark no. 1 beaks 2.1 2.0 I 3.1 Blue shark no. 1 beaks 2.2 2.1 I 3.3 Blue shark no. 1 beaks 2.2 2.1 I 3.3 Blue shark no. 1 beaks 2.4 2.3 I 3.7 Blue shark no. 1 beaks 2.4 2.3 I 4.0 Blue shark no. 1 beaks 2.6 2.5 I 4.2 Blue shark no. 1 beaks 4.5 4.4 I 8.4 Blue shark no. 1 beaks 10.8 7.5 M 15.3 Blue shark no. 2 beak — 2.3 I 3.7 Blue shark no. 2 beak — 2.4 I 4.0 Swordfish flesh 8.2 7.2 M 14.6 Swordfish buccal mass 3.4 3.3 I 6.0 Swordfish beak — 2.3 I 3.7 Table 1 - Histioteuthis honnelli remains found in two blue sharks and one swordfish from the Adriatic Sea. URL = upper rostral length (mm); LRL = lower rostral length (mm). Beak matu- rity: I = immature beaks; M = mature beaks. EML = estimated mantle length (cm). Discussion The find of Histioteuthis honnellii remains at an early digestion stage in the stomachs of predators caught in the South Adriatic, proves the pre- sence of such species in this sea (cf. Dunning et al, 1993). Furthermore, the size diversity of H. bonnellii beaks shows that the population comprises young and adults. Kohler e Stillwell (1981) report that blue sharks are opportunistic feeders and apparently feed on the most abundant and easily accessible food supplies, so that the presence of several beaks suggests that H. bonnellii is common in the region where the predators were caught. 46 Bello (1991) already reported, with no remarks, the find of a buccal mass (LRL = 10.6 mm) and an upper beak (URL = 4.1 mm) of H. bonnellii in the stomach contents of a swordfish caught in the Adriatic in July 1985. Beaks of 40 H. bonnellii specimens were extracted from the stomach of a Risso's dolphin stranded on the South-West Adriatic coast (Bello, 1992); it was not possible to establish where the dolphin had fed before dying. Last- ly, remains of a juvenile H. bonnellii — a buccal mass and four arms; LRL = 1.8 mm — were found in the stomach of a blackmouth catshark from the south Adriatic (Bello, in press). The presence of H. bonnellii in the South Adriatic can be related to the large NW inflow from the north-eastern Ionian Sea through the Otranto Straits, which prevails in the intermediate layer (about 40-400 m) throughout the year (Zore-Armanda, 1963). Such currents widely connect the South Adriatic to the North Ionian, where umbrella squids also occur (Kaspiris & Tsiambos, 1986). Bello (1990b) examined the stomach contents of five blue sharks from the Gulf of Taranto; remains of histioteuthid squids were found in four of them (3 H. bonnellii and 2 Histioteuthis reversa specimens). Histioteuthids were also found in the stomach contents of blue sharks caught off Eastern Australia (Dunning et al, 1993). Several authors have reported that the swordfish use the bill to wound or kill its prey (cf. Bello, 1991). Further evidence of this is offered by the flesh remains from the adult H. bonnellii described in the results section (Fig. 1). According to Vecchione {in litteris) histioteuthid squids have «a very characteristic posture, with the arms and tentacles curled above the head, forming a 'squid ball'. When disturbed, they straighten out and swim rather slowly and obliquely upward». The slashing pattern on the histioteuthid squid found in the swordfish stomach (Fig. 2) suggests that the squid had probably straightened out and was fleeing when hit by the predator bill. As concerns the beaks of H. bonnellii from the Adriatic, wing darkening occurs somewhere between 5.7 and 7.2 mm LRL. In Atlantic specimens wings darken at 6.0 to 9.0 mm LRL (Iceland), <8.7 mm LRL (Madeira) (Clarke, 1986), and 7.7 to 9.5 mm LRL (Azores) (Clarke et al, 1993). The drastic change in the ratio URL/LRL with beak growth and darkening re- quires further investigation. Nevertheless URL/LRL is fairly stable in un- darkened beaks (up to 5.7 mm LRL and 6.0 mm URL in the presently available sample), to be used in estimating an umbrella squid ML and weight when only the upper beak is available. Acknowledgments I am most grateful to Dr. Malcolm R. Clarke for reading and earlier version of the paper and making valuable suggestions and to Dr. Michael Vecchione for kindly providing the description of the posture and behav- iour of histioteuthid squids. 47 BIBLIOGRAPHY Bello G., 1990a - The cephalopod fauna of the Adriatic. Acta Adriat., 31: 273-291. Bello G., 1990b - Cephalopod remains from blue sharks, Prionace glauca, caught in the Gulf of Taranto. Rapp. Comm. int. Mer. Médit., 32(1): 242. Bello G., 1991 - Role of cephalopods in the diet of the swordfish, Xiphias gladius, from the eastern Mediterranean Sea. Bull. Mar. Sci., 49: 312-324. Bello G., 1992 - Stomach contents of a Risso’s dolphin Grampus griseus. Do dolphins compete with fishermen and swordfish? Europ. Res. Cetaceans, 6: 199-202. Bello G., in press - Cephalopods in the stomach contents of Galeus melastomus (Selachii, Scyliorhinidae) from the Adriatic Sea. Atti Soc. I tal. Sci. Nat. Mus. Civ. St. Nat. Milano. Clarke M.R., 1962 - The identification of cephalopod «beaks» and the relationship between beak size and total body weight. Bull. Brit. Mus. Nat. Hist. Zool, 8: 419-480. Clarke M.R. (ed.), 1986 - A Handbook for the Identification of Cephalopod Beaks. Clarendon Press, Oxford, xiii + 273 pp. Clarke M.R., H.R. Martins & P. Pascoe, 1993 - The diet of sperm whales [Physeter macro- cephalus Linnaeus 1758) off the Azores. Phil. Trans. R. Soc. Lond., B, 339: 67-82. Dunning M.C., M.R. Clarke & C.C. Lu, 1993 - Cephalopods in the Diet of Oceanic Sharks Caught off Eastern Australia. In T. Okutani, R.K. O’Dor & T. Kubodera (eds.). Recent Advances in Fisheries Biology. Tokai University Press, Tokyo: 119-131. Kaspiris P. & P. Tsiambos, 1986 - A preliminary list of cephalopoda from western Greece. Biologia Gallo-h ellenica, 12: 209. Kohler N.E. & C.E. Stillwell, 1981 - Food Habits of the Blue Shark (Prionace glauca) in the Northwest Atlantic. Ices C.M. 1981/H: 61, 7 pp., 3 figs., 2 tables. Mangold K. & S.v. Boletzky, 1987 - Céphalopodes. In W. Fischer, M.-L. Bauchot & M. Schneider (eds.). Fiches FAO d’identification des espèces pour les besoins de la peche. (Révision 1). Méditerranée et mer Noire. Zone de peche 37. Voi. 1. FAO, Rome: 633-714. Voss N.A., 1969 - A monograph of the cephalopoda of the North Atlantic. The family Histio- teuthidae. Bull. Mar. Sci., 19: 713-867. Zore-Armanda M., 1963 - Les masses d’eau de la mer Adriatique. Acta Adriat., 10(3): 1-93. 48 Boll. Malacologico 30 (1994) (1-4) I 49-66 Milano 30-6-1994 Cesare F. Sacchi (*) CONTRIBUTION A LA DEMOECOLOGIE DE DEUX LITTORARIA DES ILES SUD-PACIFIQUES (Gastropoda, Prosobranchia, Littorinidae) (**) Key Words: Littoraria undulata, L. coccínea, Laing Island, Mo’orea, sex-ratio, shell variations, trophic spectra. Abstract A contribution to demoecology of two Littoraria species from South-Pacific islands. L. undulata and L. coccínea are closely related species from a genus inhabiting the whole Indo-Pacific tropical region. Population samples of the former are studied from Laing Island, Papua New Guinea. The latter was sampled from the shores of Oponohu Bay, Society Islands. Sex-ratio of both presents a female excess high even for Littorinids. Sexual differences in shell, concerning size and globosity — slightly more important in females — following a general trend in Littorinids, were confirmed, as weU as relations between average size, population density, local ecological factors. The shells of L. coccínea are usually pink. L. undulata displays a shell colour polymorphism, mottled morphs being predominant. Trophic spectra of both species are based upon microphagy, as related to macroscopically «bare» substrata inhabited by these marine snails, i.e. intertidal rocks and logs. Data are added concerning Molluscs found at the same levels: they are mainly other Littoraria, from the L. scabra group, and Neritidae. Riassunto Contributo alla demoecologia di due Littoraria sudpacifiche. L. undulata e L. coccínea sono specie affini, d’un genere diffuso nellTndo-Pacifico tropicale. Campioni di popolazione di quella sono stati studiati sull’isola di Laing (Papua-Nuova Guinea); di questa, sul greto della baia di Oponohu a Mo’orea, isole della Società. Pur se la tendenza verso l’eccesso di femmine è generale nei Littorinidi, entrambe queste Littoraria mostrano un eccesso particolarmente rilevante. Differenze sessuali, a vantaggio delle femmine, nelle dimensio- ni medie e nell’indice di globosità del nicchio sono confermate anche qui. Le conchiglie di L. coccínea sono di sfumature rosee; L. undulata mostra invece un notevole polimorfismo, con netta predominanza di morfe screziate. Gli spettri trofici di entrambe le specie indicano microfagia, in rapporto con la loro localizzazione intermareale su greti macroscopicamente «nudi», come rocce e tronchi. Si dà pure una lista di Molluschi trovati agli stessi livelli: si tratta di altre Littoraria — del gruppo di L, scabra — di Neritidi e di pochi altri elementi. (*) Dipartimento di Genetica, sez. Ecologia, Piazza Botta 10, 27100 Pavia. Un résumé de ce travail a été présenté au Fourth International Symposium on Littorinid Biology (Roscoff, 19-25 Septembre 1993) (**) Lavoro accettato il 25.2.1994 49 Introduction Placées par Reid (1986) dans le genre Littoraria — précédemment ac- cepté comme sous-genre de Littorina — les espèces L. imdulata (Gray, 1839) et L. coccínea (Gmelin, 1731) sont considérées par Rosewater (1970) comme taxonomiquement très proches, entre autres caractères par la pré- sence d'un pan basai du pénis (fig. 1) à fonction vraisemblablement glan- dulaire. Les deux espèces, dont l'habitat adulte est typiquement intertidal, présentent une ample distribution dans le domaine tropical indo- pacifique. Toutefois, L. imdulata n’atteint pas les archipels du sud-est paci- fique (lies de la Société, Tuamotu, Marquises, Australes) alors que L. coccí- nea ne franchi! pas, vers l'ouest, la longitude des Philippines. Le but de cette recherche a été une comparaison des caractères démo- écologiques des deux Littoraria, qui diffèrent sensiblement du groupe de L. scabra (L.) étudié en 1986 par Reíd, de fagon à établir un parallélisme avec des Littorinidés précédemment étudiés (Sacchi, 1967, 1969; 1980; 1984; Sacchi & ScoNFiETTi, 1988 et 1991; Sacchi et Voltolina, 1987) dont les exigences sur la grève paraissent parfois analogues, malgré leurs distribu- tions nord-atlantiques ou nord-pacifiques. Méthodes et techniques a) localisation et récolte du matériel. Littoraria undulata a été récoltée en quatre localités (fig. 2: de A à D) de Pilot madréporique de Laing Island en Mer de Bismarck, à 3 kilomètres de la còte nord-est de Papouasie-Nouvelle Guinée. Cette localité se trouve dans la province de Madang, en face de Bogia (Claereboudt & alii, 1990). La récolte a eu lieu en juin-juillet 1986. Postérieurement à ces récoltes personnelles, trois récoltes, notées de A-1 à A-3 dans les tableaux ont été faites dans la localité A par d’autres cher- cheurs travaillant à la Station biologique Léopold I de PUniversité de Bruxelles à Laing Island: respectivement en février 1987, aoùt 1988 et Jan- vier 1989. Le substrat, à còté de quelques blocs de madrépores mortes, découverts par basse-mer, est surtout constitué par des troncs d'arbres en épave sur la grève. Ce dernier substrat est nettement préféré par les adultes. La récolte durai! environ un quart d'heure, sur une surface effecti- vement habitée par les Littoraria de 5 mP L. coccínea, moins ahondante dans la nature, vient de sept stations prospectées par nous sur la còte de la baie d'Oponohu, profonde entaille sur le littoral nord de Mo’orea, la seconde ile en superficie du groupe de la Société (fig. 3, de M-1 à M-7). La récolte a eu lieu en septembre 1991. Le substrat est constitué en partie de blocs artificiellement placés de madré- pores et surtout de basalte (Pile appartieni d’après Salvai, 1988, au type «volcanique à récifs coralliens»). Une partie importante de la récolte a tou- tefois été faite encore sur des substrats ligneux, tels des troncs et morceaux de bois en épave, ou la base d’arbres thalassophiles, ou méme des racines de la végétation littorale terrestre, déchaussées par les vagues. Les arbres dont la base seri de substrat aux Littoraria sont souvent des Hemania nym- phaeifolia (Presi.), Calophyllum inophyllum L., Temiinalia catappa L., Bar- ringtonia asiatica (L.) et surtout Hibiscus tiliaceus L., tous germani sur la grève exondée. 50 La présence relativement plus réduite de L. coccínea a requis des temps et des surfaces de récolte plus importants: une demi-heure sur 10 Plus rarement, Lune et Lautre espèce accompagnent des Littoraria du groupe scabra (L.) sur d’autres arbres thalassophiles vivants. Pour L. coccí- nea il s'agit du cocotier Cocos nucífera L. né sur la grève. Pour L. undulata, le substrat commun est représenté par Avicennia marina Vierh. mangrove arborescente aux limites nord de la station C.. Les stations de M-J à M-4 sont sur la còte ouest (exposée à l’est) d'Opo- nohu; les trois suivantes sur la còte est. Un huitième relevé d'essai, au fond de la baie, presqu'au niveau du Centre de l'Environnement d’Oponohu, n’a pas livré un nombre de littorines suffisant à la comparaison avec les autres stations. Suivent, après l'estuaire de la rivière, en allant vers le nord, 1,5 kilomètres environ de grève presque dépeuplés de L. coccínea. Pendant la récolte, nous avons essayé de déranger le moins possible, sur les plans qualitatif et quantitatif, les présences et les positions sur la grève des peuplements soumis à Léchantillonnage, qui a toujours exclu les plus jeunes individus, vivant à la lisière inférieure du modeste horizon in- tertidal de ces ìles (un mètre). Ces «nouveaux arrivés» dans l 'habitat su- baérien des adultes, montrent d'ailleurs souvent une rugophilie plus mar- quée, choisissant des substrats moins lisses (à Laing par exemple, les blocs de madrépores plutòt que les troncs) qui offrent une meilleure protection mécanique et hygrique. Fig. 1: Littoraria coccinea, Baie d’Oponohu, Station M-4. Morphologic d’un individu male après fixation en alcool à 70%. Le trait horizontal représente le centimètre. M. Govaerts, del. 51 b) analyses démographiques. Suivant nos procédés habituéis (voir, entre autres, Sacchi, 1984) l’échantillon récolté a été d'abord divisé, d'après l'état de la coquille, en adultes et immatures. Les adultes, destinés aux analyses biométriques, ont été soumis à dissection pour en évaluer le rapport des sexes (Tableaux I et II). c) biométrie. Sur les coquilles adultes, à Laide d’un calibre à horloge (dial calliper) au 100''"’" de millimètre, ont été prises les mesures de la hau- teur h et du grand diamètre D. Ces deux mesures sont estimées suffisantes pour apprécier des différences de forme, par le calcul de l'indice / = D X 100 X h"’ et de taille, par une assimilation — très approximative — du volume V à celui d'un cóne ayant D comme diamètre de base et h comme hauteur. Cette mesure du grand diamètre est assurément moins significa- tive, sur le pian anatomique, que celle proposée par Reíd (1986) mais elle présente Lavantage de permettre une plus directe comparaison avec les données de la littérature et d'etre plus rapide (Tableaux III et IV). Suivant les techniques habituelles (Sacchi & Sconfietti , 1988 et 1991) on mesure pour chaqué station un échantillon adulte — extrait au hasard de la récolte — de 100 màles et autant de femelles. Toutefois, les faibles présences de L. coccinea sur la còte orientale d'Oponohu ont limité la consistance des échantillons étudiés à 70 individus par sexe en M-6 et à 80 màles con tre 100 femelles en M-5, seules les coquilles intactes après dissec- tion ayant été utilisées. Toutes les moyennes ainsi obtenues sont accompagnées par leur dévia- tion standard, ou écart-type. d) polymorphisrne de couleur. Rosewater (cit.) remarque que Gmelin, en baptisant coccinea une espèce à coquille non pas écarlate, mais présen- tant une monotone teinte rose qui blanchit avec l'àge, a péché par opti- misme. Quelquefois ce fond est confusément relevé par des bandes incer- taines d'un rose un peu plus foncé. L. undulata, au contraire, montre un remarquable polymorphisrne de couleur, et surtout de dessin, méme dans une aire topographiquement aussi restreinte que Laing Island (Tableau V). Nous groupons en trois classes ce polymorphisrne, en limitant l'étude aux coquilles soumises à l'analyse biométrique. La première classe (b) comprend une coloration beige uniforme qui seulement en deux cas tend légèrement au rose. La classe m est celle des surfaces maculées à marbrées, rarement rayonnant d'un système mal définissable de deux bandes, respec- tivement supra- et infraéquatoriale, à leur tour maculées; il y a de nom- breuses variations d'étendue et d'intensité de ce dessin. La troisième classe, notée g , englobe des morphes également basées sur un système de deux bandes, grisàtres, généralement à leur tour confuses, d'où cette colo- ration incertaine peut s'étendre à tonte la surface du dernier tour, sur l'as- pect duquel la classification est établie, comme il est de règie en malacolo- gie. e) spectres trophiques. Un certain nombre d'adultes ont été fixés en so- lution concentrée de formol, directement pendant la récolte sur la grève. Ils ont ensuite été soumis à l'analyse des contenus du tube digestif, d'après les techniques utilisées par notre groupe de travail (Voltolina Sacchi, 1990). 52 Fig. 2: Carte schématique de Laing Island (PNG). 1 = secteurs à Avicennia marina-, 2 — limites des basses-mers de vive eau; 3 = isobathe de 4 mètres avec indication de l’énergie cynétique d’après Claereboudt & alii, 1990, modifié. 53 Laíng Island (PNG) Litt oraria imdulata Date Stat. MM FF % MM TOT. juv. juillet '86 : A 167 289 36,62 456 16 B 184 342 34,98 526 20 c 277 551 33,45 828 122 D 254 416 37,91 670 140 Total juillet '86 M2 1598 35,56 2480 298 février '87 : A 155 263 37,08 418 6 aoùt '88 : á 108 150 41,86 258 48 Janvier '89 : É 428 546 43,94 974 20 Tableau I; Structure démographique en Lit ¿oraria undulata. Baie d’Oponohu ( ile de Mo’orea ) Septembre 1991 Littoraria coccinea Station MM FF % MM TOT. juv. M 1 153 249 38,06 402 216 M2 110 172 39,00 282 106 M3 138 206 40,12 344 38 M4 186 278 40,09 464 106 M5 108 200 35,06 308 176 M6 73 129 36,14 202 32 M7 113 231 32,85 344 318 Total 881 1465 37,55 2346 992 Tableau II: Structure démographique en Littoraria coccinea. 54 Fig. 3: Carte schématique de la baie d’Oponohu (ile de Mo’orea) dessinée d’après la carte n. 6657 (Océan Pacifique Sud, ìles de la Société) du Service hydrographique de la Marine (1976). f) outils statistiques . Les moyennes présentées dans les Tableaux III et IV sont comparées à Laide du test t de Student, dont les valeurs sont égale- ment indiquées. A coté apparaìt Lévaluation qualitative correspondante des valeurs de la probabilité P que les différences rencontrées soient for- tuites. Le signe - correspond à P > 0,05; le signe ± à 0,05 > P > 0,02; + indique une valeur de P comprise entre 0,01 et 0,001; ++ vaut une P infé- rieure à 0,001 (Fisher & Yates, 1953). 55 Pour comparer dans les différentes localités de récolte tallies et formes moyennes des coquilles, respectivement exprimées par les valeurs V et /, nous utilisons les diagrammes construits à l'aide des indices de similarité (Kulczinsky, 1927; Southwood, 1978; Sneath & Sokal, 1973). Les moyennes adoptées intéressent la globalité des échantillons, obtenue en pondérant les données des deux sexes par les rapports indiqués dans les Tableaux I et II (Fig. 4). Le test utilisé pour les autres comparaisons est le X\ L'appréciation qualitative de la signification statistique des différences est établie aux mémes niveaux de P, et exprimée par les mémes signes adoptés pour le t de Student. g) faune associée. La faune malacologique associée à L. coccínea dans le méme horizon intertidal moyen-supérieur, figure dans le Tableau V. Le symbole O indique des présences sporadiques, alors que ++ vaiit un peu- plement particulièrement dense, presque continu, à coté de L. coccínea. Stat. h D I V MM 16,59 1,51 10,21 0,89 61,76 4,54 461,35 111,76 A FF 16,99 1,30 10,62 0,70 62,60 3,01 508,35 102,99 t 2,00 + 3,62 ++ 1,54 - 3,09 4 B MM 15,83 2,47 9,78 1,32 62,08 3,49 420,36 180,01 FF 16,50 2,38 10,38 1,46 63,04 3,16 493,35 207,42 t 1,95 + 3,04 + 2,03 + 2,65 4 MM 14,11 1,77 8,77 1,08 62,23 3,00 296,98 112,39 C FF 15,06 1,67 9,53 1,01 63,42 2,75 370,58 116,31 t 3,90 ++ 5,13 ++ 2,92 4 4,55 44 MM 14,58 1,43 8,95 0,89 61,48 2,97 314,65 95,57 D FF 15,71 1,70 9,84 1,00 62,75 3,34 410,25 138,22 t 5,08 ++ 6,64 ++ 2,84 4 5,68 44 MM 16,05 1,99 10,00 1,15 62,43 2,88 437,08 149,40 FF 16,44 2,15 10,57 1,23 64,54 3,92 500,94 169,76 t 1,33 - 3,38 ++ 4,33 44 2,82 4 MM 15,17 1,56 9,63 0,96 63,56 2,80 378,94 102,35 A" FF 15,42 1,66 9,98 1,04 64,80 2,64 415,06 119,17 t 1,09 - 2,47 + 3,22 4 2,29 4 MM 15,61 1,49 9,82 0,81 63,06 4,06 402,12 103,42 A" FF 15,48 1,59 9,92 1,05 64,11 2,66 411,75 132,12 t 0,59 - 0,75 - 2,16 4 0,57 - Tableau III: Caractères biométriques de Littoraria undulata en nm. 56 Résultats et discussion a) rapport des sexes. Dans plusieurs espèces de Littorinidés Ton enre- gistre un excès de femelles. Cet excès est toutefois particulièrement impor- tant dans les deux Littoraria étudiées ici (Tableaux I et II). Par contre en juillet 1986, Littoraria scabra de Laing Island avait montré un faible excès de máles (52,6% sur les 572 adultes disséqués). Le contraste ne s'est pas répété à Oponohu: sur 208 Littoraria intermedia, les máles ne constituent que 32,7%. II serait sans doute nécessaire de répéter ces analyses en d'autres sai- sons, car, si pour Littorina obtusata (L.) à Roscoff le rapport des sexes ne montre pas de variations saisonnières significativos (Sacchi, 1968) il serait imprudent d'en déduire des conclusions généralisées. Dans la localité A de Laing Island, p.ex., le pourcentage des máles parait augmenter progressi- vement. Si en été 1986 les différences entre stations ne donnent á Laing qu’une probabilité P de 0,30 environ (-) la sèrie chronologique de A pré- sente au contraire des différences statistiques significativos (P ~ 0,02 : -1-). Quant à L. coccinea, les différences entre stations ne sont pas significa- tivos (0,50 > P > 0,30 : -) Considérées séparément par cotes, les différences sont encore plus réduites. Pour les quatre stations de la cote ouest, P est près de 0,90; pour les trois de la còte est, on obtient une P de 0,70 environ. Stat. h D I V M1 MM 11,19 1,54 7,17 1,01 64,17 3,94 159,11 65,13 FF 12,20 1,65 7,98 1,08 65,56 3,63 214,05 85,10 t 4,47 ++ 5,53 ++ 2,59 + 5,12 +4- M2 MM 12,75 1,82 8,38 1,19 65,76 2,96 248,73 106,67 FF 12,71 2,16 8,42 1,41 66,37 4,04 255,27 126,11 t 0,14 - 0,16 - 1,21 - 0,39 - M3 MM 11,94 1,67 7,74 1,11 64,81 3,17 199,32 89,61 FF 12,75 1,83 8,34 1,21 65,43 2,81 247,52 123,33 t 3,27 + 3,65 + 1,46 - 3,16 + M4 MM 10,50 0,83 6,93 0,56 66,10 2,37 134,78 33,52 FF 10,35 1,34 6,94 0,82 67,27 3,94 136,61 56,43 t 0,95 - 0,10 - 2,54 + 0,27 - M5 MM 9,15 1,28 5,99 0,76 65,61 2,85 90,33 37,13 FF 9,93 1,40 6,51 0,92 65,60 2,62 116,89 54,50 t 3,89 ++ 4,15 ++ 0,02 - 3,87 ++ M6 MM 12,27 1,96 8,24 1,25 67,31 2,64 234,78 129,00 FF 13,40 1,99 9,04 1,25 67,73 4,30 303,94 141,95 t 3,38 + + 3,80 ++ 0,69 - 3,01 + M7 MM 10,15 1,44 6,58 1,00 64,84 2,87 123,15 64,33 FF 11,63 1,68 7,69 1,05 66,30 2,82 190,98 84,79 t 6,68 ++ 7,65 ++ 3,62 ++ 6,37 ++ Tableau IV: Caractères biométriques de Littoraria coccinea en nm. 57 La comparaison entre les deux cotes de la baie donne par contre une va- leur de 0,01 (+). La còte orientale d'Oponohu, déjà moins colonisée par L. coccínea, est statistiquement plus pauvre en màles. b) fréquence des immatures. La còte orientale est aussi plus pauvre en adultes (Tableau II). La comparaison entre les deux còtes conduit à une probabilità P < 0,001 (++). On pourrait ainsi supposer que les máles attei- gnent la maturité sexuelle plus lentement que les femelles, et qu'il y a done parmi les immatures un excès de màles, au moins dans la saison étudiée; on constate par ailleurs que parmi les plus vieux individus examinés il y a autant de màles que de femelles. Plusieurs accouplements ont méme eu lieu sur la grève de basse-mer au moment de nos récoltes. Pour L. undulata, la comparaison statistique est superflue: il y a nette- ment moins de jeunes dans les deux stations les plus abritées de Laing Island. On serait done amené à supposer que des conditions locales moins favorables génent la croissance et le développement pendant la vie benthi- que et subaérienne de ces littorines, considérations que confirment les don- nées discutées plus loin (voir point d). c) dimorphisme sexuel de la coquille. Les données des Tableaux III et IV confirment pour ces Littoraria la tendance — générale dans les Littorinidés (Sacchi & ScoNFiETTi, 1988 et 1990) — vers une plus grande taille et une forme plus trapue de la coquille des femelles. La seule exception est repré- sentée par L. coccínea de la station M-5, où l'indice I est pratiquement égal dans les deux sexes. De telles différences sexuelles ne sont toutefois évi- dentes qu'à I’analyse statistique conduite sur un nombre suffisamment éle- vé d'individus; on ne saurait les accepter a priori au niveau individuel. d) relations entre taille et environnement . Pour L. undulata, les plus grandes tallies s'observent dans les endroits les moins battus par les va- gues (fig. 4). Claereboudt et alii (1990) montrent que les deux extrémités, nord et sud, de Pilot regoivent un maximum d’énergie cinétique des va- gues, par suite de la direction des mouvements de la mer vers SE en saison sèche et de la houle orientée vers le nord en saison des piules. Les mesures des Auteurs beiges intéressent l'isobathe de 4 métres, mais les répercus- sions jusqu'á Phorizon intertidal en sont évidentes. Pour L. coccínea, les tallies suivent, sur les grèves de la baie, des gra- dients à allure transversale, avec taille maximale dans le secteur intermé- diaire entre les stations les plus ouvertes {M-1 et M-7) et les plus soumises aux influences de la rivière d’Oponohu {M-4 et M-5). Les tallies les plus importantes s'observent done en M-2, M-3 et M-6, relativement abritées, éloignées de la rivière et des nombreux ruisseaux et fossés débouchant près de M-4. Ce sont également des localités un peu moins anthropisés (Aubanel, 1993). 58 100 -, % MS M4 M7 M1 M3 M2 M6 C D 90 - 80 - 70 - 60- B A 60 - L. C. 1/ L. U. 100 -1 % 98 - 97 - D A B C Ml M3 MS M7 M2 M4 M6 L. U. I L. C. Fig. 4: Dendrogrammes de similarité établis pour le volume V et l’indice de forme I de la coquille (valeurs moyennes) en Littoraria undulata (L.u.) et L. coccínea (L.c.). 59 Stat. Morphes MM FF TOT. P 21 40 61 A m 63 100 45 100 108 200 g 16 15 31 P 40 23 63 B m 46 100 58 100 104 200 g 14 19 33 P 14 21 35 C m 56 100 62 100 118 200 g 30 17 47 P 16 23 39 D m 58 100 53 100 111 200 g 26 24 50 P 22 27 49 É m 62 100 53 100 115 200 g 16 20 36 P 21 22 33 m 60 100 59 100 119 200 g 19 19 38 P 16 21 37 m 66 100 58 100 124 200 g 18 21 39 P 150 177 327 TOTAL m 411 700 388 700 799 1400 g 139 135 274 Tableau V: Variations en couleur de la coquille de Littoraria undulata. e) différences de forme. L'indice / exprime des différences modestes entre stations (Tableaux III et IV). Il ne semble y avoir de relation évidente entre ces petites variations intraspécifiques et la position des stations de récolte, ni pour L. undulata ni pour L. coccínea. II n'y a, en tout cas, aucun rapport apparent avec les relations écologiques de taille. Les différences de forme sont également réduites au niveau interspéci- fique. Les deux Littoraria ont une coquille à la forme trés semblable. 60 confirmant par I’analyse biométrique les affinités descriptives soulignées par Rosewater (1970 cit.). II y a par contre entre les deux de fortes différences de taille. Les L. coccínea de Mo'orea (mais également de Tahiti et d’autres ìles de la Poly- nésie franqaise:! à Tahiti directement et en collection pour les Marquises) sont bien plus petites que les L. undulata étudiées. Rosewater à son tour citait de petites tables pour les L. coccínea des ìles de la Société. Des indi- vidus d’une taille proche des L. undulata, appartenant aux deux sexes, se trouvent rarement à Oponohu; une vingtaine ont fait partie de mes ré- coltes, dont 7 seulement rentrent dans les échantillons de population me- surés. Il est possible que, vers la limite orientale de sa distribution pacifi- que, L. coccínea soit affectée par un phénomène généralisé de nanisme (Fig. 5). f) polymorphisme de L. undulata. Il n'y a pas de différence à ce sujet entre males et femelles (P ~ 0,30; Tableau V), en été 1986. Il n’y en a pas non plus dans la comparaison entre tous les 7 échantillons étudiés (0,50 > P > 0,30). On atteint une valeur de P ~ 0,50 si Fon considère les fréquences de la morphe prédominante à dessin marbré pour la sèrie chronologique de A à A-3] et cela, soit pour l'ensemble, soit dans une comparaison par sexes. Le peuplement de Laing Island est done homogène en ce qui concerne le polychromatisme de la coquille de L. undulata. La surface ré- duite de cet ìlot permet de considérer le peuplement comme dérivé d'es- saims de larves limités et peu variables, sinon, à chaqué saison reproduc- tive, d’un essaim unique. Il est intéressant d'ajouter, par comparaison, quelques observations sur les variations du groupe de L. scabra, typiquement polymorphe en cou- leurs de la coquille (Cook, 1983; Hughes & Jones, 1985; Reíd, 1986). Les L. scabra de Laing sont toutes des « browns» (en réalité, gris-brunàtre); elles vivent, en effet, à Fétat adulte sur les tronos d’Avícennía, où elles seraient rhimétiques d'après les Auteurs anglais cités. Les L. intermedia d'Oponohu sont également des «browns», ainsi que celles d'un petit peuplement trou- vé à Tahiti (Maheva Beach) toujours associé à des L. coccínea; seule excep- tion, un femelle jaune de la station M-7, sur un cocotier. g) spectres trophiques. L 'analyse des contenus des tubes digestifs a confirmé ce que 1 'habitat méme de ces Littoraria laissait supposer. L'exa- men des L. undulata de Laing Island a donné d’abondants résidus de bois mélangés à une forte charge bactérienne, une seule diatomée {Navícula sp.), et de rares Oscillatoria. Un grattage de substrat, en A, avait à son tour donné des débris de bois pourrissant, mélangés à beaucoup de bactéries. En plus, de rares Navícula sp.pL, Amphiprora hy aliña Eulenstein ex Van Heurek, Amphora coffeaeformis (Agardh) Kützing et deux Cyanobactéries filamenteuses (Lyngbya sp. et Oscillatoria sp.). Il y avait aussi quelques Ci- liés non sessiles, également rares. L. coccínea (station M-4) présente également une microphagie poussée. En douze exemplaires examinés, les tubes digestifs ne contenaient, sur un fond abondant de micro-fragments végétaux, que deux Amphora sp. avec d'abondantes bactéries. Le grattage du substrat a permis Fidentification de très rares Achnantes sp. et Amphora sp. avec une Navícula tubicole, pro- bablement N. ramosissima (Agardh) Cleve, associées à des fragments végé- 61 taux quelquefois colonisés par des ciliés vorticelliformes et par une chloro- phycée incrustante du type Ulvella. Dans la méme station, l'étude d’une dizaine de L. intermedia n'a pas donné de résultat différent, sauf la pré- sence occasionnelle d'une Navicula, différente de N. ramosissima. La microphagie de ces Littoraria traduit done, au niveau trophique, l’habitat typique des adultes. Le milieu intertidal qu’ils colonisent est dé- pourvu de végétation macroscopique, car il s'agit de rochers coralliens ou volcaniques, surtout utilisés pour des petits murs à sec, d'épaves ou de la base d’arbres littoraux touchant la surface de l’eau. Quant à la chaìne trophique en amont des Littoraria, nous avons par- fois trouvé sur la grève des coquilles à cassare probablement attribuable à des crabes. C'est notamment le cas des L. coccinea dans la station M-3. On ne cherchera d'ailleurs pas dans cette espèce, monomorphe par la couleur du test, des mécanismes de sélection visuelle par des prédateurs inconnus, comparables à ceux qui joueraient au sein du groupe de L. scabra (Reíd, 1987). Ce groupe comprend d’ailleurs des espèces de plus grande taille, mangrovicoles, à habitat varié, et, en général, à test plus fragile... h) malacofaune associée. A Laing Island, à part quelques présences pé- riphériques de Littoraria scabra, L. undulata n'est accompagnée au niveau intertidal, que par Nerita plicata, alors que d’autres Nerita sont localisées en d’autres milieux (Poulicek et alii, 1994 sous presse). N. plicata se dispose d’habitude quelques centimètres en contrebas du gros des L. undulata adultes. Les espèces compagnes de L. coccinea à Oponohu sont plus nom- breuses (Tableau VI). Les plus fréquentes sont Littoraria intermedia — pres- que aussi ahondante en M-4 que L. coccinea elle-méme, et, toujours dans Stations Espèces M1 M2 M3 M4 M5 M6 M7 Gastropoda Collana sp. fiuv.) + Nerita plicata L. + + Nerita costata Gm. + + + + + + + Neritina maceillivravi ÌL. Reeveì + + + + Littoraria intermedia fPhil.) + + ++ + -b Nodilittorina cfr. nodosa iGrav) + 0 Melamous flavus iGm.) + + + + + Morula granulata fP. DuclosI + + • + Drupella cariosa iWood) + Engina cfr. incarnata iDesh.) + Cerithium columna Sow. + Strombus maculatus Sow. 0 Bivalvia Barbaria decussata iSow.) + Ostrea sp. iiuv.. mortesi ++ Tableau VI: Malacofaune associée à Littoraria coccinea. 62 cette localité, un Ostréidé avec une fonie de valves mortes, d’un diamètre de 2 à 3 cm environ. Il s'agit apparemment dune Ostrea sp., dont les restes forment une sorte de ceinture presque continue immédiatement au- dessous de Thorizon à Littoraria, aux limites supérieures de l'intertidal. C’est là possiblement le résultat de l'arrivée d’un essaim de larves par une pieine mer particulièrement haute, suivie d’une hécatombe dès le rétablis- sement d'amplitudes plus normales de marée (Fig. 5). Ce n’est pas excep- tionnel pour des buitres, non plus que leur préférence pour des eaux un peu dessalées. Une telle préférence parait partagée par L. intermedia, qui à Oponohu n'occupe que rarement des substrats au-dessus de la limite de pleine mer. II en est de méme pour la nérite noire, Neritina mcgillivrayi, bien représentée dans la station M-7 prés des petits débouchés d’une sèrie de fossés temporaires. L’espéce-compagne la plus fidéle de L. coccinea est pourtant Nerita costata. Il s’agit, en somme, d’une faune remarquablement eurytope dans le domaine indo-pacifique, sélectionnée, au méme titre que les Littoraria, pour une vie adulte partiellement subaérienne. Conclusions et perspectives L’étude des populations naturelles de L. undulata et de L. coccinea confirme des tendances démographiques et morphologiques déjà consta- tées pour des Littorinidés d’autres mers. Certaines en sont méme accen- tuées, comme l’excès des femelles. Le substrat choisi pour la vie adulte est plus varié qu’en milieu tempé- ré, tout en se limitant à l’étage intertidal (mésolittoral). Plusieurs substrats cohérents disponibles sur place sont colonisés par ces Littoraria, qui pa- raissent privilégier souvent des substrats végétaux durs. Pierres calcaires et basaltiques sont appréciées par L. coccinea à Mo’orea. Les plus jeunes individus préfèrent souvent des pierres à surface plus irrégulière, d’après leur plus forte rugophilie, suivant les préférences typi- ques des Gastéropodes à écologie intertidale. Nous avons parfois trouvé à Oponohu sur des substrats végétaux à la limite supérieure de la zone de marée les «géants» de L. coccinea, qui sont généralement de vieux indivi- dus. Densité des peuplements, état moyen de développement, taille adulte paraissent répondre assez régulièrement aux conditions écologiques lo- cales. Ces Littoraria sont microphages; parmi leurs possibles prédateurs, des crabes semblent avoir de l’importance. Des Blenniidés intertidaux, souvent évoqués comme prédateurs du groupe de L. scabra (Reíd, 1986) ne sont peut-étre pas à exclure. L’affinité systématique et la ressemblance morphologique entre L. un- dulata et L. coccinea ont une contrepartie dans des adaptations écologiques tellement parallèles qu’il est possible de considérer ces deux espèces comme réciproquement vicariantes. Il sera intéressant de reconnaìtre sur des grèves où, d’après les cartes zoogéographiques de Rosewater (1970) elles se rencontrent, quelles sont leurs différences adaptatives réelles, combien et comment leurs niches écologiques divergent. 63 Remerciements Un remerciement particulièrement vif est dù au Directeur de la Sta- tion de Biologie marine Léopold I de Laing Island, Jean Bouillon, à celui du Centre de l'Environnement d’Oponohu, de l’Ecole pratique des Hautes Etudes, Bernard Salvat, et à leur personnel, dont l'assistance a été pré- cieuse. J 'exprime ma gratitude aux Collègues ayant collaboré activement à cette recherche, que je cite par ordre alphabétique: Ferdinando Boero (Université de Lecce, Italie); David Reid (British Museum of natural Histo- ry, Londres); Marcel Verhaeghe (Société Malacologique beige) et Domenico Voltolina (Centro de Investigación científica y de Enseñanza superior. En- senada, B.C., México). Un remerciement cordial à mes éléves Cristiana Franchini, pour Laide biométrique, et Laura Padovani, pour la préparation des Tableaux. Le Professeur Maxime Lamette (Paris) a bien voulu relire le manuscrit, en suggérant des améliorations de style et de contenu; mon épouse, Mireille Govaerts, a toujours collaboré à ces recherches, sur le ter- rain comme au laboratoire. Fig. 5: En haut: coquilles femelles de Littoraria undùlata, station A (à gauche) et de L. coccínea, station M-3. Le lot de L, coccínea comprend quelques «géants» (voir Discussion, point e). En bas\ Station M-4. L. coccínea (blanches dans la photo) et L. intermedia sur blocs de basalte de Mo’orea, avec quelques espèces compagnes de MoUusques. 64 65 BIBLIOGRAPHIE Aubanel, a. 1993 - Valeurs socio-économiques du milieu corallieri récifal et de ses ressources. Application à un ile océanique du Pacifique sud: Moorea, archipel de la Société. Thèse Doct. Univ. M. de Montaigne, Bordeaux. Claereboudt, M.; Massin, C. & J. 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Summary Are here illustrated some species, not very well known, on the basis of the material from the Monterosato’s collection; it is also pointed out the finding of one alive specimen of Chauve- tia candidissima and one specimen of Pinctada radiata in the sea of Siracusa, Sicily. Introduzione Nel recente Catalogo dei molluschi marini mediterranei (Sabelli et al., I, 1990) non compaiono, fra le altre, due specie di rissoidi appartenenti al genere Setia (S. scillae e S. sciutiana, descritte da Aradas & Benoit, nel 1874 e nel 1876), ma a pag. 369 del II volume (1992) viene spiegato che non sono state prese in considerazione le specie dubbie, «cioè specie le cui de- scrizioni o irreperibilità dei tipi non consentono una identificazione cer- ta»: non si può non ritenere ineccepibile una scelta di questo tipo, tanto più che ha come chiaro intento di stimolare ulteriori ricerche e non certo quello di calare il velo dell'oblìo su tali specie! Già da qualche tempo ho avuto modo di trovare soluzione ad alcuni di questi problemi sulla base degli scritti di Monterosato e del materiale con- servato nella sua collezione. Ne illustro qualcuno. Setia scillae (Aradas & Benoit, 1876 ex G. Seguenza ms.) Diagnosi «Conchiglia piccola, ovata, ovvero ovato-oblonga, translucida, opalina, di color d'ambra chiaro, talvolta con macchioline irregolari, alquanto più oscure, sovente longitudinalmente allungate; levigatissima e lucida; molto ottusa per aver l'apice arrotondato; costituita di quattro anfratti mediocre- mente convessi. L'apertura è ovato-circolare col margine oscuretto, e circa due quinti della totale lunghezza della conchiglia, col labbro semplice ed alquanto slargato alla base. (*) Via della Lungara 76 - I - 00165 Roma (**) Lavoro accettato il 15 febbraio 1994 67 Questa specie distinguesi bene dalle conosciute per tutti i suoi caratte- ri. Essa in qualche modo si approssima alla R. contorta di Jeffreys ed alla pygmaea di Michaud, stando per la forma come intermedia tra le due, e distinguendosi da entrambe per gli anfratti meno convessi, pel loro nume- ro, pel difetto della fessura ombelicale e per l'apice molto grosso e arroton- dato. La R. scillae, che dedico al celebre Agostino Scilla, giunge appena alla lunghezza di un millimetro, e vive unitamente alle due prececenti specie [R. messanensis e R. micrometrica]». Discussione Ho riportato per intero la diagnosi originale degli autori perche è così dettagliata da rendere superflua ogni aggiunta; utile mi sembra accennare alla sua storia. Questa specie fu originariamente trovata da Seguenza che tuttavia non la descrisse ma la inviò a Monterosato, il quale puntualmente ne die- de notizia (1872:37); solo nel 1876 (:315) Aradas e Benoit ne diedero final- mente una descrizione (in italiano e non in latino) includendola nell'Ap- pendice alla loro opera con un curioso refuso tipografico: Rissaa [invece di Rissoa!] Seguenza; gli esemplari che qui illustro (tav. 1) sono accompagna- ti dalla etichetta autografa di Seguenza e da quelle dello scatolino (n. 22271) della collezione di Monterosato in cui la fialetta di Seguenza è con- servata: ho riprodotto, nella suddetta tavola, queste etichette; in una delle due etichette di Monterosato non si leggono, perche scritte con inchiostro chiaro, queste parole: «non littorale, 50 m», suggerimento che ci sembra molto utile visto che gli autori avevano solo scritto dove era stata trovata («fu pescata al Villaggio Pace, poco lungi da Messina»), ma non a quale profondità. Questa specie sembrò a Monterosato (1884b: 280) tanto peculiare che ne fece il tipo del suo genere Parvisetia; in quella stessa sede scrisse che R. brutia Liberi ms. (fossile di Pezzo in Calabria) era sinonimo di Parvisetia scillae: anche la R. brutia con etichetta di Liberi è conservata in uno scato- lino (n. imi) della collezione di Monterosato: in una fialetta vi sono due esemplari provenienti da Pezzo che convalidano l'affermazione di Monte- rosato. Accenno alla possibilità che Cingula gittenbergeri Verduin, 1984 possa essere ricondotta a S. scillae: dal semplice confronto della descrizione e riproduzione fotografica originali a me sembra che la somiglianza sia solo apparente ma mi riservo di tornare sull'argomento non appena mi sarà possibile effettuare un confronto più approfondito. Lav. 1 Setia scillae - Messina (h 1,5 Ig 1,0 mm; h 1,7 Ig 1,1 mm) Setia sciutiana - Messina (h 1,8 Ig 0,9 mm) Monterosatus primus - Palermo (h 3,1 Ig 5,0 mm) 68 69 Setia sciutiana (Aradas &; Benoit, 1874) Diagnosi «Testa minuta, ovato-conoidea, spira brevi, apice obtuso, laevi, vitrea, lucida, fulvo-castanea; anfractibus quinqué convexis, contiguis, suturis mediocriter profundis divisis; apertura subrotunda, labro simplici, peristo- mate interrupto; basi imperforata, convexiuscula. Piccola conchiglia, di forma piuttosto globosa, colla spira non molto elevata e l’apice ottuso; leggera, brillante, vitrea, e di colore castagno oscu- ro. Gli avvolgimenti della spira non sono più di cinque, arrotondati e divisi da sutura mediocremente profonda. L’apertura è quasi rotonda, il labbro semplice; peristoma non continuo; base senza alcun segno di fessura e piuttosto rigonfia. Vive nelle acque del porto di Messina, attaccata alle alghe ed a poca profondità». Discussione Tanta precisione nella descrizione non fu accompagnata dalla coeren- za nel nome! Gli autori nel testo (1874: 211) l’hanno chiamata sciutiana ma nella tavola compare il nome zancleana; per nostra fortuna nella legenda della tavola stessa chiarirono l’errore, precisando «Rissoa sciutiana, non Riss. zancleana». Sempre in uno scatolino (n. 22369) della collezione Monterosato, è conservata una fialetta con etichetta autografa di Benoit che riproduco in tav. 1 assieme ad un esemplare della fialetta ed alla etichetta di Montero- sato contenuta sul fondo dello scatolino. Anche per questa specie mi riservo di confrontarla con Cingula kuiperi Verduin, 1984 per verificare le possibili somiglianze. Monterosatus prìmus (Locard, 1899) Diagnosi « Presque regulièrement ovalaire; région antérieure étroite, assez hau- te, bien arrondie, la postérieure prés de 3 fois plus large, un peu plus hau- te, très arrondie à l’extrémité; bord inférieur droit; sommets petits, sail- lants; test assez solide, corné blanchàtre, lisse et brillant. - L. 6; H. 3 1/2; E. 1 3/4 millimètre. Golfe de Guascogne, région aquitanique et fosse du cap Breton, au delà de la zone corallienne». Discussione Monterosato la menzionò nel 1875 (:17) come nuova specie («Palermo 110 mi»), ma trovò «superfluo» descriverla (v. anche 1878:73 e 1884a:27); a ciò provvide Locard (1899:232), mentre toccò a Pallary (1900: tav. Vili fig. 20) darne un disegno; l’esemplare che qui riproduco in tav. 1 è accompa- gnato da etichetta autografa di Monterosato. Tav. 2 Chauvetia condidissima - Siracusa (h 9,8 Ig 4,0 mm) Pinctada radiata - Siracusa (h 36 Ig 34 mm) 70 71 Il ritrovamento di un esemplare vivo di Chauvetia candidissima (Phi- lippi, 1836) nelle acque di Siracusa (nei pressi della località «Arenella») l'8 agosto 1993 mi ha dato la possibilità di osservare meglio questa interes- santissima specie tipica delle acque siciliane, ma di non facile reperimen- to. Trovato sotto una grossa pietra a tre metri di profondità si è mostrato subito estremamente vitale: prima di porlo in acquario ho avuto modo di notare che doveva avere avuto una vita movimentata perche era privo di tutta la protoconca ed aveva la teleoconca rotta e rimarginata; l’animale è di un bellissimo bianco-latte con occhi neri posti a metà dei tentacoli; ha opercolo corneo, leggero, con nucleo eccentrico e numerosi solchi di accre- scimento; in acquario si sposta frequentemente, nutrendosi sia delle mi- croalghe formatesi sulle pareti, sia di altri piccoli molluschi; la sua attività è prevalentemente notturna. Sempre nella stessa località, alcuni giorni dopo aver trovato alcune valve trattenute dai ricci {Sphaerechinus granularis) a mo’ di scudo mimeti- co, ho avuto la sorpresa di trovare un esemplare di Pinctada radiata (Leach, 1814) vivo, ancorato ad un piccolo ciottolo, ad alcuni metri dagli scogli rivieraschi. Mi reco in quella località da circa quindici anni e non ho trovato fino ad ora traccia di questa specie. Valve isolate erano state comunque già segnalate nelle acque di Siracusa (senza precisazione della località) da Bombace (1967: 304) nel corso di un lavoro dedicato al ritrovamento di alcuni esemplari vivi a circa 10 miglia a Sud dell'Isola di Lampedusa. Ringraziamenti Sono grata alla dott.ssa Flavia Gravina e al dott. Vincenzo Vomero per la cordiale disponibilità. Un affettuoso ringraziamento a mio marito per l'aiuto nelle ricerche e la realizzazione delle foto. BIBLIOGRAFIA Aradas, A., & Benoit, L., 1874 e 1876 - Conchigliologia vivente marina della Sicilia e delle Isole che la circondano, 318 pp., 5 tav. Bombace, G., 1967 - Sul rinvenimento di alcuni esemplari di Pinctada radiata (Leach). Natura, Milano, 58, 298-304, 7 fig. Locard, a., 1899 - Les coquilles marins au large des Cotes de France, 135 pp. Monterosato, T.A., 1872 - Notizie intorno alle conchiglie mediterranee, Palermo, 61 pp. Monterosato, T.A., 1875 - Nuova rivista delle conchiglie mediterranee. Atti Accad. Pai. Se. Lett. Arti, Sez. II, 50 pp. Monterosato, T.A., 1874, Enumerazione e sinonimia delle conchiglie mediterranee. Giornale Scienze Natur. ed Econom., 13, 61-115. Monterosato, T.A., 1884a - Conchiglie littorali mediterranee. Naturalista siciliano. Monterosato, T.A., 1884b - Nomenclatura generica e specifica di alcune conchiglie mediterra- nee, Palermo, 152 pp. Pallary, P., 1900 - Coquille marines du littoral du departement d’Oran. Journ. Conchyl, XLVIII, 211-422. Sabelli, B. - R. Giannuzzi Savelli, D. Bedulli, 1992 - Catalogo annotato dei molluschi marini del Mediterraneo, Bologna, 3 voU., 781. 72 Boll. Malacologico 30 (1994) (1-4) 73-78 Milano 30-6-1994 Piero Ricordi (*) UNA NUOVA OPALIA (PTENOGLOSSA, EPITONIIDAE) PER IL PLIOCENE SICILIANO (**) Key Words: Opalia, n.sp., Epitoniidae Pliocene, Sicily. Riassunto Lo studio di un giacimento fossilifero nei pressi di Terrasini (PA) continua a dare nuovi apporti alla conoscenza della malacologia del Pliocene inferiore della Sicilia Occidentale. Nel presente studio viene descritta una nuova specie di Opalia, 0. (O.) cribrata. Summary A new species of Opalia, O. (O.) cribrata, is described after the finding of five shells collec- ted in the Pliocene of Terrasini (Palermo, Sicily). Premessa Nel giacimento pliocenico presso la foce del fiume Nocella vicino all’a- bitato di Terrasini (Palermo) (Ricordi, 1991), sono stati rinvenuti cinque esemplari di Opalia, Adams H. & A., 1853, che mi hanno spinto ad un loro studio più approfondito, in quanto non sembravano rientrare in nessuna specie nota. Gli esemplari sono stati trovati nella porzione stratigraficamente più alta delTaffioramento, costituita, in alto, da una sequenza di argille siltose a contenuto sabbioso e con caratteristiche tipiche di ambiente precoralli- geno e coralligeno, e comunque tipico di batimetrie non profonde, come testimoniato dal contenuto micropaleontologico e paleontologico. Infatti gli esemplari in studio, provengono da una sequenza sabbioso-argilloso- siltosa con caratteristiche di ambiente poco profondo, con prevalenza di foraminiferi bentonici, e con una ricca malacofauna fra cui indicativa è la presenza di Strombus coronatus, (di cui è stato rinvenuto anche un ottimo esemplare quasi integro e con 0 = 132 mm) e Charonia apenninica, ed in cui, fra le altre famiglie presenti, sono stati riscontrati diverse specie riferi- bili a Mitridae, Coralliophilidae, Bursidae e Architectonicidae tra cui la poco comune Architec tonica millegranum segnalata da Ruggieri, Bruno e Curtí (1959) per le sabbie Plioceniche di Altavilla Milicia. In continuità stratigrafica, verso il basso, si trovano sedimenti argillo- si grigio-azzurri, con tracce piritose, e con caratteri tipici di un sedimento (*) Via A. Graf, 3 - 90145 Palermo. (**) Lavoro accettato il 15 settembre 1993 73 Fig. 1 Opalia (Opalia) cribrata n. sp. (Paratipo B, ingr. x 22) circalitorale o epibatiale ad ambiente riducente anch'esso di formazione Pliocenica come testimoniato dalla presenza di Pseudomalaxis aldrovandii (Foresti, 1868) già descritto in una nota precedente (Ricordi, 1991). Nel sedimento di provenienza degli esemplari, sono presenti foramini- feri bentonici con abbondanza dei generi Nodosaria, Lenticulina, rare spi- cole di spugna e una modesta percentuale di foraminiferi planctonici, a conferma del carattere circalitorale del sedimento, che hanno evidenziato l'appartenenza del sedimento alla zona concomitante a Globorotalia mar- garitae e Globorotalia puncticulata «markers» tipici dell’MPL 3 (Pliocene inferiore - base del Pliocene medio) (Rio & Sprovieri, 1986). Notevole anche la presenza di resti di pesci ossei quali squame, denti ed ossa eccezionalmente ben conservati, oltre resti ottimamente conservati di altri organismi poco comuni. 74 Opalia (Opalia) cribrata n. sp. - (fig. 1) ? 1992 - Opalia (Dentiscala) plicosa Cavallo & Repetto, p. 83, f. 167 (non Scalaria plicosa Phüippi, 1844) Origine del nome: in base alla caratteristica ornamentazione riscontrata (da cribrum = crivello) Località tipica: Terrasini (PA) - Argille siltoso - sabbiose del Pliocene inf.- medio Tipi: l’olotipo è stato depositato presso llstituto di zoologia deH’Università di Bologna. Il paratipo A è stato affidato al dott. M. Taviani, il paratipo B si trova nella collezione Reina ed il paratipo C si trova nella collezione dell'autore. Dimensioni: Le dimensioni per l’olotipo e per i paratipi più completi sono: Altezza (mm) Larghezza ( mm) olotipo 3,0 1,2 su 6''^ giri totali paratipo A 3,0 1,3 su 5 giri totali paratipo B 3,0 1,2 su 6 giri totali paratipo C 3,0 1,3 su 6 giri totali Descrizione Conchiglia elevata, conica ed imperforata, composta da 5 giri di teleo- conca oltre la protoconca liscia (rotta e rappresentata solo da V'^ giri dall'i- nizio della teleoconca). Teleoconca formata da giri convessi un po' appia- nati nella parte più sporgente, di larghezza superiore all'altezza separati da una sutura semplice, lievemente sinuosa. La scultura di ogni giro consiste in 12 tozze, robuste coste assiali retti- linee, che continuano fino alla sutura rendendola leggermente ondulata. Queste coste spesso sono sfasate rispetto a quelle del giro precedente. Scultura spirale composta da 5 condoncini lievemente convessi, che all'incrocio con le coste formano degli ottusi noduli. La conchiglia è percorsa da successioni spirali di perforazioni sottili e minute non regolarmente distanziate. Negli intervalli maggiori, la superfi- cie del guscio si fà leggermente convessa determinando una specie di cor- doncino estremamente ottuso, che forma sulle coste longitudinali piatte nodulosità. Anche gli intervalli più stretti presentano un lieve cenno di convessità. Il disco basale è largo, piano - concavo, delimitato alla periferia da un robusto e leggermente sporgente cordoncino e percorso soltanto dai pro- lungamenti delle coste assiali che non raggiungono la columella; inoltre, l'incrocio con le coste assiali rende il cordoncino basale ondulato; l'orna- mentazione spirale è costituita anche da sottili cordoncini i cui intervalli presentano anch'essi una fila di fitte e minute perforazioni. Apertura rotonda piccola; columella arcuata e labbro esterno ispessito corrispondente all'ultima costa assiale. 75 Discussione Gli esemplari in esame, per le caratteristiche riscontrate rientrano nel genere Opalia, Adams H. & A., 1853, sottogenere Opalia, Adams H. & A., 1853. Infatti, il genere Opalia, Adams H. & A., 1853 è così descritto: «Conchiglia solida, colore bianco od avorio ed imperforata. Scultura assiale costituita da robuste coste, che in alcuni gruppi possono ridursi a piccole crenulazioni sulla sutura. Gli esem- plari in alcuni gruppi possono essere angolati o nodulosi. Cordone basale presente o assente in dipendenza dal gruppo. Scultura spirale costituita da cordoncini estremamente fini incisi che possono o non possono essere finemente perforati. Questa scultura microscopica sembra essere rivestita di un sottilissimo strato di finissima calce che viene velocemente persa negli esemplari logori. Opercolo sottile, corneo di aspetto paucispirale e littorinoide». Per ciò che riguarda le caratteristiche del sottogenere Opalia, Adams H. & A., 1853 scrivono: «Conchiglia solida, bianca ed imperforata. Scultura assiale consistente in forti coste. Cordo- ne basale molto sviluppato. Scultura spirale costituita da file di perforazioni estremamente fini. Queste piccole perforazioni variano in numero e dimensione e sono presenti solo in esemplari freschi e non logori». La comparazione con le specie, ritenute più vicine, e cioè Opalia (Opa- lia) abbotti Clench & Turner, 1952, Opalia (Punctiscala) cerigottana (Stura- ny, 1896) e Scalaria fusticulus, ha evidenziato caratteristiche ben distinte degli esemplari in studio. La comparazione con Opalia (Opalia) abbotti Clench & Turner, 1952, (tav. 100, figg. 1 e 2), specie ritenuta più vicina, recente, atlantica e segna- lata anche per il Mediterraneo, ha evidenziato caratteristiche ben distinte e marcate. L’ornamentazione di O. (O.) abbotti è costituita da numerose file di perforazioni che seguono l'andamento spirale della conchiglia, ma non so- no presenti i lievi cordoncini che si riscontrano nella nuova specie propo- sta (fig. Ib); conseguentemente non si riscontrano in O. (O.) abbotti i 5 noduli su ogni costa assiale; inoltre tali file di perforazioni sono decisa- mente meno numerose in O. (O.) abbotti che negli esemplari in studio. Infi- ne gli esemplari di Opalia (Opalia) abbotti appaiono complessivamente più robusti e più grandi raggiungendo una lunghezza di 4,3-5, 5 mm e larghez- za 1,5-1, 6 mm. La differenziazione con Punctiscala cerigottana (Sturany, 1896) (= O. áspero) è agevole; infatti gli esemplari in esame presentano una uniformità di coste assiali che non si riuniscono alla base in una formazione callosa e omogenea come in Punctiscala cerigottana] inoltre, in quest'ultima, non si è riscontrata l’ornamentazione spirale e nodulosa che caratterizza gli esem- plari in studio, che non presentano, invece, le lievi striature spirali tipiche di Punctiscala cerigottana. Infine è evidente l’aspetto più slanciato di Punc- tiscala cerigottana la prominenza delle coste assiali e la preminenza dell’or- namentazione longitudinale su quella spirale. 76 Opalia fusticulus Gaglini, 1992 è descritta come specie simile ad Opalia abbotti Clench & Turner, 1952 e Opalia hellenica (Forbes, 1844) ma dalla descrizione e dall'iconografia prodotta si ritiene che sia anch'essa ben di- stinta dagli esemplari in studio, infatti, oltre alle dimensioni superiori: olotipo: h = 7,9 Ig. 3,4 mm; paratipo: h = 4,9 Ig. 2,4 mm; che evidenziano anche un’aspetto meno slanciato, si osserva una conchi- glia spessa e ottusa. In O. fusticulus mancano i cordoncini rilevati che deli- mitano le file di minute perforazioni e mancano quindi le nodulosità su ogni costa verticale. A differenza degli esemplari in esame, inoltre le coste verticali sono talvolta ingrossate a mò di varici, inclinate e formanti una sutura più ondulata. Infine il gruppo Punctiscala bene descritto da Bouchet &l Warèn, 1986 presenta una specie che potrebbe avvicinarsi agli esemplari in esame e cioè Punctiscala plicosa (= P. funiculata;)Phì\ippi, 1844 ma la comparazio- ne con gli esemplari in studio esclude decisamente che gli esemplari in studio siano simili. Infatti, oltre le dimensioni decisamente maggiori di P. plicosa, è pre- sente, in questa, una ornamentazione assiale decisamente preminente su quella spirale, oltre un numero di giri ed una robustezza della conchiglia notevolmente maggiore. Ringraziamenti Si ringraziano gli amici Aurelio Girella per la bibliografia, il prof. Giu- liano Ruggieri per i proficui consigli, e Riccardo Giannuzzi Savelli per la rilettura critica del manoscritto. 77 BIBLIOGRAFIA Adams H. & A., 1853 - The genera of recent mollusca, arranged according to their organization, pp. XI + 256 - London, voi. P. Bouchet P. & A. Warén A., 1986 - Revision of the Atlantic bathial and abyssal Aclididae, Eulimidae, Epitonidae (Mollusca, Gastropoda) - Boll. Malac., Suppl. 2 - Milano. Cavallo O. & G. Repetto; 1992 - Conchiglie fossili del Roero - Atlante iconografico, pp. 256. Clench, W.J. & R. Turner R. - The genus Epitonium in the Western Atlantic, part P. Johnso- nia 2 (30): 248-288. Gaglini a., 1991 - «Terze spigolature... monterosatiane» - Argonauta-, 6 (1-6): 125-180. Rio D. & R. Sprovieri, 1986 - Biostratigrafia integrata del Pliocene - Pleistocene inferiore mediterraneo in un’ottica di stratigrafia sistemica. Boll. Soc. Paleont. It., 25 (1): 65-85. Ricordi P., 1991 - Prima segnalazione di Pseudomalaxis aldrovandi (Foresti, 1868) per il Plioce- ne siciliano. Boll, malac. 27 (1-4): 21-24. Sturany R., 1896 - Zoologische Ergebnisse. VII, Molluscken I. Gesammelt con S.M. Schifi «Pola» 1890-1894. In Berichte der Commission fùr Tiefsee - Forschungen, 18. Watson R.B. 1881/83 - Mollusca of H.M.S. «Challenger» expedition (1881). Journal of the Linnean Society of London, 1883. 78 Boll. Malacologico 30 (1994) I' (1-4) 79-80 Milano 30-6-1994 Stefano Palazzi (*) CERITHIOPSIS NANA (JEFFREYS, 1867) VIVENTE SU SUBERITES (**) Key Words: Mollusca, Porifera, Adriatic Sea, predation. Riassunto Cerithiopsis nana (Jeffreys, 1867) viene segnalata vivente su Suberites nell’Alto Adriatico. Summary: Cerithiopsis nana (Jeffreys, 1867) has been found living on Suberites collected in the Nort- hern Adriatic sea (Kroatian coasts). In una noticina recentemente pubblicata su questa Rivista (Lugli & Palazzi, 1991) si è data notizia dell’associazione, ampiamente nota per le coste atlantiche ma poco documentata per il Mediterraneo, tra Cerithiopsis barleei e il Porifero Suberites domuncula. A quanto allora detto si può ag- giungere, come curiosità bibliografica, che le più antiche osservazioni ita- liane su questa simbiosi sono forse quelle del Celesia (1893), che citò più volte il ritrovamento di «Cerithiwn lima» nel corso delle sue dissezioni, pur senza comprenderne il legame trofico con Suberites. Nell’agosto 1990 ho avuto modo di osservare una colonia di Cerithiop- sis nana su una Suberites tappezzante (forse S. carnosa) nella baia di Lan- terna (presso Porec-Parenzo, Istria, Croazia). Il ritrovamento è avvenuto a bassissima profondità (1/2 m), e mi ha stupito la tenacia colla quale, nono- stante un moto ondoso piuttosto forte, i Cerithiopsis si mantenessero ade- renti alla Spugna mediante fili mucosi. Sezioni di quest’ultima non hanno rilevato esemplari di C. nana, che quindi sembrerebbe limitarsi ad infe- starne la superficie. Cerithiopsis nana fu descritta da Jeffreys nel 1867 come «var. nana - dwarf and spindle-shaped» (tipo illustrato da Warén, 1980, pi. 4 f. 16) di C. tubercularis (Montagu, 1803): sinonimia evidentemente ancora accreditata presso gli AA. inglesi moderni, se ad es. Graham (1988) neppure la cita. Secondo Gittenberger et al. (1984: 28, 115 f. 130) si tratterebbe invece di specie valida, distinta da C. minima (Brusina, 1865) per una protoconca più affusolata, di colore corneo e non bianco come in quest’ultima. (*) Via Prampolini, 172/2 - 41100 Modena (**) Lavoro accettato il 12 gennaio 1994 79 Ringraziamenti Desidero ringraziare P. Micali (Fano) e G.F. Russo (Napoli) per l'aiuto prestato nell'identificazione del materiale. BIBLIOGRAFIA Celesia P., 1893 - Della Suberites domuncula e della sua simbiosi coi paguri. Atti Soc. Ligustica Se. Nat. Geogr. 4, 64 pp., 4 taw. Gittenberger e., H.P.M.G. Menkorst, J.J. van Aartsen, 1984 - The marine Mollusca of the Bay of Algeciras, Spain, with general notes on Mitrella, Marginellidae and Turridae. Baste- ria Suppl, 2: 1-135. Graham A., 1988 - Mollusca: prosobranch and pyramideUid Gastropods. Synopses British Lau- na, 2: 1-662. Lugli A. & S. Palazzi, 1991 - Cerithiopsis acuminata HaUgass, 1985, sinonimo juniore di C Jeffreys, 1867. Boll. Malacologico 21 (5-9): 139-140. Warén a., 1980 - Marine Mollusca described by John Gwyn Jeffreys, with the location of the type material. Spec. Pubi. Conchol. Soc. G.B. Irei 1: 1-60, pis. 1-8. 80 Boll. Malacologico 30 (1994) (1-4) 81-83 Milano 30-6-1994 Giovanni Buzzurro (* (**) (***)) & Emanuele Greppi (*) NUOVI DATI SULLA DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA DI JUJUBINUS RUSCURIANUS (WEINKAUFF, 1868). Abstract The AA. report the presence of Jujuhinus ruscurianus (Weinkauff, 1868) at Cap d’Antibes (South-Eastern France). This finding widens considerably eastward the extent of this species, unlike it was known before, to the westernmost part of the Mediterranean. Riassunto Si segnala ruscurianus (Weinkauff, 1868) per le coste sud-orientali del- la Francia e viene discussa la distribuzione geografica. Da diversi anni esaminiamo campioni di detrito provenienti da una piccola spiaggia di Cap d'Antibes (Francia sudorientale), ove il moto ondo- so accumula quantità notevoli di spoglie di molluschi infralitorali. Nel 1992 abbiamo, per la prima volta, ivi reperito un buon numero di conchiglie di Jujubinus ruscurianus (Weinkauff, 1868) e, nel luglio dello stesso anno, numerosi esemplari viventi ad una profondità da 0,50 a 4 m, su rizomi e tratto basale del fogliame di Posidonia; ulteriore materiale è stato poi rinvenuto alle lies de Lérins presso Cannes. Nelle suddette località J. ruscurianus si ritrova più abbondante di /. striatus, J. exasperatus, J. gravinae e J. baudoni, specie con le quali appare simpatrico. I nostri esemplari sono caratterizzati da rilevati, larghi cordoni spira- li, colorazione scura, profilo marcatamente cirtoconoidale e conchiglia spessa: caratteri quindi tipici del cline «orientale» (cfr. Curimi Galletti, 1982), che li avvicinano a quelli di Almeria e ancora di più a quelli di Algeri, locus typicus della specie (Fig. 1). Le dimensioni medie si aggirano intorno a 4,50 mm e l’esemplare più grande misura 5,50 mm. La distribuzione finora nota per J. ruscurianus (Curimi Galletti & Palazzi, 1980: 466; Curimi Galletti, 1982: 147; Burmay & Lages, 1983: 13; Cretella, 1993: 49) comprendeva le coste europee dalle Ilhas Berlengas (Portogallo) a Nord-Ovest ad Almeria (Spagna) a Nord-Est e quelle africa- ne da Casablanca (Marocco) e sole Canarie a Sud-Ovest fino ad Algeri (Al- geria) a Sud-Est (Fig. 2). (*) Via Mercadante, 57/C - 20052 Monza (MI). (**) Via Col di Lana, 2 - 21053 Castellanza (VA). (***) Lavoro accettato il 20.1.1994. 81 Fig. 1: Jujubinus ruscurianus (Weinkauff, 1868) - esemplare dl Cap d' Antibes altezza reale mm 4,7 Beri engau Parede • Lagoa Fig. 2: distribuzione geografica di Jujubinus ruscurianus (Weinkauff, 1 868). 82 I nostri ritrovamenti ampliano notevolmente (ca. 1.000 km) il limite distributivo nordorientale della specie, tanto che ipotizziamo un mancato riconoscimento di essa lungo le coste orientali spagnole, e sarebbe il caso più semplice, o ancora che la sua sopravvivenza nel Mediterraneo centrale sia limitata a poche stazioni con popolazioni di carattere relittuale. Per verificare quali di queste supposizioni sia corretta preghiamo chi sia in possesso di materiale proveniente da località che esulino dall'areale distributivo sopracitato di porsi in contatto con noi. Ringraziamenti Si ringrazia il Dott. Curini Galletti (Università Pisa) per avere confer- mato l'identità della specie e per le informazioni e consigli forniti, e S. Palazzi (Modena) per la lettura critica del manoscritto. BIBLIOGRAFIA Burnay L.P. & Lages C.C., 1983. Primeira noticia da ocorrencia em Portugal de ]ujuhinus ruscurianus (Weinkauff, 1868) (Gastropoda: Trochidae). Pubi. Ocas. Soc. Port. Malac., 2: 11-18. Cretella M., 1993. Rassegna delle specie viventi del genere ]ujubinus Monterosato, 1884 (Ga- stropoda: Trochidae) (III parte). La Conchiglia, 266: 48-50. Curini Galletti M. & S. Palazzi, 1980. Note ai Trochidae, IL Riscoperta di Trochus ruscuria- nus Weinkauff (1868). Atti Soc. Tose. Sci. Nat., Mem., Serie B, 87: 463-480. Curini Galletti M., 1982. Note ai Trochidae: IX - ]ujubinus ruscurianus (Weink., 1868). Poli. Malacologico, 18: 145-150. 83 Recensioni BIBLIOGRAFICHE Rüdiger Bieler, 1993 Architectonicidae of the Indo-Pacific (Mollusca, Gastropoda) Gustav Fischer Verlag - Stuttgart - Jena - New York 370 pagine, 286 figure, 3 tavole. Prezzo DM 168 R. Bieler, attualmente responsabile della Divisione Invertebrati del Field Museum of Natural History di Chicago, è noto soprattutto per essersi occupato per anni di Architectonicidae, pubblicando molti lavori scientifi- ci sull'argomento. Questa famiglia di gasteropodi, diffusa dalle regioni temperate a quelle tropicali e dalla zona intertidale a quella batiale, rap- presenta un gruppo di rilevante interesse filogenetico nell’ambito degli ete- robranchi. In questo libro R. Bieler ha raccolto i risultati dei suoi studi sulle Ar- chitectonicidae deirindo-Pacifico e certamente quest’opera costituisce la monografia più completa che esista sull’argomento. Essa, infatti, è basata sullo studio di oltre 22.000 esemplari, situati in oltre 50 collezioni di musei di tutto il mondo o raccolti personalmente dall’autore. Nella parte introduttiva vengono trattati aspetti generali della fami- glia, quali morfologia, anatomia, riproduzione e sviluppo larvale, habitat e regime alimentare, filogenesi e dati paleontologici. Nella parte speciale, vengono trattate le specie viventi negli oceani Indiano e Pacifico (dalle coste orientali dell’Africa a quelle occidentali del- l’America) ma in diversi casi vengono prese in considerazione, per effettua- re confronti, anche specie atlantiche. Delle circa 250 specie presenti in let- teratura ne vengono riconosciute valide solo 88, che sono attribuite all generi. A queste si aggiungono altre 20 specie nuove, descritte per la prima volta in quest’opera. Per ogni specie viene riportata la sinonimia, con bi- bliografia, una dettagliata descrizione, dimensioni della teleoconca e della protoconca, collocazione del materiale tipico (che è anche illustrato), di- scussione e comparazione con taxa simili e mappa geografica con areale di distribuzione. A questo proposito è interessante notare come vengono smentiti molti endemismi, erroneamente ritenuti tali solo per scarsità di osservazioni. L’opera è riccamente illustrata da oltre 600 fra fotografie, immagini ottenute al microscopio elettronico a scansione, cartine geografiche e dise- gni ed è corredata da una imponente bibliografia di quasi 800 titoli. Giulio Melone Dipartimento di Biologia Università degli Studi di Milano 84 AVVISO PER GLI AUTORI Ogni Socio, per ogni lavoro approvato dalla Direzione Scientifica, ha diritto alla pubblica- zione gratuita sul Bollettino, fino a un massimo di 4 pagine, ivi compresa una tavola a pieno formato in b/n. Ogni pagina in più verrà addebitata a lire 50.000. Ogni tavola, oltre a quella gratuita, verrà addebitata al costo. Non si concedono estratti gratuiti, tranne nel caso in cui venga corrisposto un contributo spese di almeno 100.000 lire (50 estratti gratuiti senza coper- tina). I prezzi degli estratti verranno comunicati agli Autori* con l’invio delle prime bozze. NORME PER GLI AUTORI — Il «Bollettino Malacologico» accetta solo lavori scritti in italiano, inglese, francese e spa- gnolo. Oltre al riassunto in italiano, è richiesto, per i lavori in italiano, un riassunto in inglese o francese di non più di 200 parole. — I dattiloscritti, incluse figure, didascalie e tabelle, devono pervenire almeno in duplice co- pia (originale e una copia) e devono essere scritti con il seguente ordine; pagina iniziale con Nome e Cognome dell'autore, titolo del lavoro, riassunto e summary e una nota in fondo alla pagina segnata da un * con l’indirizzo dell’autore. Il testo, quando possibile, va suddi- viso in: Introduzione, Materiali e Metodi, Risultati, Discussione, Ringraziamenti e Biblio- grafia. — Gli articoli devono essere scritti in lingua corretta e concisa. Forma e contenuto devono essere attentamente verificati prima della consegna per evitare le successive correzioni in bozze. — La battitura del testo, didascalie, note e opere citate deve essere a spazio 2 su un solo lato di fogli bianchi (possibilmente UNI A4) con ampi margini (almeno 3 cm). La posizione approssimativa di tabelle e illustrazioni deve essere indicata nei margini del dattiloscritto. Tutte le pagine devono essere numerate progressivamente. Figure, tabelle e didascalie de- vono essere riunite su fogli a parte. — Evitare le note, se possibile. Le note indispensabili devono essere indicate con un numero progressivo tra parentesi nel testo e collocate in fondo alla pagina cui si riferiscono. Le abbreviazioni non comuni devono essere spiegate. — Le opere citate devono essere elencate in ordine alfabetico al termine del lavoro nello stile dei seguenti esempi: Riviste: COGNOME iniziale del Nome, anno - Titolo completo. Rivista (abbreviata secondo le regole internazionali). Città di edizione; volume (numero): prima e ultima pagina del lavoro. MONTEROSATO M.T.A., 1880 - Conchiglie della zona degli abissi. Boll. Soc. malac. it., Pisa; 6 (2): 50-82. Libri: COGNOME iniziale del Nome, anno - Titolo (del libro o del capitolo); in: Autore e titolo del libro (se diverso); Edizione, volume (numero), editore, città di edizione, numero delle pagine. LE DANOIS E., 1948 - Les profondeurs de la mer. Trente ans de recherches sur la faune sous-marine au large de France. Payot, Paris, 303 p. — Le citazioni nel testo dovranno essere (LEONARD, 1980) oppure PIANI (1981). Se un lavoro ha più di due autori indicare SMITH et al. (1968). Usare la convenzione (BROWN, 1979a) (BROWN, 1979b) se occorre citare più di un articolo dello stesso autore pubblicato nello stesso anno. — Solo i nomi di Generi e specie devono essere sottolineati per essere stampati in corsivo. — Tutte le figure devono essere numerate progressivamente con numeri arabi e devono essere citate nel testo. Esse devono essere presentate su fogli a parte, ognuna con il nome dell’au- tore e il numero della figura. Se possibile le figure devono essere raggruppate in tavole tenendo presente che la superficie massima a disposizione per una tavola a piena pagina è di cm. 11,3 X 18,5. Si consiglia di presentare le figure nel formato definitivo. E comunque facoltà della Redazione ridurre o ingrandire il formato delle illustrazioni secondo necessi- tà. Illustrazioni a colori possono essere accettate solo se l’autore sostiene i costi di riprodu- zione e stampa. Le stampe fotografiche devono essere su carta lucida e con un buon contra- sto. Le indicazioni (numeri o lettere) devono essere di 2,5 / 3 mm di altezza nella stampa finale; usare i trasferibili sulle fotografie. — Bozze: gli autori riceveranno una copia delle prime bozze; esse devono essere corrette a penna in modo chiaro e rispedite al più presto possibile. Sarà chiesto un rimborso spese per le aggiunte o per i cambiamenti introdotti dopo la composizione tipografica. Gli estratti possono essere ordi- nati con la restituzione delle prime bozze. INSTRUCTIONS FOR AUTHORS — The «Bollettino Malacologico» will accept only articles in italian, english, french and Spanish lan- guage with a summary in italian. The summary should not exceed 200 words. — Manuscripts, including figures, figure captions and tables, should be submitted in duplicate (ori- ginal and copy) and should include in the following order: Title page of the manuscript: Aut- hor’s name and surnames, Title, summary and riassunto and a footnote, marked by * for ad- dress. The text, wherever possible, should be arranged as follows: Introduction, Material and Methods, Results, Discussion, Acknowledgements, References. — Articles should be written in good, concise language. Form and content should be carefully chec- ked before submission to avoid the need for corrections in proof. — The typing should be double spaced (including captions, footnotes and references) on one side of white bond paper (possibly UNI A4) with margins of at least 3 cm. The position of tables and illustrations should be indicated in the margins of the manuscript. All pages should be numbered consecutively. Figures, tables and captions should be submitted on separate sheets. — Footnotes should be avoided whenever possible. Essential footnotes should be indicated by su- perscript numbers in the text and placed at the foot of the page to which they apply. They should be numbered consecutively throughout the text. Unusual abbreviations must be explai- ned. ♦ — References should be listed alphabetically at the end of the paper and styled as in the following examples: Journal papers: NAMES and initials of all authors, year - Full title Journal abbrevia- ted in accordance with international practice, place of edition; volume (number): first and last page numbers. MONTEROSATO M.T.A., 1880 - Conchiglie della zona degli abissi. Boll. Soc. malac. it., Pisa; 6 (2): 50-82. Books: NAMES and initials of authors, year - Title (of books or article). Editor(s) (Title of book) edition, volume (number), publisher, place, page number. LE DANOIS E., 1948 - Les profondeurs de la mer. Trente ans de recherches sur la faune sous- marine au large de la France. Payot, Paris, 303 p. — Citations in the text should read (LEONARD, 1980) or PIANI (1981). When a paper has more than two authors, the style SMITH et al. (1968) should be used. The convention (BROWN, 1979a) (BROWN, 1979b) should be used when more than one paper is cited by the same aut- hor(s) and published in the same year. — Only Genus and species names should be underlined once for italics. All figures, whether photo- graphs, micrographs or diagrams should be numbered consecutively in Arabic numerals and must be referred to in the text. They are to be submitted on separate sheets, each bearing the author’s name and the figure number. Where possible, figures should be grouped, bearing in mind that the maximum display area for figures is 11.3 x 18.5 cm. Figures should be prepared to fit the format of the printed page (print area) so that 1 : 1 reproduction is possible. The publisher reserves the right to reduce or enlarge illustrations. Colour illustrations can only be accepted if the author agrees to bear the costs of reproduction. Please submit well-contrasted glossy prints. Final lettering should be 2. 5/3.0 mm high and rub-on lettering should be used to mark photographs. — Proofs: authors will receive one set of proofs. Proofs should be corrected in pen and returned as soon as possible. A charge will be made for changes introduced after the article has been type- set. Reprints may be ordered when returning the first proof. GRAFICHE ATA - Paderno Dugnano Finito di stampare il 30/6/94 ISSN 0394-7149 Bollettino Malacologico PUBBLICAZIONE MENSILE EDITA DALLA SOCIETÀ ITALIANA DI MALACOLOGIA 9 c/o Acquario Civico, Viale Gadio 2 - 20121 Milano A. L AUTORIZZAZIONE TRIBUNALE DI MILANO N. 479 DEL 15 OTTOBRET%£5ñ^!¿2. SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE/50% MILANO - SPEDIZIONE N° 2 - 1994 Anno XXX (1994) Milano 30 Novembre 1994 N. 5-9 SOMMARIO S.I.M. - Ricordo di Angelina Gaglini pag. T Aartsen van JJ. - European Pyramidellidae: IV The genera Eu- limella, Anisocycla, Symola, Cingulina, Oscilla and Careliopsis pag. 85 Merella P., a. Porcheddu, S. Casu - La malacofauna della ri- serva naturale di Scandola (Corsica Nord-occidentale) pag. Ili Bonfitto a., M. Bigazzi, I. Fellegara, R. Impiccinì, S. Gofas, M. Oliverio, M. Taviani, N. Paviani - Rapporto scientifico sul- la Crociera DP'91 (Margine orientale della Sardegna, Mar Mediterraneo) pag. 129 Bonfitto A., M. Oliverio, B. Sabelli, M. Paviani - A quaternary deep-sea mollusca assemblage from East Sardinia (We- stern Tyrrhenian Sea) pag. 141 Bello G. - The Mediterranean Teuthofauna: towards a biogeo- graphical coverage by regional census. I: Generalities pag. 158 Jereb P., S. Ragonese - The Mediterranean Teuthofauna: to- wards a biogeographical coverage by regional census. II: Strait of Sicily ! pag. 161 Bello G., C. Pipitone, M. Arculeo - I cefalopodi dei fondi stra- scicabili del Golfo di Castellamare pag. 173 Oliverio M., G. Buzzurro - A new mediterranean species of the genus Homalopoma, with notes on the genus-group (Tro- choidea, Turbinidae, Colloniinae) pag. 182 Smriglio C., P. Mariottini, C. Ciommei - Molluschi del Mar Tir- reno Centrale, Contributo IX: segnalazione di un consisten- te spiaggiamento di Lutraria lutraria (Linné, 1758) pag. 189 Lazzari G., E. Rinaldi, - Alcune considerazioni sulla presenza di specie extra mediterranee nelle lagune salmastre di Ravenna pag. 195 continua sulla seconda pagina di copertina Direttore responsabile: Fernando Ghisotti Warén a. - Systematic position and validity of Ebala Gray, 1847 (Ebalidae fam. n., Pyramidelloidea, Heterobranchia) pag. 203 Oliverio M., G. Buzzurro, R. Villa - A new Eulimid Gastropod from the Eastern Mediterranean Sea (Caenogastropoda, Ptenoglossa) . pag. 211 Bello G., B. Dell’Angelo, F. Ghisotti - Recensioni pag. 216 SOCIETÀ ITALIANA DI MALACOLOGIA SEDE SOCIALE: c/o Acquario Civico, Viale Gadio 2, 20121 Milano CONSIGLIO DIRETTIVO PER IL BIENNIO 1991-1992 PRESIDENTE: Piero Piani VICEPRESIDENTE: Riccardo Giannuzzi Savelli SEGRETARI: Daniele Bedulli, Marco Taviani TESORIERI: Alberto Cecalupo, Gianni Sartore CONSIGLIERI: Daniele Bedulli, Vinicio Biagi, Alberto Cecalupo, Paolo Crovato, Riccardo Giannuzzi-Savelli, Folco Giusti, Mauro Mariani, Giulio Melone, Alberto Paimeri, Piero Piani, Francesco Pusateri, Gio- vanni Repetto, Bruno Sabelli, Gianni Sartore, Marco Taviani REVISORI DEI CONTI: Aurelio Meani, Antonio Simonetta COMITATO SCIENTIFICO COORDINATORE: Bruno Sabelli: Istituto di Zoologia, via San Giacomo 9, 40126 Bologna (Italia) MEMBRI: Jacobus J. van Aartsen - R. Tucker Abbott - Daniele Bedulli - Gianni Bello - Philippe Bouchet - Erminio Caprotti - Riccardo Catta- neo-Vietti - Sebastiano Di Geronimo - Fernando Ghisotti - Riccardo Giannuzzi-Savelli - Alberto Girod - Edmund Gittenberger - Folco Giu- sti - Mauro Mariani - Giulio Melone - Marco Oliverio - Giulio Pavia - Giuseppe Pelosio - Enrico Pezzoli - Winston F. Ponder - Elio Robba - Giuliano Ruggieri - Giovanni F. Russo - Lutfried von Salvini Plawen - Gianni Spada - Marco Taviani - Anders Warén. AVVERTENZA: Il Comitato Scientifico comprende nostri soci specializzati in settori diversi della malacologia. Consigliamo gli Autori, in caso di dubbi, di sottoporre i lavori di giudizio di uno o più di questi esperti prima di inviarli alla redazione. Numero dedicato alla memoria di Angelina Pastorello Gaglini Bologna 19.5.43 - Roma 27.7.94 Avevo voluto quasi farLe una sorpresa, pubblicando nel primo numero del Bollettino 94, il Suo lavoro «Qualcosa di antico, qualcosa di nuovo...», la cui pubblicazione avrebbe dovuto avvenire solo a fine anno. Ma quando il Bollettino fu distribuito, Angelina non c'era più.... È stata una scomparsa tremenda non solo per i familiari, ma per tutti gli amici che Le volevano bene. La Sua attività malacologica fu quanto mai intensa, sia sotto l’aspetto scientifico che organizzativo (fu socia fon- datrice della S.I.M. e della CISMA e membro del Consiglio Direttivo di entrambe le Società). Numerosi sono i Suoi lavori, citati nelle pagine seguenti, volti soprattut- to ad approfondire le conoscenze della malacofauna mediterranea, con particolare riguardo ai micromolluschi. Il suo scrupolo nell’affrontare lo studio di una data specie era proverbiale: estenuante la ricerca bibliografi- ca e i confronti fra le varie diagnosi e descrizioni degli Autori del passato. Potendo esaminare i tipi «monterosatiani» riuscì spesso a risolvere vari problemi di sinonimia o di species incertae seáis che così sovente affliggono i sistematici. Ma, a parte i Suoi indiscutibili meriti scientifici, ciò che più colpiva in quanti ebbero la fortuna di conoscerla, era il meraviglioso carattere di An- gelina: sempre sorridente, sempre disponibile, sempre dolce e conciliante, pur sostenendo fermamente le proprie ragioni. Accettava di assumere com- piti gravosi, quale ad esempio il riordino e la sistemazione degli appunti di Francesco Settepassi per la pubblicazione dei volumi: «I molluschi marini viventi nel Mediterraneo», opera iconografica imponente di cui è attesa l’edizione del IV volume. Angelina lascia un ricordo vivo e dolcissimo per gli amici che sempre La rimpiangeranno. Fernando Ghisotti I Pubblicazioni malacologiche di Angela Gaglini a cura di Italo Nofroni 1978 - Con M. Curini Galletti - Alcune considerazioni sulla fam. Omalogy- ridae. Conchiglie, Milano, 14 (11-12): 207-214, figg. 1-7. 1979 - Con I. Nofroni - Molluschi presenti in due campioni di sedimento marino prelevati presso le Bocche di Bonifacio. Notiziario Cisma, Ro- ma I (1): 15-28, tav. 2, figg. 2-6; tav. 3, figg. 1-4; tav. 4, fig. 1. 1979 - Con S. Palazzi - Taxonomic notes on the Rissoidae and related fami- lies. The genus Ammonicerina O.G. Costa, 1861. Notiziario Cisma, Ro- ma I (1): 29-37, tav. 2, fig. 1. 1981 - A proposito di Epitonium hispidulum... Notiziario Cisma, Roma (1980), II (2): 74-75, 1 fig. 1982 - Alla «riscoperta» del Dentalium filum. Notiziario Cisma, Roma, (1981) III (1-2): 12-18, figg. 1-4. 1982 - Con G. Fasulo & G. Terreni - Nota sui recenti ritrovamenti di un mollusco poco noto, Cylindrobulla fragilis (Jeffreys, 1856) (Gastropoda: Opisthobranchia) e considerazioni sulla sua collocazione sistematica. Notiziario Cisma, Roma, (1981) III (1-2): 27-32, figg. 1-3. 1982 - Melanellidi del Mediterraneo: i generi Strombiformis e Haliella in particolare. Notiziario Cisma, Roma, (1981) III (1-2): 45-54, figg. 1-6. 1983 - Con G. Ambrosiano - Profilo di Cuvierina columnella (Rang, 1827) (Thecosomata: Cavoliniidae). Notiziario Cisma, Roma, (1982) IV (1-2): 16-18, 1 fig. 1984 - Con G. Graziani - Malacofauna marina del Lazio, Area 032. Notizia- rio Sim, Milano, II (1-2): 30-32. 1984 - Con A. Bertozzi, F. Biagi, V. Biagi, L. Cerri, F. Mannucci, E. Miari, P. Micali, D. Poli & F. Sbaragli, 1984 - Malacofauna marina della To- scana, Area 024. Notiziario Sim, Milano, II (5-6): 75-83. 1985 - Melanellidi del Mediterraneo, II: breve cronistoria e considerazioni sul genere Sabinella Monterosato, 1890 (Mesogastropoda). Notiziario Cisma, Roma, (1983) V (1-2): 13-20, figg. 1-5. 1985 - Con A. Giudice - Primi rinvenimenti di Amygdaliim luteum vivi e con bisso al largo di Siracusa (Mollusca: Bivalvia). Boll Malacologico, Mi- lano, (1984) 20 (9-12): 293-296, figg. 1-2. 1985 - Natica settepassi n.sp. in F. Settepassi (1972, ma 1985). Atlante mala- cologico. I molluschi marini viventi nel Mediteiraneo. Ili voi., Roma: 33- 34, tav. 10 (numerazione non progressiva). 1985 - Classe Amphineura, in F. Settepassi (1972, ma 1985). Atlante malaco- logico. I molluschi marini viventi nel Mediterraneo. Ili voi., Roma: 1-19, 13 tavv. (numerazione non progressiva). 1985 - Riconferma di Cadulus subfusiformis (M. Sars). Notiziario Cisma, Roma, (1984) VI (1-2): 1-8, figg. 1-7. II 1986 - Nota su Pseudofusus dalpiazi Coen. Notiziario Cisma, Roma, (1985- 86) VII-VIII, 8-9: 1, 1 figg. 1986 - La classe Scaphopoda nel Mediterraneo. Notiziario Cisma, Roma, (1985-86) VII-VIII, 8-9: 2-14, tavv. 1-4, figg. 1-8. 1987 - Nota su Epidromus gladiolus Monterosato Aspella anceps La- marck). Notiziario Cisma, Roma, IX (10): 1-2, 1 tav. 1987 - Spigolature... monterosatiane. Notiziario Cisma, Roma, IX (10): 3- 15, figg. 1-26. 1987 - Ancora su Sabinella piriformis Brugnone, 1873. Notiziario Cisma, Ro- ma, IX (10): 16-18. 1987 - Con G. Fasulo - Alvania (Crisilla) marioni (Gastropoda; Prosobran- chia) nuova denominazione per Cingula substriata (Philippi, 1844) sen- so Verduin, 1984. Notiziario Cisma, Roma, IX (10): 19-24, figg. 1-4. 1989 - I Polyplacophora delle coste italiane. Quaderni di malacologia, Ca- gliari, 1: 3-16, figg. 1-2. 1989 - Ritrovamento di due esemplari di Chiton phaseolinus a sud di Acitrezza (Polyplacophora: Chitonidae). In Nofroni I. (ed.) Atti Prima Giornata di Studi Malacologici Cisma, Roma, 12 nov. 1988: 221-223, figg. 1-2. 1990 - Ridescrizione di Setia globulinus e Microsetia celata Monterosato, 1884 (Rissoidea). Notiziario Cisma, Roma, (1989), XI, 12: 1-4, 2 figg. 1990 - Sulla validità del taxon Sabinella piriformis Brugnone, 1873 (Eulimi- dae). Notiziario Cisma, Roma, (1989) XI 12: 29-31. 1990 - Un acquario elementare. Notiziario Cisma, Roma, (1989) XI, 12: 42- 44. 1991 - Mostre [Quarta Mostra Malacologica Mandralisca]. Notiziario Sim, Milano, (1990) Vili (9): 180-181. 1991 - Seconde spigolature... monterosatiane. Notiziario Cisma, Roma, (1990-91), 13-14: 1-22, 32 figg. 1991 - Melanellidi del Mediterraneo, III: il genere Crinophtheiros; C. coma- tulicola Graff, 1875 e C. giusta n.sp. Notiziario Cisma, Roma, (1990-91), 13-14: 23-29, 4 figg. 1992 - Terze spigolature... monterosatiane. Argonauta, Roma, Ed. Ami, (1991) VII (1-6): 125-180, figg. 122-190. 1992 - Eulima cionella Monterosato, 1878. Boli Malacologico , Milano 28 (5-12): 203-206, 1 fig. 1993 - Enumeratio molluscorum maris nostri. Familia Omalogyridae Sars G.O., 1878. Schede 928: 1-5, 929: 1-5, 931: 1-6, 933: 1-5, 934: 1-5, 935: 1-4, Ed. Ami, Roma. 1994 - Con A. Villari - Priorità di Peracle diversa Monterosato, 1875 su Peracle apicifulva Meisenheimer, 1906. Boll. Malacologico, Milano, (1993) 29 (9-12): 307-310, tav. 1. 1994 - Qualcosa di antico, qualcosa di nuovo: brevi considerazioni su Ris- soa scillae, Rissoa sciutiana, Nesis prima, Chauvetia candissima, Pincta- da radiata. Boll. Malacologico, Milano, 30 (1-4): 67-72, tavv. 1-2. tti I Boll. Malacologico 30 (1994) (5-9) 85-110 Milano 30-11-1994 J.J. van Aartsen* EUROPEAN PYRAMIDELLIDAE: IV. THE GENERA EULIMELLA, ANISOCYCLA, SYRNOLA, CINGULINA, OSCILLA AND CARELIOPSIS'^'^^ The species to be dealt with in the present part of this series belong to a number of different genera in the Pyramidellidae. They all possess slen- der shells of many whorls and only very few of them have pronounced sculpture. Most species have apparently smooth shells with or without mi- croscopic spiral striature. Some have somewhat more pronounced spiral sculpture, but axial sculpture properly speaking does not occur. In one case there are more or less regular axial folds which together with the regular spiral striae form some sort of decussation. This is true for the genus Careliopsis Moerch, 1875, only one representative of which lives in our area. Very pronounced spiral ribs, such as occur in Cingulina A.Adams, 1860 and Oscilla A.Adams, 1861 are known only for two species of Indo-pacific origin viz.Cingulina isseli Tryon, 1886 and Oscilla jocosa Melvill, 1904. The smooth, or nearly so, European species have traditionally been placed in Eulimella or Syniola depending on the fact whether they lack a columellar tooth or fold or such a feature is present. It is my strong belief, however, that a fold on the columella is not enough to place species in Symola. The genus Syrnola A.Adams, 1860 with type species Symola gracillima A.Adams, 1860 by monotypy, is described by its author (1860: 405) as fol- lows «Testa subulata, recta, vitrea, polita; anfractibus planis; suturis im- pressis. Apertura oblonga; labio in medio plica obliqua instructo; labro simplici, acuto. The genus bears the same relation to Obeliscus that Chrysallida does to Pyramidella, and will include all the slender species of the former group with a single plait on the columella ...». And in the description of the spe- cies Symola gracillima A.Adams it is stated (l.c.: 405): «...labio antice ex- panso et reflexo, in medio plica obliqua valida instructo; ...». The specimen of S. gracillima mentioned by Boyd & Phillips (1985: 62) as a possible type, which I could study thanks to the kind cooperation of Ms. Boyd, does not correspond to the description, especially not because there is no sign of any tooth. Also the topwhorls are missing so this speci- men cannot help us in defining the genus Symola. As there appears to be no other type material we can only base our conclusions on the written evidence cited above. * Adm.Helfrichlaan 33, 6952GB Dieren, The Netherlands. Lavoro accettato il 10 settembre 1994. 85 From this description it can only be concluded that one clearly pro- nounced tooth on the columella is to be found in species of the genus Syr- nola. This is true for one European species only viz. Symola wenzi Nord- sieck, 1972 [=Odostomia crassa Jeffreys, 1884 non Thompson, 1845]. On this basis the Indo-pacific immigrant species Symola fasciata Jickeli, 1882 is a genuine Symola too. The species Orina pingiiicula A.Adams, 1870 described from the Gulf of Suez, was characterized as «like a short umbilicated Symola». For this species A.Adams (1870; 126) erected the genus Orina which was renamed Orinella Dali & Bartsch, 1904 because of the already existing Orina L.Agas- siz, 1846. As Symola fasciata Jickeli, 1882 does show an umbilicus it was interesting to study the species Orinella pinquicula, which has never been figured. Thanks to the kind cooperation of Dr. Frecce who is in charge of the MacAndrew collection in Cambridge, I could study the one and only specimen of this species. From the figure published here (fig. 4) it can already be seen that this specimen makes the impression of a malformation: a very big umbilicus, a stumpy form, one pronounced tooth on the columella and teeth on the inside of the outer lip. It seems noteworthy too that no author ever mentio- ned the collection of this species: all citations in the literature refer to the specimen described by A.Adams. On the one hand I personally should hesitate to found a genus on one such specimen whereas on the other hand in my opinion the presence or absence of an umbilicus in itself is not enough to place these species in a separate genus. In conclusion I cannot recognize the genus Orinella Dali & Bartsch, 1904 and certainly do not use it for the umbilicated species Symola fascia- ta Jickeli 1882. Still an other related genus is Ptycheulimella Sacco, 1892 which is de- scribed as «Testa turrito-pyramidata. Anfractibus planulati, ultimus saepe plus minusque subangulatus. Apertura ovato-quadrangula vel rhomboida- lis. Columella superne, depresse, transverse uniplicata». This description suits Symola perfectly and so it is not clear why this genus should be diffe- rent. Sacco (1892: 59) writes further «...forme che sembrano avvicinarsi molto alle Eulimella, ma presentano però una piega columellare più o me- no marcata che diventa meno visibile presso il peristoma. Tali forme per detto carattere si avvicinano quindi molto alle Macrodostomia ed alle Syr- nola, ma non mi pare che si possano attribuire senz’altro a questi sottoge- nere.» As Ptycheulimella is based on Tornatella pyrarnidata Deshayes, 1835, a fossil shell from Morea (Greece), which is figured without a noticeable columellar tooth by its author. Desrayes (1835: 154, pl.24 fig.29-31), and which I could not study, it is not clear what Ptycheulimella is meant to cover. In view of the fact that Monterosato (1884: 98; 1890: 158) considers Tornatella pyrarnidata synonymous with Melania scillae Scacchi, 1835, a species of Eulimella without any form of dentation on the columella, it seems at least not sure that Ptycheulimella should be considered as a valid genus. 86 From all authors who studied Eulimella species we learn that in one and the same species a columellar fold is sometimes present and someti- mes absent. A good summary for some of our European species is given by Fretter, Graham & Andrews (1986: 624-628). The conclusion, therefore, can only be that such species as Odostomia praelonga Jeffreys, 1884 and Eidima unifasciata Forbes, 1844 should be placed in Eulimella Forbes & MacAndrew, 1846 although Sacco’s genus Ptycheulimella may have been meant for these Eulimella species where a columellar fold occurs rather frequently. As demonstrated several years ago by me (1988: 171) the genus Euli- mella Forbes & MacAndrew, 1846 has Eulima macandrei Forbes, 1844 as its type species by monotypy. At the same time Forbes' species is universally considered a junior synonym of Melania scillae Scacchi, 1835. It is the re- cent shell on which the genus is based however. 87 The species of the genus Eulimella are slender shells with many whorls, either completely smooth or with microscopic spiral sculpture. Not particularly thin or fragile and with heterostrophic embryonic whorls of helicoid or planorbid type, tightly coiled as in Turbonilla (see figures 1 and 2). A few very small species, extremely fragile and with more or less swol- len whorls show a protoconch of a quite different type: loosely coiled of only 1-1.5 whorl (see figure 3). These shells are here placed in the genus Anisocycla Monterosato, 1880. Following Gougerot & Feki (1980: 89) and Van Aartsen et al. (1984: 50) I regard Aciculina scalarina Deshayes, 1861 as the type species of this genus by subsequent monotypy. As the genus was introduced for Aciculina Deshayes, 1861 non A.Adams, 1853 and Deshayes did not mention Turbo nitidissimus Montagu, 1803 that recent species can- not be the type species of Anisocycla Monterosato, 1880 although it has been mentioned as such by Cossmann (1921: 307), Thiele (1929: 236) and Wenz (1940: 866). The (recent) species of the genus Anisocycla have been dealt with by Gougerot & Feki (1981) not long ago. However the work by these authors in my opinion is based on a too restricted definition of the species. In my experience the variability within the species is rather wide for all Pyrami- dellidae. Therefore quite a number of varieties or subspecies are here con- sidered to belong to the variation-breadth of the species. This is particular- ly true with respect to Anisocycla poniteli (De Folin, 1868) which has more or less convex whorls, is more or less slender, has shouldered whorls or subturreted ones a.s.o. A special problem is formed by a number of species which were descri- bed by De Folin in 1870 from the West African Coast (Bay du Levrier and Cagnabac/Senegal). Note the errors in the years of publication as given by Gougerot & Feki (1981)! These authors think to have recognized these spe- cies in some specimens from Tunesia or the Libanese coast. Although the authors studied the De Folin type material I still have great doubts. The type material in the De Folin collection in Paris, that I could study thanks to the kind cooperation of Dr.Bouchet, is rather poorly preserved. The spe- cies Eulimella striata and Eulimella tenuis belong without doubt to the A. pointelH nitidissima complex and are considered as variety and subspe- cies of A.pointeli by Gougerot &; Feki. Eulimella levissima in my opinion is a species of Cima Chaster, 1896 (Aclididae). I am not sure about Eulimella gracillima as the type has been lost, but the species seems related to A.poin- teli too. In preparing this contribution I came upon several species which are new to science. Two of these are described here. Several other species are represented by one or two specimens only. In such cases I have refrained from describing these as new species too because I prefer to wait untili more material will be available.This is especially true as ample material from the Atlantic Islands (Canary Isl., Madeira, Azores) and the West Afri- can coast shows several species which apparently also occur along the Strait of Gibraltar and in the Alboran Sea, albeit rather rare. These species have not been dealt with here. Neither are the species described by Dautzenberg (1889) and by Dautzenberg & Fischer (1896, 1897) from the 88 Azores taken into account. These belong to a different faunal province and do not occur along the Atlantic coasts of Europe nor in the Mediterranean. Identifications with such species as Eulimella schlwnbergeri Dautzenberg & Fischer, 1896 and Eulimella phaula Dautzenberg & Fischer, 1896 by Nord- sieck proved to be erroneous.As it is not always easy to ascertain the cor- rect year of publication of a species I stress the fact that thorough biblio- graphical research had already been carried out in many cases. This is true for the work of De Folin in particular, which was studied by Winckworth (1941) and additional facts given by Rheder (1946). Systematic Part In the following I will first describe the two Eulimella species conside- red to be new to science. Subsequently follow a number of identification tables (=Keys) with notes on most of the species dealt with. This is along the same lines as former parts of this series eg.VAN Aartsen (1977, 1981 and 1987). As stressed before these tables or keys can only be used for well preserved full-grown shells. Even then it is not always easy to discriminate between two closely related species. In the notes more differentiating pro- perties are usually mentioned and with the help of the photographs it should be possible to identify most specimens with confidence. 89 The descriptions of the new species are as follows. Eiilimella bogii spec.nov. (fig. 5) Shell forming an elongated cone with perfectly straight sides. The co- lour is whitish without any colour bands. The embryonic whorls are of pla- norbid shape with their axis at about 135“ to the main shell axis. The tele- conch-whorls are perfectly flat and number about seven. The growthlines are opisthocline and there is a microsculpture of very fine spirals, just as in Eulimella acicula. The columella is straight and without a tooth or fold. Length 3-3.2 mm. Breadth 1.0 mm. This species is most like E. acicula (Philippi, 1836) and has also micro- scopical spiral striature but differs fundamentally from that species by its planorbid embryonic whorls whereas these whorls in E.acicula are heli- coid with their axis at 90“ to the shell axis. E.bogii also has some analogy with E.iinif asciata (Forbes, 1844) But that is a bigger shell with a much greater protoconch and of course its golden-yellow spiral colour band marks it off immediately. The species is named after Cesare Bogi, able malacologist of Livorno and friend of the author. Holotype: originating from Isola Capraia (-100/200m) (Italy) Paratypes: 1 spec. from St. Gallura (-150m) in BMNH; 1 spec.from in USNM; 3 spec.from Isola Capraia (-100/200m) and one spec.from St.Gallura in collection Bogi, Livorno, Italy; 3 spec.from La Herradura (S. Spain) (-16m): in collection Anselmo Peñas, Madrid and collection José Luis Martinez, Rueda-Fuengirola; and 2 spec, from Gaeta (-10m) Italy (AD14615, 14531A), 3 spec. Sardinia K1 (-200m) (AD12344, 15881), 2 spec.Capo Corso (-150/200m) (ADI 1975), 2 spec.Isola Capraia (-100/200m) (AD23347, 23399), 1 spec.from Central Tyrrhenian Sea (-250m)(AD14185) and 1 spec. -1-2 fragm.from Capo Ferro (-60m)(AD 15930) in my own collection. Eulimella cossignanii spec.nov. (fig. 6) Shell forming a very elongated cone with somewhat cyrto-conoid top. The colour is white or glassy-transparent. The embryonic whorls are pla- norbid with théir axis at 135“ to the main shell axis. The teleconch whorls are slightly convex with a tendency to have the greatest convexity just above the lower suture; the .number of whorls is about six, not counting the embryonic ones. The growthlines are slightly opisthocline and there is no spiral microsculpture. Many growthlines are crowded together in some places and form a sort of axial microsculpture. The shell looks rather solid and not very thin. The columella is straight without a fold or tooth. Length 2.3 mm, breadth 0.75 mm. This species differs from some forms of E.acicula by the absence of spiral microsculpture and the planorbid embryonic whorls. In this respect E.cossignanii is much more like E.ventricosa (Forbes, 1844). However in that species the whorls are much more convex, the growthlines have a 90 tendency to prosocline and the shell is much thinner altogether. Also most forms of E.ventricosa are more slender. The species is named after T.Cossignani and V.Cossignani for their ef- forts to promote malacology by exhibition and presentation in Cupra Ma- rittima (AP), Italy. Holotype: in NNML no. 56934 Originating from Isola di Vendicari, (-32m) (Italy). Paratypes: 1 spec.from Malta (-29m) in BMNH; 1 spec.from Isola di Vendicari (-32m) in USNM; 1 spec.each from Is.Vendicari (-32m), from Aci Trezza (-80/90m) and Capo Spartivento (-400m) in collection Bogi, Italy; 9 spec from Fuengirola (16/-22m): 3 each in collection Anseimo Peñas, Madrid, collection José Luis Martinez, Rueda- Fuengirola and collection John van Aartsen (AD26347); 1 spec.from Algeciras in collection Menkhorst, Netherlands and 3 spec. Is.Vendicari (-32m) (AD19091, 20948), 1 spec. -1-1 fragm.Algeciras (AD17591, 17674A), 2 spec. Monaco (-100m) (AD19619, 19617), 1 fragm.Banyuls (S. France) (AD12848), 5 fragm.Isola Capo Passero (-25m) (AD18913), 1 spec.Catania (Sicily) (AD16425), 1 spec.south of Elba (AD23160), 1 spec.Is. Porto Palo (AD16988), 1 spec. -I- 1 fragm. Malta (-29m) (AD22875) in my own collection. We now turn our attention to the keys, first to sort out some species and isolate some genera, which in later keys will be differentiated into the respective species. I. Key to the genera and some selected species. 1. a. Spiral sculpture consisting of very pronounced spiral ribs 2 b. Spiral sculpture fine, but clearly visible 3 c. Spiral sculpture microscopical or totally absent 4 2. a. Topwhorls helicoid, no tooth on the columella Cingulina isseli Tryon, 1886 b. Topwhorls more or less intorted, a clear columellar tooth is present Oscilla jocosa Mellvil, 1904 3. a. Besides spiral sculpture, some axial folds are also frequently present. Topwhorls Careliopsis modesta (De Folin, 1870) b. Shells very fragile, with loosely coiled topwhorls 4. a. A pronounced columellar tooth is present b. The columella shows a slight fold at most, or, frequently, no fold at all 5. a. Topwhorls tightly coiled (figs.l, 2); shells not very fragile b. Topwhorls loosely coiled(fig.3); shells rather fragile and needle-shaped 91 Anisocycla Symola 5 Eulimella Anisocycla Cingulina isseli Tryon, 1886 and Oscilla jocosa Melvill, 1904. Both species show three very coarse spiral ribs per whorl, between which the elevated or rather thickened growthlines can be seen as axial striature. The main difference is the columellar tooth which is clearly pre- sent in Oscilla and absent in Cingulina. The species Cingulina isseli Tryon, 1886 (fig. 7), known from the Red Sea, was first indicated from the Mediterranean coast of Israel by Van Aartsen & Carrozza (1983). Since than it has been found regularly along the Israeli coast, the coast of Libanon according to Boot & Khairallah (1987: 55) as well as the southern coast of Turkey, westward up to Kizkale- si according to Van Aartsen, Barash & Carrozza (1989: 71). The other species viz.Oscilla jocosa Melvill, 1904 (fig.8) is not known from the Red Sea but was first described from the Gulf of Oman. The spe- cies was first noted from the Israeli coast in 1984 and identified as most probably belonging to Melvill’s taxon. More particulars are given by Van Aartsen, Barash & Carrozza (1989: 71). In my experience Oscilla jocosa is rather rare and only a few speci- mens are known from the Mediterranean. Careliopsis modesta (De Folin, 1870) (fig. 9) A special genus for this species seems very appropriate. Fine spiral sculpture combined with an occasional slightly prosocline growthline so- metimes even leads to a kind of reticulate sculpture. The embryonic whorls which are planorbid with their axis at 135° as well as the mouth and columella without teeth indicate a strong affinity with Eulirnella. Therefore I think it best to place this species in Careliopsis Moerch, 1875 originally erected for a Caribbean species which I do not know but which is well figured by Thiele (1929: 236 fig.243). Identification of this species is based on USNM 133525 from Greece (ex Chaster) because the holotype and only specimen was broken and could not even be figured according to Kisch (1959: 102). Identical specimens from Cagliari under the name modesta are present in the Monterosato col- lection in Rome. The present species has been published from the Central Tyrrhenean Sea by Bogi (1987: 240, 241 fig. 5). Other localities where this species has been found are: Spain (Lianza, Costa Brava); French Mediterranean Coast: Sausset les Pins, La Capte, Plage de I’Estagnol, St.Tropez, Cabasson; Corse: Palombaggia and Pinarello; Sicily: San Lorenzo and Siracusa; Cyprus:Pap- hos and Famagusta Bay. Thus Careliopsis modesta is distributed throu- ghout the Mediterranean. 92 IL Key to Symola and Anisocycia species. 1. a. A clearly developed tooth on the columella present b. No columellar teeth are present 2. a. inside of outer lip smooth, shell slender, occasionally with a golden-yellow band b. Inside of outer lip with at least a few teeth; shells more conical and occasionally banded with more than one brown band 3. a. Shell conical, inside of the outer lip with only a few teeth. A pronounced umbilicus is usually present. b. Shell cylindrical, inside of the outer lip with five or more teeth. [No complete specimens known, only fragments excist] 4. a. Shell surface smooth, whorls more or less convex, sometimes shouldered, growth- lines somewhat prosocline b. Shell surface regularly spirally striated 5. a. Whorls very much swolen, regularly curved. Growthlines C shaped, orthocline to slightly opisthocline b. Whorls flat over most of their height, clearly turreted at the upper suture. Apart from spiral sculpture, also fine axial threads can be seen on well preserved specimens 2 4 Puposyrnola minuta (H. Adams 1869) 3 Syrnola fasciata Jickeli, 1882 Syrnola wenzi Nordsieck,1972 Anysocycla pointeli (De Folin, 1868) 5 Anisocycia nitidissima (Montagu, 1803) Anysocycla striatula (Jeffreys, 1856) Puposyrnola minuta (H. Adams, 1869) (fig. 10). This very characteristic shell has a decidedly pupoid form and is the- refore placed in the genus Puposyrnola Cossmann, 1921, the type-species of which is the fossil Auricula acicala Lamarck, 1804. Although originally described as possessing a golden-yellow band on the whorls, this band usually cannot be detected in dead shells, even if they look very fresh. 93 Symola wenzi Nordsieck, 1972 Originally described by Jeffreys (1884: 350) as Odostomia crassa but that name had been used by Thompson already in 1845. Therefore Nord- sieck (1972: 117 spec.2.020) renamed the present species Symola wenzi. No complete specimens of this species are known. No fragments with preserved topwhorls are known either. The best fragments are probably those in lot BMNH 1885.11.5.1998, which correspond fairly well with de- scription and figure. The inside of the outer lip carries a number of teeth and so reminds one of Odostomia conoidea (Brocchi, 1814). There is also a well-developed columellar tooth and the growthlines are practically verti- cal to very slightly prosocline. Apart from the type material no other material is known except for the shell figured by Di Geronimo & Panetta (1973: 117 pl.l fig.6) but the iden- tification seems rather doubtful. Symola fasciata Jickeli, 1882 (fig. 11) First mentioned from the coast of Libanon by Bogi & Khairallah (1987: 57, 59 fig.l) and afterwards more fully dealt with by Van Aartsen et al. (1989: 70, 74 fig.7) is now known along the coasts of Israel, Libanon and southern Turkye as far west as Kizkalezi (ex G. Lindner). The species can be recognized easily by its yellow-brown bands which encircle the whorls and by its very well developed columellar tooth, in this respect differing clearly from the similar species Tiberia minúscula (Monte- rosato, 1880). Both species show a few teeth on the inside of the outer lip. Anisocycla nitidissima (Montagu, 1803) (fig. 12) and Anisocycla pointeli (De Folin, 1868) (fig. 13) The principal difference between these two species is found in the pre- sence of fine spiral striations regularly covering all the whorls in A.nitidis- sima. This sculpture as well as the characteristic thickening of the growth- lines at the upper suture can be nicely seen in the photograph of Fretter, Graham & Andrews (1986: 631 fig.440). The course of the growthlines can- not be detected very well but they are C-shaped and orthocline to slightly opisthocline. Another figure of this species is given by Van Aartsen et al. (1984: 123 fig.243). In A.pointeli (De Folin, 1868) the whorls are totally smooth and the growthlines are prosocline. The whorls are less convex than in A.nitidissi- ma but vary from rather convex to rather flat. Specimens with rather flat whorls also have the tendency to show relatively high whorls. A good figu- re of A.pointeli (De Folin, 1868) is given by Van Aartsen et al. (1984: 123 fig.244). On the same plate the characteristic protoconch whorls of the ge- nus Anisocycla are figured. It is to be noted that shells of A.nitidissima are usually somewhat more slender than those of A.pointeli, but we should keep in mind that Marshall (1900: 337) already wrote: «It is remarkable that this species [= A.nitidissima], whose extreme slenderness is its most striking feature. 94 should also possess a broader as well as a more slender relative; the latter, which is hardly more than half the width of the type, sparingly occurs almost everywhere with it, but those from the west of Ireland coasts all belong to the slender form.» Generally speaking one finds A.nitidissima of dimensions 2.0 x 0.5mm at 6 whorls (not counting the embryonic ones) whereas A.pointeli is 2.5 x 0.6mm at 6 whorls. Specimens of A.pointeli larger than 3.0mm (7 whorls) do occur regularly and I see no reason to give these a special name, as was tentatively suggested by Van Aartsen et al. (1984: 51 spec.245). Anisocycla striatala (Jeffreys, 1856) (fig. 14) The species Eulimella carinata De Folin, 1870, Eulimella folini Fischer in De Folin, 1869 and Odostomia macilenta Monterosato, 1878 l=Odostomia debilis Mtrs., 1875 non Pease, 1868] have all been terribly confused by many authors and also by Gougerot &; Feki (1980). In the first place it was Monterosato himself (1890: 158) who noted that the species he described or rather indicated as Odostomia dehilis Mon- terosato, 1875 and renamed O. macilenta because of preoccupation, was in fact identical with Eulimella folini Fischer in De Folin, 1869 and added «ex typo». This type is presently missing in the De Folin collection in Paris as indicated by Gougerot & Feki (1981: 42). We thus have to accept Montero- sato's opinion therefore without direct proof. The identification of the species Odostomia macilenta Mtrs. could be made by comparison with a shell in the Jeffreys' collection in Washington, USNM 132734, originating from Algers (ex Joly). This shell is very charac- teristic and suits the description of Eulimella folini by Fischer in De Folin (1869: 149) perfectly. Still there is no absolute proof of the identity of these two taxa. However, as it turned out, the case became less important as soon as the syntypes of Eulimella striatala Jeffreys, 1856 were studied. The type sample BMNH 196470 (=1856.2.18.9) consists of two topfragments of two specimens which can only be identified as belonging to E.folini = E.rnaci- lenta. Although I did not dare to open the vial at least one of the fragments showed the shouldered-turreted form characteristic for this species, which therefore should be named Anisocycla striatala (Jeffreys, 1856). Study of the not well-preserved specimens of Eulimella carinata De Fo- lin, 1870 led me to the conclusion that these two fragments belong to a species related to A. striatala but without any sign of sculpture. This may be due to wear in this case but well-preserved specimens from West Africa are completely smooth as well. The species Eulimella striatala Jeffreys, 1856 was renamed Odostomia hy alina Jeffreys, 1870 because of possible homonymy with Turbo striatala Linné, 1758, which is in fact a Turbonilla. The name O.hyalina should be considered a superfluous synonym. 95 III. Key to the species of Eulimella 1. a. Embryonic whorls helicoid (see fig.l), spiral microsculpture present b. embryonic whorls planorbid (see fig.2), shell surface mostly smooth 2. a. Shells conical, with flat sides b. Shells nearly cylindrical, whorls flat or slightly convex 3. a. Growthlines flexuous, opisthocline. Distictly angulated periphery b. Growthlines orthocline, the periphery of the last whorl rounded. [only the lectotype is known] 4. a. Protoconch whorls rather coarse: thickness 0.25-0.30 mm b. Protoconch whorls thinner: thickness 0.15 -0.20mm 5. a. Shell forming a very slender cone, topangle 11-12. A golden-yellow spiral band around the periphery. Growthlines opisthocline b. Shell somewhat less slender, the last whorl proportionally larger. No coloured bands. Growth- lines flexuous and orthocline 6. a. Shells with fully flat whorls and very fine spiral microsculpture b. Shells with somewhat convex whorls, fine axial microsculpture and slightly opisthocline growthlines c. Shells with more or less convex to tumid whorls, smooth shell surface and orthocline to slightly prosocline growthlines. 2 4 3 Eulimella acicula (Philippi, 1836) Eulimella scillae (Scacchi, 1835) Eulimella compactilis (Jeffreys, 1867) 5 6 Eulimella unifasciata (Forbes, 1844) Eulimella cerullii (Cossmann, 1915) Eulimella hogii spec.nov. Eulimella cossignanii spec.nov. Eulimella ventricosa (Forbes, 1844) Eulimella acicula (Philippi, 1836) (fig.l 5) Probably the most common species of Eulimella in Europe and therefo- re rather variable. Constant characters are: Helicoid topwhorls with axis at 90“ to the main shell axis, spiral microsculpture consisting of regular striae 15-20/x apart and clearly prosocline growthlines. The whorls may be convex and clearly separated from one another or flat and nearly conti- nuous as the suture forms only a slight incision. 96 of this last type are the shells of Eulirna subcylindrata Dunker in Wein- kauff, 1862 .The original sample is present in the Jeffreys’ Collection, USNM 132432 containing 9+1 specimens. The main label reads «Odosto- mia siibcylindrica (Dkr)/Weinkauff»(!). Several other labels with this lot gi- ve «Chemnitzia affinis Ph», «E.scillae Sc.» and Eulimella acicula Phi». The relative slenderness of the specimens of this lot varies somewhat, but ot- herwise no difference with Eulimella acicula is noticeable. A lectotype is chosen with dimensions 4.0 x 1.1mm (8+whorls) and is figured here (fig. 16) to prove the synonymy of E. subcylindrata (Dunker in Weinkauff 1862) with E. acicula (Philippi, 1836). Several other taxa have been considered to be varieties of E.acicula at one time or another. The species Parthenia turris Forbes, 1844 cannot be recognized with any certainty and is therefore considered a nomen dubium. The species Parthenia ventricosa Forbes, 1844 is a species in its own right and dealt with later on. The species Eulimella obeliscus Jeffreys, 1858 is somewhat doubtful. The two syntypes are poorly preserved but in my opinion belong to E. ventricosa (Forbes, 1844). Warén (1980: 38) states them to belong to E. af- finis [no author mentioned] but probably uses that name for E.ventricosa following Forbes & Hanley (1850: 313). The sample BMNH 1911.10.26.30463-30465 s.n. Eulimella obeliscusIPdiìeruìo consists of perfec- tly typical E.acicula. According to the types, the species Eulimella schlumbergeri continenta- lis Nordsieck, 1972, Eulimella curtata Coen, 1933, Eulimella flagellum Coen, 1933 and Eulimella intersecta De Folin, 1870 also belong to Eulimella acicu- la (Philippi, 1836). Monterosato (1884: 98) introduced the superfluous new name Eulimel- la commutata in order to avoid homonymy with Auricula acicula Lamarck, 1815, which is, however, not an Eulimella but the type species of the genus Puposymola Cossmann, 1921. A last name to be discussed here is Pyramis laevis Brown, 1827. This species is based on an irrecognizable miniature figure, from which it is even impossible to make out whether the species is a Pyramidellid or so- mething totally different. In Brown's second edition (1837: 14, pl.9 figs.51, 52) the same figures are copied, but a description is supplied too. The only recognizable features are the colour viz.white and the convex whorls. Jeffreys (1848: 349) placed P. laevis tentatively as a synonym under Mela- nia acicula Philippi, 1836, but with interogation-mark. Forbes and Hanley (1850: 313) cite the same reference under Eulirna affinis Philippi, a name they use for Eulimella ventricosa (Forbes). This species has at least ventri- cose whorls, although I find the identification much too doubtful. Later on Jeffreys (1867: 173), considering E.ventricosa only a variety of E.acicula, puts Pyramis laevis Brown in its synonymy. This is most probably the basis 97 for the resurrection of Brown’s name by Winckworth (1932: 226 no. 154). A number of recent, especially British, authors have followed Winckworth, but I think erroneously. In my opinion Pyramis laevis Brown, 1827 should be considered a nomen dubium, never to be used anymore. The figure in Fretter, Graham & Andrews (1986: 626 fig.436 as Euli- mella laevis (Brown) ) is not very good. A better figure is given by Spada et al. (1973: 67 pi. 5 fig .9) under the erroneous name Eulimella ventricosa (For- bes). Biondi & Di Paco (1982: 276 s.n. E.turris and 277 pl.l fig.8 s.n. Ebala cfr.coarctata) give two reasonable figures of this species. Eulimella scillae (Scacchi, 1835) (fig. 17) The recent specimens of this species have been described as Eulima macandrei Forbes, 1844, which is the type species of the genus Eulimella Forbes & Macandrew, 1846, by monotypy. Identification with Melania scil- lae Scacchi, 1835 was first made by Jeffreys (1848: 349) and he was follo- wed by Forbes & Hanley (1850: 309) and almost all later authors. As no type material is available anymore it seems best to follow this identifica- tion. The name Eulima crassula Jeffreys, 1839 is a nomen nudum but meant to cover this species. Identity between E. scillae (Scacchi, 1835) and the fossil Tomatella py- ramidata Deshayes, 1835 is not at all sure as has been said above with respect to the genus Ptycheulimella Sacco, 1892. Desmayes (1835: 154 no.208) describes the aperture as follows: «...; l'ouverture qui le termine est oblongue, étroite, arrondie à la base et terminé supérieurement par un angle aigu; la columelle est assez alongée, et elle présente à son extrémité supérieure un seul pii presque transverse, assez gros et oh tus.» In my opi- nion this does not apply to E. scillae! Although Kobelt (1903: 170) mentions the recent occurrence of Pty- cheulimella pyramidata (Deshayes, 1835) this is based on an erroneus inter- pretation of Monterosato (1890: 158) and Locard (1892: 137) who use the name in the belief that it is an older synonym of Melania scillae Scacchi, 1835. Nordsieck (1972: 118) has suggested that Odostomia concinna Jeffreys, 1884, a very dubious species from which no type material could be found by Warén (1980: 37) is a younger synonym of the fossil Pt.pyramidata (Desh., 1835). Without any proof such suggestions should not be made nor accepted! Good recent representations of this species are given by Carrozza (1977: 179 pl.2 fig.2) and by Fretter, Graham & Andrew (1986: 624 fig.434). D'Angelo & Gargiullo (1978: 155) also give a good photograph. 98 Eulimella compactilis (Jeffreys) Sars, 1878 (fig. 18) As already indicated by Warén (1980: 37) the syntype USMN 132718 is a typical Eulimella acicala. However the other specimen present under this name viz.USNM 132573 with the label «Loffoden Is ./Sars - Odostomia scil- lae Scacchi var. compactilis Jeffreys» is something different. Warén (1980: l.c.) suggests that this specimen should be taken as lectotype of the species Eulimella compactilis (Jeffreys, 1867). As it is certain that Jeffreys saw this shell and agreed with its identification I will follow this suggestion and declare the specimen USNM 132573, which is here again figured (fig. 18), to be the lectotype of Eulimella compactilis (Jeffreys, 1867). I am not aware of any other specimen although Marshall (1900: 335; 1917: 174) records four more specimens from the Porcupine Expeditions which could not be loca- ted however. The lectotype is 4.0 mm, the topwhorls are helicoid with axis about 90" to the main shell axis. The whorls are relatively low and the growthlines are vertical or orthocline. The shell-surface seems smooth but shows a very fine spiral striature viewed through the microscope. This striature is much finer than that in the related species E.scillae (Scacchi, 1835) and Eulimella acicala (Philippi, 1836). Eulimella unifasciata (Forbes, 1844) (fig. 19) The species Eulima unifasciata Forbes, 1844 can be recognized imme- diately by the presence of a golden-yellow band encircling the whorls just above the periphery. There is also frequently a slight fold on the columella and therefore this species is sometimes placed, erroneously, in the genus Symola A.Adams, 1860. The topwhorls are planorbid with their axis at 135" to the shell axis, the growthlines are slightly flexuous and opisthocline and the shell-surface is nearly smooth but shows numerous microscopic axial striae in well pre- served specimens. Because of the very characteristic yellow band which also occurs in Turbonilla smithi Verrill, 1880, this last species is almost universally consi- dered as conspecific. Recent research on West African material shows that further study will be necessary before accepting this synonymy. The samples USNM 132675, 132676, 132677 and 132678, all from Me- diterranean origin, confirm the present interpretation of this species. Eulimella unifasciata (Forbes, 1844) has recently been figured by Di Geronimo & Panetta (1973: 117 pl.l fig.5). Carrozza (1977: 179 pl.2 fig.l) and Terreni (1981: 65 pl.7 fig. 10). It is a species widely distributed throu- ghout the Mediterranean and the Atlantic. 99 Eiilimella cerullii (Cossmann, 1915) (fig. 20) This species is more generally known under its original name Eulimel- la praelonga (Jeffreys, 1884). However the original description by Jeffreys as Odostomia praelonga is a primary homonym of Odostomia praelonga De- shayes, 1861 (plate 16) and was therefore substituted by Cossmann (1915: 60), who gave it the name Syrnola cerullii. As remarked before I prefer to place this species in Eulimella and not in Symola nor in Ptycheulimella where it has been placed by different authors. The recently found specimens correspond exactly with the samples BMNH 85.11.5.1964-7 and USNM 132236, type lots from the Porcupine ex- pedition. The species E. cerullii shows planorbid topwhorls with their axis at 135“ to the main shell-axis. The growthlines are slightly flexuous and orthocline and the shell-surface is smooth.The whorls increase rather rapidly in height and the last occupies therefore a greater percentage of the total height than in most other Eulimella species. Recent figures of this species are given by Carrozza (1977: 179 pl.2 fig.4) and by Biondi & Di Paco (1982: 277, pi. 1 fig.4). The shell figured by Tenekidis (1989: no 76.42) is certainly not this species but looks rather like Eulimella acicula. Eulimella ventricosa (Forbes, 1844) (fig.21) For the interpretation of this species no type material is available any- more. Therefore I based my interpretation on a sample of Mediterranean shells in the British Museum BMNH 1911.10.26.30422-30426 from Palermo with a label in the handwriting of Monterosato. Also taken into account were a number of recent specimens as cited by Zenetos et al. (1991: 134) from the Aegean Sea, where Forbes' specimens originated too. These speci- mens are without doubt identical. Also identical are Norwegian specimens like the ones figured by G.O.Sars (1878: 209, pi. 11 fig. 19) who described the whorls as « ...anfractibus usque ad 11 tumidulus et aequaliter conve- xis...». A good figure of this form has been given by Van Aartsen et al. (1984: 123 fig.242). The magnificent drawing in Fretter, Graham & Andrews (1986: 628 fig.437) is a representation of this form too. The figure by Poppe & Goto (1991: 294, pl.38 fig. 5) may also represent this species but is not good enough to be recognized with certainty. In the Atlantic, especially around the British Isles specimens with less convex whorls occur. These specimens are also less slender as can be seen from a sample BMNH 1911.10.26.30427-30446 marked «Eulimella ventrico- sa Forbes = E.affinis F.& H./Guernsey 1859» (see fig.22). The shells in this sample are much more like the figure in Rodriguez Babio & Thiriot- Quiévreux (1974: 542, pi. 6 figs B,F) s.n. Eulimella gracilis (Jeffreys, 1847). Jeffreys himself (1848: 350; 1867: 171) regarded this species synonymous 100 with Odostomia affinis (Phil.) Forbes & Hanley, 1850 which he later on (1867: 172) recognized to be not Philippi's species, which is a fossil species of appreciable dimensions 6.5 mm x 1.8 mm and «exacte turrito-conica». Jeffreys therefore uses the name E.ventricosa (Forbes) about which he still later (1884:363) remarks that Forbes did not recognize his own species Parthenia ventricosa in Jeffreys' Eidimella gracilis. Eulimella affinis Philippi, 1844 has been identified with E. acicala (Phi- lippi, 1836) by BDD (1883: 187) probably because of its only slightly con- vex whorls but possibly also because these authors considered P.ventricosa a variety of E. acicala. The conclusion can only be that Philippi's species cannot be identified at present and should therefore be considered a spe- cies dubium. Knowing the sometimes extreme variability within species of the Py- ramidellidae I hesitate very much to regard Ealimella gracilis Jeffreys, 1847 as a separate species although specimens of this form can clearly be separated from typical E.ventricosa (Forbes, 1844). In the Mediterranean there occur specimens like the one figured by Nordsieck (1974: 13 fig.27 s.n Ealimella phaala) and the one figured by Biondi & Di Paco (1982: 277 pl.l fig. 5) which also have less convex whorls. All these specimens, however, have the same planorbid protoconch with axis at 135° to the shell axis, a completely smooth and transparent shell surface and rather thin, more or less convex whorls. The growthlines are orthocline or slightly prosocline. For the time being my conclusion is that all these specimens should be included in Ealimella ventricosa (Forbes, 1844). Whether the related Ealimella phaala (Dautzenberg & Fischer, 1896) from the Azores (fig. 23) is also a form of E.ventricosa is now under study. The name can certainly not be used for Mediterranean species however. All authors agree in considering Ealima tarritellata Requien, 1848 sy- nonymous with E.ventricosa and I see no reason to disagree with this gene- rally held identity. Aknowledgement This study could not have been made without the indispensable help of many people. I am especially gratefull for the kind cooperation of R.S.Houbrick (USNM), Ms.Kathy Way (BMNH), Ph.Bouchet (MNHN), R.C.Preece (Cambridge), H.Mienis (HUJ) and Ms.S.Boyd (NMV) for making available for study the material in the collections in their care. 101 NAMES OF SPECIES AND THEIR SYNOMYMS. acicula, Melania. Philippi, 1836 == Eulimella acicula (Philippi, 1836) affinh, Eulima. Philippi, 1844. spec.dubium bogii, Eulimella. Spec.nov. herein carinata, Eulimella. De Folin, 1870. West African. Closely related to A.striatula (Jeffreys, 1856) cerullii, Syrnola. Cossmann, 1915 = nom.nov.pro Odostomia praelonga Jeffreys, 1884 not Od- .praelonga Desh., 1861 cincta, Syrnola. Fenaux, 1942. Not valid. = ìEulimella wtif asciata (Forbes) cingulata, Eulimella. Issel, 1869 not Turbonilla cingulata Dunker, 1860. Renamed Eurbonilla is sell Tryon, 1886 commutata, Eulimella. Monterosato, 1884. = nom.nov. pro Melania acicula Philippi, 1836 not Au- ricula acicula Lam., 1815. Superfluous synonym for Eulimella acicula (Phil.) compactilis, Odostomia. Jeffreys, 1867. See Warén, 1980: 37. concinna, Odostomia. Jeffreys, 1884. spec.dubium. —Eulimella pyramidata (Desh.) [apud Nord- sieck 1972: 118] continentalis, Eulimella {schlumbergeri n.ssp.). Nordsieck, 1972 —E. acicula (Phil.) [ex type in SMF] cossignanii, Eulimella. Spec.nov. herein crassa, Odostomia. Jeffreys, 1884 not O. crassa Thompson, 1845. Renamed Syrnola wenzi Nord- sieck, 1972 crassula, Eulima. Jeffreys, 1839. nom.nud.but referred to Eulimella scillae (Scacchi) by Jeffreys (1847: 311, 1848: 349) curtata, Eulimella. Coen, 1933 =E. acicula (Philippi) [ex holotype] debilis, Odostomia (Eulimella) . Monterosato, 1875 not O. debilis Pease, 1868 = nom.nud. Rena- med Odostomia macilenta Monterosato, 1878 digenes, Turbonilla. Dautzenberg & Fischer, 1896 = Eulimella nana Locard, 1897 [apud Nord- sieck, 1972: 120]. Azores eulimoides, Amsocycla. Feki, 1969 exilissima, Eulimella Mtrs.in Dautzenberg, 1884 = nom.nud. fasseauxi, Syrnola (Tib.). Nordsieck, 1972. Not valid fasciata, Syrnola solidula Dunker var. Jickeli, 1882 flagellum, Eulimella. Coen, 1933 = Eulimella acicula (Philippi) [ex holotype] folini, Eulimella. Fischer in de Folin, 1869 = Anisocycla striatula (Jeffreys) gitaena, Turbonilla. Dautzenberg & Fischer, 1897. Azores gracilis, Eulimella. Jeffreys, 1847 = Eulima affinis Philippi sensu Forbes & Hanley, 1850. Spec- .dubium gradata, Odostomia (Eulimella) (poineli vdx.) Monterosato, 1878 = Anisocycla pointeli (de Folin) var. hyalina, Odostomia. Jeffreys, 1870. Nom.nov. pro Eulimella striatula Jeffreys, 1856 not Turbo striatula Linné, 1758. Superfluous synonym for Anisocycla striatula (Jeffreys) intermedia, Eulimella. De Folin, 1870 = ìE.subcylindrata (Dunker) [apud Monterosato, 1878: 94] intersecta, Eulimella (acicula var.). De Folin, 1873 = Eulimella acicula (Philippi) var. isseli, Turbonilla (Cingulina) . Tryon, 1886. Nom. nov. pro Eulimella cingulata Issel, 1869 not T. cingulata Dunker, Ì8>G0 — Cingulina isseli (Tryon, 1886) jocosa. Oscilla. Melvill, 1904 laevis, Pyramis. Brown, 1827. Spec.dubium. lenissima, Eulimella. De Folin, 1870. Belongs to Cima (Aclididae) macandrei, Eulimella. Forbes, 1844 = Eulimella scillae (Scacchi) macella, Odostomia. Brugnone, 1873 = Syrnola minuta H.Adams [apud Monterosato, 1874: im macilenta, Odostomia. Monterosato, 1878. Nom.nov.pro Odostomia debilis Monterosato, 1875 [nom.nud.!] not Odostomia debilis Pease, 1868; = Eulimella /o//«/ Fischer [apud Montero- sato, 1890: 158 ex typo] minima, Odostomia (ventricosa var.). Monterosato, 1880 = Eulimella ventricosa (Forbes) var. Not O. minima jeíÍYtys, 1858 minuta, Syrnola. H.Adams, 1869 = Puposyrnola minuta (H.Adams, 1869) modesta, Dunkeria. De Folin, 1870 — Careliopsis modesta (de Folin, 1870) nana, Eulimella. Locard, 1897 = E. digenes (D. & F., 1896) [apud Nordsieck, 1972: 120] 102 nhoides, Odostomia. Brugnone, 1873 = Euliniella nisoides (Brugnone, 1873). Fossil species. Nofroni (1993: 38) suggests that O. nisoides is a junior synonym of Eulimella scillae (Scac- chi, 1835) nitidissima, Turbo. Montagu, 1803 = Anisocycla nitidissima (Mont., 1803) obeliscus, Eulimella. Jeffreys, 1858 = Eulimella affinis (auct?) [apud Warén, 1980: 38] = E.ven- tricosa (Forbes) [ex types] phaula, Turbonilla. Dautzenberg & Fischer, 1896. Azores pointeli, Turbonilla. de Folin, 1868 = Anisocycla pointeli (de Folin, 1868) praelonga, Odostomia. Jeffreys, 1884. Not O.praelonga Deshayes, 1861. Renamed Syrnola cerullii Cossmann producta, Turbonilla (Adams) Lovén, 1846 = Eulimella acicula (Philippi) [apud Monterosato 1875: 34 spec. 569] pura, Odostomia {nitidissima var.). Monterosato, 1874 = Anisocycla pointeli (de Folin) [apud Monterosato, 1884: 69] pyramidata,Tornatella. Deshayes, 1835. Fossil. schlumbergeri, Turbonilla. Dautzenberg & Fischer, 1896. Azores scillae, Melania. Scacchi, 1835 = Eulimella scillae (Scacchi, 1835) smithii,Turbonilla. Verrill, 1880 = Eulimella unifasciata (Forbes) [apud Jeffreys, 1884: 351] striata, Eulimella. De Folin 1870. Related io A. nitidissima (Mont., 1803) striatula, Eulimella. Jeffreys, 1856 = Anisocycla striatula (Jeffreys, 1856) = E. macilenta (Mtrs., 1878) = E.folini Fischer in De Folin, 1869 [ex type] subcylindrata, Eulima. Dunker in Weinkauff, 1862 = Eulimella acicula (Philippi) [ex types] superflua, Odostomia (Eulimella) . Monterosato, 1875. Spec, dubium tenuis, Eulimella. De Folin, 1870 = A.pointeli (de Folin, 1868) turgida, Odostomia (Eulimella) (pointeli mr.) Monterosato, 1878 = Anisocycla pointeli (de Folin) var. not O. turgida Sars, 1878 turris, Parthenia. Forbes, 1844. Spec. dubium turritellata, Eulima. Requien, 1848 = Eulimella ventricosa (Forbes) [apud Jeffreys, 1867: 172 and Monterosato, 1878: 95] unifasciata, Eulima. Forbes, 1844 = Eulimella unifasciata (Forbes, 1844) ventricosa, Parthenia. Forbes, 1844 = Eulimella ventricosa (Forbes, 1844) = E. affinis (Philippi) [apud Monterosato, 1878: 95] wenzi,Syrnola (Tib). Nordsieck, 1972. Nom.nov. pro Odostomia crassa Jeffreys, 1884 not Od- .crassa Thompson, 1845 REFERENCES ■ Aartsen J.J.Van, 1977. European Pyramidellidae: l.Chrysallida. - Conchiglie 13: 49-64. Aartsen J.J.Van, 1981. European Pyramidellidae: W.Turbonilla. - Boll.Malac. 17 (5, 6): 61-88. Aartsen J.J.Van, 1987. European Pyramidellidae: lll.Odostomia and Ondina. - Boll.Malac. 23 (1-4): 1-34. Aartsen J.J.Van, 1988. Nomenclatural notes, 6. The generic name Eulimella (Gastropoda, Opisthobranchia, Pyramidellidae), authorship and type species. - Basteria 52 (4-6): 171- 174. Aartsen J.J.Van, A. Barash & E.Carrozza, 1989. Addition to the knowledge of the Mediter- ranean Mollusca of Israel and Sinai. - Boll.Malac. 25 (1-4): 63-76. Aartsen JJ.Van & E.Carrozza, 1983. Two more Red Sea species recorded for the first time from the Mediterranean Coast of Israel. - Boll. 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Careliopsis modesta (De Folin, 1870). AD14357 L: 1.8 mm AM 10 . Puposymola minuta (H.Adams, 1869) ADI 1446 L: 2.8 mm R 11. Symola fasciata Jickeli, 1882. AD 13 106 L: 3.5 mm AM 12. Anisocycla nitidissima (Montagu, 1803). AD20267 L: 3.3 mm M 13. Anisocycla pointeli (De Folin, 1868). AD21544 L: 2.5 mm M 14. Anisocycla striatula (Jeffreys, 1856). AD9717 L: 1.8 mm AM \5. Eulimella acicula (Philippi, 1836). AD15175 L: 3.2 mm 16. Eulima subcylindrata Dunker in Weinkauff, 1862. Lectotype selected from USNMl 32432 L: 4.0 mm AM \1. Eulimella scillae (Scacchi, 1835). AD22102 L: 4.0 mm A 18. Eulimella compactilis (Jeffreys, 1867). Lectotype USNMl 32573. L: 4.0 mm AM \9. Eulimella unifasciata (Forbes, 1844). AD22858 L: 5.5 mm AM 20. Eulimella cerullii (Cossmann, 1915). AD16010 L: 4.0 mm AM 2\. Eulimella ventricosa (Forbes, 1844). AD22427 L: 3.9 mm A 22. Eulimella «gracilis» = Eulimella affinis Forbes & Hanley, 1850. BMNH191 1.10.26.30427-30446. L: 2.3 mm A 23. Eulimella phaula (Dautzenberg &l Fischer, 1896). Azores. Monaco. L: 5.0 mm • Scale lines = 1 mm 107 108 109 Boll. Malacologico 30 (1994) (5-9) 111-128 I Milano 30-11-1994 Paolo Morella (*)» Antonio Porcheddu (*)» Salvatore Casu (**) LA MALACOFAUNA DELLA RISERVA NATURALE DI SCANDOLA (Corsica Nord-occidentale) (***) Key Words: MoUusca, Natural Reserve, Scandola, Corse. Riassunto: Il presente lavoro ha come obiettivo l’inventario dei Molluschi conchigliati marini viventi nella Riserva Naturale di Scandola (Corsica Nord-occidentale). Per redigere l’elenco è stato necessario realizzare campionamenti in diversi biotopi, utiliz- zando vari strumenti come una benna Van Veen ed una draga, calate da un natante, ed effet- tuando raccolte in immersione. Le informazioni ottenute con i diversi metodi sono state considerate nei soli aspetti qualita- tivi per uniformità nell’esposizione dei risultati. Le ricerche hanno permesso di stilare una prima lista faunistica comprendente 265 specie, di cui 137 raccolte viventi, interessante sia per l’elevato numero di ritrovamenti, sia per le pecuharità faunistiche ed ecologiche di alcune di esse. Résumé: Notre recherche a eu pour objectif l’établissement d’un inventaire des Mollusques marins avec coquilles vivantes dans la Réserve Naturelle de Scandola (Corse Nord-occidentale). Pour rédiger notre liste, il nous a fallu effectuer des échantillonages dans différents bioto- pes, utiliser plusieurs outils tels qu’une benne Van Veen et une drague que Ton a fait descendre d’une embarcation, et effectuer des ramassages en plongée. Les informations ainsi obtenues à travers différentes méthodes ont été utilisées uniquement pour leur valeur qualitative, afin de donner une certame uniformité à l’exposition de nos resul- tats. Les recherches effectuées nous ont permis de rédiger une première liste faunistique compo- sée de 265 espèces, dont 137 ont été observées vivantes, assez intéressante aussi bien pour le nombre élevé des découvertes que pour les péculiarités faunistiques de certaines d’entre elles. Introduzione Il presente lavoro, realizzato nell'ambito della collaborazione tra l'En- te Parchi Naturali Regionali della Corsica (P.N.R.C.), il Consorzio per le Ricerche in Sardegna (CO. RESA.) e l’Università di Sassari finalizzata alla proposta di Istituzione del Parco Internazionale delle Bocche di Bonifacio, ha come obiettivo la stesura di un inventario dei Molluschi conchigliati marini presenti nelle acque della Riserva di Scandola. Le ricerche sono state effettuate durante la 43^ Missione Scientifica di Scandola (luglio 1989) diretta dal Prof. C.F. Boudouresque. (*) CO. RI. SA. (Consorzio per le Ricerche in Sardegna), Casella Postale, 07040 Santa Maria La Palma (SS) (**) Istituto di Zoologia deU’Università di Sassari, Via Muroni n° 25, 07100 Sassari (***) Lavoro accettato il 10 febbraio 1994 Pubblicato con contributi CEE progetto INTERREG - Istituto Zoologia Sassari 111 La riserva naturale di Scandola Nel Parco Naturale Regionale della Corsica (250.000 ha su 872.620) sono presenti sei riserve destinate alla salvaguardia di specie animali e vegetali in via di estinzione, alla conservazione di particolari formazioni geologiche ed alla difesa di ambienti naturali di particolare interesse natu- ralistico. La Riserva Naturale di Scandola (fig. 1), istituita nel 1975 (Decret Rep. Fr. n. 75-1128), è la prima Riserva Naturale francese sia marina che terre- stre. È situata neU'ornonima penisola della costa Nord-occidentale della Corsica, un promontorio proteso sul mare con coste ripide e frastagliate, formatosi dal residuo di un antico vulcano ormai eroso. L’estensione complessiva della Riserva è di circa 2.000 ha, di cui 1.000 marini e 919 terrestri; i limiti delle aree di tutela sono contrassegnati in situ da appositi cartelli. Un severo regolamento disciplina le attività umane; nella parte terre- stre sono vietati la caccia, il campeggio, il prelievo di animali, di vegetali e di minerali, ecc.; in quella marina la pesca, l’immersione con autorespira- tore, il prelievo di organismi, lo stazionamento delle imbarcazioni per ol- tre 24 ore ecc. Solo i pastori e gli agricoltori residenti ed i pescatori professionisti, che abbiano ottenuto il permesso dalle autorità, possono esercitare le loro attività nel territorio della Riserva. Bovini ed ovini sono allevati in manie- ra estensiva e soltanto le zone disboscate prima del ’75 possono essere uti- lizzate per l’agricoltura. Quattordici imbarcazioni di pescatori sono auto- rizzate ad esercitare la pesca, con reti fisse e palamiti, in tutta la Riserva tranne che nella zona a «protezione rinforzata» situata nell’insenatura tra Punta Palazzu e l’Isola di Gargalu. L’isolamento, dovuto all’assenza di strade carrozzabili ed alla peculia- re conformazione costiera che, durante le forti mareggiate, può rendere difficile l’attracco delle imbarcazioni, ha consentito un’esemplare conser- vazione delle ricchezze naturali. Nella Penisola i sentieri sono poco più che stretti varchi fra un arbusto di macchia e l’altro; l’unico percorso agevol- mente praticabile è quello che unisce Girolata, un piccolo centro distante una mezz’ora di marcia dalla più vicina strada carrozzabile, ad Elbu, un tempo anch’esso abitato tutto l’anno. Materiali e metodi Per realizzare un inventario dei Molluschi conchigliati (provvisti di conchiglia) presenti nelle acque della Riserva di Scandola sono stati effet- tuati campionamenti in diversi biotopi con varie metodologie. In relazione al tipo di substrato ed alla profondità, sono stati utilizzati gli strumenti e le tecniche di prelievo più idonei ad un’adeguata ed agevole raccolta degli organismi, pur avendo presente il difficile confronto finale dei risultati. 112 Fig. 1 113 Le tecniche di campionamento impiegate sono state sia indirette, effet- tuate quasi esclusivamente sui substrati mobili tramite una benna Van Veen da 10 1 ed una draga calate da un natante, che dirette, eseguite in immersione utilizzando sui substrati rocciosi mazzetta, scalpello, raschiet- ti, ecc., e su quelli mobili secchi e sassola. La draga a sezione circolare, del tipo «rallier du baty» (Cabioch, 1968), è stata progettata e costruita sulla base di un analogo strumento impiegato sulla motobarca Pluteus, della Stazione di Biologia di Roscoff (Francia), ed adeguatamente modificata per l’impiego su natante da diporto. Purtroppo durante un dragaggio al largo della Baia di Elbu, alla profondità di 105 m, effettuato da una nave oceanografica del C.N.R.S., la draga ha incocciato ed il cavo di traino si è rotto con la conseguente perdita dello strumento. Il prelievo in immersione negli ambienti di substrato mobile è stato effettuato sulle sabbie grossolane ed in particolar modo nei canali di inter- matte, dove la parte superficiale del sedimento, più densamente colonizza- ta, è stata raccolta con una sassola e riposta in secchi (Colantoni, 1982). Sui fondi duri, dove il substrato lo consentiva, sono state asportate intere porzioni rocciose per mezzo di mazzetta e scalpello (Pansini et Pronzato, 1982) oppure sono stati effettuati dei grattaggi tramite coltello e raschietti per il prelievo dell'epifauna. Lungo transetti predefiniti i Molluschi di maggiori dimensioni e di fa- cile classificazione sono stati annotati su una lavagnetta subacquea, men- tre gli altri sono stati prelevati e riposti in appositi contenitori (Holme et Me Intre, 1971). Per uniformità nell’esposizione dei risultati, i dati ricavati dalle rac- colte quantitative e semiquantitative sono stati considerati nei soli aspetti qualitativi. Sovente per poter effettuare in una sola giornata più prelievi in im- mersione, ci si è avvalsi della collaborazione del personale della Riserva o di altri ricercatori che hanno partecipato alla 43^ Missione di Beandola. Un fattore che ha condizionato l’intera attività di campionamento è stato il tempo meteorologico ed in particolare il vento, che può rendere proibitiva la navigazione nelle acque della Riserva. In simili giornate i prelievi sono stati effettuati nella Baia di Galeria, insenatura molto studia- ta dai ricercatori francesi, situata a Nord della Penisola di Beandola e no- tevolmente più riparata. I dati di queste raccolte sono stati utili per com- pletare la lista malacologica della Riserva e dell’area del Parco. I campioni sono stati setacciati con maglia 0,5 mm, stipati in barattoli di plastica muniti di controtappo e fissati in formalina neutra al 4%. Nono- stante il fissativo ideale per la conservazione dei Molluschi conchigliati sia l’alcool al 70%, è stata usata la formalina per evitare le complicazioni lega- li dovute al trasporto interfrontaliero di sostanze infiammabili. Dopo avere inventariato i campioni e verificato le osservazioni annota- te in situ, in laboratorio si è proceduto alla fase di smistamento e determi- nazione. La sistematica e la nomenclatura adottate si riferiscono al «Catalogo annotato dei Molluschi marini del Mediterraneo» (Barelli et al., 1991). 114 LOCALITÀ DI CAMPIONAMENTO 0 2 km Fig. 2 115 Al termine delle determinazioni sono stati ricavati i seguenti elenchi di Molluschi: - una lista faunistica (tab. I) nella quale tutte le specie repertate com- plete di parti molli («vive») sono elencate in ordine sistematico con i relati- vi autori per le diverse stazioni; - un elenco specifico (tab. II) comprensivo delle specie segnalate dal personale della Riserva o da altri ricercatori e delle specie repertate prive di parti molli («morte») contraddistinte da un'opportuna simbologia. L’elenco dei Molluschi conchigliati marini della Riserva e dell'area del Parco fornisce un'indicazione della grande varietà di specie presenti e vuo- le essere un contributo al censimento delle ricchezze naturalistiche di que- st'area protetta. Località dì Campionamento Sono fornite alcune note descrittive sulle aree dove sono stati effettua- ti i campionamenti e le osservazioni faunistiche (fig. 2). A,F - Baia di Galeria: insenatura esposta a maestrale e delimitata a Nord-Est da Punta Ciuttone ed a Sud-Ovest da Punta di Stollu. Lungo la costa si alternano tratti rocciosi con altri sabbiosi; al largo il posidonieto si estende sino a circa 38 m di profondità. I prelievi sono stati effettuati su fondi rocciosi, sino a 14 m (A) e su fondi mobili tra 10 m e 42 m (F). B - Cala Petraghja: piccola insenatura compresa nella parte orientale della Baia di Elbu e caratterizzata dai depositi di frana delle pareti roccio- se della costa. I prelievi sono stati effettuati su substrati rocciosi alla pro- fondità di 5 m. C,I - U Camelu: faraglione situato ad Ovest di Cala Petraghja, caratte- rizzato da due cime (le gobbe del cammello) che gli conferiscono il nome; le pareti sprofondano a picco sino a 22 m e tutt’intorno si estende la prate- ria di Posidonia. I prelievi sono stati effettuati sui substrati rocciosi (C) e su fondi mobili (I). D - Marina di Elbu: insenatura situata ad Ovest di U Camelu, caratte- rizzata dalla presenza di una piccola spiaggia. I prelievi sono stati effettua- ti su substrati rocciosi sino alla profondità di 12 m. E - Imbutu: piccola insenatura compresa nella porzione occidentale della Baia di Elbu. In questa zona della baia il posidonieto si dirada per la ripida morfologia del fondale. I prelievi sono stati effettuati su substrati rocciosi sino alla profondità di 24 m. G - Foce del Fiume Fangu: il Fangu, uno dei fiumi più importanti della zona, prende origine dal Massiccio del Monte Cinto e sfocia nella Baia di Galeria. Durante la stagione arida la foce viene chiusa da una barra costie- ra. In questa piccola raccolta d'acqua, larga tre metri e profonda circa mezzo metro, sono stati raccolti degli idrobidi. H - Baia di Elbu: insenatura esposta a Tramontana e delimitata ad Est da Punta Palazzu e ad Ovest da Punta Nera. La costa è ripida e frammen- tata in piccole isole e speroni rocciosi. Nella porzione orientale il fondale degrada in maniera più o meno dolce ed è caratterizzato da un rigoglioso posidonieto, in quella occidentale è estremamente ripido. I prelievi sono stati effettuati su fondi mobili tra 16 m e 50 m di profondità. 116 Risultati Nella tabella I sono riportate, in ordine sistematico e con l'indicazione dell'Autore, le specie di Molluschi raccolti viventi, nei quali cioè è stata riscontrata la presenza delle parti molli. Nove colonne, contrassegnate con le lettere dell'alfabeto da A ad I, rappresentano le località di campiona- mento. Per le finalità essenzialmente faunistiche della ricerca, il numero delle stazioni è stato ridotto rispetto ai prelievi realmente effettuati, accorpati in funzione della località e del tipo di substrato ma indipendentemente dalla profondità e dal metodo di campionamento adottato. Si è scelto que- sto schema di esposizione in quanto la singola trattazione dei punti di ri- lievo si sarebbe rivelata dispersiva ed inutile ai fini della ricerca. Un'ecce- zione è rappresentata dalla stazione «G», corrispondente alla foce del Fiu- me Fangu, dove sono stati raccolti solamente alcuni esemplari di Ventrosia ventrosa. Pertanto otto dei nove siti rappresentano delle zone piuttosto estese, sia in senso orizzontale che verticale, caratterizzate dal tipo di substrato distinto nei due aspetti fondamentali duro e mobile. L'elevato numero di stazioni, l'utilizzo di vari metodi di campiona- mento ed il raggruppamento dei diversi punti di rilievo, hanno consentito la stesura di una lista malacologica il più possibile completa e di facile consultazione; per contro viene fortemente limitata la possibilità di con- fronto delle caratteristiche biocenotiche dei siti considerati. Le specie rinvenute «morte» (di cui è stata raccolta la sola conchiglia) o segnalate da altri ricercatori sono riportate nella successiva tabella IL Nella tabella I sono elencate in tutto 137 specie suddivise in quattro classi (Fig. 3). I Gasteropodi costituiscono il gruppo meglio rappresentato, contando più del 60% delle specie; tale predominanza è certamente dovuta alla ric- chezza della classe ed alla presenza nel taxon di forme adattate ad ogni tipo di ambiente. Gli Scafopodi, piccolo gruppo particolarmente specializzato alla vita nei substrati mobili, sono rappresentati da tre sole specie abbastanza co- muni. I Poliplacofori sono presenti con sei specie che colonizzano preferen- zialmente i substrati rocciosi e quelli mobili a granulometria grossolana od a Melobesie libere; i Bivalvi costituiscono poco più del 30% del totale delle specie. I Molluschi rinvenuti sono complessivamente suddivisi in 14 ordini, 61 famiglie e 103 generi. Le 137 specie elencate costituiscono una lista piuttosto interessante sia per l'elevato numero di osservazioni che per le peculiarità faunistiche ed ecologiche di alcune di esse. Tali risultati sono comparabili a quelli ottenu- ti in altre ricerche condotte con analoghe metodologie (Chemello, 1986; Orlando et Palazzi, 1985; Russo et al, 1985; Spada et al, 1973). 117 Tab. I - Elenco delle specie osservate viventi nelle stazioni di campionamento Specie Autore A B C p E F G H 1 Classe Polypiacophora Lepidopleurus cajetanus (Poli, 17S1) Lepidopleurus cfr. algesirensis (Capellini, 1859) 7 ■ ‘7 7... Ischnochiton nssoi (Payraudeau, 1826) Chiton corallinus (Risso, 1826) 7' 7 Chiton oliváceos Spengler, 1797 7"' Acanthochitona fascicularis (L., 1767) 7"' 7 7_ 7‘ Classe Gastropoda - Patella caemlea L„ 1758 7 ' 7 ' .7- Patella ferruginea Gmelin, 1791 7'" 7'^ 7’’ Patella rustica L., 1758 .. ‘7 Patella ulyssiponensis Gmelin, 1791 .7 .. Addi soni a lateralis (Requien, 1848) Diodora gibbemla (Lamarck, 1822) 7“ Diodora italica (Defrance, 1820) Emarginula octaviana Coen, 1939 7“ 7 ■ Haliotis tubercolata lamellosa Lamarck, 1822 7 7" 7" Clanculus cruciatus (L„ 1758) Clanculus jussieui (Payraudeau, 1826) 7' 7" Calliostoma conulus (L-, 1758) .7. Gibbuta ardens (Von Salis, 1793) Gibbuta richardi (Payraudeau, 1826) 7’^ Gibbuta varia (L„ 1758) 7_. Gibbuta rari lineata (Michaud, 1829J ^ ] 7^ Gibbuta umbilicaris (L.7 1758) 7“ . ^ Monodonta articolata Lamarck, 1822 7_. 7“' Monodonta mutabilis (Philippi, 1846) '7' Monodonta turbinata (Von Born, 1778) . 7“ Jujubinus exasperatus (Pennant, 1777) . 7“ Homahpoma sanguineum (L„ 1758) . ~7' Theo li a pullos pullos (L., 1758) 7“ 7-. 7 .7. Tricon a tenuis (Michaud, 1829) . Bolma rugosa (U_J7^7) Cerithium rupestre Risso, 1826 7” Cerithium vulgatum Bruguière, 1792 "7“ 7” 7.. Bittium retic ulatum (Da Costa, 1778) 7” "7“ 7' Littorina neritoides (L., 1758) . . Skeneopsis ptanorbis (Fabricius 0., 1780) 7" Skeneopsis cfr. pellucida (Monterosato, 1874) 7'’ Eatonina cossurae (Calcara, 1841) '7 Atvania cancellata (Da Costa, 1778) 7’ Alvania cimex (L„ 1758) “7 Atvania lineata Risso, 1826 . '7 Alvania subcrenulata (B.D.D., 1884) . Obtusella cfr. intersecta (Wood S. W„ 1857) . .7, Peringiella elegans (Locard, 1892) 7 Pusillina lineolata (Michaud, 1832) ”7' Pusillina philippi (Aradas et Maggiore, 1844) 7 Setia pulcherrima (Jeffreys, 1848) Rissoina bruguieri (Payraudeau, 1826) . Circuios striatus (Philippi, 1836) T Caecum subannulatum De Folin, 1870 Caecum trachea (Montagu, 1803) - . • Ventrosia ventrosa (Montagu, 1803) 118 Tab. I • Elenco dello specie osservate viventi nelie stazioni di campionamento Specie Autore A B C D E F G H 1 Calyptraea chinensis (L-, 1758) . . Vermetus triquetrus Bivona Ant., 1832 . . Petaloconchus glomeratus (L„ 1758) . Serpulorbis arenaría (L.. 1767) . . Trivia árctica (Pulteney, 1789) . Natica dillwynii Payraudeau, 1826 . Euspira nitida (Donovan, 1804) . . Neverita josephinia Risso, 1826 . Similiphora similior (Bouchet et Guillemot, 1978) . Eulima bilineata Alder, 1848 . Bolinus brandaría (L., 1758) . Hexaplex trunculus (L„ 1758) . Ocenebra erinaceus (L„ 1758) . Ocinebrina aciculata (Lamarck, 1822) . Od nebrina edwardsii (Payraudeau, 1826) . Buccinulum corneum (L„ 1758) . . Chauvetia brunnea (Donovan, 1804) . Pisania striata (Gmelin, 1791) . Pallia dorbignyi (Payraudeau, 1826) . Nassarius corniculus (Olivi, 1792) . . Nassarius Incrassatus (Stroem, 1768) . . Nassarius reticulatus (L„ 1758) . Nassarius mutabilis (L„ 1758) . Cyclope neritea (L„ 1758) . Stramonita haemastoma (L„ 1766) . . Columbella rustica (L., 1758) . . . Mi tre Ila scripta (L„ 1758) . . • Vexillum ebenus (Lamarck, 1811) . Vexillum tricolor (Gmelin, 1790) ♦ Gibberula miliaria (L., 1758) . . . Conus mediterraneus Hwass in Bruguière, 1792 . . . . Raphitoma linearis (Montagu, 1803) . Raphitoma purpurea (Montagu, 1803) . Omalogyra atomus (Philippi, 1841) . . Ammonicera fischeriana (Monterosato, 1869) Ammonicera rota (Forbes et Hanley, 1850) . . . Chrysallida doliolum (Philippi, 1844) . Cylichnina umbilicata (Montagu, 1803) . Haminoea hydatis juv. (L„ 1758) . Haminoea navicala (Da Costa, 1778) . Classe Bivaivla Nuculana pella (L., 1767) . Arca noae L, 1758 . . . . Barbaría barbata (L„ 1758) . . . . Striarca lactea (L., 1758) . » . Glycymeris insubrica (Brocchi, 1814) . Mytilus galloprovincialis Lamarck, 1819 Brachidontes pharaonis (Fischer P., 1870) . Mytilaster minimus (Poll, 1795) • . Musculus costulatus (Risso, 1826) • • • Modiolus barbatus (L., 1758) • • Pinna nobilis L, 1758 . • Lissopecten hyalinus (Poli, 1795) Anomi a ephippium L., 1758 . Lima lima (L., 1758) . . . 119 Tab, I - Elenco dello specie osservate viventi neiie stazioni di campionamento Specie Autore A B C D E F G H 1 Lima hians (Gmelin, 1791) . • Ciana decussata (Costa O.Q., 1829) . • Loripes lacteus (L., 1758) • Lucinella divaricata (L.. 1758) . T" Chama gryphofdes L., 1758 Pseudochama gryphina (Lamarck, 1819) • • Kellla suborbicularis (Montagu, 1803) ♦ . * Cardita calyculata (L., 1758) . . • Digitada digitada (L., 1758) • Gonllla calllglypta (Dall, 1903) . Parvicatdium minimum (PhIlIppI, 1836) . Laevicardium obhngum (Gmelin, 1791) ‘T 1^ etra stultorum (L., 1758) • Ensis minor (Chenu, 1843) • Tellina balaustlna L„ 1758 • Tellina donacìna L, 1758 T Psammobla costuiata Tu non, 1822 . Abra alba (Wood W., 1802) T' Venus verrucosa L, 1758 T Chamelea gallina (L„ 1758) . Clausinella fasciata (Da Costa, 1778) • . TImoclea ovata (Pennant, 1777) • . Gouldia minima (Montagu, 1803) . • Dosinla lupinus (L., 1758) . Pitar rudis (Poll, 1795) • ìnjs Injs ¡UV. (L., 1758) « • Corbula gibba (Olivi, 1792) • . HIatella arvtlca (L., 1767) . . • Classe Scaphopoda Dentalium inaequieostatum Dautz., 1891 . Dentallum vulgare Da Costa, 1778 . . Cadulus politus (Wood S., 1842) • 120 Alcune delle specie osservate sono indicate da vari Autori come rare o poco comuni e talvolta presentano una sistematica controversa; per il con- tributo che questo riscontro può fornire agli studi sulla biologia e sull'eco- logia di queste, ed alle ricerche tassonomiche, ne sono di seguito riportati alcuni esempi. Skeneopsis pellucida è una specie in via di conferma tassonomica in ragione della sua estrema rarità e dell'assenza, sino ad oggi, di reperti «vi- vi», per un confronto delle parti molli e radulari con quelle delle due con- generi (S. planorbis, S. sultanarum); in un lavoro di revisione sistematica del genere Skeneopsis viene supposta l'appartenenza ad altro genere di Ske- neopsis pellucida, specie assai rara (Gofas, 1982). Lepidopleurus algesirensis è un Poliplacoforo segnalato solo in Corsica, in Sardegna e in qualche altra località dell'Italia meridionale (Gaglini, 1989; Spada et al, 1973). Patella ferruginea è un ospite caldo comparso in Mediterraneo nell'in- terglaciale Riss-Würm durante il Tirreniano II (Pérès et Picard, 1958), che in seguito alle mutate condizioni climatiche si è distribuito preferenzial- mente lungo le coste del Mediterraneo centro-meridionale ed è attualmen- te in fase di regressione (Laborel-Deguen, 1986; Porcheddu et al, 1989; PORCHEDDU et Milella, 1991). Ammonicera fischeriana ed A. rota appartengono alla famiglia Omalo- giridi; i ritrovamenti di queste due specie sono piuttosto infrequenti a cau- sa delle millimetriche dimensioni della conchiglia (Gaglini et Curimi Galletti, 1978). Irus irus è un Veneride le cui segnalazioni in Mediterraneo non sono molto frequenti, forse a causa delle abitudini criptiche e delle dimensioni piuttosto ridotte della specie. Viene inoltre proposta in tab II, con una opportuna simbologia, la lista delle specie repertate prive di parti molli «t» e di quelle segnalate dal personale della Riserva «A». La presenza nelle acque della Riserva delle specie osservate come «morte» è da considerare altamente probabile; queste non sono state inse- rite nella tabella I solo per l'incertezza dell'esatto biotopo di origine. In ogni caso è evidente il loro fondamentale contributo al completamento del- la lista malacologica. Le specie segnalate dal personale della Riserva o dai ricercatori francesi sono assolutamente attendibili e spesso corredate da utili informazioni sul sito di osservazione e da alcune note ecologiche. Que- sti dati, indicati con il simbolo «A», sono dunque da considerare come certi per le acque di Scandola; tuttavia non sono stati inseriti nella tabella I in quanto si è preferito considerare «vivi» solo gli organismi osservati dagli Autori in situ o classificati in laboratorio. 121 TaD. n- Elenco delle specie reperiate prive di parti molli o segnalate dal personale della Riserva Specie Autore Status Classe Gastropoda Smaragdia viridis (L, 1758) ì Fissurella nubecula (L, 1758) 1 \ Diodora graeca (L, 175$) 1 \ Emarginula cfr. punctulum Plani, 1980 ex Monterosato ms. 1 \ Emarginula rosea Bell T., 1824 i Puncturella noachina (L, 1771) i \ Scissurella costata D'OrbIgny, 1824 1 r An ato ma crispata Fleming, 1828 1 r Clanculus corallinus (Gmelln, 1791) i r Calliostoma granulatum (Von Born, 1778) ¿ Gibbuta fanulum (Gmelln, 1791) Jujubinus baudoni (Monterosato, I89l ex Martin H. ms.) Jujubinus gravinae (Dautz., 1881) Jujubinus strìatus striatus (L, 1758) Skenea cfr. serpuloides (Montagu, 1808) Tricolia speciosa (Von Muehifeldt, 1824) Turritella communis Risso, 1826 Turritella turbona Monterosato, 187^ Skeneopsis sultananim Gofas, 1983 Rissoa auriscalpium (L, 1758) Rissoa Ha (Monterosato, 1884 ex Benolt ms.) Rissoa variabais (Von Muehifeldt, 1624) Rissoa ventricosa Desmarest, 1814 Rissoa violacea violacea Desmarest, 1814 Alvania beani (Hanley In Thorpe, 1644) Alvania discors (Allan, 1818) Alvania geryonia (Nardo, 1847 ex Chiereghinl ms.) Alvania lactea (Michaud, 1832) Alvania semistriata (Montagu, 1808) Pisinna glabrata (Von Muehifeldt, 1824) Truncatella subcylindrica (L, 1767) Aporrhais pespelecani (L., 1758) A Crepidula unguiformis Lamarck, 1822 t Capulus ungarìcus (L, 1758) t Luria lurida (L, 1758) A Neosimnia spelta (L, 1758) t Pseudosimnia carnea (Poiret, 1789) A Trivia pulex (Solandet In Gray, 1828) A Erato voluta (Montagu, 1803) t Natica hebraea (Martyn, 1784) A Natica stercusmuscanjm (Gmelln, 1791) A Euspira catena (Da Costa, 1778) A 122 Tab. Il - (continua) Specie Autore Status Phalium granulatum (Born. 1778) A Ranella olearia (L. 1758) A Cymatium parthenopeum parthenopeum (Von Salis, 1 793) A Cabestana cutacea cutacea (L. 1767) A Charonia lampas lampas (L, 1758) A Marshallora adversa (Montagu, 1803) t Monophorus perversas (L, 1758) t Metaxia metaxa (Delle Chiaje, 1828) t Cerithiopsis cfr. barleei Jeffreys, 1867 t Dizoniopsis clarkii (Forbes in Hanley, 1851) t Epitonium commune (Lamarck, 1822) t Epitonium turioni (Turton, 1819) t Melanella polita (L, 1758) t Murexsul aradasii (Poirier, 1883 ex Monterosato ms.) t Muricopsis cristata (Brocchi, 1814) t Coralliophila meyendorffii (Calcara, 1845) A Latiaxìs babelis (Requién, 1848) A Fasciolaria lignaria (L, 1758) A Fusi n US pulchellus (Philippi, 1844) t Nassarius pygmaeus (Lamarck, 1822) t Gibberula philippii (Monterosato, 1878) t Granai ina clandestina (Brocchi, 1814) t Mitra cornicula (L, 1758) t Bela nebula (Montagu, 1803) t Mangelia attenuata (Montagu, 1803) t Mangelia vauquelini (Payraudeau, 1826) t Crassopleura incrassata (Dujardin, 1837) t Mitrolumna olivoidea (Cantraine, 1835) t Raphitoma echinata (Brocchi, 1814) t Heliacus subvariegatus (D’Orbigny, 1852) t Anisocycla pointeli (Folin, 1867) t Odostomia scala ris MacGillivray, 1843 t Odostomia conoidea (Brocchi, 1814) t Turbonilla lactea (L, 1758) t Turbonilla pusilla (Philippi, 1844) t Turbonilla rufa (Philippi, 1836) t Acteon tornatilis (L, 1758) t Retusa leptoeneilema (Brusina, 1866) t Retusa mammillata (Philippi, 1836) t • Bulla striata Bruguière, 1792 A Atys broce hi i (Michelotti, 1847) t Atys jeffreysi (Weinkauff, 1868) t Weinkauffia turgidula (Forbes, 1844) t Philine scabra (Mueller, 1784) t Cylichna cylindracea (Pennant, 1777) t 123 Tab, Il - (continua) Specie Autore Status Scaphander lignarius (L., 1758) A Cavoli nia cfr. inflexa (Lesueur, 1813) t Classe Bìvalvia Nucula nucleus (L, 1758) t Limopsis aurita (Brocchi, 1814) t Glycymeris glycymeris (L, 1758) t Pieria hirundo (L, 1758) A Peden jacobeus (L, 1758) t Palliolum incomparabile (Risso, 1826) t Chiamys varia (L., 1758) t Chiamys flexuosa (Poli, 1795) t Chiamys pesfelis (L, 1758) t Spondylus gaederopus L, 1758 t Lima exilis Wood S. V., 1839 t Limatula subauriculata (Montagu, 1808) t Li ma tuia subovata (Jeffreys, 1876) t Ostrea edulis L„ 1758 t Anodontia fragilis (Philippi, 1836) t Myrtea spinifera (Montagu, 1803) t Thyasira flexuosa (Montagu, 1803) t Diplodonta rotondata (Montagu, 1803) t Lasaea rubra (Montagu, 1803) t Astante fusca (Poli, 1795) t Acanthocardia echinata (L, 1758) A Acanthocardia tubercolata (L., 1758) t Plagiocardium papillosum (Poli, 1795) t Spisula subtruncata (Da Costa, 1778) t Tellina crassa Pennant, 1777 t Tellina nitida Poli, 1791 1 Psammobia fervensis (Gmelin, 1791) t Psammobia cfr. teli ¡nell a Lamarck, 1818 t Pharus legumen (L„ 1758) t Venus casina L„ 1758 t Dosi nia exoleta (L., 1758) t Callista chiane (L., 1758) t Paphia aurea (Gmelin, 1791) t Petricola substriata (Montagu, 1808) t • Mysia ondata (Pennant, 1777) t Sphenia binghami Turton, 1822 t Pandora inaequivalvis (L., 1758) 1 Lyonsia norwegica (Gmelin, 1791) t Cuspidaria rostrata (Spengler, 1793) t 124 Fra le specie presenti in tabella II, non comprese nella tabella I sono da segnalare quelle indicate da diversi Autori come rare o poco comuni. Anatoma crispata è un minuscolo Gasteropode della famiglia Scissurel- lidi la cui conchiglia non raggiunge i 2 mm di diametro. Sebbene tipica del Nord-Atlantico, è presente anche in Mediterraneo anche se segnalata rara- mente (Ghisotti et Melone, 1969), forse a causa delle ridotte dimensioni. Heliacus subvariegatus della famiglia Architectonicidi, è caratterizzato da una conchiglia depressa, quasi discoidale, con cordoni spirali granulosi e sutura ben marcata. Nellombelico, ampio e scalariforme, spesso trovano rifugio le fasi giovanili. Per la rarità e la particolare bellezza è una specie molto ricercata dai collezionisti. Philine scabra è un Opistobranco della famiglia Filinidi caratterizzato dalla conchiglia aperta, oblonga e fittamente striata obliquamente; la por- zione inferiore del peristoma si presenta finemente dentellata. Alcuni Auto- ri considerano la presenza di questa specie incerta per il Mediterraneo (Bruschi et al, 1985). Conclusioni Le ricerche sulla malacofauna della Riserva Naturale di Beandola han- no permesso di rilevare la presenza di 265 specie, di cui 137 osservate vi- venti dagli Autori e 20 dal personale della Riserva. I rilievi sono stati effettuati in diversi ambienti con varie metodologie ed hanno consentito di fornire un primo contributo alla conoscenza delle specie di Molluschi conchigliati marini presenti nella Riserva. In relazione alle limitate possibilità di campionamento in immersione ed in seguito ad alcuni inconvenienti tecnici, non è stato possibile prendere in analisi bioto- pi come il coralligeno, la prateria di Posidonia oceanica ed il detrítico co- stiero, dei quali si sono comunque ottenute alcune indicazioni indirette dallo studio degli ambienti che con questi condividono un certo numero di specie e dalle osservazioni degli esemplari privi di parti molli («morti») ma con un nicchio in ottimo stato di conservazione. I resti dei Molluschi possono infatti essere trasportati dalle correnti ed accumulati; in partico- lare i fondi a sedimenti grossolani attraversati da correnti intense sono caratterizzati da una ricca tanatocenosi, dalla quale si sono ottenute pre- ziose informazioni (Corbelli, 1981). Inoltre, le segnalazioni del personale della Riserva e dei ricercatori francesi hanno fornito un utile contributo allo studio della malacofauna ed incoraggiato ulteriori ricerche. Fra le numerose specie osservate sono particolarmente interessanti quelle segnalate rare da diversi Autori; alcune hanno distribuzione pretta- mente atlantica {Anatoma crispata, Philine scabra. Tellina crassa), altre so- no segnalate principalmente per il Mediterraneo meridionale (PateHa ferru- ginea, Lepidopleurus algesirensis) ed altre ancora sono poco conosciute, for- se anche in ragione delle loro ridotte dimensioni {Skeneopsis sultanarum, S. planorbis, S. pellucida, Heliacus subvariegatus). Durante le fasi conclusive della stesura del lavoro è giunta la conferma di Addisonia lateralis, specie assai rara di cui si suppone un comportamento alimentare oofago- parassita (Villa, 1985) e di Jujubinus baudoni, piccolo Trochide endemico della Sardegna e della Corsica (Curini Galletti, 1982). 125 Meritano una nota di riguardo alcune specie di particolare interesse naturalistico, perché in forte regressione in tutto il bacino del Mediterra- neo: Patella ferruginea, Charonia lampas lampas, Pinna nobilis e Spondylus gaederopus (Baghdiguian et al, 1987). Tra queste le prime tre sono particolarmente abbondanti nella Riserva di Beandola, mentre Spondylus gaederopus è stato rilevato solo tramite le conchiglie detrite, a conferma della diffusa epidemia che ha interessato le popolazioni mediterranee di questo Bivalve (Meinesz et Mercier, 1983). La considerevole presenza nelle acque di Beandola e di Galeria di que- ste specie è possibile grazie ai vincoli protezionistici vigenti nella Riserva, che consentono la conservazione dei delicati equilibri naturali. Le riserve naturali offrono delle potenzialità eccezionali all’indagine scientifica; infatti solo in queste aree protette è possibile compiere speri- mentazioni sul trapianto di alcune specie in forte regressione come Patella ferruginea (Laborel-Deguen, 1988), Pinna nobilis (Vicente et al, 1980) e Posidonia oceanica (Molenaar, com. pers.); inoltre rappresentano un sog- getto di ricerca unico, per la ricchezza di specie e per la salubrità dell’am- biente, se confrontato con le zone sottoposte all’azione indiscriminata del- l’uomo. Le liste specifiche ottenute sono un contributo alla gestione del territo- rio da parte del personale della Riserva e dell’Ente Parchi, e si aggiungono a quelle dell’avifauna, ittiofauna, entomofauna e della flora marina e terre- stre stilate da diversi ricercatori. Tali elenchi sono uno strumento di prio- ritaria importanza: il primo passo verso la protezione è infatti lo studio e la conoscenza dell'immenso patrimonio del quale ci si pone come obiettivo la salvaguardia, così da consentirne una razionale gestione. Ringraziamenti Gli Autori ringraziano: - il Prof. Charles Francois Boudouresque dell’Università di Marsiglia Luminy, ed il Prof. Alexandre Meinesz dell’Università di Nizza, per gli in- coraggiamenti e la collaborazione durante le fasi di campionamento; - il P.N.R.C. per la gentile ospitalità nei laboratori; - il Dr. Eric Bellone dell’Università di Nizza, ed il Dr. Charles Enry Bianconi, allora direttore della Riserva, per la collaborazione durante il campionamento e per le numerose segnalazioni; - il Prof. Marco Curini Galletti dell’Istituto di Zoologia dell’Università di Bassari, per la conferma delle determinazioni del genere Jujubinus e per la rilettura critica del lavoro; - il Dr. Bruno Manunza dell’Università di Bassari, per la conferma del- la determinazione di Addisonia lateralis) - Paola Podda e Anna Rita Bardu, del CO.RI.BA., per la realizzazione in computer-graphic delle cartine; - un particolare ringraziamento a Frank Finelli, del P.N.R.C., ed al Dr. Giancarlo Virdis, del CO.RI.BA., per la disponibilità, la cortesia e l’interes- samento con cui hanno collaborato alle fasi di campionamento. 126 Tab. Ml - Contributi agli elenchi di specie Taxa / Status Vivi Morti Segnalati Totale Classi 4 0 0 4 Ordini 14 4 0 18 Famiglie 61 29 6 96 Specie 137 108 20 265 BIBLIOGRAFIA Baghdiguian S., P. Escoubet, J.L. D’Hondt, F. Laborel-Deguen, A. Riva, N. Vincente, 1987 - Les Invertébrés, in Beaufort, Livre rouge des espèces menacées en France, t. 2. Espèces marines et littorales. Secrétariat de la Faune et de la Flore, Museum National d’Histoire NatureUe, Paris, 43-49. Bruschi A., I. Ceppodomo, C. Galli, P. Piani, 1985 - Catalogo dei Molluschi conchiferi viventi nel Mediterraneo. Collana di studi ambientali ENEA, 111 pp. Cabioch L., 1968 - Contribution à la connaissance des peuplements benthiques de la Manche occidentale. Cahiers de biologie marine, Tome IX, Cahier 5 (suppl.), 493-720. Chemello R., 1986 - Studio della malacofauna costiera dell’Isola di Ustica (Gastropoda). Lavo- ri S.IM., Palermo, 22: 51-76. CoLANTONi P., 1982 - Tecniques modernes d’echantillonage des fonds marins par plongeurs. 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Abstract: In summer 1991, a survey of the deep-sea benthos of the eastern Sardinia margin (Tyrre- nian Sea) has been carried out onboard the IW Bannock. A total of 16 dredgings stations between 40° 45’-39° 17’ Lat N in a depth range of -68-2 146m provide a rich molluscan material presently under study. Preliminary results show the scarceness and little diversity of living bat- hyal benthos, the recurrence of subfossil assemblages (including last glacial ones) and the impor- tance of resedimentation processes from the shelf down to the basin. Riassunto Nell’Agosto 1991 è stata effettuata una campagna di ricerca oceanografica lungo il margine orientale della Sardegna (Mar Tirreno) a bordo del N/O Bannock. Sono stati effettuati 16 dragaggi tra 40°45’ e 39°17’ Lat N fra -68 e -2146 m. L’analisi preliminare dei campioni dragati ha evidenziato la scarsità e la bassa diversità del bethos batiale vivente del Mediterraneo, la ricorrenza delle associazioni subfossili (in gran parte dell’ultimo glaciale) e l’importanza dei fenomeni di risedimentazione dalla piattaforma. Introduzione Nell'ambito del programma di ricerca De Profundis relativo allo studio delle biocenosi profonde del Mediterraneo, è stata effettuata la campagna di ricerca oceanografica DP91 al largo del margine orientale della Sarde- gna. Tale campagna si è svolta tra il 9 ed il 14 marzo 1991 a bordo della N/O Bannock e rappresenta la prima fase di un progetto mirante alla rac- colta sistematica del benthos batiale di alcune aree campione del Mediter- raneo. L'obiettivo principale del progetto è infatti quello di compilare un inventario della fauna profonda del bacino (con particolare riguardo al phylum Mollusca), la cui conoscenza appare ancora approssimativa (e.g., Bouchet &L Taviani, 1989; 1992, con bibliografia). ^ Museo di Zoologia dell’Università di Bologna, via Selmi, 40126 Bologna, Italy ^ Laboratoire de Biologie des Invertébrés marins et Malacologie, Muséum National d’Histoire NatureUe, 55, me de Buffon, 75005, Paris, France ^ Dipartimento di Biologia animale e dell’Uomo, viale dell’Università, 32, 00185, Roma, Italy Istituto Geologia Marina - CNR, Bologna, via Gobetti 101, 40129 Bologna, Italy ^ Lavoro accettato il 2 aprile 1994 129 1,3 m Figura 1. Draga da roccia a bocca tonda. 0,25 m veduta laterale Figura 2. Draga epibentonica Materiali e Metodi La navigazione è stata effettuata utilizzando il sistema LORAN-C/GSP di bordo. La scelta dei siti da campionare è stata fatta in base all’interpre- tazione delle caratteristiche del fondo desunte dall’analisi di profili SBP {Sub-Bottom Profiler). I campionamenti sono stati effettuati utilizzando due tipi di draghe: una da roccia, dentata a bocca tonda, e una di tipo epibentonico a bocca rettangolare (Fig. 1 e 2). Sono stati effettuati complessivamente 16 dragag- gi- li materiale ottenuto è stato trasferito su una serie di setacci a maglie decrescenti e quindi lavato in acqua di mare; è stata eliminata solo la frazione di lavaggio inferiore a 850 micrometri. Su parte del materiale è stato effettuato uno smistamento preliminare che ha consentito di isolare individui viventi. Questi ultimi sono stati disegnati con uno stereomicro- scopio dotato di camera lucida, previo trattamento rilassante con una so- luzione di cloruro di magnesio. I campioni sono stati fissati in una soluzio- ne di acqua di mare e formalina al 5%. 130 Figura 3. Mappa delle stazioni con indicato il tipo di attrezzo utilizzato nel dragaggio (• draga da roccia; ■ draga epibentonica) 131 Elenco delle stazioni La scelta delle stazioni (figura 3) è stata dettata dalla necessità di in- ventariare faunisticamente sotto-ambienti del sistema batiale differenziati fisiograficamente (scarpata continentale, piana batiale, seamount ecc.) e dunque controllati da parametri fisici ed oceanografici diversi. St. draga lat N long E long N long E prof. i. prof. f. inizio fine DP 91/1 tonda DP 91/2 tonda DP 91/3 tonda DP 91/4 con rete DP 91/5 tonda DP 91/6 tonda DP 91/7 con rete DP 91/8 tonda DP 91/9 tonda DP 91/10 tonda DP 91/11 tonda DP 91/12 con rete DP 91/13 tonda DP 91/14 tonda DP 91/15 tonda DP 91/16 tonda 39°17,33’ 09°41,89’ 39°17,79’ 09°39,69’ 40°40,32’ 09°52,34’ 40°43,54’ 09°54,58’ 40°45,05’ 09"52,06’ 40°25,24’ 09°57,85’ 40°02,07’ 10°14,ir 40°06,35’ 09°49,24’ 40°00,43’ 09°48,04’ 39°43,39’ 09°49,84’ 39°42,18’ 09M7,72’ 39°31,89’ 09°46,53’ 39°41,81’ 10°39,00’ 39°41,99’ 10°39,37’ 39°21,52’ 10°22,16’ 39^23,12’ 10°19,36’ 39°17,59’ 09°40,82’ 39°17,97’ 09^39,34’ 40°40,89’ 09°51,55’ 40°43,77’ 09°54,27’ 40°45,06’ 09°52,08’ 40°26,68’ 09°57,39’ 40°02,18’ 10°13,47’ 40°06,68’ 09°47,37’ 40°00,88’ 09°47,57’ 39°42,86’ 09°48,27’ 39°41,64’ 09°47,29’ 39°33,ir 09°46,13’ 39°41,66’ 10°39,18’ 39M2,0r 10°39,28’ 39°21,71’ 10°22,24’ 39°22,80’ 10n9,49’ -630m -306m -108m -68m -585m -312m -571m -374m -423m -245m -423m -160m -1820m -1808m -535m -389m -173m -134m -1237m -1005m -573m -477m -520m -347m -1270m -1270m -1112m -1007m -2100m -2146m -1068m -1125m Osservazioni sulle stazioni DP91 st. 1 39n7,33’N - 09°41,89'E; 39°17,59'N - 09<^40,82’E. - 630/-306 m. 10 Agosto 1991 Draga tonda. Litologia: Limo con bisomi e bioclasti di molluschi, echinodermi e cro- stacei. Frammenti di crostoni carbonatici con patine di ossidi Fe-Mn. Descrizione: Non sono stati rinvenuti organismi viventi. Tafocenosi ti- pica dei fanghi epibatiali dominata da molluschi bivalvi {Nucula sulcata, Nuculana commutata, Yoldiella philippiana, Cyclopecten hoskynsi, Limatula subauriculata, Kelliella abyssicola. Abra longicallus, Pholadomya loveni ecc.) e subordinatamente scafopodi {Entalina tetragona e Dentalium agile) e ga- steropodi {Alvania testae, Amphissa acuticostata, Drilliola loprestiana ecc.). Per quanto riguarda l’età di questa tafocenosi, possiamo rilevare la presen- za di specie probabilmente appartenenti all'ultimo glaciale {Pseudamus- sium septemradiatum) . La restante frazione macrobentonica è rappresenta- ta da resti di teche e aculei di echinidi {Cidaris sp.) e frammenti di decapo- di. Presenza di alcune specie pelagiche {Cavolinia uncinata, Clio pyramida- ta, Atlanta fusca). 132 St. 2 39n7,79'N - 09°39,69'E; 39°17,97’N - 09“39,34'E. -108 m/-68 m. 10 Agosto 1991 Draga tonda. Litologia: Sabbie limose bioclastiche con resti di Posidonia oceanica, alghe calcaree e sclerattiniari (Caryophillia sp.) Osservazioni: Assenza di esemplari viventi. Tafocenosi ricca e ben dif- ferenziata con prevalenza di elementi bentonici. Lo stock malacologico comprende specie tipiche del detrito del largo; fra questi si possono ricor- dare Clelandella miliaris, Turritella triplicata, F usinas rostratas, Nassarius lima, Scaphander lignarias. Arca tetragona, Aequipecten opercalaris, Chlamys maltistriata. Limatala subaariculata, Glans aculeata, Astarte fusca, Achanto- cardia echinata, Laevicardium crassum, Glossus humanas. Tellina serrata, Timoclea ovata. Corbaia gibba. Specie più tipiche di ambienti infangati (an- che o esclusivamente batiali) sono Macula sulcata, Nacaloma corbaloides, Naculoma tenais, Naculana commutata, Nuculana pella, Bathyarca grenop- hia, B. philippiana. Moltissimo materiale risulta colonizzato da madreporari epibionti; scarsi i resti di decapodi e brachipodi (Griphus vitreas). st. 3 40^40, 32'N - 09°52,34’E; 40^^40, 89’N - 09‘’51,55’E. -585 m/-321 m. 11 Agosto 1991 Draga tonda. Litologia: Limo con abbondante componente biogenica. Osservazioni: La frazione biogenica del sedimento risulta costituita in prevalenza da biosomi di molluschi bentonici. La tafocenosi sembra ali- mentata da elementi attribuibili a biocenosi del detrítico del largo e dei fanghi batiali. Tra le specie più frequenti sono da ricordare Alvania subso- luta, Aporrhais serresianus, Nassarius lima, Trophon echinatus, Taranis moerchi, Yoldiella sp., Macula sulcata, Dacrydiam hyalinum, Pseadamus- sium clavatum, Chlamys proteas, Lacinoma borealis. Abra longicallas. Abra nitida, Timoclea ovata. Corbaia gibba. In questa stazione è stata identificata una componente paleobiologica glaciale (probabilmente dell’ultimo glacia- le) testimoniata dalla presenza di ospiti boreali quali Bathyarca cfr. glacia- lis, Pseadamussiam septemradiatam e Baccinam hamphreysianum. 133 St. 4 40^^43, 54’N - 09°54,58’E; 40°43,77’N - 09*^54, 27’E. -571 m/-374 m. 11 Agosto 1991 Draga epibentonica. Litologia: Fango con abbondante componente biogenica. Presenza di crostoni carbonatici inglobanti molluschi bentonici, patinati e anneriti da ossidi di Mn-Fe e incrostati da epibionti (serpulidi, sclerattiniari e mollu- schi). Osservazioni: La macrofauna raccolta in questa stazione è discussa in dettaglio da Bonflitto et al. (1994). La componente biogenica della tafoce- nosi appare caratterizzata dalla presenza di numerosi resti di molluschi, sclerattiniari {Madrepora oculata e Dendrophyllum cristagalli) , crostacei (frammenti di decapodi tra i quali si riconoscono carapaci di Ebalia nux) e brachiopodi {Griphus vitreas). La malacofauna è dominata dalla compo- nente planctonica (Cavolinia inflexa, Diacria trispinosa, Creseis acicala, Hyalocilix striata, Styliola subala). Il resto della frazione tanatocenotica è formato da specie caratteristiche o preferenziali dei fanghi batiali {Malletia obtusa, Yoldiella messanensis, Cyclopecten hoskynsi, Pseudamassiam septem- radiatam. Abra nitida. Abra longicallas, Pholadomya loveni, Cuspidaria ro- strata, Alvania testae, Alvania sabsoluta, Alvania elegantissima, Aphorrais serrensianas, Nassarias lima, Amphissa acatecostata, Entalina tetragona) e tipiche o accompagnatrici delle biocenosi dei coralli bianchi (fra le quali Barbatia scabra, Spondylas gussoni, Acesta excavata, Patzeysia wiseri). Parte almeno del materiale della tafocenosi è di origine glaciale, come documen- tato dalla presenza di Pseudamassiam septemradiatum. Si rileva, anche la presenza di elementi alloctoni quali Bittium reticalatum e Nassarias retica- latus indicanti l'esistenza di fenomeni di trasporto di materiale detrítico da piattaforme interne. La frazione di benthos vivente è relativamente ricca e comprende Fal- cidens sp. Patzeysia wiseri, Alvania elegantissima, Alvania sabsoluta, Opalia abbotti, Dentalium agile, Barbatia grenophia, B. scabra, Muscalas costulatus, Dacrydium hyalinam, Spondylas gussoni, Cuspidaria sp.. Completano la biocenosi alcuni decapodi tipici dei fanghi batiali quali Pontocaris lacazei, Callianassa macandrae, Munidopsis sp.. Manida sp. 134 St. 5 40^45, 05’N - 09"52,06’E; 40“45,06’N - 09“52,08'E. -423 m/-245 m. 11 Agosto 1991 Draga tonda. Litologia: Sabbia polimictica-bioclastica; ciottoli arrotondati centime- trici di rocce metamorfiche, talora colonizzate da epibionti. Frammenti di crostoni carbonatici (hardgrounds), micriti grigie e arrossate ricche di en- dobionti ed epibionti. Notevole la componente bioclastica derivante dalla frammentazione di briozoi, echinidi e sclerattiniari. Osservazioni: Tafocenosi tipica dei fondi fangoso detritici del largo con ricca componente biogenica rappresentata in massima parte da bioso- mi Hi molluschi, frammenti di briozoi, echinidi e sclerattiniari, mentre re- lativamente scarsa appare la componente planctonica. Tra i molluschi so- no frequenti alcune specie batiali quali Nucula sulcata, Yoldiella philippia- na, Bathyarca philippiana, B. grenophia, Abra longicallus , varie specie di Cuspidariidae, tra cui prevale Cardiomya costellata, pectinidi quali Peplum clavatum e Cyclopecten hoskynsi, e i gasteropodi Putzeysia wiseri, Alvania testae, A. subsoluta, Aphorrhais serresianus, Nassarius lima, Trophon echina- tus ed Entalina tetragona. st. 7 40"02,07’N - 10°14,11’E; 40^02, 18’N - 10‘^13,47’E. -1820 m/-1808 m. 12 Agosto 1991 Draga epibentonica. Litologia: Fango a pteropodi. Osservazioni: Il sito appare caratterizzato dalla presenza di macrofau- ne tipiche dei fanghi batiali con abbondante componente planctonica {Atlanta, Cavolinia, Creseis, Styliola, Clio). Nella restante frazione biogenica, frequenti risultano Kelliella abyssicola. Abra longicallus, Thyasira flexuosa, Cuspidaria rostrata, Cardiomya costellata, Alvania subsoluta-, mentre più ra- re sono Anatoma crispata, Trophon echinatus, Drilliola loprestiana, Bentho- mangelia macra, Roxania monterosatoi, Dentalium agile e Entalina tetrago- na. Gli altri gruppi sono scarsamente rappresentati, fatta eccezione per Ebalia nux, decapode i cui carapaci sono abbastanza frequenti. La tafocenosi appare in linea con le condizioni attuali del sito. st. 8 40'^06,35'N - 09°49,24’E; 40‘^06,68’N - 09‘^47,37'E. -535 m/-389 m. 12 Agosto 1991 Draga tonda. Litologia: Fango a pteropodi. Osservazioni: Stesse caratteristiche faunistiche del precedente. 135 St. 9 40“00,43’N - 09°48,04'E; 40°08,88'N - 09°47,57’E. -173 m/-134 m. 13 Agosto 1991 Draga tonda. Litologia: Sabbia limosa bioclastica, ciottoli calcarenitici (paleospiag- gia). Noduli algali. Osservazioni: Tafocenosi ricca e ben differenziata con scarsa compo- nente planctonica. Numerosi i resti di sclerattiniari sia solitari (Cariophyl- lia smithii e Balanophyllia cellulosa) che coloniali (Dendrophyllia ramea), brachiopodi {Griphus vitreas) e molluschi a cui si aggiungono noduli di alghe calcaree. I bivalvi sono dominati da protobranchi {Nucula sulcata, Yoldiella philippiana, Bathyarca philippiana, Bathyarca grenophia), Limidae (Notolimea crassa e Limatala subauriculata) e Pectinidae {Pseudamussium clavatum, Propeamussium fenestraum, Cyclopecten hoskynsi) cui si aggiun- gono Kelliella abyssicola, Goodallia triangularis, Parvicardium minimum, Ctena decussata. I gasteropodi sono dominati da Clelandella miliaris, Gibbe- rula cfr. philippi, Alvania testae, Nassarius lima e rari esemplari di Anatema crispata. Tra gli scafopodi, la specie più comune è Dentalium dentalis. Nel complesso la tafocenosi sembra rappresentativa dei fondi fango- detritici del largo e quindi abbastanza in linea con le condizioni attuali del sito. st. 10 39°43,39’N - 09“49,84'E; 39°42,86'N - 09°48,27'E. - 1237/-1005 m. 13 Agosto 1991 Draga tonda. Litologia: Fango e sabbia grossolana con ciottoli arrotondati di quarzi- te e frammenti di calcarenite. Componente biogenica rappresentata da bio- somi da molluschi bentonici e planctonici e da madreporari. Osservazioni: Il dragaggio ha recuperato una tafocenosi formata da elementi plausibilmente autoctoni, in linea con le condizioni batimetriche del sito, mischiati ad altri di sicura provenienza litorale. Elementi autocto- ni sembrano essere Macula corbuloides, Kelliella abyssicola (molto comune), Alvania subsoluta, Aporrhais serresianus, varie specie di turridi e gasteropo- di opistob ranchi, Entalina tetragona, Cadulus ovulum e gli sclerattiniari Ca- ryophylla smithi e Lophelia pertusa. Estremamente abbondanti i resti di molluschi pelagici {Atlanta, Cavolinia, Diacria e Clio). La componente alloctona della tafocenosi comprende elementi perti- nenti a biocenosi diverse delTinfralitorale. Fra questi, significativa è la presenza di Jujubinus striatus, Clanculus corallinus, Tricolia pullas, Homa- lopoma sanguineum, Bittium latreillii, Barbatia barbata e vari rissoidi litora- li che appaiono integri e abbastanza freschi. La presenza nel sedimento di 136 residui di rizomi e foglie di Posidonia oceanica (L.) Delile potrebbe far sup- porre un trasporto da tali tipi di ambienti. La presenza inoltre di altre specie litorali spiazzate (Glycymeris insubrica, Nassarius mutabilis, Cassi- daria echinophora) sembra confermare l'importanza dei fenomeni di tra- sporto gravitativo dalla piattaforma verso il bacino. st. 11 39°42,18’N - 09“47,72'E; 39°41,64’N - 09*^47, 29'E. - 573M77 m. 13 Agosto 1991 Draga tonda. Litologia: Fango a pteropodi con biosomi di gasteropodi e bivalvi. Osservazioni: La tafocenosi è dominata da specie rappresentative dei fanghi epibatiali come Alvania testae, Aphorrias serresianus, Amphissa acu- ticostata, Lunatia fusca, Bathyarca grenophia, Cyclopecten hoskynsi, Kelliella abissycola. Abra nitida e Cuspidaria rostrata, in linea con le condizioni at- tuali del sito. Nella componente planctonica, prevalente la presenza di Ca- volinia inflexa e Creseis acicula. Numerosi resti di brachiopodi e crostacei (Ebalia nux) completano la frazione biogenica. st. 12 39“31,89’N - 09“46,53'E; 39“33,11'N - 09°46,13'E. - 520/-346 m. 13 Agosto 1991 Draga epibentonica. Litologia: Fanghi batiali a pteropodi. Osservazioni: In questa stazione sono stati rinvenuti numerosi organi- smi viventi: il sipunculide Phascolion strombi, presente in numerosi nicchi di gasteropodi {Trophon echinatus, Amphissa acuticostata, Pleurotomoides nuperrima), lo scafopode Dentalium agile, alcuni crostacei decapodi {Callia- nassa sp., Pilumnus sp.), echinodermi {Echinus cfr. acutus e Cidaris cidaris) e molluschi bivalvi {Abra nitida e Thiasyra flexuosa). Nella tafocenosi prevale la componente planctonica {Atlanta peroni, Cavolinia inflexa, Cavolinia tridentata, Creseis acicula e Styliola subula). Fra i molluschi bentonici dominano i bivalvi {Yoldiella messanensis, Bathyarca grenophia, B. philippiana, Limatula sulcata, Cyclopecten hoskynsi, Kelliella abyssicola, Cuspidaria rostrata, Cuspidaria abbreviata, Cardiomya costellata, Haliris berenicensis , Laevicordia sp., Xylophaga dorsalis.) mentre tra i gaste- ropodi, poco rappresentati, si segnalano Trophon echinatus, Pleurotomoides nuperrima e Drilliola loprestiana. Per quanto riguarda gli altri gruppi, co- muni i resti del decapode Ebalia nux (carapace) e del brachiopode Griphus vitreus. 137 St. 13 39“41,81'N - 10“39,00’E; 39°41,66’N - 10°39,18'E. - 1270/-1270 m. 13 Agosto 1991 Draga tonda. Litologia: Fango a pteropodi e crostoni carbonatici (hardgrounds); ra- rissimi coralli {Caryophylla sp. juv.). Osservazioni: Nella tafoocenosi prevale la componente planctonica {Atlanta peroni, Cavolinia inflexa, Cavolinia tridentata, Creseis acicula, Lima- cina bulirnoides, Cuvierina columnella) a cui si aggiungono biosomi di ga- steropodi e bivalvi. Questi ultimi sono rappresentati soprattutto da proto- branchi {Nucula tumidula, Yoldiella messanensis, Yoldiella sp., Malletia cu- neata). Tra i gasteropodi possiamo ricordare Trophon echinatus e Amphissa acuticostata (abbastanza comuni) ai quali si associano Calliotropis ottoi, Anatoma umbilicata, lothia fulva (un esemplare in buone condizioni di fre- schezza e con coste particolarmente squamulose), Puncturella noachina, Putzeysia wiseri. Per quanto riguarda gli altri gruppi, scarsi resti di sclerattiniari e di crostacei decapodi. st. 14 39°41,99’N - 10°39,37'E; 39^42,01 'N - 10°39,28'E. - 1112/-1007 m. 14 Agosto 1991 Draga tonda. Litologia: Limo biogenico e concrezioni calcaree {hardgrounds) con pa- tine di ossido di manganese. Presenza di serpulidi. coralli bianchi {De- smophyllum cristagalli) , Gorgonaria {Isidella elongata); un frammento di calcare a Desmophyllum. Osservazioni: La tafocenosi appare costituita quasi esclusivamente da resti di molluschi planctonici, mentre la componente bentonica è rappre- sentata da rari resti di gasteropodi e bivalvi {Putzeysia wiseri e Amphissa acuticostata, Yoldiella messanensis, Yoldiella philippiana e Dacrydium sp). Rari frammenti di sclerattiniari e ottocoralli. st. 15 39°21,52’N - 10°22,16'E; 39“21,71’N - 10°22,24'E. - 2100/-2146 m. 14 Agosto 1991 Draga tonda. Litologia: Limo biogenico a globigerine con frammenti di crostoni cal- carenitici patinati da ossido di manganese. Osservazioni: Recupero modesto (circa 1/2 litro di sedimento). 138 La tafocenosi contiene abbondanti resti di gasteropodi e bivalvi bento- nici {Benthonella temila, Calliotropis ottoi, Nucula corbuloides, Yoldiella phi- lippiana, Yoldiella sp., Malletia cuneata, Cuspidaria sp) e rari sclerattiniari (Desmophyllum cristagalli e Caryophylla calveri). Significativa la presenza di resti di molluschi pelagici {Atlanta sp., Creseis acicula, Limacina bulimoi- des, Limacina inflata). st. 16 39°23,12'N - 10°19,36'E; 39°22,80'N - 1049, 49'E. - 1068/-1125 m. 14 Agosto 1991 Draga tonda. Litologia: Limo a pteropodi e globigerine con crostoni e noduli carbo- natici e precipitati ferro-manganesiferi. Osservazioni: La componente biogenica è costituita quasi esclusiva- mente da resti di molluschi planctonici {Atlanta peroni, Diacria trispinosa, Cavolinia inflexa, Creseis acicula, Clio pyramidada, Limacina bulimoides). La componente macrobentonica della tafocenosi contiene prevalentemente gasteropodi e bivalvi {Putzeysia wiseri, Amphissa acuticostata, Trophon echinatus e Drilliola loprestiana., Yoldiella sp., Cuspidaria cuspidata, Laevi- cordia sp.). Scarsissimi i resti di decapodi (Galatheidae) e di echinodermi (aculei di Cidaris). 139 Osservazioni conclusive Bouchet e Taviani (1992) hanno avanzato l'ipotesi, basata principal- mente sull'analisi dei gasteropodi batiali, che la fauna profonda del Medi- terraneo sia attualmente costituita prevalentemente da pseudopopolazio- ni, vale a dire popolamenti che possono esistere in quanto continuamente alimentati da larve di provenienza atlantica, ma in gran parte incapaci di mantenersi per l'impossibilità, da parte della quasi totalità delle specie, di riprodursi in Mediterraneo. I primi risultati della nostra campagna di ricerca sembrano conferma- re da un lato la marcata atlanticità delle faune batiali e dall'altro le loro caratteristiche di impoverimento. Il benthos vivente è risultato infatti li- mitato a pochi esemplari di molluschi ascrivibili, in massima parte, alle biocenosi dei coralli bianchi (CB) e da crostacei reperiti soprattutto nei siti in cui è stata utilizzata la draga epibentonica. Scarsissime le presenze ri- guardanti gli altri gruppi (DP 91/12). Le tafocenosi di età pre-attuale (Quaternario glaciale) sono invece ap- parse, in accordo con quanto previsto, abbastanza ricche di individui e specie. In diverse stazioni è stata infatti chiaramente identificata una com- ponente paleobiologica glaciale, plausibilmente würmiana, caratterizzata dalla presenza di Malletia cuneata, M. obtusa, Pseudamussium septemradia- tum, Pholadomya loveni, Cadulus ovulum, Buccinum humphreysianum. RINGRAZIAMENTI Desideriamo esprimere i nostri ringraziamenti al Comandante Nicola Scotto di Carlo, al Primo Uff. Nicola Lembo, ai tecnici Claudio Varotto e Luca Liguori e a tutto l'equipaggio della n/o BANNOCK per essersi prodi- gati alla buona riuscita della crociera. Gli sclerattiniari sono stati determi- nati da Helmut Zibrowius. Il progetto De Profundis è stato finanziato da fondi Sabelli. BIBLIOGRAFIA Bonfitto a., M. Oliverio, B. Sabelli & M. Paviani, 1994 - Quaternary deep-sea marine Molluscs from East Sardinia. Boll. Make, (in questo fascicolo: 141 157). Bouchet P. & M. Paviani, 1989 - Atlantic deep sea Gastropods in the Mediterranean: new findings. Boll. Make., 25 (5-8): 137-148. Bouchet P. & M. Paviani, 1992 - The Mediterranean deep-sea fauna pseudopopulations of Atlantic species? Deep-Sea Researeh, 39 (2): 169-184. 140 Boll. Malacologico 30 (1994) (5-9) 141-157 Milano 30-11-1994 Antonio Bonfitto* Marco Oliverio** Bruno Sabelli* and Marco Taviani*** A QUATERNARY DEEP-SEA MARINE MOLLUSCAN ASSEMBLAGE FROM EAST SARDINIA (WESTERN TYRRHENIAN SEA)**** Key Words; Mediterranean, Quaternary, deep-sea molluscs, new records. Abstract: Deep-sea dredging off the eastern margin of Sardinia (Tyrrhenian Sea), carried out within the frame of the project De Profundis, has yielded important new data on late Quaternary (glacial Pleistocene to Present) deep-sea benthic molluscan fauna of the Mediterranean basin. Here we report on the molluscs from the assemblage recovered at station DP91-4 [ca. 40°43’N- 009°54’E, 571-347 m water depth). Overall, the mollusc component comprises 127 taxa mostly represented by empty shells. In fact, only a minor fraction of the total macrobenthos of stn. DP91-4 was found alive, a further confirmation of the poorness of the postglacial Mediterranean deep-sea fauna. We hypothesize that a significant part of the dredged material belongs to pre- Modern assemblages, probably of late Pleistocene (last glacial) age. This assumption is also supported by the occurrence of Pseudamussium septemradiatum . Some taxa appears new to the Mediterranean waters. For instance, Pilus conicus (Verrill, 1884) and Dacrydium ockelmanni Mattson & Warén, 1977, were previously known only for a limited area of the NE Atlantic ocean. They are probably last glacial fossils to be added to the list of ‘boreal guests’ of the Mediterranean Quaternary. Finally, the assemblage contains a few allochtonous elements clearly of upper shelf provenance {Bittium reticulatum, Cerithidium suhmamillatum , Nassarius reticula- tus). Riassunto La recente campagna di dragaggi effettuata dalla N/O Bannock sul margine orientale sardo nell’ambito del progetto De Profundis, ha comportato l’acquisizione di nuovi dati sulla fauna profonda del Mediterraneo. In questa sede vengono discussi i molluschi provenienti dalla stazio- ne DP91-4 {ca. 40°43’N-009°54’E, profondità m 571-347). In totale sono state raccolte 127 specie, in massima parte conchiglie prive delle parti molli. La frazione vivente del macrobenthos è risultata minima, a ulteriore conferma della scarsezza del benthos profondo nel Mediterraneo attuale. Sono stati invece individuati alcuni taxa nuovi per le acque mediterranee. Fra questi Pilus conicus (VerrlU, 1884) e Dacrydium ockelmanni Mattson & Warén, 1977, erano preceden- temente noti solo per un limitato settore dell’Atlantico nordorientale. Si ipotizza che apparten- gano ad associazioni dell’ultima epoca glaciale e che quindi siano da annoverare nella lista degli «ospiti nordici» del Quaternario del Mediterraneo. La presenza di una componente pleistoceni- ca nella stazione DP91-4 è anche suffragata da valve di Pseudamussium septemradiatum. Infine è degna di menzione la presenza di specie di bassa profondità che testimoniano l’importanza di fenomeni di trasporto gravitativi nell’area in esame. * Museo di Zoologia dell’Università di Bologna. Via S. Giacomo 9, 1-40126 Bologna, Italy. ** Dipartimento di Biologia Animale e dell’Uomo, Università «La Sapienza». V.le dell’Univer- sità 32, 1-00185 Roma, Italy. *** Istituto per la Geologia Marina, Area di Ricerca, C.N.R. Via Gobetti 101, 1-40129 Bologna, Italy. **** Lavoro accettato il 20 giugno 1994. 141 Figure 1 - Location map of station DP91-4. The black bar indicated by the arrow is the dred- ging path. Introduction In the frame of the project De Profundis aimed at the understanding of the Pleistocene to Recent evolution of the deep-sea Mediterranean biota, the eastern margin of Sardinia has been selected as a first sampling area. During Cruise DP 91 of R/V Bannock extensive dredging has been carried out on the continental slope and bathyal plain East of Sardinia, also in- cluding some seamounts (Bonfitto et ah, 1994). Previous information about the molluscan deep-sea fauna of this sec- tor of the western Tyrrhenian Sea is scanty and mostly limited to the de- scription of last glacial assemblages (Colantoni et al., 1970; Di Geronimo &L Li Gioì, 1980; Di Geronimo & Bellagamba, 1984). Findings of deep-sea molluscs from the eastern side of Sardinia are reported in numerous short notes (e.g., Cecalupo, 1984, 1985, 1986; Bogi & Cantagalli, 1986; Bogi & Nofroni, 1986). In this paper, we report on the benthic molluscs found dredging offshore Punta D'Ottiolo, at station DP 91-4 [40° 43.54' Lat. N - 009° 54.58’ Long. E-571 m (beginning) / 40° 43.77’ - 09° 54.27’-374 m (end), see fig. 1)]. Dredging was done by means of a modified epibenthic dredge. The material is preserved in the malacological collection of the Zoolo- gical Museum (University of Bologna, ZMB). Voucher lots have been de- posed in the Museum National d’Histoire Naturelle (MNHN, Paris). 142 Table 1. Molluscs from the tanathocoenosis at stn. DP91-4. POLYPLACOPHORA Lepidopleurus sp. Connexochiton platynomenus Kaas, 1979 GASTROPODA Addisonia excéntrica (liberi, 1857) Pilus conicus {MerñW, 1884) Emarginula tuberculosa Libassi, 18^ Emarginula multistriata Jeffreys, 1882 Anatema crispata Fleming, 1828 Anatema efr umbilicata (Jeffreys, 1883) Fissurisepta granulosa Jeffreys, 1883 OrbitesteBa dariae (Liu2Zi & Stolfa-Zucchi, 1979) Putzeysia wiseri {Calcara, 1842) DaniHa otaviana (Cantraine, 1836) Trochidae indet. Granigyra granulifera Warén, 1992 Bentonella tenella (Jeffreys, 1869) Alvania cimicoides (Forbes, 1844) Alvania subsoluta (Aradas, 1847) Alvania elegantissima (Monterosato, 1875) Alvania testae (Aradas & Maggiore, 1844) Pseudosetia cfr. turgda (Jeffreys, 1870) PusiBina sp. A Pusillina sp. B Euspira nitida (Donovan, 1804) Aporrtiais serresianus {Michaud, 1828) Cerithiella metula (Lovén, 1846) OpaBa abbotti (Clench & Turner, 1952) Melanella sp.1 Melanella sp.2 Haliella stenostoma Jeffreys, 1858 AcBs attenuane Jeffreys, 1883 Adis sp. Bittium sp. Cerithidium submamillatum (De Rayneval, Van den Hecke & Ponzi, 1854) Amphissa acutecostata (Philippi, 1844) Fusinus rostratus (Olivi, 1 792) Nassarius lima (Dillwin, 181 7) Nassarius torvlosus (Risso, 1826) Nassarius aff. cabrierensis italicus (Mayer, 1876) Nassarius reticulatus Trophon echinatus (Kiener, 1840) Trophon muricatus (Montagu, 1803) Microdrilia loprestiana (Calcara, 1841) Taranis moerchi (Malm, 1863) Pleurotomella packardi Verrill, 1872 Raphitoma pseudohystrix Sykes, 1906 Teretia teres (Reeve, 1844) Odostomia suboblonga Jeffreys, 1884 Odostomia silesui Nofroni, 1988 ChrysalBda brattstroerrB\Narén, 1990 Chrysallida fenestrata (Jeffreys, 1848) ChrysaBida doBfusi (Kobelt, 1903) Turbonilla attenuata (Jeffreys, 1884) Pyramidella minuscola Monterosato, 1880 EuHmella acicula (Philippi, 1836) EulimeBa praelonga (Jeffreys, 1884) EuHmella superflua (Monterosato, 1875) EulimeBa sp. A EulimeBa sp. B EulimeBa sp. C Anisocycia sp. Graphis sp. Ringicula blanchardi Dautzenberg & Fischer, 1896 Ringcula sp. Crenilabium exile (Jeffreys, 1870) Ussacteon sp. Cylichna cylindracea (Pennant, 1777) Cylichna sp. PhBlne cfr. scabra (Mueller, 1 784) Laona sp. Cylichnina nitidula (Loven, 1846) Roxania cfr. monterosatoi Dautzenberg & Fischer 1896 Roxania cfr abyssicola (Dali, 1889) SCAPHOPODA DentaBum agle Sars M. in Sars G.O., 1872 Entalina tetragona (Brocchi, 1814) Cadulus ovulum (Philippi, 1844) Cadulusjeffreysis (Monterosato, 1875) Cadulus subfusiformis (Sars M., 1865) "Scaphopoda" indet. BIVALVIA Nucula nitidosa Winch\worth,1930 Nucula sulcata Bronn,1831 Nuculoma corbuloides Seguenza G., 1877 Nuculoma aegeensis (Forbes, 1844) Nuculana commutata (Philippi, 1844) Phaseolus pusillus (Jeffreys. 1879) MaBetia obtusa Sars G O., 1872 ex Sars M. ms Yoldia micrometrica Seguenza G., 1877 YoldieBa frigida (Torell,1859) YddieBa lucida (Loven, 1846) YoldieBa messanensis (Jeffreys, 1870 ex Seguenza G. ms) YcBdiella sp. NeBoneBa striolata (Brugnone, 1877) Barbatia scabra (Poli, 1 795) Bathyarca grenophia (Risso, 1826) Bathyarca phiBppiana (Nyst, 1848) Umopsis cfr. aurita (Brocchi, 1814) Musculus costulatus (Risso, 1826) Dacrydium hyalinum Monterosato, 1875 Dacrydium ockelmanni Mattson & Warén, 1977 MocBolula phaseoBna (Philippi, 1844) Aequipecten opercularis (Linné, 1 758) Cyclopecten hoskynsi (Forbes, 1844) Propeamussium fenestratum (Forbes, 1844) Pseudamussium septemracBatum (Mueller O F., 1 776) Spondylus gussoni Costa O.G., 1829 Pododesmus cfr. squamula (Linné, 1 758) Acesta excavata (Fabricius J.C., 1779) Umatula subauriculata (Montagu, 1808) Limea crassa (Forbes, 1844) Ludnoma boreale (Linné, 1 767) Thy adra alleni Carrozza, 1981 Thyasira fíexuosa (Montagui, 1809) Axinulus croulinensis (Jeffreys, 1847) Leptaxinus ferrugnosus (Forbes, 1844) TelBmya ferruginosa (Montagui, 1808) Neolepton sulcatulum (Jeffreys, 1859) Astarte sulcata (Da Costa, 1 778) Paryncardium minimum {PhWippi, 1836) Parvicardium ovale (Sowerby G.B.II, 1840) TeBina donacina Linné, 1 758 Abra nitida (Mueller O F., 1 776) Abra longcaBus (Scacchi, 1834) KelBella abyssicola (Forbes, 1844) Hiatella árctica (Linné, 1 767) SaxicaveBa jeffreysiWmckwoúh, 1930 Phdadomya loveni Jeffreys, 1882 Cuspidaria rostrata (Spengler, 1 793) Cochiodesma cfr. tenerum (Fischer P., 1882) Cardiomya costellata (Deshayes, 1836) 143 Results The dredge recovered about 0.1 of muddy sediment together with numerous slabs of porous limestone (see Allouc, 1990 for a comprehensive view about the origin of such crusts). Biogenic content is very high and includes numerous shells of benthic and pelagic molluscs (thecosomata pteropods and heteropods), scleractinian corals and brachiopods. Some slabs are heavily encrusted by epibenthic forms (corals, serpulids and bivalves) and are often patined and blackened by Mn-Fe oxides. Only a few organisms were found alive (see below). Occasionally, shells of vagrant benthic molluscs are encased within the CaC03 cemented muddy matrix. The quasi-totality of our molluscan material is represented by empty tests in various state of preservation ranging from very fresh to worn, broken, encrusted and patined shells. Although the fauna (Table 1) is by large constituted by deep-sea organisms, we have observed the presence of some allochtonous shells recycled from the shelf, namely Cerithidium sub- mamillatum, Bittium sp. and Nassarius reticulatus. Living organisms represent only a minor fraction of the total recovery and belong to Annelida (Polychaeta), Sipuncula, Crustacea (Froglia & Bonfitto in prep.), Cnidaria (Hydrozoa), Echinodermata (Asteroidea and Echinoidea) and Mollusca (Caudofoveata, Gastropoda and Bivalvia). The molluscs found either alive or dead but with the soft parts are: Falcidens sp. Putzeysia wiseri (Calcara, 1842) Alvania elegantissima (Monteresato, 1875) Alvania subsoluta (Aradas, 1847) Opalia abbotti Clench & Turner, 1952 Dentalium agile Sars M. in Sars G.O., 1872 Bathyarca grenophia (Risso, 1826) Barbatia scabra (Poli, 1795) Musculus costulatus (Risso, 1826) Dacrydium hyalinum Monterosato, 1875 Spondylus gussonii Costa O.G., 1829 Cochlodesma tenerum (Fischer P., 1882) As expected the fauna as a whole is typical of deep-sea soft muddy bottoms but the presence of the firm substratum of the calcareous crusts allows for such organisms as S. gussonii. O. abbotti was found crawling on one of the slabs, but its obbligatory association to hard substrata is not certain. For a few noteworthy species we report some remarks below. Connexochiton platynomenus Kaas, 1979 Material: some intermediate plates Remarks: Kaas & Van Belle (1990) discussed the synonymy of B. bion- da Dell'Angelo & Palazzi, 1988 with C. platynomenus Kaas (and the corre- lated synonymy of the families Bathychitonidae and Leptochitonidae). Re- cently, Dell'Angelo & Palazzi (1994) accepted conservatively such synony- my, but remarked the doubts still standing. 144 Addisonia excentrica (Tiberi, 1857) (Figs. 2, 3) Material: 1 shell (juvenile) Remarks: juvenile shells of this species are frequently recovered in sediments from the Tuscan Archipelago, and present some difficulties of identification. The protoconch is always lacking as in other Lepetelloid archaeogastropods. A revision of the Mediterranean species of Cocculini- formia, with notes on their anatomy and a key of the Mediterranean spe- cies is presently carried out by Haszprunar et al. (in prep.) and we refer to that work and to Luque & Dantart (in press, with details on nomencla- ture) for further details on this species. Pilus conicus (Verril, 1884) (Figs. 4-6) Material: 1 shell Remarks: Cocculina conica Verril 1884 has been recently redescribed (the type material is destroyed) by Warén (1991) who proposed a new monotypic genus for this small Capulus-shaped species [we assume that Pilus is intended as masculine]. The protoconch of about half a whorl has a diameter of 0.21 mm and an expansion immediately before the aperture. The sculpture of the larval shell consists of small pits arranged to give a somewhat reticulate pattern. They remain only in a partially protected area of the protoconch of our specimen, and in our opinion are not caused by corrosion. Dimension, length 0.92 mm width 0.72 mm and we agree with Warén that such specimens are very unlikely to be juveniles. External morphology, radula and anatomy are still unknown thus a definitive fami- lial attribution is at present difficult. We are anyway confident of a rela- tionship with (if not a classification in) the Pseudococculinidae basing on protoconch features. More recently, Warén (1993) indicated a possible re- lationship with the Bathysciadiidae on the basis of similar pattern observed in the protoconchs (hitherto unknown) of Xenodonta and Bathy- sciadium. The species was originally described from Northeastern United States, and Warén added Southwestern Iceland in Atlantic; the present record of Pilus is thus the first one for the Mediterranean Sea. Our single shell is very well preserved but is probably a Pleistocene (glacial) fossil. Depth range is from 300-500 m to 900-1500 m basing on Warén's and our own data. Orbitestella dariae (Liuzzi & Stolfa-Zucchi, 1979) (Figs. 7-11) Material: 1 shell Remarks: since its original publication, this minute species has been only seldom reported in the literature. A possible relationship with Orbitestellidae has been suggested by Ponder (1990). General shell features (Figs. 7, 8) agree in part with such an interpretation, addressing to 145 Orbitestella-ììke species. Anyway, similarities can be scored also with the archaeogastropod Cyclostremiscus/Pachystremiscus groups. Protoconch fea- tures (Figs. 9-1 1) confirm Ponder's suggestion. The protoconch is paucispir- al but clearly heterostrophic (Fig. 11). We use the genus Orbitestella in a wide sense, until anatomical data on this group will not be available. A certain degree of variation in the dimensions (diameters and number of whorls) of the protoconch has been observed in the material available (comp. figs. 9-11); it should be studied perhaps morphometrically, to de- fine whether there is intraspecific variation or cryptic species are involved. A single specimen with the soft parts partly decayed and dried have been sorted out off the Latium coasts, at -200/400 m depth, together with several shells (Oliverio & Villa, 1982). Regrettably, the specimen was destroyed during unsuccessful search for the radula. This record witnesses for the belonging of O. dariae to the Recent fauna of the Mediteranean Sea. O. dariae is a deep water species, always found below 80-100 m down to many hundreds meters of depth all over its range. The original record by Liuzzi and Stolfa Zucchi from a very shallow depth of the upper Adriatic sea is suspect and has never been confirmed again. We consider very likely a contamination of their Adriatic samples with deep-sea material. Melanella sp. 1 (Fig. 12) Material: 2 shells + fragments Remarks: our specimens do not fit perfectly any NE Atlantic (see Bouchet &; Warén, 1986). The sole known taxon to which we can compare our shells is Eulima halorhaphe Dautzenberg & Fischer, 1896. The original figure and that by Dautzenberg (1927; see also Bouchet & Warén, 1986: 356 fig. 840) represent the holotype, which is said to be lost. It closely resembles our material except for the aperture that is smaller and the curvature of the shell that is more pronounced in our specimens. Another species {Melanella sp. 2: Figs. 13, 14) similar to the present one still wants a correct identification. Adis sp. (Figs. 15, 16) Material: 1 shell Description: shell solid, tall, conical and perforated consisting of 1.5 whorls of protoconch and 2.75 whorls of teleoconch. Protoconch smooth, dome-shaped, of 1.5 whorls. Teleoconch with strong spiral cords, whose number increases with age (from two on the first whorl to five on the body whorl). A microsculpture of very fine spiral striae is present. Suture im- pressed. Outer lip broken but according to incremental scars appears to be slightly opistoclyne. Umbilical chink evident. Colour ivory white. Remarks: our only shell, probably subfossil, belongs to a slightly imm- ature specimen. Protoconch morphology addresses clearly to a non- plaktotrophic larval development. Teleoconch ornamentation strongly re- calls the sculpture of other NE Atlantic species, i.e., A. minor (Brown, 1827) 146 and A. ascaris (Turton, 1819) which, however, develop a by planktrophic larva, and A. verdumi Aartsen, Menkhorst & Gittemberger, 1984 which is more cylindrical and smaller in size. This species is known from Western Mediterranean from sligthly shallower environment (continental shelf sediments) and from the Western African coasts. Investigations on its tax- onomic position are in progress (Oliverio & Nofroni, in prep.). Nassarius aff. cabrierensis italicus (Mayer, 1876) (Fig. 17) Material: 1 shell Remarks: our only shell, not fully adult, shows a reticulate sculpture on its teleoconch which is similar to that of the early whorls of N. macro- don recidivus (von Martens, 1876). The available iconography of the Recent species of the N. semistriatus-complex (see e.g. Nofroni, 1986; Poppe & Goto, 1990) does not include any form similar to our shell. A similar tele- conch pattern, however, is shared with a common deep-sea European Neogene taxon, namely N. cabrierensis italicus (Mayer, 1876). This taxon, abundant in the Mediterranean Pliocene, is usually considered to be ex- tinct since the Lower Pleistocene. Adam & Glibert (1974) regard it as a chronological subspecies linked to the Miocene-Recent N. cabrierensis (Fis- cher & Tournouer, 1873) lineage. Other Authors maintain its distinct speci- fic status (e.g. Cavallo & Repetto, 1992). In the presente state of the art, lacking a comprehensive revision of the N. semistriatus-compXex , we prefer to adhere to the Adam & Glibert’s interpretation. Our specimen recalls some of the forms with stronger sculpture (see e.g. Adam & Glibert, 1974: pi. 3, fig. 7). N. c. italicus is considered extinct in the Sicilian, and its record at stn. DP91-4 raises a chronological problem. We do not believe our sampling has recovered material older than 75.000-10.000 years B.P. Therefore, we consider likely that the present shell belongs to a last glacial community. If our identification is correct, this taxon {italicus) results having a wider stratigraphical distribution, that previously supposed. Nassanus torulosus {Risso, 1826) (Fig. 18) Material: 4 shells + some fragments Remarks: the present species belongs to the complex of Nassarius semistriatus (Brocchi, 1814) whose phylogeny and taxonomy still wait to be satisfactorily worked out. Late Pleistocene to Recent Mediterranean shells with spiral lines over the entire body whorl, are generally referred to as N. cabrierensis ovoideus (Locard, 1896) (Nofroni, 1986; Sabelli et al, 1990- 92). Nearly all such materials (including our shells) reveal a protoconch witnessing a non-planktotrophic development, differently from their Neogene-early Pleistocene relatives generally ascribed to N. cabrierensis s.s. The poor knowledge of the entire group suggests caution before taking as definitive the above classification of our shells. 147 Chrysallida brattstroemi Warén, 1990 Material: 1 shell Remarks: this species, described after material from Norway and also known from the Mediterranean, has a wide stratigraphical range, having been recorded from the Italian Pleistocene (Micali et al, 1993). Ringicula sp. (Fig. 19) Material: 1 shell Description: shell ovate-globular with the surface sculptured by spiral lines, finely and regularly impressed, nearly equidistant in the middle of the body whorl. In the superior fifth of the body whorl they seem to be more spaced, and at the base the interspaces appear more irregular. The spire is conical and short. The 4.5 whorls are convex, and grow very rapid- ly. The last whorl is globose and large, more than twice the spire. The aperture is large, with the peristome regularly rounded, and with a weak sinus posteriorly. The outer lip is moderately tickened. The columellar cal- lus is thin and does not extend over the body whorl. Two strong, nearly equal, columellar ridges are present. Remarks: it differs from R. leptocheila Brugnone 1873 being less elon- gated, more globose, and bearing an evident posterior sinus. Such sinus breacks the regular curvature of the lip that appears nearly straight at the middle of its height and bends, gradually but evidently, towards the col- umella. Pirunculus sp. (Fig. 25) Material: many shells Remarks: our shells have some similarities to Pirunculus obesiusculus (Brugnone, 1877) described as fossil from the 'Pliocene' (most probably Pleistocene) of Messina and as Recent from the Atlantic. Roxania cfr. monterosatoi Dautzenberg & Fischer, 1896 (Figs. 23, 24) Material: 1 shell Remarks: we are very uncertain about the exact taxonomic position of this shell. It is characterised by the rounded shape and the weak spiral sculpture. However, both characters are possibly a consequence of the poor preservation state of the shell which is very worn and decorticated. A good clue for its identification is the lack of an umbilical chink. Another Cephalaspidea, more commonly encountered also at stn. DP91-4 (Figs. 26, 27) may prove to belong to Roxania abyssicola (Dali, 1889), according to the figure given by Bouchet (1975). Our specimens have a clear spiral pit- ted sculpture and an evident umbilical chink. 148 Bathyarca grenophia (Risso, 1826) (Fig. 36) Material: 10 left and 6 rigth valves Remarks: compared with the typical morphology of B. grenophia, some of the specimens recovered have the anterior limb teeth parallel to the margin and larger in size, whilst the posterior ones are not parallel to the margin; in B. grenophya both series of teeth are equal in size and dis- position (not parallel). Moreover, these specimens are sligthly elongated along their ventral margin. Such characters are usually found in B. frielei Jeffreys in Friele, 1879, a species that has been long considered as a synonym of B. grenophya (= pectunculoides Scacchi, 1834). Bouchet & Warén (1979) regard them as different species. The two species are char- acterised by a different morphology of the anterior teeth: typically crenu- lated in grenophia, smooth in frielei. The teeth parallel to the margin, typic- al in adult frielei, are a juvenile feature in grenophia (Warén, pers. comm.). The presence of sibling (cryptic) species in the grenophia group is still to be verified, as well as the presence of frielei in the Mediterranean Sea, pre- sently based on the record of Panetta (1971) from the gulf of Taranto. Dacrydium ockelmanni Mattson & Warén, 1977 (Figs. 31, 32) Material: 1 left valve and two fragments with limb Remarks: this species has never been recorded before for the Mediterranean Sea. We are unable (and not very prone) to assign this spe- cies to the living fauna of the Mediterranean. The Recent distribution seems to be restricted to the northernmost latitudes of the NE Atlantic (Mattson & Warén, 1977; Warén, 1991). Thyasira alleni Carrozza, 1981 (Fig. 37) Material: 1 left valve Remarks: this species is also known from the NE Atlantic outside the Mediterranean. From the Mediterranean it was known only from the type locality (Carrozza, 1981), close to stn. DP 91/4. Laevicordia sp. (Figs. 33, 35) Material: 1 valve Remarks: our single valve belonged to a young specimen, and is very similar to that figured by Di Geronimo & Bellagamba (1984: as L. gemma). We would stress here that young forms of Verticordiidae offer serious iden- tification problems, and several nomenclatorial problems follow this. Especially, the high degree of morphological variation has been remarked by Bouchet & Warén (1979a) while suspecting that L. gemma is a young 149 stage of Polycordia cordata Verrill & Bush, 1988 and somehow related to P. jeffreysi (Friele, 1879). Young stages of the latter as figured in Bouchet & Warén (1979a), display a remarkable degree of similarity to our specimen. It anyway bears some differences: the radial riblets are lesser in number (8-9), and there are wider spaces between them; the ventral margin is sym- metrically angled with respect to the umbo (we stress here the variability with the age in P. jeffreysi). The ribs develop on two thirds of the valve, whilst the proximal part shows a close net of pores of 0.7 to 1 /am in dia- meter. The latter feature is not reported for any of the other species. Cochlodesma tenerum (Fischer P., 1882) (Fig. 38) Material: 1 specimen description: shell fragile, globose, inaequilateral, inaequivalve, with the umbo slightly posterior. Anterior margin curved, the posterior ros- trated and trunked; the ventral margin, curved anteriorly and tapering posteriorly, develops maximally before the umbo. The periostracum is tawny, more evident on the posterior margin area. Sinupalleated, with the sinum curved and entirely comprised in the part of the shell posterior to the umbo. Ligament internal, with a well developed, spatuliform, quad- rangolar and hollow condrophore. The sculpture consists of concentrical growth lines, more evident along the ventral edge and on the posterior margin, where they appear to be more raised. Dimensions, 13 mm length. Remarks: C. tenerum and C. praetenue (Pulteney, 1799) have been re- ported several times for the Mediterranean Sea, but never with documented material (either shells or live specimens). This is therefore, the first documented record of this genus as living in the Mediterranean. Concluding remarks Since the beginning, a couple of decades ago, of an indepth systematic screening of the Mediterranean deep-sea fauna we have assisted to a steady increment of the number of molluscs to be added to the Quaternary (late Pleistocene to Recent) fauna of this basin (Bouchet & Taviani, 1989; 1992 with references therein). Records are mostly represented by empty shells of East Atlantic taxa. The mollusc fauna described in this paper is no ex- ception in being mostly represented by a dead mollusc assemblage which also contains fossil shells of probable last glacial age, namely Pseudamus- sium septemradiatum and Acesta excavata (e.g., Colantoni et al, 1970; Taviani &l Colantoni, 1979). In particular, judging from their present-day distribution, two species may be, to the best of our knowledge, considered as likely extinct in the Mediterranan, i.e., Dacrydium ockelmanni and Pilus conicus. These species can thus be added to the list of «boreal guests» which settled the Mediterranean deep waters at the time when global col- der conditions favoured the southwards shift of many north-atlantic taxa (e.g. Raffi, 1986; Taviani et al, 1992). 150 From the study of the mollusc assemblage dredged at stn. DP 91/4 the following conclusions can be drawn: 1) a conspicuous fraction of the recovered fauna is represented by dead material, part of which is certainly attributable to a (last) glacial assemb- lage: living molluscs represent a quantitatively and qualitatively minor component of the entire catch. Among them, Cochlodesma tenerum is here recorded for the first time as living in the Mediterranean; 2) two species (empty shells) are reported for the first time for the Mediterranean basin, i.e., Pilus conicus and Dacrydium ocklemanni; their prevalent boreal present distribution in the Atlantic ocean supports the hyprothesis that these species are (last) glacial fossils and their extinction within the Mediterranean is likely. Once more, the deep relationship of the Mediterranean deep-sea mol- luscan assemblages with the Atlantic fauna, is confirmed, for both the fos- sil (richer) and the Recent (scanty) components. Acknowledgements We thank Captain, Officers and Crew aboard R/V Bannock during cruise DP 91. S. Gofas, I. Fellegara and N. Taviani are gratefully acknow- ledged for scientific and technical cooperation. The epibenthic dredge has been modified by M. Bigazzi. G. Bortoluzzi and D. Penitenti prepared the location map. A. Warén is gratefully acknowledged for critical suggestions on some taxa. Work partly supported by MURST (40%) funds. This is IGM scientific contribution n. 974. REFERENCES Adam W. & M. Glibert, 1974 - Contribution a la connaissance de Nassarius semistriatus (Broc- chi, 1814) (MoUusca: Gastropoda). Bull. Inst. r. Sci. nat. Belg., Biologie, 50 (3): 1-78. Allouc J., 1990 - Quaternary crusts on slopes of the Mediterranean Sea: A tentative explana- tion for their genesis. Marine Geology, 94 (1990): 205-238. Bellagamba M., 1986 - La malacofauna del dragaggio BS 77-8 (Bacino della Sardegna - Area nord-occidentale), havori Società Italiana di Ma lacologia, 22: 209-226. Bogi C. & G. Cantagalli, 1986 - First record of Poromya neaeroides Seguenza, 1877 in the Mediterranean. La Conchiglia, 202/203: 18-19. Bogi C. & I. Nofroni, 1986 - Su alcuni micromoUuschi mediterranei rari o poco noti. Bolletti- no Malacologico, 22 (5-8): 153-160. Bonfitto a., M. Bigazzi, I. Fellegara, S. Gofas, R. Impiccinì, M. 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O. suboblonga. Scale bars: 4 mm (17, 18), 1 mm (12-15, 19-22), 500 /¿m (16). Figures 23-30. 23, 24. Roxania cfr monterosatoi. 25. Pirunculus sp. 26, 27. Roxania cfr. abyssico- la. 28. Philine scabra. 29-30. Laona finmarchica. Scale bars; 2 mm (23, 24, 26-30), 1 mm (25). Figures 31-38. 31, 32. Dacrydium ockelmanni (32. Particular of the hinge area). 33-35. Laevicor- dia sp. (34, 35. Particulars of the sculpture). 36. Bathyarca grenophia. 37. Thyasira alleni. 38. Cochlodesma tenerum. Scale bars; 500 /am (31, 32, 33), 200 /am )36, 17), 100 /am (34, 35). 153 154 155 156 Boll. Malacologico 30 (1994) (5-9) 158-160 Milano 30-11-1994 Giambattista Bello (*) THE MEDITERRANEAN TEUTHOFAUNA: TOWARDS A BIOGEOGRAPHICAL COVERAGE BY REGIONAL CENSUS. I: GENERALITIES (**) Key Words: Cephalopoda, Mediterranean Sea, faunistic list, distribution, zoogeography Summary A pilot work for the census of the Mediterranean cephalopod fauna is presented. The census project was undertaken by the Groupe de travail sur les Céphalopodes in agreement with the Società Italiana di Malacologia. The methodology to prepare regional pilot censuses is also reported. Riassunto Viene presentato un lavoro pilota, prima fase operativa del progetto di censimento della teutofauna mediterranea. Tale progetto è stato intrapreso dal Groupe de travail sur les Céphalo- podes in accordo con la Società Italiana di Malacologia. È inoltre riportata la metodologia per preparare i censimenti-pilota regionali. Introduction A few years ago, during the Congress of the Società Italiana di Mala- cologia (SIM) — Sorrento, May 1987 — a project to take a census of the Mediterranean cephalopod fauna was presented (Bello, 1990). Afterwards, the details of the project were discussed at the meetings of the Groupe de travail sur les Céphalopodes of the ICSEM (International Commission for the Scientific Exploration of the Mediterranean Sea) (Barcelona, 1987; Athens, 1988; Perpignan, 1990), which comprises most teutholo- gists working in the Mediterranean area (Bello, 1988; Boletzky, 1989). In agreement with the SIM, it was decided to produce a pilot work reporting the census results in some well known Mediterranean regions. Such results will appear in the Bollettino Malacologico, the official journal of the SIM. In this issue, the census of the Strait of Sicily (Italian side and internatio- nal waters) (Jereb & Ragonese, 1994) are presented. The purpose of this pilot work is twofold. First, to test the effectiveness of the project and to implement it, if necessary. Second, to show in prac- tice how the census works. From this point of view, regional censuses are intermediate steps before the coverage of the whole Mediterranean Sea. (*) Istituto Arion, Casella Postale 61, 1-70042 Mola di Bari. (**) Lavoro accettato il 7 marzo 1994. 158 Methods The presentation of each regional pilot census contains: 1. Introduction: definiton of the covered area and references to the material used for the census. 2. Nautical chart of the area, UTM projection, with superimposed 10’ X 10' grid (census units). 3. Thematic charts, one for each species; UMT projection, with grid as above. Positive meshes (i.e., rectangles of the chart corresponding to parts of the sea surface where the species was found) are marked. The marking symbols are as follows: light dark hours hours specimens collected on the bottom • O specimens collected in the water column ■ □ specimens collected at the surface A A specimens collected by drifting gear ♦ 0 early juvenile stages ★ specimens from predator stomachs X specimens washed ashore (whole bodies only; cuttlebones, spirula shells and argonaut brood cases are not to be taken into account) + 4. List of species, including those not reported on thematic charts due to poor position data, but the presence of which in the region is ascer- tained. The species nomenclature is the one reported by Bello (1986) and subsequent emendations (Sabelli et al, 1990-92; Bello, in press). 5. Bibliography. Acknowlegdments I wish to thank the collegues of the Groupe the travail sur les Céphalo- podes, and especially its chairman Dr. Sigurd von Boletzky, for adhering to and discussing the project. The SIM is acknowledged for hosting the cen- sus pilot work in the Bollettino Malacologico . Special thanks go to Dr. Fer- nando Ghisotti, Editor of the Bollettino, who showed a steady interest in the project. 159 BIBLIOGRAPHY Bello G., 1986 - Catalogo dei Molluschi Cefalopodi viventi nel Mediterraneo. Boll. Malacol., Milano; 22: 197-214. Bello G., 1988 - Linee guida per la fase preliminare del censimento della teutofauna mediterranea. Unpublished document distributed to the members of the «Groupe de tra- vail sur les Cephalopodes». Bello G., 1990 - Progetto di censimento della teutofauna mediterranea. Lavori Soc. Ital. Mala- col, Napoli; 23: 305-512. Bello G., in press - Cephalopoda. In A. Minelli S. Ruffo e S. La Posta (coord.), Checklist delle specie della fauna italiana. 18. Boletzky S.V., 1989 - Compte-rendu du Groupe de travail sur les Cephalopodes. Rapp. Comm. ini. Mer Médit., Monaco; 31(3): 465-466. Jereb P. & S. Ragonese, 1994 - The Mediterranean teuthofauna: Towards a biogeographical coverage by regional census. IL Strait of Sicily. Boll. 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Riassunto Il presente lavoro costituisce ü contributo per le acque dello Stretto di Sicilia al progetto di ricerca «Censimento della teutofauna mediterranea». Viene riportata la lista sistematica e la distribuzione delle specie di cefalopodi la cui presenza è stata accertata nelle acque del Canale di Sicilia. I dati provengono per la maggior parte da due anni di pesca sperimentale con rete a strascico condotte dall’Istituto di Tecnologia della Pesca e del Pescato, nell’ambito dello Schema Preliminare di Piano per la Pesca e l’Acquacoltura promosso dal Ministero della Marina Mer- cantile. Informazioni anciUari provengono dai pescatori di Mazara del Vallo e della Sicilia meri- dionale, sia professionisti che dilettanti. In totale 38 specie di cefalopodi sono risultate presenti nell’area oggetto di studio. Considerando tuttavia ü tipo d’indagine cui i dati si riferiscono ed essenzialmente il tipo di pesca da cui tali dati provengono, questa prima lista faunistica dei cefalopodi del Canale di Sicilia non può e non vuole ad oggi essere considerata esaustiva. Introduction This paper reports on the cephalopod fauna of the Strait of Sicily, within the research project on the census of the mediterranean teutho- fauna of the ICSEM (International Commission for the Scientific Explora- tion of the Mediterranean Sea) Cephalopods Working Group (see Bello, this volume). The generic definition of «Strait of Sicily» (also known as «Sicilian Channel» or «Sicily Channel») originally indicated the area between Tuni- sia and Sicily (Central Mediterranean), more precisely that comprised be- tween Cape Bon (Tunisia) and Cape Lilibeo (Sicily). This definition howev- er was subsequently used to indicate a wider area of waters south of Sicily and east of Tunisia (Colantoni, 1975), including the Pelagic Islands and (*) Istituto di Tecnologia della Pesca e del Pescato - Via Luigi Vaccata 61, 91026 Mazara del Vallo - Italia (**) Lavoro accettato ü 15 aprile 1995. 161 Malta (approximately 35°30'- 37°50’N and 10°50'-14°50’E). Basically a slightly reduced portion of the area identified as «Fishery Sector 9» by FAO (Charbonnier & Garcia, 1985). Only very recently the official nomenclature concerning the italian waters, established by the National Charts Authority (Cassio, 1993), referred to the same area as to the Strait of Sicily (Fig. la). The main characteristic of the Sicilian Channel is a high complex bot- toms morphology (Arena, 1985; Colantoni et al., 1985), where large banks dominate and constitute its eastern and western limits (Malta, Adventure and Skerki Banks respectively); these alternate with minor rocky emerging surfaces and muddy or sandy flat zones. The central portion of the area is characterized by a reduced continental shelf and sedimentation basins, with canyons and valleys (Borsetti et al., 1977). Here the bottom depth reaches values below 1000 m (down to a maximum of 1721 m, Malta Basin). On the whole nevertheless, bottom depths between 0-200 m are the most represented (up to 46% of the area; Colantoni, 1975). A strong currents system does exist within the area. Superficially the high variability in currents direction and strength is tightly related with the winds system, even though the presence of an atlantic water mass going southeastwards is always important, especially in the narrower part of the strait and close to the southern Sicilian coasts. Within the central portion of the area this superficial layer flows over an intermediate war- mer water mass (eastern waters, below 200-300 m), slowly moving west- wards, with temperature rather stable around 14°C and a relatively high salinity (38%o). A third deep layer completes this basic hydrological scheme. The relation between these characteristics and the faunistic composi- tion of the area was already shown as for the benthic biocenoses and was also considered for nektonic and pelagic species (Bombace &l Sarà, 1972; Giaccone et al., 1972; Cinelli et al., 1979; Ragonese et al., 1992). As for the mediterranean cephalopod fauna and its relation with the Atlantic, the most recent report is that by Mangold & Boletzky (1988). Of the 59 species mentioned for the Mediterranean Sea, only 47 are reported for the Eastern Mediterranean, which includes also the area hereby refer- red to as Central Mediterranean (Charbonnier & Garcia, 1985; GFCM, 1989). Nevertheless the information on cephalopods species of the Sicilian Channel specifically as defined above, were until recently quite poor and scattered (Jereb & Ragonese, 1990; Ragonese & Jereb, 1990). Within the research project T.R.A.W.L. (Levi, 1988), a wide portion of the Strait of Sicily was studied (namely from 35°10’ to 38°35’N and 11°05'- 15°55’E, Fig. lb). Data come from two years of trawl surveys carried out with seasonal periodicity (from May-June 1985 to February-March 1987). Hauls (1 hour each) took place daytime, exploring a depth range between 1 and 800 m. An italian-type bottom trawl was used (18 mm mesh side cod- end). Ancillary information on cephalopods and cooperation in getting material was given by commercial fishermen, as well as sport fishermen (Jereb & Ragonese, 1993). 162 Fig 1 - a) Strait of Sicily (from CASSIO, 1993, modified b) Area of the research project TRAWL Results 38 species of cephalopods were found within the investigated area (see the list below; the nomenclature follows Bello, in press). Those marked with a star constituted only occasional records. Although the presence of Ommastrephes bartramii was ascertained, no specimen was permanently available. As for Argonauta argo, only the brood cases were recovered. The spatial distribution of the species is reported on charts, prepared as decided for this pilot work (see Bello, this volume). Although both spe- cies of Alloteuthis (A. media and A. subulata) and the group Sepiolidae were consistently represented, no specific identification was effected within the research project T.R.A.W.L., due to the procedures adopted (see Levi, 1988). Therefore, no specific chart is hereby presented. For the Sepiolidae, however, a more detailed work is currently in preparation (Jereb et al., in prep.). 163 Thematic charts Sepia elegans Loligo vulgaris 164 165 Octopus saluta Scaeurgus unicirrhus 166 Eledone cirrhosa Bathypolypus sponsaUs 167 Systematic list Class CEPHALOPODA Order SEPIOIDEA Family Sepiidae Leach, 1817 Genus Sepia Linnaeus, 1758 Sepia officinalis Linnaeus, 1758 Sepia orbignyana Férussac, 1826 Sepia elegans Blainville, 1827 Family Sepiolidae Leach, 1817 Subfamily Sepiolinae Leach, 1817 Genus Sepiola Leach, 1817 Sepiola intermedia Naef, 1912 Sepiola ligulata Naef, 1912 Sepiola robusta Naef, 1912 Genus Sepietta Naef, 1912 Sepietta oweniana (d’Orbigny, 1841) Sepietta neglecta Naef, 1916 Sepietta obscura Naef, 1916 Genus Rondeletiola Naef, 1921 Rondeletiola minor (Naef, 1912) Subfamily Rossinae Appellof, 1898 Genus Rossia Owen, 1835 Rossia macrosoma (Delle Chiaje, 1830) Genus Neorossia Boletzky, 1971 Neorossia caroli (Joubin, 1902) Order TEUTHOIDEA Naef, 1916 Suborder MYOPSIDA d'Orbigny, 1840 Family Loliginidae Lesueur, 1821 Genus Loligo Lamarck, 1798 Loligo vulgaris Lamarck, 1798 Loligo forbesii Steenstrup, 1856 Genus Alloteuthis Wiilker, 1920 Alloteuthis media (Linnaeus, 1758) Alloteuthis subulata (Lamarck, 1798) 168 Suborder OEGOPSIDA d’Orbigny, 1845 Family Enoploteuthidae Pfeffer, 1900 Genus Abralia Gray, 1849 Abralia verany (Rüppell, 1844) * Family Pyroteuthidae Pfeffer, 1912 Genus Pyroteuthis Hoyle, 1904 Pyroteuthis margaritifera (Rüppell, 1844) * Family Octopoteuthidae Berry, 1912 Genus Octopoteuthis Rüppell, 1844 Octopoteuthis sicula Rüppell, 1844 * Family Onychoteuthidae Gray, 1847 Genus Ancistroteuthis Gray, 1849 Ancistroteuthis lichtensteinii Férussac, 1835) * Family Histioteuthidae Verrill, 1881 Genus Histioteuthis d'Orbigny, 1841 Histioteuthis bonnellii (Férussac, 1835) * Histioteuthis reversa (N.A. & G.L. Voss, 1962) * Family Chtenopterygidae Grimpe, 1922 Genus Chtenopteryx Appellof, 1890 Chtenopteryx sicula (Verany, 1851) * Family Ommastrephidae Steenstrup, 1857 Genus Ommastrephes d'Orbigny, 1835 Ommastrephes bartramii (Lesueur, 1821) * Subfamily Illicinae Posselt, 1890 Genus Illex Steenstrup, 1880 Illex coindetii (Verany, 1839) Genus Todaropsis Girard, 1890 Todaropsis eblanae (Ball, 1841) Subfamily Todarodinae Adam, 1960 Genus Todarodes Steenstrup, 1880 Todarodes sagittatus (Lamarck, 1798) Family Thysanoteuthidae Keferstein, 1866 Genus Thy sano teuthis Troschel, 1857 Thysanoteuthis rhombus Troschel, 1857 * 169 Order OCTOPODA Suborder INCIRRATA Grimpe, 1916 Family Octopodidae d’Orbigny, 1840 Subfamily Octopodinae d'Orbigny, 1840 Genus Octopus Cuvier, 1797 Octopus vulgaris Cuvier, 1797 Octopus macropus Risso, 1826 Octopus saluta Verany, 1839 Genus Scaeurgus Troschel, 1857 Scaeurgus unicirrhus (Delle Chiaje, 1841) Genus Pteroctopus P. Fischer, 1882 Pteroctopus tetracirrhus (Delle Chiaje, 1830) Subfamily Eledoninae Grimpe, 1921 Genus Eledone Leach, 1817 Eledone moschata (Lamarck, 1798) Eledone cirrhosa (Lamarck, 1798) Subfamily Bathypolypodinae Robson, 1929 Genus Bathypolypus Grimpe, 1921 Bathypolypus sponsalis (P. & H. Fischer, 1829) Family Ocythoidaee Gray, 1849 Genus Ocythoe Rafinesque, 1814 Ocythoe tuberculata Rafinesque, 1814 * Family Argonautidaee Cantraine, 1841 Genus Argonauta Linnaeus, 1758 Argonauta argo Linnaeus, 1758 * 170 Discussion and Conclusions This is the first systematic list referring to the Sicilian Channel cepha- lopods. It cannot be considered as definitive (nor it wants to be), due to the characteristics of the research project where most information comes from. It is in fact quite probable that some species reported for the north- western Sicilian waters (namely Heteroteuthis dispar Rüppell, 1844 and Chiroteuthis veranii Ferussac 1835; Arena & Li Greci, 1973) are more wide- ly distributed along the Strait. The presence of the Cirrata octopod Opis- thoteuthis agassizii is also probable, basing on the information given by fishermen who often mention the capture of «octopods with ears». Octopus defilippi Verany, 1851 might also be present, according to some descrip- tions given by fishermen, but no specimen was till now available. Therefore the present work should be rather considered a «starting point» which will be hopefully improved by further, ad hoc focused re- search. This in relation with the increasing both scientific and economic interest in cephalopod resources. Acknowledgements We are deeply grateful to all those fishermen who contributed to this work both directly, by providing us with some material, and indirectly, by tirelessly offering information and helpful discussions. BIBLIOGRAPHY Arena P., 1985 - Studio suUa possibilità di razionalizzare e rendere più produttiva la pesca a strascico nel Canale di Sicüia e nel Mediterraneo Centro-Meridionale. ESPI Palermo, (Mi- meo): 214 pp. Arena P. and F. Li Greci, 1973 - Indagine sulle condizioni faunistiche e sui rendimenti di pesca dei fondali batiali della Sicilia occidentale e della bordura settentrionale dei banchi della soglia Siculo-Tunisina. Quad. Lab. Tecn. Pesca, Ancona; 1(5): 157-201. Bello G., 1994 - The Mediterranean teuthofauna; Towards a biogeographical coverage by regional census. I: Generalities. Boll. Malacol., Milano; 30: 158-160. Bello G., in press - Cephalopoda. In: A. Minelli, S. Ruffo & S. La Posta (coord.). Checklist delle specie della fauna italiana. 18. Bombace G. and R. 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Malacologico [ 30 (1994) (5-9) 173-181 Milano 30-11-1994 Giambattista Bello (*), Carlo Pipitone (**) e Marco Arculeo I CEFALOPODI DEI FONDI STRASCICABILI DEL GOLFO DI CASTELLAMMARE ("*** (****)) Key Words: Cephalopoda, fisheries, new records, Tyrrhenian Sea Riassunto In quattro campagne sperimentali di pesca a strascico svolte nel Golfo di Castellammare (Sicilia nord-occidentale. Mar Tirreno), negli anni 1986-89, sono stati raccolti 2.526 cefalopodi appartenenti a 27 specie diverse, nove delle quali nuove per la zona. I rendimenti orari comples- sivi relativi alle sole specie commerciali sono stati piuttosto bassi in tutte le quattro campagne, con valori compresi fra 0,50 e 1,20 Kg/h; solo i moscardini. Eledone cirrhosa ed Eledone moscha- ta, hanno fornito rese economicamente valide, seppur modeste. Sono state nettamente più reddi- tizie le pescate effettuate fra 0 e 200 m di profondità, rispetto a quelle effettuate fra 200 e 700 m, dove predominavano le specie non commerciali. Summary Cephalopods from trawlable grounds of the Gulf of Castellamma- re. During four trawl surveys in the Gulf of Castellammare (North-West Sicily, southern Tyrr- henian Sea), in the years 1986-89, 2,526 cephalopods were caught. They belonged to 27 species, nine of which were new to this district. Catches were rather poor in all four surveys; mean overall CPUE for commercial species ranged from 0.50 to 1.20 Kg/h. As for individual species catches, only Eledone cirrhosa and Eledone moschata provided somewhat valuable catch rates. The fishing grounds in the littoral range (0-200 m) gave quite higher CPUEs than deeper grounds (200-700 m), where non-commercial cephalopods predominated. Introduzione Le indagini svolte per il progetto «Valutazione delle Risorse Demersa- li», nell'ambito dei piani triennali previsti dalla Legge n. 41/1982, hanno consentito di approfondire la conoscenza della teutofauna dei mari italia- ni, tanto da un punto di vista gestionale quanto biogeografico (Aa.Vv., 1988). Infatti, oltre alle specie commerciali, bersaglio della ricerca, si sono raccolte specie che, pur prive di valore commerciale, rivestono interesse scientifico. (*) Istituto Arion, Casella Postale 61, I - 70042 Mola di Bari. (**) Istituto di Tecnologia della Pesca e del Pescato - CNR, Via L. Vaccata 61, I - 91026 Mazara del VaUo. (***) Istituto di Zoologia deU’Umversità, Via Archirafi 18, I - 90100 Palermo. (****) Lavoro accettato il 25 febbraio 1994. “Ricerca effettuata con fondi MURST 60% 1993”. 173 I lavori finora pubblicati sui Cefalopodi relativamente al Tirreno meri- dionale prospiciente la costa siciliana nord-occidentale, consistono in un'a- nalisi delle rese di pesca corredata di alcune informazioni biologiche (Restuccia e Ragonese, 1986), un elenco della teutofauna (Pipitone et al, 1990) e una lista più generale di molluschi (Orlando e Palazzi, 1985). Il presente lavoro, avente come oggetto i cefalopodi raccolti in quattro cam- pagne di pesca sperimentale negli anni 1986-89 nel Golfo di Castellamma- re e zone prospicienti, approfondisce ulteriormente la conoscenza della teutofauna del Tirreno sud-occidentale, sia sotto l'aspetto alieutico che sot- to quello strettamente geonemico. Materiali e metodi L'indagine è stata effettuata in un'area compresa tra Capo Gallo e Ca- po S. Vito, nella Sicilia nord-occidentale (Fig. 1). Le pescate sono state fatte con un motopeschereccio a strascico da 52 TSL e 330 HP, con una rete standard con maglia al sacco da 18 mm. Sono state condotte tre campagne primaverili negli anni 1986, 1987 e 1989 (P86, P87 e P89) ed una autunnale nel 1987 (A87), per un totale di 120 cale diurne di un'ora ciascuna, 30 per campagna. Per la scelta dei siti delle cale, è stato adottato un disegno di campionamento casuale stratificato secondo il seguente schema: strato A (0-50 m) 3 cale, strato B (50-100 m) 4 cale, strato C (100-200 m) 4 cale, strato D (200-450 m) 8 cale, strato E (450-700 m) 11 cale. Per ulteriori informazioni sulle metodologie e sulle caratteristiche dell'area, si veda Arculeo et al. (1988). Le misurazioni della lunghezza del mantello (ML) (approssimata al mm inferiore) e del peso sono state eseguite in parte a bordo, sugli esem- plari freschi, e in parte in laboratorio, sugli animali congelati, previo scon- gelamento. Per ogni cala, si è rilevato il peso complessivo di ciascuna spe- cie (approssimato a 0,1 g). Sono stati anche raccolti dati riguardanti lo stadio di maturazione sessuale. I dati ponderali relativi alle specie commerciali sono stati sottoposti a trattamento statistico, col calcolo dei rendimenti orari medi, ROM (in kg/ h). Sono stati adottati i seguenti test non parametrici (Siegel, 1966): test di Kruskal-Wallis per confrontare gli strati nell'ambito di ciascuna campa- gna, utilizzando le catture realizzate in ogni cala; test di Mann-Whitney per confrontare due a due le campagne. Risultati Nel corso delle quattro campagne di pesca, sono stati catturati com- plessivamente 2.526 cefalopodi appartenenti a 27 specie. La Tab. 1 ne ri- porta l'elenco sistematico col numero di individui pescati per campagna e l'estensione batimetrica dei ritrovamenti. La stragrande maggioranza de- gli esemplari pescati (oltre il 92%) sono di importanza commerciale. Le rimanenti specie, tuttavia, presentano un notevole rilievo faunistico. In accordo con la finalità delle campagne sperimentali di pesca, ven- gono trattati innanzitutto gli aspetti alieutici dei risultati e quindi quelli zoologico-faunistici . 174 Fig. 1 Area investigata Aspetti alieutici Fra le specie di valore commerciale (segnate da un asterisco in Tab. 1) sono stati inclusi anche quei cefalopodi che contribuiscono in misura mo- desta al pescato perché di piccole dimensioni (Sepiolidae, Alloteuthis me- dia) o perché raccolti piuttosto di rado, ma tuttavia edibili. In particolare, i cefalopodi piccoli (specie sopra citate e giovani di altre specie) vengono venduti, insieme a pesci e crostacei di dimensioni ridotte, come «frittura». La Tab. 2 riporta i valori ponderali per l'insieme dei cefalopodi pesca- ti. Le catture più consistenti sono state effettuate in A87, quelle più scarse in P86. Tuttavia non sono state riscontrate differenze significative (p > 0. 05) fra l'insieme delle cale delle campagne primaverili e quella autunna- le (Tab. 3). Di contro, si sono verificate differenze fra le campagne a più scarso rendimento, cioè P86 e P89 (con ROM di 0,50 e 0,72 Kg/h, rispettiva- mente), da una parte e quelle più produttive, P87 e A87 (con ROM di 1,09 e 1, 20 Kg/h), dall'altra (Tab. 3). 175 I cinque strati batimetrici campionati hanno fornito, nell’ambito di ciascuna campagna, rese significativamente differenti (Tab. 4; Fig. 2). In generale i primi tre strati sono stati quelli più produttivi (Tab. 2) nelle diverse campagne. Esaminando la Tab. 5, che riporta in dettaglio i ROM relativi alle tre specie ponderalmente più importanti, si evince che i ROM più elevati sono dovuti principalmente ai moscardini, Eledone moschata ed Eledone cirrhosa. Queste due specie costituiscono insieme quasi la metà (il 43,8%) del totale dei cefalopodi commerciali e, in effetti, sono le sole a fornire rese economicamente valide, seppur modeste. Per contro, le pescate effettuate negli strati più profondi, oltre a fornire le rese più basse, sono costituite da un’elevata percentuale di cefalopodi non commerciali (Fig. 2). Questa frazione è costituita per la maggior parte da Neorossia caroli e Pte- roctopus tetracirrhus (strato E). Aspetti faunistici Una buona parte dei cefalopodi raccolti sono più o meno comuni sui fondi strascicabili del Mediterraneo. Oltre ad essi sono stati catturati esemplari di specie nuove per la zona in esame, che discutiamo qui di seguito. Fra i Sepiolini (i rappresentanti della sottofamiglia Sepiolinae sono stati esaminati in dettaglio solo nelle campagne P86 e P87), in aggiunta alla comunissima Sepietta oweniana, sono stati pescati: Sepietta neglecta. Una femmina fecondata (ML = 17,0 mm). Sepietta obscura. Cinque maschi (ML = 14,5; 15,5; 18,5; 18,5; 19,0 mm) e 2 femmine (ML = 19,5; 22,5 mm) in un’unica cala a -75 m. I maschi erano tutti maturi, tranne il più piccolo, in maturazione; entrambe le fem- mine erano fecondate. Rondeletiola minor. Quindici maschi (ML da 12,5 a 18,5 mm) tutti ma- turi e 14 femmine (ML da 12,5 a 18,0 mm) tutte mature e per la maggior parte fecondate. Frammista a S. oweniana, fra 130 e 160 m di profondità. Le specie di Teuthoidea nuove per la zona sono: Abralia verany. Un maschio maturo (ML = 32 mm) a -360 m. Pyroteuthis margaritifera. Una femmina in maturazione avanzata (ML = 28 mm) a -540 m. Ancistroteuthis lichtensteinii. Un maschio immaturo (ML = 88) a -360 m. Histioteuthis bonnellii. Un esemplare (ML = 97 mm; peso = 603,6 g) a -595 m. Histioteuthis reversa. Un maschio maturo (ML = 81 mm; peso = 98,2 g) a -650 m. Chiroteuthis veranii. Un esemplare (ML = 53-1- mm) a -595 m. L’esem- plare presentava il mantello semimaciullato con gli organi interni in pessi- me condizioni, quattro braccia e un tentacolo mancanti, due braccia e l’al- tro tentacolo mozzi. Un altro individuo di questa specie, in ottimo stato di conservazione, è stato rinvenuto nel Golfo di Castellammare da Eliodoro Catalano (com. pers.). 176 Infine, a carico dell’ottopode Scaeurgus unicirrhus, si è rilevata la pre- senza di una percentuale consistente (16,7%) di individui giovani, inferiori a 30 mm di ML (anche l’esemplare riportato come «Octopoda sp.» in OrI LANDO e Palazzi [1985] è risultato essere un giovane di S. unicirrhus Bello, osservazioni personali). Le catture costanti di individui di questa specie a tutti gli stadi del ciclo vitale, da giovanissimi a completamente maturi, è indizio dell’esistenza di aree di riproduzione nella zona del Golfo di Castel- lammare. Discussione I rendimenti orari medi complessivi risultano piuttosto bassi al con- fronto con i risultati delle altre Unità Operative (UO) del progetto «Valuta- zione delle Risorse Demersali». Il raffronto fra i risultati del primo anno d’indagine (1985) delle 11 UO liguro-tirreniche, ivi inclusa la Sardegna, (Relini, 1988) mostra che i ROM dei cefalopodi del Golfo di Castellamma- re sono i più bassi in assoluto: 1,1 kg/h in primavera e 0,6 kg/h in autunno, contro 3,4 kg/h e 2,2 kg/h valori medi di P e A delle rimanenti 10 UO. Dallo stesso lavoro si deduce che il settore nord-occidentale della Sicilia ha for- nito, per il pescato complessivo, rese fra le più basse delle 11 UO. Le per- centuali dei cefalopodi del Golfo di Castellammare (13,3% in P; 5,3% in A) sono pure inferiori alla media delle UO liguro-tirreniche (13,4% in P; 10,6% in A). Anche nelle successive quattro campagne sperimentali, cioè quelle che qui si discutono, i cefalopodi hanno fornito basse rese percen- tuali sull’intero pescato (5,3% in P86; 7,4% in P87; 5,9% in A87; 8,9% in P89). Come si è già accennato, solo i moscardini. Eledone spp., hanno pre- sentato rese che possono considerarsi interessanti sul piano economico. La relativa povertà in risorse demersali della zona del Golfo è in parte impu- tabile alla ridotta ampiezza della platea continentale (Savelli e Wenzel, 1980). Infatti nelle diverse UO, i primi tre strati, che si estendono da 0 a 200 m di profondità, sono generalmente i più produttivi di specie ittiche commerciali (cf. Relini, 1988). Va inoltre tenuto conto dei fenomeni di so- vrappesca registrati nell’area investigata (Arculeo et al, 1990). In contrasto con la povertà dei rendimenti economici, va rilevata la ricchezza faunistica. Il numero delle specie identificate, 27, corrisponde a quasi la metà delle 57 specie di cefalopodi rinvenute nelle acque italiane (Bello, in stampa/b). Questo risultato è notevole allorquando si consideri che la tecnica di pesca utilizzata è limitata alla raccolta di organismi in prossimità del fondo ed in un’estensione batimetrica che esclude le specie strettamente infralitorali e quelle profonde. Fra le specie ritrovate ve ne sono ben 9 nuove per la zona oggetto di studio (PiPiTONE et ah, 1990). Tre di queste, Sepietta neglecta, Sepietta obscu- ra e Rondeletiola minor, appartengono alla sottofamiglia Sepiolinae, grup- po sistematico non esaminato in dettaglio in precedenza. Il loro ritrova- mento non è sorprendente, in quanto esse sono risultate comuni {R. minor) o relativamente comuni (S. neglecta e S. obscura) nei distretti in cui i sepio- lini sono stati studiti (le specie di tale sottofamiglia, peraltro, presentano 177 obiettive difficoltà di identificazione Bello, in stampa/a). Di contro, sem- pre nell’ambito di questo gruppo sistematico, suscita una certa curiosità l’assenza di esemplari del genere Sepiola, genere a cui appartengono specie quali S. ligulata e S. intermedia che compaiono con una certa frequenza nelle reti a strascico (cf. Orsi Relini e Bertuletti, 1989; Belcari et ai, 1990; Bello, oss. pers.). Tutte le altre specie nuove per la zona del Golfo di Castellammare {Abralia verany, Pyroteuthis margaritifera, Ancistroteuthis lichtensteinii, Hi- stioteuthis bonnellii, Histioteuthis reversa e Chiroteuthis veranii) sono teutoi- dei egopsidi, cefalopodi pelagici che compiono spostamenti verticali nicte- merali e che solitamente non intrattengono rapporti con il fondo. Non si può dare una risposta definitiva riguardo la modalità di cattura di tali animali, se sul fondo nel corso della strascicata o nella colonna d’acqua durante la risalita della rete. Già Bonnet (1964) suggeriva che gli individui di Abralia verany possono essere a contatto del fondo durante le ore di luce (cioè nello stesso periodo del giorno in cui sono stati pescati i nostri esem- plari). Più di recente, grazie all’osservazione diretta per mezzo di mezzi sommergibili, si è constatato che numerosi cefalopodi ritenuti esclusiva- mente pelagici, fra cui alcune specie di Histioteuthis , discendono in prossi- mità del fondo (Vecchione e Roper, 1991; Moiseev, 1991). Peraltro, diversi individui delle specie pelagiche di cui si discute sono stati pescati a strasci- co sul fondo in altre zone del Mediterraneo {cf. Bello [1985, 1986] circa A. lichtensteinii, H. reversa e A. verany, Jereb e Ragonese [1990] circa A. vera- ny, A. lichtensteinii, H. bonnellii, H. reversa e P. margaritifera). In realtà que- sti teutoidei, anche se pescati di rado, non sono affatto rari nel Mediterra- neo. Alcuni di loro (A. lichtensteinii, H. bonnellii e H. reversa) son elementi chiave delle reti trofiche pelagiche culminanti con teutofagi di grande staz- za, come ad esempio Xiphias gladius (pesce spada) e Grampus griseus (grampo o delfino di Risso) (Bello, 1992). 178 Tab. 1 - Elenco delle specie rinvenute, numero di individui per campa- gna e totale, limiti batimetrici delle catture. * = specie commerciale. P86, P87, A87, P89 = campagne di pesca. specie P86 P87 A87 P89 Tot. Prof, (m) SEPIIDAE * Sepia officinalis Linnaeus, 1758 * Sepia orbignyana Ferussac, 1826 * Sepia elegans de Blainville, 1827 SEPIOLIDAE * Sepietta oweniana (d’Orbigny, 1841) * Sepietta neglecta Naef, 1916 * Sepietta obscura Naef, 1916 * Rondeletiola minor (Naef, 1912) * Sepiolinae ind. * Rossia macrosoma (Delle Chiaje, 1830) * Neorossia caroli (Joubin, 1902) LOLIGINIDAE * Loligo vulgaris Lamarck, 1798 * Loligo forbesii Steenstrup, 1856 * Alloteuthis media (Linnaeus, 1758) ENOPLOTEUTHIDAE Abralia verany (RppeU, 1844) PYROTEUTHIDAE Pyroteuthis margaritifera (RppeU, 1844) ONYCHOTEUTHIDAE Ancistroteuthis lichtensteinii (Ferussac, 1835) HISTIOTEUTHIDAE Histioteuthis bonnellii (Ferussac, 1835) Histioteuthis reversa (VerriU, 1880) OMMASTREPHIDAE * lllex coindetii (Verany, 1839) * Todaropsis eblanae (BaU, 1841) * Todarodes sagittatus (Lamarck, 1798) CHIROTEUTHIDAE Chiroteuthis veranii (Ferussac, 1835) OCTOPODIDAE * Octopus vulgaris Cuvier, 1797 * Octopus saluta Verany, 1839 * Scaeurgus unicirrhus (DeUe Chiaje, 1841) Pteroctopus tetracirrhus (DeUe Chiaje, 1830) * Eledone moschata (Lamarck, 1798) * Eledone cirrhosa (Lamarck, 1798) — 2 4 1 7 60-80 7 21 10 3 51 12-400 16 14 148 63 241 12-300 33 35 68 160-610 — 1 1 350 — 7 7 75 18 11 29 130-610 80 146 226 12-660 5 28 56 9 98 130-600 27 21 22 23 93 280-700 7 21 13 39 80 22-130 — 2 — — 2 350 268 286 179 46 779 12-450 — 1 — — 1 360 1 — — — 1 540 — 1 — — 1 360 1 1 595 — 1 — — 1 650 13 22 20 56 no 12-580 2 43 16 18 96 60-650 1 1 — — 2 350-540 1 — — — 1 595 2 2 47 5 56 12-350 10 12 5 2 29 120-580 9 27 4 27 67 70-580 36 10 27 24 97 200-690 9 13 108 11 141 31-410 28 69 111 30 238 12-580 Totale 512 651 850 513 2526 P86 P87 A87 P89 compless. strato tutti (kg) comm. (kg) ROM (kg/h) tutti 1 (kg) comm. (kg) ROM (kg/h) tutti (kg) comm. (kg) ROM (kg/h) tutti (kg) comm. (kg) ROM (kg/h) ROM (kg/h) A 1,4 1,4 0,46 3,1 3,1 1,71 9,6 9,6 3,20 4,9 4,9 1,63 1,73 B 1,3 1,3 0,32 9,5 9,3 2,38 13,2 13,0 3,73 3,2 3,2 0,80 1,81 C 7,3 7,3 1,82 8,0 7,6 1,89 4,4 4,4 1,11 7,8 6,3 1,36 1,60 D 5,8 4,1 0,51 11,3 10,2 1,28 7,3 3,9 0,74 12,3 6,2 0,77 0,83 E 1,9 0,8 0,08 1,0 0,2 0,02 3,1 0,9 0,08 3,4 1,0 0,09 0,07 TOTALE 17,7 14,9 0,50 34,9 32,6 1,09 39,6 35,9 1,20 31,6 21,5 0,72 0,88 Tab. 2 - Catture e rendimenti per campagna e per strato. Tutti = somma dei pesi di tutti i cefalopodi pescati neUe diverse cale; comm. = somma dei pesi dei cefalopodi commerciali pescati neUe diverse cale; ROM = rendimenti orari medi dei soli cefalopodi commerciali; P86, P87, A87, P89 = campagne di pesca. 179 U P P86 vs. P87 579,5 320,5 <0,05 P86 vs. P89 371,5 528,5 n.s. P87 vs. P89 255,5 644,5 <0,01 P86 vs. A87 554 346 n.s. P87 vs. A87 430 470 m.s. P89 vs. A87 613 287 <0,01 media P vs. A87 497 403 n.s. Tab. 3 - Test di Mann-Whitney: confronto fra le catture delle specie commerciali in ciascuna cala (30 osservazioni per campagna). U = coefficiente di Mann-Whitney; P = livello di significatività; P86, P87, A87, P89 = campagne di pesca. campagna g.l. H P P86 4 14,555 <0,01 . P87 4 20,572 <0,001 A87 4 18,278 <0,001 P89 4 14,463 <0,01 Tab. 4 - Test di Kruskal- Wallis: confronto fra i ren- dimenti (ROM) degli strati per campagna, g.l. = gradi di libertà; H = coefficiente di Kruskal- Wallis; P = livello di significatività; P86, P87, A87, P89 = campagne di pesca. Alloteuthis media Eledone moschata Eledone cirrhosa Altre specie ABCDEABCDEABCDEABCDE P86 140 49 131 0 0 11 236 300 0 0 0 29 829 81 9 310 6 563 428 68 P87 99 158 35 1 0 376 877 596 0 0 392 819 712 334 18 844 521 552 942 0 A87 77 108 12 0 3 250 1813 748 251 0 9 250 154 252 0 2865 1580 193 236 82 P89 5 27 11 17 0 0 290 177 0 0 317 168 341 208 62 1308 313 1034 548 30 Tab. 5 - Rendimenti orari medi (g/h) per le tre specie ponderalmente più abbondanti e per Tinsieme delle altre specie commerciali. A, B, C, D, E = strati; P86, P87, A87, P89 = campagne di pesca. comm. P86 non comm. ROM (kg/h) comm. P87 non comm. comm. P89 non comm. Fig. 2 - Rendimenti per campagna e per strato dei cefalopodi commerciali e non commerciali. BIBLIOGRAFIA Arculeo M., R. Baino e S. Reggio, 1990 - Caratterizzazione delle faune demersali e delle marinerie del Golfo di Castellammare (Sicilia NO) attraverso una analisi triennale degli sbarchi di pesca. Natur. Siciliano, Palermo; s. IV, 14: 57-69. Arculeo M., G. 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Sci., Miami; 49: 433-445. 181 Boll. Malacologico 30 (1994) (5-9) 182-188 Milano 30-11-1994 Marco Oliverio* & Giovanni Buzzurro** A NEW MEDITERRANEAN SPECIES OF THE GENUS HOMALOPOMA, WITH NOTES ON THE GENUS-GROUP (TROCHOIDEA, TURBINIDAE, COLLONIINAE)**" Key Words: new species, morphology, SEM, protoconch, radula, Mediterranean Sea, Homa- lopoma, Cantrainea, H. sanguineum, C. peloritana. Abstract A new species of the turbinid genus Homalopoma is here described from Cyprus. It is compared with the well-known congeneric H. sanguineum (L., 1758) and with Cantrainea pelori- tana (Cantraine, 1835). The main differences lie in the teleoconch features, while morphology of both protoconch and radula (with the possible exception of the laterals) seem to be highly conservative in this group. An insight on the morphometries of the rachidian is needed to ascertain the degree of the (intra- vs. interspecific) variation in this feature. The value of teleoconch characters in gene- ric separation of Cantrainea species is doubted. Riassunto Viene descritta una nuova specie del genere Homalopoma dalle coste di Cipro. Viene com- parata con la congenere H. sanguineum (L., 1758) e con Cantrainea peloritana (Cantraine, 1835). Le principali differenze risiedono nella teleoconca, mentre sia protoconca che radula appaiono molto conservative in questo gruppo (con la possibile eccezione dei denti laterali). Si evidenzia la necessità di un approfondimento della morfometria radulare (con particolare riferimento al dente rachidiano) per valutarne l’utilità una volta accertato il livello di variabilità intra- ed inter- specifico. Il valore dei caratteri teleoconchiali nella separazione del genere Cantrainea è messo in dubbio, in virtù delle caratteristiche di transizione della nuova specie. Introduction The turbinid subfamily Colloniinae Cossmann, 1916 has been recently redefined by Hickmann & McLean (1990), including therein also living spe- cies. The Colloniinae, among the most advanced Turbinidae, display many primitive characteristics and the longest fossil history (but see Szabò et al, 1993 and Monari et al., 1994 for a separation of Colloniidae at family level, with Homalopomatinae retained in Turbinidae). In the Mediterranean fau- na only two species are hitherto reported (Sabelli et al., 1990-1992) belon- ging to two genera. Homalopoma sanguineum (Linné, 1758) is a common * Dipartimento di Biologia Animale e dell’Uomo, Università «La Sapienza», V.le dell’Università 32, 1-00185 Roma, Italia. ** Via Mercadante 57/C, 1-20052 Monza, Italia. Lavoro accettato il 20 agosto 1994 182 and well known species, usually living in dark and semi-dark environment. Its sciaphyly results often in living also in caves. Depth range is from few meters to about 100 meters. Cantrainea peloritana (Cantraine, 1835) is a deep water species that has been recently reported (Babbi, 1982) as living in the Mediterranean Sea, probably associated to the bathyal white corals community. According to fossil materials (see also Smriglio et ah, 1992, with references therein) it was relatively common (and larger in size) du- ring cooler times. The two genera are splitted on the basis of external morphology of the shell and the animal. Specimens belonging to a third unknown species have been sorted out from samples collected off the Island of Cyprus. This species was already reported as Homalopoma sp.? and probably as Homalopoma carinatum by Tornaritis (1987: fig. 38 p. 40 and p. 41 respectively). The possibility that it represents an additional lessepsian migrant, originating in the Red Sea, has been considered. We have been unable to find this species in the litera- ture and within the large collections of Red Sea molluscs we have exami- ned, therefore we assume that it is an undescribed Mediterranean one. Systematics Order Vetigastropoda Superfamily Trochoidea Family Turbinidae subfamily Colloniinae Homalopoma carmelae n. sp. Description - Shell small, of 6-8 mm height and 7-9 mm width, thick and sturdy, dark red in colour. Protoconch of 0.5 whorls, with a nucleus 110 pm width, and a maximum diameter of 230 pm (Figs. 6, 7). The sculp- ture of the embryonic shell consists of sparse granules and two parallel spiral cordlets. Teleoconch of 4-5 convex whorls. The sculpture on the first 1.5-1. 8 whorls consists of 6-7 spiral ribs, that disappear on the remaining of the shell (Fig. 5). Two keels are present on the upper third and at the base, and the suture is slightly canaliculated. Incised lines can be seen on the body-whorl. Aperture with circular generating curve, and peristome uninterrupted. Columella without denticles. Interior with a well-evident nacre. The radula is typically rhipidoglossate, nearly symmetrical, with for- mula N-5-1-5-N. The rachidian (Fig. 10) is enlarged distally, without cusps and a maximum width of about 65 pm (in adult specimens). There is an evident secondary flap on the rachidian. The lateral teeth (Fig. 13), all equally developed, bear several cusps on their outer distal margin and are serrated on the inner side. The interlock system is well developed. The marginal teeth (Fig. 16) are well cusped and bear the characteristic food groove beneath the cusps, with a smooth lining (no secondary cusps). The operculum is multispiral. It can be retracted moderately. No observation on the live animal. The name is after the second author's wife (Carmela) for her patience and assistance during malacological researches. 183 Figures 1-6 Shells of Homalopoma. 1-4 H. carmelae n. sp. - 1. Holotype (Scale bar = 2 mm). 2 - Paratype, type locality (Scale bar = 2 mm). 3. Paratype, type loc. (Scale bar = 1 mm). 4. Paratype, type loc. (Scale bar = 200 /xm). 5. H. sanguineum, Circeo, Italy (Scale bar = 2 mm). 6. H. sanguineum white form, Datcha, Turkey (Scale bar = 2 mm). 184 Figures 7-12 Protoconchs and rachidians of Colloniinae. 7. H. carmelae n. sp., same of fig. 4. 8. H. sanguineum, Cape Palinuro, Italy, -6 m (cave). 9. C. peloritana, off Sardinia, Italy, -550 m (Scale bar for column 7-9 = 200 ^tm). 10. H. carmelae n. sp., type loc. 11. H. sanguineum, Datcha, Turkey. 12. C. peloritana, off Sardinia, Italy, -550 m (Scale bar for column 10-12 = 50 /xm). 185 «r < Figures 13-18 Laterals and marginals of Colloniinae. 13, 16. H. carmelae n. sp., type loc. 14, 17. H. sanguineum, Datcha, Turkey. 15, 18. C peloritana, off Sardinia, Italy, -550 m (Scale bars for columns = 50 ¡xm). 186 Type material and locality - A total of about 20 specimens have been examined. Some of them have been crushed to dissect the radula. The ho- lotype has been deposited in the Civico Museo di Zoologia of Roma. It has been found sorting out residuals of fishing nets recovered from 80/100 m depth, off Omidia (Is. Cyprus): the latter area is designated as type locality. Other paratypes (all from type locality) are in the following collections: Museum National d’Histoire Naturelle, Paris (1 specimen); Naturhistoriska Riksmuseet, Stockholm (1 adult specimen, and 1 juvenile specimen); Australian Museum, Sydney (1 speci- men); Dip. Biologia Animale e dell’Uomo, «La Sapienza» University of Rome (2 specimens); private collection of Mr. G. Georgiou, Cyprus (2 specimens); private collection of Mr. Zambaki- des, Cyprus (2 specimens); private collection of Dr. L. Tringali, Rome (3 specimens); private collection of Mr. G. Buzzurro, Monza (7 specimens and 2 shells); private collection of Mr. R. ViUa, Rome (2 specimens). Remarks - More than 50% of the specimens examined were heavily encrusted by the epizoic bryozoan Hippopodinella sp. The new species has strong similarities with H. sanguineum (L., 1758), a well-known species also present in the same area. It differs in several teleoconch features. H. carmelae is larger in size, lacks the spiral cords on the entire shell, and bears two keels on the body whorl (Figs. 1-4). The protoconchs have nearly the same size (Figs. 7, 8). The rachidian tooth seems to be slightly larger in carmelae that in sanguineum (Figs. 10, 11), but a larger sample size is nee- ded to give statistical support to this observation. H. sanguineum is rather constant in shell morphology over its geographical range. There is only a high degree of variation in the teleoconch colour, varying from red to whi- te. Pink- whitish to completely white specimens are usually found in dark environments. This is probably due to the unavailability in such environ- ments (like caves) of the pigments used by the molluscs while building their shells. Noteworthy in some areas (e.g. along the southern Turkish coasts: M.O. and R. Villa pers. obs.) some populations of H. sanguineum consist entirely of white specimens (Fig. 6). C. peloritana (Cantraine, 1835) differs from H. carmelae in the different habitat, the colour of the shell (always white or whitish in peloritana), in the larger protoconch (Fig. 9), and in the different shape of the lateral tooth of the radula: distally smooth and rounded in H. carmelae (and in H. sanguineum), narrow and totally serrated in C. peloritana. According to Hickman & McLean (1990) morphometries of the central teeth should fur- nish interesting information especially at the specific level: the scarce number of specimens available hampers, at present, its use with reliable statistics in the present case. 187 Notes on the genus-group Teleoconch outline of H. carmelae recalls in some way that of the spe- cies of the (closely allied) genus Cantrainea: lack of strong spiral ribs, less convex w'horls (with respect to e.g. H. sanguineum) , keeled whorls, etc. Cantrainea species are all from deep waters, and C. peloritana is no excep- tion at this regard. According to Hickman & McLean (1990) Homalopoma and Cantrainea are separated basing on teleoconch and external head-foot morphology. Lack of data on live specimens of H. carmelae hampers a di- scussion of the value of external morphology characters in generic assign- ment. For what concerns teleoconch features, the transitional ones of H. carmelae should be taken into consideration. On the other side, the diffe- rence in the shape of the marginal tooth between C. peloritana and the Homalopoma species, suggest to investigate more widely this feature in Cantrainea. The radula is very conservative in this group, and in the pre- sent case seems to show no relevant variation within Homalopoma. Basing on the available data on radular morphology and on the habitat, we are confident of the placement of the new species in Homalopoma, that we maintain separated from Cantrainea. The actual value of the teleoconch characters in separating the two genera seems weakend, while external head-foot and radular morphology should be investigated comparatively. Acknowledgements We are grateful to Mr. G. Georgiou who provided the original sample. G. Fusco (Rome) gave precious assistance during the SEM observation. L. Tringali (Rome) independently recognised the new species as such and ga- ve us important hints. REFERENCES Babbi B., 1982. 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Malacologico I 30 (1994) (5-9) 189-194 Milano 30-11-1994 Carlo Smriglio(*) - Paolo Mariottini(**) - Cesare Ciommei(*** (****)) MOLLUSCHI DEL MAR TIRRENO CENTRALE, CONTRIBUTO IX: SEGNALAZIONE DI UN CONSISTENTE SPIAGGIAMENTO DI LUTRARIA LUTRARIA (LINNÉ, 1758)(*** '0 Key Words: Bivalvia, Mactridae, Lutraria, Central Tyrrhenian Sea, Latial Coast Riassunto Durante una ricerca malacologica effettuata sulle coste sabbiose dell’Isola Sacra-Fiumicino (RM), in seguito ad una forte mareggiata, si sono potuti reperire spiaggiati numerosi esemplari di Lutraria lutraria (Linné, 1758), tutti provvisti di parti molli e, molti, ancora viventi. Dato il particolare ritrovamento, si forniscono alcune osservazioni sulla morfologia della conchiglia di questa specie, che viene segnalata per la prima volta per il Mar Tirreno Centrale, coste laziali. Summary During a malacological searching carried on the sandy shores of Isola Sacra-Fiumicino (RM) after a strong storm, we have found many beached specimens of Lutraria lutraria (Linné, 1758) containing soft parts, a lot of them still alive. This peculiar finding has allowed us to make a morphological analysis on the shell of this species, which is reported for the first time from the Central Tyrrhenian Sea, latial coast. Introduzione Il genere Lutraria Lamarck, 1799 è rappresentato nel Mar Mediterra- neo da tre specie: Lutraria angustiar Philippi, 1844, Lutraria lutraria (Linné, 1758) e Lutraria magna (Da Costa, 1778) (Sabelli et al., 1990). Bertozzi (1983) nel suo contributo sulla conoscenza della malacofauna del Promon- torio di Piombino, segnala la presenza di tutte e tre le specie per le coste toscane; inoltre fornisce interessanti dati sulla loro distribuzione geografi- ca, habitat, dimensioni medie e mette chiaramente in evidenza le differen- ze morfologiche che separano la conchiglia di L. lutraria da quella di L. angustiar. Durante una ricerca malacologica svolta lungo le coste laziali intorno a Fiumicino (RM), si è individuata una zona di coste dove, in seguito a una forte mareggiata, si era accumulata una notevole quantità di detrito mari- no. Esaminando tale deposito si sono reperiti circa settanta esemplari di L. lutraria tutti provvisti di parti molli; circa altri cento, reperiti ancora vi- venti, sono stati rigettati in mare nella zona antistante. Il notevole numero disponibile di esemplari di questa specie ha così consentito la misurazione di alcuni parametri morfometrici della conchiglia, che si pensa interessan- te fornire assieme ad altri dati riguardanti l’animale e l'habitat. (*) Via di Valle Aurelia 134, 00167 Roma (**) Istituto di Scienze Biochimiche, Università di Parma, Viale delle Scienze, 43100 Parma (***) Via Montebruno 12, 00168 Roma (****) Lavoro accettato il 15 giugno 1994 189 Materiale I settantaquattro individui di L. lutraria oggetto della presente nota sono stati raccolti spiaggiati lungo la costa sabbiosa dell’Isola Sacra- Fiumicino (RM); gli esemplari erano tutti completi di parti molli. Sono stati inoltre analizzati i seguenti esemplari di L. lutraria, privi di parti mol- li: Mar Tirreno Settentrionale, -40 m, 1 es.; Crotone (CZ), Mar Ionio, -40 m, 2 es.; Fos (Francia), Mar Mediterraneo, -15 m, 3 es.; Baie de St. Breue (Francia), Oceano Atlantico, spiaggiato, 1 es. Sono stati analizzati i seguenti esemplari recenti di L. angustiar, tutti privi di parti molli: Badalona (Spagna), Mar Mediterraneo, -30/50 m, 2 es.; Livorno, Mar Tirreno Settentrionale, 1 es.; Torre Valdaliga-Civitavecchia (RM), -20/30 m, 6 es.. Santa Marinella (RM), -12/20 m, 5 es., San Felice Circeo (LT), 1 es.. Mar Tirreno Centrale; Isola di Caprera (SS), Mar di Sar- degna Settentrionale, -25 m, 2 es.; Capo Carbonara (CA), Mar di Sardegna Meridionale, -20 m, 1 es.; Chioggia (VE), Mar Adriatico Settentrionale, 1 es. Sono stati analizzati sei esemplari fossili di L. angustiar raccolti in un affioramento a sabbie gialle attribuibile al Pleistocene Inferiore (Cerulli- Irelli, 1907), sito in località Villaggio Cronisti, zona Acqua Traversa (RM). Tutti gli esemplari recenti di L. lutraria e L. angustiar analizzati ed oggetto della presente nota appartengono alle collezioni Autori; gli esem- plari fossili di L. angustiar analizzati appartengono alla collezione A. Sene- se. Legenda della tavola Fig. 1 - L. lutraria, L 82.8 mm, Fiumicino (RM), spiaggiata ancora vivente, in evidenza il canale sifonale. Fig. 2 - L. lutraria, L 88.2 mm, Fiumicino (RM), spiaggiata. Fig. 3 A - L. lutraria, L 70.3 mm, Fiumicino (RM), spiaggiata, valva sinistra. Fig. 3B - L. lutraria, interno valva destra esemplare di Fig. 3A; sono state evidenziate le impron- te palleali Fig. 4 - L. lutraria, juvenix, L 45.1 mm, Fiumicino (RM), spiaggiata. Fig. 5 - L. angustiar, L 78.2 mm. Torre Valdaliga-Civitavecchia (RM), -30 m. Fig. 6 - L. angustiar, L 80.2 mm. Villaggio Cronisti (RM), fossile. 190 191 Risultati e discussione Durante una ricerca malacologica svolta lungo la costa sabbiosa dell’I- sola Sacra-Fiumicino (RM) si è raccolto un gran numero di esemplari spiaggiati di L. lutraria nei detriti marini accumulati dopo una forte tem- pesta. La località visitata, situata al centro dei due rami costituenti la foce del fiume Tevere, presenta una costa sabbiosa protetta per piccoli tratti da frangiflutti artificiali, che creano, per effetto delle correnti marine, delle piccole calette. Afl’interno di queste sovente si creano accumuli spiaggiati di detriti marini. Durante l’esame di questi, si sono reperiti circa centoset- tanta esemplari di L. lutraria provvisti di parti molli (Figg. 1-4), di cui circa cento rinvenuti ancora viventi; questi ultimi sono stati rigettati in mare, nel tentativo di salvarli dallo spiaggiamento. Le parti molli, benché le valve siano beanti, sono ben contenute all’in- terno di queste, ad eccezione del lungo sifone che fuoriesce abbondante- mente all’esterno e si presenta di colore giallo grigiastro con delle «pic- chiettature» rosso bordeaux verso l’estremità terminale. Questa specie, caratteristica di fondali sabbiosi e sabbio-fangosi, sem- brerebbe avere un notevole range batimetrico essendo stata reperita da 35 cm a oltre 100 m di profondità (Bertozzi, 1983; Poppe & Goto, 1993). Il fatto di aver trovato un così alto numero di individui spiaggiati, suggerisce che la popolazione di L. lutraria interessata non dovrebbe vivere a batime- trie profonde in questo tratto di costa sabbiosa, ma, molto probabilmente, solo a pochi metri di profondità. La biocenosi di appartenenza sembra essere di transizione tra SVLE, peraltro ben poco definita, e SFBC in accordo a Pérès & Picard (1964). Alcune specie caratteristiche di quest’ultima biocenosi sono infatti state ritrovate, nonostante la zona di interesse sia sita alla foce del fiume Teve- re. Si fornisce l’elenco dei molluschi, completi di parti molli, fra cui alcuni viventi e reperiti assieme a L. lutraria: i gasteropodi Natica stercusmusca- rum (Gmelin, 1791), Neverita josephinia Risso, 1826, Nassarius pygmaeus (Lamarck, 1822), Nassarius mutahilis (Linné, 1758); i bivalvi Acanthocardia tuberculata (Linné, 1758), Spisula subtruncata (Da Costa, 1778), Solen mar- ginatus Pulteney, 1799, Ensis ensis (Linné, 1758), Ensis minor (Chenu, 1843), Tellina exigua Poli, 1791, Tellina planata Linné, 1758, Tellina nitida Poli, 1791, Tellina pulchella Lamarck, 1818, Macoma cumana (Costa O.G., 1829), Donax semistriatus Poli, 1795, Donax trunculus Linné, 1758, Abra cfr. alba (Wood W., 1802), Pharus legumen (Linné, 1758), Chamelea gallina, (Lin- né, 1758) e Paphia aurea (Gmelin, 1791). 192 Tabella I. Misure morfometriche medie della valva di L. lutraria e di L. angustiar. Specie N L H / IIL L. lutraria 74 77.3 40.1 47.8 0.62 L. angustiar ree. 19 84.0 41.8 54.6 0.68 L. angustiar fos. 6 68.8 34.7 46.5 0.67 N, numero di esemplari osservati; L, lunghezza valva; H, larghezza valva; 1, distan- za tra umbone e margine posteriore valva. Delle valve degli esemplari di L. lutraria sono state misurate la lun- ghezza (L), la larghezza (H) e la distanza tra umbone e margine posteriore della valva (1). La Tabella I mostra i valori medi di queste misure ed il rapporto medio 1/L, che da il grado di inequilateralità della conchiglia. Quest’ultimo è molto variabile, mostrando un range di valori compreso tra 0.58 e 0.70, è indipendente dal valore L ed ha un valore medio pari a 0.ó2. Un confronto con esemplari recenti e fossili di L. angustiar (Figg. 5-6) ha confermato quanto già riportato da Bertozzi (1983): la conchiglia di L. lutraria presenta quattro caratteristiche diagnostiche (impronte paileali, morfologia delle valve, cerniera e periostraco) differenti rispetto a quella di L. angustiar. In Tabella I vengono riportati anche i valori medi di L, H, 1 e del rapporto 1/L di L. angustiar. Anche in questo caso, il grado di inequi- lateralità mostrato dalla conchiglia è molto variabile, con valori di 1/L compresi nel range tra 0.62 e 0.75 per gli esemplari recenti, tra 0.63 e 0.73 per quelli fossili; è indipendente dal valore L ed ha un valore medio pari a 0.68 per gli esemplari recenti, 0.67 per quelli fossili. Dal confronto dei va- lori medi L, H, 1 ed 1/L calcolati per le conchiglie di L. lutraria e L. angu- stiar, si evince che, mediamente, il grado di inequilateralità della valva è leggermente diverso nelle due specie, più marcato negli esemplari di L. angustiar, sia recenti che fossili. Quest’ultimi testimoniano la presenza di questo taxon, come entità ben definita e separata, per il Pleistocene Infe- riore (Cerulli-Irelli, 1907). L'habitat di L. lutraria, in questo caso sabbio-fangoso, coincide con quanto osservato da Lucas (1974): questa specie sembra preferire fondali sabbiosi meno consistenti rispetto a quelli occupati da L. angustiar. A con- ferma di ciò, lungo le coste laziali, in località Torre Valdaliga- Civitavecchia (RM), si sono ritrovati insieme esemplari di L. angustiar e L. ablanga ad una profondità di circa 30 m su fondali detritico-fangosi a gra- nulometria medio-fine ed ospitanti biocenosi MI (Pérès &l Picard, 1964). 193 Ringraziamenti Siamo grati al Sig. Alferio Senese per il prestito del materiale fossile appartenente alla Sua collezione. Ringraziamo l'Ing. Stefano Smriglio per l’aiuto prestato nella raccolta degli individui di L. lutraria spiaggiati, il Sig. Enrico Morolli per il dono di materiale malacologico utilizzato nel presente lavoro, e il Sig. Gianni Bulgarini per il pronto e sempre gentile aiuto tecnico. BIBLIOGRAFIA Bertozzi a., 1983 - Contributo alla conoscenza della malacofauna del Promontorio di Piombi- no. Note e considerazioni sulla presenza del genere Lutraria Lamarck. Loll. Malacologico, Milano, 19(1-4): 71-76. Cerulli-Irelli S., 1907 - Fauna Malacologica Mariana, Parte I. Tipografia Successori Fratelli Nistri, Pisa, 63-140 pp. Lucas M., 1974 - Le Mactridae delle coste Europee, parte II: Genus Lutraria Lamarck. La Conchiglia, Roma, 69/70; 16-21. Pérès J.M. & J. Picard, 1964 - Nouveau Manuel de Bionomie Benthique de la Mer Méditerra- née. Ree. Trav. Stai. mar. Endoume, 31(47): 1-137. Poppe G. & Y. Goto, 1993 - European Seashells, Voi. IL Ed. Verlag Christa Hemmen, Wie- sbaden, 221 pp. Sabelli B., R. Giannuzzi-Sa velli D. Bedulli, 1990 - Catalogo annotato dei Molluschi marini del Mediterraneo, Voi. 1. Ed. Libreria Naturalistica Bolognese, Bologna, 348 pp. 194 Boll. Malacologico 30 (1994) (5-9) 195-202 Milano 30-11-1994 G. Lazzari* & E. Rinaldi** ALCUNE CONSIDERAZIONI SULLA PRESENZA DI SPECIE EXTRA MEDITERRANEE NELLE LAGUNE SALMASTRE DI RAVENNA*** Key Words; Exotic species, Bivalvia, Adriatic Sea, brackish lagoons, accidental introduction Sommario Viene segnalata la presenza nelle lagune salmastre di Ravenna di alcune specie di origine esotica, già segnalate per il Mediterraneo. Vengono inoltre ipotizzate le possibili cause dell’intro- duzione in questi ambienti. Summary Exotic species are known to occur in brackish lagoons of the Adriatic Sea. The present article reports on the presence of four exotic bivalves {Anadara inaequivalvh, Xenostrobus sp., Tapes philippinarum and Musculista senhousia) found in the Ravenna area. Possible mechanisms of introduction of such aliens in these lagoons are discussed. Introduzione La presenza nelle «pialasse» (lagune salmastre) di Ravenna di due spe- cie di origine extra mediterranea, Tapes (Ruditapes) philippinarum (Adams &L Reeve, 1850) e Anadara inaequivalvis (Bruguière, 1789) era già nota da qualche tempo. Ora sono state ritrovate altre due specie, sempre di origine extra mediterranea ed entrambe appartenenti alla famiglia Mytilidae e già segnalate per l'area mediterranea: Xenostrobus sp. (Sabelli & Speranza, 1994) e Musculista senhousia (Benson in Cantor, 1842). Di queste quattro specie, e segnatamente delle ultime due citate, si forniscono alcuni dati e si avanzano ipotesi circa la penetrazione nelle la- gune salmastre ravennati. Discussione Tapes philippinarum è notoriamente stata oggetto di introduzione a scopi commerciali nella acque della laguna veneta (Porto di Chioggia) fin * via Canalazzo 75/c Ravenna ** via Marengo 29 Forlì *** Lavoro accettato il 12 settembre 1994 195 dal 1983 (Cesari & Pellizzato, 1985). Da allora si sono ripetute le importa- zioni di stock di «seme», visti gli ottimi risultati ottenuti nelle varie zone di molluschicoltura ed il buon successo commerciale (Mattei et al., 1990). Già nell’agosto 1987 Liverani V:, del Gruppo Malacologico Romagno- lo, segnalava per la foce del Torrente Bevano (Ravenna) la presenza di numerosi esemplari viventi di Tapes philippinarum, con taglie da 20 a 30 mm ; ciò dimostra che la specie stava diffondendosi rapidamente anche per via naturale, grazie alla sua rusticità, prolificità e favorevoli condizioni ecologiche. In seguito altri soci del Gruppo ne segnalavano la presenza nelle lagu- ne e sul litorale di Ravenna e di Forlì; a metà dicembre 1992, dopo una forte mareggiata, nel tratto di arenile tra Cervia (RA) e Cesenatico (FO), furono rinvenuti viventi numerosi esemplari di Tapes philippinarum, con dimensioni fino a 65 mm. L'espansione verso Sud procedeva, grazie alla dispersione larvale, fa- vorita dalle correnti discendenti lungo la costa emiliano-romagnola; in al- cune aree questa specie sembra aver fortemente limitato, se non proprio soppiantata l'autoctona Tapes (Ruditapes) decussatus, l’autentica «vongola verace». Anadara inaequivalvis (Bruguière, 1789) è comparsa nell’Adriatico set- tentrionale agli inizi degli anni '70 (Ghisotti & Rinaldi, 1976); relativa- mente alla sua introduzione fu avanzata l’ipotesi di un apporto antropico accidentale (la specie non presenta interesse commerciale), riferibile agli intensi traffici marittimi di quest’area. Anche questa specie, resistente a situazioni di scarsa ossigenazione presenti in estate, ha rapidamente esteso il suo nuovo areale, diffondendosi in particolare verso Sud, probabilmente usufruendo di correnti discenden- ti; così, nel breve arco di una decina d’anni questo Arcidae aveva già rag- giunto le coste pugliesi. La sua presenza fu segnalata anche nelle acque salmastre delle Saline di Cervia (Lazzari, 1980), dove la sua introduzione è stata attribuita all’im- missione delle acque marine nei bacini di evaporazione delle Saline, attra- verso il canale immissario presso Milano Marittima (RA). Nelle zone umide salmastre dell’Emilia-Romagna la presenza di Ana- dara inaequivalvis è stata confermata dal Dipartimento di Biologia dell' Università di Bologna (B. Sabelli, 1990). In questi ambienti, caratterizzati da condizioni ecologiche critiche per le notevoli escursioni di salinità e di temperatura, la specie non sembra trovare favorevole sviluppo: la sua pre- senza appare numericamente limitata ed anche il nicchio si presenta più sottile. Una indagine biometrica tesa a quantificare l’entità di questa diffe- renza di peso, ha permesso di constatare che le forme lagunari di Anadara inaequivalvis a parità di lunghezza pesano circa il 14% in meno di quelle marine. Quasi esattamente il contrario avviene per Tapes philippinarum, in cui le forme lagunari presentano un peso maggiore di quelle marine a pari- tà di lunghezza. Questo si spiegherebbe con un migliore adattamento ecologico di que- sto Veneridae alle condizioni lagunari al contrario dell’Arcidae. 196 Fig. 1 Addensamento di Xenostrobus securis in una pialassa ravennate (Foto G. Fiumi) Ultimamente altri due ospiti extra mediterranei sono stati rinvenuti nelle pialasse ravennati: si tratta di due specie di Mytilidae, uno segnalato Xenostrobus sp. Sabelli & Speranza, 1994 e l'altro Musculista senhou- sia (Benson in Cantor, 1842). 197 La presenza del primo fu riscontrata indipendentemete da Luciano Landi ed Edgardo Martini nel Novembre 1992 e da G. Lazzari nel febbraio 1994; altri soci del Gruppo (G. Tambini, P. Zanni) ne hanno accertato l’ab- bondanza in alcune aree delle pialasse. Questa specie vive in associazione con Mytilus galloprovincialis (pre- sente in laguna con la forma dilatatus Philippi), aderendo con il bisso a substrati rigidi quali rami (vedi fig. 1), o valve di ostriche ed altri mollu- schi, in colonie numerose (assai più del comune mitilo); non mancano esemplari fissati ai talli di alghe, quali Gracilaria confervoides , e altri mate- riali organici. Il colore è castano scuro tendente al nero, ma non mancano esemplari bruno-dorati; il liscio e sottile periostraco conferisce al nicchio una notevo- le lucentezza. La specie appare piuttosto polimorfa; ad esempio l’angolo dorsale presenta una posizione variabile e se si considera il rapporto tra la lunghezza del nicchio e la distanza intercorrente tra l’angolo dorsale e l’e- stremità anteriore, troviamo valori variabili da oltre 2,0 (in cui l’angolo viene a trovarsi quasi al centro della conchiglia) a circa 1,5 (in cui tale angolo si trova molto più spostato verso la parte posteriore). Fig. 2: variabilità di forma della conchiglia di Xenostrobus securis, ingr. x 1,5 (Foto Lazzari) 198 Anche il rapporto lunghezza/larghezza varia da circa 2,5 (nicchio al- lungato e stretto) a circa 1,6 (nicchio più allargato); il margine ventrale è generalmente un poco arcuato, e solo raramente si incontrano esemplari in cui la «corda» arriva sino a 3 mm dal piano ventrale (vedi fig. 2). Mentre questa nota era in corso di stesura abbiamo ricevuto dalla dr.ssa Thora Whitehead, residente in Australia e coautrice di un recente volume dei bivalvi australiani, la risposta al quesito postole con l’invio in esame di alcuni esemplari di Xenostrobus sp. rinvenuto nelle valli di Ra- venna. La malacologa australiana ci ha informato che gli esemplari inviati sono da attribuirsi alla specie Xenostrobus securis (Lamarck, 1819), una delle specie citate da Sabelli e Speranza fra quelle appartenenti al genere Xenostrobus. L'area di distribuzione di questo Mytilidae, tipico di ambienti di estuario comprende il Sud Ovest dell’Australia ed il Sud del Queensland fino a Rockhampton, nonché la Nuova Zelanda e le Isole Chatham. L’altro mitilide di cui è stata accertata la presenza in pialassa Baiona appartiene alla specie Musculista senhousia (Benson in Cantor, 1842), se- gnalato per il Mediterraneo occidentale da H.J. Hoenselaar & J. Hoenselaar (1989, Basteria). Questa specie è diffusa in varie regioni, dall’Isola di Chusan, Cina {lo- cus typicus) alla costa occidentale degli USA, dalla Nuova Zelanda alla costa occidentale dell’Australia, da Israele al Mar Rosso, Zanzibar, Mada- gascar, Indocina, Giappone, ecc. La sua ampia distribuzione in parte è da attribuirsi a fattori naturali, ma appare anche favorita da introduzioni accidentali; nel caso delle popo- lazioni francesi (Etang de Thau, dèpt. Herault, Etang de Leucate, dèpt. Roussillon) i succitati autori la attribuiscono ad importazione accidentale assieme a specie di interesse commerciale, in zone famose per i loro im- pianti di mitilicoltura ed ostreicoltura. Abbiamo motivo di supporre che la presenza dei due nuovi mitili nelle pialasse di Ravenna possa ricollegarsi alle sperimentazioni di molluschi- coltura nelle acque lagunari venete, ad esempio nella Sacca di Coro, dove nel solo aprile 1986 vennero distribuiti grandi quantitativi di «seme», pari a circa 1,3 milioni di piccoli Tapes philippinarum (Paesanti, 1990). La con- temporanea presenza di Tapes philippinarum, Xenostrobus securis e Muscu- lista senhousia nello stesso biotopo vallivo oggetto di attività di molluschi- coltura, sia nel caso delle lagune venete che di quelle romagnole, induce a ipotizzare una comune origine, come sembra essere avvenuto nella costa francese. Musculista senhousia (fig. 3) ha una conchiglia piuttosto leggera e fra- gile, di dimensioni ridotte: l’esemplare di maggior taglia finora rinvenuto arriva a 35 mm, mentre quelli francesi non superavano i 25 mm (i Xeno- strobus finora rinvenuti nelle pialasse non superano i 50 mm). I caratteri determinanti per il riconoscimento sono, esternamente, 6-8 costoline ab- bastanza visibili nella parte anteriore delle valve, in prossimità degli um- boni; internamente (fig. 3) si distinguono appena dei dentelli, da 10 a 12, prima del legamento, sotto gli umboni, e delle crenulazioni posteriori, sot- to e dopo il legamento. 199 Fig. 3 Musculista senhousia (ingr. x 3,3) in alto grande esemplare, visibili le costoline nella parte anteriore, in basso: interno delle valve, visibili i dentelli sotto gli umboni e le crenulazioni presenti sotto e dopo il legamento (Foto Fiumi) 200 L’ornamentazione delle valve presenta colori più spiccati negli esem- plari giovanili ed è caratterizzata da strette bande radiali che si aprono a ventaglio dagli umboni verso l’angolo dorso-ventrale, che si intersecano con fasce irregolari e zigzaganti concentriche agli umboni stessi. Bande e fasce sono bruno-rossicce e risaltano appena sul fondo bruno- verdastro, più o meno intenso, delle valve. Finora non è stato possibile accertare l’ambiente di vita di Musculista, anche se molti esemplari sono stati rinvenuti aderenti con il bisso ad alghe come Ulva, Chaetomorpha, Enteromorpha , ecc., spiaggiate dopo la marea. La sua consistenza numerica appare limitata rispetto a Xenostrobus (ora la specie più abbondante, almeno al margine meridionale della Baio- na) ed agli altri Mytilidae presenti nelle valli: Mytilus galloprovincialis, My- tilaster lineatus e M. minimus. Questa specie è stata segnalata per la prima volta per il Mediterraneo orientale sotto il taxon di Modiolus arcuatulus Hanley, 1844 (oggi conside- rato sinonimo senior) da Barash & Danin, 1972, fra le specie lessepsiane, cioè indo-pacifiche penetrate nel Mediterraneo attraverso il Canale di Suez. Anche Ghisotti (1974) la riporta con lo stesso nome nel suo elenco di specie lessepsiane, dandone una ottima iconografia. Conclusioni Questa nota vuole evidenziare la straordinaria rapidità della penetra- zione di specie indo-pacifiche nei nostri biotopi lagunari di acque salma- stre. Forse è proprio la caratteristica di ambiente estremo, determinato da forti variazioni di insolazione, temperatura, disponibilità di ossigeno e di nutrienti a fare delle lagune ambienti simili in tutto il mondo e quindi a facilitarne la acclimatazione o addirittura la esplosione demografica. Ringraziamenti Si ringraziano la dr.ssa T. Whitehead, malacologa australiana, coau- trice del L volume sui Bivalvi australiani, per la identificazione dei Mytili- dae appartenenti al genere Xenostrobus rinvenuti nelle valli di Ravenna che gli stono stati inviati in visione. Il dr. G. Fiumi per l’esecuzione delle foto n. 1 e 3 e l’amico L. Giunchi per averci donato un esemplare di Musculista senhousia, proveniente da Baiarne les Bains sulla costa meridionale francese, che ci ha permesso di identificare gli esemplari di questa specie rinvenuti anch’essi nelle valli del ravennate assieme a X. securis. 201 BIBLIOGRAFIA Barash Al. & Z. Danin, 1972 - The Indo-pacific species of MoUusca in the Mediterranean! and notes on a Collection from the Suez Canal. Israel Journ. ZooL, 21: 301-374. Cesari P. & M. Pellizzato, 1983 - Molluschi pervenuti in laguna di Venezia per apporti antropici volontari o casuali. Acclimatazione di Saccostrea commercialis (Iredale & Roughe- ly, 1933) e di Tapes philippinarum (Adams & Reeve, 1850). Boll. Malac., 21 (10-12): 237- 274. Ghisotti F., 1974 - Recente penetrazione in Mediterraneo di molluschi marini di provenienza Indo-pacifica. Quaderni della Civica Stai. Idrobiologica di Milano, 1974. Ghisotti F. & E. Rinaldi, 1976 - Osservazioni suUa popolazione di Scapharca insediatasi in questi ultimi anni su un tratto del litorale romagnolo. Conchiglie - Milano 12 - (9-10); 183-195. Hoenselaar H. J. & J. FIoenselaar, 1989 - Musculista senhousia (Benson in Cantor, 1842) in the Western Mediterraneam. Basteria, 53: 73-76, 1989. Lazzari G. & G. Plazzi, 1980 - Le Saline di Cervia; un patrimonio naturale ed ambientale da valorizzare. Cervia, storia di una civiltà salinara, 79-84. Azienda di Soggiorno e Turismo di Cervia, 1980. Mattei N., M. Pellizzato & A. Renzoni, 1990 - Allevamenti di Tapes philippinarum in alcuni biotopi lagunari. Tapes philippinarum - Biologia e Sperimentazione, 172-182. Regione Vene- to - Ente di Sviluppo Agricolo. Paesanti F., 1990 - Venericoltura in Sacca di Goro. Tapes philippinarum - Biologia e Sperimen- tazione, 212-217. Regione Veneto - Ente di Sviluppo Agricolo. Sabelli F., 1990 - I Molluschi delle acque salmastre dell’Emilia-Romagna, 155-196. Aspetti naturalistici delle zone umide salmastre dell’Emilia-Romagna, 155-196. Regione Emilia- Romagna, 1990. 202 Boll. Malacologico 30 (1994) (5-9) 203-210 Milano 30-11-1994 Anders Warén* SYSTEMATIC POSITION AND VALIDITY OV EB ALA GRAY, 1847 (EBALIDAE FAM. N., PYRAMIDELLOIDEA, HETEROBRANCHIA)* Key Words: Taxonomy, Heterobranchia, Pyramidelloidea, Ebalidae, Recent, Paleozoic. Abstract: A new family, Ebalidae, differing from the Pyramidellidae mainly in having a complicated «jaw apparatus», is recognized for Ebala Gray, 1847. The genera Henrya Bartsch, 1947; Murchi- sonella Morch, 1875 (new synonyms Anisocyda Monterosato, 1880, Bermudaclis Bartsch, 1947, and Pandorella Laseron, 1951), and, hesitantly, the Paleozoic genus Donaldina Knight, 1931 are referred to Ebalidae. The controversy between this generic name and Anisocyda Mon- terosato, 1880 is discussed, and it is concluded that Turbo nitidissimus Montagu, 1803 is the type species of Ebala. Riassunto Nell’ambito della famiglia Pyramidellidae il genere Ebala Gray, 1847 differisce dagli altri generi per la presenza di un «apparato mascellare» alquanto complesso. Viene quindi proposta la nuova famiglia Ebalidae. I generi Henrya Bartsch, 1947, Murchisonella Morch, 1875 (nuovi sinonimi Anisocyda Monterosato, 1880, Bermudaclis Bartsch, 1947 e Pandorella Laseron, 1951) e forse il genere paleozoico Donaldina Knight, 1931 sono da ascriversi alla fam. Ebali- dae. Viene discussa la questione fra i nomi generici Ebala e Anisocyda e si conclude che Turbo nitidissimus Montagu, 1803 è la specie tipo di Ebala. Introduction The Pyramidelloidea is a group infamous for many problems of the generic classification. Partly this is due to the fact that almost all genera are based on shell characters solely and few workers have described fea- tures in the soft parts. Shell characters certainly are useful for classifying species in many cases with similar species, but with more variation, such classification becomes close to impossible. * Department of Invertebrate Zoology, Swedish Museum of Natural History, Box 50007, S- 10405 Stockholm, Sweden. *" Lavoro accettato il 30 settembre 1994 203 Figure lA-C. Ebala nitidissima (Montagu), Swedish West Coast, Koster Area, Zostera-h^d, 1-3 m depth. A. Small adult specimen, height 1.7 mm. B-C. Larval shell. D-F. Murchisonella emarginata, Chaussy, Val-d’Oise, Paris Basin, Middle Lutetian, Eocene, coll. Le Renard, Paris. D. Complete shell, 2.0 mm. E-F. Larval shell. Scale lines 100 ¡xm. 204 Some 15 years ago I found that certain species traditionally classified in the Pyramidellidae and the Aclididae instead of a radula, had a compli- cated «jaw apparatus», possibly derived from the radula. I have since sear- ched many species from various groups for such a structure and found it in more than 10 species of the genera Ebala Gray, 1847, Murchisonella Morch, 1875, and Henrya Bartsch, 1947. The two latter genera are rather easy to recognise (although difficult to classify) conchologically, while the species to be included in Ebala can only be safely recognised by the presence of this «jaw apparatus». Other, true pyramidellid genera like Bacteridium Thiele, 1929, and Koolonella Laseron, 1959 are astonishingly similar to Ebala in shell characters, but they lack the «jaw apparatus». This is a preliminary note to draw attention to these species and to show the problems with a classification based on shells only, as well as a response to a growing demand from colleagues for a validation of the fami- ly name. HETEROBRANCHIA Superfamily PYRAMIDELLOIDEA Family EBALIDAE fam.n. Diagnosis. Pyramidelloids with a small, cylindrical shell (Figs lA-F), smooth or with faint spiral lines and fine straight or flexous axial lines, often with a notch at suture. Larval shell consisting of 1-2 planispiral, in- distinctly hyperstrophic whorls with a slightly sunk mucleus; often tilted at an angle to axis of shell. Animal externally of pyramidellid type, but with a complicated «jaw apparatus» consisting of several paired elements of which one or two pairs are much larger (Figs 2A-D). Recent species of Ebalidae usually live in shallow water, in lagoons, estuaries, and in sea- grass beds. Remarks. Several genera of incompletely known, small gastropods have been found to have animals with external morphology (see Rasmus SEN 1944) similar to normal pyramidellids but with a complicated «jaw apparatus» of a structure similar to that shown in Fig. 2A-D (own unpub- lished observations), instead of a stylet as described by Fretter & Graham (1949) and Maas (1965). Anatomical and taxonomical work is progressing to prepare a survey of them. So far the following genera have been found to belong here, based, on the shared presence of such a «jaw apparatus»: Ebala Gray, 1847. Type species (see below) Turbo nitidissimus Montagu, 1803, Recent, European Zostera beds. Henrya Bartsch, 1947. Type species H. henryi Bartsch, 1947, original de- signation. Recent, Caribbean, hypersaline lagoons. Murchisonella Morch, 1875. Type species Murchisonia {Murchisonella) spectrum Morch, 1875, Recent, Caribbean. 205 Figure 2. Ebala nitidissima, Swedish West Coast, Koster Area, Zoi/era-bed, 1-3 m depth. «Jaw apparatus». A. Complete apparatus. B-C. Details. D. Light micrograph. Scale lines 10 fxm. New synonyms: Anisocycla Monterosato, 1880 (replacement name for Aciculina Deshayes, 1862); type species Aciculina emarginata Desmayes, 1862, here designated. Eocene, Paris Basin (Fig. 2D-F) = Bermudaclis Bartsch, 1947, type species Adis bermudensis Dall & Bartsch, 1911, Re- cent, Bermuda = Pandorella Laseron, 1951, type species P. dedivita Laseron, 1951, Recent, sea grass beds. New South Wales, Australia. The presence of a «jaw apparatus» has been confirmed in the type species of these genera and their synonyms except in Murchisonella emargi- nata. Another possible member of this family is the Paleozoic genus Donaldi- na Knight, 1933 (type species Adisina grantonensis Donald, 1898, Devo- nian of Scotland). The type material of the type species has been examined and seem to resemble closely the Australian Carboniferous species Donal- dina filosa Yoo, 1989, although its protoconch is distinctly tilted and the 206 shell is slightly more conical, than in the latter species. Such an interspeci- fic variation I have, however, also seen between species of Henrya, Ehala, and Murchisonella, whose generic identity has been confirmed from soft parts. Yoo (1994) described a second Australian Carboniferous species, D. minutissima, which also seems to belong here. The «jaw apparatus» varies considerably between the genera, but principally it consists of one or two pairs of larger, paired, claw-shaped hooks and some smaller elements, all attached to the apical part of two to four large basal plates. Some species also have an unpaired element. The detailed structure of the apparatus and the anatomy is currently being investigated by C. Schander, University of Goteborg. The derivation of the «jaw apparatus» is uncertain; it may be a modified radula, it may be a jaw derivative (less likely), it may even be derived from both. The occurrence of this very strange structure nevertheless is an excel- lent synapomorphy supporting the monophyly of these groups. Otherwise, some of the species could, from shell morphology, not be generically dis- tinguished from species traditionally referred to pyramidellid genera like Eulimella Forbes, 1844 and Bacteridium Thiele, 1929. (The absence of a «jaw apparatus» has been confirmed by examination of soft parts of spe- cies of these genera). Ebala Leach, in Gray, 1847 Type species. Turbo nitidissima Montagu, 1803, by monotypy. Remarks. There has been a controversy about the name Ebala and its type species, brought in absurdum by Gougerot & Feki (1979), who spent nine pages attempting to justify the use of the name Anisocycla Monter OSATO, 1884 (sic!) for species here classified in Ebala. The name Ebala was first published by Gray (1847a) in a book dealing with a system of classification of the British molluscs, proposed by Wil- liam Leach, and spread in manuscript form. Gray’s intention was evident- ly to coordinate Leach’s and existing molluscan names (but not necessarily to validate them). Some of Leach’s names, listed on this paper have after- wards won general acceptance, e.g. Hinia, Turboella, Balds, Epheria, etc. Ebala was there introduced as a synonym of Turritella Lamarck, 1799, and associated with Turbo elegantissimus Montagu, 1803 (=Turbonilla ele- gantissima (Montagu, 1803)) and Ebala crenata «Leach, 1816» a nomen nu- dum, manuscript name, and there published for the first time. Turbo ele- gantissimus could therefore be the type species, by monotypy. A few weeks later Gray (1847b) published a list of all Recent generic molluscan names. Here Ebala is listed as a synonym under Turbonilla Risso, 1826 and with Turbo nitidissmus Montagu, 1803 as «species as type of the genus». He has thus changed the concept of the genus, and he did not quote Leach as the author of the name, although he invaribly gave the author of all other genera (except those introduced as new). 207 Gray's work (1847b) was intended to be a critical list of the classifica- tion and each name was evaluated by Gray. Many of the names that he considered synonyms were assigned a type species «as at some future pe- riod that type may be proved really to belong to a different genus». He did not do this with all synonyms, evidently because he considered them so close the established genera, so there would never become a need to distin- guish them. At both occasions (1847a and 1847b), however, the name Ebala was introduced as a junior synonym in the sens of Article IIC of the ICZN. A name so introduced is not an available name, unless it before 1961 has been treated as an available name of a taxon or treated as a senior homo- nym. No author has, before 1961, used the name Ebala in the sense of Gray (1847a), except Herrmannsen (1852), who simply listed Ebala as a manu- script name of Leach «t.[estae = according to] Gray [1847a]. He did, howe- ver, not in any way use the name. Starting with A. Adams (1860) Ebala has been used as a genus or as a subgenus of Eulimella, with Turbo nitidis simus Montagu, 1803 as type species, in accordance with Gray (1847b). The name has also been used in this sense in the major handbooks (for example Thiele 1929-35, Wenz 1938-44). It is therefore obvious by a combination of ICZN Articles 11(e) and 67(1), that the name Ebala will have to be used with Gray, 1847(b) as author and Turbo nitidissimus Montagu, 1803 as type species. This interpretation of the «Code» has been verified be P.K. Tubbs, Se- cretary of the ICZN. Anisocycla was introduced by Monterosato, 1880, as follows: «Sect, [of Odostomia] Anisocycla, Monts, (nov.) = Aciculina, Desh.[ayes], 1864, foss. di Parigi (Anfratti rotondati). Non Aciculina, H. e A. Adams (1853), genere della famiglia Nassidae». Anisocycla is therefore obviously a replacement name in the sense of the ICZN, and has to take the type species of the name replaced, in this case one of the five species originally included in Aciculina. As far as I am aware, there does not exist a valid type designation for Aciculina Deshayes, or for any of its replacement names: Baudonia Bayan, 1873 (Bull.Soc.Geol. France 3:235), Raphium Bayan, 1873 (Etude Coll. Eco- le Mines 2:106) (both preoccupied), and Anisocycla Monterosato, 1880. (Belonidium Cossmann, 1892, was introduced as a new generic name for Aciculina gracilis Deshayes, 1862) I therefore designate Aciculina emargina- ta Deshayes, 1862 (Fig. ID-F), as type species. This species is very similar to Murchisonella spectrum Morch, 1875, and Aciculina will become an ol- der, preoccupied synonym of Murchisonella Morch, 1875, and Anisocycla Monterosato, 1800 will become a junior subjective synonym of Murchiso- nella. 208 The reason for this choice of type species is that A. emarginata is one of the few among the originally five species included, which can be well loca- ted systematically. The others are less characteristic and can be classified in the rather wide genus Eulimella. This selection also hass the advantage that it in no way will change current nomenclature, except the use of rare- ly used name Anisocycla. Gougerot & Feki (1979) rejected the introduction of Anisocycla by Monterosato 1880, claiming that there was no statement of type species or diagnosis. (This is, however not necessary, since the intention was to repla- ce Aciculina Desrayes.) Instead Gougerot & Feki accepted Monterosato's second mentioning (1884) of the genus since Monterosato then (invalidly) designated Turbo nitidissimus Montagu, 1803 as type species of Anisocycla. Acknowledgements I thank Winston F. Ponder, Sydney, and Gerhard Haszprunar, Inn- sbruck, for many interesting discussions about Ebala and its relatives. I also thank M. Jacques Le Renard, Paris, for loan of the figured speci- men of Murchisonella emarginata from his magnificant collection of Paris Basin Fossils and Christine Hammar, Stockholm, who prepared the prints for the plates. 209 REFERENCES Adams, A. 1860 - Mollusca Japónica; New species of Adis, Ebala, Dunkeria, etc. - Annals and Mazagine of Natural History (3)6: 118-121. Bartsch, P. 1947 - A monograph of the west Atlantic mollusis of the family Aclididae. - Smith- sonian Mischellaneous Collection 106(20): 1-29. 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It is placed in the genus Vitreolina Monterosato, 1884 on the ground of general shell features (shape of the aperture, scar dips at the suture, curved shell, etc.). It differs from the other congeneric species in the Mediterranean mainly in its larger maximum size, its not com- pletely transparent shell, and non-planktotrophic larval development. With V. cionella (also not definitevely placed in Vitreolina) shares a non-planktotrophic larval development. The new spe- cies has been observed living on the sea-urchin Centrostephanus longispina (Philippi). Riassunto Viene descritta una nuova specie di EuHmidae dal bacino orientale del Mediterraneo. Viene provvisoriamente posta nel genere Vitreolina Monterosato, 1884 per la forma dell’apertura, le interruzioni della linea di sutura, l’accentuata curvatura della conchiglia. Differisce da tutte le congeneri dell’area mediterranea per le maggiori dimensioni, la conchiglia non completamente trasparente, e la protoconca indicante uno sviluppo nonplanctotrofico. Tale carattere è condivi- so con V. cionella, anch’essa posta dubitativamente in Vitreolina, che però ha una teleoconca completamente diversa. La nuova specie è stata osservata vivente sul riccio Centrostephanus longispina (Philippi). (*) Dipartimento di Biologia Animale e dell’Uomo, Università «La Sapienza». V.le dell’Universi- tà 32, 1-00185 Roma, Italia. (**) Yia Mercadante 57/c, 1-20052 Monza, Italia. (***) Via del Lago 2. 1-00061, Anguillara Sabazia, Roma. (''***) Lavoro accettato il 20 agosto 1994 211 Introduction The Levant basin is a part of the Mediterranean Sea whose interest has largely grown up in the last decades — and is still growing — mainly because of the relevance of the Lessepsian Migrations across the Suez Ca- nal. Anyway, several families yielded interesting novelties even in terms of new species of authentically Mediterranean origin, when a careful ap- proach to their taxonomy involved study of Eastern Mediterranean mate- rial. With the present record the eulimids are no longer an exception to this pattern. Eulimidae are a world wide family of ptenoglossate gastro- pods characterised mainly by their way of life, nearly all species being parasite of Echinoderms, with two possible exception, one parasite of Echiurans and one of stony-corals (Warén, 1983). During the recent «AK- DENIZ ’92» campaign in the South coasts of Turkey (see Oliverio et. al, 1992, for a preliminary report and the description of the stations), special attention was paid to the associations between echinoid echinoderms and eulimid gastropods. A single specimen of an underscribed species of this family was collected on the sea-urchin C entro stephanus longispina (Philip- pi, 1845) at Kash, Turkey, stn. AKD 92.13. Several additional shells were found sorting out bioclastic sands from Greece, Cyprus and Turkey. This same species has been recently figured by Tornaritis (1992) under the er- roneous name of Eulima incurva. It does not appears to be an Indo-Pacific species and is here described as new. Systematics ordo CAENOGASTROPODA Cox, 1959 subor do Ptenoglossa Gray J.E., 1853 family Eulimidae Adams H. & A., 1853 genus Vitreolina Monterosato, 1884 (type species Eulima incurva B.D.D., 1883) Vitreolina levantina n. sp. (Figs. 1-5) Description - Shell of medium size for the family (3-4 mm), white se- mitransparent, rather broadly conical, regularly curved. Protoconch of on- ly the embryonic whorls, indicating a non-planktotropic development. Te- leoconch of 4.5-5 smooth, nearly straight whorls with a false suture more evident than the real one. Several incremental scars are evident producing distinct dips at the real suture. The periphery has a slightly keeled appea- rance. The aperture is classical for the genus, small, rounded anteriorly and low. The outer lip is protruding at its medium height. Anatomy not studied. Two black eyes are visible in transparency in the specimen from Kash. The name derives from the area of the Mediterranean where the origi- nal material has been collected, namely the Levant basin. 212 Figures 1-5. Vitreolina levantina n. sp. 1-2. Holotype, Agya Napa (Cyprus): black arrows indica- te the false suture, white arrows the real suture. (Scale bar = 1 mm). 3. Paratype, Turgutreis (Turkey). (Scale bar = 1 mm.). 4. Paratype, Turgutreis (Turkey). Particular of the protoconch. (Scale bar = 200 /urn). 5. Paratype, Turgutreis (Turkey). Particular of the dip scars (white arrows) at the suture (Scale bar = 500 ^tm). 213 Type material and distribution - Agya Napa (Cyprus) is designated as type locality. All type material consists of empty shells, with the exception of the specimen from Kash (Turkey). The holotype (Fig. 3) and a paratype, both from Cyprus Is. are deposited in the malacological collections of the Civico Museo di Zoologia (Rome, Italy). Para types are deposited as follows: 3 shells from type locality, beached: coll. L. Tringali, Rome. 2 shells from type locality, 6 m depth: MNHN, Paris. 2 shells from type locality, 6 m depth: NHRS, Stockholm. 2 shells from type locality, 6 m depth: AMS, Sydney. 1 shell from type locality, 6 m depth: coll. R. Villa, Rome. 7 shells from type locality, 6 m depth; 5 shells from Phaliraky (Rho- des), 2 m depth; 10 shells from Turgutreis (Turkey), 2-3 m depth: coll. G. Buzzurro, Monza. 1 specimen from Kash, Turkey [stn. AKD 92.13: on C entro stephanus longispina] malacological collection DBAU, Rome. 2 shells coated for SEM, from Turgutreis (Turkey), 2-3 m depth: DBAU, Rome. 3 shells from Phaliraki (Rhodes), 2 m depth: coll. M. Oliverio, Rome. 1 shell from Turgutreis (Turkey), 2-3 m depth: coll. D. Di Massa, Trie- ste. The new species occurs only in the Eastern Mediterranean, being known to our knowledge, only from the above mentioned localities. Remarks - The genus Vitreolina includes species of small size, vitreou- sly transparent, usually with curved shells (Warén, 1983; Warén et ai, 1984). Their taxonomy still needs a careful revision. The inclusion of levan- tina in Vitreolina can even be consider as provisional and is due mainly to a general similarity in the shape of the aperture, the dips of the scars at the suture, the curved shell, etc. The new species differs from all other known species of Vitreolina from the Mediterranean. From the series of small species related to V. philippi (De Rayneval, van den Heck & Ponzi, 1854), to which the names incurva (B.D.D., 1883), anteflexa Monts., 1884, devians (Monts., 1878), perminima (Jeffreys, 1883) could apply, differs in the larger size, the non completely transparent shell and the non-planktotrophic larval development. From V. curva (Monts., 1874), the more straight whorls can be taken as an additio- nal difference. V. cionella (Monts., 1878) has a completely different teleo- conch, straight and of smaller size and vitreously transparent (Gaglini, 1992). The new species has some superficial resemblance with some short forms of the white and solid species of Melanella (i.e. M. boshi, M. doderlei- nilaltavillensis): it differs in the shape of the aperture (Vitreolina-like) and in the more blunt protoconch. 214 A single specimen of Vitreolina levantina n. sp. has been found at Kash [stn. AKD 92.13] on a specimen of the diatematid sea-urchin Centrostepha- nus longispina (Philippi, 1845) together with a specimen of V. philippi. It must be remarked here the peculiar plasticity of the genus Vitreolina (see Warén, 1983) and of V. philippi in particular. For the later species the re- cord on C. longispina is a new one and add to a long list of hosts already known: among others Paracentrotus lividus (Lamarck, 1816), Arbacia lixula (Linné, 1758), Sphaerechinus granularis (Lamarck, 1816) and Psammechi- nus microtuberculatus (Blainville, 1825) (Mifsud, 1991; L. Tringali pers. comm., and pers. obs.). Therefore, we refrain from indicating the diadema- tid as the unique host of V. levantina. V. levantina shares with V. cionella (Monterosato, 1878) the non- planktotrophic development; they can be probably regarded as siblings of other Mediterranean species with planktotrophic development according to a common evolutionary pattern in the basin (Oliverio, 1991, 1994). Acknowledgments The AKDENIZ '92 campaign was partly supported by MURST (40%) funds. Dr. A. Warén (Stockholm) confirmed our identification of the new species and provided precious informations on several taxa. G. Fusco (Ro- me) assisted during SEM study. 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Vorrei rilevare alcune caratteristiche che rendono quest'opera particolarmente significativa, ossia l'omogeneità del- le descrizioni e delle figure che illustrano ogni specie (quasi sempre disegni originali di uno dei due Autori) e l'esame, quando possibile, dei tipi deposi- tati nei vari Musei. L'esame diretto del materiale tipo originario è così importante che spesso ha comportato la risoluzione di complessi problemi tassonomici, ed addirittura l'istituzione di nuove specie. Proprio in questo volume, ad esempio, la nuova specie Callistochiton omanensis è stata isti- tuita su materiale inizialmente classificato come Callistochiton adenensis (E.A. Smith, 1891) proprio dopo l'esame del materiale tipo di C. adenensis conservato presso il British Museum. II presente volume inizia con una serie di aggiunte ed integrazioni ai quattro volumi precedenti, che occupano le prime 61 pagine. Questa scelta è giustificata dal notevole incremento degli studi sui Polyplacophora ap- parsi in questi ultimi anni, e dall'ampio intervallo temporale necessario per la pubblicazione dell'intera serie, il che rende assolutamente necessa- rio aggiornare le conoscenze sistematiche già acquisite. Si pensi ad esem- pio che nel decennio 1980-1989 sono state descritte ben 111 nuove specie (e già 50 dal 1990 ad oggi), su un totale di circa 800-900 specie valide per l'intero gruppo, incremento che mi sembra estremamente significativo. Il volume prosegue con la continuazione della famiglia Ischnochitoni- dae, sottofamiglia Ischnochitoninae, completata con la descrizione delle specie appartenenti ai generi Ischnochiton (sottogeneri Haploplax ed Hete- rozona) e Stenochiton e con la completa descrizione della sottofamiglia Cal- listoplacinae (generi Ceratozona, Ischnoplax, Callistoplax, Callistochiton e Calloplax) e della famiglia Mopaliidae (generi Mopalia, Plaxiphora, Placi- phorella, Placiphorina gen. nov.. Amicala e Katharina). In tutto sono descrit- ti ed illustrati 119 taxa, oltre a 30 di competenza dei volumi precedenti. Le specie nuove sono 9, una dal Giappone {Ischnochiton poppei), due dal Bra- 216 sile {Callistochiton laticostatus e C. righii), una da Oman (Callistochiton omanensis), tre dalla Nuova Guinea {Callistochiton belliatus, C. biakensis e C. squamigercostatus) e due dall'Indonesia {Plaxiphora javanica e Placipho- rina gowlettholmesae) . L'opera termina con un'ampia bibliografia di 400 titoli, 57 mappe con la distribuzione geografica di tutte le specie trattate ed un completo indice di 10 pagine con tutti i taxa citati. Per quanto riguarda le specie mediterranee, vi sono riferimenti a Lep- tochiton beduini Dell'Angelo & Palazzi, 1986 (messo in sinonimia dagli Au- tori con Lepidopleurus boettgeri Sulc, 1934, considerato da Kass &. Van Bel- le specie distinta sulla base della insufficiente descrizione della specie di Sulc e delle scarse affinità delle faune mioceniche con quelle attuali), Isch- nochiton rissoi (Payr., 1826) {I schnochiton pollicarius Carpenter MS, Pal- mer, 1945 viene aggiunto alla ricca sinonimia di questa specie) e Callisto- chiton pachylasmae (Seguenza MS, di Monterosato, 1879) (descrizione ed iconografia della specie ed illustrazione del secondo esemplare rinvenuto a Cape Yubi, Marocco, -500 m, andato purtroppo disperso durante lo studio). Per concludere un ottimo lavoro, che certamente non può mancare a chiunque si dedichi allo studio di questo gruppo di molluschi. Il prezzo di 250 fiorini olandesi (pari a 143 dollari), pur commisurato alla qualità ed alla mole del volume, ci sembra un po' elevato, tenendo anche conto dei 10 volumi previsti per l'intera serie. D'altronde, la precedente «Monografia» sui Polyplacophora è quella classica di Pilsbry (Manual of Conchology) che risale a ben 100 anni fa! Bruno Dell'Angelo Paolo Cesari, 1984 I Molluschi della Laguna di Venezia - Serie Collana Ambiente n. 5, Arsenale Editrice, Venezia. F.to 29,5x21, cart.no rigido a colori, pp 190, dis.. 10, 1 piantina, tabelle, 52 tavole b/n, 8 tavole a colori. Edizione a tiratura limitata non in commercio* Paolo purtroppo ci lasciò prima di veder pubblicata l'opera alla quale stava lavorando da oltre un decennio. Gli amici Fabio Pranovi e Daniele Curiel, accettarono ben volentieri l'invito dei familiari, rivedendo tutti gli appunti, completandone alcune parti introduttive e conclusive e curando- ne l'aspetto redazionale, sì da realizzare l'edizione di questo volume, nella certezza di interpretare la volontà del suo Autore. Era un regalo che Paolo voleva lasciare alla sua amata Venezia... L’indice del volume è il seguente: Premessa Caratteristiche generali del Phylum Mollusca Stazioni di campionamento e specie reperte Descrizione e illustrazione delle specie Glossario Bibliografia citata Bibliografia consigliate Indice analitico 217 Due capitoli di questo sommario meritano una segnalazione particola- re: 1) Stazioni di campionamento a specie reperte: la superficie lagunare è stata suddivisa in 30 zone di rilevamento (indicate nella piantina); all’in- terno di ogni zona sono state contrassegnate le stazioni di rilevamento, per un totale di ben 348 stazioni. Esse riguardano sia i biotopi di scogliera, prettamente marini, tipici delle dighe foranee poste all'imboccatura del porto, sia gli ambientali salmastri propri delle zone vallive più interne, sia infine anche gli ambienti «urbici», con raccolta di materiale lungo i rii e i canali. Per le uscite in laguna furono spesso utilizzate le imbarcazioni mes- se a disposizione dall'Assessorato all'Ecologia del Comune. I metodi di campionamento variarono a seconda dell'ambiente: dalla attenta raccolta manuale da substrati rigidi semi-emersi, all'aiuto di operatori subacquei per maggiori profondità, alla benna per substrati mobili. Furono così identificate e catalogate 207 specie di molluschi marini (109 Gastropoda, 6 Polyplacophora, 86 Bivalvia, 3 Scaphopoda, 3 Cephalo- poda). Tutte le specie sono elencate in ordine sistematico nelle apposite tabelle, suddivise nelle 30 colonne delle zone di rilevamento, con l'indica- zione del numero di esemplari reperti. 2) Descrizione e illustrazione delle specie. Nella pagina di sinistra, per ogni specie, si segnalano separatamente varie stazioni di raccolta, con pre- cise indicazioni delle dimensioni ed eventuali osservazioni relative a varia- zioni di forme e/o di colore. Nella pagina di destra una grande tavola in b/n o a colori, riproduce, con opportuno ingrandimento se necessario, ogni esemplare citato per la stazione indicata. Si tratta cioè di centinaia e centi- naia di riproduzioni contenute nelle 60 grandi tavole, in genere fotografi- che e di ottima fattura. Per ben illustrare l'importanza di questo volume valgano le parole che gli ha dedicato il Prof. Minelli nella presentazione: «Peccato, davvero, Ch'Egli non sia qui in mezzo a noi, a cogliere il futto di un immenso plu- riennale sforzo. Ma quest'opera ormai lo colloca, a futura memoria, nel novero dei naturalisti che hanno segnalato, con i loro studi, le tappe 'stori- che' della conoscenza della fauna dell'Adriatico. A cominciare da quella ‘Zoologia Adriatica' di Giuseppe Olivi, uscita quasi esattamente due secoli fa (1792), accanto alla quale vorrei proprio collocare, negli scaffali di un'i- deale biblioteca, questo libro di Paolo Cesari, con pochi, pochi altri libri nel mezzo». Fernando Ghisotti * In considerazione del vivo interesse che il volume può avere per i malacologi, l'Assessorato all'Ecologia di Venezia ha in progetto di realizzare una seconda edizio- ne da vendere a prezzo contenuto. 218 T. Backeljey, P. Bouchet, S. Gofas & L. de Bruyn, 1994 - Genetic variation, systematics and distribution of the venerid clam Chamelea gallina. Journal of the Marine Biological Association of the United Kingdom, 74(1): 211-223. Come si fa a dire che due morfotipi costituiscono due specie distinte o due sottospecie di una stessa specie o, ancora, un’unica specie? Il problema è nient'affatto triviale, tanto per gli aspetti strettamente scientifici, che, laddove si tratti di specie economicamente importanti, per le implicazioni d'ordine gestionale. Ernst Mayr, col suo «Principies of Systematic Zoolo- gy» (1969), ci ha insegnato che, in molti casi, coppie (o piccoli gruppi) di morfotipi in condizione di isolamento riproduttivo sono in realtà «specie biologiche» distinte; di contro, morfotipi abbastanza diversi possono esse- re riconducibili ad un’unica entità specifica. Tutto ciò sembra fatto a posta per mettere in crisi la mentalità tasso- nomica classica, col suo rigido casellario in cui inserire specie distinte con criterio morfologico. Ed ecco che, parallelamente all’evoluzione del concet- to di specie — un’evoluzione senza requie, come quella dei viventi — si sono evoluti i metodi per penetrare nel mistero della separazione delle spe- cie. Tali metodi, nati nel florido giardino della biochimica, hanno già dato ottimi frutti, soprattutto quando innestati su tronchi ben radicati nel fe- condo suolo della sistematica. Un elegante esempio di approccio multidisciplinare a problemi di tas- sonomia malacologica ci viene fornito dal lavoro di Thierry Backeljeu e colleghi. Finora si era discusso del polimorfismo della vongola «poveraz- za», Chamelea gallina (L., 1758), basandosi sull’aspetto delle sue valve, il che peraltro aveva dato origine ad una nutrita lista di nomi specifici: stria- tala, lusitanica, laminosa, subcordata, pallida, rugosa, pennanti, prideauxia- na, costata, striata, senilis, nuculata (Parenzan, 1976). Gli Autori hanno pre- so in esame il morfotipo Chamela striatala (Da Costa, 1778), vivente in Atlantico, dalla Norvegia al Marocco, e simpatico col morfotipo Ch. gallina s.s. nel sud della penisola iberica. L’analisi elettroforetica condotta su entrambi i morfotipi campionati nella Ria Formosa (Portogallo meridionale) ha rivelato una notevole di- stanza genetica fra di essi (D = 1,138). L’identità genetica media (indice di Nei) fra i due morfotipi è stata di 0,327, nettamente inferiore a 0,850, valore limite oltre cui due entità non sono considerabili specie distinte. I risultati dell’elettroforesi sono stati fortemente corroborati da osservazioni di ordine morfologico, a carico tan- to della solita conchiglia quanto delle parti molli (i sifoni sono diversi: in Ch. striatala completamente picchiettati di giallo ed arancio, più lunghi e slanciati; in Ch. gallina più brevi e tozzi, con macchie gialle e viola), non- ché da considerazioni di natura ecologica e zoogeografica (le due specie sono riproduttivamente isolate nonostante che i loro periodi riproduttivi si sovrappongono). In definitiva, gli Autori forniscono prove sufficienti e chiare per concludere che Ch. striatala è una specie «buona», ben distinta dalla sorella Ch. gallina. Giambattista Bello 219 Paula M. Mikkelsen, Rüdiger Bieler, Richard E. Petit, 1993 A Bibliography of Caribbean malacology 1826-1993. American Malacologi- cal Bulletin, 10(2): 267-290. Veramente meritoria è la fatica dei tre noti malacologi, nostri soci, nel compilare questa bibliografia relativa ai molluschi, attuali e fossili, marini e continentali, della provincia caraibica. A partire dal 1826 (quando L. Guilding pubblicò {The Zoological Journal, 2(8): 437-444) il lavoro «Mollu- sca caribbaeana») sino al 1993, i compilatori hanno raccolto oltre 800 dati bibliografici, ordinati in ordine alfabetico d’autore e riportati in appendice con l'indicazione delle località geografiche (ben 43 affacciate sul mare del- le Antille). Come limiti geografici sono stati fissati a nord Cuba — quindi con esclusione della Florida e delle Bahamas — a est Barbados, a sud le coste del Venezuela e della Colombia, a ovest gli stati dell'America Centrale sino alla penisola dello Yucatan. Molti nostri lettori sono interessati alla malacofauna della provincia caraibica e questo compendio bibliografico sarà per loro del massimo inte- resse. Fernando Ghisotti R. Giannuzzi-Savelli, F. Pusateri, A. Paimeri, C. Ebreo, 1994 Atlante delle conchiglie marine del Mediterraneo (Atlas of the Mediterra- nean Sea Shells) Voi. 1 Archaeogastropoda. Ediz. La Conchiglia, Roma, pp. 126, tavole 48. F.to cm 30,5 x 22, tutta tela e oro con sovracoperta a colori. Lire 80.000. Mentre il Bollettino era in corso di stampa, ci è giunto questo volume e, data la sua importanza, non possiamo rimandarne l'annuncio. Si tratta infatti di un prezioso ausilio al Catalogo annotato dei molluschi marini del Mediterraneo, che illustra con splendide tavole, quasi tutte a colori, le con- chiglie marine mediterranee, appartenenti al superordo Archaeogastropo- da. Si tratta di ben 146 specie, molte delle quali raffigurate in più esempla- ri, per un totale di oltre 650 immagini. Ciò consente di orientarsi nella determinazione quando le variazioni morfologiche della conchiglia posso- no creare legittimi dubbi (si vedano ad esempio le 46 fotografie riservate alle 6 specie mediterranee del genere Patella o le 65 dedicate alle 8 specie del genere Calliostoma. L'opera non avrebbe potuto essere iniziata (diciamo iniziata perché il programma è di far seguire a questo primo almeno altri 4 volumi) se non si fosse assunto l'onere della pubblicazione l'editore de «La Conchiglia» , che ringraziamo e al quale auguriamo un felice esito commerciale, sì da assi- curargli — e assicurarci — la prosecuzione di questa preziosa iniziativa. E un grazie particolare va soprattutto rivolto ai quattro nostri soci siciliani, che hanno dedicato a questo primo volume ore, giorni, mesi di disinteressata passione e fatica. Fernando Ghisotti Avvertenza: Per informazioni rivolgersi a Naturama o alla Libreria Natu- ralistica Bolognese. 220 AVVISO PER GLI AUTORI Ogni Socio, per ogni lavoro approvato dalla Direzione Scientifica, ha diritto alla pubblica- zione gratuita sul Bollettino, fino a un massimo di 4 pagine, ivi compresa una tavola a pieno formato in b/n. Ogni pagina in più verrà addebitata a lire 50.000. Ogni tavola, oltre a quella gratuita, verrà addebitata al costo. Non si concedono estratti gratuiti, tranne nel caso in cui venga corrisposto un contributo spese di almeno 100.000 lire (50 estratti gratuiti senza coper- tina). I prezzi degli estratti verranno comunicati agli Autorr con l'invio delle prime bozze. NORME PER GLI AUTORI — Il «Bollettino Malacologico» accetta solo lavori scritti in italiano, inglese, francese e spa- gnolo. Oltre al riassunto in italiano, è richiesto, per i lavori in italiano, un riassunto in inglese o francese di non più di 200 parole. — I dattiloscritti, incluse figure, didascalie e tabelle, devono pervenire almeno in duplice co- pia (originale e una copia) e devono essere scritti con il seguente ordine; pagina iniziale con Nome e Cognome dell'autore, titolo del lavoro, riassunto e summary e una nota in fondo alla pagina segnata da un * con l'indirizzo dell'autore. Il testo, quando possibile, va suddi- viso in: Introduzione, Materiali e Metodi, Risultati, Discussione, Ringraziamenti e Biblio- grafia. — Gli articoli devono essere scritti in lingua corretta e concisa. Forma e contenuto devono essere attentamente verificati prima della consegna per evitare le successive correzioni in bozze. — La battitura del testo, didascalie, note e opere citate deve essere a spazio 2 su un solo lato di fogli bianchi (possibilmente UNI A4) con ampi margini (almeno 3 cm). La posizione approssimativa di tabelle e illustrazioni deve essere indicata nei margini del dattiloscritto. Tutte le pagine devono essere numerate progressivamente. Figure, tabelle e didascalie de- vono essere riunite su fogli a parte. — Evitare le note, se possibile. Le note indispensabili devono essere indicate con un numero progressivo tra parentesi nel testo e collocate in fondo alla pagina cui si riferiscono. Le abbreviazioni non comuni devono essere spiegate. — Le opere citate devono essere elencate in ordine alfabetico al termine del lavoro nello stile dei seguenti esempi: Riviste: COGNOME iniziale del Nome, anno - Titolo completo. Rivista (abbreviata secondo le regole internazionali). Città di edizione; volume (numero): prima e ultima pagina del lavoro. MONTEROSATO M.T.A., 1880 - Conchiglie della zona degli abissi. Boll. Soc. malac. it., Pisa; 6 (2): 50-82. Libri: COGNOME iniziale del Nome, anno - Titolo (del libro o del capitolo); in: Autore e titolo del libro (se diverso); Edizione, volume (numero), editore, città di edizione, numero delle pagine. LE DANOIS E., 1948 - Les profondeurs de la mer. Trente ans de recherches sur la faune sous-marine au large de France. Payot, Paris, 303 p. — Le citazioni nel testo dovranno essere (LEONARD, 1980) oppure PIANI (1981). Se un lavoro ha più di due autori indicare SMITH et al. (1968). Usare la convenzione (BROWN, 1979a) (BROWN, 1979b) se occorre citare più di un articolo dello stesso autore pubblicato nello stesso anno. — Solo i nomi di Generi e specie devono essere sottolineati per essere stampati in corsivo. — Tutte le figure devono essere numerate progressivamente con numeri arabi e devono essere citate nel testo. Esse devono essere presentate su fogli a parte, ognuna con il nome dell'au- tore e il numero della figura. Se possibile le figure devono essere raggruppate in tavole tenendo presente che la superficie massima a disposizione per una tavola a piena pagina è di cm. 11,3 X 18,5. Si consiglia di presentare le figure nel formato definitivo. E comunque facoltà della Redazione ridurre o ingrandire il formato delle illustrazioni secondo necessi- tà. Illustrazioni a colori possono essere accettate solo se l'autore sostiene i costi di riprodu- zione e stampa. Le stampe fotografiche devono essere su carta lucida e con un buon contra- sto. Le indicazioni (numeri o lettere) devono essere di 2,5 / 3 mm di altezza nella stampa finale; usare i trasferibili sulle fotografie. — Bozze: gli autori riceveranno una copia delle prime bozze; èsse devono essere corrette a penna in modo chiaro e rispedite al più presto possibile. Sarà chiesto un rimborso spese per le aggiunte o per i cambiamenti introdotti dopo la composizione tipografica. Gli estratti possono essere ordi- nati con la restituzione delle prime bozze. INSTRUCTIONS FOR AUTHORS — The «Bollettino Malacologico» will accept only articles in italian, english, french and Spanish lan- guage with a summary in italian. The summary should not exceed 200 words. — Manuscripts, including figures, figure captions and tables, should be submitted in duplicate (ori- ginal and copy) and should include in the following order: Title page of the manuscript: Aut- hor’s name and surnames. Title, summary and riassunto and a footnote, marked by * for ad- dress. The text, wherever possible, should be arranged as follows: Introduction, Material and Methods, Results, Discussion, Acknowledgements, References. — Articles should be written in good, concise language. Form and content should be carefully chec- ked before submission to avoid the need for corrections in proof. — The typing should be double spaced (including captions, footnotes and references) on one side of white bond paper (possibly UNI A4) with margins of at least 3 cm. The position of tables and illustrations should be indicated in the margins of the manuscript. All pages should be numbered consecutively. Figures, tables and captions should be submitted on separate sheets. — Footnotes should be avoided whenever possible. Essential footnotes should be indicated by su- perscript numbers in the text and placed at the foot of the page to which they apply. They should be numbered consecutively throughout the text. Unusual abbreviations must be explai- ned. — References should be listed alphabetically at the end of the paper and styled as in the following examples: Journal papers: NAMES and initials of all authors, year - Full title Journal abbrevia- ted in accordance with international practice, place of edition; volume (number): first and last page numbers. MONTEROSATO M.T.A., 1880 - Conchiglie della zona degli abissi. Boll. Soc. malac. it., Pisa; 6 (2): 50-82. Books: NAMES and initials of authors, year - Title (of books or article). Editor(s) (Title of book) edition, volume (number), publisher, place, page number. LE DANOIS E., 1948 - Les profondeurs de la mer. Trente ans de recherches sur la faune sous- marine au large de la France. Payot, Paris, 303 p. — Citations in the text should read (LEONARD, 1980) or PIANI (1981). When a paper has more than two authors, the style SMITH et al. (1968) should be used. The convention (BROWN, 1979a) (BROWN, 1979b) should be used when more than one paper is cited by the same aut- hor(s) and published in the same year. — Only Genus and species names should be underlined once for italics. All figures, whether photo- graphs, micrographs or diagrams should be numbered consecutively in Arabic numerals and must be referred to in the text. They are to be submitted on separate sheets, each bearing the author’s name and the figure number. Where possible, figures shouldtbe grouped, bearing in mind that the maximum display area for figures is 11.3 x 18.5 cm. Figures should be prepared to fit the format of the printed page (print area) so that 1:1 reproduction is possible. The publisher reserves the right to reduce or enlarge illustrations. Colour illustrations can only be accepted if the author agrees to bear the costs of reproduction. Please submit well-contrasted glossy prints. Final lettering should be 2. 5/3.0 mm high and rub-on lettering should be used to mark photographs. — Proofs: authors will receive one set of proofs. Proofs should be corrected in pen and returned as soon as possible. A charge will be made for changes introduced after the article has been type- set. Reprints may be ordered when returning the first proof. GRAFICHE ATA - Paderno Dugnano Finito di stampare il 30/11/94 L Pi nsi ùLL ISSN 0394-7149 Bollettino Malacologico PUBBLICAZIONE MENSILE EDITA DALLA SOCIETÀ ITALIANA DI MALACOLOGIA c/o Acquario Civico, Viale Gadio 2 - 20121 Milano AUTORIZZAZIONE TRIBUNALE DI MILANO N. 479 DEL 15 OTTOBRE 1983 SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE 50% MILANO - SPEDIZIONE N° 1 - 1995 Anno XXX (1994) Milano 14 Aprile 1995 N. 10-12 SOMMARIO Dell’Angelo B. e M. Forlì: I Polyplacophora del Pleistocene inferiore di Riparbella (Pisa) con elenco dei molluschi rinvenuti pag. 221 Zenetos a. e J. Van Aartsen: The deep Sea Molluscan Fauna of the Aegean Sea and its relation to the neighbouring Faunas pag. 253 Cecalupo a. e P. Quadri: Contributo alla conoscenza malacolo- gica dell’isola di Cipro (parte II) pag. 269 Mutlu e.: Qualitative and quantitative distribution of benthic Mollusca along the Turkish Black Sea pag. 277 Mondello G.P. e A. Rindone: Presenza di Cymbulia parvidenta- ta Pelseneer, 1888 (Gastropoda: Pseudothecosomata), nello Stretto di Messina pag. 287 Della Bella G-. e C. Tabanelli: Qualche considerazione su Mi- tra ebenus Lk. Voluta plicatula Br., Voluta pyramidella Br. ... pag. 293 Smriglio C. e P. Mariottini: Descrizione di una nuova specie di Rissoidae Gray, 1847 per il Mar Mediterraneo: Rissoa mul- ticincta n.sp pag. 297 Corsini M. e E. Lefkaditou: Occurrence of Ocythoe tuberculata (Cephalopoda: Ocythoidae) in Greek waters pag. 3.04, Allegato: Indice alfabetico autori dell’annata 1994 Direttore Responsabile: Fernando Ghisotti SOCIETÀ ITALIANA DI MALACOLOGIA SEDE SOCIALE: c/o Acquano Civico, Viale Gadio 2, 20121 Milano CONSIGLIO DIRETTIVO PER IL BIENNIO 1993-1994 PRESIDENTE ONORARIO: Fernando Ghisotti PRESIDENTE: Piero Piani VICEPRESIDENTE: Riccardo Giannuzzi Savelli SEGRETARI: Daniele Bedulli, Marco Taviani TESORIERI: Alberto Cecalupo, Gianni Sartore CONSIGLIERI: Daniele Bedulli, Vinicio Biagi, Alberto Cecalupo, Paolo Crovato, Riccardo Giannuzzi-Savelli, Folco Giusti, Mauro Mariani, Giulio Melone, Alberto Paimeri, Piero Piani, Francesco Pusateri, Gio- vanni Repetto, Bruno Sabelli, Gianni Sartore, Marco Taviani REVISORI DEI CONTI: Aurelio Meani, Antonio Simonetta COMITATO SCIENTIFICO COORDINATORI: Bruno Sabelli: Istituto di Zoologia, via San Giacomo 9, 40126 Bologna (Italia) - Mauro Mariani: Acquario Civico, viale Gadio 2 - 20121 Milano MEMBRI: Jacobus J. van Aartsen - R. Tucker Abbott - Daniele Bedulli - Gianni Bello - Philippe Bouchet - Erminio Caprotti - Riccardo Catta- neo-Vietti - Sebastiano Di Geronimo - Fernando Ghisotti - Riccardo Giannuzzi-Savelli - Alberto Girod - Edmund Gittenberger - Folco' Giu- sti - Giulio Melone - Marco Oliverio - Giulio Pavia - Giuseppe Pelosio - Enrico Pezzoli - Winston F. Ponder - Elio Robba - Giuliano Ruggieri - Giovanni F. Russo - Lutfried von Salvini Plawen - Gianni Spada - Mar- co Taviani - Anders Warén. AVVERTENZA: Il Comitato Scientifico comprende nostri soci specializzati in settori diversi della malacologia. Consigliamo gli Autori, in caso di dubbi, di sottoporre i lavori al giudizio di uno o più di questi esperti prima di inviarli alla redazione. . Bollettino Malacologico PUBBLICAZIONE MENSILE EDITA DALLA SOCIETÀ ITALIANA DI MALACOLOGIA c/o Acquario Civico, Viale Gadio 2 - 20121 Milano VOLUME XXX ANNO 1994 INDICE ALFABETICO PER AUTORI DEL VOLUME XXX (1994) AARTSEN van J.J. - European Pyramidellidae: IV The genera Eulimella, Anisocycla, Syrnola, Cingulina, Oscilla and Careliopsis pag. 85 AARTSEN van JJ. - Vedi ZENETOS A. e J. Van AARTSEN ARCULEO M. - Vedi BELLO G., C. RPITONE, M. ARCULEO BELLO G. - Histiotheutis bonnellii in the Adriatic Sea: evidence from predator stomach contents pag. 43 BELLO G. - The Mediterranean Teuthofauna: towards a biogeographical coverage by regional census. I. Generalities pag: 1 58 BELLO G., C. PIPITONE, M. ARCULEO - 1 cefalopodi dei fondi strascicabili del Golfo di Castellamare pag. 173 BIGAZZI M. -Vedi BONFITTO A., M. BiGAZZI. I. FELLEGARA, R. IMPICCINÌ, S. GOFAS, M. OLIVERIO, M. TAVIANI, N. TAVIANI BONFITTO A., M. BIGAZZI, I. FELLEGARA, R. IMPICCINÌ, S. GOFAS, M. OLIVERIO, M. TAVIANI, N. TAVIANI - Rapporto scientifico sulla Crociera DP’91 (Margine orientale della Sardegna, Mar Mediterraneo) pag. 1 29 BONFITTO A., OLIVERIO M., SABELLI B;, TAVIANI M. - A quaternary deep- sea mollusca assemblage from East Sardinia (Western Tyrrhenian Sea) pag. 141 BUZZURRO G e E. GREPPI - Nuovi dati sulla distribuzione di Jujubinus ruscurianus pag. 81 BUZZURRO G. - Vedi OLIVERIO M. e G. BUZZURRO BUZZURRO G. - Vedi OLIVERIO M., G. BUZZURRO, R. VILLA CASU S. - Vedi MERELLA P., A. PORCHEDDU, S. CASU DIrollore Responsabile: Fernando GhIsoltl ALÍTORIZZAZIONE TRIBUNALE DI MILANO N. 479 DEL 15 OTTOBRE 1983 SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE 50 % - MILANO Allegalo a Boll. Mal. XXX (10-12) 1994 CECALUPO A. e P. QUADRI : Contributo alla conoscenza malacologica per il Nord deil’isola di Cipro (parte I) /. pag. 5 CECALUPO A. e P. QUADRI : Contributo alla conoscenza malacologica per il Nord dell’isola di Cipro (parte II) pag. 269 CORSINI M. e E. LEFKADITOU: Occurrence of Ocythoe tuberculata (Cephalo= poda: Ocythoidae) in Greek waters pag. 304 DELLA BELLA G. e C. TABANELLI: Qualche considerazione su Mitra ebenus Lk. Voluta plicatula Br.yVoluta pyramidella Br pag. 293 DELL’ANGELO B. e M. PORLI: I PolypIacophora del Pleistocene inferiore di Riparbella (Pisa) con elenco dei molluschi rinvenuti pag. 221 FELLEGARA I. - Vedi BONFITTO A., M. BIGAZZI, I. FELLEGARA, R. IMPICCINÌ, S. GOFAS, M. OLIVERIO, M. TAVIANI, N. TAVIANI Forlì M. - Vedi Dell’Angelo B. e M. Forlì GOFAS S. -Vedi BONFITTO A., M. BiGAZZI, I. FELLEGARA, R. IMPICCINÌ, S. GOFAS, M. OLIVERIO, M. TAVIANI, N. TAVIANI GREPPI E. - Vedi BUZZURRO G e E. GREPPI - IMPERATRICE M. - Vedi RANETTA P e M. IMPERATRICE impiccinì I. -Vedi BONFITTO A., M. BIGAZZI, I. FELLEGARA, R. IMPICCINÌ, S. GOFAS, M. OLIVERIO, M. TAVIANI, N. TAVIANI JEREB P. e S. RAGONESE - The Mediterranean Teuthofauna: towards a biogeo= graphical coverage by regional census.ll. Strait of Sicily pag. 1 61 LAZZARI G. e E. RINALDI - Alcune considerazioni sulla presenza di specie extra mediterranee nelle lagune salmastre di Ravenna pag. 195 LEFKADITOU E. - Vedi CORSINI M. e E. LEFKADITOU MARANO G. - Vedi VACCARELLA R., A.M. PASTORELLI, G. MARANO Mariottini P. - Vedi Smriglio C. e P. Mariottini MERELLA P., A. PORCHEDDU, S. Casu - La malacofauna della riserva naturale di Scandola ( Corsica Nord-occidentale) pag. 1 1 1 MONDELLO G.P. e A. RiNDONE: Presenza di Cymbulia parvidentata Pelseneer, 1 888, (Gastropoda: Pseudothecosomata) nello Stretto di Messina pag. 287 MUTLU E.: Qualitative and quantitative distribution of benthic Mollusca along the Turkish Black Sea pag. 277 OLIVERIO M.-Vedi BONFITTO A., M. BIGAZZI, I. FELLEGARA, R. IMPICCINÌ, S. GOFAS, M. OLIVERIO, M. TAVIANI, N. TAVIANI OLIVERIO M.-Vedi BONFITTO A., OLIVERIO M., SABELLI B;, TAVIANI M. OLIVERIO M. e G. BUZZURRO - A new mediterranean species of the genus Homalopoma, with notes on the genus-group ( Trochoidea, Turbinidae, Colloniinae) pag. 182 OLIVERIO M., G. BUZZURRO, R VILLA : A new Eulimid Gastropod from the Eastern Mediterranean Sea (Caenogastropoda, Prenoglossa) pag. 21 1 PALAZZI S. - Cerithiopsis nana (Jeffreys, 1 867) vivente in Suberites pag. 79 PANETTA P e M. IMPERATRICE - Analisi dei molluschi del Banco della Amendolara pag. 33 PASTORELLI A.M. - Vedi -VACCARELLA R., A.M. PASTORELLI, G. MARANO PIPITONE C.- Vedi BELLO G., C. PIPITONE, M. ARCULEO PORCHEDDU A. - Vedi MERELLA P., A. PORCHEDDU, S. CASU QUADRI P. - Vedi CECALUPO A. e P. QUADRI RAGONESE S. - Vedi JEREB P. e S. RAGONESE Ricordi P. - Una nuova Opalia (Ptenoglossa, Epitoniidae) per il Pliocene siciliano pag. 73 RINALDI A.C. - Frequenza e distribuzione di Vitreolina phifippi (De Rayn. e Ponzi, 1854) (Prosobranchia,Eulimidae) su due specie di echinoidei regolari lungo le coste meridionali della Sardegna pag. 29 RINALDI E. - Vedi LAZZARI G. e E. RINALDI RINDONE A. - Vedi MONDELLO G.P. e A. RINDONE RUGGIERI G. - Due parole su Caecum decussatum Monterosato pag. 1 SABELLI B. -Vedi BONFITTO A., OLIVERIO M., SABELLI B;, TAVIANI M. SACCHI C.F. - Contribution à la demoécologie de deux Littoraria des Ties sud-pacifiques pag. 49 SMRIGLIO C. e P. MARlOTTlNl: Descrizione di una nuova specie di Rissoidae Gray, 1 847 per il Mar Mediterraneo: Rissoa multicincta n.sp pag. 297 TABANELLI C. - Vedi DELLA BELLA G. e C. TABANELLI TAVIANI M. - Vedi BONFITTO A., M. BiGAZZI, I. FELLEGARA, R. IMPICCINÌ, S. GOFAS, M. OLIVERIO, M. TAVIANI, N. TAVIANI TAVIANI M. -Vedi BONFITTO A., OLIVERIO M., SABELLI B;, TAVIANI M. TAVIANI N. - Vedi BONFITTO A., M. BiGAZZI, I. FELLEGARA, R. IMPICCINÌ, S. GOFAS, M. OLIVERIO, M. TAVIANI, N. TAVIANI VACCARELLA R., A.M. PASTORELLI, G. MARANO - Studio sud’efflcienza delle draghe turbosoffianti e loro effetto sulle comunità bentoniche pag. 1 7 VILLA R. - Vedi OLIVERIO M, G. BUZZURRO , R. VILLA WARÉN A. - Systematic position and validity of Ebala Gray, 1847 (Eballdae fam.n., Pyramidelloidea, Heterobranchia) pag. 203 Zenetos a. e J. VAN AARTSEN; The deep Sea Molluscan Fauna of the Aegean Sea and Its relation to the neighbouring Faunas pag. 253 Necrologio Ricordo di Angelina GAGLINI ( pagine fuori testo I - IV del fascicolo 5-9 ) Recensioni bibliografiche T. BACKELJEY , P. BOUCHET, S. GOFAS, L. de BRUYN, 1 994 - Genetic variation, systematics and distribution of the venerid clam Chameìea gallina (G.Bello) pag. 219 R. BlELER , 1993 - Architectoniddae of the Indo-Paclfic (G.C. Melone) pag. 84 P. CESARI ., 1994 - I Molluschi della Laguna di Venezia (F. GhIsottI) pag. 217 R. GIANNUZZI SAVELLI, F. PUSATERI, A. PALMERI, C. EBREO, 1994- Atlante delle conchiglie marine del Mediterraneo. Voi. I Archaeogastropoda (F Ghisotti) pag. 220 P.KAAS & R.A. Van belle, 1994 - Monograph of Living Chitons, Voi. 5 Suborder Ischnochitonina: Ischnochitonidae: Ischnochitoninae (concluded) Callistoplacinae; Mopaliidae. Additions to Voi. 1-4 (B. Dell’Angelo) pag. 216 M. MIKKELSEN R. BlELER , R.E.PETIT , 1 993 - A Bibliography of Caribbean malacology ( 1826-1993) (F. Ghisotti) pag. 220 Boll. Malacologico 30 (1994) I (9-12) 221-252 Milano 14-4-1995 Bruno Dell'Angelo* Maurizio Forii ** I POLIPLACOPHORA DEL PLEISTOCENE INFERIORE DI RIPARBELLA (PISA), CON ELENCO DEI MOLLUSCHI RINVENUTI *** Key Words: Paleontology, Pleistocene,Taxonomy,Polyplacophora, sp.nov., ab- normal shell-plates, Toscana (Italy) Riassunto Una ricca fauna pleistocenica a molluschi, comprendente 211 specie, è stata rinvenuta nei pressi di Riparbella (Pisa). Viene fornita una descrizione approfon- dita delle 14 specie di Polyplacophora raccolte, con la nuova specie Chiton etru- scus, ed un elenco completo dei molluschi. Tre specie sono segnalate per la prima volta allo stato fossile: Lepidopleurus geronensis, Acanthochitona crinita f. oblonga ed Emarginala pustula. Summary A rich fossil assemblage is described from lower Pleistocene marine sediments near Riparbella (Pisa). 211 species of molluscs were identified, of which 14 Polyplacophora species, systematically described with the new species Chiton etruscus. A complete list of the molluscs is given, with some informations about stratigraphical and paleoecological data. Three species {Lepidopleurus geronensis, Acanthochitona crinita {.oblonga and Emarginala pustula) are reported for the first time in fossil status. Premessa L'associazione a molluschi fossili esaminata proviene da un corpo sedi- mentario riferibile al Pleistocene inferiore e costituito in prevalenza da sabbie fini, giallo arancio, con intercalazioni di calcareniti sabbiose e lenti di argille sabbiose,situato nei pressi di Riparbella (Pisa), lungo la strada provinciale n. 13 al km 2,500 (fig.l). Notizie sull'inquadramento geologico di tale località si possono trovare in Saggini (1959), Giannelu et al. (1981) e Mazzanti (1984). Nel punto da noi campionato la parte bassa dei sedimenti è trasgressiva sopra la formazione dell'alloctono di tipo ligure (ofioliti); in particolare i chi- toni, la maggior parte dei gasteropodi ed alcuni bivalvi provengono da uno strato con alghe calcaree che affiora sulla parte sinistra, in direzione Riparbella, della scarpata stradale, leggermente inclinato verso il basso, costi- tuito da sabbia e èalcarenite sabbiosa con Arctica islándica, dello spessore va- riabile da pochi centimetri a circa mezzo metro. * via Mugellese 66D , 1-50047 Prato ** via Grocco 16 - 1-50047 Prato *** Lavoro accettato il 22 febbraio 1994 221 Superiormente si trovano straterelli sabbiosi p piccole lenti di argille, va- riamente alternate per circa 0,5 metri, dopodiché per alcuni metri i livelli sono totalmente sabbiosi e, superiormente, sono alternati ad alcuni banchi di arena- rie. L’esposizione di questi strati si può seguire proseguendo la strada per Riparbella, dove questa formazione fa passaggio laterale ai "Conglomerati di Riparbella". Secondo Giannelu et al. (1981: 49): Dal punto di vista stratigrafico Ve- lemento caratterizzante di questa formazione.„è certamente la presenza di ospiti nordici quali Arctica islándica e Venerupis rhomboides... Inoltre la presenza consistente di sopravvissuti pliocenici, e in particolare di Turritella vermicula- ris, permette di limitarne l'estensione ad un Pleistocene Inferiore non molto inoltrato. (Santemiano). La maggior parte degli strati non differiscono tanto per le caratteristiche litologiche quanto piuttosto per la densità, la disposizione spaziale e i rapporti reciproci dei fossili. Anche ad un esame come quello da noi effettuato, vi si ri- conoscono varie biocenosi comprese per lo più nei piani infralitorale e circali- torale (SFBC, SGCF, AP, HP, DC ecc. secondo Peres & Picard (1964) che testimoniano, tenuto anche conto delle caratteristiche litologiche, che la sedimentazione è avvenuta prevalentemente nell'ambito della zona neri tica in- terna. La raccolta dei fossili è stata effettuata manualmente, in più anni di ricer- che di superficie e, ultimamente, analizzando dei campioni di detrito, prove- nienti per lo più dallo strato con alghe calcaree, complessivamente per circa 90 decimetri cubici. I fossili sono nel complesso ben conservati, alcuni gastero- podi hanno ancora tracce di colore (Gihhula, Jujuhinus, Natica), i bivalvi hanno di solito valve disarticolate ma si sono osservati alcuni esemplari di Panopea glycymeris e numerosi di Timoclea ovata, Diplodonta rotundata. Corbula gibba, Ostrea a valve unite e in posizione di vita. Particolarmente interessanti sono le piastre di Polyplacophora rinvenute, piuttosto numerose (oltre 500) e con netta prevalenza di una specie di Chiton che è risultata nuova per la scienza. Tutte le piastre sono di piccole dimen- sioni, di larghezza compresa mediamente tra i 2 e i 4 mm, anche quelle appar- tenenti a specie, come ad es. Chiton olivaceus, che ha normalmente placche di dimensioni ben maggiori. I Polyplacophora sono scarsamente segnalati in letteratura, al massimo le citazioni riguardano le tre quattro specie piu' comuni inserite in elenchi di molluschi fossili di varie località italiane. Per quanto riguarda località Pleistoceniche, l'unico lavoro a nostra conoscenza specifico sui Polyplacophora è quello di Sabelli & Paviani (1979) per il Pleistocene in- feriore del Torrente Stirone. Vista quindi la scarsità di dati disponibili sui Polyplacophora pleistocenici, viene effettuata nel seguito una analisi appro- fondita delle specie rinvenute. 222 Infine sono elencati tutti i molluschi campionati, con la distribuzione temporale ed il riferimento alle biocenosi. DESCRIZIONE SISTEMATICA DEI POLYPLACOPHORA Classe Ordine Sottordine Superf amiglia Famiglia Genere Sottogenere POLYPLACOPHORA LEPIDOPLEURIDA LEPIDOPLEURINA LEPIDOPLEUROIDEA LEPIDOPLEURIDAE Lepidopleurus Lepidopleurus Gray, 1821 Thiele, 1909 Thiele, 1910 Dell'Angelo & Palazzi, 1991 Pilsbry, 1892 Risso, 1826 s.str. Lepidopleurus (L.) cajetanus (Poli, 1791) (fig. 18) 1791 Chiton cajetanus Poli, p.lO, t.4, ff.1-2 1897 Lepidopleurus cajetanus (Foli) - Sacco, p.90, t.7, ff.26-31 1962 Lepidopleurus (L.) cajetanus (Poli)- Malatesta,p. 146-147,f. 1 1971 Lepidopleurus decoratus (Reuss) - Baluk,p.453-454,t. l,ff. 1-4 1977 Lepidopleurus cajetanus (Poli) - Laghi, p.95-98,t.l,ff. 13-20 1979 Lepidopleurus cajetanus (Poli)- Sabelli & Taviani,p.l60-161,l.l, ff.1-3 1984 Lepidopleurus cajetanus (Po\ì) - p.284-285,t.4,ff.l-2 1989 Lepidopleurus (L.) cajetanus (Poli) - Dell'Angelo & Palazzi,p.45-50, t.1-2 Materiale esaminato 3 piastre, 1 anteriore (larghezza 2 mm) e 2 posteriori (larghezza 6 e 3 mm). Materiale tipo Lectotipo designato in Dell'Angelo & Palazzi (1989), sulPesemplare figurato da Poli (1791, t.4, f.l) Descrizione La specie risulta adeguatamente descritta in Laghi (1977: 95-98) e Eto.L' Angelo & Palazzi (1989; 45-50) Osservazioni Le due piastre posteriori rinvenute rientrano bene nella variabilità morfo- logica (spostamento in posizione posteriore del mucrone al crescere delle di- mensioni della piastra) descritta da Laghi (1977: 95, f.3). La più piccola è de- pressa e con mucrone centrale, quella di maggiori dimensioni più elevata e con il mucrone in posizione posteriore, per effetto del ripiegamento sul lato ventrale dell'area postmucronale. Distribuzione Miocene : bacini dell'Europa centrale (Austria, Cecoslovacchia, Polonia, Romania e Bulgaria) e dell'Appennino settentrionale (Montegibbio e Rio di Bocca d' Asino). Pliocene e Pleisto cene: si rinviene con una certa frequenza. 223 mai però abbondante, in varie località del bacino del Mediterraneo, sia italiane che francesi, spagnole e greche. Un elenco delle vàrie località di rinvenimento è dato in Dell'Angelo & Palazzi (1989: 48). Attuale: distribuito praticamente in tutto il Mediterraneo e lungo le coste atlantiche, sia a nord dello Stretto di Gibilterra (Spagna, Portogallo) che a sud (Marocco, Canarie). Sottogenere Leptochiton Gray, 1847 Lepidopleurus (Leptochiton) cimicoides (Monterosato, 1879) 1879 Chiton minimus Monterosato, p.23-24 1879 Chiton cimicoides Monte rosato, p.24 1989 Lepidopleurus (Leptochiton) cimicoides (Monterosato) Dell'Angelo & Palazzi, p.64-65, 1. 14-15 Materiale esaminato 2 piastre posteriori, larghezza max 3 mm Materiale tipo Lectotipo designato in Dell'Angelo & Palazzi (1987: 98), facente parte di un lotto di 6 individui conservati nella collezione Monterosato (Museo Civico di Storia Naturale, Roma). Descrizione La specie risulta adeguatamente descritta in Dell'Angelo & Palazzi (1987: 98-99; 1989: 65). Osservazioni Le due piastre rinvenute non sono in buone condizioni di conservazione, quella di maggiori dimensioni si presenta completamente decorticata e quindi senza più alcuna traccia visibile di scultura. La particolare forma del mucrone, posteriore e rivolto all’indietro, e la conformazione dei tubercoli della scultura, visibile in alcune zone sulla piastra più piccola (larghezza 1,8 mm), consen- tono comunque l'attribuzione specifica. L.cimicoides è una specie piuttosto rara, sia vivente che fossile. (Questa risulta essere, a nostra conoscenza, la seconda segnalazione allo stato fossile (la prima è quella di Dell'Angelo & Palazzi, 1989, per le tre località di Trappeto, Gallipoli e Pecoraro). Distribuzione Pliocene: Trappeto (PA). Pleistocene: Riparbella (PI), Gallipoli (LE) e Pecoraro (RC). Attuale: sporadiche segnalazioni per alcune località mediterra- nee (Palermo, Siracusa, is. d'Elba) ed extra mediterranee (Sahara occidentale, tra24e25°lat.Nord). 224 Lepidopleurus (Leptochiton)cfr,geronensis (Kaas&YanBelle, 1985) (fig. 16) 1985 Leptochiton (L.) geronensis Kaas & Van Belle, p.67-69, f.28 Materiale esaminato 1 piastra posteriore, larghezza 2,5 mm Materiale tipo Olotipo depositato presso il "Institut Royal des Sciences Naturelles de Belgique", Bruxelles, n.reg. IG-26.356, un esemplare proveniente da Gerona (Spagna) al largo di Llansa, -200m. Descrizione La specie risulta adeguatamente descritta in Kaas & Van belle, 1985. Osservazioni L'unica piastra rinvenuta non è in buone condizioni di conservazione, pur se la scultura rimane visibile. Alcune caratteristiche peculiari (ad es. la forma della piastra, i granuli chiaramente separati arrangiati a quinconce sull'area postmucronale ed in strie longitudinali sull'area antemucronale, ecc.) consen- tono l'attribuzione specifica a L.geronensis, se pur con qualche riserva dovuta alla scarsità del materiale esaminato. La specie è rara anche vivente nel Mediterraneo, dove si rinviene su fondali di tipo coralligeno tra 100 e 250m di profondità. È questa, a nostra conoscenza, la prima segnalazione allo stato fos- sile di L.geronensis, Distribuzione Pleistocene: Riparbella (PI). Attuale: sporadiche segnalazioni per alcune località mediterranee (Spagna: Gerona, Bagur; Italia: arcipelago Toscano; Malta). Famiglia HANLEYIDAE Pilsbry, 1892 Genere Hanley a Gray, 1857 Hanleya hanleyi (Bean in Thorpe, 1844) 1844 Chiton hanleyi Bean in Thorpe, p.263, f.57 1860 Chiton multigranosusReuss, p.259-260, t.8, f.8a-b 1962 Hanleya hanleyi (BediVÌ) - Malatesta, p. 153- 155, ff.9-10 1971 Hanleya? multigranosa (Reuss)- Baiuk, p.456-457,t.l,ff.5-7 1977 Hanleya hanleyi (Bedin) - Laghi, p.99-102, t.3, ff.5-9 1979 Hanleya multigranosa (Reuss) - Sabelli & Taviani, p. 158- 160, t.l, f.4 Materiale esaminato 2 piastre intermedie incomplete, larghezza max 2 mm 225 Materiale tipo Presso The Wood End Museum of Natural History, Scarborough (Inghilterra) Descrizione La specie risulta adeguatamente descritta in LAom (1977: 99-102). Osservazioni H.hanleyi e' una specie rinvenuta piuttosto raramente, sia vivente che fos- sile. Recentemente e’ stata evidenziata da alcuni autori (Baluk, 1971; Laghi, 1977) la presenza di lamine di inserzione sulle piastre intermedie e probabil- mente sulla piastra posteriore (anche se non è facilmente distinguibile dalle lamine suturali perchè non è sporgente dal tegmentum). H. multi grano sa (Reuss, 1860) è riconducibile alla presente specie. Distribuzione Miocene,: Appennino settentrionale, bacino di Vienna, Polonia meridionale. Pliocene: Inghilterra e scarse segnalazioni per località italiane. Pleistocene. Norvegia, Sicilia e Calabria, Torrente Stirone, Riparbella. Attuale: Oc.Atlantico, dal Mar di Barents fino alle Canarie ed alle coste orientali nordamericane; Mediterraneo, con scarse segnalazioni per alcune località. Sottordine ISCHNOCHITONINA Bergenhayn, 1930 Famiglia ISCHNOCHITONIDAE Dall, 1889 Sottofamiglia CALLOCHITONINAE Piate, 1901 Genere Callochiton Gray, 1847 Callochiton septemvalvis (Montagu, 1803) (figg. 10,17) 1803 Chiton septemvalvis Montagu, p3 1860 Chiton rariplicatus Reuss, p.258, t.8, ff. 10- 1 1 1962 Callochiton (C.) achatinus (Brown) - Malatesta, p. 158- 160 1971 Callochiton rariplicatus (Reuss) -Baluk, p.461-462,t.5,ff. 1-5 1977 Callochiton laevis (Montagu) - Laghi, p.l08-109,t.2,ff.l4-18 1979 Callochiton achatinus (Brown) - Sabelli & Taviani,p.l60-161, t.l, ff.20-22 1984 Callochiton laevis (Montagu) - Baluk, p.290 Materiale esaminato 57 piastre, 1 anteriore, 50 intermedie e 6 posteriori, larghezza max 3 mm. Materiale tipo„ Presso il British Museum (Natural History), London Stato nomenclaturale Questa specie è stata a lungo conosciuta sotto i nomi C.laevis (Montagu, 1803, non Pennant, 1777) e C. achatinus (Brown, 1823). Kaas(1978) ha rie- sumato il nome C. septemvalvis ed ha proposto di separare la forma atlantica C .septemvalvis septemvalvis da quella mediterranea, C. septemvalvis euplaeae 226 (O.G.Costa, 1829). Le due forme si differenziano sostanzialmente per le di- mensioni (maggiori nella forma atlantica) e per la presenza o meno di cicatrici lon gitudinali sull'area centrale. Vista la variabilità di questi caratteri, e se- guendo Dell'Angelo & Palazzi (1994) che discutono a fondo tale problema, preferiamo utilizzare il taxon C .septemvalvis per designare la specie nel suo complesso. Osservazioni La specie è ben nota in letteratura, per cui si ritiene superflua un'ulteriore descrizione. Le piastre rinvenute sono di piccole dimensioni ed alcune fram- mentate. Sono comunque ben visibili le cicatrici longitudinali suU’area cen- trale, da 3 a 5 per lato. Le piastre presentano un elevato grado di variabilità, sia per l'elevazione dorsale (da placche fortemente appiattite ad abbastanza ele- vate) che per la rilevazione delle aree laterali, in certe piastre molto evidenti. Il numero di incisioni presenti sulle lamine di inserzione al perinoto è pari a 20/2-3/16-18, con un valore per la piastra posteriore leggermente superiore a quello rilevato in letteratura (14-16). Anomalìe Nel materiale esaminato è presente una piastra anteriore con un accenno di doppia denticolazione (fig. 10), ben evidente su metà piastra. La stessa anoma- lia, però più pronunciata e presente sull'intera piastra anteriore, è già stata se- gnalata da Baschieri et al. (1992: 66) su un esemplare vivente raccolto a Marina di Pulsano (TA). Una precedente segnalazione (Dell’Angelo & Palazzi, 1983) riguardava una singola piastra posteriore, per cui riteniamo che tali anomalie, se pur mai segnalate a nostra conoscenza al di fuori dei casi citati, e mai per piastre fossili, siano più frequenti di quanto si pensi. Distribuzione Miocene: Appennino settentrionale, Europa centro orientale (Kninice, Rudoltice e Steinabrunn, come Callochiton rariplicatus) e Polonia. Pliocene e Pleistocene (più frequente): varie località italiane e alcuni depositi pleistocenici nordici. Attuale: distribuito in tutto il Mediterraneo e lungo le coste atlantiche europee, dalla Norvegia alle isole Canarie. Segnalato anche per il golfo di Aqaba in Mar Rosso. Sottofamiglia LEPIDOCHITONINAE Iredale, 1914 Genere Lepidochitona Gray, 1821 j Sottogenere Lepidochitona s.str. Lepidochitona (L.) cinerea (Linneo, 1767) (fig. 14) 1767 Chiton cinereus Linnaeus, p. 1 107, n. 9 1962 Lepidochitona (L.) cinereus (L.) -Malatesta,p.l55-157, ff.l 1-12 1977 Lepidochitona cinerea (L.) - Laghi, p.105-108, 1.3, ff. 1-4 1992 Lepidochitona cinerea (L.) - Cavallo & Repetto, p.30, f.2 227 Materiale esaminato 6 piastre, 3 anteriori (larghezza max 2 mm) e 3 intermedie (larghezza max 2,2 mm per una piastra incompleta) Materiale tipo Presso The Linnean Society of London (fide Dodge, 1952: 23) Osservazioni Le piastre si presentano in buono stato di conservazione, anche se quelle intermedie sono largamente frammentate. Nel Miocene della Polonia e’ stata segnalata una specie molto simile, L.subgranosa Baluk, 1971, considerata da Laghi conspecifica di L.cinerea, mentre altri Autori la considerano specie di- stinta. Distribuzione Miocene, Tortoniano: Appennino settentrionale. Pliocene e Pleistocene: segnalazioni in varie località italiane, mai troppo frequente; Norvegia (Pleistocene). Attuale: distribuita in tutto il Mediterraneo (localmente piutto- sto comune) il Mar Nero, le coste europee fino alla Norvegia e le coste atlan- tiche del Marocco. Lepidochitona (L.) caprearum (Scacchi, 1836) (fig. 12) 1836 Chiton caprearum Scacchi, p.9 1848 Chiton corrugatusRtcvc, t.28, f.l85 1962 Middendorffia caprearum (Scacchi)- Malatesta,p.l57-158,f.l3 1919 Middendorffia caprearum (Scacchi) -Sabelli&Taviani, p.160-161, t.l, ff.8-9 Materiale esaminato 15 piastre, 1 anteriore e 14 intermedie, larghezza max 2,8 mm. Materiale tipo Presso la collezione Petit a Parigi (fide Monterosato, 1879). Un esemplare inviato da Petit a Monterosato, illustrato da Gaglini (1985: viii, tav.l), può essere considerato un lectotipo, se non si troverà un esemplare tipo nella collezione Petit. Stato nomenclaturale Questa specie ha una sinonimia abbastanza complicata, ed è anche nota in letteratura come Lepidochitona corrugata (Reeve, 1848). Noi concordiamo con quanto espresso da Piani (1983) nel ritenere valida la diagnosi di Scacchi. Osservazioni L.caprearum è una specie molto abbondante in Mediterraneo nel piano mesolitorale, mentre i rinvenimenti fossili sono alquanto rari, e comunque più frequenti nel Pleistocene. Alcune piastre rinvenute nel Miocene della Polonia ed identificate come Lepidochitona lepida (Reuss, 1860) sono probabilmente 228 riconducibili a L.caprearum, ma la variabilità delle piastre e l’elevato numero di specie di Lepidochitona descritte per il Miocene dei bacini dell'Europa centro orientale richiede studi più approfonditi per giungere a conclusioni significa- tive. Distribuzione Le citazioni bibliografiche sono, come già detto, scarsissime: Malatesta, 1962 (Pleistocene di Messina, Carrubbare (RC) e Nizzeti (CT)); Greco & Lima, 1974 (riporta la segnalazione di Malatesta); Sabelli &Taviani, 1979 (Pleistocene del Torrente Stirone). Nella collezione di uno degli autori (Dell'Angelo) sono presenti piastre dalle seguenti località. Miocene, Tortoniano: Rio di Bocca d' Asino (AL), Montegibbio (MO). Pliocene: Rio S. Antonino (SV), Rapolano (SI), Trappeto (PA). Pleistocene: Torrente Stirone, Torrente Guerro (MO), Gallipoli (LE), Pecoraro (RC), Capo Milazzo (ME). Attualmente L.caprearum è distribuita in buona parte del Mediterraneo (scarse segnalazioni per il Nord Africa) e lungo le coste atlantiche meridionali spagnole e portoghesi. Lepidochitona (L.) monterosatoi Kaas & Van Belle, 1981 (fig. 7) 1981 Lepidochitona (Lepidochitona) monterosatoi Kaas & Van Belle, p.23, ff. 57-72, 128/8 1988 Lepidochitona monterosatoi Kaas & Van Belle - Macioszczyk, p.52, t.2, ff.6,7,8a-b Materiale esaminato 5 piastre intermedie, larghezza max 2,5 mm. Materiale tipo Olotipo depositato presso il Rijksmuseum van Natuurlijke Historie, Leiden, n.reg. 55386/1, un esemplare proveniente da Cap d' Antibes, Port de rOli vette (Francia). Descrizione Piastra anteriore semicircolare, margini laterali rettilinei, raccordati col margine superiore semicircolare a formare un angolo ottuso.Piastre intermedie rettangolari, subcarinate, abbastanza elevate (elevazione dorsale circa 0,4), margine anteriore leggermente con cavo tra le apofisi, margine posteriore con apice sporgente molto pronunciato, aree laterali rilevate.Piastra posteriore piccola, semiellittica, margine anteriore leggermente convesso, mucrone subcentrale, poco prominente. Tegmentum uniformemente granulato, granuli di forma rotondeggian- te/ovale, convessi, disposti in quinconce sulle piastre terminali, le aree laterali e jugale delle piastre intermedie; disposti in serie longitudinali curve e diver- genti suH'area pleurale delle piastre intermedie. 229 Apofisi di forma triangolare sulle piastre intermedie, trapezoidale sulla piastra posteriore, separate da im seno jugale di ampiezza pari all'incirca ad un terzo della larghezza della piastra. L'articulamentum presenta la lamina di in- serzione al perinoto suddivisa in denti, con formula 8/1/11. Osservazioni L.monterosatoi è una specie piuttosto rara vivente, rarissima allo stato fossile. È facilmente distinguibile da L.cinerea e Lcaprearum per la maggior elevazione dorsale, le aree laterali delle piastre rilevate e sopratutto la disposi- zione dei granuli sull'area pleurale delle piastre intermedie. Il materiale esami- nato, se pure in non buone condizioni di conservazione, è perfettamente con- gruente con queste caratteristiche. E' questa, a nostra conoscenza, la prima segnalazione allo stato fossile di questa specie per località italiane. L'unica altra se gnalazione (Maqoszczyk, 1988: 52) riguarda il Miocene della Polonia. Distribuzione Miocene: Polonia (Weglinek, Weglin e Lychow). Pleistocene: Ripar bella. Attuale: sporadici rinvenimenti in varie località mediterranee, ed una prima segnalazione per il Mar Rosso. Sottofamiglia ISCHNOCHITONINAE Dall, 1889 Genere Ischnochiton Gray, 1847 Sottogenere Ischnochiton s.str. Ischnochiton (I.) rissoi (Payraudeau, 1826) (fig. 15) 1826 Chiton rissoi Payraudeau, p.87, t.3, ff.4-5 1934 Ischnochiton rudolticensis^nXc, p.23-24, t.2, ff.41-43 1962 Ischnochiton (I.) rissoi (Payr.) - Malatesta,p.l60-I61,f.l6 1971 Ischnochiton rudolticensis Sulc - Baluk, p.458, t.3, ff.5-8 1977 Ischnochiton (Simplischnochiton) r¿yjoí (Payr.>Laghi, p.l04, t.l, ff.4-9 1979 Ischnochiton rissoi (Payr.) - SabelU & Taviani, p. 160- 161, t.l, ff.l7-l9 1984 Ischnochiton rissoi (Payr.) - Baluk, p.287-288, t.6, f.2 1992 Ischnochiton (Ischnochiton) r¿ssoi(Payr.) - Cavallo & Repetto, p.30, f.l Materiale esaminato 3 piastre, due intermedie e una posteriore, larghezza max 3,5 mm. Materiale tipo Collocazione ignota. Osservazioni 1, rissoi presenta una grande variabilità nei suoi caratteri identificativi. Le tre piastre rinvenute, praticamente identiche a quelle raffigurate da Sabelu & Paviani (1979) per il Torrente Stirone, presentano la tipica scultura formata da deboh coste vermicolate, concentriche e longitudinali. 230 Distribuzione Miocene: Appennino settentrionale, Cecoslovacchia (Kninice e Rudoltice) e Polonia. Pliocene: Appennino settentrionale ed alcune altre località in Toscana, Lazio e Sicilia. Pleistocene: più frequente in Italia meridionale (Puglia, Calabria e Sicilia), sporadiche segnalazioni in altre località, es. Torrente Stirone e Riparbella. Attuale: distribuito in tutto il Mediterraneo, con alcune segnalazioni extramediterranee (Canarie, Selvagens e Azzorre) che ne- cessitano di conferma. Famiglia CHITONIDAE Rafìnesque, 1815 Sottofamiglia CHITONINAE Rafinesque, 1815 Genere Chiton Linneo, 1758 Sottogenere Rhyssoplax Thiele, 1893 Chiton (Rhyssoplax) olivaceus Spengler, 1797 1797 Chiton olivaceus Spengler, p.73, t.6, f.8a-c 1897 Chiton olivaceus varplioparva Sacco, p.89, t.7, fi. 1-5 1897 Chiton miocenicus Michelotti - Sacco, p.89-90,t.7,iT.8-20 1962 Chiton (C.) olivaceus Spengler - Malatesta, p.161-162, f.l8 1977 Chiton olivaceus Spengler - Laghi, p.109-110, t.2, ff.5-8,13 1979 Chiton olivaceus Spengler - Sabelli & Taviani, p. 160-161, t.l, ff.10-12 1992 Chiton (Rhyssoplax) olivaceus Spengler - Cavallo & Re petto, p.30, f.3a 1992 Chiton miocenicus Michelotti - Cavallo & Repetto, p.30, f.3b Materiale esaminato 12 piastre, 9 intermedie e 3 posteriori, larghezza max 5,5 mm. Materiale tipo La serie tipo di C.olivaceus non è più presente nella collezione del Museo Zoologico deirUni versi tà di Copenhagen (fide Kaas & Knudsen, 1992: 60) Osservazioni Anche questa specie è caratterizzata da una elevata variabilità nei suoi ca- ratteri diagnostici. Le piastre rinvenute non sono molto ben conservate, ma ca- ratterizzate da una scultura piuttosto grossolana, con l'area pleurale incisa con 5-6 robusti solchi longitudinali per lato, di andamento abbastanza irregolare. Il numero dei solchi è molto variabile in C.olivaceus^ raggiungendo 7-12 solchi per lato nelle piastre del Miocene Polacco ed ancora di più in alcune forme dell 'Appennino settentrionale descritte sotto il nome Chiton miocenicus Michelotti, 1897. Distribuzione Miocene: Appennino settentrionale, bacino di Vienna, Polonia, Cecoslo- vacchia, Romania, Ukraina. Pliocene: poco frequente, varie località italiane, Nizza e Normandia. Pleistocene: più frequente, presente in tutti i livelli della penisola italiana e della Sicilia e segnalato in alcune località spagnole. Attuale: presente in tutto il Mediterraneo ed in Atlantico, sia a nord che a sud dello Stretto di Gibilterra. 231 Fig. 1 Ubicazione della località fossilifera (X) di Riparbella Foglio 112 (III S.E.) della carta d’Italia I.G.M. 1:25000 Cnrnttcre Chitoiì eintscus Chiton phnseoìinus Chiton coraììimis Aree Intera! i Rilevate, nettamente separate dall ’area centrale Poco rilevate, non separate dall’ arca ccntrale.senza “scalino” Rilevate, nettamente separate dall 'area centiale con "scalino” molto elidente Profilo della ¡piastra intennedia Rcgolanncntc arrotondata, elevata Rcgolanncnfe arrotondata, meno elevata Calinata, angolo iugale circa 1 15° rilevazione dorsale 0,50 - 0.65 0.40 - 0,50 0,50 - 0,40 StTÌatnre longitudinali 5 - 8 tutte, esclusa la più centrale, arri\ ano fino al margine anteriore 5-8: solo le prime diie o tre arrivano fino al margine anteriore, le altre coprono meth o un ferzo della lunghezza 8-10 in generale tutte arrivano fino al margine anteriore vSolchi longitudin.'ili Abbastanza profondi fili delxrli Profondi Porzione di areajugale libera da striature media larga stretta Tab 1: Principali differenze fra Chiton etruscus e specie consimili 232 Chiton (Rhyssoplax) etruscus sp.nov. (figg. 2,3,4,5,9,15^) Materiale esaminato 358 piastre, 48 anteriori, 283 intermedie e 27 posteriori, larghezza max 3,2 mm. Piastre generalmente in mediocre stato di conservazione e molto frammentate, quelle complete ed in buone condizioni rappresentano circa il 10% del totale. Olotipo: Museo di Zoologia del Dipartimento di Biologia Evoluzionistica Sperimentale, Università di Bologna: 3 piastre (1 anteriore, 1 intermedia ed 1 posteriore), n.reg. 1 1623. Paratipi: 1 - Museo Civico di Zoologia di Roma: 3 piastre (lant., 1 int. e 1 post.) 2 - Civico Museo Archeologico e di Scienze Naturali di Alba: 4 piastre (l ant., 2 int. e 1 post.), n. reg. G-1125. 3 - Collezione B. Dell' Angelo: 5 piastre (1 ant., 3 int. e 1 post.) n.reg. FX 18 A/C 12 4 - Collezione M.Forli: 5 piastre (1 ant., 3 int. e 1 post.) 5 - Collezione R.Van Belle: 1 piastra intermedia, n.reg. VB FlOOla 6 - Collezione L.Dantart: 1 piastra intermedia Diagnosi Piastre di piccole dimensioni, larghezza max 3,2 mm, elevate (eie vazione dorsale 0,5-0,65), regolarmente arrotondate, non carinate. Piastre anteriore, posteriore (area postmucronale) e aree laterali delle piastre intermedie liscie. Areecentrali con 5-8 striature longitudinali da ciascun lato, sulla zona pleurale. Lamina di inserzione suddivisa in denti pettinati, f.la dentaria 9- 10/ 1/ 1 1-14. Descrizione Piastra anteriore piuttosto elevata, a sezione semicircolare nel margine in- feriore, diametro max 23 nim, corrispondente alla larghezza della valva. Margini laterali arrotondati, raccordati col margine superiore, praticamente ine- sistente. Tegmentum liscio, si notano a forte ingrandimento i complessi degli esteti ed alcune linee di crescita poco evidenti (ed analogamente sulle aree late- rali delle piastre intermedie e sull'area postmucronale della piastra posteriore). L'articulamentum presenta la lamina di inserzione suddivisa in 9- 10 denti pet- tinati. I denti sono di larghezza abbastanza regolare, ma alcuni tendono a sud- dividersi ulteriormente, con incisioni meno profonde, dando l'impressione di un numero di denti maggiore. Piastre intermedie di forma rettangolare, larghezza max 2,5 mm, con an- goli arrotondati. Margini anteriore e posteriore praticamente rettilinei, con apice appena pronunciato ma evidente. La piastra II presenta regolarmente una 233 forma quadrangolare più tozza ed allargata, con i margini anteriore e posteriore suddivisibili in due metà angolate. Piastre elevate (elevazione dorsale 0,5- 0,65), regolarmente arrotondate. Aree laterali lisce, rilevate, nettamente sepa- rate dall’area centrale. Area centrale con 5-8 striature longitudinali da ciascun lato, sulla zona pleurale. L’area jugale è liscia. Tutte le striature arrivano fino al margine anteriore ad eccezione di quella più centrale (o delle ultime due) da ciascun lato. L’articulamentum è costituito da due ^x)fisi subtr^zoidali, se- parate da un ampio seno jugale. Un solco divide le lamine di inserzione in due denti pettinati. Piastra posteriore elevata, larghezza max 3,2 mm, margine posteriore se- micircolare, margine anteriore regolarmente convesso. Area centrale (antemucronale) con scultura analoga a quella dell'area centrale delle piastre in- termedie, con le striature longitudinali che tendono a divergere leggermente verso i margini laterali. Area postmucronale liscia. Mucrone abbastanza evi- dente, poco sporgente, in posizione leggermente anteriore. La linea posteroju- gale bipartisce la placca in due porzioni di cui quella anteriore, più stretta, pra- ticamente rettilinea e quella posteriore debolmente concava. Apofisi subtrape- zoidali più pronunciate rispetto a quelle delle piastre intermedie, con un seno jugale conseguentemente meno ampio. La lamina di inserzione è suddivisa in 11-14 denti, di larghezza abbastanza regolare, anche se alcuni tendono a suddi- vidersi ulteriormente. Origine del nome Derivato dal nome della popolazione che abitava anticamente l’attuale Toscana. Osservazioni Questa specie presenta alcune analogie con Chiton phaseolinus Monterosato, 1879 (mai rinvenuto allo stato fossile) e C.corallinus (Risso, 1826). Le principali differenze sono riportate in tab. 1, e ci sembrano particolarmente significative, anche in funzione della loro omogeneità e costanza nell’abbondante materiale esaminato. Anomalie Una piastra anteriore risulta anomala nel margine inferiore, dove appaiono due distinti bordi terminali denticolati, paralleli e molto vicini, come se fosse avvenuta una fusione tra due piastre leggermente sfalsate. Tutti gli altri mar- gini si presentano normali. Distribuzione Pleistocene: Riparbella. Fig. 1 234 Sottordine ACANTHOCHITONINA Bergenhayn, 1930 Famiglia ACANTHOCHITONIDAE Pilsbry, 1893 Genere Acanthochitona Gray, 1821 Acanthochitona fascicularis (Linneo, 1767) (figg. 8,11) 1767 Chiton fascicularis Linneo, n.l 106 1962 Acanthochitona communis (Risso) - Malatesta, p.166-167, f.24 1977 Acanthochitona cowunwnw (Risso)-Laghi.p.l 10-1 1 l,t.3,ff.l3-19 1979 Acanthochitona communis (^ssd) - Sabelli & Taviani, p.160-161, t.l, ff.13-14 1985 Acanthochitona fascicularis (L.) - Kaas, p.585-588, ff.1-6 Materiale esaminato 25 piastre, quasi tutte incomplete, 5 anteriori, 17 intermedie e 3 poste- riori , larghezza max 4 mm. Materiale tipo La specie non è presente presso The Linnean Society of London {fide Dodge, 1952: 21). Neotipo designato in Kaas (1985: 588), Museo Nazionale di Storia Naturale di Parigi, 1 es. proveniente da Orano (Expedition scientifique de l’Algerie, 1842). Stato nomenclaturale La sistematica delle specie appartenenti a questo genere è molto confusa^ e solo recentemente (Kaas, 1985) è stata effettuata una revisione delle specie viventi mediterranee: A.fascicularis (L., 1767) con le piastre ricoperte da gra- nuli molto fitti, piccoli ed arrotondati (è la specie riportata in quasi tutti i la- vori recenti con il taxon A.communis) ed A.crinita (Pennant, 1777) con le piastre ricoperte da granuli generalmente più grandi, meno fitti e di forma ”a goccia" (anche questa specie è stata riportata nella maggior parte dei lavori re- centi con il taxon A.fascicularis). Per quanto riguarda le specie fossili, sono stati creati numerosi taxa, o sulla base di concetti evolutivi che consideravano le specie attuali "specie successive" di quelle mioceniche (LAom, 1977: 91) attribuendo nomi diversi ad esemplari attuali e fossili, oppure sulla base di minime variazioni morfologiche che potrebbero in massima parte rientrare in un campo di variabilità intraspecifica piuttosto accentuato per queste specie. Per questi motivi non abbiamo inserito nei dati bibliografici alcun riferimento a vari lavori che trattano i ritrovamenti nel Miocene polacco e che illustrano sotto taxa diversi piastre probabilmente riconducibili alla specie in esame. Descrizione Piastre globose e fortemente mucronate, con morfologia di tipo acantochi- tonidae (Laghi, 1977: 90-91, fig.2a). Piastre terminali con profilo circolare. 235 piastre intermedie con profilo laterale falciforme. Piastra posteriore con mu- crone centrale acuto. Tegmentum ricoperto da fitti granuli rotondeggianti, relativamente pic- coli, ordinatamente disposti su tutte le piastre in archi contrastanti. I granuli sono superiormente piatti, leggermente incavati al centro. Area jugale stretta, rilevata, liscia o appena striata longitudinalmente ("pennellata”). Articulamentum ampiamente sporgente da sotto il tegmentum. La pia stra I presenta 5 incisioni, le piastre intermedie sono provviste di apofisi molto grandi con una incisione per lato, che formano un seno jugale arrotondato e poco esteso, la piastra Vili presenta nella zona posteriore una piccola lami- netta di inserzione con due incisioni (eccezionalmente su alcune piastre può essere presente qualche incisione supplementare), mentre il margine anteriore e quelli laterali sono occupati dalle apofisi molto estese e di forma quadrango- lare. Osservazioni L'estrema variabilità delle piastre di Acanthochitona suggerisce di conside- rare, seguendo Laghi (1977: 111), specie abbastanza comprensive, per cui si considerano appartenenti ad A.fascicularis tutte le piastre che presentano i se- guenti caratteri: tegmentum ornato con granuli molto fitti, rotondeggianti, relativamente pic- coli e disposti su archi contrastanti in modo compatto; margine laterale delle piastre intermedie falciforme; apofisi quadrangolari molto protese in avanti. Distribuzione Miocene, Tortoniano: Appennino settentrionale. Pliocene: Appennino settentrionale, Toscana, Sicilia. Pleistocene: varie località italiane, general- mente più frequente. Attuale: tutto il Mediterraneo, coste atlantiche europee e nordafricane. Acanthochitona crinita (Pennant, 1777) (fig. 13) 1777 Chiton crinitus Pennant, p.71, t.36, ff.l.Al 1962 Acanthochitona fascicularis {h.) - Malatesta,p.l64-165,f.22 1971 Acanthochitona lacrimulifera Baluk, p.464, t.2, ff.6-9 1977 Acanthochitona fascicularis (L.)- Laghi, p.l 11, 20-21 1979 Acanthochitona fascicularis (L.) - Sabelli & Taviani, p.l60- 161, t.l, f.l5 1984 Acanthochitona fascicularis (L.) - Baluk, p.291, t.9, f.2 1985 Acanthochitona crtmCa (Pennant) - Kaas, p.588-597, ff.7-50 1992 Acanthochitona crinita (Pennant) -Cavallo & Repetto,p.30,f.4 Materiale esaminato 14 piastre intermedie in mediocre stato di conservazione, larghezza max 2,5 mm Materiale tipo La specie non è presente presso la collezione Pennant. Neotipo designato in Kaas (1985: 591-592), Royal Scottish Museum of Natural History, Edinburgh, n.reg. 1978.052.02601, 1 es. proveniente dalle Hebrides, Monach Is., North Uist. Osservazioni Questa specie si differenzia da A.fascicularis per le diverse formazioni dor- sali del perinoto (ovviamente non interessanti i rinvenimenti fossili), per il profilo più ellissoidale delle piastre intermedie e sopratutto per Tomamenta- zione del tegmentum formata da granuli a sezione ellittica o a forma di goccia, disposti su archi contrastanti, generalmente più grandi rispetto a quelli di A.fascicularis y e con la superficie bombata. Anche questa specie presenta un alto grado di variabilità nei suoi caratteri specifici ed ha pertanto una sinoni- mia estremamente complicata (Kaas, 1985: 588-589 per le sole forme 2à- Xìiali)Acanthochitona lacrimuliferaBaluky 1971 del Miocene della Polonia è riconducibile ad A.crinita. Distribuzione Miocene: Appennino settentrionale. Bacino di Vienna, Polonia. Pliocene: Appennino settentrionale, Toscana, Sicilia. Pleistocene: varie località italiane. Attuale: lungo tutte le coste mediterranee europee, coste atlantiche europee dalle is. Lofoten, Norvegia, fino all’Arcipelago di Capo Verde a Sud. Acanthochitona crinita Loblonga Leloup, 1981 (fìg. 6) 1981 Acanthochiton oblongas Ltìoup, p.1-3, t.l, ff.lA-D 1985 Acanthochitona crinita (Pennant) - Kaas, p.5%, iT.39-43 Materiale esaminato 8 piastre intermedie, 1 intera (larghezza 2,7 mm) e sette frammentate. Materiale tipo Olotipo depositato presso la "Royal University" di Malta, un indi viduo facente parte di un lotto di quattro, raccolti a Salina Bay, Malta, under rocks at 3 meters depths July 1974 (Leloup, 1981: 1). Osservazioni (Questa specie è identica ad A.crinitay ad eccezione della granulazione del tegmentum, formata da granuli di forma oblonga molto allungati. E' stata de- scritta da Leloup sulla base di individui raccolti a Malta, ed è stata successi- vamente rinvenuta in varie località italiane, sempre pero’ piuttosto rara. Kaas (1985: 596) la considera una semplice forma locale di A.crinita. Senza voler entrare nella questione della validità specifica o meno di questa specie, dob- biamo però rilevaà-e che la particolare granulazione di A.oblonga la rende im- mediatamente distinguibile dnA.crinitay enfatizzando quindi i rari rinvenimenti mediterranei. Ci sembrano quindi particolarmente interessanti le piastre di Riparbella, che rappresentano il primo rinvenimento allo stato fossile di que- sta specie. 237 ELENCO DEI MOLLUSCHI I dati relativi ai molluschi rinvenuti nei vari punti campionati sono riu- niti sinteticamente in un'unica tabella in cui vengono riportati anche i dati strati grafici e quelli paleoecologici desunti dalla letteratura consultata e l'indi- cazione della frequenza di rinvenimento. L'elenco sistematico è stato compilato seguendo in massima parte l’ordine proposto dal Catalogo S.I.M. (Sabelli et al., 1990/92). Per l'identificazione delle specie sono stati consultati alcuni lavori particolarmente interessanti per la ricca iconografia, tra i quali Cerulli-Irelli, 1907/16; Cavallo & Repetto, 1992; Malatesta, 1960/63, 1974; Malatesta & Zarlenga, 1986. Per le biocenosi si è seguito Peres & Picard, 1964 e Picard, 1965.1nfine per alcune specie sono riportate delle note, segnalate nell'apposita colonna della tabella. Sono state usate le seguenti sigle ed abbreviazioni: Periodo M = Miocene P= Pliocene PI =Pleistocene A = Attuale freq = Frequenza di rinvenimento: RR = rarissimo (1-2 esemplari) R = raro (3-10 esemplari) C = comune (11 - 50 esemplari) F = frequente (51 - 150 esemplari) FF = molto frequente ( > 150 esemplari) Biocenosi AP: C: CB: DC: DE: DL: HP: LEE: PE: . RMI: SFBC: SGCF: SVMC: VB: VTC: O.N.: Biocenosi della Alghe Fotofile Biocenosi del Coralligeno Biocenosi dei Coralli Bianchi Biocenosi dei fondi Detritici Costieri Biocenosi dei fondi Detritici Fangosi Biocenosi dei fondi Detritici del Largo Biocenosi della Prateria a Posidonia oceanica Biocenosi delle Lagune Euriahne ed Euriterme Popolamenti Eterogenei Biocenosi della Roccia Mediolitorale Inferiore Biocenosi della Sabbie Fini Ben Classate Biocenosi delle Sabbie grossolane e Ghiaie fini sotto l’influsso di Correnti di Fondo Biocenosi delle Sabbie Fangose Superficiali in Ambiente Calmo Biocenosi dei Fanghi Batiali Biocenosi dei Fanghi Terrigeni Costieri Ospiti Nordici 238 N. SPECIE M p PI A freq BIOCENOSI O.N. Classis POLYPLACOPHORA 1 Lepidopleurus cajetan us ( Poli , 1 79 1 ) X X X X R AP 2 Lepidopleums c dmicoldes ( Monterosato, 1879) X X X RR 3 Lepidopleurus cf r.geronensis ( Kaas X X RR &V.Belle,1985) 4 Hanleya hanleyi (Bean in Thorpe, 1844) X X X X RR C&C 5 Callochiton sepfemvaJvjs (Montagu, 1803) X X X X F AP 6 Lepidochitona cinerea (Linneo, 1767) X X X X R AP 7 Lepidochitona caprearum (Scacchi, 1836) X X X X C RMI 8 Lepidochitona monterosatoi Kaas X X X R C &Van Belle,1981 9 Iscbnochiton rissoi (Payr., 1826) X X X X R HP-AP 10 Chiton olivaceus Spengler, 1797 X X X X C HP-AP 11 Chiton etruscus sp.nov. X FF HP-AP 12 Acanthochitona fascicularis [L., 1767) X X X X C RMI 13 Acanthochitona crinita (Pennant, 1777) X X X X C AP 14 Acanthochitona crinita f. oblonga Leloup, 1981 X X R AP Classis GASTROPODA Subclassis PROSOBRANCHIA 15 Patella sp. ^ X RR AP 16 Acmaea virgínea (O.F.Mueller, 1776) X X X C 17 Diodora graeca (L., 1758) X X X X R HP-AP 18 Diodora italica (Defrance, 1820) X X X X R AP-RS 19 Emarginula punctulum Piani, 1980 X X X C 20 Emarginula pusfu/a Thiele in Kuester, 1913 ^ X X R HP 21 Haliotis tubercolata lamellosa Lamarck, 1822 X X X X RR 22 C/ancu/us;ussjeui (Payr., 1826) X X X F 23 Calliostoma conulus (L, 1758) X X X X C HP-C 24 abbuia ardens (von Salis, 1793) X X X R HP 25 abbuia magus (L., 1758) X X X X C DC-SGCF 26 abbuia adansonii (Payr., 1826) X X X X R AP-SVMC 27 abbuia turbinoides (Deshayes, 1835) X X X R 28 abbuia fanulum (Gmelin, 1791) X X X C 29 abbuia guttadauri (Philippi, 1836) X X X R HP-SGCF- AP 30 abbuia varia (L, 1758) X X X R 31 abbuia umbilicaris (L., 1758) X X X R 32 Clelandella miliaria (Brocchi, 1814) X X X X RR 33 JuJubinus exasperatus (Pennant, 1777) X X X X F HP-AC-C 34 Jujubinus striatus (L., 1758) X X X X FF HP-AP 35 Jujubinus montagui (W.Wood, 1828) X X X RR 36 Tricolia speciosa (von Muehlfeldt, 1824) X X X F HP-AP 239 N. SPECIE M p PI A freq BIOCENOSI O.N. 37 Bolma rugosa (L., 1766) X X X c 38 Cerithium vulgatum Bruguiere, 1792 X X X X F HP 39 Cerithium vancosum (Brocchi, 1814) X X c SGCF 40 Bittium reticulatum (Da Costa, 1778) X X X X F HP-AP 41 Bittium deshayesi Cerulli-Irelli, 1912 X X X FF 42 Turritella tornata (Brocchi, 1814) X X X C 43 Turritella tricahnata (Brocchi, 1814) ^ X X X X FF VTC-PE-DC 44 TumteIJa spirata (Brocchi, 1814) X X X R 45 Uttorina neri toi des (L., 1758) X X X R 46 Rissoa auri scalpi um (L, 1758) X X X RR HP-AP 47 Rissoa guenni Recluz, 1843 X X X X C HP-AP 48 Rissoa sulzeriana (Risso, 1826) X X X C HP-AP 49 Alvania bean/ (Hanley in Thorpe, 1844) X X X X C HP-AP 50 Alvania cimex(L, 1758) X X X C HP-AP 51 Alvania cancellata (Da Costa, 1778) X X X X C HP-AP 52 Alvania discors (Allan, 1818) X X X C HP-AP 53 Ah'ania lactea (Michaud, 1832) X X X C HP-AP 54 Alvania lineata Risso, 1826 X X X C HP-AP 55 Alvania geryonia (Nardo, 1847) X X X C HP-AP 56 Manzonia crassa (Kenmacher, 1798) X X X C HP-AP 57 Manzonia zetlandica (Montagu, 1815) X X X C HP-AP 58 Obiusella intersecta (S.W.Wood, 1857) X X X R 59 Pusillina lineata (Michaud, 1826) X X X RR 60 Pusillina cfr. parva (Da Costa, 1778) X X X RR 61 Rissoina decussata (Montagu, 1803) X X X C HP-AP 62 Circulus srnatU5( Philippi, 1836) X X X X R 63 Paludinella Uttorina (DeWe Chiaje, 1828) X X X RR 64 Barleeia uni fasciata (Montagu, 1803) X X X R 65 Caecum subannulatum De Folin, 1870 X X X R 66 Caecum trachea (Montagu, 1803) X X X R 67 Hydrobia sp. X RR LEE 68 Hyala vitrea (Montagu, 1803) X X X R 69 Tomus subcarinatus (Montagu, 1803) X X X C 70 Truncatella subcylindrica(L., 1767) X X X R 71 Aporrhais pespelecani (L, 1758) X X X X FF DC-DE 72 Aporrhais uffjngenana (Risso, 1826) ^ X X X X C DC 73 Aporrhais serresi anus (Michaud, 1828) X X X RR VB 74 Calyptraea chinensis (L., 1758) X X X X C DC-SGCF 75 Crepidula unguiformis Lamarck, 1822 X X X X C DC 76 Capulus ungaricus (L., 1758) X X X X R DC 77 Xenophora crispa (Koenig, 1825) X X X C VB 78 Vermetus trig uetrus A.Bivona, 1832 X X X C AP 240 1 1 SPECIE M p PI A freq BIOCENOSI 79 Serpuiorbis arenaria (L, 17 58) X X X X c AP 80 Trivia arctica (Pulteney, 1789) X X X R 81 Trivia monacha (Da Costa, 1 778) X X X X c 82 Trivia dmj/diafa (Bronn, 1821) X X X RR 83 Erato voluta (Montagu, 1803) X X X X R DC 84 Natica tigrina (Defrance, 1825) X X X C SGCF 85 Natica stercusnwscarum (Gmeiin, 1791) ^ X X RR 86 Euspira fusca (B1 ain vi He, 1825) X X X R 87 Pyraudeautia intricata (Donovan, 1804) X X X RR 88 Cymatium a/Tine (Deshayes, 1833) X X X X R 89 Monophorus perversus {L., 1758) X X X X rr 90 Monophorus cono/da/is (CerulIi-IrelM, 1912) ^ X X RR 91 Cerithiopsis fubercolaris ( Montagu, 1803) X X X C C 92 Epitonium commune (Lamarck, 1822) X X X R SFBC 93 Melanella polita (L., 1758) X X X C DC 94 Niso eburnea (Risso, 1826) ^ X X X R 95 Bolinus brandaris ( L., 1758) X X X C DE-HP-AP 96 Hadriania oretea (De Gregorio, 1885) X X X X C DC -DE 97 Hexaplex trunculus ( L, 1 758) X X X C 98 Muricopsis crisfafa (Brocchi, 1814) X X X X R 99 Ocinebrina acicu/afa (Lamarck, 1822) X X X R HP 100 Trophon m urica tus (Montagu, 1803) X X X c 101 Typhinellus sowerby (Broderip, 1833) X X X RR 102 Buccinulum comeum (L., 1758) X X X X C AP 103 Chauvetia cfr \efebvrei (Maravigna, 1 840) X X RR HP 104 Fasciolaria fimbriata (Brocchi, 1814) X X C 105 Fusinus longiroster ( Brocchi, 1814) X X R 106 Nassarius mutabilis{L., 1758) X X X X C SFBC 107 Nassarius angulatus (Brocchi, 1814) X X R 108 Nassarius mus/vus (Brocchi, 1814) X X C 109 Nassarius macrodon (Bronn, 1831) X X X RR lio Nassarius prysmaticus (Brocchi, 1814) X X X C 111 Nassarius asperulus ( Brocchi, 1814) X X R 112 Nassarius sem/striafus (Brocchi, 1814) X X X X FF 113 Nassarius gjganfu/us (BoneMi, 1840) X X X FF 114 Nassarius serraticosta (Bronn, 1831) X X X C 115 Mitrella scripta (L., 1758) X X X C HP 116 Vexillum ebenus (Lamarck, 1811) X X X X F 117 Vexillum trícoíór (Gmeiin, 1790) X X X F 118 Vexillum savignyi (Payr., 1826) X X X C 119 Gibberula miliaria (L, 1758) X X X F HP 241 N. SPECIE M p PI A freq BIOCENOSI O.N. 120 Gibberula philippii (Monterosato, 1869) X X X F 121 Granulina clandestina (Brocchi, 1814) X X X c HP 122 Granulina occu/ta (Monterosato, 1869) X X X c 123 Mi tra fusiformis ( Brocchi , 1814) X X X R 124 Conus strìa tulus Brocchi, 1814 X X X C 125 Bela nebu/a (Montagu, 1803) X X X C 126 Mangelia angusta (Jan, 1842) X X C 127 Mangelia uni/asciata (Deshayes, 1835) X X X C 128 Haedropleura septangularìs ( Montagu, 1 803 ) X X X C 129 Raphitoma purpurea (Montagu, 1803) X X X R 130 Raphitoma echinata {Brocchi, 1814) X X X C 131 Raphitoma volutella (Kiener, 1839) X X X R 132 Daphnella romana (Libassi, 1859) X X RR 133 Comarmondia grac/7/s (Montagu, 1803) X X X C Subclassis HBTEROBRANCHIA 134 Chrysallida indistincta (Montagu, 1808) X X X C 135 Chrysallida obtusa (T.Brown, 1872) X X c 136 Chrysallida terebellum (Philippi, 1844) X X X C 137 Folinella excavata (Philippi, 1836) X X X C 138 Fblinella spinosula Micali, 1992 ® X X RR 139 Tragula fenestrata (Jeffreys, 1848) X X X C 140 Eulimella adcu/a (Philippi, 1836) X X X C 141 Odostomia conoidea ( Brocchi , .1814) X X X X C 142 Odostomia scalarìs MacGillivray, 1843 X X X C 143 Turbonilla Jacfea (L, 1758) X X X C SFBC 144 Turbonilla lanceae {Ubassi, 1859) X X C Subclassis OPISTOBRANCHIA 145 Retusa spirata (Brocchi, 1814) X X X C 146 Retusa truncatula {Bruguiere, 1792) X X X X C 147 Volvulella acuminata (Bruguiere, 1792) X X X RH 148 Ringicula aurìculata { Menard, 1811) X X X X F 149 Scaphander li gnarius (L, 1758) X X X X R Subclassis PULMONATA 150 Ovatella myosotis (Drapaniaud, IBOl) X X X RR 7- Classis BIVALVIA Subclassis PROTOBRANCHIA 151 Nucula nucleus (L., 1758) X X X X C DE 152 Nucula piacentina Lamarck, 1835 X X X C 153 Nuculana commutata (Philippi, 1844) X X X X F DE ^ Subclassis PTEROMORPHIA 154 Arca tetragona Poli, 1795 X X X X C DC 155 Barbatia barbata {L., 1758) X X X X C 156 Anadara pectinata (Brocchi, 1814) X X X c 242 N. SPECIF M p PI A freq BIOCENOSI O.N. 157 Bathyarca p/7//ippjana (Nyst, 1848) X X X X c 158 Stri area lactea (L, 1758) X X X X F DC 159 Glycymeris glycynieris ( L., 1758) X X X X c SGCF-DC 160 Glycyweris insubrica (Brocchi, 1814) X X X X c SFBC 161 Musculus costulatus (Risso, 1826) X X X R 162 Pec ten jacobaeus (L, 1758) X X X c DC-SGCF 163 Q Pecten sp. ^ X X RR 164 Aequipecten operculahs ( L, 1758) X X X X c DC 165 Chlamys vaha (L, 1758) X X X X c AP-DL 166 Chlamys flexuosa (Poli, 1795) X X X c DC-SGCF 167 Anomia ephippium L, 1758 X X X X C DC 168 Plicatula mytilina Philippi, 1836 X X X R 169 Ostrea edulis lamellosa Brocchi, 1814 X X X X FF Subclassis HETERODONTA 170 Cfena decussata (O.G. Costa, 1829) X X X X C 171 Megaxinus trans vers us (Bronn, 1831) X X X X C 172 Lucinella divaheata (L, 1758) X X X X C 173 Myrtea spini fera (Montagu, 1803) X X X X FF DC-PE 174 Lucinoma boreale (L, 1758) X X X X FF PE 175 Diplodonta rotondata (Montagu, 1803) X X X X FF 176 Chama gryphoides L, 1758 X X X X F AP-HP 177 Chama piacentina Defrance, 1817 X X F 178 Bornia sebetia (O.G. Costa, 1829) X X X X R 179 Cardi ta calyculata (L, 1758) X X X C AP 180 Venehcardia antiquata (L, 1758) X X X C AP-SGCF 181 Astarte sulcata (Da Costa, 1778) X X X C 182 Cardium indicum Lamarck, 1818 X X X X R 183 Acanthocardia echinata (L., 1758) X X X R DC-DE-DL X 184 Acanthocardia paucicostata (Sow.ll, 1841) X X X R VTC 185 Plagiocardium papillosum (Poli, 1795) X X X X F DC 186 Laevicardium oblongum (Gmelin, 1791) X X X F DC 187 Spisula subtruncata (Da Costa, 1778) X X X X FF SFBC 188 Lutrana magna (Da Costa, 1778) X X X X C SGCF- SVMC 189 Tè//ina compressa Brocchi, 1814 X X X C 190 Tellina serrata Brocchi ,1814 X X X C DE 191 Gastrana fragilis (L., 1758) X X X C LEE-SVMC 192 Solecurtus scopula (Turton, 1822) X X X X C 193 Azohnus chamasolen (Da Costa, 1778) X X X X C DC -DE 194 Arctica islándica (L, 1767) X X X X C X 195 Venus verrucosa L., 1758 X X X X C HP-SGCF 196 Venus nuxGmeiin, 1791 X X X X F VTC-VP 197 Timoclea ovata (Pennant, 1777) X X X X FF DC-DE-DL 243 nr 1 SPECIE M p PI A freq BIOCENOSI 198 Clausinella fasciata (Da Costa, 1778) X X X X F SGCF 199 Gouldia minima (Montagu, 1803) X X X X C DC-SGCF 200 Dosinia lupinas (L., 1758) X X X X C SFBC-PE 201 Dosinia exoleta (L., 1758) X X X X C SGCF 202 Pitar ruáis (Poli, 1795) X X X X C SFBC-DC 203 Irus irus(L, 1758) X X X X R 204 Paphia rhomboides (Pennant, 1777) X X X X R SGCF 205 Pelecyora brocc/iu Deshayes, 1836 X X X RR 206 Glossus humanusiL., 1758) X X X X R 207 Corbula gibba (Olivi, 1792) X X X X FF PE 208 Hiatella rugosa (L., 1767) X X X X C 209 Panopea glycymeris {von Bom, 1778) X X X X R Classis SCAPHOPODA 210 Dentalium inacqui costatum Dautzenberg, 1891 X X X C 211 Dentalium fossi7e Schroeter, 1784 X X X RR 1 rateila sp. Un frammento apirale non determinabile con sicurezza, forse riferibile a Patella cacrviea L, 1758. 2 . Ümarglnula pustvla flg. 26: Materiale esaminato: 8 esemplari. Per la discussione e la descrizione si rimanda a PiAhn (1984) e Bowrrro & Sabeili (1992). Distribuzione: La specie è segnalata soprattutto per PArcIpelago Toscano e per le coste orientali sarde. Due segnalazioni, considerate dubbie, per le coste Ioniche pugliesi e per il siracusano. Pleistocene Inferiore di RIparbella. Non slamo a conoscenza di ulteriori segnalazioni allo stato fossile. 3 Turrltclla tricarinata : La distribuzione temporale di questa specie si Intende come trend evolutivo da Turrltella tiicarlnata trlcarínaia a Tunitella tiicarína pHorecens a Turrltclla trlcarinata communis. GII esemplari di RIparbella appartengono per lo più al morpho di trlcarinata tipica. 4 Aporrhais uttlngcrlana: SI considera estinta questa sperle perché qui presente con esemplari della forma tipica pliocenica. Attualmente è diffusa In Atlantico, lungo le coste occidentali africane, con una ssp. A. uttlngcrlana pesgalUnae (Barnard, 1963) che differisce dalla specie fossile per la digitazione posteriore sempre discosta dalla spira. 5 . Natica stcrcusmuscarum: Un unico esemplare di grandi dimensioni. Non essendo stati trovati opercoli la distinzione da Natica tigrina è basata sulla morfologia della conchiglia, confrontata con esemplari attuali. 6 Monophorvs coaoldatls: Un unico esemplare che corrisponde alla descrizione data da Cerulll-IrelH. SI segnala la presenza senza entrare nel merito della validità specifica. A questo proposito si veda anche Maìatesta (1974:212, tav. 15, flg. 2). 7 Niso eburnea: Un esemplare presenta, come residuo della colorazione originale, una linea rossa vicino alla sutura posteriore del girl. 8 roHnelta spinosula, flg. 25:Un unico esemplare. Segnalata per II Pliocene Italiano Micali,, 1992 . Primo ritrovamento per il Pleistocene Inferiore. 9 Poeten sp. : Un unico esemplare di grandi dimensioni completo delle due valve. Dlffe= risce da Pecten Jacobeus tipico per alcune caratteristiche quali la forma generale più trasversa, la convessità. Il numero della coste e Pornamentazlone radiale. Diametro .''ntero - posteriore (D.A.P.) - 140 mm Diametro umbo-ventrale (D.U.V.) -llOmm Rapporto D.A.P. / D.U.V - 1,27 Le coste sono 17 e la loro ornanientazlone-è costituita da cordoncini raggianti di dimen- sioni eguali; gli spazi Intercostali sono Invece occupati da sottili strie radiali. Asso- miglia moltissimo all’esemplare di Cocconl discusso da lUrn (1970:125-126, tav. 31, flg. 3a, 3b e da quest’ultimo, considerata anche l’unicità dell’esemplare. Interpretato come "inorfo" di P. facobeus . Con più materiale a disposizione si potrebbe forse farne una nuova specie. 244 Considerazioni Conclusive L'evoluzione paleoambientale sembra ricalcare quanto riscontrato in altri giacimenti coevi delle colline pisane, meglio studiati da questo punto di vista. Inizialmente dovevano esistere, in ambiente litorale, le condizioni necessarie per l'instaurarsi di varie biocenosi tipiche di questa zona, successivamente il progressivo approfondimento del bacino e l'aumento della torbidità portarono all'instaurarsi delle condizioni per il passaggio alla zona circalitorale. Per quanto riguarda la batimetria i sedimenti sembrano essersi depositati, per la maggior parte, ad una profondità intorno ai 30/40 metri. Sono comun- que presenti sia specie che indicano profondità piu' basse, sia specie indicatrici di profondità maggiori. Anche da un punto di vista bionomico l'associazione esaminata presenta una certa variabilità per quanto riguarda i Piani in cui le specie attualmente vivono (Mesolitorale, Infralitorale e Circalitorale) e per le relative biocenosi, tanto da far supporre che si sia verificato qualche rimaneg- giamento. L'associazione di Natica tigrina, Niso eburnea. Arctica islándica, Paphia rhomboides, consente un sicuro riferimento al Santemiano. Un riepilogo del numero di specie estinte è riportato nella tabella se- guente. Classi n.spede n.sp.est. %est. Polyplacophora 14 1 7,1 Gastropoda 134 22 16,4 Bivalvia 58 5 8,6 Scaphopoda 2 1 50 Totale 208 29 13,9 Alcune di queste specie sono segnalate per la prima volta allo stato fossile in assoluto {Lepidopleurus geronensis, Acanthochitona crinita {.oblonga, Emarginula pustula) o per località italiane (Lepidochitona monterosatoi). Altre sono citate molto raramente in letteratura, ad es. Lepidopleurus cimicoides e Lepidochitona caprearum, oppure segnalate per la prima volta nel Pleistocene, ad es. Folinella spinosula. 245 Giannelli et al. (1981: 47) riportano un elenco preliminare (non com- prendente i Polyplacophora) di 47 specie rinvenute a Riparbella, tutte ritrovate ad eccezione di Anadara diluvii , Arcopagia ventricosa, Tellinella pulchella, Clavagella bacillum e Dentalium vulgare. Il lavoro di Sabelli & Taviani sui Polyplacophora del Pleistocene infe- riore del Torrente Stirone riporta 1 1 specie. Di queste, a parte il necessario adeguamento nomenclatiirale, 9 sono anche presenti a Riparbella e solo Chiton corallinus e Craspedochiton deslongchampsi non sono state rinvenute. A Riparbella sono presenti altre cinque specie non segnalate per il T.Stirone (Lepidopleurus cimicoides, Lepidopleurus geronensis, Lepidochitona montero- satoi. Chiton etruscus sp.nov., Acanthochitona crinita f. oblonga), ed il totale delle 14 specie rinvenute, oltre a confermare l’accuratezza con cui sono stati esaminati i vari detriti, rappresenta la più ricca fauna di Polyplacophora finora segnalata nel Quaternario del bacino del Mediterraneo. Ringraziamenti Desideriamo ringraziare i Sig.ri A. Gaglini (Roma), I.Nofroni (Roma), S. Palazzi (Modena), G.Repetto (Museo di Scienze Naturali di Alba), R.A.Van Belle (SintNiklaas, Belgio) per le informazioni fomite. Un particolare ringra- ziamento al Sig. Enrico Ulivi (Firenze) per la realizzazione delle foto, allo Studio Fotografico PHOTO 90 di Firenze per la stampa e al Dr. Marco Oliverio (Università di Roma ”La Sapienza") per le foto al S.E.M. 246 Legenda delle Illustrazioni Fig. 2 Chiton etruscus (paratipo 1), piastra I (SEM), largezza 23 nun 3 Chiton etruscus (paratipo 1), piastra intermedia (SEM)larghezza 2,8 mm 4 Chiton etruscus (paratipo 1), piastra intermedia (SEM) larghezza 2,8nun 5 Chiton etruscus (paratipo 1), piastra Vili, vista anteriore(SEM), larghezza 2,7 mm 6 Acanthochitona crinita f. oblonga, piastra intermedia (SEM)Jarghezza 13 nim 7 Lepidochitona monterosatoi, piastra intermedia (SEM) larghezza 2 ,5mm 8 Acanthochitona fascicularis , piastra I , larghezza 1 ,8 mm 9 Chiton etruscus (paratipo 1), dettaglio scultura piastra I (fig.2)(SEM 153x) 10 Callochiton septernvalvis , piastra I anomala, larghezza 1,4 imn 1 1 Acanthochitona fascicularis, piastra VIII, largliezza 23 mm 12 Lepidochitona caprearum, piastra intermedia, larghezza 2,8 mm 13 Acanthochitona crinita, piastra intermedia, larghezza 1,4 mm 14 Lepidochitona cinerea, piastra intermedia, larghezza 23 nun 15 Ischnochiton rissai, piastra intermedia, larghezza 2,6 nun 16 Lepidopleurus geronensis, piastra Vili, larghezza 2,5 mm 17 Callochiton septemvalvis , piastra Vili, larghezza 2,8 mm 18 Lepidopleurus cajetanus, piastra Vili, larghezza 6 mm 19 Chiton etruscus, piastra intennedia, larghezza 1,5 mm 20 Gihhulafanulum,3lic7zaSnmi 21 Gibbulaardens, altezza 9 mm 22 Payraudeautia intricata, altezza 12 mm 23 Gibbuta umbilicaris, altezza 10,5 mm 24 Daphnella romani, lunghezza 9,5 mm 25 Folinella spino sula, lunghezza 2,2 mm 26 Emarginula pustula, altezza 1 mm 27 Emarginula punctulurn, altezza 2 imn 28 Gibbuta guttadauri, altezza 8 mm 247 248 249 250 BIBLIOGRAFIA Baschieri L., B.Dell’Angelo & B. 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Considerazioni sulla famiglia Leptochitonidae Dall, 1889 (Mollusca: Polyplacophora).III. Le specie terziarie e quaternarie europee, con note sistematiche e filogenetiche. Atti Prima Giornata di Studi Malacologici CISMA (Roma, 12/11/1988): 19-140 (tav.1-26) Dell'Angelo B. & S. Palazzi , 1994. Callochiton calcatus, n. sp., con note su Callochiton septemvalvis (Montagu, 1803). La Conchiglia, Roma,26 (273) : 15-23 Dodge H., 1952. A historical review of the Mollusks of Linnaeus. Class Loricata. Bull Am.Mus. Nat. Hist., 100(1): 19-23 Gaglini a., 1985. Classe Amphineura.In F.Settepassi (1972), Atlante Malacologico. I Molluschi Marini viventi nel Mediterraneo. Voi. III. Tip.INIVAG, Roma: i-xix, tav. 1-13 Giannelli L.,R. Mazzanti ,R. Mazzei & G. Salvatorini , 1981. I sedimenti del Pliocene e del Pleistocene inferiore della zona compresa fra Riparbella & Bibbona (province di Pisa e Livorno). Boll. Soc.Geol.lt., 100: 41-56 Greco A. & N. Lima , 1974. 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Ninety eight species are first records for the study area. Of the above the following eleven: Lyonsia arenosa, My sella tumidula, Tellimya semirubra, Alvania mamillata, Ceratia próxima, Clathromangelia fehri. Retusa cunéala, Emarginula costae, Laona pruinosa, Raphitoma erronea and Skenea catenoides were unknown so far in the Aegean as well as in the Levantine and can therefore be considered as new records for the Eastern Medi- terranean. Eight more species, namely : Clathrella clathrata, Epitonium striatissimum, Eulima glabra, Fehria zenetouae, Mangelia coarcata, Nassarius lima. Ondina vitrea and Pleurobranchia meckelii are first records for the Aegean Sea while they are established along the coasts of Israel & Sinai. No Lessepsian migrants were recognised among our fauna as expected. Finally, attention is given to some rare species such as Tellimya semirubra, Megaxinus unguiculinus and Philine pruinosa as well as to some Eastern Mediterranean endemics such as Fehria taprurensis, Fehria zenetouae, Gibbula spratti and Dentalium rossati. Sommano La malacofauna bentonica di un’area a N.W. dell’isola di Rodi (Mare Egeo) è stata studiata in base a esemplari viventi e a residui conchigliari. Sono state identificate 165 specie e cioè 76 Bivalvia, 79 Gastropoda, 7 Polyplacophora, 2 Scaphopoda, 1 Cephalopoda. La maggioranza del materiale vivente era costituito dai bivalvi, mentre i gasteropodi prevalevano nella tanatocenosi. 98 specie sono state reperite per la prima volta nell’area presa in esame. Fra queste 1 1 non erano note per l’Egeo e ü Mare di Levante e sono quindi da considerare nuovi rinvenimenti per il Mediterraneo orientale; esse sono: Lyonsia arenosa, My sella tumidula, Tellimya semirubra, Alvania mamillata, Ceratia próxima, Clathromangelia fehri. Retusa cunéala, Emarginula costae, Laona pruinosa, Raphitoma erronea e Skenea catenoides. Altre 8 specie sono da considerarsi nuove per il Mare Egeo, mentre risultano presenti lungo le coste di Israele e del Sinai. Esse sono le seguenti: Clathrella clathrata, Epitonium striatissi- mum, Eulima glabra, Fehria zenetouae, Mangelia coarctata, Nassarius lima. Ondina vitrea e Pleu- robranchia meckelii. Non sono state trovate specie di immigrazione lessepsiana, mentre degne di nota sono alcune specie rare, quali Tellimya semirubra, Megaxinus unguiculinus e Philine pruinosa come anche alcuni endemismi del Mediterraneo orientale, quali Fehria taprurensis, Gibbula spratti e Dentalium rossati. * National Centre for Marine Research 166 04 - Hellenikon, Greece ** Adm. Helfrichlaan 33, NL 6952, GB Dieren, Holland *** Lavoro accettato il 20 ottobre 1993 253 Introduction The south-east Aegean Sea is one of the most unexplored areas of the Mediterranean Sea. The area around the island of Rhodes is of special inte- rest from oceanographic point of view since it is the field of interaction between the Aegean Sea and the Eastern Mediterranean Seas (Pollak, 1951). The eminent malacologist G.J. Jeffreys, based on earlier work by Fischer (1877), reported a good number of mollusca found as fossils of the Pliocene and Post-Tertiary in Rhodes. Later researches resulted in adding a number of species to those pre- viously found and recorded by Jeffreys (Issel, 1929; Bisacchi, 1929; Tortonese, 1951; Paget, 1976; Nordsieck, 1976). In the framework of a National Centre for Marine Research (NCMR) project, carried out in 1983- 84, the molluscan populations (living and death assemblages) of the deep sea area N.W. of the island were thoroughly studied. Recently, an extensi- ve list of the marine mollusca of Rhodes was prepared in the framework of a Hebrew University-Smithsonian Institution joint program, which howe- ver concentrated only to the shallow water species (Barash & Danin, 1989). Indications exist that the hydrology of the area has an effect on the migration of species from the Eastern Mediterranean into the Aegean Sea (Berdugo, 1968) and that the ecological character of the area has been af- fected by the pattern of the water movements (Furnestin, 1979). The aim of this study is to give a record of the deep sea mollusca of the area around the island of Rhodes, as complete as possible, considering their distribution in the S.E. Aegean Sea so that conclusions about migra- tion of the species can be drawn. Material and methods Benthic samples were collected on a seasonal basis (August, November 1983, February, May, 1984) at five stations (R1-R5) spaced out along the N.W. coast of the island of Rhodes (Fig. 1). The station locations, depths and substrate type are given in Table 1. Five samples were taken at each station with a Van Veen grab (Holme & Mcintyre, 1971). The sediment was sieved on board through a 1 mm sieve and the remaining material was stored in 4% formalin solution stai- ned with Rose-Bengal. After sorting out of the material into the main bent- hic phyla the molluscan specimens collected either alive or dead were identified. The nomenclature and classification followed is that adopted by Sabelli et al, 1990. Table 1 - Location of stations, depth and type of substratum Station Latitude Longitude Depth in m Substrate R1 36 27.5 N 28 17.5 E 70 coraUigenous R2 36 26.0 N 28 13.8 E 45 silty sand R3 36 25.5 N 28 10.8 E 63 » R4 36 25.0 N 28 6.0 E 130 » R5 36 23.2 N 28 1.5 E 90 » 254 Fig. 1 - The five stations (R1-R5) spaced along the N.W. coast of Rhodes 255 Results discussion Faunal - Ecological observations Overall 165 species of Mollusca were identified, 86 of which were col- lected alive and 120 as dead specimens (79 dead only). A complete list of the species in systematics order is given in Table 2. The first two columns of the table give the pooled number of individuals found either in the living material or among the detritus remaining after sorting out the samples. The symbol + denotes that the species was found in unspecified numbers. The majority of species were represented by 2-10 individuals, a mcfde- rate number had single occurrences while thirteen species namely: Abra longicallus, Aequipecten opercularis, Cardiomya costellata, Chlamys flexuosa, Gians aculeata, Nucula nitidosa, Nuculana commutata, Nuculana pella, Par- vicardium scabrum, Solemya togata, Timoclea ovata, Trophon muricatus and Dentalium rossati, which were met with more than 20 individuals, can be thought of as deep water common ones. Many of the molluscan species found in Rhodes have a wide bathyme- trical distribution from shallow waters to deep sea. However, most of them are known to be deep water forms. Indeed, the following fourteen species: Alvania cimicoides, Alvania testae, Nassarius li- ma, Microdrillia loprestiana (Asthenotoma loprestiana) , Ringicula auriculata, Nucula sulcata, Bathyarca grenophia, Hyalopecten similis, Limatula subauri- culata, Kelliella miliaris ( =K. abyssicola), Thyasira flexuosa. Abra longicallus, Parvicardium minimum and Cardiomya costellata, are among those prevai- ling in the bathyal zone of Taranto Gulf (Ionian Sea) at depths 245-620 m (Di Geronimo & Ranetta, 1973). The distribution of the various molluscan classes at the sampling sta- tions is summarized in Table 3, and presented graphically in Fig. 2, while Fig. 3 exhibits the difference in the distribution between the dead and alive specimens for the two major molluscan classes. In the latter it is evident that the bivalvia dominate in the living material while the gastropods are numerically abundant in the death assemblages. Zoogeographical remarks The geographical distribution of the species into the neighbouring areas such as Crete (Raulin, 1870; Sturany, 1896; Jeffreys, 1883a; Kout- souBAS et al., 1992;), Aegean (Desrayes, 1835; Forbes, 1844; Tenekidis, 1989; Zenetos et al., 1991), Cyprus (Demetropoulos, 1971), coasts of Israel (Barash & Danin, 1982, 1986, 1992) is shown on Table 2. Of the 165 species identified, 67 species (41%) were already known mostly from records of the 19th century. The remaining 98 species - (45 bivalvia, 47 gastropods, 2 scaphopods, 3 chitons, 1 cephalopod) - according to table 2 are first records for the study area. 256 However, most of these have been reported to occur in the neighbour- ing Crete and are certainly distributed in the Aegean Sea. Exception are the following eleven species which are unknown in the Aegean as well as in the Levantine and can therefore be considered as new records for the East- ern Mediterranean: Lyonsia arenosa, My sella tumidula, Tellimya semirubra, Alvania mamillata, Ceratia próxima, Clathromangelia fehri. Retusa cuneata, Emarginula costae, Laona pruinosa, Raphitoma erronea and Skenea cate- noides. Nevertheless, the species Alvania mamillata Risso, 1826 has only recently been recognised to differ from the well-known Alvania cimex (L., 1758) and so the species have been undoubtly confused. The same is true for the Emarginula species E. rosea and E. costae for which it is not yet sure whether they belong to one (variable) species or to two different species. According to Sabelli et al. (1990), the two names are synonyms, but the authors would like to treat them as separate species until the question is adequatly-answered . To the above must be added the species: Clathrella clathrata, Epito- nium striatissimum, Eulima glabra, Fehria zenetouae, Mangelia coarctata, Nassarius lima. Ondina vitrea and Pleurobranchia meckelii which were un- known in the Aegean Sea but are established along the coasts of Israel & Sinai. The most remarkable aspect of the malacofauna found by us is the absence of certain groups. First of all, one would expect to find several Indo-Pacific immigrant species. From the Israeli coast, more than 90 of such species are mentioned by Barash & Danin (1986 & 1992). Also from Cyprus, the Turkish South Coast and even from Sicily such species are known already. It should also be noted that Barash & Danin (1989) mention four Indo-Pacific immig- rants from their more littoral material. (None have been found in our rather riche material). A number of our species (Abra nitida, Hemilepton nitidum, Limatula gwyni, Modiolula phaseolina, Palliolum incomparabile, Fehria taprurensis, Fehria zenetouae, Granulina occulta) are among those recently found to extend as far as the Mediterranean coasts of Israel & Sinai in accordance with Van Aartsen et al. (1989). Remarkable too, is the absence of the genus Rissoa although eight spe- cies of this genus are already cited from the recent fauna of Rhodes by Schwartz von Mohrenstern (1864). The genera Cingula, Setia, and other rissoids are absent too. The genus Alvania is only present with five species. The same is true for Pyramidellidae, which are usually present in appreci- able numbers. Of the more than 120 different species known from the Mediterranean only two of the most common ones namely Ondina vitrea (Brusina, 1866) and Odostomia conoidea (Brocchi, 1814), have been en- countered. The related Odostomia sicula (Philippi, 1851) which is usually most common in the Eastern Mediterranean has not been found. 257 BIVALVES: Among the live collected bivalves My sella tumidula (Jef- freys, 1866) and Tellimya semirubra (Gaglini, 1992) should be especially mentioned. Although both species are known from the Mediterranean they are exceedingly rare and therefore their occurrence in the Eastern Mediterranean Basin can here be announced for the first time. Tellimya semirubra has been known under the name Montacuta semirubra Montero- sato although never described. We think it better to place the species in Tellimya Brown, 1827. The species occurs in somewhat deeper water. Also live collected was a fully grown specimen of Megaxinus unguiculinus Pal- lary, 1904. As one of us recently reviewed the distribution of this nearly forgotten species, (Van Aartsen & Carrozza, 1992), we here only mention the further confirmation of the range of this species throughout the East- ern Mediterranean Basin as suggested by the above authors. Juveniles of this species have been figured by Carrozza (1985) under the name of Lepta- xinus incrassatus Jeffreys, 1876. As the other recent mentioning of Lepta- xinus incrassatus by Terreni (1981) concerns in fact Thyasira succisa (Jef- freys, 1876), the occurrence of Leptaxinus incrassatus in the Mediterranean is not at all certain. GASTROPODS: Several rare gastropods have been collected. The spe- cies Fehria taprurensis (Pallary, 1904) and Fehria zenetouae Van Aartsen, 1988, which were also found in this material, can be considered to be ende- mic to the Eastern Mediterranean Basin. This might be true for the genus Fehria as described by Van Aartsen (1988) as a whole as no Fehria species are known from the Western Mediterranean nor the Atlantic up to now. abbuia spratti (Forbes, 1844) has always been regarded as an endemic species, restricted to the Aegean Sea, apparently including Rhodes. Finally the rare Laona pruinosa (Clark, 1827) is worth mentioning. This species, also found in the deep waters of the Adriatic Sea (Sabelli, 1969), was re- cently figured by Terreni (1981). SCAPHOPODA: Dentalium rossati known until recently from the Israeli coasts has also been reported from the Aegean Sea (Koukouras & Kevrekides, 1986). Its finding in Rhodes coupled with its absence in the West Mediterranean confirms its endemism in the Easterm Mediterranean. TABLE 2 Zoogeographical distribution of the deep sea molluscan species found during the NCMR survey Literature LI: Desrayes, 1835; L2: Forbes, 1844; L3: Raulin, 1870; L4: Jeffreys, 1879; L5: Jeffreys, 1881a; L6: Jeffreys, 1881b; L7: Jeffreys, 1883a; L8: Jeffreys, 1883b; L9: Jeffreys, 1884; LIO: Jeffreys, 1885; Lll: Sturany, 1896; L12: Bisacchi, 1929; L13: Tortonese, 1951; L14: Pérès & Picard, 1958; L15 : Paget, 1976; L16: Demetropoulos, 1971; L17: Barash, 1982; LI 8: Diapoulis & Bogdanos, 1983; LI 9: Koukouras & Kevrekidis, 1986; L20: Barash & Danin, 1989; L21: Tenekides, 1989; L22: Van Aartsen et al, 1989; L23: Bogdanos et al, in press; L24: Strack, 1990; L25: Karakas SIS, 1991; L26: Zenetos et al, 1991; L27: Koutsoubas et al, 1992; L28: Barash & Danin, 1992; L29: Van Aartsen & Carrozza, 1992). 258 POLYPLACOPHORA Lepidopleurus - cancetlafus (G.B. Sowerby II, 1840) Hanleya - hanleyi (Bean In Thorpe, 1844) fschnochiton - nssoi (Payraudeau,1826) CallochHon - septemvaMs euplaeae (O.G. Costa, 1829) Lepidochitona - cinerea (L., 1767) -- convgata (Reeve, 1848) Acanthochitona - fasdculans (L., 1767) GASTROPODA PROSOBRANCHIA ARCHAEOGASTROPODA -- virgínea (Müller, 1776) Emarginuia -- adriatica O.G. Costa, 1829 - rosea Bell, 1824 - costae Tiber!, 1855 (?) Scissurelia -- aspera Philippi, 1844 ~ costata d'Orbigny, 1824 Gibbuta -- guttadauri (Philippi, 1844) - magus (L„ 1758) -- spratti (Forbes, 1844) Cteiandella - miiiaris (Brocchi, 1814) Jujubinus -- exasperatus (Pennant, 1777) -- montagui (W.Wood, 1828) Homatopoma - sanguineum (L., 1758) Skenea - catenoides (Monterosato, 1877) CAENOGASTROPODA Bittium - latreitlii Payraudeau, 1826) Cerithidium - submamiliaium ( (De Rayneval.A Ponzi, 1854) Turritetia - communis Risso, 1826 -• turbona Monterosato, 1877 Atvania - aspera (Philippi, 1844) - cimicoides (Forbes, 1844) - mamiltata Risso, 1826 -- iineata Risso , 1826 - testae (Aradas & Maggiore, 1844) Ceratia - próxima (Forbes & Hanley, 1850) Caiyptraea - chinensis (L., 1758) Nstics - fiiosa Philippi, 1845 - stercusmusccarum (Gmelin, 1791) Epitonium - striatissimum (Monterosato, 1878) E utima - glabra (Da Costa, 1778) Rhodes dead previous Crete Aegean Cyprus Israel L24 L16 T" - - 124 - - - L20 L2,L2 - L17 - L15,L20 L24 - L28 L24 L28 - L20 L24 - L17 - L15,L20 12,124 Lie L17 - L6 127 L2.L21 LÍ6 • 1 . [27 . . . - L6 17 L21 Lie . 2 - - - - • . LB L7 L21 . L17 1 LB L27 L2L21 - L2B 1 L27 L21 . L17 11 L8 L27 12,121 Lie 128 1 - L27 12,121 - • 9 LB L27 L21 Lie L28 16 L8,L20 L27 12,121 Lie L28 3 LB 127 121 * 128 5 - L27 L2,L21 Lie L28 . . . . . 7 L15 - 121 - - 2 L10 - - - L2B 2 L9,L20 127 12L21 Lie L17 1 L9 L27 121,121 - 128 1 120,121 . 121 . 128 1 121 L27 L2.L21 . - 2 - - - . - 1 L15,L20 L27 - . L17 1 + ■ 127 * • L2B LB 127 12,L21 - - 3 . L7 121 _ LI 7 2 L10,L20 127 12,121 L18 L17 - - • - - 128 1 . . . . L17 alive 5 2 6 1 2 1 1 1 2 1 3 1 2 9 2 3 1 259 alive NEOGASTROPODA Muricopsis - cristata (Brocchi, 1814) Ocinebrina -aciculafa (Lamarck. 1822) Trophon -- muricatus (Montagu, 1803) Typhinellus - sowerbyi (Broderip, 1833) Buccinutum - comeum (L.. 1758) Fusinus - puhhellus (Philippi, 1844) Nassariijs - lima (Dillwyn, 1817) Mitrella - minor (Scacchi, 1836) Vexillum -sandiii ( Bruslna,1866 Volvarina - mit relia (Risso, 1826) Granulina - occulta (Monlerosato, 1869) Claihromangelia - fehrl Van Aartsen & Zenelos, 1987 Fehrl -taprurensis (Pallary, 1904) -zenetouae Van Aartsen, 1988 Mangelia -- coarctata (Forbes, 1840) -- unit asciata (Deshayes,1835) Microdiillia - loprestiana (Calcara, 1841) Haedropleura -• secalina (Philippi, 1844) Crassopleura - incrassata (Dujardin, 1837) Mitrolumna - olivoidea (Cantraine, 1835) Raphitoma - cf. purpurea (Montagu, 1803) -- echinata Brocchi, 1814 ~ erronea (Monterosato, 1884) Comarmondia ~ gracilis (Montagu, 1803) Philbertia -philberli (Michaud, 1829) Teretia -anceps (Eichwald, 1830) HETEROBRANCHIA Claihrella - clathrata (Philippi, 1844) Eulimella - scillae (Scacchi, 1835) Odostomia - conoidea (Brocchi, 1814) Ondina - vitrea (Brusina, 1866) Rhodes previous Crete Aegean Cyprus Israel L12.L20 L27 L2.L21 Lie 128 L27 L21 L16 L2L21 L27 L21 L17 L12.L20 L27 L21 128 127 L21 L17 128 L7 L21 L28 120 UL21 L28 L27 Lie L28 127 121 L17 L21 L21 L22 L22 L2B L7 L2B L7 121 L20 L7 L2.L12 L28 L7 I2L21 128 L27 L21 Lie L28 120 L21 L28 120 121 L28 L27 L21 128 L2,L21 128 L21 L17 128 L9 L27 L21 L17 L9 L27 I2L21 L17 128 dead 3 3 20 1 1 6 10 1 15 1 2 3 8 3 3 18 1 6 13 8 1 4 1 8 8 1 1 1 2 1 260 Rhodes alive dead previous Crete Aegean Cyprus Israel OPISTHOBRANCHIA Acteon - tomatilis (L, 1758) Crenilabium 1 1 127 L21 Lie L17 - exile (Jeffreys. 1870) Japonacteon 1 L21 L27 L21 L3B .. pusillus (McGillivray, 1843) 11 L27 12 L17 Retusa - cuneata (Tlberi, 1868) 1 - mammiltata (Philippf, 1836) 1 L27 L21 L2B - truncatula (Bruguière, 1792) Volvulella 1 L21 L27 L2.L21 Lie L2B -- acuminata (Bruguière, 1792) Ringicula 1 L27 L2.L21 L2B - auriculata (Menard, 1811) Cylindrobulla 8 L27 i2X2t L17 “ fragilis (Jeffreys, 1856) Bulla 9 L27 121 -- striata Bruguière, 1792 4 L27 L2.L21 L16 L17 Haminoea - hydatis (L.,1758) 2 9 L12.L20 L27 L2,L21 Lie LI 7 - navícula (Da Costa, 1778) Weinkauffia 3 L21 -- turgidula (Forbes , 1844) Philine 2 1 127 12L21 L2B - aperta (L.. 1767) Laona 2 L2.L21 Lie L17 -- pruinosa (Clark ,1827) Cylichna 1 - cylindracea (Pennant, 1777) 1 L21 121 L2B Roxania -- utriculus (Brocchi, 1814) 7 L21 127 121 L28 Umbraculum - umbraculum (Roeding, 1798) 1 L13.L20 L2.L21 L16 L17 Pleurobranchaea ~ meckelii Meckel in Leue, 1813 9 L16 LI 7,128 DIVASIBRANCHIA Williamia - gussonll (O.G. Costa. 1829) 2 L21 L2.L21 128 BIVALVIA PROTOBRANCHIA Solemya - togata (Poli, 1795) 44 + L21 L27 12 L2B Nucula -- hanleyi Winckworth, 1931 1 L27 L26 - nucleus (L., 1758) 4 L27 L2 L16 L17 -- sulcata Bronoi 1831 8 L4 L27 L2 L17 -- nitidosa Winckworth, 1930 Nuculana 20 L7 L18 L2B - commutata (Philippi, 1844) 97 27 L4 L7 12 L16 128 - pella (L. 1767) 79 13 L4 L7 12 Lie L17.L28 PTERIOMORPHA Area - noae L.. 1758 4 L4.12, 20 L3 12 L16 L17 -* tetragona Poli, 17^5 Anadara 5 L2 L2B -- diluvi! (Lamarck, 1805) Barbalia 1 5 12 Lie L17 - scabra (Poli. 1795) Bathyarca 1 + L11 12 -- grenophia (Risso, 1826) Glycyimeris 13 4 L4 L7 L11 L17 - glycymeris (L, 1758) 1 + L4 L27 LI Lie 128 261 Rhodes alive dead previous Crete Aegean Cyprus Israel Modiolula - phaseolina (Philippi, 1844) 14 + L4 L27 L26 L17 Modiolus - barbatus (L.. 1758) Modiolarca 1 L3 L2 L16 L17 -- subphta (Cantraine, 1835) Aequipeclen 1 1 L27 L2 L28 - operculans (L., 1758) Pseudamussium 5 24 L4.L20 L3 L2 L16 L17 - clavatum (Poli, 1795) Hyalopecten 9 L7 LI L3B - sinvlis (Laskey, 1811) Lissopecten 5 3 L4 L7 L2 L20 - hyalinus (Poll, 1795) Palliolum 2 L27 L2 L16 L2B ~ incomparabHe (Risso, 1826) Chlamys - flexuosa (Poll, 1795) 4 3 L2 L28 20 L27 L2 Lie L17 Limatula - gwynl (Sykes, 1903) 5 L4 L7 L2 Lie L17 - subauriculata (Montagu, 1808) 2 L4,L21 L11 L2 L17 -- subovata (Jeffreys, 1876) Llmea 2 L27 L23 - loscombi (Sowerby, 1823) Ano mia 15 L4 L2 L28 ~ ephippium L., 1758 6 + L4 L3 12 Lie L17 HETERODONTA Ctena -- decussata (O.G. Costa, 1829) Loripes + L12,L20 L3 LI L2B - lacteus (L., 1758) Megaxinus 1 L12,15,20 L3 LI Lie L17 - unguiculinus Pallary, 1904 Lucinella 1 L29 L29 L29 - divaricata (L., 1758) Anodontia 4 L7 L2 L2B - fragilis (Philippi, 1836) Myrtea 1 5 L5 L7 L12 L38 -- spinifera (Montagu, 1803) 10 6 L14 12 Lie L28 Thyasira - flexuosa (Montagu, 1803) 9 1 L27 12 Lie L17 -- granulosa (Monterosato, 1874) Diplodonta 1 9 L27 - brocchi (Deshayes, 1832) Hemilepton 3 LI L28 - nitidum (Turton, 1822) Montacuta 1 126 L28 ~ substriata (Montagu, 1808) 12 L28 Tellymya - ferruginosa (Montagu, 1808) -- semirubra (GaglinI, 1992) Mysella 1 1 L27 L26 L28 - bidentata (Montagu, 1803) 1 L7 L18 L28 -- tumidula (Jeffreys, 1866) Gians 4 - trapezia (L, 1767) 4 L12,L20 L3 L2 Lie - aculeata (Poll, 1795) 1 23 L5 L7 L5 L17 Venericardia 5 -- antiquata (L., 1758) Astarle 1 L12 13 LI Lie L28 - sulcata (Da Costa, 1778) Gonilia 9 L5 L21 L17 - calliglypta (Dali, 1903) 4 L5 L27 L2 L28 262 Rhodes alive dead previous Crete Aegean Cyprus Israel Cardium ~ paucicostaium Sowerby, 1841 Parvicardium 9 L7 L21 L16 LI 7 - exiguum (Gmelin, 1791) 2 L27 L2 L28 -- minimum (Philippi, 1836) 1 2 L5 L7 L2 L28 - scabrum (Philippi, 1844) Plagiocardium 29 L2 -- papillosum (Poli, 1795) 1 2 L5 L27 L2 L16 L17 Abra - alba (W.Wood, 1802) 2 13 L5,L21 L7 L2 LI 7 —longicallus (Scacchi, 1834) 9 12 L7 L5 - nitida (Müller, 1776) 17 L27 L26 LI 7 -prismatica (Montagu, 1808) 3 4 L7 L2 L28 Tellina - balaustina (L., 1758) 3 2 L27 L2 L16 L28 - distorta Poli, 1791 2 3 Í2 LI 7 -- donacina L.,1758 3 1 L27 LI L16 L28 -- pulchella Lamarck, 1818 3 L27 L2 L16 L28 -- serrata Brocchi, 1814 Azorinus 1 15 L5 127 L2 L28 - chamasoien ((Da Costa, 1778) Kelliella 19 L5 L2 L17 - abyssicola (Forbes, 1844) Pitar 3 L11 L2 - nidis (Poli, 1795) 8 L5 L3 L2 LI 7 Timoclea - ovata (Pennant, 1 777) Gouldia 52 L5 L7 L2 L16 L17 - minima (Montagu, 1803) Corbula 6 2 L5 13 L2 Lie L28 - gibba (divi, 1792) Sphenia 11 2 L5 L7 L2 L16 L17 - binghami Turton, 1822 1 + L27 L23 L28 Hiatella - arctica (L, 1767) 2 L27 L2 L17 ANOMALODESMATA Poromya -granulata (Nyst& Westendorp, 1839) Cardiomya 6 L7 L2 L17 - costellata (Deshayes, 1835) Cuspidaria 12 16 L7 L2 L16 L17 - cuspidata (Olivi, 1792) 1 6 L7 L2 L16 L17 -- rostrata (Spengler, 1793) Lyonsìa 3 5 L27 L2 L16 L17 - arenosa (Müller, 1842) 1 - norvegica (Gmelin, 1791) 1 [27 L2 L28 Pandora - pinna (Montagu, 1803) 8 L25 12 L28 SCAPHOPODA Fustiaria - rubescens (Deshayes, 1835) Dentalium 2 L25 LiaL19 L16 L28 - rossati Caprotti, 1966 14 20 L25 L19 L17 CEPHALOPODA COLEOIDEA Sepiola -rondelet i Leach, 1817 1 L16 L28 263 264 Fig. 2 - Distribution of the various molluscan classes at the sampling Bivalvia Gastropoda Fig. 3 ■ Difference in the distribution between the dead and abve specimens for the two major moUuscan classes 265 Table 3 - Distributíon of the main molluscan classes into the Rhodes stations as assigned from the living material (liv.) and shell debris (dead). R1 liv. dead (Total) R2 liv. dead (Total) R3 liv. dead (Total) R4 liv. dead (Total) R5 liv. dead (Total) Bivalvia 15 8 20 9 28 6 22 10 31 18 (23) (28) (31) (30) (43) Gasteropoda 8 24 5 21 4 15 3 18 6 30 (32) (25) (19) (21) (36) Scaphopoda 2 1 2 1 1 1 — 1 — (2) (2) (1) (1) Polyplaco- 7 — — — 1 — — — 2 — phora (7) — (1) — (2) Station Total 30 32 (62) 27 (55) 31 35 (53) 22 26 (52) 29 39 (82) 49 Nota: A lavoro già composto il Dr. j van Aartsen ci precisa quanto segue: Venus ? miliaris was published by Philippi (Enumeratio MoUuscorum Siciliae, voi. 2 : 36, pi 14, fig. 13) not later than febr. 1844. The date of Forbes publication is not exactly known, but most probably later than febr. 1844. Therefore Philippi’s name (Kelliella miliaris) should have priority on Kelliella ahys- sicola (Forbes, 1844). 266 REFERENCES Aartsen JJ. Van, 1988 - European MoUusca: Notes on less well known species. XII. 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Summary This new contribution to the knowledge of the Malacological fauna of Northern Cyprus, deals with two little known tropical species of recent penetration in to the Mediterranean Sea: Clathrofenella fusca (A.Adams, 1860) and Metaxia bacillum (Issel, 1869). Alvania (Crisilla) chiarella n.sp. is described. Introduzione NeU’abbondante quantità di materiale, ancora in studio, da noi raccol- to a Cipro sono presenti molte specie interessanti fra le quali intendiamo segnalare in questa nota: Clathrofenella fusca (AAdams, 1860) e Metaxia bacillum (Issel, 1869), due specie dell'Indo Pacifico che risultano penetrate recentemente nel Mediterraneo attraverso il Canale di Suez (Barash Al. & Danin, 1977; Mienis, 1985; Aartsen et al. 1989). Viene pure istituita Alvania (Crisilla) chiarella, nuova specie appartenente alla famiglia Rissoidae Gray, 1847, tipica di Fethiye (Turchia) e presente anche a Cipro. (*) - Via Grancino 6, - 22094 Buccinasco (MI) Tel. 02/4883773 (**) - Via Val di Sole 9, - 20141 Milano (MI) Tel. 02/57402969 (***) - Lavoro accettato il 28 febbraio 1994 269 Clathrofeneìla fusca (A.Adams, 1860) (Tav. 1, figg. 2, 2a) Sinonimi: ? Melania Audouin, 1827 Rissoa cerithina Philippi, 1849 Dunkeria asperulata A. Adams, 1860 Dunkeria ferruginea A. Adams, 1860 Dunkeria fusca A. Adams, 1860 Dunkeria reticulata A. Adams, 1860 Alvania cerithina Issel, 1869 Renella cerithina Tryon, 1887 Renella orientalis Yokoyama, 1920 Renella reticulata Makiyama, 1929 Clathrofeneìla reticulata Kuroda & Habe , 1952 Clathrofeneìla reticulata longa Oyama, 1954 Clathrofeneìla asperulata Habe, 1961 Clathrofeneìla fusca Habe, 1961 Discussione Abbiamo ritenuto opportuno illustrare questa specie di origine tropi- cale che da poco si è introdotta nel nostro mare (Barash Al. & Danin, 1977). Clathrofeneìla fusca (A.Adams, 1860) è caratterizzata dalla conchiglia piccola di colore castano chiaro, leggera, turricolata, con apice appuntito. La protoconca è composta da 2,5 giri lisci e lucidi; la superficie ha la parti- colarità di avere da 3 a 5 robuste coste spirali separate da coste assiali che formano una scultura reticolare tipica di questa specie. Negli esemplari freschi sono visibili tra la scultura cancellata sottili linee tratteggiate di colore ruggine. L'apertura è ovale con un debole angolo anteriore. Molto comune nell’Indopacifico si rinviene nella sabbia e su fondali melmosi a -5 / -30 m (Habe, 1961); segnalata in Giappone (Habe, 1970), Golfo Persico (Biggs, 1973) e mar Rosso (Issel, 1869:206); ha avuto una travagliata sinonimia dovuta attendibilmente alla sua variabilità, ed è più comunemente conosciuta come C. reticulata (A.Adams, 1860). Ha una di- stribuzione molto vasta ed ha già superato, dopo l'apertura del Canale di Suez (1869), il 35° parallelo raggiungendo le coste israeliane (Haifa Bay) e siriane (Barash Al. & Danin, 1977) ed ora, anche il Sud della Turchia e il Nord di Cipro. Forse a ragione della obiettiva difficoltà che si può incontrare nel se- parare questa specie da alcune varietà di forme presenti in specie del gene- re Bittium Gray, 1847, è giustificato che da oltre venti anni non ci risulta- no, oltre alle segnalazioni di Barash Al. & Danin (1977) per il mare di Levante, successive conferme bibliografiche, ma solo sporadiche segnala- zioni personali. È quindi da accettare l'ipotesi che C. fusca sia sovente sfuggita all'identificazione e per tale motivo riteniamo utile raffigurare per eventuali raffronti, gli esemplari da noi raccolti a Cipro (fig. 2, 2a). Ne sono 270 stati separati una dozzina, quasi tutti in ottimo stato di conservazione, il che lascia supporre che la specie in questione sia già ben diffusa e acclima- tata nel Mediterraneo. Oltre alle illustrazioni di Barash Al. & Danin (1977), di Tryon (1887) e quelle di Savigny riprese da Pallary (1926), abbiamo fatto riferimento, per una sicura identificazione degli esemplari da noi ritrovati, anche al lavoro di Kuroda & Habe (1952) e alle illustrazioni di Kuroda & Habe (1971) e Habe (1961) e soprattutto Habe (1977) dove vengono trattati i tipi descritti da A.Adams (1860) per i mari giapponesi, attinenti ai generi Dunkeria e Fenella, conservati nel British Museum (National History) di Londra e vi- sionati personalmente da Makiyama nel 1929. Habe (1977) mette in sinonimia con Clathro fenella fusca (A.Adams, 1860) Dunkeria asperula (A.Adams, 1860) e D. reticulata (A.Adams, 1860), che pur presentando caratteristiche diverse, evidenziate nei disegni del- l'Autore, rientrano nella variabilità della specie. Egli considera conspecifi- che anche Dunkeria ferruginea (A.Adams, 1860), Fenella orientalis (Yokoya- ma, 1920) e Clathrofenella reticulata longa Oyama, 1954. Alle sinonimie ag- giungeremmo anche Rissoa cerithina Philippi, 1849 di cui Moazzo (1939:189) dà una chiara riproduzione evidenziando le stesse caratteristi- che morfologiche di C. fusca; e per confronto, abbiamo iconografato un esemplare del Mar Rosso (Suakin Island - Sudan, fig. 2b). Infine, si è voluto presentare anche una interessante forma di Bittium jadertinum (Brusina, 1865) (fig. 3), e due fasi giovanili (fig. 3a, 3b), sempre di B. jadertinum per poter meglio mettere in evidenza le differenze con C. fusca. Metaxia bacillum (Issel, 1869) (Tav. 1 fig. 1) Sinonimi: ? Terebra Audouin, 1827 Cerithium bacillum Issel, 1869 Cerithium (Cerithiopsis ?) bacillum Issel, 1869 Cerithiopsis bacillum Mac Andrew, 1870 Bittium bacillum Pallary P., 1926 Metaxia badila Mienis, 1985 Discussione Savigny (1817: tav .4, fig. 28) raffigura una specie di Cerithium Bruguiè- re, 1789 includendola tra le conchiglie viventi nel Mar Rosso. Issel (1869: 151 sp. n. 357), basandosi sull'illustrazione di Savigny, ritiene di identifica- re questa conchiglia con esemplari fossili da lui raccolti sulle spiagge emerse del golfo di Suez e ne dà una diagnosi che sarà ripresa e accettata da Tryon &l Pilsbry (1887, pi. 36, fig. 63). Bouchet & Danrigal (1982: tav.21, fig. 77), raffigurando i tipi della collezione Savigny, ne danno una chiara iconografia, rendendo palesi particolari strutturali tipici evidenziati da Issel nella diagnosi. Conchiglia minuta, allungata, turricolata, traversal- mente costata; giri alquanto convessi, regolarmente crescenti, divisi da su- 271 ture ben distinte ed ornati da quattro coste. Apertura verticale angolosa, labbro arcuato, semplice ed acuto. Osservando le peculiari coste spirali molto pronunciate che rendono questa specie strutturalmente vicina al genere Seila A.Adams, 1861 si è portati a mettere in dubbio l'appartenenza al genere Metaxia (Monterosa- to, 1884), ma è la protoconca dalla forma apicalmente stiloide ornata da linee spirali a zigzag, il carattere che contraddistingue questo genere (Thiriot-Quievreux C. & Babio R., 1975: 142; Marshall, 1977: 111; Bouchet, 1984:17); per questa ragione, conoscendo le difficoltà nel volere esaminare un esemplare con l'apice praticamente integro perché facile alla rottura, e quindi essere certi della vera identità di Metaxia bacillum, abbia- mo esaminato un esemplare con un lievissimo difetto apicale presente nel- la coll. G. Buzzurro (Monza - Milano) raccolto a Shiqmona (Israele) e un frammento con la protoconca quasi perfetta, proveniente dalle coste litora- li a Sud della Turchia (Kiakalesi), ex coll. W. Engl -Düsseldorf (Germania), pervenendo alla conclusione sulla effettiva validità attribuitagli da Mienis (1985). Scarse le informazioni rese note sui ritrovamenti da Mienis (1985) e Aartsen et al. (1989) per le coste di Israele. Provenienti dalle coste a sud della Turchia, loc. Tasu^u -6m e dal litorale israeliano, abbiamo esaminati altri esempi, presenti nella coll. G. Buzzurro e due della coll. E. Greppi (Castellanza-Varese); n. 1 esemplari nelle collezioni private di S. Palazzi (Modena); L. Giunchi (S. Zaccaria Ravenna) e Di Massa (Trieste) loc. Isken- derun (Turchia). Per un raffronto abbiamo voluto verificare anche alcuni esemplari provenienti dal Mar Rosso (coll. I. Perugia Pavia), purtroppo de- triti. Si segnala quindi il ritrovamento di alcuni frammenti e un esemplare (Tav. 1 fig. 1) di Metaxia bacillum (Issel, 1869) anche per il nord dell'isola di Cipro; questa specie, poco comune nel Mar Rosso si sta acclimatando ora anche in Mediterraneo. Tavola 1 Fig. 1 Metaxia bacillum (Issel, 1869) H 5,01 mm loc. Iskenderun (Sud Turchia) Fig. 2, 2a - Clathrofenella fusca (A. Adams, 1860) H 3,01-2,98 mm loc. Kirenia (Nord Cipro) - lOm; Fig. 2b - Rissoa cerithina Philippi, 1849 = Clathrofenella fusca (A. Adams, 1860) H 3,60 mm loc. Saukin Island - Sudan - Mar Rosso Fig. 3, 3a, 3b - Bittium jadertinum (Brusina, 1865) H 4,00 mm esempi, con particolare scultura, (a 2,8 mm) (b 2,2 mm) loc. Kirenia (-m) - Fig. 4 - Alvania (Crisilla) chiarella n.sp., H 2,21 mm loc. Kirenia (-lOm); - Fig. 5 - Alvania (Crisilla) beniamina (Monterosato, 1884) H 1,60 mm loc. Kirenia (-lOm); 272 273 Alvania (Crisilla) chiarellii n.sp. ( Tav. 1 fig. 4, & tav. 2 ) Descrizione delFolotipo. - Altezza 2,21 mm Larghezza 1 ,15 mm (fig. 4 ). Piccola conchiglia di forma conica, minuta, vitrea negli esemplari freschi. La protoconca è ottusa con il nucleo embrionale di un giro e mezzo finemente striato. La teleoconca ha aspetto liscio, ma a forte ingrandimento è visibile un reticolo di strie di accrescimento e spirali. È composta da 414,5 giri poco con- vessi inferiormente ornati da due o tre cordoncini irregolarmente spaziati. Con la crescita, V inferiore viene inglobato in una sutura incisa che risulta bordata dai cordoncini superiori. L’ultimo giro occupa poco più della metà della con- chiglia (61%). L’apertura subrotonda possiede un fine callo columellare; il lab- bro è sottile e fragile. Sulla colorazione di fondo, giallo-paglierina, sono pre- senti serie regolari di macchioline subquadrate color ruggine, due sulla spira e due sulla base, queste ultime visibili solo sull’ultimo giro. La trasparenza del nicchio lascia intravedere il disegno anche dall’interno. Esemplari esaminati e collocazione dei tipi. Sono stati esaminati oltre 200 esemplari provenienti da un campione di detrito leggermente fangoso raccolto in grotta a —44,5 m di profondità in località Fethiye (Turchia) nell'Agosto 1992. Sempre a Fethiye; altri tre pa- ratipi raccolti alla base di una parete rocciosa su un fondale detrítico a -27 m di profondità, tutti questi presenti in coll. S. Chiarelli (Porto Garibaldi -FE). Quindici paratipi coll. P. Quadri (Milano) e quattro esempi, coll. A. Cecalupo (Milano) rinvenuti a dieci km e Est di Kyrenia su un fondale grossolano di tipo coralligeno in posidonieto — 4 / -10 m; ; quattro esempi, coll. L. Giunchi (San Zaccaria -RA-) da Salamis (Golfo di Famagosta) Nord Cipro; due esempi, da Fethiye nelle coll. S. Palazzi (Modena) e F. Giusti (Livorno); due esempi, coll. P. Micali. (Fano -PS-) da Kyrenia. L’olotipo di Alvania chiarellii sarà depositato presso il Laboratorio di Malacologia del Museo di Zoologia dell'Università di Bologna. Località tipica - Fethiye (Turchia). Discussione A prima vista Alvania (Crisilla) chiarellii (fig. 4 tav. 1) presenta tutte le caratteristiche del sottogenere Crisilla Monterosato, 1917 (1). La più simile fra esse è Alvania (Crisilla) beniamina (Monterosato, 1884), presente in tutto il Mediterraneo, e che è stata trovata simpatrica con A. chiarellii in alcune delle località precitate (Fethiye, Kyrenia). Va rilevato che A. beniamina è ovunque specie poco variabile ed anche se presenta caratteri che la posso- no far confondere con A. chiarelli allo stato giovanile, da adulti i nicchi si presentano notevolmente diversi. La prima è innanzitutto più piccola — 1,2 mm a 1,7 mm (Verduin, 1984) — e presenta una protoconca poco acuta e un ulteriore più sottile cordoncino posto immediatamente al disotto dei puntini sottosuturali, ma quello che risulta evidente è la diversa conforma- zione di apertura e forma dei giri, la maggiore elevazione dovuta al diverso rapporto lunghezza larghezza, nonché la minor lunghezza relativa dell'ul- timo giro. Per meglio evidenziare queste caratteristiche si riproducono nel- la Tav. 2 i contorni delle due specie. (1) In merito alla posizione generica di Alvania chiarellii abbiamo seguito la sistematica proposta da Ponder (1985) e accettata da Sabelli et al. (1990-1992). 274 Tav. 2 - Sono riportate in scala le differenze strutturali e i contorni, tra Alvama (Crisilla) chiarellii n.sp. e Alvama (Cnstlla) bemamina (Monterosato, 1884). 275 Den vatio nomìnis: Abbiamo voluto dedicare questa specie al nostro amico Stefano Chia- relli di Porto Garibaldi (Ferrara) Italia, che ci ha permesso, con l'esame del materiale da lui raccolto in Turchia, di identificare questa nuova Alvania. Ringraziamenti Desideriamo ringraziare Stefano Palazzi per il gentile aiuto prestato, e per la lettura critica del manoscritto di Alvania (Crisilla) chiarelli n. sp. BIBLIOGRAFIA Aartsen JJ. van, Al. Barash & F. Carrozza, 1989 - Addition to the knowledge of the Mediterranean MoUusca of Israel and Sinai. Boll. Malacologico, Milano, 25 (1989) (1-4): 63—76. Adams A., 1860 - On a new genus and some new species of MoUusca from Japan. Ann. Mag. Natur. Hist., (3) 6: (36) pag. 422. 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Malacologico 30 (1994) (9-12) 277-286 Milano 14-4-1995 Erbati Mutlu (* (**)) QUALITATIVE AND QUANTITATIVE DISTRIBUTION OF BENTHIC MOLLUSCS ALONG THE TURKISH BLACK SEA Key Words; Benthic Molluscs, Distribution, Turkish Black Sea. Abstract Single quantitative samples of soft-bottom benthos were collected using a van Veen grab (0.1 m^) from 20 localities along the Turkish coasts of the Black Sea in August-September 1988 and January 1989. A total of 25,674 specimens of molluscs were collected, belonging to 37 species of Gastropods and Bivalves. The total biomass was of 2361.7 g. Most important species in abundance and frequency were Modiolula phaseolina, Mytilus galloprovincialis, Abra alba and Plagiocardium papillosum. Sommario Nell’agosto-settembre 1988 e nel gennaio 1989, impiegando una draga van Veen (0,1 m^) sono stati effettuati singoli campionamenti di benthos mobile in 20 stazioni lungo le coste turche del Mar Nero. Furono raccolti in totale 25.674 esemplari di molluschi, appartenenti a 37 specie diverse di Gasteropodi e Bivalvi. La biomassa totale fu di 2361,7 g. Le specie più importanti per abbondanza e frequenza risultarono Modiolula phaseolina, Mytilus galloprovincialis, Abra alba e Plagiocardium papillosum. Introduction The number of the living macrozoobenthic species occurring in the Black Sea amounts to 1,785 of which 174 are Molluscs (Bacescu et ah, 1971). This scarce colonization is due to complex hydrographical factors of this basin, but it can vary according to the different regions. Few data are available on the mollusc fauna of the southern Black Sea. Firstly, OsTROUMOV (1893; 1896; cf. Zenkevicth, 1963) studied the benthos present in the first 20 m in the Strait Bosphorus, but Zernov (1913; cf. Zenkevicth, 1963) was the first to study quantitatively the benthic com- munities present in the Black Sea. More recently, Demir (1954) studied the benthic marine invertebrates of the Turkish Straits and Islands in the Sea of Marmara. Material and Methods The processing (seiving, sorting, preserving, weighing etc.) of the soft- bottom samples were made according to the Stirn’s (1981) recommenda- tions. The analytical methods (frequency, occurrence and dominance) used in this study were based on those of Holden & Raitt (1974). Frequency is expressed as the percentage of total frequency of each species within total frequency of all species in the sampling area. The occurrence is defined as the total individual percentage of each species among total individuals of all species in whole studied region. Finally, the qualitative distribution or occurrence percentage of each species among stations is the dominance. (*) Institute of Marine Sciences Middle East Technic University Marine Biology and Fisheries P.O. Box 28 TR33731 Erdemli, Turkey (**) Lavoro accettato il 20 ottobre 93 277 c/i C Q- w 0-1 p ÙJi iZ 278 Results and Discussion Qualitative distribution and species composition This preliminary study yielded 36 taxa of Molluscs from the Turkish coasts of the Black Sea. Gastropoda Prosobranchia: This subclass is represented by 26% species dominance in the whole sampling area. In this study, only 1 1 gastropods could be found, although 96 species were recorded from the Black Sea (Zenkevicth, 1963). The sandy and muddy bottoms ranges from 15 to 30 m in the Black Sea and are inhabited by many molluscs and the species belonging to the genera Nassarius and Pusillina are considered the common gastropods of this zone in the Black Sea (Sorokin, 1983). Moreover gastropods are fre- quent in the phaseolin ooze at a depth of more than 40 m (Borcea, 1936; cf. 2enkevicth, 1963). According to Shopov (1978) along the Bulgarian coasts, Bittium reticulatum is frequently observed at depths of 30-40 m, where it is accompanied by Ventrosia ventrosa. In the present study carried on along the Turkish coasts, 7 proso- branchs (Figs. 2-4) were collected and Trophon muricatus, Bittium reticula- tum and Ventrosia ventrosa can be considered common at Stations B7, BIO and B16, in depths ranging from 35 to 80 m. The last two species were found at five stations, where they are very dense at depths of 40-48 m. The more rare Cyclope neritea was sampled at the Station B 14, at 28 m depth. The station B15, close to the delta of the Kizilirmak River, off Bafra, is rich in species. The water input of this stream may contain enough nu- trients for the phytoplankton and this favour the macrozoobenthic filter- feeders. Another factor which could explain the occurrence of more macro- benthic species near the mouth of the river is the existence of coarse mate- rial in this area. In fact, the sediment texture in the coastal waters is con- trolled by the surface currents and the superficial sediments contain a lar- ge amount of coarse material. Gastropoda Opistobranchia: Only four opisthobranchs were identified from this area. Of these species. Retusa truncatula was frequently sampled (Figs. 2-3) and found at 35% of the stations. This species usually prefers silty clay bottoms. According to Shopov (1979), along the Bulgarian coasts. Retusa trunca- tula and some other gastropods, e.g. Ventrosia ventrosa and Trophon muri- catus, lives in greenish grey mud, at depths of 30 to 60 m, in the so-called Ventrosia ventrosa community (Krischev &. Shopov, 1978). Other opisthobranchs found more rarely in the investigated area were Chyrsallida obtusa and Cylichnina umbilicata (=Retusa umbilicata) (Figs. 2-3). 279 Chione gallina ^araaaaaBsas Politapes aurea Tellina tenuis Spisuia triangula Polititapes rostrata Pitar mediterranea Ostrea edulis (Juvenile) Mytilus galloprovincialis M^ilaster lìneatus ^ Mysella bidentata Modiolus phaseolinus Modiolus adriaticus _ iísisasss Kellya suborbicularts Hypanis plicatus Gafrarium minimum Donax venastus Oivaricella divaricata ja Circomphalus casinus Cardium papillosum Cardiurn exiguum Galactella lactea Acanthocardia spjJuven.} Acanthocardia paucicostata Acanthocardia tubercuiata Abra prismatica Abra alba . Refusa umbiUcata Refusa truncatuia Odostomia rissoides Chrysallida interstincta Turricaspia dybowskii Trophonopsis breviata Rissoa parva Cyclops neritea _ Hydrobia ventrosa Calyptraea chinensis Bittium reticulatum Figure 2: Dominance of species. % Chione gallina jraasassRs»® Politapes aurea fsssEssEssa Tellina tenuis Spjsula triangula Polititapes rostrata Pitar mediterranea _ OsUaa edulis (Juvenile) Mytilus galloprovincialis _ t M^ilaster fineatus Mysella bidentata Modiolus phaseolinus Modiolus adriaticus Kellya suborbicuiaris Hypanis plicatus Gafrarium minimum Donax venustus jissaa Oivaricella divaricata Circomphalus casinus j^^ssà Cardium papillosum Cardium exiguum Galactella lactea . Acanthocardia sp.(Juven ) Acanthocardia paucicostata , Acanthocardia tubercuiata jsssaaa Abra prismatica Abra alba Refusa umbiUcata Refusa truncatuia Odostomia rissoides Chrysallida interstincta Turricaspia dybowskii Trof^onopsis breviata Rissoa parva . Cyclope neritea Hydrobia ventrosa Calyptraea chinensis Bittium reticulatum 10 12 280 Figure 3: Frequency of occurrence among the species. % Bivalvia: Bivalves are the largest class, with 25. collected species which constitute 70% of all species collected throughout this study along the southern Black Sea coasts. Until now 49 species of bivalves were recor- ded in the Black Sea (Caspers, 1957; Zenkevicth, 1963). The most frequent recorded species were Abra alba, Plagiocardium pa- pillosum and Modiolula phaseolina (Figs 2-3). Among these. Abra alba was identified in the 70% of the stations. This species lives at a depth ranging from 28 m to 112 m. Such species, particularly Abra alba and Plagiocar- dium papillosum inhabit the mussel mud present between 10 to 30 m and mostly the phaseolin ooze, extending from 55 m to 180 m in the Black Sea (Yakobova, 1935; cf. Zenkevicth, 1963). Also Borcea (1936; cf. Zenkevicth, 1963) pointed out that such bivalves could generally dwell in the phaseolin ooze which extends from 55-65 m to 180-185 m depths along the continen- tal shelf of the northern coasts of the Black Sea. At this depth, the type and texture of the bottom sediment are silt or silty mud which was deposited by the fecal pellets of its own filter-feeding bivalve: Modiolula phaseolina. This species is an interesting example of the ecological aspects of the Medi- terranean fauna in the Black Sea. It is relatively rare in the Mediterranean Sea, but commoner in the Atlantic Ocean as far as to Norway, and particu- larly abundant off the shores of England (Zenkevicth, 1963). In the Black Sea, it occurred most frequently at depths of 65 to 100 m on the soft bot- tom, not rising above 40 m and not sinking below 180 m (Jakubova, 1948; cf. Zenkevitch, 1963). On the shelf bottom, Mytilus galloprovincialis was observed especially at depths less than 40 m. Offshore Eregli and Bafra, this mussel lives gene- rally between 20 to 40 m depth. M. phaseolina begins to re-appear below 50 m and extends to 150-160 m along the Rumanian coasts (Bacescu et al., 1971). Abra alba is well con- centrated in the shallower waters of Sulina and Odessa where there is a river discharge to the Black Sea (Bacescu et ah, 1971). Other not so common bivalves are: Lucinella divaricata, Chamelea galli- na, Donax venustus, Venerupis aurea and Mytilaster lineatus (Figs. 2-3). The- se species were mainly found at station B 20 at 20 m depth close Rize, where the sea bottom is sandy (93%). Zenkevicth (1963) classified some molluscs as characteristic of the sandy bottoms of the Black Sea: Chamelea gallina, Gouldia minima, Lucinella divaricata, Spisula subtruncata, Parvicar- dium exiguum and Pitar rudis. The fine sand bottoms along the Russian coasts between 15 to 28 m depth are well-inhabited by these species (Caspers, 1957) and a similar fauna was described along the Rumanian coasts, between 6 and 15 m (Borcea, 1927; cf. Caspers, 1957). From the results of the study carried out by Bacescu et al. (1971). in the Rumanian sector, Gouldia minima, Lucinella divaricata and Chamelea gallina were mo- stly located around a depth of 20 m, off the Varna. Apart from these bottom types, a gravel substratum containing 73 % of gravel in its sediments (Tab. 3) was observed only at station B 2. Only one species, Striarca lactea was sampled. This species was reported by Demir (1954) to dwell on the shelly-gravel substratum. 281 Chiane gallina~W Poliiapes aurea j Tellina tenuis 1 Sptsula triangula ^ Politiiapes rostrata J Pitar mediterranea . Ostrea edulis (Juveniieì Mytilus gafloprovincialis Mytilaster lineatus 3 Mysella bidentata Ns Modiolus phaseolinus Modiolus adriaticus i Kelly a suborbicularis J Hypanis plicatus J Gafrarium minimum S Donax venustus 8 Divaricella divaricata Circomphalus casinus J Cardium papillosum js Cardium exiguum .) Galactella ladea _i Acanthocardia sp. ( Juven. ) Js Acanthocardia paucicostata 3 Acanthocardia tubercuiata ) Abra prismatica JSB Abra alba "aJSSSH Retusa umbilicata J Retusa truncatula _ia Odostomia rissoides Chrysalfida interstincta Tunicas pia dybowskii \ Trophonopsis br sviata Rissoa parva J Cyciope neritea ì Hydrobia ventrosa J Calyptraea ohinensis Ji Bittium reticulatum IO 15 20 ■~T~ 25 30 35 40 45 Figure 4: Numerical occurrence of the species. Maximum species number (20 spp./m^) was found at station B 14 (Fig. 1) and at Station B 15 (19 spp./mO. These stations are placed at the depths of 28 and 36 m respectively, around the river of Kizilirmak off Bafra in the middle part of the southern Black Sea. They have a silty bottoms, but the sediment texture of station B15 is more homogeneous than that of station B14. The stations B20 at 40 m, B8 at 34 m, B5 at 58 m and B6 at 44 m have had 11, 12, 10 and 10 species per m^ respectively. The stations in the off- shore region, such .as B7 and B12, have less species and B3 had no species (Tab. 4). Hence, the species number of coastal waters was greater than that of the open water. Depending on the depth of the stations, the species num- ber increases from the west to the east in the studied area. The stations which are close to delta front of the rivers, such as B15 and B16 are rich in the dissolved oxygen content, in detritus and in sinking nutrient materials. This is very important for such filter-feeders as many bivalves. The oxygen content of station B 6,containing moderate number of species (13) was 6.79 ml/1. The stations in deep waters with a low oxygen content are found to have low species number. For example, the locations having the oxygen content between 1 and 3 ml/1 had 1 to 4 mollusc species. At the stations where the waters have low oxygen content, three common species, Modio- lula phaseolina, Abra alba and Plagiocardium papillosum, were found. In a study carried out by Dries (1978), it was announced that Abra alba can 282 500-1000 g/m" Figure 5: Map showing total biomass contribution of macrobenthic mollusc subclasses at the sampling stations (From Mutlu et al., 1993). activate metabolic functions under oxygen deficiency. It was pointed out that the utilization of the food reserves during the exposure to anaerobic water and the recovery of respiration after oxygen deficiency were deter- mined for Abra alba. As a result, the species number and composition could depend on seve- ral environmental factors. In this study, the molluscs decrease when the depth increases, but increase with the dissolved oxygen content of the deep waters. Quantitative distribution In the material collected at all stations in the southern Black Sea (20 m^), 37 mollusc species had 25,674 individuals and yielded 2361.25 g of biomass. Gastropoda: Gastropods were represented by only 11 species and by 7.49% of the total biomass. The total abundance was 1,483 individuals in all sampling area. Prosobranchs was found to have 7 species: Bittium reti- culatum, Ventrosia ventrosa and Trophon muricatus, generally inhabiting the phaseolin mud (usually at depth 40 to 130 m), were the most abundant species. The maximum biomass (Fig. 5) and abundance for these small ga- stropods were as follows: Trophon muricatus: 2.4 g/m^ 80 ind./m^ at station B15; Bittium reticulatum: 97 mg/m^ 63 ind./m^ at station B15 (36 m) and Ventrosia ventrosa: 41 mg/m^ 29 ind./m^ at station B8 (34 m). 283 This last species, in the Azov Sea inside the «Ventrosia ventrosa com- munity» reachs 14,321 ind./m^ with a biomass of 14.85 g/m^ (Casper, 1957). In the Bulgarian coasts, it constitutes 61.6% of the total abundance inside the same community at 30-60 m depth (Shopov, 1973). The Bittium reticulatum was encountered by the 19.4% of the total abundance in the «Spisula subtruncata community» which was concentra- ted between the depths of 30-45 m along the Bulgarian coasts (Shopov, 1979). Trophon muricatus was found to have the maximum abundance (440 ind./m^) at the depths of 50-60 m along the Rumanian coasts and it almost disappeared (1-10 ind./m^) below 40 m depth (Bacescu et ah, 1971). Among Opisthobranchs, Odostomia scalaris was the most abundant (Fig. 4) although it was identified at only two stations (B5 and B15). The species biomass was weighed as 170 mg/m^ (145 ind./m^) at station B5 (94 m) and 857 mg/m^ (566 ind./m^) at station B 15 (36 m) along the Anatolian coasts of the Black Sea. The second species. Retusa truncatula, was found to have the maximum number (46 ind./m^) and 46 g/m^ at station B15. Bacescu et al., (1971) reported that Odostomia scalaris was generally sampled in the west and the northwestern parts of the Rumanian coasts. Retusa truncatula often appeared between 40-50 m depths along the Ru- manian coasts especially offshore Sulina. Bivalvia. The total biomass and abundance of the bivalves, with the 25 species, was recorded as 2.4 kg and 24,191 specimens in the whole sam- pling area (20 m^). The most abundant species were Modiolula phaseolina and Mytilus gal- loprovincialis (Fig. 4). Such bivalves are known as fouling organisms (Dolgo POL SKA YA, 1954; cf. Zenkevicht, 1963). M. phaseolina biomass is 660 g with 11,377 specimens, while M. galloprovincialis biomass is 1,486.2 g at 6,275 individuals were recorded in the whole sampling area. The maxi- mum biomass was 228.5 g/m^ at the station B 9 at 3,297 ind./m^ for M. phaseolina and 748.5 g/m^ at the station B8 at 2,526 specimens/m^ for Myti- lus galloprovincialis. According to Arnoldy (1941; cf. Zenkevicht, 1963), in the small area of the southern coasts of the Crimea (from Cape Fiolent to Alupka), the mean biomass of Modiolula phaseolina was 779 g/m^ at 10,700 ind./m^ and that of Mytilus galloprovincialis was 464 g/m^ at 185 ind./m^ These data also closely follow Wodjanitzky's result (cf. Zenkevicth, 1963). In the phaseolin mud (60-180 m) the density of Modiolula phaseolina popu- lation was several hundreds per square meter (Sorokin, 1983). In the Ru- manian Black Sea coasts at Marnala, under conditions of eutrophication, the mytilid mussel was found to have the maximum values of 1,510 ind./m^ at the biomass of 29.08 g/m^ (Gomoiu, 1988). Marinov & Golemansky (1988) reported that the average biomass of Modiolula phaseolina was 710 g/m^ and the abundance 11000 ind./m^ or more on the bottom deeper than 60 m along the Bulgarian littoral zone. The average specimen number of M. pha- seolina was recorded to be 10,000 ind./m^ on the continental shelf of the Black Sea (Karandieva, 1959; cf. Bacescu & Acad, 1971). But the mussel bed decreased since the presence of its predator, Rapana venosa along the Bulgarian continental shelf (Marinov, 1987). The maximum number of spe- 284 cimens reached 1,500 speci mens/m^ at 60 to 75 m and the greatest biomass 2,000 g/m^ at 35 to 50 m along the Anatolian coasts (Nikitin, 1938 cf. Zenkevicth, 1963). On the sandy and silty bottom, the predominant species were Lucinella divaricata of 1,891 ind/m^ at the biomass of 110.2 g/m^m Chamelea gallina of 354 ind./m^ at the biomass of 26.9 g/m^ (20 m, station B20) and pitar rudis of 1,131 ind./m^ at of the biomass of 48.3 g/m^ (28 m, station B14) in the studied area. On sandy and silty bottoms of the Caucasian coasts, L. divaricata was found to have the mean value of 858 ind./m^ and 5.8 g/m^ at depths of 15-30 m. The mean specimens number and biomass for Chamelea gallina was 248 ind./m^ and 5.8 g/m^ on the silty sand bottom. In the pre- sent study, Donax venustas was observed with a biomass of 8.6 g/m^ and 86 ind./m^ only at station B20 at which the bottom contained 93% of sand, off Rize in the Turkish coasts. Zenkevicth (1963) calculated, from the Arnoldy’s data, that the average specimens number and biomass of this species was 21 ind./m^ and 6.7 g/m^ in the coastal pure sand off Caucasian in the Black Sea. Although Abra alba and Plagiocardium papillosum were the representa- tive of the most frequent mollusc species in the Anatolian coasts, however, the abundance and the biomass of them was very low compared with the other bivalves. Abra alba is a common bivalve of the Black Sea and inhabits particu- larly the soft bottom after 40 m depth. Plagiocardium papillosum lives also at the same depth in the Black Sea (Caspers, 1957). In this study, these species were found to have the following maximum values: the specimens number and biomass of Abra alba were 131 ind./m^ and 2.2 g/m^ at the depth of 44 m (station B6), while they were 126 ind./m^ and 2.6 g/m^ at the depth of 48 m (station B15), for C. papillosum in the Anatolian coasts. On the mussel mud (30-50 m) in the Caucasian coasts, the mean biomass and abundance of these species were as follows: 10 g/m^ at 63 specimens/m^ for Plagiocardium papillosum and 4.5 g/m^ at 47 ind./m^ for Abra alba (Zenkevicth, 1963). Abra alba was observed to have 130 ind./m^ at the depth of 50 m off Constanta in Rumania. Plagiocardium papillosum was found to be 20 ind./m^ at 47 m and 10 ind./m^ at the depth of 63 m in the Constanta coasts, but 200 ind./m^ at depths of 100-170 m off Bosphorus in the Black Sea (Bacescu et al., 1971). Conclusion Only two mollusc classes (Gastropoda: subclasses Prosobranchia, Opisthobranchia and Lamellibranchia: subclasses Pteromorphia, Hetero- don ta) were distinguished. 1 1 species of Gastropoda and 25 of Lamellibranchia were found. The total abundance of the molluscs along the Turkish coast of the Black Sea was found to be 25,674 specimens which had a total biomass of 2361 g. The individual number varies from 12 to 7858 ind./m^ the species from 1 to 20 spp./m^ and the biomass between 0.401 and 808 g/m^ among the sta- tions. 285 Acknowledgments I would like to express my deep gratitude to Riccardo Cattaneo Vietti for the correction of this manuscript and to Mustafa Unsal and Ferit Bingel for his constant and fruitful guidance and encouragement in this study. I extend my warmest thanks to Serge Cofas and Rudo Cosel for their helps in the identification of mollusc species. REFERENCES Bacescu M. & R.S. Acad, 1971 - Les biocenoses benthiques de la Mer Noire. Musée National d’Histoire Naturelle, Bucarest, 14 (1): 128-134. Bacescu M., G.I.M. Muller & M.-T. Gomoiu, 1971 - Ecologie marina, cercetari de ecoloqie bentala in Marea Neagra-anaUiza cantitativa, calitativa si compatata a faunei bentale ponti- ce. Editura Academiei Republicii Socialiste Romania 4: 1-357. Baranova S.I., 1972 - Eauna del Mar Nero e del Mare di Azov, Tomo III Invertebrati. 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Il suo rinveni- mento nello Stretto di Messina, può inoltre essere inserito nel quadro delle peculiarità di tale ambiente, noto per costituire zona di rifugio per elementi atlantici. Summary The finding of a pseudoconcha belonging to the genus Cymhulia i Cape Peloro (Messina) is reported. This finding is attributable to Cymhulia parvidentata Pelseneer, 1888, of which the morphological feature are described. This species with atlantic distribution becames accidental in Mediterranean Sea. This findind in the Straits of Messina can, moreover, be included in the complex of the peculiarity of such environment, known to constitute a refuge area for atlantic specimens. Introduzione Lo studio presentato in questa sede rientra in una linea di ricerca in- trapresa dal Dipartimento di Biologia Animale ed Ecologia Marina dell’U- niversità degli Studi di Messina, sui molluschi pelagici dello Stretto di Messina. In particolare, viene segnalato il rinvenimento presso Capo Pelo- ro (Messina) di una pseudoconca da noi attribuita a Cymbulia parvidentata Pelseneer, 1888. Lo spiaggiamento di molluschi pelagici lungo le coste sicialiane e cala- bresi dello Stretto di Messina, è un fenomeno piuttosto noto, anche se rara- mente documentato, che avviene con regolarità, soprattutto nei mesi pri- maverili. La spiaggia di Capo Peloro rappresenta un sito d'elezione per questo fenomeno, in quanto direttamente esposta agli eventi meteorologici ed idrologici in concomitanza dei quali si verificano gli spiaggiamenti (*) Dip. di Biologia Animale ed Ecologia Marina - Università degli Studi - Salita Sperone, 31 - 98166 S. Agata - Messina. (**) Via Conca D’Oro - Res. «Le Serre» - Sc.C. - 98168 - Messina. (***) Lavoro accettato il 5 maggio 1994 287 (venti di scirocco e corrente di marea «montante», cioè diretta da sud a nord). Del resto l'area dello Stretto rappresenta una zona preferenziale per la raccolta di fauna batifila ed in particolare di molluschi pelagici. Ricor- diamo, fra l'altro che rappresentanti della famiglia Cymbuliidae sono stati segnalati principalmente (gen. Gleba) o esclusivamente (gen. Corolla) nello Stretto di Messina (Troschel, 1854; Gegembaur, 1855; Kronn, 1860; Berdar et al., 1982; Giovine, 1983; Mondello e Rindone, 1989). La specie di gran lunga più frequente è Cymbulia peronii, che è riporta- ta nell'elenco dei molluschi dello Stretto di Messina (Micali e Giovine, 1983) e riprodotta fotograficamente con l'animale da Giovine (1987). Que- sta specie, in questa area, spiaggia regolarmente in modo massiccio; fuori dallo Stretto, fenomeni analoghi sono sporadicamente segnalati solo per la Liguria Occidentale (Occhipinti Ambrogi, 1989). Descrizione dell'esemplare La pseudoconca qui segnalata è stata rinvenuta nell'estate del 1989 lungo l'arenile di Torre Faro (Messina); non si conoscono le condizioni me- teomarine del momento. Il suo stato di conservazione non è ottimale e mostra nella zona mediana una lacerazione che ne modifica leggermente il profilo originario (Tav. I) Per quanto riguarda i criteri descrittivi qui impiegati, si rimanda alle definizioni puntualizzate per il genere Corolla da Mondello e Rindone (1989). L'esemplare presenta una forma esile ed allungata ed ha una larghez- za massima pari ad 1/4 della lunghezza totale (29 mm). Nella parte media- na è presente una costrizione che, a causa della corrispondente rottura, risulta falsata nella sua originale conformazione. Sul lato ventrale si può osservare una cavità molto piccola, mentre la sua apertura, corrispondente a 3/4 della lunghezza dell'intera pseudoconca, è piuttosto lunga e stretta. Il margine anteriore della cavità presenta delle strutture analoghe ai proces- si mammellonari descritti da Bedar et al., (1982) per il genere Corolla. Que- ste strutture si continuano con due docce divergenti che delimitano una zona triangolare. L'estremità anteriore, ripiegata nell'esemplare in ogget- to, è molto appuntita. Da essa si dipartono quattro margini lievemente seghettati che si continuano per tutta la pseudoconca su entrambi i lati. Due di questi, dal lato dorsale, mostrano un andamento sinuoso, che po- trebbe essere accidentale. L'intera superficie della pseudoconca è ricoperta da serie di tubercoli, irregolari e poco pronunziati, che corrispondono ad aree poligonali delimitate da piccoli solchi; questa ornamentazione è ca- ratteristica della famiglia Cymbuliidae. L'estremità posteriore termina con due piccole lamine triangolari, una delle quali si presenta incompleta. L'esemplare oggetto della presente nota è stato depositato presso il Laboratorio di Malacologia dell'Università di Messina. 288 Tav. I Cymbulia parvidentata: vista ventrale del soggetto esaminato (a) e rappresentazione dello stesso esemplare mediante disegno a tratto (b). Sistematica dei Cymbulidi I cymbulidi sono molluschi pelagici appartenenti all'ordine Thecoso- mata, sub-ordine Pseudothecosomata, caratterizzati dalla presenza, negli esemplari adulti, di una pseudoconca cartilagineo-gelatinosa che sostitui- sce la conchiglia larvale di natura calcarea; tale formazione è chiaramente uno specifico adattamento alla vita pelagica. La famiglia Cymbuliidae è rappresentata da tre generi: Cymbulia, Gle- ba e Corolla. Van Der Spoel (1976), raggruppa questi ultimi due generi nella sub-famiglia Glebinae, per differenziarle dalle restanti Cymbuliinae che avrebbero, caratteristiche alimentari diverse. Per contro, Gilmer e Harbison (1986) e Harbison (1992), riferiscono di loro osservazioni dirette, da cui si evince che tutti i Cymbulidi si nutrano mediante reti di muco; ciò peraltro spiegherebbe la riduzione morfologica del loro apparato boccale. 289 Per quanto riguarda la composizione specifica del genere Cymbulia, sono state formulate due ipotesi. La prima si basa suU'esistenza di un'unica spe- cie caratterizzata da varie razze geografiche appartenenti ad una superspe- cie (Tesch, 1946, 1948; Magaldi, 1971) la seconda suppone invece l'esisten- za di tre specie: Cymbulia peronii, C. parvidentata e C. sibogae (Rampal, 1975). Cymbulia peronii (Lamarck, 1819) è stata descritta come specie ende- mica mediterranea. Van Der Spoel (1976), riprendendo l'opinione di Rampal (1975), ne distingue due forme, una mediterranea (morpha peronii) e una atlantica (morpha minor). La prima è caratterizzata da maggiori dimensioni e da una evidente asimmetria nella disposizione delle spine; la seconda è più piccola e con spine uniformi. Pelseneer (1888) raccolse in Nuova Zelanda, un esemplare molto piccolo, con spine poco evidenti e ca- ratterizzato da una costrizione mediana, che chiamò Cymbulia parvidenta- ta. Successivamente, nell'Indo-Pacifico, Tesch (1904, 1910), trovò numerosi esemplari di una piccola forma, molto simile a C. peronii a cui diede il nome di Cymbulia sibogae. Conclusioni Sulla base di quanto esposto in precedenza, e in relazione alle caratte- ristiche morfologiche evidenziate, l'esemplare qui descritto può essere at- tribuito alla specie Cymbulia parvidentata (Pelseneer, 1888). Tale specie, indicata come rara nel Mediterraneo, è invece abbondante nel Golfo di Biscaglia; essa può penetrare nel Mediterraneo mediante la corrente super- ficiale atlantica di cui è indicatrice idrologica (Furnestin, 1979). Corselli e Orecchi (1990) in merito alla presenza, nel bacino occidentale del Medi- terraneo, di altre specie di provenienza atlantica (Limacina lesueuri, L. bu- limoides, Diacria trispinosa, D. quadridentata, Cavolinia gibbosa flava, C. longirostris e Cuvierina columella), fanno riferimento al passaggio in Medi- terraneo, attraverso lo Stretto di Gibilterra, di vortici di acque atlantiche, in grado di mantenere per un lungo periodo le loro caratteristiche idrobio- logiche (Taupier-Letage e Millot, 1988); tali vortici possono raggiungere, attraverso il Canale di Sicilia, il bacino orientale (Corselli e Grecchi, 1990), o seguire il Tirreno meridionale in direzione est. In entrambi i casi, la popolazione planctonica contenuta nei vortici può pervenire nell'area dello Stretto di Messina, dove le peculiari condizioni idrobiologiche, posso- no favorirne la sopravvivenza. La presenza in questa zona di forme pano- ceaniche, sia animali che vegetali confermerebbe l'opinione secondo la quale l'area dello Stretto rappresenta una zona di rifugio per elementi atlantici e si inserisce in quel complesso fenomeno più volte evidenziato che va sotto il nome di atlantismo (Giaccone e Sortino, 1974; Giaccone e Rizzi Longo, 1976). Il ritrovamento di Cymbulia parvidentata a Capo Peloro, primo per lo Stretto di Messina, dimostra ancora una volta la peculiarità di questa zo- na, in cui il caratteristico fenomeno degli spiaggiamenti ha spesso contri- buito ad arricchire la conoscenza della malacofauna pelagica del Mediter- raneo. 290 Ringraziamenti Si ringrazia il Sig. Salvatore Ventimiglia di Torre Faro (Messina) che ci ha donato Fesemplare e il Dott. Salvatore Giacobbe, dell'Università di Messina, per la rilettura critica del manoscritto. BIBLIOGRAFIA Berdar a., S. Giacobbe, M. 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Milano - 25 - pagg. 91-96. 291 Pelseneer P., 1888 - Report on the Pteropoda collected by H.M.S. «Challenger» during the years 1873-1876. II. The Thecosomata. Rep. Sci. Res. Voy. H.M.S. «Challenger» during the years 1873-1876. Zoology. 23(1): 1-132, pis. 1-2. Rampal J., 1975 - Les Thècosomes (Mollusques pèlagiques). Systematique et evolution. Ecologie et Biogèographie Mèditerranèes. Thèse prèsentee à l’Universite de Provence, 485 pp., 99 fig., Aix - Marseille. Taupier-Letage I. e C. Millot, 1988 - Surface circulation in the Algerian basin during 1984. In Ocèanographie Pèlagique Méditerranéenne. Minas, Nival (eds.). Oceanologica Acta N. SP. 9: 79-85, 13 fig. Tesch J.J., 1903 - Vorlaiifige Mitteilungen ùber die Thecosomata und Gymnosomata der Sibo- ga-Expedition. Tjdschr. Ned. Dierk. Veren. Ser. 2. 8(2): 111-117 (1904). Tesch J.J., 1913 - Pteropoda. In: Das Tierreich 36, pp. 1.154. Ed. by T.E. Schultze. Berlin: R. Friedlander. Tesch J.J., 1946 - The Thecosomatous Pteropoda. I. 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Voluta pyramidella presenta caratteristiche ecologiche ed una protoconca compieta- mente diverse da quelle di Mitra ebenus, Lamarck, 1811. Summary The authors claim that Voluta pyramidella Brocchi, 1814 and Voluta plicatula Brocchi, 1814 are different forms of the same species. The nome pyramidella has priority over plicatula. Voluta pyramidella has ecological features and a completely different protoconch from Mitra ebenus Lamarck, 1811. Premessa Brocchi (1814: 328) nella sua «Conchiologia Fossile Subapennina» de- scrisse due forme piuttosto similari di Costellaridi: Voluta pyramidella, Vo- luta plicatula. Le scoperte e gli studi successivi misero in evidenza Testre- mo polimorfismo e i caratteri in comune delle due forme tali da suscitare negli Autori discussioni ed ipotesi diverse riguardo la loro specificità. So- stanzialmente il problema si è sviluppato intorno alle seguenti domande: 1) Le due forme descritte da Brocchi sono forse due aspetti di una medesi- ma entità specifica? 2) Che rapporto hanno con Mitra ebenus Lamarck, specie estremamente polimorfa, che presenta spesso caratteri analoghi? La posizione che da allora assunsero i vari Autori è stata esauriente- mente discussa da Malatesta (1974: 365). Noi abbiamo inteso sintetizzarla nei seguenti tre principali orientamenti. * Via Forno Rosso 1, 40055 Castenaso (BO) ** Via Testi, 4 - 48010 Cotignola (RA) *** Lavoro accettato il 2 maggio 1994 293 a - V. pyramidella e V. plicatula sono entrambe forme di M. ebenus (Philippi 1836; B.D.D. 1883; Rossi Ronchetti, 1955; Malatesta 1960; Priolo 1966; Parenzan 1970; Sabelli, Giannuzzi-Savelli & Bedulli, 1990). h - V. plicatula è intesa come una varietà o forma di M. ebenus, mentre V. pyramidella è considerata specie a se stante (Bellardi 1850; Sequenza, 1875; Sequenza, 1880; Malatesta 1974). c - V. pyramidella e V. plicatula vengono considerate due specie distinte (Brocchi, 1814; Bellardi, 1887; Sacco, 1904; Cerulli, 1911; Ruqqieri, Bruno & Curtí, 1959). A B Protoconche - Fig. A. Voluta pyramidella Br. Da un esemplare del Santerniano del torrente Samoggia (Faenza). - Fig. B. Mitra ebenus Lk. Da un esemplare del Pliocene di Pradalbino (BO). Le protoconche I vari Autori nelle loro analisi, salvo pochissime eccezioni, non hanno mai preso in considerazione i caratteri delle protoconche, anche perché le forme fossili si rinvengono di regola prive di questa fondamentale parte della conchiglia. L'abbondante materiale plio-pleistocenico da noi rinvenuto in diversi anni di lavoro di campagna, ci ha permesso di venire in possesso di esem- plari completi, con i quali è stato possibile fare la comparazione fra le protoconche di tutte e tre le forme in questione. 294 Abbiamo così accertato che: a) Mitra ebenus è caratterizzata da una protoconca liscia, di tipo paucispi- rale (vedi fig. B); b) V. plicatula e V. pyramidella possiedono protoconche simili, liscie, di ti- po multispirale (vedi fig. A). Le nostre osservazioni confermano quanto avevano già precisato i se- guenti Autori: a) Giannuzzi-Savelli (1984: 10-101, fig. 31), che raffigurando la protocon- ca di esemplari attuali di M. ebenus, evidenziava una conchiglia em- brionale liscia, molto breve che fa supporre per questa specie la man- canza di una fase di vita pelagica. b) Erünal (1958: 79), il quale aveva descritto esemplari di «Vexillum (Ve- xillum) plicatula», sia del Miocene che del Pliocene di Turchia, con «les trois premiers luisants, lisses, legèrement convexes». Conclusioni La presenza di una protoconca multispirale in V. pyramidella e V. plica- tula fa presupporre che le loro larve, a differenza di quanto ha rilevato Giannuzzi-Savelli per Mitra ebenus, fossero caratterizzate da una ben svi- luppata fase di vita pelagica. Inoltre Tesperienza di campagna ci ha inse- gnato che dovevano avere consuetudini batimetriche diverse poiché, se V. plicatula e V. pyramidella si rinvengono autoctone nei depositi sedimentari delTinfralitorale e del circalitorale, M. ebenus si ritrova autoctona solo in quelli delTinfralitorale concordemente con il suo attuale habitat in Medi- terraneo. In generale nei giacimenti del Pliocene e del Pleistocene, che sono quelli da noi maggiormente studiati, la presenza di quest’ultima specie è sempre piuttosto rara. Queste osservazioni ci portano a concludere che le due entità descritte da Brocchi devono essere differenziate a livello di specie da M. ebenus. Riteniamo pure che esse rappresentino particolari forme di un'unica spe- cie particolarmente polimorfa. Quest’ultima nostra deduzione scaturisce dallo studio diretto del co- pioso materiale che non ci ha permesso di rilevare in una forma o nell’al- tra caratteri costanti e sufficienti per giustificare una qualsiasi loro separa- zione a livello di specie o sottospecie. Sulla denominazione di questo taxon la priorità spetta a pyramidella che precede il nome plicatula alla medesi- ma pagina 318 della prima edizione del celebre lavoro del Brocchi. 295 BIBLIOGRAFIA Bellardi L., 1850 - Monografia delle Mitre fossili del Piemonte. Mem. R. Acc. Se. Torino, 11: 34 pp. Bellardi L., 1887 - I Molluschi dei terreni terziari del Piemonte e della Liguria. Parte 5. Mitridae. Mem. R. Acc. Se. Torino, 38-39: 196 pp. Brocchi G.B., 1814 - Conchiologia fossile subapennina. Stamperia Reale, Milano: 712 pp. Errunal-Erentòz L., 1958 - Mollusques du Néogène des Bassins de Karaman, Adana et Hatay (Turquie). Pubi. Inst. Et. et Rech. Miner. Turq.\ ser. 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Summary It is here reported a new species of Rissoidae Gray, 1847 from the Mediterranean Sea: Rissoa multicincta n. sp. Introduzione Durante Tesarne di detriti marini provenienti dall'Arcipelago Toscano, fra le interessanti specie malacologiche rinvenute, si sono potuti separare numerosi esemplari di un Rissoidae non identificabile fra le specie attual- mente conosciute per il Mar Mediterraneo. Dopo svariate ricerche, non po- tendo trovare nessuna specie alla quale poter attribuire gli individui repe- riti, si propone il nuovo taxon Rissoa multicincta n. sp. Materiale Oltre cento esemplari, privi di parti molli, più numerosi frammenti, di Rissoa multicincta n. sp. sono stati reperiti esaminando sedimenti prove- nienti dal piano infralitorale dei fondali dell'Isola di Giannutri (GR), Arci- pelago Toscano. Nel totale sono stati esaminati circa tredici kg di sedimen- ti detritico organogeni prelevati in due diversi tempi ad una batimetria, rispettivamente, di -40 e -42 m. Posizione sistematica Superordine Superfamiglia Famiglia Sottofamiglia Genere Specie COENOGASTROPODA RISSOIDEA Rissoidae Rissoinae Rissoa Rissoa multicincta n. sp. Cox, 1959 Gray, 1847 Gray, 1847 Gray, 1847 Fréminville in Desmarest, 1814 (*) Via di Valle Aurelia 134, 00167 Roma (**) Dipartimento di Biologia, III Università degli Studi di Roma, Via Ostiense 173, 00154 Roma. (***) Lavoro accettato il 15.12.1994. 297 Rissoa multicincta n. sp. Descrizione deirolotipo Conchiglia piccola e robusta, di forma ovato-conica piuttosto allunga- ta superiormente, composta da sette giri e mezzo di spira con sutura ben evidenziata; protoconca semisferica, liscia e lievemente depressa (Tav. I, figg. Ic-d). Teleoconca formata da giri piatti, appena convessi, apparente- mente lisci, che osservati a maggiori ingrandimenti, mostrano una scultu- ra composta da strie spirali, leggermente rilevate, quasi a mo’ di carene, molto distanziate fra loro e distribuite irregolarmente, evidenziate special- mente suU’ultimo giro di spira al quale conferiscono un aspetto lievemente multicarenato. Nel centro dello stesso, posizionata poco al di sopra dell'at- tacco dell'apertura boccale, si distingue una fascia spirale, composta da tre strie molto ravvicinate, che lo cinge totalmente. L'apertura boccale occupa circa 1/3 dell'altezza totale; peristoma continuo e ovaliforme che si restrin- ge superiormente smussandosi, columella quasi diritta; inclinazione del labbro esterno ortoclina con lieve tendenza al prosoclino; ombelico assen- te. Colorazione bianco lattea brillante con una vistosa bordura di colore lilla-viola acceso che contorna il labro esterno evidenziandosi anche all'in- terno della cavità boccale; tale fascia di colore si estende anche su parte della columella, circondando così consistente porzione dell'apertura (Tav. I, figg. la-b). Si menziona che negli esemplari provvisti di varici, queste mostrano la stessa fascia di colore (Tav. I, fig. 5a). Opercolo e parti molli sconosciuti. Il materiale tipico presenta i seguenti dati morfometrici: olotipo 3.4 mm (H), 2.0 mm (D), rapporto H/D =1.7 paratipo A 3.4 mm (H), 2.1 mm (D), rapporto H/D =1.6 paratipo B 3.0 mm (H), 1.8 mm (D), rapporto H/D =1.7 paratipo C 3.4 mm (H), 2.2 mm (D), rapporto H/D =1.5 paratipo D 4.8 mm (H), 2.5 mm (D), rapporto H/D =1.9 paratipo E 3.8 mm (H), 2.3 mm (D), rapporto H/D =1.6 paratipo F 3.1 mm (H), 2.0 mm (D), rapporto H/D =1.5 L'olotipo e il paratipo A sono depositati nella collezione del Laborato- rio di Malacologia dell'Università di Bologna rispettivamente ai numeri 11624-5; il paratipo B è conservato nel Reparto Malacologico del Museo Civico di Zoologia di Roma (MCZR). I restanti paratipi, C-D-E-F, sono con- servati nella collezione Autori. Den vatio nominis Il nome proposto proviene dall'abbinamento delle parole latine multi=moho e cincta= cintata in riferimento alla particolare ornamenta- zione del nicchio. Locus typicus Il piano infralitorale dell'Isola di Giannutri (GR), Mar Tirreno Setten- trionale. 298 Habitat Non si è individuato con certezza il suo habitat preferenziale, essendo stata esclusivamente rinvenuta in sedimenti detritici provenienti dal piano infralitorale. Considerando gli organismi d’accompagnamento ritrovati in- sieme a R. multicincta n. sp., si ipotizza che la specie possa essere legata alla biocenosi delle alghe fotofile (AP), compresa nei popolamenti dei sub- strati solidi (PÉRÈs & Picard, 1964). Discussione R. multicincta n. sp. per le caratteristiche morfologiche conchigliari, come la protoconca (Tav. II, fig. 6c) e la sua particolare tenue scultura (Tav. II, fig. 6d), è una specie inconfondibile. Per ben due volte è stata reperita esclusivamente alla profondità di 40 m o poco più, mentre non se ne è rinvenuto nessun esemplare esaminando altri vari sedimenti prove- nienti dalla stessa area geografica e raccolti a profondità minori. Questo fa pensare che sia legata a tale fascia batimetrica perlomeno per i fondali dell'Isola di Giannutri (GR). Nei lavori più recenti, che trattano della ma- lacofauna delle coste toscane e dell'annesso arcipelago, non si è evidenzia- ta nessuna specie di Rissoidae confrontabile con R. multicincta n. sp. (Biagi &L CoRSELLi, 1978, 1984; Terreni, 1981, 1983; Corselli, 1981; Biondi et al., 1983; Campani, 1983; Mietto & Quaggiotto, 1983; Cianfanelli & Talenti, 1987; Coprini et al., 1994). Delle ventiquattro, fra specie e sottospecie, appartenenti al Genere Rissoa Fréminville in Desmarest, 1814, elencate nel Catalogo Annotato dei Molluschi Marini del Mediterraneo (Sabelli et al., 1990, 1992a-b), ben di- ciannove presentano scultura assiale, non presente in R, multicincta n. sp. Le cinque rimanenti: R. angustiar (Monterosato, 1917), R. auriformis auri- formis Pallary, 1904, R. auriformis pseudomonodonta Verduin, 1983, R. gemmula Fischer P. in De Folin, 1871 e R. monodonta Philippi, 1836 sono liscie o quasi, oppure con scultura spirale ma comunque non sono avvici- nabili per la forma generale e per gli altri caratteri diagnostici alla nuova specie. Il colore lilla-viola è una caratteristica di molte specie appartenenti a questo Genere e presenti in Mar Mediterraneo, infatti lo si ritrova sul peri- stoma o su parte della columella come in R. multicincta n. sp. Per l’inquadramento sistematico ci si è uniformati a Ponder (1985) e Sabelli et al. (1990, 1992a-b), attribuendo la nuova specie alla Sottofami- glia Rissoinae Gray, 1847. Si è osservata una bassissima percentuale di esemplari provvisti di un maggiore numero di spire (Tav. I, figg. 5a-b) rispetto alla forma canonica (Tav. I, figg. la-4b; Tav. II, figg. 6a-7b). In questi individui, l’ultimo giro assume una forma leggermente più globosa, e presenta una scultura meno manifesta. 299 Legenda delle tavole Tav. I Fig. la - Rtssoa multicincta n. sp. Olotipo. Veduta frontale; misure reali: 3.4 mm (H), 2.0 mm (D). Laboratorio di Malacologia dell’Università di Bologna, n. 11624 Fig. Ib - K. multicincta n. sp. Olotipo. Veduta dorsale. Fig. le - R. multicincta n. sp. Olotipo. Protoconca, veduta laterale. Fig. Id - R. multicincta n. sp. Olotipo. Protoconca, veduta superiore. Fig. 2a - R. multicincta n. sp. Paratipo A. Veduta frontale; misure reali: 3.4 mm (H) 2.1 mm (D). Laboratorio di Malacologia dell’Università di Bologna, n. 11625. Fig. 2b - R. multicincta n. sp. Paratipo A. Veduta dorsale. Fig. 3a - R. multicincta n. sp. Paratipo B. Veduta frontale; misure reali: 3.0 mm (H), 1.8 mm (D). Reparto Malacologico del Museo Civico di Zoologia di Roma (MCZR). Fig. 3b - R. multicincta n. sp. Paratipo B. Veduta dorsale. Fig. 4a - R. multicincta n. sp. Paratipo C. Veduta frontale; misure reali: 3.4 mm (H), 2.2 mm (D). Collezione Autori. Fig. 4b - R. multicincta n. sp. Paratipo C. Veduta dorsale. Fig. 5a - R. multicincta n. sp. Paratipo D. Veduta frontale; misure reali: 4.8 mm (H), 2.5 mm (D). Collezione Autori. Fig. 5b - R. multicincta n. sp. Paratipo D. Veduta dorsale. Tav. n Fig. 6a - R. multicincta n. sp. Paratipo E. Veduta frontale; misure reali: 3.8 mm (H), 2.3 mm (D). Collezione Autori. Fig. 6b - R. multicincta n. sp. Paratipo E. Veduta dorsale. Fig. 6c - R. multicincta n. sp. Paratipo E. Protoconca, veduta superiore. Fig. 6d - R. multicincta n. sp. Paratipo E. Particolare della scultura. Fig. 7a - R. multicincta n. sp. Paratipo F. Veduta frontale; misure reali: 3.1 mm (H), 2.0 mm (D). Collezione Autori. Fig. 7b - R. multicincta n. sp. Paratipo F. Veduta dorsale. 300 Tav. 1 301 Tav. II Ringraziamenti I nostri ringraziamenti vanno al Sig. Antonio Giudici esperto fotografo subacqueo, che molto gentilmente ha raccolto e fornito il sedimento nel quale si sono rinvenuti, per la prima volta, gli esemplari della nuova spe- cie. Ringraziamo il Prof. Bruno Sabelli e il Dr. Antonio Bonfitto deU'Uni- versità di Bologna, Laboratorio di Malacologia, e il Dr. Vincenzo Vomero, del Museo Civico di Zoologia di Roma, per la gentile disponibilità. Un rin- graziamento anche al Sig. Ruggero Roggeri per il cortese e tempestivo aiu- to bibliografico. 302 BIBLIOGRAFIA Biagi V., C. Corselo, 1978 - Contributo alla conoscenza della malacofauna di un fondo S.G.C.F. (Pérès & Picard, 1964). Conchiglie, Milano, 14 (1-2): 1-22. Biagi V., C. CoRSELLi, 1984 - Contributo alla conoscenza della malacofauna di un fondo SFBC (Pérès & Picard, 1964). Boll. Malacologico, Milano, 20 (5-8): 117-130. Biondi F., B. Dell’Angelo, G. Di Paco, S. Palazzi, F. 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Emendatio e Addenda. Quaderni Mus. St. Nat. Livorno, 4: 107-125. 303 Boll. Malacologico 30 (1994) (9-12) 304-310 Milano 14-4-1995 Maria Corsini * & Eugenia Lefkaditou* * OCCURRENCE OF OCYTHOE TUBERCULATA (CEPHALOPODA: OCYTHOIDAE) IN GREEK WATERS *** Key- Words: Cephalopoda, Octopoda, Ocythoidae, Ocythoe tuberculata, Mediterranean, Aegean Sea. Summary The presence of Ocythoe tuberculata (Cephalopoda: Ocythoidae) is recorded for the first time in Greek waters, based on three adult females collected by fisher- men along the coasts of the islands of Cos and Karpathos and of the Saronikos Gulf (Aegean sea. Eastern Mediterranean). The meristics of the three specimens are gi- ven, including beak dimensions. Riassunto La presenza di Ocythoe tuberculata (Cephalopoda: Ocythoidae) è segnalata per la prima volta in acque greche, sulla base di tre femmine adulte catturate lungo la costa delle isole di Cos e Karpathos e del Golfo di Saronikos (Mar Egeo, Mediterraneo Orientale). Sono presentate le misure dei tre esemplari, incluse le di- mensioni della mandibola inferiore. Introduction Ocythoe tuberculata is the only species of the family Ocythoidae Rafinesque, 1814. It is a viviparous, epipelagic species, distributed in subtro- pical waters of the world, captured between the surface and 200 m of depth (Guerra, 1992). This species is distributed in the Mediterranean Sea as well as in Atlantic, Indian and Pacific oceans (Mangold and Boletzky, 1987). Records of tliis species are reported mainly for the Western [Catalonian coasts, bay of Naples (Sanchez 1980, Jatta 1896, Naef 1923)] and Central Mediterranean [North-Eastern Adriatic Sea, bay of Taranto, strait of Sicily (Bello 1986, 1990, Jereb and Ragonese 1993, Panetta 1974)]. In the Levant basin (Eastern Mediterranean, East of 23® E) its occurrence has been recorded for the first time by Robson (1932) from the waters of Egypt and once more in 1988 by Katagan and Kocatas (1990) from the Turkish waters (38®3P N, 26®38' E, bay of Izmir, Aegean Sea). The present records represent the second occurrence of Ocythoe tuberculata in the Aegean Sea and the first in Greek waters. * National Centre for Marine Research/Hydrobiological Station of Rhodes. Cos Street, 85100 Rhodes, Greece ** ‘Teuthis”, Keramikou 62-64, 10435 Athens, Greece *** Lavoro accattato il 15 giugno 1994 304 Most of the published records of Ocythoe tuherculata^ as those presented here, concern isolated females collected near the coasts in a few meters of depth (Goncalves 1991, Panetta 1976, Sanchez 1980). The males, which are much smaller than females, are frequently found in a empty test of salps and doliolids which are used as a floating habitation (Jatta, 1896). Remains of Ocythoe tuberculata are found also in the stomach contents of large pelagic fishes and dolphins (Guerra, 1992). Material and methods Two females of Ocythoe tuberculata Rafinesque, 1814 were captured by fishermen near the Dodecanese Islands (South-Eastern Aegean Sea). One of them was collected in Mastichari (Island of Cos) (Fig. 1) on the 3rd of June 1992 and the second one was caught at 30 cm depth in Arkasas (Island of Karpathos) on the 25th of May 1993. The above specimens are kept in the Museum of Marine Animals of the Hydrobiological Station of Rhodes. Another female of this species was collected by a sport-fishermen at 10 m of depth in Pasalimani (Saronikos Gulf, Western Aegean Sea) on the 20th of June 1993 (Fig. 2). The species was identified following the keys in Mangold and Boletzky (1987). Measurements of the three individuals were taken after preservation in formalin. The beaks of two specimens were removed and measured according to Clarke (1962) (Fig. 3). Results The measurements of the three specimens are presented in Table 1. It is to be underlined that the arms undergo to shrinking in preserved specimens; in- deed, the total length of the fresh specimen A was 103 cm. The value of the crest length/hood length ratio (CL/HL) determined for the lower beaks (1.54, 1.58) is between the value 1.48 obtained by Sanchez (1980) and 1.59 obtained by Smale^/ at. (1993). Taking into account the re- lative measurements of the two specimens presented here and the ones descri- bed by Smale^í at. (1993) and Sanchez (1980), the following regression relating crest length with hood length of the lower beak (Fig. 4) is proposed for use in the species identification. HL- 0. 126 -h 0.643 CL {r^= 0.99, n= 4) 305 Fig. 1. Dorsal view (a) and ventral view (b) of O. tuberculata (specimen from Cos). 306 18° 20° 22° 24° 26° 28" 30 Fig. 2. Map of the Aegean Sea showing the localities where the O. tubercu- lata specimens were caught. [O = find by Katagan and Kocatas (1990)] Fig. 3. Lateral view of the upper beak (a) and of the lower beak (b) of O. tu- ber culata (specimen from Karpathos) 307 Fig. 4. Linear regression of crest length against hood length of the lower beak for O. tuberculata. TABLE 1. Measurements carried out on Ocythoe tuberculata coW^cX^^á in Aegean Sea during 1992-93. A= specimen from Karpathos; B= specimen from Cos; C= specimen from Saronikos Gulf ; U= upper beak; L= lower beak; BW= body weight, TL= total length; ML= mande length; AL= arm length; CL= crest length; HL= hood length; RGL= rostral gap length. BW g TL nm ML irm AU mm ALn mm ALDI mm AUV mm UCL nm UHL nm URGL LCL nm nm LHL nm LRGL nm A 4300 930 260 700 290 600 690 40.2 22.9 19.1 29.8 18.9 21.8 broken B 3250 850 290 550 450 440 530 - - - - - - C 765 585 185 430 380 375 455 broken 15.6 16.2 17.5 11.4 11.0 308 Discussion The records of O. tuherculata described in the present note confirm its wide distribution from the Western to the Eastern Mediterranean Sea inclu- ding, at least, the South and Eastern Aegean Sea. The hydrology of the Aegean basin is influenced in its northern and western part by the Black Sea outflow whilst the southern and eastern Aegean region is under the domination of the northely-flowing Levantine surface water (GFCM, 1992). The distribu- tion of Ocythoe tuherculata in the Aegean Sea may be related to the flow of the water originating from the Levantine Sea, along the Eastern coasts and the gyres standing in the Southern Aegean. A similar distribution of this pelagic octopod is confined to the North-Eastern side of the Adriatic Sea related to the Adriatic gyre (Bello, 1990). Aknowledgements The authors wish to thank Mr. Georgios Tsambounierakis and the other fishermen for the information and the material provided. REFERENCES Bello G., 1986 - I Cefalopodi del Golfo di Taranto. Lavori Soc. Ital. Malacol.ogia 22: 77-84. Bello G., 1990 - The Cephalopod Fauna of the Adriatic. Acta Adriat., 31 (1/2); 275-291. Clarke M.R., 1962 - The identification of cephalopod "beaks" and the rela- tionship between beak size and total body weight. Bull. Br. Mus. nat. Hist., 8(10): 421-480. GFCM, 1992 - Fourth session of the Technical Consultation on Stock Assessment in the Eastern Mediterranean. Thessaloniki, Greece, 7-10 October 1991. FAO Fish. Rep., 477, 172 pp. Goncalves a., 1991 - The Octopoda (Mollusca; Cephalopoda) of the Azores. Arquipelago, 75-81 pp. Guerra A., 1992 - Mollusca, Cephalopoda. In Fauna Ibérica, Voi. 1. 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Ogni pagina in più verrà addebitata a lire 50.000. Ogni tavola, oltre a quella gratuita, verrà addebitata al costo. Non si concedono estratti gratuiti, tranne nel caso in cui venga corrisposto un contributo spese di almeno 100.000 lire (50 estratti gratuiti senza coper- tina). I prezzi degli estratti verranno comunicati agli Autori- con l’invio delle prime bozze. NORME PER GLI AUTORI — Il «Bollettino Malacologico» accetta solo lavori scritti in italiano, inglese, francese e spa- gnolo. Oltre al riassunto in italiano, è richiesto, per i lavori in italiano, un riassunto in inglese o francese di non più di 200 parole. — I dattiloscritti, incluse figure, didascalie e tabelle, devono pervenire almeno in duplice co- pia (originale e una copia) e devono essere scritti con il seguente ordine; pagina iniziale con Nome e Cognome dell'autore, titolo del lavoro, riassunto e summary e una nota in fondo alla pagina segnàta da un * con l’indirizzo dell’autore. IT testo, quando possibile, va suddi- viso in: Introduzione, Materiali e Metodi, Risultati, Discussione, Ringraziamenti e Biblio- grafia. — Gli articoli devono essere scritti in lingua corretta e concisa. Forma e contenuto devono essere attentamente verificati prima della consegna per evitare le successive correzioni in bozze. — La battitura del testo, didascalie, note e opere citate deve essere a spazio 2 su un solo lato di fogli bianchi (possibilmente UNI A4) con ampi margini (almeno 3 cm). La posizione approssimativa di tabelle e illustrazioni deve essere indicata nei margini del dattiloscritto. Tutte le pagine devono essere numerate progressivamente. Figure, tabelle e didascalie de- vono essere riunite su fogli a parte. — Evitare le note, se possibile. Le note indispensabili devono essere indicate con un numero progressivo tra parentesi nel testo e collocate in fondo alla pagina cui si riferiscono. Le abbreviazioni non comuni devono essere spiegate. — Le opere citate devono essere elencate in ordine alfabetico al termine del lavoro nello stile dei seguenti esempi: Riviste: COGNOME iniziale del Nome, anno - Titolo completo. Rivista (abbreviata secondo le regole internazionali). Città di edizione; volume (numero): prima e ultima pagina del lavoro. MONTEROSATO M.T.A., 1880 - Conchiglie della zona degli abissi. Boll. Soc. malac. it., Pisa; 6 (2): 50-82. , Libri: COGNOME iniziale del Nome, anno - Titolo (del libro o del capitolo); in: Autore e titolo del libro (se diverso); Edizione, volume (numero), editore, città di edizione, numero delle pagine. LE DANOIS E., 1948 - Les profondeurs de la mer. Trente ans de recherches sur la faune sous-marine au large de Trànce. Payot, Paris, 303 p. — Le citazioni nel testo dovranno essere (LEONARD, 1980) oppure PIANI (1981). Se un lavoro ha più di due autori indicare SMITH et al. (1968). Usare la convenzione (BROWN, 1979a) (BROWN, 1979b) se occorre citare più di un articolo dello stesso autore pubblicato nello stesso anno. • — Solo i nomi di Generi e specie devono essere sottolineati per essere stampati in corsivo, — Tutte le figure devono essere numerate progressivamente con numeri arabi e devono essere citate nel testo. Esse devono essere presentate su fogli a parte, ognuna con il nome dell’au- tore e il numero della figura. Se possibile le figure devono essere raggruppate in tavole tenendo presente che la superficie massima a disposizióne per una tavola a piena pagina è di cm. 11,3 X 18,5. Si consiglia di presentare le figure nel formato definitivo. E comunque facoltà della Redazione ridurre o ingrandire il formato delle illustrazioni secondo necessi- tà. Illustrazioni a colori possono essere accettate solo se l’autore sostiene i costi di riprodu- zione e stampa. Le stampe fotografiche devono essere su carta lucida e con un buon contra- sto. Le indicazioni (numeri o lettere) devono essere di 2,5 / 3 mm di altezza nella stampa finale; usare i trasferibili sulle fotografie. — Bozze: gli autori riceveranno una copia delle prime bozze; esse devono essere corrette a penna in modo chiaro e rispedite al più presto possibile. Sarà chiesto un rimborso spese per le aggiunte o per i cambiamenti introdotti dopo la composizione tipografica. Gli estratti possono essere ordi- nati con la restituzione delle prime bozze. INSTRUCTIONS FOR AUTHORS — The «Bollettino Malacologico» will accept only articles in italian, english, french and Spanish lan- guage with a summary in italian. The summary should not exceed 200 words. — Manuscripts, including figures, figure captions and tables, should be submitted in duplicate (ori- ginal and copy) and should include in the following order: Title page of the manuscript: Aut- hor’s name and surnames. Title, summary and riassunto and a footnote, marked by * for ad- dress. The text, wherever possible, should be arranged as follows: Introduction, Material and Methods, Results, Discussion, Acknowledgements, References. — Articles should be written in good, concise language. Form and content should be carefully chec- ked before submission to avoid the need for corrections in proof. — The typing should be double spaced (including captions, footnotes and references) on one side of white bond paper (possibly UNI A4) with margins of at least 3 cm. The position of tables and illustrations should be indicated in the margins of the manuscript. All pages should be numbered consecutively. Figures, tables and captions should be submitted on separate sheets. — Footnotes should be avoided whenever possible. Essential footnotes should be indicated by su- perscript numbers in the text and placed at the foot of the page to which they apply. They should be numbered consecutively throughout the text. Unusual abbreviations must be explai- ned. — References should be listed alphabetically at the end of the paper and styled as in the following examples: Journal papers: NAMES and initials of all authors, year - Full title Journal abbrevia- ted in accordance with international practice, place of edition; volume (number): first and last page numbers. MONTEROSATO M.T.A., 1880 - Conchiglie della zona degli abissi. Boll. Soc. malac. it., Pisa; 6 (2): 50-82. Books: NAMES and initials of authors, year - Title (of books or article). Editor(s) (Title of book) edition, volume (number), publisher, place, page number. LE DANOIS E., 1948 - Les profondeurs de la mer. Trente ans de recherches sur la faune sous- marine au large de la France. Payot, Paris, 303 p. — Citations in the text should read (LEONARD, 1980) or PIANI (1981). When a paper has more than two authors, the style SMITH et al. (1968) should be used. The convention (BROWN,* 1979a) (BROWN, 1979b) should be used when more than one paper is cited by the same aut- hor(s) and published in the same year. — Only Genus and species names should be underlined once for italics. All figures, whether photo- graphs, micrographs or diagrams should be numbered consecutively in Arabic numerals and must be referred to in the text. They are to be submitted on separate sheets, each bearing the author’s name and the figure number. Where possible, figures should be grouped, bearing in mind that the maximum display area for figures is 11.3 x 18.5 cm. Figures should be prepared to fit the format of the printed page (print area) so that 1 : 1 reproduction is possible. The publisher reserves the right to reduce or enlarge illustrations. Colour illustrations can only be accepted if the author agrees to bear the costs of reproduction. Please submit well-contrasted glossy prints. Final lettering should be 2. 5/3.0 mm high and rub-on lettering should be used to mark photographs. — Proofs: authors will receive one set of proofs. Proofs should be corrected in pen and returned as soon as possible. A charge will be made for changes introduced after the article has been type- set. Reprints may be ordered when returning the first proof. GRAFICHE ATA - Paderno Dugnano Finito di stampare il 17/4/1995 ISSN 0394-7149 © 1 ■- '^‘^Bollettino Malacologico PUBBLICAZIONE MENSILE EDITA DALLA SOCIETÀ ITALIANA DI MALACOLOGIA c/o Acquario Civico, Viale Gadio 2 - 20121 Milano AUTORIZZAZIONE TRIBUNALE DI MILANO N. 479 DEL 15 OTTOBRE 1983 SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE - SPEDIZIONE N° 2 - 1995 Anno XXXI (1995) Milano 30 Settembre 1995 N. 1-4 SOMMARIO S^cuDERi D. - Il genere Dendropoma (Gastropoda: Vermetidae) nel Mediterraneo pag. 1 Della Bella G. & C. Tabanelli - Qualche considerazione sulle specie appartenenti al genere Trophon Montfort, 1810 isti- tuite da Giuliano Ruggieri pag. 7 Houart R. & E.H. VoKES - On the identity of Aspella anceps (Lamarck, 1822) (Gastropoda: Muricidae) pag. 13 Franchini D.A. & C. Franchini - Malacologia dei piccoli laghi alpini; 1. Il lago di Bordaglia pag. 17 Chirli C. - Il genere Caecum Fleming., 1817 pag. 21 Perrone A.S. - Una specie di Nudibranchi del genere Cuthona Alder & Hancock, 1855, nuova per il Mediterraneo: Cutho- na perca (Marcus, 1958) (Opsithobranchia: Nudibranchia) pag. 28 Cachia C. - On the occurence of Phaseolus guilonardi Hoeksema 1993 (Fam. Phaseolidae Scarlato & Starobogatov, 1971) in the Mediterranean pag. 37 Franchini D.A. - Potenzialità informativa della malacofauna; stratificazione archeologica e ambiente: il caso di Vho di Piadena pag. 39 Engl W. - Specie prevalentemente lessepsiane attestate lungo le coste turche pag. 43 Continua sulla seconda pagina di copertina Allegato: Indice specifico dell'annata 1994 Direttore responsabile: Mauro Mariani üEU i Ì995 Hoenselaar H.J. &; R.G. Moolenbeek - Barleeia seminulum (Monterosato, 1877) recorded from the tunisian coast Ga- stropoda Barleeidae) pag. 51 Smriglio C., C. Ciommei, P. Mariottini - Molluschi del Mar Tir- reno Centrale. Contributo X. Osservazioni su due popola- zioni di Hanley, 1844 pag. 55 Aartsen van J.J. - Anisocycla Monterosato, 1880 or Ebala Leach in Gray, 1847: that is the question pag. 65 Bogi C., G. Buzzurro, E. Greppi - Presenza di Murchisonella columna (Hedley, 1907) nel Mediterraneo orientale pag. 69 Dell'Angelo B. & M. Forlì - Rinvenimenti di piastre anomale di Chitons saeniensis Laghi, 1884 (Mollusca: Polyplacophora) pag. 77 Smriglio C., P. Mariottini, G. Ciommei - Conferma di Bittium watsoni (Jeffreys, 1885) per il Mare di Alboran, Mediterra- neo occidentale pag. 81 Palazzi S, A. Villari - Prima raffigurazione di Verticordia axi- noides, G. Sequenza pag. 85 SOCIETÀ ITALIANA DI MALACOLOGIA SEDE SOCIALE: c/o Acquario Civico, Viale Gadio 2, 20121 Milano CONSIGLIO DIRETTIVO PROVVISORIO PRESIDENTE: Piero Pani VICEPRESIDENTE: Riccardo Giannuzzi Savelli SEGRETARI: Daniele Bedulli, Marco Taviani TESORIERI: Alberto Cecalupo, Gianni Sartore CONSIGLIERI: Daniele Bedulli, Vinicio Biagi, Alberto Cecalupo, Paolo Crovato, Riccardo Giannuzzi-Savelli, Folco Giusti, Mauro Mariani, Giulio Melone, Alberto Paimeri, Piero Piani, Francesco Pusateri, Gio- vanni Repetto, Bruno Sabelli, Gianni Sartore, Marco Taviani REVISORI DEI CONTI: Aurelio Meani, Antonio Simonetta Bollettino Malacologico PUBBLICAZIONE MENSILE INDICE SPECIFICO 1994 a cura di Mauro Mariani Allegato al Bollettino XXXI (1-4) 1995 Avvertenza: l’indice è stato compilato in ordine alfabetico specifico, fa- cendo seguire il nome generico. I seguenti simboli indicano: £=fossile; °=sottogenere; #=non molluschi; *cd=cartina di distribuzione; *fc= foto colori; *fb=foto bianco e nero; *ai=disegno di anatomia; *air=disegno radula; *me = disegno di morfologia esterna; *gr = grafico; *semc= morfologia conchigliare al microscopio elettronico a scansione; *semr= morfologia radulare al microscopio elettronico a scansione. abbotti, Opalia (Opalia); 75-77, 134, 143-144 abbreviata, Cuspidaria; 137£ Abralia; 169 abyssicola, Kelliella; 41, 132, 135- 137, 143, 256, 263, 266 abyssicola, Roxania; 143, 148, 156* fb (figg 26, 27) Acanthocardia; 280* gr (fig 2, 3), 282* gr (9) (1) 26 * Scissurella costata D'Orbigny, 1824 27 * Haliotis tuberculata lamellosa Lamarck, 1822 28 # Clanculus corallinus (Gmelin, 1791) 29 * Clanculus cruciatus (L., 1758) 30 * Clanculus jussieui (Payraudeau, 1826) 31 + Calliostoma alexandrinum VdXÌMy , 1911 (1) = floreanae Parenzan, 1970 32 # Calliostoma conulus (L., 1758) 33 * Calliostoma laugieri laugieri (Payraudeau, 1826) 34 * Gibbula ardens (Von Salis, 1793) 35 * Gibbula turbinoides (Deshayes, 1835) 36 * Gibbula philberti (Récluz, 1843) 37 * Gibbula richardi (?2iyx2Máe2M, 1^26) 38 * Gibbula varia (L., 1758) 39 * Gibbula divaricata (L., 1758) 40 # Gibbula r arilineata (Michaud, 1829) 41 + Gibbula umbilicaris (L., 1758) 42 * Gibbula umbilicaris nebulosa (Philippi, 1848) (1) 43 * Monodonta articulata Lamarck, 1822 44 * Monodonta turbinata (Von Born, 1778) 45 * Jujubinus exasperatus (Pennant, 1777) 46 * Homalopoma sanguineum (L., 1758) 47 * Tricolia pullus (L., 1758) 48 # Tricolia speciosa (Von Muhlfeldt, 1824) 49 * Tricolia tenuis (Michaud, 1829) 50 + Tricolia sp. (2) 51 * Bolma rugosa (L., 1767) 52 * Cerithium rupestre Risso, 1826 53 + Cerithium scabridum Philippi, 1848 54 * Cerithium vulgatum Bruguiere, 1792 55 * Bittium jadertinum (Brusina, 1865) - 104 - 56 # Bittium latreillii (Payraudeau, 1826) 57 * Bittium reticulatum (Da Costa, 1865) 58 + Bittium reticulatum var. exiguum Monterosato, 1878 (1) 59 + Bittium scabrum (Olivi, 1792) 60 # Rhinoclavis kochi (Philippi, 1848) 61 * Fossarus ambiguus {h., 115%) 62 + Finella pupoides Adams A., 1860 63 + Clathrofenella fusca {Aádims A., \%6Q) 64 # Turritella turbona Monterosato, 1877 65 * Littorina neritoides (L., 1758) 66 * E at onina fulgida {AddiVCis, h, 1191) 67 + Rissoa angustiar (Monterosato, 1917) 68 + Rissoa auriformis pscudomonodonta Verduin, 1983 (3) 69 + Rissoa decorata Philippi, 1846 70 * Rissoa guerinii Récluz, 1843 71 + Rissoa italiensis Verduin, 1985 72 + Rissoa labiosa (Montagu, 1803) 73 * Rissoa Ha (Monterosato, 1844 ex Benoit ms.) 74 # Rissoa monodonta Philippi, 1836 75 + Rissoa rodhensis Verduin, 1985 76 * Rissoa scurra (Monterosato, 1917) 77 # Rissoa similis Scacchi, 1836 78 * Rissoa variabilis (Von Muehlfeldt, 1824) 79 # Rissoa ventricosa Desmarest, 1814 80 # Rissoa violacea violacea Desmarest, 1814 81 + Rissoa sp. 1 (2) 82 * Rissoa sp. 1 (2) 83 * Alvania cfr. aspera (Philippi, 1844) 84 * Alvania colossophilus Oberling, 1970 85 + Alvania datchaensis Amati & Oliverio, 1987 86 * Alvania discors (Allan, 1818) 87 * Alvania dorbignyi (Audouin, 1827) 88 * Alvania hallgassi Amati & Oliverio, 1985 89 # Alvania lanciae (Calcara, 1841) 90 * Alvania lineata Risso, 1826 91 + Alvania mamillata Risso, 1826 92 * Alvania monterosatoi (Fischer P., 1876) 93 * Alvania oranica (Pallary, 1900) 94 + Alvania rudis (Philippi, 1844) 95 + Alvania scabra (Philippi, 1844) 96 + Alvania sculptilis (Monterosato, 1877) 97 + Alvania beniamina (Monterosato, 1884) 98 + Alvania chiarella Cecalupo & Quadri, 1995 (3) 99 * Manzonia crassa (Kanmacher, 1798) - 105 - 100 + Manzonia weinkauffi jacobusi Oliverio, Amati & Nofroni, 1986 101 + Obtusella macilenta (Monterosato, 1880) 102 + Peringella elegans (Locard, 1892) 103 * Pusillina diversa (Nordsieck F., 1972) 104 + Pusillina inconspicua (Alder, 1844) 105 # Pusillina lineolata (Michaud, 1832) 106 + Pusillina margiminia (Nordsieck F., 1972) 107 + Pusillina marginata (Michaud, 1832) 108 + Pusillina munda (Monterosato, 1884) 109 + Pusillina philippii (Aradas & Maggiore, 1844) =dolium (Nyst, 1845) 110 * Pusillina radiata (Philippi, 1836) = pulchella (Schwartz, 1863) 111 + Setia ambigua (Qmgnone,, 1873) 112 + Setia fusca (Philippi, 1841) 113 + Setia slikorum (Verduin, 1984) 114 * 7? hrMgM/m (Pay raudeau, 1826) 115 * Paludinella littorina (Delle Ghiaie, 1828) 116 + Paludinella sicana {BmgñoxiQ, 1^16) 117 * Caecum auriculatumY o\\n, 118 * Caecum trachea (Montagu, 1803) 119 * Tornus subcarinatus (Montdigu, 1^03) 120 * Truncatella subcylindrica (L., 1767) 122 + Strombus pérsicas Swainson, 1821 (3) =decorus raybaudii K.Nicolay & Manoja, 1983 123 * Vermetus cristatus Biondi, 1858 124 + Vermetus rugulosus Monterosato, 1878 125 # Vermetus triquetrus Bivona Ant., 1832 126 + Vermetus sp. (3) 127 * Dendropoma anguliferum Monterosato, 1878 128 + Petaloconchus glomeratus (L., 1758) 129 * E rosaria spur ca (L., 11 5S) 130 # Luria lurida {L., 17 5S) 131 # Lamellaria perspicua (L., \1 5^) 132 # Trivia pulex (Solander in Gray, 1828) 133 * Natica dillwyni Payraudeau, 1826 134 # Natica hebraea (Martyn, 1784) 135 # Natica rizzae AA. non Philippi, 1844 136 # Natica stercusmuscarum (Gmelin, 1791) 137 # Euspira guillemini (Payraudeau, 1826) 138 * Euspira nitida (Donovan, 1804) 139 # Payraudeatia intricata (Donovan, 1804) 140 * Neverita josephinia Risso 1826 141 # Tonna galea (L., 1758) - 106 - 142 # Phalium granulatum (Von Born, 1778) 143 # Charonia tritonis variegata (Lamarck, 1816) 144 + Cheirodonta pallescens (Jeffreys, 1867) 145 + Marshallora adversa (Montagu, 1803) 146 * Monophorus perversas (L., 1758) 147 * Similiphora similior (Bouchet & Guillemot, 1978) 148 + Metaxia bacillum (Issel, 1869) 149 + Cerithiopsis fayalensis Watson, 1886 150 + Cerithiopsis minima (Brusina, 1865) 151 + Cerithiopsis nana Jeffreys, 1867 152 * Cerithiopsis pulvis (Issel, 1869) 153 + Cerithiopsis tiara Monterosato, 1874 ex Watson, ms. 154 + Cerithiopsis sp. \ (2) 155 + Cerithiopsis sp. 2 (2) 156 * Cerithiopsis tubercularis (Montagu, 1803) 157 * Dizoniopsis bilineata (Hoernes, 1848) 158 + Dizoniopsis coppolae (Aradas, 1870) 159 * Janthina janthina (L., 1758) 160 # Janthina nitens Menke, 1828 161 + Epitonium algerianum (Weinkauff, 1866) 162 * Epitonium commune (Lamarck, 1822) 163 # Epitonium turioni (Turton, 1819) 164 + Cycloscala hyalina (Sowerby, 1844) (3) 165 * Gyroscala lamellosa (Lamarck, 1822) 166 + Opalia hellenica (Forbes, 1844) 167 + Melanella boscii (Payraudeau, 1827) 168 + Melanella monterosatoi (Monterosato, 1890 ex De Boury ms.) 169 + Melanella sp. (2) 170 + Parvioris ibizensis Nordsieck, = microstoma (Brusina, 1864) 171 + Sticteulima jejfreysiana (Brusina, 1869) 172 # Vitreolina antiflexa Monterosato, 1884 173 + Vitreolina levantina Oliverio, Buzzurro & Villa, 1994 174 * Vitreolina incurva (B. D. D., 1883) 175 # Aspella anceps (Lamarck, 1822) (4) 176 + Dermomurex scalaroides (Blainville, 1829) 177 * Hexaplex trúncalas (L., 1758) 178 * Murexsul aradasii (Poirier, 1883 ex Monterosato ms.) 179 * Muricopsis cristata (Brocchi, 1814) 180 + Muricopsis hispidula Pallary, 1904 (1) 181 + Muricopsis inermis (Philippi, 1836) (1) 182 * Ocinebrina edwardsii {YdiyxdMátdiVi, \S26) 183 * Ocinebrina hy brida (Aradas & Benoit, 1876) 184 # Typhinellus sowerbyi (Broderip, 1833) - 107- 185 * Buccinulum corneum (L., 1758) 186 + Chauvetia recondita (Bmgnone, 1880) 187 * Colubraria reticulata (Blainville, 1826) 188 * Engina leuc ozona (Philippi, 1843) 189 * Pisania striata (Gmelin, 1791) 190 * Follia dorbignyi (Payraudeau, 1826) 191 * Follia scacchiana (Philippi, 1844) 192 + Follia sp. (2 193 # Coralliophila meyendorffii (Calcara, 1845) 194 * Fasciolaria lignaria (L., 1758) 195 # Fusinus rostratas (Olivi, 1792) 196 # Fusinus rudis (Philippi, 1844) 197 * Fusinus syracusanus (L., 1758) 198 # Nassarius corniculus (Olivi, 1792) 199 * Nassarius incrassatus (Stroem, 1768) 200 # Nassarius reticulatus (L., 1758) 201 # Nassarius gibbosulus (L., 1758) 202 * Nassarius (Sphaeronassa) mutabilis L., 1758 203 * Nassarius costulatus cuvierii (Payraudeau, 1826) 204 * Nassarius louisi (Pallary, 1912) 205 * Cyclope neritea (L., 1758) = donovania Risso, 1826 (5 206 # Stramonita haemastoma (L., 1766) 207 * Columbella rustica (L., 1758) 208 + Anachis troglodytes (Souverbie & Montrouzier, 1866) = savignyi Moazzo, 1939 ex Jousseaume ms. 209 + Mitrella cfr. bruggeni Van Aartsen, Menkhorst & Gittenberg, 1984 210 * Mitrella gervillii (Payraudeau, 1826) 211 * Mitrella minor (Scacchi, 1836) 212 * Mitrella scripta (L., 1758) 213 ♦ Vexillum ebenus (Lamarck, 1811) 214 + Vexillum hypatiae (Pallary, 1912) 215 * Vexillum littorale (Forbes, 1844) 216 * Vexillum tricolor (Gmelin, 1790) 217 # Gibberula miliaria (L., 1758) 218 * Gibberula philippii (Monterosato, 1878) 219 * Volvarina mitrella (Risso, 1826) 220 * Granulina clandestina (Brocchi, 1814) = marginata (Bivona, 1832) 221 * Granulina occulta (Monterosato, 1869) 222 >i< Mitra cornicula (L,, 1758) 223 * Conus mediterraneus Hwass in Bruguière, 1792 224 + Conus sp. (2 225 + Bela laevigata (Philippi, 1836) - 108 - 226 * Bela nebula (Montagu, 1803) 227 + Bela menkhorsti Van Aartsen, 1988 228 Fehria sp. (2) 229 + Bela ornata (Locard, 1897) 230 * Clathromangelia quadrillum (Dujardin, 1837) 231 + Mange Ha derelicta Reeve, 1846 = Mangelia aurea (Bmgnone, 1868) (1) 232 # Mangelia costulata (Blainville, 1829) (7) 233 * Mangelia unif asciata Deshay es, 1835 (6) 234 # Mangelia vauquelini (Payraudeau, 1826) 235 + Mangiliella angelinae n.sp. 236 * Mangiliella barashi Van Aartsen & Fehr de Wal, 1978 ex Monts, ms. 237 * Mangiliella bertrandii (Payraudeau, 1826) 238 + Mangiliella sandrii (Brusina, 1865) 239 + Mangiliella secreta Van Aartsen & Fehr de Wal, 1978 ex Monts, ms. 240 + Mangiliella sicula (Reeve, 1846) 241 Mangiliella striolata (Risso, 1826) (1) 242 # Mangiliella taeniata (Deshay es, 1835) 243 + Haedropleura secalina (Philippi, 1844) var. albina Monterosato, 1884 244 * Mitrolumna olivoidea (Cantraine, 1835) 245 + Raphitoma fallax Forbes, 1844 (1) 246 + Raphitoma intermedia F.Nordsieck, 1977 (1) 247 + Raphitoma lineolata (B.D.D., 1883) (1) 248 + Raphitoma pupoides (Monterosato, 1884) 249 * Philbertia philberti (Michaud, 1829) 250 * Mathilda gemmulata Semper, 1865 251 * Rissoella inflata Locard, 1892 252 * Ammonicera fischeriana (Monterosato, 1869) 253 # Chrysallida doliolum (Philippi, 1844) 254 * Chrysallida indistincta (Montagu, 1808) 255 * Chrysallida intermixta (Monterosato, 1884) 256 + Chrysallida limitum (Brusina, 1876) 257 * Chrysallida obtusa (T.Brown, 1827) 258 + Chrysallida suturalis (Philippi, 1844) 259 + Chrysallida terebellum (Philippi, 1844) 260 # Euparthenia bulinea (Lowe, 1841) 261 * Euparthenia humboldti (Risso, 1826) 262 Folinella excavata (Philippi, 1836) 263 + Monotygma amoena (Adams A., 1851) 264 + Eulimella acicala (Philippi, 1836) 265 * Anisocycla pointeli (Folin, 1867) 266 * Odostomia carrozzai Van Aartsen, 1987 267 + Odostomia kromi Van Aartsen, Menkhorst & Gittenberger, 1984 - 109 - 268 * Odostomia lukisii Jeffreys, 1859 269 + Odostomia scalaris Mac Gillivray, 1843 270 + Odostomia striolata Forbes & Hanley, 1850 271 + Odostomia turriculata Monterosato, 1869 272 + Odostomia erjaveciana Brusina, 1869 273 + Odostomia cfr. clavulina Fischer P., 1877 274 * Odostomia conoidea (Brocchi, 1814) 275 * Odostomia plicata (Montagu, 1803) 276 + Odostomia sicula Philippi, 1851 277 + Ondina ay stallina Locarci, 1892 278 + Ondina vitrea (Brusina, 1866) 279 * wflrrewi (Thompson, 1845) (1) 280 + Turbonilla delicata Monterosato, 1874 281 + Turbonilla edgari (Melvill, 1869) 282 + Turbonilla gradata B.D.D., 1883 283 + Turbonilla pumila Seguenza G., 1876 284 # Turbonilla rufa (Philippi, 1836) 285 + Turbonilla striatala (L., 1758) 286 + Retusa fourierii (Auàouin, 1S26) 287 * Retusa leptoeneilema (Brusina, 1866) 288 + Retusa mammillata (Philippi, 1836) (2) 289 + Retusa mammillata var. 290 + Retusa semisulcata (Philippi, 1836) 291 + Retasa?,^. 1 (2) 292 * Retusa truncatula (Bruguière, 1792) 293 Cylicnina crebrisculpta Monterosato, 1884 294 + Cylichnina gir ardi (Audouin, 1826) 295 + Cylichnina laevisculpta (Granata-Grillo, 1877) 296 + Cylichnina eh mongii {Awáowm, 1^21) (3) 297 * Cylichnina umbilicata (Montagu, 1803) 298 # Volvulella acuminata (Bruguière, 1789) 299 * Ringicula auriculata (Ménard de la Groye, 1811) 300 * Ringicula cfr. conformis (Monterosato, 1875) 301 * Bulla striata Biuguière, 11 S9 302 # Haminoea hydatis (L., 1758) 303 * Haminoea navicala (Da Costa, 1778) 304 * Haminoea orbignyana (Férrussac, 1822) 305 + Atys Jeffrey si (Weinkauff, 1868) 306 + Smaragdinella algirae (Adams A. in Sowerby G. B. II, 1850) 307 * Weinkauffia turgida (Forbes, 1844) 308 # Philine aperta (L., 1767) 309 * Philine catena (Montagu, 1803) 310 + Cylichna crossei B.D.D., 1886 311 + Acteocina mucronata (Philippi, 1849) - no- 312 + Cavilinia tridentata (Niebuhr, 1775 ex Forskàl, ms.) 313 # Clio pyramidata L., 1767 314 + Styliola subula (Quoy & Gaimard, 1827) 315 + Tylodina perversa (Gmelin, 1791) 316 * Berthellina citrina (Rueppul & Leuckart, 1828) 317 * Aply sia fasciata 1789 318 + Peia/i/era grav/en (Vayssière, 1906) 319 * Williamia gussonii (Costa O.G., 1829) 320 * Trimusculus mamillaris (L., 1758) 321 * Ovatella firmimi (Fayraudeau, ÌS26) 322 + Ovatella denticulata (Montagu, 1803) BIVALVIA Linneo, 1758 323 * Nucula nitidosa Winckworth, 1931 324 * Area noae L., 1758 325 * Barbada barbata (L., 1758) 326 # Striarca lactea (L., 1758) 327 * Glycymeris glycymeris (L., 1758) 328 * Glycymeris insubrica (Brocchi, 1814) 329 # Mytilus edulis L., 1758 330 * Brachidontes pharaonis (Fischer P., 1870) 331 * Mytilaster minimus (Poli, 1795) 332 * Modiolarca subpicta (Cantraine, 1835) 333 # Musculus costulatus (Risso, 1826) 334 # Modiolus barbatus (L., 1758) 335 # Pinna nobilis L., 1758 336 * Pinctada radiata (Ltach, 1%IA) 337 # Malleus regulus (Forskàl, 1775) 338 + Malleus (3) 339 # Lissopecten hyalinus (Poli, 1795) 340 # Palliolum incomparabile (Risso, 1826) 341 * Spondylus gaederopus L., 1758 342 * Anomia ephippium L., 1758 343 * Lima lima L., 1758 344 # Lima exilis Wood S.V., 1839 345 * Lima Mans (Gmelin, 1791) 346 * Ctena decussata (Costa O.G., 1829) 347 * Loripes lacteus (L., 1758) 348 + Megaxinus trasversas (Bronn, 1831) 349 + Lucinella divaricata (L., 1758) 350 + Diplodonta apicalis Philippi, 1836 351 * Chama gryphoides L., 1758 352 # Pseudochama gryphina (Lamarck, 1819) 353 * Bornia sebetia (Costa O.G., 1829) - Ill - 354 * Cardita calyculata (L., 1758) 355 * Gians trapezia (L., 1767) 356 * Pteromeris jozinae Van Aartsen, 1984 357 + Pteromeris minuta (Scacchi, 1836) = corbis (Philippi, 1836) 358 * Venericardia antiquata (L., 17 5S) 359 # Acanthocardia echinata (L., 1758) 360 # Acanthocardia tuberculata (L., 1758) 361 * Parvicardium exiguum (Gmelin in L., 1791) 362 * Parvicardium ovale (Sowerby G.B. II, 1841) 363 * Parvicardium scriptum (B. D. D., 1892) 364 + Parvicardium trapezium n. sp. (3) 365 * Plagiocardium papillosum (Poli, 1795) \ 366 + Cerastoderma edule (L., 1158) 367 * Mactra stultorum (L., 1758) 368 # Ensis minor (Chenu, 1843) 369 # Tellina balaustina L., 1758 370 # Tellina donacina L., 1758 371 + Tellina compressa Brocchi, 1814 372 # Tellina nitida Poli, 1791 373 * Donax semistriatus Poli, 1795 374 # Donax venustas Poli, 1795 375 + Abra nitida (Müller O.F., 1776) 376 # Venus casina L., 1758 377 * Chamelea gallina (L., 1758) 378 # Dosinia lupinas (L., 1758) 379 # Irus irus (L., 1758) 380 # Venerupis senegalensis (Payraudeau, 1826) 381 * Petricola lajonkairii (Payraudeau, 1826) 382 * Corbula gibba (Olivi, 1792) 383 # Hiatella arctica (L., 1758) 384 # Teredo navalis L., 1758 385 # Teredo utriculus Gmelin, 1791 386 # Thracia papyracea (Poli, 1791) SCAPHOPODA Bronn, 1862 387 * Dentalium dentalis L., 1758 388 * Dentalium entalis L., 1758 389 * Dentalium panormum Chenu, 1842 390 * Dentalium vulgare Da Costa, 1778 391 * F ustaria rubescens (Dtslìdiyts,, 1826) - 112 - CEPHALOPODA Cuvier, 1798 392 * Sepia ojficinalis L., 1758 393 * Octopus vulgaris Cuvier, 1798 394 * Argonauta argo L., 1758 Annotazioni degli autori (1) Specie non riportate in Sabelli et al. 1990, ma che a nostro parere sono da ritenere valide o varietà significative. (2) Esemplari ancora in fase di studio. (3) Nuove specie, varietà o prima segnalazione per il Mediterraneo. (4) Sono stati rinvenuti nove esemplari morti, alcuni molto freschi con periostraco. (5) Sono state segnalate da Bogi et al. (1988) come due specie distinte. (6) Segnalata probabilmente come Mangelia rugulosa (Philippi, 1844) che, a nostro parere, è specie diversa. (7) Segnalata come Mangelia wareni Piani, 1980 che è sinonimo, così come Mangelia smithii (Forbes, 1840), sebbene riportata come specie diversa in Sabelli tìf/. 1990. Quindi si presume di poter avere una stima sufficientemente attendibile delle specie sino a oggi rinvenute della malacofauna cipriota. Supponendo di avere anche un quadro completo delle segnalazioni, conteggiando le 221 specie segnalate da Bogi et al. (1988), le 231 sino a oggi citate in bibliografia e, addizionando all' elenco altre 133 specie da noi rinvenute a nord di Cipro, si raggiunge un totale di 585 specie. Purtroppo, non abbiamo potuto ottenere quei risultati da noi auspicati perchè la nostra ricerca è stata circoscritta solo alla zona litorale, mentre il nostro obiettivo era quello di estendere le ricerche anche a biocenosi di maggiori profondità. BIBLIOGRAFIA Aartsen, J.J. van & M.C. Fehr- De Wal, 1978 - The subfamily Mangeliinae Fischer, 1877 in the Mediterranean. Conchiglie ,14:91 -\\t) . Barash Al. & Z. Danin, 1992 - Annotated list of the Mediterranean Mollusca of Israel and Sinai. Fauna Palestina, Mollusca I. Israel Acad, of Sc. and Humanities, Jerusalem. Barash Al & Z. Zenziper, 1985 - Structural and biological adaptations of Vermetidae (Gastropoda). Bollettino Malacologico, Milano, 21 (7-9); 145- 176. Barash Al & Z. Zenziper, 1994 - Note sugli Opistobranchi del Mar Rosso. La Conchiglia, Roma, XXV, N°. 269 (10-12): 18-23. Bouchet P., 1990 - Turrid genera and mode of development. The use and abuse of protoconch morfology. Malacologia, 32 (1): 69-11 . Bouchet P. & F. Danrigal, 1982 - Napoleon's Egyptian campaign (1798-1801) and the Savigny collection of shells. Nautilus, 96 (1); 9-24. - 113 - Bucquoy e., P. Dautzenberg & G. Dollfus - 1892 - Les Mollusques marins du Russillon. Paris, Tome II; Fase. VII. Fernandes F., 1992 - Descriqao de urna espécie nova do Género Pusia (Mollusca; Gastropoda: Mitridae) do Archipélago de Capo Verde, Africa ocidental. Pubi Ocas. Soc. Port. Malac., Lisboa, 16: 17-19, figg. 1-4. Giannuzzi-Savelli R., 1984 - La superfamiglia Mitroidea nel Mediterraneo. Lavori S.I.M., Atti Simp., Bologna 24-26 sett., 21: 67-116, fig. 45. ISSEL A., 1869 - Malacologia del Mar Rosso: ricerche zoologiche e paleontologiche. Pisa, pp. 388, 5 tavv. Moazzo P.G., 1939 - Mollusques testacés marines du canal de Suez. Mèm. Inst. Egypten, Il Cairo 38: 1-285. Monterosato A.T., 1878 - Enumerazione e sinonimia delle conchiglie mediterranee. Giornale Scienze Naturali ed Economiche, Palermo, 13: 61-115. Monterosato A. 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IV - Fig. 1 - Per meglio evidenziare i contorni conchigliari sono state sovrapposte, su un asse simmetrico, le cerniere di: (a) Parvicardium scriptum (x 1,00); (b) P. vroomi (x 1,25); (c) P. trapezium n. sp. (x 1,41). Fig. 2 - Conchiglie del genere Parvicardium. (a) P. scriptum (dimensioni reali 0 max 5,0 mm) loc. Capo Passero (SR); (b) P. vroomi (0 max 4,2 mm) loc. Getares (Algeciras); (c) P. trapezium n. sp. (0 max 3,4 mm) loc. Kyrenia (Girne) - 118 - Boll MalacoloRico \ 31 (1995) (5-8) | 118-131 | Milano 15-3-1996 Cesare F. Secchi THEBA PISANA (MÜLLER) EN AFRIQUE DU SUD: LA REVANCHE DES “CADETS” (GASTROPODA, PULMONATA, H E L I C I D A E ) Key words: Theba pisana, South Africa, life cycles. Abstract Theba pisana in South Africa: the revenge of the “junior brothers”. Contrasting models suggested for the life cycle of the sand snail Theba (=Euparypha) pisana in semi-arid to arid environments are critically reviewed. According to Moran, a juxtaposition of annual and biennial cycles may be due to the splitting of any cohort into a majority able to conclude their egg-to-egg life in one year, and a minority delaying the development to endure a second aestivation term before reproduction. The latter I name the “junior brothers” (cadets) of the cohort. However, in extensive tracts of the huge territory of Theba pisana, far from the typical sea-front habitat of this snail and suffering from a dryer climate, a majority of biennials may be found. South Africa, because of the vast, though recent, presence of the species, offers semi-experimental field occasions to settle the question. Snails were collected from seven localities with sandy soils in the Cape Province (Table I). While a majority of grown-up individuals were entering -or preparing to- aestivation in hinterland dried landscapes at springtime close (November 1993), sea-dunes inhabiting populations were found in full trophic activity being recently reproduced (Table II). Such contrasting behaviour was particularly apparent at Port Elizabeth (Fig. 1). The biennial snails prevailing in the hottest and dryest conditions attain larger individual sizes (Table III). Comparative climatic considerations are made (Fig. 2) and a more complete investigation into the aestivation behaviour of Theba pisana in South Africa (Fig. 3) is suggested. Riassunto Theba pisana (Miill.) in Sud Africa: la rivincita dei “cadetti”. Ripresentati criticamente modelli alternativi proposti per la durata del ciclo vitale di Theba pisana in regioni a clima arido e semiarido, l’Autore si sofferma sul modello schematizzato in Israele dal Moran (1989). Il sovrapporsi in una stessa popolazione di cicli biennali ed annuali è attribuito allo sdoppiarsi di una coorte in una porzione, maggioritaria, capace di concludere il ciclo da uovo ad uovo in un anno, ed una, minoritaria, di fratelli meno favoriti che debbono sopportare, per concludere lo sviluppo e riprodursi, una seconda fase di estivazione. Tuttavia, in vasti settori dell’area geografica di questa comune chiocciola psammicola, più lontani dalla fronte marittima e con clima pertanto più continentale-arido, le popolazioni appaiono costituite da una maggioranza di questi “cadetti”, biennali. L’enorme diffusione della specie in Sud Africa offre buone occasioni di controllo. In diversi popolamenti (Tab. I) Th. pisana è in attiva crescita ed in piena attività trofica sulle dune litorali, mentre popolamenti limitrofi, ma extralitorali, sono già in estivazione od in pre-estivazione. Nei primi (Fig. 1) prevalgono i giovani; nei secondi, invece, gli adulti (Tab. II). In quelli il ciclo ha manifesto andamento annuale; negli altri si delinea un ciclo biennale. A Port Elizabeth appare evidente (Tab. Ili) che nei popolamenti biennali si raggiungono moli individuali adulte maggiori. Considerazioni comparative (Fig. 2) e prospettive di nuove ricerche sull’ecologia dell’estivazione (Fig. 3) concludono il lavoro. Dipartimento di Genetica e Microbiologia, Sezione di Ecologia. Piazza Botta 10, 1-27100 Pavia (PV) Lavoro accettato il 15-7-95 - 119 - Introduction L'incapacité de conclure en un an, de l'éclosion à la ponte, le cycle biotique de Th. pisana a formé l'objet de différentes hypothèses, revues par Sacchi (1990). D'après la recherche des Bonavita (1962) travaillant en Provence, cette incapacité est due à un ralentissement de la croissance en hiver - d'une importance variable - et à de longues et sévères estivations obligées. Nous avions accepté une telle interprétation (Sacchi, 1971) confirmée par nos recherches systématiques en plusieurs secteurs chauds et see du monde méditerranéen. Moran (1989) trouve au contraire en Israel qu'une partie seulement de chaqué cohorte prolonge sa vie par un second arrét estivai. Chaqué cohorte se dédouble en une majorité d'individus à cycle annuel et une minorité qui n'atteint pas le plein développement et la reproduction en automne: ces "cadets" de la cohorte ne se reproduiront qu'au cours de l'année suivante. Ce clivage permettrait d'expliquer la présence simultanée, dans une méme région, de peuplements à cycle annuel et bisannuel, signalée par les Auteurs australiens (Baker, 1988 et 1989; Baker et Hawke, 1990; Baker et VoGELZANG, 1988) pour lesquels le problème revet un intérét applicatif, Th. pisana représentant là une peste de l'agriculture. Plus modestement, des présences marginales de cycles annuels en des pays méditerranéens à cycle surtout bisannuel, loin de la còte, a pu étre constatée par moi-méme pour des micromilieux plus humides, par exemple à proximité de fossés d'arrosage où l'estivation se fait moins dure et relativement plus brève. La Province du Cap en Afrique du Sud, visitée en novembre 1993, m'a offerì l'occasion d'un contròie quasi expérimental. Novembre, le mois de mai austral, précède ou accompagne le choix sélectif entre l'entrée en estivation et, au contraire, la poursuite du développement, selon les conditions du milieu, à une échelle subcontinentale. (Van Bruggen, 1964) TABLEAU I factions Granulométrie % CaC03 Stations^^v^ 1 2 3 4 5 6 % PLZ-1 — 1,1 0,7 93,3 1.7 3,2 25,6 PLZ-2 0,5 98,6 0,5 0,4 28,4 Kommetie 0,2 0,2 3,9 54,9 40,5 0,3 49,5 Fishoek _ 0,1 20,7 67,5 11,5 0,2 62,2 Hopefieids 0,3 0,3 8,8 42,8 41,3 6,5 7,3 Port Owen 0,6 0,5 1,0 9,3 43,2 45,4 12,2 Britannia Bav -- 0,3 4,0 51,1 41,9 2,7 56,3 Tab. I - Résultats des analyses granulométriques et calcimétriques du sol des stations étudiées. - 120- Matèrici et méthodes a) choix des stations (Tab. I). Deux différentes localités out été choisies à Port Elizabeth (Eastern Cape Province). La première (PLZ-1) se trouve sur d'anciennes dunes partiellement fixées et couvertes par une végétation surtout rudérale, le long d'une route goudronnée. Les récoltes de matériel y ont été faites le 8 et le 15 novembre. La seconde (8 et 10 novembre) (PLZ-2) est sur les dunes maritimes du Summerstrand, au su^^du phare. La végétation y est dominée par l'Aizoacée Tetragonia decumbens Mill., activement broutée par Th. pisana, comme Hickson (1972) l'avait remarqué à proximité du Cap. Suit, également appréciée par les escargots, la Composée Chrysanthemoides monilifera (L.). Le comble des dunes est surtout occupé par des Mimosacées introduites d'Australie et devenues envahissantes, du gtmt Acacia: A. saligna (Labili.); A. cyclops Cunn. qui se retrouvent en PLZ-1. Cette brousse n'est pas appréciée par Th. pisana, qui ne s'attache pas aux Acacia et y réduit sa présence jusqu'à en disparaitre: encore une confirmation sur la còte pacifique d'une microdistribution signalée au Cap par Hickson (cit.) et par Me Quaid et al (1979). La distance entre PLZ-1 et PLZ-2 est de 2 km environ. En PLZ-2, quelques Th. pisana descendent jusqu'à la lisière à Sporobolus virginicus Kunth (Me Lachlan et al, 1987) limite vers la mer de la végétation dunicole, mais seulement à proximité des premiers stolons de Tetragonia. Des relevés supplémentaires ont été réalisés au NE de Port Elizabeth, dans les dunes d'Alexandria, à l'embouchure du Sunday River. Les caractéristiques psammographiques, et la structure des peuplements de Th. pisana (11 novembre) sont très semblables à PLZ-2, mais les dunes y sont moins stables (Me Lachlan et al, cit.) et les escargots beaucoup moins fréquents. Les données d'Alexandria n'apparaissent done pas dans les Tableaux I et II. Du 28 au 30 novembre une sèrie de localités dans la Western Cap Province a été visitée, permettant de confirmer les résultats de Port Elizabeth. Les données relatives à ces stations, de Kommetje à Britannia Bay, sont présentées dans les Tableaux I et II. Dans tons les Tableaux, les toponimes des localités maritimes sont soulignés^ . La végétation dunicole de Fishoek et de Kommetje rappelle la situation de Port Elizabeth; à Britannia Bay, au contraire, la dune maritime est dominée par une Euphorbiacée succulente: Euphorbia caput-medusae (L.). Le paysage de Hopefields et de l'hinterland de Port Owen (fig. 2) déjà très sec, rappelle au contraire les plaines sublittorales du Maroc méridional, d'où le genre Theba serait originaire (Sacchi, 1954 et 1955; Gittenberger & Ripken, 1987): l'arganier marocain est remplacé dans le paysage sud-africain par des Acacia 2 Une huitième station coincide avec les basses dunes immédiatement à l'est du Cap, où est placé le tableau des coordonnées géographiques. Dans ces sables balayés par le vent, ne contenant que des traces de calcaire, et où les fractions granulométriques 4 (54,8 %) et 5 (44,4 %) prévalent absolument, la maigre et clairsemée végétation de graminées n'hébergeait aucun peuplement malacologique (29 novembre 1993). - 121 - arborescentes. Toutefois, sans ennemis importants, Th. pisana y atteint des densités incroyables, couvrant en estivation troncs, poteaux, herbes sèches d'un véritable induit vivant. Fig. 1 Theba pisana à Port Elizabeth. En haut, adultes en pré-estivation à PLZ-1. En bas, individus d'àge varié en activité dans la végétation pionnière à Chrysanthemoides monilifera et Tetragonia decumbens de PLZ-2. - 122- TABLEAU II Classes Stations II MI IV V Tot. PLZ-1 — 0.0 - 0.0 — 0.0 19 12,2 137 77,8 156 PLZ-2 29 12,0 31,0 13,0 70 29,4 86 36,1 22 9,2 238 Kommetie 11 4.5 35,0 14,2 107 43.5 71 28,9 22 8,9 216 Fishoek 32 20.0 88,0 55,0 22 13,8 6 3,7 12 7,5 160 Hopefieids 1 0.2 11,0 2.5 92 20,9 234 53,2 102 23,2 440 Port Owen -- 0.0 ~ 0.0 32 13,9 183 79,6 15 6,5 230 Britannia Bav 9 5,4 27,0 16,3 60 36,1 55 33,1 15 9,0 166 Tab. II - Structure démographique (données brutes et pourcentages) de Theba pisana dans Ies sept localités étudiées . La malacofaune associée à Th. pisana, mis à part un petit stock d'origine récente également méditerranéenne, est partout formée par un nombre exigu d'indigènes dunicoles. Dans la région de Port Elizabeth, avec l'Achatinidé Achatina zebra (Brug.) et le Rhytidé Natalina sp. l'on trouve surtout Tropidophora ligata (MiilL), un Pomatiasidé modérément xérophile qui occupe une niche écologique assez parallèle à celle que montrent, en Méditerranée,d'autres Pomatiasidés, des genres Tudorella ou Leonia (Sacchi, 1957). Dans la région au NW du Cap, on rencontre souvent le Dorcasiidé Trigonephrus globulus (MiilL). Les nouveaux arrivés en Afrique du Sud ne paraissent done pas y avoir rencontré de concurrent aguerri, et, sùrement, pas d’espèces à forme biologique (Sacchi, 1985) semblable. Quant aux prédateurs, nos observations confirmen! celles de Hickson (1972). Des coquilles brisées par des rongeurs de taille modeste s’étalent sur leurs “tables à manger” près des refuges dans les buissons touffus des environs. En Tableau I, les fractions granulométriques, marquées de 1 à 6 en tete des colonnes, correspondent aux mailles des tamis standard, en progression géométrique décroissante de raison 2 (premier terme 2,0 mm). La colonne 6 correspond aux résidus des tamisages (argües et vases). La calcimétrie est lue au calcimètre de Dietrich-Friihling. b) analyses démographiques (Tableau II). Les cinq classes établies pour ces analyses se basent (Sacchi, 1993a) sur taille et maturité. La première comprend les nouveaux-nés et les juvéniles, à coquille carénée, jusqu’à 2,5 tours et à un diamètre de 5 mm; la seconde, des jeunes, encore carénés, jusqu’à 3,5 tours et ayant de 5,1 à 9 mm. Dans la classe III se placent les individus, subcarénés, ayant de 3,5 à 4 tours, et de 9,1 à 13 mm; dans la IV ceux qui, tout en ayant atteint la forme arrondie de la coquille et pouvant compter 4,5 à 5 tours, présentent encore un bord péristomatique incomplet et des génitaux immatures. Enfin, la dernière classe. - 123 - la V, comprend les adultes, doni la taille peut présenter des remarquables variations selon une gamme phénotypique influengable par l’écologie, mais dont la coquille est désormais bordée par un bourrelet péristomatique, typiquement rose ou jaunàtre, et l’appareil génital a atteint son complet développement. Le nombre des tours des adultes varie généralement de 5 à 5,5. c) comparaisons biométriques (Tableau III). On a souvent I’impression, dans les régions où se retrouvent des Th. pisana à cycles d’une durée différente, que les individus bisannuels atteignent une taille individuelle plus importante que leurs congénères annuels. C’est pour évaluer une telle différence qu’une comparaison a été établie entre un lot de 100 coquilles adultes de PLZ-1 et un lot équivalent de PLZ-2. Dans la première station il s'agissait de vivants; dans la seconde on a utilisé des coquilles appartenant à des morts tout récents, contenant encore des débris de tissus : c'est la cohorte qui a donné naissance aux jeunes individus de notre relevé. L'instrument de mesure est un “Mitutoyo dial caliper shock proof’ au centième de millimètre. Les paramètres mesurés sont le grand diamètre D de la coquille et la hauteur h. La comparaison est complétée par une évaluation du volume, obtenue par l'assimilation grossière (Sacchi, 1993b) de la forme de la coquille à celle d'un còne, ayant D comme diamètre de base et h comme hauteur. Les moyennes obtenues, accompagnées de leur déviation standard, sont comparées par le test t de Student; le Tableau III contieni également les valeurs minimales et maximales rencontrées en chaqué lot, non nécessairement présenles dans un méme individu. TABLEAU III Stat. PLZ - 1 PLZ -2 Par. x±ds min max x±ds min max t D 18,52 ±0,99 16,63 21,13 17,45 ±0,98 15,76 20,23 7,63 h 15,67 + 0,98 13,23 17,78 14,62 ±1,01 12,58 17,73 7,45 V 1417,85 ±237,56 1004,01 2051,72 1176,65 ±209,76 826,05 1898,67 7,61 Tab. Ill - Données biométriques de Theba pisana dans les deux stations de Port Elizabeth. (P<0,001) Résultats et discussion Toutes les localités étudiées (Tableau I) présentent un sol sablonneux, rarement pauvre en calcaire: conditions favorables à l'établissement d'un escargot psammicole très adaptable. Toutefois l'examen des structures démographiques (Tableau II) montre des différences frappantes entre les populations du front maritime et celles de l'arrière-pays. La structure des - 124- premières rappelle de près celle que Ton observe en mai (printemps boréal) en des populations à cycle annuel vivant dans les plaines sublittorales de la France du Sud-ouest, où la reproduction a eu lieu de I'automne à la fin d'un hiver doux et tempéré, saison typiquement "verte" en milieu méditerranéen; comportement que les données de Baker (1989) confirmen! pour le printemps avancé de rtiémisphére austral. Ce schèma de développment rejoint par ailleurs le cycle suivi par Th. pisana dans des environnements du littoral à hiver long et froid, telles la Bretagne du Nord et la cote nord-adriatique italienne, où après une saison active dans un été doux et humide, les adultes se reproduisent en automne pour succomber en novembre (Sacchi, 1971 et 1993b). Le peuplement de PLZ-1 est, au contraire, constitué par des Th. pisana des classes les plus avancées, qui vont entrer en estivation, ou viennent d'y rentrer. Cette inactivité estivale se prolonge au moins jusqu'à fin février (Me Quaid et al., 1979). Ensuite, l'activité reprend intensément (Noyce, 1973). Puisque février est 1' aoùt austral, ce peuplement répète le comportement des bisannuels étudiés par les Bonavita (1962) en Provence. Comparé au cycle annuel du littoral, il endure deux périodes d'estivation: e'est un peuplement tout de "cadets". II en est de méme (Tableau II; Fig. 3) dans l'arrière-pays du Cap. On doit, en outre, noter que Th. pisana est accompagnée en PLZ-1 par Eobania vermiculata (Müll.) un Hélicidé de plus grande taille également pionnier en Afrique du Sud, modérément xérobique et dont la structure démographique rappelle celle de Th. pisana: le 8 novembre, presque 90% á'Eobania était représenté par des adultes, le restant par des individus trés avancés. Une sèrie de documents photographiques, aimablement mise à ma disposition par le Dr Russow, du Zoological Department de l'Université de Port Elizabeth, montre qu'un peu partout les cycles de Th. pisana et d'£. vermiculata procèdent parallèlement. Sur la plage, d'autre part, Th. pisana est surtout accompagnée par encore un autre représentant de la faune méditerranéenne importée, Cryptomphalus aspersus (MiilL). Il s'agit là d'une espèce devenue presque cosmopolite, mais beaucoup moins adaptée au milieu see. En Méditerranée, une zonation littorale de la malacofaune terrestre la volt limitée aux traits les plus ombragés et humides, avec des espéces núes (Sacchi, 1986). A Port Elizabeth et au Cap, on trouve C. aspersus de tout age le long de la mer. C’est d'ailleurs un élément commun dans la faune des íles Britanniques et de Scandinavie. Cette présence simultanée, ce "mélange" dans un méme territoire de peuplement annuels et bisannuels avait été remarqué en Australie par Baker & Hawke (1990) méme en des stations plus rapprochées entre elles que les notres de Port Elizabeth. Si Ton compare l'ombrothermogramme de Port Elizabeth selon Finley (1985) aux diagrammes d'autres localités littorales à climat de type "méditérranéen" semi-aride, redessinés (Sacchi, 1991) d'après différentes sources, on est surtout frappé par la ressemblance (Fig. 3) évidente entre Port Elizabeth et Adelaide. - 125 - PORT ELIZABETH 17,3 576 Fig. 2 Ombrothermogrammes simplifiés de Port Elizabeth (d'après Tinley, 1985) et d'Adelaide (d'après Walther & Lieth, 1964). Ces deux localités, où Theba pisana a trouvé une nouvelle patrie, moins à risque que l'ancestrale, partagent la moyenne thermique de l'année (17,3°C). Adelaide tend pourtant à un climat légèrement plus extréme, et un peu plus see (moyenne annuelle de précipitations de 534 mm, contre 576 à Port Elizabeth) surtout en été. La lisière littorale des deux villes est assez humide pour y permettre un cycle annuel de Th. pisana, et l'hiver est assez doux pour en activer le développement et la croissance, ce que nous avons constaté en aoùt 1989 sur les cotes sud-australiennes (Sacchi, 1990). Aux précipitations "officielles" enregistrées par les stations météorologiques il faut toujours ajouter les occultes, telles rosées, embruns, brouillards, auxquelles nous devons la présence d'une remarquable faune malacologique terrestre jusqu'aux bords maritimes des grands déserts (Sacchi, 1971). Si Fon manque d'enregistrements microclimatiques, la bionomie végétale est convaincante. La possibilité de varier la durée du cycle biotique suivant les conditions du milieu, prémisse de l'énorme succès de l'espèce dans ses invasions, est probablement d'ordre surtout phénotypique,témoigné comme tei par les débuts ponctiformes de ces mémes invasions, qui débutent par des noyaux de population exigus. Mais on ne saurait en exclure a priori la composante génétique, soulignée par le polymorphisme de son système de bandes (Cain 1984). Ce polymorphisme est très étendu (Sacchi,1952; 1954; 1955 ) et les variations que Th. pisana montre en Afrique du Sud, importantes pour Hickson (1972) ne soni en réalité que le pale indice d'un effet du fondateur au niveau subcontinental. Le Tableau III montre, par des différences statistiquement significatives (P< 0,001) que les individus de PLZ-1 atteignent des tailles adultes plus importantes que ceux de PLZ-2. Les individus bisannuels sont done plus gros que les annuels: observation confirmée au Cap, où toutefois nous avions récolté un nombre d'adultes annuels insuffisant pour une comparaison statistique de méme ordre que celle - 126 - de Port Elizabeth. C'est cornine une revanche des "cadets", qui paient une biomasse individuelle plus importante par le report de leur maturité sexuelle. Il est vrai que, s'ils doivent endurer deux saisons successives d’ estivation, ils profitent d’autre part de deux saisons humides, au cours desquelles la végétation méditerranéenne "expióse" en ressources trophiques pour un animai omnivore tel Theba pisana. Si Fon accepte Maroc et région bétique (Sacchi, 1955; Gittenberger & Ripken, 1987) comme patries du genre Theba, avec leur climat semi-aride, on peut méme risquer d'hypothiser que la condition originaire en Theba pisana soit celle des "cadets". Cette supposition ne serait en contraste, ni avec les données de Moran (1989) ni avec les observations de Cowie (1980). Le clivage de cohortes potentiellement annuelles serait un exemple de conservatisme évolutif partiel, offrant une réserve démographique en cas de forte mortalité de la majorité, par des conditions environnantes devenues défavorables. La maturité sexuelle trés précoce que Cowie constate à l'extréme Nord de l'espéce en Europe serait alors une sorte de néoténie fonctionnelle, conquise là où la saison la plus critique est un hiver long et froid. Th. pisana s'adapte, par sa valence écophysiologique élevée, à I'environnement, articulan! son cycle biotique suivant les offres climatiques -et trophiques- du milieu. Conclusions et perspectives La littérature écologique n'est pas pauvre de cas qui montrent, en tant d'espèces, un schèma d'adaptation climatique - somme tonte trophique - à la différente portée, et durée, de la saison favorable à la croissance et à la reproduction: moyen fondamental de survie et de succès pour des organismes anthropochores indésirables à l’homme. Mais si allure et durée du cycle sont rythmées par les contraintes du climat régional, des échappées partielles sont possibles, maintenant une diversité sur laquelle repose le succès adaptatif et évolutif d'une espèce. De ces possibilités on trouvera une confirmation là où I'environnement de Th. pisana offre une mosaique de conditions écologiques différentes: p. ex. où des bords de cultures arrosées et régulièrement entretenues en été abrègent un cycle qui, sur des talus secs et des bords de routes, serait bisannuel. Ou, dans des peuplements annuels, où quelques individus arrivent à endurer l'hiver dans une végétation dense et abritée (Sacchi, 1993b). Ainsi, à Venise, alors que les adultes, s'étant reproduits en septembre-octobre, meurent par dizaines de milliers, on arrive à répérer en mai quelques individus ayant hiberné. En mai 1973, j'en ai trouvé quatre en activité sexuelle. Il sera intéressant de suivre la destinée de ces exceptions anachroniques: il est possible qu'une atténuation des facteurs climatiques rythmant le cycle permette un rattrapage sur le restant de la population. Un autre aspect de l'écophysiologie de Th. pisana mérite l’attention. En reprenant avec des données précises, microclimatiques et écophysiologiques, le problème des "grappes" d'escargots en estivation, précédemment débattu par - 127 - des Auteurs européens (Astre, 1920 et 1921; Sacchi, 1953 et 1971) Me Quaid et al. remarquent que la distance parcourue au-dessus de la surface sur- chauffée du sol est inversement proportionnelle à la densità protectrice de la végétation. Sur des tiges dénuées de feuilles les Theba pisana tendent à monter plus haut que dans des buissons ou des herbes touffues, constituant eux-mé- Fig. 3 - Theba pisana en estivation le long de la route de Hopefields à Port Owen. mes un certain abri centre les excès thermiques du terrain. Nous avons pourtant mis en évidence des cas où la migration a une valeur négative par rapport à la surface du sable (Sacchi, 1972). Les escargots s'enfoncent alors à 2 ou 3 centimètres de profondeur où le sable, non loin de la végétation vivante, est plus frais, sécrétant un épiphragme un peu moins épaissi que celui qui soude leurs congénères des grappes aux substrats. Il s'agit d'une réaction insolite chez des espèces nettement xérobiques, mais non étrangère au - 128 - comportement de Th. pisana, également capable de pénétrer dans le sol , pour quelques centimètres, à l'autre bout de sa distribution, lorsque la fuite permei d'éviter une surface cette fois (Humphrey, 1976; Cowie, 1984) trop froide . Il sera intéressant de rechercher si l'Afrique du Sud, comme la Sicile, héberge de ces rares apostats, préférant au comportement spécifique de tant d'escargots des milieux secs, des réactions beaucoup plus générales pour les Hélicidés. Remerciements Un remerciement particuliérement vif est dú au Prof. Anton Mac Lachlan, Directeur de l'Institute for coastal Research de l'Université de Port Elizabeth, ainsi qu'à ses collaborateurs, pour l'hospitalité empressée et la constante collaboration technique. Le Prof. George Branch, de l'Université du Cap, et le Dr. W. F. Sirgel, de l'Université de Stellenbosch, m'ont fait visiter une sèrie de biotopes de la Western Cape Province et fourni toutes les informations et les références bibliographiques nécessaires. Le Dr. R. Krohn a été un guide précieux lors de la visite de la réserve naturelle du Cap, et A. Smith une source de renseignements botaniques à Port Elizabeth. - 129 - BIBLIOGRAPHIE Astre G., 1920. Biologie des Mollusques dans les dunes maritimes franqaises et ses rapports avec la géographie botanique. Thèse Univ. Toulouse: 1-158. Astre G., 1921. 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L’esame morfometrico condotto in confronto alle altre congeneri del Mediterraneo e del Mar Rosso ha convinto gli autori che si tratti di una nuova specie che viene denominata Emarginula divae n.sp. Probabilmente futuri ritrovamenti e relativi studi permetteranno di stabilire se si tratti o meno di un endemismo del Mediterraneo orientale. During our study of mollusca collected along the central part of the Mediterranean coast of Israel, at a depth of 30/35 meters, we came for the first time, across a species of Emarginula which we could not identify immediately. It was flatter than most of the known Mediterranean species and only E. huzardii Payraudeau, 1826 seemed comparable. That species, however, is not only flatter than our species, the top is also more centrally located and the form is more oval. Looking through the Emarginulidae from the Red Sea and the Persian Gulf we find E. cuvieri Audouin, 1826 E. incissura A. Adams, 1852 E. thomasi Crosse, 1864 E. harmilensis Sturany, 1903 as well as E. undulata Melvill & Standen, 1903 E. camilla Melvill & Standen, 1903 and also E. incisa Dillwyn, 1817. Adm.Helfrichlaan 33, 6952 GB Dieren, Holland Via degli Olivi, 11, 1-56030 Solana (PI), Italy Lavoro accettato il 3-8-95 - 133 - It is clear from descriptions and figures that our new species is different from all of them, except for a slight resemblance to two of them viz. cuvieri and incisa. However, the type-species of E. cuvieri has not been found by Bouchet & Danrigal (1982: 12) and the shell which is described and figured for this species by Thiele (1915: 96, pi. 11 figs. 20, 21) is appreciably higher than the figure given by Savigny (1817: pi. 1 fig.9). Therefore we are not sure about the real identity of E. cuvieri. Shells under this name in the McAndrew-collection in Cambridge (2 samples with 3 and 2 specimens) look most like a "very flat kind of E. huzardir in our opinion. Cooke (1885: 271) holds these shells to be identical with E. clypeus A. Adams, 1852, a species which is related but different according to Thiele (1915: 97 pi. 11 figs. 24, 25). McAndrew's shells are quite different from our new species in any case. The same collection contains 3 samples of shells under the name E. incisa Dillwyn. This species, based on Martini-Chemnitz part II, p. 185 t. 197 figs. 1925, 1926, is not easily recognized and moreover, it "inhabits the coasts of the Falkland Islands" (Chemnitz) as was already remarked by Smith in Cooke (1885: 271). The shells in McAndrew's collection certainly look more or less like the Mediterranean E. elongata Costa O. G., 1829 [= E. octaviana Coen, 1939] and therefore differ from our new species. In particular we are not certain about the correct name for McAndrew's shells and conclude that our shells do not belong to any known Mediterranean or Red Sea species and we therefore describe them as Emarginala divae nov. spec. Description: Bilaterally symmetrical shell, basal outline eggshaped, the greatest width behind the middle, height/length ratio 0.36-0.37; apex strongly curved, at about 0.74 from the anterior side; both posterior and anterior side slightly convex. The shell is slightly bent and the basal plane is therefore curved. Anal slit relatively short, only 0.14-0.15 of the total length. Lunulae on the slit-band dorsally directed. The sculpture consists of about 25-27 primary radial ribs with one weaker rib between each pair of stronger ones and concentric ridges, rather widely spaced, forming a relatively open network. Inner margin crenulate. Holotype: Length: 9.0 mm, in Nationaal Natuurhistorisch Museum Leiden, Netherlands. Paratype 1: Length 9.0 mm, in collection Van Aartsen Paratype 2: Length 10.0 mm, in collection Carrozza. Der. Nom.: Named after the second author's wife. A further search through the literature revealed that most shells treated by Thiele (1913) in his monograph are either higher, more slender, have the apex more forewards or have a longer slit. This can be seen from table 1, where these differences are quantified. - 134- Species B/L T/L S/L H/L dilecta A. Adams, 1852 0.66 0.70 0.18 0.27 paucipunctata Schepman, 1908 0.67 0.66 0.22 0.35 cuvieri sensu Thiele, 1915 0.65 0.65 0.20 0.26 cuvieri sensu Savigny, 1817 0.61 0.67 0.24 0.18 huzardii Payraudeau, 1826 0.70 0.66 0.18 0.28 clypeus A. Adams, 1852 0.65 0.59 0.22 0.29 oppressa Barnard, 1963 0.64 0.76 0.21 0.21 divae nov.spec. 0.70 0.74 0.14 0.37 Tab. 1 - B = breadth, L = length, T = distance between top and slit, S = length of slit, H = height. Up to now we have only found three specimens of Emarginula divae nov.spec. notwithstanding the fact that we have been engaged in the examination of material collected along the Mediterranean coast of Israel for several years. Also, we are not sure whether the new species is an Indo-Pacific migrant into the Mediterranean or a native of the eastern part of this sea. We hope that more finds of this rather rare species will clarify this point. REFERENCES Bouchet PH. & F. Danrigal, 1982. Napoleon's Egyptian campaign (1798-1801) and the Savigny collection of Shells. Nautilus 96 (1); 9-24. Cooke A. H., 1885. Report on the Testaceous Mollusca...Part 3. - Ann. Mag. nat. Hist . (5) 16: 262-276. Savigny J. C., 1817. Description de I'Egypte, ou recueil...Histoire naturelle. Planches, vol.2. Paris. Thiele J., 1913, 1915. Scissurelliden und Fissurelliden. In; Systematisches Conchylien-Cabinet von Martini und Chemnitz. Neu herausgegeben und vervollstaendigt von H.C.Kuester (nach dessen Tode fortgesetzt von W.Kobelt). Bd 2, Abt. 4a. Part 568: 37-68, pl.5-8 (1913); Part 577; 69-104, pi. 9-12 (1915). - 135 - Fig. 1 - A, B. Emarginula divae nov.spec., Holotype: 9.0 mm. Fig. 2 - A, B. Emarginula huzardii Payr., 1826: 10 mm, from Kerkennah Islands, Tunisia. Fig. 3 - A, B. Emarginula octaviana Coen, 1939: 9 mm, from Djerba, Tunisia. - 136- Boll. Malacolo^ico 31 (1995) 15:81 137-142 Milano 15-3-1996 G. D'Onghia*, P. Maiorano*, P. Panetta* OCTOPOTEUTHIS SICULA (RÜPPELL, 1844) AND BRACHIOTEUTHIS RIISEI (STEENSTRV?, 1882) (CEPHALOPODA: TEUTHOIDEA) FROM THE NORTH-WESTERN IONIAN SEA Key Words: Cephalopoda, new records, Ionian Sea, Mediterranean Sea Abstract The occurrence of two cephalopod species new to the north-western Ionian Sea is recorded in this note. One female Octopoteuthis sicula and three male Brachioteuthis riisei were collected in June 1994 during a bottom trawl survey. Both species were caught during daylight hours at a depths between 540 and 615 m. The finding of Octopoteuthis sicula is the first in the central Mediterranean Sea. Riassunto Durante una campagna sperimentale di pesca a strascico realizzata a Giugno 1994 nel Mar Ionio nord-occidentale sono stati rinvenuti una femmina di Octopoteuthis sicula e tre maschi di Brachioteuthis riisei. Gli esemplari sono stati catturati durante le ore di luce su fondi mesobatiali, tra 540 e 615 m di profondità. L’esemplare Octopoteuthis sicula misurava 95 mm di lunghezza dorsale mantello e presentava la gonade immatura. I tre individui della specie Brachioteuthis riisei avevano una lunghezza del mantello dorsale pari a 58, 60 e 52 mm. Soltanto il primo di questi presentava spermatofore mature nella gonade. Per Octopoteuthis sicula si tratta del primo rinvenimento nel Mar Ionio e quindi nel Mediterraneo centrale mentre per Brachioteuthis riisei della prima segnalazione nell'area investigata (Ionio nord-occidentale). Anche se le indagini finora effettuate lungo la colonna d’acqua sono piuttosto limitate, le specie segnalate in questa nota sembrano essere piuttosto rare rispetto ad altri cefalopodi pelagici, per esempio quelli del genere Histioteuthis, più frequentemente raccolti nell’area con la rete a strascico. Introduction Octopoteuthis sicula (Rüppell, 1844) (Teuthoidea: Octopoteuthidae) and Brachioteuthis riisei (Steenstrup, 1882) (Teuthoidea: Brachioteuthidae) are mesopelagic oegopsid squids widespread in all oceans (Clarke, 1966; Mangold & Portmann, 1989). In the Mediterranean, they have been recorded in both western and eastern basins (Torchio, 1968; Ruby & Knudsen, 1972; Mangold & Boletzky, 1988). Only the presence of Brachioteuthis riisei is recognized in the Adriatic Sea (Bello, 1990, in press). Istituto di Zoologia e Anatomia Comparata - Università degli Studi - Via Orabona, 4 - 1-70125 Bari (BA) Lavoro accettato il 15-7-95 - 137 - Brachioteuthis riisei is also the only of the two species recorded in the south-eastern side of the Ionian Sea (Degner,1925) whereas the presence of Octopoteuthis sicula from this region of the Mediterranean has not yet been documented. Neither species has been listed in the cephalopod fauna of the Gulf of Taranto (north-western Ionian Sea) (Bello, 1987). Their occurrence in the north-western Ionian Sea is reported in this note. Materials and Methods A bottom trawl survey, funded by EC, was carried out during June 1994 in the north-western Ionian Sea, between Cape Otranto (Lecce) and Cape Passero (Siracusa), from 10 m to 800 m in depth. A professional vessel equipped with nylon otter trawl net, with stretched mesh of 20 mm in the codend, was used. The horizontal and vertical net opening, measured by means of SCANMAR sonar system and depending on various factors (depth, warp length, towing speed, etc.), ranged from 12.46 to 23.89 m and from 2.89 to 3.69 m respectively (Fiorentini et al, 1993). The vessel speed, measured using GPS, was maintained at 2.5 - 3.0 knots. The sampling design adopted was random. A total of 73 hauls were carried out during daylight. Diagnosis of the species was made on the basis of the characteristics described by Naef (1923). The sites where the specimens were collected are shown in Fig. 1. Results One specimen of Octopoteuthis sicula and three of Brachioteuthis riisei were caught. Octopoteuthis sicula was fished off Riace (Calabrian coast: Lat. 38°18'38" N; Long. 16°37'27" E) at a depth of 615 m. Although the specimen was in bad condition, with some arms cut off, it showed the peculiarities of the species: short gelatinous body; conical shape of the mantle tapering to a terminal tip; the length of the fins was about 88% of the mantle length. The arms presented a terminal photophore and two rows of hooks, covered by a fleshy hood; only the arms tips preserved small biserial suckers; the tentacles, lost during development (Naef, 1923), were absent in this adult form. The specimen was an immature female with nidamental glands 15 mm in length. The weight and morphometric data taken from the preserved specimen, were as follows: Weight TL DML VML Fin length Fin width (g) (mm) (mm) (mm) (mm) (mm) 66.4 215 95 92 84 111 Three specimens of Brachiotethis riisei were fished in two different hawls - 138 - carried out in the Gulf of Taranto; two specimens off Cape S. Vito at 540 m (Lat. 40°19'32" N; Long. 17°07'02" E) and one off Leporano at 590 m (Lat. 40°18’22" N; Long. 17°08'52" E). The specimens had all the diagnostic features of the genus Brachioteuthis: narrow elongated mantle with scattered cromatophores; short heart-shaped fins, tipical funnel showing long and distinct abductors; long tentacles with small suckers on the club; arms of different length with formula 2,3,4, 1 (Pfeffer, 1912; Naef, 1923). The three individuals had the characteristics below: Weight (g) TL without tent, (mm) DML (mm) VML (mm) Fin length (mm) Fin width (mm) Sex Maturity stage 6.8 115 58 53 24 28 M mature 7.8 126 60 55 26 32 M maturing 5.8 no 52 47 22 24 M maturing In the mature male 20 ripe spermatophores, measuring 6-8 mm, were counted. In the maturing specimens a few incompletely formed spermatophores were observed. Discussion The present finding of Octopoteuthis sicula is the first from the Ionian Sea; furthermore the species was never found in the adjacent Adriatic Sea (Bello, 1990). Even though investigation of the water column was rather limited, the very few records of this species in the Mediterranean, stress its rarity in respect to other pelagic cephalopods, e. g. Histioteuthis spp., which are more frequently collected through bottom trawling in the north-western Ionian Sea (Bello, 1985; Tursi & D'Onghia, 1992; Tursi et ú¡/.,1994). The only records in the middle-eastern Mediterranean go back to those made by Pfeffer (1912) and Degner (1925). These were related to juvenile specimens smaller than 35 mm mantle length. Recently, Jereb & Ragonese (1990) have provided indications of two specimens of Octopoteuthis sicula found at 630 and 680 m in the Sicilian Channel. These authors only report the mantle size of the largest as 218 mm. The finding of Brachioteuthis riisei represents the first record in the north- western Ionian Sea. Degner (1925) found the species in the south-eastern side of this basin during the "Thor" expedition. The previous finding in the Mediterranean of B. riisei were mainly represented by juveniles. In particular, the oldest records from Messina (Sicily), reported by Pfeffer (1912), regarded specimens smaller than 32 mm mantle length; the largest specimen found from the eastern Mediterranean basin had a mantle length of 34 mm (Degner, 1925). Berdar & Cavallaro (1975) collected a stranded specimen ofB. riisei in the Strait of Messina which measured 27 mm of DML. Two specimens of - 139- this species caught by means Marinovitch trawl in the western Mediterranean measured 43 and 58 mm mantle length (Mangold-Wirz, 1973). This authoress did not report the size of the eleven specimens collected through IKMT. Recently a beak of an adult specimen of B. riisei has been found in the stomach contents of Galeus melastomus from the Adriatic Sea (Bello, in press). The size of this beak gives an estimated mantle length of 71 mm. Considering the pelagic habits of the species, in our opinion the wide horizontal and vertical opening of the net used during this trawl survey favoured the capture of these specimens. In fact, although seasonal trawl surveys have long been carried out in the area using commercial net, with a vertical opening of less than 0.95 m, the species were never found before. Moreover, during this survey the cephalopod composition of the catch was mainly made up of pelagic species in contrast to those found in the previous surveys carried out using commercial net (unpublished data). In this respect Roper (1977) pointed out the fact that various pelagic nets sample cephalopod differently, not only in terms of species composition and numbers but also with regard to the size of the specimens. Fig. 1 - Area investigated (shaded) during June 1995 in the Ionian Sea, with indication of the sites where Octopoteuthis sicula (^) and Brachioteuthis riisei (■) were found. As regards the vertical distribution of O. sicula and B. riisei the information reported in the literature, both for early juvenile stages and adults, indicate a wide bathymetric distribution of the species (Clarke, 1966; Mangold-Wirz, 1973; Roper, 1977) suggesting ontogenetic ascent and diel vertical migration (Lu & Clarke, 1975; Roper & Young, 1975). Although the information here presented is somewhat scanty the finding - 140 - of o. sicula and B. riisei on bathyal grounds in the north-western Ionian Sea is in agreement with Pearcy (1965) who did not find O. sicula during 72 tows made at 0-200 m but only caught some specimens by towing at depths of 0- 500 m and 0-1000 m. Furthermore, the present data appear to be in agreement with Roper & Young (1975) who indicated a deeper distribution during the daytime than during the night for species of the genera Octopoteuthis and Brachioteuthis. Acknowledgements The authors wish to thank Dr. G. Bello for the providing literature and critically reading the draft. REFERENCES Bello G., 1985 - Su una raccolta di Cefalopodi pescati nel mesobatiale del Golfo di Taranto. Boll Malacologico, Milano; 21 (10-12): 275-280. Bello G., 1987 - Elenco dei Cefalopodi del Golfo di Taranto. Atti Soc. itai Se. nat. Museo civ. St. nat., Milano; 128 (1-2): 173-179. Bello G., 1990 - The cephalopod fauna of the Adriatic. Acta Adriat., Split; 31 (1/2): 275-291. Bello G., In press - Cephalopods in the stomach contents of Galeas melastomus (Selachii, Scyliorhinidae) from the adriatic Sea. Atti Soc. itai Sc. nat. Museo civ. St. nat., Milano; 1993 134 (1). Berdar a., Cavallaro G., 1975 - Ulteriore contributo alla conoscenza dei cefalopodi spiaggiati lungo la costa siciliana dello Stretto di Messina. Mem. Biol Mar. Oceanogr., Messina; 5 (5): 121-138. Clarke M. R., 1966 - A review of the systematics and ecology of oceanic squids. Adv. Mar. Biol, Academic Press, London; 4: 99-300. 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Atlantic taxa and some of them are unknown in the recent Mediterranean Sea. The fossil fauna contains some extinct taxa, including a new species of turrid {Clathurella leucopetrae n.sp.). Riassunto Viene descritta una ricca associazione macrofaunistica di ambiente batiale del Pleistocene inferiore della Calabria (Vallone Catrica, Reggio Calabria) con particolare riguardo alla malacofauna. Le paleocomunità riconosciute sono confrontabili a biocenosi attuali circalitorali-epibatiali del Mediterraneo ed Atlantico orientale. La malacofauna del Vallone Catrica contiene diverse specie estinte o attualmente viventi solamente in Atlantico orientale e una nuova specie di turride {Clathurella leucopetrae n. sp.). Introduzione Il Vallone Catrica (comune di Lazzàro, 18 km a S.E. di Reggio Calabria) situato nell'area dello Stretto di Messina è il risultato di un'incisione torrentizia a Nord del promontorio Capo d'Armi (o Leucopetra) costituito dalla Calcarenite di Floresta (fig.l). L'affioramento si rintraccia sulla tavoletta I.G.M. 1:25.000 n. 263 IV N.E. Capo dell'Armi, coordinate Lat. N. 37° 58' 00", Long. E. 3°13' 55" . È raggiungibile nei pressi della SS. 106 Ionica tra una fabbrica di laterizi ed una cava di calcarenite, e si estende tra un'altitudine di 50 e 150 m s.l.m.. Studi precedenti Nel 1880 G. Sequenza segnalò al Vallone Catrica la presenza di fessure di riempimento colmate da sedimenti di grande profondità riferiti dallo stesso all'Astiano, riportando inoltre la presenza di denti di selaci. Studi più recenti sull'evoluzione tettonico-sedimentaria dello Stretto di Messina descrivono la geologia della zona citando più volte la fauna riscontrata al Vallone Catrica (Barrier 1984, 1987, 1989). Gli studi di ZiBROwius (1991a, 1991b) sono indirizzati alla ricca fauna di Via Str. Giuffrè 1°, 32 1-89122 Reggio Calabria (RC). Lavoro accettato il 15-7-95 - 143 - Antozoi e Serpulidi che affiora in questa zona; mentre Di Geronimo (1987, 1989) definisce le caratteristiche dei paleopopolamenti bentonici dei substrati mobili e rocciosi Plio-Quaternari. Seguendo la descrizione di Barrier (1987), una sezione rappresentativa del Vallone Catrica (fig. 2-3) comprende alla base il Flysh di Capo d'Orlando (Oligocene) e su questo discontinuamente affiora la megabreccia di Calcarenite di Floresta (Langhiano). Su questi terreni poggiano le incrostazioni a coralli profondi che si sono impiantati (secondo Barrier, 1987) durante il Pliocene Superiore. Questi sono stati ricoperti da argille sabbiose di ambiente epibatiale con livelli ricchi di coralli bianchi, brachiopodi e molluschi. Dislocato più in alto si trova un banco di argille grigie batiali con rari coralli solitari {Caryophillia sp.) e scarsa malacofauna attribuita al Pleistocene Inferiore per la presenza di Hyalinea baltica e Globorotalia truncatulinoides excelsa (Di Geronimo, 1987). Le argille sabbiose giallastre che poggiano sulla paleofalesia con incrostazioni di coralli, sono ricche in molluschi, antozoi, cirripedi, brachiopodi, serpulidi e qui si distinguono livelli più ricchi in antozoi e piccoli brachiopodi da livelli di argille sabbiose grigiastre dove la malacofauna è meno ricca. Da questi livelli affioranti sulla destra del Vallone Catrica si è ottenuta la fauna qui elencata. Elementi faunistici La macrofauna comprende le specie seguenti: Antozoi: Keratoisis melitensis (Goldfuss, 1826); Isidella elongata (Esper, 1788); Enallopsammia scillae (Seguenza, 1864); Dendrophyllia cornigera Lamarck, 1816; Madrepora oculata (L., 1758); Lophelia pertusa (L., 1758); Desmophyllum cristagalli Milne Edwards & Haime, 1848; Stephanocyathus elegans Seguenza, 1864; Caryophyllia communis (Seguenza, 1864), Conotrochus typus Seguenza, 1864; Flabellum alabastrum Moseley, 1873; Desmophyllum multicostatum Seguenza, 1864; Caryophyllia calveri Duncan, 1873; Balanophyllia cariophylloides Seguenza, 1880; Cladocora caespitosa (L., 1767); Dendrophyllia cornigera (Lamarck, 1816); Cariophyllia sarsiae Zibrowius, 1980; Cariophyllia polyedra Seguenza, 1864; Errina aspera (L., 1767). Policheti e Serpulidi: Metavermilia multicristata (Philippi, 1836); Neovermilia falcigera (Roule, 1898); Filograna rugosa (Seguenza, 1880 ); Psigmobranchus firmus Seguenza, 1880; Semivermilia crenata (Costa, 1829). Cirripedi: Pachylasma giganteum (Philippi, 1836); Verruca stròmia (Müller, 1776); Scalpellum zancleanum (Seguenza, 1872). Echinidi: Dorocidaris papillata Leske, 1878. Crinoidi: Diplocrinus sp.. Brachiopodi: Gryphus minor (Philippi, 1836); Gryphus vitreas (Born, 1778); Macandrevia cranium (Muller, 1776); Megerlia truncata (L., 1758); Fallax septatus (Philippi, 1844); Terebratula scillae (Seguenza, 1864); Terebratulina retusa (L., 1758); - 144- Fig. 1 - Ubicazione dell'area di studio. 145 - Jl-iJZ £7 - 146- 2 - Sezione generale del Vallone Catrica (da Barrier P., 1987; leggermente modificata); 1 = Flysch di Capo D'Orlando; 2 = Blocchi di Calcarenite di Floresta; 3 = Blocchi sparsi a megabreccia; 4 = Incrostazioni di falesia con Antozoi Sclerattiniari; 5 = Argille sabbiose con livelli a coralli epibatiali e piccoli brachiopodi; 6 = Argille batiali. c B A Fig. 3 - Sezione semplificata del Vallone Catrica (da Barrier P., 1984; leggermente modificata) A = Flish di Capo D'Orlando, B = incrostazioni calcaree con coralli del circalitorale inferiore, C = Argille sabbiose con Antozoi, Brachiopodi e Molluschi epibatiali; D = Argille batiali del Pleistocene Inferiore. - 147 - Dallina septigera (Seguenza, 1864); Platidia anomioides (Philippi, 1844 in S2icc\ú)\ Argyrotheca cuneata Risso, 1826. Cordati: piastre; otoliti vari; denti di Odontaspis sp.; Hexanchus griseus Bonnaterre, 1788; due casse timpaniche una destra ed una sinistra di mammifero marino (Zyphyus cfr. cavirostris Cuvier, 1823). Elenco della malacofauna Poliplacofori Hanley a hanleyi (Bean in Thorpe, 1844) Gasteropodi Tectura ornata Seguenza G., 1876 Acmaea testudinalis (Muller, 1776) Propilidium ancyloide Forbes, 1849 Fissurella tenuiclathrata Seguenza G., 1862 Puncturella noachina (L., 1771) Puncturella granulata (Seguenza G., 1862) Emarginala christiaensi Piani, 1984 Emarginala fissura (L., 1758) Emarginala crassa (Sowerby, 1813) Emarginala compressa (Cantraine, 1890) Emarginala guernei (Dautzemberg & Fischer, 1896) Fissurisepta granulosa Jeffreys, 1883 Fissurisepta papillosa Seguenza G., 1863 Fissurisepta rostrata Seguenza G., 1864 Scissurella tenuisculpta Seguenza G., 1880 Calliostoma sayanus Seguenza G., 1876 Calliostoma bullatum (Philippi, 1844) Calliostoma formosissimum Seguenza G., 1876 abbuia maurolici (Seguenza G., 1876) abbuia luciae (Seguenza G., 1876) Putzeysia wiseri (Calcara, 1842) Patzeysia clathrata (Aradas, 1847) Callumbonella suturale (Philippi, 1836) Solar iella peregrina (Libassi, 1859) Cantrainea peloritana (Cantraine, 1835) Homolopoma emulum (Seguenza G., 1876) Calliotropis ottoi (Philippi, 1844) Liskeia marginulata (Philippi, 1844) Auxietas minima Seguenza G., 1876 Margarita miliaris Seguenza G., 1876 Architea formosa Seguenza G., 1876 Anekes turrita Gaglini, 1987 Cyclostrema messanensis (Seguenza G., 1876) Cyclostrema consanguineum (Seguenza G., 1876) Seguenzia monocingulata (Seguenza G., 1880) Seguenzia elegans Jeffreys, 1876 Tharsiella romettensis (Seguenza G., 1873) Alvania cimicoides (Forbes, 1844) Alvania subsoluta (Aradas, 1847) Alvania testae (Aradas & Maggiore, 1844) Alvania elegantissima (Seguenza G., 1876) Benthonella conica (Seguenza G., 1876) Benthonella tenella (Jeffreys, 1869) Obtusella macilenta (Monterosato, 1880) Tornus supranitidus (Wood, 1850) Megalomphalus disciforme (Granata-Grillo, 1877) Cyclostoma delicatum (Philippi, 1844) Aporrhais serresianus (Michaud, 1828) Pedicularia deshayesiana Seguenza G., 1865 Trivia árctica (Pulteney, 1789) Trivia multilirata (Sowerby G. B.II, 1870) Erato voluta (Montagu, 1803) Euspira fusca (Blainville, 1825) Euspira pulchella (Risso, 1826) Ranella olearia (L., 1758) Carinaria cfr. mediterranea Blainville, 1825 Marshallora adversa (Montagu, 1803) Strobiligera brychia (Bouchet & Guillemot, 1978) Cerithiella cosmanni (Dautzemberg & Fischer, 1896) Aclis guttula (Seguenza G., 1862) Aclis walleri Jeffreys, 1867 Cima minima (Jeffreys, 1858) Epitonium hispidulum (Monterosato, 1874) Epitonium linctum (De Boury & Monterosato, 1890) Epitonium fisheri (Watson, 1897) - 148 - Fuscoscala turtonis (Turton, 1819) Fuscoscala mesogonia (Brugnone, 1876) Fuscoscala treveleyana (Leach in Sacco, 1891) Scalarla brevissima Seguenza G., 1876 Scalarla subtorulosa Seguenza G., 1876 Funiscala mioparvula (Sacco, 1890) Claviscala richardi (Dautzemberg & De Boury, 1897) Opaliopsis luisae Rindone, 1990 Noemiamea incerta (Seguenza G., 1876) Iphitus tuberatus Jeffreys, 1883 Eulima bilineata Alder, 1848 Melanella charissa (Verrill, 1844) Murexul aradasii (Poirier, 1883) Trophon echinatus (Kiener, 1840) Trophon muricatus (Montagu, 1803) Trophonopsis vaginata (De Cristofori & Jan, 1832) Coralliophila richardi (Fischer P., 1882) Coralliophila squamosa (Bivona, 1838) Fusinus pulchellus (Philippi, 1844) Fusinus rostratas (Olivi, 1792) Nassarius cabriensis ovoideas (Locard, 1886) Nassarius turbinelloides (Seguenza G., 1880) Nassarius incrassatus (Stroem, 1768) Nassarius lima (Dillwyn, 1817) Amphissa acuticostata (Philippi, 1844) Mitra atava Bellardi, 1887 Mitra desita Bellardi, 1887 Mitra transiens Bellardi, 1887 Aphanitoma philippii Seguenza G., 1880 Aphanitoma bellardii Seguenza G., 1880 Clinura gallinae Seguenza G., 1880 Gymnobela subaraneosa (Dautzemberg & Fischer, 1896) Gymnobela watsoni (Dautzemberg, 1889) Drillia sigmoidea Bronn, 1831 Clathurella leucopetrae n. sp. Mangelia nuperrima (Tiberi, 1855) Mangelia tenuicostata (Brugnone, 1868) Daphnella salinasi (Calcara, 1842) Pleurotomella packardi (Verrill, 1872) Crassispira sejuncta (Bellardi, 1887) Spirotropis modiolus (De Cristofori & Jan, 1832) Mitrolumna olivoidea (Cantraine, 1835) Drill loia emendata (Monterosato, 1872) Limacina lesueurii (D'Orbigny, 1836) Discotectonica discus (Philippi, 1844) Discotectonica pseudoperspectiva (Calcara, 1841) Heliacus alleryi (Seguenza G., 1876) Heliacus contextus (Seguenza L., 1902) Solatisonax bannocki (Melone & Taviani, 1980) Trochosolarium solarioides (Seguenza G., 1876) Mathilda quadricarinata (Brocchi, 1814) Adeuomphalus ammoniformis Seguenza G.1876 Chrisallida eximia (Jeffreys, 1849) Chrisallida microscalaria (Seguenza G., 1876) Turbonilla attenuata (Jeffreys, 1884) Japonacteon pusillus (Me Gillivray, 1843) Pyrunculus ovatus (Jeffreys, 1871) Cavolina gibbosa (D'Orbigny, 1835) Clio pyramidata L., 1767 Cuvieria cfr. astesana (Brocchi, 1814) Bivalvi Nucula sulcata Bronn, 1831 Nucula corbuloides Seguenza G., 1877 Nuculana cuspidata Philippi, 1844 Yoldiella philippiana (Nyst 1843) Yoldiella messanensis (Jeffreys, 1870) Neilonella pus io (Philippi, 1844) Malletia excisa (Philippi, 1844) Phaseolus ovatus Seguenza G., 1877 Arca tetragona Poli, 1795 Barbatia scabra (Poli, 1795) Bathyarca frielei Friele, 1877 Limopsis aurita (Brocchi, 1814) Limopsis anomala minuta (Philippi, 1836) Chlamys bruei (Payraudeau, 1826) Chlamys tigrina (Müller, 1776) Chlamys multistriata (Poli, 1795) Spondylus gussonii Costa O. G., 1829 Pododesmus sp. Philippi, 1837 Acesta excavata Fabricius J. C., 1779 Cyclopecten hoskynsi (Forbes, 1844) Delectopecten vitreas (Gmelin, 1791) Axinulus croulinensis (Jeffreys, 1847) Astarte sulcata (Da Costa, 1778) - 149 - Globivenus effossa (Philippi, 1836) Pholadomia loveni Jeffreys, 1882 Verticordia acuticostata (Philippi, 1844) Cardiomya philippii (Seguenza G., 1880) Dentalium fossile Gmelin, 1790 Cadulus ovulum (Philippi, 1844) Cadulus jeffreysi (Monterosato, 1875) Cadulus diploconus Seguenza G., 1876 Entalina tetragona (Brocchi, 1814) Pulsellum affne (Brocchi, 1814) Scafopodi Dentalium agile (Sars, 1872) Osservazioni sistematiche Scissurella tenuisculpta Seguenza G., 1880 Tav. 2, Fig. 13 Questa specie è quella che più frequentemente si riscontra in provincia di Reggio Calabria negli affioramenti batiali di Archi, Vito Sup., Valanidi ed epibatiali di Gallina e del Vallone Catrica. Si riporta la descrizione di Seguenza G. (1880): ''Specie più grande di S. aspera, se ne distingue dalla forma generale che è meno globosa, meno elevata la spirale, più convessa la parte posteriore degli avvolgimenti, brevissima la parte anteriore, la regione anteriore dell'ultimo avvolgimento è poco rigonfia e pressoché ugualmente convessa quanto la posteriore. La scultura è esilissima: sulla regione posteriore degli avvolgimenti consta di finissime linee oblique e di più sottili linee spirali; sulla regione anteriore dell’ultimo avvolgimento che porta un angolo presso la scanalatura, le linee spirali sono oblique si continuano con la medesima intensità, le spirali sono più distinte e fra loro molto allontanate. L 'ombelico è formato da una fessura ombelicale profonda. La bocca è rotondo- angolosa.” Due esemplari in frammenti sono stati trovati nelle argille sabbiose; un altro esemplare completo proviene da Archi; mentre G. Seguenza (1870) la cita per Scoppo e Trapani (Messina). Numerosi esemplari rinvenuti nell'affioramento del Vallone Catrica; è Emarginala crassa (Sowerby, 1813) 1844 Emarginala decussata 1862 E. gigantea 1880 E. decussata 1989 E. crassa Philippi; Seguenza G., p. 19, f. 4, 4a; Seguenza G., p. 274; Rindone & Vazzana, t. 1, f. 2. Emarginala compressa (Cantraine, 1890) Tav. 2, Fig. 8 - 150 - specie più rara negli affioramenti coevi dei dintorni di Reggio Calabria. Riscoperta di recente ad Archi da Micali & Villari (1986). Emarginala guernei Dautzenberg & Fischer, 1896 Tav. 2, Fig. 7 Questa specie comune nelle argille batiali del Pleistocene Inferiore di Archi, Vito Superiore, Valanidi, è presente anche nelle argille sabbiose del Vallone Catrica. In precedenza è stata confusa da G. Seguenza 1880 (p. 274, n. 457) e da Micali & Villari 1991 con E. adriatica ora con E. tuberculosa. In Atlantico è stata dragata presso le Azzorre a -454 m. Calliostoma sayanus Seguenza G., 1876 Tav. 2, Fig. 9 1876 Zizyphinus sayanus Seguenza G., p.*160, 252; 1880 Trochas sayanus Seguenza G., p. 271, n. 420; 1902 Calliotropis sayanus Seguenza Luigi, p. 463, f. 13; 1986 Calliostoma sayanus Micali & Villari, p. 267: Nell'affioramento del Vallone Catrica sono stati trovati quattro esemplari di questa specie. In precedenza un esemplare di notevoli dimensioni è stato rinvenuto nelle argille batiali del Pleistocene Inferiore di Valanidi ed un altro a Gallina (Reggio Calabria) nelle sabbie plio-pleistoceniche del livello citato da G. Seguenza. abbuia luciae Seguenza G., 1864 1874 Trochas luciae Seguenza G., p. 332 (160), n. 156; 1902 abbuia luciae Seguenza L., t. XVll, f. 15, 16; 1989 G. luciae Micali & Villari, p. 3, t. 1, f. 6, 7, 1991 G. luciae Di Geronimo, p. 200; 1991 G. luciae Micali & Villari, p. 349, f. 6, 7, 8; Finora le segnalazioni sono relative solo al messinese È specie poco comune. abbuia maurolici Seguenza, 1876 Tav. 1, Fig. 3 1876 Trochas (Zizyphinus) maurolici Seguenza G., p. 184 (252); 1902 abbuia maurolici Seguenza Luigi, t. XVll, f. 17. Segnalazioni per il messinese (Salice) non è rara al V. Catrica. - 151 - Solariella peregrina (Libassi, 1859) Tav. 1, Fig. 5 Questa caratteristica specie si trova comunemente nelle argille sabbiose epibatiali del Vallone Catrica. Si rinviene raramente nelle argille batiali di altre località del reggino come Archi, Vito Superiore, Valanidi, Gallina. Vi sono alcune citazioni relative al Pliocene dell' Italia Settentrionale. Alvania subsoluta (Aradas, 1847) Questa specie è piuttosto abbondante negli affioramenti delle argille batiali del Pleistocene Inferiore nell' area dello Stretto. Seguenza G. (1880) la cita per una località del Pleistocene Superiore di Reggio Calabria. Nassarius turbinelloides (Seguenza G., 1880) Tav. 1, Fig. 6 1880 Nassa turbinelloides Seguenza G., p. 260, n. 163, t. XVI, f. 23; Questa specie è molto affine alla Nassa turbinella Brocchi, ma distintissima per la maggiore grandezza, per la forma più breve e quindi meno gracile, per l'ultima spira proporzionalmente più grande e che porta una scanalatura vicino all'area anteriore precedente il canale; le strie impresse trasversali sono poco rilevate sugli avvolgimenti e divengono profondi solchi nella parte anteriore dell'ultimo. L'apice della conchiglia è molto più voluminoso della specie affine. 11 genere Nassarius è costituito da quasi cinque avvolgimenti convessi e levigati; i giri costati che seguono sono quattro; può essere confrontata con la specie atlantica di N. ephamilla Watson, 1886. Questa specie si può ritrovare anche se rara tra le argille batiali di Archi, Vito Superiore, Valanidi negli strati del Pleistocene Inferiore. Invece si può trovare frequentemente nelle argille batiali della sezione La Vrica, Crotone (Calabria). Carinaria crf. mediterranea Blainville, 1825 Tav. 2, Fig. 14 Si tratta di due modelli interni che mostrano le pieghe interne della conchiglia; Seguenza G. (1867) istituisce C. peloritana per Trapani (Messina) su materiale simile. Pedicularia deshayesiana Seguenza G., 1865 Tav. 2, Fig. 12 1865 Pedicularia deshayesiana Seguenza G. , t. IV, f. 1, 2, 3; 1876 P. deshayesiana Seguenza G., p. 204, n. 75. - 152- Viene qui riportata la descrizione di G. Seguenza: "P. testa solídala, ovato-ohlonga, subirregolari, trasverse tenuiter striata; spira interna, non prominula; apice vix distincto, sublaterali; apertura elongata, lata sedinctus costricta, inferne subcanaliculata, subir re guiar i, marginibus acuti, dilatatis, irregulariter flexuosis, superne prope apicem sinum magnum gerentibus, tenuibus signato, margine externo, in eadem regione, intus transverse plicato-denticulato. Long. 5 millim.'\ Conchiglia piccola, poco solida ovale allungata, spesso assai irregolare, ornata di linee trasversali, alte che vanno fino ai bordi disposti verso la regione superiore quasi concentricamente intorno all'apice. La spira del tutto interna, allo stato adulto è mediocremente sviluppata in modo che la conchiglia appare gonfiata nella sua parte centrale. L'apice è sublaterale: l’apertura allungata flessuosa, irregolare quasi canalicolata nella sua parte inferiore si allarga all'esterno in seguito allo sviluppo dei bordi; essa si restringe nella sua parte interna che assume una forma semilunare, costantemente regolare. I bordi sono semplici, flessuosi dilatati irregolarmente e presentano all'esterno delle strie di accrescimento poco pronunciate, inoltre delle linee trasversali che sono ben marcate. Dalla conformazione dei bordi che presenta spesso la conchiglia, nella parte inferiore, essi si ripiegano formando un seno che rende l'apertura quasi canalicolata; verso la regione superiore si incurvano lateralmente per formare un seno più largo che va quasi a toccare l'apice della conchiglia; nella parte interna dove l'apertura si restringe, il bordo columellare è ornato da pieghe trasversali numerose, mentre il bordo esposto forma un rilievo come un cordone ornato di denticolazioni. Successivamente viene citata da G. Seguenza (1875) per Messina nell'elenco dei molluschi della zona superiore del Pliocene Antico ed afferma che questa specie è vivente nei mari del Nord Atlantico (comunicazione di Jeffreys). Nell'affioramento delle argille sabbiose a coralli del Vallone Catrica sono stati trovati sei esemplari; il più grande raggiunge i 7 mm, sul margine mostra due insenature, segni di adattamento epibionte all'idrocorallo ospite Errina sp. (Zibrowius, común, pers.). Clathurella leucopetrae n. sp. Tav. 3, Fig. 15 Descrizione: conchiglia fusiforme molto arrotondata 7 mm di altezza e 4 mm di larghezza, solida, bianca e lucente con 3 giri e mezzo di protoconca e 4 giri di teloconca. L'ultimo giro della teloconca è circa i 2/3 di tutta la conchiglia. Questo è piuttosto arrotondato e liscio eccetto per la zona sottosuturale dove corre un cordone di tubercoli oblunghi e quasi a forma di goccia, radialmente disposti, uniformemente distanziati e progressivamente più grandi verso l'ultimo giro. I giri della protoconca, eccetto il primo con l'apice non appuntito ma situato in una depressione del vertice, hanno una scultura caratteristica formata da costoline fitte, regolari parallelamente concave. - 153 - correnti per l'intero giro. A questa scultura, nella metà inferiore del giro, si sovrappone una serie regolare di costoline concave che si incrociano con le precedenti formando un reticolo regolare. Questo tipo di protoconca è molto simile a quella di Clathurella hormophora (Watson, 1881) con la quale va confrontata. I due esemplari osservati, si distinguono da C. hormophora per la forma generale che è più breve e più arrotondata tanto che l'ultimo giro della teloconca è i 2/3 della conchiglia. I giri non hanno scultura longitudinale e sono completamente lisci eccetto per la corona di tubercoli sottosuturale, quest'ultima struttura simile alla specie di confronto che non ha l'apice ricurvo su se stesso. L'apertura semplice è subromboidale; la columella senza scultura è liscia; il labbro esterno è mancante in uno dei due esemplari. Derivatio nominis: "leucopetrae"' per la località di provenienza: falesia calcarenitica chiara di Capo D'Armi detta Leucopetra dagli antichi Greci e punto di riferimento per i naviganti del V see. a. C. La conchiglia è di un bianco lucente come C. hormophora. Materiale: due esemplari dalla zona tipica: olotipo depositato presso il Museo Zoologico di Bologna (ZMB 11167) (paratipo nella collezione di Angelo Vazzana). Clinura gallinae Seguenza G., 1880 Tav. 3, Fig. 16 1880 Clinura gallinae Seguenza G., tav. XVI, f. 16; 1991 C. gallinae Di Geronimo, p. 183. Si rimanda per la descrizione di questa specie a G. Seguenza (1880) che la rinvenne a Gallina e riportata sinteticamente da Di Geronimo (1991). Specie non rara nell'affioramento del Vallone Catrica. Aphanitoma bellardii Seguenza G., 1880 Seguenza descrive (1880; p. 257, tav. XVI, f. 18) questa specie per l'affioramento di Gallina è, seppure infrequentemente, rinvenibile in altre località dell' area dello Stretto. Aphanitoma philippii Seguenza G., 1880 Tav. 3, Fig. 18 Specie da confrontare con Pleurotoma imperati Philippi, 1844 (non Sacchi) e Aphanitoma imperati Seguenza, G. 1880. Giuseppe Seguenza istituisce (1880) questa specie e ne accenna la descrizione (p. 257, n. 109) ma non la raffigura affermando che assomiglia molto ad A. bellardii e se ne - 154- distingue per la scultura appena visibile; località tipica: Gallina, Vallone Catrica. Gymnobela subaraneosa (Dautzenberg & Fischer, 1896) Tav. 3, Fig. 19 Specie che si distingue per la scultura a rete regolare su tutti i giri della conchiglia. Raffigurata da Bouchet & Waren (1986) f. 114. Viene qui segnalata per il Pleistocene Inferiore del Vallone Catrica nelle argille sabbiose epibatiali. Gymnobela watsoni Dautzenberg, 1889 Tav. 3, Fig. 17 È una specie che presenta somiglianze con G. subaraneosa. In Atlantico è stata dragata presso le Is. Azzorre a -1300 m (Dautzenberg, 1889). Opaliopsis luisae Rindone, 1990 Questa specie descritta su esemplari provenienti dalle argille batiali di Archi; era già stata segnalata da Rindone & Vazzana, 1989 come Opalia sp. e si rinviene anche a Valanidi ed al Vallone Catrica. La specie è prossima per forma generale a Scalarla coccoi e a 5. desita Seguenza G., 1876 riportate per la provincia di Reggio Calabria da Seguenza G. (1880). Claviscala richardi (Dautzenberg & De Boury, 1897) Questa specie si rinviene frequentemente con esemplari incompleti in varie località del reggino (Archi, Valanidi, Vito Superiore e Vallone Catrica). Seguenza G. (1876) la cita come Scalarla longissima per Bianco (Reggio Calabria) e Messina e la distingue da un'altra specie o varietà della precedente: S. subtorulosa Seguenza G., 1876 dalla quale si distinguerebbe per avere i giri più alti e le coste oblique e flessuose. La S. subtorulosa si distingue per i giri meno alti, convessi, strie più esili e regolarmente distanziate, costole più dritte ed un cordone suturale più pronunciato che forma un disco appianato alla base. Claviscala richardi in Atlantico è stata dragata a profondità dai -861 a -1385 m (Dautzenberg, 1889). Trochosolarium solarioides (Seguenza G., 1876) 1876 Trochas (Gibbula) solarioides Seguenza G., p. 254; 1876 Solarium inornatum Seguenza G., p. 254; 1880 Trochosolarium solarioides Seguenza G., p. 270, n. 402; 1902 Trochosolarium solarioides Seguenza L., p. 461, f. 1, 2. - 155 Descrizione da Luigi Seguenza (1902): ''Conchiglia alta mm. 4, larga mm. 6 . Forma che partecipa dei caratteri dei Trochas e dei Solarium. Anfratti imbricad e convessi (5) di cui il primo e secondo perfettamente lisci, il terzo ornato da 6 - 8 strie longitudinali e da eleganti solchi trasversali più sottili e numerosi e solo striati dall’accrescimento; base convessa ornata da strie radiali che partendo dall’orlo dell'ombelico arrivano a metà della superficie inferiore dell'anfratto ultimo, che è più grosso il doppio degli altri anfratti; ombelico vero, largo e profondo; bocca semplice con peristoma diritto dal lato dell'ombelico ed ovale dal lato opposto”. Nell’affioramento del Vallone Catrica ho rinvenuto diversi esemplari incompleti nelle argille sabbiose epibatiali a coralli e brachiopodi (Griphus minor). Il genere Trochosolarium deve essere confrontato con il genere Micro gaza Dall, 1881. La specie fossile è molto simile a M. rotella inornata Quinn, 1979, distribuita fra 124 e 238 m di profondità al largo della Florida. Conclusioni Nel Vallone Catrica sono rappresentate diverse paleocomunità circalittorali inferiori e batiali. Sono presenti i banchi a "coralli gialli" con Dendrophyllia cornigera ed Enallopsammia scillae con impiantati esemplari di Spondylus gussonii. Pedicularia deshayesiana e Pachylasma giganteum sono plausibilmente confrontabili con l'attuale facies ad Errina aspera - Pedicularia sicula, e Pachylasma giganteum dei fondali dello Stretto di Messina (Di Geronimo & Fredj, 1987). "Coralli gialli" e piccoli brachiopodi (Gryphus minor Philippi, 1836) costituiscono una facies del circalittorale inferiore che attualmente non si riscontra in Mediterraneo ma sussiste in limitate zone del Nord Atlantico (Ruggiero-Taddei, 1990). I popolamenti di paleofalesia sono qui rappresentati dalle incrostazioni con Serpulidi, Isididae, Sclerattiniari e bivalvi epibionti tra i quali possiamo citare: Neovermilia falcigera, Desmophyllum cristagalli, Caryophillia sarsie, Keratoisis melitensis, Spondylus gussonii, Acar nodulosa scabra, Cyclopecten hoskynsi, Delectopecten vitreas, Acesta excavata, Chlamys bruci, Chlamys tigrina; Calliostoma wiseri, Homolopoma emulum; Verruca stròmia e Scalpellum zancleanum; Dallina septigera, Fallax septatus, Megerlia truncata, Macandrevia cranium, Gryphus vitreas e Dorocidans papillata.. È rappresentata anche una paleocomunità a coralli bianchi, (CB di Pérès & Picard, 1964) con predominanza di Sclerattiniari comQ Lophoelia pertusa e Madrepora oculata che qui possono rarefarsi lasciando spazio alle popolazioni con brachiopodi (Di Geronimo, 1987). I fanghi batiali (VP di Pérès & Picard, 1964), in senso stretto, sono rappresentati dalle argille grigie. Tra le specie più rappresentative possiamo citare: Fissurisepta papillosa, Benthonella tenella, Cantrainea peloritana, Tharsiella romettensis, Callumbonella suturale, Solariella peregrina, Alvania elegantissima, A. subsoluta, Claviscala rickardi. - 156 - Aporrhais serresianus, Ranella olearia con piccoli esemplari, Trophon multilamella, T. vaginatus, Amphissa acutecostata, Seguenzia monocingulata; Dentalium agile, Cadulus ovulum; Nucula corbuloides, Malletia excisa, Yoldia micrometrica. Abra longicallus, Verticordia acutecostata, Cardiomya philippii; coralli isolati come Caryophillia communis, Stephanocyatus variabilis, S. elegans. Buona parte delle specie trovate nelle argille sabbiose del Vallone Catrica è stata citata da Giuseppe Seguenza (1880) anche se non espressamente indicate per questo affioramento. Alcune specie come Scissurella tenuisculpta, Clinura gallinae, Nassarius turbinelloides, Aphanitoma bellardii, A. philippii, etc.; sono elencate nella descrizione dell'affioramento di Gallina (Sequenza G., 1880; p. 244-294, t. XVI ) in un livello piuttosto limitato in potenza ed estensione attualmente non facilmente individuabile. Ringraziamenti Ringrazio Helmut Zibrowius che mi ha aiutato nella determinazione degli Antozoi; sono grato a Paolo Crovato, Alberto Villari, Duilio di Massa, Stefano Palazzi, Paolo Quadri per l'aiuto fornitomi nella determinazione di alcune specie, per le ricerche bibliografiche; a Gino Zini che ha curato i disegni. Ringrazio in particolare Anders Warén e Marco Taviani per la paziente opera di revisione critica del presente manoscritto. BIBLIOGRAFIA Barrier P., 1984. Evolution tectono-sedimentaire pliocène et plèistocène du Detroit de Messine (Italie). These Univ. Aix-Marseille II: 1-270. Barrier P., I. Di Geronimo & C. Montenat (ed.), 1987. 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XXI, p. 1-756. - 159 - Tavola 1 Fig. 1 - Calliostoma formosissimum, x 1 Fig. 2 - Lisckeia marginulata, x 2, 5 Fig. 3 - Gibbuta maurolici, x 1 Fig. 4 - Calliotropis ottoi, x 2, 5 Fig. 5 - Solariella peregrina, x 2, 5 Fig. 6 - Nassarius turbinelloides, x 1, 5 - 160 - Tavola 2 Fig. 7 - Emarginula guernei, x 10 Fig. 8 - Emarginula compressa, x 2, 5 Fig. 9 - Calliostoma sayanus, x 2, 5 Fig. 10 - Calliostoma bullatum, x 1, 5 Fig. 11- Fuscoscala mioparvula, x 10 Fig. 12 - Pedicularia deshayesana, x 2, 5 Fig. 13 - Scissurella tenuisculpta, x 10 Fig. 14 - Carinaria cf. mediterranea, modello interno, x 1 - 161 - Tavola 3 Fig. 15 - Clathurella leucopetrae n.sp., olotipo (ZHB11167), x 11 Fig.16 - Clinura gallinae, x 22 Fig.17 - Gymnobela watsoni, x 22 Fig.18 - Aphanitoma philippii,x 11 Fig. 19 - Gymnobela subaraneosa, x 11 - 162 - Boll Malacolo^ico 31 (1995) (5-8) 163-168 Milano 15-3-1996 L. Naselli-Flores* *, B. Zava**, R. Chemello*** MOLLUSCHI DELLE ACQUE INTERNE SICILIANE. SEGNALAZIONE DI UNIO ELONGATULUSC. PFEIFEER, 1825 (BIVALVIA: UNIONIDAE) Key-Words: Unio elongatulus , Unionidae, Bivalvia, Sicily. Abstract In this note the authors refer about a new station of Unio elongatulus C . Pfeiffer, 1825 along the Belice River (South Western Sicily). The last signalation of this large freshwater bivalve in Sicilian rivers dates back to 1896; since then there are not records of its presence in Sicily. The aquatic systems of the island have been strongly disturbed by human activities in the last decades and their fauna appears to be particularly vulnerable. Thus, the finding of a new population of U. elongatulus , which reasonably represents the most southern in Italy, could be important both by a biogeographic and taxonomic point of view. Riassunto Durante lo studio degli ambienti tentici e lotici della Sicilia, viene segnalato il ritrovamento di Unio elongatulus C. Pfeiffer, 1825 lungo il fiume Belice, nella Sicilia meridionale. Introduzione Gli Unionidi sono Molluschi Bivalvi d'acqua dolce che vivono esclusivamente in laghi o fiumi, soprattutto in quelle parti dove si formano piccole anse con accumuli di sedimento fine. Vivono infossati nel fango lasciando sporgere solamente le aperture ed hanno ridotte capacità di movimento, limitate soprattutto a brevi spostamenti sul fango spesso testimoniati dalle tracce lasciate dall'animale sulla superficie del sedimento. Gli Unionidi sono molluschi con un buon grado di adattabilità ambientale, tollerando inquinamenti di origine organica e scarichi industriali (Castagnolo et al., 1980). Recenti contributi, basati sull'integrazione di analisi elettroforetiche e biometriche (Badino, 1982; Badino et al., 1991 ; Fondi et al., 1984) hanno evidenziato la presenza in Italia di una sola specie (Zilch, 1967), dalla morfologia conchigliare altamente variabile: Unio elongatulus C . Pfeiffer, 1825. Nell'ambito di uno studio volto alla conoscenza del patrimonio faunistico degli ambienti tentici e lotici della Sicilia (Naselli-Flores & Barone, 1991; * Dipartimento di Scienze Botaniche, Università di Palermo, via Archirafi, 38 1-90123 Palermo * * Wilderness s.n.c., via Cruillas, 27 1-90146 Palermo * Hi Istituto di Zoologia, Università di Palermo, via Archirafi, 18 1-90123 Palermo Lavoro accettato il 23-11-95 - 163 - Barone et al, in stampa; Calvo et al, 1993; Za va & Violani, 1991; Za va et al., in stampa), è stata ritrovata una popolazione consistente di Unio elongatulus C. Pfeiffer, 1825 lungo il basso corso del fiume Belice, in un'area non segnalata dagli autori precedenti. Il genere Unio in Sicilia In Sicilia lo stato delle conoscenze sulle specie del genere Unio è oltremodo arretrato. Le prime notizie sulla presenza di Unionidi si devono a Philippi (1836; 1844) e a Benoit (1875; 1882) che riferiscono sulla presenza di molluschi dei generi Anodonta ed Unio nei fiumi dell'isola. Bourgouignat (1883) nel suo contributo sugli Unionidi della penisola italica descrive alcune specie di Unio presenti in Sicilia, senza fornire alcuna iconografia. Le informazioni contenute nei lavori di questi autori vengono riportate nella monografia del Monterosato (1896) ed integrate con dati originali. L'autore palermitano segnalava per la Sicilia 9 specie differenti, partendo dal presupposto ipotizzato originariamente da Drouet (1886), che ogni bacino imbrifero siciliano fosse totalmente isolato dagli altri e che da una prima specie progenitrice ne fossero derivate altre, ben selezionate, indipendenti e distinte tra loro, e riconoscibili come entità tassonomiche diverse. La monografia di Monterosato costituisce l'ultima nota sugli Unionidi siciliani presente in letteratura. Gli autori del secolo scorso avevano posto una delle loro stazioni principali di ritrovamento proprio lungo il fiume Belice, per la caratteristica, non comune tra i corsi d'acqua siciliani per la maggior parte a facies torrentizia, di mantenere sempre una certa quantità d'acqua e di non asciugarsi durante il periodo estivo. Monterosato riporta per l'alto fiume Belice (zona di Salaparuta) due specie diverse: Unio gargottae Philippi, 1836, sinonimo di Unio elongatulus (Castagnolo et al., 1980) ed Unio biformis, pur mettendo in evidenza l'appartenenza di entrambe ad uno stesso gruppo. Area di studio Il bacino del fiume Belice ricade nel versante meridionale della Sicilia e si estende per circa 964 km^. La rete idrografica si articola in due grandi rami: il Belice destro, lungo circa 55 km, ed il Belice sinistro che si sviluppa per circa 57 km. Dalla confluenza dei due rami, il corso d'acqua percorre ancora circa 50 km. La lunghezza complessiva dell'asta fluviale può considerarsi, quindi, di circa 107 km. La parte meridionale del bacino, in cui ricade la stazione di prelievo, è caratterizzata dalla presenza di sedimenti pliocenici sabbioso- calcarenitici e marnoso-argillosi che influenzano la trasparenza delle acque. Il clima tipicamente mediterraneo, segnato da lunghi periodi di siccità se- guiti da brevi pjecipitazioni intense, influenza marcatamente le portate del fiume che variano da un minimo estivo di 0,01 m^/sec fino ai 338 m^/sec re- gistrati nei periodi di piena. Il deflusso medio annuo (su media degli ultimi 20 anni) è pari a 161 mm, corrispondenti a circa 130 mm^/anno, mentre le preci- pitazioni sul bacino corrispondono a 701 mm (Regione Siciliana, 1987). - 164 - Conseguentemente il deflusso è pari a circa 1/4 degli apporti meteorici mentre la maggior parte delle acque si perde per evaporazione o per infiltrazione nel sottosuolo. In tabella 1 sono riportati i valori annuali dei principali parametri fisici e chimici registrati nella stazione di prelievo. Parametro Unità Min Med Max TIN mg/1 0,22 1,06 2,71 SRSi MS/I 125 261 370 SRP Pg/1 5 14 22 TP Mi/1 46 58 77 Conducibilità a 18°C pS/cm 1230 1810 2720 pH 7,72 7,85 8,08 % sat 70 90 102 Temperatura °C 13 17 22 Trasparenza al Disco Secchi metri 0,10 0,40 1,50 Tabella 1. Valori minimi, medi e massimi annuali dei principali parametri ambientali registrati nella stazione di campionamento. TIN: Azoto inorganico totale; SRSi: Silicati solubili reattivi; SRP: Fosforo reattivo solubile; TP; Fosforo totale. Le concentrazioni dei principali nutrienti e del fosforo totale rivelano un elevato stato trofico delle acque, per la maggior parte imputabile agli scarichi urbani domestici spesso non depurati e aU'agricoltura intensiva che occupa pressoché interamente la piana del Belice. I bassi valori di trasparenza misurati indicano un elevato trasporto solido nel tratto di fiume esaminato, che scorre tra argini non cementificati su una piana pliocenica di sedimenti non consolidati, ad alta erodibilità. Tutti gli individui sono stati raccolti in un'ansa del fiume, a circa tre chilometri dalla foce, su un banco fangoso coperto da una fitta vegetazione a Typha angustifolia. In quel tratto di fiume la larghezza dell'alveo bagnato è di circa 3 metri, con una profondità massima di 1 .8 m. Materiali e metodi Nel Novembre 1994, durante un campionamento sull'ittiofauna del basso corso del fiume Belice (Agrigento), a pochi chilometri dalla foce, venivano raccolti alcuni esemplari viventi di Unio. I dati venivano integrati, a distanza di pochi giorni, da una successiva raccolta ad hoc effettuata utilizzando tecniche dirette di campionamento (Castagnolo et al., 1980). Su tutti gli esemplari campionati si è di seguito proceduto con l'analisi biometrica, utilizzando i parametri conchigliari proposti da Fondi et al. (1984), dei quali vengono riportati solamente i valori medi (Tab. 2). L'intero set di dati ed il loro confronto con le altre popolazioni italiane - 165 - conosciute da bibliografia farà parte di un secondo contributo (Naselli-Flores et al, in preparazione). Risultati Dal campionamento effettuato lungo il fiume Belice si sono ottenuti 51 esemplari, dei quali 46 con un'età compresa tra i 4 ed i 9 anni, e solamente 2 con un'età inferiore ai 2 anni. La densità stimata al momento del prelievo per la stazione considerata era di circa 100 individui/m^ di sedimento. Non si è voluto procedere in una ulteriore raccolta in attesa di una stima di maggiore attendibilità sulla dimensione della popolazione lungo l’asta fluviale. Rispetto alla postura conosciuta in letteratura (es. Castagnolo et al, 1980), la maggior parte degli esemplari si presentava in una posizione “inconsueta”, appoggiata orizzontalmente sul sedimento alla base degli scapi di Typha, in gruppi di 4-5 individui per singola pianta. Un numero minore di esemplari era infisso obliquamente nel fango con i sifoni orientati in direzione del flusso di corrente. Dai risultati preliminari sulla biometria effettuata su tutto il set di esemplari a disposizione (Tab. 2), si evince che la popolazione campionata, escludendo gli esemplari con un’età inferiore ai 4 anni, presenta una lunghezza media di 6,5 cm, con un massimo di 8,6 cm ed un minimo di 3,9 cm. A B C D LT E J I Min 971 1952 2424 2999 3970 1318 1244 614 Max 2073 3762 4869 6653 8630 2779 3227 1231 M 1472,6 2950,7 2982,7 5034,4 6507 2040,6 2205,5 863,33 DS 264,71 378,96 419,54 709,98 926,22 299,78 416,38 159,13 Tabella 2. Valori minimi (min), massimi (max) e medi (m), con deviazione standard (DS), delle misure biometriche effettuate sulla popolazione siciliana di Unio (in mm). Legenda: (A) distanza umbone-margine anteriore; (B) altezza della conchiglia all'umbone; (C) altezza della conchiglia alla cerniera; (D) distanza umbone-margine posteriore; (LT=A+D) lunghezza totale della conchiglia; (E) spessore della conchiglia; (J) lunghezza del legamento posteriore; (I) lunghezza del legamento anteriore. L'intero set di valori medi avvicina morfometricamente la popolazione siciliana a quella del fiume Staggia, vicino Poggibonsi (Siena), esaminata da Fondi et al. (1984). Considerazioni conclusive Nonostante la situazione ambientale del fiume Belice non sia proprio ot- timale e nonostante i continui attentati alla sua integrità, il ritrovamento di una popolazione di Unio elongatulus lascia ben sperare sulla possibilità di studiare sotto diversi punti di vista una popolazione di Bivalvi di acque interne siciliane. - 166 - La similitudine morfologica, del tutto preliminare considerato il gruppo di dati utilizzati ed il basso numero di individui esaminato, con le popolazioni dell’Italia centrale riveste una certa importanza per la possibilità di definire meglio il range biogeografico del genere e di chiarire lo status sistematico del taxon con indagini multiple su popolazioni poste probabilmente ai confini dell’areale specifico come quella presente sul fiume Belice. Ringraziamenti Si ringrazia il Dr. Lucio Castagnolo, del Dipartimento di Biologia Ambientale dell'Università di Siena, per la rilettura critica del manoscritto. - 167 - BIBLIOGRAFIA Badino G., 1982 - Unió elongatulus Pfeiffer (Bivalvia): variabilité biometrique et génétique des populations du Piémont (Italie du Nord). Malacologia, 22: 673- 677. Badino G., G. Celebrano, K.O. Nagel, 1991 - Unió elongatulus and Unió pictorum (Bivalvia: Unionidae): molecular genetics and relationships of Italian and Central European populations. Boll. Museo reg. Scienze nat. di Torino, 9 (2): 261-274. Barone R., L. Naselli-Flores, D. Scilipoti, B. Zava, in stampa - Impact of underyearling Italian Roach (Rutilus rubilius) on the plankton community of a Sicilian dam reservoir. Ecology of Freshwater Fish, 1994. Benoit 1875 - 1882 Bourgouignat J.R., 1883 - Aperqu sur les Unionides de la péninsule Italique. Tremblay, Paris: 177 pp. Calvo S., R. Barone, L. Naselli-Flores, C. Frada'-Orestano, A. Lugaro, G. 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Nel secolo scorso Cantraine, accingendosi allo studio dei Calliostoma, affermò che era tentato di classificare tutte le specie mediterranee come Calliostoma polymorphum, in considerazione dell’estrema variabilità della conchiglia. Ora l’illustre malacologo neozelandese, si è riproposto lo studio dei Calliostoma della Nuova Zelanda, impiegando mezzi di indagine ben più sofisticati di quelli di cui poteva disporre 160 anni fa il valoroso Cantraine. A parte l’esame delle protoconche al SEM e le splendide fotografie dei primi giri di spira, Marshall insiste tuttavia su due problemi connessi allo sviluppo della conchiglia: 1) la morfologia della conchiglia di Calliostoma tende a variare con il suo crescere: ne consegue che specie ben distinte inizialmente tendono a divenire simili a maturità o viceversa; 2) in certe specie il cono della conchiglia tende a divenire più stretto all’apice (cirtoconoide), in altre gli ultimi giri tendono ad allargarsi (coeloconoide): la misura dell’angolo apicale deve essere la media fra quella effettuata sui primi e sugli ultimi giri della teleoconca. Fatte queste premesse Marshall descrive ben 33 specie di Calliostomatidae delle acque neozelandesi. 10 sono n. sp. endemiche. Ogni specie è descritta con grande accuratezza e prende in considerazione questi capitoli: Sinonimie - Dati sull’olotipo - Altro materiale esaminato - Distribuzione - Dieta (per lo più Cnidari) - Osservazioni e, per le specie nuove. Etimologia. Ogni specie è più volte fotografata (veramente ottime le foto) mentre molto numerose sono le cartine di distribuzione. Concludendo, si tratta di un lavoro di grande importanza e attendiamo con impazienza analogo studio, in corso di stampa, che Marshall ha condotto in acque più settentrionali, in particolare la Nuova Caledonia. Anche se non interessa direttamente i nostri mari, la monografia merita di essere attentamente consultata per rendersi ragione di come questo esperto abbia inteso e svolto lo studio: esso potrà servire come guida per chi volesse accingersi a ulteriori indagini sulle specie europee. Fernando Ghisotti - 169 - RECENSIONI Bibliograhche Folco Giusti, Giuseppe Manganelli & Patrick J. Schembri, 1995: The non marine molluscs of the Maltese Islands. Monografia XV del Museo Regionale di Scienze Naturali di Torino. F.to cm 25 x 18, pp. 607, tavole a colori e in b/n per complessive 635 foto o disegni.* È dal 1968 che il Dipartimento di Biologia Evolutiva delEUniversità di Siena conduce ricerche sui molluschi terrestri, acquadulcicoli e salmastri delle isole che attorniano la penisola italiana. Promotore dell’iniziativa è stato Folco Giusti che, per un decennio, si dedicò alle ricerche nell’ Arcipelago Toscano; successivamente insieme con Giuseppe Manganelli e ad altri studiosi, allargò le ricerche in Sardegna, Corsica, Eolie e Sicilia. Attualmente gli studi sono appunto incentrati sulla Sicilia, la cui malacofauna è quanto mai complessa e richiede studi approfonditi nelle isole viciniori e nel Nord Africa. Una prima tappa nell’ affrontare questo argomento è stato lo studio, con l’ausilio di Patrick J. Schembri, dei molluschi terrestri, acquadulcicoli e salmastri delle Isole Maltesi. E questo appunto l’argomento del volume , ma per rendersi conto di cosa si debba intendere per uno studio approfondito, è opportuno scorrere l’indice, che così si articola: Geografia fisica delle Isole Maltesi Vegetazione delle Isole Maltesi Fauna non marina delle Isole Maltesi Biogeografia delle Isole Maltesi I Molluschi : organizzazione generale e morfologia Gasteropodi (17 pagine) Bivalvi (10 pagine) Breve storia delle ricerche malacologiche nell’ Isole Maltesi Chiave analitica per 1’ identificazione delle specie Catalogo delle 78 specie esaminate Specie dubbie o di incerta identificazione Conclusioni Catalogo delle specie nelle varie isole maltesi Biogeografia Conservazione Appendici Taxa fossili di specie non marine delle Isole Maltesi Il volume è acquistabile presso il Museo Regionale di Scienze Naturali, Via Giolitti, 36 10123 Totino (TO). I soci SIM hanno diritto a uno sconto del 30% sul prezzo di copertina che è di £ 130.000. - l‘70 - Taxa recenti di specie non marine delle Isole Maltesi Nomina Nuda di Taxa di sp. non mar. Isole Maltesi Bibliografia (45 pagine, oltre 800 referenze!) Indice analitico Ho voluto sunteggiare l’indice per fare meglio comprendere la completezza di un’opera che nulla ha trascurato. Ma ciò che può meglio dimostrare questa completezza sono le oltre 400 pagine riservate al Catalogo delle 78 specie esaminate, cioè una media di 5 pagine per ogni specie. Procedendo in ordine sistematico , per ogni famiglia viene citato il genere tipo ed per ogni genere la specie tipo. Per ogni specie si riporta oltre all’ indicazione della figura(e), un elenco sinonimico comprendente oltre alla citazione della descrizione originale anche le segnalazioni originali della specie per le Isole Maltesi, con il nome deH’autore(i), l’anno di pubblicazione, pagine e figure. Il materiale esaminato riporta la (le) località di rinvenimento nelle Isole Maltesi, r identificazione e la diagnosi differenziale. Segue quindi un ‘ approfondita Descrizione così articolata: Conchiglia: ref. bibliografiche, diagnosi recente, dimensioni. Parti molli: (per le specie recenti) referenze, bibliografiche, diagnosi recente, con particolare riferimento al corpo, capo, piede, organi genitali, radula, capsule ovigere, habitat, distribuzione, eventuali reperti paleontologici nelle Isole Maltesi, osservazioni, status e conservazione. Le 78 specie descritte sono così suddivise: 56 terrestri, 13 acquadulcicole, 9 salmastre.; 8 specie sono state ritrovate solo allo stato fossile, 34 sia come fossili, sia come recenti, 36 solo recenti. Testacella riedeli è n. sp. e probabilmente lo è anche una Vitrea, mentre 4 Taxa risultano nuovi per il Isole Maltesi. La chiave analitica per la determinazione delle specie è stata realizzata con grande maestria, rendendola semplice ma molto precisa, quindi veramente utile. Anche per uno molto, troppo a digiuno nella determinazione dei molluschi terrestri, qual’è il sottoscritto, è stata grande la soddisfazione, esaminando a caso le splendide riproduzioni fotografiche, di pervenire rapidamente alla determinazione esatta. Ciò sarà utilissimo per i ricercatori che volessero controllare se specie raccolte poniamo in Sicilia meridionale, Lampedusa o Pantelleria siano già rappresentate o meno nella malacofauna maltese. Si tratta insomma di un’opera di eccezionale importanza, degna di figurare in ogni biblioteca malacologica, un vero trattato per i molluschi non marini. Un caloroso plauso agli Autori. Fernando Ghisotti - 171 - RECENSIONI Bibliograhche J. Templado, A. Guerra, J. Bedoya, D. Moreno, J. M. Remón N., M. Maldonado e M. A. Ramos, 1993 : Fauna Marina circalitoral del Sur de la Península Ibérica . Edito a Madrid dal Museo Nacional de Ciencias Naturales e dal Consejo Superior de Investigaciones Científicas. F.to cm 25 x 17,5, pp. 135 di testo, con mappe e figure e pp. 45 di foto a colori. Scopo di questa campagna di ricerca, denominata “FAUNA I” fu quello di contribuire a una miglior conoscenza della fauna marina per un areale di massimo interesse quale è quello compreso fra il Golfo di Cadice, Gibilterra e l’isola di Alboran, cioè della zona d’ingresso in Mediterraneo delle acque atlantiche. Miglior conoscenza dicevo , nel senso di poter sia coordinare e riassumere i numerosi contributi, spesso frammentari, effettuati in passato, sia condurre una ricerca programmata e metodica della fauna bentonica e pelagica. La nave oceanografica García del Cid iniziò la campagna Fauna I nel luglio del 1989. Furono effettuati 60 dragaggi bentonici, fra i 15 e i 550 metri di profondità e 20 prelievi con rete planctonica, con una raccolta di oltre 25.000 esemplari appartenenti a centinaia di specie. Primeggiano i molluschi, pari a 171 specie, ma numerosi sono i vari phyla rappresentati (112 briozoi, 107 Poriferi, 85 crostacei, 75 pesci, 40 Echinodermi, 26 Cnidari e, in numero minore, specie appartenenti ad altri 9 phyla ) Alcuni reperti furono classificati solo a livello generico e determinati in seguito o tuttora in studio. Sono così state per ora trovate alcune specie nuove per la scienza, ed altre ne verranno scoperte. Un capitolo di vivo interesse è dedicato alle comunità bentoniche, con nuove osservazioni che meglio definiranno alcune comunità rispetto alle definizioni classiche. Il volume termina con 90 foto a colori, scelte fra le 1300 diapositive scattate. L’interesse di queste foto è dato dalla rappresentazione “in vivo” delle varie specie: alcune, raffiguranti il mollusco espanso fuori dalla conchiglia, sono spettacolari. Angel Guerra Sierra, autore dello splendido Volume I della Fauna Iberica classificò le 17 specie di Cefalopodi raccolte, mentre J. Templado Gonzales diresse la campagna e si occupò delle altre classi di molluschi. Tuttavia non solo i molluschi devono rivestire interesse per il malacologo: è appunto la comunità dove il mollusco vive che è significativa e questo è il miglior insegnamento che sanno dare monografie di questo valore. Fernando Ghisotti - 172- AVVISO PER GLI AUTORI Ogni Socio, per ogni lavoro approvato dalla Direzione Scientifica, ha diritto alla pubblica- zione gratuita sul Bollettino, fino a un massimo di 4 pagine, ivi compresa una tavola a pieno formato in b/n. Ogni pagina in più verrà addebitata a lire 50.000. Ogni tavola, oltre a quella gratuita, verrà addebitata ai costo. Non si concedono estratti gratuiti, tranne nel caso in cui venga corrisposto un contributo spese di almeno 100.000 lire (50 estratti gratuiti senza coper- tina). I prezzi degli estratti verranno comunicati agli Autori con l'invio delle prime bozze. NORME PER GLI AUTORI — Il «Bollettino Malacologico» accetta solo lavóri scritti in italiano, inglese, francese e spa- gnolo. Oltre al riassunto in italiano, è richiesto, per i lavori in italiano, un riassunto in inglese o francese di non più di 200 parole. — I dattiloscritti, incluse figure, didascalie e tabelle, devono pervenire almeno in duplice co- pia (originale e una copia) e devono essere scritti con il seguente ordine; pagina iniziale con Nome e Cognome dell'autore, titolo del lavoro, riassunto e summary e una nota in fondo alla pagina segnata da un * con l'indirizzo dell'autore. Il testo, quando possibile, va suddi- viso in: Introduzione, Materiali e Metodi, Risultati, Discussione, Ringraziamenti e Biblio- grafia. — Gli articoli devono essere scritti in lingua corretta e concisa. Forma e contenuto devono essere attentamente verificati prima della consegna per evitare le successive correzioni in bozze. — La battitura del testo, didascalie, note e opere citate deve essere a spazio 2 su un solo lato di fogli bianchi (possibilmente UNI A4) con ampi margini (almeno 3 cm). La posizione approssimativa di tabelle e illustrazioni deve essere indicata nei margini del dattiloscritto. Tutte le pagine devono essere numerate progressivamente. Figure, tabelle e didascalie de^ vono essere riunite su fogli a parte. — Evitare le note, se possibile. Le note indispensabili devono essere indicate con un numero progressivo tra parentesi nel testo e collocate in fondo alla pagina cui si riferiscono. Le abbreviazioni non comuni devono essere spiegate. — Le opere citate devono essere elencate in ordine alfabetico al termine del lavoro nello stile dei seguenti esempi: Riviste: COGNOME iniziale del Nome, anno - Titolo completo. Rivista (abbreviata secondo le regole internazionali). Città di edizione; volume (numero): prima e ultima pagina del lavoro. MONTEROSATO M.T.A., 1880 - Conchiglie della zona degli abissi. Boll. Soc. malac. it., Pisa; 6 (2): 50-82. Libri: COGNOME iniziale del Nome, anno - Titolo (del libro o del capitolo); in: Autore e titolo del libro (se diverso); Edizione, volume (numero), editore, città di edizione, numero delle pagine. s LE DANOIS E., 1948 - Les profondeurs de la mer. Trente ans de recherches sur la faune sous-marine au large de France. Payot, Paris, 303 p. — Le citazioni nel testo dovranno essere (LEONARD, 1980) oppure PIANI (1981). Se un lavoro ha più di due autori indicare SMITH et al. (1968). Usare la convenzione (BROWN, 1979a) (BROWN, 1979b) se occorre citare più di un articolo dello stesso autore pubblicato nello stesso anno. — Solo i nomi di Generi e specie devono essere sottolineati per essere stampati in corsivo. — Tutte le figure devono essere numerate progressivamente con numeri arabi e devono essere citate nel testo. Esse devono essere presentate su fogli a parte, ognuna con il nome dell'au- tore e il numero della figura. Se possibile le figure devono essere raggruppate in tavole tenendo presente che la superficie massima a disposizione per una tavola a piena pagina è di cm. 11,3 X 18,5. Si consiglia di presentare le figure nel formato definitivo. È comunque facoltà della Redazione ridurre o ingrandire il formato delle illustrazioni secondo necessi- tà. Illustrazioni a colori possono essere accettate solo se l'autore sostiene i costi di riprodu- zione e stampa. Le stampe fotografiche devono essere su carta lucida e con un buon contra- sto. Le indicazioni (numeri o lettere) devono essere di 2,5 / 3 mm di altezza nella stampa finale; usare i trasferibili sulle fotografie. — Bozze: gli autori riceveranno una copia delle. prime bozze; esse devono essere corrette a penna in modo chiaro e rispedite al più presto possibile. Sarà chiesto un rimborso spese per le aggiunte o per i cambiamenti introdotti dopo la composizione tipografica. Gli estratti possono essere ordi- nati con la restituzione delle prime bozze. INSTRUCTIONS FOR AUTHORS — The «Bollettino Malacologico» will accept only articles in italian, english, french and Spanish lan- guage with a summary in italian. The summary should not exceed 200 words. — Manuscripts, including figures, figure captions and tables, should be submitted in duplicate (ori- ginal and copy) and should include in the following order: Title page of the manuscript: Aut- hor’s name and surnames. Title, summary and riassunto and a footnote, marked by * for ad- dress. The text, wherever possible, should be arranged as follows: Introduction, Material and Methods, Results, Discussion, Acknowledgements, References. — Articles should be written in good, concise language. Form and content should be carefully chec- ked before submission to avoid the need for corrections in proof. — The typing should be double spaced (including captions, footnotes and references) on one side of white bond paper (possibly UNI A4) with margins of at least 3 cm. The position of tables and illustrations should be indicated in the margins of the manuscript. All pages should be numbered consecutively. Figures, tables and captions should be submitted on separate sheets. — Footnotes should be avoided whenever possible. Essential footnotes should be indicated by su- perscript numbers in the text and placed at the foot of the page to which they apply. They should be numbered consecutively throughout the text. Unusual abbreviations must be explai- ned. — References should be listed alphabetically at the end of the paper and styled as in the following examples: Journal papers: NAMES and initials of ^11 authors, year - Full title Journal abbrevia- ted in accordance with international practice, place of edition; volume (number): first and last page numbers. MONTEROSATO M.T.A., 1880 - Conchiglie della zona degli abissi. Boll. Soc. malac. it., Pisa; 6 (2): 50-82. Books: NAMES and initials of authors, year - Title (of books or article). Editor(s) (Title of book) edition, volume (number), publisher, place, page number. LE DANOIS E., 1948 - Les profondeurs de la mer. Trente ans de recherches sur la faune sous- marine au large de la France. Payot, Paris, 303 p. — Citations in the text should read (LEONARD, 1980) or PIANI (1981). When a paper has more than two authors, the style SMITH et al. (1968) should be used. The convention (BROWN, 1979a) (BROWN, 1979b) should be used when more than one paper is cited by the same aut- hor(s) and published in the same year. — Only Genus and species names should be underlined once for italics. All figures, whether photo- graphs, micrographs or diagrams should be numbered consecutively in Arabic numerals and must be referred to in the text. They are to be submitted on separate sheets, each bearing the author’s name and the figure number. Where possible, figures should be grouped, bearing in mind that the maximum display area for figures is 11.3 x 18.5 cm. Figures should be prepared to fit the format of the printed page (print area) so that 1 : 1 reproduction is possible. The publisher reserves the right to reduce or enlarge illustrations. Colour illustrations can only be accepted if the author agrees to bear the costs of reproduction. Please submit well-contrasted glossy prints. Final lettering should be 2. 5/3.0 mm high and rub-on lettering should be used to mark photographs. — Proofs: authors will receive one set of proofs. Proofs should be corrected in pen and returned as soon as possible. A charge will be made for changes introduced after the article has been type- set. Reprints may be ordered when returning the first proof. GRAFICHE ATA - Paderno Dugnano Finito di stampare il 4/1996 Bollettino Malacologico INDICE SPECIFICO 1995 a cura di Giovanni Repetto Allegato n. 1 al Bollettino Malacologico XXXVI (5-8) 2000 AVVERTENZA: l’indice è stato compilato in ordine alfabetico specifico, facendo seguire il nome generico. I seguenti simboli indicano: £ = fossile; ° = sottogenere; # = non molluschi; *cd = cartina di distribuzione; *fc = foto colori; *fb = foto bianco e nero; *ai = disegno anatomia; *air = disegno radula; *me = disegno morfologia esterna; *gr = grafico; *semc = morfologia con- chiliare al microscopio elettronico a scansione; *semr = morfologia radulare al microscopio elettronico a scansione. abrupta, Metaxia; 31:218 Acacia; 3^ : 121# acicula, Eulimella; 3^\ 109 Aciculina; 31 : 67 Aclophoropsis; 31:210 acuminata, Volvulella; 3^: 110 acuticostata, Amphissa; 31: 149£, 157£ acuticostata, Verticordia; 3^: 150£, 157£ Addisonia; 31 : 231 , 240, 241 , 242, 243 adriatica, Emarginuia; 3^\ 151£ adversa, Marshallora; 3^: 107, 148£, 206, 216, 219 aequalis, Ihungia; 31 : 200£ affine, Pulsellum; 3^: 150£ affinis, Cerberilla; 3^: 31 agile, Dentalium; 3^: 157£ Aiptasia; 31 : 33# alabastrum, Flabellum; 31: 144#£ Alcidiella; 31: 199°£, 200°£, 201°£, 203°£ alexandrinum, Calliostoma; 31: 104 algerianum, Epitonium; 31: 107 aigirae, Smaragdinella; 31: 110 alleryi, Heliacus; 31: 149£ altavillensis, Craspedochiton; 31 : 78£ Alvania; 31: 66, 199£, 200£, 201 £ Alvaradoa; 31 : 222°, 224° ambigua, Setia; 31: 106 ambiguus, Fossarus; 31 : 105 ammoniformis, Adeuomphalus; 31: 149£ Ammonites; 31: 189 amoena, Monotygma; 31 : 46, 109 anatina, Laternula; 31: 46, 47*bn anceps. Aspella; 31: 13, 14, 15*fb, 16*me (7 pro- toconca, 8 microscultura), 44, 46, 107 anceps. Ranella; 31: 13, 14 ancy Ioide, Propilidium; 31: 148£ angelinae, Mangiliella; 31: 95, 99, 100, 109, 117*fb angolata, Pecchiolia; 31: 88£ anguliferum, Dendropoma; 31: 5, 106 angusti folia, Typha; 31: 165# angustiar, Rissoa; 31: 105 Anisocycla; 31: 65, 66, 67 Anodonta; 31: 164 anomala minuta, Limopsis; 31: 149£ anomioides, Platidia; 31: 148#£ antiflexa, Vitreolina; 31: 107 antiquata, Venericardia; 31: 112 aperta, Philine; 31 : 110 apicalis, Diplodonta; 31: 111 aradasi i, Murexul; 31: 107, 149£ Arca; 31 : 46 arctica, Hiateila; 31 : 112 arctica. Trivia; 31: 148£ ardens. Gibbo la; 31 : 104 arenaria, Serpulorbis; 31: 267, 268, 269, 270, 271, 275*semr (fig. C) argenteus, Idas; 31 : 239 argo. Argonauta; 31 : 113 Argonauta; 31: 183 articolata, Monodonta; 31 : 104 Aspella; 31: 13, 14 aspera, Alvania; 31 : 105 aspera, Errina; 31: 144#£, 156£# 1 aspersus, Cryptomphalus; 31\ 125 astesana, Cuvieria; 3^\ 149£ atava, Mitra; 31 : 149£ ater, Viviparus; 31 : 89 attenuata, Turbonilla; 149£ aupouria, Notosinister; 31: 214 aurea, Mangelia; 31 ; 109 au riculata, Ringicula; 3^\ 110 auriculatum. Caecum; 3^: 106 auriformis pseudomonodonta, Rissoa; 31 : 105 aurita, Limopsis; 31: 149£ Avicula; 31 : 46 axinoides, Halicardia; 31: 87£*bn, 88£ axinoides, Verticordia; 31: 85£, 86£, 88£ Axinus; 31 : 85£ bacillum, Metaxia; 31: 46, 107 balanoides, Balanus; 31:4# Balanus; 31: 1# balaustina. Tellina; 31: 112 Balds; 31 : 66 baltica, Hy alinea; 31: 144#£ bannock! , Solatisonax; 31: 149£ barashi, Mangelia; 31 : 196 barashi, Mangiliella; 31: 109 barbata, Barbatia; 31 : 111 barbatus. Modiolus; 31: 111 Barlóela; 31 : 51 , 52 barvicensis, Trophon; 31: 8£ Bathypelta; 31 : 231 , 233, 236 Bathysciadium; 31 : 231 , 233, 234, 235, 236, 238, 239, 247*semc (fig. A-F protoconche), 254*semc (fig. E-F), 258*fb (fig. A-B part, anat.) beccarli. Nautilus; 31: 190 beduini, Lepidopleurus; 31: 103 bellardianum, Vexillum; 31: 10£ bellardii, Aphanitoma; 31: 149£, 154£, 157£ beniamina, Alvania; 31 : 105 Bermudaclis; 31 : 74 bermudensis, Bermudaclis; 31: 72, 73 bertholleti, Rissoina; 31 : 46, 48*bn bertrandi, Mangelia; 31: 196 bertrandii, Mangiliella; 31: 109 bi form is, Unio; 31 : 164 bilineata, Dizoniopsis; 31: 107 bilineata, Eulima; 31: 149£ bilineata, Murchisonia; 31:71 Bithynia; 31: 41 £ Bittium; 31:81 boettgeri, Lepidopleurus; 31: 103 bonelli, Rissoa; 31: 200£ Bonus; 31 : 231 , 233, 236 Boreotrophon; 31:7° boscii, Melanella; 31: 107 Bouchetriphora; 31:212 Brachioteuthis; 31: 139, 141 brevissima. Scalarla; 31: 149£ britoi, Chromodoris; 31 : 32 Brocchina; 31 : 24° brophyi, Addisonia; 31 : 241 bruei, Chlamys; 31: 149£, 156£ bruggeni, Mitrel la; 31: 108 bruguieri, Rissoina; 31: 106 brychia, Strobiligera; 31: 148£, 218 bubistae. Marshal lora; 31: 216, 219 bulinea, Euparthenia; 31: 109 Bulla; 31 : 46 bul latum, Calliostoma; 31: 148£, 161£*fb cabrierensis ovoides, Nassarius; 31: 149£ Caecum; 31 : 21£*cd, 23 caerulans, Mangelia; 31: 196 caerulea. Patella; 31: 104 caespitosa, Cladocora; 31: 144#£ cajetanus, Lepidopleurus; 31: 103 calcar. Nautilus; 31: 190 Calliostoma; 31: 169 callosa, Mangelia; 31: 195, 196 callosa, Mangiliella; 31: 197*fb calve ri, Caryophyllia; 31: 144#£ calyculata. Cardite; 31: 112 camilla, Emarginula; 31: 133 cananea, Cosmotriphora; 31: 214 cananea, Nototriphora; 31: 212*semc; 213*semc opercole (fig. C), 214, 219 canarica, Triphora; 31: 205, 206, 215, 216 Canariella; 31 : 221 , 222, 223, 224, 226 cancellatus, Lepidopleurus; 31: 78£ canícula, Scyliorhinus; 31 : 242, 243 caprearum, Lepidochitona; 31: 78£, 103 Capulus; 31 : 232 caput-medusae. Euphorbia; 31: 121# Cardi urn; 31 : 46 carinata, Alvania; 31 : 200£ carinata, Vi hola; 31:219 cariophylloides, Balanophyllia; 31: 144#£ carrozzai, Odostomia; 31: 109 Caryophillia; 31: 144#£ casina, Venus; 31: 112 catena, Philine; 31: 110 Catriona; 31:32 2 cavirostris, Zyphyus;31: 148#£ Cerithiopsis; 31 : 107 Cerithium; 31 : 46 cervae, Paracocculina; 3^: 240 Chara; 3^ \ 19# charissa, Melanella; 31: 149£ Chemnitzia; 31 : 66 chiarella, Alvania; 31 : 105 christiaensi, Emarginula; 31: 148£ Chthamalus; 31: 1# cimicoides, Alvania; 31 : 148£ cinerea, Lepidochitona; 31: 103 citrina, Berthellina; 31: 111 clandestina, Granulina: 31: 108 clarkii. Caecum; 31: 22£, 27*fb clathrata, Putzeysia; 31: 148£ clavulina, Odostomia; 31: 110 clypeus. Emarginala; 31: 134, 135 coccoi. Scalarla; 31 : 155£ colossophilus, Alvania; 31 : 105 columna, Eulimella; 31: 69 columna, Murchisonella; 31: 69, 70*bn, 71*semc (veduta apicale), 72*semc (protoconca), 73, 74*semc, 75 commune, Epitonium; 31: 107 communis, Caryophillia; 31: 144#£, 157£# commutatum, Parvicardium; 31: 102 compressa. Emarginala; 31: 148£, 150£, 161£*fb compressa. Tellina; 31: 112 concentricum, Bathysciadium; 31: 236 conformis, Ringicula; 31: 110 conica, Benthonella; 31: 148£ conicum, Bathysciadium; 31 : 233, 234, 237, 248*fb (fig. B-C morf. parti molli), 249*fb (parti molli), 251*semr (fig. B) conoidea, Odostomia; 31: 110 consanguineum, Cyclostrema; 31 : 148£ contectus. Vivíparas; 31 : 40£ contextus, Heliacus; 31 : 149£ continua, Murchisonia; 31:71 conulus, Calliostoma; 31: 104 Conus; 31: 108 coppolae, Dizoniopsis; 31: 107 corallinus. Chiton; 31: 103 corallinus, Clanculus; 31: 104 corbis, Pteromeris; 31: 112 corbuloides, Nucula; 31: 149£, 157£ corneum, Buccinulum; 31: 108 corneum, Sphaerium; 31: 40£ corneas, Planorbarius; 31 : 40£ comica la, Mitra; 31 : 108 comica I us Nassarius; 31 : 108 cornigera, Dendrophyllia; 31: 144#£, 156£# corrugata, Lepidochitona; 31: 103 cosmanni, Cerithiella; 31: 148£ Cosmotriphora; 31:214, 218, 219 costata, Scissurella; 31: 104 Costellarla; 31: 10° costolata, Lepeta; 31 : 233, 236, 237 costolata, Mangelia; 31: 109 costulatum, Bathysciadium; 31 : 231 , 233, 234, 235, 236, 237, 238,239, 246*semc (fig. A-B), 248*fb (fig. A morf. parti molli), 253*semr (fig. D) costulatus, Musculus; 31 : 111 C ranch ia; 31: 182 cranium, Macrandevia; 31: 144#£, 156£# crassa. Emarginala; 31: 148£, 150£ crassa, Manzonia; 31: 105 crebrisculpta, Cylichnina; 31: 110 crebrisculpta. Emarginala; 31: 104 crenata, Semivermilia; 31: 144#£ crinita oblonga, Acanthochitona; 31 : 103 crinita, Acanthochitona; 31: 103 crispa m. Caecum; 31 : 22£, 27*fb crispas. Nautilus; 31: 190 crista. Nautilus; 31 : 190 cristagalli, Desmophyllum; 31: 144#£, 156£# cristata, Muricopsis; 31: 107 cristatus, Vermetus; 31: 2, 4, 5, 106 Cronia; 31 : 46 crossai, Cylichna; 31 : 110 croulinensis, Axinulus; 31 : 149£ cruciatus, Clanculus; 31: 104 crystallina. Ondina; 31: 110 Cumia; 31 : 66 cuneata, Argyrotheca; 31 : 148#£ cupressinum, vexillum;31: 10£ cuspidata, Nuculana; 31: 149£ Cuthona; 31 : 28, 32 cuvieri. Emarginala; 31: 133, 134, 135 cuvierii costulatus, A/assar/i/s; 31 : 108 Cyclops, Acacia; 31: 121# Cypraea; 31 : 46 datchaensis, Alvania; 31 : 105 decorata cananea, Triphora; 31 :214 decorata, Rissoa; 31 : 105 decoras raybaudii, Strom bus; 31: 106 decoras, Strom bus; 31 : 44 decumbens, Tetragonia; 31: 121#, 122*fb 3 decussata, Ctena; 31 : 111 decussata, Emarginula; 150£ Def rancia; 31 : 66 delicata. Turben illa; 31 : 110 deiicatum. Cyclostoma; 3^\ 148£ Demiri, Scapharca; 31 : 46 Dendropoma; 31 : 1 , 4, 5 dentalis, Dentalium; 3^\ 112 denticolata, Ovatella;3^: 111 derelicta atra, Cythara; 31 : 195° derelicta callosa, Cythara; 3^\ 195, 197*fb derelicta, Cythara; 3^: 195, 196 derelicta, Mangelia; 3^: 109, 195 Dermomurex; 31:14 deshayesiana. Pedicularia; 3^ \ 148£, 152£, 156£, 161£*fb desita. Mitra; 3^: 149£ desita. Scalarla; 3^ : 155£ diadema, Alvania; 31 : 201 £ dilecta, Emarginula; 3^: 135 dillwyni. Natica; 3^: 106 diploconus, Cadulus;3^^. 150£ Diplocrinus; 3^\ 144#£ disci forme, Megaiomphalus; 3^: 148£ discors, Alvania; 31 : 105 discus, Discotectonica; 3^\ 149£ divae. Emarginala; 3^: 133, 134, 135, 136*fb divaricata, Gibbu^a;3^\ 104 divaricata, Lucinella; 3^\ 111 diversa, Pusillina; 3^^. 106 doerga. Doto; 31 : 32 doliolum, Chrysallida; 3^: 109 dolium, Pusillina; 31 : 106 donacina. Tellina; 3^: 112 donovania, Cyciope;3^\ 108 dorbignyi, Alvania; 31 : 105 dorbignyi, Pollia; 31 : 108 dorsata. Diodora; 31 : 104 Ebala; 31 : 65, 66, 67 Ebenomitra; 31 : 96°, 97° ebenus haifensis. Mitra; 31 : 96, 97 ebenus, Vexillum; 31\ 108 echinata, Acanthocardia; 31 : 112 echinatus, Trophon; 31\ 149£ edgarii, Turbonilla; 3^: 44, 46, 110 edule, Cerastoderma; 3^ : 112 ed u lis, Mytilus;3^: 57, 111 ed u lis, Ostrea; 31 : 57 edwardsii, Ocinebrina; 3^: 107 affossa, Globivenus; 3^: 150£ elegans, Peringella; 3^: 106 elegans, Seguenzia; 31: 148£ elegans. Sepia; 31: 179, 186, 187, 191 elegans, Stephanocyathus; 31: 144#£, 157£# elegantissima, Alvania; 31: 148£, 156£ elegantissima, Ebala; 31 : 65 elegantissima. Turbo; 31: 66 elegantissima, Turboniila; 31 : 65, 67 elevatus, Clanculus; 31 : 80£ elongata, Emarginula; 31: 134 elongata. Is idei la; 31: 144#£ elongatulus. Un io; 31: 40£, 89, 163, 164, 165 emarginata, Aciculina; 31 : 67 Emarginula; 31: 133 emendata, Drilliola; 31: 149£ emertoni, Plycerella; 31 : 32 emulum, Homalopoma; 31: 148£, 156£ entalis, Dentalium; 31: 112 ephamilla, Nassarius; 31: 152£ ephippium. Anemia; 31 : 111 equestris, Cheilea; 31: 80£ erjaveciana, Odostomia; 31: 110 Errina; 31: 152#£ erythreus, Trochos; 31 : 46 erythrosoma, Monophorus; 31 : 218 Eulima; 31 : 66 Eulimella; 31 : 72 eoli moldes, Odostomia; 31: 55, 57, 58, 59, 61 *bn, 62*bn, 63*bn (fig. 17a-18a,b) (fig. 17b proto- conca) (fig. 19 opercolo) Euparypha; 31: 119 Eutriphora; 31:215,216 exasperatus, Jujubinus; 31 : 104 excavata, Acesta; 31 : 149£ 156£ excavata, Folinella; 31: 109 excentrica, Addisonia; 31 : 231 , 240, 241 , 242, 243, 260*fb (fig. A-C part, anat.), 261 *fb (fig. A-C part, anat.), 262*fb (fig. A-B part, anat.), 263*fb (fig. A-B part, anat.), 264*semr (fig. B- C), 265*semr (fig. A) excentrica, Gadinia; 31: 243, 243 excisa, Malletia; 31: 149£,157£ exiguum, Parvicardium; 31: 102, 112 exilis. Lima; 31: 111 eximia, Chrisallida; 31: 149£ falcigera, Neovermilia; 31: 144#£. 156£# fallax, Raphitoma; 31: 109 fasciata, Aplysia; 31 : 111 fasciata, Syrnola; 31 : 46 fascicularis, Acanthochitona; 31 : 103 4 fayalensis, Cerithiopsis; 3^\ 107 Fehria;3^: 109 fieldeni, Mangelia; 3^ : 100 fieldeni, Mangiliella; 3^: 117*fb firminii, Ovatella; 3^^. 111 firmus, Psigmobranchus, 31: 144#£ fischeri, Epitonium; 3^: 148£ fischeriana, Ammonicera; 31 : 109 fissura, Emarginula; 3^\ 148£ Fissurella; 31 : 46 flam mu lata, Strobiligera; 3^\ 218 flava, Ely sia; 31 : 32 flexuosa, Halicardia; 31: 86£ floreanae, Calliostoma; 3^\ 104 foresta, Trophon;3^ \ 7£, 9£*me (protoconca), 10£ foresta, Trophonopsis; 3^: 8£, 11£*fb formosa. Architea; 31 : 148£ formosissimum, Calliostoma; 31: 148£, 160£*fb fossile, Dentalium; 31: 150£ fourierii. Retusa; 31: 44, 46. 110 frielei, Bathy arca; 31: 149£ fulgida, Eatonina; 31: 105 fulva, Monotygma; 31 : 46 fusca, Clathrofenella; 31: 46, 105 fusca, Euspira; 31: 148£ fusca, Setia; 31: 106 gaederopus, Spondylus; 31: 111 galea, Tonna; 31: 106 gallina, Chamelea; 31: 112 gallinae, Clinura; 31: 149£, 154£157£, 162£*fb galloprovincialis, Mytilus; 31 : 55, 56, 57 gargottae, Unio; 31 : 164 Gastrochaena; 31 : 66 gemma, Laevicordia; 31 : 87£ gemmulata, Mathilda; 31: 109 gervillii, Mitrella; 31 : 108 gibba. Corbula; 31: 9£. 112 gibbo rula. Diodora; 31 : 104 gibbosa, Cavolinia; 31: 149£ gibbosulus, Nassarius; 31: 108 Gibbula; 31: 57 155°£ gigantea, Emarginula; 31: 150£ giganteum, Pachylasma; 31: 144#£, 156£ gigantulus, A/assar/tvs; 31 : 10£ gigas, Dosidiscus; 31 : 250, 251 , 252 girardi, Cylichnina; 31: 46. 110 globulus, Trigonephrus; 31: 123 glomeratum, Dendropoma; 31: 3*me (fig. 1-4, 6; 5 animale e opercolo; 7 larva e post-larva) glomeratus, Petaloconchus; 31: 106, 267, 268, 269, 270, 271 glomeratus, Vermetus; 31 : 2, 4, 5 glycymeris, Glycymeris; 31: 111 gortanii, Trophon; 31: 7£, 10£ gortanii, Trophonopsis; 31: 8£ gougeroti. Caecum; 31: 23£, 27*fb gouldi, Halicardia; 31 : 86£ gracilis, Purpuradusta; 31 : 46 gradata, Turbonilla; 31: 110 granulata, Puncturella; 31: 148£ granulatum, Phalium; 31: 107 granulatus, Vermetus; 31 : 267, 268, 269, 270, 271, 275*semr (fig. A) granulosa, Fissurisepta; 31: 148£ gravieri, Petalif era; 31: 111 griseus, Hexanchus; 31: 148#£ gryphina, Pseudochama; 31: 111 gryphoides. Chama; 31: 111 guerinii, Rissoa; 31 : 105 guernei, Emarginula; 31: 148£, 151£, 161£*fb gull lemini, Euspira; 31: 106 guilonardi, Phaseolus; 31: 37, 38 gussonii, Spondylus; 31: 149£, 156£ gussonii, Williamia; 31: 111 gutta, Marshallora; 31: 216, 219 guttula. Aclis; 31 : 148£ haemastoma, Stramonita; 31: 108 hallgassi, Alvania; 31 : 105 hanleyi, Hanley a; 31 : 148£ harmilensis, Emarginula; 31: 133 hebraea. Natica; 31 : 106 hellenica, Opalia; 31: 107 Hemicycla; 31 : 221 , 224° hians. Lima; 31: 111 hispidula, Muricopsis; 31: 107 hispidulum, Epitonium; 31: 148£ Histioteuthis; 31 : 137, 139 hoernesiana, Thais; 31 : 80£ hormophora, Clathurella; 31: 154£ hoskynsi, Cyclopecten; 31: 149£, 156£ humboldti, Euparthenia; 31: 109 huzardii, Emarginella; 31: 104 huzardii, Emarginula; 31: 133, 134, 135, 136*fb hy aliña, Cydoscaia; 31: 107 hyalinus, Lissopecten; 31: 111 hybrida, Ocinebrina; 31: 107 hydatis, Haminoea; 31 : 110 hypatiae, Pusia; 31: 96, 97 hypatiae, Uromitra; 31 : 96 5 hypatiae, Vexillum; 3^: 95, 96, 97, 98, 108, 116*fb Iberus; 31 : 221 , 224° ibizensis, Parviori;3^\ 107s lhungia;31: 200£, 201 £ imperati, Aphanitoma; 31:1 54£ imperati, Pleurotoma; 3^: 154£ imperforatum. Caecum; 3^ : 23£ impexa, Okenia; 31 : 32 inaequivalvis, Scapharca; 31: 46 incerta, Metaxia; 31:218 incerta, Noemiamea; 3^\ 149£ indie, Bittium; 31:81 incisa, Emarginula; 3^: 133, 134 incissura, Emarginula; 3^: 133, incomparabile, Palliolum; 3^: 111 inconspicua, Pusillina; 3^\ 106 incrassatus, Nassarius; 3^: 108, 149£ incurva, Vitreolina; 3^\ 107 indistincta, Chrysallida; 3^: 109 indistincta, Mangelia; 31: 196 inermis, Muricopsis; 31: 107 inf lata, Rissoelia; 31: 109 inopinatus, Trophon; 31: 7£, 11£*fb inornatum. Solarium; 31: 155£ insculpta, Pecchiolia; 31 : 87£ insculpta, Policordia; 31: 88£ insculpta, Verticordia; 31 : 87£, 88£ insub rica, Glycymeris; 31: 111 intermedia, Raphitoma; 31: 109 intermixta, Chrysal I ida; 31: 109 intricata, Payraudeatia; 31: 106 irus, I rus; 31: 112 islándica. Arctica; 31 : 9£ Isotriphora; 31: 212, 216 isseli, Cingulina; 31 : 46 italiensis, Rissoa; 31: 105 jadertinum, Bittium; 31: 81, 104 janthina, Janthina; 31: 107 jeffreysi, Atys; 31 : 110 jeffreysi, Cadulus; 31: 150£ jeffreysiana, Sticteulima; 31: 107 josephinia, Neverita; 31: 106 jozinae, Pteromeris; 31: 112 Jussieu i, Clanculus; 31: 104 kochi, Rhinoclavis; 31: 46, 47*bn, 105 kromi, Odostomia; 31 : 109 kuiteri, Cuthona; 31: 31 kusterianus, Hexaplex; 31: 49*bn labiosa, Rissoa; 31: 105 lacera, Thais; 31: 46, 48*bn lactea, Striarca; 31: 111 lacteum lacteum, Bittium; 31:81 lacteum simplex, Bittium; 31 : 81 lacteus, Loripes; 31: 111 Laevicordia; 31: 86£°, 87£, 88£ laevigata, Bela; 31: 108 laevisculpta, Cylichnina; 31: 110 lajonkairii, Petricola; 31: 112 lamellosa, Gyroscala; 31: 107 lanciae, Alvania; 31 : 105 lateralis, Addisonia; 31 : 243 latreillii, Bittium; 31 : 81 , 1 05 laugieri laugieri, Calliostoma; 31: 104 leachii, Bursatella; 31 : 46 legumen, Pharus; 31 : 80£ Leonia; 31: 123 Leptochiton; 31 : 78£° leptoneilema. Retusa; 31 : 110 lesueurii, Limacina; 31: 149£ leucopetrae, Clathurella; 31: 143£, 149£, 153£, 162£*fb leucozona, Engina; 31: 108 levantina, Vitreolina; 31: 107 Ha, Rissoa; 31: 105 ligata, Tropidophora; 31: 123 lignaria. Fasciolaria; 31: 108 lima, Lima; 31: 111 lima. Massari us; 31 : 149£ limitum, Chrysallida; 31: 109 Limnaea; 31: 41£ linctum, Epitonium; 31: 148£ lineata, Alvania; 31: 105 li neolata. Pusilli na; 31: 106 I i neolata, Raphitoma; 31: 109 littorale, Vexillum; 31: 97, 98, 108, 116*fb littori na, Paludinella; 31: 106 Loligo; 31: 182, 183 longicallus. Abra; 31:1 57£ longissima. Scalarla; 31: 155£ louisi, Nassarius; 31 : 108 loveni, Pholadomia; 31: 150£ lubrica, Strobiligera; 31 : 219 luciae, Gibbula; 31: 151£, 148£ luciae. Rali panel la; 31 : 33# luciae, Trochus; 31: 151£ luisae, Opaliopsis; 31: 149£, 155£ lukisii, Odostomia; 31: 59, 110 lupinus, Dosinia; 31: 112 lurida, Luria; 31: 106 6 luteophila, lhungia;3^\ 199£, 204£*me macilenta, Obtusella; 3^: 106, 148£ Macrochisma; 31 : 67 Macrophragma; 31: 267°, 268° Macularia; 31 : 221 Macularia; 31 : 224° maiae, Chrysallida; 31: 44, 46 Malleus; 3^ \ 111 mamillaris, Trimusculus: 31 : 111, 244 mamillata, Alvania; 31 : 105 mam mi Hata, Retusa; 31 : 110 Mangelia; 31 : 100, 196 Mangillella;3^■. 99, 100, 196 margiminia, Pusillina; 3^: 106 marginata, Granulina; 3^: 108 marginata, Pusillina; 3^: 106 marginulata, Liskeia; 3^^. 148£, 160£*fb mariangelae, Marshaiiora; 3^\ 216, 219 marinostri, Obesula; 31: 205, 206, 211*semr (fig. 6-7), 213*semc opercolo (fig. 9B), 214, 215*ai (fig. 10D), 219 Marshallora;31: 216, 219 martensi, Ergalatax; 31 : 46, 49*bn maua, Catriona; 31 : 32 maurolici, Gibbula;3^: 148£, 151£, 160£*fb maurolici, Trochus;3^: 151£ maxi mus, Pecten; 31 : 57 media, Alloteuthis; 31 : 183 media. Aspella; 31 : 14 media. Sepia; 3^ \ 183 mediterranea. Carinaría; 3^: 148£, 152£, 161£*fb mediterraneus. Conus; 3^ \ 108 Megastomia; 31 : 46° mejendorffii, Coralliophila; 3^ \ 108 Melanella; 3V. 107 melanura, Cosmotriphora; 3^ \ 219 melastomus, Galeus;3^: 140# melitensis, Keratoisis; 3^: 144#£ 156£# menkhorsti, Bela; 31 : 109 mesogonia, Fuscoscala; 31: 149£ Mesophora; 31: 212 messanensis, Cyclostrema; 31: 148£ messanensis, Yoldiella; 31: 149£ metaxa, Metaxia; 31: 218 Metaxia; 31: 218 Micranellium; 31 : 23° Microcondilaea; 31 : 92 Microgaza; 31: 156£ micrometrica, Yoldia; 31: 157£ microscalaria, Chrisallida; 31: 149£ microstoma, Parvioris; 31: 107 miliaria, Gibberuia; 31: 108 mi Haris, Margarita; 31: 148£ minima, Auxietas; 31 : 148£ minima, Cerithiopsis; 31: 107 minima. Cima; 31: 148£ minimum, Parvicardium; 31: 102 minimus, Mytilaster; 31: 111 minor, Ensis; 31: 112 minor, Gryphus; 31: 144#£. 156£# minor, Mitrella; 31 : 108 minuta, Pteromeris; 31: 112 mioparvula. Puniscala; 31: 149£, 161£*fb mitrella, Volvarina; 31: 108 modiolus, Spirotropis; 31: 149£ momella, Cuthona; 31: 31 mongii. Bulla; 31 , 99 mongii, Cylichnina; 31: 95, 98, 99, 110, 117*fb monilifera, Chrysanthemoides; 31: 121#, 122*fb Monoceros; 31 : 67 monocingulata, Seguenzia; 31: 148£. 157£ monodonta, Rissoa; 31: 105 Monophorus; 31 : 21 6, 21 8 Monoptygma; 31 : 46 monterosatoi, Alvania; 31 : 105 monterosatoi, Lepidochitona; 31: 103 monterosatoi, Melanella; 31: 107 mucronata, Acteocina; 31 : 46, 110 multicostatum, Desmophyllum; 31: 144#£ multicristata, Metavermilia; 31: 144#£ multilamella, Trophon; 31: 157£ multili rata. Trivia; 31: 148£ multistriata, Chlamys; 31: 149£ munda, Pusillina; 31 : 106 munita, Alvania; 31: 199£, 200£, 203£*fb (fig. 1), 203£*semc (fig. 2-4) Murchisonelia; 31: 69, 70, 71°, 72°, 74, 75 Murchisonia; 31 : 71 , 72 Murchisonieila; 31 : 72 Mu rex; 31 : 46 muricatus. Mu rex; 31 : 8£ muricatus, Trophon; 31 : 8£, 9£*me (protoconca), 10£, 149£ mutabilis, Nassarium; 31: 108 Mytilimeria; 31 : 86£ mytiloides, Lyonsiella; 31 : 88£ mytiloides, Verticordia; 31: 86£, 88£ Mytiius; 31 : 46 nana, Cerithiopsis; 31: 107 nardo! , Odostomia; 31 : 59 7 Nassarius;3^: 57, 152£ natal ensis, Scapharca; 3^: 46 Natalina; 3^■. 123 Nautilus; 3^: 183, 189, 190 navaiis, Teredo; 3^: 112 nebula, Bela; 31: 109 nedyma, Minolia; 31 : 46, 47*bn neritea, Cyclope;31: 108 neritoides, Littorina; 3^: 105 nigrocincta, Marshallora; 31: 216 nitens, Janthina; 31 : 107 nitida. Abra; 31: 112 nitida, Euspira;31: 106 nitida. Tellina; 31: 112 nitidissima, Anisocycla; 31 : 65 nitidissimus. Turbo; 31 : 66, 67 nitidosa, Nucu la; 31: 111 Njurja; 31 : 32 noachina, Puncturella; 31: 148£ noae. Arca; 31: 111 nobiiis. Pinna; 31: 111 nodulosa scabra, Acar; 31 : 156£ Nototriphora; 31: 205, 212, 214, 215, 216, 218, 219 Novastoa; 31:5° novegradensis, Odostomia; 31: 55, 56, 57, 62*bn nubecula, Fissureila; 31: 104 nuperrima, Mangelia; 31: 149£ nysti. Caecum; 31: 23£, 27*fb obesula, Mastonia; 31 :21 2 Obesiv/a;31: 213, 214, 219 obtusa, Chrysallida; 31: 109 occulta, Granulina; 31: 108 octaviana, Emarginula; 31: 104, 134, 135*fb octopodia. Sepia; 31 : 183 Octopodia; 31: 183 Octopoteuthis; 31 : 141 oculata. Madrepora; 31: 144#£, 156£# Odontaspis; 31 : 148#£ Odostomia; 31 : 55 officinalis. Sepia; 31: 113, 179, 183, 184, 186 olearia. Ranella; 31: 148£, 157£ olivaceus, Chiton; 31: 80£, 103 olivoidea, Mitrolumna; 31: 109, 149£ Opalia; 31: 155£ opercularis, Aequipecten; 31: 9£, 57 oppressa, Emarginula; 31: 135 oranica, Alvania; 31 : 105 orbiculata, Laevicordia; 31 : 88£ orbiculata, Verticordia; 31: 86£, 87£ orbignyana, Haminoea; 31: 110 orbignyana. Sepia; 31: 179, 184, 185, 191 ornata. Bela; 31: 109 ornata, Testura; 31: 148£ Ostrea; 31 : 46 otto!, Calliotropis; 31: 148£, 160£*fb ovale, Parvicardium; 31: 102, 112 ovata, Timociea; 31: 102 ovatus, Phaseolus; 31: 37, 38, 149£ ovatus, Pyrunculus; 31: 149£ ovulum, Cadulus; 31: 150£. 157£ pacificum, Bathysciadium; 31 : 231 , 233, 234, 235, 236, 239, 250*semr (fig. A), 251*semr (fig. A), 252*fb (fig. A-C part, anat.) Packard i, Pieurotomella; 31: 149£ Padina; 31 : 32# pagodula, Alvania; 31 : 200£ pai lessens, Cheirodonta; 31: 107 panormum, Dentalium; 31: 112 papi Hata, Doricidaris; 31: 144#£ papi Hata, Dorocidans; 31: 156£# papillosa, Fissurisepta; 31: 148£, 156£ papillosum, Plagiocardium; 31: 112 papyracea, Clementia; 31: 46, 48*bn papyracea, Fulvia; 31 : 46, 47*bn_ papyracea, Thracia; 31: 112 paradoxa, Addisonia; 31 : 231 , 240, 241 , 242, 243, 244, 264*semr (fig. A), 265*semr (fig. B), 266*semr (fig. A-F) Parthenia; 31 : 66 Partulida; 31 : 66 Parvicardium; 31 : 101 Patella; 31:1, 80£ paucipunctata, Emarginula; 31: 135 Pecchiolia; 31 : 86£ peloritana, Cantrainea; 31: 148£, 156£ peloritana. Carinaría; 31: 152£ perca, Catriona; 31 : 29 perca, Cuthona; 31: 28, 29*fb, 30, 32, 33, 34*ai (fig. 2-4, 6-7, 10)*air (fig. 5, 8-9) perca, Trinchesia; 31 : 29, 32 peregrina, Solariella; 31: 148£, 160£*fb, 152£, 156£ persicus, Strom bus; 31 : 46, 106 perspicua, Lamellaria; 31: 106 pertusa, Lophoelia; 31: 144#£, 156£# perversa, Triphora; 31 : 218 perversa, Ty lodi na; 31: 111 perversos, Monophorus; 31: 107, 218 Petalochoncus; 31:5 8 petraeum, Dendropoma; 31: 2, 5 petrochenkoi, Bonus; 31 : 231 , 233, 235, 236, 246*semc (fig. C-D), 250*semr (fig. B), 250*fb (fig. C-D partic. anat.), 251*semr (fig. C) peyreirensis, Alvania; 31 : 201 £ pharaonis, Brachidontes; 3^: 44, 46, 111 phaseolinus, Chiton; 103 Phaseolus; 31 : 37, 38 phi I berti, Gibbuta; 3^: 104 phiíberti, Philbertia; 3^^. 109 philippiana, Yoldiella; 3^: 149£ philippii, Aphanitoma; 3^\ 149£, 154£, 157£, 162£*fb philippii, Cardiomya; 3^\ 150£, 157£ philippii, Gibberula; 3^: 108 philippii, Pusillina; 3^■. 106 pisana, Theba;3^: 119, 120, 121, 122*fb, 123, 124, 125,126, 127, 128*fb, 129 pisci nal is, Valvata; 31 : 40£ Pisidium; 31 : 17 Pisinna; 31 : 51 , 52 planaria, Canariella; 31 : 224 Planorbarius; 31 : 41 £, 92 platylaevis. Aspella; 31 : 14 plicata, Odostomia; 3^ \ 110 plutonia, Canariella; 31 : 223*cd, 224, 225*fb (fig. 2, fig. 3-4 protoconca, fig. 5 nnandibola, fig. 6- 7 radula), 226, 226*ai, 227*ai plutonia. Helix; 31 : 221 , 222, 224, 227 plutonia, Hemicycia; 31 : 224 Pododesmus; 31:1 49£ Pogonodon;3^■. 205, 210, 218, 219 pointeli, Anisocycia; 31 : 109 poi ita. Helix; 31 : 66 Po///a; 31: 108 polyedra, Cariophyllia; 3^: 144#£ polymorphum, Calliostoma; 3^^. 169 pompi li us. Nautilus; 31 : 190 ponderi. Aspella; 31 : 14 ponderi, Ihungia; 31: 200£ Potamogetón; 31 : 18#, 19# puntella, Chrysallida; 31 : 46 Proclava; 31 : 46 Profundialvania; 31: 201 £ proteum, Bittium; 31 : 81 pseudocanarica, Cosmotriphora; 3^: 205, 206, 210, 212 pseudocanaricus, Pogonodon; 31: 212, 215*ai (fig. IOC), 217*semr (fig. 11-14), 219 pseudoperspectiva, Discotectonica; 31: 149£ pulchella, Euspira;31: 148£ pulchella, Pusillina; 31: 106 pulchellus, Fusin us; 31: 149£ pulex. Trivia; 31: 106 pul I us. Tried ia; 31: 104 pulvis, Cerithiopsis; 31: 44, 46, 107 pumi la. Turboni I la; 31 : 110 pupoides. Fi nel la; 31: 46, 105 pupoides, Raphitoma; 31: 109 Purpura; 31 : 46 Puseolina; 31 : 97° Pusia; 31: 95°, 96°, 97° pusilla, Yoldiella; 31 : 38 pusillus, Japonacteon; 31: 149£ pusillus, Phaseolus; 31 : 37 pusio, Neilonella; 31: 149£ Pustola; 31 : 96° Pusiolina; 31 : 96° py ramidata, Clio; 31 : 111, 1 49£ Pyrgulina; 31 : 46 quadricarinata, Mathilda; 31: 149£ quadrillum, Clathromangelia; 31: 109 radiata, Pinctada; 31: 44, 46. Ill radiata, Pusillina; 31 : 106 Ranella; 31 : 46 rah lineata. Gibbuta; 31: 104 recondita, Chauvetia; 31: 108 reflexa, Cuthona; 31: 29, 31, 32, 33 regula, Malvufundus; 31 : 44, 46 regulus. Malleus; 31: 111 reticulata, Colubraria; 31: 108 reticu latum exiguum, Bittium; 31: 105 reticu latum, Bittium; 31 : 81 , 105 reticu latus, Nassarius; 31: 108 retusa, Terebratulina; 31: 144#£ Retusa; 31: 110 richardi, Claviscala; 31: 149£, 155£, 156£ richardi, Coralliophila; 31: 149£ richardi. Gibbuta; 31: 80£, 104 riedeli, Testacella; 31: 171 riisei, Brachioteuthis; 31: 137, 138, 139, 140*cd, 141 Rissoa; 31: 52, 66, 105 rissoi, Ischnochiton; 31: 103 Rissolina; 31 : 46 rizzae. Natica; 31: 106 rodhensis, Rissoa; 31: 105 romettensis, Tharsiella; 31: 148£, 156£ roseum, Parvicardium; 31: 102 rostrata, Fissurisepta; 31: 148£ 9 rostratus, Fusinus;3^: 108, 149£ rotella inornata, Microgaza; 31: 156£ rotunda, Cocculina; 31 : 236 rubescens, Fustiaria; 31: 112 rub rata. Cut bona; 31:31 rubrum, Corallium; 31 : 82# rudis, Alvania; 31 : 105 rudis, Fusin us; 31: 108 rueppellii. Diodora; 31: 46, 47*bn rufa. Turboni I la; 31 : 110 Rugocythara; 31 : 195 rugosa, Boima; 31 : 104 rugosa. Filograna; 31: 144#£ rug u losa, C resis; 31 : 24£ rugulosa, Mangelia; 31: 113, 195 rugulosum, Odontinum; 31 : 24£ rugulosum, Vermetus; 31 : 96 rugulosus haifensis, Spiroglyphis; 31: 96 rugulosus, Vermetus; 31: 96, 106, 115*fb rupestre, Cerithium; 31: 104 rustica, Columbella; 31 : 108 rustica. Patella; 31 : 104 saeniensis. Chiton; 31: 77£, 78£, 79£*bn (pia- stre), 80£ saligna. Acacia; 31 : 121# sali nasi, Daphnelia; 31: 149£ sandrii, Mangiliella; 31: 109 sanguineum, Homalopoma; 31: 104 saponacea. Helix; 31 : 221 sardinianum. Caecum; 31 : 22£ Sargassum; 31 : 32# sarsiae, Cariophyllia; 31: 144#£ sarsie, Caryophiiiia; 31: 156£# savignyi, Anachis; 31: 46, 48*bn, 108 sayanus, Calliostoma; 31: 148£, 151£, 161£*fb say anus, Calliotropis; 31 : 1 51 £ sayanus, Trochus; 31 : 1 51 £ sayanus, Zizyphinus; 31 : 1 51 £ scabra, Alvania; 31 : 105 scabra, Barbatia; 31: 149£ scabridum, Cerithium; 31: 46, 104 scabrum, Bittium; 31 : 81 , 1 05 scabrum, Parvicardium; 31: 102 scacchiana, Po///a; 31: 108 scalarina, Acicuiina; 31 : 67 scalaris, Odostomia; 31: 57, 110 scalaroides, Dermomurex; 31: 107 Scapharca; 31 : 46 Schizotrochus; 31:71 sciliae, Enallopsammia; 31: 144#£, 156£# scillae, Terebratula; 31: 144#£ scripta, Mitrella; 31: 108 scriptum, Parvicardium; 31: 102, 112, 118*me (cerniera) sculptilis, Alvania; 31 : 105 scurra, Rissoa; 31: 105 sebetia. Bornia; 31: 111 socaliña, Haedropleura; 31: 109 secreta, Mangelia; 31: 196 secreta, Mangiliella; 31: 109 sejuncta, Crass/sp/ra; 31: 149£ Selva; 31 : 32 seminulum, Barleeia; 31: 51, 52, 53*semc (fig. 1 2) (fig. 3-4 protoconca) seminulum, Rissoa; 31: 51 semistriatus, Donax; 31: 112 semistriatus, A/assar/as; 31 : 10£ semisulcata. Retusa; 31: 110 senegalensis, Venerupis; 31: 112 Sepia; 31: 179, 182, 184, 187, 190, 191 Sepiola; 31: 182, 183 septatus, Faliax; 31: 144#£, 156£# septemradiatum, Pseudamussium; 31: 9£ septemvaivis euplaeae, Callochiton; 31: 103 septemvaivis, Callochiton; 31: 78£ septigera. Dal I ina; 31: 148#£, 156£# Serpulorbis; 31 : 270 serresianus, Aporrhais; 31: 148£, 157£ sicana. Paludi nella; 31 : 106 sicula, Emarginula; 31: 104 sicula, Mangiliella; 31: 109 sicula, Octopoteuthis; 31: 137, 138, 139, 140*cd 141 sicula, Odostomia; 31: 44, 46, 110 sicula. Pedicularia; 31: 156£ siculum, Parvicardium; 31: 102 sigmoidea, Dri Ilia; 31: 149£ similior, Similiphora; 31: 107, 215*ai (fig. 10A), 218, 219 similior, Triphora; 31: 206, 207*fb (fig. D), 208, 209*semc (fig. C-D, protoconche), 210, 211*semr (fig. 5) Similiphora; 31: 205, 206, 207, 208, 209, 210, 212, 215, 216, 218, 219 Sim a is, Rissoa; 31 : 105 Simplicuia; 31: 221°, 222°, 223°, 224°, 226°, 228°, 229° simpsoni, Idas; 31 : 239 slikorum, Setia; 31: 106 Smaragdeila; 31 : 46 10 smithii, Mangelia; 3^\ 113 solarioides, Trochosolarium; 3^\ 149£, 155£ solarioides, Trochus;31: 155£ Soien; 31 : 46 solidula; 31 : 46 (var.) souverbiana, Smaragdia; 31: 46 sowerbyi, Typhinellus; 3^\ 107 speciosa, Tricolia;3^: 104 spectrum, Murchisonella; 31: 71 spectrum, Murchisonia; 31 : 71 , 72, 73 Sphaerium; 31: 41£ spinigera, Coccopigya; 31 : 239 spiralis. Turbo; 31 : 66 spirintortus, Vermetus; 31 : 270 spi rula. Frágil is; 31 : 189 spirula. Nautilus; 31: 189, 190 spirula, Spirula; 31: 179, 189, 190 Spirula; 31: 179, 183, 185, 188, 189, 190 spurca, E rosaria; 31 : 106 squamosa, Coralliophila; 31: 149£ squamulatus, Murex; 31 : 8£ squamulatus, Trophon; 31: 7£, 9£*me (protocon- ca), 10£, 11£*fb stagnalis, Limnaea; 31: 40£ stercusmuscarum. Natica; 31: 106 striata. Bulla; 31 : 110 striata. Pisan ia; 31 : 108 striatala, Turbonllla; 31: 110 striolata, Manglliella; 31: 109 strici ata, Odostomia; 31: 110 Strobiligera; 31:218 stròmia. Verruca; 31: 144#£, 156£# stultorum, Mactra; 31 : 112 subangulatum, Parvicardium; 31: 102 subannulatum. Caecum; 31: 24£, 27*fb subaraneosa, Gymnobela; 31: 149£, 155£, 162£*fb subcarinatus, Tornus; 31: 106 subcylindrica, Truncatella; 31: 106 subpicta, Modiolarca; 31: 111 subsoluta, Alvanla; 31: 148£, 152£, 156£ subtorulosa. Scalarla; 31: 149£, 155£ subtruncatum, Pisidium; 31: 17, 18*cd, 19*me, 20 su buia, Styl loia; 31: 111 Subulata, Helix; 31 : 66 sulcata, Anemonla; 31 : 269# sulcata, Astarte; 31 : 149£ sulcata, Nucula; 31 : 149£ supranitudis, Tornus; 31: 148£ suturale, Callumbonella; 31: 148£, 156£ suturai is, Chrysallida; 31: 109 syracusanus, Fusinus; 31: 108 taeniata, Manglliella; 31 : 109 tenella, Benthonella; 31: 148£, 156£ tentaculata, Bithynia; 31 : 40£ tenth renois, Cerithiopsis; 31 : 46 tenuiclathrata, Fissurella; 31: 148£ tenuicostata, Mangelia; 31: 149£ tenuis, Tricolia; 31: 104 tenuiscuipta, Scissurella; 31: 148£, 150£, 157£, 161£*fb terebellum, Chrysallida; 31: 109 terrerossae, Gibbula; 31 : 80£ testae, Alvania; 31 : 148£ testudinalis, Acmaea; 31 : 148£ tetragona. Arca; 31: 149£ tetragona, Entalina; 31: 150£ Tetragonia; 31: 121# Theba; 31: 121, 127 thiriotae, Monophorus; 31 : 218 thomasi. Emarginala; 31: 133 Thylacodus; 31: 267°, 268° tiara, Cerithiopsis; 31: 107 tigrina, Chiamys; 31: 149£, 156£ Toorna; 31:32 trachea. Caecum; 31: 23£, 24£, 27*fb, 96, 106 transiens. Mitra; 31 : 149£ trapezia, Gians; 31 : 112 trapezium, Parvicardium; 31: 95, 100, 102, 103, 112, 117*fb, 118*me (cerniera) trasversale, Parvicardium; 31: 102 trasversus, Megaxinus; 31: 111 treveleyana, Fuscoscala; 31: 149£ trica rinata pliorecens, Turritella; 31: 9£ triclotae, Similiphora; 31 : 205, 206, 207*fb (fig. A- C), 208, 209*semc (fig. A-C, protoconche), 210, 211*semr (fig. 4), 213*semc opercolo (fig. 9A), 215*ai (fig. 10B), 219 Tricolia; 31: 104, 206 tricolor. Tricolor; 31: 108 tricolor, Uromitra; 31 :97 tricolor, Vexillum; 31 : 97 tridentata, Cavolinia; 31: 111 Trigonulina; 31 : 86£° Trinchesia; 31:32 Triphora; 31 : 214, 21 5 triquetrus, Vermetus; 31: 106, 267, 268, 269, 271, 272, 274*cd, 275*semr (fig. B), 275*semc (fig. D partic., fig. E-H esempi, juv. ed embrionali), 276*me (fig. A-E) tritonis variegata, Charonia; 31: 107 11 Trochosolarium; 31:1 56£ troglodytes, Anachis; 31 : 44, 46, 108 Trophon; 31 : 7£, 8£ Trophonopsis; 31 : 7£ troncata, Megerlia; 144#£, 156£# troncatola, Lymnaea; 18*cd, 19, 20 troncatola. Retosa; 3^^. 110 troncatolinoldes excelsa, Globorotalia; 3^\ 144#£ troncólos, Hexaplex; 3^ \ 49*bn, 107 toberatos, lphitos;3^: 149£ tobercolaris, Cerithiopsis; 3^■. 107 tobercolata lamellosa, Haliotis; 31: 80£, 104 tobercolata, Acanthocardia; 31: 112 tobercolosa, Emarginola; 31 : 1 51 £ Todorella;3^: 123 to mido I os, Phaseolos; 3^: 37, 38 torbinata, Monodonta; 3^: 80£, 104 torbinella. Nassa; 31:1 52£ torbinelloides, Nassarios; 3^: 149£, 152£, 157£, 160£*fb torbinoides, Gibbola;3^: 104 torbona, Torritella; 31\ 105 Torbonilla; 31 : 66, 67, 72 torpida, Weinkaoffia; 3V. 110 torricolata, Odostomia; 3^: 110 torrita, Anekes; 31 : 148£ Torritei la; 31 : 65 to lion I, Epitoniom; 3^\ 107 tortonis, Foscoscala; 3^: 149£ Typha;3^■. 166# typos, Conotrochos; 3^: 144#£ olyssiponensis. Patella; 3^\ 104 ombilicaris nebolosa, Gibbola; 31: 104 ombilicaris, Gibbola; 3^: 104 om bilicata, Cylichnina; 3\\ 110 ombilicatos, Naotilos;3^: 190 ondo lata, Emarginola; 3^: 133 ondo lata, Paphia; 31 : 46 on if asciata, Mangelia; 3^: 109, 195, 196 Unio;3^: 40£, 89, 90, 91, 92*gr, 94, 164, 165. 166 Uromitra; 31 : 96 otricolos. Teredo; 3^\ 112 Utricolos; 31 : 67 vagi nata, Trophonopsis; 3^: 149£ vaginatos, Trophon; 3^: 157£ valida, Trophon; 3^■. 10£ valida, Trophonopsis; 3^: 8£ Vaivata;3V. 41 £ varia, Gibbola; 3^: 104 variabilis, Rlssoa;3^ \ 105 variabilis, Stephanocyatos; 3^: 157£# vaoqoelini, Mangelia; 3^: 109 venosa, Rapana; 31 : 46 ventricosa, Rissoa;3^\ 105 Venos; 31 : 46 venostos, Donax;3^\ 112 verdensis, Monophoros; 31:218 Vermetos; 31: 95, 96, 106, 267°, 268°, 271, 272° vermicolata, Eobania;3^\ 125 Verticordia; 31 : 86£, 87£ violacea violacea, Rissoa;3^: 105 virgínea, Acmaea; 31 : 104 virgin icos, Sporobolos; 3^: 121# viridis, Smaragdia; 3^: 104 Viriola; 3^:2^8, 219 vitrea. Ondina; 31 : 110 Vitrea; 3^ \ 171 vitreom, Caecom; 31 : 22£ vitreos, Delectopecten; 3^: 149£, 156£ vitreos, Grypyhos; 3^: 144#£, 156£# Vivíparos; 31: 41£, 67, 89, 91, 92, 94 volota, Erato; 3^: 148£ vroomi, Parvicardiom; 3^\ 102, 118*me (cerniera) volgare. Dental io m ; 3^: 112 volgaris, Octopos;3^ : 113, 182 volgatom, Cerithiom; 3^: 104 waller!, Adis; 31 : 148£ wareni. Mangel ia; 31 : 113 warreni. Ondina; 31 : 110 watsoni, Bittiom;31: 81, 82, 83*bn (fig. 1-4)*semc (fig. 5 microscultura), 84 watsoni, Gymnobela; 31\ 149£, 155£, 162£*fb webbi, Hypselodoris; 31 : 32 weinkaoffi Jacobosi, Manzonia; 31 : 106 wiseri, Calliostoma; 3^: 156£ wiseri, Potzeysia; 3^ \ 148£ Xenodonta; 31 : 232 xylophagom, Bathysciadiom; 31: 231, 236, 238, 239, 244, 253*semr (fig. A-C), 254*semc (fig. A-D), 255*fb (fig. A-C part, anat.), 256*semr (fig. A-C), 257*fb (fig. A-B part, anat.), 259*semc (fig. A-C protoconca, D juvenis, E microscultura) Yoldiella; 31 : 37 Zafra; 31 : 46° zancleanom, Scalpellom; 3^: 144#£, 156£# zatinii. Nerita; 31 : 80£ zebra, Achatina; 31 : 123 Zizyphinos; 31 : 1 51 °£ 12 ri ISSN 0394-7149 Bollettino Malacologico PUBBLICAZIONE MENSILE EDITA DALLA SOCIETÀ ITALIANA DI MALACOLOGIA c/o Acquario Civico, Viale Gadio 2 - 20121 Milano AUTORIZZAZIONE TRIBUNALE DI MILANO N. 479 DEL 15 OTTOBRE 1983 SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE - comma 27 art. 2 L. 549/95 - MILANO Anno XXXI (1995) Milano 30 Dicembre 1996 N. 9-12 SOMMARIO • Bello G. - The originai descriptions of the mediterranean Cephalopods. I: Sepioidea pag.179 • Cachia C. - Mangelia callosa (Nordsieck, 1977) - A replacement name for Cythara derelicta callosa Nordsieck, 1977 pag.195 • Palazzi S. - Una nuova Alvania del Miocene superiore italiano (Appunti di malacologia neogenica: 3) pagri 99 • Bouchet P. - Nouvelles observations sur la systématique des Triphoridae de Méditerranée et du proche Atlantique pag.205 • Ponte-Lira C. E., M'^ R. Alonso & M. Ibáñez - Canariella {simplicula} n. subgen. (Gastropoda, Pulmonata, Hygromii- dae), de las islas Canarias pag.221 • Warén a. - Description of Bathysciadium xylophagum Warén & Carrozza, sp.n. and comments on Addisonia excefzlricúí (Liberi) two mediterranean Cocculiniform Gastropods pag .23 1 • ScHiAPPARELLi S. - Contribution to the knowledge of Vermetidae (Mollusca: Gastropoda) from the ligurian sea pag .267 Allegato: Indice alfabetico autori dell'annata 1995 Direttore Responsabile: Mauro Mariani SOCIETÀ ITALIANA DI MALACOLOGIA SEDE SOCIALE: c/o Acquario Civico, Viale Gadio 2-20121 Milano CONSIGLIO DIRETTIVO PRESIDENTE: Piero Piani VICEPRESIDENTE: Riccardo Giannuzzi-Savelli SEGRETARIO: Gianni Sartore TESORIERE: Paolo Quadri CONSIGLIERI: Daniele Bedulli, Vinicio Biagi, Paolo Crovato, Bruno Dell’Angelo, Riccardo Giannuzzi-Savelli, Folco Giusti, Italo Nofroni, Marco Oliverio, Piero Piani, Francesco Pusateri, Paolo Quadri, ’Giovanni Repetto, Bruno Sabelli, Gianni Sartore, Marco Taviani REVISORI DEI CONTI: Aurelio Meani, Antonio Simonetta COMITATO SCIENTIFICO DIREZIONE: Daniele Bedulli MEMBRI: Jacobus J. van Aartsen - Daniele Bedulli - Gianni Bello - Philippe Bouchet - Erminio Caprotti - Riccardo Cattaneo- Vietti - Sebastiano Di Geronimo - Riccardo Giannuzzi-Savelli - Alberto Girod - Edmund Gittenbergher - Folco Giusti - Mauro Mariani - Giulio Melone - Giulio Pavia - Giuseppe Pelosio - Enrico Pezzoli - Winston F. Ponder - Elio Robba - Giuliano Ruggieri - Giovanni F. Russo - Lutfried von Salvini Plawen - Gianni Spada - Marco Taviani - Anders Warén AVVERTENZA: Il Comitato scientifico comprende nostri soci specializzati in settori diversi della malacologia. Consigliamo gli Autori, in caso di dubbi, di sottoporre, i lavori al giudizio di uno o più di questi esperti prima di inviarli alla redazione. ABBONAMENTO 1996 CATEGORIE SOCI ITALIA ESTERO Enti, Istituzioni, Sezioni £ it. 81.000 £ it. 105.000 Soci sostenitori £ it. 65.000 £ it. 95.000 Ordinari £ it. 60.000 £ it. 85.000 Soci giovani £ it. 55.000 £ it. 75.000 Tassa d’iscrizione £ it. 5.000 £ it. 6.000 Effettuare il pagamento sul c/c postale n° 28231207 intestato a Società Italiana di Malacologia, Viale Gadio 2, 20121 Milano. Si prega d’indicare sempre la causale del versamento. A richiesta si emette fattura, in tal caso fare l’ordinativo a Naturama C.P. 28 (Succ. 26); 1-90146 Palermo Italia Fax:+91+325721 Bollettino Malacologico PUBBLICAZIONE MENSILE EDITA DALLA SOCIETÀ’ ITALIANA DI MALACOLOGIA c/o Acquario Civico, Viale Gadio 2 - 20121 Milano VOLUME XXXI ANNO 1995 INDICE ALFABETICO PER AUTORI DEL VOLUME XXXI (1995) AARTSEN van J. J. - Anisocycla Monterosato, 1880 or Ebala Leach in Gray, 1847: that is the question pag ....65 AARTSEN van J. J. & F. CARROZZA -Emarginula divae nov spec, a new species from the mediterranean coast of Israel pag .133 ALONSO M^ R. - vedi PONTE-LIRA C., M^ R. ALONSO & M. IBANEZ BELLO G. - The original descriptions of the mediterranean Cephalopods (I) Sepioidea pag .179 BOGI C., G. BUZZURRO , E. GREPPI - Presenza di Murchisonella columna (Hedley, 1907) nel Mediterraneo orientale pag ....69 BOUCHET P. - Nouvelles observations sur la systématique des Triphoridae de Méditerrabée et du proche Atlantique pag .205 BUZZURRO G. - vedi BOGI C., G. BUZZURRO, E. GREPPI CACHI A C. - On the occurence of Phaseolus guilonardi Hoeksema, 1993 (Earn. Phaseolidae Scarlato & Starobogatov, 1971) in the Mediterranean pag ....37 C ACHIA C. - Mangelia callosa (Nordsieck, 1977) a replacement name for Cythara derelicta callosa Nordsieck, 1977 pag .195 Direttore responsabile: Mauro Mariani AUTORIZZAZIONE TRIBUNALE DI MILANO N 479 DEL 15 OTTOBRE 1983 SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE Allegato a Bollettino Malacologico XXXI (9-12) 1995 CARROZZA F. vedi AARTSEN van J. J. & F. CARROZZA CARROZZA F. vedi WARÉN A. & F. CARROZZA CECALUPO A. & P. QUADRI - Contributo alla conoscenza malacologica per il Nord dell’ isola di Cipro (3 a e ultima parte) pag ....95 CHEMELLO R. - vedi NASELLI-FLORES L., B. ZA VA, R. CHEMELLO CHIRLI C. - H genere Caecum Reming, 1817 pag ....21 CIOMMEI C. vedi SMRIGLIO C., C. CIOMMEI, P. MARIOTTINI CIOMMEI C. vedi SMRIGLIO C. , P. MARIOTTINI, C. CIOMMEI DELL’ANGELO B. & M. FORLI - Rinvenimenti di piastre anomale di Chiton saeniensis Laghi, 1884 (Moli: Polyplacophora) pag ....77 DELLA BELLA G. & C. TAB ANELLI - Qualche considerazione sulle specie appartenenti al genere Trophon Montfort, 1810, istituite da Giuliano Ruggieri pag 6 DONEDDU M. & B. MANUNZA - Presenza di Tapes philippinarum (Adams & Reeve, 1850) nel Golfo di Olbia: possibile indizio di una sua iniziale diffusione pag .277 D’ONGHIA G. , P. MAIORANO, P. PANETTA - Octopoteuthis sìcula (Riippell, 1844) and Brachioteuthis riisei (Steenstrup, 1882) (Cephalopoda: Teuthoidea) from the North-Western Ionian Sea pag .137 ENGL W. - Specie prevalentemente lessepsiane attestate lungo le coste turche pag ....43 PORLI M. - vedi DELL’ANGELO B.&M. PORLI FRANCHINI C. - vedi FRANCHINI D. A. & C. FRANCHINI FRANCHINI D. A. - Potenzialità informativa della malacofauna; Stratificazione archeologica e ambiente: il caso di Vho di Piadena pag ....39 FRANCHINI D. A. - Potenzialità informativa della malacofauna; Stratificazione archeologica e ambiente 2:Unio elongatulus e Viviparus ater in un abitato dell’età del bronzo pag ....89 FRANCHINI D. A. & C. FRANCHINI - Malacologia dei piccoli laghi alpini; 1 II lago di Bordaglia pag ....17 GREPPI E. - vedi BOGI C., G. BUZZURRO, E. GREPPI HOENSELAAR H. J. & R. G. MOOLENBEEK - Barleeia seminulum (Monterosato, 1877) recorded from the tunisian coast (Gastropoda: Barleeidae) pag ....51 HOUART R. & E. H. YOKES - On the identity of Aspella anceps (Lamarck, 1822) (Gastropoda: Muricidae) pag ....13 IBANEZ M. - vedi PONTE-LIRA C., R. ALONSO & M. IBANEZ MAIORANO P. vedi D’ONGHIA G., P MAIORANO, P. PANETTA MANUNZA B. vedi DONEDDU M. & B. MANUNZA MARIOTTINI P. - vedi SMRIGLIO C., C. CIOMMEI, P. MARIOTTÍNI MARIOTTINI P. vedi SMRIGLIO C., P MARIOTTINI, C. CIOMMEI MOOLENBEEK R. G. - vedi HOENSELAAR H. J. & R. G. MOOLENBEEK NASELLI-FLORES L., B ZA VA., R. CHEMELLO - Molluschi delle acque interne siciliane Segnalazione di Unió elongatulus C Pfeiffer, 1825 ( Bivalvia: Unionidae) pag .163 PALAZZI S. - Una nuov di Alvania del Miocene superiore italiano( Appunti di malacologia neogenica: 3) pag .199 PALAZZI S. & A. VILLARI - Prima raffigurazione di Verticordia G Seguenza, 1876 pag ....85 PANETTA P. - vedi D’ONGHIA G., P. MAIORANO, P. PANETTA TERRONE A. S. - Una specie di Nudibranchi del genere Cuthona Alder & Hancock, 1855, nuova per il Mediterraneo: Cwi/zonfl perca (Marcus, 1958) (Opistobranchia:Nudibranchia) pag ....28 PONTE-LIRA C., M^ R. ALONSO & M. IBANEZ - Canariella (simplicula) n subgen (Gastropoda, Pulmonata, Hygromiidae) de las islas Canarias pag .221 QUADRI P. vedi CECALUPO A. & P. QUADRI SACCHI C. F. - Theba pisana (Müll ) en Afrique du Sud: la revanche des “cadets” (Gastropoda, Pulmonata, Helicidae) pag .119 SCUDERI D. - II genere Dendropoma (Gastropoda: Vermetidae nel Mediterraneo pag 1 SCHÍAPPARELLI S. - Contribution to the knwledge of Vermetidae (Mollusca: Gastropoda) from the ligurian sea pag .267 SMRIGLIO C., C. CIOMMEI, P. MARIOTTINI- Molluschi del mar Tirreno Centrale Contributo X Osservazioni su due popolazioni di Odostomia eulimoides Hanley, 1844 pag ....55 SMRIGLIO C., P. MARIOTTINI, C. CIOMMEI - Conferma di Bittium watsoni (Jeffreys, 1885) per il mare di Alboran, Mediterraneo occidentale pag ....81 TABANELLI C. - vedi DELLA BELLA G. & C. TABANELLI VAZZANA A. - Malacofauna batiale del Pleistocene inferiore del Vallone Catrica (Reggio Calabria, Italia) pag .143 VILLARI A. - vedi PALAZZI S. & A. VILLARI VOKES E. H. - vedi HOUART R. & E. H. VOKES WARÉN A. & F. CARROZZA - Description of Bathysciadium xilophagum sp n and comments on Addisonia excentrica (Tibeii) two mediterranean Cocculiniform Gastropods pag .231 ZA VA B. - vedi NASELLI-FLORES L., B. ZA VA, R. CHEMELLO Recensioni bibliografìche F. Giusti, G. Manganelli, P. J. Schembri, 1995 - The non marine molluscs of the Maltese Islands (F. Ghisotti) pag .170 B. A. Marshall, 1995 - A revision of Recent Calliostoma Species of New Zealand (F. Ghisotti) pag .169 J. Templado, A. Guerra, J. Bedoya, D. Moreno, J. M. Ramón, M. Maldonado, M. A. Ramos, 1993 - Fauna marina circalitoral del Sur de la Península Iberica (F. Ghisotti) pag .172 Boll Malacolo^ico 31 (1995) (9-12) 179-194 Milano 30-12-1996 Giambattista Bello* THE ORIGINAL DESCRIPTIONS OF THE MEDITERRANEAN CEPHALOPODS. I: SEPIOIDEA "Some of our nomenclatura! usage has been the result of ignorance, of vanity, obstinate insistence on following individual predilections ... ... biological nomenclature has to be an exact tool that will convey a precise meaning for persons in all generations." J. Chester Bradley, 1961 Key words: nomenclature, taxonomy, Cephalopoda, Sepioidea, Mediterranean Sea. Abstract The original descriptions of sepioid taxa of the Mediterranean are given. Names dealt with herein are Sepiidae, Sepia, S. officinalis, S. orbignyana, S. elegans, Spirulidae, Spirala and S. spirala. The entry of each name, in addition to its description in the original language and the English translation, includes information and comments on its authorship, publication date, validity, etc. Riassunto Le descrizioni originali dei Cefalopodi mediterranei. I: Sepioidea. Sono riportate le descrizioni originali dei nomi dei taxa dei sepioidei mediterranei: famiglie Sepiidae e Spirulidae, generi Sepia & Spirala, specie Sepia officinalis, S. orbignyana, S. elegans e Spirala spirala. Per ciascun nome, in aggiunta alla descrizione in lingua originale, vengono forniti commenti ed informazioni sulla paternità, data di pubblicazione, validità, ecc. Foreword Some ten years ago, while preparing the "Catalogue of the Mediterranean Cephalopods" (Bello, 1986), I found many problems of nomenclatura! nature. It has been far easier to track down the list of the Mediterranean species than * Istituto Arion, C.P. 61, 1-70042 Mola di Bari (BA) Lavoro accettato il 20 novembre 1995 - 179 - to solve the puzzles of proper spelling, authorship and publication date of the names of many taxa. In a few instances even the decisions of the International Commission of Zoological Nomenclature and the inclusion of names in the Official Lists (Melville & Smith, 1987) were habitually disregarded the authorship of Octopus vulgaris ascribed to either Cuvier or Lamarck). The only way to settle the many questions concerning the Mediterranean cephalopod names was to examine their original descriptions, often published in obscure papers or in provincial journals. The accomplishment of that task has been spread over several years, during which I had a chance to visit several libraries in Europe and the USA. Additionally, inspection of old literature revealed to me the ingenuity of our "teuthological forefathers" and inspired in me a profound respect for their work. Introduction The purposes of this paper are, first, to provide the original descriptions of the names of the Mediterranean cephalopod taxa (some 61 nominal species, 42 genera and 32 families and subfamilies; cfr. Bello, 1986 and 1992), which are scattered in a vast array of items of literature, many of which are not readily available; second, to solve once and, hopefully, definitively the nomenclatura! problems concerning the same taxa. The latter point is also in agreement with paragraph VI of the announcement of the fourth edition of the International Code of Zoological Nomenclature, planned to be issued in 1996 and to take formal effect on 1 January 1997: "Adoption of Lists of Available and Potentially Valid Names" (Kraus & Ride, 1995). The naming of zoological taxa is governed by the Code under the control of the International Commission on Zoological Nomenclature (ICZN, 1985). However, the Code takes into account only taxa of the family level and below. In accordance with this, only the names of family, genus, and species level will be dealt with herein. The Code (ICZN, 1985: art. 12a) states that "To be available every new scientific name [...] must have been accompanied by a description or a definition of the taxon that it denotes, or by an indication." The terms "description" and "definition" differ in meaning. Description is "a statement in words of taxonomic characters of a specimen or a taxon" (ICZN, 1985: Glossary, p. 253); and the original description is the description of a nominal taxon when it is established. Definition is "A statement in words that purports to give characters differentiating a taxon" (ICZN, 1985: Glossary, p. 253). A work in which a new taxon is established may give either its description or its definition or both. In general terms, the description is wider and more detailed than the definition. The term "original description" is usually employed to indicate a statement in words by which a nominal taxon is established, whether a description or a definition. In this first paper the original descriptions of the taxa of the order - 180 - Sepioidea are given. The classification of Cephalopoda adopted by Voss (1977) represents a milestone in the history of the taxonomy of this class of molluscs, and has been followed by most workers all over the world. In the following years, however, the order Sepioidea sensu Voss, 1977 was deemed to be an unnatural assemblage of not closely related taxa (Fioroni, 1981; Clarke, 1988; Boletzky, 1995). In accordance with such views, the order Sepioidea is herein considered sensu strictu, viz. limited to contain the families Sepiidae and Spirulidae (Spirulidae too seem not to be associated with Sepiidae; c/r.BoNNAUo et al, 1994). As for the Mediterranean species and, hence, related genera and families of Sepioidea to be dealt with herein, the Catalogue by Bello (1986) audits Addenda (Bello, 1992) have been followed. Treatment of the original descriptions The entry for each taxon includes the valid name accompanied by its author and publication date; the original spelling (and combination, for specific names); full reference to the work where the description was published; the description and/or definition in the original language; the translation into English of the above, as literally as possible, in braces {}; the derivation of the name (for generic and specific names); the gender (for generic names); the type locality (for species); the name-bearing type; the list of other genera and species originally included in the family and genus, respectively; notes, comments, and additional information, under the heading "Notes". The use of original typographical characters has been retained, as far as possible, in reporting quotations. Interpolations by the present author are in square brackets [ ] . The Opinions and Directions of the International Commission on Zoological Nomenclature are quoted as "O." and "Dir.", followed by their number. Family Sepiidae Leach, 1817 Original spelling: Sepiidea. Work: W.E. Leach, 1817 - Synopsis of the Orders, Families, and Genera of the Class Cephalopoda. Zoological Miscellany, 3 (30): 137-141. Defínition: (in "Ordo II. Decapoda"; family II; p. 138) "Corpus elongatum postice acuminatum: Pinnae apice coalitae: Collum liberum. Pedes inaequales: par superum brevius: paria 2 et 3 gradatim longiora; par 5 pari 2 paulo longius. Os depressum." {Body slender posteriorly pointed. Fins fused at the rear. Neck free. Feet unequal: the upper pair shorter: the 2nd and the 3rd pairs gradually longer; the 5th pair slightly longer than the 2nd pair. Bone flat.} - 181 - Type genus: Sepia (Sepi-a Sepi-idea, as the original spelling; ^ Sepi- idae, corrected). Other genera originally included in the family: Loligo. Notes: Leach (1817) subdivided the Cephalopoda into the orders Octopoda and Decapoda, which he defined quite adequately. The latter order was in turn subdivided into the families "Sepiolidea" (including the genera Sepiola and Cranchia) and "Sepiidea". The definition of Sepiidea, given above, is rather vague by present standards, since it refers to genera differing to a great extent from each other. The flat bone (= os depressum) referred to in the definition is both the cuttlebone of cuttlefish and the gladius of squids. Many authors mistakenly ascribe this family to Keferstein, 1866 {e.g. Naef, 1923: 519), because he placed in his "Sepiadae" only the genus Sepia of living genera. Keferstein (1866), indeed, in defining the Sepiidae, had followed the opinion of former authors. Incidentally, it appears that Naef (1923), whose opinion is followed by many modem authors in attributing the authorship of Sepiidae to Keferstein, 1866, did not have very clear ideas about the authorship of Sepiidae; he reports at p. 49 "Sepiidae Orb. [= d'Orbigny], 1845." Genus Sepia Linnaeus, 1758 Original spelling: Sepia. Work: C. Linnaeus, [1 January] 1758 - Sy sterna Naturce, Tomus I, Editio Decima, Reformata, Impensis Direct. Laurentii Sal vii, Holmiae: 823 pp. Defínition: (in "GENERUM Characteres"; genus no. 262; p. 644) "Corpus natans, camosum, ore supra cinto brachiis 6." (Body swimming, fleshy, with the mouth up surrounded by 6 arms.} Description: (p. 658) "Brachia sex interius adspersa cotyledonibus (praeter 2 Tentacula longiora quibusdam). Os inter brachia, terminale. Oculi ? infra tentacula versus corpus. Corpus vagina excipiens pectus." (Six arms scattered with suckers on the innermost part (in addition 2 longer tentacles [scattered] with some [suckers]). Mouth among the arms, terminal. Eyes ? under the tentacles towards the body. Body sheath-shaped putting forth the breast.} Derivation of name: from the Latin sepes = six-footed. - 182 - Gender: feminine. Type species: Sepia officinalis Linnaeus, 1758 (by Linnaean tautonomy). Other species originally included in the genus: Octopodia, media, Loligo, Sepiola. Notes: The date of publication of the 10^^ edition of "Sy sterna Naturce" is conventionally fixed as 1 January 1758 (ICZN, 1985: Art. 3). Linnaeus (1758) included all cephalopods in class VI, Vermes. The genus Sepia was placed in the order Mollusca, and Argonauta and Nautilus (which includes the present day genera Nautilus and Spirula) in the order Testacea. Only the species Sepia officinalis and Sepia {=Alloteuthis) media, out of the five species within the genus Sepia, are considered valid today. It may be helpful to point out that the Linnaean names "Loligo"' and "Sepiola" are specific epithets and are not to be confused with the homonymous genera. Both the definition and description of Sepia by Linnaeus (1758) quote the presence of six arms around the mouth (instead of eight), which is in agreement with the etymon of Sepia. This name has been extensively used since ancient times to indicate Sepia officinalis . Linnaeus' mistake is remarkable, especially in view of the placement in the genus Sepia of the species octopodia, the name of which clearly indicates the presence of eight arms. See also Robson (1929: 56). Lamarck (1798: 129) restricted the meaning of Sepia, providing the following definition: "Corps charnu, déprimé, contenu dans un sac aílé de chaqué coté dans tonte sa longueur, et renfermant vers le dos, un os spongieux presque friable et opaque. Bouche terminale, entourée de 10 bras qui couronnant la téle, sont gamis de ventouses verruciformes, et dont deux sont pédounculés et plus longs que les autres." Lamarck (1798: 130) also stated "Ce caractère réduit considérablement le genre sepia de Linné." Sepia Linnaeus, 1758 is the type genus of the family Sepiidae Leach, 1817. Sepia Linnaeus, 1758 is placed on the Official List of Generic Names in Zoology, type species by Linnaean tautonomy: Sepia officinalis Linnaeus, 1758 (O. 94). Species Sepia officinalis Linnaeus, 1758 Original spelling and combination: Sepia officinalis. Work: C. Linnaeus, [1 January] 1758 - Systema Naturce, Tomus I, Editio Decima, Reformata, Impensis Direct. Laurentii Salvii, Holmiae: 823 pp. Defínition: (in the genus Sepia-, species no. 2; p. 658) "S. corpore ecaudato marginato, tentaculis duobus." - 183 - {S. (=Sepia) with the body bordered [by fins] from the tail; with two tentacles.} Derivation of name : from the Latin officina, in the sense of pharmacy {officinalis = of a officina). Type locality: "Habitat in Oceano" (It lives in the Ocean} (p. 658). Type specimen: in the "Adolphi Friderici Regis Museum" Museum of Adolphus Fridericus King of Sweden (Catalogue of the Museum, voi. I, p. 93) (p. 658). Notes: As to the publication date of Sy sterna Naturae, see the note to the genus Sepia. The treatment of the species includes the following words: "Contine! os officinale & atramentum quo se occultai; eo litterae pinguntur. Congros ejus brachia rodere, sed renasci, sicut Lacertis caudam, baud falsum. Plin. IX: 29." (It contains the officinal bone and the black substance [= ink] by which it hides; with it letters are painted. Not quite false that conger-eel gnaw its arms, but they regrow, like the tail of lizards. Plin. [= Pliny] IX: 29.} In this case as well, Linnaeus' description is too scanty to warrant the identification of the species. The character "corpore ecaudato marginato", i.e. body [:=mantle] thoroughly bordered by narrow fins, provides a safe indication of cuttlefish (genus Sepia). References to older authors and to the medical use, however, remove any doubts about the species dealt with by Linnaeus. Sepia officinalis Linnaeus, 1758 is the type species of the genus Sepia by Linnaean tautonomy (O. 94; Dir. 72). Sepia officinalis Linnaeus, 1758 is placed on the Official List of Specific Names in Zoology (Dir. 73). Species Sepia orbignyana Fémssac in d'Orbigny, 1826 Original spelling and combination: Sepia Orbigniana. Work: A.D. d'Orbigny, 1826 - Tableau méthodique de la classe des Céphalopodes. Annales des Sciences naturelles, 7: 96-169. Description: (in the genus Sepia; species no. 4; under the heading "Animal inconnu"; p. 156) "S. Orbigniana, Nob. - Hab. les cotes de France, près la Rochelle. MM. d'Orbigny nous ont communiqué la pièce interne d'une Seiche tout-à-fait distincte de celle de l'espèce vulgaire: elle est beaucoup plus petite, ayant seulement trois ou quatre pouces de long, étroite à proportion, d'une couleur rosée, et munie d'une pointe allongée, aigue, relevée en dessus, etc." (Messrs. d'Orbigny have communicated us the internal piece of a cuttlefish completely distinct from that of the common species [i.e. Sepia officinalis]: it is much smaller, only being three or four inches long [1 French - 184 - 'pouce' = 27.07 mm], proportionately narrow, roseate in colour, and equipped with an extended, sharp, raised above point.} Derivation of name: from the personal name Orbigny. Type locality: "Hab. les cotes de France, près la Rochelle". It inhabits the coasts of France, near la Rochelle [North-eastern Atlantic Ocean] (p. 156). Type specimen: Its position is not stated by the Author. According to de Blainville (1827b: 20), it was kept in the collection of Charles-Marie Dessalines d'Orbigny, father of Alcides Dessalines (the teuthologist), at La Rochelle: "Nous [i.e. de Blainville] avons vu ce sépiostaire dans la collection de M. d'Orbigny, le pére, à La Rochelle, ..." {We [i.e. de Blainville] have seen this cuttlebone in the collection of M. d'Orbigny, the father, at La Rochelle, Notes: The original spelling orbigniana was emended by d'Orbigny (in Ferussac & d'Orbigny, 1834-48) as orbignyana, which is the spelling currently used. An application has been presented to the International Commission on Zoological Nomenclature to conserve orbignyana as the correct original spelling (Bello & Minelli, in press). Most of the work by d’Orbigny (1826), in terms of pages, is due to Férussac. The latter author wrote the introduction (pp. 96-120), as stated by the phrase below the title (p. 96) "précédé d'une introduction par M. de Férussac" and as shown by internal evidences (for instance, the Author mentions several times himself, "nous", and "M. d'Orbigny" as two distinct persons). Férussac is also the author of the whole part concerning the "Cryptodibranches" (= cephalopods without shell or with unilocular shell, i.e. all coleoids except the genus Spirula) (pp. 134-157); in addition, his authorship is clearly stated by d'Orbigny at p. 130: "Nous [i.e. d'Orbigny] devons à M. de Férussac toute ]a partie de notre Prodrome qui concerne cet ordre [i.e. Cryptodibranches]." A last evidence of Férussac's authorship of Sepia orbignyana is in the description of the new species itself: "MM. d'Orbigny nous ont communiqué la pièce interne d'une Seiche ..." and in the naming of the taxon after the persons who collected and showed the specimen to Férussac. According to De Blainville (1827b: 20), it was not clear whether the author of the species was Férussac or d'Orbigny: "Cette espèce a été indiqué, pour la première fois, par M. de Férussac ou pour M. d'Orbigny, le fils, dans son tableau systématique de la classe des Céphalopodes." The species was named after d'Orbigny. Most probably Férussac meant to dedicate it to both d'Orbigny the father, Charles-Marie Dessalines, and d'Orbigny the son, Alcides Dessalines. The former (1770-1856) was surgeon and naturalist (geologist and palaeontologist); the latter (1802-1857) was the famed naturalist, who co-operated with Férussac in several works, including the "Tableau méthodique" (d‘Orbigny, 1826). The description of the species is quite poor. The only character that - 185 - distinguishes its cuttlebone from that of Sepia ojficinalis is the "pointe allongée", although the length of the long point is not stated. However, the type specimen, kept in the collection of d'Orbigny the father at La Rochelle, and further description by De Blainville (1827b) (who referred to such a specimen) and by d'Orbigny the son {in Férussac & d'Orbigny, 1834-48) helped in distinguishing the species from the remaining two north-eastern Atlantic and Mediterranean cuttlefishes. Species Sepia elegans de Blainville, 1827 Original spelling and combination: Sepia elegans. Work: H.D. DE Blainville, 1827 - Sèche. Dictionnaire des Sciences Naturelles. F.G. Levrault Editeur, Strasbourg et Paris. Voi. 48: 257-293. Description: (pp. 284-285) "La S. Élégante; S. elegans. Corps ovale, déprimé, terminé en arrière par une très-petite pointe médiane, formée par la saillie du sépiostaire; membrane marginale ou nageoire plus étroite en avant, s'élargissant en arrière et se terminant sans se réunir à celle du coté opposé. Appendices tentaculaires décroissant de la paire supérieure à l'inférieure, qui est la plus forte et la plus grande, avec quatre rangées de ventouses pédiculées; appendices brachiaux d'un cinquième plus longs que le corps et la téte pris ensemble. Tout le dessus du corps, de la téte et des tentacules, d'un brun bleuatre; le dessous d'un blanc sale, piqueté de rouge, violet sur les cotes. Cette jolie espèce [...] est bien distincte de la sèche ordinaire, d'abord par les caractéres comparatifs que je lui assigne, et par sa taille, qui ne paroít pas dépasser six pouces de long." {Body oval, flat, the rear end with a very small median point, formed by the ridge of the cuttlebone; marginal membrane or fin narrower on the front, becomes larger on the back and terminates without joining with that of the opposite side. Tentacular appendages [= arms, indeed] decreasing [sic!] from the upper [= l^^i to the lower [= 4^^] pair, which is the strongest and largest one, with four ranges of stalked suckers; brachial appendages [= tentacles, indeed] about one fifth longer than the body and head together. The whole upper side of the body, head, and tentacles bluish brown; the underside opaque white, speckled with red, violet on the sides. This graceful species [...] is distinct from the common cuttlefish [i.e. Sepia officinalis] , first of all because of the comparative characteristics that I assign it, and because of its size, which does not appear to exceed six inches [1 French inch = 27.07 mm of length].} Derivation of name : from the French élégante (= elegant), referring to the general aspect of the species. - 186- Type locality: "mers de Siede" {Seas of Sicily [western Mediterranean] (p. 285).} Type specimen: in the personal collection of the Author; he reports "Cette jolie espèce [...] dont nous possédons plusieurs individus ..."{This graceful species [...] of which we possess several individuals...} (de Blainville, 1827a: 285). Notes: The description of Sepia elegans by de Blainville is rather long and complete; it takes into account both the shell and the fleshy parts of the animal. The reference to the very small rear tip, due to the ridge ("saillie") in the cuttlebone, distinguishes this species from the other Mediterranean species (Naef, 1923: Fig. 315; Bello, 1991: Figs. 5 to 7). It is noteworthy that the Author refers to the arms as "appendices tentaculaires" and to the tentacles as "appendices brachiaux". Furthermore, the statement that the arms are "decreasing from the upper to the lower pair, which is the strongest and largest one" is clearly self-contradictory and is most probably due to a printing mistake; in a subsequent work (de Blainville, 1827b: 19) he refers to the same description, but the word "décroissant" (= decreasing) is replaced by "croissant" (= increasing); in fact, the arm formula of Sepia elegans is 4 > 3 > 2> 1 (Naef, 1923). Several authors have attributed the authorship of this species to d'Orbigny (e.g. Jatta, 1896; Naef, 1923; Mangold-Wirz, 1963; Nesis, 1987); however the species is now correctly ascribed to de Blainville, 1827. The erroneous attribution to d'Orbigny is explained by d'Orbigny's own statement (Férussac & d'Orbigny, 1834-48: 280), according to which the plate depicting the cuttlefish in question and bearing the caption "S. elegans d'Orbigny" (plate 8 of the genus Sepia) was issued in 1826. Although several plates by d'Orbigny were actually ready by May 1826 (c/r. Férussac & d'Orbigny, 1834-48: Introduction; Winckworth, 1942) most probably including plate 8 of Sepia, that plate was issued in March 1835 (Tillier & Boucher-Rodoni, 1993). Hence, the first author to publish the description and the name Sepia elegans was de Blainville in 1827. It is curious that one species was given the same name by two different authors. Taking into consideration that d'Orbigny's plates may have been privately circulated before issue (d'Orbigny left France in May 1826 for an eight-year-long voyage) it is possible that de Blainville (1827a) used for this species, which he independently knew and described, the name Sepia elegans which had already become somewhat formalised. However, de Blainville was aware that the authorship of this species was his own: in a subsequent work (de Blainville, 1827b: 19) he reported "Sepia elegans, de Blainv. Monographie, Die. des Sc. Nat., t. LXVIII [sic!], pag. 44." - 187 - Family Spìrulìdae Rafinesque ,1815 Original spelling: Spirularia. Work: C.S. Rafinesque-Schmaltz, 1815 - Analyse de la nature, ou tableau de I'univers et des corps organisés. Paierme: 224 pp. Definition: (in "Tableau des families et des genres"; Order "Cephalopodia", sub-order "Polamaxia", family no. 5; p. 140) "SPIRULARIA. Les Spirulaires. Test externe en spirale libre ou sans spire, tentacules sou vent determinés." {Shell external with a free coil or no coil, tentacles often determinate [as opposite to numerous] .} Type genus: Spirula (Spirul-a A^E Spirul-aria, as the original spelling; A^E Spirul-idae, corrected). Other genera originally included in the family: Spironites, Lituolites, Belemnita, Closterita, Ropalita, Campytus, Pachynus, Hippurites, Cornucopia, Orthocera, Oblicitus, Oblongites. Notes: The authorship of the family Spirulidae is currently attributed to Owen, 1836 (Voss, 1977 and subsequent authors), who placed in this family the genus Spirula only, which corresponds to present day knowledge. Indeed, before Owen (1836), d'Orbigny (1826: table in front at p. 116) had already restricted his family "Spirulées" to the genus Spirula, defining the family quite satisfactorily for his time standards (d'Orbigny, 1826: 157-158): "Caract. essent. Animal. Huit bras sessiles, et deux bras pédoncolés entourant la bouche et garnis de ventouses, les deux derniers se repliant dans le sac. Test simple, spiral; cavilé supérieure à la dernière cloison presque nulle; cloisons unies; siphon au bord intérieur. Genre unique. - Spirule, Spirula Lam.; Nautilus, Linn. ..." Nevertheless, Raeinesque's (1815) family "Spirularia" satisfies the provisions of the Article Ilf of the ICZN (1985). Hence, following the mandatory correction of the incorrectly formed suffix "-aria" (ICZN, 1985: Article 32c ,d), Spirulidae Rafinesque, 1815 is the name to be used to indicate this family. The definition given by Raeinesque (1815) is rather poor. The shell is not actually external. Eurthermore, the genera assembled in the family are too different. It has to be remembered, however, that Rafinesque's is one of the very first attempts to put order among all the known cephalopods, after Linnaeus' (1758) misunderstanding of the taxon Cephalopoda and Cuvier's (1797) appropriate arrangement of the Mollusca. Spirulidae is a monotypical family. Spirula Lamarck, 1799 is the type genus of the family Spirulidae Rafinesque, 1815. - 188 - Genus Spinila Lamarck, 1799 Original spelling: Spinila. Work: J.-B. Lamarck, Prairial an 7 [1799] - Prodrome d'une nouvelle classification des coquilles comprenant une rédaction appropriée des caractères génériques, et l'établissement d'un grand nombre de genres nouveaux. Mémoires de la Société d'Histoire Naturelle de París, 1 : 63-91 ; 1 table. Description: (in "Coquilles multiloculaires"; p. 80) "Spirule. Spirale. Coq. partiellement ou complétement en spirale, et dont au moins le dernier tour est séparé; loges transverses, simples, dont le disque est percé par un tube. Nautilus spirala. Lin." {Shell in part or completely coiled, and of which at least the last round is separate; chambers transverse, simple, the disk of which is perforated by a tube.} Derivation of name: diminutive of the Latin spira = coil {spirala = little coil). Gender: feminine Type species: Nautilus spirala Linnaeus, 1758 (by monotypy). Other species originally included in the genus: none. Notes: The publication date printed on the title page is "PRAIRIAL AN VII", which month extended from the 20th of May to the 1 8th of June 1799. Hence, the official publication date of the genus Spirala is the 18th of June 1799 (ICZN, 1985: Art. 21c). Spirala is listed among the "Coquilles multiloculaires", along with Nautilus, Ammonites and other genera. It is noteworthy that Lamarck's description refers just to the shell, thoroughly disregarding the animal body. However, it is sufficient to discriminate this genus. Several authors {e.g. Voss, 1977) report an erroneous publication date of the genus Spirala (attributing it to Lamarck, though), i.e. 1801 . The work by Lamarck (1801) which modern authors refer to, reports indeed a revision of the genus Spirala, where the species Spirala spirala was renamed Spirala fragilis (the latter specific name was placed on the Official Index of Rejected and Invalid Specific Names in Zoology; 0.315). The correct publication date - 189 - of Spirula Lamarck is 1799, as confirmed also by the ICZN (O. 315; see further below). The genus Spirula is monotypic. Spirula Lamarck, 1799 is the type genus of the family Spirulidae Rafinesque, 1815. Spirula is placed on the Official List of Generic Names in Zoology, type species by monotypy: Nautilus spirula Linnaeus, 1758 (0.315). Species Spirula spirula (Linnaeus, 1758) Original spelling and combination: Nautilus Spirula. Work: C. Linnaeus, [1 January] 1758 - Systema Naturae, Tomus I, Editio Decima, Reformata, Impensis Direct. Laurentii Salvii, Holmiae: 823 pp. Definition: (in the genus "Nautilus Spirales rotundati’, species no. 239 of "Vermes, Testacea"; p. 710) "N. [= Nautilus] testae apertura orbicular!, anfractibus disjunctis cylindricis." {Nautilus with the shell opening round, with separate loops cylindrical.} Derivation of name: diminutive of the Latin spira = coil (spirula = little coil). Type locality: "Habitat in America" (It lives in America} (p. 710). Type specimen: not reported. Notes: As to the publication date of Systema Naturae, 10^^ edition, see the note to the genus Sepia. The description of the species spirula is too concise, as usual with Linnaeus. Nevertheless, subsequent references to Linnaeus by later authors (e.g. Lamarck, 1799) offer evidence of the species dealt with by Linnaeus. In defining this species, Linnaeus (1758) referred solely to the shell, as Lamarck (1799) did later for the genus Spirula. As for the genus Nautilus, wherein the species spirula was originally placed, Linnaeus (1758: 709) wrote "Animal Sepia? Testa univalvis, isthmis perforatis concamerata, polythalamia." In the group of "NAUTILUS Spirales rotundati" Linnaeus (1758: 709-710) placed the following species, in addition to spirula: Pompilius, Crista, Calcar, crispus. Beccarii, umbilicatus', all of them are "anfractibus contiguis" (= with contiguous loops) in contrast to the separate loops of spirula. Nautilus spirula Linnaeus, 1758 is the type species, by monotypy, of the genus Spirula Lamarck, 1799 (O. 315). Spirula spirula (Linnaeus, 1758) is placed on the Official List of Specific Names in Zoology (0.315). - 190 - Conclusions The eight taxa dealt with in this paper were described between 1758, the year marking the birth of modern taxonomy, and 1827. All of them are now well established taxa, despite their rather concise and sometimes vague descriptions. In this regard the mistakes by Linnaeus (1758) in describing the genus Sepia and by de Blainville (1827a) in describing Sepia elegans are noteworthy {cfr. the notes to those taxa). The descriptions herein reported, indeed, reflect the unregulated situation at the dawn of modern taxonomy. In several instances, original names were casually "emended" to comply with the personal views of the emendator, as in the case of Sepia orbignyana {cfr. the relevant notes). In other instances, one taxon was independently described and given the same name by two or more authors {cfr. the notes to Sepia elegans), which is indicative of possible unethical conduct. The suffix for family names as known today, i.e. "-idae", had not then been universally agreed. Most importantly, because of the primitive state of cephalopod systematics in the first few decades of the XIX Century, the arrangement of genera in families was fluctuating in accordance with the opinion of different authors. This fact has caused some uncertainty, up to the present time, as to the authorship of a few old established family names; such is the case of both family names discussed in the present paper {cfr. the notes to Sepiidae and Spirulidae). Finally, it may be noted that the concept of name-bearing type had not yet evolved by the time the taxa dealt with herein were described. Acknowledgements The project to publish the original descriptions of the taxa of the Mediterranean Cephalopods was supported by Fernando Ghisotti, former editor, and Mauro Mariani, present editor of the Bollettino Malacologico; I heartily thank both of them. I am most grateful to Jeremy D.D. Smith (Secretariat of the International Commission on Zoological Nomenclature, London) for critically reading the manuscript and providing Opinions and Directions of the ICZN. I also wish to thank Pierre Lozouet (Muséum National d'Histoire Naturelle, Paris), who kindly gave information on Lamarck's 1799 work and the quotation of French authors' names. - 191 - BIBLIOGRAPHY Bello G., 1986 - Catalogo dei Molluschi Cefalopodi viventi nel Mediterraneo. Boll. MalacoL, Milano; 22: 197-214. Bello G., 1991 - Guida all'identificazione delle conchiglie dei Cefalopodi del Mediterraneo. Boll. MalacoL, Milano; 26: 157-164. Bello G., 1992 - Addenda al Catalogo dei Molluschi Cefalopodi viventi nel Mediterraneo. Boll. MalacoL, Milano; 28: 93-95. Bello G. & A. Minelli, in press - Sepia orbigniana Férussac in d'Orbigny, 1826 (Mollusca, Cephalopoda): proposed conservation of orbignyana as the correct original spelling of the specific name. Bull. Zool. NomencL, London. Blainville H. D. de, 1827a - Sèche. 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[1954] • Direction 72: Completion and in certain cases correction of entries relating to the names of genera of the phyla Mollusca, Brachiopoda, Echinodermata and Chordata made on the Official List of Generic Names in Zoology by rulings given in Opinions rendered in the period up to the end on 1936. Opinions and Declarations rendered by the International Commission on Zoological Nomenclature, lE(ll): 163-192. [1957] • Direction 73: Addition to the Ojficial List of Specific Names in Zoology (a) of the specific names of twenty-five species of the phyla Mollusca, Brachiopoda, Echinodermata and Chordata, each of which is the type species of a genus, the name of which was placed on the Ojficial List of Generic Names in Zoology in the period up to the end on 1936 and (b) of the specific names of three species belonging respectively to the phyla Brachiopoda, Echinodermata and Chordata, each of which is currently treated by some or all specialists as a senior subjective synonym of the name of such a species. Opinions and Declarations rendered by the International Commission on Zoological Nomenclature, lE(ll): 195-214. [1957] - 194 - Boll MalacoloRico 31 (1995) (9-12) 195-197 Milano 30-12-1996 Charles Cachia* MANGELIA CALLOSA (NORDSIECK, 1977) - A REPLACEMENT NAME EOR CYTHARA DERELICTA CALLOSA NORDSIECK, 1977 Key words: Turridae, Cythara derelicta callosa, status revision Abstract Cythara derelicta callosa Nordsieck, 1977. Is worthy of full specific status on the basis of its paucispira protoconch wich differs markedly from the multispiral one of C. derelicta. Riassunto Dopo avere esaminato esemplari freschi di Cythara derelicta callosa Nordsieck, 1977 è evidente che questo taxon deve essere considerato specie a parte. Introduction Mangelia derelicta Reeve, 1846 has hitherto been considered as a synonym, or at most, a colour form of the variable Mangelia unifasciata Desh., 1835 (rugulosa Phil., 1844). This, for instance, was the conclusion reached at by Van Aartsen et al., (1978) after the study of various samples, including the type specimen. Nordsieck (1977) listed and described, under sub-genus Rugocythara, 3 varieties of Cythara derelicta, namely: C. derelicta (Reeve), C. derelicta atra Monterosato and C. derelicta callosa n. ssp. The last-mentioned taxon differs from the previous two by its protoconch and colour scheme. Material and Methods Recently I received 5 quite fresh, beach collected specimens from Macronissos, Cyprus, which at first sight seemed to be a dark-coloured form of M. unifasciata Desh., 1835. Examination of the available literature, and later of a photo of the lectotype of Cythara derelicta callosa Nords., 1977, identified these specimens with this latter taxon. Results and Discussion A description of the Cyprus specimens matches closely Nordsieck's original 1977 description. «Shell relatively small (4-5 mm), compactly coiled. Protoconch of 1 brown, smooth and shiny, somewhat depressed whorl. 1, Alley 1, St. Catherine Str., Qormi, Malta. Lavoro accettato il 15 dicembre 1991 - 195 - 8-9 ribs on the body whorl, which are as wide as their interspaces. Spiral sculpture of many fine cords, with spaced stronger spirals, which are obsolete on the ribs. The latter are greyish, the rest of the shell being a dark purplish- brown. Aperture rather narrow, with a somewhat wide siphonal canal and a thickened outer lip.» The main differences from the other Mangelia species with the same paucispiral protoconch, and similar spiral sculpture, can be summarized as follows: M. caerulans (Phil., 1844) differs by its large size, convex shouldered whorls and colour. M. secreta Van Aartsen & Fehr de Wal, 1978 differs by its colour, overall shape, more spaced thinner ribs and rounded aperture. M. bertrandi (Payr., 1826) has a larger spindle-shaped shell, more spaced ribs and a narrow canal. M. indistincta (Monts., 1975) has (fide Nordsieck, 1977) a larger fusoid shell, aperture clearly more than half height, a narrower canal, and a different colour pattern. M. baraschi Van Aartens & Fehr de Wal, 1978 is the species which is closest to M. callosa. It has, however, an ovate biconic shell, with rather angulate whorls, stronger ribs, spirals over the ribs, and a different colouration. Of course, protoconch differences show that M. callosa cannot be conspecific with Cythara derelicta (Mangelia unifasciata), which has a multispiral type of protoconch. As a regards at the Senckenberg Natur- Museum, 1 am informed by Dr. R. Janssen (in litt.) that this specimen, whose apex is partly broken off, had most probably the paucispiral type of protoconch. A final note concerns the choice of name for the present species. Dr. P. Bouchet informs me (in litt.) that since Nordsieck used the name callosa in a sub-specific sense, this name should be used to denote full specific status if the taxon under review should be considered as being a specifically distinct entity. In a recent study, Bouchet (1990) synonymizes Mangiliella with Mangelia. Acknowledgements I am grateful to Dr. P. Bouchet for sending me his two recent interesting papers and for information regarding the availability of the name callosa; to Dr. R. Janssen for providing a photo of the lectotype of M. callosa; to Dr. R. Mienis for information about Mangelia species in the E. Mediterranean; to G. Georgiou of Nicosia, Cyprus, for sending me the material forming the object of the present paper; and finally to my friends C. Mifsud and P. Sammut for their photographic and other assistance. - 196 - REFERENCES Aartsen Van J. J. & M. C. Fehr de Wal, 1978 - The sub-family Mangelinae Fischer, 1887 in the Mediterranean. Bouchet P., 1989 - A Review of Poecilogony in Gastropods. Jour, of Moll. Studies-, 55; 67-78. Bouchet P., 1990 - Turrid genera and Mode of Development: The Use and Abuse of Protoconch Morphology, Malacologia-, 32 (1): 69-11 . Nordsieck F., 1977 - The Tumdae of the European Seas. La Piramide, Roma; pp. 5- 131. Sabelli B., R. Giannuzzi-Savelli & D. Bedulli, 1990 - Catalogo Annotato dei Molluschi Marini del Mediterraneo. Libreria Naturalistica Bolognese Bologna; voi. 1: vii-xiv 348 pp. 1 2 Figures 1-2. \-Mangiliella callosa - Macronissos Bay, Cyprus (4,0 x 1,8 m). 2. Cythara derelicta callosa f. Nordsieck. Attika: Saronikos. Lectotype SMF (design. Spada & Della Bella not yet published. 5,1 mm) - 197 - Boll. Malacologico 31 (1995) (9-12) 199-204 Milano 30-12-1996 Stefano Palazzi* UNA NUOVA ALVANIA DEL MIOCENE SUPERIORE ITALIANO. (APPUNTI DI MALACOLOGIA NEOGENICA: 3) Key words; Alvania (Alcidiella) munita n. sp., Tortoniano, Modena Riassunto Si descrive Alvania {Alcidiella) munita, nuova specie proveniente dal Tortoniano di Montegibbio (Modena). Sunimaiy Alvania {Alcidiella) munita, new species, is described for the upper Miocene (Tortonian) of Montegibbio (Modena, N Italy); the holotype is stored at the Paleontological Museum of Modena University. The new species exhibits a interesting similarity with a New Zeland fossil, Ihungia luteophila Marwick, 1931, but it is considered here pertaining more properly to Alcidiella Cossmann 1921, a subgenus of Alvania whose this is the first extinct species known with certainty. Descrizione Alvania {Alcidiella) munita, sp. n. Conchiglia di piccole dimensioni (1,8-2 mm), rissoiforme, con spira fortemente carenata. Protoconca formata da un paio di giri scolpiti da una dozzina di cordoncini originati dalla fusione di granuli irregolari. Varice protoconcale nitida, non sinuosa, prosoclina. Teleoconca formata da circa 3 giri. La scultura sulla spira è data inizialmente da una sola carena submediana, nodulosa agli incroci con le coste assiali (c.a 15 per giro), alla quale dopo poco se ne aggiunge una seconda, egualmente nodulosa, che decorre poco sopra la sutura del giro successivo. Sull'ultimo giro la base mostra 4 o 5 cordoni spirali aggiuntivi, il rilievo diminuisce adsuturalmente. Sulla teleoconca è inoltre presente una microscultura data da sottili cordoncini regolari separati da interspazi di dimensioni da doppie a triple. Peristoma ispessito, angoloso anteriormente e posteriormente, internamente ribordato e di profilo circolare ad eccezione del margine parietale, rettilineo. Origine del nome Dal profilo ispido e dall'anagramma di Mulina (nome latino di Modena). Via Prampolini 172/2, I - 41100 Modena (MO) Lavoro accettato il 30 ottobre 1996 - 199 - Materiale esaminato 19 conchiglie, sia intere che frammentarie, provenienti dal giacimento tortoniano di Montegibbio (Modena), coll. dell'Autore. 6 esemplari della stessa provenienza, coll. Bertolaso (Correggio). Collocazione dei tipi Olotipo depositato presso il Museo Paleontologico deH’Università, Modena. Due paratipi depositati presso il Laboratorio di Malacologia deirUniversità, Bologna. Un paratipo depositato presso il Malacological Department dell'Australian Museum, Sydney (Australia). Un paratipo depositato presso il New Zealand Geological Survey, Lower Hutt (Nuova Zelanda). Altri paratipi conservati nelle coll. Palazzi (14) e Bertolaso (6). Rapporti e differenze Non mi è nota nessuna specie che possa con questa essere confusa. Fra le più simili si possono citare i tre rappresentanti precedentemente noti di Alcidiella Cossmann, 1921, tutti attualmente viventi in Mediterraneo; di questi si trova una buona trattazione ed iconografia in Van Aartsen, 1983 e in Gittenberger, Menkhorst & Van Aartsen (1984: 25 e 113). Fra essi il più vicino è Alvania (Alcidiella) pagodula Bucquoy, Dautzenberg & Dollfus, 1884; se ne distingue per le dimensioni mediamente maggiori, un più elevato numero di giri, una diversa disposizione, molto più centrale, delle carene lungo la spira ed egualmente sull'ultimo giro, ove la rampa suturale è molto più ridotta; il che dà al profilo un aspetto prismatico, mentre in A. munita questo è veramente pagodiforme. Qualche somiglianza superficiale presenta anche la specie tipo di Ihungia Marwick, 1931, di cui ho ritenuto opportuno riprodurre i disegni dati da Ponder (1985: 42) nelle Figg A-B. Ma solo essa, perché le altre Ihungia note - se ne conoscono 8 nel Terziario neozelandese (Beu & Maxwell 1990: 405) - ne sono decisamente diverse, come si può constatare consultando la più recente iconografia (Ponder, 1985: 45 e 145, figg. 96F-G; Maxwell, 1988: 47 e pi. 3, figg. 3i e 3m) e come ho potuto constatare io stesso, sulla base di una serie di esemplari di 7. ponderi Maxwell, 1988 e 7. aequalis Laws, 1941. In particolare tutte le Ihungia descritte mostrano grande prevalenza della scultura assiale sulla spirale, dimensioni mediamente superiori (2,5-3 mm) e protoconca liscia o solo debolmente punteggiata, tutti caratteri che portano a pensare che la somiglianza con la specie qui descritta sia soltanto casuale. Una specie neogenica italiana a profilo pagodiforme è Alvania carinata Bonelli, un binomio che nell'Ottocento è stato usato per oltre mezzo secolo, ma sotto forma manoscritta o di nomen nudum, fino ad essere, credo involontariamente, convalidato e variato da Sacco in Rissoa Bonelli (Sacco, 1895: 29), binomio sostitutivo proposto da Sismonda nel 1847, esistendo infatti già nndi Alvania carinata (Da Costa, 1778). Questa specie, che credo quindi doversi chiamare Alvania bonelli (Sismonda in Sacco, 1895), è molto diversa da A. munita, e credo anche debba considerarsi una vera Alvania (s.s.) - 200 - e non una A. {Alcidiella) . Una ottima raffigurazione ne è stata recentemente data da Ferrerò Mortara et al. (1984: 409, figg 5a-5b). Tutti gli esemplari da me visionati provengono dal Pliocene piemontese. Una certa affinità deve avere infine Alvania peyreirensis Cossmann & Peyrot, 1919, specie del Miocene medio francese della quale non conosco altro che la descrizione originale (Cossmann & Peyrot, 1919: 387-388, pi. XVI figg 113-114). Vari caratteri di questa (ad es. il peristoma sottile, l’aspetto spinoso, la forma conica) mi sembrano però avvicinarla molto ad Alvania diadema (De Stefani, 1874, che è specie affatto diversa (Tab anelli, 1988), tanto da essere stata eletta a tipo di un sottogenere a sé stante, Profundialvania Taviani, 1975. Una parola infine su Alcidiella Cossmann, 1921, che secondo Ponder (1985) è da porre in sinonimia ad Alvania (s.s.). A me pare che il gruppo di specie riunite sotto questo nome da Van Aartsen (1983), gruppo cui si viene ad aggiungere questa, possieda un insieme di caratteri tali da giustificare ampiamente una separazione sottogenerica, ed è per ciò che ho ritenuto utile fame uso. Ringraziamenti Desidero ringraziare P.A. Maxwell, Lower Hutt (Nuova Zelanda), che mi ha cortesemente fornito alcuni esemplari di Ihungia, A.W. Janssen, Leiden (Olanda), mi ha aiutato nelle ricerche bibliografiche. L'Università di Modena mi ha consentito di effettuare le foto al M.E.S. che accompagnano questo articolo. - 201 - BIBLIOGRAFIA Beu A.G. & P. A. Maxwell, 1990 - Cenozoic Mollusca of New Zealand. New Zealand Geol Surv. Paleont. Bull., 5S: 1-518. CossMANN M. & A. Peyrot , 1919 - Conchologie neogenique de 1' Aquitaine. Tome III (Gasteropodes). Livraison II. Actes Soc. Linn. Bordeaux; LXX; 180-490, pits. XI-XVII. Perrero Mortar a E., L. Montefameglio, M. Novelli, G. Opesso, G. Pavía & R. Tampieri, 1984. - Catalogo dei tipi e degli esemplari figurati della collezione Bellardi e Sacco. Parte II. Cat. Mus. Reg. Sci. Nat. Torino; VII: 1-488. Gittenberger e., H. P. M. G. Menkhorst & J. J. Van Aartsen, 1984 - The marine Mollusca of the Bay of Algeciras, Spain, with general notes on Mitrella, Marginellidae and Turridae. Basteria, supp 1-2: 1-135 Maxwell P. A., 1988 - Late Miocene deep-water Mollusca from the Stillwater Mudstone at Greymouth, Westland, New Zealand: paleoecology and systematics. New Zealand Geol. Surv. Paleont. Bull.', 55: 1-120 (pits. 1-13). Ponder W. F., 1985 - A review of the genera of the Rissoidae. Ree. Austral. Mus.‘, suppl. 4: 1-224. Sacco F., 1895 - I molluschi dei terreni terziarii del Piemonte e della Liguria Parte 18: (Melaniidae, Littorinidae, Fossaridae, Rissoidae, Hydrobiidae, Paludinidae e Valvatidae). Torino, Clausen, 1-52, 1 tav. Tab ANELLI C. 1988 - Presenza e variabilità di Alvania diadema (Doderlein in De Stefani, 1874) nella serie marina plio-pleistocenica della Romagna. Boll. Malacol. Milano; 24 (1-4): 49-60. Van Aartsen J. J. 1983 - Tavole sinottiche di conchiologia mediterranea ed europea. XXII. Genere Alvania (sottogenere Alcidiella). La Conchiglia', 'S.N (166-167): 8-9. - 202 - Tavola 1. Fig.l. Alvania (Alcidiella) munita sp. n. Olotipo - 36x. Fig. 2. id. Paratipo fotografato con lieve angolazione onde evidenziare I'ampia rampa suturale priva di macroscultura spirale - 40x. Fig. 3. id. Dettaglio della micro- scultura teleoconcale - 570x. Fig. 4. id Dettaglio della protoconca -280x - 203 - Figure A, B. Ihungia luteophila Marwick, 1931. Olotipo. La linea di scala rappresenta 1 mm. (da Ponder, 1985: 42) - 204 - Boll Malacologico 31 (1995) (9-12) 205-220 Milano 30-12-1996 Philippe Bouchet* NOUVELLES OBSERVATIONS SUR LA SYSTEMATIQUE DES TRIPHORIDAE DE MEDITERRANÉE ET DU PROCHE ATLANTIQUE Abstract The radula of Obesula marisnostri Bouchet, 1985 confirms its generic position, previously established on the basis of shell morphology only. Based on radular morphology, Triphora cananea Nordsieck & Talavera, 1979 is transfered to Nototriphora Marshall, 1983, not recorded before from the Atlantic. Cosmotriphora pseudocanarica Bouchet, 1985 is made the type of a new genus Pogonodon. A second species of Similiphora , S. triclotae n.sp., is described from the strait of Gibraltar and Southern Portugal. A checklist of the 21 triphorid species from the Mediterranean and NE Atlantic is presented. Résumé La morphologic de la radula confirme le classement générique á'Obesula marisnostri Bouchet, 1985, établi sur des bases conchyliologiques, et justifie le transfert de Triphora canarica Nordsieck & Talavera, 1979 dans le genre Nototriphora Marshall, 1983. Pogonodon n.gen. est créé pour Cosmotriphora pseudocanarica Bouchet, 1985. Une deuxiéme espéce de Similiphora, S. triclotae n.sp. du détroit de Gibraltar et du Portugal, diffère de l'espéce type du genre par les caractéres de l'animal et de la téléoconque. Une liste des 21 espéces de Triphoridae du domaine atlanto-méditerranéen est présentée. Riassunto La morfologia radulare conferma la classificazione generica di Obesula marisnostri Bouchet, 1985 e giustifica il trasferimento di Triphora canarica Nordsieck & Talavera, 1979 nel genere Nototriphora Marshall, 1982. Pogonodon n. gen. viene proposto per Cosmotriphora pseudocanarica Bouchet, 1985. Una seconda specie di Similiphora, S. triclotae n.sp. dello stretto di Gibilterra e del Portogallo, si differenzia dalla specie tipo del genere per le caratteristiche dell'animale e della teleoconca. Viene infine presentato un elenco delle 21 specie di Triphoridae del Mediterraneo e del NE Atlantico. Muséum National d'Histoire Naturelle, 55, me Buffon, F-75005 Paris. Lavoro accettato il 25 gennaio 1996 - 205 - Introduction Mon premier travail sur les Triphoridae de Méditerranée et du proche Atlantique (Bouchet 1985) était fondé sur les résultats d'ateliers de terrain organisés en 1980-82 en Corse et dans le golfe de Gabès. De nouveaux ateliers ont été organisés en mai 1 986 autour de la péninsule de Ceuta (còte africaine du détroit de Gibraltar) et en mai 1988 dans la région de Sagres (SW du Portugal). Le riche matèrici malacologique récolté à cette occasion (conservé au MNHN et au SMNH) a permis la réévaluation de la systématique de plusieurs groupesde micromollusques {Tricolia, Marginellidae). L'observation sur le vivant de toutes les espèces méditerranéennes de Triphorinae confirme la séparation des différents taxons reconnus dans mon travail antérieur et permet de réévaluer la position générique de deux espèces rares, Cosmotriphora pseudocanarica Bouchet, 1985 et Obesula marisnostri Bouchet, 1985, dont l'anatomie était jusqu'alors inconnue. Une deuxième espèce de Similiphora est décrite. Le problème du "complexe" spécifique de Marshallora adversa est également manifeste dans les populations circalittorales de Ceuta (voir Bouchet 1985 pour une discussion du problème à Calvi, Corse), mais n'a pu étre résolu. Enfin, la récolte aux iles du Cap Vert d'un individu vivant de Triphora cananea Nordsieck & Talavera, 1979 permet sur la base de sa radula de réévaluer sa position générique. La terminologie est celle employée dans mon travail de 1985. Nouvelles observations Triphoridae Gray, 1847 Triphorinae Gray, 1847 Simdiphora Bouchet, 1985 Espèce-type: Triphora similior Bouchet & Guillemot, 1978. Actuel, Europe. Similiphora triclotae n.sp. (figs. 1 A-C, 3A-C, 4, 9A, lOB) Matèrici type: holotype et 3 paratypes au MNHN, 2 paratypes au SMNH. Localité type: Ceuta (Maroc espagnol): Punta Almina, - 35-40 m. Autre matèrici examiné: région de Sagres (Algarve, Portugal), - 10-22 m, 19 spms. Distribution: S. triclotae n'est connue avec certitude que par les deux groupes de populations examinées à Ceuta et à Sagres; elle est absente de Calvi (Corse), de la còte basque et de Bretagne, où des populations de Similiphora ont été examinées sur le vivant. Description de l'holotype (fig. lA): animai marbré de noir sur fond blanc crème; tentacules blanc hyalin portant de petites taches jaune opaque sans - 206 - ligne médiane noire. Une petite languette céphalique, vaguement bilobée, s'étend entre les tentacules. Coquille adulte formée de 4.5 tours de protoconque et 9.5 tours de téléoconque. Protoconque brun clair; téléoconque avec le cordon supérieur brun clair (tubercules brun clair et espace intergranulaire brun plus foncé) et la base brun caramel, partie abapicale des tours et partie médiane du demier tour blanc crème. Protoconque conique à tours con vexes. Coquille embryonnaire couverte de petits granules hémisphériques. Coquille larvaire avec deux fortes carènes Figure 1. Similiphora. A, S. triclotae n.sp., holotype, Ceuta, 5.2 mm. B-C, S. triclotae, paratype, détail du dernier tour, vues de face et de profil. D, S. similior, Ceuta, 8.5 mm. spirales et des cotes axiales sigmoides, formant ensemble des mailles carrées entre les deux carènes, étirées axialement au dessous et au dessus des carènes. Téléoconque à tours presque plans, suture rendue assez distincte par la coloration du cordon 1 . Sculpture formée de trois cordons spiraux: les cordons 1 et 3 apparaissent les premiers, le cordon 2 apparai! sur le 6ème tour. Le cordon 4 est caché sur toute la spire et n'apparait que sur le demier tour. Deux autres cordons lisses sur la base. Pas de cordon surnuméraire derrière le péri storne. Péristome évasé; canal postérieur ("canal anal") profond, bien marqué; lèvre interne très épaissie. Canal siphonal long, fermé à la base. Dimensions de l'holotype: hauteur 5.2 mm; diamètre du demier tour 1.35 mm; - 207 - diamètre de l'ouverture 0.8 mm. Le plus grand S. triclotae observé est un individu subadulte de Sagres de 9.1 mm. Radula de formule 15.1.C.1.15 (fig. 4). Dent eentrale et dent latérale semblables, portant 3 forts euspides d'égale importance. Dents marginales avec 2 forts euspides d'égale importance, de part et d'autre d'un cuspide centrai long et gréle, au moins deux fois plus long que les euspides externe et interne. A partir de la lOème dent marginale, la dent devient assymétrique, le cuspide exteme régressant peu à peu jusqu'à la 15ème marginale. Figure 2. Esquisse du demier tour de la téléoconque d'un Triphoridae, mon- trant oommant sont prises les mesures de longueur du ca- nal siphonal et diamètre de l'ouver- ture. Remarques: Sur les paratypes et les exemplaires de Sagres, le cordon n°5 peut étre légèrement noduleux derrière le péristome. Chez le plus grand paratype (h = 6.6 mm), le cordon n°5 est double, mais il est possible qu'il s'agisse d'un caractère tératologique (et non lié à la taille), car chez les grands exemplaires de Sagres ce cordon n°5 est simple, comme chez l'holotype. S. triclotae diffère de S. similior par le chromatisme des animaux et de la coquille, et la morphologic de la téléoconque. Les animaux des deux espèces de Similiphora sont marbrés de noirs; les aires de pigment noir peuvent étre plus ou moins étendues selon les individus, dont la téte et le pied varient du noir uni luisant à un ensemble de marbrures noires sur fond clair; le propodium, le metapodium et la sole pédieuse portent souvent de petites taches jaune. Chez S. triclotae les tentacules céphaliques sont hyalins, et portent souvent quelques petites taches jaune opaque, alors que chez S. similior l'axe des tentacules porte une ligne noire en plus des petites taches jaune. La languette céphalique entre les tentacules est présente chez les deux espèces et peut étre considérée comme un caractère générique. La téléoconque de S. similior (ñg. ID) est brune, avec les cordons spiraux - 208 - de granules bicolores, c'est à dire formés de granules brun clair reliés entre eux par un cordon brun très foncé, presque noir. La téléoconque de S. triclotae est globalement beaucoup plus claire, avec le cordon suprasutural (cordon n°3) blanc crème, et la base franchement brun caramel. Enfin, le canal siphonal des adultes est proportionnellement plus long chez S. triclotae que chez S. similior (tab. 1). Les protoconques des deux Similiphora sont très semblables (fig. 3). Peut-etre la protoconque II de S. similior préscine-t-elle un nombre de tours légèrement plus élevé (4.5 tours contre 4), avec une sculpture un peu plus dense, que la protoconque II de S. triclotae sympatriques, mais ces différences subtiles demanden! à étre vérifiées sur un nombre plus élevé d'individus et de populations. Figure 3. Protoconques de Similiphora de Ceuta. A-B, S. triclotae n.sp., paratypes. C, S. triclotae n.sp., paratype, protoconque I. D-F, S. similior. Barres d'échelles: A-B, D-F; 200 pm; C: 100 pm. - 209 - Les radulas des deux espéces (figs. 4-5) ne présentent pas non plus de différence significative: trois individus de S. similior de Ceuta ont respectivement 14, 14 et 15 dents marginales par demi-rangée; fuñique individu de S. triclotae dont la radula a été observée a 15 dents marginales. La morphologic des dents est semblable dans les deux espèces. Tableau 1 . Rapport L/D (longueur du canal / diamètre de l'ouverture, cfr.fig. 2) dans différentes populations de Similiphora . Population L/D moyenne a n S. similor Ceuta 0.21-0.33 0.27 0.03 13 Sagres 0.22-0.38 0.28 0.03 22 S. triclotae Ceuta 0.35 - 0.45 0.40 0.035 4 Sagres 0.34 - 0.45 0.39 0.032 6 Similiphora similior et S. triclotae vivent sympatriquement dans tonte la péninsule de Ceuta, mais S. triclotae y est plus rare et n'a été récolté qu'entre 25 et 40 m de profondeur, alors que S. similior s'y rencontre à partir de 2-3 m et jusqu'à 40 m. Dans la région de Sagres, les deux espèces cohabiten! également entre 10 et 22 m, S. similior se rencontrant aussi plus haut, jusque dans la zone des marées. La limite bathymétrique inférieure des deux espèces n'est pas connue. Etymologic: Je dédie cette espèce à ma femme Marie-Pietre Triclot qui a aidé mes recherches malacologiques à Ceuta, et dans de multiples autres occasions. Pogonodon n.gen. Espèce-type: Cosmotriphora pseudocanarica Bouchet, 1985. Description: Triphoridae à protoconque I portant des granules hémisphériques; protoconque II avec deux carènes spirales et des cotes axiales formant avec elles une réticulation à grandes mailles; téléoconque à trois cordons de granules dont le cordon n°2 se met en place le plus tardivement; opercule multispiral; dents centrale et latérale de la radula avec un fort cuspide exteme et interne de part et d'autre de cúspides centraux réduits; marginales avec deux forts cúspides et deux très longs cúspides filiformes au centre. Discussion: La morphologic des dents centrale et latérale de la radula est remarquable et n'est connue que dans le genre Aclophoropsis Marshall, 1983 (:75, figs 5J,K). Cette ressemblance indique peut-étre un lien de parenté avec Aclophoropsis. La protoconque (multispirale) de son espèce type présente une sculpture à petites mailles, une seule carène spirale est présente, la 2^^^ carène - 210 - Figures 4-7. Radula. 4, Similiphora triclotae n.sp., demi-rangée. 5, S. similior, demi-rangée. 6-7, Obesula marisnostri, rang compiei et demi-rangée. C = dent centrale, L = dent latérale. Barres d'échelle; 10 pm. - 211 - est évanescente. L'opercule est paucispiral. La morphologie des dents marginales de Pogonodon pseudocanaricus est moins remarquable: des dents de ce type sont observées dans plusieurs genres (par exemple Similiphora, Nototriphora, Mesophora). Un opercule multispiral est connu dans plusieurs genres, dont Nototriphora, Isotriphora et Bouchetriphora. Mais les espèces types de ces genres diffèrent par un ensemble de caractères conchyliologiques et/ou radulaires. Figure 8. Radula de Nototriphora canarica, Mordeira. Barre d'échelle: 10 pm. C= dente centrale, L= dent latérale. Je ne peux exclure que l'un ou l'autre des genres actuellement définis sur des bases purement conchyliologiques possède une radula du type décrit ci- dessus. Les espèces types de ces genres n'ont encore jamais été récoltées vivantes et l'introduction d'un genre nouveau, méme appelé à tomber un jour en synonymic, me parait étre la solution nomenclaturalement la plus économique. Pogonodon pseudocanaricus (Bouchet, 1985) (comb, nov.) (figs. lOC, 11-14) Cosmotriphora pseudocanarica Bouchet, 1985: 40, figs 1, 29. Nouvelles localités: ITALIE. Acitrezza, 40 m, 2 shs (coll. Spada). MER D'ALBORAN. Pta Bermeja, Ceuta, 32 m, 1 spm; Pta Almina, Ceuta, 25-40 m, 1 spm (MNHN); Alboran, 160 m, 1 sh (coll. Bogi). PROCHE ATLANTIQUE. Campagne océanographique BALGIM st. DR40, 35°50' N, 06°09' W, 362 m, 1 sh (MNHN); SEAMOUNT 1, Banc Gorringe, 36°32' N, 1U34' W, 93-96 m, 1 sh (MNHN). Animai (fig. lOC): Animai blanc hyalin, avec quelques granules pigmentaires blanc opaque sur le coté de la téte et derrière les yeux. Tentacules incolores. Pas de languette céphalique entre les tentacules. Radula (figs. 11-14): La radula a été examinée à partir d'un individu de Ceuta. - 212 - Sa formule est 10 + 1 + C + 1 + 10 (le nombre total de dents marginales a été obtenu en comptant les bases des dents sur la face inférieure du ruban radulaire). La dent centrale a une large base triangulaire et trois cúspides, dont le centrai est plus faible que les autres. La dent latérale est fortement asymétrique, avec 4 cúspides dont les 2 centraux sont plus faibles. Les dent marginales ont un fort cuspide interne et un fort cuspide externe; entre eux, on observe deux très longs cúspides filiformes, d'observation délicate, mais paraissant recouvrir les dents de deux rangs suivants au moins. La morphologic des 4-5 marginales les plus externes n'a pas pu étre observée dans de bonnes conditions, mais il semble que le ou les cúspides filiformes soient plus courts. Obesula Jousseaume, 1898 Espéce type: (par désignation originale) Mastonia obesula Juosseame, 1884. Actuel, Nouvelle-Calédonie. Obesula marisnostri Bouchet, 1985 (comb, nov.) (figs. 6-7, 9B, lOD) Nouvelles localités: FRANCE. Banc du Magaud, lies d'Hyéres, 135-146 m, J. Picard coll. 26.6.1956, 1 sh (MNHN). ITALIE. Ladispoli (Lazio), 35 m, 1 sh (coll. Bogi); Adriatique moyen, 42°54' N, 14°24' E, 119 m, 1 sh (Mus. Bologna); Acitrezza, 40 m, 1 sh (coll. Spada). MER D'ALBORAN. Ceuta, 33-40 m, 2 spms. PROCHE ATLANTIQUE. SEAMOUNT 1, Banc Gorringe, stn DW4, 36°32' N, 11°34' W, 93-96 m, 4 fragm.; Bañe Joséphine, stn DW45, 36°46' N, 14°17’ W, 315-335 m, 1 sh; Bañe Seine, 33°45' N, 14°2L W, 165 m, 1 fragm. (MNHN). Figure 9. Opercules. A, Similiphora triclotae n.sp., diamétre 0.77 mm. B, Obesula marisnostri, diamétre 0.52 mm. C, Nototriphora canarica, diamétre 0.72 mm. - 213 - Radula (figs. 6-7): La radula a été examinée à partir d'un individu de Ceuta. Sa formule est 2 + 1 + C -i- 1 -i- 2. La dent centrale a 3 et la latérale 4 forts cúspides d'égale importance. La marginale interne porte 3 cúspides forts et courts sur son coté intérieur, suivis d'un long fin cuspide qui atteint la dent homologue de la rangée précédente, et enfin un cuspide court et fort sur son bord exteme. La marginale externe porte deux courts cúspides inégaux, et un long cuspide plus gréle sur son bord externe. Cette radula est très proche de la radula des Obesula indo-pacifiques (Marshall 1983), qui ne diffèrent que par la présence de 3 dents marginales, de méme morphologic que chez O. marisnostri, au lieu de 2. Le classement générique á'Obesula marisnostri est done justifié. Nototriphora Marshall, 1983 Espèce-type: Notosinister aupouria Powell, 1937. Actuel, Nouvelle-Zélande. Nototriphora canarica (Nordsieck & Talavera, 1979) (comb, nov.) (fig. 8) Triphora decorata canarica Nordsieck & Talavera, 1979: 85, pl.l7 fig.l8. Cosmotriphora canarica: Bouchet 1985: 38, fig .28; Fernandes & Rolan 1988: 23, pl. 1 fig. 2, pl. 2 fig. 2. Matèrici examiné: Mordeira, Des du Cap Vert, 1 spm, leg. Luque. Radula (fig. 8): Radula de formule 17-i-l-i-C-i- 1-1-17. La dent centrale porte trois forts cúspides égaux. La dent latérale est plus large que la centrale; elle porte 5 cúspides subégaux, avec toutefois une très légère dissymétrie, le cuspide le plus exteme étant un peu plus développé que les autres. La première dent marginale porte deux forts cúspides égaux, semblables aux cúspides des dents centrale et latérale, entre lesquels s'insèrent deux longs et fins cúspides, environ deux fois plus longs que les cúspides latéraux, et dont l'extrémité atteint la dent de la méme file située deux rangs plus loin. Les marginales suivantes sont semblables, mais avec un seul cuspide filiforme médian. A partir de la 6éme marginale, la dissymétrie de ces dents devient plus évidente, le cuspide le plus externe étant plus développé. Les dents les plus marginales sont franchement dissymétriques, et leur cuspide médian est plus robuste et plus court, atteignant à peine le bord de la dent de méme file situé deux rangs plus loin. Discussion La morphologic de cette radula remet en question le classement générique que j'avais adopté sur des bases conchyliologiques avec beaucoup de réserves (Bouchet 1985: 35). En effet, la radula de l'espèce type de Cosmotriphora diffère fondamentalement par le changement graduel de morphologic de ses 9 dents marginales dont les plus externes ont deux grands cúspides filiformes (Bouchet 1985: fig. 16). Le classement originel dans Triphora ne peut pas -214- davantage étre conservé (voir Marshall 1983: 68 et fig.7D pour la radula de Triphora). Farmi les radulas connues de Triphoridae aucunene correspond Figure 10. Animaux vivants, tous de Ceuta. A, Similiphora similior. B,5'. triclotae n. sp.. C, Pogonodon pseudocanaricus . D, Obesula marisnostri. [Dessins de Serge Gofas]. parfaitement à celle de "Triphora" canarica. Chez Similiphora, les dents marginales sont, pour la plupart, semblables à cedes de T. canarica. Mais: 1) la dent latérale est étroite, avec trois cúspides, et ressemble à la centrale; 2) la première marginale n’a qu'un cuspide filiforme, et non deux; 3) il y a une réduction des cúspides principaux sur les marginales les plus externes. Chez Eutriphora Cotton & Godfrey, 1931 (Marshall 1983: 53, fig. 5B), les dents eentrale et latérale sont semblables à cedes de T. canarica. Mais: 1) les dents marginales ont un 3ème fort cuspide, à coté du cuspide filiforme; 2) la première marginale n'est pas diférente des autres marginales. Chez Nototriphora Marshall, 1983, la centrale et les marginales sont semblables à cedes de T. canarica. Mais: 1) la latérale a 4 et non 5 forts cúspides; 2) les 3 premières marginales, et pas uniquement la première, ont deux euspides filiformes. A B C D - 215 - Comment interpréter ces ressemblances et ces différenees? Il est remarquable que les radulas des deux espèces elassées dans Similiphora sont en tons points semblables entre elles, et que les deux radulas connues d'espèces elassées dans Eutriphora ne diffèrent entre elles que par le nombre de dents marginales. Ceci tendrait à suggérer que les différenees observées avec T. cananea sont d'ordre supraspécifique, et que T. cananea n'est done ni un Similiphora ni un Eutriphora. Une seule radula de Nototriphora nous est connue. Le nombre de dents marginales par rangée est un caractère assez variable au niveau générique: de 8 à 13 chez Monophorus (Bouchet 1985), de 17 à 30 chez Isotriphora (Marshall 1983). Je ne pense done pas qu'il faille accorder une importance supraspécifique au fait que les 3 premières marginales de Nototriphora aupouria (espèce-type du genre), et pas uniquement la première, ont deux longs cúspides filiformes; ni que le nombre total de marginales par demi-rang soit de 9 au lieu de 17. J'admets que ces différenees sont d'ordre infragénérique, et je transfère done Triphora canarica dans le genre Nototriphora. Fernandes & Rolan (1988) ont observé 63 exemplaires vivants des iles du Cap Vert. L'animal est blanc laiteux; les tentacules, les parties antérieure et postérieure du pied sont Jaunatre. Selon ces auteurs, N. canarica vit de préférence sur la partie supérieure des pierres, dans la petite couverture d'algues et de sable fin, alors que la majorité des Triphoridae préfère la face inférieure. Discussion Réflexions sur la taxonomie supraspécifique des Triphorinae Fernandes et Rolan (1988) ont décrit trois nouvelles espèces de Marshallora dont les caractères conduisent à une meilleure appréciation de la limite des genres chez les Triphoridae. Chez M. bubistae, la protoconque II porte une forte carène abapicale et des indices d'un deuxième cordon adapical obsolète. Sa radula (Fernandes et Rolan 1988; pi. 4 fig. 18) est tout à fait semblable à celle de Marshallora adversa. Chez M. mariangelae, la protoconque est également unicarénée. La radula présente des ressemblances d'ensemble avec celle de Marshallora adversa, mais les cúspides des dents centrale et latérale forment des groupes bien séparés les uns des autres, et réduits à l'état de moignons par rapport à la plaque basale. Enfin, chez M. gutta, la protoconque est bicarénée. La dent centrale ne porte plus qu'un seul cuspide par groupe latéral; la base de la dent latérale est allongée transversalement et porte des cúspides solides, aigus. Par les caractères de la radula, les Marshallora de l'Atlantique Nord paraissent bien constituer un groupe monophylétique, alors que leurs protoconques sont bicarénées (M. adversa, M. nigrocincta, M. gutta) ou unicarénées (M. bubistae, M. mariangelae). Il semble en fait que la carène adapicale, généralement plus faible que la carène abapicale, puisse s'atténuer et -216- Figures 11-14. Radula de Pogonodon pseudocanaricus . 11, demi-rangée, vue d'ensemble. 12, dent eentrale et latérales. 13, partie centrale du champ. 14, dents marginales en bord de rangée. Les dents de la partie moyenne du champ marginal n'ont pas pu étre photographiées. Barre d'échelle: 5 pm. - 217 - méme disparaitre plus ou moins complètement sans qu'il s'agisse pour autant d'une véritable différence d'état de caractère. Un phénomène semblable peut étre observé chez Similiphora similior de Ceuta (fig. 3D), où la carène adapicale peut de venir obsolète chez certains individus. Cette observation, qui incite done à considérer avec prudence le nombre de carènes spirales en tant que caractère générique, rejoint l'opinion de Marshall (1983: 6): "The number of protoconch spirals cannot be used alone for supraspecific discrimination, since without alternative evidence it is impossible to ascertain whether the absence of a spiral is a primary or secondary character state". La présence ou I'absence de languette céphalique entre les tentacules est un caractère dont il sera intéressant de tester la valeur au niveau supraspécifique. Il est remarquable que les deux Similiphora et les trois Monophorus d'Europe ont tous une languette céphalique bien développée, alors que cette languette manque chez Nototriphora qì Pogonodon . Mes observations sur les Triphoridae tropicaux me conduisent à penser que ce caractère a une valeur au moins générique, et pourrait méme permettre de reconnaitre deux clades (tribus?) à l'intérieur des Triphorinae. Liste des Triphoridae du domaine atlanto-méditerranéen Les résultats nouveaux apportés par Fernandes et Rolan (1988), Bouchet & Warén (1993) et par le présent travail permettent d'établir un nouveau catalogue des Triphoridae du domaine atlanto-méditerranéen, qui se répartissent en 10 genres et 21 espèces, dont 7 genres et 11 espèces en Méditerranée. Il est remarquable de constater qu'il y a moins de 20 ans, 6 genres et 13 espèces (c'est à dire tonte la famille à l'exclusion des espèces des genres Metaxia, Strobiligera, Cosmotriphora et Viriola) étaient encore confondus sous le nom Triphora perversa. Metaxia Monterosato, 1884 M. metaxa (delle Chiaje, 1828) (espèce type) M. abrupta (Watson, 1880) M. incerta Fernandes & Rolan, 1988 Monophorus Grillo, 1877 M. perversus (Linné, 1758) (espèce type) M. erythrosoma (Bouchet & Guillemot, 1978) M. thiriotae Bouchet, 1985 M. verdensis Fernandes & Rolan, 1988 Strobiligera Dall, 1924 S. brychia (Bouchet & Guillemot, 1978) S. flammulata Bouchet & Warén, 1993 - 218 - S. lubrica Bouchet & Warén, 1993 V/no/í? Jousseaume, 1884 V. carinata (Talavera, 1975) Cosmotriphora Olsson & Harbison, 1953 C. melanura (C.B. Adams, 1850) (espèce type) Nototriphora Marshall, 1983 N. cananea (Nordsieck & Talavera, 1979) Pogonodon Bouchet, 1996 P. pseudocanaricus (Bouchet, 1985) (espèce type) Obesula Jousseaume, 1898 O. marisnostri Bouchet, 1985 Marshallora Bouchet, 1985 M. adversa (Montagu, 1803) (espèce type) M. bubistae Fernandes & Rolan, 1988 M. mariangelae Fernandes & Rolan, 1988 M. gutta Fernandes & Rolan, 1988 Similiphora Bouchet, 1985 S. similior (Bouchet & Guillemot, 1978) (espèce type) S. triclotae Bouchet, 1996 Remerciements Le travail sur le terrain à Ceuta et Sagres a été rendu possible grace à I'accueil du Club Nautico de Ceuta et de l'Institut Portugais de Secours aux Naufrages, respectivement. Je remercie le Prof. Carlos Garcia Gomez (Université de Sevilla) et le Dr Carlos Reis (INIP, Lisboa) d'avoir permis cet accueil. Di verses collections publiques et privées italiennes, citées dans le texte, ont été examinées. A. Luque (Madrid) m'a communiqué l'exemplaire de Nototriphora canarica qui a permis l'examen de la radula. Enfin, je remercie également M.P. Triclot, pour sa présence sur le terrain à mes cotés, et A. Warén, S. Gofas et D. Guillaumin qui m'ont aidé pour la préparation des radulas, l'exécution des dessins et les prises de vue au microscope électronique à balayage, et B. Marshall pour ses avis critiques sur la taxonomie des Triphoridae européens. - 219 - REFÉRENCES B I B L I O G R A PH I Q UE S Bouchet P., 1985 ("1984") - Les Triphoridae de Méditerranée et du proche Atlantique. Lavori Soc. It. Malac.; 21: 5-58. (Daté 1984, mais distribué en 1985). Bouchet P. & A. WarÉn , 1993 - Revision of the Northeast Atlantic bathyal and abyssal Mesogastropoda. Bollettino Malacologico; suppl. 3: 577-840. Fernandes, F. & E. Rolan, 1988 - A familia Triphoridae no Arquipélago de Cabo Verde. Pubi. Ocas. Soc. Port. Malac. \ 11: 17-32. Marshall, B. 1983 - A revision of the Recent Triphoridae of Southern Australia. Ree. Austr. Mw5.; suppl. 2: 1-119. - 220 - Boli Malacolo^ico 31 (1995) (9-12) 221-230 Milano 30-12-1996 Carmen E. Ponte-Lira*, Rosario Alonso* & Miguel Ibáñez* CAN ARIELLA (SIMPLICULA) N. SURGEN. (GASTROPODA, PULMONATA, HYGROMIIDAE), DE LAS ISLAS CANARIAS** Key Words: Canariella (Simplicula), Hygromiidae, Canarias. Abstract The Canary Islands Helix plutonia is redescibed and its lectotype is designated herein. The species is assigned to Simplicula , a new subgenus of the genus Canariella. The diagnosis of Canariella is emended on the basis of the presence of five mantle collar lobes as in other Hygromiidae. Riassunto Viene ridescritta Helix plutonia Lowe, una specie delle Isole Canarie, designandone il lectotipo. Tale specie viene assegnata a un nuovo sottogenere, Simplicula , del genere Canariella . Viene, inoltre, rettificata la diagnosi di Canariella. Si è accertato che il genere presenta collare del mantello provvisto, come negli altri hygromiidi, di cinque lobi. Introducción La especie Helix plutonia Lowe, 1861, endémica de las islas orientales del Archipiélago (Fuerteventura y Lanzarote, junto con el islote de Lobos), es un higrómido de dimensiones relativamente grandes (alcanza hasta 2.7 cm de diámetro) y muy frecuente en Fuerteventura (Fig. 1). Sin embargo, el conocimiento de su anatomía es imperfecto, por lo que se ha producido bastante confusión en la bibliografía sobre su correcta clasificación dentro de Helicoidea. Lowe (1861) realizó su descripción original (a partir de 5-6 conchas) y la situó en el grupo de Macularia Albers, 1850, junto con Helix saponacea Lowe, 1861. Posteriormente fué colocada por Mousson (1872) en Iberus Montfort, 1810 y por Wollaston (1878), Pilsbry (1888, 1895) y Hesse (1931) en Hemicycla Swainson, 1840, aunque este último autor la encuadró en dicho género con ciertas reservas. Odhner (1931) la incluyó en Canariella Hesse, 1918, basándose en el aparato reproductor y opinando que había sido englobada en otros géneros probablemente por su gran tamaño. Hesse (1934), Departamento de Biología Animal, Universidad de La Laguna, E-38206 Tenerife. ^ * Notes on the Malacofauna of the Canary Islands, 35 (subvencionado con los proyectos 92/160 y 93/140 del Gobierno de Canarias). Lavoro accettato il 15-1-96 - 221 - teniendo en cuenta los dibujos de Odhner, la clasificó también en Canariella, donde ha quedado ubicada hasta hoy. Su estudio anatómico nos ha permitido comprobar que, además de diferenciarse conquiológicamente de las demás especies del género, también se diferencia en la anatomía interna de la parte masculina del aparato reproductor y en la forma de las glándulas vaginales, por lo que consideramos que ocupa una posición aislada dentro del género, asignándola a un nuevo subgénero que describimos a continuación. La metodología y el significado de los términos utilizados en las descripciones se indican con detalle en Ibáñez et al. (1995). Los mapas de distribución se han elaborado con el procedimiento informático de La-Roche y Barquín (1993) y los programas Sureer y Mapviewer (de Golden Software, Ine). Descripciones taxonómicas CanaKÍella (Simplicula) Ponte -Lira y Alonso, n. subgen. Especie tipo: Helix plutonia Lowe, 1861. Diagnosis: Concha provista de pelos periostracales. Aparato reproductor sin papila del pene y sin delimitación entre pene y epifalo. Vagina con varias glándulas no digitiformes, cortas y ramificadas, dispuestas en corona a su alrededor. El músculo retractor del ommatóforo derecho pasa entre el pene y la vagina. El nervio del pene aparentemente se origina en el ganglio cerebroideo derecho. Descripción: Concha cónico-ovalada, con 5 1/4 a 6 vueltas de espira, separadas por una sutura nítida. Ombligo abierto, midiendo aproximadamente 1/12 del diametro máximo de la concha. Abertura oblicua, ovalada, sin engrosamientos internos; peristoma reflejado, formando un pequeño labio. Ornamentación con costulaciones radiales suaves y crestas espirales muy finas y numerosas. Pelos periostracales de hasta 500 pm de longitud en la zona de la sutura; en el ombligo no pasan de 60 pm. Collar del manto con cinco lóbulos, de los que el lateral izquierdo está bien desarrollado. Aparato reproductor: Atrio corto. Parte distal del conducto masculino (entre el músculo retractor y el atrio) envuelta por una vaina fina y traslúcida; parte proximal (entre el flagelo y el músculo retractor) 3-4 veces más larga que la distal y 6-8 veces mayor que el flagelo. No hay papila del pene ni diferenciación anatómica (externa e interna) entre el pene y el epifalo, estando provista su pared interna de 5-6 pliegues longitudinales. Vagina tubular, con 6-7 pliegues longitudinales internos. En su zona proximal desembocan cuatro pequeñas glándulas vaginales, ramificadas, formando una corona. Observaciones: Recientemente hemos realizado una revisión de las restantes especies conocidas del género Canariella (Groh et al., 1994; Ibáñez et al., 1995) agrupando a tres de ellas en Canariella (Alvaradoa). Con respecto al collar del manto, Simplicula n. subgen. se diferencia de - 222 - 27R 28R o o o OO ISLAS ; CANARIAS Lanzare O Dte P O v/ Fue W 22 A* Lobos o A 4 1 5 £ ó I Africa ^ Canariella (Simplicula) plutonia (cuadrado negro: formas actuales; cuadrado blanco: registros fósiles/subfósiles; la escasez de puntos en Lanzarote se debe, en parte, a que ha sido maestreada menos intensamente que Fuerte ventura). Los símbolos representan cuadrículas de 1 x 1 km. - 223 - ambos subgéneros por la presencia de un lóbulo lateral izquierdo grande y perfectamente visible; la mayoría de las especies del género Canariella lo tienen muy poco desarrollado (casi inconspicuo; en Ibáñez et al., 1995, indicábamos erróneamente que la mayoría de sus especies carecen de él). Con respecto al aparato reproductor, en el subgénero Canariella s. str., el pene se diferencia claramente del epifalo por la presencia de una papila; únicamente C. planaria (Lamarck, 1822) carece de ella, pero también tiene el pene bien diferenciado por su mayor diámetro, mayor número de boceles que de pliegues epifálicos y porque un bocel posee, además, un engrosamiento papiliforme. Las glándulas vaginales (de 1 a 8), son simples y también alargadas y digitiformes. En el subgénero Alvaradoa el pene tiene un diámetro ligeramente mayor que el epifalo; internamente carece de papila, pero también está bien diferenciado del epifalo porque sus boceles longitudinales son más gruesos que los pliegues epifálicos. Finalmente, en la vagina desemboca una glándula digitiforme alargada, simple o con 1-2 pequeñas digitaciones secundarias laterales. Simplicula n. subgen. se diferencia de ambos subgéneros por la anatomía del genital masculino, en el que no hay diferenciación aparente (externa e interna) entre el pene y el epifalo; y por la forma de las glándulas vaginales, que no son digitiformes, sino pequeñas y ramificadas. Además destacan sus dimensiones conquiológicas, mucho mayores, la enorme longitud del epifalo y la forma especial (de martillo) de la glándula gametolítica. Etimologia: El nombre del subgénero hace referencia a la organización interna, muy simple, del aparato reproductor masculino. Canariella (Simplicula) plutonia (Lowe, 1861) Helix (Macularia) plutonia Lowe, 1861: 108-109 [loe. typ.: Pozo Negro, Fuerte ventura]; ÍBÁÑEzet al., 1995: 112. Helix plutonia Pfeiffer, 1868: 300; 1872-76: 88-89, lám. 123 fig. 12-13; 1876: 423; Mabille, 1884: 25-26; Ibáñez et al., 1995: 111. Helix (Iberus) plutonia Mousson, 1872: 76, lám. 4 fig. 12-13. Helix (Hemicycla) plutonia Wollaston, 1878: 351-352; Pilsbry, 1888: 181, lám. 61 fig. 1-2; 1895: 328. Hemicycla plutonia Gude, 1896: 20; Hesse, 1931: 97-98. Canariella plutonia Odhner, 1931: 89-90, figs. 38 E, 39, 40 B y 41 B-C; Hesse, 1934: 38; Richardson, 1980: 423; Groh, 1985: 397. Material examinado: Lectotipo (aquí designado) y un paralectotipo de Helix plutonia (The Natural History Museum, London: NHM 95.2.2.61-2; leg. R. T. Lowe), procedente de una colada volcánica situada al Norte de Pozo Negro (Fuerteventura). Además, 268 conchas y 36 ejemplares en alcohol, recolectados entre 1980 y 1996 en numerosas localidades de Lanzarote y Fuerteventura, entre 20 y 720 m de altitud (todos los ejemplares en alcohol proceden de Fuerteventura). - 224- Figuras 2-7. Canariella (Simplicula) plutonia. 2 - Lectotipo de Helix plutonia (NHM). 3-7 - Detalles de un ejemplar de Morrito del Rincón, Fuerteventura (UTM: 28RES9346). 3 - Protoconcha. 4 - Detalle de la penúltima y última vueltas. 5 - Mandíbula. 6 - Ràdula. Diente central y primeros dientes laterales. 7 - Ràdula. Ultimos dientes laterales. Escala: 2, 1 cm; 3-4, 1 mm; 5, 400 pm; 6-7, 20 pm. - 225 - Hábitat: Generalmente vive en zonas xéricas, con vegetación típica de piso basal, y también en las coladas de lava del malpaís; es más abundante en las laderas orientadas al Norte, donde se conserva una humedad ligeramente superior. Durante el día se esconde bajo piedras o en grietas de las rocas. Descripción (no se repiten los caracteres descritos para el subgénero): Especie muy grande en relación a las demás de Canarie lia', la población de Fuerte ventura es de dimensiones mayores que las de Lanzarote y Lobos (Tab. 1; este hecho ya fue indicado por Mousson, 1872). Animal con el cuerpo de color marrón claro uniforme y el dorso ligeramente más oscuro. Tabla 1. Datos biométricos (dimensiones en mm, e índices) de las conchas de Canariella (Simplicula) plutonia. A: altura; B: diámetro; C: altura de la última vuelta; D: altura del lado ventral; E: longitud de la abertura; F: anchura de la abertura; G: diámetro del ombligo (sin peristoma); H: altura del lado dorsal (= A-D); n: número de ejemplares medidos. VALORES: M, valor máximo; m, valor mínimo; X, valor medio; CV: coeficiente de variación de Pearson (en %). A B C D E F G A/B H/B D/B E/F B/G n Canariella (S.) plutonia (población de Fuerteventura) M 16.49 27.03 13.66 12.30 14.03 14.94 2.85 m 13.43 21.84 11.27 9.39 10.51 11.58 1.59 X 15.03 24.28 12.43 10.42 11.55 13.09 2.01 0.62 0.19 0.43 0.88 12.31 26 CV 4.43 3.89 4.59 5.75 4.68 4.54 10.27 3.21 12.80 3.66 3.55 11.43 Canariella (S.) plutonia (población de Lanzarote) M 14.00 22.33 11.16 10.85 10.50 12.77 2.44 m 12.75 20.66 9.98 7.86 9.51 10.40 1.21 X 13.35 21.71 10.65 9.41 10.03 12.01 1.98 0.62 0.18 0.43 0.84 11.64 5 CV 2.20 2.68 3.41 9.10 2.54 5.46 17.90 3.05 21.17 10.16 4.02 22.34 Concha (Fig. 2) grande y fuerte, marrón, sin brillo en el lado dorsal y ligeramente brillante y más clara en el ventral, con la periferia provista de una banda blanquecina, estrecha y nítida. Las primeras vueltas de espira tienen una quilla en la periferia, que va disminuyendo paulatinamente hasta desaparecer por completo en la última. Abertura grande, más ancha que larga; extremos del peristoma alejados entre sí en el lado parietal y separados por una zona provista normalmente de una tenue callosidad. Peristoma blanquecino y reflejado, con un labio de hasta 1.5 mm de ancho, que puede tapar parcial o totalmente al ombligo. Superficie dorsal ornamentada con costulaciones radiales muy suaves en las primeras vueltas de espira y ligeramente más marcadas en las siguientes. En la protoconcha (Fig. 3) y en las primeras vueltas de espira hay protuberancias dispuestas regularmente sobre las costulaciones, que le dan un aspecto suavemente granulado. Superpuesta a esta ornamentación hay otra (Fig. 4), formada por crestas espirales muy finas y numerosas. Lado ventral con ornamentación más suave. Pilosidad - 226 - uniformemente repartida por la periferia y el lado dorsal de la eoncha; los pelos periostracales son finos y se desprenden con facilidad, alcanzando su mayor longitud en la zona de la sutura y la menor en el ombligo. Mandíbula (Fig. 5) odontognata, con 10-13 costillas. La ràdula (Figs 6-7; fórmula: C -i- 44-46L x 150-165) tiene el diente central con dos ectoconos pequeños en su base. Los primeros dientes laterales son más grandes y robustos, y están provistos de un pequeño ectocono; hacia los laterales, el tamaño de los dientes disminuye a la vez que el de su ectocono se mantiene casi constante. Collar del manto (Fig. 8) con los cinco lóbulos típicos de Hygromiidae. El complejo paleal (Fig. 9) ocupa los 3/4 finales de la última vuelta de espira, presentando el epitelio que tapiza al techo del pulmón una serie de manchas oscuras, de forma y tamaño irregular. Riñón sigmurétrico, con el uréter secundario muy corto, continuando en un surco abierto bordeado por el recto hasta la región del pneumostoma. Aparato reproductor (Fig. 10; se han disecado 5 ejemplares, de Fuerte ventura). Atrio corto. Complejo peniano muy largo y tubular, con grosor uniforme entre el atrio y la inserción del músculo retractor, mientras que adelgaza paulatinamente desde esta inserción hasta el final del flagelo. Sin papila del pene ni diferenciación anatómica entre el pene y el epifalo; su pared interna posee 5-6 pliegues longitudinales, que sólo están ligeramente ondulados en la zona de conexión con el atrio. Vagina tubular, con 6-7 pliegues longitudinales internos. Cerca de su extremo proximal desembocan en ella cuatro glándulas vaginales formando una corona; son pequeñas y ramificadas, sin que haya alguna ramificación que destaque sobre las otras. Glándula gametolítica con forma de martillo: es casi cilindrica, dispuesta transversalmente con respecto a su conducto y está conectada a él en su parte media. Conducto de la glándula gametolítica con anatomía interna similar a la vaginal. Agradecimientos Deseamos expresar nuestro más sincero agradecimiento al Dr. Folco Giusti (Italia) por su revisión crítica del trabajo y al Dr. Fred Naggs (NHM), por el envío del material tipo de Helix plutonia. - 227 - 9 Figuras 8-9. Canariella (Simplicula) plutonia (Morrito del Rincón). 8. Collar del manto. 9. Complejo paleal. Escala: 2 mm. - 228 - Figura 10. Canariella (Simplicula) plutonia (Morrito del Rincón). Aparato reproductor y detalles; a: visión general; b: anatomía interna de la vagina; c: disposición de las glándulas vaginales alrededor de la vagina; d: anatomía interna de la parte distal del conducto masculino; e: sección transversal del epifalo. Escala; 2 mm. - 229 - BIBLIOGRAFÍA Groh K., 1985 - Landschnecken aus quartáren Wirbeltierfundstellen der Kanarischen Inseln (Gastropoda). Bonn. zool. Beitr.; 36 (3/4); 395-415. Groh K., C. E. Ponte-Lira, M. R. Alonso & M. Ibáñez, 1994. Revision of the genus Canariella P. HESSE 1918. 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Abstract Bathysciadium costulatum (Locard, 1897) (Bathysciadiidae, Cocculiniformia, Gastropoda), the type species of Bathysciadium', B. pacificum Dali, 1908, type species of Bathypelta Moskalev, 1971; and Bonus petrochenkoi Moskalev, 1973, type species of Bonus Moskalev, 1973; are redescribed and, as a result of the new information, Bathypelta and Bonus are considered synonyms of Bathysciadium. Bathysciadium xylophagum Warén & Carrozza, sp.n. is described from sunken driftwood in the Mediterranean. Addisonia excentrica (Tiberi, 1855) (Addisoniidae, Cocculiniformia, Gastropoda) is recorded from seamounts south of the Azores. The radula, shell, and soft parts are figured and compared with those of A. paradoxa Dali, 1882 from the western Atlantic. Previous assumptions of conspecificity are substantiated by this new, geographically intermediate, material and a detailed examination of radulae. Riassunto Vengono qui ridescritti Bathysciadium costulatum (Locard, 1897) (Bathysciadiidae, Cocculiniformia Gastropoda) ,sp. tipo dìBathysciadium',; B. pacificum Dall, 1908, specie tipo di Bathypelta Moscalev, 1971 e Bonus petrochenkoi Moskalev, 1973, specie tipo di Bonus Moskalev, 1973. Come risulta da nuove informazioni sia Bathypelta che Bonus sono da considerarsi sinonimi di Bathysciadium. Viene descritto Bathysciadium xylophagum Warén & Xarrozza, sp. n., trovato su legno detrítico sommerso in Mediterraneo. Addisonia excentrica (Tiberi, 1855) (Addisoniidae, Cocculiniformia, Gastropoda) proviene dai monti oceanici a sud delle isole Azzorre. Radula, conchiglia e parti molli sono state illustrate e confrontate con quelle di A. paradoxa Dall, 1882 del West Atlantico. Le precedenti supposizioni di conspecificità sono confermate da questo nuove materiale geograficamente intermedio e dal dettagliato esame radulare Introduction Limpet shaped shells have evolved several times among the gastropods and in all major groups. It seems invariably to be the result of life on a firm substrate of various kinds (stones, shells, algae, wood, tubes of animals, or Naturhistoriska Riksmuseet, Box 50007, S- 1 0405 Stockholm. Lavoro accettato il 20 gennaio 1996. - 231 - animals like crabs and sponges). This specialisation leads to certain parallel adaptations in the soft parts, for example simplification of the foot, reduction of sensory organs, as well as the simplified shell. When only shells are available of such gastropods, classification often presents great problems. The protoconch is of some use in certain taxa, but several groups loose the protoconch very early in their life (many Patelligastropoda (Warén 1988) and Lepetelloidea (see below)). Internal muscle scars are sometimes of help but often too poorly developed to be of use, especially in thin-shelled deep-sea species. Frequently the final result is that one has to rely on intuition when many of these species are encountered. The deep-sea archaeogastropod limpets can present particular problems to malacologists, especially in the absence of the soft parts. Usually these limpets have highly apomorphic radulae, presumably reflecting their specialised feeding on various kinds of substrates. I will here provide some new information about two species previously not, or poorly, known from the Mediterranean. I will also present some details on related species in order to better understand their relations and systematic position, hoping that this may be of future use for a better understanding of their groups. Material and methods The material used for this paper originates from various sources. The Mediterranean specimens have been obtained from trawl refuse. For comparison I have used museum specimens from the following collections: MNHN - Museum National d'Histoire Naturelle, Paris. SMNH — Swedish Museum of Natural History, Stockholm. USNM - National Museum of Natural History, Washington D.C. ZMMSU — Zoological Museum of the Moscow State University, Moscow. Specimens of varying fixation and stored in alcohol were critical-point dried in carbon dioxide, via acetone. In some cases living animals were examined under a stereomicroscope during deep sea cruises. Systematics Class GASTROPODA PROSOBRANCHIA Order COCCULINIFORMIA Superfamily LEPETELLOIDEA Dali, 1882 Eamily BATHYSCIADIIDAE Dautzenberg & Fischer, 1899 In addition to the genera discussed in this paper, Warén (1993) described a new genus, Xenodonta in the Bathysciadiidae, based on similarities in the protoconch and radula. The systematic position of that genus is, however, very uncertain. One species of Xenodonta lives on shells of a species of Capulus (Capulidae), evidently feeding on the periostracum. - 232 - Genus Bathysciadium Dautzenberg & Fischer, 1899 Bathysciadium Dautzenberg & Fischer, 1899:207, type species B. conicum Dautzenberg & Fischer, 1899 {B. costulatum (Locard, 1897)), by monotypy (on squid beaks, bathyal, the Azores). Bathypelta Moskalev, 1971: 59, type species Bathysciadium pacificum Dali, 1908, by original designation (on squid beaks, abyssal, off Peru). Bonus Moskalev, 1973:bl301, type species Bonus petrochenkoi Moskalev, 1973, by original designation (on squid beaks, Kuril-Kamchatka Trench, abyssal). Remarks. Dautzenberg & Fischer (1899, 1940) described the shell of Bathysciadium conicum and Pelseneer (1899, 1940) gave some details on the anatomy in an appended paper. Bathysciadium pacificum Dali, 1908 was described from a cephalopod beak found off Peru at a depth of 4044 m. The shell of this species differs in being considerably larger than B. costulatum, 5-1 mm (1.5-2 mm in B.. costulatum), and in having a tilted apex. Thiele (1908) described the anatomy based on specimens from the type series and noted profound discrepancies between his material and Pelseneer's report on B. conicum. However, he also noticed a great similarity in the radula, shell and external features of the soft parts and concluded that the small size of B. costulatum ( 1 .5 mm) had caused problems for Pelseneer and that the two species nevertheless were closely related. Despite this, Moskalev (1971) made a new genus, Bathypelta, based on the discrepancies between Pelseneer's and Thiele's descriptions and his own observations on Bathysciadium pacificum. He also added to the confusion by making a new family and superfamily for Bathypelta. To be able to evaluate the differences mentioned by Thiele, Pelseneer, and Moskalev I examined Locard's, Dautzenberg & Fischer's, Dale's, and Moskalev's bathysciadiid material as well as several undescribed species of the group. This study showed that there are numerous species in the Bathysciadiidae that differ in the shape and size of the shell, development of the periostracum, development of oral "suckers" and morphology of the male reproductive organ. The radula is virtually identical in all species I have examined and classified in Bathysciadium and therefore of no use except to recognise the generic position. I have seen up to three species on a single squid beak (from the western Pacific). As far as I can see from examination of the type specimens of Lepeta costulata, Bathysciadium conicum and comparison with more recent material, they belong to the same species. Compared with syntypes of B. costulatum (Fig. 1 A-B) the shell of B. conicum is of the same size and shape, and has the same arrangement of the - 233 - periostracal ridges. I have not seen the protoconch of this species, but that of a very similar species, from a squid beak from deep water off Reunion Island in the Indian Ocean, is illustrated here (Fig. 2). SEM examination of critical- point dried type specimens of B. conicum (Fig. 3 B-C), was not useful for morphological investigations, because of the poor condition of the types which apparently had been stored too long in weak alcohol. It did, however, fail to reveal differences from a well preserved specimen from off West Africa (DISCOVERY station 7991). I figure the best of the syntypes (Fig. 3 B-C) and the DISCOVERY specimen (Figs 3 A, 4). This material makes it possible to redescribe type species of Bathysciadium, which is presented under that species heading. The types of B. costulatum were too poorly preserved for detailed examination of the soft parts, except the radula. I have examined the remaining type material of B. pacificum in USNM, one adult shell, the cephalopod beak to which it was attached and a few very young dried specimens still attached to the beak. (There are also serial sections in the Humboldt Museum in Berlin; these have not been examined, but will form the base for an anatomical redescription by G. Haszprunar, Munich.) I have also examined several specimens from Moskalev's material. It is obvious from Thiele's description and my examination that Thiele's and Moskalev's specimens of B. pacificum stand out among the species I have seen by having a relatively very large gill, at least twice as large as in any of the half dozen additional species I have examined. The radula of Moskalev's specimens (Figs 5 A, 6 A) does not differ from Thiele's drawing more than could be expected from light microscopical examination; nor does it differ noticeably from the SEM examination of the radula of a young syntype of B. pacificum. The soft parts of a critical-point dried specimen from Moskalev's material are illustrated (Fig. 7). Comparing this and Thiele's description, I can see no reason to separate Dale's and Moskalev's specimens and redescribe B. pacificum based on Moskalev's material: Redescription of Bathysciadium pacificum. Shell large for the genus, up to 7.5 mm in diameter, conical, with slightly convex anterior and concave posterior profile, rather sturdy, with about 20 radially arranged periostracal ridges. The height is about 2/3 of the length. The apex is central and becomes more inclined backwards with increasing size. The sculpture consists of irregularly scattered growth lines, not perfectly concentric because of the change in the tilt of the apex. Soft parts (Fig. 7). The foot is small and sucker like, its breadth corresponds to about 60% of the width of the contracted soft parts. It is thin with a furrow along the margin, lacks a propodium, and has no appendages. The head is proportionally large, with a broad, apically expanded snout. The apical part of the snout forms a well defined, flat area with a central mouth and a large sucker like shield at each side. The head has two short and stubby cephalic tentacles of equal size, the right one with a latero-dorsal penis, much - 234 - larger than the tentacle. The penis (Fig. 7 C) has a ventral sperm gutter, which continues as a ciliated tract along the neck (Fig. 7 B) and into the palliai cavity. The palliai skirt is equipped with numerous gutter like tentacles corresponding to the periostracal ridges. The gill, with at least 25 leaflets, starts centrally in the anterior part of the palliai cavity continues over to the right side, beside the neck and along the palliai furrow to the midpoint of the foot. Most free body surfaces are covered by scattered tufts of cilia, especially the sides of the foot, but their exact distribution is difficult to evaluate because of damage to some parts of the epithelium. Radula (Figs 5 A, 6 A). The central field is reduced but maintains a shield like structure in the central field of each transverse row, occasionally and especially in the centre and sides, slightly protruding from the radular membrane. The first recognisable tooth is a tall, laterally flattened structure on a slightly wider base. Next element is low and irregularly shaped, partly concealed between the surrounding teeth. It seems mainly to act as a joint between teeth number 1 and 3. The third tooth is large and sturdy but rather prone to damage by KOFI and cracks frequently. Figure 5 A gives a good idea about its shape. On its outer side and to some extent covering its outer slope are 3-5 indistinctly set off lamellae which may be a reduced tooth (teeth?). It is possible that tooth number 3 actually is the result of fusion of two or more teeth; it has a tendency to break up in the same places in all specimens and species, but this can not be verified. Moskalev (1971, 1973) took Thiele’s and Pelseneer's (1899) descriptions ad notam and used two discrepancies for his decision to place B. pacificum and B. costulatum in different superfamilies: ---"5. pacificum has a large gill, - B. costulatum lacks a gill." My examination shows that B. costulatum actually has a gill though it is small and was evidently overlooked by Pelseneer. — "B. pacificum has a single left kidney, - B. costulatum has two kidneys of which the right is incorporated in the reproductive system." Haszprunar (1988) did not find that a right kidney is incorporated in the reproductive system, which supports Thiele's assumption that Pelseneer's statement was erroneous. Therefore none of Moskalev's assumed differences remain and I can see no other reason for maintaining the family level taxa he introduced. For an evaluation of the use of more than one generic name among the species with a "Bathysciadium type" radula, more information on Bonus petrochenkoi is needed, and I take this occasion to redescribe it based on specimens kindly sent by D. Ivanov (ZMMSU). Redescription of Bonus petrochenkoi . Shell (Fig. 1 C-D) of small size for the genus, up to 2.7 mm in diameter; conical, with convex anterior and concave posterior slopes, fragile, with about 35 radially arranged periostracal ridges. Height about 3/4 of length. The apex is slightly posterior and its tilt - 235 - changes when the shell enlarges, so the apex becomes more and more inclined backwards with increasing size. The sculpture consists of irregularly scattered growth lines, not perfectly concentric, due to the change of the inclination of the apex with increasing shell size. Soft parts (Fig. 5 C-D). The foot is sucker like and its breadth corresponds to about 85% of the width of the contracted soft parts. It has a furrow along the margin, lacks a propodium, and has no appendages. The head is proportionally large, with a broad, apically expanded snout, with a rim that is less developed than in other bathysciadiids. The apical part of the snout forms a well defined, flat area with a central mouth and a shield at each side. The head has two short and stubby cephalic tentacles, the right one smaller than the left one and with a latero-dorsal penis, much larger than the tentacle. The penis has a ventral sperm gutter. The palliai skirt is equipped with indistinct papillae corresponding to the periostracal ridges. No trace of a gill was found. Most free body surfaces are covered by scattered tufts of cilia, especially the sides of the foot. Radula (Figs 5 B, 6 C). The central field is reduced but maintains a series of irregular structures, slightly protruding from the radular membrane. No other differences were noticed compared with B. pacificum and B. costulatum. This means that at present there are four species of which the soft parts are known, including the one described herein: petrochenkoi, pacificum, costulatum and xylophagum. These differ in the development of the gill, minor features in the shape of the male reproductive organ, the size and the shape of the shell. I have examined a few additional, undescribed species, and from them it can be added that not all species have the oral "suckers". It is clear that B. petrochenkoi differs from other bathysciadiids, by the lack of a gill. Such a character, however, a simple reduction or loss of an organ in a single species, is not very informative and not useful for exploring the phytogeny. I have not been able to find any grouping or covariation of the other characters and can therefore see no possibility of resolving the phytogeny of the group without access to better preserved material. Thus, I consider the three generic names Bathysciadium, Bathypelta and Bonus synonymous. In addition to the species discussed in this paper. Dall (1927) described Bathysciadium concentricum from about 800 m depth, off Georgia, but the description is based on shells only, which will make it difficult to recognise this species. This is also the case with Cocculina rotunda Dall, 1927 from about 500 m depth off Florida, and referred to Bathysciadium by McLean & Harasewych (1995). Bathysciadium costulatum (Locard, 1897) Figsl A-B,3 A-C,4,6B,8D Lepeta costulata Locard, 1897: 96, plate 5, figs 16-18. - 236 - Bathysciadium conicum Dautzenberg & Fischer, 1899:207, 3 figs. Bathysciadium costulatum: Thiele 1908:81-87. Type materials. L. costulata, syntypes in MNHN (in alcohol, soft parts not well preserved); B. conicum, numerous syntypes in Musée Océanographique, Monaco, reg n° 22 5798 (dry). Type localities. L. costulata. Talisman 1883, dragage 118, South of the Azores, 3175 m, on a jaw of a cephalopod; B. conicum, off the Azores, 39°27.1'N, 33°15.3'W, 1557 m, on a jaw of a cephalopod. Material examined: The types and numerous specimens from MONACO EXPEDITIONS stations 244 (in alcohol, poorly preserved), 616 (dry), 698 (dry), 703 (dry), from all around the Azores, 1022-1846 m. Off Spanish Sahara, DISCOVERY sta 7991 , 24°12'N, 17°06'W, 1510 m, one specimen, shell lost through storage in formalin, animal critical-point dried (Figs. 3 A- C,4). Distribution. Around the Azores and off West Africa, in 1000-2000 m depth, only known from cephalopod beaks. Redescription Shell (Fig. 1 A-B). Small for the genus, maximum diameter 2 mm, conical, radially symmetrical, fragile, with about 20 radially arranged periostracal ridges. The apex is central and does not change its inclination during growth. The sculpture consists of irregularly scattered, perfectly concentric growth lines. Soft parts (Figs 3 A-C, 4). The foot is small and sucker like and its breadth corresponds to about 60% of the width of the contracted soft parts. It is thin with a furrow along the margin, lacks a propodium, and has no appendages. The head (Fig. 3 A-B) is proportionally large, with a broad, apically expanded snout. The apical part of the snout forms a well defined, flat area with a central mouth with a small sucker like shield at each side. The head has two cephalic tentacles, the left one short and stubby, the right one still shorter and with a latero-dorsal penis, much larger than the tentacle. The penis has a small dorsal bulge where it is attached and a ventral sperm gutter. The palliai skirt is equipped with 20 gutter like tentacles corresponding to the periostracal ridges and about 5 small gill leaflets at the right side, beside the neck. Most free body surfaces are covered by scattered tufts of cilia, especially the sides of the foot, but their distribution is difficult to evaluate because of damage to some parts of the epithelium. Radula (Figs 6 B, 8 D).The central field is reduced but maintains a shield like structure centrally in each transverse row, occasionally and especially in the centre and sides, slightly protruding from the radular membrane. The first normally developed tooth is a tall, laterally flattened structure on a slightly wider base. Next element is low and irregularly shaped, partly concealed between the surrounding teeth. It seems mainly to act as a joint between teeth - 237 - number 1 and 3 . The third tooth is large and sturdy but rather prone to damage by KOH and cracks frequently. Figure 8D gives a good idea about its shape. On its outer side and to some extent covering its outer slope are 3-5 indistinctly set off lamellae which may be a reduced tooth (teeth?). Jaw absent. Remarks. Among the species of Bathysciadium known from the eastern Atlantic, B. costulatum stands apart because of its small size and very symmetrically conical shell. I have seen a similar species from Reunion in the Indian Ocean (Fig. 2), which cannot be distinguished, but hesitate to consider it to belong to the same species. Bathysciadium xylophagum sp. n. Warén & Carrozza Figs9 A-B,10 A-C,ll A-C Type material. Holotype SMNH 4758; 7 paratypes, coll. CARROZZA and 5 paratypes in coll. A. CARCASSI (Cagliari). Type locality. Italy, off Sardinia, 60 km SE of Cagliari, 630 m, in holes made by ship-worms in a piece of sunken drift-wood, 13 specimens. Material examined. With certainty known from the type material only. Off southwestern Portugal, SEAMOUNT 1 DW41, Josephine Bank, 36°40.1'N, 14°14.9'W, 200 m, (identity uncertain) 3 adult specimens, 1 young and 1 protoconch on a cephalopod beak (MNHN). Description. (Based on the Mediterranean specimens.) Shell (Fig. 9 A-B). Large for the genus, up to 4-5 mm in diameter, conical, with slightly convex anterior and posterior slopes, rather sturdy, with about 23 radially arranged periostracal ridges. Height slightly more than half the length. The apex is central and its inclination changes very slightly only during its very early growth. The sculpture consists of irregularly scattered, almost perfectly concentric growth lines. Holotype, diameter 3 mm (edges chipped). Soft parts (Eig. 10 A-C). (Based on a dried specimen, reconstituted in borax-buffered, 10% formaldehyde, transferred to alcohol and critical-point dried.) The foot is large and sucker like, its breadth corresponds to about 90% of the width of the contracted soft parts. It is thin, lacks a propodium, and has no appendages. The head is proportionally large, with a broad, apically expanded snout. The apical part of the snout forms a well defined, flat area with a central mouth and has had a large sucker like shield at each side, broken in the figured specimen due to decay. The head has two cephalic tentacles of equal size, short and stubby, the right one with a latero-dorsal penis, much larger than the tentacle. Distally the penis has a ventral sperm gutter, which proximally may be closed (serial sectioning should be neded). Dorsally at the base, the penis has a small process of a size and shape similar to the cephalic tentacle. The palliai skirt is equipped with numerous gutter like tentacles - 238 - corresponding to the periostracal ridges. The gill starts centrally in the anterior part of the palliai cavity, has perhaps 10 leaflets, and continues over to the right side, beside the neck. Radula (Fig. 1 1 A-C). The central field is reduced but maintains a shield like structure in the center of each transverse row, occasionally and especially in the centre and sides, slightly protruding from the radular membrane. The first fully developed tooth is a tall, laterally flattened structure on a slightly wider base. Next element is low and irregularly shaped, partly concealed between the surrounding teeth. It seems mainly to act as a joint between teeth number 1 and 3. The third tooth is large and sturdy. On its outer side and to some extent covering its outer slope are 3-5 indistinctly set off lamellae which may be a reduced tooth (teeth?). Remarks. The specimens listed above from the Josephine Bank (off southwestern Portugal) are about half the size of B. xylophagum and have a proportionally taller shell, but are well preserved and figured here to give a better picture of the morphology of Bathysciadium (Figs 8 A-C, 9 C-D, 12 A- B, 13 A-B, 14 A-E). I am not convinced that they are conspecific with the Mediterranean specimens. A young specimen is figured (Fig. 12 A) to show how the relative size of the penis diminishes with increasing size. Its shell is shown in Figure 14D. On the same squid beak was also found a slightly broken larval shell with soft parts (Fig. 14 A-C, E). It was evidently very recently metamorphosed, because there was no radula present. This larval shell resembles that of Bathysciadium sp. in Eigure 2 in shape, but it differs considerably in sculpture. I do not know to what extent the difference is caused by corrosion, but it seems to be in a rather good condition. If this really is the protoconch of this species I can here see a possible reason for future subdivision of Bathysciadium. Bathysciadium xylophagum differs from B. costulatum in its larger size and more depressed shape. It differs from B. pacificum in its slightly smaller size and much smaller gill with about 10 leaflets instead of 25. I have examined a shell of another species of Bathysciadium, collected by F. Giusti (Livorno). It originates from off Capraia, at a depth of about 150 m, and is figured in Fig. 9 E-F. It differs from B. xylophagum by having a relatively taller shell and by being smaller. It can be separated from B.. ostulatum by having an inclining apex and has to remain unnamed until live taken specimens become available. The substrate of the type series of B. xylophagum, from bored wood, is unexpected, but it is possible that many of the deep-sea limpets from biogenic substrates can live on a "second choice", if the first is not available. So have e.g. Coccopigya spinigera (Jeffreys, 1883) which normally lives on wood also been found on whale bone (off Iceland, Warén unpubl.); the deep-sea mussels Idas simpsoni (Marshall, 1900) and /. argenteus Jeffreys, 1876 both occur on wood and whale bone (Warén 1991, 1993 and unpubl.) although the former - 239 - normally lives on whale bone, the latter on wood. Marshall (1994: 2) found Paracocculina cervae (Fleming, 1948) on both algal holdfasts and whale skulls. Family ADDISONIIDAE Dali, 1882 Genus Addisonia Dali, 1882 Addisonia Dali, 1882: 404. Type species A. paradoxa Dali, 1882, by original designation, northwestern Atlantic. Remarks. The family Addisoniidae and its single genus Addisonia were revised by McLean (1985) who described a new species from the eastern Pacific. He also reviewed the controversy whether A. paradoxa Dali, 1882 from the western Atlantic and A. excentrica Tiberi, 1855 from the Mediterranean belong to the same species. McLean's conclusion on this was that the problem could not be solved at that time. However, the differences in size between the two, assumed to measure 20 and 10 mm indicated to him that there was reason to keep them apart. (He evidently overlooked the size given by Tiberi in the original description: 17 mm.) Dantart & Luque (1994) presented additional information, and favoured a view that A. excentrica and A. paradoxa are conspecific. This was based on their finding of large specimens and a record by Ragozzi (1985) of a specimen of 17 mm. I have examined material form the East and West Atlantic and one intermediate locality, and can see no difference in the shells. As presented below, the examination of radulae from different localities has also nullified the discrepancies between earlier descriptions, and I can therefore give no reason for separating the two. The specimens from Irving Seamount and two large adult Mediterranean specimens were also used for examination of the soft parts, resulting in the following additions to McLean's (1985) and Dantart & Luque's (1994) descriptions: (Figs 14-17.) The margin of the foot is not double as it is in several other lepetelloids, and there is no trace of a propodium (Fig. 15 A). The margin of the palliai skirt is finely papillose (Fig. 14 B). In the left part of the palliai groove there is a distinct, extra skin-fold parallelling the palliai skirt along the central half of the foot (by Dantart & Luque indicated in a more anterior position, in a specimen of 7 mm). The tentacles are wrinkled (by contraction) and have some very small tufts of sensory cilia, but no sensory papillae similar to those in most vetigastropods. I have also critical-point dried three young specimens (0.7, 2.7, and 7.3 mm shell diameter) to see if they showed any characters that were lost or modified during the ontogeny. The 7.3 mm long specimen has a small, bifid "palliai" tentacle on the left part of the palliai margin, at the same level as the most posterior part of the neck (Figs 15 A, C), richly covered by small "warts", possibly of sensory function. It - 240 - was absent in the 2.7 mm specimen, and could not be seen in adult specimens. This may be an individual variation. The gill increases rapidly in size when specimens grow; in a 2.7 mm specimen it consists of 7 leaflets (Fig. 16B) and its length corresponds to 1/5 of the shell; an adult specimen has at least 40 leaflets and it forms a complete half-circle from the head to behind the foot (Fig. 1 A). The radulae of Addisonia brophyi were figured by Hickman (1983: figs 10, 38, as "Addisonia n.sp.") and McLean (1985: figs 15-16). Dantart & Luque (1994) gave SEM pictures of the radula of Mediterranean specimens of excentrica and pointed out that it (and that of A. paradoxa) differs from that of A. brophyi in having a "fourth lateral element" which is "thickened" and "finely multicuspidate". They had, however, not examined a radula of the two American species, but concluded this from McLean's (1985) photo of the radula of A. paradoxa and Hickman's (1983) description of the radula of brophyi. The radula of paradoxa was, however, figured only with a light micrograph, not suitable for comparison, which explains their erroneous statement. I have examined the radula of A. excentrica and A. paradoxa with SEM and at it should be mentioned that I found two "small sigmoid elements" in both A. paradoxa and A. excentrica, not a single. These are marked "3" and "4" in the Figs 19-21. They are present also in A. brophyi but in that species tooth number 4 differs slightly in shape and has a more distinct apical tubercle, judging from Hickman's fig. 10. Dantart & Luque' s fig. 80 shows what they considered the fourth tooth of A. excentrica, with six cusps. They compared this tooth with the fourth tooth of brophyi, but since they actually compared the fifth tooth of excentrica with the fourth one of brophyi, this comparison is irrelevant, and tooth number 5 of brophyi can be seen in Hickman's fig. 13, very similar to tooth number 5 in my Figs 19-20 and Dantart & Tuque's fig. 80. Second, there is a vestigial rod like element between the serrated tooth number 5 and the larger bicuspidate tooth (number 7 in my Figs). The formula therefore becomes 9 - 1 - 9. These are numbered 0-9 in Figs 19 B, 20, with the rachidian as number 0. 1 can see no possibility of allocating any of the teeth to the traditional lateral or marginal fields from their morphology. Except for overlooking two rudimentary teeth, Dantart & Tuque's description is good and I refer to it for details of the shape of the teeth. I do, however, figure a complete row of teeth of adult A. excentrica from the Mediterranean (Fig. 19 C), a young and two very young specimens (2.7 and 0.7 mm) from the Irving Seamount (Figs 19 B, 20 A), and an adult specimen from Marthas Vineyard (Figs 19 A, 20 B) to show the change with size and that there is no difference in the radula of East and West Atlantic specimens. Fig. 21 shows some further details in the morphology of the teeth and the well hidden tooth number 6 which previously has been overlooked. To this can be added that the radular sac is not bilobed in its posterior end. - 241 - Larvae and reproduction. Dantart & Luque figured larval shells supposed to belong to Addisonia (figs 73-76). These are amazingly similar to those of some undescribed Lepetellids whose identity I have confirmed by radular examination, more so than most lepetellid protoconchs I have seen, which have more distant axial and radial ribs. I am therefore not completely convinced that Dantart & Luque' s larval shells are correctly identified. If they are, as seems likely from being found inside egg cases, they may indicate very close relations between the families. Addisonia paradoxa is said to be a hermaphrodite (McLean 1985, Haszprunar 1987, 1988), evidently because specimens have an ovary and a sperm grove on the right cephalic tentacle (Fig. 15). This has not been fully described and the possibility that they may be protandrous and simultaneous hermaphrodites (i.e. they start as males and add female characters at a later stage) needs to be investigated. Dantart & Luque (1994) described parts of the biology which can be summarised: Addisonia excentrica normally lives in empty egg cases of sharks - mainly Scyliorhinus canicula (L.) - and skates. Two specimens were, however, recorded "free" on the bottom. Infestation rates varied between 10 and 50% of the capsules in Mediterranean Spain, with usually 2-6 (maximum 26) gastropods per egg case. One, rarely two of these specimens, were adult. In a single case A. excentrica occurred in an egg case with an undamaged shark embryo. Villa (1985), Gubbioli & Nofroni (1986), and Nofroni (pers. comm.), found four to six small and/or a single large specimen in each inhabited egg case (35 cases [14%] infested of 250 examined. Occasionally there were two big specimens present in an egg case, but then one was dead [present as shell]). Infested egg cases have thinned areas (feeding tracks) and small oval holes 0.3 X 0.2 mm diameter, which have been made from the inside, and are thus not entry holes. This useful information helps to understand the morphology and the taxonomy of Addisonia. I complete it with some observations on a skate egg capsule from Irving Seamount (see "material examined" under the specific heading). This case contained four specimens of Addisonia: one evidently adult specimen, diameter 15 mm, in the centre of the capsule; one half-grown specimen of 7.3 mm; one young of 2.3 mm, both close to the edge of the capsule; and finally a very young specimen of 0.68 mm diameter, buried in a deep pit. Shell proportions differ between the two largest specimens, the 7.3 mm specimen being proportionally much flatter than the large one, also when compared to the corresponding growth stage of the large specimen. This is a variation I have also seen when examining scattered specimens from various sources. I believe this to be an individual, phenotypic adaptation to the space available in the capsule. When there is a single individual there are no spatial constraints and it uses the central part. If additional individuals settle they - 242 - become forced to use the space close to the edge, not used by the first (and larger) coloniser. Whether or not this is combined with protandry, i.e. that the small specimens are males only, I have not had material to determine. Another interesting fact is that the very young specimen mentioned above had excavated a deep pit (eventually the holes mentioned by Dantart & Luque), in which it was sitting. The volume of this pit corresponded to 10-20 times its body volume. Adult specimens have not consumed such quantities of the egg cases in which they are found; instead, these are remarkably undamaged. This raises the question — is there a drastic change in the way the snails use the material of the cases during their life? The habit of living in old shark and skate egg cases certainly affords these limpets both a good protection and also a source of nourishment that must be quite stable and predictable when the larva has found it. Scyliorhinus Canicula takes up to 300 days for the development in the capsule (Thomason et al. 1994). Probably the cases remain for long after the young have hatched, since most egg cases one finds are empty (A.W. pers. obs.). Furthermore, the cases have been shown to contain antifouling agents (Thomason et al. 1994) that keep epifauna away and presumably make the cases less appealing to scavengers that are not as specialised as Addisonia. Addisonia excentrica (Tiberi, 1855) Gadinia excentrica: Tiberi, 1855: 13, plate 2, figs 5, 6. Gadinia excentrica: Tiberi 1857: 37, plate 2, fig. 2. Addisonia paradoxa: Dale, 1882a: 405. Addisonia lateralis: Dautzenberg 1886: 203 (not Requien, 1848). Addisonia lateralis: Thiele 1908: 88, figs 4-6, 9-11. Addisonia lateralis: McLean 1985:103, figs 3-4. Addisonia excentrica: Dantart & Luque 1994:293, figs 68-88. Type material. G. excentrica, one syntype in MNHN (Tiberi mentioned 4 specimens in the original description); A. paradoxa, lectotype (McLean 1985:101) USNM 43741. Type locality. G. excentrica, "Coral bottoms", Sardinia and Gulf of Naples; A. paradoxa, Massachusetts, off Martha's Vineyard Island, 126 m. Material examined. The syntype mentioned above. Several specimens from off Malta and the Tuscan Archipelago from Italian amateur collections. Seamounts off southwestern Portugal, 300-1200 m, many shells. South of the Azores, SEAMOUNT 2, station CP 210, Irving Seamount, 32°02.4'N, 27°56.8'W, 320 m depths, 4 specimens in a skate egg case. Off Guinea Bissau, Chagos Archipelago, 180-259 m depth, 1 specimen (reported by Luque & Dantart 1994). Distribution. Eastern Atlantic-Mediterranean: Italy, southwest of Rome, - 243 - Fiumicino, in skate egg case (Villa 1885). Spain, Marbella and Tetuan, Morocco, in skate egg cases (Gubbioli & Nofroni 1986). Sicily to Corsica in the Mediterranean; Bay of Biscay to Morocco and Guinea Bissau (Dantart & Luque 1994, McLean 1985). Western Atlantic: Grand Banks off Nova Scotia to off Jamaica (McLean 1985 as A. paradoxa). Mid-Atlantic Ridge, Irving Seamount (herein). Depth range 80 - 1200 m. Remarks. Dantart & Luque et al. (1994) gave good reasons for abandoning the specific name Addisonia lateralis (Requien, 1848), namely that Requien's name was based on Trimusculus mamillaris (Linnaeus, 1758) (Pulmonata, Siphonariidae). However, they overlooked Tiberi's earlier description (1855) in a pamphlet (see Fischer 1857). Acknowledgements. D. Ivanov is thanked for loan of Moskalev's material from ZMMSU. Carole S. Hickman is thanked for translations of the works by Moskalev. B.A. Marshall, Museum of New Zealand and J.H. McLean, Los Angeles County Museum of Natural History, read and commented on the manuscript. C. Hammar (SMNH) prepared all photographic prints. I also want to thank F. Carrozza (Soiana, Italy) and A. Carcassi (Cagliari) who discovered Bathysciadium xylophaga and realised what they had found but were too modest to accept coauthorship of this paper. REFERENCES Dall W.H., 1882 - On certain limpets and chitons from the deep waters off the eastern coasts of the United States. Proceedings of the U.S. National Museum; 4; 401-414. Dall W.H., 1908 - Reports on the dredging operations off the west coast of Central America to the Galapagos, to the west coast of Mexico, and in the Gulf of California Bulletin of the Museum of Comparative Zoology, Harvard University; 43: 205-487. Dall W.H., 1927 - Small shells from dredgings off the southeast coast off the United States by the United States Fisheries Steamer "Albatross" in 1885 and 1886. Proceedings of the U.S. National Museum of Natural History; 70 (18): 1-134. Dantart L. & A. 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A-B.5. costulatum, syntype, diameter 1.73 mm. C-D. Bonus petrochenkoi, Kuril-Kamchatka Trench, 43°47'N, 149°43'E, 9130-9430 m, paratype, diameter 2.7 mm. - 246 - Figure 2 A-F. Bathysciadium sp., off Reunion Island, MARION DUFRESNE Cruise 32, CP146, 20°32.7'S, 55°.40.9'E, 2830-2850 m, protoconchs. A. With traces of teleoconch, diameter 245 |am. B. Largest specimen with protoconch left, diameter of teleoconch 0.74 mm. C. Width of teleoconch 0.48 mm. D. Young specimen, lateral view, diameter of teleoconch 250 pm. E. Young specimen, diameter of teleoconch 250 pm. F. Front view, diameter of teleoconch 250 pm. - 247 - Figure 3 A-C . Bathysciadium costulatum, critical-point dried. A. DISCOVERY station 7991, ventral view of head. Oral "sucker" destroyed. B-C - Syntype of B. conicum. Legend: ct - cephalic tentacle; m - mouth; os - oral "sucker"; p - penis. Scale lines 100 pm. - 248 - Figure 4. Bathysciadium conicum, DISCOVERY 7991, diameter l.l mm. Notice the cephalic tentacles at the white arrows. Scale line 100 pm. - 249 - Figure 5 A-D . Bathysciadium spp., radulae and critical-point dried. A.B. pacificum, from Moskalev, off Peru, 08°24'S, 80°H'W, 580-570 m, from two beaks of Dosidiscus gigas. Tooth number 2 between 1 and 3, not numbered. B- D.B. petrochenkoi, paratype, Kuril-Kamchatka Trench, 43°47'N, 149°43'E, 9130-9430 m, showing tooth number 2. C. Penis (p). D. Body, ventral view. Scale lines in pm. - 250 - Figure 6 A-C. Bathysciadium spp., radulae. A.B. pacificum, off Peru, 08° 24'S, 80°irW, 580-570 m, from two beaks of Dosidiscus gigas.'ñ . B. conicum, MONACO Expeditions, station 244. C. Bonus petrochenkoi, paratype, Kuril- Kamchatka Trench, 43°47'N, 149°43'E, 9130-9430 m. Scale lines 200 |Lim. - 251 - Figure 7 A-C . Bathysciadium pacificum, off Peru, 08°24'S, 80°H'W, 580-570 m, from two beaks of Dosidiscus gigas.A. Complete specimen, Palliai cavity opened. B. Lateral view of head, penis partly broken off. Ciliated tract between the white arrows. C. Penis, ventral view. Legend: g - gill. Scale lines in pm. - 252 - Figura 8 A-D. Bathysciadium spp., radulae A-C. B. cf xylophagum, SEAMOUNT l DW41. A. Oblique view. B. Vertical view. C. Complete width. D.B. costulatum, syntype. Scale lines 20 pm - 253 - Figure 9 A-¥ . Bathysciadium spp. shells. A-B.B. xylophagum, paratype, 3.9 mm. C-D.5. cf xylophagum, SEAMOUNT 1 DW41, 2.0 mm (side), 2.3 mm (apical view). E-F . Bathysciadium sp., off Capraia, 150 m, 2.0 mm diameter, coll. F. Giusti. - 254 - Figure 10 A-C. Bathysciadium xylophagum paratype. A. Penis, ventral view, with open sperm grove. B. Penis, more posterior view. C. Complete specimen, mantle cavity partly opened. Oral "suckers" "caved in". Scale lines 200 pm. - 255 - Figure 11 X-C . Bathysciadium xylophagum, paratype, radula. A-B. Lateral field, oblique view. C. Complete width. Scale lines 20 pm - 256 - Figure 12 A-H. Bathysciadium cf xylophagum., critical-point dried, SEAMOUNT 1 DW41. A. Young specimen. B. Adult specimen. Legend: ct - cephalic tentacle; p - penis; sg - seminal groove. Scale lines 200 pm. - 257 Figure 13 A-B. Bathysciadium sp., critical-point dried, SEAMOUNT 1 DW41. A. Palliai skirt of specimen in Fig. B, with gill and opened pericardium with ventricle and aorta. Tip of gill broken and showing gill vessels. B. Adult specimen, palliai skirt removed. Legends: ct - cephalic tentacle; os - oral sucker; p - penis; pc - pericardial cavity; sg - seminal groove; v - gill vessel; ve -ventricle. Scale lines 200 pm. - 258 - Figure lA Bathysciadium cí xylophagum, SEAMOUNT 1 DW41, ontogeny. A-C. Protoconch, different views. D. Young specimen, diameter 0.88 mm. Arrows indicate the scar from protoconch. E. Micro sculpture. Scale lines in pm. - 259 - Figure 15 A-C . Addisonia excentrica, critical-point dried, SEAMOUNT 2 DW210, shell diameter 7.3 mm. A. Anterior view, palliai skirt folded back. B. Detail of palliai skirt and hypobranchial gland. C. Detail of palliai appendix. Legends: g - gill; hg - hypobranchial gland; pm - palliai margin; palliai tentacles indicated with small and large white arrows. Scale lines in pm. -260- Figure 16 A-C. Addisonia excentrica, head of adult specimen, shell diameter 15 mm, SEAMOUNT 2 DW210. A. Head, part of anterior edge of foot left. B. Detail of sperm tract on cephalic tentacle. C. Neck and cephalic tentacle with sperm tract. Legends: Sperm tract marked by white arrows; f - foot. Scale lines in jim. -261 - Figure 17 . Addisonia excentrica, critical-point dried, SEAMOUNT 2 DW210. A. Gill of adult specimen, shell diameter 15 mm, attached to palliai skirt. B. Young specimen, shell diameter 2.6 mm. Notice the short gill and the seminal tract indicated by arrows. Scale lines in pm. - 262 - Figure 18 A-B . Addisonia excentrica, critical-point dried, SEAMOUNT 2 DW2F' detail of gill. A. Anterior view of anterior leaflets. B. Lateral view of ante no' leaflets. Legends: pm - palliai margin; ps - palliai skirt. Scale lines 250 pm. - 263 Figure 19 K-C. Addi soni a, radulae, whole width. A. A. paradoxa, syntype, USNM 43743, ca 14 mm shell diameter. B.A. excentrica, SEAMOUNT 2, DW210, 2.6 mm shell diameter. C. A. excentrica, Tuscan Sea, San Andrea, 12 mm shell diameter. 1-9 indicates the order of the teeth, with rachidian as 0. Scale lines in jLtm. - 264 - Figure 20 A-B. Addisonia radula, complete and formation. A. SEAMOUNT 2 DW210, length of shell 0.7 mm. B.B. paradoxa, syntype, USNM 43743, early part of radula. Legends: 6' and 7' indicates where these teeth will be formed. 1-9 indicates the order of the teeth, with rachidian as 0. Scale lines 20 pm. - 265 - Figure 21 K-¥ . Addis onta radula, details. A. A. paradoxa, syntype, USNM 43743. Incompletely formed part of radula for comparison. B. SEAMOUNT 2 DW210, 2.7 mm. C.A. paradoxa, syntype, USNM 43743. D-F. Tuscan Sea, San Andrea, coll F. Carrozza. Legends: 1-9 indicates the order of the teeth, with rachidian as 0. Tooth number 6 indicted by a white arrow. Scale lines 20 jim. - 266 - Boll MalacoloRico \ 31 (1995) (9-12) 267-276 Milano 30-12-1996 Stefano Schiaparelli* CONTRIBUTION TO THE KNOWLEDGE OF VERMETIDAE (MOLLUSCA; GASTROPODA) FROM THE LIGURIAN SEA** Key Words: Gastropoda, Verme tidae, Taxonomy, Adaptations, Ligurian Sea Abstract Vermetidae Rafinesque, 1815 are represented In the Mediterranean Sea, by eight-nine species, often difficult to identify. Several morphological characters of the following species: Vermetus (Vermetus) triquetrus Bivona Ant., 1832; Vermetus (Thylacodus) granulatus (Gravenhorst, 1831); Petaloconchus (Macrophragma) glomeratus (L., 1758) and Serpulorbis arenaria (L., 1767) coming from some localities of Ligurian coast, have been studied in order to increase the knowledge of this family. The studies of the shell, of the opercular and radular characters, and of the colours of the living animal, have permitted a better definition of the considered species, in the framework of possible morphological ranges. In particular, some features of Vermetus granulatus, which is seldom recorded in the Mediterranean Sea, are discussed, permitting its own better identification. Finally, some examples of the plasticity of this family in modifing shell structure after environmental changes or following shell damages are given. Riassunto La Famiglia Vermetidae Rafinesque, 1815 è rappresentata nelle acque italiane da otto-nove specie, spesso di difficile identificazione. Al fine di contribuire ad una sua maggiore conoscenza sono stati studiati diversi caratteri morfologici su esemplari di alcune specie: Vermetus (Vermetus) triquetrus Bivona Ant., 1832; Vermetus {Thylacodus) granulatus (Gravenhorst, 1831); Petaloconchus (Macrophragma) glomeratus (L., 1758) e Serpulorbis arenaria (L., 1767) provenienti da località della costa ligure. Lo studio dei caratteri conchigliari, di quelli opercolari, del colore degli individui e delle caratteristiche radulari ha permesso di definire meglio le specie considerate, inquadrandole all’interno di possibili ranges morfologici. In particolare vengono ridescritti alcuni caratteri di Vermetus granulatus, specie raramente segnalata in Mediterraneo, che permettono una sua migliore identificazione. Vengono infine illustrati alcuni esempi di plasticità adattativa nella conformazione del tubo in rapporto a mutate condizioni ambientali o riparazioni conchigliari dovute a rotture subite. Istituto di Zoologia, Università di Genova, Via Balbi, 5, 1-16126 Genova (GE) This work was presented at the First Workshop on Marine Molluscan Communities o“' i - Mediterranean Sea, held in Gibilmanna (Palermo, 7-9 October, 1994). Lavoro accettato il 24 ottobre 1995 - 267 - Introduction In the Mediterranean Sea, Vermetidae Rafinesque, 1815 are represented by eight-nine species {Sabelli et al., 1990-1992; Bodon et al., 1995), often difficult to identify because the past descriptions (Monterosato, 1892) are mainly based on the shell which shows great morphological variability, being continuously exposed to environmental changes. Moreover, the taxonomic value of the shell sculpture is modest being often erased or completely modified by epibionts: sometimes, in the same specimen, different expressions of the sculpture, according to the examined point, are present. In order to define possible morphological ranges of some species recorded in Ligurian Sea (Vermetus (V.) triquetrus Bivona, 1832; Vermetus (T.) granulatus (Gravenhorst, 1831); Petaloconchus (M.) glomeratus (L., 1758) and Serpulorbis arenaria (L., 1767)), a study of the main features of the shell, the operculum, the radula, and colours of the living animals, has been made, as an addition to previous studies, which were generally based on incomplete specimens. Some characters of the shell, related to environmental changes were examined. Material and methods The observations and the specimen samplings have been carried out around Portofino Promontory (Ge), Pontetto (Ge), and Varigotti (Sv). Each specimen was collected by scuba-diving and removed from the rock using hammer and chisel. For each sample, depth and position (exposed or sheltered) have been noted. The samples were anesthetized with 7% MgCl2 in sea water, fixed in 4% neutral formaldehyde and kept in 75% alcohol. In the laboratory, samples were cleaned removing the coarse incrustations, in order to evaluate the development of the coils and the colours of each animal noted. If the specimen was a female with juveniles settled on the shell, the animals were bred in ajar under controlled temperatures (15°C). Each individual was dissected using a stereo-microscope. The opercular size reported to the diameter of the aperture and sex was noted. Radula, jaws and operculum were taken out and preserved. For SEM observations, radula, jaws and juveniles were cleaned in sodium hypochlorite and hydrogen peroxide, then critical point dried. Afterward, these structures were mounted on stubs and coated with gold in a Balzers Union evaporator. Observations were carried out with a Philips EM 515 scanning electron microscope. Results Description of the stations and species distribution (Fig. 1) Punta del Faro (Portofino Promontory) is an exposed station characterized by a cliff reaching 50 metres depth (Tortonese, 1958; Morri et al, 1986). Besides the common Vermetus triquetrus and Serpulorbis arenaria, samples of Vermetus granulatus have been recorded. - 268 - Baia dei Saraceni, close to Varigotti, is rarely affected by the surf action because it is protected by the Punta Crena Promontory (Fierro, 1974). The bottom is sandy and the depth is around 4 metres. The anemone, Anemonia sulcata, occurs in large populations on rocks and some outcrops of the beach- rock. Vermetus triquetrus and Serpulorbis arenaria have been recorded from this station. Pontetto is a rocky zone close to Genova, with several big boulders near the coast. Specimens of Vermetus triquetrus and Serpulorbis arenaria were collected here, together with the unique sample of Petaloconchus glomeratus found in the framework of this research. In the Ligurian Sea, vermetids never form reefs as in more temperate regions (Pérès & Picard, 1964; Kempf & Laboree, 1968; Safriel, 1974; Chemello et al., 1990; Templado et al.,ì99ì), and aggregations of more than ten individuals are rare. In Liguria, V. triquetrus was found in rocky pools and up to a depth of 3 metres. Deeper findings are sporadic. V. granulatus was found at 4-5 metres depth. S. arenarius seems not to have any particular needs connected with depth (alive specimens were observed up to 18 metres depth), but it is always settled in sheltered places. Description of the species Vermetus (Vermetus) triquetrus Bivona Ant., 1832 Pontetto (Ge) (from June to September 1994) (8 fern. -3 ovigerous-; several males). Portofino Promontory (Ge) (From July to September 1994) (some males). Varigotti (Sv) (10 Aug 1994) (2 fern, non ovigerous; some males). The adult of Vermetus triquetrus shows a tube whose internal averages diameter 4 mm and presents weak transverse growth lines. The superior keel, from which this species was named because it gives to the shell a triangular section, is evident and pronounced only in specimens from sheltered zones (Tab. 1), while it is not prominent or irregular in specimens from exposed coasts. It is practically absent in the feeding-tubes. The colour of the shell is dirty-white, sometimes with longitudinal reddish-brown cords. The animal is yellowish-white with some small dark- brown spots (more or less evident) on the foot and near the cephalic tentacles. The chitinous operculum is greenish-yellow, but sometimes it has the same colour of the foot, and is not so evident. It could be 1/5- 1/6 of the diameter of the shell aperture. Settling on opérenla by polychaetes (Spirorbidae) and bryozoans was observed in spite of the reduced dimensions and position of the operculum. The radula is shown in Fig. 2 (B). Radular data in Tab. 2. Juvenile shells, grown on bibulous paper, are illustrated in Fig. 2 (G-Fl). From June to September about 40 samples of Vermetus triquetrus have - 269 - been examined. There were about 30 males and only 10 females; 3 of them were ovigerous. The recorded maximum number of egg capsules was 14. Vermetus (Thylaeodus) granulatus (Gravenhorst, 1831) Portofino Promontory (Ge) (6 September 1994) (5 males) This species has an internal average diameter of the tube of 2 mm and a shell with 4-6 strongly granulated ridges, resulting from the erosion of the original sculpture, formed by a succession of strongly pronounced tile-shaped expansions. In the same specimen, the ridge may be more or less granulated. The colour of the shell is dark-brown. The animal appears mainly brown and presents near the mouth and on the edge of the mantle bright orange striae. The operculum is very small in comparison with the shell aperture (up to 1/8), even if, according to the subgenus features (Keen, 1961), it should reach about 1/2. In some individuals an oval shape or very irregular edges have been observed. The spiral lamina, rising free from the disc of the operculum and characteristic of the subgenus, is little erect and can be seen only in samples with a perfect operculum. The radula is shown in Fig. 2 (A). Radular data in Tab. 2. Petaloconchus (Macrophragma) glomeratus (L., 1758) Pontetto (Ge), one dead individual (8 August 1994). 4 metres depth. Only a shell was found of this species, not yet recorded in the Ligurian Sea (Bedulli et al., 1992). It is not eroded as it often occurs in the species belonging to this genus. Conti & Rossini (1985) recorded the presence of Vermetus spirintortus (Monterosato, 1892, fig. 1, fig 9), a probable synonym of P. glomeratus, in the coralligenous biocoenosis of the Portofino Promontory. The diameter of the tube of the Pontetto specimen is 1 ,5 mm. The shell shows the typical symmetrical hollow cone arrangement, formed in this case by 5 1/2 coils. The internal cavity has a maximum diameter of 1,4 mm. The sculpture is formed by longitudinal and transversal threads, forming a relatively regular reticulum. The intersections form small nodules. No scars of abandoned feeding-tubes are visible. Only one small internal lamina protrudes from the columellar wall. The colour of the shell is light brown. Serpulorbis arenaria (L., 1767) Pontetto (Ge) 4 samples (from June to September 1994) (5 males). Portofino Promontory (Ge) (6 Sep 1994) (1 female and 5 males). Vari gotti (Sv) (10 Aug 1994) (4 males). The genus Serpulorbis is characterized by a shell of great dimension: the - 270 - individuals from the Ligurian coasts have an average shell diameter of 12 mm. On average, each individual has one scar, evident for the dimension of the species. The specimens from shallow waters are yellowish-brown, while those found in deeper waters are whitish. The sculpture of the shell is constituted by very small granules forming thin parallel striae, running along the length of the tube. At the stereo-microscope, they show the "tile model” cited for V. granulatus, only smaller, flattened and regular in the spaces. Some individuals may present a ridge in the superior part of the tube which is present only in short tracts and never obvious. The animal, unmistakable for the colouring with the other species, is dark-red, with yellow or white spots on all the anterior portion of the body and of the mantle. The wide surface of the foot slightly hides the head. The operculum is absent. Among the 15 individuals of Serpulorbis arenaria examined, there were 14 males and only one non- ovigerous female. The rachidian tooth is shown in Fig 2 (C). Radular data in Tab 2. Discussion The study of specimens of Vermetus triquetrus, Vermetus granulatus, Serpulorbis arenaria and Petaloconchus glomeratus from the Ligurian Sea has permitted their first investigation in these waters and an increase of knowledge of the Vermetidae family in the Mediterranean Sea. Particularly, the redescription of Vermetus granulatus , a species seldom recorded in the Mediterranean, allows a better definition of the shell features and gives data about its colour pattern and radular morphology. From a taxonomic point of view, the radula, together with other characters, may allow a better specific classification, even in co-generic species (Morton, 1951). In fact, in spite of the homogeneity of radular characters of the family (B andel, 1984), differences in the number of the flanking cusps of the first marginal tooth (Tab 2), and in the shape of the flanking cusps of the central tooth were found (Fig. 2, A-B). The second marginal tooth has an identical morphology. The sessile mode of life places the Vermetidae among the more specialised groups of prosobranch molluscs (Morton, 1955). The shell usually tends to develop according to a spiral and sinistrai model, but the conditions of the substratum, the direction of the hydrodynamic fluxes (Hughes, 1979), and inter- and intraspecific competitions may result in considerable modifications of the form of the shell. In fact Vermetids have evolved the possibility to reorientate the shell aperture (more frequently the feeding-tube one), with shell removals operated by the radula and reconstructions of the margins; event testified by the scars of the old abandoned tubes (Keen, 1961). These modifications were observed in a Varigotti specimen of Vermetus sp., kept in a jar with the feeding tube oriented towards the bottom instead of the original erect position. In 12 days it was able to reconquer a favourable - 271 - trophic position (Tab 3, B1-B2). In V. triquetrus, the first feeding-tube is formed immediately after the juvenile has surrounded the larval shell with the first coil, an event that coincides with the change of the growth angle axis to 90° (Fig. 2, E-F). In the laboratory and in the absence of turbulenee, juveniles have kept the first feeding-tube for three weeks, without producing any modification. Probably in nature, it is quickly destroyed and others are formed at a higher frequency. In fact, juveniles of V. triquetrus eollected at Varigotti, under a stone, presented a high amount of scars that become less frequent with the age of the individual. Contrary also to Keen’s (1961) statement, these scars are present even in the subgenus Vermetus, to which V. triquetrus belongs, but they are frequent only in juveniles. Another observed modification was the construction of a lamellar expansion around a hole after a damage in the inferior part of the shell, that reduced the hole to a small fissure, instead of stopping it as in other cases (Fig. 3, A1-A2-A3-A4). The part of the shell remaining behind the hole was abandoned and all the trophic activities eontinued to be earried out through this fissure. Another similar structure was observed in a female of V. triquetrus. In fact, after the erosion of the edge of the shell that precedes the production of a new feeding-tube, probably because juveniles were settled near the edge, the process was interrupted, and two curved lamellae replaced the feeding-tube. In samples of V. triquetrus, grown in sandy habitats, the shell can include sand grains (