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X S | i ^ I * Z/' | » TION^NOIXfUlXSNI NVIN0SHXIW$^$3 I d Vd 8 n\| B RAR I ES^SMITHSONIAN INSTITUTlON ° co _ _ z \ ^ ^ <0 — _ _ c/ qX u co V w XSSSfex m ^ u c o r O 5 X^vos^ z - «j z Jan UBRARIES SMITHSONIAN INSTITUTlON NOIXHXIXSNI NVINIOSHXIINS S3ldVd8ll ITION NOIXnXIXSNI NVINOSHXIINS $3ldVd8n UBRARIES SMITHSONIAN INSTITUTlON co Z ^ co Z ^ z .v C/ 1 <0 2 =« BOLLETTINO DELLA. 4**- SOCIETÀ DEI NATURALISTI IN NAPOLI VOLUME XCV - 1986 GIANNINI EDITORE NAPOLI 1988 NORME PER LA STAMPA DI NOTE NEL BOLLETTINO DELLA SOCIETÀ DEI NATURALISTI DI NAPOLI Art. 1. — La stampa delle note è subordinata all’approvazione da parte del Comitato di Redazione che è costituito dal Presidente del Consiglio direttivo, dai quattro Consiglieri e dal Redattore delle Pubblicazioni. Il Comitato di Redazione qualora lo giudichi necessa¬ rio ha facoltà di chiedere il parere consultivo di altri, anche non soci. Art. 2. — I testi delle note devono essere consegnati al Redattore, dattiloscritti in tri¬ plice copia, nella stessa tornata o assemblea in cui vengono comunicati. Per gli allegati (figure, tavole, carte ecc.) si richiede la consegna, oltre che degli originali destinati alla Tipografia, di una copia eliografica di tutti i disegni a china e di una seconda serie di stampa per tutte le fotografie, con l’indicazione su ciascuna di esse della figura cui si rife¬ risce e del simbolo (numero o lettera) che ne indica la posizione nella figura stessa. Per le diapositive a colori potrà essere fornita, in luogo di una seconda copia, una stampa a colori nel formato minimo di cm 10x15. Art. 3. — Ogni anno i soci hanno diritto a 10 pagine di stampa, gratuite, o al loro equivalente, oltre a 50 estratti senza copertina. Tale diritto non è cedibile né cumulabile. Art. 4. — Con le prime bozze, la Tipografia invierà al Redattore il preventivo di spesa per la stampa nel Bollettino e per gli estratti, questi lo comunicherà all’Autore per la parte di spesa che lo riguarda. Art. 5. — L’Autore restituirà con le prime bozze, gli originali ed il preventivo di spesa per la stampa, sottoscritto per conferma ed accettazione, indicando il numero di estratti a pagamento desiderati, l’indirizzo a cui dovrà essere fatta la spedizione e l’intesta¬ zione della fattura relativa alle spese di stampa del periodico e degli estratti. Nel caso che l’ordine provenga da un Istituto Universitario o da altro Ente, l’ordine deve essere sotto- scritto dal Direttore. Art. 6. — Modifiche ed aggiunte apportate agli originali nel corso della correzione delle bozze (correzione d’Autore), comportano un aggravio di spesa, specialmente quando richiedono la ricomposizione di lunghi tratti del testo o spostamenti nell’impaginazione. Tali spese saranno addebitate all’Autore. Art. 7. — Le bozze devono essere restituite al Redattore entro 15 giorni. Il ritardo comporta lo spostamento della nota relativa nell’ordine di stampa sul Bollettino; per questo motivo la numerazione delle pagine sarà provvisoria anche nelle ultime bozze e quella definitiva sarà apposta su esse a cura e sotto la responsabilità della Tipografìa. Art. 8. — A cura del Redattore, in calce ad ogni lavoro sarà indicata la data di accet¬ tazione da parte della Rivista. Art. 9. — Al fine di facilitare il computo dell’estensione della composizione tipogra¬ fica dei lavori è necessario che il testo venga presentato dattiloscritto in cartelle di 25 righe, ciascuna con 60 battute. Art. 10. — L’Autore indicherà in calce al dattiloscritto l’Istituto o l’Ente presso cui il lavoro è stato compiuto e l’eventuale Ente finanziatore della stampa e delle ricerche. Art. 11. — Le note saranno accompagnate da due riassunti, da cui si possa ricavare chiaramente la parte sostanziale del lavoro. Uno dei due riassunti sarà in italiano e l’altro, più ampio ed esauriente, preferibilmente in inglese. Art. 12. — Vengono ammesse alla pubblicazione sul Bollettino anche Note d’Autori non soci, purché presentate da due soci e preventivamente sottoposte per l’approvazione al Comitato di Redazione. La stampa di tali Note sarà a totale carico degli Autori. Art. 13. — I caratteri disponibili per la stampa sono i seguenti: maiuscolo - = maiuscoletto ~~~ corsivo - , tondo; in corpo 10 e corpo 8. L’Autore potrà avanzare proposte mediante le sottolineature convenzionali prima riportate. La scelta defi¬ nitiva dei caratteri è di competenza del Redattore. BOLLETTINO DELLA SOCIETÀ DEI NATURALISTI IN NAPOLI VOLUME XCV - 1986 GIANNINI EDITORE NAPOLI 1988 SOCIETÀ DEI NATURALISTI IN NAPOLI VIA MEZZOCANNONE, 8 CONSIGLIO DIRETTIVO BIENNIO 1986-87 Prof. Aldo Napoletano Prof. Oreste Schettino Prof. Teresa de Cunzo Dott. Carla Lucini Prof. Eugenio Piscopo Prof. Nicola Franciosa Dott. Filippo Barattolo Prof. Pietro Battaglini Prof. Giuseppe Caputo Prof. Gennaro Corrado Prof. Mario Torre - Presidente - Vice-Presidente - Segretario - Vice-Segretario - Tesoriere - Bibliotecario - Redattore delle pubblicazioni - Consigliere - Consigliere - Consigliere - Consigliere Hanno contribuito alla stampa di questo volume: La Presidenza del Consiglio dei Ministri - Ente Nazionale Cellulosa e Carta Il Ministero per i beni culturali ed ambientali L’Università di Napoli comitato di redazione delle pubblicazioni È costituito dal Presidente, dal Redattore delle pubblicazioni e dai quattro Consiglieri, ma si avvale, quando lo ritiene più opportuno, della consulenza scien¬ tifica di particolari competenti italiani o stranieri. In particolare a questo numero hanno collaborato: Bruno Anzalone, Pietro Bat¬ taglini, Marcello Bernabini, Giuseppe Caputo, Francesco Dessi, Claudio Èva, Almo Farina, Lidia Foti, Ignazio Guerra, Edmondo Honsell, Bettino Lanza, Renato Massa, Ugo Moncharmont, Paolo Pizzolongo, Alberta Polzonetti Magni, Rumar Rastogi Rakeshi, Paolo Scandone, Lorenzo Sorbini, Carlo Viggiani. Boll. Soc. Natur. Napoli voi. 96, 1986, pp. 3-121, figg. 6, tab. 1 La flora del Somma- Vesuvio (* *) Nota di Massimo Ricciardi (**), Giuseppa Grazia Aprile (**), Vincenzo La Valva (***) e del socio Giuseppe Caputo (***) Riassunto — Sono state condotte a termine indagini floristiche sul complesso vulcanico Somma- Vesuvio; lo studio si è basato su raccolte degli AA., oltre che su quelle di Pasquale, Gussone ed altri conservate nell’erbario napoletano (NAP), nonché su dati bibliografici. Nel complesso vengono elencate 906 entità, 115 delle quali nuove per il Vesu¬ vio; 293 entità segnalate in passato non sono state più ritrovate. Risulta evidente una «banalizzazione» della flora che gli AA. collegano soprat¬ tutto all’influenza umana, particolarmente attiva negli ultimi cinquant’anni nell’area vesuviana. La lettura dello spettro biologico e la corologia delle singole entità evidenziano, per il Vesuvio, un carattere marcatamente mediterraneo della sua flora. La bassa percentuale di endemiche riscontrata viene messa in relazione alla recente età del complesso. È messo anche in evidenza come il numero di elementi orientali sia alquanto ridotto rispetto alle zone montuose più vicine. Tale prerogativa viene giustificata con la posizione isolata di questo vulcano in riva al Tirreno ma anche con la sua modesta elevazione oltre che con la natura litologica del substrato che determina ampie aree prive di copertura vegetale specie dagli 800 metri alle cime. Summary — The flora of thè volcanic area of Mount Vesuvius (Naples) was stu- died. The investigation was based on thè collections of thè AA., on bibliographic data and on thè specimens of Pasquale, Gussone and other students from herbaria (NAP) of thè Department of Botany, University of Naples. A list of 906 taxa is given, 115 of which are new records for this area. 293 taxa that have been previously recorded were not found during this study. Key Words: Vascular Flora, Southern Apennines, Campania. (*) Pubblicazioni del Gruppo Biologia Naturalistica del C.N.R. - Contratto n. 820311804. (**) Istituto di Botanica Generale e Sistematica. Facoltà di Agraria. 1-80055 Portici. (***) Dipartimento di Biologia Vegetale dell’Università. Via Foria 223. 1-80139 Napoli. 4 M. Ricciardi, G. G. Aprile, V La Valva e G. Caputo It is pointed out that thè changes which occurred in thè flora of thè vesuvian area have resulted in thè depauperization of its flora. This is, mainly, due principally to thè strong disturbance caused by human activities in this area during thè last fìfty years. Life-form and phytochorological spectra are presented; expressed on this basis, thè flora of Vesuvius is dominated by Mediterranean components. A few endemie taxa may be found in thè vesuvian area; it is suggested that thè young age of this volcanic complex may be responsible for this fact. On thè basis of thè floristic composition, a low number of eastern species has been found in respect of thè other mountains of this region. This seems to be related to thè location of Vesuvius on thè coast of thè Thyrrenian sea and, also, is apparently influenced by thè sandy texture of many of thè soils with which is associated a very low number of species occurring in many areas at an altitude of more than 800 m. Premessa La natura vulcanica dell’area e le molteplici vicende che l’hanno inte¬ ressata nel tempo ci hanno indotti ad interessarci del popolamento Vegetale del complesso Vesuvio-Monte Somma. A ciò siamo stati convinti anche dalla sua ubicazione e dai profondi mutamenti che, tuttora in atto, hanno condotto a situazioni di ambiente se non proprio uniche, certamente del tutto particolari. La notevole portata di queste trasformazioni - per lo più riconducibili ad un massiccio impatto antropico di antica data - ci hanno spinti ad intra¬ prendere una approfondita indagine floristica, anche per un confronto con i dati ormai antichi di Pasquale (1840, 1869), il botanico napoletano cui si deve l’unica organica indagine esistente sulla flora del Vesuvio. Lo studio ha richiesto oltre cinque anni di lavoro; in questo lasso di tempo ha preso una certa consistenza il progetto di un «Parco Nazionale del Vesuvio» per il quale questa flora rappresenta adesso uno dei punti di riferimento fondamentali. È infatti nostro convincimento che, in un’area vulcanica, l’adeguata conoscenza di ciascuna componente ambientale sia più che altrove neces¬ saria al fine della razionale gestione di un territorio particolare, nel quale, a problemi in comune con altre zone, se ne sommano di specifici tra i quali basterà citare solo quello della salvaguardia dal rischio di fenomeni eruttivi. Nella speranza che il nostro lavoro possa essere utile anche in questo senso, ci auguriamo che le misure di salvaguardia proposte per il com¬ plesso Vesuvio-Monte Somma trovino attuazione in tempi ragionevoli e che gli interessi naturalistici di questa zona vengano adeguatamente tute¬ lati. La flora del Somma-Vesuvio 5 L’ambiente della ricerca Il sistema Somma-Vesuvio 1 è uno strato-vulcano a recinto ed è l’unico vulcano ancora attivo dell’Europa continentale. Esso si eleva nella conca napoletana, grande area di sprofondamento circondata da una cerchia di rilievi costituiti da rocce carbonatiche, di età prevalentemente mesozoica ed originatisi dalla deformazione della originaria «piattaforma carbonatica campano-lucana» (Fig. 1). Fig. 1. - Posizione del sistema Somma-Vesuvio nella conca napoletana. I confini dell’intero complesso seguono a SW la linea di costa del Golfo di Napoli; a S ed a E si identificano con la piana del fiume Sarno mentre i limiti a N, W e NW sono segnati dalla pianura tra Napoli e Caserta e dalla depressione del Sebeto che si incunea tra il Somma-Vesuvio e la città di Napoli. In quanto alla sua forma, l’edifìcio vulcanico risulta costituito da una sola unità orografica dalla base fino a circa 800 metri di quota; più in alto esso si suddivide in due cime, una delle quali, la più antica, culmina con la Punta del Nasone (m 1132) ed è costituita dai resti del cratere del Somma. Al centro dell’anfiteatro naturale sorge l’attuale cono del Vesuvio o Gran Cono Vesuviano (m 1281). Tra le due vette si distende una profonda 1 Ricordiamo che con la denominazione Vesuvio, Somma e Somma-Vesuvio si intende sempre lo stesso vulcano; più precisamente con il termine Somma si indica ciò che resta delfantico edifìcio vulcanico che fu smantellato a SW dall’eruzione del 79 d.C. Il toponimo Vesuvio viene invece usato indifferentemente tanto per l’intero complesso quanto per il solo Gran Cono Vesuviano sorto al centro dell’antica cinta craterica del Somma. 6 M. Ricciardi , C. G. Aprile , E La Fa /va e <7. Caputo depressione semicircolare detta Valle del Gigante, suddivisa in Atrio del Cavallo e Valle dell’Inferno. Un altro frammento del cratere del Somma va a costituire, sul lato W, il Colle dei Canteroni (m 609) mentre l’antico bordo calderico sepolto fa sentire la sua influenza sulla morfologia di una vasta area dolcemente degradante sul versante SW tra i 500 ed i 900 metri di quota detta Piano delle Ginestre. Si pensa che il Gran Cono Vesuviano sia sorto gradualmente dopo l’eruzione del 79 d.C; esso raggiunge oggi i 1281 metri di quota ed ha alla base un diametro di circa 4 Km. L’attuale cratere del Vesuvio, formatosi al termine dell’eruzione del 1944, ha una profondità di 330 m e misura al suo bordo superiore circa m 650 x 550. Alla sua base l’intero rilievo del Som- ma-Vesuvio ha un diametro che si aggira intorno ai 15 km (Fig. 2). A determinare la fisionomia generale del complesso concorre anche una serie di conetti avventizi e di bocche laterali, frequenti soprattutto sui versanti sud-occidentali. Tra queste le principali sono le bocche preisto¬ riche del litorale presso Torre del Greco, quelle dette del Viulo e di Fossa- monaca sopra Torre Annunziata ed il conetto avventizio, anch’esso preisto¬ rico, dei Camaldoli di Torre del Greco. A tempi storici risalgono poi la bocca eccentrica del 79 d.C. ubicata negli scavi di Pompei, una serie di bocche apertesi a monte di Torre del Greco negli anni 1760, 1794 e 1861 e quelle formatesi nel 1906 sul versante E. Alla base del Gran Cono si ele¬ vano inoltre le cupole laviche del Colle Margherita, formatasi a setten¬ trione tra il 1891 ed il 1894, del Colle Umberto, sorto tra il 1895 ed il 1899 alle spalle del Colle dei Canteroni e la cupola del 1937 sul versante E. Le pendici settentrionali del Somma sono percorse da profondi valloni di erosione; la loro morfologia si presenta pertanto notevolmente accidentata a differenza di quanto si verifica sui versanti meridionali che più intensamente sono stati interessati da manifestazioni eruttive dopo il 79 d.C. I dati stratigrafici relativi alle aree vulcaniche napoletane mettono di norma in evidenza una successione di materiali ascrivibili al Somma-Vesu- vio alternati a prodotti provenienti dalle eruzioni flegree. I prodotti più antichi del Somma poggiano su questi materiali e più precisamente sull’ignimbrite campana, che, circa 30.000 anni fa, diffonden¬ dosi approssimativamente su 7.000 Kmq, ricoprì una gran parte dell’attuale Campania. Secondo altri Autori (Rittmann e Ippolito, 1947) i prodotti vulcanici più antichi che si rinvengono, a tetto dei sedimenti terziari, furono prodotti da un centro eruttivo locale che esisteva sotto fattuale Somma- Vesuvio. A questo primo vulcano della regione vesuviana venne dato il nome di Somma Primitivo. La flora del Somma-Vesuvio 7 Fig. 2. - Altimetria del complesso Somma-Vesuvio e colate laviche delle più recenti eruzioni. 8 M. Ricciardi, G. G. Aprile, V La Valva e G. Caputo Al tetto di questi materiali si trova un tufo giallo sicuramente ascrivi¬ bile al tufo giallo napoletano, tipico prodotto del II periodo flegreo. È per¬ tanto verosimile che all’attività del Somma Primitivo seguì un lungo periodo di quiete. Durante il terzo periodo flegreo di ebbe la ripresa dell’attività eruttiva con emissione di colate laviche, scorie, sabbie e ceneri che vengono alla luce solo nei valloni più incisi delle falde esterne del M. Somma e rappre¬ sentano i materiali più antichi oggi affioranti. Questo ciclo eruttivo che fu presumibilmente intenso e quasi ininterrotto o con brevi periodi di quiete viene indicato come periodo del Somma Antico. Al tetto della serie del Somma Antico sono evidenti i segni di una intensa erosione e disgregazione superficiale nonché residui, a volte note¬ voli, di terreno vegetale; sembra pertanto logico supporre che si sia avuto un nuovo lungo periodo di quiete. L’attività riprese in seguito con una eruzione pliniana che segna l’inizio di un nuovo ciclo che viene indicato come periodo del Somma Recente. Nel corso di tale periodo si ebbero almeno tre eruzioni pli- niane - ad eccezione di quella del 79 d.C. - oltre a numerose eruzioni terminali e laterali. L’attività del Somma Recente può essere quindi divisa in tre periodi ciascuno dei quali iniziò con un’eruzione pliniana. Di particolare intensità si presume sia stato il parossismo che segna l’inizio del terzo periodo del Somma Recente e che dovette verificarsi intorno al XII secolo a.C. L’attività di questo terzo periodo si interruppe del tutto diversi secoli a.C.; i materiali di una delle ultime eruzioni seppel¬ lirono infatti un gran numero di manufatti databili all’VIII secolo a.C. in prossimità dell’attuale S. Marzano. A questo ciclo eruttivo seguì un nuovo lungo periodo di quiete poi inter¬ rotto dalla violenta e famosa eruzione del 79 d.C. durante la quale venne distrutta la cima dell’apparato eruttivo e si formò un grande cratere ad imbuto. In seguito le pareti di tale imbuto crollarono e si originò così la caldera di spro¬ fondamento che ancora oggi si osserva. Dopo un periodo di esaurimento abba¬ stanza lungo il Vesuvio si risvegliò e, con proiezioni ed effusioni, costruì, poco per volta, la cima oggi denominata Gran Cono Vesuviano. Per alcuni secoli prima della storica eruzione del 79, ricordata da Pli¬ nio il Giovane, il Somma restò quindi del tutto inattivo; questo lungo periodo di quiete fece, a quanto pare, persino dimenticare la natura vulca¬ nica del monte a cui il solo Strabone, nel 19 d.C., fa cenno. Il 79 d.C. segna anche l’inizio dell’attività storica del Vesuvio propria¬ mente detto, attività che si protrae quindi da quasi 2000 anni. La flora del Somma-Vesuvio 9 Per i primi 16 secoli di questo periodo non si dispone però di una esauriente documentazione storica che consenta di valutare, nel suo insieme, l’andamento dell’attività del Vesuvio né si conoscono le date di tutte le sue eruzioni. È peraltro presumibile che questo ciclo eruttivo sia durato fino alla metà del XV o al massimo fino al XVI secolo. Una violenta ripresa dell’attività, con manifestazioni prevalentemente effusive segna, nel 1631, l’inizio della storia «moderna» del Vesuvio. Da allora numerose eruzioni, di intensità e durata variabili, si sono susseguite, a brevi intervalli di tempo, fino all’ultimo periodo di attività culminato con il parossismo del marzo 1944. Tale data coincide con l’inizio dell’attuale periodo di quiete che si protrae pertanto da oltre quaranta anni ed è il più lungo che si sia avuto dopo il 1631. Al momento il Vesuvio è interessato, in superficie, solo da una discreta attività fumarolica localizzata in corrispondenza di alcune aree interne del cratere. Per riferimenti più dettagliati sull’ambiente fìsico e sul vulcanesimo nella zona vesuviana si rimanda alla ricca bibliografìa sull’argomento ed in particolare ai lavori di Alfano e Friendlander (1929), Di Girolamo (1968), Imbó (1984), Rittmann e Ippolito (1947). Clima Il complesso Somma-Vesuvio, per la sua posizione al centro del golfo di Napoli e la sua modesta elevazione, gode di un clima abbastanza mite caratterizzato da differenze di temperature e di piovosità poco marcate alle diverse quote e sui differenti versanti. Le stazioni meteorologiche presenti nell’area vesuviana sono ubicate quasi esclusivamente sulle pendici sud-occidentali del vulcano; esse sono inoltre localizzate a quote comprese tra i 20 ed i 100 m sul mare ad ecce¬ zione di quella dell’Osservatorio Vesuviano (m 612). Sulla base dei dati disponibili è stato pertanto possibile tracciare i lineamenti fondamentali del clima della zona. I diagrammi di Walter e Lieth costruiti su tali dati (Fig. 3) si riferiscono alle stazioni di Portici (82 m.s.m.) e dell’Osservatorio Vesuviano (612 m.s.m.). L’esame dei due grafici evidenzia, in entrambe le stazioni, come era logico attendersi, un clima con accentuati caratteri di mediterraneità. La piovosità si aggira intorno ai 1000 mm annui per entrambe le stazioni con mas¬ simi in Novembre (145 mm a Portici e 141 mm all’Osservatorio Vesuviano) e minimi in Luglio (15 mm a Portici e 19 mm all’Osservatorio Vesuviano). 10 M. Ricciardi, G. G. Aprile, V La Valva e G. Caputo PORTICI ( m 82 ) 15,8° 1058 mm OSSERVATORIO VESUVIANO (m 612) 13,2° 960 mm [1926 - 1950] Fig. 3. - Diagrammi pluviotermici relativi alle stazioni di Portici e dell’Osservatorio Vesuviano. La flora del Somma-Vesuvio 11 Per quel che attiene all’andamento delle temperature le medie mensili presentano il loro massimo in Luglio (21°, 6) all’Osservatorio Vesuviano ed in Agosto (24°, 2) a Portici; il minimo cade in Gennaio per entrambe le sta¬ zioni con 5°, 7 all’Osservatorio Vesuviano e 8°, 6 a Portici. Per chiarire ulteriormente il quadro delle condizioni climatiche della zona riportiamo (Tab. 1) i valori medi mensili delle precipitazioni relativi al venticinquennio 1926-50 editi dal Ministero dei Lavori Pubblici-Servi¬ zio Idrografico (1958). A Portici le pioggie oscillano tra un massimo di 1346 mm annui ed un minimo di 736 mm; i valori più frequenti non si discostano tuttavia dai 1000 mm. All’Osservatorio Vesuviano le precipita¬ zioni vanno da un massimo di 1427 mm ad un minimo di 685 mm. Queste differenze, assai poco marcate tra le due stazioni, sono la conseguenza della notevole vicinanza delle due località (5 Km in linea d’aria) e soprat¬ tutto della modesta differenza di quota (530 m). Rilievo assai scarso rivestono le precipitazioni nevose che solo nei mesi tra Dicembre e Marzo interessano quasi esclusivamente le quote superiori ai 1000 m; in ogni caso la neve permane solo pochi giorni. Anche per quel che riguarda le temperature, pur non essendo disponibili dati molto dettagliati, si può affermare che le differenze alle diverse quote sono poco accentuate. Infatti la media annuale è di 15°, 8 a Portici e di 13°, 2 all’Osservatorio Vesuviano mentre, per le stesse località, si registrano rispettivamente medie minime di 8°, 6 e 5°,8 e massime di 24°, 2 e 21°, 7. TABELLA I Valori medi mensili delle precipitazioni relativi al periodo 1926-50 a Portici ed alfOsservatorio Vesuviano Stazione G F M A M G L A s 0 N D Portici (m 82) 123 123 86 74 62 36 19 30 69 131 160 146 Osservatorio vesuviano (m 612) 100 101 73 71 66 34 19 26 71 128 137 134 Idrografia L’estremo grado di permeabilità degli orizzonti più superficiali del suolo in tutta l’area vesuviana fa sì che le acque di pioggia vengano, nel corso stesso delle precipitazioni, immediatamente avviate verso gli strati profondi determinando la totale assenza di una rete idrica di superficie. 12 M. Ricciardi, G. G. Aprile, V La Valva e G, Caputo Solo nel corso delle pioggie torrenziali, frequenti soprattutto in autunno, sono possibili fenomeni di ruscellamento che, assumendo non di rado anche carattere torrentizio, giocano un ruolo non indifferente nell’erosione e nel modellamento specie delle pendici più acclivi. In conseguenza di ciò anche la falda freatica è, di regola, piuttosto pro¬ fonda; situazioni di falda più superficiale si possono comunque verificare ma solo dove, agli strati superficiali permeabili, fanno seguito, a piccola profondità, strati compatti di lava. A causa di queste particolarità, anche le sorgenti sono quasi del tutto assenti; solo in alcune località del versante N del Somma affiora qua e là qualche risorgiva di una certa entità. Si tratta, peraltro, di fenomeni di limi¬ tata importanza per quel che riguarda il bilancio idrico del complesso Som- ma-Vesuvio, bilancio che resta anche perciò sempre deficitario. L’esplorazione floristica del Vesuvio Le più antiche notizie sulle piante del Vesuvio si trovano già in quei documenti nei quali ci è stata tramandata la storia degli eventi che, all’ombra di questo vulcano, si sono susseguiti a partire dagli albori della civiltà greco-romana attraverso il Medioevo e fino al secolo XVIII. Altra testimonianza del tutto particolare è poi rappresentata dai resti di vegetali, per lo più carbonizzati, che, sepolti dall’eruzione del 79 a.C, sono stati riportati alla luce nel corso degli scavi archeologici. L’esame di questi reperti ha consentito ad alcuni Autori (Ricciardi e Aprile, 1978; Meyer, 1980) di fornire una serie di indicazioni sulla presumibile presenza di un certo numero di entità nell’area vesuviana nel I secolo d.C. Le più antiche citazioni floristiche per il Vesuvio, riguardanti peraltro pochissime entità, risalgono ai prelinneani (Imperato, 1599; Colonna, 1616), mentre i primi ragguagli di una certa consistenza sulla flora del complesso Vesuvio-Monte Somma sono quelli pubblicati da Tenore nella Flora Napolitani (1811-38), nella Sylloge (1831) e nel reso¬ conto delle escursioni da lui effettuate nell’anno 1825 nei dintorni di Napoli (1832). La vicinanza all’Ateneo napoletano ha fatto si che numerosi botanici dell’Ottocento erborizzassero sul Vesuvio; tuttavia il solo Pasquale (1840, 1869) pubblica due contributi molto dettagliati. Di questi due lavori abbiamo tenuto conto soprattutto del secondo in quanto esso costituisce in effetti un rifacimento del primo con molte opportune precisazioni e addirit¬ tura non poche rettifiche di errori. La flora del Somma-Vesuvio 13 Altre citazioni floristiche sono dovute a Licqpoli (1873), limitata- mente alle Crittogame, ed a Bacca rimi (1881) che riporta un semplice elenco di specie chiaramente ripreso dai lavori di Pasquale (1840, 1869) e che a questi praticamente nulla aggiunge. Ben poco di nuovo apportano alla conoscenza della flora del Vesuvio i contributi parziali di Comes (1887) e Martelli e Tanfani (1892), mentre Migliorato (1896, 1897) pubblica alcune nuove segnalazioni riprenden¬ dole quasi integralmente da un elenco manoscritto e da alcune annotazioni che lo stesso Pasquale aveva apposto in calce ad una copia della sua Flora Vesuviana. A partire dal 1897 e fino a tut. foggi, gli studi sulla flora della zona sono stati quasi del tutto abbandonati. Un certo numero di citazioni flori¬ stiche si ritrovano peraltro in due brevi contributi di De Rosa (1906, 1907) e nei lavori a carattere vegetazionale di Agostini (1952, 1959, 1975) e Ricciardi (1972). La flora del Vesuvio, sufficientemente illustrata dall’opera dì Pasquale (IL ce.), ha subito non poche variazioni nel corso di quest’ ultimo secolo. Si tratta di mutamenti le cui cause, pur essendo in buona parte collegate ai fenomeni eruttivi, vanno soprattutto ricercate nelle profonde alterazioni ambientali determinate da un impatto antropico di portata veramente ecce¬ zionale. In questo lavoro perciò, oltre a fare il punto sulla situazione attuale, abbiamo inteso anche evidenziare le non poche differenze esistenti tra il popolamento vegetale di oggi e quello di pochi decenni fa. Elenco floristico Nell’elenco floristico l’ordinamento seguito è quello adottato da Pignatti (1982); anche per la nomenclatura ci siamo riferiti, in linea di massima, allo stesso A., salvo in alcuni casi nei quali ci è sembrato opportuno disco¬ starcene. In questi casi è stato indicato tra parentesi quadre, come sino¬ nimo, il binomio riportato in Pignatti (Le.); in poche altre occasioni, il sinonimo è stato citato ai fini di una più agevole lettura. Per quanto attiene alla nomenclatura delle Pteridofite abbiamo fatto riferimento a Ferrari ni et al. (1986). Nella stesura del lavoro abbiamo fatto poi largo ricorso a con¬ tributi specifici oltre che alle opere di Fiori e Paoletti (1896-1908), Hegi (1906-31), Fiori (1923-29), Hayek (1924-32), Maire (1952-67), Quezel e Santa (1962-63), Tutin et al. (1964-80), Ehrendorfer (1967), Greuter e Regi unger (1967), Zangheri (1976). 14 M. Ricciardi, G. G. Aprile, V La Valva e G. Caputo Per le entità già segnalate in precedenza sono stati anche indicati gli AA. delle citazioni e Panno della relativa pubblicazione; i nomi di questi AA. sono stati abbreviati come segue: Ag. = Agostini, Bacc. = Baccarini, Co. = Comes, Der. = De Rosa, Lic. = Licopoli, Mart. e Tanf. = Martelli e Tanfani, Migl. = Migliorato, Pasq. = Pasquale G. A., Ricc. = Ricciardi, Ter = Tenore M. Nei casi incerti e dove ciò è stato possibile le citazioni dubbie sono state sottoposte a controllo mediante indagini d’erbario. Di particolare uti¬ lità si sono rivelati, in questo senso, l’Erbario Generale del Dipartimento di Biologia Vegetale dell’Università di Napoli, la collezione Tenore e soprat¬ tutto la collezione Pasquale2. Il materiale di quest’ultima raccolta si è rive¬ lato particolarmente utile consentendoci sia di confermare la presenza all’epoca di alcune entità oggi scomparse sia di rettificare varie citazioni rivelatesi inesatte. Nell’elenco un asterisco (*) precede le entità da noi raccolte od osser¬ vate e che non risultano segnalate in precedenza; in corsivo sono a loro volta indicate quelle entità che, riportate in letteratura, non sono state da noi più ritrovate. In entrambi i casi un tondino ( o ) che precede il binomio sta ad indicare l’esistenza di un corrispondente saggio d’erbario. Le singole entità da noi ritrovate sono seguite dalla forma e sotto¬ forma biologica abbreviate secondo il seguente prospetto: p m Macro-, Meso-, Micro- G b Geophyta bulbosa Phanerophyta G rh » rhizomatosa p n Nanophanerophyta G rtb » radicitubera p 1 Phanerophyta Lanosa G par » parasitica Ch suff Chamaephyta suffrutescentia T er Terophyta erecta Ch rept » reptantia T scd » scandentia Ch succ » succulentia T ros » rosulata H caesp Hemicryptophyta caespitosa T rept » reptantia H scap » scaposa T succ » succulenta H ros » rosulata T par » parasitica H rept » reptantia Hyd nat Hydrophyta natantia H scd » scandentia Hyd rad » radicantia H bien » biennia Hel Helophyta Sono anche indicate, per le entità che abbiamo ritrovato, le categorie corologiche di appartenenza; ci siamo per esse attenuti, in linea di mas- 2 Per le citazioni relative a tali raccolte saranno adottate d’ora innanzi le seguenti abbreviazioni: HG = Erbario Generale; HT = Collezione Tenore; HP - Collezione Pasquale. La flora del Somma- Vesuvio 15 sima, allo schema proposto da Pignatti (1982), schema che riportiamo qui appresso e nel quale le lievi modifiche apportate non alterano sostanzial¬ mente le vedute dell’ A. Endem. — Specie esclusive del territorio italiano o presenti anche su aree ridotte in territori limitrofi. — Steno-Medit. — Specie distribuite lungo le coste del Mediterraneo. — Euri-Medit . — Specie distribuite lungo le coste del Mediterraneo ma con ampie irradiazioni verso Finterno, — Medit. Moni. — Specie delle montagne cìrcummediterranee dell’Europa e dell’ Africa. — Eurasiat. — Specie presenti nelFEurasia ulteriormente suddivise come segue: - Paleotemp. — Eurasiatiche presenti anche nel N Africa. — Eurasiat, — Eurasiatiche in senso stretto dall’Europa al Giappone. - Sudeurop.-Sudsiber. — Regioni calde dell’Europa e fascia arida della Siberia meridionale. — Europeo-Caucas. — Diffuse in Europa e sul Caucaso. ““ Centroeurop. — Europa temperata dalla Francia alFUcraina. — SE-Europ , — Soprattutto nella regione Carpatico- Danubiana. — Atl - Areale centrato sulle coste atlantiche dell’Europa; è presente solo la seguente sottodivisione: — Subatl. — Europa occidentale e anche più ad oriente nelle zone a clima suboceanico. — Omf S-Europ. — Diffuse sui rilievi dell’Europa meridionale con le seguenti sottodivisioni: - Omf. S-Europ. — Dalla penisola iberica ai Balcani ed eventualmente Caucaso ed Anatolia, - Omf. Centroeurop. — Alpi, Giura, Carpazi ed anche catene più meri¬ dionali. 16 M. Ricciardi, G. G. Aprile, V La Valva e G. Caputo — Boreali — A diffusione nordica con le seguenti sottodivisioni: - Circumbor. — Zone fredde e temperato-fredde dell’Eurasia e del Nor- damerica. - Eurosib. — Zone fredde e temperato-fredde dell’Eurasia. — Gruppi ad ampia distribuzione: - Pantrop. — Fascia tropicale delPEurasia, Africa ed America. - Medit.-Turan. — Zone desertiche e subdesertiche dal bacino del Medi- terraneo all’Asia Centrale. - Subcosmop. — In quasi tutte le zone del mondo, ma con ampie lacune. - Cosmop. In tutte le zone del mondo senza lacune. - Avv. — Avventizie. - Cult. — Coltivate. Altre indicazioni di carattere corologico che non figurano tra quelle innanzi riportate e che si riferiscono ad un ridotto numero di entità o addi¬ rittura ad entità singole non sono state incluse nello schema in quanto ad esso agevolmente riconducibili o comunque di facile interpretazione. La flora del Somma-Vesuvio 17 PTERID OPH YTA Selaginellaceae Selaginella denticulata (L.) Spring — Ch rept — Steno-Medil — Rupi umide. Fosso della Vetrana, m 400; Colle dei Canteroni, m 450, ecc. Segnalaz. preced.: Via Salvatore ai Tironi e Camaldoli della Torre (Pasq., 1869, sub Lycopodium dentimi atum); Vesuvio (Bacc., 1881, sub Lycopodium dentìcula- tum ; Co., 1887, sub Lycopodium denticulatum ). Ophioglossaceae Ophioglossum lusitanicum L. Sabbie marittime. Portici, Torre del Greco e Torre Annunziata (Ten, 1831); Gra¬ natene (Pasq., 1869). Sinopie ridaceae Cheilanthes maderensis Lowe [ Cheìlanthes pteridioides (Reichard) C. Chr. nom. reji. prop.] — H ros — Steno-Medit.-Turan. — Muri a secco e rupi laviche. Lagno di Casacampora, m 100; Cappella Vecchia, m 160. Segnalaz. preced.: alle falde del Vesuvio (Ten.; 1832, sub Adiantum odo rum): Strada Vecchia del Salvatore, S. Vito, Tirone e Vallone dei Tironcelli di Torre del Greco (Pasq., 1869, sub Ch. odora); S. Vito, Ercolano, Cappuccini di Torre del Greco (Lic., 1873, sub Ch. odora); Vesuvio (Bacc., 1881, sub Ch. odora; Co., 1887, sub Ch. odora); Strada del Salvatore, S. Vito (Ag., 1959, sub Ch. odora var. achrostica); Lave del 1858 (Ag., 1975, sub Ch. fragrane). Adiantaceae Adiantum capillus-veneris L. — G rh -- Pantrop. — Rocce laviche e anfratti umidi. Sorgenti delPOlivella, m 380; interno del cratere, m 1100, ecc. Segnalaz. preced.: lungo le strade (Pasq., 1869); zona inferiore (Lic , 1873); Vesu¬ vio (Bacc., 1881; Co., 1887). Pteridaceae * Pterls vìttata L, H ros — Pantrop. — Rupi umide presso le fumarole. Interno del cratere, m 1100. 18 M. Ricciardi, G. G. Aprile, V. La Valva e G. Caputo Gymnogrammaceae Anogramma leptophylla (L.) Link — T er — Cosmop. — Ambienti rupestri e muri a secco. Cappella Vecchia, m 150; Strada Vesuviana, m 375; Fosso della Vetrana, m 400; Pescinale, m 500, ecc. Segnalaz. preced.: nei luoghi ombrosi (Pasq., 1869, sub Grammitis leptophylla ); alle falde del monte (Lic., 1873, sub Grammitis leptophylla ); Vesuvio (Bacc., 1881, sub Grammitis leptophylla ; Co., 1887, sub Gymnogramma leptophylla ); lave del 1858 (Ag., 1975). Hypolepidaceae Pteridium aquilinum (L.) Kuhn subsp. aquilinum — G rh — Cosmop. — Boscaglie e terreni sterili. M. Somma, m 300-700; Bocche del 1861, m 350; Pescinale, m 500; Colle dei Canteroni, m 550; Atrio del Cavallo, m 850; Gran Cono Vesuviano, m 1060. Segnalaz. preced.: Somma e Monticelli di Torre del Greco (Pasq., 1869, sub Pteris aquilina ); Vesuvio (Bacc., 1881, sub Pteris aquilina ); Camaldoli di Torre del Greco, m 150, Casa Sorrentino, m 270, Bosco Casoria, m 310, Cognoli di Giacca, m 680 (Ag., 1975). Aspleniaceae Asplenium trichomanes L. subsp. quadrivalens D. E. Meyer — H ros — Cosmop. — Lave e suoli lapidici. Lave del 1858, m 375; M. Somma, m 600-900, ecc. Segnalaz. preced.: sulle lave (Pasq., 1869, sub A. trichomanes ); Vesuvio (Bacc., 1881, sub A. trichomanes ; Co., 1887 sub A. trichomanes ); lave del 1858 (Ag., 1975, sub A. trichomanes). Alcuni esemplari raccolti sul M. Somma, per le ridotte dimensioni e per le squame dei rizomi più piccole, sembrano avvicinarsi alla subsp. trichomanes. * Asplenium obovatum Viv. — H ros — Steno-Medit. — Fessure delle rupi laviche. M. Somma, m 1100. Asplenium adiantum-nigrum L. — H ros — Paleotemp. e Subtrop. — Tra le rocce e negli ambienti sassosi. Valle del Gigante, m 900. Segnalaz. preced.: sulle rupi e macerie (Pasq., 1869); nelle zone inferiori e media (Lic., 1873); Vesuvio (Bacc., 1881); Parco Gussone, Bosco di Catena, Camaldoli di Torre del Greco (Der., 1906). Asplenium onopteris L. — H ros — Subtrop. — Stazioni rupestri. La Pagliara, m 300; Colle dei Canteroni, m 450; Pescinale m 450; M. Somma, m 400-700; Piano delle Ginestre, m 500; Atrio del Cavallo, m 850; Cognoli di S. Anastasia, m 1100. Segnalaz. preced.: rupi e macerie (Pasq., 1869, sub A. adiantum-nigrum var. acu- tum)\ Camaldoli di Torre del Greco, m 150, Casa Sorrentino, m 270, Bosco Caso¬ ria, m 310, Cognoli di Giacca, m 680 (Ag., 1975). La flora del Somma-Vesuvio 19 Aspleniiim septeutrlonale (L.) HofFm. subsp. septentrionale — H ros — Circumbor. - Fessure delle rocce laviche. Valle del Gigante, m 800. Ceterach officinarum Willd. supsp. offtdnarum — H ros — Eurasiat. — Lave e muri a secco. Lave del 1858, m 375; Piano delle Ginestre, m 490; Pescinale, m 560; Valle del Gigante, m 900, ecc. Segnalaz. precede frequente (Paso,, 1869); zone alte, base del cono, Punta del Nasone (Lic., 1873, sub Gymnogramme ceterach ); Vesuvio (Bacc., 1881; Co., 1887); Osservatorio (Ber., 1906); Lave del 1858, m 250 (Ag., 1975). Ceterach offici namni Willd. subsp. bivalens D. E. Meyer [C. javorkeanum (Vida) Soó] - H ros — Europ. — Ambienti rupestri. Strabello demaniale, m 600; Atrio del Cavallo, m 850. Segnalaz. precede Vesuvio (Zangheri, 1976; Pignatte, 1982). Aihyriaceae Cystopterls fragilis (L.) Bernh. — G rh — Cosmop. — Boschi e boscaglie di latifo¬ glie. Cognoli dì S. Anastasia, m 1035. Segnalaz. preced.: Punta del Nasone al Somma (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881). Aspidiaceae Polystichum setiferum (Forsskàl) T. Moore ex Woynar - G rh — Circumbor. - Boschi misti. M. Somma, m 700; Valle del Gigante, m 900. Segnalaz. preced.: Carnai doli, Canteroni, Somma (Pasq., 1869, sub Aspidium acu¬ te a rum); Vesuvio (Bacc., 1881, sub Aspidium acuìeatum ); Camaldoli di Torre del Greco (Ber., 1906, sub Aspidium acuìeatum). Dryopteris filix-mas (L.) Schott — G rh — Subcosmop. — Pinete e boschi di latifo¬ glie. Piano delle Ginestre, m 500; M. Somma, m 700. Vesuvio, s. d.. Pasquale (HP!, sub Aspidium pallidum). Dryopteris pallida (Bory) Maire et Petitm. subsp. pallida. Vallacele ombrose. Cappella di S. Vito, M. Somma e S. Anastasia (Pasq., 1869, sub Aspidium pallidum). Riportiamo con qualche incertezza queste segnalazioni di Pasquale (1869); nell’Erbario Pasquale l’unico saggio attribuito a questa entità (Vesuvio, s. d.. Pa¬ squale , HP!, sub Aspidium pallidum) corrisponde in effetti a Dryopteris filix-mas. POLYPODIACEAE Polypodmm cantbricum L. subsp. serrulatum (Sch. ex Arcangeli) Pie. Ser. [P. australe Fée] ~ • G rh - • Euri-Medit. — Rupi, muri ombrosi e spesso epifita. Por¬ tici: Parco Gussone, m 50-90; Cappella Vecchia, m 150; Piano delle Ginestre, m 500; Atrio del Cavallo, m 850, ecc. 20 M. Ricciardi, G. G. Aprile, V La Valva e G. Caputo Polypodium vulgare L. Fosso Faraone S. Sebastiano al Vesuvio, luoghi sassosi (Pasq., 1869; Lic., 1873); Vesuvio (Bacc., 1881; Co., 1887). Segnalazione dubbia da riferire verosimilmente alla specie precedente. GYMNOSPERMAE PlNACEAE Pinus pinaster Aiton. subsp. pinaster — P m — W-Medit.(Steno-) — Rimboschi¬ menti. Stradello demaniale, m 650; Colle Umberto, m 700. Segnalaz. preced.: coltivato (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881); Foresta Tirone, m 640 (Ag., 1975). Pinus nigra Arnold subsp. nigra — P m — Illirico — Rimboschimenti. Atrio del Cavallo, m 850; Colle Umberto, m 900. Segnalaz. precede Colle Umberto (Ricc., 1972). Pinus halepensis Miller — P m — Steno-Medit. — Pinete e coltivato presso le abita¬ zioni. Valle dell’Orso, m 150; Foresta Tirone, m 400-600, ecc. Segnalaz. precede nei giardini e nei parchi (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881). Pinus pinea L. — P m — Euri-Medit. — Forma estesi boschi di origine antropica più di frequente sui versanti S e W. Segnalaz. precede Torre del Greco (Pasq., 1868); Torre del Greco a Monticello, ai Camaldoli (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881); Piano delle Ginestre (Rice., 1972); Piano delle Ginestre, m 650, Atrio del Cavallo, m 950 (Ag., 1975). CUPRESSACEAE Cupressus sempervirens L. — P m — E-Medit. (Euri-) — Coltivato per ornamento. Torre del Greco: Villa delle Ginestre, m 120. Segnalaz. preced.: coltivato (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881). ANGIOSPERMAE DICOTYLEDONEAE Salicaceae Salix alba L. subsp. vitellina (L.) Arcangeli — P m — Paleotemp. — Margini dei coltivi. Colle dei Canteroni, m 350; tra Torre del Greco e Portici, 100 m, ecc. Segnalaz. preced.: coltivato (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881, sub S . alba). La flora del Somma-Vesuvio 21 Salix cinerea L. Fruticeti e margini dei campi. Vallone dei Tironcelli a Torre del Greco, Pompei, Somma. (Pasq., 1869 sub S. caprea fo. co ns tri et a). Salix aurita L. Luoghi selvatici. M. Somma (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881). Segnalazione dubbia da riferire quasi sicuramente all’entità seguente. Nell’Erba- rio Pasquale l’unico saggio attribuito a S. aurita (Somma, s. d.. Pasquale , HP!) cor¬ risponde a S. caprea come già Grande annota. ° Salix caprea L. — P m(n) — Eurasiat. — Boscaglie e fruticeti. M. Somma, m 500; Pescinale, m 500; Valle del Gigante, m 850, Gran Cono Vesuviano: versante N, m 1150. Segnalaz. preced.: Vallone dei Tironcelli a Torre del Greco, Pompei, Somma (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881); Fosso della Vetrana (Ricc., 1972); Atrio del Cavallo, 14.IV.1868, Pasquale (HP!); M. Somma, 16.V.1868, Pasquale (HP!); Torre del Greco, 25.V.1868, Pasquale (HP!). Populus alba L. — P m(n) Paleotemp. — Forre e siepi. Pescinale, m 300; Vallone di Pollena, m 350; M. Somma: sorgenti dell’Olivella, m 500. Segnalaz. preced.: M. Somma, scesa di Vetrana (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881); Osservatorio (Ber., 1906). Populus tremula L. — P m — Eurosib. — Boscaglie e valloni umidi. M. Somma, m 500-950; Pescinale, m 600; Gran Cono Vesuviano, m 1000. Segnalaz. preced.: M. Somma (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881). Populus nigra L. — P m — Paleotemp. — Coltivi, incolti e lungo le strade. Cappella Vecchia, m 150-200; tra S. Giorgio a Cremano e Torre Annunziata, m 100-200; Gran Cono Vesuviano, m 1100, ecc. Segnalaz. preced.: coltivato (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881). Juglandaceae Juglans regia L. — P m — SW-Asiat. — Coltivato e talora subspontaneo. Cappella Vecchia, m 150; M. Somma, m 500, ecc. Segnalaz preced.: coltivata (Pasq., 1869). Betulaceae Betula penduta Roth — P m — Eurosib. — Boschi e boscaglie elevate. Valle del Gigante, m 850; Atrio del Cavallo, m 950; M. Somma: Cognoli di S. Anastasia, 1080 m. Segnalaz. preced.: Cratere e M. Somma (Pasq., 1869, sub B. alba var. penduta); Vesuvio (Bacc., 1881, sub B. alba); M. Somma (Co., 1887, sub B. alba; Ricc., 1972). 22 M. Ricciardi, G. G. Aprile, V La Valva e G. Caputo Alnus cordata (Loisel.) Loisel. — P m(n) — Endem. — Boschi misti e pinete. Colle dei Canteroni, m 450; Piano delle Ginestre, m 500; Stradello Demaniale, m 600; M. Somma, m 700, ecc. Segnalaz. preced.: Camaldoli e M. Somma (Pasq., 1869, sub A. cordifolia)\ Vesu¬ vio (Bacc., 1881, sub A. cordifolia)\ Fosso della Vetrana (Ricc., 1972); Piano delle Ginestre, m 630, Foresta Tirone, m 640 (Ag., 1975). CORYLACEAE Ostrya carpinifolia Scop. — P m — Circumbor. (Pontico) — Boschi di caducifoglie. Bocche del 1861, m 350; M. Somma, m 350-1000; Colle dei Canteroni, m 500. Segnalaz. preced.: M. Somma (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881); Colle dei Canteroni (Ricc., 1972); Camaldoli di Torre del Greco, m 150 (Ag., 1975). Corylus avellana L. — P m(n) — Europeo-Caucas. — Coltivato e talora inselvati¬ chito. Tra S. Giuseppe Vesuviano e Terzigno, m 200-400; La Pagliara, m 300; M. Somma, m 500. Segnalaz. preced.: nei boschi spontanea e coltivata (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881). Fagaceae Castanea sativa Miller — P m — SE-Europ. — Forma estesi boschi di origine antro¬ pica su tutto il versante N. Pescinale, m 300; Bocche del 1861, m 350; Colle dei Canteroni, m 450; M. Somma, m 450-1100. Segnalaz. preced.: Vesuvio e M. Somma (Pasq., 1869, sub C. vesca ); Vesuvio (Bacc., 1881, sub C. vesca ); M. Somma (Co., 1887). Quercus ilex L. — P m(n) — Steno-Medit. — Boschi e macchie. Bocche del 1861, m 350; M. Somma, m 350-1000; Piano delle Ginestre, m 500; Pescinale, m 600; Stradello Demaniale, m 600; Atrio del Cavallo, m 950. Segnalaz. preced.: nei boschi (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881; Co., 1887); Piano delle Ginestre (Ricc., 1972); Camaldoli di Torre del Greco, m 150, Bosco Casoria, m 310, Cognoli di Giacca, m 680 (Ag., 1975). * Quercus suber L. — P m — W-Medit. (Euri-) — Boschi sempreverdi. Stradello Demaniale, m 600. ° Quercus dalechampii Ten. Bosco di Mauro, 26.VIII.1868, n. 13 b. Pasquale (HP!, sub Q. sessiliflora ). Grande (in HP) annota a proposito di questo saggio: «Pare la tipica dalechampii ». L’esame del materiale ci consente di concordare con questo Autore. Quercus robur L. Boschi cedui delle zone orientali, Mauro, Camaldoli (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881). Da riferire quasi sicuramente alla specie seguente. La flora del Somma-Vesuvio 23 Quercus pubescens Willd. subsp. pubescens — P m — SE-Europ. (Subpontica) - Boschi e boscaglie. Bocche del 1861, m 350; Pescinale, m 500; Colle dei Cante- roni, m 500; M. Somma, m 500-700. Segnalaz. preced.: M. Somma (Co., 1887); Camaldoli di Torre del Greco, m 150, Casa Sorrentino, m 270, Bosco Casoria, m 310, Cognoli di Giacca, m 680 (Ag., 1975). Ulmaceae Ulmus minor Miller — P m(n) — Europeo-Caucas. — Boscaglie e siepi. Cappella Vecchia, m 150; M. Somma, m 450-1130, ecc. Segnalaz. preced.: nelle siepi e nei fruticeti (Pasq., 1869, sub U. suberosa ); Vesu¬ vio (Baco., 1881, sub U. sub erosa)-, Camaldoli di Torrè del Greco, m 150, Bosco Casoria, m 310, Cognoli di Giacca, m 680 (Ag., 1975). Celtis australis L. — P m — Euri-Medit. — Macchioni e boscaglie. Portici: Parco Gussone, m 50-100. Cappella Vecchia, m 130-150; Camaldoli di Torre del Greco, m 150, ecc. Segnalaz. preced.: dintorni del Vesuvio (Ten., 1832); Strada di S. Vito, Bosco Tre Case (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881). Moraceae Broussonetia papyrifera (L.) Vent. — P m — Cult. (E-Asiat.) — Coltivato. Portici: Parco Gussone, m 50-100. Segnalaz. preced.: coltivato (Pasq., 1869). Morus nigra L. — P m — Cult. (SW-Asiat.) — Coltivato in tutta l’area vesuviana, m 0400. Segnalaz. preced.: coltivato (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881). Morus alba L. — P m — Cult. (E-Asiat.) — Coltivato dovunque, m 0450. Segnalaz. preced.: coltivato (Pasq., 1869, sub M. alba et M. multicaulis)\ Vesuvio (Bacc., 1881). Ficus carica L. — P m — Medit.-Turan. — Coltivato e spesso inselvatichito. La Pagliara, m 300; S. Maria di Castello, m 430; Colle dei Canteroni, m 450; Cap¬ pella Vecchia, m 150-200; Camaldoli di Torre del Greco, m 150, ecc. Segnalaz. preced.: coltivato (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881). Cannabaceae Humulus lupulus L. Nelle siepi. Strada della Madonna dell’Arco a S. Anastasia, Ottaviano (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881). 24 M. Ricciardi, G. G. Aprile, V La Valva e G. Caputo Urucaceae Urtica dioica L. — H scap — Subcosmop. — Bordi delle strade ed ambienti nitro¬ fili. S. Maria di Castello, m 435; M. Somma, m 700. Segnalaz. preced.i Somma, Ottaviano (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881); Atrio del Cavallo (Co., 1887). Urtica urens L. — L. T er — Subcosmop. — Ambienti ruderali e coltivi. Portici: Parco Gussone, m 50-100; Cappella Vecchia, m 150; Camaldoli di Torre del Greco, m 150, ecc. Segnalaz. preced.: luoghi coltivati (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881). Urtica membranacea Poiret — T er — S-Medit. — Campi e terreni sterili. Portici: Parco Gussone, m 50-90; Ercolano: Lagno di Casacampora, m 100; Cappella Vec¬ chia, m 150, ecc. Segnalaz. preced.: Reai Parco di Portici, vie tra Torre del Greco e Resina (Pasq., 1869, sub U. caudata ); Vesuvio (Bacc., 1881, sub U. caudata). Urtica pilulifera L. Ambienti ruderali e presso le case. Portici, Granate ilo (Pasq., 1869, sub U. piluli¬ fera fo. pedinata ); Vesuvio (Bacc., 1881). Parietaria officinalis L. Nelle siepi. S. Giorgio a Cremano (Pasq., 1869); Bosco Tre Case, alle Schiappe della montagna di Torre del Greco (Pasq., 1869, sub P. offìcinalis var. myrtifolia). Da riferire quasi sicuramente all’entità successiva; l’unico saggio d’erbario rac¬ colto sul Vesuvio che abbiamo potuto controllare (Via di S. Vito, 6.V.1869, Pa¬ squale, HP!) e riferito a questa specie corrisponde a P. diffusa. ° Parietaria diffusa Mert. et Koch — H scap — Euri-Medit.-Macarones. — Muri e ruderi. La Pagliara, m 300; S. Maria di Castello, m 430; Strada Vesuviana, m 500; Colle dei Canteroni, m 570; M. Somma, m 700. Segnalaz. preced.: sulle macerie e sulle mura (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881); Granatello, s.d., Pasquale (HP!, sub P. offìcinalis fo. diffusa ); Vesuvio, 14(?).10.1868, Pasquale (HP!, sub P. offìcinalis fo. diffusa ); Torre del Greco, 31.X.1868, Pasquale (HP!); S. Anastasia, 14.X.1868, Pasquale (HP!). ° Parietaria lusitanica L. Macerie e muri. S. Vito (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881); Vesuvio, 8.5.1868, Pasquale (HP!); Portici, 29.IV.1869, Pasquale (HP!); S. Vito, s.d.. Pasquale (HP!). Santalaceae Osyris alba L. — P n — Euri-Medit. — Boschi sempreverdi. Portici: Parco Gussone, m 40. Segnalaz. preced.: Reali Parchi della Favorita e di Portici (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881). La flora del Somma-Vesuvio 25 Loranthaceae Viscum album L. subsp. album. Parassita su peri e castagni nelle zone a settentrione. S. Vito, M. Somma (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881). Aristolochiaceae Aristolochia altissima Desf. [A. sempervirens sensu auct. recent. fi. ital., non L.] — P 1 — S-Medit.(Steno-) Boschi di leccio. Portici: Parco Gussone, m 50. Segnalaz. preced.: Vìa Vecchia del Salvatore, S. Vito e altrove (Pasq., 1869); Vesu¬ vio (Bacc., 1881); Camaldoli della Torre, IV. 1939, 5. coll. (HP!); Vesuvio, Strada del Salvatore, S. Vito, Camaldoli, s. d., Pasquale (HP!); Vesuvio, S. Vito, 29.V.1868, Pasquale (HP!). Rafflesiaceae Cytinus hypocistis (L.) L. subsp. hypocistis — G par — Medit.-Macarones. — Paras¬ sita su Cistus salvifolius. Portici: Parco Gussone, m 50. Segnalaz. precede Portici (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881). Cactaceae Opuntia ficus-indica (L.) Miller — P m — Avv. (Neotrop.) — Luoghi aridi e coltivi e spesso spontaneizzata. Tra Portici e Torre del Greco, m 100-110; Cappella Vec¬ chia, m 120-200; Camaldoli di Torre del Greco, m 150, ecc. Segnalaz. precede coltivato e spontaneo (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881). Opuntia maxima Miller Coltivata. Reai Parco di Portici (Pasq., 1869, sub O. ficus-indica var. spinosissima). POLYGONACEAE Polygonum maritimum L. Lungo il litorale. Portici, Torre Annunziata (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881). Polygonum aviculare L. — T rept — Cosmop. — Lungo le strade e nei terreni calpe¬ stati. M. Somma, m 300-700; S. Maria di Castello, m 430; Portici: Parco Gussone, m 50-90, ecc. Segnalaz. precede prati sabbiosi e strade (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881). Polygonum arenastrum Boreau [P. herniarioides sensu Guss., non Delile]. Ambienti sassosi. Granatello (Pasq., 1869, sub P. herniarioides ); Portici, s.d., Gussone (HP!, sub P. herniarioides ). 26 M. Ricciardi, G. G. Aprile, V La Valva e G. Caputo Polygonum persicaria L. — T er — Subcosmop. — Boscaglie umide e canali. M. Somma, m 500=600. Segnalaz. preced.: stazione di Pompei (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881). Fallopia convolvulus (L.) J. Holub — T scd — Circumbor. — Coltivi ed ambienti erbosi. La Pagliara, m 250; Cappella Vecchia, m 100-130, ecc. Segnalaz. preced.: Bosco di Mauro (Pasq., 1869, sub Polygonum convolvulus ); Vesuvio (Bacc., 1881, sub Polygonum convolvulus ). Fallopia dumetorum (L.) J. Holub — T scd — Eurosib. — Coltivata per ornamento. Versante S, m 100-150. Segnalaz. preced.: stazione di Pompei (Pasq., 1869 sub Polygonum dumetorum ); Vesuvio (Bacc., 1881; sub Polygonum dumetorum ). * Rumex angiocarpus Murb. — H scap — Subcosmop. — Lapilli e sabbie vulcaniche. Lave del 1858, m 200-400; Piano delle Ginestre, m 400-600; Valle delPInferno, m 900; Gran Cono Vesuviano, m 1000-1281, ecc. Rumex acetosella L. Terreni sabbiosi. Vesuvio, Somma e Ottaviano (Pasq., 1869, sub R. multifìdus); Vesuvio (Bacc., 1881, sub R. multifìdus ; Mart. e Tanf., 1892, sub R. acetosella var. multifìdus ); Gran Cono Vesuviano (Ricc., 1972); Bosco Casoria, m 310, Atrio del Cavallo e Valle delPInferno, m 600-900, Piano delle Ginestre, m 600=950, Foresta Tirone, m 640, Cognoli di Giacca, m 680 (Ag., 1975). Rumex scutatus L. — H scap — Orof. S-Europ.-W-Asiat. — Ambienti sassosi e pendici detritiche. Stradello Demaniale, m 600; Gran Cono Vesuviano: Versante S, m 1100. Segnalaz. preced.: pendici meridionali (Ag., 1959, sub R. scutatus var. glaucus ); Piano delle Ginestre, m 600 (Ag., 1975). * Rumex hydrolapathum Hudson — Hel — Europ. — Fossati e margini delle strade. Torre del Greco: Torre Scassata, m 2-10. * Rumex conglomeratus Murray — H scap — Eurasiat. Centro-Occid. — Scarpate e canali. S. Maria di Castello, m 430. Rumex pulcher L. subsp. pulcher — H scap (T er) — Euri-Medit. — Incolti e ambienti ruderali. Ercolano: S. Vito, m 200. Segnalaz. preced.: Granatello, Pugliano, Barra (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881). Rumex bucephalophorus L. subsp. bucephalophorus — T er — Medit.-Macarones. - Terreni sabbiosi e prati aridi. Stazione di Via del Monte, m 80; Bocche del 1861, m 350; Camaldoli di Torre del Greco, m 150; Gran Cono Vesuviano, m 100-1100; ecc. Segnalaz. preced.: dovunque (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881; Co., 1887); Strada Vesuviana, m 260, Atrio del Cavallo e Valle delPInferno, m 600-900, Piano delle Ginestre, m 620 (Ag., 1975). Chenopodiaceae Chenopodium ambrosioides L. — T er — Cosmop. — Ambienti ruderali e zone antropizzate. Stazione di S. Maria La Bruna, m. 10. Segnalaz. preced.: lungo le strade (Pasq., 1840). La flora del Somma-Vesuvio 27 Chenopodium vulvaria L. - T cr — Subcosmop. - Macerie e luoghi erbosi. Torre del Greco: Villa Inglese, m 10. Segnala/, preced.: Granatello, Via Regia da Resina a Torre del Greco (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881). Chenopodium murale L. — T er — Subcosmop. — Ambienti ruderali e muri. Por¬ tici: Via Salute, m 70; S. Maria di Castello, m 430, ecc. Segnalaz. preced.: Pompei (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881). Chenopodium ficifolium Sm. Pugliano (Pasq., 1840). ° Chenopodium opulifolium Schrader ex Koch et Ziz. Nei luoghi coltivati (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881); Granatello, 1 .VII. 1868, Pasquale (HP!). Chenopodium album L. s. 1. — T er — Subcosmop. — Luoghi incolti e ambienti nitrofili. Portici: Parco Gussone, m 50; M. Somma; m 700, ecc. Segnalaz. preced.: Bosco di Mauro (Pasq., 1869, sub C. album ); Vesuvio (Bacc., 1881, sub C album). Nei popolamenti di Ch. album osservati sul Vesuvio gli individui si mostrano estremamente variabili e con caratteri che sfumano tra quelli della subsp. album e della subsp. striatum (Krasan) J. Murr. È da riferire qui con ogni probabilità anche la citazione di Chenopodium album subsp. viride presso Resina (Pasquale, 1840, sub Ch. viride). Tale entità, ad areale centroeuropeo-siberiano sembra infatti doversi escludere dalla flora italiana (Pignatti, 1982). La segnalazione di Pasquale (Le.) per il Vesuvio è probabil¬ mente dovuta a confusione con individui poco farinosi di Ch. album. Atriplex latifolia Wahlenb. — T er — Circumbor. — Spiazzi erbosi aridi. Torre del Greco: Villa Inglese, m 10. Segnalaz. preced.: Marina di Resina (Pasq., 1869, sub A. triangularis); Vesuvio (Bacc., 1881, sub A. triangularis). Bassia hyssopifolia (Pallas) Volk. Piana di Mauro (Pasq., 1840, sub Salsola hyssopifolia). Salsola kali L. subsp. kali — T er — Paleotemp. — Sabbie marittime. Torre del Greco: Via Litoranea, m 0-10. Segnalaz. preced.: presso il mare ed anche a Piano di Mauro, Bosco Tre Case e Somma (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881). Amaranthaceae Amaranthus cruentus L. Nelle campagne. S. Giorgio a Cremano (Pasq., 1869; sub A. sanguineus). Amaranthus retroflexus L. — T er — Cosmop. — Coltivi e margini delle strade. La Pagliara, m 300; S. Maria di Castello, m 430; M. Somma, m 500-700; Portici: Parco Gussone, m 50-100, ecc. Segnalaz. preced.: nei luoghi coltivati (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881). 28 M. Ricciardi, G. G. Aprile, V La Valva e G. Caputo Amaranthus graecizans L. — T er - Paleosubtrop. — Infestante le colture. Cappella Vecchia, m 150: M. Somma: Sorgenti dell’Olivella, m 330. Segnalaz. preced.: Granatello (Pasq., 1869, sub A. blitum var. a ); Vesuvio (Bacc., 1881, sub A. blitum). Amaranthus deflexus L. — T er(H scap) — Avv. (Sudamer.) — Campi ed incolti. Cappella Vecchia, m 150. Segnalaz. preced.: nei luoghi coltivati e lungo le strade (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881; Mart. e Tanf., 1892). Amaranthus lividus L. Nei coltivi. S. Giorgio a Cremano (Pasq., 1869, sub A. viridis et var.ascendens); Vesuvio (Bacc., 1881, sub A. viridis). Nyctaginaceae * Mirabilis jalapa L. — G b — Avv. (Sudamer.) — Coltivata presso le abitazioni e talora subspontanea, m 10-200. Phytolaccaceae Phytolacca americana L. — G rh — Avv. (Nordamer.) — Macchie e siepi. Pescinale, m 450; Portici: Parco Gussone, m 50, ecc. Segnalaz. preced.: Somma (Pasq., 1869, sub P. decandra); Vesuvio (Bacc., 1881, sub P. decandra ); Parco Gussone, Granatello, Torre del Greco al Calastro (Der., 1906). Aizoaceae Carpobrotus acinaciformis (L.) L. Bolus — Ch suff — Avv. (Sudafr.) — Coltivato e spesso inselvatichito nella fascia basale, m 0450. Segnalaz. preced.: strada ferrata di Portici (Pasq., 1869., sub Mesernbryanthemum acinacìforme). PORTULACACEAE Portulaca oleracea L. subsp. oleracea — T er — Subcosmop. — Campi e luoghi erbosi umidi. La Pagliara, m 300; M. Somma: Sorgenti delFOlivella, m 350; Cap¬ pella Vecchia, m 100-150, ecc. Segnalaz. preced.: dovunque nei luoghi coltivati (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881). Caryophyllaceae Arenaria serpyllifolia L. Nei prati. (Pasq., 1869), Vesuvio (Bacc., 1881). La flora del Somma-Vesuvio 29 Arenaria leptoclados (Reichenb.) Guss. — T er — Paleotemp. — Prati e suoli aridi. Camaldoli di Torre del Greco, m 150; Colle Umberto, m 720, ecc. Segnalaz. preced.: sui muri, lungo le strade, nei coltivi e talora sulle lave (Pasq., 1869, sub A. serpyllìfolia var. leptoclados ); Torre del Greco, 8.IV.1868, Pasquale (HP!); Somma, Vetrana, 2.VII.1868, Pasquale (HP!); Vesuvio, s.d., s. coll. (HP!); Portici, Favorita, 29. IV. 1868, Pasquale (HP!); Cercola, 26.IV. 1868, Pasquale (HP!); Portici, V.1868, Pasquale (HP!). Moehringia trinervia (L.) Clairv. — T er — Eurasiat. — Ambienti rupestri umidi. M. Somma, m 500. Stellaria media (L.) Vili, subsp. media — T rept — Cosmop. — Coltivi e luoghi erbosi. Camaldoli di Torre del Greco, m 150; Portici: Parco Gussone, m 50-100; Cappella Vecchia, m 100-200, ecc. Segnalaz. preced.: dovunque (Pasq., 1869, sub S. media ); Vesuvio (Bacc., 1881, sub S. media). Stellaria media (L.) Vili, subsp. cupaniana (Jordan et Fourr.) Nyman — T rept — Cosmop. — Lungo le strade. Torre del Greco: Via Litoranea, m 10. Stellaria neglecta Weihe — T rept — Paleotemp. — Margini delle vie. Colle dei Canteroni, m 600. Stellaria pallida (Dumort.) Pire — T rept — Paleotemp. — Luoghi incolti e ambienti ruderali. Cappella Vecchia, m 150; Colle dei Canteroni, m 600. Segnalaz. preced.: nei coltivi, lungo le vie (Pasq., 1869, sub S. media var. apetala). Cerastium brachypetalum Pers. — T er — Euri-Medit. — Prati e spiazzi erbosi. Sta¬ zione di S. Maria la Bruna, m 10; Bocche del 1861, m 350; Lave del 1858, m 370; Colle dei Canteroni, m 550; M. Somma, m 700; Valle del Gigante, m 850, ecc. Segnalaz. preced.: M. Somma (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881). Cerastium glomeratum Thuill. — T er — Subcosmop. — Coltivi e luoghi erbosi. Cappella Vecchia, m 100-150; Osservatorio, m 600; M. Somma: Strabello Dema¬ niale, m 700, ecc. Segnalaz. preced.: nei coltivi (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881). Cerastium ligusticum Viv. Nei prati. Osservatorio (Pasq., 1869, sub C. campanulatum); Vesuvio (Bacc., 1881, sub C. campanulatum ); Vesuvio, 8.V.1869, Pasquale (HP!, sub C. campanu- latumf Torre del Greco, 25.III.1868, Pasquale , (HP!, sub C. campanulatum ); Reai Parco di Portici, s. d.. Pasquale (HP!, sub C. campanulatum). Cerastium semidecandrum L. subsp. semidecandrum — T er — Cosmop. — Terreni sabbiosi e prati aridi. Colle dei Canteroni, m 550; Gran Cono Vesuviano, m 1100. Segnalaz. preced.: Casa Sorrentino, m 270; pendici occidentali (Ag., 1975). Va riferita qui anche la citazione di C. varians var. pellucidum et var. obscurum, come si può rilevare anche dalla sinonimia indicata da Pasquale (1869). Tale sinonimia non appare peraltro corretta in quanto C. varians va sinonimizzato non con C. semidecandrum bensì con C. pumilum Curtis entità peraltro da noi mai rac¬ colta né osservata sul Vesuvio. 30 M. Ricciardi, G. G. Aprile, V La Valva e G. Caputo * Sagina apetala Ard. subsp. apetala — T er — Euri-Medit. — Margini delle strade e colate laviche. Lave del 1858, m 375. Sagina maritima G. Don. Tra i sassi delle strade (Pasq., 1868); Vesuvio (Bacc., 1881). Scleranthus annuus L. s. 1. Luoghi arenosi (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881). ° Corrigiola litoralis L. Luoghi aprici e nelle vie. Granatello, Pugliano (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881); vicino a Ottajano, s.d., Pasquale (HP!). Herniaria hirsuta L. — T er — Paleotemp. - Luoghi erbosi aridi. Osservatorio, m 600; Baracche Forestali, m 605. Segnalaz. preced.: Granatello, Pugliano (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881). Polycarpon tetraphyllum (L.) L. — T er — Euri-Medit. — Coltivi e sabbie vulca¬ niche. Cappella Vecchia, m 150; M. Somma, m 350; La Pagliara, m 300; bordi del cratere, m 1200, ecc. Segnalaz. preced.: Comune (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881). Spergula arvensis L. — T er — Subcosmop. — Luoghi erbosi. Cappella Vecchia, m 150. Segnalaz. preced.: Mauro (Pasq., 1869). Spergularia marina (L.) Griseb. Lungo le vie presso il mare. Portici (Pasq., 1869, sub Lepigonum medium ); Vesu¬ vio (Bacc., 1881, sub Lepigonum medium ). * Spergularia bocconii (Scheele) Ascherson et Graebner — T er — Subcosmop. — Terreni sabbiosi. Torre del Greco: Via Litoranea, m 10. ° Lychnis flos-cuculi L. subsp. flos-cuculi. Giardini reali. La Favorita, Portici (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881); Portici, s.d.. Pasquale (HP!). * Agrostemma githago L. — T er — Europeo-Centrosib. — Incolti e coltivi. Ercolano: Contrada Casacampora, m 100. ° Silene italica (L.) Pers. subsp. italica — H ros — Euri-Medit. — Boscaglie e fruti¬ ceti. Bocche del 1861, m 350; Lave del 1858, m 400; S. Maria di Castello, m 450; Pescinale, m 500; Piano delle Ginestre, m 500; Colle dei Canteroni, m 570; M. Somma, m 700-900; Atrio del Cavallo, m 950, ecc. ' Segnalaz. preced.: Osservatorio, Torre del Greco, Somma (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881); Casa Sorrentino, m 270, Bosco Casoria, m 310, Cognoli di Giacca, m 860 (Ag., 1975); Somma, 15.V.1868, Pasquale (HP!); Camaldoli di Torre del Greco, 8.4.1868, Pasquale (HP!). * Silene paradoxa L. — H ros — N-Medit.-Mont. — Pinete. Bocche del 1760, m 300. Silene vulgaris (Moench) Garcke s. 1. Vesuvio (Bacc., 1881, sub S. in/lata). La flora del Somma-Vesuvio 31 Silene vulgaris (Moench) Garcke subsp. angustifolia (Miller) Hayek — H scap — E- Medit. — Distese lapilliche e colate laviche. Bocche del 1861, m 300; M. Somma, m 350-900; Strada Vesuviana, m 375; Piano delle Ginestre, m 500; Pescinale, m 500; Colle dei Canteroni, m 570; Stradello Demaniale, m 600; Atrio del Cavallo, m 950; pendici del Gran Cono Vesuviano, m 1000-1200, ecc. Segnalaz. preced.: frequente (Pasq., 1869, sub S. inflata var. angustifolia ); Vesuvio (Mart. e Tanf., 1892, sub S . cucubalus ); Gran Cono Vesuviano (Ricc., 1972); Casa Sorrentino, m 270, Bosco Casoria, m 310, Atrio del Cavallo e Valle deH’Inferno, m 600-900, Piano delle Ginestre, m 630-850, Cognoli di Giacca, m 680 (Ag., 1975). Silene armeria L. — T er — Centroeurop. — Terreni sabbiosi e lapillici. S. Maria di Castello, m 450; M. Somma, m 700HQ3Q; Atrio del Cavallo, m 800; pendici del Gran Cono Vesuviano, m 1000-1200, ecc. Segnalaz. preced.: Camaldoli della Torre, Somma, Ottaviano (Pasq., 1869); Vesu¬ vio (Bacc., 1881); Camaldoli di Torre del Greco, m 150, Piano delle Ginestre, m 620-950, Foresta Tirone, m 640, Atrio del Cavallo e Valle delflnferno, m 600-900 (Ag., 1975); M. Somma, 8.V.1868, Pasquale (HPJ). Silene pratensis Godron subsp. divaricata (Reichenb.) McNeill et Prentice [S. lati- folia Poiret; S. alba (Miller) E. H. L. Krause subsp. divaricata (Reichenb.) Walters] — H bien — Steno-Medit. — Siepi e macchie. Portici: Parco Gussone, m 50-100; Camaldoli di Torre del Greco, m 150; Bocche del 1760, m 300, ecc. Per la nomenclatura di questa entità si siamo riferiti a McNeill e Prentice (1981). Silene dioica (L.) Clairv. Luoghi incolti e coltivi (Pasq., 1869, sub Lychnis dioica). Silene pendula L. — T rept — NE-Medit.Mont. — Luoghi erbosi lungo le strade. M. Somma, m 400. Segnalaz. preced.: Strada dell’Osservatorio, Portici, Ottaviano (Pasq., 1869); Vesu¬ vio (Bacc., 1881); Cercola, 26.IV.1866, Pasquale (HP!); Vesuvio, 8.V.1867, Pa¬ squale (HP!); Torre del Greco, 25.V.1868, Pasquale (HP!); ibidem , 25.V.1868, Pa¬ squale (HP!); Portici, ,s. d.t Gussone (HP!). Silene nocturna L. Coltivi e strade. Portici, Torre del Greco (Pasq., 1869); Vesuvio, 8.V.1868, Pa¬ squale (HP!); litore Vesuvio, 26.IV. 1868, Pasquale (HP!). Silene neglecta Ten. — T er — SW-Medit. — Prati sassosi e pinete. Stazione di Via del Monte, m 100; Foresta Tirone, m 400. Segnalaz. preced.; Granatello (Ten., 1832); Portici, Torre del Greco (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881); Vesuvio, Torre del Greco, Contrada Branchini, 8.IV.1868, Pasquale (HP!); Portici alla Fagianeria, 5. d., Pasquale (HP!). Silene gallica L. — T er — Subcosmop. — Coltivi ed incolti. La Pagliara, m 300; Bocche del 1861, m 350; Lave del 1858, m 400; Cappella Vecchia, m 150; M. Somma, m 400, ecc. Segnalaz. preced.: comunissima dovunque (Pasq., 1869, sub S. gallica et S. cera- stìoides ); Vesuvio (Bacc., 1881, sub S. gallica et S. cerastioides); Camaldoli di Torre del Greco, m 150, Strada Vesuviana, m 250 (Ag., 1975); Torre del Greco ai 32 M. Ricciardi, G. G. Aprile, V La Valva e G. Caputo Tironi, 25.III.1868; Pasquale (HP!); Via del Salvatore, 20.11.1868, Pasquale (HP!); Ottajano, s. d., Pasquale (HP!). ° Silene giraldii Guss. — T er — Endem. Tirrenico — Luoghi erbosi. Cappella Vec¬ chia, m 130. Segnalaz. preced.: Torre del Greco tra i Camaldoli ed il mare (Gussone, 1854); Vesuvio (Bacc., 1881); Torre del Greco, 22.IV. 1833, Gussone (HG!); Torre del Greco alla Masseria Marrazzo, 27. V. 1834, Gussone (HG!). Silene colorata Poiret s. 1. Foresta Tirone, m 640 (Ag., 1975). ° Silene colorata Poiret subsp. canesces (Ten.) Ciferri et Giacomini. Torre del Greco ai Cappuccini, 25.III. 1 868, Pasquale (HP! sub S. canescens ). Da riferire qui anche la citazione di Silene sericea All. segnalata lungo le strade a Torre del Greco (Pasquale, 1869). ° Silene conica L. subsp. subconica (Friv.) Gavioli — T er — Paleotemp. — Coltivi ed incolti. Bocche del 1861, m 350; Lave del 1858, m 350. Segnalaz. preced.: Strada delPOsservatorio (Pasq., 1869, sub S. conica ); Vesuvio (Bacc., 1881, sub S. conica ); Vesuvio, 8.V.1867, Pasquale (HP!); Ibidem , 6.V.1869, Pasquale (HP!); Portici, Torre del Greco, Bianchini, s. d., Pasquale (HP!). Questa sottospecie, già nota in Italia per poche località del Faentino, Basilicata e Calabria (Pignatti, 1982), di recente è stata segnalata in Campania anche sui Monti Picentini (Moraldo et al., 1981-82). Saponaria officinalis L. — H scap — Eurosib. — Boscaglie rade. M. Somma: Punta del Nasone, m 1131. Segnalaz. preced.: Osservatorio, Somma, S. Anastasia (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881); Atrio del Cavallo (Co., 1887); Via Vecchia del Salvatore (Der., 1906). Petrorhagia saxifraga (L.) Link subsp. saxifraga — H scap — Euri-Medit. — Tra le rupi e sulle rocce laviche. Bocche del 1861, m 300; Lave del 1858, m 400; Piano delle Ginestre, m 500, ecc. Segnalaz. preced.: luoghi sassosi (Pasq., 1869, sub Gypsophila saxifraga ); Vesuvio (Bacc., 1881, sub Gypsophila saxifraga ); muri dell’Osservatorio (Der., 1906, sub Gypsophila saxifraga ). ° Petrorhagia prolifera (L.) P. W. Ball et Heywood. Luoghi assolati. (Pasq., 1869, sub Dianthus proliferi Somma, 2.VII.1868, Pa¬ squale (HP!, sub Dianthus prolifer ). ° Petrorhagia velutina (Guss.) P. W. Ball et Heywood — T er — S-Medit. — Coltivi ed incolti. Cappella Vecchia, m 100-200; Lave del 1858, m 400; Stradello Demaniale, m 600, ecc. Segnalaz. preced.: Coltivi ed incolti (Pasq., 1869, sub D. prolifer var. praecox)\ versante meridionale, Piano delle Ginestre, m 600-900; Foresta Tirone, m 640, (Ag., 1975); Portici, IV. 1869, Pasquale (HP!); M. Somma, 8.V.1868, Pasquale (HP!); Cercola, Vetrana, s. d ., Pasquale (HP!). La fiora del Somma-Vesuvio 33 Ramunculaceae Heilehorus foetìdus L. Luoghi ombrosi. Colle dei Canteroni, M. Somma (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881); Atrio del Cavallo (Co., 1887). Nigella damascena L. Vesuvio (Bacc., 1881). Delphinium halteratum Sm. — T er — Steno-Medit - Terreni incolti aridi. Sta¬ zione di S. Maria la Bruna, m 10. Segnalaz. precede Granate! lo, Camaldoli della Torre, Canteroni, M. Somma (Pasq., 1869, sub D cardiopetalum ); Vesuvio (Bacc., 1881, sub D cardiopetalum ); Atrio del Cavallo (Co., 1887, sub D. cardiopetalum ); Vesuvio (Mart. e Tanf. 1892). Consolida ambigua (L.) P. W. Ball et Heywood [ Consolida ajacis (L.) Schur] — T er — Euri-Medit. — Coltivi e terreni aridi. Camaldoli di Torre del Greco, m 150. Segnalaz. precede Favorita e S. Giorgio a Cremano (Pasq., 1869, sub Delphinium ajacis ); Vesuvio (Bacc., 1881, sub Delphinium ajacis). Anemone apennina L. Nei boschi. (Pasq., 1840). Anemone hortensis L. Luoghi erbosi presso il mare. Granatello (Ter, 1831); Parco Gussone (Migl., 1896). È da ritenersi sicuramente erronea la segnalazione per il parco inferiore di Portici ed il Parco Gussone di Pulsatilla pratensis (L.) Miller (Migliorato 1896, sub Ane¬ mone pratensis) in quanto tale entità è da escludere dalla flora italiana e le segna¬ lazioni per il nostro territorio sono da riferire a P. montana (Hoppe) Reichenb, entità da noi mai ritrovata nel territorio studiato. Clematis flammula L. — P 1 (H rept) — Euri-Medit. - Macchie e boscaglie. M. Somma, m 350-700; Bocche del 1861, m 350; Colle dei Canteroni, m 450; Colle Umberto, m 700, ecc. Segnalaz. precede Torre del Greco a Monticelli e Tironi, Fosso della Vetrana, M. Somma (Pasq., 1869, sub C. flammula var. fragrans); Camaldoli della Torre (Pasq., 1869, sub C. flammula var heterophylla ); Vesuvio (Bacc., 1881); Camal¬ doli di Torre del Greco, m 150, Casa Sorrentino, m 270, Bosco Casoria, m 310 (Ag., 1975). Clematis vitalba L. — P 1 (H rept) — Europeo-Caucas. — Boscaglie e fruticeti. M. Somma, m 300-950; Colle dei Canteroni, m 400-600; Pescinale, m 500-600; Atrio del Cavallo, m 800; Gran Cono Vesuviano, m 1000, ecc. Segnalaz. precede M. Somma, Camaldoli, Tironi e Colle dei Canteroni (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881); Atrio del Cavallo (Co., 1887). Ranunculus lanuginosus L. Nelle valli. Colle dei Canteroni (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881); Atrio del Cavallo (Co., 1887). 34 M. Ricciardi, G. G. Aprile, V La Valva e G. Caputo Ranunculus velutinus Ten. Portici al Pascone (Ten., 1832); Prati e colli. Parco Gussone, Favorita, Colle dei Canteroni (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881). Ranunculus hulbosus L. s. 1. Luoghi selvatici. Parco Gussone (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881). Ranunculus sardous Crantz — H scap — Euri-Medit. — Campi e luoghi erbosi. Cappella Vecchia, m 150; Fosso della Vetrana, m 100. Segnalaz. preced.: dovunque nei prati (Pasq., 1869, sub R. philonotis ); Vesuvio (Bacc., 1881, sub R. philonotis ). Ranunculus muricatus L. Luoghi sassosi e prati aridi. Granatello (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881). * Ranunculus arvensis L. — T er — Paleotemp. — Prati e coltivi. Ercolano: Contrada Casacampora, m 100, Cappella Vecchia, m 150. Ranunculus fìcariformis F. W. Schulz — G b(H scap) — Euri-Medit. — Luoghi erbosi. Portici: Parco Gussone, m 50-100. Segnalaz preced.: Granatello, Pugliano, Torre del Greco (Pasq., 1869, sub R. fica- ria subsp. calthifolius)\ Vesuvio (Bacc., 1881, sub Ficaria ranunculoides). Guttiferae Hypericum hircinum L. — P n — Steno-Medit. — Boscaglie e siepi. M. Somma, m 400; Colle dei Canteroni, m 550. Segnalaz. preced.: M. Somma, Ottaviano (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881). Hypericum androsaemum L. Luoghi selvatici ombrosi. Canteroni (Pasq., 1869, sub Androsaemum officinale ); Vesuvio (Bacc., 1881, sub Androsaemum officinale ); Atrio del Cavallo, m 950 (Co., 1887, sub Androsaemum officinale ). * Hypericum perforatum L. subsp. perforatum — H scap — Subcosmop. — Ambienti aridi e lungo le strade. M. Somma, m 700, ecc. * Hypericum perforatum L. subsp. angustifolium (L.) Gaudin — H scap — Subcos¬ mop. — Boscaglie rade ed incolti. Stazione di Via del Monte, m 100; M. Somma, m 300-500; La Pagliara, m 300; Pescinale, m 470; Stradello Demaniale, m 600; Valle del Gigante, m 900. Hypericum perforatum L. s. 1. Sulle lave e nei luoghi aridi. (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881); Atrio del Cavallo (Co., 1887); Piano delle Ginestre, m 600-900 (Ag., 1975). Lauraceae Laurus nobilis L. — P m — Steno-Medit. — Nei coltivi e presso le abitazioni. Cap¬ pella Vecchia, m 150; Portici: Parco Gussone, m 50-100, ecc. Segnalaz. preced.: coltivato (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881). La flora del Somma-Vesuvio 35 Papaveraceae Papaver rhoeas L. subsp. rhoeas — T er — Cosmop. — Incolti e coltivi. Stazione di Via del Monte, m 100; Cappella Vecchia, m 150; M. Somma, m 300; La Pagliara, m 300; Bocche del 1861, m 300; Piano delle Ginestre, m 400; Valle del Gigante, m 800, ecc. Segnalaz. preced.: coltivi (Pasq., 1969); Vesuvio (Bacc., 1881). Papaver rhoeas L. subsp. strigosum (Boenn.) Pign. — T er — E-Medit. — Luoghi erbosi e zone ruderali. Portici: Parco Gussone, m 50-100. Glaucium flavum Crantz — H scap — Euri-Medit. — Terreni sabbiosi e pendici aride. Torre del Greco: Via Litoranea, m 10; Pescinale, m 450; Valle del Gigante, m 850. Segnalaz. preced.: Portici, Torre Annunziata, Atrio del Cavallo (Pasq., 1869); Vesu¬ vio (Bacc., 1881). Chelidonium majus L. — H scap — Circumbor. — Boschi e boscaglie. Portici: Parco Gussone, m 50-100; M. Somma, m 400-700; Colle dei Canteroni, m 550, ecc. Segnalaz. preced.: Eremo, Somma (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881); Atrio del Cavallo (Co., 1887). Fumaria agraria Lag. Siepi, ruderi e coltivi. (Pasq., 1869, sub F. capreolata var. c ). Fumaria capreolata L. subsp. capreolata — T rept(scd) — Euri-Medit. — Luoghi erbosi e siepi. La Pagliara, m 300; Torre del Greco: Via Montedoro, m 130, ecc. Segnalaz. preced.: macchie, incolti e campi (Pasq., 1869). Fumaria flabellata Gasp. Muri e luoghi erbosi (Pasq., 1869, sub F. capreolata var. d ). Fumaria bicolor Sommier ex Nicotra — T rept(scd) — Steno-Medit. — Prati e col¬ tivi. Bocche del 1861, m 300. Entità citata per gli incolti ed i coltivi di molte isole tirreniche. Trattasi di specie sinantropica verosimilmente al momento in espansione. Fumaria bastardii Boreau — T rept(scd) — Subatl. — Lungo le strade ed i sentieri. Bocche del 1861, m 300. Segnalaz preced.: siepi, ruderi ed incolti (Pasq., 1869, sub F. jordani ). Fumaria officinalis L. subsp. officinalis — T rept(scd) — Subcosmop. — Orti e giar¬ dini. Portici: Parco Gussone, m 50-100. Segnalaz. preced.: luoghi coltivati (Pasq., 1869, sub F. officinalis et F. officinalis var. media). Fumaria vaillantii Loisel. Coltivi. Portici (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881). Capparaceae Capparis spinosa L. — Ch suff — Eurasiat. — Ambienti rupestri della fascia basale. Torre del Greco: Ponte della Gatta, m 45; Portici: Parco Gussone, m 50, ecc. Segnalaz. preced.: Convento dei Camaldoli e altrove (Pasq., 1869, sub C. rupestris); Vesuvio (Bacc., 1881, sub C. rupestris ). 36 M. Ricciardi, G. G. Aprile, V La Valva e G. Caputo Cruciferae * Sisymbrium orientale L. — T er — Euri-Medit. — Margini delle strade e ambienti ruderali. Ercolano: Corso Resina m 50; Fosso della Vetrana, m 300. ° Sisymbrium polyceratium L. Luoghi sabbiosi e lungo le strade. Granatello (Pasq., 1869, sub S. polyceration)\ Vesuvio, s. d ., Pasquale (HP!). Sisymbrium officinale (L.) Scop. — T er — Subcosmop. — Ambienti ruderali e col¬ tivi abbandonati. Ercolano: m 50; Fosso della Vetrana, m 500, ecc. Segnalaz. preced.: Granatello (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881). Arabidopsis thaliana (L.) Heynh. — T er — Cosmop. — Pendici assolate, campi e luoghi erbosi. Portici: Parco Gussone, m 50-100; La Pagliara, m 300; Bocche del 1861, m 350; Colle del Canteroni, m 520; Pescinale, m 550; Stradello Demaniale, m 600; M. Somma, m 700-1090; Valle del Gigante, m 900, ecc. Segnalaz. preced.: comune (Pasq., 1869, sub Sisymbrium thalianum ); Vesuvio (Bacc., 1881, sub Sisymbrium thalianum ); pendici occidentali (Ag., 1975). Bunias erucago L. — T er — N-Medit. (Euri-) — Prati e coltivi. Cappella Vecchia, m 200, ecc. Segnalaz. preced.: luoghi erbosi (Pasq, 1869). * Erysimum cheiri (L.) Crantz — Ch suff — Euri-Medit. — Coltivata e spesso inselva¬ tichita. Bocche del 1861, m 300. * Matthiola incana (L.) R. Br. subsp. incana — Ch suff — Steno-Medit. — Coltivata e talora subspontanea. Bocche del 1861, m 350. Matthiola incana (L.) R. Br. subsp. rupestris (Rafin.) Nyman Sfuggita alle colture (Pasq., 1869, sub M. rupestris ); Vesuvio (Bacc., 1881, sub M. rupestris ). Cardamine hirsuta L. — T er — Cosmop. — Ambienti antropizzati e coltivi. Portici: Parco Gussone, m 50-100; La Pagliara, m 300; Bocche del 1861, m 300; S. Maria di Castello, 450; Pescinale, m 450; Colle dei Canteroni, m 550; M. Somma, m 700-1000, ecc. Segnalaz. preced.: prati e luoghi selvatici (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881). Arabis collina Ten. [A. muralis Bertol., non Salisb.] — H scap — Orof. Medit. - Rupi fresche e pendici sassose. Bocche del 1861, m 300; Fosso della Vetrana, m 400; Piano delle Ginestre, m 500; Osservatorio, m 600; Valle del Gigante; Gran Cono Vesuviano, m 1050. Segnalaz. preced.: valli del Vesuvio (Ten., 1831); Torre del Greco ai Monticelli, Camaldoli, Somma (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881); pendici occidentali (Ag., 1975, sub A. muralis var. collina ). Arabis rosea DC ( A . collina Ten. p. p.) — H scap — Endem (?) — Rupi e muri ombrosi. Fosso della Vetrana, m 400; Lave del 1906, m 500. Segnalaz. preced.: Vesuvio (Ten., 1832); Salvatore, Somma Vesuviana, Vetrana (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881). La flora del Somma-Vesuvio 37 Arabis turrita L. — H bien — S-Europ. — Brecciai e colate laviche. Bocche del 1861, m 300; Pescinale, m 480; Colle dei Canteroni, m 530; M. Somma, m 550-970; Atrio del Cavallo, m 800; Valle del Gigante, m 800; Colle Margherita, m 950, ecc. Segnalaz. preced.: M. Somma (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881); Cognoli di Giacca, m 680 (Ag.| 1975). Lunaria annua L. s. 1. Reai Parco della Favorita (Pasq., 1869, sub L. biennis); Vesuvio (Bacc., 1881, sub L. biennis). Lobularia maritima (L.) Desv. — Ch suff — Steno-Medit. — Bordi delle strade, rupi e muri. Bocche del 1861, m 350; M. Somma, m 330; Strada Vesuviana, m 400; Colle dei Canteroni, m 570; Stradello Demaniale, m 600, ecc. Segnalaz. precede dovunque (Pasq., 1869, sub Koniga maritima ); Vesuvio (Bacc., 1881, sub Alyssum maritimum); Vesuvio (Mart. e Tanf., 1892, sub Alyssum mari¬ ta imam), Draba muralis L. — T er — Circumbor. — Ambienti erbosi e lungo le strade. Val¬ lone di Poìlena, m 200; Sorgenti deH’Olivella, m 300. Segnalaz. precede sui muri e sulle macerie (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881). Erophila verna (L.) Chevall. subsp. verna — T er — Circumbor. — Praticelli aridi. Strada Vesuviana, m 400; Colle Umberto, m 900, ecc. Segnalaz. precede Vesuvio, Portici (Ten., 1832, sub Draba verna ); S. Maria a Pugliano (Pasq., 1869; sub Draba verna); Vesuvio (Bacc., 1881, sub Draba verna). Capsella bursa-pastoris (L.) Medicus — H bien.— Cosmop. — Coltivi, incolti e ambienti antropizzati. Portici: Parco Gussone, m 50-100; Lava del 1804-1805, m 100; Torre del Greco: Villa Inglese, m 15; Colle dei Canteroni, m 600, ecc. Segnalaz. precede comune (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881). Biscutella didyma L. — T er — S-Medit.-Turan. — Lave e luoghi erbosi aridi. Lave del 1858, m 350-400. Segnalaz. precede S. Maria di Pugliano (Pasq., 1869, sub B. ciliata et B. raphani- folia ); Vesuvio (Bacc., 1881, sub B. ciliata ); Vesuvio, 18.V.1880, Pasquale (HP!, sub B. ciliata). Lepidium graminifolium L. subsp. graminifolium — Ch suff — Euri-Medit. — Ambienti ruderali e lungo le strade. S. Maria La Bruna: Via Cupa dei Monaci, m 50. Segnalaz. precede Pugliano, Camaldoli (Pasq., 1840). Coronopus didymus (L.) Sm. — T rept — Subcosmop. — Spiazzi aridi ed ambienti ruderali. Torre del Greco: Villa Inglese, m 10. Segnalaz. precede Stazione di Portici e Torre del Greco (Pasq.., 1869, sub Sene- biera didyma ); Vesuvio (Bacc., 1881, sub Senebiera didyma). Diplotaxis tenuifolia (L.) DC. — H scap — Submedit.-Subatl. — Coltivi, incolti e lungo le strade. Portici: Parco Gussone, m 50-100; Bocche del 1861, m 300; Strada Vesuviana, m 400; S. Maria di Castello, m 430; Colle dei Canteroni, m 570; M. Somma, m 700, ecc. Segnalaz. precede Frequente (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881; Mart. e Tanf., 1892). 38 M. Ricciardi, . G. G. Aprile, V La Valva e G. Caputo Brassica fraticulosa Cyr. subsp. fruticolosa — H scap (Ch suff) — Steno-Medit. Centro-Occid. — Prati aridi e lave. Camaldoli di Torre del Greco, m 150; Bocche del 1861, m 350; La Pagliara, m 300; Lave del 1858, m 400; S. Maria di Castello, m 430, ecc. Segnalaz. preced.: comune (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881). Brassica nigra (L.) Koch. Strade e coltivi. (Pasq., 1869, sub Sinapis nigra); Vesuvio (Bacc., 1881, sub Sina- pis nigra). ° Sinapis arvensis L. — T er — Steno-Medit. (?) — Bordi delle strade e siepi. Torre del Greco: Via del Monte, m 100, Cappella Vecchia, m 150; Colle dei Canteroni, m 570. * Sinapis alba L. subsp. alba — T er — E-Medit. (?) — Incolti ed ambienti ruderali. Ercolano: Lagno di Casacampora, m 100. Cakile maritima Scop. subsp. maritima — T er — Medit.-Atl. — Sabbie marittime. Stazione di S. Maria La Bruna, m 5-10. Segnalaz. preced.: Portici, Ercolano (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881). * Rapistrum rugosum (L.) All. subsp. rugosum — T er — Euri-Medit. — Luoghi erbosi e lungo i sentieri. Piano delle Ginestre, m 400. * Rapistrum rugosum (L.) All. subsp. linneanum Rouy et Fouc. — T er — Euri-Medit. - Coltivi ed ambienti ruderali. Cappella Vecchia, m 170. Raphanus raphanistrum L. subsp. raphanistrum. Nelle vigne (Pasq., 1869, sub R. fugax). Raphanus raphanistrum L. subsp. landra (Moretti ex DC.) Bonnier et Layens — T er — Circumbor. — Luoghi erbosi aridi e bordi delle strade. S. Maria La Bruna, m 5; Colle dei Canteroni, m 570, ecc. Segnalaz. preced.: Margini delle vigne e dei campi (Pasq., 1869, sub R. landra); Vesuvio (Bacc., 1881, sub R. landra). Raphanus sativus L. — T er (H scap) — Origine ignota — Coltivato e spesso insel¬ vatichito. Bocche del 1861, m 250; S. Maria di Castello, m 430, ecc. Segnalaz. preced.: coltivato (Pasq., 1869). Resedaceae Reseda alba L. — H scap — Steno-Medit. — Muri, ruderi e luoghi sassosi. Portici: Parco Gussone, m 50-100; Bocche del 1861, m 350; Pescinale, m 460; M. Somma, m 500-700; Atrio del Cavallo; m 950, ecc. Segnalaz. preced.: Salvatore (Pasq., 1869, sub R. fruticulosa); Vesuvio (Bacc., 1881, sub R. fruticulosa; Co., 1887, sub R. fruticulosa); Atrio del Cavallo e Valle dellTnferno, m 600-900, Piano delle Ginestre, m 650-850 (Ag., 1975). La flora del Somma-Vesuvio 39 Crassulaceae Crassula tillaea Lester-Garland. Prati aridi. Granatello, Pugliano (Pasq., 1869, sub Tillaea muscosa ); Vesuvio (Bacc., 1881, sub Tillaea muscosa ); S. Maria di Pugliano, 6.V.1869, Pasquale (IIP!, sub Tillaea muscosa ). Umbilicus horìzontalis (Guss.) DC. Muri a secco. Antica strada del Salvatore (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881). Umbilicus rupestri* (Salisb.) Dandy — G b — Medit.-Atl — Rupi laviche e muri a secco. Portici: Parco Gussone, m 50400; S. Maria dì Castello, m 430; Pescinale, m 460; Piano delle Ginestre, m 500; M. Somma, m 700-970; Valle del Gigante, m 900, ecc. Sognala/, preced.: Somma (Pasq., 1869, sub U. . pendulinus ); Vesuvio (Bacc., 1881, sub U, pendulinus). Sedum sediforme (Jacq.) Pau — Ch succ — Steno- Medit, — Colate laviche e muri. Portici: Parco Gussone, m 50400. Strada Vesuviana, m 300-400; Piano delle Ginestre, m 500; M. Somma, m 850, ecc. Segnalaz. precede Tifoni e Tironcelli (Pasq., 1869, sub S. nicaense ); Vesuvio (Bacc., 1881, sub S. nicaense ; Co., 1887, sub S. rufescens ); Lave del 1858 (Ricc., 1972); Strada Vesuviana, m 250 (Ag., 1975). Sedimi tenui lui io m (Sm.) Strobl — Ch succ — Steno-Medit. — Ambienti sassosi. La Pagliara, m 300. Sedum dasyphyllum L. — Ch succ — Euri -Medit. — Muri e rupi ombrose. Strada Vesuviana, m 450; Atrio del Cavallo, m 800, ecc. Segnalaz. precede S. Giorgio a Cremano, Portici (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881, sub S. neapolitanum). Sedum cepaea L. T succ — Submedit.-Subatl. — Boscaglie e siepi. M. Somma, m 450; Strada Vesuviana, m 450. Segnalaz. precede S. Anastasia (Pasq., 1869, sub S. galioides ); Vesuvio (Bacc., 1881, sub S. galioides). Sedum steliatum L. Luoghi sassosi. Via delPOsservatorio (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881). Sedum litoreum Guss. Rupi marittime. Capo dell’Uncino alla Torre dell’ Annunciata (Ter., 1831); Torre dell’ Annunziata (Migl., 1896). Saxifragaceae Saxifraga rotundifolia L. Rupi stillanti acqua. S. Anastasia, Cratere, M. Somma (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881); Somma in cacumine, s.d., Pasquale (HP!) 40 M. Ricciardi, G. G. Aprile, V. La Valva e G. Caputo ° Saxifraga tridactylites L. Sui muri. Somma (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881); Somma, 13.V.(?).1868, Pasquale (HP!). ° Saxifraga bulbifera L. Nella valle una volta detta Fosso Grande (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881); Vesuvio, Fosso Grande 5. d., Pasquale (HP!). Rosaceae Rubus idaeus L. Valle dell’Orso presso S. Anastasia (Pasq., 1869, «fide Maione»); Vesuvio (Bacc., 1881). Rubus ulmifolius Schott — P n(l) - Euri-Medit. — Macchioni, siepi e boscaglie. M. Somma, m 300-1000; Colle dei Canteroni, m 300-600; Strada Vesuviana, m 300- 900; Bocche del 1861, m 300; Piano delle Ginestre,m 400-800; Pescinale, m 500; Atrio del Cavallo, m 900, ecc. Segnalaz. precede Canteroni, Osservatorio, Somma, Pompei, Mauro (Pasq., 1869, sub R. fruticosus var. dalmaticus ); Vesuvio (Bacc., 1881, sub R. fruticosus ); Camaldoli di Torre del Greco, m 150, Strada Vesuviana, m 250, Casa Sorrentino, m 270, Bosco Casoria, m 310 (Ag., 1975). Rubus caesius L. Colle dei Canteroni presso l’Eremo e ai Tigli al Salvatore (Pasq., 1869, sub R. acheruntinus ); Vesuvio (Bacc., 1881, sub R. acheruntinus ). Rubus glandulosus Bellardi [R. bellardii Weihe et Nees] - P n — Medit.-Mont. briniceli e rupi fresche. S. Maria di Castello, m 450; M. Somma, m 600-1080. Segnalaz. precede M. Somma (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881). ° Rosa corymbifera Borkh. Somma in cacumine, 2. VII. 1868, Pasquale (HP!, sub R. rubiginosa ). Già Grande (in HP) corregge la determinazione di Pasquale riferendo questo sag¬ gio della vetta del M. Somma a R. corymbifera (sub R. dumetorum Thuill.). Ci sembra pertanto verosimile che anche le citazioni di R. rubiginosa per Barra (Pasquale, 1869) e per il Vesuvio (Bacc., 1881) debbano essere riferite a R. corymbifera. ° Rosa agrestis Savi. Siepi e cespuglieti. S. Vito, Vetrana (Pasq., 1869, sub R. rubiginosa var. agrestis ); Vesuvio (Bacc., 1881); Vesuvio, s.d., Pasquale (HP!). Rosa heckeliana Tratt. Boschi e macchioni. M. Somma, Vetrana (Pasq., 1869, sub R. hecleliana var. vesu¬ viana', Vesuvio (Bacc., 1881, sub R. hecleliana ). ° Rosa canina L. s. 1. Fruticeti. Salita di Somma per la Vetrana (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881); Atrio del Cavallo (Co., 1887); Vesuvio, s.d.. Pasquale (HP!). La flora del Somma-Vesuvio 41 Rosa sempervireus L. — P n — Steno-Medit. — Boscaglie e siepi. Vallone di Poi- Iena, m 250. Segnalaz. preced.: comune (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881). Agrimonia eupatoria L. s. 1. Luoghi erbosi e boschivi. (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc, 1881). Sanguisorba minor Scop. s. 1. Vesuvio (Bacc., 1881, sub. Poterìum sanguisorba). Sanguisorba minor Scop. subsp. muricata (Spach) Briq. — H scap — Subcosmop. — Pendici sassose assolate. Lava del 1804-1805, m 100. Segnalaz. preced.: Canteroni, Somma (Pasq., 1869, sub Poterìum sanguisorba var. puberulum). Potentina hirta L. — H scap — W-Medit. (Euri-) — Luoghi erbosi. Granatello, m 5. Potentina reptans L. — H rept — Subcosmop. — Prati e ambienti umidi. Portici: Parco Gussone, m 50-100. Segnalaz. preced.: Somma, S. Anastasia, Mauro (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881). Fragaria vesca L. — H rept — Cosmop. — Boschi e boscaglie. M. Somma, m 500. Segnalaz. preced.: M. Somma (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881). Aphanes arvensis L. Prati aridi. Granatello, Torre del Greco, Pugliano (Pasq., 1869, sub Alchemilla arvensis). Cydonia oblonga Miller — P m — Cult. (SW-Asiat.) — Siepi e cespuglieti. Cappella Vecchia, m 150; S. Maria di Castello, 430, ecc. Segnalaz. preced.: coltivata e spontanea (Pasq., 1869, sub C vulgaris); Vesuvio (Bacc., 1881, sub C. vulgaris). Pyrus pyraster Burgsd. — P m — Eurasiat. — Boscaglie di caducifoglie. Colle dei Canteroni, m 550. Malus sylvestris Miller. Cespuglieti. Somma alla Vetrana (Pasq., 1869, sub Pyrus malus var. sylvestris). Sorbus domestica L. — P m — Euri-Medit. — Coltivi e boscaglie. Stazione di Via del Monte, m 100; Cappella Vecchia, m 150; M. Somma, m 700-750, ecc. Segnalaz. preced.: Coltivato con tutte le varietà (Pasq., 1869); Camaldoli di Torre del Greco, m 150, Bosco Casoria, m 310, Cognoli di Giacca, m 680 (Ag., 1975). Sorbus graeca (Spach) Kotschy — P m(n) — S-Europ.-Pontico — Rupi laviche e ter¬ reni tapinici. Cognoli di S. Anastasia, m 1080. In HP(!) il materiale riferito a S. aria (cacumine Somma, 2.VII.1868, Pasquale , sub Pyrus aria) corrisponde a S. graeca. Di recente quest’ultimo è stata più volte ritrovata sull’Appennino meridionale. Ciò sembra avvalorare l’ipotesi che S. graeca sia stato in passato frequentemente confuso con l’affine S. aria. È pertanto verosimile che le precedenti citazioni di Sorbus aria per il Vesuvio siano da rife¬ rire a S. graeca. 42 M. Ricciardi, G. G. Aprile, V La Valva e G. Caputo Mespilus germanica L. — P m(n) — E-Europ.-Pontico (?) — Boscaglie e siepi. Cappella Vecchia, m 120; Camaldoli di Torre del Greco, m 150; Colle dei Canteroni, m 550. Segnalaz. preced.: nelle siepi e coltivato (Pasq., 1869, sub M. germanica var. macrocarpa ); Vesuvio (Bacc., 1881). Crataegus monogyna Jacq. subsp. monogyna — P n — Paleotemp. — Margini dei coltivi, macchie e siepi. Cappella Vecchia, m 120-200. Segnalaz. preced.: boschi, fruticeti e siepi (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881); Colle dei Canteroni (Ricc., 1972); Camaldoli di Torre del Greco, m 150, Casa Sor¬ rentino, m 270, Bosco Casoria, m 310 (Ag., 1975). * Crataegus monogyna Jacq. subsp. azarella (Griseb.) Franco — P n — Paleotemp. — Boscaglie miste e pinete. Camaldoli di Torre del Greco, m 150; versante S, m 100- 400. Crataegus laevigata (Poiret) DC. (C. oxyacantha L., nom. amb.). Presso l’Osservatorio (Mart., e Tanf., 1892, sub C. oxyacantha ). Crataegus azarolus L. — P m — E-Medit. — Nei coltivi e spesso inselvatichito. Cap¬ pella Vecchia, m 120-160. Segnalaz. preced.: (Pasq., 1869, sub C. azarolus et var. chlorocarpa ). Sono oggetto di attiva coltivazione, sia pure in misura via via decrescente con l’abbandono delle campagne, numerose specie fruttifere della famiglia delle Rosa- ceae e precisamente: Pyrus communis L., Malus domestica Borkh., Erybotrya japonica (Thunb.) Lindley, Prunus persica (L.) Batsch, Prunus dulcis (Miller) D.A. Webb, P. domestica L. subsp. domestica , Prunus cerasus L. e soprattutto P. armeniaca L. e P. avium L. Leguminosae * Cercis siliquastrum L. — P m — E-Europ.-W-Asiat. — Boschi e boscaglie. Portici: Parco Gussone, m 50-100. Ceratonia siliqua L. — P m — S-Medit. — Subspontanea presso le abitazioni. Cap¬ pella Vecchia, m 150, ecc. Segnalaz. preced.: Torre del Greco, Resina (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881). Laburnum anagyroides Medicus — P m — S-Europ. — Boscaglie miste. M. Somma, m 500. Segnalaz. preced.: M. Somma (Pasq., 1869, sub Cytisus laburnum ); Vesuvio (Bacc., 1881, sub Cytisus laburnum). Calicotome villosa (Poiret) Link. Fruticeti (Pasq., 1869, sub Caly cotome villosa ). Lembotropis nigricans (L.) Griseb. s. 1. Colle dei Canteroni (Ricc., 1972). Si tratta sicuramente di segnalazione erronea dovuta a confusione con Cytisus vil- losus Pourret. La flora del Somma-Vesuvio 43 Cytisus sessilifoiius L, Reai Parco di Portici (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881); Portici, 16.IV.1839, Gussone (HG!, sub C. lobelii ); Portici, 5. d., Gussone (HG!, sub C. lo belìi). Portici, s . d.., s. coll., (HG!, sub C. lobelii ). Cytisus villosus Pourret - P n - W- e Centro-Medit. — Boscaglie e macchie. Por¬ tici: Parco Gussone, m 50-100; Camaldoli di Torre del Greco, m 150, ecc. Segnalaz. preced.: Somma e Campiello (Pasq., 1869, sub Cytisus triflorus ); Vesu¬ vio (Bacc., 1881, sub Cytisus triflorus ); Camaldoli di Torre del Greco, m 150 (Ag, 1975). Cytisus scoparius (L.) Link subsp. scoparius — P n - Europ. (Subatl.) - Pinete, colate laviche e terreni lapillici. M. Somma, m 300-900; Bocche del 1861, m 300; Pescinale, m 400-600; Piano delle Ginestre, m 500; Strade! lo Demaniale, m 600; Atrio del Cavallo, m 800-950; Gran Cono Vesuviano, m 950-1020, ecc. Segnalaz. preced.: (Pasq., 1869, sub Sarothamnus scoparius ); Vesuvio (Bacc., 1881, sub Sarothamnus scoparius ; Co., 1887, sub Spartium scoparìum ); Piano delle Ginestre, Gran Cono Vesuviano (Ricc., 1972); Casa Sorrentino, m 270, Bosco Casoria, m 310, Piano delle Ginestre, m 630, Foresta Tifone, m 640, Cognoli di Giacca, m 860 (Ag., 1975). Teline monspessulama (L.) Koch — P n - Steno-Medit.-Macarones. — Fruticeti e siepi. Camaldoli di Torre del Greco, m 150. Segnalaz. preced.: Camaldoli, Somma (Pasq., 1869, sub Genista candicans)] Vesu¬ vio (Bacc., 1881, sub Genista candicans). Genista tmctorìa L. subsp. tmctoria - Ch suff — Eurasiat. — Radure e margini dei boschi. M. Somma, m 400; S. Maria di Castello, m 450. Segnalaz. preced.: Somma, Canteroni (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881); Atrio del Cavallo (Co., 1887). Genista aetnensis (Bìv.) DC. — P n(m) — Endem. — Aree rimboschite. Pescinale, m 460; Piano delle Ginestre, m 500; Stradello Demaniale, m 600; Valle delPInferno, m 850-950; Atrio del Cavallo, m 800-900; Gran Cono Vesuviano, m 900-1000. Segnalaz. preced.: Vesuvio (Ag., 1959); Gran Cono Vesuviano (Ricc., 1972). Introdotta a scopo di rimboschimento come ricorda Agostini (1959) sui terreni più aridi e sabbiosi si diffonde sempre più per disseminazione spontanea. Spartium jueceum L. — P n — Euri Mcdit. — Lave, sabbie vulcaniche e boscaglie. Bocche del 1861, m 350; M. Somma, m 300-700; Lave del 1858, m 350; Piano delle Ginestre, m 500; Pescinale, m 500-650; Gran Cono Vesuviano, m 1000-1100, ecc. Segnalaz. preced.: Piana di Mauro, Ottaviano, S. Anastasia (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881; Co., 1887); Strada Vesuviana, m 250, Piano delle Ginestre, m 630, Foresta Tirane, m 640 (Ag., 1975). Ulex europaeus L. subsp. europaeus — P n — Subatl. — Pinete. Foresta Tifone, m 400. Segnalaz. preced.: Bosco Tre case (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881). Lupinus luteus L. Terreni sabbiosi coltivati. Torre del Greco (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881). 44 M. Ricciardi, G. G. Aprile, V La Valva e G. Caputo Lupinus angustifolius L. subsp. angustifolius — T er — Steno-Medit. — Coltivi, incolti e luoghi erbosi. La Pagliara, m 300; Bocche del 1861, m 350; Lave del 1858, m 350-600; Pescinale, m 460; Piano delle Ginestre, m 400-800, ecc. Segnalaz. preced.: Monticello, pineta di Torre del Greco (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881); Camaldoli di Torre del Greco, m 150, Strada Vesuviana, m 250, Foresta Tirone, m 640, Atrio del Cavallo, m 950 (Ag., 1975). Robinia pseudacacia L. — P m(n) — Avv. (Nordamer.) — Aree rimboschite, bosca¬ glie e siepi. Cappella Vecchia, m 150-200; Bocche del 1861, m 350; M. Somma, m 300-1000; Colle dei Canteroni, m 300-600; Stradello Demaniale, m 600; Pescinale, m 650; Atrio del Cavallo, m 800-900; Gran Cono Vesuviano, m 950-1000, ecc. Segnalaz. preced.: coltivata e spontanea (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881); Colle dei Canteroni (Ricc., 1972); Atrio del Cavallo, m 950 (Ag., 1975). Colutea arborescens L. subsp. arborescens — P m — Euri-Medit. (Subpontica) — Macchie e fruticeti. M. Somma, m 300-900; Bocche del 1861, m 350; Colle dei Canteroni, m 500; Pescinale, m 500-600; Atrio del Cavallo, m 950; Valle del Gigante, m 850, ecc. Segnalaz. preced.: Camaldoli, Canteroni, Atrio del Cavallo, Ottaviano (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881); Osservatorio (Mart., e Tanf., 1892); Cognoli di Giacca, m 680 (Ag., 1975). Astragalus glycyphyllos L. var. setiger Guss. — H rept — Endem. — Boschi di caducifo¬ glie. Bocche del 1861, m 300; M. Somma, m 500-1090, Colle dei Canteroni, m 550. Segnalaz. preced.: Somma, Canteroni, Camaldoli (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881). Questa varietà sembra essere piuttosto frequente sulPAppennino campano. Il suo rango, il suo valore tassonomico e la sua esatta distribuzione nella penisola meri¬ tano ulteriori studi anche per meglio stabilire i suoi eventuali rapporti con A. gly- cyphylloides DC, diffuso dai Balcani al Caucaso ed Asia Minore. Psoralea bituminosa L. — H scap — Euri-Medit. — Ambienti ruderali ed incolti. Cappella Vecchia, m 170; La Pagliara, m 300; Colle dei Canteroni, m 300; Bocche del 1861, m 300, ecc. Segnalaz. preced.: luoghi sassosi, siepi, boschi e campi (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881); Atrio del Cavallo (Co., 1887); Casa Sorrentino, m 270, Bosco Caso¬ ria, m 310 (Ag., 1975). ° Vicia ochroleuca Ten. subsp. ochroleuca — H scd — W-Medit.-Mont. — Boschi e siepi. Portici: Parco Gussone, m 50-100. Segnalaz. preced.: Reai Parco di Portici e della Favorita (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881); Portici, 28.VIII.1861, Gussone (HP!). Vicia villosa Roth subsp. varia (Host) Corb. [V dasy carpa auct. ?an Ten.]. Nei boschi. Reai Parco di Portici (Pasq., 1869, sub V pseudocracca var. platycarpa ); Camaldoli di Torre del Greco, m 150, Casa Sorrentino, m 270, Cognoli di Giacca, m 680 (Ag., 1975, sub V dasycarpa). ° Vicia pseudocracca Bertol. — T er — Steno-Medit. — Prati, macchie e siepi. Lava del 1804-1805, m 100; Bocche del 1861, m 300; Lave del 1858, m 400; S. Maria di Castello, m 450; Piano delle Ginestre, m 500, ecc. La flora del Somma-Vesuvio 45 Segnalaz. preced.: luoghi erbosi arenosi (Pasq., 1869, sub V pseudocracca et V pseudocracca var. sylvatica , var. platycarpa et var. albiflora)\ Vesuvio (Bacc., 1881); Strada Vesuviana, m 250 (Ag., 1975, sub V villosa subsp. pseudocracca ); Vesuvio, 8.V.1868; 29.V.1868; 14.X.1868, Pasquale (HP!). Vi ci a monantha Retz. subsp. t riflora (Ten.) P. L. Burtt et P. Lewis [V. calcarata Desf. subsp. triflora (Ten.) Burtt et Lewis apud Pignatti]. Granatello (Migl., 1896, sub V triflora ). Vicia hirsuta (L.) S. F. Gray. Luoghi selvatici. Ottaviano, Portici (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881); Portici e Resina alla Favorita, 19.IV.1868, Pasquale (HP!). Vicia pubescens (DC.) Link. Boschi artificiali. Reai Parco di Portici e della Favorita (Pasq., 1869, sub V bieber- steini ); Vesuvio (Bacc., 1881, sub V biebersteini ); Portici e Resina, Bosco della Favorita, 29.IV.1868 Pasquale (HP!, sub V biebersteinii)\ Portici, s.d., Gussone (HP!). Vicia grandiflora Scop. — T scd(er) — SE-Europ.-Pontica— Boschi e macchie. Portici: Parco Gussone, m 50-100; M. Somma, m 450; Colle dei Canteroni, m 500, ecc. Segnalaz. preced.: Portici, Canteroni, Somma (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881). Vicia sativa L. s. 1. Coltivi. Vesuvio (Bacc., 1881). Vicia sativa L. subsp. cordata (Wulfen ex Hoppe) Ascherson et Graebner. Portici, Canteroni (Pasq., 1869, sub V cordata ); Vesuvio (Bacc., 1881, sub V cor¬ data). Vicia sativa L. subsp. segetalis (Thuill.) Gaudin — T scd — Subcosmop. — Prati e siepi. Lava del 1804-1805, m 100; Cappella Vecchia, m 150; Bocche del 1861, m 300. Segnalaz. preced.: Portici (Pasq., 1869, sub V segetalis ); Vesuvio (Bacc., 1881; sub V segetalis). Vicia hybrida L. — T scd — Euri-Medit. — Luoghi erbosi. Lava del 1804-1805, m 100; S. Maria La Bruna: Via Leopardi, m 100. Segnalaz. preced.: Mortelle di Portici (Ten., 1831); Portici (Pasq., 1869), Vesuvio (Bacc., 1881). Vicia bithynica (L.) L. — T scd(er) — Euri-Medit. — Praticelli aridi. Lava del 1804- 1805, m 100; Lave del 1858, m 350, ecc. Segnalaz. preced.: Tironi, Somma (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881); Via dell’Osservatorio, 5. d.. Pasquale (HP!). Lathyrus venetus (Miller) Wohlf. — G rh(H scap) — Pontico — Boschi di caducifo¬ glie. M. Somma, m 400-1050; Colle dei Canteroni, m 500. Segnalaz. preced.: Camaldoli, Canteroni e Somma (Pasq., 1869, sub Orobus varie- gatus ); Vesuvio (Bacc., 1881, sub Orobus variegatus). 46 M. Ricciardi, G. G. Aprile, V La Valva e G. Caputo ° Lathyrus sylvestris L. Vetraria (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881); Camaldoli di Torre del Greco, m 150, Casa Sorrentino, m 270, Bosco Casoria, m 310 (Ag., 1975, sub L. silve- ster ); Sotto Vetrana, 26.IV. 1868, Pasquale (HP!). Viene così confermata anche per questa via la presenza di tale specie in Campa¬ nia, regione dalla quale, secondo Pignatti (1982), essa sarebbe assente. * Lathyrus latifolius L. — H scd — S-Europ. — Siepi e fruticeti. Ercolano: Lagno di Casacampora, m 100. Lathyrus sphaericus Retz. — T er — Euri-Medit. — Luoghi erbosi. Lava del 1804- 1805, m 100; Bocche del 1760, m 250, ecc. Segnalaz. preced.: Mortelle di Portici (Ten., 1831, sub L. sphaericus var. neapolita- nus)\ Casina Gigli, Osservatorio (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881). Lathyrus angulatus L. Boschi. Vetrana (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881). Lathyrus setifolius L. Vesuvio (Migl., 1896). Lathyrus cicera L. Alle Mortelle (Ten., 1832, sub L. dubius ); nei prati (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881). Lathyrus clymenum L. — T rept(scd) — Euri-Medit. — Pinete, incolti e siepi. Por¬ tici: Parco Gussone, m 50-100; Camaldoli di Torre del Greco, m 150; Bocche del 1861, m 300; La Pagliara, m 300; Lava del 1858, m 300-600; M. Somma, m 400, ecc. Segnalaz. preced.: Via dell’Osservatorio, Somma (Pasq., 1869, sub L. tenuifolius)\ Vesuvio (Bacc., 1881, sub L. tenuifolius ). * Lathyrus ochrus (L.) DC. — T rept — Steno-Medit. — Luoghi erbosi e lungo le strade. Portici: Parco Gussone, m. 50. Lathyrus aphaca L. — T scd(er) — Euri-Medit. — Coltivi abbandonati. Colle dei Canteroni, m 300. Segnalaz. preced.: Coltivi ed incolti (Pasq., 1869). Pisum sativum L. subsp. sativum var. arvense (L.) Gams. Vesuvio (Bacc., 1881, sub P. arvense ). Melilotus alba Medicus — T er — Subcosmop. — Margini delle strade e dei sen¬ tieri. La Pagliara, m 300; M. Somma, m 450. Segnalaz. preced.: Via dell’Osservatorio, Somma (Pasq., 1869, sub M. leucantha ); Vesuvio (Bacc., 1881, sub M. leucanthum). Melilotus italica (L.) Lam. Coltivi e luoghi selvatici. (Pasq., 1869, sub M. italica var. rotundifolia ); Vesuvio (Bacc., 1881). Melilotus neapolitana Ten. — T er — Steno-Medit. — Lungo le strade e nei coltivi. La Pagliara, m 300; Strada Vesuviana, m 450; S. Maria di Castello, m 450. Segnalaz. preced.: luoghi aridi (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881, sub M. neapo- litanus). La flora del Somma-Vesuvio 47 Melilotus indica (L.) All. Luoghi aridi, Vesuvio (Bacc., 1881, sub M. parviflorus ); Portici, 4.VI.1853, Gas¬ sane (HG!, sub M. parviflora ); Torre dell’ Annunciata, 1 .IV. 1834, Gussone (HG!, sub M. parviflora ). Melilotus silicata Desf, . 7 er -- S-Medit. — Spiazzi erbosi. Bocche del 1760, m 300; Fosso della Vetrària, m 350. Trigonella corniculata (L.) L — T er — N-Medit. (Steno-) — Prati e coltivi abban¬ donati. Portici; Parco Gussone, m 50-100; La Pagliara, m 300; Bocche del 1861, m 300; Lave del 1858, m 350; S. Maria di Castello, m 450, ecc. Segnalaz. preced.: Torre del Greco, Ottaviano (Pasq., 1869). Medicago lupolina L. var. lupolina — T scd(rept) — Paleotemp. — Terreni sabbiosi e lungo le strade. M. Somma, m 350; Pescìnale, m 400; S. Maria di Castello, m 450. Segnalaz. preced.: Luoghi erbosi (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881). Medicago sativa L. subsp. saliva - H scap ~ Persia (?) - Coltivi abbandonati. Colle dei Can ceroni, m 300. Segnalaz. preced.: Reali Parchi (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881). Medicago arborea L Coltivata nei giardini (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881). Medicago marina L. Marina di Portici, Branchini presso Torre del Greco, Cima dei Canteroni (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881); Osservatorio (Mart. e Tanf., 1892). Non più ritrovata non solo sui residui lembi di spiaggia ma neanche presso l’Os¬ servatorio in una stazione da considerarsi sicuramente eterotopica. Medicago orbìcularis (L.) Bartal. Luoghi marittimi. Mortelle di Portici (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881). Medicago saltellata (L.) Miller. Prati marittimi. Mortelle di Portici (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881). Medicago tornata (L.) Miller. Portici. (Pasq., 1869, sub M, helix ); Vesuvio (Bacc., 1881, sub M. helix ). Medicago littoralis Rohde ex Loisel. — T er(rept) — Euri Med.it. - Coltivi e ambienti antropizzati. Carri a! doli dì Torre del Greco, m 150; Lava del 1804-1805, m 100; Bocche del 1760, m 300; Strada Vesuviana, m 200-400, ecc. Segnalaz. preced.: Coltivi ed incolti (Pasq., 1869); Torre Annunziata, Granatello (Pasq., 1869, sub M. litoralis var. longiseta ); Mortelle di Portici (Pasq., 1869, sub M. litoralis var. breviseta). Medicago arabica (L.) Hudson — T er(scd) — Euri- Medi!. — Luoghi erbosi, incolti e pinete. Portici: Parco Gussone, m 50-100; Camaldoli di Torre del Greco, m 150; Bocche del 1760, m 300, ecc. Segnalaz. preced.: Tra le messi e nei prati. (Pasq., 1869, sub M. maculata ); Vesu¬ vio (Bacc., 1881, sub M. maculata). 48 M. Ricciardi, G. G. Aprile, V La Valva e G. Caputo Medicago polymorpha L. [M. hispida Gaertner] — T er — Subcosmop. — Coltivi ed incolti. Cappella Vecchia, m 150. Segnalaz. preced.: Tra le messi e nei luoghi erbosi (Pasq., 1869, sub M. denticulata var. fi exuosa) ; Vesuvio (Bacc., 1881, sub M. denticulata ). Medicago tenoreana Ser. Tra le messi. (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881). Medicago minima (L.) Bartal. — T er(scd) — Euri-Medit.-Centroasiat. — Praticelli aridi. Fosso della Vetrana, m 400; La Pagliara, m 300; Strada Vesuviana, m 370; Piano delle Ginestre, m 500; Colle dei Canteroni, m 500, ecc. Segnalaz. preced.: luoghi arenosi (Pasq., 1869, sub M. mollissima ); Vesuvio (Bacc., 1881, sub M. mollissima ). A causa dell’esistenza di forme intermedie tra la var. minima e la var. recta non è agevole stabilire a quale di queste due varietà possano essere ascritti i saggi di M. minima raccolti sul Vesuvio. Trifolium repens L. subsp. repens — H rept — Subcosmop. — Prati, luoghi erbosi e lungo le strade. Portici: Parco Gussone, m 50-100; Bocche del 1760, m 320; S. Maria di Castello, m 450; Colle dei Canteroni, m 570. Segnalaz. preced.: Somma, Canteroni (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881). Trifolium nigrescens Viv. subsp. nigrescens — T er — Euri-Medit. — Radure erbose. Portici: Parco Gussone, m 50-100; Lava del 1804-1805, m 100; Piano delle Ginestre, m 550, ecc. Segnalaz. preced.: nei pascoli e per le strade (Pasq., 1869). Trifolium glomeratum L. — T er — Euri-Medit. — Prati aridi. Lava del 1804-1805, m 100; Bocche del 1760, m 300. Segnalaz. preced.: al Salvatore (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881). ° Trifolium suffocatum L. Lungo le strade e nei prati aridi. (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881); Granatello, Torre del Greco, 25.III.1868, Pasquale (HP!); Vesuvio, 6.V.1869, Pasquale (HP!). ° Trifolium vesiculosum Savi — T er — N-Medit. — Luoghi erbosi aridi. Stazione di S. Maria La Bruna, m 5; Camaldoli di Torre del Greco, m 150; Osservatorio Vesu¬ viano, m 600. Segnalaz. preced.: Strada Vesuviana, m 250 (Ag., 1975). Riteniamo sia da riferire qui la segnalazione di T. mutabile di Pasquale (1869) per il Colle dei Canteroni presso l’Eremo; nell’Erbario Pasquale infatti l’unico saggio riportato come T. mutabile (Vesuvio, all’Eremo, s. d., Pasquale , (HP!) è sicuramente da ascrivere a T. vesiculosum. ° Trifolium resupinatum L. — T er(rept) — (W)-Paleotemp. — Coltivi ed incolti. Por¬ tici: Parco Gussone, m 50-100; Cappella Vecchia, m 150, ecc. Segnalaz. preced.: lungo le vie (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881); Portici e Resina alla Favorita, 29.IV.1868, Pasquale (HP!); Vesuvio s.d., Pasquale (HP!). ° Trifolium tomentosum L. Prati aridi. S. Maria di Pugliano, Granatello (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881); La flora del Somma-Vesuvio 49 presso l’Osservatorio (Mart. e Tanf., 1892); Vesuvio, Portici, 29.V.1868, Pasquale (HP!). Trifolium patens Schreber. Luoghi erbosi marittimi. Marina tra Resina e Torre del Greco (Pasq., 1869; sub T. parmense ); Vesuvio (Bacc., 1881, sub T. parisiense)\ Portici, tra Resina e Torre del Greco, 29.IV.1868, Pasquale (HP!); Portici, s.d., Gussone (HP!). Trifolium campestre Schreber [T. agrarium Auct. fi. it., non L.] - T er - W-Paleo- temp. — Lave, pinete ed incolti. Lava del 1804-1805, m 100; Cappella Vecchia, m 150; Bocche del 1760, m 300; Lave del 1858, m 150-450; S. Maria di Castello, m 450; M. Somma, m 450-950; Pescinale, m 500-600; Atrio del Cavallo, m 950, ecc. Segnalaz. preced.: dovunque (Pasq., 1869, sub T. agrarium ); Vesuvio (Bacc., 1881, sub T. agrarium ); Camaldoli di Torre del Greco, m 150, Strada Vesuviana, m 250, Foresta Tirone, m 640 (Ag., 1975). Trifolium arvense L. — T er — (W)-Paleotemp. — Lave, terreni incoerenti e pinete. La Pagliara, m 300; Lave del 1858, m 350; S. Maria di Castello, m 450; M. Somma, m 450-950; Piano delle Ginestre, m 500; Pescinale, m 500-600; Stradello Demaniale, m 600; Atrio del Cavallo, m 800-950, ecc. Segnalaz. preced.: comunissimo (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881); Camaldoli di Torre del Greco, m 150, Strada Vesuviana, m 250, Casa Sorrentino, m 270, Piano delle Ginestre, m 620-950, Foresta Tirone, m 640, Atrio del Cavallo e Valle dell’Inferno, m 600-900, Cognoli di Giacca, m 680 (Ag., 1975); Vesuvio, 5. d., Pa¬ squale (HP!). Gli individui osservati sul Vesuvio presentano costantemente capolini allungati e denti calieini 4-5 volte più lunghi del tubo. Essi potrebbero perciò essere riferiti a T. longisetum Boiss. et Balansa. Secondo Coombe in Flora Europaea (1968) tale entità rappresenterebbe in effetti una sottospecie di T. arvense a diffusione medi- terranea. Trifolium bocconei Savi — T er — Steno-Medit. — Pinete. Lave del 1760, m 150; Bocche del 1760, m 300. Trifolium scabrum L. subsp. scabrum — T rept(er) — Euri-Medit. — Incolti e mar¬ gini delle strade. Torre del Greco; Via Montedoro, m 300; Bocche del 1760, m 300; Strada Vesuviana, m 200-600, ecc. Segnalaz. preced.: Nei luoghi coltivati e nelle strade. (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881); Strada Vesuviana, m 250 (Ag., 1975). Trifolium stellatum L. — T er — Euri-Medit. — Terreni sassosi e pendici aride. Camaldoli di Torre del Greco, m 150; Torre del Greco: Cappella Bianchini, m 150; Strada Vesuviana, m 300-500, ecc. Segnalaz. preced.: Strada dell’Osservatorio (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881). Trifolium incarnatum L. subsp. incamatum — T er(H bien) — Euri-Medit. — Colti¬ vato e spesso subspontaneo. Bocche del 1861, m 300, ecc. Segnalaz. preced.: Coltivato, di rado spontaneo (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881). Trifolium incarnatum L. subsp. molinerii (Balbis ex Hornem.) Syme — T er — Euri- Medit. — Radure e lungo i sentieri. Bocche del 1760, m 300; Colle dei Canteroni, m 500. 50 M. Ricciardi, G. G. Aprile, V La Valva e G. Caputo ° Trifolium pratense L. subsp. pratense — H scap — Subcosmop. — Prati, radure e spiazzi erbosi. Camaldoli di Torre del Greco, m 150; Bocche del 1760, m 300; Piano delle Ginestre, m 400-500; Stradello Demaniale, m 600; Atrio del Cavallo, m 950. Segnalaz. preced.: M. Somma (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881); Vesuvio (Mart., e Tanf., 1892, sub T. pratense var. collinum)\ Portici, 1850, Pasquale (HP!); Somma, 8.V.1869, Pasquale (HP!). I caratteri riscontrati in numerosi saggi raccolti tra le fessure delle rupi dell’Atrio del Cavallo, sembrerebbero avvicinare questi ultimi alla subsp. semipurpureum (Strobl) Pign. Il valore ed il rango tassonomico di questa entità andrebbe però meglio precisato tenuto conto della ben nota variabilità del gruppo di T. pratense . Trifolium diffusum Ehrh. Tra il Monte Somma ed il Vesuvio verso il Monte di Ottaviano (Ten., 1842, sub T. diffusum var. vesuvianum , «fide De Metting»). Trifolium lappaceum L. — T er — Euri-Medit. — Luoghi erbosi aridi nelle pinete. Lava del 1804-1805, m 100; Bocche del 1760, m 300. Segnalaz. preced.: Portici (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881). Trifolium angustifolium L. subsp. angustifolium — T er — Euri-Medit. — Pinete, prati ed incolti. Lava del 1804-1805, m 100; Camaldoli di Torre del Greco, m 150; La Pagliara, m 300; Bocche del 1760, m 300; Colle dei Canteroni, m 450-500; Piano delle Ginestre, m 500; M. Somma, m 500-700, ecc. Segnalaz. preced.: Nei campi (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881). Trifolium subterraneum L. — T rept — Euri-Medit. — Pinete e boschi di leccio. Portici: Parco Gussone, m 50-100; Cappella Vecchia, m 150; Bocche del 1760, m 300. Segnalaz. preced.: Pugliano (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881). Lotus uliginosus Schkuhr. Barra (Pasq., 1869, sub L. corniculatus var. uliginosus ). Lotus corniculatus L. Vesuvio (Bacc., 1881). Lotus angustissimus L. — T er — Euri-Medit. — Luoghi erbosi. Portici: Parco Gus¬ sone, m 50-100. Segnalaz. preced.: Piana di Mauro (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881). * Lotus edulis L. - T er — Steno-Medit. — Prati e radure. Bocche del 1760, m 300. * Anthyllis vulneraria L. subsp. maura (G. Beck) Lindb. — H scap — SW-Medit. (Ste¬ no-) — Pinete rade e luoghi erbosi. Pescinale, m 450. * Anthyllis vulneraria L. subsp. praepropera (A. Kerner) Bornm. — H scap — Euri- Medit. — Pendici assolate. Bocche del 1760, m 300. Ornithopus compressus L. — T er(scd) — Euri-Medit. — Ambienti ruderali e spiazzi erbosi aridi. Cappella Vecchia, m 150-300; Bocche del 1760, m 300; Bocche del La flora del Somma-Vesuvio 51 1861, m 300; Lave del 1858, m 400; Piano delle Ginestre, m 500; Stradello Dema¬ niale, m 600, ecc. Segnalaz. preced.: Nei prati (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881); Casa Sorren¬ tino, m 270, Bosco Casoria, m 310, Foresta Tirane, m 640 (Ag., 1975). Ornithopus pinnatus (Miller) Druce — T er — Medit.-Atl. — Pinete. Bocche del 1760, m 300. Segnalaz. preced.: Granatello, s. d., Pasquale (HP!, sub O. ebracteatus). Coronilla emerus L. s. 1. Boschi a settentrione (Pasq., 1869); Vesuvio (Bacc., 1881); Colle dei Canterani (Ricc., 1972); Camaldoli di Torre del Greco, m 150, Casa Sorrentino, m 270, Cognoli di Giacca, m 680 (Ag., 1975). Coronilla emerus L. subsp. emeroides (Boiss. et Spruner) Hayek — P n — E-Medit.- Pontica — Boschi e boscaglie. Portici: Parco Gussone, m 50-100; Bocche del 1861, m 300; S. Maria di Castello, m 400-500; Colle dei Canterani, m 400-500; Pesci- naie, m 500-600; M. Somma, m 700, ecc. Sylvis Somma, 2.VII.1868, Pasquale (HP!, sub C. emerus ); Parco di Portici, III. 1869, Pasquale (HP!, sub C. emerus ); Bosco della Favorita, 5. IO < 1 0) I V J • in * m i «n « in : in 4. ■ • S M \ • s : S jr* fc/l i 0 f 8 • 8 < 8 8 o i « X J X* X • X f X • A 1 A • « u 1 « °.s in • .* m • • i O | • * H * co o i i v J m; ip • 1 r» • CO 0* -4 -J • • • • » A 1 i i i i wH U4 n • « i • • 1 • 1 i • 9 l « 1 1 A » 0 £ e! 8 § ej s ; • 8» N *4 X | •*! x * » x • • N O O o o o 3 • • • • • r o o CM o © IN m 14 V c *H *d P *H C o *4 Fig. 2. - Mappa degli epicentri con classi di qualità A e B (secondo HYP0 71) e modello di velocità utilizzato per le localizzazioni. 128 M. Ferri e A. G orini 25 Gli eventi sismici del maggio 1984 in Abruzzo , ecc. 129 Fio. 3. — Distribuzioni ipocentrali con orientazioni: SN, SE-NW, SW-NE. Le dimen¬ sioni dei quadrati sono proporzionali alle magnitudo e sono relativi agli eventi sismici di classi A e B (secondo HYP0 71). Per poter inquadrare la sequenza esaminata in uno dei tipi descritti è stata fatta un’analisi della frequenza oraria degli eventi, per il periodo 7-13/ 5, dalla quale si può osservare il seguente andamento (Fig. 5): — Due piccole sequenze (nn. 1 e 2) caratterizzate da un andamento del tipo 1 (Evento principale - repliche) con rapidi decrementi dell’attività sismica, dopo il picco iniziale. - La sequenza 3 è quella che risulta più simile al tipo 2: precursori - evento principale - repliche; infatti il 10 maggio l’attività riprende con il verificarsi di due eventi con magnitudo 3.3 e 3.4, probabili precursori della seconda scossa princpale del giorno 11, seguita da una «crisi sismica», della durata di circa 20 ore, durante la quale si sono verificati numerosi eventi di magnitudo M, > =4. - Le sequenze 4 e 5 si possono paragonare al tipo 1. Questa suddivisione è anche in buon accordo con la distribuzione di Omori rappresentata dalla ben nota legge: Log (n) = K- p Log (0 130 M. Ferri e A. Gorini o 1 2 3 AMAIA Time A B0 ! ì B. i. 1 L c 0 Single ev (Doublet) Multiplet 1 Main shock- After s hook 2 Foreshock-main shock- after shock 3 Swarm Fig. 4. — Tipi di sequenze sismiche (da UTSU, 1970). 0 : Eventi isolati senza repliche 1 : Evento principale - repliche 2 : Precursori - Evento principale - Repliche 3 : Eventi a sciami FREQUENZA ORARIA Gli eventi sismici del maggio 1984 in Abruzzo, ecc. 131 fi o c5 ’ob c §? '£ B o ^ o [> t~~ -5 w TD ;fi ^ fi cfl a •C '§ 03 I - fi ^ 03 • > fi* 03 oo ON 03 00 03 S © T3 co fi OD o cd T3 .2 a "Ch 03 03 1—1 fi, 03 13 fi $”< cd o w _> V-> i3 .fi 13 o t-, fi o o N C/3 o N fi O V-, x> ‘5b < OD 03 a fi l-H ’o B od 'fi T3 ’w '-fi fi 03 e > 03 03 -a ’&b 03 -fi ‘fi fi fi .2 ob ’l— fi Vh m o fi fi N fi fi N 03 fi fi 03 a4 fi fi* 03 a4 OO fi 03 Cìh c« ’— 1 d £ 132 M. Ferri e A. Gorini in cui n è il numero di repliche osservate in un prescelto intervallo di tempo e t è il valore centrale di tale intervallo. Il coefficiente p rappresenta la velocità di decadimento dell’attività sismica nel tempo e quindi un importante caratteri¬ stica per una sequenza del tipo 1: evento principale - repliche. I valori di p, calcolati col metodo dei minimi quadrati per le sequenze 1, 2, 4 e 5 di Fig. 5 sono riportati nella seguente tabella: Sequenza P 1 2 4 5 0.93 ± 0.06 0.88 ± 0.10 0.92 ± 0.10 0.90 ± 0.09 Le stime ottenute per le suddette sequenze rientrano nei limiti relativi a quelle del tipo 1 per la quale la relazione di Omori prevede dei valori compreso tra 0.9 e 1.1 (Ranalli, 1969). La presenza di eventi di moderata energia alfinterno della sequenza 3 e l’anomalo decadimento dell’attività sismica che non decresce in modo uniforme potrebbe indicare un meccanismo di liberazione di energia molto complesso. Globalmente la sequenza completa si presenta, quindi, a carattere multiplo, cioè partendo dal tipo 1 B2 della classificazione di utsu (1970), con un’analisi più dettagliata, si articola in più tipologie, rientrando, cioè, nel tipo 2 ed evolvendosi fino al tipo 2 B2 o perfino al tipo 2 C. Una possibile ipotesi interpretativa per questa distribuzione potrebbe essere la seguente: L’evento del 7 maggio innesca una prima struttura intorno alla quale si concentrano le repliche; successivamente un’altra piccola sequenza muove una struttura adiacente a quella della scossa principale. Precursori localizzati già nell’area del secondo evento (11 maggio) si verificano lungo la stessa direttrice con la relativa serie di repliche. Infine altre piccole sequenze innescano fratture adiacenti alla zona di rottura principale. Questa ipotesi non è però suffragata dai dati sulla distribuzione spa¬ ziale degli eventi in quanto gli epicentri, come già evidenziato, sono abba¬ stanza concentrati e non consentono una discriminazione strutturale così dettagliata, in un’area di dimensioni limitate. Gli eventi sismici del maggio 1984 in Abruzzo, ecc. 133 c) Energia rilasciata e relazione Gutenberg-Richter La magnitudo locale degli eventi sismici analizzati è stata valutata in base alla durata dei sismogrammi ed in Tab. 1 sono riportati gli eventi ad energia più elevata con M, > = 3.0. L’energia sismica rilasciata da un terre¬ moto è in relazione alla magnitudo locale Mh attraverso la legge di Guten- berg-Richter (1942): Log E = 9.9 + 1.9 M, - 0.024 M } La radice quadrata dell’energia sismica è rappresentativa dello strain rilasciato dall’evento. Il diagramma di Fig. 6, che riporta, a partire dall’evento del 7 mag¬ gio, il rilascio cumulativo dello strain nel tempo, mostra tre salti che corrispondono, rispettivamente, all’evento del 7 maggio, a quello dell’11 maggio con le relative repliche ed alla «crisi» del periodo 11-12 mag¬ gio; il successivo appiattimento è dovuto alla drastica diminuzione dell’atti¬ vità sismica. La distribuzione cumulativa delle repliche rispetto alla magnitudo può essere analizzata attraverso la relazione: Log N = a — b M dve N è il numero di eventi con magnitudo maggiore o uguale ad M ed a e b sono delle costanti. Il parametro a varia sensibilmente da regione a regione e dipende dal locale livello di attività sismica, mentre il parametro b è in relazione alle caratteristiche del mezzo ed alle variazioni dello sforzo locale (Mogi, 1963). I valori del parametro b ottenuti utilizzando i dati prima e dopo l’evento dell’ 11 maggio sono entrambi prossimi all’unità (Fig. 7), rien¬ trando nella norma per altre sequenze sismiche osservate nel mondo (Page, 1968; Ranalli, 1970). Le stime ottenute differiscono, per gli stessi periodi, da quelli riportati da Console et al. (1984) come si rivela dalla seguente tabella: Periodo 7-11/5 b = 1.10 ± 0.03 b = 0.74 (Console et al) Periodo 11-31/5 b = 0.93 ± 0.02 b = 1.03 134 M. Ferri e A. Gorini TABELLA 1 Elenco degli eventi sismici con magnitudo > = 3.0. N. = numero progressivo - Data (anno, mese, giorno, ora, minuto) - M,= Magnitudo locale N. DATA Mi (A M G H M) 1: 8405071749 5.2 31: 8405111131 3.2 61: 8405120111 3.9 2: 8405071759 3.0 32: 8405111148 3.6 62: 8405120213 3.9 3: 8405071807 4.0 33: 8405111153 3.8 63: 8405120313 3.0 4: 8405071823 3.1 34: 8405111159 3.2 64: 8405120332 3.2 5: 8405071826 3.5 35: 8405111203 3.4 65: 8405120340 3.3 6: 8405071905 3.1 36: 8405111205 3.1 66: 8405120411 3.6 7: 8405072103 3.3 37: 8405111210 3.0 67: 8405120421 3.0 8: 8405072107 3.5 38: 8405111221 3.1 68: 8405120456 4.1 9: 8405072127 3.4 39: 8405111253 3.0 69: 8405120545 4.0 10: 8405080123 3.7 40: 8405111304 3.3 70: 8405121402 3.4 11: 8405080238 3.0 41: 8405111314 4.3 71: 8405121428 3.5 12: 8405080346 4.3 42: 8485111339 4.3 72: 8405121644 3.7 13: 8405080701 3.3 43: 8405111343 3.5 73: 8405122043 3.5 14: 8405081222 3.0 44: 8405111402 3.2 74: 8405122218 3.0 15: 8405081230 3.0 45: 8405111456 3.2 75: 8405122237 3.8 16: 8405081511 3.1 46: 8405111622 3.0 76: 8405140031 3.1 17: 8405081757 3.0 47: 8405111637 3.3 77: 8405140438 3.1 18: 8405081858 3.0 48: 8405111639 4.3 78: 8405140559 3.2 19: 8405082058 3.0 49: 8405111701 3.5 79: 8405140723 3.0 20: 8405082352 3.1 50: 8405111714 3.0 80: 8405140901 3.1 21: 8405101631 3.3 51: 8405111819 3.3 81: 8405141634 3.5 22: 8405102144 3.4 52: 8405112002 3.3 82: 8405141938 3.0 23: 8405111041 5.0 53: 8405112004 3.1 83: 8405162224 3.2 24: 8405111050 4.2 54: 8405112043 3.3 84: 8405182021 3.0 25: 8405111053 3.0 55: 8405112111 3.0 85: 8405192111 3.1 26: 8405111057 3.0 56: 8405112158 3.5 86: 8405192158 3.0 27: 8405111115 3.4 57: 8405112335 3.9 87: 8405192358 3.3 28: 8405111119 3.0 58: 8405120008 4.1 88: 8405200905 3.0 29: 8405111122 3.0 59: 8405120013 3.5 30: 8405111126 4.2 60: 8405120108 3.3 RILRSCIO DI DEFQRMPZIONE ABRUZZO (Maggio 1984) Gli eventi sismici del maggio 1984 in Abruzzo , ecc. o cn cn fO G\ CN CN in CN m CN CX> r- m u 0> m o o + + « w in o CN CN cr> o o •4- + w w LO o vi tH CD o o + w o m 135 Fio. 6. — Grafico cumulativo del rilascio di deformazione calcolato in base alle magnitudo degli eventi occorsi nel periodo 7-31 Maggio 1984. 136 M. Ferri e A. Gorini LEGGE GUTENBERG - RICHTER ABRUZZO (7-11 Maggio) Log N 3 . 0 2. 5 2.0 1 . 5 1 . 0 0.5 0.0 0.5 1 . 5 2.0 2.5 3.0 3.5 4.0 4.5 5.0 Log N a b IH 4.61 t 0.09 1.10 ± 0.03 0.99 MAGNITUDO LEGGE GUTENBERG-RI CHTER Log N ABRUZZO (11-31 Maggio) 4.59 ± 0.06 0.93 ± 0.02 0.99 MAGNITUDO Fig. 7. — Relazioni magnitudo-frequenza cumulative, calcolate neirintervallo di linearità 2 .4-4.3. Sono riportati i valori, per i due periodi analizzati, dei coefficienti della relazione Gutenberg-Richter (a e b) ed il relativo coeffi¬ ciente di correlazione (|r|). Gli eventi sismici del maggio 1984 in Abruzzo, ecc. 137 Queste differenze potrebbero essere attribuite al diverso set di dati considerato; infatti nel lavoro citato si fa riferimento soltanto agli eventi relativi alle stazioni della rete sismica nazionale (I.N.G.) e quindi con una minore informazione sulla sismicità di più bassa energia deducibile dalle stazioni sismiche mobili installate subito dopo l’evento del 7 maggio. Conclusioni La sequenza sismica in Abruzzo si presenta abbastanza complessa e di non facile interpretazione in relazione alle strutture geologiche presenti nell’area epicentrale. La storia geologica dell’Appennino centrale è infatti, condizionata dalla presenza della piattaforma carbonatica abruzzese-laziale, che nelle fasi tettoniche principali è stata notevolmente disarticolata con generale vergenza ad E ed a NE (Ogniben - editor , 1975). La distribuzione spazio-temporale degli eventi sismici e la valutazione dell’energia rilasciata sono particolarmente indicative per poter formulare due possibili interpre¬ tazioni. La prima prevede la presenza di due strutture geologiche distinte, attivate dai due eventi principali (7 e 11 maggio). L’evoluzione tempo¬ rale degli eventi verrebbe, in questo caso, interpretata nel modo clas¬ sico di sequenza del tipo 1: evento principale e repliche ad esso asso¬ ciate. La seconda ipotesi associa questa sequenza ad un’unica struttura geo¬ logica nella quale sia avvenuta una fratturazione multipla evolutasi nel tempo a partire dall’evento del 7 maggio. Potrebbe essersi verificato quanto segue: nell’area fratturata dalla prima scossa, ad elevata energia, si sono innescate una serie di fratture attivate da altri eventi sismici che diven¬ tano, a loro volta, eventi principali di piccole sequenze sismiche con il risultato di uno spostamento della zona di frattura in direzione antiap- penninica. L’intervallo di tempo intercorso tra i due eventi principali (circa 4 giorni) non è isolato nella storia sismica dell’area. Dal Catalogo sismico I.N.G. (1984) risulta, infatti, che nel 1720 e nel 1973 si sono verificati, a distanza di alcuni giorni, eventi sismici doppi con intensità paragonabili (VI0 -VII0 grado M.C.S.). Questa modalità di rilascio di energia è però abbastanza insolita rispetto alle analisi di utsu (1970) sulle sequenze doppie del tipo B, in Giappone, nelle quali si rileva un breve intervallo di tempo tra le scosse principali, a magnitudo comparabile, dell’ordine dei minuti o di pochissime ore. Viceversa, in altre 138 M. Ferri e A. Gorini sequenze sismiche come quella cominciata nel maggio 1976 in Friuli (Italia), si sono verificati due eventi sismici di energia comparabile distanziati di alcuni mesi, il primo, il 7 maggio 1976 (MAW = 6.4) ed il secondo, il 15 settembre dello stesso anno (MAW= 6.1) (Finetti et al., 1979). Si verificano, quindi tre possibili condizioni nell’evoluzione temporale di sequenze «doppie»; pochi minuti o ore (Giappone), alcuni giorni (Abruzzo) o mesi (Friuli). Il tempo intercorso tra due eventi principali è certamente funzione delle modalità e della velocità di accumulo dell’energia sismica nel mezzo, che sono da mettere in relazione al campo di sforzi collegato alle strutture principali presenti nell’area interessata da una possibile sequenza sismica. BIBLIOGRAFIA Bath M. & Duda J., 1964 - «Earthquake, fault piane area, seismic energy, deforma¬ ti ori and related quantities», Annali Geofìsica , 17, 353-68 (Roma). Branno A., Esposito E., Luongo G., Marturano A., Porfido S. & Rinaldis V., 1985 - «Il terremoto di Parma del 9-11-1983 e il terremoto di Alfedena del 7-5- 1984 - C.N.R. », Gruppo Nazionale di Geofìsica della Terra Solida (G.N.G.T.S.) - 4° Convegno , 29-31 ottobre 1985 (Roma). Catalogo sismico, Ist. Naz. di Geofìsica , 1984. Anni 1450 a.c. -1983 (Roma). 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XCV, 1986, pp. 141-154 Resoconto avifaunistico dell’Isola di Capri (*) Nota del socio Maurizio Fraissinet(**) e di Maria Grotta (**) Riassunto . — Gli AA. riportano un elenco sistematico di 135 specie osservate all’isola di Capri dal 1974, comprese quelle di comparsa accidentale. Le osservazioni sono state dapprima discontinue, ma dal 1980 sono divenute mensili e regolari. Par¬ ticolarmente numerose sono risultate le specie migratrici rispetto a quelle nidifi¬ canti. Tra le prime vengono segnalate anche specie rare ed interessanti quali Cicogna nera, Cicogna bianca, Falco pescatore e Gufo di palude. Ciò mette in evi¬ denza l’importanza dell’isola di Capri quale punto di transito e di sosta per gli uccelli migratori. Accanto alle specie rinvenute viene riportato l’elenco delle specie segnalate nel secolo scorso e mai più osservate nel corso dell’attuale. Capri, infatti, dal finire del secolo scorso ad oggi è stata fatta oggetto di vari studi di carattere ornitologico e il presente lavoro costituisce un resoconto aggiornato dell’avifauna caprese. Summary. — The Authors report a sistemale list of 135 species, compóse acci- dentals, observed on Capri Island from 1974 to 1980 irregularly, and from 1980 onward with regular monthly surveys. Particularly numerous were migratory species confronted with nesting ones. Among thè migrants must be pinpointed, rare and interesting species such as Black Stork, White Stork, Osprey and Marsh Owl. This is an evidence of thè importance of Capri Island’s as a transit and resting site for migratory birds. Besides thè surveyed species, herein are reported thè list of species observed during 19th century and never more recorded. Infact from thè end of 19th century until today Capri Island’s avifauna has been investigated in various studies and this study aims to be up-to-date report about Capri avifauna. Introduzione Fin dalla fine del secolo scorso numerosi sono gli studi sull’avifauna di Capri, che diventa così un’eccezione nella scarsità di dati storici per l’orni¬ tologia campana (S. e N. de Luca, 1840; Koenig, 1886; Giglioli, 1890; (*) Contributo n. 76 del programma di ricerche del Gruppo Eco-Etologico dell’Istituto e Museo di Zoologia - Università di Napoli. (**) Istituto e Museo di Zoologia - Università degli Studi di Napoli - Via Mezzo¬ cannone, 8 - 80134 Napoli. 142 M. Fraissinet e M. Grotta Palos, 1911; Tucker, 1927; Edelstam et al., 1963; Milone e Grotta, 1983; Fraissinet e Caputo, 1984; Fraissinet, 1985; Gustin et al., 1985). Altre notizie sono riportate, inoltre, dal Moltoni nel suo lavoro sulPisola di Ischia (1968). Dal 1956 al 1961 alcuni studiosi svedesi hanno svolto attività di ina¬ nellamento (Edelstam et al., 1963), ripresa recentemente da alcuni soci della LIPU (Gustin et al, 1985). Negli ultimi sei anni sono stati raccolti numerosi dati soprattutto da alcuni ricercatori del nostro gruppo di lavoro che frequentano assiduamente l’isola in quanto rappresenta la più importante area di nidificazione del Gabbiano reale (Larus cachinnans) in Campania (Milone e Grotta, in stampa). Tale lavoro intende fare il punto sulle specie ornitiche di Capri a circa un secolo dall’ultimo resoconto completo del Giglioli (1890). Area di studio L’isola di Capri (prov. di Napoli) è posta a 17 miglia da Napoli e da Ischia, a 4 miglia da Punta Campanella. Si colloca a SE nel Golfo di Napoli, con una latitudine di 40° 32' 45"; la differenza in longitudine con MM è di 1° 30' 16". La superfìcie è di 10,40 kmq. L’isola è di natura prevalentemente cal¬ carea e raggiunge la punta più alta con il Monte Solare di 589 metri. Capri è oggi fortemente antropizzata e conserva zone verdi a macchia mediterranea (gariga, macchia bassa e alta, lecceta) in pochi punti. Sono presenti anche zone coltivate, soprattutto a viti e ortaggi, e piccole pinete, nonché numerosi giardini anche con essenze esotiche. Metodi Le osservazioni sono state condotte in modo irregolare eccetto nel periodo della nidificazione (marzo-luglio) dal 1974. Dal 1980 i rilevamenti mensili sono stati compiuti tutto l’anno eccetto il mese di agosto. Le osservazioni compiute in mare riguardano un’area con una profon¬ dità di circa 1,5 km dalla costa dell’isola. L’elenco delle specie segue quello sistematico di B righetti e Massa (1984). Per la definizione fenologica sono stati seguiti i suggerimenti di Fasola e Brichetti (1984). Resoconto avifaunistico dell’isola di Capri 143 Elenco sistematico delle specie e definizione fenologica 1 - Berta maggiore ( Calonectris diomedea ) migratrice primaverile regolare 2 - Uccello delle Tempeste (Hydrobates pelagicus ) migratrice rara e irregolare 3 - Sala (Sula b assona) migratrice regolare, svernante irregolare 4 - Cormorano (Phalacrocorax carbo ) migratrice regolare 5 - Nitticora (Nycticorax nycticorax ) migratrice primaverile regolare 6 - Sgarza ciuffetto ( Ardeola ralloides ) migratrice primaverile rara e irregolare 7 - Garzetta (Egretta garzetta ) migratrice primaverile regolare 8 - Airone rosso (Ardea purpurea) migratrice primaverile regolare 9 - Cicogna nera (Ciconia nigra) migratrice primaverile rara e irregolare 10 - Cicogna bianca (Ciconia ciconia) migratrice rara e regolare 11 - Germano reale (Anas platyrhynchos ) migratrice regolare 12 - Marzaiola (Anas querquedula) migratrice primaverile regolare ma scarsa 13 - Falco pecchiaiolo {Perni s apivorus ) migratrice primaverile regolare 14 - Sparviere {Accipiter nisus ) migratrice rara e irregolare 144 M. Fraissinet e M. Grotta 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 Poiana ( Buteo buteo) Falco pescatore ( Pandion haliaetus ) Grillalo {Falco naumannì) Gheppio {Falco tinnunculus ) migratrice regolare ) migratrice regolare ma rara migratrice rara ma regolare Lodolaio {Falco subbuteo ) migratrice regolare, nidificante estiva migratrice primaverile rara ma regolare Falco pellegrino {Falco peregrinus) Quaglia {Coturnix coturnix) Voltolino {Porzana porzana) Schiribilla {Porzana parva) Schiribilla grigiata {Porzana pusilla) Re di quaglie {Crex crex) Gru {Grus grus) Piviere dorato {Pluvi al is apricaria) Pavoncella {Vanellus vanellus) Beccaccia {Scolopax rustico la) Labbo {Stercoraria parasiticus) nidificante residente migratrice regolare migratrice rara e irregolare migratrice rara e irregolare ) migratrice rara e irregolare accidentale (1 cattura nel 1961)' migratrice rara e irregolare migratrice rara e irregolare migratrice rara e irregolare migratrice regolare migratrice rara e irregolare Resoconto avifaunistico dell’isola di Capri 145 31 32 33 34 35 36 37 38 39 40 41 42 43 44 Gabbianello (. Larus minutus) migratrice rara e svernante erra¬ tica Gabbiano comune ( Larus ridibundus) svernante e migratrice regolare Gavina {Larus canus) migratrice regolare e svernante erratica Zafferano {Larus fuscus) migratrice regolare e svernante erratica Gabbiano reale {Larus cachinnans) Sterna comune {Sterna hirundo ) Mignattino {Chlidonias niger ) Colombella {Columba oenas ) Colombaccio {Columba palumbus ) Tortora {Streptopelia turtur) Cuculo {Cuculus canorus ) Barbagianni {Tyto alba ) Assiolo {Otus scops ) Civetta {Athene noctua ) sedentaria e nidificante migratrice regolare ma scarsa migratrice regolare migratrice primaverile regolare ma scarsa migratrice regolare migratrice regolare migratrice primaverile regolare migratrice regolare e svernante erratica migratrice regolare, nidificante estiva e svernante erratica sedentaria nidificante e migra¬ trice regolare 146 M. Fraissinet e M. Grotta 45 46 47 48 49 50 51 52 53 54 55 56 57 58 59 60 61 - Allocco {Strix aluco) Gufo di palude {A sio flammeus) migratrice migratrice Succiacapre ( Caprimulgus europaeus) migratrice Rondone ( Apus apus) Rondone maggiore (. Apus melba) Gruccione {Merops apìaster) Upupa ( Upupa epops ) Torcicollo (Jynx torquilla) migratrice migratrice migratrice migratrice migratrice Calandrella ( Calandrella brachydactyla) migratrice Allodola ( Alauda arvensis) migratrice Calandra ( Melanocorhypha calandra) migratrice Topino {Riparia riparia) Rondine {Hirundo rustica) Balestruccio {Delichon urbica) Calandro (Anthus campestris) Prispolone {Anthus trivialis) Pispola {Anthus pratensis) migratrice migratrice migratrice migratrice migratrice migratrice rara e irregolare rara e irregolare regolare regolare regolare ma rara regolare primaverile regolare regolare rara e irregolare rara ma regolare rara e irregolare regolare regolare regolare rara ma regolare regolare rara ma regolare Resoconto avifaunistico dell’isola di Capri 147 62 63 64 65 66 67 68 69 70 71 72 73 74 75 76 Pispola golarossa ( Anthus cervinus) Cutrettola ( Motacilla flava) Ballerina gialla {Motacilla cinerea) Ballerina bianca {Motacilla alba) Scricciolo {Troglodytes troglodytes) accidentale (1 cattura nel 1961)' migratrice rara ma regolare migratrice regolare migratrice regolare, probabil¬ mente residente nidificante residente nidificante Passera scopaiola {Prunella modularis) svernante regolare, migratrice regolare Pettirosso {Erithacus rubecula) svernante regolare, migratrice regolare Pettazzurro {Luscinia svecica) migratrice rara e irregolare Codirosso spazzacamino {Phoenicurus ochruros) svernante regolare, migratrice regolare Codirosso {Phoenicurus phoenicurus) migratrice regolare Stiaccino {Saxicola rubetra) migratrice primaverile regolare Saltimpalo {Saxicola torquata) migratrice rara ma regolare Culbianco {Oenanthe oenanthe) migratrice regolare Monachella {Oenanthe hispanica) migratrice regolare Monachella del deserto {Oenanthe deserti) accidentale (1 cattura il 10-5-69) ° 148 M. Fraissinet e M. Grotta 77 78 79 80 81 82 83 84 85 86 87 88 89 90 91 Codirossone {Monticala saxatilis ) migratrice regolare Passero solitario {Montieoi a solitarius ) residente nidificante e migra¬ trice regolare Merlo dal collare {Turdus torquatus) accidentale (1 cattura nel I960)' Merlo {Turdus merula) sedentario e nidificante Tordo bottaccio {Turdus philomelos ) migratrice regolare Tordela {Turdus viscivorus) migratrice rara e irregolare Usignolo {Luscinia megarhynchos) migratrice regolare Usignolo di fiume {Cettia cetti) migratrice primaverile regolare, probabilmente nidificante Forapaglie {Acrocephalus schoenobaenus ) migratrice rara ma regolare Cannaiola {Acrocephalus scirpaceus ) migratrice rara ma regolare Cannareccione {Acrocephalus arundinaceus) migratrice rara ma regolare Canapino maggiore {Hippolais icterina) migratrice regolare Canapino {Hippolais polyglotta) migratrice rara e irregolare Magnanina sarda {Sylvia sarda) migratrice rara e irregolare Sterpazzola di Sardegna {Sylvia conspicillata) migratrice rara e irregolare Sterpazzola {Sylvia communis ) 92 migratrice regolare Resoconto avifaunistico del risola di Capri 149 93 - Occhiocotto ( Sylvia melanocephala ) residente nidificante, parzial¬ mente migratrice 94 - Silvia del Ruppell (Sylvia ruppe! Hi) accidentale (1 cattura nel 1961)' 95 - Bigia grossa (Sylvia hortensis) migratrice rara e irregolare 96 - Bigiarella (Sylvia eunuca) migratrice rara e irregolare 97 - Beccafico (Sylvia borin) migratrice regolare 98 - Sterpazzolina (Sylvia cantillans) migratrice regolare 99 - Capinera (Sylvia atricapilla) migratrice regolare, svernante e nidificante estiva 100 - Luì bianco (Phylloscopus bone Ili) migratrice rara e irregolare 101 - Luì verde (Phylloscopus sibilatrix) migratrice regolare 102 - Luì piccolo (Phylloscopus col ly bit a) svernante regolare, migratrice regolare 103 - Luì grosso (Phylloscopus trochilus) migratrice regolare 104 - Regolo (Regulus regulus) migratrice regolare, svernante regolare 105 - Fiorrancino (Regulus ignicapillus) migratrice regolare, svernante regolare 106 - Pigliamosche (Muscicapa striata) migratrice regolare 107 - Balia dal collare (Ficedui a albicollis) migratrice regolare 150 M. Fraissinet e M. Grotta 108 - 109 - 110 - 111 - 112 - 113 - 114 - 115 - 116 - 117 - 118 - 119 - 120 - 121 - 122 - Balia nera ( Ficedui a hypoleuca) Cinciallegra ( Parus major) Cincia bigia {Parus palustris) Cinciarella {Parus caeruleus ) migratrice regolare residente nidificante migratrice rara e irregolare migratrice rara ma regolare Rampichino {Certhia brachydactyla ) migratrice rara e irregolare, sco¬ nosciuto lo status quale nidifi¬ cante Rigogolo {Oriolus oriolus) migratrice regolare Averla piccola {Lanius colludo ) migratrice regolare Averla cenerina {Lanius minor) accidentale (1 cattura nel 1958)' Averla capirossa {Lanius senator) migratrice regolare Corvo imperiale {Corvus corax) residente nidificante Storno {Sturnus vulgaris) migratrice regolare Passera d’Italia {Passer domesticus italiae) residente nidificante Passera mattugia {Passer montanus) nidificante estiva, migratrice regolare Fringuello {Fr in gii la coelebs) residente nidificante, migratrice regolare Verzellino {Serinus serinus) residente nidificante, migratrice regolare 123 - 124 - 125 - 126 - 127 - 128 - 129 - 130 - 131 - 132 - 133 - 134 - 135 - Resoconto avifaunistico dell’isola di Capri 151 Verdone ( Carduelis chloris ) residente nidificante, migratrice regolare Cardellino ( Carduelis carduelis) residente nidificante, migratrice regolare Lucherino ( Carduelis spinus) migratrice regolare Fanello ( Carduelis cannabina ) migratrice regolare Crociere ( Loxia curvirostra ) accidentale (4 catture nel 1959)' Frosone ( Coccothraustes coccothraustes ) migratrice regolare Zigolo giallo ( Emberiza citrinella) migratrice rara ma regolare Zigolo nero (. Emberiza cirlus) migratrice regolare Zigolo muciatto (. Emberiza eia) migratrice rara e irregolare Ortolano {Emberiza hortulana) migratrice irregolare Migliarino di palude {Emberiza schoeniculus) accidentale (1 individuo osser¬ vato nell’autunno del 1959)° Zigolo capinero {Emberiza melanocephala) accidentale (2 catture: 1 nel 1961 e 1 nel 1985)'" Strillozzo {Miliaria calandra) migratrice rara e irregolare ' Edelstam et al. , 1963. 0 Moltoni, 1968. " Gustin et al., 1985. 152 M. Fraissinet e M. Grotta Specie segnalate nel secolo scorso e mai più osservate nel corso dell’attuale (S. e N. de Luca, 1840; Koenig, 1886; Giglioli, 1890) Svasso maggiore ( Podiceps cristatus) Tuffetto ( Tachybaptus ruficollis ) Berta minore (Puffi nus puffinus) Tarabuso (Botaurus stellaris ) Tarabusino (Ixobrychus minutus ) Aquila del Bonelli (Hieraetus fasciatus ) Folaga ( Fulica atra) Folaga cornuta (Fulica cristata ) Occhione (Burhinus oedienemus) Beccaccino (Gallinago gallinago ) Piro-piro piccolo (Actitis hypoleucos) Piviere tortolino (Eudromia morinellus ) Gazza marina (Alca torda ): è segnalata un’invasione nel 1886 Pulcinella di mare (Fratercula arctica ): avvistati alcuni individui nel 1887 Martin pescatore (Alcedo atthis) Ghiandaia marina (Coracias garrulus ) Tottavilla (Lullula arborea) Sordone (Prunella collaris) Ciuffolotto (Pyrrhula pyrrhula) Conclusioni Da un punto di vista fenologico l’isola di Capri è frequentata da nume¬ rose specie migratrici e poche nidificanti; tra le prime, poi, risultano preva¬ lenti le specie di passo primaverile rispetto a quello autunnale. Tra le specie migratrici sono da segnalare quali rare la Cicogna nera, la Cicogna bianca, il Falco pescatore e il Gufo di palude. — Falco pellegrino. Alla fine del secolo scorso venivano citate 2-3 cop¬ pie in tutta l’isola (Giglioli, 1890). Nel 1927 Tucker (1927) riportava 4-5 coppie nidificanti. Attualmente la consistenza numerica è di 2 coppie come da c.p. di de Filippo e Kalby. — Quaglia. Questa specie è considerata attualmente migratrice rego¬ lare, ma gli autori della fine del secolo scorso parlavano anche di alcune coppie nidificanti. In quel periodo e agli inizi del secolo Capri era interes¬ sata da un notevole transito migratorio di quaglie. Giglioli (1890) stimava che venissero abbattute in primavera e in autunno non meno di 50-60.000 Resoconto avifaunistico dell’isola di Capri 153 individui e condannava tale strage ritenendola pericolosa per il futuro della specie stessa. Il Tucker nel 1927, nel segnalare il cospicuo transito migrato¬ rio, denunciava ugualmente il massacro compiuto ai danni della specie. Nel corso degli anni ’80 si è constatata la sua rarità. — Gabbiano reale. Alla fine del secolo scorso e nella prima parte di questo veniva segnalata una sola colonia nidificante sui Faraglioni (Giglioli, 1890; Tucker, 1927). Recenti ricerche hanno evidenziato a Capri un totale di 5 colonie (Milone e Grotta, 1983). — Allocco. Sul finire del secolo scorso tale specie veniva segnalata come nidificante (Giglioli, 1890); è ora divenuta migratrice rara e irrego¬ lare. — Topino. Questa specie veniva citata come nidificante alla fine del secolo scorso (Giglioli, 1890). Nel periodo dal 1956 al 1961 furono inanel¬ lati 20 individui (Edelstam et al., 1963) e 3 ne segnalano Gustin et al. (1985) dal 1983 al 1985. - Magnanina sarda. La rarità e l’irregolarità di questa specie è confer¬ mata dall’unica cattura avvenuta, ad opera degli svedesi, dal 1956 al 1961 (Edelstam, op. cit.) e dall’altrettanto unica cattura, ad opera della LIPU, dal 1983 al 1985 (Gustin, op. cit.). Tale specie è assente nell’isola di Vivara dove, invece, viene saltuariamente inanellata, in inverno, la Magnanina (Sylvia nudata ), a sua volta assente da Capri (Fraissinet e Scerba, in stampa). - Cincia bigia. Il Moltoni segnala per questa specie una nidificazione avvenuta nel 1965 (Moltoni, 1968). - Cinciarella. Risulta assente come nidificante anche dalle altre isole partenopee (Fraissinet e Caputo, 1984). — Frosone. Ne viene segnalata un’invasione nel 1909 da Moltoni (op. cit.), così come nello stesso lavoro viene citata un’osservazione in bande relativa al 1959. L’esiguità delle specie nidificanti sull’isola di Capri fu già notata nel 1890 dal Giglioli, che attribuiva ciò principalmente alla man¬ canza di boschi e alla caccia. Si ritiene che, dopo quasi un secolo, il pericolo per la natura e l’avi¬ fauna sull’isola non siano cessati: la caccia viene ancora praticata in maniera intensa e spesso illegale; l’edificazione abusiva ha notevolmente inciso sull’integrità ambientale, oltre che paesaggistica dell’isola. Il grosso flusso migratorio cui Capri è interessata, con la presenza anche di specie rare, unito alle altre bellezze naturalistiche e paesaggi¬ stiche dovrebbero indurre gli isolani e i loro amministratori ad una diversa e più concreta azione in difesa della natura della loro isola. 154 M. Fraissinet e M. Grotta BIBLIOGRAFIA Brichetti P. & Massa B., 1984 - «Check-list degli uccelli italiani», Riv. It. Ornitol. , 54, 3-37, fìgg. 462, Milano. Edelstam C., Broberg L., Engstrom B., Jenning W. & Lundberg S., 1963 - «Den svenska fagelstationen pa Capri ech dess verksamhet 1956-61», Var Fagelvarld, 22, 225-270, fìgg. 9, tabb. 6, Stoccolma. Fasola M. & Brichetti P., 1984 - «Proposte per una terminologia ornitologica», Avocetta , 8, 119-125, Pavia. Fraissinet M. & Caputo E., 1984 - «Atlante ornitologico degli uccelli nidificanti e svernanti in Provincia di Napoli», I Parte, Uccelli d’Italia , 9, 57-75, 135-150, fìgg. 35, Ravenna. Fraissinet M. & Scebba S., in stampa - «Field activity of G.E.E. Group of Institute and Museum of Zoology (Naples). II Report: bird ringing of Campania in 1983- 1984», Annu. Ist. Mus. Zool. Univ. Napoli , 26. Fraissinet M., 1985 - «Atlante ornitologico degli uccelli nidificanti e svernanti in Provincia di Napoli», II Parte, Uccelli d’Italia , 10, 119-127, fìgg. 20, Ravenna. Giglioli E.H., 1890 - «Primo resoconto dei risultati della inchiesta ornitologica in Italia», Parte seconda, Avifauna locale , Le Monnier, Firenze, pp. 645. Gustin M., Piacentini D. & Zanichelli F., 1985 - «Dati preliminari sul passo pre¬ nuziale negli anni 1983-1984-1985 nell’isola di Capri», Atti III Convegno Ita¬ liano di Ornitologia, 101-102. Fasola (ed.), Pavia. Koenig A., 1886 - «Die Vogelwelt auf der Insel Capri», Ornith., 1, 487-524, Franco¬ forte. de Luca S. & de Luca N., 1840 - Uccelli, in «AA.W. - Statistica fisica ed econo¬ mica dell’isola di Capri», Esercitazioni accademiche degli Aspiranti Naturalisti , Parte I, 2, 55-61, Napoli. Milone M. & Grotta M., in stampa - «Notes on thè Laridae of Campania (Sout¬ hern Italy) », Annu. Ist. Mus. Zool. Univ. Napoli, 26. Milone M. & Grotta M., 1983 - « Year-to-year variation in numbers of Herring Gulls nesting in Campania», Boll. Zool., 50, 25-57, fìgg. 3, Padova. Moltoni E., 1968 - «Escursioni ornitologiche all’isola di Ischia (Napoli) tra il mag¬ gio 1967 e l’aprile 1968», Riv. It. Ornitol ., 38, 81-149, Milano. Palos E., 1911 - «Die kleinen Vogel der Insel Capri», Aquila, 1, 321-324, Budapest. Tucker B.W., 1927 - «A contribution to thè ornithology of Naples and thè Phle- grean fìelds, with notes on some other neighbouring localities», Ibis, 12, 87- 114, Londra. Presentata nella tornata del 29 novembre 1985 Accettata il 9 giugno 1987 Boll. Soc. Natur. Napoli voi. XCV, 1986, pp. 155-159, fig. 1, tab. 1 Cromatografia liquida ad alta pressione di warfarin nel plasma di ratti Sprague-Dawley Nota del socio Giovanni Parisi (*), Josephine Ana Buglione (**) e Francesca Mascia (**) Riassunto. — Si propone un metodo per la determinazione in cromatografia in fase liquida ad alta pressione del warfarin nel plasma di ratti Sprague-Dawley. Il rodenticida, estratto in dicloroetano e ripreso in diossano, è stato cromatografato su di una colonna in fase inversa C18 con l’ausilio di un detector UV variabile. Il [3- (alfa-acetonilbenzil)-4-metossicumarina] ed il [3-(alfa-propilfenil)-4-idrossicumarina] sono stati impiegati come standard interni. Il recupero del processo di estrazione è stato del 95,0 ± 1,5%. Il limite di sensibilità del metodo è di circa 0,5 pg/ml. I normali costituenti del plasma non interferiscono nella metodica proposta. Summary. — An improved high-pressure liquid chromatography method for thè estimation of Warfarin in plasma was developed. Plasma was acidifìed and extracted with ethylene dichloride spiked with methylated warfarin [3-(alfa-acetonylbenzyl)-4- methoxycoumarin] and [3-(alfa-propylphenyl)-4-hydroxycoumarin] as internai stan- dards. The residue, redissolved in dioxane, was chromatographed on a reverse-phase column using a mobile phase of 40% dioxane in water (pH 4.2) on a high-pressure liquid chromatograph fìtted with an UV absorbance detector. Recoveries from extraction were 95.0 + 1.5%. Detection was sensitive to approximately 0.5 pg/ml and specifìc without thè interference of normal plasma constituents. Introduzione Il Warfarin [3-(alfa-acetonilbenzil)-4-idrossicumarina] è uno dei roden¬ ticidi di più larga diffusione. Il suo effetto si esplica attraverso l’inibizione del normale processo della emocoagulazione. Il punto di attacco della droga è localizzato in sede epatica attraverso una competizione nei con- (*) Laboratorio di Zoofisiologia - Istituto di Zoologia - Università di Napoli, Via Mezzocannone, 8 - 80134 Napoli. (**) Laboratori di ricerca della ICO-MASCIA, Saviano (Napoli). 156 G. Parisi, J.A. Buglione e F. Moscia fronti della vitamina K che rappresenta il fattore indispensabile per il pro¬ cesso di sintesi della protrombina. A questo effetto primario se ne asso¬ ciano altri che rendono ancora meno rapida e più difficoltosa la coagula¬ zione del sangue: diminuzione dei fattori di Christmas e di Stuart-Prower (fattori plasmatici IX e X); diminuzione del fattore VII tissutale; riduzione delfaggregabilità piastrinica. In questi ultimi anni, l’efficacia del Warfarin è andata riducendosi in quanto si sono sviluppati numerosi ceppi più o meno resistenti (Greaves et al., 1974). Questo fatto ha indotto a studiare possibili associazioni siner- gizzanti con altre molecole, ad esempio la solfochinossalina o il calciferolo, al fine di potenziare l’azione rodenticida del Warfarin. In via preliminare, al fine di poter quantificare siffatti effetti sinergici, è necessario mettere a punto una metodica che consenta di valutare i livelli plasmatici del Warfarin nel ratto, nelle 24 ore successive alla sommi¬ nistrazione di 1 mg/kg. Da tale necessità scaturisce la presente nota. Da un attento esame della letteratura risulta che le comuni tecniche anali¬ tiche: cromatografìa su strato sottile (TLC) (Lewis et al., 1969), spettrofotome¬ tria (O’Reilly et al., 1962), fluorimetria (Corn et al., 1967; Nagashima R. et al., 1969), gas cromatografìa (Midha et al., 1974) non sono facilmente uti¬ lizzabili per la valutazione del Warfarin nel plasma in quanto sono poco sensibili oppure richiedono lunghe e piuttosto complesse procedure. La natura polare del Warfarin ci ha pertanto indotti ad elaborare una metodica che, impiegando la cromatografìa liquida ad alta pressione (HPLC), consente di valutarne i tassi plasmatici in maniera semplice ma, al tempo stesso, affidabile. Materiali e metodi La ricerca è stata condotta su quattro ratti maschi Sprague-Dawley di quattro mesi, di peso compreso tra 350-400 g, ai quali è stato somministrato, tramite una sonda gastrica, una compressa di talco-stearato di magnesio conte¬ nente 350-400 p,g di Warfarin. Da ciascun animale sono stati raccolti 4 mi di plasma; precisamente dal primo dopo 6 ore dalla somministrazione del Warfa¬ rin, dal secondo dopo 12 ore, dal terzo dopo 18 ore e dal quarto dopo 24 ore. La ricerca del Warfarin è stata eseguita estraendolo in 25 mi di diclo- retano, contenente 10 qg di Warfarin metilato [3-(alfa-acetonilbenzil)-4- metossicumarina] e 10 pg di Marcoumar [3-(alfa-propil-fenil)-4-idrossicuma- rina] della Hoffmann-La Roche (standard interni), da 2 mi di plasma ai quali erano stati aggiunti 1 mi di tampone fosfato 1 M pH 7,2 e 2 mi di HC1 3 N. Detector response Cromatografia liquida ad alta pressione di warfarin, ecc. 157 0 5 io min. Fig. 1. — Cromatogramma di un estratto piasmatico contenente: A = Marcoumar (standard interno) B = Warfarin C = Warfarin metilato (standard interno) 158 G. Parisi, J.A. Buglione e F. Moscia Il Warfarin è stato mediato per reazione con ioduro di metile in N,N- dimetilformammide e purificato per cromatografìa preparativa su strato sot¬ tile (dicloretano : acetone = 9:1). La fase organica, dopo centrifugazione a 750 g, è stata essiccata e sva¬ porata sotto vuoto (15 mmHg). Il residuo è stato ridisciolto in 50 pii di diossano. 10 pii sono stati utilizzati per l’analisi in HPLC. L’analisi cromatografica è stata condotta utilizzando un cromatografo liquido ad alta pressione Beckman modello 420 con una colonna C18 Altex Ultrasphere (5 |im) di 10 cm x 5 mm I.D., detector UV variabile. La fase mobile impiegata era costituita da diossano-acqua (40 : 60) pH = 4,2. Le misure sono state eseguite alla lunghezza d’onda di 305 nm; flusso: 50 ml/h a 2000 p.s.i., velocità della carta 1 cm/min, fondo scala 0,1 (a.u.f.s.). Risultati e discussione L’analisi quantitativa del Warfarin è stata eseguita, con l’ausilio dell’in¬ tegratore Hewlett-Packard 3390 A, usando i due standard interni sopra citati, le cui caratteristiche spettrali sono molto simili a quelle del rodenti- cida da saggiare. La Figura 1 riporta la separazione in HPLC del Marcoumar (Rt = 4.64 min), del Warfarin (Rt = 6.23 min) e del derivato metilato (Rt = 9.16 min). Il recupero del Warfarin dal processo di estrazione è risultato del 95.0 ± 1.5%. Le analisi sono state eseguite alla lunghezza d’onda di 305 nm al fine di evitare interferenze con composti estranei presenti nel plasma ed assor¬ benti a lunghezza d’onda inferiore a 300 nm. La Tabella 1, infine, riporta i valori di concentrazione plasmatici del Warfarin, in ratti trattati come in precedenza descritto, a 6, 12, 24 e 48 ore dalla somministrazione del rodenticida. TABELLA I Livelli plasmatici di warfarin in ratti trattati con 1 mg/kg Tempo trascorso dalla somministrazione della droga (ore) 0 6 12 18 24 Warfarin |ig/ml (*) 15 6,8 6,0 4,0 (*) I valori riportati sono quelli medi di due determinazioni ciascuna eseguita sullo stesso animale. Cromatografia lìquida ad alta pressione di warfarin, ecc. 159 La metodica, relativamente semplice, sensibile e ripetibile può essere impiegata non soltanto per il normale dosaggio del Warfarin nei liquidi biologici, ma può anche essere impiegata per studiare l’azione che determi¬ nate sostanze possono avere nel modificare i tassi ematici della droga. BIBLIOGRAFIA Corn M. & Berberich R., 1967 - Clin. Med., 13, 126. Greaves J.H., Redfern R. & King R.E., 1974 - Journal of Hygiene , 73, 345. Lewis R. J.,Ilnicki L. P., 1969 - Clin. Res ., 17, 332. Midha K. K., McGilveray I.J. & Cooper J.K., 1974 - /. Pharm. Sci., 63, 1725. Nagashima R. & Levy G., 1969 - J. Pharm. Sci., 58, 845. O’Reilly R.A., Aggeler P.M., Hoag M. S. & Leong L., 1962, Diath. Haemorrh., 8, 82. Presentata nella tornata del 29 novembre 1985 Accettata il 9 giugno 1987 Boll. Soc. Natur. Napoli voi. XCV, 1986, pp. 161-171, figg. 2, tabb. 2 Ricerche faunistiche nell’Oasi dei Variconi (Foce Volturno, Caserta). II - Gli Anfibi e i Rettili (*) Nota del socio Costantino D’Antonio (**) Riassunto. — La fauna erpetologica dell’Oasi dei Variconi è costituita, dopo un’analisi preliminare, da 15 specie; 7 sono gli Anfìbi (pari al 30.4% delle specie note in Italia continentale) e 8 i Rettili (pari al 22.9% delle specie note in Italia con¬ tinentale); di esse il 39.7% delle specie raccolte sono a distribuzione molto ampia nella regione paleartica; 26.7% del Mediterraneo; 20.30% specie europee; e 13.30% specie endemiche italiane. Le specie più diffuse nell’Oasi sono Triturus cristatus , Hyla arborea , Rana escu¬ lenta , Podarcis sicula e Natrix natrix. Summary. — A preliminary investigation on thè herpetofauna of thè moist zone of thè Oasis of Variconi (mouth of Volturno River, Campania, Caserta, Italy) inclu- des: 7 Amphibians ( Triturus cristatus , T. italicus , T. vulgaris meridionalis , Bufo bufo , Hyla arborea , Rana dalmatina , R. esculenta ; 8 Reptilians: Emys orbicularis , Tarentola mauritanica , Hemidactylus turcicus , Lacerta viridis, Podarcis sicula , Chalcides chalci- des , Coluber viridiflavus, Natrix natrix : they represents, according La Greca classifì- cation (1964) thè 39,7 % of Paleartic, thè 26,7% of Mediterranean, thè 20,30% of European and thè 13,3% of Italian endemie species. L’Oasi dei Variconi rappresenta il limite settentrionale del proponendo «Parco naturale di Licola - Castelvolturno » (de Filippo et al., 1982); pur¬ troppo la crescente antropizzazione e l’edilizia, non sempre consentita, ne stanno riducendo l’estensione; a ciò contribuisce anche l’arretramento della linea di costa (Cocco et al., 1980), dovuto, anche se indirettamente, alla forte antropizzazione delle zone interne. Nonostante il degrado ambientale, l’Oasi riveste, come zona umida, un notevole interesse scientifico ed è grazie a quest’ultimo che il Gruppo Eco- (*) Lavoro n. 108 del Programma di ricerca del gruppo Eco-Etologico del Dipartimento di Zoologia dell’Università di Napoli. (**) Dipartimento di Zoologia - Università di Napoli - Via Mezzocannone, 8 - 80134 Napoli. 162 C. D’Antonio Etologico del Dipartimento di Zoologia delEUniversità di Napoli si è pro¬ posto di studiarne le comunità viventi per una migliore conoscenza dei livelli trofici delle diverse piramidi ecologiche nell’ottica di una sua migliore gestione e conservazione. In particolare, questo lavoro rappresenta una nota per la conoscenza dell’erpetofauna dell’Oasi necessaria per lo svolgimento interdisciplinare dell’intero gruppo. Ambiente della ricerca L’Oasi dei Variconi (Castelvolturno, Caserta) è situata sulla sinistra orografica della foce del fiume Volturno (13° 56' long. E; 41° 02' lat. N), occupando un’area di ha 48; è caratterizzata da uno stagno (oc in Fig. 1) e di un laghetto (P in Fig. 1) costieri salmastri, divisi da un terrapieno artifi- Fig. 1. — Schema topografico dell’Oasi dei Variconi (da D’Antonio, 1986). ciale che consente l’accesso alla spiaggia. Lo stagno e il lago comunicano tra loro tramite diversi canali sotterranei al terrapieno, mentre un canale a N dello stagno fa sì che questo comunichi direttamente con il vicino fiume Volturno. Ricerche faunistiche nell'Oasi dei Variconi, ecc. 163 Il clima, caratterizzato da inverni freddi e umidi e da estati non molto calde e asciutte, può considerarsi di tipo temperato-mediterraneo con venti predominanti da W e WNW. L’aspetto vegetazionale, già sommariamente descritto in un precedente lavoro (D’Antonio, 1986), è in studio presso il Dipartimento di Biologia vegetale delPUniversità di Napoli, ed è schematizzato in Fig. 2 a. Comun¬ que, trattandosi di una zona umida salmastra, le varie associazioni vegetali presenti sono inquadrabili nei Phragmitetalia Koch, 1925, Salicorne- talia Br.-BL, 1931 e Juncetalia maritimi Br.-BL, 1931. CARICETUM (ff PHRAGMITETUM n SAUCORNIETUM Fig. 2. — a) Schema vegetazionale dell’Oasi dei Variconi; b ) i 6 siti di raccolta dell’erpetofauna. l PINETA TT POTAMOGETUM PRATO Riguardo gli aspetti faunistici, l’Oasi è interessata da un notevole flusso migratorio di uccelli limicoli e acquatici. Fino ad oggi sono state identificate 110 specie ornitiche (Scerba et al, 1986), tra le quali notevole, ma saltuaria, la presenza del Cavaliere d’Italia ( Himantopus himantopus ); meno rare ma ugualmente di spicco le presenze della Garzetta (. Egretta gar- zeta) e del Falco di palude ( Circus aeruginosus). Degno di nota è stata la cattura del Pettazzurro occidentale ( Luscinia svecica cy anecula) (Scebba & Vitolo, 1983). Riguardo l’entomofauna esistono citazioni sugli odonati fatti dall’autore (D’Antonio, 1985, 1986). Area di studio Per una migliore sistematicità nelle raccolte del materiale, la zona è stata suddivisa in 6 siti di raccolta (Fig. 2b): 1) rive del fiume Volturno; 2) barra esistente fra, il fiume e lo stagno a; 164 C. D’Antonio 3) stagno oc; 4) terrapieno tra gli stagni oc e P; 5) stagno p ; 6) zona relativamente asciutta con Pineta. Le osservazioni e catture si sono svolte per due anni dall’ottobre 1983 al settembre 1985. Gli esemplari, catturati con il tradizionale cappio e il retino (per gli stadi larvali acquatici), sono stati riconosciuti e classificati secondo Lanza (1983) e Bruno & Maugeri (1979). La maggior parte dei reperti sono stati subito liberati, pochi altri sono conservati nella collezione dell’Autore. La Tabella 1 riunisce tutti i dati raccolti. Elenco delle specie 1) Triturus cristatus carnifex (Laurenti, 1768) Gli adulti sono visibili da fine marzo a dicembre; gli stadi larvali nei mesi di maggio, giugno e luglio. Osservati 4 mm, 20 ff, 4 di sesso indeter¬ minato. È la specie del gen. Triturus più diffusa, presente sia nei due stagni che sulle rive del fiume Volturno, non rari, all’imbrunire, sui prati. La specie è un’entità euroanatolico-caucasica. La sottospecie è propria dell’Italia continentale e peninsulare, della Svizzera meridionale, delle regioni alpine dell’Austria, della foresta Viennese, della Baviera meridio¬ nale, della Jugoslavia settentrionale e dell’Istria. 2) Triturus italicus (PERACCA, 1898) Osservati e catturati solo 3 esemplari (2 mm, 1 f) nel maggio ’84 sulle sponde del fiume. Specie monotipica, endemica dell’Italia peninsulare centro-orientale e meridionale. 3) Triturus vulgaris meridionalis (Boulanger, 1882) Gli adulti sono visibili da fine marzo a dicembre; gli stadi larvali nei mesi di maggio, giugno e luglio. Presente con sicurezza solo nello stagno oc: osservati 8 mm, 11 ff. Ricerche faunistiche nell’Oasi dei Vari co ni, ecc. 165 La specie è fondamentalmente un’entità euro-anatolico-caucasica, la sottospecie meridìonalis è propria del Canton Ticino, Jugoslavia settentrio¬ nale e Italia continentale. 4) Bufo bufo (Linneo, 1758) Nonostante la presenza di numerosi stadi larvali in entrambi gli invasi nei mesi da Marzo a Giugno, sono stati osservati 5 individui di cui 1 f. È un’entità eurocentrasiatico-maghrebica presente in tutta l’Europa eccezion fatta per l’Irlanda, Baleari, Corsica, Sardegna, isole maltesi, Creta e isole minori. 5) Hyla arborea (Linneo, 1758) Gli adulti sono visibili da marzo a ottobre in tutta l’Oasi; gli stadi lar¬ vali da fine aprile a luglio. Osservati 11 mm, 13 ff. Si tratta di una specie politipica propria della maggior parte dell’Eu¬ ropa e dell’Asia paleartica. 6) Rana dalmatina Bon aparte, 1840 Osservati due esemplari adulti nel settembre ’85. Si tratta di un’entità essenzialmente mediosudeuropeo diffusa dalla Francia all’Asia minore, Caucaso, Persia nordoccidentale e meridionale. 7) Rana «esculenta» (Linneo, 1758) Gli adulti sono visibili da marzo a dicembre; gli stadi larvali dai primi di giugno alla metà di agosto. Osservati 10 mm, 18 ff. Diffusa in Europa meridionale e Russia sino a 50° di Long. E; a nord si spinge sino a 60° di latitudine lungo le coste svedesi e nella zona di Leningrado, a sud est sino alla costa nordoccidentale del Mar Nero. 8) Emys orbicularis (Linneo, 1758) Poco frequente da marzo a dicembre. Osservati 8 mm, 7 ff. Specie monotipica del Marocco, Algeria, Tunisia, Europa meridionale e centrorientale, Asia occidentale, a est sino alla Turchia e la costa persiana del Caspio, a nord sino al 55° parallelo. 166 C. D’Antonio «Q -3 3 3 Sfa 22 © E-4 t*q p« »3 3 g © 3 3 •tS © & * a ?S 3 l=§ 3 ”3 ^ 3 3 ex 'S ^ J ?S» • - "3 «o ’s; 3 -3 © > 3 ^ 3 * ^ *C> a § IS ^ O 3> I " I 5 6*3 - &a II 3 ,_, 3 X « © •3 5 3 ■ì»ì C 3 3 ed f-4 e II £5 ^ o^s ^ ™ ^ 52-ixx = 5> < ^ te O Tt o ^ o © 'Omrsi-H'—ifsiocorvi 15.V.85 1 m, 1 f 2 mm, 1 f, 1 1 m, : 18.VI.85 1 m, 1 2 mm, 1 1 f, 1 1 7.VH.85 1 f, 1 1 1 2 mm 14.VIII.85 1 f 1 29.IX.85 1 f 3 ff 1 m segue Tabella Ricerche faunistiche nell’Oasi dei Variconi, ecc. 167 E ~ E fcf E g a i C-4 CO 6 E E E E u. H (N fS H rH g g a g 0— i fcj i— i CN 8 8 E E S ta S S8 S “ S , H a s >. g to n ^ o < t-h rs rs i-H \o eo t— ( ©o o r : o o cn un m og g ta g co CN un un un ^ ? ? ÌS 3 5 ^ ? P E E E g g E 14.VIII.85 168 C. D'Antonio 9) Tarentola mauritanica (Linneo, 1758) Osservati alcuni esemplari all’imbrunire nel giugno ’85 sui muri degli stabilimenti balneari: 3 adulti. Specie prevalente w-mediterranea-macaronesica, presente anche in varie zone del Sahara e nella regione orientale del Mediterraneo. In Ita¬ lia è distribuita uniformemente lungo le coste tirreniche, al contrario di quelle adriatiche ove appare sporadica, localizzata e assente in molte zone. 10) Hemidactylus turcicus (Linneo, 1758) Osservati alcuni esemplari alPimbrunire nel giugno ’85 sui muri degli stabilimenti balneari: 2 adulti. Specie diffusa nei paesi mediterranei, regioni costiere della Penisola Arabica a est sino all’India occidentale, a sud sino al Kenia. In Italia ha la stessa distribuzione della Tarentola anche se, pare, meno diffuso sul ver¬ sante adriatico. 11) Lacerta viridis (Laurenti, 1768) Osservati sporadicamente nei mesi giugno ’84 e maggio, giugno, luglio ’85 nella zona limitrofa lo stagno p (2 mm, 6 ff). Specie diffusa nell’Europa centromeridionale, ad est fino alla Turchia occidentale. 12) Podarcis sicula Rafinesque, 1810 Presente da marzo a ottobre, saltuaria durante i giorni invernali più caldi. Frequenta le zone meno umide dell’Oasi: osservati 16 mm, 8 ff. Si tratta di una specie a diffusione circumtirrenico-appenninico-dina- rica. 13) Chalcides chalcides (Linneo, 1758) Osservati pochi esemplari in novembre e dicembre ’84 e giugno ’85; in tutto 5 adulti. Entità del mediterraneo occidentale diffusa in Africa nordoccidentale, Penisola Iberica, Francia meridionale, Italia peninsulare e insulare. 14) Coluber viridiflavus (LacépÈDE, 1789) Osservato un unico esemplare adulto nel maggio ’84 nella Pineta. È una specie sudeuropea occidentale diffusa in Spagna nord-orientale, Francia, Svizzera meridionale, Jugoslavia settentrionale, Italia. Ricerche faunistiche nell’Oasi dei Variconi, ecc. 169 15) Natrix natrix (Linneo, 1758) Presente da aprile ad ottobre; risulta essere il Rettile più abbondante dell’Oasi: osservati 11 mm, 11 ff, 26 juv. È un’entità politipica ad areale euro-centroasiatico-maghrebino diffusa in Tunisia, Algeria, Marocco, in quasi tutta l’Europa (fino al 67° parallelo in Svezia, assente in Irlanda nelle Baleari e a Creta), in Asia occidentale e centrale. Discussione La fauna erpetologica dell’Oasi dei Variconi comprende 15 specie di cui 7 Anfìbi (rappresentanti il 30.4% delle specie presenti in Italia conti¬ nentale) e 8 Rettili (rappresentanti il 22.9% delle specie presenti in Italia continentale). La Tabella 2 indica la presenza delle specie nei vari siti di raccolta. Le specie più abbondanti sono Triturus cri status, Hyla arborea , Rana esculenta , Podarcis sicula e Natrix natrix. TABELLA 2 Presenza (indicata con X) delle specie animali nei 6 siti di raccolta delfOasi. Sigle come in Tab. 1 Tc Ti Tv Bb Ha Rd Re Eo Lv Ps Cc Cv Nn 1 X X X 2 X X X X 3 X X X X X X X 4 X X X X X X 5 X X X X X X 6 X X X X Poco numerosi sono stati, invece, i ritrovamenti di Lacerta viridis e Chalcides chalcides , tutti nelle zone limitrofe gli stagni. Unici sono risultati i ritrovamenti di Triturus italicus (3 esemplari in un canale prossimo al fiume), di Rana dalmatina (2 esemplari tra lo stagno p e la Pineta) e di Coluber viridiflavus (un esemplare adulto nella Pineta). 170 C. D’Antonio Nella Tabella è stato omesso il sito di ritrovamento dei 2 Gekonidi perché raccolti sui muri degli stabilimenti balneari sulla spiaggia non risul¬ tanti in Fig. 2. Considerando gli areali di diffusione e raggruppandoli secondo La Greca (1964) si ottiene il seguente prospetto: I - specie a distribuzione molto ampia nella regione paleartica - 39.7%: a) distribuzione euroasiatica: Hyla arborea ; b) distribuzione euro- centroasiatica-maghrebina: Bufo bufo , Natrix natrix ; c) distribuzione euro- turanica: Rana dalmatina ; d) distribuzione centroasiatico-pontica: Triturus cristatus , T. vulgaris ; II - specie delle terre del Mediterraneo - 26.7%: a) distribuzione mediter- raneo-macaronesica: Tarentola mauritanica , Chalcides chalcides ; b) distri¬ buzione mediterraneo-turanica: Emys orhicularis, Hemidactylus turcicus ; III - specie europee - 20.30%: a) distribuzione sudeuropea: Coluber viridiflavus , Rana esculenta ; b) distribuzione europea centromeridionale: Lacerta viridis ; IV - specie endemiche italiane - 13.30%: a) distribuzione circumtirreni- cappenninicadinarica: Podarcis sicula ; b) distribuzione sudappenninica: Tri¬ turus italicus. BIBLIOGRAFIA Bruno S. & Maugeri S., 1979 - «Rettili d’Italia», Giunti-Martello, Firenze, 364 pp., 125 figg., 10 tabb. Cocco F., Castaldo G., de Magistris M.A., De Pippo T. & D’Iorio G., 1980 - «Dinamica ed evoluzione del litorale campano laziale: 1. Il tratto a sud del fiume Volturno», Atti IV Congr. Ass. Ital. Ocean. Limn ., Genova, 58, 1-11. D’Antonio C., 1985 - «Segnalazioni faunistiche: 56. Lestes virens vestaiis Rambur; 57. Lestes dryas Kirby; 58. Aeschna mixta Latr.; 63. Sympetrum meridionalis Selys», Boll. Soc. Entom. Ital., Genova, 117 (8-10), 182. D’Antonio C., 1986 - «Ricerche faunistiche nell’Oasi dei Variconi (foce fiume Vol¬ turno - CE). I. Gli Odonati (II Contributo alla conoscenza degli Odonati) », Boll. Ass. Rom. d’Entom ., Roma, XL (1985), 1-7, 1 fig., 1 tab. de Filippo G., Fraissinet M., Grassi G., Kalby M. & Milone M., 1982 - «Proposte per l’istituzione di Parchi e riserve naturali in Campania», Regione Campania, Asses. Agric., Napoli, 176 pp. La Greca M., 1964 - «Le categorie corologiche degli elementi faunistici italiani», Atti Acc . Naz. Ital. Entom., Rend., XI (1963), 231-253. Lanza B., 1983 - «Guide per il riconoscimento delle specie animali delle acque interne italiane. 27. Anfìbi e Rettili», C.N.R., Roma, 200 pp., 72 fìgg., 5 tabb. Ricerche faunistiche nell’Oasi dei Variconi, ecc. 171 Scebba S., Fraissinet M. & Milone M., 1986 - «Foce Volturno - Caserta: un’oasi da salvare», Ucc. Ital. , 11 (in corso di stampa). Scebba S. & Vitolo A., 1983 - «Segnalazioni di Pettazzurro occidentale ( Luscinia svecica cyanecula) alla foce del Volturno (Caserta)», Ucc. Ital., 8, 249-251. Presentata nella tornata del 25 marzo 1986 Accettata il 15 giugno 1987 Boll. Soc. Natur. Napoli voi. XCV, 1986, pp. 173-181, figg. 4 Azione del glucagone sull’interrenale di Podarcis s. sicula Raf. Nota di Vincenza Laforgia (*), Rosalba Putti (*), Antimo Cavagnuolo (*) e Lorenzo Varano (*) presentata dai soci Pietro Battaglini e Giuseppe Caputo Riassunto. — In un precedente lavoro sulla citofisiologia delle cellule cromaffini (Varano et al., in press), gli AA. hanno trattato alcuni esemplari di Podarcis con insulina, sostanza che stimola la secrezione di adrenalina (A), in seguito alla dimi¬ nuzione dei valori ematici di glucosio. È stato osservato che solo alte dosi di insu¬ lina (8 U.I.) o trattamenti prolungati con basse dosi (4 U.I.) sono in grado di deter¬ minare una degranulazione delle cellule A. Al fine di completare lo studio dell’azione degli ormoni pancreatici sulla fisiolo¬ gia delle cellule cromaffini, in questo lavoro sono state studiate le variazioni morfo¬ logiche della surrenale dopo la somministrazione di una sola dose di 2 y di gluca¬ gone e sono stati effettuati, ad intervalli di 30 minuti, sia il prelievo ematico che quello istologico. L’interrenale di Podarcis s. sicula Raf. è costituita dal tessuto cromaffine e da quello steroidogenetico. Il tessuto cromaffine costituisce un cordone continuo di più file di cellule lungo il margine dorsale della ghiandola ed è formato da cellule NA negli strati più esterni e da cellule A in quelli più interni e negli isolotti cromaffini che si trovano sparsi fra i cordoni di cellule steroidogenetiche. Le cellule steroidoge- netiche hanno citoplasma chiaro, ricco di gocce lipidiche e nucleo basale; esse for¬ mano cordoni separati da piccoli capillari. Dopo il trattamento con glucagone questa morfologia inizia a modificarsi nelle ghiandole prelevate 1 ora dopo la somministra¬ zione: si nota la presenza di cellule NA anche negli strati più profondi del cordone dor¬ sale. Nei prelievi effettuati 2,5 ore dopo la somministrazione di glucagone le principali modificazioni si osservano invece a carico del tessuto steroidogenetico; fra i cordoni interrenali appaiono grandi ammassi di cellule a nucleo picnotico e con evidenti segni di degenerazione. Nel corso dell’esperienza la glicemia passa da 161,5 + 3,15 mg/100 mi, negli animali normali, a 426,6 ± 15,9 mg/100 mi dopo 2,5 ore dalla sommini¬ strazione di glucagone, per ritornare alla normalità 24 ore dopo il trattamento. Summary. — In a former study (Varano et al., in press) thè AA. had treated some specimens of Podarcis s. sicula Raf. with insulin, in order to study its action on thè chromaffin cells secretion. At that time it was observed that only high doses of (*) Dipartimento di Biologia Evolutiva e Comparata, Via Mezzocannone, 8 - 80134 Napoli. 174 V Laforgia, R. Putti, A. Cavagnuolo e L. Varano insulin (8 I.U.) or long lasting treatments were able to cause a degranulation of thè adrenalin (A) cells. In order to complete thè studies on thè action of pancreatic hor- mones on thè chromaffm cells physiology, thè AA. report in this paper on thè morp- hological changes which take place in thè adrenal gland after a single injection of 2 y of glucagon. In thè control specimens thè adrenal gland shows thè chromaffm cells concen- trated in a continuous dorsal ribbon made up by numerous celi strata, with thè noradrenalin (NA) cells displaced in thè outer rows and thè adrenalin (A) cells loca- ted in thè inner part of thè ribbon and in some small islets scattered in thè steroido- genic parenchima. The interrenal (steroidogenic) cells show a clear cytoplasm, rich of lipid droplets, and a basai nucleus; thè cells are arranged to form cords separated by narrow blood vessels. In thè glands excised one hour after thè glucagon admini- stration, thè morphology begins to show some changes: some NA cells can be observed also in thè inner rows of thè dorsal ribbon. In thè glands excised 2.5 hours after thè glucagon administration, also thè steroidogenic parenchima undergoes modifications and between thè interrenal cords appear large clusters of cells which show picnotic nuclei and signs of dege¬ neration. The glands excised 24 hours after thè treatment appear absolutely similar to those of thè control specimens. Blood glucose levels were measured in thè course of thè experience and it was observed that they were of 161.5 ± 3.15 mg/ 100 mi in thè normal specimens; they reached thè value of 426.6 ± 15.9 mg/100 mi, 2.5 hours after thè treatment, when thè morphological changes were more evident. The blood glucose levels went back to normal values 24 hours after thè glucagon administration. Introduzione L’esocitosi è in molti casi il meccanismo di secrezione mediante il quale il secreto viene rilasciato dalle cellule (Masur et al., 1972, Pelletier et al., 1971). Tale meccanismo sulla base di molti studi biochimici effet¬ tuati sulle ghiandole surrenali dei vertebrati e sulle terminazioni nervose adrenergiche è implicato nei meccanismi secretori del tessuto cromaffìne (Kirshner, 1972; Malamed et al., 1968; Smith, 1971). Tuttavia solo nel criceto è stato possibile evidenziare l’esocitosi morfologicamente (Grynsz- pan-Winograd, 1971; Benedeczki et al., 1972; Smith et al, 1973). Cou- pland nel ratto (1965), Aunis et al. (1979) nella surrenale dei bovini trat¬ tati con acetilcolina hanno messo in evidenza degli aspetti morfologici simili a quelli dell’esocitosi; al microscopio elettronico Unsicker (1973) è riuscito ad evidenziare l’esocitosi in una sola specie di uccelli. Negli studi da noi condotti sulla ghiandola interrenale di Podarcis s. sicula non è stato possibile evidenziare l’esocitosi neanche dopo trattamento con la reserpina che favorisce il rilascio delle catecolamine (Varano e Laforgia, 1976). Azione del glucagone sull’interrenale, ecc. 175 Altri studi sulla ghiandola interrenale di varie specie di Rettili neanche hanno messo in evidenza processi di esocitosi (Laforgia e Varano, 1982). Per approfondire lo studio della secrezione delle cellule cromaffmi abbiamo trattato alcuni esemplari di Podarcis con insulina (dati in corso di stampa) poiché quest’ ultima ha un meccanismo di azione diverso da quello della reserpina dal momento che stimola la secrezione di adrenalina in seguito alla diminuzione dei livelli ematici di glucosio. I tests biochimici hanno confermato che anche in Podarcis l’insulina determina una diminu¬ zione del tasso ematico di glucosio mentre, lo studio morfologico ha dimo¬ strato che in particolare le cellule ad adrenalina sono stimolate dall’insu- lina. Tuttavia solo dosi alte di insulina (8 UT.) o un trattamento lungo con dosi più basse (4 U.I.) sono in grado di provocare una degranulazione delle cellule ad adrenalina. Per completare i nostri studi abbiamo ritenuto inte¬ ressante studiare le variazioni morfologiche della surrenale dopo innalza¬ mento del valore glicemico. A tal fine abbiamo somministrato ad esemplari di Podarcis s . si cu la una dose di 2 y di glucagone ed abbiamo fatto ad inter¬ valli di trenta minuti sia il prelievo ematico che quello morfologico per stu¬ diare l’andamento della glicemia e le possibili variazioni morfologiche dell’interrenale. Materiali e metodi A trenta esemplari di Podarcis s . sicula Raf. è stata somministrata una dose di 2 y di glucagone per via intraperitoneale, ad un gruppo di controllo è stata iniettata una soluzione salina. Si è prelevato il sangue ad intervalli di mezz’ora per vedere in quanto tempo si verifica una variazione della gli¬ cemia e quale è la sua durata. Contemporaneamente è stata prelevata anche la ghiandola interrenale per controllare eventuali variazioni morfolo¬ giche correlate alle variazioni dei valori glicemici. Gli esemplari sono stati uccisi per decapitazione, le interrenali sono state subito prelevate e fissate in una miscela di bicromato di potassio e formalina e tamponate a pH 4 (Wood, 1963), incluse in paraffina e sezionate a 7 q. Le sezioni sono state osservate dopo colorazione con uno dei seguenti metodi: a) metodo Giemsa modificato secondo Pearse (1960); b) una miscela di eosina-ble di anilina in tampone acetato a pH 4; c) colorazione tricromica secondo Mallory. La glicemia è stata misurata con i metodi enzimatici. 176 V Laforgia, R. Putti, A. Cavagnuolo e L. Varano Osservazioni La ghiandola interrenale di esemplari non trattati o trattati con una soluzione salina L’interrenale di Podarcis s. sicula è costituita da due diversi tipi di tes¬ suto: il tessuto cromaffine e quello steroidogenetico. Il tessuto steroidoge- netico occupa la maggior parte della ghiandola ed è formato da cordoni di cellule alte con citoplasma chiaro, ricco di gocce lipidiche, nucleo roton¬ deggiante disposto alla base e separati tra di loro da piccoli capillari san¬ guigni. Il tessuto cromaffme forma lungo il margine dorsale della ghian¬ dola un fitto cordone costituito da più file di cellule che inviano digita¬ zioni tra i cordoni di tessuto steroidogenetico. Lo strato più esterno è costituito da cellule a noradrenalina, mentre quello più interno e le digitazioni sono costituiti solo da cellule ad adrenalina. Il tessuto cro- maffine è presente anche sotto forma di piccoli gruppi di cellule costi¬ tuiti esclusivamente da cellule ad adrenalina e sparsi nel parenchima steroidogenetico (Fig. 1). Fig. 1. — Interrenale di un esemplare non trattato di Podarcis s. sicula Raf. 475 x Azione del glucagone sull’interrenale, ecc. ìli Le colorazioni con metodi specifici che permettono di distinguere le cellule a noradrenalina da quelle ad adrenalina, mostrano nel citoplasma delle cellule a N.A. la presenza di granulazioni piuttosto grosse e non distribuite uniformemente, mentre il citoplasma delle cellule ad A. è com¬ pletamente occupato da granuli molto fini. Il valore ematico del glucosio è di 161,5 ± 3,15 mg/100 mi. La ghiandola interrenale di esemplari trattati con una iniezione di 2 y di glucagone Le interrenali di Podarcis prelevate mezz’ora dopo la somministrazione di glucagone non mostrano ancora segni di modificazione, ed il valore ematico del glucosio è simile a quello degli esemplari di controllo. Al con¬ trario 1 ora dopo la somministrazione di glucagone la glicemia passa da 161,5 + 3,15 a 276,6 + 10,40 mg/100 mi. A livello morfologico si eviden¬ ziano delle modificazioni sia a carico del tessuto cromaffìne ma soprattutto di quello steroidogenetico. È possibile notare nel cordone cromaffìne una diminuzione delle cellule ad adrenalina con la comparsa di cellule a nora¬ drenalina anche negli strati più interni del cordone (Fig. 2). Fig. 2. — Interrenale di un esemplare di Podarcis s. siculo trattato con una dose da 2 y di glucagone. Prelievo effettuato 1 ora dopo il trattamento. 475 x 178 V Laforgia, R. Putti, A. Cavagnuolo e L, Varano Il rapporto cellule NA/cellule A risulta di 2,1/1. La porzione di tessuto steroidogenetico che costituisce la zona reattiva (Del Conte, 1972) negli esemplari di controllo è molto compatta mentre dopo la somministrazione di glucagone appare di aspetto spugnoso ed i cordoni di tessuto steroidogenetico sono separati da capillari più ampi rispetto a quelli degli esemplari di controllo. Questa situazione si modifica ulteriormente nelle interrenali prelevate due ore e mezza dopo la sommini¬ strazione di glucagone; nel tessuto steroidogenetico si notano dei cordoni le cui cellule mostrano ampie zone trasparenti, indice della formazione di grosse gocce lipidiche, tra le due file di cellule si notano ammassi cellulari con nucleo picnotico che fanno pensare ad una parziale degenerazione dei cordoni stessi (Figg. 3 e 4). Questo aspetto della ghiandola si osserva per tutta la durata del trattamento e tende a modificarsi quando i valori glice- mici ridiventano più bassi. Nei prelievi effettuati dopo ventiquattro ore, quando la glicemia è ritornata ai suoi valori normali, i cordoni steroidogenetici sono nuovamente costituiti da cellule allungate con citoplasma pieno di gocce lipidiche di dimensioni ridotte e sono separati da capillari meno ampi; le cel¬ lule cromaffini, sono nuovamente presenti in un rapporto di 1,4/1. Fig. 3. — Interinale di un esemplare di Podarcis s. sicula trattato con una dose da 2 y di glucagone e prelevata due ore e mezza dopo l’iniezione. 300 x Azione del glucagone sull’interrenale, ecc. 179 Contemporaneamente al prelievo morfologico è stata misurata la glice- mia; solo dopo 1 ora si ha un aumento del valore glicemico che passa da 161,5 + 3,15 mg/100 mi a 276,6 ± 10,40. Questo valore raggiunge il picco massimo nei prelievi effettuati dopo due ore e mezza (426,6 + 15,89); ini¬ zia a diminuire dopo quattro ore e mezza (295,0 ± 13,28) e ritorna alla nor¬ malità dopo ventiquattro ore (166,6 + 4,17). Fio. 4. - Stesso esemplare della figura precedente. Notare il tessuto steroìdogene- tico ad un ingrandimento maggiore. 475 x Conclusioni Lo studio dell’interrenale di Podarcis s. siculo, Raf. dopo trattamento con una dose da 2 y di glucagone ha dimostrato resistenza di modificazioni sia a livello del tessuto cromaffine che di quello steroidogenetico. Contem¬ poraneamente a queste modificazioni di tipo morfologico si notano anche variazioni nei valori glicemici che passano dal valore normale di 161.5 ± 3,15 mg/ 100 mi a valori più elevati con un picco massimo di 426.6 ± 15,89 mg/100 mi dopo due ore e mezza, e ritornano alla normalità dopo ventiquattro ore. 180 V Laf orgia, R. Putti, A. Cavagnuolo e L. Varano Dopo un’ora quando il valore glicemico diventa di 276,6 ± 10,40 mg/ 100 mi i cordoni steroidogenetici diventano ipertrofici con cellule debol¬ mente colorate e sono separati da capillari più ampi rispetto a quelli degli esemplari di controllo, la zona reattiva diventa spugnosa segno di un aumento dell’accumulo di colesterolo nelle cellule. Queste modificazioni diventano più evidenti dopo due ore e mezza quando il valore glicemico raggiunge il picco massimo di 426,6 + 15,89 mg/100 mi, inoltre è possibile notare delle zone in cui il tessuto steroidogenetico presenta cellule con nucleo picnotico segno di una parziale degenerazione. A livello del tessuto cromaffìne le cellule ad adrenalina risentono dell’influenza del glucagone ed appaiono diminuite di numero rispetto agli esemplari di controllo. Sia la glicemia che la morfologia dell’interrenale ritornano alla normalità negli esemplari esaminati ventiquattro ore dopo il trattamento. Questo studio sulle variazioni morfologiche delle interrenali dei Rettili dopo iperglicemia dimostra che gli effetti maggiori si hanno a carico della zona steroidogenetica, la cui secrezione, a causa dell’elevato tasso di gluco¬ sio circolante, viene bloccata provocando un accumulo dei precursori degli steroidi nelle cellule, questo accumulo può determinare anche la degenera¬ zione di alcuni cordoni. Il tessuto cromaffìne, al contrario, risente meno degli effetti della iperglicemia, mostra leggere modificazioni solo a livello delle cel¬ lule ad adrenalina, che probabilmente risentono della diminuzione nella pro¬ duzione di corticosteroidi con conseguente calo nell’attività della PNMT, l’en¬ zima che catalizza la metilazione della noradrenalina in adrenalina. BIBLIOGRAFIA Aunis D., Hesketh J. 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Napoli voi. XCV, 1986, pp. 183-191, fig. 1, tabb. 2 Variazione della glicemia nella lucertola Podarcis s. siculo Raf. dopo somministrazione prolungata di glucagone Nota di Rosalba Putti (*), Vincenza Laforgia (*), Antimo Cavagnuolo (*) e Lorenzo Varano (*) presentata dai soci Pietro Battaglini e Giuseppe Caputo Riassunto. — Gli AA. hanno sottoposto esemplari della lucertola Podarcis s. sicula Raf. ad un trattamento prolungato con glucagone (2 y a giorni alterni) sia in inverno che in primavera/inizio estate. Per il trattamento invernale sono state prati¬ cate 15 iniezioni per un totale di 30 gg. e le variazioni della glicemia sono state determinate enzimaticamente, prelevando campioni di sangue 24 ore dopo la som¬ ministrazione dell’ormone. Per il trattamento in primavera/estate sono state praticate 18 iniezioni di gluca¬ gone per un totale di 36 gg. e la glicemia è stata determinata sia a 3 ore che a 24 dalla somministrazione di glucagone. In parallelo sono state misurate le glicemie degli animali di controllo e i dati ottenuti sono stati elaborati statisticamente. La risposta all’azione iperglicemizzante del glucagone è diversa a seconda che il trattamento sia effettuato d’inverno o in primavera/estate. In inverno alla seconda iniezione si osserva un picco iperglicemico che diminuisce col progredire del tratta¬ mento fino a raggiungere valori glicemici normali, per Podarcis , in questa stagione. Tuttavia alla fine del trattamento si instaura una evidente ipoglicemia che si osserva transitoriamente anche dopo la sesta iniezione. In primavera/estate la glicemia misurata tre ore dopo la somministrazione di glucagone è sempre elevata; solo dopo la quinta iniezione si osserva una marcata ipoglicemia. Nelle determinazioni a 24 ore i valori glicemici si mantengono generalmente al di sotto di quelli normali, con due momenti di elevata ipoglicemia fra la quinta e la settima iniezione. I risultati ottenuti dimostrano che la lucertola Podarcis s. sicula è suscettibile all’azione iperglicemizzante del glucagone. Intorno alla sesta iniezione, tuttavia, l’azione del glucagone appare più rivolta a stimolare la produzione di insulina endo¬ gena con la conseguente instaurazione di un’ipoglicemia. Summary. — Specimens of Podarcis s. sicula Raf. underwent a long term treat¬ ment with glucagon (2 y on alternate days) both in winter and in spring/beginning (*) Dipartimento di Biologia Evolutiva e Comparata, Via Mezzocannone, 8 - 80134 Napoli. 184 R. Putti, V. Laf orgia, A. Cavagnuolo e L. Varano of summer. For thè winter treatment thè specimens were administered 15 injections with a total of 30 days and thè blood glucose levels were determined enzimatically, taking blood samples 24 hours after thè hormone administration. For thè spring/summer treatment thè lizards were administered 18 injections of glucagon with a total of 36 days and blood glucose levels were determined 3 and 24 hours after thè glucagon administration. At thè same time were measured thè glu¬ cose levels of thè control specimens; thè data obtained were statistically processed. The results of thè glucagon action are different in thè winter and in thè spring/ summer treatments. During winter, after thè second injection there is a hyperglycae- mic peak which during thè further treatment slowly decreases to values which are normal for Podarcis in this season. However, at thè end of thè treatment, an evident hypoglycaemia takes place; thè same strong lowering of thè blood glucose levels can be observed also after thè sixth injection. During spring/summer, thè blood glucose levels measured three hours after thè administration of glucagon are always very high; only after thè fìfth injection it is found an evident hypoglycaemia. In thè determinations performed 24 hours after thè administration of glucagon, thè glucose levels are generally lower than those of thè normal specimens, with thè exception of thè fifth/seventh injection, when thè glucose levels are rather high. The results of this study demonstrate that thè lizard Podarcis s. sicula Raf. is very sensitive to thè glucagon action. However, around thè sixth injection, thè action of thè hormone is more effective in stimulating thè production of endogen insulin with a conseguent lowering of thè blood glucose levels. Introduzione Solo negli ultimi 2 decenni hanno avuto un particolare impulso gli studi sul glucagone, essendone stata riconosciuta l’importanza come «rego¬ latore fisiologico» del metabolismo del glucosio. Nei mammiferi sono state effettuate molte ricerche per studiarne i possi¬ bili effetti a livello del pancreas endocrino e del metabolismo glicidico. (FoÀ et al., ’49; FoÀ et al., ’57; Galansino et al., ’55; Lazarus et al., ’58; Logotheto- poulos et al., ’60; De Bodo et al., ’63; Cherrington et al., ’7 6). I rettili per la loro abbondanza in cellule A (le cellule a2 degli AA. sve¬ desi) possono fornire un ottimo modello sperimentale per studiare l’azione del glucagone. I dati bibliografici non sono molto numerosi (Miller & Wurster, ’58; Miller, ’61; Stevenson et al., ’57; Cardeza, ’60; Penhos et al., ’65; Marques, ’67), ma tutti gli AA. concordano sull’alta sensibilità dei rettili al glucagone e sulla sua forte azione iperglicemizzante. Gli AA. si sono già occupati sia della morfologia del pancreas endo¬ crino, sia delle variazioni glicemiche dopo stimolazione con insulina e glu¬ cagone (Putti et al., ’83; Putti et al., ’86). Per proseguire la ricerca in Variazione della glicemia nella lucertola «Podarcis s . sicula », ecc. 185 questo campo è stato intrapreso uno studio sugli effetti del trattamento prolungato con glucagone in Podarcis , sia d’inverno che in primavera- estate. Materiali e metodi Inverno Sono stati usati 60 esemplari adulti di Podarcis s. sicula Raf, del peso variabile fra i 10-15 gm. Nei mesi di febbraio-marzo gli animali sono stati tenuti in stabulario, in condizioni di temperatura variabili entro ambiti piuttosto ristretti: 9-13° C. Gli animali sono stati forniti d’acqua e cibo ad* libitum; v’è però da notare che in questo periodo dell’anno le lucertole, almeno in cattività, si mostrano poco propense a nutrirsi, per cui si ha a che fare con animali in condizioni di ipoalimentazione. 50 lucertole sono state iniettate a giorni alterni con 2 y di glucagone, sciolto in acqua distil¬ lata in un volume totale di 0,1 cc., per un totale di 15 iniezioni (30 gg. di trattamento). 10 esemplari sono stati tenuti come controllo. Le determina¬ zioni della glicemia sono state effettuate 24 ore dopo la II, VI, IX, XII e XV iniezione, con gli animali a digiuno da almeno 12 ore. In parallelo sono state effettuate determinazioni anche ai controlli. Primavera-estate 165 lucertole sono state tenute in stabulario nei mesi di maggio- giugno ed alimentate, nei giorni in cui non avevano l’iniezione di ormone, ad libitum. 140 sono state inoculate a giorni alterni con 2 y di glucagone, per un totale di 18 iniezioni (36 gg. di trattamento). La temperatura si aggi¬ rava sui 18-25° C. 25 animali sono stati tenuti come controllo. Le determi¬ nazioni glicemiche sono state effettuate in due momenti successivi alla somministrazione di glucagone: la prima a tre ore, la seconda a 24 ore dall’iniezione (sempre con gli animali a digiuno). La doppia determina¬ zione è stata effettuata in seguito ai risultati riscontrati in un precedente studio, che indica come l’azione di una singola somministrazione di gluca¬ gone in Podarcis raggiunga un massimo dopo 2,50-3 ore e si esaurisca entro 24 ore (Putti et al., in stampa). La determinazione a 24 ore è stata effet¬ tuata dopo la III, V, VII, IX, XI, XIII e XVIII iniezione di ormone. Quella a tre ore ha seguito lo stesso schema della precedente. Anche per i controlli sono state eseguite determinazioni parallele. 186 R. Putti, V. Laf orgia, A. Cavagnuolo e L. Varano Tutte le glicemie sono state determinate col metodo enzimatico God Perid della Boeringher; i dati ottenuti sono stati elaborati statisticamente. Risultati Inverno Le variazioni glicemiche degli animali trattati con 2 y di glucagone sono illustrate nella tabella I e nel diagramma 1. In questo periodo dell’anno (febbraio-marzo) la glicemia degli animali normali ha un valore medio di 161,5 ± 3,15. TABELLA I Inverno n° animali n° iniezioni glicemia P valori 10 2 (x 2 y) 390,3 ± 12,92 < 0,01 » 6 (x 2 Y) 103,3 ± 5,54 < 0,01 » 9 (x 2 y) 150,3 ± 6,70 N.S. » 12 (x 2 y) 158 ± 6,725 N.S. » 15 (x 2 y) 85,5 ± 13,8 < 0,01 » controlli 161,5 ± 3,15 Come si vede nel diagramma 1 alla II iniezione v’è un picco iperglice- mico di 390,3 + 12,92 mg/dl, che è circa due volte e mezzo la glicemia degli animali normali. Successivamente la glicemia declina; alla VI inie¬ zione è addirittura più bassa (103,3 ± 5,54 mg/dl) che nei controlli, per poi risalire a valori pressocché normali entro la XII iniezione. Alla fine del trat¬ tamento si riscontra una nuova caduta dei valori glicemici, che restano molto al di sotto dei valori normali. Primavera-estate La ripetizione del trattamento in primavera-estate ha portato ai risul¬ tati schematizzati nella Tabella II e nel diagramma 1. Sia per le determina- Variazione della glicemia nella lucertola « Podarcis s. sicula », ecc. 187 zioni a tre ore che per quelle a 24 ore si vede che fra la V e la VII iniezione si ottiene il più basso livello di glucosio nel sangue, mentre successiva¬ mente i valori tendono ad elevarsi sempre di più col proseguire del tratta¬ mento. Inoltre le glicemie misurate a tre ore sono sempre più elevate di quelle a 24 ore di circa 100 mg/dl, ad eccezione di quelle alla IV e V inie¬ zione, dove la differenza è del tutto irrilevante. Alla XVIII iniezione la gli¬ cemia raggiunge il suo punto massimo con 425 ± 8,89 mg/dl a tre ore e 171,6 + 12,60 mg/dl a 24 ore. Fig. 1. — La linea tratteggiata si riferisce al trattamento invernale. La linea continua al trattamento in primavera-estate, con determinazione della glicemia a tre ore dall’iniezione. La linea punteggiata al trattamento in primavera-estate, con determinazione della glicemia dopo 24 ore dall’iniezione. Discussione e conclusioni I dati esposti dimostrano che la lucertola Podarcis è molto sensibile all’azione del glucagone, anche se i risultati del trattamento cronico d’in¬ verno e d’estate presentano notevoli differenze fra di loro. 188 R. Putti, V. Laforgia, A. Cavagnuolo e L. Varano Il glucagone provoca una notevole iperglicemia, che in inverno è riscontrabile anche dopo 24 ore, ma è limitata solo all’inizio del tratta¬ mento; viceversa in estate essa aumenta coH’aumentare del numero di inie¬ zioni, ma è riscontrabile solo nelle misure effettuate a tre ore dalla sommi¬ nistrazione dell’ormone. Al contrario, nelle misure a 24 ore, fino alla IX iniezione si riscontra una discreta ipoglicemia. TABELLA II primavera-estate n° anim. ] n° iniez Glicemia a 3 h. P. valori Glicemia a 24 h. P. valori 10 3 (X 2 Y) 221,6 ± 13,3 < 0,01 141 ± 823 N.S. » 5 ( x 2 y) 128 ± 7,21 < 0,01 124,6 ± 6,12 < 0,01 » 7 (x 2 y) 213,6 ± 6,15 < 0,01 102,3 ± 4,62 < 0,01 » 9 (x 2 Y) 271,75 ± 21,3 < 0,01 138,6 ± 7,5 < 0,01 » 11 (x 2 y) 268,6 ± 11,3 < 0,01 148 ± 9,21 N.S. » 13 ( x 2 y) 264 ± 24,99 < 0,01 122 ± 5,2 < 0,01 » 18 ( x 2 y) 425 ± 8,89 < 0,01 171,6 ± 12,6 < 0,01 Non è certamente agevole spiegare tali differenze di comportamento. Nei rettili Cardeza (1961) ha trovato un forte aumento della glicemia in Xenodon merremii , dopo trattamento cronico con forti dosi di glucagone. Marques (1967) in Chrysemys d’orbignyi , in seguito a somministrazione giornaliera di 100 pg/kg di ormone per 30 giorni ha trovato, con deter¬ minazioni a 24 ore, una forte iperglicemia, che si riduce progressiva¬ mente col protrarsi del trattamento d’inverno, mentre d’estate la ten¬ denza è inversa. Nelle linee generali i nostri dati sembrano concordare con quelli della Marques, se per il trattamento estivo confrontiamo le nostre glicemie a tre ore. La differenza maggiore consiste nel rapido esaurirsi dell’effetto ipergli- cemizzante del glucagone in Podarcis. Esso è limitato a poche ore ed è del tutto esaurito entro le 24 ore, così come gli AA. hanno messo in evidenza in un altro lavoro (Putti et al., ’86). Invece la Marques trova ancora ipergli¬ cemia dopo la sospensione del glucagone, la cui azione cessa solo 20 giorni dopo la fine del trattamento. Un altro punto che non trova riscontro negli altri lavori sui rettili è il ritrovare una notevole ipoglicemia, sia di inverno che d’estate, fra la V e la Variazione deila giicemia nella lucertola «Podarcis s. siculo », ecc. 189 VII iniezione, riscontrabile sia nella misura effettuata a 24 ore che in quella a 3 ore, come una risposta costante della lucertola Podarcis al tratta» mento con glucagone. Per cercare di spiegare il differente comportamento delle lucertole d’inverno ed in primavera- estate dobbiamo prendere in considerazione fat¬ tori quali la temperatura, che influenza in qualche modo il metabolismo glicidico di questi animali eterotermi, e le condizioni nutrizionali in cui essi si trovano al momento dell’esperimento. Secondo Dessauer (’53) e Màrques (’67) il contenuto di glicogeno epatico è maggiore d’inverno che d’estate. Questo può forse spiegare perché di inverno si ha un picco ipergli- cemico molto più precoce rispetto all’estate. Il successivo declino della giicemia è presumibilmente dovuto ad una somma di vari eventi, come: a) un’intensa secrezione di insulina, provocata sia dall’iperglicemia, sia dall’azione diretta del glucagone esogeno sulle cellule B, meccanismo questo, messo in evidenza da vari AA. nei mammiferi (Samols et al, ’72), b) le diminuite scorte di glicogeno epatico, c) una possibile perdita di sensibilità al glucagone, come ipotizzato da Logothetopoulos (’60) nei mammiferi. Tale ipotesi però, nel nostro caso viene contraddetta dal comportamento della giicemia in primavera-estate, che dimostra che alla XVIII iniezione non solo non v’è perdita di sensibi¬ lità, ma addirittura l’iperglicemia raggiunge il suo acme. Più arduo è fornire ipotesi convincenti per il periodo primavera-estate. Le lucertole coll’aumentare della temperatura sono molto più attive e accettano il cibo di buon grado, introducendo quindi sostanze caloriche in grado di rimpiazzare di continuo le riserve epatiche che vanno man mano esaurendosi. Col metabolismo più attivo probabilmente l’insulinogenesi è più pronta. Infatti se si osserva il diagramma 1, si può vedere che l’ipergli¬ cemia indotta dal glucagone a tre ore dalla sua somministrazione, è di rapido declino, come indicano i valori glicemici che a 24 ore sono un po’ al di sotto della norma ed anche più bassi dei corrispondenti valori invernali. Tutto ciò fa pensare ad un’intensa secrezione insulinica, provocata, come detto precedentemente, e dall’iperglicemia e dallo stesso glucagone eso¬ geno. Il picco iperglicemico estivo osservato alla fine del trattamento potrebbe far pensare ad un certo esaurimento (probabilmente temporaneo) delle cellule beta, che non sono più in grado di far fronte all’iperglicemia indotta dal glucagone con una quantità di insulina sufficiente a controbi¬ lanciarne gli effetti. Marques (’67), però, misurando la concentrazione di insulina pancreatica, l’ha trovata ridotta in inverno ma leggermente aumen- 190 R. Putti, V. Laf orgia, A. Cavagnuolo e L. Varano tata d’estate, per cui sono necessari ulteriori studi per comprendere quest’aspetto del trattamento in estate. Per quanto riguarda l’ipoglicemia osservata sia d’inverno che in prima- vera-estate a circa un terzo del trattamento, si può solo ipotizzare che essa corrisponda al periodo di maggiore stimolazione della secrezione insuli- nica, per cui la quantità di insulina secreta è tale non solo da controbilan¬ ciare l’effetto iperglicemizzante del glucagone, ma addirittura tale da pro¬ vocare ipoglicemia. Solo successivamente si ristabilisce l’omeostasi glici- dica, come si può notare dai valori misurati. I dati qui esposti, insieme con quelli precedentemente ritrovati a seguito del trattamento insulinico (Putti et al., ’86), fanno ritenere che nella lucertola Podarcis insulina e glucagone provvedono, così come nei mammiferi, al delicato meccanismo che controlla l’omeostasi glicidica, bilanciando le variazioni della glicemia indotte sperimentalmente. Tale omeostasi in Podarcis , richiede certamente un tempo più lungo che nei mammiferi, ma non così lungo, come i dati precedentemente riportati in letteratura sui rettili, fanno ritenere. I risultati dei nostri studi morfologici, tuttora in corso, sugli effetti del trattamento cronico con glucagone potranno forse contribuire a chiarire alcuni dei fenomeni rilevati biochimicamente. BIBLIOGRAFIA Cardeza A., 1960 - « Modificaciones de los islotes de Langherans de la serpiente Xenodon merremii tratada con glucagon », Rev. Soc. Arg. Biol. , 36, 258-263. Cherrington A. D., Chiasson J. L. & Liljenquist J. E., 1976 - «The role of insulin and glucagon in thè regulation of basai glucose production in thè post absorbi- tive dog», J. din. Invest., 58, 1407-1422. De Bodo R. C., Steele R. & Altszuler N., 1963 - «On thè hormonal regulation of carbohydrate metabolismi Studies with 14C-glucose», Recent Prog. Horm. Res., 19, 445-448. Foà P. P., Weinstein H. R. & Smith J. 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Ibis area is peculiar from a climatic point of view, favou- ring thè survival of Woodwardia radicans (L.) Sm ( Filicopsida , Blechnaceae ), a relict of thè Tertiary period. The following species were found: Salamandra salamandra , Salamandrina terdigitata , Bufo bufo , Rana dalmatina , Rana graeca , Tarentola mauri- tanica. , Lacerta viridis , Podarcis sicula, Coluber viridiflavus, Elaphe longissima , Elaphe quatuorlineata , Natrix natrix , Vipera aspis. The phytogeografic and faunistic impor- tance of biotope is emphasized. Introduzione L’erpetofauna dei Monti Lattari è molto poco conosciuta. Infatti le poche informazioni reperibili in bibliografia si riferiscono, in maniera piut¬ tosto frammentaria, soltanto ad alcuni taxa (Boettger, 1941; Kramer & Medem, 1940; Mertens, 1916; Tucker, 1931). Nell’ambito di una più vasta indagine sulla Penisola sorrentina e sull’area napoletana sensu lato (Caputo, in preparazione), ci è sembrato opportuno render noti i primi dati sugli Anfibi e i Rettili presenti nel Val¬ lone delle Ferriere, località nei pressi di Amalfi, di particolare interesse per (*) Dipartimento di Biologia Evolutiva e Comparata - Vìa Mezzocannone, 8 - 80134 Napoli. (**) Istituto e Museo di Zoologia - Via Mezzocannone, 8 - 80134 Napoli. 194 V Caputo, A. De Biase e F. Baldanza le sue peculiarità climatiche e fitogeografiche (Caputo & de Luca, 1970; Chiarugi, 1952; Guadagno, 1916, 1922, 1925). Area studiata La Penisola Sorrentina è costituta da una catena di monti, culminante col monte S. Angelo a Tre Pizzi (1444 m s.l.m.); è limitata a sud-est dalla vallata di Costa e Nocera, a nord dal fiume Sarno, e degrada ad ovest verso il mare, chiudendo la parte meridionale del golfo di Napoli. Ha una super¬ ficie di circa 361 kmq e sviluppa circa 67 km di costa (Guadagno, 1916). La valle delle Ferriere, situata sul versante amalfitano della Penisola Sor¬ rentina, è incassata tra due serie di monti ad est e ad ovest, ed è chiusa a nord dal Monte Rotondo (1023 m s.l.m.); nel fondo del vallore scorre il torrente Ceraso che ha un corso di circa 6 km e sfocia nel mare presso Amalfi (Fig. 1). I substrati dell’area considerata sono costituiti prevalentemente da cal¬ cari cretacei che poggiano su dolomie del Trias superiore. II regime pluviometrico del tratto di costa Maiori-Amalfi-Positano è del tutto diverso da quello delle zone limitrofe: infatti la quantità di piog¬ gia è maggiore, ma la frequenza è minore in quanto è più basso il numero dei giorni piovosi. Le singole piogge sono quindi più intense e lasciano spa¬ zio ad una maggiore serenità e ad una maggiore radiazione solare. Queste peculiarità climatiche sono dovute all’estensione in direzione est-ovest di questo tratto di costa che è quindi più esposto ai venti umidi provenienti da nord e da nord-est; a causa della brusca elevazione (uniformemente al di sopra dei 1000 metri) della catena montagnosa a ridosso del mare, si determina una forte condensazione dell’umidità portata dai venti, e quindi una maggiore piovosità rispetto alle aree circostanti (Chiarugi, 1952). Queste particolari condizioni climatiche si presentano accentuate nel Vallone delle Ferriere, in cui si realizza un microclima caratterizzato da un’elevata e costante umidità dell’aria (che non si allontana da un valore medio dell’80% nelle 24 ore), da scarse escursioni termiche giornaliere (oscillanti tra i 5° e i 6°C) e valori medi sui 15° C (Caputo & de Luca, 1970). Ciò ha consentito la sopravvivenza allo stato relittuale di alcune spe¬ cie vegetali tardo terziarie, la più interessante delle quali è senz’altro la pteridofita Woodwardia radicans (L.) Sm., per la salvaguardia della quale è stata istituita (1972) la Riserva Naturale Orientata della Valle delle Fer¬ riere, gestita dal Demanio Regionale. L’area da noi studiata è caratterizzata da fitocenosi a macchia mediter¬ ranea; lungo il torrente Ceraso, grazie all’umidità dell’ambiente, sono pre- Fig. 1. - Area di studio. La freccia nel riquadro in alto a destra ne indica l’esatta localizzazione nella Penisola Sorrentina. Legenda. I toponimi dell’area di studio riportati nel testo sono qui elencati in riferimento ai numeri presenti sulla cartina. 1) Vallone Grevone (50 m s.l.m. circa) 2) Serbatoio (100 m s.l.m. circa) 3) Frassito (180 m s.l.m. circa) 4) Ruderi delle Ferriere (240 m s.l.m. circa) 5) Pellagra (500 m s.l.m. circa) 6) Punta delle Castagne (500 m s.l.m. circa) 196 V. Caputo, A. De Biase e F. Baldanza senti, invece, specie tipiche dei piani di vegetazione montano e submon¬ tano, tra le quali Caputo & de Luca (1970) segnalano: Phyllitis scolopen- drium (L.) Newman, Alnus cordata (Loisel.) Desf., Clematis vitalba L., Sal¬ via glutinosa L., Vinca minor L., Festuca montana M. B. var. exaitata Presi. Nel corso delle nostre ricerche abbiamo notato anche: Alnus glutinosa (L.) Gaertner, Ostrya carpinifolia Scop., Castanea sativa Miller, Helleborus foeti- dus L., Anemone apennina L., Acer obtusatum Waldst. e Kit. Nell’area a macchia mediterranea dominano, tra le altre, le seguenti spe¬ cie: Quercus ilex L., Quercus pubescens Wìlld., Laurus nobilis L., Euphorbia dendroides L., Pistacia lentìscus L., Cistus salvifolius L., Cistus incanus L., Myrtus communis L., Erica terminalis Salisb ., Rosmarinus offlcinalis L. Elenco ragionato delle specie presenti (*) La ricerca è stata condotta negli anni 1984 e 1985, articolata in escur¬ sioni mensili della durata di un giorno ciascuna; escursioni sporadiche sono state condotte a fine inverno 1985-86. Alcuni degli esemplari raccolti sono conservati nella collezione di V. Caputo. Classe AMPHIBIA Salamandra salamandra gigliolii Eiselt & Lanza, 1956 Specie piuttosto comune lungo le sponde boscose del torrente Ceraso, soprattutto nel tratto medio e superiore. Due femmine catturate il 12-4-1985 hanno partorito in cattività 5 e 6 larve rispettivamente il 16 e il 26 aprile. Reperite larve durante tutto il corso della ricerca. Da notare che la specie preferisce partorire nei ruscelletti e rigagnoli laterali al torrente principale, dove l’acqua ha un corso più tranquillo e spesso ristagna in pozze, e soprattutto dov’è assente la trota {Salmo sp.). Salamandrina terdìgìtata (LacÈPÉDE, 1788) Estremamente localizzata nei microambienti con forte tasso di umi¬ dità, temperatura costante e scarsa luminosità (loc. Ruderi delle Fer¬ riere, 240 m s.l.m. circa e Pellagra, 500 m s.l.m. circa) (**). (*) I toponimi sono riferiti alla tavoletta I.G.M. 1 : 25.000, 197 IV NE (Fig. 1). (**) Bruno (1973) segnala la presenza di Triturus cristatus carnifex (Laurenti, 1768) per la valle delle Ferriere; noi malgrado le più accurate ricerche non abbiamo mai osservato questa specie che riteniamo probabilmente assente dall’area in que¬ stione. Note sull’ erpetof auna della Valle delle Ferriere (Amalfi - SA) 197 Bufo bufo (Linnaeus, 1758) Specie molto comune nell’area studiata. Osservati esemplari in riprodu¬ zione in località Serbatoio (100 m s.l.m. circa) il 12-4-1985 e il 14-5-1985. Rana dalmatìna BONAPARTE, 1840 Specie reperibile in acqua solo durante il periodo riproduttivo. Osser¬ vati esemplari in ovideposizione il 31-3-1984 in località Ruderi delle Fer¬ riere (240 m s.l.m. circa). Rana graeca Boulenger, 1891 È PAnuro più comune della valle delle Ferriere, reperibile lungo il corso del Ceraso, da Amalfi fino alle sorgenti. Il 31-1-1985 e il 9-3-1986 sono state osservate uova appena deposte e numerose coppie in amplesso in località Pellagra (500 m s.l.m. circa). Girini di questa specie sono stati osservati durante tutto il periodo della ricerca sia lungo il Ceraso, che nei canali e ruscelletti minori. Classe REPTTLIA Tarentola mauritanica (LINNAEUS, 1758) Frequente nell’abitato di Amalfi; nell’area della ricerca è stato osser¬ vato un esemplare il 31-3-1984 su un muretto a secco in località Vallone Grevone (50 m s.l.m. circa). Lacerta viridis (Laurenti, 1768) Osservata una femmina il 26-7-1984 in località Punta delle Castagne (500 m s.l.m. circa). Podarcis sicula Rafinesque, 1810 Specie frequentissima nell’area della ricerca. Coluber viridiflavus LacèpÉDE, 1789 Osservato in due località: Vallone Grevone (50 m s.l.m. circa) e Fra s sito (180 m s.l.m. circa). Elaphe longissima Laurenti, 1768 Piuttosto comune nelle zone boscate che costeggiano il torrente Ceraso. [Elaphe quatuorlineata (LACÈPÉDE, 1789)] Specie non osservata nel corso della ricerca. Presumiamo, comunque, che il Cervone sia presente nelle aree a macchia mediterranea della zona 198 V Caputo, A. De Biase e F. Baldanza amalfitana in quanto numerosi contadini, che pare lo conoscano bene, ce lo hanno segnalato; inoltre, è stato più volte osservato da uno di noi (Caputo) nei dintorni di Agerola, a pochi km da Amalfi. Natrix natrix (Linnaeus, 1758) Specie osservata una sola volta nel corso della ricerca (1-4-1984) in un canale in località Serbatoio (100 m s.l.m. circa). Vipera aspis (Linnaeus, 1758) Catturata in due località a macchia mediterranea, poco lontano dal tor¬ rente Ceraso (Frassito e Ruderi delle Ferriere, rispettivamente poste a 180 m e 240 m s.l.m. circa). Discussione Le informazioni sull’erpetofauna ricavate nel periodo della ricerca mettono in evidenza come il vallone delle Ferriere rappresenti, al di là del suo interesse fitogeografico (AA.W., 1971), anche un biotopo importante per molte specie di Anfibi e di Rettili in via di progressiva rarefazione e scomparsa in molte aree italiane. È il caso, per esempio, di Salamandrina ter digitata, paleoendemismo appenninico (Lanza & Poggesi, 1971), in forte regresso soprattutto nell’Italia centrale a causa di alterazioni ambien¬ tali di origine antropica (inquinamento, disboscamento, captazione delle sorgenti, etc.) e delle sconsiderate catture per rifornire il mercato della ter- raristica (Petretti, 1980). Purtroppo lo stato di abbandono in cui versa la riserva, oltre a mettere in gravissimo pericolo la sussistenza delle specie vegetali per la salvaguar¬ dia delle quali la riserva stessa era stata istituita (a questo riguardo segna¬ liamo come il popolamento di Woodwardia radicans (L.) Sm. sia diminuito dai circa 10-15 individui del 1984 ai 3-4 del marzo 1986) rischia di determi¬ nare anche la scomparsa di specie di Anfibi e di Rettili che andrebbero invece tutelate e poste sotto una rigida protezione. Ringraziamenti Gli AA. ringraziano vivamente il Prof. G. Ghiara e gli amici P. Audisio e D. Capolongo per gli utili suggerimenti, ed il Prof. V. La Valva per aver riletto la parte del lavoro riguardante gli aspetti botanici del vallone delle Ferriere. Note sull’ erpetof auna della Valle delle Ferriere (Amalfi - SA) 199 BIBLIOGRAFIA AA.W., 1971 - «Censimento dei biotopi di rilevante interesse vegetazionale merite¬ voli di conservazione in Italia», Voi. I. 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Si è proposto un ragionevole modello fìsico che esalta il meccanismo di «triggering» dell’ozono atmosferico fra le macchie solari e la temperatura dell’aria che a sua volta influenza la nuvolosità. Summary. — The influence of thè 1 1-yr solar activity on thè climate of Naples is successfully determined. It is shown that a suitable removai of extreme daily values, related to atypical air masses, from thè historical series increases thè significance level of thè above determination. It is shown that thè maximum of ozone follows that of thè solar activity with a lag equal to 2.4 years due to thè variable concentra- tion of ozone and nitric oxide during thè 1 1-yr period of solar activity. A reasonable physical model is proposed for thè triggering mechanism of atmospheric ozone bet- ween solar activity and climate. 1. Introduzione L’influenza della variazione 1 1 .le delle macchie solari sul clima è un problema che da più di un secolo ha grande interesse scientifico. La lette¬ ratura sull’argomento è voluminosa e l’interesse continua con grosse con¬ troversie e contraddizioni (Mass and Schneider, 1977), (Pittock, 1978, 1983), (Currie, 1978, 1981). La riluttanza della comunità scientifica internazionale ad accettare un’ipotetica influenza delle macchie solari sul clima deriva dalla mancanza di un semplice meccanismo fisico che spieghi come piccole variazioni dell’output solare di particelle e campi possono influenzare le alte energie in gioco nella circolazione troposferica. (*) Dipartimento di Geofìsica e Vulcanologia - Università di Napoli - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. 202 A. Mazzarella e A. Ciatti A tutt’oggi vi sono scarse determinazioni, statisticamente poco significa¬ tive, dell’onda 11. le nei parametri meteorologici. Questo dipende dai seguenti problemi: a) Fonte dei dati : Le fonti di Enti Pubblici, scarsamente utilizzate, sono le più affidabili e contengono tutte le indicazioni circa la qualità stessa dei dati; b) Omogeneità e rappresentatività dei dati nello spazio e nel tempo : Nell’analisi di serie storiche, la continuità delle osservazioni e l’uniformità delle condizioni di osservazione devono essere verificate per quanto riguarda i cambiamenti della localizzazione della stazione meteorologica, delle procedure di osservazione e dei fenomeni locali ambientali; c) Adeguatezza dei metodi statistici'. L’analisi di serie storiche richiede la preliminare identificazione di proprietà statistiche, quali la normaliltà e la stazionarietà dei dati, che di norma sono implicitamente e spesso erro¬ neamente assunte esistere. Gli algoritmi di serie non-normali e non-stazio- narie sono di regola diversi e più complicati. È necesario, inoltre, testare i risultati finali su uno o più sottoinsiemi dell’intera serie. Il presente lavoro mostra che il successo ottenuto nella determina¬ zione della debole influenza del ciclo 11. le delle macchie solari sul clima di Napoli dipende dalla adeguatezza dei metodi statistici usati e dalla eli¬ minazione dei valori giornalieri estremi che, correlati a flussi atipici di masse d’aria, causano una maggiore variabilità temporale dei dati sui lunghi periodi. Le significative correlazioni ottenute fra le macchie solari e la temperatura deH’aria da una parte e fra le macchie solari e la concentra¬ zione di ozono dall’altra, esaltano il meccanismo di «triggering» dell’ozono fra le macchie solari e la temperatura dell’aria che a sua volta influenza la nuvolosità. 2. Dati Si sono esaminate le serie storiche giornaliere dei seguenti parametri meteorologici registrati presso l’Osservatorio Meteorologico dell’Università di Napoli (40°50'N, 14° 15' E, 50 mMSL) dal 1872 al 1985: 1) la tempera¬ tura superficiale dell’aria, media «Tmean», minima « Tmin », massima «Tmax» ( ± 0.1°C); 2) la pressione atmosferica «P» ( + 0.01 mb); 3) la quantità di pioggia «R» ( ± 0.1 mm); 4) l’umidità relativa «U» (± 15%); la percen¬ tuale di cielo coperto «C» (+ 20%). L’alta qualità e omogeneità dei dati è discussa nei dettagli da Palumbo (1979) e da Palumbo and Mazzarella (1984). A causa della distribuzione casuale degli errori giornalieri, l’errore Macchie solari e clima a Napoli 203 medio annuale dei parametri meteorologici si riduce di 365 1/2 — 19 volte. Si sono esaminate pure le serie mensili delle macchie solari «N» registrate a Zurigo dal 1872 al 1985, pubblicate da Waldmeier (1961) ed aggiornate e dell’ozono totale « 03 » registrato ad Arosa dal 1932 al 1985 (World Ozone Data Centre, 1985). Non si è analizzata la serie dell’03 registrato a Napoli a causa della limitatezza e frammentarietà dei dati. Si sono controllati i valori originali Xj dell’i.mo giorno di ciascuna variabile meteorologica con il seguente fdtro passa-basso: 0.75 (x,-_i + xi+ì) — 0.30(x,_2 + xi+2) + 0.05 (xz_3 + x/ + 3). Si sono individuate le fluttuazioni ad alta frequenza tipiche degli errori di stampa e/o manoscritto con il confronto tra i dati originali e quelli calcolati con il predetto filtro, ricontrollando sui diagrammi originali i valori giorna¬ lieri che deviavano dalla stima di una quantità predeterminata. L’analisi di Box and Cox (1964) applicata ai valori di ciascuna serie mostra che una varianza più costante nei dati delle macchie solari si ottiene con una tra¬ sformazione di radice quadrata. 3. Analisi dei dati Si sono verificate le ipotesi di normalità e stazionarietà dei valori annuali di tutte le serie con approcci statistici non-parametrici quali il %2 test e il Run test (Bendat and Piersol, 1971). Il test della normalità misura la discrepanza totale X 2 fra ciascuna delle K frequenze osservate fi e k ciascuna frequenza calcolata con la legge di Gauss: X2 = Y (f — Fj)2 /Fj. é= i La distribuzione di X2 segue quella del %2 e l’ipotesi di normalità ad un certo livello di confidenza è verificata con le tavole del %2 con un numero di gradi di libertà uguale a K — 3. Il test della stazionarietà misura la casua¬ lità della serie dei valori quadratici medi calcolati per ciascuno degli NI sotto-intervalli scelti e conta il numero NR delle fluttuazioni intorno al suo valore mediano (Runs). L’ipotesi di stazionarietà è verificata con le tavole del Run test e con un numero di gradi di libertà uguale a NI/2. La regione di accet¬ tazione dell’ipotesi di normalità e stazionarietà al 95% di confidenza con 10 e 5 gradi di libertà, rispettivamente è %2 < 18.3 e 2 < NR < 9. Si è calcolata l’ampiezza dell’onda 11. le con il relativo intervallo di confidenza al 95% mediante uno spettro lisciato con una funzione di Hanning per ridurre gli indesiderati effetti del « fmestraggio » e con un numero di gradi di libertà p uguale a 2.n/ll dove n è il numero di dati della serie. Fisicamente p è pro¬ porzionale al quadrato del rapporto segnale/rumore e le stime spettrali sono più affidabili con il crescere di p. Si sono calcolati per il periodo di 1 1 anni i fattori di guadagno e di fase (Bendat and Piersol, 1971) che rappre- 204 A. Mazzarella e A. datti sentano lo spostamento di ampiezza e di fase necessario a trasformare una serie nell’altra serie. Si è pure calcolato il coefficiente di coerenza y12 fra due serie (Bendai and Piersol, 1971) il cui quadrato rappresenta la frazione di varianza in comune alle due serie. Si è calcolata la significatività statistica di y12 con un livello di confidenza uguale a 1 — a, ipotizzando una coerenza nulla fra le popolazioni da cui sono estratte le serie ed utilizzando la seguente trasfor¬ mazione: 1/2 In [(1 + yi2)/(1 — yi2)] — 1 / (pi — 2) < za/2 dove z è il valore della distribuzione gaussiana normalizzata. 4. Risultati La Tabella I mostra che tutte le serie annuali meteorologiche, filtrate del trend lineare dovuto all’urbanizzazione (Palumbo, 1979) sono normali e stazionarie al livello di confidenza del 95%. Una prima analisi di cova¬ rianza fra J N e tutte le variabili meteorologiche mostra che l’ipotesi di coe¬ renza nulla è rigettata al 90% di confidenza solamente per C che presenta una ridotta deviazione standard totale che non contamina l’ampiezza del segnale di origine solare (Tab. I). Poiché la mancata determinazione dell’influenza del ciclo solare in tutte le serie meteorologiche potrebbe dipendere dalla presenza dei valori estremi giornalieri, dovuti a flussi ati¬ pici di masse d’aria, si è proceduto a ridurre la variabilità temporale dei dati sui lunghi periodi in questo modo: (i) si è determinata per ogni serie e per tutti i Gennaio (e a parte, per tutti gli altri mesi) la deviazione standard dei valori giornalieri posti all’in¬ terno degli estremi percentili p (dove p = 1 inizialmente); (ii) si è iterato il procedimento aumentando gradualmente p fino a che per un certo p = px la velocità di riduzione del valore della deviazione stan¬ dard non supera il 10%; (iii) si è proceduto a fare la media per ciascun mese di tutti i valori giornalieri all’interno degli estremi percentili px. Si è trovato px uguale al 20. mo e 80.mo percentile per tutte le serie. La Tabella I mostra che tutte le serie annuali meteorologiche, filtrate dei valori estremi giornalieri e del trend relativo alla urbanizzazione, sono normali e stazionarie al 95% di confidenza. La Tabella II mostra che l’atti¬ vità solare influenza in modo inversamente proporzionale la temperatura minima dell’aria e in modo direttamente proporzionale la nuvolosità, con 21 gradi di libertà e con un livello di confidenza pari al 99%. Per investi¬ gare un ipotizzato meccanismo di triggering dell’03 fra /iV e Tmin , si sono calcolati i fattori di guadagno e di fase fra -/iV e 03 e fra 03 e Tmin per il Macchie solari e clima a Napoli 205 TABELLA I Valore medio (x), deviazione standard (a), valore del X 2 calcolato con il Run test per ciascuna serie annuale esaminata. La regione di accettazione dell’ipotesi di normalità con 10 gradi di libertà e di stazionarietà con 5 gradi di libertà al 95% di confidenza è X2 < 18.3 e 2 < NR < 9 Napoli X ± o x^ NR T Amean 17.2 ± 0.7°C 16.8 8 T ^rain 13.6 ± 0.7° C 15.0 5 Traax 21.1 ± 0.7° C 17.0 7 R 868.3 ± 168.8 mm 17.5 8 H 61.7 + 4.0% 16.5 3 P 1010.9 ± 1.1 mb 18.0 3 C 46.1 ± 1.1% 15.5 5 Napoli (filtrato dei valori giornalieri estremi) x ± a X 2 NR T Amean 17.3 ± 0.5° C 15.0 7 T 1mm 13.6 ± 0.3° C 14.5 5 Tmax 21.0 ± 0.6° C 16.5 6 R 865.9 ± 119.9 mm 16.8 4 H 61.0 ± 3.2% 16.4 4 P 1011.2 ± 0.8 mb 17.8 7 C 46.1 + 0.9% 15.0 5 Numero di macchie solari x + a x^ NR /N 6.5 ± 2.9 16.0 6 Ozono totale X ± a X2 NR o3 3.3 ± 0.1 mm 15.0 5 206 A. Mazzarella e A. Ci atti periodo di registrazione deir03 cioè per Pintervallo 1932-1985. La Tabella II mostra che i coefficienti di coerenza fra /A e 03 , fra -J~N e Tmin e fra 03 e Tmin sono statisticamente significativi rispettivamente al 99%, 85% e 85%, con 10 gradi di liberta. TABELLA II Ampiezza dell’onda 11. le calcolata da uno spettro di potenza lisciato con una funzione di Hanning con il relativo intervallo di confidenza al 95%; fattore di ampiezza (A12) e di fase ( 100 li 8 “ I SI PRESSIONE Kg/cmq Fig. 6. — Andamento delle variazioni di Vp (+) e Vs (0) in funzione della pressione verticale per i campioni di pozzolana allo stato naturale. Si nota come era da attendersi un aumento della velocità con l’incremento delle pressioni. Va inoltre osservato che risultano più allineamenti di cui uno per gli stati tensionali più bassi (fino a circa 1.5 kg/cmq) che riflette lo stato di precompressione ed è parallelo ai tratti di ricarico effettuati durante la prova, un altro a maggior pendenza relativo a valori di pressione superiori a quello di precompressione. Un esempio tipico di questi andamenti è riportato in Fig. 7 in cui sono mostrati più cicli di carico-scarico; tale fenomenologia indica importanti influenze della storia tensionale del campione sul valore della velo¬ cità. Al fine di fornire una relazione empirica, che mostri contemporanea¬ mente l’influenza su G sia del carico che dell’indice dei vuoti si è scelto, sulla scorta dei riferimenti bibliografici (Hardin e Black, 1984; Hardin e Richart, 1963), di utilizzare una relazione del tipo: G = A[(B-e)2/( 1 - e)]oc Determinazione dei parametri elastici dinamici in laboratorio, ecc. 225 in cui A, B e C sono le costanti caratteristiche del tipo di terreno che si desidera valutare. I calcoli effettuati hanno fornito valori per i tre parametri di: A = 13.69, B = 12.16, C = 0.24 con un errore standard approssimato del quadrato dei resi¬ dui tra i valori di G misurati e quelli predetti dalla relazione suddetta dell’or¬ dine del 10%. La relazione suddetta è riportata in diagramma nella Fig. 8. PRESSIONE Kg/cmq Fig. 7. — Andamento tipico di Vp e Vs durante cicli di carico-scarico in prove edo- metriche. 5. Conclusioni In questo studio si è indagato sulla possibilità di valutare i moduli dinamici su campioni di rocce sciolte e litoidi usando la tecnica degli ultra¬ suoni. Sono stati utilizzati trasduttori con frequenza di risonanza di 50 KHz per le onde di compressione e di 1 MHz per quelle di taglio. Le misure di velocità Vp e Vs sono state effettuate su campioni di tufo e di pozzolane in sede di cui sono state valutate anche le caratteristiche fisico-tecniche. È stata anche indagata la variazione dei moduli dinamici con la pressione verticale arrivando fino a pressioni di 10 kg/cmq per i campioni di tufo e di 48 kg/cmq per le pozzolane, utilizzando per quest’ul- time un edometro opportunamente modificato. Inoltre sono stati eseguiti 226 E. Carrara e coll. cicli di carico-scarico sulle pozzolane per studiare l’influenza sui moduli elastici della storia tensionale del campione. I moduli dinamici valutati con gli ultrasuoni sono in buon accordo con quelli ottenuti utilizzando la colonna risonante (Tabb. 2-3). Questo risultato sembra rilevante sia per la relativa semplicità del metodo che per la possibilità di utilizzare gli ultrasuoni nelle misure edometriche e in altre apparecchiature geotecniche come ad esempio la cella trias¬ siale. Fig. 8. — Relazione tra il modulo di taglio dinamico e l’indice dei vuoti per pozzolane. È da aggiungere infine che alcuni dei risultati ottenuti, in particolre quelli relativi alfinfluenza sui moduli elastici della storia tensionale del campione, debbono essere visti in chiave problematica e pertanto essi sono da considerarsi preliminari e necessari di ulteriori approfondimenti. Determinazione dei parametri elastici dinamici in laboratorio, ecc. 227 BIBLIOGRAFIA Di Girolamo P., Ghiara M. 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XCV, 1986, pp. 229-253 Introduzione all’informatica ed applicazioni Conferenza tenuta dal Prof. Carlo Ciliberto Magnifico Rettore dell’Università di Napoli (Seduta del 1° luglio 1986) Ringrazio calorosamente il Prof. Aldo Napolitano, e per lui, la Società dei Naturalisti, per avermi ancora una volta voluto invitare ad illustrare un argomento. Ho accolto di buon grado l’invito poiché ritengo che la funzione dell’Università, e quindi dì chi la rappresenta, sia anche quella di realizzare continui collegamenti con le altre realtà culturali che la circondano. Spero che l’argomento del discorso odierno trovi l’interesse degli ascoltatori, posto che riguarda un notevole aspetto della quotidiana vita socio-culturale. 1. Premessa Il tema da affrontare è molto ampio e con esso si rischia da un lato di restare nel generico, dall’altro di perdersi in dettagli tecnici di scarso inte¬ resse generale; inoltre, gli stessi interessi dell’uditorio sono probabilmente diversi, poiché certamente fra di voi ci sono da un lato utenti e studiosi di informatica, dall’altro colleghi che si interessano dell’argomento a livello informativo e culturale. Chiedendo scusa ai più “esperti”, imposterò questa chiacchierata al livello introduttivo, cercando soprattutto di mettere in evidenza i motivi del grande sviluppo della informatica e delle sue applicazioni, ormai, a tutte le attività tecniche, scientifiche e sociali in genere. La impostazione classica nello studio dei sistemi per la elaborazione della informatica (o, più semplicemente, dei circolatori) suddivide i sistemi stessi in due componenti: l’“ hardware” e il “software”. I francesi, che in fatto di neolo¬ gismi non sono certo da meno degli anglosassoni, hanno tradotto i due termini in " materie l” (materiale) e “logiciel ” (logicale), sottolineando, in termini più vicini alla nostra lingua, il significato dei due neologismi: 230 C. Ciliberto - Vhardware (il materiale) è, appunto, il materiale fìsico di cui è com¬ posto il calcolatore: circuiti elettronici, apparecchiature meccaniche, video, tastiera, etc. - il software (il logicale) è l’insieme dei prodotti “logici” del sistema: programmi, organizzazione, etc. Questa impostazione nello studio dei calcolatori (sulla quale, peraltro, tornerò in seguito), mentre è essenziale per lo studioso “del calcolatore”, non fornisce, se non dopo lungo approfondimento, una idea compiuta di un sistema per la elaborazione della informazione: per giungere da essa alla comprensione di “cosa è” un calcolatore occorrerebbe introdurre molti altri concetti, quali ad esempio di quello di linguaggio macchina, di compila¬ tore, di interprete, di linguaggio ad alto livello, di calcolabilità, di algoritmo, di sistema operativo e così via. È come voler introdurre un concetto complesso quale quello di un “insediamento urbano” cominciando ad illustrare la strut¬ tura degli atomi di cui sono composti i materiali che costituiscono le pietre con le quali gli edifìci deirinsediamento sono costruiti. Cercherò invece di impostare un discorso più “globale”, introducendo alcuni concetti fondamentali dell’informatica, senza addentrarmi nel “come” il calcolatore li realizza, ma costruendo alcuni modelli astratti (però non formalizzati) del suo comportamento. Parlerò, in altri termini del “cosa fa” un elaboratore, non del “come lo fa”. Vi chiedo pertanto, in uno sforzo di astrazione, di frenare la giusta curiosità sul “come” i modelli vengono implementati (brutto neologismo, in uso nell’ambiente informatico, per dire “realizzati”), concentrando la vostra attenzione sul “cosa”. Se vi domandassi “Cosa fa un Calcolatore?”, probabilmente mi rispon¬ dereste, correttamente, “Esegue programmi”. Ma è proprio questo il pro¬ blema da approfondire: “Che significa eseguire un programma?”, “Che cosa è un programma?”, e “Perché, con questo semplice ‘eseguire pro¬ grammi’ si risolvono i più disparati problemi?”. La questione è che, al di là dei formalismi dell’uno o dell’altro lin¬ guaggio di programmazione, al di là del BASIC o del FORTRAN o dei “pacchetti applicativi” (che sono linguaggi simbolici che consentono una programmazione più rapida e sicura che viene tradotta nel “linguaggio macchina”), esistono alcuni concetti su cui si basa l’informatica, che è importante comprendere nella loro astrazione, prima ancora che nella con¬ cretezza di alcune applicazioni. Sintetizzo questi concetti nei seguenti: Il dato L’elaborazione dei dati Introduzione aii’informatica ed applicazioni 231 Le operazioni sui dati e le azioni elaborati ve La struttura dei dati L’algoritmo I livelli di un sistema informatico II programma e il processore (esecutore del programma) La macchina (virtuale) di Von Newmann 2, Il dato Alla base delFinformatica c’è il concetto di “informazione” o “dato”. Non mi addentro nelle polemiche terminologiche sulla differenza seman¬ tica tra i vocaboli “informazione” e “dato”: voglio soltanto illustrare le caratteristiche fondamentali del concetto di dato (o di informazione) così com’è inteso in informatica. Il concetto è molto vasto; in generale si può dire che un “dato” è un qualsiasi “oggetto” o “fatto” da elaborare. Occorre subito rimuovere un errato e diffuso convincimento: il “dato” non è necessariamente un “numero” o un “valore numerico”. Il concetto di dato, così come trattato in informatica, si può illustrare più compiuta- mente attraverso la tripla di entità (tipo-nome-valore) che lo caratterizza: Il dato è un “oggetto” di un determinato tipo cui è associato un nome ed un valore. 2.1. I! tipo (o categorìa) Il tipo (o categorìa) del dato è l’insieme di oggetti cui esso appartiene. Il concetto di “tipo” va acquisito nel più generale senso “insiemistico” del termine: è un tipo di dati l’insieme dei numeri interi (più precisa- mente, un sottoinsieme finito di questi, dovendo essere finito in ogni caso l’insieme), ma lo è anche f insieme delle lettere dell’alfabeto o l’insieme degli operai di un’azienda oppure l’insieme della corrispondenza di un uffi¬ cio e così via. 2.2. Il nome (o attributo) Il nome (o attributo ) del dato è una parola che fornisce al dato un “significato”. 232 C. Ciliberto Al di là dei simbolismo e dei vincoli dei singoli linguaggi di program¬ mazione, si può intendere che tale nome sia espresso per esteso e con la sua semantica; come ad esempio: “Radice dell’equazione ” (in un tipo numerico) “La iniziale del cognome” (in un tipo “lettera dell’alfabeto”) “Operaio capo del reparto Y” (in un tipo “operai”) “Prot. dell’ultima missiva spedita” (in un tipo “num. di protocollo”). 2.3. Il valore Il valore di un dato è il particolare elemento dell’insieme-tipo che il dato assume in un determinato istante. Il valore è in ogni istante indivi¬ duato univocamente dal nome del dato. Sono ad esempio “valori” assunti dai dati di “nome” e “tipo” prece¬ dentemente esemplificati i seguenti: Valore Nome Tipo 3,27 “Radice delPequazione” numerico C “La iniziale del cognome” lettera dell’alfabeto Rossi Ugo “Operaio capo del reparto Y” cognome e nome 125/86 “Prot. dell’ultima missiva spedita” numero protocollo (testo lettera) “Lettera prot. 125/86” tutte le missive dell’Ufficio I due ultimi esempi (tratti da una applicazione di ufficio) mettono in evidenza come è la tripla “tipo-nome-valore” nel suo complesso a caratte¬ rizzare il dato: il “valore” di una lettera può essere del tipo “numero di protocollo” (valore: 125/86) oppure del tipo “testo della lettera” (valore: la sequenza di tutte le parole della lettera). Insomma il dato viene individuato attraverso detta terna. Nel seguito tornerò su tali concetti. Poniamo ora in evidenza alcuni concetti connessi al dato. 2.4. La assegnazione di valore ad un dato Una delle operazioni fondamentali in informatica è la assegnazione di valore ad un dato. Si è visto, nella definizione di “valore” che questo è un elemento dell’insieme-tipo assunto dal dato in un “determinato istante”. Tale definizione sottintende una evoluzione temporale dello stato dei dati, Introduzione all’informatica ed applicazioni 233 che è in realtà quella che avviene in un programma (più in generale, in una qualsiasi procedura di elaborazione dati); in base a tale evoluzione, il “valore” di un determinato dato può cambiare sulla base delle elaborazioni dettate dal programma stesso. All’inizio di un programma, un dato è spesso indefinito , nel senso che non gli è stato ancora assegnato un valore; durante la esecuzione del pro¬ gramma il dato diventa definito mediante una operazione di assegnazione di valore. Quest’ultima può avvenire: - mediante una acquisizione del valore dallo esterno ( operazione di input o di immissione dati ); - mediante una elaborazione a partire dal valore di altri dati ( opera¬ zioni di “calcolo” ed assegnazione di valore). Ancora una volta, quanto detto precedentemente deve essere inteso nel senso più generale possibile, ad esempio: - È una operazione di “input” la acquisizione dallo esterno del valore di un coefficiente di una equazione, così come l’acquisizione mediante digitazione del testo di una missiva. - È una elaborazione il calcolo del valore A: = B + C (con questa tipica notazione si indica, appunto, l’esecuzione della operazione “B + C” e la assegnazione ad A, come valore, del risultato della operazione); ma è anche una elaborazione quella che fa scaturire una missiva come “fusione” (in un linguaggio tecnico di parla di “operazione di concatenamento”) di due testi già disponibili. — Un valore può essere modificato durante la evoluzione di un programma: la radice di una equazione può essere, in successivi stadi del programma, una radice approssimata con accuratezza crescente, così come il testo della missiva può essere successivamente corretto o rive¬ duto. In tal modo abbiamo in sostanza di fatto introdotto il concetto di ela¬ borazione dei dati, che svilupperemo tra poco. Molti altri sono i concetti connessi al dato, sui quali per brevità non posso soffermarmi: ricordo soltanto il grosso problema del rilievo dei dati, della loro significatività, della sicurezza e della riservatezza. 3. L’elaborazione dei dati Prima di illustrare in modo più completo il concetto di “elaborazione dei dati” (spero che esso sarà chiaro al termine di questa chiacchierata), occorre premettere alcune considerazioni di fondo. 234 C. Ciliberto Tra i vari vocaboli che si usano per individuare l’elaboratore (compu¬ ter, sistema per la elaborazione, calcolatore, etc.) forse ancora una volta il termine francese è il più appropriato: ordinateur. esso, infatti, essenzial¬ mente “riordina” i dati, presentandoli in modo comprensibile allo utente. Ciò, è bene subito rilevarlo, comporta che alla base esista un programma che effettui tale “riordino”. È una elaborazione di dati quella che fornisce un tabulato ordinato delle vendite di un concessionario di auto (vedere l’esempio qui di seguito riportato) così come quella in grado di reperire un dato in una grossa “banca-dati”: Esempio di elaborazione dati 131 4/4/83 1 Panda 3/4/83 5 10 7 Elaborazione 1 Data \ Tipo Auto vendute 3/4/83 Panda 5 131 7 Tot. 12 4/4/83 Panda 10 131 1 Tot. 11 L’elaboratore, in tali casi, non “inventa” dati, ma li “ordina”. Anche in una complessa elaborazione matematica (come ad esempio la ricerca della soluzione di una equazione) l’elaborazione consiste nel calcolare uno o più “valori” (questa volta numerici) sulla base di valori noti di altri dati: sul piano concettuale il problema è già risolto quanto lo si affida allo elabora¬ tore ed anche in questo caso si può affermare che l’elaboratore non Introduzione all’informatica ed applicazioni 235 “inventa” dati, ma li calcola in funzione di altri, e quindi “trasforma” il valore dei secondi in quello dei primi. Concludo questa digressione affermando che: L’elaborazione è un ordinamento, una trasformazione e non una produ¬ zione di dati: con immagine tratta dalla elettrotecnica, si può dire che l’elaboratore è un “trasformatore di dati” e non un “generatore di dati”. La questione è che nella società moderna tutte le attività si basano sempre maggiormente sulla informazione (o sui dati): una statistica dell’OCSE pone in evidenza come nel 2000 il 65% dei lavoratori americani saranno più o meno direttamente “operatori della informazione”. La circolazione e la elaborazione dei dati in modo rapido ed ordinato, come può avvenire solo mediante un ela¬ boratore, è diventata una esigenza della Società moderna. Questo è uno dei motivi del grande sviluppo della informatica. 4. Le operazioni sui dati e le azioni elaborative Ma ritorniamo al filone principale del discorso sui dati. 4.1. Le operazioni Su un tipo di dati si possono definire (e sono in genere definite) alcune operazioni , tale termine essendo inteso in senso affatto generale. La loro natura dipende dal tipo di dato e dalle esigenze della applicazione, in ogni caso il concetto di operazione è tratto da quello matematico di opera¬ zione definita in un insieme (concetti di algebra, strutture algebriche, strut¬ ture di supporto algebrico); ad esempio: — in un tipo numerico si definiscono le operazioni + — x : — in un tipo “booleano” o “logico” le operazioni and or not -- in un tipo “testo” (cfr. es. precedenti) le operazioni “concatena¬ mento”, “cancellazione di una parte”, “cambio del formato di stampa” (“formattazione”), etc. Le operazioni possono essere “interne” ad un tipo, nel senso che pro¬ ducono un valore del medesimo tipo (categoria) degli operandi (operazioni “chiuse” su un insieme), oppure possono essere “esterne” (aperte), nel senso che producono un valore di tipo (categoria) diverso. Fondamentali operazioni esterne sono quelle di relazione , che trasfor¬ mano una coppia (o una ennupla), di un qualsiasi tipo in un valore “boo¬ leano”, come ad esempio: — a > b (con a e b numerici) è “vero” o “falso”; 236 C. Ciliberto - a “precede” b (con a e b di tipo “parola”) è, analogamente, “vero” o “falso” a seconda che la lettera a preceda o meno la lettera b nell’ordine alfabetico. L’insieme dei tipi e quello delle annesse operazioni è del tutto arbitra¬ rio, nel senso che è legato alla applicazione ed alla “fantasia” dello utente: invero, in ogni macchina informatica, come si vedrà, è definita una fami¬ glia di tipi e di operazioni “primitive”, ma ciò non toglie che in generale i tipi e le operazioni necessarie alla singola applicazione siano in genere diversi e “più complessi” (di questi) ed è compito del “programma” trasfe¬ rire gli uni negli altri. Le operazioni dunque possono essere “semplici” o “complesse”; per non appesantire il discorso, mi limiterò solo ad illustrare (dopo quelli sem¬ plici di cui sopra) alcuni esempi “complessi”: - un tipo è una “matrice di numeri reali”, le operazioni sono “pro¬ dotto di matrici”, “inversione”, “trasposizione” etc.; - un tipo è una “lista di nominativi”, le operazioni sono “ordina¬ mento alfabetico”, “inserimento di un nominativo”, “cancellazione di un nominativo”, etc.; - un tipo è lo “inventario dei beni di un Ente”, le operazioni sono “valorizzazione dello inventario”, “inserimento”, “cancellazione”...; - un tipo è un “documento”, le operazioni sono “allinea i margini”, “cancella riga”, “cancella parola”, “metti punto e a capo”... 4.2. Le azioni elaborative Al concetto di operazione è connesso quello di azione elaboratila , che si può così sintetizzare. Una azione elaboratila è l’assegnazione di valore ad uno o più dati. Tipicamente, tale assegnazione avviene mediante la esecuzione di una o più operazioni disciplinate in qualche modo in una “sequenza” (vedi anche in seguito il concetto di algoritmo), oppure attraverso una operazione di “input”, così come esemplificato in precedenza (cfr. 2.4.). È ad esempio una azione elaborativa l’assegnazione ad A del valore calcolato di una espressione aritmetica, oppure la assegnazione ad X del valore della radice di un’equazione f(X) = 0; in settori diversi è una azione elaborativa l’assegnazione di valore al testo di una missiva (la immissione del testo, oppure la sua correzione), così come la ricerca dei nomi di tutti gli impiegati dell’azienda che abbiano uno stipendio oltre Lire 1.000.000/mese. Introduzione all'informatica ed applicazioni 237 5. La struttura dei dati Come si evince anche dagli esempi precedenti, un dato può essere semplice o strutturato. Il dato è semplice (o atomico, o non-strutturato) se è visto come un “oggetto” non decomponibile in parti. Sono, ad esempio, semplici i dati di tipo “numero intero”, “numeri reali”, “caratteri” (lettere dell’alfabeto, cifre, simboli di una macchina da scrivere). Le operazioni su di essi sono defìnitte assiomaticamente in base alle loro proprietà e non è necessario far ricorso a parti componenti del dato né per concepire il dato né per operarlo. Come è noto ad esempio, il concetto “somma di due numeri” pre¬ scinde da “come si fa ad eseguire l’operazione di addizione” (tant’è, che era noto anche agli antichi Romani, che la eseguivano diversa- mente); il numero, come ho già esemplificato, è un classico “tipo sem¬ plice”. Analogamente, per operare su una coppia di lettere (individuare, ad esempio, se “a precede b”) occorre solo far riferimento al predefmito “ordine alfabetico”, che considera la lettera, come un unico simbolo. E così via... Viceversa: un dato strutturato è un oggetto composto da “oggetti com¬ ponenti” che possono essere singolarmente trattati. Alcuni esempi ci vengono da concetti matematici tradizionali: numeri complessi, vettori, matrici. Altri se ne possono “inventare” a seconda delle esigenze, come ad esempio: — una parola (costituita da lettere); - una lista di parole (costituita da parole); - l’insieme di tutti i parametri che definiscono le prestazioni di un automobile; - una missiva (destinatario, oggetto, righe, parole, caratteri); — una relazione (capitoli, paragrafi, inserti); - una tabella (righe, colonne, riepiloghi); — un grafico (ascisse, ordinate, simboli, titolo). Le operazioni sui dati strutturati vengono definite con riferimento ad operazioni “più semplici” sui loro componenti. Ad esempio: — La somma di due numeri complessi può essere definita attraverso le somme delle parti reali e dei coefficienti delfimmaginario. 238 C. Ciliberto — Il prodotto di due matrici può essere definito come prodotto “righe x colonne”. - La “correzione” di un grafico può essere definita come alterazione della scala, dei valori che la compongono, dei simboli adoperati per disegnarlo. 6. L’algoritmo Concetto fondamentale dell’informatica è quello di algoritmo (dal nome del matematico arabo del nono secolo Al Khuwariazmi). Un algoritmo è una sequenza di azioni elaborative da compiere per pervenire alla soluzione di un problema assegnato. È importante considerare che sia le “azioni elaborative” (e quindi le annesse operazioni) sia i dati su cui esse si compiono sono da intendere nel senso più generale possibile precendetemente esaminato: è pertanto un algoritmo non soltanto quello matematico in senso stretto che, ad esempio, conduce alla individuazione per successive approssimazioni della radice di un’equazione, ma anche: — La scrittura o la correzione di una relazione — La preparazione o la correzione di una tabella - La preparazione o la correzione di un grafico — Il reperimento di un dato in archivio — La ricerca della migliore politica aziendale (in un insieme in qualche modo formalizzato) - La somministrazione di una “lezione” in una applicazione didattica. In generale, molti problemi, teorici o pratici, di tutti i settori applica¬ tivi si possono porre in questi termini: Dato un insieme X di dati, trovare un insieme Y da questo dipendente: Y = f(X) dove / sta a rappresentare, ad indicare una “regola”, un’elaborazione attra¬ verso la quale X viene trasformato in Y. La trasformazione di X in 7, in generale non è tra le azioni elaborative predefìnite (altrimenti il problema sarebbe banale!): occorre dunque tro¬ vare una sequenza di azioni “più semplici”: Yi = fi (X) r2 =/2(Yi) Y = fn(Yn) Introduzione alVinformatica ed applicazioni 239 ove fi,/2, sono tra le operazioni “semplici” predefinite (la formaliz¬ zazione è necessariamente approssimativa). Una algoritmo descrive come realizzare operazioni complesse attra¬ verso una sequenza di operazioni elementari. Nell’organizzazione di un algoritmo sono peraltro da considerare due aspetti: l’uno si è visto, è quello dei tipi di dato e delle annesse operazioni disponibili, l’altro è quello del controllo della sequenza delle operazioni. Molti di voi, probabilmente, hanno familiarità o hanno sentito parlare dei “diagrammi di flusso (flow chart)” attraverso i quali si esprime grafica¬ mente la sequenza delle operazioni di un programma: ormai si trovano anche sui libri scolastici. Ma anche su questo argomento vorrei fornire una impostazione “astratta”, per illustrare i concetti che stanno a monte di questo metodo grafico. È stato dimostrato (teorema di Bohm-Jacopini) che un qualsiasi algoritmo può essere controllato esclusivamente a mezzo di poche “strutture di controllo”, e precisamente una “struttura sequenza”, una “struttura alternativa”, una “struttura ciclica”. Mi spiego meglio. Diciamo: - i5, Pi, P2, . . ., P„ altrettante azioni elaborative di qualsiasi comples¬ sità (come caso limite, pensiamo ad operazioni semplici come A = B + C, oppure, all’estremo opposto, la completa trasformazione Y = f(X) di cui sopra); — R una “relazione” fra dati che può assumere valore “vero” o “falso” (come si è visto in precedenza, ad esempio a > b)\ A) Una “sequenza” è: Pii Pi l P?>'" Pn ove si intende che P2 segue nel tempo Pi, P3 segue P2 , etc. B) Una “struttura alternativa” è: if R then P\ else P2 (se) (allora) (altrimenti) ove si intende che se R è vera va eseguita Pb altrimenti P2. C) Una “struttura ciclica” è: repeat P until R (ripeti) (finché) 240 C. Ciliberto ove s’intende che P viene eseguita una o più volte, fino a che R non diventi vera (sempre che R resta falsa, il ciclo viene ripetuto) (vedere l’esempio riportato al termine del testo). Ovviamente, i valori dei dati su cui opera R sono alterati da P. Esistono invero altre strutture, sulle quali sorvolo per brevità. [Le più importanti sono: if R then P (come if-then-else, ma senza alter¬ nativa); while R do P (simile a repeat-until: sempre che R è vera, fai P)]. Vorrei sottolineare l’aspetto puramente logico e formale di tali strut¬ ture (che sono alla base della cosiddetta “programmazione strutturata”): costruire un algoritmo significa “spezzare” il problema in sequenza, alter¬ native e cicli come sopra esposto. Mentre i diagrammi di flusso si perdono nel dettaglio del tipo di controllo da effettuare, questa impostazione (che è comunque riproducibile anche sui diagrammi di flusso) riproduce l’essenza logica della struttura di un programma. È da notare che ciascuna delle P, di cui agli schemi precedenti può a sua volta essere una struttura e come da ciò discende anche una metodolo¬ gia di progetto dei programmi (metodologia top-down): - il programma viene inizialmente concepito come un unico blocco Y=f(X); - si individuano una struttura di controllo ed alcune azioni “più sem¬ plici” in cui “spezzettare” il programma; - si ripete iterativamente il procedimento fino a pervenire alle opera¬ zioni elementari disponibili nel sistema. Un esempio di algoritmo articolato attraverso sequenze di operazioni di un programma espresse mediante un “flow chart” è riportato alla fine del testo. 7. I LIVELLI DI UN SISTEMA INFORMATICO Lo studio di ogni sistema complesso va compiuto per “livelli di astra¬ zione”: riprendendo un paragone fatto nell’indroduzione, un insediamento urbanistico è composto di edifici, strade, servizi; un edificio è composto di appartamenti, un appartamento di stanze; e così via. Lo studio “per livelli” di un sistema informatico (ed anche la sua pro¬ grammazione) è stata assunta a metodologia in informatica. Esso può essere immaginato come una grossa “cipolla” con un picco¬ lissimo nucleo (l’hardware) e tanto strati successivi: senza entrare nel merito della composizione hardware e software di ciascuno degli strati (o livelli), possiamo affermare che ciascuno dei livelli è una distinta “mac- Introduzione all’informatica ed applicazioni 241 china informatica” nella quale sono definiti i tipi e le operazioni su di esso: ma con questi tipi e con queste operazioni si costruiscono i tipi e le operazioni nel livello più esterno, fino ad arrivare alla “macchina” che appare all’utente quella utile per le sue applicazioni. È ovvio che qui il concetto di “macchina” va inteso nell’eccezione più ampia e nel significato di struttura, organizzazione atta ad ottenere un certo risul¬ tato, quindi essa, in tutto o in parte, non è necessariamente un ente fìsico, materiale. In altri termini, un sistema informatico è strutturato in livelli che vanno dal più elementare (la macchina “nuda”: hardware) ai più complessi (le applicazioni), passando attraverso diversi livelli intermedi (linguaggio macchina, software di base, sistema operativo, linguaggi simbolici, lin¬ guaggi di programmazione, pacchetti specializzati, etc.). In ciascun livello, l’insieme dei tipi e delle operazioni definite costituiscono le “primitive” del livello: nel livello più esterno le primi¬ tive sono abbastanza più “complesse” (o “potenti”) di quelle del livello più interno. Ad esempio, nel livello più basso sono primitive: — A = B + C; — confronta se il carattere di nome “alfa” precede o segue nell’ordine alfabetico quello di nome “beta”; — assegna un valore alla parola di nome “word”. Nei livelli più alti sono primitive: — inverti la matrice di nome A; — ordina l’elenco J; — assegna un valore al documento Y\ — trova le radici dell’equazione Z con il metodo “tal dei tali”; — stampa i nomi di tutti gli impiegati con stipendio > 1.000.000. Il concetto di livello è generale in informatica. Come si è visto, esso è applicato: ai dati: con i dati atomici si costruiscono quelli strutturati; alle operazioni: con le operazioni primitive di un livello si costrui¬ scono quelle del livello superiore; agli algoritmi: ogni azione P è decomposta in azioni più elemen¬ tari; al sistema informatico: come il sistema più elementare (macchina reale o “hardware”) si costruiscono macchine più evolute, fino alle “mac¬ chine per applicazioni specifiche”. 242 C. Ciliberto 8. Programma ed esecutore del programma Il programma è la rappresentazione formale di un algoritmo; in altri termini, esso è la descrizione formalizzata di una sequenza di azioni, e per¬ ciò si compone di istruzioni. Il programma ha bisogno di un esecutore del programma (proces¬ sore). L’esecutore del programma è l’organo preposto all’esecuzione delle azioni descritte dal programma. Esso deve dunque avere la “capacità” di: - intendere il formalismo in cui è stato scritto il programma; - sapere eseguire le operazioni elementari richieste dal programma, sia in termini di operazioni sui tipi, sia in termini di controllo di sequenza. Inoltre, esso deve avere in ogni istante “memoria” dello “stato” del programma, e cioè in qualche modo deve registrare: - il “punto” del programma al quale è arrivato (quali azioni deve ancora eseguire); - il valore assunto da tutti i dati trattati. Da questi concetti generali e da queste esigenze nasce l’elaboratore. 9. La macchina (virtuale) di Von Newman Il modello di macchina virtuale di Von Newman, o Macchina Astratta Generalizzata ( MAG ) serve a dare una visione complessiva sul “cosa fa” un elaboratore (o, più precisamente, una “macchina informatica” così come appare all’utente); esso è tratto dal modello inizialmente concepito da Von Newman per descrivere la struttura “hardware” ed è generalizzato al compor¬ tamento complessivo delle macchine attuali (hardware + software) l. Una macchina è costituita da “organi” o “unità” distinte; ciascuno di essi è un “organo astratto”, risultante dalla combinazione di azioni hard¬ ware e software; non si prendono in considerazione i tempi e i modi in cui il comportamento complessivo si realizza: ad esempio, si trascurano gli aspetti della traduzione dei linguaggi (compilazione o interpreta¬ zione), gli interventi del sistema operativo, la fisica allocazione dei dati in memoria, etc. 1 Per una descrizione del modello MAG vedere ad esempio il testo «Fadini- Savy: Programmazione dei Calcolatori Elettronici, Liguori » ed è stato successiva¬ mente “affinato” dagli stessi in occasione di lezioni introduttive in diversi ambienti. Introduzione alV informatica ed applicazioni 243 Una macchine virtuale è costituita dagli organi: memoria dei dati: Conserva il valore dei dati; memoria dei programmi: Contiene i programmi da eseguire; processore: È l’esecutore del programma; unità di elaborazione: Esegue le singole operazioni sui tipi; unità di input: Effettua la emissione di dati (Ambiente esterno Macchina); unità di output: Effettua la emissione di dati (Macchina -> Ambiente esterno). Le unità di cui sopra sono organi fisici nella “macchina reale”, hard¬ ware del sistema, organi logici nella “macchina virtuale” che appare all’utente. Una importante considerazione è la seguente: su un medesimo calco¬ latore possono coesistere diverse macchine virtuali ed una della azioni definite è quella di spostarsi da una macchina all’altra. Nel linguaggio tec¬ nico corrente tali macchine vengono anche dette “ambienti”: si parla cor¬ rettamente di “ambiente Fortran”, oppure “ambiente basic” (per riferirsi alle macchine tratte da alcuni diffusi linguaggi di programmazione, di “ambiente DOS” o di “ambiente MVS” (per riferirsi ad ambienti “sistemi operativi”, di “ambiente Data-base” (per riferirsi alle “macchine data¬ base”) o ancora di specifici ambienti per applicazioni di ufficio (“Wordstar”, “spreadsheet” e miriadi di altri). Qualche puntualizzazione sui singoli organi del modello. 9.1. L'unità di elaborazione È caratterizzata da: i) una famiglia di tipi di dati, anche strutturati; ii) un insieme di operazioni su di essi (o su loro componenti); iii) una “memoria di lavoro”. La complessità dei tipi e delle operazioni è legata al genere di applicazione e, quindi, alla particolare macchina virtuale. Ecco qualche esempio: Una macchina per applicazioni matematiche (come quelle derivanti dai linguaggi di programmazione Fortran, basic, etc. definisce i tipi “numero intero”, “numero reale”, etc.), nonché le classiche operazioni arit¬ metiche fondamentali (+ — x :); se però è arricchita da una biblioteca di “software matematico”, essa definisce altresì il tipo “matrice” con le annesse operazioni, il tipo “sistema di equazione lineari” e l’operazione “risoluzione del sistema” e così via. 244 C. Ciliberto Una macchina per l’automazione di ufficio, come quelle derivate da alcuni pacchetti commerciali, definisce i tipi “documento”, “tabella”, “gra¬ fico”, etc. e le annesse operazioni, quali ad esempio: per i documenti: “allinea i margini”, “cancella una riga”, “cancella una parola”, “metti punto e a capo”, etc.; per le tabelle: “inserisci riga”, “cancella riga”, “definisce ampiezza colonna”. 9.2. La memoria-dati È un insieme di “contenitori” individuati ciascuni da un nome e con¬ tenenti il valore di un dato di uno dei tipi della macchina. 9.3. La memoria-programma Contiene il programma da eseguire, espresso in un linguaggio for¬ male predefmito e noto al processore. In realtà, una delle invenzioni fondamentali della informatica, il pro¬ gramma memorizzato, è diventata dal punto di vista dell’utente spesso secondaria con lo sviluppo stesso della informatica e precisamente con la disponibilità di operazioni primitive abbastanza sofisticate. Tant’ è che in molti ambienti (tipicamente negli ambienti “sistemi operativi” e in molti ambienti di “pacchetti per l’utente”) il programma memorizzato può mancare. Infatti, si può affermare che i processi virtuali operano o in modo pro¬ gramma REGISTRATO (MEMORIZZATO) O in MODO IMMEDIATO. Nel primo caso (quello classico di Von Newman), il processo attinge alla memoria-programmi le successive istruzioni da eseguire. Nel secondo caso, il processore attinge dalla unità di input le suc¬ cessive istruzioni (dette in tal caso “comandi”): la memoria-programmi risiede in tal caso nel “cervello” dello utente (o sugli appunti che si è preparato) e la interazione uomo-macchina si esplica allora in modo “interattivo”. 9.4. Il processore Esso opera secondo un algoritmo che si può così sintetizzare: repeat SELEZIONA AMBIENTE DEFINISCE PRIMA ISTRUZIONE DEL PROGRAMMA Introduzione all’informatica ed applicazioni 245 repeat PRELEVA ISTRUZIONE PREPARA LA ESECUZIONE DELLA ISTRUZIONE ESEGUE ISTRUZIONE DEFINISCE LA PROSSIMA ISTRUZIONE until cambio ambiente until macchina disattivata 9.5. Sintesi In sintesi ed a riepilogo si può dire che: il processore: Esegue il programma affidando l’esecuzione delle singole istruzioni alle unità di elaborazione, di input, di output ed adoperando la memoria-programmi per prelevarvi le istruzioni da eseguire, la memoria-dati per prelevarvi o immettervi i valori dei dati. Le operazioni del processore si possono ritenere schematizzate sinteticamente come nel grafico seguente: OPERAZIONI SVOLTE DAL PROCESSORE 1 I il programma individua l’insieme delle azioni elaborative da eseguire, è espresso in un linguaggio formale ed è contenuto (all’atto della esecu¬ zione) nella memoria-programma, salvo il caso del funzionamento in modo immediato. 246 C. Ciliberto L’unità elaborativa: esegue una azione elaboratva. Esempi: cambia il valore di un dato, esegue una azione di output, cambia macchina vir¬ tuale, determina la prossima azione elaborativa da eseguire. 10. Le applicazioni Un breve cenno desidero fare circa le applicazioni più diffuse. I campi principali di applicazione riguardano il settore tecnico-scienti¬ fico e quello aziendale. A fianco ad essi esistono molte altre applicazioni che sfuggono ad una vera e propria classificazione. Tali applicazioni si è convenuto di classificarle per campi che riguar¬ dano ad esempio: 1) Applicazioni commerciali ed industriali in generale: amministrative, pianificazione e produzione; 2) Applicazioni commerciali in campi specifici come: pubblicità, banche, istruzione ed insegnamento, finanze, uffici pubblici, ospedali, giurisprudenza, biblioteche, militare, poli¬ zia, riviste e pubblicazioni periodiche, imprese di pubblica utilità, sport e divertimenti, industrie di vario tipo, trasporti, agricoltura e foreste, alber¬ ghi, officine automobilistiche, costruzioni civili; 3) Scienze ed ingegneria: aeronautica, spazio, astronomia, biologia, economia, ingegneria chimica, ingegneria civile, ingegneria elettrotecnica ed elettronica, ingegneria nu¬ cleare, ingegneria idraulica, ingegneria marittima, ingegneria militare, inge¬ gneria navale, ingegneria meccanica, geologia, geofìsica, matematica, bio¬ medicina, medicina, metallurgia, metereologia, oceanografìa, paleografia, fìsica, psicologia, sociologia, statistica; 4) Applicazioni umanistiche: archeo¬ logia, antropologia, arte, giochi di destrezza, genealogia, geografia, storia, linguaggi, letteratura, musica. Per un’articolazione dettagliata di tali sottosettori basta consultare riviste specializzate, come ad esempio “Computers and Automation”. 11. Conclusioni Concludo ponendo in evidenza i motivi principali del grosso sviluppo della informatica; essi vanno ricercati sotto tre diversi aspetti: il bisogno della società, gli aspetti logici, gli aspetti tecnologici in senso stretto. E non a caso (anche un po’ polemicamente) ho posto all’ultimo posto l’aspetto tecnologico (peraltro economicamente il più importante): proprio perché voglio sottolineare gli altri due aspetti, che sono forse i meno illu¬ strati. Introduzione all’informatica ed applicazioni 247 Il bisogno della società deriva dalla trasformazione della società moderna da industriale a post-industriale, dal crescente bisogno di “servizi complessi” e della importanza che la elaborazione, la trasmissione ed il reperimento delle informazioni va sempre più assumendo. Le motivazioni logiche dipendono dal fatto che il modello logico su cui si basa l’informatica si è in pratica dimostrato un “modello universale”, applicabile a tutti i settori tecnici, economici e organizzativi. La “mac¬ china informatica”, in modo atipico rispetto a tutte le altre macchine della società industriale, è una macchina le cui funzioni non sono defi¬ nite a priori: essa è una macchina multifunzionale ed è solo la conve¬ nienza economica da un lato, l’approfondimento dei singoli problemi dell’altro (e quindi spesso fattori temporali) a dettarne le possibili appli¬ cazioni. Invero si dice (ed è vero) che lo sviluppo degli aspetti logici (o del software) è arretrato rispetto agli sviluppi dell’hardware, ma ciò serve solo a sottolineare le grandi possibilità ancora esistenti nel settore: le idee fon¬ damentali sono potenti, non resta che attenderne gli sviluppi. Le motivazioni di ordine tecnologico sono legate al fatto che i pro¬ dotti hardware sono stati caratterizzati finora (e il fenomeno si prevede che cresca) da un abnorme crollo del rapporto costo/prestazioni: con un paral¬ lelo “alla americana” è stato scritto che se il settore automobilistico avesse goduto del medesimo fenomeno, una Roll-Royce oggi costerebbe 4.000 lire e farebbe con un litro di benzina 800.000 kilometri (da Computer World). Sta di fatto che oggi si acquistano al costo di 4/5 milioni macchine incom¬ mensurabilmente superiori per prestazioni complessive rispetto a macchine che 25 anni fa costavano 400/500 milioni. (Il riferimento è ai PC di oggi e ad applicazioni commerciali, confron¬ tato con il Bendix G20 (calcolatore acquistato dalla nostra Facoltà di Inge¬ gneria nel 1960: considerando lo “sforzo di programmazione” migliorato nel rapporto 100:1, la velocità migliorata nel rapporto 10:1, la svaluta¬ zione 20:1 si avrebbe un rapporto (a “sentimento”) di 1.000.000:1. 248 C. Ciliberto Esempio di algoritmo espresso mediante un “flow eh art ” (tratto sostanzialmente, salvo qualche ininfluente modifica formale, da: “Una macchina chiamata computer” di M. Volpato - Editrice «Il Crogiolo»). “Si ipotizzi che Pelaboratore sappia eseguire un ordine”: Scendere, in un millesimo di secondo, di un miri., dalla quota di h mm. scritta volutamente entro un rettangolo perché si conviene che ogni frase positiva (e la nostra è, appunto, una frase positiva) venga scritta entro un rettangolo. È appena il caso di avvertire che nell’informatica si ipotizza che il costruttore ha abilitato la “macchina” a compiere scrivendo (stabilmente) le rispettive istruzioni (operazioni elementari) su apposita memoria. In altre parole, le operazioni elementari in discorso sono quelle che formano il vocabolario tipico che differenzia e pregia la macchina. Ciò premesso, avvertiamo anzitutto la macchina che stiamo per fare un discorso; per darle delle istruzioni. Insomma “la macchina” viene considerata come una per¬ sona che è in grado di eseguire alcune, poche istruzioni a comando. Per questo avvertimento, si conviene di scrive la parola Inizio (o l’equivalente, Start) racchiusa entro un circolo come appare nella figura che segue. Subito dopo si indicano / dati che, per convenzione, vengono scritti entro un parallelogramma posto in cascata rispetto al cerchio. Si ottiene la figura A con la quale è come se si dicesse: “sappi che ti trovi ad una quota di h mm. dal livello del mare”. Subito dopo le rivol¬ giamo la frase interrogativa : “È h= 0?”, che si conviene di scrivere entro un rombo o in un trapezio posto in cascata rispetto al parallelogramma dei dati. Si ottiene così la figura B: Dati h mm. di quota Fig. A Dati h mm. di quota È h = 0 Fig. B Introduzione all’ informatica ed applicazioni 249 È implicito che la “macchina” sia in grado di individuare la quota e, per di più, la sappia leggere. (Attenzione! In caso contrario bisognerebbe ampliare l’insieme delle istruzioni in modo da abilitarla a rilevare la quota a cui si trova). Si è rilevato che la “macchina” è uno strumento piuttosto sempliciotto, e si suppone che lo sia al punto da non saper rispondere altro, in una qualche maniera, che no , oppure sì, tramite la coppia 0, 1, ad una qualsivoglia domanda. Si supponga che la macchina risponda sì alla domanda. Ciò significa che si trova già alla quota zero del livello del mare e quindi che è già finita l’operazione di discesa. Ma non lo sa. Noi la infor¬ miamo che l’operazione è terminata continuando (sempre in cascata possi¬ bilmente) nel modo che segue: Fine 250 C. Ciliberto Vi si legge la frase propositiva'. “Resta fermo”, scritta come si è conve¬ nuto per tutte le frasi propositive, entro un rettangolo; vi si legge il risul¬ tato (nel nostro caso: “sei arrivato”) che, per convenzione va rinchiuso in un parallelogramma come i dati; vi si legge inoltre l’avvertimento “Fine” che, per convenzione si scrive entro un circolo 1’“ Inizio”. Se, invece, la “macchina” risponde alla domanda con l’alternativa no , (il che significa che non si trova al livello del mare) allora le si impartisce il comando di scendere di 1 mm. in un millesimo di secondo con la frase propositiva , scritta in cascata sotto al no , come segue: Per comprendere il seguito, si deve immaginare che abbia memorizzato il dato iniziale (cioè: h mm. di quota) in una ipotetica (allegorica) tasca contraddistinta col nom& h. Come un medesimo simbolo (cioè, h ) viene Introduzione all’ informatica ed applicazioni 251 perciò indicato simultaneamente, il nome della tasca ed anche il suo conte¬ nuto (che è la quota espressa in mm., la quale, pur potendo variare nel tempo, viene espressa sempre col medesimo simbolo h, che è il nome della tasca, e che appare allora come una variabile o parametro nel senso tradi¬ zionale della matematica). Ciò premesso, poiché con l’esecuzione del comando impartitogli con l’ultima frase propositiva (sottesa alf alternativa no) si è scesi di quota di 1 mm. si deve fornire un’altra istruzione (frase propositiva) che le permetta dì aggiornare la quota (più bassa di 1 mm. rispetto alla precedente) alla quale è arrivata. La nuova frase propositiva dovrà dire alla “macchina”: Cancella il contenuto della tasca h, riempila con un nuovo contenuto inferiore di 1 mm. rispetto al precedente e continua ad indicare col simbolo h (nome della tasca) anche questo nuovo contenuto. (di qui, il molo di variabile del simbolo, e quindi della tasca, h). In sim¬ boli, e sempre per convenzione, la frase viene espressa nel modo che segue: h -> (h- 1) che va scritta (possibilmente, sempre in cascata rispetto alla precedente e che si legge: “ diminuisci di una unità il contenuto della tasca h e conside¬ rala come nuova quota h alla quale ti trovi”. A questo punto è come si fosse tornati daccapo. Pertanto, si tornerà a rivolgerle la domanda: 252 C. Ciliberto In simboli, il ritorno (o, come suol dirsi in gergo, il feed-back) è rap¬ presentato come segue: È evidente che la “macchina” dovrà continuare (glielo comanda il flow) a dar corso al feed-back fin tanto che non rileverà di essere alla quota zero e di dover rispondere con Palternativa sì alla domanda contenuta nel rombo. Ricordiamo che il complesso delle frasi sottese alfalternativa no (del rombo) ed il feed-back che fa tornare alla domanda contenuta nel rombo, configura ciò che in gergo è chiamato un ciclo (o loop). È evidente che l’insieme ordinato di tutte le operazioni elementari che la macchina deve compiere, per portarsi da una assegnata quota h alla quota zero, sono inequivocabilmente espresse nel diagramma di flusso (flow-chart ) disegnato nell’ultima figura. Trattasi, come si è sottolineato, di un nuovo linguaggio grafico convenzionale col quale, in maniera inequivocabile , vengono coordi- Introduzione all’informatica ed applicazioni 253 nate alcune operazioni elementari secondo un ordinamento (sempre inequi¬ vocabile) studiato al fine che l’esecuzione (nell’ordine) di tutte le opera¬ zioni elementari indicate si concluda con l’esecuzione finale di un opera¬ zione più complessa rispetto ad ogni singola operazione elementare. È importante rilevare esplicitamente che non conta che la “macchina” abbia sufficiente “intelligenza” da comprendere l’operazione complessa che essa (inconsciamente, allora) viene a compiere eseguendo una dopo l’altra le singole operazioni elementari (da essa dominabili) previste nel flow-chart. Quello che conta è che la “macchina” sappia compiere le singole opera¬ zioni elementari. ' Boll. Soc. Natur. Napoli voi. XCV, 1986, pp. 255-279, 3 figg., 6 tavv. Segnalazione di livelli ittiolitici eocenici a Cyclopoma gigas Agassiz ai Monti Alburni (Appennino Campano)* Nota dei soci Sergio Bravi** e Marcello Schiaitarella ** Riassunto. - Si segnala un livello riccamente fossilifero ai M.ti Alburni. Nella porzione superiore, calcarea, si rinvengono ittioliti in gran numero che lo studio paleontologico ha permesso di ascrivere alla specie Cyclopoma gigas Agassiz (ord. Perciformes , fam. Serranidae , gen. Cyclopoma Agassiz). La porzione inferiore, calca- reo-marnosa, è invece caratterizzata dalla presenza di Crostacei Decapodi. Il pacco fossilifero non supera i quindici metri di spessore e poggia stratigrafìcamente su cal- careniti a foraminiferi dell’Eocene medio. Brecce eoceniche ad elementi delle sud¬ dette calcareniti, di calcari cretacici e degli stessi litotipi ittiolitici, chiudono verso l’alto la successione. Si estrapola pertanto una età eocenica (non inferiore all’Eocene medio) per l’intero livello fossilifero. I caratteri litologici e paleontologici dei campioni provenienti dal livello segna¬ lato suggeriscono un ambiente deposizionale di tipo lagunare, ben riparato ed a bas¬ sissima energia. Abstract. - A rich fossil horizon outcropping in Alburni M.ts (Campania Apen- nines) is recorded. In thè upper portion (laminated limestones with chert) fish fos- sils, whose palaeontological study allows to ascribe to Cyclopoma gigas Agassiz spe- cies (ord. Perciformes , fam. Serranidae gen. Cyclopoma Agassiz), have been found. The lower portion (bituminous marly limestones) is characterized by thè presence of Crustacean Decapoda. These levels, thick no more than fìfteen meters, are supported by middle-eoce- nic foraminiferal limestones. Eocenic breccias with elements of underlying limesto¬ nes form thè top of thè outcropping sequence. Therefore w e suggest an eocenic age (not older than middle Eocene) for thè fossil hearing levels. On thè ground of lithological and palaeontological peculiarities of thè reported horizon it is possible to suppose a depositional environment of lagoonal type. Key words: - Stratigraphy (Senonian, Eocene), Palaeontology (Teleostean fishes, Cyclopoma gigas Agassiz), Italy (Campania Apennines, Alburni M.ts). (*) Lavoro stampato con il contributo del Ministero della Pubblica Istruzione. (**) Istituto di Paleontologia - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli 256 S. Bravi e M. Schiattarella Premessa e conclusioni Nell’ambito delle ricerche paleontologiche e stratigrafiche condotte dall’Istituto di Paleontologia dell’Università di Napoli sulle successioni mesozoiche dell’Appennino meridionale, sono state eseguite campionature di calcari cretacici ai M.ti Alburni. Nel corso di tale lavoro sono stati rinve¬ nuti terreni eocenici, non segnalati in precedenza, con livelli fossiliferi a Pesci ed a Crostacei Decapodi. È stato pertanto intrapreso uno studio di dettaglio al fine di precisare la posizione stratigrafìca del livello ittiolitico e determinarne il contenuto fossilifero. La presente nota illustra la situazione geologico-stratigrafica dell’affio- ramento e fornisce alcune osservazioni sugli ittioliti. La fauna studiata pro¬ viene da un pacco di strati di esiguo spessore affiorante in località Carbo- nera (quota m. 1380 circa), compresa nella porzione sudoccidentale della tavoletta IGM AULETTA 198 I SE. Le ricerche finora condotte sul terreno ed in laboratorio permettono di precisare quanto segue: 1) i livelli fossiliferi (calcari ad ittioliti e calcari marnosi a” Crostacei Decapodi) poggiano stratigraficamente su calcareniti a foraminiferi e sono sovrastati da calciruditi ad elementi dei litotipi sottostanti; si ascrive all’Eo¬ cene l’intero pacco di strati fossiliferi in base alle osservazioni sulle micro¬ faune presenti nelle calcareniti sottostanti e nella matrice delle brecce sovrastanti; 2) i reperti ittiolitici risultano appartenere alla specie Cyclopoma gigas Agassiz, mai segnalata prima d’ora in Appennino; 3) si ipotizza un’evoluzione dell’ambiente neritico delle calcareniti di base ad un ambiente lagunare ben riparato, con mare sottile ed a bassis¬ sima energia, soggetto a frequenti episodi di mortalità di massa delle faune che lo popolavano, patria deposizionale dei litotipi a Pesci ed a Crostacei; la deposizione delle brecce segna un brusco mutamento ambientale proba¬ bilmente attivato da fattori tettonici. Inquadramento geologico La dorsale dei M.ti Alburni costituisce una vasta monoclinale di forma regolare, allungata in direzione WNW-ESE. La struttura immerge verso SW ed è bordata da grandi faglie perimetrali. Il versante sud-occidentale degrada più o meno dolcemente verso il fondovalle mentre i restanti ver¬ santi sono caratterizzati da un paesaggio più aspro, con pendii acclivi e pareti subverticali. Sull’altipiano dominano le forme carsiche. Segnalazione di livelli ittiolitici eocenici ( Appennino campano) 257 L’ossatura geologica della dorsale è costituita da terreni mesozoici, ampiamente rappresentati in affioramento: i calcari del Giurassico supe¬ riore affiorano in misura limitata all’apice settentrionale del massiccio mentre i termini carbonatici del Cretacico inferiore sono presenti senza soluzione di continuità lungo i versanti nord-orientale e nord-occidentale, ed in misura minore nella porzione più meridionale del versante sud¬ occidentale e su quello sudorientale; la restante parte dell’area è occu¬ pata da terreni del Cretacico superiore. Su questi si rinvengono forma¬ zioni trasgressive eoceniche e mioceniche in lembi di modesta esten¬ sione, laddove le condizioni di giacitura ne hanno evitato il completo smantellamento erosivo. Terreni del Paleocene-Eocene e del Miocene affiorano più estesamente al piede del versante sud-occidentale. Il Qua¬ ternario è rappresentato prevalentemente da detrito di falda lungo i bordi della dorsale. Il massiccio è attraversato da due principali sistemi di faglie in dire¬ zione appenninica e antiappenninica. La successione affiorante è costituita alla base da calcari micritici gri¬ gio chiaro, a luoghi dolomitici e pseudoolitici, con frammenti di molluschi, ascritti al Giurassico superiore per la presenza di Selliporella donzelli Sart. & Cresc., Clypeina jurassica Favre, Pfenderina salernitana Sart. & Cresc., Kurnubia palastiniensis Henson. Su questi appoggiano calcari micritici avana in banchi e strati, con frequenti intercalazioni di dolomie. I livelli basali contengono, tra l’altro, Cuneolina laurentii Sart. & Cresc., Pianella dinarica (Rad.), Cuneolina scarsellai De Castro, Orbitolina sp., e sono per¬ tanto riferibili al Barremiano-Aptiano; l’Albiano, in facies marino-lagunare, è definito dalla seguente associazione: Ovalveolina reicheli De Castro, Cuneolina sp., Nezzazata sp., Orbitolinopsis spp., Ostracodi. Pure all’Albiano Sartoni e Crescenti (1962) ascrivono un intervallo di circa trenta metri, rinvenuto sul versante nordoccidentale del massiccio, costituito da calcari neri a grana finissima, sottilmente stratificati, contenenti frammenti ittioli¬ tici indeterminabili. I livelli superiori della formazione sono ascrivibili al Cenomaniano per la presenza di Rhaphydionina dubia De Castro, Nummo- loculina beimi Bonet, Cisa/veolina fraasi Reichel. Il Cretacico superiore (Turoniano-Senoniano) è costituito da calcari micritici e detritici di colore bianco o avana, in banchi e strati, con più rare intercalazioni dolomitiche, a Moncharmonthia apenninica De Castro, Thaumatoporella parvovesiculi- fera (Raineri), Accordi eli a conica Farinacci, Rotorbinella scarsellai Torre, Dicyclina schlumbergeri Mun.-Chalm.; nella parte superiore della forma¬ zione si rinvengono livelli con abbondanti resti di Rudistacee. La facies è di ambiente di retroscogliera. 258 S. Bravi e M. Schiattarella L’intera successione stratigrafica mesozoica è riferibile ad un ambiente deposizionale di interno di piattaforma carbonatica. Ai terreni cretacici seguono calcilutiti e calcareniti avana con chiazze rossastre, ben stratificate, con intercalazioni di brecce intraformazionali e di marne verde-giallo, ascrivibili al Paleocene-Eocene inferiore (formazione di Trentinara, Selli, 1962) per la presenza di Alveolina ellipsoidalis Schw., Spirolina spp., Periloculina rainchorti Schlumb.. Su queste e direttamente sul Cretacico appoggiano calcareniti giallastre e rosate, mal stratificate, a luoghi con intercalazioni di brecce, con abbondanti microfossili: Nummuli- tes sp., Alveolina oblonga D’Orb., Orbitolites complanatus Lam., Fabiania cf. cassis Silvestri, Miliolidi, Rotalidi; tale associazione è riferibile all’Eo¬ cene medio. Terreni trasgressivi di età miocenica, caratterizzati alla base da mate¬ riale carbonatico (calcareniti e calciruditi) passante verso l’alto a termini terrigeni, chiudono la successione. Descrizione dell’affioramento studiato Gli affioramenti presi in esame (località Carbonera, tavoletta 198 I SE) costituiscono un piccolo lembo residuo di terreni a tetto delle successioni cretaciche in facies in piattaforma carbonatica (ambiente di retroscogliera). La successione stratigrafìca di questo lembo non è ben esposta. Le condi¬ zioni di giacitura non solo impediscono l’osservazione dell’intero pacco di strati in un’unica successione indisturbata, ma non consentono neppure di investigare il contatto con il substrato cretacico. La successione è stata ricostruita mediante una serie di osservazioni separate dei singoli rapporti stratigrafìci tra i vari terreni in esame, compiute comunque a piccola distanza le une dalle altre (poche decine di metri), che hanno permesso di estrapolare l’intera stratigrafia del sito fossilifero. Per quanto concerne l’ap¬ poggio sui terreni mesozoici, si può soltanto segnalare che una campiona¬ tura speditiva eseguita sui dossi di calcari cretacici che contornano il sito permette di attribuirli al Senoniano (probabilmente Coniaciano-Santo- niano) per la presenza di Accordiella conica Farinacci, Sgrossoella parteno - peia De Castro, Aeolisaccus Rotori Radoicic, Thaumatoporella sp., Num- moloculina sp., Miliolidi, Textularidi (Tav. I). La successione studiata è costituita, dal basso verso l’alto, da: a) calcareniti grigio-giallastro, mal stratificate, riccamente microfossili¬ fere, di spessore complessivo non valutabile; in sezione sottile si osser¬ vano: Alveolina spp., Nummulites sp., Fabiania cassis Silvestri, Soritidi, Segnalazione di livelli ittiolitici eocenici (Appennino campano) 259 Rotalidi, rari Miliolidi (Tav. II); tale associazione è riferibile all’Eocene Medio; b) calcari marnosi dal grigio-bruno al nero, a luoghi sottilmente lami¬ nati, con selce, talvolta bituminosi, fetidi alla percussione; intercalato nella porzione basale è stato rinvenuto un livello calcilutitico avana scuro conte¬ nente oogoni e frustoli di Caracee, associati a Gasteropodi dal guscio sot¬ tile (Fig. 1); i litotipi bituminosi, laddove si presentano alterati, assumono Fig. 1 . — Oogoni e fmstuli di Caracee in associazione con Gasteropodi a guscio sottile. una colorazione chiara e sono più facilmente sfaldabili in straterelli sottili; i fossili riscontrabili macroscopicamente sono costituiti da Crostacei Deca¬ podi (Tav. I), spesso in frammenti ed impronte, e di cui si osservano più frequentemente appendici ed antenne; altri Crostacei Decapodi nell’area dei massicci carbonatici silentini, sono stati segnalati al M.te Vesole da Scorziello e Sgrosso (1965) ed attribuiti al Senoniano, forse Senoniano?- Maastrichtiano, da Sgrosso (1968); c) calcilutiti avana con liste e noduli di selce, sottilmente laminate ma non facilmente sfaldabili, fetide alla percussione; il livello contiene nume- 260 S. Bravi e M. Schiattarella rosi resti di Pesci, distribuiti soprattutto sulle superfici delle lamine, le quali tuttavia si presentano irregolari a causa di microdislocazioni e patine di ossidi; pertanto lo stato di conservazione dei resti fossili, pur permetten¬ done lo studio paleontologico, non è ottimale; a luoghi gli strati ittiolitici risultano caratterizzati da una laminazione più evidente e regolare e da una maggiore fissilità che consente di osservare sulle superfici delle lamine anche squame e coproliti; intercalato nella parte alta degli strati ittiolitici si rinviene un livello delle calciruditi del punto successivo; d) brecce calcaree ben cementate, ad elementi in prevalenza delle cal- careniti del punto a) e subordinatamente di calcari cretacici e dei calcari ittiolitici del punto c); nella matrice delle brecce è stata accertata la pre¬ senza di Nummuliti ed Alveoline (Tav. Ili) che consente di attribuire al¬ l’Eocene anche tale litotipo; gli spessori originari delle calciruditi non sono determinati poiché queste costituiscono il top della successione affiorante. A livello microfossilifero sia i calcari ad ittioliti che i calcari marnosi a Crostacei Decapodi non presentano faune significative dal punto di vista cronostratigrafico; si rileva comunque la presenza di rari ostracodi. L’intero pacco di strati fossiliferi non supera i quindici metri di spes¬ sore. In base alla posizione stratigrafica dei livelli fossiliferi è estrapolabile per questi un’età eocenica (non inferiore all’Eocene medio). Studi ulteriori potranno precisare se la successione descritta risulta ascrivibile per intero all’Eocene medio o in parte anche all’Eocene superiore. Osservazioni paleontologiche sugli ittioliti Lo studio eseguito si basa su quindici esemplari pressoché interi, su molti esemplari incompleti e numerose parti disarticolate. La lunghezza parziale (dal margine anteriore del capo al margine posteriore delle ipurali, essendo la coda quasi sempre danneggiata nella parte distale) varia negli esemplari studiati tra 3.5 e 12.5 cm. L’altezza mas¬ sima del corpo (presa ortogonalmente all’asse del pesce) varia tra 1.1 e 4 cm. La lunghezza della testa (dall’estremità anteriore del capo al margine posteriore dell’opercolo) varia tra 1.4 e 4.5 cm. La lunghezza della pinna dorsale (presa dalla base del primo raggio alla base dell’ultimo) varia tra 1.8 e 5.5 centimetri. L’altezza minima del peduncolo caudale, infine, varia tra 0.5 e 1.8 cm. Gli esemplari studiati, attribuibili tutti alla stessa specie, mostrano i caratteri di seguito riportati. Segnalazione di livelli ittiolitici eocenici (Appennino campano) 261 Fig. 2. - Contatto stratigrafico tra i calcari ad ittioliti e le sovrastanti brecce eoce¬ niche. 262 S. Bravi e M. Schiattarella Il corpo è relativamente allungato con testa dal profilo quasi tondeggiante e cavità orbitale subcircolare. La pinna dorsale è divisa in due parti (D! e D2) non intervallate; la parte posteriore (D2) sembra avere un profilo arrotondato posteriormente, così come la pinna caudale e quella anale (Tav. IV). Il sopramascellare è presente. Piccoli denti conici si osservano su pre¬ mascellare e dentale. Il preopercolo, che a causa della sua relativa robustezza si rinviene spesso anche isolato, presenta una branca ascendente con un margine posteriore ornato per buona parte della lunghezza da una fitta dentellatura; la branca inferiore è provvista di quattro robuste spine ricurve in avanti. L’angolo tra le due branche è di circa 110° (Tav. V). L’opercolo è di forma subtriangolare e termina posteriormente con una robusta spina sovrastata molto probabilmente da una di dimensioni minori che nei reperti studiati non si conserva per intero (Tav. VI). Su qualche esemplare si sono potuti contare 5-6 raggi branchiostegi. La colonna vertebrale è composta da 24 vertebre di cui 10 sono tora¬ ciche e 14 caudali. La parte anteriore della pinna dorsale (DO, preceduta da tre axonosti ausiliari, è sorretta da otto raggi spiniformi di dimensioni crescenti dal primo al quarto; la parte posteriore (D2) è sostenuta da un primo raggio spiniforme seguito da almeno dieci raggi molli. La pinna anale presenta tre raggi spiniformi di lunghezza crescente dal primo al terzo; il secondo è il più robusto. Seguono sette (otto) raggi molli. La pinna caudale (Tav. V), anche se in genere non ben conservata, spe¬ cie nella parte distale a causa della delicatezza delle strutture, sembra avere un profilo tondeggiante; restano comunque ben separati i due lobi a causa del diastema esistente tra la seconda e la terza ipurale. La pinna cau¬ dale presenta diciotto raggi lunghi che si dividono distalmente, più quelli di dimensioni minori situati in posizione esterna superiore ed inferiore. Le vertebre che partecipano al sostegno degli elementi endoscheletrici e dei raggi della pinna caudale sono le ultime tre. Si osservano cinque ipurali ed una paraipurale; la terza e la quarta ipurale si presentano molto ravvici¬ nate, quasi a formare un unico corpo. La prima epiurale presenta un’espan¬ sione lamellare nella zona prossimale e diviene cilindrica distalmente. Le altre due epiurali sono cilindriche, più brevi e sottili della prima. Non è stato possibile osservare con chiarezza, a causa del cattivo stato di conser¬ vazione, l’urodermale e lo stegurale. Le squame sono osservabili in parte su alcuni esemplari e più spesso isolate, distribuite in gran quantità sulle superfici di laminazione della roc¬ cia, insieme a frammenti ossei disarticolati. Esse risultano essere prevalen- Segnalazione di livelli ittiolitici eocenici (Appennino campano) 263 temente di tipo ctenoide (Tav. V); si sono osservate alcune squame di tipo cicloide nella zona della nuca di un solo esemplare. Per i caratteri sopra descritti, per la forma generale del corpo e la reci- proca posizione delle pinne nonché per la dicotomia di alcune spine della branca inferiore di un preopercolo di grosse dimensioni, si ritiene che i reperti studiati siano da ascrivere all’ordine Perciformes , famiglia Serrani- dae , genere Cyclopoma Agassiz 1833, specie Cyclopoma gigas Agassiz 1833. Distribuzione cronostratigrafica e geografica del genere Cyclopoma Il genere Cyclopoma Agassiz, monospecifico, è segnalato con certezza, allo stato attuale delle conoscenze, nei terreni eocenici del Monte Bolca (M.ti Lessini, Verona). Gaudant (1982) lo ritrova, sempre in terreni eoce¬ nici, nella formazione del Calcaire grossier (Bacino di Parigi). Altri resti, dubitativamente attribuibili a questo genere, sono costituiti da preopercoli, di cui uno rinvenuto in terreni del Paleocene superiore di Dormaal (Belgio) e riferito da Casier (1967) alla nuova specie Prolates? dormalensis , e un altro in terreni del Cretacico superiore dell’Isola di Eubea (Grecia). In accordo con Sorbini (1975) si ritiene che solo nuovi ritrovamenti nei terreni citati potranno confermare la presenza di Cyclo¬ poma in quei siti. In terreni eo-oligocenici del Queensland (Australia), Long (1980) segnala una forma fossile attribuibile al genere vivente Percalates; quest’ul¬ timo è ritenuto da Sorbini (1983) probabilmente identico al genere Cyclo¬ poma. Considerazioni paleoecologiche e paleoambientali Il genere fossile Cyclopoma , così come altri generi affini ( Eolates , Lates, Dules , ecc.), si ritiene sia stato essenzialmente abitatore delle coste, dalle abitudini di predatore. Grazie alle caratteristiche di eurialinità comuni a gran parte dei Serranidi, esso poteva penetrare in ambienti a sali¬ nità variabile quali estuari e lagune costiere. Quest’ultimo ambiente ben si accorda con i caratteri deposizionali e sedimentologici delle rocce conte¬ nenti gli ittioliti in questione. Infatti tali litotipi risultano essere costituiti da alternanze di colorazione chiara e scura di sottili lamine micritiche e dolomicritiche (Fig. 3), tipiche di ambienti a bassissima energia con episodi 264 S. Bravi e M. Schiattarella evaporitici. La selce intercalata in lenti più o meno sottili, più raramente in noduli, presenta talvolta strutture da disseccamento. Si ricorda inoltre che la presenza di oogoni e frustuli di Caracee e Gasteroropodi a guscio sottile (probabilmente Planorbidi e Limneidi) nei livelli basali calcilutitici dei cal¬ cari a Crostacei Decapodi, indica chiaramente un ambiente deposizionale a salinità molto bassa per continui apporti di acqua dolce. Fig. 3. — Fotografìa da sezione sottile dei calcari ad ittioliti. Si osserva l’alternanza di lamine micritiche e dolomicritiche dislocate da strutture da pressione soluzione trasversali alla laminazione. Nell’ambiente lagunare ipotizzabile come patria deposizionale dei cal¬ cari ad ittioliti ed a Crostacei Decapodi dei M.ti Alburni, la popolazione di Cyclopoma sarebbe stata soggetta a frequentissimi episodi di mortalità di massa testimoniati dalla presenza di numerosi ittiofossili distribuiti su superfìci di laminazione della roccia distanti soltanto pochi millimetri le une dalle altre. La deposizione delle brecce segna un brusco mutamento paleoambien¬ tale (sebbene dopo un primo episodio calciruditico si restaurino temporanea¬ mente le condizioni lagunari), attivato probabilmente da fattori tettonici. Segnalazione dì livelli ittiolitici eocenici (Appennino campano) 265 Ringraziamenti Ringraziamo vivamente la prof.ssa Maria Moncharmont Zei, il prof. Ugo Moncharmont, il prof. Piero De Castro e il prof. Italo Sgrosso, per la lettura critica del manoscritto e le proficue e stimolanti discussioni sull’ar¬ gomento. Siamo grati al prof. Lorenzo Sorbini per averci permesso di confron¬ tare alcuni nostri reperti con quelli custoditi nel Museo Civico di Storia Naturale di Verona e per gli utili chiarimenti e la cortese ospitalità. Un particolare ringraziamento va al prof. Filippo Barattolo per la supervisione delle analisi micropaleontologiche e la preziosa collaborazione nella realizzazione della parte illustrativa. Desideriamo inoltre ringraziare Enzo Caputo e Danilo Rybcenko per averci segnalato la presenza di frammenti ittiolitici in manufatti antropici dell’area di studio, e Loredana Vega, Cecilia Castelluccio, Costantino D’Antonio e Guglielmo De Falco per l’appoggio logistico e morale ricevuto durante tutta la ricerca. BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE Agassiz L. (1833-1844) - Recherchers sur le poissons fossiles. Voi. IV. Petitpierre, Neuchatel. Berttn L. & Arambourg C. (1958) - Super-ordre des Téléostéens. In P. Grassè - Traitè de Zoologie, voi. XIII, fase. III. Casier E. (1967) - Le landénien de Dormaal (Brabant) et sa faune ichthyologique. Mem. Inst. R. Se . Nat. Belgioque, 156, pp. 1-66, 10 figg., 8 tavv. D’Argenio B. (1974) - Le piattaforme carbonatiche periadriatiche. Una rassegna di problemi nel quadro geodinamico mesozoico dell’area mediterranea. Mem. Soc. Geol. It ., 13 (2), pp. 137-159, 6 figg., 2 tavv. Gaudant J. (1982) - Découverte du genre Cyclopoma Agassiz (Poissons Téléostéen, Percoidei) dans le Calcaire grossier d’Ile-de-France. Bull. Inf. Géol. Bassin Paris , 19, 2, pp. 25-28. Long J. (1980) - The history of fishes on thè Australian Continent. In P. V. Ri eh & E. M. Thompson (Eds.) - The fossil vertebrate record of Australiasia, 32 pagg. Marini M. & Andri E. (1966) - Lembi paleocenici ed eocenici nel Cilento setten¬ trionale (Salerno). Atti Ist. Geol. Univ. di Genova , 4, pp. 181-201, 5 tavv. Sartoni S. & Crescenti U. (1962) - Ricerche biostratigrafiche nel Mesozoico dell’Appennino meridionale. Giorn. Geol., ser. 2, 29, pp. 161-302, 41 tavv., 1 tab. Scorziello R. & Sgrosso I. (1965) - Segnalazione di Crostacei Decapodi nel Paleo¬ cene di M. Vesole (Salerno). Boll. Soc. dei Natur. in Napoli, 74, 2 pagg., 3 tavv. 266 S. Bravi e M. Schiattarella Selli R. (1962) - Il Paleogene nel quadro della geologia dell’Italia meridionale. Mem. Soc. Geol. It ., 3, pp. 737-789, 1 fìg., 1 tav. Sgrosso I. (1968) - Note biostratigrafiche sul M. Vesole (Cilento). Boll. Soc. dei Natur. in Napoli , 77, pp. 159-180, 14 fìgg. Sorbini Frigo M. & Sorbini L. (1975) - Revisione del genere fossile Cyclopoma Agassiz e suoi rapporti con l’attuale genere Percalates Ramsay e Ogilby (Pisces). Studi e Ricerche sui giacimenti terziari di Bolca , voi. II, pp. 55-84, 11 figg., 18 tavv., 9 diagg., 2 tabb. Sorbini L. 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Napoli, 1988 Sergio Bravi, Marcello Schiattarella, Segnalazione di livelli ittiolitici eocenici ( Appennino campano) Tav. II TAVOLA III Brecce eoceniche ad elementi delle calcareniti dell’Eocene medio (clasto in alto a destra) e dei calcari senoniani (clasto in basso, con Accordiella conica ); si noti Alveolina sp. in matrice; lOx. Boll. Soc. Natur. Napoli, 1988 Sergio Bravi, Marcello Schiattarella, Segnalazione di livelli ittiolitici eocenici (Appennino campano) Tav. Ili TAVOLA IV Cyclopoma gigas Agassiz; circa 2x. Boll. Soc. Natur. Napoli, 1988 Sergio Bravi, Marcello Schiattarella, Segnalazione di livelli ittiolitici eocenici (Appennino campano) Tav. IV TAVOLA V a) Cyclopoma gigas Agassiz. Squama ctenoide; circa 17x. b) Cyclopoma gigas Agassiz. Preopercolo; circa 5x. c) Cyclopoma gigas Agassiz. Particolare della pinna caudale; circa 6x. Leggenda: 1, 2, 3, 4, 5 = I, II, III, IV, V Ipurali; 6 = Paraipurale; 7, 8 = Emacanti; 9 = Neuroacanto della terzultima vertebra. Boll. Soc. Natur. Napoli, 1988 Sergio Bravi, Marcello Schiattarella, Segnalazione di livelli ittiolitici eocenici (Appennino campano) Tav. V TAVOLA VI Cyclopoma gigas Agassiz. Testa e parte del tronco; 5x. Leggenda: 1 = Preopercolo; 2 = Opercolo; 3 = Raggi branchiostegi; 4 = Dentale; 5 = Premascellare; 6 = Parasfenoide. Boll. Soc. Natur. Napoli, 1988 Sergio Bravi, Marcello Schiattarella, Segnalazione di livelli ittiolitici eocenici (Appennino campano) Tav. VI Boll. Soc. Natur. Napoli voi. XCK 1986, pp. 281487, fig. 1 Possibili correlazioni durante il periodo riproduttivo tra l’attività enzimatica dell’ipotalamo e il tasso piasmatico degli androgeni in Perdix perdix (*) Nota dei soci Maria Filomena Caliendo(**) e Mario Milone(**) Riassunto. - In maschi di starna gli AA hanno ipotizzato possibili correlazioni tra il tasso piasmatico degli androgeni e l’attività ipotalamica di alcuni enzimi steroido- dipendenti nel periodo da gennaio a maggio. Nell’area preottica la [3-glucuronidasi ((3-GLR) mostra un andamento direttamente confrontabile con quello degli andro¬ geni, mentre è possibile notare una relazione inversa per la glucosio-6-fosfato deidro¬ genasi (G-6-PDH). Nella stessa area la fosfatasi acida (FAQ e la malato deidrogenasi (MDH) non mostrano variazioni tali da poter essere messe in rapporto col tasso androgenico nel plasma. Nell’ipotalamo posteriore la [3-GLR ha un andamento simile al tasso androgenico piasmatico, mentre le attività della G-6-PDH e della FAC offrono un andamento inverso. In conclusione, gli enzimi per i quali è possibile ipotizzare una correlazione col tasso piasmatico degli androgeni sono la (3- GLR e la G-6-PDH. Abstract. - In males Perdix perdix AA have hypothized possible correlations between plasmatic androgens and hypothalamic activity of steroid-dependent enzymes during thè period january-may. Activity of (3-GLR in thè preoptic area is directly comparable with level of androgens and an inverse relationship was shown for thè G-6-PDH acti¬ vity. ACP and MDH do not show relationship with plasmatic androgens in thè preop¬ tic area. The picture in thè posterior hypothalamus is thè same for P-GLR and G-6- PDH; also thè activity of ACP shows an inverse relationship with androgens during thè studied period. But, probably, it is possible to hypothize a correlation between thè plas¬ matic level of androgens and thè enzymatic activity for p-GLR and G-6-PDH only. Introduzione Fino agli anni 70 i vari aspetti della biologia riproduttiva negli Uccelli erano stati studiati solo in poche specie, per lo più domestiche (Follett, 1973; Balthazart et al. , 1976; Jallageas et al., 1978; Wingfield e Farner, (*) Lavoro n. 94 del programma di ricerca del Gruppo Eco-Etologico (CEE) in Napoli. (**) Istituto e Museo di Zoologia - Vìa Mezzocannone, 8 - Napoli. 282 M. F. Caliendo e M. Milone 1980) . Negli ultimi anni la starna, a causa del suo declino in natura, ha destato notevole interesse nei ricercatori. In campo europeo, gli studi fatti finora avevano fatto luce solo su aspetti eco-etologici della specie (Pulliai- nen, 1965; Potts, 1980). Nel 1983 l’Istituto Nazionale Biologia della Sel¬ vaggina ha coordinato un «Progetto Starna Italiano», al quale hanno ade¬ rito vari ricercatori che, oltre alle succitate problematiche, si sono interes¬ sati anche di biologia riproduttiva (Bottoni et al. , 1984; Fraissinet et al ., 1985; Lucini et al ., 1985; Beani, 1985). In relazione a quest’ultimo aspetto, nel maschio di starna, dopo le gonadi, abbiamo esteso gli studi all’ipota- lamo, quale organo-chiave nel controllo dell’attività riproduttiva, conside¬ rando in particolare il periodo da gennaio a maggio. Dell’ipotalamo ci siamo interessati a due zone, l’area preottica, che opera prevalentemente un controllo sull’attività sessuale e l’ipotalamo posteriore, che regola per lo più la risposta agli stimoli ambientali (Valenstein et al., 1970). In questo lavoro abbiamo voluto studiare alcuni markers enzimatici, quali la fosfatasi acida (FAC), la p-glucuronidasi (B-GLR), la glucosio-6-fosfato deidrogenasi (G-6-PDH) e la malato deidrogenasi (MDH), che, sia nelle gonadi di starna che in altre specie, sono coinvolti nei meccanismi di regolazione ormonale (Di Pietro, 1968; Bardin et al., 1979; Rastogi et al., 1979; Varriale et al., 1981) . Inoltre è stato valutato l’andamento degli androgeni plasmatici, dai quali questi enzimi spesso sono dipendenti. Materiali e metodi Sono stati utilizzati 30 maschi adulti di starna di un ceppo di origine italica. Di questi, dieci sono stati sacrificati in gennaio, dieci in marzo e dieci in maggio. L’ipotalamo è stato prelevato e diviso in area preottica e ipotalamo posteriore. Le due zone sono state pesate e omogeneizzate in 5 mi di acqua distillata. Successivamente sono state eseguite le determina¬ zioni enzimatiche come descritto in Milone et al. (1985), ad eccezione della FAC, determinata secondo il metodo di Chieffi et al. (1966). Il conte¬ nuto proteico è stato determinato secondo il metodo di Lowry et al. (1951). L’andamento degli androgeni è stato valutato nel plasma come descritto da Pierantoni et al. (1984). Il coefficiente di variazione inter- ed intra-assay è stato rispettivamente del 7% e 9%. La sensibilità era di 2 pg/ tubo. La significatività è stata vagliata col test del «t» di Student. Possibili correlazioni durante il periodo riproduttivo, ecc. 283 Risultati Andro geni L’andamento di tali ormoni rimane invariato a livelli minimi tra gen¬ naio e marzo, aumenta in aprile (p < 0.02 versus marzo) e raggiunge il massimo in maggio (p < 0.001). P -GLR L’attività dell’enzima nell’area preottica mostra un aumento significa¬ tivo nel periodo gennaio-maggio (p < 0.01 gennaio vs maggio). Nell’ipota- lamo posteriore l’incremento è significativo sempre e solo tra gennaio e maggio (p < 0.02). FAC Nell’area preottica l’attività enzimatica subisce un notevole calo in marzo (p < 0.0001), per poi mostrare una ripresa in maggio (p < 0.01). Nell’ipotalamo posteriore si nota una lieve diminuzione in maggio (p < 0.02 vs gennaio). MDH L’attività dell’enzima, nell’area preottica, mostra un aumento non significativo in marzo, per poi diminuire significativamente in maggio (p < 0.02 vs marzo). Non si osservano variazioni significative nell’ipota- lamo posteriore. G-6-PDH Nell’area preottica l’attività dell’enzima si mantiene alta in gennaio e marzo, per poi diminuire significativamente in maggio (p < 0.01) vs gen¬ naio; p < 0.02 vs marzo). Nell’ipotalamo posteriore l’attività enzimatica diminuisce più nettamente tra gennaio e marzo (p < — ) e, in misura minore, in maggio (0.05 < p < 0.02; p < 0.01 gennaio vs maggio). Discussione Osservando la Fig. 1 viene da notare subito che esiste una certa varia¬ bilità nei dati, soprattutto in quelli relativi al mese di marzo. Ciò può esser messo in relazione alla eterogeneità nel comportamento sociale e sessuale 284 M. F. Caliendo e M. Milone e quindi anche a quadri ormonali diversi da individuo a individuo in periodo prenidificante. Infatti, è stato osservato che già in inverno vi sono alcuni individui che esibiscono sequenze di corteggiamento e che degli esemplari anticipano rispetto alla media il quadro tipico primaverile del comportamento alimentare e aggressivo, tanto in natura che in voliera (Beani, 1985). Possibili correlazioni durante il periodo riproduttivo, ecc. 285 Delle due idrolasi è da osservare che la p-GLR potrebbe esser ben cor¬ reiabile con randamento degli androgeni plasmatici nelle due zone ipotala- miche considerate. Infatti per la FAC non c’è confronto tra l’andamento degli androgeni plasmatici e la sua attività nell’area preottica, anche se è possibile ipotizzarne al più uno inverso nell’ipotalamo posteriore. Questi ultimi dati sono piuttosto analoghi a quanto osservato nel testicolo e nell’epididimo di ratto da Vanha-Perttula e Nikkanen (1973, 1977). Tali autori, infatti, hanno dimostrato resistenza di 4 diverse forme di FAC non tutte androgeno-dipendenti e non sempre presenti nei vari dipartimenti tis- sutali, il che altera notevolmente il semplice quadro dell’analisi in tato. Le due deidrogenasi tendono entrambe a diminuire in maggio, ma con un comportamento delPMDH non raffrontabile con quello ormonale. L’elevata variabilità dell’enzima è stata riscontrata già nelle gonadi di starna (Milone et al , 1985) e può esser rapportata all’eterogeneità etologica delle starne, soprattutto in marzo, all’inizio del periodo riproduttivo quando si ritrova in molti organi a ciclicità annuale una elevata ripresa postinvernale del metabolismo. Comunque bisogna tener presente che questo enzima esiste in due forme, la mitocondriale e la solubile, che, almeno nel topo, hanno mostrato avere un controllo ormonale diverso e spesso complemen¬ tare (Milone et. al , 1981; Varriale et al. , 1981). La diminuzione dell’atti¬ vità della G-6-PDH da gennaio a maggio è invece significativa per entrambe le aree e può esser inversamente correiabile con l’andamento degli androgeni plasmatici nello stesso periodo. Ciò è spiegabile col fatto che il massimo dell’attività ipotalamica si esplica precocemente nel periodo riproduttivo. Infatti il picco di LH cade a metà aprile (Lucini et al. , 1985) e, «di conseguenza», quello del testosterone capita a maggio con l’attività testicolare della G-6-PDH massima nei mesi successivi (Milone et al. , 1985): è quindi piuttosto logico che l’enzima, indice in questo caso del metabolismo steroideo ipotalamico, abbia già mostrato il massimo della sua attività. In conclusione possiamo dire che una correlazione diretta tra il tasso di androgeni plasmatici e l’attività enzimatica nell’ipotalamo può esser dimostrabile solo per la p-GLR, come già visto per il medesimo organo nel topo (Milone et al , 198 Ib) e nella rana (Iela et al , 1974), mentre è possi¬ bile ipotizzare una correlazione inversa tra androgeni plasmatici e attività enzimatica, come già dimostrato per l’adenoipofìsi di rana (Iela et al. , 1974), a carico della G-6-PDH. Dobbiamo infine anche dire che non si può escludere la influenza di altri sistemi ormonali, come ad es. la prolattina, importante nell’ipotalamo posteriore, in quanto ad essa è legato il comportamento di cura parentale 286 M. F. Caliendo e M. Milone (Lucini et al., 1985). Infatti il tasso piasmatico di tale ormone, nella starna, tende ad aumentare da gennaio a maggio (Lucini et al., 1985), analogamente alla attività enzimatica della p-GLR nell’ipotalamo posteriore, mentre le atti¬ vità della FAC e della G-6-PDH si comportano in modo inverso. BIBLIOGRAFIA BalthazartJ., Hendrick J., 1976 - «Annual variation in reproductive behaviour, testosterone and plasma FSH levels in thè duck», in A nas platyrhyncos. Gen. Comp. Endocrinol 28: 171-183, 3 figg. (N. York). Bardin C. W., Brown T. R., Mills N. C., Gupta C., Bullock L. P., 1978 - «The regulation of thè p-GLR gene by androgens and progestins». Biol. Reprod. 18: 74-83, 7 fìgg, 4 tabb. (Madison). 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XCV, 1986, pp. 289-301, figg. 2, tabb. 4 Gulls Wintering Along thè Campanian Coastline Nota del socio Mario Milone (*), di Maria Grotta (**) e di Giovanni Del Monaco (***) Abstract. - The results of regular observation made along thè Campanian coast¬ line (Southern Italy) from 1970 to 1983 are described. The coastline was divided into 13 zones according to their geomorphology and degree of urbanization. Nine species of gulls were observed ( Larus melanocephalus, L. minutus, L. audouinii, L. canus, L. ridibundus, L. fuscus, L.a. argentatus, L. cachinnans michahellis, L. marinus). We report thè maximum presence of each species along thè whole coast; thè average monthly presence of each species; thè density for each zone during thè wintering, reproductive, summer and autumn periods; thè average annual presence of each species during thè wintering period per km of coastline in each zone and thè adult/immature ratio. The most abundant species during thè winter were L. ridibun¬ dus and L. cachinnans michahellis. Little difference was found in species diversity between urbanized zones and less urbanized ones. Greater differences in species diversity were found between north and south of thè mouth of thè Seie River near Salerno. Riassunto. - Vengono riferite osservazioni regolarmente svolte durante gli anni 1970-1983 sui gabbiani svernanti lungo la costa campana. Le osservazioni sono state condotte in punti prefissati, alla stessa ora, indipendentemente dalle condizioni cli¬ matiche, ogni 15 gg. da Novembre a Febbraio (periodo di svernamento) e da Marzo a Giugno (periodo riproduttivo) e una volta al mese nei restanti periodi dell’anno; sono state riferite a 13 zone litoranee e insulari (Fig. 1), omogenee sotto il profilo geomorfologico e dell’antropizzazione (Tab. I). Vengono riportati dati relativi a nove specie {Larus melanocephalus , L. minutus, L. ridibundus, L. canus, L. audouinii, L. fuscus, L. a. argentatus, L. cachinnans michahellis, L. marinus) riportando per ogni specie la presenza annuale massima lungo tutta la costa (Tab. II); la presenza media mensile (Fig. 2); la presenza durante i periodi di svernamento, riproduttivi, estivi e autunnali in ciascuna zona (Tab. Ili); la media chilometrica di presenza per ciascuna (*) Dipartimento di Zoologia - via Mezzocannone 8 - 80134 Napoli, Italia. (**) Via Caracciolo 20 - 80100 Napoli. (***) Via Visconti 48 - 80147 Napoli-Ponticelli. 290 M. Milone, M. Grotta e G. Del Monaco zona, relativamente alla totalità delle stagioni di svernamento, e il rapporto adulti/ immaturi (Tab. IV). Larus melanocephalus si presenta come svernante e migrante di doppio passo, legato principalmente alla costa a nord del Seie, in gruppi misti col gabbiano comune. L. minutus è in costante aumento quale specie svernante in gruppi ampi misti e di passo autunnale a piccoli gruppi monospecifìci. L. ridibundus è la specie più comune e abbondante ma essenzialmente svernante, anche se pre¬ sente con individui isolati in estate; è in notevole aumento. L. audouinii è uno sver¬ nante occasionale. L. canus è svernante e migrante primaverile osservabile solo a nord del Seie. L. fuscus è essenzialmente svernante in lieve incremento numerico. L. cachinnans michahellis è l’unica specie nidificante con una popolazione molto stabile negli anni. L. marinus è uno svernante occasionale in lieve incremento dal 1979. Si discutono infine le preferenze di habitat e l’ipotesi di espansione dell’areale di sverna¬ mento di specie ritenute più rare come la Gavina, lo Zafferano, il Mugnaiaccio. Key Woords : gulls/Mediterranean Sea/wintering/anthropogenic impact. Contribution no. 50 of thè research program of thè Eco-Ethological Group of thè Department of Zoology, Naples. INTRODUCTION Information on thè presence of gulls in thè Mediterranean Region is fragmentary, especially for thè wintering period (Insenmann 1980, Car- rera et al. 1981, Cramp & Simmons 1983, Fasola 1984). Partial data are available for thè Campanian coastline (Tucker 1927; Milone et al. 1982; Fraissinet & Caputo 1984). However, a detailed picture of thè presence of all thè species in relation to wintering and migratory periods is lacking. Moreover, thè effect of coastline degradation and water pollution on gufi species diversity has not yet been investigated. Here w e report thè results of observations on thè community of gulls along thè whole Campanian coastline between 1970 and 1983. Study area The Campanian coastline was divided into 13 zones (Milone et al. 1982) in relation to their geomorphology and to thè anthropogenic influ- ence. The following characteristics were taken into account: a) rocky or sandy coast; b) number, size and activity of ports; c) main land use; d) type of population center; e) human population density (residents/kmq); /) index of agricultural development (percentage of farmers work in thè active population; g) index of industriai development (percentage of Gulls Wintering A long thè Campanian Coastline 291 people employed in thè active population; industriai plants/km of coast; h) index of intensity of tourism (percentage of people employed in thè active population; beds/km of coast; number of camping sites/km of coast) (Grotta et al. in preparatici!) . The indexes for e),/), g), h) were scored 1 for thè minimum valued and 5 for thè maximum value. The main characte- ristics of each zone are summarized in Tab. I. The 13 zones were (Fig. 1): 1) From thè estuary of thè Garigliano River (41°13'20" N, 13°45'34" E) to thè ruins of Cuma (40°51'00" N, 14°02'51" E). 2) The phlegrean archipelago; thè island of Ischia (40°42'33" N, 13051'17" E), Vivara and Procida (40°46'07" N, 14°01'08" E). 3) From Cuma to Cape Posillipo (40°48T3" N, 14°12'34" E). 4) From Cape Posillipo to Castellam¬ mare di Stabia (40°4210" N, 14028'51" E) excluding Bagni di Pozzano, 5) TABLE I Main geomorphological and anthropogenic characteristic of zones studied. Coastal lenght in km. Rivers and lakes in number. Type of coast: r = rocky; s = sandy. Activity of port: f = fishing; i = industriai; t — touring. Main land use: ur = urban; s = seed- ing; cr = vineyard, olive grove, orchard and orticultural cropping; co = used coppice; un = uncultived. Population centers type: u = urban; r = residential; t = touristic. Human population density and thè indexes are graduated from 1 to 5 (see methods). Zone Coastal length (km) Rivers lakes (no.) Type fo coast Activi- ties and port no. Main land use Types of centers Human popul. dens. Index agr. devel. Index ind. devel. Index tourism int. 1 48.7 1-2 s It un, co t,r 2 5 2 4 2 60.7 - r 8t,f s,ur t,u 3 3 1 5 3 31.5 4-0 s 6f,i,t ur,cr u,r 5 3 4 3 4 40.0 0-1 s 9i,f,t ur,cr u,r 5 1 5 1 5 19.7 - r 9t,f cr,un u,t 4 4 3 3 6 45.5 - r lt,f un,cr t,u 2 3 1 4 7 27.7 - r 6t,f cr,un u,t 4 2 3 4 8 3.8 0-1 s 2i,t,f ur u,r 5 1 5 2 9 37.7 0-7 s 0 s,un t,r 1 4 4 2 10 42.5 0-1 r 5t,f s,cr t,u 2 5 2 2 11 8.7 0-1 s 0 s,un t,u 1 5 1 2 12 45.7 0-3 r 3f,t un.cr t,u 1 4 1 3 13 18.7 0-1 s 2f,t un,s u,t 2 4 2 3 292 M. Milone, M. Grotta e G. Del Monaco Fig. 1. — Profìle of Campanian coastline, showing thè 13 zones studies. Gulls Wintering Along thè Campanian Coastline 293 The Sorrento coastline from Pozzano to Marina della Lobra (40°36'40" N, 14°20T7" E). 6) The islands of Capri, li Galli, Isca, Vetara and thè peak of thè Sorrento peninsula from Marina della Lobra to Cape S. Elia (40°36'57" N, 14°25'38" E) near Positano. 7) The coastline from Cape S. Elia to Vietri sul Mare (40°40'20" N, 14°43'34" E) near Salerno. 8) From Salerno to thè mouth of thè River Irno (40°38'30" N, 14°50'QQ" E). 9) The lowland region between Salerno and Paestum, from thè River Irno to thè River Solofrone (40°23'20" N, 15°00'26" E). 10) The coast from thè mouth of thè River Solofrone to Marina di Casalvelino (40°10'33" N, 15°07'26" E). 11) The Velia lowlands from Marina di Casalvelino to Marina di Ascea (40°08'00" N, 15°10T3" E). 12) The Palinuro coast from Marina di Ascea (locality Torre del Telegrafo) to Garagliano (40°02/33" N, 15°29,34" E). 13) The Gulf of Policastro from Scario to Torre di Capo Bianco (40°02'26" N, 15°40'43" E). Henceforth we shall refer to these zones by their number only. Methods Field observations were taken along thè coastline from November 1970 to February 1983, twice a month during thè wintering (November- February) and breeding (March-June) periods; from July to August (sum- mer period) and from September to October (autumn period), observations were conducted once a month. Gulls were detected in prefixed points and at thè same hour, year after year independently by climatic conditions. The data are summarized as follows: a) total maximum presence (related to a single observation) along thè whole coast for each year stu- died (figures for 1970 refer to November-December only and those for 1983 refer to January-February only); b) thè circannual presence along thè whole coast as monthly averages; c) mean numbers observed per km of each coastline zone calculated for thè wintering period only; d) adult/ immature ratio during winter. Results Tab. II shows thè maximum numbers of birds of each species observed along thè total coastline in each year; L. cachinnans is thè only breeding species (Milone & Grotta, 1983). The circannual presence of thè species is shown in Fig. 2. Tab. Ili shows thè total numbers of birds observed during thè wintering, reproductive, summer and autumn periods respectively, in each zone of thè coastline. Tab. IV shows thè mean numbers of birds seen per km of shoreline for each zone and thè respective adult/immatures ratio. 294 M. Milone, M. Grotta e G. Del Monaco Mediterranean Gull Larus melanocephalus. Fairly Constant throughout thè whole observation period (Tab. II). Wintering and migratory species (April-May, September, Fig. 2). It was found only in zones 1, 3, 5, 8 and 9 (Tab. Ili and IV). Immature birds were particulary abundant in thè First two zones, while a more even age ratio was found in thè others (Tab. IV). It was nev- er seen on thè islands or on thè southern coastline. Mixed flocks of Mediterra¬ nean gulls and Black-headed gulls occurred on thè shoreline, while in thè open sea thè Mediterranean gull formed only monospecific flocks. Little Gull L. minutus. Increased during our observation period (Tab. II). Wintering species with a notable presence in November and in Decern- ber, or migrant (March-April, August, Fig. 2). It prefers zone 3 (Tabb. Ili and IV), which is rich in Coastal lakes, and zone 8, which contains a river (Tab. I). Migrants were observed more often along rocky coastline zones 2, 3, 4, 5 (Tab. III). Wintering birds were seen in mixed flocks with Black- headed gulls or in large, uniform, homogeneous groups; migrants were seen in small, isolated groups. Black-headed Gull L. ridibundus. The most abundant species and in Constant increase (it has doubled in ten years) (Tabb. II and IV). Present all thè year round, but essentially wintering (maximum presence in January, minimum presence in June); it migrates in March-April and October (Fig. 2). TABLE II Maximum number of gulls present along thè total coastline. Years Larus melanoce¬ phalus Larus minutus Larus ridi¬ bundus Larus canus Larus fuscus Larus cachinnans mich. Larus marinus 1970 12 183 3.416 18 1 803 0 1971 26 265 5.318 22 0 754 0 1972 23 286 4.276 28 2 723 1 1973 22 321 4.721 24 0 741 0 1974 41 274 5.264 31 2 778 0 1975 38 266 5.813 29 1 817 1 1976 24 242 5.519 35 1 823 0 1977 37 259 6.228 28 1 851 1 1978 26 301 6.744 31 2 802 0 1979 32 322 6.317 39 2 874 1 1980 44 368 7.151 43 2 862 0 1981 39 424 7.326 41 3 861 0 1982 46 302 6.842 38 5 813 2 1983 18 66 7.924 22 4 842 1 melanocephalus canus Gulls Wintering Along thè Campanian Coastline 295 296 M. Milone, M. Grotta e G. Del Monaco TABLE III Total numbers of gulls observed during wintering (November-February), reproduc- tive (March-June), summer (July-August) and autumn (September-October) periods. The fìgures are averages for thè years 1970-1983. Zones 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 period L. melanocephalus wintering 23 0 14 0 0 0 0 9 2 0 0 0 0 reproduc. 6 0 13 0 4 0 0 0 0 0 0 0 0 summer 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 autumn 0 0 0 0 0 0 0 18 0 0 0 0 0 L. minutus wintering 3 2 182 11 0 0 0 10 22 0 0 0 0 reproduc. 0 0 10 13 26 0 0 0 0 0 0 0 0 summer 0 0 0 0 26 0 0 0 0 0 0 0 0 autumn 0 5 2 7 0 0 0 0 0 0 0 0 0 L. ridihundus wintering 2097 459 1514 1438 219 29 249 976 103 258 28 193 3 reproduc. 282 103 144 205 126 57 98 166 86 51 0 0 2 summer 24 0 22 31 0 0 0 63 0 14 41 0 9 autumn 69 65 99 116 51 0 82 101 92 0 0 0 2 L. canus wintering 8 1 11 30 3 14 2 1 1 0 0 0 0 reproduc. 0 4 9 13 3 0 4 0 0 0 0 0 0 summer 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 autumn 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 L. fuscus wintering 2 1 0 0 0 2 1 3 2 0 0 0 0 reproduc. 0 0 1 0 0 0 0 3 0 0 0 0 0 summer 0 0 0 1 0 0 0 0 0 0 0 0 0 autumn 0 . 0 0 0 0 0 0 0 1 0 0 0 0 L. cachinnans wintering 283 104 107 23 9 106 5 12 5 2 0 14 3 reproduc. 28 31 117 62 20 343 50 59 2 11 0 39 2 summer 126 . 58 158 113 40 123 66 91 11 22 8 28 9 autumn 168 66 173 69 16 128 14 101 3 7 2 15 2 Gulls Wintering Along thè Campanian Coastline 297 TABLE IV Numbers of birds observed during wintering period per km of coastline in each zone and relative adult/immature (A/I) ratio. Average for 1970-1983. Zones Index L. melano- cephalus L. minutus L. ridi- bundus L. canus L. fuscus L. cachin¬ nans 1 km 0.47 0.06 43.01 0.16 0.04 5.58 A/I 0.2 0.3 1.8 1.0 1.1 1.2 2 km 0 0.04 7.56 0.02 0.02 1.73 A/I - I 1.1 A A 2.2 3 km 0.44 5.78 48.06 0.35 0 3.37 A/I 0.4 2.04 1.2 0.2 - 0.23 4 km 0 0.28 35.95 0.75 0 0.58 A/I - 0.3 0.2 1.8 - 1.8 5 km 0 0 11.09 0.15 0 0.46 A/I - - 0.1 0.7 - oo O 6 km 0 0 0.64 0.31 0.04 2.33 A/I - - 8.0 2.0 1.2 3.6 7 km 0 0 8.97 0.07 0.04 0.18 A/I - - 0.5 0.8 I 0.6 8 km 2.40 2.67 260.27 0.80 0.80 33.87 A/I 1.1 1.1 1.3 1.4 0.9 1.2 9 km 0.05 0.58 2.73 0.03 0.05 0.13 A/I 1.0 1.1 0.6 I 1.0 0.5 10 km 0 0 6.07 0 0 0.05 A/I - - 4.4 - - 0.5 11 km 0 0 3.20 0 0 0 A/I - - 1.1 - - - 12 km 0 0 4.22 0 0 0.31 A/I - - 1.2 - - 1.1 13 km 0 0 2.72 0 0 0.31 A/I — __ 1.4 — — 0.4 It prefers man modified zones (1, 3, 4, 8), where beaches and shallow water prevail (Tabb. I and III). It is present in summer only in these zones. In zones south of thè Seie river (10, 11, 12, 13) thè Black-headed and thè Her- ring gulls are thè only wintering species (Tab. III). Generally more adults than immatures were observed, especially in zones where L. cachinnans was nesting (e.g. zones 6 and 10, Tab. IV). 298 M. Milone, M. Grotta e G. Del Monaco Audouin’s Gull L. audouinii. Observed only in December 1977 in zones 6 (1 bird) and 9 (2 birds). Occasionai wintering species. Common Gull L. canus. Increased during thè observation period. Spr- ing migrant and wintering species (Fig. 2). It was observed in thè nine nor- thern zones only (Tab. III). Not common except around Naples, where it is thè second most abundant species, after thè Black-headed gull (Tabb. Ili and IV). Immatures prefer rocky peninsular coasts (Tab. IV). Lesser Black-backed Gull L.fuscus . Present in 12 of thè 14 years of thè observation period, but with few individuate (Tab. II). Essentially winter¬ ing, but ateo a spring migrant (March); rare migrant in autumn (Fig. 2). Present in zone 8 and near Salerno (zones 7,9) as well on thè islands (zones 2, 6) and zone 1. It avoids thè highly man-modified coastline near Naples (zones 3, 4, 5), where it occasionally passes as a migrant, and thè less man-modified Cilento coastline (zones 10, 11, 12, 13, Tabb. Ili and IV). Mediterranean Herring Gull L. cachinnans michahellis. Constantly present throughout thè observation period (Tab. II). A resident species, with variations in number in late spring-summer (Fig. 2). It was found in all zones, except 11, during thè winter and thè reproductive season (Tab. III). During thè reproductive season and summer we observed a relevant presence of immatures in thè non-breeding zones, particularly along thè neapolitan coastline (zones 3, 5). This species prefers to winter north of thè Seie river (zones 1-8) except on thè Sorrento-Amalfì peninsula (Tab. III). It is thè second most abundant species overall (in zone 4 it is thè third and in zone 6 thè First) (Tabb. Ili and IV). High adult/immature ratios in zones 2, 4, 6; abundant presence of immatures in zones 3, 7, 9, 13 (Tab. IV). Some birds of L. a. argentatus were observed during March, November and Decem¬ ber in 1973, 1976 and 1979. Great Black-backed Gull L. marinus. Occasionai wintering species. Increased slightly after 1979. Discussion Reports on thè gulls wintering in thè Mediterranean are not homoge- neous and are usually limited to a few species (Mayaud 1954, Bourne 1957, Erard 1960, Kumerloeve 1961, Van Zurk 1962, Smith 1965, 1972, Bundy & Morgan 1969, Juana-Aranzana 1974, Melendro & Rodri- guez-Valverde 1975, Isenmann 1972, 1975 a, 1975 b, 1976, 1980, Isen- mann & Czajkowski 1978, Carrera et al 1981, Carrera 1983, Fasola 1984). These fragmentary studies have not allowed to build a reliable pie- Gulls Wintering Along thè Campanian Coastline 299 ture of thè movements of gulls in thè Mediterranean: our work probably consists in a fìrst organic attempt to supply a wide description of Larus wintering in a centrai area of thè Mediterranean sea. Our findings demonstrate, in agreement with observations conducted in Camargue, France (Blondel & Isenmann 1973), that human activity has a profound effect on thè wintering of many gulls. However, distributional peculiarities have stili to be clarified. The type of freshwater (coastal lakes and wasterwater principally), thè human contribution to food availability and thè different land uses appear to be thè main factors affecting gull species diversity. However, peculiari¬ ties of thè various species also play a role in establishing thè pattern of gull communities: a) thè relative site fidelity of thè Mediterranean gull as observed by Isenmann (1980) and as appears from our data on thè Great and Lesser Black-backed gull, and of thè Little gull (Tabb. Ili and IV); b) thè competition between thè Mediterranean gull and thè Black-headed gull for thè winter areas, observed in thè western Mediterranean by Isenmann (1975 a); c) thè different distances of each species from its breeding zones; d) thè relative abundance and thè different spacing of thè populations. Regarding thè last point, we found that some species, e.g. thè Black- headed, thè Mediterranean and thè Little gull increased constantly throug- hout thè observation period. The Mediterranean Herring gull (thè only species breeding in Campa¬ nia, Milone et al. 1982) was considerably stable in thè zones studied. The limited seasonal variations in numbers were probably due to young spe- cimens or to additions from populations of thè nearby island of Palmarola. The presence of L. a. argentatus was probably related to thè vagrancy of immatures more numerous than older birds, probably favoured by particu- lar climatic condition. Our results confirm those of Mayaud (1956), Bundy & Morgan (1969), Isenmann (1975 b) and Isenmann & Czajkowsky (1978) that thè Mediterranean gull is a scarse wintering species along thè east Tyrrhenian coasts, even though they are known to feed also along coastal areas (Isen¬ mann 1975 b, Carrera et al. 1981). The Little gull prefers areas near freshwater (lakes or rivers) during winter. In agreement with Erard (1960, 1963) we found that thè species is extremely dispersive and pelagic (even though it was not found near thè islands). In contrast to Isenmann (1980) and Carrera (1983), we noted that thè Mediterranean gull was less abundant than thè Little gull. Our data obtained on thè Great Black-backed gull, together with observation on thè African coastline (Smith 1965, Juana- Aranzana 300 M. Milone, M. Grotta e G. Del Monaco 1974, Garcia 1976, 1977, Mayaud 1983) and in Bulgaria (Nankinov & Daraktchiev 1983), suggest thè beginning of a winter expansion of thè species via thè coasts of North Africa or via thè water bodies of centrai Europe. There is undoubtelly an increase in thè presence of thè Lesser Black- backed gull in thè South Tyrrhenian, contrary to thè observations reported by Isenmann & Czajkowski (1978), even though it seems very localized. Our observations on thè presence of thè Common gull (more abun- dant during exceptionally cold winters: Sorensen 1977) coincide, on thè whole, with thè report by Isenmann & Czajkowski (1978). However w e found slightly larger populations, and thè species tended to prefer thè nor- thern, more man-modifìed, Coastal areas of Campania. Data reported by Juana- Aranzana (1974), Garcia (1976, 1977), Isen¬ mann (1976, 1980), Carrera et al. (1981), Mayaud (1983), Fasola (1984) and our finding seem to support thè idea that some gull species, when entering thè Mediterranean through thè Gibraltar, follow thè North African rather than thè Spanish-French-Italian coastline. Finally, we agree with Fasola (1984) that Isenmann & Czajkowski (1978) understimated gull populations, even taking into account thè pro- bably increase of thè wintering populations which as occurred in recent years. We should also stress that we did not observe thè Common Kitti- wake, reported by Isenmann & Czajkowski (1978) in Lazio and by us in Lazio and in Calabria, and we did not fìnd thè Slender-Billed gull, gene- rally defined as wintering in thè centrai Mediterranean. REFERENCES Blondel J. & Isenmann P. 1973. L’évolution de la structure des peuplements de laro-limicules nicheurs de Camargue. Terre et Vie 27: 62-84. Bourne W., 1957. 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Presentata nella tornata del 28 novembre 1986 Accettata V8 febbraio 1988 Boll. Soc. Natur. Napoli voi. ICK 1986, pp. 303-316, figg. 6, tab. 1 Evaluation of Toxic Effects of Heavy Metals on Unicellular Algae. V - Analysis of thè Inhibition Manifesting Itself with an Increased Lag Phase(*) Nota dei soci Gabriele Pinto(**) e Roberto Taddei(**) Riassunto. — Esiste una oggettiva difficoltà nello scegliere parametri unici atti a valutare la tossicità dei metalli pesanti sugli organismi unicellulari; a riprova di ciò si consideri la grande quantità di «indici di tossicità» proposti dì volta in volta da parte di vari studiosi. La tossicità (o inibizione) dei M.P. sulle alghe unicellulari si può manifestare secondo tre diversi tipi (Fig. 1). Nel presente lavoro gli autori analizzano le connes¬ sioni esìstenti tra l’inibizione di III tipo (cioè quella che si manifesta con un incre¬ mento della fase di latenza) e la concentrazione del M.P. Vengono effettuate varie prove di crescita, in presenza di differenti M.P. che determinano inibizione di III tipo, su tre alghe unicellulari: Chiarella saccharophila , Cyanidium caldarium e Galdieria sulphurarìa (Fig. 2). Sulla base di precedenti lavori, gli autori sviluppano l’ipotesi secondo cui l’inibi¬ zione di III tipo è principalmente conseguenza della morte di parte delle cellule (Fig. 3); partendo da tale assunto essi dimostrano che è possibile quantizzare l’inibi¬ zione per mezzo di un indice (/) e che esiste una relazione algebrica tra questo indice, il tempo di raddoppio (D) ed il tempo di latenza (L), cioè 7=1 — 2-L/D. Tale formula viene applicata nello studio degli effetti tossici di alcuni M.P. sulle suddette alghe; vengono riportate in grafico le variazioni dell’indice dì inibizione I e dei suoi probit in funzione del Log della molarità del M.P. (Figg. 4 e 5). L’alto livello di significatività dei coefficienti di correlazione, soprattutto nella trasforma¬ zione in probit (Tab. 1), è una riprova della validità dei presupposti teorici. Su queste basi viene proposto un nuovo metodo di valutazione della inibizione di III tipo, basato sulla formula 7=1 — 2~L/D. Viene discussa la possibilità di usare gli indici di inibizione I per la valutazione dell’LCSO (concentrazione letale mediana), che è frequentemente impiegata nei riguardi degli animali pluricellulari. L’analisi dei probit dell’indice di inibizione in funzione del rapporto L/D (Fig. 6) suggerisce di limitare il numero dei tests utilizzabili a quelli compresi nell’intervallo di probit 3.5-7. 0. (*) Ibis investigation was supported by a research grant from M.P.I. (**) Dipartimento di Biologia Vegetale, Università degli Studi - Via Feria, 223 - 80139 Napoli. 304 G. Pinto e R. Taddei Abstract. — The authors investigate thè inhibition of type III (increased lag phase) at different concentrations of various heavy metals on three unicellular algae: Chlorella saccharophila, Cyanidium caldarium , and Galdieria sulphuraria. On thè basis of previous works thè authors put forward thè hypothesis that this type of inhi¬ bition is a consequence of thè death of a part of thè cells. From this assumption they show that is possible thè quantization of inhibition by an index I and that there is an algebrical relation linking together this index, thè doubling time D, and thè lag time L, namely / = 1 — 2_L/D. The results of this work fully confirm thè theoretical assumption; as a consequ¬ ence of this thè authors suggest that a new evaluation method of type III inhibition, based on this formula, is therefore adopted. It has been discussed thè possibility of using thè inhibition index for thè eva¬ luation of LC50 (median lethal concentration) which has already been widely employed with regard to pluricellular animals. INTRODUCTION The study of noxious effects of heavy metals on organisms can be car- ried on starting from numerous points of view and aiming at very different purposes; in any way thè scholars who have worked in this field always had to face thè need of quantifying thè results of their researches. The numerous indices of toxicity that have been proposed in thè vari¬ ous cases (cf. Whitton, 1975) are a clear symptom of both thè importance of this need and thè diffìculties one meets in thè choice of parameters indispensable to a synthetical illustration of thè phenomenon; in this con¬ nection one should point out that thè choice of a particular index is not necessarily suitable for all thè organisms. The harmfulness of Chemical elements on unicellular algae is evaluat- ed, in any case, on thè ground of their toxicity or inhibition exerted on thè growth of thè algae themselves. These algae, in thè absence of toxic ele¬ ments or other limiting factors and at low inocula, show an exponential growth. Heavy metals can determine an inhibition of thè growth that can manifest itself according to three different patterns of thè growth curves (Fig. 1) (Blankley, 1973; Albertano et ai , 1980 a). The method of « median inhibitory limit » (Ilm, thè concentration of toxic material causing 50% inhibition), proposed by Blankley, is chiefly based on thè calculation of thè per cent inhibition of growth in unicellular organisms and employs for thè inhibition of thè three types thè following formulae respectively: I final yield C final yield B x 100 Evaluation of Toxic Effects of Heavy Metals, etc. 305 II % inhibition gr0Wth rate X 100 growth rate C / III % inhibition lag phase C lag phase B x 100 in which B is thè test in thè presence of toxic material and C is thè control In a graph thè various per cent inhibition are inserted making thus possible a determination of thè ILM by means of interpolatici Though we agree on thè generai lines of this rneth od, we bave observed in our experiments that this criterion of evaluation cannot apply to all cases. For instane©, in so far as thè inhibition of type III is con- cerned, we bave realized that thè proposed formula cannot he usefully Fio. 1. — Growth curves of unicellular algae grown in a liquid medium: in thè con¬ trol (G) and with three different inhibitory substances (e.g. heavy metals). In thè control it is possible to poìnt out successively a lag phase (not always present), an exponential phase, and a stationary phase. The pres¬ ence in thè medium of a H.M. can manifest itself accordìng to three dif¬ ferent type of inhibition: I, reduced exponential phase; IL reduced growth rate; III. increased lag phase (Blankley, 1973, modified). 306 G. Finto e R. Taddei applied when thè lag phase of control is much reduced or even non exis- tant (which often happens when cultures of algae are tested in exponential phase); actually in this case thè calculated inhibition level goes up to 100% as soon as thè least hint of lag phase in thè culture B appears, which some- times may also happen for merely fortuitous causes. The aim of this work is to find out which kind of connection there is between thè inhibition of type III and thè concentration of heavy metals, in order to employ it in thè calculation of thè «median inhibitory limit» in thè case of inhibition of type III. Materials and Methods We tested 6 pairs alga-metal, that had demonstrated in preliminary tests an inhibition of type III (increased lag phase), viz.: Chlorella saccharo - phila (strain 21 1.9 a Gò from thè CCAP, Cambridge) associated with cop- per and mercury; Cyanidium caldarium (strain 001 from our collection) associated with mercury; Galdieria sulphuraria (strain 1355.1 from thè CCAP, sub C. caldarium) associated with chromium, mercury, and selenium (***). The enrichment cultures and thè tests have been carried on liquid media with thè following composition: for Chlorella saccharophila kno3 1010 mg MnClr 4H20 0.95 mg MgS04-7H20 300 mg ZnCl2 0.70 mg kh2po4 210 mg Na2Mo04- 2H20 0.24 mg k2hpo4 90 mg CoC12- 6H20 0.23 mg CaClr 2H20 26 mg CuClr 2H20 0.01 mg NaCl 10 mg h2o 1000 mi FeS04-7H20 9 mg H3BO3 3 mg pH = 6.0 (***) We also regarded chromium and selenium as heavy metals, even though not strictly speaking metals. All thè reagents employed in this work were chemically pure and produced by Riedel-De Haén. For taxonomical informations about Cyanid¬ ium and Galdieria see Merola et al. , 1981. Evaiuation of Toxic Effects of Heavy Metals , etc . 307 for Cyanìdìum caldarium and Gaidieria sulphuraria (NH4)2S04 1320 mg MnClr 4H20 0.95 mg MgS(V 7H20 300 mg ZnCl2 0.70 mg kh2po4 300 mg Na2Mo04- 2H20 0.24 mg CaClr 2H20 26 mg CoClr 6H20 0.23 mg NaCl 10 mg CuClr 2H20 0.05 mg FeS04*7H20 9 mg h2o 1000 mi H3BO3 3 mg H2804 to pH = 1.5 The enrichment cultures were centrifuged, again suspended in a renewed liquid medium, and after fìve days were employed for thè tests (therefore thè inoculum was always in exponential phase). The tests were carried on in tubes 14 mm wide and 140 mm high, each containing 6 mi of culture, and were plugged with polypropylene caps. Each test tube contained a pair alga-metal The heavy metals employed were: chromium as K2Cr207 mercury as HgCl2 copper as CuCl2*2H20 selenium as H2Se03 Each H. M. was tested at different concentrations, chosen on thè basis of preliminary tests, at intervals of 0.1 units of Log. The concentrations ìndicated in Figs. 2, 4 and 5 refer to thè elements and not to their salts. The concentration of copper was not inclusive of thè Cu added in thè med¬ ium as oligoelement. The test tubes were placed on a plexiglas shaking apparatus under conditions identical to those indicated in our previous work (Albertano et al , 1979). The ambient temperature was maintained at 23° C for C saccha- rophila , at 37° C for C. caldarium and G. sulphuraria. The algal growth was followed by means of readings taken by a Bausch & Lornb Spectronic 20 colorimeter at a wavelength of 550 nm; thè necessary cor- rections were operated as suggested for thè «non-homogeneous samples » (Albertano et al , 1980 a). The initial inoculum for C. saccharophila was such to allow 0.04 a.u. to be registered, 0.03 a.u. for C. caldarium and G. sulphuraria (uncorrected values). The readings were carried out every 2-3 days for C. cal¬ darium and every 3 -4 days for C. saccharophila and G. sulphuraria ; thè ex peri - ments lasted 42 days as most, or were interrupted at ca 0.9 a.u. 308 G. Pìnto e R. Taddei The level of thè liquid medium in thè test tubes was periodically con- trolled and, if necessary, H20 was added up to thè initial level. All thè operations relating to thè enrichment cultures were carried out under sterile conditions. The tests, on thè other hand, were carried out under conditions of semisterility; thè development of fungi and bacteria proved in fact to be non existant or absolutely negligible. Two probings of thè whole experiment were carried on. Results The results of thè tests are shown in Fig. 2 (a, b, c, d, e, f). In thè graphs it is possible to note that: 1) thè lag phase is not present in thè control; 2) thè inhibition manifests itself with a lag phase; 3) thè greater is thè concentration of H.M. thè longer is thè lag phase; 4) thè growth rate of thè cultures after thè lag phase is identical with thè control, excepting for thè cases under mentioned; 5) sometimes thè cultures with low concentrations of H. M., after an initial lag phase, show a growth rate greater than thè control (b, c, ri, e); 6) thè cultures in thè presence of thè highest concentrations of H. M. may also produce a reduced growth rate in comparison with thè control (a). Those in Fig. 2 (and thè successive elaborations in Figs. 4 and 5) are thè results of one of thè two probings carried out. The results of thè other one showed slight variations in quantity, nevertheless they fully confirmed thè generai development of thè phenomenon described here. Discussion The lag phase in thè type III inhibition may be explained in different ways. Blankley (1973) suggested that thè algae suffer an initial shock; Shrift et al. (1961) showed that adapting processes may take place; Alber- tano et al. (1980 b) maintained that thè phenomenon is due to thè death of a part of thè algae and actually proved that dead cells detoxify thè cul¬ ture medium. Fig. 2. — Growth curves of three algae in thè presence of different heavy metals at various concentrations, namely: a) Chlorella saccharophila with copper; b) C. saccharophila with mercury; c) Cyanidium caldarium with mercury; d) Galdieria sulphuraria with chromium; e) G. sulphuraria with mercury; f) G. sulphuraria with selenium. Dashed lines indicate thè control. Numbers beside growth curves indicate Log of molarity of thè H.M. Sometimes w e bave omitted thè growth curves concerning low concentrations of H. M. in order to make thè graphs clearer. However we have considered them in thè elaborations described below (Figs. 4-5). The inhibition is always of type III (increased lag phase). Note that thè cultures with low concentrations of H.M. sometimes show a growth rate greater than thè control (b, c, d, e). On thè other hand thè highest concentrations of H.M. may also produce a reduced growth rate in comparison with thè control (a). 310 G. Finto e R. Taddei Other explanations certainly might be given, but one thing is sure, that thè cultures showing a lag phase behave «as though» some of thè algae had died. This assertion is schematized in Fig. 3. W e denote with: n = thè inoculum, estimated as optical absorbance with a colorimeter; D = thè doubling time, both in thè control and in any test after thè lag phase; L = thè lenght of thè lag phase; s = thè hypothetic optical absorbance of thè « surviving cells ». Fig. 3. — A sketch showing thè growth of unicellular algae in thè presence of a H.M. that causes an inhibition of type III (increased lag phase): ( - ) in thè control; ( — — — ) in thè presence of a H.M. In both these cultures thè inoculum was n , nevertheless in thè presence of H.M. thè growth starts after a lag phase L ; afterwards thè growth is like that in thè control, i.e. according to thè same doubling time D ; in thè presence of H.M. thè culture therefore behaves «as though» a part of thè cells were dead and only s out of them survived. If we take a particular example into conside- ration, a culture (.....) in which L= D behaves as though 50% of thè cells were dead. Evaluation of Toxic Effects of Heavy Metals, etc. 311 W e draw immediately from Fig. 3: Log n — Log 5 _ L Log 2 D and then £_ _ 2~l/d n If we assume I = (n — s)/ n, being thè fraction of algae we suppose are dead, we deduce that 1=1 — 2_L/D. The value of / so obtained can be taken as an inhibition index. We note that a test showing a lag phase equal to thè doubling time (L = D) produces an inhibition I = 0.5, that is to say as though 50% of cells are dead (see also Fig. 3). We observe it shows a remarkable similarity with thè « mediati lethal con» centration », LC5q , diffusely used in thè case of pi uri celi alar animals (frogs, rats, etc.). As we propose to deal soon with thè actual similarities between these two indices, we are going anyhow to apply to our results some easy elabo- rations currently used for calculating thè median lethal concentration. Fig. 4 shows thè changes of /in function of thè Log of H. M. molarities; in Fig. 5 thè values of /are converted to probits (Ip ). It is evident that in both cases thè points are roughly aligned, but almost always thè transformation into pro¬ bits seems to be effective enough as to straighten sigmoid lines (see e.g. Figs. 4-5: a, b, c; see also Tab. 1). The imperfect linearity, in our opinion, is due not only to experimental errors, but also to thè following causes: 1) thè probit-transformation is efficaciously employable in thè case of a homogeneous population (e.g. male rabbits of thè same age); we are dealing with algae in exponential phase, grown at continuous light, i.e. asynchronous to thè highest degree; all thè growing stages are therefore present with their res poeti ve levels of resistance to thè IL M. possibly different from one another; 2) within this variability, thè less resistant cells are killed by thè H. M. at thè beginning, and after death detoxify thè culture medium. The differ¬ ent growth stages of thè algae are practically subjected to different concen- trations of H. M. and thè more resistant ones seem to tolerate higher con- centratìons as they ready do; 3) sometimes low concentrations of H. M, are inhibitory at thè very beginning and become stimulant afterwords. In practice it is di Ili cult to determine thè trae growth course (we ought to carry out records at too dose intervals); thè concomitance of thè above mentioned phenomena can mutually undo their effects and thè growth may be recorded much like thè control. Nevertheless, on thè whole of thè examined cases thè transformation into probits seems to be effìcacious and certainly employable for evaluat- 312 G. Finto e R. Taddei ing thè mediati lethal concentration LC50. The high degree of significance of thè correlation coefficients (chiefìy in thè transformation into probits; see Tab. 1) is an evidence that our theoretical assumptions are valid. Fig. 4. — The toxic effects of some H.M. on three unicellular algae bave been stu- died, viz. a) Cu on Chlorella saccharophila , b) Hg on C. saccharophila , c) Hg on Cyanidium caldarium , d) Cr on Galdieria sulphuraria , e) Hg on G. sulphuraria, 0 Se on G. sulphuraria. In all thè six cases considered thè H.M. produced a type III inhibition (see Fig. 2) and this was evaluated as 7=1- 2_L/D (see thè text for an explanation of this formula). The graphs show thè variations of thè inhibition / in function of thè Log of thè molar- ity of thè H.M. The points that were utilized for calculating thè correlation coeffìcient and thè LC50 are marked •; those which were not utilized in that way are marked O (see Table 1 and explanations in thè text). inhibition probits inhibition probits inhibition probits Evaluation of Toxic Effects of Heavy Metals, etc. 313 converted bere to probits ( Ip ). See Fig. 4 for all other explanations. Six alga-metal pairs showing type III inhibition (increased lag phase; see Fig. 2) bave been analysed with a new method described here. According to this, thè formula 7=1 — 2-L/D is employed in thè calculation of thè inhibition (see text). In thè table there are indicated thè correlation coefficients of thè % inhibition (or thè relevant probits) with regard to thè Log of thè metal concentration, 314 G. Pinto e R. Taddei X O o Otì . ^ X O c/5 ^ rj « o > c/5 32 S ! cr> _ 3 o x cd , ^ CQ C/5 3 a o m X -a x x o t- cx ~o +-. w > 3 2 o X CQ *h « 3 CD t-H 3 . o X o C/5 05 o 2 3 o .OS CO »D O O j s. C/5 . O ’H, S !D E 3 o o c 7 vo 50 H- o o O o 1—1 r-H r-H oo t-- 2h CN cn © CO r-H co cri r-H O X o oo oo X; co oo X" cri cri CO o so OS OS oo X CN 00 •f 1 cri 1 cri 1 CO 1 oo r- so I/o OS OS -3- X Os Os OS OS O O "d- co r- r~- OO OS On Os © © OS CO oo OS o i—i 'd- oo r- oo oo Os OS o o O > O S 00 2 tS 5 .2 "2 ;5 £ e o in * £ > £ % 3 fi £ o fi ° •-I (D 6A fi §P .2 co -fi .§ s o *c3 É >, d -fi &2 "O d il >> — -fi > 'fi fi fi C3 cd .^h ^ fi fi S 0 oo ^ m 'O -h m \o OO-— I --H O I i— I o qqqqqt^qqd CN CN CN CN CN CN CN CN CN ppposppppp cbcbcb^Ocbcococo co qqoqq'qqqq d" d" d" d d* fi d" co d" fO(N(Nm(N'“<--HrHfO •O fi fi fi fi O o o o co co co O O O r-l 1— M— ( fi o °q ® O o d d C" --H O 1355-1 The Action of Heavy Metals on thè Growth, etc. 327 Cyanidium caldarium and Cyanidioschyzon merolae have analogous behaviour: this may be a further proof that these algae are much more clo- sely related to one another sistematically than Galdieria sulphuraria (Merola et al , 1982). The use of physiological criteria has been studied by Kessler for many years (Kessler & Soeder, 1962; Kessler, 1977). Our results on thè three algae studied suggest that heavy metals resistance could be used as additional taxonomical criteria. Moreover heavy metal resistance could be useful expe- cially for genera whose species cannot be distinguished by means of morpholo- gical and ultrastructural characters, as reported by Devi Prasad (1983). Finally all three algal species already gathered a high resistance to these toxic elements; in particular, thè resistance to copper is, in compari- son with other unicellular algae (Capasso & Pinto, 1983), thè highest recorded to date. Acknowledgments The Authors are grateful to Prof. P. De Luca and Prof. R. Taddei for having kindly provided thè strains of thè Algae Collection of thè Naples Department of Vegetai Biology, and to Prof. I. Fukuda for his generous gift of thè Japanese strain. 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Vìvara is a volca- nic island, placed in North-West area of thè Gulf of Naples (13°58’ E, 40°45’ N). The vegetation is represented by scrub, oak-grove and uncultivated olive-grove. 22 Syl- viid species have been observed. The relative abundance and annual migratory trends have been shown for 13 species, thè most nomerous ones. Different migra¬ tory patterns are shown. Sylvia atricapilla and S. melanocephala are sedentary; Phyl- loscopus collybita , Regulus ignicapillus and R. regulus are migrant and wintering; S. andata is wintering; thè other species show seasonal migratory fluxes. In that last cluster we observe two groups differing in thè spring and autumnal abundance. S. melanocephala and S. atricapilla have thè most regular fluxes during migration, on thè contrary Acrocephalus schoenobaenus and R. regulus show a highest variability during thè years. Introduzione Come in altre aree della regione Mediterranea, a Vivara la comunità di uccelli è interessata da consistenti cambiamenti stagionali della struttura (Scebba 1985). L’isola, infatti, è interessata dal passo migratorio di nume¬ rose specie tra le quali più numerose sono quelle dei Sylviidae e Turdidae. (*) Lavoro n. 109 del programma di ricerca del Gruppo Eco-Etologico (GEE) in Napoli. (**) Dip. Zoologia - Via Mezzocannone 8, - 80134 Napoli 330 M. Siani, G. de Filippo I Sylviidae sono una famiglia di passeriformi prevalentemente insetti¬ vori diffusi in Europa-Africa-Asia dotati di uno spiccato comportamento migratorio (Williamson 1976 a, 1976 b, 1976 c). Ampiamente distribuiti nel bacino del Mediterraneo, in Italia sono state trovate 37 specie (Brichetti & Massa 1984). In questo lavoro ci proponiamo di descrivere la dinamica stagionale delle specie appartenenti a questa famiglia sull’isola di Vivara. Lo studio scaturisce da 5 anni di osservazioni nel quadro di un progetto di ricerche che si propone una maggiore conoscenza della avifauna campana (Milone 1982, Milone & Fraissinet 1984) e la sua salvaguardia (de Filippo et al. , 1983). L’isola di Vivara è, infatti, oasi di protezione della fauna e per la sua gestione è necessaria la conoscenza del ciclo annuale dell’avifauna. Area di studio e metodi Vivara è un’isoletta vulcanica situata al limite settentrionale del Golfo di Napoli (13°58’E, 40°45’N), si estende in direzione sud-nord per poco più di 1 km con una superficie di 32 ha ed un’altezza massima di 108 m s.l.m. Il clima è tipico mediterraneo costiero con piovosità distribuita nel periodo autunno-invernale ed intervallo di aridità che si estende da maggio ad agosto (piovosità media annuale 745 mm; temperatura media, inverno 10.6° C, estate 23.5°; dati raccolti sull’isola d’Ischia; Mennella, 1981). Il querceto, la macchia mediterranea e un oliveto abbandonato sono i raggruppamenti vegetazionali predominanti (Caputo, 1981). Tra la fauna gli invertebrati più studiati sono gli insetti (Fimiani, 1981; D’Antonio, 1983). Mentre tra i Vertebrati sono note 4 specie di rettili (Picariello, 1980), 7 di mammiferi (Rinaldi e Milone, 1980; Scara¬ mella, 1981; AA.W., 1985) e 112 di uccelli, delle quali 68 appartengono all’ordine dei Passeriformi (Scebba, 1985). Dal gennaio 1981 al dicembre 1985 sono state montate sull’isola, distribuendole nei vari ambienti, reti mist-nets alte 3 metri, per un’esten¬ sione lineare di circa 250 m. Le catture sono state effettuate mensilmente per un numero di giorni da 3 a 7 (cfr. Lovei et al ., 1985) solo durante le ore ad illu¬ minazione solare. L’abbondanza relativa di ciascuna specie è stata espressa mensilmente come numero di individui / 1000 m2 di rete / 100 ore. Si è quindi calcolata mensilmente l’abbondanza media ( + d.s.) di ogni specie. Per misurare le differenze tra i cicli annuali di abbondanza delle diverse specie prese due a due si è utilizzato l’indice di diversità percen¬ tuale D = 1 — S, con S = S min (p,, q; ), dove p; e sono le frequenze Dinamica delle popolazioni di silvidi sull’isola di Vivara 331 relative delle due specie considerate in ogni mese «i». D varia tra 0 (diffe¬ renza nulla) a 1 (differenza massima). Dalla matrice delle differenze dei cicli annuali si è ricavato un dendrogramma col metodo del legame singolo (Sadocchi, 1981). Si è stimata la stabilità negli anni dell’indice di abbondanza delle diverse specie con il coefficiente di variabilità CV = deviazione standard/indice di abbondanza medio. La verifica di una differenza dei CV tra le diverse specie o tra i vari mesi comparati tra loro è stata effettuata mediante analisi della varianza per campioni di numerosità diversa (Del Vecchio 1982). Risultati Sono state rinvenute 22 specie. Phylloscopus honelli (3 catture), Sylvia conspicillata (2 c.), S. eunuca, S. hortensis, S. ruppe Ili, Acrocephalus scirpa- ceus, A. arundinaceus, A. palustris, Cettia cetti (1 c.) sono state considerate accidentali e, pertanto, non verranno utilizzate nell’analisi dei risultati. Cicli annuali delle abbondanze. La Tab. 1 elenca le specie oggetto di studio con le relative abbreviazioni utilizzate nelle figure, mentre la Fig. 1 TABELLA 1 Elenco delle specie oggetto di studio con le relative abbreviazioni riportate nelle figure Specie Abbreviazione Sylvia atricapilla Sa » melanocephala Sm » communis Sco » borin Sb » cantillans Sca » undata Su Regulus ignicapillus Ri » regulus Rr Phylloscopus collybita Pc » sibilatrix Ps » trochilus Pt Hippolais icterina Hi Acrocephalus schoenobaenus As 332 M. Siani, G. de Filippo GFMAMG LASOND Fig. 1 — Indici di abbondanza delle specie studiate, espressi come numero di individui diversi/1000 m2 di rete/ 100 ore. riporta gli indici di abbondanza delle specie nei diversi mesi. Le specie dei Sii- vidi presenti su Vivara sono principalmente migratorie. Solo S. melanocephala e S. atricapilla sono state catturate in tutti i mesi dell’anno. Le altre specie, in modo diverso tra loro, mostrano frequenze nell’ambito di pochi mesi. Dopo uno sguardo alla Fig. 1 sembrerebbe possibile classificare le spe¬ cie in base al loro comportamento migratorio in categorie fenologiche (cfr. Fasola & B righetti, 1984) ricavabili dal dendrogramma in Fig. 2. Dap¬ prima notiamo 3 gruppi principali (A, B, C). Nel gruppo A troviamo le spe- Dinamica delie popolazioni di silvidi sulVisola dì Vivara 333 334 M. Siani, G. de Filippo eie presenti in un arco di tempo più ampio. Distinguiamo due sottoinsiemi; il primo rappresentato da S. melanocephala e S. atricapilla che costituisce la categoria delle specie presenti tutto l’anno. Il secondo composto da R. ignicapillus, R. regulus, P. collybita rappresenta le specie che arrivano a Vivara in autunno, trascorrono l’inverno e lasciano l’isola in primavera, cioè la categoria fenologica degli svernanti. S. undata rappresenta un f " - T - — - - - 1 - - - 1 - —I - 1 - - 1 0 0.5 1 Fig. 2 — Dendrogramma delle differenze tra i cicli annuali delle abbondanze delle specie studiate. gruppo a se, essa è presente limitatamente ai mesi di dicembre, gennaio e febbraio. Infine, il gruppo C comprende le specie esclusivamente di tran¬ sito. Nel suo interno distinguiamo S. borin dalle altre specie perché mostra una preponderanza del picco autunnale rispetto a quello primaverile. Un’ulteriore distinzione è possibile anche tra le restanti specie; infatti S. canti Hans, P. trochilus e P. sibilatrix hanno un picco primaverile 3 volte superiore rispetto a quello autunnale; mentre le altre hanno un incremento primaverile circa 10 volte maggiore di quello autunnale. Stabilità annuale. La Fig. 3 mostra i coefficienti di variabilità medi nei flussi delle diverse specie. Esiste un gradiente di variabilità significativo X D ÉH 1 co X O 1 1 E ctf -H i n o o O-P w co co ve cu co co co cu cu < t - — — -- i + li ■ tt . » — i — i — i - - — - r 0 1 Fig. 3 — Coefficienti di variabilità medi tra gli anni delle abbondanze delle diverse specie. Dinamica delle popolazioni di silvidi sull’isola di Vivara 335 (ANOVA p < 0.01, F = 4.73 con 12 e 81 g.l.) dal quale S. melanocephala e S. atricapilla risultano essere le specie con maggiore stabilità di abbon¬ danza nel corso degli anni, mentre A. schoenobaenus e R. regulus sono quelle con migrazione più irregolare. Per verificare se esistono mesi che per le proprie caratteristiche (p. es. clima) possono determinare in tutte le specie una maggiore o minore stabilità di flussi, abbiamo confrontato i coefficienti di variabilità medi mensili (Fig. 4). Pur notando un gradiente con un massimo in febbraio ed un minimo in dicembre, non si hanno in esso differenze statisticamente significative (ANOVA p > 0.05, F = 1.51, con 11 e 82 g.l.). cd O t>OCOUP> 3 t*P -Q •h Cd 0 fcOQ/y O -H Z3-P 0 T5 EtCcdcdWCfcC HO lenti Giuseppe ~ Istituto di Genetica - Città Universitaria - 00185 Roma. Parenzan Pietro - Stazione di Biologia Marina - 73010 Porto Cesa¬ reo (Lecce). De Lerma Baldassarre - Dipartimento di Zoologia delPUniversità - Via Mezzocannone, 8 - 80134 Napoli. 1) 26- 2-971 2) 2042-985 3) 28- 6-985 4) 28- 3-963 5) 29-12-976 6) 22-12-982 7) 22-12-982 8) 29-12-974 9) 23-12-975 10) 20-12-985 11) 26- 7-975 12) 22-12-982 13) 7- 2-938 14) 22-12-982 SOCI ORDINARI Abatino Elio - C.R.R. - Centro di Microscopia elettronica LM. - Piazza Barsanti e Matteucci - 80125 Napoli. Abbate Rosario - Via S. Marco, 17 - 25055 Pisogne (Brescia). Astolfi Luisa - Piazza Muzii, 11/c - 80127 Napoli. Abignente Enrico - Istituto di Chimica Farmaceutica delPUniver¬ sità - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. Accordi Giovanni - Via Grossi Gondi, 46 - 00162 Roma. Albert ano Patriza - Via Santa Teresella degli Spagnuoli, 58 - 80132 Napoli. Aliotta Giovanni - Via Stadera, 86 - 80143 Napoli. Amodeo Giovanni - Via Fava, 33 - 84014 Nocera Inferiore (SA). Anastasio Antonio - Via M. Pisciceli!, 29 - 80128 Napoli. Amcarola Vincenzo - II Traversa Domenico Fontana, 1 - Napoli. Ali diloro Filippo - Campo Sperimentale Contrada «Bettina» - 89013 Gioia Tauro (RC). Andreozzi Giuliana - Istituto Policattedra di Anatomia Sistema¬ tica e Comparata - Via Delpino, 1 - 80137 Napoli. Antonucci Achille - Via Girolamo Santacroce, 19/c - 80129 Napoli. Antonucci Rosanna - Istituto Policattedra di Anatomia Sistema¬ tica e Comparata - Via. Delpino, 1 - 80137 Napoli. 352 Elenco dei soci 15) 25- 6-976 16) 30- 1-981 17) 29-10-971 18) 27- 6-980 19) 21-12-984 20) 30- 1-959 21) 23-12-975 22) 27- 6-980 23) 25- 6-976 24) 27- 3-964 25) 27- 6-980 26) 21-12-984 27) 31- 5-968 28) 28- 6-985 29) 22-12-981 30) 22-12-981 31) 30- 1-959 32) 30-11-973 33) 21-12-984 34) 31- 5-968 35) 30-12-960 36) 3-12-971 37) 28- 2-969 38) 28- 6-985 39) 28- 6-985 40) 26- 5-972 41) 27- 6-980 42) 27- 3-964 43) 20-12-985 Aprile Francesco - Dipartimento di Scienze della Terra Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. Arcamone Nadia - Via d’Ayala Gomez, 6 - 80127 Napoli. Ariani Antonio - Istituto di Zoologia dell’Università - Via Mezzo¬ cannone, 8 - 80134 Napoli. Ascione Aniello - Via S. Michele, 76 - 80147 Ponticelli (Napoli). Avallone Del Gaudio Rita - Via Liguria, 14 - 81022 Casagiove (Caserta). Badolato Franco - Viale Pantelleria, 13 - 00141 Roma. Balsamo Giuseppe - Dipartimento di Biologia Generale e Gene¬ tica - Via Mezzocannone, 8 - 80134 Napoli. Barahona Fernàndez Enrique - Estación Experimental del Zai- din C.S.I.C. - Professor Albareda, 1 - Granada (Spagna). Barattolo Filippo - Istituto di Paleontologia - Largo S. Marcel¬ lino, 10 - 80138 Napoli. Barbera Carmela - Istituto di Paleontologia dell’Università - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. Barone Guido - Via Gemito, 70 - 80128 Napoli. Barra Diana - Via Croce Rossa, 21 - 80131 Napoli. Battaglini Pietro - Dipartimento di Zoologia dell’Università - Via Mezzocannone, 8 - 80134 Napoli. Beneduce Paolo - Via Cavour, 100 - 80040 Pollenatrocchia (Na¬ poli). Berrino Giovanna - Via Plinio il Vecchio, 75 - 80053 Castellam¬ mare di Stabia (Napoli). Billwiller Arnoldo - Via Lucchese, 183 - Masotti - 51030 Serra- valle Pistoiese (Pistoia). Boisio Maria Luisa - Distacco Piazza Marsala, 3/6 - 16122 Genova. Bolognese Bianca - Via Posillipo, 47/A - 80123 Napoli. Bonaduce Gioacchino - Via Nevio, 102/A - 80122 Napoli. Bonardi Glauco - Dipartimento di Scienze della Terra - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. Bonasia Vito - Dipartimento di Geofisica e Vulcanologia - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. Boni Maria - Dipartimento di Scienze della Terra - Largo S. Mar¬ cellino, 10 - 80138 Napoli. Borgia Giulio Cesare - Via Luigi Guercio, 145 - 84100 Salerno. Borgstròm Sven - Via T. Tasso, 601 - 80137 Napoli. Bosco Salvatore - Via Michelangelo Testa, 8 - 84100 Salerno. Botte Virgilio - Istituto di Zoologia dell’Università - Via Mezzo¬ cannone, 8 - 80134 Napoli. Boza Lopez Julio - Estación Experimental del Zaidin C.S.I.C. - Professor Albareda, 1 - Granada (Spagna). Brancaccio Ludovico - Dipartimento di Scienze della Terra - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. Bravi Sergio - C/o Vega Loredana - I Traversa Via Croce di Piperno, 8 - 80126 Napoli. Elenco dei soci 353 44) 21-12-979 45) 23-12-975 46) 23-12-975 47) 30- 1-981 48) 21-12-983 49) 21-12-983 50) 31- 3-972 51) 28-12-951 52) 29-10-971 53) 22-12-982 54) 27- 4-973 55) 30-12-962 56) 21-12-979 57) 27- 3-964 58) 29-10-971 59) 21-12-983 60) 22-12-982 61) 31- 5-968 62) 28-12-940 63) 23-12-975 64) 24- 6-977 65) 3-12-971 66) 22-12-981 67) 28-12-969 68) 21-12-984 69) 23-12-975 70) 23-12-975 71) 29-10-971 72) 26- 5-972 73) 27- 1-978 74) 20-12-985 75) 21-12-984 76) 31- 5-968 Buccino Gerardo - Via C. Rossi, 13 - 84043 Agropoli (Salerno). Budetta Paolo - Via Matierno, 5/A - Parco Aurora - 84100 Salerno. Cagliozzi Anna - Via D. De Dominicis, 8 - Pai. 10 - 80128 Napoli. Caliendo Maria Filomena - Istituto di Zoologia dell’Università - Via Mezzocannone, 8 - 80134 Napoli. Calzada Badia Sebastian - Museo y Laboratorio de Geologia del Seminario de Barcelona - Disputacion, 231 - Barcelona 7 (Spagna). Cancelliere Amelia - Via Marino Cotronei, 47 - 80128 Napoli. Cannavale Giuseppe - Via Gaetano Quagliariello, 6 - 84110 Salerno. Capaldo Pasquale - Via C. Cattaneo, 26 - 80128 Napoli. Capasso Giuseppe - Via S. Eustacchio, 51 - 84100 Salerno. Capasso Leonilda - Via Giacinto Gigante, 204 - 80128 Napoli. Capolongo Domenico - Via Roma, 8 - 80030 Roccarainola (Napoli). Capone Antonio - Via Cilea, 136 - 80127 Napoli. Cappello Brunella - Istituto di Chimica Farmaceutica e Tossicolo¬ gica - Via Leopoldo Rodino, 22 - 80134 Napoli. Caputo Giuseppe - Dipartimento di Biologia Vegetale - Via Foria, 223 - 80139 Napoli. Carannante Gabriele - Dipartimento di Scienze della Terra - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. Carati Mariano - Via S. Stefano, 37 - 80127 Napoli. Carrano Perrone Alma - Via Petrarca, 47/B - 80122 Napoli. Carrara Eugenio - Dipartimento di Geofìsica e Vulcanologia - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. Casertano Lorenzo - Dipartimento di Geofìsica e Vulcanologia - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. Castaldo Chiara - Via Ugo Niutta, 22 - 80128 Napoli. Castellano Corniello Giovanna - Via Balducci, 10 - 81100 Caserta. Catalano Raimondo - Istituto di Geologia - Corso Tukòry, 131 - 90134 Palermo. Catalano Virgilio - C.so Vitt. Emanuele, 539 - 80135 Napoli. Catenacci Vincenzo - Via A. Regolo, 12/d - 00192 Roma. Cavalieri Angelina - Corso Nuovo, 4 - 81036 S. Cipriano Picen- tino (Caserta). Ceccoli Annamaria - Via Piscicelli, 29 - 80128 Napoli. Celico Pietro - Piazza Pilastri, 17 - 80125 Napoli. Chieffi Giovanni - Istituto di Zoologia dell’Università - Via Mez¬ zocannone, 8 - 80134 Napoli. Ciardiello Valle Anna Maria - Via Caldieri, 147 - 80128 Napoli. Cimino Antonio - Via Mariano Stabile, 110 - 90139 Palermo. Cimmino Maria Grazia - Via Nazionale, 46 - 80146 Napoli. Cioffi Salvatore - Viale Tiliano, 14 - 80055 Portici (Napoli). Cippitelli Giuseppe - Via Iannozzi, 38 - 20097 S. Donato Mila¬ nese (Milano). 354 Elenco dei soci 77) 21- 5-968 78) 24- 6-977 79) 28- 2-969 80) 28-12-949 81) 28- 3-963 82) 20-12-985 83) 26- 1-949 84) 29-10-971 85) 21-12-983 86) 21-12-984 87) 30- 1-959 88) 27- 6-973 89) 29-12-961 90) 31- 5-968 91) 30- 1-959 92) 21-12-984 93) 30- 1-959 94) 3-12-971 95) 22-12-981 96) 22-12-981 97) 21-12-984 98) 22-12-981 99) 31- 5-968 100) 29-11-974 101) 31- 5-968 102) 28- 6-975 103) 26- 2-971 104) 25- 6-976 105) 26- 6-976 106) 27- 3-964 107) 20-12-960 108) 21-12-979 Cocco Ennio - Dipartimento di Scienze della Terra - Largo S. Mar¬ cellino, 10 - 80138 Napoli. Corniello Alfonso - Istituto di Geologia Applicata - Facoltà di Ingegneria - Piazzale Tecchio - 80125 Napoli. Corrado Gennaro - Dipartimento di Geofìsica e Vulcanologia - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. Cotecchia Vincenzo - Istituto di Geologia Applicata - Via Re David, 200 - 70125 Bari. Crescenti Uberto - Via Gioberti, 44 - 65100 Pescara. Crovato Paolo - Via S. Liborio, 1 - 80134 Napoli. Cucuzza Silvestri Salvatore - Casella Postale 345 - 95100 Catania. Damiani Alfonso Vittorio - Lungotevere Mellini, 30 - 00193 Roma. d’Amore Concetta - Piazza Cavour, 19 - 80137 Napoli. D’Antonio Costantino - Via Aniello Falcone, 386/B - 80127 Napoli. D’Argenio Bruno - Dipartimento di Scienze della Terra - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. Dazzaro Luigi - Dipartimento di Geologia e Geofìsica - Palazzo Ateneo - Via Nicolai, 2 - 70121 Bari. De Castro Piero - Istituto di Paleontologia dell’Università - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. De Castro Coppa Maria Grazia - Istituto di Paleontologia del¬ l’Università - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. De Cunzo Teresa - Dipartimento di Scienze della Terra - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. De Filippo Gabriele - Dipartimento di Zoologia - Via Mezzocan¬ none, 8 - 80134 Napoli. De Leo Teodoro - Dipartimento di Fisiologia Generale ed Ambientale - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. Delfino Vincenza - Via Pietro Castellino, 88 - 80131 Napoli. Del Gaudio Silvana - Via Giuseppe Orsi, 50 - 80128 Napoli. Della Ragione Salvatore - Via Cenilo, 57 - 80070 Bacoli (Napoli). del Re Maria Carmela - Via Bisignano, 24 - 80121 Napoli. Del Rio Antonio - Via Floriano del Secolo, 4 - 80125 Napoli. De Medici Giovanni Battista - Via Beisito, 13 - 80123 Napoli. De Miranda Renato - Via Chiatamone, 60/B - 80121 Napoli. De Riso Roberto - Istituto di Geologia Applicata - Piazzale Tec¬ chio - 80125 Napoli. D’Errico Francesco Paolo - Istituto di Entomologia Agraria - Facoltà di Agraria dell’Università - 80055 Portici (Napoli). De Simone Bruno - Parco Comola Ricci, 120/c - 80122 Napoli. De Simone Francesco - Cattedra di Fitofarmacia - Facoltà di Far¬ macia - Via L. Rodino, 22 - 80138 Napoli. Di Benga Felice - Via Nicola Stame, 185 - 00128 Roma. De Girolamo Pio - Dipartimento di Scienze della Terra - Via Mez¬ zocannone, 8 - 80134 Napoli. Di Leo Lucia - Via Lepanto, 21 - 80125 Napoli. Di Luise Giancarlo - Via Iacopo Palma, 15 - 20146 Milano. Elenco dei soci 355 109) 27- 6-915 110) 22-12-981 111) 21-12-983 112) 20-12-974 113) 29-10-971 114) 28- 1-972 115) 27- 4-973 116) 26- 5-972 117) 22-12-981 118) 21-12-979 119) 21-12-983 120) 28- 2-969 121) 27- 6-980 122) 30- 1-981 123) 21-12-979 124) 30- 1-981 125) 29-10-971 126) 26- 6-976 127) 27- 6-980 128) 29-12-961 129) 21-12-979 130) 24- 6-977 131) 21- 5-968 132) 28- 2-969 133) 18-12-959 134) 22-12-981 135) 23-12-975 136) 3-10-971 137) 22-12-982 Di Maio Ferdinando - Via G. Poli, 70 - 80055 Portici (Napoli). Di Matteo Loredana - Via Consalvo, 138 - 80126 Napoli. Di Muro Antonio - Via Lucania, 15 - 04100 Latina. Dini Antonio - Istituto di Chimica Farmaceutica e Tossicologica - Via Leopoldo Rodino, 22 - 80134 Napoli. Di Nocera Silvio - Dipartimento di Scienze della Terra - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. Dipartimento di Geologia e Geofisica - Palazzo Ateneo - 70121 Bari. Dipartimento di Scienze della Terra - Via Trentino, 51 - 09100 Cagliari. Dipartimento di Scienze della Terra - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. Di Stefano Piero - Istituto di Geologia - Corso Tukòry, 131 - 90134 Palermo. Diurno Maria Vittoria - Istituto di Chimica Farmaceutica e Tossi¬ cologica - Via Leopoldo Rodino, 22 - 80134 Napoli. Esposito Maria Cristina - Via A. de Gasperi, 33 - 80133 Na¬ poli. Fantetti Vincenzo - Via Napoli, 107 - 71016 S. Severo (Foggia). Fenoll Hach-Ali Purificación - Departamento de Cristalografìa y Mineralogia - Facultad de Ciencias - Universidad de Granada (Spagna). Ferrara Lydia - Istituto di Chimica Farmaceutica e Tossicologica dell’Università - Via Leopoldo Rodino, 22 - 80134 Napoli. Ferreri Vittoria - Dipartimento di Scienze della Terra - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. Ferro Raffaele - Via Diano, 27 - 80078 Pozzuoli (Napoli). Fimiani Pellegrino - Istituto di Entomologia agraria - Facoltà di Agraria - 80055 Portici (Napoli). Finamore Ester - Via Posillipo, 239 - 80123 Napoli. Fiorito Graziano - Viale Michelangelo, 39 - 80128 Napoli. Fondi Mario - Via Nevio, 78 - 80122 Napoli. Forgione Pasquale - Istituto di Chimica Farmaceutica e Tossico- logica - Via Leopoldo Rodino, 22 - 80134 Napoli. Forlani Marcello - Via Libertà, 218/bis - 80055 Portici (Napoli). Foti Lidia - Dipartimento di Fisiologia Generale ed Ambientale - Via Mezzocannone, 8 - 80134 Napoli. Franciosa Nicola - Traversa Ponticelli, 24 - 80147 Napoli. Franco Enrico - Dipartimento di Scienze della Terra - Via Mezzo¬ cannone, 8 - 80134 Napoli. Frassinet Maurizio - Via Recanati, 51 - 80046 S. Giorgio a Cre¬ mano (Napoli). Galassi Leone - Istituto di Zoologia dell’Università - Via Mezzo¬ cannone, 8 - 80134 Napoli. Galiano Giovanni - Via Vanvitelli, 53 - 82100 Benevento. Gargiulo Giuliana - Istituto Policattedra di Anatomia Sistematica e Comparata - Via Delpino, 1 - 80137 Napoli. 356 Elenco dei soci 138) 139) 140) 141) 142) 143) 144) 145) 146) 147) 148) 149) 150) 151) 152) 153) 154) 155) 156) 157) 158) 159) 160) 161) 162) 163) 164) 165) 166) 167) 168) 169) 170) 22-12-981 Giglio Francesca - Vico Miracoli, 16 - 80137 Napoli. 15-12-978 Gioffrè Domenico - Via Ricasoli, 46 - 89016 Rizziconi (RC). 21-12-984 Grasso Egidio - Via Lapronia, 4 - 83031 Ariano Irpino (AV). 15-12-978 Guadagno Francesco Maria - Dipartimento di Geofisica e Vulca¬ nologia - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. 31- 3-972 Guglielmotti Eugenio - Via G. Seripando, 14 - 84100 Salerno. 26- 2-971 Gustato Gerardo - Istituto di Zoologia delfUniversità - Via Mez¬ zocannone, 8 - 80134 Napoli. 21- 5-968 Honsell Edmondo - Istituto di Botanica - Via Valerino - 34100 Trieste. 27- 6-980 Huertas Garcia Francisco - Estación Experimental del Zaidin - C.S.I.C. - Professor Albareda, 1 - Granada (Spagna). 31- 3-972 Ioni Lamberto - Via Luca Giordano, 6 - 80127 Napoli. 21- 12-983 Istituto di Geologia, Paleontologia e Geografìa fìsica - Via dei verdi, 75 - 98100 Messina. 26- 1-973 Istituto di Paleontologia delfUniversità - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. 30- 1-981 Istituto di Scienze della Terra - Viale Ungheria, 43 - 33100 Udine. 6- 2-939 Jovene Francesco - Via Acquedotto, 165 - 80070 Ischia (Na¬ poli). 14- 6-945 La Greca Marcello - Dipartimento di Biologia animale delfUni¬ versità - Via Androne, 81 - 95124 Catania. 30- 1-981 Lambiase Salvatore - Via S. Vito - Pai. Azzurro - 85050 Tito (PZ). 28- 2-969 Lapegna Tavernier Amalia - Dipartimento di Scienze della Terra - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. 29- 10-971 La Rotonda Maria Immacolata - Corso Garibaldi, 129 - 80055 Portici (Napoli). 27- 6-973 Laureti Lamberto - Viale Mudilo, 21 - 20149 Milano. 29-10-971 Lavorato Giovanni - Via S. Matteo, 5 - 84090 Montecorvino Pugliano (SA). 15- 12-978 Lazzari Silvestro - Via Mantova, 79 - 85100 Potenza. 20-12-985 Lenzi Giuseppe - Via Flavia, 12 - 00062 Bracciano (Roma). 22- 12-981 Leuci Giuseppe - Via Vittorio Emanuele III, 13 - 72026 S. Pancra¬ zio Salentino (BR). 31- 3-972 Liguori Vincenzo - Via Scordia, 5 - 90147 Tommaso Natale (PA). 27- 6-980 Linares Gonzales José - Estación Experimental del Zaidin C.S.I.C. - Profesor Albareda, 1 - Granada (Spagna). 27- 6-980 Lopez Aguayo Francisco - Departamento de Geologia y Geoquì- mica - Facultad de Ciencias - Universidad de Valladolid (Spagna). 22-12-981 Lopez George Julio - Via Puente verde, 2 - Granada (Spagna). 22-12-984 Lucini Carla - Massimo Stanzione, 18 - 80129 Napoli. 26- 5-971 Lucini Paolo - Via Cammarano, 19 - 80129 Napoli. 22-12-981 Luraschi Elena - Via Tasso, 480 - Parco Materazzo, 80123 - Napoli. 22- 2-963 Maccagno Angiola Maria - Piazza Zama, 19 - 00183 Roma. 26- 4-974 Maglione Costantino - Via Cilea, 280 - 80127 Napoli. 27- 1-956 Mancini Fiorenzo - Via Gino Capponi, 18 - 50121 Firenze. 25- 6-976 Manzo Sergio - Via Terracina, 368 - 80125 Napoli. Elenco dei soci 357 171) 20-12-985 172) 23-12-975 173) 21-12-984 174) 28- 6-985 175) 30-11-973 176) 30- 1-981 177) 22-12-981 178) 29-10-971 179) 31- 3-972 180) 22-12-981 181) 29-10-971 182) 28-12-949 183) 27- 1-978 184) 27- 1-978 185) 7- 2-938 186) 27-11-947 187) 30-12-960 188) 21-12-983 189) 26- 6-976 190) 21-12-83) 191) 30- 1-981 192) 27- 1-978 193) 31- 5-968 194) 27-11-947 195) 21-12-984 196) 22-12-982 197) 24- 6-977 198) 26- 1-949 199) 25- 6-976 Maresca Maria - Via Bagnulo, 71 - 80063 Piano di Sorrento (NA). Marmo Francesco - Dipartimento di Biologia Generale e Genetica - Via Mezzocannone, 8 - 80134 Napoli. Marturano Aldo - Via Fusaro, 54 - 80070 Bacoli (NA). Mastrolorenzo Giuseppe - Via C. Rosaroll, 15 - 80139 Napoli. Matteucig Giorgio - Dipartimento di Zoologia dell’Università - Facoltà di Scienze - Via Mezzocannone, 8 - 80134 Napoli. Mazza Cereti Maria Teresa - Istituto di Chimica Farmaceutica e Tossicologia dell’Università - Via Leopoldo Rodino, 22 - 80134 Napoli. Mazzarella Adriano - Via Petrarca, 119 - 80122 Napoli. Merenda Luigi - C.N.R. - IRPI - 87030 Castiglione Scalo (Cosenza). Meucci Nardella Anna Maria - Via Domenico Fontana, 95 - 80128 Napoli. Mezzacapo Vincenzo - Via G.B. Novelli, 34 - 81025 Marcianise (CE). Micieli De Biase Leandro - Istituto di Entomologia Agraria - Facoltà di Agraria - 80055 Portici (Napoli). Migliorini Elio - Via Vitelleschi, 26 - 00193 Roma. Milito Pagliara Severina - Via Principati, 39 - 80100 Napoli. Milone Mario - Istituto di Zoologia dell’Università - Facoltà di Scienze - Via Mezzocannone, 8 - 80134 Napoli. Moncharmont Ugo - Via A. Falcone, 88 - 80127 Napoli. Moncharmont Zei Maria - Istituto di Paleontologia dell’Univer¬ sità - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. Montagna Raffaele - Via Domenico Cimarosa, 2/A - 80127 Napoli. Montella Maria - Via Ugo Palermo, 5 - 80128 Napoli. Morrica Schirru Patrizia - Istituto di Chimica Farmaceutica e Tossicologica dell’Università - Via Leopoldo Rodino, 22 - 80134 Napoli. Musacchio Aldo - Via Farnete, 4 - 87050 Mangone (CS). Mustacchi Silvia - Via Mariano d’Ayala, 6 - 80121 Napoli. Muzzo Carlo - Via Galatina P. Anfiteatro, E/8 - 81055 S. Maria Capua Vetere (Caserta). Napoleone Giovanni - Dipartimento di Scienze della Terra - Via La Pira, 4 - 50121 Firenze. Napoletano Aldo - Via Rodolfo Falvo, 20 - 80127 Napoli. Napoletano Anastasio - Via Pratelle - 81010 Raviscanina (CE). Nazzaro Antonio - Osservatorio Vesuviano - 80056 Ercolano (Napoli). Nicoletti Pier Giorgio - Via S. Maria Capua Vetere, 26 - 81043 Capua (CE). Nicotera Pasquale - Istituto di Geologia Applicata - Facoltà di Ingegneria - Piazzale Tecchio - 80125 Napoli. Nicotina Mariano - Istituto di Entomologia Agraria - Facoltà di Agraria - 80055 Portici (Napoli). 358 Elenco dei soci 200) 201) 202) 203) 204) 205) 206) 207) 208) 209) 210) 211) 212) 213) 214) 215) 216) 217) 218) 219) 220) 221) 222) 223) 224) 225) 226) 227) 228) 229) 27- 4-973 Nota D’Elogio Ernesto - Parco Mergellina, 3 - 80122 Napoli. 30-12-960 Oliveri del Castillo Alessandro - Dipartimento di Geofisica e Vulcanologia - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. 25- 6-976 Orio Franco - Via G. Santoro, 14 - 84100 Salerno. 27-11-947 Orrù Antonietta - Via Monte Pollino, 2 - Quartiere Montesacro - 00141 Roma. 27- 6-980 Ortega Huertas Miguel - Departamento de Cristalografia y Mineralogia - Facultad de Ciencias - Universidad de Granada (Spagna). 29- 10-971 Ortolani Francesco - Dipartimento di Scienze della Terra - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. 30- 12-960 Pagella Maria Luisa - Via Girolamo Santacroce, 7 - 80129 Napoli. 30-12-960 Palmentola Giovanni - Dipartimento di Geologia e Geofisica - Palazzo Ateneo - 70121 Bari. 22-12-982 Palomo Delgado Inmaculata - Estación Experimental del Zaidin C.S.I.C. - Profesor Albareda, 1 - Granada (Spagna). 29- 3-963 Palumbo Antonino - Dipartimento di Geofisica e Vulcanologia - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. 28- 2-969 Paoletti Alfredo - Via Puccini, 19/c - 80127 Napoli. 30- 12-960 Parenzan Paolo - Via Gabrieli, 13 - 70100 Bari. 29- 10-971 Parisi Giovanni - Istituto di Zoologia dell’Università - Via Mezzo¬ cannone, 8 - 80134 Napoli. 24- 6-977 Pasquarella Carmelo - Via 4 Orologi, 29/A - 80056 Ercolano (Napoli). 28- 6-985 Patella Prof. Domenico - Dipartimento di Geofìsica e Vulcanolo¬ gia - Largo S. Marcellino, 10 - 80136 Napoli. 22-12-981 Pedata Patrizia - Via Nuova S. Rocco, 73 - 80131 Napoli. 22-12-976 Pellecchia Maria - Via Francesco Saverio Correrà, 222 - 80135 Napoli. 27-12-957 Pericoli Sergio - Via del Porto, 151 - 47033 Cattolica (Forlì). 29- 12-961 Pescatore Tullio - Dipartimento di Scienze della Terra - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. 31- 1-951 Pescione Messina Adelia - Via Fleming, 89 - 00191 Roma. 20- 12-985 Petrosino Mariarosaria - Via Vivaldi, 51 - 81100 Caserta. 27- 6-980 Picariello Orfeo - Istituto di Zoologia dell’Università - Facoltà di Scienze - Via Mezzocannone, 8 - 80134 Napoli. 29-10-971 Piciocchi Alfonso - Parco Comola Ricci, 9 - 80122 Napoli. 27- 4-973 Pierattini Donatella - Dipartimento di Geofisica e Vulcanologia - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. 29-10-971 Pinna Eros - Dipartimene di Scienze della Terra - Via S. Maria, 53 - 56100 Pisa. 22-12-982 Pinto Gabriele - Via Nicolardi, Parco Arcadia, 5 - 80131 Napoli. 18-12-959 Piscopo Eugenio - Dipartimento di Chimica Farmaceutica e Tossi¬ cologica dell’Università - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. 21- 12-979 Placella Bianca - Corso Umberto, 35 - 80138 Napoli. 22- 12-982 Pollio Antonino - Via Kerbaker, 86 - 80129 Napoli. 27- 6-980 Pozzuoli Antonio - Dipartimento di Geofisica e Vulcanologia - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. Elenco dei soci 359 230) 29-10-971 231) 21-12-979 232) 28-12-956 233) 20-12-974 234) 21-12-983 235) 27- 3-964 236) 31- 5-968 237) 21-12-970 238) 3-12-971 239) 27- 3-964 240) 27- 6-980 241) 21-12-983 242) 22-12-981 243) 27- 6-975 244) 15-12-978 245) 27-11-947 246) 22-12-981 247) 30- 1-981 248) 30- 1-981 249) 29-10-971 250) 21-12-983 251) 27- 1-978 252) 31- 5-968 253) 3-12-971 254) 28- 3-963 255) 20-12-974 256) 30-12-941 257) 29-10-971 258) 21-12-983 Priore Rosa - Istituto di Entomologia agraria - Facoltà di Agraria - 80055 Portici (Napoli). Pugliese Pasquale - Istituto di Chimica Farmaceutica dell’Univer- sità - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. Quagliariello Teresa - Dipartimento di Geofìsica e Vulcanologia Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. Ramundo Eliseo - Via Cesare Rosaroll, 174 - 80139 Napoli. Rapisardi Luigi - Dipartimento di Geologia e Geofìsica - Via Nicolai, 2 - 70121 Bari. Rapolla Antonio - Dipartimento di Geofisica e Vulcanologia - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. Ricchetti Giustino - Dipartimento di Geologia e Geofìsica - Via Nicolai, 2 - 70121 Bari. Righetti Francesco - Istituto di Zootecnica - Via F. Delpino, 1 - 80137 Napoli. Roda Cesare - Istituto di Scienze della Terra - Viale Ungheria, 43 - 33100 Udine. Rodriguez Antonio - Via Pietro Castellino, 179 - 80131 Napoli. Rodriguez Gallego Manuel - Departamento de Cristalografìa y Mineralogia - Facultad de Ciencias - Universidad de Granada (Spagna). Romano Claudio - Via Sagrerà, 23 - 80129 Napoli. Rossi Fortunato - Via Montedonzelli, 48/b - 80128 Napoli. Rosso Andrea - Via Ferrara, 14 - 81100 Caserta. Rotondo Antonio - Istituto di Coltivazioni Arboree - Facoltà di Agraria - 80055 Portici (Napoli). Ruffo Sandro - Museo Civico di Storia Naturale - Lungadige Porta Vittoria, 9 - 37100 Verona. Russo Antonio - Viale Muratori, 225 - 41100 Modena. Russo Giovanni Fulvio - Laboratorio di Ecologia - Piazzetta S. Pietro - 80070 Ischia Porto (Napoli). Russo Luigi - Via Cilea, 171 - 80127 Napoli. Russo Luigi Filippo - Istituto di Entomologia agraria - Facoltà di Agraria - 80055 Portici (Napoli). Saccani Luigi - Via Pontano, 80 - 80122 Napoli. Salvati Gerardo - Via Pisa, 1 - 85100 Potenza. Sarpi Ernesto - Via S. Aspreno, 13 - 80133 Napoli. Sartoni Samuele - Istituto di Geologia - Via Zamboni, 63-67 - 40127 Bologna. Scandone Paolo - Dipartimento di Scienze della Terra - Via S. Maria, 53 - 56100 Pisa. Scaramella Domenico - Istituto di Entomologia Agraria - Facoltà di Agraria - 80055 Portici (Napoli). Scherillo Antonio - Via Stanzione, 18 - 80129 Napoli. Schettino Oreste - Istituto di Chimica Farmaceutica dell’Univer¬ sità - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. Schiano di Zenise Barbaro Mariella - Via S. Strato, 25 - 80123 Napoli. 360 Elenco dei soci 259) 21-12-984 260) 30-11-973 261) 27- 3-964 262) 25- 6-967 263) 15-12-978 264) 31- 1-951 265) 21-12-979 266) 28- 3-963 267) 28- 6-985 268) 29-10-971 269) 31- 1-951 270) 30-12-960 271) 26- 5-972 272) 20-12-985 273) 31- 5-968 274) 27- 6-975 275) 21-12-984 276) 31- 5-968 277) 31- 5-968 278) 26- 3-942 279) 22-12-981 280) 22-12-981 281) 21-12-984 282) 31- 5-968 283) 29-12-961 284) 21-12-984 285) 27- 1-978 286) 19-10-971 Schiattarella Marcello - Via Onofrio Fragnito, 2 - 80131 Napoli. Scippacercola Sergio - Centro di Calcolo Elettronico Interfacol¬ tà - Pad. 17 - Mostra d’Oltremare - 80125 Napoli. Scorziello Raffaele - Istituto di Paleontologia dell’Università - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. Senatore Felice - Via Balziro - Traversa Bottiglieri, 17 - 84100 Salerno. Serra Virginia - Dipartimento di Biologia Evolutiva e Comparata - Via Mezzocannone, 8 - 80134 Napoli. Sersale Riccardo - Istituto di Chimica Applicata - Facoltà di Inge¬ gneria - 80125 Napoli. Sgarrella Franca - Istituto di Paleontologia - Largo S. Marcel¬ lino, 10 - 80138 Napoli. Sgrosso Italo - Dipartimento di Scienze della Terra - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. Siani Massimo - Via B. Avallone, 26 - 84013 Cava dei Tirreni (Salerno). Simone Lucia - Dipartimento di Scienze della Terra - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. Sinno Renato - Via Scudillo, 20 bis - 80131 Napoli. Sorrentino Pappalardo Albina - Via Bernardo Clesio, 14 - 38100 Trento. Speranza Antonio - Via Tommaso Caravita, 29 - 80134 Napoli. Stamatopulos Leonidas - Vracneica Patrasso - 25002 Grecia. Stanzione Damiano - Via Nicolardi (Parco Arcadia, is. 5) - 80131 Napoli. Steri Stefano - Dipartimento di Matematica - Via Mezzocannone, 8 - 80134 Napoli. Stigliano Michele - Dipartimento di Scienze della Terra - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. Taddei Roberto - Orto Botanico - Via Foria, 223 - 80139 Napoli. Taddei Ruggiero Emma - Dipartimento di Scienze della Terra - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. Tarsia in Curia Isabella - Corso Umberto I, 106 - 80138 Napoli. Tartaglione Anna Maria - Via S. Donato, 20 - 81020 Sala di Caserta (CE). Tartaglione Elio - Via G. Santacroce, 3 - 80129 Napoli. Tomasino Carlo - Via Luigi Transillo, 54/F - 80125 Napoli. Torre Mario - Dipartimento di Scienze della Terra - Largo S. Mar¬ cellino, 10 - 80138 Napoli. Torre Zamparelli Valeria - Dipartimento di Scienze della Terra - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. Torrente Maurizio Maria - Via Livio Andronico, 103 - 80126 Napoli. Tramutoli Mariano - Via Caserma Lucana, 23 - 85100 Potenza. Tremblay Ermenegildo - Istituto di Entomologia agraria - Facoltà di Agraria - 80055 Portici (Napoli). Elenco dei soci 361 287) 15-12-978 288) 29-12-961 289) 30- 1-981 290) 21-12-984 291) 25- 6-976 292) 29-10-971 293) 28- 6-985 294) 21-12-979 295) 27- 1-978 296) 21-12-984 297) 31- 3-972 298) 30-12-960 299) 25- 6-976 Valentini Giovanni - Dipartimento di Scienze della Terra - Città Universitaria - Piazzale Aldo Moro, 1 - 00185 Roma. Vallario Antonio - Dipartimento di Scienze della Terra - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. Varriale Bruno - Istituto di Zoologia dell’Università - Via Mezzo¬ cannone, 8 - 80134 Napoli. Vecchione Carlo - Dipartimento di Scienze della Terra - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. Verniani Franco - Via Fossolo, 10 - 40138 Bologna. Viggiani Gennaro - Istituto di Entomologia agraria - Facoltà di Agraria - 80055 Portici (Napoli). Viggiano Giulio - Via Icaro, 2 - Scala F - 80072 Pozzuoli (Napoli). Villanis Gabriella - Via Guglielmo Sanfelice, 24 - 80134 Napoli. Villari Anna - Via Bausan, 36 - 80121 Napoli. Viola Giuseppe - Viale Moiano, 27 - 82011 Airola (BN). Vitagliano Paolo Augusto - Via S. Giacomo dei Capri, 125 - Palazzo Seca - 80128 Napoli. Vitagliano Vincenzo - Via A. Manzoni, 30 - 80123 Napoli. Zampino Carlo - Via Rotunno, 14 - 84100 Salerno. SOCI AMMESSI IL 27 GIUGNO 1986 1) Caputo Vincenzo - Via Macedonia, 11 - 80137 Napoli. 2) Cutillo Vincenzo - Corso Vittorio Emanuele, 167/2A Parco Èva - 80128 Napoli. 3) Lardone Aldo - Via Mezzocannone, 31 - 80134 Napoli. 4) Kalby Mario - Viale dei Tigli, 22 - 84100 Salerno. 5) Benedetti Ettore - Dipartimento di Chimica - Via Mezzocannone, 4 - 80134 Napoli. 6) Descio Pamisani Dolores - Viale Lincoln - 81100 Caserta. 7) Cubellis Elena - Via Roma, 39 - 81010 Baia e Latina (CE). 8) Castellano Laura - Dipartimento di Matematica - Via Mezzocannone, 8 - 80134 Napoli. SOCI AMMESSI IL 19/XII/986 1) Santo Antonio - Via Tagliamento, 49 - 83100 Avellino. 2) Schioppa Matilde - Viale Colli Aminei, 16/G - 80131 Napoli. 3) Guzzetta Giuseppe - Dipartimento di Geofìsica e Vulcanologia. Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. 4) Esposito Aiardo Antonio - Via S. Pietro, 42 - 80026 Casoria (Napoli). 5) Cinquegrana Rosa Emilia - Via R. Di Sangro, 27 Napoli. 6) Colliani Felice - Via Scarlatti, 134 - 80127 Napoli. 7) Carlone Gennaro - Via A. Catone, 21 - 86017 Sepino (CB). m .fOO' J . ■ Elenco dei periodici ricevuti in cambio del Bollettino della Società dei Naturalisti 1) Accademie e biblioteche d’Italia. Roma. 2) Acta Botanica Fennica. Helsinki. 3) Acta Entomologica Fennica. Helsinki. 4) Acta Entomologica Musei Nationalis Pragae. Praha. 5) Acta Facultatis rerum naturalium Universitatis Comeniane. Ser. Anthropologia, Botanica, Zoologia. Bratislava. 6) Acta Geologica et Geographica Universitatis Comenianae Geologica. Bratis¬ lava. 7) Acta Palaentologica Sinica. Nanking. 8) Acta Societatis Botanicorum Poloniae. Warszawa. 9) Acta Societatis prò fauna et flora fennica. Helsinki. 10) Acta Zoologica Fennica. Helsinki. 11) Agricoltura. Roma. 12) Agricoltura. Ambiente. Roma. 13) Agricoltura. Ricerca. Roma. 14) Almanacco d’Italia. Roma. 15) Ambio. Stockholm. 16) Anales del Jardin Botanico de Madrid. Madrid. 17) Anales de Sociedad Cientifica Argentina, Buenos Aires. 18) Annalen des Naturhistorischen Museum in Wien. Wien. 19) Annales Botanici Fennici. Helsinki. 20) Annales Entomologici Fennici. Helsinki. 21) Annales historico-naturales Musei Nationalis Hungarici. Budapest. 22) Annales historiques de la Révolution franfaise. Parigi. 23) Annales Musei Goulandris. Kifissia (Atene). 24) Annales de la Société Royale Zoologique de Belgique. Gent. 25) Annales Universitatis Mariae Curie Sklodowska. Sectio B: geographia, geologia, mineralogia et petrographia. Sectio C: Biologia. Lublin. 26) Annales Zoologici Fennici. Helsinki. 27) Annali della Facoltà di Agraria. Milano. 28) Annali della Facoltà di Scienze Agrarie dell’Università degli Studi di Napoli. Portici. 29) Annali del Museo Civico di storia naturale «Giacomo Doria ». Genova. 30) Annals of thè Missouri Botanical Garden. St. Louis. 31) Annuario delle Biblioteche italiane. Roma. 32) Annuario dell’Istituto e Museo di Zoologia dell’Università di Napoli. Napoli. 33) Annuario da Sociedade Broteriana. Coimbra. 364 Elenco dei periodici ricevuti in cambio del Bollettino 34) Archiv der Freunde der Naturgeschichte in Mecklenburg. Rostock. 35) Archivio per l’antropologia e la etnologia. Firenze. 36) Archivio di oceanografìa e limnologia. Venezia. 37) Ateneo veneto. Venezia. 38) Atti dell’ Accademia Ligure di Scienze e Lettere. Genova. 39) Atti dell’Accademia Pontaniana. Napoli. 40) Atti dell’Accademia Properziana del Subasio. Assisi. 41) Atti dell’Accademia di Scienze di Ferrara. Ferrara. 42) Atti dell’Accademia delle Scienze dell’Istituto di Bologna. Rendiconti. Classe di scienze fisiche. Bologna. 43) Atti della R. Accademia delle Scienze di Torino. Atti Generali e Verbali delle Classi riunite. Torino. 44) Atti del Circolo Culturale G. B. Duns Scoto. Roccarainola. 45) Atti dell’Istituto di Botanica e del Laboratorio Crittogamico dell’Università di Pavia. Pavia. 46) Atti e memorie dell’Accademia di agricoltura, scienze e lettere. Verona. 47) Atti del Museo Civico di Storia Naturale di Trieste. Trieste. 48) Atti della Società italiana di scienze naturali e del Museo Civico di Storia natu¬ rale di Milano. Milano. 49) Atti della Società dei Naturalisti e Matematici. Modena. 50) Atti della Società Peloritana di Scienze fìsiche e matematiche. Messina. 51) Atti della Società Toscana di Scienze Naturali. Pisa. 52) Biological Bulletin. Woods Hole. 53) Biological Review. Cambridge. 54) Boletim da Sociedade Broteriana. Coimbra. 55) Bollettino dell’Accademia Gioenia di Scienze Naturali. Catania. 56) Bollettino del Gruppo Grotte Brescia «Corrado Allegretti». Brescia. 57) Bollettino dell’Istituto di Entomologia dell’Università degli Studi di Bologna. Bologna. 58) Bollettino del Laboratorio di Entomologia Agraria «Filippo Silvestri» - Portici. 59) Bollettino dei Musei e degli Istituti Biologici dell’Università di Genova. Genova. 60) Bollettino del Museo Civico di Storia naturale di Venezia. Venezia. 61) Bollettino del Museo Civico di Storia naturale di Verona. Verona. 62) Bollettino del Servizio Geologico d’Italia. Roma. 63) Bollettino della Società Adriatica di Scienze. Trieste. 64) Bollettino della Società Entomologica Italiana. Genova. 65) Bollettino della Società Geografica Italiana. Roma. 66) Bollettino della Società Italiana di Biologia sperimentale. Napoli. 67) Bollettino Società Sarda di Scienze Naturali. Sassari. 68) Bollettino di zoologia agraria e di bachicoltura. Milano. 69) Bulletin de l’Institut de Geologie des Bassins d’Aquitaine. Talence. 70) Bulletin of thè British Museum (Naturai Fhstory). London. 71) Bulletin of thè Entomological Society of Egypt (Economie Series). Cairo. 72) Bulletin of thè Geological Institutions of thè University of Uppsala. Uppsala. 73) Bulletin de l’Institut Royal des Sciences naturelles de Belgique. Ser. Biologie, Entomologie, Sciences de la Terre. Bruxelles. 74) Bulletin of thè Minerai Research and Exploration Institut of Turkey. Ankara. Elenco dei periodici ricevuti in cambio del Bollettino 365 75) Bulletin of Nanjing Institute of Geology and Palaeontology. Nanking. 76) Bulletin de la Société Entomologique d’Egypte. Cairo. 77) Bulletin de la Societé des Sciences naturelles de l’Ouest de la France. Nantes. 78) Ciencia biologica. Cgimbra. 79) Comunica?òes dos Services Geologicos de Portogai. Lisboa. 80) Coree d’aujourd’hui, la. Pyongyang. 81) Corriere UNESCO. Roma. 82) D.A. Difesa ambientale. Milano. 83) Decheniana. Bonn. 84) Decheniana. Beihefte. Bonn. 85) Delpinoa. Napoli. 86) Deutsche Akademie der Naturforscher Leopoldina. Halle. 87) Doriana. Genova. 88) Entomologische Arbeiten aus dem Museum G. Frey. Tutzing. 89) EUS - Revista Espanola de Entomologia. 90) Folia. Musei Historico-Naturalis Bakonyensis. Veszprem. 91) Fragmenta Entomologica. Roma. 92) Geologicky zbornik. Geologica carpathica. Bratislava. 93) Giornale botanico italiano. Firenze. 94) Gorteria. Leiden. 95) Illinois biological monographs. Urbana. 96) Immaginale. Lecce. 97) Informatore agrario. Verona. 98) Informatore botanico italiano. Firenze. 99) Informatore del giovane entomologo. Genova. 100) Italia Nostra. Roma. 101) Izvèstija Akademia Nauk Modavioi SSR - a. Scienze biologiche e chimiche, b. Scienze matematiche e fisiche. Kisciniof. 102) Journal of thè Marine Biological Association of thè United Kingdom. Plymouth. 103) Journal of thè Minnesota Academy of Sciences. Minneapolis. 104) Journal of stratigraphy. Nanking. 105) Leopoldina. Halle. 106) Madoqua. Windhoek. 107) Marine studies of San Pedro Bay. Los Angeles. 108) Mediterranea. Alicante. 109) Memorias da Sociedade Broteriana. Coimbra. 110) Memoirs of Nanjing Institute of Geology and Palaeontology. Nanking. 111) Memoranda Societatis prò Fauna et Flora Fennica. Helsinki. 112) Memorie fuori serie del Museo Civico di Storia naturale di Verona. 113) Memorie del Museo Civico di Storia naturale di Verona. 114) Memorie e note delflstituto di Geologia applicata delPUniversità di Napoli. 115) Memorie e rendiconti dell’Accademia di Scienze, lettere e belle arti degli Zelandi e dei Dafnici. Acireale. 116) Memorie della Società Entomologica Italiana. Genova. 117) Mìcropaleontology - Nwe York. 366 Elenco dei periodici ricevuti in cambio del Bollettino 118) Mitteilungen der Bayerischen Staatssammlung fur Palàontologie und histor. Geologie. Mùnchen. 119) Mitteilungen aus dem Hamburgischen Zoologischen Institut und Museum. Hamburg. 120) Monographiae Botanicae. Warszawa. 121) Monographs of thè Allan Hancock Foundation. Los Angeles. 122) Natura. Rivista di scienze naturali. Milano. 123) Natura bresciana. Brescia. 124) Naturalista siciliano, il. Palermo. 125) Note Fitopatologiche per la Sardegna. Sassari. 126) Notiziario del Circolo Speleologico Romano. Roma. 127) Nova Acta Leopoldina. Halle. 128) Nuova scienza. Roma. 129) Novos Taxa Entomologicos. Louren^o Marques. 130) Oberhessische Naturwissenshaftliche Zeitschrift. Giessen. 131) Ohio Journal of Science. Columbus. 132) Orsis. Barcellona. 133) Palaentologia Sinica. Nanking. 134) Palaeontology Stratigraphy and Lithology. Sofia. 135) Paleobios. Berkeley. 136) Periodico di Mineralogia. Roma. 137) Pescaport. Genova. 138) Postilla. New Haven. 139) Proceedings of thè Academy of Naturai Sciences of Philadelphia. Philadelphia. 140) Proceedings of K. Nederlandse Akademie van Wetenschappen. Ser. Physical Sciences. Ser. Biological und medicai Sciences. Amsterdam. 141) Proceeding of thè Nova Scotian Institute of Sciences. Halifax. 142) Pubblicazioni dell’Istituto di Botanica dell’Università di Catania. Catania. 143) Publicaciones del Centro Pirenaico de Biologia Experimental. Jaca. 144) Publicaciones del Departamento de Zoologia. Barcelona. 145) PublicaQÒes do Instituto de Zoologia «Dr. Augusto Nobre». Porto. 146) Quaderni di Agricoltura Ambiente. Roma. 147) Quaderni dell’Istituto di Geologia dell’Università di Genova. Genova. 148) Rasprave zavoda za Geoloska i Geofizicka istrazivanja. Beograd. 149) Redia. Giornale di Zoologia. Firenze. 150) Rendiconti dell’Istituto Lombardo. Accademia di Scienze e Lettere. Milano. 151) Rendiconto dell’Accademia delle Scienze fìsiche e matematiche. Napoli. 152) Republique Populaire Democratique de Coree. Pyongyang. 153) Revista de la Sociedad Cientifica del Paraguay. Asuncion. 154) Risveglio del Molise e del Mezzogiorno. Roma. 155) Riviera Scientifique. Nice. 156) Rivista di Biologia normale e patologica. Messina. 157) Rivista Rosminiana di filosofia e di cultura. Stresa. 158) Rozpray Ceskoslovenské Akademie véd. Praha. 159) Scientia. Milano. 160) Scienza-società. Lecce. 161) Scripta Facultatis Scientiarum naturalium. Universitatis Purkynianae Brunensis. Brno. Elenco dei periodici ricevuti in cambio del Bollettino 367 162) Semekenbergiana biologica. Frankfurt a.M. 163) Struktur und Mitgliederbestand. Deutsche Akademie der Naturforscher Leo¬ poldina. Halle. 164) Studi Geologici CamertL Camerino. 165) Studi Sassaresi. Sassari. 166) Studi trentini di scienze naturali. Acta geologica, Acta biologica. Trento. 167) Technical reports of thè Aliali Hancock Foundation. Los Angeles. 163) Thalassia salentina. Lecce. 169) Transaction of thè Wisconsin Academy of Sciences, Arts and Letters. Madison. 170) Travaux biologiques de Flnstitut J. B. Carnoy. Louvain -la-Neuve. 171) United States Geological Survey - a. Annual report; b. Bulletin; c. Earthquake information bulletin; d. Professional paper; e. Techniques; f. Water supply paper. Washington. 172) University of California publicatìons in Geological Sciences. Los Angeles. 173) University of California publications In Zoology. Berkeley. 174) Universo. Firenze. 175) Verhandlungen der Zoologisch - Botanischen Gesellschaft in Òsterreich. Wien. 176) Vesnik. a. Geologija; b. Inzenjerska Geologija i Hidrogeologija; c. Geofizika. Beograd. 177) Vita italiana. Roma. 178) Vita oggi. Roma. 179) Zbornik Slovenského Nàrodného Mùzea. Bratislava. Recensioni 1) Centre de Documentation du C.M.R.S. - 26, Rue Boyer, 75971 - Paris Cedex 20. 2) Library Chemical Abstracts Service - P.O. Box 3012 - Columbus, Ohio 43210. 3) Libri e Riviste d'Italia - Ministero per i Beni Culturali e Ambientali - Divisione Editoria - Roma. 4) Literature Resources Department Biosciences Information Service. 2100 Arch Street - Philadelphia, Pennsylvania - 19103 U.S.A. ÌSi :V £fr . ■ ir- INDICE Ricciardi M., Aprile G. G., La Valva V., Caputo G. - La flora del Somma-Vesuvio . . . . . . pag. 3 Ferri M., Gorini A. - Gli eventi sismici del maggio 1984 in Abruzzo; una possibile sequenza: evento principale - repliche precursori - evento principale - repliche ................................ » 123 Fraissinet M., Grotta M. - Resoconto avifaunistico delusola di Capri » 141 Parisi G., Buglione I. A., Mascia F. • Cromatografia liquida ad alta pressione di warfarin nel plasma di ratti Sprague-Dawley .... » 155 D’Antonio C. - Ricerche faunistiche nell’Oasi dei Variconi (Foce Vol¬ turno, Caserta). II - Gli Anfibi e i Rettili .................. » 161 Laforgia V., Punì R., Cavagmuolo A., Varano L. - Azione del gioca gone sii 11’ intei renale di Podarcis s. sicula Raf. .............. » 173 Punì R., Laforgia V., Cavagnuolo A., Varano L. - Variazione della glicemia nella lucertola Podarcis s . sicula Raf. dopo somministra¬ zione prolungata di glucagone .............................. » 183 Caputo V., De Biase A., Baldanza F. - Note sull’erpetofauna della Valle delle Ferriere (Amalfi - SA) .......................... » 193 Mazzarella A., Ciato A. - Macchie solari e clima a Napoli . . » 201 Carrara E., Guadagno F. M., Rapolla A., Nunziata C., Roberti R, Del Negro C, Palmieri M., Siviero V. - Determinazione dei para¬ metri elastici dinamici in laboratorio su campioni di pozzolane e tufi flegrei ................................................ » 211 Ciliberto C. - Introduzione alf informatica ed applicazioni ...... » 229 Bravi S., Schiattarsela M. » Segnalazione di livelli ittiolitici eocenici a Cyclopoma gigas Agassiz ai Monti Alburni (Appennino Campano) » 255 370 Indice Caliendo M. F., Milone M. - Possibili correlazioni durante il periodo riproduttivo tra l’attività enzimatica dell’ipotalamo e il tasso pia¬ smatico degli androgeni in Perdìx perdix . pag. 281 Milone M., Grotta M., Del Monaco G. - Gulls Wintering Along thè Campanian Coastline . » 289 Pinto G., Taddei R. - Evaluation of Toxic Effects of Heavy Metals on Unicellular Algae. V - Analysis of thè Inhibition Manifesting Itself with an Increased Lag Phase . » 303 Albertano P., Pinto G. - The Action of Heavy Metals on thè Growth of Three Acidophilic Algae . » 319 Siani M., de Filippo G. - Dinamica delle popolazioni di Silvidi sull’Isola di Vivara . . » 329 Processi verbali delle tornate e delle assemblee generali . » 339 Elenco dei soci al 31 dicembre 1986 . . » 351 Elenco dei periodici ricevuti in cambio del Bollettino della Società dei Naturalisti . . . » 363 Recensioni . » 367 TERMINATO DI STAMPARE OGGI XIX OTTOBRE MCMLXXXVIII NELLE OFFICINE GRAFICHE NAPOLETANE FRANCESCO GIANNINI & FIGLI S.P.A. Direttore responsabile: Prof. ALDO NAPOLETANO Autorizzazione della Cancelleria del Tribunale di Napoli - n. B 649 del 29-11-1960 Art. 14. — Nel dattiloscritto, si raccomanda di indicare con doppia sottolineatura (maiuscoletto) i nomi degli Autori e con la sottolineatura semplice (corsivo) i titoli dei periodici nella bibliografia, i nomi scientifici latini ed i termini stranieri. Art. 15. — Le illustrazioni che corredano il testo saranno accompagnate da brevi esaurienti didascalie nella stessa lingua del testo. Art. 16. - Dato il tipo di carta adottato per la stampa del Bollettino la maggior parte delle figure andranno inserite come tali nel testo, con numerazione progressiva. Al termine del testo, in continuità con rimpaginazione precedente, potranno essere inserite delle tavole contrassegnate da numeri romani progressivi, fermo restando che le dimensioni - inclusa la didascalia - non oltrepassino quelle del formato standard di cm 11 xl8. È con¬ sigliabile che gli originali per le illustrazioni siano di dimensioni superiori a quelle defini¬ tive (1 V2 o 2 volte quelle definitive). Salvo indicazioni contrarie, le illustrazioni saranno riprodotte in modo da utilizzare al massimo il formato standard e, in ogni caso, in confor¬ mità con il parere espresso in merito dal Redattore. Art. 17. — Le tabelle andranno contrassegnate con una numerazione indipendente e progressiva. Per eventuali tabelle con dati numerici o elenchi di nomi con segni o grafici è consigliabile preparare un originale ad inchiostro di china o dattiloscritto da cui possa essere ricavato uno zinco. Salvo casi di impossibilità, dette tabelle non dovranno superare le dimensioni di cm 11 xl8. Art. 18. — Le note a piè pagine devono portare una numerazione indipendente e progressiva dall’inizio del lavoro. Nel dattiloscritto esse vanno presentate a parte, tutte riu¬ nite in successione e numerate. Art. 19. — La bibliografìa sarà raccolta alla fine del testo e dovrà comprendere solo i lavori effettivamente citati nel testo stesso, in una delle forme seguenti Gray (1824); (Gray, 1824); (Gray, 1824: 73); va pertanto esclusa una numerazione progressiva dei rife¬ rimenti bibliografici. Nell’elenco alfabetico degli Autori il cognome dovrà essere riportato prescindendo dai prefìssi di casato (p. es. de , von ecc.) che, se presenti saranno indicati subito dopo il nome. Se di uno stesso Autore vengono citati più lavori, questi saranno elencati cronologica¬ mente. Si faranno seguire alla data di pubblicazione, nell’ordine, le lettere a, b, c, ecc. quando i lavori abbiano lo stesso anno di edizione. Le stesse lettere dovranno essere ripor¬ tate nelle citazioni nel testo. Per lavori pubblicati da più Autori, tutti gli Autori dovranno essere riportati in Bibliografìa, mentre nel testo - qualora gli Autori siano tre o più - si riporterà solo il primo con 1’aggiunta di et ai Al cognome dell’Autore seguirà l’iniziale o le iniziali del nome, quindi la data di pub¬ blicazione del lavoro, tra parentesi e punto. Nel caso di più Autori, questi saranno separati da una virgola. Il titolo del lavoro dovrà essere riportato per esteso, sottolineando le eventuali parole in corsivo. I titoli dei periodici dovranno essere riportati in corsivo (sottolineatura semplice) ed abbreviati attenendosi alla Word List of Scientific Periodicals , IV Ed. (1963-65). Il numero del volume sarà sottolineato con una linea semplice ed una ondulata onde sia riprodotto in grassetto; esso sarà eventualmente preceduto, tra parentesi, dal numero della serie e seguito, pure tra parentesi, da quello del fascicolo; quindi due punti e indicazione della prima e dell’ul¬ tima pagina dell’articolo, delle eventuali figure (figg.), tavole (tavv.), tabelle (tabb.) ed infine la città tra parentesi. Qualora il periodico sia articolato in numeri, questi saranno indicati col simbolo N°; analogamente la parte si indicherà con P., la sezione con Sez., il supplemento con Suppl. una nuova serie con N. Ser., una edizione con Ed. In ogni altro caso il riferimento dovrà essere riportato per esteso (per es. nella citazione di una tesi, di un simposio ecc.). Per i lavori non pubblicati su periodici si indicheranno dopo il titolo, nell’ordine, l’Edi¬ tore e la relativa Città; quindi dopo il punto, il numero complessivo delle pagine (pp.), le eventuali figure (figg.), tavole (tavv.), e tabelle (tabb.). Gli esempi seguenti potranno servire da guida per la compilazione della Bibliografia: Crescenti U., CrostellaA., Donzelli G. & Raffi G. (1969). Stratigrafia della serie calca¬ rea dal Lias al Miocene nella regione marchigiano-abruzzese. Mem. Soc. geol. ital. 8: 343-420, 64 figg., 3 tavv. (Pisa). Goodey J. B. (1963), Soil and freshwater Nematodes. Metheum and Co., London, XV + 544 pp., 298 figg. Art. 20. — Di eventuali errori e/o omissioni nella compilazione della Bibliografia sono responsabili gli Autori delle note. La Redazione del Bollettino della Società dei Natu¬ ralisti non risponde delle opinioni scientifiche espresse dagli autori. ISSN 0366-2047 m m BOLLETTINO DELLA SOCIETÀ DEI NATURALISTI IN NAPOLI VOLUME XCVI - 1987 6 ioga ì GIANNINI EDITORE NAPOLI 1989 NORME PER LA STAMPA DI NOTE NEL BOLLETTINO DELLA SOCIETÀ DEI NATURALISTI DI NAPOLI Art. 1. — La stampa delle note è subordinata all’approvazione da parte del Comitato di Redazione che è costituito dal Presidente del Consiglio direttivo, dai quattro Consiglieri e dal Redattore delle Pubblicazioni. Il Comitato di Redazione qualora lo giudichi necessa¬ rio ha facoltà di chiedere il parere consultivo di altri, anche non soci. Art. 2. — I testi delle note devono essere consegnati al Redattore, dattiloscritti in tri¬ plice copia, nella stessa tornata o assemblea in cui vengono comunicati. Per gli allegati (figure, tavole, carte ecc.) si richiede la consegna, oltre che degli originali destinati alla Tipografia, di una copia eliografica di tutti i disegni a china e di una seconda serie di stampa per tutte le fotografie, con l’indicazione su ciascuna di esse della figura cui si rife¬ risce e del simbolo (numero o lettera) che ne indica la posizione nella figura stessa. Per le diapositive a colori potrà essere fornita, in luogo di una seconda copia, una stampa a colori nel formato minimo di cm 10x15. Art. 3. — Ogni anno i soci hanno diritto a 10 pagine di stampa, gratuite, o al loro equivalente, oltre’ a 50 estratti senza copertina. Tale diritto non è cedibile né cumulabile. Art. 4. — Con le prime bozze, la Tipografìa invierà al Redattore il preventivo di spesa per la stampa nel Bollettino e per gli estratti, questi lo comunicherà all’Autore per la parte di spesa che lo riguarda. Art. 5. — L’Autore restituirà con le prime bozze, gli originali ed il preventivo di spesa per la stampa, sottoscritto per conferma ed accettazione, indicando il numero di estratti a pagamento desiderati, l’indirizzo a cui dovrà essere fatta la spedizione e l’intesta¬ zione della fattura relativa alle spese di stampa del periodico e degli estratti. Nel caso che l’ordine provenga da un Istituto Universitario o da altro Ente, l’ordine deve essere sotto- scritto dal Direttore. Art. 6. — Modifiche ed aggiunte apportate agli originali nel corso della correzione delle bozze (correzione d’Autore), comportano un aggravio di spesa, specialmente quando richiedono la ricomposizione di lunghi tratti del testo o spostamenti nell’impaginazione. Tali spese saranno addebitate all’Autore. AlfT. 7. — Le bozze devono essere restituite al Redattore entro 15 giorni. Il ritardo comporta lo spostamento della nota relativa nell’ordine di stampa sul Bollettino; per questo motivo la numerazione delle pagine sarà provvisoria anche nelle ultime bozze e quella definitiva sarà apposta su esse a cura e sotto la responsabilità della Tipografia. Art. 8. — A cura del Redattore, in calce ad ogni lavoro sarà indicata la data di accet¬ tazione da parte della Rivista. Art. 9. — Al fine di facilitare il computo dell’estensione della composizione tipogra¬ fica dei lavori è necessario che il testo venga presentato dattiloscritto in cartelle di 25 righe, ciascuna con 60 battute. Art. 10. — L’Autore indicherà in calce al dattiloscritto l’Istituto o l’Ente presso cui il lavoro è stato compiuto e l’eventuale Ente finanziatore della stampa e delle ricerche. Art. 11. — Le note saranno accompagnate da due riassunti, da cui si possa ricavare chiaramente la parte sostanziale del lavoro. Uno dei due riassunti sarà in italiano e l’altro, più ampio ed esauriente, preferibilmente in inglese. Art. 12. — Vengono ammesse alla pubblicazione sul Bollettino anche Note d’Autori non soci, purché presentate da due soci e preventivamente sottoposte per l’approvazione al Comitato di Redazione. La stampa di tali Note sarà a totale carico degli Autori. Art. 13. — I caratteri disponibili per la stampa sono i seguenti: maiuscolo £ maiuscoletto ==, corsivo - , tondo; in corpo 10 e corpo 8. L’Autore potrà avanzare proposte mediante le sottolineature convenzionali prima riportate. La scelta defi¬ nitiva dei caratteri è di competenza del Redattore. ISSN 0366-2047 BOLLETTINO DELLA SOCIETÀ DEI NATURALISTI IN NAPOLI VOLUME XCVI - 1987 GIANNINI EDITORE NAPOLI 1989 SOCIETÀ DEI NATURALISTI IN NAPOLI VIA MEZZOCANNONE, 8 CONSIGLIO DIRETTIVO BIENNIO 1988-89 Prof. Aldo Napoletano - Presidente Prof. Oreste Schettino - Vice-Presidente Prof. Teresa de Cunzo - Segretario Dott. Graziano fiorito - Vice-Segretario Prof. Eugenio Piscopo - Tesoriere Prof. Amalia Tavernier - Bibliotecario Dott. Vincenzo Cutillo - Redattore delle pubblicazioni Prof. Pietro Battaglini - Consigliere Prof. Giuseppe Caputo - Consigliere Prof. Gennaro Corrado - Consigliere Prof. Enrico Franco - Consigliere Hanno contribuito alla stampa di questo volume: La Presidenza del Consiglio dei Ministri - Ente Nazionale Cellulosa e Carta Il Ministero per i beni culturali ed ambientali L’Università di Napoli COMITATO DI REDAZIONE DELLE PUBBLICAZIONI È costituito dal Presidente, dal Redattore delle pubblicazioni e dai quattro Consiglieri, ma si avvale, quando lo ritiene più opportuno, della consulenza scien¬ tifica di particolari competenti italiani o stranieri. In particolare a questo numero hanno collaborato: Pietro Battaglini, Marcello Bernabini, Gian Carlo Carrada, Paolo Ciambelli, Cesare Conci, Gennaro Corrado, Pietro Cosentino, Francesco Dessi, Mauro Fasola, Enrico Franco, Giuseppe Guz- zetta, Giuseppe Luongo, Ugo Moncharmont, Renato Massa, Lucia Simone, Ermene¬ gildo Tremblay. IN MEMORIA DI ARTURO PALOMBI Signor Presidente della Società dei Naturalisti, Signori Membri del Consiglio direttivo, cari Consoci, è con senso di viva commozione che adempio al mesto compito di ricordare il Socio benemerito prof. Arturo Palombi, affidatomi da Lei e dal Consiglio direttivo, e ringrazio tutti per avermi offerta l’opportunità, come vecchio socio, di ricordare l’amico affet¬ tuoso ancor prima che il Maestro, che mi onorò della sua benevolenza ed amicizia per oltre un cinquantennio. Ciò è per me di grande conforto, velato solo dal rammarico di non potere tributare alla Sua memoria, che solo un debole omaggio di riconoscenza, di amichevole e sincero rim¬ pianto. La vostra presenza, quella di autorità accademiche, di colleghi, di ex¬ allievi, di amici ed estimatori, vuole testimoniare quella partecipazione commossa che noi tutti desideriamo significare ai familiari dello scom¬ parso, e in particolare alla eletta compagna, Sig.ra Maria Cuomo e ai suoi figliuoli, i dr. Enzo, Vóga ed Elio, i quali, seguendo l’esempio paterno, ono¬ rano altamente le loro professioni. 4 U. Moncharmont Arturo Palombi fu socio benemerito della Società dei Naturalisti, alla quale era iscritto fin dal 31-12-1922; ne fu Vice Segretario nel 1932, Vice- Presidente nel triennio 1966-69, Presidente dal 1969 al 1973 e Consigliere dal 1974 al 1982; dedicò al nostro Sodalizio il suo costante interesse e la sua fattiva collaborazione alla vita sociale, per più di un sessantennio. Al suo impegno la Società deve il ravvivarsi degli scambi con altre Associa¬ zioni naturalistiche italiane e straniere, il rinnovato incremento delle fina¬ lità statutarie a vantaggio delle giovani generazioni di Naturalisti e di Inse¬ gnanti di Scienze. Attese con scrupolosità, durante i suoi mandati, all’am- pliamento della Sede sociale con facquisizione dei nuovi locali attigui, pro¬ mosse il riordino della Biblioteca sociale. Negli ultimi anni della Sua vita, Egli volle donare alla Biblioteca della Società la parte di opuscoli e di libri della sua vasta raccolta riguardante la fauna terrestre ed altre discipline naturalistiche. La Società, in segno di gradimento, fece rilegare con ornate copertine i volumi donati. La parte riguardante la fauna marina fu da Lui donata alla Biblioteca della Stazione Zoologica di Napoli, nei cui laboratori aveva svolto assiduamente le sue ricerche. Volle così manifestare i vincoli di affetto che lo legavano a queste due Istituzioni, con cui aveva vissuto, lavorato ed assaporato la soddisfazione della ricerca scientifica. * * * Per lumeggiare la figura di Arturo Palombi, sia come Uomo che come scienziato, attingo le principali notizie dalla sua Biografìa, gentilmente for¬ nitami dai familiari, e dal «curriculum» dei suoi studi, nonché da alcuni miei ricordi personali. Arturo Palombi nacque in Benevento il 25 agosto 1899, ed ebbe la tri¬ stezza di perdere i Genitori in tenera età; negli anni dell’adolescenza gli fu guida amorevole il fratello maggiore Michele. Nel 1917, a 18 anni, dovette interrompere la frequenza alla 3a liceale perché chiamato alle armi, e dopo un breve periodo di addestramento, entrò, da aspirante Ufficiale di fante¬ ria in zona di operazioni sul Montello, partecipando alla controffensiva del giugno 1918 sul Piave, a Nervesa della Battaglia, e all’ultima del 24 otto- bre-3 novembre 1918 sul Monte Grappa, che portarono l’Italia alla vittoria nella la Guerra mondiale. Fu congedato da tenente, dopo tre anni di servi¬ zio militare, successivamente promosso capitano. Questi eventi lo misero molto presto di fronte alla cruda realtà e alle difficoltà della vita, ma consolidarono quel suo carattere serio, perseve¬ rante e scrupoloso che conservò per tutta la vita, sempre alieno da ogni forma di opportunismo, di impreparazione culturale e di improvvisazione. In memoria di Arturo Palombi 5 Ritornato dal servizio militare, si impegnò a fondo negli studi e si lau¬ reò in Scienze naturali nelìTJniversità di Napoli nell’agosto 1922, con il massimo dei voti e la lode, presentando una tesi sperimentale in Zoologia, che fu successivamente pubblicata. Subito dopo la laurea fu per due anni coadiutore in soprannumero neiristituto dì Zoologia delf Università di Napoli. L’Istituto era allora diretto dal prof. Francesco Saverio Monticelli (1863-1927), celebre elminto- logo, fondatore, nel 1912, insieme con Michele Stossich e Corrado Parona, della Collezione Elmintologica Centrale Italiana, con sede a Napoli. Il Palombi già da studente aveva mostrato il suo tenace e scupoloso impegno sia nelPattività scientifica nel campo parassitologico che in quello organiz¬ zativo, occupandosi del riordino della Biblioteca delPallora nuova sede deiristituto Zoologico in Via Mezzocannone 8. Furono quelli gli anni della sua prima formazione come zoologo, ma nel 1924, per la soppressione dei posti in soprannumero, fu costretto ad emigrare nella Scuola secondaria superiore, affrontando con successo, dopo una strenua preparazione, il regolare concorso nazionale per Pinsegnamento delle Scienze naturali, chi¬ mica e geografia, in cui risultò 2° vincitore. Fu così assegnato al Liceo scientifico di Avellino, dove nel 1925 iniziò Pinsegnamento delle scienze che si protrasse per cinque anni. Durante questo periodo continuò a coltivare, malgrado il trapazzo e il disagio delle molte ore di viaggio allora necessarie per il collegamento tra Napoli ed Avellino, gli studi elmintologie!; frequentò la Stazione Zoologica di Napoli conducendovi ricerche sperimentali, e l’Istituto di Zoologia dell’Università, interessandosi in particolare dei cicli di sviluppo di Platelminti parassiti di animali marini. Tra questi lo studio delle cercarie del gen .Gymnophalìus dei Mitili (1923) ed il lavoro su di un «Nuovo Pi atei minto Alloiocele, Dige- nobothrium inerme n. sp.» (1926) raccolto da G. B. Grassi su Leptocefalo e inviatogli per lo studio; ad essi sono da aggiungere lo studio dei Turbellari raccolti da H. Munro Fox di Cambridge nel Canale di Suez (1928) e le indagini sul ciclo evolutivo di Helicometra fasciata (1929). Per le ricerche compiute in quegli anni gli fu conferito il 1° premio «G. B. Grassi» per la Parassitologia della R. Accademia dei Lincei (1928). Conseguì nel 1930 la libera docenza in Zoologia e potè così essere tra¬ sferito al Liceo scientìfico di Napoli (che fu poi intitolato a Vincenzo Cuoco): ciò gli consentì di dedicarsi con una maggiore disponibilità di tempo agli studi di biologia marina e dì scoprire alcuni cicli di sviluppo di Trematodi non ancora noti. Sono infatti di questi anni la conclusione sperimentale del ciclo biolo¬ gico di Diphterosoma brusirtele (1931), «La copulazione nei Trematodi» 6 U. Moncharmont (1931), «Gli stadi larvali dei Trematodi del Golfo di Napoli» (1934) e Tidentifìcazione del «Ciclo evolutivo di Baccìger baccìger » (1934), che gli valsero, nel 1935, un nuovo premio «G. B. Grassi» di Parassitologia della R. Accademia Nazionale dei Lincei. Le sue ricerche si concentrarono sempre più, oltre che alla sistematica (specie dei Trematodi e dei Turbellari Policladi), allo studio dei cicli di svi¬ luppo di questi parassiti in animali marini. Tali studi, resi attuabili sul piano sperimentale dalle prestazioni specializzate esistenti alla Stazione Zoologica di Napoli, gli consentirono di ricostruire in vivo i vari stadi larvali: essi rappre¬ sentano buona parte della sua produzione scientifica originale. Il prof. Umberto Pierantoni (1876-1959), che successe al prof. Fran¬ cesco Saverio Monticelli nella direzione delPIstituto di Zoologia dell’Uni¬ versità di Napoli, nella Rassegna sul contributo italiano al progresso della Zoologia negli ultimi cento anni, fatta alla Società Italiana per il Progresso delle Scienze nel 1939, sintetizzò così l’opera scientifica del Nostro: «Allievo del Monticelli, assai valoroso in questo campo è stato special- mente il Palombi, che si è reso assai noto per avere applicato il metodo degli allevamenti per la ricostruzione dei cicli biologici dei parassiti, giun¬ gendo così a chiarire rapporti ancora ignorati tra ospitatore e parassita ed alla identificazione di forme larvali non prima potute classificare, special- mente nel campo dei Trematodi. È un reputatissimo classificatore di Platel- minti, che gli vengono inviati in studio da tutto il mondo». Per un triennio (1933-36) tenne un Corso libero su «Animali parassiti e la loro biologia» ed ottenne la conferma della libera docenza. Nel 1938 lasciò l’insegnamento medio perché nominato Ispettore centrale presso il Ministero dell’Educazione nazionale, ma l’impossibilità di continuare le sue ricerche scientifiche lo indussero a rinunziare a quella carica dopo pochi mesi, per ritornare all’insegnamento e alla ricerca. In quello stesso anno fu dichiarato maturo nel concorso universitario per la cattedra di Zoologia dell’Università di Cagliari, con una relazione molto lusinghiera. Il Palombi fu chiamato dal prof. Filippo Silvestri sull’incarico di inse¬ gnamento di Zoologia generale nella Facoltà di Agraria di Portici, incarico che mantenne dal 1936 al 1969. Importante fu la scoperta (1935) di una nuova Leptomedusa, Eugym- nanthea in qui lina, ospite interno di Tapes decussata , rappresentante di un nuovo genere, e forse di una nuova sottofamiglia, perché la medusa (una Leptomedusa cioè con le gonadi lungo i canali radiali) derivava da un polipo nudo (Idroide Atecato), mentre avrebbe dovuto avere origine, come per le altre Leptomeduse, da un polipo provvisto di teca e con gonadi In memoria di Arturo Palombi 7 lungo il manubrio. Probabilmente il nuovo ambiente nell’interno del Mol¬ lusco aveva determinato la scomparsa della teca. Questa situazione fu suc¬ cessivamente ritrovata da diversi AA, e in mari anche distanti, in altri mol¬ luschi ospitatori ( Mytilus , Cardium, Ostrea). Negli anni 1934-1939 condusse studi sui Turbeilari marini di varie parti del mondo. Nello stesso periodo continuò le ricerche sulle cercarie marine viventi nei Molluschi del Golfo di Napoli, per stabilire i cicli di sviluppo dei Tre- matodi nei Pesci marini e riuscì nell’interessante esperimento di ottenere in laboratorio il completo ciclo biologico di un Trematode, il Lepocreadium album (Stossich). Dal 1939 al 1942 pubblicò diversi lavori, tra i quali la monografia su Eusicyonia carinata che gli valse il premio « Filippo Cavolini » della Società Nazionale Lettere ed Arti (Società Reale) di Napoli, e sul ciclo biologico di Ptychogonimus megastoma , per il quale l’Accademia d’Italia gli conferì il premio del Ministero della Pubblica Istruzione. In un secondo concorso a cattedre di Zoologia, svoltosi nel 1942, fu dichiarato maturo all’unanimità, ma purtroppo non venne incluso nella terna dei vincitori: questa profonda amarezza, anche se da Lui fortemente risentita, non lo distolse dai suoi studi preferiti, ma lo allontanò per sempre dalla carriera e dai concorsi universitari. Dal 1942 al 1947 produsse ben nove cospicui contributi sui Trematodi Monogenetici, tutti pubblicati sull’Annuario del Museo Zoologico dell’Uni¬ versità di Napoli e intitolati «Notizie elmintologiche», lavorando su mate¬ riale conservato nella Collezione Elmintologica Centrale Italiana ed aventi carattere di revisione sistematica. Nel 1949 pubblicò sull’Archivio Zoologico Italiano la prima parte della Monografia «I Trematodi d’Italia» - Trematodi Monogenetici. Essa rappre¬ senta un lavoro di sintesi di ampio respiro, scritto, come Lui stesso dichiara «nel periodo più triste e turbinoso della mia vita di uomo e di italiano, tra gli orrori delle devastazioni ed il raccapriccio delle distruzioni di ogni sorta» e potè essere pubblicata a distanza di alcuni anni per l’interessa¬ mento dell’amico prof. Umberto Pierantoni. Questi gli aveva anche consen¬ tito di portar via dalla sede universitaria, e mettere così in salvo dal bom¬ bardamento che nel 1943 colpì il Museo Zoologico, tutta la sezione dei Trematodi Monogenetici della Collezione Elmintologica Centrale Italiana. Come è noto i Trematodi Monogenetici svolgono i loro cicli vitali su di uno stesso ospitatore, generalmente un Pesce, ma anche su Anfibi, Ret¬ tili e Mammiferi, o in Cefalopodi e Crostacei. In quella monografia egli riporta e descrive le specie raccolte su ospitatori rinvenuti in Italia e in zone limitrofe durante il suo lungo periodo di frequenza alla Stazione Zoo- 8 U. Moncharmont logica di Napoli o esistenti nella Collezione Elmintologica Centrale. La trattazione è ordinata per singole specie, ciascuna con l’indicazione deìV ha¬ bitat, la diagnosi, una figura ed i riferimenti bibliografici. L’opera è corredata da chiavi analitiche per il riconoscimento dei taxa, e costituisce un utile strumento per la ricerca, e venne accolta molto favo¬ revolmente, specie dagli studiosi stranieri. La reputazione riscossa dal Palombi è attestata anche dai numerosi generi e specie nuove di Turbeilari e di Trematodi che portano il suo nome. Una più ampia e dettagliata informazione sui contenuti della vasta produzione scientifica nel campo della Zoologia e della Parassitologia, può essere meglio ricavata, analizzando il completo Elenco delle pubblicazioni, riportato in appendice. * * * Impossibilitato di risiedere a Napoli, dove aveva avuta la casa requisita dalle truppe di occupazione e con la paralisi dei laboratori scientifici provo¬ cata dalla guerra, fu distolto dalle ricerche sperimentali e si orientò verso altri studi. Così, ad esempio, in occasione delle manifestazioni per ricor¬ dare il 2° centenario degli scavi di Pompei, su sollecitazione del prof. Ame¬ deo Maiuri, lavorò su «La fauna marina nei musaici e nei dipinti pom¬ peiani» (1950), sui «Dipinti di fauna marina e conchiglie rinvenute durante gli scavi dell’antica Stabia» (1958) e su «I dipinti di fauna marina esistenti nel Museo Campano di Capua» (1962) e ancora su «Anfore e piatti decorati con motivi di fauna marina esistenti nel Museo Nazionale di Napoli» (1974). Orientando la sua attività sempre più verso l’insegnamento medio, ed universitario presso la Facoltà di Agraria di Portici, produsse (1950-55) una serie di pubblicazioni su argomenti tecnici di interesse agrario applicativo. Tra queste primeggia il «Compendio di Zoologia Generale ed Agraria» (1965), in accurata veste tipografica, che raccoglie il frutto della sua lunga esperienza di docente di Zoologia nella Facoltà di Agraria di Por¬ tici. Destinato in particolare agli studenti di Agraria, Egli si sofferma, dan¬ done adeguata trattazione, più diffusamente sugli animali utili e dannosi all’Uomo, agli animali domestici ed alle piante coltivate, descrivendo i cicli biologici dei parassiti, i danni che questi possono provocare e i mezzi per combatterli. La stesura piana ed essenziale, la ricchezza delle illustrazioni soprattutto della parte sistematica, rendono agevole agli studenti una buona preparazione zoologica di base. In memoria di Arturo Palombi 9 Un altro impegnativo volume su «Gli animali commestibili dei mari d’Italia», con illustrazioni e figure, venne pubblicato da Ulrico Hoepli di Milano in bellissima veste editoriale: esso riporta, oltre alla descrizione dei singoli animali, elenchi dei loro nomi nelle varie regioni d’Italia e di molti paesi mediterranei. Esso fu accolto con grande favore ed interesse da stu¬ diosi, da tecnici della pesca e da naturalisti, tanto che il libro vide ben quattro edizioni (1935, 1961, 1969 e 1971). Riporto dalla prefazione alla prima edizione: «All’improba fatica che ho dovuto condurre in condizioni precarie di tempo e di mezzi, ho voluto associare il sig. Mario Santarelli, Conservatore nella Stazione Zoologica di Napoli, il quale mi è stato di aiuto nella ricerca, presso i pescatori ed i mercati del pesce, degli esemplari da riprodurre in fotografìa. Ma altre ragioni, di indole sentimentale, mi hanno spinto ad associare il suo nome al mio: la sua costante dedizione nei trent’ anni di amicizia e di rapporti di studio ed il ricordo del padre Carlo, stimato Conservatore della stessa Stazione Zoologica ove io mossi, con piena indipendenza di metodi, di scuola e di dottrina, i primi passi nelle ricerche scientifiche ». Riprendo questi ultimi righi per sottolineare con le sue stesse parole, l’espressione sintetica della sua personalità scientifica, fatta con fermezza e con fede. E mi piace aggiungere, traendola dalla lettera da Lui indirizzata in occasione del 100° anniversario della nascita di Rinaldo Dohrn, figlio del Fondatore Anton Dohrn, quest’altra testimonianza: «In quella Stazione Zoologica di Napoli che offre allo studioso autonomia di indagine e di indi- pendenza di vedute, che rende veramente piacevole e fecondo il lavoro. Si spiega quindi il mio attaccamento a questa Istituzione». * * * Tra l’altre attività impegnative, Arturo Palombi, comandato presso la Sopraintendenza Bibliografica della Campania e della Calabria, intorno al 1938, fu incaricato dal dr. Gino Tamburrino, allora Sopraintendente, di colla¬ borare al rilevamento delle consistenze dei periodici esistenti presso le Biblio¬ teche napoletane, lavoro di ricerca fatigante ed impegnativo, poi interrotto con l’inizio della Guerra, che Egli compì con la sua consueta solerzia e precisione. Dopo l’interruzione della 2a Guerra mondiale, questa monumentale opera fu ripresa e portata a compimento sotto la direzione e per merito della prof. Guer¬ riera Guerrieri e del prof. Carmelo Colamonico. Il volume «Pubblicazioni periodiche esistenti nelle Biblioteche pubbliche e negli Istituti universitari di Napoli (fino al 1950) », edito dalla Società Nazionale di Scienze, Lettere e Arti di Napoli, venne alla luce nel 1957, e la nostra città venne così dotata, tra le 10 U. Moncharmont prime in Italia, di un prezioso strumento di studio e per la fruizione del vastis¬ simo patrimonio bibliografico cittadino. * * * Ampie furono la sua competenza e fimpegno per i problemi della didattica, anzi volle ampliare l’orizzonte delle sue attività in questo campo, partecipando nel 1955 al Concorso per Ispettore centrale del Ministero della Pubblica Istruzione, che vinse brillantemente: venne assegnato alla Direzione generale per l’Istruzione tecnica. Con grande impegno si dedicò all’introduzione nelle Scuole della didattica sperimentale delle Scienze, sol¬ lecitando attivamente l’impegno del Ministero per l’attuazione della riforma dell’insegnamento nella Scuola media dell’obbligo. Visitò moltissime Scuole di Avviamento professionale, rendendosi conto di persona quali fossero i problemi e le necessità relative all’insegna¬ mento scientifico, che analizzò in una serie di articoli pubblicati sugli Annali del Ministero, ed in altri periodici ufficiali. La sua posizione di Ispettore centrale gli diede modo di impegnarsi perché si attuasse la nuova didattica, fondata sull’osservazione in natura e la sperimentazione da parte dei discenti, e collaborò fattivamente all’introduzione dei nuovi metodi nella Scuola media dell’obbligo e alla valorizzazione dell’Insegnamento delle Scienze naturali. Fu chiamato dal Centro Didattico Nazionale per la Scuola media e diresse numerosissimi Corsi di aggiornamento a livello nazionale e provin¬ ciale, destinati ai Docenti di Scienze e di Osservazioni scientifiche. Volle seguire personalmente e fare propria l’esperienza sui nuovi metodi didattici e non esitò a tal fine ad impartire corsi di «Osservazioni scientifiche» per la Scuola media nella serie di trasmissioni televisive di Telescuola, organizzate dalla RAI: lavoro questo nuovo e assai complesso, che affrontò coraggiosamente, sapendo che, servendosi del mezzo televi¬ sivo, avrebbe potuto raggiungere le sedi scolastiche più lontane ed un’am¬ pia diffusione della nuova didattica. Queste lezioni ebbero vasto interesse e stimolarono iniziative da parte dei docenti in tutta Italia che si cimenta¬ rono nella nuova didattica nelle loro Scuole. * * * L’intensa e crescente attività di quegli anni ed il conseguente impegno fisico che Egli poneva sempre nell’espletamento del suo lavoro, cui atten¬ deva con completa dedizione ed alto senso di responsabilità, gli causarono In memoria di Arturo Palombi 11 un grave scompenso epatico, tanto che fu costretto a sottrarsi a quel ritmo di lavoro divenuto turbinoso, chiedendo con rammarico il collocamento a riposo dall’ufficio di Ispettore, con anticipo di sette anni. Si pensi infatti al contemporaneo carico di lavoro legato all’insegnamento superiore presso la Facoltà di Agraria di Portici, aH’allestimento del Corso di Osservazioni scientifiche di Telescuola che si teneva a Roma e che richiedeva tutta una nuova ed originale impostazione tecnica per una didattica congrua al mezzo televisivo, ma soprattutto di doveri inerenti all’ufficio di ispettore, che lo costringevano a continue trasferte in luoghi lontani, con intensis¬ simo trapazzo fìsico. Egli invero intese e professò la funzione ispettiva non soltanto dal punto di vista strettamente amministrativo, bensì come quella di consigliere e di guida dei docenti di Scienze nel loro magistero per l’at¬ tuazione dei nuovi programmi di Osservazioni scientifiche. Fu componente del Comitato Nazionale per l’Educazione Scientifica (C.N.E.S.) creato dal Ministero della Pubblica Istruzione, prendendo parte attiva ai lavori nei diversi colloqui per la ristrutturazione degli studi della Scuola media superiore, alla Villa Falconieri di Frascati. Fece parte dell’Accademia Pontaniana di Napoli, dell’Accademia Gioe- nia di Catania, dell’Accademia Teatina di Chieti. Fu insignito del titolo di Cavaliere di Vittorio Veneto, di Cavaliere Ufficiale e di Commendatore al merito della Repubblica. In riconoscimento dei suoi alti meriti, il Ministero della Pubblica Istruzione gli conferì la Medaglia d’oro ai Benemeriti della Scuola, della Cultura e dell’Arte, onorificenza meritatissima che Egli molto apprezzò. * * * Ma il Nostro volle continuare la sua opera a favore della Scuola e nel 1969 fondò in Napoli l’Associazione Campana Insegnanti Scienze Naturali (A.C.I.S.N.), sempre con l’obiettivo di migliorare l’insegnamento delle Scienze naturali e delle Osservazioni scientifiche, di sviluppare la coscienza naturalistica del nostro paese, di promuovere incontri tra docenti per l’esame dei problemi didattici relativi agli insegnamenti naturalistici. Egli ne fu l’ideatore, il fondatore e il perseverante promotore. L’Associazione da Lui guidata e patrocinata, si inserì con successo nel mondo della Scuola; nel 1979, dopo dieci anni di attività, l’A.C.LS.N. pro¬ mosse, d’accordo con altre Associazioni naturalistiche d’Italia, l’organizza¬ zione del 1° Convegno nazionale degli Insegnanti di Scienze Naturali, che si tenne a Sorrento. I tempi erano maturi e nel riuscitissimo Convegno, che vide affluire i rappresentanti di molte altre Sezioni delle varie regioni ita- 12 U. Moncharmont liane, che si erano a mano a mano andate costituendo, nacque l’Associa¬ zione Nazionale Insegnanti di Scienze Naturali (A.N.I.S.N.) con sede in Napoli. Questo Sodalizio è tutt’ora fiorente e valido per le sue finalità. In riconoscimento dell’opera organizzativa ed unificatrice da Lui svolta, fu designato plebiscitariamente quale Presidente del nuovo Sodali¬ zio, carica che tuttavia declinò a causa dell’età avanzata: egli stesso giu¬ dicava che l’età, non la volontà, gli avrebbe impedito di continuare ad eser¬ citare tale funzione ampliata con l’alacrità necessaria. Accettò invece con soddisfazione e gratitudine la carica di Presidente onorario, mantenuta fino alla sua dipartita, che l’Assemblea unanime propose, in riconoscimento dell’opera di Fondatore ed unificatore del Sodalizio a livello nazionale. Ricordo il prof. Palombi, o semplicemente Arturo Palombi, come Egli volle che amichevolmente lo chiamassi, sempre con affetto filiale e reve¬ renziale, grato per la cordialità, l’amicizia e la disponibilità che sempre ebbe nei miei riguardi. Ricordo come Egli fosse comprensivo verso tutti, di comportamento signorile, corretto e senza cedimenti, rispettoso della per¬ sonalità altrui, e come nei suoi rapporti con gli altri non facesse mai sentire o pesare la propria personalità o autorità. Carattere austero, ma affabile, riservato, si rallegrava con sincerità dei successi e delle affermazioni dei suoi allievi con intima soddisfazione. Si sentiva partecipe del mondo, di cui ammirava con religiosità l’ordine e la bellezza. Fu rigido specialmente verso se stesso, anche quando provato, nel corso della sua lunga vita, da circostanze a lui contrarie. L’amore per l’or¬ dine, la sua vasta cultura naturalistica, la dedizione alla famiglia e alla Scuola, la sua mai interrotta laboriosità, lo indicano come esempio e modello di vita ben vissuta in armonia con il mondo, per il cui migliora¬ mento Egli offrì tutto se stesso. * * * Arturo Palombi ci lasciò, all’età di 88 anni, il 7 di aprile del 1987, ancora lucido di mente, ma non più sorretto dal fìsico, circondato dall’af¬ fetto e dall’amorevole assistenza dei suoi cari, nel rimpianto profondo di quanti lo conobbero ed amarono. In memoria di Arturo Palombi 13 ELENCO DELLE PUBBLICAZIONI Il prof. Arturo Palombi redasse un completo elenco delle sue pubblica¬ zioni. I suoi lavori, ordinati cronologicamente, sono stati suddivisi in cin¬ que gruppi di argomento: Lavori di Zoologia; Libri di testo per l’Università e per la Scuola secondaria; Articoli di divulgazione, di cultura e didattica della Biologia; Articoli sulla didattica e sull’organizzazione scolastica; Commemorazioni. I. Lavori di Zoologia 1) 1923 - Diagnosi di nuove specie di Policladi della R.N. Liguria. Nota prelimi¬ nare. Boll. Soc. Natur. Napoli , 35: 33-37. 2) 1923 - Sulle cercarie del genere Gymnophallus Odhner dei Mitili. Rend. 14° Assembl. Conv. Unione Zool. ital. Genova 8-11, ott. 1923: 21-23. 3) 1923 - Le cercarie del genere Gymnophallus Odhner dei Mitili. Pubbl. Staz. zool. Napoli , 5: 137-152, tav. 1. 4) 1924 - Policladi pelagici. Raccolte planctoniche fatte dalla R. Nave Liguria. Pubbl. Ist. super. Firenze , 3: 1-28. 5) 1924 - Di un nuovo ospitatore della cercaria di Echinostomum secundum Nicoli 1906: Mytilus galloprovincialis Lmk. Boll. Soc. Naturai. Napoli , 37: 49-51. 6) 1926 - Digenobothrium inerme n. gen. n. sp. ( Crossocoela ). Considerazioni siste¬ matiche sull’ordine degli Alloeocoela. Arch. zool. ital. Napoli , 11: 143-177, tav. 1, fìgg. 3. 7) 1926 - Nuova cercaria di Mytilus galloprovincialis Lmk. - Cercaria megalophal- los n. sp. Annu. Mus. zool. Napoli (n. s .), 5: 1-3, fìgg. 2. 8) 1927 - Notizie faunistiche sul Canale di Suez. Ann. Liceo scient. Avellino , pp. 1- 9, 1 carta (1926-27). 9) 1928 - Report on thè Turbellaria. Cambridge Expedition to thè Suez Canal, 1924. Trans. Zool. Soc. London , 22, pt. 5, pp. 579-631, fìgg. 169-197, tav. 1 con 12 fìgg. 10) 1928 - La Cercaria pedinata Huet 1891 nella sua fase d’incistidamento. Annu. Mus. Zool. Univ. Napoli (n. s.), 5, n. 20: 1-3, 1 fig. Napoli. 11) 1929 - Le specie del genere Helicometra esistenti nella Collezione Elmintolo- gica Centrale Italiana. Annu. Mus. Zool. Napoli (n. s.), 5: 1-19, fìgg. 6. Napoli. 12) 1929 - Ricerche sul ciclo evolutivo di Helicometra fasciata (Rud. ). Revisione delle specie del genere Helicometra Odhner. Pubbl. Staz. Zool. Napoli , 9: 237- 292, fìgg. 33, tav. 1, con 5 fìgg. Napoli. 13) 1929 - Gli apparecchi copulatori della famiglia Polyposthiidae (Policladi Acoti- lei). Ricerche sistematiche e considerazioni sulla affinità dell’ordine dei Poli¬ cladi. Boll. Soc. Naturai. Napoli , 40: 196-209. Napoli. 14 U. Moncharmont 14) 1929 - Il ciclo biologico di Diphterostomum brusinae Stossich (Trematode dige¬ netico: fam. Zoogonidae Odhner). Rend. Accad. Lìncei (6), 10: 274-277, figg. 1- 9. Roma. 15) 1930 - Il ciclo biologico di Diphterostomum brusinae Stossich. (Trematode dige¬ netico: fam. Zoogonidae Odhner). Considerazioni sui cicli evolutivi delle specie affini e dei Trematodi in generale. Pubbl. Staz. Zool. Napoli , 10: 111-149, figg. 24, tav. 1, con 4 figg. Napoli. 16) 1930 - Il ciclo evolutivo di Diphterostomum brusinae Stossich. Riv. Fis. Mat. e Se. nat. (2), Anno 4°: 3, fìg. 1. Napoli. 17) 1931 - Il polimorfismo nei Trematodi. Ricerche sperimentali su Helicometra fasciata (Rud.). Annu. Mus. Zool. Napoli (n. s.), 6, n. 5: fìgg 1-8. Napoli. 18) 1931 - Rapporti genetici tra Lepocreadium album Stoss. e Cercaria setifera (non J. Miiller) Monticelli. Boll. Zoologia Napoli , anno 2°, n. 4: 165-171, 2 fìgg. 19) 1931 - Per una migliore conoscenza dei Trematodi endoparassiti dei Pesci del Golfo di Napoli. Steringotrema divergens (Rud.) e Haploporus benedeni (Stoss.). Annu. Mus. Zool. Napoli (n. s.), 6: 1-15, fìgg. 9. Napoli. 20) 1931 - Faune et Flore de la Mediterranée. Paris. Planches: Polycladidae; Tre- matoda. 21) 1931 - La copulazione nei Trematodi. Ricerche sul significato fisiologico del canale di Laurer. Arch. zool. ital. 17: 123-151, fìgg. 9. Napoli. 22) 1931 - Stylochus inimicus sp. nov. Policlade acotileo commensale di Ostrea Vir¬ gin ica Gmelin delle coste della Florida. Boll. Zool., anno 2°, n. 6: 219-226, fìgg. 4, tav. 1. 23) 1931 - Turbeilari della Nuova Guinea. Résultats scientifìques du voyage aux Indes orientales néerlandaises de LL.AA.RR. le Prince et la Princesse Leopold de Belgique. Mém. Musée Hist. nat. de Belgique (n. s.), 2, fase. 8, fìgg. 2, tav. 1. 24) 1932 - Rapporti genetici tra Cercaria setifera Monticelli (non Joh. Miiller) ed alcune specie della famiglia Allocreadiidae. Brevi notizie sul ciclo biologico di Podocotyle atomon (Rud.). Boll. Soc. Naturai. Napoli , 44, pp. 213-216. 25) 1932 - Bacciger bacciger (Rud.) Nicol 1914 forma adulta di Cercaria pedinata Huet 1891. Boll. Soc. Naturai. Napoli , 44: 217-220. 26) 1933 - Cercaria pedinata Huet e Bacciger bacciger (Rud.). Rapporti genetici e biologia. Boll. Zoologia Napoli , anno IV: 1-11, fìgg. 6. 27) 1933 - Una parola di risposta a C. Ruth Shaw su Cercariaeum lintoni Miller and Northup. Boll. Zoologia Napoli , anno IV: 117-119. 28) 1934 - Bacciger bacciger (Rud.). Trematode digenetico: fam. Steringophoridae Odhner. Anatomia, sistematica e biologia. Pubbl. Staz. Zool. Napoli , 13: 438- 478, fìgg. 33. 29) 1934 - Gli stadi larvali dei Trematodi del Golfo di Napoli. I. Contributo allo studio della morfologia, biologia e sistematica delle cercarie marine. Pubbl. Staz. Zool. Napoli , 14: 51-94, fìgg. 34. 30) 1935 - Eugymnanthea inquilino , nuova Leptomedusa derivante da un Atecato Idroide ospite interno di Tapes decussatus L. Pubbl. Staz. Zool. Napoli , 15: 159- 168, fìgg. 8, tav. 1. In memoria di Arturo Palombi 15 31) 1936 - Policladi liberi e commensali raccolti sulle coste del Sud Africa, della Florida e del Golfo di Napoli. Arch. zoo! ita /., 23: 1-45, figg. 27, tav. 1, figg. 9. Torino. 32) 1937 - Il ciclo biologico di Lepocreadium album Stossich sperimentalmente rea¬ lizzato. Osservazioni etologiche e considerazioni sistematiche sulla Cercaria setifera (non J. Mùller) Monticelli. Riv. Parassita 1: 1-12, figg. 2, tav. 1. Roma. 33) 1937 - La cercaria di Mesometra orbicularis (Rud.) e la sua trasformazione in metacercaria. Appunti sul ciclo evolutivo. Riv. Parassita 1: 13-17, fìgg. 2. Roma. 34) 1938 - Metodi impiegati per lo studio dei cicli evolutivi dei Trematodi Digene¬ tici. Materiale per la conoscenza della biologia di Podocotyle atomon (Rud.), in: Livro Jubilar prof. Travassos, Rio de Janeiro, Rrasil, pp. 371-379, figg. 5. 35) 1938 - Turbeilari del Sud Africa. Secondo contributo. Arch. zool. ita!., 25: 329- 383, fìgg. 24, tav. 1, col. Torino (per il 1° Contributo v. n. 31 di questo Elenco). 36) 1938 - Gli stadi larvali dei Trematodi del Golfo di Napoli. 2° Contributo allo studio della morfologia, biologia e sistematica delle cercarie marine: il gruppo delle Cercarie Cotilocerche. Riv. Parassito /., 2: 189-206, 5 gruppi di fìgg. nel testo. Roma (per il 1° Contributo v. n. 29 di questo Elenco). 37) 1937-38 - Metodi impiegati per lo studio dei cicli evolutivi dei Trematodi Dige¬ netici. Annu. Liceo-Ginnasio «VE. Il» Napoli , pp. 10. Napoli. 38) 1939 - Turbeilari del Sud Africa. Policladi di East London. Terzo contributo. Arch. zool. ita!., 28: 123-149, fìgg. 16, tav. 1. Torino (I tre contributi sono ai nn. 31, 35 e 38 di questo Elenco). 39) 1939 - Boopsis mediterranea Pierantoni = Cephalopyge trematoides (Chun). Contributo allo studio della morfologia, sistematica e biologia del genere Ce¬ phalopyge ( Gastropoda : Fam. Phylliroidae). Boll. Zoologia , anno 10°: 65-73, fìgg. 3. Torino. 40) 1939 - Uova e larve di Cerithium rupestre Risso ( Gastropoda : Prosobranchia. Boll. Zoologia , anno 10°: 209-213, fìgg. 10 nel testo. Napoli. 41) 1939 - I caratteri sessuali secondari di Eusicyonia carinata (Olivi) (Crustacea: Penaeidae). Studio morfologico e biometrico. Arch. zool. ital ., 28: 323-348, tav. 20, fìgg. 7. Torino. 42) 1939 - Note biologiche sui Peneidi. La fecondazione e la deposizione delle uova in Eusicyonia carinata (Olivi). Boll. Zoologia , anno 10°: 223-227, fìgg. 4. 43) 1939 - Il significato della «ghiandola del cemento» nei Peneidi. Boll. Zool., anno 10°: 229-230. Napoli. 44) 1939 - Studi sugli Idroidi. I. L’azione delle radiazioni luminose. Boll. Soc. Natur. Napoli , 50: 149-182, fìgg. 14. 45) 1940 - Turbell aria Polycladidea. Résultats scientifìques des croisières du Navi- re-école belge «Mercator». Mém. Musée R. Hist. natur. Belgique (s. 2°), 2, fase. 15: 95-114, pi. I, fìgg. 7. Bruxelles. 46) 1940 - Gli stadi larvali dei Trematodi del Golfo di Napoli. 3° Contributo allo studio della morfologia, biologia e sistematica delle Cercarie marine. Riv. Parassito /., 4: 1-25, fìgg. 13. Roma. (I precedenti contributi sono indicati ai n. 29 e 36 di questo Elenco). 16 U. Moncharmont 47) 1940 - Le anomalie del rostro di Eusìcyonìa cannata (Olivi). Boll. Zoologia , 11: 3-7, figg. Napoli. 48) 1940 - Policladi delle coste occidentali dell’Africa. Materiale raccolto dal dr. E. Dartevelle. Revue Zool. et Botan. Africaine, 33, fase. 2: 109-121, tav. 4, figg. 8. Bruxelles. 49) 1940 - Sulla presenza di simbionti intracellulari in Arbacia aequituberculata (Blainville) (Echinodermi). Boll. Zool., anno 11°: 79-82, figg. 2. Napoli. 50) 1941 - Eusìcyonìa carinata (Olivi). Apparecchio digerente, branchiale e ses¬ suale. Anatomia, fisiologia, sviluppo ed anomalie in rapporto cogli altri Crosta¬ cei Decapodi. Atti. Accad. Sci. fìs. e mat. Napoli (s. 3°), 2: 1-38, figg. 3, tav. 7. Napoli. 51) 1941 - Cercaria dentali Pelseneer, forma larvale di Ptychogonimus megastoma (Rud.). Riv. Parassit., 5: 127-128. Roma. 52) 1942 - Notizie ed osservazioni sui normali ed accidentali ospitatori definitivi di Ptychogonimus megastoma (Rud.). Annu. Mus. Zool. Univ. Napoli (n. s.), 2: 1-3. Napoli. 53) 1942 - Ricerche sperimentali sull’azione del secreto delle glandole cefaliche della cercaria di Ptychogonimus megastoma (Rud.). Boll. Zool., anno 13°: 9-15, figg. 6. Napoli. 54) 1942 - Il ciclo biologico di Ptychogonimus megastoma (Rud.). Osservazioni sulla morfologia e fisiologia delle forme larvali e considerazioni filogenetiche. Riv. Parassito! ., 6: 117-172, figg. 26, tav. 2. Roma. 55) 1942 - Notizie sull’attività scientifica e didattica di Arturo Palombi. Tip. N. Jovene. Napoli, pp. 53. 56) 1942 - Notizie elmintologiche. I. Monocoty/e myliobatis Taschenberg. Caratteri della specie e rilievi sul genere. Annu. Mus. Zool. R. Univ. Napoli, 7, n. 12: 5, fìg. 1. Napoli. 57) 1942 - Notizie elmintologiche. II. Ancyrocotyle bartschi Price 1934 = Ancyroco- tyle vallei (Parona e Perugia 1897). Nuova diagnosi del genere e sua posizione sistematica. Annu. Mus. Zool. R. Univ. Napoli, 7, n. 13, pag. 4, fig. 1. 58) 1943 - Notizie elmintologiche. III. Una specie del genere Merizocotyle Cerf. probabilmente nuova. Posizione sistematica del genere. Annu. Mus. Zool. R. Univ. Napoli, 7, n. 14: 1-3, fìg. 1. Napoli. 59) 1943 - Notizie elmintologiche. IV. Anoplodiscus richiardii Sonsino e Anoploco- tyle austra/ìs (Harvey Johnston) nom. nov.; loro posizione sistematica. Annu. Mus. Zool. R. Univ. Napoli, 7, n. 15: 1-3-. Napoli. 60) 1943 - Notizie elmintologiche. V. Diplectanum ( Dactylogyrus ) echeis (Wag.) Par. e Per. = Lamellodiscus ignoratus n. sp. Diagnosi della specie e suoi ospitatori. Annu. Mus. Zool. R. Univ. Napoli, 7, n. 16: 1-5, fìg. 1. Napoli. 61) 1943 - Notizie elmintologiche. VI. Le specie italiane del gen. Calceostoma e revisione del genere. Annu. Mus. Zool. R. Univ. Napoli, 7, n. 17: 1-8, fig. 2. Napoli. 62) 1943 - Notizie elmintologiche. VII. Contributo per una migliore conoscenza di alcune specie italiane della famiglia Diclidophoridae. Annu. Mus. Zool. R. Univ. Napoli, 1, n. 17: 1-8, figg. 1-3. Napoli. In memoria di Arturo Palombi 17 63) 1943 - Notizie elmintologiche. Vili. Le specie italiane del gen. Hexostoma Rafi- nesque (= Hexacotyle Blainville). Annu. Mus. Zool. R. Univ. Napoli , 7, n. 18: 1- 8, fig. 3. Napoli. 64) 1947 - Notizie elmintologiche. IX. Nuovo rinvenimento di Benedenia Monticela lii (Parona e Perugia 1895) su Mugil capito Cuv. del Lago Fusaro (Napoli). Annu. Mus. Zool. R. Univ. Napoli , 7, n. 20, pp. 1-6, Fig. 4. 65) 1949 - I Trematodi d’Italia. Parte I. Trematodi monogenetici. Ardi. zool. Ital ., 34: 203-408, figg. 1-89. 66) 1950 - La fauna marina nei musaici e nei dipinti pompeiani. Pompeiana , I. Macchiaroli editore, Napoli. 67) 1952 - Mesometra orbicularis (Rud.) (Trematode digenetico) Anatomia e biolo¬ gia. Arch. zool. ital., 37, pp. 423-438, fìg. 18. Napoli. 68) 1953 - Gli animali commestibili dei mari d’Italia. Descrizioni e nomi italiani, dialettali dei Pesci, Tunicati, Echinodermi, Molluschi e Crostacei (in colla¬ borazione con Mario Santarelli), 1 voi., pp. VHI+349, Figg. 1-261, tav. 2. Edi¬ zione Ulrico Hoepli, Milano. la ediz. 1953; 2a ediz. 1961; 3a ediz. 1969; 4a ediz. 1971. 69) 1955 - Adattamenti biologici dei Trematodi digenetici al Fine della conserva¬ zione della specie. Pubbl. Staz. Zool. Napoli , 27: 108-113, tav. 2 e Boi. Lab. Cli¬ nica Louis Rasetti, p. 719, figg. Caracas (Venezuela). 70) 1958 - L’antica Stabia: dipinti e materiale di fauna marina. Ann. Pubbl. Istruz 4, pp. 516-517. Firenze. 71) 1958 - Dipinti di fauna marina e conchiglie rinvenute durante gli scavi di Sta¬ bia. Boll. Soc. Naturalisti Napoli , 67, pp. 3-7, tav. 1. 72) 1962 - Dipinti di fauna marina del Museo Campano di Capua. Atti Accad. Pon- taniana (n. s.), 11, p. 213, tav. 1. Napoli. 73) 1970 - Carpent tua poma nepotes (Virgilio) - Prospettive di ricerche biologiche e chimiche su alcuni animali marini delle classi degli Idrozoi e dei Trematodi. Boll. Soc. Naturalisti Napoli , 79, pp. 3-6, Napoli. 74) 1974 - Anfore e piatti decorati con motivi di fauna marina esistenti nel Museo Nazionale di Napoli. Atti Accademia Pontaniana (n. s.), 23, p. 169. Napoli. IL Libri di testo per VUniversità e per la Scuola secondaria 76) 1965 - Compendio di Zoologia generale e agraria. 1 voi. di pp. XV+653, Figg. 1- 700. Edizioni Edagricole, Bologna 2a ediz. 1970; 3a ediz. 1976. 77) 1954 - Natura viva. Corso di Scienze naturali e per le Scuole medie superiori (3 voi., poi nelle successive edizioni ridotti a due), in collaborazione con il prof. Salvatore Pignanelli. Garzanti editore, Milano. 78) 1957 - Insegnamo sperimentando - Garzanti editore, Milano (due edizioni: 1957 e 1962). 18 U. Moncharmont 79) 1962 - Il «Piccolo Leonardo» - Guida alle osservazioni scientifiche. Ediz. Para- via, Torino (due edizioni: 1962, 1964). 80) 1963 - Meraviglie della Natura - Corso di Scienze naturali per gli Istituti tecnici commerciali, in collaborazione con il prof. Salvatore Pignatelli, Garzanti edi¬ tore, Milano. 81) 1964 - Osserva, sperimenta e impara. Corso di osservazioni ed elementi di Scienze naturali per la Scuola media. 3 voli, in collaborazione con la prof. Don- vina Magagnoli per la parte riguardante la Fisica. Ediz. Paravia, Torino. 82) 1969 - Stesso titolo: Educazione antinfortunistica (appendice al 3° volume). Ediz. Paravia, Torino. 83) 1966 - Tavole ecologiche per lo studio degli elementi. Ediz. Paravia, Torino. 84) 1973 - La Natura: osserva e sperimenta - Corso di osservazioni ed Elementi di Scienze naturali (in due volumi), in collaborazione con la prof. Donvina Maga¬ gnoli per la parte riguardante la Fisica. Ediz. Paravia, Torino. III. Articoli di divulgazione , di cultura e di didattica della Biologia 85) 1946 - Le Arvicole. Riv. Fitosanitaria, I, p. 24, fìg. 3, Roma. 86) 1946 - L’Anchilostomiasi: malattia sociale. Humus , II, n. 11, pp. 19-21, fig. 5. Milano. 87) 1948 - I Molluschi dannosi all’agricoltura. Riv. Fitosanitaria , III, n. 7. Roma. 88) 1949 - Lumache e limacce: danni e vantaggi. Humus , V, n. 9, pp. 21-23, fig. 13. Milano. 89) 1949 - Biologia dei Trematodi parassiti degli erbivori in Italia. Humus , V, pp. 25-27. Milano. 90) 1952 - Le Anguilluline parassite delle piante, loro biologia e mezzi per combat¬ terle. Agricoltura napoletana. Pubbl. Ispett. Prov. Agr. Napoli (n. s.), n. 35, pp. 1-6. Napoli. 91) 1952 - La malaria in Italia ed il ciclo evolutivo dei parassiti che la determinano alla luce delle nuove indagini. Agricoltura napoletana. Ispett. Prov. Agr. Napoli (n. s.), n. 35, pp. 1-6. Napoli. 92) 1953 - I più importanti Platelminti parassiti degli animali domestici viventi in Italia. I. I Trematodi degli erbivori e la loro biologia, n. 5, p. 1; II. I Cestodi dei carnivori e la loro biologia, n. 10, p. 1, figg. in Agricoltura napoletana , anno 20°, - Ispett. Prov. Agr. Napoli (n. s.), n. 43 e n. 10. Napoli. 93) 1955 - Le Anguilluline e le anguillulosi. Riv. Fitosanitaria , 3, fase. 2, pp. 1-5, fìg. 7. Roma. 94) 1955 - Travaglio di una scoperta. Il ciclo evolutivo di un comune parassita dei pescicani nostrani: il Distoma megastoma. Pescasport , 4, n. 2. Genova. 95) 1958 - La Chiocciola. Scuola e didattica , III, p. 480, figg. Brescia. 96) 1958 - Lezioni sui Lamellibranchi. Scuola e didattica , IV, p. 61. Brescia. 97) 1959 - Osservazioni scientifiche: I Cefalopodi. Scuola e didattica , IV, p. 567. Brescia. In memoria di Arturo Palombi 19 98) 1960 - Una lezione sugli Echinodermi. Scuola e didattica , 5, p. 689. Brescia. 99) 1965 » Le associazioni fra animali e vegetali. Scuola viva. Riv. per le Scuole medie superiori , n. 11, p. 28, figg. Torino. 100) 1965 - Metagenesi ed eterogonìa: loro significato biologico. Istruì, tecnica e professionale , 6, p. 430, fìgg,. Roma. 101) 1965 - La Natura nei suoi portenti. Le Scienze e il loro insegn ., a. 2°, p. 25, figg. Ediz. Le Monnier. Firenze. 102) 1965 - Il comune «Verme dei bambini». Le Scienze e il loro insegn ., a. 2°, p. 100, fìgg. Firenze. 103) 1965 - I problemi della sessualità. Le Scienze e il loro insegn ., a. 2°, p. 201. Firenze. 104) 1965 - Idee antiche e moderne sullo sviluppo degli animali. Istruì. Tecn. Pro- fess. (n. s.), 1, p. 29, fìgg. Roma. 105) 1965 - La reazione dell’ospitatore verso il parassita: la Trichina, la produzione delle perle, i cecidi. Le Scienze e il loro insegn., a. 2°, p. 319, fìgg. Firenze. 106) 1966 - Emofilìa: triste retaggio. Le Scienze e il loro insegn., a. 3°, p. 77, fìgg. Firenze. 107) 1966 - Il ciclo evolutivo dei parassiti malarici. Le Scienze e il loro insegn ., a. 4°, p. L Firenze. 108) 1966 - Le «società» animali. Didattica delle Scienze , 2°, p. 37, fìgg. Brescia. 109) 1967 - Le sintesi e le sistemazioni in biologia. Le Scienze e il loro insegn., a. 4°, p. 364. Firenze. 110) 1968 - Dimorfismo sessuale. Le Scienze e il loro insegn., a. 5°, p. 78, fìgg. Firenze. 111) 1968 - Confronto fra le generazioni degli esseri viventi per mostrare l’unifor¬ mità delle leggi della Natura di A. Vallisneri. Le Scienze e il loro insegn ., a. 5°, p. 276. Firenze. 112) 1968 - Sollecitazione alla raccolta delle conchiglie che possono rinvenirsi sulle spiagge italiane. Le Scienze e il loro insegn ., a. 5°, p. 356. Firenze. 113) 1969 - Tema di Scienze naturali: Rapporti degli animali tra loro e con altri organismi. Le Scienze e il loro insegn., a. 6°, p. 39. Firenze. 114) 1969 - Nuovo invito alla raccolta ed allo studio degli animali che possono rin¬ venirsi sulle spiagge italiane. Le Scienze e il loro insegn ., a. 6°, p. 182. Firenze. 115) 1969 - La Stazione Zoologica di Napoli. Una visita alfAcquario. Le Scienze e il loro insegn., a. 6°, p. 352. Firenze. 116) 1970 - Tema di Scienze naturali: Gli organi e gli apparati della vita vegetativa degli animali e delle piante. Le Scienze e il loro insegn., a. 6°, p. 53. Firenze. 117) 1970 - Le festa degli alberi e la conservazione della Natura. Istruz. Tecnica. Min. Pubbl. Istr., 6, n. 24, p. 235. Roma. 118) 1972 - I Trematodi e il loro ciclo biologico. Le Scienze e il loro insegn., a. 9°, p. 72. Firenze. 119) 1982 - La fauna marina nella canzone «O Guarracino». L’Esopo Rivista di Bibliofilìa, n. 16, pp. 55-66, tavv. Milano. 20 U. Moncharmont IV. Articoli sulla didattica e sull’organizzazione scolastica 120) 1955 - L’insegnamento delle Scienze naturali, della Merceologia nelle Scuole Tecniche commerciali. Archivio didattico (s. 5°), 45. Roma. 121) 1956 - La partecipazione degli allievi al travaglio della ricerca scientifica. Annali Pubbl. Istruz., a. 2°, p. 45. Firenze. 122) 1956 - L’insegnamento delle Scienze naturali nelle Scuole di Avviamento. Annali Pubbl. Istruz ., a. 2°, n. 12, p. 41. Firenze. 123) 1956 - Considerazioni sull’insegnamento delle Scienze naturali. Annali Pubbl. Istruz ., a. 2°, n. 12, p. 41. Firenze. 124) 1957 - L’insegnamento delle osservazioni scientifiche e della matematica nella nuova scuola unitaria opzionale (media e di avviamento professionale). Homo faber, a. 7°, n. 68, p. 4315. Roma; La Scuola Secondaria e i suoi problemi (n. s.), a. 6°, n. 15, p. 703. Roma. 125) 1957 - L’osservazione scientifica nel mondo degli animali. Ricerche didattiche , a. 8°, n. 44, p. 1. Roma. 126) 1957 - La III Rassegna internazionale cinematografica specializzata. Annali Pubbl. Istru., anno 3°, n. 6-7, pp. 429-430. Firenze. 127) 1958 - La Scuola Unitaria Opzionale: nuova scuola del pre-adolescente. Tec¬ nica, a cura del Consorzio Prov. Istr. tecnica , n. 11. Napoli. 128) 1958 - Le ansie dello studioso nel travaglio della ricerca. Annali Pubbl. Istruz., a. 4°, p. 344, fìgg. Firenze. 129) 1958 - La preparazione del maestro per l’insegnamento delle Scienze. Archivio Didattico , 2, n. 3, p. 99. Centro didattico Nazionale Scuola Elementare. Roma. 130) 1958 - Osservazioni scientifiche. Fase. I e IL Telescuola Edizioni E.R.I. Torino. 131) 1959 - Le raccolte didattiche: loro importanza ai fini culturali ed educativi.. Ricerche didattiche , n. 47-48. Roma. 132) 1960 - L’insegnamento delle Scienze naturali: sua importanza ai fini educativi: suoi caratteri e strutture in relazione all’età degli alunni. Centro didattico nazio¬ nale per i Licei , 6, p. 39, Padova (in collaborazione con l’Ispettore centrale Pa¬ squale Piepoli). 133) 1961 - L’istruzione popolare di grado secondario: Osservazioni scientifiche. Luce nella professione , 32, p. 110. Edizione U.C.I.I.M. Roma. 134) 1961 - L’insegnamento delle Scienze naturali nelle Scuole medie con partico¬ lare riguardo alle «Osservazioni scientifiche» nella Scuola Media Unificata. Natura e Montagna ( s . 2°), a. 1°, p. 43. Roma. 135) 1961 - Didattica delle Osservazioni scientifiche. Collana «Scuola Media Unifi¬ cata», n. 9, p. 1, fìgg. Movimento Circoli della Didattica. Roma. 136) 1961 - Le Osservazioni scientifiche. L’esperimento di Scuola Media Unificata. Anno scolastico 1960-61. Ministero Pubbl. Istruz. Ispett. per Istituti infer. 2° grado. Roma. 137) 1961 - L’insegnamento delle Scienze naturali nelle Scuole secondarie, con par¬ ticolare riguardo alle Osservazioni scientifiche nella Scuola media unificata. Boll. Soc. Naturalisti Napoli , 70, p. 88-90. Napoli. In memoria di Arturo Palombi 21 138) 1962 - L’insegnamento delle «Osservazioni scientifiche» come mezzo di for¬ mazione. L’esperimento di Scuola media unificata nell’anno scolastico 1961-62. Ministero della Pubblica Istruzione. Roma. 139) 1964 - Sull’abbinamento della Matematica e delle Osservazioni ed Elementi di Scienze naturali. Scuola e Didattica. 10, p. 1101. Brescia. 140) 1965 - La nuova Scuola Media. Scuola e Famiglia. 11, n. 4, p. 3. Roma. 141) 1965 - Il programma di Osservazioni ed Elementi di Scienze naturali nella terza classe della Scuola media. Le Scienze e il loro insegnamento , 11, p. 263. Firenze. 142) 1967 - Esami di abilitazione e di concorso a cattedra di Scuola Media. Esame dei programmi di Scienze. Le Scienze e il loro insegnamento , 4, p. 1. Firenze. 143) 1977 - L’insegnamento delle Osservazioni ed Elementi di Scienze naturali nella Scuola Media nelle future prospettive. Le Scienze e il loro insegnamento. Firenze. 144) 1979 - Introduzione agli Atti del 1° Convegno Nazionale dell’Associazione degli Insegnanti di Scienze naturali. Sorrento 9-11 marzo 1979, pp. VII-XI. Pubbl. a cura Sezione Campana Associaz. Naz. Insegn. Scienze Naturali Napoli (Ott. 1984). V. Commemorazioni 145) 1975 - In memoria del socio Giuseppe Fadda. Boll. Soc. Naturalisti Napoli , 84, pp. 9-10. Napoli. 146) 1977 - Selim Augusti (1903-1977). Boll. Soc. Naturalisti Napoli , 86, pp. 11-25. Napoli. 147) 1980 - In memoria di Lea Pannain. Boll. Soc. Naturalisti Napoli , 89, pp. 3-9. 148) 1983 - Rinaldo Dohrn nel centenario della nascita. In: Groeben, Ch. u. Geschw. Dohrn: Reinhard Dohrn (1880-1962). Reden, Briefe und Veròffentlichungen zum 100° Geburtstag. Springer Verlag, Berlin, pp. 41-43 (in italiano). Numerose recensioni e rassegne di libri sono pubblicate in periodici diversi, ma specialmente negli «Annali della Pubblica Istruzione» Firenze, a cura del Ministero P. Istruz. e nella Rivista « Le Scienze e il loro insegna¬ mento» Editore Le Monnier - Firenze. Ugo Moncharmont Napoli, 27 novembre 1987 Boll. Soc. Natur. Napoli voi. 96, 1987, pp. 23-27 The Structure of Proteins Conferenza tenuta dal Dr. George Nemethy Baker Laboratory of Chemistry, Cornell University Ithaca, N.Y., U.S.A. (Tornata del 16 giugno 1986) Proteins are unique among thè various biologically important macro- molecules, because of thè great versatilility of their function and structure. Proteins play a decisive role in almost every important biochemical and physiological process, such as thè catalysis and regulation of most bioche¬ mical reactions (enzymes), transportation of substances (heme proteins), muscle action (myosin, actin), maintenance of body structure (collagen, keratin), etc. Every protein has a specific function. For example, catalysis by a given enzyme may be specific not only to one kind of a reaction but to a particular substrate molecule undergoing this reaction. On thè other hand, proteins that carry out thè same function in different organisms may have slightly different srtuctures. As a result of these variations, an enor- mous number of different proteins exists in nature. One of thè main goals of protein chemistry is to understand how this multiplicity of form and function is related to molecular structure. The physical, Chemical, and biological properties of a protein depend not only on its Chemical structure, but to an equal extent on its conforma- tion, i.e. on thè spadai arrangement of its constituent atoms. In principio, a protein molecule can have many conformations. Under some circums- tances, thè molecule behaves, indeed, like a flexible chain. On thè other hand, when thè protein is biologically active and exhibits thè Chemical and physical properties associated with its active state, its conformation is well- defìned and essentially unique. In this so-called native state, each molecule of thè protein is folded in thè same way. The folding is very compact, with little open space, if any, inside thè molecule. This behavior contrasts with that of thè loosely folded random coil structure of many synthetic polym- ers in solution. A modification of thè three-dimensional structure by some physical means may be suffìcient to cause an alteration or even thè complete loss of 24 G. Nemethy thè physical or functional properties of thè protein, even though there has been no change of pH, addition of various organic components or of salts, etc. Denaturation is reversible in many cases: return to thè native physical conditions often results in thè complete recovery of structure and function. In terms of its Chemical structure, a protein is a linear macromolecule, formed by thè linking of amino acid residues as monomer units. A few Chemical cross-links may exist between non-neighboring parts of thè chain. Most proteins consist of a combination of thè 20 naturally occurring amino acid residues. Modified amino acids occur rarely. The amino acid sequence of each protein is unique, i.e. it corresponds to a particular ordering of thè constituent amino acids. This sequence is determined by thè genetic code. Modification of thè sequence in criticai positions may lead to an alteration or even loss of biological function, e.g. in mutations. One of thè reasons for thè loss of function may be that a residue in thè active site has been replaced, i.e. a residue that parti'cipates directly in thè function of thè pro¬ tein. On thè other hand, replacement of a residue elsewhere in thè mole- cule may have an indirect effect, if it causes a change of thè confomation that, in turn, results in a modification of thè structure of thè active site. Conversely, certain modifications of thè sequence have no effect on thè function. For example, proteins with a given function that occur in diffe- rent species often exhibit differences in thè amino acid sequence but not in their conformation and function. Experimental information on thè conformation of proteins is obtained by means of various physical techniques. X-ray crystallography can provide complete structural information. So far, thè structure of nearly 100 proteins has been determined to atomic resolution. It is more diffìcult to determine thè exact conformation of a protein molecule in solution. Ampie evidence exists, however, that thè structure of most proteins is essentially identical in solution and in thè crystalline state. Recent advances in nmr spectros- copy, especially thè use of thè newly developed two-dimensional techni¬ ques, resulted in detailed structural information about some protein mole- cules as they exist in solution. Additional, less specifìc information can be obtained using various spectroscopic methods or circolar dichroism. According to thè basic hypothesis of protein structure, thè unique three- dimensional structure of thè native molecule is determined only by its amino acid sequence and by its physical environment (temperature, solvent composi- tion, pH, etc). Thus, it is a resultant of thè balance of various noncovalent inte- ractions that act between thè atoms of thè amino acid residues in thè protein and also between these atoms and thè molecules of thè solvent. An unders- tanding of these interactions has been achieved by investigations of thè ther- The Structure of Proteins 25 modynamics of solution of small model molecules, spectroscopic studies, and theoretical computations of intermolecular interactions. The main types of noncovalent interactions, of interest for hydrogen bonds between polar groups, electrostatic, interactions (including those occurring between charges on ionizable groups and those between dipoles of uncharged polar groups), and barriers to internai rotation about covalent bonds. Interactions with thè solvent are of a similar nature. In thè case of water as a solvent, structural changes of water in thè presence of various solutes contribute to thè stabilization or destabilization of certain confor- mations. Changes of thè structure of water are particularly important in thè case of nonpolar solutes, and they result in thè phenomenon of hydropho- bic interaction, i.e. thè attraction of nonpolar groups for each other in aqueous solution, with unusual thermodynamic properties. As a result of these interactions, certain conformations of thè polypep- tide chain are favored energetically, and they occur frequently in various proteins. They may be considered as conformational building blocks. They include some regular structures in which several successive amino acid residues bave thè same conformation, for example in thè alpha-helix. Se¬ veral parts of thè peptide chain in a nearly fully extended conformation may associate to form thè B-sheet. Both of these conformations are stabilized by hydrogen bonds and van der Waals interactions between peptide groups of non-neighboring mole¬ cules. The direction of thè polypeptide chain may be reversed in thè course of two residues, with thè B-turn conformation. These three regular confor¬ mational elements are seen frequently in thè structure of most proteins. The remaining parts of thè polypeptide chain also possess a unique and well-defined conformation, even though this conformation is not regular. The various segments of thè polypeptide chain are folded against each other to form thè native conformation. This conformation is characterized by a balancing of different kinds of interactions. Thus, nonpolar groups tend to on thè outside, while uncharged polar groups may be either outside, interacting with thè water, or inside, forming hydrogen bonds with each other. In addition, many pro¬ teins consist of an aggregation of several identical or nonidentical subunits that associate by means of noncovalent interactions. Each subunit is a complete protein molecule. Structural, i.e. fìbrous proteins may contain other regular peptide con¬ formations. For example, thè collagen molecule, an important component of tendon and skin, is composed of three polypeptide chains that are wound around each other in a rope-like manner, forming a triple helix. 26 G. Nemethy The theoretical analysis of protein conformation is based on computa- tions of thè conformational energy. It has become an important fìeld of protein physical chemistry. The basic hypothesis of protein structure, men- tioned above, serves as thè foundation of these computations. If thè native structure is thermodynamically stable, it must represent thè minimum in free energy of thè System that consists of thè protein molecule and of thè surrounding solvent. The conformation of a molecule can be expressed in terms of bond lengths, bond angles, and dihedral angles of internai rotation about bonds. In protein studies, thè first two are usually considered to be fìxed, with standard values, while thè dihedral angles are treated as variables. The con- formational energy for a given conformation can be computed as thè sum of various noncovalent interactions, which in turn are a function of thè interatomic distances and, therefore, of thè dihedral angles. The conforma¬ tion can be altered so as to minimize thè energy (or thè free energy, if interactions with thè solvent are taken into account), using methods of numerical computation for function optimization. Thus, it is possible, in principle, to find a conformation that represent thè minimum in free energy, and thus, to predict thè native conformation of a protein molecule from its amino acid sequence. In practice, this goal has not yet been reached for a protein in generai, mainly because of thè enormously large number of possible conformations that have to be surveyed in order to fin thè correct one, and because of thè «multiple minimum problem», i.e. thè possible existence of many thermodynamically metastable conformations that represent locai minimal of thè conformational free energy. Conformational energy computations have been carried out success- fully on oligopeptides and on peptides and proteins in which certain fea- tures of thè Chemical structure (e.g. regularity of thè amino acid sequence, symmetry, or thè presence of cyclic structures) reduce thè theoretically possible number of conformations, or in cases in which additional experi- mental or theoretical information is available to direct thè computations toward probable structures. Currently, strong efforts are directed at thè systematic analysis of structural regularities and of various constraints which can aid thè compu¬ tation of thè conformational energy. It is hoped that these efforts will lead ultimately to a full prediction of thè conformation of proteins from their amino acid sequence. Achievement of this goal will further our unders- tanding of thè relationships between thè structure and function of proteins, and will lead ultimately to thè design of protein molecules with desirable structural and functional properties. The Structure of Proteins 27 REFERENCES Dickerson, R. E. & Geis I., 1969 - The Structure and Action of Protein , Harper & Row, New York. Nemethy, G. & Scheraga H. A., 1980 - Biophysical Folding , Quart. Rev. Biophys., 10, 239-352. Cantor, C. R. & Schimmel P. R., 1980 - Biophysical Chemistry, Part I, W. H. Freeman & Co., San Francisco. Nemethy, G., Peer, W. H. & Scheraga H. 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Sono discusse anche le problema¬ tiche connesse all’utilizzo di tale metodologia per dedurre significativi valori dei parametri dinamici. Summary. — The results obtained after a refraction seismic survey carried out in thè «Campi Flegrei» volcanic area near Naples, Italy, are bere reported and discussed. The aim of this research was to evaluate thè dynamic parameters of thè main outcropping rock and soils. Premessa È ben noto che i terreni, per effetto di un carico dinamico, mostrano deformazioni che sono spesso diverse da quelle relative ai carichi statici. Il comportamento di un suolo o di una roccia infatti, espresso in ter¬ mini di moduli elastici o moduli di deformazione, dipende quasi senza alcuna eccezione dalla velocità, dalla durata e dalfampiezza del carico applicato. Diversi approcci sono possibili per la valutazione della risposta dina¬ mica dei suoli e dei materiali rocciosi, così come diverse sono le metodolo¬ gie d’indagine rivolte alla definizione dei parametri elastici dinamici che tengono conto del livello di deformazione, nelle reali condizioni tensionali che si determinano nel mezzo in posto (Clark, 1966). (*) Dipartimento di Geofìsica e Vulcanologia. 30 E. Carrara, F.M. Guadagno, A. Rapolla, P. Cristiano e N. Roberti I moduli elastici dinamici dei terreni: (E) Modulo di Young; (K) Modulo di incompressibilità; (G) Modulo di taglio; (v) Coefficiente di Pois- son; (D) Rapporto di smorzamento, oltre che i parametri geometrici delle successioni stratigrafiche delfimmediato sottosuolo, sono utilizzati nei modelli matematici sviluppati per la valutazione della risposta dinamica roccia-suolo e suolo-struttura che negli ultimi anni è diventata una parte molto importante degli studi geosismici ed in particolare dei problemi di ingegneria sismica. Nell’ambito di indagini effettuate per lo studio del bradisismo flegreo, nel quadro di una collaborazione tra Università di Napoli e Regione Cam¬ pania, questo gruppo di ricerca si è posto, tra l’altro, l’obiettivo di definire le geometrie e le caratteristiche elastiche dinamiche dei terreni presenti nell’immediato sottosuolo, nel quadro più generale della valutazione della risposta sismica locale. Il raggiungimento di questo obiettivo è stato perse¬ guito attraverso l’uso di varie metodologie tra cui la prospezione di sismica a rifrazione. In questo lavoro si discuterà sulla possibilità di pervenire, con questo metodo, oltre che alla geometrizzazione degli orizzonti geosismici, anche alla determinazione dei moduli elastici e del rapporto di smorzamento; ver¬ ranno inoltre presentati e discussi i risultati ottenuti. Cenni sulla attenuazione e smorzamento delle onde sismiche Mentre è ben noto il significato dei moduli elastici e delle loro rela¬ zioni con le velocità di propagazione delle onde sismiche, riteniamo oppor¬ tuno soffermarci, seppur brevemente, sul problema dello smorzamento, prima di discutere i risultati ottenuti. In un mezzo viscoelastico, come è in pratica il terreno, bisogna tener conto oltre che dello smorzamento legato alla geometria della propaga¬ zione delle onde, anche dello smorzamento viscoso. Si dimostra (Bornitz, 1931) che in tale mezzo viscoelastico, omogeneo e isotropo, la diminuzione dell’ampiezza delle onde di massa con la distanza dalla sorgente, dovuta sia ad uno smorzamento di tipo geometrico che viscoso, può essere descritta da: A2 = A1(R1/R2) exp [-a(R2-R,)] (1) dove A! , A2 sono le ampiezze relative al tipo di onda considerato e Rj , R2 sono rispettivamente le distanze dalla stessa sorgente e dove a è il coeffi¬ ciente di attenuazione per effetto del comportamento viscoso del mezzo. Indagini sismiche a rifrazione nell’area flegrea, ecc. 31 Tale coefficiente è una quantità importante che può essere determi¬ nata dai risultati delle misure di propagazione delle onde sismiche, cono¬ scendo le ampiezze in due o più punti a distanza nota dalla sorgente; dalla (1), può quindi essere espresso mediante la relazione: oc = In (Ai Ri / A2R2) / (R2 — Ri ) I risultati sperimentali (McDonald et ah , 1958; Kudo e Shima, 1970) hanno mostrato che il coefficiente di attenuazione è, inoltre, funzione lineare della frequenza: a = Ca • f dove Ca è la costante di attenuazione ed f è la frequenza dell’onda. Una espressione molto utile per la valutazione dello smorzamento dei terreni, assai spesso usata per applicazioni ingegneristiche, è il decremento logaritmico ò che è legato al coefficiente di attenuazione dalla relazione (Richart et ah , 1970): ò = a • (V/f) dove V è la velocità di propagazione dell’onda ed f la sua frequenza. Un altro modo più utilizzato di esprimere lo smorzamento viscoso è, infine, il rapporto di smorzamento D che è legato al decremento logarit¬ mico dalla relazione: D = /ò2 / (4it2 + ó2) oppure all’ampiezza dei segnali relativi, dalla relazione: In (Ai Ri / A2R2) D = ■ .■■■■■■■■■ — V(2*t ,/T)2 + [In (A,Rj / A2R2)]2 dove Ai e A2 sono ancora le ampiezze misurate a distanze note, Ri e R2, dalla stessa sorgente; T è il periodo dell’onda, f è l’intervallo di tempo di propagazione dell’onda per passare dalla distanza Ri alla distanza R2. Risultati e discussioni Su alcune formazioni caratteristiche dei Campi Flegrei ed in partico¬ lare nei siti riportati in Fig. 1 sono state svolte delle prospezioni sismiche a rifrazione utilizzando un registratore a dodici canali digitale ad incremento 32 E. Carrara, F.M. Guadagno, A. Rapolla, P. Cristiano e N. Roberti di segnale, una massa battente come sorgente energizzante e geofoni oriz¬ zontali e verticali di frequenza propria di 14 Hz e smorzamento prossimo al critico. Fig. 1. — Schema vulcano-tettonico dei Campi Flegrei con ubicazione dei siti inda¬ gati. Legenda: (1) crateri; (2) faglie; (3) orli delle caldere; (4) tufo giallo napoletano; (5) lave; (6) brecce di esplosione; (7) tufo giallo pseudostrati¬ ficato di Monte Ruscello; (8) alternanze di piroclastiti fini e grossolane; (9) piroclastiti rimaneggiate. Si sono utilizzati stendimenti di lunghezza totale non superiore a 50 m con distanza intergeofonica di 3 m. Molta attenzione si è fatta nella tara¬ tura dello strumento di registrazione, nel misurare accuratamente le distanze sul suolo, nel collocare adeguatamente i geofoni per ottenere il Indagini sismiche a rifrazione nell’area fi egre a, ecc. 33 miglior accoppiamento geofono-terreno ed eliminare quindi, in risposta, indesiderati effetti spuri. Per energizzare il suolo, dopo aver infisso una piastra nel terreno per alcune decine di centimetri, la si colpiva secondo la verticale e successiva¬ mente secondo l’orizzontale in sensi opposti esattamente normali allo sten¬ dimento, per generare onde elastiche a prevalente componente di compres¬ sione e di taglio rispettivamente. Nelle registrazioni con impatti opposti le onde di taglio si presentano con polarità invertita di 180° e il punto della registrazione in cui è chiaramente evidente tale inversione di fase è consi¬ derato come istante di arrivo delle onde di taglio. Tale punto e quindi il tempo corrispondente, sono chiaramente ed univocamente definiti sempre che ovviamente, vi sia un buon rapporto segnale/disturbo. In particolare si fa notare che in determinate situazioni la definizione della velocità delle onde (S) può essere sufficientemente precisa ed attendi¬ bile, anche se esse venissero confuse con onde di tipo superficiale in quanto si può dimostrare (Richart et al , 1970) che la velocità delle onde Rayleigh (R) sono assai vicine alla velocità delle onde di taglio (S), dipen¬ dendo soltanto dal coefficiente di Poisson del mezzo elastico. Infatti il sud¬ detto autore ha mostrato come le onde del Rayleigh variano tra circa l’87% e il 96% della velocità Vs nel campo di variabilità del coefficiente di Poisson. Le stesse considerazioni sono valide per le onde di Love (L). È da dire però che, specie per i terreni pozzolanici è spesso stato diffìcile ricono¬ scere l’arrivo delle onde (S), in particolare di quelle provenienti da rifrat¬ tori profondi. Con i dati raccolti in campagna mediante i sondaggi sismici, di cui in Fig. 2 si riportano alcuni esempi di dromocrone, si è proceduto, oltre che alla definizione delle velocità Vp e Vs e degli spessori, anche al calcolo dei parametri elastici dinamici. Questi risultati sono rappresentati in Tabella 1. Inoltre, come si vedrà in seguito, in alcuni casi si è anche tentato di deter¬ minare in via preliminare il rapporto di smorzamento. Per quanto riguarda i tufi, sono state effettuate misure in tre cave in località M.te S. Severino. Pur potendosi presumere la presenza in profon¬ dità sempre di litotipi tufacei, i valori ottenuti risultano per le prime due differenziati tra le zone più superficiali (1-2 metri) e quelle più profonde, mentre per la terza cava non si nota tale disomogeneità. Non può esclud- fersi che la differenziazione verticale riscontrata può, almeno in parte, essere legata ad una netta differenziazione del grado di saturazione della roccia. I valori determinati (Tab. 1) per il litotipo più superficiale sono di 1100 m/sec per le Vp e 450 e 600 m/sec per le Vs. Per il litotipo più profondo 34 E. Carrara , F.M. Guadagno, A. Rapo Ila, P. Cristiano e N. Roberti invece, i valori aumentano a circa 2400 m/sec per le Vp ed a 850 e 950 m/ sec per le Vs. Per quanto riguarda le pozzolane, indagate in diverse località, i valori presentano una forte dispersione, pur essendosi in presenza di termini lito¬ logici praticamente simili. In particolare, i termini più superficiali mostrano valori delle Vp variabili tra 100 m/sec e 380 m/sec, mentre i termini più profondi mostrano valori più elevati fino a circa 1000 m/sec. Per le Vs, invece, si hanno valori variabili da 50 m/sec a 230 m/sec per i termini più n. sec 160 120- ._ 80 a £ £ 40 O X Vsh Ad Vp 0 4.5 10.5 16.5 22.5 28.5 34.5 Distanza m. Ch £ 1- « 2] Ì 3 I '41 o 5-j 6-1 74 Vp m/sec Vs m/sec V 7" gr/cm K kg/cm2 i kg/cm2 G kg/cm2 Q f L ■ m 1125 600 0,30 1,54 12.333 1,5-10* 0,56-10* 110 2 450 947 0.41 1,54 75.339 4,0 IO* 1,4-10 4 SO Vp Vs V 7" K E G Q m/sec m/sec gr/cm3 kg/cm2 kg /cm2 kg/cm2 il- m 187 100 0,29 1,3 287 0,035 IO4 0,013 IO4 210 510 182 0,43 1,3 2.862 0,13 IO4 0, 041-10* 360 295 0,25 1,3 1.909 0,29 IO4 0,12 IO* 180 Fig. 2. — Esempi di dromocrome ottenute e relative interpretazioni. superficiali e valori più elevati fino a circa 500 m/sec per quelli più pro¬ fondi. In corrispondenza di tali valori di velocità sono stati ricavati, sulla base della densità naturale (y) dedotta in laboratorio con metodi geotecnici su campioni appositamente prelevati, i principali moduli elastici dinamici. Tali dati sono anch’essi riportati in tabella 1. A titolo di confronto con dati riportati in letteratura per gli stessi lito¬ tipi, si fa notare che il valore di E (modulo di Young) da noi ottenuto per i tufi risulta variabile tra circa 13500 e 45500 kg/cm2. Il modulo E determi¬ nato con prove di compressione semplice su campioni di tufo (Pellegrino, 1967) presenta valori variabili tra 8000 e 30000 kg/cm2 con valori più frequenti (80% dei provini) compresi tra 10000 e 20000 kg/cm2. Si sottoli¬ nea, pertanto, la significatività dei valori di E dedotti per via sismica in situ. Indagini sismiche a rifrazione nell’area flegrea, ecc. 35 Per quanto riguarda invece i termini pozzolanici, può essere opportuno confrontare i valori ottenuti con quelli desumibili dalla relazione riportata in letteratura (Ohsaki e Iwasaki, 1973) che lega il modulo di taglio dinamico G con il numero di colpi N desunto da prove penetrometriche. In particolare essi TABELLA 1 Risultati delle indagini effettuate. m m/sec gr/cm3 / kg/cm2 H Vp Vs Y V G E K Tufo: Località 3 Cava A 1.5 1125 600 1.54 0.30 5651 14708 12333 2450 950 1.54 0.41 14168 39996 75339 Tufo: Località 3 Cava B 1.7 1125 450 1.5 0.40 3096 13417 15223 2400 860 1.5 0.43 11308 45588 72994 Tufo: Località 3 Cava C 6 1600 700 1.5 0.38 7492 34891 29153 Pozzolana: Località 9 1.5 250 53 1.87 0.48 54 158 1123 4.5 850 285 1.87 0.44 1151 4456 11727 Pozzolana: Località 9 4 567 134 1.16 0.47 213 627 3534 Pozzolana: Località 9 4 380 230 1.34 0.21 723 1750 1009 Pozzolana: Località 1 5 1050 475 1.38 0.37 3174 8705 11277 Pozzolana Lago Lucrino 1.2 300 110 1.32 0.42 163 463 944 3.8 400 190 1.32 0.35 486 1316 1505 Pozzolana Villa Avellino 4 300 130 1.30 0.38 224 620 894 Pozzolana: Località 2 2.2 200 107 1.37 0.30 160 416 345 3.8 375 150 1.37 0.40 314 883 1545 470 280 1.37 0.22 1095 2682 1625 Pozzolana: Località 2 bis 2.3 187 100 1.3 0.30 133 344 287 3.7 510 182 1.3 0.43 439 1253 2862 510 295 1.3 0.25 1153 2880 1909 propongono la relazione G=12QN°-8. Utilizzando i valori riportati in bibliografìa (Pellegrino, 1967) per i litotipi pozzolanici (N = 2 — 20) si ricavano per G valori compresi tra 200 e 1300 kg/cm2. In realtà il campo di variabilità dei valori ottenuti mediante la sismica di rifrazione in situ, mostra ambiti di variabilità maggiori (50-3200) anche se i valori più fre- 36 E. Carrara, F.M. Guadagno, A. Rapo Ila, P. Cristiano e N. Roberti quenti risultano essere compresi nel campo su riportato. Per poter valutare sperimentalmente l’applicabilità della suddetta relazione tra G ed N, per terreni pozzolanici, si è ritenuto opportuno eseguire delle indagini penetro- metriche specifiche in alcuni siti laddove si erano eseguiti i sondaggi si¬ smici. I risultati relativi ai siti indagati sono illustrati nei grafici di Fig. 3 Numero di colpi N (CPT) Fig. 3. — Andamento del modulo di taglio G con il numero di colpi N (CPT). dove è riportata anche la curva relativa alla relazione G = 120 N0 8. È facile notare che i valori di G, sperimentalmente determinati, risultano in ottimo accordo con quelli deducibili dalla suddetta relazione. Tale risultato Indagini sismiche a rifrazione nell’area flegrea, ecc. 37 comunque è da considerarsi del tutto preliminare dato il numero esiguo delle prove effettuate. Due esempi tipici di misura del decremento del segnale con la distanza, relativi a tufo e pozzolana, sono mostrati in Fig. 4. Al di là di una certa dispersione di dati, gli andamenti ottenuti porterebbero ad una valu¬ tazione del coefficiente di attenuazione della curva interpolante, pari a 1.6 x IO-2 ed a 10.4 x IO-2 rispettivamente per il tufo e la pozzolana. Da a Ca ó D% a Co 6 D% 1,6 » IO 2 2,28 x IO 4 0,19 3.1 10,37 x io2 2 3 x 10 4 0,46 7.3 Fig. 4. — Curve di attenuazione del segnale con la distanza: a) tufo; b) pozzolana. tali valori si dedurrebbe un rapporto di smorzamento pari a 3.1% e 7.3% avendo utilizzato nel calcolo il valore di frequenza di 70 Hz e 45 Hz, dedotto dalle registrazioni e, per le velocità, i valori medi di 850 e 200 m/ sec rispettivamente per il tufo e la pozzolana. I valori di D, risultano molto più elevati di quelli che sono stati ricavati da misure mediante colonna colonna risonante su campioni provenienti dagli stessi siti. È da sottoli¬ neare però che una notevole incertezza esiste per quanto riguarda i valori assunti nel calcolo ed in particolare per quelli di velocità. Ciò è dipeso dal fatto che si era in presenza, in ambedue i casi, di dromocrone a pendenza diversa risultando quindi problematica Fattribuzione di una unica velocità a tutta la curva di attenuazione. D’altro canto, non era evidente una suddi¬ visione di dette curve di attenuazione in tratti distinti facilmente correlabili 38 E. Carrara, F.M. Guadagno, A. Rapolìa, P. Cristiano e N. Roberti con quelli relativi alle curve tempo/distanza. Indubbiamente il problema dovrà essere molto più approfondito prima di poter considerare sufficiente¬ mente attendibili i dati della sismica a rifrazione convenzionale, quale nor¬ malmente usata per scopi ingegneristici, per la determinazione delle carat¬ teristiche di attenuazione del mezzo. Ciò in quanto la valutazione dell’am¬ piezza è basata in tali casi su complessi strumentali, non particolarmente destinati per questo obiettivo. In conclusione la ricerca ha mostrato che, con opportune cautele ed attenzione alla metodica sperimentale, mediante la sismica di rifrazione convenzionale possono ottenersi dati significativi sui parametri dinamici dei terreni costituenti il sottosuolo di una certa zona, oltre che evidente¬ mente sulla geometria di detti orizzonti. È da sottolineare che essa pre¬ senta un rapporto costi/benefici molto favorevole rispetto ad altre meto¬ diche di campagna quali le tecniche del down-hole, cross-hole, ecc. anche se ovviamente per l’esplorazione a profondità maggiori di circa una decina di metri e necessario l’utilizzo di queste ultime. BIBLIOGRAFIA Baron R., In situ Dynamic testing using thè Abem triox. Seismic System with multi- pulse. Atlas Copco Abem 1975. Stoccolma. Bornitz G., Uber die Ausbreitung dor von Groszkolbenmaschinen erseugten Bodensch- wingungen in die Tiefe. J. Springer, Berlin, 1931. Clark G. B., Deformation Moduli of Rocks. Testing technique for Rock Mechanics. 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Boll. Soc. Natur. Napoli voi. 96; 1987, pp. 41-65, figg. 11, tabb. 2 Studio mineralogico e fisico-chimico sulla zeolitizzazione dei tufi del Monte Vùlture, in previsione di un loro impiego come decontaminanti di soluzioni radioattive (*) Nota del socio Giuseppe Lenzi (**) Riassunto. — Sono stati studiati 65 campioni di tufi vulcanici, raccolti in varie formazioni piroclastiche del Monte Vùlture (Basilicata): depositi lacustri e fluviola¬ custri, tufi chiari di varie facies (facies ignimbritica, facies di lahar, facies compatta, ecc...), tufi scuri di varie facies (stratificati, non stratificati, ecc...), prodotti delle manifestazioni finali (facies cineritica e stratificata). È stato condotto uno studio mineralogico in sezione sottile con il microscopio polarizzatore, con difrattometria a raggi X su polveri ed al SEM (Microscopio Elettronico a Scansione). È stato trovato che la maggior parte della zeolitizzazione a Cabasite e Phillipsite è presente nella formazione dei tufi chiari in facies ignimbritica. Successivamente lo studio fisico-chimico, per determinare i coefficienti di distribuzione del Cs e Sr, ha confermato che tale estesa zeolitizzazione è associata con i valori di Kd più alti e statisticamente più costanti di quelli in cui la zeolitizza¬ zione è trascurabile o addirittura assente, con percentuali di rimozione del Cs sempre maggiori del 99% e quelle dello Sr di circa il 97%. Summary. — 65 samples of volcanic tuffs were studied, collected in various pyroclastic formations of Mount Vùlture (Basilicata-Italy): lacustrine and fluviolacu- strine deposits, light tuffs of different facies (ignimbritic, lahar, compact, etc...), dark tuffs of different facies (layered, not layered, etc...), final products (cineritic and layered facies). The mineralogical study was conducted by thin section polarizing microscope, by powder X-rays diffractometry, and by SEM. The maximum of Ora¬ fo azite and Phillipsite zeolitization was found in thè light tuffs formation of ignim¬ britic facies. The physico-chemical study to determine thè Cs and Sr distribution coefficients confìrmed that extensive zeolitization is associated with thè higher Kd (*) Lavoro presentato al Congresso Internazionale sulle zeoliti « Zeolite ’85 » a Budapest dal 12 al 16 agosto 1985. (**) Ricercatore: via Roma, 14 - 53100 Siena. 42 G. Lenii values and statistically more Constant than those where zeolitization is poor or nil, with Caesium removai always was higher than 99% and Strontìurn removai was about 97%. 1. Introduzione e scopo del lavoro L’uso dell’energia nucleare ha posto un vasto numero di problemi tec¬ nologici, fra i quali, anche quello della produzione di rifiuti radioattivi. Il grande volume degli scarichi liquidi rilasciati e contaminati da prodotti di fissione a lungo semiperiodo (137Cs, 90 Sr, 106Ru, 129I, 144Ce, ecc...) ha dato luogo al problema di una loro apposita decontaminazione tramite «letti fil¬ tranti», aventi una buona capacità di scambio ionico. Negli anni passati, sono state condotte varie ricerche sugli scambiatori inorganici naturali (Ames, 1962; Iaea, 1972) (argille e zeoliti), in sostituzione, o alternativa, alle resine artificiali a scambio ionico, sia in Italia (Bocola et al., 1968; Boenzi et al., 1965; Boenzi & Lenzi, 1967), che in altri Paesi (Buckin- gham, 1970; Mercer et al., 1970; Mercer & Ames, 1976; Yoshiaki et al., 1982). In Italia, già da molti anni, erano note molte località e giacimenti di zeoliti (Alietti et al. , 1967; Gottardi & Obradovic, 1978); sono stati, poi, inoltre, trovati estesi affioramenti di tufi vulcanici più o meno zeolitizzati (De Gennaro & Franco, 1971; De Gennaro et al., 1983; Lenzi & Passa¬ gli, 1974; Lenzi & Pozzuoli, 1970; Sersale, 1959 a; 1959 b; 1960 a; 1960 b; Sersale et al. , 1963), uno dei quali fu studiato come potenziale decontaminante delle soluzioni radioattive di bassa attività: il «Tufo Giallo Napoletano», zeolitizzato a Phillipsite (Bocola et al., 1968). In vista di ciò, e considerato che il Monte Vùlture è situato nella stessa regione in cui, già da vari anni, funziona il Centro Ricerche Energia (CRE) della Trisaia dell’ENEA (prov. di Matera), con un impianto pilota per il riprocessamento delle barre di combustibile nucleare esaurito, si è ritenuto opportuno intraprendere un dettagliato studio sui tufi vulcanici di tale area, con due scopi precipui: 1) determinare quali tipi di formazione tufacea fossero più o meno zeolitizzati, identificando i loro affioramenti e valutarne la loro potenzialità (studio geo-mineralogico); 2) indagare sulle possibilità di usare tali tufi come decontaminanti di soluzioni radioattive, soprattutto basandoci sulle loro capacità di scambio per il Cs e lo Sr (studio fisico-chimico). Studio mineralogico e fisico-chimico, ecc. 43 Ambedue tali finalità sono state, inoltre, giustificate dal fatto che farea vulcanica del Monte Vùlture era già abbastanza nota dal punto di vista geologico e petrografico, da studi precedenti (Amodio & Hieke-Mer- lin, 1966; Hieke-Merlin, 1964, 1967; Sersale, 1960 a; La Volpe & Piccar- reta, 1971, 1972; De Fino et al. , 1982, 1986; Crisci et al. , 1983). 2. Inquadramento geologico-petrografico Il Monte Vùlture è un vulcano-strato di età quaternaria, in provincia di Potenza e la sua altezza raggiunge approssimativamente 1326 m.s.l.m. L’edifi¬ cio vulcanico poggia su di una serie sedimentaria costituita da argille Plio-Plei- stoceniche, sabbie e conglomerati, cosippure sul cosiddetto « flhysh lucano» (brecce calcaree fini, calcari silicei nodulari, calcari marmosi, marne ed arena¬ rie, ecc...). L’attività vulcanica è iniziata « dopo il Calabriano » (Hieke-Merlin, 1964, 1967; La Volpe & Piccarreta, 1971); le determinazioni di età asso¬ luta (Cortini, 1975) hanno dimostrato che tale attività ha interessato un inter¬ vallo di tempo di circa 300.000 anni. I suoi prodotti, in cui le pirocalstiti preval¬ gono nettamente sulle lave, appartengono al vulcanismo alcalino-potassico della fascia Tirrenica, con attività prevalentemente esplosiva. Tali piroclastiti sono state distinte in vari tipi litologici (Hieke-Merlin, 1967), fra cui, quelli di maggiore e più rilevante importanza considerati, sono stati i seguenti: 1) depositi lacustri e fluviolacustri; 2) tufi chiari, legati al ciclo trachitico-fonolitico e suddivisi, a loro volta, in varie facies (ignimbritica, lahar, stratificati, ecc...); 3) tufi scuri, connessi col susseguente ciclo tefritico-basanitico-foidi- tico e sopragiacenti a quelli chiari; sono molto più ripartiti ed abbondanti dei primi e sono stati suddivisi, a loro volta, in varie facies (stratificata, poco stratificata, ecc...); 4) prodotti delle manifestazioni vulcaniche finali, suddivisi in due facies. 3. Campionatura e studio delle formazioni considerate L’area di studio è stata identificata e campionata (per un totale di 65 campioni), dal basso verso l’alto, come segue: 1) formazione «Im» (depositi lacustri e fluviolacustri, finemente strati¬ ficati): 6 campioni. 44 G. Lenzi 2) formazione « TC » (tufi chiari), suddivisa in varie facies: a) facies ignimbritica riccamente vacuolare: 17 campioni; b) facies di «lahar»: 6 campioni; c) facies compatta non vacuolare (tufi chiari s.L): 14 campioni; d) facies compatta, intercalata nella formazione dei «tufi scuri»: 2 campioni; e) facies « trachitica»: 3 campioni. 3) formazione « TS » (tufi scuri subaerei), generalmente stratificati, sud¬ divisi, a loro volta, nelle seguenti facies: a) facies generalmente stratificata: 6 campioni; b) facies poco stratificata, compresa nella formazione dei «TC»: 2 campioni; c ) facies non stratificata: 2 campioni. 4) formazione «Pf» (prodotti delle manifestazioni finali), così suddivisa: a) facies stratificata: 2 campioni; b) facies cineritica, grigia, compatta: 3 campioni. Totale: 65 campioni. La Fig. 1 illustra la stratigrafia schematica, sebbene non in scala, con la indicazione delle piroclastiti considerate ed i campioni raccolti. Lo stu¬ dio dei campioni è stato condotto in due parti: parte A) studio mineralogico; parte B) studio fisico-chimico (determinazione del Kd-coefficiente di distribuzione). Lo studio mineralogico con cui ci si è proposti di identificare le zeoliti nei tufi, è stato condotto, a sua volta in tre modi: A] ) studio al microscopio polarizzatore, in sezione sottile di alcuni dei campioni più rappresentativi (41 su 65 = 63%). A2) Diffrattometria a Raggi X su polveri di tutti i campioni. A3) Studio al SEM (Microscopio Elettronico a Scansione) sui campioni della facies ignimbritica riccamente vacuolare. Lo studio fisico-chimico, che aveva lo scopo di determinare i coeffi¬ cienti di distribuzione - Kd -, con il metodo statico «in batch », già speri¬ mentato in precedenti lavori (Bocola et al. , 1968; Boenzi et al. , 1965; Studio mineralogico e fisico-chimico, ecc. 45 Lenzi & Pozzuoli, 1969), è stato condotto su tutti i campioni raccolti, allo scopo di correlare la zeolitizzazione dei tufi ed, eventualmente, un prò- cesso di argillificazione più o meno sviluppato, con una maggiore o minore selettività di assorbimento per il Cs e lo Sr di tutti i campioni. Tale metodo permette di individuare subito e scegliere i materiali «migliori» di una data serie, basandoci sulle loro capacità di scambio ionico e considerando soltanto quei campioni che hanno, non solo i più alti valori del IQ, ma anche i valori statisticamente più costanti. Infatti un valore molto elevato del Kd di un campione, potrebbe non indicare la presenza di zeoliti, ma un forte processo di argillificazione (ad Fig. 1. — Schema stratigrafìco generale delle formazioni piroclastiche del Monte Vùlture studiate e campionate (sono escluse le colate di lava, per mag¬ giore semplicità); 1) Im = depositi lacustri e fluviolacustri finemente stratifi¬ cati (tufìti): 6 campioni; 2 b) TClf = tufi chiari subaerei generalmente non stratificati, in facies di lahar: 6 campioni; 2 a) TCif = idem in facies ignimbri- tica riccamente vacuolare: 17 campioni; 2 c) TC2cf = idem, in facies com¬ patta non vacuolare e non stratificata s.l. (14 campioni); 2 d) TC2 = idem, facies talvolta intercalata nei tufi scuri: 2 campioni; 2 d) TCtf = idem, in facies «trachitica»: 2 campioni; 2 d) TC ->• TS = passaggio dai tufi chiari a quelli scuri: 1 campione; 3 a) TSlf = tufi scuri subaerei generalmente stratifi¬ cati: 6 campioni; 3 c) TSnlf = tufi scuri non stratificati: 2 campioni; 3 b) (1) — livelli di tufi scuri intercalati in quelli chiari: 2 campioni; 3 d) Pz = tufi scuri in facies pozzolanica rossiccia-violetta: 2 campioni; 4) Pf = prodotti dell’atti¬ vità vulcanica finale, brecce di esplosione, tufi grigio-scuri con proietti di tufi, lave, ecc...; 4 a) Lff = facies finemente stratificata: 2 campioni; 4b) Atf facies cineritica non stratificata: 3 campioni. 46 G. Lenzi esempio, in montmorillonite). Quindi, per le finalità di questo lavoro, sono stati comparati molti campioni, e quelli con i valori di più alti sono stati differenziati in campioni zeolitizzati ed, eventualmente, argillificati, pren¬ dendo in considerazione, come potenziali decontaminanti, solo quelli che presentavano i valori del IQ, non solo più alti, ma anche più costanti, per un dato tipo litologico. Parte A 4. Studio mineralogico 4.1. Sezione sottile al microscopio polarizzatore Fra i 65 campioni raccolti, ne sono stati scelti 41, equamente rappre¬ sentativi delle varie formazioni e sono stati studiati in sezione sottile. Soprattutto nella parte vetrosa della pasta di fondo si è notato un feno¬ meno di «devetrificazione» perfettamente simile a quello già trovato nei «tufi rossi a scorie nere» della regione vulcanica Sabatina (Lenzi & Passa- glia, 1974) (Fig. 2), secondo le modalità qui di seguito specificate: con par¬ ticolari tecniche di osservazione, si notano dei microcristallini bianchi, lim¬ pidi, incolori o, tutt’al più, colorati in verdolino pallido a debole o debolis- Fig. 2. — Campione n. 19 - Tufi chiari in facies ignimbritica: zeolitizzazione del vetro della pasta di fondo che dà luogo a cristalli di Cabasite; 590 X, solo polarizzatore, filtro verde. Simili caratteristiche sono state notate anche negli altri campioni della stessa facies. (Affioramento della «Vecchia Cava Severini »). Studio mineralogico e fisico-chimico, ecc. 47 simo rilievo, con indice di rifrazione minore di quello del balsamo, a mo’ di scagliette a sezione quadrata, rettangolare e/o rombica; il loro contorno non è perfettamente netto e definito, cioè con due o tre spigoli (o lati) ben visibili, mentre, dalla parte opposta a tali lati, si osserva una sorta di lato «sfumato», «indefinito» che si confonde nella stessa pasta di fondo vetrosa e/o, talvolta, argillificata; tali cristallini, dalla parte in cui sono ben netti i contorni cristallografici, sono otticamente anisotropi, con una birifra- zione bassa sui toni del grigio-giallastro del 1° ordine, con estinzione obli¬ qua, rispetto ai contorni cristallografici; mentre dalla parte in cui il cristalletto si «salda», o «sfuma» nel resto della pasta vetrosa, vi è completa isotropia, come se tale microcristallo fosse, in parte cristallino, ed in parte vetroso, senza un limite ben definito tra di esse. A causa della loro piccolezza, non è stato pos¬ sibile osservarvi alcuna figura d’interferenza (Fig. 2). Tale fenomeno ricorda, pertanto, quello già osservato sui campioni dei «tufi rossi a scorie nere » della regione Vulcanica Sabatina (Boenzi & Lenzi, 1967; Lenzi & Passaglia, 1974), quindi si è indotti a ritenere che si sia sviluppato un processo di zeolitizzazione strettamente legato alla presenza del vetro e, quindi, alla formazione di Caba- site, da tale vetro della pasta di fondo, come era già stato precedentemente dimostrato (Lenzi & Passaglia, 1974). L’unica differenza, però, nel caso di questi campioni del Vùlture, sembrerebbe trovarsi nel fatto che tale fenomeno di trasformazione appare soltanto « parziale » e non del tutto completo. Quanto sopra esposto è stato identificato soprattutto (e quasi sempre) nei campioni di tufo chiaro della facies ignimbritica, mentre appare sporadica¬ mente in pochissimi campioni delle altre formazioni. Altre microzeoliti, attri¬ buibili alla Phillipsite ed attaccate e/o riempienti alcune microcavità della pasta di fondo, sono state notate più frequentemente, sebbene in scarsa quan¬ tità, in quasi tutti i campioni delle altre formazioni (ad eccezione dei tufi scuri) (cfr. Fig. 3): esse si presentano tavolta come rarità accessorie, talvolta più abbondanti, come cristalletti bianchi, limpidi, incolori, a mo’ di sferuliti fìbro- so-raggiate, o semplicemente a ciuffetti fìbroso-raggiati, a basso o bassissimo rilievo e bassa birifrazione. Talvolta tali cristallini si trovano localizzati all’in¬ terno di alcune masserelle globulari di natura vetrosa o argillosa, con estin¬ zione retta ed allungamento negativo e potrebbero riferirsi, in base ai soli caratteri ottici, anche ad una natrolite. 4.2. Diffrattometria a Raggi X Tutti i 65 campioni sono stati sottoposti alla diffrattometria a Raggi X sulla polvere non orientata (« random ») sotto varie e ripetute condizioni di scan- 48 G. Lenzì sione (CuKa filtrata su Ni). In alcuni casi, su alcuni campioni che non erano zeolitizzati, ma anche presentavano, però, dei valori di IQ molto alti, è stato condotto uno studio più particolareggiato, sulla loro argillifìcazione, usando, sia le polveri non orientate (« random »), sia le varie tecniche diagnostiche standard (AON, AOGE, AODMSO, AO a differenti temperature)1. Lo studio a Raggi X ha mostrato quanto segue: la Cabasite e la Phillipsite (in aggiunta alfAnalcime che è quasi sempre presente e, nella stragrande mag¬ gioranza dei casi, già osservato per via ottica), sono state identificate con sicu¬ rezza, solo nei tufi chiari in facies ignimbritica riccamente vacuolari. Fig. 3. — Campione n. 43 - Tufi chiari in facies di «lahar»; piccolissimi cristalli di Phillipsite in aggregati fibrosoraggiati in una microcavità della pasta di fondo, parzialmente microcristallina. 600 X, nicols incrociati. Simili cri¬ stalli sono spesso presenti in circa il 36% delle sezioni sottili esaminate. Nelle altre formazioni, tali minerali sono presenti in scarsa o scarsissima quantità (tracce), o addirittura del tutto assenti (formazione « Im » e forma¬ zione « TC » in facies di lahar). Le Figg. 4 e 5 illustrano il diffrattogramma gene¬ rale osservato su tutti i campioni dei « tufi chiari » (facies ignimbritica); da esse 1 Poiché questo lavoro riguarda lo studio delle zeoliti, non si possono riferire, qui, nei particolari, i risultati trovati nei campioni argillificati di cui sarà riferito in un successivo lavoro, attualmente in preparazione, nell’ambito di una monografia generale sulla zeolitizzazione di questi tufi del Vùlture; pertanto, ne accenneremo solo brevissimamente nelle successive pagine. Vedi anche (Di Pierro et al ., 1985; Violante & Violante, 1973; 1977; Violante et al. , 1977). Studio mineralogico e fisico-chimico , ecc. 49 c S < a o o site, dell’Analcime. M = Minerale del gruppo delle miche; C = Cabasite; P = Phillipsite; A = Analcime; Q = Quarzo; F = Feldspato. 50 G. Lenzi Fig. 5. - Diffrattogramma di polveri a Rx dei campioni 17, 18, 19, 20, 21 e 22, sempre della formazione «TC», in facies ignimbri- tica; in questo diffrattogramma si nota una quasi totale scomparsa dei picchi relativi alla Phillipsite, mentre restano sempre ben evidenti e forti quelli della Cabasite (oltre che deH’Analcime) (stesse condizioni della Figura precedente). M = Minerale del gruppo delle miche; C = Cabasite; P = Phillipsite; A = Analcime; Q = Quarzo; F = Feldspato. Studio mineralogico e fisico-chimico , ecc. 51 è possibile valutare la maggiore o minore abbondanza delle varie zooliti, attraverso i loro picchi caratteristici: Analdme : sempre presente; picchi a: 5,60 A (m) o (f); 3,42 À (m) o (f); 2,90 ~ 2,91 À (m); 2,68 A (md); 2,499 A (d). Cabasite: sempre presente; picchi a: 9,40 A (f) o (m); 4,32 -4- 4,33 A (ff) o (f); 3,59 ~ 3,58 A (d); 2,92 (comune aH’Analcime) (ff); 2,88 -e 2,90 A (m). Phìllipsite : talvolta più abbondante, talaltra meno; picchi a: 8,17 ~ 8,20 A (dd); 7,17 A (md) o (m); 6,91 A (md) o (d); 4,97 5,03 A (comune ad alcuni minerali argillosi) (ni f) o (m); 3,24 -f- 3,20 A (comune ai feldspati aneli5 essi presenti) (d) o (m), e quello a 3,18 A (m) o (mf); 2,90 -- 2,93 A (comune alFAnalcime ed alla Cabasite) (m) o (ff). La Fig. 6 rappresenta un istogramma schematico della zeolitizzazione a Cabasite e Phillipsite, nelle varie formazioni studiate, relativo alla abbon¬ danza di questi minerali, su scala arbitraria, puramente indicativa. 43. Studio al SEM Tutti i campioni relativi ai tufi chiari della facies ignimbritica, sono stati sottoposti al SEM e così è stata confermata la presenza di Cabasite (abbondantissima) e Phillipsite (più o meno abbondante), proprio in quei campioni che avevano precedentemente rivelato tali minerali, sia tramite il microscopio polarizzatore, sia tramite gli spettri di diffrazione a Raggi X. Le Fìgg. 7, 8, 9, 10 mostrano un esempio tra le più rappresentative fotografìe ottenute su tre campioni: in tutti gli altri sono state notate, più o meno, le stesse particolarità; pertanto la presenza di Cabasite e Phillipsite ne viene, in tal modo, confermata. Concludendo: il processo di zeolitizzazione a Cabasite e Phillipsite è avvenuto in modo continuo e molto regolare soltanto nei tufi chiari della facies ignimbritica molto vaculare, ed è raro e/o pochissimo localizzato sol¬ tanto in alcuni campioni delle altre formazioni. Al contrario, il processo di argillificazione (in smectite, kaolinite-hal- loysite 10 A-halloysite 7 A, clorìte e, talvolta anche vermiculite, vedi Di Piereo et al 1985), mentre è quasi trascurabile o inesistente nei tufi chiari della facies ignimbritica molto vacuolare, è, invece, talvolta altissimamente sviluppato, ma solo localmente ed in modo alquanto discontinuo, nelle altre formazioni piroclastiche, a seconda delle loro locali condizioni fisico- chimiche di alterazione. 52 G. Lenzi Parte B 5. Studio fisico-chimico 5.1. Determinazione del coefficiente di distribuzione con il metodo statico «in batch » Secondo quanto già indicato da altri autori (Bensen, 1960; Ames, 1962) si è poi provveduto a determinare i coefficienti di distribuzione per il Cs e Sr, al fine di constatare la maggiore o minore selettività di assorbi¬ mento di tali cationi, su vari campioni delle formazioni esaminate; lo scopo di tale determinazione è già stato indicato nel paragrafo 3. Fig. 6. — Istogramma schematico della zeolitizzazione a Cabasite e Phillipsite, nelle varie formazioni tufacee del Monte Vùlture, su scala arbitraria; è evidente come la zeolitizzazione sia fortemente concentrata nel tipo «fi» = facies ignimbritica, dei tufi chiari, mentre nelle altre piroclastiti della stessa zona è praticamente assente, o in tracce. Le sigle si riferiscono ad altri tipi lito¬ logici: lm = depositi lacustri; fc = facies compatta; fs = facies stratificata, ecc. (Cfr. Fig. 1). Il coefficiente di distribuzione Kd esprime il rapporto tra la concentra¬ zione del radionuclide (o di un catione qualunque) nella fase solida e la con¬ centrazione nella fase liquida, in condizioni di equilibrio e sotto ben specifi- Studio mineralogico e fisico-chimico, ecc. 53 cate condizioni (concentrazione della soluzione, pH, ecc...) anche in presenza di altri cationi estranei; ossia, secondo la definizione data da Bensen (1960): concentrazione del radionuclide in fase solida R V Kd = - - - • - concentrazione del radionuclide in fase liquida 100 — R m in cui: R = percentuale di rimozione del catione dalla soluzione; V = volume della soluzione in mi; m = massa del materiale in grammi. Tale rapporto, quindi, determina una selettività più o meno spiccata di un dato materiale «scambiatore», per un dato radionuclide (o catione). Ora, quanto maggiori sono le proprietà di scambio di un dato materiale naturale litoide, tanto più alta è la probabilità e la frequenza che in esso siano contenuti minerali ad alta capacità di scambio (Boenzi et al. , 1965) (zeoliti e/o minerali argillosi); infatti, in un precedente studio è già stato evidenziato che, a parità di valore del Kd , i campioni con « alti » valori del Kd (rispetto a tutta una serie di numerosi valori trovati su molti campioni di una località) erano statisticamente più frequenti tra i tufi zeolitizzati a Cabasite (Boenzi et al ., 1965). La tecnica di misura del coefficiente di distribuzione viene qui di seguito, brevemente descritta, dopo essere stata messa a punto in prece- Fig. 7. — Campione n. 35 - Cristalli romboedrici di Cabasite sulla pasta di fondo vetrosa (Tufi chiari in facies ignimbritica riccamente vacuolare: affiora¬ mento presso il «Fosso delEArcidiaconata»). 54 G. Lenzi denti studi (Bocola et al. , 1968; Boenzi et al ., 1965; Lenzi & Pozzuoli, 1969), cioè usando una soluzione simulata, detta «model water», a composi¬ zione salina standard, ovvero a 25° di durezza F (francesi) e contenente, come « carrier » anche Cs e Sr in debolissima concentrazione (1CT4N, o 10-5N), tracciato con un radioisotopo del Cs e dello Sr, rispettivamente. Fig. 8. — Campione n. 36 - Cristalli di Cabasite (romboedrici) con altri piccoli cristalli arrotondati di Analcime ed altro materiale vetroso (amorfo). (Tufi chiari in facies ignimbritica; affioramento presso il «Fosso delfArcidiaconata»). 5.1.1. Tecnica di misura del Kd Tutti i campioni sono stati sottoposti ad una leggera essiccazione a temperatura non superiore ai 45° C, onde facilitarne la macinazione, indi macinati e passati al setaccio di 270 Mesh, di poi sono stati portati a peso costante. La polvere del materiale, dopo esatta pesatura sino alla 3a o 4a cifra decimale, veniva posta in contatto, per sbattimento, entro provette di polietilene, con un volume noto di soluzione radioattiva, per un tempo pre¬ determinato (60 ' o 90') sufficiente al raggiungimento delfequilibrio chi¬ mico allo scambio ionico. La soluzione radioattiva veniva, quindi, misurata radiometricamente, dopo il contatto, avendo cura di centrifugare la sospen¬ sione per separare il liquido supernatante dalla polvere ed a tale scopo si è fatto uso di un contatore multicanale Spectrum laben 2000, con rivelatore per liquidi, entro pozzetto di piombo, usando provette di vetro con 2 mi di solu¬ zione, per ogni misura. Per ogni campione sono state fatte quattro misure su due provette, in modo da avere una misura statisticamente sufficiente, dalla Studio mineralogico e fisico-chimico, ecc. 55 Fig. 9. — Campione n. 16 - Raggruppamento fibroso-raggiato di Phillipsite ed altri cristalli romboedrici di Cabasite, impiantati sulla pasta di fondo vetrosa; si nota anche la presenza di materiale amorfo e di minerali scagliosi (minerali tipo-mica). (Tufi chiari in facies ignimbritica: affioramento di «Piana dei Gelsi»). Fig. 10. — Campione n. 21 - Numerosi microcristalli aciculari di Phillipsite impian¬ tati in una microcavità della pasta di fondo. Sono visibili anche delle microscagliette riferibili a minerali micacei. (Facies ignimbritica dei tufi chiari, in affioramento presso la «Vecchia Cava Se verini»). 56 G. Lenzi quale è stato sottratto il fondo naturale e dopo aver verificato che le misure stesse non differissero tra di loro (su ogni campione) del ± 4 h- 5% (max). Nella Tabella I viene riportata la composizione della soluzione usata per la determinazione del Kd, composizione corrispondente all’acqua della piscina di raffreddamento delle barre di combustibile nucleare deirim¬ pianto itrec e del Centro enea della Trisaia; si vede, quindi, che tale solu¬ zione contiene anche vari altri cationi estranei (Ca++, Fe+ + +, Mg++, Na+, ecc...) in bassissima concentrazione, oltre al Cs ed allo Sr. TABELLA I Composizione della soluzione per la determinazione del IQ per Cs-137 e per Sr-90 nei campioni di tufo del Monte Vùlture. Catione Soluzione usata per il Cs (valori in g/1) Soluzione usata per lo Sr (valori in g/1) Ca+ + 9,65. IO-6 idem Fe (tot) 7,54. IO-6 idem Mg+ + 1,70. IO-6 idem Na+ 2,43. IO"3 idem K+ 3,94. IO"5 idem Li+ 3,29. IO"3 idem Ni+ + + 2,61. IO"5 idem Cr (tot) 6,03. IO"8 idem Co+ + 2,50. IO"9 idem Sr+ + 7,04. IO"8 = 0,8.10"9N 8,5. 10~3 = 10"4N Cs+ 1,4. IO"2 = 10"4N 2,4. IO"8 = 1,7.1 0"10 N (tracciata con Cs-137) (tracciata con Sr90/Y90) La soluzione usata per il Cs conteneva, quindi, una concentrazione di Cs+ superiore a quella dell’acqua della piscina (10~4 N, anziché 1,7. IO-10 N) che era stato aggiunto come « carrier» ed altrettanto dicasi per lo Sr++ (IO-4 N, anziché 0,8. IO-9 N = circa 10"9N): l’aggiunta del « carrier» si è resa necessaria, come ormai era stato confermato da esperimenti precedenti, per ottenere dei valori significativi del IQ , durante la misura della radioattività. Le due soluzioni, per¬ tanto, differivano unicamente per le concentrazioni relative del Cs e dello Sr. Nel caso del IQ (Sr) le misure della soluzione contaminata da 90 Sr/90 Y sono state eseguite dopo circa 15 gg. dalla fine della esperienza « in batch », tempo sufficiente per il ristabilimento dell’equilibrio radioattivo dello 90 Sr/ 90 Y e pertanto la misura si riferisce all’attività totale p e non al solo 90 Sr. Studio mineralogico e fisico-chimico, ecc. 57 5.2. Risultati e considerazioni finali I risultati ottenuti vengono esposti nella Tabella II, suddivisa in gruppi e sottogruppi, riferentisi alle varie formazioni: in essa sono mostrati i valori di Kd e le corrispondenti rimozioni percentuali; essi, com’è ovvio, sono relativi ad un’acqua avente la tipica composizione di quella della piscina dell’impianto itrec, come già riportato nella Tabella I o, tutt’al più, molto simile ad essa. Nella Tabella II si può osservare quanto segue: le rimozioni percentuali, corrispondenti ad ogni valore di , sono riportate soltanto sino alla II cifra decimale, per maggiore semplicità; i valori dei IQ sono riportati per intero, con l’approssimazione all’unità, per le ragioni sintetica¬ mente riportate qui di seguito. Vi è spesso una notevole diversità del Kd (Cs) e/o (Sr) anche per due campioni che hanno «apparentemente» la stessa R% (rimozione percen¬ tuale), come si evince, infatti, da un breve esempio di calcolo qui riportato, per i campioni n. 4 e n. 16 (tufi chiari in facies ignimbritica) (cfr. Tabella II); Camp. n. 4: Volume soluzione V=25 mi V m 25 0,2697 = 92,69 massa del materiale m = 0,2697 g R% (ottenuta dalla misura radiometrica) = 99,77762 Si ha, quindi: Kd R 99,77 100 - R m 100 - 99,77 (trascurando le ultime tre cifre) • 92,69 = 99,77 0,23 92,69 = 433,7826 • 92,69 = 40207,309 = 40207 Camp. n. 15: Volume soluzione V = 25 mi V m 25 0,2495 100,20 massa del materiale m = 0,2495 g R% (ottenuta dalla misura radiometrica) = 99,77418 K, = Si ha, quindi: R V 99,77 99,77 (c.s.) • 100,20 = — — 100 - R m 100 - 99,77 433,7826 • 100,20 = 43465,016 = 43465. 0,23 • 100,20 = 58 G. Lenzi TABELLA II Coefficienti di distribuzione per Cs e Sr, con relative rimozioni percentuali (R%), sui vari campioni, raggruppati per tipo di formazione. Gruppo Sottogruppo N. del campione Kd (Cs) R% Kd (Sr) R% lm) depositi lacu- 30 24684 99,5 1542 94,3 stri e fluviolacu- 31 4898 97,7 633 85,8 stri finemente 32 2712 96,0 478 81,5 stratificati ecc. 33 894 87,5 45 30,9 34 8046 98,7 1447 93,7 38 3130 96,3 1040 91,4 TC) Tufi chiari Facies ignimbritica 35 58071 99,8 12414 99,2 subaerei generai- riccamente vacuolare 36 111988 99,91 24810 99,6 mente non strati- 37 55122 99,82 11417 99,1 beati di colore 2 32642 99,7 7388 98,7 chiaro ecc. 3 50569 99,79 10172 99,0 4 40207 99,77 2119 95,2 5 16282 99,38 3890 97,6 6 35965 99,70 1671 94,3 17 27860 99,66 14624 99,3 18 27041 99,69 3239 97,0 19 42477 99,72 1572 94,2 20 8361 98,80 1913 95,0 21 38813 99,73 9099 98,9 22 9670 98,60 1146 92,5 14 32235 99,69 4169 97,5 15 24159 99,61 5041 98,0 16 43465 99,77 4328 97,7 Facies di lahar 39 998 91,7 309 74,8 40 2363 95,7 1319 93,3 41 11895 99,1 380 79,3 43 9533 99,0 494 84,2 45 683 83,8 931 90,1 46 11718 99,0 414 78,1 Facies compatta non 1 2663 96,3 150 58,8 vacuolare, non stra¬ 7 1115 92,4 595 85,9 tificata (TC l.s.) 8 9956 99,0 1585 94,1 10 2045 94,4 916 90,4 13 517 81,6 264 76,8 25 1664 97,8 1332 92,7 27 2158 96,2 774 89,0 Studio mineralogico e fisico-chimico, ecc. 59 segue Tab. II Gruppo Sottogruppo N. del campione Kd (Cs) R% Kd (Sr) R% TC) Tufi chiari Facies compatta non 28 3248 97,4 626 86,8 subaerei generai- vacuolare, non stra- 57 11101 98,1 595 86,3 mente non strati- tificata ecc. (TC l.s.) 58 1142 90,9 1025 91,6 fìcati di colore 59 1878 93,7 898 90,7 chiaro ecc. 60 1713 93,3 986 91,7 61 2685 97,1 592 85,1 63 1054 91,6 255 71,5 Facies talvolta 42 1667 94,2 540 84,3 intercalata nei TS 62 5114 98,2 2234 95,7 Facies dei tufi 23 2180 96,5 924 89,9 chiari «trachitici» 24 2621 96,4 566 85,0 Passaggio TC -> TS 26 2351 95,8 87 47,6 TS) Tufi scuri TS generalmente 9 1258 92,5 174 63,2 subaerei general¬ stratificati l.s. 11 6454 98,4 1083 91,4 mente stratificati 12 4940 97,4 2621 96,8 di colore grigio 29 1137 91,0 521 83,6 bruno ecc... 48 2127 94,9 785 88,4 50 2270 95,3 646 84,5 Livelli poco strati¬ 64 1049 92,7 161 60,5 ficati compresi nei TC 65 4629 98,1 3855 97,7 TS non stratificati 49 1310 92,9 306 76,4 44 1765 94,6 1203 92,8 Facies pozzolaniche 56 2574 95,9 1133 92,4 rossiccio-violette 47 3137 97,2 1119 92,4 Pf) Prodotti finali, Facies stratificata 54 2728 96,0 1065 91,8 brecce di esplo¬ 52 2167 96,3 385 80,5 sione tufi grigio¬ Facies cineritica 51 2868 96,5 1201 92,3 bruni con proietti non stratificata 53 1408 93,3 301 74,4 ecc. 55 1528 94,9 366 78,6 Ne segue, pertanto, che la leggerissima differenza riscontrata nei valori della R°/o, oltre la seconda cifra decimale, può essere considerata praticamente trascurabile o nulla (Es. 99,777262, oppure 99,77418 = 99,77); per tale ragione 60 G. Lenii i valori della R%, nella Tabella II, vengono riportati solo sino alla seconda cifra decimale, ma dall’esempio riportato sopra, però, si evince che i valori del possono essere anche notevolmente diversi, pure per due o più campioni che « apparentemente » hanno la stessa R%, in quanto nella formula del Kd compare il fattore V/m che è leggermente diverso per ogni campione. Ciò porta a concludere che, di due campioni che hanno la «medesima» R%, uno può essere, ciononostante, «più selettivo» di un altro nei riguardi del catione Cs, poiché può contenere minime quantità di zeolite in più dell’altro, tali da giustificare il Kd più alto anche di alcune migliaia di unità. In pratica ciò si traduce col dire che, ad esempio: nel camp. 4, la con¬ centrazione del Cs (all’equilibrio) è 40207 volte più alta che nella solu¬ zione; mentre nel camp. 16 la concentrazione del Cs è 43465 volte più alta che nella soluzione, ovvero 3258 volte di più che nel camp. 4. Per evidenti ragioni di ordine chimico e fisico-chimico, le colonne dei valori tra il Cs e lo Sr, non possono tra di loro confrontarsi, cioè i valori non possono essere proporzionali; ma si devono confrontare tra di loro, solo i valori relativi ad un radionuclide, per i differenti campioni. Premesso quanto sopra, ed osservando i risultati della precedente tabella, si possono fare le seguenti osservazioni: 1) soltanto i campioni della fomazione « TC » in facies ignimbritica ricca¬ mente vacuolare, presentano dei IQ (Cs) altissimi (rispetto agli altri) e costanti, con R% sempre superiori al 99% (eccetto due) ed egualmente « alti » valori del (Sr) con R% oscillante dal 92 94, sino a poco più del 99%. 2) I campioni del gruppo «lm» (lacustre e fluviolacustre) general¬ mente hanno una buona percentuale di rimozione del Cs, ma non altret¬ tanto buona per lo Sr; essi sono stati raccolti lungo un solo affioramento approssimativamente della lunghezza di circa 100 — 200 metri e soggetto a rapide e locali variazioni di composizione, il che giustifica tale variabilità. 3) Soltanto 3 campioni del gruppo «TC» (in facies di lahar) hanno una R% > 99%, mentre 3 altri campioni hanno una R% (Cs) di circa 91 ~ 96%; le R%(Sr) sono tutte estremamente variabili e sempre < 99% (approssimativa¬ mente). In questo caso la composizione mineralogica presenta una completa assenza in zeoliti, ma, nel contempo, una forte variabilità in minerali argillosi. 4) Soltanto 5 campioni della «facies compatta non vacuolare», mostrano una R% > 97%, mentre gli altri 9 campioni hanno una R% (Cs) variabilissima < 96%; per lo Sr le R% sono sempre < 94% e disperse in un vasto range (58,8 4- 92,7% (Scarsa quantità di zeoliti e variabile quantità di minerali di alterazione). Studio mineralogico e fisico-chimico , ecc. 61 5) Per quanto riguarda le altre facies dei tufi chiari, dei tufi scuri e dei prodotti finali, si può osservare che, per il Cs la R% raggiunge il 98% solo in tre casi e che in tutti gli altri campioni i valori sono estremamente varia¬ bili, oscillando dal 91 al 97%; per lo Sr la variabilità è persino maggiore (60,7 -§= 96,8%) e solo un campione raggiunge una R% = 97,7%. La Fig. 11 illustra un grafico dei valori indicati nella Tabella II, suddi¬ visi per gruppi e sottogruppi di formazione; le rimozioni % (R%) per il Cs (punti) e per lo Sr (triangoli) sono indicate sulle ordinate. Ne segue che i campioni di tutte le altre formazioni hanno un insieme di R% estrema- mente incostanti e disperse in un vasto « range », per il Cesio ed anche di più per lo Stronzio; invece, soltanto i campioni della facies ignimbritica hano variazioni pressoché inesistenti, tutte intorno al 99%, per il Cs; e solo legger¬ mente più disperso, ma sempre comprese tra il 92 ed il 99%, per lo Sr. Ciò può essere spiegato dal fatto (schematicamente indicato nella Fig. 11, nella parte destra), che i campioni di alcuni affioramenti, talvolta presentano dei processi di argillificazione, che possono essere molto intensi (notevoli quantità di halloysite + caolinite -I- smectite + clorite + residui di analcime + tracce di cabasite in variabilissima quantità relativa), oppure mancanti del tutto, dipendenti dalle condizioni locali (Di Pierro et al ., 1985). Come risultato, nei campioni con una grande quantità di materiali non scambiatori inalterati (come vetro, feldspati, pirosseni, anfiboli, feldspa¬ toidi, ecc...) si osserva una minore R%; la situazione opposta si verifica nei campioni con una maggiore quantità di minerali scambiatori (zeoliti e minerali argillosi). La facies ignimbritica, invece, che è pressoché comple¬ tamente zeolitizzata, non mostra mai tali evidenti variazioni. 6. Conclusioni Lo studio mineralogico e fisico-chimico descritto ha dimostrato che la zeolitizzazione si è soprattutto sviluppata nei tufi chiari in facies ignimbri¬ tica (similmente a quanto è stato rinvenuto nei «Tufi rossi a scorie nere» dell’area Sabatina nel Lazio), con notevoli quantità di Cabasite e Phillip- site, in corrispondenza dell’abbondanza del vetro nella pasta di fondo. Al contrario, nelle altre formazioni studiate, questo processo è limitato o scarsissimo a causa della scarsità od assenza di vetro di appropriata com¬ posizione, nella roccia madre. Pertanto, anche lo studio dei coefficienti di distribuzione ha confer¬ mato che, quando la zeolitizzazione è elevata, i (Cs e Sr) e, quindi, i 62 G. Lenzi Fig. 11. — Grafico dei valori riportati nella Tabella II; gruppo 1 = campioni della formazione «TC» (facies ignimbritica); 2 = formazione «Im»; 3 = for¬ mazione «TC» (facies di lahar); 4 = idem (facies compatta); 5 = idem (facies talvolta intercalata nei tufi scuri, facies « trachitica » e passaggio dai «TC» ai «TS»); 6 — formazione «TS» (facies generalmente stratifi¬ cata, non molto stratificata, ecc...); 7 = campioni della formazione «Pf» (facies stratificata e facies cineritica). Studio mineralogico e fisico-chimico, ecc. 63 valori di R%, sono altissimi e conseguentemente i più costanti fra tutti quelli ottenuti sui 65 campioni raccolti. Ciò significa che gli affioramenti ignimbritici del Monte Vùlture pos¬ sono essere usati per scopi industriali ed, in particolare, per la decontami¬ nazione dei rifiuti liquidi radioattivi di bassa attività, giacché la percentuale di rimozione del Cs è costantemente maggiore del 99% e quella per lo Sr oscilla tra il 92 ed il 99%. Ringraziamenti Sono particolarmente grato al P. I. Sig. Fabrizio Pierdominici del Laboratorio tib-mat-micro (enea-casaccia), per la sua utile e preziosa col¬ laborazione nello studio dei campioni zeolitizzati al SEM. BIBLIOGRAFIA Alietti A., Galli E., Gottardi G. (1967) - Le zeoliti in Italia (Raccolta di dati bibliografici sulla distribuzione e giacitura delle zeoliti. Atti Soc. Tose. Se. Nat., (A) 74 (2°): 245-316 (Pisa). Ames L. L. Jr. (1962) - Characterization of a strontium selective zeolite. Am. Min., 47: 1317-1326. Amodio L., Hieke-Merlin O. (1966) - I proietti inclusi nelle piroclastiti del Monte Vùlture (Lucania). 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Questi ultimi non hanno subito una deformazione intima apprezzabile e i loro con¬ torni si sono progressivamente modificati per processi di dissoluzione e precipita¬ zione. Nella presente nota si intende dimostrare che un simile meccanismo di defor¬ mazione ha operato anche nelle zone interessate da clivaggio spaziato stilolitico. In questo caso i corpi rocciosi che hanno subito spostamenti relativi sono i lithons compresi tra due superfici di clivaggio consecutive. Nella Scaglia Rossa il detto cli¬ vaggio appare presente solo in volumi rocciosi che hanno subito una deformazione rotazionale (fianchi di pieghe concentriche e zone prossime a scollamenti tettonici). La deformazione si è prodotta attraverso scivolamenti secondo superfici di strato e superfici di clivaggio associati a dissoluzione e precipitazione. L’allungamento paral¬ lelo alla stratificazione prodotto a seguito della rotazione dei lithons può essere stato maggiore dell’accorciamento conseguente alla dissoluzione lungo le superfìcie di questi. È verosimile che lo stato di tensione locale sia stato caratterizzato da una com¬ pressione principale massima molto inclinata rispetto alle superfìci di strato. Se le superfìci di clivaggio si sono originate in un simile stato di tensione, esse debbono essersi sviluppate (per propagazione progressiva) parallelamente a piani lungo i quali agiva una componente di taglio. Summary. - The deformation responsible for production of some minor folds in thè Scaglia Rossa limestone (northern Apennines) has been already explained as taking place by relative displacement of not measurably strained rock bodies whose boundaries were undergoing progressive modification by dissolution and precipita- tion. It is shown bere that such a deformation mechanism look place also where thè rock bodies were those delimited by two consecutive stylotic (solution) cleavage sur- faces. In thè Scaglia Rossa limestone such a systematically arranged spaced cleavage is associated with zones of localized rotational deformazion, characterized by super- position of pure and simple shear, such as limbs of fìexural slip folds and zones near detachment thrusts. The deformation occurred through slip along both bedding and cleavage surfaces associated with dissolution and precipitation. Bedding-parallel 68 Rosa Emilia Cinquegrana elongation produced by rotation of rock bodies delimited by cleavange surfaces (//- thons)c an prevail on thè bedding-parallel shortening produced by dissolution along cleavage surfaces. It is likely that thè locai state of stress has been characterized by a principal maximum stress at high angle with thè bedding surface. If thè cleavage surfaces ori- ginated in such a state of stress, they had to develop (by progressive propagation) parallel to planes along which a shear component was acting. Introduzione Le pieghe che caratterizzano i terreni della successione umbro-marchi¬ giana sono state oggetto di strudio da parte di vari Autori. Più spesso la genesi delle strutture applicative è stata considerata nel quadro generale dell’evoluzione tettonica regionale o sono state descritte strutture partico¬ lari (Scarsella, 1951; Dallan Nardi e altri, 1971; Centamore e altri, 1972; Fazzini, 1973; Lavecchia e Pialli, 1980; Lavecchia, 1981; Calamita e Deiana, 1981-82; Lavecchia e altri 1983; Koopman, 1983). In alcuni lavori (Alvarez e altri, 1976a; 1976b; 1978) l’attenzione è stata rivolta alle moda¬ lità di deformazione dei calcari della Scaglia Rossa. Tali calcari, di colore rosa e bianco, sono di età Cretacico superiore-Eocene e costituiscono una sequenza ben stratificata depostasi in ambiente pelagico. Ai calcari sono intercalati lenti o strati di selce e, verso l’alto, livelli marnosi e marnoso- calcarei. Questa formazione, solidalmente con i rimanenti terreni pelagici appartenenti alla successione sedimentaria umbro-marchigiana, è interes¬ sata da pieghe di tipo più o meno concentrico, asimmetriche, con vergenza adriatica, a cui sono associate pieghe minori di varia natura. Localmente si osserva un sistema di clivaggio spaziato spesso fortemente inclinato, fino a quasi normale, rispetto alla stratificazione. Lo stesso assume una disposi¬ zione a ventaglio divergente rispetto al piano assiale di pieghe minori e può essere persino parallelo a quest’ultimo. La presenza di residuo insolu¬ bile lungo tali superfici e la morfologia delle stesse suggeriscono che esse sono state interessate da fenomeni di pressione-soluzione. È stato messo in evidenza dagli Autori citati per ultimi il ruolo che il trasporto di materia per diffusione ha avuto nella produzione di strutture deformative nei calcari di questa formazione. In particolare, sono state attribuite a tale processo la produzione di pieghe minori e l’origine stessa del clivaggio spaziato. L’importanza che il trasporto di materia per diffusione ha avuto nel produrre il cambiamento di forma di grossi corpi carbonatici è stata messa in evidenza a partire dalla fine degli anni sessanta (Dunnington, 1967; Modalità di deformazione della Scaglia Rossa dell’Appennino umbro-marchigiano 69 Choukroune, 1969; Carannante e Gozzetta, 1972; Groshong, 1975). Mal¬ grado ciò, tale processo è ancora interpretato dai vari Autori in maniera diversa e talora contraddittoria. Le conoscenze acquisite, grazie ad uno stu¬ dio di dettaglio delle strutture deformative osservabili nella succesione sedimentaria umbro-marchigiana e alla loro comparazione con quelle pre¬ senti in formazioni calcaree appartenenti ad altri bacini, consentono di poter meglio definire in questa nota le modalità di deformazione dei cal¬ cari della formazione in parola. In generale, in accordo con quanto sostenuto (apparentemente solo per la genesi di pieghe minori) da Alvarez ed altri (1976a; 1976b), è possibile rilevare che la deformazione della Scaglia Rossa si è prodotta per trasla¬ zione e rotazione di piccoli corpi rocciosi delimitati da superfici stilolitiche e vene. Tali spostamenti sono stati possibili per la progressiva modifica¬ zione del contorno dei suddetti elementi rocciosi, senza che alfinterno di essi si producesse un’apprezzabile deformazione pervasiva. Gli elementi rocciosi vengono a contatto lungo superfici di strato e superfici stilolitiche trasversali. Tra queste ultime vanno comprese le super- fi ci sistematicamente ordinate costituenti il clivaggio spaziato stilolitico. Quesfultimo, come già suggerito da Koopman (1983), sembra essere asso¬ ciato solo a zone che hanno subito deformazione rotazionale sia in prossi¬ mità di sovrascorrimenti con superficie poco inclinata rispetto alla stratifi¬ cazione, o parallela ad essa, che nei fianchi di pieghe prodotte per «flexu- ral slip». Si è potuto concludere che tali deformazioni per taglio hanno compor¬ tato stiramento (allungamento accompagnato da assottigliamento) di pacchi di strati. Lo stiramento si è realizzato attraverso la rotazione di corpi roc¬ ciosi compresi tra superfici di clivaggio stilolitico consecutive - lithons (Laveccchia e altri, 1983) - ed è stato compensato lateralmente dalla pro¬ duzione di pieghe secondarie. L’entità della dissoluzione lungo le superfici di clivaggio appare essere funzione diretta della rotazione subita dai lithons e quindi dell’allungamento subito dagli strati a causa di tale rotazione. Per¬ tanto le imbricazioni osservabili nei livelli di selce intercalati non possono essere considerate evidenza di un ipotetico accorciamento degli strati calca¬ rei bensì dello scivolamento relativo degli stessi. Il clivaggio spaziato Il clivaggio spaziato stilolitico è presente e ben sviluppato solo sporadi¬ camente nei calcari della Scaglia Rossa. Esso è stato studiato più in detta- 70 Rosa Emilia Cinquegrana glio tra Frasassi e Pierosara, tra Pievetorina e Fiume, tra Bolognola e Monte Sasso Tetto, presso Fabitato di Pontedazzo, alla Gola delle Fucicchie tra Scheggia e Cantiano e in varie altre località sul fianco occidentale di Monte Catria. La sezione del fianco normale di una della pieghe a sviluppo regionale, esposta lungo la strada tra San Lorenzo al Lago (frazione del comune di Fiastra) e Bolognola ha consentito le più proficue osservazioni. Fig. 1. — Superfìcie di clivaggio stilolitico con ondulazioni parallele alla zonazione interna degli strati. Su detta superfìcie si osservano aggregati cristallini di calcite fibrosa. La direzione di allungamento dei cristalli è perpendicolare alle ondulazioni. Le superfici di clivaggio sono nell’insieme piane ma abbastanza irrego¬ lari nei dettagli. Esse sono caratterizzate spesso da una ornamentazione minuta rappresentata da picchi stilolitici più o meno distinti che si sovrap¬ pone ad una a maggiore scala rappresentata da marcate ondulazioni con andamento parallelo alla stratificazione (Fig. 1). Si ha motivo di ritenere che tali ondulazioni siano in relazione con variazioni verticali di composi¬ zione e struttura dello strato. Nei calcari della Scaglia Rossa le ondulazioni sono più o meno rettilinee e parallele alla superfìcie di strato in quanto la zonazione interna degli strati è piano-parallela. Si è osservato che nei cal- Modalità di deformazione della Scaglia Rossa dell’Appennino umbro-marchigiano 71 cari pelagici eocenici della zona isopico-strutturale Ionica della Grecia occi¬ dentale le ondulazioni che caratterizzano analoghe superfìci di clivaggio seguono talora l’andamento della laminazione convoluta presente in taluni strati. Le superfìci di clivaggio, in genere ben evidenziate per la presenza di residuo insolubile di colore rosso scuro, tagliano gli strati formando con la loro superfìcie (così come essa appare attualmente) un angolo variabile. Tale angolo è spesso prossimo ai 90° ma può avere valori molto più piccoli (fino ai 20°). Quando l’angolo si discosta molto dai 90° le superfìci possono perdere l’andamento piano assumendone uno sigmoidale. La quantità di residuo insolubile è maggiore lungo le superfìci di clivaggio meno inclinate rispetto alla stratificazione. Anche negli strati immediatamente sovrastanti e sottostanti a superfìci di scollamento tettonico si osservano inclinazioni lontane dai 90° (Alvarez e altri, 1978). L’intersezione tra superfìci di clivag¬ gio e superfìci di strato può determinare a luoghi: 1) un’unica lineazione con andamento parallelo all’asse della piega, 2) o due lineazioni simmetricamente inclinate di circa 20°-30° rispetto alla direzione dell’asse della piega, 3) o un’unica lineazione di andamento ondulato o a zig-zag i cui sin¬ goli tratti rettilinei sono orientati approssimativamente come le due linea¬ zioni già descritte. Le superfìci stilolitiche possono intersecare interamante lo strato o meno. In quest’ultimo caso esse scompaiono in una direzione, con progres¬ siva riduzione della quantità del residuo insolubile, o terminano brusca¬ mente contro un’altra superficie stilolitica. Le superfìci che attraversano gli strati sono caratterizzate da una spaziatura pressocché costante in ogni sin¬ golo strato. La spaziatura presenta una certa variabilità nei vari strati, sembra essere alquanto indipendente dallo spessore di questi e comunque ristretta. In un campione di 40 strati, in cui le superfìci di clivaggio sono subperpendicolari alla stratificazione, la distanza tra superfìci di clivaggio consecutive è risultata compresa tra 1 e 5 centimetri, con valori più fre¬ quenti di 2 o 3 centimetri. In sezione trasversale le porzioni di roccia comprese tra due superfìci di clivaggio consecutive ( lithons ) appaiono disposte en echelon se le dette superfìci non sono perpendicolari alla superfìcie di strato attuale. In questo caso la superficie di strato originaria mostra un offset quando è intersecata da una superfìcie di clivaggio che attraversa lo strato per intero (Fig. 2 e 3). V offset è in genere maggiore se le superfìci di clivaggio sono poco inclinate rispetto alla stratificazione attuale. Le superfìci di clivaggio sono in genere subperpendicolari alla stratificazione originaria. 72 Rosa Emilia Cinquegrana In sezioni normali alle superfici di clivaggio è possibile osservare, in talune sinuosità della traccia di tali superfici, aggregati di cristalli di calcite. Gli aggregati hanno forma amigdaloide o sigmoidale e i cristalli di calcite un abito fibroso (a in fìg.2). La direzione di allungamento dei cristalli di Fig. 2. — Sezione tipica di uno strato deformato per scivolamento lungo superfici di strato e superfici di clivaggio, associato a dissoluzione e precipitazione, a = calcite fibrosa sulle superfici di clivaggio; b — calcite fibrosa sulle superfici di strato attuali; c — superfici di clivaggio; d = superfici stilo¬ litiche, parallele al clivaggio, che non attraversano lo strato per intero; e = superfici stilolitiche interne ai lithons che terminano contro una superficie di clivaggio stilolitica. calcite forma un piccolo angolo con l’andamento generale della superficie di clivaggio. L’orientazione dei cristalli e il loro impianto mostrano, senza ombra di dubbio, che V offset della superficie di strato originaria si è pro¬ dotto a causa di uno scivolamento relativo dei lithons accompagnato da dissoluzione lungo la maggior parte delle superfici di contatto tra gli stessi. È possibile talora osservare questi aggregati di calcite fibrosa anche sulle superfici di clivaggio esposte e liberate dal residuo insolubile (fig. 1). La direzione dello scivolamento è perpendicolare all’intersezione tra superficie Modalità di deformazione della Scaglia Rossa dell’Appennino umbro-marchigiano 73 di clivaggio e superfìcie di strato e quindi perpendicolare alle ondulazioni presenti sulle superfìci di clivaggio. La presenza ubiquitaria, anche se sporadica, di aggregati fibrosi di cal¬ cite sulle superfìci di clivaggio spaziato indicante scivolamenti relativi dei Fig. 3. — Offset della superfìcie di strato originaria dovuto a scivolamento relativo dei lithons. lithons non è stata rilevata da alcuni Autori (Alvarez 1976a) ed è segnalata da altri (Lavecchia, 1983) solo in pieghe minori su piani di clivaggio quasi paralleli al piano assiale. In talune località (ad esempio al Km 15 della Strada Statale 229, tra Pievetorina e Visso) è stato possibile osservare l’esistenza di due sistemi di clivaggio spaziato apparentemente non contemporanei (Fig. 4). Le superfìci 74 Rosa Emilia Cinquegrana di clivaggio più recenti S2 sono quasi ortogonali alla superfìcie di stratifica¬ zione attuale. Non si hanno evidenze di scivolamenti apprezzabili secondo queste superfìci, mentre si ha evidenza di un rilevante scivolamento secondo le superfìci più antiche S\. Le superfìci degli strati calcarei e gli interstrati di selce Le superfìci di strato attuali, quando esposte e non modificate dalfaltera- zione meteorica, appaiono decorate da una lineazione grosso modo perpendi¬ colare all’asse delle pieghe o parallela al senso di scivolamento in prossimità di scollamenti tettonici. La lineazione è data sia da cristalli di calcite fibrosa che da strie sliccolitiche (Nitecki, 1972; Carannante e Guzzetta, 1972). Frequentemente sulle superfìci di strato gli aggregati cristallini e le sliccoliti si vedono disposti in bande alternate. Le bande sono perpendico¬ lari alla direzione della lineazione e parallele all’intersezione tra superfìci di clivaggio e superfìci di strato (Fig. 5). Si rileva facilmente che le sliccoliti si sono prodotte nel corso della parziale asportazione per dissoluzione delle asperità (h in fig. 2) che si sono generate a causa della rotazione dei //- thons , mentre gli aggregati di calcite fibrosa costituiscono il riempimento delle depressioni residue (b in fig. 2). Più spesso sugli strati affioranti la calcite fibrosa è stata totalmente asportata dagli agenti meteorici e risulta ora evidente la gradinatura più o meno smussata della superfìcie di strato originaria. Sono frequenti intercalazioni di livelli di selce tra gli strati calcarei. Alcune sembrano aver avuto una certa continuità originaria, altre erano Modalità di deformazione della Scaglia Rossa dell’Appennino umbro-marchigiano 75 certamente costituite da allineamenti discontinui di noduli. Quando è pre¬ sente il clivaggio spaziato, strati e noduli di selce appaiono spesso sovra- scorsi ed embriciati. Come già gli altri Autori hanno rilevato (Alvarez e altri, 1978), fembriciatura è più spinta laddove le superfici di clivaggio negli strati calcarei appaiono meno inclinate rispetto alla stratificazione. Fig. 5. — Superfìcie attuale di uno strato su cui si distinguono vene di calcite fibrosa disposte in bande parallele alle tracce delle superfìci di clivaggio. L’allungamento dei cristalli e le sliccoliti presenti sul calcare esposto sono parallele alla direzione di scivolamento degli strati. In sezioni trasversali di strati calcarei si osservano, in prossimità di noduli o interstrati di selce più o meno dislocati e accavallati, delle deflessioni nell’an¬ damento delle superfìci di clivaggio. Queste convergono verso luoghi in cui i noduli o gli interstrati risultano certamente scollati e accavallati mentre diver¬ gono in zone adiacenti (vedi fig. 3 in Alvarez e altri, 1976a). Le vene trasversali Oltre che in aggregati cristallini fibrosi, la calcite è presente sotto forma di aggregati di cristalli ad abito non fibroso in vene trasversali alla 76 Rosa Emilia Cinquegrana stratificazione. Queste sono in genere molto inclinate rispetto alla stratifi¬ cazione e la loro intersezione con quest’ultima è più o meno normale all’asse delle pieghe e parallela alla direzione dei sovrascorrimenti. Le rela¬ zioni angolari più ricorrenti tra tali vene e tutti gli altri elementi strutturali fin qui descritti sono ben esemplificate dal diagramma della figura 6 rela¬ tivo ad una stazione di misura ubicata a circa metà strada tra S. Lorenzo al Lago (Fiastra) e Bolognola. N * la ° 4 Fig. 6. — Proiezione polare degli elementi strutturali osservati. Misure relative ad una stazione a metà strada tra la frazione San Lorenzo al Lago di Fiastra e Bolognola. Modalità di deformazione della Scaglia Rossa dell’Appennino umbro-marchigiano 77 Cinematica della deformazione Quanto osservato consente di fare alcune considerazioni sulla cinema¬ tica della deformazione delle sequenze di strati in cui si è sviluppato il cli¬ vaggio spaziato stilolitico. Il clivaggio, qualunque sia stata la sua origine, si deve essere formato con andamento più o meno perpendicolare alla strati¬ ficazione dal momento che nei singoli lithons le superfìci di clivaggio for¬ mano in genere con la superfìcie di strato originaria un angolo prossimo ai 90° (fig. 2). La deformazione rotazionale nei fianchi di pieghe maggiori e in prossi¬ mità di scollamenti tettonici risulta dalla composizione di una componente di taglio puro e di una di taglio semplice. Essa si sarebbe prodotta per con¬ temporaneo: a) scivolamento relativo dei lithons associato al processo di dissolu¬ zione e precipitazione lungo le superfìci di contatto (superfìci di clivaggio), b) e scivolamento relativo degli strati, associato ad un analogo pro¬ cesso di dissoluzione (e precipitazione). Le evidenze dei due tipi di scivolamento sono diverse a causa del diverso rapporto tra la componente di spostamento parallelo e normale alle superfìci di strato e alle superfìci di clivaggio e verosimilmente del diverso tipo di asperità originarie delle dette superfìci. In fig. 2 è schematizzata la configurazione di uno strato così deformato. Dopo una rotazione sufficientemente ampia lo spessore dello strato risulta minore di quello originario. La lunghezza dello strato deve supporsi anch’essa in genere variata. In sezione trasversale (normale all’asse di rota¬ zione dei lithons) la variazione della lunghezza dovrebbe risultare dalla combinazione di più effetti: 1) dall’allungamento dovuto alla rotazione dei lithons , 2) dall’accorciamento dovuto alla dissoluzione lungo le superfìci di cli¬ vaggio, 3) da una riduzione di area (non accompagnata da variazione di volume) dovuta al presumibile allungamento normale alla sezione eviden¬ ziato dalle vene trasversali di calcite su descritte, 4) e da una possibile riduzione di volume dovuta alla precipitazione di calcite nei pori e/o alla fuoriuscita di materia dal sistema. Non considerando per semplicità i contributi 3 e 4 e trascurando i volumi disciolti lungo i giunti di strato (h in fig. 2) è possibile trattare la deformazione come piana ed (equivoluminale) (Fig. 7). Per un simile modello semplificato è possibile calcolare la percentuale di variazione di spessore Ah e di lunghezza Al di uno strato e la variazione di spessore AS 78 Rosa Emilia Cinquegrana dei lithons nell’ipotesi che gli spazi indicati con la lettera b in figura 7 risultino colmati con materiale solido proveniente esclusivamente dalla dis¬ soluzione uniforme lungo le superfici di clivaggio. Le suddette variazioni dipendono soltanto dall’angolo di rotazione o delle superfici di clivaggio, immaginate originariamente normali allo strato, e dal rapporto r tra lo spessore originario dei lithons e lo spessore originario dello strato. Nella tabella 1 sono riportate tali variazioni per diversi valori della rotazione e del rapporto r. È da tenere presente che in un campione di 40 strati (con superfìci di clivaggio quasi perpendicolari alle superfici di strato) si è osser¬ vato che quest’ultimo rapporto è compreso tra 0,05 e 0,25. I valori più fre¬ quenti sono compresi tra 0,1 e 0,2. Fig. 7. — Modello della deformazione rotazionale equiareale (equivoluminale) di uno strato. Il materiale dissolto lungo le superfìci laterali dei lithons si è depositato a formare gli spazi b. Nel modello , con il progressivo crescere dell’angolo di rotazione p, la lunghezza dello strato decresce (e lo spessore cresce) di poco all’inizio per poi crescere continuamente una volta che si è superato un valore critico p* dell’angolo di rotazione. Lo spessore dei lithons diminuisce progressiva¬ mente sin dall’inizio della rotazione. Nella realtà , è verosimile che nella fase iniziale della deformazione si sia prodotta una progressiva dissoluzione dei volumi indicati con la lettera h in fig 2. Questo avrebbe evitato l’ini¬ ziale incremento di spessore e il conseguente accorciamento parallela- mente agli strati riconducendo l’entità della dissoluzione sulle superfìci dei lithons. In tal modo il processo sarebbe proceduto sempre nella stessa dire¬ zione fin dall’inizio. In assenza di ulteriori spazi disponibili per la precipitazione della cal¬ cite, o di fuoriuscita di questa dal sistema come proposto da Geiser e San¬ sone (1981), il modello dà dei valori per eccesso per quanto riguarda fai- Modalità di deformazione della Scaglia Rossa dell’Appennino umbro-marchigiano 79 TABELLA 1 Angolo di rotazione P r = 0.1 r = 0.2 Variazione lunghezza strato Al Variazione spessore strato Ah Variazione spessore ìithon As Variazione lunghezza strato Al Variazione spessore strato Ah Variazione spessore ìithon As 5° - 4.48% + 0.48% - 0.86% - 1.32% + 1.33% - 1.69% 10° 0.19% + 0.19% - 1.70% - 1.81% + 1.84% 3.30% 11°. 205 0.00% 0.00% - 1.91% - - - 20° + 2.80% - 2.70% - 3.40% 0.37% + 0.37% - 6.38% 21°. 134 - - -% 0.00% 0.00% 0.00% 30° + 9.48% - 8.66% - 5.20% + 4.54% - 4.34% - 9.46% o + 21.11% - 17.43% - 7.22% + 13.87% -12.18% - 12.77% o + 40.46% -28.80% - 9.71% + 29.77% -22.94% -16.58% 60° + 73.83% -42.47% - 13.08% + 57.20% -36.39% -21.40% r = rapporto tra gli spessori originari dei lithons e dello strato. lungamente degli strati e per difetto per quanto riguarda la riduzione di spessore per dissoluzione lungo le superfìci di clivaggio. Si deduce dal modello che la percentuale di assottigliamento dei lithons per dissoluzione cresce al crescere dell’angolo di rotazione, cioè a dire al crescere dell’entità della deformazione finita. In conclusione, all’accorciamento nella direzione parallela alla stratificazione dovuta all’incremento della dissoluzione si accompagna un progressivo aumento di lunghezza nella stessa direzione a causa della rotazione dei lithons . In un sistema chiuso come quello rappresentato dal modello, a seguito di rotazioni apprezzabili dei lithons (superiori ai 10°-20°) si avrebbe come risultato un allungamento nella direzione parallela agli strati. Tale allunga¬ mento sarebbe più rilevante al crescere della rotazione dei lithons (vedi tabella 1). Nella realtà, in mancanza di accurate e attendibili valutazioni su eventuali fuoriuscite di materia solida dal sistema e/o precipitazione nello spazio dei pori, non è possibile valutare quale dei due effetti abbia pre¬ valso. Pertanto non sembra lecito mettere in relazione proporzionale diretta V entità della dissoluzione con un ipotetico accorciamento degli strati. Si rileva che l’entità della dissoluzione è proporzionale all’entità della deformazione finita e quindi tra l’altro degli scivolamenti di strato su strato. Si è inoltre osservato che gli accavallamenti degli interstrati di selce 80 Rosa Emilia Cinquegrana sono più importanti e frequenti quanto più rilevante è stata sia la dissolu¬ zione negli strati calcarei adiacenti (Alvarez e altri, 1978) che la rotazione dei lithons. Ne consegue che è più verosimile mettere in relazione gli acca¬ vallamenti degli interstrati di selce con gli scivolamenti relativi degli strati prodottisi nel corso della deformazione, anziché con un accorciamento degli strati calcarei che non può essere provato con certezza. Questa conclusione è avvalorata dal fatto che lo stesso tipo e fre¬ quenza di accavallamenti in interstrati di selce è stato osservato in altre successioni calcaree sottilmente stratificate e piegate in cui non era pre¬ sente un clivaggio stilolitico. In esse non si è sicuramente prodotto alun fenomeno di dissoluzione a cui sia imputabile un accorciamento degli strati calcarei. Un esempio è quello degli accavallamenti osservabili nella formazione di Viglia nella serie Ionica in Grecia occidentale (fig 8). Una prova dello stiramento (assottigliamento e allungamento) di pacchi di strati deformati nella maniera già descritta sarebbe data dall’esi¬ stenza di pieghe secondarie che si sono prodotte lateralmente come strut¬ ture compensative dello stesso. Tali pieghe sono talora caratterizzate da una disposizione a ventaglio asimmetrica del clivaggio, già notata da Koop- man (1983, pag. 74, fìg. 40). Questo indica che il clivaggio si sarebbe svi¬ luppato e avrebbe subito una certa rotazione prima del piegamento attra¬ verso il meccanismo su descritto. La configurazione rappresentata in figura 2 si osserva abbastanza fre¬ quentemente in campagna e mostra che nelfambito di singoli strati la deformazione è stata spesso abbastanza omogenea. Nei casi in cui i vincoli di vario genere hanno impedito il libero scivolamento di strato su strato e dei lithons all’interno di un dato strato, la disomogeneità della deforma¬ zione si manifesta principalmente attraverso la deflessione e la locale varia¬ zione di frequenza delle superfici di clivaggio. Questo è quanto si è verifi¬ cato, ad esempio, laddove noduli isolati o segmenti di interstrati di selce, rimanendo aderenti a segmenti degli strati calcarei, hanno impedito la deformazione di questi ultimi. I segmenti degli interstrati di selce rimasti solidali all’adiacente strato calcareo ne hanno ostacolato la deformazione (accorciamento per dissoluzione e/o rotazione dei lithons). Tale mancata deformazione locale è compensata da quella più accentuata che si produce nel calcare delle immediate adiacenze dove la selce scollata ed embriciata non pone alcun vincolo (figura 3 in Alvarez, 1976a). In conclusione, si può ribadire che il locale stiramento e piegamento degli strati calcarei si è prodotto per spostamento relativo e rotazione di elementi strutturali pressocché indeformati nel loro interno, ma subenti variazioni di forma esterna a seguito di dissoluzione e precipitazione (retrogradazione e Modalità dì deformazione delia Scaglia Rossa deli’Appennino umbro-marchigiano 81 aggradazione secondo Gozzetta, 1984). Gli elementi strutturali sono da consi¬ derare continuamente in contatto tra loro, per tutto lo sviluppo del loro con¬ torno, malgrado la variabilità di quest’ultimo nel corso della deformazione. Data l’entità delle deformazioni finite a cui si è pervenuti per questa via, il comportamento dei corpi calcarei nel loro complesso deve considerarsi senza alcun dubbio duttile. Da questo punto di vista le embriciature osservabili nei livelli di selce sono da ritenere analoghe a quelle che interessano di norma sol- Fio. 8. — Embriciatura di un livello di selce nera nei calcari a strati sottili nella for¬ mazione di Vigla, nella zona Ionica (Grecia occidentale). Nei calcari non vi è alcuna evidenza di raccorciamento parallelo alla stratificazione. tifi strati competenti intercalati a strati incompetenti nei fianchi di pieghe (Koopman, 1983, Fig 21). Questo dovrebbe valere anche per gli strati cal¬ carei embrici ati intercalati alle marne nella formazione del Bisciaro segna¬ lati da Bonardi e altri (1986) presso San Lorenzo al Lago (Fiastra). Dinamica della deformazione La deformazione risultante da composizione di taglio puro e taglio semplice e comportante stiramenti di strati o pacchi di strati può imputarsi 82 Rosa Emilia Cinquegrana ad uno stato di tensione caratterizzato da una direzione principale di com¬ pressione massima formante un angolo superiore ai 45° con la stratifica¬ zione. Tale stato di tensione è perfettamente compatibile con le condizioni di sollecitazione in un fianco di piega concentrica o in prossimità di una superfìcie di scollamento tettonico. Uno stato di tensione caratterizzato da una componente di taglio semplice è, d’altro canto, da considerare agente anche a scala regionale nell’Appennino umbro-marchigiano, data la simme¬ tria monoclina delle strutture plicative e dei sovrascorrimenti considerati nel loro complesso. Questo anche se le condizioni di sollecitazione locale possono discostarsi qua e là da tale stato di cose. Poiché il clivaggio stilolitizzato, sembra essersi sviluppato proprio in volumi di roccia caratterizzati da una compressione massima fortemente inclinata rispetto alla stratificazione, e cioè in fianchi di pieghe e zone di scollamento, non sembrano accettabili le ipotesi già avanzate (Alvarez e altri, 1976b) a proposito della genesi del clivaggio. In particolare non sembra fondata l’assunzione che in una fase immediatamente precedente l’inizio del piegamento si avesse nelle aree studiate una compressione prin¬ cipale massima parallela in generale alla stratificazione. L’inizio stesso di una rotazione dei piani di clivaggio, in origine sub¬ perpendicolari alla superficie di strato, non sarebbe stato possibile senza l’esistenza di una componente di taglio parallela ad essi. Una componente normale, d’altro canto, è stata necessaria perché si potesse produrre disso¬ luzione. Se lo stesso stato di tensione è da ritenersi responsabile della origine delle superfìci di clivaggio, oltre che della loro successiva rotazione, si deve concludere che queste si sono originate secondo piani inclinati rispetto allo sforzo principale massimo (subendo un qualche controllo da parte di aniso¬ tropie preesistenti come già osservato da Geiser e Sansone, 1983). Alcune evidenze possono essere tentativamente interpretate in questa chiave. Come si è detto, si osservano numerose superfìci stilolitiche, parallele a quelle che delimitano i singoli lithons , le quali non attraversano per intero gli strati. Si può pensare che tanto queste superfìci stilolitiche che quelle che hanno finito per tagliare gli strati si siano nucleate sul bordo superiore e inferiore di ogni singolo strato calcareo e si siano propagate progressivamente e lentamente parallelamente a superfìci su cui agiva una componente di taglio. Conseguentemente all’esistenza di una componente di pressione normale alle dette superfìci (e di congrue condizioni), si è instaurata dissoluzione lungo le discontinuità già nel corso della loro pro¬ pagazione. Col tempo un numero sempre maggiore di superfìci stilolitiche, con frequenza sempre crescente, ha finito per attraversare per intero lo Modalità di deformazione della Scaglia Rossa dell’Appennino umbro-marchigiano 83 strato. Solo quando la frequenza delle discontinuità lo ha consentito (com¬ patibilmente con la velocità di dissoluzione sulle superfici di strato), sarebbe iniziata la rotazione dei lithons così identificati. Si può prevedere che, una volta che le superfici di clivaggio abbiano raggiunto la perpendicolarità rispetto alla direzione principale di compres¬ sione massima, venga meno la possibilità di ulteriore rotazione delle stesse. Queste condizioni sembra siano state raggiunte nel caso illustrato in fig. 4. Il clivaggio di prima generazione Si avrebbe subito la massima rota¬ zione compatibile con lo stato di tensione esistente. Il proseguimento della deformazione con analoghe modalità avrebbe richiesto a questo punto la produzione di una nuova generazione di superfici di clivaggio S2. È da notare che, con faglie al posto delle superfìci di clivaggio, un analogo modello è stato proposto da Morton e Black (1975) per spiegare l’assotti- gliamento crostale nella regione dell’Afar in Etiopia. Malgrado l’ipotesi relativa all’origine delle superfìci di clivaggio qui avanzata necessiti di ulteriori prove, si possono dar fin d’ora delle indica¬ zioni certe sulla genesi e il ruolo che tale clivaggio ha avuto nella deforma¬ zione della Scaglia Rossa: 1) le superfìci del clivaggio spaziato stilolitizzato si sono probabil¬ mente prodotte non normalmente alla compressione principale massima e hanno avuto un ruolo cinematicamente attivo nella deformazione, al con¬ trario di quanto sostenuto da altri Autori (Alvarez e altri, 1976b); 2) la deformazione è consistita in una combinazione di taglio semplice e puro realizzatosi attraverso scivolamento relativo di strati e lithons , asso¬ ciato a processi di dissoluzione e precipitazione lungo le superfìci di strato e di clivaggio; 3) a tale deformazione non è associabile come necessaria conseguenza un accorciamento degli strati; 4) lo stato di tensione che a luoghi è stato responsabile di questo tipo di deformazione è stato caratterizzato da una direzione principale massima di compressione fortemente inclinata sul piano di stratificazione. Ringraziamenti Ho potuto portare a termine questo studio iniziato come parte del lavoro di tesi grazie all’incoraggiamento e ai consigli del prof Giuseppe Guzzetta. Ringrazio anche il prof. Bruno D’Argenio per gli utili suggerimenti. 84 Rosa Emilia Cinquegrana LAVORI CITATI Alvarez W., Engelder T. e Lowrie W,, 1976a. Formation of spaced cleavage and folds in brittle limestone by dissolution. Geol., 4, pp. 698-701. Alvarez W., Engelder T. e Lowrie W., 1976b. The role of calcium carbonate disso¬ lution in deformation of thè Scaglia Rossa limestone. Mem. Soc. Geol. It., 15, pp. 33-40. Alvarez W., Engelder T. e Geiser P. A., 1978. Classification of solution cleavage in pelagic lìmestones. Geol., 6, pp. 263-266. Bonardi R., Schiattarella M. e Torrente M. M., 1986. Possibile ruolo della pres¬ sione soluzione nella deformazione del « Biscia ro » (Appennino umbro-marchi¬ giano). Studi Geol. Camerti (In corso di stampa). Carannante G. e Gozzetta G., 1972. Stilo! iti e s liceo li ti come meccanismo di defor¬ mazione delle masse rocciose. Boll. Soc. Nat. Napoli, 81, pp. 157-170. Calamita F. e Deiana G., 1981-82. Contributo alle conoscenze strutturali deiTAp- pennino umbro-marchigiano: la tettonica polifasata. Studi Geol. Camerti, VII, pp. 7-15. Centamore E., Jacobacci A. e Martelli G., 1972. Modello strutturale umbro-mar¬ chigiano. Correlazioni possibili con le regioni adiacenti. Boll. Serv. Geol. d’Italia, 93, pp. 155-188. Choukroune P., 1969. Un exemple d’analyse microtectonique d’une sèrie calcaìre affeetée de plis isopaques ( « concentriques »). Tectonophysic, 7, pp. 57-70. Dallan Nardi L., Elter P. e Nardi R., 1971. Considerazioni sull’arco dell’Appen- nino Settentrionale e sulla «linea» Ancora-Anzio. Boll. Soc. Geol. It., 90, pp. 203-211, f. 1, tav. 1. Dunnington H. V., 1967. Aspects of diagenesis and shape change in stylolitic lime¬ stone reservoirs. Proc. Seventh World Petroleum Congr., Mexico, 2, pp. 339-454. Fazzini P., 1973. 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Napoli voi. 96, 1987, pp. 87-106, ftgg. 4, tabb. 6 Contributo alla conoscenza del ruolo del comportamento di emissione di inchiostro nel genere Aplysia (Mollusca, Gastropoda, Opisthobranchia) Nota del socio Graziano Fiorito (*) e di Carmela Capuano (*), Antonio Miralto (*) e Gary Greenberg (**) Riassunto. — Il comportamento di emissione di inchiostro nelle Aplysie è di notevole interesse. La sua utilità come meccanismo di difesa è stata discussa a lungo, ma appare tuttora dubbia. Nella presente nota gli Autori riportano una serie di esperimenti fisiologici e di osservazioni comportamentali condotti su Aply¬ sia depilans L. tendenti a mostrare che remissione di inchiostro abbia un «signifi¬ cato» per i conspecifici. Sulla base dei dati presentati, gli Autori evidenziano una relazione tra la presenza di inchiostro nell’ambiente e remissione di inchiostro stesso, la qual cosa indurrebbe a ritenere il comportamento di emissione di inchiostro quale probabile «segnale» tra conspecifici nell’ambito dei comportamenti di difesa. Summary. — The role of Aplysias inking behavior in thè defensive mechanisms is stili uncertain even in relation to thè naturai history of thè genus. Authors report a series of physiological experiments and behavioral observations showing thè rela- tionship between ink presence and inking behavior. This probably involves a special function of thè ink and of thè inking behavior between conspecifics, concerning spe- cially avoidance behaviors. Parole chiave : Aplysia ; Mollusca; Invertebrata; Comportamento; Emissione d’inchiostro; Comportamento di difesa. Key words : Aplysia ; Mollusca; Invertebrata; Behavior; Inking; Defence. (*) Stazione Zoologica, Laboratorio di Neurobiologia, Villa Comunale, 80121 Napoli, Italia. (**) Department of Psychology, Wichita State University, Wichita, Kansas, USA. 88 G. Fiorito, C. Capuano, A. Miralto e G. Greenberg Introduzione L’emissione di inchiostro ha una sua collocazione ben precisa nell’am- bito della maggior parte delle specie di Molluschi. Nel phylum, infatti, gli Anaspidea ( Aplysiacea ), il Cefalaspide con caratteri primitivi Acteon e tutti i Cefalopodi (eccezione fatta per il genere Nautilus) emettono secrezioni pigmentate in seguito a stimoli nocivi. Pochi sono gli studi disponibili sulla morfologia e embriologia comparate di tale secrezione, tutti piuttosto di vecchia data (Blochmann, 1883; Mazzarelli, 1889; Flury, 1916), e certa¬ mente tutta la problematica necessiterebbe di una rinnovata attenzione. In generale, si ritiene che remissione di inchiostro appartenga alla categoria dei «meccanismi innati di difesa» indispensabili per il taxon (Kandel, 1979). Benché i meccanismi biochimici e neurofisiologici con¬ nessi con 1’emissione di inchiostro siano stati studiati approfonditamente nelle Aplysie (Byrne, 1980; 1981; Byrne et al. , 1979; Carew e Kandel, 1977 a, b, c; Chapman e Fox, 1969; Kandel, 1979; Prota, 1980; Rudiger, 1967; Shapiro et al ., 1979), non è ancora possibile fornire un quadro con¬ clusivo circa la funzione del comportamento di emissione di inchiostro nel genere Aplysia (Fiorito et al ., 1985; Léonard e Lukowiak, 1986). L’ipotesi che questo comportamento svolga per il genere una funzione di risposta innata di difesa, in seguito ad attacchi di predatori (Tab. 1), appare, infatti, poco probabile in relazione alla posizione occupata dalle monache di mare nella catena alimentare e alla loro relativamente scarsa disponibilità come specie preda dovuta principalmente alla non «palatabilità» dei tessuti (Ambrose et al. , 1979; Di Matteo, 1981, 1982; Fiorito et al ., 1985). Per quel che riguarda l’inchiostro Ambrose et ahi (1979) ritengono che esso non è repellente, ma è utilizzato dalle Aplysie come colorazione di avverti¬ mento e quindi come deterrente alla predazione. A differenza di quanto succede nei Cefalopodi, le specie di Aplysia non possono utilizzare remis¬ sione di inchiostro come schermo di protezione , dal momento che il pig¬ mento è rilasciato gradualmente e che l’animale stesso si muove con una certa lentezza (Kupferman e Carew, 1974; Léonard e Lukowiak, 1986). Indipendentemente da ciò la scarsità delle osservazioni riguardanti la rela¬ zione tra attacchi predatori su Aplysia ed emissione di inchiostro (Tab. 1), certamente avvalora l’ipotesi che tale comportamento rappresenti per questi animali un «fattore» utilizzato anche al di fuori della categoria dei meccanismi di difesa. È probabile che nel corso della loro evoluzione gli Aplysiidae, in relazione alla nicchia occupata, non abbiano subito pressioni selettive per l’utilizzazione di tale meccanismo comportamentale, per cui siano andati incontro a ulteriori specializzazioni della dotazione probabil- Riposta difensiva di Aplysia spp. in seguito ad attacchi predatori. Contributo alla conoscenza del ruolo del comportamento, ecc. 89 5 © -a Ci, 1 © © -ss © « 5 •© 2 a © S s 2 Oc © ~S S* © * 2 a © ì «g a © 5 © 1 ~§ £ X o3 &X C 8 > O o OS « «_< C/3 X -03 c/3 03 03 03 cd £ 03 g X 3 O o O . 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Le fasi temporali corrispondono a: INIZIO, inchiostro non presente in vasca; METÀ, inchiostro distribuito in metà vasca; PIENO, inchio¬ stro presente in tutta la vasca; VUOTO, inchiostro non più visibile nella vasca. Comportamenti osservati Fasi temporali INIZIO METÀ PIENO VUOTO Crawling 36 23 114 62 Balled-up 24 24 74 0 Hunched 49 12 60 59 Rearing 23 12 47 0 Head-waving 36 72 194 48 Parapodia-open 12 13 34 36 Parapodia-flat 0 0 27 23 Parapodia-erect 0 0 0 0 Pumping 0 0 34 0 Inking 0 0 0 0 Galloping 0 12 60 0 Head-withdrawal 0 0 28 0 Opaline-secretion 0 0 0 0 Totale dei comp. osservati 180 168 672 228 percentuali di attività e inattività durante le 4 fasi temporali indicate. Tali percentuali sono state calcolate sommando il numero di azioni di «attività» o di «inattività» per ogni fase e dividendo il risultato per il totale delle azioni registrate in quella fase temporale. A tal fine sono state definite «attività» tutte le azioni comportamentali che si esplicano attra¬ verso il movimento, mentre per quelle di «inattività» si intende assenza di movimento delfanimale o di parti del suo corpo. Da tali dati si evince, che durante la presenza di inchiostro nella vasca, gli animali tendono in generale ad incrementare la loro attività. Più in par¬ ticolare i comportamenti di crawling , head-waving e pumping hanno una più elevata frequenza durante le fasi con inchiostro; è da notare anche l’incre¬ mento di head-withdrawal durante le stesse fasi. È altresì interessante la mancanza di secrezioni di difesa ( Inking e Opaline-secretion) durante tutta 96 G. Fiorito, C. Capuano, A. Miralto e G. Greenberg la durata del test, anche se la maggior parte degli animali trattati mostrava al tatto dello sperimentatore un aumento di mucosità del corpo, quando questi erano rimossi dalla vasca di sperimentazione alla fine del test. Fig. 2.— Andamento dei comportamenti di «attività» ( - ) e di inattività (— ) durante le quattro fasi temporali delle osservazioni comportamentali svolte su individui di Aplysia depilans in presenza di inchiostro emesso da un animale donatore. I: Inizio; M: Metà; P: Pieno; V: Vuoto. 2. Esperimenti di stimolazione I dati ricavati dai due esperimenti condotti sono stati analizzati con i classici metodi di statistica parametrica e non-parametrica. È stata innanzi¬ tutto controllata l’omogeneità del campione analizzando i pesi degli ani¬ ma/li utilizzati nei diversi gruppi sperimentali ( Esperimento /: no-no, no-yes, Contributo alla conoscenza del ruolo del comportamento, ecc. 97 yes-no, yes-yes; Esperimento II: 0, 5, 10, 15, 30 mi inchiostro in 5000 mi di acqua di mare) con il test di Kru skal- Wallis (1952) per l’analisi della varianza monovalente per ranghi, che ha indicato che non esistono diffe¬ renze significative tra i pesi degli animali nei diversi gruppi sperimentali. I dati relativi alle soglie di risposta e alle latenze d q\V esperimento I (Tab. 5) non indicano (Fig. 3) una variazione significativa nei parametri registrati durante il primo e il secondo giorno in funzione delle condizioni sperimentali; è significativa solo la differenza tra le latenze del gruppo «no-yes» per il primo ed il secondo giorno. In ogni caso la tendenza gene¬ rale e nell’incremento della soglia di risposta nel secondo giorno, eccezion fatta per i gruppi no-yes e yes-yes, e nel decremento costante delle latenze tra il primo e il secondo giorno in tutti i gruppi sperimentali. Esiste altresì una buona correlazione lineare tra i parametri peso animale-soglia di emis¬ sione (probabilità compresa tra 0,5 e 0,01), mentre i parametri peso anima¬ le-latenza di risposta non hanno dato significatività per la correlazione lineare. I dati relativi all’ esperimento II (Tab. 6) hanno mostrato una correla¬ zione lineare (probabilità compresa tra 0,5 e 0,01) tra la concentrazione di inchiostro presente in vasca e la soglia di risposta, mentre tale relazione non esiste quando si correlano la concentrazione di inchiostro e la latenza di emissione. In figura 4 è mostrato l’andamento delle relazioni concentra¬ zione di inchiostro-soglia e concentrazione di inchiostro-latenza. Tali rela¬ zioni evidenziano una significativa variazione della soglia di risposta del comportamento di emissione di inchiostro di A. depilans quando è pre¬ sente in vasca una concentrazione di inchiostro di un conspecifico pari a 1 ml/1 (5 mi di inchiostro/5000 mi acqua di mare). Tutti i dati ricavati dagli esperimenti di stimolazione sembrano pertanto essere in accordo con il fatto che il comportamento di emissione di inchiostro non è direttamente influenzato dalla presenza di inchiostro di un altro animale conspecifico anche se, come sarà discusso in seguito, i dati non rigettano, al momento, un significato aposematico all’inchiostro stesso. Discussione Fino ad oggi non è stata fornita una spiegazione autorevole e conclu¬ siva circa il molo del comportamento di emissione di inchiostro nel genere Aplysia (Léonard e Lukowiak, 1986). Vinking , infatti, potrebbe servire semplicemente ad espellere dall’organismo l’aplysioviolina che è un pro¬ dotto di rifiuto (Chapman e Fox, 1969). L’eventuale funzione di repellente, Dati relativi a peso corporeo, soglia di emissione e latenza di risposta per le Aplysie stimolate elettricamente nel corso del I esperi¬ mento. L’attribuzione dei gruppi sperimentali, già riportata in tabella 2, è stata controllata con il test di Kruskal-Wallis. I numeri nella prima colonna corrispondono ai singoli animali (gr: peso degli animali; mA : soglia di risposta; s: latenza di risposta). 98 G. Fiorito, C Capuano, A. Miraito e G. Greenberg o o © © © © © © © © © © © © © © © © © © © © © © SO rt © © © © © © © © © © © © un © © © o © © © © © © © so © Vi os OS uri d uri uri © od SO d d d d Vi iri tri od d tri uri OS © d d © od ©’ un © Vi o © © © © © © © © © © so un w © © © © © © © © © © © in © >>< o p © o © © © © © © un © p >>< © © © © O © © © © © © CO CO g E o d uri uri d uri © uri © uri © tri © Vi E iri uri iri iri uri © uri uri uri © d © © "Ut in -ut 'ut SO un SO in SO SO in >v Tt so 'Ut in un un in so so un o o © © © © © © © © © © so © © © © © © © © © © © © so © © © © © © © © o © © p © © © © © © © © © © © rn d d 6tì d od d SO © so d od SO © d uri fri 60 d od d so © so d od so © fri uri fri © r— I oo so © Os 't- © OS so oo © © © r— H oo so co Os 'Ut © OS so oo © © 1 co © © © co © © © i—i CO CO i— i CO © co CO T— ( CO © o o © © © © © © © © © © 'ut © © © © © © © © © © © OO rt’ Vi © © © © © © © © © © © p OS © © © © © © © © © © © i— i SO s 6 Os tri oo od © tri tri © d so d iri © od © © d SO d © fri © uri i—i © © O © O © © © © © © © © © © in o © © © © © o © © © © © oo © = < © © © © © © © © © © © © oq c < © © © © © © © © O © © "Ut CO g E d © uri © d © uri © © d © OS © > un '3- un SO © in 'ut SO un in 't 'ut in so so SO 'Ut so in 'Ut 'Ut o © © © © © © © © © © © oo © © © © © © © © © © © CO oo © © © © © © © © © © Tj- oq © © © © © © © © © © © 'Ut oq © W) so © © od © od od so Os uri od so © 60 so © © od © od od so Os iri od so fri oo co © r-n OS i—i © © © © rt © © oo CO CO i— i OS i— i © © © © 'Ut © CO © SO © © © 't co © © © © 1-H © so CO CO © ot co © co © co o © © © © © © © © © © SO l © © © © © © © © © © © © © © © © © © © © © © © © oq © © © © © © © © © © OO d © so uri d fri d d uri d uri © © SO SO tri tri © tri SO OS fri tri od uri d in © Vi o © © © © © © © © © © © Os Vi © © © © © © © © © © © 'Ut co © © © © © © © © © © un in so s < © © © © © © © © © © © un fn 6 E un uri uri uri © uri uri uri uri uri uri od © 6 E © uri uri © uri uri © uri uri © od d fri c co co 'ut © so in '3t 'ut 'ut un -ut a "ut CO 'Ut 'Ut so 't so co in so rt l-H o © © © © © © © © © © Os un © © © © © © © © © © © os un o © © © © © © © © © sq oo © © © © © © © © © © SO l-H oq ab uri od uri d tri d © © © d d d 60 iri fri od uri d d d © © © d © d un © T— ! so r— ( Os © un © © in t-H © un © i— i so i—i Os © un © CO in CO © © © © "Tt 't 'ut un ^t © © T—l © © © © 'Ut ■Ut 'Ut in 'Ut co co O © © © © © © © © © © SO © © © © © © © © © © © © oo SO © © © © © © o © © © un OS oq © © © © © © © © © © © oo oq tri OS SO d © © d © d d © od © sd OS SO OS od uri od od © SO © uri d 1—1 © © © O o © © © © © © © © © © © o © © © © © © © © © © © © T-l c < o © © © © © © © © © un so © c < © o © © © o © © © © © © r-4 O E uri uri © uri © © © © uri uri d Os fri o E © uri uri © © d uri uri uri uri SO co d c un ^t un '3- 'Ut un SO © SO SO un c in 'Ut in 'Ut 'ut OO © so in in in o © © © © © © © © © © © © © © © © © © © © © © © © © o © © © © © © © © © © © oq © © © © © © © © o © © © oq ab d d © tri © od d © ©' d SO fri uri 60 © d © tri © od d © © d so fri uri OO © OS so sO T— i so © T— i 't © © oo © OS so SO r— 1 so © i— i ■” m o a o © CO 'Ut in so © oo Os © 2 -3 w to > u-< T— H 20 we can use thè test z = (AH or PS — 1)//Var . Vari- ance is Var = (1 — (X Pi Kj)2 — ]T pjLj)/N, where K = — 1 if p > q, k = 0 if p = q, K = 1 if p < q, and L=1 if p = q, L = 0 if p < > q (Smith, 1982). Results In spring, S. communis , S. barin and H. icterina select similar habitats; they are most abundant in AA, HS and OL (Tab. I). However, thè habitat breadth of thè First species is not significantly different from 1. S. melano- cephala and. cantillans have a random distribution; they present high habitat overlap. On thè contrary, S. atricapilla have a low AH (Fig. 1) and its occurence in AA is higher. P. trochilus occurs only in high scrub and olive TABLE I Relative frequencies in habitats: AA - grass with uncultivated vineyard and fruit trees (7%); LS - low scrub (27%); HS - high scrub (24%); OL - olive orchard (29%); WD - wood of Quercus pubescens (13%). SPRING SUMMER 5. melanocephala .02 .32 .16 .20 .29 .13 .24 .31 .29 .03 atricapilla .13 .12 .41 .11 .22 .05 .00 .46 .08 .42 S. communis .19 .13 .29 .31 .07 .00 .00 1.0 .00 .00 S. borin .16 .08 .44 .31 .00 .00 .47 .23 .30 .00 S. cantillans .04 .34 .31 .12 .19 P. collybita .05 .24 .49 .21 .00 P. sibilatrix .03 .00 .76 .06 .15 P. trochilus .00 .00 .35 .65 .00 H. icterina .18 .00 .36 .39 .07 AA LS HS OL WD AA LS HS OL WD S. melanocephala .38 .17 .15 .22 .07 .08 .15 .28 .21 .27 S. atricapilla .55 .06 .22 .08 .08 .15 .09 .20 .45 .12 S. borin .19 .42 .00 .18 .21 P. collybita .13 .36 .11 .22 .18 .14 .00 .52 .33 .00 R. ignicapillus .02 .51 .23 .12 .11 .00 .00 .54 .08 .38 AUTUMN WINTER 180 G. de Filippo orchard; while thè other two Phylloscopus spp. occur chiefly in HS. Howev- er only P. trochilus and P. sibilatrix bave AH signifìcantly different from 1. In summer, S. melanocephala and S. borin bave a random distribution, while S. atricapiila occurs mostly in WD and HS, Although P. col ly bit a occurs only in HS, AH is signifìcantly wide. In autumn, S. melanocephala and S. atricapiila show thè same habitat distribution, concentrated in AA. IPRI'MG * * rvj * * oo * * * * * * * * ,o * o n u o CO £0 (0 E 0 a J3 •- (0 I IDE (fi a a in co tu WINTER Fig. 1. — Habitat breadth. Samples sizes are indicated. Statistical differences bet- ween observed AHs and AH = 1: *p < 0.05, **p < 0.01, ***p < 0.001. In winter, S. melanocephala and S. atricapiila occur in HS less than thè other species. There are no statistical seasonal differences in AH; however, Sylviids change habitat selection (Tab. II) and interspecifìc habitat overlap (Fig. 2). Seasona ! Changes in Habitat Selection Among Sylviìds, ecc, 181 S. melanocephala shifts in AA in autumn and in HS in winter. S. atricapiila increases in WD in summer, in AA in autumn, in OL in winter, and returns most abundant in HS in spring, The habitat overlap between these species changes seasonally. It is higher in autumn and lower in summer, S. borin occurs in HS in spring, but in thè other seasons there are no statistica! differences between observed AH and AH = L P. collybìta shifts its frequenee in HS and OL during winter, Finally, R. ignìcapillus leaves LS to WD in winter. SPRING SUMMER ANTIJNN ' WINTE'3 Fig. 2. — Interspecific habitat overlap espressed as percentage similarity (PS) in habitat selection. Discussion Patterns of habitat selection change seasonally, as shown both bet¬ ween thè seasons (Alatalo, 1981) and within a single season: in summer (Saari, 1977), in winter (Karr, 1976) and also during spring (Laursen, 1978) and autumn (Balle in, 1983) migrations. Seasonal changes in habitat selection are due to changes in food avaìlabil- ity (Bàrlrim, 1983). I suggest it is trae on Yivara too. Infact, studies made in other Mediterranean areas (Herrera and Jordano, 1981; Debussche and Isenmann, 1983) about Sylvia spp,, show these species changes from 182 G. de Filippo insect food to berries in winter, when insects are scarce and berries are abundant. Furthermore, in autumn they feed on Imenoptera Formicidae, that are thè most abundant insects in this season. To esemplify, w e can follow thè habitat selection between S. africa - pilla and S. melanocephala , thè only two species occurring in every sea- sons. In summer these species overlap in habitat use less than in thè other seasons. During spring birds may exploit thè great abundance of insects; in autumn Vivara abound in ants, and during winter in berries. In summer w e observe a limited resource availability and more difficult environmental conditions, in particular thè scarcity of water. So different habitat selection permits to avoid thè competition. Furthermore we notice in this season lower species richness and abundance; since during spring Sylviids defend interspecific territories, in summer there is lower territorial competition, that is higher space availability in thè habitats. The high bird concentration in low and high scrub during summer may be also explained by thè dense vegetation that determines a more favourable microclimate in this dry season. In conclusion, these data suggest that thè patterns of habitat selection change seasonally according with thè environmental modifications. REFERENCES Alatalo R. V. (1981) - Habitat selection of foresi birds in thè seasonal environment of Finland. Ann. Zool. Fennici, 18: 103-114. Bairlein F. (1983) - Habitat selection and associations of species in European Pas¬ serine bird during southward, post-breeding migrations. Ornis. Scand 14: 239- 245. Caputo G. (1964/65) - Flora e vegetazione delle isole di Procida e Vivara. Delpinoa , 6/7: 195-267. Debussche M. & Isenmann P. (1983) - La consommation des fruits chez quelques Fauvettes Mediterraneennes ( Sylvia melanocephala, S. cantili ans, S. hortensis, S. undata ) dans la region de Montpellier (France). Alauda , 51: 302-308. Davies R. G. (1971) - Computer programming in quantitative biology. Academic Press, London. Herrera C. M. & Jordano P. (1981) - The frugivorous diet of blackcap populations wintering in southern Spain. Ibis , 123: 502-507. Karr J. R. (1976) - On thè relative abundance of migrants from thè North temperate zone in thè tropical habitats. Wilson Bull., 88: 433-458. Laursen K. (1978) - Interspecific relationship between some insectivorous passerine species, illustrate by their diet during spring migration. Ornis. Scand., 9: 178- 192. Seasonal Changes in Habitat Selection Among Sylviids , ecc. 183 Milone M., Grotta M., Coppola D., Fraissinet M. & D’Anselmq R. (1981) - L’or- nitofauna di un’isola dei Campi Flegrei (NA): Vivara . Atti I Conv. Ita!. Orti., Aulla (MS). Rotembekry I. T., Fitzner R. E. & Richard W. H. (1979) - Seasonal variation in aviari community structure: differences in mechanism regulating diversity. Auk , 96: 499-505. Saari L. (1977) - Change of habitat preferences during thè summer in certain passe- rines. Ornis Fennica , 54: 154-159. Smith E. P. (1982) - Miche breadth, resource availability and inference. Ecology , 63: 1675-1681. Presentata nella tornata de l 27 novembre 1987 Accettata il 23 febbraio 1983 PROCESSI VERBALI DELLE TORNATE E DELLE ASSEMBLEE GENERALI Processo verbale della tornata ordinaria del 30 gennaio 1987 Il giorno 30 gennaio 1987 alle ore 18h30m nella Sala Francesco Compagna in Castel dell’Ovo in Napoli si è tenuta la conferenza del dott. Gabriel Slonina Ubal- dini dal titolo «Gasherbrum II - Karakorum (Pakistan)». Il Presidente della nostra Società ha presentato l’oratore con gentili parole e lo ha ringraziato anche a nome del Presidente del Club Alpino sezione di Napoli per aver accettato l’invito a raccontare la sua spedizione. Il Presidente poi ringrazia il dott. Alfonso Piciocchi, Presidente della sezione di Napoli del Club Alpino Italiano con sede in Castel dell’Ovo per aver guidato, prima della conferenza, il pubblico alla visita del Museo allestito nella sede stessa. Detta conferenza, vista sempre come manifestazione attuata nell’ambito delle attività previste dallo Statuto del nostro Sodalizio, è stata organizzata appunto in comunione con la sezione di Napoli del Club Alpino Italiano, il Club Alpino Ita¬ liano, come tutti sanno, prestigioso sodalizio vanta anch’esso cento anni e più dalla sua fondazione, ha avuto ed ha tuttora, tra i suoi iscritti nomi illustri di escursionisti e di maestri della speleologia. La conversazione del dott. Slonina Ubaldini è stata molto interessante; l’oratore ha mostrato ed illustrato con competenza le centinaia di diapositive portate dalla spedizione che egli stesso ha effettuato nell’estate 1985 appunto sulla vetta del Gabernum II a quota 8.035 metri; egli ha saputo avvincere il foltissimo pubblico fino a tarda sera. Di notevole suggestione anche il sottofondo di musiche originali registrate lungo i paesi attraversati. Dopo la simpatica conversazione numerosi interventi, tra cui moltissimi gio¬ vani, hanno trattenuto l’oratore per rivolgergli quesiti e interessanti domande a cui lo stesso ha risposto. In fine i saluti alle 22h15m Il Segretario: Teresa de Cunzo Il Presidente: Aldo Napoletano 186 Processi verbali Processo verbale della tornata ordinaria del 2 febbraio 1987 Il giorno 2 febbraio 1987 alle ore 16h45m si è tenuta in tornata ordinaria l’As¬ semblea della Società dei Naturalisti in Napoli. La presente tornata non si è tenuta come preventivato dal calendario, il giorno 30 gennaio venerdì, in quanto vi era coincidenza con la conversazione del dott. Ga¬ briel Slonina Ubaldini, tenuta nello stesso giorno, come risulta dal verbale nelle pagine precedenti. Sono presenti Napoletano, de Cunzo, Cutillo, Ancarola, Romano, Piscopo, Franciosa, Schiattarella, Astolfì, Lenzi, Franco, Sardone. Il Presidente invita il Segretario a leggere il verbale della seduta precedente, verbale che viene letto, approvato all’unanimità e sottoscritto. Il Presidente informa i soci presenti che il giorno 17 febbraio prossimo venturo il prof. Gialanella terra conferenza nei locali stessi del nostro Sodalizio, sulla radioattività, situazione in Campania, dopo Chernobyl; si passa alle comunicazioni scientifiche; il socio Lenzi presenta il suo lavoro dal titolo: « Studio mineralogico e fisico-chimico sulla zeolitizzazione dei tufi del Monte Vulture, in previsione di un loro impiego come decontaminanti di soluzioni radioattive»; intervengono Franco, Ancarola, Napoletano. Esaurito l’ordine del giorno, la seduta è tolta alle 18h. Il Segretario: Teresa de Cunzo II Presidente: Aldo Napoletano Processo verbale della tornata del 17 febbraio 1987 Il giorno 17 febbraio 1987 alle 17h, nella sale delle adunanze del nostro Sodali¬ zio, nell’ambito delle attività della Società, previste dallo Statuto, il prof. Giancarlo Gialanella, Ordinario di Fisica generale, Direttore della Radioprotezione dell’Univer¬ sità di Napoli, Facoltà di Scienze, ha tenuto una conferenza su: «La situazione della radioattività in Campania in relazione all’incidente di Chernobyl». La dotta, interessante disquisizione è stata seguita da innumerevoli interventi e da richieste di chiarimenti da parte del folto pubblico presente in sala. L’oratore ha risposto con competenza a tutti i quesiti postigli, aprendo un acceso dibattito con gli interventori. La seduta si toglie alle 19h30h. Il Segretario: Teresa de Cunzo II Presidente: Aldo Napoletano Processo verbale dell’Assemblea generale del 27 febbraio 1987 Il giorno 27 febbraio 1987 alle 17h si è riunito in Assemblea generale, la Società dei Naturalisti in Napoli. Sono presenti Aldo Napoletano, Franco, Cutillo, D’Anto¬ nio, Cinquegrana, Guzzetta, Piscopo, Schiattarella, Bravi, de Cunzo, Ugo Monchar- mont, Franciosa, Torrente, Schioppa, Lardone. Processi verbali 187 In apertura di seduta il Presidente invita il segretario a leggere il verbale della seduta precedente che viene letto, approvato e sottoscritto. Il Presidente quindi legge la Relazione sull’attività svolta dalla Società nel 1986; i bilanci consuntivi e preventivi 1986 e 1987; la relazione poi verrà inviata al Mini¬ stero BB.AA.CC. secondo norma, dopo che l’Assemblea l’avrà approvata. La rela¬ zione quindi dice: Relazione sull’attività svolta dalla Società dei Naturalisti di Napoli durante l’anno 1986. La Società dei Naturalisti in Napoli, in ossequio alle finalità che l’art. 1 dello Statuto attualmente in vigore le conferisce, presenta, settore per settore, il seguente resoconto dell’attività svolta durante l’anno 1986. Nuovo statuto e regolamento Il consiglio direttivo nella tornata del 10 giugno ha definitivamente approvato il nuovo Statuto della Società, già sottoposto a supervisione da parte della Divisione II dell’Ufficio Centrale per i Beni Librari e gli Istituti Culturali. Esso verrà presentato all’approvazione dell’Assemblea generale dei soci nella tornata del 27 febbraio 1987 ed infine verrà inviato al succitato Ufficio del Ministero per i Beni Ambientali e Culturali per gli adempimenti previsti per gli Enti Morali. Il Regolamento è a cura del Vice Presidente O. Schettino. In fase di definitiva revisione in conformità del nuovo Statuto. Esso verrà sottoposto all’approvazione dell’Assemblea generale in una delle prossime tornate accademiche del 1987. Biblioteca È ormai nota l’importanza che riveste la Biblioteca. Le notizie relative alla sua origine e al suo successivo sviluppo possono ben rilevarsi dall’annuario delle Biblio¬ teche Italiana, Parte III, edito dai Fratelli Palombi, Roma, 1973, 2a ristampa 1983. Dalla relazione di fine anno presentata alla Presidenza dal Consigliere Bibliote¬ cario prof. Nicola Franciosa si rileva, purtroppo, che la biblioteca, non disponendo di personale idoneo a tempo pieno, ha funzionato con saltuarietà nelle ore di aper¬ tura dell’Ufficio di Segreteria ed a volte, per ricerche di un certo rilievo, si è richiesta la presenza dello stesso Consigliere Bibliotecario. La Direzione della Biblioteca Nazionale «Vittorio Emanuele» di Napoli consa¬ pevole delle difficoltà sorte per una regolare funzionalità della nostra biblioteca ha disposto che le due unità dirigenziali, dott. Liliana Calabrese e Silvia Gargiulo, che già vi erano state concesse per il periodo ottobre-dicembre 1985, prestino servizio presso di noi per inventariare, schedare e collocare quei libri e quei periodici e ogni altra pubblicazione entrati durante il 1986. Per il notevole quantitativo di oggetti accumulatisi e per il continuo affluire degli stessi, attraverso gli scambi che abbiamo all’interno e all’estero, il lavoro richiede tempi lunghi. Le predette bibliotecarie dott. Calabrese e Gargiulo provvedono, altresì, al com¬ pletamento delle schede dei periodici in dotazione alla biblioteca per la pubblica¬ zione in catalogo che, come a suo tempo deliberato dal Consiglio Direttivo, verrà pubblicato quale appendice al Bollettino della Società dei Naturalisti costituendo un utile strumento di ricerca. Tale operazione dovrebbe collegarsi al progetto: Sistemi Beni Librari dato in appalto al Consorzio IRIS del quale, come noto, fanno parte alcune società del gruppo IRI quali l’Italsiel, l’Italstel, la Sidac, l’Infrasud Progetti, l’Italtekna, la Rai. Noi formuliano, pertanto, voti che il Ministero per i Beni Culturali e Ambien¬ tali al quale questa relazione viene inviata, possa tenere presente, avendone gli stru- 188 Processi verbali menti, la necessità di meglio tutelare e potenziare questa biblioteca, patrimonio di elevato valore storico e culturale, a disposizione di studiosi, ricercatori e studenti. Con il contributo straordinario di L. 7.000.000 concessoci, in virtù della Legge 219/81 dal Ministero dei Beni Culturali e Ambientali si è parzialmente provveduto al ripristino di attrezzature e di libri danneggiati dal sisma del novembre 1980 e feb¬ braio 1981, come verrà documentato al competente Ufficio della IV divisione del¬ l’Ufficio Centrale dei Beni Librari a Istituti Culturali. Dalla citata relazione del Consigliere delegato alla biblioteca prof. Nicola Fran¬ ciosa così si può sintetizzare la consistenza della biblioteca al 31 dicembre 1986: libri, opuscoli e periodici 11.462 annate di periodici, entrate entro l’anno 100 Totale 11.562 Sono in corso di inventario circa 10 testate di nuovi periodici oltre libri e opu¬ scoli vari. Pertanto, sino a quando non verranno inventariati, schedati e collocati le nuove accessioni, per quanto attiene ai periodici, la situazione si presenta analoga a quella segnalata al 31 dicembre 1985, cioè: testate in corso 194 testate estinte 614 Geological Survey 15 Totale 823 L’accesso di nuove testate di periodici sta a testimoniare l’incremento verifica¬ tosi negli scambi col nostro Bollettino durante l’anno 1986, nonostante la fase critica che sta attraversando il funzionamento della biblioteca. Pur non registrandosi un elevato numero di frequentatori, per la già detta situa¬ zione precaria, la varietà e il numero di frequentatori, tra i soci e non, è stato comunque, se non lusinghiero almeno soddisfacente. In conclusione si possono così sintetizzare gli urgenti interventi del Ministero dei Beni Culturali per la rivitalizzazione di un così notevole complesso librario: 1) assegnazione e comando da parte del Ministero di almeno tre unità: una dirigenziale e due esecutive per le normali operazioni di inventario e schedatura e collocazione, nonché di sorveglianza con normale orario di servizio; 2) contributo straordinario che dovrebbe venire utilizzato in prevalenza per il restauro e la rilegatura di vo umi di elevato valore che vanno dalla fine del ’500 ai primi del ’900, ivi compresi 5 volumi di manoscritti (vedi allegato preventivo della Ditta Salvarezza di Roma, n. 1); sia per una pulizia generale, rilegatura ordinaria di libri e di periodici e una migliore scaffalatura. Archivio Storico È annesso alla Biblioteca, come risulta già dalla relazione del 1985. Il materiale documentario è tuttora raccolto in 29 pacchi ciascuno completo di elenco. È stato, a cura del Consigliere Bibliotecario prof. Nicola Franciosa, custodito in un armadio metallico unitamente alla raccolta di Disegni di Domenico Cirillo ed altro materiale documentario di indubbio valore storico. Biblioteca e archivio storico costituiscono un binomio rilevante e prestigioso da tutelare. Processi verbali 189 Compagine sociale. Con le Assemblee generali del 20 dicembre 1986 e del 27 giugno 1986, adottando la procedura prevista dagli articoli 5 e 18 dello Statuto attualmente in vigore, n. 15 aspiranti soci sono stati ammessi a far parte del Sodali¬ zio per il 1986; pertanto la consistenza alla data del 31 dicembre 1986, tenuto conto della irreperibilità di alcuni soci, risulta così composta: soci benemeriti 5 soci ordinari 304 nuovi soci 15 Totale 324 Su delibera del Consiglio direttivo viene istituita per la prima volta la tessera nazionale annuale. Assemblee. Dalla allegata documentazione (all. ti 2-7) si rileva che nel corso del¬ l’anno i soci si sono riuniti in Assemblea generale e in tornate ordinarie alle seguenti date: Assemblee generali: 31 gennaio; 27 giugno; 19 dicembre; tornate ordinarie: 25 marzo; 23 aprile; 28 novembre. Attività scientifica, conferenze e seminari. Nel corso delle tornate accademiche sono state presentate dai soci e discusse in Assemblea n. 28 comunicazioni scienti¬ fiche che, a norma del regolamento in vigore, sono rimaste sette giorni a disposi¬ zione dei soci per eventuali note di osservazione. Scaduto tale termine i lavori sono passati alla redazione che, dopo la valutazione degli stessi, sia direttamente, sia attraverso quella di esperti designati dal Comitato di Redazione, ottenuto il «si stampi» sono andati in tipografìa per la pubblicazione nel volume XCV (1986), che si presume possa venire distribuito ai soci entro l’anno 1987. Durante l’anno 1986 si sono svolte le seguenti conferenze e seminari, così come segue: - 1*8 e 9 aprile il prof. Amos Nur, docente di Geofisica alla Stanford University (California), ha introdotto i seguenti due seminari (all. 8); - 1*8 aprile: Very Large Earthquakes; - il 9 aprile: Mechanics of aftershocks; - il 16 giugno il prof. George Nemethy della Cornell University di Itaca N.Y. tiene una conferenza: «Struttura di proteine» (all. 9); - fi luglio il prof. Carlo Ciliberto, Rettore dell’Università di Napoli sviluppa il tema: « Introduzione aH’Informatica ed applicazioni », che per la figura dell’esperto e per l’attualità dell’argomento verrà pubblicata nel voi. XCV del Bollettino della Società (all. 10). Concorso. In ossequio all’art. 2 dello Statuto attualmente in vigore, viene ripresa l’istituzione dei premi di incoraggiamento che da qualche decennio, per varie ragioni contingenti, era stata accantonata. Pertanto, alla data del 26 maggio viene bandito un concorso per l’assegnazione di quattro premi di incoraggiamento da L. 500.000 ciascuno riservato ai laureati presso le Università della Campania nel periodo compreso tra l’I maggio 1984 e il 30 aprile 1986, che abbiano svolto una tesi di laurea sperimentale a carattere naturalistico (aliti 11-12). 190 Processi verbali Consiglio Direttivo. Il Consiglio Direttivo, come risulta dal registro dei verbali di seduta, si è riunito nei seguenti giorni, per la discussione degli ordini del giorno indicati per ciascuno di essi: - 16 gennaio 1986: 1) comunicazioni del Presidente; 2) accesso ai locali della sede; 3) prevenzione incendi e offerta Sadi; 4) proposta di una lista di candidati per il nuovo Consiglio Direttivo e segnalazioni per i Revisori dei Conti per il 1986; 5) re¬ lazione del Presidente sull’attività svolta nel 1985 e programma per il 1986; 6) Bilan¬ cio e consuntivi 1985 e preventivo 1986 (prof. E. Piscopo); 7) situazione biblioteca con particolare riferimento al personale e alla gestione; - 20 febbraio 1986: si insedia il nuovo Consiglio Direttivo che risulta così com¬ posto: Presidente prof. Aldo Napoletano; Vice Presidente prof. O. Schettino; Segre¬ tario prof. T. de Cunzo; Vice Segretario prof. F. Rossi; Bibliotecario prof. N. Fran¬ ciosa; Redattore alle Pubblicazioni prof. F. Barattolo; Tesoriere prof. E. Piscopo; Consiglieri prof. G. Caputo, prof. P. Battaglini, prof. M. Torre, prof. G. Corrado. I quattro consiglieri faranno parte del Presidente del Comitato di Redazione. Risultano eletti dall’Assemblea generale i Revisori dei conti nelle persone dei proff. G. Gargiulo, Franco Enrico, e supplente Carla Lucini. 1) Dichiarazioni del Presidente sulla riunione svoltasi al Formez e varie; 2) Si¬ tuazione e prospettive economico-fìnanziarie per il 1986 (prof. E. Piscopo); 3) Fun¬ zionalità delle Segreteria e programma conferenze per il 1986 (prof. T. de Cunzo); 4) Istituzione premi di incoraggiamento e stesura bando di concorso (proff. Batta¬ glini e e Piscopo); 5) Stato Biblioteca: apertura, personale, impiego somma residua legge 219/87 (proff. T. de Cunzo e N. Franciosa); 6) Lavori e arredamento locali sede (proff. N. Franciosa e E. Piscopo); 7) Presentazione nuovo Statuto da inviare al Ministero per i Beni Culturali ed Ambientali (prof. O Schettino). - 10 marzo 1986: 1) Comunicazioni del Presidente con la lettura di lettera di compiacimento del Rettore della Università per l’elezione del nuovo Consiglio Direttivo e del Collegio dei Revisori dei Conti; 2) Problemi relativi alla funzionalità della Biblioteca: censimento periodici: si delibera per la pubblicazione del catalogo dei periodici in dotazione alla Biblioteca quale appendice al volume del Bollettino. - 5 maggio 1986: 1) Comunicazioni del Presidente che dà lettura della lettera di dimissioni del Redattore alle pubblicazioni prof. F. Barattolo che vengono accolte; 2) Compatibilità degli oneri di spesa previsti per il 1986 con la situazione attuale di cassa (prof. E. Piscopo); 3) Stampa della locandina per il concorso ai premi di incoraggiamento (prof. T. de Cunzo); 4) Ciclo conferenze, programma e disponi¬ bilità dei soci proff. B. de Lerma e A. Palumbo; 5) Completamento spesa contributo straordinario legge 219/89 (prof. N. Franciosa); 6) Esame preventivi spese per: a) re¬ stauro volumi antichi in dotazione alla Biblioteca (prof. N. Franciosa); b ) Personal Computer IBM (proff. Napoletano e Barattolo). Si delibera, altresì per l’istituzione di una tessera annuale per i soci proposta dal prof. E. Piscopo. - 10 giugno 1986: 1) Comunicazioni del Presidente; 2) Esame delle domande di ammissione di nuovi soci da presentare all’Assemblea generale (ne vengono accolte 8 su 11); 3) Modifiche apportate allo Statuto (riferisce il prof. O. Schettino). Si accettano e si delibera perché il prof. Schettino contatti direttamente il Ministero prima di presentare il nuovo Statuto all’Assemblea generale; 4) Comitato di Reda¬ zione e proposte per la nomina del nuovo Redattore alle pubblicazioni da presentare all’Assemblea generale. Processi verbali 191 - 16 ottobre 1986: 1) Comunicazioni del Presidente; 2) Apertura di plichi, in numero di 21, inviati dai concorrenti ai premi di incoraggiamento. - 24 novembre 1986: Comunicazioni del Presidente; 2) Contenuto della lettera dott. Antonio Cimino; 3) esame delle tesi presentate per il concorso a quattro premi di incoraggiamento e scelta dei quattro vincitori. 3 dicembre 1986: 1) Vengono definitivamente proclamati i quattro vincitori dei premi di incoraggiamento nelle persone dei dottori: Francesca Casadio con tesi in Zoologia; Giampiero Ceraro con tesi in Botanica; Rosa Emilia Cinquegrana con tesi in Geologia strutturale e Antonio Santo con tesi in Geologia. Comitato di Redazione: Il Comitato di Redazione, costituito dal Presidente prof A. Napoletano, dal Redattore delle Pubblicazioni prof F. Barattolo e dai Consi¬ glieri: proff. P. Battaglini, G. Caputo, M. Torre, G. Corrado si è riunito nei giorni 20 febbraio, 27 maggio, 16 luglio e 27 ottobre per faccertamento delle norme stabilite dal Regolamento per la definitiva accettazione dei lavori e per l’assegnazione degli stessi a due referees il cui giudizio è indispensabile per la pubblicazione nel «Bollet¬ tino». Di ogni seduta è stato redatto regolare verbale. 20 gennaio 1987. Il Segretario: Teresa de Cunzo II Presidente: Aldo Napoletano L’Assemblea all’unanimità approva la su trascritta relazione. Il Presidente quindi invita uno dei Revisori dei conti, prof. Enrico Franco a leggere la relazione della revisione dei Bilanci, consuntivo 1986 e preventivo 1987; detta relazione viene anche ampiamente spiegata e commentata dal tesoriere prof E. Piscopo che l’ha curata. L’Assemblea approva all’unanimità i due Bilanci. Il Presidente legge poi il Programma previsto per le attività da svolgersi durante il 1987, anch’esso viene approvato all’unanimità dall’Assemblea. Il Presidente comunica che un socio del nostro Sodalizio, prof. S. Matteucig è stato eletto accademico presso l’Accademia Romana di Scienze Mediche e Biolo¬ giche in occasione della seduta tenutasi in Campidoglio il 15 gennaio per il 68° anno di Studi dell’Accademia stessa. Il Presidente formula rallegramenti e auguri al nostro socio per conto proprio e dell’Assemblea tutta. Si passa alle comunicazioni scientifiche: a) il socio R. E. Cinquegrana presenta il suo lavoro dal titolo: «Modalità di deformazione dei Calcari della formazione della Scaglia Rossa (Appennino Umbro-marchigiano)», intervengono Schiattarella, Guz- zetta. Esaurito l’ordine del giorno, la seduta è tolta alle 19h 15m. Il Segretario: Teresa de Cunzo II Presidente: Aldo Napoletano Il giorno 17 marzo 1987 alle 17h, nella Sala delle adunanze del nostro Sodalizio, nell’ambito dell’attività della Società, previste dallo Statuto, il prof. Francesco Save¬ rio Gaeta dell’Istituto Internazionale di Genetica e Biofisica del CNR, ha tenuto una conferenza su: «Ruolo dei flussi di energia termica nell’evoluzione prebiologica». 192 Processi verbali La dotta, interessante disquisizione è stata seguita da innumerevoli interventi e da richieste di chiarimenti da parte del folto pubblico presente in sala. L’oratore ha risposto a tutti i quesiti postigli. Il Presidente ringrazia l’oratore e il pubblico intervenuto. La seduta si scioglie alle 19h30m. Il Segretario: Teresa de Cunzo II Presidente: Aldo Napoletano Processo verbale dell’Assemblea generale del 24 aprile 1987 Il giorno 24 aprile 1987 alle 17h10m si è riunita in Assemblea generale, la Società dei Naturalisti in Napoli. Sono presenti Aldo Napoletano, Patella, Cutillo, Giovanni Russo, D’Antonio, de Cunzo, Fiorito, Barra, Bravi, D’Argenio, Franciosa, Ugo Moncharmont, Piscopo; in apertura il Presidente prega il segretario di leggere il verbale della seduta precedente che viene letto, approvato e sottoscritto, e dichiara aperta la seduta. Il Presidente annuncia l’avvenuto decesso del socio benemerito prof. Arturo Palombi avvenuto in Napoli il 7 marzo 1987. Il Presidente quindi presenta all’Assemblea la proposta del nuovo Statuto; per suggerimento del socio Moncharmont copia del nuovo Statuto verrà sottoposta alla visione di tutti i soci; pertanto la presentazione di esso verrà effettuata per la sua approvazione nella prossima seduta di Assemblea generale. Si passa alle comunicazioni scientifiche: a) il Socio Patella presenta i coautori di un lavoro scritto con la sua collabora¬ zione: Lapenna e Satriano, dal titolo: «Interpretazione nella sismica a rifrazione col metodo reciproco generalizzato»; intervengono Napoletano, Franciosa; b) il socio Fiorito presenta il lavoro scritto con Capuano, Miralto, Greenberg dal titolo: «Contributo alla conoscenza del ruolo del comportamento di emissione di inchiostro nel genere aplysia (Mollusca-Gastropoda, Opistobranchia). Interviene Cutillo. Esaurito l’ordine del giorno, la seduta è tolta alle 19h05m. Il Segretario: Teresa de Cunzo II Presidente: Aldo Napoletano Il giorno 28 aprile 1987 alle 17, nella Sala delle adunanze del nostro Sodalizio, nell’ambito delle attività della Società a carattere culturale, il socio Vice-Presidente, prof. Oreste Schettino, Direttore del Dipartimento di Chimica Farmaceutica e Tossi¬ cologica dell’Università di Napoli, ha tenuto una conferenza su «Alimenti e Salute». La dotta e interessante conversazione ha molto interessato il folto pubblico pre¬ sente, che ha partecipato al dibattito seguito alla conferenza con acute e specifiche domande cui ha dato risposta il bravo conferenziere con soddisfazione di tutti. La seduta è sciolta alle 19h20m. Il Segretario: Teresa de Cunzo II Presidente: Aldo Napoletano Il giorno 18 giugno 1987 alle 18h, nella Sala delle adunanze del nostro Sodali¬ zio, nell’ambito delle attività culturali della Società dei Naturalisti, il socio prof Giu- Processi verbali 193 lio Viggiano dell’Istituto di Fisiologia umana e Fisica Medica della I Facoltà di Medi¬ cina e Chirurgia delFUniversità di Napoli ha tenuto una conferenza dal titolo: « Dal moto browniano alla chemiotassi». La conversazione ha suscitato l’interesse del pubblico che ha posto all’oratore domande e quesiti cui il conferenziere ha risposto con magistrale competenza. La seduta è tolta alle 10h. Il Segretario: Teresa de Cunzo II Presidente: Aldo Napoletano Processo verbale dell’Assemblea generale del 26 giugno 1987 Il giorno 26 giugno 1987 alle 17h30m si è riunita in Assemblea generale, la Società dei Naturalisti in Napoli. Sono presenti: Fiorito, Barra, Lardone, Aldo Napo¬ letano, de Cunzo, Schioppa, Scanderbeg, Franciosa, Catalano, Cutillo, Ancarola. Su richiesta del Presidente, il Segretario legge il verbale della seduta prece¬ dente, che viene approvato all’unanimità e sottoscritto. Il Presidente introduce la seduta con la notizia che il Bollettino verrà a luce quanto prima. Si pone poi in discussione la necessità della rilegatura e del restauro di volumi antichi presenti presso la Biblioteca del nostro Sodalizio. Si passa quindi alle comunicazioni scientifiche: a) Fiorito presenta il lavoro suo e di Bergamo e Miralto dal titolo: «Un cata¬ logo degli atteggiamenti comportamentali esibiti dal Carcinus mediterraneus Czer- niavsky (Crustacea, Decapoda, Brachyura) nell’espressione dell’aggressività intraspe- cifìca»; intervengono: Franciosa, Napoletano, Cutillo, Schioppa, Ancarola. Si passa poi all’ammissione di nuovi soci per il 1987. Sono state presentate quattro domande aspiranti nuovi soci, l’Assemblea vota candidato per candidato, con voto unanime, per cui tutti i candidati risultano ammessi. Nell’ordine i candi¬ dati, con relativi nomi dei soci presentatori sono: 1. Casadio Francesca de Cunzo Napoletano 2. Di Benedetto Vittorio Napoletano Franciosa 3. Falcone Vincenzo de Medici de Cunzo 4. Sorrentino Patrizia Milone Caliendo Il Presidente dichiara i sunnominati nuovi soci. Si passa quindi alla presentazione ed approvazione del nuovo Statuto e del Relativo Regolamento già proposto in seconda convocazione all’Assemblea Generale del 24 aprile 1987, ed ancora in prima convocazione del 25 giugno 1987. Il nuovo Statuto presentato dal Segretario viene approvato all’unanimità dai Soci presenti per conto proprio e per conto dei soci che avevano inviato delega, i soci per delega sono: L. Lamberti, E. Piscopo, L. Di Leo, P. Battaglini, M. Monchar- mont, Tavernier, M. Moncharmont Zei, G. Bonandi, B. D’Argenio, L. Castellono, U. Bonaria, tutto pertanto si esegue a norma dello Statuto attualmente vigente: art. 18, 2° e 3° comma e art. 23, per alzata di mano. 194 Processi verbali Si passa alla votazione secondo le stesse norme vigenti per l’approvazione del Regolamento che viene approvato all’unanimità. Espletate le operazioni di voto e considerato esaurito l’ordine del giorno la seduta è tolta alle 19h 45m. Il Segretario: Teresa de Cunzo II Presidente: Aldo Napoletano Processo verbale dell’Assemblea ordinaria del 27 novembre 1987 Il giorno 27 novembre 1987 alle 16h45m si è riunita in Assemblea ordinaria, la Società dei Naturalisti in Napoli. Sono presenti: Napoletano, Conforto, Cutillo, Beneduce, Martorano, de Filippo, Schiattarella, Casadio, Moncharmont Zei, Ugo Moncharmont, Speranza, Mauro, de Cunzo, Caputo, D’Antonio, Chieffi Ioni, Schioppa, Scandeberg, Cioffi, de Lerma, Manca, Cataldi, Fraissinet, Sorrentino, Lombardi, Sivea, Serra, Morelli, Laspada, Astolfì, Risieppa e i familiari del socio scomparso prof. Arturo Palombi, suoi amici, suoi estimatori e suoi allievi. Dichiarata aperta la seduta, il Presidente invita il socio prof. Ugo Moncharmont a commemorare il socio benemerito prof. Arturo Palombi di recente scomparso. Il prof. Moncharmont con degne parole ricorda la figura del socio scomparso mettendo in risalto le nobili doti di uomo e di scienziato. Il Presidente quindi ringrazia il prof. Moncharmont e i familiari del prof. Palombi intervenuti; concede quindici minuti di interruzione per poi riprendere la seduta. Si riprende la seduta con la lettura del verbale fatta dal Segretario, il verbale della seduta precedente viene approvato e sottoscritto. Si passa quindi alle comunicazioni scientifiche: a) il socio Schiattarella presenta il lavoro suo, di Fuscaldo e Beneduce dal titolo: «Condizionamenti strutturali sulla morfodinamica del versante nord-orientale del vulcano della Solfatara (Campi Flegrei, Napoli)», interviene Romano; b) de Filippo presenta il suo lavoro dal titolo: «Modificazioni stagionali della selezione ambientale nei Sylviids (Aves) sull’Isola di Vivara», intervengono Napole¬ tano, D’Antonio; c) D’Antonio presenta il suo lavoro dal titolo: «IV Contributo alla conoscenza degli Odonati. Gli Odonati del lago di Carinola (Caserta) e nuovi dati su catture di Odonati in altre stagioni», inteviene Fraissinet; d) D’Antonio presenta il lavoro suo e di Bravi dal titolo: «Ricerche naturali¬ stiche nella tenuta Astroni (Napoli) - II Anfìbi e Rettili». La seduta è tolta alle 18h45m. Il Segretario: Teresa de Cunzo Il Presidente: Aldo Napoletano Processi verbali 195 Processo verbale dell’Assemblea ordinaria, nei locali del Sodalizio, del 18 dicembre 1987 Il giorno 18 dicembre 1987, alle lóh45m, viene tenuta l’Assemblea ordinaria della Società dei Naturalisti in Napoli, sono presenti: Napoletano, Matteucig, Parini, Fraissinet, Battaglini, Casadio, Cutillo, Catalano, Romano, Bruni, D’Antonio, Cim- mino, Gozzetta, Ugo Moncharmont, Piscopo, Lardone, de Cunzo. Su richiesta del Presidente, il Segretario legge il verbale della seduta precedente che viene approvato e sottoscritto. Il Presidente dichiara aperta la seduta. Il Segretario chiede la parola e fa notare che, al suo arrivo, quindi prima che fosse dichiarata aperta la seduta, era già in corso la votazione per le cariche del Con¬ siglio direttivo per il prossimo biennio. Ella fa presente il vizio di procedura e chiede al Presidente e all’Assemblea: a ) che le votazioni già effettuate siano da considerare nulle; b) che le votazioni per il rinnovo delle cariche verranno aggiornate per convoca¬ zione delle prossime sedute; c) che si intenda chiusa anche la stessa, presente Assemblea. L’Assemblea approva a maggioranza; le schede già votate peraltro da soci al momento assenti, vengono chiuse sigillate e consegnate al Segretario. La seduta è tolta alle 17h15m. Il Segretario: Teresa de Cunzo II Presidente: Aldo Napoletano . ■ ELENCO DEI SOCI AL 31 DICEMBRE 1987 con la data di ammissione SOCI BENEMERITI 1) 31-12-922 2) 29- 4-923 3) 2- 5-931 4) 2- 5-931 5) 20- 1-932 Palombi Arturo - Via Carducci, 19 - 80121 Napoli. Torelli Beatrice - Via Bracciano, 2 - 00189 Roma. Montalenti Giuseppe - Istituto di Genetica - Città Universitaria - 00185 Roma. Parenzan Pietro - Stazione di Biologia Marina - 73010 Porto Cesa¬ reo (Lecce). De Lerma Baldassarre - Istituto di Zoologia dell’Università - Via Mezzocannone, 8 - 80134 Napoli. 1) 26- 2-971 2) 20-12-985 3) 28- 6-985 4) 28- 3-963 5) 29-12-976 6) 22-12-982 7) 22-12-982 8) 29-12-974 9) 23-12-975 10) 20-12-985 11) 26- 7-975 12) 22-12-982 13) 7- 2-938 14) 22-12-982 SOCI ORDINARI Abatino Elio - C.R.R. - Centro di Microscopia elettronica I.M. - Piazza Barsanti e Matteucci - 80125 Napoli. Abbate Prof. Rosario - Via S. Marco, 17 - 25055 Pisogne (Brescia). Astolfi Dott. Luisa - Piazza Muzii, 11/c - 80127 Napoli. Abignente Enrico - Istituto di Chimica Farmaceutica dell’Univer¬ sità - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. Accordi Giovanni - Via Grossi Gondi, 46 - 00162 Roma. Albertano Patrizia - Via Santa Teresella degli Spagnuoli, 58 - 80132 Napoli. Aliotta Giovanni - Via Stadera, 86 - 80143 Napoli. Amodeo Giovanni - Via Fava, 33 - 84014 Nocera Inferiore (SA). Anastasio Antonio - Via M. Piscicelli, 29 - 80128 Napoli. Anca ro la Prof. Vincenzo - II Traversa Domenico Fontana, 1 - Napoli. Andiloro Filippo - Campo Sperimentale Contrada «Bettina» - 89013 Gioia Tauro. Andreozzi Giuliana - Istituto Policattedra di Anatomia Sistema¬ tica e Comparata - Via Delpino, 1 - 80137 Napoli. Antonucci Achille - Via Girolamo Santacroce, 19/c - 80129 Napoli. Antonucci Rosanna - Istituto Policattedra di Anatomia Sistema¬ tica e Comparata - Via Delpino, 1 - 80137 Napoli. 198 Elenco dei soci 15) 25- 6-976 16) 30- 1-981 17) 29-10-971 18) 27- 6-980 19) 21-12-984 20) 30- 1-959 21) 23-12-975 22) 27- 6-980 23) 25- 6-976 24) 27- 3-964 25) 27- 6-980 26) 21-12-984 27) 31- 5-968 28) 28- 6-985 29) 22-12-981 30) 22-12-981 31) 30- 1-959 32) 30-11-973 33) 21-12-984 34) 31- 5-968 35) 30-12-960 36) 3-12-971 37) 28- 2-969 38) 28- 6-985 39) 28- 6-985 40) 26- 5-972 41) 27- 6-980 42) 27- 3-964 43) 20-12-985 Aprile Francesco - Dipartimento di Scienze della Terra Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. Arcamone Nadia - Via d’Ayala Gomez, 6 - 80127 Napoli. Ariani Antonio - Istituto di Zoologia dell’Università - Via Mezzo¬ cannone, 8 - 80134 Napoli. Ascione Aniello - Via S. Michele, 76 - 80147 Ponticelli (Napoli). Avallone Del Gaudio Rita - Via Liguria, 14 - 81022 Casagiove (Caserta). Badolato Franco - Viale Pantelleria, 13 - 00141 Roma. Balsamo Giuseppe - Dipartimento di Biologia Generale e Gene¬ tica - Via Mezzocannone, 8 - 80134 Napoli. Barahona Fernàndez Enrique - Estación Experimental del Zai- din C.S.I.C. - Professor Albareda, 1 - Granada (Spagna). Barattolo Filippo - Istituto di Paleontologia - Largo S. Marcel¬ lino, 10 - 80138 Napoli. Barbera Carmela - Istituto di Paleontologia dell’Università - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. Barone Guido - Via Gemito, 70 - 80128 Napoli. Barra Diana - Via Croce Rossa, 21 - 80131 Napoli. Battaglini Pietro - Istituto di Zoologia dell’Università - Via Mez¬ zocannone, 8 - 80134 Napoli. Beneduce Dott. Paolo - Via Cavour, 100 - 80040 Pollenatrocchia (Napoli). Berrino Giovanna - Via Plinio il Vecchio, 75 - 80053 Castellam¬ mare di Stabia. Billwiller Arnoldo - Via Lucchese, 183 - Masotti - 51030 Serra- valle Pistoiese (Pistoia). Boisio Maria Luisa - Distacco Piazza Marsala, 3/6 - 16122 Genova. Bolognese Bianca - Via Posillipo, 47/A - 80123 Napoli. Bonaduce Gioacchino - Via Nevio, 102/A - 80122 Napoli. Bonardi Glauco - Dipartimento di Scienze della Terra - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. Bonasia Vito - Dipartimento di Geofisica e Vulcanologia - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. Boni Maria - Dipartimento di Scienze della Terra - Largo S. Mar¬ cellino, 10 - 80138 Napoli. Borgia Giulio Cesare - Via Luigi Guercio, 145 - 84100 Salerno. Borgstròm Dott. Sven - Via T. Tasso, 601 - 80137 Napoli. Bosco Dott. Salvatore - Via Michelangelo Testa, 8 - 84100 Salerno. Botte Virgilio - Istituto di Zoologia dell’Università - Via Mezzo¬ cannone, 8 - 80134 Napoli. Boza Lopez Julio - Estación Experimental del Zaidin C.S.I.C. - Professor Albareda, 1 - Granada (Spagna). Brancaccio Ludovico - Dipartimento di Scienze della Terra - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. Bravi Prof. Sergio - C/o Vega Loredana - I Traversa Via Croce di Piperno, 8 - 80126 Napoli. Elenco dei soci 199 44) 21-12=979 45) 23-12-975 46) 23-12-975 47) 30- 1-981 48) 21-12-983 49) 21-12-983 50) 31- 3-972 51) 28-12-951 52) 29-10-971 53) 22-12-982 54) 27- 4-973 55) 30-12-962 56) 21-12-979 57) 27- 3-964 58) 29-10-971 59) 21-12-983 60) 22-12-982 61) 31- 5-968 62) 28-12-940 63) 23-12-975 64) 24- 6-977 65) 3-12-971 66) 22-12-981 67) 28-12-969 68) 21-12-984 69) 23-12-975 70) 23-12-975 71) 29-10-971 72) 26- 5-972 73) 27- 1-978 74) 20-12-985 75) 21-12-984 76) 31- 5-968 Buccino Gerardo - Via C. Rossi, 13 - 84043 Agropoli (Salerno). Bu detta Paolo - Via Matierno, 5/A - Parco Aurora - 84100 Salerno. Cagliozzi Anna - Via D. De Dominicis, 8 - Pai. 10 - 80128 Napoli. Calibndo Maria Filomena - Istituto di Zoologia dell’Università - Via Mezzocannone, 8 - 80134 Napoli. Calzada Badia Sebastian - Museo y Laboratorio de Geologia del Seminario de Barcelona - Disputacion, 231 - Barcelona 7 (Spagna). Cancelliere Amelia - Via Marino Cotronei, 47 - 80128 Napoli. Cannavale Giuseppe - Via Gaetano Quagliariello, 6 - 84110 Salerno. Capaldo Pasquale - Via C. Cattaneo, 26 - 80128 Napoli. Capasso Giuseppe - Via S. Eustacchio, 51 - 84100 Salerno. Capasso Leonilda - Via Giacinto Gigante, 204 - 80128 Napoli. Capolongo Domenico - Via Roma, 8 - 80030 Roccarainola (Napoli). Capone Antonio - Via Cilea, 136 - 80127 Napoli. Cappello Brunella - Istituto di Chimica Farmaceutica e Tossicolo¬ gica - Via Leopoldo Rodino, 22 - 80134 Napoli. Caputo Giuseppe - Dipartimento di Biologia Vegetale - Via Foria, 223 - 80139 Napoli. Carannante Gabriele - Dipartimento di Scienze della Terra - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. Carati Mariano - Via S. Stefano, 37 - 80127 Napoli. Carpano Perrone Alma - Via Petrarca, 47/B - 80122 Napoli. Carrara Eugenio - Dipartimento di Geofisica e Vulcanologia - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. Casertano Lorenzo - Dipartimento di Geofìsica e Vulcanologia - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. Castaldo Chiara - Via Ugo Niutta, 22 - 80128 Napoli. Castellano Corniello Giovanna - Via Balducci, 10 - 81100 Caserta. Catalano Raimondo - Istituto di Geologia - Corso Tukòry, 131 - 90134 Palermo. Catalano Virgilio - C.so Vitt. Emanuele, 539 - 80135 Napoli. Catenacci Vincenzo - Via A. Regolo, 12/d - 00192 Roma. Cavalieri Angelina - Corso Nuovo, 4 - 81036 S. Cipriano Picen- tino (Caserta). Ceccoli Annamaria - Via Pisciceli!, 29 - 80128 Napoli. Celico Pietro - Piazza Pilastri, 17 - 80125 Napoli. Chieffi Giovanni - Istituto di Zoologia dell’Università - Via Mez¬ zocannone, 8 - 80134 Napoli. Ciardiello Valle Anna Maria - Via Caldieri, 147 - 80128 Napoli. Cimino Antonio - Via Mariano Stabile, 110 - 90139 Palermo. Cimmino Prof. Maria Grazia - Via Nazionale, 46 - 80146 Napoli. Cioffi Salvatore - Viale Tiliano, 14 - 80055 Portici (Napoli). Cippitelli Giuseppe - Via lannozzi, 38 - 20097 S. Donato Milanese (Milano). 200 Elenco dei soci 77) 21- 5-968 78) 24- 6-977 79) 28- 2-969 80) 28-12-949 81) 28- 3-963 82) 20-12-985 83) 26- 1-949 84) 29-10-971 85) 21-12-983 86) 21-12-984 87) 30- 1-959 88) 27- 6-973 89) 29-12-961 90) 31- 5-968 91) 30- 1-959 92) 21-12-984 93) 30- 1-959 94) 3-12-971 95) 22-12-981 96) 22-12-981 97) 21-12-984 98) 22-12-981 99) 31- 5-968 100) 29-1 1-974 101) 31- 5-968 102) 28- 6-975 103) 26- 2-971 104) 25- 6-976 105) 26- 6-976 106) 27- 3-964 107) 20-12-960 108) 21-12-979 Cocco Ennio - Dipartimento di Scienze della Terra - Largo S. Mar¬ cellino, 10 - 80138 Napoli. Corniello Alfonso - Istituto di Geologia Applicata - Facoltà di Ingegneria - Piazzale Tecchio - 80125 Napoli. Corrado Gennaro - Dipartimento di Geofisica e Vulcanologia - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. Cotecchia Vincenzo - Istituto di Geologia Applicata - Via Re David, 200 - 70125 Bari. Crescenti Uberto - Via Gioberti, 44 - 65100 Pescara. Crovato Prof. Paolo - Via S. Liborio, 1 - 80134 Napoli. Cucuzza Silvestri Salvatore - Casella Postale 345 - 95100 Catania. Damiani Alfonso Vittorio - Lungotevere Mellini, 30 - 00193 Roma. d’Amore Concetta - Piazza Cavour, 19 - 80137 Napoli. D’Antonio Costantino - Via Aniello Falcone, 386/B - 80127 Napoli. D’Argenio Bruno - Dipartimento di Scienze della Terra - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. Dazzaro Luigi - Dipartimento di Geologia e Geofisica - Palazzo Ateneo - Via Nicolai, 2 - 70121 Bari. De Castro Piero - Istituto di Paleontologia dell’Università - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. De Castro Coppa Maria Grazia - Istituto di Paleontologia del¬ l’Università - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. De Cunzo Teresa - Dipartimento di Scienze della Terra - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. De Filippo Gabriele - Dipartimento di Zoologia - Via Mezzocan¬ none, 8 - 80134 Napoli. De Leo Teodoro - Dipartimento di Fisiologia Generale ed Ambientale - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. Delfino Vincenza - Via Pietro Castellino, 88 - 80131 Napoli. Del Gaudio Silvana - Via Giuseppe Orsi, 50 - 80128 Napoli. Della Ragione Salvatore - Via Cenilo, 57 - 80070 Bacoli. del Re Maria Carmela - Via Bisignano, 24 - 80121 Napoli. Del Rio Antonio - Via Floriano del Secolo, 4 - 80125 Napoli. De Medici Giovanni Battista - Via Beisito, 13 - 80123 Napoli. De Miranda Renato - Via Chiatamone, 60/B - 80121 Napoli. De Riso Roberto - Istituto di Geologia Applicata - Piazzale Tec¬ chio - 80125 Napoli. D’Errico Francesco Paolo - Istituto di Entomologia Agraria - Facoltà di Agraria dell’Università - 80055 Portici (Napoli). De Simone Bruno - Parco Comola Ricci, 120/c - 80122 Napoli. De Simone Francesco - Cattedra di Fitofarmacia - Facoltà di Far¬ macia - Via L. Rodino, 22 - 80138 Napoli. Di Benga Felice - Via Nicola Stame, 185 - 00128 Roma. De Girolamo Pio - Dipartimento di Scienze della Terra - Via Mez¬ zocannone, 8 - 80134 Napoli. Dì Leo Lucia - Via Lepanto, 21 - 80125 Napoli. Di Luise Giancarlo - Via Iacopo Palma, 15 - 20146 Milano. Elenco dei soci 201 109) 27- 6-975 110) 22-12-981 111) 21-12-983 112) 20-12-974 113) 29-10-971 114) 28- 1-972 115) 27- 4-973 116) 26- 5-972 117) 22-12-981 118) 21-12-979 119) 21-12-983 120) 28- 2-969 121) 27- 6-980 122) 30- 1-981 123) 21-12-979 124) 30- 1-981 125) 29-10-971 126) 26- 6-976 127) 27- 6-980 128) 29-12-961 129) 21-12-979 130) 24- 6-977 131) 21- 5-968 132) 28- 2-969 133) 18-12-959 134) 22-12-981 135) 23-12-975 136) 3-10-971 137) 22-12-982 Di Maio Ferdinando - Via G. Poli, 70 - 80055 Portici (Napoli). Di Matteo Loredana - Via Consalvo, 138 - 80126 Napoli. Di Muro Antonio - Via Lucania, 15 - 04100 Latina. Dini Antonio - Istituto di Chimica Farmaceutica e Tossicologica - Via Leopoldo Rodino, 22 - 80134 Napoli. Di Nocera Silvio - Dipartimento di Scienze della Terra - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. Dipartimento di Geologia e Geofisica - Palazzo Ateneo - 70121 Bari. Dipartimento di Scienze della Terra - Via Trentino, 51 - 09100 Cagliari. Dipartimento di Scienze della Terra - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. Di Stefano Piero - Istituto di Geologia - Corso Tukòry, 131 - 90134 Palermo. Diurno Maria Vittoria - Istituto di Chimica Farmaceutica e Tossi¬ cologica - Via Leopoldo Rodino, 22 - 80134 Napoli. Esposito Maria Cristina - Via A. de Gasperi, 33 - 80133 Na¬ poli. Fante tti Vincenzo - Via Napoli, 107 - 71016 S. Severo (Foggia). Fenoll Hach-Ali Purificación - Departamento de Cristalografìa y Mineralogia - Facultad de Ciencias - Universidad de Granada (Spagna). Ferrara Lydia - Istituto di Chimica Farmaceutica e Tossicologica dell’Università - Via Leopoldo Rodino, 22 - 80134 Napoli. Ferreri Vittoria - Dipartimento di Scienze della Terra - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. Ferro Raffaele - Via Diano, 27 - 80078 Pozzuoli. Fimiani Pellegrino - Istituto di Entomologia agraria - Facoltà di Agraria - 80055 Portici. Finamore Ester - Via Posillipo, 239 - 80123 Napoli. Fiorito Graziano - Via G. Gigante, 39 - 80128 Napoli. Fondi Mario - Via Nevio, 78 - 80122 Napoli. Forgione Pasquale - Istituto di Chimica Farmaceutica e Tossicolo¬ gica - Via Leopoldo Rodino, 22 - 80134 Napoli. Forlani Marcello - Via Libertà, 218/bis - 80055 Portici. Fon Lidia - Dipartimento di Fisiologia Generale ed Ambientale - Via Mezzocannone, 8 - 80134 Napoli. Franciosa Nicola - Traversa Ponticelli, 24 - 80147 Napoli. Franco Enrico - Dipartimento di Scienze della Terra - Via Mezzo¬ cannone, 8 - 80134 Napoli. Frassinet Maurizio - Via Recanati, 51 - 80046 S. Giorgio a Cre¬ mano. Galassi Leone - Istituto di Zoologia dell’Università - Via Mezzo¬ cannone, 8 - 80134 Napoli. Galiano Giovanni - Via Vanvitelli, 53 - 82100 Benevento. Gargiulo Giuliana - Istituto Policattedra di Anatomia Sistematica e Comparata - Via Delpino, 1 - 80137 Napoli. 202 Elenco dei soci 138) 22- 12- -981 139) 15- 12 -978 140) 21- 12- -984 141) 15- 12- -978 142) 31- 3- -972 143) 26- 2- -971 144) 21- 5- -968 145) 27- 6- -980 146) 31- 3- -972 147) 21- 12- -983 148) 26- L -973 149) 30- L -981 150) 6- 2- -939 151) 14- 6- -945 152) 30- L -981 153) 28- 2- -969 154) 29- 10- -971 155) 27- 6- -973 156) 29- 10- -971 157) 15- 12- -978 158) 20- 12- -985 159) 22- 12- -981 160) 31- 3- -972 161) 27- 6- -980 162) 27- 6 -980 163) 22- 12- -981 164) 22- 12- -984 165) 26- 5- -971 166) 22- 12- -981 167) 22- 2- -963 168) 26- 4- -974 169) 27- L -956 170) 25- 6- -976 Giglio Francesca - Vico Miracoli, 16 - 80137 Napoli. Gioffrè Domenico - Via Ricasoli, 46 - 89016 Rizziconi (RC). Grasso Egidio - Via Lapronia, 4 - 83031 Ariano Irpino. Guadagno Francesco Maria - Dipartimento di Geofisica e Vulca¬ nologia - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. Guglielmotti Eugenio - Via G. Seripando, 14 - 84100 Salerno. Gustato Gerardo - Istituto di Zoologia dell’Università - Via Mez¬ zocannone, 8 - 80134 Napoli. Honsell Edmondo - Istituto di Botanica - Via Valerino - 34100 Trieste. Huertas Garcia Francisco - Estación Experimental del Zaidin - C.S.I.C. - Professor Albareda, 1 - Granada (Spagna). Ioni Lamberto - Via Luca Giordano, 6 - 80127 Napoli. Istituto di Geologia, Paleontologia e Geografìa fìsica - Via dei verdi, 75 - 98100 Messina. Istituto di Paleontologia dell’Università - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. Istituto di Scienze della Terra - Viale Ungheria, 43 - 33100 Udine. Jovene Francesco - Via Acquedotto, 165 - 80070 Ischia (Na¬ poli). La Greca Marcello - Dipartimento di Biologia animale dell’Uni¬ versità - Via Androne, 81 - 95124 Catania. Lambiase Salvatore - Contrada Serra - 85050 Tito (PZ). Lapegna Tavernier Amalia - Dipartimento di Scienze della Terra - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. La Rotonda Maria Immacolata - Corso Garibaldi, 129 - 80055 Portici. Laureti Lamberto - Via Nievo, 84 - 80122 Napoli. Lavorato Giovanni - Via S. Matteo, 5 - 84090 Montecorvino Pugliano (SA). Lazzari Silvestro - Via Mantova, 79 - 85100 Potenza. Lenzi Prof. Giuseppe - Via Comacchio, 129 - 44100 Ferrara. Leuci Giuseppe - Via Vittorio Emanuele III, 13 - 72026 S. Pancra¬ zio Salentino (BR). Liguori Vincenzo - Via Scordia, 5 - 90147 Tommaso Natale (PA). Linares Gonzales José - Estación Experimental del Zaidin C.S.I.C. - Profesor Albareda, 1 - Granada (Spagna). Lopez Aguayo Francisco - Departamento de Geologia y Geoquì- mica - Facultad de Ciencias - Universidad de Valladolid (Spagna). Lopez George Julio - Via Puente verde, 2 - Granada (Spagna). Lucini Carla - Massimo Stanzione, 18 - 80129 Napoli. Lucini Paolo - Via Cammarano, 19 - 80129 Napoli. Luraschi Elena - Via Tasso, 480 - Parco Materazzo, 80123 - Napoli. Maccagno Angiola Maria - Piazza Zama, 19 - 00183 Roma. Maglione Costantino - Via Cilea, 280 - 80127 Napoli. Mancini Fiorenzo - Via Gino Capponi, 18 - 50121 Firenze. Manzo Sergio - Via Terracina, 368 - 80125 Napoli. Elenco dei soci 203 171) 20- 42 - 985 172) 23- 12 -975 173) 21- 12' -984 174) 28- 6 -985 175) 30- IL -973 176) 30- 1 -981 177) 22- 12' -981 178) 29- 10 -971 179) 31- 3' -972 180) 22- 12. -981 181) 29- 10 -971 182) 28- 12' -949 183) 27- 1 -978 184) 27- 1- -978 185) 7- 2' -938 186) 27- il- -947 187) 30- 12- -960 188) 21- 12- -983 189) 26- 6' -976 190) 21- 12- -83) 191) 30- 1- -981 192) 27- L -978 193) 31- 5- -968 194) 27- 11- -947 195) 21- 12- -984 196) 22- 12- ■982 197) 24- 6 -977 198) 26- 1 -949 199) 25- 6- -976 Maresca Prof. Maria » Via Bagnolo, 71 - 80063 Piano di Sorrento (NA). Marmo Francesco - Dipartimento di Biologìa Generale e Genetica - Via Mezzocannone, 8 - 80134 Napoli. Marturano Aldo » Via Fusaro, 54 - 80070 Bacoli (NA). Mastrolorenzq Dott. Giuseppe - Via C. Rosaroll, 15 - 80139 Napoli. Matteucig Giorgio - Istituto di Zoologia dell’Università - Facoltà di Scienze - Via Mezzocannone, 8 » 80134 Napoli. Mazza Ceeeti Maria Teresa - Istituto di Chimica Farmaceutica e Tossicologia delPUniversità » Via Leopoldo Rodino, 22 » 80134 Napoli. Mazzarella Adriano - Via Petrarca, 119 - 80122 Napoli. Merenda Luigi - C.N.R. - IRPI - 87030 Castiglione Scalo (Cosenza). M lucci Nàrdella Anna Maria - Via Domenico Fontana, 95 - 80128 Napoli. Mezzacapo Vincenzo - Via G.B. Novelli, 34 - 81025 Marcianise. Micieli De Biase Leandro - Istituto di Entomologia Agraria - Facoltà di Agraria - 80055 Portici. Migliorini Elio - Via Vitelleschi, 26 - 00193 Roma. Milito Pagliara Severina - Via Principati, 39 - 80100 Napoli. Mi lo ne Mario - Istituto di Zoologia dell’Università » Facoltà di Scienze - Via Mezzocannone, 8 - 80134 Napoli. Moncharmont Ugo - Via A. Falcone, 88 - 80127 Napoli. Moncharmqnt Zei Maria - Istituto di Paleontologia dell’Univer¬ sità - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. Montagna Raffaele - Via Domenico Cimarosa, 2/ A - 80127 Napoli. Montella Maria - Via Ugo Palermo, 5 - 80128 Napoli. Mollica Schirru Patrizia - Istituto di Chimica Farmaceutica e Tossicologica dell’Università - Via Leopoldo Rodino, 22 - 80134 Napoli. Musacchio Aldo - Via Farnete, 4 - 87050 Mangone (CS). Mustacchi Silvia - Via Mariano d’Ayala, 6 - 80121 Napoli. Muzzo Carlo - Via Galatina P. Anfiteatro, E/8 - 81055 S. Maria Capua Vetere (Caserta). Napoleone Giovanni - Dipartimento di Scienze della Terra - Via La Pira, 4 - 50121 Firenze. Napoletano Aldo - Via Rodolfo Falvo, 20 - 80127 Napoli. Napoletano Anastasio - Vìa Fratello - 81010 Raviscanina (CE). Nazzaro Antonio - Osservatorio Vesuviano - 80056 Ercolano. Micoletti Pier Giorgio - Via S. Maria Capua Vetere, 26 - 81043 Capua. Nicotera Pasquale - Istituto di Geologia Applicata - Facoltà di Ingegneria » Piazzale Vecchio - 80125 Napoli. Nicotina Mariano - Istituto di Entomologia Agraria - Facoltà di Agraria - 80055 Portici. Elenco dei soci 204 200) 201) 27- 4-973 30-12-960 202) 203) 25- 6-976 27-11-947 204) 27- 6-980 205) 29-10-971 206) 207) 30-12-960 30-12-960 208) 22-12-982 209) 29- 3-963 210) 211) 212) 28- 2-969 30-12-960 29- 10-971 213) 214) 24- 6-977 28- 6-985 215) 216) 22-12-981 22-12-976 217) 218) 27-12-957 29-12-961 219) 220) 221) 31- 1-951 20-12-985 27- 6-980 222) 223) 29-10-971 27- 4-973 224) 29-10-971 225) 22-12-982 226) 18-12-959 227) 228) 229) 21- 12-979 22- 12-982 27- 6-980 Nota D’Elogio Ernesto - Parco Mergellina, 3 - 80122 Napoli. Oliveri del Castillo Alessandro - Dipartimento di Geofisica e Vulcanologia - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. Orio Franco - Via G. Santoro, 14 - 84100 Salerno. Orrù Antonietta - Via Monte Pollino, 2 - Quartiere Montesacro - 00141 Roma. Ortega Huertas Miguel - Departamento de Cristalografìa y Mineralogia - Facultad de Ciencias - Universidad de Granada (Spagna). Ortolani Francesco - Dipartimento di Scienze della Terra - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. Pacella Maria Luisa - Via Girolamo Santacroce, 7 - 80129 Napoli. Palmentola Giovanni - Dipartimento di Geologia e Geofìsica - Palazzo Ateneo - 70121 Bari. Palomo Delgado Inmaculata - Estación Experimental del Zaidin C.S.I.C. - Profesor Albareda, 1 - Granada (Spagna). Palumbo Antonino - Dipartimento di Geofìsica e Vulcanologia - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. Paoletti Alfredo - Via Puccini, 19/c - 80127 Napoli. Parenzan Paolo - Via Gabrieli, 13 - 70100 Bari. Parisi Giovanni - Istituto di Zoologia dell’Università - Via Mezzo¬ cannone, 8 - 80134 Napoli. Pasquarella Carmelo - Via 4 Orologi, 29/A - 80056 Ercolano. Patella Prof. Domenico - Dipartimento di Geofisica e Vulcanolo¬ gia - Largo S. Marcellino, 10 - 80136 Napoli. Pedata Patrizia - Via Nuova S. Rocco, 73 - 80131 Napoli. Pellecchia Maria - Via Francesco Saverio Correrà, 222 - 80135 Napoli. Pericoli Sergio - Via del Porto, 151 - 47033 Cattolica (Forlì). Pescatore Tullio - Dipartimento di Scienze della Terra - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. Pescione Messina Adelia - Via Fleming, 89 - 00191 Roma. Petrosino Prof. Mariarosaria - Via Vivaldi, 51 - 81100 Caserta. Picariello Orfeo - Istituto di Zoologia dell’Università - Facoltà di Scienze - Via Mezzocannone, 8 - 80134 Napoli. Piciocchi Alfonso - Parco Comola Ricci, 9 - 80122 Napoli. Piera ttini Donatella - Dipartimento di Geofìsica e Vulcanologia - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. Pinna Eros - Dipartimento di Scienze della Terra - Via S. Maria, 53 - 56100 Pisa. Finto Gabriele - Via Nicolardi, Parco Arcadia, 5 - 80131 Na¬ poli. Piscopo Eugenio - Istituto di Chimica Farmaceutica dell’Univer¬ sità - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. Placella Bianca - Corso Umberto, 35 - 80138 Napoli. Pollio Antonino - Via Kerbaker, 86 - 80129 Napoli. Pozzuoli Antonio - Dipartimento di Geofìsica e Vulcanologia - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. Elenco dei soci 205 230) 29-10-971 231) 21-12-979 232) 28-12-956 233) 20-12-974 234) 21-12-983 235) 27- 3-964 236) 31- 5-968 237) 21-12-970 238) 3-12-971 239) 27- 3-964 240) 27- 6-980 241) 21-12-983 242) 22-12-981 243) 27- 6-975 244) 15-12-978 245) 27-11-947 246) 22-12-981 247) 30- 1-981 248) 30- 1-981 249) 29-10-971 250) 21-12-983 251) 27- 1-978 252) 31- 5-968 253) 3-12-971 254) 28- 3-963 255) 20-12-974 256) 30-12-941 257) 29-10-971 258) 21-12-983 Priore Rosa - Istituto di Entomologia agraria - Facoltà di Agraria - 80055 Portici, Pugliese Pasquale - Istituto di Chimica Farmaceutica dell’Univer¬ sità - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli, Quagliariello Teresa - Dipartimento di Geofìsica e Vulcanologia Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. Ramundq Eliseo - Via Cesare RosarolL 174 - 80139 Napoli. Rapisàrdi Luigi - Dipartimento di Geologia e Geofisica - Via Nico¬ lai, 2 - 70121 Bari, Ràpglla Antonio - Dipartimento di Geofisica e Vulcanologia - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. Picchetti Giustino - Dipartimento di Geologia e Geofisica - Via Nicolai, 2 - 70121 Bari. Righetti Francesco - Istituto di Zootecnica - Via F. Delpino, 1 - 80137 Napoli. Roda Cesare - Istituto di Scienze della Terra - Viale Ungheria, 43 - 33100 Udine. Rodriguez Antonio - Via Pietro Castellino, 179 - 80131 Napoli. Kodriguez Gallego Manuel - Departa mento de Cristalografia y Mineralogia - Facultad de Ciencias - Universidad de Granada (Spagna). Romano Claudio - Via Sagrerà, 23 - 80129 Napoli. Rossi Fortunato - Via Montedonzelli, 48/b - 80128 Napoli. Rosso Andrea - Via Ferrara, 14 - 81100 Caserta. Rotondo Antonio - Istituto di Coltivazioni Arboree - Facoltà di Agraria - 80055 Portici (Napoli). Ruffo Sandro - Museo Civico di Storia Naturale - Lungadige Porta Vittoria, 9 - 37100 Verona. Russo Antonio - Viale Muratori, 225 - 41100 Modena. Russo Giovanni Fulvio - Laboratorio di Ecologia - Piazzetta S. Pietro - 80070 Ischia Porto. Russo Luigi - Via G. Jannelli, 608 - 80131 Napoli. Russo Luigi Filippo - Istituto di Entomologia agraria - Facoltà di Agraria - 80055 Portici. Saccani Luigi - Via Fontano, 80 - 80122 Napoli. Salvati Gerardo - Vìa Pisa, 1 - 85100 Potenza. Sarpi Ernesto - Via S. Aspreno, 13 - 80133 Napoli. Sartoni Samuele - Istituto dì Geologia - Via Zamboni, 63-67 - 40127 Bologna. Scandone Paolo - Dipartimento di Scienze della Terra - Vìa S. Maria, 53 - 56100 Pisa. Scaramella Domenico - Istituto di Entomologia Agraria - Facoltà di Agraria - 80055 Portici. Scherillo Antonio - Vìa Stanzione, 18 - 80129 Napoli. Schettino Oreste - Istituto di Chimica Farmaceutica dell’Universi¬ tà - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. Schiano DI Zenise Barbaro Mariella - Via S. Strato, 25 - 80123 Napoli. 206 Elenco dei soci 259) 260) 21-12-984 30-11-973 261) 27- 3-964 262) 25- 6-967 263) 15-12-978 264) 31- 1-951 265) 21-12-979 266) 28- 3-963 267) 28- 6-985 268) 29-10-971 269) 270) 31- 1-951 30-12-960 271) 272) 273) 26- 5-972 20-12-985 31- 5-968 274) 27- 6-975 275) 21-12-984 276) 277) 31- 5-968 31- 5-968 278) 279) 26- 3-942 22-12-981 280) 281) 282) 22-12-981 21-12-984 31- 5-968 283) 29-12-961 284) 21-12-984 285) 27- 1-978 286) 19-10-971 Schiattarella Marcello - Via Onofrio Fragnito, 2 - 80131 Napoli. Scippacercola Sergio - Centro di Calcolo Elettronico Interfacol¬ tà - Pad. 17 - Mostra d’Oltremare - 80125 Napoli. Scorziello Raffaele - Istituto di Paleontologia delfUniversità - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. Senatore Felice - Via Balziro - Traversa Bottiglieri, 17 - 84100 Salerno. Serra Virginia - Dipartimento di Biologia Evolutiva e Comparata - Via Mezzocannone, 8 - 80134 Napoli. Sersale Riccardo - Istituto di Chimica Applicata - Facoltà di Inge¬ gneria - 80125 Napoli. Sgarrella Franca - Istituto di Paleontologia - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. Sgrosso Italo - Dipartimento di Scienze della Terra - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. Siani Dott. Massimo - Via B. Avallone, 26 - 84013 Cava dei Tirreni (Salerno). Simone Lucia - Dipartimento di Scienze della Terra - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. Sinno Renato - Via Scudillo, 20 bis - 80131 Napoli. Sorrentino Pappalardo Albina - Via Bernardo Clesio, 1 - 38100 Trento. Speranza Antonio - Via Tommaso Caravita, 29 - 80134 Napoli. Stamatopulos Prof. Leonidas - Vracneica Patrasso - 25002 Grecia. Stanzione Damiano - Via Nicolardi (Parco Arcadia, is. 5) - 80131 Napoli. Steri Stefano - Dipartimento di Matematica - Via Mezzocannone, 8 - 80134 Napoli. Stigliano Michele - Dipartimento di Scienze della Terra - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. Taddei Roberto - Orto Botanico - Via Foria, 223 - 80139 Napoli. Taddei Ruggiero Emma - Dipartimento di Scienze della Terra - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. Tarsia in Curia Isabella - Corso Umberto I, 106 - 80138 Napoli. Tartaglione Anna Maria - Via S. Donato, 20 - 81020 Sala di Caserta (CE). Tartaglione Elio - Via G. Santacroce, 3 - 80129 Napoli. Tomasino Carlo - Via Luigi Transillo, 54/F - 80125 Napoli. Torre Mario - Dipartimento di Scienze della Terra - Largo S. Mar¬ cellino, 10 - 80138 Napoli. Torre Zamparelli Valeria - Dipartimento di Scienze della Terra - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. Torrente Maurizio Maria - Via Livio Andronico, 103 - 80126 Napoli. Tramutoli Mariano - Via Caserma Lucana, 23 - 85100 Po¬ tenza. Tremblay Ermenegildo - Istituto di Entomologia agraria - Facoltà di Agraria - 80055 Portici. Elenco dei soci 207 287) 15-12-978 288) 29-12-961 289) 30- 1-981 290) 21-12-984 291) 25- 6-976 292) 29-10-971 293) 28- 6-985 294) 21-12-979 295) 27- 1-978 296) 21-12-984 297) 31- 3-972 298) 30-12-960 299) 25- 6-976 Valentini Giovanni - Dipartimento di Scienze della Terra - Città Universitaria - Piazzale Aldo Moro, 1 - 00185 Roma. Vallario Antonio - Dipartimento di Scienze della Terra - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. Varriale Bruno - Istituto di Zoologia dell’Università - Via Mezzo¬ cannone, 8 - 80134 Napoli. Vecchione Carlo - Dipartimento di Scienze della Terra - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. Verniani Franco - Via Fossolo, 10 - 40138 Bologna. Viggiani Gennaro - Istituto di Entomologia agraria - Facoltà di Agraria - 80055 Portici. Viggiano Prof. Giulio - Via Icaro, 2 - Scala F - 80072 Pozzuoli (Napoli) . Villanis Gabriella - Via Guglielmo Sanfelice, 24 - 80134 Napoli. Villari Anna - Via Bausan, 36 - 80121 Napoli. Viola Giuseppe - Viale Moiano, 27 - 82011 Airola (BN). Vitagliano Paolo Augusto - Via S. Giacomo dei Capri, 125 - Palazzo Seca - 80128 Napoli. Vitagliano Vincenzo - Via A. Manzoni, 30 - 80123 Napoli. Zampino Carlo - Via Rotunno, 14 - 84100 Salerno. SOCI AMMESSI IL 27 GIUGNO 1986 1) Caputo Vincenzo - Via Macedonia, 11 - 80137 Napoli. 2) Cutillo Vincenzo - Corso Vittorio Emanuele, 167/2A Parco Èva - 80128 Napoli. 3) Lardone Aldo - Via Mezzocannone, 31 - 80134 Napoli. 4) Kalby Mario - Viale dei Tigli, 22 - 84100 Salerno. 5) Benedetti Ettore - Dipartimento di Chimica - Via Mezzocannone, 4 - 80134 Napoli. 6) Descio Pamisani Dolores - Viale Lincoln - 81100 Caserta. 7) Cubellis Elena - Via Roma, 39 - 81100 Caserta. 8) Castellano Laura - Dipartimento di Matematica - Via Mezzocannone, 8 - 80134 Napoli. SOCI AMMESSI il 19 DICEMBRE 1986 1) Santo Antonio - Via Tagliamento, 49 - 83100 Avellino. 2) Schioppa Matilde - Viale Colli Aminei, 16/G - 80131 Napoli. 3) Guzzetta Giuseppe - Dipartimento di Geofìsica e Vulcanologia - Largo S. Marcel¬ lino, 10 - 80138 Napoli. 4) Esposito Aiardo Antonio - Via S. Pietro, 42 - 80026 Casoria (Napoli). 5) Cinquegrana Rosa Emilia - Via R. Di Sangro, 27 Napoli. 6) Colliani Felice - Via Scarlatti, 134 - 80127 Napoli. 7) Carlone Gennaro - Via A. Catone, 21 - 86017 Sepino (CB). 208 Elenco dei soci SOCI AMMESSI IL 26 GIUGNO 1987 1) Casadio Francesca - Piazzetta Nilo, 7 - 80134 Napoli. 2) Di Benedetto Vittorio - Via Arte della Lana - 84010 Atrani (Salerno). 3) Falcone Vincenzo - Via Vigliena c/o Enel - 80146 Napoli. 4) Sorrentino Patrizia - Via G. Marconi, 41 - 84013 Cava dei Tirreni (Salerno). Elenco dei periodici ricevuti in cambio del Bollettino della Società dei Naturalisti 1) Accademie e biblioteche d’Italia. Roma. 2) Acta Botanica Fennica. Helsinki. 3) Acta Entomologica Fennica. Helsinki. 4) Acta Entomologica Musei Nationalis Pragae. Praha. 5) Acta Facultatis rerum naturalium Universitatis Comeniane. Ser. Anthropologia, Botanica, Zoologia. Bratislava. 6) Acta Geologica et Geographica Universitatis Comenianae Geologica. Bratis¬ lava. 7) Acta Palaentologica Sinica. Nanking. 8) Acta Societatis Botanicorum Poloniae. Warszawa. 9) Acta Societatis prò fauna et flora fennica. Helsinki. 10) Acta Zoologica Fennica. Helsinki. 11) Agricoltura. Roma. 12) Agricoltura. Ambiente. Roma. 13) Agricoltura. Ricerca. Roma. 14) Almanacco d’Italia. Roma. 15) Ambio. Stockholm. 16) Anales del Jardin Botanico de Madrid. Madrid. 17) Anales de Sociedad Cientifica Argentina, Buenos Aires. 18) Annalen der Naturhistorischen Museum in Wien. Wien. 19) Annales Botanici Fennici. Helsinki. 20) Annales Entomologici Fennici. Helsinki. 21) Annales historico-naturales Musei Nationalis Hungarici. Budapest. 22) Annales historiques de la Révolution fran$aise. Parigi. 23) Annales Musei Goulandris. Kifissia (Atene). 24) Annales de la Société Royale Zoologique de Bcigique. Gent. 25) Annales Universitatis Mariae Curie Sklodowska. Sectio B: geographia, geologia, mineralogia et petrographia. Sectio C: Biologia. Lublin. 26) Annales Zoologici Fennici. Helsinki. 27) Annali della Facoltà di Agraria. Milano. 28) Annali della Facoltà di Scienze Agrarie dell’Università degli Studi di Napoli. Portici. 29) Annali del Museo Civico di storia naturale «Giacomo Doria ». Genova. 30) Annals of thè Missouri Botanical Garden. St. Louis. 31) Annuario delle Biblioteche italiane. Roma. 32) Annuario dell’Istituto e Museo di Zoologia dell’Università di Napoli. Napoli. 33) Annuario da Sociedade Broteriana. Coimbra. 210 Elenco dei periodici ricevuti in cambio del Bollettino 34) Archiv der Fruende der Naturgeschichte in Mecklenburg. Rostock. 35) Archivio per l’antropologia e la etnologia. Firenze. 36) Archivio di oceanografia e limnologia. Venezia. 37) Ateneo veneto. Venezia. 38) Atti dell’Accademia Ligure di Scienze e Lettere. Genova. 39) Atti dell’Accademia Pontaniana. Napoli. 40) Atti dell’Accademia Properziana del Subasio. Assisi. 41) Atti dell’Accademia di Scienze di Ferrara, Ferrara. 42) Atti dell’Accademia delle Scienze dell’Istituto di Bologna. Rendiconti. Classe di scienze fisiche. Bologna. 43) Atti della R. Accademia delle Scienze di Torino. Atti Generali e Verbali delle Classi riunite. Torino. 44) Atti del Circolo Culturale G. B. Duns Scoto. Roccarainola. 45) Atti dell’Istituto di Botanica e del Laboratorio Crittogamico dell’Università di Pavia. Pavia. 46) Atti e memorie dell’Accademia di agricoltura, scienze e lettere. Verona. 47) Atti del Museo Civico di Storia Naturale di Trieste. Trieste. 48) Atti della Società italiana di scienze naturali e del Museo Civico di Storia natu¬ rale di Milano. Milano. 49) Atti della Società dei Naturalisti e Matematici. Modena. 50) Atti della Società Peloritana di Scienze fisiche e matematiche. Messina. 51) Atti della Società Toscana di Scienze Naturali. Pisa. 52) Biological Bulletin. Woods Hole. 53) Biological Review. Cambridge. 54) Bjulleten’ Moskovskogo Obscestva Ispytatelej Prirody. 55) Boletim da Sociedade Broteriana. Coimbra. 56) Bollettino dell’Accademia Gioenia di Scienze Naturali. Catania. 57) Bollettino del Gruppo Grotte Brescia «Corrado Allegretti». Brescia. 58) Bollettino dell’Istituto di Entomologia dell’Università degli Studi di Bologna. Bologna. 59) Bollettino del Laboratorio di Entomologia Agraria «Filippo Silvestri» - Portici. 60) Bollettino dei Musei e degli Istituti Biologici dell’Università di Genova. Genova. 61) Bollettino del Museo Civico di Storia naturale di Venezia. Venezia. 62) Bollettino del Museo Civico di Storia naturale di Verona. Verona. 63) Bollettino del Servizio Geologico d’Italia. Roma. 64) Bollettino della Società Adriatica di Scienze. Trieste. 65) Bollettino della Società Entomologica Italiana. Genova. 66) Bollettino della Società Geografica Italiana. Roma. 67) Bollettino della Società Italiana di Biologia sperimentale. Napoli. 68) Bollettino Società Sarda di Scienze Naturali. Sassari. 69) Bollettino di zoologia agraria e di bachicoltura. Milano. 70) Bulletin de l’Institut de Geologie des Bassins d’Aquitaine. Talence. 71) Bulletin of thè British Museum (Naturai History). London. 72) Bulletin of thè Entomological Society of Egypt (Economie Series). Cairo. 73) Bulletin of thè Geological Institutions of thè University of Uppsala. Uppsala. 74) Bulletin de l’Institut Royal des Sciences naturelles de Belgique. Ser. Biologie, Entomologie, Sciences de la Terre. Bruxelles. Elenco dei periodici ricevuti in cambio del Bollettino 211 75) Bulletin of thè Minerai Research and Exploration Instimi of Turkey. Ankara. 76) Bulletin of Nanjing Instilute of Geology and Palaeontology. Nanking. 77) Bulletin de la Société Entomologique d’Egypte. Cairo. 78) Bulletin de la Societé des Sciences naturelles de F Quest de la France. Nantes. 79) Cìencia biologica. Coimbra. 80) Comunicagdes dos Servigos Geologicos de Portogai. Lisboa. 81) Coree d’aujourd’hui, la. Pyongyang. 82) Corriere UNESCO. Roma. 83) D.A. Difesa ambientale. Milano. 84) Decheniana. Bonn. 85) Decheniana. Beihefte. Bonn. 86) Delpinoa. Napoli. 87) Deutsche Akademie der Naturforscher Leopoldina. Halle. 88) Doriana. Genova. 89) Entomologische Arbeiten aus dem Museum G. Frey. Tutzing. 90) EUS - Revista Espanola de Entomologia. 91) Folk. Musei Historico-Naturalis Bakonyensis. Veszprem. 92) Fragmenta Entomologica. Roma. 93) Geologicky zbornik. Geologica carpathica. Bratislava. 94) Giornale botanico italiano. Firenze. 95) Gorre ri a,. Leiden. 96) Illinois bìological monographs. Urbana. 97) Immaginale. Lecce. 98) Informatore agrario. Verona. 99) Informatore botanico italiano. Firenze. 100) Informatore del giovane entomologo. Genova. 101) Italia Nostra. Roma. 102) Izvéstija Akademia Nauk Modavioi SSR » a. Scienze biologiche e chimiche, b. Scienze matematiche e fìsiche. Kisciniof. 103) Journal of thè Marine Biological Association of thè United Kingdom. Plymouth. 104) Journal of thè Minnesota Academy of Sciences. Minneapolis. 105) Journal of stratigraphy. Nanking. 106) Leopoldina. Halle. 107) Madoqua. Windhqek. 108) Marine studies of San Pedro Bay. Los Angeles. 109) Mediterranea. Alicante. 110) Memorias da Sociedade Broterìana. Coimbra. 111) Memoirs of Nanjing Institute of Geology and Palaeontology. Nanking. 112) Memoranda Societatis prò Fauna et Flora Fennica. Helsinki. 113) Memorie fuori serie del Museo Civico di Storia naturale dì Verona. 114) Memorie del Museo Civico di Storia naturale dì Verona. 115) Memorie e note dell’Istituto di Geologia applicata dell’Università di Napoli. 116) Memorie e rendiconti dell’ Accademia di Scienze, lettere e belle arti degli Zelandi e dei Dafnici. Acireale. 117) Memorie della Società Entomologica Italiana. Genova. 118) Micropaleontology - New York. 212 Elenco dei periodici ricevuti in cambio del Bollettino 119) Mitteilungen der Bayerischen Staatssammlung fiir Palàontologie und histor. Geologie. Munchen. 120) Mitteilungen aus dem Hamburgischen Zoologischen Institut und Museum. Hamburg. 121) Monographiae Botanicae. Warszawa. 122) Monographs of thè Allan Hancock Foundation. Los Angeles. 123) Natura. Rivista di scienze naturali. Milano. 124) Natura bresciana. Brescia. 125) Naturalista siciliano, il. Palermo. 126) Note Fitopatologiche per la Sardegna. Sassari. 127) Notiziario del Circolo Speleologico Romano. Roma. 128) Nova Acta Leopoldina. Halle. 129) Nuova scienza. Roma. 130) Novos Taxa Entomologicos. Lourenqo Marques. 131) Oberhessische Naturwissenshaftliche Zeitschrift. Giessen. 132) Ohio Journal of Science. Columbus. 133) Orsis. Barcellona. 134) Palaentologia Sinica. Nanking. 135) Palaeontology Stratigraphy and Lithology. Sofia. 136) Paleobios. Berkeley. 137) Periodico di Mineralogia. Roma. 138) Pescaport. Genova. 139) Postilla. New Haven. 140) Proceedings of thè Academy of Naturai Sciences of Philadelphia. Philadelphia. 141) Proceedings of K. Nederlandse Akademie van Wetenschappen. Ser. Physical Sciences. Ser. Biological und medicai Sciences. Amsterdam. 142) Proceeding of thè Nova Scotian Institute of Sciences. Halifax. 143) Pubblicazioni dell’Istituto di Botanica dell’Università di Catania. Catania. 144) Publicaciones del Centro Pirenaico de Biologia Experimental. Jaca. 145) Publicaciones del Departamento de Zoologia. Barcelona. 146) Publica^òes do Instituto de Zoologia «Dr. Augusto Nobre». Porto. 147) Quaderni di Agricoltura Ambiente. Roma. 148) Quaderni dell’Istituto di Geologia dell’Università di Genova. Genova. 149) Rasprave zavoda za Geoloska i Geofizicka istrazivanja. Beograd. 150) Redia. Giornale di Zoologia. Firenze. 151) Rendiconti dell’Istituto Lombardo. Accademia di Scienze e Lettere. Milano. 152) Rendiconto dell’Accademia delle Scienze fisiche e matematiche. Napoli. 153) Republique Populaire Democratique de Coree. Pyongyang. 154) Revista de la Sociedad Cientifìca del Paraguay. Asuncion. 155) Risveglio del Molise e del Mezzogiorno. Roma. 156) Riviera Scientifique. Nice. 157) Rivista di Biologia normale e patologica. Messina. 158) Rivista Rosminiana di filosofìa e di cultura. Stresa. 159) Rozpray Ceskoslovenské Akademie vèd. Praha. 160) Scientia. Milano. 161) Scienza-società. Lecce. 162) Scripta Facultatis Scientiarum naturalium. Universitatis Purkynianae Brunensis. Brno. Elenco dei periodici ricevuti in cambio del Bollettino 213 163) Senckenbergiana biologica. Frankfurt a.M. 164) Struktur und Mitgliederbestand. Deutsche Akademie der Naturforscher Leo¬ poldina. Halle. 165) Studi Geologici Camerti. Camerino. 166) Studi Sassaresi. Sassari. 167) Studi trentini di scienze naturali. Acta geologica, Acta biologica. Trento. 168) Technical reports of thè Allan Hancock Foundation. Los Angeles. 169) Thalassia salentina. Lecce. 170) Transaction of thè Wisconsin Academy of Sciences, Arts and Letters. Madison. 171) Travaux biologiques de l’Institut J. B. Carnoy. Louvain-la-Neuve. 172) United States Geological Survey - a. Annual report; b. Bulletin; c. Earthquake information bulletin; d. Professional paper; e. Techniques; f. Water supply paper. Washington. 173) University of California publications in Geological Sciences. Los Angeles. 174) University of California publications in Zoology. Berkeley. 175) Universo. Firenze. 176) Verhandlungen der Zoologisch - Botanischen Gesellschaft in Òsterreich. Wien. 177) Vesnik. a. Geologija; b. Inzenjerska Geologija i Hidrogeologija; c. Geofizika. Beograd. 178) Vita italiana. Roma. 178) Vita oggi. Roma. 180) Zbornik Slovenského Nàrodného Mùzea. Bratislava. Recensioni 1) Centre de Documentation du C.N.R.S. - 26, Rue Boyer, 75971 - Paris Cedex 20. 2) Library Chemical Abstracts Service - P.O. Box 3012 - Columbus, Ohio 43210. 3) Libri e Riviste d’Italia - Ministero per i Beni Culturali e Ambientali - Divisione Editoria - Roma. 4) Literature Resources Department Biosciences Information Service. 2100 Arch Street - Philadelphia, Pennsylvania - 19103 U.S.A. INDICE Moncharmont U. - In memoria di Arturo Palombi . . pag. 3 Nemethy G. - The Structure of Proteins . . » 23 Carrara E., Guadagno F. M., Ra polla A., Cristiano P., Roberti N. - Indagini sismiche a rifrazione nell’area flegrea per la determinazio¬ ne dei parametri elastici dinamici dei principali litotipi superficiali » 29 Lenzi G. - Studio mineralogico e fisico-chimico sulla zeolitizzazione dei tufi del Monte Vùlture, in previsione di un loro impiego come decontaminanti di soluzioni radioattive . . » 41 Cinquegrana R. E. - Modalità di deformazione della Scaglia Rossa del- l’Appennino umbro-marchigiano . » 67 Fiorito G., Capuano C., Miralto A., Greenberg G. - Contributo alla conoscenza del ruolo del comportamento di emissione di inchio¬ stro nel genere Aplysia (Mollusca, Gastropoda, Opisthobranchia) » 87 Patella D., Lapenna V. A., Satrianq C. - L’interpretazione dei profili sismici a rifrazione col metodo reciproco generalizzato . . . » 107 Schettino O. - Alimenti e salute . » 129 Bergamo P., Miralto A., Fiorito G. - Un catalogo degli atteggiamenti comportamentali esibiti da Carcinus mediterraneus, Czerniawsky (Crustacea, Decapoda, Brachyura) nell’espressione dell’aggressività intraspecifìca . . » 147 D’Antonio C. - Gli Odonati del lago di Falciano (Falciano del Massico, Caserta) e nuove catture di Odonati in altre stazioni (XXIII Contri¬ buto alla conoscenza degli Odonati) . » 165 de Filippo G. - Seasonal Changes in Habitat Selection Among Sylviids (Aves) on a Mediterranean Island . . » 177 Processi verbali delle tornate e delle assemblee generali . » 185 Elenco dei soci al 31 dicembre 1987 . . » 197 Elenco dei periodici ricevuti in cambio del Bollettino della Società dei Naturalisti . . . » 209 TERMINATO DI STAMPARE OGGI XXXI MAGGIO MCMLXXXIX NELLE OFFICINE GRAFICHE NAPOLETANE FRANCESCO GIANNINI & FIGLI S.P.A. Direttore responsabile: Prof ALDO NAPOLETANO Autorizzazione della Cancelleria del Tribunale di Napoli - n. B 649 del 29-11-1960 Art. 14. — Nel dattiloscritto, si raccomanda di indicare con doppia sottolineatura (maiuscoletto) i nomi degli Autori e con la sottolineatura semplice (corsivo) i titoli dei periodici nella bibliografìa, i nomi scientifici latini ed i termini stranieri. Art. 15. — Le illustrazioni che corredano il testo saranno accompagnate da brevi esaurienti didascalie nella stessa lingua del testo. Art. 16. — Dato il tipo di carta adottato per la stampa del Bollettino la maggior parte delle figure andranno inserite come tali nel testo, con numerazione progressiva. Al termine del testo, in continuità "con rimpaginazione precedente, potranno essere inserite delle tavole contrassegnate da numeri romani progressivi, fermo restando che le dimensioni - inclusa la didascalia - non oltrepassino quelle del formato standard di cm 11 x 18. È con¬ sigliabile che gli originali per le illustrazioni siano di dimensioni superiori a quelle defini¬ tive (IV2 o 2 volte quelle definitive). Salvo indicazioni contrarie, le illustrazioni saranno riprodotte in modo da utilizzare al massimo il formato standard e, in ogni caso, in confor¬ mità con il parere espresso in merito dal Redattore. Art. 17. — Le tabelle andranno contrassegnate con una numerazione indipendente e progressiva. Per eventuali tabelle con dati numerici 0 elenchi di nomi con segni o grafici è consigliabile preparare un originale ad inchiostro di china 0 dattiloscritto da cui possa essere ricavato uno zinco. Salvo casi di impossibilità, dette tabelle non dovranno superare le dimensioni di cm 11 x'18. Art. 18. — Le note a piè pagine devono portare una numerazione indipendente e progressiva dall’inizio del lavoro. Nel dattiloscritto esse vanno presentate a parte, tutte riu¬ nite in successione e numerate. Art. 19. — La bibliografia sarà raccolta alla fine del testo e dovrà comprendere solo i lavori effettivamente citati nel testo stesso, in una delle forme seguenti Gray (1824); (Gray, 1824); (Gray, 1824; 73); va pertanto esclusa una numerazione progressiva dei rife¬ rimenti bibliografici. Nell’elenco alfabetico degli Autori il cognome dovrà essere riportato prescindendo dai prefissi di casato (p. es. de , von ecc.) che, se presenti saranno indicati subito dopo il nome. Se di uno stesso Autore vengono citati più lavori, questi saranno elencati cronologica¬ mente. Si faranno seguire alla data di pubblicazione, nell’ordine, le lettere a, b, c, ecc. quando i lavori abbiano lo stesso anno di edizione. Le stesse lettere dovranno essere ripor¬ tate nelle citazioni nel testo. Per lavori pubblicati da più Autori, tutti gli Autori dovranno essere riportati in Bibliografìa, mentre nel testo - qualora gli Autori siano tre o più - si riporterà solo il primo con l’aggiunta di et al. Al cognome dell’Autore seguirà l’iniziale 0 le iniziali del nome, quindi la data di pub¬ blicazione del lavoro, tra parentesi e punto. Nel caso di più Autori, questi saranno separati da una virgola. Il titolo del lavoro dovrà essere riportato per esteso, sottolineando le eventuali parole in corsivo. I titoli dei periodici dovranno essere riportati in corsivo (sottolineatura semplice) ed abbreviati attenendosi alla Word List of Scientific Periodicals , IV Ed. (1963-65). Il numero del volume sarà sottolineato con una linea semplice ed una ondulata onde sia riprodotto in grassetto; esso sarà eventualmente preceduto, tra parentesi, dal numero della serie e seguito, pure tra parentesi, da quello del fascicolo; quindi due punti e indicazione della prima e dell’ul¬ tima pagina dell’articolo, delle eventuali figure (figg.), tavole (tavv.), tabelle (tabb.) ed infine la città tra parentesi. Qualora il periodico sia articolato in numeri, questi saranno indicati col simbolo N°; analogamente la parte si indicherà con P., la sezione con Sez., il supplemento con Suppl. una nuova serie con N. Ser., una edizione con Ed. In ogni altro caso il riferimento dovrà essere riportato per esteso (per es. nella citazione di una tesi, di un simposio ecc.). Per i lavori non pubblicati su periodici si indicheranno dopo il titolo, nell’ordine, l’Edi¬ tore e la relativa Città; quindi dopo il punto, il numero complessivo delle pagine (pp.), le eventuali figure (figg.), tavole (tavv.), e tabelle (tabb.). Gli esempi seguenti potranno servire da guida per la compilazione della Bibliografia: Crescenti U., C roste lla A., Donzelli G. & Raffi G. (1969). Stratigrafia della serie calca¬ rea dal Lias al Miocene nella regione marchigiano-abruzzese. Mem. Soc. geol. ital. 8: 343-420, 64 figg., 3 tavv. (Pisa). Goodey J. B. (1963), Soil and freshwater Nematodes. Metheum and Co., London, XV + 544 pp., 298 figg. Art. 20. — Di eventuali errori e/o omissioni nella compilazione della Bibliografia sono responsabili gli Autori delle note. La Redazione del Bollettino della Società dei Natu¬ ralisti non risponde delle opinioni scientifiche espresse dagli autori. vj in ‘ T' DNIAN INSTITUTION NOUfllliSNI _ NVIN0SH1IIAJS S3iaVH8n L I B R AR l ES SMITHSONIAN _ z \ . _ _ = co co ums s3iBvaan librar i es smithsonian institution NoiiniusNi mvinoshxiiais 2: r- _ _ 2: r* _ _ 2: ^ 2: DNIAN INSTITUTION NOIiniliSNl NVINOSHilWS SSIHVHfln LIBRARIES SMiTHSONIA^ 2: .v,. co 2: .. _ _ co 2: ,>v. a, 2 ^ > Hiiws^sa iavaan^L|BRARi£s smithsonian institution Noiiru.ii.SNi nvinoshiiw; O _ -Kys— q v^' __ O ONIAN- INSTITUTION NOIiniUSNI^NVINOSHilHS S3 I a VH 8 IT ~’u B R AR I ES^ SMITHSONIAt z r- , K r- z O ' M/'. co 2 > ^=222^ 5 >• S DNIAN INSTITUTION NOUfUllSNI NVINOSHIIWS^SB I d Vd a n\l B RARI ES^SMITHSONIAf ~ co _ ^ co co mm ssiavaan ubraries smithsonian institution NoiiniusNi nvinoshiim 2: _ _ r~ _ _ _ 2: r* z r* O O . ^ O xtvtfvòtT'x, _ v. 3 m W7 | ^ ^ DNIAN INSTITUTION NOIlfllllSNl NVIN0SH1IWS S3 I dVd 8 IT_ L I B R AR I ES^SMITHSONIAI co z _ co z w ^ **” — HilWS^SS luvaan2 LIBRARI ES^SMITHSONIAN^INSTITUTION^NOU.niUSNI^NVINOSHJ.IW CO ~ CO ~ CO co cn jz. i/ì ^ ition NoixnxixsNi_ nvinoshxiins saiavaan libraries smithsonian institution CO _ -rr X 01 _ _ _ ^ CO ~ O S? * ___ Z ^ z aan libraries smithsonian institution NoiimusNi nvinoshxiins saiavaan 2 ± io JTION NOIXnillSNI_NVINOSHllWS S3 I UVU 8 IT L I B R AR I E$ JSMITHSONIAN_ ITUTION co fc. 2 CO 2 2 co aan libraries smithsonian institution noixoxixsni nvinoshxiins saiavaan “ CO ^ CO _ _ co o Xgft 0 c/ 3 O _ XiOuj5^/ Q ITION^NOIinillSNI^NVINOSHimS^SB I dVB 8 II ^Ll B RAR I E S^ SMITHSONIAN^INSTITUTION 2 l~ 2 ___ r- 2 3 CD òó /fSìwèÒK - > co >*■ ^ ^ ^ i w *?/*'• ** X! CO m *’ \w xjvasviv' m x^yos^x y ro __ c o ' zz co £ co aan LIBRARIES SMITHSONIAN INSTITUTION NOliniIlSNI NVINOSHXIINS saiavaan 2 <2 _ _ 2 io 2 <£ x ^ I ? 4Kk § a 4m 55 i?f? 3?) § \v3»; <5 M&'Às- <*> fk O /**% co B6/* co ^ z co ^ 2 co 2 ITION NOfinillSNI NIVINOSHXIINS SBiaVaail LIBRARIES SMITHSONIAN INSTITUTION co _ -a» \ io ____ r; co aan libraries smithsonian institution noixiuiisni nvinoshxiws saiavaan - 1 , .. ,£ /£2ew&ì\ I /S®x 5 O ■JQ > ^ v^WoW.t/ r- vow. .Vi7 50 'ìMàhWjf/ — m ^ m co s co £ — co JTION NOIifUIXSNI NVINOSHilINS S3iavaail LIBRARIES SMITHSONIAN INST UTIOIV CO 2 _ CO 2 >v- CO 2: ^ i s \&s£r | | I i 2 CO 2 CO *.2 - aan_ libraries smithsonian institution noiìtixixsni nvinoshxiws saiawaan co ^ __ co ~ co