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Z l ixiws sai ava a n libraries smithsonian institutìon noixiuixsni nvinoshxims co ^ _ co ~ _ _ _ co _ r; _ c tu £ x^asoÀ^x ni z W _ cn < ?> or MZtAkSTj?/ — Di '4/MtW — vc^w^o; o Xjv pcj/ “ Q \Q\pcy _ x^ixa^ Q JNIAN^ INSTÌTUTION NOIinillSNI^NVlNOSHlllAIS 3 I d V B 8 11 “"il B RARI ES^SMITHSONIAN" r* z f • Z r~ z r O vv ,v O ^CisTirTX — ^-^TrTr^v. O uiws sa lava a n libraries smithsonian institutìon NoixruixsNi nvinoshxiws z -, w _ ^ z » z t P ^/À; t | | ì^“ | | jnian institutìon noixitiiìsni NviNosHXiiAis^sa lavaan"2 librari esmsmithsonian CO •—>> v CO co LcJ X^11^ CO ^ UJ \ 2 ! 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Il Comitato di Redazione qualora lo giudichi necessa¬ rio ha facoltà di chiedere il parere consultivo di altri, anche non soci. Art. 2. — I testi delle note devono essere consegnati al Redattore, dattiloscritti in tri¬ plice copia, nella stessa tornata o assemblea in cui vengono comunicati. Per gli allegati (figure, tavole, carte ecc.) si richiede la consegna, oltre che degli originali destinati alla Tipografia, di una copia eliografica di tutti i disegni a china e di una seconda serie di stampa per tutte le fotografie, con l’indicazione su ciascuna di esse della figura cui si rife¬ risce e del simbolo (numero o lettera) che ne indica la posizione nella figura stessa. Per le diapositive a colori potrà essere fornita, in luogo di una seconda copia, una stampa a colori nel formato minimo di cm 10 x 15. Art. 3. — Ogni anno i soci hanno diritto a 10 pagine di stampa, gratuite, o al loro equivalente, oltre a 50 estratti senza copertina. Tale diritto non è cedibile né cumulabile. Art. 4. — Con le prime bozze, la Tipografìa invierà al Redattore il preventivo di spesa per la stampa nel Bollettino e per gli estratti, questi lo comunicherà all’Autore per la parte di spesa che lo riguarda. Art. 5. — L’Autore restituirà con le prime bozze, gli originali ed il preventivo di spesa per la stampa, sottoscritto per conferma ed accettazione, indicando il numero di estratti a pagamento desiderati, l’indirizzo a cui dovrà essere fatta la spedizione e l’intesta¬ zione della fattura relativa alle spese di stampa del periodico e degli estratti. Nel caso che l’ordine provenga da un Istituto Universitario o da altro Ente, l’ordine deve essere sotto- scritto dal Direttore. Art. 6. — Modifiche ed aggiunte apportate agli originali nel corso della correzione delle bozze (correzione d’Autore), comportano un aggravio di spesa, specialmente quando richiedono la ricomposizione di lunghi tratti del testo o spostamenti nelfimpaginazione. Tali spese saranno addebitate all’Autore. Art. 7. — Le bozze devono essere restituite al Redattore entro 15 giorni. Il ritardo comporta lo spostamento della nota relativa nell’ordine di stampa sul Bollettino; per questo motivo la numerazione delle pagine sarà provvisoria anche nelle ultime bozze e quella definitiva sarà apposta su esse a cura e sotto la responsabilità della Tipografia. Art. 8. — A cura del Redattore, in calce ad ogni lavoro sarà indicata la data di accet¬ tazione da parte della Rivista. Art. 9. — Al fine di facilitare il computo dell’estensione della composizione tipogra¬ fica dei lavori è necessario che il testo venga presentato dattiloscritto in cartelle di 25 righe, ciascuna con 60 battute. Art. 10. — L’Autore indicherà in calce al dattiloscritto l’Istituto o l’Ente presso cui il lavoro è stato compiuto e l’eventuale Ente finanziatore della stampa e delle ricerche. Art. 11. — Le note saranno accompagnate da due riassunti, da cui si possa ricavare chiaramente la parte sostanziale del lavoro. Uno dei due riassunti sarà in italiano e l’altro, più ampio ed esauriente, preferibilmente in inglese. Art. 12. — Vengono ammesse alla pubblicazione sul Bollettino anche Note d’Autori non soci, purché presentate da due soci e preventivamente sottoposte per l’approvazione al Comitato di Redazione. La stampa di tali Note sarà a totale carico degli Autori. Art. 13. — I caratteri disponibili per la stampa sono i seguenti: maiuscolo - — J maiuscoletto -, corsivo - , tondo; in corpo 10 e corpo 8. L’Autore potrà avanzare proposte mediante le sottolineature convenzionali prima riportate. La scelta defi¬ nitiva dei caratteri è di competenza del Redattore. ISSN 0366-2047 BOLLETTINO DELLA SOCIETÀ DEI NATURALISTI IN NAPOLI VOLUME XCVII - 1988 GIANNINI EDITORE NAPOLI 1990 SOCIETÀ DEI NATURALISTI IN NAPOLI VIA MEZZOCANNONE, 8 CONSIGLIO DIRETTIVO BIENNIO 1988-89 Prof. Aldo Napoletano Prof. Oreste Schettino Prof. Teresa de Cunzo Dott. Graziano Fiorito Prof. Eugenio Piscopo Prof. Amalia Tavernier Dott. Vincenzo Cutillo Prof. Pietro Battaglini Prof. Giuseppe Caputo Prof. Gennaro Corrado Prof. Enrico Franco - Presidente - Vice-Presidente - Segretario - Vice-Segretario - Tesoriere - Bibliotecario - Redattore delle pubblicazioni - Consigliere - Consigliere - Consigliere - Consigliere Hanno contribuito alla stampa di questo volume: La Presidenza del Consiglio dei Ministri - Ente Nazionale Cellulosa e Carta Il Ministero per i beni culturali ed ambientali L’Università di Napoli COMITATO DI REDAZIONE DELLE PUBBLICAZIONI È costituito dal Presidente, dal Redattore delle pubblicazioni e dai quattro Consiglieri, ma si avvale, quando lo ritiene più opportuno, della consulenza scien¬ tifica di particolari competenti italiani o stranieri. In particolare a questo numero hanno collaborato: Pietro Battaglini, Gian Carlo Carrada, Pietro Celico, Bianca Maria Cita, Renato Cristoffolini, Arturo Di Maio, Gio¬ vanni Germanà, Maria Zei Moncharmont, Ugo Moncharmont, Aldo Napoletano, Alfredo Paoletti, Pietro Parenzan, Rita Pascolini e Giulio Sergio Tazioli. Boll. Soc. Natur. Napoli voi. 97, 1988, pp. 3-16, flgg. 5, tabb. 3 Air and Marine Pollution in thè Bay of Naples Nota dei soci Adriano Mazzarella (*), Antonino Palumbo (*), Enrico Gargiulo (**) e di Alfredo Parrella (**) Riassunto - Tutti i modelli diffusivi disponibili in letteratura forniscono stime del livello di concentrazione degli inquinanti sospesi nell’aria. Il meccanismo fisico relativo al trasferimento degli inquinanti dalfaria al mare è ancora largamente sco¬ nosciuto e difficoltoso da investigare a causa dell’elevato numero di variabili tra loro interconnesse quali l’intensità del vento, la turbolenza, la temperatura deH’aria e dell’acqua di mare, l’umidità dell’aria, la pressione atmosferica, la rugorosità del mare etc. La stima della concentrazione degli inquinanti nell’aria su tutto il golfo di Napoli è stata eseguita con il modello gaussiano di Hanna and Gifford, già testato con successo nell’area di Napoli. La difficoltà del passaggio dalla concentrazione degli inquinanti dall’aria al mare è stata superata sperimentalmente paragonando le concentrazioni degli inquinanti sospesi nell’aria raccolti contemporaneamente in piatti pieni di acqua bidistillata, posti nello stesso posto della stazione di monitorag¬ gio ed adeguatamente protetti dalle polveri sedimentabili e dalla pioggia. È stato così possibile ottenere dettagliate mappe di dry deposition di alcuni metalli pesanti su tutto il golfo di Napoli. I risultati conseguiti mostrano che il rapporto tra la dry e la wet deposition nel golfo di Napoli ammonta a circa il 30%. È stata pure investi¬ gata la tossicità dei metalli pesanti esaminati. Summary - A reasonable estimate of atmospheric dry and wet deposition of some heavy metals in thè Bay of Naples is obtained by means of a diffusive model already successfully tested in thè city of Naples. The mechanism relative to thè transfer of pollutant from thè air into thè sea, difficult to quantify because of thè great number of variables linked together, has been computed comparing thè concentrations of thè heavy metals suspended in thè air and collected simultaneously by plates fìlled with bidistilled water, located in thè same place of thè atmospheric pollution monitoring station. The toxicology of thè examined heavy metals has been also examined. (*) Dipartimento di Geofìsica e Vulcanologia - Università di Napoli. Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. (**) Cattedra di Igiene della Facoltà di Scienze - Università di Napoli. 4 A. Mazzarella, A. Pa/umbo, E. Gargiulo e A. Parrei la 1. INTRODUCTION All available diffusive models provide an estimate of ground level con- centration of pollutants suspended in thè air. The mechanism relative to thè transfer of pollutants from thè air into thè sea is stili largely unknown and difficult to investigate because of thè great number of variables which are not independent such as wind speed, turbulence, sea roughness, air and sea temperature, air humidity, atmospheric pressure, etc., that should be investigated. This paper is aimed at trying to fili this gap by comparing thè concentrations of thè examined heavy metals suspended in thè air and col- lected simultaneously by plates filled with bidistilled water located in thè same place of thè atmospheric pollution monitoring station. 2. COLLECTION OF DATA Three pollutant ground level Phylips-type monitoring stations, located at 3 m above ground level within thè city of Naples and nearby sea-side, were equipped from October to Decomber 1985 with a large volume air- collector and a filter entrapping thè suspended particles. The filler was replaced each week. Since thè air collecting rate decreases with filler obs- truction, daily observations were performed so as to computo a mean weekly value. This was found to be equal to 45 1/h. The filter together with thè entrapped particles was thus analysed to search for thè following heavy metals: Fe, Cu, Pb, Cd. The influence of a clear filler was measured by thè analysis of a clean filler. 1 Te above stations were, moreover, equipped with plates filled with bidistilled water sheltered both from sedimentable par¬ ticles and from rainfall. The water in thè plates and thè filter were collect- ed and analysed weekly to search for heavy metals. The meteorological data, also required by thè diffusive model, were obtained from thè First Class Meteorological Observatory of Naples University. The point-source parameters (source strength Qp, geometry of thè stacks, piume temperature, emission rate, etc.) were provided by locai industries and/or thè Public Authority. Assuming thè total source strenght QTto be balanced by thè pollut¬ ant flux across thè down-wind edge of thè city, one obtains: QT=cxuxUxE (Palumbo and Mazzarella, 1981) where c (pgm-3) is thè mean ground level concentration provided by thè monitoring stations located within thè city, ìi (ms-1) is thè surface mean wind speed, U (km) is thè side of thè city supposed to be a square and E (m) is thè mean height of thè urban piume. The areal source strength QA is then obtained from thè computed value of Air and Marine Pollution in thè Bay of Naples 5 Qt and thè observed one. Other inputs required by diffusive models (stabil- ity category, piume rise, height of boundary layer) were taken from Adi¬ letta et al (1981). Rainwater fading over thè entire Bay of Naples was obtained from stations located around thè Bay and belonging to thè Nati¬ onal Hydrographic Service. 3. Analysis of Data Both filters and suitable amounts of thè exposed volume of water were worked in acidic environment with HN03 and HC104. After thè removai of insoluble material, thè clear solution was concentrated under vacuum at 30°C up to 1/10 of thè originai volume and then analysed for Pb++, Cd++, Cu++ and Fe++ content by standard emission technique. In thè case of samples with a very low content of metals (less than 0.02 ppm) thè concentration factor was increased to 1/100 to secure significant determinations of metals well within thè limit of sensivity. The total amount of each analysed ele- ment fallen from thè atmosphere into thè plates was reduced to a one- squared-meter surface for each month. The chosen rainfall stations have approximately thè same altitude, are located near thè sea and overlook thè Bay (Table 1). A rainfall load dosed over thè Bay «B» was computed according to R(k) = 1 /A Rx,y,k dxdy where Rxy>k is thè monthly amount of rainfall recorded for thè k th month at station of coordinates x, y and A is thè area of thè Bay. An estimate of thè integrai has been carried out on thè basis of thè available rainfall data by means of thè polygon method. The rainfall TABLE 1 Geographical position, height of rainfall stations located around thè Bay of Naples and regression coefficient (m) of each station on Naples station. Station N Lat E Long Height (MSL) m (mm/mm) Naples (University) 40°50' 14°15' 50 m Ischia 40°40' 13°50' 120 m 0.73 + 0.05 Capri 40°20' 14°20' 254 m 0.44 ± 0.04 Castellammare 40°35' 14°30' 18 m 1.12 ± 0.09 Piano di Sorrento 40°30' 14°25' 50 m 0.90 ± 0.07 Licola 40°58' 13°55' 2 m 0.72 ± 0.05 6 A. Mazzarella, A. Palumbo, E. Gargiulo e A. Parrella load so computed was also reduced by 0.8 (Palumbo and Mazzarella, 1985) to allow for a drier area at sea than along thè shore. The rainwater fading over thè entire Bay of Naples was found to be equal to 60 mm/ month and analysed to search for thè heavy metals. 4. Diffusive Model During thè process of off-shore atmospheric transport to a marine area it is known that a considerable fraction of contaminant deposition will occur on water relatively dose to thè major Coastal sources (less than 100 km). In this way, thè transport of contaminated air parcels takes place in thè tur- bulent, relatively shallow boundary layer which is well mixed in thè verti- cal piane (height less than 1000 m). This flow is essentially two-dimensi- onal in thè horizontal piane and thè resulting deposition pattern extends direclty from thè source. The problem along coast-lines is similar to that of atmospheric deposition of contaminants around urban areas. On such a scale, thè well-known Gaussian piume model dominated most praticai applications since asssumptions that thè wind fìeld is uniform and that thè turbulence is homogeneous are approximately valid within thè boundary layer and therefore lead to a considerable simplification in thè prediction of contaminant dispersion. Various models of this kind are available in lite- rature. W e bave treated some of them and bave chosen thè Hanna-Gifford urban pollution model (1973) introducing thè climatic inputs typical of Naples (Adiletta et al. 1981). The ground level concentration of suspend- ed particles computed by this model was compared with thè corresponding data observed by monitoring stations in thè city (Fig. 1). The results show reasonable agreement between observed and computed valutes (Table 2). 5. Dry Deposition Across thè Air/Sea Interface To solve thè problem of thè transfer of pollutants suspended in thè air to thè sea surface, thè metals collected by thè plates bave been compared with thè corresponding simultaneous metal concentration obtained by ana- lysis of thè filters of thè monitoring station and with simultaneous meteo- rological data. Mean weekly ratios between thè atmospheric concentrations of metals and thè corresponding amounts collected by a 1 m2 of surface water were found to vary with meteorological data. For a First estimate of thè atmospheric contribution to marine pollution, thè ratio relative to thè Air and Marine Pollution in thè Bay of Naples 1 Fig. 1. -- Position of monitoring and meteorological stations within thè City of Naples. 8 A. Mazzarella, A. Palumbo, E. Gargiulo e A. Parrei la TABLE 2 Ground level concentration of suspended particles observed (O) and computed (C) (according to thè Hanna-Gifford model) at various stations located within thè city. 0 (ng/m3) C(fig/m3) Bagnoli 70 120 Via Labriola 100 114 Posillipo 43 94 Vomero 78 104 Piazza Dante 150 111 Via Foria 100 112 Doganella 119 99 Piazza Garibaldi 78 115 Via G. Ferraris 122 116 Barra 111 115 S. Giovanni 138 114 entire 3 months of observation was assumed representative of thè whole time interval and of thè entire area. The amount of metals transferred from thè air to thè sea surface was then computed starting from thè data provid- ed by thè diffusive model and from thè ratios computed as above. Detailed maps of dry deposition for thè examined metals are reported in Figs. 2, 3, 4 and 5. 6. Wet Deposition The entire area of thè Bay of Naples is equal to 870 km2 and thè mean rainfall over thè Bay during thè period from October to December 1985 was found to be equal to 60 mm/month. The analysis of thè rainwater col- lected by rainfall stations allowed to compute thè amount of metals fallen over thè entire Bay. The results are reported in Table 3. 7. Toxicity of thè Examined Heavy Metals Iron - The human body contains 3-4 gr of iron distributed in various tissues, 70-80% of which is tranformed in ironporphyrin or heme that with Air and Marine Pollution in thè Bay of Naples 9 Fig. 2. — Detailed map of dry deposition of Fe over thè entire Bay of Naples. UI X TE^O 1 10 A. Mazzarella, A. Palumbo, E. Gargiulo e A. Parrei la Fig. 3. — Detailed map of dry deposition of Cd over thè entire Bay of Naples. Air and Marine Pollution in thè Bay of Naples 11 Fio. 4. - Detailed map of dry deposition of Cu over thè entire Bay of Naples. 12 A. Mazzarella, A. Palumbo, E. Gargiulo e A. Parrei la £ N H in . £ A 'fl 3 ^ 4J ■ ■ \ 0 Q cn *•** • . Zi ^ÌsMÌk^ìÀ^À •e&ùìc • vV".'‘ >' >' ■ t*\ .' t-'^'',' $ 5$ ?/ ^ '% •^r^v' >" ì' A?ì 8^ •"' 'tK' / ( ■X* ;•:$&•.•■ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ • l.'vWvW; %• • -« W WO«W*w'‘)»WwW . * • . * * 5 * ■ *b* 0^j-\£-e- Z3Ì. Zvfr2-^ .. • ■ -U'ZZi- YA&ZZP SA Aza SAPIS> ZZé" \Ja?^a tSSSSSSA^ SA SlSASSSA SS^ZS^SSSZ^SSZAAA’SSSZSì • • ‘ .w-’/jfiafi afiasafi^^ fc^dk . . -_»^i^^^^j!&i^8^»^^S»S^^^^«!fl^«SsiS^SL. • . » . iS y§n?§^Y§r ^ \>V%( v *>> odSy1 ìK j$ j£Ì i^a’VJ1' ra wx? S^jFs " W. V- » 2^ ^ ^1* V vP'^V,^ ^i ^>’S^^^''tv ì°^f £ ■>"« ^ *^, ^ %vv' ^ X^ y 5. * ^ v v1* sX? 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It has been experimented that acute exposure of rats (500 mg/m3) for periods longer than 30 minutes provokes nasal irri- tation and respiratory difficulties (Sunderman and Sunderman, 1970). A high incidence of pulmonary cancer in haematite-miners is also reported (Sunderman and Sunderman, 1970). A peculiar aspect of iron excess is thè deposit of 35-50 gr of iron as hemosiderin in liver (cirrhosis) or pan¬ creas (bronze - coloured diabete) (Friberg and Vouk, 1979). Thus, an iron excess of 3 mg/day causes thè criticai age to be about 50 years. The toxic effect of iron excess in thè marine organisms is not yet known: fishes being injured or killed by hydroxide-iron flocculates through mechanical action in thè gills when thè sea iron concentration is elevated (250-1000 ppm). Cadmium - Together with mercury, it provokes poisoning also in no- exposed people. Inhalation of fumes with 5 mg/m3 of cadmium for 8 hours is lethal, while air with 1 mg/m3 causes clinical symptoms as Chemical pneumonia ad emphysema (Lars Friberg et al., 1971; Purves, 1977). The exposure and ingestion of cadmium causes serious troubles to kidney tubules, with ionie derangement, anemia, interaction with other metals (Ca, Zn, Se particularly) and insufficiency of vitamin D. The cadmium-poi- soning, other than to prevent intestinal absorption of vitamin D, hampers resorption of Ca and P by tubules with increase of calciura and phosphatu- ria (Lars Friberg et al., 1971). Again, cadmium is correlated to zinc in respect to thè enzymic System, so that an acute poisoning provokes an oxi- 14 A. Mazzarella, A. Palumbo, E. Gargiulo e A. Parrei la dative phosphorylation decrease in liver celi; zinc is also necessary for ger¬ minative epithelium and cadmium-poisoning induces testicular necrosis due to its action on isoenzyme of carbonic anhydrase (Lars Friberg et al., 1971). Accumulation of this metal in kidney causes proteinuria with exere- tion of low molecular-weight (p2-microglobulin) that normally is reab- sorbed almost completely according to metabolic cycle. Thus, thè proteinu¬ ria is an excellent tracing for chronic poisoning. The toxicity of cadmium for thè marine organisms varies according to thè quality of thè compound (average: 0.1-10 ppm up to 100 ppm). Its concentration factor is equal to 10000 for thè algae, 200 for thè copepoda, 30-100 for thè other marine ver- tebrates. Copper - It is an important oligodynamic element also for its action in thè iron-metabolism. It is assimilated by intestinal epithelium and tran- sported from thè liver with a high molecular-weight protein (a2-globuline), or oxidase, that is necessary to oxidize Fe2+ to Fe3+. The exeretion of cop¬ per is low via urine (10-60 pgr/day) and is influenced by molybdenum which provokes exeretion increase; its elimination is considerable via bile (Dhar Sanat, 1973). Exposure to fumes (0.1 mg/m3) causes acute irrita- tion in respiratory tract. These symptons are reversible except for Wilson’s desease (hereditary with copper metabolism alteration) that evolves to cirr- hosis rapidly (Sunderman and Sunderman, 1970). A level of Cu in total blood equal to 5.4 mg/1 is responsible for hepatic functional activity; again a level equal to about 8 mg/1 provokes jaundice and renai damage (Fri- berg and Vouk, 1979). The copper is toxic for thè fishes when it is concentrated between 0.02 and 0.5 ppm. Its factor concentration is high in thè oysters (5700-10000), medium in thè other marine invertebrates (5000), low in thè algae (5000) and in bacteria (900). Lead - Lead poisoning is attributable to ALA-dehydrase inhibition and interferes with incorporation of iron in protoporphyrin-9 in thè molecule, producing hemoglobin reduction (anemia), increase of serum iron and ery- throcyte protoporphyrin-9 (Krenkel, 1973). An organic lead intoxication causes in thè urine an increase of exeretion of delta-aminolevulinc acid. These metabolic effeets remain also after exposure even if thè lead level in blood becomes normal (20-40 ^igr/100 mi) so, interference in thè synthesis of hemoglobin is indicative for acute (gastrointestinal colie, encephalo- pathy, anemia, Burton’s gengivitis) or chronic poisoning (nephropathy, vascular and kidney disease, degenerative disturbances of nervous and Air and Marine Poliution in thè Bay of Naples 15 blood cells System); on thè other hand, lead level in blood or in urine are representative of exposure’s indicators. Indeed, acute or chronic poisoning belongs to occupational-type disease; thè atmospheric poliution is respon¬ sive for thè exposure to thè lead even if lead concentration is not yet dan- gerous (150-200 pgr/m3) (Purves, 1977; Krenkel, 1973). High values in blood of population living near highways or industriai area (20 pgr/100 mi) are experimented in respect to rural area where lead levels are recorded (12 pgr/100 mi) (World Health Organization, 1977). The concentration factor of thè lead in thè marine organisms is equal to 1400 with a toxicity under 0.1-1 ppm in presence of coagula of branchial mucus. 8. - Discussion The present results represent only a rough estimate of atmospheric dry deposition of heavy metals in thè Bay of Naples since meteorological influ- ence was not taken into account. Further observations will be carried out to get more refined determinations. Nevertheless, thè present data, obtained by a diffusive model taking into account thè air/sea interchange, are found to be in fair agreement with those experimented by Palumbo ad lannibbelli (1984) who collected wet and dry metal deposition by means of plates filled with bidistilled water located around thè Bay. The present results confirm thè high percentage (Fe = 31%, Cu = 10%) of atmospheric sources in respect to hydric ones in thè area under survey. It is shown that atmospheric contribution to marine poliution around thè Bay of Naples has a clear dominance of dry over wet deposition with thè exception of Pb which, as expected, comes to thè atmosphere and therefore into thè cloud systems from motor traffic running over thè wide Coastal area. In fact, along thè coastline of thè city of Naples, total deposition of Pb (1300 pgr/m2 day) is comparable to thè highest values observed in some West German cities (Essen, Frankfurt) (Georgii et al., 1984) and related to thè intense motor traffic. The ratio dry/total = 31% is generally higher than thè above German cities. This is because in Naples, which faces thè sea and is surrounded by a Coastal piane, thè prevailing weather types come mostly from thè sea to thè East and thè could path is not affected by antrophogen- ic influences. Rainfall in thè Bay is therefore cleaner than over Germany. The total deposition of Fe (800 pgr/m2 day) is comparable with almost all Germany stations whereas thè ratio dry/total = 40% is generally lower because of smaller iron industries in thè Neapolitan area. The present investigation will be extended to all Italian coast-lines. The marine envi- 16 A. Mazzarella, A. Palumbo, E. Gargiulo e A. Parrei la ronment transforms thè heavy metals in flocculates that are deleterious to marine organisms owing to mechanical obstruction of their vital apparata and absorption by their mucous membrane and tegumenta. Thus, marine organisms cause risk to human health when utilized for alimentary purpose (e.g. Minamata desease). The particulate material sediments rather rapidly whereas thè suspended one is absorbed to living or dead particellar orga¬ nisms (seston), thè portion of which not caught by marine-feeders rests on sea floor as faeces or pseudofaeces. Such sea floor destritus, rich in not assimilated metals is largely utilized by benthos animals and particularly by limivores. REFERENCES Adiletta G., Mazzarella A., Palumbo A. & Vittozzi P., 1981 - Short range fore- casting of inputs required by diffusive models. Boli Soc. Nat. Napoli, 90, 83-97. Dhar Sanat K., 1973 - Metal ions in biologica systems. Plenum Press , New York. Friberg N. & Vouk V., 1979 - Handbook of thè toxicology of metals. Biomedicai Press, Amsterdam. Georgii H. W., Perseke C. & Rohboch E., 1984 - Deposition of acidic components and heavy metals in thè Federai Republic of Germany for thè period 1979-1981. Atmos. Env ., 18, 581-583. Hanna S. R. G. & Gifford F. A., 1973 - Modelling urban air pollution. Atmos. Env., 7, 131-136. Krenkel P. A., 1973 - Heavy metals in thè aquatic environment. International Asso- ciation on water pollution research. Pergamon Press. Lars Friberg M. D., Magnus Piscator M. D. & Gunnar Nordberg M. B., 1971 » Cadmium in thè environment. 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Napoli voi. 97, 1988, pp. 17-35, tavv. 5 Alterazioni indotte da petrolio in Poecilia reticulata (Peters)(*) Nota dei soci Pietro Battagline***), Nadia Arcamone (**) Giuliana Andreozzi (**), Rosanna Antonucci (**), Paolo de Girolamo (**) e Giuliana Gargiulo (**) Riassunto. — Sono stati studiati gli effetti delTinquinamento delle acque dolci ad opera del petrolio su Poecilia reticulata (Peters), una specie dulciacquicola di acque calde con elevata adattabilità ad acque polialine. Lamelle branchiali di esemplari esposti per tempi variabili a diverse concentra¬ zioni di petrolio sono state colorate con Ematossilina-eosina per evidenziare le modificazioni morfologiche e con la reazione PAS e la colorazione con Alcian blu a pH 2,5 per la localizzazione dei mucopolisaccaridi. I risultati ottenuti hanno evidenziato che in Poecilia la spoliazione dell’epitelio respiratorio è tanto più accentuata quanto maggiori sono i tempi di esposizione e le concentrazioni usate. Alla spoliazione segue un periodo di ripresa. Successivamente, per le concentrazioni più elevate, si osserva una nuova e più grave crisi dell’epitelio a sua volta seguita dalla ricostruzione delle strutture branchiali. A tali modificazioni si accompagna la variazione del numero e dell’attività delle cellule mucipare che diventano più numerose ed attive particolarmente durante il periodo di ripresa suc¬ cessivo alla prima fase di spoliazione epiteliale. Summary. — In thè present paper changes of respiratory epithelium following exposure to water containing different concentrations of crude oil were considered. Adult specimens of Poecilia reticulata (Peters), a freshwater Teleost with a good salt tolerance, were utilized for thè investigations. The results show that in Poecilia thè epitelial expoliation is strictly related with thè oil concentration and thè exposure times. After thè initial expoliation thè epit- (*) Lavoro parzialmente eseguito con contributo MEI 60% e 40%. (**) Dipartimento di Strutture, Funzioni e Tecnologie biologiche - Università degli Studi di Napoli Federico II - Via Veterinaria, 1 - 80137, Napoli. (***) Dipartimento di Zoologia - Università degli Studi di Napoli Federico II - via Mezzo¬ cannone, 8 - 80134, Napoli. 18 B attagliili, Arcamone, Andreozzi, Antonucci, de Girolamo e Gargiulo helium displais a recovery phase followed by a stronger expoliation and, at last, thè restoration of thè gill structures. These modifìcations were accompanied by an increase in both reactivity and number of mucous cells expecially during thè first recovery phase. 1. Introduzione L’inquinamento delle acque dolci ad opera del petrolio è un dato acquisito e crea notevoli alterazioni all’ambiente con danni alla flora ed alla fauna (Burks, 1982; Battaglini e Valentino, 1981). Da diversi anni presso i nostri laboratori ci stiamo interessando alle caratteristiche ecologiche, morfologiche, biologiche e tossicologiche di pesci di acqua dolce posti a contatto con petrolio (Andreozzi et al ., 1982a; Battaglini et al. , 1982). Tali ricerche condotte essenzialmente su Carassius auratus hanno evi¬ denziato che la struttura elettiva di ingresso del tossico è la branchia (Andreozzi et al. , 1982b) e che le maggiori alterazioni morfologiche, isto¬ logiche, istochimiche ed ultrastrutturali si hanno proprio a livello dell’epi¬ telio respiratorio delle branchie anche a basse concentrazioni e per tempi brevi di esposizione (Gargiulo et al ., 1983). Estendendo le ricerche a specie meno standard ma con caratteristiche ecologiche ampie, si è voluto analizzare l’impatto inquinante del petrolio su una specie dulciacquicola di acque calde, ma con un’alta adattabilità di acque polialine: Poecilia reticulata (Peters). 2. Materiali e metodi 40 esemplari di Poecilia reticulata sono stati immersi in 4 vasche da esperimento (dieci per vasca), contenenti ciascuna 20 1 di acqua declorata alla quale è stato aggiunto petrolio greggio fornito dalla Mobil Oil Italiana S.p.A. e denominata «Arabian Light». Nella scelta delle concentrazioni da analizzare si è tenuto conto dei risultati ottenuti in precedenti esperimenti effettuati su esemplari di Carassius auratus L. (Andreozzi et al ., 1984; Battaglini et al. , 1982) e si è proceduto, in via preliminare, ad individuare le concentrazioni di greggio più idonee per ottenere almeno il 50% di sopravvivenza degli esemplari testati, per cui le concentrazioni scelte sono state quelle dello 0,010%, 0,018%, 0,032% e 0,056%. Le miscele di acqua declorata e petrolio sono state emulsionate all’interno delle vasche per con¬ sentire un più veloce processo di solubilizzazione degli idrocarburi a basso Alterazioni indotte da petrolio in Poecilia reticulata (Peters) 19 peso molecolare presenti nel greggio adoperato, ed inoltre sono state por¬ tate e mantenute alla temperatura di 24 ± 1°C, che è la temperatura più idonea alla sopravvivenza dei Poecilia. Dieci esemplari di controllo sono stati immessi in una vasca contenente acqua declorata e alla stessa temperatura. I prelievi di branchie sono stati effettuati ad intervalli di tempo di 24, 48, 72 e 96 hh e di 7, 15 e 30 gg. Dopo fissazione in formalina neutra tamponata ed inclusione in paraf¬ fina, su sezioni alterne di ciascuna lamella branchiale si sono effettuate le seguenti colorazioni: — Ematossilina-Eosina per evidenziare eventuali alterazioni e modifi¬ cazioni della morfologia dell’epitelio branchiale; — Reazione PAS e Colorazione con Alcian blu a pH 2,5 per localizzare i mucopolisaccaridi neutri e acidi. Le osservazioni sono state sempre comparate con i preparati ottenuti dagli esemplari di controllo. 3. Risultati e osservazioni Nei Teleostei l’opercolo delimita esternamente una camera branchiale nella quale sono disposte quattro arcate branchiali. Ogni arcata è costituita da una sottile lamina cartilaginea, l’arco branchiale vero e proprio, sul quale è inserita con disposizione a ventaglio una duplice fila di strutture respiratorie indicate con il nome di filamenti branchiali o lamelle primarie. Sulla superfìcie dorsale e ventrale di ogni filamento branchiale e perpendi¬ colarmente ad esso si estendono degli esilissimi ripiegamenti, fittamente raggruppati, le lamelle secondarie che aumentano la superfìcie respiratoria. I filamenti branchiali sono costituiti esternamente da un epitelio pluri- stratifìcato o epitelio germinativo che si inserisce tra le lamelle secondarie. Esso è costituito da numerosi tipi di cellule: cellule mucipare, cellule indif¬ ferenziate, cellule a pilastro e cellule a cloruri. Centralmente, ogni filamento presenta una colonna di condrociti che formano un asse cartilagineo di sostegno localizzato vicino all’arteria bran¬ chiale. Le lamelle secondarie invece, risultano costituite da un epitelio mono- stratificato che ricopre un capillare pilare; alla base delle lamelle è pre¬ sente l’epitelio germinativo. Negli esemplari di controllo la colorazione con Alcian blu a pH 2,5 è risultata molto debole, la reazione PAS più intensa; per entrambe le rea¬ zioni la positività è localizzata a livello delle cellule mucipare. Discreta 20 Battaglini, Arcamone, Andreozzi, Antonucci, de Girolamo e Gargiulo alcianofilia e PAS positività è presente nell’asse cartilagineo soprattutto intorno alle lacune (Tav. 1). Negli esemplari esposti alla concentrazione di inquinante dello 0,01% (Tav. 2) si sono potuti osservare dopo 24 hh, segni di sofferenza delle cel¬ lule epiteliali che si distaccano dai capillari pilari. È riconoscibile una debole alcianofilia e una discreta PAS positività. Dopo 48 hh la spoliazione epiteliale è più marcata e si evidenziano dei capillari pilari nudi. Contem¬ poraneamente si osserva un leggero aumento dell’intensità della reazione PAS. A 72 hh inizia un processo di ripresa dell’epitelio delle lamelle secon¬ darie. L’alcianofdia e la PAS positività sono fortemente aumentate. Dopo 96 hh la ricostruzione dell’epitelio risulta più accentuata. Infatti, solo all’apice della lamella secondaria, l’epitelio si presenta talvolta distaccato. Massivo è l’aumento delfalcianofilia e della PAS positività. Il recupero, ini¬ ziato a 72 hh, è praticamente completo dopo 7 gg con «restitutio ad inte- grum» della struttura della branchia. L’unica differenza degna di nota è il fatto che l’epitelio germinativo localizzato tra le lamelle secondarie, è costantemente più basso di quello degli esemplari di controllo. L’alcianofi- lia e la PAS positività tornano ad essere deboli. Tale situazione rimane invariata a 15 e 30 gg. Campioni di branchie di esemplari esposti alla concentrazione di inquinante dello 0,018% (Tav. 3), dopo 24 hh mostrano segni iniziali di sof¬ ferenza. L’epitelio della zona apicale delle lamelle, infatti, appare distac¬ cato. L’alcianofilia e la PAS positività sono costanti. A 48 hh la spoliazione dell’epitelio è più marcata e i capillari pilari appaiono nudi. L’alcianofdia è scarsa, mentre le cellule PAS positive, costanti per numero, mostrano una maggiore intensità di reazione. Dopo 72 hh si nota un tentativo di ripresa; sebbene i capillari pilari siano ancora nudi nella zona apicale, le cellule dello strato germinativo sono più numerose e meno sofferenti. Non c’è variazione dell’alcianofdia, mentre la PAS positività è meno intensa. Un evidente recupero si ha dopo 96 hh di esposizione. I capillari pilari sono di nuovo ricoperti dall’epitelio e lo strato germinativo alla base delle lamelle è formato da più strati cellulari. Le cellule alcianofde sono più numerose e più intensamente colorate, quelle PAS positive invece, costanti per numero, mostrano minore reattività. Dopo 7 gg di esposizione lo stato di sofferenza delle lamelle branchiali torna ad essere di nuovo molto evidente. L’epitelio di copertura, del tutto spoliato, lascia nudo il capillare pilare, mentre nell’epitelio basale rimane solo qualche traccia. Le cellule alcianofde sono assenti, scarsissime quelle PAS positive. I campioni prelevati dopo 15 e 30 gg evidenziano invece una netta ripresa, le cellule epiteliali sono poco sofferenti, i capillari pilari rico- Alterazioni indotte da petrolio in Poecilia reticolata (Peters) 21 perti e l’epitelio basale quasi normale. L’alcianofilia e la PAS positività sono presenti ma con scarsa intensità di reazione. Alla concentrazione dello 0,032% (Tav. 4), dopo 24 hh di esposizione, i preparati di branchie mostrano chiari segni di sofferenza. Più lamelle infatti hanno l’epitelio di copertura distaccato e quello germinativo alquanto spoliato. Il numero delle cellule Alcian positive e la loro intensità di colorazione sono scarsi, leggermente aumentata è la PAS positività. Lo stato di sofferenza è più marcato dopo 48 hh. I capillari pilari sono comple¬ tamente nudi e l’epitelio germinativo è costituito solo da poche cellule. A 72 hh è riscontrabile un tentativo di ripresa e i capillari pilari, tranne nella zona apicale, sono ricoperti da cellule epiteliali. L’alcianofilia e la PAS positività sono meno intense. A 96 hh il recupero delle lamelle branchiali è più evidente; l’epitelio di copertura è presente e continuo. Molto numerose e intensamente colorate sono le cellule alcianofile e le cellule PAS positive localizzate prevalentemente nella parte basale e centrale della lamella. Dopo 7 gg di esposizione al greggio le branchie di Poecialia re ti culata mostrano di nuovo segni di sofferenza. I capillari pilari sono ricoperti, ma le cellule epiteliali sono molto danneggiate e l’epitelio basale è ridotto a pochi strati. L’alcianofilia e la PAS positività sono normali per intensità e per numero di cellule positive. Dopo 15 e 30 gg c’è nuovamente un recu¬ pero. Le lamelle secondarie sono quasi integre e le varie cellule mostrano pochi segni di sofferenza. L’alcianofilia è tornata normale mentre è legger¬ mente aumentata la PAS positività. Alla concentrazione dello 0,056% (Tav. 5.), dopo 24 hh, l’epitelio delle lamelle mostra già una discreta spoliazione e nella zona apicale è distac¬ cato. L’alcianofilia è scarsa mentre la PAS positività è discreta. A 48 hh c’è una massiva spoliazione di tutto l’epitelio. Le cellule alcianofile sono più fortemente colorate e più numerose, quelle PAS positive invece sono costanti per numero e per intensità di reazione. Anche per questa concen¬ trazione c’è un inizio di recupero a 72 hh che continua a 96 hh. Infatti, in entrambi i casi non c’è più spoliazione epiteliale anche se l’epitelio basale risulta formato ancora da pochi strati cellulari. Le cellule alcianofile e le cellule PAS tornano ad essere scarse e poco colorate. Dopo 7 gg di esposizione si veri¬ fica di nuovo e in maniera più drastica la sofferenza cellulare. I capillari pilari sono dilatati, l’epitelio di copertura è assente, e Pepitelio germinativo si pre¬ senta ridotto. Non sono identificabili cellule Alcian o PAS positive. A 15 e 30 gg si assiste di nuovo ad un recupero anche se più lento rispetto a quello della concentrazione dello 0,032%. Sono di nuovo riconoscibili l’epitelio di coper¬ tura e l’epitelio basale che però risulta formato solo da un paio di strati di cel¬ lule mentre l’alcianofilia e la PAS positività sono di nuovo normali. 22 Battaglini, Arcamone, Andreozzi, Antonucci, de Girolamo e Gargiulo Per tutte le concentrazioni e per tutti i tempi gli esemplari mostrano alterazioni dell’asse cartilagineo che sono più gravi là dove le concentra- zioni sono più elevate ed i tempi di esposizione più lunghi. I condrociti sono generalmente retratti; alle concentrazioni più elevate (0,032% e 0,056%) le lacune cartilaginee appaiono vuote e accartocciate. 4. Discussioni e conclusioni I risultati ottenuti sono in accordo con quanto già da noi osservato in Carassiun auratus (Battaglini et al ., 1982, 1985 e da Andreozzi G. et ai , 1984). Infatti anche in Poecilia l’esposizione al petrolio determina una spo¬ liazione dell’epitelio respiratorio tanto più accentuato quanto maggiori sono i tempi di esposizione e le concentrazioni usate. Alla spoliazione segue un periodo di ripresa (72-96 hh), durante il quale si osserva un aumento del numero delle cellule dell’epitalio germinativo e di quello di copertura. Dopo il periodo di ripresa, per le concentrazioni più elevate, si ha nuo¬ vamente una crisi dell’epitelio più marcata della precedente. Ad essa poi fa seguito la ricostruzione delle strutture branchiali che ritornano di aspetto quasi normale anche se l’epitelio germinativo è costantemente più basso che non nei controlli. Parallelamente a questi fenomeni si hanno variazioni anche nel numero e nell’attività delle cellule mucipare che diventano più numerose ed attive in accordo anche con quanto osservato da Solangi M. A. (1980) Gardner G. R. (1975) ed altri. Particolare è il comportamento dei Poecilia esposti alla concentrazione più bassa (0,010%) (Tav. 2). In questi animali, infatti, alla ripresa delle 72 hh non fa seguito una nuova crisi ma si ha direttamente la ricostruzione delle strutture branchiali. Inoltre si sono osservati, sempre a 72 hh, quadri molto particolari con l’Alcian blu e la reazione PAS, in quanto compaiono nell’epitelio germinativo grosse cellule intensamente positive. Dalle presenti ricerche si può pertanto evidenziare come il Poecilia sia una specie molto più adattabile del Carassius. Infatti entrambe le specie presentano danni iniziali quando vengono messe a contatto con petrolio. Mentre però in Carassius al tentativo di ripresa che avveniva tra le 24 e le 48 h seguiva poi una crisi che entro le 96 h portava alla morte degli esem¬ plari, in Poecilia si assiste ad una seconda fase di ripresa dopo la quale gli esemplari mostrano di essersi adattati all’ambiente nel quale sopravvivono. Ringraziamenti Gli autori ringraziano vivamente il tecnico, sig. Michele Sammarco, per la diligente e operosa collaborazione. Alterazioni indotte da petrolio in Poecilia reti culaia (Peters) 23 BIBLIOGRAFIA Andreozzi G., Antonucci R., Arcamone N., Gargiulo G., Battaglini P., 1982. «Prime ricerche sulle modificazioni istologiche e istochimiche dell’epitelio branchiale di Carassius auratus L. sottoposto all’azione di acque fortemente alterate», Atti S.I.S. Vet., 36, 163-165. 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Antonucci, P. DE GIROLAMO e G. GARGIULO Alterazioni indotte da petrolio in Poecilia reiiculala (Peters) Tav. II TAVOLA III Branchie di Poecilia reticulata esposti alla concentrazione dello 0,018%. 1) 48 h - Ematossilina cosina. 380 X. 2) 72 h - Ematossilina eosina. 380 X. 3) 7 gg - Ematossilina eosina. 380 X. 4) 30 gg - Ematossilina eosina. 380 X. Boll, Soc. Natur. Napoli, 1989 P. Battaglimi, N. Arcamone, G. Andreozzi, r. Antonucci, p. de Girolamo e G. Gargiulo Alterazioni indotte da petrolio in Poecilia reticulata (Peters) Tav. Ili TAVOLA IV Branchie di Poecilia reticuìata esposti alla concentrazione dello 0,032%. 1) 48 h - Ematossilina cosina. 380 X. 2) 96 - Alcian pH 2,5. 380 X. 3) 7 gg - Alcian pH 2,5. 380 X. Boll. Soc. Natur. Napoli, 1989 P. Battagline N. Arcamone, G. Andreozzi, r. Antonucci, P. DE GIROLAMO e G. GARGIULO Alterazioni indotte da petrolio in Poecilia reticolata (Peters) Tav. IV TAVOLA V Branchie di Poecilia reticulata esposti alla concentrazione dello 0,056%, 1) 48 h - Ematossilina cosina. 380 X. 2) 72 h - Ematossilina eosina. 380 X. 3) 7 gg - Ematossilina eosina. 380 X. 4) 30 gg - Ematossilina eosina. 380 X. Boll, Soc. Natur. Napoli, 1989 P. Battaglimi, N. Arcamone, G. Andreozzi, r. Antonucci, P. DE GIROLAMO e G. GARGIULO Alterazioni indotte da petrolio in Poecilia reticolata (Peters) Tav. V Boll. Soc. Natur. Napoli voi. 97, 1988, pp. 37-51, tab. 1, tavv. 3 Sulla presenza e distribuzione di cellule dello SNED neH’intestino di Octolasium complanatum (Anellide, Oligochete) Nota preliminare* Nota dei soci Giuliana Andreozzi (**), Rosanna Antonucci (**) Pietro Battaglimi (***), Giuliana Gargiulo(**) e Pasquale Russo (**) Riassunto — Vengono riportati i dati preliminari sulla presenza e distribuzione delle cellule del Sistema Neuroendocrino Diffuso (SNED) nell’intestino dell’ Anel¬ lide Oligochete Octolasium complanatum mediante analisi istologiche ed istochi- miche. I risultati mettono in evidenza la presenza di un notevole numero di cellule argentofile ed argentatimi nell’intestino medio. Queste cellule sono invece scarse neirintestino prossimale e assenti in quello distale. Si ipotizza che questa distribu¬ zione possa essere in funzione dell’attività del tiphlosolis presente nell’intestino medio. La ulteriore tipizzazione di dette cellule è stata ottenuta mediante individua¬ zione e localizzazione di mucopolisaccaridi acidi e neutri. I dati ottenuti fanno notare una PAS positività debole nel faringe e nell’inte¬ stino medio, forte nell’intestino prossimale distale mentre FAlcian positività è pre¬ sente esclusivamente a livello del tiphlosolis ed è limitata quindi alla zona dell’inte¬ stino con numerose cellule ghiandolari produttrici di muco. Summary — This work deals with thè presence and distribution of thè SNED cells and of neutral and acid mucosubstances in thè digestive apparatus of Octola¬ sium complanatum (Anellidae Oligochetes). Our observations allow to draw that argyrophilic cells are located exclusively in thè intestine; positive cells are rare in thè cranìal region, higly concentrated in thè mediai traci and absent in thè caudal region. (*) Lavoro eseguito con contributo M.P..L 40%. (**) Dipartimento di Strutture, Funzioni e Tecnologie biologiche - Università degli Studi di Napoli Federico II - Via Veterinaria, 1 - 80137 Napoli. (***) Dipartimento di Zoologia - Università degli Studi di Napoli Federico II - Via Mezzocannone, 8 - 80134 Napoli. 38 G. Andreozzi, R. Antonucci, P. Battaglini, G. G argini o e P. Russo These cells are intermixed among thè epithelial cells and can be open at thè epithelial surface. PAS reaction for thè neutral mucosubstances in weak in thè pharynx and in thè medium intestine; is strong in thè cranial and caudal intestine. The Alcian positivity for thè acid and sulphate mucosubstances is recognizable only in thè medium intestine. 1. INTRODUZIONE È stata da tempo dimostrata, nell’epitelio della mucosa dell’apparato gastroenterico di diverse specie, la presenza di cellule endocrine che hanno la capacità di assumere e decarbossilare precursori di anime. Tali cellule hanno tutte una comune origine neuroectodermica e possono pertanto essere ascritte al sistema neuroendocrino diffuso (SNED) (Pearse, 1978; Le Daurin, 1978; Polak, 1980). In questo campo l’attenzione dei ricercatori è stata rivolta prevalente¬ mente ai Vertebrati superiori, mentre restano frammentari i dati sui bassi Vertebrati e sugli Invertebrati (Schot et al , 1981; Aros et a /., 1985; Dhai- naut-Courtois et al ., 1985). Tuttavia da tali ricerche si può ipotizzare che cellule con caratteristiche riportabili a quelle dello SNED siano presenti nei Metazoi più primitivi. Già da tempo nei nostri laboratori abbiamo intrapreso uno studio sistematico sui meccanismi regolatori del sistema neuroendocrino gastroen- teropancreatico (GEP) e sulla presenza e distribuzione di tali cellule nei diversi tratti dell’apparato digerente di alcuni Vertebrati (Castaldo et al , 1986, 1987a e b). Poiché tale problematica non può essere ristretta ai soli Mammiferi e Vertebrati, abbiamo voluto ampliare tale discorso, in una ottica filogene¬ tica, alle tappe salienti della formazione ed evoluzione del sistema dige¬ rente del regno animale. Abbiamo, pertanto, ricercato le prime manifestazioni della formazione e regolazione dei suddetti sistemi cellulari in quei bassi Invertebrati ove si hanno le tappe fondamentali dell’evoluzione del sistema digerente. In una prima fase abbiamo preso in esame un Protostomio acelomato Cerebratulus marginatus (Eteronemertino) che presenta un intestino, dotato di ano, che svolge funzioni esclusive di digestione (extracellulare) e di assorbimento di alimenti. Le indagini istochimiche hanno messo in evidenza la presenza di rare cellule argirofile e/o argentaffini solo nel primo tratto del tubo digerente (Andreozzi et. al ., 1986). Sulla presenza e distribuzione di cellule dello SNED ecc. 39 In senso cronologico filogenetico un intestino ben sviluppato con tutti i requisiti di un sistema digerente lo si trova negli Anellidi; negli Oligo¬ cheti, in particolare, è ben sviluppato e ben diversificato nelle varie parti. Un carattere molto interessante in questi Protostomi celomati è la pre¬ senza, lungo tutta la parete dorsale dell’intestino, di una doccia, il tiphloso- lis , che è legato ad un aumento della superficie di assimilazione e anche all’attività funzionale ormonale con le annesse cellule del cloragogo. Queste ultime sembra che siano in stretta relazione con l’attività neuroen¬ docrina cerebrale collegata al complesso sistema nervoso con gangli e catena nervosa presente in questi Oligocheti. La seconda fase delle nostre ricerche sull’analisi strutturale dell’evolu¬ zione del sistema Gastroenteropancreatico (GEP) è stata perciò basata sullo studio dell’intestino dell’Oligochete terrestre Octolasium complanatum. 2. Materiali e metodi Esemplari di Octolasium complanatum sono stati sacrificati previa ane¬ stesia dopo essere rimasti a digiuno per tre giorni per facilitare le succes¬ sive manipolazioni. L’apparato digerente è stato prelevato e fissato in toto in liquido di Bouin o formalina neutra tamponata. Successivamente è stato suddiviso in tratti, che sono stati inclusi in paraffina conservando rigorosamente l’orien¬ tamento e la succesione antero-posteriore. Sezioni sedate di 7 p sono state sottoposte alle seguenti metodiche istologiche ed istochimiche: — colorazioni con Ematossilina-Eosina e tricromica di Van Gieson per lo studio morfologico; — impregnazione argentica secondo le metodiche di Grimelius e Mas- son-Humperl per evidenziare l’argentofilia e fargentaffinità delle cellule neuroendocrine; — reazione PAS e colorazione con Alcian blu a pEl 1, 2,5, 3,1 per la messa in evidenza dei mucopolisaccaridi neutri, acidi e solforati. 3. Risultati ed osservazioni Il tubo digerente di Octolasium complanatum risulta costituito andando dall’esterno verso l’interno da: peritoneo, due strati muscolari, seno san¬ guigno ed epitelio caratterizzato prevalentemente da cellule cibate. Esso può essere distinto in vari tratti. 40 G. Andreozzi, R. Antonucci, P. Battaglini, G. Gargiulo e P. Russo Dopo il prostomio si trova il faringe caratterizzato dal notevole spes¬ sore degli strati muscolari. Ad esso segue l’esofago riconoscibile per la pre¬ senza delle ghiandole di Morren. All’esofago segue l’intestino che arriva sino alla estremità posteriore dove si apre nell’ano. La parete intestinale nella regione dorsale si intro¬ flette formando una plica, detta tiphlosolis , che è presente per tutta la lun¬ ghezza dell’intestino tranne che nelle due estremità anteriore e posteriore. Pertanto per semplicità abbiamo diviso tutto l’intestino in tre tratti: prossi¬ male , mediale e distale. Faringe Nel faringe non sono state riscontrate cellule positive ad entrambe le metodiche di impregnazione argentica. Le indagini istochimiche per la caratterizzazione delle mucosostanze acide, in particolare solforate e car- bossiliche, hanno dato analogo risultato; è stata messa in evidenza soltanto una PAS positività molto debole, indice di una scarsissima produzione di mucosostanze neutre (Tav. 3). Esofago Per tutta la lunghezza dell’esofago non sono state riscontrate cellule positive né alle impregnazioni argentiche né alla tipizzazione delle muco- sostanze. Intestino Cellule colorate in giallo bruno positive all’inpregnazione argentica, secondo la metodica di Grimelius (Tav. 1), sono state messe in evidenza nella parte mediana dell’intestino. Esse risultano localizzate nell’epitelio che delimita il tiphlosolis. Pochi elementi positivi sono stati osservati nel¬ l’intestino prossimale mentre tali cellule risultano invece completamente assenti nel tratto distale. Le cellule positive hanno forma sottile e molto allungata, sono prive di prolungamenti e quasi tutte raggiungono il lume intestinale dove probabil¬ mente si aprono. Sulla presenza e distribuzione di cellule dello SNED ecc. 41 TABELLA 1 FARINGE ESOFAGO INTESTINO parte prossimale parte mediana (tiphlosolis) parte distale Grimelius — - - + + + - Masson — - - - — = cellule assenti — 4- = cellule rare + + = cellule numerose Alcian pH 1 — — - + — pH 2,5 — — — + — pH 3,1 — — — - + — PAS - + — + + - + + + — — = reazione negativa 4- = reazione forte — — + = reazione molto debole + + = reazione molto forte — + = reazione debole I granuli argirofili, più numerosi nella parte basale della cellula, dimi¬ nuiscono a mano a mano che ci si sposta verso la parte apicale senza mai scomparire del tutto. L’impregnazione argentica secondo la metodica di Masson-Humperl, ha dato costantemente, per tutti i tratti dell’apparato digerente, risultati negativi. Le indagini istochimiche per la identificazione delle mucoso- stanze hanno mésso in evidenza la presenza di mucine neutre in tutto l’in¬ testino e di mucine acide solo nel tiphlosolis. La reazione PAS (Tav. 3), molto intensa nel tratto prossimale, dimi¬ nuisce notevolmente nel tratto medio al punto che solo qualche elemento è positivo. Nella parte distale dell’intestino il numero delle cellule PAS- positive aumenta notevolmente e parallelamente aumenta anche l’intensità della reazione. Nel tratto medio dell’intestino è stata riscontrata una leggera alcianofi- lia (Tav. 2) sia a pH 1 sia a pH 2,5. Solo qualche elemento è risultato posi¬ tivo a pH 3,1. In ogni caso gli elementi Alcian-positivi sono risultati sempre localizzati nell’epitelio che riveste il tiphlosolis . 42 G. Andreozzi, R. Antonucci, P. Battaglini, G. Gargiulo e P. Russo 4. Discussione e conclusioni Dalle osservazioni emerge un dato preliminare: in Octolasium compia- natum cellule argentofìle sono presenti esclusivamente nell’intestino. In particolare, il numero di cellule è scarso nella parte prossimale, aumenta notevolmente nella parte mediana, nell’epitelio che riveste il tiphlosolis, per poi scomparire nella parte distale. Questo andamento è interessante se si pensa all’importante funzione svolta da questo tratto intestinale sia in relazione ai processi di assimila¬ zione sia in rapporto alla presenza di cellule del cloragogo, che, tuttavia, non siamo riusciti a caratterizzare anche perché gli animali erano sempre sacrificati dopo tre giorni di digiuno. Per poter meglio caratterizzare le cellule risultate positive alle impre¬ gnazioni argentiche è stata presa in considerazione anche la localizzazione di mucopolisaccaridi acidi e neutri. Dai dati riportati abbiamo potuto osser¬ vare che la reazione PAS risulta debolmente positiva a livello del faringe e dell’intestino medio e aumenta nettamente nell’intestino prossimale e distale confermando quanto riportato per altre specie da Jamieson (1981). L’alcian-positività si osserva invece solo a livello del tiphlosolis sia per le mucosostanze acide sia per quelle solforate. Anche questo dato è colle¬ gabile alla funzione di questo tratto che è caratterizzato da cellule ghiando¬ lari produttrici di muco. I risultati di queste ricerche preliminari suggeriscono, nell’ambito di un discorso comparativo relativo alla filogenesi dei Protostomi che negli Anellidi Oligocheti già esiste un’alta presenza di cellule con caratteristiche ascrivibili allo SNED. È significativo che tale sistema appaia molto più sviluppato nell’inte¬ stino degli Anellidi rispetto a quello dei Nemertini (Andreozzi et. al.), Metazoi più primitivi. Ciò fa ipotizzare una maggiore distribuzione e corre¬ lazione delle cellule dello SNED lungo la scala evolutiva. Onde poter pro¬ cedere ad una migliore caratterizzazione di tali cellule sono in corso, nel nostro laboratorio, ricerche di immunoistochimica e di microscopia elettro¬ nica. Ringraziamenti Si ringrazia il tecnico, signor Michele Sammarco, per l’accorta e attiva collaborazione. Sulla presenza e distribuzione di cellule dello SNED ecc. 43 BIBLIOGRAFIA Andreozzi G., Antonucci R., Battaglini P., Gargiulo G., Russo P., 1986. «Primi dati sulle caratteristiche istochimiche del faringe di Cerebratulus marginatus (Eteronemertini) », Bas. Appi. Hist., 30, suppl. 22. Aros B., Wenger T., Vigh B., Vich-Teichmann I., 1980. « Immunohistochemical localization of substance P and ACTH-like activity in thè centrai nervous System of thè earthworm Lumbricus terre stris », L. Acta Histoch ., 66, 262-268. Castaldo L., Antonucci R., Manco A., Salvatore G., 1986. «Caratteristiche isto¬ chimiche e immunoistochimiche della mucosa gastrica di un Insettivoro ( Erina - ceus Europaeaus) », Acta Med.-Vet., 32, 61-71. Castaldo L., Andreozzi G., Antonucci R., Gargiulo G., 1987. «An immunohisto¬ chemical survey of thè endocrine cells in thè gastroenteropancreatic System (GEP) of Erinaceus europaeus », Bas. Api. Hist., 31, suppl., 47. Castaldo L., Lucini C., 1987. «Indagine immunoistochimica sulla distribuzione di alcune cellule endocrine nell’apparato digerente di anatra», Atti XXXXI Conv. Soc. It. Sci. Vet. Dhainaut-Courtois N., Dubois M. P., Trami G., Masson M., 1985. «Occurrence and coexistence in Nereis diversicolor O.F. Miiller (Anellida Polychaeta) of sub- stances immunologically related to vertebrate neuropeptides », Celi Tissue Res ., 242, 97-108. Jamieson B. G. M., 1981. «The ultrastructure of thè Oligocheta», Academic Press , London, N.Y. Le Douarin N. M., 1978. «The embriological origin of thè endocrine cells associa- ted with thè digestive tract: experimental analysis based on thè use of stable Celi marking technique», in Gut hormones , cap. 6, Bloom S.R. ed. Pearse A. G. E. and Polak J. M., 1978. «The diffuse neuroendocrine System and thè APUD concept», in Gut hormones , cap. 4, Bloom, S.R. ed. Polak J. M., Bloom S. R., 1980. «Neural and cellular origin of gastrointestinal hor- monal peptides in healt and disease», in Gastrointestinal hormones , cap. 2, J. Glass ed. Schot L. P. C., Boer H. H., Swaab D. F., Van Noorden S., 1981. « Immunocytoche- mical demonstration of peptidergic neurons in thè centrai nervous System of thè pond snail Lymnea stagnalis with antisera raised to biologically active pepti- der of Vertebrates», Celi. Tissue Res., 216, 273-291. Presentata nella tornata del 29 gennaio 1988 Accettata il 21 aprile 1988 TAVOLA I Intestino di Octolasium complanatum. Impregnazione argentica sec. Grimelius. 1) Parte prossimale. Si osserva solo qualche elemento positivo. 360 X. 2) Parte mediana. Le cellule positive hanno forma sottile e allungata. 450 X. Boll. Soc. Natur. Napoli, 1989 G. Andreozzi, r. antonucci, P. Battagline G. Gargiulo, P. Russo Sulla presenza e distribuzione di cellule dello SNED, ecc.. Tav. I TAVOLA II Intestino Octolasium complanatum. Colorazione con Alcian a vari pH. 1) Alcian pH 1 - parte mediana - 360 X. 2) Alcian pH 2,5 - parte mediana - 300 X. 3) Alcian pH 3,1 - parte mediana - 280 X. Boll. Soc. Natur. Napoli, 1989 G. Andreozzi, r. antonucci, P. Battagline G. Gargiulo, P. Russo Sulla presenza e distribuzione di cellule dello SNED, ecc.. Tav. II TAVOLA III Apparato digerente di Octolasium complanatum. Reazione PAS. 1) Faringe 250 X 2) Intestino, parte prossimale 280 X. 3) Intestino, parte mediana 380 X. 4) Intestino, parte distale 380 X. Boll. Soc. Natur. Napoli, 1989 G. ANDREOZZI, R. ANTONUCCI, P. Battagline G. Gargiulo, P. Russo Sulla presenza e distribuzione di cellule dello SNED , ecc.. Tav. Ili Boll. Soc. Natur. Napoli voi. 97, 1988, pp. 53-65, figg. 2, tab. 1 Segnalazione di lava basanitica leucitica nella Piana del Volturno (Campania) (*) Nota dei soci Pio Di Girolamo (**) e Francesco Ortolani (**) e di Vincenzo Morra (**) e Silvana Pagliuca (**) Riassunto. - Viene segnalata e descritta nei caratteri petrologici e geologici una lava basanitica di età pleistocenica (>33.000 anni) rinvenuta nella Piana Campana 10 Km a nord dei Campi Flegrei. La presenza di questa attività vulcanica assieme ad altre manifestazioni anche esse esterne ai Campi Flegrei, quali la pleistocenica recente (33.000 anni) Ignimbrite Campana di serie shoshonitica e le abbondanti manifestazioni andesitiche alte in K20 del Plio-Pleistocene, amplia, dal punto di vista vulcanico, Parea dei Campi Flegrei. Si evidenziano, inoltre, i trend tettonici regionali plio-quaternari, che hanno controllato il vulcanismo flegreo. I caratteri geochimici degli elementi incompatibili (alta e bassa forza di campo) mostrano per la lava basanitica, un’affinità col magmatismo di margini di placche convergenti. La localizzazione geografica e i pattern degli elementi incompatibili confermano la suddivisione del vulcanismo della Provincia Romana in due sottopro- vince (Beccaluva et al., 1984). La basanite analizzata rappresenta l’espressione più settentrionale del vulcanismo della «Sottoprovincia Romana Sudorientale» com¬ prendente anche il Somma-Vesuvio e la zona dei Campi Flegrei-Procida-Ischia. In particolare è stato possibile confermare una più marcata affinità orogenica dell’area vulcanica settentrionale del bordo tirrenico fino alla Campania (Nord Campania); invece, verso sud, sì nota anche una componente « anorogenica » nelle vulcaniti della rimanente parte peninsulare e delle isole Eolie (vulcaniti «orogeniche transi- zionali» Di Girolamo, 1987). Abstract . ™ Geological and petrological characteristics of a Pleistocene (> 33.000 y.) basanite leucite lava flow, are discussed. The lava has been found in a bore hole located in thè Campanian Plain near thè town of S. Marcellino, 10 Km north of thè Phlegraean Fields. Owing to thè discovery of this basanite leucite, along with thè Campanian Ignimbrite (shoshonitic serie - late Pleistocene; 33.000 y.) and thè abundant an dosi¬ ti o rocks (Plio-Pleistocene) thè volcanological limit of Phlegraean Fields, outside thè (*) Lavoro eseguito col contributo MPI 40% 1984-86. (**) Dipartimento di Scienze della Terra, Università di Napoli, Via Mezzocan¬ none 8, Largo S. Marcellino 10 - 80134 Napoli. 54 P. Di Girolamo, F. Ortolani, V. Morra e S. Pagliuca geographic boundary of thè Phlegraean Region, can be displaced northward. Regio- nal tensive tectonic trends (Plio-Quaternary), controlling thè Phlegraean volcanism, are discussed. The incompatible element distribution (high and low strength fìeld elements) of thè leucite basanite is similar to that of converging piate margins magmas. Its location and incompatible trace elements pattern support thè subdivision of thè Roman Province volcanism into two geographically separated subprovinces (Beccaluva et al., 1984). The analyzed basanite represents thè northernmost finding of volcanics of thè southeastern subprovince which includes Somma- Vesu- vius and thè Phlegraean Fields-Procida-Ischia region. Moreover in particular it has been possible to confirm more marked orogenic affmity in rocks from thè northern volcanic area along thè Tyrrhenian border to north Campania, and, southward, an anorogenic «imprint» in thè orogenic volcanics of thè remaining part of thè Campa¬ nia and Aeolian islands («Orogenic Transitional volcanics»; Di Girolamo, 1987). Premessa Il presente lavoro prende spunto dal ritrovamento di una lava basal¬ tica leucitica, rinvenuta durante la perforazione di un sondaggio nella Piana Campana, ad una distanza di circa 10 Km a Nord dalla nota area vul¬ canica flegrea. L’area di ritrovamento (Fig. 1) è perfettamente pianeggiante e, come in tutta la vasta Piana Campana, eccettuati i Campi Flegrei ed il Somma- Vesuvio, sono assenti morfologie legate a centri eruttivi locali. Il rinvenimento è avvenuto nei pressi dell’abitato di S. Marcellino, in provincia di Caserta, tra 23 e 26 m di profondità. In particolare il pozzo ha riscontrato la seguente stratigrafia: 0-1 1 m — piroclastiti sciolte, con vari livelli di paleosuoli, riferibili essen¬ zialmente all’attività medio-recente del cosiddetto 2° periodo dei Campi Flegrei (Di Girolamo, 1968) di età 10.000-12.000 anni (Capaldi et al., 1985); 11-23 m = Ignimbrite Campana (Di Girolamo, 1970) di età 33.000 anni (Capaldi et al., 1985); 23-26 m = lava basanitica leucitica; 26-30 m = piroclastiti sciolte. La presenza di un paleosuolo a letto dellTgnimbrite suggerisce un’età della lava superiore a 33.000 anni. La mancanza di una campionatura conti¬ nua e dettagliata non consente di stabilire se si tratta di una unica colata. Segnalazione di lava basanitica leucitica , ecc. 55 Lineamenti stratigrafìci e strutturali della Piana Campana L’area di S. Marcellino, in cui è stata rinvenuta la lava, è ubicata nella depressione stutturale della Piana Campana costituente una zona ribassata dalla tettonica quaternaria ed orientata NW-SE (Ortolani ed Aprile, 1978; 1985). I terreni più antichi costituenti il riempimento della Piana Campana sono noti mediante sondaggi profondi eseguiti per ricerche petrolifere e geotermiche, in particolare nell’area compresa tra il F. Volturno ed il Vesuvio (Ippolito et al., 1973). Essi sono rappresentati da depositi ma¬ rini e continentali e da vulcaniti antiche (Pleistocene inf.) non affio¬ ranti, di serie calcalcalina. Tali vulcaniti, prevalentemente and esiti che. sono state rinvenute tra i Campi Flegrei ed il F. Volturno come succes¬ sioni costituenti antichi apparati vulcanici ora completamente coperti da sequenze vulcano-sedimentarie (Ortolani ed Aprile, 1978; Barbieri et al., 1979). Lo spessore complessivo accertato di tali terreni è di circa 3.000 m (Ippolito et al., 1973; Bruni et al, 1983); non è stato mai rinvenuto il sub¬ strato prequaternario (terreni carbonaticì delle piattaforme campano-lucana ed abruzzese-campana), tranne che al di sotto dell’area vesuviana (Fig. 1) dove il tetto carbonatico è stato raggiunto a circa 2.000 m di profondità (Balducci et al, 1983). Le indagini geofìsiche e le perforazioni profonde eseguite .mettono in evidenza che la struttura profonda della Piana Campana è caratterizzata da uno sprofondamento del substrato carbonatico lungo due direzioni princi¬ pali orientate NW-SE e SW-NE. La zona di massimo approfondimento recente del substrato carbonatico, ipotizzata in base ai dati disponibili, cor¬ risponde all’area flegrea in cui, come detto precedentemente, non è stato rinvenuto il tetto della serie carbonatica almeno fino a 3.000 m di profon¬ dità (Ippolito et al., 1973; Ortolani ed Aprile, 1978). Secondo Faggiornamento dì indagini geofisiche recenti (Oli veti e Montagna, 1984), nell’area flegrea il substrato carbonatico sarebbe rinve¬ nibile intorno ai 4.500 m di profondità; secondo Ortolani ed Aprile (1978; 1985) esso è da ritenersi tra i 5.000-6.000 m di profondità. L’area flegrea rappresenta quindi la zona di massima depressione strutturale attuale della Piana Campana, caratterizzata da faglie profonde verticali, orientate NW-SE e SW-NE (Fig. 1). Al di sopra dei prodotti dì riempimento antichi, comprendenti le vulcaniti calcai caline citate, si rin¬ vengono vulcaniti di serie potassica (serie shoshonìtica) relative all’attività recente dei Campi Flegrei. 56 P. Di Girolamo, F. Ortolani, V Morra e S. Pagliuca I termini più differenziati (trachiti e trachiti fonolitiche) affiorano, sotto forma di prodotti vulcanoclastici, in gran parte della Piana Campana. Inclusi di rocce leucitiche, rinvenibili in varie unità shoshonitiche fle- gree (Barbieri et al., 1979), indicano la presenta in profondità anche di tali prodotti nell’area flegrea. Come è noto i prodotti leucitici emergono nelle aree vulcaniche del Roccamonfìna e del Somma-Vesuvio (Fig. 1). La stratigrafia superficiale dei Campi Flegrei e della Piana Campana è nota, oltre che per le sezioni naturali, anche mediante numerosi sondaggi eseguiti per ricerche d’acqua. Segnalazione di lava basanitica leucitica , ecc. 57 Da tali sondaggi e dai vari affioramenti si deduce che nell’ambito dei primi cento metri di terreni, la grossa formazione del «tufo grigio cam¬ pano» (Ignimbrite Campana, di età 33,000 anni; Capalo) et ah, 1985), Fio. 1. . Schema geologico, distribuzione delle associazioni vulcaniche ad affinità orogenica plio-quaternarie della Campania ed ubicazione (*) della lava basanitica leucitica studiata nel presente lavoro. Sono anche riportati i trends tettonici plìo-quaternari che controllano il vulcanismo quaternario di associazione shoshonitica flegrea e quello calcalcalino pi io quaternario sepolto a Nord dei Campi Flegrei. Nella sezione geologica sono riportati i pozzi profondi delle località Castelvolturno (CV), Parete (P) e Trecase (T). (Sezione geologica da Ortolani ed Aprile (1978) modificata da Becca luva et ah (1984). DIDASCALIA DELLO SCHEMA GEOLOGICO 1 - Unità carbonatiche della piattaforma campano-lucana. 2 - Unità carbonatiche della piattaforma abruzzese-campana. 3 - Sovrascorrimento miocenico. 4 - Strutture mioceniche. 5 - Faglie marginali della Piana Campana. 6 - Faglie profonde principali plio-quaternarie dell’area flegrea. 7 - Serie calcalcaline ricche in K (sepolte a N dei Campi Flegrei). 8 - Zona di emissione delhlgnimbrìte Campana (trachite, serie shosbo- nìtìca). 9 - Serie prevalentemente shoshonitiche. 10 — Serie leucititiche e basanitiche leucitiche. 11 - Serie probabilmente calcalcaline delle isole Pontine Settentrionali. 12 - Ubicazione della lava basanitica leucitica. 13 - Traccia della sezione geologica. DIDASCALIA DELLA SEZIONE GEOLOGICA 1 - Unità carbonatiche delle piattaforme campano-lucana e abruzzese- campana. 2 - Depositi terrigeni di età compresa tra il Miocene ed il Quaternario. 3 » Serie calcalcaline ricche in 3L 4 - Depositi terrigeni pleistocenici. 5 - Serie leucititiche e basanitiche leucitiche. 6' - Serie shoshonitiche. 7 - Pozzi profondi. 58 P. Di Girolamo, F. Ortolani, V. Morra e S. Pagliuca costituisce un livello guida a scala non solo locale ma anche regionale (Di Girolamo et al, 1972). L’ignimbrite, nella Piana Campana, indisturbata nella giacitura e nel- l’andamento, risulta di spessore massimo di circa 50 m nella zona com¬ presa tra Lago Patria e Giugliano. Le evidenze strutturali, tessiturali e petrografiche indicano come pro¬ babile zona di emissione delPIgnimbrite Campana (Fig. 1), una fascia allungata all’incirca in direzione NW-SE (andamento appenninico) e com¬ presa tra Lago Patria e Napoli Est (Ponti Rossi) dove i litici lavici e le scorie raggiungono notevoli dimensioni (Di Girolamo , 1970). Immediatamente a letto delPIgnimbrite Campana, è stata rinvenuta la lava basanitica leucitica con spessore di circa 3 m ed alla profondità di 23 m dal piano campagna. La tendenza dei flussi piroclastici, quale PIgnimbrite Campana, a livel¬ lare le morfologie esistenti potrebbe aver cancellato un’eventuale morfolo¬ gia vulcanica legata all’emissione della lava; comunque non si hanno dati di dettaglio per la locale ricostruzione della morfologia sepolta pre-ignim- brite. Caratteri petrografici e geochimici La lava di S. Marcellino è una basanite leucitica porfirica olocristallina con indice di porfiricità 35.0% (vedi tabella 1; analisi modale calcolata su 1500 punti). I fenocristalli, in ordine di cristallizzazione, sono olivina magnesiaca (dato ottico 85% Fo), clinopirosseno ricco in Ca augitico-diopsi- dico, plagioclasio (80% An), leucite. Nella pasta di fondo si aggiunge la magnetite. Questa lava è mediamente femica; i valori di MgO e Mgv sono alquanto bassi se comparati con quelli di magmi leucititici e basonitici leu- citici in equilibrio con le condizioni del mantello alto (Frey et al., 1978; Rogers et al., 1985). Comparata con alcune basaniti e leucititi dei Vulsini (queste ultime rappresentano le vulcaniti più femiche fra quelle fm’ora stu¬ diate nella Provincia Petrografica Romana; Rogers et al., 1985) la lava di S. Marcellino non rappresenta un magma primario. Esso ha subito un fra¬ zionamento non trascurabile di olivina e clinopirosseno. Il basso valore di Ti02 e le concentrazioni e distribuzione degli «ele¬ menti incompatibili» (K, Rb, Sr, Nb, P, Zr, Ti, Y) mostrano caratteri ana¬ loghi a quelli delle vulcaniti alcalino-potassiche generate presso un mar¬ gine di placca convergente. Come è noto (Pearce, 1982) le vulcaniti basal¬ tiche (l.s.) di questo tipo (vulcaniti «orogeniche»), rispetto a quelle «ano- Segnalazione di lava hasanìtìca leucitica , ecc, 59 TABELLA 1 Composizione chimica e mineralogica della lava basanitica del pozzo presso S. Man cellino fra il fiume Volturno ed i Campi Flegrei (Campania Centrale). S102 47.08 Norma C.I.P.W. tìo2 0.94 or 11.75 ai2o3 18.57 an 14.30 Fe203 2.33 ne 14.89 FeO 5.39 le 24.89 MnO 0.15 wo-d i 9.77 MgO 4.54 en-di 5.03 CaO 8.95 fs-di 4.48 Ma20 3.25 fo 4.36 K20 7.37 fa 4.29 p2o5 1.02 mt 1.44 h2g+ 0.70 il 1.79 Somma 100.29 ap 2.41 Rb ppm 290 Sr 952 Zr 166 Nb 26 Y 26 MgV( Mg+'V -100) 55'1 Composizione modale: olivina 1.2 fenocristalli 35% clinopirosseno 11.5 plagioclasio 5.2 leucite 17.1 massa di fondo 65% 100.0 Dati chimici in XRF: an. G. Serri, Pisa. MgO, FeO, K',>0 rispettivamente in AAS, volumetrico e ponderale: an. V. Morra, Napoli. . Marcellino 60 P. Di Girolamo, F. Ortolani, V. Morra e S. Pagliuca - >* -É - ^ - 3 'c « 3 > tf) o s aieipjotuud onejueyyi/suoiduieQ Fig. 2. — Distribuzione degli elementi incompatibili, normalizzati rispetto al mantello primordiale (Wood, 1979), nella basanite leucitica di S. Marcellino. Per confronto è riportata una basanite leucitica dei Vulsini (camp. 7305 da Rogers et al., 1985) ed una tefrite leucitica delle isole Eolie (Stromboli; da Dupuy et al., 1981). Notare le forti anomalie negative di Nb, Ta, Hf, Zr del campione dei .Vulsini rispetto a quelli della Campania e delle isole Eolie. Segnalazione di lava basanitica leucitica, ecc. 61 rogeniche» (basalti oceanici e intraplacche), mostrano due caratteri fonda- mentali: 1) forte e molto variabile arricchimento negli elementi a bassa forza di campo quali K, Rb, Ba, U, Th; impoverimento in elementi ad alta forza di campo quali Ti, Nb, Ta; 2) diminuzione delle concentrazioni verso gli elementi ad alta forza di campo, presenza di anomalie negative di Nb- Ta, Hf-Zr e di Ti. In fig. 2 è riportata la distribuzione di alcuni elementi incompatibili della basanite di S. Marcellino normalizzati rispetto al mantello primor¬ diale (Wood, 1979); il campione mostra un pattern riferibile a quello di magmi basici orogenici. Per confronto in fig. 2 sono riportate anche una basanite leucitica dei Vulsini ed una tefrite leucitica delParco delle Eolie (Stromboli). Comunque è da osservare che alfinterno di questa fascia vul¬ canica del bordo tirrenico si notano alcune differenze quali una più mar¬ cata somiglianza con le vulcaniti orogeniche del campione dei Vulsini (più marcate anomalie dei suddetti elementi). Discussioni e conclusioni La presenza della lava basanitica leucitica di S. Marcellino in un’area compresa fra il corso terminale del fiume Volturno ed il limite Nord dei Campi Flegrei (Fig. 1) è di notevole interesse sia petrologicamente che vul¬ canologicamente. Infatti dal punto di vista vulcanologico è da escludere che tale lava sia di provenienza flegrea sia per la probabile alta viscosità (alto indice di porfìricità se si considerano anche i microfenocristalli) che per l’as¬ senza nei Campi Flegrei di apparati vulcanici leucitici la cui morfologia possa aver favorito lo scorrimento della lava per almeno 10 Km verso Nord. In aggiunta la presenza di rari inclusi leucitici nelle vulcanocla- stiti Rachitiche e fonolitiche costituenti gran parte dell’area flegrea mostrano che un’attività leucitica deve essere molto ridotta, almeno a piccola profondità. Il limite flegreo definito fin’ora su basi morfologiche (presenza di rilievi vulcanici) deve essere quindi ampliato se si considera l’attività vulcanica che ha dato origine alla lava leucitica basanitica di S. Marcellino. Del resto un altro episodio vulcanico ben più vistoso e «non rigorosamente flegreo» è quello dellTgnimbrite Campana (Fig. 1) emessa da fessure lineari NW-SE qualche Km solo a Nord dell’area flegrea (Di Girolamo, 1970). Un’attività vulcanica verso Nord non è solo indicata da questi prodotti superficiali di serie shoshonitica e basanitica quaternari recenti; una dif- 62 P. Di Girolamo, F. Ortolani, V Morra e S. Pagliuca fusa attività calcalcalina (rocce andesitiche ricche in K) con grossi edifìci vulcanici di età plio-quaternaria è presente (Fig. 1) nel sottosuolo profondo (da 250 a 1.900 m almeno) (Ortolani ed Aprile, 1978; Barbieri et al., 1979). Il ritrovamento della lava propone la possibilità che esistano altri appa¬ rati vulcanici locali più o meno piccoli sepolti dalle abbondanti vulcanocla- stiti, fra cui la più recente e con maggior significato geologico è flgnim- brite Campana che ha mascherato eventuali morfologie del substrato. Del resto la tettonica regionale che ha controllato vistosamente i fenomeni vul¬ canici nell’area flegrea (Fig. 1) è presente anche nelle aree circostanti e la disposizione degli edifìci vulcanici calcalcalini sepolti a Nord dei Campi Flegrei mostra appunto un’attività vulcanica connessa con tali trends tetto¬ nici (Ortolani ed Aprile, 1985). Dal punto di vista geochimico (elementi incompatibili) i caratteri della basanite leucitica di S. Marcellino mostrano un’affinità con le vulcaniti sot¬ tosature di margini di placche convergenti. La somiglianza del campione della Campania qui studiato con altri comparabili dei Vulsini da una parte, ed arco delle Eolie dall’altra mostra che tale affinità ha un significato regionale. In effetti questi dati confermano un importante carattere geochimico- geodinamico fatto rilevare negli ultimi dieci anni da vari autori: le vulcaniti presenti lungo una fascia orientale tirrenica di circa 850 km, di età tra mio¬ cenica superiore a prevalentemente quaternaria, mostrano una affinità con i magmi orogenici. Ciò può essere generato da un mantello modificato in seguito ad affondamento di litosfera (placca africano-adriatica sotto la catena appenninica). Questa fascia, che comprende le isole Eolie e seamounts orientali tir¬ renici, la «Regione Comagmatica Romana» (Campania e Lazio) e qualche area vulcanica della Toscana, presenta associazioni vulcaniche orogeniche di vario tipo (rocce andesitiche, shoshonitiche e leucitiche). Molte di queste aree vulcaniche sono state studiate nei vari caratteri prevalente¬ mente geochimici, petrografici e mineralogici (Di Girolamo et al., 1977, 1979; Thompson, 1977; Di Girolamo, 1978; 1984; Civetta et al., 1981; Beccaluva et al., 1982; 1984; Holm & Munksgaard, 1982; Holm et al., 1982; Rogers et al., 1985; Civetta et al., 1987). La localizzazione geografica abbinata ai patterns degli elementi incom¬ patibili normalizzati al mantello primordiale della lava basanitica di S. Marcellino conferma la suddivisione della Provincia Romana in due sotto¬ province (Beccaluva et al., 1984). In questo quadro la roccia analizzata rappresenta il vulcanismo più settentrionale della sottoprovincia Romana Segnalazione di lava basanitica leucitica , eco . 63 sudorìentale che comprende i complessi vulcanici del Somma -Vesuvio e della zona Campi Flegrei-Procida-Ischia. La lava basanitica di S. Marcellino propone (Fig. 2) la verifica di un interessante carattere geochimico-geodinamico: nell’ambito delle vulcaniti femiche leuciti che il carattere orogenìco (es. le marcate anomalie negative di certi significativi elementi incompatibili quali Hf-Zr, Nb-Ta, Ti; Pearce, 1982) sembrano essere meno marcate verso Sud. Questi caratteri petrolo¬ gia e le possibili implicazioni geodinamiche sono in corso di studio dagli autori della presente nota. Tale trend regionale è presente anche nelle vul¬ caniti femiche potassiche (basalti shoshonitici) del bordo tirrenico citato: un carattere «orogenico normale» si nota da Nord fino al vulcano di Roc camonfma e isola di Ventotene ((Beccaluva et al, 1984), verso Sud (Cam¬ pania centrale, Eolie) queste vulcaniti orogeniche acquistano, in parte, una caratteristica geochimica anorogenica, per cui sono state definite « oroge- niche transizionali » ((Di Girolamo, 1987). È interessante far notare che la suddivisione di queste vulcaniti oroge¬ niche in due fasce corrisponde perfettamente, come distribuzione areale, alla suddivisione della catena appenninica in due archi di cui quello meri¬ dionale più distorto. Questo fatto suggerisce che le modificazioni profonde del mantello in cui si sono originati i magmi orogenici e le dislocazioni, più superficiali, della catena appenninica sono fra loro collegate rappresen¬ tando l’espressione, a differenti livelli litosferici, di una stessa causa cioè la più intensa azione tettonica (accentuata distorsione oroclinalica) verifica¬ tasi verso sud. In conclusione il rinvenimento della lava di S. Marcellino presenta un notevole interesse per tre aspetti: 1) esso contribuisce ad estendere l’area vulcanica recente ben oltre il limite attualmente definito per i Campì Flegrei; 2) consente di ipotizzare che all’interno della Piana Campana, dove la suddetta Ignìmbrite, che rappresenta una delle unità più superficiali, tende a livellare la morfologia preesistente, possano essere presenti piccoli appa¬ rati vulcanici sepolti; 3) i dati petrologici della lava basanitica a leucite in esame, per l’ubi¬ cazione in un’area finora considerata priva di punti di emissione colmano una lacuna, consentendo di definire meglio alcuni trends geochimici in ambito regionale (Beccaluva et al, 1984) e conseguenti interpretazioni geodinamiche (Di Girolamo, 1987). 64 P. Di Girolamo, F. Ortolani, V Morra e S. Pagliuca BIBLIOGRAFIA Balducci S., Vaselli M. & Verdiani G. (1983), Exploration well in thè «Ottaviano» permit, Italy: «Tre Case 1». Ili International Seminar European Geotermal Updata, Munich. 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Napoli voi. 97, 1988, pp. 67-82, fig. 1 Significato fisiologico unitario degli effetti degli ormoni tiroidei nei mammiferi Conferenza tenuta dal socio Teodoro De Leo (Tornata del 12 maggio 1988) È per me indubbio privilegio e grande piacere prendere la parola in questa aulica sala della ultracentenaria Società dei Naturalisti in Napoli. Misi piede per la prima volta in questa sala, giovane assistente, un pome¬ riggio d’autunno di circa trenta anni orsono: firmai il registro d’ingresso e mi andai a piazzare nell’ultima fila, a guardare con riconoscenza i bigs dell’epoca - in prima fila, in un gruppo isolato e compatto -, che mi ave¬ vano fatto l’onore di ammettermi. Sinceramente ringrazio ora, per il cordiale invito, il Presidente - prof. Aldo Napolitano - ed il Segretario - prof.ssa Teresa De Cunzo -. Il primo mi ha presentato con tale calore che mi sono sentito un ospite d’onore. Gli ospiti d’onore, è ben noto, si sdebitano dell’invito o riproponendo un loro cavallo di battaglia o presentando un’assoluta novità. Io esporrò una ricerca «fresca di giornata», cui ha collaborato la prof.ssa Marilena Valente, dottore di ricerca in Fisiologia. La continua e massiccia acquisizione in fisioendocrinologia generale di risultati derivanti dalla ricerca sperimentale e dall’osservazione sia naturali¬ stica, sia clinica richiede un concomitante lavoro di interpretazione del relativo significato fisiologico. Tale lavoro talvolta sfocia nell’ottenimento di quadri unitari del significato fisiologico di fenomeni biologici apparente¬ mente diversi. Paradigmatico esempio è l’ipotesi, dovuta a Schusdziarra, di un ruolo fisiologico unico degli effetti espletativi dall’onore somatostatina, sintetizzato e secreto a livello di due distretti anatomofunzionali ben distinti, quali, rispettivamente l’ipotalamo ed il tubo gastroenterico-pan- creas esoendocrino, nel complesso meccanismo dell’omeostasi nutrizionale (4). La ricerca che mi accingo ad esporre è rivolta, parimenti, ad attribuire un ruolo unitario nell’omeostasi energetica nei Mammiferi a molti effetti esercitati dagli ormoni tiroidei. 68 Teodoro De Leo Prima di iniziare l’esposizione desidero ringraziare gli intervenuti: vedo fra essi sia miei allievi, sia miei colleghi, fra cui, non ultimo, il prof. Antonio Giuditta, Direttore del Dipartimento di Fisiologia Generale ed Ambientale - cui afferisco -, che, malgrado gli impegni della sua carica, ha trovato il tempo per essere presente. I. Significato fisiologico dell’effetto cronotropo cardiaco espletato DALL’ORMONE TIROIDEO la. Effetto cronotropo cardiaco dell’ormone tiroideo Precoce e costante effetto dell’ormone tiroideo - Triiodotiromina , T3, e Tetraiodotironina o Tiroxina , T4, (ritenuto da molti il precursore della T3) » nei mammiferi è la modulazione della attività cardiaca: l’ipotiroidismo e l’ipertiroidismo - clinici o sperimentali - sono caratterizzati da effetti cro¬ notropi cardiaci, rispettivamente negativo o positivo, che si instaurano dopo poche ore e nella quasi totalità dei casi. Paradigmatica per l’eviden- ziazione dell’effetto cronotropo è la serie dei risultati da noi ottenuti in un recente studio (9): concomitante al variare dei livelli dell’ormone tiroideo circolante, rispettivamente per tireodectomia e per somministrazione di T3 agli animali tireodectomizzati, si osserva l’effetto cronotropo - nel primo caso negativo, nel secondo positivo -, almeno per una notevole sua ali¬ quota (fig. 1). Meccanismo d’azione putativo di tale effetto è generalmente ritenuto la rapida interconversione dei recettori cardiocitari operata dalle iodotiro- nine (evidenziata in animali di laboratorio, quale il ratto): la densità (= numero dei recettori per unità di massa delle proteine della membrana piasmatica) dei recettori beta-adrenergici cardiaci velocemente aumenta, a spese di una proporzionale riduzione della densità dei recettori alfa-adre- nergici e colinergici muscarinici; l’affinità recettoriale per gli agonisti ed antagonisti fisio-farmacologici resta, viceversa, inalterata. Il processo dà luogo all’acquisto da parte dei cardiociti - in presenza dell’ormone tiroideo - di una supersensività alla noradrenalina scaricata in essi dalla estremità dei nervi adrenergici, dovuta all’incremento della disponibilità di recettori alla stessa quantità di neurotrasmettitori (6). Le nostre acquisizioni, come innanzi riferite, mostrano, tuttavia, che l’effetto cronotropo delle iodotiro- nine si svolge in due fasi, una veloce - all’instaurarsi del mutato stato tiroi¬ deo - ed una lenta al perdurare di tale stato mutato (fig. 1). Ne consegue che il meccanismo dell’interconversione - che si evidenzia rapidamente - Significato fisiologico unitario degli effetti degli ormoni tiroidei nei mammiferi 69 PLASMA LEVE. T°S ^3 90- Ttivroidectomy Tj Treatment.^* * 1 llT) I f** 5' 75- 1 4* 60 ' i tj3- g45- \ i o> =1 05 c K J 2- 30 1 ■ 15- // 30 4 0 50 60 AGE(days) HE ART RATE Fig. 1. — Time course of heart rate variations induced respectively by thyroidec- tomy in weaning rats and by T3-treatment in thyroidectomized rat 50 days old. A group of eighteen rats was surgically thyroidectomized at weaning and then divided in nine subgroups; three subgroups were killed respectively after 4,6, and 10 days; thè remanent six subgroups were treated with T3 starting from thè 50th days and then killed respectively after 1, 3, 5, 7 and 10 days. Da: Valente M. et al. (9). Addendum : E = Eutiroideo; Dosi della T3 = 2.5 pg/100 G Peso corporeo prò die. 70 Teodoro De Leo mentre spiega bene la modulazione precoce del cronotropismo cardiaco, non può essere invocata per quella tardiva. A tale riguardo ricerche in corso nel nostro dipartimento, in collabora¬ zione con i fisiologi generali di Pavia stanno facendo prendere sempre maggiore consistenza sperimentale all’ipotesi che le iodotironine modulino successivamente la durata della fase di ripopolarizzazione dei potenziali bioelettrici cardiaci, riducendola proporzionalmente ai valori dei loro livelli ematici, qualunque sia la genesi della variazione di tali livelli (10). I.b. Significato fisiologico dell’effetto cronotropo dell’ormone tiroideo Il significato fisiologico dell’effetto cronotropo dell’ormone tiroideo non è stato ancora adeguatamente delucidato. Il cardiac output o gittata cardiaca o portata circolatoria, del ventricolo sinistro di un mammifero, ( CO)LV (mi x min-1), è data dal prodotto dello stroke volume , o volume sistolico, dello stesso ventricolo, {SV)LV (mi) per Yheart rate , o frequenza cardiaca, HR (beats x minute-1: (CO)lvx(SV)M: HR [1] Una variazione del parametro HR , d’entità tale da non alterare il para¬ metro (SV)LV modifica il valore del parametro (CO)LVy ossia del volume di sangue che fluisce nell’unità di tempo nel letto vasale sistemico, attraverso i vari organi. Tra essi la tiroide e gli organi bersaglio degli ormoni tiroidei, essenzialmente: cuore, fegato, reni e cervello. D’altra parte i livelli dell’or¬ mone tiroideo presenti nella cellula bersaglio - livelli che determinano lo stato tiroideo dell’organismo stesso - sono funzione della quantità delle iodotironine che, nell’unità di tempo, passano attraverso il letto vasale, negli organi bersaglio. Tale quantità è, a sua volta, funzione sia dei livelli ematici delle iodotironine diffusibili attraverso l’endotelio dei capillari sia della gittata cardiaca. Si può ipotizzare, pertanto, che: ogni variazione dei livelli ematici dell’ormone tiroideo modifica precocemente - attraverso l’interconversione dei recettori cronotropici cardiaci - la frequenza del cuore; ne consegue una variazione della gittata cardiaca e, quindi, dell’entità del trasporto delle iodotironine nelle cellule bersaglio, cui segue una variazione dello stato tiroideo (in tale contesto si può inquadrare l’effetto dell’ormone tiroideo sui potenziali bioelettrici cardiaci da noi evidenziati). Significato fisiologico unitario degli effetti degli ormoni tiroidei nei mammiferi 71 La validità dell’ipotesi lumeggiata può essere saggiata stabilendo se lo stato tiroideo - evidenziabile attraverso la sua caratteristica fenomenologia - si modifichi o meno, nell’ambito intraspecico o interspecico, in funzione della gittata cardiaca. IL Variazioni interspeciche della gittata cardiaca nei mammiferi ILa. Le equazioni allometriche interspecie Le variazioni interspeciche di un generico parametro biologico Y (e, pertanto, dei parametri oggetto del nostro studio, quali gittata cardiaca, volume sistolico e frequenza cardiaca - parametri che determinano la git¬ tata stessa -, nonché massa cardiaca e massa ematica - che caratterizzano tale parametro -) possono essere valutate riferendole alla massa corporea (= Body Weight, BW) mediante le cosiddette equazioni allometriche del tipo: Y= axBW b [2] dove: Y = parametro biologico in esame a = coefficiente dell’equazione = valore di Y allorché B. Wb = 1 b = esponente dell’equazione I valori delle costanti a e b vengono ottenuti - di regola - con metodi di interpolazione matematica che consentono di stabilire i valori Y, che, mediamente, differiscono il meno possibile dai corrispondenti valori speri¬ mentali (relativi, cioè, allo stesso valore BWfi. Tali metodi vengono denO- ra minati, appunto, dei minimi quadrati, essendo il valore di £ ( Yt — - y-)2 il /=! minimo possibile. Per la loro applicazione occorre trasformare l’equazione [2] nella equazione di una retta. I più comuni sono metodi di trasformazione sono: a) il metodo di trasformazione logaritmica , che conduce alla seguente equazione di una retta con ordinata all’origine: log Y = log a + bìogBW [2 a] 72 Teodoro De Leo b) il metodo interativo , che cosiste nell’assegnare all’esponente b una serie di valori arbitrari, in modo da trasformare l’equazione [2] nella seguente equazione di una retta con ordinata all’origine: Y=aZ (Z=BWb) [2b] Si ottengono, in tal modo, due serie di valori sia per l’esponente b (fìssati a priori arbitrariamente) sia per il coefficiente a (stabiliti matematicamente risolvendo la [2b] con il metodo dei minimi quadrati). I due valori ottimali a & b sono quelli che soddisfano determinate condizioni matematiche (11). L’induzione statistica del campione in esame verso la popolazione da cui deriva richiede le determinazioni sia del coefficiente di correlazione r sia degli errori standard di a e di b (SE (a) e SE(b )) (2). II. b. Le variazioni interspeciche del volume sistolico nei Mammiferi Le variazioni interspeciche del volume sistolico del ventricolo sinistro, [(SV)lv, ML\ in funzione della massa corporea (BW, G) nei mammiferi, sono evidenziate dall’equazione allometrica (eq. n. 1 Tabella I) da noi otte¬ nuta calcolandola dai dati di Holt et al. (5). Tali dati sono relativi a 46 mammiferi, appartenenti a nove specie diverse, raggruppate in cinque Ordini; gli animali coprono l’intervallo di massa corporea da 490 a 518 000 G, con un rapporto BWMAX/BWMIN = 1057. Il coefficiente a , stabilito in base ai nostri calcoli è maggiore di quello ottenuto da Holt et al. (5) (0.0008404 ML/G contro 0.0004672 ML/G ), mentre l’esponente b è, viceversa, minore (1.0031 contro 1.05) (Tabella I). La nostra equazione allometrica dà luogo a valori del ( SV)LV specifico (= ML/G ) notevolmente più costanti, al variare della massa corporea, di quelli che si ottengono con l’equazione originaria di Holt et al. (0.00085 ML/G , per un BW = 100 G e 0.00088 ML/G per un BW = 1000000 G, mentre i valori di Holt et al. (5) sono rispettivamente 0.00059 e 0.00093). I nostri risultati danno, pertanto, un valore del volume sistolico del ventricolo sinistro nei Mammiferi pari, mediamente, a 0.865 \il per G di peso corporeo, nell’intervallo di BW 100-1000000 di G. ILc. Variazioni interspeciche della massa cardiaca nei Mammiferi L’equazione allometrica, che riporta le variazioni interspeciche della massa cardiaca (HW) (cui appare logico relazionare il volume sistolico) in funzione della massa corporea BW nei mammiferi, è stata da noi calcolata TABELLA 1 Interspecific allometric equatlons of cardiovaseular parameters as a function of body weight in mammals Significato fisiologico unitario degli effetti degli ormoni tiroidei nei mammiferi 73 a ’S < <5 "g « o g - «yg •» 1 o s ffl ® ® ^ e* .'t; > E a o a 3 p CT1© w £ Si Co £ © o ? I s: OQ «3 OO '«f o\ t~- CN 43 m o o © | s kT E o s aq oq E •'d- aq \D VO vo vo r- OO e; . w CN oo O o o O li o II m - H T3 fio O ^ PQ w ed _ « m pQ « o o £ « E “ ed oo ed J5 TJ -a si? 11 s I ed § e « O >* te •° * T3 S 2 a 3 § W3 > ed « qj s s ììeS -e « e 3 ® & « 6 O O tì CD « fSfS The /iea/t weight was measured, in turn, quiekly excising thè organ from thè killed animals (generally by decapitation) and then weighing them. The body blood volume by thè isotopo diiuition technique, using P, Cr, Fe, I labelled or T-1824 74 Teodoro De Leo dai dati della letteratura (valori di Spector (8) essenzialmente, integrati da altri specifici dati), riguardanti 498 animali, appartenenti a 71 specie diverse, raggruppati in 14 ordini; la massa corporea andava da 136 400 000 G (Balena) a 17 6 (Topo) con un rapporto B WMAX iB WM1N = 8 023 529. Anche in questo caso il coefficiente a da noi stabilito risulta maggiore di quello relativo all’equazione riportata in letteratura (Brody (1)) (0.0088646 G/G contro 0.00588 G/G ), mentre l’esponente b esibisce un minor valore (0.9543 contro 0.984, Tabella I). I valori della massa cardiaca specifica ( HW ' G/G ) sono rispettiva¬ mente: per un valore del BW pari a 100 G , 0.00718 (nostri dati) contro 0.00546 (dati di Brody (1)), per un valore del BW pari a 1 000 000 G 0.00742 e 0.00472, corrispondenti a valori medi di circa 5.9 MG/ G secondo i nostri valori e di circa 5.0 MG/G secondo i valori di Brody (1). Ponendo - per semplicità di calcolo - uguale ad 1 la densità del tessuto cardiaco, si ottiene che il (SV)LVb pari mediamente, al 15% del valore della massa car¬ diaca (HW) nei Mammiferi. Il.d. Variazioni interspeciche della massa ematica corporea nei Mammiferi Le variazioni interspecie della massa ematica dell’intero organismo (BB V = body blood volume) - cui appare parimenti logico porre in rela¬ zione il volume sistolico - in funzione della massa corporea nei Mammiferi sono state parimenti da noi calcolate dai valori di Spector (8). Tali valori si riferiscono a 274 animali, appartenenti a specie 10 diverse, raggruppati in 4 ordini, ed aventi un rapporto BWMAX/BWMIN = 566 000 (Cavallo)/27 (Topo) = 20 963. Il coefficiente a risulta - dalla nostra equazione (eq. 3 di Tabella I) - pari a 0.07644 ml/G, superiore a quello reperibile in letteratura (Valori di Brody (1) = 0.0507 G/G (il corrispondente valore in ml/G risulta, ovviamente, ancora minore, essendo la densità del sangue maggiore dell’unità). Il coefficiente b da noi trovato (0.9827) appare abbastanza vicino a quello della letteratura (Brody (1) = 0.987). II volume specifico del sangue ( BBW/BW \ ml/G) presenta, secondo la nostra equazione, i seguenti valori: per BW = 100 G, 0.064 ml/G (valori di Brody (1) = 0.054 G/G); per BW = 1 000 000 G, 0.060 ml/G (valori di Brody (1) = 0.0423) con un valore medio di 62 |il/G (— 6.2%). Il.e. Variazioni interspecie della frequenza cardiaca nei Mammiferi L’equazione allometrica interspecica che riporta la frequenza cardia¬ ca (HR) in funzione della massa corporea BW nei Mammiferi è stata da Significato fisiologico unitario degli effetti degli ormoni tiroidei nei mammiferi 75 noi parimenti ricalcolata dai valori di Holt et al (5) che si riferiscono agli animali utilizzati per la determinazione dell’equazione allometrica relativa al (SV)LV. L’esame comparato delle due equazioni - la nostra e quella originale di Holt et al. (Tabella I) - evidenzia che esse presentano valori non note¬ volmente diversi delle costanti allometriche a e b. Il coefficiente a è, infatti, pari rispettivamente a 1207 beats x minute -1.G_1 (nostro valore) e 1327 b,m._1.G_1 (valori di Holt et al. (5)), mentre i valori dell’esponente b sono uguali rispettivamente a —0.2373 e —0.25. Tale scarsa discrepanza fra le due serie di valori ben si evidenzia allorché si calcolano - rispettiva¬ mente con le due equazioni - i valori della frequenza cardiaca in funzione della massa corporea: 46 e 42 battiti al minuto per un valore di BW pari a 1000000 G; 136 e 132 per BW pari 10 000 G ed, infine, per BW pari a 10 G 699 e 746 (i primi valori di ogni coppia derivano dalla nostra equazione allometrica i secondi dall’equazione di Holt et al. (5) (Tabella I). Mentre, come è ben noto, la frequenza cardiaca varia inversamente alla massa, la durata del ciclo cardiaco ( CCD = cardiac cycle duration) è direttamente proporzionale alla massa cardiaca. Si ha, infatti, che: CCD = (millisecondi) - 60 000 HR [3] Esprimendo HR rispettivamente con la nostra equazione allometrica e con l’equazione di Holt et al. si ha: CCD (millisecondi) = 60 000 x - 1 = 49.71 BW(G)° 231 [3a] 1 207 BW(G r0'237 CCD (millisecondi) = ~ — "° x - 1 = 45.21 BW(Gf25 [3b] 1 327 BW(G)-°-25 Le equazioni allometriche [3a] e [3b] permettono di calcolare i seguenti valori del CCD in funzione del BW: 85 ed 80 millisecondi per un valore della massa corporea di 10 G; 441 e 452 msec per un valore di 10000 G, 1313 e 1430 msec per un valore di 1 000 000 G (i primi valori di ogni coppia derivano dalle nostre equazioni, i secondi dalle equazioni di Holt). Da tali equazioni appare, inoltre, che la durata del ciclo cardiaco è proporzionale alla radice quadratica della massa corporea, ossia è propor¬ zionale ad un parametro biologico, pari a tale radice. Non è nota la natura 76 Teodoro De Leo di tale parametro. Si potrebbe ipotizzare che la velocità di propagazione degli eventi bioelettrici che danno luogo al ciclo cardiaco nei Mammiferi (depolarizzazione e ripolarizzazione degli atri e dei ventricoli) sia costante nelle varie specie: ne consegue che la durata del ciclo cardiaco dovrebbe essere proporzionale allo spazio cardiaco interessato. Quest’ultimo potrebbe essere uguale (oppure proporzionale) alla BW elevata ad una potenza pari all’incirca ad un quarto. II. f. Variazione interspeciche della gittata cardiaca nei Mammiferi La gittata cardiaca (o portata circolatoria) del ventricolo sinistro (CO) LV è legata alla massa corporea BW nei Mammiferi da un’equazione allometrica che - in base alla [1] - si ottiene moltiplicando tra di loro le equazioni allometriche relative rispettivamente al (SV)LV ed (HR). Utilizzando le nostre equazioni allometriche (Tabella I) si ha la seguente equazione allometrica interspecie: {CO)LV( mi X min-1) = (0.0008404 x 1207) x SfF(G)(1 0021-°'2373) = = 1.01436 BW(Gf1Mt [4] mentre quella di Holt et al. (5) da luogo a: (CO)LV( mi X min-1) = (0.0004672 x 1327) x SPK(G)<105'0'25) = = 0.6199744 BW(G)0M1 [4a] I valori che si ottengono per il (CO)lv al variare della massa corporea con le due equazioni sono pari rispettivamente a: 35 e 24 mi per un B W 100 G, 1 176 e 982 mi per una BW di 10 000 e 40 067 e 39 118 mi per un BW di 1 000 000. Per una massa corporea pari a 100 G il (CO)lv specifico (mi x minu- to~] x G~l) è pari a circa 0.35 (ossia circa 408 volte il (SV)LV e circa 7.3 volte la BBV); a 10 000 G di BW il ( CO)LV specifico diventa pari a circa 0.35 (circa 130 volte il (SV)LV e circa 2.6 volte il BBV); a 1 000 000 G di BW il (CO)LV specifico diventa pari a circa 0.40 (circa 48 volte il (SV)LV e circa 2/3 del BBV). Oppure: i ( CO)LV= 166 BW(KG)019 [4b] Significato fisiologico unitario degli effetti degli ormoni tiroidei nei mammiferi 77 Tali valori lumeggiano chiaramente il peso determinante della fre¬ quenza cardiaca sulla gittata cardiaca, al variare della specie, nella classe dei Mammiferi. III. Variazioni interspeciche dello stato tiroideo in funzione della MASSA CORPOREA NEI MAMMIFERI IILa. Variazioni interspeciche della massa della tiroide in funzione della massa corporea nei Mammiferi Le variazioni interspeciche della massa della tiroide, in funzione della massa corporea, nei Mammiferi eutiroidei, sono valutabili mediante l’equa¬ zione allometrica da noi calcolata dai dati della letteratura (Spector (8)), relativi a circa 800 mammiferi, appartenenti a 63 Specie diverse, compresi in 14 diversi Ordini (Tabella II). Le costanti a e h di tale equazione presentano valori superiori a quelli della letteratura (Brody (1)). TABELLA II Interspecific allometric equation of thyroid weight as a function of body weight in mammals Animals O = 140; O = 280; 0 + 0 = 350; Species = 632; Orders = 14 TW(G) = 0.00012508 BW(G)om2 (calculated from Spector’s data (8)) r— 0.966 S.E.( log a) = 0.15235 S.E. (b) = 0.00276 Literature equation: TW(G) = 0.0001 BW(G)0 928 (S. Brody (1)) TW values as a function of B W values: BW{G) TW values (G) according: our eq. Brody’s eq. 100 0.0109 0.0072 10000 0.9594 0.5152 100000 8.9782 4.3651 1000000 84.0210 36.9828 78 Teodoro De Leo Il valore della massa specifica della tiroide (TW(G)fBW(G)) calcolata con la nostra equazione oscilla da 0.0001 (B W = 100 G) a 0,000084 (BW = = 1 000 000 G), ossia può ritenersi mediamente uguale a 100 pg per G di BW. IILb. Variazioni interspeciche del numero di follicoli toiroidei in funzione della massa corporea nei Mammiferi La letteratura è carente di ricerche relative alle variazioni interspe¬ ciche del numero dei follicoli tiroidei in funzione della massa corporea, nei Mammiferi eutiroideì. Il numero dei follicoli tiroidei presenti della ghiandola (Thyroid fol- licle number, TFN ) è dato dal rapporto fra la massa del parenchima tiroi¬ deo (pari, a sua volta, al prodotto della massa della tiroide per il contenuto specifico di parenchima) e massa del singolo follicolo (calcolata dal dia¬ metro del follicolo stesso), ossia: a TW 7W(numero/tiroide) = . [5] p.y. (TFD)3 dove: a = massa del parenchima tiroideo per unità di massa della tiroide p = densità del follicolo tiroideo TFD = diametro del follicolo tiroideo (= thyroid follici e diameter) y = (0.5)3 x 3.14 = 0.3925 Sostituendo nella [5], al posto di TW, la relativa equazione allometrica della Tabella II: TW = aBWb e ritenendo costanti i valori di a e di p variare della specie, si ha che: cB Wb (TFN){ numero/tiroide) = [5a] dove: c = a x a/03925 I valori del (TFD) reperibili in letteratura (3, 7) sono scarsi: ratto = 60-90 pm; uomo = 50-500 pm; bufalo (Bubulus bufalus) = 150—350 pm. Appare, tuttavia, ben evidente che i valori del diametro dei follicoli tiroidei Significato fisiologico unitario degli effetti degli ormoni tiroidei nei mammiferi 79 esibiscono un intervallo di variazione ridotto e specie indipendente. In prima approssimazione si può, pertanto, ritenere che il valore di ( TFD ) sia costante nelle varie specie e porlo pari a d. Si può, di conseguenza, trasfor¬ mare l’equazione [5 a] nell’equazione: ( TFN ) = (numero/tiroide) = cost.BWb [5b] dove: cost. = a x a/03925 x y x d Sviluppando l’equazione [5b], ponendo che la massa della tiroide pari a 100 js g. cui corrisponde una B W unitaria (paragrafo III. a) sia costituita da 1 000 follicoli (ossia che ad un valore di BW = 1 G corrisponde un valore di TFN = 1 000 follicoli) e tenendo presente l’equazione della Tabella II, si ottiene la seguente equazione: TFN = 1 000 BW(G)om2 [5c] cui corrispondono i seguenti valori della popolazione follicolare tiroidea: TFN = 88 000 per BW = 100 G; TFN = 71 779.000 per BW = 100 000 G ; TFN = 671 738 000 per BW = 1 000 000 G. IILc. Variazioni ìnterspeciche dei livelli ematici degli ormoni tiroidei nei Mammiferi La letteratura è , parimenti, poco abbondante sui valori dei livelli ema¬ tici degli ormoni tiroidei nei Mammiferi: i dati disponibili (ratto (3), uomo, bufalo (3)) evidenziano valori abbastanza costanti fra le varie specie e pari a 5-6 jig/di per la tetraiodotironina e a 200-200 pg/dl per la triiodotironina. Tali valori lasciano supporre che i livelli delle iodotironine [composti, come ben noto, scarsamente idrosolubili, presenti nel sangue sìa meramente dissolti nell’acqua piasmatica, sia legati alle proteine plasmatìche rispettiva¬ mente: iodotironine libere e iodotironine legate] dipendono da fattori chimi¬ co-fisici (idrosolubilità dell’ormone, capacità di legare l’ormone da parte delle proteine piasmatiche), indipendenti pertanto dalla specie. Indicando rispettivamente con [T4] e [7 VI i livelli ematici delle iodotiro¬ nine, la quantità totale di esse presenti nel sangue dell’intero organismo sono pari a: [BT4] = [T4] • BBV [6] [BT3\ = [T3] • BBV [6 a] 80 Teodoro De Leo Sostituendo, poi, nelle due equazioni [6] e [6a], a BBV l’espressione data dall’equazione allometrica (equazione 3 di Tabella I) si ha che: [BT4\(nG) = 55 x 0.076644 BW(G)0%21 [6b] [BT3)(nG) = 2.5 x 0.076644 BW(G)0-9*21 [6c] essendo rispettivamente 55 nG e 2.5 nG i livelli della T3 e della T4 per mi. L’equazione [6b] permette di calcolare i seguenti valori per [BT4]: BW= 100 G, [BT4] = 390 nG; BW = 1 000 000 G, [$T4] - 3 320 000 nG cui corrisponde un valore medio del [BT4] specifico (nG/G) = 3.6. L’equa¬ zione [6c] permette, a sua volta, di calcolare i seguenti valori: BW= 100 G, [BT3] = 18 nG; BW = 1 000 000 G, [BT3] - 150 000 nG cui corrisponde un valore medio del [BT3\ specifico (nG/G) = 0.165. Sia la massa della Tiroide ( TW) e il numero di follicoli tiroidei pre¬ senti nella ghiandola (TFN) da una parte, sia la quantità dell’ormone tiroi¬ deo presente - come T4 o come T3 - nell’organismo ([BT4\ e [BT3]) dall’altra appaiono, con buona approssimazione, proporzionali alla massa corporea essendo l’esponente h delle relative equazioni allometriche poco diverso dall’unità [rispettivamente: 0.9712 (equazione di Tabella II) e 0.9827 (equazione 3 di Tabella I)]. È lecito ipotizzare che tale proporziona¬ lità non sia priva di significato fisiologico: sia la capacità biosintetizzante tiroidea (proporzionale alla massa della ghiandola o al numero dei follicolo tiroidei) sia l’entità dell’ormone da sintetizzare (proporzionale, a sua volta, alla quantità di ormone presente in tutta la massa ematica delforganismo) nel mammifero eutiroideo, variano entrambe in funzione della massa cor¬ porea. IV. Conclusioni Lo studio da noi condotto permette le seguenti conclusioni: 1) Lo stato tiroideo del Mammifero è funzione dei livelli dell’ormone tiroideo - precipuamente T3 libera, trasformandosi in essa la T4 - presenti nelle cellule degli organi bersaglio, precipuamente: cuore, fevato, rene e cervello. Tali livelli sono funzione della velocità di trasporto trans-endote- liale dei due ormoni nel letto capillare a livello di tali organi, velocità che - in base alla ben nota legge di Fick - appare, a sua volta, funzione della quantità di ormoni disponibili al trasporto. Tale quantità è data, infine, dal prodotto dei livelli ematici dell’ormone tiroideo ([T4] e [T3]), per la gittata cardiaca. Significato fisiologico unitario degli effetti degli ormoni tiroidei nei mammiferi 81 Nei Mammiferi eutiroidei i predetti livelli sono, all’incirca, proporzio¬ nali alla massa corporea; la gittata cardiaca è proporzionale, a sua volta, alla massa corporea elevata, alfincirca, ad una potenza pari a 3/4. Ne consegue che: lo stato tiroideo nel Mammifero eutiroideo appare proporzionale ad una grandezza pari alla massa corporea elevata a circa 3/4. 2) La capacità biosintetizzante della tiroide appare a sua volta, propor¬ zionale alla massa corporea: tale proporzionalità si osserva, infatti, sia per la massa della ghiandola, sia per il numero di follicoli che la costituiscono, sia, infine, per la quantità di ormone tiroideo - T4 e Z3 - presenti in circolo nell’intero organismo. Ne consegue che: lo stato tiroideo potenziale nel Mammifero eutiroi¬ deo è proporzionale alla massa corporea . 3) L’estrinsecazione di uno stato tiroideo normale o attuale minore di quello massimo o potenziale è dovuto alla gittata cardiaca e, precisamente, alla modulazione di tale parametro esercitata dalla frequenza cardiaca. L’instaurarsi dell’ipertiroidismo avviene attraverso tachicardìa che fa ten¬ dere lo stato tiroideo a quello massimo. 4) Tali considerazioni richiedono opportune verifiche sperimentali e cioè: a) l’evidenziazione che sia i livelli della r3 nelle cellule degli organi bersaglio, sia la fenomenologia correlato allo stato tiroidei siano, nei Mam¬ miferi eutiroidei, proporzionali alla massa corporea elevata a circa 3/4; b) la dimostrazione che la capacità biosintetizzante specifica della tiroide sia costante nei Mammiferi eutiroidei. BIBLIOGRAFIA 1) Brody S. (1945) - Bioenergetics and growth. Reinhold, New York. 2) Colton T. 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(1988) - «The effect of thè thyroid hormone on cardiac chronotr opism ». In corso di pubblicazione. 10) Valente M., Tanzi L., Di Meo S., Taglietti V. e De Leo T. (1987) - «Effects of thyroidectomy on thè resting and action potential in rat papillary muscle fibres». Pflugers Arch., 210: S 14. 11) Valente M., Murino P., De Leo T. (1988) - « Observations on thè allometric equations ». In corso di pubblicazione. Boll. Soc. Natur. Napoli voi. 97, 1988, pp. 83-92, figg. 5, tab. 3 Una stima della distribuzione verticale di alcune specie bentoniche di substrato duro come metodo per correlare alcuni parametri biologici e fisici delle aree costiere Nota del socio Amelia Cancelliere* Riassunto. - Nel presente lavoro si è tentato di stimare l’elevazione media del livello del mare attraverso la correlazione tra la frequenza del vento, il profilo som¬ merso del litorale ed una variabile biologica, rappresentata dall’estensione delle zone medio- e sopralitorale. Questa variabile è stata determinata misurando la distri¬ buzione verticale di alcuni Chthamalidi e Patellidi al di sopra dello «zero biologico». L’analisi statistica ha mostrato che la correlazione con la variabile biolo¬ gica è significativa solo se si considera unitamente il contributo dei due parametri fìsici. Summary. - In this work an attempt is made to estimate thè sea level average elevation by mean of correlating wind frequence, bottom profìle and one biological variable, such as thè extension of thè mid- and supralittoral zones. This variable was determined by measuring thè vertical distribution of some Chthamalids and Patel- lids over thè «biological zero». Statistica! analysis has shown that thè correlation with thè biological variable is good only when thè action of both physical parame- ters is considered. Introduzione In un lavoro del 1983 Chessa et al. avevano effettuato una prima esplorazione sulle potenzialità di un metodo indiretto, che consentisse una valutazione dell’incidenza del moto ondoso sull’ambiente costiero. È noto, * S.M.S. «E. Ibsen», Casamicciola Terme. 84 Amelia Cancelliere infatti, come sia diffìcile misurare e predire gli eventi idrodinamici nell’am- biente costiero, nonostante siano stati proposti metodi diretti basati talvolta sull’impiego di sofisticate apparecchiature. Per risolvere il problema, tuttavia, sono stati usati anche metodi indi¬ retti poiché, come sottolinea Riedl (1970-72), questi ultimi hanno un ruolo importante nella misura dei parametri legati alfidrodinamismo della zona costiera. In particolare il più attraente tra i metodi indiretti sembra quello che Riedl (cit.) definisce «analogico»; esso consiste nel fatto che un rapporto causale sconosciuto viene derivato da un altro, già trovato, per analogia. Un esempio classico è quello della classificazione zonale del medio- e sopralitorale di Pérès e Picard (1964), in cui gli andamenti gene¬ rali idrodinamici, all’interno della comunità bentonica, sono stati dedotti dall’orientamento spaziale di specie, di cui è nota la dipendenza da tale parametro. È ovvio che la scala ottenuta in tal modo è biologica, non matematica e pertanto permane l’impossibilità di correlare grandezze fìsiche e risposte biologiche con metodi più rigorosi. Il metodo analogico, tuttavia, ha un vantaggio consistente nella considerazione che la presenza di una specie in un dato distretto rappresenta una risposta alla variabilità temporale dei fat¬ tori, che ne descrivono la nicchia operativa, la quale non assume mai una configurazione tale da determinarne l’eliminazione. Usando, dunque, come variabile numerica una quantità misurabile di tale nicchia, si può tentare una stima del valore medio di un dato para¬ metro fìsico altrimenti non misurabile. Il presente lavoro rappresenta, dunque, un’ulteriore verifica delle informazioni precedentemente acquisite. Materiali e metodi La variabile fìsica considerata è l’elevazione del livello del mare come risultato di eventi atmosferici, quali il vento e la pressione barometrica, mentre gli eventi dovuti alle maree vengono trascurati, data la modesta ampiezza di queste ultime. Nell’analisi che segue si terrà, pertanto, conto della frequenza del vento (q>) e del profilo sommerso del litorale (co), sti¬ mato nell’immediato paraggio di ogni stazione. La variabile biologica considerata è l’altezza rispetto allo «zero biolo¬ gico» (cfr. Boudouresque e Cinelli, 1976) dei piani medio- e sopralito¬ rale, identificati con le specie-guida utilizzate nella bionomia bentonica mediterranea (Pérès e Picard cit.). Una stima della distribuzione verticale di alcune specie bentoniche ecc. 85 A tale scopo sono state misurate le seguenti distanze: — distanza del limite più alto, rispetto allo «zero biologico», di Chtha- malus stellatus (Poli) (hi); — distanza del limite più alto, rispetto allo «zero biologico», di C. depressus (Poli) (h2); — distanza del limite più alto, rispetto allo «zero biologico», di Patella sp. (h3). Poiché il profilo emerso delle zone misurate ha inclinazioni variabili, le estensioni di hls h2 ed h3 sono state riportate alla verticale mediante la trasformazione h = 1. sin a dove a è l’inclinazione del profilo emerso del litorale ed 1 la distanza dallo «zero biologico». È stato esplorato un tratto costiero lungo circa 50 km, corrispondente ai perimetri delle isole di Ischia e Procida-Vivara (Figg. la, b) e compren¬ dente 18 stazioni per un totale di 45 osservazioni aventi esposizioni geogra¬ fiche tali da coprire le 8 principali posizioni in una rosa dei venti. Per ciascuna esposizione sono state cumulate le corrispondenti fre¬ quenze dei venti. Per queste ultime ci si è serviti dei dati registrati dalla Capitaneria di Porto dell’isola d’Ischia. L’informazione così ottenuta è stata sottoposta ad analisi statistica tra¬ mite regressione multipla ed analisi della varianza. Risultati e discussione Le Tabb. la e Ib , mostrano i valori delle 5 variabili considerate per cia¬ scuna stazione, rispettivamente per Ischia e Procida-Vivara, con la relativa esposizione geografica (e). Dall’osservazione di entrambe si nota che h3 ha un andamento più omogeneo rispetto ad hl5 mentre h2 ha un andamento praticamente uguale a quello di h^ Inoltre dall’osservazione della matrice di correlazione tra i dati (Tab. II) si evince che le correlazioni meno signifi¬ cative con i parametri

appare modestamente significativa, e ciò trova riscontro nella non significati¬ vità dei coefficienti di regressione parziale; il coefficiente di regressione totale appare, invece, decisamente significativo: infatti i valori critici della distrbu- zione di F ai gradi di libertà prescelti sono 3.21 per P0.05 e di 5.12 per P0.0i. 86 Amelia Cancelliere TABELLA IM STAZIONI la lb le ld le 2a 2b 2c 2d 3 4 RILEVAMENTI hi 30 50 67 80 56 50 56 86 41 115 h2 - 55 73 82 - 79 60 102 110 115 8 h3 14 39 12 26 42 29 4 44 21 50 co .029 .029 .029 .029 .029 .044 .044 .044 .044 .05 .0

hi 237 1472 535 780 454 220 370 35 350 400 3 h2 237 1472 534 840 454 244 370 35 350 400 3 h3 165 1453 202 306 239 120 310 17 245 225 3 O) .2 .2 .2 .2 .2 .2 .067 .4 .5 .5

co .029 .029 .029 .029 .029 .044 .044 .044 .044 .05 .Olì .02 .1 .067 .044 .044 .2 .1 .1 .1 .1 .1 .1 .1 ] CC

2,A= IS2(v')cos(30V) v — 0 Nu= lAT2(v')cos(30V) v — 0 A2,B= Z A2(V) sin (30 V) (5) v'=0 B2,b= Z B2(V) sin (30 V) (6) v'=0 Nv,= Z N2(v') sin (30 V) v'=0 (7) Tìdal Character of thè Marine Currents Inside thè Strait of Messina 127 Mence, U2 and V2 are calulated as follows: U2 (^2,A + &2,b) ~ (^2 ,N^l,A + ^2,N^\,b) f N (8) V2 = (B2 a — ^2,b) — (&2 ,nNi,A — ^2,N^lj)/ N (9) where N=lN(V) A2tN= Za2(V) B2tN=lB2(v') v'=0 v'=0 v— 0 (10) The next step is to calculate l2 and X2 from thè equation: U2 = l2 sin (Xf2) Kdmls V2 = l2 cos (À'2) Kdmls (11) Here 1 N\a n\a\ K - zrSN/2) l1- y - N2 1 (12) eR = Rhi smini R) R = 12 (13) n(m — 2) n(m - -2) 2n I (14) sin S cotg s + cotg ~Y\ and m = (/— 1/M), M = 29.5306, thè number of mean solar days in a lunation. For S= 24 and S= 12 thè values of dm2s ha ve been computed with thè following results: S = 24 S = 12 dm2s 0.9596 0.9619 This discussion centers around thè M2 terms. The largest terms of thè limar potential are M2, Oh N2. Including only these terms, thè lunar tidal potential F is found to be proportional to: r= cos2# sin(2x + 90°) + 0.415 sin(x—i) + 0.191 cos2# sin(2x + p — s— 90°). where # denote geographical latitude, s denotes thè longitude of thè mean moon and p denotes thè mean longitude of thè moon’s perigee. The corre- sponding constituents tidal variations M2 = /2sin(2x + X2) Oi = lQ sin (x — s + X0) N2 = lN sin(2x + p ~ s + XN) 128 Adriano Mazzarella will not in generai be proportional to thè constituents of thè tidal potential, as there are dynamic effects depending on thè topography of thè sea bot¬ toni and coast lines, on thè earth’s rotation and on locai amphidromic con- ditions. A brief sketch of their treatment follows: 0\ and N2 term: for thè Ox analysis, thè data have been divided into 12 groups according to thè vaine of a new daily integer, O' which is defined as thè nearest integer to thè Greenwich noon values of 0 (0 = 1/2 (r — t + £) = 8.7059 + 30884. 4500F + 0.0001 1272), diminished by an integrai mul¬ tiple of twelve so that it always lies in thè range O to 11. For thè N2 analysis, thè data have been divided into twelve groups according to thè value of another new daily integer N which is defìned as thè nearest to thè Greenwich noon value of N(N= t — x — pii + sii = 21.2529 + 45591. 1033F + 0.00051275), diminished by an integrai multiple of 12 so that it always lies in thè range 0 to 11. All thè remaining treat¬ ment remains similar to thè M2 term treatment. In thè course of thè fixed lunar age method thè analysis gives also S2. 3. Probable vector errors When a quantity L is determined by thè fixed lunar age method, ins- tead of fìnding its probable error from several determinations of L, thè error may be found for each single determination, from thè 12 diai points obtained through thè primary harmonic analysis. They are given by thè coordinates A2(V) / N(V), B2(y') i N(v'); these are indentifìed by vector components A2, B2 representing S2 and a contribution from L2, depending on v\ But accidental contributions from thè irregular variations must also be taken into account. Were this not so, thè 12 diai points would lie on a regular 12-sided polygon, that in reai cases is distorted by accidental contri¬ butions. Let us cali these distortions as AA2(v') = A2(v') - N(v')A2i N A B2(V) = B2(v') - N(V)B2/N From thè latter thè components of thè error vectors are derived by thè fol- lowing equations: A 'A2(v') = Av42(v')cos30V+ A £2(v') sin 30 V — A'B2(v') = A£2(v')cos30V- Ay42(v')sin30V - N(v')U2 N N(V)V2 N Tidal Character of thè Marine Currents Inside thè Strait of Messina 129 Consequently thè root mean square of thè amplitude of thè errar vectors is given by E= -jyl / A'^2(v')2 + A'52(v')2 The probable errar r of anyone diai point is given by: r = 0.9394 E. The probable errar rs of S2 is r/(n — 2)1/2 (where n = 12, because we bave determined thè amplitudes of both S2 and L2 and r from thè 12 points). It is possible to show that thè probable errar rL of L2 is 1.01152 r$/ dm2s; thè first additional factor corrects for thè spread of v'/15° around thè integers v'. It is worth noting that a determination is signifìcant at 0.05 level when thè amplitude is 2.08 times its probable errar. 4. Results A first analysis gave no signifìcant determination for N2. This was due to thè masking effect of thè much larger M2 term with a period very dose to thè former (thè difference between thè periods of thè two terms is 0.238 h). This is why Vercelli did not determine this term and merely extrapolat- ed it. When thè M2 wave was prefiltered, thè N2 terms was obtained at a signifìcance level of 0.01, like thè other terms (with thè exception of 0\) (Table 1). It is important to underline that thè very high signifìcance level of thè Principal harmonics shows thè absence of irregular distrurbances, also tak- ing in account thè rather short time of observations. The present determi- nations are in fair agreement with those computed and extrapolated by Vercelli (1925). The amplitudes of thè N2 term for all depths were found to be 35% higher than those obtained by Castaldini and Franzini (1979) by means of thè least-squares method. The vertical profìles of thè amplitudes (Table 1) shows a regolar decrease, as indicated by thè theory (Defant, 1961). The phase angles do not show any signifìcant variations with depth. The phase shift of O] at 20 m of depht is within thè uncertainty range of thè determination (Cecere et al., 1981) so that neither thè present results, nor thè earlier ones obtained without determining thè signifìcance level, can demonstrate an effect due to thermocline presence. The present results are found to be in fair agreement with thè results reported by Vercelli himself (1925) and comparable to thè results obtained recently by Mosetti (1988) who analysed thè conspicuous unpublished sampled material of current velocities performed in 1979-80 interval within 130 Adriano Mazzarella thè project for thè connection through te Straits of Continental Italy and Sicily. Moreover, thè results here obtained indicate that thè examined tidal components account for 92% of thè total variance. Such a strong tidal beha- viour is not surprising since thè current values were observed from 16th to 30th August 1922, when meteorological disturbances were completely absent. The meteorological bulletins of thè time show thè presence of a large and stable anticyclonic area above thè Western Mediterranean. The atmospheric pressure at Messina was 1007 mb, with a day-to-day variation smaller than 1 mb. Wind speed did not exceed 3 Km/h and varied in direc¬ tion. The ratio between thè amplitudes of each tidal term and M2 is in good agreement with theoretical results for thè open ocean, indicating that locai influences were negligible. (The Mf term was determined without thè significance level because of thè poor data available). 5. Conclusions The present tidal determinations obtained at a significance level hig- her than 0.01 are in agreement with those computed and extrapolated by Vercelli and show thè high quality of thè data examined in 1922-23. The large value of thè variance (92%) explained by thè tidal term, in agreement with that suggested by Vercelli, must be related to thè complete absence of meteorological forces during thè time interval of thè observations and indicate thè lesser importance of thè non-linear terms and transversai cur- rents. The fair agreement of thè actual ratios between thè amplitudes of each harmonic to thè M2, with those predicted for thè open oceans (Def- ant, 1961), also related to thè absence of meteorological sources, would indicate a poor contribution of locai non-meteorological disturbances. The present signifìcant results support thè assumption that thè current pattern along thè Strait of Messina is tidal, and barotropic (at least over stili). Once thè astronomica! tides are fìnally obtained, thè meteorological sources on thè above pattern can be determined, following Garrett’s scheme (1983), that analyzes current data observed during meteorological disturbances. TABLE 1 Tidal Character of thè Marine Currents Inside thè Strait of Messina 131 o o o o o o t" r- oo SO d" OS CN co CN -e rn te un in in d- d" CO || te te te co o o CO CN CN CN CN CN CN o o o o o o os CN un CO OS SO cn CO CO CN CN d- CO co CO CO CO CO oo SO -c cn te te- SO te so un d" || E-, te te oo O CN d- OS CN CO CO CN CN o o o o o O o o o o o o . CN Os oo Os t — T— ( te oo un CO O SO in OS oo oo Os o o CN CO CO •'d- co CN CN CN CN CN CO CO CN CN CN CN CN CN o o ^ 0 VO OO o CN CN g, un in SO SO N- N’ m || il En C3 (D X3 ed ±i 1 § CZ5 Jo o § la I > fi 1 fi ed t-> O o CL ° OD t» t-j ed O 12 >_ fi cd cd ^-s T3 e w S J3 ^ « T3 ;; « E x c ■> x> 3 ^ CD . GO fi cd 2 fi> »? O — W .b 'O Wh §3j fi w oo cd -O 3 ss 2 2 fi O a) L(0 sin[2x + A(/)]. In a harmonic diagram # is measured anticlockwise from thè x axis, while X would be measured clockwise from thè y axis. Moreover a harmonic is statistically significant at thè level of 0.05 when H > 2.08 vpe. A0, H are in centimeters/ second, k are in degrees. 132 Adriano Mazzarella REFERENCES Alpers W. & Salusti E. (1983) - Scylla and Charibdis observed from space, Jour. Geoph. Res., 88, 1800-1808. Castaldini M. & Franzini L. (1979) - On thè currents in thè Messina Strait, linear and non-linear tidal components on thè sili, Il Nuovo Cimento C, 2, 569-584. Cecere A., Mazzarella & Palumbo A. (1981) - TIDE: a computer program of refi- nement of thè Chapman Miller method for thè determination of lunar tides, Comp. & Geos., 7, 185-198. Defant A. (1961) - Physical Oceanography, Pergamon Press, New York. Garrett C. (1983) - Variable sea level and strait flows in thè Mediterranean: a theoretical study of thè response to meteorological forcing, Ocean. Acta, 6, 79-87. Hopkins T. S., Salusti E. & Settimi D. (1984) - Tidal forcing of thè water mass interface at thè Strait of Messina, Jour. Geoph. Res., 89, 2013-2024. Massi M., Salusti E. Stocchino, G. 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Napoli voi. 97, 1988, pp. 133-142, figg. 3 Recenti e futuri cambiamenti del livello degli oceani Nota del socio Adriano Mazzarella * e di Gaetano Cali* Riassunto. - La percentuale di biossido di carbonio nell’atmosfera è cresciuta di circa il 30% dall’inizio dell’era industriale e l’uso dei clorofluorocarburi è in forte aumento. Sia il C02, responsabile dell’effetto serra che il CFC, responsabili della distruzione della fascia di ozono, provocano un aumento della temperatura dell’aria e del mare con un aumento del livello degli oceani conseguente all’espansione ter¬ mica degli strati superficiali del mare e allo scioglimento dei ghiacciai continentali. Summary. - The content of carbon dioxide in thè atmosphere has increased by about 30% since thè start of worldwide industrìalization and thè utilization of chlo- rofluorocarbons in largely increasiny. Both CO-., responsible for thè green -house effect and CFCs, responsible for ozone depletion, cause a global warming of thè air and of thè sea tfaat in turn cause an increase of mean sea level resulting from sea- surface layer thermal expansion and Continental ice melting. Introduzione Il livello medio del mare rappresenta il livello mediato nel tempo della superficie del mare rispetto ad un punto di riferimento fisso. Esso è corren¬ temente misurato dai mareografi. Il livello medio del mare è una variabile essenziale in più campi di ricerca: in Climatologia ed Oceanografia, il livello del mare fornisce una misura della massa d’acqua totale dell’oceano, del suo contenuto di calore e della sua risposta a variazioni meteorologiche; in Geologìa i cambiamenti del livello del mare forniscono stime di aggiustamenti isostatìci mentre in * Dipartimento di Geofisica e Vulcanologia - Unìversitàdi Napoli - Largo S, Marcellino, 10 - 80138 Napoli 134 Adriano Mazzarella e Gaetano Cali Geodesia rappresentano il Geoide cioè la superficie equipotenziale che in linea di principio corrisponde alla superfìcie ottenuta con la livellazione geodetica lungo tutte le linee di costa. Per orientare i provvedimenti delle Autorità Locali ed Internazionali preposte alla tutela del territorio, la Comunità Scientifica è chiamata a fornire risposte certe sulla velocità attuale e futura del sollevamento degli oceani, sulle cause e sulle conse¬ guenze sia ambientali che socio-economiche. I valori registrati presso una stazione mareografìca possono indicare però variazioni del livello del mare solo se essa è ubicata in un sito dove il suolo è stabile. Questo è il primo quesito che si pone alla Geologia. Anche se il capo¬ saldo mareografìco può assumersi come livello fìsso, le variazioni del livello del mare possono dipendere dalle modifiche dei bacini oceanici connesse ai moti tettonici sub-oceanici. Questo secondo quesito si pone alla Geofìsica. Una volta risolti questi due problemi si potrà indagare sulle cause esterne (mareali e meteorologiche) ed interne (dinamiche e strutturali) a diversa scala temporale che influenzano il livello del mare procedendo da quelle locali, regionali e quelle planetarie. Solo a questo punto si potrà cercare di discriminare l’effetto antropico da quello naturale e quindi indicare ai responsabili misure di prevenzione nel caso che il sollevamento degli oceani, ad esempio, fosse conseguenza dell’effetto serra indotto dall’uomo. Nello stesso tempo si potranno confi¬ gurare possibili scenari sulle future evoluzioni del livello degli oceani di origine antropica e naturale. Tali scenari consentiranno infine di valutare l’impatto ambientale e le implicazioni socio-economiche dell’aumento del livello del mare in modo che i politici possano predisporre dei piani di difesa sulla base di dati certi. Per ottenere delle prime valutazioni sul presunto effetto antropico, si è rivolta particolare attenzione alle correlazioni tra il livello medio del mare e la temperatura dell’aria, nell’ipotesi che quest’ultima possa essere stata direttamente influenzata dall’attività umana. Questo lavoro affronta qualche aspetto del problema per il Bacino del Mediterraneo. Dati Per il periodo 1890-1985 si sono esaminati i valori annuali di: a) livello medio del mare « MSL » registrato presso tutte le stazioni disponibili del Mediterraneo (PSMSL, 1976 e aggiornamenti); b) temperatura dell’aria superficiale «T» già mediata su tutto il Bacino del Mediterraneo (Jones et al., 1986; Die Gorsswetterlagen Mitteleuropas Bullettin, 1988). Recenti e futuri cambiamenti del livello degli oceani 135 Poiché la variabilità interannuale del MSL è ragionevolmente simile in tutto il Bacino Mediterraneo (Mazzarella and Palumbo, 1989a), si sono mediate le registrazioni in una curva globale di livello medio del mare rap¬ presentativa. di tutto il Mediterraneo. In figura 1 sono riportati i valori medi annuali sia del livello medio del mare che della temperatura delParia fil¬ trati (con il metodo delle uguali aree) delle piccole oscillazioni imputabili a perturbazioni meteorologiche. Biossido di Carbonio e Ozono Il biossido di carbonio, presente essenzialmente nella troposfera, ammonta a circa 0.03% deli intero volume atmosferico, mentre l’ozono, presente essenzialmente nella stratosfera, ridotto in condizioni normali (pressione atmosferica di 1013 mb e temperatura di 0°C) ammonta a circa 3 mm di spessore. Sìa il Sole che la Terra irradiano come un corpo nero con la tempera¬ tura superficiale assoluta pari rispettivamente a 6000° K e 300° K. Gli spettri di irraggiamento calcolati con la formula di Plani: in fun¬ zione della lunghezza d’onda non presentano così alcuna sovrapposizione (Fig. 2). La temperatura dell’aria superficiale dipende dal bilancio energetico tra la radiazione solare corta incidente che riesce a raggiungere la Terra (un buon 40% è riflessa nello spazio soprattutto dalle nuvole, nevi e ghiacciai) e la radiazione infrarossa irradiata dalla Terra. L’80-90% di questa è assor¬ bita dal vapore acqueo che si comporta da serra cioè è trasparente alla radiazione solare corta ed è opaco alla radiazione lunga terrestre in tutte le bande di frequenza ad eccezione di una ristretta banda compresa tra gli 8- 11 p (finestra dell’infrarosso). Ora il C02 nella troposfera e F03 nella stratosfera, nonostante le modeste quantità, svolgono un’azione fondamentale per il controllo del clima del Pianeta Terra. a) Il COv presenta bande di assorbimento in corrispondenza della finestra dell’infrarosso nello spettro del vapor d’acqua dove l’energia dello spettro della Terra è massima (fig. 2); b) l’03 presenta bande di assorbimento in corrispondenza della banda di Chappuis del visibile (0.5-0. 7 p) dove l’energia dello spettro solare è massima (Fig. 2). Piccole variazioni delle concentrazioni di CCf e 03 possono perciò essere sufficienti a causare cambiamenti climatici a scala globale. SURFACE AIR TEMPERATURE 136 Adriano Mazzarella e Gaetano Cali o _ _ _ _ years _ _ _ _ 1900 ' 1910 T 1920 ' 1930 ' 1940 1950 ' I960 ' 1970 ' 1980 Andamento della temperatura media dell’aria «T» e del livello medio del mare «MSL» registrato nel Bacino del Mare Mediterraneo (filtrato dalle piccole oscillazioni col metodo delle uguali aree). Recenti e futuri cambiamenti del livello degli oceani 137 La combustione dei combustibili fossili, la deforestazione il cambia¬ mento dell’uso della Terra da parte dell’Uomo ha fatto aumentare la con¬ centrazione del C02 nell’atmosfera di circa il 30% dalfinizio dell’era indu¬ striale, Stime ricavate dai dendrologi ali 'interno dei tronchi degli alberi e dai glaeiologi all’interno dei nuclei di ghiaccio (Meftel et ah, 1982), Fio. 2. — La radiazione emessa da un corpo nero in funzione della lunghezza d’onda. mostrano che la concentrazione del C02 nel 1860 era circa di 280 ppm contro i 339 ppm del 1980. Circa la metà del C02 derivante dalla combustione rimane nell’atmosfera mentre l’altra parte viene assorbita dall’oceano. La diminuzione dello strato di ozono recentemente osservata nelle aree polari è determinata sia da cause naturali come l’attività solare (Calì et al, 1989) che antropiche quali Fuso sempre crescente dei CFC (Pyl.e and Fakman, 1987). I CFC sotto Fazione delle radiazioni solari si scompongono, liberano cloro che funge da catalizzatore nelle reazioni CI + 03 => CIO + 02; CIO + 03 => 202 + Cl. Due molecole di 03 sono convertite in tre molecole di 02 con un atomo di cloro pronto a riinnescare il processo. Un singolo atomo di cloro 138 Adriano Mazzarella e Gaetano Cali può così distruggere migliaia di molecole di 03 e solo casualmente ritorna nella troposfera e quindi sulla Terra. L’aumento di temperatura connesso al buco di ozono e all’effetto serra del C02 è diffìcile a determinarsi per una serie di fenomeni di «triggering» scarsamente conosciuti (Oescher and Dutsch, 1989): a) la tensione del vapor d’acqua cresce rapidamente con la tempera¬ tura, cioè l’aria quando si riscalda acquista una maggiore capacità a tratte¬ nere il vapore acqueo che è uno dei gas responsabili dell’effetto serra; b) un aumento della temperatura delfaria determina lo scioglimento delle nevi e dei ghiacciai e perciò una riduzione dell’albedo; c) l’acqua superficiale degli oceani, riscaldandosi, perde la capacità di miscelare l’acqua degli strati superficiali con quella degli strati profondi. La superficie marina tende a saturarsi e a diminuire la capacità di assorbire C02; d) i CFC responsabili della riduzione dello strato di 03 sono pure responsabili, anche se in misura limitata di effetto serra; e) la temperatura della stratosfera risulta dall’equilibrio fra la radia¬ zione assorbita dall’ozono e quella riemessa dal C02. Un aumento del C02 determina così una diminuzione della temperatura stratosferica che riduce l’effetto dei CFC sull’03; 0 un aumento della radiazione UV sulla Terra connesso ad una ridu¬ zione dello strato di ozono, ostacola la fotosintesi determinando cosi una minore capacità delle piante ad assorbire C02 che si accumula nell’atmo¬ sfera. Un aumento della temperatura dell’aria influenza il livello del mare in due modi: spostando le masse d’acqua dai ghiacciai al mare e riscaldando l’acqua superficiale del mare con conseguente aumento del suo volume. Risultati L’analisi dei minimi quadrati applicata alla curva media del livello del mare registrato nell’area Mediterranea evidenzia un aumento di (14 ± 0.6) cm/100 anni, significativo ad un livello di confidenza dello 0.001, in ottimo accordo con i risultati ottenuti su scala planetaria compresi tra 10 e 15 cm (Gornitz et al., 1982; Barnett, 1983). La stessa analisi applicata alla curva media di temperatura registrata nell’area Mediterranea evidenzia una variazione di (0.5 ± 0.2)° C/100 anni significativa ad un livello di confidenza dello 0.01 in ottimo accordo con i risultati ottenuti su scala globale (Jones et al., 1986) e con le stime ottenute dai modelli ope¬ ranti sui gas responsabili dell’effetto serra e della distruzione dello strato di Recenti e futuri cambiamenti del livello degli oceani 139 ozono (Tìtu S, 1986). I risultati mostrano inoltre che il coefficiente di cross- correlazione tra le curve di T e di MSL risulta statisticamente significativo al livello di confidenza dello 0.05 soltanto in corrispondenza di 18 anni; il mare risponde ad un aumento di temperatura dell'aria dopo circa 20 anni. a) Conseguenze oceaniche Se tutti i ghiacciai dell’Antartide e della Groenlandia si sciogliessero, si avrebbe un aumento del livello del mare di 70 m circa, ma questo avver¬ rebbe solo nell’arco di alcune migliaia di anni (Trrus, 1982). I ghiacciai dell’Antartide Occidentale, sebbene rappresentino solo il 10% dell’intero continente, sono vulnerabili alla disgregazione da parte del mare perché poggiano direttamente sul fondo oceanico. Tra le variazioni a lungo periodo andrebbero perciò considerate quelle causate dal distacco e rila¬ scio in mare di grossi blocchi di ghiaccio che secondo Kuddimam and McIntyre (1981) sarebbero stati responsabili nel passato di cospicui innal¬ zamenti del livello del mare (1 metro/secolo). Secondo Gornitz et al (1982) i ghiacciai dell’Antartide occidentale si troverebbero attualmente in una fase critica; ad un ulteriore incremento della temperatura dell’aria e del livello degli oceani corrisponderebbe un’accentuazione del fenomeno paventato. È dello scorso anno la notizia del gigantesco iceberg denomi¬ nato B9 che al momento del distacco dal ghiacciaio di Ross era lungo 154 km, largo 35 e spesso 350 m (New Sdentisi, 1988). Le ricerche in corso da parte del Progetto Antartide daranno una risposta a questo problema. La discriminazione tra l’espansione termica degli oceani e lo sciogli¬ mento dei ghiacciai quali cause deli acce nato aumento del livello medio del mare non è ancora ben definito. Le stime variano ampiamente (Wigley and Kaper, 1987; Gornitz et al, 1982). Mazzarella e Palombo (1989) hanno ottenuto un significativo « linkage » statistico tra il livello del mare e la temperatura dell’aria in corrispondenza delle variazioni undecennali e secolari che sono state spiegate dal punto di vista fisico. La modellizza- zione fisica delle correlazioni ottenute ha suggerito di attribuire all’espan¬ sione termica un molo dominante nella crescita del livello del mare. b) Impatto ambientale della crescita del Livello Medio del Mare Per la metà del prossimo secolo è previsto un raddoppio di C02 nella atmosfera con un relativo aumento della temperatura dell’aria compreso tra L5°C-4.5°C (Hoffman et al., 1983). Questi stessi autori hanno identificato 140 Adriano Mazzarella e Gaetano Cali in quattro scenari (basso, medio-basso, medio-alto ed alto) i probabili futuri cambiamenti del livello del mare connessi a un aumento di C02 nell’atmosfera (Fig. 3); per il 2075 è previsto un aumento del MSL che va da 30 a 200 cm. Ovviamente gli effetti della crescita del livello del mare interessano di più le regioni litoranee. CM Fig. 3. — Scenari possibili (basso, medio-basso, medio-alto, alto) relativi alla crescita del livello medio del mare (da Hoffman et al. 1983). L’aumento del livello del mare comporterà erosione dei litorali, mag¬ giore salinità delle falde acquifere superficiali delle zone costiere con grave pregiudizio per l’agricoltura di estese regioni (in Italia: litorale Domizio, agro Pontino, maremma Toscana ecc.). Sorgeranno, inoltre, problemi di rilevanza pratica per il deflusso dei fiumi e lo scarico in mare delle fogne nelle aree urbane. Un aumento di appena 20 cm del livello del mare rad¬ doppierà il rischio di storm-surge (Gornitz et al., 1982; Mazzarella and Palumbo, 1989b). A scala planetaria inoltre un innalzamento del livello degli oceani, aumenterà il momento d’inerzia del Pianeta comportando così un rallenta¬ mento della rotazione della Terra. Questo a sua volta agira sulle circola¬ zioni oceaniche e sui moti convettivi in seno alla Terra (Mazzarella and Palumbo 1989c). Recenti e futuri cambiamenti del livello degli oceani 141 Conclusioni Ormai è unanimamente accettato dalla Comunità Scientifica Interna¬ zionale che l’aumento di C02 dovuto all’aumento della combustione e della deforestazione e la diminuzione della fascia di ozono dovuta anche all’uso indiscriminato di CFC sono responsabili dell’aumento della tempe¬ ratura dell’aria e quindi dell’aumento del livello medio del mare. L’accer¬ tato ritardo di circa 20 anni della risposta del livello del mare all’aumento della temperatura delfaria su scala secolare deve indurre le Autorità pre¬ poste a prendere gli opportuni provvedimenti oggi sulla base dei dati già raccolti e non domani quando il fenomeno sarà più evidente ed eclatante ma irrimediabilmente irreversibile. L’unica prevenzione possibile, perciò, è quella di ridurre la concentrazione nell’atmosfera di C02 e CFC. Tale ridu¬ zione deve avvenire a scala mondiale perché è stato valutato che anche se i soli U.S.A. limitassero la produzione di tali gas, gli effetti sarebbero ritar¬ dati di pochi anni mentre l’industria americana subirebbe un tracollo (Trrus, 1986). Occorre perciò una valutazione precisa del fenomeno che potrebbe incoraggiare i governi di tutto il mondo al finanziamento di studi che rendano conveniente l’uso di fonti di energia oggi considerate alterna¬ tive ma che in futuro potrebbero costituire un elemento fondamentale per lo sviluppo dell’economia mondiale. BIBLIOGRAFIA Barnett, T. P., 1983. Recent changes in sea level and their possible causes , Clim. Change, 5, 15-38. Bolin, B., 1986. «How much CO2 will remain in thè atmosphere », in Bolin B., Boss B., Jager J. & Warrick r., a., (eds), The greenhouse effect, climatic change and ecosystems. Chichester J. Wiley and sons Ine. Cali, G., Mazzàrella, A. and Palumbo A., 1989. Naturai and anthropogenic sources of ozone depletion in Potar Areas : climatic and Oceanie consequences , Il Nuovo Cimento C, 12, 107-111. Die Grosswetterlangen Mitteleuropas, 1988. «Amstblatt Deutschen Wetterdien- stes». Gornitz, V. & Epstein, E. 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The r mal expansion of sea water associa- ted with global warming. Nature, 330, 127-131. Presentata nella tornata del 25 novembre 1988 Accettata VII aprile 1989 Boll. Soc. Natur. Napoli voi. 97, 1988, pp. 143-201, figg. 5, tabb. 3, tavv. 7 Paleocomunità a Molluschi del miocene medio-superiore di Capo Frasca (Sardegna centro-occidentale)* Nota di Carlo Spano** presentata dai soci Maria Grazia Coppa e Carmela Barbera Key words : Sistematic, Paleoecology, Invertebrate, Middle-Upper Miocene, Italy. Abstract. - Mollusc associations from upper Serravallian-lower Messinian depo- sits exposed at Capo Frasca (central-western coast of Sardinia) are studied. The marine succession examined shows a thickness of 36.05 m of which 33.05 (levels 1A-19A) belong to thè upper Serravalfian-Tortonian, while thè remaining 3 m (level 20A) appear attributable to thè lower Messinian. The Serravallian-Tortonian sequence is charactherized by thè recurring pre- sence of important erosive non-sequences of undeterminable thickness of thè scar- sity of significant microfauna present. Among specimens of malacofauna there is a predominance of Pettinidae with Pecten ( Fìabelìipecteii ) fratereuìus (Sowerby); Chlamvs ( Aequipecten ) seniensis (Lamarck); Chlamys (Macrochlamys tour nati (De Serres) and Chlamys ( Macrochìa - mys ) albina (Von Teppner). In thè other widely diffused components are Ostreidae and Conidae. Data on thè autoecology of extant species, thè Chemical and physical characters of thè sediment and thè biofaces analysis point to a ciralittoral sedimentation envi- ronment in thè basai part of thè sequence (level 1A), from infralittoral to circalitto- ral in thè lower-middle part (levels 1AA-19A), mesolittoral in thè stratigraphically higher level (2QA). Comparison of thè respective fossile communities with present-day biocoenoses of thè Mediterranean proposed by Pérès & Picard (1964) shows a greater number of analogies with DC (Fonds Détritiques Cotieres), SFBC (Sables Fins Bien Cali- brés), VTC (Vases Terrigènes Cotieres), SGCF (Sables Grossieres et fins Graviers sous influence des Courants de Fond) and with DC-DE (Fonds Détriques Envasès) and with probable SGCF or DM (Détritique Médiolittoraie). * Lavoro eseguito con il contributo del M.P.I. 40% (Spano). ** Dipartimento di Scienze della Terra, Univ. di Cagliari - Via Trentino, 51. 144 Carlo Spano Riassunto. - Vengono studiate le associazioni a Molluschi provenienti da depo¬ siti del Serravalliano sommitale - Messiniano inferiore, esposti a Capo Frasca lungo la costa centro-occidentale della Sardegna. La successione marina esaminata ha uno spessore di 36.05 m, dei quali 33.05 (livello 1A-19A) competono al Serravalliano sommitale - Tortoniano mentre al Mes¬ siniano inferiore apparterrebbero i restanti 3.00 m (livello 20A). La sequenza serravalliano-tortoniana è caratterizzata dalla ricorrente presenza di importanti lacune erosive di ampiezza imprecisabile per la scarsità delle microfaune significative presenti Fra le malacofaune predominano i Pettinidi con Pecten ( FlabelUpecten ) fratercu- lus (Sowerby); Chlamys (Aequipecten) seniensis Lamarck; Chlamys (M acro chi amys) tournali (De Serre s e Chlamys (M acro chi amys) albina Von Teppner. Ostreidi e Conidi rappresentano le altre componenti maggiormente diffuse. Le informazioni sulfautoecologia delle specie ancora viventi, i caratteri chimi¬ co-fìsici del sedimento e l’analisi delle biofacies indicano un’ambiente di sedimenta¬ zione circalitorale nella parte basale della sequenza (livello 1A), da infralitorale a circalitorale nella parte medio-bassa (livello 1AA - 19A), mesolitorale nel livello stratigrafìcamente più alto (20A). Un confronto delle rispettive comunità fossili con le biocenosi attuali del Medi- terraneo proposte da Pérès & Picard (1964), ha permesso di evidenziare le maggiori analogie con quelle del Detritico Costiero (DC); delle Sabbie Fini Ben Calibrate (SFBC), dei Fanghi Terrigeni Costieri (VTC) e delle Sabbie Grossolane sotto l’in¬ fluenza delle Correnti di Fondo (SGCF); del DC - DE, del VTC e del probabile SGCF o DM (Detritico del Mesoliterale). Premessa In questi ultimi anni le ricerche sul Neogene della Sardegna hanno interessato vari campi di indagine e procurato nuovi importanti dati che hanno permesso una migliore conoscenza degli eventi geologici e paleon- tologico-biostratigrafìco che lo hanno caratterizzato. La presente nota, realizzata nel quadro degli studi programmati dal Gruppo Informale di Ricerca «Paleobenthos» del C.N.R. intende fornire, attraverso analisi biostratigrafìche e paleoambientali su base malacologica, ulteriori chiavi di lettura per una migliore comprensione dell’evoluzione del bacino terziario compreso fra le penisole del Sinis e della Frasca. Ringrazio la Prof. A. Cherchi, Direttore del Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Cagliari, per la lettura del testo. Sono grato ai Proff. I. Di Geronimo e S. Raffi dell’Università di Catania, per aver ricontrollato le determinazioni tassonomiche relative ai Pettinidi e per la lettura critica delle note paleontologiche riguardanti lo stesso gruppo di fossili e della parte paleoecologica. Paleocomunità a Molluschi del miocene medio-superiore di Capo Frasca 145 La mia riconoscenza al Prof. E. Robba dell’Università di Napoli per i consigli elargitimi. Alla Prof. E. Menesini, dell’Università di Pisa devo utili suggerimenti sui Baia- nidi e sui resti dei Pesci rinvenuti. Esprimo gratitudine ai Tecnici del Dipartimento Scienze della Terra di Cagliari Sigg. G. Contis e U. Schinardi rispettivamente per le prove di laboratorio e l’elabora¬ zione grafica di alcune tabelle. Le successioni oggetto di studio di questo lavoro affiorano nei dintorni di Punta Su Zinibiri, a Capo Frasca, lungo la costa centro-occidentale e rientrano nella tavoletta III NW (Capo della Frasca) del foglio geologico 217 (fig. 1). Le ricerche su questi depositi, pur essendo state intraprese fin dal 1857 (La Marmora), hanno offerto finora, soprattutto per quanto riguarda la paleontologia, solo informazioni parziali e frammentarie. Capellini (1889) rinviene resti di Cocodrilia. Bassani (1891) e Woodward (1891) segnalano rispettivamente Chry- sophris cincta AG., Hemipristis serra AG., Odontaspìs contortidens e Thym- nusl ind.. De Alessandri (1894) cita Balanus concavus Bronn e Balanus tulipi- formis Ellis. Ugolini (1906) segnala: Gigantopecten latissimus Br., var. unicosticil- lata Ug., Inaequipecten arhoreanensis Ug., e Inaequipecten gibangulatus Sacco. Comaschi Caria (1972) revisiona ed incrementa le conoscenze sulla fauna a Pettinidi della Sardegna, compreso il settore oggetto di questa nota. Cherchi (1974) descrive a Punta S’Achivoni una sezione che attri¬ buisce alla parte superiore della subzona a Globigerinoides obliquus obli- quus ; pone in analogia alcuni litotipi del settore di Capo Frasca con quelli incontrati, in sondaggio, nel sottosuolo di Cagliari e riconducibili alla For¬ mazione delle «Arenarie di Pirri ». L’età riconosciuta è meso-miocenica in corrispondenza della subzona a O. universa. Assorgia et al. (1983; 1984) segnalano nell’area in esame depositi del Pliocene inferiore e ridefmiscono i rapporti fra vulcanico e sedimen¬ tario. La penisola della Frasca è costituita da depositi terziari ricoperti per la quasi totalità del suo sviluppo da vulcaniti plio-pleistoceniche. L’assetto geologico di tutto il settore è stato recentemente definito da Assorgia et al. (op. cit.) cui si rimanda per notizie più dettagliate. 146 Carlo Spano Fig. 1. — Ubicazione delle successioni stratigrafiche esaminate. Paleocomunità a Molluschi del miocene medio-superiore di Capo Frasca 147 LlTO STRATIGRAFIA Sezione A È esposta, a partire dal livello del mare, nel punto di coordinate geo¬ grafiche latitudine nord 39°44’40”, longitudine ovest 4°00’20”, si sviluppa in direzione NW-SE e ha fine nel punto di latitudine nord 39°44’48” e lon¬ gitudine ovest 4°00’15” (fig. 1). È ubicata un centinaio di metri più a sud rispetto alla successione già descritta da Assorgia et ai (1984) e ha giacitura suborizzontale; lo spes¬ sore complessivo è di 54.45 metri, dei quali i primi 36.05 m, a partire dal livello 1A, si riferiscono a depositi marini. I caratteri litologici vengono defìnti anche sulla base di analisi di labo¬ ratorio i cui risultati sono riportati nell’apposita tab. 3. Le descrizioni sono inoltre arricchite da informazioni su faune di altri gruppi sistematici osser¬ vate in campagna. I dati relativi alle malacofaune sono esposti nella tab. 1, mentre quelli sulle malacofaune sono contenuti nella tab. 4. Dal basso verso l’alto (fig. 2): 1A) Arenaria fine, siltoso-argillosa, grigio-nocciola, molto compatta, passante talora ad arenaria microconglomeratica. Il camp. CF1 ha procurato numerosi individui di Amphiope sp. e Scutella sp. (2.00 m). 1AA) Arenaria fine, siltoso-argillosa, grigio biancastra. CF1AA ha rilevato la presenza di frequenti individui, generalmente mal conservati, di Amphiope sp., Scutella sp. e agglomerati di Lithothamnium sp.; talora sono presenti frustoli lignitizzzati (3.50 m). 2A) Conglomerato poligenico ed eterometrico, a ciottoli paleozoici di quarzo e sci¬ sto, per lo più appiattiti, in matrice sabbioso-siltosa grigiastra (0.20 m). 3A) Arenaria fine, siltoso-argillosa, grigio-biancastra. CF3A ripropone, sostanzial¬ mente, lo stesso contenuto fossilifero del livello 1AA rimaneggiato (2.75 m). 4A) Conglomerato grigio-biancastro, poligenico ed eterometrico, a ciottoli di quarzo e scisto in matrice sabbioso-siltosa (0.30 m). 5A) Arenaria fine, siltoso-argillosa, da grigio a grigio-giallastra. Il camp. CF5A pro¬ viene dalla mezzeria del livello (7.50). 6A) Conglomerato grigio-giallastro, poligenico ed eterometrico, a ciottoli di quarzo e scisto di diametro ari a 2 cm, in matrice sabbioso-siltosa. CF6A ha evidenziato numerosi individui isolati e/o in aggregati di Balanidi (1.00 m). 7 A) Arenaria fine, siltosa, grigiastra, poco coerente, sterile (4.10 m). 8A) Arenaria fine, siltoso-conglomeratica, grigiastra, molto compatta, a clasti di quarzo e scisto per lo più appiattiti, di dimensioni massime pari a 5 cm, con frammenti indeterminabili di Molluschi (0.50 m). 9A) Arenaria fine, siltosa, grigio-biancastra, compatta, sterile (0.50 m). 10 A) Conglomerato monogenico, eterometrico, a clasti di quarzo di dimensioni intor¬ no a 1 cm, in matrice sabbioso-siltosa, grigio-biancastra, sterile (1.00 m). 11A) Arenaria fine, siltosa, talora conglomeratica, grigio-biancastra, a ciottoli di quar¬ zo e scisto di dimensioni comprese fra 0.5 e 2.0 cm, in matrice sabbioso-siltosa. Sono stati raccolti piccoli frammenti indeterminabili di Pettinidi (3.00 m). 12A) Arenaria fine, siltosa, grigio-giallastra, con frammenti non classificabili di Petti- nidi (1.50 m). SERRAVALL , ANO SOMM. - TORTON I ANO P L ! O - PLE)STOCE^ 148 Carlo Spano SEZIONE A SEZIONE Fig. 2. - Sezioni litostratigrafìche rilevate e loro correlazione. -CF11B CF10B CF6B ■CF3B CF1B Paleocomunità a Molluschi del miocene medio-superiore di Capo Frasca 149 13A) Conglomerato poligenico ed eterometrico e clasti di quarzo e scisto di dimen¬ sioni massime pari a 1.5 cm, poco coerente, in matrice sabbioso-siltosa grigia¬ stra, sterile (0.30 m). 14 A) Arenaria fine, siltosa, giallastra, compatta, con resti indeterminabili di Mollu¬ schi ed Echinoidi (0.40 m). 15A) Conglomerato poligenico ed eterometrico, poco coerente, a clasti di quarzo e scisto, in matrice sabbioso-siltosa grigiastra, sterile (0.30 m). 16A) Arenaria fine, siltoso-argillosa, grigio-verdastra, più meno compatta. È stato campionato CF16A (2.50 m). 17A) Arenaria fine, argilloso-siltosa, conglomeratica, grigio-giallastra, rossastra per al¬ terazione. Da questo livello proviene CF17A (0.50 m). 18 A) Conglomerato poligenico ed eterometrico, a ciottoli di quarzo e scisto di dimen¬ sioni medie intorno al centimetro, in ricca matrice sabbioso-siltoso-argillosa giallastra, sterile (0.80 m). 19 A) Arenaria fine, siltoso-argillosa, giallastra, più o meno compatta. È stato raccolto il camp. CF19A (0.40 m). 20) Arenaria fine, siltoso-argillosa, giallo-rossastra, più o meno coerente. È stato prelevato il campione. CF20A (3.00 m). 21 A) Paleosuolo altamente Tubefatto, talora con resti ossei mal conservati di grossi vertebrati marini (1.00 m). 22A) Parte di successione non rilevabile perché ricoperta da vegetazione e da detrito di falda (4.00 m). 23A) Paleosuolo altamente Tubefatto (0.40 m). 24A) Vulcaniti basaltiche in coltati successive, plio-pleistoceniche (13.00 m). Sezione B È rilevabile 100 m circa più a sud rispetto alla sezione a ed ha la sua stessa longitudine. La giacitura è suborizzontale e lo spessore è di 54.40 m compresa la parte di sequenza non rilevabile perché ricoperta da detrito di falda e ter¬ reno vegetale. I primi metri, rilevati a partire dal livello stratigraficamente più in basso, sono costituiti da sedimenti marini. Nella descrizione di questa successione vengono riportate anche infor¬ mazioni sulla malacofauna in quanto essendo risultata fortemente incom¬ pleta, non è stata oggetto di successiva analisi paleoecologica. Dal basso verso l’alto: Parte di successione non rilevabile (22.00 m). 1B) Conglomerato poligenico ed eterometrico, a clasti paleozoici di quarzo scisto, in matrice sabbioso-argillosa, grigiastra. CF1B ha dato Dii orna (O.) rote Ilare (Michelottt), Calyptraea sp. e aggregati di Balanidi (1.00). 2B) Arenaria fine, siltoso-argillosa, grigio-verdastra, più o meno compatta, con fre¬ quenti fammenti indeterminabili di Molluschi (1.80 m). 150 Carlo Spano 3B) Conglomerato poligenico ed eterometrico, a clasti prevalentemente di quarzo e scisto di dimensioni medie intorno a 5 cm, in matrice sabbioso-siltosa grigio-gil- lastra, rossastra per alterazione. Il contenuto fossilifero evidenziato è costituito da Cardita jouannetì laeviplana Deperet, Callista (C.) erycinoides (Lamarck) e Cirsotrema ( G .) pseudoscalare (Brocchi) (0.80 m). 4B) Arenaria fine, siltoso-argillosa, talora conglomeratica, giallastra, con frammenti indeterminabili di Molluschi (1.00 m). 5B) Arenaria fine, siltoso-argillosa, rossastra, più o meno compatta, con abbondante componente fossilifera costituita essenzialmente da modelli interni indetermi¬ nabili di Bivalvi (0.70 m). 6B) Arenaria fine, siltoso-argillosa, rosso-giallastra, più o meno incoerente. Il camp. CF6B ha procurato: Pecten (P.) fraterculus (Sowerby), Ostrea (O.) edulis lamel - Iosa Brocchi, Cubitostrea frondosa (De Serres), Lunaria cf. oblonga (Che- mintz), Teredo sp. e Chlamys (C.) tournali (De Serres) (1.80 m). 7B) Arenaria fine, siltoso-argillosa, rosso-giallastra, molto compatta, sterile (0.60 m). 8B) Arenaria fine, siltoso-argillosa, talora conglomeratica, rosso-giallastra (1.80 m). 9B) Conglomerato poligenico ed eterometrico, prevalentemente a ciottoli molto ela¬ borati di quarzo e scisto frammisto e paleosuolo (0.60 m). 10B) Arenaria fine, siltoso-argillosa, talora conglomeratica, giallo-rossastra, a clasti molto arrotondati di quarzo e scisto, sterile (4.00 m). 1 1 B) Arenaria fine, siltoso-argillosa, talora conglomeratica, rosso-giallastra, a clasti elaborati prevalentemente di quarzo e scisto, sterile (4.50 m). 12B) Paleosuolo altamente Tubefatto (0.80 m). 13b) Vulcaniti basaltiche, in colate successive, plio-pleistoceniche (13.00 m). Metodo di campionamento Il metodo di campionamento è stato condizionato dall’esposizione a pendio molto ripido, difficilmente percorribile, delle successioni, e dal diverso grado di compattazione dei litotipi. Allo scopo di ottenere per ogni campione dati confrontabili con suffi¬ ciente attendibilità si è raccolto il materiale fossilifero dei vari strati seguendo una linea verticale prescelta ed utilizzando nelle singole testate di strato una superfìcie prevalentemente di forma rettangolare, con base di 6 m parallela ai piani di stratificazione, ed un’altezza di 0.40 m.. Il campionamento ha fatto seguito ad una serie di osservazioni sulla base del questionario di Ager (1963), e ha interessato quasi esclusiva- mente le malacofaune. Contenuto paleontologico e osservazioni tafonomiche La composizione della macrofauna raccolta nella sezione A, riportata nella Tabella 1, è rappresentata nella quasi totalità da Molluschi, con pre¬ valenza, per numero di esemplari e di specie, dei Pettinidi. Sono inoltre presenti, in ordine decrescente di abbondanza, Balanidi in aggregati o singoli, Echinoidi irregolari (. Amphiope sp. e Scutella sp.) e Paleocomunità a Molluschi del miocene medio-superiore di Capo Frasca 151 Pesci (Isurus hastalis (Agassiz)). La macroflora è invece documentata da agglomerati sferoidali, talora di notevoli dimensioni (sino a 15 cm), di Lit- hothamnium sp. Le specie e sottospecie di Molluschi identificate sono 40, cioè P88.88% del totale che comprende anche 5 forme (11.12%) per le quali è stata possibile solo un’attribuzione generica. Sono state inoltre riconosciute due forme nectoniche: Isurus hastalis (Agassiz) e Sparus cinctus (Agassiz). Nella tabella 2 sono riportate le distribuzioni generali e quelle relative ai depositi della Sardegna. Per quanto riguarda queste ultime si è tenuto conto delle informazioni bibliografiche recenti (Cherchi, op. cit.) che aggiornano la posizione cro- nostratigrafica di molti depositi neogenici della Sardegna. Nove specie risultano nuove per l’Isola: Spondylus ( Spondylus ) crassi - costa Lamarck; Ostrea (Crassotrea) crassissima Lamarck; Solecurtus cf. scopulus (Turton); Diloma ( Oxy stele) cf. rotellare (MlCHELOTTl) ; Turritella (Turrite II a) tricari nata (Brocchi); Cirsotrema pseudoscalare (Brocchi); Polinices (Polinices) cf. redemputs (MlCHELOTTl); Conus cf. dertogibhus Sacco. Le microfaune sia planctoniche che bentoniche sono molto povere e confinate per lo più negli strati messiniani. Le specie ancora attuali nel Mediterraneo sono 7 (15.56%); in ordine di abbondanza di individui si ha: Atrina cf. pedinata (Linnè), Anonima (A.) ephippium Linnè; Lutraria cf. oblonga (Chemnitz); Solecurtus cf. scopulus (Turton); Circomphalus foliaceolamellosus (Dylwin); Thracia (T) cf. pube- scens (Pulteney); Cirsotrema psudoscalare (Brocchi). Lo stato di conservazione dei gusci è pressocché ottimale per i Petti- nidi e gli Ostreidi. Altri taxa, in particolare i pochi Gasteropodi rinvenuti, risultano spesso allo stato di modello interno. Le valve di Chlamys (M.) tournali e di Chlamys (M.) albina sono spesso sede di tracce di predazione operata da spugne perforanti ( Cliona ), mentre Atrina cf. pectinata è fortemente incrostata da Briozoi, Balanidi e Serpulidi. Non sempre i reperti sono uniformemente distribuiti lungo tutta la sequenza; ciò è evidente in particolare nel livello 17 A, dove si rinvengono notevoli accumuli conchigliari, in prevalenza di Cardita jouanneti laevi- plana , conservati per lo più allo stato di modello interno e, in minor misura, nei livelli 1AA - 5A. In taluni livelli si osserva un modesto squilibrio fra numero di valve destre e sinistre dei Bivalvi inequivalvi, soprattutto Pettinidi, e un accenno a selezione per trasporto post mortem. La facilità al trasporto di questo TABELLA 1. - Elenco delle specie e loro diffusione nei vari campioni della sezione 152 Carlo Spano Paleocomunità a Molluschi del miocene medio-superiore di Capo Frasca 153 . rm - i _ , 3 01- s- 02- 91- or 9- 08- 09~ 0 9- 02- J_ J 01- s- 02- 91- 01- 9- 08- 09- 09- 02- ^ J J JS 01- s- ... 02- 91- or 9- 08- 09- 09- 02- 01- 9- 02- 91- oi- 9- 08- 09- 09- 02- i il jH or 9- 02H 9H or 9- 08- 09- 09- 02- -3 .-3 .-1 .rnJl . 01- 9“ 02- St- 01.- 9- 08- 09- 09- 02- -S Jl 0 01- 9- 02- 91- 01- 9- 08- 09- 09“ 02- n H Nj 3 a 5 q -, | 1 „3 X ... ^ . . J 0 or 9- 02- 91.- OT 9- 08- 09“ 09- 02- or 9- 02- 91- . or 9“ 08- 09- 09- 02- ; i ! . > ì i ^ . • i i i i i i 1 i i i [ 1 u s >> C X P •H , — » ’iH X 3 3! ^ — - X' o 0 i — i O >3 •H o , — 1 B >> 3 ^ — - CU X o a) P Q CO c -—V o o X S — - E o ì |P 3 m o 33 O p P P 30 P P co CO « 3 p u 3 3 rQ 3 P 3 3 3 3 X Pi p co P *3 3 P *3 P *3 P rP 05 I p « E P 3 co 3 30 rP 0 f P p *3 CO co 3> t3 3 §3 ephippium Linné Hyotissa hyotis (Linné) Ostrea (0.) edulis lamellosa Brocchi Acanthocardia (A. ) paucicostata Sowerby Lutraria cf. oblonga (Chemnitz) Solecurtus cf. scopulus (Turton) Circomphalus foliaceolamellosus (Dylwin) Sinodia gigas (Lamarck) Pelecyora (P.) islandicoides (Lamarck) Callista (C.) erycinoides (Lamarck) Teredo sp. Pholadomia sp. Thracia (T. ) cf. pubescens (Pulteney) Diloma lo.) rotellare (Michelotti) Turritella (T.) tricarinata (Brocchi) Cirsotrema (G. ) pseudoscalare (Brocchi) Calyptraea sp. Polinices (P. ) cf. redemptus (Michelotti) Conus cf. berghausi Michelotti Conus cf. conoponderosus Sacco Conus cf. dertogibbus Sacco Conus dujardini Deshayes Conus. sp. 1 Conus' sp . 2 ABBONDANZA FREQUENZA (%) PER SINGOLO CAMPIONE DOMINANZA C A 1 M P 1 0 N < CF 1 A CF1AA CF3A CF6A CF #A CF18A CF17A CF19A CF20A — -1 zza 1 — zizza ì La S - ■- ■■ !*□ - //VZZZ rii/rrr. Vrrrrn S5 L * \ zzr1 r/rnì m zr^ 7 A rrrr. 7 . : L W ÌA zzzz? zizza M Lza -■ . i ■h i L s Ira " 1 rb-h 1 hi, Ò. 1 2 Lzzzzz rn La II - £ U2 ztn \aa Lza ZZZI 4 1^ £ zi - La L 5, L - Lì _ Lza Lza ■ - LLU- - ZZZJ 1 - i La - La ■ - Lb - La zi a - 1 B g T ? •7 ? •? ° „ 8 , = T ? T ? „,.s ■<■??? T?¥? •?7 T ? Tf.il. Tfff dZ CZZ2 °3SS S ° 8 8 °° s s 83 3 S ss SS 8SSS «??? ???? ¥??* Paleocomunità a Molluschi del miocene medio-superiore di Capo Frasca 153 154 Carlo Spano gruppo tassonomico è riconosciuto dagli Autori. Futterer (1978) ha mostrato come le valve di Pecten siano fra le più soggette ad essere traspor¬ tate in presenza di concorrenti di fondo. Le concentrazioni di valve destre, per la maggior parte isorientate, interessano soprattutto Pecten (F.) fraterculus. D’altro canto, la sostanziale autoctonia dell’associazione appare docu¬ mentata dalle seguenti evidenze: a) Non si nota mescolamento di organismi provenienti da ambienti di vita diversi se si eccettuano i taxa nectonici Isurus hastalis (Agassiz) e Sparus cinctus (Agassiz). b) I gusci disarticolati dei bivalvi sono nettamente in subordine rispetto agli esemplari completi. c) Si rinvengono insieme forme neaniche e forme adulte di una stessa specie ( Chlamys (M.) tournali e Pecten (F.) fraterculus). d) L’autoecologia delle specie incontrate ed i caratteri del sedimento inglobante suggeriscono sostanzialmente, una leggera alloctonia realizzatasi verosimilmente entro i limiti dell’ambiente di vita delle stesse comunità fossili. Biostratigrafia e cronostratigrafia La successone marina esaminata, nella sua parte medio-alta è caratte¬ rizzata dalla presenza di ricorrenti livelli di conglomerati a ciottoli paleo¬ zoici molto elaborati per lo più poligenici che nell’area in studio pare con¬ nessa con i movimenti tettonici già evidenziati da Cherchi et al. (1978) per il Miocene superiore della penisola della Frasca. A questi eventi sembrano legarsi importanti episodi erosivi con conse¬ guenti lacune le cui ampiezze e collocazioni cronostratigrafiche non è pos¬ sibile documentare correttamente per la scarsità di microfaune significa¬ tive. Peraltro l’esiguità dello spessore del sedimento marino (36.05 m) è in contrasto con una deposizione continua relativa al lungo intervallo di tempo compreso fra il Serravalliano sommitale ed il Messiniano inferiore, età alla quale la serie marina viene qui di seguito riferita. Le osservazioni biostratigrafiche e le conseguenti attribuzioni crono- stratigrafìche che scaturiscono dalle informazioni in proposito date da Cherchi (op. cit.), dall’esame delle microfaune contenute nei livelli cam¬ pionati per la malacofaune e dalla composizione di queste ultime evidenziate nell’apposita tab. 1, suggeriscono per la successione marina investigata un’età compresa tra il Serravalliano sommitale ed il Messiniano inferiore. Paleocomunità a Molluschi del miocene medio-superiore di Capo Frasca 155 Al livello 1A è attribuibile un’età serrav aliano sommitale-tortoniana inferiore. Esso si sviluppa lateralmente, senza soluzione di continuità, per qualche centinaio di metri e costituisce la base di una sequenza assegnata da Ci.iEP.cm et al. (op. cit.) alla subzona a Globigerinoides obliquus obli- quus . Dai livelli 1AA e 19A proviene solo un’associazione comprendente Cibicides lobatulus (Walker & Jacob), Florilus boueanus (D’Orbigny), El- phidium cf. crìspum (LimnÈ), Àstigerina sp. e forme mal conservate di Ostra- codi. Il Messiniano inferiore è invece suggerito per i livelli 20 A e l i B dalla frequente presenza di Ammonta punctatogranosa (Seguenza) e Florilus boueanus (D’Orbigny). Alle specie di Seguenza e di D’Orbigny sono asso¬ ciate Cassidulina cf subglobosa (Brady), Dorothia sp., Lagena sp., Stilo sto¬ rne lì a sp., Cibicides sp.., Globigerinoides sp., Globigerina sp. e forme inde¬ terminabili di Ostracodi. Ammonta punctatogranosa oltre che nel Messiniano è presente nel Tor- tonìano ma questo intervallo di tempo si potrebbe escludere poiché esso è generalmente caratterizzato da associazioni mìcrofaunistiche diverse e, trat¬ tandosi di sedimenti argillosi, da un contenuto in Foraminiferi planctonici superiore, con forme tipiche di questa età. L’assenza di Foraminiferi stratigraficamente significativi nei livelli compresi fra 1AA e 19A non permette dì definire correttamente il limite e l’eventuale continuità di sedimentazione fra il Serravalliano ed il Torto- niano e fra quest’ultimo piano ed il Messiniano. Caratteri del sedimento La frazione sabbiosa, come si rileva dai dati percentuali e dai relativi grafici riportati rispettivamente nelle Tab. 3 e 4 è nettamente prevalente in tutti ì campioni esaminati, con i valori più alti (oltre il 90%) in corrispon¬ denza della parte intermedia della successione A (dal camp. CF5A al camp. CF17A). Il silt raggiunge invece le massime percentuali (da 12.79% a 21.03%), nei livelli stratigrafìcamente più bassi. Un valore molto vicino a questi ultimi ricompare per il camp. CF20A, che proviene dal livello fossilifero più alto della medesima successione. L’argilla è nettamente in subordine e non offre valori superiori al 5.52% (camp. CF20A). 156 Carlo Spano TABELLA 2. Inquadramento biostratigrafico delle specie rinvenute. SPECIE RINVENUTE Chlamys (Chlamys) tauroperstriata Sai Chlamys (Macrochlamys ) toumali (De ! Chlamys (Macrochlamys) albina (Von T<| Chlamys (Macrochlamys) latissima (Brd Chlamys (Macrochlamys ) latissima nodot Chlamys (Aequipecten) scabriuscula (M; Chlamys ( Aequipecten ) seniensis Lama Pecten (Pecten) benedictus Lamarck 1 * Pecten (Amussiopecten) Ugolini Deper jj Pecten (Flabellipecten) besseri Andr ;j Pecten (Flabellipecten) fraterculus | Pecten (Flabellipecten) planosulcatus \ \ * Spondylus (Spondylus) crassicosta La II Anomia (Anemia) ephippium Linné Hyotissa hyotis (Linné) Ostrea (Ostrea) edulis lamellosa Bro| * Ostrea (Crassostrea) crassisima Lama , 1 Cubitostrea frondosa (De Serres) * Cardita jouanneti laeviplana Depere , Acanthocardia (Acanthocardia) paucico li Circomphalus f oliaceolamellosus (Dyl Sinodia gigas ( Lamarck ) Pelecyora (Penecyora) islandicoides j' Callista (Costacallista) erycinoides ( * Turritella (Turritella) tricarinata ! Cirsotrema (Gyroscala) pseudoscalare ,| Conus duj ordini Deshayes Isurus hastalis (Agassiz) Sparus cinctus (Agassiz) km»» Distribuzione generale. _ «_ Distribuzione in Sardej f * Prima segnalazione in ( t Paleocomunità a Molluschi del miocene medio-superiore di Capo Frasca 157 DISTRIBUZIONE GENERALE E IN SARDEGNA PREMIOC. AQUITAN . BURDIGAL LANGH. SERRAV. TORTON. MESSIN. PLIOCENE PLEISTOC. ATTUALE ifeunte dalla letteratura sono state aggiornate sulla base di ricerche in corso. 156 Carlo Spano Paleocomunità a Molluschi de I miocene medio-superiore di Capo Frasca 157 TABELLA 2. Inquadramento biostratigrafico delle specie rinvenute. SPECIE RINVENUTE DISTRIBUZIONE GENERALE E IN SARDEGNA Chlamys (Chlamys) tauroperstriata Saci Chlamys (Macrochlamys ) toumali (De S' Chlamys (Macrochlamys) albina (Von Tea É Chlamys (Macrochlamys) latissima (Eroe Chlamys (Macrochlamys) latissima nodosi Chlamys (Aequipecten) scabriuscula (Mal Chlamys (Aequipecten) seniensis Latitare Pecten (Pecten) benedictus Lamarck Pecten (Amussiopecten) Ugolini Deperet Pecten ( Flabellipecten) besseri Andrei^ Pecten (Flabellipecten) fraterculus (sa Pecten (Flabellipecten) planosulcatus Spondylus (Spondylus) crassicosta Lai Anomia (Anomia) ephippium Linné Hyotissa hyotis (Linné) Ostrea (Ostrea) edulis lamellosa Broccfc Ostrea (Crassostrea) crassisima Latitarci Cubitostrea frondosa (De Serres) Cardita jouanneti laeviplana Deperet Acanthocardia (Acanthocardia) paucicostu Circomphalus foliaceolamellosus (Dylwiw Sinodia gigas (Lamarck) Pelecyora (Penecyora) islandicoides ^ Callista (Costacallista) erycinoides Turritella (Turritella) tricarinata ^ Cirsotrema (Gyroscala) pseudoscalare Conus dujardini Deshayes Isurus hastalis (Agassiz) Sparus cinctus (Agassiz) AQUITAN . BURDIGAL LANGH. SERRAV. TORTON. MESSIN. PLIOCENE PLEISTOC Distribuzione generale. Distribuzione in Sardegna6 desunte dalla letteratura Prima segnalazione in Sa^ state aggiornate ! 158 Carlo Spano TABELLA 3. - Quadro delle analisi granulometriche di alcuni coefficienti e dei carbonati. CAMPIONI CF1A CF1AA CF3A CF5A * CF6A CF16A CF17A CF19A CF20A 1000 - 500 - ■ - - - - 3.45 - 500 - 250 15.25 23.12 12.62 12.79 19.60 9.08 27.20 1.88 2.88 250 - 125 48.12 45.73 52.76 68.31 61.75 60.30 49.12 75.35 58.53 125 - 63 10.81 16.15 20.21 12.17 11.26 20.73 10.63 12.23 19.43 SABBIA 74.18 85.03 85.59 93.47 92.61 90.11 90.40 89.46 80.81 . 63 - 31,2 8.22 2.80 6.02 0.98 2.02 1.12 0.42 2.10 3.20 31,2 - 15,6 5.13 6.42 4.20 • 1.87 1.88 1.20 0.76 2.30 2.52 15,6 - 7,8 4.10 3.12 1.46- 1.28 1.10 2.20 1 • 12 2.04 4.08 7,8 - 3,9 3.58 1.20 1.11 1.14 1.10 1.88 2.41 2.65 3.87 SILT 21.03 13.54 12.79 5.22 6.10 6.40 4.71 9.09 13.67 ARGILLA 4.79 1.43 1.62 1.31 1.29 3.49 4.89 1.45 5.52 MODA SABB. F. SABB. F. SABB. F. SABB. F. SABB. F. SABB. F. SABB. F. SABB. F. SABB. F. MEDIA 2.69 2.17 2.92 2.64 1.90 2.87 2.48 2.88 3.42 MEDIANA 2.75 2.60 0.15 2.60 2.50 2.75 2.40 2.75 2.85 0 2.65 1.95 0.90 0.55 1.60 0.72 0.87 0.55 1.30 SK, 0.02 0.17 0.14 0.04 0.28 0.12 0.07 0.18 0.33 CARBONATI 50.00 27.05 36.50 40.10 35.20 48.00 30.00 26.75 14.50 DIVERSITÀ •• 2.24 2.06 1.80 2.14 1.99 1.76 2.03 0.98 1.33 • Trattandosi di conglomerato l'analisi ha interessato solo la matrice. ••Diversità generale (H) di Shannon a = coefficiente di selezione; SKX = asimmetria. Paleocomunità a Molluschi del miocene medio-superiore di Capo Frasca 159 CF3A Fig. 3. — Triangolo di GORSLINE con posizionamento dei campioni esaminati (a); schema tipico relativo alle diverse frazioni granulometriche (b). 160 Cario Spano Fig. 4 — Curve cumulative di frequenza dei sedimenti della sezione di Capo Frasca (prima parte). Paleocomunità a Molluschi de! miocene medio-superiore di Capo Frasca 161 SABBIA SILT ARG. m grossa grossa l media i fine l m fine ... 1 grosso l medio l fine 1 m fine i 1 b ì Ili , 1 m , / UT r / t: — /: / , c y 1 ( y V • v ( / - r„.. / l ( // / l ì / :l // / ! t il //? jì\ il Ti '/ 1 // // j I r r: a c I A - 1 — • — ori/ CF1S CF 2( M ) A 3A 0 | ( ) | 1, !o | 2 ',0 [ 3 ,0 1 4 ,0 | 5 ,0. 1 6 ,0 | 7 ,0 | 8 ,0 | 9,0 1,4 £6707 354 177 88 44 22 11 5,5 2,3 Fig. 5 — Curve cumulative di frequenza dei sedimenti della sezione di Capo Frasca (seconda parte). TABELLA 4. - Rappresentazione grafica e numerica di alcuni caratteri chimici, fisici e biologici relativi ai campioni studiati. NFP = numero di Foraminiferi planctonici; NFB = numero di Foraminiferi bentonici; P/B = rapporto fra numero di Foraminiferi planctonici e numero di Foraminiferi bentonici. 162 Carlo Spano Paleocomunità a Molluschi del miocene medio-superiore di Capo Frasca 163 La definizione delle litologie relative ai livelli fossiliferi della succes¬ sione B propone un quadro sostanzialmente parallelo a quello evidenziato nella parte intermedia della successione A. Clasti molto arrotondati di quarzo e scisto paleozoici si rinvengono in quantità sia pure molto limitata in quasi tutti i livelli. In altri livelli (camp. CF6A nella sezione A e camp. CF1B nella sezione B), pur essendo immersi in un’abbondante matrice sostanzialmente sabbiosa, costituiscono la com¬ ponente principale. Le litologie sin qui riportate, la rimarchevole presenza ed il succedersi di facies conglomeratiche, l’alto grado di elaborazione meccanica dei ciot¬ toli (soprattutto dei quarzi), il significato biocenotico, il piano batimetrico preferenziale delle specie rinvenute ed il complesso della tanatocenosi rin¬ venuta indicano, per il bacino investigato, una sedimentazione vicino alla costa, a idrodinamismo accentuato, compreso fra il Mesolitorale ed il Cir- calitorale. Per i ciottoli di quarzo è ipotizzabile un forte arrotondamento dovuto ad un lungo trasporto fluviale e successiva elaborazione marina. Ciò è reso verosimile, fra l’altro, dal quadro geologico riconosciuto dagli Autori per questa parte della Sardegna durante il Miocene medio-superiore. I tenori in carbonati, media 34.62%, se comparati con quelli indicati in studi recenti su sedimenti attuali (Bourcier 1971), sembrerebbero confer¬ mare il quadro ambientale suggerito. Informazioni autoecologiche Su un effettivo di 45 Molluschi, le specie bentoniche ancora viventi, determinate con certezza, sono 4 (8.89%): Anomia (Anomia) ephippium Linnè, Ostrea (Ostrea) edulis LlNNÈ, Acanthocardia (Acanthocardia) pauci- costata Sowerby e Cirsotrema (Gyroscala) pseudoscalare (Brocchi); per altre 3 specie (6.66%) non è stato possibile andare oltre un prudenziale confronto: Lutraria cf. ohlonga (Chemnitz), Solecurtus cf. scopulus (Tur- ton) e Thracia (Thracia) cf. pubescens (Pulteney). Due specie: Circompha- lus foliaceolamellosus (Dylwin) e Hyotissa hytois (Linnè) vivono attual¬ mente in province faunistiche diverse da quella mediterranea. — Anomia (Anomia) ephippium Linnè. Sessile su substrati solidi o su altri organismi, è specie sospensivora (Benigni & Corselli, 1981), Picard (1965) la ritiene «detriticola». Ubiquista, è comune all’Infralitorale ed al Circalitorale; secondo Barrier et al. (1987) è più frequente nell’Infrali- torale. 164 Carlo Spano — Hyotissa hyotis (Linnè). Fa parte delfepifauna sessile. È presente nel coralligeno e nei banchi ad Ostriche (in Malatesta, 1974). Vive nei piani infralitorale circalitorale. — Ostrea (Ostrea) edulis Linnè. Epifauna sessile e sospensivora, si rin¬ viene comunemente dal Mesolitorale alflnfralitorale. — Acanthocardia (Acanthocardia) paucicostata Sowerby. Infaunale a debole profondità come le altre specie di Cardiidae; pelofila tollerante per Picard (1972) e Benigni & Corselo (1981), iliofila per Vatova (1949), psammofila tollerante per altri Autori, sembra prediligere fondali a preva¬ lente componente sabbiosa. Pérès & Picard (1964) la inseriscono fra le caratteristiche preferenziali della Biocenosi VTC (Fanghi Terrigeni Co¬ stieri); Di Geronimo & Giacobbe (1983, p. 154) la considerano caratteri¬ stica preferenziale delle Biocenosi VTC-SFBC. — Cirsotrema ( Gyroscala ) pseudoscalare (Brocchi). È segnalata da Ledoyer (1968) in substrati molto fangosi del Circalitorale. Pavia (1975) e Benigni & Corselli (1981) la rinvengono rispettivamente a Monteu Roero e Volpedo in depositi sublitorali meno profondi. Taxa la cui identificazione ha un margine di dubbio: — Atrina cf. pedinata (Linnè). La specie di (Linnè) è seminfaunale con bisso, in fondali sabbiosi e fangosi, oppure in fessure di substrati duri. Presenta il massimo di diffusione nelflnfralitorale e nel Circalitorale. Secondo Nordsieck (1969) si spinge sino a 600 m di profondità. In Italia non pare superi 60-70 m di profondità (in Pavia, 1975; p. 107). — Latrarla cf. oblonga (Chemnitz). L. oblonga è infaunale. Vive nella zona di marea nelflnfralitorale superiore. Le specie mediterranee di Mac- tridae vivono generalmente nella zona di marea ed infralitorale, su sub¬ strati fangosi e sabbiosi, spesso in vicinanza delle foci dei fiumi. — Solecurtus cf. scopulus (Turton). Il taxon di Turton è infaunale. Vive nei fondali sabbiosi e fangosi della zona di marea e delPInfralitorale, come le altre specie di Solecurtidae attualmente viventi in Mediterraneo. Nell’Adriatico è stato raccolto in substrati fangosi a 40 m di profondità (Parenzan, 1976). — Thracia cf. pubescens (Pulteney è specie seminfaunale. Secondo Stolfa Zucchi (1972) non mostra particolari preferenze per la natura del fondale e si mantiene lontano dagli apporti continentali. Sirna & Masullo (1978) e Di Geronimo & Costa (1980) la trovano in campioni appartenenti alle Biocenosi delle Sabbie Fini Ben Classate (SFBC). — Circomphalus foliaceolamellosus (Dylwin). È specie infaunale e sospensivora. Secondo Parenzan (1976) si rinviene in fondali sabbiosi e Paleocomunità a Molluschi del miocene medio-superiore di Capo Frasca 165 fangosi, con maggior predilezione per i primi. La specie simile mediterra¬ nea C. casinus è segnalata dai 5 ai 180 m (Parenzan, 1976). Nonostante qualche citazione la vorrebbe più profonda, la massima presenza pare si riscontri fra i 20 ed i 50 m (Bernard, 1984). Per quanto attiene alle specie estinte maggiormente rappresentate, utili indicazioni sulle loro esigenze ecologiche sono state tratte dalfautoe- cologia di forme filogeneticamente vicine come Turritella communis Risso per Turritella Incannata (Brocchi), e dalla letteratura. L’assemblaggio di queste ultime notizie, spesso frammentarie ed iqsufficientemente definite, ha permesso di riconoscere peculiarità ecologiche relative a categorie siste¬ matiche sopraspecifiche. — Turritella (Turritella) tricarinata (Brocchi). La forma vivente T. communis Risso, è sospensivora, infaunale e detriticola. Vatova (1949) la rinviene nel bacino adriatico da 20 a 50 m e la considera « pelo-psammo- fila ». Pérès & Picard (1964) la citano come caratteristica preferenziale nelle Biocenosi dei Fanghi Terrigeni Costieri (VTC), nella «facies a fanghi molli», legata ad apporti fluviali diretti ed a sedimentazione rapida (in Benigni & Corselli, 1981, p. 668). Di Geronimo & Giacobbe (1983, p. 155) la annoverano fra le specie preferenziali del VTC. È segnalata anche in Popolamenti Eterogenei (PE), del Detritico Costiero (DC) e dei Fondi Detritici Fangosi (DE). Informazioni sulle specie estinte: — I popolamenti fossili a Chlamys (Chlamys) tauroperstriata Sacco hanno, verosimilmente, peculiarità ecologiche analoghe a quelle di Chla¬ mys) multistriata (Poli), che ha rapporti di parentela molto stretti con la specie di Sacco. C. multistriata , è mistofila e sospensivora, fa parte della epifauna. È considerata preferenziale del Detritico Costiero (DC). — Chlamys (Chlamys) seniensis (Lamarck). Epibionte e sospensivora, è ritenuta euribata (in Pavia, 1975). Gli Autori la citano soprattutto in facies sabbioso-argillose. — Cubitostrea frondosa (De Serres). Di substrato duro, è epibionte e sospensivora. — Cardita jouanneti è segnalata in rocce arenacee con limitata compo¬ nente siltoso-argillose o in calcari più o meno arenacei, e riferiti a fondali poco profondi come quelli relativi alle «Arenarie di Ponsano» (Tavani & Tongiorigi, 1963; Menesini, 1967). — Pelecyora (Pelecyora) islandicoides (Lamarck). Di Geronimo & Robba (1977) la indicano per paleobiocenosi dei Fondi Detritici Fango¬ si (DE). 166 Carlo Spano Il genere Conus , secondo Hall, (1966; in Davoli, 1972, p. 66). ha il massimo di addensamento di specie fra 0 e 30 m. Il genere Teredo , endobionte sessile anche su legno, vive sia in am¬ biente salmastro sia in quello marino dov’è diffuso dalla zona di marea al- l’Infralitorale. I Pettinidi di grosse dimensioni sono stati rinvenuti, solitamente, dai vari Autori, in rocce arenacee con subordinata componente siltoso-argillosa o in calcari più o meno arenacei. Pérès & Picard (1964) segnalano una facies a grossi Pettinidi nella Biocenosi DC del Circalitorale delPAtlantico Nord-occidentale. Analisi delle biofacies e considerazioni paleoambientali Il quadro, sia pure limitato, che deriva dalle informazioni sui caratteri del sedimento, sulle categorie ecologiche rappresentate, sulla batimetria dell’ambiente di vita e sul significato biocenotico delle specie, configura complessivamente, per il bacino di Capo Frasca, una sedimentazione marina in fondali poco profondi compresi fra il Mesolitorale ed il Circali¬ torale. Conferme in questo senso provengono anche dalla lettura critica delle notizie raccolte a proposito delle specie estinte. In particolare, le comunità fos¬ sili evidenziate e le conseguenti profondità di sedimentazione ipotizzate in Tab. 5, mostrano, a partitre dal camp. CF20A, attribuito con dubbio al Messi- niano inferiore, un marcato e repentino trend regressivo che potrebbe essere posto in relazione con la più generale crisi regressiva messiniana. Ulteriori evidenze in proposito sono: — un repentino variare della litologia, in corrispondenza del livello CF20A, con sedimentazione di conglomerati a clasti molto elaborati e di arenarie siltoso-argillose, talora conglomeriche, fortemente Tubefatte per pedogenesi, con scarsa fauna marina rimaneggiata; — la presenza di paleosuoli in eteropia orizzontale e/o verticale con conglomerati paleofluviali post-messiniano inferiore (?) e pre-messa in posto delle delle vulcaniti plio-pleistoceniche; — il riscontro dei tenori più alti dei carbonati, notoriamente legati anche ad apporti da importanti corsi d’acqua, nei livelli più o meno conglo¬ meratici della parte stratigraficamente più alta della successione (Tab. 4); — lo scarto netto fra gli alti valori della diversità, confinati nei cam¬ pioni CF1A-CF5A e CF16A, e quelli più bassi ubicati nei campioni CF17A, CF19A e CF2QA; Paleocomunità a Molluschi del miocene medio-superiore di Capo Frasca 167 TABELLA 5. - Paleocomunità evidenziate nella sezione A di Capo Frasca e loro significato paleoecologico. I simboli utilizzati nella colonna stratigrafica sono quelli suggeriti da Meinesz et al. (1983). 168 Carlo Spano — la malacofauna denota, a partire dal livello 17A, la totale scomparsa locale dei Pettinidi, dei quali permane, unitamente al Trochide Diloma cf. rotei lare, al Turritellide Turritella tricarinata ed ai Conidi, il solo Pecten fra - te reni us. Per quanto riguarda i Pettinidi incontrati, pur tenendo conto che per un certo numero di essi l’estinzione totale è riconosciuta alla fine del Tor- toniano (Tab. 2), per altri, l’assenza può essere addebitata a fattori ambien¬ tali fortemente limitanti. I Foraminiferi sono spesso completamente mancanti altre volte (camp. CF1A, CF91 e CF11A) sono stati rinvenuti solamente i bentonici. Quando sono presenti, il rapporto fra i planctonici ed i bentonici risulta nettamente al di sotto di 1, il che non contrasta con i dati paleobatimetrici suggeriti. II probabile significato biocenotico delle paleocomunità, desunto da un confronto con le biocenosi attuali del Mediterraneo, muta nel tempo; dal basso verso l’alto della successione si evince quanto segue: — nella parte stratigraficamente più bassa della successione sono pro¬ ponibili, in buona approssimazione, Biocenosi Circalitorali del Detritico Costiero (DC) e dei Fondi Detritici Infangati (DE). Compatibile appare la presenza nel camp. CF1A di una ricca fauna di Pettinidi fra i quali Chlamys tauroperstriata e Pel e cy ora islandicoides. I caratteri del sedimento eviden¬ ziano un’entità d’infangamento fra le più alte dell’intera sezione; non è da escludere pertanto, la presenza del VTC (Fanghi Terrigeni Costieri). L’assenza di specie caratteristiche di questa Biocenosi potrebbe essere imputabile al pre¬ cario stato di conservazione dei reperti o a difetto di campionamento. Segue nei camp. CF1AA, CF3A e CF5A una paleocomunità avvicina¬ bile ai popolamenti VTC con transizione alla SFBC per la presenza di Acanthocardia paucicostata e Turritella tricarinata e per le peculiarità del substrato. I livelli di provenienza dei campioni ora citati sono in alternanza con i livelli 2A e 4A costituiti da conglomerati poligenici ed eterometrici, sterili, legati verosimilmente, come più diffusamente riportato in altra parte del lavoro, a repentini stress tettonici che hanno interessato l’area paleozoica marginale al bacino di sedimentazione, determinando importanti episodi erosivi e notevoli apporti fluviali. II camp. CF6A prelevato in conglomerati eterometrici ha procurato Conus sp. ed individui rimaneggiati e frammentati di altra taxa. I caratteri biologici e fisici di questo campione fanno ritenere proponi¬ bile la loro appartenenza alle Biocenosi delle Sabbie Grossolane e della Ghiaie fini sotto l’influenza delle Correnti di Fondo (SGCF), in un ambiente ad alto idrodinamismo. Paleocomunità a Molluschi del miocene medio-superiore di Capo Frasca 169 Com’è noto, questa Biocenosi è ritenuta indipendente dai piani (PÉRÈS & Picard, 1964). La brusca variazione di facies che s’instaura al passaggio fra i livelli 5A e 6A (Fig. 2) pare nuovamente ricollegabile ad una instabilità del bacino dovuta a stress tettonico. Per quanto riguarda i livelli compresi fra 7A-14A, esclusi il 10A ed 13A costituiti da conglomerati di significato simile a quelli contraddistinti A . con 2A e 4A, àton sono state raccolte faune significative. La componente fossilifera è data da resti mal conservati di Molluschi, ( Acanthocardia , Petti- nidi) per i quali si potrebbe pensare ad una alloctonia post mortem di spe¬ cie provenienti da ambienti vicini infralitorali e/o circalitorali. Soprattutto sulla base del tipo di sedimento viene ipotizzata, anche per i livelli in que¬ stione, l’appartenenza alle SFCF. I valori di batimetria sembrano attestarsi in questi livelli intorno ai 30-40 m e segnano quindi, l’acme della prima fase regressiva. Un’altra fase di instabilità è documentata successivamente dai conglo¬ merati del livello ISA. Fanno seguito (camp. CF16A, CF17A e CF19A) Biocenosi, depostesi in ambiente circalitorale, riferibili al DE, al DC ed al VTC per la presenza, rispettivamente, di Pelecyora islandicoides di un abbondante componente a grossi Pettinidi e di Turritella tricarinata e Teredo sp.. Appare verosimile una profondità di sedimentazione aggirantesi sui 40-70 m che indicherebbe una marcata oscillazione trasgressiva. All’interno di quest’ultima sequenza è ancora rilevabile una disconti¬ nuità di sedimentazione in corrispondenza del livello conglomeratico 18 A. Il camp. CF20A, posto alla sommità della successione (Messiniano), in corrispondenza con forti apporti terrigeni fluviali, documentati da specifica elaborazione dei clasti di quarzo e con risedimentazone di paleosuoli erosi dalle aree emerse limitrofe, mostra il perpetuarsi del regime regressivo già instauratosi nei livelli immediatamente sottostanti. La macrofauna è data essenzialmente da Gonidi e specie rimaneggiate ( Thracia cf. pubescens e frammenti di Pettinidi). Viene ipotizzato dubitativamente un riferimento alla SGCF o alle Biocenosi dei fondi Detritici del Mesolitorale (DM). Conclusioni La successione marina studiata in questa nota risulta in discontinuità di sedimentazione e ha un’età compresa ta il Serravalliano sommitale ed un probabile Messiniano inferiore. 170 Carlo Spano La ripartizione cronostratigrafica sinora riconosciuta delle malacofaune evidenziate è compatibile con quest’età. La parte della serie compresa fra i livelli 1A-19A e riportabile al Serra- valliano sommitale-Tortoniano, è caratterizzata da una tanatocenosi a Ghia - mys (M.) tournali De Serres), Chlamys (M.) albina (Von Teppner), Ghia- mys (M.) latissima nodosiformis Sacco, Chlamys (A.) scabriuscula (Mathe- ron), Pecten (P.) cf. fuchsi Fontannes, Pecten (F.) besseri Andrejzowski, Spondylus (S.) crassicosta Lamarck e Polinices (P.) redemptus (Miche- lotti). Al Messiniano inferiore sono invece probabilmente assegnabili i livelli 20 A e 11B, cui sono riferibili solo malacofaune mal conservate. L’evoluzione del bacino di sedimentazione, ricostruita attraverso le informazioni dall’analisi delle caratteristiche del sedimento, dall’autoecolo- gia delle specie ancora viventi e dalle notizie sulle microfaune bentoniche rinvenute, desunte dalla letteratura, evidenzia varie fasi. Ad una prima fase realizzatasi nel Circalitorale (liv. 1A) fanno seguito un’altra fase contrassegnata da omogeneità di contenuto faunistico (liv. 1AA-5A) e un’oscillazione regressiva esplicatasi nell’ambito dell’Infralito- rale (liv. 6A-15A). In quest’ultima parte della successione la sedimentazione è disturbata da ripetuti stress tettonici responsabili della messa in posto di conglomerati poligenici, e interrotta da importanti lacune erosive. Una quarta fase, riscontrabile nei liv. 16A-19A, testimonia un appro¬ fondimento del bacino con depositi del Circalitorale. La quinta (liv. 20 A) è caratterizzata da un progressivo e rapido abbas¬ samento del livello del mare, documentato dal prevalere di livelli conglo¬ meratici con clasti di quarzo ad elaborazione fluviale prevalente su quella marina successiva, e dal repentino impoverimento dei tenori in carbonati che in corrispondenza del camp. CF20A (sezione A) e del CF10B (sezione B) raggiungono le punte minime. Per quest’ultima riduzione di batimetria si suppone qui una colloca¬ zione nella più generale regressione che ha interessato il bacino del Medi- terraneo durante il Messiniano. Come già prospettato da Cherchi et al. (op. cit.) per la area di Capo S. Marco, limitrofa ed antistante a quella di Capo Frasca, le fasce costiere della Sardegna, che nel Mediterraneo costituiva in questo mare un alto strutturale e corrispondevano alle zone marginali del bacino, sarebbero state interessate dalla regressione messiniana prima delle parti più profonde del bacino. Le comunità fossili indentificate permettono di ipotizzate un paralle¬ lismo con alcune biocenosi attuali proposte da Pérès & Picard (1964). Paleocomunità a Molluschi del miocene medio-superiore di Capo Frasca 171 In corrispondenza delle diverse fasi prima indicate sono state eviden¬ ziate rispettivamente biocenosi miste del Detritico Costiero (DC) - Detri- tico Infangato (DE) - probabili Fanghi Terrigeni Costieri (VTC?); del Detritico Costiero (DC) - Detritico Infangato (DE) - Sabbie Fini Ben Calibrate (SFBC) delle Sabbie Grossolane sotto l’influenza delle Correnti di Fondo (SGCF); del DC-DF-VTC; dei probabili SGCF o DM (Detritico del Mediolitorale). Al tetto della serie fossilifera segue una facies continentale dovuta ad emersione del bacino, legata all’erosione di conglomerati fluviali e paleo¬ suoli precedentemente depostisi in vicinanza della costa. Note paleontologiche Per la sistematica dei Bivalvia si è adottato l’assetto proposto da Moore e Cormick nel Treatise on Invertebrate Paleontology. Tipo MOFLUSCA Classe BIVALVIA Sottoclasse PTERIOMORPHIA Ordine PTERIOIDA Superfamiglia Pectinacea Famiglia Pectinidae Rafinesque, 1815 Genere Chlamys Roeding, 1798 Chlamys (Chlamys) tauroperstriata (Sacco), 1897 Tav. 1, fìgg. la-lb 1897 Chlamys tauroperstriata Sacco, v. 24; tav. 1, fìgg. 20-24 1953 Chlamys (Hinnites) tauroperstriata — Moroni, p. 130; tav. 10, fig. 60. 1973 Chlamys (Chlamys) multistriata tauroperstriata - Marasti - p. 101 ( cum syn.). 1979 Chlamys (Chlamys) tauroperstriata - D’Alessandro, Laviano, Ricchetti & Sardella, p. 34, tav. 4; fig. 4. Materiale - 1 valva sinistra deteriorata nella regione umbonale, fornita dei caratteri utili per la determinazione specifica. Dimensioni (in mm): Prov. d.a.p. d.u.p. Ap d.u.p. d.a.p. CF5A 21.50 28.00 85° 1.30 172 Carlo Spano Osservazioni - L’esiguità degli individui di questa specie sinora ritro¬ vata dagli Autori non ha permesso ancora di controllare in modo corretto l’effettiva separazione a livello specifico fra la forma multistriata (Poli) ed il morfotipo tauroperstriata Sacco. La tendenza prevalente pare quella di considerare distinte le due forme caratteristiche rispettivamente del Pliocene e del Miocene. La mio¬ cenica tauroperstriata si distinguerebbe per la presenza di un tipica stria- tura obliqua. Tale ornamentazione è riconoscibile anche nell’esamplare di Capo Frasca. Per quanto riguarda i reperti riportati in figura da Comaschi Caria (1972, tav. 25) ritengo, in leggero disaccordo con la sinonima di Marasti (1973), che solo le figure 12-16 siano da attribuire a Chlamys tauroper¬ striata Sacco mentre mi pare più verosimile l’appartenenza dell’esemplare della fig. 17 a Clamys multistriata (Poli). Distribuzione - È presente in depositi acquitaniano-burdigaliani della Sardegna (Ugolini, 1906-1908); in formazioni forse burdigagliane dell’Au¬ stria; nell’«Elveziano» del Bacino ligure-piemontese e nel probabile « Elve- ziano» del Montenegro. È citato nel Miocene del Dodecanneso a Gainford, nel Miocene superiore nell’Appennino emiliano-romagnolo e, con dubbio, nello stesso intervallo di tempo, in Portogallo. Provenienza - Sezione A: CF5A (1 valva sinistra). Sottogenere Macrochlamys Sacco, 1897 Chlamys (Macrochlamys) tournali (De Serres, 1829) Tav. 1, figg. 2-3, 4a-b, 5 1829 Pecten tournali De Serrres, p. 263; tav. 6; fig. 1 {non vidi). 1829 Pecten terebratulaeformis - De Serres, p. 132; tav. 4; fig. 1 {non vidi). 1897 Macrochlamys ? tournali var. subtypica - Sacco, p. 36; tav. 11, figg. 11-14, 15. 1899 Chlamys tournali - Ugolini, p. 170. 1899 Pecten p/anosulcatus - Ugolini, p. 171. 1906 Inaequipecten tournali var. pseudo-Tournali - UGOLINI, p. 195; tav. 12, fig. 2. 1906 Inaequipecten gibbangu/atus - UGOLINI, p. 195, tav. 12, fig. 3. 1906 Inaequipecten lovisatoi - Ugolino, p. 197; tav. 10, fig. 9; tav. 11, fig. 5. 1916 Chlamys tournali - Stefanini, p. 177; tav. 7, figg. 1, 2. Paleocomunità a Molluschi del miocene medio-superiore di Capo Frasca 173 1929 Inaequipecten sotgiai - De Guidi, p. 82; tav. 16, fìg. 3. 1939 Chlamys tournali » Roger, p. 19, tav. 8, fìg. 4; tav. 3, fig. 1; tav. 4, fìg. 1; tav. 8, fìg. 1; tav. 9, fìg. 1; tav. 10, figg. 1, 2. 1951 Chlamys tournali - De Veiga Ferreira, p. 163; tav. 6, fìg. 22; tav. 11, figg. 48, 49. 1960 Chlamys tournali - Csepreghy-Meznerics, p. 32; tav. 23; figg. 3-5; tav. 24, fìg. 5; tav. 25, figg. 1, 2. 1963 Chlamys tournali - Tavani & Tongiorgi, p. 15; tav. 8, figg. 3-4; tav. 9 fìg. 1; tav. 10, fìg. 2; tav. 11, figg. 1, 3; tav. 12; fìg. 5; tav. 13, fìg. 1; tav. 14, fìg. 1. 1972 Chlamys tournali- Comaschi Caria, p. 45; tav. 10, figg. 1-5; tav. 11, figg. 1-3 ( cum syn.). Materiale - 15 esemplari, in prevalenza valve sinistre (13), in discreto stato di conservazione. Le misure biometriche hanno interessato 9 valve sinistre, 4 delle quali sono chiaramente forme neaniche. Dimensioni (in mm): Valve sinistre (forme giovanili): Prov. d.a.p. d.u.p. Ap d.u.p. N. coste pr. N. coste lat. d.a.p. CF1A 32.00 28.50 98° 0.87 9 9 CF1A 30.00 26.00 98° 0.87 9 5 CF1A 31.00 26.55 100° 0.85 9 5 CF3A 34.05 32.00 97° 0.94 9 5 Valve sinistre (forme adulte): Prov. d.a.p. d.u.p. Ap d.u.p. d.a.p. N. coste pr. N. coste lat. CF16A 58.05 54.05 98° 0.93 9 9 CF1A 95.00 84.50 110° 0.89 9-10 5 CF1A 53.50 50.50 105° 0.94 9 5 CF3A 135.50 — 115° 9 5 CF3A 87.05 77.50 109° 0.89 9 5 174 Carlo Spano Osservazióni - Gli individui in mio possesso rientrano molto bene nella variabilità del taxon di De Serres, peraltro molto ampia come evi¬ denziato da Roger (1939). Gli esemplari adulti della Sardegna (media del d.a.p. = 85.82) risultano di dimensioni più ridotte rispetto alla media rico¬ nosciuta dagli Autori, mentre il numero delle coste principali (9) e delle coste laterali (5), anche nelle forme giovanili, appaiono costanti. I valori del rapporto d.u.p. /d.a.p., prossimi ed 1 sia negli individui neanici (media = 0.88) come in quelli adulti (media = 0.91), rafforzano il concetto espresso dallo stesso Roger (op. cit.) secondo il quale Chlamys tournali (De Serres) si differenzierebbe, fra l’altro, da Chlamys albina (Von Teppe- ner) per un maggior arrotondamento della forma generale della conchiglia. Tutte le valve sinistre provenienti da Capo Frasca evidenziano nettamente la depressione radiale posteriore segnalata da molti Autori. Per quel che concerne la sinonimia di C. tournali con Inaequipecten gibbangulatus Sacco, /. sotgiai De Guidi, I. tournali var. pseudo-Tournali Ugolini, /. lovisatoi Ugolini e Macrochlamys tournali var. gibbangultus Sacco, specie rinvenute nel Miocene della Sardegna, concordo con le moti¬ vazioni adotte da Comaschi Caria. Distribuzione - Piuttosto rara nell’Aquitaniano, più frequente nel Bur- digaliano, nel Langhiano e nell’«Elveziano» di tutto il Bacino Mediterran- neo; è citato per il Laghiano ed « Elveziano » del Bacino di Vienna e della Paratetide, l’Elveziano-Tortoriano di Ponsano ed il Tortoriano del Porto¬ gallo delPItalia, dell’Austria e dell’Ungheria. Per quanto riguarda la Sardegna si rimanda al prospetto riportato da Comaschi Caria (1972, p. 46), con l’avvertenza di tenere conto che le for¬ mazioni esposte a Funtanazza (Arburese) ed a Scala di Giocca (Sassarese), considerate da questo Autore di età elveziana, sono state successivamente riportate da Cherchi (1973), rispettivamente all’Aquitaniano-Burdigaliano e ad un Langhiano basale. Provenienza - Sezione A: CF1A (4 v. sinistre); CF1AA (4 v. sinistre); CF3A (6 v. sinistre e 2 v. destre); CF5A (1 v. sinistra); CF6A (1 v. sinistra e 1 v. destra); CF16A (6 v. sinistre). Chlamys (Macrochlamys) albina (Von Teppner, 1918) Tav. II, figg. 1-2 1918 Pecten (Amussiopecten) albina Von TEPPNER, p. 482, tav. 20, figg. 1-2; fìg. 1 nel testo. 1972 Chlamys albina Comaschi Caria, p. 47; tav. 12; fìg. 1; tav. 13; fìg. 1; tav. 14, fìg. 1; tav 15, fìgg. 1, 2 (cum syn). Paleocomunità a Molluschi del miocene medio-superiore di Capo Frasca 175 Materiale - 5 valve destre e 1 sinistra, frammentate e mal conservate. Solo per 1 valva destra è stato possibile rilevare le misure biometriche. Dimensioni (in mm): Prov. d.a.p. d.u.p. Ap cv d.u.p. d.a.p. N. coste pr. N. coste lat. CF6A 175.50 160.00 101° 34.00 0.91 11 4 Osservazioni - È specie molto vicina a C. tournali dalla quale, secondo alcuni Autori, potrebbe derivare. Per le loro analogie si riporta a quanto espresso a proposito del taxon di De Serres. Distribuzione - È stata rinvenuta nell’Aquitaniano-Burdigaliano della Sardegna; nel Burdigaliano del Portogallo (Zbyszewski, 1957); nell’« Elve- ziano» dell’Europa centrale, del Portogallo e della Sardegna (Capo Frasca) e Zraghi nella Trexenta; nel Tortoriano del Portogallo, della Stiria e della Sardegna (colline di Cagliari). Provenienza - Sezione A: CF1A (1 v. sinistra e 1 v. destra); CF1AA (3 v. sinistre e 1 v. destra); CF3A (5 v. destre); CF6A (3 v. destre); CF16A (3 v. destre). Genere Pecten Mueller, 1776 Sottogenere Amussiopecten Sacco, 1897 Pecten (Amussiopecten) Ugolini (Deperet & Roman, 1910) Tav. IV, fìgg. la-b 1907 Amussiopecten koheni Ugolini (non Fuchs), p. 191 (pars); tav. 22, figg. 3a, 3b, 4. 1910 Flabellipecten Ugolini - Deperet & Roman, p. 160, tav. 23; fìgg. 5a, 5b 1929 Flabellipecten Ugolini - De Guidi, p. 83; tav. 16, fìgg. 7, 8. 1958 Flabellipecten Ugolini - Erunal-Erentoz, p. 160; tav. 27, fìgg. 9-13. 1962 Flabellipecten Ugolini - Boni& Sacchi Vialli, p. 86; tav. 10, fìg. 8. 1973 Pecten (Amussiopecten) Ugolini - Marasti, p. 105; tav. 22, fìg. 13. 1979 Pecten (Amussiopecten) Ugolini - D’Alessandro, La vi ano, Ricchetti & sardella, p. 44; tav. 10, fìg. 3; fìg. 9 nel testo. Materiale - 1 esemplare bivalve mancante della parte marginale ante¬ riore, e 1 frammento di valva sinistra. 176 Carlo Spano Dimensioni (in mm): Valva destra (*); valva sinistra (**). Valve sinistre (forme adulte): d.u.p. Prov. d.a.p. d.u.p. Ap d.a.p. N. coste pr. CF3A 107.00 86.05 138° 0.80 10* CF3A 107.00 86.00 138° 0.80 11** Osservazioni - Il reperto in studio, nonostante la cattiva conserva¬ zione, è attribuibile con sicurezza alla specie di Deperet & Roman. Oltre la morfologia generale del guscio, appare simile l’andamento caratteristico delle coste sfumate verso il margine anteriore. Presenta ana¬ logie con Pecten koheni Fuchs; di quest’ultima specie tuttavia non eviden¬ zia le carattestistiche granulazioni. Per quanto riguarda le segnalazioni in Sardegna, d’accordo con D’Ales¬ sandro et al. (1979, p. 46) ritengo che gli individui figurati da Comaschi Caria (1972) come Flabellipecten Ugolini , rientrino meglio nella variabilità di P. koheni. Condivido anche il pensiero degli stessi Autori a proposito della sino¬ nimia fra Pecten Ugolini e Pecten koheni. Ritengo pertanto misura prudenziale tenere separate, a livello speci¬ fico, la forma di Deperet & Roman da quella di Fuchs sino a quando sarano acquisiti ulteriori dati in merito. Distribuzione - «Elveziano» della Sardegna, Marocco atlantico e Kara- man; Tortoniano dell’Algeria occidentale (Dalloni, 1915) e del T. Stirene (Parmense-Piacentino); Miocene del Monte Gargano e della Spagna. Provenienza - Sezione A: CF3A (1 es. bivalve); CF16A (1 v. sinistra). Sottogenere Flabellipecten Sacco, 1897 Pecten (Flabellipecten) besseri Andrejzowski 1830 Pecten besseri Andrejzowski, p. 130; tav. 6, fig. 1 ( non vidi). 1910 Flabellipecten besseri - Depert & Roman, p. 119; tav. 13; figg. 2, 2a, 3, 3 a {cum syrì). 1972 Flabellipecten besseri - Comaschi Caria, p. 25 {cum syn .). Paleocomunità a Molluschi del miocene medio-superiore di Capo Frasca ìli 1979 Pecten (Flabellipecten) tesseri - D’Alessandro, Laviano, Righetti & Sardella, p. 48; tav. 6, fìgg. 2; 8a; 8 b; tav. 7; fig. 5; tav. 9, fìgg. 2=5, 7, 8 ( cum syn ). Materiale - 3 valve destre in buono stato di conservazione, misurabili. Dimensioni (in mm): Valve destre. d.u.p. Prov. d.a.p. d.u.p. Ap cv d.a.p. N. coste pr. CF1A 20.00 18.50 95° 6.00 0.93 17 CF1A 23.00 21.00 93° 1.00 0.91 17 CF17A 25.00 24.00 92° — 0.96 17 Osservazioni - Tutti gli individui raccolti sono sicuramente neanici. I valori dimensionali rientrano nella variabilità riconosciuta a questa specie e, in particolare, in quella espressa dagli esemplari provenienti dal Gar¬ gano, recentemente studiati da D’Alessandro et al. (1979). Distribuzione - A partire dall’Aquitaniano (Cirenaica), è presente nell’Aquitaniano-Burdigaliano di Spagna; « Elveziano » d’Italia (compreso Barabò in Sardegna), Australia, Kosos e Paratetide; Burdigaliano-Langhiano del Portogallo, Spagna, Bacino di Vienna e Polonia; Tortoniano dell’Italia centrale e della Paretetide; Miocene del Gargano (Crecchia Rispoli, 1904a, 1904b, 1917 - D’Alessandro et al. , 1979) e di Creta. Provenienza - Sezione A: CF1A (2 v. destre); CF17a (1 v. destra). Pecten (Flabellipecten) fraterculus Sowerby, 1841 Tav. ITI, fig. la-d, 2, 3a-b, 4; Tav. IV, figg. 3a-b, 4-5. 1841 Pecten fraterculus in Smith, p. 419; tav. 16, figg. 12-14, p. 419 {non vidi). 1972 Flabellipecten fraterculus - Comaschi Caria, p. 88; tav. 5, fìgg. 2, 3, 6; tav. 6, fìgg. 1-3 {cum syn.). 1973 Pecten (Flabellipecten) fraterculus - Marasti, p. 105; tav. 25, fìgg. IOa-c; tav. 28, fìg. 6. Materiale - 1 1 valve sinistre e 45 valve destre in vario stato di conser¬ vazione, tutte sicuramente determinabili; 18 sono state misurate per calcoli statistici. 178 Carlo Spano Dimensioni (in mm): Valve sinistre (forme giovanili): d.a.p. d.u.p. d.u.p. d.a.p. Ap M 23.97 23.80 0.99 104°54’ s 3.35 3.66 0.03 2°39’ Sm 2.35 2.45 0.02 1°47’ M + ts 27.50 27.46 1.02 107°33’ M + ts 20.44 20.14 0.96 102°1 5’ M + tsm 26.32 26.25 1.01 106°4r M + tSm 21.62 21.35 0.97 103°07’ Valve sinistre (forme adulte). d.a.p. d.u.p. d.u.p. d.a.p. Ap M 58.02 52.93 0.94 1 2 3 °3 0 5 s 11.12 9.80 0.04 9°37’ Sm 6.16 6.26 0.03 5°19’ M + ts 69.14 62.73 0.98 133°07’ M- ts 46.90 43.13 0.90 113°53’ M + tSm 64.18 59.19 0.97 128°49’ M- tsm 51.86 46.67 0.91 i i8°i r Valve destre (forme adulte). d.a.p. d.u.p. cv d.u.p. d.a.p. Ap M 60.77 55.32 17.26 0.93 127°36’ s 10.38 8.46 2.69 0.04 10°18’ Sm 9.38 8.38 2.43 0.04 lO0^’ M + ts 71.15 63.78 19.95 1.03 137°54’ M- ts 50.39 46.86 14.57 0.89 1 1 7°1 8’ M + tSm 70.15 63.70 19.69 1.03 1 3 7 °4 8 ’ M + tSm 51.39 46.94 14.83 0.89 1 17°24’ Paleocomunità a Molluschi del miocene medio-superiore di Capo Frasca 179 Osservazioni - L’abbondanza del materiale raccolto permette di con¬ fermare l’ampia variabilità già riconosciuta a questa specie dagli Autori. È documentata in particolare l’ampiezza dell’angolo apicale in relazione al progredire delle fasi ontogenetiche così come già evidenziato da Tavani & Tongiorgi (1963) e si rileva il costante numero delle coste principali: 14- 16 per gli Autori ora citati; 13-16 per gli esemplari sardi. In questi ultimi si nota un numero di coste laterali che oscilla tra 2 e 5. Distribuzione - È riconosciuta in tutto il Miocene sia del Mediterra¬ neo come dell’Atlantico. Le segnalazioni relative al Pliocene riguardano la Siria ed il Marocco. In Sardegna è nota nel Miocene a partire dall’« Elveziano ». Provenienza - Sezione A: CF1A (18 v. sinistre, 1 1. v. destre); CF1AA (15 v. sinistre, 9 v. destre); CF3A (27 v. sinistre, 10 v. destre); CF5A (10 v. sinistre, 4 v. destre); CF6A (2 v. sinistre, 1 v. destra); CF16A (24 v. sinistre, 4 v. destre); CF17A (6 v. sinistre, 2 v. destre); CF19A (v. sinistre, 4 v. destre). Sezione B: CF6B (3 v. sinistre, 4 v. sinistre). Pecten (Flahellipecten) planosulcatus Matheron, 1842 Tav. V, figg. 1-4 1842 Pecten planosulcatus Matheron, p. 188; tav. 31, figg. 4, 5. 1873 Janira planosulcata - Matheron, (in Ficher & Tournouer), p. 115; tav. 19, fìgg. 21, 22. 1897 Pecten depereti - Brives, p. 108. 1912 Flahellipecten planosulcatus — Deperet & Roman, p. 143; tav. 19, figg. 1, la; tav. 20, fìgg. 1, la. 1963 Flahellipecten cfr. planosulcatus - Tavani & Tongiorgi, p. 14, tav. 5, fìg. 3. Materiale - 5 valve destre e 2 sinistre, fortemente incomplete. Osservazioni - Il materiale raccolto permette di riconoscere, con buona approssimazione, l’appartenenza degli esemplari ai morfotipi figurati da Ma¬ theron (1842), Dèpéret & Roman (1912) e Tavani & Tongiorgi (1963). L’unica segnalazione in Sardegna di Pecten planosulcatus sotto la denominazione di Inaequipecten planosulcatus , si deve a Ugolini (1906, p. 204), il quale descrive, senza figurarla, una valva destra raccolta nei calcari tortoniani delle Colline di Cagliari. Le caratteristiche rilevate dallo stesso Autore non coincidono tuttavia, con quelle degli esemplari in mio possesso 180 Carlo Spano né con quelle evidenziate dagli stessi Dèpéret & Roman (op. cit.) in una serie di esemplari provenienti da Cucuron, località di provenienza del tipo della specie. Ugolini non evidenzia in particolare la presenza di coste intercalari, peculiari di Pecten planosulcatus. Comaschi Caria (1972, p. 7) considera la specie di Matheron sino¬ nimo di Flabellipecten flabelliformis (Brocchi); lo stesso Autore, tuttavia, non inserisce la forma di Matheron nella lista relativa alla sinonimia del taxon di Brocchi. Distribuzione - Specie segnalata a partire dall’« Elveziano » della Siria. È presente nell’« Elveziano» - Tortoniano di Ponsano; nel Vindoboniano della Siria; nel Tortoniano della Francia, Portogallo, Algeria e Sardegna. Provenienza - Sezione A: CF1A (1 v. destra); CF3A (2 v. sinistre e 1 v. destra); CF5A (1 v. destra); CF6A (1 v. sinistra); CF16A (2 v. destra). Sottoclasse HETERODONTA Ordine VENEROIDA Superfamiglia Carditacea Famiglia Carditidae Fleming, 1829 Sottofamiglia Carditinae Fleming, 1828 Genere Cardila Bruguière, 1792 Cardita jounneti laeviplana DÈPÉRET, 1893 Tav. VI, fig. 1 1893 Cardita jouanneti var. laeviplana Dèpéret, p. 256. 1899 Magacardita jouanneti var. laeviplana - Sacco, v. 27; p. 10 tav. 3, figg. 9-12. 1963 Cardita jouanneti laeviplana - Tavani & Tongiorgi, p. 21, tav. 23, figg. 1, la, 2, 2a, 3, 5, 5a, 6, 6a. Materiale - 2 valve destre e 10 modelli interni, ben conservati, prove¬ nienti da un livello conglomeratico caratterizzato da un considerevole numero di individui di questa specie, conservati per lo più allo stato di modello interno, diffìcilmente estraibili. Le misure biometriche hanno interessato una sola valva. Dimensioni (in mm): Prov. CF1A L 80.00 h 59.00 h/1 0.74 Paleocomunità a Molluschi del miocene medio-superiore di Capo Frasca 181 Osservazioni » Il cattivo stato di conservazione della stragrande mag¬ gioranza dei reperti rende impossibile uno studio significativo su tutto il materiale raccolto. Le due valve evidenziate, tuttavia, rispondono molto bene all’iconogra- fia della sottospecie laeviplana Dépèret riportata da Sacco (1899) e da Tavani & Tongiorgi (1963). La forma geometrica complessiva, l’ornamen¬ tazione, talora appena sfumata nella parte centrale e marginale delle valve, ed i valori delle misure biometriche, pongono le valve esaminate nell’am¬ bito della variabilità riconosciuta per le morfospecie di Dèpèret. Ciò è in accordo con quanti ritengono che C. jouanneti laeviplana sia forma tipicamente tortoniana e parte finale del trend evolutivo della stessa specie. Va considerato, fra l’altro, che la sottospecie « brivesi », indicata da Mongin (1458, p. 235) per gli individui provenienti dal « Saheliano » dell’Algeria, potrebbe ancora rappresentare la sottospecie di Dèpèret. Distribuzione - C. jouanneti Dèpèret, è considerata tortoniana ed è stata riconosciuta con una certezza sino ad ora, solamente nell’Italia setten¬ trionale e nel Portogallo. Tavani & Tongiorgi (op. cit.) hanno rinvenuto, fra l’altro, a Ponsano, in un intervallo di stratigrafico compreso fra l’« Elveziano » ed il Tortoniano medio (?), esemplari classificati come C. jouanneti ponderosa laeviplana con caratteri di transizione fra la forma ponderosa dell’« Elveziano » e la sottospecie di Dèpèret. Provenienza - Sezione A: CF1A (1 v. destra); CF1AA (1 m. interme¬ dio); CF3A (1 v. destra); CF5A (3 m. interni); CF17A (3 m. interni). Sezione B: CF3B (3 m. interni). OPERE CITATE Ager D. V. (1963) - Principles of Paleocology. Mac Graw-Hill Book, 372 pp., 148 figg. 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Natur. Napoli, 1988 Carlo Spano - Paleocomunità a Molluschi del miocene medio-superiore di Capo Frasca Tav. II TAVOLA III Figg. la-d, 3a-b, 4. - Pecten (Flabellipecten) fratercuìus. (Sowerby). 1 a~b : vedute esterne rispettivamente della valva destra e della valva sinistra; Ic-d: vedute laterali della valva destra. 2, 3a, 4: vedute esterne di valve sinistre; 3b: veduta interna di valva sinistra. Prov. : la-b (CF6A); 2,4 (CF1A); 3a-b (CF1AA). Ingr. : la, Ib (x 0.8); le, Id (x 1.3); 2 (x 1.9); 3a-b (x 1.10); 4 (x 1.9). Boll. Soc. Natur. Napoli, 1988 Carlo Spano - Paleocomunità a Molluschi del miocene medio-superiore di Capo Frasca Tav. Ili TAVOLA IV Figg. la-b. - Pecten (Aequipecten) Ugolini Deperet & Roman. Individuo unico, la: veduta esterna della valva destra; Ib: veduta esterna di valva sinistra. Prov. : CF3A. Ingr. : x 0,7. Figg. 3a-b, 4-5. - Pecten (Flabellipecten) fraterculus (Sowerby). 3a, 5: vedute esterne rispettivamente di valva destra e valva sinistra. 3b, 4: vedute interne rispettivamente di valva destra e valva sinistra. Prov. : 3a-b (CF3A); 4 (CF1A); 5 (CF7A). Ingr. : 3a-b, 5 (x 1.0); 4 (x 1.8). Boll. Soc. Natur. Napoli, 1988 Carlo Spano - Paleocomunità a Molluschi del miocene medio-superiore di Capo Frasca Tav. IV TAVOLA V Figg. 1-4. - Pecten (Flabellipecten) planosulcatus Matheron. 1: veduta esterna di valva destra incompleta; 2-4: vedute esterne di valve sinistre incomplete. Prov. : 1 (CF16A); 2 (CF3A); 3 (CF6A); 4 (CF16A). Ingr. : 1 (x 1.0); 2-3 (x 1.2); 4 (x 1.1). Fig. 5. - Spondylus (Spondylus) crassicosta Lamarck. Veduta esterna di valva destra incompleta. Prov. : CF1A. Ingr. : 0.8. Fig. 6. - A norma (Anomia) ephippium Linné. Veduta esterna di valva sinistra. Prov.: CF1AA. Ingr. : x 1.3. Boll. Soc. Natur. Napoli, 1988 Carlo Spano - Paleocomunità a Molluschi del miocene medio-superiore di Capo Frasca Tav. V TAVOLA VI Fig. 1. - Cardita jouanneti laeviplana Deperet. Veduta esterna di valva destra. Prov. : CRIA. Ingr. : x 1.0. Fig. 2. - Acanthocardia (Acanthocardia) paucicostata Sowerby. Modello interno. Prov. : CF5A. Ingr. : x 1.8. Fig. 3. - Latrarla cf. oblonga Chemnitz. Modello interno. Prov. : CF6B. Ingr. : x 1.2 Fig. 4 - Solenocurtus cf. scopulus Turton. Modello interno. Prov. : CF6A. Ingr. : x 1.2. Fig. 5. - Circomphalus foliaceolamellosus Dylwin. Modello interno. Prov. : CF1A. Ingr. : x 1.1 Fig. 6-7 - Diloma (Oxistele) cf. rotellare Michelotte 6-7 modelli interni Prov. : 6 (CF5A); 7 (CF17A). Ingr. : 6 (x 2.0); 7 (x 1.1). Boll. Soc. Natur. Napoli, 1988 Carlo Spano - Paleocomunità a Molluschi del miocene medio-superiore di Capo Frasca Tav. VI TAVOLA VII Fig. 1. - Sinodici gigas Lamarck. Modello interno. Prov. : CF1AA. Ingr. : x 0.5. Fig. 2. - Cirsotrema sp. Modello interno. Prov. : CF6B. Ingr. : x 2.0. Fig. 3. - Polinices (Polinices) cf. redemptus Michelotti. Veduta spirale di modello interno. Prov.\ CF17A. Ingr. : x 0.8. Fig. 4-5. - Conus sp. Vedute orali di modelli interni. Prov. : 4 (CF6A); 5 (CF6B). Ingr. : 4 (x 1.3); 5 (x 1.2). Figg. 6-7. - Conus cf. berghausi Michelotti. Vedute orali di modelli interni. Prov.\ CF20A. Ingr. : 6 (x 1.0); 7 (x 1.5). Figg. 8-12. - Conus cf. dertogibbus Sacco. Modelli interni. 8: veduta orale; 9-11: vedute aborali; 12: veduta apicale. Prov. : 8-10, 12 (CF17A). Ingr. : 8-10 (x 1.3); 11 (x 2.0) 12 (x 1.2). Figg. 13-14. - Conus dujardinì Deshayes. Vedute aborali di modelli interni. Prov.\ CF5A. Ingr. : x 1.4. Boll. Soc. Natur. Napoli, 1988 Carlo Spano - Paleocomunità a Molluschi del miocene medio-superiore di Capo Frasca Tav. VII Boll. Soc. Nalur. Napoli voi. 97, 1988, pp. 203-225, fìgg. 5 Macedonio Melloni: un pioniere nello studio del magnetismo fossile Nota del socio Donatella Pierattini* e di Edvige Schettino** Sommario. - L’articolo si serve di materiali dell’Archivio di Stato di Napoli per ricostruire la Storia dell’Osservatorio Meteorologico e le ricerche intraprese da Mel¬ loni nell’ambito della Fisica Terrestre. In appendice si presenta una lettera inedita di Melloni con un elenco degli strumenti destinati all’Osservatorio. Summary. - This paper presents an outline of thè history of thè Meteorological Observatory as inferred from some yet non published material belonging to thè Naples State Archives. W e discuss also thè researches by Melloni in thè field of Physics of thè Earth and an unpublished letter by him, affording a complete list of thè scientific instruments designed to thè Observatory is presented in thè Appendix. 1. Introduzione Macedonio Melloni, illustre Fisico della prima metà deH’800, è noto per il grande contributo dato allo sviluppo della Scienza dell’Infrarosso. Le sue raffinatissime misure convalidarono definitivamente intorno agli anni 1840-1842 un principio di indentità tra tutte le radiazioni allora conosciute: «la luminosa, la calorifera, la chimica»1. Inoltre le esperienze che egli rea¬ lizzò con il termomoltiplicatore, uno strumento da lui ingegnosamente tra¬ sformato per misurare la radiazione, rivoluzionarono il modo di pensare dell’epoca. * Dipartimento di Scienze della Terra-Università di Napoli. ** Dipartimento di Scienze Fisiche-Università di Napoli. 1 Fu l’Astronomo Wilhelm Herschel (1738-1822) a rivelare per primo l’infra¬ rosso, mentre Johann Wilhelm Ritter (1776-1810) trovò che al di là del violetto vi erano dei raggi invisibili capaci di annerire una soluzione di clururo di sodio. 204 Donatella Pierattini e Edvige Schettino Meno noti invece sono gli studi che Melloni intraprese neH’ambito della Fisica terrestre; questi, rispetto alla sua intensa attività di ricerca, possono essere considerati secondari, non perché ad una analisi dettagliata risultino meno importanti, ma perché non occuparono il suo maggiore inte¬ resse scientifico. Pur tuttavia egli ebbe anche in questo campo delle intui¬ zioni geniali; ad esempio associò ad una proprietà della materia il compor¬ tamento da tutti definito «anomalo» di alcune rocce in vicinanza di una calamita, rivelandosi in questo modo come il vero scopritore del magne¬ tismo fossile. Il caso volle che una immatura morte lo sottrasse a questi studi che certamente avrebbero potuto essere molto fruttiferi. È opportuno sottolineare che Melloni, sia nel campo della fisica del calore, dove raggiunse una chiara fama, sia in campi di ricerca più «margi¬ nali», mostrò un grande intuito scientifico nonché una grande abilità di sperimentatore. Queste qualità erano essenziali in un periodo in cui la ricerca procedeva su linee prevalentemente esplorative. Melloni privilegiò soprattutto la sperimentazione più che le formula¬ zioni teoriche; egli era spinto dalla ricerca del dato fisico e le innovazioni strumentali che egli apportò per migliorare le sue misure, si rivelano così essenziali da inaugurare una nuova metodologia di ricerca. Melloni fu ideatore di vari strumenti che verranno adottati da tutta la comunità degli scienziati. Oltre al termomoltiplicatore, che sostituì l’usuale termoscopio2. Melloni realizzò alcuni strumenti meteorologici quali un igrometro ed un grande barometro a rubinetto. Ideò anche un elettroscopio a due aghi (Fig. 1) mediante il quale misurava l’elettricità atmosferica, le cui qualità erano l’elevata sensibilità e la capacità di mantenere più a lungo la carica elettrica3. Infine realizzò un magnetometro astatico mediante il quale potè rivelare la presenza di campi magnetici molto deboli di alcune rocce ignee. 2 II termoscopio funziona sul principio del termometro, cioè sull’aumento di volume che i corpi subiscono a causa dell’assorbimento di calore. Il termomoltipli¬ catore che dal 1830 sostituì l’usuale termoscopio funziona su un principio compieta- mente diverso. Questo strumento consiste di una pila termoelettrica e di un galva- nometro astatico collegati metallicamente; la radiazione proveniente dalla sorgente cade sugli elementi metallici di una delle due facce della pila e la corrente che si genera viene direttamente misurata dall’angolo di deviazione dell’indice del galva- nometro. 3 Una descrizione più dettagliata dell’elettrometro di Melloni è in: E. Ragoz- zino, E. Schettino, La collezione degli antichi apparecchi del Usti tato di Fisica: Elet¬ tricità e Magnetismo , L.a.n., Napoli, 1985. Macedonio Melloni 205 Fig. 1. — Elettroscopio di Melloni, costruito a Napoli da Gargiulo nel 1855 e conser¬ vato nel Museo del Dipartimento di Scienze Fisiche dell’Università di Napoli. 206 Donatella Pierattini e Edvige Schettino L’articolo vuole ricostruire una biografia scientifica di Melloni che metta in evidenza soprattutto gli studi intrapresi in campi di ricerca colle¬ gati alla fìsica terrestre. Si intende in questo modo portare un contributo ad un completamento degli studi su questo scenziato che grande peso ebbe nella fìsica italiana della prima metà dell’800. Inoltre vengono dati ulteriori dettagli4 sulla realizzazione dell’Osservatorio Meteorologico di Napoli, dei cui fasti e sventure fu responsabile lo stesso Melloni. In questa città lo scienziato lavorò fino alla fine dei suoi giorni occupandosi di vari campi della ricerca scientifica. La presenza del vulcano Vesuvio e delle sue forma¬ zioni laviche permisero allo scienziato una attenta osservazione dei feno¬ meni collegati al magnetismo delle rocce. Le sue idee al riguardo furono riprese solo dopo trent’anni con G. Folgheirater5, il quale mostrò che le deduzioni di Melloni erano corrette ed in anticipo sui tempi. 2. Alcune notizie biografiche Macedonio Melloni nacque a Parma fi 1 aprile 1798. Dopo aver comple¬ tato gli studi nella sua città si recò a Parigi nel 1819. Qui ebbe la possibilità di seguire le lezioni di Matematica e di Fisica alla École Polytechnique come udi¬ tore, poiché per statuto erano ammessi alla scuola solo i cittadini francesi. Pur tuttavia egli acquisì tali conoscenze nell’ambito della Fisica che nel 1824, quando fece ritorno a Parma, fu nominato supplente alla cattedra di Fisica Sperimentale del prof Pietro Sgagnoni e alla morte di questi, avvenuta tre anni dopo, divenne il professore titolare, con la nomina anche a Direttore dell’annesso Gabinetto di Fisica. Durante il suo soggiorno a Parma dal 1824 al 1830, oltre ad occuparsi delle proprietà di propagazione del calore radiante 6, si interessò anche a ricerche meteorologiche facendo costruire su suo pro- 4 II maggior lavoro pubblicato sull’origine dell’Osservatorio, a cui peraltro ci siamo riferiti, è di G. Imbò, «Annali dell’Osservatorio Vesuviano», 8, Suppl. cele¬ brativo del 125° anniversario dell’Istituzione dell’Osservatorio Vesuviano. 5 G. Folgheirater, Origini del magnetismo delle rocce vulcaniche del Lazio , «Atti Reale Accademia dei Lincei», 3, 1894, 53-61; L’induzione terrestre ed il magne¬ tismo delle rocce vulcaniche , «Atti Reale Accademia dei Lincei», 4, 1895, 203-211; Sur les variations secul ai res de l’inclinaison magnetique dans l’antiquité , «Journal de Physique», 16, 1899, 5-16. 6 M. Melloni, L. Nobili, Recherchers sur plusieurs phénomènes colorifiques au moyen du thermomultiplicateur , «Annales de Chimie et de Physique.», 48, 1831, 198-218. Macedonio Melloni 207 getto alcuni strumenti di misura per il Gabinetto di Fisica. Purtroppo, mentre aveva gettato le basi per una serie di ricerche, dovette dimettersi dalla Cattedra di Fisica per motivi politici; fu raggiunto infatti da un decreto di esilio il 16 novembre 1830, alPindomani del suo discorso di apertura delle lezioni di Fisica all’Università. Poiché la sua prolusione risultò vibrante di spirito patriottico, fu dimesso dal suo incarico universita¬ rio dal Governo di Maria Luigia d’Austria. Costretto ad abbandonare la sua città si rifugiò a Ginevra e poi in Francia, dove potè completare la serie di magistrali esperienze, già iniziate a Parma, sul calore radiante 7 per le quali otterrà alcuni anni dopo un rico¬ noscimento internazionale8. Soggiornò all’estero fino al 1837 quando, per intercessione di Francois Arago e Alexander von Humboldt, ebbe la revoca del decreto di esilio e potè rientrare in patria; ma non vi rimase a lungo a causa dell’ostilità dell’ambiente parmense9 10 e dell’impossibilità di ricoprire alcun incarico. Si trasferì invece a Napoli per dirigere un Osservatorio Meteorologico, nel 1839; ivi rimase fino alla morte avvenuta per colera il 10 agosto del 1854. 3. Gli INIZI DELLA RICERCA (1824-1830) Melloni iniziò la sua brillante carriera scientifica a Parma occupandosi di problemi legati alla Fisica meteorologica; fece infatti costruire per il Gabinetto di Fisica della locale Università un grande barometro a rubi¬ netto (Fig. 2), tuttora conservato insieme ad altri cimeli dal Dipartimento di Fisica. Le sue osservazioni sulla variazione della pressione atmosferica per dedurre informazioni sia sullo stato del cielo sia sull’origine dei venti furono pubblicate sulla rivista scientifica «Giornale di Chimica di Brugna- telli ». Alcuni anni dopo pubblicava sulla prestigiosa rivista «Annales de 7 M. Melloni, Mé moire sur la transmission libre de la chaleur royannante par différents corps solides et liquides , «Annales de Chim. et de Phys. », 53, 1833, 5-73. 8 Nel 1835 la Royal Society, su proposta del suo segretario Michael Faraday, assegnò a Melloni la Medaglia Rumford come riconoscimento ai suoi brillanti risul¬ tati sulle proprietà di propagazione del calore radiante. 9 Ulteriori dettagli sono in E. Schettino, Macedonio Melloni: a biographical note with a provisionai list of bis correspondence, «Nuncius», 1, 1987, 111-126. 10 M. Melloni, Osservazioni intorno all’influenza delle variazioni barometriche sullo stato del cielo , «Giornale di Chimica di Brugnatelli », 7, 1824, 170-174. 208 Donatella Pierattini e Edvige Schettino Fig. 2. - Grande barometro a rubinetto conservato al Dipartimento di Fisica deH’Università di Parma. Macedonio Melloni 209 Chimie et de Physique» un lavoro sull’igrometro11, in cui si proponeva di migliorare lo strumento ideato da De Saussure, l’igrometro a capello, che serve a misurare l’umidità relativa. Com’è noto l’igrometro è fondato sulla proprietà che hanno i capelli di assorbire il vapore d’acqua e di variare la loro lunghezza al variare del grado di umidità deH’aria. Nell’igrometro di De Saussure le variazioni di lunghezza di un sottile fascetto di capelli, pre¬ ventivamente sgrassati, vengono amplificate da un sistema di leve e comandano un indice mobile su di una scala. All’epoca tale strumento dava misure alquanto approssimate, in quanto non c’era vera proporziona¬ lità tra variazioni di lunghezza del capello e variazioni di umidità nono¬ stante Gay-Lussac avesse inventato un metodo di taratura per correggere gli errori di rotazione dell’indice dello strumento. Melloni escogitò un altro metodo di taratura servendosi di un ingegnoso igrometro a rubinetto che, racchiuso in una scatola metallica, mediante un anello di metallo poteva essere collegato ad un barometro, dotato anch’esso di rubinetto (Fig. 3/a e Fig. 3/b). Questo sistema permetteva il collegamento tra i due strumenti e le tensioni di vapore potevano direttamente essere confrontate con le varia¬ zioni di volume del liquido barometrico12. 4. Melloni direttore dell’Osservatorio meteorologico di Napoli Il 4 marzo 1839 Melloni ricevette la nomina di Direttore di un Osser¬ vatorio Meteorologico, ancora da erigersi a Napoli, da parte di Ferdinando II di Borbone. Egli avrebbe avuto un compenso di cento ducati al mese che sarebbero stati pagati con le casse deH’Università. Più volte intellet- 11 M. Melloni, Mémoire sur l’Hygrométrie, «Annales de Chim. et de Phys. » 43, 1830, 39-63. 12 Lo strumento è realizzato da due barometri che pescano nella stessa vaschetta di mercurio e da un igonometro racchiuso in una scatola di metallo e provvisto di una montatura a rubinetto mediante la quale lo si può adattare ad uno dei due barometri; privando la scatola metallica, che contiene l’igrometro, dell’aria aprendo la montatura a rubinetto si otterrà una comunicazione tra l’igrometro ed uno dei due barometri. Si introduce dell’acqua nel grande tubo fino a che tutto lo spazio vuoto sia completamente saturo d’umidità; in questo modo la colonna liquida del tubo barometrico si abbassa per via della tensione del vapore. Di quanto si sia abbassata viene letto per confronto con l’altra canna barometrica che funge da riferi¬ mento. Un sistema a cremagliera permette di sollevare l’igrometro e il tubo in modo che la camera barometrica aumenta di volume, il vapore si espande, diminuisce la tensione e quindi si registra una differenza di livello tra le due colonne barome¬ triche. 210 Donatella Pierattini e Edvige Schettino Fig. 3/a. — Particolari dell’igrometro montato sul barometro a rubinetto Macedonio Melloni 211 Fig. 3/b. - Barometro a rubinetto (da Annales de Chimic et de Physique, Tomo 43, 1830 ) 212 Donatella Pierattini e Edvige Schettino tuali napoletani avevano fatto la richiesta di erigere a Napoli un Osservato- rio per la ricerca dei fenomeni inerenti alla Fisica della Terra. L’occasione fu data dal rientro in patria di un grande scienziato come Melloni, la cui fama era ormai ben consolidata. Uno degli artefici della nomina di Melloni fu Ernesto Capocci, Direttore dell’Osservatorio Astronomico di Capodi¬ monte. I due scienziati si erano conosciuti a Parigi, dove Capocci si era recato per ordinare alcuni strumenti di misura per l’Osservatorio di Capodi¬ monte 13. Secondo il primo progetto di Melloni l’Osservatorio doveva sorgere in città, in località Riviera di Ghiaia: «per essere più vicino al livello del mare ed avere nello stesso tempo un giardinetto asciutto e sufficientemente esteso per le esperienze magnetiche e le misure delle temperature terrestri a varia profondità»14. Poiché la costruzione di un tale progetto tardava ed egli non gradiva questo forzato riposo, Melloni pensò bene di chiedere il permesso di utilizzare provvisoriamente una casina che era alle falde del Vesuvio onde poter iniziare le ricerche ed installarvi alcuni suoi strumenti. Questo fu l’occasione per poter dare il via ai lavori per la costruzione dell’Osservatorio. Abbandonando il vecchio progetto, si decise dunque di erigerlo sul Vesuvio onde poter studiare anche i fenomeni inerenti alla sua attività eruttiva. Le prime indagini sul luogo furono eseguite da Melloni insieme all’architetto designato Gaetano Fazzini. Secondo lo scienziato le condizioni essenziali ed indispensabili per un osservatorio dovevano essere «libertà dell’orizzonte, vicinanza delle nuvole, lontananza delle terre circo¬ stanti»15. La scelta cadde su un colle poiché: «levandosi prossimo all’estremo cono del Vesuvio forma pure un piccolo monte a sé: rompe col cuneo della sua base qualunque più gran fiume di fuoco e dà sicuro e ripo¬ sato agio all’osservatore di contemplare il doppio corso e gli infiniti feno¬ meni che l’accompagnano»16. Anche se la costruzione fu ultimata il 20 marzo del 1848 la sua inaugurazione avvenne alcuni anni prima, nel 1845, in occasione della 7a Adunanza degli Scienziati Italiani. Melloni aveva in animo di svolgere all’Osservatorio un intenso pro¬ gramma di ricerca; egli infatti intendeva far luce sulle cause delle eruzioni vulcaniche, essendo dell’avviso che la sorgente di lava era da collocarsi ad 13 Cfr. 9. 14 M. Melloni, Discorso per l’inaugurazione dell’Osservatorio Meteorologico Vesuviano , Atti Congresso Scienziati Italiani, Napoli 1845, 1096-1099. 15 Cfr. 14. 16 Cfr. 14 Macedonio Melloni 213 una grande profondità e non in superfìcie come alcuni supponevano. Queste sue convinzioni erano basate sugli studi morfologici che aveva effettuato sui vulcani a doppio recinto17; Melloni era uno dei sostenitori dell’ipotesi che «la lava eruttiva proveniva dall’incandescenza e inossida¬ zione della parte intrinseca del globo» (ibidem). Per dotare l’osservatorio di strumenti Melloni si recò a Parigi nel 1841, dove all’epoca risiedevano i migliori costruttori di strumenti scintifìci. Fu contattato dapprima August Degas a cui vennero ordinati strumenti per un valore di 1800 ducati; una cifra parecchio consistente se la si paragona allo stipendio mensile che percepiva Melloni. Tra gli strumenti che Degas rea¬ lizzò18 vi era anche un pallone aerostatico che serviva ad innalzare gli apparecchi per misurare l’elettricità atmosferica. Fu anche commissionata ad Henry Lepaute, membro della Commissione dei Fari per la Francia, una grande lente a gradinata, costituita da una lente centrale piano convessa del diametro di 20 cm e da nove anelli prismatici aventi tutti lo stesso fuoco, coincidente con quello della lente centrale (Fig. 4). Con questa lente Melloni intendeva misurare il potere riflettore delle nuvole e della luna19. Le lenti a gradinate vengono tuttora usate nei fari; esse realizzano dei fasci luminosi percepibili a grandi distanze, poiché le aberrazioni di sferi¬ cità sono quasi nulle e le perdite di energia luminosa per l’assorbimento sono minime. Melloni, che aveva costituito anche a Napoli una Commis¬ sione per i Fari, pensava di realizzare una rete di fari alla Fresnel, come anche venivano chiamate queste lenti a gradinate, onde migliorare di molto la navigazione in tutto il golfo; aveva previsto di realizzare fari anche in Calabria e in Sicilia20. Melloni aveva instaurato contatti con altri Osservatori della Francia e dell’Inghilterra per poter comparare le esperienze che avrebbe effettuato a Napoli21; John Frederick William Herschel, Direttore dell’Osservatorio di 17 M. Melloni, Considerazioni intorno a certi fenomeni di direzione che si mani¬ festano nei vulcani a doppio recinto , «Museo di Scienze e Letteratura», 7, 1845, 260-271. 18 Un elenco degli strumenti che dovevano essere installati all’Osservatorio è riportato in appendice; esso proviene dall’Archivio di Stato di Napoli, la cui colloca¬ zione è Capitolo Ministero Pubblica Istruzione , voi. 426, fasci 236, foglio n. 10. 19 M. Melloni, Sur la puissance colorifique de la lumière de la lune , «Comptes Rendus», 22, 1846, 541-544. 20 Archivio di Stato di Napoli, Capitolo M.P.I., voi. 426, fas. 236. 21 Cfr. (20). 214 Donatella Pieratti ni e Edvige Schettino Fig. 4. — Grande lente a gradinata conservata al Dipartimento di Scienze Fisiche delFUniversità di Napoli. Macedonio Melloni 215 Greenwich, avrebbe provveduto a inviare pubblicazioni riguardanti altri osservatori europei22. In un periodo in cui le comunicazioni tra gli scen- ziati erano piuttosto faticose soprattutto a Napoli, così lontana dai centri di maggiore attività scientifica, tutte queste iniziative, intraprese da Melloni, testimoniano la sua grande volontà di rendere l’Osservatorio di Napoli un centro propulsore di ricerca alla stregua degli altri centri europei. La sua voglia di ricerca era tale da compensare le inefficienze e a volte gli ostacoli che incontrava negli ambienti accademici napoletani. Purtroppo nessuna di queste ricerche potè avere inizio alfosservatorio, in quanto erano stati appena ultimati i lavori che la città di Napoli e la sua vita scientifica furono sconvolte dai moti risorgimentali del 1848 e dalla grande repressione che ad essa seguì. Un gran numero di scienziati ed intellettuali fu costretto a lasciare a città e molti furono imprigionati. Una dura sorte toccò anche a Melloni che fu dimesso nello stesso anno dalla direzione del- POsservatorio23. L’edificio rimase inutilizzato ed in abbandono per diversi anni. Solo nel 1855, un anno dopo la morte di Melloni, fu data la direzione a Luigi Palmieri, che mantenne fincarico fino al 1896. 5. Cosa era noto sul magnetismo al tempo di Melloni All’inizio dell’800 la conoscenza teorica dei fenomeni magnetici riguardanti alcune rocce metamorfiche e laviche era quasi nulla, anche perché gli strumenti di rilevazione non erano sufficientemente affidabili. Ci si serviva infatti delle bussole che erano costituite essenzialmente da un ago magnetizzato infilato in un perno e libero di ruotare su un quadrante. Utilizzando questo strumento durante una campagna geologica sul Palati¬ nato, Alexander Von Humboldt notò che alcune rocce si comportavano come caiamite, facendo deviare l’ago della bussola in maniera insolita24. Anche Joseph Fournet e Achille Delesse riscontrarono in molte rocce un comportamento analogo rivelante resistenza di una forte magnetizza¬ zione25. Si osservava inoltre che alcune di queste rocce, anche quando 22 Cfr. (20). 23 Per maggiori dettagli sulle cause delle dimissioni di Melloni cfr. 9. 24 A. Von humboldt, Sur une serpentine verte, qui possède à un haut degré la polarità magnétique, «Annales de Chim. et de Phys. », 22, 1797, 47-50. 25 A. Delesse, Sur le pouvoir magnétique des roches, «Annales des Mines, 15, 1849, 497-578. J. Fournet, Opergus sur le magnètisme des minerals et des roches, et 216 Donatella Pierattini e Edvige Schettino erano polverizzate, avevano un comportamento analogo alla calamita, ma questa calamitazione era comunque considerata un fatto eccezionale. Il crescente interesse dei naturalisti per lo studio delle rocce e dei minerali portò a scoprirne un gran numero che venivano attratti e/o respinti dalla calamita. In conseguenza di ciò l’esame alla «bacchetta da magnetismo» divenne nel XIX secolo una delle prove di routine alla quale i mineralogisti sottoponevano tutti i campioni da studiare. Nel¬ l’elenco delle proprietà fìsiche delle rocce si dovette tener conto ad un certo punto anche del comportamento magnetico che alcuni minerali presentavano in maniera più evidente. Fu comunque il fìsico Melloni che, servendosi di uno strumento di sua invenzione, diede una svolta decisiva alla ricerca dimostrando che tutte le rocce di origine ignea sono delle caiamite. 6. Macedonio Mellone un pioniere nello studio del magnetismo fossile Nel 1846 Melloni pubblicava un lavoro riguardante alcune osserva¬ zioni sulle teorie elettromagnetiche di Michael Faraday26. Nell’ultima parte di questo lungo lavoro lo scienziato parmense sottolineava che per com¬ prendere l’origine del magnetismo terrestre si sarebbe potuto analizzare la distribuzione delle formazioni geologiche delle parti esterne della crosta terrestre. Spinto da queste considerazioni egli volse la sua attenzione all’analisi di alcune rocce per capire quali di esse potessero considerarsi effettivamente magnetiche; alcune infatti facevano deviare l’ago della bus¬ sola in modo inconsueto rivelando resistenza di una magnetizzazione agente in direzione diversa dal campo magnetico terrestre27. Melloni per primo capì che quasi tutte le rocce, e specialmente quelle di origine magmatica, posseggono una magnetizzazione naturale rimanente sur les causes de quelques anomalies de magnetisme terrestre , « Annales des Sciences Physiques et Naturelles d’agricolture et d’industries», 11, 1848, 143-195. 26 M. Melloni, Analisi delle tre memorie pubblicate ultimamente dal Faraday intorno alle azioni delle caiamite e delle correnti elettriche sulla luce polarizzata e sulla massima parte dei corpi ponderabili , « Rendiconti Reale Accademia Napoli », 5, 1846, 199-210. 27 M. Melloni, Polarità magnetica delle lave e rocce affini : calamitazione delle lave pel calorico , Roma, Atti, 5, 1851-52, 666-685. Macedonio Melloni 217 (NRM), presente in esse anche in assenza di campo esterno. Tale magnetiz¬ zazione è talvolta abbastanza accentuata da deviare un ago magnetizzato ma più spesso è invece tanto debole da passare inosservata28. Spinto da queste considerazioni Melloni realizzò, intorno al 1852, una serie dì esperienze che tendevano a mettere in evidenza la NRM di una serie di rocce laviche, che, essendo molto debole, era difficile da rivelare. Egli partiva da un’ipotesi di analogia con altre rocce la cui magnetizzazione era più evidente perché più forte. Per eseguire queste delicate misure si servì di un magnetometro asiatico; questo era essenzialmente costituito di due lunghi aghi magnetici uguali, fra loro rigidamente collegati in modo che risultaresso paralleli in un piano verticale e rivolgenti dalla stessa parte i poli eteronomi; gli aghi erano inoltre protetti da una cam¬ pana di vetro per evitare le correnti d’aria. Il sistema astatico serviva per escludere qualsiasi influenza del campo magnetico terrestre, essendo esso sensibile solo alle variazioni di campo. La distanza tra i due aghetti, circa 9 cm, nel magnetometro di Melloni, era tale che, avvici¬ nando il campione al primo aghetto, questo incominciava ad oscillare per la presenza del campo della roccia mentre il secondo non risentiva di alcuna influenza. Questo strumento consentì a Melloni di effettuare molte prove speri¬ mentali su campioni di rocce di vario tipo, per lo più lave provenienti dallTtalia e da altri paesi come la Germania, la Francia, l’Inghilterra e P Islanda. Per evidenziare la NRM della roccia lo scienziato così procedeva: « basta avvicinarsi sommamente alluno de 'quattro poli magnetici e di mante¬ nersi ad una certa distanza dagli altri tre poli ... Sicché tutto V artifizio dello sperimentatore consiste ad accostare il corpo debolmente magnetico sino al contatto dì quella parte della lamina di vetro soprastante ad una delle estre¬ mità del Vago superiore ed a produrre , per attrazione o per repulsione , il mas- 28 La magnetizzazione naturale permanente (NRM) di una roccia viene acqui¬ sita sotto l’influenza del campo magnetico terrestre con modalità diverse a secondo dell’origine della roccia stessa. Si parlerà perciò di thermal remanent magnetization (TRM) per le rocce ignee che si magnetizzano raffreddandosi; di detritai remanent magnetization (DRM) per le rocce sedimentarie, i cui frammenti possono orientarsi secondo il campo al tempo della deposizione; di Chemical remanent magnetization (CRM) per la rimagnetizzazione dovuta ad alterazione chimica dei minerali ferroma¬ gnetici. Oltre alla magnetizzazione rimanente è presente anche una magnetizzazione indotta dal campo esterno (CM!) Questa, sommandosi alla rimanente, che general¬ mente è più debole, la maschera. 218 Donatella Pierattini e Edvige Schettino simo sviamento possible, facendo strisciare il corpo lungo la superfìcie vitrea»29 . Sottoponendo i campioni a questo procedimento Melloni fu capace di valutare, anche se in modo qualitativo, la NRM della roccia misurandone la intensità di magnetizzazione dalla frequenza di oscillazioni del sistema astatico. Più grande infatti era il campo magnetico legato alla roccia mag¬ giore era la frequenza di oscillazione. Egli dapprima ordinò le rocce in fun¬ zione dell’intensità di magnetizzazione che presentavano, quindi, arroven¬ tandole e facendole raffreddare in presenza del campo magnetico terrestre, mostrava come nel raffreddarsi esse si rimagnetizzavano sempre secondo la direzione del campo e tanto più intensamente quanto più veloce era il raf¬ freddamento. Inoltre dalle misure che effettuò su rocce laviche, provenienti dall’an¬ fiteatro pompeiano e datati circa 2.000 anni a.C., osservò che queste non presentavano direzione uguale bensì casuale; ciò significava che durante quel lungo tempo non si erano rimagnetizzate, conservando invece cia¬ scuna la propria magnetizzazione30. Non mancò in quegli anni e nei successivi chi rifiutò in blocco le sue lucide intuizioni sull’origine della NRM, facendosi paladino della teoria dei cosidetti «punti distinti», secondo cui in una roccia l’andamento della magnetizzazione non poteva dipendere dal campo magnetico terrestre al momento della formazione31. Melloni comunque, sorpreso da una imma¬ tura morte, non potè dare seguito alle sue ricerche sul magnetismo, e solo alla fine dell’800 si riuscì a confutare tale teoria attraverso le ricerche di Folgheraiter 32. Questo studioso della fine dell’800 raccolse l’eredità scienti¬ fica di Melloni. Egli, infatti, effettuando numerose prove sperimentali su rocce di varia composizione, trovò che queste acquistavano la loro NRM sotto l’azione del campo magnetico terrestre; mostrò inoltre che i punti 29 M. Melloni, Ricerche intorno al magnetismo delle rocce: 1°. Sulla polarità magnetica delle lave e rocce affini. «Memorie Reale Accademia Napoli», 1852-544, 1, 121-149. 30 2°. Sopra la calimitazione delle lave in virtù del calore, e gli effetti dovuti alla forza coercitiva di qualunque roccia magnetica «Memorie R. Accad. Napoli», 1852- 54, 1, 141-146. 31 E. Oddone, A. Sella, Osservazioni e considerazioni sulle rocce magnetiche , «Atti Reale Accademia dei Lincei», 7, 1891, 145-151. 32 Cfr. 5. Macedonio Melloni 219 distinti erano da considerarsi come fenomeni molto localizzati dovuti a particolarità mineralogiche della roccia stessa. Alfinizio del 900 le ricerche in questo campo continuarono e i contri¬ buti principali provennero dalla scuola francese (B. Brunhes, P. David, R. Chevallier, P. L. Mercanton e E. Theiller), ma nonostante i notevoli passi avanti ancora per parecchi anni le applicazioni geologiche della magnetiz¬ zazione rimanente furono limitate dal fatto che si riteneva che le rocce potessero conservare la loro magnetizzazione per un periodo limitato nel tempo (inferiore al milione di anni). Negli anni cinquanta Néel propose invece un modello teorico che mostrava come fosse possibile, almeno in certi casi, la permanenza della magnetizzazione rimanente in una roccia per un numero di anni dell’ordine di grandezza dell’età della terra. Fu così che negli anni successivi si intensificarono le ricerche e si campionarono rocce antiche di vari continenti allo scopo di ricostruire la storia del campo magnetico delle Terra. Questi studi paleomagnetici portarono alla scoperta del fenomeno della apparente migrazione dei poli delle inversioni del campo geomagnetico e dell’espansione dei fondi oceanici, che si comporta¬ rono come nastri registratori magnetici. Tutf ora la ricerca in questo campo rivela fonte di grande interesse per una ricostruzione dell’evoluzione geolo¬ gica della crosta terrestre. Presentata nella tornata del 31 marzo 1989 Accettata il 26 giugno 1989 33 Cfr. 29 e 30 220 Donatella Pierattini e Edvige Schettino APPENDICE w àAi v^uki^C \^àm. 4% ito *W«^A AA ^ ^1 } \ A. *; ///..>>*' '■ /?'• ";/"" . o ..rv 'A ' ■' 'A / Sa ■ - / / c4 / t. i i * ' . . >/ w /- I" C / ; flf-i /,/ ;, ,.,,, , // a r 7 77 Wr-ft'- ' - • .// - f . , . / ,/f 4 V -'■* ' ./* ■ ■ gft:*** * ‘ 'v' v' ' ” * ■; ,z ,/////'>-■'- Lettera autografa di Melloni di accorqpagnamento alla Nota degli Strumenti ed apparecchi destinati alla fondazione del Gabinetto Meteorologico. (Dall’Archivio di Stato di Napoli). Macedonio Melloni 221 ^ * A ^ 4 f M -A" ^ ** ; t * 4ÌMJ ìmSmÀ l ■■•*»*>' 14 i !* ' •!*■*# *&l *$4/tJ M ' <Ì H 4- i, ( "- ,,>< ^ V , < / f « * < * « : | , ' •: I ' ; > tt-ft ^ s X*--- ? HiiiiisÉfc, ,< ’ . ...y>rr. /— /. ^ _ . , ,; cfi**/, * aW/ r «4 v.^ ■ if=.^ si tf J ; ,/ < /.. > . • 4, ^ &*&<** „. -i- llwllll Ì^S|lipj|Ì: A4 ■ ! ■ A 4 / /I . . ( ,~j,t* se*?' A# l.. A « //(A •J ,/: ..<■•? m /<*• * «vv /*$a . * . , . < ■>■/>'' ^|'< t it€$ *% >»»***' *~**4<<* /«> éx* . ?'"'“'V t C, g /' g . , k / ’ gg„. , #* .... .^:..-r •■« r.:>:4., : ,< g^ , y /** . <(. £ * v- • < ^ <: , A « - * >- > *r / • ; >? A< *. ‘jCt?» <4 ì 222 Donatella Pierattini e Edvige Schettino / V I// J * ( y / vllfc V>*4f*;.y '«,/ t _ ^ .'<,?* ■ ■■*' .,fit _ '£& / /J,™. ■>■*' . ' " , ; > * ' - ,j? *"?■' y ' ■;./,, /„,„(, . 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Gli apparecchi da me accennati nella nota sono tali da costituire un Gabinetto bastantemente ricco, grandioso, degno in somma di un generoso Sovrano che guidato dai consigli dell’ottimo dei Ministri pro¬ tegge con tanta munificenza le Scienze e le Arti. Le commissioni dovrebbero darsi a Parigi e a Londra ove trovansi presentemente i più valenti artefici per le cose di Scienza. Ma non si potrà essere ben serviti che andando sul luogo. Prego quindi l’E.V. di voler supplicare per S.M. il Re onde ottenermi il permesso di uscire per alcuni mesi dal Regno, e recarmi a Parigi e a Londra per diriggere la fabbrica delle macchine e scegliere gli oggetti più convenienti allo stabilimento di S.M. che S.M. si è degnato confidare alle mie mani. Il mio viaggio per quelle Capitali servirà inoltre ad intendermi appieno con Arago e Faraday sull’ordine e la natura delle osserva¬ zioni comparate che vorrei stabilire di concreto tra il Regno di Napoli e la Francia e l’Inghilterra, la Costa d’Africa e le isole Jonie. Qui mi prendo la libertà di porre sott’ occhio a V.E. che per rendere più proficuo il piano meteorologico cominciato da questo governo, occorrerebbe forse avere Osservatori posti in altre parti del Regno, ma almeno in Calabria ed un altro in Sici¬ lia. Alcune militanti del Continente offrono gratuitamente il loro ministero e il Governo li avrebbe a sua disposizione mediante la sua spesa di pochi strumenti, quali verrebbero da me acquistati durante la mia dimora a Parigi qualora piacesse a V.E. aggiungere alcune centinaia di ducati alla somma destinata per il Gabinetto di Napoli. Quanto alla Sicilia, l’Accademia Geronia di Catania, tanto benemerita delle Scienze, fornirebbe probabilmente a proprio conto gli oggetti necessari all’uopo. Così si otterrebbe il vantaggio di stabilire due centri d’osservazione in vicinanza dei due più celebri vulcani attivi d’Europa. La posizione più opportuna dell’osservatorio di Napoli mi sembra la riviera di Chiaja onde portarsi assai vicino al livello del mare ed avere nello stesso tempo un giardinetto asciutto e sufficientemente esteso per le sperienze magnetiche, e le misure delle temperature terrestri a varie profondità. Ci conviene abbandonare l’idea di stabilire a Portici, perché mi sono assicurato in questi ultimi giorni che le lave del Vesuvio sono calamitate ed esercitano quindi una azione perturbatrice degli strumenti magnetici. Ma la scelta del locale sarà sempre facile ad effettuarsi quando si possederanno gli strumenti, e perciò prego e supplico caldamente l’E.V. a disporre le cose in modo che io possa partire con sollecitazione e dedicarmi tutto come lo desidero ardente¬ mente al servizio attivo di S.M. In aspettazione dei riveriti ordini di V.E., mi dichiaro colla più alta stima e col più profondo rispetto. Suo umilissimo devoto servo Macedonio Melloni Trascrizione della lettera autografa di Melloni di accompagnamento alla Nota degli Strumenti ed apparecchi destinati alla fondazione del Gabinetto Meteorolo¬ gico. (Dall’Archivio di Stato di Napoli). 224 Donatella Pierattini e Edvige Schettino 'E />V <- V . . / 'J />/■'••*/£ ' . 0^,' /&)? r illillllllllllllilifcl^^ fV / ,.; : v :. . ;: ' ; :VP ' ■ llf « ^ gì; . ' ' ?S filllSl C <-'< »'' '' *' * * ,' * ^'>^>><' v v ^ ' ' " ' ** ^ r’ * -V . . . . . ‘ . . . . . . . . ? - èù+ tL .£<« A?/ S.j *■:?':■ . « ,/y~... . 4 mm Ma / / , # :. . . . . # fe;- »- < ' < • *-Z* ^ ~ s - - - v . ,v ' ^ / /:'< ' v A r ;** * w <>**., ‘ . /I..:/1 y,v' *•*«»; W«-*« ^ -/*«,, •• . ‘iw*- . . "'■■■■•• /:f rr"f"' ■•?- ~A //C f . . $k?v I Ony/r^Z/À',} df*t* ^ y //;< lllilipll^ *$:.$$****. C?4t>\ A eli ci , ■. ■ Nota degli strumenti ed apparecchi destinati alla fondazione del Gabinetto Meteorologico. (Dall’Archivio di Stato di Napoli). Macedonio Melloni 225 Napoli 28 Aprile 1840 Nota degli strumenti ed apparecchi fisici destinati alla fondazione del Gabinetto Metereologico. — Barometri stabili e portatili n. 6 ducati 150 — Termometri ordinari di forme diverse, e bulbi di varie gran¬ dezze n. 10 » 30 — Termometri ad aste lunghissime (da 5 a 20 piedi) per le variazioni annue delle temperature terrestri e varie profon¬ dità n. 4 » 50 -- Termometri a scaricatoio di Valfardia per le temperature del mare n. 3 » 30 — Termoniatrografì di Six e di Rutherford » 20 — Termomoltiplicatore celeste o esploratore della azione calori¬ fica delle nuvole » 110 — Etrioscopi per misurare in gradi l’irradiazione notturna della terra » 40 — Fotometri di Leslie » 20 — Igrometri di Saussure, di Danieli, di Leslie » 40 — Psicometro di August per avere la tens(i)one del vapor acqueo diffuso nell’atmosfera » 10 — Udometro o misuratore della quantità d’acqua caduta dal cielo » 20 — Anemometro o indicatore dei venti » 20 — Elettrometri a foglia, a leva per misurare la tensione del fluido elettrico sparso nell’aria o raccolto nelle nubi tempo¬ ralesche » 120 — Condensatori o dopiatori, strumenti elettrici dello stesso genere » 20 --- Reometri e fili metallici preparati per valutare le correnti elettriche che si stabiliscono tra la terra e il cielo o viceversa » 160 — Picciol globo aerostatico onde innalzare strumenti grafici a varie altezze, sottrarre, con alcuni fili metallici intrecciati colla coda, Pelettricismo alle nubi, all’atmosfera, al fumo vulcanico » 150 — Apparecchi di declinazione e di inclinazione importantissimi per valutare l’intensità variabile del magnetismo terrestre » 500 — Chiavi d’ottone, perni, gangheri, ed altri oggetti dello stesso metallo da impiegarsi nel Gabinetto magnetico » 50 — Oggetti accessori, spese impreviste, o destinate alla costru¬ zione ed ai saggi di alcuni nuovi strumenti meteorologici di cui renderò minutamente ragione più tardi » 250 Somma 1.800 Macedonio Melloni Trascrizione della Nota degli Strumenti ed apparecchi destinati alla fondazione del Gabinetto Meteorologico. (Dall’Archivio di Stato di Napoli). PROCESSI VERBALI DELLE TORNATE E DELLE ASSEMBLEE GENERALI Processo verbale della tornata ordinaria dei 29 gennaio 1988 Il giorno 29 gennaio 1988 alle ore 16h45m si è riunita in assemblea ordinaria, la Società dei Naturalisti in Napoli. Sono presenti: Napoletano Aldo, Cutillo, Piscopo, Casadio, de Cunzo, Arcamene, Antonucci, Andreozzi, Bravi, Torrente, D’Antonio, Caputo, Borgstròm, Cubellis, Cucini Carla, Franciosa, Battaglini, Moncharmont Ugo, Gargiulo, Di Benedetto, Schiattare 11 a, Scandeberg, Schioppa. Il Presidente invita il Segretario a leggere il verbale della seduta precedente, che viene letto, approvato dall’assemblea all’unanimità e sottoscritto. Il Presidente informa del contributo da parte dell’Ente per la Cellulosa e per la Carta di L 5.000.000. Il Presidente in seguito a richiesta di uno dei soci presenti fa presente che l’am¬ missione di nuovi soci sarà effettuata nella prossima seduta. Si passa alle comunicazioni scientifiche. Senza seguire l’ordine stabilito nella convocazione, perché risultano assenti gli autori dei due primi lavori annunciati, il socio Arcamene presenta il lavoro suo e di Andreozzi, Antonucci e De Girolamo, dal titolo: «Alterazioni indotte da petrolio in Poedlia reticulata »; intervengono Battaglini e Napoletano. Russo P. presenta il lavoro suo e di Andreozzi G., Antonucci R., Battaglini P., Gargiulo G. dal titolo: «Dati preliminari sulla presenza e distribuzione di cellule del SND nell’intestino Octolasium compì anatum». Non sono intervenuti gli autori delle altre note; pertanto, esaurito l’ordine del giorno, la seduta è tolta alle 1 8h 05ra, Il Segretario: Teresa de Cunzo II Presidente: Aldo Napoletano Processo verbale dell’assemblea generale del 26 febbraio 1988 Il giorno 26 febbraio 1988 alle 17h si è riunito in assemblea generale la Società dei Naturalisti in Napoli, nei locali dove ha sede la Società stessa. Sono presenti: Ro- 228 Processi verbali mano Claudio, Cutillo, Casadio, Arcamone, de Medici, Napoletano Aldo, de Cunzo, Sinno, Caputo, Cutolo, Battaglini, Ioni, Lardone, Mazzarella, Riutti, Cali. Il Presi¬ dente invita il Segretario a leggere il verbale della seduta precedente, che viene letto, approvato all’unanimità e sottoscritto. Il Presidente invita poi il Segretario a leggere i nomi degli aspiranti nuovi soci le cui domande sono state sottoposte al vaglio del Consiglio Direttivo che ha rite¬ nuto di inoltrarle tutte al parere dell’assemblea. I candidati nuovi soci sottoelencati con relativi nomi dei soci presentatori sono: 1) Caputo Paolo 2) Castriota Scandeberg Marialuisa 3) De Girolamo Paolo 4) De Vita Sandro 5) Fuscaldo Marco 6) Procaccini Gabriele 7) Russo Pasquale 8) Sava Alessandra 9) Siani Elisabetta 10) Sordino Paolo 11) Zuppetta Agostino Battaglini de Cunzo de Cunzo Schioppo Battaglini Gargiulo Gazzetta Cinquegrana D’Antonio Schiattarella D’Antonio Torrente Battaglini Gargiulo Brancaccio de Cunzo Chieffi Di Matteo D’Antonio Torrente Brancaccio de Cunzo L’assemblea dichiara il voto di ammissione a nuovo socio di tutti i nominativi presentati. Il Presidente pertanto dichiara i suddetti nuovi soci a partire dal 1988. Si passa alle comunicazioni scientifiche: a) Battaglini presenta il lavoro suo e di G. Bufloni dal titolo: «Rapporto tra variazioni isometriche morfofunzionali e variazioni dell’ambiente di vita in Poecilia reticulata »; intervengono Claudio Romano, Napoletano; b) il socio Sinno presenta il lavoro annunciato nell’ordine del giorno, preventi¬ vamente chiede però all’assemblea e al Presidente che venga aggiunto ai due nomi degli autori anche il nome del terzo autore, socio Giovanni Battista de’ Medici, che per mero errore di trascrizione non è comparso nell’ordine del giorno della convoca¬ zione odierna. Avuto parere positivo, il lavoro va così inteso: de Medici G., Mazza S., Sinno R.: «Sull’estrazione del calore dalle rocce calde, asciutte»; c ) «Calcolo dello stato tensionale indotto su rocce da processi di fratturazione idraulica», per la parte ad essi competente espongono de Medici e Mazza; interven¬ gono Napoletano, Battaglini, Palumbo, Cutillo; d) il socio Patella è assente giustificato, pertanto il Presidente invita il Segreta¬ rio a leggere riassunto del lavoro indicato nell’ordine del giorno, pervenuto poco prima della odierna seduta; pertanto il Segretario legge il riassunto del lavoro di Patella dal titolo: «La geofìsica strutturale nelle aree vulcaniche». Il Presidente poi invita il Redattore dott. Vincenzo Cutillo a riferire sulla sua partecipazione, come Redattore, rappresentante del nostro Sodalizio alla manifesta¬ zione tenutasi a Campomaggiore, in occasione del centenario della frana «Ruderi 1885-1985», per conto del Comune. La seduta è tolta alle 19h. Il Segretario: Teresa de Cunzo Il Presidente: Aldo Napoletano Processi verbali 229 Processo verbale dell’assemblea generale del 25 marzo 1988 Il giorno 25 marzo alle 16h20m si è riunita in assemblea generale, la Società dei Naturalisti in Napoli. Sono presenti: Viggiano, Tartaglione Elio, Napoletano Aldo, De Girolamo, Russo, Schiattarella, de Vita, Caputo Giuseppe, Fiorito, Romano, Bravi, Moncharmont Ugo, D’Antonio, Torrente, Beneduce, de Cunzo, Lardone, Viola, Schettino, Cutillo, Piscopo, Saccani, Caputo Paolo. In apertura di seduta il Presidente invita il Segretario a leggere il verbale della seduta precedente che viene letto approvato e sottoscritto. Il Presidente quindi legge la relazione sull’attività svolta dalla Società nel 1987, i bilanci consuntivo 1987 e preventivo 1988, che verrà poi inviata come di norma al Ministero BB.CC.AA. La relazione viene qui fedelmente riportata: «Relazione sull’attività svolta dalla Società dei Naturalisti in Napoli durante l’anno 1987». Nuovo statuto e regolamento. L’assemblea generale dei soci nella tornata del 26 giugno 1987, in seconda convocazione, approva definitivamente lo Statuto ed il Regolamento Sociale. Entrambi i documenti vengono trasmessi all’Ufficio centrale per i Beni librari e gli Istituti culturali del Ministero per i Beni CC. e AA. per gli adempimenti formali - trattandosi di Ente morale - per ottenere il D.P.R. sullo Sta¬ tuto, col conseguente annuncio sulla G.U. della Repubblica. Biblioteca . Come si può rilevare dalle relazioni degli anni precedenti, questa Biblioteca, nota per la rilevanza storico-scientifica e letteraria dei volumi e dei perio¬ dici - di cui è dotata - continua a vivere in uno stato di generale malessere. Essa, allo stato, non possiede i mezzi che possano garantirne una più efficace e organica funzionalità al servizio del pubblico. L’importante e notevole volume di scambi del «Bollettino» con pubblicazioni periodiche italiane ed estere non trova ancora, da oltre un anno, la sistemazione definitiva, tale da consentire ai soci e al pubblico la possibilità di consultare i nuovi arrivi, per i necessari e utili aggiornamenti sugli studi e sulle ricerche, che vanno attuandosi in Italia ed all’estero nelle discipline matematiche. A questo punto sento il dovere di segnalare - riportandone integral¬ mente le parole - quanto dice il consigliere Bibliotecario, nella sua relazione sullo stato della biblioteca per il 1987, presentata alla Presidenza della Società: «La Biblioteca ha funzionato, anche senza personale addetto, con la sola presenza del consigliere bibliotecario, nei giorni di apertura della Società (lunedì e giovedì dalle 16 alle 19). Le pubblicazioni giunte sono state raccolte e sistemate in attesa della loro inventariazione e schedatura. Verso la fine dello scorso anno il lavoro di inven¬ tariazione dei periodici e l’aggiornamento degli schedari fu gentilmente eseguito dalle dott. Liliana Calabrese e Silvia Gargiulo, già in servizio presso questa Biblio¬ teca e attualmente in servizio di ruolo presso la Biblioteca Nazionale di Napoli. La situazione è pesante. In occasione delle celebrazioni leopardiane di Napoli il Presi¬ dente ebbe l’opportunità di avvicinare il Ministro Prof. Carlo Vizzini per accennargli quale fosse la precaria situazione della Biblioteca, spiegandogli, in breve, come ciò fosse dovuto primariamente a carenza di personale idoneo. Il Ministro promise il proprio interessamento sollecitando il Presidente a scrivergli per prospettargli la reale situazione unitamente alla richiesta dei necessari interventi. La lettera spedita al Sig. Ministro Prof. Viggiani il 9 dicembre 1987, fino alla stesura di questa rela¬ zione, non ancora ha avuto riscontro. 230 Processi verbali La pratica per il restauro di 25 volumi di opere comprese tra il ’500 e il ’600, iniziata nel 1986 e condotta nel 1987, per quanto attiene le incombenze di questa Società, si è completata con l’attestato di congruità dei prezzi apposto sul preventivo della Ditta Salvarezza di Roma, dalLUffìcio Tecnico Erariale di Napoli, su tre pre¬ ventivi pervenuti alla Società da Ditte specializzate. Tutto il carteggio è stato tras¬ messo al Ministero per i BB.CC.AA. per gli adempimenti dovuti allo stesso. La prof. R. de Cunzo, segretaria del Sodalizio, ha partecipato, su designazione del Consiglio Direttivo, alle tre giornate di lavoro della la Conferenza Nazionale dei Beni Librari, svoltasi in Roma dal 14 al 16 dicembre 1987. Redatto - a suo tempo - allorché le dott. L, Calabrese e S. Gargiulo prestavano servizio presso questa Biblioteca, è stato completato il Catalogo dei periodici in dotazione. Si spera che esso possa essere pubblicato quale appendice del volume XCV (1986) che dovrebbe vedere la luce entro la fine di ottobre prossimo. Esso si presenta come un utile strumento di ricerca bibliografica. Formuliamo voti che il Ministero, al quale questa relazione è diretta, voglia disporre per questa Biblioteca l’assegnazione di quegli strumenti necessari a rivita¬ lizzarla, mezzi che in concreto possono fissarsi nell’assegnazione e distacco da altre Biblioteche pubbliche di almeno tre unità (una dirigenziale e due esecutive), oppure, in linea subordinata, assegnare un contributo esclusivo per la Biblioteca per l’assunzione di personale esperto da retribuire a fattura. La consistenza della Biblio¬ teca al 31 dicembre 1987 non può stabilirsi con precisione in quanto, come detto innanzi, il Consigliere Bibliotecario prof. N. Franciosa non ha avuto la possibilità di inventariare e schedare il materiale librario entrato entro l’anno. Per quanto riguarda i periodici, tuttavia, si può fissare mediamente un aumento di 10 testate, conteggiando due testate venute meno per cessazione di pubblicazione. Si può, così, in definitiva, partendo dalla base di rilevamento del 1986, sintetizzare in difetto la consistenza a fine 1987: Libri, opuscoli e testate dei periodici n. 11562 Testate dei periodici entrate entro l’anno n. 10 Totale n. 11572 quanto attiene i periodici la consistenza si può così riassumere Testate in corso n. 192 Testate estinte n. 616 Geological Survey n. 15 Totale n. 823 Pur dimostrandosi modesto il numero di nuove testate entrate nell’anno, esso, tuttavia, sta a testimoniare che la Biblioteca, pur attraversando un pesante periodo critico, ha continuato a curare il servizio scambi per l’interno e per l’estero. In conclusione, si ribadisce quanto innanzi detto a riguardo dei mezzi di cui dovrebbe disporre la Biblioteca tenendo, altresì, conto della necessità di procedere alla rilegatura ordinaria di alcuni volumi, che è ferma dal 1986 e delle necessità, di una indispensabile operazione di spolveratura e disinfestazione che, da dopo il sisma del 1980, non si è potuta compiere in maniera radicale. Processi verbali 231 Archivio storico. Esso è annesso alla Biblioteca e di conseguenza ne subisce la stessa sorte, in gran parte derivante dall’indisponibilità di personale idoneo. La situazione del 1987 è ferma a quella del 1985. Il materiale documentario, raccolto in 29 pacchi, ciascuno completo di elenco, è stato a cura del consigliere Bibliotecario prof. N. Franciosa, custodito, unitamente alla raccolta di disegni a mano, alcuni dei quali attribuiti a Domenico Cirillo, oltre ad altro materiale grafico e documentario di notevole valore per la conoscenza delle vicende storiche della Società in un armadio metallico a perfetta tenuta. Compagine sociale. Con l’assemblea generale del 25 giugno sono stati ammessi a far parte del sodalizio per il 1987, seguendo le norme dettate dagli art. 518 dello Statuto in vigore all’epoca n. 4 aspiranti soci. Pertanto, la consistenza alla data del 31 dicembre 1987, tenendo conto della scomparsa o irreperibilità di alcuni soci, risulta così: soci benemeriti 4 soci ordinari 316 nuovi soci 4 Totale 324 Assemblee (allegato n. 1). Dalla allegata documentazione risulta che nel corso dell’anno i soci si sono riuniti in assemblea generale e in tornate ordinarie così come segue: Assemblee generali: 27 dicembre 1987, 24 aprile 1987, 25 giugno 1987; Tornate ordinarie: 2 febbraio 1987, 27 novembre 1987, 17 dicembre 1987. Attività scientifiche, conferenze e seminari. Nel corso delle tornate accademiche, cui all’articolo precedente, sono state presentate e discusse in assemblea, n. 11 comunicazioni e note scientifiche che, a norma di regolamento, sono rimaste per sette giorni depositate presso la Segreteria a disposizione dei soci che intendessero presentare delle note di osservazioni da discutersi nella successiva assemblea. Sca¬ duto tale termine i lavori sono passati al Comitato di Redazione che, vagliatone il contenuto, sia direttamente, sia attraverso il giudizio e le osservazioni di esperti di ogni singola disciplina, li ha inoltrati alla tipografìa per la pubblicazione nel volume XCVI (1987) del Bollettino che si calcola possa rendersi disponibile entro il 1988. Si è svolto durante il 1987 il seguente ciclo di conferenze: - il 30 gennaio, in collaborazione con la Sezione di Napoli del Club Alpino Ita¬ liano, presso la Sala delle Conferenze in Castel dell’Ovo, il dott. Gabriele Slonina Ubaldini ha illustrato con diapositive la sua spedizione al Gesterbum II Karakorum (Pakistan); - il 17 febbraio il prof. Giancarlo Gialanella, ordinario di Fisica generale del Dipartimento di Fisica nucleare, Struttura della materia e Fisica applicata dell’Uni¬ versità di Napoli e Direttore del Servizio di Radioprotezione, ha svolto una confe¬ renza sul tema: “La situazione della radioattività in Campania in relazione all’inci¬ dente di Chernobyl ”; - il 15 marzo il prof. Francesco Saverio Gaeta dell’Istituto Internazionale di Genetica e Biofisica del C.N.R. tiene una conferenza su: “Ruolo dei flussi di energia termica nell’evoluzione prebiologica”; 232 Processi verbali - il 28 aprile il prof. Oreste Schettino, Direttore del Dipartimento di Chimica Farmaceutica e Tossicologia delPUniversità di Napoli, Vicepresidente della Società svolge una conferenza sul tema: “Alimentazione e salute”; - il 18 giugno il prof. Giulio Viggiano dell’Istituto di Fisiologia umana e Fisica medica della prima Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università di Napoli, tiene una conferenza su “Dal moto Browniano alla chemiotassi”; - il 27 novembre il socio prof. Ugo Moncharmont, già docente della Facoltà di Scienze dell’Università di Napoli, ricorda la figura del socio benemerito prof. Arturo Palombi, recentemente deceduto, che per un lustro fu Presidente della Società; - in collaborazione con l’Accademia di Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali in Napoli, con l’Osservatorio Astronomico di Capodimonte, si svolge dal 24 aprile al 12 giugno 1987 presso la sala delle Conferenze della Società un seminario dedicato a “Fondamenti della Scienza” del quale si allega un dettagliato programma (allegato n. 13). Consiglio Direttivo. Il Consiglio Direttivo, come risulta dal registro dei verbali di seduta, si è riunito nelle date che seguono, per la discussione degli ordini del giorno appresso indicati: - il 21 gennaio 1987: 1) comunicazioni del Presidente; 2) redazione Bollettino; 3) stato e programmi per la Biblioteca: legge 219/81; 4) autorizzazione di spesa; 5) comunicazioni del Tesoriere; - il 1° febbraio 1987: 1) comunicazioni del Presidente; 2) relazione del Presi- dente sull’attività svolta durante il 1986 e programma per il 1987; 3) presentazione del bilancio consuntivo per il 1986 e preventivo per il 1987 (prof. E. Piscopo); 4) re¬ lazione del consigliere bibliotecario prof. N. Franciosa sullo stato della Biblioteca; - il 23 aprile 1987: 1) comunicazioni del Presidente; 2) approvazione nuovo Regolamento; 3) proposte e provvedimenti da adottare per l’efficienza della Biblio¬ teca; 4) lettera del prof. Bonaduce, Direttore dell’Istituto di Paleontologia; - il 12 maggio 1987: 1) procedure da seguire per l’attivazione del nuovo Statuto e relativo Regolamento, pubblicazione dello Statuto a seguito di D.P.R. sulla G.U. (Ente morale); 2) completamento inventario dei mobili (prof. F. Rossi); 3) Bi¬ blioteca: prestiti personale, rilegatura e restauro cinque cartine ed altri volumi di interesse storico-scientifico: preventivi Salvarezza ed altri (proff. N. Franciosa e T. de Cunzo); - il 9 giugno 1987: 1) Biblioteca: modifiche da apportare all’attuale collocazione di alcuni periodici per una necessaria e migliore utilizzazione degli spazi delle scaf¬ falature; 2) pratica in corso per il restauro e la rilegatura di opere tra il 1500 e il 1700. Soluzione di emergenza: riferisce il prof. N. Franciosa con intervento della prof, de Cunzo; 3) inventario dei mobili (riferisce il prof. F. Rossi), approvazione dei preventivi di spesa (intervento del prof E. Piscopo); - il 16 luglio 1987: 1) comunicazioni del Presidente; 2) proposte e candidature per il rinnovo del Consiglio Direttivo per il biennio 1988/89 e del Collegio dei Revi¬ sori dei Conti per il 1988; 3) informazioni orientative del prof. Piscopo sulla situa¬ zione economico-fìnanziaria al 30 giugno 1987. Previsioni per l’ultimo semestre su entrate e spese; 4) relazione del prof. F. Rossi sull’inventario dei beni mobili (escluso Biblioteca); 5) relazione del prof. N. Franciosa per il potenziamento e rego¬ lare funzionamento della Biblioteca; Processi verbali 233 - il 12 novembre 1987: 1) comunicazioni del Presidente; 2) pratica in corso presso il Ministero per i BB.CC. e AA. relativa al D.P.R. per il nuovo Statuto; 3) pubblicazione del volume XCVI (1985), cause che ne hanno determinato il ritardo; 4) richiesta contributi; 5) candidature per il rinnovo del Consiglio Direttivo per il biennio 1988/89 e del Collegio dei Revisori dei Conti per il 1988; - il 10 dicembre 1987: 1) comunicazioni del Presidente; 2) votazioni per l’ele¬ zione del Consiglio Direttivo (assemblea generale del 18 dicembre 1984); 3) ammis¬ sione di nuovi soci; 4) programma culturale 1988-89; 5) pratiche inerenti la Biblio¬ teca; 6) pubblicazione del Bollettino per gli anni 1986 e 1987 (possibilità di unifica¬ zione); 7) missione c/o Ministero Beni CC.AA. e partecipazione alla la Conferenza Nazionale dei Beni Librari in Roma dal 14 al 16 dicembre 1987. Comitato di Redazione. Il Comitato di Redazione del Bollettino della Società, presieduto dal Presidente della Società e con l’intervento del Redattore dott. Vin¬ cenzo Cutillo e dei Consiglieri proff. P. Battaglini, G. Caputo, M. Torre e G. Corrado si è riunito nei giorni 21 gennaio, 9 maggio, 15 luglio, 17 e 26 novembre, 1 di¬ cembre, per l’esame e la valutazione preliminare dei lavori presentati nelle tornate accademiche e per l’assegnazione di ciascuno di essi ad uno o due referées per un giudizio definitivo che ne sancisca l’opportunità di pubblicazione nel volume XCVI del “Bollettino della Società dei Naturalisti in Napoli”. Di ogni seduta è stato redatto il verbale. Napoli, 20 gennaio 1988». Il Segretario: Teresa de Cunzo II Presidente: Aldo Napoletano L’assemblea all’unanimità approva la suttrascritta relazione. Il Presidente indi invita uno dei revisori dei conti a leggere la relazione, il socio A. Lardone legge la relazione che viene approvata all’unanimità, dopo che i due bilanci consuntivo 1987 e preventivo 1988 vengono anche illustrati dal tesoriere Piscopo. Il Presidente legge inoltre il programma previsto per le attività da svolgersi durante il 1988, anch’esso viene accettato e approvato all’unanimità. Il Presidente indi propone all’assemblea di scegliere i componenti del seggio per l’elezione del Consiglio Direttivo per gli anni 1988-89, previste nell’odierno ordine del giorno: vengono suggeriti i nomi di: Romano Claudio, presidente; De Vita Sandro e Cutillo Vincenzo, scrutatori. I suddetti soci si insediano ed iniziano le operazioni di voto. Terminate le ope¬ razioni di voto si procede alla lettura del verbale redatto dal seggio elettorale per le elezioni del Consiglio Direttivo, che farà parte integrante del verbale della seduta: «Verbale del Seggio Elettorale: 25 marzo 1988, Elezione del Consiglio Direttivo 1988-89. Costituzione del seggio elettorale: Presidente: dott. Claudio Romano; scru¬ tatori: dott. Vincenzo Cutillo e dott. Sandro De Vita. Apertura seggio ore 17, chiu¬ sura seggio ore 20. Votanti 120: schede bianche 5; non valide: 12. Hanno ottenuto voti: Presidente Napoletano Moncharmont de Cunzo 97 4 1 234 Processi verbali Vice Presidente Schettino 94 Napoletano 2 D’Argenio 1 Caputo 1 Franco 1 Moncharmont 1 Bonasia 1 Segretario de Cunzo 102 Battaglini 1 Vice Segretario Fiorito 97 Ferreri 1 Lardone 1 Pescatore 1 Tesoriere Piscopo 100 Schettino 1 Fiorito 1 Bibliotecario Tavernier 100 Franciosa 1 Redattore Cutillo 97 Barattolo 2 D’Antonio 4 Consigliere Caputo 96 Corrado 94 Battaglini 93 Franco 94 Schiattarella 2 Torrente 2 Brancaccio 2 Taddei 2 Bravi 2 Ariani 2 D’Antonio 1 Simone 1 Pescatore 1 Torre 1 Rossi F. 1 Ancarola 1 Forgione 1 Lirer 1 Piciocchi 1 Gustato 1 Fuscaldo 1 Schettino 1 Napoletano 1 Lardone 1 Processi verbali 235 Risultano pertanto eletti: Vice Presidente Vice Presidente Segretario Vice Segretario Tesoriere Bibliotecario Redattore Consiglieri Aldo Napoletano Oreste Schettino Teresa de Cunzo Graziano Fiorito Eugenio Piscopo Amalia Tavernier Vincenzo Cutillo Giuseppe Caputo, Gennaro Corrado Enrico Franco, Pietro Battaglini del che è verbale. Il Presidente: C. Romano Scrutatori: V. Cutillo, S. De Vita Data: 25 marzo 1988. «Le operazioni di scrutinio terminano alle ore 21,20 e vengono consegnati i verbali al Presidente della Società». Terminate le operazioni del Seggio Elettorale la seduta viene ripresa. Il Presidente proclama eletti i componenti del nuovo Consiglio Direttivo; revi¬ sori: Romano Antonio, Del Re. Esaurito pertanto l’ordine del giorno, la seduta è tolta alle 21h40m. Il Presidente ringrazia l’assemblea e i componenti il seggio stesso. Il Segretario: Teresa de Cunzo II Presidente: Aldo Napoletano Processo verbale dell’assemblea ordinaria del 29 aprile 1988 Il giorno 29 aprile 1988 alle 17h si è riunita in seduta ordinaria la Società dei Naturalisti in Napoli. Sono presenti: Napoletano Aldo, de Cunzo, Battaglini, Mon- charmont Ugo, Vitagliano Paolo, Caputo Giuseppe, Romano Claudio, Caputo Paolo, Tavernier, Fiorito. Il Presidente invita il segretario a leggere il verbale della tornata precedente che viene letto, approvato all’unanimità e sottoscritto, e, pertanto il Presidente dichiara aperta la seduta. Il Presidente comunica la scomparsa della prof. Antonietta Orrù, uno dei soci più rappresentativi e più anziani del nostro sodalizio, avvenuta in Roma pochi giorni or sono; esprime anche il cordoglio della Società e comunica che si terrà commemo¬ razione dell’insigne estinta, in una delle prossime tornate. Il Presidente annuncia anche che il giorno 11 maggio p.v., in sede, il socio prof. Teodoro De Leo terrà una conferenza sul comportamento dell’ormone tiroideo. Si passa quindi alle comunicazioni scientifiche: il socio Franco Ortolani pre¬ senta il lavoro suo e di Di Girolamo, Fuscaldo, Morra, Pagliuca, dal titolo: « Segnala¬ zione di lava basanitica leucitica nella Piana del Volturno (Campania)»; interven¬ gono Vitagliano, Napoletano, de Cunzo. Esaurito l’ordine del giorno la seduta è tolta alle 17h50m. Il Segretario: Teresa de Cunzo Il Presidente: Aldo Napoletano 236 Processi verbali Processo verbale dell’assemblea ordinaria dell 27 maggio 1988 Il giorno 27 maggio 1988 alle 17h5m si è tenuta la seduta ordinaria della Società dei Naturalisti in Napoli. Sono presenti: Ricco, Piscopo, Del Gaudio, Napoletano Aldo, Grimaldi, Cubel- lis, Ferri, de Cunzo, Cutillo, Romano Claudio. Il Presidente invita il Segretario a leggere il verbale della tornata precedente che viene letto, approvato e sottoscritto, e pertanto il Presidente dichiara aperta la seduta. Il Presidente comunica che il giorno 2 giugno prossimo il prof. Giuseppe Luongo, Direttore delPOsservatorio Vesuviano, terrà una conferenza dal titolo: «Il bradisismo flegreo: evoluzione e modelli interpretativi»; comunica inoltre che il giorno 10 giugno p.v. i soci del nostro Sodalizio potranno compiere una visita all’Orto Botanico di Napoli gentilmente guidata e illustrata dal socio prof. Giuseppe Caputo. Si passa poi alle comunicazioni scientifiche; il socio Cubellis presenta il lavoro suo, di Del Gaudio, Ricco e Grimaldi dal titolo: «La rete gravimetrica per il con¬ trollo della dinamica della Piana Campana» il lavoro viene illustrato da Grimaldi; interviene Napoletano. Esaurito l’ordine del giorno la seduta è tolta alle 18h30m. Il Segretario: Teresa de Cunzo II Presidente: Aldo Napoletano Il giorno 11 maggio 1988 alle 17h, nella Sala delle adunanze, nell’ambito delle attività culturali del nostro Sodalizio, previste dallo Statuto, il socio prof. Teodoro De Leo, dell’Istituto ora Dipartimento di Fisiologia Generale ed Ambientale del¬ l’Università di Napoli, ha tenuto una conferenza dal titolo: «L’ipotesi di un ruolo fisiologico unitario dell’ormone tiroideo nella modulazione del metabolismo». La dotta, interessante disquisizione è stata seguita dagli intervenuti che hanno poi rivolto chiarimenti all’oratore che di buon grado a sua volta ha reso ampie spiega¬ zioni ed esaurienti risposte. La seduta è tolta alle ore 18h 45m. Il Segretario: V Cutillo II Presidente: Aldo Napoletano Processo verbale dell’assemblea ordinaria del 24 giugno 1988 Il giorno 24 giugno 1988 si è tenuta la seduta ordinaria della Società dei Natura¬ listi in Napoli. Sono presenti: Romano Claudio, Moncharmont Ugo, Caputo Giuseppe, Rapolla, Tavernier, Napoletano Aldo, Cutillo, Casadio, Di Benedetto. Il Presidente invita il Redattore dott. Cutillo, che sostituisce il Segretario assente, a leggere il verbale della seduta precedente, che viene letto, approvato e sottoscritto e pertanto il Presidente dichiara aperta la seduta. Processi verbali 237 Il Presidente comunica che nel prossimo mese di ottobre, dal 3 al 4, avrà luogo in Urbino, il Congresso Nazionale della Società Italiana di Fisica. Riferisce inoltre che, il giorno 10 giugno ha avuto luogo, come annunciata, la visita all’orto Botanico guidata dall’ottimo prof. Giuseppe Caputo, socio consigliere del nostro Sodalizio e che, per l’occasione, viene vivamente ringraziato dal Presidente stesso e dai soci che numerosi sono intervenuti. Il prof. Caputo per il numeroso gruppo di partecipanti ritenne di chiedere la valida collaborazione del solerte curatore dell’orto nella per¬ sona del dott. Roberto Nazzaro a cui vanno senz’altro ringraziamento e compiaci¬ mento per la riuscita della simpatica manifestazione. Si passa quindi alle comunicazioni scientifiche: a) Cancelliere presenta il suo lavoro dal titolo: «Una stima della distribuzione verticale di alcune specie bentoniche di substrato duro come metodo per correlare alcuni parametri biologici e fisici delle aree costiere»; intervengono Rapolla, T aver - nier, Napoletano; b ) Rapolla presenta il lavoro degli autori, assenti, Omar Shife Yusuf e Antonio Vallano, dal titolo: «Aspetti ìdrogeologici della pianificazione delle risorse idriche: un approccio ai problemi della Somalia»; interviene Napoletano. Esaurito l’ordine del giorno la seduta è chiusa alle 19h 10m. Il Segretario: Teresa de Cunzo II Presidente: Aldo Napoletano Il giorno 2 giugno 1988 alle 17h, nella Sala delle adunanze del nostro Sodalizio, nell’ambito delle attività previste dallo Statuto, il prof. Giuseppe Luongo, Direttore dell’Osservatorio Vesuviano, Ordinario di Fìsica del Vulcanismo dell’Università di Napoli, ha tenuto una conferenza dal titolo: «Il bradisimo flegreo: evoluzione e modelli interpretativi ». La conferenza è stata seguita con molto interesse dal folto pubblico presente. Sono seguiti poi molti quesiti rivolti all’insigne oratore che di buon grado e molto esaurientemente ha risposto a tutti. Si conclude alle 19h30m. Il Segretario: Teresa de Cunzo II Presidente: Aldo Napoletano Processo verbale della tornata ordinaria del 25 novembre 1988 Il giorno 25 novembre si è tenuta la seduta ordinaria della Società dei Natura¬ listi in Napoli. Sono presenti: Napoletano Aldo, de Cunzo, Tavernier, Franciosa, Cutillo, Moncharmont Ugo, Mannelli, Lardone, Di Benedetto, Russo Luigi, Taddei Emma, D’Antonio, Piscopo. Il Presidente invita il segretario a leggere il verbale della tornata precedente che viene letto, approvato e sottoscritto e pertanto il Presidente dichiara aperta la seduta. Il Presidente comunica che il giorno 28 novembre p.v. il prof. Antonino Drago dell’Università di Napoli, Dipartimento di Scienze Fisiche, terrà una conferenza dal titolo: «Sadì Carnet e la nascita di una nuova scienza». 238 Processi verbali Si passa poi alle comunicazioni scientifiche: a) Grotta presenta il lavoro suo, di Vitiello e De Filippo, dal titolo: « Influenza antropica sui Laridae svernanti in Campania»; interviene Napoletano; b) Kalby presenta il lavoro suo e di Milone dal titolo: «Gli uccelli acquatici svernanti in Basilicata ed in Campania negli anni 1985-88»; interviene Napoletano; c) Taddei Emma, presenta il lavoro di Spano Carlo, non socio, dal titolo: «Paleocomunità di Molluschi del Miocene medio-superiore di Capo Frasca (Sar¬ degna centro-occidentale)»; l’autore è stato presentato dai soci Carmela Barbera e Maria Grazia Coppa; d) Emma Taddei presenta il suo lavoro dal titolo: «Crania anomala: analisi di popolazione e struttura»; e) Mazzarella presenta il lavoro dal titolo: «Tidal character of thè marine cur- rents flowing inside thè strait of Messina»; interviene Napoletano; f) Mazzarella presenta il lavoro suo e di Cali dal titolo: «Recenti e futuri cam¬ biamenti del livello degli oceani»; interviene Napoletano. Il lavoro al punto g ) di Caliendo, de Filipppo, Milone non viene presentato. La seduta è tolta, esaurito l’ordine del giorno, alle 19h 15m. Il Segretario: Teresa de Cunzo II Presidente: Aldo Napoletano Processo verbale dell’assemblea generale del 16 dicembre 1988 Il giorno 16 dicembre 1988 si è riunita l’assemblea generale dei soci alle 16h15m. Sono presenti: Napoletano Aldo, de Cunzo, Casadio, Ancarola, Cubilo, Piscopo, Lardone. Il Presidente chiede al segretario di leggere il verbale della tornata precedente che viene letto, approvato e sottoscritto. Il Presidente presenta il volume appena uscito del nostro Sodalizio e che verrà distribuito quanto prima. Si passa all’ammissione dei nuovi soci: come di norma il segretario legge i nominativi degli aspiranti e dei soci presentatori come sotto¬ elencati: 1. Balassone Giuseppe 2. Fusco Lucilla 3. Onorato Franco 5. Toccaceli Romeo Mariano Boni M., Franco E. ; Milone M., Caliendo, De Filippo G.\ Napoletano A., de Cunzo T, ; D’Argenio B., Carannante G. L’assemblea dichiara il voto di ammissione a nuovo socio di tutti i nominativi presentati peraltro già vagliati dal Consiglio Direttivo. Il Presidente pertanto dichiara i suddetti nuovi soci a partire dal 1989. Il Presidente legge poi i nominativi dei soci che, a norma di Statuto, sono da considerare Soci benemeriti a decorrere dall’anno 1989, essi sono: 1. Moncharmont Ugo; 2. Antonucci Achille. Processi verbali 239 Si passa poi ad eleggere il Collegio dei Revisori dei Conti; alPunanimità sono designati i soci: Ancarola, Casadio; supplente: Lardone. Esaurito l’ordine del giorno la seduta è tolta alle 17h15m. Il Segretario: Teresa de Cunzo II Presidente: Aldo Napoletano Il giorno 28 novembre 1988 alle 17h, nella Sala delle adunanze del nostro Soda- lizio, nell’ambito delle attività della Società previste dallo Statuto, il prof. Antonino Drago, del Dipartimento di Scienze Fisiche dell’Università di Napoli, ha tenuto un seminario dal titolo: «Sadi Carnet e la nascita di una nuova scienza». La conferenza ha visto un folto pubblico che ha seguito con interesse l’argomento trattato magi¬ stralmente dall’oratore. L’oratore stesso ha, di buon grado, risposto ai numerosi que¬ siti postigli dai presenti. La riunione si è sciolta alle 19h. Il Segretario: Heresa de Cunzo Il Presidente: Aldo Napoletano ELENCO DEI SOCI AL 31 DICEMBRE 1988 con la data di ammissione SOCI BENEMERITI 1) 31-12-922 2) 29- 4-923 3) 2- 5-931 4) 2- 5-931 5) 20- 1-932 Palombi Arturo - Via Carducci, 19 - 80121 Napoli. Torelli Beatrice - Via Bracciano, 2 - 00189 Roma. Montalenti Giuseppe - Istituto di Genetica - Città Universitaria - 00185 Roma. Parenzan Pietro - Stazione di Biologia Marina - 73010 Porto Cesa¬ reo (Lecce). De Lerma Baldassarre - Istituto di Zoologia dell’Università - Via Mezzocannone, 8 - 80134 Napoli. 1) 26- 2-971 2) 20-12-985 3) 28- 6-985 4) 28- 3-963 5) 29-12-976 6) 22-12-982 7) 22-12-982 8) 29-12-974 9) 23-12-975 10) 20-12-985 11) 26- 7-975 12) 22-12-982 13) 7- 2-938 14) 22-12-982 SOCI ORDINARI Abatino Elio - C.R.R. - Centro di Microscopia elettronica I.M. - Piazza Barsanti e Matteucci - 80125 Napoli. Abbate Prof. Rosario - Via S. Marco, 17 - 25055 Pisogne (Brescia). Astolfi Dott. Luisa - Piazza Muzii, 11/c - 80127 Napoli. Abignente Enrico - Istituto di Chimica Farmaceutica dell’Univer¬ sità - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. Accordi Giovanni - Via Grossi Gondi, 46 - 00162 Roma. Albertano Patrizia - Via Santa Teresella degli Spagnuoli, 58 - 80132 Napoli. Aliotta Giovanni - Via Stadera, 86 - 80143 Napoli. Amodeo Giovanni - Via Fava, 33 - 84014 Nocera Inferiore (SA). Anastasio Antonio - Via M. Piscicelli, 29 - 80128 Napoli. Ancarola Prof Vincenzo - II Traversa Domenico Fontana, 1 - Napoli. Andiloro Filippo - Campo Sperimentale Contrada «Bettina» - 89013 Gioia Tauro. Andreozzi Giuliana - Istituto Policattedra di Anatomia Sistema¬ tica e Comparata - Via Delpino, 1 - 80137 Napoli. Antonucci Achille - Via Girolamo Santacroce, 19/c - 80129 Napoli. Antonucci Rosanna - Istituto Policattedra di Anatomia Sistema¬ tica e Comparata - Via Delpino, 1 - 80137 Napoli. 242 Elenco dei 15) 25- 6-976 16) 30- 1-981 17) 29- 10-971 18) 27- 6-980 19) 21- 12-984 20) 30- 1-959 21) 16- 12-988 22) 23- 12-975 23) 27- 6-980 24) 25- 6-976 25) 27- 3-964 26) 27- 6-980 27) 21- 12-984 28) 31- 5-968 29) 27- 6-986 30) 28- 6-985 31) 22- 12-981 32) 22- 12-981 33) 30- 1-959 34) 30- 11-973 35) 21- 12-984 36) 31- 5-968 37) 30- 12-960 38) 3- 12-971 39) 28- 2-969 40) 28- 6-985 41) 28- 6-985 42) 26- 5-972 43) 27- 6-980 soci Aprile Francesco - Dipartimento di Scienze della Terra Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. Arcamone Nadia - Via d’Ayala Gomez, 6 - 80127 Napoli. Ariani Antonio - Istituto di Zoologia dell’Università - Via Mezzo¬ cannone, 8 - 80134 Napoli. Ascione Aniello - Via S. Michele, 76 - 80147 Ponticelli (Napoli). Avallone Del Gaudio Rita - Via Liguria, 14 - 81022 Casagiove (Caserta). Badolato Franco - Viale Pantelleria, 13 - 00141 Roma. Baldassone Giuseppina - Via Cavalleggeri Aosta - Trav. Priv. 20 - 80124 Napoli. Balsamo Giuseppe - Dipartimento di Biologia Generale e Gene¬ tica - Via Mezzocannone, 8 - 80134 Napoli. Barahona Fernàndez Enrique - Estación Experimental del Zai- din C.S.I.C. - Professor Albareda, 1 - Granada (Spagna). Barattolo Filippo - Istituto di Paleontologia - Largo S. Marcel¬ lino, 10 - 80138 Napoli. Barbera Carmela - Istituto di Paleontologia dell’Università - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. Barone Guido - Via Gemito, 70 - 80128 Napoli. Barra Diana - Via Croce Rossa, 21 - 80131 Napoli. Battaglini Pietro - Istituto di Zoologia dell’Università - Via Mez¬ zocannone, 8 - 80134 Napoli. Benedetti Ettore - Dipartimento di Chimica - Via Mezzocanno¬ ne, 4 - 80134 Napoli. Beneduce Dott. Paolo - Via Cavour, 100 - 80040 Pollenatrocchia (Napoli). Berrino Giovanna - Via Plinio il Vecchio, 75 - 80053 Castellam¬ mare di Stabia. Billwiller Arnoldo - Via Lucchese, 183 - Masotti - 51030 Serra- valle Pistoiese (Pistoia). Boisio Maria Luisa - Distacco Piazza Marsala, 3/6 - 16122 Genova. Bolognese Bianca - Via Posillipo, 47/A - 80123 Napoli. Bonaduce Gioacchino - Via Nevio, 102/A - 80122 Napoli. Bonardi Glauco - Dipartimento di Scienze della Terra - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. Bonasia Vito - Dipartimento di Geofisica e Vulcanologia - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. Boni Maria - Dipartimento di Scienze della Terra - Largo S. Mar¬ cellino, 10 - 80138 Napoli. Borgia Giulio Cesare - Via Luigi Guercio, 145 - 84100 Salerno. Borgstròm Dott. Sven - Via T. Tasso, 601 - 80137 Napoli. Bosco Dott. Salvatore - Via Michelangelo Testa, 8 - 84100 Salerno. Botte Virgilio - Istituto di Zoologia dell’Università - Via Mezzo¬ cannone, 8 - 80134 Napoli. Boza Lopez Julio - Estación Experimental del Zaidin C.S.I.C. - Professor Albareda, 1 - Granada (Spagna). Elenco dei soci 243 44) 27- 3-964 45) 20-12-985 46) 21-12-979 47) 23-12-975 48) 23-12-975 49) 30- 1-981 50) 21-12-983 51) 21-12-983 52) 31- 3-972 53) 28-12-951 54) 29-10-971 55) 22-12-982 56) 27- 4-973 57) 30-12-962 58) 21-12-979 59) 27- 3-964 60) 27- 6-986 61) 29-10-971 62) 21-12-983 63) 19-12-986 64) 22-12-982 65) 31- 5-968 66) 26- 6-987 67) 28-12-940 68) 23-12-975 69) 24- 6-977 70) 27- 6-986 71) 3-12-971 72) 22-12-981 73) 28-12-969 74) 21-12-984 Brancaccio Ludovico - Dipartimento di Scienze della Terra - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. Bravi Prof. Sergio - C/o Vega Loredana - I Traversa Via Croce di Piperno, 8 - 80126 Napoli. Buccino Gerardo - Via C. Rossi, 13 - 84043 Agropoli (Salerno). Bu detta Paolo - Via Matierno, 5/A - Parco Aurora - 84100 Salerno. Cagliozzi Anna - Via D. De Dominicis, 8 - Pai. 10 - 80128 Napoli. Caliendo Maria Filomena - Istituto di Zoologia dell’Università - Via Mezzocannone, 8 - 80134 Napoli. Calzada Badia Sebastian - Museo y Laboratorio de Geologia del Seminario de Barcelona - Disputacion, 231 - Barcelona 7 (Spagna). Cancelliere Amelia - Via Marino Cotronei, 47 - 80128 Napoli. Canna vale Giuseppe - Via Gaetano Quagliariello, 6 - 84110 Salerno. Capaldo Pasquale - Via C. Cattaneo, 26 - 80128 Napoli. Capasso Giuseppe - Via S. Eustacchio, 51 - 84100 Salerno. Capasso Leonilda - Via Giacinto Gigante, 204 - 80128 Napoli. Capolongo Domenico - Via Roma, 8 - 80030 Roccarainola (Napoli). Capone Antonio - Via Cilea, 136 - 80127 Napoli. Cappello Brunella - Istituto di Chimica Farmaceutica e Tossicolo¬ gica - Via Leopoldo Rodino, 22 - 80134 Napoli. Caputo Giuseppe - Dipartimento di Biologia Vegetale - Via Foria, 223 - 80139 Napoli. Caputo Vincenzo - Via Macedonia, 11 - 80137 Napoli. Carannante Gabriele - Dipartimento di Scienze della Terra - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. Carati Mariano - Via S. Stefano, 37 - 80127 Napoli. Carlone Gennaro - Via A. Catone, 21 - 86017 Sepino (CB). Carrano Perrone Alma - Via Petrarca, 47/B - 80122 Napoli. Carrara Eugenio - Dipartimento di Geofìsica e Vulcanologia - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. Casadio Francesca - Piazzetta Nilo, 7 - 80134 Napoli. Casertano Lorenzo - Dipartimento di Geofìsica e Vulcanologia - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. Castaldo Chiara - Via Ugo Niutta, 22 - 80128 Napoli. Castellano Corniello Giovanna - Via Balducci, 10 - 81100 Caserta. Castellano Laura - Dipartimento di Matematica - Via Mezzocan¬ none, 8 - 80134 Napoli. Catalano Raimondo - Istituto di Geologia - Corso Tukòry, 131 - 90134 Palermo. Catalano Virgilio - C.so Vitt. Emanuele, 539 - 80135 Napoli. Catenacci Vincenzo - Via A. Regolo, 12/d - 00192 Roma. Cavalieri Angelina - Corso Nuovo, 4 - 81036 S. Cipriano Picen- tino (Caserta). 244 Elenco dei soci 75) 23-12-975 76) 23-12-975 77) 29-10-971 78) 26- 5-972 79) 27- 1-978 80) 20-12-985 81) 19-12-986 82) 21-12-984 83) 31- 5-968 84) 21- 5-968 85) 19-12-986 86) 24- 6-977 87) 28- 2-969 88) 28-12-949 89) 28- 3-963 90) 20-12-985 91) 27- 6-986 92) 26- 1-949 93) 27- 6-986 94) 29-10-971 95) 21-12-983 96) 21-12-984 97) 30- 1-959 98) 27- 6-973 99) 29-12-961 100) 31- 5-968 101) 30- 1-959 102) 21-12-984 103) 30- 1-959 104) 3-12-971 105) 22-12-981 106) 22-12-981 Cecco li Annamaria - Via Piscicelli, 29 - 80128 Napoli. Celico Pietro - Piazza Pilastri, 17 - 80125 Napoli. Chieffi Giovanni - Istituto di Zoologia dell’Università - Via Mez¬ zocannone, 8 - 80134 Napoli. Ciardiello Valle Anna Maria - Via Caldieri, 147 - 80128 Napoli. Cimino Antonio - Via Mariano Stabile, 110 - 90139 Palermo. Cimmino Prof. Maria Grazia - Via Nazionale, 46 - 80146 Napoli. Cinquegrana Rosa Emilia - Via R. Di Sangro, 27 - Napoli. Cioffi Salvatore - Viale Tiliano, 14 - 80055 Portici (Napoli). Cippitelli Giuseppe - Via Iannozzi, 38 - 20097 S. Donato Milanese (Milano). Cocco Ennio - Dipartimento di Scienze della Terra - Largo S. Mar¬ cellino, 10 - 80138 Napoli. Colliani Felice - Via Scarlatti, 134 - 80127 Napoli. Corniello Alfonso - Istituto di Geologia Applicata - Facoltà di Ingegneria - Piazzale Tecchio - 80125 Napoli. Corrado Gennaro - Dipartimento di Geofisica e Vulcanologia - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. Cotecchia Vincenzo - Istituto di Geologia Applicata - Via Re David, 200 - 70125 Bari. Crescenti Uberto - Via Gioberti, 44 - 65100 Pescara. Crovato Prof Paolo - Via S. Liborio, 1 - 80134 Napoli. Cubellis Elena - Via Roma, 39 - 81100 Caserta. Cucuzza Silvestri Salvatore - Casella Postale 345 - 95100 Catania. Cutillo Vincenzo - Corso Vittorio Emanuele, 167/2A - Parco Èva - 80128 Napoli. Damiani Alfonso Vittorio - Lungotevere Mellini, 30 - 00193 Roma. d’Amore Concetta - Piazza Cavour, 19 - 80137 Napoli. D’Antonio Costantino - Via Aniello Falcone, 386/B - 80127 Napoli. D’Argenio Bruno - Dipartimento di Scienze della Terra - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. Dazzaro Luigi - Dipartimento di Geologia e Geofisica - Palazzo Ateneo - Via Nicolai, 2 - 70121 Bari. De Castro Piero - Istituto di Paleontologia dell’Università - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. De Castro Coppa Maria Grazia - Istituto di Paleontologia del¬ l’Università - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. De Cunzo Teresa - Dipartimento di Scienze della Terra - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. De Filippo Gabriele - Dipartimento di Zoologia - Via Mezzocan¬ none, 8 - 80134 Napoli. De Leo Teodoro - Dipartimento di Fisiologia Generale ed Ambientale - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. Delfino Vincenza - Via Pietro Castellino, 88 - 80131 Napoli. Del Gaudio Silvana - Via Giuseppe Orsi, 50 - 80128 Napoli. Della Ragione Salvatore - Via Cerillo, 57 - 80070 Bacoli. Elenco dei soci 245 107) 21-12-984 108) 22-12-981 109) 31- 5-968 110) 29-11-974 111) 31- 5-968 112) 28- 6-975 113) 27- 6-986 114) 26- 2-971 115) 25- 6-976 116) 26- 6-986 117) 26- 6-976 118) 27- 3-964 119) 20-12-960 120) 21-12-979 121) 27- 6-975 122) 22-12-981 123) 21-12-983 124) 20-12-974 125) 29-10-971 126) 28- 1-972 127) 27- 4-973 128) 26- 5-972 129) 22-12-981 130) 21-12-979 131) 19-12-986 132) 21-12-983 133) 26- 6-987 134) 28- 2-969 135) 27- 6-980 136) 30- 1-981 137) 21-12-979 138) 30- 1-981 del Re Maria Carmela - Via Bisignano, 24 - 80121 Napoli. Del Rio Antonio - Via Floriano del Secolo, 4 - 80125 Napoli. De Medici Giovanni Battista - Via Beisito, 13 - 80123 Napoli. De Miranda Renato - Via Oliatamene, 60/B - 80121 Napoli. De Riso Roberto - Istituto di Geologia Applicata - Piazzale Tee- chic - 80125 Napoli. D’Ermco Francesco Paolo - Istituto di Entomologia Agraria - Facoltà di Agraria dell’Università - 80055 Portici (Napoli). Descio Pamisani Dolores - Viale Lincoln - 81100 Caserta. De Simone Bruno - Parco Comola Ricci, 120/c - 80122 Napoli. De Simone Francesco - Cattedra di Fitofarmacia - Facoltà di Far¬ macia - Via L. Rodino, 22 - 80138 Napoli. Di Benedetto Vittorio - Via Arte Della Lana - 84010 Atrani (SA). Di Benga Felice - Via Nicola Stame, 185 - 00128 Roma. De Girolamo Pio - Dipartimento di Scienze della Terra - Via Mez¬ zocannone, 8 - 80134 Napoli. Di Leo Lucia - Via Lepanto, 21 - 80125 Napoli. Di Luise Giancarlo - Via Iacopo Palma, 15 - 20146 Milano. Di Maio Ferdinando - Via G. Poli, 70 - 80055 Portici (Napoli). Di Matteo Loredana - Via Consalvo, 138 - 80126 Napoli. Di Muro Antonio - Via Lucania, 15 - 04100 Latina. Dini Antonio - Istituto di Chimica Farmaceutica e Tossicologica - Via Leopoldo Rodino, 22 - 80134 Napoli. Di Nocera Silvio - Dipartimento di Scienze della Terra - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. Dipartimento di Geologia e Geofìsica - Palazzo Ateneo - 70121 Bari. Dipartimento di Scienze della Terra - Via Trentino, 51 - 09100 Cagliari. Dipartimento di Scienze della Terra - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. Di Stefano Piero - Istituto di Geologia - Corso Tukòry, 131 - 90134 Palermo. Diurno Maria Vittoria - Istituto di Chimica Farmaceutica e Tossi¬ cologica - Via Leopoldo Rodino, 22 - 80134 Napoli. Esposito Aiardo Antonio - Via S. Pietro, 42 - 80026 Caserta. Esposito Maria Cristina - Via A. de Gasperi, 33 - 80133 Napoli. Falcone Vincenzo - C/o Enel - 80146 Napoli. Pah tutti Vincenzo - Via Napoli, 107 - 71016 S. Severo (Foggia). Fenoll Hach-Ali Purificación - Departamento de Cristalografìa y Mineralogia - Facultad de Ciencias - Universidad de Gran ad a (Spagna). Ferrara Lydia - Istituto di Chimica Farmaceutica e Tossicologica dell*' Università - Via Leopoldo Rodino, 22 - 80134 Napoli. Ferreri Vittoria - Dipartimento di Scienze della Terra - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. Ferro Raffaele - Via Diano, 27 - 80078 Pozzuoli. 246 Elenco dei soci 139) 29- 10 -971 140) 26- 6 -976 141) 27- 6 -980 142) 29- 12- -961 143) 21- 12 -979 144) 24- 6 -977 145) 21- 5- -968 146) 28- 2- -969 147) 18- 12- -959 148) 22- 12- -981 149) 16- 12- -988 150) 23- 12- -975 151) 3- 10- -971 152) 22- 12- -982 153) 22- 12- -981 154) 15- 12- -978 155) 21- 12- -984 156) 15- 12- -978 157) 31- 3- -972 158) 26- 2- -971 159) 19- 12- -986 160) 21- 5- -968 161) 27- 6- -980 162) 31- 3- -972 163) 21- 12- -983 164) 26- 1- -973 165) 30- 1- -981 166) 6- 2- -939 167) 27- 6- -986 168) 14- 6- -945 169) 30- L -981 170) 28- 2- -969 Fimiani Pellegrino - Istituto di Entomologia agraria - Facoltà di Agraria - 80055 Portici. Finamore Ester - Via Posillipo, 239 - 80123 Napoli. Fiorito Graziano - Via G. Gigante, 39 - 80128 Napoli. Fondi Mario - Via Nevio, 78 - 80122 Napoli. Forgione Pasquale - Istituto di Chimica Farmaceutica e Tossicolo¬ gica - Via Leopoldo Rodino, 22 - 80134 Napoli. Forlani Marcello - Via Libertà, 218/bis - 80055 Portici. Fon Lidia - Dipartimento di Fisiologia Generale ed Ambientale - Via Mezzocannone, 8 - 80134 Napoli. Franciosa Nicola - Traversa Ponticelli, 24 - 80147 Napoli. Franco Enrico - Dipartimento di Scienze della Terra - Via Mezzo¬ cannone, 8 - 80134 Napoli. Frassinet Maurizio - Via Recanati, 51 - 80046 S. Giorgio a Cre¬ mano. Fusco Lucilla - Via Solimene, 101 - 80129 Napoli. Galassi Leone - Istituto di Zoologia dell’Università - Via Mezzo¬ cannone, 8 - 80134 Napoli. Galiano Giovanni - Via Vanvitelli, 53 - 82100 Benevento. Gargiulo Giuliana - Istituto Policattedra di Anatomia Sistematica e Comparata - Via Delpino, 1 - 80137 Napoli. Giglio Francesca - Vico Miracoli, 16 - 80137 Napoli. Gioffrè Domenico - Via Ricasoli, 46 - 89016 Rizziconi (RC). Grasso Egidio - Via Lapronia, 4 - 83031 Ariano Irpino. Guadagno Francesco Maria - Dipartimento di Geofìsica e Vulca¬ nologia - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. Guglielmotti Eugenio - Via G. Seripando, 14 - 84100 Salerno. Gustato Gerardo - Istituto di Zoologia dell’Università - Via Mez¬ zocannone, 8 - 80134 Napoli. Guzzetta Giuseppe - Dipartimento di Geofìsica e Vulcanologia - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. Honsell Edmondo - Istituto di Botanica - Via Valerino - 34100 Trieste. Huertas Garcia Francisco - Estación Experimental del Zaidin - C.S.I.C. - Professor Albareda, 1 - Granada (Spagna). Ioni Lamberto - Via Luca Giordano, 6 - 80127 Napoli. Istituto di Geologia, Paleontologia e Geografìa fìsica - Via dei verdi, 75 - 98100 Messina. Istituto di Paleontologia dell’Università - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. Istituto di Scienze della Terra - Viale Ungheria, 43 - 33100 Udine. Jovene Francesco - Via Acquedotto, 165 - 80070 Ischia (Napoli). Kalby Mario - Viale dei Tigli, 22 - 84100 Salerno. La Greca Marcello - Dipartimento di Biologia animale dell’Uni¬ versità - Via Androne, 81 - 95124 Catania. Lambiase Salvatore - Contrada Serra - 85050 Tito (PZ). Lapegna Tavernier Amalia - Dipartimento di Scienze della Terra - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. Elenco dei soci 247 171) 27- 6-986 172) 29-10-971 173) 27- 6-973 174) 29-10-971 175) 15-12-978 176) 20-12-985 177) 22-12-981 178) 31- 3-972 179) 27- 6-980 180) 27- 6-980 181) 22-12-981 182) 22-12-984 183) 26- 5-971 184) 22-12-981 185) 22- 2-963 186) 26- 4-974 187) 27- 1-956 188) 25- 6-976 189) 20-12- 985 190) 23-12-975 191) 21-12-984 192) 28- 6-985 193) 30-11-973 194) 30- 1-981 195) 22-12-981 196) 29-10-971 197) 31- 3-972 198) 22-12-981 199) 29-10-971 200) 28-12-949 201) 27- 1-978 202) 27- 1-978 Lardone Aldo - Via Mezzocannone, 31 - 80134 Napoli. La Rotonda Maria Immacolata - Corso Garibaldi, 129 - 80055 Portici. Laureti Lamberto - Via Nievo, 84 - 80122 Napoli. Lavorato Giovanni - Via S. Matteo, 5 - 84090 Montecorvino Pugliano (SA). Lazzari Silvestro - Via Mantova, 79 - 85100 Potenza. Lenzi Prof. Giuseppe - Via Comacchio, 129 - 44100 Ferrara. Leuci Giuseppe - Via Vittorio Emanuele III, 13 - 72026 S. Pancra¬ zio Salentino (BR). Liguori Vincenzo - Via Scordia, 5 - 90147 Tommaso Natale (PA). Linares Gonzales José - Estación Experimental del Zaidin C.S.I.C. - Profesor Albareda, 1 - Granada (Spagna). Lopez Aguayo Francisco - Departamento de Geologia y Geoquì- mica - Facultad de Ciencias - Universidad de Valladolid (Spagna). Lopez George Julio - Via Puente verde, 2 - Granada (Spagna). Lucini Carla - Massimo Stanzione, 18 - 80129 Napoli. Lucini Paolo - Via Cammarano, 19 - 80129 Napoli. Luraschi Elena - Via Tasso, 480 - Parco Materazzo, 80123 - Napoli. Maccagno Angiola Maria - Piazza Zama, 19 - 00183 Roma. Maglione Costantino - Via Cilea, 280 - 80127 Napoli. Mancini Fiorenzo - Via Gino Capponi, 18 - 50121 Firenze. Manzo Sergio - Via Terracina, 368 - 80125 Napoli. Maresca Prof. Maria - Via Bagnulo, 71 - 80063 Piano di Sorrento (NA). Marmo Francesco - Dipartimento di Biologia Generale e Genetica - Via Mezzocannone, 8 - 80134 Napoli. Marturano Aldo - Via Fusaro, 54 - 80070 Bacoli (NA). Mastrolorenzo Dott. Giuseppe - Via C. Rosaroll, 15 - 80139 Napoli. Matteucig Giorgio - Istituto di Zoologia dell’Università - Facoltà di Scienze - Via Mezzocannone, 8 - 80134 Napoli. Mazza Ce re ti Maria Teresa - Istituto di Chimica Farmaceutica e Tossicologia dell’Università - Via Leopoldo Rodino, 22 - 80134 Napoli. Mazzarella Adriano - Via Petrarca, 119 - 80122 Napoli. Merenda Luigi - C.N.R. - IRPI - 87030 Castiglione Scalo (Cosenza). Meucci Nardella Anna Maria - Via Domenico Fontana, 95 - 80128 Napoli. Mezzacapo Vincenzo - Via G.B. Novelli, 34 - 81025 Marcianise. Micieli De Biase Leandro - Istituto di Entomologia Agraria - Facoltà di Agraria - 80055 Portici. Migliorini Elio - Via Vitelleschi, 26 - 00193 Roma. Milito Pagliara Severina - Via Principati, 39 - 80100 Napoli. Milone Mario - Istituto di Zoologia dell’Università - Facoltà di Scienze - Via Mezzocannone, 8 - 80134 Napoli. 248 Elenco dei soci 203) 7- 2-938 204) 27-11-947 205) 30-12-960 206) 21-12-983 207) 26- 6-976 208) 21-12-83) 209) 30- 1-981 210) 27- 1-978 211) 31- 5-968 212) 27-11-947 213) 21-12-984 214) 22-12-982 215) 24- 6-977 216) 26- 1-949 217) 25- 6-976 218) 27- 4-973 219) 30-12-960 220) 16-12-988 221) 25- 6-976 222) 27-11-947 223) 27- 6-980 224) 29-10-971 225) 30-12-960 226) 30-12-960 227) 22-12-982 228) 29- 3-963 229) 28- 2-969 230) 30-12-960 231) 29-10-971 Moncharmont Ugo - Via A. Falcone, 88 - 80127 Napoli. Mqncharmqnt Zei Maria - Istituto di Paleontologia dell’Univer¬ sità - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. Montagna Raffaele - Via Domenico Cimarosa, 2/ A - 80127 Napoli. Montella Maria - Via Ugo Palermo, 5 - 80128 Napoli. Morrica Schirru Patrizia - Istituto di Chimica Farmaceutica e Tossicologica dell’Università - Via Leopoldo Rodino, 22 - 80134 Napoli. Musacchio Aldo - Via Farnete, 4 - 87050 Mangone (CS). Mustacchi Silvia - Via Mariano d’Ayala, 6 - 80121 Napoli. Muzzo Carlo - Via Galatina P. Anfiteatro, E/8 - 81055 S. Maria Capua Vetere (Caserta). Napoleone Giovanni - Dipartimento di Scienze della Terra - Via La Pira, 4 - 50121 Firenze. Napoletano Aldo - Via Rodolfo Falvo, 20 - 80127 Napoli. Napoletano Anastasio - Via Pratelle - 81010 Raviscanina (CE). Nazzarq Antonio - Osservatorio Vesuviano - 80056 Ercolano. Nicoletti Pier Giorgio - Via S. Maria Capua Vetere, 26 - 81043 Capua. Nicotera Pasquale - Istituto di Geologia Applicata - Facoltà di Ingegneria - Piazzale Tecchio - 80125 Napoli. Nicotina Mariano - Istituto di Entomologia Agraria - Facoltà di Agraria - 80055 Portici. Nota D’Elogio Ernesto - Parco Mergellina, 3 - 80122 Napoli. Oliveri del Castillo Alessandro - Dipartimento di Geofisica e Vulcanologia - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. Oonorato Franco - 4178 Serena Lake - Oxnard California, 93033 USA. Orio Franco - Via G. Santoro, 14 - 84100 Salerno. Orrù Antonietta - Via Monte Pollino, 2 - Quartiere Montesacro - 00141 Roma. Ortega Huertas Miguel - Departamento de Cristalografìa y Mineralogia - Facultad de Ciencias - Universidad de Granada (Spagna). Ortolani Francesco - Dipartimento di Scienze della Terra - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. Pagella Maria Luisa - Via Girolamo Santacroce, 7 - 80129 Napoli. Palmento la Giovanni - Dipartimento di Geologia e Geofisica - Palazzo Ateneo - 70121 Bari. Palomo Delgado Inmaculata - Estación Experimental del Zaidin C.S.I.C. - Profesor Albareda, 1 - Granada (Spagna). Palumbo Antonino - Dipartimento di Geofisica e Vulcanologia - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. Pao letti Alfredo - Via Puccini, 19/c - 80127 Napoli. Parenzan Paolo - Via Gabrieli, 13 - 70100 Bari. Parisi Giovanni - Istituto di Zoologia dell’Università - Via Mezzo¬ cannone, 8 - 80134 Napoli. Elenco dei soci 249 232) 24- 6-977 233) 28- 6-985 234) 22-12-981 235) 22-12-976 236) 27-12-957 237) 2942-961 238) 31- 1-951 239) 20-12-985 240) 16-12-988 241) 27- 6-980 242) 29-10-971 243) 27- 4-973 244) 29-10-971 245) 22-12-982 246) 18-12-959 247) 21-12-979 248) 22-12-982 249) 27- 6-980 250) 29-10-971 251) 21-12-979 252) 28-12-956 253) 20-12-974 254) 21-12-983 255) 27- 3-964 256) 31- 5-968 257) 21-12-970 258) 3-12-971 259) 27- 3-964 260) 27- 6-980 261) 21-12-983 Pasquarella Carmelo - Via 4 Orologi, 29/A - 80056 Ercolano. Patella Prof. Domenico - Dipartimento di Geofìsica e Vulcanolo¬ gia - Largo S. Marcellino, 10 - 80136 Napoli. Pedata Patrizia - Via Nuova S. Rocco, 73 - 80131 Napoli. Pellecchia Maria - Via Francesco Saverio Correrà, 222 - 80135 Napoli. Pericoli Sergio - Via del Porto, 151 - 47033 Cattolica (Forlì). Pescatore Tullio - Dipartimento di Scienze della Terra - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. Pescione Messina Adelia - Via Fleming, 89 - 00191 Roma. Petrosino Prof. Mariarosaria - Via Vivaldi, 51 - 81100 Caserta. Petti Carmela - Via S. Clemente, 157 - 84015 Nocera Superiore. Picariello Orfeo - Istituto di Zoologia dell’Università - Facoltà di Scienze - Via Mezzocannone, 8 - 80134 Napoli. Piciocchi Alfonso - Parco Comola Ricci, 9 - 80122 Napoli. Pierathni Donatella - Dipartimento di Geofìsica e Vulcanologia - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. Pinna Eros - Dipartimento di Scienze della Terra - Via S. Maria, 53 - 56100 Pisa. Pinto Gabriele - Via Nicolardi, Parco Arcadia, 5 - 80131 Napoli. Piscopo Eugenio - Istituto di Chimica Farmaceutica dell’Univer¬ sità - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. Placella Bianca - Corso Umberto, 35 - 80138 Napoli. Pollio Antonino - Via Kerbaker, 86 - 80129 Napoli. Pozzuoli Antonio - Dipartimento di Geofisica e Vulcanologia - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. Priore Rosa - Istituto di Entomologia agraria - Facoltà di Agraria - 80055 Portici. Pugliese Pasquale - Istituto di Chimica Farmaceutica dell’Univer¬ sità - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. Quagliariello Teresa - Dipartimento di Geofisica e Vulcanologia Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. Ramundo Eliseo - Via Cesare Rosaroll, 174 - 80139 Napoli. Rapisardi Luigi - Dipartimento di Geologia e Geofìsica - Via Nico¬ lai, 2 - 70121 Bari. Rapolla Antonio - Dipartimento di Geofisica e Vulcanologia - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. Ricchetti Giustino - Dipartimento di Geologia e Geofisica - Via Nicolai, 2 - 70121 Bari. Righetti Francesco - Istituto di Zootecnica - Via F. Delpino, 1 - 80137 Napoli. Roda Cesare - Istituto di Scienze della Terra - Viale Ungheria, 43 - 33100 Udine. Rodriguez Antonio - Via Pietro Castellino, 179 - 80131 Napoli. Rodriguez Gallego Manuel - Departamento de Cristalografia y Mineralogia - Facultad de Ciencias - Universidad de Granada (Spagna). Romano Claudio - Via Sagrerà, 23 - 80129 Napoli. 250 Elenco dei soci 262) 22- 12 -981 263) 27- 6 -975 264) 15- 12 -978 265) 27- 11 -947 266) 22- 12 -981 267) 30- 1 -981 268) 30- 1 -981 269) 29- 10 -971 270) 21- 12- -983 271) 27- L -978 272) 19- 12- -986 273) 31- 5- -968 274) 3- 12- -971 275) 28- 3- -963 276) 20- 12- -974 277) 30- 12- -941 278) 29- 10- -971 279) 21- 12 oo OJ 280) 21- 12 -984 281) 19- 12- 'O oo On 282) 30- IL -973 283) 27- 3- -964 284) 25- 6 -967 285) 15- 12- -978 286) 31- 1 -951 287) 21- 12- -979 288) 28- 3- -963 289) 28- 6 -985 290) 29- 10- -971 291) 31- 1 -951 Rossi Fortunato - Via Montedonzelli, 48/b - 80128 Napoli. Rosso Andrea - Via Ferrara, 14 - 81100 Caserta. Rotondo Antonio - Istituto di Coltivazioni Arboree - Facoltà di Agraria - 80055 Portici (Napoli). Ruffo Sandro - Museo Civico di Storia Naturale - Lungadige Porta Vittoria, 9 - 37100 Verona. Russo Antonio - Viale Muratori, 225 - 41100 Modena. Russo Giovanni Fulvio - Laboratorio di Ecologia - Piazzetta S. Pietro - 80070 Ischia Porto. Russo Luigi - Via G. Jannelli, 608 - 80131 Napoli. Russo Luigi Filippo - Istituto di Entomologia agraria - Facoltà di Agraria - 80055 Portici. Saccani Luigi - Via Pontano, 80 - 80122 Napoli. Salvati Gerardo - Via Pisa, 1 - 85100 Potenza. Santo Antonio - Via Tagliamento, 49 - 83100 Avellino. Sarpi Ernesto - Via S. Aspreno, 13 - 80133 Napoli. Sartoni Samuele - Istituto di Geologia - Via Zamboni, 63-67 - 40127 Bologna. Scandone Paolo - Dipartimento di Scienze della Terra - Via S. Ma¬ ria, 53 - 56100 Pisa. Scaramella Domenico - Istituto di Entomologia Agraria - Facoltà di Agraria - 80055 Portici. Scherillo Antonio - Via Stanzione, 18 - 80129 Napoli. Schettino Oreste - Istituto di Chimica Farmaceutica dell’Universi¬ tà - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. Schiano di Zenise Barbaro Mariella - Via S. Strato, 25 - 80123 Napoli. Schiattarella Marcello - Via Onofrio Fragnito, 2 - 80131 Napoli. Schioppa Matilde - Viale Colle Aminei, 16/G - 80131 Napoli. Scippacercola Sergio - Centro di Calcolo Elettronico Interfacol¬ tà - Pad. 17 - Mostra d’Oltremare - 80125 Napoli. Scorziello Raffaele - Istituto di Paleontologia dell’Università - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. Senatore Felice - Via Balziro - Traversa Bottiglieri, 17 - 84100 Salerno. Serra Virginia - Dipartimento di Biologia Evolutiva e Comparata - Via Mezzocannone, 8 - 80134 Napoli. Sersale Riccardo - Istituto di Chimica Applicata - Facoltà di Inge¬ gneria - 80125 Napoli. Sgarrella Franca - Istituto di Paleontologia - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. Sgrosso Italo - Dipartimento di Scienze della Terra - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. Siani Dott. Massimo - Via B. Avallone, 26 - 84013 Cava dei Tirreni (Salerno). Simone Lucia - Dipartimento di Scienze della Terra - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. Sinno Renato - Via Scudillo, 20 bis - 80131 Napoli. Elenco dei soci 251 292) 26-6-987 293) 30-12-960 294) 295) 26- 5-972 20-12-985 296) 31- 5-968 297) 27- 6-975 298) 21-12-984 299) 300) 31- 5-968 31- 5-968 301) 302) 26- 3-942 22-12-981 303) 304) 305) 306) 22-12-981 16-12-988 21-12-984 31- 5-968 307) 29-12-961 308) 21-12-984 309) 27- 1-978 310) 19-10-971 311) 15-12-978 312) 29-12-961 313) 30- 1-981 314) 21-12-984 315) 316) 25- 6-976 29-10-971 317) 28- 6-985 318) 319) 320) 21-12-979 27- 1-978 21-12-984 Sorrentino Patrizia - Via G. Marconi, 41 - 84013 Cava dei Tirre¬ ni (SA). Sorrentino Pappalardo Albina - Via Bernardo Clesio, 1 - 38100 Trento. Speranza Antonio - Via Tommaso Caravita, 29 - 80134 Napoli. Stamatopulos Prof. Leonidas - Vracneica Patrasso - 25002 Grecia. Stanzione Damiano - Via Nicolardi (Parco Arcadia, is. 5) - 80131 Napoli. Steri Stefano - Dipartimento di Matematica - Via Mezzocannone, 8 - 80134 Napoli. Stigliano Michele - Dipartimento di Scienze della Terra - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. Taddei Roberto - Orto Botanico - Via Foria, 223 - 80139 Napoli. Taddei Ruggiero Emma - Dipartimento di Scienze della Terra - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. Tarsia in Curia Isabella - Corso Umberto I, 106 - 80138 Napoli. Tartaglione Anna Maria - Via S. Donato, 20 - 81020 Sala di Caserta (CE). Tartaglione Elio - Via G. Santacroce, 3 - 80129 Napoli. Toccaceli Romeo Mariano - Via Nino Bixio, 9 - 84073 Sapri. Tomasino Carlo - Via Luigi Transillo, 54/F - 80125 Napoli. Torre Mario - Dipartimento di Scienze della Terra - Largo S. Mar¬ cellino, 10 - 80138 Napoli. Torre Zamparelli Valeria - Dipartimento di Scienze della Terra - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. Torrente Maurizio Maria - Via Livio Andronico, 103 - 80126 Napoli. T’ramutoli Mariano - Via Caserma Lucana, 23 - 85100 Po¬ tenza. Tremblay Ermenegildo - Istituto di Entomologia agraria - Facoltà di Agraria - 80055 Portici. Valentini Giovanni - Dipartimento di Scienze della Terra - Città Universitaria - Piazzale Aldo Moro, 1 - 00185 Roma. Vallario Antonio - Dipartimento di Scienze della Terra - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. Varriale Bruno - Istituto di Zoologia dell’Università - Via Mezzo¬ cannone, 8 - 80134 Napoli. Vecchione Carlo - Dipartimento di Scienze della Terra - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. Verniani Franco - Via Fossolo, 10 - 40138 Bologna. Viggiani Gennaro - Istituto di Entomologia agraria - Facoltà di Agraria - 80055 Portici. Viggiano Prof. Giulio - Via Icaro, 2 - Scala F - 80072 Pozzuoli (Napoli) . Villanis Gabriella - Via Guglielmo Sanfelice, 24 - 80134 Napoli. Villari Anna - Via Bausan, 36 - 80121 Napoli. Viola Giuseppe - Viale Moiano, 27 - 82011 Airola (BN). 252 Elenco dei soci 321) 31- 3-972 Vitagliano Paolo Augusto - Via S. Giacomo dei Capri, 125 Palazzo Seca - 80128 Napoli. 322) 30-12-960 Vitagliano Vincenzo - Via A. Manzoni, 30 - 80123 Napoli. 323) 25- 6-976 Zampino Carlo - Via Rotunno, 14 - 84100 Salerno. Elenco dei periodici ricevuti in cambio del Bollettino della Società dei Naturalisti 1) Accademie e biblioteche d’Italia. Roma. 2) Acta Botanica Fennica. Helsinki. 3) Acta Entomologica Fennica. Helsinki. 4) Acta Entomologica Musei Nationalis Pragae. Praha. 5) Acta Facultatis rerum naturalium Universitatis Comeniane. Ser. Anthropologia, Botanica, Zoologia. Bratislava. 6) Acta Geologica et Geographica Universitatis Comenianae Geologica. Bratis¬ lava. 7) Acta Palaentologica Sinica. Nanking. 8) Acta Societatis Botanicorum Poloniae. Warszawa. 9) Acta Societatis prò fauna et flora fennica. Helsinki. 10) Acta Zoologica Fennica. Helsinki. 11) Agricoltura. Roma. 12) Agricoltura. Ambiente. Roma. 13) Agricoltura. Ricerca. Roma. 14) Almanacco d’Italia. Roma. 15) Ambio. Stockholm. 16) Anales del Jardin Botanico de Madrid. Madrid. 17) Anales de Sociedad Cientifica Argentina, Buenos Aires. 18) Annalen der Naturhistorischen Museum in Wien. Wien. 19) Annales Botanici Fennici. Helsinki. 20) Annales Entomologici Fennici. Helsinki. 21) Annales historico-naturales Musei Nationalis Hungarici. Budapest. 22) Annales historiques de la Révolution franose. Parigi. 23) Annales Musei Goulandris. Kifissia (Atene). 24) Annales de la Société Royale Zoologique de Belgique. Gent. 25) Annales Universitatis Mariae Curie Sklodowska. Sectio B: geographia, geologia, mineralogia et petrographia. Sectio C: Biologia. Lublin. 26) Annales Zoologici Fennici. Helsinki. 27) Annali della Facoltà di Agraria. Milano. 28) Annali della Facoltà di Scienze Agrarie dell’Università degli Studi di Napoli. Portici. 29) Annali del Museo Civico di storia naturale «Giacomo Doria ». Genova. 30) Annals of thè Missouri Botanical Garden. St. Louis. 31) Annuario delle Biblioteche italiane. Roma. 32) Annuario dell’Istituto e Museo di Zoologia dell’Università di Napoli. Napoli. 33) Annuario da Sociedade Broteriana. Colmerà. 254 Elenco dei periodici ricevuti in cambio del Bollettino 34) Archiv der Fruende der Naturgeschichte in Mecklenburg. Rostock. 35) Archivio per l’antropologia e la etnologia. Firenze. 36) Archivio di oceanografia e limnologia. Venezia. 37) Ateneo veneto. Venezia. 38) Atti dell’Accademia Ligure di Scienze e Lettere. Genova. 39) Atti dell’Accademia Pontaniana. Napoli. 40) Atti dell’Accademia Properziana del Subasio. Assisi. 41) Atti dell’Accademia di Scienze di Ferrara. Ferrara. 42) Atti dell’Accademia delle Scienze dell’Istituto di Bologna. Rendiconti. Classe di scienze fisiche. Bologna. 43) Atti della R. Accademia delle Scienze di Torino. Atti Generali e Verbali delle Classi riunite. Torino. 44) Atti del Circolo Culturale G. B. Duns Scoto. Roccarainola. 45) Atti dell’Xstituto di Botanica e del Laboratorio Crittogamico dell’Università di Pavia. Pavia. 46) Atti e memorie dell’Accademia di agricoltura, scienze e lettere. Verona. 47) Atti del Museo Civico di Storia Naturale di Trieste. Trieste. 48) Atti della Società italiana di scienze naturali e del Museo Civico di Storia natu¬ rale di Milano. Milano. 49) Atti della Società dei Naturalisti e Matematici. Modena. 50) Atti della Società Peloritana di Scienze fisiche e matematiche. Messina. 51) Atti della Società Toscana di Scienze Naturali. Pisa. 52) Biological Bulletin. Woods Hole. 53) Biological Review. Cambridge. 54) Bjulleten’ Moskovskogo Obscestva Ispytatelej Prirody. 55) Boletim da Sociedade Broteriana. Coimbra. 56) Bollettino dell’Accademia Gioenia di Scienze Naturali. Catania. 57) Bollettino del Gruppo Grotte Brescia «Corrado Allegretti». Brescia. 58) Bollettino dell’Istituto di Entomologia dell’Università degli Studi di Bologna. Bologna. 59) Bollettino del Laboratorio di Entomologia Agraria «Filippo Silvestri» - Portici. 60) Bollettino dei Musei e degli Istituti Biologici dell’Università di Genova. Genova. 61) Bollettino del Museo Civico di Storia naturale di Venezia. Venezia. 62) Bollettino del Museo Civico di Storia naturale di Verona. Verona. 63) Bollettino del Servizio Geologico d’Italia. Roma. 64) Bollettino della Società Adriatica di Scienze. Trieste. 65) Bollettino della Società Entomologica Italiana. Genova. 66) Bollettino della Società Geografica Italiana. Roma. 67) Bollettino della Società Italiana di Biologia sperimentale. Napoli. 68) Bollettino Società Sarda di Scienze Naturali. Sassari. 69) Bollettino di zoologia agraria e di bachicoltura. Milano. 70) Bulletin de l’Institut de Geologie des Bassins d’Aquitaine. Talence. 71) Bulletin of thè British Museum (Naturai History). London. 72) Bulletin of thè Entomological Society of Egypt (Economie Series). Cairo. 73) Bulletin of thè Geological Institutions of thè University of Uppsala. Uppsala. 74) Bulletin de l’Institut Royal des Sciences naturelles de Belgique. Ser. Biologie, Entomologie, Sciences de la Terre. Bruxelles. Elenco dei periodici ricevuti in cambio del Bollettino 255 75) Bulletin of thè Minerai Research and Exploration Institute of Turkey. Ankara. 76) Bulletin of Nanking Institute of Geology and Palaeontology. Nanking. 77) Bulletin de la Société Entomologique d’Egypte. Cairo. 78) Bulletin de la Societé des Sciences naturelles de FOuest de la France. Nantes. 79) Ciencia biologica. Coimbra. 80) Comunicafòes dos Servi^os Geologicos de Portogai. Lisboa. 81) Coree d’aujourd’hui, la. Pyongyang. 82) Corriere UNESCO. Roma. 83) D.A. Difesa ambientale. Milano. 84) Decheniana. Bonn. 85) Decheniana. Beihefte. Bonn. 86) Delpinoa. Napoli. 87) Deutsche Akademie der Naturforscher Leopoldina. Halle. 88) Doriana. Genova. 89) Entomologische Arbeiten aus dem Museum G. Frey. Tutzing. 90) EUS » Revista Espanda de Entomologia. 91) Folia. Musei Historico-Naturalis Bakonyensis. Veszprem. 92) Fragmenta Entomologica. Roma. 93) Geologicky zbornik. Geologica carpathica. Bratislava. 94) Giornale botanico italiano. Firenze. 95) Gorteria. Leiden. 96) Illinois biological monographs. Urbana. 97) Immaginale. Lecce. 98) Informatore agrario. Verona. 99) Informatore botanico italiano. Firenze. 100) Informatore del giovane entomologo. Genova. 101) Italia Nostra. Roma. 102) Izvéstija Akademia Nauk Modavioi SSR - a. Scienze biologiche e chimiche, b. Scienze matematiche e fisiche. Kisciniof. 103) Journal of thè Marine Biological Association of thè United Kingdom. Plymouth. 104) Journal of thè Minnesota Academy of Sciences. Minneapolis. 105) Journal of stratigraphy. Nanking. 106) Leopoldina. Halle. 107) Madoqua. Windhoek. 108) Marine studies of San Pedro Bay. Los Angeles. 109) Mediterranea. Alicante. 110) Memorias da Sociedade Broteriana. Coimbra. 111) Memoirs of Nanking Institute of Geology and Palaeontology. Nanking. 112) Memoranda Societatis prò Fauna et Flora Fennica. Helsinki. 113) Memorie fuori serie del Museo Civico di Storia naturale di Verona. 114) Memorie del Museo Civico di Storia naturale di Verona. 115) Memorie e note delFIstituto di Geologia applicata dell’Università di Napoli. 116) Memorie e rendiconti dell’Accademia di Scienze, lettere e belle arti degli Zelandi e dei Dafnici. Acireale. 117) Memorie della Società Entomologica Italiana. Genova. 118) Micropaleontology - New York. 256 Elenco dei periodici ricevuti in cambio del Bollettino 119) Mitteilungen der Bayerischen Staatssammlung fùr Palàontologie und histor. Geologie. Mùnchen. 120) Mitteilungen aus dem Hamburgischen Zoologischen Institut und Museum. Hamburg. 121) Monographiae Botanicae. Warszawa. 122) Monographs of thè Allan Hancock Foundation. Los Angeles. 123) Natura. Rivista di scienze naturali. Milano. 124) Natura bresciana. Brescia. 125) Naturalista siciliano, il. Palermo. 126) Note Fitopatologiche per la Sardegna. Sassari. 127) Notiziario del Circolo Speleologico Romano. Roma. 128) Nova Acta Leopoldina. Halle. 129) Nuova scienza. Roma. 130) Novos Taxa Entomologicos. Louren^o Marques. 131) Oberheissische Naturwissenshaftliche Zeitschrift. Giessen. 132) Ohio Journal of Science. Columbus. 133) Orsis. Barcellona. 134) Palaentologia Sinica. Nanking. 135) Palaeontology Stratigraphy and Lithology. Sofia. 136) Paleobios. Berkeley. 137) Periodico di Mineralogia. Roma. 138) Pescaport. Genova. 139) Postilla. New Haven. 140) Proceedings of thè Academy of Naturai Sciences of Philadelphia. Philadelphia. 141) Proceedings of K. Nederlandse Akademie van Wetenschappen. Ser. Physical Sciences. Ser. Biological und medicai Sciences. Amsterdam. 142) Proceedings of thè Nova Scotian Institute of Sciences. Halifax. 143) Pubblicazioni dell’Istituto di Botanica dell’Università di Catania. Catania. 144) Publicaciones del Centro Pirenaico de Biologia Experimental. Jaca. 145) Publicaciones del Departamento de Zoologia. Barcelona. 146) Publica^òes do Instituto de Zoologia «Dr. Augusto Nobre». Porto. 147) Quaderni di Agricoltura Ambiente. Roma. 148) Quaderni dell’Istituto di Geologia dell’Università di Genova. Genova. 149) Rasprave zavoda za Geoloska i Geofizicka istrazivanja. Beograd. 150) Redia. Giornale di Zoologia. Firenze. 151) Rendiconti dell’Istituto Lombardo. Accademia di Scienze e Lettere. Milano. 152) Rendiconto dell’Accademia delle Scienze fisiche e matematiche. Napoli. 153) Republique Populaire Democratique de Coree. Pyongyang. 154) Revista de la Sociedad Cientifìca del Paraguay. Asuncion. 155) Risveglio del Molise e del Mezzogiorno. Roma. 156) Riviera Scientifìque. Nice. 157) Rivista di Biologia normale e patologica. Messina. 158) Rivista Rosminiana di filosofìa e di cultura. Stresa. 159) Rozpray Ceskoslovenské Akademie véd. Praha. 160) Scientia. Milano. 161) Scienza-società. Lecce. 162) Scripta Facultatis Scientiarum naturalium. Universitatis Purkynianae Brunensis. Brno. Elenco dei periodici ricevuti in cambio del Bollettino 257 163) Senckenbergiana biologica. Frankfurt a.M. 164) Struktur und Mitgliederbestand. Deutsche Akademie der Naturforscher Leo¬ poldina. Halle. 165) Studi Geologici Camerti. Camerino. 166) Studi Sassaresi. Sassari. 167) Studi trentini di scienze naturali. Acta geologica, Acta biologica. Trento. 168) Technical reports of thè Allan Hancock Foundation. Los Angeles. 169) Thalassia salentina. Lecce. 170) Transaction of thè Wisconsin Academy of Sciences, Arts and Letters. Madison. 171) Travaux biologiques de l’Institut J. B. Carnoy. Louvain-la-Neuve. 172) United States Geological Survey - a. Annual report; b. Bulletin; c. Earthquake information bulletin; d. Professional paper; e. Techniques; f. Water supply paper. Washington. 173) University of California publications in Geological Sciences. Los Angeles. 174) University of California publications in Zoology. Berkeley. 175) Universo. Firenze. 176) Verhandlungen der Zoologisch - Botanischen Gesellschaft in Òsterreich. Wien. 177) Vesnik. a. Geologija; b. Inzenjerska Geologija i Hidrogeologija; c. Geofizika. Beograd. 178) Vita italiana. Roma. 178) Vita oggi. Roma. 180) Zbornik Slovenského Nàrodného Muzea. Bratislava. Recensioni 1) Centre de Documentation du C.N.R.S. - 26, Rue Boyer, 75971 - Paris Cedex 20. 2) Library Chemical Abstracts Service - P.O. Box 3012 - Columbus, Ohio 43210. 3) Libri e Riviste d’Italia - Ministero per i Beni Culturali e Ambientali - Divisione Editoria - Roma. 4) Literature Resources Department Biosciences Information Service. 2100 Arch Street - Philadelphia, Pennsylvania - 19103 U.S.A. INDICE Mazzarella A., Palumbo A., Gargiulo E., Parrella A. - Air and Marine Pollution in thè Bay of Naples ...................... pag. 3 Battaglimi P., Arcamone N., Andreozzi G., Antonucci R., De Giro¬ lamo P., Gargiulo G. - Alterazioni indotte da petrolio in Poecilia retìculata (Peters) . . . » 17 Andreozzi G., Antonucci R . Battaglimi P., Gargiulo G., Russo P. - Sulla presenza e distribuzione di cellule dello SNED nell ■'intesti no di Octolasium compìanatum (Anellide, Oligochete). Nota prelimi¬ nare ....................................................... » 37 Di Girolamo P., Ortolani P , Morra V., Pagliuca S. - Segnalazione di lava basanitica leucitica nella Piana del Volturno (Campania) . . » 53 De Leo T. - Significato fisiologico unitario degli effetti degli ormoni tiroidei nei mammiferi ...................................... » 67 Cancelliere A. - Una stima della distribuzione verticale di alcune spe¬ cie bentoniche di substrato duro come metodo per correlare alcuni parametri biologici e fìsici delle aree costiere ................ » 83 Shire Yusuf O., Vallario A. - Aspetti idrogeologici della pianificazio¬ ne delle risorse idriche: un approccio ai problemi della Somalia » 93 Grotta M., Vitiello IX, de Filippo G. - Influenza degli scoli a mare sulla distribuzione di Laridae (Charadriiformes, Aves) in Campania nelPinverno 1984-85 ......................................... » 115 Mazzarella A. - Tidal Character of thè Marine Currents Inside thè Strait of Messina ........................................... » 123 Mazzarella A., Cali G. - Recenti e futuri cambiamenti del livello de¬ gli oceani .................................................. » 133 Spano C. - Paleocomunità e Molluschi del miocene medio-superiore di Capo Frasca (Sardegna centro-occidentale) .................... » 143 Pierattini D. , Schettino E. - Macedonio Melloni: un pioniere nello studio del magnetismo fossile ............................... » 203 Processi verbali delle tornate e delle assemblee generali .......... » 227 Elenco dei soci al 31 dicembre 1988 ............................ » 241 Elenco dei periodici ricevuti in cambio del Bollettino della Società dei Naturalisti .................................................. » 253 TERMINATO DI STAMPARE OGGI XII LUGLIO MCMXC NELLE OFFICINE GRAFICHE NAPOLETANE FRANCESCO GIANNINI & FIGLI S.P.A. Direttore responsabile: Prof. ALDO NAPOLETANO Autorizzazione della Cancelleria del Tribunale di Napoli - n. B 649 del 29-11-1960 Art. 14. — Nel dattiloscritto, si raccomanda di indicare con doppia sottolineatura (maiuscoletto) i nomi degli Autori e con la sottolineatura semplice (corsivo) i titoli dei periodici nella bibliografìa, i nomi scientifici latini ed i termini stranieri. Art. 15. - Le illustrazioni che corredano il testo saranno accompagnate da brevi esaurienti didascalie nella stessa lingua del testo. Art. 16. — Dato il tipo di carta adottato per la stampa del Bollettino la maggior parte delle figure andranno inserite come tali nel testo, con numerazione progressiva. Al termine del testo, in continuità con rimpaginazione precedente, potranno essere inserite delle tavole contrassegnate da numeri romani progressivi, fermo restando che le dimensioni - inclusa la didascalia - non oltrepassino quelle del formato standard di cm 11 x 18. È con¬ sigliabile che gli originali per le illustrazioni siano di dimensioni superiori a quelle defini¬ tive (1 V2 o 2 volte quelle definitive). Salvo indicazioni contrarie, le illustrazioni saranno riprodotte in modo da utilizzare al massimo il formato standard e, in ogni caso, in confor¬ mità con il parere espresso in merito dal Redattore. Art. 17. — Le tabelle andranno contrassegnate con una numerazione indipendente e progressiva. Per eventuali tabelle con dati numerici o elenchi di nomi con segni o grafici è consigliabile preparare un originale ad inchiostro di china o dattiloscritto da cui possa essere ricavato uno zinco. Salvo casi di impossibilità, dette tabelle non dovranno superare le dimensioni di cm 11 x 18. Art. 18. — Le note a piè pagine devono portare una numerazione indipendente e progressiva dall’inizio del lavoro. Nel dattiloscritto esse vanno presentate a parte, tutte riu¬ nite in successione e numerate. Art. 19. — La bibliografia sarà raccolta alla fine del testo e dovrà comprendere solo i lavori effettivamente citati nel testo stesso, in una delle forme seguenti Gray (1824); (Gray, 1824); (Gray, 1824: 73); va pertanto esclusa una numerazione progressiva dei rife¬ rimenti bibliografici. Nell’elenco alfabetico degli Autori il cognome dovrà essere riportato prescindendo dai prefìssi di casato (p. es. de , von ecc.) che, se presenti saranno indicati subito dopo il nome. Se di uno stesso Autore vengono citati più lavori, questi saranno elencati cronologica¬ mente. Si faranno seguire alla data di pubblicazione, nell’ordine, le lettere a, b, c, ecc. quando i lavori abbiano lo stesso anno di edizione. Le stesse lettere dovranno essere ripor¬ tate nelle citazioni nel testo. Per lavori pubblicati da più Autori, tutti gli Autori dovranno essere riportati in Bibliografìa, mentre nel testo - qualora gli Autori siano tre o più - si riporterà solo il primo con 1’aggiunta di et al. Al cognome dell’Autore seguirà l’iniziale o le iniziali del nome, quindi la data di pub¬ blicazione del lavoro, tra parentesi e punto. Nel caso di più Autori, questi saranno separati da una virgola. Il titolo del lavoro dovrà essere riportato per esteso, sottolineando le eventuali parole in corsivo. I titoli dei periodici dovranno essere riportati in corsivo (sottolineatura semplice) ed abbreviati attenendosi alla Word List of Scientifìc Periodicals, IV Ed. (1963-65). Il numero del volume sarà sottolineato con una linea semplice ed una ondulata onde sia riprodotto in grassetto; esso sarà eventualmente preceduto, tra parentesi, dal numero della serie e seguito, pure tra parentesi, da quello del fascicolo; quindi due punti e indicazione della prima e dell’ul¬ tima pagina dell’articolo, delle eventuali figure (fìgg.), tavole (tavv.), tabelle (tabb.) ed infine la città tra parentesi. Qualora il periodico sia articolato in numeri, questi saranno indicati col simbolo N°; analogamente la parte si indicherà con P., la sezione con Sez., il supplemento con Suppl. una nuova serie con N. Ser., una edizione con Ed. In ogni altro caso il riferimento dovrà essere riportato per esteso (per es. nella citazione di una tesi, di un simposio ecc.). Per i lavori non pubblicati su periodici si indicheranno dopo il titolo, nell’ordine, l’Edi¬ tore e la relativa Città; quindi dopo il punto, il numero complessivo delle pagine (pp.), le eventuali figure (figg.), tavole (tavv.), e tabelle (tabb.). Gli esempi seguenti potranno servire da guida per la compilazione della Bibliografìa: Crescenti U., Crostella A., Donzelli G. & Raffi G. (1969). Stratigrafia della serie calca¬ rea dal Lias al Miocene nella regione marchigiano-abruzzese. Mem. Soc. geol. ital. 8: 343-420, 64 fìgg., 3 tavv. (Pisa). Goodey J. B. (1963), Soil and freshwater Nematodes. Metheum and Co., London, XV + 544 pp., 298 figg. Art. 20. — Di eventuali errori e/o omissioni nella compilazione della Bibliografìa sono responsabili gli Autori delle note. La Redazione del Bollettino della Società dei Natu¬ ralisti non risponde delle opinioni scientifiche espresse dagli autori. BOLLETTINO DELLA_ SOCIETÀ DEI NATURALISTI IN NAPOLI VOLUMI XCVIII/XCIX - 1989/1990 GIANNINI EDITORE NAPOLI 1991 NORME PER LA STAMPA DI NOTE NEL BOLLETTINO DELLA SOCIETÀ DEI NATURALISTI DI NAPOLI Art. 1. — La stampa delle note è subordinata all’approvazione da parte del Comitato di Redazione che è costituito dal Presidente del Consiglio direttivo, dai quattro Consiglieri e dal Redattore delle Pubblicazioni. Il Comitato di Redazione qualora lo giudichi necessa¬ rio ha facoltà di chiedere il parere consultivo di altri, anche non soci. Art. 2. — I testi delle note devono essere consegnati al Redattore, dattiloscritti in tri¬ plice copia, nella stessa tornata o assemblea in cui vengono comunicati. Per gli allegati (figure, tavole, carte ecc.) si richiede la consegna, oltre che degli originali destinati alla Tipografìa, di una copia eliografica di tutti i disegni a china e di una seconda serie di stampa per tutte le fotografìe, con l’indicazione su ciascuna di esse della figura cui si rife¬ risce e del simbolo (numero o lettera) che ne indica la posizione nella figura stessa. Per le diapositive a colori potrà essere fornita, in luogo di una seconda copia, una stampa a colori nel formato minimo di cm 10x15. Art. 3. — Ogni anno i soci hanno diritto a 10 pagine di stampa, gratuite, o al loro equivalente, oltre a 50 estratti senza copertina. Tale diritto non è cedibile né cumulabile. Art. 4. — Con le prime bozze, la Tipografìa invierà al Redattore il preventivo di spesa per la stampa nel Bollettino e per gli estratti, questi lo comunicherà all’Autore per la parte di spesa che lo riguarda. Art. 5. — L’Autore restituirà con le prime bozze, gli originali ed il preventivo di spesa per la stampa, sottoscritto per conferma ed accettazione, indicando il numero di estratti a pagamento desiderati, l’indirizzo a cui dovrà essere fatta la spedizione e l’intesta¬ zione della fattura relativa alle spese di stampa del periodico e degli estratti. Nel caso che l’ordine provenga da un Istituto Universitario o da altro Ente, l’ordine deve essere sotto- scritto dal Direttore. Art. 6. — Modifiche ed aggiunte apportate agli originali nel corso della correzione delle bozze (correzione d’Autore), comportano un aggravio di spesa, specialmente quando richiedono la ricomposizione di lunghi tratti del testo o spostamenti neH’impaginazione. Tali spese saranno addebitate all’Autore. Art. 7. — Le bozze devono essere restituite al Redattore entro 15 giorni. Il ritardo comporta lo spostamento della nota relativa nell’ordine di stampa sul Bollettino; per questo motivo la numerazione delle pagine sarà provvisoria anche nelle ultime bozze e quella definitiva sarà apposta su esse a cura e sotto la responsabilità della Tipografìa. Art. 8. — A cura del Redattore, in calce ad ogni lavoro sarà indicata la data di accet¬ tazione da parte della Rivista. Art. 9. — Al fine di facilitare il computo dell’estensione della composizione tipogra¬ fica dei lavori è necessario che il testo venga presentato dattiloscritto in cartelle di 25 righe, ciascuna con 60 battute. Art. 10. — L’Autore indicherà in calce al dattiloscritto l’Istituto o l’Ente presso cui il lavoro è stato compiuto e l’eventuale Ente finanziatore della stampa e delle ricerche. Art. 11. — Le note saranno accompagnate da due riassunti, da cui si possa ricavare chiaramente la parte sostanziale del lavoro. Uno dei due riassunti sarà in italiano e l’altro, più ampio ed esauriente, preferibilmente in inglese. Art. 12. — Vengono ammesse alla pubblicazione sul Bollettino anche Note d’Autori non soci, purché presentate da due soci e preventivamente sottoposte per l’approvazione al Comitato di Redazione. La stampa di tali Note sarà a totale carico degli Autori. Art. 13. — I caratteri disponibili per la stampa sono i seguenti: maiuscolo : maiuscoletto ==, corsivo - , tondo; in corpo 10 e corpo 8. L’Autore potrà avanzare proposte mediante le sottolineature convenzionali prima riportate. La scelta defi¬ nitiva dei caratteri è di competenza del Redattore. ISSN 0366-2047 BOLLETTINO DELLA SOCIETÀ DEI NATURALISTI IN NAPOLI VOLUMI XCVIII/XCIX - 1989/1990 GIANNINI EDITORE NAPOLI 1991 SOCIETÀ DEI NATURALISTI IN NAPOLI VIA MEZZOCANNONE, 8 CONSIGLIO DIRETTIVO BIENNIO 1988-89 Prof. Aldo Napoletano Prof. Oreste Schettino Prof. Teresa de Cunzo Dott. Graziano Fiorito Prof. Eugenio Piscopo Prof. Amalia Tavernier Dott. Vincenzo Cutillo Prof. Pietro Battaglini Prof. Giuseppe Caputo Prof. Gennaro Corrado Prof. Enrico Franco - Presidente - Vice-Presidente - Segretario - Vice-Segretario - Tesoriere - Bibliotecario - Redattore delle pubblicazioni - Consigliere - Consigliere - Consigliere - Consigliere Ha contribuito alla stampa di questo volume il Ministero per i beni culturali ED AMBIENTALI COMITATO DI REDAZIONE DELLE PUBBLICAZIONI È costituito dal Presidente, dal Redattore delle pubblicazioni e dai quattro Consigli, ma si avvale, quando lo ritiene più opportuno, della consulenza scienti¬ fica di particolari competenti italiani o stranieri. In particolare a questo numero hanno collaborato: Pietro Battaglini, Giancarlo Carrada, Giovanni Chieffi, Vincenzo Cuomo, Francesco Dessi Fulgeri, Graziano Fiorito, Renato Funiciello, Gerardo Gustato, Mario Milone, Ugo Moncharmont. ' ; t y*i ... Boll. Soc. Natur. Napoli voi. 98-99, 1989-1990, pp. 20, figg. 5 Carta geologica della comunità montana « Fortore Beneventano ». Note illustrative ed inquadramento regionale (*) Nota del socio Franco Ortolani (**) e di Silvana Pagliuca (***) Riassunto — È stato eseguito il rilevamento geologico della Comunità Mon¬ tana « Fortore Beneventano », rappresentante una delle zone di studio, nell’am¬ bito degli scenari nazionali, del Progetto Finalizzato IPRA del CNR relativo alla marginalità di aree interne. I dati acquisiti mediante lo studio delle caratteristi¬ che stratigrafico-strutturali hanno consentito di meglio definire i rapporti geome¬ trici di alcune unità affioranti; la loro correlazione, a scala regionale, ha consen¬ tito di proporre un nuovo schema paleogeografico dei domini esterni dell’Appen- nino campano-molisano. Sono state inoltre evidenziate le relazioni esistenti tra assetto geologico, evoluzione neotettonica, morfodinamica dei versanti e margina¬ lità fisica del territorio. Abstract — A geological survey has been carried out on thè « Fortore Bene¬ ventano », wich is one of thè areas of research of thè CNR Fin. Pr. IPRA regar- ding marginai internai areas. The results, obtained through thè study of thè stratigraphic-structural characteristics, have allowed us to better determine thè geometrical relationships of some outcropping units. The correlation of such data on a regional scale has allowed us to propose a new paleogeographical scheme of thè external domains of thè Campania-Molise Apennines. The relationships bet- ween geological structure, neotectonic evolution, morphodynamic of thè slopes and physical marginality of thè territory have also become evident. Introduzione Nell'ambito del Progetto Finalizzato I.P.R.A. del CNR, relativo alla marginalità di aree interne, è stato eseguito il rilevamento geologico (*) Lavoro eseguito nell’ambito del P.F. IPRA del CNR, pubbl. n. 2287. (**) Dipartimento di Scienze della Terra dell'Università di Napoli. (***) ISPAIM - CNR, Ercolano (Napoli). 6 Franco Ortolani e Silvana Pagliuca del territorio della Comunità Montana del Fortore Beneventano, in scala 1: 25.000; l'elaborato è stato ridotto alla scala 1:50.000, come previsto dal progetto di ricerca. Lo studio eseguito ha fornito risultati del tutto originali per questo settore orientale della catena appenninica, dove i precedenti studi sono rappresentati unicamente dalla cartografia geologica in scala 1:100.000 del Servizio Geologico d'Italia (F°. 174 « Ariano Irpino », 1963; F°. 163 « Lucerà », 1968; F°. 173 « Benevento », 1969; F°. 162 « Campo¬ basso », 1970). Il rilevamento geologico ha messo in evidenza i rapporti esistenti tra assetto strutturale, fasi neotettoniche quaternarie ed evoluzione geo¬ morfologica recente; i dati acquisiti, inoltre, consentono di inquadrare la geologia dell’area nel contesto strutturale e paleogeografico regionale. Inquadramento geologico regionale Il Fortore Beneventano è localizzato nella parte nord-orientale dell'Appennino campano, tra i monti della Daunia e del Sannio (Fig. 1); esso è quindi ubicato al margine esterno della catena sudappenninica costituita, in affioramento, da varie unità stratigrafico-strutturali di età compresa tra il Cretacico inferiore ed il Pliocene medio (Ippolito et alii, 1973; D’Argenio et alii, 1986). Numerose indagini eseguite per ricerche di idrocarburi (perfora¬ zioni meccaniche e sismica profonda) hanno messo in evidenza che, nell'area in esame, lo spessore complessivo della catena è di oltre 4.000 m (Mostardini & Merlini, 1986). Le unità stratigrafico-strutturali che costituiscono la catena risul¬ tano dalla deformazione di terreni sedimentatisi in domini paleogeogra¬ fici ubicati al margine settentrionale del continente africano, ad opera di varie fasi tettoniche compressive, esplicatesi tra il Miocene ed il Pliocene, che hanno complicato gli originari rapporti geometrici delle unità paleogeografiche (Ippolito et alii, 1973; Pescatore & Ortolani, 1973; Brancaccio et alii, 1979; Ortolani, 1979; D'Argenio et alii, 1986). Nella Fig. 1, vengono illustrate le principali unità della catena e della zona di avanfossa-avampaese, affioranti nell’area di studio e nelle aree circostanti; vengono inoltre evidenziate le strutture connesse alle varie fasi tettoniche compressive (pieghe anticlinaliche e sinclinaliche, trascorrenti) succedutesi dal Miocene al Pliocene medio, nonché le de¬ formazioni quaternarie, rappresentate prevalentemente da faglie dirette a rigetto variabile. Comunità montana « Fortore beneventano » 7 Nell'area in esame, affiorano le unità più esterne della catena su¬ dappenninica, costituite prevalentemente da terreni accumulatisi nelle zone di bacino più esterne e deformati dalle fasi tettoniche esplicatesi dal Tortoniano al Pliocene. Tutte le unità stratigrafico-strutturali della catena, evidenziate in Fig. 1 tra il Matese e l’area garganica, poggiano tettonicamente sui terreni autoctoni mesozoici, terziari e pliocenici dell'avampaese pugliese (Carissimo et alii, 1963; Casnedi et alii, 1982), in seguito al graduale spostamento del fronte di accavallamento appen¬ ninico da SW verso NE, innescato da una tettonica compressiva polifa¬ sica che ha anche determinato variazioni di vergenza nelle unità pro¬ gressivamente deformate (Ortolani & Pagliuca, 1988 b). Unità stratigrafico-strutturali dell'area di studio In base ai rapporti geometrici, le principali unità stratigrafico- strutturali che si rinvengono in affioramento nel Fortore Beneventano, illustrate nella Carta Geologica allegata (Ortolani & Pagliuca, 1988 a) con numeri progressivi da 1 a 15, sono rappresentate, dall’alto verso il basso, da: — terreni quaternari (coperture eluviali, detriti di frana e di falda, alluvioni di fondovalle; n. 1, 2 e 3); — Unità di Ariano (terreni del ciclo Pliocene inferiore-medio, costituiti da sabbie, argille, arenarie e conglomerati; n. 4 e 5); — Unità di Altavilla (terreni del ciclo Tortoniano-Messiniano o Flysch di S. Bartolomeo, costituiti da arenarie, sabbie ed argille; n. 6 e 7); — Unità delle Argille Varicolori (terreni del Cretacico Superiore- Miocene inferiore, costituiti da alternanze di argille, calcareniti, marne ed arenarie; n. 10 e 1 1); — Unità Sannitica rappresentata dai terreni del Langhiano-Serravalliano (j Flysch di S. Giorgio La Molara), costituiti da arenarie, conglomerati e marne (n. 8), dai terreni dell'Aquitaniano-Langhiano ( Flysch Nurrii- dico), costituiti da arenarie quarzose con intercalazioni di marne argillose policrome (n. 12) e dai terreni del Cretacico medio Superio¬ re-Oligocene ( Flysch Rosso), costituiti da alternanze di argille, marne e calcareniti (n. 13, 1 4 e 15); — Unità Molisana rappresentata dai terreni del Miocene medio¬ superiore ( Flysch della Daunia), costituiti prevalentemente da calcare¬ niti e marne (n. 9). I depositi eluviali (n. 1) costituiscono coperture prevalentemente argillose, includenti piroclastiti rimaneggiate, che si rinvengono su 8 Franco Ortolani e Silvana Pagliuca Comunità montana « Fortore beneventano » 9 lembi sollevati di antiche superfici peneplanate (altopiani di S. Marco dei Cavoti, Decorata, Lago S. Giorgio, M.te S. Marco, S. Bartolomeo in Galdo). I detriti di frana e di falda (n. 2), prevalentemente argillosi ed inglobanti pezzame litoide eterogeneo ed eterometrico, si rinvengono in maniera diffusa nell’area in esame e particolarmente in prossimità delle formazioni più propense al dissesto e lungo i fondovalle dei fiumi Tam¬ maro, Fortore e Miscano, dove si rinvengono le alluvioni sabbioso- ghiaiose e limoso-argillose (n. 3). I terreni del ciclo Pliocene inferiore-medio (Unità di Ariano, rappre¬ sentata da sabbie, argille, arenarie e conglomerati; n. 4 e 5) risultano interessati da strutture compressive (pieghe) causate dalla fase tettonica del Pliocene medio (Ippolito et alii, 1973; Ortolani, 1979) e sono corre¬ iabili con la « Formazione di Panni e dell’Ofanto » di Crostella & Vez- zani (1964). Essi si rinvengono, con spessori variabili nell'ambito di alcune centinaia di metri, nelllrpinia e nel Sannio (Ortolani & Torre, 1981; Dazzaro et alii, 1988); in zona, risultano trasgressivi sui terreni costi¬ tuenti il Flysch Rosso dell'Unità Sannitica ed affiorano prevalentemente lungo il fondovalle del F. Miscano (Fig. 2 e sez. G-H). I terreni del ciclo Tortoniano-Messiniano ( Flysch di S. Bartolomeo, rappresentato da arenarie, argille e sabbie; n. 6 e 7) sono anch'essi Fig. 1. — Schema geologico dell’Appennino sannita 1 = terreni quaternari continentali (alluvioni di fondovalle, detriti di falda); 2 = terreni plio-quaternari marini e continentali dell'avan- fossa e dell’avampaese; 3 = terreni dell'Unità di Ariano (ciclo Plio¬ cene inferiore-medio); 4 = terreni dell’Unità di Altavilla (ciclo Torto- niano superiore-Messiniano); 5 = terreni delle Unità Irpine (ciclo Langhiano-Tortoniano); 6 = terreni dell’Unità delle Argille Varicolori (Cretacico superiore-Miocene inferiore); 7 = terreni delle Unità della Piattaforma campano-lucana (Trias superiore-Miocene inferiore); 8 = terreni dell’Unità Sannitica (Cretacico superiore-Miocene medio); 9 = terreni delle Unità della Piattaforma abruzzese-campana (Trias supe¬ riore-Miocene medio); 10 = terreni dell'Unità Molisana interna (Giu- rassico-Miocene superiore); 1 1 = terreni dell'Unità Molisana interme¬ dia (Cretacico superiore-Miocene superiore); 12 = terreni dell’avam- paese garganico (Trias superiore-Miocene medio); 13 = ubicazione dell'area di studio; 14 = principali faglie dirette quaternarie; 15 = faglia inversa; 16 = asse di sinclinale; 17 = asse di anticlinale (la freccia indica la vergenza); 18 = principali faglie trascorrenti plio- quaternarie, di tipo sinistro; 19 =: sovrascorrimento; 20 - margine orientale sepolto della catena; A-B = traccia della sezione geologica schematica di Fig. 4. 10 Franco Ortolani e Silvana Pagliuca interessati da strutture compressive plicative, relative alle fasi tettoni¬ che messiniana e pliocenica (Ortolani, 1979). Essi appartengono all’Unità di Altavilla (Ippolito et alii, 1973) e sono correlatali con la « Formazione di S. Bartolomeo » di Crostella 20 Om TEL o o o o OOOO OOO | OOOO OOOO OOOO OOOO ~i r. OOOO OOOO m -1-1- 8 12 14 15 13 Fig. 2. — Colonne stratigrafiche a = marne; b = calcareniti; c = quarzareniti; D = argille; e = arenarie; f = conglomerati; g - unità litologiche distinte nella carta geologica; h = unità stratigrafico-strutturali (A = Unità di Ariano; B = Unità di Altavilla; C = Unità delle Argille Varicolori; D = Unità Sannitica; E = Unità Molisana intermedia); i = contatto tettonico; 1 = superficie di trasgressione. & Vezzani (1964); tali terreni si rinvengono, tra l’Irpinia e la Daunia, con spessori di alcune centinaia di metri (Pescatore & Ortolani, 1973; Ortolani & Torre, 1981) e, nella parte centrale dell’area di studio, Comunità montana « Fortore beneventano » 1 1 affiorano al nucleo di una struttura sinclinalica, in trasgressione discor¬ dante sull'Unità delle Argille Varicolori e sul Flysch Rosso dell'Unità Sannitica (Fig. 2). Insieme a quest’ultimo, tali terreni si rinvengono in sovrascorri- mento sui terreni del Flysch della Daunia dell’Unità Molisana (Fig. 2 e sez. C-D). Il Flysch di S. Bartolomeo o Unità di Altavilla è pure correia¬ bile con l'« Unità di Villamaina » (Di Nocera et alii 1983), di cui in zona non affiora la parte evaporitica, relativa al ciclo Messiniano- Pliocene inferiore (Di Nocera et alii, 1976) e corrispondente alle « For¬ mazioni di Anzano e M. Castello » di Crostella & Vezzani (1964). Il Flysch di S. Bartolomeo è stato attribuito da Cocco et alii (1972) e Dazzaro et alii (1988) alla serie terrigena arenaceo-conglomeratica e marnosa del Bacino Irpino, impostatosi durante il Langhiano-Serraval- liano tra le coltri alloctone della catena e l'avanfossa miocenica (Pesca¬ tore, 1988). È nostra opinione, invece, che il Flysch di S. Bartolomeo da noi descritto in carta sia attribuibile al ciclo di sedimentazione Torto- niano-Messiniano e quindi all'Unità di Altavilla dato che, in base alle caratteristiche stratigrafiche e sedimentologiche, esso risulta, a diffe¬ renza delle « Unità Irpine », trasgressivo s.s. su di un substrato costi¬ tuito anche dai terreni del Langhiano-Tortoniano e già interessato dalla fase tettonica tortoniana (Fig. 2 e sez. C-D). I terreni che costituiscono l'Unità delle Argille Varicolori del Creta¬ cico superiore-Miocene inferiore (Ippolito et alii, 1973) sono rappresen¬ tati da alternanze di argille policrome, calcari marnosi, marne, arenarie, calcareniti (n. 10 e 11; Fig. 2 e sez. A-B, C-D e E-F) che si rinvengono nella parte centrale dell’area di studio, sovrapposti tettonicamente ai terreni del Flysch Rosso e del Flysch di S. Bartolomeo o Unità di Alta¬ villa. Questi terreni presentano analogie litologiche con i terreni del « Complesso Sicilide » di Ogniben (1969), rappresentato dalle « Argille Variegate » e dalle « Tufiti di Tusa »; a nostro avviso, i terreni che qui abbiamo denominato Argille Varicolori vanno distinte dalle « Argille Variegate » di Ogniben (1969), in quanto l’attuale posizione esterna dei terreni varicolori cartografati si accorda difficilmente con una loro pro¬ venienza da domini interni, come quella ipotizzata per il « Complesso Sicilide » di Ogniben (1969). I terreni indicati in carta con il n. 8 rappresentano il Flysch di S. Giorgio La Molara del Langhiano-Serravalliano, costituito da arena- 12 Franco Ortolani e Silvana Pagliuca rie, conglomerati e marne e che insieme al Flysch Rosso ed al Flysch Numidico è stato incluso nell'Unità Sannitica (Fig. 2), intendendo con questo termine una successione potente oltre un migliaio di metri e di età compresa tra il Cretacico medio e il Miocene medio. In zona, tra gli abitati di S. Giorgio La Molara e Molinara, tale formazione si rinviene in finestra tettonica, sottoposta al Flysch Rosso ed ai terreni delle Argille Varicolori (sez. G-H); essa è correiabile con il « Flysch di Gorgoglione » (Selli, 1962) delle Unità Irpine (Cocco et alii, 1972; Pescatore, 1988) e, per i motivi stratigrafico-sedimentologici prima descritti, non è correiabile con il « Flysch di S. Bartolomeo » di Crostella & Vezzani'(1964). I terreni indicati con il n. 12 sono rappresentati dal Flysch Numi- dico dell'Aquitaniano-Langhiano, costituito prevalentemente da quarza- reniti con intercalazioni di argille policrome, potente circa 100 m, che si rinviene in continuità di sedimentazione sul Flysch Rosso (Fig. 2); con questo, esso risulta tettonicamente sottoposto ai terreni delle Argille Varicolori e tettonicamente sovrapposto ai terreni del Flysch della Dau- nia (sez. C-D). II Flysch Numidico, riconosciuto per la prima volta nell'Appennino sannita, tra Buonalbergo ed il F. Biferno (Ortolani et alii, 1975), è stato da noi riferito, insieme al Flysch di S. Giorgio ed il Flysch Rosso, all'Unità Sannitica; tale unità è stata chiamata « Coltre Sannitica » da Selli (1962), includendo in essa Argille Varicolori e Flysch di S. Barto¬ lomeo, traslati verso l’avanfossa appenninica alla fine del Tortoniano. I terreni costituenti il Flysch Rosso del Cretacico medio Superiore-Oligocene sono stati suddivisi in carta in una parte argilloso-marnosa (n. 13), calcareo-marnosa (n. 14) e calcarea (n. 15); si tratta di alteranze di calcareniti, calciruditi, marne ed argille (Fig. 2), in cui a volte prevalgono i litotipi prevalentemente calcarei (es. membro calcareo) o quello prevalentemente argillosi (es. membro argilloso- marnoso). Questi terreni sono correlabili in parte con il « Flysch di Serra Funaro » (Crostella & Vezzani, 1964); su di essi poggiano in continuità stratigrafica i terreni quarzarenitici del Flysch Numidico e con questi risultano entrambi ricoperti tettonicamente dai terreni delle Argille Va¬ ricolori (sez. A-B). I terreni cartografati come Unità Molisana (n. 9) si rinvengono tettonicamente sottoposti ai terreni del Flysch Rosso dell'Unità Sanni- Comunità montana « Fortore beneventano » 13 tica, come si vede nel settore nord-orientale dell'area di studio (Fig. 2 e sez. C-D); la parte alta di tale unità, chiamata Flysch della Daunia di età Serravalliano-Tortoniano, è costituita prevalentemente da calcareniti e marne ed è potente alcune centinaia di metri (Ortolani & Torre, 1981). Tutta l'Unità Molisana, riconoscibile in affioramento e mediante perforazioni profonde, presenta uno spessore complessivo di circa 2.000 m (Ortolani & Torre, 1981; D'Argenio et alii , 1986); il Flysch della Daunia, costituente la sua porzione stratigrafica più elevata, è correia¬ bile con il « Flysch di Faeto » (Crostella & Vezzani, 1964), già riferito da Selli (1962) alla « Coltre Molisana » ed incluso da Dazzaro et alii (1988) nelle « Unità Irpine ». Cenni di paleogeografia ed assetto strutturale Nel precedente paragrafo sono state illustrate le principali unità affioranti nell'area di studio e si è fatto cenno ai rapporti strati- grafico-strutturali dei vari terreni che le rappresentano (Figg. 1 e 2). In particolare, è stato messo in discussione il significato paleogeo¬ grafico e l’età di alcune formazioni, quali il Flysch di S. Giorgio, Flysch di S. Bartolomeo, Flysch della Daunia, oltre che di alcune principali unità (Argille Varicolori, Unità Sannitica, Unità Molisana), molto spesso attribuite a determinati domini paleogeografici solo su basi biostratigra- fiche o correlazioni litologiche (Dazzaro et alii , 1988; Mostardini & Merlini, 1986; Servizio Geologico d'Italia, 1963; 1968; 1969; 1970). L'evoluzione paleogeografica da noi proposta per il periodo compreso tra il Miocene ed il Pliocene tiene conto anche delle conoscenze più recenti di geologia regionale, per quanto attiene i rapporti stratigrafici e l'evoluzione strutturale (Di Nocera et alii, 1976; 1983; D’Argenio et alii, 1986; Incoronato et alii, 1985; Ortolani & Pagliuca, 1988 b; Patacca et Hi, 1988; Sgrosso et alii, 1988; Sgrosso, 1986; 1988). L'area di studio è caratterizzata dall'affioramento di terreni appar¬ tenenti a domini paleogeografici individuatisi nel Mesozoico (Ippolito et alii, 1973; Brancaccio et alii, 1979; Carannante et alii, 1988) e persi¬ stiti fino al Miocene medio-superiore, periodo in cui essi vengono inten¬ samente interessati da una tettonica compressiva polifasica che perdura anche durante il Plio-Quaternario (Ortolani & Pagliuca, 1984; 1988 b, c, d; Boenzi et alii, 1988). 14 Franco Ortolani e Silvana Pagliuca I domini paleogeografici in cui si sarebbero accumulati i terreni affioranti nell'area erano rappresentati da zone di bacino più o meno 9 Bill 10 _ 11 Fig. 3. — Schema paleogeografico pre-Miocene medio 1 = bacino lagonegrese esterno; 2 = piattaforma carbonatica abruz¬ zese-campana (Matese-M. Forcuso); 3 = probabile bacino intrapiatta- forma; 4 = bacino molisano interno; 5 = piattaforma carbonatica Morrone-M. Alpi; 6 - bacino molisano intermedio; 7 = piattaforma carbonatica Maiella-Costa Molina; 8 = bacino molisano esterno; 9 = bacino ionico; 10 = piattaforma apula: 11 = probabili aree depresse con transizione a bacino. Le linee rappresentano probabili disconti¬ nuità strutturali trasversali. 1 o o . HS°o □ comunicanti e/o separati da zone di piattaforma carbonatica più o meno continue, con allungamento originario in direzione prevalente all'incirca N-S (Fig. 3). Comunità montana « Fortore beneventano » 15 In affioramento, si rinvengono solo terreni di bacino profondo {Flysch Rosso, Flysch Numidico, Flysch di S. Giorgio La Molara, Flysch della Daunia, Argille Varicolori) e di bacino di mare relativamente più basso del tipo « piggyback basins » (Ori & Friend, 1984) quali Unità di Altavilla o Flysch di S. Bartolomeo ed Unità di Ariano. I terreni di piattaforma carbonatica sono stati rinvenuti, invece, solo con varie perforazioni profonde per ricerche di idrocarburi (Fig. 4), Fig. 4. — Sezione geologica schematica a - Unità sannitica (F. Rosso, F. Numidico, F. di S. Giorgio); b - Unità della piattaforma carbonatica abruzzese-campana (Matese-M. Forcuso); c = Unità del bacino molisano interno; d = Unità della piattaforma carbonatica Morrone-M. Alpi; e = Unità del bacino moli¬ sano intermedio; f = Unità della piattaforma carbonatica Maiella- Costa Molina; g = Unità del bacino molisano esterno; h =. perfora¬ zioni profonde per ricerche di idrocarburi (CB 1 = Campobasso 1; BN 1 = Benevento 1). La traccia A-B, riportata in Fig. 1, si riferisce anche allo schema paleogeografico di Fig. 3, per le unità non affio¬ ranti. a profondità di circa 3.000-4.000 m, tettonicamente sottoposti a terreni mesozoici e terziari in facies di bacino profondo, come quelli costituenti la parte non affiorante dell'Unità Molisana, dalla Valle del F. Sangro fino alla Basilicata (sondaggi Campobasso 1, Cercemaggiore 1 e 2, Bene- vento 1 e 2, S. Arcangelo Trimonte 1, Bonito 1, M. Forcuso 1 e 2, Ciccone 1, Costa Molina 1; Carissimo et alii, 1963; Casnedi et alii, 1982; Mostardini & Merlini, 1986; Ippolito et alii, 1974). 16 Franco Ortolani e Silvana Pagliuca I terreni carbonatici di piattaforma sono riferiti a differenti domini paleogeografici (Ippolito et alii, 1973; Mostardini & Merline 1986; Sgrosso, 1986), mentre i terreni di bacino profondo rappresentano i sedimenti di aree depresse interposte alle zone di piattaforma. In particolare, per quanto riguarda questi ultimi il Flysch Numi- dico ed il Flysch Rosso dell'Unità Sannitica si sarebbero depositati nel Bacino Lagonegrese (Brancaccio et alii , 1979; Ortolani & Pagliuca, 1988 b) ed il Flysch di S. Giorgio, appartenente alla stessa unità, si sarebbe depositato nella parte assiale del Bacino Irpino (Cocco et alii, 1972; Pescatore, 1988) impostatosi in parte sulle unità della catena ed in parte sul settore più esterno del Bacino Lagonegrese, di cui l’Unità Sannitica rappresenta la deformazione tortoniana del suo margine orientale (Ortolani & Pagliuca, 1988 b). II Flysch della Daunia rappresenta la parte affiorante e più alta della successione stratigrafica dell'Unità Molisana, sedimentatasi proba¬ bilmente nel bacino Molisano che, come quello lagonegrese, ha subito notevoli deformazioni durante le fasi tettogenetiche che hanno interes¬ sato la catena sudappenninica tra il Miocene medio-superiore ed il Plio¬ cene (Ortolani & Pagliuca, 1988 b). L’Unità delle Argille Varicolori è costituita da terreni sedimentatisi ugualmente in una zona di bacino profondo, ubicata probabilmente tra una terra cristallino-metamorfica emersa ed un’area di piattaforma car- bonatica (Cocco, 1972). Per quanto riguarda i depositi terrigeni di mare poco profondo (Unità di Altavilla o Flysch di S. Bartolomeo ed Unità di Ariano), essi si sarebbero sedimentati in aree depresse individuatesi sulle coltri alloc- tone più « avanzate » della catena appenninica, cioè sul fronte esterno e riconducibili ai « piggy backbasins » di Ori & Friend (1984). In base a quanto illustrato, per l’area di studio si propone una breve ricostruzione paleogeografica estesa, per ovvi motivi, a scala re¬ gionale dal settore più interno a quello esterno della catena sudappenni¬ nica e comprensiva dei domini di piattaforma, oltre che di quelli di bacino (Figg. 3 e 4). Da ovest verso est, tra il Matese ed il Gargano (Fig. 1), è possibile individuare (Fig. 3): — zona di bacino profondo (Bacino Lagonegrese esterno) da cui, nel Tortoniano, si sarebbe originata l’Unità Sannitica rappresentata, in carta, dal Flysch di S. Giorgio La Molara, Flysch Rosso, Flysch Nu- midico (n. 8, 12, 13, 14, 15); Comunità montana « Fortore beneventano » 17 — zona di piattaforma carbonatica (Piattaforma abruzzese-campana) da cui, nel Tortoniano, si sarebbe individuata l'Unità Matese-M. For- cuso, non affiorante in zona; — zona di bacino profondo (Bacino Molisano interno) da cui, nel Messi- niano, si sarebbe originata un'unità, non affiorante in zona, ma rico¬ nosciuta in aree limitrofe, in finestra tettonica al di sotto dell’Unità Sannitica, tra gli abitati di Decorata e Colle Sannita, lungo la valle del T. Tammarecchia; — zona di piattaforma carbonatica (Piattaforma abruzzese-campana) da cui, nel Messiniano, si sarebbe originata l'unità omonima, non affio¬ rante in zona; — zona di bacino profondo (Bacino Molisano intermedio) in cui, fino al Messiniano, si sarebbero accumulati i terreni riferiti al Flysch della Daunia dell'Unità Molisana, distinto in carta con il n. 9; — zona di piattaforma carbonatica (Piattaforma Maiella-Costa Molina) da cui, nel Pliocene inferiore, si sarebbe individuata l'unità omonima, non affiorante in zona; — zona di bacino profondo (Bacino Molisano esterno), i cui terreni affiorano a nord dell’area in esame, tra il F. Biferno ed il F. Sangro; — zona di piattaforma carbonatica (Piattaforma apula) non affiorante in zona. I rapporti geometrici stratigrafici e tettonici e l’età dei vari terreni affioranti mettono in evidenza che le fasi compressive principali ben rappresentate sono relative al Tortoniano, Messiniano, Pliocene e Qua¬ ternario (Figg. 1 e 4). Alla fase tortoniana, sono riferibili il ripiegamento dell'Unità San¬ nitica, con conseguente sovrascorrimento del Flysch Rosso (n. 13, 14 e 15) sulla formazione di S. Giorgio La Molara (n. 8) ed il generale acca¬ vallamento tettonico delle Argille Varicolori (n. 10 e 11) su queste unità deformate. Alla fase messiniana è riferibile il sovrascorrimento delle unità deformate dalla fase precedente e dei sovrastanti terreni, depostisi in trasgressione discordante tra il Tortoniano ed il Messiniano (Unità di Altavilla o Flysch di S. Bartolomeo; n. 6 e 7), sui terreni del bacino molisano interno ed intermedio rappresentati, rispettivamente, dai de¬ positi terrigeni e calcareo-terrigeni affioranti in finestra tettonica lungo la valle del T. Tammarecchia (poco a NW dell’area rilevata) e dal Flysch della Daunia (n. 9). 18 Franco Ortolani e Silvana Pagliuca 7 /' a Ah ^3^ X7" c d « e f Fig. 5 — Distribuzione regionale della paleosuperficie di abrasione marina a = superficie di abrasione marina individuatasi tra il Pliocene supe¬ riore ed il Pleistocene inferiore; b = quote dello spartiacque appenni¬ nico; c = margine orientale sepolto della catena; d = principali faglie dirette quaternarie orientate SW-NE; e = principali faglie tra¬ scorrenti plio-quaternarie di tipo sinistro; f = ubicazione dell’area di studio. In tale periodo, si individuano anche le principali strutture plica- tive cartografate (anticlinale dei Monti del Sannio, tra Buonalbergo e M.te S. Marco - Cercemaggiore, e sinclinale deH'alta-media valle del F. Fortore (Fig. 1 e Carta Geologica allegata); tali strutture, molto proba- Comunità montana « Fortore beneventano » 19 bilmente, hanno controllato anche le successive deformazioni relative alle fasi tettoniche plioceniche che hanno deformato i terreni dell'Unità di Ariano (n. 4 e 5 della Carta Geologica ^allegata) costituendo, fino al Quaternario, degli alti e bassi strutturali che hanno condizionato l’evo¬ luzione geomorfologica fino all'Attuale. Gli effetti della tettonica alto-pliocenica e quaternaria sono ampia¬ mente rappresentati in tutta l'area rilevata; in particolare, è stata evi¬ denziata la presenza di una paleosuperficie sommitale di erosione che, per la sua estensione areale e distribuzione regionale, è stata conside¬ rata l’effetto dell’abrasione marina esplicatasi, lungo la fascia esterna della catena, tra il Pliocene superiore (cioè dopo l'ultima fase tettonica traslativa della catena) ed il Pleistocene inferiore (Ortolani & Pagliuca, 1988 c, d); (Fig. 5). Tale paleosuperficie, i cui lembi peneplanati e sollevati sono rap¬ presentati in zona come altopiani sommitali (su cui si rinvengono i terreni prevalentemente argillosi, cartografati con il n. 1), costituisce un elemento morfologico guida per la ricostruzione delle dislocazioni tetto¬ niche che hanno interessato il settore orientale della catena sudappenni¬ nica da circa 700.000 anni fa (Ortolani & Pagliuca, 1988 c, d). Dal Pleistocene inferiore, infatti, si è verificato un marcato solleva¬ mento regionale lungo il margine esterno della catena, dal Molise alla Calabria, a quote variabili da 650 m ad oltre 1500 m, che ha dislocato la paleosuperficie sommitale in alti e bassi strutturali, mediante faglie dirette superficiali a rigetto variabile localmente (v. Carta Geologica allegata). Tali faglie delimitano blocchi differentemente sollevati e ruotati che hanno condizionato l'attuale morfodinamica fluviale e di versante ed in particolare l’organizzazione dei reticoli fluviali principali e secon¬ dari conseguenti ed i vari fenomeni franosi (Ortolani & Pagliuca, 1988 c, d); questa attività ha controllato l’estensione dei depositi alluvionali, cartografati con il n. 3, e la diffusione areale dei detriti di frana e di falda, cartografati con il n. 2. Gli effetti di questa tettonica plio-quaternaria sono evidenti, oltre che nell'area rilevata, anche in zone limitrofe lungo il margine esterno della catena sudappenninica (Boenzi et alii, 1988). Conclusioni Il rilevamento geologico eseguito ha consentito di evidenziare i principali rapporti stratigrafici e strutturali delle varie unità che costi- 20 Franco Ortolani e Silvana Pagliuca tuiscono il settore orientale della catena sudappenninica e di avanzare ipotesi sulla loro correlazione, a scala regionale, con altre unità studiate nelle zone circostanti. Sono stati rivisitati, inoltre, gli schemi paleogeografici e le fasi deformative che hanno interessato i domini esterni e da cui si sono originate le unità stratigrafico-strutturali cartografate (Ortolani & Pa¬ gliuca, 1988 a, b). In particolare, queste ultime vengono fatte derivare dalle fasi tetto¬ genetiche esplicatesi tra il Tortoniano-Messiniano ed il Messiniano- Pliocene medio. Le prime hanno determinato la deformazione dei terreni sedimenta¬ tisi al margine esterno del Bacino Lagonegrese e nel Bacino Molisano interno ed intermedio costituenti, rispettivamente, l'Unità Sannitica e l’Unità Molisana (Figg. 3 e 4), mentre le seconde hanno causato la deformazione dei terreni accumulatisi in bacini poco profondi, impo¬ stati sulle unità precedentemente deformate come « piggyback basins » (Ori & Friend, 1984) e rappresentati, in carta, dall’Unità di Altavilla (Flysch di S. Bartolomeo) e dall’Unità di Ariano. Le successive fasi tettoniche plio-quaternarie hanno determinato l’assetto morfostrutturale attuale, condizionando l’organizzazione dei re¬ ticoli fluviali e l’evoluzione dei versanti; si fa presente che i vistosi fenomeni franosi, attivi e di vario tipo, costituiscono un elemento deter¬ minante nella marginalità fisica dell'area in esame (Buondonno et alìi, 1987, 1988). Questa generale instabilità è imputabile al recente sollevamento subito dall'area a scala regionale, dal Molise alla Calabria lungo il margine esterno della catena sudappenninica, per cui le zone sollevate non risultano ancora raccordate con gli attuali livelli di base ed i reti¬ coli fluviali non ancora ben gerarchizzati. Il sollevamento di questo settore di catena, in cui è ubicata l’area di studio, è stato messo in relazione ad un persistente regime tettonico compressivo profondo che interessa il basamento e che, in superficie, è caratterizzato da faglie prevalentemente di tipo distensivo (Ortolani & Pagliuca, 1984; 1988 b, d). Comunità montana « Fortore beneventano » 2 1 BIBLIOGRAFIA Boenzi F., Ciaranfi N., Loiacono F., Pennetta L., 1988 - Considerazione sull'evolu¬ zione morfostrutturale plio-quaternaria di un tratto del margine orientale dell Appennino Lucano. Atti 74° Congr. Naz. Soc. Geol. It., Sorrento (NA). 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Presentata nella tornata del 27 gennaio 1989 Accettata il 27 luglio 1989 Boll. Soc. Natur. Napoli voi. 98-99, 1989-1990, pp. 16, figg. 3 Studi sugli equilibri chimici e sui minerali di neoformazione nell'interazione H20 - Leucite (**) Nota dei soci Enrico Franco (*), Carmela Petti (*), Damiano Stanzione(*) e di Maria Rosaria Ghiara (*) e Anna Marchetiello(*) Riassunto — Lo studio sperimentale dei processi di interazione tra fluidi acquosi e solidi cristallini ha consentito di individuare la successione dei mecca¬ nismi geochimici operanti durante l’interazione del minerale con la soluzione e di prevedere il percorso seguito dalla reazione durante l’evoluzione del sistema. L’alterazione idrotermale in ambiente chiuso della leucite dei vulcani di Rocca- monfina e del Somma-Vesuvio ha portato ad un incremento degli elementi alca¬ lini e alcalino terrosi, della silice e dell'alluminio nella soluzione di contatto durante le prime fasi dell’interazione. Il processo di trasferimento degli ioni è continuato nel tempo portando alla formazione di diversi ioni complessi e alla neoformazione di minerali metastabili quali una fase micacea, analcite e phillip- site. Tale sequenza di cristallizzazione è stata condizionata dalle variazioni dei valori del pH che controllano la formazione delle specie degli ioni complessi dell'alluminio. Con l’ausilio dei diagrammi di attività, opportunamente modifi¬ cati, si è potuto ipotizzare che il sistema H20-Leucite a 200° centigradi e alla pressione autogena di 16.2 bars, evolve verso uno stadio finale termodinamica¬ mente stabile in cui il K-feldspato è in equilibrio con la soluzione. Abstract — A number of experiments bave been performed in which leucite from volcanoes Roccamonfina and Somma-Vesuvio was made to react with deio- nized water at autogenous pressure and temperature of 200°C. The experiments have been carried out trying to simulate thè conditions present in geothermal fields. Silica, aluminium and alkaline ions increase with consequent increase of pH, compared with their percentage in thè intial solution. This process determi- nes favourable conditions to thè formation of phillipsite, analcite and montmoril- (*) Dipartimento di Scienze della Terra, Università degli Studi di Napoli, via Mezzocannone 8, 80134 Napoli. (**) Lavoro eseguito con il contributo del CNR, contributo n. 89.358.05. 26 E. Franco, M.R. Ghiara, A. Marchetiello, C. Petti, D. Stanzione lonite. The high values recorded in thè solution already in thè first hours of thè interaction process made it possible for thè ionie species [Al (OH)6T3 to prevail, thus favouring thè crystallization of phyllosilicates. The assemblage of thè altera- tion minerals formed during thè experiments is similar to that calculated for thè equilibrium with geothermal water in a System like K2O-AI2O3-SÌO2-H2O. Introduzione Per una dettagliata ricostruzione dei processi geochimici ope¬ ranti nell’interazione H20-roccia, e per una rigorosa modellizzazione dei meccanismi genetici che portano alla neoformazione di zeoliti e minerali argillosi, sono state eseguite indagini di laboratorio su cristalli di leu¬ cite, minerale molto diffuso nelle rocce vulcaniche quaternarie della Provincia Comagmatica Romana. Lo studio sull'interazione H20-leucite, tendente ad approfondire le conoscenze sulla iniziale alterazione idro¬ termale di questo minerale in ambiente chiuso, è stato affrontato con l'utilizzo di metodologie geochimiche e mineralogiche tali da consentire il riconoscimento delle cinetiche di reazione operanti nel sistema solido¬ liquido, di definirne i parametri fisici e chimici e di seguirne l'evolu¬ zione nel tempo. La leucite è un minerale facilmente alterabile negli ambienti superficiali e molto spesso in natura si osservano pseudomor- fosi di analcite o di minerali argillosi su leucite. In particolare per le leuciti di Roccamonfina sono molto frequenti le pseudomorfosi di hal- loysite su leucite accompagnate o meno da analcite (Franco, 1962). La formazione di minerali argillosi di tipo caolinitico si ha, infatti, in ambiente aperto e, in condizioni di buon drenaggio in quanto a pH leggermente acido prevale lo ione Al[(H20)6]3" e quindi un aumento del rapporto Al/V/Alw (Stanzione et ai, 1987; Merino et ai, 1989). Metodi sperimentali Le esperienze sono state condotte su macrocristalli di leucite provenienti dalle lave dei vulcani di Roccamonfina e del Somma- Vesuvio. I cristalli sono stati previamente ridotti in polvere e depurati me¬ diante separazione magnetica e con i liquidi a densità nota. Le polveri ottenute, suddivise nelle granulometrie 250, 125 e 38 firn per la leucite del Roccamonfina e 53 e 38 /x m per la leucite del Vesuvio, sono state poste a reagire con acqua deionizzata con un rapporto solido/liquido di Studi sugli equilibri chimici e sui minerali di neoformazione 27 1/10 alla temperatura di 200°C in autoclavi di bronzo teflonate interna¬ mente e tenute in agitazione in stufe termostatate per tempi compresi tra 24 e 1176 ore. La pressione corrispondente alla temperatura delle esperienze è stata di 16.2 bar. La composizione delle due leuciti e dei fluidi di contatto è stata determinata in spettrofotometria di assorbimento atomico (Na, K, Al, Mg, e Ca errore analitico 4%, Perkin Elmer mod. 370) e in colorimetria (Si02, errore analitico 8%). Le misure del pH sono state effettuate a temperatura di 20° C con Phametro mod. pH125 B&C eletronics (errore 2%). Il solido è stato analizzato ai raggi X con diffrattometro Philips PW-1730 rad. Cuk a ed al microscopio elettronico a scansione mod. Ste- reoscan Cambridge 250. Risultati analitici e discussione In tab. 1 sono riportate le analisi chimiche delle leuciti del vulcano di Roccamonfina (località Campagnola) e del Somma-Vesuvio (località Boccia al Mauro) le cui composizioni rientrano nel campo delle leuciti naturali, con un rapporto Si/Al molto vicino a 2/1 (Deer et al. 1963) e rapporti K/Na rispettivamente di 88.6/7.1 e 85.0/8.8. I risultati analitici ottenuti per le soluzioni di contatto e i dati diffrattometrici per il solido nei vari esperimenti idrotermali sono riportati in tab. 2, 3 e 4 e rappresentati graficamente in figura 1 A-B. Le principali osservazioni che emergono sono le seguenti: — Incrementi di pH per tempi crescenti sia nelle soluzioni di con¬ tatto con la leucite del Roccamonfina sia in quelle con la leucite del Somma-Vesuvio. In particolare, in queste ultime esperienze, nelle prime ore di interazione (fig. 1B) dopo un iniziale e rapido aumento dei valori del pH si ha un abbassamento per entrambe le granulometrie conside¬ rate. Tuttavia dopo 48 ore di interazione si ha nuovamente un aumento fino al termine degli esperimenti. Anche per le leuciti del Roccamonfina (Fig. 1A) le soluzioni di contatto presentano tale comportamento ma per tempi di interazione maggiori. — I contenuti in silice nelle soluzioni di contatto hanno andamenti variabili in funzione sia della granulometria sia della composizione chi¬ mica delle leuciti stesse (fig. 1 A-B). Anche le concentrazioni degli alcali sembrano influenzate dal loro rapporto iniziale nelle leuciti. Infatti, il maggior contenuto in potassio delle leuciti del Roccamonfina favorisce nel tempo un arricchimento di tale ione nelle soluzioni di contatto 28 E. Franco, M.R. Ghiara, A. Marchetiello, C. Petti, D. Stanzione TABELLA 1 Analisi chimiche delle leuciti dei vulcani di Roccamonfina (a) e del Somma-Vesuvio (b). Il calcolo della formula delle leuciti è stato effettuato sulle analisi normalizzate a contenuto di H20 = O (a’) (b'). (a) (a’) b (b') % % % % Si02 54.25 54.91 55.50 55.82 ai2o3 23.45 23.74 22.53 22.66 Fe203 0.92 0.93 0.31 0.31 MgO 0.02 0.02 0.25 0.25 CaO 0.14 0.14 1.19 1.20 Na20 1.00 1.01 1.25 1.26 k2o 19.02 19.25 18.40 18.50 h2ct 0.98 - 0.49 - Totale 99.78 100.00 99.92 100.00 Numero ossigeni Si = 6 1.981 2.009 Al 1.010 0.961 Fe 0.025 0.008 Mg 0.001 0.013 Ca 0.005 0.046 Na 0.071 0.088 K 0.886 0.850 Al/Na + K = 1.05 1.02 mentre il maggior contenuto in sodio nelle leuciti del Somma-Vesuvio sembra favorire un maggiore contenuto di analcite (tab. 4b). L'anda¬ mento dei valori di Al203 sembra reiazionabile al diverso rapporto Al/Na + K + Ca nelle leuciti considerate (tab. 1). Infatti mentre nelle soluzioni di contatto con la leucite del Roccamonfina i contenuti in alluminio aumentano con i tempi di interazione, in quelle con la leucite del Somma-Vesuvio si registra un incremento nelle prime ore di intera¬ zione per poi rimanere pressocché costante. Dalle analisi diffrattometri- che è emerso che, in tutte le esperienze effettuate si ha, come prima fase neoformata, la cristallizzazione di un minerale di tipo micaceo (tab. 4a-b), segue la nucleazione di analcite che dopo 168 ore di interazione appare ben cristallizzata e raggiunge generalmente la massima concen¬ trazione nell'intervallo 840-1008 ore. A B soluzioni di contatto in funzione del tempo e a differenti granulometrie (a) leucite Roccamonfina a250 pm, 0125 pm, • 38 pm; (b) leucite Somma- Vesuvio A53 pm, • 38 pm. 30 E. Franco, M.R. Ghiara, A. Marchetiello, C. Petti, D. Stanzione TABELLA 2 Composizione chimica e variazione del pH delle soluzioni di contatto ottenute dalla interazione H20 - a leucite di Roccamonfina. 1 = 250p,m b = 1 25p.m ; valori sono espressi in c = 38[jim. PPm. Tempo (ore) Na K Ca Mg Si02 Al pH 24 66.3 37.5 0.10 0.31 171.3 37.5 8.5 48 24.4 51.3 0.04 0.26 163.3 94.3 8.9 168 37.5 97.5 0.18 0.52 170.9 119.0 8.8 336 78.0 200.0 0.23 1.11 290.1 213.2 8.6 a) 504 74.9 210.0 0.31 1.25 276.5 147.2 8.8 672 60.8 218.0 0.39 1.55 282.7 234.7 9.1 840 54.2 248.0 0.28 1.80 201.6 196.8 9.1 1008 58.7 241.6 0.18 1.41 261.5 280.0 9.1 1176 40.8 275.0 0.23 1.58 283.8 429.7 9.9 24 54.2 90.1 0.29 0.43 186.1 88.2 9.7 48 22.5 108.0 0.17 0.99 142.3 121.6 8.7 168 35.8 167.1 0.22 2.37 211.8 250.1 8.1 336 109.0 240.0 0.75 2.70 237.6 198.0 8.7 b) 504 140.0 375.1 0.67 3.40 239.8 245.0 9.9 672 125.0 425.0 0.70 4.07 309.6 250.0 9.7 840 114.0 300.2 0.62 3.75 250.0 350.0 10.3 1008 126.5 640.1 0.70 3.31 220.2 389.5 10.0 1176 132.5 650.2 0.76 3.29 221.9 410.7 10.6 24 36.5 140.1 2.87 0.54- 280.8 88.2 8.1 48 35.0 145.0 7.19 0.71 292.0 131.2 8.4 168 35.8 138.2 2.37 1.60 577.6 161.6 7.7 336 41.6 233.0 4.03 3.30 386.1 221.8 10.3 c) 504 66.0 258.0 5.40 3.50 420.0 214.5 10.1 672 105.0 390.1 5.94 5.33 442.8 453.0 10.2 840 90.0 280.0 5.05 4.20 380.0 420.0 9.8 1008 96.5 600.0 6.36 3.50 460.0 386.0 9.8 1176 107.5 740.1 6.20 4.24 460.0 483.0 10.5 Studi sugli equilibri chimici e sui minerali di neoformazione 31 Per meglio seguire l'evoluzione nel tempo delle fasi di neoforma¬ zione, alcune esperienze sono state protratte sino ad un massimo di 2688 ore e sul solido sono state effettuate indagini ai raggi X. Dall'e¬ same dei diffrattogrammi è emerso che l'analcite, al proseguire dell’in¬ terazione, tende a scomparire e si osserva un inizio di cristallizzazione della phillipsite. TABELLA 3 Composizione chimica e variazione del pH delle soluzioni di contatto ottenute dalla interazione H20 - leucite del Somma-Vesuvio. I valori sono espressi in ppm. a = 53pm b = 38pm. Tempo (ore) Na K Ca Mg Si02 Al pH 24 41.7 171.6 0.19 0.14 273.8 186.2 48 100.0 152.0 8.80 0.72 425.7 189.0 7.5 168 90.0 161.0 7.15 0.99 451.4 167.7 9.0 336 140.2 283.3 3.96 1.49 458.9 189.2 8.0 a) 504 130.1 278.2 2.70 2.40 363.7 197.5 9.5 672 110.3 . 82.5 3.08 0.80 378.6 203.4 9.2 840 87.0 198.1 3.48 0.72 296.3 196.6 10.0 1008 112.2 198.1 3.39 0.62 338.0 196.6 10.0 1176 130.1 261.6 5.50 7.00 620.4 177.4 10.5 24 56.3 163.3 3.71 0.36 231.0 64.4 48 54.4 121.0 6.71 0.61 255.9 84.4 7.3 168 55.0 175.0 7.03 0.97 108.0 75.3 7.6 336 71.8 225.0 3.52 0.90 175.0 49.8 8.0 b) 504 64.8 151.0 2.94 0.98 243.6 . 33.5 8.7 672 134.6 253.3 2.50 1.28 161.5 59.8 9.5 840 45.1 136.2 2.97 1.00 232.9 51.3 8.7 1008 48.0 344.4 4.31 1.16 194.4 86.5 9.8 1176 55.0 439.4 5.25 2.13 333.5 88.8 10.2 Durante l’interazione H20-leucite, la dissoluzione del minerale è risultata piuttosto lenta e graduale, contrariamente a quanto visto nelle esperienze condotte su vetri vulcanici (Stanzione et al, 1984; Franco e t al, 1985; Stanzione et al, 1986). Nel processo di alterazione i metalli alcalini sono stati partizionati da processi che includono dissoluzione, scambi interfacciali minerale- 32 E. Franco, M.R. Ghiara, A. Marchetiello, C. Petti, D. Stanziane TABELLA 4 Distribuzione, in funzione del tempo di interazione, delle fasi secondarie formatesi nei sistemi acqua deionizzata-leucite del vulcano di Roccamonfina (a) e acqua deionizza- ta-leucite del Somma-Vesuvio (b) al variare della granulometria. FM: fase micacea; An: analcite; Ph: phillipsite. Tempo FM An Ph FM An Ph FM An Ph 24 (*) ■ - - (*) - - (*) - - 48 (*) (*) - (*) (*) - (*) ’(*) - 168 * (*) - * (*) - * * - 336 * * - * k - * * - 504 - ** - k - - * - 672 - kk - - kkk - - ** - 840 - kkk - - kkk - - * - 1008 - *** - - k - - * - 1176 - kkk - - k - - * - (a) 1344 - k - - k - - ** - 1512 - (*) - - (*) - - ** - 1680 - - - - (*) - - ** - 1848 - - - - (*) - - (*) - 2016 - - - - (*) - - (*) (*) 2184 - - - - - - (*) (*) 2352 - - - - - - - (*) k 2520 - - - - - - - (*) k 250 [xm 125 firn 38 pm 24 (*) - - (*) (*) - 48 k - - * (*) - 168 •k - - * ** - 336 k (*) - * ** - 504 - ** - - * ** - 672 - ** - - ** * - 840 - kkk - - *** - 1008 - kk - ** - 1176 - k - - ** - 1344 - k - - ** - (b) 1512 - kk - - ** - 1680 - k - - * - 1848 - k - - * - 2016 - k - - k (*) 2184 - (*) - - k (*) 2352 - - - - (*) k 2688 - (*) - (*) k 53 [im 38 \xm Studi sugli equilibri chimici e sui minerali di neoformazione 33 soluzione e precipitazione di fasi secondarie (Kronberg et al. , 1987). L'alterazione è infatti proseguita con la continua dissoluzione del mine¬ rale primario come si evince dal generale aumento degli ioni considerati e si sono raggiunte condizioni di sovrassaturazione tali da consentire la nucleazione di nuove fasi. In particolare già nelle prime ore di interazione si è avuta la com¬ parsa, anche se in quantità molto limitate, di un fillosilicato di tipo micaceo inglobante potassio come evidenziato dai più bassi valori del rapporto K/Na. La cristallizzazione di tale fase è stata favorita dal più basso valore del rapporto Al/v/Alv/ in conseguenza della diminuzione dei valori del pH (fig. 1) dovuta all'idrolisi deH’alluminio (De Kimpe 1967, 1976; Grubb 1969; De Kimpe et al, 1961, 1964; De Jong et al, 1983; De Kimpe e Kodama 1984). Strettamente connessa alle variazioni del pH è stata anche la formazione delle successive fasi. Infatti, in soluzione acquosa, per bassi valori di pH la specie ionica dominante deH'alluminio è Al[(H20)6p3 in cui lo ione alluminio è coordinato ettaedricamente da sei dipoli d'acqua (Cotton e Wilkinson, 1962) con ì'aumentare dei valori del pH alcuni dei dipoli perdono uno ione idro¬ geno e gli ioni ossidrili vengono maggiormente attratti dallo ione allumi¬ nio interno determinandosi una riduzione del raggio ionico effettivo, con conseguente cambiamento del numero di coordinazione (Cotton e Wilkinson, 1962) e la specie ionica dominante diventa Al(OH)4]_ (Me¬ rino et al, 1989) favorendo, quindi, la formazione di tectosilicati ed in particolare di zeoliti. In accordo con tale meccanismo minerogenetico, nelle nostre esperienze, si è avuta la cristallizzazione di analcite e di phillipsite per tempi di reazione crescenti. La formazione della analcite è stata anche favorita dalla presenza del sodio nella soluzione, infatti, tale ione presente nella struttura della leucite in sostituzione del potas¬ sio, è stato facilmente rimosso passando, in tempi brevi, nel liquido di contatto favorendo la tetracoordinazione deH'alluminio più dello ione K^ (De Jong et al, 1983). Questa fase, nelle nostre esperienze, è stata rinvenuta soltanto come pseudomorfosi su leucite a differenza di quanto si era verificato nelle esperienze con i vetri vulcanici in cui precipitava direttamente dalla soluzione (Franco et al, 1985; Stanzione et al, 1986). Pur protraendo le esperienze per tempi maggiori il sistema non ha mai raggiunto condizioni di equilibrio, si è quindi, ritenuto oppor¬ tuno ricorrere all’ausilio dei diagrammi di attività logaritmica per riu¬ scire a prevedere quale evoluzione avrebbe avuto il sistema H20-leucite nel tempo. 34 E. Franco, M.R. Ghiara, A. Marchetiello, C. Petti, D. Stanziane Diagrammi di attività Lo studio dei diagrammi di attività logaritmica (Hemley, 1964; Helgeson, 1967) ampiamente utilizzati per consentire una migliore in- log aHq Si04 = - 2.35 Fig. 2. - Diagramma di attività logaritmica per il sistema K20-Na20-Al203-Si02"H20 a 200° C e pressione autigena. I punti rappresentano le composizioni delle soluzioni che hanno interagito con la leucite in funzione del tempo (tabelle 2 e 3). terpretazione dei dati sperimentali, può fornire un valido aiuto per comprendere quali minerali hanno reagito con i fluidi acquosi e fornire informazioni sull’evoluzione del sistema (Nesbitt e Young, 1984). Studi sugli equilibri chimici e sui minerali di neoformazione 35 Non essendo disponibili in letteratura, diagrammi di attività loga¬ ritmica in cui siano stati riportati i campi di stabilità delle fasi allumo- silicatiche presenti nelle nostre esperienze, è stato necessario effettuare parziali modifiche dei diagrammi relativi ai sistemi Na20-K20-Al203- Si02-H20 (Helgeson et al, 1969) e K20-Al203-Si02-H20 (Garrels e Christ, 1965) a 200° C. Le costanti termodinamiche utilizzate (tab. 5) TABELLA 5 Tabella delle costanti termodinamiche utilizzate per la costruzione dei diagrammi di attività. Minerali AH°f kj AG°f kj S° Jdeg (es) Al2Si05(0H)4 -4098.6 -3778.2 202.9 (Naumob et al., 1974) KA13SìO3O10(OH)2 -5972.3 -5591.1 287.7 (Helgeson et al., 1978) K+aq -256.4 -283.3 102.5 (Wagman et al., 1982) Al(OH)3 -1293.3 -1155.1 102.5 (Wagman et al., 1982) kaisì2o6 -3034.2 -2871.4 200 (Wagman et al., 1982) KSi6Al6Si14.15H20 -22563.16 — 64.84 (Lalglesia et al., 1986) KAl3Si3Og -3968.1 -3742.9 214.2 (Wagman et al., 1982) H2Oi -285.8 -237.2 69.9 (Rossini et al., 1952) H4Sì4 -1468.6 -1316.6 180 (Wagman et al., 1982) Na+aq -240.1 261.9 59 (Wagman et al., 1982) Na0.33A12.33Si3.67°10(°H)2 -5718.8 -5346.1 262.8 (Helgeson, 1969) NaAlSi3Og -3935.1 -3711.5 207.4 (Wagman et al., 1982) NaAlSi206.H20 -3300.8 -3082.6 234.3 (Wagman et al., 1982) per delimitare i campi di stabilità corrispondono a fasi ideali in cui sono stati trascurati gli effetti di variazione composizionali, sostituzio- nali e di disordine strutturale (Giggenbach, 1981). I punti rappresenta¬ tivi delle soluzioni di contatto, plottati nei diagrammi realizzati, cadono nei campi di stabilità delle, varie fasi o lungo le linee di separazione, indicando che il sistema H20-leucite evolve secondo le seguenti rea¬ zioni: 3 Le + 6H20 + 2H + - IMu + 2K+ + 3H4Si04 lLc + IMu + 2Na+ + 6H20 = 2Anl + 2Al(OH)3 + H3Si04 + 2K+ 6 Le + lAnl + 15H20 + 1H+ + = IPh + lNa+ + 1A1(0H)3 36 E. Franco, M.R. Ghiara, A. Marchetiello, C. Petti, D. S funzione Il fluido acquoso che ha interagito con le leuciti risulta nelle prime ore in equilibrio con una fase micacea tipo moscovite, successivamente la composizione del fluido si sposta verso la linea che separa i campi di Fig. 3. - Diagramma di attività logaritmica per il sistema K2O-AI2O3-SÌO2-H2O a 200° C e pressione autigena. I punti rappresentano le composizioni delle solu¬ zioni che hanno interagito con la leucite in funzione del tempo. stabilità della leucite e dell’analcite indicando nuove condizioni di equi¬ librio. Infine, la soluzione di contatto raggiunge una composizione che consente la cristallizzazione di phillipsite e l'equilibrio raggiunto è ben visibile nel diagramma di fig. 2. Dall’andamento generale dei punti si Studi sugli equilibri chimici e sui minerali di neoformazione 37 osserva che la soluzione tende all'equilibrio con il K-feldspato secondo la reazione ILc + IPh + 5H4Si04 = 7K-feld + 25H20 Conclusioni Le fasi secondarie che si sono formate durante l’iniziale altera¬ zione della leucite, riflettono la chimica del fluido di contatto. Infatti, la continua dissoluzione della fase cristallina, in funzione del tempo e della granulometria, ha comportato un generale aumento degli ioni in solu¬ zione sino a raggiungere condizioni di sovrassaturazione tali da consen¬ tire la nucleazione di nuove fasi. In particolare l’idrolisi dell'alluminio ha favorito nelle prime ore un più basso rapporto Al/v/Alv/ consentendo la formazione di un fillosilicato di tipo micaceo che successivamente è stato riassorbito. I valori del pH hanno controllato anche la neoforma¬ zione delle altre fasi, infatti, con il procedere dell'interazione aumenta il valore del rapporto Al/v/Alv/ e la specie ionica dominante deH'alluminio diventa [Al(OH)4]_ che consente la formazione di analcite e, per tempi di interazione più lunghi, di phillipsite. L'evoluzione del sistema H20-leucite ben delineata nei diagrammi di attività logaritmica da noi utilizzati mostra che il liquido di contatto, coerentemente con i dati sperimentali, risulta, nelle prime ore di intera¬ zione, in equilibrio con una fase micacea tipo muscovite poi si sposta verso il campo dell'analcite e infine raggiunge una composizione che ha consentito la cristallizzazione di phillipsite. L'andamento generale evolu¬ tivo chiaramente tende verso l’equilibrio con il K-feldspato. I dati speri¬ mentali indicano quindi che il sistema chiuso H20-leucite a 200°C e a pressione autogena evolve da uno stadio iniziale ad uno finale stabile attraverso una serie di stadi intermedi metastabili (fase micacea, anal¬ cite e phillipsite) la cui instabilità termodinamica diminuisce con il procedere della reazione. 38 E. Franco, M.R. Ghiara, A. Marchetiello, C. Petti, D. S funzione BIBLIOGRAFIA Cotton F.A. e Wilkinson G., 1962 - Advanced inorganic chemistry, Wiley, New York. 959. Der W.A., Howie R.A. e Zussman J., 1963 - Rock forming minerals. IV, Longmans. London: 435. De Jong B.H.W.S., Schramm C.M. e Parziale V.E., 1983 - Polimerization of thè silicate and aluminate tetraedra in glasses, melts, and aqueous solution - IV aluminum coordinationin glasses and aqueous solution and comments on thè aluminum avoidance principle. Geochim. Cosmochim. Acta, 47: 1223-1236. 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Riassunto — Questo lavoro, basato sullo studio geochimico delle vulcaniti affioranti nei Campi Flegrei, porta un contributo alla verifica dei meccanismi proposti per l’evoluzione del magma flegreo. In particolare viene discussa l'ipo¬ tesi formulata dai vari autori secondo la quale l’evoluzione delle vulcaniti flegree sarebbe stata controllata principalmente dalla cristallizzazione frazionata in un’u¬ nica camera magmatica omogenea. A tale scopo, su un numero elevato di cam¬ pioni, tutti appartenenti all'attività post Tufo Giallo Napoletano, sono state ese¬ guite determinazioni dei contenuti degli elementi maggiori e in tracce (V, Zn, Ni, Co, Cr, Li, La, Ce, Rb, Nb, Zr, Y, Sr, Pb, Ba). È stata quindi individuata la presenza di più trends evolutivi, nel senso più generico del termine, che a volte differiscono anche notevolmente da quello che è un apparente trend generale. Quest’ultima osservazione è compatibile con l’ipotesi che da un’unico corpo mag¬ matico principale si dipartine sacche di magma caratterizzate da condizioni chi¬ mico-fisiche e geometriche differenziate. L’elaborazione dei dati relativi alla di¬ stribuzione degli elementi in tracce ci ha consentito di affermare che, anche se la cristallizzazione frazionata ha agito nell’evoluzione dei fusi flegrei, tale processo non è stato unico e lineare. Infine, un primo approccio allo studio dell'evoluzione dei singoli apparati ha evidenziato trends indipendenti che se confermati, mette¬ rebbero in seria crisi il concetto stesso di serie flegrea. Abstract — This paper, based on thè geochemistry of thè phlegraean subae- rial volcanics, is corcerned with thè checking of thè phlegraean magma evolutio- nary processes that have been recently proposed. Particular attention has been payed to thè hypothesis that see this evolution occurred by fractional crystalliza- tion in a single homogeneous magma chamber. A detailed study has been made of (*) Contributo M.P.I. 60% Università degli Studi di Napoli « Federico II ». (**) Dipartimento di Scienze della Terra, Università degli Studi di Napoli « Federico II », Via Mezzocannone, 8 - 80134, Napoli, Italia. 42 Maria Rosaria Ghiara thè major and trace element contents of a great deal of volcanics belonging to « thè recent activity » (post Neapolitan Yellow Tuff). Several evolutionary trends have been identified, and we have stressed that some of thè trends of a single vent are defferent from that for thè phlegraean volcanics as a whole. The latter remark is compatible with thè hypothesis that from a single body of magma depart batches of magma, which have defferent chemical-phisical and geometrical conditions. Calculations on thè distribution of trace elements enables us to assert that, even if thè fractional crystallization can be responsible of thè phlegraean magma evolution, anyway this process is not linear, therefore it leaves opened thè que- stion and indirectly it gives strenght to hypotheses that recently have appeared on thè basis of isotopie and petrographic data. First study on thè evolution of thè single vents seems to point out thè presence of indipendent trends which, if thet will be confirmed, might give a new meaning to thè idea of « phlegraean serie ». Introduzione I Campi Flegrei situati nella Piana Campagna (Tav. 1) (Carrara et al, 1973; Baldi et al, 1976; Cameli et al, 1975; Ortolani e Aprile, 1979; 1985) e impostatisi su un alto strutturale continuo che si estende da Ischia a Caserta (Finetti e Morelli, 1974), sono localizzati nella parte settentrionale del Golfo di Napoli e rappresentano un'area vulcanologi¬ camente attiva negli ultimi 50 Ka. È un sistema vulcanico complesso formato da un insieme di apparati le cui caratteristiche eruttive sono state influenzate dall'interazione più o meno profonda fra magma e acqua marina o di falda. In conseguenza di ciò le manifestazioni vulcani¬ che sono state essenzialmente di tipo esplosivo. L'alta esplosività è stata probabilmente acquisita nel tempo data la presenza di blocchi trachiba- saltici, latitici e trachitici (Ghiara e Lirer, 1977), che testimoniamo l’esistenza di effusioni di lave nella fase iniziale dell'attività flegrea (Rittmann et al, 1950). Il principale evento eruttivo di quest'area è rappresentato dalla grande eruzione dell’Ignimbrite Campana (Di Giro¬ lamo, 1970; Barberi et al, 1978) avvenuta circa 35 Ka fa. Molto limitati sono gli affioramenti dei prodotti di attività precedenti a tale evento (Alessio et al, 1973; Cassignol e Gillot, 1982) e tutti localizzati sul bordo della caldera che, secondo alcuni ricercatori (Rosi et al, 1983; Rosi e Sbrana, 1987; Barberi et al, 1987) si sarebbe creata a seguito dell'enorme emissione di magma dell’Ignimbrite Campana, mentre se¬ condo Di Girolamo et al (1984) a seguito di un'altra grande eruzione che diede luogo alla ben nota formazione del « Tufo Giallo Napoletano ». Studio evolutivo del sistema magmatico flegreo negli ultimi 10 KA. 43 Infine Lirer et al (1987) hanno proposto due collassi successivi alle due grandi eruzioni, ed in particolare il secondo collasso si sarebbe impo¬ stato lungo le fratture del primo. Per l'attività post Tufo Giallo Napole¬ tano, Di Girolamo et al (1984) hanno ipotizzato che essa sia legata Tav. 1. — Schema strutturale dei Campi Flegrei ed aree circostanti. 1) Vulcaniti potassiche ed alto-potassiche e depositi alluvionali recenti; 2) Rocce sedimentarie mesozoiche-mioceniche; 3) Faglie dirette; 4) Alti struttu¬ rali (substrato carbonatico?); 5) Bassi strutturali (substrato carbona- tico?). (Da Albini et al. 1980), parzialmente modificato. all’alimentazione da fratture orientate in direzione appenninica ed an- tiappenninica e si sarebbe impostata lungo le fratture dei bordi della caldera e in seguito si sarebbe concentrata nel settore orientale. Se¬ condo Rosi et al (1983), invece tale attività è stata caratterizzata da una 44 Maria Rosaria Ghiara progressiva migrazione delle bocche eruttive verso la zona centrale della caldera attraverso una serie di fratture anulari di tipo cone-sheet. In¬ fine, gli studi sui volumi di magma emessi nel tempo hanno indicato quantità sempre più ridotte (Armienti et al. , 1983; Di Girolamo et al, 1984; Di Vito et al, 1985; Rosi e Sbrana, 1987), suggerendo che il sistema flegreo non sia stato più rialimentato negli ultimi 10,5 Ka e che l'attività eruttiva sia stata controllata da un'unica camera magmatica superficiale (Armienti et al, 1984). Nel presente lavoro sono presi in considerazione i prodotti degli ultimi 10 Ka rappresentati prevalentemente da rocce piroclastiche ap¬ partenenti agli apparati vulcanici di Minopoli, Monte S. Teresa, Nisida, Agnano, Monte Olibano, Astroni, Senga, Montagna Spaccata, Cigliano, Gauro, Concola, Fondo Riccio, Monte Nuovo, Archiaverno, Averno, Fondi di Baia, Miseno. Lo studio condotto sulle caratteristiche geochi¬ miche di tali prodotti, tenderà a verificare le varie ipotesi formulate sull'evoluzione del sistema magmatico flegreo negli ultimi 10 Ka ed a portare un ulteriore contributo alla interpretazione dei processi diffe¬ renziativi che hanno operato in tale sistema. I modelli più recenti propo¬ sti per il magmatismo flegreo si sono basati su di un'unica camera magmatica poco profonda in cui un magma di composizione trachibasal- tica evolve per cristallizzazione frazionata, dando origine ad una serie continua che va dai trachibasalti alle trachiti alcaline (Armienti et al, 1983; 1984). Eventualmente da questa camera magmatica possono di¬ partirsi sacche di magma che possono subire un processo evolutivo più o meno spinto (Di Girolamo et al, 1984). Questi modelli sono stati in parte confermati dallo studio di Villemant (1988) che ha fatto rilevare che, pur considerando il sistema flegreo chiuso, si possono essere verifi¬ cati processi di contaminazione per alcuni elementi particolarmente mo¬ bili nella fase fluida (K, Sb, Sr, Cl, F). Le significative variazioni dei rapporti isotopici dello Sr riscontrate da Civetta et al (1988 a) sia nell'ambito generale delle vulcaniti flegree, sia in uno stesso centro eruttivo, per campioni dell'attività degli ultimi 10 Ka, implicano pro¬ cessi differenziativi più complessi della sola cristallizzazione frazionata in un unico corpo magmatico in via di raffreddamento. Inoltre, Civetta et al (1988 b), sulla base della dettagliata ricostruzione dell'eruzione di Averno, hanno suggerito che l'alimentazione fosse dovuta ad « un magma intruso e differenziatosi localmente in un sub-sistema dicchi- forme ». In base ai valori isotopici, il processo differenziativo del li¬ quido, dovuto a cristallizzazione di parete, sarebbe avvenuto in un si¬ stema chiuso. Infine. Beccaluva et al (1990) hanno ipotizzato che all'in- Studio evolutivo del sistema magmatico flegreo negli ultimi 10 KA. 45 terno di camere magmatiche poco profonde, fusi trachitici siano stati intermittentemente riforniti da fusi basaltici, conducendo a prodotti di mixing di composizione latitica, trachitica o più raramente basaltica. Inquadramento geotettonico ed origine dei magmi potassici campani Il magmatismo flegreo è legato alla complessa situazione geotet¬ tonica del bordo orientale del Mar Tirreno. Infatti, anche se Passetto geologico lascia pensare ad una situazione di tipo distensivo (D'Argenio et al, 1973) si è accertata la presenza di andesiti della serie calcalcalina aventi un’età di circa 2 milioni di anni (Di Girolamo et al, 1976; Bar¬ bieri et al, 1979; Albini et ai, 1980). A seguito di tale rinvenimento le rocce potassiche campane sono state classificate come appartenenti alla serie shoshonitica (Pearce, 1976; Di Girolamo, 1978; Di Girolamo, 1984; Jakes e White, 1969). Essendo cambiato il quadro geologico- strutturale dell'area sulla base dei citati rinvenimenti, nuove ipotesi sono state avanzate da vari ricercatori. Cortini e Scandone (1987) hanno ipotizzato l’esistenza di più microzolle comprese tra quella Afri¬ cana ed Europea, con piccoli margini compressivi, eventualmente di¬ storti, a brevissima distanza da margini trascorrenti o addirittura di¬ stensivi. Dì Girolamo et al (1988), basandosi sui rapporti tra elementi incompatibili sensibili ai vari ambienti geottettonici (Pearce, 1982), hanno distinto due sottoprovince, all'interno del magmatismo del bordo orientale del Mar Tirreno, la prima dai Vulsini al Roccamonfina e Isola di Ventotene, con carattere orogenico « normale », l'altra, verso Sud fino alle isole Eolie, con evidente componente anorogenica. Conseguen¬ temente, le diverse interpretazioni sulla struttura geologica, legata al vulcanismo potassico, hanno dato origine a varie ipotesi sulla genesi dei magmi potassici. Rittmann (1933) ha proposto, per le lave leucititiche del Somma- Vesuvio, un’origine da assimilazione di calcari e cristallizza¬ zione frazionata di un magma parentale trachitico, ipotesi confutata dai dati sperimentali di Trigila (1969, 1974) e dai dati geochimici di Savelli (1967). Marinelli e Mittempergher (1966) hanno suggerito la derivazione del magma parentale trachitico da un liquido anatettico sialico chimica¬ mente modificato per aggiunta di elementi volatili durante la sua risa¬ lita alla superficie, mentre Cundari e Le Maitre (1970) hanno proposto la derivazione di un liquido ricco in K dai noduli pirossenitici e biotitico-pirossenitici del Somma-Vesuvio formatisi dal frazionamento ad alta pressione di un fuso primario picritico. Per Appleton (1972) il 46 Maria Rosaria Ghiara liquido parentale, altamente arricchito in K, deriverebbe dal fraziona¬ mento di eclogite ad alta pressione, « zone-refining o mantle wall reac¬ tion ». Inoltre Appleton ha interpretato il range dei valori isotopici dello Sr (87Sr/86Sr = 0.70563-0.71140), come conseguenza sia di una eterogeneità del Mantello sia di una fusione di disequilibrio di flogopite. Secondo Hurley et al (1966) e Locardi e Mittempergher (1970) invece i valori dei rapporti isotopici dello Sr sarebbero indicativi di un processo di contaminazione di un magma subscrutale con rocce crustali. Barberi et al. (1967) e Hoefs e Wedephol (1968) hanno ipotizzato, per il magma potassico, un’origine per fusione parziale di crosta continentale pro¬ fonda la cui composizione isotopica dovrebbe essere vicina a quella delle rocce vulcaniche. Infine, Capaldi et al. (1972) hanno suggerito un magma parentale formatosi da fusione parziale di crosta continentale sialica a pressione e temperatura più alte dei limiti del campo di stabi¬ lità del plagioclasio. Altri autori hanno invece suggerito una genesi subcrustale da un Mantello superiore anomalo arricchito in LILE (Cox et al, 1976; Thompson, 1977; Carter et al, 1978; Civetta et al, 1979; Di Girolamo et al, 1979; Hawkesworth e Vollmer, 1979; Vollmer e Hawkesworth, 1980; Cortini e Hermes, 1981) ed una interazione con la Crosta durante il frazionamento (Taylor et al, 1979; Turi, 1979; Voll¬ mer e Hawkesworth, 1980). Infine, Vollmer (1989) ha ipotizzato il rila¬ scio di fluidi da un hot spot nell’astenosfera e la metasomatizzazione di una successione di sedimenti subdotti e del sovrastante cuneo di Man¬ tello. Presentazione e discussione dei dati In tabella 1 sono riportate le analisi degli elementi maggiori e in tracce delle vulcaniti appartenenti all’attività recente dei Campi Flegrei (ultimi 10 Ka) (tab. 2). Ventitré campioni sono stati selezionati da Di Girolamo et al, (1984), gli altri quarantacinque rappresentano una nuova e dettagliata campionatura di sei apparati vulcanici: Minopoli, Fondo Riccio, Concola, Monte S. Teresa, Senga e Monte Nuovo. Le analisi degli elementi maggiori e in tracce sono state effettuate in XRF tranne Na e Mg in AAS. Come già messo in evicenza da Armienti et al (1983) e da Di Girolamo et al (1984) gli andamenti degli ossidi maggiori contro D.I. sembrano coerenti con un generale processo di cristallizzazione frazio¬ nata. Analizzando però i singoli apparati, per i quali è stata effettuata Elementi maggiori (%) e tracce (ppm) delle vulcaniti dei Campi Flegrei degli ultimi 10 Ka. I vari campioni sono stati elencati in funzione dei valori di D.I. (Differentiation Index) crescenti. Le precisioni analitiche sono le seguenti: Rb, Zr, Sr, V, Zn, Ni, Co: 5%; Y, Ce: 10%; La, Cr. 15%; Nb, Pb: 20%; Ba in concentrazioni ) 700 ppm 5%, ( 700 ppm 20%. Per le sigle vedi tabella 2. Studio evolutivo del sistema magmatico flegreo negli ultimi 10 KA. 47 o NO CN NO OO ON LO o NO O 'd- 2 IO On rO q t-H 00 CN CN r- i> N" < — i CN m 00 CN ON LO 'd- CN CN CO ON d oò q d q d d q o q q 1 s 'd- Nf < rO LO h' co LO Os o Os co d- o oo CN CO LO oo r-'- co o r^. O o z q Os q q 1 LO LO fO oo d- >— 1 Os CO oo LO CN NO 'd- r- t-H co co t-H d d Os d d Os q q o q ,—l § LO ':d- CQ nO nO hH Os d- IO t— i n- LO LO CN "d- 00 co LO r- NO T-H o oo LO LO z CO OS sq sO <— i Os oq CN sq q q lO CN r- NO CN LO CO t-H LO co t-H o sÓ od o q Os q q o d q s IO ^r < CN oo rO co sO d- o IO ON r» IO o NO 1 1 I 1 1 1 1 1 l 1 z q ON co q 1 q 00 q q d* q q q o d od d LO d q q d q q LO N- PQ co co LO OO co d- rO fO d- NO co 00 00 co NO ON o 'd- 'd- LO NO o CN Z q Os On LO — < CN i o q d- co q co 00 NO LO fn. IO oo ^H co CO — : d LO oo d IO d q q o q q 1 § IO N" co rp IN (N0 O 0 OOjNNfi co h < q S MgO CaO 9,o 03 CN z z LO _ O o 'nN a, SC d q> q C • -H O s-, nZuu La q q sh PC Z N >< s_ CQ hJ 920 - 945 935 890 920 905 - 930 880 855 100 - 89 81 110 108 116 - 120 119 114 227 - '227 215 247 217 195 - 225 202 206 1915 - 1985 1885 1590 1950 1850 - 1815 1710 1700 FRI 1 FR3A FR3B FR10 FR7PG FR8 FRI CF48 FR2B CONC1B FR7PP CF42 48 Maria Rosaria Ghiara '3- nO OO 00 ■'3- i—i rO —H no On sO © © nO rq i— * i— J iq ON fM M- LO io i— 3 rd rd © fM LO rd NO © © td LO NO r^> On © © LO Os r^ O- no ON no © oo (N no i—i i—i © © fN 00 N" LO i-H PO Ox PO ON x© fN IN od d od d d d PO PO oo d q N- PO PO N- i-i — i tì IO i— i r~ CO x© 00 © fN N* o IN LO LO N X© PO Ox OC O x© fN fN o N” PO fN O in x© < q IO oo v© »— i os q q 1-H o IO N” N fN 00 1—1 LD N‘ N" 00 N" Os 1-H fN fN od d od d d d PO d q d N N- PO N i-H tì IO 1-H od N 1-H CO 04 x© fN fN fN LO PO oo fN 00 O IN N" N" PO fN O N 00 t — N- x© in o PO q IO q fN 1-H x© q q fN i-H N q N" oo IO i—i 00 00 N" 00 PO fN N" oo in 1-H oo b rd d Ox d d d PO LO V© d IN 1 fN oo PO o IO N IO 00 O O N” fN oo SO O N fN PO PO o- oo X© PO N" o fN in Os o Ox o in PO PQ q IO IO q -—i 00 q OO q 00 i-H LO N fN oo LO in PO N- X© N" Ox 00 fN 04 r-4 d od d d d PO PO od d q oi PO PO N 1-1 o tì IO i N CO v© 00 x© IN N” o Os fN X© LO O0 N x© O PO X© PO 00 o X© LO Os O oo oo PO tì O) IO q LO »— < Os q q 1=1 >— i q q N- oo i— < PO oo N" LO m 'ff N" in oo Ox fN fN d d od d d d PO PO od d fN LO PO PO t —i w IO »— i o- co o n- r- 00 PO O o OX N- N- oo o IO X© N" o o LO o O O 00 N- fN in x© fN lO PO q Os q q q oo PO N- oo 1—1 N“ oo 1-t in IN PO i—i PO 00 r- i-H fN IN d ox d d d PO PO N- d q LO N- PO oo oo PP IO N u o o- fN OX fN IO Os N= LO X© PO O X© N x© X© Os X© o fN o PO fN o N N in N" q fN i-H OO 1-h q q 1-H fN q IO 00 oo X© x© in 'xf- fN OX X© O fN PO Ox fN N in O X© N" r- •xf q LO fN i-H i—i LO q q q fN 00 q N~ 00 1—1 fN i i—i 00 PO 1-H PO N- PO fN d d oo LO d q d d d d q PO PO fN X© 1 x© UP IO o- u fN Ox N" oo PO N" 1-H N Ox o PO N” q N q o i—i q fN q q fN q q in m d oo x© d i-H or PO IN d fN N- i i i i i i i i i i i i i i -o c Pm n *'~l O Ih 1-0 -O S-l Zuu jd^Zn^ u o £3 C/3 O > PQ J TABELLA 1 (seguito) 50 Maria Rosaria Ghiara 00iflr0h^\0(NOM hòo(jfód6^h-''d in ^ 'Omi^'OfNmmGNroom t^somON^-i'Oinr^r^oo (NOOMOOMNOoOOrO'C in t vD l/l ' — OO (N \D OO ■ — O r^oJdddd^r^o- LO II mMnoo^-Mnoo^ inm,^i'':d‘^ON(n'- d od 'xt; o o rd d rd o ri oo Uh in IN u vO oo o co co (N (NI oo in in oo IN Os o Uh q in oo m 1 00 q q q i q q sO <— 1 o i— H rd td un IN co htOHfOfOO'OO \OhrOi/)NNhTtt^ co co m — MnMnfomh-OvOoo — t^^tinmmt^-^j-oo co co [n — I I I I I I I I I ooh'ONO^minmh't (N'OOOiniNfOOOfOOi co m in — co rp ™ O 0,0 O j rvl (N r-< k r O _ io—. - O G q O Ih 03 1-0 £0 Sh 5h O G . „ Q C^tMZUU J(^ZN^(flU>fflH 1095 - 1125 668 - 1120 490 1020 700 637 TABELLA 1 (seguito) Studio evolutivo del sistema magmatico flegreo negli ultimi 10 KA. 51 Q 04 ^r in m in m oo 04 o oo in oo o SO o o o in OS in O in o O ON vO q in *— i m oo > — i q 04 in q 00 H rn vO »— i sC m 04 m o ^t- 04 H C/5 d d d in d d rn rn d o 04 oi rn 04 oo 1 £ m n- in oo ON m vO 04 Os rn ■"t 04 1 1 ! 1 1 1 1 1 ! 1 1 1 1 1 1 oo q \D in o 1 q 04 1 q 04 q q Ph in d od d o d d rn oò o d d U m n- < 04 OS OO in O rn in ON Qs o o Os o 04 oo o rn in o O in o o m o 04 H q vO q q t-H in 04 in * — i m — i q O 04 xO o- in m 00 04 <— i 00 C/5 § vd in d d in o “ d d sÓ o 04 o> 04 00 'n|- o m o oo m oo o- o rn o Os sO Os sO Os o~ Os sD o o in ^t- o vO c^ in co 00 q vO q o < — i m 04 04 > — 1 04 sO co 1— 1 sO "tf- m o- rn o 04 *— i Ph in d oo d o d d rn oo o d d m 04 00 vO o in n- <3 oo rn m o- m o 04 oo 00 oo m sO in O in in o> o Os r* «-H oq q sO 04 m q m o~ ^i- co 04 SO o m rn 'O 04 ( S vd d d in d d d rn d o d d m 04 oo m in n- 04 u 04 <— i 04 oo -3- sO o 'O m ':d- 04 co o- co o oo in o 04 o o 04 2 q 00 q 'xi- >— < r- 04 q — < m oo o co ' — 1 1 — 1 sO o-n rn in m 04 m ^1- 04 o d o d d d d d rn d d d d 04 04 oo t'- u in o- rn u in r— l oo o m 04 o rn o o sO o o- 04 r- 04 in m o o o 04 o O 2 1— H 00 oo in T— 1 00 q CO o rn 04 04 •o- OO sO Os m ^r rn o rn ^r >=1- 04 O d o d d o d d rn d o d o 04 04 OO o- o m 1— 1 < rn oo Os o- in 04 o ON O rn i n o sO oo m m Os m 04 o o in rn oq vO q q T-H q q q q 04 q co o T— 1 sO i— i rn ^i- rn o 04 '“H T— 1 H C/5 § in in o d in o d d d o rn OS SO 04 04 Os ^r oo vO in OS oo m o- 04 1 1 Os I ! 1 | 1 ! 1 t | | 1 ! r t o in q 04 i rq q 04 q 04 °9 q MH u d o d d o d in d d d d Os in o m 04 o o m m rn in o- 04 SO sD sO sO o 1 o 04 Os O- o o o sO in o in oo oo in in oo » — i in oo rn o sO q co r— 1 04 sO 00 ■nI- oo m 04 m o 04 Ph O d o d in o d rn rn sÓ o d oo 04 04 sO r~ 1 Os in sO <3 rn [_H m 04 o- 04 in o- r- in m o o •o- rn r- h- CO in in in o O' 04 in O Os q O- q o o~ CO q q rn q co ^)- oo i sO o o m Os 04 i C/5 in d d d o d d 04 d o 04 d m 04 Os T_H S in o oi oin O o OOjN^ O 'oh o a a oj in _ O ° 1 04 _Q G o s-< a i-H 0) c3 c/5 H <3 Ph Z ^ d X Q dNZUUddZ N n C/5 U > P-l J TABELLA 1 (seguito) 52 Maria Rosaria Ghiara CO ON ot- O 04 o NO -vf un oo co 04 O 04 o On un co o oo oo 00 in q ON i— H i— 1 «— i i— 1 oo o ON oo f" T— 1 co o ON ON co NO On 04 i—i in in — i i— 1 00 q o- o 04 O- T— 1 00 oo co NO ON co 1—1 NO NO z 04 d od cd o d co od NO d q NO 1—1 N- 1 in i—i o ■Nt 2 ON oo in 04 CO NO NO O- o o 04 nO 04 04 00 O 04 04 co l o- in oo un un oo o o 04 00 Z q q q q CM 04 q un oo o oo CO 04 » — i co ON t''- '3" i— i 04 04 04 NO un § ON o od co d d q I> NO d q NO N- 1 1 un i—i i— ( •o- un oo 04 04 no NO co ON o co un O <— ( o o ot- m co 04 in o in 00 o NO ON o ON i—H ON z q q q 04 *— < 04 un ON o 00 q 4''- 04 » — i o 00 04 ON 04 i—( NO NO % on d co co o d q NO d q NO 04 un 1 2 un 00 un nO NO NO o o OO O- oo CO o NO m 00 O 04 o- m o o un co in O o co 1 z q in co 04 »— i 04 q 00 o i— 1 o NO 04 04 nO o oo On ON 04 04 NO § ON un d oo co d d q NO d 04 NO 00 04 in O nO 04 CO NO 04 or¬ o co NO •'tf- o ^r 04 04 04 un m O co in un oo oo o q co Ol i— i q co co o NO o r-~ 04 ON ON in rf ON 04 i— i in i> z »v~; ON d od co d d d q NO d q NO 1—1 1 in m oo NO 04 ON NO 00 o NO in in 00 o t'- CO un co in o oo un co ■'3- O 04 oo o tU q q un 1— 1 04 04 o q o q oq NO i— i m o- ON O 00 un NO 04 in CJ ON d od co d d q NO NO d co uri ON co in 00 in C\1 04 OO ON NO nO in ■'3- o 'st- 00 CO in 04 oo oo On o co ON 04 NO o- co tu 04 un q i— i 04 O- q q o q in in o i—i >— ( ON 4^- oo NO in co 04 04 QJ d d od co d d q in q d co in 1—1 1 co un 04 NO 00 vO in ON oo o o- nO co un 1 1 1 | 1 1 I | 1 I | 1 ! 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Olibano, Baia, Fondi di Baia ed Averno caratterizzati da valori costanti (fig. 3a). Tale diff ente comporta¬ mento non è coerente con un’evoluzione per cristallizzazione frazionata all’interno di un’unica camera magmatica e rende inoltre difficile ipotiz- 56 Maria Rosaria Ghiara zare una zonazione tra magmi a chimismo simile. Allo stesso modo è difficile poter ascrivere al processo di cristallizzazione frazionata la marcata correlazione negativa fra Na20 e K20 che si osserva nei cam- Fig. 3. - Diagrammi di variazione: (a) alcali totali (Alk) contro D.I.: (b) K20 contro Na20. Per i simboli vedi fig. 1. pioni latitici di Fondo Riccio e, in minor misura, in quelli trachibasaltici di Minopoli (fig. 3b) cioè quando non si può ipotizzare che il feldspato sia una delle fasi al liquidus. Studio evolutivo del sistema magmatico flegreo negli ultimi 10 KA. 57 Ancora più significativo è il comportamento di alcuni elementi in tracce nelle vulcaniti flegree. In fig. 4 sono evidenti trends evolutivi simili per i vari apparati considerati ma la particolarità che sembra giusto sottolineare è che i termini da cui partono le evoluzioni dei singoli apparati, caratterizzati da un chimismo trachitico, trachitico alcalino e fonolitico, presentano tenori in Ni e valori del rapporto Ni/MgO che vanno aumentando con il procedere del grado di differen- Fig. 4. - Diagramma Ni/MgO contro Ni. In alto a destra è riportato ingrandito il rettangolo tratteggiato. Le linee uniscono i punti relativi ai campioni di uno stesso apparato. Per i simboli vedi fig. 1. ziazione (M. S. Teresa Ni = 10 ppm; Senga Ni = 13 ppm; M. Nuovo Ni = 33 ppm). Anche in fig. 5 sono evidenti trends sostanzialmente simili indicanti un'evoluzione per cristallizzazione di pirosseni (vedi appen¬ dice) per i singoli apparati. Si differenziano i prodotti di Minopoli carat¬ terizzati dal frazionamento anche dell'olivina. È importante mettere in evidenza che i campioni meno evoluti dei singoli apparati hanno rap¬ porti Cr/V crescenti andando dalle latiti alle trachifonoliti (Fondo Ric¬ cio 0.24; Monte Santa Teresa 0.28; Senga 0.48; Astroni 0.52; Monte Nuovo 5.55) il che sembrerebbe conferire un ruolo subordinato al piros- seno durante la cristallizzazione di un ipotizzato corpo magmatico prin- 5 8 Ma ria Rosaria Ghiara cipale. Il comportamento di Ni e Cr, nell’ipotesi di un unico corpo magmatico, indica che questo si sarebbe evoluto separando fasi povere di Ni e Cr ma è un'ipotesi smentita dalle evidenze petrografiche; oppure Fig. 5. - Diagramma Ni/Cr contro Cr/V. In alto a destra è riportato ingrandito il quadrato tratteggiato. Le curve uniscono i punti relativi a campioni di uno stesso apparato vulcanico. Per i simboli vedi fig. 1. potrebbe essere indicativo di iniezioni di magma più basico nel corpo magmatico; o, ancora, che sorgenti diverse alimentino i singoli apparati (Vollmer et al, 1981; Cortini e Hermes, 1981). La presenza di camere magmatiche distinte viene evidenziata anche dal grafico di fig. 6 dove i campioni dei singoli apparati mostrano trends che si differenziano tra loro e da quello generale. Per un’analisi più approfondita sono stati calcolati, seguendo il metodo adottato da Villemant (1988), i coefficienti di distribuzione glo¬ bale (Allegre et al, 1977). Non avendo a disposizione i contenuti in Th, si è scelto come elemento incompatibile di riferimento lo Zr. Questa scelta appare giustificata dal fatto che nel primo stadio di differenzia¬ zione (trachibasalti-latiti) il coefficiente di distribuzione globale dello Zr è tra i più bassi fra gli elementi analizzati, in accordo con Villemant Studio evolutivo del sistema magmatico flegreo negli ultimi 10 KA. 59 (1988). Inoltre, nei due stadi di differenziazione latiti-trachiti e trachiti- trachiti alcaline, nel diagramma Log Zr vs Log Th presentato da Ville- mann (1989), la pendenza è uguale ad 1 evidenziando quindi, per tali elementi, lo stesso grado di incompatibilità. Le variazioni dei valori dei Fig. 6. - Diagramma K20 vs Ba. La linea a tratto continuo rappresenta il trend delle vulcaniti flegree evidenziato da Di Girolamo et am. (1983); le linee tratteggiate uniscono i campioni di singoli apparati vulcanici. Per i simboli vedi fig. 1. coefficienti di distribuzione globale per i vari elementi, evidenziano la non unicità delle condizioni che hanno controllato l’evoluzione dei magmi che hanno alimentato gli apparati vulcanici presi in considera¬ zione. Infatti, tali variazioni sono imputabili o ad una diversa percen¬ tuale delle fasi frazionatesi o ad un significativo cambiamento dei coeffi¬ cienti di distribuzione minerale/liquido dovuto a modificazioni di pres¬ sione e/o temperatura. Infine, per verificare se la cristallizzazione fra¬ zionata è stata il solo processo che ha controllato l’evoluzione del magma sono stati diagrammati gli elementi tradizionalmente ritenuti incompatibili (fig. 7). In questo caso la relazione che lega i due elementi in tracce è: (D1-D2) CI = (Cil/Ci2) * f C2 (I) 60 Maria Rosaria Ghiara ppm 1200 0 ' ppm 160 0 ppm 440 450 Studio evolutivo del sistema magmatico flegreo negli ultimi 10 KA. 61 t"- d £ 62 Maria Rosaria Ghiara dove CI e C2 Cil e Ci2 f DI eD2 sono le concentrazioni dei due elementi nel liquido sono le concentrazioni iniziali dei due elementi nel liquido sono i coefficienti di distribuzione globale dei due elementi è la frazione della massa della fase liquida in rap¬ porto alla massa iniziale del sistema. I campioni saranno dunque interpolati da una linea retta nel caso in cui i due elementi sono fortemente incompatibili (cioè se DI e D2 sono uguali a 0) o comunque se i due elementi hanno lo stesso grado di incompatibilità (cioè se DI = D2). Se invece vi è una differenza nel grado di incompatibilità, e questa differenza rimane costante nel corso del processo, il coefficiente angolare andrà diminuendo poiché f varia da 1 a 0 nel corso dell'evoluzione. In entrambi i cast la retta o la curva che correla i punti passerà per l’origine, in quanto l’intercetta nell’equa¬ zione (I) è uguale a 0. In fig. 7 si vede chiaramente che solo per Ce vs Zr, La vs Nb, La vs Zr, La vs Ce è possibile parlare di correlazioni lineari per tutti i campioni presi in esame. Le equazioni delle rette di correla¬ zione, calcolate con il metodo dei minimi quadrati (tab. 3), presentano TABELLA 3 Rette di correlazione calcolate con il metodo dei minimi quadrati, e valori minimi e massimi dei rapporti di alcuni elementi incompatibili relativamente a tutte le vulcaniti flegree esaminate. Ce vs Zr La vs Zr Ce = 39 + 0.34 Zr Zr/Ce = 1.1 - 2.9 La = 29 + 0.14 Zr Zr/La = 2.2 - 6.0 La vs Ce La = 13 + 0.24 Ce Ce/La = 1.5 - 2.4 La vs Nb La = 21 + 1.21 Nb La/Nb = 1.3 - 3.4 un valore delTintercetta discreto ma a volte abbastanza prossimo allo zero. Negli altri casi appare evidente che sono presenti più allineamenti, solo raramente i campioni sono correlabili da curve, ma in entrambi i Studio evolutivo del sistema magmatico flegreo negli ultimi 10 KA. 63 casi si hanno valori dell’intercetta ben distanti dall’origine. Rimane comunque il fatto che nei pochi casi in cui possiamo assumere che i campioni sono interpolati più o meno bene da rette, il coefficiente angolare dell'equazione (I) deve essere costante, e quindi costante deve essere anche il rapporto fra i due elementi incompatibili. Ciò è contrad¬ detto dai grafici di fig. 8 in cui è stato plottato il rapporto di due Fig. 8. - Diagrammi Zr/Ce contro Zr; Zr/La contro Zr; La/Nb contro La; Ce/La contro Ce; per tutti i campioni di tab. 1. L'elemento in ascissa è usato come indice di differenziazione. elementi contro uno dei due che in questo caso viene usato come indice di differenziazione. Si notano, infatti, variazioni nei valori dei rapporti a volte molto forti, come ad esempio nel caso di Zr/La (da 2.2 a 6.2) altre volte più modeste, come nel caso di Ce/La (da 1.5 a 2.4) (tab. 3). Le conclusioni che si possono dedurre da questo tipo di analisi conducono ad avanzare alcune perplessità sull’ipotesi che le vulcaniti flegree deri¬ verebbero da un unico magma che si è evoluto principalmente per cristallizzazione frazionata. 64 Ma ria Rosa ria Ghia ra Conclusioni Lo studio della distribuzione degli elementi maggiori e in tracce nelle vulcaniti flegree ha consentito di meglio individuare le caratteristi¬ che geochimiche dei magmi orogenici transizionali che hanno alimentato il vulcanismo flegreo negli ultimi 10 Ka e di contribuire ad una migliore comprensione dei processi che intervengono durante l’evoluzione dei magmi. In particolare, le indagini geochimiche effettuate sulla detta¬ gliata campionatura di alcuni apparati vulcanici localizzati nell’intera area flegrea, hanno permesso di evidenziare più trends evolutivi, riferi¬ bili ai singoli apparati, che possono discostarsi da quello che è un apparente trend generale. Ciò può essere giustificato ipotizzando un unico corpo magmatico in evoluzione da cui si dipartono sacche di magma, caratterizzate da condizioni chimico-fisiche e geometriche diffe¬ renziate. Infatti le variazioni dei valori dei coefficienti di distribuzione globali, evidenziano la non unicità dei meccanismi evolutivi per le vulca¬ niti flegree. I trends, riferibili ai singoli apparati risultano infatti molto complessi e non riconducibili a semplici processi differenziativi. Inoltre, la mancanza di correlazioni lineari passanti per l’origine, per coppie di elementi tradizionalmente ritenuti incompatibili, limita fortemente l'ipo¬ tesi di un’evoluzione controllata principalmente dalla cristallizzazione frazionata in una unica camera magmatica. Infine, i risultati derivanti dalle elaborazioni degli elementi incompatibili, indicano meccanismi evolutivi ben più complessi ed in parte già esposti in letteratura. Allo stato delle conoscenze, l’eventuale conferma della presenza di un unica camera magmatica dovrebbe essere avvalorata dallo studio dei prodotti dei singoli apparati vulcanici al fine di individuarne i termini meno evolutivi che, solo se ricollegabili tra loro, consentirebbero di eviden¬ ziare correlazioni genetiche ed evolutive dell’intero sistema flegreo. Ringraziamenti Rivolgo i più sinceri ringraziamenti al Prof. Giuseppe Rolandi e al Dott. Cristopher Kilburn per aver messo a disposizione la campiona¬ tura dettagliata di sei apparati vulcanici. Un ringraziamento particolare va al Dott. Massimo Coltorti per la sua cortese disponibilità e per il competente aiuto offerto nella effettuazione delle analisi in fluorescenza RX. Studio evolutivo del sistema magmatico flegreo negli ultimi 10 KA. 65 Appendice Mineralogia delle vulcaniti flegree: le principali fasi cristalline presenti nelle vulcaniti flegree sono le seguenti: olivina, clinopirosseno (diopside e salite), plagioclasio, feldspato alcalino, biotite ed ossidi di Fe e Ti (Ghiara et al, 1979; Armienti et al, 1983; Di Girolamo et al, 1984). Le olivine (Fo 82) sono presenti come fenocristalli solo nei trachiba- salti e sono generalmente alterate in iddingsite (Armienti et al, 1983). Le olivine delle vulcaniti trachitiche e alcali-trachitiche hanno più o meno la stessa composizione delle olivine dei trachibasalti e delle latiti. Ciò suggerisce condizioni chimico-fisiche pressocché costanti durante la cri¬ stallizzazione. Recentemente è stata segnalata la presenza in alcune trachiti (Montagna Spaccata, Astroni e Agnano) di xeno cristalli di Mg- olivina, con evidenze di riassorbimento, coesistenti con fenocristalli di sanidino e salite in equilibrio paragenetico che fanno chiaramente pen¬ sare a processi più complessi della semplice cristallizzazione frazionata, come ad esempio mixing di magma trachitico con xenocristalli basaltici, quali fasi relitte del processo di frazionamento o come componenti basaltici successivamente dissolti nel magma più differenziato (Becca- luva et al, 1990). I clinopirosseni delle vulcaniti flegree cadono nel campo diopside- ferrosalite con un trend generale di progressivo arricchimento in Fe e Ca con l'evoluzione delle rocce (Armienti et al, 1983). L’abbondanza dei fenocristalli e dei microfenocristalli di clinopirosseno diminuisce an¬ dando dai trachibasalti alle trachiti alcaline e solo rari microliti sono presenti nelle fonoliti. I fenocristalli dominanti nei trachibasalti sono diopsidi omogenei o debolmente zonati. Il diopside è presente anche come nuclei di fenocristalli in alcune latiti e trachiti. Le saliti, presenti nei trachibasalti come microfenocristalli o come bordo esterno dei feno¬ cristalli diopsidici, diventano la fase dominante nelle rocce più evolute. È stata inoltre segnalata la presenza nelle latiti di fenocristalli che presentano una successione inversa (con salite al centro e diopside ai bordi) e zonazione alternata (Metrich, 1983; Villemant, 1988; Becca- luva et al, 1990). I ranges composizionali dei plagioclasi e dei K-feldspati sono rispet¬ tivamente An (87-35) e Or (81-48) (Ghiara et al, 1979; Armienti et al, 1983; Beccaluva et al, 1990; Villemant, 1988). I fenocristalli di bytow- nite nelle latiti e nelle trachiti sono comunemente orlati da sanidino. I sanidini sono presenti come piccoli listelli nei trachibasalti, come bordo 66 Maria Rosaria Ghiara esterno dei plagioclasi nelle latiti e come fase dominante dei fenocri- stalli nelle trachiti (Armienti et al., 1983). Le biotiti si trovano, come fasi di cristallizzazione tardiva, nella pasta di fondo dei trachibasalti. La prima apparizione come fenocristalli si ha nelle latiti, e persiste nelle trachiti come scarsi microfenocristalli, solitamente con un bordo di opacite (Armienti et al, 1983). Dal numero di atomi Mg-Fe in posizione ottaedrica queste miche sono state classifi¬ cate come Mg-biotiti (Ghiara et al, 1979). Una singola fase titano-magnetitica è presente nelle rocce flegree come fenocristalli e microfenocristalli, principalmente nelle latiti, ma anche sporadicamente nei trachibasalti e nelle trachiti (Armienti et al, 1983). BIBLIOGRAFIA Albini A., Cristofolini R., Di Girolamo P. & Stanzione D. 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Nota dei soci Maria Filomena Caliendo (* *) e Mario Milone (*) Riassunto — La Rana esculenta è, tra gli Anfibi, quello a maggior diffusione sul territorio campano. In questo lavoro sono stati studiati i cicli annuali di quattro deidrogenasi, indici di stati metabolici o fisiologici ben precisi dell’ani- male. Le attività della malato deidrogenasi, della glucosio-6-fosfato deidrogenasi, della glicerolo deidrogenasi e dell’alcool deidrogenasi sono state esaminate nel fegato, nel corpo giallo e nella gonade di entrambi i sessi. Ogni profilo delle attività enzimatiche osservate può ritenersi peculiare di ciascun organo. L’in¬ sieme di questi quadri tipici potrebbe esser assunto come indice di uno status delle specie in quella zona ed eventualmente raffrontato con situazioni diverse. Summary — The green frog shows a remarkable diffusion in Campania. Annual cycles of malate dehydrogenase, glucose-6-phosphate dehydrogenase, gly- cerol dehydrogenase and alcool dehydrogenase in liver, fat body and gonads of both sexes were studied. All thè annual enzymatic activities showed a characteri- stic pattern in thè different organs. These pictures could be utilized as an index of thè status of Rana esculenta in thè area. Then, because thè enzymatic varia- tions could be related with reproductive phenomena we can hypothyze that is possible understand some modifications of populations in Rana esculenta as alterations of thè environmental quality. Introduzione Tra gli Anfibi, Rana esculenta è uno dei modelli sperimentali maggiormente utilizzati nelle ricerche sulla fisiologia dei Vertebrati. Il nostro gruppo, in particolare, ha affrontato, tramite questa rana verde, numerosi aspetti della fisiologia della riproduzione. Più precisa- Lavoro n. 1 57 del Gruppo Eco-Etologico di Napoli. (*) Dipartimento di Zoologia, Università degli Studi di Napoli. 72 Maria Filomena Caliendo e Mario Milone mente gli studi si sono sviluppati in tre direttrici: nella prima è stata affrontata la regolazione dell'attività gonadica tramite l'asse ipotalamo- ipofisi-gonade (Rastogi et al., 1983; Pierantoni et. al., 1984; Varriale et al., 1986); nella seconda si è approfondita l’influenza dei corpi gialli sulla fisiologia delle gonadi (Chieffi et al., 1975; Varriale et al., 1987; Milone et al., 1990); nella terza sono stati considerati i meccanismi d'azione degli ormoni sessuali (Delrio et al., 1985; d'IsTRiA et al., 1987). D’altra parte questa rana mostra un'ampia variabilità ecologica con una notevole diffusione sul territorio campano rispetto alle altre specie di Anfibi (de Filippo et al., 1982). Questa diffusione potrebbe esser utilizzata per studiare se l’impatto antropico incide sulle sue capacità riproduttive: in tal caso la specie potrebbe rappresentare un indice biotico generico della qualità del territorio considerato, così come sup¬ posto per la Valle del Seie da de Filippo et al. (1987). Con questa ipotesi di lavoro abbiamo cercato di valutare in questa nota la funzionalità di organi coinvolti nella regolazione dell'attività riproduttiva (Chieffi et al., 1975), quali fegato, corpo giallo e gonadi. Il nostro scopo è quindi di ricavare quadri enzimatici tipici per ogni organo studiato al fine di una loro utilizzazione quali punti di comparazione in altri casi di indagine, in particolare in aree dove possono esistere pressioni antropiche ben identificabili. Sulla base di analoghe ricerche condotte sulla starna (Milone et al., 1986) sono state considerate quattro deidrogenasi, indici di specifici aspetti del metabolismo: malato deidrogenasi (MDH), legata alla attività respiratoria cellulare (Roodyn, 1967), glucosio-6-fosfato deidrogenasi (G-6-PDH), coinvolta nello « shunt » dei pentosi e nelle biosintesi steroi¬ dee quale produttore di NADPH (Luine et al., 1974), la glicerolo deidro¬ genasi (GDH), target del metabolismo lipidico (Hagen e Hagen, 1962), e l’alcool deidrogenasi (ADH), indice del metabolismo energetico e legata alla funzionalità gonadica (Ohno et al., 1970). Il lavoro è stato svolto nell’area di Castelvolturno ove è stata dimostrata la presenza di una popolazione di Rana esculenta piuttosto omogenea, geneticamente deno¬ minata « Sud Italiana non ibrida » (Uzzel e Hotz, 1975). Materiali e metodi Per questo studio sono stati utilizzati, ogni mese, 10 maschi e 10 femmine di Rana esculenta. L., raccolte nell'area di Castelvolturno. Le determinazioni enzimatiche e del contenuto proteico sono state eseguite Ciclicità annuale di alcune deidrogensi in Rana esculenta 73 ogni mese, escluso agosto, su fegato, corpo giallo, gonadi, secondo le tecniche descritte in Milone et al. (1986). La significatività è stata va¬ gliata col test del « t » di Student (Fischer, 1954). Risultati MDH (Fig. 1) Nel fegato l’attività enzimatica è diversa nei due sessi. Nel ma¬ schio si osserva un massimo in periodo riproduttivo e uno in ottobre, mentre il minimo è a novembre. La femmina ha i massimi in settembre e a gennaio e il minimo in aprile e novembre. Nel corpo giallo gli andamenti sono abbastanza simili nei due sessi, con attività superiore nel maschio. I massimi sono in aprile e settembre, ma la femmina ha un terzo picco significativo in inverno; infine l’attività minima è per en¬ trambi in novembre. L’attività enzimatica del testicolo mostra i massimi in aprile ed ottobre, mentre nell'ovario vengono osservati valori elevati in gennaio e in periodo post-riproduttivo. L’attività minima si registra in novembre per entrambi. G-6-PDH (Fig. 2) Nel fegato i cicli mostrano nette differenze, con valori superiori nelle femmine. Per il maschio si notano picchi in marzo e luglio e per la femmina in gennaio e marzo. I minimi sono raggiunti in maggio e novembre dalla femmina e gennaio, aprile e novembre dal maschio. Nel corpo giallo c’è una notevole corrispondenza negli andamenti, anche se la femmina mostra due picchi (in gennaio e settembre), mentre il ma¬ schio li ha in febbraio ed in estate. I minimi ricadono in ottobre per le femmine e dicembre per il maschio. Nelle gonadi c'è un'attività molto più alta nel maschio e una certa corrispondenza in particolare nell'ul¬ timo periodo dell'anno. Il testicolo ha elevata attività tra il periodo ibernante e quello riproduttivo col massimo in aprile e il minimo in giugno, mentre la femmina mostra picchi in gennaio, giugno, ottobre e i minimi in estate. GDH (Fig. 3) Nel fegato i cicli sono nettamente diversi, con un massimo in mag¬ gio e uno in autunno per il maschio ed uno in inverno per la femmina. Le attività minime si riscontrano in luglio e novembre per il maschio e 74 Maria Filomena Caliendo e Mario Milone FIG. 1 IVI OH — maschio » — FEMMINA L'UNITA’ HI MISURA E‘: NMOLI DI N A □ H 2 j jj, G PROTEINE /MINUTO Ciclicità annuale di alcune deidrogensi in Rana esculenta 75 FIG. 2 G“B-POH 76 Maria Filomena Caliendo e Mario Milone Ciclicità annuale di alcune deidrogensi in Rana esculenta 77 78 Maria Filomena Caliendo e Mario Milone in novembre per la femmina. Nel corpo giallo i due andamenti sono praticamente identici con due significativi picchi in maggio e dicembre. I minimi sono in giugno nel maschio e in febbraio, aprile e novembre nella femmina. Le gonadi mostrano notevole divergenza nel ciclo enzi¬ matico, in quanto nel testicolo si osservano valori più elevati in maggio ed in inverno, nell'ovario in luglio e gennaio. I minimi sono toccati in marzo e in estate dal maschio e in novembre dalla femmina. ADH (Fig. 4) Gli andamenti mostrano, nel fegato, analogie per i primi sette mesi dell’anno. Nel maschio si osservano picchi in febbraio e ottobre, nella femmina in gennaio e luglio. I minimi sono in aprile per il maschio e in inverno per la femmina. Nel corpo giallo gli andamenti sono divergenti: il maschio ha il massimo in settembre e in inverno, la femmina in aprile e in estate. I minimi sono in primavera nel maschio e in ottobre nella femmina. Per le gonadi si nota un andamento identico nel secondo semestre con valori maggiori nel maschio (massimo in aprile e altri due picchi significativi in luglio e dicembre e un minimo in novembre). La femmina ha invece i suoi valori più elevati in febbraio e in luglio e i minimi in primavera e a novembre. Discussione La prima notazione evidente è che alcuni enzimi mostrano, nei vari organi, un andamento delle attività raffrontabili coi cicli gametoge- netici e rapportabili quindi, come ipotesi, a variazione popolazionisti- che. Ad es., l’MDH mostra, soprattutto nel maschio, elevata attività proprio nel periodo riproduttivo e di intensa attività spermatogenetica (Rastogi et al, 1980); nel primo autunno si osserva un incremento in coincidenza con la ripresa testicolare. Nel corpo giallo, in particolare nella femmina, si notano una serie di piccoli picchi indicativi forse del fatto che quest’organo è una tappa intermedia dell’asse fegato-gonade per ciò che concerne il trofismo gonadico (Chieffi et al, 1975). Anche la GDH, indice del metabolismo lipidico, ha un analogo comportamento nelle modificazioni annuali dell'attività. Si può notare inoltre l'elevata attività invernale, presente più o meno in tutti gli organi, ma soprat¬ tutto nel fegato. Ciò evidenzierebbe il notevole metabolismo epatico in un periodo particolare, quando l’animale è ibernato e ha quindi bisogno di utilizzare le proprie riserve nutritive per mantenere le funzioni del- Ciclicità annuale di alcune deidrogensi in Rana esculenta 79 l’organismo. L’alta attività enzimatica della GDH in taluni mesi trova un certo riscontro anche nelle variazioni stagionali della frazione lipidica degli organi (Milone et al, 1983). Ad es., nei corpi gialli della femmina si osserva un incremento dell’attività enzimatica in seguito all'aumento, in ottobre, della percentuale lipidica dell’organo, soprattutto dei glice- ridi (Milone et al, 1983). Per quanto riguarda la G-6-PDH le annotazioni principali sono a carico della femmina. Infatti, principalmente nel fe¬ gato, l’attività enzimatica è correiabile alla vitellogenesi e ricalca, in parte, il ciclo della vitellogenina epatica (Varriale et al, 1988). Per l’ultimo enzima da considerare, l'ADH, si può operare un raffronto tra la sua attività nell'ovario col ciclo dell'estradiolo (Varriale et al, 1988). Ciò ci porta a pensare che le variazioni riscontrate nel maschio e negli altri organi della femmina possano indicare che l’ADH è importante nei processi trofici. Confrontando gli andamenti delle attività delle quattro deidroge¬ nasi si osserva che l'ADH esprime un quadro di variazioni annuali piuttosto diversificato rispetto a quello degli altri tre enzimi. Infatti, mentre per MDH, G-6-PDH e GDH l’andamento delle attività nei due sessi è simile nel corpo giallo e si differenzia in fegato e gonade, con l’ADH avviene l'opposto. Da quanto esposto si evince come ogni profilo sia peculiare dell’or¬ gano e come queste variazioni assumano spesso degli andamenti caratte¬ ristici dei cicli biologici correlati di solito ai fenomeni riproduttivi. È quindi possibile ipotizzare che tali quadri enzimatici possano indicare uno status fisiologico ideale dell’animale, per cui variando le condizioni ambientali, potrebbero esser riscontrate modificazioni negli andamenti delle attività enzimatiche. Pertanto l’insieme del markers enzimatici risulterebbe un indicatore della situazione ambientale del territorio dove vive la popolazione studiata. BIBLIOGRAFIA Chieffi G., Rastogi R.K., Iela L. & Milone M. (1975). « The function of fat bodies in relation to thè hypothalamo-hypophyseal-gonadal axis in thè frog, Rana esculenta ». Celi Tiss . Res., 161, 157-165. de Filippo G., Fraissinet M., Grassi G., Kalby M. & Milone M. (1982). « Proposte per l’istituzione di parchi e riserve naturali in Campania ». Reg. Campania, Serv. 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Napoli voi. 98-99, 1989-1990, pp. 8, tab. 1 L'indice di rarità percentuale (IRP): un indice quantitativo basato sugli atlanti faunistici (*) Nota dei soci Gabriele de Filippo (**) , Lucilla Fusco (**) e Mario Milone (***) Riassunto — Si propone un indice quantitativo (IRP) per la stima del livello di rarità di specie animali, basato su atlanti di distribuzione. I valori di IRP, relativi alla regione Campania, vengono poi riportati per le specie di uccelli nidificanti, considerando tre livelli decrescenti di certezza nello stabilire le zone dove le specie sono presenti. Summary — The adoption of quantified estimates of conservation criteria is a necessity in order to enable thè comparison between valuations by different researchers. In this paper we describe a quantitative method to estimate species rarity using Atlas Projects’ Maps, where species distribution is shown in a grid square. Comparing different atlas, thè number of records (1 record = 1 square) have to be standardized by thè total number of squares in thè map, since each square have different size in different atlas. We propose a scale of rarity based on thè geometrie System; we give 8 scores of 64 to 0 to species according with thè percent of squares in thè map where species occurs, recorded in percent class of occurrence 0. 1-0.9, 1. 0-2.4, 2. 5-4.9% of squares in thè maps. Highest rarity (IRP = 64) is given when species occurs 0.1 -0.9% of squares; lower values are given when occurrence are 1. 0-2.4% (IRP = 32), 2. 5-4. 9% (IRP = 16), 5. 0-9. 9% (IRP = 8), 10.0-19.9% (IRP = 4), 20.0-39.9% (IRP = 2), 40.0-59.9% (IRP = 1), 60.0-100% (IRP = 0). Regional IRPs for breeding birds in Campania (Southern Italy) and numbers of squares where species occur (10x10 km sized; see Fraissi- net e Kalby 1989) are shown in table 1. The values are calculated using three decreasing levels of definition assessing breeding occurrence. These levels are: C — only definite breeding (nest. eggs, pulii, nest building, carriage of fecal bags, feeding nestlings, incubation patch); P — also probable breeding (territorial birds, courtship); E — also possible breeding (birds detected during thè breeding season in thè suitable habitat). (*) Lavoro n. 158 del G.E.E. - Napoli. (**) Studi di Ecologia Applicata, via Caravaggio 143/Y, 80126 Napoli. (***) Dipartimento di Zoologia via Mezzocannone 8, 80134 Napoli. 84 Gabriele de Filippo, Lucilla Fusco e Mario Milone Introduzione Analizzando la priorità di conservazione tra diverse aree è con¬ sigliabile ricorrere all'uso di indici quantitativi (Ratcliffe 1986). Il loro uso rende l'analisi ripetibile con gli stessi criteri di giudizio da parte di diversi ricercatori, permettendo anche un confronto più oggettivo tra analisi differenti. La priorità di conservazione è stabilita sulla base di diversi para¬ metri (per es. Fuller 1980, Ferrari e Pirola 1986), uno dei quali è la presenza di specie rare. Gli atlanti faunistici possono essere un utile strumento per deter¬ minare il grado di rarità di una specie poiché essi ne descrivono la distribuzione sul territorio di riferimento. In questo lavoro analizziamo il grado di utilizzazione di tali stru¬ menti e proponiamo un indice per la determinazione quantitativa della rarità, applicandolo all’atlante degli uccelli nidificanti in Campania. Metodi Gli atlanti faunistici in Italia Gli atlanti faunistici finora realizzati in Italia riportano la pre¬ senza di ogni specie in parcelle, generalmente quadrate, nelle quali il territorio viene precedentemente diviso. L’atlante degli uccelli nidificanti in Italia (Meschini e Frugis 1985) si basa su un reticolo corrispondente alla divisione dei vecchi quadrati IGM in scala 1: 50.000, presentando così una maglia approssimativa¬ mente di 20 km di lato. Quelli regionali in genere si basano invece sulle tavolette 1: 25.000, quindi con quadrati con un lato di circa 10 km (Brichetti 1982, Fraissinet e Kalby 1989, Margiocco 1989, Mingozzi et al. 1989). In Sicilia, conservando la dimensione del quadrato 10x10 km, si è usato invece la divisione del reticolo UTM (Massa 1985). È in via di realizzazione l'Atlante dei mammiferi (Comitato Promo¬ tore dei « Progetto Atlante Mammiferi Italia » 1989), basato su una divisione del territorio nazionale in quadrati 50x50 km, secondo il reticolo UTM. Contemporaneamente, alcuni atlanti regionali hanno adot¬ tato lo stesso reticolo, ma quadrati 10x10 km (Sarà 1989). Non sono stati realizzati atlanti a scala nazionale relativamente ad altri gruppi tassonomici, tranne alcuni a scala regionale o provinciale che utilizzano standard di reticoli diversi. L 'indice di rarità percentuale (IRP) 85 L'uso di criteri dissimili nel definire i reticoli fa sì che atlanti differenti riportino un diverso numero di quadrati. Calcolo degli indici di rarità Per definire il livello di rarità di una specie possono essere usati gli atlanti internazionali, nazionali o regionali a seconda della scala di riferimento. Un esempio di applicazione è dato da Eyre e Rushton (1989) per stabilire la rarità a livello nazionale di alcuni coleotteri. Essi utilizzando la distribuzione di ogni specie in un reticolo con quadrati 2x2 km, contano il numero di quadrati occupati e stabiliscono in quale classe di valori il numero ottenuto ricade; le 7 classi a successione geometrica sono: 1, 2-3, 4-7, 8-15, 16-31, 32-63, 64 o più quadrati. Ad ognuna di queste classi corrisponde un punteggio, anch'esso a scala geometrica, rispettivamente da 64 a 1. Il punteggio maggiore, attribuito a specie presenti in un solo quadrato, indica la massima rarità; quello minore, per specie presenti in 64 o più quadrati, rarità nulla. Questo metodo non consente di paragonare livelli di rarità ricavati da atlanti con diverso numero di quadrati, in conseguenza dell’uso di differenti tipi di reticoli usati o di diversa grandezza dei quadrati stessi. Il problema può essere risolto standardizzando il numero dei quadrati occupati da una specie sul totale dei quadrati in cui è diviso il territorio nell'atlante considerato, per esempio usando le frequenze percentuali. Le classi di riferimento possono essere scelte seguendo le classi di significatività statistica standard e proseguendo con una progressione geometrica. Suggeriamo le seguenti 8 classi: 0.1 -0.9, 1.0-2. 4, 2. 5-4. 9, 5. 0-9. 9, 10.0-19.9, 20.0-39.9, 40.0-59.9, 60.0-100.0%. Ad ognuna di esse può essere assegnato un punteggio in scala geometrica rispettivamente: 64, 32, 16, 8, 4, 2, 1, 0, indicanti livelli decrescenti di rarità. L'indice così ottenuto è definibile Indice di Rarità Percentuale (IRP). Rarità di uccelli nidificanti in Campania L’Atlante degli uccelli della Campania (Fraissinet e Kalby 1989) riporta la distribuzione delle specie nidificanti in 167 quadrati corri¬ spondenti ognuno all’area compresa in una delle tavolette IGM 1: 25.000. 86 Gabriele de Filippo, Lucilla Fusco e Mario Milone TABELLA 1 Numero di quadrati e indice di rarità percentuale per gli uccelli nidificanti in Campa¬ nia. Vengono considerate dapprima solo le tavolette in cui la nidificazione è certa (C), poi anche quelle in cui è probabile (P), infine quelle in cui è anche solo eventuale (E). Cfr. metodi per dettagli. N. Quadrati IRP C P E c P E Tachybaptus ruficollis 1 1 2 64 64 32 Podiceps cristatus 3 5 5 32 16 16 Ixobrychus minutus 6 7 12 16 16 8 Anas platyrhynchos 3 3 5 32 32 16 Milvus migrans 2 6 28 32 16 4 Milvus milvus 1 6 22 64 16 4 Accipiter gentilis 0 2 4 32 32 Accipiter nisus 3 8 17 32 16 4 Buteo buteo 18 27 53 4 4 2 Aquila chrysaetos 0 0 1 64 Falco naumanni 0 5 9 16 8 Falco tinnunculus 18 31 72 4 4 1 Falco subbuteo 1 2 8 64 32 16 Falco biarmicus 0 3 7 32 16 Falco peregrinus 5 8 13 16 16 8 Alectoris graeca 0 0 1 64 Perdix perdix 5 8 10 16 16 8 Coturnix coturnix 11 19 22 8 4 4 Phasianus colchicus 17 20 35 4 4 2 Rallus aquaticus 0 7 9 16 8 Gallinula chloropus 12 15 25 8 8 4 Fulica atra 6 6 12 16 16 8 Charadrius dubius 2 5 24 32 16 4 Actitis hypoleucos 0 0 18 4 Larus cachinnans 3 5 7 32 16 16 Columba livia 2 3 4 32 32 32 Columba oenas 0 1 3 64 32 Columba palumbus 4 14 20 32 8 4 Streptopelia decaocto 2 2 2 32 32 32 Streptopelia turtur 10 40 56 8 2 2 Cuculus canorus 2 84 91 32 1 1 Tyto alba 20 34 42 4 2 2 Otus scops 18 33 39 4 4 2 Bubo bubo 0 3 4 32 32 Athene noctua 45 56 73 2 2 1 Strix aluco 16 29 34 8 4 2 Asio otus 2 6 8 32 16 16 Caprimulgus europaeus 0 1 19 64 4 Apus apus 49 57 142 2 2 0 Apus pallidus 1 2 2 64 32 32 Apus melba 2 3 11 32 32 8 Alcedo atthis 14 16 33 8 8 4 Merops apiaster 0 0 2 32 Upupa epops 8 1 1 36 16 8 2 Jynx torquilla 8 45 50 16 2 2 Picus viridis 7 28 34 16 4 2 Dryocopus martius 1 3 4 64 32 32 Picoides major 30 41 47 4 2 2 Picoides medius 0 0 6 16 Picoides minor 0 2 4 32 32 Melanocorypha calandra 1 3 12 64 32 8 Calandrella brachydactyla 1 9 10 64 8 8 Galerida cristata 0 9 27 8 4 Lullula arborea 3 14 21 32 8 4 Alauda arvensis 19 59 76 4 2 1 Riparia riparia 3 3 11 32 32 8 Ptynoprogne rupestris 0 0 3 32 Hirundo rustica 40 47 118 2 2 0 Delichon urbica 110 112 140 0 0 0 Anthus campestris 0 4 14 32 8 Anthus trivialis 4 12 14 32 8 8 Anthus spinoletta 0 2 5 32 16 L’indice di rarità percentuale (IRP) 87 Motacilla flava 7 9 15 16 8 8 Motacilla cinerea 26 29 54 4 4 2 Motacilla alba 43 66 1 12 2 2 0 Cinclus cinclus 5 6 11 16 16 8 Troglodytes troglodytes 62 105 114 2 0 0 Prunella modularis 0 5 11 16 8 Prunella collaris 0 0 3 32 Erithacus rubecula 41 78 84 2 1 1 Luscinia megarhynchos 56 126 129 2 0 0 Phoenicurus ochruros 8 12 25 16 8 4 Phoenicurus phoenicurus 5 6 18 16 16 4 Saxicola rubetra 9 16 36 8 8 2 Saxicola torquata 33 85 1 19 4 1 0 Oenanthe oenanthe 7 18 41 16 4 2 Oenanthe hispanica 0 5 13 16 8 Monticela saxatilis 5 5 12 16 16 8 Monticela solitarius 7 10 19 16 8 4 Turdus merula 119 144 147 0 0 0 Turdus philomelos 0 9 22 8 4 Turdus viscivorus 5 13 20 16 8 4 Cettia cetti 45 99 101 2 1 0 Cisticola juncidis 29 91 95 4 1 1 Acrocephalus melagopogon 1 22 27 64 4 4 Acrocephalus scirpaceus 6 32 37 16 4 2 Acrocephalus arundinaceus 7 12 13 16 8 8 Hippolais polyglotta 1 3 16 64 32 8 Sylvia undata 0 1 3 64 32 Sylvia cantillans 3 17 25 32 4 4 Sylvia melanocephala 52 97 1 19 2 1 0 Sylvia hortensis 0 4 7 32 16 Sylvia communis 8 35 49 16 2 2 Sylvia atricapilla 116 150 153 0 0 0 Phylloscopus bonelli 0 2 2 32 32 Phylloscopus sibilatrix 0 21 25 4 4 Phylloscopus collybita 7 45 60 16 2 2 Regulus ignicapillus 1 4 8 64 32 16 Muscicapa striata 7 15 40 16 8 2 Ficedula albicollis 1 5 19 64 16 4 Aegithalos caudatus 13 29 41 8 4 2 Parus palustris 6 12 19 16 8 4 Parus ater 12 20 29 8 4 4 Parus caeruleus 44 93 109 2 1 0 Parus major 108 142 145 0 0 0 Sitta europea 13 30 36 8 4 2 Certhia brachydactyla 22 35 51 4 2 2 Remiz pendulinus 6 6 7 16 16 16 Oriolus oriolus 7 33 49 16 4 2 Lanius collurio 51 76 111 2 1 0 Lanius minor 1 4 12 64 32 8 Lanius senator 18 26 39 4 4 2 Garrulus glandarius 41 60 84 2 2 1 Pica pica 28 42 84 4 2 1 Pyrrhocorax pyrrhocorax 2 2 7 32 32 16 Corvus monedula 26 33 64 4 4 2 Corvus corone 31 38 100 4 2 1 Corvus corax 8 17 43 16 4 2 Sturnus vulgaris 1 1 4 64 64 32 Passer domesticus 149 154 156 0 0 0 Passer montanus 67 96 107 1 1 0 Petronia petronia 1 1 8 64 64 16 Fringilla coelebs 100 148 151 1 0 0 Serinus serinus 86 140 144 1 0 0 Carduelis chloris 94 142 146 1 0 0 Carduelis carduelis 100 144 151 1 0 0 Carduelis cannabina 23 39 43 4 2 2 Pyrrhula pyrrhula 1 3 13 64 32 8 Coccothraustes coccothraustes 1 1 3 64 64 32 Emberiza citrinella 3 14 26 32 8 4 Emberiza cirlus 9 57 69 8 2 1 Emberiza eia 3 9 22 32 8 4 Emberiza melanocephala 0 2 2 32 32 Miliaria calandra 25 90 96 4 1 1 Distanza euclidea: C-P 167 P-E 137 C-E 229 88 Gabriele de Filippo, Lucilla Fusco e Mario Milone Come in altri atlanti di uccelli nidificanti, la nidificazione di ogni specie è valutata usando tre livelli di precisione decrescenti: — certa: nido con uova e/o piccoli, nido vuoto, giovani non vo¬ lanti, trasporto imbeccata, sacche fecali, o materiale per il nido; — probabile: uccello in canto, difesa del territorio, parate nuziali; — eventuale: uccello osservato durante il suo periodo riprodut¬ tivo, nell’ambiente adatto, senza altra indicazione di nidificazione. Abbiamo quindi calcolato l’IRP di ogni specie dapprima conside¬ rando solo i quadrati in cui la nidificazione è certa (C), poi anche quelli in cui è probabile (P), infine tutti i quadrati occupati, indipendente¬ mente dal livello di certezza (E). Il confronto tra valori ottenuti in base ai tre livelli si è realizzato usando la distanza euclidea e paragonando i valori due a due: D = V£(IRPrIRP2)2. Risultati e discussione La tabella I elenca il numero di quadrati occupati dalle specie nidificanti in Campania e i relativi IRP. I valori ottenuti differiscono notevolmente a seconda del livello di certezza di nidificazione usato; la minore differenza si ha tra il livello intermedio e quello più generico (P vs E), mentre usando solo le regi¬ strazioni certe si ottiene la maggiore differenza con gli altri livelli (C vs P, C vs E). Considerando le differenze di IRP singolarmente per ogni specie, si osserva che la differenza tra i tre livelli di precisione è molto variabile, tanto che mentre alcune specie non mostrano modificazioni di IRP pur variando il numero di quadrati occupati ( Columba livia, Delichon urbica, Sylvia atricapilla, Remiz pendulinus), altre mostrano cambiamenti consi¬ derevoli. Caso estremo è Cuculus canorus il cui IRP passa da 32 a 1, a causa del peculiare comportamento riproduttivo, parassita di altre spe¬ cie, che determina la impossibilità di riscontrare molti di quegli ele¬ menti indici di certezza (per es. il nido). In effetti il livello « C » è quello più difficilmente accertabile, in particolare in specie per le quali è arduo rintracciare il nido. La scelta di quali quadrati da considerare, in funzione del livello di certezza di nidificazione registrato, è quindi molto delicata. Conside¬ rando solo quelli certi si potrà avere una sovrastima della rarità, poiché alcuni quadrati in cui la specie è indicata come nidificante « proba¬ bile » sono siti riproduttivi reali. Per lo stesso motivo si potrà avere L’indice di rarità percentuale (IRP) 89 IRP sottostimati considerando tutti i quadrati occupati, indipendente¬ mente dal livello di certezza. Ci sembra, quindi, più appropriato consi¬ derare un grado intermedio corrispondente alle registrazioni certe più le probabili (colonna P in tab. 1). La scelta di considerare solo le nidifi¬ cazioni certe può essere però più opportuna se si ritiene di correre il rischio di sottostimare altrimenti la rarità (per es. reticoli a maglie troppo larghe). Sebbene il metodo qui riportato è stato descritto per applicazioni in atlanti a scala diversa, la precisione del grado di rarità attribuito è una funzione lineare della risoluzione del reticolo usato dall’atlante. Pertanto, va comunque prestata molta cautela confrontando IRP su territori di superficie paragonabile sui quali sono stati costruiti reticoli di diversa dimensione. Un atlante con quadrati più piccoli è più preciso di uno a maglie più larghe; di conseguenza è più precisa anche la stima della rarità. Questo limite si avverte maggiormente nei livelli di rarità più ele¬ vati e con specie a distribuzione molto puntiforme. In questi casi, in¬ fatti, atlanti con quadrati troppo estesi riportano la specie più diffusa di quanto non lo sia realmente. Non è possibile stabilire una dimensione dei quadrati valida in tutti i casi; per esempio, se una maglia 10x10 km sembra essere sufficiente per un atlante di uccelli a scala regionale, essa può non esserlo per specie di coleotteri. In conclusione, l'indice di rarità percentuale (IRP) può essere la base di numerose applicazioni, prima tra tutte la standardizzazione dei criteri decisionali per includere una specie nella categoria « raro » delle red-list. I limiti principali da noi evidenziati sono quelli propri degli atlanti; questi ultimi rappresentano utili strumenti di base, ma al fine di un uso idoneo in ecologia applicata, è necessario che i redattori prestino particolare cura sia in fase di impostazione che di realizza¬ zione. Ringraziamenti Ringraziamo Maurizio Fraissinet e Mario Kalby, redattori dell'Atlante degli Uccelli Nidificanti della Campania, per averci fornito i dati relativi alle specie le cui carte di distribuzione non sono state pubblicate per motivi di protezione. 90 Gabriele de Filippo , Lucilla Fusco e Mario Milone BIBLIOGRAFIA Brichetti P. (1982). « Atlante degli uccelli nidificanti sulle Alpi italiane I ». Riv. ital. Orn. 52: 3-50. Comitato Promotore del Progetto Atlante Mammiferi Italia (1989). Fase di avvio del « Progetto Atlante Mammiferi Italia ». Atti I Conv. ital. Piccoli Mammiferi, Milano (in stampa). Eyre M.D. e Rushton S.P. (1989). « Quantification of conservation criteria using invertebrates ». J. App. Ecol. 26: 159-171. Ferrari C. e Pirola A. (19860. « Un metodo per la segnalazione e la valutazione di priorità conservazionistica di aree di interesse naturalistico ». Atti Ist. Bot. e Lab. Critt. 5: 131-138. Fraissinet M. e Kalby M. (1989). Atlante degli uccelli nidificanti in Campania (1983-1987). Monografia n. 1 dell’Associazione Studi Ornitologici Italia Meri¬ dionale, Regione Campania, 222 pp., Napoli. Fuller R.J. (1980). « A method for assessing thè ornithological interest of sites for conservation ». Biol. Conserv. 17: 229-239. Margiocco C. (Ed.) (1989). Atlante degli uccelli nidificanti in Liguria. Cataloghi Beni Naturali, n. 1, Regione Liguria, Genova. Massa B. (1985). Atlas Faunae Siciliae. Il Naturalista Siciliano 9 (speciale) 242 pp., Palermo. Meschini E. e Frugis S. (1985). Il Progetto Atlante Italiano un anno prima della conclusione. Atti III Conv. ital. Orn. pp. 121-130, Salice Terme (PV). Mingozzi T., Boano G. e Pulcher C. (1988). Atlante degli uccelli nidificanti in Piemonte e Val D’Aosta. Monografia del Museo Regionale di Scienze Naturali 7, Torino. Ratcliffe D.A. (1986). Selection of important areas for wildlife conservation in Great Britain: thè Nature Conservancy Council's approach. In: Usher M.B. (ed.), Wildlife Conservation Evaluation, pp. 135-159, Chapman & Hall, Lon¬ don. Sarà M. (1989). Dati preliminari del « progetto Atlante Mammiferi Sicilia ». Atti I Conv ital. Piccoli Mammiferi, Milano (in stampa). Nota presentata il 24 novembre 1989 Accettata il 20 luglio 1990 Boll. Soc. Natur. Napoli voi. 98-99, 1989-1990, pp. 16, tabb. 5 Biomassa e flusso di energia in Parus major (Aves: Passeriformes) in un'isola mediterranea Nota dei soci Lucilla Fusco (* *) , Gabriele de Filippo (*) e Mario Milone (*) Riassunto — Si descrive l’impatto energetico della cinciallegra sull’isola di Vivara in base a stime della dimensione della popolazione ottenute col metodo di Jolly (1965) e dei parametri energetici secondo il modello di Wiens e Innis (1974). Il flusso di energia è spostato sensibilmente verso la respirazione. Il consumo energetico varia annualmente, in relazione alla dimensione della popolazione, e mensilmente, in funzione della temperatura ambientale. Summary — Biomass and energy flow in Parus major (Aves: Passeriformes) in a mediterranean island. We describe population size, biomass and energy requirements of Great tit in Vivara Island. The island (32 ha) is covered by a mediterranean vegetation with scrubs, woods of Quercus pubescens, and unculti- vated olive-groves. The Great tit is one of thè few sedentary species. Population size, survival and immigration of adults and juveniles (parent-independent birds, less than one-year old) is estimates by capture-recapture method by Jolly (1965). Numbers of just-fledged birds (parent-dependent during 20 days from nest living) and pulii are estimate by products of average fledged/pairs and numbers of pairs on thè island. Great tit pairs are estimate considering numbers of adults occurring thè whole year (adults x survival). Energetic flow is estimated by Wiens e Innis (1974) model; however, some variables are modified since thè Great tit's biology; they are: moult cost (0.12 Mt in adults, 0.09. Mt in juveniles), cost of producing a clutch (51.1 kJ/pair). Table 1 shows population size (N), survival rate (PH) and immigrated birds (B) each year, with standard errors (es). Average values (MEDIA) with standard deviation (D.S.) and coefficient of variability (C.V. = D.S./MEDIA100), and average pairs/year are also given. Table 2 shows an- nual average weights (PESO: g), biomass (BM: kJ/day/m2), respiration (R: kJ/year/m2), production (P: kJ/year/m2), assimilation (A: kJ/year/m2), and con- sumption (C: kJ/year/m2), with their means standard deviations and coefficient Lavoro n. 159 del Gruppo Eco-Etologico di Napoli. (*) Dipartimento di Zoologia, Via Mezzocannone 8, 80134 Napoli. 92 Lucilla Fusco, Gabriele de Filippo e Mario Milone of variability. Only means values are shown in pulii and just-fledged birds. Table 3 shows energetic variables considering adults (males + females), « giovani » ( juveniles + just-fledged + pulii) and thè whole population (TOTALE). Table 4 shows monthly changes (G: january; D: december) in mean weights (PESO: g/bird) and thè daily cost of respiration (R: kJ/day/bird). Considering thè energy content of arthropods is 23 kJ/g dry weight (Golley 1961), Great tits intake each year 140 kg dry weight of arthropods on Vivara; 104 kg do thè adults, 36 kg do thè juveniles + just-fledged + pulii. Annual changes in energetic variables are related with population size and biomass changes. Monthly changes in respiration is related with average environmental temperature. Respiration increases 90% since of thermoregolation. This higher energy consumption falls during an arthro- pod scarcity on Vivara. On thè contrary higher energy requirements in april-june for production due to thè growth of pulii and just-fledged birds, and eggs cost fall when arthropods increase very much on thè island. Introduzione La cinciallegra ( Parus major L. 1758) è un passeriforme palear¬ tico la cui biologia è ben conosciuta (Krebs 1971, Blondel e Isenmann 1979, Perrins 1979); tuttavia solo di recente sono state svolte ricerche in aree a vegetazione mediterranea (Fraticelli et al. 1983, Mezzalira 1983, Scebba 1983, Fusco et al. 1989). In tale ambiente la cinciallegra è spesso specie nidificante e seden¬ taria, per cui particolare interesse riveste l'impatto che essa determina sulle risorse naturali e le conseguenze nei rapporti interspecifici. In questo lavoro descriviamo l’impatto, in termini energetici, della cinciallegra su un isola mediterranea di limitata estensione. Oltre che contribuire all’ecologia di questa specie in ambiente mediterraneo, que¬ sta ricerca riveste ulteriore significato poiché l’isola oggetto di studio (Vivara) è oasi di protezione della fauna; pertanto la conoscenza del flusso di energia di una delle poche specie stanziali sull’isola (Scebba 1986) riveste interesse ai fini della gestione. Area di studio Vivara è una piccola isola di origine vulcanica del Golfo di Napoli (40°45’N, 13°58'E), con una superficie di 32 ha e una quota massima di 108.6 m slm nella parte meridionale. La vegetazione è mediterranea con forme di macchia alternata a frammenti di un bosco di Quercus pubescens; inoltre un oliveto abban- Biomassa e flusso di energia in Parus major (Aves: Passeriformes) 93 donato, che copre circa un terzo dell'estensione dell'isola, è ora coloniz¬ zato da essenze di macchia. Dettagli sulla vegetazione e la flora sono riportati da Caputo (1964-65, 1981). L’isola, per la sua posizione geografica, è interessata da un notevole passo migratorio di uccelli, mentre solo meno del 10% delle specie presenti è nidificante e sedentario (Scebba 1986). Alcuni aspetti della biologia della cinciallegra a Vivara sono ripor¬ tati da Scebba (1983) e Fusco et al (1989). Metodi Sull’isola funziona dal 1977 una stazione di inanellamento degli uccelli a scopo di studio della migrazione, che utilizza reti « mist-net » in diversi posti di cattura montate in media 4 giorni al mese. Dimensione della popolazione La popolazione è stata censita col metodo di Jolly (1965), ba¬ sato su dati di cattura e ricattura in una popolazione aperta, conside¬ rando i dati dal gennaio 1981 a dicembre 1987. Ogni anno è utilizzato come un singolo campionamento per il quale si ottengono stime dei valori di dimensione della popolazione (N), sopravvivenza (PH) e immi¬ grazione (B). Abbiamo calcolato tali parametri solo in due classi della popola¬ zione di cinciallegra: i maschi adulti e i giovani di entrambi i sessi. Tale scelta è determinata dal fatto che le femmine adulte non sono cattura- bili con la stessa probabilità dei maschi, poiché nel periodo riproduttivo esse trascorrono il loro tempo a covare all'interno dei nidi (Fusco oss. pers.). Pertanto si è preferito ricavare la stima della popolazione di femmine adulte da quella dei maschi, assumendo una sex-ratio media di 1:1 e ritenendo che l'errore determinato da tale assunzione sia minore di quello determinato dalla ineguale catturabilità tra i due sessi. Per determinare il periodo medio in cui ogni individuo è presente sull'isola, considerando che la cinciallegra è sedentaria (Scebba 1983), si è assunto che la popolazione adulta è presente per l'intero corso del¬ l'anno ad eccezione della quota morta o emigrata (calcolata in base ai valori di sopravvivenza). Quest’altra frazione della popolazione può es¬ sere rimasta per un periodo variabile da 1 a 12 mesi; pertanto si è assunto un valore intermedio di 6 mesi. 94 Lucilla Fusco, Gabriele de Filippo e Mario Milone Inoltre, si è stimato che tutti gli individui presenti per l’intero anno si riproducano. Il numero di coppie nidificanti è dato, quindi, da (nu¬ mero di maschi adulti) X (sopravvivenza). I giovani, cioè gli individui immaturi, sono stati divisi in tre catego¬ rie, che in questo lavoro definiamo: pulii, involati e juveniles. Per pulii consideriamo gli immaturi nel periodo compreso tra la schiusa delle uova e l’involo dal nido, che a Vivara si verifica in media alla fine di maggio (Fusco oss. pers.); i pulii rimangono nel nido per un periodo medio di 18 giorni (Harrisqn 1975). La cinciallegra a Vivara non effettua di norma una seconda covata (Fusco et al. 1989), per cui non si è considerato un ulteriore apporto di pulii. Per involati intendiamo gli individui nel periodo tra l’involo e la completa indipendenza dai genitori che si verifica in media dopo 20 giorni (Harrison 1975). Il loro numero non è stato stimato col modello di Jolly ma moltiplicando il numero di coppie nidificanti per il numero medio di involati per coppia, che a Vivara è pari a 3.4 (Fusco et al. 1989). Per juveniles, il cui numero è stato stimato col modello di Jolly, si sono considerati gli immaturi dal momento della indipendenza dai geni¬ tori (intorno al 15-20 giugno) sino ad aprile dell’anno successivo. Si è ritenuto che essi rimangano sull’isola sino al momento della muta, la quale avviene dagli inizi di luglio a metà settembre (Fusco 1986-87); pertanto per un periodo medio di 40 giorni. Si è considerato che solo una frazione (determinata dalla stima di sopravvivenza) resti l'intero arco dell'anno, e che l’altra si disperda subito dopo la muta. La differenza tra la quantità di juveniles e quella di involati deter¬ mina la mortalità degli involati nei 20 giorni di dipendenza dai genitori. Bilancio energetico La terminologia usata è quella raccomandata da Petrusewicz e Macfadyen (1970), per i quali una popolazione rimuove una parte di cibo potenzialmente presente nell’ambiente (denominata MR) della quale utilizzerà solo una frazione (C: consumo) mentre la restante rimarrà non utilizzata (NU). Parte di C è eliminata (FU); la rimanente parte (A: assimilazione) viene utilizzata dalla popolazione in parte per la costru¬ zione dei propri tessuti (P: produzione), in parte per i processi metabo¬ lici vitali (R: respirazione). Le equazioni principali che legano tali para¬ metri sono: MR = NU + C, C = FU + A, A = P + R. Biomassa e flusso di energia in Parus major (Aves: Passeriformes) 95 I parametri energetici sono stati riferiti come kJ/anno/m2, e sti¬ mati per ogni anno col modello di Wiens e Innis (1974) separatamente per gli adulti (distinguendo i maschi dalle femmine), i pulii, gli involati e gli juveniles. L'energia spesa da ogni individuo nel metabolismo standard e in limitate attività locomotorie (Mt) è stata stimata con le formule di Ken- deigh (1970): M30 = 1.572 W062 e 1^ = 4.337 W053, dove W rappre¬ senta il peso espresso come g di peso fresco, e sono riferite rispettiva¬ mente ai valori di Mt (kCal/giorno) alle temperature di 30 e 0 °C, trasformati successivamente nei corrispondenti kJ /giorno. La stima di M alle temperature ambientali reali è realizzabile tra¬ mite interpolazione lineare. Queste sono state ricavate attraverso termo¬ metri a mercurio Lufft posti nei pressi di tre posti di cattura rappresen¬ tativi della vegetazione alla quale la cinciallegra è più legata (Scebba 1983). Le registrazioni sono state effettuate, per tre giorni ogni mese, in 5 fascie orarie distribuite durante il dì. II peso negli adulti e negli juveniles è stato determinato, durante le attività di cattura degli animali, utilizzando bilance Pesola da 30 g e approssimando a 0.1 g. Nei pulii il peso è stimato per ognuno dei 18 giorni in cui essi sono nel nido considerando la relazione W = e2-85'3,83/ giorni (Fusco in prep.), che considera il peso funzione dei giorni secondo una relazione logistica (Ricklefs 1968). Negli involati il peso è ricavato con la media tra quello dei pulii prima dell'involo e quello degli juveni¬ les appena indipendenti. La stima di R giornaliera per gli individui di ogni classe si è ricavata moltiplicando M per un fattore che tenesse conto della reale attività degli individui, e cioè: 1,4 per gli adulti e gli juveniles, 1.1 per gli involati e 1.0 per i pulii nei quali l'attività aggiunta è da considerarsi trascurabile (Wiens e Innis 1974). L'entità di R per l’intero anno e l'intera popolazione è stata calcolata moltiplicando le R precedente- mente stimate per il numero di individui di ogni classe e il numero dei giorni in cui ogni individuo è presente nell'anno. I valori di P sono stati stimati considerando separatamente il costo dell’accrescimento, della muta e della produzione di uova. Il costo della muta è valutato nel modello di Wiens e Innis (1974) come 0,12 Mt per ogni periodo di muta (dove Mt è riferito all’intero anno). Poiché la cinciallegra effettua una sola muta l'anno, completa negli adulti e par¬ ziale nei giovani (Svensson 1984) abbiamo stimato un costo di 0,12 Mt negli adulti e 0,09 Mt negli juveniles. Il costo di ogni covata è stato calcolato assumendo che il valore energetico medio di ogni uovo è 4.39 96 Lucilla Fusco, Gabriele de Filippo e Mario Milone kJ/g di peso fresco (King 1973), il peso medio è di 1.7 g (Perrins 1979), l’efficienza di produzione delle uova del 73% (King 1973) e la dimen¬ sione della covata di 5.0 uova (Fusco et ai 1989). Il costo è allora 51.1 kJ/coppia. Quindi, negli adulti P è data dal costo individuale per il numero di individui, più il costo della covata per il numero di coppie nidificanti. Negli juveniles al costo della muta si è aggiunto un costo di accrescimento pari a 0.05-M, (Wiens e Innis 1974). Gli involati e i pulii hanno solo un costo di accrescimento rispettivamente pari a 0.05 Mt e 0.20 Mt (Wiens e Innis 1974). Il valore di C si è ricavato assumendo un’efficienza del 70% (Wiens e Innis 1974). Per il calcolo della biomassa abbiamo considerato che negli uccelli un g di peso fresco corrisponde a circa 6.7 kJ (Gorecki 1975). Per biomassa media si è inteso il contenuto energetico della popolazione rapportato al periodo durante il quale ogni classe di popolazione è presente sull’isola. Essa è espressa come kJ/giorno/m2. Risultati Dimensione della popolazione Avendo stimato la dimensione della popolazione adulta come il doppio di quella maschile e, considerando che l’isola dispone di una superficie pari a 32 ha, si ottiene una densità media annuale di 2.0 individui adulti/ha (Tab. 1). Essi presentano una sopravvivenza media del 73% tra un anno e il successivo. La restante parte di popolazione muore o emigra. Stimando che si riproduce solo questo 73%, si ottiene una densità di 0.73 coppie/ha. È presente anche una immigrazione media pari al 1/3 della popolazione annuale, nella quale sono compresi gli juveniles rimasti sull’isola che raggiungono la maturità sessuale. Il numero di nidiacei involato ogni anno è mediamente di 2.0/ha del quale solo il 55% raggiunge lo stato di juveniles. I dati di cattura e ricattura mostrano infatti che la popolazione di juveniles è mediamente di 1.1 /ha con una sopravvivenza pari a 1/4 di quella degli adulti (t-test: t = 3.79, 6 g.l., p < 0.05). Esiste, quindi, una elevata dispersione giovanile, ma il 26% rimane sull'isola tutto l'anno. Di contro è presente un fenomeno di immigrazione tre volte superiore a quello dei maschi adulti, nel quale è compreso anche la natalità. Biomassa e flusso di energia in Parus major (Aves: Passeriformes) 97 TABELLA 1 Dimensione della popolazione (N), sopravvivenza (PH) e numero di animali immigrati (B) ogni anno, con i relativi errori standard (es). Il coefficiente di variabilità (CV) è espresso come deviazione standard (D.S.) / media 100. In alcuni anni il metodo usato non permette il calcolo di alcune variabili. Anno N (es) PH (es) B (es) 1981 0.80 (0.13) M 1982 29.8 ( 6.6) 0.66 (0.15) 15.7 ( 7.4) A 1983 35.2 ( 9.8) 0.99 (0.30) 11.2 (10.1) S 1984 46.0 (14.7) 0.38 (0.12) 1.5 ( 3.7) c 1985 18.9 ( 4.4) 0.83 (0.34) 14.2 ( 9.4) H I 1986 30.0 (13.8) Media 32.0 0.73 10.6 D.S. 9.8 0.23 6.4 C.V. 30.6 31.5 60.4 Coppie Medie /Anno = 24.3 1981 0.44 (0.17) J 1982 26.0 ( 3.4) 0.23 (0.08) 35.0 ( 0.0) U 1983 41.0 ( 2.3) 0.29 (0.07) 38.0 ( 0.0) V 1984 50.0 ( 3.0) 0.20 (0.06) 29.0 ( 0.0) E 1985 39.0 ( 2.9) 0.13 (0.05) 21.0 ( 0.0) N I L 1986 26.0 ( 2.1) Media 36.4 0.26 30.8 E D.S. 10.4 0.12 7.5 S C.V. 28.6 46.2 24.4 I 1983 80.0 N 1984 48.8 V 1985 58.3 O L Media 62.4 A D.S. 16.0 T C.V. 25.6 I 98 Lucilla Fusco, Gabriele de Filippo e Mario Milone Bilancio energetico Sia la biomassa che i parametri metabolici (Tab. 2) sono simili tra maschi e femmine adulti, mentre differiscono notevolmente tra gli adulti e gli individui giovani (t-test: almeno t = 3.85, 6 g.l., p < 0.01). I valori di biomassa e R variano tra le diverse classi della popolazione secondo un gradiente decrescente maschi > femmine > juveniles > involati > pulii, correlato al gradiente di peso ad analoga direzione. Il gradiente scompare in P, poiché le femmine hanno un costo aggiuntivo per la produzione di uova rispetto ai maschi (peraltro poco significativo su scala annuale), mentre gli involati e i pulii hanno un costo elevato di crescita e un maggior numero di individui sia pur concentrati in un breve periodo. Sebbene il peso presenti leggere fluttuazioni annuali (con un picco di variazione del 3.6% nelle femmine adulte) i parametri di biomassa e quelli energetici fluttuano in misura molto maggiore, tra il 24% e il 29%, in maniera più simile alle variazioni di dimensione della popola¬ zione. Il consumo energetico, quindi, non varia negli anni in funzione del peso ma in corrispondenza di fluttuazioni della dimensione della popolazione. L'impatto globale della cinciallegra sull'isola è quantificato in 10.06 kJ/m2/anno (Tab. 3), determinato per il 74% dagli adulti, che hanno un maggiore peso (Tab. 4: t = 9.52, 672 g.l., p < 0.001) e biomassa media (76%; Tab. 3). Essi, inoltre, permangono sull'isola per un pe¬ riodo più lungo. Il ruolo degli adulti all'interno della intera popolazione, in termini energetici, non è però costante essendo la loro respirazione il 76.8% del totale (quindi simile alla biomassa) mentre la produzione solo il 53.6%. Il rapporto P/R è favorevole sensibilmente agli immaturi. Variazioni mensili Il peso medio degli individui di cinciallegra cambia mensil¬ mente in misura del 2. 9-4. 8%; in misura minore nei giovani (involati + - juveniles), maggiormente negli adulti. In questi ultimi le variazioni mensili sono statisticamente significa¬ tive solo nelle femmine (ANOVA: F = 2.515, 10 e 122 g.l., p < 0.01) dove si assiste ad un aumento primaverile seguito da un brusco calo in luglio. Biomassa e flusso di energia in Parus major (Aves: Passeriformes) 99 TABELLA 2 Peso (g), biomassa (BM: kJ/giorno/m2), respirazione, produzione, assimilazione e consumo (R, P, A, C: kJ/anno/m2) negli anni e relativa media annuale, deviazione standard e coefficiente di variabilità. Per involati e pulii si riportano solo i valori medi annuali. Anno Peso BM R P A C M 1982 16.6 0.0086 2.0975 0.1798 2.2773 3.2565 A 1983 17.1 0.0125 3.1080 0.2664 3.3744 4.8554 S 1984 17.1 0.0113 2.8155 2.2413 3.0569 4.3713 c 1985 17.2 0.0062 1.5044 2.1289 1.6333 2.3357 H 1986 17.1 i Media 17.0 0.0097 2.3814 0.2041 2.5855 3.6972 D.S. 0.2 0.0024 0.6257 0.0536 0.6794 0.9715 C.V. 1.2 24.7 26.3 26.3 26.3 26.3 F 1982 16.1 0.0083 2.0612 0.1798 2.2410 3.2047 E 1983 17.6 0.0129 3.1592 0.2764 3.4356 4.9129 M 1984 16.4 0.0109 2.7496 0.2385 2.9881 4.2729 M 1985 17.4 0.0063 1.5143 0.1323 1.6466 2.3547 I 1986 16.5 N Media 16.8 0.0096 2.3711 0.2067 2.5778 3.6863 E D.S. 0.6 0.0025 0.6313 0.0550 0.6863 0.9815 C.V. 3.6 26.0 26.6 26.6 26.6 26.6 J 1982 16.2 0.0026 0.6600 0.0660 0.7260 1.0382 U 1983 16.2 0.0049 1.2518 0.1252 1.3770 1.9691 V 1984 15.8 0.0045 1.1751 0.1175 1.2926 1.8484 E 1985 15.5 0.0027 0.6908 0.0691 0.7599 1.0867 N T 1986 15.8 1 L Media 15.9 0.0037 0.9445 0.0944 1.0389 1.4856 E D.S. 0.3 0.0010 0.2706 0.0270 0.2976 0.4256 S C.V. 1.9 27.0 28.6 28.6 28.6 28.6 Involati Media 14.7 0.0013 0.2719 0.2595 0.5314 0.7598 Pulii 10.0 0.0009 0.1838 0.0368 0.2206 0.3154 Media 100 Lucilla Fusco, Gabriele de Filippo e Mario Milone TABELLA 3 Parametri energetici della cinciallegra a Vivara: biomassa (BM: kJ/giorno/m2), respi¬ razione, produzione, assimilazione, consumo (R, P, A, C: kJ/giorno/m2). Per giovani si intende pulii + involati + juveniles. Classe BM R P A C P/R 100 Adulti 0.0196 4.8107 0.4160 5.2266 7.4741 8.6 Giovani 0.0062 1.4493 0.3601 1.8094 2.5875 24.8 Totale 0.0258 6.2600 0.7761 7.0360 10.0615 12.4 TABELLA 4 Variazioni mensili individuali di peso medio (g) e (R: kJ/giorno). costo della respirazione Adulti Maschi Femmine Juveniles Peso R Peso R Peso R Peso R G 17.1 92.08 17.3 92.67 16.7 90.89 16.6 90.59 F 17.1 94.11 17.9 96.49 16.1 91.05 16.5 92.28 M 17.5 . 89.15 17.6 89.44 17.4 88.87 16.0 84.84 A 16.9 81.40 16.7 80.85 17.2 82.20 16.8 81.12 M 17.2 74.07 17.0 73.57 17.6 75.05 15.8 70.55 G 17.0 67.50 17.1 67.73 16.9 67.27 15.5 63.95 L 15.5 57.46 15.3 57.68 14.8 56.55 15.1 57.23 A 17.6 56.55 17.6 56.55 — — 16.1 53.54 S 16.8 63.01 17.8 65.21 15.6 60.30 16.3 61.89 0 17.0 75.60 18.1 78.35 16.1 73.29 16.5 74.32 N 16.4 78.04 16.5 78.31 16.2 77.50 16.2 77.50 D 17.1 90.05 17.7 91.78 16.7 88.88 16.1 87.11 TOT 17.0 17.1 16.8 15.9 Medie 16.9 76.59 17.2 77.39 15.5 77.44 16.1 74.58 D.S. 0.6 12.76 0.7 13.03 0.8 11.76 0.5 12.64 C.V. 3.6 16.7 4.1 16.8 4.8 15.2 2.9 16.9 Biomassa e flusso di energia in Parus major (Aves: Passeriformes) 101 Anche il peso medio dei giovani varia significativamente (ANOVA: F = 6.834, Ile 367 g.L, p < 0.01). Nel primo mese di involo (giugno) è molto basso, ma cala ulteriormente subito dopo (t-test: giugno vs. luglio t = 2.13, 169 g.L, p < 0.05). La crescita riprende solo ad agosto (luglio vs agosto, t = 2.93, 78 g.L, p < 0.01). Nei mesi autunnali e invernali i pochi giovani rimasti hanno un peso abbastanza costante, ma sempre minore rispetto agli adulti (diffe¬ renze significative a dicembre: t = 2.25, 28 g.L, p < 0.05; e marzo: t = 2.78, 33 g.L, p < 0.01). Tra questi ultimi, i maschi pesano in genere più delle femmine (febbraio: t = 2.30, 13 g.L, p < 0.05; settembre: t - 6.88, 18 g.L, p < 0.001; ottobre: t = 3.35, 14 g.L, p < 0.01); tuttavia la tendenza sembra invertirsi tra aprile e maggio quando le femmine raggiungono il peso dei maschi, superandolo leggermente e in misura statisticamente non significativa. Anche R varia sensibilmente durante i mesi, ma in misura fino a 5 volte più ampia del peso. In nessuna classe le due variabili sono corre¬ late, mentre una relazione negativa, statisticamente significativa, risulta tra R e le temperature medie annuali (Tab. 5) (r-spearman: adulti r = -1.0, maschi r = -.99, femmine r = -.99, giovani r = -1.0, sempre p < 0.001). La respirazione della cinciallegra sull’isola varia quindi sensibil¬ mente durante le stagioni in funzione della temperatura con incrementi invernali tra il 62% (femmine) e il 72% (giovani: involati + juveniles ) rispetto all'estate. Discussione Dimensione della popolazione La popolazione di cinciallegra nidificante a Vivara presenta una densità uguale a quella riscontrata in foreste miste della Finlandia (So- lonen 1980) e 30 volte più alta di quella descritta in brughiere preal¬ pine (Saporetti 1986). La specie è infatti molto legata ad ambienti arbo¬ rei che a Vivara sono costituiti dall’oliveto abbandonato e dal bosco di Quercus pubescens. La densità a Vivara è però la metà di quella trovata da Fraticelli e Sarrocco (1984) in un bosco planiziario di querce medi- terranee sul litorale tirrenico. Questa differenza può essere dovuta al fatto che a Vivara parte della vegetazione è costituita da macchia bassa 102 Lucilla Fusco, Gabriele de Filippo e Mario Milone e pendìi assolati non idonei alla specie. Infatti, considerato che gli habitat idonei (bosco e oliveto) occupano solo 13.5 ha cioè il 42% della superficie, la densità biologica della cinciallegra risulta di 1.9 coppie/ha, valore molto più simile a quello riportato da Fraticelli e Sarrocco (1.5 coppie/ha; 1984). TABELLA 5 Temperature medie negli habitat prevalenti frequentati dalla cinciallegra (oliveto e querceto). Anno: 1982 1983 1984 1985 1986 Media Mesi G 12 10 12 13 10 11 F 10 8 12 9 13 10 M 14 13 11 13 14 13 A 18 16 13 16 16 16 M 22 21 18 17 20 20 G 26 20 20 26 23 23 L 27 26 24 27 27 26 A 29 34 24 29 29 29 S 25 25 24 27 23 25 0 17 15 22 17 22 19 N 15 19 20 18 14 17 D 12 9 13 14 12 12 Medie 19 18 18 19 18 18 D.S. 7 8 5 7 6 6 C.V. 36.8 44.4 27.8 36.4 33.3 33.3 I valori di sopravvivenza e di immigrazione suggeriscono nella po¬ polazione adulta un turnover di circa il 30%. L’alta sopravvivenza degli adulti non lascia pensare all’esistenza di un vero fenomeno migratorio; non si può quindi ipotizzare che le fluttuazioni di popolazione siano causate da contingenti migratori di dimensione variabile per cause indi- pendenti dalla condizione ambientale a Vivara. Né migrazione può es¬ sere quella dei giovani, il cui afflusso deve essere ascritto più propria¬ mente a dispersione giovanile, fenomeno ben studiato nella specie (Greenwood et al. 1979). Pertanto, le variazioni annuali di questi para¬ metri sono probabilmente dovute a modificazioni delle disponibilità ali¬ mentari e di competizione intra e inter-specifiche che regolano la dimen¬ sione della popolazione con meccanismi densità-dipendenti sia durante la stagione riproduttiva che in periodi diversi (Krebs 1970, 1971). Biomassa e flusso di energia in Parus major (Aves: Passeriformes) 103 La differenza tra involati e juveniles è dovuta ad una mortalità, nel periodo della dipendenza dai genitori, pari al 45%, in particolare legata alla predazione che in questo stadio immaginiamo sia elevata a causa della scarsa mobilità ed esperienza degli animali. Purtropo non ci è possibile confrontare il valore di questa mortalità con quello degli juve¬ niles nei due mesi successivi. Ciò sarebbe interessante poiché il calo di peso riscontrato potrebbe essere attribuibile ad una loro inesperienza nel cacciare il cibo da soli (Alatalo et al. 1984) e quindi rendere proba¬ bile un'ulteriore mortalità nel primo mese di indipendenza. Bilancio energetico I valori di biomassa sono uguali a quelli finlandesi (Solonen 1980) e inferiori a quelli del bosco tirrenico di querce mediterranee (Fraticelli e Sarrocco 1984), quale conseguenza delle differenze di di¬ mensione della popolazione. La cinciallegra si alimenta principalmente di artropodi (Jordano 1981, Torok 1983, Szlivka e Szlivka 1984-85). Considerando una ali¬ mentazione esclusivamente artropofaga e un valore calorico medio di questo gruppo pari a 23 kJ/g di peso secco (Golley 1961), la cincialle¬ gra a Vivara consuma in un anno 140 kg di artropodi in peso secco, dei quali 104 kg a carico degli adulti e 36 kg dei giovani. Tali valori variano annualmente in funzione della dimensione della popolazione e non della temperatura che è costante negli anni (Tab. 5). Variazioni mensili La necessità di provvedere alla termoregolazione determina una grande variabilità di consumo energetico per la respirazione durante l'anno. Considerato che buona parte del flusso energetico è spostato verso R (Tabb. 2 e 3) possiamo concludere che la cinciallegra ha un impatto energetico sull’isola maggiore in inverno che in estate. In ter¬ mini di consumo di artropodi tali variazioni sono comprese, per la respirazione, tra un massimo in febbraio di 4.09 e 4.01 g peso secco/giorno/individuo (rispettivamente negli adulti e nei giovani) e un minimo in agosto di 2.46 e 2.33 g peso secco/giorno/individuo. Tuttavia, in primavera, la produzione di uova, sebbene poco in¬ fluente a scala annuale nelle variazioni di P (confronta maschi vs. fem- 104 Lucilla Fusco, Gabriele de Filippo e Mario Milone mine), determina un aumento dei valori di energia richiesta nei giorni in cui avviene la deposizione (fine aprile-primi di maggio). Infatti il costo giornaliero di ogni uovo (ne viene deposto uno al giorno) è di circa 10 kJ, pari al 13% di R per una femmina nello stesso periodo. Inoltre, nel periodo maggio-giugno sorge la necessità di una maggiore quantità di energia per la produzione a causa dell’accrescimento dei pulii e degli involati. Infatti, nei 18 giorni di permanenza nel nido i pulii consumano 500 g di peso secco di artropodi per la produzione e 2600 g per R, mentre gli involati 3600 g per P e 3800 g per R. A Vivara la presenza di Artropodi non è costante durante l’anno ma presenta un picco in tarda primavera-inizio estate (D’Antonio 1982-83), coincidente col periodo di maggiore richiesta energetica per la produ¬ zione e una maggiore richiesta di proteine animali per i pulii e gli involati. La maggiore richiesta energetica per R in inverno invece corri¬ sponde ad un calo di artropodi sull'isola. Non è noto a Vivara un cambio di dieta della cinciallegra verso la frugivoria, come accade in altre specie insettivore per sopperire alla mancanza di artropodi (de Filippo et al. 1985); mentre Jordano (1981) ha descritto una dieta mista durante l’autunno in un oliveto spagnolo. In mancanza di tale cambia¬ mento nella dieta si potrebbe immaginare un aumento intraspecifico della competizione, quale maggior fattore densità-dipendente al di fuori del periodo riproduttivo nel determinare la sopravvivenza (Krebs 1970, 1971). Conclusioni Da questo lavoro emergono due importanti approfondimenti. Il primo è relativo alle conoscenze sulla divisione delle risorse. È noto infatti che sulle isole le specie aumentano l’ampiezza di nicchia al fine di incrementare la fitness poiché tale condizione geografica favorisce il rischio di estinzione in caso di avverse condizioni (Blondel e Isenmann 1979). Inoltre andrebbe verificata l'esistenza di differenze morfologiche all'interno della popolazione, descritte parzialmente da Fusco (1986-87), che determinerebbero un diverso comportamento alimentare (Gosler 1987). Se tali comportamenti fossero riscontrati si ridurrebbe la compe¬ tizione intra-specifica invernale, ipotizzata nell’ultima parte della di¬ scussione. Biomassa e flusso di energia in Parus major (Aves: Passeriformes) 105 Il secondo riguarda l’analisi di una correlazione diretta tra le dispo¬ nibilità di artropodi negli anni e le dimensioni della popolazione. La mancanza di una tale relazione farebbe cadere il ruolo della competi¬ zione intra-specifica nella regolazione densità-dipendente attraverso la mortalità invernale. BIBLIOGRAFIA Alatalo R.V., Gustafsson L. e Lundberg A. (1984). Why do young passerine birds have shorter wings than older birds? Ibis 126: 410-415. Blondel J. e Isenmann P. (1979). Insularità et demographie des Mesanges du genre Parus (Aves). C.R. Acad. Se. Paris 289: 161-164. Caputo G. (1964-65). Flora e vegetazione delle isole di Precida e Vivara (Golfo di Napoli). Delpinoa 6-7: 195-276. Caputo G. (1981). La vegetazione di Vivara. In : Capaldo L. e Grassi G. (eds.). « Vivara: Oasi di Protezione Naturale ». Giunta Regionale della Campania, Napoli, 182 pp„ 41 figg., XXV tavv. D'Antonio C. (1982-83). Utilizzo di una riserva naturale a fini scientifici: analisi qualitativa dell’entomofauna dell'isola di Vivara. 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Quindi, è stato necessario creare una strategia di rilevazione dei dati dalle schede basata su: un sistema di riferimento spaziale (ricavato dal reticolo chilometrico U.T.M.); una nuova scheda associata ad una rigida normativa di immissione dei dati; un database (sviluppato usando il programma dBASE III PLUS ed un computer di adeguate caratteristiche). Dalla elaborazione dei dati così ottenuti sono state ricavate infor¬ mazioni sul comportamento dell’orso bruno marsicano e sulla sua distribuzione all’interno del Parco Nazionale d’Abruzzo. Inoltre è stato possibile evidenziare le zone di maggiore densità in rapporto alle stagioni. Summary — The filing-cards collected by Centro Studi Ecologici Appenninici of Abruzzo National Park (Italy) from 1983 to 1987, regarding thè brown bear ( Ursus arctos marsicanus, Altobello, 1921), has been examined. A preliminary examination pointed out that information obtainable from thè cards are not fit to a quantitative analysis. Than, it was necessary to prepare a survey combined tecnique, based on thè following points: a System of spatial reference (by thè U.T.M. grid); a new card with a guide assuring uniformity in data input; a data base (developed using a dBIII PLUS program and a computer with adequate (*) Contributi scientifici alla conoscenza del Parco Nazionale d’Abruzzo: n. 40 (**) Centro Studi Ecologici Appenninici, 67032 - Pescasseroli (AQ) - Italy. 108 Luigi Russo charateristics). The analysis of obtained data gave information regarding thè activity of thè brown bear and its distribution in Abruzzo National Park. Moreo- ver, it was possible to point out its range related to seasons. Introduzione Da oltre dieci anni al Centro Studi Ecologici Appenninici (C.S.E.A.) del Parco Nazionale d’Abruzzo vengono raccolte le schede faunistiche relative al rilevamento dei segni di presenza delle specie animali oggetto di studio e protezione nel Parco. Le osservazioni sono soprattutto fatte dalle guardie del Servizio di Sorveglianza, ma risultano anche numerose quelle degli abitanti dei comuni del Parco e di coloro che in vacanza o per studio percorrono i sentieri del Parco. Le schede raccolte sono ormai tante: in totale il loro numero è dell’ordine di grandezza di alcune decine di migliaia. Quelle relative all'orso bruno marsicano rappresentano un materiale di studio senz’al¬ tro importante e soprattutto molto ricco anche se non immediatamente utilizzabile per ottenere informazioni attendibili. Pertanto, ci si è posti l'obiettivo di trarre il maggior numero di dati possibile dalle schede, per contribuire alla conoscenza della distribuzione dell'orso bruno marsi¬ cano sul territorio del Parco, in funzione anche dell’influenza che hanno fattori ambientali (quelli meteorologici, il bracconaggio, il turismo, l'ali¬ mentazione, la competizione interspecifica (cinghiale) ecc.), e di studiare eventuali rapporti tra le segnalazioni della presenza dell'orso e la consi¬ stenza della popolazione onde stimarne le variazioni nel tempo. Da un esame preliminare delle schede faunistiche dell'orso bruno marsicano raccolte dal C.S.E.A. è emerso che le informazioni ottenibili direttamente dalle schede sono caratterizzate da un diverso grado di oggettività e di importanza ai fini dello studio. In particolare: a) la scheda non regola un'osservazione specifica in quanto è stata elaborata con lo scopo di essere valida per tutte le specie e per tutti i segni di presenza (v. tab. I); b) la mancanza di una guida alla sua compilazione rende soggettiva l'interpretazione delle voci della scheda e richiede un impegno partico¬ lare da parte di chi la compila per adattarla ad ogni situazione; c) l'indicazione della località non è univocamente determinata da un sistema di riferimento. Pertanto, è stata elaborata una strategia combinata di rilevazione dei dati dalle schede del C.S.E.A. basata su: L’orso bruno marsicano 109 1. Un sistema di riferimento spaziale che ha permesso di identifi¬ care sulla cartina la zona dove è avvenuta l'osservazione e correlare il numero delle segnalazioni con le caratteristiche orografiche ed ecologi¬ che delle varie zone e con ulteriori fattori condizionanti il numero delle schede stesse. 2. Una scheda computerizzata per la rilevazione di dati quantifica¬ bili quale strumento fedele, valido ed attendibile le cui informazioni possono poi confluire in una elaborazione statistica dei risultati. 3. Una normativa necessaria e garantire l'uniformità dei dati inse¬ riti. 4. Un data base, elaborato appositamente utilizzando un elabora¬ tore elettronico di adeguate caratteristiche. 5. Una procedura scandita in fasi e tempi differenziati relativi all’osservazione, alla comparazione ed alla stima quantitativa e qualita¬ tiva dei dati. Le possibili elaborazioni sui dati ricavati con l’applicazione del sistema su esposto sono numerosissime; i nostri studi sono ancora ad un livello iniziale e di essi si offre una breve esemplificazione. Materiali e Metodi Sono state prese in esame le schede faunistiche dell’orso bruno marsicano raccolte dal 1983 al 1987. Il sistema di riferimento spaziale, è stato ottenuto sovrapponendo sulla cartina del Parco un reticolo strutturato. Ci si è riferiti al retico¬ lato chilometrico U.T.M. presente su tutte le tavolette al 25000 con maglie di 1 Km2. Ma, considerando la scarsa precisione nell'indicazione sulla scheda del luogo dell’osservazione, è stato scelto un quadrato di 2 Km di lato (pari a 4 quadrati del reticolato U.T.M.). Come punto di riferimento per lo sviluppo della quadrettatura, è stato scelto il punto U.T.M. 33TUG000300. Per consentire l’identificazione dei luoghi sulla cartina, è stato creato un indice della località. Sono state prese in considerazione le ore di servizio spese dalle guardie del Servizio di Sorveglianza. La scheda computerizzata per la rilevazione di dati è riportata nella tab. IL Le norme relative all’inserimento dei dati sono descritte nella tab. III. 110 Luigi Russo Il database è stato creato utilizzando il programma dBASE III PLUS: un sistema database relazionale programmabile completo e fles¬ sibile. Sono stati inseriti nel data base i dati relativi a tutte le schede. TABELLA I TABELLA II VOCI DELLA SCHEDA ELABORATA DAL C.S.E.A. VOCI DELLA SCHEDA COMPUTERIZZATA Specie Data Data Località Località Comune Comune Segni di presenza Tavoletta I.G.M. Esemplari Ascissa Periodo-tempo Ordinata Sesso Dimensioni Altitudine Età Segni Colorazione Numero esemplari Situazione metereologica Sesso ed età Direzioni di spostamento Direzione di spostamento Composizione escrementi Segni di identificazione N. delle punte Lungh. delle corna Tana-giaciglio: ambiente; esposizione; dimensioni Carnaio Nido: ambiente; luogo; altezza dal suolo; composizione; uova; nidiacei Osservazioni Generalità Quando la scheda riferiva più di un tipo di segno di presenza (avvista¬ mento, orme, escrementi, pietre smosse, ecc.) è stato occupato un record per ogni tipo di segno, poiché non è dimostrabile che i segni apparten¬ gano allo stesso esemplare e che siano stati lasciati contemporanea¬ mente. L 'orso bruno marsicano 1 1 1 TABELLA III Norme per l’inserimento dei dati nella scheda computerizzata. Campo « segni »: Devono essere tutti abbreviati come da legenda (es.: AVV - ESCR - ORME - GIAC - PIETRE - MORTE - PELI - AGGR.) Campo « data »: La data viene espressa con notazione numerica (aammgg: es.: 25 ottobre 1985, diviene: 851025) in un campo caratteri. Campo « località »: I termini generici (es.: VALLE, MONTE, ECC.), sono abbreviati come da legenda (es.: V., M., ecc.). Qualora il nome proprio sia preceduto da un termine generico (es.: VAL FONDILLO), quest'ultimo nell'indice posposto e preceduto da una virgola (es.: FONDILLO, V.). Campo « comune »: il nome del comune deve essere scritto per esteso. Campo « esemplari »: Riportare con una cifra il numero di esemplari indi¬ cato nella scheda. Campo « sesso età »: si riportano in forma sintetica i dati presenti nella scheda. Per esempio se sono stati visti 2 piccoli con una femmina, si riporterà questa notazione: « FPP ». Si useranno le seguenti abbrevia¬ zioni: adulto — A; maschio = M; femmina = F; piccolo = P; giovane = J. Campo « generalità »: Bisogna segnalare soltanto se ad effettuare la segnala¬ zione, non a compilare la scheda, sia stata una guardia del servizio di Sorveglianza o meno. Nel primo caso si scriverà: « SS », altrimenti: « TERZI ». LEGGENDA TERMINE ABBR. TERMINE ABBR. AGGRESSIONE ANIMALI AGGR MORTE MORTE AVVISTAMENTO AVV ORME ORME CARNAIO CARN PASSO P. CENTRO STUDI ECOL. APPENN CSEA PELI PELI COLLE COLLE PICCO PICCO COPPO COPPO PIETRE SMOSSE PIETRE ESCREMENTI ESCR RIFUGIO RIF. FIUME F. SANTO S. FONTE FONTE SERRA SERRA FORCA FORCA SERVIZIO SORVEGLIANZA SS FOSSA FOSSA SORGENTE SORG. GIACIGLIO/I GIAC STAZZO STAZZO GOLA GOLA STRADA STR. IMPRONTE ORME TRACCE ORME LAGO L. VALICO VCO MAGGIORE > VALLE V. MINORE < VALLONE VNE MONTE M. VERSO — 112 Luigi Russo Risultati e discussioni Importanza relativa dei vari segni di presenza Nella tabella IV, sono stati riportati le quantità e le percentuali relative ai vari tipi di segni di presenza rilevate da tutte le schede. TABELLA IV Segni Quantità Percentuali Gruppo 1° Avvistamenti 280 22,95 Orme 390 31,97 Escrementi 505 41,39 Tot. parz. 1175 96,31 Gruppo 2° Pietre smosse 28 2,30 Giacigli 11 ,90 Rami rotti 3 ,25 Aggressioni 1 ,08 Peli 1 ,08 Morte 1 ,08 Tot. parz. 45 3,69 Totali 1220 100 Dalla tabella si evidenzia che i vari tipi di segni di presenza non hanno incidenze paragonabili fra loro. Inoltre, alcuni tipi di segni (gruppo 2) non possono essere attribuiti con certezza all'orso. Di conse¬ guenza, sono stati presi in considerazione nel lavoro soltanto i segni relativi agli avvistamenti, alle orme ed agli escrementi. Confronto tra le segnalazioni del Serv. Sorv. e quelle dei Terzi Le segnalazioni sono effettuate sia dalle guardie del Servizio di Sorveglianza che da altre persone (Terzi). Le segnalazioni di questi ul¬ timi sono controllate sempre dalle guardie o da ricercatori del C.S.E.A. L’orso bruno marsicano 113 che spesso compilano personalmente la scheda riportando sulla stessa sia il proprio nome che quello dell'osservatore. Nella tabella V è stato confrontato il numero di segnalazioni fatte dal Servizio di Sorveglianza con quelle fatte da Terzi. TABELLA V Segni Serv. Sorv. % Terzi % Totali Avvistamenti 172 61,43 108 38,57 280 Orme 363 93,08 27 6,92 390 Escrementi 469 92,87 36 7,13 505 Totali 1004 85,45 171 14,55 1175 Per le orme e gli escrementi il numero delle osservazioni fatte dai Terzi sono in percentuali quasi trascurabili nei confronti di quelle fatte dal Servizio di Sorveglianza (per riconoscere le orme e gli escrementi bisogna avere competenza ed esperienza). Per gli avvistamenti, invece, l'incidenza per i Terzi raggiunge quasi il 40%. Pertanto, il confronto è stato ristretto ai soli avvistamenti ed è stata sviluppata la tabella VI dove sono state riportate le frequenze degli avvistamenti effettuati nei vari anni dal Servizio di Sorveglianza e dai Terzi con le percentuali. TABELLA VI Avvistamenti ’83 % '84 % '85 % '86 % '87 % Tot. % Serv. Sorv. 22 66,66 27 57,45 35 50,00 40 67,80 48 67,61 172 61,43 Terzi 11 33,33 20 42,55 35 50,00 19 32,20 23 32,39 108 38,57 Totali 33 100,00 47 100,00 70 100,00 59 100,00 71 100,00 280 100,00 Per il 1983, il 1986 ed il 1987 le percentuali relative agli avvista- menti dei Terzi sono praticamente costanti e pari a circa il 33% del totale degli avvistamenti effettuati nell'anno. Per il 1984 e il 1985 le percentuali aumentano nettamente al 42% e al 50%. È ipotizzabile che in questi anni si sia verificato un qualche fenomeno particolare. Proprio nel 1984 nacque a Pescasseroli il Gruppo Orso Italia e nell'aprile del 1985 si svolse il suo primo convegno nazionale al Parco Nazionale d'A¬ bruzzo. La maggiore sensibilizzazione della popolazione del Parco al 114 Luigi Russo problema della protezione dell’orso marsicano, in quel periodo, ha con¬ tribuito sicuramente ad aumentare le segnalazioni di avvistamento dell'orso, in quanto i cittadini saranno stati più solerti nel comunicarle. Analizziamo ora l'andamento delle medie mensili degli avvistamenti dei Terzi confrontandole anche con quelle del Servizio di Sorveglianza. À SS □ TERZI Fig. 1. — Media mensile (’83-’87) degli avvistamenti. Dalla fig. 1 risulta evidente la somiglianza dei due grafici se si escludono i valori dei mesi di aprile e maggio. Questa difformità trova giustificazione nel fatto che in questi mesi in montagna è ancora pre¬ sente la neve e, quindi, i Terzi (contadini e pastori in particolare) non hanno ancora iniziato le loro attività. Al contrario le guardie del parco continuano regolarmente i loro giri di perlustrazione e avvistano più facilmente l'orso poiché l'animale dopo il letargo compie notevoli spo¬ stamenti in cerca di cibo e la visibilità è migliore per la mancanza di foglie sugli alberi. L’orso bruno marsicano 115 Distribuzione mensile ed annua dei segni di presenza È interessante confrontare l'andamento delle frequenze dei vari segni di presenza durante i mesi dell'anno, perché ogni tipo di segno segue un suo caratteristico andamento legato, oltre che al comporta¬ mento dell'orso, a svariati fattori ambientali. Perciò sono state selezio¬ nate le schede del Servizio di Sorveglianza (solo le guardie riportano (*) i valori sono corretti in funzione delle ore/mese di servizio delle guardie. ÀAVV DeSC XORM Fig. 2. — Medie mensili (’83-’87) dei segni di presenza. con lo stesso impegno tutti i tipi di segnalazioni) ed è stata calcolata per ogni mese di ciascun anno la somma delle osservazioni effettuate per tutti i segni di presenza. Ma, a questo punto, è stato necessario correg¬ gere questi valori perché il numero delle osservazioni fatte dal Servizio di Sorveglianza dipende, oltre che dal numero di orsi, anche dal numero di ore di servizio prestato dalle guardie che non è costante nei vari mesi dell’anno. È stato calcolato, quindi, un indice di correzione che svinco¬ lasse le somme ottenute da questa variabile: è stata calcolata per ogni mese di ciascun anno la somma delle ore di servizio effettuate; ogni 116 Luigi Russo somma è stata divisa per 1000. Il numero delle segnalazioni diviso per l'indice così ottenuto, relativo allo stesso periodo, ha fornito il dato corretto. Da questi, sono state calcolate le medie mensili, annue, e quindi i grafici di figura 2 e 3. 1983 1984 1985 1986 1987 (*) i valori sono corretti in funzione delle ore/mese di servizio delle guardie À avv EH escr X orme Fig. 3. — Somme annue dei segni di presenza. L'andamento delle segnalazioni durante i mesi fornisce interessanti informazioni sul comportamento dell'orso bruno marsicano. I primi tre mesi dell’anno coincidono approssimativamente con il periodo di le¬ targo, il numero di segnalazioni è, infatti, molto basso. Nel mese di febbraio risulta per tutti i tipi di segni il minimo numero di segnala¬ zioni. Ciò ci permette di affermare che in questo mese l'orso bruno marsicano si trova nel periodo di minima attività. Va sottolineato che questo dato concorda con quanto scoperto da Roth per l'orso bruno del Trentino (Roth, 1972). Nel mese successivo l’animale va alla ricerca di cibo per rimpiazzare le riserve consumate durante l'ibernazione; risulta molto attivo come dimostrano i due picchi relativi alle orme ed agli L’orso bruno marsicano 117 avvistamenti. Con un ritardo di un mese, invece, compare il picco degli escrementi, poiché soltanto a maggio l’orso trova cibo a sufficienza. Il secondo picco degli escrementi coincide con il periodo di preparazione per il letargo. Le orme, invece, sono legate maggiormente alla natura del substrato (neve o fango) e quindi l'interpretazione della loro distribu¬ zione va fatta più in funzione dei fattori meteorologici che comporta¬ mentali. Va anche detto che i valori relativi alle orme per i mesi di novembre e dicembre sono dovuti all'elevato numero di segnalazioni fatte in quei mesi nel 1985 quando fu fatta un indagine sul campo per stabilire il numero minimo certo di orsi (Boscagli, 1986). Nella fig. 3, l'andamento delle orme e degli escrementi è tale da non permettere alcuna considerazione sicura, forse ampliando il numero di anni presi in considerazione, si potranno ottenere più informazioni. Per gli avvistamenti si registra un evidente incremento dal 1983 al 1987. Distribuzione spaziale delle segnalazioni Il sistema di riferimento spaziale ha permesso di elaborare delle mappe indicanti la distribuzione delle segnalazioni nel tempo. Avendo bisogno di informazioni riguardanti soltanto la distribuzione, sono state considerate sia le segnalazioni del Servizio di Sorveglianza che quelle dei terzi (figg. 4-8). I Trimestre : gennaio-marzo (fig. 4). Le segnalazioni sono decisamente scarse come d’altronde ci si poteva aspettare nei mesi invernali, e sono concentrate nella zona Nord. Si evidenzia un addensamento delle segnalazioni nella zona compresa fra i comuni di« Pescasseroli e Villavallelonga (a NO di Pescasseroli), ai confini del Parco Nazionale d'Abruzzo. La concentrazione in questa zona potrebbe spiegarsi considerando la scarsa antropizzazione (sono circa 100 km2 totalmente disabitati e senza strade) e la presenza di campi coltivati ai margini della stessa oltre Villavallelonga. II e III Trimestre: aprile-settembre (figg. 5 e 6). Nella zona NO si conferma l’addensamento delle segnalazioni, anche in questo periodo. A SE, invece, le segnalazioni, scarsissime nei tre mesi precedenti, divengono paragonabili sia come quantità che come 118 Luigi Russo Fig. 4. — 1° trimestre (anni: 1983-1987). Fig. 5. — 11° trimestre (anni: 1983-1987). L’orso bruno marsicano 119 Fig. 6. — 1X1° trimestre (anni: 1 983-1987). Fig. 7. — IV° trimestre (anni: 1983-1987). 120 Luigi Russo superfice di distribuzione con quelle della zona NO. Gli orsi segnalati nei mesi di aprile-maggio dove hanno trascorso il letargo?, occupavano tane più riparate? oppure tane esterne alla zona di protezione esterna? rif. U.T.M. 33TUG4824 Distribuzione complessivo delle segnalazioni relative all’orso bruno morsicano. PERIODO: 1/1983 - 12/1987 confine della Zona di Protezione Esterna confine del Parco Nazionale d’Abruzzo centri abitati del Parco □ -° bi X o 239.98 *** 6° (B) 1 1. XlO"! 959 93 *** (AxB) 1 3.02x10-! 290.38 *** (W) 24 1.04x IO-3 Salinità (A), Sesso (B), Interazione (AxB), Errore (W) Rapporti tra variazioni biometriche morfofunzionali e ambiente di vita 1 3 1 TABELLA VII Scomposizione devianza tra livelli di salinità relativamente al sesso per lunghezza standard; *** P < 0.01. Mese Varianze F (D) 35.86 32.6 *** 2° (F) 99 90 *** (M) 85 77.27 *** (D) 36 45.47 *** 3° (F) 124 156.96 *** (M) 102 129.11 *** (D) 64 71.44 *** 4° (F) 144 160 *** (M) 110 122.22 *** (D) 77.25 88.82 *** 5° (F) 156 192.6 *** (M) 116 143.21 *** (D) 56.25 77.14 *** 6° (F) 173 237 ***. (M) 133 182.19 *** Differenza tra i sessi (D), Femmine (F), Maschi (M). TABELLA Vili Scomposizione devianza tra livelli di salinità relativamente al sesso per il peso; *** P < 0.01. Mese Varianze F (D) 1 xlO-3 11.65 *** 2° (F) 7.2 xl0~2 83.72 *** (M) 3.6 xlO-2 77.27 *** (D) 5.62 x IO-3 80.29 *** 3° (F) 2 xlO-1 2857 *** (M) 11.25 x IO-2 1607 *** (D) 4 x IO-2 145.45 *** 4° (F) 8.4 x 10_1 3056 (M) 24.2 x 10~2 880 *** (D) 9 x IO-2 79 99 *** 5° (F) 1.568 1387.6 *** . (M) 31.25 x IO-2 276.5 *** (D) 3.02 x IO-1 290.38 *** 6° (F) 3.698 3555.77 *** (M) 5.44 xlO-1 523.56 *** Differenza tra i sessi (D), Femmine (F), Maschi (M). 132 Pietro Battaglini e Giulio Bulf orti incrementi in peso dipendono sensibilmente sia dalla concentrazione di sali che dal sesso; le differenze tra gli effetti della salinità sono, inoltre, diverse nei due sessi, essendoci interazione significativa. L'analisi della scomposizione delle differenze tra i livelli di salinità relativamente al sesso dà i risultati riportati in tabella Vili. Dall’esame delle tabelle VII e Vili si evince che gli esemplari di sesso femminile risentono maggiormente dell’aumento di salinità; una possibile spiegazione potrebbe trovarsi nelle differenze ormonali tra i due sessi. Gli ormoni infatti giocano un ruolo fondamentale nel processo di osmoregolazione (Lagler, 1962), influenzando fortemente le capacità di ritenzione e di escrezione dei liquidi; gli ormoni femminili, ad esem¬ pio, esercitano un maggior effetto di idratazione a causa della ritenzione del sodio pertanto, un diverso bilanciamento di sali potrebbe essere alla base delle differenze tra i sessi. Quanto finora esposto mostra che la diversa concentrazione di sali comporta variazioni significative in peso ed in lunghezza di esemplari sia maschi che femmine di P. reticulata . Le medie riportate nelle tabelle I-IV assegnano generalmente valori più elevati per gli esemplari in ac¬ qua dolce; tuttavia, per avere una stima della rapidità di accrescimento, è necessario studiare la correlazione tra la lunghezza ed il peso, nelle due diverse condizioni ambientali. La relazione che lega il peso e la lunghezza è espressa dall'equazione (2); di conseguenza riportando su di un diagramma cartesiano avente come ordinate i pesi e come ascisse il cubo delle lunghezze i valori indicati nelle tabelle I-IV, in base all'equa¬ zione (2), essi devono allinearsi su una retta di coefficiente angolare pari all'indice ponderale K. Nelle figure 1-4 sono graficate le rette di regressione lineare calco¬ late con il metodo dei minimi quadrati relative alla crescita degli esem¬ plari femmine e maschi in acqua dolce e marina rispettivamente; in ciascun grafico la retta (a) si riferisce alla lunghezza standard, mentre la (b) è relativa alla lunghezza totale. I valori ottenuti per l'indice ponde¬ rale espressi in mg/mm3 sono: Kla - (2.6 ± 0.1) IO'2 K16 = (1.1 ± 0.1) IO-2 K3a = (2.3 ± 0.1) IO 2 Kìb = (4.5 ± 0.6) IO 3 K2a = (3.2 ± 0.1) IO 2 K26 = (8.5 ± 0.5) IO-3 K4a = (3.3 ± 0.1) IO 2 K46 = (1.6 ± 0.1) IO 2 Da questi dati risulta immediatamente che i valori più elevati dell'indice ponderale K corrispondono ai dati relativi agli individui im- Rapporti tra variazioni biometriche morfo funzionali e ambiente dì vita 133 Fig. 1. — Rette di regressione lineare relative alla crescita delle fem¬ mine in acqua dolce: (a) peso femmine acqua dolce vs. lunghezza standard al cubo; (b) peso femmine acqua dolve vs. lunghezza totale al cubo. 1 j m «j sec 4 0 15006 29300 Ì00W *003© 5006© 60000 23030 mm ^ Fig. 2. — Rette di regressione lineare relative alla crescita delle femmine in acqua marina: (a) peso femmine acqua marina vs. lunghezza standard al cubo; (b) peso femmine acqua marina vs. lunghezza totale al cubo. 1 34 Pietro Battaglini e Giulio Bulfoni mg 600 -i ì SOC -t *oc - 0 10000 23000 30000 *0000 53000 60000 75300 Fig. 3. — Rette di regressione lineare relative alla crescita dei maschi in acqua dolce (a) peso maschi acqua dolce vs. lunghezza standard al cubo; (b) peso maschi in acqua dolve vs. lunghezza totale al cubo. mg j I «OS -J 500 - *0C - I J c 4 - - — - — T— ■ — — - 1 — — — — — — — I i — ~ — — ■ I - — - —I C 10000 20000 30000 *0000 50000 60000 73000 mm ^ Fig. 4. — Rette di regressione lineare relative alla crescita dei maschi in acqua marina (a) peso maschi acqua marina vs. lunghezza standard al cubo; (b) peso maschi acqua marina vs. lunghezza totale al cubo. Rapporti tra variazioni biometriche morfofunzionali e ambiente di vita 135 messi in acqua marina, indicando, pertanto, questo ambiente come il più confacente alla specie in esame. Questo risultato, a prima vista sorprendente, vivendo in Poecilia reticulata prevalentemente in acque dolci, è, d'altro canto, in pieno accordo con i risultati ottenuti da Gib¬ son et al. (1955). Esso appare, invece, in contrasto con quanto asserito da Zimmerer (1983), il quale non ha riscontrato sostanziali differenze per la crescita dei Poecilia reticulata alle due salinità. Una possibile spiega¬ zione potrebbe trovarsi nelle diverse condizioni sperimentali adottate. Infatti, mentre Zimmerer ha usato per il suo esperimento pesci nati in acqua a salinità intermedia e poi immessi nelle vasche contenenti acqua a più alta concentrazione di sali, nel presente lavoro sono stati utilizzati avannotti nati in acqua marina. Di conseguenza, essendo differenti le condizioni prenatali e immediatamente postnatali, è possibile che un adattamento irreversibile non genetico sia alla base delle differenze riscontrate (Kinne, 1962; Depeche, 1964). D'altro canto, Zimmerer ri¬ porta un unico risultato determinato per un’età degli esemplari di circa 1 mese, mentre le misure relative al presente lavoro sono state effet¬ tuate su individui fino al sesto mese d'età, consentendo, pertanto, di ottenere un’analisi molto più vasta e dettagliata degli effetti della sali¬ nità sulla crescita dei Poecilia reticulata. Conclusioni I risultati sperimentali riportati nel presente lavoro mettono in evidenza le correlazioni tra variazioni biometriche e variazioni dell’am¬ biente di vita in Poecilia reticulata. In particolare la presente ricerca rappresenta uno studio delle variazioni biometriche in funzione della salinità. I risultati ottenuti mostrano che, sebbene gli esemplari viventi in acqua ad alta concentrazione di sali siano generalmente più piccoli in dimensioni rispetto a quelli d’acqua dolce, l'accrescimento è più rapido per gli individui d’acqua marina. Questi risultati, particolarmente interessanti, che potrebbero essere ascritti a variazioni morfo-funzionali, ci spingono ad estendere queste misure preliminari effettuando ulteriori analisi in funzione della tempe¬ ratura e soprattutto esaminando l'attività riproduttiva nelle diverse con¬ dizioni ambientali. 1 36 Pietro Battaglini e Giulio Bulfoni BIBLIOGRAFIA Depeche M.J., 1964 - Osmoregulation embryonnaire et adaptation a l'eau de mer de Lebistes reticulatus, C.R. Acad. SC. Paris, T. 259 groupe 12: 908-910 Gibson M.B., Hirst B., 1955 - The effect of salinity and temperature on thè pre-adult growth of guppies. Copeia, 241-242. Kinne O., 1962 - Irreversible nongenetic adaptation, Comp. Biochem. Physiol, 5: 265-282. 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Queste vengono spiegate con il con¬ trollo esercitato sulla forma originaria e sulla morfodinamica del vulcano, dallo scenario paleogeografico preesistente e dalla strutturazione post-eruttiva dell’a¬ rea. In particolare sono state studiate le forme denudazionali del versante esterno nord-orientale. Diverse considerazioni geomorfologiche ed una dettagliata analisi strutturale guidano alla conclusione che condizionamenti ad opera della frattura¬ zione superficiale, erosione lineare ed una sommatoria di modesti eventi di crollo, piuttosto che rilevanti episodi franosi, siano alla base della storia morfoevolutiva di questo settore del vulcano. Viene infine ricordato l’apporto dell'intervento antropico nel modellamento dei versanti interni ed esterni, in un territorio larga¬ mente urbanizzato fin dall’epoca romana. Si deve infatti tenere conto delle modi¬ ficazioni indotte da antiche attività estrattive di materiale argillificato, cavato per la produzione ceramica locale. Summary — A study of structural geomorphology on Solfatara Volcano in Pozzuoli (Phlegraean Fields, Naples, Southern Italy) has been carried out by thè authors. The volcano presents an irregular ash cone morphology, because of strong differences among sectors, due to Controls by thè pre-existent palaeogeo- graphical setting and post-eruptive brittle structures of thè area. In particular, NE slope configuration has been studied. Several geomorphological remarks and a detailed structural survey led to thè conclusion that tectonic joints controlling repeated slight rock falls, rather than remarkable mass movements, are thè (*) Lavoro stampato con il contributo dell’Osservatorio Vesuviano. (**) c/o Osservatorio Vesuviano, via A. Manzoni 249, Napoli. 138 Paolo Beneduce e Marcello Schiattarella grounds of thè morpho-evolutive history of that part of thè volcano. As a matter of fact, data from structural analysis show preferred trends in good agreement with thè contours of thè erosional forms, as well as recent events seem to be only of rock fall type. It is possible to suppose that modifications of stress pattern by dilation due to seismic-inflation of thè Phlegraean area and/or increase in harmo- nic tremors could have primed slope movement processes according to suggested mechanisms. In thè end thè authors take in account thè role of ancient human activities, as thè extractive ones for pottery manufacturing, played in thè minor changes of both internai and external slope outlines, in a territory widely urbani- zed since thè Roman time. Introduzione In questo lavoro si affronta lo studio geomorfologico-strutturale della Solfatara di Pozzuoli, un vulcano che presenta forti anomalie mor¬ fologiche rispetto ad un tipico modello di ash corte. Alcune forme denudazionali nei versanti dei rilievi vulcanici dei Campi Flegrei mostrano, soprattutto in aereofotografia, una forte con¬ vergenza morfologica con forme dovute a processi di erosione in massa (« nicchie di distacco ») o ad attività antropica antica e recente (« fronti di cava »). Nel caso di studio, un esame della cartografia di dettaglio ed una prima indagine diretta hanno permesso di ipotizzare che un certo numero delle forme osservate in stereoscopia sia da imputare almeno in parte ad un condizionamento degli elementi struttu¬ rali ed a processi di erosione lineare. In un secondo momento, lungo il fianco esterno nord-orientale del vulcano, sono state investigate le rela¬ zioni tra le forme incertae sedis e l'assetto strutturale dell'area. Nello scritto vengono in primo luogo messi in luce gli aspetti geo¬ morfologici della problematica affrontata, per esporre successivamente i risultati dello studio sulla fratturazione, che rappresentano tra l'altro un contributo originale alla conoscenza del pattern strutturale dei Campi Flegrei. Il vulcano della Solfatara (circa 3900 y B.P.), ubicato ad est dell'abi¬ tato di Pozzuoli (fig. 1), è ascrivibile al IV ciclo di attività dei Campi Flegrei (Di Girolamo et al, 1984). L'edificio vulcanico è impostato sul margine occidentale della cinta policraterica di Agnano ed è costituito interamente da piroclastiti le cui facies denunciano una genesi dovuta prevalentemente ad attività idromagmatica. Studio geomorfologico-strutturale del vulcano della Solfatara 139 Fig. 1. — Localizzazione dell’area studiata nei Campi Flegrei. Discussione Il vulcano della Solfatara ha una morfologia estremamente arti¬ colata, con uno sviluppo relativamente omogeneo dei versanti interni ed una marcata diversità dei settori esterni. I versanti interni L’interno dell'edificio presenta un'atipica morfologia craterica, piuttosto squadrata, con fondo leggermente concavo aggradato dal riem¬ pimento dei prodotti di alterazione dei versanti. I valori di pendenza dei versanti interni si attestano mediamente intorno al 70%, ad eccezione del versante sud-orientale, più acclive nella parte alta. Lo sviluppo di questo pendio è controllato dalla struttura cupolare delle lave trachiti- 140 Paolo Beneduce e Marcello Schiattarella che di Monte Olibano, che determina la presenza di una cornice sommi¬ tale subverticale. L'osservazione in stereoscopia di foto aree e l'allineamento delle fumarole consentono di individuare diverse linee di frattura alla scala dell’edificio (fig. 2), che decorrono in direzione NW-SE e NE-SW all’in¬ terno del cratere. Queste fratture hanno condizionato l’evoluzione mor- fodinamica dell'intero vulcano, oltre che di zone periferiche a NW e SE dell’apparato, e sono responsabili dell'attuale geometria craterica, avendo causato una marcata rettilinearità dei versanti interni ed in particolare di quello nord-orientale. I fenomeni di instabilità attuali e subattuali individuati all'interno del vulcano interessano unicamente i versanti dei quadranti orientali. I rimanenti versanti sono ricoperti da vegetazione arborea ed arbustiva, che evidentemente esplica una funzione stabilizzatrice. I popolamenti arborei non sono insediati sul versante di nord-est, sia per la presenza di fumarole attive che per fattori di esposizione, né su quello sud¬ orientale, a causa della maggiore acclività. Per quest’ultimo versante (fig. 3) si riscontrano fenomeni di tipo rock fall (Varnes, 1978), legati essenzialmente ai litotipi lavici di Monte Olibano, molto fratturati. Per il versante nord-orientale interno si registrano invece modesti ma diffusi episodi di earth rapid flow (Varnes, 1978), a spese delle coperture di piroclastiti alterate dagli agenti meteorici. I versanti esterni La massima elevazione dello spartiacque è raggiunta lungo il crinale di nord-est, con oltre 180 m s.l.m., ed in corrispondenza del top di Monte Olibano (ca. 200 m s.l.m.). I versanti esterni occidentali culmi¬ nano a quote minori (da 120 a 140 m s.l.m., fino ad un minimo di 100 m s.l.m.) rispetto a quelle dei rimanenti settori e mostrano pendenze molto deboli (ca. 10%), raccordandosi dolcemente con l'area subpianeggiante del terrazzo marino olocenico della Starza (Cinque et al, 1985). In que¬ sto settore l'urbanizzazione del territorio fin dall’epoca romana ha mo¬ dificato sensibilmente l’originaria fisiografia del sistema falsopiano- versante. Nel settore SSE domina la struttura di Monte Olibano che interfe¬ risce con la normale morfologia tronco-conica dell’edificio della Solfa¬ tara. Anche il settore settentrionale presenta forti anomalie nell’anda- Studio geomorfologico-strutturale del vulcano della Solfatara 141 Fig. 2. — Schema strutturale dell'area. Legenda: 1. orlo craterico (Solfatara); 2. orlo craterico relitto (Celle); 3. fratture. 142 Paolo Beneduce e Marcello Schiattarella mento dei versanti esterni, a causa della sovrapposizione dei prodotti della Solfatara sul relitto dell'apparato vulcanico di Celle — apparte¬ nente alla cinta policraterica dei vulcani di Agnano — che decorre in direzione all'incirca meridiana (fig. 2). Fig. 3. — Versante interno sud-orientale del vulcano della Solfatara. Sulle lave trachitiche fratturate giacciono i prodotti piroclastici della Solfatara, a loro volta ricoperti dalle piroclastiti incoerenti di Astroni. Il versante nord-orientale esterno, morfologicamente molto tormen¬ tato, è caratterizzato da forme denudazionali ben pronunciate, la cui interpretazione viene discussa di seguito. Negli ultimi anni il versante è stato ampiamente modificato dall'azione dell’uomo, con ingenti sbanca¬ menti e riporti di materiale. Studio del versante nord-orientale esterno. Il versante presenta valori di pendenza maggiori del 100% e dislivelli dell’ordine dei 100 m. Le singole forme denudazionali coprono wr Studio geomorfologico-strutturale del vulcano della Solfatara 143 mediamente un’area di circa 1502m2 e, attestandosi in prossimità del ciglio craterico, interessano l'intero versante (fig. 4). Quest’ultimo è costituito da depositi piroclastici in facies di surge i quali, in seguito alla notevole alterazione idrotermale, hanno acquisito caratteristiche Fig. 4. — Forma denudazionale del versante nord-orientale esterno che, atte¬ stata in prossimità del ciglio craterico, ne interrompe la continuità e interessa l’intero pendio. Alla base di questo si notano le vistose manifestazioni fumaroliche, testimonianza dello stato di fratturazione delle rocce (loc. Fosso Pisciarelli). fisico-meccaniche delle successioni litoidi. Le rocce presentano diversi tipi di discontinuità, essendo stratificate ed interessate da sistemi di joints (fig. 5) e da faglie minori (fig. 6). I prodotti della Solfatara sono ricoperti dalle cineriti del vulcano di Astroni, aventi qui limitati spes¬ sori. I fenomeni di instabilità attuali individuati sono, in virtù del di¬ verso comportamento meccanico delle piroclastiti idrotermalizzate e delle sovrastanti cineriti incoerenti, rispettivamente di tipo rock fall ed earth rapid flow (Varnes, 1978). 144 Paolo Beneduce e Marcello Schiattarella L’ipotesi che simili fenomenologie abbiano caratterizzato la morfo- dinamica del versante, in una sommatoria di eventi di modesta entità, è sostenuta in primo luogo dall’assenza di grossi cumuli al piede della scarpata, in quanto non pare verosimile un’asportazione quasi totale di Fig. 5. — Sistemi di joints che interessano le piroclastiti stratificate della Solfa¬ tara (loc. Fosso Pisciarelli). volumi franati in un unico rilevante episodio denudazionale per ogni forma. Un allontanamento costante di piccoli accumuli legati a modesti eventi di crollo ripetuti nel tempo è invece in accordo con l'entità dei processi erosionali di tipo lineare attualmente registrabili (Beneduce et al, 1988). Va inoltre sottolineato il contributo degli stessi processi di erosione lineare nel modellamento progressivo ed efficace di ogni sin¬ gola forma: l'azione delle acque meteoriche ha infatti portato al disse- camento delle forme, conferendo loro l'aspetto attuale (fig. 7). Pertanto parte della perdita di volumi originali del versante deve necessaria¬ mente essere messa in relazione con la presenza di tali incisioni. Studio geomorfologico-s tr ut tur ale del vulcano della Solfatara 145 Le forme del versante nord-orientale della Solfatara non appaiono comunque semplicemente legate ai processi esogeni fin qui descritti. Condizionamenti strutturali dovuti alla fratturazione superficiale di na¬ tura tettonica, suggeriti dall’osservazione cartografica, sono stati rico¬ nosciuti anche sul terreno. Fig. 6. — Faglia diretta rigettante gli strati di piroclastiti alterate e litificate del settore nord-orientale. Sono stati rilevati i sistemi di frattura in due distinte stazioni di misura ubicate lungo il bordo orientale del vulcano. I dati sono stati rappresentati in diagrammi stellari per ogni singola stazione (fig. 8) e cumulativamente in proiezione stereografica (fig. 9). Si evince da tali diagrammi una distribuzione non casuale delle misure d'orientazione relative ai sistemi di frattura, evidenziandosi tre massimi di densità in corrispondenza dei seguenti trends: EW, N45W e N65E. Due addensa¬ menti intorno al N magnetico (N5E e N15W) appaiono pure significativi. Tale assetto è da ritenersi pervasivo almeno per l’intera area esaminata, essendo congrui ed invarianti i dati per le due stazioni rilevate, oltre che in buon accordo con quelli noti in letteratura a diverse scale per il 146 Paolo Beneduce e Marcello Schiattarella Fig. 7. — Interno di una delle forme denudazionali del versante nord-orientale esterno. Le rocce in posto affioranti tra il pezzame detritico e l’affio¬ ramento di materiali detritici stratoidi (in alto a sinistra nella foto) denunciano l’esiguità dell'accumulo, una genesi per deposizioni suc¬ cessive, reincisione del deposito e rimaneggiamento ad opera delle acque dilavanti. Studio geomorfologico-strutturale del vulcano della Solfatara 147 settore orientale dei Campi Flegrei (Cinque et al, 1985; Cosentino et ai, 1984; Rosi et al , 1983; Rosi & Sbrana, 1987). Appare pertanto evidente una spiccata coincidenza tra l'orientazione dei sistemi di frat- Fig. 8. — Diagrammi stellari relativi all'orientazione dei sistemi di frattura rile¬ vati nelle due stazioni. 148 Paolo Beneduce e Marcello Schiattarella tura (fig. 9) ed i contorni delle forme investigate ed altri lineamenti del versante, i cui andamenti sono stati plottati in proiezione stereografica Fig. 9. — Diagramma di densità (reticolo di Schmidt, emisfero inferiore) relativo alla fratturazione della Solfatara (numero di misure N = 93, adden¬ samenti max = 12%). (fig. 10). Questo dato sembra sufficientemente comprovante una diretta influenza della struttura sulla attuale configurazione del versante. Considerazioni sui sistemi di frattura. Il carattere litoide acquisito dalle piroclastiti della Solfatara in seguito all’alterazione idrotermale ha consentito alle rocce di registrare Studio geomorfologico-strutturale del vulcano della Solfatara 149 eventi deformativi molto recenti, posteriori a 3900 anni dal presente. Le informazioni derivanti dai dati mesostrutturali rappresentano dunque Fig. 10. — Diagramma di densità (reticolo di Schmidt, emisfero inferiore) rela¬ tivo ai morfolineamenti del versante nord-orientale della Solfatara di Pozzuoli (N = 30, max - 21%). una preziosa fonte per la comprensione dei processi di deformazione tuttora attivi nei Campi Flegrei. Sebbene un’interpretazione genetica dei sistemi di frattura rilevati esuli dalle finalità di questa nota, gli scriventi ritengono utile mettere in evidenza alcuni aspetti del pattern strutturale. Alcuni degli Autori che si sono occupati dei Campi Flegrei da un punto di vista tettonico (Rosi et al, 1983; Cosentino et al, 1984) con¬ cludono che le fratture dell'area sembrano essere controllate dal campo 1 50 Paolo Beneduce e Marcello Schiattarella di stress indotto da processi all'interno della camera magmatica o dall’attività vulcanica. Rosi et al. (1983) invocano la tettonica regionale soltanto per la messa in posto del corpo magmatico, mentre Cosentino et al. (1984) ritengono che il dominio di fratture con orientazione meri¬ diana sia sovraimposto agli altri e che rifletta il trend profondo dell’a¬ rea coinvolta nella strutturazione recente del Tirreno meridionale. Di Girolamo et al. (1984) ipotizzano invece, anche se non sulla base di studi strutturali, che il vulcanesimo flegreo sia connesso a sistemi di frattura con orientazioni preferenziali (NE, NW, NNW ed EW), e non il contra¬ rio. Cinque et al. (1985) riconoscono inoltre che gli andamenti delle dislocazioni che interessano l’area del terrazzo de La Starza sembrano ricalcare alcuni dei più diffusi sistemi di faglie dell’Appennino meridio¬ nale. Recentemente Calcaterra et al. (1988), sulla scorta di un'analisi giaciturale dei sistemi di frattura rilevati nei tufi gialli, affermano che l’assetto strutturale dei Campi Flegrei non presenta sostanziali elementi di diversità rispetto al quadro neotettonico prevalente dell’Appennino campano. È interessante notare che anche il pattern strutturale della Solfa¬ tara appare simile a quello rilevato nei terreni meso-cenozoici che cir¬ condano la Piana Campana e formano il substrato dei terreni vulcanici flegrei. I classici lavori sulla tettonica dell'Appennino centro-meridio¬ nale (Bally, 1950; Accordi, 1963; D’Argenio, 1966; Guzzetta, 1966; Ietto, 1971, ed altri ancora) mostrano infatti che nei terreni carbonatici dell’Appennino sono registrati da un minimo di quattro (« appen¬ ninico » o NW-SE, « anti-appenninico » o NE-SW, « meridiano » o NS e « tirrenico » o EW) ad un massimo di otto (due domini formanti un basso angolo per ogni andamento fondamentale) sistemi di orientazione preferenziale di faglie e joints. Anche le discontinuità messe in evidenza dagli studi gravimetrici sui Campi Flegrei (Cassano & La Torre, 1986; Rosi & Sbrana, Eds., 1987) si inquadrano nei trends conosciuti in super¬ ficie nei rilievi a contorno della Piana Campana, così come altre linee di faglia rilevabili nell’area flegrea. Queste relazioni suggeriscono un’influenza delle strutture sepolte sulla deformazione fragile dei terreni vulcanici, anche se non è possibile conoscere il modo in cui questo può avvenire. Tuttavia, poiché sul campo non si osserva alcuna relazione cronologica tra i sistemi, si può concludere che essi si siano prodotti in un unico evento deformativo. Le fratture beanti non hanno una distribuzione significativa, dipendendo da campi di stress localizzati o da apertura recente dovuta a fenomeni esogeni e gravitativi o alla dilatazione bradisismica. Al contrario, è Studio geomorfologico-strutturale del vulcano della Solfatara 151 rimarchevole che il pattern di frattura in affioramento abbia una simme¬ tria ortorombica, come mostrato dai diagrammi riportati e dalla forma stessa del cratere. È probabile dunque che il numero e l’orientazione dei sistemi di joints collezionati sia una condizione necessaria, in un campo deformativo tridimensionale con simmetria ortorombica, per accomo¬ dare la deformazione in tutte le direzioni principali. Conclusioni Lo studio geomorfologico della Solfatara di Pozzuoli ha mo¬ strato una notevole influenza di fattori strutturali sull’evoluzione morfo- dinamica del vulcano. L’assetto vulcano-tettonico dell'area centro-orientale dei Campi Fle- grei precedente l'eruzione della Solfatara (ca. 3900 y B.P.) era caratteriz¬ zato dalla presenza della cinta policraterica di Agnano, del paleoterrazzo della Starza e della cupola trachitica di Monte Olibano, rispettiva¬ mente ad oriente e settentrione, ad ovest e sud-ovest ed a S-SE della zona di emissione. Questo scenario è stato responsabile della grande difformità originaria dei diversi settori della Solfatara, in uno con il parziale smantellamento sineruttivo. I sistemi di frattura alla scala dell’edificio sono invece responsabili dell’evoluzione dei versanti interni, il cui sviluppo laterale appare evi¬ dentemente rettilinearizzato. Una conoscenza di dettaglio dell'assetto mesostrutturale della Sol¬ fatara di Pozzuoli si è resa necessaria per una migliore comprensione della genesi ed evoluzione delle forme denudazionali impostate sul ver¬ sante nord-orientale esterno dell'edificio vulcanico. Gli andamenti dei contorni di tali forme, che mostrano ricorrenti disposizioni spaziali, appaiono perfettamente controllati dai sistemi di frattura, i cui trends di orientazione preferenziale sono ben evidenziati dall'analisi struttu¬ rale. Gli attuali episodi franosi all'interno delle forme più antiche risul¬ tano essere crolli di modesta entità, condizionati dalla fratturazione e probabilmente attivati ciclicamente dall’incremento in sismicità e/o da modificazioni dello stress pattern dovute alla dilatazione che accompa¬ gna il fenomeno bradisismico dell'area flegrea. Una sommatoria di tali eventi denudazionali ed il ruolo dei processi di erosione lineare che interessano il versante permettono di escludere l’intervento di cospicui movimenti di massa nel modellamento di questo settore della Solfatara. 152 Paolo Beneduce e Marcello Schiattarella Bisogna infine tenere nella giusta considerazione gli interventi an¬ tropici legati ad attività estrattive delle « terre caoliniche »* dell'area della Solfatara, all'interno ed all'esterno del cratere, a partire almeno dall'epoca romana. Risulta difficile valutare l'impatto di queste attività, tese al reperimento delle materie prime per la produzione ceramica locale, sulle modificazioni dei versanti. Tuttavia, nel caso del versante esterno nord-orientale, l’avanzamento dei fronti di cava non avrebbe potuto incidere in maniera determinante nel modellamento del pendio, a causa del rapido esaurimento del materiale trattabile che costituisce solo una coltre superficiale di piroclastiti argillificate. L'incidenza dell’opera antropica sulla perdita dei volumi del ver¬ sante è dunque stimata minima. In ogni caso è ipotizzabile che anche le tecniche estrattive fossero pilotate dall'assetto mesostrutturale. Ringraziamenti Il Prof. Giuseppe Luongo ha riletto criticamente il manoscritto. Stefano Rapido ha curato la parte fotografica. Marco Fuscaldo ha colla¬ borato ai rilevamenti sul campo in una fase preliminare del lavoro. BIBLIOGRAFIA Accordi B. (1963) - Lineamenti strutturali del Lazio e dell'Abruzzo meridionale. Mem. Soc. Geol It., 4, 595-634. Aydin A. & Reches Z. (1982) - Number and orientation of fault sets in thè field and in experiments. Geology, 10, 107-112. Armljo R., Carey E. & Cisternas S. (1982) - The inverse problem in microtectonics and thè separation of tectonic phases. Tectonophysics, 82, 145-160. Bally A. (1950) - Osservazioni geologiche sulla regione compresa tra la pianura di Sulmona ed il fiume Sangro (Nota preliminare). C.N.R., Contrib. Se. 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Nota presentata nella tornata del 30 novembre 1990 Accettata il 15 gennaio 1991 Boll. Soc. Natur. Napoli voi. 98-99, 1989-1990, pp. 14, figg. 3 Il ruolo della geologia negli studi di archeologia ambientale: un esempio dai Campi Flegrei Nota del socio Marcello Schiattarella (*) Riassunto — Vengono discusse le modalità di applicazione delle discipline geologiche ai problemi della ricerca archeoambientale. L’Archeologia Ambientale mira alla comprensione del rapporto uomo-ambiente e della sua evoluzione nel tempo e nello spazio. L'autore, nel superare il concetto della consulenza scienti¬ fica o tecnica non contestualizzata, propone un approccio metodologico basato sull’applicazione integrata delle Scienze della Terra, ed illustra i risultati prodotti per l'area vulcanica dei Campi Flegrei (Napoli) attraverso simili metodi. Summary — This paper discusses thè contribution of thè earth Sciences and thè specific application of geological methods in archaeological research. Envi- ronmental Archaeology aims to understand thè man-land relationships that exist within a continually developing territorial System. This aim cannot be reached by thè analysis of isolated aspects of thè System, but it must involve an integrated examination of both physical and anthropogenic processes. The author illustrates a procedural model and thè results of its application to thè volcanic area of Phlegraean Fields (Naples). Introduzione L'applicazione dei metodi delle scienze geologiche, biologiche e na¬ turali agli studi storico-archeologici ha senza dubbio comportato uno scambio culturale di notevole interesse, che si è intensificato negli ul¬ timi anni. Siamo tuttavia ancora all'alba di un processo di collabora¬ zione fattiva e coordinata tra scienziati ed umanisti. (*) c/o Osservatorio Vesuviano, via A. Manzoni 249, Napoli. 156 Marcello Schiattarella L’Archeologia, che nasce « ancella della Storia » ed è di fatto affi¬ liata ai metodi della stratigrafia geologica, avverte ben presto un deside¬ rio di indipendenza operativa ed ideologica che, se da un lato la eleva a disciplina autonoma, attraverso l'opera dei grandi pionieri dell'otto¬ cento, dall’altro la conduce verso un distruttivo isolamento. Questa im¬ barazzante situazione ha termine — ma solo per alcuni archeologi — con gli anni '60 e la « riscoperta » della scienza. In America, e subito dopo nel Regno Unito, gli esponenti di una corrente di pensiero denomi¬ nata new archaeology cadono nell’eccesso opposto, cercando inutilmente le leggi della dinamica culturale alla base degli accadimenti archeologici e trascurando il tradizionale spirito documentaristico. Questo succedeva a causa di una forte dipendenza dei giovani archeologi americani da una scuola formata in buona parte da antropologi e, fatto non meno impor¬ tante, per la sostanziale povertà del territorio nordamericano di resti delle civiltà precolombiane. Dopo un periodo di aspre polemiche — di cui il mondo scientifico non ebbe percezione, avendo consumato almeno cento anni prima que¬ sta fase di dibattito interno — si assiste ad un positivo riequilibrio nell'ultimo decennio, con la nascita della cosiddetta environmental ar¬ chaeology. Sebbene tra gli archeologi classici sia ancora aperta la questione sulla scientificità dell'Archeologia in sé (si veda ad esempio Reece, 1987), un certo rigore ed una visione più ampia dei problemi caratteriz¬ zano i lavori recenti, partoriti nell'ambito degli studi archeoambientali (Barker & Jones, 1982; Belano Smith et al., 1986; Livadie, 1986; McCann, 1988). Per quanto riguarda i rapporti tra Archeologia e Scienze della Terra, una anticipazione di idee va sicuramente cercata in Ren- frew (1976), ed interessanti considerazioni di metodo sono espresse in Fedele (1982, 1984), Colcutt (1987), Cordy (1987) e Van Der Plas (1987). L’applicazione della Pedologia all’Archeologia è trattata nell’or- mai classico testo di Limbrey (1975), mentre il ruolo della Palinologia viene illustrato da Bryant & Halloway (1983). La ricerca archeoambientale mira alla comprensione del rapporto uomo-ambiente all'interno di un sistema territoriale in evoluzione. Que¬ sto obiettivo non può essere raggiunto esaminando separatamente aspetti archeologici o geologici del sistema, ed è ormai chiaro che il processo conoscitivo deve comprendere un'analisi su ampie basi di inte¬ grazione sia dei fattori fisici che di quelli antropici. L'Archeologia Am¬ bientale deve dunque essere considerata un insieme di discipline conca¬ tenate ed interagenti. Le tecniche sviluppate nei campi della Geologia e Il ruolo della geologia negli studi di archeologia ambientale 157 della Fitogeografia vengono usate per redarre carte geotematiche, così come le analisi tipiche della Paleontologia, della Zoologia e dell'Antropo¬ logia Fisica forniscono utili indicazioni paleoecologiche o paleoeconomi¬ che. Importanti contributi in direzione di un approccio integrato allo studio del paesaggio si devono per il territorio italiano a Barker (1986), Bravi et al (1990), Cinque et al. (1989), Belano Smith et al. (1986), Livadie (1986), McCann (1988). I quesiti che le interazioni fossili uomo-ambiente pongono all'inda¬ gine scientifica vanno affrontati con l’esame incrociato dell'assetto ar- cheoambientale. Si tratta di sciogliere l'intreccio che i fenomeni naturali formano tra di loro e con l’azione antropica, esaminando parallelamente quante più variabili possibili. Gli effetti dell'opera umana hanno rag¬ giunto anche nel passato un’intensità tale da costituire elemento di perturbazione degli equilibri naturali, fino a provocare cambiamenti sensibili nella fisionomia del paesaggio. Le tracce che l'uomo ha lasciato con la frequentazione del territorio rappresentano classicamente il do¬ minio dell’Archeologia. Queste evidenze devono essere contestualizzate nell’evoluzione dell'ambiente circostante per assumere carattere di dato scientifico completo ed attendibile. Scienze geologiche e ricerca archeologica: un modello procedurale Ancora oggi, nonostante i progressi dell'Archeologia Ambien¬ tale, molti archeologi ritengono che l'intervento del geologo sia indi¬ spensabile soltanto nella risoluzione di singoli problemi specifici. Sono infatti ormai note in campo archeologico le figure professionali degli specialisti in scienze applicate e le pratiche operative che ne derivano. L’incontro con le tecniche di analisi della Petrologia Ceramica o della Paleobotanica, così come l’uso delle indagini geognostiche e delle pro¬ spezioni geofisiche prima di uno scavo archeologico particolarmente esteso o costoso, non costituiscono più delle eccezioni nel lavoro dell’ar¬ cheologo. Il problema di fondo nel rapporto geologia-archeologia è allora la mancanza di un diffuso spirito di collaborazione continuativa che per¬ metta di superare la questione della semplice consulenza occasionale. Va detto chiaramente che nessuna collaborazione in ambito professio¬ nale può essere ordita razionalmente senza una base di esperienze co¬ muni di tipo più strettamente scientifico. L'ambiente accademico e 158 Marcello Schiattarella quello professionale di entrambi i settori devono in qualche modo farsi carico di queste responsabilità, nel senso di maggiori garanzie a livello di organizzazione progettuale della ricerca di base e nelle applicazioni professionali. Questo significa anche che bisogna possedere una mag¬ giore specializzazione geoarcheologica prima di affrontare le tematiche archeoambientali. Ciò che serve è in realtà una sorta di competenza « trasversale », da acquisire non solo all’interno delle discipline geolo¬ giche, ma anche attraverso il costante confronto con l’esterno (scienze naturali, storia, archeologia, arte). Il profilo professionale del geoar¬ cheologo è insomma delineato da una solida preparazione geologica in campo scientifico e tecnico, supportata da una buona conoscenza sia delle problematiche della ricerca archeologica che del potenziale appli¬ cativo delle tecniche analitiche di altre discipline scientifiche. Il modello procedurale che viene proposto di seguito privilegia la redazione di cartografia tematica in scala di dettaglio, per due ordini di motivi: il primo è legato all’insostituibile esperienza che il rilevamento sul campo permette di acquisire sull’intero territorio, il secondo ad un'intrinseca necessità negli studi archeologico-ambientali di un esame dei particolari del paesaggio naturale e culturale certamente non rin¬ tracciabili attraverso la consultazione delle carte tematiche a scala re¬ gionale. In un secondo momento le analisi di laboratorio su suoli e sedimenti devono avere un ruolo altrettanto importante, poiché rivelano cambiamenti all’interno dei principali processi morfoevolutivi definiti con il rilevamento delle carte geomorfologiche e geopedologiche. L’orga¬ nizzazione di una campagna di sondaggi geognostici e soprattutto l’ubi¬ cazione dei carotaggi implicano un’attenta analisi comparata delle esi¬ genze geologiche da un lato e dei problemi archeologici dall’altro. Tra¬ scurare uno dei fattori a vantaggio dell'altro comporta un notevole margine di rischio, ottenendo alla fine semplici colonne stratigrafiche o campionature di reperti poco significativi. Tra le investigazioni a carattere geofisico vengono utilizzate con discreto successo la prospezione geoelettrica ed i metodi georadar, lad¬ dove specifiche emergenze archeologiche o ipotesi di lavoro fondate su precedenti acquisizioni consigliano l’approfondimento dell’indagine. Un uso a tappeto di simili metodologie appare tuttavia poco adatto nella maggior parte dei casi, sebbene particolari contesti ne possano sugge¬ rire l’applicazione. La sequenza logica delle fasi operative del lavoro geologico che sembra offrire le maggiori garanzie nell’investigazione archeologico- ambientale consta pertanto dei seguenti dieci punti: Il ruolo della geologia negli studi di archeologia ambientale 159 1. Ricerca storico-cartografica e bibliografica, regionale e metodo- logica; ricerca del patrimonio cartografico di base e tematico esistente; 2. Redazione di cartografia tematica preliminare in sede di labora¬ torio cartografico (carta clivometrica, carta delle unità morfologiche, carta dei morfolineamenti, ecc.); 3. Rilevamento sul campo e redazione di cartografia tematica di dettaglio (carta geologica, carta geomorfologica, carta geolitologica, carta geopedologica, carta dell’uso del suolo, ecc.); 4. Primo confronto tra dati ambientali e problematiche archeologi- che dell'area di studio; 5. Organizzazione ed esecuzione di campagne di sondaggi e campio¬ nature in sezione esposta e parete di scavo; 6. Analisi di laboratorio di tipo chimico, paleontologico e sedimen¬ tologico su suoli e sedimenti, di tipo petrologico su rocce, manufatti ceramici e litici, materiali edilizi; 7. Interpretazione incrociata dei dati analitici; 8. Confronto dei dati geologici con quelli naturalistici ed archeolo¬ gici; 9. Stesura delle sintesi territoriali; 10. Informatizzazione multimediale dei dati. Studi di archeologia ambientale ai Campi Flegrei I Campi Flegrei costituiscono da un punto di vista geografico- politico un distretto intercomunale ubicato nel settore occidentale della Provincia di Napoli. Il territorio è dato da un sistema vulcanico com¬ plesso (campo policraterico in stato di unrest, sensu Barberi et al 1989) e da due distinti sistemi litorali (Golfo di Pozzuoli - Litorale Domitio), oltre che da una porzione insulare (isole di Procida e Vivara) stretta- mente imparentata, da un punto di vista vulcanologico ed anche per aspetti squisitamente culturali, con l’area continentale. II gruppo di lavoro geoarcheologico del Progetto Eubea (Ministero dei Beni Culturali ed Ambientali) — coordinato dallo scrivente — ha operato su un territorio che comprende Napoli ed i Campi Flegrei (fig. 1), spingendosi verso nord lungo il litorale Domitio fino all’antica Liter- num e focalizzando l'attenzione su aree-campione che fornissero alcune chiavi per l'identificazione dei parametri naturali condizionanti le cul¬ ture passate. Dopo aver diviso il territorio flegreo in siti archeologico- ambientali — sulla scorta delle caratteristiche fisiografiche, della rela- 160 Marcello Schiattar ella Fig. 1. — L'attuale fisiografia della linea di costa e degli specchi d'acqua interni del territorio flegreo e napoletano (in alto), comparata con quella al II secolo d.C. (in basso). Il ruolo della geologia negli studi di archeologia ambientale 161 tiva omogeneità geologica ed ambientale, degli aspetti storico- archeologici e topografici — il criterio di scelta delle aree si è basato sulle « variabili quantitative » (superficie da rilevare, giorni-uomo, dif¬ ficoltà oggettive), con le singole « quantità » più o meno ugualmente ripartite tra il settore orientale e quello occidentale, e sulle « differenze qualitative » tra i campioni ambientali. Nella porzione orientale è stata pertanto rilevata e cartografata la Conca di Agnano e sono stati studiati i contigui vulcani di Astroni e della Solfatara, così come ad occidente è stata redatta la cartografia tematica del territorio cumano e sono stati investigati i limitrofi ambienti sedimentari (lago e barra dunare del Fusaro a Sud, Lago Patria e foce del Volturno a Nord) e vulcanici (Fondi di Baia, Cratere dell' A verno). La Conca di Agnano rappresenta un sistema morfologico confinato, funzionante dunque come « sistema chiuso » rispetto all'evoluzione delle forme del paesaggio. L'area è posta nella zona orientale dei Campi Flegrei ed è confinata nel settore est da una cinta policraterica rappre¬ sentante la struttura vulcanica « antica » successivamente sottoposta a fenomeni di collasso vulcano-tettonico (vulcani di Agnano propriamente detti) mentre i limiti della porzione occidentale della conca coincidono con i versanti appartenenti a più recenti edifici vulcanici (Astroni, Solfa¬ tara) e con quelli attribuibili a relitti morfologici di altre strutture vulcaniche (Celle). L'attuale morfologia della Conca di Agnano risulta condizionata nelle sue linee essenziali dall'evoluzione vulcano-tettonica dell'area, a cui va tuttavia sommato il modellamento determinato dalla morfodinamica esogena. Cuma ed il suo territorio si configurano al contrario come un si¬ stema aperto all’interscambio, bordato dal mare lungo il suo confine occidentale, e dove la componente sedimentaria costituisce una parte rilevante della geologia dell'area. Confinata ad oriente dai versanti di Monteruscello e Monte Grillo, corrispondenti ai fianchi esterni di due apparati vulcanici, l'area si estende a sud fino al lago Fusaro e com¬ prende a nord la zona bonificata dell’antico Lago di Licola. Forma dunque una fascia allungata in direzione meridiana, secondo l'anda¬ mento del litorale domitio. L'evoluzione morfologica dei siti cumani risulta maggiormente legata a fattori esogeni, pur se gli accadimenti a carattere endogeno hanno generato violenti mutamenti paleoambientali, almeno fino a 3.700 anni dal presente (eruzione del vulcano di A verno). Il lavoro su Agnano, Astroni e Solfatara è stato finalizzato all'acqui¬ sizione di dati utili alla ricognizione archeologica, come ad esempio l'individuazione di zone stagionalmente « oscurate » dalla vegetazione o 162 Marcello Schiattarella di aree la cui evoluzione geomorfologica o vulcanica sconsigliava la ricerca di reperti o altre emergenze archeologiche. L’area cumana ha invece assunto maggiore rilevanza ai fini dello « studio globale » e quindi anche delle applicazioni scientifiche all’Archeologia (Schiatta- rella, 1989). In particolare, la ricerca geoarcheologica si proponeva come strumento indispensabile per la risoluzione dei numerosi problemi del territorio della prima colonia greca d'Occidente, come quelli relativi all’estensione dei terreni paludosi e delle zone coltivabili circostanti l’area urbana, oppure connessi con l'identificazione dei bacini portuali della città e del percorso dell'antico fiume Clanis. Obiettivi principali della ricerca geologica sono stati la ricostruzione delle vicende più antiche (a partire da circa 11.000 anni dal presente, età della messa in posto dei prodotti afferenti al ciclo dei « Tufi Gialli »), attraverso lo studio delle sequenze piroclastiche e dei paleosuoli interca¬ lati, ed il riconoscimento per il periodo post-eruttivo dei principali eventi responsabili del modellamento del paesaggio e delle variazioni degli ambienti costiero-dunari. Conclusi i rilevamenti, è apparsa chiara la necessità di predisporre una rete di sondaggi e particolari modalità di campionatura che assicurassero la qualità delle fonti primarie di infor¬ mazione. È stata quindi pianificata una campagna di sondaggi geogno¬ stici, articolata in una serie di transetti di perforazioni con andamento ortogonale alla linea di riva attuale, in modo da ottenere allineamenti paralleli di perforazioni con tre o quattro sondaggi per transetto. La profondità media dei carotaggi si aggira intorno ai 20 metri. Durante il rilevamento pedologico sono stati inoltre eseguiti circa 50 carotaggi superficiali (1-1.5 m), sia sulle aree di piano che di versante. Lo studio dei campioni è stato incentrato sulle analisi sedimentologiche e paleontologi¬ che. Le analisi palinologiche, eseguite su diversi campioni di taratura, non hanno purtroppo prodotto i risultati sperati, a causa del basso potenziale di preservazione di pollini degli orizzonti umificati. I pochi grani presenti sono risultati attuali e derivanti da modestissimi « inqui¬ namenti » dei campioni (De Cunzo, comun. pers.). L'incrocio dei dati forniti dalle tanatocenosi con quelli ricavati dalle analisi granulometri¬ che ha invece dato un buon quadro paleoambientale. Il problema della cronologia, mancando per ragioni operative la possibilità di eseguire datazioni assolute, è stato in parte superato grazie ad elementi datanti di tipo archeologico (manufatti ceramici) rinvenuti nei carotaggi. L'integrazione dei risultati delle ricerche geologiche, naturalistiche ed archeologiche ha permesso di raggiungere alcune interessanti conclu¬ sioni. Il ruolo della geologia negli studi di archeologia ambientale 163 Dal punto di vista geomorfologico, il territorio cumano si articola in una fascia costiera bassa e sabbiosa, in una di raccordo ai versanti dei rilievi vulcanici, a debole pendenza e intensamente coltivata, e in un'area di versanti non molto acclivi e variamente incisi. Il rilievo di Monte di Cuma, sede dell'acropoli, interrompe la continuità del motivo morfologico, elevandosi bruscamente dalla piana costiera fino alla quota di circa 80 m s.l.m.: alla base del rilievo affiorano i prodotti vulcanici più antichi, anteriori a 35000 y B.P., costituiti da lave trachitiche e brecce e scorie associate. Queste rocce formano la struttura cupolare di un duomo lavico, su cui poggiano piroclastiti del ciclo pre-ignimbritico e, limitatamente alla porzione orientale, tufi gialli di età intorno agli 11.000 anni dal presente. Rispetto ai dati stratigrafici e cartografici esposti recentemente da altri Autori (Di Girolamo et al, 1984; Rosi & Sbrana, 1987) il rileva¬ mento geologico di dettaglio (1:4000, Bravi et al, 1989) basato su criteri non interpretativi (Kupfer, 1966) ha mostrato una diversa distribuzione in affioramento del tetto del tufo giallo che, insieme a considerazioni di carattere geomorfologico, consente di ipotizzare la persistenza di linea¬ menti strutturali con orientazioni « tirreniche » (est-ovest) che avreb¬ bero controllato la messa in posto dei prodotti vulcanici e l’evoluzione paleogeografica dell'area descritta, almeno a partire da una fase prece¬ dente le effusioni laviche antiche (fig. 2). In particolare le anomalie nell'andamento delle incisioni lungo il versante occidentale dell'Archia- verno — edificio vulcanico antistante la cupola di Monte di Cuma — denunciano la presenza di un alto strutturale con trend E-W, sepolto dai prodotti piroclastici recenti. La struttura di Monte di Cuma si origina sul prolungamento del limite settentrionale deìl’horst, mentre quello meridionale confina l’alto morfologico tufaceo che si sviluppa in dire¬ zione meridiana a sud dell'acropoli. I terreni affioranti sulla fascia di versante del rilievo di Monte Grillo ■— coincidente con i fianchi esterni occidentali dell’Archiaverno (località « Coste di Cuma » e « Scalandrone ») — mostrano una succes¬ sione geologica più recente (fig. 3), prevalentemente costituita da piro¬ clastiti incoerenti delle eruzioni dei vicini vulcani di Baia e Averno, intercalate da paleosuoli e giacenti stratigraficamente su un substrato di tufo giallo litoide. A tetto di quest’ultima formazione, o, più spesso, della facies incoerente grigia corrispondente, si ritrova il più basso dei tre paleosuoli, datato 8400 y B.P. in Alessio et al (1971). Verso l'alto, interposto tra i prodotti di due diverse eruzioni baiane, si incontra il paleosuolo mediano, molto sviluppato e con facies basale ocracea, da- 164 Marcello Schiattarella tato 4700 ± 110 y B.P. in Di Vito et al (1988), mentre a letto delle pomici dell'Averno riposa il più alto degli orizzonti pedogenizzati fossili, che ha fornito un'età C14 di 3700 y B.P. (Alessio et al, 1971); laddove è presente un sottile strato cineritico all'interfaccia paleosuolo-piroclastiti, Fig. 2. — Schema paleostrutturale del territorio cumano (circa 10 ky B.P. ). si conservano resti vegetali fossili riferibili a felci ( Pteridium aquilinum) e a rovo (. Rubus fruticosus), essenze vegetali caratteristiche di terreni degradati da attività agricole che consentono di ipotizzare forme di frequentazione antropica del territorio precedenti l'eruzione di Averno. Il ruolo della geologia negli studi di archeologia ambientale 165 La presenza dell’uomo nel Bronzo antico, almeno in termini abita¬ tivi, doveva essere limitata alle aree di versante a causa dell'impaluda- mento delle zone a valle dovuto all'esistenza di ampie lagune a tergo dei primitivi sistemi dunari. Durante il primo millennio a.C., in conco¬ mitanza di una più massiccia diffusione dell'opera umana sul territorio a partire dalla colonizzazione greca dell'VIII sec. a.C., le aree lagunari s. P iì’iS o I N MET Fig. 3. — 7 J ■■ é - I h 1 i i l . . " . . . . . M IBERNO 1 === === “ ‘ 'nmììimnHH " 1 IO F3 EEEEEEEEEEE n F'OMììl> H m ■■ filila! mmn«uin.imiinmvmini;n:mtjiìÌM:Vi»:tmin;i I Di MIA E 1 ,n, pn,... i:=;EE=SSE Olii P;S •q;- 1* 1 • ■ «I ■ ■ • l«« 'I ■ 5 t | il| J {l! I1’ a * 1 ■ l> I llt, ( t> ri ■■..p - mmm li! BA I sii il •• M j" IL ffiy'1 i ‘ ?J|S S TUFO 1. - mmm g i a irlo @ .. ||| 1,';' . j il . , |Jj j MI O N T li:: G JR: I I, I,.- 0 S C H”H I., Il-tì N D R O IMI È Sezioni-tipo dei prodotti piroclastici affioranti lungo il versante occi¬ dentale dell'Archiaverno (Monte Grillo-Scalandrone). subirono modifiche anche indirette — come quelle indotte dalle canaliz¬ zazioni effettuate più a nord dal tiranno cumano Aristodemo agli inizi del V sec. a.C. — che portarono alla formazione di estesi specchi lacu¬ stri. In epoca romana, alla fine del I millennio a.C., il livello medio del mare subisce un innalzamento legato a variazioni climatiche: i laghi costieri si trasformano nuovamente in lagune a causa dell'ingressione marina per effetto di un incremento dei processi erosivi a carico della fascia dunare o forse anche per il mancato ripascimento della barra litoranea dovuto a dragaggi e opere di regimentazione lungo il corso del fiume Volturno. Verso la fine del II sec. d.C. la linea di costa domitia appare simile all'attuale, con lo sviluppo di un sistema dunare che sbarra i laghi di Licola e del Fusaro ed interra il porto di Cuma. Attualmente la fascia dunare è costituita da due sistemi di dune paralleli alla costa, di cui il più interno, stabilizzato dalla vegetazione, è 166 Marcello Schiattarella quello più antico. Il cordone dunare esterno è invece soggetto ad ero¬ sione marina. Procedendo dunque dalla spiaggia verso l’interno si os¬ serva una successione di ambienti colonizzati da popolazioni vegetali ed animali diverse: una fascia a vegetazione alofila (ammofileto, cakileto) caratterizza le aree prospicienti il mare mentre poco più aH’interno domina la macchia bassa con le caratteristiche essenze mediterranee. Nelle depressioni retrodunari si instaurano localmente ambienti umidi con colonie di molluschi d’acqua dolce e vegetazione igrofila. La duna interna è invece ricoperta da bosco di leccio. Qui forse, non lontano dall'antica via Domitiana, era impiantata un'officina per la fabbrica¬ zione di manufatti ceramici, i cui resti si osservano sparsi nella lecceta. Ancora più internamente, subito a nord di Monte di Cuma, si estende un’ampia zona pianeggiante che fino ai primi decenni del secolo era in parte occupata dal Lago di Licola. L'area del lago, in cui si accumula¬ vano sedimenti argillosi e limosi con detriti organici, è stata bonificata in più riprese attraverso « colmata » con materiali prelevati dalle dune e dai versanti, e prosciugando il bacino con opere di canalizzazione. I letti di argille grigio-verdi della successione lacustre, attraversati in sondaggio per oltre 10 m, possono rappresentare una delle fonti di materia prima per la produzione ceramica flegrea. Ciò spiegherebbe anche la presenza di una fornace nella vicina lecceta ed in tal senso andrebbero riconsiderate le risorse naturali disponibili per la produ¬ zione di manufatti nella Campania centrale ed alcune delle provenienze attribuite a reperti ceramici dei Campi Flegrei. Le vaste zone bonificate comprese tra la fascia dunare e le aree di versante sono attualmente soggette ad intensa coltivazione orticola, mentre le porzioni di territorio più acclivi sono in gran parte terrazzate e maggiormente utilizzate per le colture di tipo misto (orto-frutteto, vigneto-frutteto-orto). Solo localmente, ed in particolare nelle incisioni dei versanti, si conservano piccoli tratti boschivi. La comparazione con l’assetto agrario e vegetazionale flegreo agli inizi del secolo (Ruocco, 1954; Terracciano, 1910) mostra per il territorio attuale un minimo storico nell'estensione delle aree con piante ad alto fusto e con macchia mediterranea. Curiosamente, la situazione agraria e naturalistica in epoca romana non fornisce un quàdro assai diverso da quello odierno. L’estensione dei boschi nei dintorni di Cuma subisce infatti un forte decremento a partire dal I sec. a.C., in seguito alla crescente domanda di legno per uso navale ed alla diffusione della pratica del terrazza¬ mento dei versanti per l'impianto della vite. Vengono così disboscate Il ruolo della geologia negli studi di archeologia ambientale 167 ingenti porzioni della Silva Gallinaria, che si estendeva lungo l'intera fascia litorale domitia. A ridosso delle propaggini meridionali di Monte di Cuma, nel seno naturale modellato nella bassa collina tufacea, trovava ubicazione l’an¬ tico porto della colonia cumana che, perdurando fino al periodo romano imperiale con un accesso assicurato da un canale attraverso il sistema dunare, risulta allo stato attuale completamente interrato dai sedimenti costieri e dai materiali di riporto usati per la bonifica dell'area. Ipotiz¬ zata da Paget (1968), la presenza del porto cumano in quell’area è stata avvalorata dagli studi condotti durante il Progetto Eubea, che hanno tra l’altro consentito di porre un limite temporale superiore all'utilizzo della struttura in epoca romana (fine del II sec. d.C.), in concomitanza dell’evoluzione a duna del sistema costiero, ed uno inferiore in coinci¬ denza di una crisi ecologica registrata nello studio dei foraminiferi (Bravi et al, 1990). I reperti ceramici rinvenuti nei sondaggi hanno permesso di ipotizzare che questo episodio sia legato a lavori di ripri¬ stino della funzionalità del porto, in parallelo con quelli condotti da Agrippa nel 37 a.C. per il Portus lulius puteolano. BIBLIOGRAFIA Alessio M., Bella F., Improta S., Belluomi G., Cortesi C., Turi B. (1971). «Uni¬ versity of Rome C-14 dates IX ». Radiocarbon, 13, 395. Barberi F., Carapezza M., Innocenti F., Luongo G., Santacroce R. (1989). « The problem of volcanic unrest: thè Phlegraean Fields case history». 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Archaeol, 2, 19-22. Presentata nella tornata del 30 novembre 1990 Accettata il 15 gennaio 1991 CELEBRAZIONE DEL BICENTENARIO DELLA NASCITA DI ORONZIO GABRIELE COSTA ALESSANO (LE) 1789 - NAPOLI 1867 Boll. Soc. Natur. Napoli voi. 98-99, 1989-1990, pp. 5 Nel bicentenario della nascita di Oronzio Gabriele Costa Nota del socio Aldo Napoletano (*). Il Convegno su Oronzio Gabriele Costa svoltosi in Alessano nella primavera del 1990, è apparso a me,, che sono un fisico dell’antica scuola sperimentale, sorprendente per l'avermi rivelato come siamo esi¬ stiti ed esistano altri settori della scienza, quali il botanico e lo zoolo¬ gico, nonché il paleontologico, che si sono sviluppati, realizzandosi sul campo anziché in laboratorio e che corrispondono a ciò che tradizional¬ mente viene definito « storia naturale ». Non sarebbe stato per me agevole presentare i lavori del Convegno se non fossi stato sollecitato dall’amico Prof. Pietro Battaglini, esimio componente del Consiglio Direttivo della Società, che mi ha fornito amabilmente gli elementi informativi elaborati nella sua brillante e chiara relazione svolta al Convegno. Ho ritenuto inquadrare l'opera scientifica del Costa, da me appena sfiorata, nel contesto politico-sociale del suo tempo. Oronzio Gabriele Costa, nato ad Alessano il 26 agosto del 1787, conseguì in Salerno nel 1810 la laurea in medicina. Come molti studiosi dell'epoca, predilesse, sull’esempio del Volta, cimentarsi nel campo delle scienze aventi basi nella fisica e nella chimica. Iniziò con l’inse¬ gnare fisica, astronomia, chimica sperimentale presso il Regio Collegio di Lecce. Nel 1820, a seguito dei moti politici, seguiti alla parentesi napoleonica e al breve regno di Francesco I, fu destituito per la sua adesione ai movimenti liberali. Nel 1824, si trasferì definitivamente a Napoli ove rivolse tutta la sua attività alle discipline zoologiche. (*) Presidente della Società dei Naturalisti in Napoli, via Mezzocan¬ none 8, 80134 Napoli. 172 Aldo Napoletano La sua notorietà, la lunga serie di viaggi, tra il 1827 e il 1829, compiuti nelle varie province del Regno, che lo portarono ad importanti scoperte, crearono intorno a lui, nell'ambito della Napoli colta, una tale atmosfera. di consensi e di simpatia che lo fecero accogliere nelle due maggiori accademie del Regno, la Reale Accademia di Scienze e l'Acca- demia Pontaniana. Il Costa, ricordiamolo, fu anche un valoroso medico, che non mancò di esercitare in modo apprezzabile la professione, tanto che nel 1831 fu dal regio governo invitato a far parte di una missione di medici e farmacisti inviata a Vienna per ricercare i rimedi di cura del colera che infieriva nell’impero austriaco. Al rientro in Napoli la missione presentò una relazione al Ministero per gli Affari Interni, che non ebbe il consenso del Costa, che, a sua volta, ne presentò un’altra alla Reale Accademia delle Scienze. Nel 1836, per le sue pregevoli opere, note sia in America che in Inghilterra, ricevette l'invito dal governo inglese di insegnare Storia naturale presso l'Università di Corfù, ma, nel contempo il regio governo gli conferiva la cattedra di zoologia presso l'Università di Napoli, che egli preferì. Il Costa, non smentendo, la sua tradizionale propensione ad aiutare i giovani volenterosi nei loro studi, ne accolse un notevole gruppo in una sua accademia, che egli chiamò degli « Aspiranti Naturalisti ». Le prime riunioni avvenivano presso la sua abitazione sita nella vecchia Napoli angioina-aragonese; in seguito, accresciutosi il numero dei gio¬ vani, ottenne ospitalità presso una chiesa in via San Giovanni a Carbo¬ nara. Facevano parte dell’Accademia giovani che in seguito occuparono autorevoli posizioni, sia in campo scientifico che in quello politico. Ricordo, fra i più noti, James Hope, autorevole cardiologo del famoso St. Georges Hospital di Londra, Salvatore Tommasi da Roccaraso, che fu in Napoli docente di « Medicina pratica » e, in seguito ai moti del 1848, sorti ovunque in Italia, rimosso daH'insegnamento, incarcerato ed esiliato per avere partecipato alla sovversione. Nel Regno di Napoli, nonostante che Ferdinando II avesse già concesso lo Statuto, la solleva¬ zione popolare del 15 maggio fu, purtroppo, repressa nel sangue in meno di otto ore. I giovani naturalisti, spinti da spontaneo entusiasmo, aderirono alle motivazioni dei rivoltosi, ma il regio governo ne fece carico al Costa. L’Accademia fu sciolta ed il Costa esonerato dall'inse¬ gnamento universitario. Dovettero trascorrere altri trentatrè anni prima che altri potessero raccogliere l’idea del Costa per una associazione giovanile di naturalisti. Nel bicentenario della nascita dì O ronzio Gabriele Costa 173 Le condizioni politiche, sociali, economiche dell’Italia, all’indomani del¬ l’unità, avevano creato un clima più sereno e più favorevole agli studi e alle ricerche fra i giovani. Quindi, nel novembre del 1881 sorse in Napoli, ad iniziativa di un gruppo di giovani naturalisti e del Trinchese, professore di Anatomia comparata e, poi, Rettore dell'Ateneo, il « Cir¬ colo degli Aspiranti Naturalisti » che riprese gl'intendimenti culturali di quella che fu l’« Accademia degli Aspiranti Naturalisti », creata dal Costa. Nel 1885 il Circolo fu in grado di pubblicare una propria rivista, la « Rivista Italiana di Scienze Naturali », che accolse i lavori dei propri soci. Nel 1887 il « Circolo » raggiunta una migliore autonomia economica, attraverso il contributo di propri soci ed una sempre più affermata posizione in campo scientifico, mutò la propria denomina¬ zione sociale in « Società dei Naturalisti in Napoli ». La rivista divenne l’organo sociale adottando la testata di « Bollettino della Società dei Naturalisti in Napoli ». In seguito la Società fu eretta in Ente Morale con R.D. il 16 luglio 1914. Il Costa, una volta esonerato dall'insegnamento, si ritirò ai Carnai- doli di Napoli. Colà, nella tranquillità del luogo, continuò nei suoi studi preferiti, portando avanti l'imponente lavoro sulla « Fauna del Regno di Napoli », opera che fu poi completata dal figlio Achille. Fu proprio in questo suo romitaggio che egli prese interesse alla paleontologia, attra¬ verso lo studio dei numerosi reperti ittici subappenninici, che si procu¬ rava attraverso compiacenti amici. Questa sua ricerca fu suffragata dagli studi di Giovanni Battista Brocchi, geologo e paleontologo, Ispet¬ tore delle miniere del Regno. Il Costa, pur continuando nel suo lavoro di scienziato, versato in varie branche delle scienze della natura, mantenne immutati i suoi ideali sociali, che la reazione del 1849-1850 aveva appena sopito. Egli era convinto, come tanti uomini di cultura del suo tempo, che il rinno¬ vamento sociale e politico dell’Italia andasse di pari passo col rinnova¬ mento intellettuale e morale della nazione. Fu così che, alla fine del 1856, un eletto gruppo di persone colte, accomunate dagli ideali liberali, riunitesi in società, ad iniziativa del Costa e del figlio Achille, decisero di dar vita e diffondere un giornale scientifico, « Il Giambattista Vico », che vide la luce il 31 gennaio 1857. Ad esso collaborarono illustri cittadini, quali gli storici Carlo Troya, fondatore in Napoli della « Società di Storia » e il Benedettino Luigi Tosti; Salvatore de Renzi, medico, Ispettore di Sanità del Regno e storico della medicina; l’archeo¬ logo Giuseppe Fiorelli, Direttore degli Scavi di Cuma e, poi, Direttore del Museo Nazionale; Annibaie De Gasparis, astronomo, professore 174 Aldo Napoletano all'Università di Napoli e Direttore dell'Osservatorio; Giuseppe Batta¬ gline matematico e professore all'Università di Napoli, fondatore del « Giornale di Matematica » e autore di importanti trattati, e, ancora tanti altri illustri luminari della scienza. Ma gli avvenimenti incalza¬ vano. Il Piemonte in guerra con l'Austria sin dal 1848, la campagna di Crimea del 1854, seguita dal Congresso di Parigi, l'appoggio francese al Piemonte, furono eventi tali da distogliere i progressisti dall’idea di una confederazione degli stati italiani. Ne venne di conseguenza che nel 1858 « Il Giambattista Vico » si estinse, appena dopo un anno di vita. Napoleone III il 1° gennaio 1859, ringraziando gli Ambasciatori per gli auguri di Capodanno usò un duro linguaggio nei riguardi dell’Au¬ stria; Vittorio Emanuele II, inaugurando il 10 gennaio la seconda ses¬ sione della sesta legislatura della Camera dei deputati pronunciò, fra la commozione generale, queste memorabili parole: « Il nostro Paese, pic¬ colo per territorio, acquistò credito per le simpatie che esso ispirava. Questa condizione non è scevra di pericoli, giacché, nel mentre che rispettiamo i trattati, non siamo insensibili al grido di dolore, che da tante parti d’Italia si leva verso di noi. Forti per la concordia, fidenti nel nostro buon diritto, aspettiamo prudenti e decisi i decreti della divina provvidenza ». A tutti sono noti gli avvenimenti del 1860. Il 2 ottobre Napoli sanziona con un plebiscito la sua annessione al Regno d'Italia, il 7 novembre il Re Vittorio Emanuele II entra in Napoli; Gaeta, ultimo baluardo di Francesco II, succeduto a Ferdinando II, capitola il 13 febbraio 1861. Il Costa venne reintegrato nella cattedra di zoologia che ricopriva all’Università di Napoli ed alla quale egli rinunziò non sentendosi in grado di riprendere l'insegnamento per la sua età avanzata. Peraltro venne eletto dai napoletani deputato nella prima legislatura del parla¬ mento nazionale. Il 7 novembre 1867, esattamente sette anni dopo l'ingresso in Na¬ poli di Vittorio Emanuele II, il Costa spirò nella sua dimora in quell’an¬ tico edificio della Vicaria, che di generazione in generazione si era tramandato nella famiglia dei Baroni Curati. Successivamente la com¬ missione di toponomastica volle intitolare al suo nome la via. La salma del Costa riposa in un monumento funebre, nel recinto destinato agli uomini illustri del cimitero di Napoli, la cui epigrafe fu dettata da Antonio Ranieri, romanziere e storico, anch’egli di idee libe¬ rali, esule in Toscana, Francia e Inghilterra, deputato col Costa al Parla¬ mento nazionale e, poi, Senatore del Regno. Nel bicentenario della nascita di Oronzio Gabriele Costa 175 Concludo col riprendere il senso delle nobili parole espresse dal Prof. P. Battaglini a chiusura della sua dotta relazione: più che la sua epigrafe il suo imperituro monumento sono le opere lasciate in retaggio alle generazioni future. Pertanto, alla luce di quanto esposto è parso giusto a me come Presidente ed al Consiglio Direttivo della Società dei Naturalisti in Napoli, degna prosegutrice dell'Accademia degli Aspiranti Naturalisti del Costa, commemorare in modo tangibile il Bicentenario della nascita di Oronzio Gabriele Costa. Boll. Soc. Natur. Napoli voi. 98-99, 1989-1990, pp. 15, figg. 2 Il contributo di Oronzio Gabriele Costa nella ricerca scientifica naturalistica italiana deH’800 Nota del socio Pietro Battaglimi (*). Riassunto — Vengono esposte le ricerche naturalistiche-zoologiche del Natu¬ ralista salentino-napoletano Oronzio Gabriele Costa, inquadrandole nelle varie vicissitudini della sua vita. Viene esplicitato il ruolo avuto dal Costa nella ricerca zoologico-naturalistica italiana. La presente nota mette in evidenza quelle ricerche del Costa che hanno dato un forte contributo alle conoscenze zoologiche italiane. Innanzitutto la sco¬ perta del Branchiostoma e la sua corretta collocazione filogenetica e sistematica, nonché la monumentale « Fauna del Regno di Napoli ». Né vengono sottaciute le descrizioni fatte dal Costa di numerose specie animali sconosciute alla Scienza. Oltre che fondatore della Paleontologia italiana e meridionale in particolare, Oronzio Gabriele Costa può essere considerato un antesignano della impostazione naturalistico-ecologica della Zoologia. Summary — « Oronzio Gabriele Costa contribution in scientific naturali- stical researeh of thè last Century ». The zoological contribution and thè life of scientist Oronzio Gabriele Costa are described. Very important researches have been carried out by O.G. Costa on all ranges of Zoology and Paleontology. The primary sistematic significance of morphological studies on Branchio¬ stoma have been emphasized. On basis of his own analitc and sistematic method and his particular approa- ches to « Science », O.G. Costa can be considered thè first southern italian scien¬ tist of thè first part of last Century. Il grande Scienziato Naturalista Oronzio Gabriele Costa è un nome ben noto nella Zoologia e nelle Scienze Naturali (sensu latu) italiane ed europee dell'800. Egli fu il tipico esempio della scuola zoologica napole- (*) Dipartimento di Zoologia. Università degli Studi di Napoli Federico II, via Mezzocannone 8, 80134 Napoli. 178 Pietro Battaglini Fig. 1. — Oronzio Gabriele Costa. Foto di un ritratto esistente presso la Biblioteca del Dipartimento di Zoologia dell'Università degli Studi di Napoli Fede¬ rico II Il contributo di Oronzio Gabriele Costa nella ricerca scientifica 179 tana dell'800 che conta nomi illustri come Filippo Cavolini, Luigi e Vincenzo Petagna e Domenico Cirillo, tra gli altri. La sua vita è quella di uno studioso e ricercatore che pur tutto immerso e dedito agli studi non fu alieno dalla osservazione delle umane cose, e anche se l'invidia e la situazione politica gli furono avverse, tanto da privarlo della Cattedra, l’amore per la Scienza non gli impedì di continuare la ricerca e portare a conoscenza della Comunità scientifica nuove scoperte in vari campi: oltre che in quello zoologico, nel paleontologico, botanico, ecc. Anzi, era così grande l'amore per la Scienza e per il suo Paese da fargli intraprendere quell'opera eccelsa e poderosa che fu la Fauna del Regno di Napoli che dai contemporanei fu giustamente lodata e considerata l'esempio da seguire in Europa nelle pubblicazioni di tale tipo. Oronzio Gabriele Costa era nato ad Alessano (Lecce) il 26/8/1787, o 1789, secondo fonti più attendibili, da Domenico e Vita Manieri. Compì i primi studi sotto la guida del Canonico de Raho e del Sacerdote Marco Letizia. Poco più che quindicenne si recò a Napoli per compiere studi letterari, filosofici e scientifici di preparazione allo studio della Medi¬ cina a cui aspirava (Casotti, 1890). Il Costa però si sentiva fortemente attratto dalle scienze esatte e in particolare dagli studi astronomici ai quali attese seguendo l'insegna¬ mento del Pepe. Per approfondire tali studi frequentava assiduamente la Biblioteca Reale e il Direttore Padre Andres lo prese a benvolere e, quando giunse a Napoli l’astronomo di Milano, Barnaba Oriani, lo pre¬ sentò a questo come una futura promessa della Scienza. Quel rinomatis¬ simo astronomo lo volle vicino a sé durante il periodo che stette a Napoli, così il Costa divenne pratico dell’uso dei vari strumenti astrono¬ mici, dei loro principi costruttivo-funzionali e dei metodi per eseguire i calcoli (Salfi, 1968). Di versatile ingegno e di mente acuta, la sua sete di sapere non si estingueva e le discipline naturalistiche, nella loro più ampia ed attuale accezione, richiamarono tutta la sua attenzione: studiò la Fisica sperimentale avendo come maestro Antonio Barba, la Chimica Melograni e la Botanica Vincenzo Petagna e successivamente Michele Tenori. Nel 1810 conseguì la laurea in Medicina all’Università di Salerno. Quindi si stabilì a Lecce dove esercitò la professione medica. Qui continuò a coltivare i suoi studi botanico-agronomici e minera¬ logici ai quali aggiunse da capace autodidatta lo studio della zoologia dedicandovisi con costanza e grande interesse, pubblicando un lavoro 180 Pietro Battaglini sulle malattie dell'uva (Costa, 1817). Le sue continue escursioni in Terra d'Otranto gli permisero di raccogliere grande quantità di piante, mine¬ rali e animali con i quali formò, presso la sua casa, un piccolo, ma buono, Museo di Storia naturale al quale aggiunse diversi apparecchi di Fisica e Chimica, che aveva portati seco da Napoli, ed una discreta Biblioteca scientifica. Dette inizio così all’insegnamento privato a gio¬ vani che si interessavano di Scienza. A causa delle spese sostenute dovette vendere però un podere che era una notevole base di sostenta¬ mento della sua famiglia. Questa sua attività dette una ulteriore dimo¬ strazione all’ambiente colto leccese che il Costa era il più adatto ad insegnare Scienze nel Regio Collegio di Lecce e dal Rettore dell'epoca venne indotto ad insegnare gratuitamente Scienze Fisiche e Naturali agli alunni del Collegio. Nel 1813 giunse a Lecce il re Gioacchino Murat al quale il Costa consegnò un opuscolo con acute e per l'epoca innovative osservazioni meteorologiche del leccese (Costa, 1812-19) Tale lavoro fu molto gradito oltre che dal re anche dal Ministro Zurlo che lo fece nominare socio della Società Economica di Terra d'Otranto e gli inviò una medaglia d'oro del valore di cento ducati. Questa sua capacità scientifica venne ricordata e riconosciuta allorquando fu necessario ag¬ giornare le carte topografiche della Provincia. Carte che, insieme a tutte quelle del Regno di Napoli, erano state commissionate ad un geografo francese e trovate errate e incomplete dal Governo. Infatti l’Intendente di Terra d'Otranto, su richiesta delle autorità centrali di far rettificare tali carte da persona competente del posto, dette l’incarico al Costa che fece un lavoro così accurato e preciso da meritare dal Ministro un altro encomio con conferimento di medaglia d'oro del valore di cento ducati (Linguiti, 1868). Dopo tre anni di incarico gratuito di insegnamento, nel 1816 iniziò a percepire, anche se in misura ridotta, un certo compenso che divenne uguale a quello delle altre Cattedre solo nel 1818. Il Collegio era fornito di un piccolo Gabinetto di cui però la maggior parte delle suppellettili e materiale era del Costa. Questi tuttavia volle potenziare l'insegnamento e perché questo fosse di beneficio al suo Paese, con una visione molto moderna della Scienza, lo collegò alla fondazione di un Osservatorio meteorologico con la pubblicazione di un « Giornale Meteorologico- Economico-Campestre » (Costa, 1820), che in forma strettamente scien¬ tifica metteva in rapporto i fenomeni ed i dati ambientali con l'agricol¬ tura e la sua componente economica — visione molto vicina a quella attuale dell’Ecologia — . La Società Economica di Terra d’Otranto si accorse dei vantaggi di tale iniziativa e invitò il Costa a redigere un Il contributo di Oronzio Gabriele Costa nella ricerca scientifica 181 « Catechismo agrario » e a prendere la Direzione dell’Orto Agrario. In quel periodo il Costa si interessò di piante per prati (Costa, 1822a), costituì l'Orto Botanico e pubblicò un Catalogo sulla sua consistenza (Costa, 1822b) e un rapporto sullo stesso (Costa, 1824). I moti del 1820 e la reazione che seguì coinvolsero anche il Costa, che considerato carbonaro, fu destituito dalla cattedra del Reale Colle¬ gio. Con animo forte e senza alcuna viltà tollerò l'isolamento fino al 1824, in seguito, desideroso di rompere gli angusti cancelli che lo strin¬ gevano, vendette o disperse tutto, finanche il gabinetto di Chimica e di Fisica; e, in compagnia di pochi libri e di una numerosa famiglia, ritornò a Napoli per farvi stabile dimora. Ciò fu per lui una fortuna perché si aprirono i campi di ricerca più consoni alla sua mente di scienziato naturalista ed anche alla possibile favorevole valutazione e stima degli uomini di Scienza napoletani ed europei (Panceri, 1868). A Napoli esercitò con profitto la professione di Medico e si dette con grande tenacia allo studio della Zoologia, campo nel quale doveva in seguito eccellere. Infatti fin qui i suoi lavori si erano sviluppati essenzialmente nel campo della meteorologia e dell’agronomia. Divenne dal 1826 Socio della Accademia Pontaniana e della Reale Accademia di Scienze e da questa ebbe l'incarico di studiare la fauna delle provincie del Regno. L'abbondanza delle raccolte che già allora gli consentirono di pubbli¬ care la « Fauna Vesuviana » (Costa, 1826), le interessanti osservazioni sugli Insetti delle fumarole (Costa, 1828a), la « Fauna dell'Aspromon- te » (Costa, 1828b), nonché altre relazioni sulla fauna dei territori del tarantino e del Gargano (Costa, 1843a) ecc., stimolarono il Costa a con¬ cepire l'idea di quell'opera di notevole pregio che è « La Fauna del Regno di Napoli » di cui queste ricerche furono il primo nucleo (Monticelli, 1900). Esercitando, come si è detto, con successo la medicina si era fatto un nome anche in quel campo, tant'è vero che quando il Governo, nel 1831, volle mandare a Vienna una commissione di esperti per studiare il « cholera » che ivi infuriava il Costa fu tra i prescelti. Durante la permanenza a Vienna il Costa ebbe modo di farsi apprezzare dagli studiosi del posto, ma più che altro conobbe S.A.R. Don Leopoldo di Borbone, Principe di Salerno, zio del Re Ferdinando IL Da una serie di incontri, svoltisi con semplicità familiare (come riferisce il Casotti che fu suo amico ed estimatore) che il Costa ebbe a Vienna con Don Leo¬ poldo di Borbone, questi ne apprezzò le capacità e lo prese a benvolere. 182 Pietro Battaglinì Ciò fece riavvicinare il Costa a quei membri della famiglia di Borbone più aperti culturalmente e di idee più progressiste. Questo fu di note¬ vole ausilio per il Costa, beneficiandone i suoi studi, ricerche e anche i giovani che lo circondavano desiderosi di apprendere. Al ritorno da Vienna il Costa, tra l'altro, portò un tipo di microscopio molto moderno per l'epoca « il microscopio Piossei » che usò per proprie ricerche e fece usare ai suoi allievi (Linguiti, 1868). Fig. 2. — Branchiostoma lubricum (Costa O.G., 1834); sin. Branchiostoma lanceo- latum. Riproduzione della Tavola presente nella “Fauna del Regno di Napoli" di O.G. Costa, che illustra le caratteristiche morfo-anatomiche di questo Cefalocordato Nel 1834 comunicò alla Accademia delle Scienze una prima, ma completa descrizione, che successivamente pubblicò nell’Annuario Zoo¬ logico (Costa, 1834), di una delle sue più brillanti scoperte: la descri¬ zione, la diagnosi e la collocazione zoologica di quell'animale da lui denominato Branchiostoma e rinvenuto lungo le spiagge di Posillipo. Quindi anteriormente allo Yarrel che lo descrisse nel 1836 chiamandolo Il contributo di O ronzìo Gabriele Costa nella ricerca scientifica 183 Amphìoxus, nome che fu erroneamente adoperato dai successivi ricerca¬ tori che compirono indagini morfologiche ed embriologiche su tale ani¬ male. Pertanto va riconosciuta al Costa la priorità di denominazione come ormai è del tutto ovvio per la trattatistica zoologica internazio¬ nale. Le ricerche del Costa sul Branchìostoma esposte con molti dati e particolari iconografici nei suoi « Frammenti di Anatomia Comparata » (Costa, 1843b) sono di certo, come già osservò il Panceri (1868), le più brillanti della sua produzione soprattutto per aver Egli intuito per primo le affinità del Branchiostoma con i più bassi Vertebrati. Il valore delle ricerche del Costa risultano ancora più notevoli in quanto suscita¬ rono l’interesse di numerosi zoologi e dettero il via a numerosi lavori come quelli del Mailer, del Quatrefages, ma soprattutto del Kowalewski che studiò lo sviluppo del Branchiostoma comparativamente a quello dei Tunicati e dei Vertebrati precisandone la vera posizione sistematica (. suhphylum Cefalocordati) nell'ambito del phylum dei Cordati, mentre l'Haekel lo ritenne forma di passaggio considerandolo con il nome di Acrani un sottotipo contrapponibile a quello dei Cranioti nell'ambito dei Vertebrati (Salfi, 1968). I molti importanti e notevoli lavori scientifici lo avevano fatto conoscere all'estero e non poche Accademie e Società scientifiche euro¬ pee ed americane lo avevano come socio. Nel 1836 l'Università di Corfù, e per essa il governo Britannico da cui dipendevano allora le isole Ionie, volendo arricchire il Corpo accademico di questa Università di Profes¬ sori di chiara fama chiamò il Costa a coprire la Cattedra di Storia naturale. Questa chiamata rivelò, ai governanti di Napoli, le alte qualità del Costa, ed a lui, per consiglio del Ministro Santangelo, Re Ferdinando affidò la Cattedra di Zoologia dell'Università di Napoli resasi vacante dal 1832 per la morte del Petagna. Iniziata la sua attività cattedratica il Costa si avvide subito della scarsa frequenza dei giovani ai suoi corsi e dovette purtroppo consta¬ tare che quei pochi che li frequentavano erano digiuni di cognizioni preparatorie alle sue lezioni e quindi incapaci di perfezionamento. Per¬ tanto intraprese corsi propedeutici di Cultura naturalistica. Quanto zelo e quanto entusiasmo egli spiegò come maestro. Sfogliando gli Annuari dell'Università di Napoli dell'epoca si può seguire il variare degli argomenti che il Costa di anno in anno' dettava ai suoi corsi (Costa, 1838). Tutti argomenti importantissimi, ispirati ad un elevato concetto scientifico che rivelavano una grande cultura zoologica e scientìfica generale. Nelle sue lezioni di sistematica era sempre pre- 184 Pietro Battaglini sente il principio del « procedere dalla organizzazione più semplice a quella più complessa ». Il Costa infatti eccelleva per la larghezza delle sue vedute e per la mente aperta alle nuove correnti di idee, come rivelano le prolusioni al corso di Zoologia degli anni accademici 1839-40 (Costa, 1840) e 1841-42 (Costa, 1842a) nelle quali esplicitamente acco¬ glie i principi lamarckiani. Istruiva con cura i discepoli e non contento delle lezioni cattedrati¬ che li conduceva in escursioni alla ricerca di animali istruendoli da vicino sulla loro organizzazione (Monticelli, 1900). Effettuava quello che si va propugnando attualmente come molto moderno: esercitazioni sul territorio! Consapevole dell'importanza che la scienza si aprisse verso il popolo, pubblicava l’interessante « Vocabolario zoologico » (Costa, 1846b). In questo volumetto vengono riportati i nomi dialettali con i quali venivano indicati gli animali nelle varie contrade del Regno di Napoli, e a fianco la loro sinonimia italiana e scientifica. Opera quindi di notevole interesse scientifico-divulgativo. Le ricerche del Costa sono incessanti: tratta di Insetti e la loro biologia (Costa, 1835a; 1835b), porta a conoscenza della Scienza faune entomologiche sconosciute (Costa, 1836a; 1836b; 1847), illustra mollu¬ schi (Costa, 1842b), studia e descrive nuove specie di Crostacei (Costa, 1845a), Anellidi (Costa, 1842c e 1861), descrive Protozoi (Costa, 1 86 1 b), illustra nuove specie di Pesci (Costa, 1846a), fa osservazioni critiche sulle specie nostrane di Salpe (Costa, 1845b) e su altri Tunicati (Costa, 1843c); studia Cnidari come la Velella (Costa, 1842d). Pubblica l’Annua¬ rio Zoologico (Costa, 1834) e La Statistica zoologica (Costa, 1836c), seguendo il progresso zoologico del tempo, al quale contribuiva con lavori in ogni campo della zoologia. Si interessava anche di problemi di Anatomia comparata nel cui ambito studiò le caratteristiche anatomiche di Squaloidei (Costa, 1857a) e la vescica natatoria di Pesci (Costa, 1857b). Molte specie nuove per la Scienza sono state descritte dal Costa e anche attualmente si identificano con il nome da Egli assegnatole. Non dimenticò gli studi di ricerca applicata, così come aveva ini¬ ziato a Lecce con le ricerche agrarie (Costa, 1817), effettuando preziose ricerche sugli animali utili e nocivi, così come le pubblicazioni sulla ostricoltura del Lago Fusaro (Costa, 1860), sugli Insetti parassiti dell’o¬ livo (Costa, 1827a, 1827b, 1835c), e la monografia sugli Insetti ospitali sull’olivo e sulle olive (Costa, 1839). L'attività costruttiva che più illumina il patriottismo sincero del Costa fu, nel 1841, la fondazione e lo sviluppo di una Accademia di Il contributo di O ronzio Gabriele Costa nella ricerca scientifica 1 85 giovani ingegni che fu come un vivaio di cultura delle Scienze Naturali: P« Accademia degli Aspiranti Naturalisti ». Il Costa uomo di larghe vedute, sollecito per il progresso del proprio paese, scorgeva nella strut¬ tura cattedratica l'insufficienza dell'insegnamento delle Scienze e della Filosofia naturale. Questo lo portò nel 1838 a radunare presso la sua abitazione un gruppo di giovani desiderosi dì cultura scientifica che successivamente si organizzarono, sotto la guida di O.G. Costa, in Acca¬ demia fondando in una solenne adunanza del 10/1/184! nella Chiesa di Santa Monica in San Giovanni a Carbonara la « Accademia degli Aspi¬ ranti Naturalisti ». Questa accolse, esercitò, spinse ed educò alla ri¬ cerca, sotto la guida del Maestro, un nucleo di giovani volenterosi che furono poi uomini illustri ed onorati della Scienza ed illustrarono l'Ate¬ neo Napoletano. Tra gli altri figuravano Salvatore Tommasi, Vincenzo Tenore, Salvatore de Renzi, il giovane figlio del Costa Achille allora quindicenne, ma assai promettente, ecc.. I lavori pubblicati sul Bollet¬ tino e sugli Atti del 1 ’ A ecadernia erano molto ricercati non solo in Italia, ma anche all'estero. Premi annuali, gite e pubblicazioni erano doni del fondatore ai migliori aspiranti naturalisti. Il Costa aveva raggiunto una posizione di primo piano nel mondo scientifico come lo provano, come dice il Casotti che del Costa fu amico ed estimatore, i favorevoli giudizi e lodi di scienziati italiani e stranieri quali Mauro Rusconi di Pavia, Ruppel di Francoforte, Hope di Londra, Muller di Berlino, Milne Edwards di Parigi, Heckel di Vienna. Tutti questi giudicavano la parte fino ad allora pubblicata della « Opera magna » del Costa, la « Fauna del Regno di Napoli », di importanza notevolissima per merito, precisione scientifica, per l'esattezza iconogra¬ fica (la fotografia ancora non esisteva!), e per il notevole valore arti¬ stico. Pertanto tutta l'opera era degna di occupare un posto di spicco in Europa tra le pubblicazioni del genere. Nel 1841 intraprese un viaggio per tutta l'Europa che fu lusin¬ ghiero per gli apprezzamenti che ebbe dall'intero mondo scientifico e fu utile al Costa per colmare lacune bibliografiche e museologiche (Monti- celli, 1900). Ma dopo questo viaggio si può dire che inizia la parabola discendente provando quest'uomo delusioni che andarono man mano aumentando fino a condurlo a duri sacrifìci ed alla solitudine. Infatti dal 1824 al 1847 l'importanza del Costa crebbe sempre, sia per le benemerenze accademiche, che per la benevolenza del governo il quale oltre alla Cattedra universitaria gli commissionava vari lavori scienti¬ fici, anche a pagamento. 186 Pietro Battaglini Nel 1845 ebbe luogo a Napoli il Vili Congresso degli Scienziati italiani inaugurato nel salone del Museo di Mineralogia della Università. Il Costa era iscritto alla sezione di Zoologia, Anatomia comparata e Fisiologia e ne fu anche il Vice Presidente. Svolse varie comunicazioni con l'ausilio di una notevole e precisa iconografia. Tra le comunicazioni vi fu anche la descrizione delle sue ricerche sul Branchio stoma. Le comunicazioni del Costa determinarono molti interventi di autorevoli scienziati. Infine il Costa lesse la prefazione alla Paleontologia del Regno di Napoli (Costa, 1845c) la cui pubblicazione cominciò molto tempo dopo. Durante il Convegno avvenne un significativo episodio che (Ca¬ sotti, 1890; Salfi, 1968) sarebbe stato determinante per la parabola discendente del Costa. Un gruppo di scienziati italiani si avvicinò a Re Ferdinando e gli propose di porsi alla testa dei patrioti italiani che erano ormai maturi per un sollevamento generale. Lo scoppio di tale sollevamento generale avrebbe portato all'unità di Italia. Re Ferdinando rifiutò perché a suo dire era vecchio. Furono perciò obbligati questi patrioti a rivolgersi al secondo principe in ordine di scelta Re Carlo Alberto. Il Costa era molto vicino al gruppo di Scienziati liberali parte¬ cipanti al Congresso, ma d'altro canto era abbastanza vicino ai Borboni più liberali. Salito al soglio pontificio Pio IX, noto per le sue tendenze liberali, moti patriottici avvennero in tutta Italia e a Napoli i giovani allievi del Costa manifestarono analoghe aspirazioni politiche; il governo, memore di quanto avvenuto durante il Congresso del 1845, considerò il Costa come la mente organizzativa. Quest'uomo, veramente schivo, tutto intento all'opera sua, contra¬ rio all’azione, ingiustamente accusato, purtroppo da colleghi invidiosi, di aver preso parte attiva ai rivolgimenti politici del 1848, il 6 novembre 1849 fu destituito dalla Cattedra e l’Accademia degli Aspiranti Naturali¬ sti fu chiusa. Con la sua famiglia si ritirò nell’allora villaggio di Nazareth sui Camaldoli dedicandosi alla attività medica ed ai suoi studi. In tale quiete continuò la prosecuzione della « Fauna del Regno di Napoli » completando la parte relativa ai Pesci, Echinodermi, Gastero¬ podi, Brachiopodi e Foraminiferi. La « Fauna », lavoro di gran mole, nel quale il Costa ebbe come collaboratore, specialmente per la parte entomologica, il figlio Achille, fu pubblicata a dispense in fascicoli corre¬ dati da tavole incise in rame e colorate a mano le cui date di pubblica¬ zione vanno dal 1829 al 1874 (Costa, 1829-1874) le ultime parti, dal Il contributo di Oronzio Gabriele Costa nella ricerca scientifica 187 1867 in poi, furono completate dal figlio Achille, che d'altronde, come si è detto, aveva collaborato con il padre in precedenza. Secondo il Panceri (1868) e il Casotti (1890) i fascicoli pubblicati dovrebbero essere 114 con 359 tavole e riguarderebbero: i Mammiferi, gli Uccelli, i Pesci, i Coleot¬ teri, i Lepidotteri e gli Imenotteri; i Coleotteri e gli Imenotteri in colla¬ borazione con Achille Costa. Un accurato lavoro di indagine sulle poche copie attualmente esistenti è stato effettuata da D’Erasmo (1949). Se¬ condo questo studioso la « Fauna del Regno di Napoli » risulta formata da 3696 pagine di testo e da 408 tavole. La parte dell’opera pubblicata comprende i seguenti taxa: Mammiferi, Uccelli, Pesci, Acefali senza conchiglia (attuali Tunicati), Crostacei (in collaborazione con Achille Costa), Cirripedi, Aracnidi, Ortotteri (in collaborazione con Achille Co¬ sta), Neurotteri (di Achille Costa), Lepidotteri, Imenotteri (di Achille Costa), Coleotteri (di Achille Costa), Emitteri (in collaborazione con Achille Costa), Gasteropodi, Pteropodi (in collaborazione con Achille Costa), Echinodermi, Brachiopodi, Anellidi, Zoofiti (attuali Cnidari ses- sili- polipi-), Medusari (attuali Cnidari vagili), Foraminiferi, Infusori. L'opera, come si vede, non è completa, ma comunque, ebbe il plauso di tutti i Naturalisti del Mondo e desta sorpresa che un solo autore sia stato capace di tale opera (D'Erasmo, 1949). Dal 1859 il Costa iniziò la pubblicazione della « Paleontologia del Regno di Napoli » che continuò fino alla fine della sua vita (Costa, 1850-64). Anche gli studi paleontologici non avevano intiepidito in lui gli alti ideali sociali patriottici. Al pari di molti studiosi di alto livello, si mostrava convinto che il rinnovamento sociale e politico d'Italia doveva muovere dal rinnovamento morale e dal potenziamento intellettuale e culturale del Paese. Pertanto collaborò, insieme a molti altri illustri scienziati di impostazione liberale, tra i quali Salvatore de Renzi, Giu¬ seppe Fiorelli, Domenico Spinelli, Giuseppe Battaglini, il figlio Achille e altri, alla pubblicazione del giornale scientifico intitolato « Il Giambatti¬ sta Vico » che purtroppo, anche se all’inizio ebbe un buon consenso, dopo un anno si estinse. Gli avvenimenti di quell’epoca portarono alla fine del Regno delle due Sicilie e culminarono con il Plebiscito del 2 Ottobre 1860 con il quale Napoli sanzionò la sua annessione al Regno d'Italia. Appena fu ricostituito lo Stato secondo i nuovi principi di costitu¬ zionalità, il Costa fu reintegrato alla sua Cattedra di Zoologia. Ma Egli per l'età avanzata non si sentì di accettare ed indicò il figlio Achille come suo degno successore riservandosi per lui il titolo di Professore Emerito. 188 Pietro Batt agiini Malgrado l'età avanzata, seguitava a frequentare l'Istituto, il Museo di Zoologia e l'Accademia delle Scienze, continuando a lavorare scienti¬ ficamente. Sono di questo periodo il volume su Microdoride mediterra¬ nea (1 86 1 b), la monografia sugli Echinociami (1867) e altri lavori di Paleontologia. Ogni giorno per raggiungere l'Università partiva 1 pra sua abita¬ zione in Via Santi Apostoli vicino a Castel Capuano, via che, dopo la sua morte, il Comune di Napoli, memore dell’illustre uomo, volle reintito¬ larla: Via Oronzio Gabriele Costa. Fu per molti anni Presidente dell'Istituto di Incoraggiamento degli Studi di Scienze Naturali. Uomo semplice, nemico dell’egoismo, tran¬ quillo, sincero senza vanità era ben voluto dalle persone che lo vedevano ogni giorno e per ognuna delle quali aveva sempre una parola giusta. Tanto amore e tanta sollecitudine per il pubblico venne ricompensata dagli elettori del Quartiere Vicaria di Napoli con la sua elezione a Deputato al Parlamento del Regno di Italia a Torino. Nel 1867 dopo lunga malattia spirò tra le braccia del diletto figlio il 7 novembre. Il Municipio di Napoli volle tributargli le maggiori onoranze citta¬ dine e accolse la sua salma nel recinto degli uomini illustri. Sulla sua tomba il figlio Achille eresse un piccolo monumento con una epigrafe che dice: ORONZIO GABRIELE COSTA MAESTRO IN ZOOLOGIA ED IN PALEONTOLOGIA FONDÒ L'ACCADEMIA DEGLI ASPIRANTI NATURALISTI FERVIDO AMICO DELLA PATRIA E DELLA LIBERTÀ PATÌ MOLTO PER FURORE DI PARTE NATO AD ALESSANO D'OTRANTO MORÌ DI LXXX ANNI IN NAPOLI ACHILLE FIGLIUOLO E COMPAGNO INSEPARABILE POSE MDCCCLXVII. Ma il monumento imperituro sono le sue opere che, abbracciando tutti i campi della Storia Naturale: Fisica, Agronomia, Mineralogia, Botanica, Zoologia, Anatomia comparata, Paleontologia, Geologia, eluci¬ dano lo spirito di vero scienziato del Costa. Il contributo di O ronzio Gabriele Costa nella ricerca scientifica 189 BIBLIOGRAFIA (*) Casotti F., 1890. Cenni biografici di Oronzio Gabriele Costa, Lecce, Tip. L. Lazza¬ retti, pp. 29. Costa O.G., Osservazioni metereologiche fatte a Lecce per gli anni 1812, 1813, 1814, 1818, 1819. - — , 1817. Spiegazioni e rimedi delle malattie delle uve, la lopa, ed il guasto. Giornale Enciclopedico di Napoli. - — , 1820. Giornale Meteorologico Economico e Campestre per l’anno 1820, voi. unico, Tip. V. Marino, Lecce. - -, 1822/a. Delle migliori Piante per Prati artificiali, voi. in 4°, Lecce. - , 1822/b. Catalogo dell’Orto Botanico della Società Economica di Terra d’Otranto, voi. in 4°, Lecce. - , 1824. Rapporto sullo stato dell’Orto Botanico- Agrario della Società Econo¬ mica di Terra d’Otranto, voi. in 4°, Lecce. - , 1826. Fauna Vesuviana. Atti Reale Accademia Se., voi. IV, 21-53. - -, 1827/a. Osservazioni sugli Insetti dell’Ulivo e delle Olive. Atti R. Istituto d'incoraggiamento alle Scienze Naturali, voi. IV, Napoli. - , 1827/b. Intorno alla Cocciniglia dell’Ulivo ( Calypticus hesperidum, Cos.). Atti R. Istituto d’incoraggiamento alle Scienze Naturali, voi. IV, Napoli. - , 1828/a. Rapporto sulle escursioni fatte al Vesuvio in agosto, ottobre, no¬ vembre e dicembre 1827. Atti Reale Accademia Se., voi. IV, 55-60. - , 1828/b. Fauna di Aspromonte e sue adiacenze. Atti Reale Accademia Se., voi. IV, 61-174. - , 1829-1874. Fauna del Regno di Napoli. Dispense in 114 fascicoli in 4°, Tip. Azzolino e Co., Napoli. - , 1834. Annuario Zoologico per Vanno 1834. Opuscolo, Tip. Azzolino e Co., Napoli. - , 1835/a. Descrizione di dodici specie nuove dell’ordine de’ Ditteri, ed illu¬ strazione di altre quattordici specie meno ovvie. Atti Reale Accademia Se., voi. V, 81-107. - -, 1835/b. Descrizione di una novella specie del genere Ceroplatus, ed enu¬ merazione de’ Ditteri raccolti ne’ diversi viaggi del 1834 e 1835. Atti Reale Accademia Se., voi. V, 109-1 14. - , 1835/c. Nuove osservazioni intorno alle Cocciniglie. Atti R. Istituto d'incoraggiamento alle Scienze Naturali, voi. IV, 3-25, Napoli. - , 1836/a. Specie nuove di Lepidotteri del Regno di Napoli. Tessera I-IV, Tip. Azzolino & Co., Napoli. - , 1836/b. Di una Farfalla originaria del Brasile, del sotto-genere Piralide, Opuscolo, Napoli. (*) N.B.: Per una più completa bibliografia di O.G. Costa si rimanda agli elenchi bibliografici annessi ai lavori di Panceri (1868) e Casotti (1890). 190 Pietro Battaglini Costa O.G., 1836/c. Cenni di Statistica Zoologica. In Album di Borrelli e Bompard, Napoli. - , 1838. Lezioni di Zoologia, comprendenti l’anatomia e fisiologia comparata, Tip. Azzolino & Co., Napoli. - , 1839. Monografia degli Insetti ospitanti sull’ulivo e nelle olive, opu¬ scolo in 8°, Tip. Azzolino & Co., Napoli. - , 1840. Prolusione al Corso di Zoologia per l’anno 1839-40, opuscolo, Napoli. - , 1842/a. Prolusione al Corso di Zoologia per l'anno 1841-42, opuscolo, pp. 1-16, Tip. Feruzio, Napoli. - , 1842/b. Sopra tre specie di Gasteropedi del Golfo di Napoli. Annales des Sciences Naturelles de Paris. - , 1842/c. Memoria sopra taluni Anellidi nuovi od imperfettamente cono¬ sciuti del Golfo di Napoli. Annales des Sciences Naturelles de Paris. - , 1842/d. Nota sul sistema cireolatore della Velella. Annales des Sciences Naturelles de Paris. - , 1843/a. Rapporto intorno al viaggio per le coste dell’Adriatico e del Ionio, eseguito nella primavera del 1830. Atti Reale Accademia Se., voi. V, 942. - , 1843/b. Frammenti di Anatomia Comparata, fase. I, II, III, Tip. Feruzio, Napoli. - , 1843/c. Di alcune specie di Ascidie del Piccolo mare di Taranto. Atti Reale Accademia Se., voi. V, Napoli. - , 1845/a. Illustrazione del genere Cypridina, e illustrazione di una novella specie, opuscolo, Accademia Pontaniana, Napoli. - , 1845/b. Osservazioni fisiologiche e anatomiche sopra alcune specie del genere Salpa. Atti Reale Accademia Se., 193-204, Napoli. - , 1845/c. Paleontologia del Regno di Napoli. Prefazione, estratto in: Atti del VII Congresso degli Scienziati italiani. - , 1846/a. Di un nuovo pesce della famiglia dei Gadini. Atti Accademia Pontaniana, pp. 3-14, Napoli. - , 1846/b. Vocabolario zoologico, opuscolo, Tip. Azzolino & Co., Napoli. - , 1847. Descrizione di una novella specie di Lepidottera notturna del genere Sericoris. Ann. Accademia degli Aspiranti Naturalisti, II Serie, voi. 1,1-8. - , 1850-64. Paleontologia del Regno di Napoli, parte I, II, III e Supplemento I, voi. in 4°. — — ,1857/a. Specialità anatomiche degli Squalidei. Il Gian Battista Vico, I, Napoli. - , 1857/b. Sulla vescica natatoja de’ pesci. Il Gian Battista Vico, I, Napoli. - , 1860. Del Fusaro e delle sue industrie, voi. unico, Napoli. - , 1861 /a. Nuovo genere di Anellide (TelapsavusJ. Atti Accademia Ponta¬ niana. - , 1861/b. Microdoride mediterranea o descrizione de’ poco ben conosciuti od affatto ignoti viventi minuti e microscopici del Mediterraneo, voi. in 8°, pp. I-XVIII e 1-80. Stamperia dell’Iride, Napoli. Il contributo di O ronzio Gabriele Costa nella ricerca scientifica 191 Costa O.G., 1867. Monografia degli Echinociami fossili dei terreni terziari delle provincie napoletane , e de’ viventi nel Mediterraneo. Atti Reale accademia Se. Fis. Nat., voi. Ili, 1-9 in 4°, Napoli. D’ Erasmo G., 1949. Le date di pubblicazione della « Fauna del Regno di Napoli » di Oronzio Gabriele Costa e di Achille Costa. Rend. Acc. Se. Fis. Mat., Napoli, 6 serie 4, 14-36. Linguiti F., 1868. Elogio del Comm. Prof. Oronzio Gabriele Costa, già deputato al Parlamento. Estratto dal « Picentino » Giornale della R. Soc. Economica di Salerno, Tip. R. Migliaccio, pp. 13. Monticelli Fr. Sav., 1900. La Scuola Zoologica Napoletana. Giorn. Inter. delle Se. Med.22, 1-25. Panceri P., 1868. Oronzio Gabriele Costa, Elogio. Rend. Acc. Pontaniana, Napoli, pp. 20. Salfi M., 1968. In ricordo di Oronzio Gabriele Costa. Annu. Ist. Mus. Zool. Univ., Napoli, 18(6), 1-17. Boll. Soc. Natur. Napoli voi. 98-99, 1989-1990, pp. 11 Il contributo di Oronzio Gabriele Costa per lo sviluppo della Paleontologia in Italia nel XIX secolo. Significato ed importanza della sua opera Nota di Walter Landini (*). Riassunto — Tra i naturalisti che hanno operato nella prima metà del secolo scorso, O.G. Costa, con la sua vasta e articolata attività pubblicistica, occupa un posto fondamentale. Le sue più importanti e qualificate ricerche sono state svolte nelTambito delle Scienze Naturali ed in particolare quelle paleontologiche hanno portato un grande contributo allo sviluppo di questa disciplina in Italia. I suoi studi concentrati soprattutto nelle Regioni meridionali hanno portato alla valorizzazione e/o alla scoperta di numerosi giacimenti (Pietraroja, Castellam¬ mare, varie località del Salento varie loc., ecc.) che per il loro contenuto in fossili e per la loro collocazione statigrafica, rivestono ancora oggi un grande interesse, presso la comunità scientifica nazionale e internazionale. Dai Protisti ai Cordati ha descritto ed illustrato una grande quantità di micro e macrofossili, istituendo numerose specie nuove, alcune delle quali ancora valide. Le ricerche sulle ittiofaune, in particolare, rivestono una certa importanza sia per l’interesse stratigrafico delle diverse associazioni fossilifere esaminate che per il riconoscimento, nelle analisi sistematiche in Paleontologia, del valore di- scrimativo primario dei parametri morfologici e morfometrici rilevati sui denti e sugli otoliti dei pesci. O.G. Costa per la modernità delle sue vedute, per l'imponente mole di lavoro svolto, per il tipo di approccio analitico e metodologico, insieme a Sismonda, Stoppani e Meneghini può essere considerato come uno dei fondatori della Pa¬ leontologia in Italia. Summary — In thè first part of last century many great naturalists are at work in Italy and among these O.G. Costa occupies an important position. (*) Dipartimento di Scienze della Terra, Università di Pisa, via S. Maria 53, 56100 Pisa. 194 Walter Landini In particular, his own studies on thè fossilies have allowed thè development of thè Paleontology in Italy. On thè geographic point a view, these studies have been carried out in thè southern regions of Italy principaly, and many fossiliferous deposits have been discovered and/or exploited. Several of these (Pietraroja, Castellammare, Salento) both for their strati- graphic positions and for their fossiliferous assemblage show a great interest today. From Pratista to Cordata he has studied and illustrated a great number of micro and macrofossils and many new taxa have been described. Very important research have been carried out by thè Autor on thè Ichthyo- fauna, with thè study of fossil communities collected in some localities of diffe- rent age. The primary sistematic significance of thè morfologie studies on thè theeth and otoliths of thè fishes has been enphasized. On thè basis both of thè his own analitic and sistematic metod and for thè cultural and scientific significance of thè his own work O.G. Costa can be conside- red as a founder of thè Paleontology in thè Southern Italy and in generai, with Simonda, Stoppani and Meneghini, among thè founders of thè italian Paleonto¬ logy. O.G. Costa occupa senza dubbio un posto di rilievo nella nutrita schiera di naturalisti italiani che, dalla fine del 700 alla prima metà dell’ '800 circa, hanno tracciato le vie maestre nelle varie discipline naturalistiche. Una grande formazione umanistico-rinascimentale gli ha permesso di muoversi in un campo culturale assai vasto, come dimostra la sua ricca attività pubblicistica multidisciplinare, composta di oltre 100 ti¬ toli, che lo ha reso famoso in Italia all'estero. I più costanti e qualificati contributi scientifici sono da ricercare nell'ambito delle Scienze Naturali (dalla Zoologia alla Botanica, dalla Geologia alla Mineralogia, dall’Anatomia comparata alla Paleontologia); in particolare quelli di carattere paleontologico, per la varietà dei temi trattati, riguardanti la micro e la macropaleontologia animale e vege¬ tale, per le metodologie adottate, nel contesto storico in cui sono stati realizzati, rivestono un significato di primaria importanza. Dai primi studi sui Molluschi fossili, nati quasi come un’appendice alle ricerche sui Testacei viventi, le ricerche paleontologiche si arricchi¬ scono rapidamente di contenuti e obiettivi. Questo crescente interesse per i fossili deriva non tanto o non solo, dalla curiosità del grande naturalista verso questi antichi frammenti di organismi, testimoni tangibili di antichi e diversi scenari biologici, ma Il contributo di O ronzio Gabriele Costa per lo sviluppo della Paleontologia 1 95 soprattutto dalla concreta maturazione del suo pensiero filosofico verso una concezione evoluzionistica. Così oltre a contribuire alla definitiva affermazione della naturalità dei fossili, liberandoli da tutti quei significati mitici, magici e/o religiosi che, nel corso della storia dell'uomo, erano stati loro attribuiti, O.G. Costa comprende appieno l'importanza dell’integrazione degli studi pa¬ leontologici con quelli biologici che costituisce ancora oggi uno degli obiettivi più qualificanti delle Scienze Naturali. Tuttavia se la base filosofica del suo lavoro risente fortemente del pensiero lamarckiano, l'approccio sistematico e analitico si avvicina ancora al preciso ed accurato metodo cuveriano. All'inizio del secolo scorso infatti G. Cuvier dissezionò un gran numero di vertebrati ed invertebrati che nessuno aveva mai esaminato prima di lui. Nonostante la gran mole di dati raccolta la grande attività e l'impostazione moderna dei suoi studi, non puramente descrittivi ma interpretativi in cui sono formulati importanti principi generali come quello della « correlazione degli organi », mantenne una concezione generale delle Scienze di tipo fissista o Linneiana, dove la Natura e la Scienza sono viste come due quadri e la seconda cerca di copiare la prima. Nella struttura analitica e sistematica degli studi paleontologici, nel metodo comparativo largamente utilizzato e giustamente valorizzato, si riconosce in O.G. Costa anche l'influenza del grande naturalista fran¬ cese fondatore di questa disciplina. La descrizione e discussione di questi strumenti metodologici e analitici sono riportate nell'introduzione al primo volume della Paleonto¬ logia del Regno di Napoli (Costa, 1850), che costituisce senza dubbio l'opera di maggior respiro del Naturalista salentino e che, come sottoli¬ nea lo stesso Autore, deve essere considerata sotto cinque diversi aspetti: scientifico, materiale, tecnico, artistico e morale. Da un punto di vista scientifico, data l'oggettiva difficoltà che si incontra nel classificare i resti di organismi fossilizzati (« quelle relique di animali e piante: che dalla terra si svolgono » Costa, 1850), assume una importanza rilevante il metodo comparativo (« indispensabile si rende perciò al paleontologo il simultaneo soccorso de’ lumi che portano la zoologia , l’anatomia, la filologia e la fitotomia », op. cit.). Il significato dei dati geognostici e tassonomici, che costituiscono oggi una importante premessa per gli studi paleoecologici, viene così considerata, per gli aspetti materiali e tecnici: « Senza pretender noi di riunire queste due qualità come richieggonsi, possiamo solo accertare di 196 Walter Landini esserci adoperati a tuttuomo onde raccogliere ad un tempo ogni notizia spettante alla giacitura dei fossili di cui parliamo, e quindi delle qualità e condizioni del terreno nel quale erano sepolti, come di qual altra si voglia relazione geognostica. In tal guisa crediamo aver messo ognino nello stato di giudicare esattamente della origine e della etade delle diverse formazioni alle quali appartengono » (op. cit.). Mentre, inserite invece in una visione dinamica dei processi natu¬ rali, queste ricerche si arricchiscono di nuovi valori e forniscono nuove chiavi interpretative agli studi sulle relazioni biogeografiche e sulla struttura delle comunità biologiche viventi. Riporta infatti l'autore (1850) « I fatti che il mondo antico me porge a studiare si trovano collegati talmente con quelli che l’attuale compongono, da non potersi ben intendere la esistenza e l’ordinamento degli uni senza il pieno con¬ corso degli altri. Questa verità, per essere ben per molti sentita, ci di¬ spensa di entrare in ragionamenti speciali. Donde emerge che la Fauna e la Flora attuale di un paese qualunque non debbano essere disgiunte da fossili o antiche; le quali riunite formano propriamente il soggetto della Paleontologia » (Op. cit.). Le ricerche paleontologiche di Costa, particolarmente fiorenti neH’ultimo ventennio della sua vita, sono complesse e articolate ed occupano una parte rilevante della sua attività scientifica. Senza voler entrare nel merito specifico dei singoli titoli, si pos¬ sono delimitare gli ambiti sistematici, geografici e stratigrafici, all'in¬ terno dei quali l’Autore si è mosso, rilevandone così gli elementi caratte¬ rizzanti e qualificanti. L’opera più importante, come già ricordato in precedenza, è senza dubbio la Paleontologia del Regno di Napoli; opera edita in tre volumi (1850, 1854, 185.) ai quali si aggiungono numerose appendici annuali. In questo imponente lavoro viene presentato, per la prima volta, in modo ordinato e sistematico lo stato delle conoscenze paleontologiche nelle province del regno. Tuttavia anche in un quadro sistematico così vasto si possono indi¬ viduare dei precisi filoni di ricerca che rappresentano poi il tratto caratterizzante e qualificante dell'attività scientifica di O.G. Costa. Tra questi, notevole interesse riveste quello relativo agli studi sulle ittiofaune con la descrizione delle associazioni provenienti dagli scisti bituminosi di Giffoni, dai calcari di Castellammare e Pietraroja, dalle biocalcareniti della pietra leccese nel Salento, dalle diatomiti piemontesi di Brà. Il contributo di O ronzio Gabriele Costa per lo sviluppo della Paleontologia 197 Altri studi infine sui Molluschi, Mammiferi ed altri gruppi di fossili (Foraminiferi, Ostracodi ad es.) completano la sua ricca produzione scientifica. La « Paleontologia del Regno di Napoli nasce nel tentativo di por¬ tare a conoscenza, a valorizzare e a qualificare le risorse paleontologiche dell'Italia meridionale. In polemica con alcuni grandi naturalisti stra¬ nieri, che hanno operato anche nel nostro paese, Costa, avverte l'esigenza di colmare, almeno in parte, la grave lacuna dovuta alla mancanza di un quadro conoscitivo paleontologico generale. La presenza inoltre di alcuni giacimenti che, per qualità ed importanza dei reperti restituiti, possono competere con quelli, già famosi e universalmente noti, di altre località italiane (Bolca ad es.) e straniere, secondo l’Autore qualifica maggior¬ mente il patrimonio paleontologico del Regno. Anche se le aree maggiormente investigate, sia direttamente con sopralluoghi, raccolte e scavi, che indirettamente attraverso l'esame di materiale già raccolto, appartengono alle Regioni meridionali, non man¬ cano studi, alcuni dei quali pregevoli per intuizione, condotti su associa¬ zioni provenienti da altre aree geografiche. Delle numerose località fossilifere segnalate da Costa, alcune, per il loro contenuto e per la loro collocazione stratigrafica, rivestono tuttora un rilevante interesse scientifico e rappresentano dei veri e propri giaci¬ menti paleontologici di importanza internazionale. Si deve a Costa, ad esempio, infatti, il merito di aver raccolto, a seguito di ripetute campagne di scavo, un cospicuo numero di esemplari nei calcari ittiolitiferi di Pietraroja (Benevento), già segnalati dalla fine del '700 da Scipione Breislak, rappresentati da pesci, rettili, anfibi, crostacei, ecc. Queste associazioni vengono oggi attribuite, da un punto di vista stratigrafico, all'intervallo Barremiano-Albiano ed insieme a quelle provenienti dal calcare Aptiano del cretacico inferiore di Castel¬ lammare (Napoli), rivestono un grande interesse in quanto si collocano in un momento di radicale trasformazione delle faune a vertebrati, nell'ambiente acquatico, con la radiazione dei pesci moderni (Teleostoi, Elasmobranchi) i quali sostituiscono i tipi arcaici modificando profonda¬ mente la natura delle catene alimentari marine, che assumono così una struttura di tipo moderno. La revisione di queste associazioni, condotta con criteri sistematici moderni, potrebbe portare un significativo contributo per la risoluzione di alcuni problemi relativi a questi grandi eventi che hanno interessato le ittiofaune cretaciche. 198 Walter Landini Si deve a Costa, ad esempio, il merito di aver ampiamente documen¬ tato ed illustrato le associazioni fossilifere provenienti dalla « Calcarea tenera leccese » costituite da pesci, mammiferi (cetacei, sirenidi) rettili, molluschi, ecc. Queste biocalcareniti mioceniche attribuite in base ai recenti studi all'intervallo stratigrafico Langhiano-messiniano, hanno re¬ stituito una delle più importanti associazione a vertebrati marini dell'a¬ rea mediterranea; ed in particolare le cetofaune rappresentate sia da Misticeti che da Odontoceti che per la qualità e quantità dei reperti costituiscono una delle più diversificate e importanti associazioni fossili¬ fere conosciute. Anche se le liste sistematiche compilate da Costa, comparate con quelle che emergono dalle recenti revisioni e dagli studi (ancora in corso) del nuovo materiale, risultano sensibilmente diverse, resta il merito, al grande Naturalista salentino, di aver avviato questi studi portando a conoscenza un importante giacimento, a mio avviso ancora oggi non sufficientemente valorizzato. Sono state corrette alcune vistose incongruenze come, ad esempio, l'attribuzione di alcuni reperti a gruppi caratteristici ed esclusivi di altre ere geologiche quali i trilobiti tra gli Artropodi e gli ittiosauri tra i Rettili. Sotto l'aspetto stratigrafico sono state descritte ed illustrate asso¬ ciazioni fossilifere appartenenti ad età geologiche diverse, in un conte¬ sto cronologico molto ampio, mentre da un punto di vista più stretta- mente sistematico sono state studiate microfaune e macrofaune che coprono quasi per intero l’arco della scala zoologica, dai Protisti ai Cordati. Tra le microfaune un particolare interesse rivestono le ricerche sui foraminiferi e sugli ostracodi, gruppi attualmente largamente utilizzati nella biostratigrafia (foraminiferi) e nella paleoecologia (ostracodi). Tra le macrofaune ad invertebrati, praticamente tutti i gruppi che hanno lasciato testimonianze fossili nei sedimenti delle regioni meridio¬ nali, come molluschi, crostacei, brachiopodi, echinidi, ecc., sono stati descritti ed illustrati. Di grande importanza risultano infine le ricerche condotte sui vertebrati, dai pesci ai mammiferi. Senza entrare nel merito specifico dei singoli studi si può osservare come anche ad una analisi globale dei titoli paleontologici le ricerche sui pesci fossili abbiano caratterizzato fortemente l'opera di O.G. Costa. Dagli scisti bituminosi di Giffoni ai calcari ittiolitiferi cretacici di Pie- traroja e Castellammare, alle calcareniti mioceniche della pietra leccese, alle diatomiti messiniane del piemonte fino ai diversi depositi pliocenici Il contributo di O ronzio Gabriele Costa per lo sviluppo della Paleontologia 199 di numerose località dell'Italia centrale e meridionale, tutte le categorie di ittiofossili (Ittioliti, Ittiodontoliti, Ittiodoruliti, Otoliti) sono state de¬ scritte, e dai suoi lavori nascono così i primi concrèti contributi di Paleoittiologia fossile italiana. In polemica con altri AA. egli inoltre sottolinea come alcune di queste categorie nonostante siano rappresen¬ tate da parti scheletriche isolate (placche, denti, otoliti) rivestono un ruolo sistematico di primaria importanza. Per la loro composizione e struttura, inoltre, presentano un alto grado di conservazione in relazione alle diverse condizioni chimico-fisiche e biologiche che si realizzano nei diversi ambienti di sedimentazione, risultando così relativamente fre¬ quenti nei sedimenti, dove spesso rappresentano gli unici resti conservati di Pesci. In modo suggestivo e poetico Costa ne sottolinea così l’impor¬ tanza: «Allorché tra le tenebre cespicando si cerca un sentiero, ogni raggio di languida luce, è prezioso, e talvolta bastevole per guidare alla meta » (op. cit.). In questo settore alcuni suoi studi possono essere considerati all'a¬ vanguardia, per il tipo di approccio metodologico. In particolare le ricerche condotte negli ultimi anni della sua vita sugli otoliti, se meglio conosciute e divulgate, avrebbero potuta lasciare una più precisa im¬ pronta. Lo Scienziato alessanese a proposito di queste particolari strutture si esprime così: « Gli otoliti vanno studiati sotto tre distinti aspetti: come fossili esclusivamente; come corpi organici comparativamente, quelli della fauna antica con quelli della fauna moderna; ed analitica- mente per l’intima loro struttura ». E più avanti « lo studio comparativo degi otoliti fossili coi recenti, conduce alla ricognizione delle specie alle quali i primi appartenevano. E per tal mezzo può raggiungersi la certezza delle specie od almeno dei generi estinti, e di quelli che hanno tuttora rappresentanti nei mari attuali . Difatti, non fu che per le ricerche di tal natura che io pervenni, come si è detto, alla ricognizione di quei corpicciuoli, che per lungo tempo tenni come problematici. L’otolito della Solea platessa (Passera di mare) fu il primo che mi offrì una certa analogia con uno dei fossili... Ho proseguito questo studio fino a 194 specie di pesci del nostro Mediterra¬ neo; ma ben pochi di essi trovano un certo avvicinamento a taluni otoliti fossili. Il che potrebbe far credere che quest’ultimi spettassero a specie perdute. Nondimeno per arrivare a questa conclusione restano a colmarsi molte lacune. La maggiore tra queste è riposta nell’ignoranza in cui tuttora siamo nei pesci che vivono nell’oceano: nè dei pochi che si cono¬ scono si è avuto il pensiero di estrane gli otoliti... Come dunque pronun- 200 Walter Landini ziar precisa sentenza sulla sparizione di questo o quel genere, di una o di un’altra specie? (Costa, 1867). Questo lavoro, quasi dimenticato, se meglio conosciuto e compreso, avrebbe potuto favorire un corretto approccio metologico nello studio di queste strutture, evitando così a diverse generazioni di Paleoittiologi di portare questo tipo di ricerca ad un inarridimento che solo in questi ultimi vent’anni ha fatto registrare interessanti segnali di ripresa con l’utilizzo di quei metodi analitici indicati da Costa più di cent’anni fa. Dopo questo rapido escursus attraverso le ricerche paleontologiche, si possono fare alcune considerazioni di caratter generale sul pensiero e l’opera di O.G. Costa. Tenuto conto del contesto storico in cui si sono realizzati questi studi, tra Lamarck e Darwin nel corso della restaura¬ zione cuveriana, si vede modernità nella sostanza e nel metodo; inoltre si muovono in un'ambito stratigrafico e sistematico molto ampio, anche se accanto a felici intuizioni troviamo erronee interpretazioni, con forzature sistematiche e trasposizioni temporali. Queste vistose incongruenze siste¬ matiche sono, almeno in parte a mio avviso, il frutto di un quadro conoscitivo generale ancora precario in campo stratigrafico-paleonto- logico e derivano dal tentativo, forse ancora prematuro nella prima parte del XIX secolo, di portare la Paleontologia italiana a competere con le Scuole Paleontologiche già affermate in alcuni paesi europei. La consapevolezza di questo stato di precarietà viene estrinsecata dallo stesso Autore quando, nell'introduzione alla Paleontologia del Re¬ gno di Napoli riporta: « In mezzo, a questa difficoltà è solo nostro pensiero iniziare il lavoro con poche linee tracciate a disegno, lasciando al tempo ed alle menti che seguono il compimento dell’opera ». Nella metà del secolo XIX, mentre Tltalia si avvia verso l’unifica¬ zione politica, la Paleontologia getta le proprie basi con le opere di alcuni grandi naturalisti quali: Sismoda in Torino, Stoppani in Milano, Mene¬ ghini in Pisa e O.G. Costa in Napoli. Il naturalista salentino dunque, per la modernità delle sue vedute, per la vastità della sua opera può a pieno diritto essere considerato uno dei fondatori della Paleontologia in Italia ed in particolare come il fondatore della scuola paleontologica meridionale. Il contributo di O ronzio Gabriele Costa per lo sviluppo della Paleontologia 201 BIBLIOGRAFIA PALEONTOLOGICA DI O.G. COSTA Costa O.G., 1839/a. Catalogo de’ testacei microscopici viventi nelle acque del Mediterraneo che bagnano il Regno di Napoli e di quei che si trovan sepolti nelle diverse contrade del Regno medesimo. Atti R. Acc. Se., 4, Napoli. - , 1839/b. Descrizione di alcune specie nuove di testacei freschi e fossili del Regno delle due Sicilie. Atti R. Acc. Se., 4, Napoli. - , 1844/a. Catalogo de’ testacei viventi nel piccolo e grande mare di Taranto redatto nel sistema di Lamarck (In appendice: su talune specie fossili de’ terreni circostanti Taranto). Atti R. Acc. Se., 5, Napoli. - , 1844/b. 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Cenni intorno alle scoperte paleontologiche fatte nel Regno du¬ rante gli anni 1854 e 1855. Rend. Acc. Pontan., 3, Napoli. - , 1855/c. Descrizione di un ornitolito fossile della calcarea tenera di Lecce. Rend. Acc. Se., 1 , Napoli. ( Fide De Giorgi, 1 922). 202 Walter Landini - , 1857/a. Cenni intorno alle scoperte paleontologiche fatte nel Regno nel¬ l’anno 1856. Acc. Pontan., seduta 21 dicembre 1856. Giorn. Se. « Il Giambat¬ tista Vico », 1, fase. 1, Napoli. - , 1857/b. Ricerche diretta a stabilire l’età geologica della calcarea tenera a grana fine di Lecce, detta volgarmente leccese. Giorn. Se. « Il Giambattista Vico », 2, Napoli. - , 1857/c. Descrizione di alcuni pesci fossili del Libano. Mem. R. Acc. Se., 2, Napoli. - , 1857/d. Su i Foraminiferi fossili della marna blu del Vaticano. Mem. R. Acc. Se., 2, Napoli. - , 1857/e. Su i Foraminiferi fossili delle marne terziarie di Messina. Mem. R. Acc. Se., 2, Napoli. - , 1857/f. Su di un nuovo genere di pesce fossile scavato in Pietraroja. Mem. R. Acc. Se., 2, Napoli. - , 1858. Descrizione di alcuni avanzi organici fossili spettanti a rettili e rettili sauriani provenienti dalla calcarea tenera a grana fine di Lecce. Rend. Acc. Pontan., 4, Napoli. - , 1858. Cenni intorno alle scoperte fatte nel regno relative alla paleontologia durante gli anni 1857 e 1858. Rend. Acc. Pontan., 4, Napoli. - , 1859/a. Lupsia Casotti, un nuovo genere di pesci fossili della calcarea tenera di Lecce. Op. in folio, Sautto Ed., Napoli. - , 1859/b. Dei denti di ittiosauro e d’alcuni avanzi organici fossili apparte¬ nenti a rettili sauriani di genere incerto provenienti dalla calcarea tenera di Lecce dell’Epoca Terziaria (Pliocene antico). Descrizione e figure. Da servire di supplemento alla Erpetologia fossile della Paleontologia del Regno. Atti Acc. Pontan., 3, Napoli. - , 1861/a. Descrizione di un ornitolito tratto dalla calcarea tenera di Lecce. Rend. Acc. Se., 1, Napoli. - , 1861/b. Specchio comparativo dei Foraminiferi fossili di alcuni luoghi della Francia, dell’Austria e dell’Italia. Rend. R. Acc. Se., Napoli. - , 1862. Studi sopra i terreni ad ittioliti delle provincie napoletane, diretti a stabilire l’età geologica de’ medesimi. Parte I. Schisti bituminiferi di Giffoni. App. Atti R. Acc. Se., Napoli. - , 1864/a. Paleontologia del Regno di Napoli. Parte III, Atti Acc. Pontan., 8, Napoli. - , 1864/b. Memoria da servire alla formazione della carta geologica delle provincie napoletane. Atti Ist. Incorag., 1 , Napoli. - , 1864/c. Osservazioni sulle conchiglie fossili di San Miniato in Toscana e catalogo delle medesime, Napoli. - , 1864/d. Intorno alle ossa di mammiferi fossili trovate presso Cassino. Rend. R. Acc. Se., Napoli. - , 1864/e. Relazione intorno agli ossami fossili di Cassino e della Melfa. Rend. R. Acc. Se. Fis. Mat., 6, Napoli. - , 1864/f. Notizie intorno agli scavi recentemente eseguiti nella roccia ad ittioliti di Pietraroja. Rend. R. Acc. Se., 9, Napoli. Il contributo di Oronzio Gabriele Costa per lo sviluppo della Paleontologia 203 — , 1865/a. Studi sopra ai terreni ad ittioliti delle provincie napoletane diretti a stabilire l’età geologica de’ medesimi. Parte IL Calcarea stratosa di Pietra- roja. Atti R. Acc. Se. Fis. Mat., 2, Napoli. — , 1865/b. Era ed i signori Craveri. Boll. Ass. It. Mut. Socc. Se. Lett. Art., 2, Napoli. — , 1865/c. Nuove osservazioni e scoperte intorno ai fossili della calcarea ad ittioliti di Pietraroja. Atti R. Acc. Se. Fis. Mat., 2, Napoli. — , 1865/d. Sul genere Rythisodon. Rend. R. Acc. Se., Napoli. — , 1865/e. Sul terreno lacustre di Cassino. Rend. R. Acc. Se., Napoli. — , 1866/a. Studi sopra i terreni ad ittioliti delle provincie meridionali d’Ita¬ lia. Parte III. Castellammare. Atti R. Acc. Se. Fis. Mat., 3, Napoli. — , 1866/b. Descrizione degli avanzi scheletrici rinvenuti nella grotta ossifera di Campagna. Atti R. Acc. Se. Fis. Mat., 3, Napoli. — , 1866/c. Illustrazione di due ittioliti, del genere Lepidotus recentemente ottenuti dagli scisti bituminosi del Pettine presso Giffoni, seguita da talune critiche osservazioni su questo genere. Atti Acc. Se. Fis. Mat., 3,12, Napoli. — , 1866/d. Cenno sul cervo fossile di recente scoperto presso la città di Campagna nel P.C.. Rend. R. Acc. Se., Napoli. — , 1866/e. Sull’ippopotamo fossile di Ortona. Rend. R. Acc. Se., Napoli. — , 1866/f. Sopra i foraminiferi fossili di Messina e della Calabria estrema. Rend. R. Acc. Se., Napoli. — , 1866/g. Nuove osservazioni intorno ai fossili di Cassino ed illustrazione di alcune novelle specie. Stamp. A. Cons., Napoli. — , 1866-68/a. Studii sopra i terreni ad ittioliti delle provincie napoletane. Parte IV. Atti R. Acc. Se., s. 1, 3 Napoli. — , 1866-68/b. Foraminiferi fossili delle marne plioceniche di Messina e di quelle della Calabria estrema. Atti R. Acc. Se., I., 3, n. 9 (non pubblicata per la morte dell’autore). — , 1866-68/c. Monografia degli Echinociami viventi e fossili delle provincie napoletane. Atti R. Acc. Se., I, 3, n. 14, 2, Napoli. — , 1867/a. Seconda memoria sui pesci fossili di Bra. Boll. Ass. It. Mut. Socc. Se. Lett. Art., Napoli, n.s. 1 . — , 1867/b. Pochi cenni sulla grotta ossifera di Palinuro. Rend. R. Acc. Se., Napoli. — , 1867/c. Degli otoliti in generale e iconografia di quelli propri de’ pesci viventi nel Mediterraneo che bagna le provincie napoletane e la Sicilia, se¬ guita da quella de’ fossili dei terreni terziari delle medesime regioni. Atti R. Acc. Se. Fis. Mat., 3, 15, Napoli. Boll. Soc. Natur. Napoli voi 98-99, 1989-1990, pp. 7 L'opera botanica di Oronzi© Gabriele Costa Nota di Sergio Sabato (*). Riassunto — Oronzio Gabriele è da annoverare tra i botanici napoletani del secolo scorso. Negli anni della sua giovinezza fu Direttore dell’Orto Botanico di Lecce e in questo periodo pubblicò alcune memorie botanico-agrarie. Egli non abbandonò il suo interesse per la botanica anche dopo essersi trasferito a Napoli dove si distinse come zoologo e geologo. In questo periodo, il più fecondo per la sua attività scientifica, pubblicò alcuni lavori sulle alghe e sui funghi, organismi che erano stati alquanto trascu¬ rati dai botanici napoletani. Egli fu anche un pioniere negli studi di paleontologia vegetale in Italia meridionale. Summary — « Oronzio Gabriele Costa Botanic Works ». Oronzio Gabriele Costa has to be included among thè Neapolitan botanists of thè last century. He served as Director of thè Lecce Botanical Garden during 1813-1824 and was very active in botanical research. In 1825 he went to Naples and attended to zoology and geology. However, he did not abandon his interest for botany. He published some papers on algae and fungi, a group of organisms neglected by Neapolitan botanists. He was also a pioneer in paleobotanical research in Southern Italy. Oronzio Gabriele Costa (1789-1867) fu uomo di interessi culturali molteplici. Apprezzabile, ancora oggi, è gran parte della sua produzione scientifica i cui contributi più importanti sono rappresentati dalla Fauna (a cui collaborò anche il figlio Achille) e della Paleontologia del Regno di Napoli. Con la sua opera veniva così a completarsi l’esplora¬ zione naturalistica dell'Italia meridionale che era iniziata alcuni decenni prima ad opera dei botanici napoletani Michele Tenore e Giovanni Gus- sone. (*) Dipartimento di Biologia vegetale Università di Napoli « Federico II », via Foria, 223, 80139 Napoli. 206 Sergio Sabato Il Costa fu attivo anche nelle discipline botaniche ma i suoi contri¬ buti in questo campo sono attualmente ignorati. Il Saccardo (1895), nella sua opera La Botanica in Italia, riportava il Costa tra i botanici italiani per i suoi studi sulle alghe e sui funghi del Napoletano. Il nome del Costa non compare, invece, nelle rassegne successive come ad es. in quelle sui Botanici e Botanofili Napoletani (Balsamo, 1913; Geremicca, 1913), pubblicate nel 1913 in occasione del primo centenario della fon¬ dazione dell’Orto Botanico di Napoli. I primi interessi scientifici del Costa furono rappresentati dallo studio del clima della provincia di Terra d’Otranto (le attuali province di Brindisi, Lecce e Taranto), un territorio a quel tempo non ancora studiato sotto questo aspetto. A questo scopo aveva installato una sta¬ zione meteorologica nella propria abitazione di Lecce, città nella quale esercitava la professione medica dopo aver conseguito la laurea in Medi¬ cina a Napoli. A Lecce, aveva anche iniziato lo studio delle scienze naturali sotto la guida del naturalista salentino Pasquale Manni (Ca¬ sotti, 1890), che era stato allievo e corrispondente di Domenico Cirillo per la Terra d'Otranto. La pubblicazione dei dati relativi al 1812 (Costa, 1812) fu molto apprezzata e gli valse la nomina a socio ordinario della Società Econo¬ mica di Terra d'Otranto al cui sviluppo il Costa avrebbe dedicato molte delle sue energie (come è documentato dagli atti della Società, deposi¬ tati presso la Biblioteca Provinciale di Lecce, e da un estratto dei lavori della Società (Anonimo, 1817) pubblicato nel Giornale Enciclopedico di Napoli). Questo fu un periodo di intensa attività scientifica. Egli pubblicò numerose memorie di agronomia e di entomologia. Continuò, anche, le sue osservazioni sul clima della provincia ma i dati rimasero in gran parte inediti (Costa, 1813; 1820). Soltanto molti anni dopo il Costa, ormai da tempo trasferito a Napoli, pubblicava un saggio sul clima di Lecce in cui riassumeva i dati di 13 anni di osservazioni (Costa, 1834a). In quegli anni, il Costa per i suoi meriti scientifici e organizzativi fu nominato Direttore dell’Orto botanico-agrario della Società Economica. Sfortunatamente i due lavori più significativi di questo periodo, il Cata¬ logo dell’Orto botanico (Costa, 1822) e il Rapporto sullo stato dell'Orto botanico e sui lavori eseguiti negli anni 1821-1824 (Costa, 1824), sono ormai introvabili. Alcune informazioni si possono, però, desumere dal nuovo Giornale Economico e Campestre (Costa, 1827), che il Costa aveva ripreso a pubblicare a Napoli. Egli si era interessato, tra le altre cose, ai modi di preservare il grano dal carbone, malattia che erroneamente egli L’opera botanica di Oronzio Gabriele Costa 207 riteneva provocata dall'andamento meteorico piuttosto che dai microor¬ ganismi; egli si era interessato anche alla classificazione dei grani colti¬ vati nella Provincia di Terra d'Otranto, per alcuni dei quali aveva for¬ mulato proprie frasi diagnostiche, e alla sperimentazione delle diverse varietà. È arrivata fino a noi, invece, la memoria sulla formazione dei prati artificiali perenni (Costa, 1825) nella quale il Costa riferiva di aver sperimentato anche Medicago falcata L., una specie di erba medica spontanea nel Salento. L’Orto botanico di Lecce sotto la direzione del Costa si distinse nettamente dagli orti agrari delle altre Società Economiche, come si può chiaramente desumere da una rassegna anonima (V.D.R., 1836) sullo stato della botanica nel Regno di Napoli, da attribuire con molta proba¬ bilità allo stesso Michele Tenore, a quel tempo Direttore del Reai Orto Botanico di Napoli. In questo lavoro veniva riconosciuto al Costa il merito di aver organizzato l’Orto botanico di Lecce alla stregua di un vero istituto botanico. Veniva riferito, inoltre, che la scienza botanica doveva essere grata al Costa non soltanto per l'istituzione di quell'orto, ma anche per gli elementi raccolti per la stesura di una Flora Salentina insieme con Martino Marinosci, già corrispondente del Tenore per la Flora Napolitana. Nel periodo napoletano, il più fecondo per la sua attività scienti¬ fica, il Costa pubblicò alcuni lavori sulle alghe e sui funghi del Regno delle Due Sicilie. L’interesse per questi gruppi di organismi nasceva dalla convinzione che molti di essi, e in particolare le alghe per la loro semplicità, avessero aspetti in comune con gli animali dell’ultimo gra¬ dino dell'organizzazione (Costa, 1857a). Bisogna anche aggiungere che in quell’epoca molti organismi fotosintetici inferiori erano considerati parte del Regno Animale e inclusi tra gli Zoofiti e gli Infusori. Il problema degli Zoofiti e della loro classificazione fu discusso a più riprese dal Costa. Egli riteneva correttamente, a differenza dell’opi¬ nione allora prevalente, che molti dei cosiddetti Zoofiti non dovessero essere considerati spettanti al Regno Animale. Molto interessante, a questo proposito, è la sua prolusione (Costa, 1843b) al corso di zoologia del 1843 dal titolo De Zoophytorum natura. Nella monografia degli Zoofiti, preparata per la Fauna del Regno di Napoli, il Costa (1838-1844) descrisse e illustrò alcune alghe tra cui Acetabularia, Galaxaura, Jania, Anadiomena. In particolare, istituì tre nuove specie di Galaxaura, le cui descrizioni sono state in seguito com¬ pletamente ignorate dagli algologi. La monografia degli Zoofiti, ad es., non fu recensita dal Cesati (1882), professore di botanica a Napoli e 208 Sergio Sabato autore di una Bibliografia Algologica Italiana. Soltanto il Balsamo (1892), alcuni anni dopo, si limitava a citare il Costa tra gli studiosi di alghe del Napoletano. Nel 1839 egli pubblicava un catalogo degli Zoofiti del Regno delle Due Sicilie (Costa, 1839a) e un articolo sulle facoltà medicinali dei « fuchi e delle coralline » (Costa, 1839b), un gruppo di organismi algali. Nella monografia degli Infusori, (Costa, 1838-1840), preparata per la Fauna del Regno di Napoli, due tavole sono dedicate alle Diatomee, un gruppo di organismi fotosintetici che il Costa, a differenza della maggioranza degli autori, considerava giustamente tra le alghe. Pur¬ troppo il testo relativo alle Diatomee non è stato pubblicato poiché la monografia degli Infusori, come altre monografie della Fauna, non fu portata a termine né dal Costa né dal figlio Achille. Nel 1844 (Costa, 1844) il Costa descriveva una nuova specie di diatomea che attribuiva al genere Echinella, un taxon non più ricono¬ sciuto poiché fondato su materiale non aigaie (Pelletan, 1888). La de¬ scrizione di questa specie ma soprattutto la sua illustrazione, pubblicata alcuni anni dopo (Costa, 1867a), indicano che l'organismo descritto dal Costa è realmente una diatomea e pongono il problema di rivedere la posizione sistematica di questa specie, finora trascurata dagli speciali¬ sti. Meno felice fu l'intuito del Costa quando descrisse la nuova specie Noctiluca tintinnabulum (Costa, 1834b), la cui illustrazione fu pubbli¬ cata successivamente in un lavoro dedicato al genere (Costa, 1840) Noc¬ tiluca. N. tintinnabulum, infatti, non presenta il tentacolo che è caratte¬ ristico del genere Noctiluca, un dinoflagellato eterotrofo, ed è molto probabile, invece, che rappresenti organismi o parte di organismi non algali. Nel 1843 (Costa, 1843a) descriveva una nuova specie di Callitham- nion, un'alga rossa la cui illustrazione sarà pubblicata soltanto molti anni dopo (Costa, 1867b). In quest'ultima occasione, il Costa scriveva rammaricato che questa illustrazione era stata destinata ad essere pub¬ blicata insieme con quelle di altri organismi marini una volta che ne fosse stata completata una Decade e che le vicende politiche avevano impedito il proseguimento di queste ricerche. Nel frattempo il Costa andava compilando un Conspectus algarum regni neapolitani che nel 1867 (Costa, 1867a) era ancora inedito e tale rimase in seguito alla morte dell'Autore. La pubblicazione di questo lavoro avrebbe senza dubbio completato una grave lacuna nelle cono¬ scenze algologiche del Regno di Napoli dal momento che era rimasta L’opera botanica dì Oronzio Gabriele Costa 209 incompiuta V Hydrophytologiae Regni Neapolitani di Stefano Delle Ghiaie (1829), Funico tentativo fino ad allora pubblicato di una Flora algologica de i l 'Italia meridionale. Nel 1857 (Costa, 1857a; 1857b) descriveva ed illustrava alcuni funghi ed alcuni mixomiceti. In particolare egli istituiva due nuove specie di Tremella e Sphaeria. Con questi lavori, il Costa tentava di promuovere gli studi sulle crittogame vegetali con l'obiettivo, anche, di contribuire alla compilazione di un Catalogo delle specie del Regno di Napoli (Costa, 1857a). Fino a quell’epoca, infatti, lo studio di questi organismi era stato alquanto trascurato dai botanici meridionali, proba¬ bilmente per la imperfezione degli strumenti di osservazione. L’interesse del Costa per questi organismi era, tuttavia, molto più antico, dal mo¬ mento che le sue osservazioni risalgono almeno al 1833 (Costa, 1857b). Nel suo Museo andava, inoltre, costituendo una Collezione di Funghi, Muschi, Alghe e Licheni (Costa, 1857a). Nel corso dei suoi lavori di geologia e di paleontologia, il Costa ebbe modo anche di descrivere resti vegetali senza, però, contribuire significativamente allo sviluppo delle conoscenze paleobotaniche dell'I- talia meridionale. A questo proposito, il Panceri (1868) che ne lesse l'elogio alla Accademia Pontaniana riportava l’esistenza di un mano¬ scritto dal titolo Memoria sulla flora fossile delle Province napolitane che sarebbe stato inserito negli Atti dell’Accademia Pontaniana. Questa memoria, la prima sulle Province dell'Italia meridionale, non fu però pubblicata ed è purtroppo andata perduta, privando in tal modo la comunità botanica dei dati che il Costa aveva accumulato nel corso della sua lunga attività di paleontologo. BIBLIOGRAFIA Anonimo, 1817. Estratto de’ Lavori di alcune Società Economiche del Regno. Società Economica di Terra d’Otranto. Giorn. EncicL, Napoli, XI anno di associazione, t. 1: 247-250. Balsamo F., 1892. Manipolo di alghe napolitane. Boll. Soc. Naturalisti, Napoli, serie I, anno 6°, fase. 1 : 77-97 . Balsamo F., 1913. Botanici e Botanofili Napoletani. (Serie I). Bull. Orto Bot. Regia Univ., Napoli 3: 41-57. Casotti F., 1890. Cenni biografici di Oronzio Gabriele Costa. Stab. Lito-Tip. L. Lazzaretti e Figli, Lecce. Cesati V., 1882. Saggio di una Bibliografia Algologica Italiana . Mem. Soc. Ital. Scienze (detta dei XL), 4. 210 Sergio Sabato Costa O.G., 1812. Estratti mensuali delle osservazioni meteorologiche fatte in Lecce. Anno Primo 1812. Presso F rateili Agianese, Lecce. Costa O.G., 1813. Estratti mensuali delle osservazioni meteorologiche fatte in Lecce. Anno 1813. Presso Fratelli Agianese, Lecce. Costa O.G., 1820. Giornale Meteorologico Economico e Campestre. Anno 1819. Tip. Vincenzo Marino, Lecce. Costa O.G., 1822. Catalogo dell’Orto Botanico della Società Economica di Terra d’Otranto. In 4°, Lecce. Costa O.G., 1824. Rapporto sullo stato attuale dell’Orto Botanico-Agrario della Società Economica di Terra d’Otranto, e sopra i lavori in quello eseguiti durante gli anni 1821, 1822, 1823, 1824. In 4°, Lecce. Costa O.G., 1825. Delle piante più utili alla formazione dei prati artificiali perenni. Memoria compilata in seguito degli sperimenti praticati nell’Orto botanico¬ agrario della Società Economica di Terra d’Otranto dal Direttore dello stesso . Presso i tipi di Aggianese, Lecce. Costa O.G., 1827. Giornale Meteorologico Economico e Campestre. N° 1 Gennajo 1827; N° 2 Febbrajo 1827. Tip. nella Pietà de’ Turchini, Strada Medina N° 17. Costa O.G., 1834/a. Osservazioni meteorologiche fatte in Lecce a 23 tese sul livello del mare ed a 16°, 17° di longitudine dal meridiano di Parigi (o, 52’ di tempo) ed a 40°, 22’ di latitudine. Ann. Civili Regno delle Due Sicilie 6 (Fase. 11): 5-10. Costa O.G., 1834/b. Noctiluca tintinnabulum. Pp. 54-55, in Cenni zoologici ossia descrizione sommaria delle specie nuove di animali discoperti in diverse contrade del regno nell’anno 1834. Tip. Azzolino e Compagno, Napoli. Costa O.G., 1838-40. Infusori. In: Fauna del Regno di Napoli. Stamperia Azzolino e Compagno, Napoli. Costa O.G., 1838-1844. Zoofiti. In: Fauna del Regno di Napoli. Stamperia Azzo¬ lino e Compagno, Napoli. Costa O.G., 1839/a. Catalogo de’ Zoofiti dell’una e l’altra Sicilia. Pp. 185-189. In: Corrispondenza Zoologica destinata a diffondere nel Regno delle Due Sicilie tutto ciò che si va discuoprendo entro e fuori Europa (e vice-versa) riguar¬ dante la zoologia in generale. Dai Tipi di Azzolino e Compagno, Napoli. Costa O.G., 1839/b. Delle Corallini e de’ Fuchi. Pp. 74-83. In: Corrispondenza Zoologica destinata a diffondere nel Regno delle Due Sicilie tutto ciò che si va discuoprendo entro e fuori Europa (e vice-versa) riguardante la zoologia in generale. Dai Tipi di Azzolino e Compagno, Napoli. Costa O.G., 1840. Nota sulla Noctiluca tintinnabulum con talune osservazioni relative a questo genere. Pp. 178-183. In: Esercitazioni Accademiche degli Aspiranti Naturalisti, voi. 2, parte IL Tip. Azzolino e Compagno, Napoli. Costa O.G., 1843a. Descrizione di una novella specie d’idrofito del genere Callitam- nio discoperta nel Golfo di Napoli. Callithamnion hyacintinum, nob. Ann. Acc. Aspiranti Naturalisti, Napoli 1: 134-136. Costa O.G., 1843/b. De Zoophytorum natura, genesi, et historia, eorumque nova methodica dispositione. Prolusione al Corso di Zoologia per l’anno scolastico 1 843-1844. Stabilimento di F. Azzolino, Napoli. L’opera botanica di Oronzio Gabriele Costa 21 1 Costa O.G., 1844. Nota sul genere Echinella. Ann. Acc. Aspiranti Naturalisti, Napoli 2(1): 48-51. Costa O.G., 1857/a. Descrizione di talune Crittogame osservate nel Regno di Napoli. Il Giambattista Vico 1 : 33-38. Costa O.G., 1857/b. Descrizione di alcune specie dell'Ordine Tremelloidi, (Fries). Il Giambattista Vico 1: 258-261. Costa O.G., 1867/a. Seconda Nota sul genere Echinella. Ann. Acc. Aspiranti Natu¬ ralisti, Napoli, 3 serie, 6: 1-4. Costa O.G., 1867/b. Illustrazione del Callithamnion hyacinthinum, O. Cost. Ann. Acc. Aspiranti Naturalisti, 4 serie, 1: 3-4. Delle Chiaie S., 1829. Hydrophytologiae Regni Neapolitani. Ex Typographia Cata- neo et Fernandes, Napoli. Geremicca M., 1913. Botanici e Botanofili Napoletani. (Serie II). Bull. Orto Bot. Regia Univ., Napoli 3: 59-74. Panceri P., 1868. Oronzio Gabriele Costa. Elogio letto nella tornata del dì 8 dicembre 1867 dell'Accademia Pontaniana. Stamperia della Regia Università, Napoli. Pelletan J., 1888. Diatomées. Histoire naturelle, Préparation, Classification et Description des principales espèces. I. Journal de Micrographie, Paris. Saccardo P.A., 1895. La Botanica in Italia. Materiali per la storia di questa scienza. Mem. Rend. Ist. Veneto Scienze Lettere ed Arti 25(4). V.D.R., 1836. Il Reale Orto Botanico. Articolo secondo. Ann. Civili Regno delle Due Sicilie 1 1 (Fase. 22): 153-165. Boll. Soc. Natur. Napoli voi. 98-99, 1989-1990, pp. 10 Oronzio Gabriele Costa naturalista e riformatore: per una storia della tradizione scientifica del Mezzogiorno Nota di Mario Proto (*). Riassunto — Nella storia della tradizione scientifica del Mezzogiorno il natu¬ ralista salentino Oronzo Gabriele Costa occupa un posto di rilevante interesse, sotto il duplice profilo della metodologia e della organizzazione della ricerca. Vissuto a Napoli in anni di grande fermento intellettuale, nel bel mezzo del dibattito tra trasformismo del Lamarck e l’evoluzionismo del Darwin, seguace del primo quanto ad orientamenti e propositi culturali, il Costa può essere conside¬ rato il fondatore della scuola napoletana di Paleontologia e di Zoologia. Le sue numerose pubblicazioni, oltre che la diretta partecipazione ad importanti avveni¬ menti politici del tempo da intellettuale democratico e riformatore, fanno di Lui un personaggio di spicco nel panorama scientifico meridionale. Obiettivo fonda- mentale delle sue ricerche è stato, oltre che il rigore delle analisi naturalistiche, la preoccupazione di diffondere, presso un pubblico più vasto, le conoscenze più rilevanti delle scoperte scientifiche. In tal senso Egli ha lasciato un ambiente culturale del quale, successivamente, si sono inseriti altri ricercatori e scienziati del Mezzogiorno. Summary — « Costa: naturalist and reformer; in order to express an history of scientìfic traditìons of Southern Itaiy ». The apulian naturalist Oronzo Gabriele Costa occupies an intersting place in thè history of thè scientific tradition of Southern Itaiy from thè viewpoint of methodology and of research organization. He lived in Naples in a period of intense intellectual ferment during thè debate between Lamarck’s trasformation theory and Darwin's evolutionary theory. Lamarck follower in his cultural orien- tations and purposes, he can be considered thè founder of neapolitan school of (*) Dipartimento di Studi Storici, Università degli studi di Lecce, Palazzo Parlangeli, 73100 Lecce. Presidente del Centro studi e Iniziative « Lucio Lom¬ bardo Radice ». 214 Mario Proto Paleotology and Zoology. His numerous pubblications and his active participation in some important politicai events of that time as a democratic intellectual and as a reformer, make him one of thè most outstanding scientists of Southern Italy. The fundamental aims of his research were thè rigour of naturalistic analyses and his wish to spread thè most relevant scientific discoveries to a wider public. In this sense he prepared a cultural milieu where other researchers and scien- tistics of Southern Italy were subsequently to work. A poco più di due secoli dalla nascita di O.G. Costa, l'interesse per la sua figura di ricercatore e naturalista dagli ampi orizzonti scientifici, è più vivo che mai. Lo stanno a testimoniare non solo i tanti studi zoologici e paleonto¬ logici che continuano, anche se indirettamente, sulla scia del suo inse¬ gnamento, ma pure le iniziative che qua e là sorgono per rievocarne lo spirito pionieristico nell'ambito delle scienze della vita e della terra, che peraltro oggi marciano su paradigmi profondamente mutati. Una riflessione organica su O.G. Costa dovrà cercare di soddisfare alcune esigenze, come, ad esempio, quella di ricostruirne l'intera biogra¬ fia intellettuale, per conoscere più a fondo l'uomo e lo scienziato; in secondo luogo bisognerà cercare di analizzare l'attività scientifica nel suo complesso, per individuarne metodologie ed approcci teorici; ul¬ timo obiettivo dovrebbe essere ancora quello d'impostare in maniera organica, più di quanto si sia fatto fino ad ora, la questione circa il recupero, storiografico almeno, della tradizione scientifica nel Mezzo¬ giorno. L’avvio alla discussione può esser dato anche da una polemica, se questa serve a sgombrare il campo dagli equivoci. Ed in realtà di questo si tratta, se si pone attenzione al fatto che è ormai un decennio che il discorso sul Mezzogiorno e la ricerca scientifica è stato aperto, grazie alle utili provocazioni provenienti da un volume della einaudiana Storia d'Italia (G. Micheli, 1980). Il lettore di quell'opera sa quale posto vi occupi il rapporto scienza¬ tecnica nell’ambito della vicenda storica italiana; e se lo sa, ricorderà pure che il quadro complessivo che ne vien fuori mira a privilegiare un asse geografico che comprende quasi tutta l’Italia centro-settentrionale, tagliando fuori, inspiegabilmente, il territorio meridionale. Per il lettore straniero, probabilmente, continuerà a perpetuarsi una immagine dimezzata dell'operosità scientifica del nostro paese, con riflessi immaginabili e non solo nel settore della ricerca. Oronzio Gabriele Costa naturalista e riformatore 215 Una prima recensione critica, utile ai fini del nostro discorso, può essere quella di F. Ippolito, orientata a cogliere, nel volume in discus¬ sione, i limiti tipici di una visione tecnocratica della scienza (F. Ippolito, 1988). Il dissenso verte proprio sul modo di concepire il rapporto uma¬ nesimo-scienza che, nel pensiero e nella cultura del Sud, ha avuto sin dall’epoca illuministica una costante ed efficace esemplificazione. Ippo¬ lito sembra addirittura ravvisare in B. Croce lo sforzo intellettuale di concepire la natura come oggetto di conoscenza, attraverso i reperti fossili e le stratificazioni attuali. Se negli anni a noi vicini non si ha più difficoltà a considerare la Geologia come scienza della natura che si serve della Storia, a maggior ragione si può sottolineare una convinzione del Costa paleontologo, e cioè che l'epidermide terrestre è da considerare come grande « Archivio del mondo vivente ». Quali saranno allora i momenti attraverso i quali articolare una analisi della tradizione scientifica nel Mezzogiorno, per meglio indivi¬ duare l’originalità scientifica del naturalista salentino? I passaggi sono tutti di grosso spessore e facilmente individuabili: 1) Galileo e Napoli; 2) la nuova scienza a Napoli tra 700 e '800; 3) il VII Congresso Internazionale degli scienziati (1845); 4) il Darwinismo nel Mezzogiorno; 5) gli insegnamenti scientifici nell'Università di Napoli (prima e dopo la riforma di F. De Sanctis). Negli anni a cavallo tra 700 e '800 non v'è avvenimento scientifico del Regno di Napoli che non veda coinvolto O.G. Costa che, in tal modo, finisce con l’essere parte in causa nei vari passaggi che cadenzano la vicenda scientifica del Mezzogiorno d'Italia. Erede della tradizione galileiana e sperimentale, trapiantata a Na¬ poli con l’Accademia degli Investigatori (si ricordi T. Cornelio medico e naturalista), O.G. Costa vive intellettualmente un momento esaltante di transizione tra Lamarck e Darwin, tra la « Filosofia zoologica » (1809) del primo e « L’origine della specie » (1859) del secondo; partecipa da protagonista al VII Congresso Internazionale degli Scienziati (Napoli, 1845) insieme con il gruppo dei suoi allievi della « Accademia degli Aspiranti Naturalisti » da lui stesso fondata; è chiamato da F. De Sanctis a insegnare Zoologia nell’Università napoletana, primo di una schiera di zoologi provenienti dal Salento (S. Trinchese e Achille Costa figlio). Risalendo un po' indietro nel tempo, si può ricostruire il periodo nel quale si comincia a radicare nel napoletano una tendenza alla ri¬ cerca sperimentale che interessa molti settori del sapere. 216 Mario Proto L'incontro con Galilei è stato decisivo. Un primo bilancio di rico¬ struzione storica è stato offerto, assai di recente, da un convegno pro¬ mosso dall’Università di Napoli e che ha visto coinvolte le Facoltà più rappresentative di quell’Ateneo, da Lettere e Filosofia a Matematica e Scienze, da Ingegneria a Medicina. (M. Torrini, 1987). Temi discussi: Scienze, filosofia e tradizione galileiana in Europa e nel Mezzogiorno d’Italia; Galileo e Napoli; la ricerca botanica nei Lin¬ cei; il rinnovamento della ricerca astronomica; la discussione sullo statuto delle scienze tra la fine del ’600 e l'inizio del '700. Ma il periodo più significativo, quello nel quale le trasformazioni nella ricerca e nello sviluppo delle istituzioni scientifiche appaiono decisive, comprende il cambio di secolo tra '700 e '800 e, soprattutto, la prima metà del sec. XIX, nella quale si definisce pure la personalità scientifica del Costa (R. De Sanctis, 1986). È con il decennio francese che si pongono le premesse per un cambiamento di clima politico e culturale, per la diffusione di nuove tendenze nella riflessione sulla scienza non più in balìa di escogitazioni metafisiche o astratte, ma sempre più spinta ad interrogarsi sulla natu¬ ralità dei fenomeni. La nascita di periodici scientifici favorisce lo svi¬ luppo di un immaginario collettivo sulla scienza che avrà sviluppi effi¬ caci successivamente. Si pongono le basi per abbozzare i primi inventari della flora e della fauna locale. È in questo periodo che risalta la figura dello zoologo Giosuè San- giovanni, allievo a Parigi di J.B. Lamarck, e, a sua volta, maestro di O.G. Costa. Sono anni di fervore e di dibattito culturale, nei quali il nesso politica-scienza non passa inosservato. Si pensa, infatti, ad un progetto di ammodernamento dello Stato e di riforma della Pubblica Istruzione. Un segnale importante negli studi d'ingegneria viene dalla nascita della Scuola di Ponti e Strade, mentre si dà il via al Reale Istituto d'incorag¬ giamento alle scienze naturali. L’Accademia Pontaniana, che vede Costa tra i suoi soci più autorevoli, apre sempre di più le sue sezioni alla discussione di relazioni scientifiche. A Napoli cominciano a radicarsi varie istituzioni scientifiche, come il Museo Mineralogico, l'Orto Botanico (nel quale eccelle il botanico Delpino corrispondente italiano di Darwin), l'Osservatorio astronomico di Capodimonte (nel quale si svolgono i primi studi sul magnetismo terrestre). Tanto rinnovamento scientifico, però, che riguarda metodi e tecniche, non sembra intaccare possibilità concrete di sviluppo econo¬ mico e industriale della zona. Le leggi eversive contro il feudalesimo, trascorsa la parentesi francese, non hanno intaccato il sistema assentei- Oronzio Gabriele Costa naturalista e riformatore 217 sta di proprietà privata, mentre si diffonde il latifondismo e scarseg¬ giano i capitali originari da reinvestire nell’industria. È in questo clima che si svolgerà nel 1845, nella capitale del Regno, il VII Congresso Internazionale degli Scienziati, il più affollato, rispetto ai precedenti, per numero dì partecipanti e il più consistente per contri¬ buti scientifici che riempiranno circa 1.200 pagine di atti. L'assise scien¬ tifica ha lavorato per due settimane, divisa in nove sezioni con passag¬ gio di membri dall'una all'altra (O.G. Costa vice-presidente della sezione Medicina). Nel Congresso si distingue la « scuola privata » di O.G. Costa, di cui Salvatore Tommasi è da considerare il rappresentante più qualifi¬ cato soprattutto per la « riforma ufficiale della medicina fisiologica » (M. Torrini, 1989). La nuova visione della medicina ha alla base una più vasta e complessa considerazione degli organismi viventi, grazie al con¬ trollo di una rigorosa osservazione e con l'aiuto di altre discipline come l’embriologia, l’anatomia comparata e la fisiologia. Al VII Congresso Internazionale si afferma per intero la « scuola scientifica » del Costa, il cui .nucleo fondamentale era costituito da ricercatori dell'Accademia degli Aspiranti Naturalisti (S. Tommasi, T.L. De Sanctis, A. De Martini, A.C. De Meis, A. Costa, S. De Renzi), quasi tutti impegnati nel rinnovamento della medicina napoletana. La novità culturale che anima il gruppo, però, non concerne sol¬ tanto le tecniche della ricerca, ma gli orientamenti concreti nelle scelte di politica sanitaria che hanno caratterizzato il Regno napoletano come il peggior luogo della penisola. Proprio dal gruppo di O.G. Costa partiva l'analisi e la denuncia dello stato drammatico di arretratezza degli ospe¬ dali del Regno, con cifre allarmanti quanto a decessi per denutrizione ed assistenza che quasi non esisteva. Il 29 settembre 1845 una delegazione dei Congressisti visitava l'Ac¬ cademia degli Aspiranti Naturalisti, guidata da O.G. Costa, il quale poteva, meglio di ogni altro, simboleggiare un modo di fare ricerca scientifica che si apriva al futuro non disdegnando gli insegnamenti del passato. Lamarckiano profondamente convinto, come ha scritto M. Tor¬ rini, è riuscito a tener dietro al principio che l'analisi del mondo natu¬ rale ha da seguire un processo che dall'organizzazione più semplice va verso quella più complessa, facendo proprie le esigenze descrittive e classificatorie della scienza ottocentesca. La prima formazione scientifica di O.G. Costa avviene nell’Univer¬ sità di Salerno, alla scuola di G. Sangiovanni. Tra Linneo e Lamarck si svolge il suo apprendistato intellettuale, che lo spingerà ad allargare 218 Mario Proto sempre di più la conoscenza del mondo naturale, rifiutando rigide bar¬ riere di divisione tra discipline che abbiano per oggetto gli esseri viventi e la terra. Ma è negli anni di residenza napoletana, dal 1825 in poi, che Costa matura il suo itinerario scientifico a contatto con le nuove cor¬ renti culturali del tempo, dopo essersi allontanato dalla natia terra del Salento. Coinvolto ripetutamente nelle vicende politiche del Regno, è costretto a lasciare l’insegnamento per la seconda volta e per periodi prolungati, a tal punto da doversi dedicare all’insegnamento privato e alla semplice ricerca naturalistica, convinto che la diffusione della scienza tra le nuove generazioni sia una condizione preliminare per una riforma anche delle istituzioni e della società. Costretto a vivere nel Regno di Napoli, sotto un potere politico che considerava scienziati ed intellettuali volgari « pennaruli », O.G. Costa si rendeva conto che insegnare e diffondere ricerca scientifica tra i giovani significava porre le basi per una « riforma morale e intellet¬ tuale » del Mezzogiorno. Forse nasce da qui, daH’impatto con un governo che sembrava la negazione della modernità, la spinta ad orientare gli interessi della ricerca naturalistica verso le terre meridionali, per scoprirne segreti, ricchezze sconosciute, stratificazioni storiche. Come pure può aver avuto origine da tale circostanza la necessità di diffondere il sapere naturalistico a più ampi strati di popolazione, con una divulgazione accessibile dello stesso linguaggio delle scienze naturali. Così si spiega un'opera come « La Fauna del Regno di Napoli », nella quale la tipologia descrittiva degli invertebrati (Ortotteri, Grillidei, Locustidei), assai ricca negli esemplari esibiti, utilizza indubbiamente i continui riferimenti a quelle regioni del Sud che il naturalista salentino conosceva assai bene (dagli Abruzzi ad Avellino, da Foggia a Lecce, dalla Calabria alla Sicilia). O.G. Costa avvia contestualmente uno studio sistematico degli in¬ setti (entomologia), attraverso una precisa e dettagliata descrizione ana¬ tomica secondo gli insegnamenti di G.B. Lamarck. A L. Spallanzani, che si era dichiarato convinto che nel Mezzo¬ giorno non esistesse ricerca scientifica e naturalistica, risponde denun¬ ciando la infondatezza della polemica, anche se per saperne di più bisognerà leggere le pagine introduttive all'opera tra le più note del Costa: « La Paleontologia del Regno di Napoli ». La relazione risulta presentata ai soci della Accademia Pontaniana nella seduta del 24 set¬ tembre 1848. Oronzio Gabriele Costa naturalista e riformatore 219 La filosofia paleontologica del Costa può racchiudersi in una serie di dense riflessioni che accompagnano la sua fatica di naturalista. Si parte dall’ipotesi che tutti gli uomini sentano il bisogno di conoscere la terra perché in essa si concentra, come in un archivio, il meglio dei documenti naturali che segnano la storia dell’umanità (O.G. Costa, 1850). La Geologia ha il compito di studiare le strutture della terra e di cui la Paleontologia costituisce « pietra angolare e guida ». Notevole è l'invito ad investigare ed illustrare quel tanto che è permesso ritrarre del « suolo natio », perché la posizione topografica del Mezzogiorno è costituita da una singolare mescolanza di terreni di origine svariata, che la rendono più interessante. Per Costa è un grave errore ritenere « quisquilie da letamajo le cose di casa nostra », fermo restando l'obbligo di conoscere la realtà nella quale si vive per amarla meglio. « La Fauna e La Flora attuale di un paese qualunque non debbono essere disgiunte dalle fossili o antiche ; le quali riunite fanno propria¬ mente il soggetto della paleontologia » (O.G. Costa, 1850). Il paleontologo, costretto a lavorare su frammenti o piccoli resti, ha bisogno del simultaneo soccorso della zoologia, dell’anatomia e della fitologia. « La Paleontologia del Regno di Napoli » è un'opera che nelle intenzioni del Costa deve essere considerata sotto cinque aspetti di- versi: scientifico, materiale, tecnico, artistico e morale. Vi si legge a chiare lettere un appello ai giovani perché pratichino la ricerca scientifica, e « possano persistere nella volontà d’investigare le patrie contrade ». Per facilitare il compito a lettori e studiosi il Costa si accinge al lavoro di divulgazione scientifica, pubblicando e mettendo a disposi¬ zione un « Vocabolario zoologico » che agevoli la diffusione presso un pubblico più vasto del linguaggio scientifico. Dal nome in dialetto (napoletano, foggiano, barese, leccese) dell'animale (vacca, aceddhu, lu¬ eerta fracetana, ecc.) si va alla corretta terminologia scientifica. La estrema varietà delle denominazioni zoologiche locali impone, però, un raffronto a livello europeo che allarghi la conoscenza della realtà locali inserendole in un circuito intellettuale internazionale. A questi obiettivi risponde il Costa con la « Corrispondenza zoolo¬ gica », in maniera che sia più facile il salto dal Salento all’Europa. In tanto pullulare di ricerche interdisciplinari non poteva mancare nello scienziato salentino la preoccupazione di cominciare a delineare una sorta di abbozzo di classificazione delle scienze, cosa che si avrà in un breve scritto compilato a pochi anni dalla morte (O.G. Costa, 1862). 220 Mario Proto Ecco il prospetto che egli ci ha lasciato dell’ordine delle scienze, così come a lui pareva naturale e razionalmente successivo nella pratica viva della ricerca naturalistica: mineralogia, metallurgia, geologia, bota¬ nica, agronomia ed agricoltura, zoologia, paleontologia, anatomia del corpo umano, anatomia patologica, anatomia comparata. Si tratta, ovviamente, di uno schema di classificazione che scaturi¬ sce da una pratica diretta della ricerca naturalistica aperta ai contributi di varie discipline, tra loro collegate da un progetto comune di analisi della realtà biologica e terrestre. Alla luce delle odierne specializzazioni, che già all'interno delle scienze della vita e della terra presuppongono una miriade si competenze specialistiche suddivise tra diversi esperti, il lavoro intellettuale prospettato da O.G. Costa e dai suoi allievi è l’e¬ spressione di un modo di fare scienza che esprime grande generosità intellettuale, anche se oggi difficilmente praticabile. La cosa risalta maggiormente agli occhi, qualora si pensi allo stato degli studi scientifici quale risultava nell'ambito degli ordinamenti uni¬ versitari di Napoli, rimasti alquanto lontani dagli standard moderni di ricerca scientifica, perlomeno fino ai primi anni dopo la stessa Unità d’Italia. Nel periodo borbonico l’Università napoletana, ha conosciuto l'epoca più nera della sua storia. Frequentata da pochi studenti, interes¬ sati quasi esclusivamente alla carriera amministrativa e forense, o a quella medica o teologica, l'Università borbonica era espressa, in quanto a corpo docente, da un manipolo di fanatici e bolsi retori al servizio della corte, privi di scrupoli e ancor più di sapere. Molte erano state le accuse già rivolte dai liberali, scandalizzati per l'assenza di spirito critico e per la plumbea atmosfera di conformismo che vi aleggiava. Una piccola alternativa era costituita dalla nascita degli studi privati, spesso fondati e diretti da autorevoli studiosi, come O.G. Costa, non disposti a tollerare il regime poliziesco che imperava nell’ordine superiore degli studi. Non era raro il caso che lo stesso fondatore della scuola privata si accollasse il peso finanziario, oltre che formativo, dell’intera struttura privata. È solo con la riforma avviata da F. De Sanctis che gli ordinamenti di Napoli cominciano a cambiare fisionomia, rendendo possibile la nascita di moderne facoltà (lettere, legge e scienze). Due misure di riforma sono state chiare sin dal primo momento: l’abolizione dei vecchi privilegi e la creazione di nuovi indirizzi scientifici. È il periodo nel quale, grazie allo sviluppo del positivismo, per opera anche di un autorevole allievo di O.G. Costa, come S. Tommasi, si diffonde l'inte¬ resse per le scienze naturali, per la storia della terra e dei fenomeni Oronzio Gabriele Costa naturalista e riformatore 221 umani, in un movimento generale che suscita le simpatie del Ministro De Sanctis. Certo Napoli è inserita in un flusso internazionale di scambi scien¬ tifici, è scelta da alcuni naturalisti stranieri, soprattutto tedeschi, come centro per nuovi indirizzi di pensiero (darwinismo), ed in ciò è favorito dal diffondersi di una cultura anti-letteraria ed anti-accademica (L. Russo, 1981). Napoli la si poteva considerare la città simbolo del cosmo¬ politismo mentale, pronta a stabilire contatti ideali con il resto del paese e con l’Europa. In tale clima intellettuale, esaltante per chi vi abbia partecipato, hanno operato, sia pure in tempi diversi, naturalisti provenienti dal Salento, appunto, come O.G. Costa (Alessano), S. Trin- chese (Martano), A. Costa (Lecce). S. Trinchese è chiamato dal Ministro De Sanctis a continuare le sue ricerche naturalistiche nell’Università di Napoli con l'insegnamento di zoologia che era già stato, com'è noto, di O.G. Costa e che tanto suc¬ cesso aveva riscosso negli ambienti culturali del napoletano. Nel 1881 viene sollecitata dallo stesso Trinchese la costituzione del « Circolo degli Aspiranti Naturalisti », seguendo l’esempio di Costa e della sua « Accademia ». Ma per Trinchese è da fare un altro discorso per quanto concerne l'orientamento dei suoi lavori di zoologia e micro-biologia, poiché egli vive in pieno trionfo del darwinismo e, pur applicandolo, non ne discorre teoricamente. Ancora a Costa si richia¬ mano altri naturalisti salentini come C. De Giorgi e L. Salomi, il primo formatosi sul piano scientifico a Pisa come Trinchese, ma aperto ad interessi vari che lo vedranno, di volta in volta, geologo, paleontologo, geografo, metereologo, botanico, scrittore, ecc. L’opera di raccolta naturalistica del De Giorgi è stata continuata da L. Salomi presso il Gabinetto di Storia naturale dell’Istituto Tecnico di Lecce intitolato ad O.G. Costa (su proposta dello stesso De Giorgi). Da quanto già detto risulta indiscutibile l’esistenza di una tradi¬ zione scientifica nel Mezzogiorno, nella quale s’inseriscono gruppi di ricerca espressione di ben precise aree regionali e culturali, come il Salento. Ciò può spingere agevolmente alla formulazione di una serie di proposte conclusive ed operative, che consentano di utilizzare almeno una parte della esperienza già acquisita. In previsione della costituzione di un Sistema nazionale di Musei e Centri scientifici e storico-scientifici, che si avvarrà di una Legge quadro del governo, sarà necessario inviare al Ministero della Ricerca Scienti¬ fica e Tecnologica relazione dettagliata sulla realtà del Museo « O.G. 222 Mario Proto Costa », esistente presso l’Istituto Tecnico Commerciale di Lecce intito¬ lato allo stesso naturalista salentino. Si potrà in tal modo avanzare richiesta per avere in loco unità di personale necessarie per la gestione del Museo « O.G. Costa », nonché per stipulare convenzioni con istituti universitari per l'uso scientifico e didattico dello spazio museale, già mèta di visite da parte di osservatori scientifici internazionali. Il Gabinetto di Storia naturale potrà così essere luogo sistematico per l’educazione scientifica degli allievi delle scuole (elementari, medie e superiori), oltre che struttura per l’aggiornamento didattico-scientifico dei docenti dell’ordine elementare, medio e secondario. A conclusione si può ancora segnalare l'opportunità, tutta da discu¬ tere, di predisporre una edizione critica ed antologica di alcuni scritti di O.G. Costa, come è già avvenuto per S. Trinchese; mentre non sarebbe del tutto da scartare l’idea di costituire, presso un Istituto universitario di Lecce o nella città natale, una « Fondazione O.G. Costa » per il coordinamento delle ricerche naturalistiche aventi per oggetto il Sa- lento. BIBLIOGRAFIA Costa O.G., 1850. La Paleontologia del Regno di Napoli. Parte I. Atti Acc. Pontan., 5, Napoli. Costa O.G., 1862. Sull’attuale movimento scientifico in Italia. Stabilimento Tipo¬ grafico, Napoli. De Sanctis R., 1986. La nuova scienza a Napoli tra 7 00 e '800. Laterza, Bari. Ippolito F., 1988. Amici e Maestri. Dedalo, Bari. Micheli G., 1980. Scienza e Tecnica nella Storia di Italia. Einaudi, Torino. Russo L., 1981. F. De Sanctis e la cultura napoletana. Editori Riuniti, Roma. Torrini M., 1987. Galilei e Napoli (a cura di). Guida Editori, Napoli. Torrini M., 1989. Scienziati a Napoli. Cluen, Napoli. Boll. Soc. Natur. Napoli voi. 98, 1989-1990, pp. 8, figg. 2 Recupero e salvaguardia del patrimonio scientifico Salentino Riflessioni e proposte in occasione del 2° centenario della nascita di Oronzi© Gabriele Costa [Alessano (Le) 1789 - Napoli 1867] Nota del socio Livio Ruggiero (*). Riassunto — L’Autore illustra i problemi connessi con il recupero e la salvaguardia del patrimonio scientifico e delle ricchezze naturali della Provincia di Lecce e sollecita la realizzazione del Museo dell’Ambiente Salentino, proposta sin dal 1980. Summary — Recovery and protection of scientific heritage of Salento. — The Author expounds thè problems that must be resolved to recover and to protect thè scientific heritage and thè riches of naturai environment in thè Pro¬ vince of Lecce (Italy), for cultural advancement of community. The Author solicits also thè realization of thè « Museo dell'Ambiente Salentino » as proposed since 1980. Interessandomi, in maniera attiva, in particolare della paleontolo¬ gia salentina, non potevo non finire per imbattermi nella straordinaria figura del Costa, che della paleontologia, e non solo di quella italiana, può essere senz’altro considerato una delle figure più importanti. Del Costa scienziato ci hanno parlato studiosi che sono anche spe¬ cialisti delle varie discipline da lui coltivate, mi soffermerò, quindi, sul problema del recupero e della valorizzazione della sua eredità culturale e di quella degli altri scienziati salentini. Oggi si parla molto di salvaguardia, recupero, fruizione, ecc., dei beni culturali, ma l'impressione maturata in tutti questi anni di tenta- (*) Dipartimento di Scienza dei Materiali, Università di Lecce. Gruppo Natu¬ ralisti Salentini, 73100, Lecce. 224 Livio Ruggiero tivi, pressocché inutili, di coinvolgimento delle pubbliche istituzioni in concrete operazioni di salvaguardia, recupero e fruizione di vari beni culturali, è che a monte di tanti progetti, raramente poi realizzati, ci sia scarsa conoscenza delle problematiche ed interessi che spesso ben poco hanno di culturale. Lo scoglio più grande da superare è, in genere, costituito dalla difficoltà di far cogliere, specialmente nella nostra terra salentina e anche tra persone che della cultura fanno il loro mestiere, il carattere di unitarietà della cultura, per il quale un naturalista o un fisico hanno la stessa dignità (culturale) di un giurista o di un letterato e un pesce fossile o un trattato di zoologia lo stesso valore (culturale) di un vaso messapico o di un trattato di filosofia. A riprova di quanto ciò sia vero basterà far notare, per esempio, che in questi anni varie città italiane hanno celebrato o celebreranno qualche centenario di fondazione del loro orto botanico. Ebbene anche Lecce avrebbe potuto celebrare una tale ricorrenza, ma il suo Orto Botanico, di cui proprio il Costa ci ha lasciato preziose notizie (Sabato, 1987), è svanito nel nulla, trascinandosi dietro anche un embrione di museo costituito con le raccolte che lo stesso Costa aveva lasciato a Lecce. Celebrazioni come questa sono quindi momenti preziosissimi per prendere coscienza della necessità di mettere mano ad un piano orga¬ nico di recupero di tutto il patrimonio culturale salentino. È possibile mettere insieme, tra le varie biblioteche della nostra Provincia, le opere complete del Costa? Quante centinaia di strumenti scientifici di interesse storico o di animali imbalsamati dal Salomi giacciono abbandonati negli scantinati o negli armadi polverosi delle nostre scuole? C'è qualcuno in grado di dare una risposta a domande come que¬ ste? Dieci anni fa un gruppo di appassionati, tra cui vari docenti univer¬ sitari, diede vita, a Lecce, al Gruppo Naturalisti Salentini con lo scopo di contribuire, nell'ambito delle proprie competenze, a quest'opera di recupero del nostro patrimonio culturale. Il progetto di recupero proposto è incentrato sulla realizzazione di una moderna struttura museale, il Museo dell’ambiente Salentino, avente per oggetto il nostro ambiente naturale in tutti i suoi aspetti: geologico, paleontologico, morfologico, geofisico, climatico, botanico, zoologico, geografico, preistorico. raKSHi Recupero e salvaguardia del patrimonio scientifico Salentino 225 Fig. 1. — Raccolta di pesci essiccati appartenuta al Costa conservata presso il Gabinetto di Scienze Naturali dell’Istituto Tecnico « O.G. Costa » di Lecce. 226 Livio Ruggiero Naturalmente lo scopo principale del Museo dovrebbe essere quello didattico educativo, per rispondere alla necessità di contribuire alla formazione, in tutti, di una vera coscienza ambientale (Ruggiero, 1981). Ma per svolgere bene un compito formativo come questo è necessa¬ rio praticare anche un'attività di ricerca sui vari aspetti del nostro ambiente e avvalersi del contributo degli esperti di processi educativi. Ora se gravi problemi sono posti dal recupero, la catalogazione e il restauro di quanto i nostri predecessori ci hanno lasciato (Mangione et al., 1979), altrettanti gravi problemi si pongono per la ricerca e lo studio di quanto ancora non si conosce del nostro ambiente. Problemi di struttura geologica (Bossio et al., 1987a, 1987b), nuovi fossili scoperti o che è possibile scoprire (Varola et al., 1988), lo studio del clima (Ruggiero et al., 1989), nuove piante (Bianco et al., 1985, 1986, 1988; Medagli et al., 1989; Ruggiero et al., 1987) o quanto rimane della fauna, specialmente entomologica, ancora non bene conosciuta, sono tutti aspetti di un'attività di ricerca che è appena iniziata grazie alla buona volontà di pochi e praticamente senza alcun supporto finanziario da parte degli enti istituzionalmente interessati. Di tutti questi problemi alcuni sono anche urgenti, per il pericolo che, con il passar del tempo, l’oggetto della ricerca finisca per scompa¬ rire dal nostro ambiente. È il caso della flora e della fauna, sempre più costrette in aree che si retringono ogni anno di più per l’assedio del cemento e dell'asfalto, frutto di una politica dissennata che, volendo privilegiare, a parole, la vocazione turistica della nostra terra, finirà per condurre il turista a poter ammirare solo villaggi per vacanze, dalle pacchiane architetture pseudomediterranee, e fantasmagoriche superstrade destinate a portare nel nulla. Anche i nostri programmatori ed operatori turistici parlano molto di itinerari culturali, che da alcuni anni sembrano essere, finalmente, l’indispensabile complemento, per una bella vacanza, del mare pulito e della cucina tradizionale. Sanno questi signori che in un itinerario veramente culturale oltre al barocco (non sempre conservato a dovere) e alle masserie (quasi tutte in via di disfacimento) si può forse inserire la visita di macchie, ganghe, zone umide e boschi (soprattutto quelli naturali di leccio e querce), che ospitano anche specie molto rare se non uniche in Italia, e anche di cave, sulle cui pareti è possibile leggere qualche pagina della storia geologica di questa terra sorprendente (Macrì, 1 983)? Recupero e salvaguardia del patrimonio scientifico Salentino 227 Fig. 2. — Tavola della Monografia degli Echinociami viventi e fossili delle provin¬ ole napoletane pubblicata postuma dal figlio del Costa, Achille. 228 Livio Ruggiero Un pericolo grave sovrasta anche il nostro patrimonio paleontolo¬ gico. Rimasti per milioni di anni nelle viscere della terra i nostri fossili rischiano di sparire dalla circolazione, senza avere nemmeno il tempo di lasciarci leggere il loro prezioso messaggio su come si svolgeva la vita nel Salento di 5, 10, 50 milioni di anni fa. Alcuni di essi sono giustamente famosi, per la loro bellezza e, soprattutto, per il grande interesse scientifico rivestito. È il caso proprio dei pesci fossili che da tempo vengono alla luce nelle cave di Alessano, e di cui si trova menzione già nelle opere di Buffon. Ebbene i pesci fossili di Alessano, insieme a quelli di Nardo e Portoselvaggio, ai granchi fossili di Otranto (Varola, 1981; Bonfiglio et al., 1982) alle ossa e denti di pesci, di cetacei e di sirenidi (Borgia et al., 1981) di Cursi e Melpignano e alle piante fossili da noi scoperte a Surbo (Meleleo et al., 1984), sono entrati nel mirino dei raccoglitori e dei collezionisti italiani. Ora bisogna intendersi, il pericolo cui si faceva cenno è che tutto questo prezioso materiale esca dal Salento senza lasciare alcuna traccia e senza che possa essere stato studiato. Certamente quello che finirà nei Musei italiani, come, per esempio, al Museo di Storia Naturale di Ve¬ rona, che ha condotto nel Salento alcune campagne di raccolta, non è perduto per la Scienza, anzi, ma le centinaia e centinaia di esemplari che annualmente finiscono nelle collezioni private o, peggio, vengono venduti al mercato nero, in spregio alle leggi vigenti, costituiscono una perdita irreparabile. Bisogna, in verità, riconoscere che il collezionismo serio, scientifi¬ camente praticato, può essere senz’altro una valida alternativa alla man¬ canza di interesse delle istituzioni ufficiali (Università, Pubbliche Ammi¬ nistrazioni, ecc.) per la salvaguardia e la valorizzazione di un simile patrimonio, ma anch'esso ha bisogno di poter fare riferimento a valide strutture di ricerca. Spero quindi sia chiara a tutti la necessità di costituire al più presto una struttura, quale appunto il Museo proposto, che possa tute¬ lare, nell'ambito delle leggi vigenti e in stretta collaborazione con la Sovrintendenza, questo patrimonio, controllandone la raccolta, studian¬ dolo e ponendosi come punto di riferimento per quanti, praticando il collezionismo di cui si diceva in precedenza, vogliano dare il loro valido contributo al progresso delle conoscenze. Recupero e salvaguardia del patrimonio scientifico Salentino 229 Questa celebrazione di Oronzio Gabriele Costa sarà stata utile alla nostra collettività nella misura in cui avrà contribuito validamente a risvegliare in tutti, e in particolare nelle pubbliche istituzioni, un inte¬ resse concreto per il nostro patrimonio culturale, altrimenti sarà stata, come tante altre che l'hanno preceduta, soltanto una vuota celebrazione della salentinità... e scusate la franchezza. BIBLIOGRAFIA Bianco P. Medagli P., D’Emerico S., Ruggiero L., 1985. Nuovi rinvenimenti flori¬ stici lungo le coste della Provincia di Lecce. Thalassia Salentina, 15, 89-101. Bianco P., Medagli P., D’Emerico S., Ruggiero L., 1986. Aspetti interessanti della Flora di Torre Minervino (Puglia). Thalassia Salentina, 16, 43-58. Bianco P., Medagli P., D’Emerico S., Ruggiero L., 1988. Ephedra campylopoda. C.A. Meyer, Gnetopsida, nuova per la fioria italiana. Webbia, 42 (2), 161-166. Bonfiglio L., Donadeo G., 1982. Cancer sismondai Meyer nel Pliocene di Torre dell’Orso (Puglia). Atti Soc. Ital. Se. Nat. Museo Civ. Stor. Nat., Milano, 123, 255-296. Borgia C., Varola A., Ruggiero L., 1981. Rinvenimento di un sirenide nel miocene della provincia di Lecce. Thalassia Salentina, 11, 3-9. Bossio A., Mazzei R., Monteforti B., Salvatorini G., 1987/a. Studi sul Neogene e Quaternario della Penisola Salentina. II Evoluzione paleogeografica dell'area di Leuca nel contesto dell’area mediterranea. Atti Conv. Conoscenze Geologi¬ che del Territorio Salentino, Lecce, 12 dicembre 1987. Quaderni di Ricerche Centro Studi Geot. e d'Ing., Lecce, 11, 31-47. Bossio A., Guelfi F., Mazzei R., Meleleo A., Monterforti B., Salvatorini G., Varola A., 1987/b. Studi sul Neogene e Quaternario della Penisola Salentina. Vili Sul riempimento di due fessure nella Pietra Leccese dell’area di Caval¬ lino (Lecce). Quaderni di Ricerche Centro Studi Geot. e d’Ing., Lecce, 11, 195-205. Buffon, 1844. Opere, parte VI, voi. 28, 172. Ediz. it., Napoli. MacrI G., 1983. Contributo alla conoscenza delle argille di Cutrofiano (Lecce). I. La malacofauna di Cava Signorella. Quaderni Museo Paleontologia Maglie, 1, 101-142. Mangione A., Ruggiero L., Cremonesi G., 1979. Un patrimonio scientifico salen¬ tino da salvare: il Gabinetto di Scienze Naturali dell’I.T.C. « O.G. Costa» di Lecce. Sallentum, 3, 51-66. Medagli P., D’Emerico S., Ruggiero L., 1989. Nouveaux hybrides d’Ophrysdans les Pouilles (Italie). L’Orchidophile, 85, 29-31. Meleleo A., Ruggiero L., Varola A., 1984. Flora mesozoica a Surbo, Lecce, Not. Min. Paleont., 39, 45-46. Ruggiero L., 1981. Museo delle Scienze e Città. Atti LVI Riunione Società Italiana per il Progresso delle Scienze, Lecce 11-14 novembre 1981. 230 Livio Ruggiero Ruggiero L., Bianco P., Medagli P., D'Emerico S., 1987. Contributo alla cono¬ scenza delle Orchidaceae della Provincia di Lecce ( Puglia , Italia). Atti Soc. Ital. Se. Nat. Museo Civ. Stor. Nat., Milano, 128, 161-168. Ruggiero L., Bianco P., Medagli P., D’Emerico S., 1988. Ophrys x degiorgii e Ophrys x marinoscii, ibridi naturali nuovi dalla Puglia. Atti Soc. Ital. Se. Nat. Museo Civ. Stor. Nat., Milano, 129, 383-388. Ruggiero L., Zito G., Zuanni F., 1989. Aspetti meteorologici e climatici della Puglia. Atti 1° Workshop Progetto Strategico « Clima Ambiente e Territorio nel Mezzogiorno » del C.N.R., Taormina 1 1-12 dicembre 1989. Sabato S., 1987 .L’Orto Botanico di Lecce. Terra d’Otranto, N.S. 4 (3), 54-63. Varola A., 1981. Crostacei decapodi neogenici della penisola salentina (Italia). Thalassia Salentina, 11,3-51. Varola A., Landini W., Pilleri G., 1988. A new Scaldicetus (Cetacea: Physeteridae) from thè Pietra Leccese, late miocene. Investigation on Cetacea, 21, 16-38. PROCESSI VERBALI DELLE TORNATE E DELLE ASSEMBLEE GENERALI Processo verbale della fornata ordinaria del 27 gennaio 1989 Il giorno 27 gennaio si è tenuta seduta ordinaria della Società dei Naturalisti in Napoli. Sono presenti: Napoletano Aldo, de Cunzo, Franciosa, Romano, Cutillo, Monchar- mont Ugo, Casadio, Piscopo. Il Presidente invita il segretario a leggere il verbale della seduta precedente che viene letto, approvato e sottoscritto dopodiché, il Presidente dichiara aperta la tornata. Il Presidente comunica che su invito del Sindaco e del Comitato promotore per i festeggiamenti in Caiazzo, il nostro Sodalizio è stato interpellato per partecipare a dette manifestazioni, con il contributo di conferenze da parte dei Soci. Si passa alle comunicazioni scientifiche: Ortolani presenta a nome di Pagliuca il loro lavoro dal titolo: « Note illustrative della carta geologica della Comunità Montana del Fortore Beneventano ». Interviene Di Benedetto. Esaurito l’ordine del giorno, la seduta è tolta alle 18.15 Il Segretario: Teresa de Cunzo II Presidente: Aldo Napoletano Processo verbale dell’assemblea generale del 31 marzo 1989 Il giorno 3 1 marzo si è tenuta l’Assemblea generale nei locali del Sodalizio. Sono presenti: Napoletano Aldo, de Cunzo, Ioni, Franciosa, Di Benedetto, Piscopo, Mon- charmont Ugo, Moncharmont Zei, Morra, Cutillo. Il Presidente invita il Segretario a leggere il verbale della seduta precedente che viene letto, approvato e sottoscritto. Il Presidente quindi legge la relazione sull’attività svolta dalla Società nel 1988, i bilanci consuntivi 1988 e preventivi 1989, che verrà poi inviata, come di norma al Ministero B.B.C.C.A.A. La Relazione viene qui fedelmente riportata: « Relazione sul¬ l’attività svolta dalla Società dei Naturalisti in Napoli durante l'anno 1988 ». 232 Processi verbali Biblioteca. Dall’annuale relazione sulla Biblioteca redatta dal consigliere Prof. Amalia Tavernier per il 1988 risulta che: la Biblioteca della Società dei Naturalisti in Napoli possiede un patrimonio librario di notevole interesse non solo per quanto attiene alla storia delle scienze ma anche perché il volume degli scambi del « Bollet¬ tino » è imponente. Tale patrimonio librario ricopre uno spettro di discipline molto ampio e, pertanto, la possibilità di consultazione frequente è necessaria sia per gli studenti che per i ricercatori delle discipline naturalistiche. Per l’anno 1988 l’attività della Biblioteca - prosegue il Consigliere Tavernier - può essere sintetizzata brevemente così, precisando che ho avuto la carica di Consi¬ gliere Bibliotecario con il rinnovo del Consiglio Direttivo. Attività di routine È stata smaltita grazie soprattutto alla fattiva e competente collaborazione della Sig.na Maria Teresa Caracciolo, la notevole mole di pubblicazioni periodiche e non, di giacenza dell’anno precedente e, allo stato, si può dire di avere quasi completato il lavoro di inventariazione e riordino dei periodici italiani ed esteri pervenuti attraverso lo scambio col « Bollettino ». In proposito sono state inviate lettere di sollecito ai produttori di banche dati (BIOSI, PASCAL, ISI) allo scopo di ottenere l'inserimento del « Bollettino » nei loro cataloghi. Dal Marzo al Luglio la Biblioteca ha funzionato per il pubblico in relazione alle disponibilità di tempo della Sig.na Caracciolo e mia, perché ho ritenuto opportuno che il materiale bibliografico non venisse autonomamente prelevato nei giorni di copertura della Società, dai singoli Soci che non sempre ne conoscevano l'esatta ubicazione o i metodi di catalogazione, verificando così, il lavoro fatto in precedenza. Alla ripresa dell'attività, all’inizio del mese di novembre, si è convenuto di aprire al pubblico la Biblioteca il martedì nelle ore antimeridiane (10-13) in relazione alle esigenze rilevate nell'ambito delle richieste pervenute dagli utilizzatori, che sono prevalentemente studenti che frequentano i circostanti Dipartimenti ed Istituti univer¬ sitari. Speriamo di aprirla anche in altri giorni qualora il Ministero dei Beni Ambientali e Culturali concederà il comando ad una unità operativa che ne ha fatto specifica domanda al Ministero stesso. In proposito si precisa che sin dal 10 ottobre scorso con R.ta n. 131 /RI 9/88 questa Presidenza si è rivolta all’On.le Ministro in carica, Prof. Vincenza Bono Porrino per ottenere l'utilizzazione, anche parziale, del dott. Giuseppe De Nitto Bibliotecario Principale livello 9° - in servizio presso la Soprintendenza ai Beni Ambientali, Archi- tettonici, Artistici e Storici di Caserta, che ben conosce lo stato e le esigenze di questa Biblioteca. Con sua n. 1 156/SPA/os del 4-1 1-1988 l’On.le Ministro ci ha dato assicura¬ zione di aver interessato l'Ufficio competente in merito alla nostra richiesta di perso¬ nale. Si spera in una soluzione che possa garantire una funzionalità migliore e continua alla Biblioteca. Patrimonio librario. La relazione del Consigliere Bibliotecario prof. A. Tavernier così riferisce: Per la consistenza del patrimonio mi rifaccio alla precedente relazione presentata dal Consigliere Prof. N. Franciosa per il 1987. Tuttavia tengo a precisare che, per mia conoscenza, ho iniziato, sulla base dei cataloghi tipografici esistenti in Biblioteca, un controllo dello stesso e pertanto posso dire che esso è costituito da: 1251 volumi schedati; 217 periodici corretti, con incre- Processi verbali 233 mento di 24 testate tenuto conto dei dati precedenti. Ho ritenuto opportuno inserire la rivista « Geological Survey » nell’elenco generale dei periodici come unica testata invece di tenerne un elenco a parte con 15 testate essendo queste dei « Professional Papers ». 9488 opuscoli (dati precedenti) 617 testate estinte (dati precedenti). Infine, in data 6-12-1988 i venticinque volumi, per i quali era stata inoltrata la pratica per il restauro, sono stati consegnati alla Ditta Salvarezza di Roma che dovrà restituirli debitamente restaurati entro il 29-6-1988. Si precisa che il restauro indicato dalla prof. Tavernier si riferisce a 25 opere comprese tra il 500 e il 700, la cui pratica n. 01/86 è stata svolta secondo la procedura indicata dal Ministero, con la stipula di regolare contratto. Archivio storico. Si riporta quanto scrive la prof. Tavernier nella sua relazione: Posso soltanto dire che la situazione non è cambiata da quella indicata nella relazione del 1987. Essendo tutt’ora giacente in un armadio metallico, ma serebbe necessario e doveroso, curarne una migliore collocazione, tenendo conto dell’alto valore storico. Compagine sociale. Con l’assemblea generale del 26 febbraio e del 16 dicembre vengono ammessi a far parte del Sodalizio n. 16 nuovi Soci, secondo le norme cui all’art. 4 dello Statuto; pertanto la consistenza alla data del 31 dicembre 1988, tenuto conto della scomparsa o irreperibilità di alcuni Soci, risulta così: soci benemeriti n. 4 soci ordinari n. 318 soci nuovi n. 16 Totale n. 338 Tesserati Assemblee (allegato n. 1/7). Dalla allegata documentazione risulta che nel corso del 1988 i Soci si sono riuniti in assemblea generale e in assemblea ordinaria così come segue: Assemblee generali: 26 febbraio 1988; 24 marzo 1988, 16 dicembre 1988 Assemblee ordinarie: 20 aprile 1988; 27 maggio 1988, 24 giugno 1988, 25 novem¬ bre 1988. Attività scientifica e Conferenze. Nel corso delle tornate accademiche, cui all’arti¬ colo precedente, sono state presentate e discusse in assemblea n. 16 tra comunica¬ zioni e note scientifiche che, a norma di Regolamento, sono rimaste depositate per sette giorni presso la Segreteria a disposizione dei Soci che intendessero presentare delle osservazioni o note da discutersi nella successiva assemblea. Scaduto tale ter¬ mine i lavori sono passati alla Redazione, che vagliatone il contenuto, sia attraverso il Comitato di Redazione, sia attraverso i giudizi dei « referees » se giudicati idonei alla pubblicazione nel Bollettino, vengono trasmessi alla tipografia per la pubblicazione del volume XCVII (1988). Le conferenze svolte durante il 1988 sono le seguenti: - 1 1 maggio: conferenza del prof. Teodoro de Leo del Dipartimento di Fisiologia Generale ed ambientale dell’Università di Napoli su: « L'ipotesi di un ruolo fisiologico unitario tiroideo nella modulazione del metabolismo ». 234 Processi verbali - 2 giugno: conferenza del prof. Giuseppe Luongo Direttore dell’Osservatore Vesuviano e Ordinario di Fisica del Vulcanesimo presso il Dipartimento di Geofisica e Vulcanologia deH’Università di Napoli su: « Il Bradisismo flegreo: evoluzione e mo¬ delli interpretativi ». - 28 novembre: conferenza del prof. Antonino Drago del Dipartimento di Scienze Fisiche dell’Università di Napoli su: « Sadi Carnot e la nascita di una nuova scienza ». Consiglio Direttivo. L’assemblea generale del 25 marzo 1988, elegge per il biennio 1988-89, secondo le norme dettate dall’art. 10 dello Statuto e dall’art. 2 del Regola¬ mento, il nuovo Consiglio Direttivo dandone comunicazione al Ministero per i Beni Ambientali e Culturali. Esso risulta così composto: Presidente Vice Presidente Segretario Vice Segretario Tesoriere Bibliotecario Redattore Consiglieri Aldo Napoletano Oreste Schettino Teresa de Cunzo Graziano Fiorito Eugenio Piscopo Amalia Tavernier Vincenzo Cutillo Giuseppe Caputo, Gennaro Corrado, Pietro Battaglini, Enrico Franco. Il Consiglio Direttivo come risulta dal registro dei verbali di seduta, si è riunito alle date che seguono, per la discussione degli ordini del giorno appresso indicati: - 2 febbraio: 1) comunicazioni del Presidente; 2) funzionamento della Biblioteca e suo personale; 3) ammissione di nuovi Soci: 4) ciclo di conferenze su « Fondamenti di Storia delle Scienze »; 5) procedure da seguire per l’elezione del Consiglio direttivo per il biennio 1988-89; 6) varie ed eventuali. - 16 marzo: 1) relazione del Presidente sull’attività svolta nel 1987 e programma per il 1988; 2) presentazione del Bilancio consuntivo 1987 e quale bilancio di previ¬ sione per il 1988; 3) relazione dei Revisori dei conti; 4) varie ed eventuali. - 4 aprile: 1) saluto e comunicazioni del Presidente; 2) definizione del pro¬ gramma di attività per il 1988; 3) Biblioteca; 4) varie ed eventuali. - 9 maggio: 1) Biblioteca ed archivio storico: consegne, capienze scaffalature e più idonea sistemazione, scambio periodici; 2) attività culturale: eventuali nuove proposte; 3) questioni redazionali di competenza del consiglio direttivo; 4) missione del Ministero BB.AA.CC. della prof. T. de Cunzo; 5) varie ed eventuali; - 17 ottobre: 1) esame generale della situazione operativa, finanziaria e sociale dell'ente: proposte e programmi per il 1989; 2) sviluppo delle pratiche riguardanti la Biblioteca; 3) come sopperire alle cause determinanti il ritardo della pubblicazione del Bollettino; 4) varie ed eventuali. - 12 dicembre: 1) comunicazioni del Presidente; 2) relazione del Consigliere- Bibliotecario per il 1988; 3) relazione di massima del Consigliere-Tesoriere in anticipo sul consuntivo 1988 e sul preventivo 1989; 4) ammissione di nuovi Soci; 5) atti del centenario; 6) convegno culturale caiatino; 7) varie ed eventuali. Processi verbali 235 Comitato di Redazione. Il Comitato di Redazione del Bollettino della Società, presieduto dal Presidente della Società con la partecipazione del Redattore Dott. Cutillo e dei Consiglieri Prof. P. Battaglini; G. Caputo; G. Corrado e E. Franco si è riunito nei seguenti giorni: 26 gennaio, 23 febbraio, 9 maggio, 22 settembre, per l’esame e la valutazione preliminare dei lavori presentati dai Soci autori delle tornate accademiche tenutesi durante l’anno, secondo il programma già predisposto, e per l’assegnazione di ciascuno di essi ad uno o due « referees » per il giudizio definitivo sulla adattabilità del loro contenuto alla specifica funzione del « Bollettino » della Società. Di ogni seduta è stato redatto il verbale. Napoli, 20 gennaio 1989 Il Presidente: Aldo Napoletano L’assemblea all’unanimità approva la su trascritta relazione. Il Presidente invita quindi il Segretario a leggere la relazione dei Revisori dei conti che risultano assenti giustificati; il Segretario legge detta relazione che viene anche approvata all’unanimità dell’assemblea. Il Tesoriere illustra anche i bilanci consuntivo 1988 e preventivo 1989. L'assem¬ blea approva ed applaude l'ottimo operato del Consigliere Tesoriere prof. Piscopo. Il Presidente quindi presenta il programma preventivo proposto per l’attività che si svolgerà durante il 1989. Si passa quindi alle comunicazioni scientifiche: il Socio Pierattini a nome suo e dell’altro autore Schettino, riferisce su: a) « Macedonio Melloni: un pioniere del magnetismo fossile ». Intervengono Napoletano, Monchar- mont Ugo, Cutillo, Franciosa. Esaurito l’ordine del giorno la seduta è tolta alle 18^30m. Il segretario: Teresa de Cunzo II Presidente: Aldo Napoletano Il giorno 5 aprile 1989 alle ore 17 nella Sala delle adunanze della nostra Società, nell’ambito delle attività previste dallo Statuto, il prof. Alberto Varvaro ordinario di Filologia Romanza dell'Università di Napoli, ha tenuto una conferenza dal titolo: « I concetti di tempo e di causa nella linguistica e nella letteratura». La conferenza è stata seguita da un folto numero di soci e di giovani studenti con molto interesse. Sono seguiti infatti molti quesiti posti dal pubblico ed a cui il relatore ha risposto esaurientemente e di buon grado. Si conclude alle 19^15m. Il segretario: Teresa de Cunzo II Presidente: Aldo Napoletano Il giorno 12 aprile 1989 alle ore 17 nella Sala delle adunanze della nostra Società, nell'ambito delle attività previste dallo Statuto, il prof. Carlo Pedone, ordinario di Chimica Inorganica e Generale dell'Università di Napoli, ha tenuto una conferenza dal titolo: « I peptidi, un’opportunità per la produzione dei nuovi farmaci ». La conferenza è stata seguita da un folto numero di soci e di giovani studenti con molto interesse. Sono seguiti infatti molti quesiti, da parte del pubblico cui l’oratore ha, di buon grado, risposto. Si conclude alle 18^45m. Il segretario: Teresa de Cunzo Il Presidente: Aldo Napoletano 236 Processi verbali Il giorno 27 aprile 1989, alle ore 17, nella Sala delle adunanze, nell'ambito delle attività previste dallo Statuto, il prof. Antonino Drago del Dipartimento di Scienze Fisiche dell'Università di Napoli, ha tenuto una conferenza dal titolo: « Storia dei principi della dinamica classica »; la conferenza è stata seguita da un folto numero di Soci e di giovani studenti con molto interesse. Sono seguiti interventi e quesiti posti dal pubblico a cui l’oratore ha, di buon grado, risposto molto esaurientemente. Si conclude alle 19^30m. Il segretario: Teresa de Cunzo II Presidente: Aldo Napoletano Processo verbale della tornata ordinaria del 30 giugno 1989 Il giorno 30 giugno 1989 si è riunita, in seduta ordinaria, la Società dei Naturalisti in Napoli, alle ore 17. Sono presenti: Napoletano Aldo, de Cunzo, Franco, Petti, Montagnano, Caputo Paolo, Cutillo, Caputo Giuseppe, Castriota Scanderbeg, Schioppa. Il Presidente chiede al Segretario di leggere il verbale della tornata precedente, che viene letto approvato e sottoscritto. Il Presidente comunica che a giorni ci sarà la restituzione delle « Cinquecentine » da parte della Ditta che ne ha operato il restauro. Si passa alle comunicazioni scientifiche: a) Montagnano riferisce il lavoro suo e di M.R. Ghiara dal Titolo: « Caratteristiche geochimiche delle vulcaniti quaternarie della Campania: Campi Flegrei », presentata dai Soci Franco e de Cunzo; interviene Napoletano; b) il Socio Petti presenta il lavoro suo e di Franco, Ghiara, Marchetiello, Stanzione dal titolo: « Studi sperimentali sugli equilibri chimici e sui minerali di neoformazione sull’interazione acqua-leucite ». Esaurito l’ordine del giorno la seduta è tolta alle 18^15m. Il segretario: Teresa de Cunzo II Presidente: Aldo Napoletano Processo verbale della tornata ordinaria del 24 novembre 1989 Il giorno 24 novembre 1989, si è riunita, in seduta ordinaria, la Società dei Naturalisti in Napoli alle 17^. Sono presenti: Napoletano Aldo, de Cunzo, Battaglini, Caliendo, De Filippo, Franco, Franciosa, Di Benedetto, Russo Luigi, Vitagliano Paolo, Caliendo, Cutillo, Bulfoni, Siani. Il Presidente chiede al Segretario di leggere il verbale della tornata precedente, che viene letto approvato e sottoscritto. Il Presidente comunica che sono state restituite le opere « Cinquecentine » dalla Ditta che ha eseguito il restauro. Il Presidente annuncerà anche che sono previste, dal calendario di conferenze, due conferenze del prof. Giovanni Orsi sull’Antartide in gennaio, e del prof. Giuseppe Luongo sui Campi Flegrei in febbraio. Processi verbali 237 Si passa alle comunicazioni scientifiche: a) Caliendo espone il lavoro suo e di Milone dal titolo: « Ciclicità annuale di alcune deidrogenasi in Rana Esculenta ; interviene Napoletano; b) De Filippo presenta il lavoro suo e di Fusco e Milone dal titolo: « L’uso degli atlanti faunistici per la costruzione di indici quantitativi di rarità »; interviene Napole¬ tano, Battaglini, Franciosa; c) De Filippo presenta il lavoro suo e di Fusco e Milone dal titolo: « Biomassa e parametri energetici in Parus major (clm. Oves) in un’isola mediterranea »; interven¬ gono Napoletano, Siani, Battaglini. Su richiesta del Presidente, l’Assemblea consente la presentazione di lavori non previsti nell'ordine del giorno; pertanto il Socio Luigi Russo presenta il lavoro dal titolo: « L’orso bruno marsicano del Parco Nazionale d'Abruzzo; dati preliminari relativi all’analisi delle schede faunistiche raccolte dal 1983 al 1987 »; intervengono: Franciosa, Battaglini, Cutillo, Napoletano poi: Bulfoni presenta il lavoro suo e di Battaglini dal titolo: « Rapporti tra variazioni biometriche morfofunzionali e variazioni dell'ambiente di vita in Poecilia reticulata (Peters), interviene Napoletano. Battaglini presenta il lavoro suo e di Lucini dal titolo: « Il fuoco come fattore ecologico nella struttura della fauna di un suolo a macchia mediterranea (Monte Orlando - Gaeta) ». Esaurito l'ordine del giorno la seduta è tolta alle 19^ Il segretario: Teresa de Cunzo II Presidente: Aldo Napoletano Processo verbale dell’Assemblea generale del 19 dicembre 1989 Il giorno 19 dicembre 1989 si è riunita alle 16.15 la Assemblea generale dei Soci. Il vice-segretario Fiorito legge i presenti che risultano essere soltanto il Presi¬ dente ed egli stesso in sostituzione del segretario che ha giustificato la sua assenza. Pertanto il vice segretario legge il verbale della seduta precedente ma, per mancanza assoluta dei Soci, accetta il suggerimento del Presidente di ritenere anche chiusa la odierna seduta alle ore ore 17.15. Il segretario: Teresa de Cunzo II Presidente: Aldo Napoletano Il giorno 24 gennaio 1990 alle ore 17 nella Sala delle adunanze della nostra Società il prof. Giovanni Orsi del Dipartimento di Geofisica e Vulcanologia dell’Uni¬ versità di Napoli, ha tenuto una conferenza su: « Vulcanismo e magnetismo nell'evolu¬ zione della Terra Vittoria in Antartide ». La conferenza inserita nell'ambito delle attività culturali previste dallo Statuto, ha suscitato molto interesse nel folto pubblico di Soci e di studenti. Ad essa ultimata, infatti, numerosi sono stati gli interventi e i quesiti posti all’oratore. Questi d'altronde ha esaudito con molto garbo gli interrogativi postigli. Si conclude alle 19^15m. Il segretario: Teresa de Cunzo Il Presidente: Aldo Napoletano 238 Processi verbali Il giorno 9 febbraio 1990 alle ore 17 nella Sala delle adunanze della nostra Società, il prof. Giuseppe Luongo ordinario di Fisica del Vulcanismo dell’Università di Napoli, ha tenuto una conferenza su: « Risalita del mantello, deformazione della litosfera e vulcanismo napoletano ». La conferenza è inserita nell’ambito delle attività culturali previste dallo Statuto; ha suscitato molto interesse nel folto pubblico di Soci e di studenti presenti. A conferenza ultimata numerosi sono stati gli interventi e i quesiti richiesti all’oratore. Questi, di buon grado, ha risposto in maniera esauriente. La seduta è tolta alle 19^30m. Il segretario: Teresa de Cunzo II Presidente: Aldo Napoletano Processo verbale dell’Assemblea generale del 23 febbraio 1990 Il giorno 23 febbraio 1990 alle 16.20, nella Sala delle adunanze, si è tenuta l'Assemblea generale dei Soci con il seguente ordine del giorno: 1) Comunicazioni del Presidente; 2) Votazioni per l'elezione del Consiglio Direttivo per il Biennio 1990-91; nomine e insediamento del Presidente del seggio elettorale e di due Soci scrutatori; 3) Nomina del Collegio dei Revisori dei conti per il 1990; due membri effettivi ed uno supplente; 4) Relazione del Presidente sull'attività svolta durante il 1989 e programma per il 1990; 5) Presentazione bilanci 1989 consuntivo e preventivo 1990; 6) Quota sociale 1990. Sono presenti i Soci: de Cunzo, Napoletano Aldo, Lardone, Cutillo, Falcone, de Medici, Caputo, Romano Claudio, Piscopo, Viola, Battaglini, Fimiani, Ancarola. Il Presidente invita il segretario a leggere il verbale della tornata precedente. Il verbale viene letto approvato e sottoscritto. Il Presidente quindi invita l’assemblea a nominare i componenti il seggio eletto¬ rale come da voce n. 2 dell’ordine del giorno: l’assemblea propone Romano Claudio: Presidente e Cutillo Vincenzo e de Cunzo Teresa in qualità di scrutatori; i suddetti Soci si insediano ed iniziano le operazioni di voto. Terminate le operazioni di voto si procede alla lettura del verbale redatto per la elezione del Consiglio Direttivo che farà parte integrante della seduta: il Verbale del Seggio elettorale; 23 febbraio 1990; Elezione del Consiglio Direttivo; ’90-'91; costituzione del Seggio Elettorale: Presi¬ dente: dott. Claudio Romano; scrutatori dott. Vincenzo Cutillo e prof. Teresa de Cunzo. Apertura seggio 16.50, chiusura 20.00. Votanti 64: schede bianche 1; non valide: nessuna. Hanno ottenuto voti: Presidente Napoletano Aldo 58 de Cunzo Teresa 4 Battaglini Pietro 1 Vice Presidente Schettino Oreste 58 Moncharmont Ugo 2 Segretario de Cunzo Teresa 59 Battaglini Pietro 1 Processi verbali 239 Vice Segretario Fiorito Graziano 58 Tesoriere Piscopo Eugenio 60 Bibliotecario Tavernier Amalia 59 Aliotta Giovanni 1 Redattore Cutillo Vincenzo 61 Consiglieri Caputo Giuseppe 60 Corrado Gennaro 56 Battaglini Pietro 58 Franco Enrico 56 Pozzuoli Antonio 1 Oriani Antonio 1 De Castro Pietro 2 Moncharmont Maria 1 Lardone Aldo 1 Napoletano Aldo 1 Presidente: Romano Claudio f.to Claudio Romano Scrutatori: de Cunzo Teresa f.to Teresa de Cunzo Cutillo Vincenzo f.to Vincenzo Cutillo del che è verbale Data: 23 febbraio 1990. Le operazioni di scrutinio terminano alle 20.45 e vengono consegnati i verbali del Seggio al Presidente della Società. Terminate le operazioni del Seggio Elettorale la seduta viene ripresa. Il Presidente proclama eletti i componenti del nuovo Consiglio Direttivo. Il Presidente invita l’assemblea a votare i nominativi di Soci perché vengono nominati revisori dei conti. L’assemblea propone: Lucia Simone e Orfeo Picariello effettivi e Italo Sgrosso supplente. Il Presidente intanto legge la Relazione riguardante l’attività svolta dalla Società nel 1989, bilanci consuntivi 1989 e preventivi 1990 che verrà poi inviata, come di norma al Ministero B.B.C.C.A.A. in allegato a modelli pervenuti dal Ministero stesso e debitamente compilati: « Attività di ricerca e di formazione culturale svolta durante l'anno 1989. I lavori di ricerca presentati nelle tornate accademiche della Società che, dopo la valutazione di idoneità da parte dei « referee », verranno su delibera del Comitato di Redazione, inseriti nel volume XCVIII (1989) del « Bollettino della Società dei Naturalisti in Napoli: 1) F. Ortolani e S. Pagliuca « Nota illustrativa della carta geologica della Comunità montana del Fortore Beneventano »; 2) E. Schettino e D. Pierattini « Macedonio Melloni: un pioniere del magnetismo fossile ». 3) M.R. Ghiara e R. Montagnano « Caratteristiche geochimiche delle vulcaniti quaternarie della Campania: Campi Flegrei ». 4) E. Franco, M.R. Ghiara, A. Marchetiello, C. Petti « D. Stanzione: studi sperimen¬ tali sugli equilibri chimici e sui minerali di conformazione nell'interazione « acqua leucite ». 5) G. De Filippo, L. Fusco, M. Milone « L'uso degli atlanti faunistici per la costruzione di indici qualitativi. 240 Processi verbali 6) L. Fusco, G. De Filippo, M. Milone « Ciclicità annuale di alcune deidrogenasi in Rana Esculenta ». 7) L. Russo « L’orso bruno marsicano nel Parco Nazionale d’Abruzzo: dati prelimi¬ nari relativi all’analisi delle Schede faunistiche raccolte dal 1983 al 1987 » 8) P. Battaglini e C. Lucini « Il fuoco come fattore ecologico nella struttura della fauna di un suolo a macchia mediterranea (Monte Orlando - Gaeta) ». 9) P. Battaglini e G. Bulfoni « Rapporti tra variazioni biometriche morfofunzionali e variazioni dell'ambiente di vita in Poecilia reticulata Peters. Nota preliminare. Si allegano inoltre n° 5 avvisi assembleari. L’ultimo di essi porta il calendario delle assemblee previste per il 1990. Con spedizione separata viene inviato il volume XCVI del « Bollettino » relativo all'attività culturale svolta nel 1987 pubblicato entro il futuro bimestre 1990. Altre attività di promozione culturale. Conferenze: 5 aprile 1989: Prof. Alberto Varvaro, ordinario di Filologia Romanza dell'Università di Napoli, su « I concetti di tempo e di causa nella linguistica e nella letteratura ». - 12 aprile 1989; Prof. Carlo Pedone, ordinario di chimica generale ed inorganica dell'Università di Napoli su « I peptidi, una opportunità per i nuovi farmaci ». - 27 aprile 1989: Prof. Antonino Drago del Dipartimento di Scienze Fisiche dell’Università di Napoli su « Storia dei principi della dinamica classica ». Convegni: il 27 maggio 1989 ad iniziativa dell'associazione storica del caiatino, col patrocinio della Società si svolge in Caiazzo (CE) un colloquio sulle Scienze della Terra in onore di Nicola Covelli. Ad esso partecipano i nostri Soci: Prof. Antonio Pozzuoli, associato di Mineralogia all’Università di Napoli col tema: « Aspetti attuali relativi ai generi della bentonite di Ponza; il prof. Antonino Palumbo ordinario di Meteorologia e Oceanografia all’Università di Napoli col tema « Ozono, anidride carbonica e clima ». Inoltre il prof. Lucio Lirer, ordinario di Vulcanologia all’Università di Napoli tratta il tema « Problemi di rischio vulcanico nell'area napoletana ». Il prof. Giuseppe Luongo, ordinario di Fisica del vulcanismo all'Università di Napoli, e Direttore del¬ l'Osservatorio Vesuviano tratta il tema « Lo stato della ricerca per la previsione dei terremoti e delle eruzioni ». Infine il prof. Giuseppe Rolandi, associato di Mineralogia tratta il tema « La grande eruzione del Vesuvio nel 1631. Il prof. Aldo Napoletano, Presidente della Società, viene invitato a presiedere la commissione per l'assegnazione del premio « Arturo Palombi » dell’Associazione Inse¬ gnanti di Scienze Naturali della Campania, sul tema proposto « Lo studio di alcuni ambienti naturali del territorio campano e la loro corretta utilizzazione. Il prof. Arturo Palombi fu per altro un lustro Presidente della Società. Vedere discorso commemora¬ tivo della Società, voi. XCVI (1987). Attività che si intende svolgere nel 1990. La Società dei Naturalisti in Napoli, Ente morale si prefigge di attuare anche per il 1990, compatibilmente con le disponibilità di bilancio, quelle iniziative, che ne caratterizzano l’attività, prevista daH'art. 2 dello Statuto. Pertanto, lasciando al nuovo Consiglio Direttivo per il Biennio 1990-91, che sortirà dalle elezioni indette per il 26 febbraio 1990, la definitiva stesura del pro¬ gramma, eccone una indicazione di massima. Ciclo di conferenze. Un programma provvisorio è stato già elaborato dal Consiglio Direttivo. Esso inizierà con le seguenti conferenze: 24 gennaio 1990, il prof. Giovanni Processi verbali 241 Orsi del Dipartimento di Geofisica e Vulcanologia dell'Università di Napoli tratterà il tema: « Vulcanismo e magnetismo nell'evoluzione della Terra Vittoria in Antartide »; 9 febbraio 1990 il prof. Giuseppe Luongo, ordinario di Fisica del Vulcanismo nell'Uni¬ versità di Napoli, tratterà il tema: « Risalita del Mantello, deformazione della litosfera e vulcanismo napoletano ». Sono previsti sotto il patrocinio della Società, come per gli anni precedenti, seminari di studio su argomenti fondamentali sulle scienze della natura su quelle della Terra. Essi si svolgeranno in modi da stabilire un dialogo interdisciplinare tra docenti universitari e studiosi sulla base delle più recenti acquisizioni. Lavori di ricerca. Essi, presentati nelle tornate accademiche da Soci, singolar¬ mente o in collaborazione con altri studiosi, docenti o ricercatori se giudicati idonei dal Comitato di Redazione, attraverso la procedura dei « referée » verranno pubblicati nel volume XCIX (1990) del Bollettino della Società. Biblioteca. Si continuerà, come al solito, ad incrementare lo scambio di pubblica¬ zioni periodiche con enti ed istituzioni italiane ed estere, che in definitiva costitui¬ scono un elemento fondamentale per l’aggiornamento nel campo delle Scienze. Si procederà ad una adeguata sistemazione dei 25 volumi di opere comprese tra il 500 ed il 700 recentemente rientrati dopo la rilegatura ed il restauro, come previsto dalle norme di tutela del patrimonio storico artistico e scientifico. Rimangono insoluti i problemi relativi alla mancanza di personale qualificato, per cui bisognerà arrangiarsi con le prestazioni, quando possibile, di Soci volenterosi. Sono da trovare tra le pieghe del bilancio, cosa non sempre possibile, i mezzi finanziari per procedere: a) alla legatura di annate di periodici; b) ad una radicale spolveratura e disinfestazione del materiale librario e delle scaffalature; c) ad una adeguata ristrutturazione dei locali per una loro migliore funzionalità. Segue da parte del Presidente lettura dei modelli che verranno allegati, f.to Il Presidente: Aldo Napoletano L'assemblea all’unanimità approva la soprascritta relazione. Il Presidente invita quindi un Revisore a leggere la Relazione della Revisione dei conti per l'anno 1989, essa viene letta e approvata all’unamità dell'Assemblea, dal Socio revisore Ancarola. Il Tesoriere illustra con dovizia di dettagli anche i bilanci consuntivi 1989 e preventivi 1990. L'Assemblea approva, plaude ed applaude all'operato del solerte Tesoriere prof. Eugenio Piscopo. Esaurito l’ordine del giorno, in quanto si delibera di lasciare inva¬ riata la quota sociale di cui al n. 6, ancora per l’anno 1990, si toglie la seduta, alle ore 22, con i complimenti per la elezione del nuovo Consiglio Direttivo. Il segretario: Teresa de Cunzo II Presidente: Aldo Napoletano Il giorno 23 marzo 1990 alle ore 17 nella Sala delle adunanze della nostra Società il prof. Giulio Viggiano del Dipartimento di « Fisiologia umana e delle Funzioni Bioio- 242 Processi verbali giche integrate ». F. Bottazzi dell’Università di Napoli ha tenuto una conferenza su: « Modelli e tecnologie avanzate in neuroscienze ». La conferenza, inserita nell’ambito delle attività culturali previste dallo Statuto, ha suscitato molto interesse sul folto pubblico presente di Soci e di studenti. A conferenza ultimata, inoltre, l’oratore ha risposto di buon grado ai numerosi inter¬ venti richiesti. Si conclude alle 19^30m. Il segretario: Teresa de Cunzo II Presidente: Aldo Napoletano Il giorno 11 maggio 1990 alle ore 17 nella Sala delle adunanze il Dr. Simon Kingsley del Dipartimento di Ingegneria elettronica dell'Università di Sheffild G.B. ha tenuto una conferenza su: « Sistemi elettronici di rivelazione dei terremoti ». La conferenza, inserita nell’ambito delle attività culturali previste dallo Statuto, ha suscitato molto interesse sul pubblico numeroso, presente di Soci e di studenti. L’oratore, a conclusione della relazione, ha poi esaurientemente risposto ai tanti quesiti postigli. Si conclude alle 19^15m. Il segretario: Teresa de Cunzo II Presidente: Aldo Napoletano Processo verbale dell’ Assemblea generale del 29 giugno 1990 Il giorno 29 giugno 1990 alle ore 17.20, nella Sala delle adunanze si è tenuta Assemblea generale dei Soci con il seguente ordine del giorno. 1. Comunicazioni del Presidente. 2. Ammissione nuovi Soci. 3. Varie ed eventuali. Sono presenti i Soci Napoletano Aldo, Caputo Giuseppe, Di Benedetto, de Cunzo. Giustifica il Socio Ancarola. Il Presidente invita il Segretario a leggere il verbale della tornata precedente. Il verbale viene letto, approvato all’unanimità e sottoscritto. Il Presidente quindi, dichiara aperta la seduta; il Presidente legge lettera del Ministero BB.CC.AA., pervenuta con l’approvazione dello Statuto del nostro Sodalizio. Il Presidente informa che è in corso l'iter burocratico per realizzare la procedura necessaria alla Riconferma della Personalità Giuridica della nostra Società, come da G.U. 2-1-90 D.P.R., per l'operazione di cui sopra è stato anche necessario l’intervento di un legale. Si passa quindi all'ammissione nuovi Soci; come da norma il Segretario legge i nomi degli aspiranti e dei suoi presentatori. 1. Detrana prof. Tonino. Napoletano Aldo; Ancarola Vincenzo 2. Maccauro dott. Angela. Napoletano Aldo; Cutillo Vincenzo 3. Menna prof. Felice. Napoletano Aldo; Ancarola Vincenzo Processi verbali 243 L’Assemblea vota per alzata di mano ogni singolo nominativo dell'aspirante; pertanto il Presidente dichiara i sunnominati eletti nuovi Soci e conferma, così il vaglio preventivo avvenuto in sede di Consiglio Direttivo. Esaurito l’ordine del giorno 18.10. La seduta è tolta. Il segretario: Teresa de Cunzo II Presidente: Aldo Napoletano Processo verbale delia tornata ordinaria dei 30 novembre 1990 Il giorno 30 novembre 1990 alle ore 16.40 nella Sala delle adunanze si è tenuta seduta ordinaria della Società dei Naturalisti in Napoli con il seguente ordine del giorno: 1. Eventuali comunicazioni del Presidente; 2. Comunicazioni scientifiche: a) Barbera C., Rainone N., Tavernier A. « Faune Plioceniche di Montesarchio (BN): gli echimidi »; b) Schiattarella M. « Il ruolo della Geologia negli studi di Archeologia ambien¬ tale: un esempio dei Campi Flegrei ». c) Bellocchio G., Carboni M.G., Nami N., Pollini G. « Fauna di Ittiodontaliti del Pliocene di Allerona (Terni Umbria) ». Presentata dai Soci: Barbera C. e Tavernier A.; d) La Iglesia A., Balassone G., Franco E. « Stima delle proprietà termodinami¬ che di alcuni silicati di Bario ». e) Petti C., Balassone G., Marchetiello A. « Osservazioni sulle cristalizzazioni nei sistemi Si02 - NaOH - H20, e Si02 - KOH - H20 a 150° e 200° C ». 3) Varie ed eventuali. Si inizia dal punto 1, lettura del verbale della seduta precedente che viene approvato e sottoscritto. Si passa al n. 2 e Barbera presenta il suo lavoro; intervengono: Benedetti, Fran¬ ciosa, Napoletano. b) Barbera chiede che si anticipi la lettura del lavoro di cui al punto 2/c, l’assemblea concede; c) Schiattarella presenta il suo lavoro; intervengono: Beneduce, de Cunzo, Fran¬ ciosa, Napoletano. d) Petti presenta il suo lavoro; intervengono: Napoletano, Meccauro; e) Balassone presenta il lavoro di cui al punto C, intervengono: Beneduce, Na¬ poletano. Esaurito l’ordine del giorno la seduta è tolta alle 19. Il segretario: Teresa de Cunzo Il Presidente: Aldo Napoletano ELENCO DEI SOCI AL 31 DICEMBRE 1990 con la data di ammissione 1) 2) 1) 2) 3) 4) 5) 6) 7) 8) 9) 10) 11) 12) 13) 14) 15) 16) 17) 18) 19) SOCI BENEMERITI 2- 5-931 Parenzan Pietro - Stazione di Biologia Marina - 73010 Porto Cesareo (Lecce). 20- 1-932 De Lerma Baldassarre - Via S. Strato, 25 - 80123 Napoli. SOCI ORDINARI 26- 2-971 Abatino Elio - Centro di Microscopia elettronica I.M. - Piazza Barsanti e Matteucci - 80125 Napoli. 20-12-985 Abbate Rosario - Via S. Marco, 17 - 25055 Pisogne (Brescia). 28- 6-985 Astolfi Luisa - Piazza Muzij, 11/c, 80127 Napoli. 28- 3-963 Abignente Enrico - Dipartimento di Chimica Farmaceutica e Tossicologica - Via Domenico Montesano, 49-80131 Napoli. 29- 12-976 Accordi Giovanni - Via Grossi Gondi, 46 - 00162 Roma. 22-12-982 Albertano Patrizia - Via Santa Teresella degli Spagnuoìi, 58 - 80132 Napoli. 22-12-982 Aliotta Giovanni - Via Stadera, 86 - -80143 Napoli. 29- 12-974 Amodeo Giovanni - Via Fava, 33 - 84014 Nocera Inferiore (SA). 20- 12-985 Ancarola Vincenzo - II Traversa Domenico Fontana I - Napoli. 26- 7-975 Andiloro Filippo - Campo Sperimentale Contrada « Bettina» - 89013 Gioia Tauro. 22-12-982 Andreozzi Giuliana - Istituto Policattedra di Anatomia Sistematica e Comparata - Via Delpino, 1 - 80137 Napoli. 7- 2-938 Antonucci Achille - Via Girolamo Santacroce, 19/c - 80129 Napoli. 22-12-982 Antonucci Rosanna - Istituto Policattedra di Anatomia Sistematica e Comparata - Via Delpino, 1 - 80137 Napoli. 30- 1-981 Arcamone Nadia - Via d'Ayala Gomez, 6 - 80127 Napoli. 29- 10-971 Ariani Antonio - Dipartimento di Zoologia dell’Università - Via Mezzocannone, 8 - 80134 Napoli. 27- 6-980 Ascione Aniello - Via S. Michele, 76 - 80147 Ponticelli (Napoli). 21- 12-984 Avallone Del Gaudio Rita - Via Liguria, 14 - 81022 Casagiove (Caserta). 30- 1-959 Badolato Franco - Viale Pantelleria, 13 - 00141 Roma. 16-12-988 Balassqne Giuseppina - Via Cavalleggeri Aosta - Trav. Priv. 20 - 80124 Napoli. 246 Elenco dei soci 20) 21) 22) 23) 24) 25) 26) 27) 28) 29) 30) 31) 32) 33) 34) 35) 36) 37) 38) 39) 40) 41) 42) 43) 44) 45) 23-12-975 27- 6-980 25- 6-976 27- 3-964 21- 12-984 31- 5-968 27- 6-986 28- 6-985 22- 12-981 22- 12-981 30- 1-959 21-12-984 31- 5-968 30-12-960 3-12-971 28- 2-969 28- 6-985 28- 6-985 26- 5-972 27- 6-980 27- 3-964 20- 12-985 21- 12-979 23- 12-975 23-12-975 30- 1-981 Balsamo Giuseppe - Dipartimento di Biologia Generale e Genetica - Via Mezzocannone, 8 - 80134 Napoli. Barahona Fernàndez Enrique - Estación Experimental del Zaidin C.S.I.C. - Professor Albareda, 1 - Granada (Spagna). Barattolo Filippo - Dipartimento di Paleontologia - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. Barbera Carmela - Dipartimento di Paleontologia dell'Università - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. Barra Diana - Via Croce Rossa, 21 - 80131 Napoli. Battaglimi Pietro - Dipartimento di Zoologia dell’Università - Via Mezzocannone, 8 - 80134 Napoli. Benedetti Ettore - Dipartimento di Chimica - Via Mezzocannone, 4 - 80134 Napoli. Beneduce Paolo - Via Cavour, 100 - 80040 Pollenatrocchia (Napoli). Berrino Giovanna - Via Plinio il Vecchio, 75 - 80053 Castellammare di Stabia. Billwiller Arnoldo - Via Luccese, 183 - Masotti - 51030 Serravalle Pistoiese (Pistoia). Boisio Maria Luisa - Distacco Piazza Marsala, 3/6 - 16122 Genova. Bonaduce Gioacchino - Via Nevio, 102/A - 80122 Napoli. Bonardi Glauco - Dipartimento di Scienze della Terra - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. Bonasia Vito - Dipartimento di Geofisica e Vulcanologia - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. Boni Maria - Dipartimento di Scienze della Terra - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. Borgia Giulio Cesare - Via Luigi Guercio, 145-84100 Salerno. Borgstróm Sven - Via T. Tasso, 601 - 80137 Napoli. Bosco Dott. Salvatore - Via Michelangelo Testa, 8 - 84100 Salerno. Botte Virgilio - Dipartimento di Zoologia dell’Università - Via Mezzocannone, 8 - 80134 Napoli. Boza Lopez Julio - Estación Experimental del Zaidin C.S.I.C. - Professor Albareda, 1 - Granada (Spagna). Brancaccio Ludovico - Dipartimento di Scienze della Terra - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. Bravi Sergio - C/o Vega Loredana - I Traversa Via Croce di Piperno, 8 - 80126 Napoli. Buccino Gerardo - Via C. Rossi, 13 - 84043 Agropoli (Salerno). Budetta Paolo - Via Matierno, 5/A - Parco Aurora - 84100 Salerno. Cagliozzi Anna - Via D. De Dominicis, 8 - Pai. 10 - 80128 Napoli. Caliendo Maria Filomena - Dipartimento di Zoologia dell'Università - Via Mezzocannone, 8 - 80134 Napoli. Elenco dei soci 247 46) 21-12-983 47) 21-12-983 48) 31- 3-972 49) 28-12-951 50) 29-10-971 51) 22-12-982 52) 27- 4-973 53) 30-12-962 54) 21-12-979 55) 27- 3-964 56) 29- 6-990 57) 27- 6-986 58) 29-10-971 59) 21-12-983 60) 19-12-986 61) 22-12-982 62) 31- 5-968 63) 26- 6-987 64) 28-12-940 65) 23-12-975 66) 24- 6-977 67) 27- 6-986 68) 22-12-981 69) 28-12-969 70) 21-12-984 71) 23-12-975 72) 23- 2-990 73) 29-10-971 74) 26- 5-972 75) 27- 1-978 76) 20-12-985 77) 19-12-986 78) 21-12-984 Calzada Badia Sebastiani - Museo y Laboratorio de Geologia del Seminario de Barcelona - Disputacion, 231 - Barcelona 7 (Spagna). Cancelliere Amelia - Via Marino Cotronei, 47 - 80128 Napoli. Canna vale Giuseppe - Via Gaetano Quaglieriello, 6 - 84110 Salerno. Capaldo Pasquale - Via C. Cattaneo, 26 - 80128 Napoli. Capasso Giuseppe - Via S. Eustacchio, 51 - 84100 Salerno. Capasso Leonilda - Via Giacinto Gigante, 204 - 80128 Napoli. Capolongo Domenico - Via Roma, 8 - 80030 Roccarainola (Napoli). Capone Antonio - Via Cilea, 136 - 80127 Napoli. Cappello Brunella - Istituto di Chimica Farmaceutica e Tossicologica - Via Leopoldo Rodino, 22 - 80134 Napoli. Caputo Giuseppe - Dipartimento di Biologia Vegetale - Via Foria, 223 - 80139 Napoli. Caputo Paolo - Dipartimento di Biologia Vegetale - Via Foria, 223 - 80139 Napoli. Caputo Vincenzo - Via Macedonia, 11 - 80137 Napoli. Carannante Gabriele - Dipartimento di Scienze della Terra - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. Carati Mariano - Via S. Stefano, 37 - 80127 Napoli. Carlone Gennaro - Via A. Catone, 21 - 86017 Sepino (CB). Carrano Perrone Alma - Via Petrarca, 47/B - 80122 Napoli. Carrara Eugenio - Dipartimento di Geofìsica e Vulcanologia - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. Casadio Francesca - Piazzetta Nilo, 7 - 80134 Napoli. Casertano Lorenzo - Dipartimento di Geofìsica e Vulcanologia - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. Castaldo Chiara - Via Ugo Niutta, 22 - 80128 Napoli. Castellano Corniello Giovanna - Via Balducci, 10 - 81100 Napoli. Castellano Laura - Dipartimento di Matematica - Via Mezzocannone, 8 - 80134 Napoli. Catalano Virgilio - C.so Vitt. Emanuele, 539 - 80135 Napoli. Catenacci Vincenzo - Via A. Regolo, 12/d - 00192 Roma. Cavalieri Angelina - Corso Nuovo, 4 - 81036 S. Cipriano Picentino (Caserta). C elico Pietro - Piazza Pilastri, 17 - 80125 Napoli. Ciervo Ennio - Via Vergara, 8 - 80027 Frattamaggiore. Chieffi Giovanni - Dipartimento di Zoologia dell’Università - Via Mezzocannone, 8 - 80134 Napoli. Ciardiellq Valle Anna Maria - Via Caldieri, 147 - 80128 Napoli. Cimino Antonio - Via Mariano Stabile, 110 - 90139 Palermo. Cimmino Maria Grazia - Via Nazionale, 46 - 80146 Napoli. Cinquegrana Rosa Emilia - Via R. Di Sangro, 27 - Napoli. Cioffi Salvatore - Via Tiliano, 14 - 80055 Portici (Napoli). 248 Elenco dei soci 79) 31- 5-968 80) 21- 5-968 81) 19- 12-986 82) 24- 6-977 83) 28- 2-969 84) 28- 12-949 85) 28- 3-963 86) 20- 12-985 87) 27- 6-986 88) 26- 1-949 89) 27- 6-986 90) 29- 10-971 91) 21- 12-983 92) 21- 12-984 93) 30- 1-959 94) 27- 6-973 95) 29- 12-961 96) 31- 5-968 97) 30- 1-959 98) 21- 12-984 99) 30- 1-959 100) 3- 12-971 101) 22- 12-981 102) 21- 12-984 103) 22- 12-981 104) 31- 5-968 105) 29- 11-974 106) 31- 5-968 107) 27- 6-986 108) 26- 6-990 Cippitelli Giuseppe - Via Iannozzi, 38 - 20097 S. Donato Milanese (Milano). Cocco Ennio - Dipartimento di Scienze della Terra - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. Colliani Felice - Via Scarlatti, 134 - 80127 Napoli. Cornelio Alfonso - Istituto di Geologia Applicata - Facoltà di Ingegneria - Piazzale Tecchio - 80125 Napoli. Corrado Gennaro - Dipartimento di Geofisica e Vulcanologia - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. Cotecchia Vincenzo - Corso De Gasperi, 384 - 70125 Bari. Crescenti Uberto - Via Gioberti, 44 - 65100 Pescara. Crovato Paolo - Via S. Liborio, 1 - 80134 Napoli. Cubellis Elena - Via Roma, 39 - 81100 Caserta. Cucuzza Silvestri Salvatore - Casella Postale 345 - 95100 Catania. Cutillo Vincenzo - Corso Vittorio Emanuele 167/2A - Parco Èva - 80128 Napoli. Damiani Alfonso Vittorio - Lungotevere Meliini, 30 - 00193 Roma. D’Amore Concetta - Piazza Cavour, 19 - 80137 Napoli. D’Antonio Costantino - Via Aniello Falcone, 386/B - 80127 Napoli. D’Argenio Bruno - Dipartimento di Scienze della Terra - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. Dazzaro Luigi - Dipartimento di Geologia e Geofisica - Palazzo Ateneo - Via Nicolai, 2 - 70121 Bari. De Castro Piero - Dipartimento di Paleontologia dell’Università - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. De Castro Coppa Maria Grazia - Istituto di Paleontologia dell’Università - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. De Cunzo Teresa - Dipartimento di Scienze della Terra - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. De Filippo Gabriele - Dipartimento di Zoologia - Via Mezzocannone, 8 - 80134 Napoli. De Leo Teodoro - Dipartimento di Fisiologia Generale ed Ambientale - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. Delfino Vincenza - Via Pietro Castellino, 88 - 80131 Napoli. Della Ragione Salvatore - Via Cerillo, 57 - 80070 Bacoli. del Re Maria Carmela - Via Bisignano, 24 - 80121 Napoli. Del Rio Antonio - Via Floriano del Secolo, 4-80125 Napoli. De Medici Giovanni Battista - Via Belsio, 13 - 80123 Napoli. De Miranda Renato - Via Chiatamone, 60/B - 80121 Napoli. De Riso Roberto - Istituto di Geologia Applicata - Piazzale Tecchio - 80125 Napoli. Descio Pamisani Dolores - Viale Lincoln - 81100 Caserta. De Trana Tonino - Via Cilea, 280 - 80127 Napoli. Elenco dei soci 249 109) 26= 6-986 110) 27- 3-964 111) 20-12-960 112) 21-12-979 113) 22-12-981 114) 21-12=983 115) 29-10-971 116) 28- 1-972 117) 28- 4-973 118) 26- 5-972 119) 22-12-981 120) 23- 2-990 121) 19-12-986 122) 26- 6-987 123) 27- 6-980 124) 30- 1-981 125) 21-12-979 126) 30- 1-981 127) 29-10-971 128) 27- 6-980 129) 29-12-961 130) 21-12-979 131) 21- 5-968 132) 28- 2-969 133) 18-12-959 134) 22-12-981 135) 23- 2-990 136) 22-12-981 137) 16-12-988 Di Benedetto Vittorio - Via Arte Della Lana - 84010 Atrani (SA). De Girolamo Pio - Dipartimento di Scienze della Terra - Via Mezzocannone, 8 - 80134 Napoli. Di Leo Lucia - Via Lepanto, 21 - 80125 Napoli. Di Luise Giancarlo - Via Iacopo Palma, 15 - 20146 Milano. Dì Matteo Loredana - Via Consalvo, 138 - 80126 Napoli. Di Muro Antonio - Via Lucania, 15 - 04100 Latina. Di Nocera Silvio - Dipartimento di Scienze della Terra - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. Dipartimento di Geologia e Geofìsica - Palazzo Ateneo - 70121 Bari. Dipartimento di Scienze della Terra - Via Trentino, 51 - 09100 Cagliari. Dipartimento di Scienze della Terra - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. Di Stefano Piero - Istituto di Geologia - Corso Tukory, 131 - 90134 Palermo. Drago Antonino - Via F.M. Briganti, 412 - 80141 Napoli. Esposito Aiardo Antonio - Via S. Pietro, 42 - 80026 Caserta. Falcone Vincenzo - Via Palomba - Parco Nettuno - 81010 S. Nicola La Strada (CE). Fenoll Hach-Ali Purificación - Departamento de Cristalografia y Mineralogia - Facultad de Ciencias - Universidad de Granada (Spagna). Ferrara Lydia - Dipartimento di Chimica Farmaceutica e Tossicologica- Via Domenico Montesano, 49 - 80131 Napoli. Ferreri Vittoria - Dipartimento di Scienze della Terra - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. Ferro Raffaele - Via Diano, 27 - 80078 Pozzuoli. Fimiani Pellegrino - Istituto di Entomologia agraria - Facoltà di Agraria - 80055 Portici. Fiorito Graziano - Via G. Gigante, 39 - 80128 Napoli. Fondi Mario - Via Nevio, 78 - 80122 Napoli. Forgione Pasquale - Dipartimento di Chimica Farmaceutica e Tossicologica - Via Domenico Montesano, 49-80131 Napoli. Foti Lidia - Dipartimento di Fisiologia Generale ed Ambientale - Via Mezzocannone, 8 - 80134 Napoli. Franciosa Nicola - Traversa Ponticelli, 24 - 80147 Napoli. Franco Enrico - Dipartimento di Scienze della Terra - Via Mezzocannone, 8 - 80134 Napoli. Frassinet Maurizio - Via Recanati, 51 - 80046 S. Giorgio a Cremano. Fuccio Giovanni - Via Lavatoio - 82011 Airola (Bn). Fuscaldo Marco D. - Viale Gramsci, 6 - 80122 Napoli. Fusco Lucilla - Via Solimene, 101 - 80129 Napoli. 250 Elenco dei soci 138) 23- 12-975 139) 3- 10-971 140) 22- 12-982 141) 15- 12-978 142) 21- 12-984 143) 15- 12-978 144) 31- 3-972 145) 19- 12-986 146) 21- 5-968 147) 27- 6-980 148) 31- 3-972 149) 21- 12-983 150) 26- 12-983 151) 30- 1-981 152) 17- 6-945 153) 30- 1-981 154) 28- 2-969 155) 27- 6-986 156) 27- 6-973 157) 15- 12-978 158) 20- 12-985 159) 22- 12-981 160) 31- 3-972 161) 27- 6-980 162) 27- 6-980 163) 22- 12-981 164) 22- 12-984 165) 26- 5-971 166) 29- 6-990 167) 22- 2-963 Galassi Leone - Dipartimento di Zoologia dell'Università - Via Mezzocannone, 8 - 80134 Napoli. Galiano Giovanni - Via Vanvitelli, 53 - 82100 Benevento. Gargiulo Giuliana - Istituto Policattedra di Anatomia Sistematica e Comparata - Via Delpino, 1 - 80137 Napoli. Gioffrè Domenico - Via Ricasoli, 46 - 89016 Rizziconi (RC). Grasso Egidio - Via Lapronia, 4 - 83031 Ariano Irpino. Guadagno Francesco Maria - Dipartimento di Geofisica e Vulcanologia - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. Guglielmotti Eugenio - Via G. Seripando, 14-84100 Salerno. Guzzetta Giuseppe - Dipartimento di Geofisica e Vulcanologia - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. Honsel Edmondo - Istituto di Botanica - Via Valerino - 34100 Trieste. Huertas Garcia Francisco - Estación Experimental del Zaidin - C.S.I.C. - Professor Albareda, 1 - Granada (Spagna). Ioni Lamberto - Via Luca Giordano, 6 - 80127 Napoli. Istituto di Geologia, Paleontologia e Geografia fisica - Via dei verdi, 75 - 98100 Messina. Istituto di Geologia, Paleontologia e Geografia fisica - Via dei verdi, 75 - 98100 Messina. Istituto di Scienze della Terra - Via Cotonificio, 114 - 33100 Udine. La Greca Marcello - Dipartimento di Biologia animale dell’Università - Via Androne, 81 - 95124 Catania. Lambiase Salvatore - Contrada Serra - 85050 Tito (PZ). Lapegna Tavernier Amalia - Dipartimento di Scienze della Terra - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. Lardone Aldo - Via Mezzocannone, 31 - 80134 Napoli. Laureti Lamberto - Via Nievo, 84 - 80122 Napoli. Lazzari Silvestro - Via Mantova, 79 - 85100 Potenza. Lenzi Giuseppe - Via Comacchio, 129 - 44100 Ferrara. Leuci Giuseppe - Dipartimento di Paleontologia dell’Università - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. Liquori Vincenzo - Via Scordia, 5 - 90147 Tommaso Natale (PA). Linares Gonzales Josè - Estación Experimental del Zaidin C.S.I.C. - Profesor Albareda, 1 - Granada (Spagna). Lopez Aguayo Francisco - Departamento de Geologia y Geoquimica - Facultad de Ciencias - Universidad de Valladolid (Spagna). Lopez George Julio - Via Puente verde, 2 - Granada (Spagna). Lucini Carla - Massimo Stanzione, 18 - 80129 Napoli. Lucini Paolo - Via Cammarano, 19 - 80129 Napoli. Maccauro Angela - Via Appia Centurano (parco Verde) - 80123 Caserta. Maccagno Angiola Maria - Piazza Zama, 19 - 00183 Roma. Elenco dei soci 251 168) 169) 170) 171) 26- 4-974 27- 1-956 25- 6-976 23-12-975 172) 173) 174) 21-12-984 28- 6-985 30-11-973 175) 30- 1-981 176) 177) 178) 22-12-981 29- 6-990 29-10-971 179) 31- 3-972 180) 181) 22-12-981 29-10-971 182) 183) 28-12-949 27- 1-978 184) 185) 7- 2-938 27-11-947 186) 30-12-960 187) 188) 21-12-983 27- 1-978 189) 31- 5-968 190) 191) 192) 27-11-947 21- 12-984 22- 12-982 193) 24- 6-977 194) 26- 1-949 195) 25- 6-976 196) 30-12-960 197) 25- 6-976 Maglione Costantino - Via Cilea, 280 - 80127 Napoli. Mancini Fiorenzo - Via Gino Capponi, 18 - 50121 Firenze. Manzo Sergio - Via Terracina, 368 - 80125 Napoli. Marmo Francesco - Dipartimento di Biologia Generale e Genetica - Via Mezzocannone, 8 - 80134 Napoli. Marturano Aldo - Via Fusaro, 54 - 80070 Bacoli (NA). Mastrolo Renzo Giuseppe - Via C. Rosaroll» 15 - 80139 Napoli. Matteucig Giorgio - Dipartimento di Zoologìa dell’Università - Facoltà di Scienze - Via Mezzocannone, 8 - 80134 Napoli. Mazza Cerreti Maria Teresa - Dipartimento di Chimica Farmaceutica e Tossicologica - Via Domenico Montesano, 49 - 80131 Napoli. Mazzarella Adriano - Via Petrarca, 119 - 80122 Napoli. Menna Felice - Via Adolfo Ornodeo, 76 - 80128 Napoli. Merenda Luigi - C.N.R. - IRPI - 87030 Castiglione Scalo (Cosenza). Meucci Nardella Anna Maria - Via Domenico Fontana, 95 - 80128 Napoli. Mezzacapo Vincenzo - Via G.B. Novelli, 34 - 81025 Marcianise. Micheli De Biase Leandro - Istituto di Entomologia Agraria - Facoltà di Agraria - 80055 Portici. Migliorini Elio - Via Vitelleschi, 26 - 00193 Roma. Milone Mario - Dipartimento di Zoologia dell'Università - Facoltà di Scienze - Via Mezzocannone, 8 - 80134 Napoli. Moncharmont Ugo - Via A. Falcone, 88 - 80127 Napoli. Moncharmont Zei Maria - Dipartimento di Paleontologia dell'Università - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. Montagna Raffaele - Via Domenico Cimarosa, 2/A - 80127 Napoli. Musacchio Aldo - Via Farnete, 4 - 87050 Mangone (CS). Mozzo Carlo - Via Galatina P. Anfiteatro, E/8 - 81055 S. Maria Capua Vetere (Caserta). Napoleone Giovanni - Dipartimento di Scienze della Terra - Via La Pira, 4 - 50121 Firenze. Napoletano Aldo - Via Rodolfo Falvo, 20 - 80127 Napoli. Napoletano Anastasio - Via Frate Ile - 81010 Raviscanina (CE). Nazzaro Antonio - Osservatorio Vesuviano - Via A. Manzoni, 209 - Napoli. Nicoletti Pier Giorgio - Via S. Maria Capua Vetere, 26 - 81043 Capua. Nicotera Pasquale - Istituto di Geologia Applicata - Facoltà di Ingegneria - Piazzale Tecchio - 80125 Napoli. Nicotina Mario - Istituto di Entomologia Agraria - Facoltà di Agraria - 80055 Portici. Oli veri del Castillo Alessandro - Dipartimento di Geofisica e Vulcanologia - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. Orio Franco - Via G. Santoro, 14 - 84100 Salerno. 252 Elenco dei soci 198) 199) 200) 201) 202) 203) 204) 205) 206) 207) 208) 209) 210) 211) 212) 213) 214) 215) 216) 217) 218) 219) 220) 221) 222) 223) 224) 225) 226) 27- 6-980 29- 10-971 30- 12-960 30-12-960 22-12-982 29- 3-963 28- 2-969 30- 12-960 29- 10-971 28- 6-985 22-12-981 27-12-957 29- 12-961 31- 1-951 20- 10-985 16-12-988 27- 6-980 29-10-971 27- 4-973 22-12-982 18-12-959 21- 12-979 22- 12-982 27- 6-980 21-12-983 27- 3-964 31- 5-968 3-12-971 27- 3-964 Ortega Huertas Miguel - Departamento de Cristalografìa y Mineralogia - Facultad de Ciencias - Universidad de Granada (Spagna). Ortolani Francesco - Dipartimento di Scienze della Terra - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. Pacella Maria Luisa - Via Girolamo Santacroce, 7 - 80129 Napoli. Palmentola Giovanni - Dipartimento di Geologia e Geofisica - Palazzo Ateneo - 70121 Bari. Palomo Delgado Inmaculata - Estación Experimental del Zaidin C.S.I.C. - Profesor Albareda, 1 - Granada (Spagna). Palumbo Antonino - Dipartimento di Geofisica e Vulcanologia - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. Paoletti Alfredo - Via Puccini, 19/c - 80127 Napoli. Parenzan Paolo - Via Gabrieli, 13 - 70100 Bari. Parisi Giovanni - Dipartimento di Zoologia dell’Università - Via Mezzocannone, 8 - 80134 Napoli. Patella Prof. Domenico - Dipartimento di Geofisica e Vulcanologia - Largo S. Marcellino, 10 - 80136 Napoli. Pedata Patrizia - Via Nuova S. Rocco, 73 - 80131 Napoli. Pericoli Sergio - Via del Porto, 151 - 47033 Cattolica (Forlì). Pescatore Tullio - Dipartimento di Scienze della Terra - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. Pescione Messina Adelia - Via Fleming, 89 - 00191 Roma. Petrosino Mariarosaria, Via Vivaldi, 51 - 81100 Caserta. Petti Carmela - Via S. Clemente, 157 - 84015 Nocera Superiore. Picariello Orfeo - Dipartimento di Zoologia dell’Università - Facoltà di Scienze - Via Mezzocannone, 8 - 80134 Napoli. Piciocchi Alfonso - Parco Comola Ricci, 9 - 80122 Napoli. Pierattini Donatella - Dipartimento di Geofisica e Vulcanologia - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. Pinto Gabriele - Via Nicolardi, Parco Arcadia, 5 - 80131 Napoli. Piscopo Eugenio - Dipartimento di Chimica Farmaceutica e Tossicologica - Via Domenico Montesano, 49-80131 Napoli. Placella Bianca - Corso Umberto, 35 - 80138 Napoli. Polli o Antonino - Via Kerbaker, 86 - 80129 Napoli. Pozzuoli Antonio - Dipartimento di Geofisica e Vulcanologia - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. Rapisardi Luigi - Dipartimento di Geologia e Geofisica - Via Nicolai, 2 - 70121 Bari. Rapolla Antonio - Dipartimento di Geofisica e Vulcanologia - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. Ricchetti Giustino - Dipartimento di Geologia e Geofisica - Via Nicolai, 2 - 70121 Bari. Roda Cesare - Istituto di Scienze della Terra - Viale Ungheria, 43 - 33100 Udine. Rodriguez Antonio - Via Pietro Castellino, 179-80131 Napoli. Elenco dei soci 253 227) 27- 6- vo 00 o 228) 21- 12 -983 229) 22- 12 -981 230) 27- 6- -975 231) 27- 11 -947 232) 29- 6 -990 233) 22- 12 -981 234) 30- 1 -981 235) 30- 1- -981 236) 29- 10- -971 237) 21- 12- -983 238) 19- 12 -986 239) 31- 5- -968 240) 3- 12 -971 241) 28- 3 -963 242) 30- 12 -941 243) 29- 10 -971 244) 21- 12- -983 245) 21- 12- -984 246) 19- 12- -986 247) 30- IL -973 248) 27- 3- -964 249) 25- 6- -967 250) 31- 1- -951 251) 21- 12 -979 252) 28- 3- -963 253) 28- 6- -985 254) 29- 10 -971 Robriguez Gallego Manuel - Departamento de C ristalo grafi a y Mineralogia - Facultad de Ciencias - Universidad de Granada (Spagna). Romano Claudio - Via Sagrerà, 23 - 80129 Napoli. Rossi Fortunato - Via Montedonzelli, 48/b - 80128 Napoli. Rosso Andrea - Via Ferrara, 14 - 81100 Caserta. Ruffo Sandro - Museo Civico di Storia Naturale - Lungadige Porta Vittoria, 9 - 37100 Verona. Ruggero Livio - Viale dell’Aquilone, 33 - 73010 Surbo (Le). Russo Antonio - Viale Muratori, 225 - 41100 Modena. Russo Giovanni Fulvio - Laboratorio di Ecologia - Piazzetta S. Pietro - 80070 Ischia Porto. Russo Luigi - Via G. Jannelli, 608 - 80131 Napoli. Russo Luigi Filippo - Istituto di Entomologia Agraria - Facoltà di Agraria - 80055 Portici. Saccani Luigi - Via Fontano, 80 - 80122 Napoli. Santo Antonio - Via Tagliamento, 49 - 83100 Avellino. Sarti Ernesto - Via S. Aspreno, 13 - 80133 Napoli. Sartoni Samuele - Istituto di Geologia - Via Zamboni, 63-67 - 40127 Bologna. Scandone Paolo - Dipartimento di Scienze della Terra - Via S. Maria, 53 - 56100 Pisa. Scherillo Antonio - Via Stanzione, 18 - 80129 Napoli. Schettino Oreste - Dipartimento di Chimica Farmaceutica e Tossicologica - Via Domenico Montesano, 49-80131 Napoli. Schiano di Zenise Barbaro Mariella - Via S. Strato, 25 - 80123 Napoli. Schiattarella Marcello - Via Onofrio Fragnito, 2 - 80131 Napoli. Schioppa Matilde - Traversa Michele Pietravalle, 40 - 80131 Napoli. Scippacercola Sergio - Centro di Calcolo Elettronico Interfacoltà - Pad. 17 - Mostra d’Oltremare - 80125 Napoli. Scorziello Raffaele - Dipartimento di Paleontologia dell’Università - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. Senatore Felice - Via Balziro - Traversa Bottiglieri, 17 - 84100 Salerno. Serbale Riccardo - Istituto di Chimica Applicata - Facoltà di Ingegneria - 80125 Napoli. Sgarrella Franca - Dipartimento di Paleontologia - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. Sgrosso Italo - Dipartimento di Scienze della Terra - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. Siami Massimo - Via B. Avallone, 26 - 84013 Cava dei Tirreni (Salerno). Simone Lucia - Dipartimento di Scienze della Terra - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. 254 Elenco dei soci 255) 31- 1-951 256) 26- 6-987 257) 30- 12-960 258) 26- 5-972 259) 20- 12-985 260) 31- 5-968 261) 27- 6-975 262) 31- 5-968 263) 31- 5-968 264) 26- 3-942 265) 22- 12-981 266) 22- 12-981 267) 16- 12-988 268) 21- 12-984 269) 31- 5-968 270) 29- 12-961 271) 21- 12-984 272) 19- 10-971 273)- 15- 12-978 274) 29- 12-961 275) 30- 1-981 276) 21- 12-984 277) 25- 6-976 278) 28- 6-985 279) 21- 12-984 280) 31- 3-972 281) 30- 12-960 282) 25- 6-976 Sinno Renato - Via Scudillo, 20 bis - 80131 Napoli. Sorrentino Patrizia - Via G. Marconi, 41 - 84013 Cava dei Tirreni (SA). Sorrentino Pappalardo Albina - Via Bernardo Clesio, 1 - 38100 Trento. Speranza Antonio - Via Tommaso Caravifa, 29 - 80134 Napoli. Stamatopulos Leonidas - Vracneica Patrasso - 25002 Grecia. Stanzione Damiano - Via Nicolardi (Parco Arcadia, is. 5) - 80131 Napoli. Steri Stefano - Dipartimento di Matematica - Via Mezzocannone, 8 - 80134 Napoli. Taddei Roberto - Orto Botanico - Via Foria, 223 - 80139 Napoli. Taddei Ruggiero Emma - Dipartimento di Scienze della Terra - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. Tarsia in Curia Isabella - Corso Umberto I, 106 - 80138 Napoli. Tartaglione Anna Maria - Via S. Donato, 20 - 81020 Sala di Caserta (CE). Tartaglione Elio - Via G. Santacroce, 3 - 80129 Napoli. Toccaceli Romeo Mariano - Via Nino Bixio, 9 - 84073 Sapri. Tomasino Carlo - Via Luigi Transillo, 54/F - 80125 Napoli. Torre Mario - Dipartimento di Scienze della Terra - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. Torre Zamparelli Valeria - Dipartimento di Scienze della Terra - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. Torrente Maurizio - Via Livio Andronico, 103-80126 Napoli. Tremblay Ermenegildo - Istituto di Entomologia Agraria - Facoltà di Agraria - 80055 Portici. Valentini Giovanni - Dipartimento di Scienze della Terra - Città Universitaria - Piazzale Aldo Moro, 1 - 00185 Roma. Vallario Antonio - Dipartimento di Scienze della Terra - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. Varriale Bruno - Istituto di Zoologia dell’Università - Via Mezzocannone, 8 - 80134 Napoli. Vecchione Carlo - Dipartimento di Scienze della Terra - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. Verniani Franco - Via Fossolo, 10 - 40138 Bologna. Viggiano Giulio - Via Icaro, 2 - Scala F - 80072 Pozzuoli (Napoli). Viola Giuseppe - Viale Moiano, 27 - 82011 Airola (BN). Vitagliano Paolo Augusto - Via S. Giacomo dei Capri, 125 - Palazzo Seca - 80128 Napoli. Vitagliano Vincenzo - Via A. Manzoni, 30 - 80123 Napoli. Zampino Carlo - Via Rotunno, 14 - 84100 Salerno. Elenco dei periodici ricevuti in cambio del Bollettino della Società dei Naturalisti 1) Accademie e biblioteche d'Italia. Roma. 2) Acta Botanica Fennica. Helsinki. 3) Acta Entomologica Fennica. Helsinki. 4) Acta Entomologica Musei Nationalis Pragae. Praha. 5) Acta Facultatis reram naturalium Universitatis Comenianae. Ser. Anthropologia, Botanica, Zoologia. Bratislava. 6) Acta Geologica et Geographica Universitatis Comenianae Geologica. Bratislava. 7) Acta Palaentologica Sinica. Nanking. 8) Acta Societatis Botanicorum Poloniae. Warszawa. 9) Acta Societatis prò fauna et flora fennica. Helsinki. 10) Acta Zoologica Fennica. Helsinki. 11) Agricoltura. Roma. 12) Agricoltura. Ambiente. Roma. 13) Agricoltura. Ricerca. Roma. 14) Almanacco d’Italia. Roma. 15) Ambio. Stockholm. 16) Anales del Jardin Botanico de Madrid. Madrid. 17) Anales del Sociedad Cientifica Argentina. Buenos Aires. 18) An o ale n der Naturhistorischen Museum in Wien. Wien. 19) Annales Botanici Fennici. Helsinki. 20) Annales Entomologici Fennici. Helsinki. 21) Annales bisturi c o naturai es Musei Nationalis Hungarici. Budapest. 22) Annales historiques de la Révolution frangaise. Parigi. 23) Annales Musei Goulandris. Kifissia (Atene). 24) Annales de la Société Royale Zoologique de Belgique. Gent. 25) Annales Universitatis Mariae Curie Sklodowska. Sectio B: geographia, geologia, mineralogia et petrographia. Sectio C: Biologia. Lublin. 26) Annales Zoologici Fennici. Helsinki. 27) Annali della Facoltà di Agraria. Milano. 28) Annali della Facoltà di Scienze Agrarie dell'Università degli Studi di Napoli. Por¬ tici. 29) Annali del Museo Civico di storia naturale « Giacomo Doria ». Genova. 30) Annals of thè Missouri Botanical Garden. St. Louis. 31) Annuario delle Biblioteche italiane. Roma. 32) Annuario delFlstituto e Museo di Zoologia dell’Università di Napoli. Napoli. 33) Annuario da Sociedade Broteriana. Coimbra. 34) Archiv der Freunde der Maturgeschichte in Mecklenburg. Rostock. 256 Elenco dei periodici ricevuti in cambio del Bollettino 35) Archivio per l’antropologia e la etnologia. Firenze. 36) Archivio di oceanografia e limnologia. Venezia. 37) Ateneo veneto. Venezia. 38) Atti dell’Accademia Ligure di Scienze e Lettere. Genova. 39) Atti dell’Accademia Pontaniana. Napoli. 40) Atti dell'Accademia Properziana del Subasio. Assisi. 41) Atti dell’Accademia di Scienze di Ferrara. Ferrara. 42) Atti dell’Accademia delle Scienze dell'Istituto di Bologna. Rendiconti. Classe di scienze fisiche. Ferrara. 43) Atti della R. Accademia delle Scienze di Torino. Atti Generali e Verbali delle Classi riunite. Torino. 44) Atti del Circolo Culturale G.B. Duns Scoto. Roccarainola. 45) Atti dell’Istituto di Botanica e del Laboratorio Crittogamico dell’Universtà di Pavia. Pavia. 46) Atti e memorie dell’Accademia di agricoltura, scienze e lettere. Verona. 47) Atti del Museo Civico di Storia Naturale di Trieste. Trieste. 48) Atti della Società italiana di scienze naturali e del Museo Civico di Storia naturale di Milano. Milano. 49) Atti della Società dei Naturalisti e Matematici. Modena. 50) Atti della Società Peloritana di Scienze fisiche e matematiche. Messina. 51) Atti della Società Toscana di Scienze Naturali. Pisa. 52) Biological Bulletin. Woods Hole. 53) Biological Review. Cambridge. 54) Bjulleten' Moskovskogo Obscestva Ispytatelej Prirody. 55) Boletim da Sociedade Broteriana. Coimbra. 56) Bollettino dell’Accademia Gioenia di Scienze Naturali. Catania. 57) Bollettino del Gruppo Grotte Brescia « Corrado Allegretti ». Brescia. 58) Bollettino dell’Istituto di Entomologia dell’Università degli Studi di Bologna. Bo¬ logna. 59) Bollettino del Laboratorio di Entomologia Agraria « Filippo Silvestri ». Portici. 60) Bollettino dei Musei e degli Istituti Biologici dell’Università di Genova. Genova. 61) Bollettino del Museo Civico di Storia naturale di Venezia. Venezia. 62) Bollettino del Museo Civico di Storia naturale di Verona. Verona. 63) Bollettino del Servizio Geologico d’Italia. Roma. 64) Bollettino della Società Adriatica di Scienze. Trieste. 65) Bollettino della Società Entomologica Italiana. Genova. 66) Bollettino della Società Geografica Italiana. Roma. 67) Bollettino della Società Italiana di Biologia sperimentale. Napoli. 68) Bollettino Società Sarda di Scienze Naturali. Sassari. 69) Bollettino di Zoologia agraria e di bachicoltura. Milano. 70) Bulletin de l’Institut de Geologie des Bassins d'Aquitaine. Talence. 71) Bulletin of thè British Museum (Naturai History). London. 72) Bulletin of thè Entomological Society of Egypt (Economie Series). Cairo. 73) Bulletin of thè Geological Institutions of thè University of Uppsala. Uppsala. 74) Bulletin de l’Institut Royal des Sciences naturelles de Belgique. Ser. Biologie, Entomologie, Sciences de la Terre. Bruxelles. 75) Bulletin of thè Minerai Research and Exploration Institute of Turkey. Anakara. 76) Bulletin of Nanking Institute of Geology and Palaeontology. Nanking. Elenco dei periodici ricevuti in cambio del Bollettino 257 77) Bulletin de la Société Entomologique d'Egypte. Cairo. 78) Bulletin de la Société des Sciences naturelles de l'Ouest de la France. Nan¬ tes. 79) Ciencia biologica. Coimbra. 80) Comunicaqóes dos Serviqos Geologicos de Portogai. Lisboa. 81) Coree d’aujourd’hui, la. Pyongyang. 82) Corriere UNESCO. Roma. 83) D.A. Difesa ambientale. Milano. 84) Decheniana. Bonn. 85) Decheniana. Beihefte. Bonn. 86) Delpinoa. Napoli. 87) Deutsche Akademie der Naturforscher Leopoldina. Halle. 88) Doriana. Genova. 89) Entomologische Arbeiten aus dem Museum G. Frey. Tutzing. 90) EUS - Revista Espanda de Entomologia. 91) Folia. Musei Historico-Naturalis Bakonyensis. Veszprem. 92) Fragmenta Entomologica. Roma. 93) Geologicky zbornik. Geologica carpathica. Bratislava. 94) Giornale botanico italiano. Firenze. 95) Gorteria. Leiden. 96) Illinois biological monographs. Urbana. 97) Immaginale. Lecce. 98) Informatore agrario. Verona. 99) Informatore botanico italiano. Firenze. 100) Informatore del giovane entomologo. Genova. 101) Italia Nostra. Roma. 102) Izvéstija Akademia Nauk Modavioi SSR - a. Scienze biologiche e chimiche, b. Scienze matematiche e fisiche. Kisciniof. 103) Journal of thè Marine Biological Association of thè United Kingdom. Plymouth. 104) Journal of thè Minnesota Academy of Sciences. Minneapolis. 105) Journal of stratigraphy. Nanking. 106) Leopoldina. Halle. 107) Madoqua. Windhoek. 108) Marine studies of San Pedro Bay. Los Angeles. 109) Mediterranea. Alicante. 110) Memorias da Sociedade Broteriana. Coimbra. 111) Memoirs of Nanking Institute of Geology and Palaeontology. Nanking. 112) Memoranda Societatis prò Fauna et Flora Fennica. Helsinki. 113) Memorie fuori serie del Museo Civico di Storia naturale di Verona. 114) Memorie del Museo Civico di Storia naturale di Verona. 115) Memorie e note dell’Istituto di Geologia applicata dell'Università di Napoli. 116) Memorie e rendiconti dell'Accademia di Scienze, lettere e belle arti degli Ze- landi e dei Dafnici. Acireale. 117) Memorie della Società Entomologica Italiana. Genova. 118) Micropaleontology. New York. 119) Mitteilungen der Bayerischen Staatssammlung fiir Palàontologie und histor. Geologie. Munchen. 258 Elenco dei periodici ricevuti in cambio del Bollettino 120) Mitteilungen aus dem Hamburgischen Zoologischen Institut und Museum. Ham¬ burg. 121) Monographiae Botanicae. Warszava. 122) Monographs of thè Allan Hancock Foundation. Los Angeles. 123) Natura. Rivista di scienze naturali. Milano. 124) Natura bresciana. Brescia. 125) Naturalista siciliano, il. Palermo. 126) Note Fitopatologiche per la Sardegna. Sassari. 127) Notiziario del Circolo Speleologico Romano. Roma. 128) Nova Acta Leopoldina. Halle. 129) Nuova Scienza. Roma. 130) Novos Taxa Entomologicos. Lauren^o Marques. 131) Oberhessische Naturwissenshaftliche Zeitschrift. Giessen. 132) Ohio Journal of Science. Columbus. 133) Orsis. Barcellona. 134) Palaentologia Sinica. Nanking. 135) Palaeontology Stratigraphy and Lithology. Sofia. 136) Palebios. Berkeley. 137) Periodico di Mineralogia. Roma. 138) Pescaport. Genova. 139) Postilla. New Haven. 140) Proceedings of thè Acade my of Naturai Sciences of Philadelphia. Philadelphia. 141) Proceedings of K. Nederlandse Akademie van Wetennschappen. Ser. Physical Sciences. Ser. Biological und medicai Sciences. Amsterdam. 142) Proceedings of thè Nova Scotian Institute of Sciences. Halifax. 143) Pubblicazioni dell’Istituto di Botanica dell'Università di Catania. Catania. 144) Publicaciones del Centro Pirenaico de Biologia Experimental. Jaca. 145) Publicaciones del Departamento de Zoologia. Barcelona. 146) Publicaqòes do Instituto de Zoologia « Dr. Augusto Nobre ». Porto. 147) Quaderni di Agricoltura Ambiente. Roma. 148) Quaderni dell’Istituto di Geologia dell’Università di Genova. Genova. 149) Rasprave zavoda za Geoloska i Geofizicka istrazi vanja. Beograd. 150) Redia. Giornale di Zoologia. Firenze. 151) Rendiconti dell’Istituto Lombardo. Accademia di Scienze e Lettere. Milano. 152) Rendiconto dell’Accademia delle Scienze fisiche e matematiche. Napoli. 153) Republique Populaire Democratique de Coree. Pyongyang. 154) Revista de la Sociedad Cientifica del Paraguay. Asuncion. 155) Risveglio del Molise e del Mezzogiorno. Roma. 156) Riviera Scientifique. Nice. 157) Rivista di Biologia normale e patologica. Messina. 158) Rivista Rosminiana di filosofia e di cultura. Stresa. 159) Rozpray Ceskoslovenské Akademie véd. Praha. 160) Scientia. Milano. 161) Scienza-società. Lecce. 162) Scripta Facultatis Seientiarum naturalium. Universitatis Purkynianae Brunensis. Brno. 163) Senckenbergiana biologica. Frankfurt a.M. Elenco dei periodici ricevuti in cambio del Bollettino 259 164) Straktur and Mitglìederbestand. Deutsche Akademie der Naturforscher Leopol¬ dina. Halle. 165) Studi Geologici Camerti. Camerino. 166) Studi Sassaresi. Sassari. 167) Studi trentini di scienze naturali. Acta geologica, Acta biologica. Trento. 168) Technical reports of thè Allan Hancock Foundation. Los Angeles. 169) Thalassia salentina. Lecce. 170) Transaction of thè Wisconsin Academy of Sciences. Arts and Letters. Madison. 171) Travaux biologiques de ITnstitut J.B. Carnoy'. Louvain-la-Neuve. 172) United States Geological Survey - a. Annual report; b. Bulletin; c. Earthquake information bulletin; d. Professional paper; e. Techniques; f. Water supply paper. Washington. 173) University of California publications in Geological Sciences. Los Angeles. 174) University of California publications in Zoology. Berkeley. 175) Universo. Firenze. 176) Verhandlungen der Zoologisch - Botanischen GeseUscha.fi: in Òsterreich. Wien. 177) Vesnik. a. Geologija; b. Inzenjerska Geologija i Hidrogeologija; c. Geofizika. Beo- grad. 178) Vita italiana. Roma. 179) Vita oggi. Roma. 180) Zbornik Slovenského Nàrodného Mùzea. Bratislava. Recensioni 1) Cantre de Documentation du C.N.R.S. - 26, Rue Boyer, 75971 - Paris Cedex 20. 2) Library Chemical Abstract Service - P.O. Box 3012 - Columbus, Ohio 43210. 3) Libri e Riviste d'Italia - Ministero per i Beni Culturali e Ambientali - Divisione Editoria - Roma. 4) Literature Resources Department Biosciences Information Service. 2100 Arch. Street - Fhiladelphxa, Pennsylvania - 19103 U.S.A. INDICE Ortolani F., Pagliuca S. - Carta geologica della comunità mon¬ tana « Fortore Beneventano ». Note illustrative ed inquadra¬ mento regionale . pag. 5 Franco E., Ghiara M.R., Marchetiello A., Petti C., Stanzione D. - Studi sugli equilibri chimici e sui minerali di neoforma¬ zione nell'interazione H20 - Leucite . . » 25 Ghiara M.R. - Studio evolutivo del sistema magmatico flegreo negli ultimi 10 KA . . » 41 Caliendo M.F., Milone M. - Ciclicità annuale di alcune deidroge¬ nasi in Rana esculenta . . » 71 de Filippo G., Fusco L., Milone M. - L'indice di rarità percentuale (IRP): un indice quantitativo basato sugli atlanti faunistici . . » 83 Fusco L., de Filippo G., Milone M. - Biomassa e flusso di energia in Parus major (Aves: Passeriformes) in un’isola mediterra¬ nea . . » 91 Russo L. - L’orso bruno marsicano ( Ursus arctos marsicanus Altobello, 1921): dati preliminari dall’analisi delle schede faunistiche (1983-1987) del Parco Nazionale d'Abruzzo . . » 107 Battaglini P., Bulfoni G. - Rapporti tra variazioni biometriche morfo-funzionali e variazioni dell’ambiente di vita in Poeci- lia reticulata (Peters) ( Cyprinodontidae ). (Prime ricerche) » 123 Beneduce P., Schiattarella M. - Studio geomorfologico-struttu- rale del vulcano della Solfatara (Campi Flegrei, Napoli) . » 137 Schiattarella M. - Il ruolo della geologia negli studi di archeolo¬ gia ambientale: un esempio dai Campi Flegrei . » 155 CELEBRAZIONE DEL BICENTENARIO DELLA NASCITA DI ORONZIO GABRIELE COSTA Napoletano A. - Nel bicentenario della nascita di Oronzio Ga¬ briele Costa . » 171 Battaglini P. - Il contributo di Oronzio Gabriele Costa nella ricerca scientifica naturalistica italiana dell’800 . . » 177 262 Indice Landini W. - Il contributo di Oronzio Gabriele Costa per lo sviluppo della Paleontologia in Italia. Significato ed impor¬ tanza della sua opera . . pag. 193 Sabato S. - L'opera botanica di Oronzio Gabriele Costa . » 205 Proto M. - Oronzio Gabriele Costa naturalista e riformatore: per una storia della tradizione scientifica del Mezzogiorno ... » 213 Ruggiero L. - Recupero e salvaguardia del patrimonio scientifico Salentino . » 223 Processi verbali delle tornate e delle assemblee generali ..... » 231 Elenco dei soci al 31 dicembre 1989 . » 245 Elenco dei periodici ricevuti in cambio del Bollettino della Società dei Naturalisti . » 257 TERMINATO DI STAMPARE OGGI XXX NOVEMBRE MCMXCI NELLE OFFICINE GRAFICHE NAPOLETANE FRANCESCO GIANNINI & FIGLI S.P.A. Direttore responsabile: Prof. ALDO NAPOLETANO Autorizzazione della Cancelleria del Tribunale di Napoli - n. B 649 del 29-11-1960 Art. 14. — Nel dattiloscritto, si raccomanda di indicare con doppia sottolineatura (maiuscoletto) i nomi degli Autori e con la sottolineatura semplice (corsivo) i titoli dei periodici nella bibliografia, i nomi scientifici latini ed i termini stranieri. Art. 15. — Le illustrazioni che corredano il testo saranno accompagnate da brevi esaurienti didascalie nella stessa lingua del testo. . Art. 16. — Dato il tipo di carta adottato per la stampa del Bollettino la maggior parte delle figure andranno inserite come tali nel testo, con numerazione progressiva. Al termine del testo, in continuità con l’impaginazione precedente, potranno essere inserite delle tavole contrassegnate da numeri romani progressivi, fermo restando che le dimensioni - inclusa la didascalia - non oltrepassino quelle del formato standard di cm 11 xl8. È con¬ sigliabile che gli originali per le illustrazioni siano di dimensioni superiori a quelle defini¬ tive (1 Vi o 2 volte quelle definitive). Salvo indicazioni contrarie, le illustrazioni saranno riprodotte in modo da utilizzare al massimo il formato standard e, in ogni caso, in confor¬ mità con il parere espresso in merito dal Redattore. Art. 17. — Le tabelle andranno contrassegnate con una numerazione indipendente e progressiva. Per eventuali tabelle con dati numerici o elenchi di nomi con segni o grafici è consigliabile preparare un originale ad inchiostro di china o dattiloscritto da cui possa essere ricavato uno zinco. Salvo casi di impossibilità, dette tabelle non dovranno superare le dimensioni di cm 11 xl8. Art. 18. — Le note a piè pagine devono portare una numerazione indipendente e progressiva dalfinizio del lavoro. Nel dattiloscritto esse vanno presentate a parte, tutte riu¬ nite in successione e numerate. Art. 19. — La bibliografia sarà raccolta alla fine del testo e dovrà comprendere solo i lavori effettivamente citati nel testo stesso, in una delle forme seguenti Gray (1824); (Gray, 1824); (Gray, 1824: 73); va pertanto esclusa una numerazione progressiva dei rife¬ rimenti bibliografici. Nell’elenco alfabetico degli Autori il cognome dovrà essere riportato prescindendo dai prefissi di casato (p. es. de, von ecc.) che, se presenti saranno indicati subito dopo il nome. Se di uno stesso Autore vengono citati più lavori, questi saranno elencati cronologica¬ mente. Si faranno seguire alla data di pubblicazione, nell’ordine, le lettere a, b, c, ecc. quando i lavori abbiano lo stesso anno di edizione. Le stesse lettere dovranno essere ripor¬ tate nelle citazioni nel testo. Per lavori pubblicati da più Autori, tutti gli Autori dovranno essere riportati in Bibliografìa, mentre nel testo - qualora gli Autori siano tre o più - si riporterà solo il primo con l’aggiunta di et al. Al cognome dell’Autore seguirà l’iniziale o le iniziali del nome, quindi la data di pub¬ blicazione del lavoro, tra parentesi e punto. Nel caso di più Autori, questi saranno separati da una virgola. Il titolo del lavoro dovrà essere riportato per esteso, sottolineando le eventuali parole in corsivo. I titoli dei periodici dovranno essere riportati in corsivo (sottolineatura semplice) ed abbreviati attenendosi alla Word List of Scientific Periodicals , IV Ed. (1963-65). Il numero del volume sarà sottolineato con una linea semplice ed una ondulata onde sia riprodotto in grassetto; esso sarà eventualmente preceduto, tra parentesi, dal numero della serie e seguito, pure tra parentesi, da quello del fascicolo; quindi due punti e indicazione della prima e dell’ul¬ tima pagina dell’articolo, delle eventuali figure (figg.), tavole (tavv.), tabelle (tabb.) ed infine la città tra parentesi. Qualora il periodico sia articolato in numeri, questi saranno indicati col simbolo N°; analogamente la parte si indicherà con P., la sezione con Sez., il supplemento con Suppl. una nuova serie con N. Ser., una edizione con Ed. In ogni altro caso il riferimento dovrà essere riportato per esteso (per es. nella citazione di una tesi, di un simposio ecc.). Per i lavori non pubblicati su periodici si indicheranno dopo il titolo, nell’ordine, l’Edi¬ tore e la relativa Città; quindi dopo il punto, il numero complessivo delle pagine (pp.), le eventuali figure (figg.), tavole (tavv.), e tabelle (tabb.). Gli esempi seguenti potranno servire da guida per la compilazione della Bibliografìa: Crescenti U., CrostellaA., Donzelli G. & Raffi G. (1969). Stratigrafia della serie calca¬ rea dal Lias al Miocene nella regione marchigiano-abruzzese. Mem. Soc. geol. ital. 8: 343-420, 64 figg., 3 tavv. (Pisa). Goodey J. B. (1963), Soil and freshwater Nematodes. Metheum and Co., London, XV + 544 pp., 298 figg. Art. 20. — Di eventuali errori e/o omissioni nella compilazione della Bibliografìa sono responsabili gli Autori delle note. La Redazione del Bollettino della Società dei Natu¬ ralisti non risponde delle opinioni scientifiche espresse dagli autori. O _ -v/r- q q i0mAN^INSTITUTI0NzN0linillSNI^NVIN0SHilWS^S3 I a va a n B RAR I ESZSMITHSON^ g ™ lv 2 /S&jgX 5 /crs^òx O m x^vos^ ~ -^va^. m vV'^ “ v'^~' “ VH-Muwr z 2 ' XF' > s ' > ’* S 0NIANZ|NSTITUTI0Nl/>N0linillSNI_NVIN0SHilWSS3 I a Va a nZLI B RAR I ES^SMITHSONIAà CO ___ -TP Nt CO _ ~ (/) HlllAIS S3ldVdan Li B RAR I ES SMITHSONIAN SNSTITUTION NOUfUiiSNI MVINOSHilWS 2 _ r~ _ _ _ 2 r~ 2 r* , o ^ 2 Am 2 m Vv CO 33 o, > 1:0 m r; x^un^ìx m ONIAN INSTITUTION NQIiniilSNrNVlNOSHIIWS "s3 I 8 n*”u B RAR ì ES^SMITHSONIAf 2 o*. co z _ _ ^ <£ 2 -, <£ 2 CO ^ £ w ^ l X ì ^ ^ § X ì hxiws saiavaan librari es smithsonian institution NoiirmisNi nvinoshìiwi co ~ _ _ co ^ tn — 5 ^ .. ,» CO X OW, vW^y \^’W. ài feV-?/ cr X X'^Jà » sÌV'n/ cc *“ ■'^ÈP' 5 5 Nv^^/ “ 5 JOmAN^INSTITUTION^NOIinilISNI JNVIN0SHilWSZS3 tavaan^LIBRAR I ES^SMITHSONIAI *“ 2 r- 2 r* 2 0% m x^osv^ ^ n^vas^x m ^ m $HJL!IAIS^S3 I HVU 8 I1~LI B RAR I ES $MITHSONIAN~mSTITUTION%OliniiiSNI~NVlNO$HilM 2 v. tO _ _ _ 2 y CO 2 50NIAN INSTITUTION XoiilUliSN! 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