HARVARD UNIVERSITY. LIBRARY N OF THE MUSEUM OF COMPARATIVE ZOOLOGY. \ ESVESS Nu gere Ian NACH — è > i it-45 do miti [ae da A RECAT I i; i : “ pu ni ? i i e Î "E Ian, QATTI i \ CAVA i MONS e ae Li a i N | n. LC Lo 3 AA f Dea 1) | % 2 n s' A * f | 1 pesi 4 L) n a j ( r ui 4 # 5 ’ di n 2 Lo - i ; | x a P È ì “i ; x “ Pa ‘al ì h; ri a id de n si + a x i i) Mia 3 Ar Vi É ed H . ) A Li è tI È. la ” Ù x ì x LE pei Ù SEC i È, 4 ni ARL: È . o È La N À sé 1 Piece ch pa | Fa i A ì 1% ii k À ) f * ' >: e LI dI Sag ; N° RNA AMan È 4 vo è Lia Aa 47 ra TOI "Dog o ta a e 2007 = 2 s = di La Pi MAR 5 1901 BOLLETTINO SOCIETÀ ZOOLOGICA ITALIANA I. PARTE UFFICIALE Sunto de’ Processi verbali. II. COMUNICAZIONI SCIENTIFICHE. 1. Carruccio prof. Antonio. Sovra uno scheletro di a icegiiona rostrata 1. Adunanza generale amministra- pai pù Pag. 18-28 tiva del 28 gennaio 1899.- Relazioni del Presidente e dell’ Economo-Cas- Bellini prof. Raffaello. I Molluschi siere. - Rielezione dei Vice-presidenti alan dell’isola di Capri. . » 29-55 e di due Consiglieri. - Deliberazione unanime con cui la Società Romana per 3. 0 nel Daci profe Decio. Il Cottus 56.57 gli studî zoologici è dal 1° gennaio 1900 Ljscni nel bacino del Tevere . . . » 56-5 liana . . . tica : Pag. 12 | zoici di alcune LocRIità d’Italia Ttt 2, Adunanza generale scientifica del pe I ne 22 marzo 1900. - Proclamazione di 5. Arrigoni degli Oddi conte dott. Et- nuovi soci ordinari e straordinari. - tore. Note ornitologiche sul Museo Na- Presentazione di una lettera a nome zionale di Zagabria (Agram). . . » 69-81 di S. M. il Re, e riassunto di altre. - Svolgimento delle variecomunicazioni III. INTERESSI DIDATTICI. scientitiche poste all’ordine del giorno.- Torossi prof. Giov. B. Si vuol imporre Discussione ed approvazione del nuovo un regresso nell’insegnamento della Statuto della Società Zoologica Italiana » 3-7 Storia naturale, n, RSA 3. Parole pronunciate dal presidente IV. Notizie ed ayvisi importanti sulla ‘prof. A. Carruccio per la inaugurazione copertina. - Banchetto della Società Zoo- e ee Rn sr e N» 8-17 | logiea Italiana. AVVISI IMPORTANTI, A tutti i nuovi Soci ed Abbonati, i quali ne faranno domanda accom- pagnata dall’importo anticipato, verranno spediti, franco di posta, gli otto volumi pubblicati dal 1892 al 1899 al prezzo di favore di lire ses- santasei, in luogo di L. 120. DI aa ST __T-— Il Bollettino della Società pubblicherà estese recensioni di tutte quelle opere delle quali perveranno in omaggio due copie alla Direzione. Si-faranno annunzi speciali gratuiti di tutte. quelle pubblicazioni che verranno spedite in omaggio dai Sig. Autori o Librai-Editori. A coloro i quali poi desiderassero annunzi sulla copertina di Pubblicazioni, Colle- zioni, o di quanto altro-ha attinenza con la Zoologia saranno fatti prezzi e condizioni di favore. Fascicoli di saggio del Bollettino verranno spediti gratis dietro richiesta. Conto corrente colla Posta - Pubblicazione bimensile. SORU ti iI AR oe Ai a E) si f pati SI ù MAR 5 1901 È $. ' v Fasc. | e II. Serie Il. - Vol. |. Anno IX - 1900 ; vi =————_—_—_—_—_—_—e—eee cr @c—-'oo—__r.EeEeETTtTt TTT ttt eee « <È———_—_—_—____—_—__—__—_—___—__————_—_—___m+m i BOLLETTINO | ‘— DELLA SOCIETÀ ZOOLOGICA ITALIANA Parte Ufficiale | SUNTO DEI PROCESSI VERBALI ‘ Adunanza generale ammministrativa del 28 Gennaio 1900. Presidente: Prof. A CARRUCCIO. ; La seduta è aperta alle ore 10 ant. Constatato . che il numero dei soci presenti è quale viene prescritto dall'art. 12 dello Statuto, il Presidente dichiara aperta l’adunanza, ed a ter- mini dell’art. 9 dello Statuto medesimo riferisce sommariamente sulle sod- | disfacentissime condizioni morali e materiali della Società nel 1899. a, Ciò egli dimostra coll’esaminare i lavori originali comunicati e in gran | | parte pubblicati nell’anno sociale testè trascorso, facendo pure menzione dei | molti nuovi cambi anatomo-zoologici e di scienze naturali in genere, ed anche È dei doni che pervennero alla Società dall’Italia e dall’estero. Sa La Società accoglie con viva soddisfazione la relazione del suo presi- «dente. Il quale dà la parola all’Economo-Cassiere dott. Alessandrini per |. riferire sul Bilancio consuntivo, preventivo e patrimoniale che, a termine È: . dell’art. 8, venne già discusso ed approvato dal Consiglio direttivo. L’Eco- È. como-Cassiere fa rilevare che il consuntivo del 1899 si è chiuso con un 3 avanzo di cassa di lire 271.49 e il preventivo del 1900, non comprese le quote dei soci che potrebbero aggiungersi, fa prevedere, dopo un equo e | proporzionato aumento di spese specialmente per la stampa del Bollettino, | un avanzo a arpeggio di lire 171.49. 9 SOCIETÀ ZOOLOGICA ITALIANA Forniti dall’Economo-Cassiere gli schiarimenti chiestigli da parecchi soci, il Presidente pone ai voti i Bilanci presentati che vengono approvati ad unanimità. ; SA Si passa quindi alla nomina per voti segreti a termine dell’art. 6 dei . due Vice-Presidenti e di due Consiglieri uscenti, e vengono riconfermati con | 29 voti ciascuno a Vice-Presidenti Guido Falconieri conte di Carpegna ed il prof. Decio Vinciguerra, ed a Consiglieri il prof. Rinaldo Marchesini con 4 voti 30 ed il dott. Giulio Alessandrini con voti 29. Il numero dei votanti fu di 32 (1). Finalmente il Presidente dopo la proclamazione dei nuovi eletti alle cariche sociali, coi quali si congratula, sottopone all’approvazione dell’ Assem-. blea il seguente ordine del giorno, formulato di comune accordo dal Con- siglio direttivo coll’intento di trasformare la Società Romana per gli Studi Zoologici in « Società Zoologica Italiana » a datare dal 1° gennaio 1900. Ecco l’ordine del giorno: = « Il Consiglio direttivo della Società Romana per gli Studi -Zoologici: « Considerato che dopo otto anni di vita, sia conveniente ed opportuno allargare il compito scientifico del nostro Istituto e ad esso dare un ca- rattere nazionale e completo: « Visto che si hanno molti Soci appartenenti ad altre regioni, oltre « quella romana, i quali debbono avere modo e facilità di cooperare con noi per l'incremento dei nostri studi: « Visto parimenti che manca tuttavia in questo ramo di scienze natu- . « rali un centro, che tutto riunisca e coordini pel maggior progresso della « scienza, all’istesso modo che già esistono Società Botanica e Geologica « aventi lo stesso carattere: RENI « DeLIBERA: La Società Romana per gli Studi Zoologici è trasformata « in SOCIETÀ ZOOLOGICA ITALIANA con sede in Roma ». = >» Da parecchi soci vien proposto che questo ordine del giorno, senza | discussione, venga approvato per acclamazione. — E così vien fatto con unanime accordo. Quindi il Presidente, dopo brevi parole di compiacimento, alle ore 12°. [( (ai c tai [( ai meridiane dichiara sciolta l’adunanza. ari RT Il Segretario eo: Prof. M. CONDORELLI. - (1) Dopo la votazione pervenne, per mezzo della posta, qualche altra scheda te suggellata. | srt ù , CE È: $ siede. | signor Presidente, la mia distintissima considerazione. : i x ” fi SUNTO DEI PROCESSI VERBALI 3 Adunanza scientifica del 22 Marzo 1900. Presidente: Prof. A. CARRUCCIO. La seduta è aperta alle ore 4 pom.: presenti venti soci. Il Segretario legge il processo verbale dell’adunanza precedente, che viene approvato, e presenta i cambi e gli omaggi pervenuti recentemente. Il Presidente proclama quindi a nuovi soci i signori: Conte professor Arrigoni degli Oddi — Belloni cav. Alessandro — Bellini prof. Raffaello — Brizi prof. Ugo — Calandruccio prof. Salvatore — Castelli prof. Giovanni — Chigi principe Francesco — Damiani prof. Giacomo — Fabani professor Carlo:-— Magini prof. Giuseppe — Mariani Camillo — Montesperelli pro- fessor Omero — Romero dott. Giuseppe — Ruffini sacerdote Eliseo — Silvestri prof. Antonio — Siri prof. Vincenzo — Torossi prof. G. B. — Trabucco prof. Giovanni — Vercelloni prof. Carlo, tutti a soci ordinari. —'Proclama quindi a soci straordinari: Bentivoglio prof. Tito — Campoccia prof. Gesualdo — Cecconi prof. Giacomo — Coli Casimiro — Minio prof. Michelangiolo — Nalato prof. Giuseppe — Rosati studente Aristide; e quale nuovo abbonato il sig. Pennisi Alessandro. . Il Presidente legge quindi un breve discorso inaugurale che viene ac- colto con plauso dall’ intera assemblea. e ATE è. Dopo il discorso del presidente, il segretario dà lettura della seguente lettera, a nome di S. M. il Re, pur essa accolta con grande favore dalla numerosa assemblea : Roma, 13 Marzo 1900. o MINISTERO DELLA R. CASA SEGRETERIA DI S. M. IL RE Ill.mo Signor Presidente, Ho avuto l’onore di informare S. M. il Re di quanto la S. V. Ill.ma com- piacevasi comunicarmi colla pregiata sua delli 7 corr, mese circa l’ incremento raggiunto dalla Società Romana degli Studi Zoologici, e la conseguente trasfor- mazione della stessa in Società Zoologica Italiana. L’Augusto Sovrano è ben lieto di vedere compiuti i voti da Lui già espressi alla S. V. IllLma, allorquando nel 1892 Ella ebbe ad annunziare alla M. S. la costituzione del benemerito Sodalizio, e vuole ora che io ringrazi in Suo Nome V. S. dell’offerta testè fattagli degli 8 Volumi del Bollettino, e, che la feliciti ad un tempo per i risultati ottenuti dalla Società a cui Ella degnamente pre- Nel compiere i graziosi voleri del Re, profitto dell’opp.rtunità per attestarle, Il Ministro rt: E. Ponzio VAGLIA. ALllIlmo Sig. Prof. ANTONIO CARRUCCIO Presidente della Società Zoologica Italiana — Roma 4 SOCIETÀ ZOOLOGICA ITALIANA Vengono poi letti diversi telegrammi, e presentate molte lettere e cartoline; ma per brevità ne riportiamo solo alcune. Il valente Ornitologo, Conte dott. Ettore Arrigoni degli Oddi, libero docente di Zoologia nella R. Università di Padova, in data del 14 feb- braio 1900 così scrive: « Ho avuto il loro indirizzo per la fondazione di una Società Zoologica Italiana, e non posso dir altro che plaudo di gran cuorea tale iniziativa, e che sono ben contento di divenirne socio ». , L’illustre prof. S. Brusina, direttore del Museo Nazionale della Croazia, Sezione Zoologica, così scrive al prof. Carruccio : Zagreb, 22 Febbraio 1900. « ... Ho risaputo che la Società da lei fondata, con altri colleghi, si me- tamorfosò in una Società Zoologica Italiana. Ecco una felice idea, ecco un grande passo avanti, un vero progresso. Non posso fare a meno d’ esprimerle le mie congratulazioni e felicitarnela ». L’Egregio prof. Giacomo Damiani” scrisse da Portoferraio in data del 24 gennaio 1900 una lettera al Consiglio Direttivo nei seguenti termini: .. Per quanto possa valere il mio modestissimo voto, mi associo di gran cuore alla proposta per la quale la nostra Società si trasformi in Società Zoo- logica Italiana, e faccio voti che essa ottenga il plauso unanime dei consoci. Sul tronco vigoroso della nostra Società la novella istituzione scientifica, che oggi manca all’Italia, non può non prosperare fruttuosamente, a maggior lustro ed incremento degli Studi Zoologici ». Si passa quindi alle diverse contorni scientifiche : 1. Carruccio prof. A. Presentazione e illustrazione dell’intiera ar- matura scheletrica della Baldenoptera rostrata, presa a Porto S. Stefano. | 2. VincicueRrRA prof. D. Il Cottus gobio nel bacino del Tevere. 3. NevIANI prof. A. Briozoi neozoici di alcune località d’Italia, Parte sesta, Capo XVII e XVIII. 4. ArrIGONI DEGLI OppI prof. conte E. Note ommitolegiRo sul Museo di Zagabria. 5. MELI prof. R. = un’ittiolite (Squalius cephalus Lin), con- si vertito in Limonite, estratto dal fondo del Lago di Bolsena nella Provincia. di. Roma. Imenotteri romani. | 7. ConpoRELLI prof. M. Sulle pretese Idatidi di taluni gallinacei. 8. MARCHESINI prof. R. Nota istologica, 6. LepRI march. dott. G, Ulteriore contributo allo studio degli % % SÉ 7 SUNTO DEI PROCESSI VERBALI 5 9. ALESSANDRINI dott. G. Varietà di colorazioni nella Epilacna argus, | Fourer. | ta De: 10. BeLLINI prof. R. Molluschi extramarini dell'Isola di Capri. = «Il prof. Meli dopo la comunicazione del prof. Carruccio chiede la pa- . rola, compiacendosi per l’acquisto della Balenottera fatto dal Museo Univer- s sitario, ed in modo speciale encomia la preparazione e montatura diligentis- sima dello scheletro e la celerità con cui vennero eseguite. Si compiace mR: ‘adunque che oggi si abbia in Roma un esemplare completo come puossi | osservarlo non troppo spesso in Italia ed all’estero. Egli desidera far rilevare | che tutto ciò torna in onore dell'Istituto Zoologico di Roma. di Terminate le comunicazioni, si passa alla lettura del nuovo progetto di | —Statuto sociale, ch’ era già stato coordinato da una Commissione eletta in » seno al Consiglio direttivo e composta dei professori Vinciguerra, Neviani e Condorelli. Il Presidente prega il prof. Neviani di dar lettura uno alla volta dei singoli articoli, dando la parola, a quei soci che credano di fare modifi- | cazioni od aggiunte. Discusso ‘ed approvato ogni articolo del nuovo Statuto, v | il Presidente lo mette complessivamente ai voti, e ad unanimità risulta ap- provato dall’ Assemblea. Esaurito l’ordine del giorno, l'adunanza viene tolta alle ore 6 1]2 pom. Il Segretario Prof. M. CONDORELLI. STIATTUTTO DELLA SOCIETÀ Z0OLOGICA ITALIANA ARTI. La Società Romana per gli studi 3oologici, col primo gennaio 1900. assume il titolo: SociETà ZooLoGICA ITALIANA, con sede in Roma. ART. 2. La Società ha lo scopo di dare istruzioni, consigli, appoggi morali, possibilmente aiuti materiali ai cultori della biologia animale anche nelle sue varie applicazioni; di pubblicare nei modi stabiliti dal regolamento, un Bol- lettino contenente i resoconti delle adunanze, le comunicazioni scientifiche d’indole biologica, cioè anatomo+ fisiologica, embriologica, paleontologica, siste- matica ecc.; e quelle altre notizie che possono interessare gli studiosi. ARTS. La Società è composta di tre categorie di soci: 1° Soci ordinari, distinti in socî a tempo, i quali pagheranno lire Dieci all'anno, e soci a ‘vita se pagheranno lire 200 in una sol volta; 2° Soci straordinari, i quali pagheranno lire Sette annue; 3% Soci onorari italiani e stranieri, proposti dal Consiglio direttivo, scelti fra i più noti ed eminenti cultori degli studi zoologici, od altrimenti benemeriti della Società. Tutti i soci hanno diritto alle pubblicazioni sociali. ART. 4. Le quote dei socî a vita FARANNO PARTE del patrimonio intangibile. della Società. ART. $. Chiunque voglia far parte della Società, deve essere presentato da due È soci ordinari e la sua nomina approvata dal "Consiglio. ART. 6. La Società è diretta da un Consiglio, eletto in adunanza generale, costituito da un Presidente, da due Vice-Presidenti, e da nove Consiglieri. Il Consiglio nomina nel suo seno un Segretario, un Bibliotecario ed un Cassiere-Economo responsabile dei fondi della Società. Tutti i membri del Consiglio esercitano il loro ufticio ppm > durano in carica tre anni, e possono essere riconfermati di triennio in triennio. I Consiglieri si rinnovano ogni anno per un terzo, aa % . © , STATÙTO DELLA SOCIETÀ ZOOLOGICA ITALIANA 7 Nel caso di elezioni generali, nei primi due anni si estraggono a sorte quelli che debbono uscire; dal terzo anno in poi si procede per anzianità di nomina. ART:-7: Il Consiglio direttivo è incaricato di compilare i regolamenti interni della Società, della Biblioteca e delle pubblicazioni; di provvedere nel modo più ‘so'lecito € più economico alla stampa delle pubblicazioni sociali; di pre- sentare all’Assemblea i bilanci: consuntivo, preventivo e patrimoniale, com- pilati dal Cassiere-Economo; e di compiere tutti gli altri atti di ordinaria amministrazione. ART. 8. ‘ Le adunanze della Società sono scientifiche ed amministrative. Le adunanze scientifiche sono pubbliche, e si terranno normalmente in Roma, ogni bimestre, dal novembre al luglio. Le adunanze amministrative sono private; di esse, quella per le ele- zioni sociali e per l'approvazione dei bilanci, si terrà entro il gennaio di ciascun anno; nella medesima adunanza il Presidente riferirà sommariamente sulle condizioni morali e materiali della Società. Si potranno però, quando che sia, tenere, in Roma o altrove, congressi ed adunanze generali scientifiche ed amministrative, su proposta del Con- siglio direttivo o di 15 soci; in quell'epoca che l’uno o gli altri crede- ranno più opportuna. ART. 9. Nelle adunanze della Società non possono essere trattati argomenti che non siano posti all’ordine del giorno. ART. 10. In ogni adunanza, le deliberazioni sono prese a maggioranza assoluta di voti. Le adunanze, del Consiglio e dei soci, saranno valide, qualunque sia il numero degli intervenuti. ART: 11. L’anno sociale comincierà dal primo gennaio. Le iscrizioni fatte sino al mese di ottobre si riferiscono all’anno in corso; quelle fatte nei mesi di novembre e dicembre potranno riferirsi all'anno successivo. I soci che nel mese di novembre non abbiano avvisato la Presidenza che intendono ritirarsi dalla Società, si considerano inscritti per l’anno suc- cessivo. 90° di I soci debbono pagare la quota annua entro il primo quadrimestre dell’anno sociale. Trascorso un anno, i morosi perdono il diritto di ricevere il Bollettino, ed il Consiglio direttivo potrà radiarli dall’albo sociale. ART. 12. Non si potranno fare modificazioni al presente Statuto, che in assemblea convocata a tale scopo dal Consiglio, e debbono essere approvate col voto favorevole di almeno due terzi dei votanti. | PER LA INAUGURAZIONE DELLA SOCIETA ZOOLOGICA ITALIANA NELLA REGIA UNIVERSITÀ DI ROMA — i Parole pronunciate il giorno 22 marzo 1900 dal Prof. ANTONIO CARRUCCIO Egregi Consoci, 3 ‘ i La mia prima parola suoni augurio vivissimo e sincero alla SOCIETÀ ZOOLOGICA ITALIANA, che nel modo più retto riconosce la diretta sua provenienza dalla SOCIETA’ Romea s PER GLI STUDI ZOOLOGICI. È Colla deliberazione del 28 gennaio di questo nuovo anno, Voi, a voti unanimi, voleste riaffermare il diritto legittimo i acquistato fin dal dicembre 1891 quando da Roma, con cir-. A colare stampata, ci siamo rivolti a tutti i cultori della Zoo- | logia in Italia, invitandoli contemporaneamente, senza { re concetti, come senza esclusivismi, a concorrere alla ot n zione di uno speciale Sodalizio, in quel tempo mancante. iù affatto in Italia. Prendendo allora una larga e schietta ini ziativa, dichiarammo che sede opportunissima per la nove: la si istituzione era questa grande e storica capitale. La qua se in altri tempi fu chiamata Caput mundi, e per un to da; passato considerata simbolo di grandezza, può e deve nel presente e nell’avvenire considerarsi simbolo di pace e di progresso in tutte le manifestazioni dello spirito umano. E: > SR - % PER LA INAUGURAZIONE DELLA SOCIETA ZOOLOGICA ITALIANA 9 i Per quanto concerne le scienze naturali in generale, e’ la zoologica in modo specialissimo, Roma quanto ogni altra | città, e forse più di tutte le grandi sedi di Scuole Superiori, sentiva non solo il bisogno, ma aveva il dovere di farsi promotrice degli studi da noi coltivati, perciocchè essa — se si eccettua l’insigne Carlo Luciano Bonaparte — non ebbe mai tali e tanti cultori, quali avrebbe potuto annove- rare. Ma è verità innegabile che mancarono non solo un valido incoraggiamento, ma i mezzi migliori a molti che ‘avrebbero potuto e voluto dedicarsi con perseverante affetto agli studi zoologici. ‘Dopo di avere assunta la direzione del Museo Romano, e fatto un accurato esame del suo contenuto, che era assai scarso, e per la maggior parte in deplorevole stato, non esitai a gettare un grido d’allarme, affermando che manca- vano perfino cose le più indispensabili per lo studio e per dare una regolare istruzione; ma volentieri riconosco che assai prima di me aveva dato il suo giudizio l’ora citato principe «di Canino e Musignano. Il quale nelle sue « Osservazioni | fatte sullo stato della Zoologia in Europa » pubblicate in Firenze nel 1842, scrisse brevi ma assai significanti parole, . sulle collezioni che — così egli dice — « non giungono ad È essere proporzionate ad una Roma!... » Ed aggiunge che A aveva trasportato nel centro della città il suo Gabinetto colla sua Biblioteca zoologica, per poter « giovare più facil- | mente gli studiosi, affinchè non abbian penuria di tali libri _ e di tali oggetti ». Roma aveva adunque il diritto di possedere collezioni . zoologiche universitarie, accessibili anche al pubblico, le n 4 : îà è e da bo tO ù adi ei | quali non fossero giudicate le più meschine di tutta la Pe- * | nisola, come realmente erano, sono ancora pochi anni. E A tutti ben sanno come, anche dopo il 1870, trascorresse gran _ tempo prima che si pensasse seriamente a instituire un | centro di associazione, atto a favorire in modo specialissimo . lo sviluppo delle ricerche e degli studi della scienza zoolo- | gica, intesa nel suo più largo senso. Del pari è ben noto a molti, come non prima del- 10 PROF. ANTONIO CARRUCCIO l’anno 1883, siavi stato in Roma chi manifestò il proposito — d’una Società Zoologica Italiana. TI Un eguale desiderio fu assai bene espresso nei passati anni da alcuni fra Voi nel nostro Consiglio direttivo; anzi fu sostenuto il parere di una immediata costituzione di essa . Società Italiana, come risulta dai processi verbali delle adu- nanze consigliari. Ed è pure a conoscenza vostra, come io abbia tenuto parecchie lunghe conferenze con alcuni dei più anziani ed illustri colleghi d’altre città, e particolarmente coi compianti professori Achille Costa e Giovanni Canestrini, quando avevamo opportunità di trovarci insieme per taluna commissione convocata nel Ministero d’Agricoltura e-Com- mercio. Il Canestrini però riteneva come non fosse il caso di fondare in Italia una nuova ed esclusiva associazione di Zoologi, bensì credeva utile una federazione di tutte le So- cietà italiane di scienze naturali, citando quella di Firenze (per la Entomologia), di Milano, Modena, Napoli, Padova, Pisa, ecc. i Queste Società avendo statuti, bollettini periodici, atti o resoconti e bilanci propri, ed annovérando già i più inde- fessi cultori della Zoologia delle rispettive regioni, sembrava al Canestrini che non avesse probabilità di durevole riuscita un’associazione nazionale, puramente zoologica. Quindi il collega di Padova mi rinnovava la proposta di tenere una riunione in Roma di tutti i presidenti delle singole Società di scienze naturali, da tempo più o meno lungo esistenti in Italia, onde poter gettare le basi della grande federazione da lui vagheggiata. « Terremo allora, così mi diceva, quando in una, quando in altra città veri congressi di Naturalisti italiani; ei Zoologi delle varie Società regionali si riuniranno — in una Sezione autonoma, i Botanici in un’altra, e così iS vi Geologi e i Mineralogisti. te Ebbi altra volta opportunità di riferire fedelniente a "eg diversi fra voi i concetti che guidavano il Prof. Canestrini, î e qualche altro fra i più esperimentati colleghi con cui mi AE fu dato trattare largamente il delicato argomento e una. SA proposta che aveva in sè molto del buono. pe —. PER LA INAUGURAZIONE DELLA SOCIETÀ ZOOLOGICA ITALIANA Il . ‘Ma noi volevamo procedere molto ponderatamente : i « Come gente che pensa suo cammino, « Che va col cuore e col corpo dimora » "ese secondo le belle espressioni di Dante (1). Sarebbe al presente cosa superflua richiamare tutte le obbiezioni e tutti gli ostacoli di varia natura pei quali nel dicembre 1891 finì per prevalere una più modesta risoluzione, quella di provvedere dapprima, senza nuovi indugi, alla co- | stituzione di una Società Romana per gli studî zoologici, nella fiducia che se questa, in un conveniente periodo di | tempo, riusciva a dar saggio di efficace operosità, sarebbesi trasformata in Italiana. I colleghi che. fanno parte del Con- siglio direttivo, sanno come io non fui ultimo a sostenere quest’ultimo concetto. Tanto più a me parve che si dovesse ancora attendere un po’ di tempo, conoscendo per ragione d'ufficio il grandissimo bisogno che avevamo in Roma di un nuovo materiale scientifico, che volevo ordinato nell’inte- 3 resse di tutti gli studiosi. E applicando le parole di un esem- | plare collega e benemerito scrittore, il Prof. senat. Michele . Lessona, più volte — ripetei con lui — che i Musei non _ devono essere poco più d'un nome; e tali sono quando ab- . biano a mancare di tutto, anche degli oggetti più elemen- tarmente necessarî all'insegnamento » (2). In quel torno di tempo, promisi che avrei insistito nel chiedere ed ottenere altri locali per laboratori e per un’aula | meglio disposta per le nostre adunanze, e non già situata all’ultimo piano del palazzo universitario, e quindi di un ac- " FR SUASA . bd Dia è 2 sa (1) Ved. Div. Comm. - Purg. - Canto II. (2) Vedi i Naturalisti Italiani di Mic®eLe Lessona — Roma — Casa Edi- si trice A.Sommaruga, 1884, pag. 33 (biografia di Franco AnpREA BonELLI). — Fin __ dal 26 novembre 1883, in cui tenni Ja mia prima prolusione al corso di Zoo- logia nell’ Univ. di Roma, francamente dichiarai quali fossero le condizioni in cui trovavasi il Museo ch’ero chiamato a dirigere, e come anche per adempiere i ai doveri didattici « l’opera d’incremento e di riordinamento » sarebbe stata - dici e non breve. (Ved. pag. 4, 10 e 11 di essa prolus,, estr. dalla Riv. di — Scienze med. e nat. Lo SPALLANZANI, Anno XIII, Serie II, 1884). i Co e Mi Pe i # AT PR RR e iis pe Da è 42 PROF. ANTONIO CARRUCCIO cesso a tutti incomodo e faticoso, e fornita inoltre di lampade a gas. In breve, parmi di essermi adoperato colla maggiore energia onde non tardassero ad avverarsi quelle più favo- revoli condizioni per le quali l’Istituto Zoologico potesse offrire alla Società ogni più largo e leale aiuto, qual'era nei miei desiderî. Oggi, in quest’aula, della quale da breve tempo pos- siamo disporre, porgo i più affettuosi saluti ai molti nuovi soci ordinari e straordinari, presenti in Roma, o per neces- sità di ufficio lontani, che hanno già aderito alla Soczetà Zoologica Italiana; e non meno cordialmente saluto gli an- tichi cui si deve se fu felice la esistenza della Società Romana. Per questa abbiamo pienissimo diritto di affermare che ebbe, lo ripeto, un'esistenza non solo felice, ma proficua: e lo di- mostrerò. Ma da Società regionale, diventata nazionale, quale sarà il suo avvenire? A questa domanda che mi è stata ri- volta in questi giorni, non posso rispondere colla sicumèra dei profeti, che non sono più dei nostri tempi; ma rispondo colla più onesta fiducia che proviene dal sapere che vecchi e nuovi soci hanno il fermo convincimento che in Roma. debba sentirsi più saldo il sentimento di solidarietà, il quale anche nel campo degli studî scientifici è sempre utile, anzi benefico. Tutti i membri adunque della Società riconoscono l’alta convenienza di serbare nella Capitale la sede sociale. Ma possono tutti avere egual fede? Anche stavolta rispon- derò con sincerità, e dirò: Giudicheremo dai fatti, non dalle altrui intenzioni, le quali ancora non conosciamo integral- mente. Intanto il fatto indiscutibile è questo: che voi con voto unanime voleste trasformata la SOCIETÀ ROMANA in SOCIETÀ dî ZOOLOGICA ITALIANA CON SEDE IN ROMA. E. siccome amo sovr’ogni altra cosa la verità, e credo nella efficacia dei fatti compiuti, perciò mi permetterete di SS riassumere quanto affermai, nel gennaio del 1892, perchè parmi che le mie parole abbiano avuto la più desiderabile. sanzione. | i Io confido, così allora mi espressi, che la nostra Società, in un periodo di tempo relativamente breve, potrà per sola. "A PER LA INAUGURAZIONE DELLA SOCIETÀ ZOOLOGICA ITALIANA 13 virtù delle proprie opere, acquistarsi valore e considerazione. E feci rilevare come fosse per tutti evidente, che mentre nella capitale del Regno erano numerose le associazioni di ogni ordine di cittadini, mancasse assolutamente quella de- stinata a riunire, in un vincolo di fraternità, quanti si dilet- | tano in particolar modo di quell’ immenso ed importante ramo della storia naturale ch’è la Zoologia. Perchè, se hanno già da molti anni potuto costituirsi autonome le Società Bota- nica e Geologica, dovrà soltanto la Zoologica rimanere an- - cora una vana aspirazione? « Sono forse i Zoologi esseri talvolta quasi selvaggi, o sono attossicatori di sè medesimi in confronto ai cultori delle piante solanacee, papaveracee e - simili, oppure sono esseri più duri di molte roccie? » Questo assai ameno quesito venne formulato moltissimi anni or sono in Firenze: ma l’autore di esso fu il primo a concludere con questa ch’egli chiamava bonariamente sentenza inappella- bile: « Giudico che nei Zoologi, Anatomici, ecc. si può trovare la miglior pasta con cui sono fabbricati gli animali superiori, non sempre bizzosi, per lo più socievoli... ». Tornando al mio breve discorso del 92, si trova in esso una dichiarazione che bisogna mettere nuovamente in rilievo: difatti stabilivo che noi volevamo coltivare nel senso più lato gli studi zoologici, comprendendovi la fauna vivente e fossile, principalmente sì, ma non già esclusivamente della | provincia romana, e in modo netto accennavo ad entrambe le faune delle altre regioni o provincie. — Avevamo inoltre presenti gli ardui problemi di Geografia Zoologica che al pari di altri parecchi desideravamo veder sciolti: e più fa- cilmente lo saranno, quando da una Società centrale venga dato ogni possibile impulso ed incoraggiamento a coloro che intendono dedicarsi a siffatti studî. Ho pure altre volte insistito nel dimostrare come i gio- | vaninon debbano limitarsi alla così detta pura sistematica, ma indagare largamente e profondamente la struttura, lo sviluppo, le funzioni ecc. degli organismi animali. E siccome dissi che dobbiamo giudicare dai fatti, perciò chiunque ami e possa dare un responso sincero, deve esaminare diligentemente gli 14 PROF. ANTONIO CARRUCCIO 8 volumi pubblicati dalla nostra Società, e vi troverà lavori assai apprezzabili e variatissimi. Senza trattenermi a dire di tutte le note, comunicazioni e rassegne scientifiche, e delle co discussioni fatte in molte adunanze, ricorderò soltanto che in quei volumi vennero pubblicate oltre cento cinquanta co- municazioni. Data la copia e la importanza degli argomenti trattati, chi oserà negare che si debba alla Società sorta in Roma un proficuo lavoro, del quale non sì era mai nei precedenti anni avuto esempio ? Il campo anatomo-zoologico Da difficile e impossibile a percorrere da un solo per intiero, fu dai soci percorso in parti diverse, e in modo abbastanza soddisfacente. Invero le memorie e le pubblicazioni già pubblicate ri- guardano tanto i Mammiferi, compresi parecchi esotici, quanto un grandissimo numero di Uccelli, di Rettili, Anfibi, e Pesci. Tra gli Autori sonvi egregi studiosi non residenti in Roma,. quali l’Andreini in Firenze, l’Ardu-Onnis in Cagliari, l’Arrighi- Griffoli in Lucignano (Toscana), il Cecconi in Fano, il De Ve- scovi trentino, il M. Luzzi in San Severino, il Marcialis in. Cagliari, il Paolucci in Ancona, ecc. i Fra iresidenti è superfluo che vi dimostri come abbiano dato buonissimi contributi l’ Angelini, il Falconieri di Carpegna, Gatti, Lepri, Marchesini, Patrizi, Fositano, Vinciguerra ecc. 0 che trattarono di molte specie di Vertebrati. Dell’opera mia e di quella dei miei assistenti Condorelli | ed Alessandrini ecc. è naturale che non vi parli. | È Per non andar troppo per le lunghe voglio solo accen- nare che sugli altri tipi animali fecero, da diverso punto di vista, importanti comunicazioni non solo diversi fra i già menzionati colleghi, ma più altri, parte non residenti, parte di sì; quali il Balbi, Bernabei, Buglioni, De Filippi, De Fiore, De Marassovich, De Leo, Manzone, Meli, Neviani, Pavesi Pietro, — si Pecori, Rizzardi, Rossi, Silvestri, Tiraboschi, Valentini ecc. Ed il Meli trattò ancora interessanti argomenti di Paleozoologia. Si ebbe, dunque, una buona messe di ricerche e di studi sopratutto per l’Ornitologia, Erpetologia ed Ittiologia; e\non ì » PER LA INAUGURAZIONE DELLA SOCIETÀ ZOOLOGICA ITALIANA 15 meno ricca fu per l’Entomologia, Briozologia ed Elmintologia. Di questi diversi rami del grande albero zoologico quando mai vi fu in Roma chi così largamente se ne occupasse, prima del rinovellamento dell’Istituto Zoologico Universitario e della fondazione della nostra Società ? I tentativi per at- traversare la via che fu percorsa,-e vuolsi percorrere, fanno maggiormente rilevare la vostra benemerenza, perciocchè devesi al fermo e buon volere ed agli onesti studi vostri, e in pari tempo alla puntualità con cui quasi tutti versarono “la tenue quota annua, se non solo vennero pubblicati e pun- tualmente pagati i Bollettini, ma si fece fronte a tutti i bi- sogni. Potete quindi andar alteri di questo fatto; ed è che mentre alcune pompose associazioni pescano RISTCERR nella cassa pubblica, Voi, senza chieder favori o sussidii a chic- chessia, faceste unico assegnamento sulle sole risorse sociali. E se non piacesse a taluni la fierezza di nature ‘indipendenti, tuttavia tale fierezza amerei di mantenere costante insieme a Voi, avendo sempre presenti le parole di un egregio scien- ziato, il Dott. Chevandier de la DrOme, il quale nel 1891 presiedendo in Parigi una delle più importanti Società, quella d'Igiene, disse che se egli si era inscritto « nelle sue fila, se era orgoglioso di aver accettato la presidenza, fu perchè la Società medesima aveva saputo affermarsi per suo solo merito; perchè sapeva e poteva vivere della sua indipen- denza e della sua forza: ed è con tali preziose qualità che | essa intende di acquistare novello vigore ». Egregi consoci, proseguite con fermezza e concordia l’opera vostra: potrete così ottenere che essa riesca nell’av-. ‘venire non solo non inferiore, ma più fruttuosa che nel pas- _ sato, E se vi fosse chi per malignità o per burbanza vi negasse l'augurio di un migliore avvenire, siate sicuri che un largo ‘compenso lo aveste già nell’augurio serenamente fattovi da colleghi sommi e spassionati. Vorrete forse dimenticare che 01 Méebius di Berlino, il Claus e lo Steindachner di Vienna, lo Zittel di Monaco, il Leiickart di Lipsia, l’Haeckel d’Jena, w ‘il Flower, il Ginther ed Huxley di Londra, l'A. Milne-Ed- È: 25 wards e l’Emile Blanchard di Parigi, il Vogt di Ginevra, e 5 SAREI E RAI TOTLI CICATNE ZORO] 16 PROF. ANTONIO CARRUCCIO l’Edm. De Selys-Longchamps di Liegi, avevano già giudicato la nostra Società, dopo d’aver per due anni tenuto dietro alla sua operosità? E fra gl italiani ricordate, fra gli altri, un. giudice veramente equanime, quale fu il M. Lessona (1). Essi accettando una nomina ben meritata, non si dica. che furono soltanto squisitamente cortesi, perchè invece pro- nunciarono liberamente giudizi che valgono mille auguri . ed incoraggiamenti. Il prof. Flower conchiudeva una sua lettera facendo voti” perchè la nostra Società continuasse « sempre a prosperare ed a prestare i suoi importanti servigi alla scienza ». Il dottor Giinther così mi scriveva : « Debbo anche ringraziarla. per le pubblicazioni della Società nella lettura delle quali ho preso il più grande interesse ». « Auguro ogni successo a questa Società che si è già ‘resa così benemerita ». _ Il venerando senatore Prof. De Selys-Longchamps, che m'aveva già scritto una prima volta con le più gentili pa-_ (1) La lettera del compianto Lessona fu letta" in un’adunanza della Società nel 1893, e non può dispiacere a quelli che non si trovarono a quell’adunanza che la lettera medesima, nella sua integrità, sia posta a loro conoscenza : ia Forino, addi 17 Gennaio 1893. REALE ACCADEMIA DELLE SCIENZE ; DI TORINO SIN Chiarissimo Signore e Collega, Iì plauso della Società Romana per gli Studi Zoologici mi onora e mi commove profondamente. Ella sa che 70 apprezzai subito tutto il valore di questa Società appena essa venne istituita, sa che mi rallegro ora moltissimo nel vedere così bene compiuti i miei prevedimenti. lo La prego di voler far gradire alla Società, cui Ella degnamente presiede, © i ringraziamenti e di volerli pure gradire personalmente, insieme ai più caldi auguri di bene. DE Della S. V. dev.mo Chiar.mo Prof. AntoNIO CaRRUCCIO MicHeLE LESSONA - a Presidente ua della Società Romana per gli Studi Zoologici. i A, PER LA INAUGURAZIONE’ DELLA SOCIETÀ ZOOLOGICA ITALIANA 17 role di gratitudine, in una seconda lettera diceva : « Vi scri- vevo che la giovinezza della Società vostra era un grande vantaggio, e manifestavo grande fiducia nel suo avvenire scientifico. Constato oggi con gioia che le mie previsioni | erano giuste, come ne trovo la prova leggendo i due volumi ricevuti, nei quali abbondano ricerche e osservazioni molto rimarchevoli ». (1) Non meno belle e lusinghiere sono le espressioni di un altro competentissimo giudice, il compianto Prof. Carlo Vogt, — il quale ci scriveva esser « fiero di portare il titolo di mem- # bro onorario della Società Romana per gli Studi Zoologici. Fo voti, aggiungeva, che essa progredisca, aumenti e occupi uno dei primi posti fra le società scientifiche del mondo ci- vilizzato ». . Voi sapete che « questo mondo civilizzato » ci ha spon- taneamente contraccambiato, e spesso per il primo chiese a noi le fatte pubblicazioni; e se in breve tempo disponiamo ; già di una raccolta ricca e pregevolissima di periodici scien- tifici, principalmente zoologici, di atti accademici e di doni che ci arrivano da tutte le parti di esso mondo, non avrete la prova evidente della considerazione nella quale è tenuta la nostra Società ? Egregi Consoci, A me ora non resta che ringraziarvi della vostra bene- — volenza, e far voti vivissimi perchè il lavoro fecondo della SOCIETÀ ROMANA PER GLI STUDI ZOOLOGICI non solo sia continuato, ma venga sempre accresciuto con una vita at- tiva dalla SoctETÀ ZOOLOGICA ITALIANA. - E finisco coll’affer- mare a nome vostro che quanti altri benevolenti chiederanno di contribuire al nostro lavoro saranno sempre a con. | sincerità fraterna. (1) Vedansi le lettere originali, tradotte, dei predetti scienziati, le quali | vennero pubblicate nel Vol. III del Bollettino della Società, 1894, pag. 118-124. Bollettino della Società Zoologica Italiana. 2 + rene DI. LE NEVER TA PARTE II. Comunicazioni scientifiche dovra uno scheletro completo di BALABNOPTERA ROSTRATA Presentazione e breve illustrazione fatte alla SOCIETÀ ZOOLOGICA ITALIANA dal prof. ANTONIO CARRUCCIO (Adunanza generale del giorno 22 marzo 1900) PARTE II. SOMMARIO DEI CAPITOLI. I. Condizioni in cui si trova l’intiera armatura scheletrica. — Come scarse finora siano state le notizie date da scrittori italiani, e non su tutte ma solo su alcune parti di essa armatura (ben inteso riguardanti la B. ROSTRATA). — Di un’altra re- centissima cattura fatta a Croisic. — Balenottera di Carloforte. II. Dimensioni generali e peso netto dello scheletro. III. Numero totale delle ossa che compongono : 1. la colonna vertebrale; 2. la testa; 3. gli arti toracici 5 4. gli archi costali e lo sterno. IV. Delle ossa meritevoli di maggior considerazione e pri- mieramente di alcune fra le più importanti vertebre delle singole regioni dell’asse rachidico. l V. Esame di diverse ossa craniche e facciali. — Caratteri speciali della cassa timpanica în questa upccr di Balaenoptera. — Capacità cranica. VI. Dell’articolazione temporo- «mascellare în particolare. VII. Delle ossa formanti le pareti toraciche. — Conforma- — zione caratteristica dello sterno. VIII. Costituzione anatomica degli arti toracîci. - Forma ecc. dei loro diversi segmenti : 1. scapolare; 2. bracchiale ; 3. an- tibracchiale: 4. carpo-metacarpeo e digitale — Comparazioni — e considerazioni diverse sulle natatoie pettorali d'altri Balenidi. a vir at ti i À P Ò Di \ pn ne * Mo w 63 Db) aree dA ‘ MAE | i] = SOVRA UNO SCHELETRO COMPLETO DI UNA BALAENOPTERA ROSTRATA 19 IX. Riassunto. — Appunti bibliografici e critici sulle prin- cipali memorie e sulle tavole illustrative dello scheletro della BALAENOPTERA ROSTRATA n confronto a quella ora posseduta dal Museo Romano. X. Aggiunte riguardanti la preparazione in pelle del sud- detto bellissimo esemplare catturato a Porto S. Stefano (Spes- sore, peso ecc. della cute). — Habitat della BALAENOPTERA ROSTRATA — Opinioni prevalenti sulle cause per cui nel nostro Mediterraneo sonosi insolitamente fatti frequenti: diversi Ce- tacei. — Cenno sui Cetacei che in epoche diverse risultano presi nel mare della Provincia di Roma. È Condizioni in cui si trova l’intiera armatura scheletrica. | Sono lieto che abbiate lo scheletro sotto gli occhi per : poterne fare quel più accurato esame che a Voi piaccia: e «non solo oggi, ma per diversi giorni lo lascierò qui esposto prima di farlo trasportare nella sala della collezione generale dei Mammiferi. In questa stessa aula potranno pure, a co- . minciar da domani, esaminarlo gli studenti, che in Roma, credo, non abbiano facile opportunità di poter. vedere ben . davvicino uno scheletro completo neppure del più comune fra i Cetacei. Mai grossi scheletri pare che nell’Ateneo Ro- «- mano abbiano ‘sempre avuto cattive sorti... Comunque, que- sta è la prima volta che può collocarsi entro il Museo Zoo- logico un esemplare i pelle e una preparazione scheletrica completa di Balenide. Di queste importanti preparazioni ben sapete come se ne ammirino talune assai pregevoli in parecchi Musei italiani, per tacere degli stranieri. . . Lo studio di tutte le parti della presente armatura sche- letrica potei farlo completo e particolareggiato. — Avendosi | però molti ed importanti argomenti posti all’ordine del giorno | per questa prima adunanza generale della Società Zoologica — Italiana — e vi ringrazio, perchè siete intervenuti così nu- | merosi, — è dover mio di lasciar oggi da parte diverse par- 20 ANTONIO CARRUCCIO ticolarità morfologiche e comparazioni, per le quali ho qui già pronta, come vedete, una comunicazione manoscritta di molte. pagine. Ma non è alle minute particolarità osservate che darò maggiore importanza di quella che debbano avere; nè nuoce l’omissione di una parte di esse a quanti hanno o possono avere davanti a sè lo scheletro della Balaenoptera. — Farò adunque una precisa indicazione riassuntiva dei precipui ca- ratteri osteologici che meco potete verificare. Mancando nel nostro Istituto quelle comodità che si os- servano in altri, principalmente per compiere lavori riguar- danti Vertebrati di grossa mole, temevo che la preparazione non potesse farsi colla desiderata sollecitudine, nè riuscire così bella, e lasciatemelo dire, perchè credo di dire la verità, così perfetta. Voi, del resto, sapete che uno scheletro di Ce- taceo può presentare difficoltà maggiori che non offrono altri scheletri di Mammiferi: or bene, le abbiamo superate. Le ossa, intatte sotto ogni rapporto, non hanno più traccia di grasso o di untume. Non sono trascorsi ancora tre mesi che vi ho detto come fidassi « nella diligenza del nostro tassi- dermista ». Ora potete affermare se mi sono sì o no bene apposto. Leg Le grandi preparazioni scheletriche, affatto complete delle specie diverse di Cetacei, come ebbe ad osservare uno dei più competenti scrittori di Cetologia, il prof. Paolo Ger- vals, non sì vedono che nei « grandes musées des diffé- rentes nations ». E soggiungeva, come quasi a gara, essì cerchino di creare collezioni di questi animali marini e dei loro scheletri « pour l’accroissement desquelles ils font chaque jour des sacrifices considérables ». Tal quale come avviene fra noil... 1 Come scarse finora siano state le notizie date da scrittori italiani. Nella prima parte di questo lavoro (Comunicazione pre- ventiva presentata alla Società Romana per gli Studî Zoo- ì PS logici nell'adunanza generale del 27 dicembre 1899) non solo ho riterito le precise parole del prof. Ranzani, ma ho ac- SOVRA UNO SCHELETRO COMPLETO DI BALAENOPTERA ROSTRATA 21 cennato a qualche altro scrittore italiano, che in modo par- ticolare potè studiare parti interessanti dello scheletro della Balaenoptera rostrata: ed è il prof. Giov. Capellini (1). Fra quelli che scrissero di proposito sullo scheletro della 2. rostrata, io, in Italia, non conosco che il Capellini, ora menzionato. Dirò pure della nota del Richiardi della: Università di Pisa. — Citerò in fine quelli stranieri che pure di proposito si occuparono di questa specie. L'importante memoria del Capellini ha per titolo: Sulla Balenottera di Mondini, Rorqual de la Mer Adriatique di G. Cuvier - Con bellissime tavole - Bologna, tipi Gamberini e Parmeggiani, 1877. (La mem. è estratta dal t. VII della serie III delle M. d. Accad. d. Scienze d. M. di Bologna, e fu letta nella Sezione 15 febbr. 1877). | Il lavoro del secondo s'intitola: Sulle variazioni indivi- duali della Balaenoptera musculus, con due buone tavole in cui è raffigurata la sola testa ossea (Nota presentata nel l’adun. del 31 maggio 1874 alla Società toscana di scienze naturali residente in Pisa — Estr. dagli Atti, vol. I, fasc. 3. 1875). — L’aut. a pag. 11-12 scrive che nel trattare delle va- riazioni individuali della B. musculus non può « tralasciare di dire brevi considerazioni intorno al teschio che trovasi nel Museo di anatomia comparata della Università di Bologna, proveniente da un individuo che fu portato nella pescheria di quella città nell’anno 1871, ecc. ». — E prosegue con queste precise parole: . « Il professore V. Beneden, visitando nel 1874 quelle col- lezioni, ha fatto avvertire che il suddetto teschio non è di . B. musculus ma di B. rostrata. Io non divido con lui tale opinione, perciò ho creduto opportuno pubblicare una figura . (tav. IV), colla quale potranno essere meglio apprezzate le ragioni per le quali non convengo sulle sue apprezzazioni. . Prima di tutto finora nessun individuo di B, rostrata fu mai (1) Deve correggersi il cognome del chiar. professore di Bologna che per | Svista tip. nella prima parte (Comunicazione preventiva) venne indicato con doppio p, anzichè con un solo (Bollett. della Soc. Rom. per gli Studi Zool., —_— fasc, IIL IV e V, 1899, pag. 99 e Al). 24 ANTONIO CARRUCCIO È Si aggiunge poi che, secondo il direttore del Museo di Nantes il Cetaceo è « un Rorqual ou Baleinoptère, à museau pointu, Balaenoptera rostrata, animal voisin des vrais baleines en bon état de conservation, espèce rare, dont aucune capture jusqu’à ce jour, n’à été constatée sur le cOtes de ce dépar- tement ». 1 . Vengono quindi esposti i caratteri che corrispondono tutti a quelli dell'esemplare che mi fu dato acquistare pel Museo Universitario, impedendo a tempo il rinnovarsi del var- dalismo di cui si ebbe recente prova in Roma (1). Quella adun- que di Croisic è pure una Balenottera, alquanto più lunga di quella nostra di Porto S. Stefano. Non trovo finora nei giornali letti alcun dato riguardante il peso totale del corpo dell'esemplare di Croisic. Ma in uno di essi, dopo un po’ di storia sulle catture fatte in Francia, si danno due notizie importanti, specialmente quella che riguarda il canale en- . terico. — Questo non potei esaminarlo, perchè, come dissi, i pe- scatori di Porto S. Stefano gettarono in mare quasi tutti i visceri intraddominali e intratoracici. — Per la necessaria esattezza preferisco riferire le parole dei giornali di Nantes. « . .. + Depuis 1780, époque à laquelle cette espèce è été distinguée de ses congénéères, les rares captures faltes sur le còtes de France ont permis de sauver plusieurs sque- lettes et d’exécuter le moulage d’un jeune spécimen de 3 m. 60 échoué au Havre. Mais aucun spécimen préparé n’existe dans les collections francaises ». E finalmente dalla lettura dei predetti periodici rilevo che le intestina avevano ancora la grossezza di « une bouteille d’un litre ». La lunghezza dell’intiero canale enterico era di 45 litri; lo si trovò riboc- cante « d’écailles de sardines et harengs ». La pelle, una volta isolata, aveva in diverse regioni uno spessore di quasi 4 centimetri, ed in totale pesava da 4 a 500 chilogrammi. (1) Quanti esattamente conoscono i fatti riguardanti la gigantesca Testug-. gine presa a Civitavecchia, ed il bell’esemplare di Foca & di Porto d’Anzio, non hanno bisogno di schiarimenti. . È SOVRA UNO SCHELETRO CGOMPLETO DI BALAENOPTERA ROSTRATA 25 Dirò a suo luogo, e più esattamente, quale era lo spes- sore, secondo le varie parti del corpo, ed il peso della pelle dell'esemplare della Balenottera del Porto di S. Stefano. Balenottera di Carloforte. Mentre correggevo le bozze di stampa mi si manda da Cagliari la seguente notizia, tolta dal giornale L'Unione Sarda del 30 marzo 1900. Credo opportuno di riprodurla tal quale, cioè senza alcun commento, perchè sono privo di qualunque dato più preciso per confermare o no l’istessa notizia, o per rettificarla; ciò, se sarà il caso, farò con una nota in fine al presente lavoro. « Ieri mattina, 28 marzo 1900, una piccola balena ve- niva a dare in secco nei bassi fondi di Tacca ossa e la Punta, presso Carloforte (prov. di Cagliari). « La presenza dell'enorme cetaceo aggirantesi nei detti paraggi in cerca di uscita, veniva tosto avvertita da una barchetta che trovavasi in quel luogo, e di cui l’animale si era posto a seguire i movimenti, quasi volesse implorare aiuto per uscire dal laberinto in cui si era messo. Dopo poco, essendosi sempre più avvicinato alla spiaggia, arenava e veniva quindi tratto sulla riva, dove ad ammirarlo, una folla immensa si recava ieri dopo pranzo, attiratavi dalla “curiosità di vedere un cetaceo, la cui specie è sconosciuta nei nostri mari, e la cui comparsa quindi costituisce sempre un fatto raro ed interessante del lato scientifico. « Si riconobbe trattarsi di una balenottera — gruppo diverso dal gruppo balene, propriamente detto — ben ca- ratterizzato e distinto dai fanoni di cui è provveduto nella «mascella superiore — e dalla natatoria dorsale — di cui è | sprovveduta la vera balena franca. « Misura la lunghezza di m, 10,50 ed è un magnifico | esemplare della specie ». 25 ANTONIO CARRUCCIO 4 Si aggiunge poi che, secondo il direttore del Museo di — Nantes il Cetaceo è « un Rorqual ou Baleinoptère, à museau | pointu, Balaenoptera rostrata, animal voisin des vrais baleines en bon état de conservation, espèce rare, dont aucune capture | I jusqu’à ce jour, n’à BIO constatée sur le cotes de ce dépar- | temeni ». de. Vengono quindi esposti i caratteri che corti poser E tutti a quelli dell'esemplare che mi fu dato acquistare pel Museo Universitario, impedendo a tempo il rinnovarsi del a > = dalismo di cui si ebbe recente prova in Roma (1). Quella adun- que di Croisic è pure una Balenottera, alquanto più lunga — di quella nostra di Porto S. Stefano. Non trovo finora nei 5 giornali letti alcun dato Susie il peso totale del corpo — dell'esemplare di Croisic. Ma in uno di essi, dopo un po’ di 7: r storia sulle catture fatte in Francia, si danno due notizie. A importanti, specialmente quella che riguarda il canale en- | | terico. — Questo non potei esaminarlo, , perchè, come dissi, i peo ì scatori di Porto S. Stefano gettarono in mare quasi tutti #5 "i visceri intraddominali e intratoracici. — Per la necessaria. = esattezza preferisco riferire le parole dei giornali di Nantes. < . Depuis 1780, époque à laquelle cette espèce da été dabncata de ses congénères, les rares captures faites | sur le còtes de France ont permis de sauver plusieurs sque- lettes et d’exécuter le moulage d’un jeune spécimen de da m. 60 échoué au Havre. Mais aucun spécimen préparé n “existe © dans les collections francaises ». E finalmente dalla lettura a dei predetti periodici rilevo che le intestina avevano anco: la grossezza di < une bouteille d'un litre ». La lunghezz dell’intiero canale enterico era di 45 litri; lo si trovò riboe- | cante < d’écailles de sardines et harengs ». Sa La pelle, una volta isolata, aveva in diverse ; ves uno - spessore di quasi 4 centimetri, ed in totale DIRI 4 a 500 chilogrammi. SE tor». pei (1) Quanti esattamente conoscono i fatti riguardanti la gigantesca T stage - gine presa a Civitavecchia, ed il bell'esemplare di Foca $ di Porto d'A nzio, — non hanno bisogno di schiarimenti. é £ a _ er SOVRA UNO SCHELETRO COMPLETO DI BALAENOPTERA ROSTRATA 25 Dirò a suo luogo, e più esattamente, quale era lo spes- sore, secondo le varie parti del corpo, ed il peso della pelle dell'esemplare della Balenottera del Porto di S. Stefano, Balenottera di Carloforte. Mentre correggevo le bozze di stampa mi si manda da ‘ Cagliari la seguente notizia, tolta dal giornale L'Unione Sarda del 30 marzo 1900. Credo opportuno di riprodurla tal quale, cioè senza alcun commento, perchè sono privo di qualunque dato più preciso per confermare o no l’istessa notizia, o per rettificarla; ciò, se sarà il caso, farò con una nota in fine al presente lavoro, « Ieri mattina, 28 marzo 1900, una piccola balena ve- niva a dare in secco nei bassi fondi di Tacca Rossa e la Punta, presso Carloforte (prov. di Cagliari). « La presenza dell’enorme cetaceo aggirantesi nei detti paraggi in cerca di uscita, veniva tosto avvertita da una barchetta che trovavasi in quel luogo, e di cui l’animale si era posto a seguire i movimenti, quasi volesse implorare aiuto per uscire dal laberinto in cui si era messo. Dopo poco, essendosi sempre più avvicinato alla spiaggia, arenava e veniva. quindi tratto sulla riva, dove ad ammirarlo, una folla immensa si recava ieri dopo pranzo, attiratavi dalla curiosità di vedere un cetaceo, la cui specie è sconosciuta nei nostri mari, e la cui comparsa quindi costituisce sempre un: fatto raro ed interessante del lato scientifico. « Si riconobbe trattarsi di una balenottera — gruppo diverso dal gruppo balene, propriamente detto — ben ca- ratterizzato e distinto dai fanoni di cui è provveduto nella “mascella superiore — e dalla natatoria dorsale — di cui è sprovveduta la vera balena franca. « Misura la lunghezza di m, 10,50 ed è un magnifico | esemplare della specie ». 26 ANTONIO CARRUCCIO H. Dimensioni generali. e peso netto dello scheletro. (Ved. l'unita tavola) Ora che l'armatura scheletrica della nostra B. rostrata è ben preparata, con le ossa e còn le cartilagini perfettamente asciutte, e sono a posto queste ultime fra le rispettive superfici e cavità articolari, abbiamo nuovamente misurato l'istessa armatura. Seguendo una linea retta, troviamo che la lun- ghezza totale, dall’apice del muso all'estrema vertebra coc- cigea, è ridotta a metri 4 e 39 cent. La lunghezza del Cetaceo, coperto cioè da tutte le parti molli, ed appena trasportato nell'Università vi ho detto nella comunicazione preventiva del 27 dicembre 1899 ch’era di 4 m. 75; si ha dunque una diminuzione di 39 cent., che sta in proporzione con la man- canza delle predette parti molli, e-più coll’essiccamento delle fibro-cartilagini interposte ai corpi delle vertebre. | Si sa che quasi tutti quelli che scrissero intgrno all’osteo- logia dei Cetacei, se poterono misurarli intatti, cioè poco dopo catturati, e quindi ripetere le misure dello scheletro comple- tamente preparato ed essiccato, tennero conto della indicata diminuzione di lunghezza; la quale naturalmente è in rapporto collé dimensioni generali proprie, secondo la specie e l’età degli esemplari catturati, e del grado di essiccamento dei tes- suti cartilaginei. Fra gli esempi diversi che potrei citare, pre- ferisco ricordare quello riguardante la Balena presa in Ta- ranto nel febbraio 1877 (Balaena Biscayensis Eschricht), che era lunga 12 metri. « Dopo la macerazione e l’essiccamento delle cartilagini intervertebrali la lunghezza totale dello scheletro arriva oggi a stento ai 9 metri. Dunque vi è una perdita in lunghezza di metri 2,50 » (1). Il peso netto dello scheletro intiero della 2. rostrata di Porto S. Stefano (detratto esattamente il peso dell'armatura (1) Così scriveva il prof. Fr. Gasco nella sua particolareggiata mem. con nove tavole, intitolata: Intorno alla Balena presa in Taranto nel Febbraio 1877. Napoli, Tip. dell’Accad. R. delle Scienze, 1878, pag. 18. SOVRA UNO SCHELETRO COMPLETO DI BALAENOPTERA ROSTRATA 27 1 n_rrr_rr—rrrrTTrr_r———————————“————€< 1eFT*"ss{a égéeremwreài; interna di ferro) è di 43 chilogr. e mezzo. E siecome annunciai che il peso del Cetaceo alla stazione di Orbetello fu ricono- sciuto essere di 880 chilogr., e quello dei visceri prima estratti di 80 chili, cioè un peso totale di circa 960 chilogr., così sottraendo da questo i 43 chilogr. e mezzo, peso proprio dello scheletro essiccato, restano 916 chilogr. e mezzo quale peso di tuttii diversi tessuti ed organi molli. S'intende bene da tutti che sensibilmente più elevato doveva essere il peso dello scheletro medesimo, se lo si fosse potuto pesare allo stato fresco, con tutte le sue parti costituenti. Nè è possibile oggi di calcolare esattamente quale sia la diversità del peso prima e dopo l'avvenuto essiccamento. III. Numero totale delle ossa che compongono la colonna vertebrale. Nello studio dello scheletro è più razionale che si abbia a cominciare dalla colonna vertebrale p. d. Questa, nel nostro esemplare, risulta formata da 46 ver- tebre, delle quali 19 sono cervico-dorsali, e 27 lombo-caudali. Delle 7 cervicali la 12 od atlante si presenta più corta delle 6 seguenti, ma di un’eguale altezza di quella della 22 e 3.2 — Per poter studiare, come lo merita, questa 12 vertebra, da parecchi descritta in modo superficiale, l’ho temporanea- mente isolata dalle altre. Essa ha un diametro trasversale mas- simo, misurato da un apice all’altro delle sue apofisi trasverse, di 21cent.; ed un diam. verticale (altezza) di 15 cent. e 1/,, compreso l'apice del tubercolo posteriore, ch'è rivolto al- l’ingiù ed acuminato, a differenza degli altri tubercoli delle | seguenti vertebre cervicali, i quati sono ottusi, od appena | appuntiti, non inclinati, ma rivolti all’indietro ed in alto. Si sa che tanto nel mezzo dell’arco anteriore, quanto in quello dell'arco posteriore di queste vertebre, si ha una piccola sporgenza cui fu dato il nome di tuberculum anticum et t. posticum; ma in questa regione cervicale i rialzi ossei i 28 ANTONIO CARRUCCIO non hanno la forma di tubercoli come in altri mammiferi, bensì quella apofisaria. ai Il corpo dell’atlante nella linea mediana della faccia — inferiore è alto 3 cent. e */,, e in quella della faccia supe- riore (arco posteriore) l'altezza è di 4 cent. e 1/,. Le apofisi trasverse, alquanto inclinate dall’alto in basso, sono lunghe 23 mill.; alla loro base hanno una largh. di 50 mill., ed all'apice, ch’è smusso ed indiviso, misurano 35 millimetri, 4 I due archi della 12 vertebra, come le due masse late- rali, sono fra loro perfettamente saldati. La superficie articolare condiloidea, destra e. sinistra, della 18 vert. cervicale offronsi concave in guisa che la maggiore escavazione sta in basso e all’interno: si ha adun- que, a ciaschedun lato, una superficie sempre più inclinata e concava a cominciar dall’apofisi trasversa fino al contorno del foro vertebrale, e precisamente fin presso alla inserzione del legamento trasverso, che trovai ben conservato. Questo, ch’ è assai sviluppato, ha un diametro trasversale di circa 9 cent.; ed una antero-posteriore di 3 cent. La forma delle predette superfici articolari o condiloidee, chiamate pure cavità glenoidi dell’atlante, è quasi elissoidea, col maggior diametro di cent. 9; ed il minore o trasverso di cent. 6. Il foro vertebrale della 12 vertebra cervicale è ampio più degli altri successivi, con un diam. trasv. di 66 mill., ed uno antero-poster. di 57 mill. La forma del foro medesimo è quasi perfettamente rotonda, mentre nelle altre vertebre tende a diventare sempre più ovoidale. | Alla faccia superiore dell’atlante si vede la doccia con- vertita in foro. da un legamento, pure ben conservato; nel qual foro dovea passare il 1° nervo cervicale e l’arteria vertebrale. i (Continua). ‘STp è *)OJ ‘INIUONYSSITY ‘5 ‘7100 *‘006F ‘XI OUUV “II OTIOS ‘I ‘TOA ‘DUD?2WI7 ‘2007 ‘908 ‘1707104 ‘(€ ‘PI - 0419[049S) eIVISOI vIOpdOLOvIUA ai ‘010ONIIB) *“Y ‘JOIT I MOLLUSCHI EXTRAMARINI DELL'ISOLA DI CAPRI Comunicazione alla Società Zoologica Italiana dal prof, RAFFAELLO BELLINI Le prime notizie sui molluschi terrestri e fluviatili dei dintorni di Napoli ci furono date nella prima metà di questo secolo dal Philippi (1) e dal Costa (2), ma le loro opere 0g- gidì sono rarissime e le loro ricerche sono divenute del tutto insufficienti. Nella stessa epoca e posteriormente seguì qualche breve nota-catalogo (3), che non colmò certo la lacuna, ed io stesso pubblicai due anni addietro in un brevissimo riassunto ge- nerale, seguito da due appendici (4), una lista dei molluschi terrestri ‘e fluviatili viventi nella provincia di Napoli, sia raccolti da me stesso, sia riportati dietro citazioni di ‘autori. Fu questo un primo saggio di uno studio che da parecchi (1) Priuipi R. A. Enumeratio molluscorum Siciliae, cum viventium tum in tellure tertiaria fossilium — Vol. I, Berolini 1836; Vol. II, Halis Saxonum 1844. (2) Costa O. G. Catalogo ragionato dei testacei delle due Sicilie — Na- poli 1829. (3) Scacchi A. Catalogus conchyliorum Regni Neapolitani — Napoli 1836. Edizione seconda 1857. Costa A. Molluschi di Capri. Nella Statistica fisica ed economica del- l’ isola di Capri, pubblicata nel vol: II, parte prima, 1840, degli Atti dell’Accademia degli aspiranti naturalisti, fondata dal Dott. 0. G. Costa. i CesatI V. Molluschi raccolti nel R. Orto Botanico di Napoli — Boll. Soc. Malacologica Italiana, Pisa 1875, pag. 225. CastRIOTA - ScanpERBEG. A. Aggiunte alla nota del Dott. R. Bellini sui molluschi terrestri e fluviatili della provincia di Napoli — Rivista Italiana di Sc. Natur., anno XIX, Siena 1899. numeri 1 e 2. (4) Bellini R. Malacologiae terrestris et fluviatilis neapolitanae synopsis — , Riv. It. di Sc. Natur., anno XVIII, numeri 7 e 8, Siena 1898. Appendice alla Synopsis. — Id. Anno 1899, numeri 3 e 4. Ulteriori osservazioni sui molluschi terrestri e fluviatili dei dintorni di Napoli. — Id,, numeri 9 e 40, 1899, 30 RAFFAELLO BELLINI anni avevo iniziato su questo interessante soggetto, avendo ricercato in ogni località esplorabile, consultati libri, colle- | zioni private ed ogni altro mezzo che avesse potuto aiutarmi nello scopo prefissomi. Oggidì posso dire di aver raccolto tutto il materiale necessario per una monografia sui molluschi extramarini della classica regione partenopea, che solo per. comodità di studio intendo limitata nel semicerchio compreso tra le isole d’Ischia e di Capri, diverse per costituzione lito- logica come la contrada tra esse racchiusa, ossia la regione vulcanica e quella calcarea, la prima suddivisa in trachitica o flegrea, e basaltica o vesuviana, separate l’una dall’altra dal fiumicello Sebeto; la seconda comprende l’isola di Capri e la Penisola Sorrentina. Avremo quindi due diverse faune malacologiche terrestri, che si modellano sulle due varie na- ture geologiche del suolo; ma la fauna della regione cal- | carea, come facilmente si comprenderà, è la più ricca in specie e la più numerosa in individui. È Con questa contribuzione intendo far conoscerè i risul: tati di più anni di ricerche nell’isola di Capri, che per il suo carattere insulare, le sue condizioni climatiche e la sua na- tura litologica possiede una fauna di molluschi ricca ed ab- bondante, che ha molta analogia con quella siciliana e po- chissima con quella del vicino continente, eccettuata la Re- gione Sorrentina avente fauna quasi identica, sebbene non paragonabile per abbondanza di forme a quella della pros- sima e celebre isola. | Sorrentina da un tratto di mare di tre miglia (Bocca piccola di Capri); dista 19 miglia da Napoli ed ha circa 10 km.? di area. Geologicamente risulta di calcare cretaceo, con lembi di eocene e tufi sanidinici di trasporto. La sua natura ricca di paesaggi, di siti rupestri e selvaggi ed il suo clima deli- zioso contribuirono sin dai remoti tempi a renderla un luogo Capri, l'isola delle sirene degli antichi, giace all’ingresso | meridionale del golfo di -Napoli ed è divisa dalla Penisola . frequentatissimo e molti vi furono quindi che studiarono Ie. sue naturali produzioni. Se abbondanti vi sono i molluschi terrestri, scarsis- imi sono quelli d’acqua dolce per la mancanza assoluta. È t i 5 a f - n - I MOLLUSCHI EXTRAMARINI DELL'ISOLA DI CAPRI 31 d’acque stagnanti, non essendovi nell'isola che pochissimo piano. Anche le sorgenti difettano. * A Capri è notevole la distribuzione ipsometrica delle specie. Ho osservato che la successione delle forme dal basso in alto procede in ragione diretta dell’ elevatezza della spira in ogni genere ben circoscritto; vale a dire che rimanendo costanti la forma propria ed è? caratteri della conchiglia in ciascun genere le specie più acute sono quelle che vivono ad altezza maggiore. Un’eccezione che pur conferma la legge è. data dalla Rumina decollata, L. sp., che vivendo quasi al livello del mare ha l’apice della conchiglia troncato e ciò in tutti i luoghi dove abita; esemplari sviluppati ad apice integro si raccolgono raramente al limite superiore in cui la specie suddetta vive. In seguito a queste osservazioni ho potuto distinguere nell'isola di Capri tre zone ipsometriche ben limitate com- prese tra il livello del mare e la vetta del Monte Solaro, massima elevazione dell’isola. Queste zone sono caratterizzate da una o più forme do- minanti, esclusive della zona, a cui se ne accompagnano altre, che chiamo forme concomitanti, le quali possono vivere anche ai limiti di contatto delle zone prossime ; le forme sud- dette sono più o meno uniformemente distribuite in tutta la zona o caratterizzano punti limitati (sotto-zone). Qui appresso è esposto il quadro di queste zone; intanto ammetteremo noi con Recluz e Locard che la causa di que- . sta maggiore acutezza o depressione della spira (1) secondo le altezze debba ricercarsi nella rarefazione dell’aria delle montagne ? Pur ammettendo come importantissima la ragione sud- detta credo che non sia la sola; il fatto certamente è da attribuirsi ad un complesso di cause, di cui la gran parte - (1) Locarp A. L’influence des milieux sur le développement des mollusques. Soc. d’Agric., Histoire naturelle et arts utiles de Lyon. Seance du 1°" mars 1891. Lyon, 1892. 32 RAFFAELLO BELLINI * ci è ignota. Sarebbe utile che ogni cultore di malacologia osservasse se nella propria contrada si possano applicare i _ suesposti criterî, studiando anche la flora, la litologia ed il clima delle diverse zone che distingue. Allorquando si sa- ranno raccolte molte osservazioni su regioni diverse per al- — titudine, latitudine, clima e costituzione, si potrà forse con successo scrivere questa pagina ignota della biologia dei d molluschi. Napoli, Gennaio 1900. Zone ipsometriche dell’isola di Capri. MONTE SoLaRO (618 m.). 3. Zona dei Bulimi e delle Pupe. La rimanente altezza del- — l'isola. Abbondanza delle specie dei generi Buliminus e Pupa. 8. Sotto-zona orientale ad H. elata. — | Forme concomitanti: Helix turrita, ESA . LEA | lenticula, H. subprofuga, H. pyrami- 2. geni delli DOGE al na savicia; dal i due non si rinvengono ad occidente. — a. Sotto-zona occidentale ad H. surrentina. Forme concomitanti: H. . elata var. caprensis, H. carthusiana, ' H. strigata, H. rupestris, H. subpro- î fuga (forma elevata), H. Cerioi, Parpi sd avena. FI ed H. surrentina (sino aldisotto delle | alture del gruppo. di Capri; circa m. 340, 1. Zona della Rumina decollata. Raggiunge in altezza la valsa letta su cui siede Capri e le altre allo stesso livello. Forme - concomitanti principali: H. muralis, H. rupestris, H. Ten- o È ticula, H. subprofuga, H. cinctella. A Livello del mare. | I MOLLUSCHI EXTRAMARINI DELL'ISOLA DI CAPRI 33 GASTROPODA. ORDO PULMONATA. A) — Geophila. Fam. Testacellidae. TESTACELLA, Cuvier in Anat. comp., I, 1805. 1. 7. drymonia, Bourguignat, Spic. Malac., p. 13, f. 10 a 13. (7. haliotidea, Costa A. in Stat. fis. ed econ. Isola di Capri, p. 66, t. V, f. 3, non Drap). Questa specie è esclusiva dell’isola di Capri, dove però è rarissima. Il professor Costa fu il primo nel 1840 a far notare l’esi- stenza di questo mollusco. Nella Stat. fis. ed econ. dell’isola di Capri ne dà una buona figura a colori e dice di averne rinvenuto «.tre individui in Aprile vicino alla Certosa, al mezzogiorno dell'abitato di Capri, strada detta S. Giacomo, entro poca acqua raccolta sulla strada per un rigagnolo temporaneo che ci correva ». Qualche altro esemplare è stato rinvenuto dal Dottore Ignazio Cerio, così benemerito nella Storia Naturale dell’isola, il quale ce ne fece parte. I pochi individui trovati si sono raccolti nei siti umidi presso i muri di campagna. Fam. Limacidae. LIiMAx (L. Syst. Nat. Ed. X, 1758, I, p. 752, pars I), Féruss., Hist. Moll., 1819, p. 30, 66.0 __* S. g. Amalia, Moq.-Tand., Moll. Fr., 1885, II, p. 19. 2. L. gagates, Drap., Tabl. Moll., 1081, p. 100 — ? Phil., Moll. Sic. II, p. 102. Due individui in due diversi anni ad Anacapri. Il Phi- lippi lo cita con dubbio della Villa Reale di Napoli. ; Littorale mediterraneo ed oceanico da Cadice al Belgio. Bollettino della Sogetà Zoologica Italtana 3 34 RAFFAELLO BELLINI 3. L. marginatus, Miller, Verm. Hist.. II, 1774, p. 10, n. 206. (non Drap) — Costa A. Stat. dî Capri, p. 66. Dopo le pioggie sui vecchi muri e sotto le pietre. Abita l'Italia, la Francia meridionale, la Svizzera, Germania, Austria, Inghilterra, Norvegia. * S. g. Eulimax, Moq.-Tand., Moll. Fr., tes II, p. 22. 4. L. agrestis, L., Syst. Nat., Ed. X, 1758, I, p. 652 — Costa A.- Stat Capri. p. 66. Vive nei campi, giardini, boschi, ecc. È notevole come possa sospendersi ai rami degli alberi per mezzo di un fila- mento mucoso aderente alla coda. Europa centrale e meridionale sino a Madera. Anche in Siberia dii Esmark) (1). | 5. L. maxtmus, L., S. Nat. Ed. X, I p. 652 — Costa A,, Stat. Capri, p. CAZIE cinereus, Mùller, Verm. Hist., 1774, II, p. 5, n. 202 — L. antiquorum, Féruss., Hist. Moll., DS 98- CIV A preferenza nei luoghi umidi ed oscuri, Europa e Regione mediterranea. HYALINIA, Féruss., Tabl. Syst., 1822, p. 44 (em. Agassiz 1837). 6. H. nitida, Miller., Verm. Hist., II, p. 32 (Helix) (non Gm,, Drap. Hist., Stud). Helix lucida, Drap. Hist., 1805, p. 103 (non Drap Tabl.). Rara sotto le foglie nei siti umidi. Abita a preferenza l’Europa meridionale occidentale. T. H. icterica, Tiberi, Note int. ad alc. conch. degli Abruzzi — in Boll. Soc. Malac. It., 1872, anno V, pag. 7 = Helia >» olivetorum, Costa O. G. Cat. et Fauna, Philippi Enum. Moll. Sic. (non Gm.) | 5a (1) Miss. BircitnE EsmaRK - On the land and freshwater mollusca of Nor- way — Journal of Conchology, luly 1886, Leeds, Vol. V. ; MOLLUSCHI EXTRAMARINI DELL'ISOLA DI CAP RI 36 Il Tiberi stabili questa specie sugli esemplari napole- tani ed abruzzesi dell’Helix olivetorum, Gm., la quale diffe- risce dalla forma napoletana perchè più grande, più solida, più depressa, con giri rapidamente crescenti, con ombelico più aperto, con piccole coste rilevate. Gli esemplari su cui Gmelin fondò la specie proven- gono dai dintorni di Firenze (Habitat in Florentiis olivetis, Gm., Syst. Nat., Helix, p. 170, nr. 3639); fu in principio de- scritta dall’Hermann (Schréòter, El. II, p. 214), che la trovò nei dintorni di un convento della suddetta città, ed è note- vole che nè in Francia, né negli altri luoghi ove si rinviene, abita gli oliveti. Riporto dal Tiberi (De quelg. moll. terr. Napol. (trad. par I. Colbeau), in Ann. Soc. Malac. Belg., Tome XIII, 1878) la sinonimia dei seguenti tipi molto prossimi abitanti la Francia mediterranea e l’Italia e derivanti tutti da modificazioni locali di una forma primitiva : Helix incerta, Drap.(= ZA. olivetorum Dupuy, Moq.-Tand., Charp.) Francia meridionale. Helix olivetorum, Hermann et Gmelin (= Hyal. Leo- poldiana, Charp.) — Toscana, Italia superiore e Sicilia. Helix fuscosa, Ziegler (= H. Calcarae, Arad. et Magg. — Sicilia. | Hyalina icterica, Tiberi — Italia meridionale conti- nentale. | Ho trovato di questa specie una sola volta a Casti- glione un individuo morto; ma si rinviene a Sorrento (Tiberi), Castellammare (Bellini) ed anche in qualche sito della regione . picca. 8. H. lucida, Drap. Tabl. Moll., 1801, p. 96 (non Mont., Drap. Hist., Stud.) — Helix lido: Drap. Hist. Moll.; p. 117, t. VII, f, 23-25. Mollusco vivace vivente tra il terriccio e sotto le pietre umide. | Differisce dalla specie seguente per la taglia maggiore della conchiglia, perchè più rigonfia PES RUPNIEe: per l’aper- . tura più ovale e più obliqua, rad * ET, car pc di è Late ia ® Re E - n NZ î \ sr è - ‘ ti i i 36 RAFFAELLO BELLINI Europa meridionale occidentale. Deve rapportarsi a questa specie l’Helicella Drapar- naldi, Beck. 9. H. cellaria, Muller, Verm Hist., II, 1774, p. 38 (Helia) — Phil., Moll. Sîc., I, p. 131 (pars) — II, p. 108 (pars) — Helix lucida, Mont., Test. Brit., 1803, p. 425 (non Drap.). Mollusco lento vivente nelle grotte, sotto le pietre e le foglie morte e fra il terriccio; ma poco abbondante. Vive in tutta Europa e si estende sino a Madera e le Canarie. E’ anche citata di S. Elena (miss Esmark). 10. H. nitens, Gm., Syst. Nat., p. 3633 (Helix) — Phil., Moll. Stie., II, p. 108 — Costa O. G. Catal., p. CV, nr. 18 (pars). Mollusco lento ed irritabile vivente tra i muschi e le foglie nei siti molto umidi. Raro. i Europa mediterranea. 11. H. crystallina, Miller, Verm. Hist., II. p. 23, nr. 225 (Helix) — Phil., Moll. Sic., II, p. 108. Vive sotto le pietre, il terriccio e le foglie morte nei siti bassi ed umidi, Poco comune. Helix pellucida, Pennant, Brit. Zool, p. 138, è sinonimo. * Var. pseud ohydatina, Bourg.,,Amen. Malac., 1856, I, nr. 5, 6, 7 (= Helix hydatina Phil.). Vive col tipo. Difterisce dal- l’Helix o Zonites hydatinus perchè più piccolo, a giri meno .. globulosi, a sutura non marginata, ad apertura meno obliqua, a bordo superiore non arcuato, ad ombelico più stretto. Secondo il Bourguignat quest’ultimo è proprio di Corfù. i Specie e varietà abitano principalmente l'Europa me- ridionale e si estendono sino a Madera da una parte e Malta dall’altra. Fam. Helicidae. HELIX, L., Syst. nat. Ed. X, I, p. 768 (pars). * S. g. Patula, Held, in Isîs, 1837, p. 916. 12. H. Pygmaea, Drap., Tabl. Moll., p. 93 — Hist., pl. VIII, f. 8-10 — Phil. Moll. Sîc., II p. 219. I MOLLUSCHI EXTRAMARINI DELL'ISOLA DI CAPRI 37 Rara nei luoghi ombrosi tra le erbe ed i muschi nei tempi piovosi. Europa. Siberia (miss. Esmark). 13. H. rotundata, Muller, Verm. Hist., II, p. 29 — Phil, Moll. Baci LD: 129°, pi 107. Comune nei luoghi umidi, sui tronchi degli alberi e sotto le pietre, spesso insieme alla Pupa cylindracea, Da Costa Europa. E’ sinonimo H. radiata, Da Costa, Test. Brit., p. DI, tab. IV; f..15,; 16. 14. H. rupestris, Drap., Tabl. Moll., p.71— Phil., Moll. Sic., I, p. 130; II, p. 107 — Turbo Myrmecidis, Sacchi, Oss. Zool., Febbr. 1833, p. 11 — H. rupestris, Costa, Stat. Capri, p. 68. ; Trovasi aderente alle roccie in pochi punti dell’isola (Tragara, Matromania, Scala di Anacapri). Vive nella sola regione calcarea. © Il Bourguignat (Malac. d’Algérie) distingue tre diverse forme di H. rupestris. 1. Testa depressa, umbilico maxime aperto (H. umbilicata, Mont.) - Nord Europa. 2. Testa subglobosa, umbilico mediocri, pervio, coarctato (H. rupestris Drap.) - Europa meridionale sino in Siria. 3. Testa conoideo-globulosa, umbilico parvulo - Algeria. * Var. sagatilis, Hartmann, $yst. GFast., 1821, p. 52 .- H. ru- pestris var. 8. Drap., Hist., p. 82. Con la specie. * S. g. Gonostoma, Held, în Isis, 1857, p. 915. 15. H. lenticula, Féruss., Tabl. Syst., 1822, p. 44 - Phil, Moll. Sic., I, p. 136 (Carocolla); II, p. 107. Vive sotto le pietre e le foglie morte nei tempi umidi | a Capri (località di Castiglione, Mulo, Arco naturale). Nel continente ne è stato raccolto un solo esemplare morto dal prof. A. De Gasparis a Capodimonte ed un altro da me nei dintorni di Cuma; forse trattasi di due casi sporadici. E questa una specie a distribuzione geografica molto estesa; trovasi nella Francia meridionale e nelle isole, in 38 RAFFAELLO BELLINI Italia, in Grecia, a Gerusalemme, in Egitto, nelle Canarie ed < a Madera (come H. subtilis, Lowe) (1). È sinonimo Pintorella Bonelli, Villa, Disp. conch., 1841, p. 15. ve td S, g. Zenobia, Gray, Nat. arr. moll., in Med. Repos., XV, 1821, p. 239. 16. H. carthusiana, Miller, Verm. Hist., II, p. 15, nr. 214 — Costa O. G., Catal., p. CVI, nr. 20 (pars) — 4. car- thusianella, Drap., Tabl. Moll., p. 86 — Hist., tab. VI, f. 31, 52 — Phil, Moll. Sic., I, p. 132; II, p. 107. Comune nei luoghi umidi ed ombrosi nei prati, campi, sotto le pietre. | Europa e contrade circumediterranee. È È sinonimo I. arenaria. , Olivi, Zool. Adr., 1792, p. dd; (non Ziegler). * Var. rufilabris, Jeffr., Linn. Trans., XVI, 1830, p. 1509) — var. 8. Drap., Hist., p. 11. i * Var. lutescens, Moq. - Tand., Moll. France, II, p. 207. * Var. lactescens, Picard, Moll. Somme, p. 223. 17. H. cantiana, Montagu, Test. Brit., 1803, p. 422, pl. XII, — p. 1 — H. carthusiana, Drap., Tabl. Moll., p. 86 (non — Miller) — Hist., p. 197, tab. 6, f. 33 — Phil, Moll, — St LD: ASIAGO] Sa Foto comune sotto le foglie nei siti umidi dell’isola. | Europa centrale ed occidentale. i ci * Var. rubescens, Moq.-Tand., Hist. Moll. Fr., II, p. 202. 18. H. incarnata, Miller, Verm. Hist., II, p. 63, n. 259 — — Phil., Moll. Sic., IL, p. 217. 4 Rarissima dopo le pioggie. Europa centrale e mediterranea. 19. H. gregaria, Ziegler in Rossm. Icon., IX, 1859, p. 7, nr. 560. 3 — H. Olivieri. Pirajno, Note di tal. Moll. Sic., 1842 p. 6 (1) H. subtilis, Lowe, Primitiae et novitiae florae et faunae Maderae et Portus Suncti in Trans. Cambr., IV, 1333, p. 45, pl. Vi f. 43. I MOLLUSCHI EXTRAMARINI DELL'ISOLA DI CAPRI 39 (non Mich.) — I. occulta, Biv. pater, olim, teste Pirajno in Benoit, Moll. extr. Sic. ult. Non comune nei luoghi umidi ed erbosi, Europa meridionale. 20. H. Cerioi, n. sp. — ANIMAL. parvus, antice rotundatus, postice acuminatus, colorî atro-rubro. TESTA subperforata, globosa-depressa, obscure carinata, fragilis, opaca, subvi- trea, pellucide subfasciata, rubescens; anfractus 5/, con- veriusculi; apertura lunaris; peristoma acutum, extus ru- fulum. Diam, maj. 6 mm.; min. 5 mm.; alt. 5. mm.; ap. 4 mm. È questa una forma distinta di Helix, che può diffe- renziarsi per i seguenti caratteri della conchiglia: Ombelico coperto quasi completamente, piccolissimo; giri in numero di 5 !/, piuttosto convessi, di un color giallo-rosso, semitra- sparenti, cornei-vitrei, aventi superiormente una striscia bianca semidiafana; l’ultimo ha un accenno di carena; apice della conchiglia di color bruno scuro; peristoma tagliente, alquanto ripiegato verso l'ombelico e di color rosso bruciato al di fuori. Questa specie si distingue dall’H. gregaria per la sta- tura più piccola, per la maggiore altezza, per il colore, la trasparenza e per l'ombelico. Ha una certa analogia con l’H. lanuginosa Forbes, della Francia, ma quest’ultima è molto più grande, più consistente e con ombelico largo ed aperto. Ma le maggiori affinità l’ha senza dubbio con l’H. în- carnata, però è molto più piccola, più fragile, a peristoma internamente unicolore, inoltre è più sollevata; e si distingue dalla var. sericea, dall’H. incarnata perchè l'ombelico è un poco più chiuso, perchè è perfettamente glabre ed esterna- ‘mente il labbro è di colore più oscuro. L’Helix Cerioi trovasi poco comune nell'isola nelle zolle incolte al disotto del diruto Castello Barbarossa; lho raccolta in parecchi individui nel mese di ottobre 1899 e mi pregio dedicarla all’illustratore e cultore della Storia Natu- rale dell’isola, Dott. Ignazio Cerio, presso il quale ho sempre | trovato con la scienza l'amicizia e l'ospitalità. I 07 PT vi a a #0 def (Tè n * x re NA SRI EZIO NT rad : ei ©. 40 RAFFAELLO BELLINI 21. H. cinctella, Drap., Tabl. Moll., p. 87, n. 30 — Hist., pl. VI, f. 23 — Phil., Moll. Sic.,.II, p. 104 — Catia di albella, Costa O. G. —. Cat. test. due Stc., p. CVI, nr. 25 (non Lam.). Poco comune sulle piante del littorale nei siti bassi ed umidi. Ottimi e grandi esemplari se ne raccolgono in un vallone al disotto del Monte Solaro. Europa. H. limbata var., Cantraine, Malac. Meéditerr., p. 124 (non Drap.) è sinonimo. * S. g. Campylaea, Beck, Ind. Moll., 1837, p. 24. 22. H. planospira Lam. var. pubescens, Tiberi, De quelqg. Moll. terr. nap., 1878, tab. I, f. 3, p. 11 — (H. pube- scens) — H. planospira, Lam., Costa O., Catal., p. CV, nr. 8— Fauna, Gast. polm., p.9 — Costa A., Stat. Capri, p. 68 — H. Lefeburiana. Phil., Moll. Sic., II, p. 111 (non Féruss.). | Nel 1878 il Tiberi stabili come specie distinta lH. pu- bescens sugli esemplari di H. planospira dell’Italia meridio- nale, il cui tipo si dice vivere dalla Toscana in su. L’anno se- guente però lo stesso autore ritirò questa specie (Note intorno alle specie terrestri pubblicate dal Dott. N. Tiberi. Bull. Soc. Malac. It., V., 1819, p. 56). la PAG napoletana differisce alquanto da quella dell’Italia centrale, ossia dal vero tipo dell’H. planospira, di cui possiamo quindi considerarla come una varietà, a cui è da lasciare il nome originariamente dato dal Tiberi. Le differenze tra il tipo e la varietà sono le seguenti: l’H. pubescens è più piccola, ha la spira più depressa, di color tabacco chiaro con una fascia più oscura; la superficie è gra- nulosa, l'apertura è lunare obliqua, il peristoma rossastro, l'ombelico è più ristretto; inoltre la superficie della un si è gremita di ina peli. L’H. Lefeburiana Féruss, citata dal Philippi, si rinviene “i nell’estremo limite settentrionale d’Italia ed in siti ancora più al nord (Dalmazia superiore, Carinzia, Carniola); è una. È I MOLLUSCHI EXTRAMARINI DELL'ISOLA DI CAPRI 41 forma più sottile, più scolorata, coperta di peli corti ed obli- quamente disposti. L’H. planospira var. pubescens abita alcuni siti umidi; ma è poco comune nell'isola. * S. g. Heliomanes, Fér., Tabl. Sist., 1822, p, 48. 23. H. pisana, Muller, Verm. Hist., II, p. 60. - Costa O., Catal., picCvir ne. db Phil, Moll. Ste. J, p.-131; I, p. 109. Specie comunissima sulle piante nei luoghi presso al mare; sommamente variabile nella dimensione e colorazione. Tra le varietà noto: vulgata, Moq.-Tand.; ferruginea Moq.- Tand.; interrupta, Moqg.-Tand.; concolor, Moq.-Tand.; glo- bosior, Shuttl; maculata, Menke; maritima, Des Moul. Ma le differenze non sono quasi mai costanti e non hanno limite netto di separazione. . Sono sinonimi: H. zonaria, Pennant, Brit. Zool., p. 137; H. petolata, Olivi, Zool. Adr., p. 178; H. rhodostoma, Drap., Tabl. Moll., p. 74; H. cingenda, Mont., Test. Brit., p. 418. L’H. pisana vive in tutta l’Europa e si estende sino alle regioni del Mar Rosso, a Madera ed alle Canarie. 24. H. variabilis, Drap. Zabl. Moll. p. 73. - Costa O., Catal., We ur SPhit.Mobt, St: L p.‘132; II,-p. 109. Vive nei campi; variabilissima nei suoi caratteri se- | condari, a Varietà principali osservate nei dintorni di Napoli: fasciata, Moq.-Tand.; subalbida, Poiret; ochroleuca, Moq.- Tand.; lutescens, Moq.-Tand.; albicans, Gratel.; submaritima Des Moul. L’H. virgata, Mont., Tes. Brit., p. 415, tab. XXIV, p. 1 deve riferirsi a questa specie. Europa e regione mediterranea. 25. H. lineata, Olivi, Zool. Adriat., p. 77 (non Wood, Say) - . H. maritima, Drap. Hist. Moll., p. 85, pl. V, f. 9 e 10. Vive con la precedente specie da cui differisce per la statura più piccola, perchè più conica, più solida e più co- lorata. * S. g. Helicella, Fér., Tabl. Syst., 1822, p. 48. 42 RAFFAELLO BELLINI 26. H. subprofuga, Stabile, Moll. Du Piémont in Atti Soc. It. Sc. Nat., Milano 1864. Vol. VI, p. 167 - H. striata auct. (non Drap.). i | È la forma meridionale dell’Helix striata Drap. ., da cui differisce per l’ultimo giro più rigonfio, per l'ombelico stret- tissimo, per la bocca più grande e circolare, per le strie molto impresse e poco regolari. Specie comupnissima e variabile per grandezza, colora- zione e forma. Vive sotto le pietre e fra il terriccio. Alle Paludi presso Napoli si raccoglie nei mesi da Settembre a Novembre a preferenza una bella varietà maxima. A Capri è più comune una varietà Roemastoma e quasi esclusivamente sulle rupi della Scala d’Anacapri una var. turriculata. Vive anche in Algeria come H. submeridionalis, Bourg. 27. H. Aradasi, Pirayno, Note di Moll. di Sic. 1842, p. 6. - Phil.;, Moll: Sic., IL p. 218. È una forma siciliana, principalmente di Messina, Si rinviene in primavera ed autunrio al Monte S. Michele ade- rente alle piante. 3 Si distingue dalla specie precedente perchè più piccola di statura e per la striatura più elegante e regolare. 28. H. conspurcata, Drap., Tabl.Moll., p. 93. - Hist., tab. VII, f. 23-25 - Phil., Moll. Sic., L p. 133; IL p. 110. — Comune sotto le pietre umide e nei crepacci dei vecchi , muri. Abbondante specialmente nei siti bassi tra le pietre. Europa meridionale. 29. H. aetnaea, Benoit, III. sist, crit. icon. Test. Sic. Ult., 1859, p.96, t--IV, .£012:- Specie vicinissima alla precedente (1), vive forse anche. É nei dintorni di Sorrento. n (1) H, aetnaea, Benoit. Testa anguste umbilicata, subdepressa, tenuis, sub- | pellucida, nitida, striatula, hispida, rufescens; anfractus 4 12 convexiusculi, subcarinati; spira prominula; apertura oblique lunato-rotundata; peristoma simplex, acutum, marginibus remotis (Benoit). a 1 MOLLUSCHI EXTRAMARINI DELL'ISOLA DI CAPRI 43 Il Benoit stabili la specie su esemplari di Nicolosi alla base dell’Etna, 30. H. candidula, Studer, Kurz Verzeichness, 1820, p. 87. - H. striata var. î, Drap., Hist., p. 106, pl. VI, f. 21. — Non comune nell'isola, Europa meridionale. 31. H. apicina, Lam., Hist. an. s. vert., 1822, 2.0 partie, p. 93. Poco comune ici siti boschivi ed ombrosi nelle parti umide. Europa meridionale. H. Cenisia, Charp, Moll. Suisse, 1837, p. 12; pl. I, 21; è sinonimo. I * S. g. Theba, Risso, Hist. Nat. Eur. mérid., 1826, IV, p. 67. 73. 32. H. pyramidata, Drap. Hist., p. 80, pl. V. f. 5-6 — Phil, Moll., Stic., I, p. 134; II, p. 110 — AH. meridionalis, 0. GINA (fide Tiberi in Note addiz. art. sig. Martens, Boll. Soc. Malac. It., 1869). Abbondante a preferenza tra le foglie ed il terriccio. Regione mediterranea. * Var. marmorata, Moq.-Tand. Moll. France., II, p. 268. * Var. alba, Moqg.-Tand., 2. cit. p. 268. Queste due varietà le ho raccolte nell'isola nella lo- calità Tragara e ad Anacapri. 33. H. trochoîdes, Poiret, Voy. en Barbarie, 1789, II, p. 29 — H. conica, Drap.} Tabl. Moll., p. 69 — Costa O., Catal. test., p. CV, nr. Tosti Phil, Moll. Stc., I, p. 134; II, pag. 110. Vive questa specie nei luoghi presso al mare sulle piante o sotto le pietre muscose. Abita le contrade circumediterranee. * Var. fasciata, Moq.-Tand., Moll. Fr., II, p. 272, (var. a et d, Drap.). * Var. soluta, Phil, Moll. Sic., II, p. 110. Con la specie. 44 RAFFAELLO BELLINI 34. H. conoidea, Drap., Tabl. Moll., p.69 — Costa G., Catal. test., p. CV, nr. 17 — Phil, Moll. Sîc., I, p. 154; II, pag. 110. 4 Si rinviene sulle piante del littorale. I Specie comune sulle spiaggie arenose delle contrade 9 circumediterranee. E’ la stessa specie Bulimus solitarius, Pfeiffer. Mon. Helic. Viv., I. p. 216, 1848. * Var. fasciata, Féruss., Tabl. Syst., 1882, p. 56. Con la specie. EST 35. Helix elata, Faure Biguet, in Féruss., Prodrome, 1882 — Phil., Moll. Sic., I, p._ 137, t. VIN, f. 16 (Carocolla) — Costa A., Stat. Capri, p. 68 (Carocolla) — Phil, II, p. 111. E’ un’elegante specie esclusiva della Sicilia e dell’i- sola di Capri; in quest’ultima località fu la prima volta rac- colta dal fu prof. A. Costa nel 1840, ed è notevole perchè è un’altra prova della grandissima rassomiglianza della fauna malacologica caprense e siciliana. Abbonda a preferenza nelle località dette Castiglione ed Arco naturale. * Var. caprensis, Bellini, Ult. oss. sui moll. terr. e fluv. dei dintorni di Napoli in Riv. It. Sc. Nat., 1899. « Testa magis depressa quam în typo, fasciîs duobus annularibus subtus ornata; lateribus magis concavis ». Rara nella parte PECE dell’isola nelle zolle in- colte al disotto del diruto castello Barbarossa” 36. H. turrita, Phil., Moll. Sic. p. 131, t. VII, f. 17 (Caro- colla) — Mep: J11, n | Rara la specie precedente, da cui si distingue per l'altezza maggiore e per i giri in numero di circa 10 e più eserti. E' anche prossima all’H. Caroni, Desh., della Sicilia, ma in questa sono diversi i rapporti tra l’altezza ed il dia- metro basale. * S. g. Cochlicella, Tabl. Syst., 1822, p. 56. 37. H. ventricosa, Drap., Tabl., p. 68 (Bulimus) — Mist, — tab. IV, f. 31, 32 (non Brug. 1792) — Phil., Moll. Sic., II — I MOLLUSCHI EXTRAMARINI DELL'ISOLA DI CAPRI 45 p. 112 (Bulimus) — MHelix ventrosa. Féruss., Tabl., p. 56 — Bulimus acutus var. f, Phil, Moll. Sîic., I, pag. 140. «Comune sulle pietre e sulle piante presso al mare. Europa meridionale sino alle Canarie e Madera. Il Moquin-Tandon vorrebbe sostituire al nome di ven- tricosa quello di dulimoides (Moll. France, II, p. 277, tab. XX, f. 21-26), perchè se l'aggettivo è appropiato nel caso di un Bulimus, come fu da principio ritenuto, non lo è conside- rando questa specie come un Helix. Ma se si dovessero cor- reggere tutte queste, diciamo così, imperfezioni di nomen- clatura, di questa bisognerebbe modificarne la metà. * Var. fasciata, Req. Catal., 1848, p. 47. * Var. alba, Req., I. cit. 38. H. acuta, Miller, Verm. Hist., II, p. 100, nr. 297 (non Lam.) — Phil. Moll. Sîc., I, p. 140 (Bulimus); II p. 112 (Bulimus). Comune sui fusti delle piante nel luoghi presso al mare. Europa mediterranea, Inghilterra e Norvegia. . Sono sinonimi: Turbo fasciatus, Penn., Brit. Zool., p. 131; Bulimus wvariabilis, Hartmann, Syst. Gast., p. bl; Cochlicella meridionalis, Risso, Hist. nat. Eur. merid. IV, p. 718; Bulimus litoralis, Brumati, Catal. conch. Monfalcone, Mips04; f...9, 18598. * Var. unifasciata, Menke, Syn. method, Moll. 1830, p. 27. | * Var. bizona Moq.-Tand., Moll. France, II, p. 280. * Var. alba, Req., Catal., 1848, p. 47. * Var. elongata, De Crist. et Jan, Cat., X, n. 1772. * Var. îinflata, Moq.-Tand., 2. cè. * S. g. Iberus, Montfort, Conch. Syst., 1810. | 39. H. muralis var. propemuralis, Monterosato in Molluschî È delle isole adiacenti alla Sicilia, p. 10 — H. muralis, n; Gm:, Costa O., Cat. test., p. CV, nr. 12 — Phil. Moll. > Sic. I, p. 126, t. VII, f. 8; II, p. 105. | Comunissima sulle macerie, tetti, mura, ruine, ecc. | Il marchese di Monterosato giustamente ha fatto no- 46 RAFFAELLO BELLINI tare come la tipica H. muralis. Muùll. in Italia esiste sola- mente sulle rovine del Colosseo a Roma. La forma alquanto differente che vive negli altri luoghi della Penisola la chiama H. propemuralis. Ciò concorda con le osservazioni degli altri autori e del Philippi. 40. H. strigata, Muller, Verm. Hist., II, p. 61, nr. 256. — Phil.;:Moll. Sic. Lp: 127; IL ‘p.«105 are), a . Poco comune sulle rupi calcaree della Penisola Sorren- tina e rarissima a Capri nei pressi della Scala d’ Anacapri - (introdotta). Il Philippi la dice frequentissima nell’ isola, ma egli la confonde con la specie seguente, allora non ancora distinta. 41. H. surrentina, Ad. Schmitt, Malac. Bldtt., I, 1854. — H. strigata Phil., Moll. Sic., II, p. 105 (pars). Comune sulle rupi calcaree. Differisce dalla strigata per i seguenti caratteri: colorito più pallido, essendo di un giallo oro molto chiaro, strie meno impresse, giri superiormente più piani, rughe molto meno marcate, ma più regolari ed esili. * S. g. Cryptomphalus, Agass. in Charp. Moll. Suisse, 1837, p. 6. 42. H. aspersa, Mùller, Verm. Hist., II, p. 59, nr. 253. — Costa O., Catal. test., p. CV, nr. 4. — Phil, Moll. Ste., E3p. 12011 prato; Comunissima ed edibile. Offre moltissime varietà in rapporto alla colorazione ed alle fascie, ma tutte poco importanti e non stabili. Noto perchè interessante la var. secunda, O. Costa (= H. secunda, Costa O., Fauna, Gast. polm., p. 19), avente un colorito giallo uniforme. | Questa specie abita l'Europa, l'Asia occidentale, l’ A- frica settentrionale, l'America meridionale, Capetown, Mau- rizio. * S. g. Cantareus, Risso, Hist. Eur. meriîd,, IV, p. 64. pà 1596 cui MOLLUSCHI EXTRAMARINI DELL'ISOLA DI CAPRI 47 43. H. neritoides, Gualtieri, Ind. Test. Conch. 17142, Tab. I, f. 7 (Cochlea). — H. aperta, Born, Ind. Mus. Caes. Vindob., 1778, p. 399. — Costa O., Catal. test. p. CV, nr. 9. — Phil., Moll. Stic., II, p. 103. — H. naticoides, Drap., Tabl., p. 18. — Phil., En. Moll. Sic., I, p. 126. Abbondantissima tra i cespugli ed il terriccio, Edibile. Regione mediterranea. * Var. viridis, Req. Catal., p. 44. * Var. pallida, Moq.-Tand. Moll. Fr., Il, p. 187. * S. g. Macularia, V. Albers, Helic., 1850, «p. 80, 98. 44. H. vermiculata, Muller, Verm. Hist., II, p. 20, nr. 219. — Costa O., Cat. test., p. CV, nr. 2. — Phil., Moll. Sîc., B-p. 126; II, p. 103; Costa A. Stat. Capri, p. 68. Abbondantissima ed edibile. Europa mediterranea e contrade circumediterranee, * Var. concolor. Moq.-Tand., Moll. Fr., II, p. 159. * Var. zonata, Moq.-Tand., /. cit. * Var. subfasciata, Req., Catal., p. 43. * Var. flammulata, Moq.-Tand., l. cit. L’H. wvermiculata presenta molte varietà di colore (mutazioni), quasi tutte d’interesse molto scarso, perchè mai costanti; le quattro citate sono le più notevoli. Fam. Pupidae. BULIMINUS, Ehremb., in Beck, Ind. Moll., 1837, p. 68. * 5. g. Ena, Leach, Brit. Moll., p. 112 (ex Turton 1831). 45. B. Obscurus, Muller, Verm. Hist., II, p. 103 (Helix). — Phil, Moll. Stic., II, p. 220 (Bulimus). Molto raro sotto le pietre. Sono sinonimi: Turbo rupium, Da Costa e Bulimus hor- i deaceus, Brug. È DO _* S. g. Chondrula, Beck, Ind. Moll., p. 87. 46. B. tridens, Mùll., Verm. Hist., II, p. 106 (Helix). — Phil., Moll. Sîc., p. 113 (Bulimus). 48 RAFFAELLO BELLINI Poco comune tra il terriccio e nelle fessure delle roccie. Europa meridionale. E sinonimo: Bulimus variedentatus, Hartmann. 47. B. pupa, L. Syst. Nat., Ed. X, p. 773 (Helix), — Phil, — Moll. Sîc., I, p. 140, t. VIII, f. 21 (Bulimus); II p. 113 (Bulimus). | | Rarissimo nella parte occidentale del Monte S. Michele. Europa meridionale. * S. g. Gonodon, Held, in Isis, 1837, p. 918. 48. B. quadridens, Mùll., Verm. Hist., II, p. 107 (Helix). — Phil., Moll. Sic., p. 113 (Bulimus). Nei luoghi assolati sotto le pietre e tra il terriccio. Europa meridionale, Jaminia heterostrophia, Risso è la stessa specie. > PUPA, Draparnaud, Tabl. Moll., p. 32, 56. Y S. g. Torquilla, Stud., Kurz Verzeichn., p. 89. 49. P. avenacea, Brug., Enc. meth., VI, 1792, p. 355 (Bulimus). — P. avena, Drap., Tabl., p. 59. — Costa A., Stat. Capri, — p. 68. — Phil., Mo4. Sic., II, p. 114. — P. lucana, Briganti, — Memoria su da nuove sp. di testacei ecc. in Atti Ist. Inco- ragg. di Napoli, Luglio 1832, p. 221. - Sulle rupi calcaree della Scala d’ Anacapri, Castiglione e. Tragara, per lo più insieme all’H. rupestris. s Europa meridionale. 50. P. granum, Drap., du p. 50 — Phil., Moll. Sîic., IL p. 114. Tra il terriccio nei siti umidi. Europa meridionale. 51. P. rupestris, Phil., Moll. Sic., I, p. 141, t. VIII, f, 15 (Bu- limus); II, p. 113. Comune sulle rupi, ma limitata in tI punti. Sicilia, I MOLLUSCHI EXTRAMARINI DELLL'ISOLA DI CAPRI 49 52. P. Philippii, Cantr., Malac. Méditerr., 1840, p. 140 — P. caprearum, Phil., in Rossm. Icon., XI, p. 11, f. 720; Moll. Sic., II, p. 114, t. XXI, f. 3. Abita specialmente i dintorni della Scala d’Anacapri, Sicilia, Grecia, * S. g. Odostomia, Flem., in Edinb. Encyel., 1814, VIL,I, p. 76 53. P. cylindracea, Da Costa, Test. Brit., p. 89, t. V, f. 16. (Turbo) — P. umbilicata, Drap., Tabl. Moll., p. 598 — Hist. t. III, f. 39, 40 — Costa A., Stat. Capri, p. 68 — Phil., Moll. Sic., II, p. 114. Trovasi a preferenza sulle corteccie screpolate ed al piede delle piante. Europa. Turbo muscorum, Mont. (non L.) e Pupilla Drapar- naudi, Leach, sono la stessa specie. 54. P. muscorum, L., Syst. Nat., Ed. X, p. 767 (Turbo) — Phil, Moll. Sic., Il, p. 220 — P. marginata, Drap., Tabl. Moll., p. 58. . Rara tra le foglie morte al piede degli alberi e sotto le pietre. È VERTIGO, Miller, Verm. Hist., II, 1774, p. 24. Y S. g. Isthmia, Gray., Nat. arr. moll., XV, p. 239. 99. V. muscorum, Drap., Tabl., p. 56 (Pupa) (exclus. syn. Linn. et Mill.) — Turbo callicratis, Scacchi, Oss. Zool., 1833, p. 11 — Pupa callicratis, Scacchi, Phil, : Moll. sie: H- pi 220, Haep comune a Tragara, Telegrafo e Scala d’Ana- capri nei luoghi umidi e tra le foglie. ‘Abita tutta l'Europa. Sono sinonimi: Pupa minuta, Stud.; P. minutissima, Hartm,; Vertigo cylindrica, Féruss.; V. pupula, Held, CLAUSILIA, Drap., Hist., p. 24, 29, 68. * S. g. Papillina, Mog.-Tand., Moll. Fr., II, p. 324. Bollettino della Società Zoologica PALI 4 50 RAFFAELLO BELLINI 56. C. bidens, L., Syst. Nat., Ed. X, I, p. 767 — (Turbo) Costa O., Catal. test., p. CVI — Helix papillaris, Mill., 3 Verm. hist., II, p. 120 — C. papillaris, Phil., Moll. Sic., I, p. 138;-I5:p. 110: À Comunissima nei luoghi umidi sulle roccie e sui muri. È l’unica specie che abita anche le vette del Monte Solaro. Regione mediterranea, . 3 * Var. affinis, Phil., Moll. Sic., I, p.139; II, p. 116, (C. vîr- gata, De Crist. et Jan; Cat., 1839, XIII. =B 57. C. poestana, Phil., Moll. Sic., I, p. 138; II p. 116 — — . ©. punctata, Scacchi, Catal., p. 16. È Non rara. Il Philippi la cita originariamente delle ro- | vine di Pesto (Salerno). x * Var. Neumayeri, Chemn.-Kuster, tab. 7, f. 5-7. Questa varietà, più-rara della specie, vive anche in Dalmazia. * S. g. Marpessa, Gray, Nat. arr. moll., p. 239. 58. C. cinerea, Phil., Moll. Sic., I, p. 145, t. VIII, f. 24; fo DAT Comune, Fam. Stenogyridae. RUMINA, Risso, Hist. Eur. merid., IV, p. 79. 59. R. decollata, L., Syst. Nat., Ed. X, L p. 773 (Helix) _ Bulimus dollari Phil., Moll. 36: D. 139; eo 112 — Costa A., Stat. Capri; DIE = Specie en nei luoghi incolti e fra i cespugli 3 Europa e Regione mediterranea. * Var. major, Moq.-Tand., Moll. Fr., p. 311. * Var. minor, Moq.-Tand, L. cit. 3 FERUSSACIA, Risso, Hist. Eur. merid., IV, p. 79, 80. 60. F. Gronoviana, Risso, Hist. nat. Eur. merid., IV, p. 80, t. III, f. 27 — Achatina folliculus, Lam., Phil., Moll. Sic., I, p. 141, t; VHL £ 27; Hp. 114—- Turbo splendidulus, | | Costa O. Catal. test., p. CVI, nr. 30, - Ì MOLLUSCHI EXTRAMARINI DELL’ISOIA DI CAPRI 5 Comune sotto le pietre umide e tra le foglie presso al mare. I Dalla Provenza in giù. La P. folliculus abita la Francia e la Catalogna. 61. 7. subcylindrica, L., Syst. Nat., Ed. XII, 1767, p. 1248 (Helix) — Helix a Miller, Verm. Hist., II, p. 104, nr. 303 — Achatina lubrica, Muùll., Phil, Moll. Sic., II, p. 115. Nei luoghi umidi specialmente presso al mare. Europa, Siberia (miss Esmark), Canadà (Christy) (1). 62. F. Vescoi, Bourguignat, Amén. daro 1856, I, p. 203 e 250, t. XV, f. 2-4. Rara con le precedenti specie. Si distingue dall’accre- | scimento irregolare della sua spira, dalla sua columella inter- mamente callosa e robusta e per la forma obesa; è meno ven- tricosa della F. Gronoviana, più rigonfia a sinistra che a destra e la columella è meno callosa. i Abbonda nella parte occidentale del Bacino Mediter- | raneo. * S. g. Acicula, Risso, Hist. Eur. mérid., 1826, IV, p. 81. 63. F. acicula, Mùll., Verm. Hist., p. 150. m. 340 (pars) - non ! Achatina acicula, Muùll., Phil, Moll. Sic., I, p. 142, f. VIII, : SE 25 Hp. 115; i Poco comune nel terriccio umido dei luoghi bassi. A preferenza abita l’ Europa meridionale occidentale. - i 64. F. Hoenwarti, Rossm., Icon. IX, X, 1839, p. 657 - non Phil., Moll. Sic., II, p. 115. Gli stessi ifoeni della specie precedente, con la quale _ convive nella stessa area geografica. | OSSERVAZIONE. La Achatina acicula e VO. Hoenwarti del Phi- . lippi non si riferiscono a nessuna delle due; l’ultima (T. I, tav. VIII, f. 26, T. II, p. 115), che è evidente- (1) Carisry R. M.- Notes on the land and freshwater mollusca of Mantoba - _ Journal of Conchology, Leedes, July 1885. 52 RAFFAELLO BELLINI mente una specie di Acicula, diversa dalla F. acicula e F. Hoenwarti, può avere il nome di Ferussocia. pusilla, Scacchi, avendo quest’ autore chiamato Helix pusilla © (Oss. Zool., 1833, n. 2, p. 26) una forma napoletana di questo gruppo. B) Gehydrophila. Fam. Auriculidae. CarYyCHIUM, Mill., Verm. Htst., II, p. 125. * S. g. Auricella Hartm., Syst. Gast., 1821, p. 36. 65. C. minimum Mùll., Verm. Hist., II, p. 125 - Helix cary- chium Gm., Syst, nat., p. 3665 - Auricula minima, Mill, Phil., Moll. Sic. II, p. 222. i Raro nei luoghi umidi tra le pietre, i muschi e le foglie marcie. i Abita quasi tutta l'Europa. c) Hygrophila. Fam. Limnaeidae. ANCYLUS, Geoffr., Coq. Paris, 1767, p. 122. - Re * S. g. Ancylastrum, Moq.-Tand. in Bourg., Not. Ancyl. in Journ. Conch., 1853, p. 63, 170. 66. A. fluviatilis Miller, var. margaritaceus, Costa, in Stat. © Is. Capri, p. 65. FE, Trovasi rarissimo nell’acqua della fontana Marroncella - nella valletta della Marina. “I Ritengo questa forma una modificazione locale del tipo da cui differisce per il margine anteriore sinuoso e perchè internamente è madreperlaceo. Secondo l’autore (2oc. cit.) si avvicina all’A. sinuosus, Brard; non conosco bene questa specie, che il Moquin-Tandon (II, p. 487) considera come ; 7 4 ” I MOLLUSCHI EXTRAMARINI DELL'ISOLA DI CAPRI 53 sottovarietà di A, fluviatilis, x simplex, Bourg., riportandola come sinonimo di A, sinuatus, Dupuy. Il tipo abita tutta l'Europa. ORDO PROSOBANCHIATA. Fam. Cyclostomidae. CrcLosToMA Drap., 7abl., 1801, p. 30, 37. * S. g. Ericia, Moq.-Tand., in Part., Cyclost., p. 24, 1848. 67. C. apenninum, Monter., in Natural. Siciliano, 1894. - C. elegans, auct. Specie comunissima tra il terriccio e le foglie nei luoghi ombrosi, Il march. di Monterosato fa notare come il C. ele- gans, Muùll, non sia forma italiana, ma del Nord Europa e dei Pirenei. Nella nostra Penisola è sostituito da una forma al. quanto diversa. * Var. fasciatum, Picard, Moll. Somme, in Bull. Soc. Linn. Nord., 1840, I, p. 258. | * Var. maculosum, Moq.-Tand., Moll. Fr., 1855, II, p. 496. * Var. aurantiacum, Moq.-Tand., l. cit. * Var. violaceum. Des Moul., Moll. Gir., 1827, p. 56. * Var. ochroleucum, Des Moul., Z. cit. Specie di dubbia esistenza. Leucochroa candidissima, Drap. sp. - Questa specie, co- | mune in parecchie contrade circumediterranee (1), in Italia abita la Sicilia e la Sardegna. Parecchi anni addietro fu rinvenuta nell’isola dal Dott. I, Cerio, il quale ne discusse col Dott. N. Tiberi; conclusero che l’unico esemplare tro- vato fosse stato portato da qualche uccello o disperso da qualche naturalista (fatto comunissimo a Capri). Circa quattro «anni addietro ne raccolsi due esemplari morti sulle roccie presso l'Arco naturale e l’anno scorso (maggio 1899) ne è (1) Secondo Férussac, vive anche nelle isole Marianne. at LI 3" e SER E TI APEME SG ANTE « sig 1 a+ TETIGI ER 54 RAFFAELLO BELLINI stato rinvenuto un’altro nel medesimo luogo dal mio amico È M. Guadagno, recatosi nell'isola per erborizzare. Da tutti questi dati non si può concludere con cer- tezza in favore dell’esistenza nell'isola di questa specie, la quale, accertato il fatto, sarebbe un’altra prova della gran somiglianza della fauna caprense alla siciliana. | Sp ecie subfossili. Glandina algira, Brug. sp. —- Si trova in un sol punto del- l'isola verso la Marina piccola, ma è rarissima, Helix planospira var. neapolitana, Paulucci. — Con la pre- cedente specie. Specie della Penisola Sorrentina non raccolte a Capri. Helix consona, Ziegler — Amalfi presso Ravello (su esem- plari della collezione Praus). | H. unidentata, Drap. (H. monodon, Féruss. fide Philippi) — Sorrento (Philippi); un solo esemplare della var. eden- tula. a H. ligata, Mùll. (= H. Pomatia, «Costa O., Catal.; H. melis- sophaga, Costa O., Fauna, (uv). Monia S. Angelo di Ca- ‘stellammare (Philippi). CONCLUSIONI. 1. La fauna malacologica extramarina dell’isola di Capri è — esclusivamente costituita da forme littorali. 2. Essa ha grande rassomiglianza con quella siciliana più — che non l’abbia con la fauna del vicino continente. Vi sono infatti alcune forme esclusive di Capri e della Sicilia. (H. elata, turrita, Aradasi, ecc), non viventi sul continente. A 3. È rilegata a quella sorrentina dal complesso delle specie, ma a preferenza da due: Clausilia poestana ed Halinal et Ae e : È ho | I MOLLUSCHI EXTRAMARINI DELL'ISOLA DI CAPRI 55 a : ° Surrentina; ma la presenza di forme siciliane o locali dà alla fauna di Capri una fisonomia propria. 4. Delle specie di Capri 19 non si rinvengono nella regione vulcanica; di questa 28, quasi tutte fluviatili, non vivono in Capri. 5. Le specie accertate con sicurezza e da me raccolte nei dintorni di Napoli (comprese le isole flegree) sono 102; di queste 67 vivono in Capri; vale a dire poco meno di due terzi in un’area di tanto più piccola. 6. Le specie endemiche sono la Testacella drymonia e forse anche l'Helix Cerioi. Qualcuna è speciale’ di Capri e della Regione Sorrentina. 7. Sulle 67 specie di Capri una sola è fluviatile. 8. Una specie (Glandina algira) non vive più nell'isola, ma sì trova subfossile. Da queste conclusioni facilmente si desume come la fauna malacologica extramarina dell’isola di Capri abbia ‘una debole fisonomia sua propria. Possiamo dire di trovarvi la fusione delle diverse faune mediterranee, ma con ten- denza decisiva a quella siciliana. f Prof. DECIO VINCIGUERRA Il Cottus gobio nel bacino del Tevere i; (Comunicazione alla Società Zoologica Italiana). Il Cottus gobio si trova più o meno abbondante in quasî tutti i corsi d’acqua alpini e prealpini e per conseguenza non manca nei fiumi che hanno sbocco nell'Adriatico a set- tentrione del Po ed è presente in tutto il bacino di questo, ma assai più scarso nei suoi affluenti di sinistra che in quelli. di destra. Secondo il Pavesi (1) è caratteristico della fauna alpina e subnivale, spingendovisi per entro a 2323 m., mentre il Festa (2) dice di non averlo trovato al disopra dei 4000 metri. Risso lo indica del Varo ; io non l'ho mai trovato in Liguria, dove però potrà facilmente riscontrarsi, Canestrini (3) e Carruccio (4) l'hanno ricordato nella provincia di Modena. Le mie ripetute escursioni nelle Marche mi hanno por- tato a riconoscere la presenza di questo pesce in alcuni fiumi di quella regione, quali l’Esino e il Potenza, nei loro corsi superiori. Nell’Esino nei pressi di Esanatoglia e nel Potenza al disopra di Pioraco, nella valle detta Fiuminata, esso è abbastanza comune, indicato col nome volgare di capesciotto e molto apprezzato come alimento. Trovasi pure in qualche altro corso d’acqua della stessa regione, quale il torrente | Sitria che ha origine nel monte Catria, come è dimostrato da esemplari esistenti nel Museo di Firenze. Ho motivo di supporre che esso trovisi pure nel Chienti e fors’ anco nel Tronto. | Non è però solamente nei fiumi duo hanno foce nell’A- driatico, ma anche in taluno di quelli che mettono nel Tir- (1) La distribuzione dei pesci in Lombardia, p. 23. (2) I pesci del Piemonte, p. 113. (3) Prospetto critico dei pesci d’acqua dolce, p. 109. (4) Contribuz. alla Fauna dell’Emilia-Vertebrati del Modenese, p. 54, 1883. IL COTTUS GOBIO NEL BACINO DEL TEVERE 1) 7 ___— — | reno che si riscontra il Cottus gobio. Esso è frequente nei corsi d’acqua dell'Appennino pistojese, tributarii del Serchio, ove porta il nome di brocciolo: io ne ho avuto parecchi esemplari raecolti nella Lima, presso S. Marcello Pistojese. . Ma recentemente ebbi occasione di constatarne la presenza in acque anche più meridionali, ossia nel fiume Topino, presso Nocera Umbra, ove esso è indicato col nome di capesciotto, che è pur quello che nel corso più basso dello stesso fiume come nel resto dell'Umbria porta il Gobius avernensis, Cstr, col quale forse può qualche volta essere stato confuso. È interessante il fatto della presenza di una specie che si poteva ritenere caratteristica delle acque di montagne dell’Italia settentrionale, nel bacino del Tevere, ma potrebbe spiegarsi con la poca distanza che corre tra le sorgenti del . Topino e quelle del Potenza, che scaturiscono dai due op- posti versanti del Monte Pennino, L’esemplare unico da me ottenuto non è lungo più di 6 cm. ed è evidentemente giovane, corrisponde pei suoi ca- ratteri al Cottus ferrugineus di Heckel, che fu già asserito da Jeitteles (1) essere identico al gobio, o tutt’ al più una varietà di questo. Ritengo però che uno accurato studio com- parativo di individui di provenienza meridionale con quelli più nordici ci potrebbe far riconoscere quali possano essere su questa, come in altra specie di pesci, le modificazioni dovute alla esistenza in latitudini più basse. (1) Arch. per la Zool. Anat., Vol. I, p. 158-177. BRIOZOI NEOZOICI DI ALCUNE LOCALITÀ D'ITALIA | ANTONIO NEVIANI PARTE SESTA. (4) È XVII. \_ Briozoi pliocenici di Savignano (Modenese). Nel 1875 il signor dottore ARSENIO CRESPELLANI, bene- merito cultore degli studî di scienze naturali e di archeo- logia (2), pubblicò negli Amnali della Società dei Naturalisti in Modena (Anno IX, fase. 1° una memoria col titolo: « Nota geologica sui terreni e sui fossili del Savignanese »; in essa, oltre ad accurate osservazioni litologiche e stratigrafiche, trovasi un ricco elenco dei fossili raccolti nelle sabbie gialle ed argille turchine di quella contrada; non vi mancano i briozoari, che sono rappresentati da 14 specie, e cioè: Myriozoum truncatum D’ORB. Idmonea Sp. Lichenopora mediterranea BLAINV. -, non cita mai, per le varie specie, la località di Sa- vignano, a meno che non la comprenda nella indicazione . generale di « Colline Modenesi ». Neppure DODERLEIN P. nei suoi « Cenni geologici intorno la giacitura dei terreni mioce- nici superiori dell’Italia centrale (Siena 1862) » nei quali cita vari briozoi del Modenese, non ne ricorda alcuno di Savi- gnano, . Qualche anno fa, per gentile consenso del compianto. dott. ARSENIO CRESPELLANI potei vedere la collezione dei fossili di Savignano, da lui fatta e poscia regalata e conser- vata nella Biblioteca Comunale di Vignola; presi allora i se- | guenti appunti: Membranipora andegavensis, Biflustra. Savartii e Mem- _ branipora subtilimargo ; non sono distinguibili fra loro e vanno | riferite alla Membranipora reticulum LIx. (1) Per errore di trascrizione si legge: Cuprolaria. 60 i ANTONIO NEVIANI Salicornaria farciminoides, che io chiamo Melicerita fistu- losa; non osservai allora se fra i vari frustoli ve ne erano da riferirsi alla Melicerita Johnsoni BK. e forse anche alla. Mel. mutinensis NAMIAS. Microporella ciliata PALLAS; è la mia var. Castrocarensis. Lepralia cupulata; è la Hippoporina adpressa. Eschara lichenoides; vi si comprendono molti frammenti. che vanno riferiti alle specie: Microporella polystomella Rss., Microporella verrucosa PEACH, Schizoporella monilifera M. EpwW. e Smittia cervicornis PALLAS. Myriozoum truncatum PALL. ; Idmonea serpens; con questa indicazione ho trovato pa- recchi esemplari di Porina borealis BK. e di Entalophora pro- boscidea M. EDw. Lepralia proteiformis, da riferirsi ad Osthimosia (Cellepora) coronopus S. WOUD, ed Umbonula (Cellepora) ramulosa LIN. Cupularia umbellata DEFR., frammista ad segna di <9 Cupularia canariensis BK. Entalophora anomala, che riferisco ad Ent. proboscidea M. EDw. Lichenopora mediterranea BLAINV. Non determinati notai alcuni frammenti escaroidi di Schizoporella sanguinea NORM. SS Da quanto precede, tolte alcune specie dubbie, risulta che nelle formazioni plioceniche (sabbie gialle ed argille turchine) di Savignano sul Panaro, si rinvennero le seguenti specie di briozoari. Membranipora reticulum LINNEO (Millepora). . Melicerita fistulosa LINNEO (Eschara). . Cupularia umbellata DEFRANCE (Luna leo) » canariensis BUSK. Microporella{ Fenestrulina) ciliata LixNEO (Cellepora) var. Castrocarensis NEVIANI. » |Reussina] polystomella ReUSS. (Eschara). » [Diporula) verrucosa PEACH (Eschara). AIA adpressa BUSsK (Lepralia). ARRE: al FR 9° 0 «i rd A BRIOZOI NEOZOICI DI ALCUNE LOCALITÀ D’ITALIA 61 9. Myriozoum truncatum PALLAS (Millepora). 10. Schizoporella monilifera MILNE EDWARDS (Eschara). LI. » sanguinea NORMAN (Hemeschara). 12. Osthimosia coronopus S. WooD (Cellepora). 13. Smittia {Marsillea| cervicornis PALLAS (Millepora). 14. » [Mucronella| venusta ErcHWALD (Cellepora), var. laevis. 15. Umbonula ramulosa LINNEO (Cellepora). 16. Porina borealis BusK (Onchopora). 17. Batopora rosula REUSS. 18. Entalophora proboscidea MILNE EDWARDS (Pustu- lopora). 19. Lichenopora mediterranea BLAINVILLE. Nelle suddette collezioni di roccie e fossili della Biblio- teca comunale di Vignola, notai una grande colonia di brio- zoario, determinata per Pustulopora attenuata, ed aderente ad un blocco di argilla turchina pliocenica proveniente da Campiglio presso Vignola, e raccolto dal prefato dottor CRESPELLANI. Essa colonia, della quale presento una figura alla grandezza naturale, è da considerarsi come una rarità paleontologica; prima di - tutto è ben difficile raccogliere esemplari così grandi di colonie ramificate ed esili, che per lo più si rinvengono in sparsi e. minuti frammenti, e poi perchè la specie | cui va riferita è la Porina borealis BUSK, che prima del 1891 non era nota come fos- sile; io la rinvenni la prima volta nelle ar- gille postplioceniche del sottosuolo di Li- vorno (Boll. Soc. Geol. Ital.-Vol. X, pag. 120), e successivamente nel pliocene Bolognese, Rio Landa (Boll. Soc. Geol. Ital. - Vol. XII, pag. 665), nel plio- cene superiore (siciliano) della Valle dell'Inferno (Palaeonto- graphica - Pisa - Vol. I, pag. 125), nel postpliocene di Spilinga 62 ANTONIO NEVIANI (Accad. Gioenia, s. 4, vol. IX, pag. 48), nel macco (pliocene) da Anzio a Tor Caldara (Boll. Soc. Geol. Ital. - vol. XII — pag. 230), e nelle sabbie grossolane (siciliano) del Vallone Scoppo presso Messina (vedi il seguente cap. XVIII); ne ho esemplari provenienti dal pliocene superiore di Carrubbare E presso Reggio Calabria. XVIII. Di alcuni briozoi fossili della Sicilia. I giacimenti fossiliferi terziari e posterziari di Sicilia contengono grandissima quantità di briozoari, ma una. illu- strazione generale di essi non fu ancora fatta. Nel 1841, CALCARA nella memoria sopra alcune conchiglie fossili rinvenute nella contrada di Altavilla, cita una sua Lu- nulites patelliformis (pag. 72, tav. II, f. 10), che il MANZONI già sospettò (48 Contr. Br. foss. ital, pag. 347) fosse la co- mune Cupularia umbellata DEFR., ma forse trattasi della — Cupularia canariensis BK. che io conosco PETERS da detta località. Nella suddetta quarta Luciano del Dott. MANZONI — ANG. (1870) sono ricordate di Ficarazzi, presso Palermo : Salicornaria farciminoides JOAN. Cellepora coronopus S. WooD. Eschara foliacea LMK. Idmonea serpens LIN. THEODORO FucHSs (Geologische studien in den Tertiarbil- dungen Sud-Italien. Wien 1872) mentre cita spesso in varie località della Sicilia dei Bryozoenkalk, non dà alcuna deter- | minazione. WATERS A. W. (Remarks on the recent geology of Italy - - 1877 - pag. 15 e 16) nel pliocene di Rametto trovò : Cellepora pumicosa. Scrupocellaria scruposa. Lepralia cfr. ceratomorpha REUSS. BRIOZOI NEOZOICI DI ALCUNE LOCALITÀ D’ITALIA 63 Lepralia spinifera Hass. Membranipora annulus MANZ. Salicornaria farciminoides JOHN. Myriozoon truncatum PALLAS, Retepora cellulosa CAV. Fascicularia tubipora BUSK. Pustulopora palmata BK. Nella medesima memoria (pag. 16, in nota) il WATERS ‘riporta un elenco di briozoi raccolti da TH. FucHS a Lentini fra Catania e Siracusa : Cellepora retusa MNZ. Salicornaria farciminoides. » —tubigera BUSK. Retepora cellulosa. » pumicosa. Discoporella radiata. » —coronopus S. WOOD. » mediterranea. Lepralia systolostoma MNZ. Cupularia Reussiana MNZ. » linearis. Eschara cervicornis. » delicatula MNz. Pustulopora proboscidea. » biaperta MICH. Retehornera frondiculata. » lata. Frondipora reticulata. » ciliata PALL. Myriozoon truncatum. Membranipora angulosa Rss. Il dott. DI STEFANO GIov. nel suo lavoro sul pliocene e sul postpliocene di Sciacca (Boll. Com. Geol. Ital. 1889, pag. 28 - estr.) cita, fra altri fossili : Lepralia, sp., Myriozoum truncatum PALL. e Retepora cellulosa LIN. sp. L’unica memoria che si occupi esclusivamente di brio- zoari, è del sopra citato signor A. W. WATERS (1878. Bry. fr. the plioc. of Bruccoli), nella quale si tratta di 44 specie e varietà plioceniche di Bruccoli, che trovasi fra Catania e Siracusa | presso Lentini. Le specie descritte sono: Ò R. ri È i = Salicornaria farciminoides ELL. et SOL. Membranipora bidens HaAG. MiA Lacroîxii SAV. (t. XXI, f. 10). » ——andegavensis MicH. var. o) ANTONIO NEVIANI Membranipora papyracea n. (t. XXI, f. 3). » angulosa Rss. Lepralia ciliata PALL. » morrisiana BK. (t. XXI, f. 2). » vulgaris MOLL. (t. XXI, f. 22). coccinea ABILD, innominata COUCH. » arrecta Rss. » ansata JOHN. var. porosa Rss. » auriculata HASS. » var. Leontinensis n. (t. XXI, f. 5). » cupulata MNz. (t. XXI, f. 6). » Bowerbankia BK. » resupinata MNz. (t. XXI, f. : » scripta Rss. » Pallasiana MOLL. | Cellepora coronopus S. WooD. » tubigera BUSK (t. XXI, f. 20, AN » ramulosa LINN. Hippothoa catenularia JAM. Eschara lunaris n. sp. (t. XXI, f. 9). » cervicornis ELL. et SOL. » biaperta. » » var. eschariformis (t. XXI, f. 8). » pertusa (t. XXI, f, 4). » foliacea L. var. fascialis. Biflustra rynchota n. sp. (t. XXI, f. 1). Retepora cellulosa LIN. Myriozoum truncatum PALL. Cupularia Reussiana MNZ. Diastopora flabellum RSS. Alecto major LANDSB. Alecto sp. (t. XXI, f. 16). Pustulopora proboscidea M. EDw. ‘» rugosa D’ORB. (t. XXI, f. 15). Discoporella mediterranea BL. (t. XXI, f. 11, 12). » radiata AUD. Diastopora cupula D’ORB. (t. XXI, f. 13, 14). BRIOZOI NEOZOICI DI ALCUNE LOCALITÀ D'ITALIA 65 Frondipora reticulata Bl. form. verrucosa. Mesenteripora sp. (t. XXI, f. 17-19). Hornera frondiculata LAM. Idmonea Sp. Caberea Boryi AUD. Riserbandomi di. discutere i sopra riportati elenchi, e di riunirli in uno solo, in una memoria generale sui briozoi della Sicilia, dovendo questi appunti considerarsi come pre - liminari, passo a far conoscere alcune faunule che ho potuto constatare recentemente, in alquanto materiale, che mi venne fornito gentilmente dal signor dott. GIOVANNI DI STEFANO paleontologo del R. Comitato Geologico, e dal prof. C. F. PA- | RONA della R. Università di Torino; agli egregi amici, i miei dovuti ringraziamenti. Fra il materiale a briozoi del Museo Geologico di Torino, trovai queste poche specie provenienti da Ficarazzi, presso Palermo. f Onychocella angulosa Rss. (Cellepora) incrostante un frammento di Hornera. Hippoporina imbellis BK. (Hemeschara) in frammenti escaroidi laminari cementati in un pezzo di roccia. Retepora beaniana KING., una bella colonia, quasi tutta aderente alla roccia per la superficie zoeciale. Retepora sp., piccoli frammenti sul campione di roccia contenente la Hip. imbellis. Smittia |Marsillea| cervicornis PALLAS (Millepora), vari frammenti Cc. Ss. i Umbonula ramulosa LINN. (Cellepora), alcuni frammenti isolati. Hornera frondiculata LKk. (Retepora), colonie isolate o cementate colla sopranominata roccia. Parimente da Ficarazzi, ebbi dal dott. DI STEFANO, vario materiale, fra il quale ho scelto: Cribrilina radiata MOLL. (Eschara) e varietà. Chorizopora Brongniarti AUDOUIN (Flustra). Melicerita fistulosa LINNEO (Eschara). Bollettino della Società Zoologica Italiana (911 66 L ANTONIO NEVIANI Melicerita Johnsoni BUSK (Nellia). Smittia reticulata MAc GILLIVRAY (Lepralia). » [Marsillea) cervicornis PALLAS (Millepora). Umbonula ramulosa LINNEO (Cellepora). Crisia elongata MILNE EDWARDS. Tubulipora |Stomatopora) dilatans JoHNSTON (Alecto). » [Diastopora| simplex BUsK (Diastopora). . Entalophora proboscidea MILNE EDWARDS (Pustulopora). Meritano poi speciale attenzione due intere valve di Cy- prina islandica, incrostate su ambo le superfici da una mol- titudine di colonie, comprendenti quindici specie, e cioè: Membranipora trifolium S. W00D; 1 colonia. Micropora |Gargantua| hippocrepis Gotpruss (Cellepora); 2 col. Microporella [Penestrulina) ciliata LINNEO (Cellepora); 12 col. Schizoporella unicornis JOHNSTON (Lepralia); 7 col. » _Hyndmanni JOHNSTON (Lepralia); 1 col. >» linearis HASSALL (Lepralia); 1 col. » sanguinea NORMAN (Hemeschara); 3 col. Osthimosia coronopus S. WooD (Cellepora); 2 col, Smittia reticulata MAC GILLIVRAY (Lepralia); 87 col. » [Mucronella) coccinea. ABILDGAARD (Cellepora); 4 col. SR Tubulipora |Stomatopora|) dilatans JOHNSTON (Alecto); | 20 col. | » [Diastopora| obelia JOHNSTON; 1 col. » » simplex BUSK; 4 col, Lichenopora hispida FLEMING (Discopora); 8 col. » mediterranea BLAINVILLE; 1 col. Dai calcari bianchi del piano Siciliano, alle falde di Monte — Pellegrino presso Palermo, ebbi: Scrupocellaria elliptica REUSS (Bactridium). Membranipora galeata BUSK (=M. annulus MANZONI). Melicerita fistulosa LINNEO (Eschara). Melicerita Johnsoni BUSK (Nellia). Cupularia Reussiana MANZONI, Ù BRIOZOI NEOZOICI DI ALCUNE LOCALITA D'ITALIA 67 Micropora { Rosseliana| Rosseliù AUDOUIN (Flustra). » [Peneclausa| coriacea ESsPER (Flustra). » [Calpensia) impressa MoLL (Eschara). Cribrilina radiata MOLL (Eschara) e varietà. Microporella | Fenestrulina) ciliata LINNEO (Cellepora) e Varietà. » [Heckelia) violacea JOHNSTON (Lepralia). » [Reussina|) polystomella REUSS (Eschara). » [Diporula) verrucosa PEACH (Eschara). Hippoporina foliacea ELLIS et SOLANDER (Millepora) e var. bidentata MILNE-EDWARDS. Schizoporella vulgaris MOLL (Eschara). » unicornis JOHNSTON (Lepralia). Retepora cellulosa LiNNEO (Millepora). Smittia reticulata M. GILLIVRAY (Lepralia), varietà a larghe perforazioni. » [Marsillea| cervicornis PALLAS (Millepora). Crisia elongata MILNE-EDWARDS. » ’ denticulata LAMARCK (Cellaria). Hornera frondiculata LAMARCK (Retepora). Tubulipora flabellaris FABRICIUS, varie colonie aderenti a bivalvi, una di esse essendosi sviluppata fra i denti della cerniera di un Pectunculus, si è deformata, mostrando un bello esempio di adat- tamento; i tuboli, in luogo di essere divergenti, come nella forma tipica, liberamente accre- sciuta, sono quasi tutti paralleli, coll’apertura. ‘rivolta verso l'interno della conchiglia. Entalophora proboscidea MiLNE-EDWARDS (Pustulopora). Diastopora simplex BUSK. Nelle sabbie plioceniche superiori alle marne bianche di Cannamassa presso Altavilla (Palermo), ho trovato: Scrupocellaria elliptica REUSS (Bactridium). Melicerita fistulosa LIiNNEO (Eschara). » Johnsoni BUSK (Nellia). Cupularia canariensis BUSK. ‘ Entalophora proboscidea MILNE-EbwARDS (Pustulop.) 68 ANTONIO NEVIANI Finalmente, sempre per la cortesia del dott. GIOVANNI DI STEFANO, ho potuto studiare i briozoari delle sabbie gros- solane calcarifere del Vallone Scoppo (Messina), gia indicate dal FucHS (l. c.) col nome di Bryozoenkalk (piano Siciliano); un primo esame mi ha fatto conoscere le seguenti specie: Melicerita fistulosa LINNEO (Eschara). Cer Johnsoni BusK (Nellia). Microporella | Reussina| Polystomella REUSS (Eschara). Hippoporina imbellis BUSK (Hemeschara). » adpressa BusK (Lepralia). Myriozoum truncatum PALLAS (Millepora). Schizoporella sulcata NEVIANI; molto comune, in esem- plari escaroidi del tutto corrispondenti a quelli da me rinvenuti per la prima volta nelle sabbie gialle e grigie della Farnesina, e in quelle ghia- iose di Acquatraversa (Palaentogr. italica, Vol. I, pag. 112 [36], t. VI [II], f. 4, 5. FISERATA cellulosa LIiNNEO (Millepora). » beaniana KING. Ostimosia coronopus S. W00D (Cellepora). Smittia | Marsillea| cervicornis PALLAS (Millepora). Umbonula ramulosa LIRINEO (Cellepora). Porina borealis BUSK (Onchopora). Hornera frondiculata LAMARCK (Retepora). Idmonea atlantica FORBES. » Milneana D’ORBIGNY. Tubulipora | Filisparsa); varians REUSS. » [Stomatopora) repens S. Woop. Entalophora rugusa d’ORBIGNY. » _proboscidea MILNE- EDWARDS (Pustulo- ;G pora). Frondipora Marsiliù MICHELIN. 11 verrucosa LAMOUROUX (Krusensterna). ° Roma - R. Liceo E. Q. Visconti, marzo 1900. A. NEVIANI. NOTE ORNITOLOGICHE SUL MUSEO NAZIONALE DI ZAGABRIA (AGRAM) Comunicazione alla Società Zoologica Italiana del Dott. Conte E. ArrIGONI DEGLI ODDI Mi recai a Zagabria (Agram) anzitutto per salutare l’ot- timo mio amico professore Brusina, il noto zoologo croato, e come tappa a Sarajevo, ove si teneva in quei giorni una interessante e riuscitissima Riunione Ornitologica sotto gli auspicî della Centrale Ungherese. A Zagabria visitala tutto mio agio l’ interessante Museo Nazionale sorto unicamente per le cure indefesse del Brusina. La Collezione Ornitologica ricca di 4000 esemplari è un vero gioiello, gli esemplari sono in ottime condizioni, ben preparati, con pose naturali, forniti di tutte quelle indicazioni che oggi la scienza domanda. La sezione più ricca e più notevole è senza dubbio quella dei Rapaci, ramo dell’Ornitologia così irto di difficoltà pel siste- matico, la sezione dei Rampicanti e dei Passeracei è piut- . tosto povera, causa la difficoltà di potersi procurare gli esem- plari, non essendovi in Croazia mercati di piccoli Uccelli. Il Brusina in parecchie e ben note memorie ha illustrato l'Or- nitologia dell'interno e del litorale Croato. Con queste poche annotazioni farò conoscere quanto di bene fece alla sua Patria, anche in tale ramo, quest'uomo così intraprendente, studioso ed indefesso ad un tempo, che seppe superare non poche difficoltà, non poche contrarietà prima di fondare quel | Museo, che tutti guardano con ammirazione. Fra i più notevoli donatori noto il signor M. Bara di Zagabria, ora Direttore della Raffineria di Petrolio in Fiume, che con un disinteresse più unico che raro ha donato al Museo centinaia di esemplari, ed il cui nome è segnato sulle più importanti rarità ivi conservate. 70 i E. ARRIGONI DEGLI ODDI E nel chiudere queste poche righe di introduzione mando al Baraù un saluto cordiale e rinnovo i più amichevoli rin- graziamenti al Brusina, che mi permise di esaminare a tutto mio agio il materiale Ornitico che così degnamente pre- siede. Padova, 29 Ottobre 1899. Gen. Aquila e specie affini. Ricca è la serie di Aquile che offre molti esemplari di A. chrysaetos (n. c. Orao crudat); due di A. mogiluit (n. e. Orao ruski), piuttosto rara e più facile a trovarsi nei monti della Fruskagora (Slavonia); parecchi di Haliaetus albicilla (n. c. Orao stekavat) e di Hieraetus pennatus (n. c. Orao patuljasti), questa specie si trovava frequente a Varasdin nella grande tenuta del Conte Bombelles, ove era attivamente perseguitata, danneggiando assai i Fagiani, ora da qualche anno è del tutto scomparsa, non vi nidificava. La serie più completa è quella dell’A. maculata (n. c. Orao èklieci) com- posta di circa trenta esemplari, mentre quattro soltanto rap- presentano lA. elanga (n. c. Orao klokotàs). L'A. maculata, che si trova quasi dovunque nei boschi, è specie comune. I soggetti di A. clanga portano macchie a goccia visibili sulle ali, che mancano nella gran parte delle A. maculata, e in quegli esemplari, che le presentano, sono piuttosto indecise. In questa serie è cosa ben facile distinguere le diversità che caratterizzano le due specie, la clanga è di statura più ri- levante, di tinte più cupe con abbondanti riflessi metallici, la maculata è di statura minore, di fondo di tinta più bru- nastro coi riflessi metallici maggiormente visibili sulle ali e sulla coda. i 2. Archibuteo lagopus — (n. c. Skaniac gacas). > Dieci esemplari in livrea chiara e scura, 3. Buteo vulgaris. — (n. c. Skaniac misàr). Serie numerosa di ventinove esemplari che rappresentano le varie forme del 5. vulgaris (B. lineatus, B. fasciatus, ecc.), mostrandosi più comuni quelli di forma tipica o scura, NOTE ORNITOLOGICHE SUL MUSEO NAZIONALE DI ZAGABRIA 71 Ecco i soggetti più degni di nota: a) giov. colla data 22. VII. 1888 Veprinac (in Istria non lungi da Fiume); dono Bara. — Numerose marginature rossastre sulle parti superiori, ga- streo cen tinte lionate vivaci miste a grandi macchie a goccia che cangiano in fascie sulle penne dei calzoni, calzoni e timoniere leggermente lavate di rossigno, Ala 0® 400. b) 3. Dintorni di Fiume, dono Baraè. Marginatura sulle parti superiori di un rossigno-pallido, calzoni e timoniere fortemente lavate di rossigno, tipo di colo- rito del B. vulgaris. Ala 0" 410. Quando visitai il bel Museo di Zagabria mi sembrava che specialmente il tipo a fosse riferibile al Buteo desertorum od a una. forma intermedia, ma avendoli poi gentilmente ottenuti. entrambi in comunicazione dall'amico prof. Brusina e con- frontatili con parecchi Buteo desertorum tipici, venni tosto alla conclusione che sono veri 5. vulgaris. Il tipo aè in tutto simile ad un soggetto £ di 5. vulgaris che io ebbi nell’agosto di quest'anno dalla Basilicata, se ec- cettuiamo la tinta lionata più decisa nell’esemplare di Fiume; il tipo 5, quantunque abbia le penne della coda e dei cal- zoni tinte fortemente di rossiccio, pure per le dimensioni, tanto più che è 9, è indubbiamente un 5. vulgaris. Ho notato che le Pojane Croate ed in generale quelle Balcaniche offrono le tinte. rossiccie sulla coda e sui calzoni più accentuate che non nei 5. vulgaris occidentali anche se: fortemente coloriti, sicchè certi esemplari potrebbero nona torto addebitarsi a forme intermedie, ma non a tipici B. deserto- rum, la cui statura decisamente minore forma un carattere ottimamente definito. c) — gennaio 1894, Sokolovac in Croazia, dono RuSitka. Forma ordinaria, di colorito cupo a riflessi metallici, fasce sulla coda quasi impercettibili. d) — 15. III. 1890. Lago dell’isola Kork (= Veglia) in Quarnero, dono Bara®. Forma molto chiara in gran parte bianca che rasso- 72 E. ARRIGONI DEGLI ODDI miglia a certi individui giovani del Pernis apivorus (Dresser, Birds of Europe, vol. VI, tav. 366, 1875 Entrambi sono di statura piccola, ma coll’ala di Om 400, e) cd, 17. IX. 1871. Zagabria, dono Bara. Coda lavata di rossigno specie sulle penne mediane, analogo a certi individui giovani di Buteo ferox, però è senza dubbio un 5. vulgaris. Buteo ferox — (n. c. Skanjac bijelorepi). a) 3° ucciso verso la metà di settembre 1898 a Brdjani presso Nasice in Slavonia. Esemplare splendido di una specie molto rara. Pernis apivorus — (n. c. Skanjac osat). Fra i varii soggetti di P. apivorus riscontrai un esem- plare di un bruno-nerastro uniforme con tinte di rame me-. tallico ben decise, testa di un grigio di lavagna. Parecchie volte vidi soggetti analoghi colti nella peni- sola Balcanica, ma giammai ne ebbi d’Italia, la credo del resto una livrea giovanile e nulla più. Astur palumbarius — (n. e. Jastreb kokosar, Buona serie di esemplari in generale colle parti supe- riori molto scure di colorito e con fitte fascie sul gastreo, alcuni di dimensioni rilevanti, parecchi soggetti giovani ed in piumino da nido. Diverse femmine in abito da maschio (osservazione di S. Brusina). Accipiter nisus — (n. c. Kobac pticar). Bellissima serie di circa cinquanta esemplari compresi i giovani da nido ancora rivestiti di piumino; la colorazione delle parti superiori dei J ad. è piuttosto chiara, come in taluni esemplari adulti di Pellegrino e così la tinta rossiccia sul gastreo è bene visibile in essi, invece i Y molto vecchi — si presentano di colorito più cupo ed i giovani dalle tinte , o - . < Lal rossiccie sembrano poco comuni e sono scarsamente rap- presentati in Collezione. I giovani di nido hanno la cera e | :6 . NOTE ORNITOLOGICHE SUL MUSEO NAZIONALE DI ZAGABRIA 79 le parti nude della testa di un bel giallo-vivace, ma l’iride «è nocciola più o meno grigiastra. Di notevole vi è una ® da Zagabria colla data 30 dicembre 1887 ed elencata quale femmina in abito da maschio. Il Prof. Brusina, naturalista ‘| serupoloso, mi assicurò di averlo constatato egli stesso e di | essere perfettamente sicuro dell'esame anatomico. | Ne stendo pochi cenni descrittivi: Statura di femmina ad. Tinta generale delle parti supe- riori di un lavagna-grigiastro più scuro sulla testa, le penne bianche alla base, ciò che è più visibile sulla nuca; parti inferiori ed ascellari tinte di rossigno, così le guancie che hanno lo stelo grigio di lavagna; remiganti bruno-grigiastre più chiare sullo stelo, le secondarie con uno stretto margine apicale biancastro; timoniere cenerino-grigiastre terminate di bianchiccio e con quattro bande trasversali, la prima alla base nascosta dalle lunghe cuopritrici della coda e l’apicale preceduta da uno spazio grigio e susseguita da altro bianco che termina la penna. | Gennaja Feldeggi — (n. c. Soko kragui). ‘Due esemplari tipici. g° ad. 27 febbraio 1886. Forte Drieno ai confini fra la Dalmazia e l’Erzegovina. y° ad. feb- | braio 1892. Da Sinj in Dalmazia, Specie molto rara. — Gennaja saker — (n. e. Soko banatski). Un solo bellissimo esemplare, ottimamente caratterizzato, ucciso a Temisvar il 18 marzo 1896. Esso è piuttosto bianco sulla testa e sulle parti inferiori e le superiori portano nu- merose marginature rossigne così particolari a questa specie. E somigliante alla tav. 376 della grandiosa opera « The Birds of Europe » del Dresser, ma la testa è meno rossiccia, _ il gastreo più biancastro, le macchie rotonde sulla coda ab- bastanza definite, quantunque esistano pure fascie ben di- stinte. È specie molto rara. Falco peregrinus — (n. c. Soko sivi). Numerosa serie di circa venticinque esemplari, compresi i nidiacei. Alcuni di questi esemplari sono coloriti molto in- t 74 E. ARRIGONI DEGLI ODDI tensamente con tinte rossiccie accentuate, con la testa scura e la fascia a mustacchio molto grande ed estesa fino sulle cuopritrici auricolari, le macchie sul davanti del petto allar- gate e cospicue. Un g, donato dal Conte Bombelles ed ucciso ad Opeka il 26 dicembre 1889, è di piccola statura, col petto. senza macchie e colorito poco vivacemente, ma io non credo ap- partenga al F. punicus, perchè vi manca la tinta accesa sul gastreo, le fascie sul petto non sono così avvicinate, le dita non tanto lunghe come nei soggetti tipici ; tra i giovani noto una femmina, donata dallo stesso Conte Bombelles ed uc- cisa a Komar il 24 settembre 1896, che è di tinta molto cupa col gastreo fittamente macchiato e fasciato, il mustacchio per essere giovane è molto largo ed esteso sulla regione auri- colare ; in un secondo pure femmina, donato dallo stesso Conte Bombelles ed ucciso pure a Komar il 7 settembre 1892, il mustacchio è ristretto e non esteso alla regione auricolare, ma io lo credo assolutamente un peregrinus e non un saker. Il tono di tinta è più chiaro ed il gastreo più bianco che non l'esemplare del 1896. Ritengo che se questo soggetto. fosse vissuto più a lungo, sarebbe. divenuto colorito nola fortemente di rossiccio. Dai confronti fatti mi sembra che in questa sub-regione esistano due tipi distinti di peregrinus e cioè : a) Statura rilevante, tinte rossiccio-vivaci sul gastreo, mustacchio molto largo ed esteso sulla regione auricolare, macchie sul davanti del petto cospicue. b) Statura piccola, tinte biancastre sul gastreo, e meno scure sulla testa, mustacchio ristretto e non esteso sulla re- gione auricolare, davanti del petto senza macchia. S'incontrano forme intermedie. Falco barbarus — (n. c. |). ° Nella serie di F. peregrinus avevo osservato un Falco, ucciso a Stakorovac non lungi da Zagabria e donato dal Sig. Miholic, che presentava una facies affatto differente da qualunque peregrinus e che a tutta prima mi parve un Y. bar- barus, ma essendo giovane e non trovandosi al Museo alcun =} (dj NOTE ORNITOTOGICHE SUL MUSEO NAZIONALE DI ZAGABRIA esemplare di questa specie, non potei pronunciarmi con tutta sicurezza. Tornato in patria, chiesi all'ottimo Prof, Brusina di averlo in comunicazione ed egli, con la consueta sua gen- tilezza, accondiscese. E la mia prima supposizione fu in tutto avvalorata ed ora posso dire con sicurezza che l'esemplare di Stakorovac è invero una giovane femmina del Falco bar- barus in tutto simile alle descrizioni date dai miei ottimi amici R. B. Sharpe (1) e G. Martorelli (2). Eccone una breve diagnosi: Lunghezza totale 02410; becco 0026; ala 0%310; coda 0" 170; tarso 002047 ; dito mediano s. u. 0" 046, Becco bleu, nerastro all’apice, giallastro alla base ; fronte bianco-gialletta cogli steli neri; parte superiore della testa bruno-nerastra con cospicui margini rossicci più decisi sulla parte anteriore ove formano uno spazio; parte posteriore della testa e del collo con penne nere nel centro, giallette o rossiccie sui lati, predominando la tinta chiara; parti su- periori bruno-seure debolmente lavate di grigio-plumbeo e con decisi margini nocciola sulle penne del dorso e sulle cuo- pritrici alari, ove quelli sono più stretti e la tinta di fondo più cupa; groppone e cuopritrici superiori della coda a fascie di un bruno più pallido e di un grigio-plumbeo lavato di rossiccio e marginate di nocciola; remiganti nerastre ter- minate da una sfumatura nocciola susseguita da un tratto . bianco-fulviecio che forma sulle secondarie una banda quando l’ala è piegata, tutte le penne con larghe fascie di un fulvo- nocciola sul vessillo interno; timoniere bruno-scure lavate di plumbeo con una larga fascia terminale bianco-gialletta e fascie trasversali talora interrotte rossiccie più o meno ombreggiate di cenerino-piombato verso il margine ; dall’an- golo interno antero-superiore dell'occhio si stacca una fascia scura marginata di rossiccio che termina sul vertice ove si . allarga a ferro di cavallo; lati della faccia bianco-gialletti ; mustacchio. discretamente sviluppato che copre anche le guancie bruno-nerastro misto a rugginoso; gastreo bianco- (4) Cat. B. Brit. Mus. I. pag. 387 (1874). (2) Monogr. Rup. Ital. pag. 159, tav. III (1895). 76 E. ARRIGONI DEGLI ODDI fulvo molto vivace sull’ addome e sui fianchi, senza macchie sul mento e sulla gola, nel resto con una linea centrale nera sulle penne, che è stretta-su quelle del petto e si allarga sull'alto addome e sui fianchi ove si notano varie fascie sulle penne; centro del basso addome quasi senza macchie; sot- tocaudali con strette linee centrali scure che qua e là si fog- giano a fascie trasversali; cuopritrici inferiori delle ali bianco- giallette con fascie e macchie bruno-rossiccie ; zampe gialle. Se il /. barbarus come giovane si può confondere col | F. punicus, altrettanto distintissimo lo è da adulto. La comparsa di questa specie non sarebbe gran fatto eccezionale, giacchè il signor A. Fritsch (1) cita una 9 gio- vane uccisa in Dalmazia e conservata nel Museo di Vienna sotto il nome di /. peregrinoides. Circus aeruginosus — (n. c. Eja pijuljata). Noto fra altro due esemplari colti sul lago dell’isola dio Veglia nel Quarnero: | a) —28. III. 1889. Testa, mento, gola e lati della stessa e spazio nel centro del petto di un bianco-candido senza macchiette allungate. b)— 3. IV. 1893. Eguali tinte appena leggermente . giallette. \ Parecchi altri presentano tali parti tinte in fulvo-ros- signo più o meno vivace con macchiette di differente ab-. bondanza, sono quindi di colore affatto tipico. E’ cosa nota | quanto questa specie varii, però neì molti individui che vidi, ed in quelli pur numerosi che conservo, giammai ebbi a riscontrarne di così chiari e non si possono nemmeno ascri- vere a livree del tutto giovanili, essendo del marzo e del- _ l'aprile. sentato da tre soli soggetti, dei quali nessuno è g° adulto. (1) Nat. Vòg. Eur. pag. 30, pl. 2, fig. 1 (1870). _ E’ specie molto comune, così del pari sarebbero abbon- danti il C. Swainsoni con 18 esemplari ed il cyaneus con ventuno, mentre appare molto scarso il cineraceus rappre- NOTE ORNITOLOGICHE SUL MUSEO NAZLONALE DI ZAGABRIA 717 e ———————________eeeeTeTe"TeteTeTeeTCTTeeTTtt Strix flammea — (n. c. Jeja dryemavica). Buona serie di sei esemplari di colorito molto cupo. sulle parti superiori e colle tinte aranciate e fulviccie assai scure ed accentuate specialmente sui fianchi e sul sottocoda e che talora colorano il disco facciale ed.i lati del collo. Riguardo le macchie sul gastreo esse sono discretamente numerose, eccetto in un esemplare della stessa città di Zagabria che le ha minutissime e punto abbondanti, come scarseggiano notevolmente anche sulle parti superiori di una tinta molto cupa e piuttosto uniforme. Da questa serie sembra che in Croazia viva una forma rossastra e più cupa dell’ordinaria Strix flammea, essendo anche gli esemplari di colorito più chiaro, che ebbi agio di esaminare, più intensamente colo- riti di quelli tipici. Syrnium aluco — (n. c. Sovina Sumska). Magnifica serie di trenta soggetti con numerosi nidiacei. Fra i più notevoli ricordo: a-c) forme melaniche di un bruno-nerastro più scuro sul gastreo, tutti e tre conservano però il disegno normale che traluce anche nelle parti più intensamente colorite ; d-m) nidiacei, di cui due con veste rossiccia ; varii soggetti più o meno variati di rossiccio; dei quali tre tinti di talcoloreasegno che le gradazioni grigie ordinarie sono quasi del tutto scomparse, quello in data 16. XII. 1889 da Zagabria è il più uniforme, a confronto di questi esiste un soggetto pure da Zagabria 16. II. 1871 di colorito chiaro e quasi . sbiadito, ma non attribuibile a varietà albina. Syrnium uralense — (n. c. Sovina jastrebata). E’ una delle serie più splendide di questo Museo; ven- tuno esemplari dei quali ben dieci affetti da melanismo. Tale forma si sviluppa come nell’affine S. aluco con una tinta bruno-nerastra più o meno carica, di solito più accentuata sul disco facciale e sul gastreo che non nelle parti superiori, essi conservano il disegno normale se guardati attentamente, però nei più completi le tinte grigie non si rilevano; 78 E. ARRIGONI DEGLI ODDÌ È specie abbastanza comune in Croazia e vi sembra stazionaria, fu presa in ogni stagione, eccetto d’estate, nè ancora se ne ebbero le uova che però fino ad ora nessuno sì occupò di cercare. Nyctala Tengmalmi — (n. ce. Sovica mrtvatka). Un esemplare da Zagabria senza data e che sembra di vecchia preparazione. Specie rara. | Ga Manca il Glaucidium passerinum, nè esiste alcun soggetto di forma rossigna di Carine noctua (n. c. Kukuvjà smrtna) e di Scops giu (n. c. Cuk lulavac). Asio otus — (n. c. Sova utina). Serie numerosa di 17 esemplari di cui tre nidiacei, tra di essi alcuni hanno il fondo di tinta rossastro carico e ciò in- dipendentemente dal loro sesso. Cypselus apus — (n. c. l'iopa crua). Individuo da Ragusa in Dalmazia senza data, del tutto bianco eccetto due spazî lungo le scapolari, le redini ed una fascia sulla nuca che si fonde con altra. che si stacca dagli occhi, parte del sopracoda ed alcune penne centrali della coda di tinta normale. Soggetto interessante perchè affetto di ano- malia simmetrica. s Hirundo rustica — (n. c. Lastavica pokutarka). Sette esemplari leucocrostici, iride rossa. Upupa epops — (n. c.). Tinte bianche ove esistono quelle isabelline. Acredulae. | Serie composta di molte A. caudata, qualche A. rosea 4 dubbiosa, mancante la Irbyî. “È Vi sono le due forme di csi ma la familiaris vi sj pare più comune. Varî soggetti di Merula ulpedirte (n. c. Kos grivasti), vi manca -la M. torquata. = NOTE ORNITOLOGICHE SUL MUSEO NAZIONALE DI ZAGABRIA 79 e» Varî soggetti albini di M. nigra (n. c. Kos erni) di tipo usuale. Due esemplari di Sylvia atricapilla (n. c. Srmusa cruo- glava) leucocrostici, l'uno con iride rossa, il nidiaceo con iride nera. Tre esemplari di Aedon familiaris da Sutorina 18. VI. 1896 e 19. VI. 1899. Manca l’Anthus cervinus. I soggetti conservati di Melanocorypha calandra mi sem- brano alquanto più rossigni dei tipi italiani. Esiste una splendida serie di Euspiza melanocephala, uc- cello comune per la Dalmazia. Miliaria projer (n. c. Str$ely poturkas), varietà albina. Emberiza citrinella (n. c. Strnadica %vutvoljka), varietà giallo-canarino quasi completa. Carduelis elegans, soggetto bianco per intero, purtroppo imperfetto. Pyrrhula europaea, varietà nera“eccetto poche penne grigie sulle parti inferiori e porzione dell'addome rossa. Una serie numerosissima di Pastor roseus. . Una varietà bianca di Pica rustica. Due bellissimi soggetti leucocrostici e due parzialmente albini di Garrulus glandarius. Mancano individui di Corvus corone, specie finora non trovata in Croazia, come pure non osservai individui intermedî. Esistono nidiacei di Otis tarda, Vanellus capella e Sco- lopax rusticola. o Fra le Limicolae mancano le specie seguenti: Limicola platyrhyncha Arquatella maritima Actodromas Temmincki Tringa canutus Limosa lapponica del Numenius tenuirostris, Che è raro, sì conservano tre esem- plari, il phaeopus vi sarebbe più raro ancora. Una buona serie di Aironi cioè Ardea cinerea, A. pur- | purea, Herodias alba, H. garzetta, Ardeola ralloides, Ardetta 80 E. ARRIGONI DEGLI ODDI minuta, Botaurus stellaris, Nycticorar ardeola, Ciconia alba, Ciconia nigra con nidiacei, Platalea leucorodia, ecc. Anas boscas, individuo» quasi del tutto bianco. Tra i Palmipedi noto inoltre parecchi esemplari di Fuli- gula marila e di Mergus merganser, specie che sembrano co- muni, il Callichen rufinus vi è più raro, pochi esemplari di Oedemia fusca e di Harelda glacialis, provenienti da Fiume tutti in livrea giovanile, finalmente un giovane di Somateria mollissima, pochi soggetti di Actochelidon sandvicensis e di Gelochelidon nilotica, tre Rissae tridactylae, un Megalestris ca- tarrhactes, un giovane Stercorarius pomathorinus, due giovani di S. parastiticus forma scura, un adulto di $S. crepidatus, una Fratercula arctica e cinque Alcae tordae. Il Larus fuscus è rappresentato da tre esemplari adulti e da un giovane, fra quelli il soggetto ucciso il 28. IV. 1889 a. Fiume e donato dal Barac, come dimensioni sarebbe un L. af- finis, ma siccome non presenta la macchia bianca sulle due remiganti, così sarei d’Tpinione che non appartenesse a questa specie. i Dei Colymbidae manca il glacialis, esistono molti arcticus, di cui due in completo abito di nozze, uno del giugno, l’altro dell’aprile, abbiamo pure parecchi septentrionalis ma nessuno in abito di nozze, di queste serie il più generoso contribu- tore fu il BaraÈ. | ; Fra gli Svassi abbiamo splendide serie del /odicipes cristatus, griseigena, nigricollis e del Tachybaptes fluviatilis, ma vi manca affatto il P. auritus. Anche di questi il più be- nemerito donatore fu il Baraè. Pelecanus — (n. c. Nesit). - Tredici esemplari sono conservati nel Museo, di questi sette sono P. crispus (n. c. Nesit dalmatinski), di essi due provengono da Semlino e dal Narenta e gli altri cinque da Scutari, ove è specie comune e nidificante. I rimanenti sei sono del tipo P. onocrotalus (n. c. Nesit ruzitasti). Gli ono. crotalus in questione offrono due forme differenti, l'una pre- . senta lo spazio nudo sopra e dietro l’occhio foggiato ad an- — golo acuto e profondo in rapporto alle penne laterali, l’altra NOTE ORNITOLOGICHE SUL MUSEO NAZIONALE DI. ZAGABRIA 81 a semicerchio od a curva regolare. Ora il Radde ha distinto su tali dati due specie il minor e l’onocrotalus, egli dice che i due caratteri principali consistono nella forma dello spazio nudo e nelle dimensioni del dito posteriore, non trovando stabile e distinto quello del numero delle penne della coda e l’altro offerto dal Keyserling e dal Blasius della maggiore o minore vicinanza delle penne della linea laterale d’attorno all'occhio. Il dito posteriore nel P. minor sarebbe 02, 040, il tarso 0%, 115, il ciuffo più sviluppato, differenza di tinta | nelle parti nude. Gli esemplari del Museo offrono i seguenti dati : a) - 1899 Mitrovica (Slavonia) - becco 0”,400 - ala 0”, 640 - angolo acuto - penne della coda 22 (m2r07). b) - Slavonia - becco 0”, 360 - ala 0”, 690 - angolo acuto - penne della coda 22 (minor). c) - Sisak (Croazia) - becco 0", 360 - ala 0”, 640 - penne della coda 23 una mancante (onocrotalus). d) - Isola Pago - becco 0”, 310 - ala 0”, 660 - angolo abba- stanza acuto - penne della coda 21 unî mancante (minor). e) - Slavonia - becco 0”, 320 - ala 0”, 640 - angolo inter- medio - penne della coda 21 (minor). f)- Croazia - becco 0", 310 - ala 0”, 650 - angolo inter- medio - penne della coda 22 (minor). La comune misura del tarso 0”,115 e del dito poste- riore 0", 045 collimano con quelle offerte dal Radde, è vero che il carattere della pelle nuda attorno all’occhio a forma angolare è in qualcuno di questi esemplari ottimamente svi- luppato, ma in altri esso è affatto intermedio e le due forme si confondono, la statura vi è la stessa, il becco non corto e piccolo, la fronte fornita degli stessi tubercoli, sicchè, pre- scindendo dalle penne della coda che sarebbero tipiche quanto a numero, io credo. che ci troviamo davanti a vari P, ono- crotalus di due gradazioni riguardo la forma assunta dalla pelle nuda attorno all’occhio, fatto che potrebbe dipendere da età o da altra causa, mentre i veri P. minor che ebbi campo di osservare si distinguevano tosto a priori per una statura sensibilmente minore. Padova, 10 febbraio 1900. Bollettino della Società Zoologica Italiana 6 ra PARTE III. Interessi didattici SÌ Vuol IMporre Un regresso nell insegnamento della Storia Naturale? Riproduciamo il seguente schiettissimo articolo che leggesi nel N. 65 del giornale La Provincia di Vicenza, non per la. benevolenza con cui vien giudicata la trasformazione della nostra Società, (chè in questo caso dovremmo -riprodurre molti altri giudizi assai benevoli), ma per le verità che l’egregio autore dell'articolo medesimo opportunamente afferma, e sulle quali torneremo. — Ed ecco quanto scrive il prof. Torossi: « Mentre si sta meditando con poco senno il nuovo pro- getto della fusione di alcune cattedre nelle scuole secondarie, che se approvato dal Parlamento riuscirebbe a togliere ogni importanza all'insegnamento della Storia Naturale in questi Istituti, conforta il vedere riaffermarsi vigorosa e promettente una Società zoologica italiana nella capitale del Regno. La fama degli uomini illustri. che ne costituiscono il consiglio | direttivo, assicura anche i più dubbiosi dell'avvenire della Società e di un salutare risveglio dell'amore agli studi Z00- logici, tanto utili e tanto attraenti. « La Società zoologica italiana, fondata sulla fine del 1891, vuole allargare.il suo compito scientifico e favorire l’incre- mento degli studi zoologici. E così la Società romana per gli studi di zoologia è nbegiiioe: in Società zoologica ita- liana con sede in Roma. « Come prova di una non dubbia e lodevole attività in A un periodo di tempo relativamente breve, il consiglio diret- tivo ha pubblicato l’indice delle materie contenute negli otto volumi costituenti la prima serie del Bollettino della società. « Anche un modesto cultore della zoologia potrà facil- mente rilevare il valore scientifico dei lavori compiuti nel. corso di pochi anni da valenti naturalisti, come i prote 3 i | COME SI VOGLIA IMPORRE UN REGRESSO NELL’INSEGNAMENTO DELLA STORIA NATURALE 83 Carruccio, Condorelli, De Filippi, Meli, Neviani, Pavesi, Vin- ciguerra ed altri, i quali pensano con amore di uomini eletti all’avvenire di una Società, che si propone di rendere più agevole il progresso della Zoologia in Italia. « Senza dubbio la nuova Società zoologica vorrà com- battere per la conservazione dell’insegnamento della Storia Naturale nelle nostre scuole secondarie, di cui non tutti comprendono l’alta importanza. « Pare impossibile! Si vorrebbe, come nei tempi pas- ‘ sati, affidare — per ragioni di economia — l'insegnamento della Storia Naturale ai professori di matematica e di fisica, i quali ben poco in generale conoscono questa materia. « Se il nuovo infelice progetto sarà approvato dalla Camera dei deputati, si dovrà deplorare la fine dell’insegna- mento della Storia Naturale nelle nostre scuole, che di ben altre riforme radicali hanno bisogno, come modestamente e francamente ho dimostrato in molte occasioni. Ma pur troppo non v'ha più sordo di chi non vuole udire! « Il ridurre ancora l'insegnamento della Storia Naturale corrisponde a non volere riconoscere che lo studio dei corpi naturali risveglia negli alunni lo spirito d’ osservazione che è tanto necessario anche negli altri studi, e che è tanto scarso nei nostri giovani studenti. E forse non è giovevole un continuato esercizio .di brevi, esatte ed ordinate descri- zioni di animali e di piante? Noi imprimiamo nella mente degli alunni il vero concetto dell’ ordine che pur troppo spesso manca. E non è utile e non è bella la conoscenza delle meraviglie del creato, di tanti corpi che 1} uomo vede intorno a sè e che non comprende? « Col nuovo progetto si dimentica il grande principio della divisione del lavoro! È enorme! « Si vuole rendere veramente moderna la Scuola ita- . liana con riforme di dubbio valore e che non possono essere attuate che in lungo periodo di tempo! Quanta fatica spre- cata! Non si vuol comprendere che in questi tempi è affatto impossibile il lungo attendere. | I « Ai gravi mali della Scuola bisogna provvedere con sollecitudine, allo scopo di evitare una grande catastrofe. I - 84 . GIOVANNI BATTISTA TOROSSI ‘E poveri insegnanti vogliono essere meglio retribuiti. Che si pensa di fare? Si formula un progetto, che solo potrà essere attuato nel corso di cinquanta anni, perchè deve essere ese- guito gradatamente e sopratutto lentamente! È « Forse si pensa al fatto che i poveri insegnanti, seb- bene male retribuiti e spesso male giudicati, vivono — in- felici travetti! — lungamente sulla terra! « Ed è in questa punto invidiabile longevità che i nuovi riformatori della Scuola confidano con tranquilla co- | scienza? | « Appena si riconobbe la necessità dello studio dell’a- gricoltura, si volle pensare alla soppressione dell’insegna- mento della Storia Naturale, che ne è la base! Strano dav- vero ! Bisogna dire che propriamente si vada vagando nella oscurità, senza uno scopo determinato, senza un concetto sicuro. « La sospensione delle cattedre di Storia Naturale evi- dentemente lede i diritti di molti giovani laureandi, i quali, pur obbedendo ad una saggia legge che non fu mai abro- gata, vedono dal nuovo progetto distrutta ogni legittima speranza nell’avvenire della loro carriera, mentre la Scuola italiana dovrà aggiungere ai tanti suoi mali una nuova causa del suo cattivo andamento. « Quando penso al famoso soffio di vita nuova che ria- nimerà la Scuola, sognata con tanto entusiasmo dall’illustre prof. Chiarini, non posso fare a meno di pensare alle tristi condizioni della Scuola italiana, di questo vecchio organismo distrutto dalla più terribile tubercolosi morale che si possa immaginare, e che della vita moderna non ha ancora pro- vato i benefici effetti. i « Un semplice soffio di yita nuova non potrà mai ri- chiamarla in vita! Sarebbe questo un miracolo che la mia povera mente non può ancora credere possibile! - « Siamo troppo lontani da tutto ciò che potrebbe far ri- — sorgere la scuola italiana e tutti i nostri desiderî e le nostre A aspirazioni sono ancora null’altro che un sogno. Dott. GIOVANNI BATTISTA TOROSSI ». — BANCHETTO DELLA SOCIETA" ZOOLOGICA ITALIANA. Per festeggiare la trasformazione della Società Romana per gli studî zoologici in Società Italiana, la sera del 25 p. p. marzo numerosi soci si riunirono a banchetto nel nuovo ed elegante Ri- storante S. Carlo, in piazza S. Carlo al Corso. Allo champagne il presidente prof. A. Carruccio prese la pa- rola e brindò applaudito all’avvenire del sodalizio scientifico na- zionale che ha raccolto la fortunata eredità della Società Romana. Dopo di lui parlarono egregiamente i due vice-presidenti don Guido Falconieri conte di Carpegna, e prof. Vinciguerra, e quindi i pro- fessori Meli, Tuccimei e Nosotti, esprimendo sentimenti i più ele- vati sia dal lato patriottico che scientifico. In ultimo il prof. Con- dorelli, segretario, lesse i telegrammi di adesione e felicitazione pervenuti. Inutile dire che la più sincera cordialità regnò dal principio alla fine del pranzo, che fu servito splendidamente. ESTRATTO DELLO STATUTO. ART. 2. — La Società ha lo scopo di dare istruzioni, consigli, appoggi morali, e possibilmente aiuti materiali ai cultori della biologia ‘animale anche nelle sue varie applicazioni; di pubblicare nei modi stabiliti dal regolamento un Bollettino contenente i reso- conti delle adunanze, le comunicazioni scientifiche d’indole biolo- gica, anatomo-fisiologica, embriologica, paleontologica e sistema- tica; e quelle altre notizie che possono interessare gli studiosi, ART. 3. — La Società è composta di tre categorie di soci: 1a Soci ordinari, distinti in soci a tempo, i quali paghe- ranno lire Dieci all’anno, e soci a vita se pagheranno lire 200 ‘in una sola volta; ; 22 Soci straordinari, i quali pagheranno lire Sette annue; 32 Soci onorari ‘italiani e stranieri, proposti dal Consiglio direttivo, scelti fra i più noti ed eminenti cultori degli studi zoo- logici, od altrimenti benemeriti della Società. Tutti i soci hanno diritto alle pubblicazioni sociali. ABBONAMENTO PEI NON SOCI Italia . . 12 lire annue Estero. . 15 >» » Un fascicolo doppio separato L. 4 Volumi arretrati: Italia L. 15 - Estero L. 18 (franchi di posta) Prezzo di favore a chi acquista gli otto volumi finora pubblicati ° (Vedi pagina prima della copertina). pagamento anticipato Sede della Società: Istituto ZooLogico - R. UN:VERSITÀ Via della Sapienza - ROMA Roma - Stub. Carlo Mariani e U., Vic. Guardiola 22. MAR A 7001, Fasc. III e IV. Serie II. - Vol. I. Anno IX. - 1900, A; 3,033 BOLLETTINO DELLA SOCIETA: ZOOLOGICA ITALIANA SOMMARIO. Per la morte del = a cita (A. Car- . Rostagno comm. Fortunato. Clas- 3 LI) RSI ALE È eXPAap I-1I dalacione fore dei Lepidotteri al enna ce LE PRR 147-440 I. PARTE UFFICIALE x ae NERI esta niro : : sepri dott. mare iuseppe. e- csantvi: a rsa ae | riali per un elenco degli Apidi della Adunanze scientifiche del 6 giugno Provincia di Roma ‘ . > 141-148 è 5 luglio 1909. - 1. Proclamazione 4. Rellini dott. Raffaello. ‘Due nuovi di nuovi soci. - 2. Commemorazioni molluschi fossili\dell’Isola d'Ischia e fatte dal presidente prof. A. Carruccio revisione delle specie esistenti nella pel socio onorario prof. A. Milne-Ed- marna dell’Isola stessa‘. . . . >» 149-162 wards e socio ord. prof. Adolfo Caleri. » 86-92 5. De Stefano dott. Giuseppe. Elenco Comunicazioni scientifiche. Carrue- dei Molluschi fossili di Milazzo in Sl- cio prof. A. Nuove indicazioni sull’ra- GRA tI AE, EL ct fp > iltnzici Segn >. SPD 3 92-94 6. Facciolà dottor Luigi. Contributo Id. id. ‘Cenni illustrativi su alcuni alla interpretazione del passaggio del- » l’occhio del lato ciec l lato” oculato pg La Parli SES So dr 9498 | nei Pleuronettidi IP at ", SOR » 169-189 IA. id. Sovra un Croctodilus porosus 7. Curreri dott. Ginseppe. Osservazioni edun Varanus Dumerilii, A do- suì Ctenofori compaventi nel portò nati dal Re Umberto. .. . . » 102-106 db Messina) a Sa va TOA (Per gli altri lavori presentati e_co- 8. Checchia dott. Giuseppe. Sull’Eze- sarrrl nelle predette adunanze phas (Enelephas) antiguus Falc. nei ved. appresso). dintorni di Sansevero (Capitanata) »- 194-198 II. COMUNICAZIONI SCIENTIFICHE. _ 9. Curreri dott. Giuseppe. Sulle cause 1. Condorelli prof. Mario. Sulle pretese meceanìco-biologiche della formazione idabidi dei Gallinacei e loro-vera na- degli accumoli di plancton . . +. » 199-209 UMBRO Icona Ve)f 0. iS a 1410446 x AVVISI IMPORTANTI, A tutti i nuovi Soci ed Abbonati, i quali ne faranno domanda accom- pagnata dall'importo anticipato, verranno spediti, franco di posta, gli otto volumi pubblicati dal 1892 al 1899 al prezzo di favore di lire ses- santasei, in luogo di-L.-120. Il Bollettino della Società pubblicherà estese recensioni di tutte quelle opere delle quali perveranno in omaggio due copie alla Direzione. Si faranno annunzi speciali gratuiti di tutte quelle pubblicazioni che verranno spedite in omaggio dai Sig. Autori o Librai-Editori. A coloro i quali poi perito anpunzi sulla copertina di Pubblicazioni, Colle- “zioni, 0 di quanto altro ha attinenza con la Zoologia, sàranno fatti prezzi e condizioni di favore. Fascicoli di saggio del Bollettino verranno spediti gratis dietro richiesta. Conto corrente colla Posta - Pubblicazione bimensile. stia pe Aa Mi IRE MAR 5 1901 Fasc. III e IV. . Serie II - Vol. |. Anno IX - 1900 BOLLETTINO DELLA SOCIETÀ ZOOLOGICA ITALIANA Per la morte del RE UMBERTO Ogni ordine di cittadini è stato profondamente contristato per l’atroce misfatto di Monza. Una setta funesta, alla quale pur troppo appartengono non pochi sciagurati figli d’Italia, volle una nuova vittima nella persona del nostro Re, così generoso ed amato; cui da ogni parte si dava il titolo di buono, nel suo più nobile significato. Nella vita di Umberto I fu ammirevole e puro il culto che deli mantenne per la giustizia; come costanti furono in Lui la fede alle istituzioni e l’amore pel bene del suo popolo. E se Egli avesse sempre potuto, se sempre avesse avuto ministri preveg- genti. ed equanimi, e deputati tutti veramente colti ed onesti, rappresentanti la nazione, non disordinati partiti, molti guai e sofferimenti sarebbero stati risparmiati a diverse fra le più travagliate provincie dello Stato. Ognuno deve rammetare con quale slancio il compianto So-.- vrano accorresse laddove si ebbero le maggiori calamità: ba- stino i nomi di Casamicciola, di Busca, Napoli, ecc. quali splen- dide prove del coraggio calmo e sereno e dello spirito somma- mente benefico di quell’Argelo consolatore, come lo chiamarono i moribondi di Pennino e Porto. In breve il Re Umberto fu sempre primo a dare eflicace esempio di pronta e ben intesa carità. Di questo vero coraggio che, lo ripetiamo, era calmo e se- reno, chi scrive potè averne prove il 24 giugno del 1866. Ma se il Principe fu eroe a Villafranca e Custoza; se ebbe in quel dì rispettata la vita dalle armi dei nemici in guerra; se la rispettò Bollettino della Società Zoologica Italiana. 7 Il PER LA MORTE DEL RE UMBERTO un gravissimo morbo contagioso, non la rispettò la spietata belva li Prato, l’anarchico reduce da Paterson! L'Italia e tutte le civili nazioni del mondo hanno vivamente deplorato la fine immeritatissima del Re buono e leale; ed al cordoglio universale sinceramente si unisce la SOCIETÀ Z00- LOGICA ITALIANA. La quale fa fervidi voti perchè la pace e_ la più santa rassegnazione circondino l’Augusta, soave ed ama- tissima Vedova del Re sacrificato! La SOCIETÀ ZOOLOGICA ITALIANA fa pure voti non meno fervidi onde prospere e durevoli siano le sorti dei giovani So- vrani d’Italia, il Re Vittorio Emanuele III e la Regina Elena. Tutti siamo certi cl’essi, fiduciosi nella Provvidenza Divina, in- tendono dedicare il loro cuore, la loro mente alla grandezza ed alla maggior felicità possibile della Patria. Scrivendo in un periodico scientifico non sappiamo ristarci dal fare anche un altro sincero augurio, ed è: Possa sotto il regno di Vittorio Emanuele III aversi duratura e completa l’ o- pera del Ministro della Pubblica Istruzione, che col favorire imparzialmente il progresso degli studì superiori, e quindi degli scientifici, saprà davvero e fermamente vorrà attuare il loro migliore ordinamento! — Ciò certamente bramava l’amato Re Umberto: ciò compirassi dal nuovo Regnante. E moltissimi veri patrioti e modesti studiosi ripeteranno in quel dì con maggior entusiasmo: Vira il Re Vittorio Emanuele III! A. CARRUCCIO.. ra int) a PERI " ' | SOCIETÀ ZOOLOGICA ITALIANA CON SEDE LIIN ROMA. RENDICONTI 4 Adunanze scientif che, 609 giugno e 5 luglio 1900. ORDINE DEL GIORNO — 6 giugno 1900: PARTE I. — COMUNICAZIONI DEL PRESIDENTE - PROCLAMA- ZIONE DI NUOVI SOCI - COMMEMORAZIONI. PARTE II. — COMUNICAZIONI SCIENTIFICHE. È 1. Carruccio prof. A. Nuove' indicazioni sull’ habitat della | Salamandrina perspicillata. L 2. Carruccio prof. A. Cenni illustrativi su alcuni Cheloni «di Sarawak donati da S. M. il Re. e 8. Rostagno comm. dott. Fortunato. Classificazione descrit- . tiva dei Lepidotteri Italiani. (Parte generale). 4. Alessandrini dott. G. Contributo allo studio dei Forfi- | culidi romani. x 5. Curreri dott. G. Osservazioni sui Ctenofori comparenti _ nel Porto di Messina. __ 6. Condorelli prof. M. Sulle pretese idatidi dei Gallinacei e loro vera natura (Linfoangioma cistico di Wegner). È T. Lepri march dott. G. Alcune osservazioni sulla nidifi- 3 «cazione dell’ Anfophora nigrocincta Br. È: È 8. Curreri dott. G. Sulle cause meccaniche della forma- | zione degli accumuli di Plankton. 9. Dessì dott. A. Sede insolita in cui può introdursi nel- l’uomo l’Irodes reduvius e fenomeni patologici osservati. è 86 RENDICONTI PARTE I. — PROCLAMAZIONE DI NUOVI SOCI. i Il presidente prof. A Carruccio dà la parola al Consigliere: Segretario prof. M. Condorelli per leggere il processo verbale dell'adunanza scientifica tenuta il 22 marzo 1900, che viene ap- provato senza osservazioni. - L’istesso Segretario presenta poi le pubblicazioni pervenute ed offerte in omaggio alla Società. Il presidente proclama quindi i seguenti 15 nuovi membri della Società, debitamente ammessi, cioè a Socì ordinari: i Coccanari cav. dott. Filippo - De Stefano dott. Giuseppe - Ri- ghetti Carlo, studente - Sergi prof. Giuseppe - Toderi dott. Ago- stino — Spinola march. Francesco-Paolo. Soci straordinari: Bonomi prof. dott. Agostino - Greco prof. dott. Benedetto — Maggio prof. dott. Ignazio - Pizzoni sacerdote dott. Pietro +— Picaglia prof. dott. Luigi — Curreri dott. Giuseppe — Cav. dott. Ugo Monteverde - Signorina Biscossi Adalgisa, stugentessa in Scienze naturali - Signorina Conforti Maria, idem. idem. COMMEMORAZIONI. Parole pronunciate dal prof. A. CARRUCCIO in onore del socio onorario prof. A. MILNE-EDWARDS e del socio ordinario dott. UGO CALERI. \ | Ho il dovere di ricordare alla nostra Società il nome. ed il. merito insigne del prof. Alfonso Milne-Edwards, non solo perchè da diversi anni apparteneva, quale membro onorario, alla So- cietà Romana per gli studi zoologici, e dal gennaio 1900, nel- l’istessa qualità, alla Società Zoologica Italiana, ma perchè da. lui più volte in Parigi io ebbi reali e squisite prove di cortesia e di benevolenza. Nè credo necessario di richiamare alla me- moria le lettere ch’egli mi scrisse principalmente nel 1894, quando dichiarava che sarebbe stato felice di mettersi a disposizione dei colleghi della nostra Società nei casi in cui avessero avuto bi- sogno di notizie scientifiche in Parigi, e particolarmente nel grande Museo di Storia Naturale, che da pochi anni era stato chiamato a dirigere; neppure ho bisogno di citare gli omaggi di varie pubblicazioni da lui ricevute quale attestato dell’alto com- RENDICONTI 87 piacimento che sentiva nel far parte di una società esclusiva- mente zoologica, la prima sorta in Italia e nella grande sua capitale. E qui non sarà inutile una breve riflessione. i Le associazioni scientifiche, disse già il Milne-Edwards, non sono l’opera d’un giorno: per farle a lungo e onestamente vivere, oltre al sapere, fa duopo avere una grande lealtà e un costante e puro patriottismo. Quanti sono mossi da tali sentimenti non intendono nè consentono che in metropoli quali sono Londra, Ber- lino, Parigi ece., o Roma in Italia, possa dominare il nefasto regio- nalismo: lo si inventa se fa comodo, lo si sogna da lontano, ma non alligna in città dette non a torto «universali; ed è in «queste che quasi sempre si finisce per trovare quella giustizia che o a grandi patrioti, od a eminenti uomini di studio venne altrove negata. E sono del compianto Milne-Edwards, non mie, le parole se- guenti: «Qui (in Parigi) noi non abbiamo che una sola bandiera: quella della scienza. Non abbiamo che una sola rivalità: Vl emu- lazione del lavoro. E come ben lo disse un filosofo, noi compren- diamo che la nazione più possente nell’ avvenire sarà quella che avrà dato alle sue giovani generazioni la più forte coltura intellettuale. » — Così credeva, così affermava il dì 6 agosto 1889 il prof. Milne-Edwards, che non pensò mai potesse Parigi 7nfeu- dare il lavoro scientifico di Lione, di Montpellier, di Bordeaux ecc., «come a Londra non pensarono mai di assorbire l’ operosità di Cambridge, di Oxford o di Edimburgo: queste verità non sono superflue oggi che dobbiamo ricordare i meriti di uno dei nostri Consoci stranieri. Il prof. A. Milne-Edwards era vice-presidente dell’Accademia delle scienze di Francia, ed in essa la sua morte prematura la- scia senza dubbio un gran vuoto: potremmo anzi chiamarlo du- plice vuoto, perchè egli nell’Areopago dei dotti di quella nazione occupava il posto del celebre suo genitore, il prof. Enrico Milne- Edwards. Ecco perchè il presidente dell’Accademia, l'illustre Mau- rizio Levy, disse commosso che in essa erano abituati a onorare Alfonso Milne-Edwards rappresentante di due generazioni; e quindi alla Francia e a tutti ricordava « un gran nome di fa- miglia ». Ma pur troppo, questa benemerita « dinastie des Milne- . Edwards », così si leggeva in uno dei più autorevoli periodici di Parigi, sì è estinta col Direttore del Museo di Storia Naturale. Nessuno di voi, egregi colleghi, può ignorare che il padre | è É PO a° A CEI VETO VOTO POTE ENO Ta % su 88 RENDICONTI del nostro compianto socio onorario fu in Francia il successore del grande Cuvier, cioè di colui che puossi quasi considerare il fondatore dell’ Anatomia comparata. Ed il prof. Enrico Milne- Edwards, che morì nel 1885, fu pure direttore del Museo au Jardin des plantes, e fu uno dei più operosi e dotti maestri delle due belle scienze, l’Anatomia e la Fisiologia comparata; delle quali ci diede un insieme di classiche lezioni, raccolte in 14 vo- lumi, che gli costarono 30 anni di lavoro e di studi non inter- rotti. Figlio adunque di quel sommo scienziato fu il nostro con- socio onorario prof. Alfonso, nato in Parigi il 13 ottobre 1835. Non lo seguirò nei suoi anni giovanili e durante gli ottimi studi scolastici fino a quando nel 1859 ottenne splendidamente il diploma di laurea. Quasi subito dopo laureato fu riconosciuto meritevole di occupare uno dei posti di aiuto-naturalista nel La- boratorio diretto dall’ insigne suo genitore. Mi limiterò pure a _ ricordare che Alfonso Milne-Edwards diventò, assai giovane, cioè nel 1865, professore di Zoologia nella Scuola di Farmacia, e quindi professore dell’istessa scienza nel Museo di Storia Naturale, suc- cedendo così al di lui genitore nell’anno 1877. Fu inoltre nomi- nato direttore del Laboratorio Zoologico d ? Ecole des Hautes- Etudes, membro dell’Accademia di Medicina e membro dell’ Isti- tuto dell’Accademia delle Scienze, la più alta carica accademica in Francia, che molti non riescono ad ottenere se non già molto vecchi. Egli succedeva al prof. Paolo Gervais, altro valentissimo maestro di Zoologia e di Anatomia comparata. E finalmente nel 1891 il prof. Alfonso Milne-Edwards, succedendo a un altro compianto nostro socio onorario, il venerando prof.-Emilio Blan- chard; fu nominato Direttore generale del Museo di Storia Na- turale. Posso e debbo ricordare ch’egli stesso, gentilmente ac- compagnandomi coi chiari colleghi professori Filhol e Gaudry, mi faceva rilevare i molti progressi realizzati nei grandiosi lo- cali e nelle ricchissime collezioni di quel Museo. Di volo rammenterò pure che il prof. Alfonso Milne-Edwards era assai stimato per diverse ricerche di Fisiologia medica, da lui compiute, e pei suoi studi sui Mammiferi ed. anche per le. comunicazioni zoopaleontologiche. Fra queste mi piace rammen- tare una sola, alla quale ho assistito in Cambridge il 23 ago- | sto 1898, quando nel Laboratorio Cavendish ai moltissimi col- leghi presenti fece una netta e interessantissima esposizione Sugli animali estinti del Madagascar e sulle recenti scoperte ivi fatte dai Sigg. Bastard e G. Grandidier;ed in particolar modo | RENDICONTI s9 ho presenti le notizie dal compianto consocio date intorno allo scheletro del grande palmipede descritto dall’Andrews col nome di Centrornis Forsythii, e su due intiere zampe di Aepyornis ingens, scoperte dal Grandidier in mezzo ad avanzi fossili di Ip- popotami, Testuggini e Crocodili. Ma sopratutto devonsi tener presenti i lavori che diede alla luce da solo o col Bouvier dopo le spedizioni scientifiche del Travaileur e del Talisman, le quali ebbero per scopo la esplorazione della vita animale nelle grandi profondità oceaniche. Si sa come con questi studi difficili, e quasi tutti recenti, siansi quasi mutate o rinnovate in gran parte le teorie della Geografia fisica. — Le osservazioni pubblicate (1892) dai due citati zoologi sui Paguri raccolti nelle spedizioni delle predette navi, leggonsi con interesse anche da quanti non si occupano di proposito di studi carcinologici. Pure del Travat- leur e Talisman sono le nuove specie di Ebalia, Merocryptus, Achaeus, Stenorhynchus ecc. descritti dagli stessi Milne-Edwards e Bouvier. È Alf. Milne-Edwards ci fece conoscere nuove forme animali n0- tevolissime e strane, molte anoftalme, viventi ad una pressione di 600 atmosfere, che offrono colori vivacissimi, ad esempio, il rosso, il violetto, ecc., e che portati alla superficie rovesciano il loro canale digerente. I risultati scientifici ottenuti dal Milne- Edwards gli valsero la grande medaglia d’oro della Società Geo- grafica Francese. Questi studi delle Faune sotto-marine, che ebbero tanto in- cremento mercè le grandi spedizioni del Challenger, del Tusca- vora ecc., vennero dopo proseguiti dalle piccole navi l’Hirondelle e la Princesse Alice colle crociere del principe di Monaco; ed il prof. A. Milne-Edwards dal 1880 al 1883 esplorò il Golfo di Gua- scogna, il Mare della Corsica e l'Atlantico fino al Senegal. Forse in quest’ultima spedizione l’illustre scienziato contrasse l’infer- mità epatica, aggravatasi nell’ora trascorso aprile per un attacco d’influenza a cui soccombette. Il professore A. Milne-Edwards era un appassionato e dili- gentissimo cultore della vera Zoologia descrittva, sempre da ta- — luni male intesa e peggio giudicata. Chi ama la scienza dei fatti, | chi affronta le difficoltà che essi sogliono presentare prima di | esser posti nella più chiara luce, prima di poterli descrivere con la maggiore esattezza e fedeltà; quelli che cercano la verità e non _ hanno V’audacia dei pirati; che non vogliono fabbricare sull’a- | rena, non inventare o asserire con folle leggerezza, s’inspirino 90 RENDICONTI ai lavori coscienziosi del prof. A. Milne-Edwards; il quale fu real- mente un osservatore onesto, uno scrittore educato e riguardoso. Come direttore poi di un grande Museo non curò invidia o maldi- cenza, piante tristi d’ogni paese, essendo egli stato sempre esem- plare nell'adempimento del dover suo. L’illustre prof. Gaudry, interprete dei suoi colleghi, in una adunanza tenuta il 30 gennaio 1899 dai Naturalisti del Museo di Parigi, ed in occasione d’un’onorificenza data al loro Diret- tore, prof. Milne-Edwards così si esprimeva: « A aucune époque, le Muséum n’a été dans un plus bel état; il possède des collections de plus en plus nombreuses dont les échantillons sont habilement montés, soigneusement déter- minés. Employant l’expression adoptée par notre ancien maitre, Flourens, nous pouvons dire que notre vieux Muséum jouit en ce moment d’une seconde jeunesse. « Jamais il n’a produit pareille somme de travail. Assuré- ment, il a eu autrefois des personnalités brillantes, incomparables, mais on n’ y voyait pas, comme aujourd’hui, une multitude de travailleurs. M. Milne-Edwards a eu la très heureuse idée d’in- stituer des réunions mensuelles des naturalistes du Muséum,; ces réunions sont charmantes; je ne pense pas que personne y ait assisté sans étre frappé du nombre des communications qui y sont présentées..... « Dans tout cela, notre Directeur a une large part; aussi. nous lui disons.cordialement merci et nous le félicitons chaleu- reusement de la distinction qui lui est conférée ». Egregi colleghi, noi che eravamo tutti lieti di annoverare il professore A. Milne-Edwards fra i nostri pochi ma insigni soci onorari, non possiamo che altamente dolerci della perdita che abbiamo fatto. È una perdita sentita non dalla sola Francia, ma da tutte le nazioni civili, che hanno cari gli studì e i loro mi- gliori cultori. Vi propongo che oggi, adunatici per la prima volta dopo la deplorata morte del nostro socio onorario, vengano espresse, con apposita lettera, le condoglianze vivissime della no- stra Società Zoologica Italiana agl’illustri colleghi del Museo di Storia Naturale di Parigi ed all'Accademia delle Scienze. -— La proposta è accolta ad unanimità. — Debbo ora darvi l'annuncio doloroso di una morte affatto im- matura che ha colpito uno dei nostri egregi soci ordinari, il dot- tore Ugo Caleri, professore di scienze naturali nel R. Liceo-Gin- nasio Dettori della città di Cagliari, nel quale da breve tempo È ”. i RENDICONTI 9| era stato trasferito da quello di Catanzaro. Quando lessi per la prima volta in un giornale di Roma un telegramma annunciante il decesso di un prof. Caleri credetti ad un errore di nome, per- chè conoscendo personalmente il nostro consocio, sapevo che egli era giovane poco più che trentenne, sano e vigoroso. Tre giorni dopo una partecipazione degli egregi Presidente e Professori del .R. Liceo-Ginnasio Cagliaritano, gentilmente inviata alla nostra Società, confermava pur troppo la perdita avvenuta il 15 mag- gio p. p. « del loro amatissimo collega », come vien detto in essa partecipazione. Da altre notizie, che ebbi quasi contemporaneamente, ap- presi che il 18 ebbero luogo i funerali del consocio Caleri. Seppi pure che la eletta cittadinanza di Cagliari fece in occasione di quei funerali una commovente dimostrazione di affetto al povero estinto, il quale si era guadagnata. la stima delle autorità, dei col- - ghi, e di tutti gli allievi. Non vi fu scuola in Cagliari, compresa la stessa Università, che non pigliasse parte al funebre corteo; e gli studenti dei due Ginnasi, del Liceo, dell’ Istituto Tecnico, del Convitto Nazionale, della Scuola Normale, della Scuola Eno- logica, oltre parecchi dell’Università portarono a gara bellissime corone 0 tenendole in mano 0 deponendole sul carro. Al cimitero dissero eloquenti parole di rammarico il prof. Piazza per il Liceo, il prof. Carrara per l Università, l'avv. Sanna-Randaccio per la cittadinanza, ed uno studente liceale a nome di tutti i suoi com- pagni. Queste larghe e spontanee dimostrazioni risapute in Mon- tepulciano, dove ha sede la famiglia del nostro compianto con- . socio, fecero che essa telegrafasse al Sindaco di Cagliari nei se- guenti termini: «... Improvvisamente colpita straziante irrepa- rabile sciagura, pregola manifestare gratitudine imperitura verso cotesta nobile ospitale cittadinanza, che spontanea volle adem- piere verso Ugo nostro pietosi uffici, a noi resi impossibili da tanta distanza. Solenni onoranze tributategli ci avvince costà legame indissolubile. Avv. ADOLFO CALERI ». A queste belle e commoventi parole, il Sindaco del Municipio Cagliaritano, comm. prof. Bacaredda, tosto così rispose : « Cagliari ha pagato semplicemente debito suo verso ospite simpatico, citta- dino egregio, insegnante valoroso, cui mancò l’estremo conforto dei parenti, non quello degli amici ed estimatori, che rinnovano per mio mezzo le più vive condoglianze ». 92 RENDICONTI Con questi ricordi io vi ho fatto la storia più breve ma signi- ficante della perdita del nostro compianto prof. Caleri. Le parole che vi ho riferito sono un’altra volta ancora la prova migliore che non soltanto si apprezzano l’ingegno e lo studio, ma sovra- tutto si prediligono le virtù del cuore, insieme a quell’alto con- cetto dei propri doveri che ogni pubblico ufficiale dovrebbe saper compiere con retta e sicura coscienza. + de La Società nostra, prima romana ora italiana, negli 8 anni e mezzo di vita che già annovera, ha in ogni possibile circostanza dato prova coi fatti di stimare gl’insegnanti di scienze naturali nelle Scuole classiche, tecniche e normali del Regno, alle quali parecchi di noi ci onoriamo di aver appartenuto. Essa: prende quindi parte vivissima al lutto di quelli insegnanti per la per- dita di uno fra i migliori loro colleghi. | ‘ Egregi Consoci, propongo che non soltanto al preside ed ai professori del Liceo Cagliaritano, i quali spontaneamente e di- rettamente hanno fatto alla Società Zoologica Italiana la dolorosa partecipazione, ma anche alla famiglia del prof. Caleri in Mon- tepulciano sieno trasmesse le nostre sincere condoglianze. PARTE II. — COMUNICAZIONI SCIENTIFICHE. 1. CARRUCCIO prof. ANTONIO. — Nuove indicazioni sull’ « habitat » della Salamandrina perspicillata.. ( Rias- sunto). — Dalla comunicazione presentata dall’A. risulta dap- prima come già dal principe Luciano Bonaparte fosse detto che « questa piccola e graziosissima Salamandrina » si trovasse nella Provincia Romana. Egli diede nel fasc. XIX, pubblicato nel 1837, della sua bella e grande opera Fauna Italica, oltre una buonis- sima tavola, i principali caratteri della specie. Questa però, prima del Bonaparte, era stata assai bene fatta conoscere dall’insigne zoologo di Pisa, il fu senatore prof. Paolo Savi nel 1821, 1823 e_ 1828 in diverse pubblicazioni assai ben note. i L’A. ricorda alla Società come le primissime notizie su que- sto Anfibio urodelo sembra che rimontino al 1789, date dal Bonna- terre. Cita poi il Daudin che nel 1803 accennò all’ istessa specie col nome errato di Salamandre tridactyle, scrivendo ch’« Elle fut trouvée sur le Vésuve par De Nesle » (1). Avverte però che il (1) Daupin —- Histoire naturelle générale et particulière des Reptiles. Vo- lume VIII, pag. 2641-62. : RENDICONTI 93 Wiedersheim cita Ferrante Imperato di Napoli (1599), il conte de la Cepède (1788) ed altri. Prosegue il prof. Carruccio col menzionare parecchi scrit- tori stranieri e italiani più o meno recenti, quali il Cuvier, Fit- zinger, ecc. In particolar modo crede di dover ricordare quanto ne scrissero Dumeril e Bibron, Boulenger e Wiedersheim. A proposito degli autori. dell’Herpétologie générale cita le parole che leggonsi a pag. 71 del vol. IX, colle quali annunciarono di | aver ricevuto « un très bel exemplaire venant de Sardaigne par _.M. Boie », e mostra l’errore od equivoco in cui caddero, già fatto AL, , pià rilevare anche dal Camerano. Il Carruccio, sono già più anni, fece col Targioni-Tozzetti speciali ricerche in Sardegna; ma du- rante la lunga escursione nell’Isola non trovarono questo Uro- ‘ delo, ma soltanto l’Euproctus Rusconii (1). Anche a proposito dell'importante e particolareggiata Mo- nografia del Wiedersheim (2) fa qualche considerazione, e mette a confronto gli esemplari ora avuti dal Museo Zoologico Romano con quelli raffigurati dal prof. di Wurzburg nella prima delle tavole annesse alla sua Monografia. Gli esemplari presentati dal Carruccio, ed avuti in dono dal sig. dott. cav. Angelo Bini, per mezzo del suo figlio Guido, fu- rono presi in sui primi dell’ aprile testè trascorso, a metà strada tra Bassiano e il Monte Semprevisa, che fa parte della catena dei Monti Lepini, ad un’altezza di circa 900 metri. Ma il Sem- previsa è alto sul livello del mare 1536 metri, e di quella ca- tena è il più elevato, e vi si gode un bellissimo panorama for- mato da altre montagne (il gruppo degli Ernici, ecc.),il mare di Porto d’Anzio, le isole Ponza, e più lungi — se la giornata è fa- vorevole — si scorge il Vesuvio. Le predette Salamandrine stavano presso uno dei soliti fontanili, così facili a trovarsi anche lassù, e fuoruscite dall'acqua con molte altre si muovevano assai len- tamente per terra, tanto che il cav. Bini potè con facilità pren- derne parecchie in mano. E tornando all'esame degli scrittori italiani, nota come il (1) Catal. metod. degli anim. riportati dalle escursioni nelle prov. merid. - in Sicilia e în Sardegna negli anni 1868-1869 dal prof. A. Targioni-Tozzetti — parte I., Vertebrati — compilata ed annotata dal dott. Antonio CaRRUCCIO. Milano, Tip. Gius. Bernardoni, 1870, pag. A7. (2) R. WiepersHElm. - Salamandrina perspicillata und Geotriton fuscus ecc. Annali del Museo Civico di Storia naturale di Genova pubblicati per cura di Giacomo Doria. Vol. VII, 1875, pag. 5-206. 94 RENDICONTI solo Bonaparte, dopo di aver detto che gli occorse più volte di vedere intorno al Lago di Albano questo « piccolo Salamandrite » aggiunga le seguenti parole: ..Noi la riscontrammo alle falde del Monte Laziale, e l’a- vemmo dagli Appennini di Ascoli come è detto in principio ». Per la provincia di Roma il Bonaparte altro non aggiunge. — | Del Ramorino, del Lessona Michele, del De Betta, del Giglioli, ecc., © l'Autore ricorda le indicazioni o notizie di vario interesse che iliedero. Ad es. fra queste ultime cita quella del De Betta (1): < Il sig. G. B. Adami raccolse recentemente questa Salamandrina prsso Tiriolo, nella Calabria, e me la inviò con diverse altre specie... ». Finisce citando, oltre alcuni recentissimi lavori em- briologici italiani, la monografia del Camerano che ebbe pei suoi liligenti studi sugli Anfibi (2) 70 esemplari di Salamandrina . perspiciltata del contorno di Genova, oltre 2 dell'Appennino to- scano e 6 del Monte Majella. — Dunque nessuno della Provincia Romana, quantunque a pag. 22 citi il Monte Laziale, perchè già menzionato dal Bonaparte. : 2. CARRUCCIO prof. ANTONIO — Cenni illustrativi su. alcuni Cheloni di Sarawak donati da S. M. il Re Umberto. —. — LA. ricorda che nelle adunanze del 22 novembre e. 29 di- cembre 1898, e in quella del 22 marzo 1899 fece conoscere alla Società quale fosse la natura e l’importanza notevolissima del dono pervenuto al Museo Zoologico Universitario da S. M. il Re Umberto. Il prof. Carruccio aggiunge che mentre per sè riservò lo studio dei Mammiferi e dei Rettili dei dintorni di Sarawak, riferendo volta per volta che dalle sue occupazioni gli fosse con- cesso, ed anche a misura che fossero terminate le opportune’ preparazioni, volentieri affidò all’egregio conte Falconieri di Carpegna lesame dei numerosi uccelli provenienti dall’istessa località. Tale esame fu dall’egregio vice-presidente della Società compiuto con grandissima diligenza, e alla Società medesima egli presentò già un completo catalogo, il quale ebbe il più fa- vorevole incontro anche fuori di Roma (3). Nell’odierna adu- «Fi (1) Ved. Fauna d’Italia - Parte IV. Rettili e Anfibi per Epoarpo DE BETTA 1874, pag. 84. (2). Ved. Monografia degli Anfibi Urodeli [Italiani del dott. Lorenzo Ca- MERANO. Torino. Erm. Loescher, 1884, pag. 18. (3) Ved. nel Bollettino della Società Romana per gli Studi Zoologici, vol. VIII, 1899, fasc. HI, IV e V, pag. 104-126, il « Catalogo e riferimento sulle RENDICONTI 95 nanza intende quindi il Carruccio di mantenere la fatta pro- messa presentando preparati i Cheloni ricevuti, e ad altra pros- sima seduta lascia la presentazione e relazione sul Sauro e sul Coccodrillo pure provenienti da Sarawak. I Cheloni appartengono alla Fam. Testudinidae ed ai Gen. Cyclemis Bell e Geomyda Gray, meritevoli d’attenzione non solo perchè non mai prima posseduti nella collezione erpetolo- gica generale del Museo Romano, ma anche per la località lon- ‘tanissima dalla quale provengono. Avverte il relatore che Vistesso _ ricchissimo Museo di Londra possiede della specie Cyclemis dior Gray, testè a noi donata dal Re Umberto, un esemplare giovane, un’altro a secco, ed uno scudo dorsale isolato d’un terzo esemplare adulto; e dell’altra specie, ch'è la Geomyda spinosa Gray, non possiede che un unico esemplare, proveniente dall’istessa re- gione, cioè da Sarawak. Queste indicazioni sono date nell’opera ben nota ch'è il Catalogue of the Chelonians, Rhynchocephalians and Crocodiles in the British Museum (Natural History) del Dott. G. Alb. Boulenger (1). Alla descrizione dei due esemplari di Cyclemis dhor il pro- fessor Carruccio premette un cenno sulle sei specie comprese nel genere, che sono quelle finora descritte, cioè la C. platynota di Sumatra, Borneo ecc.; la C. mouhotii del Siam, Cocincina ecc.; la C. trifasciata di China; la C. amboinensis di Siam, Malacca, Singapore, Amboyna, Borneo ecc.; la C. Aavomarginata di For- mosa, e la C. dhor di Giava, dell'Arcipelago Malese, di Sarawak, Pegu, ecc. Sono adunque tutte specie asiatiche. Nel gen. Geomyda non sono annoverate che tre sole specie, cioè la G. grandis di Camboja, Burma ecc.; la G. depressa di Aracan, e la G. spinosa di Singapore, Sarawak, Sumatra ecc.; la quale vien presentata dal prof. Carruccio ai consoci presenti. Delle due specie PA. dà la sinonimia, la colorazione, le di- specie di Uccelli dell'Isola di Borneo (Sarawak) mandati in dono da S. M. il Re al Museo Zoologico della R. Università di Roma » compil. dal conte Guido Falconieri di Carpegna. k È Ved. pure nell’istesso vol. VIII, fasc. I e II, pag. 1-16 Ia mem. del pro- _fessore Carruccio « Sovra alcuni caratteri morfologici di un Hylobates Muilleri Martin, donato da S. M. il Re all’Istit. Zool. di Roma, con 4 fig. Nell’adu- nanza poi del 22 marzo 1899 l’istesso autore riferi sul Manis javanica, altro degli i importanti mammiferi donati da S. M. il Re. (Ved. pag. 85 dei precit. fasc.). (1) Ved. pag. 132 e pag. 138. Nuova edizione. Ca RENDICONTI i “i mensioni ecc. Della prima (Cyclemys dhor) dice inoltre che l’'e- semplare ricevuto dal Museo Romano è di una £ uccisa presso — Sarawak nel marzo 1895, ma pervenuta in Roma nell’ottobre 1898: essa ha una lungh. tot. di 33-cent., compresa la testa e la coda. Il clipeo che ‘secondo Boulenger è lungo 19 cent., in questo esemplare presentato alla Società Zoologica Italiana è lungo — 22 cent., con una massima larghezza nel centro del medesimo — quasi èroala alla lunghezza. ; _ L’appiattimento del clipeo verso la porzione nei con una lievissima carena ottusa, e la forma circolare, erano stati | bene notati anche dal Dumeril e Bibron colla frase: « Ce qui frappe le plus dans la physionomie de cette espèce, e’est Vapla- tissement de son corps, et la forme presque circulaire que pré- sente le contour de la carapace, dont le diamétre transversal n’est guère que d’un sixiéme moins étendu que le longitudinal ». Il piastrone dell'esemplare presentato ha una forma ovalare .assai allungata, con un diam. longit. di 18 cent. e 1[2, ed uno — trasvers. di 11 cent. Im avanti è incavato perchè le due piastre. triangolari, hanno le loro basi inclinate verso il centro, e quindi la riunione dei due angoli interni si fa all’indietro, alla distanza di 3 cent. e 12. s Le piastre maggiori (omerali, pettorali, addominali e femo-. rali, come sono pur denominate dal Boulenger) hanno forma quasi quadrilatera, col lato più esterno non rettilineo, ma ar- — cuato, e con una sporgenza rivolta all’interno nell’angolo infe- riore. La lunghezza di queste piastre è dai 5 ai 6 cent. Le pia- stre ultime od anali hanno forma di losanga, con un lato infe- riore incavato, ch’è il più breve, misurando 15 mill., ed uno super. più lungo, curvilineo, che misura 4 cent. e 172. “ . La descrizione delle piastre del clipeo, cioè delle mediane — o vertebrali, delle laterali o costali ecc., osserva il Carruccio — che bene corrisponde a quella data dagli scrittori più compe- | tenti; ma trova che la nucale, cui parecchi di essi scrittori, danno la forma diun quadrilatero rettangolo, ha piuttosto forma | pentagonale perchè il lato posteriore, ch’è il più largo, non è — né rettilineo, nè continuo, ma risulta da due lati minori, a mu- tuo e intimo contatto, inclinati dall’interno all’esterno. - i "La denticolazione ben pronunciata di parecchie piastre qua- drilatere, marginali, (dall 8* alla 12° ) posta all’angolo inferiore — esierno, giustifica la denominazione di Cyclemiîs dentata, altro dei sinonimi usato dal Gray e da altri autori citati dal Carruccio. , . RENDICONTI 97 | Passando il relatore all'esame delle zampe palmate, osserva come le 5 dita abbiano diversa lunghezza, ed il mediano sia il più lungo (17 mill., fino all’apice unghiale). Dello Geomyda spinosa Gray il Museo Universitario di Roma | ricevette in dono da S. M. il Re due esemplari, uno % e l’altro g, _ ed è notevolissimo il dimorfismo sessuale ch’essi presentano, fatto rilevare dal prof. Carruccio, indicando le dimensioni, la colorazione e diversi altri caratteri morfologici. La lunghezza totale della 9 è di cent. 16 e 1[6, dei quali 12 appartengono al clipeo: di questo «descrive il modo com'è formata Ja carena mediana e l'elegante scultura delle piastre che lo costi- tuiscono: la larghezza del clipeo medesimo è di 11 cent. e 172 per cui la £ ha una forma quasi orbicolare, mentre il J* è deci- samente ovalare, con una lunghezza totale (misurando al solito dall’apice del muso a quello della coda, ch'è assai corta) di cent. 32, e colla largh. di 23 cent. - Il clipeo da solo è lungo 25 cent. - Boulenger dà una lunghezza di poco inferiore (Length of shell 24 cent. - pag. 131). Descritte le 2 caratteristiche piastre nucali del clipeo della 9, l’una e l’altra a forma di triangolo isoscele, coll’apice rigido e puntuto rivolto in alto, VA. passa a descrivere le non. meno caratteristiche piastre marginali, in n. di 10 per lato, coll’apice ricurvo all’esterno ed all’ingiù, colla faccia dorsale o superiore leggermente concava, e l’inferiore o ventrale dorsale. Le 3 ul- time di ciascun lato hanno la spina bifida. Tutte le piastre costali offrono striature fine e parallele con delle cresticciuole appena visibili, poste alla distanza di un cent. circa luna dall’altra e verticali, per cui formano 5 0 6 areole che circondano un’altra maggiore posta inferiormente, | cioè presso il margine d’ogni singola piastra. In quest’areola, ed al disotto del centro, si vede sorgere una spinuzza ricurva. su se stessa, colla punta rivolta all’ingiù: queste spinuzze sono in totale 8, cioè 4 per lato, quante sono le piastre costali, di cui la 1° ha quasi la forma di un piccolissimo ventaglio aperto, _ e le altre sono quadrilatere. È singolare l'aspetto del piastrone perchè le piastre che lo costituiscono presentano una serie di 14 a 24 fascie, metà gialle, metà bruno-rossastre, disposte in modo alterno; e tutte muovono dall'angolo inferiore ZANE d’ogni piastra e si portano in alto 3 ed all’ interno, in modo da formare tanti A molto Sai ti, l’uno 98 RENDICONTI sovrapposto all’altro, da 8 a 12, l'uno bianco, l’altro bruno-ros- sastro, coll’apice rivolto verso la regione cefalica. 8. ROSTAGNO comm. FORTUNATO. — Classificazione | descrittiva dei Lepidotteri Italiani. — L’autore, manifestando i suoi sensi di profonda gratitudine verso il Presidente della Società, prof Carruccio, che gli ha forniti i mezzi pel lavoro in- trapreso, comunica come, dopo un lungo periodo ditempo nel quale dovette per varie vicende interrompere gli studi entomologici, ha ripresi gli studi medesimi, è impressionato delle difficoltà che si incontrano, per le divergenze di indicazioni fra gli autori, atte ad una atta classificazione, e incoraggiato dai colleghi, È ha deciso di pubblicare i risultati delle sue ricerche nel lavoro di cui presenta una prima parte. Il lavoro è di vasta mole, si divide in parte generale e spe- ciale; nella generale dà le grandi distinzioni dei Lepidotteri ita- liani ed i'loro caratteri atti a dividerli in Legioni, Sezioni, Tribù e Generi; nella parte speciale sarà descritta ogni specie . e varietà ESC le ultime classificazioni. Terrà per base sempre gli autori classici, ai però tutte quelle notizie speciali relative alla fauna della campagna ro- mana, che potrà raccogliere nel suo studio particolarmente de- dicato ai Lepidotteri romani. E’ un lavoro di compilazione piuttosto che di creazione, ma ritiene possa essere utile per evitare ad altri una fatica non indifferente, e facilitare anche i confronti e lo studio degli autori classici. La parte di lavoro che presenta oggi comprende la classi- ficazione generale dei Rapaloceri. - P x x % » f » P x À } a PI Lg - à Por dirti ian i A a a dia 4. GIULIO dott. ALESSANDRINI. — Contributo allo stu- dio dei Forficulidi Romani. IL’A., dopo aver accennato allo studio che già in generale per tutti gli Ortotteri romani, ave- vano fatto nell'Istituto Zoologico di Roma i Dottori Messea (1) e De Leo (2), dice che alle specie citate da essi (Labidura riparia Pallas e Forficula auricularia Lin.) doveva aggiungersi Y altra Pei ri Ì ” Pi LI ù i di Nei ic i (I) Ved. Giorn. di Sc. med. e nat. Lo Spallanzani, Anno XXVIII, fasc. VII e IX, 1890. (2) Ved. Bollett. della Società Romana per gli studi zoologici, fasc.I ell, Anno VI, 1897, pag. 79-95. t RENDICONTI 99 specie che il Dohrn rinvenne nel territorio romano e cioè V Ani- solabis moesta Géné. Fa notare il numero considerevole di esem- plari raccolti fino ad ora (circa duecento) dal prof. A. Carruccio in Roma, Alatri, Palestrina ecc., Ronciglione, dal sig. C. Colinei dintorni della città e dall’A. stesso in Roma e Montalto di Castro. Mostra poi le specie fino ad ora studiate: Labidura riparia Pallas - Anisolabis moesta Géné - A. mari- tima Bonelli - A. annutipes Lucas - Forficula auricularia Linn. - F. decipiens Géné - F. pubescens Géné. - Labia minor. Linn. Presenta poi un esemplare di Labidura, che pur non corri- spondendo perfettamente alla descrizione, si avvicina molto alla Forficula marginellta O. G. Costa, ed un altro esemplare di For- ficula auricularia Linn. che si allontana, specialmente per la colorazione, tanto dal tipo da potersi ritenere per una varietà. 5. CURRERI dott. G. — Osservazioni sui Ctenofori com- parenti nel porto di Messina. L’A. rende conto dei risultati men- sili da lui osservati sulla comparsa dei seguenti Ctenofori: Beroe Forskatii, Chun; Beroe ovata, Eschscholtz; Callianira bialata, Delle Chiaie; Callianira Ficalbi, n. sp.; Cestus Veneris, Lesuer; Charistephane fugiens, Chun; Gydippe hormiphora, Gegenbaur; Eucharis multicornis, Eschscholtz; Haecckelia rubra, Carus ; Lampetia Pancerina, Chun; Pleurobrachia rhododactyla, L. Agas- siz; Pleurobrachia rhodopis, Chun; Thoe paradoxa, Chun; Vexil- lum parallelum, Fol. Nella Charistephane fugiens descrive cinque palette per ciascuna costa e non due come dice Chun. La Pleurobrachia rho- dodactyla è stata dell’A. per primo osservata nel Mediterraneo e ne presenta parecchi esemplari. La Callianira Ficalbi è una specie del tutto nuova, caratterizzata da 4 brevi appendici nella regione aborale del corpo, e molto somigliante alla C. bialata. 6. CONDORELLI FRANCAVIGLIA prof. MARIO. — Sulle pretese idatidi dei Gallinacei. — L’A. espone il risultato dei suoi studi sulle pretese idatidi dei Gallinacei, e dimostra che von Siebold, Crisp ed altri valenti elmintologi presero per Echino- cocchi in Meleagris gallopavo, in Meleagris ocellata, in Pavo spiciferus ed in Gallus domesticus delle produzioni vescicolari non parassitarie. In conferma di quanto asserisce, presenta due | voluminose cisti a grappolo del mesenterio di pollo, somigliantis- | sime, per le parvenze esteriori, alle cisti da Echinococco; e che Bollettino della Società Zoologica Italtana 8 100 RENDICONTI invece, come risulta dalle ricerche micro-chimiche del liquido cistico (albumina abbondantissima, cloruro di sodio pure abbon- dante, acido succinico assente, uncini assenti, numerosi corpuscoli linfatici, qualche raro corpuscolo rosso), e dall’esame istologico della parete delle cisti (costituita da un fine e fitto reticolo di fibre connettivali, ricco di cellule linfoidi disseminate qua e là, 0 aggruppate in maniera da formare dei piccoli cordoni midollari, oppure dei veri follicoli), non sono che un processo degenerativo delle vie linfatiche del mesenterio, conosciuto finora soltanto in patologia. umana col nome di /7nfoangioma cistico di Wegner. | A tale lesione debbonsi rapportare i due casi di Cisti sterosa multiloculare a grappolo, riferiti da Nocard e Railliet alla .So- ciete centrale de Meédecine vétérinaire nelle sedute del 28 marzo e del 25 aprile 1895; e il preteso caso di Perztonite saccata ci- stica generale în una vacca, descritto dai Dottori Bertolini e De Benedictis come un processo infiammatorio primitivo del pe- ‘ ritoneo, laddove trattasi di una degenerazione cistica delle vie. linfatiche del peritoneo con peritonite secondaria. 7. LEPRI march. dott. GIUSEPPE. — Alcune osserva- zioni sulla nidificazione dell’ « Antophora nigrocineta » Br. — L’A. riferisce di aver trovato in un piccolo spazio di terreno sab- bioso, presso M, Mario, un numero grandissimo di nidi di A. 727-' grocincta Br. L’A. non crede che questa colonia di nidi deri- vasse, come vuole il-Girard, dal semplice fatto della mancanza di luoghi adatti nei dintorni, i quali invece abbondavano, senza che vi fosse alcun nido: si tratterebbe piuttosto di un principio di società primitiva a scopo forse di salvaguardarsi da comuni nemici (commensali e parassiti: Me/ecta, Crocita Pompilus ecc.); infatti egli stesso volendo osservare da vicino alcuno di quei nidi, ebbe non poco da fare per salvarsi dagli in- setti che venivano ad assalirlo: non sarebbe vero quanto asse- risce il Girard che l’Anfophora assiste indifferente alla distruzione del nido vicino al suo. — Ebbe, inoltre, l’A. a constatare che la forma del nido non è quale la vorrebbero alcuni Autori, cioè a forma di cunicolo ricurvo, il cui fondo si riavvicina alla super-. ficie del suolo, dimodochè Vinsetto perfetto della celletta di fondo, derivante dal primo uovo deposto, sortirebbe all’aperto dal fondo stesso del nido, e gli altri seguirebbero successivamente la stessa via. Secondo l’A., avverrebbe il contrario: osservò anzitutto che la forma dei nidi è più o meno rettilinea; di più trovò nelle cel- ie e * RENDICONTI 101 lette superficiali insetti già metamorfosati allo stato perfetto, in quelle più profonde ancora allo stato di ninfa, quantunque de- rivanti da larve nate prima. Ciò potrebbe dipendere, secondo V’A., che gli abitanti delle cellette superficiali sono esposti alla azione degli agenti esterni (calore, umidità, ecc.) quindi compirebbero il loro ciclo di sviluppo più rapidamente. In ogni modo l uscita degli insetti perfetti dal nido avviene dalla sua parte anteriore. 8. CURRERI dott. G. — Sulle cause meccanico-biologiche ‘della formazione degli accumoli di plancton. Nota preliminare. | — ILA. ritiene che gli accumoli di plancton si formano là dove le correnti si portano dalla superficie verso il fondo e viceversa (circolazione verticale), se gli organismi passivamente o attiva- mente si oppongono a questi movimenti delle correnti. Le cause che possono produrre la circolazione verticale delle acque sono: la curvatura delie rive, la rotazione della terra, il moto vorticoso, il vento-e la differente densità delle acque. Per le rive curve cita le esperienze di J. Thomson; per la rotazione della terra, la legge di Baer, ma mentre questi non parla di circolazione verticale VA. dimostra che essa si deve am- mettere anche in questo caso. Pel moto vorticoso cita, tra le altre, le interessanti esperienze di Dechevrens; pel vento quelle di Krummel ed altre proprie. Come esempio di circolazione verticale, per densità diffe- rente, porta il Mediterraneo nelle sue relazioni col Mar Nero da una parte, e coll’Atlantico dall’altra. | Giudica priva di fondamento la teoria di Vanhéòffen sulla . formazione degli accumoli di plankton dove le correnti incon- — trano degli ostacoli. 9. DESSÌ dott. ANTONIO. — Sede insolita in cui può in- . trodursi nell’uomo l’ « IxXodes reduvius » e fenomeni patologici osservati. (La breve ma assai interessante osservazione del | socio dott. Dessì sarà pubblicata per intiero in uno dei prossimi , . Bollettini della Società Zoologica Italiana). Il Segretario Prof, MARIO CONDORELLI. 102 RENDICONTI ORDINE DEL GIORNO — 5 luglio 1900: COMUNICAZIONI SCIENTIFICHE: 1. Carruccio prof. A. Sovra un Crocodilus porosus Schn. ed un Varanus Dumerilii Gray, donati da S. M. il Re Umberto al Museo Zoologico dell’Università di Roma. 2. Angelini prof. G. Sulla nidificazione del Falco gril- laio (Cerchneis Nawmanni Fleisch.) in Roma. 3. Checchia dott. G. Sull’Elephas antiquus Falc. nei din- ‘ torni di Sansevero (Capitanata). 4. Alessandrini dott. G. Sulla cattura della Pyrrosia aurea Fall. in Roma. 5. Condorelli prof. M. Ulteriori ricerche sul parassitismo. 6. Rostagno comm. Fortuuato. Classificazione descrittiva dei SA: italiani. Parte generale (Continuazione). . Angelini prof. G. Presentazione di una rara e nuova specie di Trochilide posseduta dal Museo di Roma. 8. Bellini prof. Raffaello. Due nuovi Molluschi fossili del- l'Isola d’Ischia e revisione delle specie esistenti nella marina del- l’isola stessa. S . 9. De Stefano dott. Giuseppe. Elenco dei molluschi fossili di Milazzo in Sicilia. 10. Facciolàa dott. Luigi. Contributo all’interpretazione del passaggio dell’occhio del lato cieco al lato oculato nei Pleuro- nettidi. 1. CARRUCCIO prof. A. — Sovra un « Crocodilus porosus » Schn. ed un « Varanus Dumerili » Gray donati da S. M. il Re Umberto al Museo Zoologico della R. Università di Roma. — Proseguendo lo svolgimento della comunicazione del 6 giugno p. p. sui Rettili dei dintorni di Sarawak, facenti parte della col- lezione donata dal Re Umberto, lA. dice che compiuta in . questi giorni anche la preparazione del bell’esemplare di Va- - ranus Dumerili, può presentarlo insieme al Crocodilus porosus. RENDICONTI 103 all’adunanza odierna. E siccome sì l’una come l’altra specie sono affatto nuove per Roma e per la Collezione erpetologica generale del Museo, perciò crede che di buon grado saranno 0s- servati questi esemplari in ottimo stato di conservazione. Gli scrittori considerano il Cr. porosus come il più no- tevole fra i Coccodrilli della grande regione asiatica. La specie si distingue per avere, oltre altri caratteri, due creste sul da- vanti degli occhi, le quali si avanzano per ciascun lato della testa, fino a poca distanza della sua base. Queste creste contor- nanti l’occhio, dopo di averlo oltrepassato per circa 2 cent. si vanno avvicinando sempre più in guisa che quasi si toccano col loro apice, formando un V rovesciato, cioè colla porzione più larga «ed aperta rivolta verso la nuca, .e l’apice verso il muso, da cui dista 4 cent. Nella linea mediana della testa si nota una cre- sticciuola che sparisce in sul davanti degli occhi, per ricompa- rire più larga e triangolare in mezzo alle due creste orbitali ‘interne. La testa ha quasi la forma di un triangolo isoscele, col vertice smusso, ha cioè il muso subrotondo, alquanto ri- confio nella faccia superiore ed esterna. La lungh. totale dell'individuo, ch'è assai giovane, è di 72 cen- timetri e 1]2, dei quali 87 appartengono alla ‘coda: questa verso i 213 post. presenta nella linea mediana superiore o dorsale una cresta ondulata dell’altezza media ‘di 1 cent. — Il ‘capo è lungo. 12 cent., con una larghezza massima, corrispondente alla base, ‘di 5 cent. e 1[2. — Il:collo è relativamente grosso avendo una circonferenza di 16 cent., ed è lungo 5 cent.: un profondo solco trasversale lo separa dalla base della testa. La circonferenza massima del corpo si ha nel mezzo della regione ventrale, ed è di 22 cent. Descritta la forma delle scaglie e degli scudetti nucali e dorsali, con 7 a 8 ordini disposti con regolarità e longitudinal- mente, — scudetti che offrono nel centro una piccola ma ben ‘ netta carena, e che a cominciar dal livello déeli arti toracici a quello degli arti pelvici sono in numero di 15 a 16 per fila; — | al prof. Carruccio passa a descrivere la serie degli altri scu- - detti propri alla regione caudale. Le carene di questi ultimi sono | più sviluppate, in numero di circa una quarantina, disposti in file parallele e longitudinali, ognuna di 8 a 9. Le due file ‘me- diane spariscono a una distanza di circa 11 cent. dalla base della coda, e le carene della fila laterale destra e sinistra si allar- — Sano, si appiattiscono, formando quasi altrettante laminette cor- 7 : LR i are A - i to ra oe el nd - U Pi n Pacs 104 RENDICONTI nee o piastrine triangolari, salienti: queste riunendosi nella linea mediana dorsale, costituiscono la cresta ondulata, di cui già sì fece cenno, la quale si avanza fino all’apice caudale. Gli arti anter. hanno una lungh. di 10 cent. con una gros- sezza massima di 4 cent.; i posteriori sono lunghi 14 cent. e grossi non più di 7. La membrana interdigitale è assai. meno ssilanpatà nelle zampe anteriori pentadattili, che nelle posteriori tetradattili, e raggiunge il massimo sviluppo presso il dito in- terno, avanzandosi fin verso l’unghia. i Fra gli altri particolari morfologici il Carruccio si trattiene su quello riguardante i denti, dei quali indica la forma ed il nu- mero: nella mascella superiore sono 17 per lato, edi più svilup- pati sono il 3° ed il 5° a destra e a sinistra; nella inferiore sono 15 per lato, ed i più grossi sono il 4° ed il 5°. In totale. sì osser- vano 64 denti. Descritta la colorazione grigio-oscura delle parti superiori ‘ del corpo, le macchie giallastre più manifeste nel mezzo della coda e sulla cresta, e la colorazione delle parti inferiori (faccia ventrale, arti, e fianchi) ch’è giallastra o bianco-giallastra, passa a dire dell’Habitat. Il Crocodilus porosus sì trova frequentemente nelle acque dell'Asia meridionale, nella penisola Indica e nell’Indo-Cina, come ‘pure nelle isole Sonda, in qualche isola dell'estremo Oriente, e fu trovato anche nel Nord della N. Guinea: ma è nella grande Isola di Borneo dove è più noto. - Non di rado lo si vede allonta- narsi dalle coste e avanzarsi nel mare per molte miglia. Lo si vide anche sui banchi sabbiosi a secco, come nel Ceylan lo si osserva spesso penetrare nei Laghi e Fiumi, i quali anzi in que- sta regione sembra siangli dimora preferita a quella del mare. Secondo Muller, Schlegel ecc. il C. porosus sarebbe nelle Indie un vertebrato assai più dannoso degli stessi Carnivori ter- restri della fam. Felidae ecc., perchè uso a far la caccia a quanti Mammiferi si avvicinano alle acque per dissetarsi. Moltissimi fatti vennero raccolti principalmente dallo Schlegel che dimo- strano come grandi siano l’ardimento e la voracità di questo rettile, principalmente se adulto. Uno scheletro di questa specie che si osserva nel Museo di Parigi è lungo 17 piedi, ed esemplari | lunghi parecchi metri, si conservano nell’istessa città, a Lon- dra, ecc. cal Passando al Varanus Dumerilii, il prof. Carruccio comincia dal ricordare come la fam. Varanidae abbia anch’essa avuto in 9 RENDICONTI 105 questi ultimi tempi un notevole incremento, perchè nel Museo Romano era rappresentata appena da due esemplari di una sola specie, il Varanus niloticus. Dopo il 1884, pervenuta all’istesso Museo la grande collezione formata dal benemerito Comandante della R. nave « Caracciolo », durante il viaggio triennale di cir- cumnavigazione, vi si aggiunsero il Varanus varius Shaw del- l'Australia (New-South W.), il V. punctactus Gray, pure dell’Austra- lia, e il V. Salvator Laur. delle Indie Orientali (Capo York). Inoltre, nel 1895, per proposta dell’attuale direttore del Museo, essendo stata acquistata dal Ministero della Pubblica Istruzione una collezione di Rettili della Tripolitania dal sig. Balboni, vi s’introdussero parecchi esemplari di Varanus griseus Daud. Que- sti Sauri ed Ofidii tripolitani vennero con diligenza studiati dal prof. Mario Condorelli, e la sua comunicazione alla Società tro- vasi inserita nei fasc. I e II del vol. V. del nostro Bollettino. E di altre importantissime aggiunte, pur fatte recentemente, alla collezione erpetologica non mancherà opportunità per darne no- tizia alla Societa Zoologica Italiana. Il British Museum possiede 4 esemplari del Varanus Dume- riliù (V. macrolepis Blandford), di cui 2 di Borneo, adulti, 1 di Sumatra, ed 1 d’incerta provenienza. Nel Catalogue of the Li- zards del dott. G. A. Boulenger (vol. II, pag. 812-313) la lun- ghezza totale di questo Sauriano vien fissata in 81 cent., men- tre nell’esemplare pervenuto al Museo Romano questa lunghezza totale è di 1 metro e 21 cent., e la coda è di per sè sola lunga 66 cent. Il capo ha una lungh. di 11 cent., il collo di 12, con una ‘circonferenza di 24. La massima grossezza del corpo si ha verso la parte mediana del ventre, ed è di cent. 36. Il tronco è lungo 31 cent. Le estremità anteriori hanno una lungh. di 21 cent., e le posteriori di 24, con una grossezza massima di 16 cent. Le | - unghie sono a robuste, arcuate, di una lunghezza mas- sima di 17 mill. Boulenger per gli esemplari di Londra ci dà le seguenti di- mensioni: testa 6 cent., collo 8 cent., tronco 23 cent., coda 44 cent., estremità anter. 12 cent., posteriori 15 cent. Il nostro esemplare è dunque LA adulto, come risulta da tutte le dimensioni prese. i e x 2. ANGELINI prof. GIOVANNI. — Sulla nidificazione del Cerchneis Naumanni (Fleisch) in Roma. — L’A. presenta 106 RENDICONTI > un esemplare nidiaceo di Cerchneis Naumanni (FLEISCH.) colto recentemente presso Roma, notandone la importanza, perchè, per quanto la nidificazione del Falco grillaio nell'Italia centrale e meridionale sia stata già sospettata ed asserita, tuttavia nes- sun caso particolare e certo ne era stato peranco registrato. x 3. CHECCHIA dott. GIUSEPPE. — Sull’ Elephas (Enele- phas) antiquus Falc. nei dintorni di Sansevero (Capitanata). — L’A. descrive un molare inferiore sinistro di ElepRas an- tiquus, rinvenuto escavando un pozzo nel territorio di -Sanse- vero. Esso è incompleto e manca altresì delle radici, sopratutto anteriori. Cita le località italiane in cui si trova, come nei dintorni di Milano, di Torino, di Pavia, di Val di Chiana, nel- l’alta valle dell'Arno, a Livorno, a Civitavecchia, a Roma ed in Sicilia; e, riguardo al valore cronologico, lo riferisce a quel lungo lasso di tempo, nel cane, in Italia visse questa specie di Flefante. 4, ALESSANDRINI dott. GIULIO. — Sulla cattura della Pyrrosia aurea Fallen. in Roma. — L’A., dopo aver dato i caratteri del genere e messi in evidenza quelli che distinguono questa specie dalle altre italiane citate e descritte dal Rondani, dice che nella numerosa raccolta di Ditteri che esiste nel Museo Zoologico Universitario, e composta. per la massima parte da esemplari presì in varie. località della provincia dallo stesso. Direttore, prof. A. Carruccio, non era rappresentato affatto il genere in parola. L’A. dice trattarsi di una £ -presa il 25 dello scorso giugno in località bassa ed umida della Villa Borghese su di un tronco di quercia, e crede che questo fatto presenti un certo interesse, sia perchè nessuno fino ad ora l’aveva menzionata per la pro- vincia di Roma, sia anche per l’epoca della cattura. Fa inoltre notare che l'esemplare offre ai lati del terzo e quarto seg- mento addominale quelle piccole macchie nere, che il Rondani dice trovarsi qualche volta specie nelle 9. 5. CONDORELLI FRANCAVIGLIA prof. MARIO. — Ul- teriori ricerche sul parassitismo. — L’A., che si è occupato — “i Di -_ d'aoi A LS RENDICONTI 107 altra volta del processo di perforazione intestinale provocato \_ dagli Acantocefali, continua a trattare il medesimo argomento ì sotto l’azione non più degli Acantocefali, ma dei Cestodi; e di- mostra, esibendo dei bellissimi pezzi anatomici, come la BotHtri70- taenia plicata (Rud.) perfora con facilità, mediante la sua TO- busta testa, le spesse pareti dello stomaco dello A7prias gladius, . lasciando un’ampia apertura di comunicazione fra la cavità del tubo digerente e la peritoneale. Nel lavoro in esteso sarà de- . scritto, nei suoi minuti particolari isto-patologici, tale processo perforativo. tal 6. ROSTAGNO comm. FORTUNATO. — Classificazione | descrittiva dei Lepidotteri italiani. Parte generale (Continua- zione). — L'A. consegna la seconda puntata del suo lavoro di classificazione dei Lepidotteri italiani, sempre relativa alla parte generale. Il lavoro che consegna riguarda le Sfingi ed i Bombici che egli considera come le due prime sezioni della vasta legione degli Eteroceri. Anche per queste sezioni la classificazione si arresta alla descrizione dei caratteri tipici per ogni tribù ed alla loro suddivisione in generi. Dei generi, specie e varietà, darà, come pei Ropaloceri la descrizione nella seconda parte del suo lavoro, cioè nella parte speciale che spera possa incominciare fra non molto tempo, ritenendola più interessante della generale, specie per lo studio della fauna romana a cui ‘dedica speciali cure. Come base fondamentale del lavoro che ha in animo di compiere, deve, però, secondo il suo concetto, far precedere tutta la parte generale, che, riguardo specialmente agli Eteroceri, non crede priva di interesse, perchè fornisce le grandi linee principali, sulle quali è basato Lacan edifizio | della classificazione scientifica. «| _ 7.— ANGELINI prof. GIOVANNI. — Presentazione di | una rara e forse nuova specie di Trochilide posseduta dal «|. Museo Zoologico di Roma. — L’A, avendo compiuta la revisione della bella collezione di Trochili posseduta dal R. Museo univer- sitario romano, ricca di quasi 300 individui, presenta intanto ai Soci due esemplari, riferibili forse al gen. 7TWiraenetes, ma che «| non appariscono descritti dal Salvin nel vol. XVI del Cata- | logue of the British Museum (1892). Deve quindi trattarsi di ds 408 RENDICONTI specie nuova, o per lo meno rara; ciò che l’Angelini sì propone di accertare e di render noto in una prossima adunanza. > 8. BELLINI dott. RAFFAELLO. —— Due nuovi molluschi fossili dell’isola d’Ischia e revisione delle specie esistenti nella marna dell’isola stessa. — L’A., premesse alcune notizie di Brocchi, Philippi, Sacchi, ecc. sulla fauna malacologica della marna d’Ischia, enumera le specie fossili dell’isola, raccolte dal prof. O. G. Costa ed ora esistenti nella collezione del Museo geologico della R. Università di Napoli; e pone in rilievo che tutte vivono attualmente nel golfo; soltanto la Crassopleura inarimensis, Scacchi sp. e la Cassis inarimensis n. sp. non vi sono state ancora raccolte. Descrive ampiamente quest’ultima specie nonchè la Natica acuminata (Costa sen.) Bellini, trovata nell’argilla dal prof. Costa, che le diede, pro interim, tale nome, come risulta da un cartellino scritto a mano dal Costa stesso. 9. DE STEFANO dott. GIUSEPPE.-- Elenco dei Molluschi fossili di Milazzo in Sicilia. — L’A. enumera i molluschi fossili che si incontrano nella penisola Milazzese. Fra specie e varietà sono in tutto 148; delle quali 57 costituiscono una nuova note- vole aggiunta all’elenco lasciatoci dal Prof. Philippi. Indica di- versi generi nuovi per la località come ad es. il gen. Hinnite. 10. FACCIOLÀ dott. LUIGI. — Contributo all’interpreta- zione del passaggio dell'occhio del lato cieco al lato oculato nei Pleuronettidi. — L’A. dimostra che il fenomeno della tra- sposizione dell’occhio nei Pleuronettidi non dipende da contor- sione della regione oculare o di una parte più estesa del corpo, ma da un movimento di ascenzione dell’occhio e suo passaggio nello spazio fra la dorsale e le parti sottostanti. Im tale pas saggio, secondo Agassiz, l’occhio deve attraversare innanzi i te- gumenti, mentre in realtà risulta che essi sono divisi in pre- cedenza a questo fine, e l’occhio non seorre precisamente sopra la volta, ma l’attraversa per taglio progressivo della sua parete. Su questo le osservazioni dell'A. sono conformi a quelle di Thomson. n Di Lei RENDICONTI i 109. i Fsaurito lo svolgimento dei diversi argomenti posti all’ 0r- — dine del giorno, il Presidente vivamente si congratula per la costante operosità dei soci, i quali dal gennaio 1900 in poi sono sempre in aumento. Di tale lodevole operosità si ha prova sicura ed evidentissima nelle numerose comunicazioni, non meno che È nelle istruttive discussioni fatte nelle recenti adunanze. Augura . a tutti liete le vacanze estive, persuaso che alla ripresa dei la- vori, il sodalizio sorto nella Capitale del Regno fino dal 1. gen-. — naio 1892, e di pien diritto trasformatosi in Società Zoologica Italiana col 1. gennaio 1900, saprà ridimostrare coi fatti la lealtà . dei suoi intendimenti, contribuendo — sia pur modestamente — al progresso degli Studi Zoologici. E questo vuolsi anche in Roma, cui l'accusa di regionalismo, od altra ancora più insana non po- trà mai fare chi bene conosca i fatti ed ami sinceramente il vero, Il Segretario 4 Prof. MARIO CONDORELLI. ISTITUTO ZOOLOGICO DELLA R. UNIVERSITÀ DI ROMA diretto dal Prof. A. CARRUCCIO SULLE PRETESE IDATIDI DEI GALLINACEL 6 Joro vera natura (Linfoangioma cistico di Wezner) pel Dott. MARIO ConpoRELLI FRANCAVIGLIA Libero docente di Parassitologia mediea x In base a talune antiche osservazioni, è ammessa la presenza dell’ Echinococcus polymorphus nei Gallinacei. Siebold (1) nel 1837 asseri, senz'altro aggiungere, di avere rinvenuto nei polmoni di Meleagris gallopavo, un Echi- nococco, che fu poi detto £. gallopavonis; e Crisp (2) nel 1860 avrebbe osservato in Meleagris ocellata una formazione ve- scicolare, da lui ritenuta parassitaria, e che adesso viene indicata col nome di E. Meleagris ocellatae. Ma prima an- cora lo si sarebbe rinvenuto in fegato di Pavo spiciferus (Verandl. des naturhistorischen Vereins, Heidelberg I, pa- gine 74-76); e Rosa (3) nel 1794 rinvenne a Pavia, attaccato al ventriglio di Gallus domesticus, un gruppo di cisti, grosse come ciliegie, contenenti un verme attorcigliato su sè stesso, che egli non seppe determinare, e Parona (4) recentemente dubitò si potesse riferire al genere Echinococco. Oltre questi quattro casi, non ne esiste verun altro; e, sulla fede di essi, alcuni fra i più accreditati elmintologi (4) von Siesorp GC. F. — Bericht iber die Leistungen im Gebiete der Hel- minthologie; in: Wiegemann's Archiv fir Naturgeschichte, Berlin, 1837, Bd. II, pag. 266. (2) Crisp — Proceed. Zool. Soc. London, 1860, pag. 192. (3) Rosa V. — Lettere zoologiche, ossia osservazioni sopra diversi animali; in: Giorn. fisico-medico del Brugnatelli, vol. 1V, anno VII. Pavia, 1794, pag. 258-269. (4) Parona C. — L’elmintologia italiana dai suoi primi tempi all'anno 1890, Genova, 1894, pag. 184. s SULLE PRETESE IDATIDI DEI GALLINACEI E LORO VERA NATURA ALA ——_ e ————— I moderni parlano di Echinococco nei Gallinacei, Così Lin- stow (1) novera Pavo spiciferus, Meleagris gallopavo e Me- leagris ocellata quali ospiti dell’Echinococco; e Railliet (2), mentre nella prima edizione dei suoi Hibniento de Zoologie médicale et agricole si limita a dire che la « Aydatide a été recuellie par von Siebold sur le Dindon >», nella seconda edizione del medesimo libro (3) generalizza un poco la cosa, asserendo che « On en a signalé la presence... méme chez des Oiseaux (Dindons, Goura?, Paon spicifère) ». Ma le brevissime ed assai incomplete notizie, riguar- danti i quattro pretesi casi di Echinococco nei Gallinacei, fanno dubitare fortemente sulla attendibilità dei medesimi, giacchè nessuna di esse indica un qualche carattere impor- tante, desunto o dall'esame chimico e microscopico del liquido cistico o dallo studio istologico della parete della cisti stessa, che giustifichi la diagnosi, la quale, evidentemente, gli autori basarono sulle parvenze esteriori di quelle produzioni ve- gicolarit, «an Notisi poi che Rosa non si sentì in grado di formulare una probabile deduzione diagnostica intorno alla natura delle mentovate cisti, da lui rinvenute nel Gallus domesti- cus; ed io mi permetto dire che, senza dubbio, egli avrà 0s- servato male asserendo di aver trovato nell'interno della cisti un verme attorcigliato su sè stesso (?!), che in vero nè io nè altri saprebbe definire cosa fosse. Di più Railliet, che, sulla fede altrui, segnala la presenza dell'Echinococco negli Uccelli, implicitamente emette dei dubbî serissimi, quando anch'egli, riferendosi all'osservazione di un elmintologo tanto competente, qual’è von Siebold, sul rinvenimento dell’Echi- nococco nel tacchino, termina col dire « mais on manque de données à son endroît », e quando contrassegna con punto interrogativo la indicazione di habitat in Goura. (1) von Linstow 0: — Compendium der Helminthologie, Hannover, 1878, pag. 124 e 125. (2) RAILLIET A. — Eléments de Zoologie médicale et agricole, Paris, 1886, pag. 253. i (3) Raruet A. Traité de Zoologie medicale et agricole, Paris, 1895, pag. 2€0. ti DI Pr tell = Vi 112 MARIO CONDORELLI FRANCAVIGLIA Tali dubbî si fanno sempre maggiori quando si pensa che dal 1860 in poi, epoca in cui gli studî elmintologici hanno preso un vero e considerevole .sviluppo, nessun altro caso sì è constatato nemmeno nei comunissimi volatili no- strani (Gallus domesticus e Meleagris gallopavo), che in nu- mero così straordinario vengono sacrificati quotidianamente. Ed è giusto considerare questo che, se realmente i Gallinacei fossero anch'essi ospiti intermedî della ZTaenia echinococcus v. Sieb., la forma vescicolare di questo verme, dato il genere di vita del tacchino e del pollo, che convivono, si può dire, coi cani e razzolano nel terreno, ove questi depongono i loro escrementi, dovrebbe essere frequentissimo e non talmente raro. Certo la questione potrà dirsi risoluta in maniera de- finitiva, solo quando si saranno fatti ripetuti tentativi d’in- fezione sperimentale negli Uccelli, nella stessa maniera onde si fecero nei Ruminanti; la qual cosa mi propongo di fare tosto che mi sarà possibile avere il necessario materiale da esperimento. Manifesto però la mia convinzione, che cioè, dato lo stato attuale delle nostre conoscenze, l’Echinococco non esiste nei Gallinacei, e che coloro, che lo hanno am- messo, sono caduti in errore, prendendo per vermi vescico- lari delle formazioni patologiche di natura tutta affatto di- Versa. Tali equivoci, del resto, non\ sono difficili a verificarsi negli uomini di scienza e competentissimi, quali von Siebold per l’elmintologia, quando, per un'eccessiva sicurezza della propria competenza, si trascurano quelli esami particola- reggiati, che si ritengono superflui. A tale proposito mi piace ricordare le parole scritte da Perroncito (1) a proposito di. taluni reperti di cisti da Echinococco, fatti in sedi piuttosto strane dell'economia animale: « I fatti... narrati dovrebbero « invogliare gli studiosi ad esaminare più accuratamente « i casi di tale genere che loro si presentassero, acciocchè « non avvenga di considerare parassiti animali delle sem- « plici cisti, o vesciche sierose, o ematomi, ecc. Mi sono « permesso elevare dubbî anche sopra casi riferiti da uomini (1) Perroncito E.—-/ parassiti dell'uomo edegli animali utili, 1882, pag. 192. SULLE PRETESE IDATIDI DEI GALLINACEI E LORO VERA NATURA 113 « conosciuti nel campo scientifico, perchè essi non diedero « mai descrizioni, sulle quali ognuno potesse formarsi un « criterio esatto, che si trattasse di echinococchi e non di « altro ». Ed invero anch'io sarei caduto in errore, senza uno studio un poco accurato, quando due volte ebbi in esame dei pezzi anatomici, provenienti dalla cavità addominale di due diverse galline e formatida numerose vescicole, riunite a grap- polo, che, a prima vista, avrei diagnosticato per Echinococco. Osservazione 1° — La cavità addominale di una gallina grassa e ben nutrita si rinviene ingombra da un enorme nu- mero di cisti, che riunite a maniera di grappolo, si partono dal mesenterio, Esse, nel loro insieme, costituiscono una massa acinosa tondeggiante, del diametro di cm. 8. Le vescicole sono a membrana sottile, trasparente e piene d’un liquido limpido facilmente scorrevole come acqua ; hanno forma sfe- rica 0 a pera, e sono sempre provvedute di lungo pedun- colo, mediante il quale s'inseriscono al mesenterio, dal quale si originano. Di solito sono semplici, qualche volta multilo- culari, raramente portano alla superficie, come gemme, una o due vescicoline sessili o peduncolate. Il numero delle vescicole è grandissimo : ne ho enume- rato più di 200 facilmente ravvisabili; ma, malgrado ogni mia buona intenzione, non ho potuto enumerare, talmente sono piccole e numerose, tutte quelle che, della dimensione d'una capocchia di spillo, sono ancora aderenti o poco di- scoste dalle pagine mesenteriali. Le dimensioni sono le più | variabili: le vescicole più piccole hanno un diametro di circa «un millimetro, le più grandi di mm. 25 ; le altre offrono tutte. le gradazioni di misure intermedie. Dette. cisti sono tutte peduncolate, e lo sviluppo dei peduncoli è tanto maggiore quanto più grosse sono le cisti. Dalla superficie di una cisti multiloculare si partono delle lamine connettivali, le quali s’inseriscono al peritoneo, che, solo in tal punto, è ispessito e poco levigato (Fig. 1). | Osservazione 2" — Un altro gruppo di cisti, formanti una simile massa acinosa del diametro di cm. 8.5, ho trovato nel Museo Zoologico di questa R. Università. Proviene pure . dalla cavità addominale di gallina, ed è di origine mesen- 114 MARIO CONDORELLI FRANCAVIGLIA (e teriale. Esso, per la disposizione e la forma, è identico atti prec edente, dal quale differisce soltanto per il numero delle vescicole che lo compongono, di gran lunga maggiore, e per la minore dimensione delle medesime, in quanto che le | più grosse non oltrepassano il diametro di mm. 20. Non esiste nessuna delle aderenze peritoneali, rinvenute nel caso pre- cedente (Fig. 2). A prima vista, per il complesso delle apparenze este- riori, pensai subito alle cisti da Echinococco, tanto più che, dal ricordo della casistica sopramenzionata, mi risultava po- sitiva la presenza di esso verme vescicolare nei Gallinacei. Ma, dopo breve riflessione, cominciai ad avere dei dubbî sulla esattezza della diagnosi d’émblée, dubbî i quali prove- . nivano dal fatto di dovere considerare l’Echinococco frequente nel peritoneo dei Gallinacei; laddove, tanto nel peritoneo dell’uomo, quanto in quello degli altri Mammiferi, è raris- simo, come risulta dalle statistiche raccolte da Davaine, Bòcker, Neisser, Finsen, Madelung, ecc. Passai quindi senz’al- tro all'esame microscopico e chimico del liquido cistico, non | che a quello istologico della membrana. Esame microscopico del liquido cistico. — Numerosi corpu- scoli linfatici, taluni dei quali in via di disfacimento, qualche | raro corpuscolo rosso molto decolorato; cellule endoteliali — isolate o riunite in brandelli, formanti dei piccoli fiocchi, in . mezzo al liquido sieroso ed incoloro. Nessuna traccia di uncini. Esame chimico del liquido cistico. — Albumina abbon- dantissima, fortemente precipitabile ai calore, anche senza l’aggiunta di acido; cloruro di sodio pure abbondante ; acido succinico assente (1). 2 Esame istologico della parete cistica. — Risulta costituita da un fine e fitto reticolo di fibre connettivali, ricco di cel- — lule linfoidi, le quali sono o disseminate qua e là fra le ma- — glie di esso tessuto, o aggruppate in maniera da formare (1) L'esame chimico e microscopico del liquido cistico riferiscesi alla cisti, — indicata dalla osservazione prima, perchè soltanto questa ho avuto allo “stato fresco. Il reperto negativo degli uncini riferiscesi ad ambo le cisti. SULLE PRETESE IDATID! DEI GALLINACFI E LORO VERA NATURA 115 dei piccoli cordoni midollari oppure dei veri follicoli. La su- perficie interna ed esterna della parete cistica, trattata col nitrato d’argento, mostrasi tappezzata da cellule endoteliali. Nello spessore della parete sì rinvengono frequenti piccoli vasi venosi ed arteriosi convergenti verso l'ilo della cisti (Fig. 3). I risultati di queste osservazioni, e sopratutto il rinveni- . mento di grandissima quantità di albumina e la struttura istologica della membrana cistica, escludono in maniera de- cisiva la diagnosi di cisti da Echinococco. Lo esclude pure, quale carattere di secondaria importanza, il reperto nega- tivo degli uncini, il quale, da solo, come ben sappiamo, ha soltanto valore relativo, mancando essi uncini in quelle cisti sterili da Echinococco, che pigliano il nome di acefalocisti. Ma qual'è la natura di queste cisti, una volta esclusa quella parassitaria ? Il liquido cistico, per le sue qualità fisico- chimiche (incoloro, limpido, trasparente, ricco di albumina e di cloruro di sodio e contenente numerosi corpuscoli linfa- tici) deve ritenersi linfa; come pure quali organi linfatici degenerati debbonsi necessariamente ritenere le vescicole, le pareti delle quali dimostrano con evidenza la struttura dei gangli linfatici. Trattasi adunque di quella rara lesione delle ‘vie linfatiche del mesenterio, che in patologia umana, sì chiama degenerazione cistica delle ghiandole linfatiche, ossia odenolinfocele o linfoangioma cistico di Wegner. Sulla vera natura dei due pretesi casi di Echinococco nel polmone di Meleagris gallopavo e nel fegato di Pavo spi- ciferus, stante la mancanza assoluta di una qualsiasi descri-- zione da parte degli autori che li rinvennero, non sono in grado di emettere un giudizio sicuro ; credo però che debba trattarsi di degenerazione cistica delle vie linfatiche peri- bronchiali nell’un caso e di quelle del fegato nell’altro. Tale lesione non è stata peranco descritta dai medici veterinari. Ad essa però debbono indubbiamente riferirsi : 1. Il gruppo di cisti rinvenute da Rosa nella cavità addominale di una gallina. La vicinanza al ventriglio esclude la possibilità che abbia potuto trattarsi di degenerazione cistica del rene o dell’ovaia. Bollettino della Società Zoologica Italiana. 9 116 MARIO CONDORELLI FRANCAVIGLIA 2. Il caso di cisti sierosa multiloculare in grappolo a contenuto albuminoso del mesenterio di pollo, presentato da Nocard (1) alla Société centrale de Médecine vétérinaire nella seduta del 28 marzo 1895. 5. Il caso di cisti peritoneale a grappolo in un pollo, presentato da Railliet (2) alla medesima Società nella suc- cessiva adunanza del 25 aprile dello stesso anno. Credo pure che per il caso di Peritonite saccata cistica generale în una vacca, descritto dai dottori Bertolini e De Benedictis (3) nei numeri 22 e 23 del periodico /Z Nuovo Ercolani, si tratti con probabilità di degenerazione cistica delle vie linfatiche del mesenterio e in genere di tutto il peri- toneo. Le saccoccie del cavo dell’ addome, entro le quali si rinvennero numerosissime cisti a pareti sottili e a contenuto albuminoso, e della dimensione di un granulo, di miglio quella di un’arancia, si sarebbero formate in secondo tempo per peritonite reattiva. Il linfoangioma cistico di Wegner è stato bene studiato nell'uomo, e le varie teriorie sulla patogenesi, che l’indole di questo lavoro non mi permette ricordare, furono chiaramente esposte da Lannelongue et Achard (4). Durante (5) ricorda i casi osservati da Anger, Liùcke, Virchow, Reverdin in varie regioni del corpo umano, e tre sue osservazioni personali, delle quali due alle ghiandole del collo.ed una a quelle del mesente- rio; e il mio amico prof. D'Urso, Direttore dell’Istituto di Pa- tologia speciale chirurgica qui in Roma, mi dà notizia verbale d’un suo recente caso, inedito, di adenolinfocele del collo. (1) Nocarp M. — Kyste séreux, multiloculaire et en grappe ; in: Bulletin de la Société centrale de Médecine vétérinaire, Paris, 1895, pag. 169. (2) RaituieTt M. — RKystes péritonéaux en grappe, chez une poule; in : /bi- dem, 1895, pag. 199. (3) BertoLIni G. e De BenepicTIs C. — Un caso di peritonite saccata-cistica generale in una vacca; in: ZI Nuovo Ercolani. Pisa, Anno I, n. 22 e 23, estratto pag. 4. (4) LANNELONGUE et AcnHarp CH. — Traité des Kystes congénitaux, Paris, 1886, pag. 309-325. (5) DURANTE F. — Trattato di Patologia e Terapia chirurgica generale e speciale. Roma, 1895, vol. I, pag. 359. ‘0061 “UUW ‘AI 9 III ‘OSE ‘I “IOA “IT QII9S - GUEITEI] BOIS0[007, B79190S EIIop 0umMotog ee gi n a bo £ ai S Coe "| È Ri È a È S ae Dà 3 SÈ f pio i ca SE d ì È E r RS € YI È i x a E © Est Ì $ N » 3 Pi È " ; È: ; ; Ì ; Li ù j È fi > hi y Li db, È è SÒ f + % Li x : 7 è RE Ni. 7 & k da i Ha è i & è È > f P i «e ; ve + | f Sano } SS ì è. Si t Ù Sil Sa a d & Ò | , # VIE A di si È c Ò Y AA, Ki $& 6 { 4 d è, # ù CIC DI 4, i x» È È. Fi y A 3 è - 7 1 i; * # de” Sa S SS vi e # » LR “ È 5: 3% È È È È 20 A Ref di ù pa i È + Li I: i bo 3 a ; È pe: î i ai t&, , SS } ? ‘(10USI AN IP 001)SIO BWOISULOJUIT) MUNZUU DIA 040] 2 200DULNVI 29P WPaDpr 2809940 ans — IITIMOANO]) “N RAPIRE h (04 Qhe Fa CUI I ds te CLASSIFICAZIONE DESCRITTIVA DEI LEPIDOTTERI ITALIANI COMPILATA per cura del Comm. FORTUNATO ROSTAGNO È Socio ordinario della Società Zoologica Italiana e PROEMIO. Quando, nei primi anni della mia giovinezza, intrapresi lo studio dei Lepidotteri, trovai il mio cammino spianato e facile perchè mi guidava nella classificazione e nello studio, con affetto di padre, con sentimento di scienziato, con inte- resse di appassionato entomologo, un luminare dell’entomo- logia italiana: il mio professore di scienze naturali nel Regio Liceo Dante di Firenze, cav. Pietro Stefanelli, nome noto a tutti gli studiosi di entomologia, per la costanza e serietà dei suoi lunghi studi e pel largo. contributo da esso portato in questo campo della Zoologia, Più tardi, partito da Firenze, per le vicende della mia vita, dovetti per molti anni trascurare gli studi entomologici; ma però il caro sentimento d'affetto per essi, quale nell’ animo mio aveva suscitato l’illustre maestro, rimase sempre vivo e brillante come un vago raggio di giovinezza e di felicità, . tanto che, dopo un lungo periodo di sosta, avvicinandomi ad un’ epoca nella quale avrò maggiore libertà di lavoro, ho ripreso i miei studi interrotti, col proposito assoluto di non abbandonarli più, e colla fede di trovare in essi il con- forto a tante amarezze pur troppo inevitabili nella vita, qualunque essa sia, ed il riposo morale negli anni più forti della virilità ed in quelli non lontani della vecchiaia. Ma fu allora che mi accorsi quanto arduo era il lavoro e quanto difficile la riuscita, mancandomi davvicino la guida del carissimo maestro. A lui ricorsi in iscritto per consigli {18 | FORTUNATO ROSTAGNO ed aiuto; ed Egli, buono come sempre, mi volle consigliare, incuorandomi a perseverare in uno studio nel quale Egli dice di aver trovato uno dei più dolci sollievi per La tutta la vita. Ed ho lavorato con gioia profonda e talora con scon-. forto, seguito da nuova lena, cercando di orientarmi in quel vasto intricato pelago di pubblicazioni, di opere, di opinioni sulla materia, che potei avere a mia disposizione; ma non sarei venuto a capo di nulla, se un altro potente ed affet- tuoso aiuto non mi avesse ora sorretto, in quella egregia e . cara persona che si è il professore Antonio Carruccio, di- rettore dell'Istituto Zoologico della R. Università di Roma e Presidente della Società Zoologica Italiana. Egli pose a mia disposizione e opere e collezioni e la sua larga esperienza di zoologo, per facilitarmi con ogni mezzo, od a meglio dire, ‘per rendermi possibile lo studio seriamente concepito, quale io voleva fare oggi da uomo e non più da fanciullo. Ma fu appunto la dura fatica che ho dovuto incontrare nell’orientarmi e trovare la via agli studi, che mi suggerì nuovamente un pensiero, il quale già mi era balenato alla mente fin da giovinetto; quello cioè di non perdere il frutto dellavoro fatto, e di pubblicare il risultato delle mie ricerche, nel solo scopo di portare un po’ di aiuto a coloro che intra- prendono gli studi di entomologia, per la parte relativa ai Lepidotteri, Per quanto poca cosa siano le pagine che seguono e seguiranno, pure un risultato ho la coscienza di raggiun. . gere: quello cioè di evitare ad altri la fatica ed il lavoro che io dovetti fare. | | Lo scopo prefissomi in questo lavoro è di pura classifi- cazione descrittiva dei Lepidotteri Italiani, in modo che ho evitata qualinque questione scientifica, la quale abbia ca- rattere diverso da quello che mi sono stabilito. Ho poi dedicate. | le mie cure specialmente alla fauna della Campagna Romana, sia perchè a Roma mi trovo per la maggior parte dell’anno, sia perchè ancora poco esplorata finora Lo scopo dunque del mio lavoro è quello di porre qualunque | serio studioso in condizione di classificare con esattezza gli insetti raccolti, cosa non facile certamente. Per coloro che "ua Nas. n tel » Ped" | si e Ò CLASSIFICAZIONE DESCRITTIVA DEI LEPIDOTTERI ITALIANI 119 nella collezione amano i bei quadri a « vivaci colori » da appendersi alle pareti dei salotti.... bastano, come qualcuno dice, le tavole dipinte o qualche mezz’ora passata in. un museo. E nel dare alla luce la parte generale del lavoro di classificazione, mi sia lecito di unire in un senso di profonda gratitudine le due egregie persone a cui tutto debbo; i pro- fessori Stefanelli e Carruccio, verso i quali sarà imperitur: la mia profonda riconoscenza ; come debbo un ringraziamento col cuore ai professori Condorelli e Alessandrini della Regia Università di Roma, che ho cortesi compagni di lavoro; non- chè ai soci della nostra Società Zoologica professore’ Ange- lini, e marchese Filippo Patrizi; dei quali, il primo mi ha procurate tante preziose conoscenze, e l’altro mi ha aperta’ la sua splendida villa per le ricerche specie vesper- tine, tanto necessarie ai collezionisti. Roma, 1° maggio 1900. F. ROSTAGNO. 120 FORTUNATO ROSTAGNO PARTE GENERALE Denominazione. Le Farfalle! Questi vaghi fiori viventi, hanno sempre interessata l’attenzione non solo degli studiosi, ma anche dei profani, per la bellezza dei loro smaglianti colori, per lo svi- luppo. coperto dal grande mistero delle successive trasforma- zioni, per le abitudini di vivere sui fiori e dei fiori; e così la schiera dei collezionisti di farfalle è sempre stata gran- dissima: ma pur troppo le difficoltà di una esatta classifica- zione si addimostrano quasi in tutte le collezioni, e solo pochi, i quali hanno dedicato a questi studi cure e lavoro di anni, han potuto raggiungere lo scopo di evitare errori talvolta. facili ad incorrersi, giacchè la numerosa falange delle far- falle, specie di quelle che comunemente son dette notturne, presenta difficoltà non lievi allo studioso, per raggiungere un esatto risultato di classificazione scientifica. Trascurando tutta la parte descrittiva dei costumi, delle metamorfosi, della struttura delle farfalle, che meglio trova posto in un trattato teoretico, io mi son proposto, colla scorta delle opere migliori, delle pubblicazioni speciali sulla materia, e colrisultato delle mie ricerche personali, di raggiungere uno; scopo: quello di rendere più facile la classificazione delle farfalle italiane, ponendo in evidenza per divisioni, sezioni, tribù o famiglie, generi e specie, i caratteri distintivi e dando per ognuna di esse quella più minuta descrizione possibile che valga a distinguerla dalle, altre e particolarmente dalle fa- miglie, generi e specie affini. | Debbo però anzitutto premettere che gli antichi stu- diosi di Zoologia chiamarono le farfalle: « Insetti dalle ali farinose » (1). Fu il grande naturalista svedese Linneo che (1) M. Girarp. Traité élémentaire d’Entomologie. Paris, J. B. Baillière, 1885, vol. 3, pag. 62. y CLASSIFICAZIONE DESCRITTIVA DEI LEPIDOTTERI ITALIANI 121 tradusse questa antica denominazione in linguaggio scien- tifico chiamando gli insetti dalle ali farinose : « Lepidotteri » cioè Ali squamose dal greco A:xis (scaglia) e 7t:p0v (ala) (1): difatti le scaglie colorate e disposte a mo’ di tegole di un tetto, che dànno i vaghi colori ai lepidotteri, si trovano in tutti, anche in quelli che hanno ali trasparenti e vitree come le Sesie e le Macroglosse ad ali vitree: traccie di scaglie si hanno sulle coste e principali nervature delle ali. Nelle Macroglosse ad ali vitree si trova il pulviscolo scaglioso al momento in cui schiudono dalla crisalide e scompare poi da esse dopo che l’insetto ha volato (2). . __ Il nome dato dal Linneo alle farfalle, è rimasto in scienza, cosicchè fra gli insetti le farfalle rappresentano tutt'ora l’or- dine dei Lepidotteri. II. Distinzione in Legioni. Linneo distinse i lepidotteri in tre generi: Papilio, Sphinx, Phalaena, (3). Il Latreille raggruppava i lepidotteri in tre famiglie corrispondenti alle divisioni del Linneo, e cioè: Diurne, Crepuscolari, Notturne, secondo la loro abitudine di apparire più comunemente, volando durante le ore diurne, od in quelle del crepuscolo o della notte. Questa divisione fu seguita dal Godart, dal Duponchet e dal Lucas; ma è ine-. satta in realtà perchè vi sono lepidotteri non appartenenti alle diurne, come le Macroglosse e le Zigenidi, che volano soltanto sotto l’ardore del sole, e viceversa qualche Satirus (1) H. Lucas. Papillons d’Europe et étrangers, Paris, L. De Bure, li braire, 1845. (2) M. Grrarp, op. cit., pag. 62. (3) FeRrpINANDO SorpELLI. Museo Entomologico, pag. 54. Ulrico Hoepli, Mi- lano, 1885. 122 FORTUNATO ROSTAGNU o Vanessa, appartenenti alle Diurne, che volano invece sol- tanto sul crepuscolo (1). ‘ Ad evitare tale errore, il celebre entomologo Boisduval, la cui opera sui Lepidotteri mondiali può ritenersi, a ragione, classica, divide questi insetti in due grandi Divisioni o Le- gioni, cioè Ropaloceri ed Eteroceri. Il nome di Ropaloceri fu creato dal Dumeril: Boisduval non avendo potuto trovare una divisione esatta fra le crepuscolari o sfingidi o le not- turne, le riunì in una sola famiglia: Eteroceri (2). Tale sud- divisione è ormai accettata da tutti gli entomologi (3): ed è dedotta dalla forma che hanno le antenne o corna nell’in- setto perfetto. LEGIONE I — /opaloceri — I caratteri tipici dei Ropa- loceri sono i seguenti: antenne più o meno rigonfie alla loro estremità; le quattro ali, od almeno le superiori, rialzate ordinariamente durante il riposo; mancanza di crine all’orlo anteriore delle seconde ali; mancanza di occhi lisci o stem- mati; volo diurno (4). La forma di antenne rigonfie alle estremità, si dice anche a clava, od antenne clavate: la legione dei Ropaloceri corrisponde alle Diurne del Latreille e del Duponchel (5) ed ai Papili del Linneo. La denominazione di Ropaloceri è tratta dal greco: ecrziov (clava) e z:5%< (corno) cioè corno a clava o cla- vato (6). La legione dei Ropaloceri si suddivide poi in tre Sezioni cioè : Succinte, Pendule, Involute ; e di queste sezioni daremo in seguito la descrizione dei caratteri tipici e delle loro suddivisioni. LEGIONE II — Eteroceri — I caratteri tipici degli indi- (1) Berce. Faune Francaise, Paris, Dèysolle 1867, vol. 1, pag. 100. - Grrarp, op. cit., pag. 62. - SoRDELLI, op. cit. pag. 54.-A. GRirrini, Manuali Hoepli, Lep?- dotteri - Ulrico Hoepli e Milano, 1895, pag. 10. - H. Lucas, op. cit. (2) Bolspuvat. Histoire naturelle des insectes, - Spécies générales des Lé- pidoptères, Paris, Librairie encyclopédique, Boret, 1836, vol. I, pag. 160. > (3) SorpELLI, op. cit. pag. 15. - BercE, op. cit. pag. 100. - Girarp, Op. cit. pag. 63. - GRIFFIN, Op. cit. pag. 10. (4) BoispuvaL, op. cit., vol. I, pag. 162. (5) SORDELLI, Op. cit., pag. 55. (6) Les papillons de France. Paris, Rothschild éditeur, 1880, pag. 65. P. * CLASSIFICAZIONE DESCRITTIVA DEI LEPIDOTTERI ITALIANI 123 vidui appartenenti a questa legione sono i seguenti: An- tenne di forma variabile, talvolta prismatiche, talvolta a forma di corna di caprone, o linearî, o a pettine, o dentate, o a penna o filiformi, ma non mai terminate da un bot- toncino: per lo più seghettate o pettinate., Le quattro ali non rilevate durante il riposo, ma distese lungo il corpo, orizzontalmente o leggermente inclinate verso l'esterno a forma di tetto; spesso un crine all’orlo anteriore delle se- conde ali; degli occhi lisci o stemmati nella maggior parte (1); carattere spiccato è la presenza del freno che unisce le ali posteriori alle anteriori. In genere sono di tinte grigie o scure e meno brillanti dei Ropaloceri. — Il nome di Eteroceri è dato a questa seconda legione dei Lepidotteri appunto per la varia forma delle antenne in confronto a quelle dei Ro- paloceri e viene dal greco î7:305 (diverso) e 4:9%s (corno) cioè corno diverso dai Ropaloceri. La grande legione degli Eteroceri, molto più numerosa dei Ropaloceri, fu divisa dal Latreille in Crepuscolari e Not- turne o Noctue, e Pyrali o Microlepidotteri (2). Il Griffini distingue gli Eteroceri in Microlepidotteri, Geometrini, Nct- tuini, Bombicini, Sfingidini (3); le quali suddivisioni corri- spondono ai generi Sphinx e Phalena di Linneo (4). Il Berce divide gli Eteroceri in Crepuscolari, Nottue, Geometre, Del. toidi, Piralidini; il Lucas ha l’antica divisione in Diurne, Crepuscolari e Notturne. Il Sordelli (5) seguendo lo Stan- dinger, del quale io credo doversi tenere massimo conto, porta la divisione degli Eteroceri in Sfingi, Bombici, Nottue, Geometre, Piralidine, Tortricine, Tineine, Micropterigine, Pte- roforine, Alucitine. Le sezioni delle Tortricine e seguenti appartengono alla categoria dei Microlepidotteri, mentre i kopaloceri, le Sfingi, i Bombici, le Nottue, e le Geometre, appartengono per antitesi alla categoria dei Macrolepi- dotteri. (1) Borspuvat, op. cit., vol. I, pag. 162. (2) Les papillons de France, op. cit., pag. 103, 167, 227. (3) Manuali Hoepli cit., pag. 11. > (4) GiRARD, Op. cit., vol. 3° pag. 275. (5) Op. cit., pag. 55. n 124 FORTUNATO ROSTAGNO Nella classificazione, parlando di ognuna di queste ca- | tegorie, daremo i caratteri distintivi. È Riassumendo il fin qui detto, si ha il seguente primo grande riparto in legioni e sezioni: ORDINE DEI LEPIDOTTERI LEGIONE I i Legione JI - ETEROCERI ROPALOCERI ; DIURNE sE NOTTURNE e | | 6 ® © È "a s b di Le par __ n [i le Te] È cd) 2 o Bol? Fg Fo AEPEIs Re za|ga3las|z®0 Es |/pplBo (ESS, Re selsslselta|l0s/S61s8|S7 55684600 SoC/NORINPINTRIA 9 SIR REN DE|EAE|ES D a2_Q A A ® pda HIS à° SS Dt = mn| v7) D DD Mno|PT|a D RARO E le MACROLEPIDOTTERI i MICROLEPIDOTTERI | | Ciò premesso, passiamo alla suddivisione delle grandi legioni e sezioni in tribù o famiglie, ed in generi. | i Capitolo I. x LEGIONE I — ROPALOCERI L: Divisione in Sezioni. I Ropaloceri, Diurne, secondo il Latreille e Duponchel, ._ sono, come abbiamo detto, lepidotteri dalle antenne clavate. Si dividono in tre sezioni, cioè: Swccinte se le loro crisalidi sì attaccano o succingono con fili di seta col capo in alto; Pendule o Sospese se attaccate o sospese con un solo © anello di seta per la estremità posteriore dell'addome e col » } ) + , E e 0 TO PE % e. = CLASSIFICAZIONE DESCRITTIVA DEI LEPIDOTTERI ITALIANI 12: capo in basso; /Involute se accartocciate entro foglie o te- nute a posto per mezzo di fili serici gettati attorno al corpo (1). Il Lucas, nell'opera citata, non fa la distinzione in Succinte, Pendule ed Involute; però la distinzione è ormai accettata da tutti gli entomologi (2), sebbene abbia 1’ incon- veniente di avvicinare insetti, che, allo stato perfetto, hanno dei rapporti molto meno evidenti fra essi che non fra quelli delle altre sezioni, pei quali si lascia semplicemente l’antica . divisione in famiglie. Il Girard (3) accoglie la distinzione nelle tre sezioni, aggiungendo che i legami delle Succinte si compongono di varî fili di seta riuniti e dà, ricavandola dal Réamur, la descrizione delle operazioni mediante le quali la larva opera i legami per la sua metamorfosi in crisalide; notizie queste che, sebbene interessanti, escono però dai confini del nostro lavoro di pura classificazione. Tratta delle Pendule di cui le crisalidi sono sospese soltanto per il pennello di fili dì seta caudale; ed infine delle Involute che hanno le crisalidi avviluppate in un cartoccio di foglie arrotolate e così man- tenute per mezzo di un leggero tessuto quale tela di ragno, attaccate per la coda, ed inoltre sovente con uno o varî fili trasversali. Noi terremo la divisione, avvertendo però che nella parte speciale di classificazione, riporteremo la nomenclatura latina,. sia perchè comune a tutti gli autori, sia perchè usata in tutte le collezioni scientifiche, (1) SORDELLI, Op. cit., pag. 54. (2) Borspuvat, op. cit., pag. 162, vol. I. — BERCE, op. cit., vol. I, pag. 101. — Pietro STEFANELLI, Catalogo illustrato di Lepidotteri toscani - Ropaloceri, Firenze, tipografia Cenniniana, 1869. (3) Opera cit., pag. 54. 126 | FORTUNATO ROSTAGNO II. SEZIONE I — SUCCINTE. Passando alla suddivisione delle tre sezioni sopra mento- vate, in tribù e generi, abbiamo che le Succinte si dividono, secondo il Boisduval (1) in sei sezioni, e cioè: Papilionidi,- Pieridi, Eumenidi, Liceuidi, Ericinidi, Peridromidi. È da no- tare però che il Boisduval descrive la fauna mondiale, mentre gli altri autori.da noi consultati sì attengono in genere solo alla fauna francese od europea. Noi limitiamo poi le distin- zioni pei soli lepidotteri accertatamente esistenti in Italia. La distinzione del Boisduval, per quanto riguarda i Ropa- loceri Succinti italiadi, non è esattamente mantenuta da tutti gli autori. Il Berce (2) non fa che quattro distinzioni e cioè: Papilionidi, Pieridi, Licenidi, Ericinidi, riunendo così in una sola tribù o famiglia gli Eumenidi e Licenidi del Boisduval, ed in altra gli Ericinidi e Peridromidi; mentre pci nella espo- sizione particolareggiata pone anche la tribù dei Libiteidi (3). Lo Stefanelli, nell'opera citata, segue la distinzione del Berce, ma non parla dei Libiteidi, perchè probabilmente il suo catalogo riferendosi soltanto ai lepidotteri toscani, non ha creduto di comprendervi questà tribù che ha un solo ge- nere e specie: la Libythea Celtis, da esso non mai trovata in Toscana, per quanto mi risulta. Il Griffini, nell’opera citata, non dà la distinzione in se- zioni, e per i Ropaloceri, appartenenti alla sezione Succinti, mantiene tre sole distinzioni in famiglie, cioè: Papilionidi, Pieridi, Licenidi. op Il Lucas segue in massima le distinzioni di Linneo e quindi non scinde i Ropaloceri in sezioni nè in tribù secondo il criterio sopra esposto: egli mantiene soltanto la distinzione (1) Op. cit., vol. I, pag. 163. (2) BERCE, Op. cit., vol. I, pag. 102. (3) Op. cit., vol. I, pag. A15l. ni CLASSIFICAZIONE DESCRITTIVA DEI LEPIDOFTERI ITALIANI 192 dei Lepidotteri in Diurni, Crepuscolari e Notturni; divide poi i Diurni in generi formanti una sola tribù: Papilionidi (2). Nell'opera già citata: « Les papillons de France » non è neppure mantenuta nella classificazione la distinzione in se- zioni, e solo è portata quella in famiglie, nelle quali non è seguito l’ordine sopra esposto, essendo promiscuamente trat- tate Succinte, Pendule, Involute. Nessuna distinzione in tribù è data dal Sordelli, Nel catalogo dello Staudinger e Wocke non è portata pei Ropaloceri la distinzione in sezioni, ma solo quella in tribù, ed è compresa la tribù dei Libiteidi (3). Così il Curò Magretti nel suo buonissimo « Saggio di un catalogo dei Lepidotteri d’Italia » dà la divisione dei Ropaloceri in cinque famiglie o tribù: Papilionidi, Pieridi, Licenidi, Ericinidi, Libi- teidi. Noi, seguendo nella classificazione il Berce e special- mente lo Standinger, come più recente e completo degli autori, terremo però sempre conto della magistrale opera del Boisduval, dal quale più o meno tutti gli autori hanno attinto e che può, a ragione, ritenersi come l’opera classica dei Lepidotteri mondiali. Portiamo, fra le tribù dei Ropaloceri, quella dei Libiteidi, poichè essa è rappresentata in Italia dalla Libythea Celtis, trovata dal Guillemot sul Moncenisio (1) e data dal Curò Magretti come appartenente all’ Europa meridionale e suffi- cientemente comune in tutta Italia, specie nella peninsu- lare (2); così pure dallo Staudinger (3). Del resto, senza alcun dubbio, sebbene crediamo molto. rara la Libythea Celtis, essa a buon diritto deve figurare in un catalogo di Lepidotteri italiani, poichè, come abbiamo (2) -H. Lucas, op. cit., pag. 7.. (3) O. Sraupincer. Catalog der Lepidopteren des Europaeischen faunen- gebiets. Dresden, bei Dr. 0. Staudinger und. in der kOnigl. Hofbuchhandlung von Hermann, Burdach, 1871. (1) Berce, op. cit., vol. I, pag. 152. (2) Curò NAGRETTI, Op. cit., pag. 54, (3) STAUDINGER, Op. cit., pag. 14. 128 FORTUNATO ROSTAGNO detto, fu trovata dal Guillemot sul Moncenisio, ed ancora dal Pincitore Marot nel bosco di Ficuzza in Sicilia (1); dal mar- chese Emilio Turati ad Alzate sui monti di Regoledo in Lombardia (2); dal Failla Tedaldi in molte località della sicilia ad una elevazione di 1200 metri, e pure nel piano di Riposto; e due esemplari di Libythea Celtis esistono nelia collezione della Università di Roma, raccolti dal professor Carruccio nei dintorni di Arsoli, campagna romana: per cui nessun dubbio che questo Ropalocero trovasi in tutte le zone d’Italia. Dividiamo perciò nella nostra classificazione le Succinte in cinque tribù o famiglie: I, Papilionidi; II, Pieridi; III Li- cenidi; IV. Ericinidi; V. Libiteidi. I caratteri principali distintivi di queste cinque famiglie. ed i generi nei quali queste tribu si distinguono, sono i se- guenti : TRIBÙ I. — Papilionidi. - Insetto perfetto. — Antenne relativamente corte e quasi conniventi alla base. Sei zampe ambulatorie nei due sessi. Ali grandi con orlo addominale od interno delle posteriori alquanto concavo. Cellula discoi- dale chiusa (3). Uncini dei tarsi semplici ed unidenti. (1) Bullettino della Società Entomologica Italiana, anno V, pag. 193. (2) Bullettino della Società Entomologica Italiana, anno XI, pag. 158, (3) Sebbene esca dal carattere del nostro lavoro il dare la descrizione dei caratteri anatomici degli insetti, essendo il nostro un semplice lavoro di clas- sificazione descrittiva e non di teoria generale, pure, per l’importanza di que- sta cellula (discoidale) che ha tanta influenza nella classificazione e descrizione dei Lepidotteri, crediamo necessario di ben determinarla, perchè gli studiosi possano con facilità esaminarla. Togliamo dall’opera del Maurice Girard, già ci- tata, (vol. III., pag. 68) i seguenti cenni: l’ala superiore è attraversata da quat- tro nervature: la prima segue la costa, ed è la nervatura semplice anteriore. Essa può essere unita a quella clie segue, deviata, molto raramente dal cercine costale. La seconda nervatura è la nervatura composta anteriore: essa parte quasi dallo stesso punto della prima, sulla estremità della cellula, ai due terzi dell’ala e si divide in rami di numero variabile. Comunemente ve ne sono sei: tre terminanti alla costa, cioè, i rami costali, o apicali, o superiori, e tre terminanti al margine esterno, che sono i rami inferiori. Il numero di questi rami può variare secondo le famiglie. La terza nervatura o composta posteriore, attraversa a un dipresso il mezzo dell’ala e produce tre o quattro rami: è il d > di e _ x CLASSIFICAZIONE DESCRITTIVA DEI LEPIDOTTERI ITALIANI 129 Larve: piuttosto dllanmito, non tozze e provviste di due tentacoli carnosi retrattili, posti sul primo segmento (1). Le tribù comprendono talvolta uno solo, ma general- mente più generi, dei quali daremo speciale descrizione nel- l'elenco formante la seconda parte del nostro lavoro. Ricor- diamo ora però che nella suddivisione in generi delle tribù, noi portiamo soltanto quelli che sono rappresentati in Italia a qualche individuo, trascurando gli altri che non hanno per noi carattere accertatamente indigeno. | La tribù dei Papilionidi comprende tre generi: Papilio, Thais, Parnassius (2). TRIBÙ II. — Pieridi. - Insetto perfetto. — Antenne al- lungate, per lo più variegate di bianco e nero, terminate da un ingrossamento periforme. Ali generaimente bianche o gialle talvolta, ornate comunemente di macchie nere e di contorno più spesso arrotondato - le inferiori senza conca- vità al bordo addominale. Cellula discoidale chiusa. Uncini, dei tarsi, semplici, unidenti o bifidi. Zampe anteriori abba- stanza sviluppate. ‘è ‘quarto di questi rami che il Guénée chiama nervatura indipendente. La quarta. nervatura è la semplice posteriore: la sua direzione è variabile e non è modi- ficata che raramente in ogni famiglia. P. Mabille conta tutti i rami partendo dal basso, considerando la costa come la parte anteriore, l’alto dell’ala: lo spazio compreso fra le due nervature composte, ordinariamente sino all’origine dei rami, è Ia cellula discoidale. Que- sta cellula è chiusa il più sovente da una piccola nervatura trasversale, alla quale gli autori hanno attribuita molta importanza, in ragione dei caratteri che essa fornisce. Secondo P. Mabille, questa nervatura non ha esistenza propria, ed è portato a considerarla come un prolungamento della composta anteriore e della composta posteriore: e sono infatti due parti il più sovente distinte e che si uniscono per ravvicinamento: ma ordinariamente la parte inferiore è la più debole. Quando le due parti di questa nervatura, che è conosciuta sotto il nome di disco-cellulare (Guénée) o di nervale (Rambur) s’indeboliscono o scompaiono, la cellula è aperta. Quando esse sono unite una coll’altra e sono visibili, al- meno colla lente, la cellula è chiusa. (1) BERCE, op. cit., vol., I, pag. 102 — GRIFFINI, op. cit., pag. 12 — BorspvraL, op. cit., vol. L, pag. 163. (2) BERGH, op. cit., vol. I, pag. 105 a 109 — STEFANELLI, Op. cit., pag. 29 ca HI. — Boispuvat, op. cit., vol: I., pag. 163. 130 . FORTUNATO ROSTAGNO Larve: allungate, leggermente pubescenti ed alquanto attenuate alle estremità. Capo piccolo, globuloso e coperto di peli radi e sottili (1). > La famiglia dei Pieridi comprende sei generi, e cioè: | Aporia, secondo il Curò e lo Standinger (2), Pieris, Anthoca- ris, Leucophasia, Rodocera, Colias. Il genere Aporia è dallo Stefanelli compreso nel genere Pieris (3), e dal Berce chiamato Leuconea secondo la clas- sificazione del Douzet (4). Non vi ha dubbio però che i ca- ratteri dell’Aporia, sia ‘per le abitudini della larva di vivere sulle alte piante fruttifere, a differenza dei Pieris propria- mente detti, che generalmente -vivono sulle basse piante de- gli orti; sia per la trasparenza più marcata delle ali, per l'assenza di macchie nere, per l'epoca dello sviluppo ed al- tri caratteri, debba ritenersi preferibilmente per un genere distinto anzichè per una specie del genere Pieris. Noi la comprendiamo nella tribù dei Pieridi, ma per il genere la classifichiamo come Aporia, seguendo in ciò gli autori più moderni, coi quali, ricordata sempre l'avvertenza che la no- stra classificazione si limita ai Lepidotteri Italiani, dividiamo la tribù dei Pieridi in sei generi e cioè: Aporia, Pieris, AR thocaris, Leucophasia, Rodocera, Colias (5). TRIBÙ III. — Licenidi. - Insetto perfetto. — Dimensioni piccole. Antenne anellate con, mazza terminale allungata. Ali che abbracciano parte dell'addome cogli orli addominali, ' i quali si riuniscono inferiormente e formano come un pic- | colo Canaletto durante lo stato di riposo. Notevoli le diffe- renze sessuali con colorazioni e disegni spesso diversi delle ali stesse, che presentano generalmente punti occellati nella pagina inferiore. Cellula discoidale chiusa in apparenza da un piccola sporgenza nerviforme. Sei zampe ambulatorie nei (1) BeRce, op. cit,, vol. I, pag. 162 — GRIFFINI, Op. cit., pag. 21. (2) Curò, up. cit., pag. 33 — STANDINGER, Op. cit., pag. 3. (3) STEFANELLI, Op. cit., pag. Al. (4) BERCE, op. cit., vol. I, pag. 110. (5) STEFANELLI, Op. cit., pag. !1 e seg. - GRIFFIN, Op. cit., pag. 21 e seg. # a BeRCE, op. cit., vol. 1, pag. 100 e seg. - Curò, op. cit., pag. 35 e seg. - STAU- DINGER, Op. cit, pag. 3. x O CLASSIFICAZIONE DESCRITTIVA DEI LEPIDOTTERI ITALIANI 131 due sessi - di queste, le anteriori superano alquanto in lun- ghezza le mediane e sono terminati da tarsi con uncini pic - colissimi. Larve: brevi, anteriormente molto convesse e posterior- mente pianeggianti, con piccolo capo. Crisalidi: tozze, ottuse alle due .estremità, oppure spor- genti (1). La tribù delle Licenidi comprende tre generi secondo il Berce (1): Tecla, Polyommatus, Licaena. In tale suddivi- sione concordano lo Stefanelli (2), il Curò (3), lo Staudinger, fatta quì pure la solita avvertenza che egli tratta i lepidotteri europei (4), ed in genere tutti gli entomologi moderni. Noi pure seguiamo questa divisione dando per la tribù dei Li- cenidi italiani la classificazione nei generi 7'ecla, Polyomma- tus e Lacaena. TRIBÙ IV. — Ericinidi - Insetto perfetto. — Quattro zampe ambulatorie nei maschi - le anteriori incomplete. Sei nelle femmine - apertura anale poco pronunziata. Bordo ad- dominale delle ali inferiori un po’ emergente - cellula discoi- dale talvolta chiusa, tal altra aperta e talvolta infine chiusa in apparenza da una falsa nervatura - uncini dei tarsi pic- colissimi ed appena sporgenti. Larve: cortissime, pubescenti o vellose. Crisalidi: corte, contratte (5). La tribù degli Ericinidi comprende, secondo il Berce, un solo genere, il Nemeobius (6): così pure stabiliscono Stau- dinger (7) ed il Curò (8), il quale lo dà come più comune (1) BERGE, op. cit., vol. I, pag. 102 — GRIFINI, op. cit., pag. 32 - Bois- DUVAL, Op. cit., vol. I, pag. 164. {1) BeRce, op. cit., vol. I, pag. 121 e seg. . (2) STEFANELLI, Op. cit., pag. 17 e seg. (3) Curò, op. cit., pag. 43 e seg. (4) STAUDINGER, Op. cC.t., pag. 6. (5) BERCE, op. cit., vol. I, pag. 103 e seg. — Bolspuvat, op. cit., vol. I, pag. 164. (6) BERCE, Op. cit, vol. I, pag. 151. (7) STAUDINGER, Op. cit., pag. 14. (8) Curò, op. cit., pag. 54. Bo!l:ttino della Società Zoologica Italiana 10 132 FORTUNATO ROSTAGNO nell'Italia settentrionale che nella centrale e come non rin- venuto ancora nella meridionale; così lo Stefanelli, che lo dà come comune in alcune regioni della Toscana. Questo con- cetto seguiamo pure noi nella nostra classificazione dando per la tribù degli Ericinidi il solo genere Nemeobius. TRIBÙ V. — Libiteidi - Insetto perfetto. — Mazza delle antenne poco distinta dallo stelo che va ingrossando dalla base all’apice. Palpi molto lunghi e formanti. una specie di becco al di sopra della testa (1). Zampe anteriori della fem- mina, ambulatorie. Cellula discoidale delle ali inferiori aperta. Apertura anale molto pronunziata. Larve: allungate, senza spine. Crisalidi: non angolose e senza macchie metalliche (2). Anche questa tribù comprende, secondo il Berce, un solo genere Libythea (3). Lo Staudinger dà pure questo solo genere, | come appartenente all'Europa meridionale (4). Il Curò lo dà. come sufficientemente comune in tutta Italia continentale ma più raro nella insulare. Poichè ormai è assicurato essere il genere Libythea rappresentato in tutta Italia, sebbene, per quanto a me risulta, non troppo comune, ed in alcune regioni anzi rarissimo, pure a buon diritto deve essere por- tato, come noi facciamo, fra i Lepidotteri Italiani. (1) Per la stessa ragione per la quale abbiamo riportata la descrizione della cellula discoidale, crediamo opportuno dare un cenno dei palpi. Il Girard nella opera citata a pagina 67 dà la seguente .descrizione : « Sotto la spiri- tromba -e medianamente vi è un labbro corto e triangolare, circondato da grandi palpi labiali molto sviluppati, rialzati, con articolazioni abbastanza larghe, molto variabili di forma e di dimensioni in numero di tre: il primo cortissimo, il secondo grande, il terzo piccolissimo 0 quasi nullo in molti Ropalcoceri, qualche volta, lunghissimo negli Eteroceri e formante una punta. Queste articolazioni sono poco appariscenti al di fuori, poichè sono coperte di scaglie o irte di peli ora duri, ora setosi. Questi palpi, che racchiudono la spiritromba avvoltolata, sono qualche volta assai discosti, ma il più sovente contigui o conniventi, ge- neralmente ascendenti e accollati alla fronte, qualche volta però paralleli e se- | guenti l’asse del corpo; così è nel genere Libythea. Alcuni autori li hanno denominati barbette ». (2) BeRce, op. cit., vol. I, pag. 152. (3) BERCE, Op. cit., vol. I, pag. 151. . (4) STAUDINGER, Op. cit., pag. 14. © E e : - Cose a le a CLASSIFICAZIONE DESCRITTIVA DEI LEPIDOTTERI ITALIANI 133 La distinzione fatta delle Succinte si riassume, per mag- gior chiarezza, nel seguente quadro : ROPALOCERI — Sezione I. SUCCINTE _ - _2|_& È : Pal TRIBU | i TRIBÙ III a Pra Trisu Il - PIERIDI aslan PAPILIONIDI LICENIDI | #2] 55 , i = Ea > -—: “ n a O nie a_a > [o] S| FIGI Ria 4 e ca a Vv = qa va [2 VE AZ [ca] [ca] _ o = pes +Q = Gia s |aua Ga|lg 2|Ro 2 Saitta 5 DIO cai a SIEAgOoOgo|/fojil Lotta sla i Lila] È Qolfa O |A A OASI: Beetle n [ca] z, du = = | ee - DR o A Z, Z ©, fa c 7 [| Z n = OL = E|Zzo be fi Q tia [= "dry Cia do Z3z|fQolgo 3 ADIGH 8 E DoS 5. |a gd S “5 £|O Db (ile ® Si Sa Oi (ae Si (©, = Questi generi si suddividono infine in Specie e Varietà, e danno luogo qualche volta a degli ibridismi affatto acci- dentali. Di queste specie e varietà costanti daremo la clas- sificazione e descrizione nella parte speciale che segue la | presente generale. j 3 > I, 1398 SEZIONE II. — PENDULE. Prendendo ad esame la seconda Sezione dei Ropaloceri, cioè le Pendule, in rapporto alle sue suddivisioni in tribù e generi, abbiamo che essa si divide in otto tribù, secondo il Boisduval e cioè: Danaidi, Eliconidi, Ninfalidi, Brassolidi, Morfidi, satiridi, Biblidi, Libitidi (1). Ma occorre però ri- | eordare che il Boisduval tratta la fauna mofdiale. Il Berce . divide le Pendule in tre tribù e cioè Apaturidi, Ninfalidi, Sa- . tiridi (2); lo Staudinger ha la divisione in Apaturidi, Ninfa- . lidi, Danaidi, Satiridi (3), ma anche qui bisogna tener conto (1) Boispuvat, op. cit., vol. I, pag. 164. (2) BERCE, Op. cit., vol. I, pag. 153 e seg. (3) STAUDINGER, Op, cit., pag. 15. 43£ FORTUNATO ROSTAGNO che lo Staudinger tratta la fauna Europea e perciò com- prende la tribù delle Danaidi che trovasi in Grecia, Lidia e Siria. Il Curò, riguardo ai lepidotteri italiani, dà la distin- zione delle Pendule in Apaturidi, Ninfalidi, Danaidi, Satiridi, ma ha portato nel suo catalogo la tribù delle Danaidi solo perché, sebbene in modo non certo, sembra, egli dice, che qualche esemplare del Danais Chrysippus sia stato trovato in Calabria, forse portato da bufera, essendo la specie pro- pria della Grecia Orientale, dell'Asia minore e della Siria, poichè la larva si nutre dell’Asclepias fruticosa (1). Lo Stefanelli porta tre sole delle tribù del Berce,.cioè : Ninfalidi, Apaturidi e Satiridi (2). Pure non considerando gli altri autori di minore importanza e giacchè ormai è accer-. tato che la tribù delle Danaidi non appartiene all'Italia, la trascuriamo anche noi nella nostra classificazione, tenendo la sola divisione del Berce e Stefanelli, cioè nelle tribù dei Ninfalidi, Apaturidi e Satiridi a cui diamo i numeri ordinali progressivi VI, VII, VIII, dei Ropaloceri. I principali caratteri distintivi delle dette tribù, e la io divisione in generi sono i seguenti: TRIBÙ VI. — Ninfalidi. - Insetto perfetto. — Antenne molto ravvicinate e quasi conniventi alla loro base. Quattro | zampe ambulatorie nei due sessi - uncini dei tarsi mar- catamente bifidi. Palpi ordinariamente molto - ravvicinati, molto ascendenti e scagliosi; la faccia anteriore dei loro due primi articoli, quasi larga quanto i fianchi e talvolta anche . più. Bordo addominale delle ali inferiori formante una inca- nalatura pronunziatissima per ricevere l'addome; cellula di-. scoidale quasi sempre aperta. E Larve: cilindriche, spinose su tutta la loro lunghezza ed — attenuate alla esiremità posteriore. | Crisalidi: di forma variabile (3). La tribù delle Ninfalidi, fatte qui pure come per tutte le seguenti, le avvertenze già stabilite per le Succinte, si (1) Ccrò, op. cit. pag., 54 e seg A (2) STEFANELLI, Op. cit., pag. 26 e seg. 2 (3) Boispuvat, op. cit., vol. I, pag. 165. — BeRce, op. cit , vol. I, pag. 103. CLASSIFICAZIONE DESCRITTIVA DEI LEPIDOTTERI ITALIANI 135 divide, secondo lo Stefanelli, in cinque generi; cioè Limen?tis, Nimphalis, Argynnis, Melitaea, Vanessa (1). Il Curò non con- sidera che i quattro generi Limenitis, Vanessa, Melitaea ed Argynnis, comprendendo nel genere Limenitis i generi Li- menitis e Nimphalis dello Stefanelli (2). Lo Staudinger segue la divisione del Berce pei lepidotteri europei, portando fra le Limenitis la Nimphalis Populi dello Stefanelli (3). La distinzione del genere Nimphalis, data dal Latreille e dal Godart, è oggi abbandonata, per cui noi ci atteniamo ai risultati delle ultime ricerche, seguendo lo Staudinger nella distinzione in generi della tribù Ninfalidi e portando perciò quattro sole divisioni Limenitis, Vanessa Melitaea, Arginnis. TRIBÙ VII. — Apaturidi. - Insetto perfetto. — Antenne lunghe e terminanti insensibilmente in una mazza fusiforme pronunziata. Testa più stretta del corsaletto e questo ro- bustissimo. Quattro zampe ambulatorie nei maschi, sel nelle femmine — palpi lunghi contigui, in forma di becco, paralleli all'asse del corpo. Ali angolose, robuste e dentate, con e senza prolungamento caudiforme. Cellula discoidale delle ali inferiori aperta. Volò rapido e pianeggiante. Larve: piuttosto allungate,non spinose, a tipo di lumaca, colla testa sormontata da quattro corni, e l’ultimo anello appiattito e terminato come coda di pesce. Crisalidi: ovoidali, coniche nella parte addominale, colla testa quasi ottusa e due tubercoli all’ano (4). Questa famiglia comprende, secondo lo Stefanelli (5) due generi: Charaxes, e Apatura. Tale suddivisione è seguita dal Berce (6); dallo Staudinger (7); dal Curò (8), nè altri (1) STEFANELLI, Op. cit., pag. 26 e seg. (2) Curò, op. cit., pag. 55 e seg. (3) STAUDINGER, Op. cit., pag. 15 e seg. — BERCE, op. cit., vol. I, pag. 156 e seg (4) BeRcE, op. cit., vol. I, pag. 104-152. — Boisptvat, op cit., vol I, pag. 166. — Girarp, op. cit., pag. 193. î (5) STEFANELLI, Op. cit, pag. 33 e seg. (6) BeRce, op. cit., vol. I, pag. 152 e seg. (7) STAUDINGER, Op. cit., pag. 150. (8) Curò, op. cit. pag. 54. 136 FORTUNATO ROSTAGNO generi son dati per la fauna europea. Seguiamo quindi an- che noi la detta divisione delle Apaturidi in due generi: Charares e Apatura. : 3 TRIBÙ VIII — Sutiridi (Insetto perfetto) — Palpi ravvi- cinati, ascendenti, molto ricoperti di peli o barbuti, corpo .. mediocre. Ali medianamente robuste col bordo addominale delle inferiori formante un canaletto molto pronunziato. Cel- lula discoidale sempre chiusa, nervature delle ali superiori so- vente dilatate alla loro origine. Larve: attenuate alle estremità e quasi pisciformi, termi- nate da due punti anali più o meno sporgenti. Testa talvolta arrotondita, talvolta incavata o bifida. Crisalidi : cilindroidi, poco angolose (1). -% La tribù dei Satiridi comprende, secondo lo Stefanelli, tre generi e cioè: Arge, Erebia, Satyrus. Il Berce considera invece sette divisioni e cioè: Arge, Erebia, Chionobas, Satyrus, Pararga, Ephinephile, Coenonimpha (2), ma rileva che il ge- nere Chionobas nella specie Aello, non si trova che nelle Alpi della Savoia e probabilmente nelle Basse Alpi, essen- done stato veduto un esemplare dal sig. Guillemot presso Barcellonetta. Il Curò, seguendo l’Hubner, porta nel suo cata- logo-(3) il Chionobas Aello, classificato però come Ocneis Aello, dandolo come raro nell’alta zona alpina da metri 1800 a 2500, e trovato soltanto eccezionalmente a metri 1500 in val di Branglio. Lo Staudinger (4) dà l’Ocneis Aello o Chio- nobas,. come indigeno delle Alpi. Nessun'altra notizia ho po- tuto raccogliere circa la nazionalità di questo raro lepidot- tero rapporto all'Italia: solo nel bullettino della Società En- tomologica Italiana, sempre il Curò ne parla nell’anno 5° a pag. 269 come trovato nella valle di Branglio e lo chiama Chionobas, e nell’anno 6° a pag. 10 come assolutamente cir- coscritto alle Alpi; e sempre sotto la denominazione di Chio- nobas. Nell'anno XX a pag. 79, accenna al medesimo lepi- (1) Boispuvat, op. cit., vol. I, pag. 166. — BERCE, op. cit., vol. I, pag. 104. (2) BERCE, op. c.t., vol. I, pag. 182 e seg. i (3) Curò, op. cit., pag. 75. (4) STAUDINGER, Op. cit. pag. 27. STAI 7 ROTTE 77 IRON RE OTT Mit x ha "er 9 a i eli hit nei it dc. tetta sini da. RC là. had svitare tn seni * ì 1 n. Ho PTT 5 ba 6; Li - n iii i RA CLASSIFICAZIONE DESCRITTIVA DEI LEPIDOTTERI ITALIANI 137 dottero che chiama Ocneis Aello, indicandolo trovato al Col de Jenestra nelle Alpi marittime. In ogni modo non vi ha dubbio che, per quanto raro, l’Ocneis sia da considerarsi fra i Satiridi italiani, e noi lo manterremo perciò nella nostra classificazione, secondo la denominazione di Chionobas, datagli dal Boisduval nel 1833 e conservata dal Berce. Il genere Pararga del Berce non è che una suddivisione del genere Satyrus dello Stefanelli, comprendente appunto ‘le specie Maera, Megaera, Aegeria da esso descritte e dal Hiera e Dejanira; ma poichè tale suddivisione è con- servata dagli scrittori più recenti, come il -Curò (1), lo Stau- dinger (2) ecc., così crediamo noi pure di fare. tale distin- zione, che d’altro canto ha fondamento in alcuni caratteri speciali degli individui compresi in questa famiglia. Il genere Ephinephile del Berce è pure un’altra suddivisione del ge- nere Satyrus dello Stefanelli e comprende, fra altre, le specie Janira, Ida, Tithonius da esso descritte. La suddivisione è mantenuta dal Curò (3), dallo Staudinger (4), e viene dal- l’Hubner, per cui conserviamo nel nostro lavoro quest’altra suddivisione, omai generalmente accolta dagli scrittori mo- _derni. . Il genere Coenonimpha infine del Berce, è pure una terza suddivisione del genere Satyrus dello Stefanelli comprendente i Satyrus Arcanius e Corinna; ed anche questa suddivisione manteniamo essendo oramai accettata modernamente (5). (1) Curò, op. cit., pag. 78. (2) STAUDINGER, Op. cit., pag. 30. (3) Curò, op. cit., pag. 79. (4) STAUDINGER, Op. cit. , pag. 3I. (5) Curò, op. cit., pag. 80. — STANDINGER, Op. cit., pag. 31. 138 FORTUNATO ROSTAGNO Riassumendo il detto rispetto alle pendule, abbiamo uo seguente riparto: ROPALOCERI — Sezione II. PENDULE TRIBÙ VI Trist VID i °D TRIBU VII - SATIRIDI . NINFALIDI APATURIDI n [— n | l- DE -Zns|B% Pa a ATTI e Salo" sdPa do (= 23 Bd P=" | «Q Bela ®2lia ig STRA |a Ao|n. È PE = atia i cale $g/RS|F53silaaga|{g5|foiga2a|89 «S|ER|laelBa Eolacle=zifgl Be RB5|A-F|Ha0o/&E&2/[fSalag|ag|ség “ hi E 2 gl I 140 FORTUNATO ROSTAGNO Riassumendo, abbiamo per le Involute il Sean quadro pel riparto in tribù e generi: s >» —, » \ ROPALOCERI — Sezione III. INVOLUTE Tribù IX - ESPERIDI o = n ta n ® a ® Hi PI. deg Fi x “sp m_ 9 34 CSI > ma P da A 2 53 a ME = IC m_ OS (se) sa 6 cord v fG (A fa panna = i S (2A = + A © a = : = PIA = CARI + Zio ipa [= Ct o ARE Hd © A ga e ti o) [Ce 6 tr wW Ca) 500 Z Vv (Continua) ‘ x d I » - . fa” a 5 sa == % e ; ( TI7.IC Spe e ed .; EI PR ie E r a re rr) «3 » ‘ ISTITUTO ZOOLOGICO DELLA R. UNIVERSITÀ DI ROMA Diretto dal Prof. ANTONIO CARRUCCIO | MATERIALI PER UN ELENCO DEGLI APIDI DELLA PROVINCIA DI ROMA Dr. GIUSEPPE LEPRI (Continuazione: vedi Fasc. III, IV, V, vol. VII, 1899) Sectio II. — SOLITARIAE. a) — PODILEGIDAE. Subfam. 1° Andreninae. Gen. 1° Andrena. Sinonimia : Andrena (ex parte) - Fabricius. Apis - Linné. Nomada - Scopoli, De Geer, Fabricius. Melitta - Kirby. 1. Andrena thoracica Fabricius. Sinonimia: Apis thoracica - Fabricius: Syst. Ent., p. 383. Melitta thoracica - Kirby: Mon. Ap. Angl., pr104 9. » melanocephala - Kirby: Mon. Ap. Angl., p. 103 J var. 152 GIUSEPPE LEPRI Andrena thoracica - Fabricius: Syst. Piez., Pr. 322. » >»>- — - Spinola: Ins. Lig., vol.I, p. 120. » » - Smith: Bees of Br., p. 34. È » » - Schmiedeknecht: Ap. Lung p. 108. Habitat: Tutta l’ Europa, più comune nella settentrio- nale; l'Africa settentrionale e parte dell'Asia occidentale (Schmiedeknecht). Sparsa per tutta l’Italia: più frequente nel l'alta che non nella meridionale (Spinola, Sichel, Ghiliani, Contarini, Disconzi, Magretti, ecc.).. Collezione Manzone: 3 3° catturati nei dintorni di Roma. Uno di essi presenta la peiuria del torace color fulvo chiaro, gli altri due color ruggine scuro. - 2. Andrena cineraria Linneo. Sinonimia: Apis cineraria —- Linneo: Syst. Nat. I, p. 953. Melitta cineraria - Kirby: Mon. Ap. Angl. IL. P. 98. Andrena cineraria - Fabricius: Ent. Syst. II, p. 329. » » - Spinola: Ins. Lig. I, p. 117. | i » > - Smith: Bess of Br., 22 cia p. 33. » » - Girard: Traité d’'Ent., p. 806. Habitat: Nell’ Europa settentrionale, e scarsamente cell a centrale e meridionale, spingendosi fino in Algeria (.Schmiede- knecht). Non diffusa in Italia, è stata finora trovata in Li guria, in Lombardia, nel Vicentino (Spinola, Meg Di- sconzi). Collezione Manzone: 3 2 catturate nei dintorni di Rom A. MATERIALI PER UN ELENCO DEGLI APIDI DELLA PROVINCIA DI ROMA 143 3. Andrena pilipes Fabricius. cl + a i 3 x % : Sinonimia: Andrena pilipes - Fabricius: Syst. Piez., p. 322. » » - Spinola: Ins. Lig. III, p. 191. » » - Smith: Bees of Gr. Br., 22 ed. p. 34. Melitta pilipes - Kirby: Ap. Angl. II, p.96 9. Melitta pratensis “dinbwsx3 dI. p1003°. Andrena carbonaria - Fabricius: Ent. Syst. II, p. 312. i Habitat: Sparsa in tutta l Europa e nell'Africa setten- | trionale (Schmiedeknecht); comune in Italia (Spinola, Con- tarini, Sichel, Disconzi). Collezione Manzone: 3 esemplari 3° 9 9 catturati nei din- torni di Roma e nel giardino di Panisperna. 4, Andrena nana K. Sinonimia: Melitta nana - Kirby: Ap. Angl. II, p. 161. Andrena nana- Smith: Bees of Gr. Br., 22 ed., p. 67. Habitat: Comune in tutta l’ Europa sopratutto in estate sulle ombrellifere (Schmiedeknecht). In Italia non sembra comune: non essendo citata dal | Magretti nel suo Catalogo degli Imenotteri della Lombardia, ed avendone trovato un solo esemplare % catturato a Ponte . Mammolo, nella collezione Manzone. 5. Andrena colletiformis Mor. 27% sd Riferisco dubbiosamente a questa specie due piccole An- drene della raccolta Manzone:; catturate una nel giardino di 144 GIUSEPPE LEPRI Panisperna, entro città, l’altra nella Valle dell'Aniene, senza — indicazione della precisa località, L'Andrena colletiformis è citata dallo Schmiedeknecht sol- — tanto per la Calabria; il Magretti non la nomina nel suo catalogo, nè mi consta che altri autori ne facciano menzione . per altre regioni italiane. Gen. 2° Halictus — Latreille. Sinonimia : . Apîis - Rossi, Hylaeus - Fabricius. Melitta - Kirby. 6. Halictus sexcinctus Fabr. Sinonimia : Apis sexcincta - Fabricius: Syst. Ent., vol. II. p. 387. Hylaeus sexcinctus - Fabricius Syst. Piez, p. 320. Andrena rufipes ‘- Spinola: Ins. Liguriae, vol. I, p. 132. Halictus sexcinctus - Girard : Traité d’Ent. pag. 816 Habitat: Sparso in' tutta l Europa dalla Spagna alla Russia; comune in Algeria; frequentissimo in tutta Italia (Spinola, Contarini, Disconzi, Sichel, Magretti). | Coll. Manzone: 1 3, 4 9, catturate nel RIALGDIO di Pa- nisperna e nei dintorni di Roma. 7. Halictus canthopus - Kerby. Sinonimia : x Melitta ranthopus - Kirby : Mon. Ap. Ang], p. 7 8. Halictus xcanthopus - Leprieur :Hist. Nat. Hym., II, p. 273. » » — - Smith: New. Zool,, p. 2173. ty n ‘ AI -p 6-45 a46 A; ‘ A ' Iside ie it MTA "" «ue 4 MATERIALI PER UN ELENCO DEGLI APIDI DELLA PROVINCIA DI ROMA 145 Habitat: Comune nell’ Europa settentrionale; più scarso nella centrale e meridionale (Magretti). Lo stesso Autore lo cita pel Milanese e pel Mantovano. Coll Manzone: 4 £ catturate rispettivamente : a Tivoli, sui Colli Laziali, nel giardino di Panisperna e nei dintorni della città. 8. Halictus quadricinetus - Kirby. Sinonimia : Melitta quadricineta - Kirby:Mon.Ap.Angl,p.51. Hylaeus quadricinctus - Fabricius : Syst. Piez., p. 319. Halictus quadricincetus - Smith : New. Zool, p. 2040. > » : » . Cat. of Brit. Andr. and Ap., p. 80. Habitat : Tutta l Europa fino in Svezia. Frequente anche in Italia, e in Sicilia da luglio asettembre (Magretti, Sichel). Coll. Manzone: 1 3° e 3 2 catturate nel giardino di Pa- nisperna e nei dintorni della città, Sembrerebbe che in questo -genere i maschi fossero molto più rari delle femmine ; infatti nella collezione Manzone, su 13 esemplari, 11 sono femmine e 2 soltanto maschi. Tale "differenza però, a parer mio, va attribuita piuttosto al fatto, | notato anche dal Girard, che le ® sono lente nei loro mo- vimenti, poco vivaci e quindi si lasciano facilmente catturare. Non è così dei maschi, agilissimi e vivaci e che molto di rado si posano a terra o sulle piante. Subfam. 2° Panurginae. Gen. 3° Dasypoda — Latreille. Sinonimia : Andrena - Fabricius. Melitta - Kirby. Dasypoda - Fabricius. » - Smith. 146 . GIUSEPPE LEPRI a 9. Dasypoda hirtipes Fabricius. Sinonimia: | ss) È Andrena hirtipes 2 - Fabricius: Ent. Syst., vol. II, p. 312. i » hirta 3 - Fabricius: Ent., Syst., — vol. II, p. 335. 2g Melitta Svammerdamella - Kirby: Mon: Ap. Angl., — p. 174. A Dasypoda hirtipes £ . - Fabricius: Syst. Piez., — p. 335. » hirta 3 - Fabricius: Syst. Piez., p. 336. i Andrena hirtipes - Spinola: Ins. Liguriae, — , vol L-prtà Habitat: Tutta l'Europa (Magretti). Diffusa in tutta Ita- — lia, ma non molto comune (Spinola, Contarini, Disconzi). È citata anche per le Canarie e per l'Algeria. Coll: Manzone. 43 19 catturati a Fiumicino. È singolare la cattura in regione assolutamente palù- dosa di una specie, che tutti gli autori affermano prediligere, le coste rocciose ed aride. Subfam. 3° Xilocopinae. | _ Gen. 4° Xilocopa Latreille. Sinonimia : Apis - Linneo, Xilocopa- Fabricius, Spinola, ecc. 10. Xilocopa violacea Linneo. Sinonimia: e È Apis violacea - Linneo: Syst. Vat., p. 959.. Xilocopa violacea - Fabricius: Syst. Piez., p.338. » » - Spinola: Insect. Lig., vol. I, — DL AZ. i ‘talia a è ap la -_ w - n - w af a x |> MATERIALI PER UN ELENCO DEGLI APIDI DELLA PROVINCIA DI ROMA | Habitat: Comune in tutta l’ Europa (Magretti). Manca nelle isole Britanniche, nella Germania settentrionale (Girard). In Italia è comunissima da per tutto fin dal principio di pri- mavera (Spinola, Sichel, Contarini, Ghiliani, Disconzi, ecc.). Collez. Manzone 103 - 109 catturati nei dintorni di Roma, ed anche entro città. 11. Azlocopa cyanescens Brullè. Sinonimia : Xilocopa minuta - Lapeletier. Questa specie, che taluni autori considerano come una varietà della specie precedente è rappresentata nella colle- zione Manzone da 7 esemplari catturati nei dintorni di Roma. I suddetti esemplari presentano dimensioni alquanto mag- giori di quelle date dagli autori: cioè una lunghezza di 13-15 millimetri anzichè di 10.12. Ma è da notare che anche per la Ailocopa violacea gl’individui delle regioni meridionali sono alquanto più grandi di quei delle regioni settentrionali. Il Girard dà per la X. violacea una lunghezza variante da 20-24 mill: mentre sulle Xilocope che ho avuto campo di osservare, e che erano state catturate nei dintorni di Roma, sì giungeva talvolta ad una lunghezza di 30 millimetri. Subfam. 4° Megillinae. Gen. 5° Eucera — Scop. Sinonimia: Macrocera - Latreille. Melissodes - Latreille. Tetralonia - Spinola. Xenoglossa - Smith, etc. 12. Eucera longicornis Linné. Sinonimia : Apis longicornis - Linneo: Syst, Nat. Ed., 12°, p. 953. | Bollettino della Società Zoologica Italtana 11 148 GIUSEPPE LEPRI di, x i Eucera longicornis - Scopoli: Ann. hist. nat., IV, P. 8. | Apis linguaria è - Fabricius: Syst. entom. p. 388. » tuberculata - » Entom. Syst. p. II, p. 334. | 2 Eucera vulgaris -- Spinola: Insect. Ligur. I, p. — 149. | » longicornis - Lapeletier: Hist. nat. Insect. _Hymen. II, p. 118. © » bicincta —- Gribodo: Ann. Mus. Civ. St. Nat. Genova, XV, p. 399. Habitat: Comune in tutta l'Europa (Frieze). È parimenti | frequente in tutta Italia (Spinola, Roni, Contarini, Sichel, Disconzi) e in Algeria (Magretti). È Coll. Manzone: 15 esemplari di cui 14 J el92 cai rati nei dintorni di Roma, nel giardino di Panisperna, e nei colli Laziali. Questa singolare sproporzione tra i due sessi è — dovuta alla differente epoca di comparsa allo stato perfetto: probabilmente i maschi precedono le femmine di qualche — giorno. "8 (Continua). eg 7 PUN Dr. RAFFAELLO BELLINI WWWFNUOVI MOLLUSCHI FOSSILI DELI’ ISOLA D'ISCHIA e revisione delle specie esistenti nella marna dell’isola stessa Comunicazione fatta alla Società Zoologica Italiana Della fauna malacologica della marna d'Ischia troviamo i primi cenni nella classica Conchiologia fossile subappennina di G. B. Brocchi, il quale cita nella sua opera parecchie conchiglie (1), tra cui alcune nuove. In seguito si occupò in breve dello stesso argomento il Philippi, che, in un suo lavoro intitolato Ueder die sub- fossilen Seeffrier Reste von Pozzuoli bei Neapel and auf der Insel Ischia (2), sì estende ancora in alcune considerazioni sulla roccia che li racchiude. Nel 1841 A. Scacchi nel fascicolo primo delle sue Me- morie mineralogiche e geologiche dà uno sguardo ai fossili dell’isola d'Ischia e delle vicinanze di Pozzuoli (3), e ad ogni formazione o località fa seguire la lista delle conchiglie che vi si rinvengono. Nel 1844 di nuovo il Philippi nel suo ottimo libro sui molluschi napoletani (4) aggiunge in appendice un elenco di conchiglie fossili dell’isola d'Ischia, in massima prese dalla - (1) Trochus crenulatus, Brocchi — T. magus, L. — T. solaris, L. var. — Turbo cimex, L. — Cerithium alucaster, Brocchi — C. scaber, Olivi — Arca nodulosa, L. — A. nucleus, L. — A. pilosa, L. -—— Cardium planatum, Renieri. (2) Neues lahrb. fir Geogn. u. Petref. Iahrgang. 1837, Seiten 283, 292. (3) Notizie geologiche sulle conchiglie che si trovano fossili. nell’isola d’Ischia e lungo la spiaggia tra Pozzuoli e Monte Nuovo. Memorie mineralo- giche e geologiche di A. Scacchi, T. I. Napoli, 1842. — (4) Enum?ratio molluscorum Siciliae. Volumen secundum. Halis Saxonum, 1844; p. 268 a 270. »” 150 : RAFFAELLO BELLINI memoria di A. Scacchi, e vi unisce poche altre specie, frutto — delle proprie ricerche sui luoghi. Trattarono ancora questo argomento lo Spada-Lavini (1), il Guiscardi (2) ed il Fonseca (3), il quale riassunse le osser- vazioni dei suoi predecessori. Ed infine il Fuchs nella sua Monografia geologica dell’isola d'Ischia (4) ripete le specie citate dal Fonseca, In conclusione le uniche ricerche originali su questo soggetto, e che servirono di base a memorie posteriori, sono quelle di Brocchi, Philippi e Scacchi. In qualche escursione da me eseguita nell'isola d’Ischia avevo già cominciato ad occuparmi dei molluschi fossili dell’isola stessa, ma il lavoro difficile della raccolta di tante specie mi era di grave ostacolo; senonchè l’anno scorso per cortese gentilezza del prof. F. Bassani, direttore del Museo (Geologico di questa R. Università, ebbi l’agio di studiare il materiale esistente nel Museo, raccolto e determinato in mas- sima parte da O, G. Costa. idianda la raccolta suddetta mi colpirono due forme, che, per quanti confronti abbia fatto, non mi è riuscito di identificare come descritte; una di queste era già stata dal Costa nominata în scheda, ma non pubbli- cata; e per completare la presente nota ho creduto aggiun- gere l'elenco delle specie fossili dell’isola; tutte esistenti nella collezione del suddetto Museo Geologico. In seguito alla osservazione di questi fossili porno notare i seguenti fatti: 1. Tutte le specie vivono attualmente nel golfo, soltanto lo Crassopleura elegans, Scacchi sp. e la Cassis inarimensis, nos non vi furono ancora raccolte. | 2. Le specie che abitano gli scogli sono molto scarse. 3. Abbondanza di specie viventi nei fondi rocciosi. (1) Sur l’dge des tufs-de l’ile d'Ischia. Bull. Soc. Géol. de France. 2 mt série; tome 15°, 1857-58, p. 362-365. : (2) Contribuzione alla geo!ozia dei Campi Flegrei. Atti della R. Accademia delle Scienze Fis. e Matem. di Napoli, vol. I, 1862. (3) Geologia dell’isola d'Ischia, Firenze, 1870. È (5) Memorie del R. Comitato geologico d’Italia, vol. Il, parte 48. Fi- -_ renze, 1873. a ‘ DUE NUOVI MOLLUSCHI FOSSILI DELL'ISOLA D'ISCHIA 151 4, Abbondanza massima di specie viventi nelle sabbie. Db. Tutte appartengono alla zona littorale od a quella delle laminarie; qualcuna è coralligena, 6. Molte di quelle comuni allo stato fossile sono poco comuni viventi od hanno statura minore. 7. Mancano assolutamente forme pelagiche. Segue la descrizione delle due specie: CassIs (Semicassis) inarimensis, D. Sp. (fig. 1). ‘Testa oblonga; spira prominula, obtusiuscula; anfractubus 4-5 con- vexiusculis, superne subplanatis, transverse et longitudinaliter sulcato-striatis; canali breviusculo; apertura ovali-oblonga; pa- ristomate incrassato, intus dentiplicato. È questa una nuova specie di Cassis, che posso tenermi autorizzato a separare dalle altre conosciute per la forma e la speciale reticolatura degli anfratti; i solchi trasversali e longitudinali dividono la superficie in tanti quadratini rile- vati, che danno alla conchiglia un aspetto eminentemente elegante. La callosità del lato columellare è poco accen- nata, dato forse lo stato giovine dell’ in- dividuo; il canale è corto e sporgente, Altezza della conchiglia mm. 16, della apertura mm. 10, larghezza massima della stessa mm, 4. Non corrisponde esattamente a nes- suna delle poche specie di Cuassis ita- liane, ma non è separata da caratteri decisivi; tuttavia sarei imbarazzato a riferirla ad una delle forme esistenti, evidentemente perchè ha qualche par- ticolarità speciale nel suo habditus, Sino all’anno scorso questa specie era rappresentata dall’unico, ma ottimo esemplare, esistente nella collezione del Museo Geologico e classificato da O. G. Costa sotto il nome di Nassa reticulata, L.; sebbene mancante di località lo ritenni proveniente senza dubbio per il suo ottimo stato 152 RAFFAELLO BELLINI n di conservazione dalla marna dell’isola d'Ischia, distinguen- — dolo quindi specificamente con il nome dell’isola stessa. In seguito il mio ottimo amico barone A. Castriota- Scanderbeg m’informò dell’esistenza di un altro esemplare E di questa mia specie nella collezione di fossili -del Monte Epomeo del sig. Mennella di Casamicciola. La specie a cui più si avvicina è la Cassis undulata, L. sp. NATICA ACUMINATA (Costa sen.), Bellini. (fig. 2). Testa globosa, ponderosa; anfractubus 5 sutura profunda divisis, lae- viter ad basin striatis; spira acuta; umbilico aperto, subper- spectivo. Per quanto mi consta 0. G. Costa non ha mai descritto questa forma; però tra le specie dallo stesso determinate ed esistenti nella collezione del Museo Geologico vi è una Natica sul cui cartellino è scritto a { mano dello stesso prof. Costa: Natica acumi- nata, Costa, pro interim, nell’argilla d'Ischia. Propongo di lasciare questo nome dato dal raccoglitore, perchè questa specie diffe- risce dalla N. sordida, a cui più si avvicina, per l’ ombelico quasi scoperto del tutto e per la maggior acutezza della spira. Altezza mm. 28. ELENCO GENERALE DELLA SPECIE. CLASSIS Pteropoda. Cavolinidae. Cavolinia tridentata, Forskal sp. nà CLASSIS Gastropoda. Actaeonidae. Ac'aeon tornatilis, L. sp. DUE NUOVI MOLLUSCHI FOSSILI DELL'ISOLA D'ISCHIA 153 Bullidae. Haminea hydatis, L. sp. (Bulla pisum. Delle Chiaje). Ringiculidae. Ringicula auriculata, Ménard sp. (Oliva oryza, Costa). ì Conidae. È i | Conus mediterraneus, Brug. var. pyrula, Brocchi. b 1 i Pleurotomidae. Haedropleura septangularis, Mont., sp. (Mangilia septemangu- 4 laris, Phil.; Pleurotoma heptagona, Scacchi). . Crassopleura elegans, Scacchi, sp. (1) (Pleurotoma Maravignae, | Bivona). Mangilia attenuata, Mont. sp. (Pleurotoma gracilis, Scacchi ; P. gracilis, Phil.; P. attenuata, Phil.). » Bertrandi, Payr. sp. » brachystoma, Phil. sp. __ Cordieria reticulata, Ren. sp. (Pusus cina, Brocchi; Pleu- % rotoma echinata, Phil.). . Bellardia gracilis, Mont. sp. (Pleurotoma oblonga, Scacchi : P. gracilis, Phil.). Cyrilla linearis, Mont. sp. Philbertia bicolor, Risso sp. Marginellidae. Volvaria mitrella, sp. Risso (V. exilis, O. G. Costa; rio secalina, Phil.). Gibberula miliaria, L. sp. i Mitridae. Mitra ebenus, Lam. » lutescens, Lam. » tricolor, Gm. sp. (1) Il Murex elegans, Don. è la Cyrillia linearis, Mont. sp., prossima alla — Cordieria reticulata, Ren. sp. e ben diversa dalla specie di Scacchi; il nome di Murex elegans, Don. è edito nello stesso anno (1803) del M. linearis, Mont. 154 RAFFAELLO BELLINI Buccinidae. Pollia d’Orbigny, Payr. sp. Euthria cornea, L. Sp. Nassidae. Nassa incrassata, Mùll. sp. » prismatica, Brocchi sp. » Ascanias, Lam. (Buccinum asperulum, Brocchi). mutabilis, L. sp. reticulata, Lam. Columbellidae. Columbella rustica, Lam. » » » B. elongata Phil. » scripta, L. sp. » Greci, Phil. Muricidae. Murex trunculus, L. (1). » brandaris, L. s Ocinebra scalarioides, Blaind. sp. (Murex distinctus.Jan; M. Sca- larinus, Phil.; M. leucoderma, Scacchi). Specie | rara nel golfo. X Ocinebrina corallina, Scacchi sp.. Muricidea Blainvillei Payr. sp. (1) Il M. frunculus corrispondente al tipo linneano è raro nel nostro golfo ; la forma che comunissima si rinviene appartiene alla varietà priva di spine, ma con semplici tubercoli (var. 2 del Philippi: varicibus nodosis). Nel terziario piemontese (Colli di Tortona e di Asti) è sostituita dal Murex torularius, Lam. (= M. brandaris, Brocchi non L. e M. cornutus, Brocchi non L.), forma che partecipa del M. brandaris, L. e cornutus, L., evidentemente discendenti dal M. forularius suddetto, « il quale «era comunissimo nel mare pliocenico e che col mutare delle condizioni in cui c.ntinuò a. vivere si tras formò nel M. brandaris, Linn. nei mari delle regioni temperate e nel M. cor- nutus, Linn. in quelli delle contrade più calde ».-(Bellardi L., / molluschi dei terreni terziari del Piemonte e della Liguria. Parte prima, 1871, p. 52). Anche il M. conglobatus Michelotti è poco diverso dal M. trunculus e forse corrisponde alla var. 4 del Philippi. DUE NUOVI MOLLUSCHI FOSSILI DELL'ISOLA D'ISCHIA 155 Tritonidae. Triton corrugatum, Lam. (1). Cassididae. Cassis sulcosa, Lam. » inarimensis, nos. Cypraeidae. Ovula carnea, L. sp. Cypraea pyrum, L. sp. Trivia europaea, Mont. sp. » pulex Sol. sp. (Cypraea mediterranea, Riss.). Erato laevis, Don. sp. (Marginella muscaria O. G. Costa). Chenopodidae. Chenopus pes-pelecani, L. sp. Cerithiidae. Cerithium vulgatum, Brug. » protractum, Biv. m. s.), Aradas et Benoit (C. vul- gatum var. gracilis, Phil.). Cerithiolum scabrum, Olivi sp. Triforis perversa, L. sp. Vermetidae. Bivonia petraea, Monterosato (nome sostituito) (Vermetus glomeratus, Bivona, non Serpula glomerata, L.). Vermetus triqueter, Bivona. Siliquaria angquina, L. sp. Turritellidae. Turritella communis, Risso. » triplicata, Brocchi sp. | Caecidae. Caecum trachea, Mont. sp. (1) Forma vicinissima è il 7. affine, Desh. dei colli torinesi (= Murex pileare, Brocchi non L.; Tritonium corrugatum, Phil.). 156 i RAFFAELLO BELLINI Littorinidae. Littorina punctata, Gm. sp. ‘aa Ca Fossariidae. Phasianema costatum, Brocchi sp. (Fossarus clathratus, Phil.). Solariidae.. Solarium stramineum, Gm. sp. (S. canaliculatum, Lam.). Rissoidae. - Rissoina Bruguieri, Payr. sp. (Rissoa subeffusa, (Biv.) Phil.). _ Zippora auriscalpium, L. sp. » oblonga, Desm. sp. Schwartzia monodonta (Biv.), Phil. sp. 3 Rissoa costata, Desm. sp, (Turbo Rissoanus, Delle Chiaje; | T. variabilis, Muhif.; non T. costatus, Adams.) Alvania Montagui, Payr. sp. i Acinus cimex, L. sp. (issoa granulata, Phil). Capulidae. Capulus hungaricus, L. Sp. Crepidula ungquiformis, Lam. Calyptraea chinensis, L. sp. Naticidae. Natica Guillemini, Payr. » sordida, Swainson. — helicina, Brocchi sp. acuminata (0. G. Costa), Bellini. millepunctata, Lam. sp. Valenciennesi, Payr. sp. macilenta, Phil. sp. TA DI Scalaria communis, Lam. » tenuicosta, Mich., (S. plicata, Scacchi). Eulimidae. Eulima distorta, Desh. sp. - » polita, L. sp. CASI i NI da sa A di r . e 13 SE ite aezibenti liti. bi ed... n DUE NUOVI MOLLUSCHI FOSSILI DELL'ISOLA D'ISCHIA 157 Eulîma nitida, L. sp. (Rissoa sinuosa, Scacchi). Subularia subulata, Don. sp. Pyramidellidae. Menestho Humboldtii, Risso sp. Pirgulina gracilis, Phil. sp. — Turbonilla elegantissima, Mont. sp. (Rissoa turritella, Scacchi). Brachystoma rissoides, Hanley sp. ? Noemia decussata, Mont. sp. Neritidae. Smaragdia viridis, L. sp. (Nerita marina, Delle Chiaje). Turbinidae. Tricolia speciosa, V. Mùbhlf. sp. Eudora pullus, L. sp. Astralium rugosum, L. Sp. Trochidae. Gibbula fanulum, Gm. sp. » magus, L. sp. » leucophaea, Phil. sp. » varta (L.), auct. » Guttadauri, Phil. sp. Clanculus corallinus, (Gm.), auct. » Jussieui, Payr. Sp. Calliostoma zizyphinum, L. sp. (Zizyphinus Linnaei, Monte- rosato). Calliostoma conulum, L. sp. (1). » _ granulatum, Born. sp. - >» Laugieri, Payr. sp. (1) Questa e la specie precedente sono tra loro intimamente legate ed alcuni autori (Jeffreys) considerano l’ultima una semplice varietà della prima, « With every inclination to retain a Linnean species, I have endeavoured, but failed, to distinguish specifically T. conuLus from T. zizypninus, Indeed Linné admits that the former is probably a variety of the latter: « Testa sequenti (sc. T. zizyPHINo) simillima ut fere varietas minima, etiam apice tuberculata, Calliosto ma erasperatum, Penn. sp. (T. crea Brocchili » striatum, L. sp. (1). > laevigatum, Phil. sp. Circulus striatus, Phil. sp. (Solarium Philippii, Cantraine (2 3 - Emarginula capuliformis, Phil. ni Fissurella graeca (L.), auct. (F. corrugata et recurvata, O. G. | Costa). » gibba, Phil. Patellidae. Patella coerulea (L.), auct. (P. fragilis, Phil.). > tarentina, Lam. | CLASSIS Scaphopoda. Dentaliidae. Dentalium dentalis (L.), Deshayes. » novemcostatum, Lam. Entalis entalis, L. sp. -Pseudantalis rubescens, Desh. sp. CLASSIS Pelecipoda. Ostrea eduris (L.), auct. » cristata, Born. sed linea inter anfractus prominula; color pulcherrime variegatus ». LL Guoym. Jeffreys — On the mollusca procured during the ‘“ Lightning ,, and “ Porcu- pine ., expeditions, 1868-70. Pari VI (from the Proceedings of the Zoological Society of Lndon, March 6, 1883), p. 107. (1) Secondo Jefireys sono sinonimi: Trochus Grovesi, Forbes; 7. ruscn- sianus, Weink; 7. littoralis Brus:na; T. fraterculus, Monterosato; forse anche | 7. unidentatus. Phil. (Jeffreys, l. na p. 105). => (2) Philippi collocò queste forme nel genere Valvata e ne rinvenne un | so'o esemplare nell’argilla di Cefalù presso Catania con la Cyrena Gemmellari {vol I, p. 147 e vol. Il, p. 122). Jeffreys propose il nome di Circulus, come. sezione di Trochus; Monterosato l’adottò come nome generico. Le DUE NUOVI MOLLUSCHI FOSSILI DELL'ISOLA D'ISCHIA 159 Anomiidae. Anomia ephippium (L.), Poli (A. plicata, Brocchi). Monia margaritacea, Poli sp. Spondylidae. Spondylus gaederopus (L.), Poli (varietas) (1). POTUTA TIRI REA SO II TATE. TE ks. CE u 1] ° n Limidae, . Lima squamosa, L. sp. (Ostrea lima, L. Gm.). | i Pectinidae. Vola *Iacobaea, L. Sp. ('hlamys varia, L. sp. » opercularis, L. Sp. » pusio, L. sp. (Pecten maultistriatus, Poli). » flexuosa, Poli sp. » hyalina, Poli sp. » polymorpha, Bronn sp. » pes-felis, L. sp. x Aviculidae. Pinna tetragona, Brocchi. » sp. (frammenti). Mytilidae. Modiola barbata, L. sp. . Modiolaria discors, L. sp. Lithodomus lithophagus, L. sp. Arcidae. ‘Arca lactea, L. (A. modiolus, Olivi). » barbata, L. » Noé (L), Poli. (1) Nel golfo di Napoli lo S. gaederopus si mostra costintemente quasi . privo di spine. Forse potrà costituire una forma a sè. Se: “CSAR 160 RAFFAELLO BELLINI Arca Scabra, Poli (1). | me Pectunculus pilosus, (L.), auct. -3 » violacescens, Lam. (Arca -insubrica, Brocchi). » glycimeris, Lam. (Arca bimaculata, Poli). Nuculidae. Nucula SAI: Bronn (N. Polti, Philippi). » nucleus, L. sp. (N. margaritacea, Lam.). Leda pella, L. sp. (Arca interrupta, Poli, Nucula emarginata, ca Payr.). Carditidae. Cardita trapezia, L. sp. : » corbis, Phil. » aculeata, Poli sp. Astartidae. i Astarte fusca, Poli sp. ( Venus incrassata, Brocchi; V. Petagnae, È Costa). » fasciata, Don. sp. Scacchia elliptica, Scacchi sp. Lit oblonga, A, » rotundata, O. G. Costa. Cardiidae.
» ». Var. marima. Scrobiculariidae, Syndosmia Renieri, Bronn sp. (Tellina apelina, Renieri; Ery- cina similis, Phil.). Tellinidae. Moera donacina, L. sp. (Tellina variegata, Poli — T. subca- rinata, Brocchi). Fibulina incarnata (L.), Poli sp. Oudardia compressa, Brocchi sp. Peronaea planata, L. sp. (Tellina complanata, Gm.; T. laeSì 3 vigata, Olivi). z$ Gastrana fragilis, L. sp. (Petricola ochroleuca, Lam.). A - =" Thracia corbuloides, Desh. APPENDIX — Brachiopoda. Crania ringens, Honinghaus (C. personata, Scacchi). Napoli, dicembre 1899. N.B. - Per la nomenclatura dei generi e l’ordine delle famiglie mi sono uniformato alle seguenti due opere: $ T. Allery di Monterosato. — Nomenclatura generica e specifica di alcune . conchiglie mediterranee, Palermo 1884. Fischer dr. P. — Manuel de Conchyliologie, Paris 1887. 3 i ELENCO DEI MOLLUSCHI FOSSILI DI MILAZZO IN SICILIA \ Nota del socio dottor Giuseppe DE STEFANO La presente breve nota deve considerarsi come preli- minare ad uno studio dettagliato e completo su tutti i fossili che s'incontrano nella penisola milazzese. . Si eccettui la conosciuta opera del prof. R. A. Philippi, Enumeratio Molluscorum Siciliae etc., io non so altro lavoro paleontologico che tratti particolarmente dei resti organici fossili della località in esame. Il Pbilippi, nella rassegna si- stematico-diagnostica che fa della fauna malacologica vivente e fossile dell’Italia meridionale, enumera varie forme, che s'incontrano nei terreni terziarî di Milazzo; le quali vengono poi riassunte a pag. 263 del vol. II dell’opera. In tale elenco, oltre ai Molluschi, si notano alcune specie di Brachiopodi e di Cirripedi; e tutte complessivamente ascendono a 98, delle quali sole quattro non si trovano viventi nel Mediterraneo, e tre ci rappresentano forme estinte. | Ora lo studio fatto dallo scrivente in questi ultimi tempi sopra i fossili di Milazzo, dimostra che l’elenco dal Philippi lasciatoci è incompleto, e che non solo nuove specie alle già conosciute si possono aggiungere, ma benanco generi fino ad oggi in tal bacino non determinati. Ritenendo quindi che . la località dal Philippi considerata, sia realmente il capo di Milazzo, dove i fossili sono abbondanti, ecco l’elenco com- ‘ .. plessivo di quanto ivi si è trovato, prima dal su mentovato 5 ed in questi ultimi tempi dallo scrivente: Ostrea edulis L. — (De Stefano, collezione privata). O. lamellosa Brocc. — (De Stef., coll. priv.). O. cochlear Poli. — (De Stef., coll. priv.). O. minima Seg. — (De Stef., coll. priv.). O. laticardinis Seg. — (De Stef., coll. priv.). Anomia ephippium L. — (Philippi, Enum. Moll. ecc., Sio oa a _ vol, II, pag. 66 — De Stef., coll. priv.). Bollettino della Società Zoologica Italiana 12 164 GIUSEPPE DE STEFANO 7. A. ephippium var. rugo-sulcata n. — (De Stef., coll. priv.). a 8. Spondylus gaederopus Lam. — (De Stef., coll. priv.). 9. Lima squamosa L.— (Phil., Enum. ecc., vol. II, pag. 56. — De Stef,, ibid.). 10. Pecten Jacobeus L. — (De Stef. ibid.). 11. P.Jacobeus var. striatissima Forest. — (De Stef.,ibid.). 12. P. latissimus Brocc. — (De Stef., ibid.). + 13. P. septemradiatum (Ostrea) Mill. . (De Stef., ibid.). 14. P. varius L. — (Phil., ibid., vol. II, pag. 84). 15. P. opercularis L. — (Phil, ibid., vol, II, pag. 60— — De Stef., ibid.). 16. P. scabrellus Lam. — (De Stef., ibid.). 17. Chlamis multistriata (Ostrea) Poli. — (De Stef., ibid.). 18. Hinnite Ercolianianus Cocc. — (De Stef. bia: 19. H. crispus Phil. — (De Stef., ibid.). 20. Arca Noae L.— (Phil., vol. TI, pag. 43 — De Stef, ibid.). 88 21 A. tetragona Poli. — (Ebit, vol..II, pag. 43. — De Stef., ibid.). - + 22. A. barbata L. — (Phil, vol I, pag. 43 — DeStef., ibid.). 4 DI . A. lactea L. — (Phil., vol. I, pag. 43). . A. navicularis L. — (De.Stef., ibid.). . A. pectinata Brocc. — (De Stef., ibid.). | . A. chlatrata De Fran. — (De Stef. ibid.). dr 27. Pectunculus glicymeris Lam. — (Phil., vol. II, pag. 44). 28. P. violacescens Lam. — (Phil., vol I, pag. 62 — — De Stef., ibid.). 0 29. P. lineatus Phil. — (De Stef. ibid.). - BI 30. Chama gi ‘yphoides L. — (Phil, vol. IL pag. 49 — 8 De Stef., ibid.). È } 31. Lucina pecten Lam. — (Phil., vol. II, pag. 26 — — De. Stef., ibid.). È: 32. L. commutata Phil. — (Phil., vol II, pag. 26 — De = Stef., ibid.). “DI 33. L. lactea Poli. — (Phil., val II, pag. 20) Ue «i 34. L. radula Lam. — (Phil., vol. II, pag. 26). È KÒ DO DIO N CT D tette é Li «» pit ra wr. gd ELENCO DEI MOLLUSCHI FOSSILI DI MILAZZO IN SICILIA 165 355. L. borealis L. — (De Stef., ibid.). 36. Cardita calyculuta Brug. — (Phil., vol. II, pag. 38). 57. Cardium papillosum Poli. — (Phil., vol. II, pag. 40 — De Stef... ibid.). 38. C. edule L. — (Phil., vol. II, pag. 40). 39. C. tuberculatum L. — (Phil., vol. JI, pag. 40). 40. C. aculeatum L. — (De Stef., ibid.). 41. Tupes vetula Bast. — (De Stef,, ibid.). 42. Venerupis Irus L. — (Phil, vol. II, pag. 20). 43. Saricava rugosa L. — (Phil., vol. II, pag. 20). 44. Bornia complanata Phil. — (Phil., vol. I, pag. 14). 45. Tellina donacina L. — (Phil., vol. II, pag. 23). 46. Venus discina Lam. — (De Stef,, ibid.) 47. V. gallina L. — (Phil., vol. II, pag. 36). 48. V. fasciata Dom. — (Phil., vol. II, pag. 36 — De Stef, ibid.). 49. V. casina L. — (Phil., vol. II, pag. 36. 50. V. verrucosa L. — (Phil., vol. II, pag. 36 — De Stef., ibid.). 51. Cytherea Chione Lam. — (Phil., vol. II, pag. 32 — De Stef, ibid.). 52. Dosinia Basteroti Ag. — (De Stef,, ibid.). 53. Astarte incrassata Brocc. —(Phil., vol. II, pag. 30). O4. Lutraria elliptica Lam. — (De Stef., ibid.). 59. Mytilus edulis L. — (Phil., vol. II, pag. 53). 56. M. edulis var. antiquorum Sow. — (Phil., vol. II, pag. 53). 57. Lima squamosa Lam. — (Phil., vol. II, pag. 56 — | De Stef, ibid.). 98. Psammobia feroensis L. — (De Stef., ibid.). 59. Solecurtus strigilatus L. — (De Stef, ibid.). 60. Solen ensis L. — (De Stef., ibid.). 61. Clavagella bacillaris Desh. — (De Stef, ibid.). 62. Chiton siculus Gray. — (Phil., vol. II, pag. 83). 63. Patella ferruginea Gm. — (Phil., vol. II, pag. 84). 64. Patella lusitanica Gm. — (Phil., vol. II, pag. 84 — | De Stef, ibid.). 65. P. caerulea L. — (Phil., vol, I, pag. 110). 166 GIUSEPPE DE STEFANO 66. Gadinia Garnoti (Pileopis) Payr. — (Phil, vol LO pag. 85 — De Stef, ibid.). 67. Fissurella costaria Desh. — — (Phil, vol. II, pag. 91) 68. F. graeca L. — (Phil, vol, II, pag. 91). % 69. F. gibba Phil. — (Phil, vol. II, pag. 91 — De. Stef., ibid.). 70. Heasdala elongata O. G. Costa — (De Stef., ibid.). 71. Capulus ungaricus L. — (Phil, vol. II, pag. 91 N De Stef., ibid.). 72. C. ungarîicus var. contorta n. — (De Stef, ibid.). . Calyptraea vulgaris Ph. — (Phil., vol. II, pag. 93). . C. chinensis L. — (De Stef. ibid.). . Phasianella speciosa Muùhlf. — (De Stef, ibid.) . Ph. pulla L. — (Phil. vol. IL, pag. 158). . Turbo rugosus L. — (De Stef, ibid.). . Trochus crispus Kòn. — (Phil., vol. II, pag. 154). . T. crenulatus Brocc. — (Phil., vol. II, pag. 154). . T. striatus L. — (Phil, vol. II, pag. 155 — De Stef., ibid.). | | i 81. 7. fragarioides Lam. — (Phil, vol. II, pag. 155). 82. T. articulatus Lam. — (Phil, vol. IL pag. 155). 1 83. 7. sanguineus L. — (Phil. vol. II, pag. 155). 84. T. Fanulum L. —,(Phil, vol. II, pag. 156). 85 7. canaliculataus Lam. — “Phil, vol II, pag. 156). 86. T. erasperatus Penn. — (De Stef., ibid.). 87. T. Maurolici Seg. — (De Stef., ibid.). 88. 7° ziziphinus L. — (De Stef., ibid.). 89. 7. divaricatus L. — (De Stef, ibid.). 90. Gibbula varia L. — (De Stef, ibid.). 61. Monodonta Vicilloti Pay. —(Phil., vol II, pag. 158). - 92. M. Jussieni Pay. — (Phil., vol. II, pag. 158). ta 93. M. limbata Phil. — (Phil, vol. II, pag. 158). 94. Natica millepunctata Lam. — (De Stef. ibid.).. - 95. N. millepunctata var. umbilico striata n. — (De Stef., ibid.). - 96. N. Josephinia Risso — De Stef., ibd.). 97. N. submamillaris D'Orb. — (De Stef., ibid.). 98. N. macilenta Phil — (Phil. vol II, pag. 141). Ce vi 09 QD sl «dl «li «] «1 «] > © W adi Sì dI a ”. 99 100. | 101. 102. 103. 104. I 105. 106. 107. ELENCO DEI MOLLUSCHI FOSSILI DI MILAZZO IN SICILIA 167 N. intricata Don. — (Phil., vol. II. pag. 141). Turbonilla scalariformis Seg. — (De Stef., ibid.). Truncatella truncatula Phil. —(Phil., vol. II, pag. 143). T. truncatula var. costata Drap. — (De Stef., ibid). Rissoa oblonga Desm. -- (Phil., vol. II, pag. 131). R. calathiscus Lasck. — (Phil., vol. II, pag. 131). R. Montagni Pay. — (Phil., vol. II, pag. 181). PR. Brugnieri Pay. — (Phil., vol. II. pag. 132). Haliotis tuberculata L. — (Phil., vol., II, pag. 143). È 108% Cerithium vulgatum Brug. — (Phil., vol. II, pag. 163 — De Stet., «109. ibid.). C. vulgatum var. spinosum Brug..— (Phil., vol. II, pag. 163). 110. ILE 112. 113. 114. 115. ibid.). 125 |. pag. 193). 116. 117. 118. 119. 120. LEV, 122; 123. 124. C. culgatum var. nodulosa Phil. — (De Stef., ibid.). C. fuscatum Costa — (Phil., vol. II, pag. 163). C. rupestre Risso — (De Stef., ibid.). C. costatum Bors. — (De Stef., ibid.). Bittium reticulatum Da Costa. — (De Stef., ibid.). B. reticulatum var. pliolattreliù Sacco. — (De Stef, Scalaria communis Lam. — (De Stef., ibid.). S. pseudoscalaris Broc. — (Phil., vol. II, pag. 145).. Fossarus Adansonii Phil. — (Phil., vol. II, pag. 148). Turritella duplicata Brown. — (De Stef., ibid.). T. triplicata Brocc. — (Phil., vol, II, pag. 161). Cypraea utriculata Lam. — (De Stef. ibid.). Ranella tuberculata Lam. — (De Stef., ibid.). Rf. lanceolata Menke — (Phil., vol. II, pag. 183). Nassa incrassata Muùll, — (De Stef., ibid.). N. mutabilis (Buccinum) Linn. — (Phil. vol. II, pag. 193 — De Stef, ibid.). 126. N. variabilis (Buccinum) Phil. — (Phil, vol. II, | pag. 191 — De Stef, ibid.). P 127. Buccinum neriteum var. minus. — (Phil., vol. II, pag. 193). | 128. B. Pusio L. — (Phil., vol. II, pag. 193). 129. B. scriptum L. (corniculatum Lam.). — (Phil., vol. II, 168 GIUSEPPE DE STEFANO 130. Fusus rostratus Olivi. — (Phil., vol. II, pag.179 — | De Stef., ibid.). È 131. F. corallinus Scac..— (Phil., vol. II, pag. 180). 132. F. lamellosus (Murex) De Cr. et Jan. — (Phil., — vol. II, pag. 180). sa 133. F. corneus (Murex) L. — (Phil., vol. II, pag. 179 — — De Stef, ibid.). “È 134. Pleurotama elegans Scac. — (Phil., vol. II, pag. 175). — 135. P. septangulare (Murex) Montagù. — (Phil., vol. II, pag. 179). t 136. Murer erinaceus L. — (Phil., vol. II, p. 182 — De Stef., ibid.). 137. M. trunculus L. —(Phil., vol. II, p. 182 — De Stef., ibid.). 138. M. cristalàa Broce. — (Phil., vol. II, pag. 182). 159. M. Edwardisit Payr. —(Phil., vol.. II, pag. 182). 140. Culumbella scripta (Mitrella) Linn. — (De Stef. ibid.). _ 141. C. rustica L. — (Phil., vol. II, pag. 194). 142. Mitra lutescens Lam. — (Phil., vol. II, pag. 196). 143. » Savignyi Payr. — (Phil, vol. II, pag. 196). 144. M. scrobiculata Brocc. — (De Stef., ibid.). 145. M. brevis Bell. — (De Stef., ibid.). "2 146. Marginella secalina Phil. —(Phil., vol. II, pag. 197). 147. Conus pyrula Brocc. — (De Stef., ibid.). i ‘A 148. C. mediterraneus Brug. — (Phil, ali II, pag. 200). — Dal sopra scritto elenco si nota: 1. Oltre a diversi generi, come ad esempio il genere- Ostrea, i quali si sono arricchiti di buon numero di specie, alcuni sono del tutto nuovi per la penisola milazzese, come, ? ad esempio, il gen. Hinnîte, ricco di molti individui p quanto sia esiguo il numero*delle sue specie; i 2. Tutte le forme determinate fino ad ogg e varietà, ascendono a 148; quindi ben 57 si sono all’elenco lasciatoci dal srot. Philippi. Rezzgio di Calabria, luglio del 1900. \ cdi 1 ? de n | , OESERE STR, DB STO all’interpretazione del passaggio dell'occhio del lato cieco sul lato oculato nei Pleuronettidi ‘Nota del Dottor Luici FaccioLA con una tavola. I Pleuronettidi (HMeterosomi Dum.) fanno eccezione nella classe dei pesci per un mutamento di sito e di direzione di alcuni organi che per legge dovrebbero stare ai lati della linea mediana e tra sè opposti oppure su di essa secondo che sono pari od impari. A primo sguardo questo difetto di simmetria si mani- festa nella posizione degli occhi che si trovano sopra un lato del capo, per lo più a destra. Le narici sono collocate ora sul lato oculato, ora su ciascun lato del capo. Nel primo caso possono essere simmetriche rispetto a quelle as- senti del lato cieco, nel secondo caso sono spesso asimme- triche. Nel Rhombus laevis quelle del lato cieco sono poste più in alto e più distanti tra esse. La bocca spesso partecipa all’irregolarità e si trova contorta verso il lato cieco (Citha- rus). Delle pinne pari le sole catope offrono esempi di asim- metria. In questa condizione una di esse trovasi inserita lungo quella porzione del margine inferiore del corpo che si comprende tra la gola e l’ano, nella stessa direzione della pinna anale cui talvolta si congiunge per membrana inter- media, mentre l’altra resta al suo posto normale cioè di lato (Rhomboidichthys mancus). Questa corrisponde sempre al lato cieco, quindi quella del margine spetta al lato oculato. Così . nei generi Ammotretis, Peltorhamphus, Soloetalpa, ecc. che hanno gli occhi a destra la catopa normale è sul lato sini- stro, nell’Arnoglossus laterna che è oculato sul lato sinistro la stessa pinna sta dalla parte opposta. Da ciò si ha ragione di credere che quando esiste una sola catopa posta sulla linea mediana debba essa apparte- 170 LUIGI FACCIOLA nere al lato che porta gli occhi, mentre la sua pari in se- | guito ad atrofia è interamente scomparsa mostrandosi in | altre specie allo stato rudimentario. L’unica “ventrale me- diana esistente nel genere Rhombosolea e Gymnachirus che hanno gli occhi a destra è dunque di pertinenza dello stesso lato. Invece nel genere Aphoristia che porta gli occhi a sinistra e una sola catopa sul profilo del ventre, la pinna omologa mancante dev'essere quella del lato destro. Il sito dell'ano in alcuni è sotto la carena del ventre, altre volte si apre sul lato cieco, più di rado sul lato oculato. Un'altra parte dell’irregolarità nelle parti esterne del corpo è rappresentata dall'ineguaglianza di sviluppo, la quale si deve considerare come effetto di preponderanza unilate- rale del loro funzionamento determinata dall’asimmetria degli occhi e quindi dalla mutata posizione dell'animale. L’aper- tura della bocca, le ossa che la compongono e la denti- | zione offrono spesso notabili differenze nei due lati. Nel ge- . nere Ammotretis lo squarcio della bocca è più stretto sul lato oculato, nel P/euronectes platessa i mascellari di sini- stra sono più robusti di quelli di destra; nella metà circa dei generi conosciuti i denti sono assai meno REepsa o) mancano del tutto sul lato oculato. Nella Solea împar e lascaris una delle narici del lato cieco è straordinariamente sviluppata, circondata da una corona di frangie. I pori di senso del capo sono più svilup- pati sul lato oculato, nel Rhombus laevis dietro gli occhi ve ne ha una serie che manca sul lato opposto. Le pettorali, come osserva Cuvier, di rado sono ugualmente sviluppate sui due lati del corpo. Quella del lato cieco suole essere più piccola, talvolta è rudimentaria (Synaptura japonica), ma questa non è regola che non soffra qualche eccezione in senso contrario, perchè nella Synaptura panvides e macro- lepis è la pettorale del lato cieco o sinistro che è più lunga ed ha qualche raggio di più dell’opposta. Nel genere .Solea s'incontrano tutti i passaggi dalle specie con pettorali bene sviluppate a quelle che ne sono interamente sprovviste. Nel Phrynorhombus unimaculatus il raggio superiore della pettorale del lato oculato si allunga in molle filamento. | .— —_—_m——o” Pe o fica sin è. dati dti ei CONTRIBUTO ALL’INTERPRETAZIONE DEL PASSAGGIO DELL'OCCHIO, ECC. 171 Anche il numero dei raggi delle pettorali può essere diverso nei due lati. Nella Solea lutea quella del lato oculato ha 11 raggi, quella del lato cieco ne ha 7, nella S. trichodac- tylus quella ne ha 4, questa 1 soltanto. Delle ventrali, quando sono asimmetriche, quella del lato cieco o laterale è meno sviluppata della ventrale inserita sul profilo del ventre, tal- volta è rudimentaria (Soleotalpa). Nel numero dei raggi delle due pinne notasi pure alle volte qualche differenza, nel Rhomboidichthys mancus quella del lato colorato ha costan- . temente 6 raggi, l’altra ne ha talvolta 1-2 di meno. La linea laterale spesso è meno sviluppata sul: lato cieco. A questo riguardo riescono importanti i diversi tipi del genere Cyno- glossus. Nei C. oligolepis, 0xyrhynchus, ecc. vi sono due linee laterali sul lato oculato e una sul lato cieco, nei C. Aopst, trigrammus tre sul lato nobile, una sul lato ignobile. Le squame sono generalmente meno specializzate e un poco più piccole sul lato cieco. Nel Cynoglossus lingua e nella Synaptura heterolepis le squame del lato oculato sono ciliate, quelle del lato cieco cicloidi; nel Pleuronectes umbrosus sono spinose sul lato colorato, liscie sul lato cieco. Il lato oculato del corpo, che guarda in alto, è colorato, il lato cieco è biancastro o di altro colore uniforme meno oscuro e corri- sponde per questo riguardo alla faccia ventrale degli altri pesci. Per anomalia alcuni individui si colorano ugualmente sui due lati del corpo e diconsi doppî (doubles fr., dobbelt- jiyndre dan.). Più spesso è il lato bruno che sì ripete, tal- volta è il lato bianco (individua decolorata). Il primo caso deve considerarsi come un ritorno al tipo di colorazione bi- laterale. Nell’altro si ha il fenomeno dell’a/binismo. Ciò ha fatto supporre l’esistenza di nuove specie che altro non erano che va- rietà individuali. Il frose coleured-ftounder (Pleuronectes roseus) di Saw è un 77. flesus in cui il lato bianco è doppio. La forma generale del corpo raramente differisce nei due lati. Nell’ Apio- nichthys è piana sul lato oculato, convessa nella metà infe- riore del lato cieco. I muscoli sono meglio sviluppati sul lato oculato. Lo sviluppo unilaterale di alcuni organi contribuisce al- l’ineguaglianza dei due lati del corpo. Anche qui non si tratta 172 LUIGI FACCIOLA di disposizioni primitive, ma di risultati finali della riduzione — perchè lo stesso organo che è assente sopra un lato del corpo in una specie può offrire in altre dello stesso genere | diversi gradi di decrescente sviluppo rispetto all'organo omo- logo del lato opposto fino a divenire rudimentario. Le narici possono mancare sul lato cieco come si osserva nel Peltho_ ramphus novae Zelandeae. La pettorale di questo lato manca del tutto nella Solea monochir, indica, ecc. Conviene qui ri- cordare che sul carattere dell'assenza di una pettorale si era stabilito il genere Monochir il quale a buon dritto è stato compenetrato dal Giinther sul genere sSolea. n In alcuni Cynoglossus e in altri generi è assente la ven- | trale del lato cieco ed esiste una sola ventrale inserita sul pro- filo del ventre, la quale anatomicamente si è costituita un organo impari in posizione mediana, ma in senso morfo- logico è diventata asimmetrica. La linea laterale è assente sul lato cieco nel Rhomboidichthys mancus. Certi prolun- gamenti della pelle che esistono in alcuni Pleuronettidi sotto forma di frangie, villosità e cirri, contrariamente alla regola generale, sono spesso esclusivi del lato cieco. In parecchie specie di .Solea il solo lato cieco del capo è frangiato. Certi caratteri sessuali secondarii si presentano sul lato colorato, Così i maschi del Rhkomboidichthys paro, mancus, ecc. por- tano un tubercolo sul contorno dell'orbita inferiore. i È degno di menzione, il fatto che in taluni (Pleuronectes) | gli occhi e le altre qualità del fianco nobile possono 11o- strarsi ora a destra e ora a. sinistra oppure sul lato opposto © a quello dove di regola appariscono. Gli individui che pre- sentano queste variazioni, già avvertiti da Cuvier, diconsi invertiti (contournés fr., Vrangflyndre dan., reversed flounders | ingl., verkehrte Flunder ted.). Comunemente la cavità addominale è limitata in dietro da un arco osseo formato in alto dall’emapofisi molto svilup- pata di una vertebra (ultima addominale), e in basso da- un osso che risulta dall’unione dei primi interemali. Le glan- dole genitali stanno addossate contro la concavità del detto | osso, dirette non d’avanti in dietro come nei pesci ordinarii, — ma da sopra in sotto e in avanti in dipendenza della forma — _ CONTRIBUTO ALL’INTERPRETAZIONE DEL PASSAGGIO DELL'OCCHIO, ECC. (‘72 del corpo. In alcune specie. uno sviluppo maggiore del ca- nale digestivo e degli ovarii ha determinato la formazione di un prolungamento del ventre da uno o d’ambo i lati del corpo dietro l’arco osseo suddetto nella spessezza della carne compresa fra i processi emali delle vertebre con gl’ intere- mali e l’integumento esterno. In questi prolungamenti o ca- nali si estendono gli ovarii maturi ad una distanza considere- vole dell’ano. In questi casi gli ovidutti non seguitano al- l'estremità posteriore ristretta della glandola ma si partono ‘ dalla sua testa e formano unico condotto escretore che si ie di cat eri Sic dirige in avanti verso l’ano. Nei maschi del Solea lascaris sul lato destro oculato il cavo addominale forma in dietro un prolungamento che serve a contenere il tubo digestivo. Nello stesso animale vi è un solo testicolo che è il sinistro, e i reni formano una massa impari che s’inoltra nella spes- sezza dei muscoli tra la pelle e i raggi interspinosi inferiori sul lato sinistro del corpo. Lo scheletro del capo nei Pleuronettidi offre importanti modificazioni nello sviluppo e nei rapporti delle sue parti. In alcuni ((Solea monochir) la metà sinistra della mascella superiore, corrispondente al lato cieco, è più corta, più ro- busta, incurvata a semicerchio, e il mascellare superiore dello stesso lato è meno sviluppato. Ne avviene che l’ osso giugale e l’interopercolo si trovano portati più all’innanzi di quelli dell’altro lato. Nell'arcata palato temporale si osserva che il palatino e lo pterigoideo del lato cieco sono spesso meno sviluppati di quelli del lato oculato. Anche nel Khomboidichthys mancus lo pterigoideo sinistro è più largo dell’opposto e forma il pa- vimento dell’orbita inferiore. Nel Solea lascaris le ossa timpa- niche del lato oculato sono più larghe di quelle del lato cieco, specialmente il quadrato giugale. Il cranio, per regola, è poco modificato nella sua regione corrispondente alla cavità encefalica. Invece il precranio, specialmente nella regione orbitaria, presenta importanti modificazioni nello sviluppo e nella forma e posizione dei suoi pezzi, i quali talvolta riescono difficili a determinarsi. « Le squelette de leur cràne est curieux par ce renversement p* sè è SL A DI ra 174 LUIGI FACCIOLA « qui porte les deux orbites d’un méme còté; cependant | « on y retrouve toutes les pièces communes aux autres sl « res, mais inégales ». Cuvier, Règne anim. (1). Si comprende che sul lato cieco mancando l'orbita e sul — lato oculato dovendosi formare un’ orbita all'occhio supe- riore, le parti che vi corrispondono devono necessariamente modificarsi. Sotto questo riguardo sono principalmente dal considerarsi i frontali. In alcuni non sono gran fatto mo- dificati sul lato cieco, ma il loro margine invece di essere inarcato coi due ordinari pilastri è quasi retto ed esce poco fuori della direzione verticale dello sfenoide anteriore (/2hom- bus laevis). Spesso i tre ossi frontali formano un solo pezzo longitudinale ristretto che alle volte si unisce inferiormente allo sfenoide per sostanza ossea intermedia (AhRombus mari- mus). Nel Rhomboidichthys mancus sul luogo dei frontali del lato cieco si osserva un prolungamento del parietale dello stesso lato che si unisce al preorbitale, e questo prolunga- mento è saldato allo sfenoide anteriore per una lamina o0s- sea intermedia che chiude l’intervallo tra questo e il pre- cranio senza lasciare traccia di cavità orbitaria. In tutti i Pleuronettidi l'occhio superiore appartenente in origine al lato opposto a quello che occupa è collocato dentro un’or- — bita completa, formata principalmente dai due frontali medii che ‘ , si trovano così allontanati l’uno dall'altro, quello del lato cieco | più stretto e verticale, pressochè in direzione del profilo del cranio, quello del lato opposto più grande, in forma di la- mina orizzontale, situato più in basso. Il primo forma una ‘specie di ponte tra il cranio e il precranio, il secondo forma un vero setto interorbitario e quindi il pavimento dell’orbita superiore e la volta dell’orbita inferiore. Questo frontale del lato oculato in taluni si salda con lo sfenoide NEASEIORA (Solea monochir). | Essendo scomparso sul lato cieco il margine sporgente. della volta dei frontali e la superficie dello stesso lato del cranio divenuta perciò più piana, lo sfenoide anteriore dalla linea mediana si trova apparentemente portato più in fuori | (1) Anche nei Cetacei si trovano esempi di asimmetria del cranio. di à *I sS « % 5” GI CONTRIBUTO ALL’INTERPRETAZIONE DEL PASSAGGIO DELL'OCCHIO, ECC, I in direzione dello stesso lato cieco. Spesso sul lato opposto i frontali si trovano alla stessa altezza di questo sfenoide e gli somigliano per forma e direzione, sicchè sembrano a; prima giunta un pezzo analogo ad esso con cui sono pa- ralleli ed opposti e perciò simmetrici. «Nei ‘casi in cui la pinna dorsale sì estende innanzi l'occhio superiore dai frontali del lato cieco alle volte cresce in alto una lamina ossea che si piega verso il lato opposto per raggiungere la linea mediana e mentre serve di protezione ‘all'occhio superiore, formando una parete all'orbita, col suo margine superiore dà inserzione agli interspinosi che sì con- nettono ai raggi dorsali (Arroglossus). Merita una parola speciale la disposizione delle orbite nel £komboidichthys mancus. L’anteriore di esse è costituita dal lagrimale, dal frontale anteriore e medio, che formano la volta e il suo pilastro posteriore, e dallo pterigoideo in basso; i frontali posteriori non vi prendono parte. L’orbita posteriore è sca- vata nella regione occipito-parietale, qui perciò le ossa sì sviluppano al di sopra della parete della cavità dell’ence- falo; in dietro viene limitata dalla cresta intermediaria po- steriore del cranio, in avanti dal parietale di sinistra, in basso dal mastoideo e dalla cresta posteriore esterna che gli appartiene, e in alto dall’occipitale superiore destro, il pavimento è formato dalla volta craniana. Gl'interspinosi nelle specie in cui la dorsale comincia innanzi l'occhio superiore presentano importanti modifica. zioni in corrispondenza dell'orbita. Nel Rhomboidichthys man- cus simpiantano sul contorno superiore di questa cavità, il quale si trova sulla linea mediana ed è costituito in° mas- sima parte dall’occipitale superiore destro. Nel Ahombus laevis la loro inserzione avviene in modo somigliante, con la differenza che l’occhio trovandosi più ali’innanzi il detto con- . torno viene formato dal frontale principale destro. In questi casi il profilo del cranio è continuo. Alle volte è interrotto |sulla linea mediana dal cavo orbitario, perchè il contorno superiore di questo, rappresentato dal bordo del frontale di un lato si trova piùin fuori della linea mediana. Nondimeno |. gl’'interspinosi trovano modo d’inserirsi. Nel Solza monochir, 176 LUIGI FACCIOLA ad esempio, il primo dei sei interspinosi del capo è disposto orizzontale e va dal frontale anteriore all’occipite formando un ponte al disopra dell'orbita, gli altri cinque sono inclinati e vanno a riunirsi alle due prime neuroapofisi vertebrali, le quali stanno piegate all’innanzi saldandosi con ia regione occipitale posteriore. Nel Solea lascaris. sono 7 od 8 inter- spinosi in rapporto col cranio, di cui il primo più robusto ed orizzontale si estende dall’estremità del precranio alla regione parietale del lato sinistro, gli altri, obliqui, sì riuni- scono sulla regione parietale dello stesso lato. In altre spe- cie di Solea l’osso che passa sull’orbita superiore risulta evidentemente dalia congiunzione delle estremità degli inter- spinosi disposti obliquamente allo stesso modo che la por- zione inferiore dell'arco osseo che limita in dietro e in sotto la cavità ventrale viene formata dal saldamento o fusione dei primi interspinosi inferiori. La connessione dell’arco scapolare col joide offre una rimarchevole particolarità. Nei pesci ordinarii tra la sinfisi degli omeri o punta del petto e quella delle due branche del ioide vi è un istmo che divide inferiormente la grande cavità respiratoria e forma continuazione uniforme col pro- filo del ventre. Esso è costituito in avanti dalla coda del- l’ioide od uroiale, in dietro dal prolungamento del grande muscolo laterale del tronco che s’inserisce a quest’osso. Nei Pieuronettidi invece del detto istmo esiste un seno (hiatus) il quale fa sì che l'estremità antero-inferiore del tronco, for- mata non dalla sinfisi deglî omeri ma da quella delle pelvi che stanno innanzi ad essi, rimanga disgiunta dal profilo inferiore del capo. Ciò dipende dalla forma dell’uroiale che è quella di un ferro di cavallo disposto verticalmente con le due branche rivolte all’innanzi. La superiore di queste si attacca alla sinfisi delle due lamine dell’ioide, la inferiore è in rapporto con le ossa del bacino le quali si uniscono in dietro in un pezzo che entra fra gli omeri. Il forte difetto di simmetria dei Pleuronettidi si ritenne per molto tempo come una disposizione originaria e C. Bo-. naparte, basandosi su questo fatto eccezionale, li elevò al grado di Ordine, detto degli Heterosomata (Cat. met. 1846). i » TOO RE CONTRIBUTO ALL'INTERPRETAZIONE DEL PASSAGGIO DELL'OCCHIO, ECC. 177 Il primo che abbia scoperto dei Pleuronettidi simmetrici (giovani) è stato A. Cocco (1844) che ne descrisse tre forme coi nomi di £Libronia ligulata, Peloria Haeckelii e Peloria Iiippellii. Senza gli occhi simmetrici e bilaterali, egli scriveva, sarebbero veri Pleuronettidi. Perciò propose per essi la nuova famiglia dei Bibronidi che pose. accanto ai Pleuronettidi. Ma Bonaparte li allontanò da questi in un altro ordine di pesci (Gadi) e alla sottofamiglia dei Bibronini aggiunse quella dei Coccolini col Cocculus annectens, scoperto dallo stesso Cocco e da A. Krhon in Messina, caratterizzato da un oc- chio laterale e l’altro sul vertice, perciò intermedio ai Pleu- ronettidi con gli occhi su di un lato e ai Bibronidi con gli occhi bilaterali. Queste forme restarono nella sistematica senza altra considerazione finchè J. Steenstrup, ittiologo danese, scoprì (1863) che i Pleuronettidi nella loro prima età hanno gli occhi simmetricamente disposti da ciascun lato del capo, indi uno di essi, ora il destro, ora il Sinistro, secondo le spe- Cie, passa per proprio movimento all'opposto lato il quale risulta bioculato. Dopo questa scoperta i Pleuronettidi sim- metrici descritti da Cocco furono ritenuti quali giovani indi- vidui in cuì l’occhio di un lato per ritardo di metamorfosi non sì era portato sul lato opposto, ma tuttora non sì co- nosce a quali specie e generi appartengano (1). Altri Pleu- ronettidi simmetrici descritti in seguito coi nomi di Delothy- ris pellucidus Goode, Bascanius taedifer Schiòdte, Charybdia rhomboidichthys Facce. sono oggi del pari considerati forme giovanili di Pleuronettidi ancora non determinate nella spe- cie. Le osservazioni di Steenstrup naturalmente furono uti-. - lizzate dagli avversarii delle creazioni indipendenti per di- mostrare la poca difficoltà che incontra la natura nel tras- formare una specie in un’altra diversa. Si è osservato che i Pleuronettidi larvali s'incontrano più frequenti in alto mare che presso le coste, essi sono trasparenti e nuotano in posi- zione verticale come gli altri pesci. Non solo gli occhi hanno (1) S'inganna il Prof. Emery credendo che la Peloria Haeckelii possa rappresentare una larva del Rkomboidichthys mancus, perciò un sinonimo del Rhombus candidissimus Riss. Basterebbe a distinguere le due "larve la forma “diversa che ha la linea laterale al suo principio. 178 LUIGI FACCIOLA simmetrici ma anche gli altri organi che negli adulti si pre-. sentano irregolari (bocca, precranio). La loro colorazione è | uguale sui due lati del corpo e generalmente sono caratte- CIÒ rizzati da macchie rosse disposte in serie regolari. Hanno. le pettorali in forma di pinna adiposa e talvolta i primi — raggi dorsali ec qualche raggio ventrale allungati come negli stati giovanili di altri pesci. Il fenomeno più interessante nella metamorfosi dei Pleu- ronettidi è il passaggio dell’occhio di un lato del capo al lato opposto. Il modo come avviene è tuttora una contro- versia. Prima di toccare la quistione conviene esaminare le varie posizioni che può assumere l’occhio superiore, che in origine apparteneva al lato cieco, sul lato oculato. Nei generi Phrynorhombus, Arnoglossus, Samaris, Cytarichthys, ece. è contiguo all'occhio inferiore. Nei Liachirus, Fsettichthys, ecc. è mediocremente distante da questo. Nel Rhkomboidichthys man- cus lo spazio che li divide è considerevole e supera i due terzi della lunghezza del capo. Di rado i loro margini anteriori si trovano sulla stessa linea verticale. Sono in questo caso il genere Hippoglossus, Vl Ammotretis rostratus, il Gymnachirus fasciatus, ecc. Per ordinario il superiore è posto più in avanti o più in dietro dell’inferiore. Nel Solea monochir il supe- riore di poco oltrepassa in avanti l’inferiore, nell’ Arnoglossus laterna appena lo supera in dietro..Nei Cynoglossus riphoideus | ed oryrhynchus e nella Synaptura leucorhyncha si trova molto più in avanti dell’inferiore. Nei Lhomboidichthys lunatus ed |, ocellatus è collocato molto più in dietro del medesimo. Nel- î | l’Hippoglossus groenlandicus (pinguis) l’occhio di sinistra: è. collocato sul profilo del capo e ricorda una posizione che nei Pleuronettidi larvali è transitoria. In nessun caso si tro- vano sopra una stessa linea longitudinale. Qualunque sia la posizione dell’oechio superiore rispetto all’inferiore i loro assi visuali sono sempre diretti in senso opposto, vale a dire un. occhio guarda a destra e l'altro a sinistra del corpo nella sua posizione orizzontale, come nelle Raie. In senso fisio- logico gli occhi dei Pleuronettidi sono dunque simmetrici. © Nelle antiche spiegazioni del trasporto dell’occhio del lato cieco sul lato oculato sì ammetteva che l’ intiero ‘capa Ci SETT enon Li è enti bi atte i n, ni. PP l'iationa a cilena CONTRIBUTO ALL’INTERPRETAZIONE DEL PASSAGGIO DELL'OCCHIO, ECC. 179 o una determinata parte di esso, la regione oculare, soppor- tasse un movimento di rotazione verso questo lato. Van Be- neden in effetti ammetteva una tforsion de la téte sur la co- lonne vertébrale. Le spiegazioni di Malm e di Andre si ba- ‘savano sullo stesso principio. Esse furono confutate da Steenstrup, il quale nel 18653 in una dissertazione Sul pas- saggio dell'occhio superiore dal lato cieco al lato oculato at- traverso il capo nei Pleuronettidi, dimostrò che l’occhio del cieco lato passa al lato oculato per movimento spontaneo e perciò egli denota questo passaggio col nome di Vranding, che in danese significa migrazione, viaggio. Le sue osservazioni furono fatte sopra alcuni esemplari di specie indeterminata, riferibili ai Rombi o alle Plagusie, ma per diversi rapporti di struttura piuttosto a queste ultime, ‘lunghi 25 millimetri circa, nei quali la dorsale comincia innanzi l'occhio supe- riore, pescati sullo « Challenger » in alto mare attraverso la Linea Atlantica e conservati nello spirito. In una tavola in rame che accompagna la sua memoria egli ha figurato tre di questi esemplari plagusiformi, uno con gli occhi bilaterali, uno in cui l'occhio destro è in punto di passare sul lato op- posto, il terzo coi due occhi sul lato sinistro e cieco dall’op- posta parte. Nel primo stadio (utroque latere oculato) l'occhio destro si trova perfettamente opposto a quello del lato si- nistro, con la sua faccia esterna sullo stesso piano del lato corrispondente del capo. Nel secondo stadio (oculo destro cranium penetrante) con un movimento di translazione e di rotazione sul proprio asse longitudinale che lo inclina da destra a sinistra, si spinge nei tessuti del capo al di sotto del cranio (under Pandebenet) e precisamente sotto il frontale, perciò attraverso il tramezzo che divide le due orbite e per un'apertura prodotta da pressione e riassorbimento nella pri- mitiva volta membranosa dei frontali si fa luce sul lato si- nistro del capo, dove poco a poco apparisce intiero entrando allora nel terzo stadio. (utroque oculo în sinistro latere) e SÌ ferma come occhio superiore nelle parti circostanti. In seguito alla pubblicazione di questa scoperta l’asim- metria dei Pleuronettidi fa argomento di disamine e rap- presentazioni di stimati osservatori, del prof. Wyville Thomson, Bollettino della Soci:tà Zoologica Italiana 13 180 LUIGI FACCIOLA del dott. H. R. Traquair, del prof. J. C. Schiòdte, del dottor A. W. Malm, del dott. V. Klein, del prof. C. B. Reichert e del prof. Alex. Agassiz. Fra le diverse interpretazioni del modo con cui si opera il passaggio dell'occhio date da questi signori vogliono essere ricordate quella del Thomson e l’altra di Agassiz. Il primo ammette con Steenstrup che l’occhio del cieco lato in effetti sì apra il cammino da un lato del capo all’altro per proprio movimento, ma ne dissente in ciò: che mentre Steenstrup giudica che la pressione e il riassorbimento si faccia da sotto e contro la volta primitiva dei frontali e che perciò l’occhio venga a luce sul lato colorato per apertura o perforazione di questa volta membranosa. egli invece sostiene che l’occhio si tagli una via attraverso questa volta per pressione con- tro il margine esterno dei frontali che va scavandosi, e a misura che la sostanza viene assorbita succeda una nuova formazione di sostanza dall'esterno verso l’interno che chiude la parte mancante. Il ponte osseo che nei Pleu- ronettidi adulti forma il contorno superiore dell’orbita, sa- rebbe per Thomson in gran parte formato da questo sup- plemento di sostanza, mentre secondo Steenstrup esso è il rimanente avanzo dell’esterno margine del frontale. Agassis studiando il movimento dell’occhio sopra giovani individui trasparenti, tenuti invita, di alcune specie di Pleuronettidi pescati presso le coste del Nord America, è venuto a risultamenti molto diversi dalle precedenti inter- pretazioni di Steenstrup e degli altri. Non meno di sei specie. sono state oggetto delle sue osservazioni, di cui le più inte- ressanti si riferiscono ad una di esse, cioè ad individui vi- cini ai plagusiformi di Steenstrup e ai Bascanius di Schiodte, lunghi circa un pollice e con dorsale estesa innanzi il mar- gine anteriore degli occhi quasi fino alla narice. Egli è stato fortunato di seguire passo a passo su di uno stesso soggetto l’intiero cammino dell'occhio destro. Dapprima questo si portò lentamente in alto e alquanto all’innanzi con un sem- plice movimento di translazione, in guisa che dal lato si-- nistro si poteva vedere per trasparenza al di sopra dell’occhio opposto prima un segmento di esso, poi metà e così di se- CONTRIBUTO ALL’INTERPRETAZIONE DEL PASSAGGIO DELL'OCCHIO, ECC. 181 guito. Indi con un movimento di rotazione diretto in modo « «che il suo margine superiore s’inclinasse verso il sinistro | lato, s'infossò a poco a poco nei tessuti della testa tra frontale e la base della pinna dorsale restandovi quasi na- scosto. ‘Infine si fece lume sul lato sinistro attraverso una piccola apertura che ingrandiva sempre più mentre l’op- posta chiudevasi finchè, dopo pochissimi giorni dal principio «del suo cammino, apparve sul lato sinistro così pienamente | «come era sul lato originario. Intanto che l’occhio durò la | “sua carriera il giovine pesce continuò a nuotare in posizione «verticale, indi si posò sul destro lato. « What was my astonishment on the following day — « scrive l’autore — on turning over the young flounder on its « left side, to find that the right eye had actually sunk into « the tissues of the head, penetrating into the space between | « the base of the dorsal fin and the frontal bone, to such « an extent that the tissues adjoining the orbit had slowly « Closed over a part of the eye, leaving only a small elliptical « opening, smaller than the pupille, throug which the right « eye could look when the fish was swimming. vertically ». Queste osservazioni differiscono da quelle di Steenstrup sopra esemplari conservati nello spirito principalmente in ciò che l’occhio nel traversare il capo in luogo di passare sotto la volta orbitaria, gira su di questa, cioè sopra il cranio. Steen- strup in una sua Nuova contribuzione alla vera interpreta- zione della disposizione degli occhi nei Pleuronettidi (1878), mosse varie obbiezioni contro il risultato delle osservazioni di Agassis. La più importante mi sembra quella dove ri- flette: « Kunde Oeit ikke komme til at gaa imellem Pande- < benet og Finnen uden ved at gaa den modsatte Retning, <« nemlig udad, for at komme over sin Orbital rand og fra « « denne Side vaelte det hele Pandeben over » che l’occhio, i cioè, non poteva passare tra il cranio e la pinna dorsale | senza andare per la contraria direzione, vale a dire in fuori, innanzi di venire sopra il suo margine orbitario e da questo | voltare sopra il cranio. I x Dopo questi studî non mi è noto che l'importante feno- n cr © ee’ meno della migrazione dell'occhio di un lato nei Pleuronet- 182 LUIGI FACCIOLA Ò tidi sia stato argomento di nuove ricerche. La rarità delle loro forme larvali presso le coste, la difficoltà di trovare individui nei tre o quattro giorni in cui succede il passaggio: dell’occhio e quella di determinare i rapporti delle parti del precranio con l'occhio durante il suo tragitto attesa la picco- lezza dei soggetti (lunghi circa 25 mill.) presi ad esame, sono tante ragioni che hanno ostacolato la soluzione delle con- troversie sul soggetto di cui parlo. Nel mare di Messina ca- pitano non molto di rado e in certe circostanze insieme ad altre forme larvali di pesci (Leptocefali, Scopelidi) i giovani Pleuronettidi trasparenti descritti da Cocco che fanno parte del gruppo provvisorio dei Bibronidi. Essi offrono il sommo vantaggio per lo studio di cui sì tratta di avere proporzioni relativamente considerevoli (1). Uno di essi, la Bibronia ligulata, ha il corpo lanceolato, ì due profili quasi retti, l’inizio della dorsale in direzione del contorno anteriore degli occhi e si distingue genericamente dagli altri due per la confluenza della dorsale e dell’anale con la caudale. Per quest'ultimo carattere potrebbe corri- spondere a qualche specie di P/agusia o alla Synaptura dei nostri mari. Ha gli occhi molto piccoli e perfettamente sim- metrici; in nessuno dei pochi esemplari che ho visti un occhio si trova più in alto, ma è certo che è un Pleuronettide lar- vale, bastando a giudicarlo la struttura delle pettorali. La sua lunghezza è intorno ai 30 mill. Un’altra forma è la Pe- loria Haeckelii con il corpo molto sottile, alto, i profili inar- | cati, la dorsale che principia sopra l'occhio, una sola ven- trale sul profilo del ventre, le pettorali piccole, adipose, gli occhi perfettamente simmetrici in tutti gli esemplari e non- - dimeno il corpo può raggiungere 36 mill. di lunghezza. Nello stesso genere Pe/loria Cocco aveva descritto un’altra forma, la P. Riippellii che io separai in altro genere provvisorio che chiamai Charybdia. Essa ha il corpo mediocremente (1) Fra numerosissimi esemplari di R/hombus cundidissimus che hanno comunemente una lunghezza intorno ai 40 mill. ed ambo gli occhi sul lato | sinistro, sebbene spesso conservino ancora il sistema di colorazione larvale, è molto raro trovare qualche individuo con l’oechio superiore in proc.nto ui passare sul lato oculato e una lunghezza di circa 25 mill # | x ’ : CONTRIBUTO ALL’INTERPRETAZIONE DEL PASSAGGIO DELL'OCCHIO, ECC. 183 allungato, coi due profili poco convessi, due ventrali di cui la sinistra inserita sopra una base più lunga dell'altra, l’ul- timo raggio della sinistra di queste due pinne e il primo della dorsale allungati in filamento, le pettorali adipose. Da questa Charybdia (Peloria) Riippelliiù si distingue una forma afine che appellai Ch. rhomboidichthys per una certa somiglianza che ha coi giovani rRomboidichthys, ma da non confondersi col giovine del Rhomboidichthys mancus, cioè coi Rhombus can- didissimus Riss. Questa Charybdia ha il corpo di figura ovale, il principio .della dorsale sopra l'occhio, la ventrale sinistra inserita sopra una base più lunga della destra, le pettorali adipose, una lunghezza totale di 40 mill. Nessuno dei suci raggi dor- sali e ventrali è allungato. In queste due forme di Charybdia è raro che l'occhio destro si trovi alla stessa altezza dell’occhio opposto, e questo caso non è sempre in rapporto con l’età più giovine dell’a- nimale. Ordinariamente l'occhio destro si trova più in alto del compagno, nella Ch. Riippellii l’uno in direzione verticale dell'altro, nella C%. romboidichthys quello più in avanti di questo. In alcuni il contorno superiore dell'occhio destro si trova poco al di sotto del profilo della volta dei frontali, in questo caso una metà o più della sua circonferenza può essere veduta per trasparenza dal lato sinistro del capo, restando l’altra sua porzione occultata dall'occhio di questo lato. In altri il suo contorno superiore è perfettamente a livello del profilo dello spazio interorbitario, ed anche un segmento superiore della sua circonferenza giunge a supe- rare questo livello. A questo punto del suo cammino si trova ancora in posizione verticale. Debbo qui descrivere una | disposizione importante in rapporto col movimento che deve eseguire l’occhio destro per passare all’altro lato del capo. . Finchè esso non ha raggiunto il profilo della volta dei fron- tali, per regola l’estremità anteriore della pinna dorsale non offre nessun mutamento nelle sue relazioni col precranio. Quando il suo contorno superiore si trova già a livello del detto profilo, sì osserva costantemente che i primi cinque o sei interspinosi del capo sono distaccati dalla volta dei fron- 184 LUIGI FACCIOLA tali, e formano coi raggi dorsali corrispondeti una sorta di appendice che può essere deviata con un ago a destra 0 a sinistra del capo. Evidentemente sì tratta” di una disposizione provvisoria, di un vero distacco di parti (solutio continuitatis) del tutto spontanea enon determinata da pressione dell’occhio perchè. questo si trova ancora in posizione verticale quando il di- stacco è già preparato e talvolta è parimenti completo: quando l’occhio nel suo movimento di ascensione sul lato esterno del capo non ha raggiunto la base dell’estremità anteriore della dorsale. Tuttavia opino che primitivamente il distacco fu prodotto da azione meccanica, da . pressione dell’occhio nel suo sforzo a passare verso il lato contrario del capo, e che in seguito quelle modificazioni nutritive che producono l’effetto ripetendosi da individuo a individuo sieno divenute per legge di eredità un fatto fisiologico che ora si svolge indipendentemente dalla causa determinante. ÉEs- sendosi l’occhio portato tanto in alto sul lato destro del capo. che un segmento superiore di esso si trovi al di sopra del profilo della volta dei frontali, l'estremità anteriore della dor- sale s'inarca a guisa di dito sul contorno convesso del detto segmento e gli forma parte di un contorno orbitario Allora dal lato sinistro si vede il segmento superiore della sua faccia posteriore nerastra nell'apertura formata in alto dall’estremità ricurva della dorsale e in basso dal profilo incavato della sezione corrispondente del cranio. Quest’aper- . tura è circondata da ogni parte da tessuti, tranne in avanti, dove può essere schiusa allontanando l’estremità della base della dorsale (1). Osserviamo sopra altri soggetti le successive posizioni dell’occhio che abbiamo lasciato sul lato esterno del capo. Dapprima si trova più o meno inclinato verso il lato op- di posto. Sopra altri soggetti la sua posizione sul cranio è oriz- zontale con la papilla rivolta in alto e la parte distaccata (1) Giudico che, avvenuto il passaggio dell’occhio sul lato sinistro del capo, soltanto l’estremità della parte distaccata della base della dorsale si saldi nuovamente col cranio e che il resto di essa parte rimanza a cai nare il corrispondente segmento dell’occhio. 1) if CTS 9 per arto» ) us CONTRIFUTO ALL'INTERPRETAZIONE DEL PASSAGGIO DELL'OCCHIO, ECC. 185 della base della dorsale mantiene il suo arco. Individui in cui l’occhio sì trovi inclinato verso il lato del capo su cui deve fermarsi definitivamente come occhio superiore, finora ‘non mi toccò la fortuna di trovare. Da ciò che ho detto si desume che l'occhio destro esegue dapprima un semplice movimento di translazione che lo porta in alto, poi un movimento combinato di translazione e di rotazione sul suo asse orizzontale che lo inclina verso il lato opposto e lo mette in posizione orizzontale sul cranio, da cui in seguito deve passare per una nuova posizione obbliqua e infine verticale sul lato oculato dove la porzione del suo contorno che sul lato originario del capo era superiore di- viene inferiore. Si comprende che l’innalzarsi dell'occhio scorrendo sul lato destro del capo per alquanto al di sopra del profilo in- cavato della volta favorisce il suo movimento d’inclinazione verso questa parte del cranio. È altamente interessante di far osservare che l’occhio nel suo intiero cammino presenta la sua faccia esterna scoperta e nessuna parte di essa sì trova nascosta nei tessuti del capo. Infatti esso progredisce dap- prima in alto, poi dall’esterno lato del capo verso la linea mediana e da questa verso l’altro lato esterno del capo per pressione e riassorbimento del contorno cartilaginoso, contro cui si spinge e sta continuamente addossata la metà superiore della sua circonferenza. Questo contorno che si forma nuovo di passo in passo e si scava lentamente in conformità della periferia convessa dell’occhio si trova sullo stesso piano della sua faccia argentina finchè esso scorre. .sul lato destro del capo, ma sulla volta, al di sopra del cui profilo una parte dell’occhio si è innalzata, il detto contorno di erosione corrisponde al bulbo, voglio dire che la faccia piana argentina dell'occhio si trova a un livello un poco più alto di esso contorno. Dopo queste più precise osservazioni l’ interpretazione che io aveva data del passaggio dell’occhio in questi Pleu- ronettidi larvali in alcune mie precedenti pubblicazioni viene alquanto moditicata in questo senso, che allora io opinava che nel suo cammino sulla volta non ha da attraversare 186 j LUIGI FACCIOLA tessuti in grazia della notata predisposizione della dorsale ed ora invece giudico che in tutto il suo tragitto si spinge contro la volta dal margine esterno dei frontali di destra verso la linea del profilo e da questa verso i frontali di si-. nistra, mentre una porzione del bulbo sta sempre infossata nel cranio. In effetti l'occhio non può trovarsi del tutto com- preso tra la volta orbitaria e la porzione corrispondente distaccata della base della dorsale. Ciò non potrebbe aver luogo senza che l'occhio si fosse prima spinto fuori della sua cavità, e in questo supposto avvenimento il nervo ottico sarebbe portato a disporsi alla superficie della volta. Sulla via che lascia dietro a sè sul lato destro del capo succedono delle modificazioni importanti nei tessuti con cui sì trovava in rapporto. A misura che si porta in alto la membrana cutanea che gli formava un'apertura circolare ‘mentre era sul suo lato originario si estende su di esso dal basso all'alto e lo accompagna coprendolo per più di metà della sua superficie esterna con un margine libero incavato e chiude così lo spazio che l'occhio passo a passo lascia al di sotto. Quando l’occhio è arrivato nella scissura della dorsale con la pupilla in alto la detta membrana copre uniforme- mente il lato rimasto cieco. La parte dell’orbita corrispon- dente ai frontali medii viene riassorbita e i frontali poste- riori e anteriori rimangono disgiunti. In progresso di età, giudicando da ciò che si osserva in tutti i Pleuronettidi adulti, questi due pezzi si ricongiungono per accrescimento l’uno . in direzione dell'altro e formano quel ponte osseo che rap- presenta il contorno orbitario esterno dell'occhio superiore. E principalmente per lo stesso processo di pressione e rias-. sorbimento che l’occhio esercita sul frontale del lato oculato anzichè per rotazione di questo che io spiego il colloca- mento dell’occhio del cieco lato sopra l’occhio del lato co-. lorato. Per questa usura il frontale si riduce a una stretta por-_ zione presso il suo margine orbitario esterno, ma in prosieguo cresce in corrispondenza di questo margine e rappresenta una lamina orizzontale più o meno incavata sulla faccia su- . periore onde sembra che abbia subìto un esteso movimento. * CONTRIBUTO ALL'INTERPRETAZIONE DEL PASSAGGIO DELL'OCCHIO, ECC. 187 di rotazione. Questa lamina forma il pavimento dell'occhio superiore e nello stesso tempo un setto interorbitario. La conclusione di ciò che ho esposto è che per com- prendere il fenomeno della trasposizione dell'occhio da un lato all’altro del capo nei miei giovani Pleuronettidi, non si può invocare l’antica spiegazione. per contorsione della re- gione oculare o di una parte più estesa del capo, che le ‘mie spiegazioni differiscono da quelle di Steenstrup in ciò «che egli non descrive un movimento di ascensione dell’occhio, _ che risulta molto evidente nei miei esemplari dalla sua po- sizione a diverse altezze, prima di girare sul suo asse oriz- ‘zontale, che egli lo fa passare interamente sotto la volta orbitaria attraverso il setto membranoso tra le due orbite e lo fa uscire dall’opposta parte per una breccia del cranio, ed io invece ho visto che si fa strada contro il margine della volta che sempre trova contro di sè e che soltanto una parte di esso in questo cammino sta infossata nel cranio ; se questo cammino fosse sotto la volta il distacco dei primi interspinosi del capo coi muscoli e i raggi dorsali corrispon- denti non avrebbe significato e sarebbe inutile, e lo stesso movimento di ascensione basta a dimostrare che esso non deve passare sotto la volta; che io mi trovo concorde con Agassiz nel primo movimento di semplice ascensione del- l'occhio e nel suo passaggio nello spazio tra la dorsale e le parti sottostanti col divario che in questo passaggio secondo gassiz deve attraversare innanzi i tegumenti, mentre nei miei esemplari questi sono divisi in precedenza a questo fine e l'occhio non scorre precisamente sopra la volta ma l’attraversa per taglio progressivo della sua parete, e in questo punto le mie osservazioni sembrano conformi a quelle di Thomson. 188 LUIGI FACCIOLA BIBLIOGRAFIA. 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Lato destro del capo dello stesso individuo in cui si yede l’oc- chio corrispondente al di sopra e un poco più innanzi del sinistro che è rap- presentato da un cerchio di punti. Fig. I-c. Lato sinistro. ingrandito del capo di altro individuo in cui un segmento dell’occhio destro, che è ancora in posizione verticale, si vede al di sopra del profilo incavato dei frontali ed è tutelato dall’estremità anteriore della dorsale che si ricurva su di esso. Fig. 1 c'. Lato destro del capo dello stesso individuo in cui si vede sulla faccia esterna dell’occhio il comune tegumento che l’accompagna nel suo cam- mino col margine libero incavato. NB. — Nelle figure la, a’, bd, bd’, c, c' per semplicità si è omesso di rap- presentare i raggi della dorsale. OSSERVAZIONI SUI CTENOFORI COMPARENTI NEL PORTO DI MESSINA — del Dottor GIUSEPPE CURRERI Comunicazione fatta alla Società Zoologica Italiana in Roma nell’Adunanza del 6 giugno 1900 Non potendo per ora continuare la pubblicazione del lavoro (1) di cui diedi un primo saggio ‘nello scorso anno, voglio render. noti i risultati mensili sulla comparsa dei Ctenofori, aggiungendo un’osservazione sulla descrizione della Charistephane fugiens, Chun, e la descrizione d’ una specie nuova, la Callianira Ficalbi, mbhi (2). Le osservazioni sulla comparsa di questi animali riguar- dano i mesi da marzo a giugno ed il dicembre 1897, da gennaio a giugno e da agosto ad ottobre 1898, infine il mese di luglio dello scorso anno. Esse, come ho detto nel lavoro cennato, fino al giugno 1898 furono eseguite nell’ Istituto Zoologico di Messina, di cui allora era direttore il signor prof. Eugenio Ficalbi, cui rendo grazie per le gentilezze pro- digatemi. 1. BeRroE FORSKALHI, Chun. — Molto rara, trovata: di- cembre 1897: gennaio, febbraio e marzo 189%. 2. BEROE OVATA, Eschscholtz. — È il Ctenoforo più co- mune e più numeroso: non osservato nell’ agosto ed otto- bre 1898. 3. CALLIANIRA BIALATA, Delle Chiaje. — Molto frequente nei mesi d’ aprile e maggio 1898; non osservata da giugno ad ottobre 1898 e nel luglio 1899. {1) Correri, G. — Osservazioni comparative sul piancton pelagico compa- rente nel porto di Messina, P.I, Halosphaera viridis, Schmitz, e Radiolari (colla descrizione d’alcune specie nuove). Tip. dell’Operaio, Messina, 1899. (2) Queste osservazioni, ed altre sulla struttura istologica dei Ctenofori, fanno parte della mia tesi di laurea, presentata nel giugno 1898 a Messina. al OSSERVAZIONI SUI CTENOFORI COMPARENTI NEL PORTO DI MESSINA 19I 4. CALLIANIRA FICALBI, n. sp.— Descrizione: Corpo allun- gato nel senso dell’asse principale, affusolato, e schiacciato secondo il piano tentacolare. Polo aborale munito di quattro appendici, lunghe circa !/,, della lunghezza totale dell’ani- male, unite due a due nel piano tentacolare, che insieme ven- gono avvicinate o allontanate dall'asse principale. Stomaco lungo la metà del corpo, con cercini appariscenti. Imbuto molto allungato, a forma di clava, il cui manico raggiunge il corpo sensoriale, molto vicino alla superficie libera del corpo. Vasi costali a fondo cieco, terminanti da una parte a breve distanza dal polo orale, dall’altra, due a due, nelle appendici, senza raggiungerne l'estremità. Coste a palette d’'eguale lunghezza, estendentesi dalla base delle appendici fino all'altezza del fondo dello stomaco. Apici delle basi ten- tacolari molto vicini alla linea mediana del corpo, non oltre- passanti l'altezza del fondo dello stomaco. Base dei tentacoli leggermente arcuata, diretta in fuori e verso il polo orale. Guaina tentacolare molto ampia, terminante con un orifizio _ imbutiforme alla base delle appendici. Nell’esemplare trovato nel marzo 1898 le gonadi occu- pavano tutta la lunghezza dei vasi costali, con una inter- ruzione nella parte sottostante alle coste e palette; ma in quello del 1897 le gonadi dell’ estremità orale dei vasi si estendevano fin sotto le prime 4 o 5 palette. Quasi trasparente ed incolora. Nell’individuo più svilup- pato, trovato nel 1897, la lunghezza massima del corpo era di 25 mm.; lunghezza dell’asse tentacolare 15 mm., dell’asse stomacale 10 mm. Appartiene -alla famiglia delle Callianiridae, Chun ; per la presenza delle 4 appendici aborali concorda colla Beroe compressa, Mertens (1), ma pel resto è più somigliante alla _C. bialata, Delle Chiaje. In tutto ho trovato tre esemplari di questa nuova specie, comparsa nell'aprile 1897, nel marzo e nel maggio del 1898. 5. CesTus VENERIS, Lesuer. — O allo stato larvale, o (1) MertENS, H. — Beobachtungen und Untersuchungen ùber die Berde-artigen Akalephen, Mem. Acad. St. Peiersbo:lrg, 6 Ser. Sc. math. phys. et nat. T. II, 1833. =! 192 DOTT. GIUSEPPE CURRERI d'individuo adulto l’ ho sempre trovato, meno che in mag- gio 1897, ed in agosto ed in settembre 1898. CHARISTEPHANE FUGIENS, Chun. — Secondo Claus (1), che primo la descrisse, in essa mancherebbero le 8 coste ca- ratteristiche degli Ctenofori, e sarebbe solo munita di 2 co- rone di palette. Chun (2) dimostrò l’esistenza delle 8 coste, ma io oltre alle 2 palette bene appariscenti che questi de- scrive in ciascuna costa, ad un leggero ingrandimento, ne ho notate altre 3 più piccole e molto strette, inserentisi a brevissima distanza l'una dall'altra in prossimità della base della seconda paletta, a contare dal polo orale. I vasì co- stali s'estendono fino alla base della quinta paletta, ed il loro limite aborale non oltrepassa quello assegnato loro da Chun nelle sue figure. ‘ Comparsa in tutti i mesi delle mie osservazioni durante il 1897, e nel gennaio, marzo, aprile e maggio 1898. 7.CYDIPPE HORMIPHORA, Gegenbaur. — È una delle spe- cie comuni. Non osservata in giugno, agosto, settembre ed ottobre 1898, come pure nel luglio 1899. 8. EUCHARIS MULTICORNIS, Eschscholtz. — È molto fre- quente sia allo stato larvale, che allo stato adulto. Non fu mai osservata nel maggio 1897, nel settembre 1898 e nel luglio 1899. 9. HAECKELIA RUBRA, Carus. — S'incontra spesso ed an- che in gran numero. Mancante in aprile, agosto e settem- bre 1898, come pure nel luglio scorso. 10. LAMPETIA PANCERINA, Chun. — Trovata piuttosto di rado nel febbraio e marzo 1898; comune nell’ aprile 1897 e 1898. 1l1. PLEUROBRACHIA RHODODACTYLA, L. TA — Un grandissimo numero d’individui ne trovai nel 1897, e preci- samente nei mesi di marzo, aprile e maggio, colla massima frequenza in aprile. (1) Craus. — Bemerkungen ilber Ctenophoren und Medusen. Zeitschr. £ wiss. Zool. t. XIV, 1864. (2) CÒkun, C. — Die Ctenophoren des Golfes von Neapel. Fauna und Flora des -Golfes v. N. Leipzig, 1880. er OSSERVAZIONI SUI CTENOFORI COMPARENTI NEL PORTO DI MESSINA 193 Finora non era stata osservata nel Mediterraneo, nè io stesso l’ho mai più veduta dopo l'epoca anzidetta. Agassiz la trovò durante l’estate lungo le coste del Massachussets, del Maine e fin nelle coste della Groelandia. 12. PLEUROBRACHIA RHODOPIS, Chun. — Non osservata in: maggio, giugno e dicembre 1897; giugno, agosto ed ot- tobre 1898; luglio 1899. 13. THOE PARADOXA, Chun. — Questa larva, di cui an- cora non si conosce lo stadio adulto, s'incontra molto spesso. Io ho notato la sua assenza nel maggio e giugno 1897, nell'agosto ed ottobre 1898, e nel luglio 1899. 14. VEXILLUM PARALLELUM, Fol. — È il più raro tra i Ctenofori da me osservati, Ne ho trovato un individuo nel dicembre 1897 ed uno nel gennaio dell’anno seguente. SCIA nei dintorni di--Sansevero (Capitanata) () Comunicazione fatta alla Società Zoologica Italiana .dal Dott. CHECCHIA GIUSEPPE # Nell’escavazione di un pozzo nel territorio di Sansevero in contrada S. Antonino da Piede tra i due torrenti Radi- cosa e Candelaro a nord del paese, è stato rinvenuto un dente molare di elefante alla profondità di 14 m. circa dal piano di campagna. Il prof. Del Vecchio, che m'ha donato gentilmente il dente, m'ha pure fornito interessanti notizie intorno alla costituzione geologica del sottosuolo attraversato, dalle quali risulterebbe la seguente serie dall’alto in basso: strato di humus c. 1 m, calcare friabile c. mezzo m. local- mente detto crosta, strato di sabbia poco cementata c. 4 m., argilla compatta c. 2 m., sabbia incoerente c. 6 m., e in- fine sabbia e conglomerati, donde è spicciata poi l’acqua. Collegando gli strati della sezione con quelli che ho potuto osservare affioranti nel territorio circostante a San- severo, si può dire che il piano superficiale è formato di un calcare terroso biancastro friabile con rari fossili marini, la- custri e terrestri. Poi segue un’alternanza, per una potenza variabile a secondo dei punti considerati, di strati di sabbia - e argilla, in cui si raccolgono abbondantissimamente valve di Ostrea lamellosa Brocc., Pecten varius L., P. opercularis L., P. Jacobeus L., Pinna sp., Doliolum sp., Serpula e Briozoi. Poi viene uno strato di conglomerati di ghiaie e di ciot- toli di diverse dimensioni; questo strato costituisce un oriz- zonte acquifero molto abbondante, che, sfruttato razional- mente, potrebbe essere benefico all'agricoltura. In esso è stato trovato il dente fossile. ui (1) N. B. Il presente lavoro è stato eseguito nel Gabinetto di Geologia della R. Università di Roma, sotto la guida del prof. comm. A. Portis e del dott. cav. G. De Angelis, che sento il dovere di ringraziare qui pubblicamente. : 3 aî ati (I) Una lamina completa risulta di un disco di dentina più le sue pareti di ganeina, più una interposizione di cemento, secondo il Pohlig. SULL’ELEPHAS (ENELEPHAS) ANTIQUUS FALC. 197 I dell’. meridionalis. Il numero delle lamine del molare si > adatta assai bene nei limiti della formola ordinariamente 9g — 12 data pel 1° molare, mm: Dallo studio dei terreni attraversati dal pozzo si vede chiaramente che si ha presente una serie di depositi tutti marini della zona litorale con una successione che corri- sponde presso a poco a quella che dà il Niccoli (1) e molto tempo dopo il Ricciardelli (2). Questa successione la troviamo generalmente per tutti i terreni che costituiscono il Tavo- liere di Puglia; naturalmente questa serie può variare da un punto all’altro sostituendosi tra loro i diversi materiali, op- pure assottigliandosi od ingrossandosi. Nel complesso si ve- rifica che le sabbie gialle occupano la parte più elevata | sotto la crosta calcare, poi viene l’argilla che giace su altre sabbie e conglomerati. Il complesso delle sabbie ed argille . contengono una fauna di carattere litorale e appartengono al Postpliocene recente, come già disse il Ricciardelli. Sotto di queste sino alle maggiori profondità raggiunte dai pozzi abbiamo i conglomerati composti di elementi cal- carei cementati dalla stessa sostanza e ricchi di sabbia. Questi conglomerati rappresentano anche un deposito marino litorale e non un prodotto di alluvioni terrestri, e lo | provano parecchi fatti, cioè che questi conglomerati non sono disposti in plaghe limitate corrispondenti a conoidi alluvio- nali, ma formano una zona continua ed estesissima ; nè vale il dire che in questi conglomerati non si trovano fossili ma- rini, perchè anche oggi sappiamo benissimo che nei ciotto- lami scarsa è la fauna sia di vertebrati che invertebrati; nè buon argomento è ripetere che in questi conglomerati si trovano avanzi d’animali terrestri, perchè non pochi sono i resti d'animali terrestri trasportati oggi, come in altri tempi geologici, dai fiumi al mare. n Re RR ù Ù (1) Niccori E. — Cenni sulla costituzione geologica del Tavoliere di Puglia nel Bollettino del R. Comitato Geologico d’Italia, vol. X, n. 7-8, anno 41879. (2) RicciarpeLLi M. — Sulla costituzione geologica dei dintorni di Sanse- vero nel Bollettino della Società Geologica Italiana, vol. XVIII, anno 1898. Pe fare: da > - e ma L> D- “a le” È tal » » 2 = dei x Pi "a a na , del The — > "23-" = pp da ace a" i ei fai - + D° 1 dr — cai » "& 7 lu n - - Pte eat - 2 & È < bal a - = 13 198 CRECCHIA GIUSEPPE. Sa i È - Pa Concludendo diciamo che questi conglomerati sono d’o- rigine marina litoranea e da questi si passa insensibilmente — a strati di sabbia ed argilla ‘sicuramente marini e ciò sem-_ pre e da per tutto. Riguardo al valore cronologico, siamo costretti a desumerlo dalla presenza dell’E. antiguus Falc. (1), quantunque si trovi in un mezzo non proprio, fino a che il ritrovamento di altri fossili non ne precisi più determina- — tamente l’età, e quindi per ora lo riferiamo a quel lungo lasso di tempo, nel quale in Italia visse questa specie. °° A Gabinetto di Geolozia, R. Università, Roma, Aprile 1900. (1) L'E. antiquus Falc. è specie del giovanissimo Pliocene dell’ Italia, Fran- cia e Inghilterra ; ma il suo maggiore sviluppo ha luogo nel dilurium pregla- ciale e interglaciale della Germania, della Svizzera, Francia, Spagna, Russia, Marocco. In Italia si trova nei dintorni di Milano, Torino, Pavia, Val di Chiana, alta valle dell'Arno, Livorno, Civitavecchia, Roma e in Sicilia. ° - i vii TU = ana 0 5 _— n a - Ce é t-31 a DE > +53 » das z Sa ef 2 Tale ad e STA i im - - Ax te atti Sulle cause meccanico-biologiche della formazione degli accumoli di planctcn Nota preliminare del Dott. Sc. Nat. Giuseppe Curreri —— Comunicazione fatta alla Società Zoologica Italiana in Roma nell'adunanza del 6 giugno 1900 ‘Mentre continuano le mie ricerche bibliografiche, non potendo per ora continuare le ricerche sperimentali, di cui nello scorso anno ho potuto occuparmi nell'Istituto di Fisica dell’ Università di Messina, grazie alla gentilezza del direttore i prof. Enrico Salvioni, cui sono riconoscente per gli aiuti 3 largitimi, credo di non far cosa inutile anticipando alcune idee sul modo della formazione degli accumoli di plancton. Non è da aspettarsi questa breve nota risolva comple- tamente la questione, ci vorrà molto tempo ancora, poichè «_— la sua soluzione si fonda in gran parte su problemi d’ idro- | dinamica non ancora risoluti: mi limiterò a studiare le linee principali della questione. pe gr TTT IT TT i Col nome di « Plankton » Hensen (1) distingue « tutto ciò che è sospeso nell’ acqua, sia in alto che in basso, sia morto che vivo ». Più precisamente si potrebbe dire: er plancton s' intende l’ insieme degli organismi, sospesi nelle acque, che sî muovono passivamente o î cui movimenti attivi sono poco efficaci in senso orizzontale. Di . Gli organismi attivi o vivono costantemente a determi- nate altezze, o presentano delle emigrazioni, periodiche 0 no, dalla superficie verso il fondo e viceversa, per ragioni solo in parte note, come per la forte agitazione delle, acque — Spagnolini (2), Haeckel (3) — e, secondo questi, PR ST IE PO NNO Se eV ur: (1) Hensen, V. — Ueber die Bestimmung des Plankton's. (Fiinfter Ber. d. Komm, è 2. wisschftlI. Unters. d. deutsch. Meere in Kiel, XI-XVI Jahg. 1837, Berlin.) (2) GourRET, P. — Considérations sur la faune pélagique du Golfe de Marseille. (Ann. d. Mus. d’hist. nat. d. Marseille, Zool. T. II, Mem. N. 2, 1884.) (3) HaecgeL, E. — Plankton-Studien. (G. l'ischer, Jena, 1890.) t 200 i GIUSEPPE CURRERI per azione della luce, della temperatura, del tempo della riproduzione, ecc. A me pare che basterebbe un'accurata valutazion delle cause d’ emigrazione accennate, per comprendere che anche teoricamente non si possa venire alla conclusione di Hensen (1) che nell'oceano esista un’ eguale distribuzione di plancton. Lo stesso si può dire pel Limnoplaneton (plancton d'acqua dolce) contrariamente alla teoria di Apstein (2). Ma l’esistenza degli accumoli di plancton più o meno bene defi- niti, come lo stesso Hensen ne ha osservati nell'oceano, ed Huitfeld (5) nell'acqua dolce, dovrebbe troncare per sempre la questione: Si danno dei casi piuttosto frequenti, dice Haeckel, in cui in mezzo ad estese regioni poverissime di plancton, tro- vansi delle striscie di mare della larghezza di 5-10 m. e di una lunghezza anche maggiore d'un chilometro, nelle quali gli organismi sono « così fuor di modo ammucchiati e così fittamente serrati, come all’incirca la popolazione umana nelle vie più animate d’una grande città commerciale ». Gli accumoli si trovano tanto alla superficie che a pro- fondità variabili, ed è naturale che, per la ricèhezza della loro fauna inducessero specialmente gli zoologi alla ri- cerca delle cause della loro formazione; ma se si eccettuano Vanhéffen (3), e Steuer (4), essi non vennero a conclusioni degne di nota. La questione però non è così nuova come s'è creduto finora dai biologi: il celebre Maury fino dal 1858 (5) ha esposto alcune idee in proposito, e la sua teoria del moto vorticoso, per spiegare la formazione del così detto Mar di (1) Hexsen, V. — Einige Ergebnisse der Plankton-Expedition der Humboldt » Stifiung. (Sitzgsber. d. Berl. Akad. d. Wiss. 1890.) (2) HvirreLp-Kaas, H. — Plankton in norwegischen Binnenseen (Biol. Centrbl. XVIII Bd. No. 17, 1898.) (3) VanBòrren, E. — Schwarmbildung im Meere. (Zool. Anz. Bd. 19, 1896.) (4) STECER, A. — Vorlàufiger Bericht iber die pelagische Thierwelt des Rothen Meeres. (Sitzgsber d. Akad. d. Wiss. math. nat. CL Wien, Bd. CVI, 1897.) (5) Maury, M. F. — Explanations and Sailing Directions to accompany the — Wind and Current Charts. (Vol. I, Washington, 1858.) = a a SULLE CAUSE MECCANICO-BIOLOGICHE DELLA FORMAZIONE DEGLI ACCUMOLI DI PLANCTON 201 Sargasso, è anche oggi quasi universalmente seguita e dai geologi e dai geografi. Ma di queste e di quelle di Vanhéffen e Steuer dirò man mano che se ne presenterà l’occasione. Formazione degli accumoli di plancton. — Io credo che accumoli di plancton non possano formarsi, che là dove gli È organismi non seguono il corso ulteriore delle correnti. Per | : gli organismi passivi è facile comprendere come in generale una tale condizione non potrà verificarsi, che nel caso che le correnti si affondino, per gli organismi attivi ciò sarà pos- . sibile anche nel caso che le correnti s'innalzino, per la va- riabilità del loro peso specifico. Conchiuderei perciò, che: la causa della formazione degli accumoli di plancton risiede nella circolazione verticale delle acque, e nella reazione attiva 0 | passiva degli organismi a questa circolazione. Qualche esempio chiarirà meglio quanto ho detto: | S'immagini che durante l'inverno, con un tempo tran- quillo, una corrente superficiale lentamente s’affondi, e che il fenomeno duri per molto tempo. Nel luogo in cui la cor- Ì rente abbandona la superficie dovranno raccogliersi gli or- ganismi passivi - Maury (1) - come ad esempio fisalie, velelle, e potranno anche fermarsi (Vanhòffen) _ gli organismi auto- pelagici (così Haeckel chiama quelli che vivono costante- mente alla superficie o, al massimo, scendono a piccole - profondità), i chimopelagici (quelli che secondo lo stesso A. d'inverno abitano ‘alla superficie), ecc. Viceversa, se durante l’estate una corrente s'innalza da _ profondità non molto grandi, nella regione in cui comincia il movimento ascendente, potranno fermarsi, gli organismi che vivono costantemente a quella profondità, i chimopela- gici, e di giorno anche i nictipelagici (organismi che ven- gono alla superficie solamente di notte (Haeckel). Ma da quali cause dipende la circolazione verticale? Qui si entra in un campo molto difficile ed in massima partè poco studiato; mi limiterò quindi ad indicare queste cause, possibilmente limitandomi alle sole osservazioni spe- n 4 A 4 (1) Maury, M. F. — Geografia fisica del mere e sua metereologia. (Trad. ital.,, E. Loescher, Torino, 1877.) 20200 i GIUSEPPE CURRERI rimentali che finora io conosco, ed aggiungendo di quando in quando qualche osservazione, clie raccomando alla bene- volenza dei critici. Il celebre Secchi (1) parlando del Gulf Stream dice: « più volte avrete veduto nel nostro fiume, che mentre il fi- lone della corrente ‘convoglia innanzi sul suo eurvo dorso legnami, paglie e materie «d'ogni specie portandole alla sua foce, ai fianchi invece sembra gettare .indietro ed a monte quello che esce dal filone della corrente, e spesso è lanciato in senso opposto sulle due rive ». Analogamente spieghe- rebbe il fatto che sui margini del Guif Stream si trovano dei grandi accumuli di galleggianti. Il paragone sembrami nia anzitutto deri nulla ci autorizza ad estendere a correnti che muovonsi entro rive liquide i risultati che si osservano in quelle che muovonsi entro rive solide, tanto meno in questo caso, essendo le ac- que del G. S. di densità differente da quella delle acque ambienti. D'altra parte il fatto su cui Secchi basa la sua ipotesi, non ha importanza generale nemmeno per gli stessi fiumi. Cito ad esempio, gli esperimenti del Cap. Cunningham (2) eseguiti in due canali artificiali della larghezza di 87 piedi inglesi l'uno, di 168 l’altro, con un'altezza della corrente di 6-9 piedi. Egli dice: « Vi è un movimento (deviazione) su- perficiale costante dalle sponde verso il centro, più intenso - nie rive e rapidamente decrescente a distanze da queste ». Rive curve. — Secondo Greenhill (3) nelle pianure allu- viali, quando un corso d’acqua descrive delle curve, queste tendono ad accentuarsi sempre più pel trasporto del detrito dalla sponda concava alla convessa. Secondo le induzioni di Thomson (2), confermate da lui stesso con esperienze, per la forza centrifuga, che si sviluppa durante il corso curvi- lineo della corrente, sulla sponda concava si determina una. X1) SeccrI, A. — Lezioni elementari di Fisica terrestre. (Torino, 1879.) (2) TuÒÙowson, J. — On the Flow of Water in Uniform Régime in Rivers and other Open Channels. (Proced. of the R. Soc. of London, vol. XXVIII). (3) GREENHILL, A. G. — Hydromechanics. (Art. nella: Enciclopaedia Britab: l nica, ninth Ed. Adam a. Black Edinburg, Vol. XII.) : : ; n i = p- à SULLE CAUSE MECCANICO-BIOLOGICHE DELLA FORMAZIONE DEGLI ACCUMOLI DI PLancTOoNn 203 maggiore pressione e la superficie libera dell’acqua « in una sezione radiale e trasversale ha un’inclinazione dal lato in- terno verso l’esterno. Per la più gran parte dell’acqua che scorre in linea curva questa differenza Ci pressione non pro- duce tendenza a moto trasversale. Ma l’acqua che trovasi ad immediato contatto col fondo ruvido e coi lati del canale è ritardata, e la sua forza centrifuga è insufficiente ad equi- librare la pressione dovuta alla profondità maggiore verso il lato esterno della curva. Essa perciò scorre verso l’interno, trasportando verso il lato interno della curva il detrito, cho ‘viene depositato sulla sponda interna, Insieme a questo corso verso l'interno sul fondo e sui lati, la massa generale delle acque deve correre verso l'esterno a prendere il suo posto ». Altre esperienze io non conosco, e tanto meno sugli ef- fetti che le rive curve producono nelle correnti marine; tut- tavia mi sembra ammissibile che anche in queste possano determinare fatti simiglianti. Rotazione della terra. — Secondo v. Baer (1) se nel nostro emisfero un fiume si muove dall’equatore al polo, in- contrando sempre paralleli meno sviluppati, esercita sulla | sponda destra una pressione maggiore che sull’altra, qualora delle curvature non alterino il fenomeno. Sulla sponda in cui esiste la pressione maggiore si ha pure un livello più alto, «ma, sempre secondo v. Baer, nessun altro fenomeno si veri- fica qualora il livello e la velocità della corrente si manten- gano costanti. Solo durante le piene, per l’aumentata velo- cità della corrente, esercitandosi sulla sponda destra una pressione ancora più rilevante che nei tempi ordinari, si avrebbe su questa un’erosione più intensa che sull’altra, e’ così a lungo andare si determinerebbe uno spostamento verso destra del corso del fiume. Anche in questo caso si ripetono gli stessi fatti che lc _ rive curve determinano nelle correnti: differenza di pressione e di livello sulle due sponde, pendio più dolce nella parte del letto del fiume opposta a quella verso cui l’acqua ten- (1) Von BAER, K. E. — Gesctz in der Gestaltung der Flussbetten. (Bull. Acad. Sc. St. Petersbourg, T. II, 1860.) . 3 2040 GIUSEPPE CURRERI derebbe a deviare; quindi io verrei alla conclusione, che i ragionamenti fatti da Thomson per le rive curve, possano applicarsi anche per la rotazione della terra, e che il muta- mento del corso del fiume sia dovuto principalmente al trasporto del detrito dalla sponda destra verso la sinistra. Come esempio che la rotazione della terra sia causa di circolazione verticale, si potrebbe citare il fatto riferito da Maury (1) « che i legnami galleggianti che discendono il Mississipì sono trasportati ad ovest »; ma quest’'esempio deve essere accolto con riserva, potendo anche il vento determi- nare lo stesso fenomeno. Maury non dubita che questo fatto debbasi alla rotazione della terra, e poco esattamente dice: se la « sponda può impedire che le acque obbediscano alla forza deviatrice, non può impedire che i galleggianti obbe- discano a questa forza ». In una contraddizione, a parte della poca saldezza del paragone, cade quando allo stesso modo intende spiegare la. quantità di galleggianti, secondo lui, maggiore sul margine destro del G. S. che non a sinistra, dopo d’avere ammesso che la curva descritta dal G. S. corrisponde quasi esatta- mente alla deviazione che una palla da cannone subirebbe per la rotazione della terra, qualora dallo stretto di Bemini fosse lanciata all’mghilterra. | Moto vorticoso. — « Se, dice Maury (2), pezzi di cel o pula, o qualunque altra sostanza galleggiante viene posta in un bacino, e s’impartisce un movimento circolare all’acqua, tutte le sostanze leggere vengono trovate in. un mucchio verso il centro del piccolo stagno ». Marinelli (3) invece, avendo ripetuto l’esperienza, trovò che, meno rare eccezioni, tutti i gallegianti si dirigevano verso la periferia del bacino. Anch'io ho rifatte queste esperienze, imprimendo un movimento di rotazione, per mezzo di una paletta, come fece Marinelli, all'acqua contenuta entro un bacino o entro un bicchiere molto grande. Mentre sul fondo piano dei reci- (1) Maury — Geogr. fis. (2) Maury — Expl. a. Sail. (3) Marinetti, G. — La Terra. (Casa Ed. Vallardi, Milano, vol. I, p. 694.) i a SULLE CAUSE MECCANICO-BIOLOGICHE DELLA FORMAZIONE DEGLI ACCUMOLI DI PLANCTON 205 - | pienti, ho trovato, come questi, che tutta la sabbia porta- vasi sempre verso l’asse del vortice, in ampie spire centri- pete, alla superficie non ho mai osservato una grande rego- larità nel corso dei galleggianti. In verità m'è parso che essi avessero una maggiore tendenza a portarsi verso la periferia, ma i fatti opposti, non credo, come dice Marinelli, possano tenersi in non cale. Questi differenti risultati sono propenso a credere di- pendano dal modo troppo grossolano d’esperimentare :; forse ciò non accadrebbe imprimendo il moto di rotazione al re- cipiente, e fermandolo a determinate velocità. Una interessante esperienza è stata eseguita da Deche- vrens (1) per riprodurre i vortici che comunemente si osser- vano nei fiumi (Secchi, Marinelli, ecc.), verso il cui centro vengono attirati i galleggianti. A tale scopo egli produsse un movimento rotatorio nel liquido contenuto entro un bic- chiere cilindrico, facendo girare un mulinello, costituito da 4 palette verticali, ai due terzi dell’altezza del liquido. Volendo venire ad una conclusione sul moto vorticoso di un liquido, credo che si possa stabilire, che se il suo strato libero avrà una velocità angolare non minore di quella esistente negli strati sottostanti, alla superficie si noterà un movimento centrifugo, se invece la velocità sarà minore, si noterà un movimento centripeto. Ciò avverrà perchè quando la velocità angolare d'uno strato di liquido è più grande, è maggiore anche la sua forza centrifuga, quindi esso aspira . il liquido degli strati in cui la velocità è minore. Sul fondo il movimento sarà sempre centripeto per la minore velocità delle acque. | Un accenno molto vago al moto vorticoso quale causa di formazione di accumuli di plancton trovasi in Haeckel, ma Dahl (2) insiste molto sull’esistenza di accumoli in re- gioni animate da moto vorticoso. (1) DecnevRENSs, P. M. — Sur la reproduction expérimentale des trombes. — (Comptes-Rendus 1887, T. CV.) (2) Daur, F. — Die Verbreitung der Thiere auf hoher See. II. (Sitzgsber. Berl. Akad. Wiss. phys. math. C1. 1898.) 206 GIUSEPPE CURRERI Vento. — In vari punti degli oceani — V. Giinther (1), fig. 101, p. 498 —, in vicinanza delle coste delle quali venti costanti asportano continuamente acqua, notansi degli affio- Tamenti di acqua a temperatura molto bassa. Più di un au-_ tore per spiegare il fenomeno ammette la teoria del « Wind: stau » di Zoppritz (2). dI Secondo l’esperienze di Kriimmel (3), che ha osservato î delle variazioni non prevedute da Zéòppritz, se un vento dil direzione ed intensità costante, spira su tutta la superficie d’un liquido, parallelamente alle pareti verticali della vaschetta entro cui esso è contenuto, si ottiene un abbassamento di livello nella costa sopravento ed un innalzamento sulla sponda opposta. : Per questa differenza di livello e per la costante azione del vento, si determinano dei movimenti vorticosi in tutta la massa del liquido, in modo che sul fondo osservasi un mo-. “vimento delle acque verso la sponda in cui il livello è più. basso, ed alla superficie, se la più gran parte del liquido muovesi nella stessa direzione del vento, sui lati invece muo- vesi in direzione opposta. Queste esperienze, eseguite con una corrente di vapore della velocità di 20-30 cm. al m”, meriterebbero di essere ri- ; petute in condizioni svariate, e per vedere l’effetto pro-. dotto dal vento su galleggianti più o meno sporgenti sulla. superficie libera del lidaido: Un altro fatto degno di nota si verifica sulle sponde sot-_ tovento, e del mare e dei fiumi, -cioè che i galleggianti che per avventura si trovano nell'acqua, dopo un certo tempo. vengono a riva, e pel rifrangimento delle onde, sono getta sulla spiaggia. Al fenomeno non mi sembra estraneo il « Windstau >, ma esso spiegasi anche colla teoria delle onde forzate (varo i gues forcées). A ” -< PRES SS > (1) GuxrHER, S. — Handbuch der Geophys.k. (II Bd._Stuttgart, F. Enke, 1899.) (2) ZoppriTz, K. — Hydrodynamische Probleme in Beziehung zur Theorie «der Meeresstromungen. (Wied. Ann. d. Phys. n. Chemie, Bd. VI, 1879.) “fd (3) Bocustawski u. KrummeL. — Handbuchd er Ozeanographie (II. Bd. J. En-_ gelhorn, Stuttgart, 1887.) PERE TERE € e SE SULLE CAUSE MECCANICO-BIOLOGICHE DELLA FORMAZIONE DEGLI ACCUMOLI DI PLANCTON 27 Secondo Thoulet (1) « sotto l’influenza del vento agente immediatamente contro la superficie dell’acqua, le molecole liquide superficiali non descrivono esattamente le curve | chiuse indicate dalla teoria (2), e che non si osservano che per la « houle », risultato d'una azione del vento avente. luogo dopo un certo tempo o a una certa distanza dal punto considerato, il che sopprime la sua influenza diretta ed im- mediata. Esse descrivono delle curve non chiuse in modo che il profilo delle onde è allora più complicato di quanto mo- stra la teoria. Il vento tende ad appiattire la traiettoria al- lungandola, in modo che la velocità delle molecole è ritar- data nel pieno delle onde e, al contrario, accelerata nelle ‘parti concave. Il movimento di traslazione orizzontale spiega perchè le onde cacciano davanti a sè gli oggetti galleggianti abbandonati in pieno mare, e che finiscono tosto o tardi per raggiungere una costa ». A questo movimento, fatale per gli organismi passivi, come dice Gourret (3), si deve il fatto da lui osservato, che la costa di st. Nazaire (Marsiglia), nell'inverno del 1880, mo- stravasi « letteralmente coperta d’ombrelle di velelle ». In proporzioni più modeste lo stesso fatto fu da me osservato in una giornata tempestosa del mese di febbraio 1895 a Mes- sina, nelle vicinanze della Lanterna. Accumoli di plancion è probabile si formino anche nelle regioni degli oceani in cui si ha un centro di bassa pressione at- mosferica. Producendo una piccola tromba, con un tamburo. analogo a quello adoperato da Weyher (4), sopra un ampio. bacino contenente dell’acqua e dei galleggianti, quelli tra questi che si trovano nel dominio della tromba si portavano in ampie spire centripete verso l’asse della tromba, ed ivi accumulavansi. (1) Tuouret, J. — Océanographie (Dynamique). (I. P. L. Baudoin, Pa- ris, 1896.) (2) Intendi: del moto ondoso. (3) GourRET. — Qp. cit. i i (4) MASCART. — Expériences de M. Weyher. (Journ. d. Phys. II. Ser. t VIII, 1889). 208 GIUSEPPE CURRERI Ed eccomi all’ultima delle cause di circolazione verti- cale, che io ritengo la più importante per la formazione degli accumoli di plancton, alla differenza di: A Densità. — È noto oramai da lungo tempo, che per la È differente densità delle acque marine, si verificano delle cor- renti circolatorie verticali. ci Esempi classici sono la corrente superficiale; che dal Mar Nero trasporta queste acque meno dense, per lo sbocco di numerosi e potenti fiumi, nel Mar Egeo, e la corrente super- ficiale che dall’Atlantico entra nel Mediterraneo, in cui la densità è maggiore a causa dell’intensa evaporazione, colle loro rispettive correnti profonde in senso opposto. È evidente che tale circolazione deve avere per conse- guenza una povertà di plancton autopelagico nel Mar Nero ed una relativa ricchezza nel Mediterraneo. Con ciò però non | intendo dire che nel Mar Nero questi organismi manchino affatto, potendo esservi importati da correnti generate da venti contrari. | Queste condizioni si verificano in quasi tutti i mari in- terni ed in modo più notevole (Kriimmel) pel Mar Rosso at-_ traverso lo stretto di Mab-el-Mandeb. Poco importanti e non | bene determinate sono le considerazioni di Steuer (1) sullo. « Stauung des Auftriebes » in questo mare. i Accumoli di plancton nel sensò stretto della parola (come le « Thierstrasse ») possono formarsi lungo la linea di sepa- | razione di acque di differente densità, specialmente quando | la differenza è notevole. Dice Boguslawski (2): « I limiti del Gulf Stream e del. « kalt Wall » spesso sono così nettamente, distinti nella parte superficiale, che a distanze molto brevi (come la metà della lunghezza d’una nave), o alla distanza di poche ore, sono state osservate differenze di temperatura di 15° ed — anche maggiori. In tutti i casi in cui correnti di tempera- . ture molto differenti corrono del tutto vicine l'una all'altra, così che negli strati limitanti esistano differenze di tempe- | À (1) STEUER. — Op. cit. (2) BoGuLawskI u. KrummE.. — Op. cit. Vol. I. SULLE CAUSE MECCANICO-BIOLOGICHE DELLA FORMAZIONE DEGLI ACCUMOLI DI PLANCTON 209 ratura molto notevoli, si trova, come nel « kalt Wall » una rapida diminuzione di temperatura col crescere della pro- fondità, e parimente un approfondarsi dell’acqua fredda più densa, sotto l’acqua più calda, meno densa ». Credo che per la maggiore densità delle sue acque, la corrente del Labrador continui il suo corso sotto il Gulf Stream e così si formino gli accumuli di cui parla Van- hòffen (1). Secondo Maury (2) e quest’ultimo, quando due correnti s'incontrano è necessario che una delle due s’affondi. Vanhòffen aggiunge che le correnti s’affondano anche quando s'incontrano in una costa. «Ciò non è d'accordo nè colle teorie di Zòppritz (3), nè coi risultati da me ottenuti in svariate esperienze eseguite con liquidi di eguale densità, e sui quali m’intratterrò altra volta. 3 Finisco coll’accennare ad una prova biologica in favore della tanto discussa questione della circolazione tra l’equa- tore ed i poli per la differenza di densità, cioè, che nelle pro- fondità dei mari tropicali esistono degli organismi, che nelle regioni polari sincontrano alla superficie. (1) Vannorren. — Op. cit. (2) Maury. — Geogr. fis. (3) ZOPPRITZ. — Op. cit. gere 77 ì vi nie PR 5 +86. Mista vi #4 Pa hi « ” NT Ta, Pv» e za ea «Male ESTRATTO DALLO STATUTO Sv i * =. Ii ART. 2. — La Società ha lo scopo di dare istruzioni, consigli, \ appoggi morali, e possibilmente aiuti materiali ai cultori della biologia animale anche nelle sue varie applicazioni; di pubblicare nei modi stabiliti dal regolamento un Bollettino contenente i reso- conti delle adunanze, le comunicazioni scientifiche d’indole biolo- gica, anatomo-fisiologica, embriologica, -paleontologica e sistema— tica; e quelle altre notizie che possono interessare gli studiosi, ART. 3. — La Società è composta di tre categorie di soci: _ 1? Soci ordinari, distinti in soci a tempo, i quali paghe- ranno lire Dieci all’anno, e soci a vita se pagheranno lire 200 in una sola volta; 22 Soci straordinari, i quali pagheranno lire Sette annue; 32 Soci onorari italiani e stranieri, proposti dal Consiglio direttivo, scelti fra i' più noti ed eminenti cultori degli studi Z00- logici, od altrimenti benemeriti della Società. Tutti i soci hanno diritto alle pubblicazioni sociali. ABBONAMENTO PEI NON SOCI È _ Italia . . 12 lire annue 1 pagamento anticipato ‘Estero. . 15 >» » Un fascicolo doppio separato L. 4 Volumi arretrati: Italia L. 15 - Estero L. 18 (franchi di posta) Prezzo di favore a chi acquista gli otto volumi finora pubblicati (Vedi pagina pròîma della copertina). È Sede della Società: Istrruro ZooLogico - R. Uxn:veRSITÀ Via della Sapienza - ROMA p i À x | y ds Pa Roma - Stab. Carlo Mariani e C., Vic. Guardiola 22, MAR 16 1901 A È Fasc. Ve VI. Serie II. - Vol. I. Anno IX. - 1900. i ESLVENIS | } DELLA O i È SOMMARIO. I. PARTE UFFICIALE 4. Angelini prof, Giovanni. Rarità or- Rendiconti. nitiche catturate presso Roma. Pag. 245-246 | Adunanza scientifica del 27 dicen- 5. Facciolà dott. Luigi. Un po’ di cro- bre 1900. — Comunicazioni del presi- nologia relativa agli studii su lo svi- | dente- Proclamazione di nuovi soci - luppo dei Murenoidi . . . . .. » 247-262 Comunicazioni scientifiche diverse dei 6. Santoro-Silipigni Giovanni. Alcune socì Carruecio, Rostagno, Marchesini, ‘specie di Ropaloceri raccolti in Mes- | SE» inergerg Santoro-Silipîigni, RE Gig . . >» 263-264 Mt dI Carpena |. Pag. à n aializì prof. diorini. Nidifica- II. RARO SCIENTIFICHE. zione del Falco integri des chneis nau- teri mor eda di un Lophopithecus 8, Falconieri di Carpegna conte Guido. femoralis Horslield donato da S. M. il Sopra un esemplare di Cicogna di Ab- Re Umberto al Museo Zoologico della dim (Ciconta Abdimii Licht.) donato R. Università di Roma). . . . . >» 211-221 da S. E. Ferd. Martini ed uccisa nel d | 2. Rostagno comm. Fortunato. Classi= paese dei Bogos . . » 267-268 { ficazione descrittiva dei Lepidotteri 9. Alessandrini dott. Giulio. Sulla caÈ | Italiani (Capit. II, Eteroceri) . . » 222-239 tura della P? NITIDA aurea gian in | 3. Marchesini prof. - Rinaldo. Sopra Roma. . . + + > 269-270 | una probabile dggivazione delle cel- III. Indice e delle dica con- lule eosinofile . . . AI ap o ROTA tenute nel Vol. EX (I.della Ser. II) 1900 » 271-272 | AVVISI IMPORTANTI, | A tutti i nuovi Soci ed Abbonati, i quali ne faranno domanda accom. pagnata dall'importo anticipato; verranno spediti, franco di posta, i nove volumi pubblicati dal 1892 al 1900 al prezzo di favore di lire set- tantasei, in luogo di L. 108. DSS NSNNNNSINNANSNNSISSNNSNNSSN SS NMA SS SSNA NANNA SASA SSA VAI Il Bollettino della Società (1901) pubblicherà estese recensioni di tutte quelle opere delle quali perveranno in omaggio due copie alla Direzione. x Si faranno annunzi speciali gratuiti di tutte quelle pubblicazioni che. verranno spedite in omaggio 9 dai Sig. Autori o Librai-Editori. PA A coloro i quali poi desiderassero anpunzi sulla copertina di Pubblicazioni, Colle- zioni, o di quanto altro ha attinenza con la Zoologia, saranno \fatti prezzi e condizioni di favore. Fascicoli di saggio del Bollettino verranno spediti gratis dietro richiesta. ì N e ; kt . Conto corrente colla Posta ”- Pubblicazione bimensile. \ ___— MAR 1601901» — Fasc. Ve VI. Serie Il - Vol. |. Anno IX - 1900. BOLLETTINO DELLA SOCIETÀ ZOOLOGICA ITALIANA SOCIETÀ ZOOLOGICA ITALIANA CON SEDE LN ROMA RENDICONTI Adunanza scientifica del 27 Dicembre 1900. — Presidenza del prof. ANTONIO CARRUCCIO. _ ORDINE DEL GIORNO: PARTE I. — COMUNICAZIONI DEL PRESIDENTE - PROCLAMAZIONE DI NUOVI SOCI. Il Presidente pronuncia brevi parole di affettuoso saluto pei consoci che, dopo le trascorse vacanze, riprendono volenterosi i lavori e gli studi, dei quali in questa stessa adunanza potranno darne prova colle annunciate comunicazioni scientifiche. — Ag- giunge poi che quando nell’ultima adunanza estiva, tenuta il 5 luglio, i molti soci presenti presero scambievole congedo, erano . ben lontani dall’immaginare che un improvviso ed orrendo | misfatto privasse la Patria di un amato Sovrano, esemplare per bontà e generosità d’animo. Fa nota la parte che la Pre-. sidenza prese al generale cordoglio per la tragica fine del Re Umberto, parte che fu anche espressa colle parole pubblicate nelle prime 2 pagine del fasc. III e IV del vol. IX. Conchiude coll’af- fermare che la SOCIETÀ ZOOLOGICA ITALIANA oggi volentieri . rinnova i più fervidi voti onde siano prospere e durevoli le sorti dei giovani Sovrani, il Re Vittorio Emanuele III e la Regina Elena, i quali certamente intendono dedicare il loro | cuore e la loro mente alla grandezza ed alla maggior felicità della Nazione. — Infine il prof. Carruccio accenna come con lettera di S. E. il Ministro della R. Casa, in data del 13 set- _ tembre, il Re Vittorio Emanuele abbia gradito il Bollettino so- | Bollettino della Società Zoologica Italtana 15 * Il RENDICONTI ciale (fasc. IIT e IV) che attesta «la solerte attività scientifica » della nostra Società. Il Presidente aggiunge pure alcune parole di sommo com- piacimento sia pel ritorno che in questi stessi giorni fece in questa eterna Capitale la virtuosa ed amatissima Regina Mar- cherita, sia per lo splendido risultato — il quale torna a grande. onore della nostra Italia — ottenuto da S. A. R. il Duca degli Abruzzi, dal comandante Cagni, dal capit. med. dott. Cavalli, e dai loro valorosi compagni, colla meravigliosa spedizione nordica testè compiuta. Sono gli uomini amanti del progresso scientifico e della patria quelli che maggiormente debbono compiacersi di tanto eroismo. — La Società divide e plaude gli espressi sentimenti. Il Presidente proclama quindi due nuovi soci ordinari nelle persone dei signori prof. Francesco Saverio Gagliani e dottore Omero Ricci. Il Segretario presenta numerosi cambi ed omaggi di pub- blicazioni pervenuti alla Società durante le vacanze. PARTE II. — COMUNICAZIONI SCIENTIFICHE. 1. Carruccio prof. A. Aggiunte alle collezioni dei Verte- brati romani di specie non comuni, prima mancanti, fra i Pesci Selaci e Teleostei e fra i micro-Mammiferi. 2. Rostagno comm. F. Classificazione descrittiva dei Lepi- dotteri Italiani (Continuazione della parte generale - Noctuae). 3. Marchesini prof. R. Su di una probabile derivazione della cellula eosinofila. Nota preventiva. 4, Alessandrini dott. G. Soprà una forma larvale di Gor- dius rinvenuto in un Carabo. Ct - 5. Facciolà dott. L. Un poco di cronologia relativa agli studi su lo sviluppo dei Murenoidi. Db 6. Santoro-Silipigni G. Appunti su alcuni Ropaloceri di Messina. 7. Lepri march. dott. Gius. Contributo allo studio degli Imenotteri della campagna romana. 8. Carruccio prof. A. Generi e specie della famiglia Sdlu- ridae introdotti recentemente nel Museo Universitario. — 9. Falconieri di Carpegna conte Guido. Nota sopra un esemplare della piccola Cicogna di Abdim (Ciconia Abdimii Licht.) uccisa dall’on. Ferd. Martini nel paese dei Bogos. IL Segretario Prof. M. CONDORELLI. Prof. ANTONIO CARRUCZIO Sui caratteri morfologici di un LopHoPITHECos FEMoRALIS Horsfieli Donato da S. M. il RE UMBERTO al Museo Zoologico della R. Università di Roma Comunicazione alla Società Zoologica Italtana (4) Ebbi già occasione non solo di partecipare, ma di far vedere ai consoci le numerose ed importanti specie di Ver- tebrati donate dal compianto e generoso Re Umberto al Museo Zoologico Universitario, provenienti tutte dalla grande Isola di Borneo (1), dichiarando che a misura mi venisse concesso dalle occupazioni e dai doveri d’ ufficio, le avrei non solo brevemente illustrate, ma volta per volta ripresentate in suc- cessive adunanze (2) — Invero nella prima di esse stimai fare cosa gradita ai miei colleghi anche limitandomi a presentar loro tutti gli esemplari in pelle (Mammiferi, Uccelli e Rettili), cioè non preparati, accompagnando la presentazione con bre- ‘vissime parole di commento. Unico essendo il preparatore tassidermico addetto al nostro Museo, per quanto egli sia sollecito e abile, occorreva ed occorre ancora qualche po’ di tempo prima che sia preparato intieramente questo nuovo e ricco materiale scientifico. Inoltre, come pure dichiarai, in- tendevo utilizzare i cranî ed altre parti dell'armatura sche- 5 letrica, per quanto era possibile, di quelle specie che mi pa- reva opportuno di ristudiare colla maggiore esattezza. Oggi mi è adunque possibile di presentare ben preparato l’esem- | plare di Lophopithecus femoralis Horsfield, e separatamente il eranio e varie ossa degli arti. Ho potuto così, specialmente (1) Riassunto dell’autore. (2) Ved. le mie comunicaz. pubblicate nel vol. VIII e ]X di questo Bollettino, “ gea 212 ANTONIO CARRUCCIO n E per la integrità delle ossa mascellari coi denti, fare un esame . diagnostico più completo su questo primate, non mai prima visto o posseduto in Roma. È # est Parecchi fra i più competenti scrittori di Mammologia. mantengono separata la famiglia Semnopithecidae dalla fami- glia Cercopithecidae. Altri comprendono in quest’ ultima due sotto-famiglie, dando alla prima il nome di Semnopithecinae, ed alla seconda quello di Cercopithecinae. Così, ad es., fa il Trouessart nella sua recentissima pubblicazione, Catalogus - Mammalium tam viventium quam fossilium (1), dal quale non vien mantenuta quale terza famiglia, la Cynocephalidae, e neppure citata come sotto famiglia; quindi i generi che in questa vennero annoverati da altri autori (Cynopithecus, The- ropithecus, Papio, ecc.), il Trouessarit li fa rientrare nella se-. conda sotto-fam., Cercopithecinae. Non è qui il momento di ‘decidere se tale riunione sia proprio giustificata. Nella fam. o sotto-fam. dei Semnopitecidi si possono an- noverare oltre 25 specie, le quali sono oggi incluse non più nel solo genere .Semnopithecus F. Cuv. (1821) ma in parecchi | altri generi, quasi tutti assai ben caratterizzati, e quindi ac-. cettabili. Già fin dal 1812 E. Geoffroy aveva formato il gen. Na-_ salis. Questo nome generico fu nel 1856 mutato dal Dahlb nell’altro di RAynchopithecus (Rhyn. larvatus vel nasica). Nel 1870 A. Milne-Edwards introdusse il gen. Rhjaopitkecss, pure con una sola specie (RA. Rorellanae.. = Successivamente il precitato e valente mammologo Trou-. essart (1879.1899) credette dover scindere in tre distinti generi il gen. Semnopithecus, chiamandoli : Corypithecus, Lo-. phopithecus e Presbypithecus. Il Trouessart però tenne se- | parati i due generi Mesopithecus del Wagner (1839) e Doli- chopithecus del Depéret (1889), nei quali si annoverano forme È fossili. - La specie da me studiata - deve comprendersi nel geni Lophopithecus, ed è quella che nel 1830 fu-descritta da Hors- (1) Edit. R. Friedlinder et Sohn. — Berolini, 1897-99, pag. 6-32. SUI CARATTERI MORFOLOGICI DI UN LOPHOPITHECUS FEMORALIS HORSFIELD 213 + | field col nome di Semnopithecus femoralis (1). Mantenendo, | com’è dovere, la denominazione specifica, sta bene ch’essa | sia compresa, come propose il Trouessart, nel gen. Lophopi- thecus, insieme ad altre 12 specie (L. melalophus F. Cuv., L. rubicundus Mill., L. Natunae Thomas e Hartert, L. Barbei Blyth., L. Phayrei Blyth., L. obscurus Reid., L. mitratus Eschscholtz, L. Sabanus Thomas, L. Hozei Thomas, L. Tho- masi Collet, L. Everetti Thomas, L. Potenziani Bp. i Se gli asiatici Lofopiteci e Semnopiteci offrono caratteri «morfologici esterni ed interni che in gran parte si possono pure riscontrare nei Cercopitecidi p. d., non mancano però parecchi altri caratteri pei quali ci è dato differenziare gli uni dagli altri. Oltre che i Semnopitecidi hanno un corpo in . generale più snello o più slanciato, si distinguonò dai Cer- - Gopitecidi per avere gli arti posteriori più lunghi e sottili, ed ‘in proporzione anche sono più lunghe le falangi digitali, ad eccezione di quelle dell’alluce, ed anche del pollice. Com'è | ben noto ai Zoologi, anche i Colobi presentano affinità coi — Semnopiteci, mancando essi Colobi nelle loro mani anteriori i del rispettivo pollice, o vi è rappresentato in modo rudimen- | tale, da una specie di tubercoletto, non già da falangi pro- | prie: ma esiste al suo posto il corrispondente osso metacarpeo. I Semnopiteci hanno adunque un pollice corto che non può | funzionare quale organo prensile. — Piccole assai sono le cal- | losità delle natiche. DO i "* Nt È: - (1) V. Appenaix to life of Raffles, 1830, pag. 643. — La diagnosi di que- | sta specie fu in gran parte desunta da quella della Simia maura di Raffles - 4 {nec Schreber) V. Linn. Transact. t. 13, p. 247, 1882. — Fra i sinonimi del _ L. femoralis devo'ricordare il più importante, quello di Semnopithecus Suma- tranus S. MuLteR e ScaLeceL, Verhandelingen over d. Natur. geschiedenis der Nederlandsche overzeesche bezittiugen, Fo/. Zool., 1839, pag. 61 e 73, pl. 10 bis. = Recentemente, oltre il Thomas, che ha pubblicato importanti osservazioni su _ diverse specie di Semnopiteci, abbiamo anche lo Jenting che ci ha dato le sue relative al S. femoralis and maurus. V. Notes Leyden Mus. Vol. II, n. 4, 1898, p. 215-218. — Ma tanto sulla bibliografia, che estesamente consultai, quanto # sulle altrui osservazioni riguardanti direttamente questa specie mi propongo di | tornare, anche perchè le mie le credo in alcuni punti più complete, e preci- | samente nello studio delle ossa degli arti e nelle misure del cranio, come pure sulla dentizione, ecc. - - P. ei, 215 ANTONIO CARRUCCIO i ada _—_—_—_—_—_t—r..r_Ackktssss..lldéd MA \ °>-- Confrontando i crani di Cercopitecidi, Colobi e Cinocefali, che ho potuto introdurre nella collezione generale e didattica, con questo di Lofopiteco, seorgete differenze abbastanza evi- denti anche nella dentatura; ed è in particolar modo note- | vole l’ultimo molare inferiore tetra-tubercolato nei primi, e penta-tubercolato in questo Lofopiteco ed in tutti i veri Semno- piteci. Il 5° tubercolo in questi ultimi è situato all’ indietro nella corona del predetto molare, ed è visibile sempre quando ; essa non sia troppo appiattita o consumata pel lungo attrito ed uso. | I Semnopiteci hanno il muso meno sporgente dei Cer- copiteci ecc.), epperò la faccia dei primi fu da qualche scrit- tore chiamata, un po’ impropriamente, breve: la testa è pic- cola, ed in alcuni piuttosto alta. Gli stessi Semnopitecidi (Comprendendovii Lofopiteci s. s) sono privi di borse guanciali, ed hanno allungati e più eretti i peli del vertice del capo in modo da formare un ciuffo (Lophos - ì.02:) il quale può prolungarsi anche lungo la nuca, _ e spesso sì presenta depresso ai lati, en quise de créte, come A si esprime lo Schlegel. ? Dei caratteri morfologici interni ricorderò soltanto che lo stomaco nei Semnopiteci e Colobi suol essere ampio e mul- tiloculare (a un dipresso come sì osserva nei Kanguri, ecc.) _ per la presenza di restringimenti posti a diversa distanza. L'ampiezza delle concamerazioni che ne risultano è varia-_ bile. secondo l’età, le specie ed il sesso. — I Semnopiteci; hanno un sacco gutturale variabile, secondo i generi è le specie, per ampiezza. 4 Altre particolarità anatomiche possono rilevarsi nello studio dei Semnopitecidi, ma dovendo mantenere la presente comunicazione entro limiti assai ristretti, passerò immedia- tamente a descrivere quanto credo di più notevole nel L. fe3 moralis, specie che non è certamente tra le più facili o co- muni a osservarsi nei nostri Musei. è L’esemplare che presento fu accuratamente nc! Gol dal sig. Coli, ed è in ottimo stato di conservazione. Come dissi ho potuto avere il cranio e le principali ossa degli arti. La mole di questo Semnopiteco è piccola: infatti dal ” SUI CARATTERI MORFOLOGICI DI UN LOPHOPITHECUS FEMORALIS HORSFIELD 215 vertice del capo fino alla base dell’ appendice caudale, mi- sura non più di 55 cent.; ma se aggiungiamo i 50 cent. di lunghezza appartenenti alla coda, allora si ha una lunghezza totale di 85 cent. Lo spessore massimo di essa coda è alla sua base di 5 cent., nel mezzo di 4, e nell’ apice di circa 3 cent, 4 Ricordo in passando come la descrizione del pelame dei Semnopitecidi sia stata fatta con particolare attenzione da parecchi Zoologi, non solo perchè offre tinte diverse e tal- .volta assai vivaci, disposte con una certa armonia e rego- larità in determinate regioni del corpo, ma anche perchè è soggetto a speciali modificazioni secondo l’età, il sesso ecc. Il L. femoralis è invece una fra le specie che presenta una colorazione quasi tutta omogenea del proprio pelame, che in verità non è descritto da altri con molta precisione. Come vedete, sono neri con riflessi ferruginei i peli che cuoprono il dorso e la maggior parte della regione toracica e degli arti superiori ed inferiori. Questi peli sono inoltre brevi, lisci, esili e ripiegati su se stessi. Invece i peli posti sulla regione cefalica li troviamo lunghi da’ 4 ai 5 cent. e dritti, formando ‘ un ciuffo intensamente nero e ben sviluppato. Esaminando la regione infra-oculare vediamo una zona di peli bianco-grigiastri, i quali si avanzano fino a raggiun- gere in alto il contorno palpebrale; in basso poi l’ istessa zona si avanza cuoprendo tutta la regione mascellare infe- riore, fin sotto l'apertura ovale. A questa serie di peli bianco- grigiastri tien dietro un’ altra più larga di peli nereggianti, la quale si estende per tutto il collo. Nel mezzo ed in alto del petto vediamo altra zona di peli bianchi, che formano quasi una macchia rettangolare, lunga circa 3 cent. e larga -12 mill., la quale è inferior- mente circoscritta da una specie di V formato però da peli | neri, ed alla sua volta delimitato da un altro V più ampio, risultante da peli bianchi, largo da 5 a 6 mill. — Sotto a questa impronta bianca ricomparisce senza interruzione nella superficie toraco-ventrale, fino agli inguini, il pelame nero. Dalle due regioni inguinali al perineo, all'interno delle coscie e fino alla faccia posteriore delle gambe sì osserva NI de PET JP pe DE * 216 ANTONIO CARRUCCIO “i una zona formata di peli biancastri, la quale si avanza re- N stringendosi nel. mezzo dell’istessa faccia, raggiungendo i piedi. = 9 Caratteristica è poi la doppia colorazione dei peli ben. — sviluppati che sono propri della lunga appendice caudale: intatti la sua faccia postero-inferiore è coperta da peli neri e lucidi, che si limitano a tutto il terzo superiore, raggiun- gendo l'apice; il rimanente della coda medesima, a cominciar dalla. sua base, è invece coperto da peli bianco-grigiastri, disposti in modo da formare una zona che gradatamente va restringendosi, finchè termina in punta. Le mani e i piedi sono, nella faccia dorsale, coperti da - peli neri, corti, e meno morbidi di quelli del dorso ecc. Nella faccia palmare, rivolta all’interno, vediamo come la pera sia nuda e di un colore bianco-sporco. Dagl’inguini al perineo e fin nell’interno delle coscie e all'indietro delle gambe trovasi una zona di peli grigiastri: quest'altra zona va sempre più restringendosi a misura che sì avanza verso il mezzo della faccia posteriore delle stesse . gambe e fin presso al margine interno della faccia plantare dei piedi. Caratteristica è poi la faccia postero-inferiore della lunga coda, che coperta da peli neri lucidi in sul davanti, fino al- l'apice, e a tutto il 3° superiore, si vede invece fornita di peli bianco-grigiastri dall'origine della coda medesima, sì da estendersi per più della metà. Ma questa zona postero-infe- |. riore di peli biancastri si va restringendo, per terminare in punta verso il 3° della coda medesima. Sulla faccia dorsale delle mani e dei piedi i peli sono — neri, ma nella faccia interna nuda la colorazione è d’un “> bianco-sporco. — Ed ora diamo uno sguardo all armatura scheletrica. | Cominciando dalla colonna vertebrale, ricorderò che an- che in questa specie si hanno 12 vertebre cer 71 lombari, ; 3 sacrali e 29 a 28 caudali. = Vl La testa, che potei avere intatta, mostra parecchie su- È ture ancora non saldate: le più manifeste sono la biparie- tale e la occipito-parietale: appartiene adunque ad individuo — = È * E, 3. CRT, TR 8 I US © SR cite Sant dl A d he a j _ 5 i x x \ vol VIII 1899, pag. 1-16. SUI CARATTERI MORFOLOGICI DI UN LOPHOPITHECUS FEMORALIS HORSFIELD 2417 non affatto adulto, ed era una 9. — Non esistono creste nè sopraorbitali, nè altre: in breve tutta la superficie. cranica è perfettamente liscia (1). Le orbite sono quasi sferiche, e quindi assai diversamente conformate di quelle che mostrai e descrissi nella testa del bell’esemplare. d’H/obates Milleri, pur donato da S. M. il Re Umberto (2). La profondità di ciascun’ orbita del Lofopi- teco è di 25 mm.; il diam. longitud. (altezza) è di 19 mm,; il diam. trasverso è di 18 mm. — Il loro contorno è affatto liscio e regolare. Il cranio è più lungo che alto: l'altezza infatti è di 41 mm., e la lunghezza (diametro antero-posteriore, dal punto più sporgente del muso, cioè dal mezzo dell’interma- scellare, fra. i 2 incisivi superiori, al punto più sporgente .. dell’osso occipitale) è di 80 mm. — Da un’arcata zigomatica all’altra si ha la massima larghezza (diametro trasv.) ch'è di 50 mm. — Il palato, a volta assai concava, è lungo 15 mm., e largo 9 mm. — Completa è la sinfisi mentoniera. — Le ossa temporali, parietali ecc. si mostrano piuttosto sottili e fragili. Esaminiamo ora i denti. In ciascuna metà delle arcate mascellari (e la superiore ha forma molto accentuata. di un ferro di cavallo) si osservano soltanto 6 denti: in totale “sono adunque 24, Nella mascella inferiore sì scorge in fondo, sì a destra come a sinistra, un molare che sta per emergere dal rispettivo al- veolo aperto, e la stretta apertura misura dall’indietro in avanti 5mm. —14 incisivi inferiori sono disposti in linea lievemente: arcuata e ravvicinatissimi fra loro; ciò che non è dei 4 supe- riori, che non si avanzano dritti’ e verticali, ma si dispon- gono un po’ obliquamente dall’ esterno all’ interno. — La . porzione estralveolare (corona) è di 5a 6 mm. — Il diastema (1) Recentemente il prof. L. Maggi si occupò (R. Ist. Lomb. di Sc. Lett, vol. 35, fasc. 2, peg. 89-90) della sutura endomesognatica alla superficie degli intermascellari di un'altra spec. di Semmnopithecus, cioè del S. entellus, sutura che in questo esemplare di Sarawak non si osserva. |, | (2) Ved. Bollett. della Società Rom, per gli studi zoologici, fasc. A e 2, “ » 218 ANTONIO CARRUCCIO è più pronunciato nella mascella superiore, — I canini sono poco sviluppati, e appena più lunghi dei due incisivi esterni, sui quali sporgono poco meno di 2 mm. De I molari hanno i tubercoli grossi ed acuminati: i 6 mo- lari superiori sono quasi identici per forma e dimensione al 6 inferiori. Però guardando bene si vede che i tubercoli del. _ 1° molare destro e 1° molare sinistro della mascella infe- | riore sono meno sporgenti in confronto ai 2 corrispondenti superiori: aggiungo anzi che nei predetti primi molari in realtà sono 3 i tubercoli visibili, 2 marginali esterni ed uno | interno, ch'è il più piccolo. È Sottili sono le arcate zigomatiche e poco sviluppate. — La branca ascendente del mascellare inferiore è poco alta ; ma l’apofisi coronoide se è poco spessa è però larga alla base 10 mm., ed alta 11 mm, — Lo spessore massimo di essa mascella si ha presso l’ultimo molare e presso la sinfisi men- toniera) ed è da 6a 7 mm. Mi propongo ora di esaminare l’omero, il radio « e l’ulna. per l’arto toracico, il femore, la tibia e il perone per l’arto pelvico. Questo esame credo di dover fare particolareggiato, perchè mi parve trascurato da chi potè disporre di esem- plari di L. femoralis. Coloro che studiano con criterio com- parativo la osteologia non debbono dare un'importanza del tutto predominante, come talvolta accade, a determinate. ossa, quelle, ad es., del carpo e del tarso e delle dita, in confronto alle altre maggiori ossa formanti i segmenti delle quattro membra. La funzione complessa di queste, la quale offre nei Mammiferi, siano dell’ord. dei Primati o di altri or- dini, siano Vertebrati d’altre classi, notevoli modificazioni, si conosce completamente solo allorquando si tenga conto di tutti i particolari osteologici propri ai segmenti che co- stituiscono le stesse membra. E come osservò già il Gegen- baur le innumerevoli modificazioni funzionali « ricevono la 4 loro spiegazione dalla varietà dell'uso delle estremità » nelle quali appunto si nota un maggiore o minore sviluppo, ed anche fusione e riduzione di singole parti, e perfino dell’in- tiero membro per la mancata funzione. L’arto toracico del L. femoralis (lasciando da parte il PRE I OLE OE PI TP TR: E © at dl © e e * r - Meno A i À ACTA: 3 h e” ®» . di SUI CARATTERI MORFOLOGICI DI UN LOPHOPITHECUS FEMORALIS HORSFIELD 219 cingolo scapolare e le falangi digitali, cui non trovo per ora aggiunte od osservazioni da fare) misurato nei due segmenti principali, bracchiale ed antibracchiale, ci dà subito ragione della lieve differenza che passa, per riguardo alla lunghezza, coi due segmenti omologhi dell’arto pelvico, coscia e gamba. Distese, in linea retta, come vedete, le ossa omero, radio e cubito, in modo da serbare esattamente i loro rapporti ar- ticolari, e del pari il femore, la tibia e il perone, e fissate parallelamente su questa tavoletta, è facile avere la pre- cisa lunghezza delle ossa medesime e dei singoli segmenti. Le ossa adunque del.braccio e dell’avambraccio misurano disposte nel modo che dissi, 19 cent. e !/,; l’osso della coscia, e le ossa della gamba, misurano — pure in linea retta — 25 cent. — Or bene nella stessa s. fam. Semmnoptthecidae è fa- cile constatare che si hanno non poche specie in cui gli arti anteriori differenziano per lunghezza ecc. dagli arti -poste- riori, molto più che non differenzino quelli del L. femoralis, ne’ quali le ossa della coscia e della gamba sono comples- | sivamente più lunghe di quelle del braccio di appena 6 cen- timetri e. 1/.. Se invece paragoniamo la lunghezza degli stessi segmenti ossei in questo scheletro. di Colobus guereza che vi presento, od anche in quest’altri scheletri di Cynocephalus ecc. troviamo ben altre differenze, che non possono non avere il loro signi- ficato fisiologico, e delle quali discorrerò in altra parte. Darò ora le dimensioni parziali delle precitate ossa del L. femoralis: l’omero è lungo 9 cent. precisi; il diametro massimo dell’estremità superiore (testa omerale) che va preso nel senso antero-poster., è di 12 mm.; il diam. massimo del- l'estremità inferiore (preso in senso trasversale, dall’epitroclea all'epicondilo, che formano due eminenze poco pronunciate) è di 18 mm. — La fossa olecranica è relativamente molto pronunciata, in rapporto dello sviluppo dell’eminenza (becco dell’olecrano) che in essa fossa vien ricevuta. Nella estremità super. è poco distinto il collo anatomico, distintissimo invece il collo chirurgico. Presa isolatamente la testa dell’omero, che suol paragonarsi ad !/, di sfera (ma in questo caso non sarebbe esatto il paragone) troviamo che 220 - ANTONIO CARRUCG:0 la superficie articolare, liscia, ha 2 diametri diversi; dei . quali il maggiore è di 10 mm,, ed il minore di circa 8 mm. — La predetta superficie adunque ha una forma ovalare. Di notevole quest'osso non ci presenta altro che lo svi- luppo della doccia 0 scanalatura bicipitale, ch'è larga in alto, fra le due tuberosità, 4 mm., e gradatamente restringendosi si avanza — sempre visibile — per ben 25 mm. sulla faccia interna omerale, con margini o labbra rotondeggianti, che, com'è noto, servono ad inserzioni tendineo-muscolari distinte, cioè il margine posteriore ai grandi dorsale e rotondo, e l’an- teriore al grande pettorale. L’Huxley riassumendo i caratteri dello scheletro dei Catarrhini (Cynomorphi) scrisse che il loro arto anteriore « mostra che la sua funzione è quella di sostenere ». Ed aggiunge: « Il radio presenta modificazioni che hanno le stesso significato. La sua testa articolare è trasversalmente allungata, e sta alquanto dinanzi all’ulna, articolandosi più estesamente coll’omero che non nelle scimie superiori ». A un dipresso si fanno le stesse uffermazioni in altre opere d’anato- mia comparata, pubblicate prima o dopo quella dell’Huxley. Per ciò che riguarda i Semnopitecidi, e particolarmente il L. femoralis, osservo che è vero che l'articolazione del radio coll’omero è, in confronto ad altre scimie di cui pos- seggo lo scheletro, nou solo più stretta ma più estesa; ma non è punto esatto il dire che la testa del radio sia tras- versalmente allungata. Quest’osso del L. femoralis ha deci- . samente una forma quasi perfettamente sferica, col diametro trasverso di 9 mm. e coll’antero-posteriore di 8 mm.: la diffe- renza è dunque di 1 mm. appena. E neppure è esatto ciò che scrisse l’Huxley che la testa radiale stia sclo « alquanto dinanzi all’ulna » perchè, come dirò or ora, l’ulna è collo- cata addirittura all'indietro del radio. — Il condilo omerale, o piccola testa, assai convessa e liscia, si articola colla cavità glenoidea della testa del radio, che ha un collo poco ristretto; e sotto una lunga eminenza ovoide (tuberosità DECUEREE, assai pronunciata. Pi L’estremità inferiore di questo radio è, come sempre, — più grossa della superiore, e sto per dire lo è in modo in- 3 È L 4Lb- SUI CARATTERI MORFOLOGICI DI UN LOPHOPITHECUS FEMORAL!S HORSFIELD 922] solito se la si confronta coll’estremità inferiore del cubito.: infatti quest’ultimo non ha neppure il 3° del volume che è proprio all'estremità contigua del radio. Il diametro tras- verso dell’estremità inferiore radiale è di 12 mm., l’antero- posteriore di 8 mm.: pochissimo sviluppata è l’apofisi sti- loidea. Il cubito ha una posizione, rispetto al radio, affatto postero interna, e per la curva che forma il radio, rimane fra le due ossa un largo spazio elissoideo: nel centro del radio, dove la curva si accentua, lo spazio interosseo è di ‘8 mm. — Questa distanza va gradatamente scemando, fin- chè le estremità superiori ed inferiori delle ossa antibrac- ciali si mettono a stretto contatto. La lunghezza del radio e di 99 mm,, quella del cubito è di 110 mm. — Il radio del L. femoralis supera adunque di mm. 9 la lungh. dell’omero, ed il cubito lo supera di mm. 11. — Dirò dopo delle ossicine carpee. | L’apofisi olecranica è voluminosa, alta 14 mm., larga alla base 9 mm. e !/,, e all'apice 5 mm.: — profonda è la grande cavità sigmoide che si articola colla troclea omerale. Il cubito, eccetto la sua estremità snperiore, la quale per le due apofisi olecranica e coronoide, diventa. voiumi- nosa (ma non tanto quanto l’estremità inferiore del radio), nel rimanente della sua lunghezza rimane più sottile, retti- lineo, e per più della metà ha forma regolarmente cilindrica, in confronto al radio, ch'è più grosso, arcuato, di forma prismatico-triangolare nella sua metà inferiore, colla faccia rivolta verso il cubito piano-concava, molto larga in basso, e colla faccia postero-esterna rotondeggiante nella porzione mediana, quasi piana ai due estremi. L’altra faccia, che in quest’osso viene ad essere interna e posteriore, è quasi tutta | piana e più stretta della precedente. La tuberosità bicipitale | posta in sul principio del margine interno è assai pronunciata. (Continua). CLASSIFICAZIONE DESCRITTIVA DEI LEPIDOTTERI ITALIANI COMPILATA Socio ordinario della Società Zoologica Italiana per cura del Comm. FORTUNATO ROSTAGNO | (Continuazione: vedi Fasc. III e IV, Serie II, vol, I, 1900) r , Capitolo II a” a LEGIONE II — ETEROCERI. © | "È PUPTTIN ERETTI ILA PTAENE VOLL SGAIRT OI L Divisione in Categorie e Sezioni. Vario è il sistema di classificazione tenuto dagli autori per la grande Legione degli Eteroceri. Dalla primititiva suddivisione in Crepuscolari e Notturne, la quale venne — dimostrata in progresso di studi non esatta, per le ragioni i già dette, si passò in seguito ad altre più accurate suddivi-. sioni, a seconda delle nuove scoperte, ed alla distinzione di — caratteri divisori bene accertati. Riterremmo opera inutile, i e forse dannosa alla chiarezza della classificazione, lo ac- cennare a tutte le divergenze che esistono fra i varii autori, tanto più che molte di esse non trovano ragione, se non. nell'epoca più o meno recente degli studi e pubblicazioni fatte: ci atteniamo perciò in massima alla classificazione dello Staudinger, la quale segue la scuola tedesca, pur non trascurando le opere classiche più antiche, ed oggi risponde E forse meglio di ogni altra, allo .stato attuale della scienza, aggiungendo quelle notizie e distinzioni, che ci parvero op-_ portune, specie per lo scopo che ci siamo prefissi: quello — cioè di facilitare e rendere maggiormente possibile, una esatta . classificazione, cosa non facile nella numerosissima legione CLASSIFICAZIONE DESCRITTIVA DEI LEPIDOTTERI ITALIANI 223 degli Eteroceri, nei quali talvolta, e per la somiglianza, e per le piccole dimensioni di molti individui, riesce molto malagevole Lo Staudinger (1) divide dunque, come già abbiamo detto, gli Eteroceri in Sfingi, Bombici, Nottue, Geometre, Piralidine, Tortricine, Tineine, Micropterigine, Pteroforine, Alucitine. Noi seguiamo esattamente tale distinzione, mante- nendo però la prima suddivisione, nelle categorie dei Ma- croeteroceri e Microeteroceri, la quale ci sembra opportuna, per un primo criterio di ricerche nel lavoro di classifica- . zione. PARAGRAFO T. CATEGORIA I — MACROETEROCERI. In questa categoria comprendiamo quattro Sezioni e cioè: Sfingi, Bombici, Nottue, Geometre. Corrisponde la prima Sezione alle Crepuscolari del Latreille; le altre tre facevano parte delle notturne. Tali distinzioni di carattere omai sto- rico, è bene ricordare, perchè talvolta usate ancora nel lin- guaggio comune. Il riparto in categorie degli Eteroceri, dipende, come abbiamo detto, principalmente dalle dimensioni dei lepidot- teri giunti al loro stato perfetto. Passiamo ora ad esaminare le distinzioni in tribù e generi, delle quattro Sezioni in cui dividiamo la categoria dei Macroeteroceri. I. SEZIONE I — SFINGI. Il Boisduval comprende nelle Sfingi che chiama Crepu- scolari, quattro tribù e cioè: Sesiarie, Sfingidi, Zigenidi, Pro- cride (2). Il Berce (3) divide la Sezione delle Sfingi in cinque (1) Op. citata, pag. 37 e seg. (2) Borspuvar. Essai sur une monographie des Zygénides. Paris. Megui- gnon Marvais, ed. 1829. (3) BERCE, op. cit., vol 2°, pag. 9 e seg. 224 FORTUNATO ROSTAGNO tribù: Sfingidi, Sesie, Tirididi, Eteroginidi, Zigenidi, portando il genere Syntomis nella tribù delle Zigenidi senza farne un genere a parte. Il Curò (1) comprende sei tribù: Sfingidi, Sesie, Tirididi, Eteroginidi, Zigenidi, Sintomidi. Lo Staudinger dà la stessa classificazione (2) che noi pure conserviamo, come la più recente e che è pure seguita dallo Stefanelli (3) _ il quale però non porta la tribù degli Eteroginidi perchè ‘essa non è rappresentata da nessuna specie in Toscana. I caratteri generali delle crepuscolari o per meglio dire delle Sfingi sono i seguenti: Antenne più o meno rigonfie nel mezzo o avanti l’estremità e indipendentemente da que- sto, talvolta prismatiche, talvolta cilindriche e tal’altra petti- nate o dentate. Corpo generalmente grosso in relazione alle ali e che non presenta mai strozzamento tra il torace e l’ad- dome. Le sei zampe ambulatorie, le posteriori armate di due i paia di speroni. Ali strette oblunghe collocate a foggia di © tetto orizzontale o leggermente inclinate durante il riposo; —_ le superiori che ricoprono le inferiori, le quali sono gene- + ralmente cortissime e ritenute, nei maschi soltanto, da un. freno, retinaculum, alle prime, e tale carattere è essenziale 4 perchè distintivo dei due ‘sessi,. allorchè non si hanno altri. 1 caratteri apparenti di distinzione. i Volo crepuscolare in gran numero di specie; diurno nelle altre, ed è perciò che impropriamente si chiamano crepu- scolari tutte le sfingi, mentre effettivamente questo titolo è proprio della tribù Sfingidi, fatta qui pure una eccezione di cui parliamo in seguito, Larve con sedici zampe, le une liscie le altre vellone o leggermente pubescenti. La loro metamorfosi ha luogo tal- volta dentro terra, talvolta nell'interno dei tronchi degli al- beri, talvolta infine in una scorza o guscio grossolano. Crisalidi prive di punte e generalmente conico-cilin- driche (4). (4) Curò; op. cit. pag. 87 e.seg. (2) STAUDINGER, Op. cit., pag. 37 e seg. (3) SreraneLri. Catalogo illustrativo dei Lepidotteri toscani. Parte seconda. Sfingidi. Firenze, tip. Cenniniana, 1871. (4) BERCE, op. cit., vol. 2°, pag. 9. AZNES I Cas Bed, IN, CLASSIFICAZIONE DESCRITTIVA DEI LEPIDOTTERI ITALIANI 225 1 caratteri distintivi pol delle sei tribù sopra accennate a cui diamo la numerazione dal I al VI degli Eteroceri, sono i seguenti: TRIBÙ I. — Sfingidi - Insetto perfetto. — Antenne prisma- tiche quasi sempre terminate da una specie di piccolo un- cino. Palpi ottusi, adiacenti alla fronte e ricoperti di peli o scaglie molto dense, che impediscono di distinguerne gli ar- ticoli - Torace robustissimo - Addome largo alla base quanto il torace e più o meno allungato ed ordinariamente cilindro- conico, qualche volta appiattito in disotto e terminato, in questo caso, da una larga fascia di peli disposti a forma di coda d’uccello o di aragosta. Ali di consistenza molto solida e poste a forma di tetto inclinato, durante il riposo; le su- periori lunghe e strette; le inferiori molto corte - Volo rapi- dissimo e sostenuto, eccettuato il genere Smerinthus. Gli individui di questa famiglia, una delle più belle e meglio caratterizzata dell'Ordine dei Lepidotteri, hanno un aspetto particolare che li rende facilmente distinguibili dalle altre tribù o famiglie. Nel loro volo robusto e rapidissimo, come abbiamo detto, essi pianeggiano sopra i fiori, specie sugli imbutiformi, nei quali introducono la lunga tromba, senza mai posarsi, per aspirarne il nettare di cui si nutri- scono. Si vedono al crepuscolo delle calde giornate d’estate, fendere l’aria con la rapidità di un dardo, e poi arrestarsi a colpo sopra un fiore e mantenervisi immobili, con una specie di fremito delle ali, generalmente scure, ma talvolta . anche screziate di vaghi e teneri colori. Certe specie si trasportano soventi a distanze conside- revoli, così dall'interno dell’Africa nella maggior parte del- l Europa, formando con queste migrazioni delle colonie per- manenti o momentanee lontane dalla loro patria d’origine (1). Tutte le specie di questa tribù, volano soltanto nel cre- puscolo, ad eccezione del genere Macroglossa che ha volo diurno e specialmente nelle ore più calde del giorno (2). Larve: Se le Sfingidi sono rimarchevoli allo stato di far- (1) GirARD, Op. cit., vol. 3°, pag. 303. (2) STEFANELLI, Op. cit., pag. 5. Bolleitino della Società Zoologica Italiana 16 ci 2 26 FORTUNATO ROSTAGNO - falle, non lo sono meno in quello di larve. Queste si pre- sentano liscie, non pelose, più o meno cilindriche e fornite sempre di un corno sull’undecimo anello. Nello stato di ri- poso prendono un'attitudine singolare alla quale questa tribù deve il suo nome. Solidamente fissate su un ramo o stelo per mezzo delle loro zampe membranose, esse raddrizzano la parte anteriore del loro corpo inclinando alquanto la testa in avanti, in modo da ricordare le sfingi egizie, e conservano per ore intiere quest’attitudine in uno stato di assoluta im- mobilità. Crisalidi: cilindrico-coniche, raramente avviluppate da un guscio o bozzolo il quale, quando esiste, è formato da particelle di terra o minuzzoli di vegetali legati insieme da fili (1). La durata dello stato di crisalide è molto variabile, secondo le specie, e talvolta per la stessa specie: taluna sviluppa in dodici o quindici giorni, mentre altre passano tutto l'inverno sotto terra, oppure non dànno l’insetto per- fetto che a capo di qualche anno (2). La tribù delle Sfingidi comprende, secondo Staudinger (3), sei generi e cioè: Acherontia - Sphina - Deilephila - Smerin- thus - Pterogon - Macroglossa. Tale distinzione è mantenuta. dallo Stefanelli, dal Berce, dal Curò ecc. (4). TRIBÙ II. — Sesie. - Insetto perfetto. — Antenne cilindriche più o meno fusiformi, talvolta semplici, talvolta pettinate o dentate - Fronte arrotondita, scagliosa ; due stemmate nel ver- tice- Palpi separati dalla fronte e sporgenti da essa ed i di cui articoli sono distinti - Ali allungate, strette, più o meno trasparenti, specialmente le inferiori terminate da una fran- gia, o vitree e situate a foggia di tetto orizzontale durante “ il riposo e fornite di una nervatura speciale fitta, a foggia * di staffile - Addome cilindrico-conico allungato, soventi ter- minato da una spazzola o pennello anale più o meno fitto e talvolta trilobato, ordinariamente molto sviluppato, specie A (1) BeRce, op. cit., vol. 2°, pag. 10 - Les papillons de France, op. cit., pag. 112. (2) GiraRrD, Op. cit., vol. 3°, pag. 304. (3) STAUDINGER, Op. cit., pag. 36 e seg. (4) STEFANELLI, Op. cit., pag. 5 e seg. — BERCE, Op. cit., vol. 2°, pag. 1 | e seg. È CLASSIFICAZIONE DESCRITTIVA DEI LEPIDOTTERI ITALIANI 027 nei maschi - Zampe forti e lunghe, uncini terminali dei tarsi, molto acuti e piccolissimi. Sperone delle gambe posteriori molto lungo e queste guarnite soventi di fasci pelosi. Le Sesie hanno volo diurno rapidissimo come le Sfingidi, specie nelle ore di sole più ardente, e sarebbero per la mag- gior parte difficilissime a prendersi, se non si posassero tal- volta sui fiori. Non ponendovi molta attenzione possono a prima giunta essere credute imenotteri o ditteri, coi quali hanno molta rassomiglianza, segnando esse forse per la forma | esterna, il punto‘di passaggio fra questi diversi ordini d’in- setti. Da tale rassomiglianza appunto hanno tratto i loro nomi parecchie Sesie, ed è così che abbiamo la Sesia Api- formis, Speciformis, Ichneumoniformis, ecc. Larve: vermiformi, scolorate, di un bianco livido o ros- sastro, non aventi sovente che zampe vestigiarie in numero di sedici, senza corno caudale - Munite di forti mandibole e di due placche scagliose, l'una sul primo anello, e l’ altra sull'ultimo. Sono guarnite di rari peli chiari partenti ciascuno - da un piccolo tubercolo. Vivono e si trasformano nell’interno dei vegetali, sia nel loro fusto, come nelle radici, e coi ri- masugli delle sostanze di cui si sono nutrite, si costruiscono una coccia o bozzolo il cui interno è tappezzato di un velo setoso molto unito. Passano l’inverno sotto la forma di larva, divengono crisalidi al principio della primavera ed insetti perfetti alla fine di essa (1). : La tribù delle Sesie si divide secondo Staudinger, nei seguenti generi: Trochilium Sciapteron, Sesia, Bembecia, Paranthrene (2). Tale distinzione è seguita dallo Stefanelli (3), soltanto egli non porta la tribù Bembecia, perchè secondo ogni probabilità non ha trovata mai la Bembecia Hylaei- formis in Toscana, essendo essa rara e trovandosi soltanto in Piemonte come asserisce il Curò (4) il quale segue lo Stau- (1) Lucas, op. cit., pag. 96. — BeRCE, Op. cit., vol. 2°, pag. 34. — STEFA- NELLI, Op. cit., pag. 11. — GiraRD, Op. cit., vol. 3°, pag. 291. — Les Papillons de France, cit., pag. 109. (2) STAUDINGER, Op. cit., pag. 38 e seg. (3) STEFANELLI, Op. cit., pag. fl. (4) Curò, op. cit., pag. 99. 228 FORTUNATO ROSTAGNU dinger, portando questa famiglia, ed a ragione,. fra i lepi- dotteri italiani. Tale criterio seguiamo anche noi. TRIBÙ III. — Tiriditi.- Insetto perfetto. — Dimensioni pic- colissime, antenne leggermente rigonfie nel mezzo e quasi filiformi, un po’ più grosse nel maschio - Testa assai larga - Occhi sporgenti - Palpi vellosi alla base, cilindrici, e dei quali l’ultimo articolo, quasi nudo, termina in punta - Ali corte, larghe, dentate, con delle macchie vitree - Torace globuloso - Addome conico - Zampe molto lunghe, - Gambe posteriori munite di forti speroni. Volano sotto l’ardore del sole e si riposano di preferenza sui fiori del Sambuco comune, d’ebbio, di camomilla (1). Larve: spesse, di colore livido, punteggiate; guarnite di qualche piccolo e raro punto. Crisalidi: corte un po’ rigonfie nel mezzo, con delle piccole asperità sul bordo degli anelli. Molti autori, come il Lucas, il Boisduval, fanno della tribù dei Tiriditi, un genere 7hyris della tribù delle Sesie; mentre precedentemente, secondo il Latreille, tutte e tre le tribù Sesia, T'hiris e Zigena, erano comprese sotto l'unica tribù Zigenidi, includendo i Tiriditi nella famiglia delle Sesie (2). | La tribù dei Tiriditi, non comprende che un solo ge- nere Thyris (3). TRIBÙ IV.. — Eteroginidi. - Insetto perfetto. — Antenne nere, lunghe, le cui barbule poco serrate, formano quasi un an- golo retto con lo stelo e decrescono progressivamente dal mezzo di questo verso l’estremità. Palpi rudimentali, molto vellosi, spiritromba nulla - Corpo sottile e mediocremente velloso - Addome terminato da due ganci in forma di pin- zetta che si riuniscono per le punte - Ali semi-trasparenti a vertice arrotondito : le superiori oblunghe e più strette delle inferiori. Femmina completamente aptera e poco differente (1) BERCE, op. cit., vol. 2°, pag. 15. — Lucas, op. cit., pag. 95. — STE- FANELLI, Op. cit., pag. 14. — BoispuvaL, Monographie des Zygenides, cit., pag. 16. (2) Borspuvar. Traité d’s Zigenides, cit., pag. 1. (3) STEFANELLI, Op. cit., pag. 14. — BERCE, op. cit., vol. 2°, pag. 54. È: Curò, op. cit., pag. 99. — STAUDINGER, Op. cit., pag. 43. Po E “ n CLASSIFICAZIONE DESCRITTIVA DEI LEPIDOTTERI ITALIANI 229 dai suoi primi stati, la quale si accoppia e produce le uova nella coccia che avviluppa la sua crisalide (1). Una specie di cappelletto anteriore del bozzolo, per- mette alla femmina di uscire dal suo inviluppo e tenersi sul bozzolo stesso, ove si ritira se toccata, ed ove si chiude definitivamente, dopo essere stata fecondata dal maschio, che ha scoperto durante il suo volo diurno la femmina ap- tera. Ben presto essa depone le uova giallastre, numerose, collegate da un umore vischioso: le piccole larve nascono poco tempo «dopo, ma non escono dal bozzolo immediata- mente nutrendosi dell’umore vischioso che collegava le uova e dei resti superiori del corpo materno, essendosi l'addome come sciolto in uova: escono poi dal bozzolo al momento ‘di subire la loro prima muta (2). Earve: leggermente pubescenti, corte che si chiudono per trasformarsi in una coccia o bozzolo reticolare attac- cato ai tronchi delle piante (3). Crisalidi: del maschio, appuntite nella parte posteriore e di un colore bruno nero lucente, almeno per la Heterogynis Penella. Quelle delle femmine sono come una specie di sacco molto allungato, arrotondito alle due estremità, formato da una sottile pellicola che lascia trasparire il corpo della fem- -mina nella sua parte anteriore e che si rigonfia e diventa brunastro nella regione addominale (4). Questa tribù non comprende che un solo genere Hete- rogynis (5). TRIBÙ V. — Zigenidi. - Insetto perfetto. ia gene- ralmente grosse, molto rigonfie dopo la metà e terminanti in punta ottusa, semplici nei due sessi e più o meno ricurve a «forma di corna di capra - Palpi esili, separati dalla testa e che giungono appena al cappuccio ; vellosi alla base, nudi ed appuntiti all’estremità - Spiritromba generalmente lunga e ERCE, Op. cit., vol. 2°, pag. 00. 1) B i I. 2°, pag. 56 2) GIRARD, Op. cit., vol. 3°, pag. 340. (2) G it, vol. 3°, pag. 340 (3) BERGE, op. cit., vol. 2°, pag. 57. (4) GIRARD, Op. cit., vol. 3° pag. 340. (5) BeRceE, op. cit., vol, 2°, pag. 56. — Curò, op. cit., pag. 101. — Srat- DINGER, Op. cit., pag. 43. 230 FORTUNATO ROSTAGNO grossa - Torace assai robusto coi pterigoidei piccoli e poco aderenti - Addome assai lungo obconico - Ali superiori lunghe, strette, nascondenti intieramente le inferiori durante il ri- poso (1) e poste a foggia di tetto inclinato. Gli adulti vo-: lano tutti durante il giorno ed in generale hanno un volo pesante e di breve durata, volo che diventa assai rapido in qualche specie soltanto nelle ore più calde'e sotto il sole ardente, il che contraddice all'antica classificazione di cre- puscolari come già abbiamo detto. Questa tribù, in alcuni generi specialmente, si avvicina molto a quella delle Sesie (2). Le Zigene si riposano facil- mente sulle piante e sui fiori, specie nelle ore del mattino e della sera, per cui sono generalmente di facile presa an- che senza rete, afferrandole per le antenne che hanno re- sistenti, e pongono, durante il riposo, in modo che si presta alla cattura (3). i Il genere Zigena, fu creato dal Fabricius, adottato dal Latreille e da tutti gli entomologi moderni.ed è quasi pro- prio dell'Europa. | Le ali superiori delle zigene, sono-di un colore tur- chino scuro più o meno metallico, con delle macchie rosse, quasi mai gialle o bianche; mai unicolori: le inferiori sono quasi sempre rosse orlate di turchino, raramente gialle © del colore delle superiori - il corpo è a riflessi bronzati turchino cupo, velloso, talvolta cerchiato di rosso e giallo. Il colore giallo non è proprio delle zigene, esso è acciden- tale e non si trova che nelle varietà. Ogniqualvolta le mac- ‘Me chie delle ali superiori sieno gialle, se il colore è proprio. della specie, le ali inferiori e l’anello addominale dovranno essere gialli. Le zigene schiudono tutte alla fine della primavera od a mezzo dell'estate; il loro volo è in linea retta e breve, si riposano, come abbiamo detto, sui fiori, ove sempre si accoppiano durante dodici o ventiquattro ore. Il maschio. (1) BERCE, op. cit., vol. 2°, pag. 58. (2) GIRARD, Op. cit., vol. 3°, pag. 330. (3) STEFANELLI, Op. cit., pag. 14. CLASSIFICAZIONE DESCRITTIVA DEI LEPIDOTTERI ITALIANI 231 vive ancora dopo l'accoppiamento due o tre giorni; la fem- mina muore dopo l’emissione celle uova che sono di forma ovoidale oblunga, giallastre o verdognole, lucenti e schiu- dono dopo 14 a 21 giorni. Larve: in origine piccole, nere o brune, senza macchie, vellose, prendono caratteri decisi dopo la seconda o terza muta. Allora divengono piuttosto corte, grosse, verdastre o giallognole, con punti neri disposti regolarmente e con peli rari, setosi, non tubercolati. Esse passano l'inverno nello stato di larva, sebbene schiudano d’estate; mangiano durante la prima muta, e dopo la seconda cessano di mangiare, ri- inanendo tutto l'autunno e l’inverno in uno stato di torpore dal quale escono soltanto la primavera seguente, conver- tendosi in crisalidi verso la fine di maggio o di giugno (1). Vivono sulle leguminose erbacee e filano un bozzolo, dal quale l’insetto esce sempre dalla parte superiore posta verso il sole. Crisalidi: accorciate, poco consistenti, brune o nere, col- l’inviluppo delle ali e gli anelli dell’addome meno colorati. Nello stato di crisalide le zigene rimangono dai 14 ai 21 giorni (2). La tribù delle zigene si divide in cinque generi, secondo il Berce (3), cioè: Aglaope, Ino, Zygaena, Syntomis, Naclia. . Questa divisione non è conservata dallo Staudinger che fa dei generi Syntomis e Naclia, la tribù dei Sintomidi (4); e così pure il Curò (5). Lo Stefanelli segue anche questo con- cetto, però non porta nel suo catalogo il genere Aglaope perchè non esiste in Toscana (6), ma solo nelle alte valli alpine del confine francese ed in Liguria (7). Noi compren- diamo il genere Aglaope nella nostra classificazione perchè (1) Questo in tesi generale e specie per la Francia. Nella campagna ro- mana ho trovato Zigene allo stato perfetto ai primi di giugno. (2) Grrarp, op. cit. vol. 3° pag. 330. (3) BERCE, op. cit., vol. 2°, pag. 58 e seg. (4) STAUDINGER, Op. cit., pag. 44 e seg. (5) Curò, op. cit., pag. 100 e seg. (6) STEFANELLI, Op. cit., pag. 14. (7) Curò, op. cit.; pag. 100. 232 FORTUNATO ROSTAGNO esso è indubbiamente rappresentato in Italia e dividiamo perciò la tribù delle zigenidi in tre generi: Aglaope, Ino e Zigaena. î TRIBÙ VI. — Sintomidi. - Insetto perfetto. — Antenne deli- cate, leggermente rigonfie nel mezzo, semplici nei due sessi e meno lunghe del corpo. Palpi separati dalla fronte, incli- nati, subcilindrici, vellosi, ottusi. Spiritromba lunga, rotolata in spirale; gambe posteriori munite di speroni piccolissimi, torace poco robusto coi pterigoidei stretti e poco aderenti. Addome lungo, cilindrico ottuso nei due sessi. Ali superiori lunghe e triangolari o lanceolate; le inferiori cortissime e tutte e quattro segnate di macchie semi-trasparenti. Porta- mento delle zigene durante il riposo; volo pesante, dritto e sempre sotto il sole ardente, il che conferma ancora la ine- sattezza della classificazione di questa tribù fra le crepu- scolari. _ Larve: vellose e cilindriche le quali si racchiudono in un tessuto per compiere la metamorfosi in crisalidi. Crisalidi: più allungate di quelle delle zigene (1). Questa tribù comprende due soli generi, secondo lo Staudinger, il Curò, lo Stefanelli, cioè Syntomis e Naclia (2). Il Berce, come abbiamo detto, seguendo il Boisduval fa dei Sintomidi due generi della tribù zigenidi. Noi teniamo l'ultima distinzione oggi adottata, attri- buendo alla tribù dei Sintomidi i due generi: Syntomis e Naclia. | i (1) BERCE, Op. cit., vol. 2°, pag. 87. i (2) STAUDINAER, Op. cit., pag. 50 — Curò, op. cit., pag. 109 — STEFANELLI, op. cit., pag. 20. CLASSIFICAZIONE DESCRITTIVA DEI LEPIDOTTERI ITALIANI 233 Riassumendo ciò che abbiamo detto sulla Sezione Sfingi, ne deduciamo il seguente prospetto di riparto generale: Genere I. — Acherontia | . E | Genere Il. — Sphina d | 1 — Genere I I. — Deilephila > Trisu I. — Sfingidi. ... i | Genere IV. — Smerinthus si Genere V. — Pterogon = 4 = | Genere VI. — Macroglossa dì Rete di d'idee ai x 4 ui) 4 CLASSIFICAZIONE DESCRITTIVA DEI LEPIDOTTERI ITALIANI 239 Crisalidi: allungate e cilindroidi, spinose sui segmenti dell'addome, e che vivono in lunghi bozzoli o tubi rivestiti nell’esterno di molecole terrose, ed internamente tappezzati di un tessuto di tela leggero e serrato. Tali bozzoli sono lunghi due volte la crisalide e questa può avanzare o re- trocedere entro di essi con delle ondulazioni e per mezzo delle spine di cui ha l'addome provvisto. È così che le cri- salidi portano la loro parte anteriore contro l’estremità del bozzolo che sfiora il terreno in modo che la farfalla ne esce comodamente in primavera (1). . La tribù delle Epialidi, non portata dal Boisduval nel lavoro citato, comprende, secondo il Berce, un solo genere: Hepialus. Così pure hanno lo Staudinger (2) ed il Curò (3). . Così pure riteniamo noi per le nove specie di questo genere, rappresentate nella fauna italiana. (1) BeRCE, op. cit., vol. 2, pag. 144. — GIRARD, Op. cit., vol. 3, pag. 282. (2) STAUDINGER, Op. cit., pag. 60. (3) Curo, op. cit., pag. 126. } SOPRA UNA PROBABILE DERIVAZIONE DELLE CELLULE EOSINOFILE Nota preventiva del Prof. RINALDO MARCHESINI - Roma Comunicazione fatta alla Società Zoologica Italiana LI Nel detrito di un focolajo irritativo, prodotto sperimen- — talmente in un animale, è notevole il numero grande delle | cellule eosinofile che vi si rinvengono in mezzo ai molti eri- trociti. Mi occorse di rilevare questo fatto quella volta che iniettavo sotto la pelle dei porcellini delle colture di blasto- miceti per ricerche speciali; ove appunto, nella produzione . iperplastica che si generava, notai fra l’altro numerosissime cellule eosinofile. In seguito a questo reperto volli poi tentare una serie di esperienze, ed incominciai coll’introdurre sotto la pelle delle | cavie e dei conigli dei piccoli cubi di midollo secco di sam- buco, reso prima asettico, e ne disinfettavo poi accurata- mente e cucivo la ferita. Operati in egual modo parecchi di questi animali potei esaminare il succo cellulare che veniva attirato dal cubetto di sambuco, ritogliendo i diversi cubetti | dagli animali di ora in ora, per una serie lunga di ore, fino a 24 e 48 ore. Il cubetto appena estratto lo spremevo sopra; parecchi vetrini coprioggetti, i quali venivano rapidamente essiccati o fissati, poi colorati e chiusi in balsamo. Una si- mile serie d’esperienze ripetei accuratamente per le rane, introducendo sotto la pelle del loro dorso un cubetto pure di midollo di sambuco disseccato e sterilizzato. In queste lunghe serie d’esperienze mi sì presentavano a in vero fatti molto interessanti che mi colpirono, e di cui ne — descriverò qui le fasi principali. A Nella prima ora nel focolajo d’irritazione, chia così, non si riscontravano che eritrociti, poi d’ora in ora questi cominciavano a diminuire, finchè nelle ultime ore non si riscontravano che soli leucociti. Nel focolajo prodotto nel SOPRA UNA PROBABILE DERIVAZIONE DELLE CELLULE EOSINOFILE 241 porcellino e nel coniglio i leucociti erano sempre tutti eosì- nofili, ciò che non avveniva però per quelli della rana. È in questi ultimi focolaj, tra i molti eritrociti normali, se ne notavano alcuni la cui emoglobina era pressochè scomparsa; altri di questi con nucleo enormemente ingrandito, ed. altri che oltre aver subìto tutte queste modificazioni avevano as- sunto una forma rotonda in luogo dell’ovoidale. Le modifi- cazioni del nucleo dell’eritrocità erano pure accentuate e lo si sarebbe detto trasformato in un nucleo di una cellula bianca: intravedendosi in qualcuno anche qualche fase cario- cinetica. In alcuni degli eritrociti però si notava un altro fatto: in essi la sostanza emoglobinica in luogo di diffon- dersi e scomparire, e lasciar così la cellula pallida, si tras- portava tutta ad un lato e si sgranulava; mentre il resto della cellula assumeva le sopradette modificazioni. In queste fasi cellulari a me parve già subito di riscon- trare una trasformazione dell’eritrocita in una cellula pura- mente eosinofila. Nei focolaj invece prodotti nelle cavie e nei conigli i fatti sì presentavano un poco diversi. Nella serie di questi pre- parati si notava che gli eritrociti andavano gradatamente ingrandendosi e nel loro interno si andava differenziando una parte che assumeva fin da principio un colore diverso e più leggiero da quello del protoplasma circostante. In altri . preparati di ore più avanzate si scorgeva che l’emoglobina degli eritrociti si portava di lato della cellula, cosa che come si è visto avviene solo in qualche eritrocita di rana, . e finiva pure per sgranularsi; nel mentre che la parte cen- trale della cellula prendeva molto più facilmente il colore, differenziandosi anche cromaticamente da tutto il resto. La piccola cellula così trasformata, ingrandendosi sempre più, finiva anch’essa coll’assumere l'aspetto di una vera cellula eosinofila. | Il fatto così d’aver trovato una scarsissima presenza di cellule eosinofile nei focolaj prodotti nella rana, e l'aver nello stesso tempo constatato che l’emoglobina abbandonava nel maggior numero di questi eritrociti totalmente l’eritro- cita, e solo in pochi di essi accumulavasi ad un lato (fatto Bollettino della Società Zoologica Italiana 17 242 RINALDO MARCHESINI invece questo riscontrato in tutti gli eritrociti dei mammi- feri posti in tali condizioni), mi diede in qualche modo la spiegazione della rarità delle cellule eosinofile nei focolaj irritativi prodotti nella rana. Cioè mentre nelle cavie e nei conigli, nei focolaj, si riscontrava dapprima un numero esor- bitante di eritrociti e nelle ore seguenti una diminuzione graduale di essì con predominio sempre crescente di cellule bianche e queste tutte eosinofile, nella rana la quantità delle cellule eosinofile che si riscontravano nei focolaj restava; di molto inferiore alla quantità delle cellule bianche non eosi- : nofile : e ciò a mio credere in buona parte per le ragioni già esposte. i Stando a queste apparenze, rese evidenti dal processo di colorazione, mi sembra poter dedurre come nei focolaj irritativi, ed in genere nei punti ove si richiegga dall’orga- nismo una pronta difesa, gli eritrociti possano trasformarsi . in cellule bianche e precisamente in cellule eosinofile. Ag- giungerò di più che nella rana, nei focolaj delle prime ore, si riscontrano eritrociti con propagini protoplasmatiche, ed alcuni di questi con inclusione nel loro protoplasma di par- ticelle- di midollo di sambuco e di blastomiceti che furono prima iniettati. | Questo fatto, che io ho giudicato interessantissimo, mi sembra che non debba che rafforzare sempre più l’ipotesi | che ho dedotta dalle mie osservazioni e che ho sopra enun- 4 ciata. Poichè in quest’ultimo caso l’eritrocita della rana avrebbe, per ragioni che mi sono ignote, compiuta la fun- zione di fagocito, prima ancora di subire quelle trasforma- zioni, che debbono mostrarcelo al microscopio, come una cellula bianca fagocitaria. Se adunque le spiegazioni che ho date a questi fatti da me osservati sono vere, sarebbe real- mente meraviglioso l'aver constatato che l'organismo ani. male trovi nei suoi eritrociti, oltrechè l’elemento necessario all’ossigenazione, anche un mezzo di difesa contro l’assalto di agenti esterni. Esso cioè potrebbe trasformare le sue cel- lule respiratorie in tante cellule mobili fagocitarie e pel ra- 7 pido tramite della circolazione farle giungere nel luogo della lotta, ove o vittoriose si rigetterebbero di nuovo nel torrente È SOPRA UNA PROBABILE DERIVAZIONE. DELLE CELLULE EOSINOFILE 243 circolatorio, o sopraffatte entrerebbero con altri elementi a costituire una buona parte del pus ascessuale. Una altra serie ben lunga di osservazioni ho aggiunto per poter confortare di prove questi primi resultati; ed è così che pensai d’introdurre sotto la pelle di animali dei pezzi d’arterie legate e piene di-sangue, appena estratte da un animale; come pure dei piccoli cuori di rana, di topo 0 di piccole cavie legati celeremente in diastole ancora pul- santi e pieni di sangue, ed anch'essi introdotti sottopelle di animali diversi. Disinfettata e ricucita celeremente la ferita attendevo un tempo più o meno lungo prima d’incominciarne l'osservazione. Per tali fatti l'osservazione fu ricca di deduzioni interes- santi, di cui qui non posso far cenno, ma rileverò non.ostante un fatto che credo sia di un certo valore, che cioè tra il sangue contenuto nel cuore e nell’arteria introdotti sotto la pelle di un animale ed il sangue dell'animale stesso a cui sono stati introdotti sottopelle queste parti d’organi san- guigni, si produce un vero scambio osmotico cellulare. Per- chè, facendo esperienze con cuori di porcellino o di topo sulle rane e sul pollo, e con cuori di rane e di uccellini nelle cavie e nei conigli, notai la fuoriuscita dell’una specie d’eritrociti dai cuori legati e l’entrata invece in questi degli eritrociti del sangue dell’animale sotto la cui pelle io l’aveva introdotti; mescolandosi poi con un andamento speciale. Nei tagli questi reperti sono evidentissimi. E infine che il san- gue che trovasi dentro il cuore legato e messo sotto pelle di altro animale, tende tutto ad uscire ed il suo posto viene a sostituirlo il sangue dell’animale in cui si è fatto l'innesto. Però l'osservazione, che per la ricerca attuale mi è sem- brata di un certo valore, è che, nel primo momento, attra- verso le pareti del cuore non penetrano che gli eritrociti dell'animale innestato e neppure una cellula bianca: e que- sta penetrazione avviene a strati, che HEVOSSSCOHO Verso la parte centrale del cuore. Questo fatto mi ha permesso di rilevare per prima che un eritrocita per attraversare un tessuto non è vero che abbia bisogno di seguire le orme di un leuocita che gli 244 RINALDO MARCHESINI 3 faccia strada; ma che esso può penetrare e farsi strada da È sè attraverso membrane e muscoli. Secondariamente che non — sarebbe pure vero che i lencociti siano primi ad invadere — in un processo irritativo' il punto leso, e ad assalire e com- — penetrare un corpo estraneo che sì sia introdotto in un or- ganismo animale. Nel nostro caso sarebbero gli eritrociti i- primi ad arrivare ed a superare gli ostacoli che vi si frap- DE i pongono; e questo non sarebbe un fatto semplicemente pas- | sivo, ma di piena vita e d’attività cellulare. In vero questa.‘ ; attività cellulare deg gli eritrociti che qui faccio rilevare, sta- rebbe anche essa a confortare sempre più l'ipotesi da me emessa della probabile loro trasformazione in cellule eosì- SR nofile fagocitarie. sa 5, Nel sangue poi così infiltrato nei cuori introdotti sotto = pelle di animali diversi si riscontrano pure le modificazioni 4 cellulari già descritte di sopra: l'apparire cioè del Duce se trattasi di eritrociti di mammiferi, ed a tutte quelle altre modificazioni già descritte, per cui la cellula rossa andrebbe | a trasformarsi in una cellula bianca e per di più cosinofila; — x trasformazione che si accentuerebbe tanto più, quanto mag- — giore sia il tempo trascorso. ed - ed RARITÀ ORNITICHE CATTURATE PRESSO ROMA (Porphyrio caeruleus (Vandelli), Fuligula marila (Linn.), Anas boschas (Linn.) Nota del socio prof. G. ANGELINI (Comunicaziane fatta alla Società Zoologica Italiana) Nello scorso novembre (1899) fu ucciso alle paludi di Maccarese, presso Roma, un individuo di Porphyrio coeruleus (Vandelli). Il sig. Trivellato, che ebbe la fortuna d’incon- trarlò, e presso il quale lo vidi poco appresso, mi disse di averlo trovato nella località detta Le Paglie e che era in compagnia di un altro individuo, il qaale però riuscì a salvarsi. Il Pollo sultano, sedentario in qualche parte della Sicilia e della Sardegna, è affatto accidentale e rarissimo in tutta l’Italia peninsulare; tranne forse le paludi attorno al Monte Gargano, Pel Romano si ha notizia di soli due altri individui precedentemente trovati, dei quali l’uno, è attual- mente conservato nel Museo di questa R. Università, e l’altro è in possesso del principe Aldobrandini. Il 4 novembre 1899 fu trovato sul mercato di Roma un bell’individuo g* di luligula marila (Linn.) in abito di transizione fra la livrea estiva e quella invernale. Il ver- done della testa e del collo ed il nero del petto sono poco puri, e le strie bianche ondulate del dorso ancora poco lar. ghe e poco appariscenti; ma il ritardo nella muta non è . anormale in questa specie: infatti il conte Arrigoni mi scrive che anche nelle vallî di Venezia si uccidono in dicembre, ed anche in gennaio, individui, che non hanno ancora com- | pletata la muta invernale. Molto probabilmente si tratta di giovani, ed è pure pro- babile che nei primi anni di vita essi non raggiungano, in tutto it corso della stagione, la purezza delle tinte dell’a- bito degli adulti, analogamente a quanto succede per l’abito _ «estivo nei Passeracei ed altri, pei quali l'abito estivo, come 246 GIOVANNI ANGELINI la veste invernale delle anitre, è appunto quello, che, per purezza e vivacità di colori, maggiormente si scosta dall’a- bito di gioventù, . In questo invertito ordine nello. splendore delle mute dobbiamo noi forse vedere l’influenza dell'ambiente meridio- . nale su questi nostri ospiti invernali di fronte a quello delle loro sedi estive, delle squallide e gelate solitudini cireumpola- ri, dove ebbero la loro culla ed il loro centro di dispersione ? Riguardo poi alla supposta giovinezza delle Morette grigie ritardatarie nella muta invernale notiamo ancora: 1° che negli uccelli longevi l’abito completo degli adulti viene as- sunto gradatamente in più anni;. 2° che degli uccelli più nordici, di cui nelle migrazioni invernali soltanto pochi in- dividui sì spingono fino da noi, questi sono ordinariamente giovani. La F. marila è affatto accidentale in provincia di Roma, essendone stato in precedenza notato un altro solo esem- plare, facente parte della collezione regionale dei marchesi Patrizi e Lepri, recentemente donata. al R. Museo ‘Univer-. L , sitario. Il 4 dicembre 1899 fu trovato pure sul mercato di Roma un giovane maschio di Anas boschas Linn. in veste di adulto ‘ancora assai imperfetta. Questo. fatto lo credo raro: si tro- vano, è vero, frequentemente in dicembre, con parziale livrea di adulto, maschi di Querquedula crecca, di Q. circia, di ., Dafila acuta, di Spatula clypeata, ecc., madi A. boschas a me | non «era mai occorso vederne. Anche l’amico conte Arrigoni, praticissimo e competentissimo in materia, mi scriveva in proposito : « io non ricordo di aver mai veduto od ucciso ‘germani incompleti nel mese di dicembre, e vorrei dire nep- pure in novembre ». - | | Il caso citato dev’essere quindi un fenomeno piuttosto L' raro, e come tale merita che se ne tenga conto. | Tanto questo esemplare, quanto l’altro surrieordato di Fuligula marîla si trovano, ora nella collezione del sig. F. I E a in Palermo. UN PO’ DI CRONOLOGIA relativa agli studii su lo sviluppo dei Murenoidi pel Dott. LUIGI FACCIOLÀ \ (Comunicazione fatta alla Società Zoologica Italiana) « ...rettificheremo in molti punti le ri- « cerche anatomiche del Dott. Fac- « ciolà » GRASSI e CALANDRUCCIO, Ul- teriori ricerche sui Leptocefati, 1893. Negli studii recenti sullo sviluppo dei Murenoidi vi è il mio contributo di osservazioni, modesto ma non trascura- bile. Appunto perchè trascurato nelle note preliminari e me- morie più estese dei signori Grassi e Calandruccio su questo argomento, nelle quali tutto si dà per nuovo, lo scopo di questo scritto in due colonne è di mettere più facilmente a luce della verità il lettore, che per altri ragguagli può consultare il mio lavoro Esame degli studii su lo sviluppo dei Murenoidi e l’organizzazione dei Leptocefali, pubblicato negli Atti della Soc. dei Natur. di Modena, 1900, con due tavole. Il fatto più importante della storia dei Leptocefali, cioè la loro trasfor- mazione in Murenoidi adulti, annunziato dai detti signori, non era nuovo per la scienza. Delage l'aveva scoperto in precedenza sopra una larva di Conger e sebbene il suo espe- rimento sia unico pure, trattandosi di un fatto biologico che non può essere accidentale, dimostrava che lo stesso feno- meno deve aver luogo in tutti gl’individui e nelle altre forme affini e perciò l’autore con ragione stabili, contrariamente all’opinione di Giinther, che i Leptocefali sono larve normali e capaci di trasformarsi. Nè d’altronde gli esperimenti di allevamento artificiale dei Leptocefali, iniziati da Delage e intrapresi su più larga scala da Grassi e Calandruccio, sono l’unico mezzo per deter- minare la specie in cui si trasformano. Altre due vie, non meno sicure, ho additate, quella della ricerca delle forme di passaggio esistenti in natura da: un leptocefalo all’altro 248 LUIGI FACCIOLA e da questi ai piccoli con l'aspetto ordinario; e quella dello studio anatomico di parti interne ed esterne del corpo dei Leptocefali, tra cui principalmente le apofisi neurali primi- tive lungo la corda dorsale e nelle forme più immature, in cui questi processi non sono ancora sviluppati o lo sono incom- pletamente, i gangli delle radici posteriori dei nervi spinali e i segmenti muscolari (miomeri) di un lato del corpo dal- l’occipite all’ippurico, il numero delle quali parti, separata- mente considerate, corrisponde con precisione a quello delle future vertebre che deve avere l’animale, inoltre il numero dei raggi branchiosteghi, dei raggi caudali e pettorali, la conformazione dell’ippurico, la disposizione delle narici, ecc. Con questo metodo di ricerca non solo ho potuto determi- nare un dato leptocefalo nella specie, ma benanco il grado di sviluppo di un leptocefalo rispetto ad un altro della stessa specie secondo il numero più o meno aumentato ‘di parti omologhe del corpo, e secondo che i cambiamenti nelia forma e l'accrescimento di una parte si trovano più o merio ac- centuati in una certa direzione. Così sono venuto a distin- guere diverse fasi nello sviluppo larvale di determinate spe- cie di Murenoidi corrispondenti ad altrettanti Leptocefali già noti in ittiologia con nomi speciali. In generale poi ho sta- bilito che ogni murenoide prima di raggiungere lo stato perfetto percorre quattro fasi principali: fase tenioide che può comprendere più di un leptocefalo, fase intermedia, fase elmintoide e fase semilarvale. Faccio osservare che il metodo anatomico, da me istituito per la determinazione dei Leptoce- fali, è il solo a cui si possa ricorrere in date circostanze; non essendo sempre possibile avere dei Leptocefali viventi ed ottenere la loro trasformazione negli acquarii. Ho stabi- lito che il differenziamento e la complicazione della corda dorsale comincia dalla sua estremità posteriore donde pro- gredisce in avanti, e la sua segmentazione è subordinata a quella dei miomeri preesistenti (vertebre primordiali) dei lati | del corpo, che l'accrescimento degli strati di fibre di questi fascetti e quindi l’arrotondarsi del corpo da foliaceo che è primitivamente, la produzione dei raggi interspinosi, ecc. pure s'iniziano dalla stessa estremità, mentre l’asse cerebro-spi- "\ DS J È 4 4 A E i va } 1 i UN PO’ DI CRONOLOGIA ECC. 249 nale e. il tubo alimentare si sviluppano in senso opposto. Inoltre ho trovato che i segmenti muscolari dei lati del corpo, piegati a zig-zag, sono primitivamente semplici, nella quale disposizione si può scorgere un rapporto di parentela tra i vertebrati e i vermi anellati. Per ciò che riguarda l’organizzazione non sono prive di qualche interesse le mie osservazioni sull’esistenza nor- male delle glandole genituli, di un pancreas molto sviluppato, sull’origine dei denti larvali dal pericondrio delle mascelle, sulla presenza di denti craniani che si conservano negli adulti sotto la pelle che copre l'estremità del muso, ecc. ecc, — Non pertanto nessuno potrebbe mettere in dubbio l’im- portanza delle ricerche dei sigg. Grassi e Calandruccio sulla vita dei Murenoidi, ed io non reclamo che la parte che mi spetta su questa conoscenza. Se alcune inesattezze, non sieno pure di gran conto, rilevo dai loro scritti relativi al tema, lo fo semplicemente per la verità, come essi promisero di fare altrettanto per me. Dr. LUIGI FACCIOLÀ. 1892. « Delage nel 1886 « allevò un Leptocefalo e ne « ottenne un Grongo lungo « circa 9 cm. » Grassi e Ca- landruccio, Le Leptocefalide e la loro trasformazione in _ Murenide. Nella stessa nota chiamano il suo esperimento _ importantissimo. 1897. « Ciò che Delage de- « nomina Leptocefalo dev’es- « sere stato il giovine nor- « male (1) del Congre » Gras- si e Calandruccio, Riprodu-' zione e metamorfosi delle an- guille. Quindi l’esperimento di Delage non sarebbe più importantissimo, anzi non a- vrebbe nessuna. importanza. (1) Vogliono dire il giovine di a- spetto. definitivo. 250 LUIGI FACCIOLA Delage nella relazione del suo esperimento dice che il leptocefalo, posto nell'acqua il 17 febbraio, fino al 18 a- prile était. encore téniovide, d’une transparence absolue, tout son sang était blanc. Sur les relations de parenté du Congre et du Leptocepha- lus, 1886. « Deux Leptocéphales ont « été recueillis le 7 février... ‘« L’un d’eux a été mis dans l'alcool, l’autre a été élevé et nourri dans un bac... Jai l’honneur de présenter à l’Académie les exemplai- res dont il est question dans cette Note. L’un est un Leptocephalus non tras- formé, l’autre est le jeune Congre... » Loc. cit. PERI NA OR AAA LA A Delage dice che alla fine di aprile l’animale in espe- rimento rassomigliava ancora l’altro dei due Leptocefali, sauf pour la taille qui était fort inferieure. Loc. cit. Qual’è quel giovine di Con- gro con questi caratteri se non un vero e proprio lepto- i cefalo, anzi un leptocefalo nel suo stato più immaturo? 1 Nondimeno i signori Grassi e i Calandruccio amerebbero di credere che l’animale alle- vato da Delage sia stato un piccolo Congro di aspetto or- dinario. < Dopo questo esperimento « noi ritenevamo sempre più « saldamente che i leptoce- « fali fossero larve anormali » Grassi e Calandruccio, Ri- prod. e metam., ecc. = x 4 11 09 ta RP a A he % "e 4 "i ì{ (% 0140; ba LIMCILA 3 Pagg ATO MEO st a Leptocefalo nel trasformar- si si sia accorciato, anzi, | Wo NATA « sulta proprio il contrario ». Grassi e Calandruccio, Ri-_ prod. e metam., ecc. ae. 1886. « Il résulte de ces. « faits que les Leptocépha- « les, contrairement è l'opi- « nion de Giinther, sont des « larves normales et capa- i « bles de se transformer ». Delage, loc. cit. 1890. Il dott. C. H. Gilbert ‘in una memoria presentata all'Accademia Indiana delle Scienze fece conoscere che le larve di Albula, Elops, Con- ger, subiscono un accorcia- mento del corpo avanzando nello sviluppo. | I signori Jordan ed Ever- mann scrivono su questo ri- guardo: « The recent obser- « vations of Dr. Gilbert on « the larvae of Albula, Elops, « and Conger, however, seem « to point to the conclusion « that these curious forms are « normal young, and that the « individuals grow smaller in _<« sizeforatime withincreased < age, owing to the increasing « compactness of the tissues ». — The fishes of north and middle America, 1896. 1864. Gill opina che il Lep- tocephalus Morrisitù Gm. è il UN PO’ DI CRONOLOGIA ECC. 951 1894. « Noi abbiamo sco- « perto che i Leptocefali in- « vece che aborti sono larve « normali ». Grassi e Calan- druccio, Soluzione di un enig- ma. antichissimo. N.B. La loro prima memo- ria su l'argomento è del 1892. 1892. I signori Grassi e Ca- landruccio osservano l’accor- ciamento del corpo nello svi. luppo dei Leptocefali. Le Lep- tocefalide, ecc. 1893. Facciolà annunzia che l’accorciamento del corpo durante lo sviluppo larvale, oltrechè nei Murenoidi, ha luogo in altre famiglie di pe- sci. Sull’esistenza di forme dî passaggio dai Leptocefalidi agli adulti corrispondenti. 1892. Grassi e Calandruc- cio confermano sperimental- 252 giovine del Conger vulgaris. Leptocephalus Morristii, Note. 1875. Dareste basandosi so- pra particolarità anatomiche tra .il L. Morristi e il C. vul- garis ritiene il primo un g;0- vane normale del secondo, Note sur le Leptocephalus Spal- lanzani. 1881. Moreau sulla stessa base giudica il L. Morristi come un figlio normale del C. vulgaris — Hist. nat. Poiss. de la France. LUIGI FACCIOLA mente che il L.. Morristi si trasforma nel Cl. vulgaris — Le Leptocefalide, ecc. 1883. Facciolà fa conoscere che il L. Morrisiù non è di- verso dal L.. punctatus Raf. tranne la forma del corpo che nel primo è subcompressa e nel secondo più rotondata. Rivista delle specie di Lepto- cefalidi del mar di Messina. 1892. Grassi e Calandruc- cio scrivono di avere otte- nuto dal mare tutti gli stati evolutivi del C. vulgaris e del C. balearicus — Le Leptoce- falide, ecc. 1892. Grassi e Calandruc- cio trovano che il L. puncta- tus è uno stadio più avan- zato del. L. Morrisiù — Le Leptocefalide, ecc. "E Ciò viene smentito da loro nella stessa nota, allorchè di- cono che nei Leptocephalus ste- nops Kaup e L. taenia Q. e G. sì possono trovare le larve del Myrus vulgaris e degli Sfage- branchi mentre questi Lep- appunto due larve del C. vulgaris e del C. balearicus come dimostrò tocefali sono Facciolà. UN PO’ DI CRONOLOGIA ECC. 1892. « Riteniamo pure i « Leptocephalus Ha eckelit, Yarrelli, Bibroni e Gegen- « bauri, e forse anche il L. « brevirostris (1), sieno stati « di sviluppo del Ko/likeri e « quindi del Conger mystax >, Grassi e Calandruccio, Le Leptocefalide, ecc. Con queste semplici parole non possono pretendere, come vorrebbero, di avere dimo- strata l'appartenenza dci detti Leptocefali al C. mystax e ne debbono convenire poi- ‘chè nella stessa nota dicono: « Gill nel 1864 sostenne che « il L. Morrisii fosse larva « del C. vulgaris e riferi lo « Hyoprorus al genere Net- « tastoma, ma non confortò « con alcuna prova la sua « asserzione ». (1) Questo Leptocefalo è invece il ‘. figlio dell’Anguilla vulgaris come poi gli stessi A. si accorsero. 1893, 1 aprile-1 maggio e seg. Facciolà trova che il suo Lept. inaequalis, coi punti del ventre tra essi distanti e disposti a paia oblique, con punti sopra l’anale e una se- rie di punti dalla base della codale in avanti lungo la li- nea laterale e perciò, anche fatta astrazione del restante 353 1895. Facciolà con nume- rosi e dettagliati fatti ana- tomici dimostra usque ad evi- dentiam che i L. Haeckelti, Yarrelli, Bibroni e Gegen- bauri sono stati larvali del C. mystax — Le metamorfosi del C. vulgaris e del C. my- star. 1893, 21 maggio (sed. Acc. Lincei). Grassi e Calandruc- cio credono di avere scoperto per i primi che la fase più immatura di sviluppo del C. vulgaris sia rappresentata dal L. stenops — Ulteriori ricerche sui Leptocefali. Nella. stessa memoria fanno sapere che erano corrette le bozze di d* ì ca È vp DE ki “ î ve N "i È della dettagliata descrizione che ne diede, con assoluta certezza sinonimo del L. ste- nops Kaup (1), precede il L. Morrisiù — Le metamorfosi del Conger vulgaris, ecc. | ‘1) « Punti fra loro distanti lungo « il ventre, una serie di punti lungo « l’anale e altri lungo. la porzione « caudale della linea laterale media ». Bellotti, / Leptocefali del mar di Mes- sina, 1883. D'altronde i signori Grassi e Calan- druccio convengono su questa sinoni- mia quando scrivono che Facciolà fab- bricò questa specie a spese dello ste- -nops, e poichè un nome diverso non muta l’essenza dell’oggetto, debbono pur convenire che la 1 fase di svi- luppo del C. vulgaris fu determinata da lui. 1893,1 aprile-1 maggio e se- guenti. Facciolà trova che nella 1° e 2° fase del C. vulga- ris mentre il corpo è tuttora molto depresso e mantiene la sua lunghezza, l'intestino sì accorcia notevolmente e che in seguito a questo accorcia- mento i punti neri che figu- ravano ai lati del ventre si trovano trasformati nelle serie di punti sopra i lati dell’a- nale. —.Le metamorfosi. del Conger vulgaris, * eccelsa. LUIGI FACCIOLA: stampa quando apparve lag mia seconda memoria, Le metamorfosi del Conger vul- garis ecc., e ciò mostra che questa apparve prima CATE Ss i loro. tel “So 1898, 21 maggio sind Pi Lincei). « Nello stenops men- È <«.tre si mantiene tenioide ei « poco muta di lunghezza, pura « verifica un accorciamento |. £ «< considerevole dell’intestino — « e un corrispondente esten- | « dersi in avanti délla pinna < anale, nel quale tratto ven- < gono a trovarsi i punti late- — « rali, cioè ai lati della pini ì;% « anale: sono punti spettanti << primitivamente al tronco, se- < condariamente alla regic È | le su ” È UN PO’ DI CRONOLOGIA ECC. 1895, marzo. Facciolà de- termina il L. /ongirostris Kaup nella specie (di Netfastoma) e dimostra vera la veduta di Gill relativa. all’ Hyoprorus Koll. Scopre inoltre la forma elmintoide dello stesso ani. male. Sull’ esistenza di forme di passaggio, ecc. 1893, 1 aprile-1 maggio e seg. « Dopo le cose dette pos- « siamo conchiudere che la « produzione delle vertebre « e delle parti annesse co- « mincia dall’estremità poste- « riore della corda e seguita « verso l'estremità opposta. « Perciò quanto più ci avvi- « ciniamo al capo tanto me- <« no avanzato è il loro svi- « luppo; dippiù si rileva che « questo differenziamento ap- « parisce dapprima sul lato « dorsale della corda. Anche « ì raggi dorsali e anali au- < mentano di numero nella « Stessa direzione delle ver- « tebre.... » Facciolà, Le Me- tamorfosi del Conger wvulga- ris, ecc. Secondo Grassi e Calan- . druccio la formazione del corpo vertebrale nei lepto- 18953, 26 novembre. Grassi e Calandruccio senza citare le precedenti osservazioni di Facciolà serivono che il L. longirostris e l’Hyoprorus sono due larve del Nettasto- ma. Ancora sullo sviluppo dei Murenoidi. 1893, 26 novembre e 1894, 14 gennaio. Grassi e Calan- druccio serivono che il diffe- renziamento dellacorda(pseu- do vertebre) apparisce nella porzione dorsale e alla parte posteriore del corpo. — Intorno allo sviluppo dei Murenoidi. Ciò è completamente falso. Difatti Facciolà osservò che nei giovani esemplari di ste- (SS) ue (er) cefali comincia al 3° stadio di metamorfosi, cioè quando l’animale è passato o sta :per passare alla forma rotonda (Helmichthys) Ulter. ric. sui Lept. 1393. 1893. « I due casi di me- « tamorfosi presi ad esame « sono rimarchevoli per la «lunga durata dello svolgi- « mento dei caratteri che pre- « Cedono lo stato definitivo » « Le forme più giovani di « questi (leptocefali ) sono LUIGI FACCIOLÀ nops lunghi circa 10 cm. la corda si trova tutta allo stato membranoso senza traccia di vertebre, nei più adulti vi sono da 2 a 4 vertebre for-. mate, nel successivo Morristi la corda è divisa in tutta la sua lunghezza in segmenti cilindrici, nel susseguente pun- ctatus, da cui secondo G. e C. dovrebbe cominciare la me- tameria della corda, parec- chie delle vertebre caudali sono già ossificate, Così pure nei piccoli di Haeckelii la cor- da è affatto membranosa, nel successivo Yarrelli le verte- bre sono da 7 a 10, nel Bi- broni intorno a 19, nel Ge- genbauri da 21 a 23, nel Ko: likeri che corrisponde al 3° stadio la corda è divisa in vertebre in tutta la sua lun- ghezza e le ultime 35 sono di forma quasi definitiva e molte di esse ossificate. Le. metamorf. del Conger vulga- 188, eCC. \ Pa 1895. Grassi e Calandruccio | ; definisconoil Leptocefalo «una fra 4 “ d'a « larva di Teleosteo anomala. « quasi soltanto perchè pre- « senta enormi dimensioni e « gode di una lunga durata » Sullo sviluppo dei Murenoidi. Ciò è conforme ma di data. a: Kde Peri vg Ds. K sf È + e A \ 4 3 UN PO’ DI CRONOLOGIA ECC. « embrioni liberi in cui la « metamorfosi si opera len- « tamente e non è adeguata « all'accrescimento, e che do- « vendo provvedersi di nu- « trimento hanno un sistema « dentario molto sviluppato « non ostante la loro imma- .« turità. Ora appunto lo stu- « dio della loro organizzazio- « ne è agevolato dalle pro- porzioni considerevoli che « acquistano in uno stato « molto giovane ». A . Grassi e Calandruccio sceri- vono che per via di esclu- sione il L. brevtrostris deve riferirsi all’ anguilla,. e che ciò viene loro dimostrato con ogni sicurezza anche dal nu- mero dei miomeri, dalla strut- tura dell’estremità posteriore della colonna vertebrale, ecc. Ancora sullo sviluppo dei Mu- renoidi, 1893. va f Da _ 1894. « Noi abbiamo scoperto - « che le uova dell’ anguilla TR posteriore a quanto aveva scritto Facciolà. Non avendo fino allora ot- tenuto la trasformazione del L. brevirostris gli A. ricorro- no al metodo anatomico in- trodotto da Facciolà per la determinazione dei Leptoce- fali, che prima avevano chia- mato di pura induzione e ora adottano e trovano abbastan- za sicuro. Se non che i ca- ratteri accennati dagli A. non sono specificati e quindi an- cora nulla dimostrano. La prova anatomica certa della . appartenenza del L. breviro- stris all’anguilla fu data dallo stesso Facciolà nella sua me- moria La prima forma larvata dell’ Anguilla vulgaris, 1894-95. 1897. « Le uova (dell an- « guilla) stanno sospese nel- Bollettino della Società Zoologica Italtana È: 18 ria Tera ct ct tt MorL4 i ui Mrfo gt i: 250 Delage nella relazione del suo esperimento dice che il leptocefalo, posto nell'acqua il 17 febbraio, fino al 18 a- prile était. encore ténioide, d’une transparence absolue, tout son sang étaît blanc. Sur les relations de parenté du Congre et du Leptocepha- lus, 1886. « Deux Leptocéphales ont « été recueillis le 7 février... « L’un d’eux a été mis dans . « l’alcool, l’autre a été élevé « et nourri « J'ai l’honveur de présenter « à l’Académie les exemplai- « res dont il est question « dans cette Note. L’un est « un Leptocephalus non tras- « formé, l’autre est le jeune «Congre... » Loc. cit. Delage dice che alla fine di aprile l’animale in espe- rimento rassomigliava ancora l’altro dei. due Leptocefali, sauf pour la taille qui étatt fort inférieure. Loc. cit. dans: un : bac.... È (3 St o; sf 5 ape 46 LUIGI FACCIOLA Qual’è quel giovine di Con- gro con questi caratteri se non un vero e proprio lepto- cefalo, anzi un leptocefalo nel suo. stato più immaturo? Nondimeno i signori Grassi e Calandruccio amerebbero di credere che l’animale alle- vato da Delage sia stato un piccolo Congro di aspetto or- dinario. « Dopo questo esperimento « nol ritenevamo sempre più « saldamente che i leptoce- « fali fossero larve anormali » Grassi e Calandruccio, Ri- prod. e metam., ecc. « Dalla nota del Delage | « non risulta affatto che il « Leptocefalo nel trasformar- « si si sia accorciato, anzi, « leggendo in buona fede, ri- « sulta proprio il contrario ». — Grassi e Calandruccio, Ri- | prod. e metam., ecc. ME TERE PI \ è UN PO’ DI CRONOLOGIA ECC. 1886. « Il résulte de ces « faits que les Leptocépha- « les, contrairement à l'opi- « nion de Giinther, sont des « larves normales et capa- « bles de se transformer ». Delage, loc. cit. 1890. Il dott. C. H. Gilbert in una memoria presentata all’Accademia Indiana delle Scienze fece conoscere che le larve di Al/bula, Elops, Con- ger, subiscono un accorcia- mento del corpo avanzando nello sviluppo. | I signori Jordan ed Ever- mann scrivono su questo ri- guardo: « The recent obser- « vations of Dr. Gilbert on « the larvae of A/bula, Elops, « and Conger, however, seem « to point to the conclusion « that these curious forms are «< normal young, and that the <« individuals grow smaller în _« sizeforatime with increased <« age, owing to the increasing < compactness of the tissues ». — The fishes of north and middle America, 1896. | 1864. Gill opina che il Lep- tocephalus Morrisit Gm. è il è AO” + De ia ai So él vi 4 \, Pa a "calette 9 251 1894. « Noi abbiamo sco- « perto che i Leptocefali in- « vece che aborti sono larve « normali ». Grassi e Calan- druccio, Soluzione di un enig- ma antichissimo. N.B. La loro prima memo- ria su l'argomento è del 1892. 1892. I signori Grassi e Ca- landruccio osservano l’accor- ciamento del corpo nello svi- luppo dei Leptocefali. Le Lep- tocefalide, ecc. 1893. Facciolà annunzia che l’accorciamento del corpo durante lo sviluppo larvale, oltrechè nei Murenoidi, ha luogo in altre famiglie di pe- sci. Sull'esistenza di forme di passaggio dai Leptocefalidi agli adulti corrispondenti. 1892. Grassi e Calandruc- cio confermano sperimental- 260‘ LUIGI FACCIOLA 1894-95. « Studiando la con- « formazione della placca « verticale della coda o ipu- « rale nel L. brevirostris SÌ « trova un’altra conferma « della loro (con 1° anguilla) « Corrispondenza specifica. « Tanto più evidente è la so- « miglianza delle parti che « compongono questo pezzo « di sostegno della pinna cau- « dale nelle due forme d'ani- « male quanto più giovane è « l'esemplare dell'anguilla in «cui si esamina ». Facciolà, La prima forma larvata, ecc. 1894-95. « Un altro punto « di perfetta corrispondenza « fra le due forme d’animale « (L. brevirostris e anguilla) si « trova nel numero dei raggi « Gaudali... In tutto sommano « 10 raggi caudali... » « Un’altra corrispondenza « numerica di parti tra il « L. brevirostris e l’anguilla « si trova nei raggi delle « pettorali, iquali negli esem- « plari più adulti del primo, « benchè tuttorà accennatj « soltanto verso la base della « pinna, si contano da 16 a « 19 per ciascuna quanti sono « nella comune anguilla ». Facciolà, La prima forma lar- vata, Bce: i AIGANIIA « 1897. « L’estremita poste- | riore della colonna verte- brale (ipurale) è (nel L. brevivostris) precisamente. come nelle piccole anguil- le della montata » Grassi x e Calandruccio, Kiprod. e me- tam. d. anguille. « 1897. « Anche iraggi delle pinne caudale e pettorale (in quest’ultima poco di-. stinti) trovano riscontro nelle anguilline della mon- tata ». Grassi e Calandruc- cio, Riprod. e metam., ecc. A Pene Ty. Pes T° ca el e cla vui® . roi è j _ Ò cr” re : " N » ‘da si 4 a i n ITA RA \ i ait ‘e Ri x * ". Sh Ro UN PO’ DI CRONOLOGIA ECC. 261 Grassi e Calandruccio cre- dono di avere trovato novelle prove dell’appartenenza del _ L. brevirostrisall’anguilla nel- l’assenza delle appendici . pi- loriche e nella presenza delle glandole genitali nel primo, ecc. Contribuz. allo- sviluppo _ dei Murenoidi, 1895. # « Il L. brevirostris ha san- « gue incolore (invece di glo- « buli rossi noi troviamo le « così dette piastrine del ver- « tebrati inferiori)... Ciò si « verifica in tutti gli altri « Leptocefali giovani ». Gras- si e Calandruccio, £iprod. ‘e metam., ecc. .-._I Leptocefali dimostrati da Grassi e. Calandruccio nelle specie di Murenoidi adulti cui appartengono e per via sperimentale sono : L. Morri- sti e punctatus (Conger vulga- ris), L. Kefersteini (Ophichthys . serpens), L. diaphanus (Con- | ger balearicus), L. Kòllikeri (C. mystax) e L. brevirostris (an- guilla). In tutto al numero di 1315) PRA ._..N.B. Ignorando le espe- successivi tastoma), Le appendici piloriche man- cano in tutti i Murenoidi, le glandole genitali esistono in tutti i Leptocefali come Fac- ciolà dimostrò contrariamente all'opinione di Kòlliker che le negava, e hanno in tutti la stessa forma e disposizione, quindi questi fatti non hanno valore per la tesi. \ Il sangue del L. brevirostris come di tutti i Leptocefali te- nioidi contiene emazie ellitti- che, bianche, nucleate, le quali nel successivo sviluppo dell’a- nimale si colorano (eritrociti) e sono cosa indipendente dal- le piastrine che esistono in tutti i vertebrati, sì giovani che adulti, sì inferiori che su- periori. I Leptocefali dimostrati. nelle rispettive specie adulte da Facciolà e per via ana- tomica sono: L. stenops 0 inaequalis (Conger vulgaris), L. Haeckelti, Yarrelli, Bibroni e Gegenbauri (Conger mystax), L. taenia e inornatus (Conger balearicus), L. longirostris coi Hyoprorus e un Helmichthys senza nome (Net- e L. brevirostris (anguilla). cn DITE REA MAIO TO RE ASIA EEE t4 RETRO , PIO gi a IR dd I Si; AIR E a ER CANI I VON ELE de i VASO Dt SA» n x si À Mbfie” x È NE VIA, y 3 RE x it 1 A È erat da pr | 3 y si ù < 4 % (o ai 7 dI, re n fa so v 3 > n n " A 297 e” VA oe d? | ROTTA, Ant ) ‘ w RARE 1° . & b 262 LUIGI FACCIOLA PA - di rienze di questi signori, Fac-- ciolàù aveva ugualmente de- terminato il Morris e il Kol- likeri sulla base anatomica e sull'esistenza di stati inter- medii in natura tra essi e gli adulti corrispondenti. Se si ammette che il Leptocefalo allevato da Delage era un L. Morrisiù sul fatto che nei «mari della Francia non sono stati osservati Leptocefali di altre specie, e come del resto crede Cunningham (the trans-. : formations of L. Morristi into the conger had been observed at Roscoff by M. Yves Delage), | i Leptocefali determinati da | _ Grassi e Calandruccio si ri- pi ducono a cinque. NOS IOiù. CE Ce VARE 29 ae s ‘ è i î L5 l SE e FAME +. “ t Ng ud * si A c 320 vari fasi, i SU hire È ARTENA ANIA TIA b 3 irc AMI APT E E e Ti rai e de vi RAI IPA Sia CL) 3 fa: | > TOR È Vé ect a È, xe Me Tu RO E OR St OT MS» In tutto al numero di un. dici. — paso è La x à ". ALCUNE SPECIE DI ROPALOCERI RACCOLTI IN MESSINA da GIOVANNI SANTORO-SILIPIGNI Comunicazione fatta alla Società Zoologica Italiana Convinto della importanza che ha lo studio della fauna locale in rapporto alla distribuzione delle specie e sui loro caratteri speciali secondo le varie località ove sono:raccolte, ho scelto ad oggetto dei miei studi entomologici i Ropaloceri della campagna di Messina, augurandomi frattanto per l’anno vegnente maggior tempo da dedicare a questo importantis- simo studio. della Zoologia. Come nota preliminare indico alcune specie da me tro- vate nella campagna di Messina : Papilio Podalirius. — Comune, specie in giugno presso le colline vicine al porto. Pieris Daplidice. — Trovato raramente nel giugno in campagna. Pieris Rapae. — Comune in campagna ed in città, Colias Edusa. — Piuttosto rara. Satirus Janira. — Piuttosto rara. Pararge Aegeria. — Id. Pararge Megaera. — Meno rara della precedente e di dimensioni alquanto superiori alle normali. Nel giugno e nelle stesse località ho trovato probabil- mente una aberrazione della P. Megaera i cui caratteri mor- fologici sono quelli del tipo. Ne differisce però per essere più piccola, di colore più carico ed avente 1° una macchia bruna che copre tutta la base del 2° paio di ali; 2° una fa- scia trasversale bruno-cupa assai larga al mezzo del 1° paio | di ali e con direzione convergente dall’interno inferiore al- | l'esterno superiore; 3° colore grigio-cupo alla base delle se- conde ali alla pagina inferiore e nera la parte inferiore del 3 torace. È Aeg riot, e La s gi o va LIFE ; SE 1554 ù SE Eos Li 264 | GIOVANNI SANTORO-SILIPIGNI =“ N pata Polyommatus Phlaeas. — Giugno. o RICA Limenitis Sibylla. — Rara ed in luogo umido. SRI Vanessa Cardui. — Giugno. Comune spose nelle. core meridiane. ca Vanesca Atalanta. — Luglio. Dingntni alquanto. Ho. piccole di quelle generalmente descritte; comune in alta l È calità; al piano apparisce più tardi. | ot SE VA C. Album. — Ho trovato un individuo che dll tengo aberrazione il quale ha i seguenti caratteri: Ali forte- > V. mente frastagliate al bordo esterno e di colorazione come. nel tipo. Ha però la fascia marginale leggermente bruniecia | e più ristretta che il tipo. Appena visibili le macchie. Sui lastre che precedono detta fascia e ristretto il segno C pi pagina inferiore a forma di piccolo angolo. Addome più corto che nel tipo. Apertura alare superiore a questo. Messina, 27 novembre 1900. “Fa 1 GIOVANNI SANTORO-SILIPIGNI. > - | : I e e @ FA a pei cndrt. DA

Mali a 6A 7 LAST FRE: e 2 La DE —® - Da ; vo € Pao din i $ : Pf PT I | dt: I ag Dec Lug 5 La ’ Us | È Lo 4 . hd % E È ky 2% sa ld DI VR SIR 3 NIDIFICAZIONE DEL FALCO GRILLAIO (Cerchneis naumanni FLEISCH.) NEL ROMANO Nota del socio prof. G. ANGELINI Comunicazione fatta alla Società Zoologica Italiana Nell’adunanza del 5 luglio 1900 mostrai vivente agli egregi Consoci della Soc. Zool. It.-.un esemplare di Cerchneis naumanni FLEISCH. colto alle reti nelle adiacenze della città, e che, al carattere delle remiganti e delle timoniere non an- cora completamente sviluppate, mostrava di essere solo da qualche giorno volato dal nido. Siccome qualche anno addie- tro un altro esemplare, pure vivente e giovanissimo, avevo avuto occasione di osservarne nella bottega di un tabaccaio della città, espressi la convinzione che il Grillaio nidificasse abbastanza frequentemente nella campagna romana. ©. Poco dopo altri fatti vennero a confermare la giustezza di quella supposizione. In data dell’ 11 luglio u. s. il sig. C. Coli, preparatore del R. Museo Zoologico, mi scriveva: « Mi faccio un dovere avvertirla che ieri mi sono stati portati altri due Cerchneis naumanni nidiacei, presi nel nido alle Capannelle. Ciò a con- ferma di quanto Ella disse nell’ultima adunanza della nostra Società ». Io ho esaminati quei due esemplari, ed apparten- gono veramente alla specie indicata. i Quasi contemporaneamente, presso un venditore di uc- celli in Piazza Termini, ebbi io stesso occasione di osser- vare fra alcuni Gheppi nidiacei, un altro Gril/laio colle piume totalmente sviluppate, ma giovanissimo. «E quindi indubitato che più coppie di C. naumanni hanno nidificato nella scorsa primavera nelle vicinanze di . Roma, e forse in Roma stessa, la quale, coi suoi colossali edificî e coi suoi ruderi, deve offrire un attraente alloggio a | questo falchetto, che ha gli stessi costumi del Gheppio. È 265 GIOVANNI ANGELINI — GA anzi-molto probabile che la nidificazione di questo tapacori nel Romano sia un fatto normale di tutti gli anni, forse non. accertato prima per la facilità di confondere il Gri/laio, spe- cialmente se giovane, coll’affinissimo . Gheppio, da chi non ha molta pratica, o non vi bada più che assai. . Per la stessa ragione è anche verosimile che la sua nidificazione in Italia sia generalmente creduta più rara di - quanto forse sia. Infatti, dai risultati dell’ inchiesta ornitolo- gica, organizzata dal chiarissimo prof. Giglioli, emerge che S È nella penisola italiana soltanto presso Feltre sarebbe « estivo s 5: e non raro »: due soli individui sono citati come uccisi d’e- Gi state (agosto) uno a Cuneo e l’altro nel Lucchese: e dub- biosamente è accennata la sua nidificazione nel Cremonese dal Ferragni, Il Salvadori (Fauna d’It. - Uccelli) riporta l’as- serzione del Perini sulla nidificazione del Gri/laio nel. Ve- ronese, ed il Giglioli (Avif. d’It.) dà come incerta la sua nidificazione nelle provincie centrali e meridionali della pe- sa nisola. Mura. È dunque questa la.prima volta che la riproduzione del Cerchneis naumanni viene , con sicurezza e ripetutamente constatata nell'Italia centrale - : ed io sono persuaso che ac-_ curate indagini di esperti osservatori lo troverebbero nidi > cante anche in altre parti della penisola. , a; mA . - P x Di INDICE GENERALE del Bollettino della SociETA ZooLoGicA ITALIANA I. — Comunicazioni scientifiche. 1. ALessanpRINI dott. Giuio — Sulla cattura della ANERONTO aurea Fallen. in Roma . . ANGELINI prof. GIOVANNI — Nidificazione del Falco gr illaio (Cer Chiheis Naumanni Fleisch.) nella Campagna Romana 3. ANGELINI prof. Giovanni — Rarità ornitiche catturate presso Roma (Porphyrio coeruleus — Fuligula marila — Anas boschas) . 4. ARRIGONI DEGLI OppI conte dott. Ettore — Note ornitologiche sul Museo Nazionale di Zagabria (Agram) . 69-81 5. BeLLini prof. RarraeLLo — I Molluschi extra-marini dell th di Uranio >> ‘ - "0 29-55 6. BELLINI prof. Rini _ Deb a nuovi Molluschi» fossili ‘dell [sola d’Ischia e revisione delle sar esistenti nella Marna dell’istessa . Isola (con fig.) . +... . È SSA RO les e AAR162 7. CarRUccIO prof. ANTONIO — IRE uno 'echalasro di paia onto rostrata, presa a Santo Stefano (con tav.) 18-28 8. Carruccio prof. Antonio — Nuove indicazioni sull’habitat della Sa- i lamandrina perspicillata nella Provincia di Roma . 92-94 9. CaRRUCCIO prof. Antonio — Cenni illustrativi su aleuni Cheloni di Sarawak donati da S. M. il Re Umberto al R. Museo Zoologico di Roma . . . : LARE a 94-98 40. CarrucciIO prof. pare n ‘Sov ra un Cocodilà PSR “ad un Varanus Dumerilii, pure donati dal Re Umberto . 102.106. . CarRUCCIO prof. ANTONIO — Caratteri morfologici del Lophopithecus femoralis . 13 211-221 _ 42. CoNDORELLI prof. MARIO — Sulle RARE idatidi ‘dei Gallinacei e 3 : loro vera natura (con tav.) . . .. . . ENO 110-116 13. CaeccHia do:t. Giuseppe — Sull’ Elephas (Enolephas) gina Falc. | | nei dintorni di San Severo (Capitanata) . 194-198 ‘14. CURRERI prof. Giuseppe. — Osservazioni sui Ctenefori comparent nel porto di Messina . £ . 190-193 a “Li 45. Curreri prof. Giuseppe — Sulle cause Dear nigigiohe della =» DE formazione degli accumuli di plancton . . . . 499-209. -- 16. De Srerano dott. Giuserre — Elenco dei Molluschi fossili ‘di Mi- __—. lazzo in Sicilia . 163-168 AT FaccioLi dott. Luict — Contributo alla interpretazione del de saggio dell’occhio del lato cieco sul lato oculato nei Pleuronet- ® toi) 0 N RR ERP % x à . 169-189 x$ LI FaccioLA dott. Luci — Un po di erbnblogia ita agli studii : CRUDE su lo sviluppo dei Murenoidi . . . LL. 247-262 . Li DELLE MATERIE CONTENUTE NEL VOL. IX (1900) Pas. 269-270 LT? INDICE GENERALE 19. FALCONIERI DI CARPEGNA conte Gumo — Nota sopra un esemplare di Ciconia Abdimii Licht. inviata in dono dal R. Comm. on. FeRp. Martini, ed uccisi nel paese dei Bogos . . . 267-268 20. LEPRI march. dott. Gruserpe — Materiali per un eleaoe degli Apidi della Provincia di Roma (S. fam. Andreninae, Panurginae, Tr locopinae e Megillinae) . . . . . . te . 141-148 21. LepRI march dott. Giuseppe — Alcune osservazioni sulla nidifica- i zione dell’Antophora nigrocineta . ‘. . . . 3 . 100-101 22. MarcnEsINI prof. RinaLpo — Sopra una A e denta azione salle cellule ‘eosinofile’—.—..'t,eoà : oe . 240-244 23. RostaGNo comm. ForRTUNATO — sncarie deserta dei ds pidotteri Italiani — Proemio e Parte generale, Legione I — Ropaloceri e Sezioni . . . n dala RA 24. RostAGNo comm. FORTUNATO — Lepidotteri Italiani — Lezione II "E — Eteroceri e Sezioni .. . .—_ 222-2394200 25. SANTORO - SILIPIGNI GIOVANNI — UE specie di Ropaloceri rac- colti in Messina. . +. È è s »- +. 263-264 — 26. VincicuERRa prof. DEcIO — I Cottus ( gobio = bada del Tevere 56-57 n II. — Parte ufficiale. re : . e oe, BE Sunto dei Processi verbali. Si; ADUNANZA GENERALE del 28 gennaio 1900. — Relazioni del Presidente e dell’Economo-Cassiere. — Rielezione dei vice-Presidenti e di due Consiglieri. — Deliberazione unanime con. cui la SocieTÀ ROMANA PER GLI STUDI ZooLogicI è dal 1° gennaio 1900 trasfor- mata in SOCIETA ZOOLOGICA ITALIANA. — Adunanza generale del 22 merzo 1900. —- Proclamazione di nuovi Soci ordinari e stra- ordinari. — Lettera di S. M. il Re che si felicita per la trasfor- mazione della preesistente Società e ‘pei risultati finora ottenuti. — Discorso del presidente prof. CaRRUCCIO LR la. inaugura- zione della SOCIETA ZOOLOGICA ITALIANA . . . ; a SE ADUNANZE GENERALI del 6 giugno e 5 luglio 1900. — Praclomazione: di nuovi Soci. — Commemorazioni fatte dal-Presidente pel socio di onorario prof. A. Milne EpwaRDs e pel socio ordin. PRESE ADOLFO “ i CauERi i, bp ARGS ni cat ADUNANZA GENERALE del am PFRRERSOA 1900. — Piodifbazione di nuovi Soci ordinari. — Parole del Presidente nella ripresa dei lavori dopo le vacanze. — Ricordo della parte presa dalla Presidenza in occasione del funestissimo avvenimento della tragica. morte del Re Umberto, e lettera del Ministro di Casa Reale. — (Co- © munhicazioni. sciensiiche@to RO IONI I-II 66 III. — Interessi didattici. Torossi prof. Giov. BatTIsta — Sull’ insegnamento della storia na- ER, tarale nelle Scuole secondarie. . . RIA sd; O IV. — Indice generale delle materie sogtnute nel Vol. IX LE del Bollettino (1900) . RISORSE SERI NE IRR Lola Cart =) da rie a i tal da 1) }t P Vox / ( ‘ Li n ni Ù i f L pa v Ù a n” À x ‘ « ‘ _ È e pwd » È 1 deb ri i NO AIN, ue MA «té - Ca - ESTRATTO DALLO STATUTO ART. 2. — La Società ha lo scopo di dare istruzioni, consigli, appoggi morali, e possibilmente aiuti materiali ai cultori della biologia an. rale anche nelle sue varie applicazioni; di pubblicare nei modi staviliti dal regolamento un Bollettino contenente i reso- conti delle adunanze, le comunicazioni scientifiche d’indole biolo- gica, anatomo-fisiologica, embriologica, paleontologica e sistema- tica; e quelle altre notizie che possono interessare gli studiosi. ART. 3. — La Società è composta di tre categorie di soci: la Soci ordinari, distinti in soci a tempo, i quali paghe- ranno lire Dieci all’anno, e soci a vita se pagheranno lire 200 in una sola volta; 2% Soci straordinari, i quali pagheranno lire Sette annue; 32 Soci onorari italiani e stranieri, proposti dal Consiglio direttivo, scelti fra i più noti ed eminenti cultori degli studi zo0- logici, od altrimenti benemeriti della Società. Tutti i soci hanno diritto alle pubblicazioni sociali. ABBONAMENTO PEI NON SOCI Italia . . 12 lire annue agamento anticipato Estero. . 15 >» » pass Di Un fascicolo doppio separato L. 4 Volumi arretrati: Italia L. 15 - Estero L. 18 (franchi di posta) Prezzo di favore a chi acquista i nove volumi finora pubblicati f (Vedi pagina prima della copertina). DE della Società: Istituto ZooLocico - R. UN:vERSITÀ Via della Sapienza - ROMA Roma - Stab. Carlo Mariani e C., Vic. Guardiola 22. U gcenn-, » rare pr Uh he = vw» o Jc” x d Ù Ù SAI sd a, he È MAIO, RIT “pali di Bri [CRA di cn i bI b / : E Ka Wa LrRADA Ri MELIA \ }- tia RE % è Je SL Ae A L ha da to) P po - y ui + . ' ? - . si Ò ai » . " - » , + n z Ù x i ' » si al ' n ' O i [ r » } } 3 » n e è - ; Ln n DI Î - è è PAR da È DI ca "a ”' Ie x La) ai È $* ì pil » sn n et LIL ULTI 2044 118 635 507