n ‘e ae 04-64 4% ni Por è UL tr os HARVARD UNIVERSITY. LIBRARY OF THE MUSEUM OF COMPARATIVE ZOOÒLOGY. ot. GIFT OF ALEXANDER AGASSIZ. dea (SY Vl ASS Ù ? Ù di lei % «i ; i D°O rapromi ci net ATEO \ Up e Piga d'° > SORRISI | 2A) Mi { A Riva: tl: 4 FCR MP; ì; J } A RENE N. I, Il e III. Vol. ILL °° Anno III. - 1894. #BOELETTINO DELLA n. J 1 ] ; SOMMA RIO. T. COMUNICAZIONI SCIENTIFICHE: II. SUNTO DEI PROCESSI VERBALI E 1. Carruccio prof. Antonio. Sull’esi- DELLE ADUNANZE. — Nomina dei stenza della Rissa tridactyla in Sar- Soci onorari. — Discorso del pro- MR (+, Paga | 1-6 fessore A. Carruccio in occasione 2. Condorelli-Francavigliadott. Mario. dell’adunanza generale delle due Notizie anatomiche sul Bradypus tri- Società riunite degli Studi Zoo- dactylus L. var. ustus Lesson (Appa- logici e dei Cacciatori in Roma Pag. 60-70 recchio respiratorio e circolatorio) III. ELENCO DEI NUOVI CAMBI E BONI con figure. . . Mt) nl MS pervenuti alla Società. ... » 71-72 3. Paolucci prof. Luigi. Nuovi con- i IV. PICCOLA CRONACA DI CACCIA E DI tributi all’ Avifauna migratrice delle ORNITOLOGIA. Conte G. Falconieri Marche raccolti nell’ ultimo ven- di Carpegna . . » 73 ITINERE se ce 196960] Ve RIVASTE BIBLIOGRAFICHE va 4. Falconieri di REA pra Guido. RIETÀ. 1. L’asfissia negli animali Sopra un esemplare di Aquila nava a sangue freddo. Ricerche del o minore uccisa nel territorio di prot. Arturo Marcacci (dott. M. Con- Spoleto (Umbria) . . » 35-38 dorelli-Francaviglia). — 2. Traité 5. Silvestri Filippo. Sulla dear d'Anatcmiecomparce pratique dei pro- del Pulycenus lucilus Chalande in fessori Carlo Vogt ed Emilio Yung. Italia. Con figure. . . ig E I (prof. A. Carruceclo). 3. Notizie ana- 6. Idem Idem. Diagnosi di nuove tomiche sull’ Heterocephalus Riipp. specie di Miriapodi italiani. Con fi- dei prof. Corrado Parona e Giacomo guEDI,. .... ene 404 Cattaneo (prof. Carruecio pred.). — 7. Angelini cal SAI La caccia 4. Giardino: Zoologico in Persia. in rapporto colla conservazione della — 5. Protezione dei Kanguri in selvaggina, coll’agricoltura e colla Australia. —6. Pavoni allo stato scienza. — Relazione sul Congresso selvaggio in Ungheria. . . ». 71-76 Cinegetico di Brescia fatta alla So- VI. Altri doni pervenuti alla Società. — cietà Romana per gli Studi Zoolo- Agevolazione ai nuovi abbonati. (Ved. A e A E I I © copertina). L'ufficio provvisorio per l’Amministrazione e Redazione del Bollettino trovasi nel Regio Museo Zoologico dell’ Università di Roma. Annunciansi non solo le pubblicazioni anatomo-zoologiche, che pervengono alla Società, ma anche tutte quelle di cui si ha notizia, e che possono interessare i Soci e gli Abbonati, siano italiane siano straniere. Pei non Soci il prezzo di abbonamento e di vendita del Bollettino per l’anno 1804 &adi L; 12, Per l'acquisto del Bollettino, rivolgersi all’ Economo della Società nel Museo Zoologico della R. Università di Roma. 7 CONTO CORRENTE CON LA POSTA. rato A % aio Sull'esistenza: della Rsa tridactyla Bp. in Sardegna Comunicazione fatta alla Società Romana per gli Studi Loologiei dal Prof. A. CARRUCCIO rà 7 si, | Se oggi non possiamo accettare in tutta la loro interezza le «parole che il sommo maestro Paolo Savi scrisse intorno alla ra- i rità della Rissa tridactyla, - specie che gli scrittori a lui poste- È. riori ebbero a riconoscere come esistente in parecchie località della Hd penisola italiana, - pure rimane sempre un fatto fuori di dubbio, | che questo grazioso gabbiano terragnolo è desiderato dagli ama- tori degli studi ornitologici. Nè sono poche le collezioni pubbliche o private ch'e tuttora mancano d’ogni qualsiasi esemplare di questa specie: anche in Roma questa è la prima volta in cui viene ag- giunta alla Collezione generale del Museo Universitario. Dico per la prima volta, perchè tanto nella Collezione generale, quanto È: nella provinciale del nostro Museo (1) voi non avevate ancora (Ki | potuto osservare .la specie in discorso. Io l’ebbi in dono, or sono ai | pochi giorni, mercè la gentilezza di uno dei nostri allievi della Pages — — Sassari. SAS (1) Nella: note alla contribuzione della Fauna dell'Emilia che pubblicaì | negli Atti della Società dei Naturalisti di Modena, Serie III, Vol. I, 1883, Anno XVI, a pag. 103 scrissi che: « Il Gabbiano terragnolo è (REDROiO în entrambe le collezioni da esemplari colti nel Modenese ». i RES < Le località, già indicate dal Doderlein, sono i laghi del Frignano, presso. Pavuilo, e le basse della Mirandola ». 3 Facoltà di Scienze Naturali, il signor Ausonio De-Gaspari di - UR e da Aci af Ta x hr RAR e + ai Vea, VIT a" Ig ME P o 4 rta SLI ) FI rassizi: faceva da Rane irastnaliutà in Roma il Lollis è esemplare giovane che vi pongo sott’occhi, da lui stesso preparato. L’individuo fu ucciso nella regione detta la Nurra, presso lo Stagno di Pilo, e propriamente - così mi scriveva da Sassari il DEA Ni in data del 16 luglio 1898 - « nella stretta lingua di terra che separa lo stagno dal mare. A Sassari non è esistito mai alcun esem-. | ) plare della specie in discorso, nè nel Museo Universario nè nelle si raccolte delle scuole secondarie, nè presso privati ». N « Soltanto nel gennaio 1892 il sig. Sciola ne uccideva un bel- lissimo esemplare in perfetto abito da inverno; ma regalatomi in istato di avanzata putrefazione non potei prepararne neppure. la pelle. D’allora in poi, per quante informazioni io abbia assunto, non m'è stato fatto di sapere che altri esemplari siano stati cat- turati, appartenenti alla specie in discorso; e questo m’induce i sempre più nella convinzione che il Larus tridactylus sia CAI di comparsa assolutamente accidentale ». a) Il conte Salvadori nel suo Catalogo degli uccelli di Sardc vi (Milano 1864) scrisse che sui due individui della Rissa tridactyia esistenti nel Museo di Cagliari aveva « qualche ragione per cre- dere che non siano stati presi in Sardegna »; e fra le specie sarde la notò con dubbio. Ma il Cara aveva già asserito che acciden- talmente il Gabbiano terragnolo si mostra nell’ isola di primavera. Il dottor Lepori poi scrisse: « Io l’ammetto sulla fede del Cara, di pur confessando di non averla mai trovata (2) ». n Tornando al Savi dirò che nella sua Ornitotogia Italiana (Vo- ii lume 3° pag. 138, 1876) avverte che il Gabbiano terragnolo: « È Di rarissimo nel Mediterraneo: in Toscana io non l’ho mai: trovato: il professore Calvi dice nel suo Catalogo che HERO volta ve- i desi presso Genova ». E è Wil JI Salvadori alla sua volta nel ben noto Elenco degli Ue is) celli Italiani pubblicato negli Annali del Museo di Storia na-- turale di Genova (Vol. III della serie II. 1856) lo dana ue- ; ta 29 dr Sher # ua 7, ie) ate Re I Si . o” "®I ì già; citi ti Ni Sar ESISTENZA DELLA RISSA TRIDACTYLA BP. IN SARDEGNA e ie, cr individui nel tornare Verso il Nord sbagliano strada, e in- Me. terraneo n si affollano nel Golfo di Garigri, Abita le regioni ar- | tiche e subartiche, e parzialmente emigra in inverno fin sulle coste occidentali dell’Africa (1. c. p. 289). Potrei fare numerose citazioni su quanto rilevasi leggendo opere, cataloghi od elenchi ornitologici intorno alla comparsa di uno 0 più indivi lui di Rissa tridactyla, in diverse provincie della © nostrà penisola. Mi limito a ricordare l’ individuo adulto trovato “in un bosco vicino a Lucignano (Toscana - Val di Chiana) este- nuato di fame e di stanchezza, come narra l’egregio nostro con- socio Giacomo Arrighi-Griffoli, al quale fu recato ancora vivente, ma moribondo, da un cacciatore di detta località. Il Griffoli lo «donò al R. Museo di Firenze (1). Il conte Ninni pose il Larus tridactylus fra le specie dubbie »0 che erroneamente furono indicate come venete (2. Se egîi, ch’ era così accurato e coscienzioso nelle sue indicazioni, collocò . fra le specie dubbie il Gabbiano terragriolo, vuol dire che non _ —l’ebbe sott'occhio, nè gli constò che fusse stato mai preso nel Ve- _ —.neto. Meritano lode coloro che senza orgoglio affermano il vero, | nè si lasciano vincere dalla pretensione proprià di chi ad es. o «annuncia magari un Pellicano crispo (ceduto col fermo convinci- ‘mento e con tutte le più sicure prove che non era stato preso nell’ Emilia), o ad ogni costo vuole aggiungere all’Avifauna Ita- dica alcune specie che in Italia non furono davvero prese. : [oe + ‘ PI III | Dimensioni e caratteri dae 1. Dimensioni: Lunghezza totale 37 centim. e 112, apertura del becco 42 mm.; coda 80 mm.; tarso 27 mm. - Gli esemplari * adulti è raro che indi 18. centim. di lunghezza, con È È ‘apertura d’ali che superi un metro, essendovi esemplari dei SE su ciaschedun’ala misura 54 centim. È uccello dal volo rapido CH] % (1) Ved pag. '0) dell'Avifuuni della Val di Chiana di Giacomo Ar- sì righi-Griffoli - Siena 1891. è ine * (2) Ved. Vol. V., serie V PE Atti del R. Istituto Veneto di scienze, — dA dettero ed arti 1879. a . ROES TRI pica dé CRTAST 1° È È VAVZISA È ° 4 ANTONIO CARRUCCIO e leggiero, durante il quale; narrano gli scrittori, esso compie delle graziose curve, e ogni sorta di evoluzioni, deva nnori con sicurezza fino alla superficie dell’acqua in cui ha scorto dall’alto- Ù s un pesce. Lt 2. Caratteri: Come ho detto 1’ esemplare donato dallo stu- 1 dente signor De Gaspari è giovane, ed offre quell’ insieme di io caratteri che gli ornitologi riconoscono propri alla Rissa tri- dactyla, che abbia raggiunto un anno di età o l’ abbia di poco: superato. La nota e caratteristica conformazione del piede, (la | " quale gli ha valse il nome specifico) ben potete esaminarla in questo esemplare. La regione cefalica, la ACA anteriore, e le regioni co Ta-tl terali, la toracica e addominale, fino alla sottocaudale, sono di uni bianco candido uniforme. In prossimità dell’angolo di ciaschedun’ ala osservasi l’origine di due fascie nere, larghe poco più di un centim. e 1/8, che si re. stringono nel mezzo e alla base della regione cervicale posteriore,. in cui esse si fondono, formando quasi un semicollare che spicca nd sul bianco delle altre piume. Sopra l’ indicato semicollare nero, cioè alla distanza di circa 8 centim. del medesimo, si ‘notano. due macchie nere (regioni auricolari), con lieve sfumatura cene- rina quasi tutta dattorno alle medesime. i 01 Le regioni dorsale e scapolari sono colorite di un bel cenerino- di pressochè uniforme, interrotto da una lunga e piuttosto larga stri-- 34 scia nera formata dalle piccole copritrici, mentre di nuovo si ha i ‘una superficie (specchio) di color cenerino, perchè quest’ultimo è. proprio alle cuopritrici maggiori delle ali. Le remiganti presen- ti tansi albo-nere, ma la fascia nera esterna supera in lunghezza la. fascia bianca nelle due prime di esse, estendendosi la-marginatura nera alla punta di tutte le remiganti medesime. Le timoniere. i poi, d’un bianco candido, sono nella parte apicale per un centi- metro e mezzo almeno più marginate di nero. i To È tenuta la Rissa tridactyla per uccello molto socievole, ed' è cosa insolita - dove è frequente - che lo si veda isolato. Per: l'opposto questi Gabbiani tridattili formano brigate assai nume- rose, e vivono con molta intimità fra loro. A] té In Islanda, Groenlandia ecc. l’ apparizione dei Gabbiani ter- [i ragnoli viene considerata quasi il primo indizio d’ogni nuova pri-- Redi n Ò P ' . , * - ti . ‘ ' La . v Po Da ’ è î n » +- - i ta è ars à - Li ‘ si - => e ì = - + . S ” Ì ” s e a 1 " 4 Mii Ì Ù 29 revrzIlonnezia IA SPLIE OI? TY A ee), 273 vnra,s208_ KR : 079 777RMOI "#3 24, SULL'ESISTENZA DELLA RISSA TRIDACTYLA BP. IN SARDEGNA -mavera, dimorando in quelle regioni montuose fino al novembre, “e non decidendosi ad intraprendere lunghi viaggi, se non sono i È «spinti dalla fame. Naumann, Faber ed altri, affermano che sono ammirabili la dolcezza dell’ indole è l'armonia in cui vivono migliaia d’ in- dividui di questa specie, provvedendo ognuno il meglio che può ai suoi bisogni, senza urtarsi o confondersi con individui d’altre specie. Il Gabbiano tèrragnolo è forse il più tranquillo e silenzioso della fam. ZLaridae, e solo nell’ epoca degli amori non cessa di far sentire il grido, che esprime colle sillabe /a, Ra, Rai o laia; qualche volta ancora con queste due di seguito tack, tack, imi- tando anche le voci d'un fanciullo che piange. Dopo il periodo della riproduzione la moltitudine dei Gabbiani terragnoli rientra nella quiete silenziosa di prima. Holbòll poi fa notare che la nutrizione di questi uccelli, quantunque in numero straordinario, è assicurata dalla grande ‘quantità di parecchie specie di pesci. Questi infatti sovrabbon- dano, precisamente all’epoca degli amori della Rissa tridactyla nelle acque dei Mari Nordici; inoltre tali pesci perseguitati dagli :ssquali diventano più facile preda dei Gabbiani. Pure non v' ha «dubbio che per questi sopravvengono circostanze per le quali sono ‘costretti ad attraversare i mari e penetrare molto lontani nell’ in- ‘terno delle terre, trovandosi non pochi individui morti presso le coste e collo stomaco vuoto. | Il nido è composto in gran parte di fuchi. Partoriscono da 3 a 3 uova che presentano il guscio con pic- «coli punti o macchiette nerastre o brunastre, su un fondo cene- rino violaceo o rosso giallastro sporco, quasi rugginoso: ne furono trovate di un colore verdognolo appena olivastro e senza alcuna macchia. Le uova sono ricercatissime come .cibo dagli abitanti 73 da NL e del Nord. I giovani restano nel nido sino alla metà d’ agosto, in cui ‘sono già robusti per lanciarsi in pieno mare. . Il Monte Janjuatuch è ricordato quale uno dei luoghi dove | immensa è la quantità delle Risse tridattile: vi si videro innu- _merevoli colonie, vere montagne colossali e viventi. Questa specie ha per nemici : i grossi Falchi, le Aquile, gli Stercorari ecc. ISTITUTO ZOOLOGICO DELLA R. UNIVERSITÀ DI ROMA cl diretto dal Prof. ANTONIO CARRUCCIO | Mi NOTIZIE ANATOMICHE BRADYPUS TRIDACTYLUS L. var USTUS Lesson Comu icazione alla Sucietà Romana per gli Studi Zoologici del Dott. MARIO CONDORELLI FRANCAVIGLIA. Conservatore nel predetto Istituto (Continuazione al Fascicolo N. IV, Ve VI - Vol. Il. APPARECCHIO RESPIRATORIO. Gli organi della respirazione, al pari dei digerenti, offrono» qualche particolarità degna di nota; per cui la loro succinta de-. scrizione credo che non sia destituita di un certo interesse. LARINGE. La laringe, situata fra l’ osso ioide e la trachea è fiancheggiata dai grossi vasi del collo, è nel Bradipo un imper- fetto strumento ad ancia membranosa, in quanto ‘che le corde vocali, ridotte, come appresso dirò, in numero e in sviluppo,. funzionano in una maniera assai imperfetta. | Alla formazione dello scheletro di essa concorrono le seguenti. cartilagini: i | aaa 1. Cartilagine tiroide - Si compone di due lamine laterali. | pressochè quadrilatere e riunite in avanti ad angolo acuto, quasi St vicino al retto, per formare quella porzione spessa e ristretta, | sd che in linguaggio veterinario appellasi corpo della tiroide, alla. base del quale esiste un tubercolo su cui s°’ inserisce |’ epi- glottide. Fra i Mammiferi è soltanto nei Monotremi che le due | lamine si mantengono disgiunte al loro bordo interno; anche nei Tardigradi pertanto si hanno tre soli margini e due facce o la faccia esterna, leggermente convessa, è coperta dal muscolo — ; x tiro-ioideo ; la interna, leggermente concava, è in rapporto com | _ "NOTIZIE ANATOMICHE SUL BRADYPUS TRIDACTYLUS L. 7 muscoli tiro-aritenoidi e crico-aritenoidei laterali; il margine su- | periore, fortemente ondulato, dà inserzione in avanti al legamento 4 tiro-i0ideo; al margine inferiore, che, avendo forma di mezza- luna, si adatta bene al margine superiore convesso della cricoide, | si inserisce in avanti il legamento crico-tiroideo, indietro il mu- scolo omonimo; il margine posteriore, breve e rettilineo, si ‘ prolunga in basso nel piccolo corno e in alto nel grande corno della tiroide, alla base del quale si riscontra una profonda in- | cisura per il. passaggio del nervo laringeo superiore e dell’arteria . dello stesso nome. I Cartilagine cricoide - È situata in sotto della tiroide. La sua superficie esterna presenta ai lati una faccetta articolare pel corno inferiore della tiroide, posteriormente e nella linea mediana una cresta longitudinale per l’ inserzione dei muscoli . crico-aritenoidei posteriori; la superficie interna è rivestita dalla mucosa laringea. Il margine superiore porta nella metà poste- riore dell’anello due faccette articolari corrispondenti alle carti- lagini aritenoidi; il margine inferiore si continua col primo anello della trachea per mezzo del legamento crico-tracheale.. Cartilagine aritenoide - È piccolissima, e non sorpassa la dimensione di un acino di canape; ha forma di piramide trian- golare con l’apice rivolto in alto ed indietro. Lo faccia interna, | ricoperta dalla mucosa laringea, è piana, e guarda la corrispon- dente della cartilagine opposta; la faccia esterna è sinuosa e % guarda in fuori ed innanzi; la posteriore è concava ed è rivolta _ indietro; entrambe queste ultime sono ricoperte dalla mucosa 4 faringea. Ai fre margini, anteriore, posteriore interno e poste- F: riore esterno, corrispondono alla base della piramide tre angoli È pononi, dei quali i più importanti sono l’anteriore, prolungato in un processo vocale per l’inserzione del legamento vocale, e il | cartilagine del Santorini, la quale, nelle:specie appartenenti alla . Fam. Bradipodae, è assolutamente mancante. < Mancano pure le cartilagini del Wribers. D | * Epiglottide - Ha la forma d’una foglia bilobata. In essa son i considerarsi due facce, due Dosi laterati, la base e l'apice. sca > Pi te Na “» x 8 | MaRIO CONDORELLI FRANCAVIGLIA % La faccia anteriore, convessa, è tappezzata dalla mucosa farin- i). gea, e la posteriore, concava, da quella della laringe; i due bordi. limitano lateralmente l’epiglottidle dalla base all’apice, in corri- spondenza del quale formano una inecisura profonda un paio di millimetri, che dà all’ epiglottide 1’ aspetto lobato; la base è di- retta in avanti e in basso verso l'angolo del corpo della tiroide, al tubercolo della quale si attacca mediante il legamento tiro- epiglottico. Le cartilagini laringee sono mobili ed drticolate. o con organi vicini per mezzo di legamenti estrinseci, 0 fra loro per mezzo di legamenti intrinseci. Appartengono ai primi: 1. I legamenti tiro-ioidei, in numero di tre: uno medio (membrana tiro-joidea) steso dal margine superiore della cartila- gine tiroide alla concavità della forchetta deli’osso joide, e due taterati, che, in forma di sottili cordoni, si stendono dalle grandi corna della tiroide a quelle del joide; 2. Il legamento crico- -tracheale, membranà circolare elastica, che unisce il margine inferiore della criccide col primo anello. della trachea. | Appartengono ai secondi : 1. 1 legamenti crico-tiroidei, di cui uno medio 0 conico, che sì estende dal margine inferiore della tiroide al margine su- periore del semianello anteriore della cricoide, e due laterali, che congiungono le piccole corna della tiroide colle faccette la- terali della cricoide; 2. I legamenti crico-aritenoidei, che riuniscono le basi delle aritenoidi colle faccette articolari del margine superiore del se- mianello posteriore della cricoide; 3. Il legamento tiro-epiglottico, il quale è unico, e congiunge © la base dell’epiglottide coll’angolo del corpo della tiroide. si Oltre ai suddetti legamenti elastici ne esistono altri mucosi e tali sono i legamenti glosso-epiglottici medio e laterali, costi-. ari-epiglottici, dovuti alle pieghe che fa la mucosa dell’ epiglot- tide portandosi dai suoi margini laterali all’apice delle piranuge ko; aritenoidee. ‘ tuiti da tre pliche che fa la mucosa faringea passando dalla base della lingua sulla faccia anteriore dell’epiglottide; e i legamenti. A 2, cn I a i. et R LL #% nd x RA ” fi RE MTA Dea sei A ie ein “d 5 NOTIZIE ANATOMICHE SUL BRADYPUS TKIDACTYLUS L. 9 i —_Mucosa della laringe e legamenti vocali. - Questa membrana “è una continuazione di quella faringea, modificata però per la | presenza di un epitelio cilindrico a cigli vibratili, che, a co- | minciare dalla base dell’epiglottide, riveste 1’ intiera mucosa la- Si ringea, ad eccezione di quella porziorie che forma le corde vo- «cali, ove l’epitelio si mantiene pavimentoso stratificato. _ Le corde vocali, in numero di due soltanto, si estendono «dall’angolo rientrante del corpo della toroide al processo vocale «dell’ aritenoide; son lunghe mm. 7, larghe mm. 2, ed il loro «margine libero è assai acuto, principalmente in vicinanza alla loro inserzione anteriore. La loro inserzione posteriore fa pensare | «ch’essi rappresentino i legamenti tiro-aritenoidei inferiori; d’altro ‘canto |’ inserzione anteriore precisamente all’ angolo delle carti- lagini tiroidi e non un poco più giù, non che la presenza di un piccolo seno circolare immediatamente dietro di esse, fa sospet- tare ch’esse corrispondano ai legamenti tiro-aritenoidei superiori. Il seno circolare sopra descritto, corrisponda ‘o no a quello -del Morgagni, non ha un ufficio ben definito, in quanto che, tro- vandosi prima delle due corde vocali, le sole esistenti, non può funzionare da organo di risonanza. | Muscoli delta laringe - Dei muscoli della laringe alcuni muo- vono l’ organo nella sua totalità, muscoli estrinseci, altri son destinati a muovere l’una sull’altra le cartilagini laringee. - i Agli estrinseci appartengono i seguenti muscoli : 1. Sterno-tiroideo - Si origina dalla superficie posteriore # del manubrio dello sterno e dalla cartilagine della prima costola, È «e s’ inserisce alla lamina laterale della’ cartilagine tiroide. La sua funzione è quella di deprimere la laringe e di tirare in basso È Bios Joide. 7 2. Zo-tiroideo - E un largo muscolo triangolare, che si ori- i LA con larga base dal margine Vafeore del OO dell’ osso. e, ; : td l'ala della sega gin tiroide, sa der ricopre insieme col lega- } DI mento io-tiroideo. Questo muscolo, contraendosi, fa. entrare la Si cartilagine tiroide sotto la forchetta joidea, portando così la ne ringe in avanti e in alto. Bi, Ò in maia AE 3. Io epiglotlico - È un muscoletto costituito da un piccolo «fascio di fibre muscolari, rascosto fra lobuli di grasso e rico- ai s FI wr A i I SRERNT Sha ont 1 Ù A e pro "a cani e. A x i . ca 9 a n Pratt Pers fo "piece. î Pi. MARIO CONDORELLI PRANCAVIGLIA | i; 2% 7 Tai SRI perto dal corpo dell’ osso joide, e termina alla faccia anter dell’epiglottide. di Chauveau e Arloing (1) credono che tale WEST i $ per funzione principale quella di tendere le corde vocali, ‘allore la glottide si ferma, pel ravvicinamento delle cartilagini arite- © noidi; ma pare piuttosto ch’esso concorra a ricondurre l’epiglot- ù tide nella sua posizione normale dopo il passaggio del bolo ali mentare, funzione questa la cauale è principalmente devoluta. | all’elasticità dell’epiglottide ed a quella dei legamenti che la uni È i, scono colla cartilagine tiroide. : ! o: « I muscoli intrinseci sonò: 2% Lé # I. Crico-tiroideo - Nasce dal bordo anteriore ed esterno del a i cartilagine cricoide, e s'inserisce al. margine posteriore della Pes a di lagine tiroide. Tira la tiroide in basso ed in avanti, nel mentre — ni che rende più ampio l’angolo formato da essa cartilagine colle | a gii tendendo in tal guisa le corde’ vocali. - | » 4 È . Crico-aritenoideo posteriore - È il più potente dei mu- Re va di questa regione. Sì origina dalla superficie posteriore della . Fu piastrina della cricoide, e con fibre convergenti in alto ed in fuori — b s'inserisce al tubercolo posteriore della cartilagine aritenoide. CA 2) Ruota la tiroide sulla cricoide, dilatando ed allungando in Losi È tempo la glottide. | Re: Zi 3. Crico-aritenoideo laterale - È di forma tringolare e rico- 3; perto in massima parte dalla lamina della tiroide. Nasce dal | bordo anteriore della cricoide, e portandosi obligamente in. alto. 1 ed indietro s'inserisce al tubercolo della cartilagine aritenoide | insieme col muscolo precedente, del quale esso è antagonis tas oO Mal” A lai" 3. cioè a dire costrittore della. glottide. vi Agari È 7 4. Tiro-aritenoideo - Si origina dalla superficie interna della È: lamina della tiroide, e si inserisce al processo vocale e 32) ; $ gine anteriore dell’aritenoide. È anch'esso un muscolo | costr : È della laringe. — Noto 3. Ari-aritenoideo - È il più piccolo dei enna dellala | situato alla faccia posteriore delle cartilagini aritenoidi. Si compa 01 a di due piccoli fasci, le fibre dei quali, avis da un rafe 1 < Ù . . n d a} x sE ri, o SE (1) Chauveau et Arloing - Traité. d'Anatomie Comparto Paris, 18 A | pag. 524. NOTIZIE ANATOMICHE SUL BRADYPUS TRIDACLYLUS L. 1] diano, divergono e s’inseriscono alla faccia esterna dell’arite- noide. Longet e Chauveau, contrariamente all’opinione di Cruvei- ; Inierse di altri anatomici, che ritengono il muscolo aritenoideo ù dilatatore della laringe, credono ch’esso funzioni avvicinando l’una all’altra le due cartilagini aritenoidi, e che quindi sia muscolo | costrittore della glottide. | TracHEA. È un tubo cilindrico un poco schiacciato alla sua faccia posteriore, lungo cm. 31 e.largo mm. 12; ma tale diame- . tro non è costante, difatti la trachea, alla distanza di cm. 16 dal } suo principio, si assottiglia gradualmente di mm. 4 sino alla bi- icizione bronchiale. : Il decorso della trachea per tutta la lunghezza del collo si fa sulla linea mediana; ma, appena oltrepassata l’apertura su- | periore del torace, il tubo tracheale volge prima a destra e poi | repentinamente a sinistra, descrivendo in tal guisa due curve a | concavità anteriore strettamente addossate l’una all’altra. È; Lo scheletro cartilagineo è costituito da 101 anelli, incom- _P pleti posteriormente per uno spazio di 2-3 millimetri; tali anelli «misurano una circonferenza di mm. 32 ed una OE di mm. 2; lo spessore varia da un millimetro e mezzo nei cin anelli cartilaginei a poco ‘:meno di un millimetro negli ultimi, quali pertanto sono meno consistenti dei primi. La. speciale conformazione curvilinea della seconda. porzione della trachea, in quel sito dove normalmente si trova il siringe denti uccelli, credo che abbia una speciale importanza, quella pine di far sì che, nell’atto della fonazione, l’aria passante per de spire acquisti una forte pressione, capace di far vibrare con celerità le due poco sviluppate corde vocali, e produrre così l’a- È uto grido, che i Bradipi RERARLONO nprmsinente. 4 e: I : p° in direzione opposta, l’uno in avanti al polmone sinistro, e l’altro n dietro al polmone destro. È; — Il bronco destro è lungo mm. 33 ed è costituito da I1 anelli $ cartilaginei sottili e pur essi incompleti posteriormente. Esso si Avia in pr rami principali, dei quali uno, piceòlo, è diretto “e di emergenza, FIORA) un RSA molto dito; RICE n | é x Ma: 9 12 MARIO CONDORELLI FRANCAVIGLIA fps Ara hai ». ta ; ti i . , A vo Ù PA NET AA Pa) han it ® P a ‘ ° SRL posteriormente, ed uno, molto grande, lateralmente ed in avanti. Dal primo di questi si partonò due rami secondarii, che si sud-. dividono replicatamente in maniera dicotomica sino alla costitu- zione degli alveoli; dal secondo si partono invece tre rami se- condarii, che, come quelli, si suddividono dicotomicamente. | Il bronco sinistro, lungo pur esso mm. 33, è formato da 13. anelli, e, appena giunto all’ilo del polmone, dà origine a tre rami. principali, dei quali uno si porta verso la porzione anteriore del polmone, uno alla parte media ed uno alla PONS il più. piccolo è quello di mezzo. Polmoni - I polmoni sono semplici, costituiti cioè d’un solo lobo, e di disuguale dimensione essendo il. destro un poco più grande del sinistro. Le loro misure sono rappresentate dalle se- guenti cifre: Polm. destro Polm. sinistro lunghezza cem. 13,50 cm. 13,00 larghezza » 5,00 . ». 8,90 spessore » 1,80 SIONE PRO | Ciascun polmone ha la forma di mezzaluna, il cui margine inferiore (anteriore rispetto all’ uomo) è convesso, tagliente e. leggermente andulato; il superiore (posteriore ‘nell’ uomo), al quale corrisponde l’ilo, è spesso e rotondato. Delle due facce la interna è concava, sopratutto in corrispondenza del cuore, ìla esterna invece è convessa. Dal margine inferiore alla distanza | di circa cm. 5 dall’apice polmonare, si parte una incisura pro- fonda due centimetri, la quale accenna ad un principio di lobatura, | non ancora completamente verificatasi. Il margine inferiore del polmone sinistro copre l’orecchietta sinistra e il ventricolo sotto- stante, compresa la punta del cuore; il margine inferiore del Li mone destro nasconde porzione dell’orecchietta destra e del ven- È tricolo corrispondente. ; APPARECCHIO CIRCOLATORIO. “sj Cuore - Il cuore del Bradipo è rivolto dall’avanti all’indie- tro, dall’alto al basso e da destra a sinistra. Ha la forma d’un ie ati de i A 200 at SA Ri° NOTIZIE ANATOMICHE SUL BRADYBUS TRIDACTYLUS L. 13 ER RO | cono, l'apice del quale, ottusissimo, è rivolto in basso ed a si. . nistra. Il volume è quello d’un piccolo uovo di gallina. La circonferenza, misurata alla base dei ventricoli, è di em. 10; la lunghezza, misurata dalla base dei ventricoli all’apice, è di em. 3,6; la larghezza (distanza massima fra i margini de- stro e sinistro del cuore) cm. 3,2; lo spessore, misurato dalla faccia superiore alla inferiore cm. 2,6; il peso è di grammi 16. «_. Il cuore è leggermente appiattito da sopra in sotto; esso | presenta una base, un apice, una faccia superiore spianata ed - una faccia inferiore convessa, un margine destro ed uno sini- | stro. Verso il mezzo della faccia inferiore si vede il solco longi- tudinale, che, discendendo dalla base, si porta longitudinalmente a destra dell’apice, e poscia rimonta alla base medesima per la È faccia ‘posteriore del cuore. Questo solco anteriormente è incro- i ciato dal so/co trasversate,.il quale è visibile soltanto sulla fac- ] cia superiore del cuore, essendo nascosto nell’inferiore dalle ori- | gini dell’arteria polmonare e dell’aorta, non che dai due processi auricolari. î «Il solco trasversale indica Ùsternamiente il limite tra ventricoli e seni; il solco longitudinale corrisponde al setto, che divide in- ternamente la cavità cardiaca. I due seni sono separati dal sefto dei seni, i due ventricoli dal setto dei ventricoli. + Ventricolo destro - Offre due pareti, una sommità ed una base. i È La parete anteriore è concava, il suo spessore, un poco | maggiore in alto che in basso, è in media di mm. 1,3. _ La parete posteriore è convessa e formata dal setto inter- | ventricolare. Entrambe non sono lisce, ma ineguali rugose per da presenza delle colonne carnose, di cui si distinguono tre specie. differenti: ._ 2) Colonne carnose di 1° ordine: sono tre muscoli papillari corti e robusti, fissati per la loro base alle pareti del ventricolo È e continuantisi all’altra estremità coi tendini, che vanno ai pizzi | della valvola auricolo-ventricolare. Di questi tre muscoletti uno corrispondo alla parete anteriore ed è il più sviluppato, m. pa- | pillare anteriore; gli altri due alla parete posteriore e sono tal- Bi bi Reda IS fi, 14 MARIO CONDORELLI FRANCAVIGLIA mente vicini fra loro da potersi considerare siccome capi d’un. muscolo bicipite; 1a 6) Colonne carnose di 2° ordine: sono trabecole muscolari libere, ovvero sottili fasci di poche fibre, i quali si portano dal una parete all’altra o da un punto all’altro della stessa parete. Se ne riscontrano due, in vicinanza della sommità del ventricolo, che vanno dalla parete anteriore alla posteriore; ed una che dal centro della parete posteriore si porta all’estremità della mede- sima vicino all'apice ventricolare; i » Colonne carnose di 3° ordine: sono fasci aderenti in tutta. la loro Fo al sottostante tessuto cardiaco, nel quale essi sono siccome scolpiti in rilievo. Abbondano agli angoli formati. dalla riunione delle due facce, e formano una rete complicata. a maglie più o meno strette. La sommità del ventricolo destro non piglia parte alla fur- mazione del mucrone cardiaco, dal quale riman: distante, un centimetro circa. Essa si presenta molto anfrattuosa per l'intrecci io svariato dei fasci muscolari di terzo ordine. La base misura em. 2.4, e presenta due grandi aperture cor-. rispondenti all’orifizio auricolo-ventricolare e a quello polmonare, distanti l’uno dall’altro quasi un centimetro. ( L’orifizio auricolo-ventricolare è rotondo e collocato verso il margine destro del cuore; misura un diametro di mm. 3, ed è. provveduto di valvola tricuspide. Dei tre festoni valvolari uno, ch'è il più sviluppato, si dirige dalla parete ventrale alla dorsale (cioè dalla parete anteriore alla posteriore), gli altri due corrispon- dono alle pareti anteriore e posteriore del ventricolo. L'inserzione dei pizzi valvolari ai muscoli papillari avviene mediante parec- È chie cordicine tendinee. i L'orifizio polmonare è situato a sinistra ed in avanti; è per-. fettamente rotondo e più piccolo di qualche millimetro non solo dell’orifizio auricolo-ventricolare, ma anche dell'arteria polmonare, i cui dà origine. nt Le valvole sigmoidee, al pari dei lembi della tricuspide, non I sì riscontrano normali, ma sono sede di un’alterazione patologica, i che descriverò in apposita nota. Non si osservano noduli di More. | gagni; ma può darsi che normalmente esistano e che nel caso î Le, Cat to R «9 } 1 È AN 45 bi 6, si À dd SL a da NOTIZIE ANATOMICHE SUL BRADYPUS TRIDACTYLUS L. 15 in esame sieno degenerati o sì confondano con il prodotto di | alterazione patologica. | Ventricoto sinistro - L’ interna cavità ha una forma presso È che. conica con l’apice rivolto indietro e la base in avanti. Ha ‘pareti molto robuste, che misurano nel mezzo mm. 11 di spes- | 0] sore e alla punta del cuore mm. 7. La superficie interna del . ventricolo sinistro è pur essa molto anfrattuosa: le colonne car- nose di 2 e di 8 ordine si comportano per la loro disposizione |. come nel ventricolo destro; quelle di 1 ordine invece differiscono j non soltanto pel numero ma anche per la dimensione e per la i positura, si hanno cioè due soli muscoli papillari assai robusti, 4 ‘esterno l’uno, interno l’altro. L’apice del ventricolo è formato da È un culdisacco areolato, che occupa tutto il mucrono del cuore, il «quale, come anzi abbiamo detto, non termina a punta ma ro- | tondo, come il grande polo di un uovo di gallina. i Alla base corrispondono i due orifizì, 1’ auricolo-ventricolare e l’aortico. | | .._ L’orifizio auricolo-ventricolare, mento per forma e per di- “mensione a quello del ventricolo destro, è provveduto d’una val- vola bicuspide, della quale il festone posteriore si porta mediante et " cordicine tendinee al muscolo papillare esterno, e il festone an- teriore, ch'è molto più svillupato, si divide in due lembi secon- | dari, esterno ed interno, che si portano il primo al muscolo pa- ‘ pillare interno e il secondo ad un fascio muscolare emergente ; dalla base di questo medesimo muscolo. Per tale disposizione la 3 ‘valvola auricolo-ventricolare sinistra assume la forma della tri- pi MAL de tte eee i Li ° VI . cuspide. i L’ orificio aortico è situato in avanti ed a sinistra dell’auri- ‘colo-ventricolare, dal quale rimane separato mediante un forte | tramezzo fibro- muscolare, cui si attacca il bordo anteriore del | festone anteriore. Le volvole aortiche sono normali, non patolo- | giche come quelle polmonari: sono lisce e splendenti ad ambo le | facce ventricolare ed arteriosa, e nel mezzo di ciascun. bordo libero si osserva il nodulo di Aranzio, grosso quanto la punta d’uno spillo. |{|{/ {| >» > . Seni - I seni sormontano la base dei ventricoli, e costitui- | scono delle cavità abbastanza irregolari, approssimativamente | cubiformi. . hp. 1a Pa ; \ | DEA I VAI LO, % MARIO CONDORELLI FRANCAVIGLIA It seno destro è situato un poco in avanti del sinistro ; Sri ceve nella sua parete anteriore la vena cava discendente, netti ì superiore la vena cava ascendente, dalla parete inferiore si stacca. l’orecchietta destra, la quale si prolunga alquanto a sinistra, sti cogliendo nella sua faccia interna, scavata a doccia, «porzione — dell’aorta ascendente. La parete posteriore contiene l’ostio venoso, che conduce al ventricolo destro. La parete sinistra è costituita dal setto dei seni, nel quale è visibile la fossetta ovale, contor- — nata da- due archi, che si guardano colle loro concavità e si . | congiungono per mezzo dei loro pilastri: di essi archi uno | è carnoso e forma il /imbus Vieussenii o timbus foraminis ovalis, l’altro è membranaceo e limita una specie di saccoccia. o infossamento, che comunica col seno sinistro. La superficie interna del seno destro, sopratutto in corrispon- | denza della parete inferiore, è percorsa da abbondanti muscoli pettinati. i i Accenno di volo alla presenza delle valvole di Thebesio e di Eustachio; non ho riscontrato fubercolo di Lower, quantunque È nei bruti soglia essere apparente. Il seno sinistro, riguardo a posizione, è posteriore al donilazi Presenta alla sua parete anteriore due orifizîì sprovvisti di salta vole: sono gli sbocchi delle vene pulmonari, le quali esistono in numero di due soltanto. De’ due orifizii l’uno è situato presso il setto interauricolare, l’altro presso l’origine dell'orecchietta si- nìstra. | Ri: sa Sul setto interauricolare, in corrispondenza del punto ove nel seno destro si trova il 7imbus foraminis ovalis, si osserva 4 un piccolissimo arco membranoso, che guarda a sinistra colla. 3 sua concavità. Dentro di questo è visibile l’orifizio di un sottile canale, che comunica colla saccoccia esistente nel seno destro. PERICARDIO - Questa sierosa propria del cuore non ‘presenta nulla di particolare; pertanto ne tralascio la descrizione. La quantità di liquido pericardico riscontrato era di poche gocce. GROSSI Vasi - L’arteria polmonare, appena originatasi dal di: l’ infundibulo ventricolare destro, si dirige anteriormente in alto ed a sinistra, e termina, dopo 18 mm. di tragitto, dividendosi in due grosse branche. Anteriormente ed a destra essa è in rapporto | x È coll’aorta, che l’avvolge nella curvatura delcnrizari da suo — DELA tà "2 tele ar dei d de oa 4 *@ NOTIZIE ANATOMICHE SUL BRADYPUS TRIDACTYLUS L. 17 arco, 4 "pista coll’ orecchietta sinistra, posteriormenta col seno sinistro. La ‘biforcazione dell’a. polmonare si fa ad angolo ottuso | quasi vicino al retto, e ciascuna delle due branche, lunga mm. 23 e del diametro di 4 mm., si porta all’ ilo del rispettivo polmone, collocandosi in sotto della vena polmonare amonima ed indietro del bronco dello stesso lato. L’aorta, che misura un diametro di 9 mm., da principio si si dirige in avanti in basso ed a destra (aorta ascendente), poi volge a sinistra e in alto descrivendo un arco a convessità ri- volta in avanti ed in basso (arco dell'aorta), e finalmente rag- ‘giunge la colonna vertebrale a livello della seconda vertebra . dorsale, ove diventa aorfa discendente. Dalla porzione intrapericardica dell’aorta ascendente, e pre- cisamente al livello dei seni di Valsava, si originano le due aa. coronarie destra e sinistra. Dal margine convesso dell’arco dell’aorta si partono tre grossi vasi, situati l’uno accanto all’altro: sono, procedendo da destra verso sinistra, 4 ‘ronco innominato, la carotide sinistra e la succlavia sinistra; le quali due ultime, considerate insieme, hanno un diametro uguale a quello del primo. A causa della posi- zione obliqua dell'arco aortico a sinistra ed in alto, disposizione questa comune a tutti i Mammiferi, l’origine delle aa. carotide sinistra e succlavia sinistra è più profonda di quella del tronco brachio-cefalico destro. 0 Le vene polmonari sono in numero di due, una per ogni polmone. Esse, uscendo dall’ ilo di quest’organo, si collocano in | sopra delle branche corrispondenti dell’a. polmonare ed indietro dei bronchi; indi sollevano il foglietto viscerale del pericardio e sì gettano, per mezzo di orifizi sprovvisti di valvole, la destra a destra del seno sinistro accanto il setto Pero, e la sinistra a sinistra del seno medesimo. . Le vene cave non offrono nulla di particolare: esse si com- — portano nella maniera onde Ppera è stato detto parlando del seno " destro. (Continua). La 18 MARIO CONDORELLI FRANCAVIGLIA o a È; Spiegazione della Tavola Il. È I dl i pt Fic. 1. — Apparecchio respiratorio e cuore visti dalla loro fac- — cia superiore (posteriore rispetto all’uomo): 2g laringe - #r trachea - ct doppia curva tracheale - bd bronco destro - 8s bronco sinistro - pd polmone destro - ps polmone sinistro - cu cuore - 20 arco del- — l’aorta. SU : Fic. 2. — Laringe aperta posteriormente sulla linea mediana — per far vedere le due sole corde vocali esistenti cvd destra e cvs sinistra, non che il piccolo seno s situato dietro di esse. È Fic. 3. — Metà destra del cuore aperto alla faccia inferiore (anteriore rispetto all'uomo): sd seno destro - od orecchietta destra - vd ventricolo destro - fo fossetta ovale - 1 V limbus Vieussenii - 1! arco membranoso limitante un nega ric che comunica col seno sinistro. i Fic. 4. — Metà sinistra del cuore aperto alla faccia inferiore. (anteriore rispetto all'uomo): ss seno sinistro - sv ventricolo sinistro - vpd vena pulmonare destra - vps vena pulmonare sinistra - / arco — membranoso situato sul setto interauricolare in corrispondenza del punto ove nel seno destro è il limbus Vieussenii - f orifizio com- L' preso dalla curvatura del predetto arco e comunicante colla saccoc- cia esistente nel seno destro. te. Fic. 5. — Cuore visto dalla sua faccia superiore (posteriore ri È, spetto all'uomo): vd ventricolo destro - vs ventricolo sinistro - sd ; seno destro coglì sbocchi delle due vene cave superiore ed inferiore È - ss seno sinistro collo sbocco delle vene pulmonari, le quali sono in numero di due soltanto, vpd vena polmonare destra, vps vena polmonare sinistra. i 3 si i a RN o i tro N fe: parprtrea j \ [LCA TRA ì \ PATINATTI(T AAA: A i IR TCRTII HgErote ne { CUL da TINTI TETTE CACTATUAAAAA rag TA Li Dottor Mondovi. Wiz anatimicbe ecc DÈ Gildo ttessandrini dis. e ld 1894, NUOVI CONTRIBUTI ALL AVIFAUNA MIGRATRICE DELLE MARCHE RACCOLTI NELL'ULTIMO VENTENNIO dal Prof. LUIGI PAOLUCCI Comunicazione alla Società Romana per gli Studi Zoologici (Continuaz. vedi i Fasc. preced. del Vol. Il). II. Migrazioni regolari notturne. 52. Ir TorcicoLLo (Torcicollo). Denom. sistem.: Yunx Torquilla L. Distrib. geogr. : Dalla ‘Scandinavia centrale per tutt’ Europa fino al Sudan in Africa, dall'Asia centrale alle Indie. Sempre indolente, melanconico, solitario, è fra noi il Torci- ‘collo di doppio passo ferraneo, nell’aprile-maggio quando si rivela ‘col suo frequente c/d-clà-clà, in agosto e settembre, allorchè per la via del sud-est si unisce, tappa tappa, con quelli .che hanno già nidificato. È singolarissimo, se non strano, il caso dei Torcicolli notati «dal Conte di Carpegna nella parte piana delle Marche in in- verno (1). 53. L° UPUPA (Bubbola). Denom. sistem.: Upupa epops L. Distrib. geogr.: In tutt’ Europa dal nord della Scandinavia, nell’ A- frica boreale fino al Sudan, nell’ Asia centrale dal Kascemir alle Indie. Si avverte principalmente fra noi la sua migrazione littoranea dalla fine di marzo a tutt’ aprile, allorchè ci appare vagabonda (1) Cfr. G. di Carpegna. Op. cit. p. 107. 20 LUIGI PAOLUCCI a 23 lungo le spiaggie e nei colli aridi adiacenti. Ritorna, assai più scarsa, dalla costa italica del nord-ovest in settembre: 54. L’ALIUZZA NERA (Gastrichina bianca e nera). Denom. sistem.: Muscicapa atricapilla L. Distrib. geogr. : In tutt’ Europa. 55. L’ALIUZZA DEL COLLO BIANCO (Gastrichina bianca e mera). Denom. sistem.: Muscicapa collaris Bectst, Muscicapa albicollis- Brehm. Distrib. geogr.: In Italia, Grecia, nel sud-est della Germania. : Ho riunito queste. due specie di Balie o Aliuzze che dal volgo degli ornitofili qui non si differenziano, perchè ambedue compaiono fra noi nelle mattine tiepide d’ aprile e maggio, non so se per migrazione Zittoranea piuttostochè terranea. Non ri- cordo di averle mai viste nel ripasso che dovrebbe accadere in © settembre. 56. IL PIGLIAMOSCHE (Sgolacchio). Denom. sistem,: Muscicapa grisola L., Butalis grisola Boie. Distrib. geogr.: L' Europa centrale e meridionale, l'Africa fino al ‘© Nilo azzurro, l’ Oriente fino al Cauèaso e all’Altai. Inversamente a quanto succede per le due specie suddette: questo Muscicapida è fra noi assai comune nel passo di set- tembre, in cui ci arriva a brevi tappe dal nord-ovest e dagli Ap- pennini per migrazione ferranea, mentre può dirsi rara in pri - mavera. La novero fra le specie di passaggio notturno, sebbene non, abbia potuto per essa decisamente constatarlo, ma ‘in analogia alle specie precedenti che credo viaggino di notte, dacchè an- dando a caccia ne vidi varie volte invasi i nostri campi alla prim’alba di un bel mattino di maggio, mentre mancavano la.” sera precedente. 57. L’AVERLA PICCOLA (Gastrigotto). Denom. sistem. : l.anius collurio L., Enneoctonus collurio Boie. Distrib. geogr.: Quasi tutt’ Europa, l'Africa fino all'alto Nilo, la Si- beria meridionale. la Persia. 1 dea NUOVI CONTRIBUTI ALL'’AVIFAUNA ECC. 21 L’apparizione istantanea di questa specie nelle prime mattine calme e tiepide di aprile insieme alle sue congeneri e meno co- muni, cioè l’Averla cenerina (Lanius minor Gm.), 1 Averla capirossa (Lanius auriculatus Mult.) e il non averla mai veduta migrante nelle ore del giorno, me la fanno ritenere di passaggio notturno. Comprendo però che il quesito dovrà essere discusso e risolto meglio dagli ornitologi. delle nostre isole méditerranee, i quali assistono in primavera al suo arrivo diretto dal sud e dal ‘sud-est, mentre da noi essa giunge per lenta migrazione terranea, | resta a nidificare durante l’estate e se ne va colle prime pioggie «d’agosto, allo stesso modo come è venuta. Ho nelle mie raccolte due esemplari dell’ Averla maggiore ‘(Lanius Excubitor L.) catturati qui nel tardo autunno, ma la Toro présenza, piuttosto rara e accidentale fra noi, non ha alcun significato per ]’ indole di questo lavoro. 58. IL REGOLO (Rampinello). Denom. sistem.: Motacilla regulus L.; Regulus cristatus Kocb, Re- gulus crococephalus Brehm, Regulus vulgaris Vieill. Distrib. geogr. : L'Italia, la Francia, la Grecia, la Germania. Fino dal 1873 (1) asserivo il fatto singolare dell’arrivo fra noi «di questa specie minuscola coll’ imperversare dei venti del nord e del nord-est. Confermo oggi la stessa coincidenza, che in questi ‘ultimi anni ho notata oltre che in ottobre anche in marzo. Una notte burrascosa, oscura, ventosa, basta perchè al mattino si ‘senta il zir/0 sottile dei Rampinelli e si veggano saltellare fi- uciosi fra i rami, per esempio, delle conifere o per le siepi, nei ‘giardini della città, ove insomma il giorno prima assolutamente . mancavano. Sarebbe forse troppo ardito supporre che nelle loro migrazioni, e specialmente in quella autunnale che appare frans- ‘adriatica, si giovassero essi del vento per alleviare alle loro piccole ali la fatica della traversata? Nulla in proposito trovo scritto dagli Ornitologi d’ Europa che ho consultati. Quanto dico per questa specie vale per la sua affine il Fior- rancino (Regulus ignicapiltus Licht.) che non parmi più rara. (1) Cfr. L. Paolucci - Op. cit, p. 24. La te i - . w » 4 ut Cal 22 LUIGI PAOLUCCI 59. Lo ScRriccIoLo (Beccaccino). Denom. sistem.: Motacilla troglodytes L., Troglodytes parvulus Koch, — Trog;lodytes europaeus Vieill. Distrib. geogr. : In tutt' Europa dalla Svezia settentrionale, nel nord-- ovest dell’Africa, nell'Asia minore. : Le stesse condizioni atmosferiche, per cui vediamo i Regoli, ci sono apportatrici dello Scricciolo, nei mesi di ottobre-novembre- e marzo-aprile; onde per questa specie potrebbe valere, almeno- in certi casì, la stessa ipotesi che ho esposta per quelli. E a di- minuire per lo Scricciolo l’ attendibilità della mia supposizione - varrebbe fino a un certo punto ricordarsi che le abitudini di questo uccelletto, quasi sempre nei bassi cespugli, siano diverse da quelle dei Regoli che prediligono gli alberi, poichè varie volte ho visto tanto i Regoli quanto gli Scriccioli slanciarsi in lunghi voli. 60. IL MERLO (Merto). paso SI Denom. sistem.: Turdus merula L, Sylvia merula Savi, Merula vul- garis Bp., Merula nigra Leach. Distrib. geogr.: Tutt' Europa, gran parte dell’ Asia occidentale e. centrale. Sa Coll’ avvicinarsi della gran festa nuziale, in cui tripudiano- tutti insieme piante e animali, annunciata dal profumo delle- prime viole verso la fine di febbraio, comincia nelle notti tiepide . la migrazione litforanea dei Merli, che dura fino al cadere di marzo. Come per gli altri uccelli silvani, è più lenta di quella. autunnale e lascia di sè grato ricordo nelle coppie todpani che nidificano fra noi e rappresentano i sedentari. Ecco per l’ ultimo quinquennio le date dei passaggi prima- verili più sensibili di questa specie. e le condizioni atmosferiche che li promossero : Auno 1888 Marzo ll - nebbia bassa, aria tiepida. Dei 12 - vento di S-O, nebbioso. a » 1889 » 8 - burrasca da N-E, seguita da pioggia di- rotta. . » » » 11 - vento di S-O tiepido. per Pe Fi NUUVI CONTRIBUTI ALL'AVIFAUNA ECC. 23 Anno 1890 febbraio 20 - vento di S-E tiepido. MER.» 21 » E tiepido, pioggia. » » Marzo 14 » E-S-E tiepido, cielo variabile. » » » 81 » S-E, cielo variabile, » 1891 » 4 » E, pioggia. » » » 7 » E-S-E, sereno. » » » 9 fc pe: VT8 98 AG S e S-E tiepido, cielo variabile. » » » 1l » 1892 Febbraio 27 >» N-N-0 tispido, cielo nebbioso. » » » 28 » N-N-0 tiepido, pioggia. n È CA a » E freddo, neve, migr. di ritorno. » » » 5) È un bell’ esempio di ricazo quello del 1892, cagionato dal sopraggiungere improvviso del freddo al nord, ove i merli ave- vano già immigrato a causa delle arie tiepide dei giorni ante- cedenti. La migrazione autunnale dei Merli, se non in totalità in gran parte fransadriatica dal nord e dal nord-est, siegue in media .di una quindicina di giorni quella dei Tordi, accentuan- dosi specialmente nei primi di novembre e protraendosi per com- penso fin’ oltre la metà di quest’ ultimo mese. Però in certe an- nate nelle quali per freddo precoce biancheggiano gli Appennini «già in ottobre, scendono al piano di lassù gl’individui stazionari che ci fanno così vedere una specie di prima migrazione au- tunnale che è terranea, sempre scarsa e breve. Sono i forti perturbamenti atmosferici, i venti freddi, le grandi pioggie, che occasionano qui le migliori migrazioni di questa specie in au- tunno. Nel buio fitto della notte avvertiamo allora, 5 o 6 ore dopo il tramonto i primi zir/î, che si succedono fino all’ alba, e non è lunga la sosta che fanno quì i nuovi arrivati, frettolosi di raggiungere i boschi meridionali o la montagna. Nelle migrazioni autunnali dell’ultimo quinquennio possono | segnalarsi le date seguenti da me registrate e che corrispondono ® esattamente alle migliori prese fatte nei roccoli, secondo i risul- | tati fornitimi dalle compiacenti persone che ho già ricordate. 24 YUIGI PAOLUCCI Anno 1888: Novembre 9 - vento di N-N-0 freddo, nuvolo nebbioso » 1889: Ottobre 26 » di N-0 freddo, nebbia. » » » 21 » di S-E, nebbia. » » » 30 » di S.E, nebbia.. »i*1390:.- 23 » di N-E, freddo, nebbia (Cesarini). » » » 24 » di N-E, pioggia, neve, » » » 26 » . di N-N-0 freddo, nebbioni. » » Novembre 5 » di pioggia tempestosa, » 1891: Ottobre 15 » di calma, nuvolo nebbioso. » » » 23 » di E-N-E freddo, pioggia. Dc » 29 » di E-N-E freddo, nuvolo (Cesarini). » » » 30 » di E-N-E freddo, burrasca (Cesa- rini). » » Novembre 5 » di N-EN freddo, pioggia. » » » 7 » di E, nuvolo. » » » 8 » di E, sereno (Cesarini). » 1892: Ottobre 27 » di E.S freddo, variabile (Cesarini). » » Novembre 3 » di S.E, pioggia. i ne 7 | >» di O-N-0, nebbia » » » 6 5 ° ) si | » di O, pioggia. Per questa specie dunque le migrazioni autunnali sono fa- vorite dalla ricorrenza di venti freddi, preferibilmente attorno al N-E e al N°O, e dalle pioggie, mentre le migrazioni primaverili succedono generalmente coi venti tiepidi àttorno a S-E e a S-0. 61. IL ToRrDO (Tordo). Denom. sistem.: Turdus musicus L, Sylvia musica Savi. Distrib. geogr.: In quasi tutt'Europa, nell'Africa ROC DER nel- l'Asia occidentale. Assai più cda delle migrazioni della specie prece dente, sono per noi quelle del Tordo che non ha mai il carat- tere della sedentarietà, pochi restandone qui a svernare, nessuno. a nidificarvi. e € In primavera cominciano ad arrivare i Tordi a mezzo feb- di NUOVI CONTRIBUTI ALL’AVIFAUNA ECC. 25 E braio, passano gli ultimi al principio d'aprile, mansueti, fidenti, ansiosi dei prossimi connubi. “Ecco in proposito le date degli ultimi 5 anni, registrate da me, nelle quali le campagne delle Marche furono invase dalla | maggiore quantità di Tordi, che per la via liftoranea si avvia- rono dal sud-est al nord-ovest: re Anno 1888: Febbraio - ne fu soppresso il passaggio dalla persi- stenza del freddo, » =» Marzo 12 - vento di S-0, cielo variabile. » » PARRTORRa #5. » di S-E caldo, cielo variabile. -» 1889: Febbraio - ne fu soppresso il passaggio dal freddo. »- » Marzo 8 - burrasca, nebbia, pioggia il giorno se- guente. » » » 11 - vento di S-E tiepido, nebbioso. > MRO i 022 » di S-0, nebbioso. » 1890: Febbraio 20 » di S-E tiepido, cielo variabile. » » » ite » di S-E tiepido, » » vie Marzo 2 » di E freddo, neve (gran passaggio ste. } VARE 3 di ricalo). » » » 14 » di S-S-E tiepido, cielo variabile. » » » 31 » di S-E tiepido, » » » 1891: Febbraio - ne fu soppresso il passaggio dal freddo, » 4 » «Marzo 4 - vento di E, pioggia. » » » ti » di E-S-E, sereno ELA REI | » di S-S-E tiepido, cielo variabile. OSO, » ll » » » 17 | » » » 18 { venti di S-0 e S tiepido, cielo variabile. » È » » din 18 È »' 1892. » 4 | » di E e N-E freddi, neve (passaggio l > SIZE. RA di ricalo). de >» » » 16 - vento di N freddo, cielo variabile (pas- : saggio di ricalo). Mt dc» 23 » di 0-S-0 tiepido. , PA, » 26 » di S-0 tiepido, pioggia. I dati quì inserti dimostrano ad evidenza che pei Tordi spe- cialmente, come con minore esattezza per gli altri uccelli della 26 LUIGI PAOLUCCI stessa famiglia, i venti promotori del passaggio primaverile sono quelli tiepidi dal S-E al S-O. Assai eloquenti mi paiono i 2 ré- cali promossi nelle turbe già emigrate al nord dal rincrudire della stagione nel 1890 e 92. Ricordo benissimo per la sua sin- golarità quello del 2-3 marzo 1890, in cui vedemmo quasi tutto il littorale marchigiano invaso da quantità grandissima (ne venne ucciso qualche migliaio col solo fucile) di Tordi, i quali, contra- riamente alle loro abitudini, prediligevano la nuda terra, le stoppie, i limiti, le ghiaie marine, al modo delle Allodole. | L’arrivo autunnale di questa specie, che ridesta lo spirito cinegetico dei cacciatori di boschetto per la quantità che ivi se ne cattura all’alba, è avvisata verso la fine di settembre, con- tinua abbondante in ottobre, cessa colla metà di novembre. Essa. © è caratteristicamente /ransadriatica, dalle ore 9-10 di notte al- l’aggiornare, dal nord e nord-est al sud, e per noi del littorale assai più rapida di quella primaverile dacchè quasi tutti, fatto giorno, continuano il loro viaggio verso gli alti colli e gli Appen- nini, nelle cui macchie fanno sosta in quantità stragrande. Anzi in certi casi continuano diretti dall’Adriatico fino in montagna. Ecco le date più culminanti dell’ultimo quinquennio: Anno 1888: Ottobre 7. - vento di E-N-E, pioggia. ct ti cd di » di N-O freddo, nuvolo. » » » 12 | ». 188997.» 9) » di N-N-0, sereno (Cesarini). » » » 12 » di E, pioggia. » » » 15 >» di O freddo, tempesta (Cesarini). » » » 16 » di N freddo, sereno (Cesarini). d f 7 e | » di N-0, nebbia. » » » 26 gg A i >» di S-E, nebbia. » » » 28 » » » 80 » di S-E, nebbia. 1 1BOG7p 9 | » di Ne N-0, sereno (Cesarini, Cic- » » » 10 colini). | » » » 12 » » » 13 | ‘» di O, sereno (Cesarini). » » » 14 NUOVI CONTRIBUTI ALL'AVIFAUNA ECC. 27 Anno 1890: Ottnbre » » » » : » » » » » » » » » » Novembre 1891: Ottobre » » » » » » » » » » Novembre x 27 1892: Ottobre » » Viene dunque confermato che nella migrazione autunnale il » 11 15 16 19 28 D) 28 12 21 27 = Y!1—O ° vento di O-N-0 freddo, pioggia (Cesarini). » » » di N-E freddo, nuvolo (Cesarini). di N-E freddo, pioggia, neve. di N-0-O freddo, variabile (Cesa- rini). - Pioggia tempestosa. - vento di O, nuvolo, pioggia. calmo, nuvolo-nebbioso (Cesarini). - vento di O, cielo variabile (Cesarini). » » » » » » di E-N-E, pioggia (Cesarini). di E-N-E, nuvolo, pioggia. di N-N-0, nuvolo, nebbia. di O fresco, sereno (Cesarini). di E-S-E con pioggia dirotta (Ce- sarini). di S-E tresco, cielo variabile. passaggio dei tordi .è favorito quì quasi costantemente dall’ ab- bassarsi della temperatura, anche mantenendosi buono il tempo, coi venti attorno a N e a O, nonché dalle burrasche o pioggie attorno ad E, le quali probabilmente li sorprendono in una via che sarebbe diversa dalla nostra e ce li conducono. i 62. IL TorDo SASSELLO (Tordo gaggiaro). , si ) Denom. sistem.: Turdus iliacus L., Sylvia iliaca Savi. Distrib. geogr.: In tutt'Europa, nell'Africa settentr., nell'Asia occid. fino ad Irkutsch. Fra noi giunge nella prima quindicina di novembre per mi- grazione /ransadriatica, specialmente nelle notti burrascose con L: vento da N-E, e in marzo per migrazione litoranea, ma sempre ‘| poco comune ed erratico. Riappare in rari casi invernali per forti — nevate. e e) ei - 28 LUIGI PAOLUCCI 63. IL CULBIANCO (Gastrica di maese, Secciarola). Denom. sistem. : Motacilla nenanthe L., Saxicola oenanthe Bechst. Distrib. geogr.: In tutt’ Enropa dalla iapponia, nell'Asia occidentale e centrale, in Africa fino al Sudan. Noi abbiamo assai diverse e bene distinte le due migrazioni del Culbianco, quella dell’ aprile-maggio litoranea, comparen- doci essa in gran numero dal sud-est con venti caldi e deboli, l'altra della fine d’ agosto a tutto settembre ferranea, rappre- sentata principalmente dalle famiglie rimaste e moltiplicate du- rante l’ estate nei più alti colli e nella zòna appenninra, d’ onde le prime pioggie li spinge verso il mare e verso il sud. Così nel primo passaggio, come nel secondo, sogliono giungerci i Cul- bianchi raramente isolati, per lo più a coppie, talora in piccola compagnia. Delle altre due specie di Culbianco (Saxicola stapazina Gml., Saxicola aurita Temm.) assai più rare e che posseggo nelle mie raccolte locali, una ritengo nidifichi nelle rupi aride marine ac- canto al Monte Conero, ove ne vidi l’ ultima volta una coppia due anni fa in luglio, senza poter precisare a quale delle due specie. appartenesse, sebbene anche di lungi apparissero il bianco del dorso e il nero delle ali. 64. Lo STIACCINO (Gastrighino). Denom. sistem : Motacilla rubetra L., Pratincola rubetra Koch, Saxi- cola rubetra Bechst., Oenanthe rubetra Vieill. Distrib. geogr.: Dal centro della Svezia e della Russia pel resto d’ Europa, nell’ Africa settentr. fino alla Nubia, nell'Asia occil. Quando corre la stagione buona col dominio dei venti tiepidi di sud-ovest possono vedersi i nostri campi e i colli littoranei in un bel mattino della prima quindicina di maggio, subitamente invasi da grande numero di Stiaccini che tosto nella notte seguente continuano la loro migrazione verso il nord-ovest. Nessuno resta, eh’ io sappia, a nidificare qui, nè mai vidi in Ancona la migra- zione autunnale di questa specie. NUOVI CONTRIBUTI ALL AVIFAUNA ECC. 29 65. IL SALTIMPALO (Occhio di bove, Battilale). Denom. sistem.:. Motacilla rubicola L., Pratincola rubicola Koch, Saxicola rubicola Bechst., Oenanthe rubicola Vieill. Distrib. geogr.: In quasi tutt Europa, nell'Africa settentr., in molte. parti dell'Asia occident. e centrale. A ‘differenza del suo precedente cugino, il Saltimpalo è nostra specie indigena e sedentaria che si lascia vedere in ogni stagione. Se ne avverte tuttavia il passo li/foraneo tanto in marzo quanto ‘in ottobre pochi giorni prima dell’ arrivo dei Pettirossi se in autunno, pochi giorni dopo se in primavera. 66. LA PASSERA SCOPAIUOLA (Passera muta). Denom. sistem.: Motacilla modularis L., Aecentor modularis Bechst.; Sylvia modularis Lath, Prunella modularis Vieill., Tharrhaleus modularis 'Brehm. Distrib. geogr.: In tutt’ Europa, nell'Africa settentrionale, nel- l'Asia occidentale. I venti tiepidi di marzo, quelli freschi invece di ottobre e; burrascosi dei primi di novembre ci fanno vedere, talora in certo. numero, questa silvia mite e confidente che ritengo di migra- | zione prevalentemente notturna e in ambe le stagioni /iftoranea.. Tuttavia è degno di nota il fatto da me ripetutamente consta- tato che talvolta, e specialmente fra i ritardatari in primavera, quest’ uccello migra ancora nelle prime ore del mattino e nelle: ultime del pomeriggio: dai bassi cespugli che esso predilige si slancia allora molto in alto nell’ aria, assai più oltre della por-: tata del miglior fucile e canterellando il suo noto #-rîriri, prende la rotta ove il meraviglioso istinto lo spinge. Sverna fra noi, ma in scarso numero. 67. IL Copirosso (Codir0sso). ‘. Denom. sistem.: Motacilla phoenicurus L., Ruticilla phoenicura Bp., Sylvia phoenicurus Lath. Distrib. geogr.: In tutta l'Europa, nell’ Africa dal Mediterraneo al Sudan, dall'Asia boreale alle Indie. i Scarsa è fra noi questa specie nelle annate di siccità, predi- ligendo essa le pioggie, tanto nella migrazione d’aprile e maggio, 30 LUIGI PAOLUCCI î distintamente /ittoranea e talvolta copiosa, quanto in quella del settembre. generalmente scarsa e che parmi piuttosto ferranea. Coi Codirossi quasi tutti gli anni si fa vedere.tra noi il Pet- tazzurro (Cyanecula suecica Brehm), ma sempre scarsissimo e solo in primavera. 61. IL PETTIROSSO (Pettirosso). Denom. sistem.: Motacilla rubecula L., Frythacus rubecula Macgill., ‘ Sylvia rubecula Lath., Rubecula sylvestris Brehn.. Distrib. geogr.: L' Europa, l'Africa boreale ad occidente. Tutti, naturalisti o no, conosciamo i modi di quest’ uccelletto gentile, essenzialmente nostro, sia che si nasconda, timido e cir- cospetto nei folti macchioni, allorchè scende dagli Appennini colle frescure di settembre, sia che, tra un inchino e l’ altro, trilli agli ultimi soli di novembre la sua melodiosa canzone, sia che, in- grato e battagliero, contenda a qualche fratello vagabondo l’ospi- talità invernale di casa sua, sia che saltelli muto e petulante giù per la siepe, allorchè in aprile lo sorprendono ancora per viaggio il caldo e 1’ amore. Ma gioverà ricordare gli sciami, le colonie innumerevoli di pettirossi che quasi tutti gli anni certe condizioni atmosferiche - conducono per il littorale marchigiano. Sono allora diecine e cen- tinaja in una siepe e in un campo, che ovunque saltellano, s’ in- seguono, si nascondono, riappaiono, appena avvertiti del loro breve. tic-tic. Di tale comparse prodigiose, e trascurando i passaggi mi- nori, ho notato quelle che avvennero nell’ ultimo quinquennio così: Anno 1888: Marzo 28 - vento di S-E tiepido, cielo variabile. » » Novembre9 - » di N-N-0 freddo, cielo nuvolo-neb- i bioso: » 1889: » 10 - >» di N-N-0 fresco, sereno. À » 1890: » 2 - » di N-N-E freddo, nuvolo-nebbioso. » 1891: Ottobre 26 - » di N-N-0 freddo, nebbia. » . 1892: » 21 - » di N freddo, pioggia dirotta. » » » 22 - .» di O freddo, cielo variabile. nd » » » 23 - » di 0 freddo, sereno. NUOVI CONTRIBUTI ALL'AVIFAUNA ECC. 31 Dai dati quì esposti si scorge che in questi ultimi ò anni s’ebbe una sola volta nel passaggio primaverile, l'invasione stra- ordinaria dei pettirossi. Ma io ricordo di migrazioni eccezionali negli anni precedenti e costantemente verso la fine di marzo coi venti tiepidi di S-E o di S-O, mentre le più recenti osservazioni confermano quanto già si sapeva riguardo ai passaggi autunnali, cche cioè iniziati verso la fine di settembre colla prima discesa dai monti, si effettuano fra la fine di ottobre e i primi di no- vembre, col dominio dei venti freddi attorno a O e a N. La migrazione primaverile dei pettirossi è fra noi littoranea dal sud-est a nord-ovest, quella autunnale mista, cioè composta dagli emigranti che scendono giù dal settentrione terra terra, e transadriatica per gli altri. che approdano qui dal mare. Se il passaggio di questo sia trasversale o longitudinale non so: ma certo da esso ci arrivano nelle notti buie, piovose, ventose, e ne ha distinto varie volte il -richiamo, insieme ai Tordi, ai Merli, sorpresi in mare dalla tempesta e attirati dai fanali su Ancona. i 69. IL RusIieNnoLO (Rusignolo). Denom. sistem.: Motacilla luscinia L., Philomela luscinia Selb. Lusciola luscinia K. et B., Luscinia vera Sund., Luscinia minor Brehm sen., Luscinia phylomela Brehm jun., Aédon luscinia Gigl. È Distrib. geog.: In tutt’ Europa dal centro della Svezia, nell'Africa settentrionale, nell'Asia occidentale e centrale fino in Siberia. Come nel resto d° Italia, arrivano fra noi gli Usignoli in aprile e maggio, talora in quantità grandissima se spirano venti tiepidi, per migrazione /iftoranea dal sud-est. In settembre se ne vanno i nidiaci e pochi ripassano dal nord-ovest. 70. IL BECCAFICO (Beccafico). Denom. sistem.: Motacilla hortensis Gm., Sylvia hortensis Lath., Curruca hortensis Koch, Monachus hortensis Bechst. | Distrib. geogr.: L'Europa dal 68° lat., eccettuata la Spagna e la Grecia, ove pare rarissima, l'Africa settentrionale, l'Asia occi- dentale. | IST SE TESA MIT... Ecate e ea è 32 LUIGI PAOLUCCI Tutto al contrario dell’ Usignolo, il beccafico è fra noi scar- sissimo, insignificante sul passaggio d’aprile, abbondante invece in quello di settembre ove ci arriva, sebbene erratico, in gran quantità per migrazione /iftoranea. Ma qual’ è allora la strada che esso batte per risalire dal sud al nord, se scarso in prima- vera quì non solo ma anche nel resto d° Italia (inchiesta ornito- . logica) è quasi mancante (Brehm) nella penisola Iberica e nella. Grecia? Ad ulteriori ricerche la risposta. 71. La CAPINERA (Testanera, Testacaffè). Denom. sistem.: Motacilla atricapilla L., Sylvia atricapilla Scop., Curruca atricapilla Briss., Monachus atricapillus Gesn. Distrib. geogr.: L'Europa dalla Scandinavia e Russia meridionali, l'Africa fino al Sudan, le Canarie, l'Asia occidentale. Nel passaggio primaverile ci giungono le Capinere di marzo e aprile in quantità sensibile, non so se per migrazione Ziftoranea. o fransadriatica, quando va la stagione tiepida e piovosa. Ri- passano in ottobre coi venti freddi di N-O e molte restano qui a svernare. 72. LA STERPAZZOLA (Strupparelta). Denom. sistem.: Motacilla sylvia L., Sylvia cinerea Lath, Curruca cinerea Brehm. Distrib. geogr.: L' Europa della Svezia e la Russia, l'Africa fino al Sudan, l’Asia occidentale. Nelle notti tiepide e calme di aprile fino ai primi di maggio arrivano fra noi le Sterpazzole, talora in quantità innumerevoli, vere invasioni come quelle ‘dei Pettirossi, probabilmente per mi- grazione transadriatica, dall’est (emigrazione longitudinale). Molte rimangono estive. Tornano specialmente colle pioggie, dal set-- tembre ai primi d’ottobre per migrazione /erranea, ma sempre in quantità minore che in primavera, nella quale accompagnano- le Sterpazzole altre specie affini ma assai più rare, come la Bi- giarella (Sy/via curruca Gesn.) e la Sterpazzolina (Sycia su- balpina Bon.). È à x Bi. NUOVI CONTRIBUTI ALL'AVIFAUNA ECC. 33 73. IL Lul VERDE (Lagnoso). Denom. sistem.: Sylvia sylvicola Lalh., Sylvia sibilatrix Bechst., Phyllopneuste sylvicola Brehm, Phylloscopus sibilator Gig]. Distrib. geogr.: Quasi tutt’ Europa, l’ Africa settentrione, l’ Asia minore. Ci giunge dal sud-est per migrazione lifforanea in maggio e allo stesso modo riappare in agosto fino ai primi di settembre, | epoca in cui se ne vanno anche i nidiacei. 74. IL Lui PICCOLO (Ciccino). Denom. sistem.: Motacilla rufa L., Curruca rufa Briss,, Sylvia rufa Lath., Sylvia collybita Vieill., Phyllopneuste rufa Bp., Phyllo- scopus rufus Bechst.. Distrib. geogr. : Quasi tutt’ Europa, l'Africa settentronale, l'Asia oc- cidentale. Inversamente alla specie suddetta che è esclusiva d'estate, questa è invernale, giungendoci per migrazione forse /ransa- driatica nelle notti fredde e oscure di ottobre-novembre, e .riapparendo in quantità sensibile sul marzo per migrazione li? toranea. 75. LA QUAGLIA (Quaglia). . Denom. sistem.: Tetrao coturnix L, Coturnix communis Bon., Perdix coturnix Lath., Coturnix dactylisonans Mey. Distrih. geogr.: Dal 60° di lat. bor. per tutto il resto d' Europa, nel- l'Africa fino all’ Equatore, in gran parte dell’ Asia centrale e australe. ‘ Poco potrò aggiungere a quanto ho già detto sulle migra- | zioni di questa specie, spiata e inseguita dovunque dall’ uomo, "4 che le fa guerra sempre più acerba e sterminatrice in quasi tutta la sua grande area di diffusione. Fino a 10-15 anni fa arrivavano tra noi.le avanguardie per migrazione transadriatica ai primi d’aprile; giungeva il grosso delle schiere dagli ultimi di questo mese alla prima quindicina di maggio, continuavano le retroguardie a tutto giugno. Oggi avviene la migrazione stessa primaverile, ma in grado assai mi- Bollettino della Società Romana per gli Studi Zoologici : t Meteo. saab cpr e be LI % 0 9 PP ida 34 LUIG1 PAOLUCCI nore, irregolare, interrotta, tanto da non avverarsi più nessuna delle singolari invasioni dei tempi passati. Il tempo, stabile e sereno in generale, (l’aria tiepida e calma di S-O particolarmente) è quello che in detta epoca meglio ne favorisce il passaggio: allora si odono le prime quaglie migra- trici verso le ore 9-10 di sera, le ultime all’alba. Se spira vento di N o di N-E freddoovvero, minaccia temporale, il passo si ar- resta adirittura; se il vento è favorevole ma troppo forte, le. quaglie tirano via filate entro terra. La migrazione autunnale di settembre è sempre assai più scarsa di quella primaverile, ma pare non abbia fra noi oggi così scemato come quest’ultima. Essa è decisamente ferranea, quasi fosse una calata dai monti, e in parte anche transadriatica per quegl’ individui che ritornano per mare verso E. In primavera sono certamente i maschi primi ad arrivare; d’autunno non ho potuto raccogliere alcun dato preciso, ma ne ritengo il passo sessualmente promiscuo. Credo probabile che verso la fine di settembre le quaglie compiano anche una speciale migrazione dal nord-ovest al sud- est viaggiando lungo lAdriatico, presso la costa orientale d’Italia, ove in caso di pericolo approdano. Si spiegherebbero così le in- vasioni accidentali di Quaglie, che noi abbiamo appunto fra set-. tembre e i primi di ottobre (ne ricordo due distintamente), se in tale periodo ricorre una qualche notte burrascosa con vento e pioggia. | (Continua). SOPRA UN ESEMPLARE DI ;% AQUILA NANA O MINORE i uccisa nel territorio di SPOLETO (Umbria) Per cortese comunicazione del Conte Cardelli, che lo pos- siede, a me è possibile presentarvi questo raro esemplare di Aquila minore 0 nana (Aquila pennata Brehm e Savi; Niso- tus pennalus Sharpe, Giglioli; Hieratus pennatus Salv.) ucciso nelle montagne del territorio spoletino limitrofo alla provincia nostra, e precisamente sui Monti Martani nel mese di Settembre del 189!. Di questa cattura già parlò il nostro esimio Presidente Prof. Carruccio nell’importante sua communicazione sulle Aquile della Provincia di Roma, pubblicata nel nostro Bollettino (1). Rin- grazio il gentile amico, che volle mandarmi questo rapace, per- chè io potessi presentarvelo; e mi è caro farvi osservare i ca- ratteri di questa rarissima specie, che solo accidentalmente si coglie fra noi, e (al dire dell’illustre Salvadori nell’ Elenco 1887 ; pag. 41) abita l'Europa meridionale, 1’ Affrica settentrionale, e l’Asia fino all’India e al Ceylan. Già Paolo Savi così la descrisse: | À « Apertura del becco che giunge poco al di là dell'angolo 1 anteriore dell'occhio; ali più corte della coda; tarso poco piu } {e d'una volta e mezzo il dito medio, non compresa l'unghia; cal- ii zoni assai sviluppati; statura d'una poiuna ». E questi caratteri 10 at Ji ritrovo tutti nel nostro individuo. Circa al colorito ed alla li- vrea, essi son quelli d’un individuo tra il giovane e l’adulto, ma ! più giovane che adulto, e si avvicina molto a quello descritto fi + dagli ornitologi Degland e Gerbe. % | E questa la più piccola fra le Aquile. Nel Catalogo degli "e uccelli del Museo brittannico lo Sharpe la chiamò Niselus pen- natus. Non discuto quì le differenze generiche tra il genere Aquila e il genere Nisatus, che a me paiono di pochissimo mo- i (1) Ved. CarRRUCcIo Pror. Antonio. Sulle diverse specie di Aquile ag- giunte al Museo Zoologico della R. Università di Roma. Bollettino cit N. AV, V. e VI. Vol. II. 1893, pag. 193-104. 36 GUIDO FALCONIERI DI CARPEGNA mento, e poco attendibili. Nel detto Catalogo ecco la sua de- scrizione: Nisetus — a petto rufo-chiaro, striato di bruno nerastro longitudinalmente; a remiganti primarie non fasciate inferior- mente; ad ali nel & lunghe mm 358,419 circa (pollici 13,7), nella P mm 439,678 (pollici 16,5); nei giovani della specie- le strie nerastre sul petto son più marcate. Questa descrizione avvicinasi molto a quella del giovane. N. Spilogaster (Sharpe ex Bonaparte); anzi non ne sarebbe di-- versa, che per la statura dell’uccello, e quindi per la lunghezza. delle ali. Si verifica in questa specie, ciò che avviene in presso- chè tutti i rapaci, che cioè la femmina ha più grandi dimensioni,. che non il maschio. Assai vicina pure ad essa è l’Aquita maculata, di cui voi. potete quì vedere un esemplare, posseduto dal vecchio nostro. Museo universitario, e così segnato in elenco. Ma son d’av- viso che anche questo esemplare d’ineerta provenienza possa. essere attribuito alla nostra specie, mentre la vera Aquila ma- culata (Aquila anatraia minore) di cui vedete altro esemplare,. non è assolutamente con essa confondibile. É permettetemi una parentesi. Io studio da qualche tempo con crescente passione ed interessamento le nuove nomenclature sistematiche. Vi dirò- schiettamente che non mi vanno a sangue. Hanno distinto. l’ Aquila clanga (anatraia) dall’ Aquila maculata anche detta. pomarina, è l’hanno distinta per le sole dimensioni. Oh! non: è forse più giusto e più conforme a ciò che deve essere in. na-- tura il considerarle entrambe quale specie unica in due diverse. varietà secondo i climi dove abitano? Non oso nulla affermare,. ma osservo. Il Signor Des Murs, sulla fede del Sig. Bureau, asserisce avere l'Aquila nana due tipi paralleli, l'uno bianco l’altro nero; ed ognuno di questi tipi avere due livree adulta e giovane, ciò che evidentemente costituisce assai differenze nelle varie livree di quest’Aquila. Nel 1860 De l’Isle e Bureau nella foresta d’An-. < cenis (Francia) trovarono una covata di queste aquile, che in: pe. | SOPRA UN ESEMPLARE DI AQUILA NANA O MINORE 37 «sè sola offeriva la prova delle due razze. Il maschio apparteneva alla razza bruna, la femmina alla razza bianca. Di due figli, l’uno era bianco-rossastro; l’alto bruno. Strana legge di dimorfi- «stimo non nuova, ma rara. Molteplici poi possono essere le livree intermedie. E nei rapaci la muda (com’è noto) si compie non «colla caduta delle penne, ma colla sovrapposizione d’ un colore ‘all’altro sulle stesse penne; onde consegue la niolteplice varietà nel colorito di essi. Ma veniamo ai nostro esemplare. A prirua giunta lo si pren- - .derebbe per una poîana, ma, considerati i farsi pennuti fino alle dita, la forma allungata del capo e del hecco, gli occhi infossati, de penne acuminate dell'occipîte si vede subito che si tratta non di un Bufeonino, ma di un Aquilino. Descriviamolo ora il più ‘esattamente possibile: | — Capo a penne lanceolate fulvo-chiaro-rossastre a steli delle penne neri; la base delle stesse penne è bianco-candida. Fronte ‘biancastra, la parte fra il becco e !’occhio setoluta e nuda, baffi «he scendono verso il gozzo dai lati del becco di color nero, di- Sscretamente marcati, e forti striature nere sulla gola. Dorso e cuopritrici delle ali bruno-nere colla parte centrale «delle penne più scura e i margini più chiari, un bel ciuffo di penne bianco-candide sull’inserzione delle ali. Remiganti bruno-nere, le penne più grandi degli spallacci . bruno-nere, le medie largamente apicate di bruno-bianco-ceciato, le piccole scapolari bruno-nere come il dorso. Il: sopraccoda bruno-nero nella parte centrale, le penne laterali di esso e le ‘ultime verso la coda bruno-chiaro-ceciate, macchiate di bianco | all'apice, e sui vessilli interni, cosicchè sembra che il sopraccoda «sia circondato da una bella fascia di penne bruno-chiaro-ceciate. Le timoniere bruno-nere distintamente apicate di bianco sudicio, de fascie biancastre e nerastre, che le attraversano, sono appena visibili dalla parte superiore, marcate e visibili dal lato inferiore, «che è biancastro-cinereo screziato di bruno-nero. | Tutte le parti inferiori sono fulvo-chiaro-rossastre cogli steli «delle penne longitudinalmente neri, sicché appaiono finamente a n de it an a Pi N AUT AE i e IT ea e Ta d'a R p° 38 GUIDO FALCONIERI DI CARPEGNA striati; la regione anale è bianco-fulvastra. Notisi poi che tutte: ile basi delle penne nelle parti inferiori sono bianche, e bianco quindi è il soffice substrato delle penne stesse. I calzoni, ben svi- luppati, non che Je penne dei tarsi son di un colore fulvo-rossa- stro più sbiadito di quelle delle altre parti inferiori. Le dita nude: giallo-verdastre, con unghie grandi, potentissime, e molto incur- vate. Tre grossi scudetti precedono le unghie anteriormente in. ciascun dito. | Delle dimensioni non parlo, poichè è ardua cosa segnarle. con esattezza in un individuo da tempo già preparato. Basterà. per esse, l’indicazione generica che la statura è quella di una. grossa poiana (Buteo vulgaris). Concludendo dirò, che è questa la seconda Aquila nana con sicurezza catturata nell’Ifalîa centrale. Di altra, presa presso Siena, parlò il Bonaparte. Tornerà questa a Spoleto, presso l’in- vidiato proprietario, ma noi ne terremo nota, e con noi gli Or- nitologi italiani. Tata È: ® _@ h SULLA PRESENZA del POLYXENUS LUCIDUS Cchalande in Italia Comunicazione alla Società Romana per gli Studi Zoologici DEL SOCIO CORRISPONDENTE SILVESTRI FILIPPO. Nell’adunanza del 20 giugno 1888 della società di storia naturale di Tolosa, l’egregio miriapodologo francese, sig. Giulio Chalande, descrisse una nuova specie di Po/yrenus, da lui tro- vata nei Pirenei orientali presso Palalda, villaggio del Rossi- glione. In questa località la trovò comunissima, ma, per quante ricerche abbia egli fatto in altre provincie della Francia, non gli è stato possibile trovarne. Per quanto io mi sappia, nessun altro studioso di queste specie d’animali l’ha rinvenuta in altre regioni d'Europa; e quindi la sua area di diffusione si poteva ritenere limitata ai dintorni di Palalda. Io però il 15 ottobre 1893 ebbi la fortuna di trovarne un primo individuo a M. Schignano ed un secondo a Colle Pezzo alla base del M. Martano nell’Umbria, alla fine dello stesso mese un buon numero in un prato ed in un bosco presso Bevagna (Umbria), e nel novembre parecchi presso Roma a bosco Madama e ad Acquacetosa, molti a villa Pamphyli. In pochi giorni ho potuto così constatare che il Polyrenus lucidus Chalande fa parte della fauna miriapodologica dell’Italia b centrale, come può essere che si trovi nelle altre provincie ita- liane, ove forse è stato confuso con il laygurus Latreille. . Trattandosi di una specie da non molto scoperta, e quindi poco conosciuta, credo opportuno ridescriverla dandone i disegni delle parti più caratteristiche. Corpo breve, depresso, ispido, di colore bianco latteo, tras- lucido; spesso sul mezzo della metà posteriore si nota una linea bruna, dovuta alle materie contenute dal canale digerente, che 40 SILVESTRI FILIPPO si vede per trasparenza. Peli del dorso, dei lati e del fascio anale (1) sericei. Capo grande, più largo che lungo, arrotondito all’ innanzi. Antenne molto più lunghe della larghezza del corpo, composte di 8 articoli: primi tre corti e grossi, 4° e 5° più lunghi e quasi uguali fra loro, 6° più lungo di tutti, 7° poco più lungo del 5°, 8° uguale o poco più lungo del settimo, allungato in fuso e provvisto all’estremità di piccole spine. | Occhi globulosi in numero di 7 situati ai lati della testa. Scuti dorsali: primo piccolissimo con una fila di peli lunghi e fitti, gli altri abbastanza grandi e provvisti, oltre che di una fila di peli come il primo, di due serie \ di ciuffetti laterali in numero di 9 ciascuna mancandone l’ultimo segmento. Questi peli sono seghettati, a denti | aguzzi verso l’estremità e troncati alla base, e quelli, \) che si trovano nel mezzo sono diritti, curvi quelli che stanno all’intorno. Fascio anale di peli lunghi, seghettati; all’estremità, . mentre da un lato continuano i denti, dall’altro si suc- cedono delle appendici a forma di calcio di fucile in nu- mero 2-/, rivolte con la loro convessità verso l’asse del pelo. dii (1) Chalande nolla sua citata comunicazione mantiene aacho per il lucidus il numero di due fasci anali, ma in “vero non è che uno solo. 2 i Sa A Rae } LI È, lai i SULLA PRESENZA DEL POLIXENUS LUCIDUS 41 Gambe lunghe, sottili, con articoli più lunghi che larghi, in ‘specie l’ultimo. Tarsi terminati da una sola unghia robusta. Lunghezza del corpo mm. 3-4. Larghezza ” » 0.8.1. Habitat. — Nel terreno fra i detriti vegetali, non solo nelle ‘selve, ma anche nei luoghi aprici. Oltre il Polyo2nus lucidus Chalande, nell’ Umbria e nel Lazio ho trovato il lagurus Latreille, che si distingue immediatamente per il suo colore grigio e le tre strie scure longitudinali, per le “antenne corte ad ultimo articolo piccolissimo, armato di forti un- ghie, per la diversa terminazione dei tarsi, e per la forma dei peli degli scutelli dorsali e dei fasci anali, che in questa specie sono due. (V. Latzel, My. Ost.-Ung. pag. 74, tav. 3 e 4; Berlese Fasc. LVI. n. 8). Il lagurus è diffuso in tutta Italia e pressochè in tutta Eu- ropa. Dimora generalmente sotto la corteccia degli alberi. Io ne presi molti individui presso Forano (Umbria) con l’om- brello, mentre cacciavo dei coleotteri in una siepe. Parecchi ne . presi a Roma fra i detriti trasportati dalla piena dell’Aniene il 15 novembre 41893, e nel dicembre 2 individui a Pietralata in mezzo al terriccio sotto una pianta. Del genere Pozyrenus, oltre le due sopra menzionate, si co- noscono altre quattro specie, ma esotiche. Tutte sono importan- tissime per l’immenso servigio che rendono all’agricoltura; giac- «chè si è constatato che esse ricercano, attaccano e distruggono la filossera. Si farebbe quindi cosa grandemente utile cercando «di propagarle, quanto più è possibile, nei vigneti. Roma, 26 no embre 1893. DIAGNOSI DI NUOVE SPECIE DI MIRTAPODI ITALIANI PeR FILIPPO SILVESTRI Comunicazione fatta alla Società Romana per gli Studî Zoologici. Lysiopetalum Vinciguerrae, n. sp. L. gracile, posterius valde acuminatum, brunneo-luteum, dorso, fasciis duobus laterali- bus brunneis ornato. Antennae: fusco-cinereae, corporis latitu- dine fere duplo longiores. Oculi triangulares, ocelli ulrimque: 40 in seriebus 8 dispositi, ocu- lum ad antennas fusco-cine- reum. Segmenta 38, primum posterius minime carinulatum, coetera margine posteriori se- tigero manifestissime carinu- lata, carinulis medtis posterius angustatis, lateralibus parallelis. Foramina repugnatoria di- : secreta. Pedum paria 66-67. Maris frons impresa, pedes co- pulativi (fig. 2) frustulis multis compositi, summa parle în spiram collecti, subtus cavo spinis numerosis instructo, ramis binis lateralibus externis valde aberrantibus. Foeminae frons. convexra. | Long. corp. mm. 24-25; lat. corp. mm. 2-4. Hab. In humo ad S. Andreae (Bevagna, Umbria) nemus. Carissimo prof. Decio Vinciguerra hanc novam specient grato animo dico. fg 2 Atractosoma camaldolense, n. sp. A. gracile, elongatum, antice posticeque praesertim atte- | nuatum; rufescens, dorso maculis fuligineis ornato: Antennae | latitudine corporis minus duplo longiores. Oculi nigri, ocelli 25: în seriebus 6 dispositi. Scuta dorsalia, praeter qualtuor ultima, | quibus margo posterior setigerus est, lateribus valde carina-. DIAGNOSI DI NUOVE SPECIE DI MIRIAPUDI ITALIANI 43 b. tim productis, angulis anticis arcuatis, posticis subrectis; tu- i bercula setigera: duo in medio dorso pro- funde sulcato, duo sub anteriori, duo in posteriori angulo carinarum sita. Mas: pedum paria 48, frons impressa, articu- lus ultimus pedum paris 3, 4, 5, 0, 7 + interne maxime serratim spinosus, pe- e. des copulativi anteriores (fig. 3) bipartiti, partibus internis inter se fusîis, in apice | ungue bilobo armatis, externis longiori- bus arcuatis internas combplectentibdus ; | fig 3 pedes copulativi posteriores obtecti. Foe- | mina latet. o Long. corp. mm. 20; tat. corp. mm. 1.05. Hab. Sub petris in agro camatdolense (Camaldoli, Arezzo). LI Polydesmus dispar, n. sp. P. gracilis et angustus, testaceus. Antennae latitudine cor- poris plus duplo longiores, seligerae, articulo ultimo spinis duo- bus armato. Scutum primum dorsale subellipticum, circum tu- berculis setigeris praeditum. Scuta dorsalia coetera manifeste 7 lurberculata, angulis anticis rotundatis, posticis rectis, laleribus profunde denticulatis, denticulis seligeris, margine posteriori tuberculis setigeris instructo. Maris pedes copultativi (fig. 4 pes co- pulativus dexter) bipartiti. parte externa arcuata 5 bi i dentem prope apicem habenti, parte interna trian- VA guliformi, coxis productis, piligeris. Foemina 1 ignota. i Long. corp. mm. 8; lat. corp. mm. 1. —Hab. Aa villam Pamphyliam (Roma) în humo. Polydesmus pulcher, n. sp. Ù ° : L ° . s . . ° È P. minus gracilis, albus. Antennae latitudine corporis plus duvlo longiores. Scuta dorsalia: primum semicirculare, tuber- 44 FILIPPO SILVESTRI culis destitutum, piligerum, coetera tubercu- lata, angulis anticis rotundatis, posticis suboctu- sîs, laleribus vix dentellatis, setis minimis în- structis. Maris pedes copulativi (fig. d pes co- pulativus dexter) in uncis duobus terminati, quorum alter longior in apice et subtus den- tibus duobus acutis armatus, alter brevior, re- tlrorsus curvatus, dentatus, pulvillum gerens, Fig $ ad basim tuberculum productum. | Long. corp. mm. 12-16; lat. corp. mm. 1,5-2. Hab. Sub saxis ad montes Sublacenses (Subiaco). Lithobius (Archilithobius) infossus n. sp. L. sat robustus, flavus. Antennae dimidium corpus non vel vix superantes, 53-60 articulatae. Ocelli utrimque 4-6, bise- riati. Coxae pedum macxilliarum dentibus 5-45 armatae. La- minae dorsales omnes ungulis rotundatis. Pori coxales rotundi i 3, 4, 4, 2-3, 4, 5, 4. Pedes anales ungue singulo, infra cal- caribus 1; 3, 1, 0, 0, articulo primo calcare laterali singulo instructo. Genitalium femineorum unguis bilobus; calcarium duo paria. ; Long. corp. mm. 11-14; lat. corp. mm. 1.05-2. Hab. In agro romano apud S. Agnesiae aedem. i ; LA CACCIA IN RAPPORTO COLLA CONSERVAZIONE DELLA SELVAGGINA COLL'AGRICOLTURA E COLLA SCIENZA Relazione sul Congresso Cinegetico di Genova - FATTA ALLA SOCIETÀ ROMANA PER GLI STUDI ZOOLOGICI - dal Socio Prof. GIOV. ANGELINI | —Fra gli scopi, che, secondo il suo statuto, la Società Romana per gli studi zoologici si propone, è pur quello di /avorire lo studio dei problemi biologici riguardanti la caccia. E, siccome ‘ ora appunto si agita da noi una questione importantissima con- cernente la caccia, quella cioè della promulgazione di una legge unica e razionale che ne regoli l’esercizio, torna opportuno pren- dere brevemente in esame, le cause, che provocarono quest’ agi- tazione, il modo ond’ essa si esplicò. e le idee che si svolsero e che tendono a prevalere, affinchè anche la nostra Società non . rimanga del tutto estranea all’iniziato movimento, ma, fedele al suo programma, aggiunga il suo contributo agli sforzi fatti dai cacciatori per raggiungere il fine desiderato. È già da parecchio tempo che, pel perfezionamento dei mezzi di distruzione, pel diffondersi della passione per la caccia, per "l’aumentare del bracconaggio e per altre cause ancora, i caccia- tori italiani hanno dovuto constatare che il nostro patrimonio ‘cinegetico si va sempre più assottigliando; ed è pure da vario . tempo che essi reclamano dal Governo una legge provvida, la quale, sostituendosi alle diverse disposizioni ancora in vigore | nelle varie parti d’ Italia, ed all’arbitrio più o meno incompetente dei Consigli Provinciali, unifichi i criteri, reprima gli abusi, e f provveda alla conservazione della selvaggina. Alle replicate $ istanze i ministri di Agricoltura, risposero sempre con larghe | promesse, ma i fatti non si videto ; che se fin da parecchi anni | addietro, vi fu qualche più o meno felice tentativo (ministro | Berti), esso aborti, lasciando i cacciatori più delusi che mai. i Però a poco a poco, spinti dalla crescente urgenza di un prov- vedimento, essi cominciavano ad organizzarsi in Società, men- pr C‘ vat dI RR 0 È > _# Peri MA ui 4 46 GIOV. ANGELINI tre la voce di qualche giornale sportivo sorgeva a difendere la loro causa, e contribuiva a quell’affiatamento, a quell’unione, che | doveva poi fare la loro forza. Così vediamu, fino dal 1881, riu- nirsi per la prima volta in Milano i cacciatori italiani, come per conoscersi e per intendersi in ordine alle loro aspirazioni ed ai loro bisogni: l'esempio fu proficuo, ed a questo primo con- vegno di individui cacciatori, tennero poi dietro, a sempre più breve intervallo, i Congressi delle Rappresentanze delle Società di Cacciatori prima a Pavia, poi a Genova e finalmente a Bre- scia. E, se si pongono a confronto i risultati di questi tre Con- gressi, è facile vedere come, checchè ne possa sembrare a qual- cuno, si è andati sempre progredendo per la larghezza delle vedute, e per la ragionevolezza e determinatezza delle risoluzioni. Con felice pensiero, già prima del Congresso di Genova, il signor Delor (Max), direttore del giornale cinegetico Caccia e Tiri, raccogliendo le opinioni prevalse alla riunione di Pavia, le or: dinava e concretava, pubblicando nel suo periodico un tentativo di progetto di legge sulla caccia, e più tardi Io ripresentava mo- dificato in base ai pareri espressigli dai cultori dell’arte cinege- tica, alle cui osservazioni e discussioni aveva aperte le colonne del suo giornale. Frattanto qualche deputato (onorevole Tassi) non cessava dal sollecitare il Ministero a presentare il più volte promesso progetto di legge, minacciando, in caso contrario, di presentarne uno d'iniziativa parlamentare; e finalmente 1’ onore- . vole Compans mandava ad effetto questo divisamento. Il progetto da lui presentato alla Camera non era altro che quello perfezio- | nato del Delor, con non molte variazioni. Ciò, se non altro, con- tribuì a scuotere l’ irresoluta longanimità del Ministero: infatti, poco dopo, il ministro Lacava presentava il progetto promesso, cosicchè, all’aprirsi del Congresso di Brescia, le idee prevalenti dall’una e dall’altra parte si trovavano incarnate nei due progetti, ministeriale e parlamentare, e veniva per tal modo agevolato il compito dei congressisti, e resa più fruttuosa 1’ opera loro. Dei due progetti, quello parlamentare, pel modo stesso com’era sorto, pareva che dovesse riuscire più conforme agl’ interessi ed ai de-. sideri dei cacciatori: tuttavia il Comitato promotore del Con-. gresso risolveva di prendere per base quello ministeriale, pre- sentando le sue proposte come modificazioni e. correzioni agli. È. Mail Py eci SII CS > i LA CACCIA ECC. 47 articoli di questo. E le ragioni di tale determinazione venivano fatte conoscere poco prima del Congresso dallo stesso Comitato per mezzo del suo Relatore, il quale dichiarava di aver così ‘agito per aver riconosciuto che, a parte alcune dissonanze pro- fonde coi voti più ardenti e più legittimi dci cacciatori, il pro- getto dell’onorevole Lacava era il più completo ed elaborato, ed inoltre pel desiderio di agevolare i lavori di confronto ai Rappre- sentanti legislativi nella compilazione del testo definitivo della nuova legge, e sopratutto per mostrare l’intendimento pratico e conciliativo dei cacciatori italiani. Le questioni, delle quali ebbe ad occuparsi il Congresso di Brescia, radunatosi nei giorni 8, 9 e 10 dello scorso ottobre, non «erano nuove, ma bensì trattate ed ampiamente discusse tanto nei precedenti Congressi, quanto in articoli di giornali ed altre pub- blicazioni; perciò quella del recente Congresso, piuttosto che un lavoro di analisi, fu lavoro di sintesi e di coordinamento, diretto ‘a dare assetto pratico e forma concreta alle norme generalmente approvate nelle precedenti riunioni. Fra tutti gli articoli formu- lati e votati dai Congressisti, i più importanti sono quelli, che si riferiscono all’ esercizio della caccia considerato in relazione : 1. Colla conservazione della selvaggina; 2. Col diritto di proprietà; 3. Col progresso della scienza. E questi articoli noi prenderemo brevemente in esame. No- tiamo subito che il primo argomento comprende due parti di- stinte: 1’ una concerne i mezzi, e l’altra i tempi della caccia. Nella prima di queste parti entra una questione molto dibattuta tra i cacciatori; perciò ad esaurirne la trattazione non bastò nemmeno tutta la seduta pomeridiana del giorno otto: finalmente furono approvati gli articoli 4 e 3 così concepiti: Att 4..— È proibito in ogni tempo e luogo: a) di distruggere, prendere, guastare i nidi, le uova e gli uccelli da nido, come pure i piccoli dei quadrupedi selvaggi non fe- roci, o non nocivi all’agricoltura; Fanno eccezione a questo divieto la presa ed il trasporto di uova e di selvaggina da nido a scopo di riproduzione e di alleva- mento, purchè consti da permesso speciale del Ministero di Agri- . coltura. 48 GIOV. ANGELINI Non costituisce contravvenzione a questo divieto il guasto dei. nidi occasionato dal ristauro di fabbricati, o da lavori agrari, e la. presa dei piccoli dei Passeri e degli Storni allevati in apposite co- lombaie, o in genere nell’ abitato, i quali però non possono essere- posti in vendita. 5) di cacciare le rondini (Hirundo rustica e Chelidon urbica) ;. c) di cacciare durante la notte, e cioè un’ora dopo il tra- monto del sole sino all’aurora, fatta eccezione per le bressanelle,. roccoli e quagliare; | d) di cacciare quando il suolo è tutto, o in parte coperto. di neve; e) di cacciare nei modi e con gli strumenti, che seguono;. con sostanze velenose, o inebrianti, o impregnate di siffatte sostanze ;. con lacci di qualunque natura e forma tesi in terra; con trappole,. schioppi fissi, trabocchetti, diluvio, cestole, gabbiuzze o con archetti e lanciatore; con paratelle e tramagli; con ogni specie di reti. mo- bili e portatili, che si tendono sul terreno, o attraverso i campi, le macchie e le strade (caccia vagante con reti); con reti ritte e ver- ticali lungo la riva del mare, e con tese di qualunque specie lungo- i ruscelli e i torrenti, e presso i serbatoi d’ acqua, nonchè con pas- sate al fischio e volo e soprareti nei valichi alpestri e montani in. genere; f) la caccia con cani da corsa; g) di cacciare con armi da fuoco a distanza inferiore di 100 metri dagli apparecchi di caccia fissi in esercizio ; h) (Fu dato incarico al Comitato per l'aggiunta di questo alinea, che proibisca la caccia con richiami alle uo Starne, Coturnici ed altri gallinacei, pei quali tale caccia è troppo di- struttiva). I Prefetti, sentito il Circolo dei CUL hanno facoltà di vie- tare nelle grandi siccità, o quando altre eccezionali condizioni dei luoghi e delle specie lo richiedano, la caccia col fucile agli uccelli non acquatici lungo i corsi e presso i serbatoi di acqua, determi nando le località di tale speciale proibizione. Art. 5. — Udito l’avviso del Circolo dei Cacciatori provin- ciale e del Consiglio di Agricoltura, il Ministero di Agricoltura ha. facoltà di proibire, o limitare, sia per il tempo, sia per i luoghi di esercizio quegli altri modi di caccia, che fossero riconosciuti pregiu- dizievoli all’ Agricoltura, o troppo dannosi alla conservazione degli uccelli e della selvaggina. LA CACCIA ECC. 49 _ Comesi vede, la questione più importante e controversa ri- « guardante i mezzi di caccia, civè quella delle reti, venne ora ri- | soluta con maggiore benignità, che non nei due congressi pre- cedenti, e specialmente in quello di Pavia. Questo fatto, secondo l'opinione manifestata poi da uno dei più attivi congressisti, se- gnerebbe un regresso, lo che a me, sebbene non affatto portato | per tali caccie, per verità non sembra; giacchè, se fra le caccie con reti ve ne sono di quelle veramente sterminatrici, ed alimen- tanti una speculazione, che torna a danno dei diritti degli altri, è un esagerazione il sostenere che tali sieno tutte quante; e, | come trovo giusto e doveroso il condannare al bando le prime, trovo egualmente ragionevole il permettere che, chi non può o non sa divertirsi col fucile, possa trovare in un altro genere di caccia, pur divertente e non troppo distruttivo, la stessa soddi- sfazione. Sarà tutt'al più questione di limiti. Per conto mio, sarei meno indulgente coi lacci, quantunque non tesi per terra, che il Congresso non condannava; e ciò anche per essere questa, più che di ricreamento, caccia di speculazione. Diversi poi furono i pa- reri riguardo alla caccia coi cani da corsa: e forse la sua con- | servazione non sarebbe stata gran male, perchè, oltre all'essere poco diffusa, essa non riesce possibile e rimuneratrice che in ‘pochi luoghi, mentre la sua proibizione assoluta trarrà seco l’ab- bandono di una pregevole razza di cani: poi si tratta, è vero, di selvaggina sedentaria, ma di nessuna utilità all’agricoltura. In- | vece io sarei assolutamente d’accordo coll’ avv. Foschini per la — condanna delle spingarde, almeno nella caccia notturna vagante, È | perchè micidiale per uccelli, non solo di passo, ma svernanti da noi; inoltre caccia di speculazione, e nemmeno proficua ma anzi — dannosa alla salute. Noterò che per gli allinea e) ed 7) si ricorse | ai voti, e furono approvati, il primo con 13 voti favorevoli, 7 . contrari e 2 astenuti; il secondo con 10. voti favorevoli, 8 con- PA VORI d,4° re x "= Pe da mi alata) a bedle' dice 4 Riguardo ai limiti di tempo vi fu pure viva lotta, e finirono | per essere approvati i seguenti articoli 6 e 8, di cui il primo . con 14 voti favorevoli, 1 contrario e 2 astenuti. | Art. 6. — La Caccia è proibita dal 16 gennaio al 15 agosto inclusivo : Bollettino della Società Romana per gli Studi Zovlogici 4 VII + po % VIII © 2 Sr lot? osi I liete ne fmi Re 1a 50 G1OV. ANGELINI I Consigli Provinciali, sopra parere dei Circoli di Cacciatori lo- cali, hanno facoltà di permettere nelle rispettive Provincie: a) nel tempo di divieto dal l° al 15 agosto la caccia alle quaglie, e, soltanto col fucile, ad ‘altre specie designate di uccelli dì passo; i b) la caccia col fucile in tempo di notte agli uccelli pal- mipedi lungo il litorale, nei terreni vallivi, nelle paludi, nei laghi e staeni naturali e artificiali ; Spetterà ai Consigli Provinciali stessi, sul parere favorevole deì locali Circoli di Cacciatori, di determinare per ciascuna Provincia le località, ove le caccie speciali accennate ‘agli alinea a) e 5) possono essere esercitate. i Art. 8. — I Prefetti, nell'interesse della pubblica sicurezza e della preservazione degli animali domestici, hanno facoltà di accor- dare in ogni tempo permessi speciali per la caccia di animali feroci, o nocivi all’ agricoltura, stabilendone le norme ed i luoghi di eser- cizio. Possono emettersi dai Prefetti, sentito il parere del Circolo dei Cacciatori, divieti temporanei per la caccia di uccelli ed altri ani- mali, deì quali temasi minacciata la conservazione della specie. Molto diverse anche su questo tema si mostrarono le opi- nioni dei Congressisti: chi avrebbe voluto la ripartizione dell’I- talia in zone cinegetiche e gli arbitrati dei Rappresentanti di queste zone, giusta il parere espresso dai Cacciatori umbri nel recente Congresso di Spoleto; chi avrebbe voluta esclusa ogni ingerenza dei Consigli Provinciali; chi avrebbe desiderato dei termini più . larghi, chi più ristretti. A me pare che, se la divisione in zone può apparir bella in teoria, non riesca tale in pratica : il nostro i paese è troppo accidentato, troppo irregolarmente vario : troppo diverse sono da noi, in regioni relativamente vicine, le condizioni orografiche ed idrografiche, la natura del suolo, il clima, la ve- getazione ecc. per cui, comunque la divisione si faccia, sia in or- dine alla latitudine, sia all’altitudine, le zone non potranno man- care di essere assai eterogenee, tanto per la loro selvaggina sedentaria, quanto e più specialmente per quella di passo. Da noi non è come in Francia, ad esempio, ed in Inghilterra, dove, oltre all’essere il paese più regolare, l’esercizio della Caccia ha preso un carattere aristocratico, e son tutte o quasi tutte bandite, dove la Caccia si basa essenzialmente su poche specie, oggetto di cura +. 3 LA CACCIA ECC. Si particolare per parte dei proprietari: da noi, dove l’avifanna è assai varia, dove le specie sedentarie sono state decimate, e non csi possiede ancora selvaggina di allevamento ; nel nostro Paese, .che, quasi ponte gittato incontro all’Africa attraverso il Mediter- raneo, serve di approdo e di via alle turbe migranti dall’uno al- ‘l’altro continente; da noi, ripeto, la Caccia di passo ha un’ im- . portanza maggiore che altrove, e noi non possiamo rinunziarvi i in modo assoluto. Non essendo dunque da noi pratica la ripar- i tizione in zone, e non essendo neppure logico adottare una data unica di apertura e di chiusura per tutte le specie e per tutti i È luoghi, mi pare che non si possa risolvere convenientemente Ìa | questione senza permettere che nelle diverse Provincie, entro «certi limiti generali determinati dalla Legge, cerchino le autorità locali di conciliare opportunamente gl’interessi della Caccia colla -conservazione della selvaggina. D'altronde, siccome in questo S campò i Consigli Provinciali fecero già cattiva prova, così è giusto | che non ne sieno essi i soli arbitri, ma che debbano aver parte | nelle decisioni anche i Rappresentanti della classe, o delle classi | interessate ; e così, servendo gli uni di guida e gli altri di freno, .è sperabile che si prendano delle deliberazioni logiche, e con- formi ai bisogni del Paese. Perciò io approvo il deliberato del È Congresso di Brescia, parendomi il mezzo migliore per conciliare «opportunamente nelle diverse regioni gl’interessi della Caccia con giquelli dell’Agricoltura e della conservazione delle specie. | Vefitanio ora alla questione forse più ardua e più combat- i tuta, a quella cioè che riguarda la conciliazione del diritto di Caccia con quello di Proprietà. Prevedendosi la battaglia, la trat- | tazione di questo tema era stata rimandata all’ultimo, ed occupò 29 Art. 10. — A nessuno è lecito introdursi nel fondo altrui con- | tro il divieto del Possessore. Lo stesso è dei laghi e degli stagni di | proprietà privata. i Il divieto è presunto: a) nei giardini; | b) nei terreni ove esistono seminati, o raccolti danneggiabili dai cacciatori e dai cani; e) quando la darei importa preparazione stabile del luogo. pe D2 GIOV. ANGELINI Il divieto è espresso quando consti dall’apposizione lungo il fondo, a distanza non maggiore di m. 50 l'uno dall'altro, e singolarmente. lungo le strade che conducono ad esso, di pali dell’altezza non infe— riore ai 4 metri dal suolo, dipinti in bianco, portanti un’iscrizione. che indichi il divieto di caccia, e quando il fondo sia circondato o da. muro alto almeno un metro e mezzo, o da una rete metallica della. stessa altezza, e costituita da maglie della larghezza non maggiore di cent. 5. Il fondo, in cui sia vietata la caccia, è passibile di una tassa. | aumentabile secondo la sua estensione, e proporzionata alla natura del terreno chiuso, oltre una tassa fissa per ogni riserva. Queste tasse saranno determinate per legge. È inamissibile il divieto di caccia in tutti i fondi di natura de- maniale dello Stato, e in quelli di uso pubblico dei comuni, Servirono di base per la discussione di questo tema tre di- versi articoli, e precisamente quello del Comitato promotore, un altro della Commissione parlamentare, ed un terzo combinato: dall’avv. Trinchera, che fu quello che risultò approvato, con ® voti favorevoli, contro 8 contrari e 4 astenuti. È noto che il di- ritto.romano considerava la selvaggina come res nullius quae: cedit occupanti, cioè roba senza padrone, che diventa di chi se. ne impadronisce; ed in ciò convengono anche i giuristi moderni. A D'altra parte gli stessi Romani riconobbero più tardi nel pro- prietario il diritto d’impedire agli altri l'ingresso nei propri fondi: evidentemente questo secondo diritto tende a rendere senza effetto il primo. Per vedere di conciliarli, bisogna prima di tutto: stabilire con quali modi il proprietario può legalmente rendere palese il suo divieto; in secondo luogo, siccome il possessore del fondo verrebbe, in virtù del suo divieto, ad esser messo da solo- in condizione di poter godere una cosa, che non è di lui solo, ma di tutti, è giusto e ragionevole che egli ne paghi l’acquisto | allo Stato, per compensare gli altri della sofferta roenomazione: del loro diritto. A quest’ultima parte si cercò di provvedere nel Congresso di Brescia colla proposta dell’applicaziore di una tassa fissa e di una proporzionale sulle bandite; nel che i Congressisti sì trovarono generalmente d’accordo. Riguardo al primo punto vi fu invece battaglia. Il sistema attuale di poter dichiarare Ban- dita ovunque colla semplice apposizione di segnali, sistema man- — LA CACCIA ECC. 53 | tenuto pure nel progetto Lacava, ma già riprovato dalla Com- | missione parlamentare, fu generalmente condannato, come inde- terminato ed ingiusto. La Commissione parlamentare aveva cer- «cato di rendere meno gravosa la chiusura dei luoghi coltivati, «graduando l’onere dell'espressione del divieto a seconda della proporzione della superficie coltivata ed incolta incluse nella ban- «dita, partendo dal concetto, giusto del resto, che i terreni colti- ‘vati sono meglio sorvegliati, che il proprietario paga già per essi tributi più rilevanti allo Stato, che sostiene maggiori spese per la loro manutenzione; e poi anche neil’ intento di favorire la col- tivazione del suolo. Ma fu fatto osservare che le terre coltivate sono già privilegiate e protette per la maggior parte dell’anno ‘colla presunzione del divieto; e che d’altronde con quelle dispo- sizioni i proprietari bandirebbero di preferenza i campi coltivati ‘che sono quelli meno propri a dar ricetto a molte specie di sel- vaggina ed a favorirne la propagazione, e che mediante opportuna 4 aggiunta di terreni coltivati si cercherebbe da tutti di sottrarsi . al maggiore dispendio richiesto dalla chiusura delle terre incolte. In forza di queste considerazioni passò l’articolo dell'avvocato _ Trinchera, determinante la chiusura con muro o rete per tutte — le bandite. — Io non entrerò a parlare in merito a questo diffi- «cile tema, intorno al quale è ormai stato detto e scritto quanto dire e scriver si poteva, nè pretenderò di erigermi a giudice delle ‘votate deliberazioni. L’articolo 10 aspetta ancora l’ultima mano, ‘e l’avrà, speriamo tra breve, a Roma, in quella regione che, per l'abbondanza dei cacciatori e per le sue condizioni speciali di suolo, è più di qualunque altra vivamente interessata in sif- fatta questione. Io intanto mi limiterò semplicemente a far voti | perchè fra le bandite vengano favorite quelle, le quali non mi- rano soltanto a mettere il proprietario in condizione di poter fruire da solo della selvaggina naturale, sedentaria o di passo, che capita nei suoi fondi, ma che invece, in grazia di cure par- ticolari, della protezione e dell’allevamento, tendono ad decrescere il nostro Capitale cinegetico, e, diventando veri vivai di selvag- gina, possono far risentire anche agli altri i vantaggi della loro «esistenza. Passiamo ora all’ultima parte, alla conciliazione degl’ interessi della Caccia con quelli della Scienza. A questo riguardo fu ac- PA La rt È e ag | IA BI AR è IL Ln A + La % : -@ $ % =" à sd . A - sita dl sia \ Ult LI SY PAIR DI GIOV. ANGELINI cettato ad unanimità l’articolo 7, proposto dal comitato ordina- tore, salvo raccomandazione per una migliore redazione del me- desimo : Art. 7. — Il Ministero di Agricoltura può, nell’interesse della. Scienza, e udito il parere del locale Circolo dei Cacciatori, concedere. di cacciare e, quando occorra per studi speciali, di raccogliere nidi,.. durante il periodo di divieto, quante volte tali permessi sieno ri-. chiesti dai Direttori di Musei Zoologici, o da un loro rappresentante, per esclusivo loro uso, e sotto la loro responsabilità. Tali permessi non potranno ad ogni modo superare il numero- di uno per ogni Provincia. L’approvazione di una concessione a vantaggio della Scienza.. alla quale non si aveva avuto riguardi nei congressi precedenti, avvenuta ora su proposta di quello stesso Circolo di Cacciatori,. assai benemerito del resto, alla cui agitazione sopratutto, circa un decennio fa, si dovette la soppressione dei così detti licenzini scientifici, pare a me un lodevole atto di resipiscenza. Nè io. voglio dire con ciò che di quella concessione, come spesso suc- cede, non si possa aver abusato; ma è da osservare che anche: le cose migliori, quando se ne abusa, diventano nocevoli; e se in tali circostanze vi è tutta la ragione di frenare gli abusi, e- di prendere delle precauzioni perchè questi non si abbiano da. rinnovare, non è giusto e ragionevole trarre argomento dagli abusi per condannare ed abolire una utile istituzione. Riguardo: poi ai limiti della concessione mi sia lecito di osservare che alla. Scienza non interessa soltanto aver delle spoglie di uccelli da. arricchirne i Musei, ma, e forse più ancora, le interessa lo studio. della distribuzione geografica; delle migrazioni, della nidifica- zione, dell’alimentazione ece., studio che è pure in stretto rap- porto cogl’interessi della Caccia e dell'Agricoltura, e che, per | esser fatto con profitto e furnire dati sicuri, dev'essere eseguito da un personale scientificamente competente, ed esperto in questo genere di ricerche. Ora, fra i pochi Direttori dei Musei Zoologici - italiani (se per tali debbonsi intendere i soli professori univer- sitari) sono quasi un’ eccezione gli specialisti ornitologi: d’altra. parte vi sono altri naturalisti, ma sempre assai pochi, i quali con vantaggio della Scienza si occupano di studi ornitologici; e- asi iti i eni Ta si LA CACCIA ECC. 55 a me parrebbe ragionevole ed opportuno che anche a questi fosse permesso di giovarsi pei loro studi della concessione gover- nativa. Però, ad evitare ogni possibile abuso, i permessi dovreb- bero essere assolutamente personali, ed accordati solo a quelle persone, le quali, dietro parere di apposita commissione, in base alle osservazioni e pubblicazioni fatte ne fossero giudicate meri- tevoli. I permessi non cesserebbero per questo dall’essere pochis- simi: nè bisogna poi essere pessimisti al punto da ritenere che una persona colta, e che lavora per il progresso della Scienza, voglia approfittare di una concessione governativa per fare il bracconiere legale: e non bisogna dimenticare che, se in passato si verificarono degli abusi, questi avvennero per opera di indi- vidui, i quali, non avendo alcun amore per la Scienza, ma solo per la preda, riuseirono a sorprendere con promesse la buona fede di persone sotto ogni rapporto rispettabilissime, e ad otte- nere per loro mezzo quella concessione, che essi non avrebbero affatto meritata. Dal confronto dei criteri prevalsi a Brescia con quelli di Genova e di Pavia, si vede subito che in quest’ultimo Con- gresso dominò una nota più temperata e conciliante, che non nei due precedenti. Per verità da principio, riconosciutasi la necessità di provvedere alla conservazione della selvaggina, sì esagerò alquanto nei mezzi, e si votarono delle misure troppo draconiane: perciò si sollevarono da ogni parte molte poteste, e così diverse erano le idee, così disparati i pareri, che un pro- getto di legge redatto su quella base molto difficilmente avrebbe potuto essere approvato; il che equivaleva a non aver fatto niente. Per venire ad un accordo occorsero quindi dei tempera- menti, e così, cedendo e concedendo un po’ da una parte e un po’ dal:’altra, i partigiani delle diverse opinioni poterono avvici- narsi, e finiranno per convenire in un sol parere : allora il trionfo della nuova Legge, la cui discussione al Parlamento non può molto tardare, sarà assicurato. Bisogna poi persuadersi che, quanto più restrittivi sono i regolamenti, tanto più facilmente sono esposti ad essere violati, e che, nel caso deila caccia, non è già qualche piccola differenza nella larghezza delle concessioni, che può influire sensibimente sulle sorti della selvaggina, ma bensi l’osservanza delle provvide disposizioni. Anche le leggi si- 56 GIOV. ANGELINI nora in vigore nelle diverse parti del Regno sarebbero state sufficienti ad impedire lo sperperamento del nostro patrimonio cinegetico, se fossero state rispettate: non sono stati i cacciatori, ma i bracconieri, che, cacciando in tutti i tempi e con tutti i mezzi, hanno in più luoghi distrutte, o quasi, le specie sedentarie, e, qualunque fossero state le disposizioni, essi avrebbero egual- mente compiuta l’opera loro vandalica, col sistema attuale dì sorveglianza e di repressione. Che l’esercizio della caccia sia regolato anche in ltalia da un’ unica legge, redatta con criteri razionali, e sia. sottratto al- l’arbitrio di persone più o meno incompetenti, è bella e buona cosa; ma è sopratutto dall’unione degli sforzi di tutti i cacciatori che può essere salvato ed accresciuto quel poco, che l’improv- vida ingordigia dei bracconieri ci ha lasciato. Bisogna persua- dersi che il governo, per ragioni ormai note a tutti, è impotente ad estirpare il bracconaggic; solo il concorde volere degl’interes- sati può farlo, coll’aiuto e la protezione del Governo. E il Go- verno ci aiuterà, se insisteremo. Il contadino, che passa tutto il di sui campi, il bracconiere, che non ha altro pensiero, spiano ogni mossa dei poveri animali, e dovunque si celano le loro armi insidiose: le guardie ed i carabinieri son pochi, hanno altro da fare, e poco interesse a badare a loro: occorre un personale apposito, interessato e fidato, che sappia scovarli, e dia loro la caccia, come essi la danno alla selvaggina. Bisogna che i caccia- tori di tutte le regioni d'Italia, cui sta a cuore il bene comune, si organizzino in società, si facciano riconoscere dal Governo per Enti morali aventi personalità giuridica, e, con regolare e concorde funzionamento, prendano principalmente su di loro stessi la cura della conservazione della selvaggina. . Insistendo su questo tema, or son già più di due anni, il sig. B. Cosso di Genova, che fu poi relatore di quel Congresso, pubblicava (Sport Illustr. n. 201) insieme a riflessioni giustissime, un suo progetto circa l'istituzione di Comizi cinegetici, con Co- mitati regionali e centrale: e, più tardi, il Congresso di Genova faceva voti al Ministro Lacava, perchè ne tenesse conto nel Pro- getto di Legge da lui promesso. Ciò non essendosi. verificato, veniva opportunamente presentato. all’esame dei Congressisti di. Brescia anche uno schema di legge sui Circoli dei Cacciatori, LA CACCIA ECC. 57 9 redatto in base al progetto Cosso, schema, che, dopo breve di- "I scussione, il Congresso stesso approvava complessivamente, affi- — dando l’incarico al Comitato ordinatore di completarlo in ordine alle osservazioni fatte, e di coordinarlo al Progetto di Legge | votato. n) Anche per le spiccate personalità, che vi presero parte, riuscì Pi importante il Congresso di Brescia: che, se vi si ebbe a lamen- — tare la mancanza di un Rappresentante ufficiale del Governo, vi partecipava però, quale Rappresentante dei Circoli di Pordenone . «e Villafranca, l'on. Deputato Chiaradia, relatore della Commis- .sione parlamentare per l’esame dei due Progetti di legge sulla «caccia già presentati alla Camera, e dalla cui collaborazione fu il lavoro dei congressisti agevolato ed avvalorato. Un’altra cosa, — «che deve a tutti far piacere, si fu un’ac ‘enno di risveglio delle | regioni meridionali, di quella parte d’Italia generalmente ancora più ricca di selvaggina, epperciò più spensierata, ma non per «questo meno danneggiata e minacciata da leggi improvvide e dal bracconaggio. Fu la remota Terra d’Otranto, fu il Circolo dei Cacciatori leccesi, giovane di età, ma pieno di vigore, già noto anche prima del Congresso per la parte presa alle questioni ci- negetiche del giorno, che inviava a’ Brescia un suo rappresen- | tante nella persona dell’avv. Trinchera, che fu poi vice-presidente «ed uno dei membri più attivi del Congresso stesso. E Roma, la . Capitale del Regno Italico, il centro di una regione fra le me- . glio provviste di selvaggina, rigurgitante di cacciatori, e più che mai interessata alle questioni riguardanti la conciliazione dei due diritti di caccia e di proprietà, Roma, quale parte prese sinora «a questi Congressi nazionali? AI chiudersi del Congresso di Brescia, su proposta dell’avv. — Trinchera, veniva acclamata Roma sede del quarto Congresso | ciegetio da tenersi nell’imminenza della discussione al parla- mento della legge sulla caccia. Questo Congresso, destinato a | portare l’ultimo perfezionamento all’opera dei precedenti, sarà reso ancor più interessante dalla solennità del momento: fortu- natamente si avvicina dunque per Roma l’occasione propizia per P. Bifar dimenticare il contegno inerte e passivo, in verità non troppo i: Jodevole, tenuto nelle precedenti circostanze. E, senza dubbio, Roma si mostrerà degna del suo nome. ue se fari 4) RETE _ din di itaeiatait Cope NEENP ERO PRRA tt ie Sia on 00 GIOV. ANGELINI Lo sviluppo sempre crescente, che vanno prendendo i con- gressi, e una prova della loro importanza: è, infatti, collo. scambio delle idee e colla discussione che si trova più facilmente la via da seguire nei casi dubbi e difficili: inoltre l’unione fa la. forza, ed è coll’azione collettiva che i privati possono farsi ascol- tare dai governi, e reclamare efficacemente quei provvedimenti, | che credono necessari. ‘E ne abbiamo avuto un esempio anche: recente in Francia, dove il Ministro dell’Interno aveva divisato- di ritardare quest'anno l'apertura della caccia sino al 17 set- tembre, mentre invece la precocità generale delle messi e della selvaggina avrebbe consigliato piuttosto un’opposta misura. E. si dovè unicamente al movimento di protesta organizzato dal- l'Unione delle Società dei Cacciatori, la rinuncia del Ministero. al suo progetto, la riduzione delle zone di caccia a due, e l’affret- tata apertura nelle medesime al 13 e al 27 agosto. Fu pure- frutto dell’agitazione di quel potente sodalizio il recente divieto | d'importazione in Francia delle quaglie catturate in primavera. sulle rive del Mediterraneo, emanato allo scopo di far cessare. . un commercio così dannoso a quella bella specie di selvaggina. Ed ora l'Unione delle Società dei Cacciatori di Francia, allar- gando le sue vedute, si è fatta iniziatrice di una: propaganda. per la convocazione di un grande Congresso cinegetico inter- nazionale in una Capitale da destinarsi, e col concorso di Na- turalisti ed altri interessati, onde fissare le norme atte a pro- teggere le migrazioni degli uccelli, e proporle poi ai rispettivi Governi, perchè siano convertite in disposizioni di legge. Questa. idea è stata accolta generalmente con favore, e va guadagnando terreno: l’Italia e la Svizzera vi hanno già aderito. Però non c'è da illudersi sulle difficoltà, che può presentare una tale im- . presa, e di cui abbiamo avuto solo un piccolo saggio nei nostri | Congressi nazionali: là l’accordo sarà molto più difficile, per la. maggior differenza delle condizioni e degli interessi dei vari paesi.. Ad ogni modo, se non sarà possibile accordarsi su tutte le que- stioni, anche un accordo parziale non sarà da disprezzarsi, e sarà. sempre un passo avanti nella via del progresso. Ben fecero duù- que i cacciatori italiani a destarsi e rispondere tra i primi all’ap- | pello. Il nostro paese, uno dei lembi più avanzati della frontiera. meridionale di Europa, col suo grande sviluppo di coste e colle-. RIE ATE lira RO T pu "Pr LA CACCIA ECC. 59 numerose sue isole, costituisce uno degli approdi principali per gli uccelli, che viaggiano tra l’Europa e l'Africa: e d’altronde lo stato misero della nostra selvaggina locale rende ancora più prezioso pel cacciatore italiano questo naturale privilegio. L’Italia deve senza dubbio contribuire, anche in parte col proprio sacri- ficio, alla soluzione dei problemi d’interesse generale, ma non può e non deve, per questo, rassegnarsi a perdere totalmente quei vantaggi, che la sua natura e posizione le danno, e che le sue condizioni cinegetiche richiedono: i cacciatori italiani, come i più interessati in questa questione, si debbono fare avanti tra i primi, far sentire la loro voce, prendere parte attiva alle deli- berazioni, e non rassegnarsi a subire pazientemente le decisioni degli altri. E ciò tanto più è necessario, inquantochè anche i Governi cominciano a muoversi, ad interessarsi dei problemi ri- | guardanti la selvaggina, e ad associarsi per studiarli e risolverli di comune accordo: sulle loro risoluzioni avranno senza dubbio un certo peso i voti espressi dalle Rappresentanze generali dei cacciatori. Senza ricordare la parte presa da molti governi alla convocazione dei Congressi ornitologici internazionali di Vienna e di Budapest, ed all’attuazione della conseguente inchiesta orni- tologica, diretta allo scopo di risolvere problemi che hanno i più stretti rapporti coll’esercizio della caccia, abbiamo ora un atto recente del Governo francese, che ci attesta l’accennato ri- | sveglio. Esso infatti, in seguito al voto espresso da quella Commis- sione parlamentare incaricata dello studio di un progetto di legge sulla caccia, sottoponeva, non ha guari, all'approvazione delle Potenze vicine ed amiche la proposta di una conferenza interna- zionale da tenersi a Parigi, al fine di studiare le misure oppor- tune per un'efficace protezione degli uccelli utili all’agricoltura: proposta, che veniva generalmente accolta con favore. Ciò prova che le questioni concernenti la caccia non sono semplici questioni . di Spor/, ma che esse sono di un’importanza più grande e più generale, interessando altresi la Scienza, l’Agricoltura e l'Eco- nomia nazionale. Non deve quindi sembrar strano che una So- cietà essenzialmente scientifica, come la nostra, si occupi anche di problemi riguardanti la caccia, e cerchi di cooperare alla loro soluzione. Ed è perciò che mi parve opportuno richiamare su "_E_ e I AAA TI ATA IRPI PI RI AI CSO et RARO PE - o . % . x 4 i > LE = è 60 GIOV. ANGELINI questo tema l’attenzione degli Egregi Consoci, ed invitarli a coa- diuvare col loro voto gli sforzi fatti dalle Società dei Cacciatori italiani per affrettare la promulgazione di una legge provvida, che regoli il nobile e salutare esercizio. Fano, 15 Dicembre 1893. | G. ANGELINI. SUNTO DEI PROCESSI VERBALI Tornata del giorno 28 dicembre 1893. Presidente Prof. A. CARRUCCIO. Soci presenti 30. Il Segretario legge il processo verbale dell’adunanza pitone che viene approvato, e presenta i nuovi cambi e i nuovi doni. 11 Presidente proclama la nomina a soci ordinari dei signori: 1. Dott. Felice Menichini, Med.-Chir. - Montefiore dell’Aso. 2. Dott. Giambattista Buglioni, Med.-Chir. - Alatri. Vengono poi fatte le seguenti comunicazioni: I. Prof. Antonio Carruccio - Primi studî sulla Fauna di S. Vito Romano. II. Prof. Decio Vineiguerra - Ulteriori notizie sull’acclimatazione del Salmone di California nel lago di Castel Gandolfo. III. Prof. Giovanni Angelini (presentata dal Conte di Carpegna) - La caccia in rapporto colla conservazione della selvagina, coll’agri- coltura e colla scienza. IV. Dott. Giulio AlSsss nari: - Glandole annesse e all'apparato di- gerente del Tragulus meminna V. Dott. Mario Condorelli - Ulteriori notizie anatomiche a Bradypus tridactylus L. var. ustus Lesson. VI. Sig. Filippo Silvestri - Sulla presenza del Polyrenus lucidus in Italia. La seduta vien tolta alle ore 4 pom. Il Segretario Dott. M. ConpoRELLI. Si eva tr PNT MITE ARE TI Na SPARE € iti ditte Late lenti dl Sei } deci a. SUNTO DEl PROCESSI VERBALI | 61 Adunanza generale amministrativa del di 21 gennaio 1894. Presidente Prof. A. CARRUCCIO. Soci presenti 22. Il Segretario legge il processo verbale dell'adunanza precedente che viene approvato. Presenta quindi i nuovi cambi e i‘nuovi doni. Il Presidente fa un particolareggiato resoconto scientifico, morale ed amministrativo sull'andamento e sui progressi della Società nel — 18983 e poi passa alla proclamazione dei seguenti nuovi soci: . Ladelci dott. Carlo, Med.-Chir. - Roma - Socio ordin. Ravani comm. prof. Luigi - Roma - S. 0. . Cecchini Disma, Stud. in Med. nella R. Univ. - Socio Corrisp. . De Carli Deodato, Stud. in Med. nella R. Univ. - S. C. . Di Porto Pellegrino, Stud. in Scienze Nat. nella R. Univ. - S. C. . De Fabi Achille, Stud. in Med. nella R. Univ. - S. C. . Grenga Napoleone, Stud. in Med. nella R. Univ. - S. C. . Garofalo Vincenzo, Stud. in Med. nella R. Univ. - S. C. . Giaquinto Ettore, Stud. in Med. nella R. Univ. - S. C. 10. Geraldini Alessandro, Stud. in Med. nella R. Univ. - S. C. 11. Maurizi Alfonso, Stud. in Med. nella R. Univ. - S. C. 12. Pino Alessandro, Stud. in Med. nella R. Univ. - S. C. 13. Ricci Carlo, Stud. in Med. nella R. Univ. - S. C. 14. Viggiani Quirisso, Stud in Farm. nella R. Univ. - S. C. Il Presidente propone alla Società l’approvazione dell’elenco dei Oo UT ao wu co 00 Soci onorari stranieri, già scelti a voti unanimi dal Consiglio Diret- tivo. Per acclamazione viene approvata l’intiera lista, la quale com- prende i nomi dei seguenti illustri Biologi-Naturalisti : 1. S. A. S. il Principe Alberto di Monaco. 2. Zittel prof. Carlo - Univ. di Monaco. 3. Blanchard prof. Emilio, Membro dell’ Istituto etc. — Museo di Storia Naturale - Parigi. 4. Milne-Edwards prof. Alfonso, Membro dell’Istituto e dell’Ac- cademia di Medicina - Museo di Storia Naturale. - Parigì. o. Lacaze Duthiers (De) prof. H. Membro dell'Istituto e dell’Ac- cademia di Medicina, professore nella Facoltà di Scienze - Parigi. 6. Vogt Dr. Carlo, prof. all’Università di Ginevra. ; PIRLO SARO rive Va ca L ki Je PST PA OPA SA PRE Ger Per Ù a A RAI Pie . . e qa sd = ae È \ nec. o, Ò ni i a. È suutta 62 SUNTO DEI PROCESSI VERBALI (0 7. Huxley prof. D. Thom. H., Membro della Società Reale di. Londra. 8. Flower prof. W. H. F. R. S., Direttore del British Masai Presidente della Società Zoologica di Londra. 9. Giinther Doct. Alberto, Direttore della Sezione Zoologica del British Museum - Londra. 10. Claus prof. Carlo, Direttore del Museo di Zoologia ‘all’ Uni- versità di Vienna. e 11. Steindachner Doct. Franz, Direttore del Museo I. R. di Zoo- logia di Vienna. 12 Mòbius prof. K., Direttore del Museo di Storia naturale di Berlino. | 13. Haekel prof. Ernesto - Università di Jena. 14. Leuckart prof. Rodolfo, Direttore del Museo di Zoologia al- l’Università di Lipsia. | 15. Kòlliker prof. Alberto - Università di Wurzbourg. 16. De Selys- pui ae ta barone Edmondo, Senatore - Liège (Belgio). Vengono nominati a far parte del Consiglio direttivo, in sosti- tuzione dei tre membri sorteggiati, i Signori: Guido Falconieri cont» di Carpegna, Vice-Presidente (conferma); Prof. Decio Vinciguerra, Consigliere (conferma); Dott. Giulio Alessandrini, Vice- Segretario (nuova nomina). La seduta viene tolta alle 5 pom. Il Segretario Dott. M. CoNDORELLI. SINTO DEI PROCESSI VERBALI 63 di Adunanza generale del di 7 marzo 1894. Presidente Prof. A. CARRUCCIO Soci presenti 25. | 7 Il Presidente, prof. A. dea appena aperta la seduta, pro- o munzia le seguenti parole: x; Egregi Signori, ; Tutti coloro, i quali amano gli studi ed il benessere del proprio paese, possono considerarsi legittimi intermediari presso quanti “bramano, ancorchè non abbiano l’obbligo di coltivare la scienza, di adoperarsi onde diffondere le verità pratiche che molto so- | venti la scienza medesima pone in chiara luce a vantaggio delle arti, delle industrie e del commercio. In ogni campo dell’ attività umana i progressi si seguono — gradualmente, e spesso ciò che prima offriva una scarsa impor- tanza, si finisce per riconoscere che ne ha moltissima. Questo, o | signori, si è verificato per tutto quanto riguarda le questioni teo- riche e pratiche intorno alla caccia: invero, non è troppo lontano «da noi il tempo in cui esse erano quasi affatto trascurate nella maggior parte delle provincie italiane. Però da diversi anni, voi lo sapete, queste questioni si agitano con vivo interesse non solo dai privati e modesti cacciatori, ma dalle società competenti, — dalle autorità provinciali e governative, e da molti periodici. | C'è stato adunque e c’è un forte risveglio, del quale va tenuto gran conto: i voti poi dei Congressi cinegetici meritano di essere = apprezzati, perchè l’opera volonterosa di quanti mirano a hi ie ala ‘tutelare gl’interessi multiformi della caccia, dev'essere sincera- mente encomiata. : La Società Romana per gli studi Zoologici è lieta di salu- | tare nel modo più cordiale quanti gentilmente accogliendo l’ in- | vito che a nome di essa venne loro rivolto, sono oggi interve- nuti in questa Scuola Universitaria. Ed in particolar modo la nostra Società per gli studi zoologici, della quale mi rendo in- teprete, saluta e ringrazia la forte e simpatica Società dei Cac- x e WES »,b PRIA È en La a 7 hold Il fine che si propone l’onor. Società presieduta dalla S. V. non | può che incontrare il plauso di quanti in Italia amano la conserva- zione di quella parte di ricchezza nazionale, che forma oggetto degli — studi della Società stessa. La Società, che io ho l’onore di rappresentare, inte da un lato mira a difendere i diritti dei cacciatori onesti, non si è giammai sco- stata dal principio di veder frenati gli abusi che si commettono | nell’esercizio della caccia da ingordi speculatori e da gente che di leggi, in questa materia, non intende sentir parlare. Dirò di più che oltre alla conservazione delle varie specie di animali, quest’Associazione ha per iscopo eziandio il ripopolamento. delle nostre campagne di selvaggina indigena, e che avrebbe già rag- giunto in parte lo scopo se una più scrupolosa ‘vigilanza per parte: degli agenti della forza pubblica glielo avessero consigliato ed i suoi mezzi glielo avessero permesso. Il sottoscritto si farà un dovere di intervenire all'assemblea in-- | detta pel giorno 7 marzo, e di far pervenire alcune copie della rela- zione del prof. Angelini con quelle annotazioni che alcuni membri di questa Società crederanno di apporvi. Coi sensi della massima stima ho l’onore di dichiararmi Il V.- Presidente A. RosTaGNO Al sig. Presidente della Società Romana per gli studi Zoologici R. Università di RoMa SUNTO DEI PROCESSI VERBALI 659 ; La lettera che vi ho fatto conoscere, in poche parole espone | verità e fatti che giova aver presenti. È Molti fra voi sanno già quanto si è detto, scritto ed operato La ottenere provvedimenti legislativi che meglio degli attuali | valessero finalmente a tutelare sl’interessi della caccia, che po- È cranzi chiamai multiformi. Tali sono, in verità, per citarne solo — qualcuno, quello della continua diminuzione delle numerose specie _ di mammiferi e uccelli, che rendono così variata e bella la Fauna della nostra Penisola, specie ritenute a buon diritto utili o pre- | giate sotto diverso punto di vista. : E vi è pur noto che la caccia clandestina, praticata coi mezzi | più distruttivi, si è in Italia audacemente e sfacciatamente mol- . tiplicata; nè finora l’azione dei diversi agenti della sicurezza pub- | blica riuscì a frenare gli abusi e impedire i danni che da ogni i parte si deplorano, danni più estesi ed importanti che a certuni È non appariscano. E limitandomi alla sola provincia di Roma dirò che siamo giunti al punto che per taluna specie, già prima co- | munissima e giustamente apprezzata, le difficoltà per averne non già molti esemplari, ma a mala pena qualcheduno nella nostra | campagna sono oltremodo accresciute. Siamo giunti, lo ripeto, al punto, che se non si provvede, parecchie specie saranno, in tempo non lontano, forse affatto distrutte; e chi le vorrà conoscere o studiare potrà trovarle soltanto o in qualche rarissima collezione ; ornitologica privata, o più sicuramente nella già ricca collezione BP! “re ‘e che quanti ancora non conoscono potranno visitare nel Museo . Faunistica provinciale, da me instituita in questi ultimi anni, » Zoologico della nostra Università. Nè trovo esatto che si affermi che il progresso dell’agricol- tura, la costruzione di strade comunali e provinciali, di molte ‘ferroviarie, e via dicendo, siano le sole cause per cui oggi si la- menta una grandissima diminuzione della cacciagione. Per amor | di verità devo dichiarare che conosco anch’io paesi, principal- | mente nell’Italia centrale e meridionale, dove non si trovano nè progressi agricoli nè costruzioni stradali sufficienti, non ostante Ri sacrifici enormi cui vennero sottoposte le popolazioni. È E se di due provincie a me pur dilette potessi tener parola, | aggiungerei come in quelle già eminentemente cinegetiche della Sardegna, spesso visitate anche da molti stranieri, fu fatta in | Bollettino della Società Romana per gli Studi Zoologici. 5 REISER, 298 siva ati sa mr dtt Std + Pa RE AT i "x DN Mt sy: dir L} Ì n St a, Pe RAT RESO RI 66 SUNTO DEI PROCESSI VERBALI È, tempi diversi una vera strage di Daini (Dama platyceros Bp.), Cervi (Cervus elaphus), Cinghiali (Sus scropha var. ferus), Muf- floni (Oviîs musimon), Lepri (Lepus timidus), Martore (Mustela martes), ed altri Mammiferi commestibili od industriali. Chi oserà negare che una quasi totale distruzione fu operata in parecchie regioni prima rinomate per l’abbondante caccia? E del pari senza freno poteronsi in più parti di quelle provincie fare ripetute eca- tombe di Uccelli appartenenti alle famiglie T'urdidae, Alaudidae, — Fringillidae, Sturnidae e di altre dell’ord. Passeres ; e maggiori ancora se ne fecero per le specie degli ordini Columbae e Galli- nae, e particolarmente per la Pernice turchesca (Perdix pe- trosa Savi), e per la Quaglia (Coturnis communis). Che dovrei dire dell’accanimento terribile, incessante per lunga serie d’anni, col quale si uccisero innumerevoli individui di specie apparte- nenti alle famiglie: Otitidae, Glareolidae (ad es. la Pernice di mare o G/areola pratincola), Haematopidae (ad es. la Beccaccia di mare o Haematopus ostralegus), Scolopacidae (fra cui citerò soltanto il Gallinago major 0 Croccolone, il Gaz linago caelestis o Beccaccino, e lo Scolopax rusticula o Bec- caccia) ? E potrei pur rammentare come nella mia giovinezza abbia dovuto assistere a stragi insane fatte non lungi dalla mia . Cagliari di altre molte specie notevolissime degli ord. Gra/latores e Palmipedes o Anseres. Non è esagerazione, credetemelo, se vi affermo che vidi, quando ero studente nel Liceo o nei primi anni d’ Università, formar mucchi considerevoli coi cadaveri di. Anser seyetum (Oca granajola), Anas clypeata (Mestolone), di Querquedula crecca (Alzavola) e Q. circia (Marzaiola), di Anas. boschas (Germano) e così via dicendo. Di questi e di altri pre- giati Uccelli acquatici, insieme alla specie dei precitati ordini, sì facevano carichi grossissimi sui piroscafi, trasportandu setti- manalmente la facile e poca costosa preda, con forte guadagno degli speculatori, in diverse città del continente. E in taluni mesi dell’anno mi accadde, viaggiando per esse città, ad es. in Milano, Torino, ecc., di sentirmi ripetere che quelli uccelli provenivano dalla Sardegna. Nè vi tornerà sgradita l'affermazione del principe dei nostri ornitologi, il conte Tomaso Salvadori, che nel 1864 avendo vi- | SUNTO DEI PROCESSI VERBALI 67 | sitato quelle regioni prima cotanto ricche di cacciagione, così ebbe a scrivere: | « Chi per la prima volta entra colla barchetta nello stagno della Scaffa (Cagliari) è meravigliato per l’ immensa quantità di anitre di varie specie, e tra esse il germano è il più nume- . roso. Essendo sulle rive si sente un gracidare misto e confuso veramente meraviglioso ; se si entra nello stagno, e se si avanza ‘verso quella nivva Babele, quel rumore si fa più assordante, finchè giungendo nei luoghi più riparati dal vento, e perciò più | frequentati, si ode un cupo rumore che mi sembrava come di ka ‘violenta onda marina, la quale successivamente si arrovesci; e «quel rumore è prodotto dal sollevarsi delle anatre a migliaia ed a milioni, mentre battendo le ali s’ innalzano a volo gridando as ciascuna alla sua maniera ». o A] cupo rumore che al Salvadori sembrava di violenta onda } marina, oggi, a soli 80 anni di distanza, è succeduta una calma y | quasi perfetta che rattrista il bravo cacciatore; il quale non può «non deplorare le stragi fatte da’ suoi predecessori. x To stesso, due anni prima del conte Salvadori, cioè nel 1862, in up opuscoletto di otto pag. pubblicato dalla Tip. Carini in Palermo (1) descrivendo una ben gradita visita di Umberto di Savoia, allora principe ereditario, alla città di Cagliari, fra le varie caccie che in onor suo vennero date, ed alle quali egli prese “una parte attiva, mostrandosi abile e destro quanto ogni altro cac- ciatore, io stesso, dicevo, ricordando quella che gli venne offerta nello Stagno della Scaffa, e ch’era diretta dall’egregio cav. Roich, scrissi che non ostante la giornata poca propizia poteronsi in breve ora uccidere 80 e più folaghe, per tacere delle altre specie di uccelli acquatici, che i cacciatori volta per volta presenta- “vano in omaggio deponefidoli dinanzi al Principe. «Ma pongo subito fine a questi ricordi de’ bei tempi, e mi | affretto a soggiungere come a voi, o signori, sia ben noto che ERETTA ETNO PIRO? 1 CO poche Provincie, ora in favore, ora contro dell’esercizio della (1) Questo opuscoletto è ormai affatto esaurito, tanto che io riuscii a rovarne una copia lozora, favoritami da un mio parente, cui nel 1862 LÌ . | sane avevo fatto omaggio, le disposizioni intorno al regime della caccia adottate da non - 68 SUNTO DEI PROCESSI VERBALI caccia medesima, formino pressochè un caos. Nè mancarono pro- teste le più ragionevoli: ma taluni mutamenti introdotti in quelle disposizioni in questa o quella provincia anzichè migliorarle, fi- nirono addirittura per peggiorarle! Nè poteva essere altrimenti quando persone quasi sempre incompetenti sull'argomento, vol- lero farsi autrici di nuove proposte e misure, che una facile maggioranza di quei Consigli provinciali accoglieva con cuor leggero. Nella Camera poi dei deputati, dove i fautori di proposte e di leggi più o meno buone sono assai, ma assai più numerosi che nei Consigli provinciali, non mancò - sia detto a onor del. vero - chi parecchie volte ha elevato una voce autorevole onde dimostrare la necessità di disposizioni realmente provvide, insi- stendo anche sull’urgenza delle medesime. Ma tutto fu vano: e dopo un lungo periodo d’anni, cioè da quando il Parlamento ita- liano fu trasferito in Firenze e poscia in Roma, dite, ve ne prego, voi stessi, o signori, che si è fatto di veramente efficace per tu- telare la conservazione della selvaggina? Che si è fatto per con- ciliare legittimi diritti coll’esercizio meglio regolato della caccia? Molti possono domandare com’è che mentre fin dall’ anno 1877 potè promulgarsi in tutto lo Stato un’unica legge sulla pesca, non si è voluto - perchè fermamente volendo ben si poteva - ottenere la sanzione di un’altra unica legge sulla caccia? Mancavano forse gli studi, le relazioni, ì pareri di egregi e savi cacciatori, di di- stinte individualità che bene intesero non solo il grande interesse della protezione della selvaggina, ma questo seppero considerare in rapporto all’agricoltura, alla scienza, alla proprietà e via di- cendo? Mancavaao forse le ragionate deliberazioni di non pochi sodalizi competenti ed autorevoli? No davvero... L'Archivio del Minist. d’Agricolt., gli atti del Parlamento, i resoconti di speciali Congressi, e così via via, sono lì pronti per farne la più ampia testimonianza. Ed avendo presenti le parole pronunciate il 22 etna 1890 in Pavia dall’illustre mio collega insegnante di zoologia in quella Università, all’atto che inaugurava il primo Congresso di Società e di Circoli di Cacciatori italiani, mi par bene di ri- cordare oggi, in Roma, parte almeno in quelle eloquenti parole: Così egli disse : ct Bu di fe di SUNTO DEI PROCESSI VERBALI 69 « Già nel 1862.il Ministro Pepoli tentava di far approvare « dal Parlamento un legge sola di caccia per tutto il regno; ma « ostacoli di varia natura cumularono disegni sopra disegni, ora « d’iniziativa del Governo, ora parlamentare, adesso approvati “« dal Senato, domani discussi dalla Camera, toccati e ritoccati da Commissioni ministeriali, valendosi di documenti d’ inchie- sta più presto dimenticati che raccolti.... « Diana assume l’abito di Penelope e tutto, tutto finisce in «nulla! Perfino i ministri non sanno più a che santo votarsi e promettono, e cosa non prometterebberot... costa tanto poco! Da trent'anni in quà, il Governo si dice pronto a presentare un « disegno di legge sulla caccia, sicuro che alle Camere nessuno vorrà dimostrare che esso è pronto.... soltanto a lasciare le cose « come tristamente sono, e tenerci sul collo la delizia di venti leggi, decreti, risoluzioni sovrane, editti, notificazioni, vigenti « in onore e gloria di quel miracolo del secolo ch’ è 1’ unità « d’ Italia. « Dobbiamo per questo demoralizzarci? credere impossibile una legge unica di caccia? No, dobbiamo affermarci, intenderci « fra poi, provare ai nostri reggitori che la formazione di cotesta « legge fu laboriosa abbastanza, che sappiamo troncare le teste dell’idra del campanilismo, dire che la vogliamo! Sia pure « dura lex, sed lex! » Nello statuto che con unanimità di voti fu approvato dai costituenti la Società Romana per gli studi Zoologici, fu all’art. 2 stabilito che tutti noi, oltre di volerci adoperare per la reciproca istruzione e per favorire il progresso della Scienza Zoologica, intendevamo e intendiamo aver pure sempre presente lo studio dei problemi biologici riguardanti la caccia e la pesca. E le co- municazioni assai importanti su argomenti riguardanti quest’ul- | tima, gia fatte dal collega prof. Vinciguerra, e pubblicate nel nostro Bollettino, mi sembra ne forniscano un’ampia dimo- fistrazione. © Presentandosi ora opportuna l’occasione, ed avendo la nostra | Società accolto già con meritato favore la relazione del consocio prof. Giov. Angelini sulla caccia in rapporto colla conservazione della selvaggina, coll’agricoltura e colla scienza, ci proponiamo | cooperare al raggiungimento del fine desiderato, quale largamente x x x L x I x TRA OTTICA SALI per PRO s 70 SUNTO DEI PROCESSI VERBALI rilevasi dalla precitata e pregevole Relazione. Di questa favorirà — darci, in forma riassuntiva, un chiaro concetto l’egregio collega conte Guido Falconieri di Carpegna, che colla più squisita cor- tesia ha accettato lo incarico affidatogli. A lui adunque cedo di | buon grado la parola, non senza prima esprimere la più viva fiducia che nell'esame e nella discussione della Relazione Ange- lini, per il quale scopo ci. siamo esclusivamente adunati, tutti. quanti quì ci troviamo presenti vorremo - da uomini pratici - esser sobri di parole, perchè amici dei fatti e di una causa de- gnissima e giusta, di questa bramiamo il prossimo trionfo. Finisco col sincero augurio che ben venga e presto una saggia legge. Possa essa por frero agli abusi tante volte invano lamentati: Possa finalmente provvedere ad urgenti bisogni. Possa rinvigorire principalmente nella gioventù l’avvilito esercizio della caccia, sollevandolo a maggior decoro! Noi anziani qual’ altro miglior desiderio possiamo nutrire nell'animo nostro se non questo: Che i giovani tengano alte e care le tradizioni italiane sull’arte cinegetica* E richiamando il verso tanto espressivo del poeta sovrano, diremo ad essi, anche « Qui si parrà la vostra nobilitate ». Questo discorso viene accolto con applausi dall’intero uditorio. Il Presidente dà quindi la parola al Conte di Carpegna, quale relatore delle proposte presentate dal socio prof. Giovanni Angelini nel lavoro intitolato: « La caccia în rapporto colla conservazione. della selvaggina coll’ Agricoltura e colla Scienza ». Il Conte di Carpegna premette alcune osservazioni generali sulle diverse tradizioni e sulla diversa posizione geografica dei vari paesi d’Italia in rapporto alla caccia, passa in disamina i diversi articoli compresi nel lavoro Angelini, e propone importanti modificazioni agli articoli 4, 6 e 10. Le parole del Conte di Carpegna sono vivamente applaudite. Alla discussione, oltre il Presidente, pigliano parte il cav. Ro- stagno, assai competente al pari del relatore, in questioni cinegetiche, non che il prof. comm. Businelli, il sig. De Carli e il march. Giulio Sacchetti. Esaurita la discussione, su proposta del Presidente si delibera che venga formaia una Commissione di tre soci, i quali, d'accordo con altri tre da nominarsi dalla Società dei Cacciatori, tenendo conto di quanto è stato discusso in questa adunanza, si occupi della reda- lg WELPETE RIO RICREA PR E NLIOA AGI N agata pi mal, TP. SUNTO DEI PROCESSI VERBALI 71 | zione dei nuovi articoli, onde possa poi farsene, ufficiale comunica- — zione al Governo, nella prospettiva d’una prossima e desiderata legge, | che regoli la caccia. «+ —La nomina dei membri è rimessa alla CA della Società. « — L’adunanza vien tolta alle ore 4,80 pom. Il Segretario Dott. M. CoNDORELLI “% | NUOVI CAMBI. È ;E Bulletin de la Société Vaudoise des Sciences Naturelles. Lau- : sanne. i 2. Bollettino dei Musei di Zoologia e di Anatomia Comparata della è R. Università di Torino. 8. Bollettino della Società Adriatica di Scienze Naturali in Trieste. 4. Atti del Museo Civico di Storia Naturale di Trieste. _d. Bulletins de l’Académie Royale des Sciences, des Lettres et des | | Beaux-arts de Belgique. 6. Annuaire de lAcadémie Royale des Sciences, des Lettres et des Beaux-arts de Belgique. | È 7. Acta Societatis pro Fauna et Flora Fennica. Helsingfors. _ 8. Meddelanden af Societas pro Fauna et Flora Fennica. Hel- 1 singfors. i A: _ 9. Verhandlungen des Naturhistorisech-Medicinischen Vereins, zu | , Heidelberg. | } 10. Bollettino della Società Adriatica di Scienze Naturali in Trieste. IL Atti dell’Accademia Gioenia di Scienze Naturali in Catania. i Pie, Bullettino della Società Entomologica Italiana in Firenze. È Pi Y : PARERI) MARA ic 1. Le Marquis DE FoLin. — Péches et Chasses Zoologiques. Paris. È; 2. Tommaso SaLvapori. — Catalogo sistematico degli Uccelli di N.d'ordine e LOTTO Pinta 0 DI 10 NUOVI DONI DI OPERE E ANIMALI. I. Pubblicazioni. Borneo. II. Uccelli. = E NOME DELLE SPECIE | FA DONATORI 2. | BUTEO VULGARIS 1 |Conte G. di Carpegna — AESALON REGULUS l Idem ACREDULA CAUDATA 2 | Prof. A. Bonomi EMBERIZA CIRLUS l Sig. A. Calamani ALCA TORDA 1 |Conte G. di Carpegna ARDETTA MINUTA Idem CISTICOLA CURSITANS L {dem UPUPA EPOPS Idem AEGIALITIS CURONICA © ldem CAPRIMULGUS EUROPAEUS | L - Idem. SYLVIA SUBALPINA 25 di idem PHYLLOSCOPUS SIBILATOR I Idem LANIUS AURICULATUS I Idem HELODROMAS OCHROPUS I Idem PRATINCOLA RUBETRA I licab DENDROCOPUS MINOR l | Cav. Nardi Valfredo z LI » e È PR I Sila dat ld — se "pe ì La caccia durante tutta la stagione invernale fu poverissima; e : nemmeno più ricco fu nel marzo il passo di risalita. Pochissime le d pavoncelle e i pivieri; e appena si videro gli uccella muti. | Di pizzarde e di pizzardoni fu ugualmente rara e desiderata — la cattura. ò Soltanto al 23 marzo si avvertirono le primae rondini; e il 9 di : aprile apparvero i primi rondoni su Roma. Il primo passetto di | quaglie avvenne fra il 22 e il 23 d’aprile. Ma il giorno 26 dall’alba | a circa le 6 172 antimeridiane fu fortissimo il volo di esse, sebbene | dì corta durata. Le quaglie con ottimo e favorevole vento di levante giungevano alte e a gruppi dal mare; nè si gittavano subito sulle | arene, ma seguivano oltre fino ai primi cespugli dei tomboleti. Negli . ultimi d’aprile grandissimo, sebbene un po’ ritardato, il passo di ri- A torno dei varii uccelli. Eccezionale veramente il numero delle dub- . bole (Upupa epops), dei rigogoli (Oriolus galbula), e sopratutto delle ghiandaie marine (Coracias garrula), molte coppie delle quali so- | gliono fermarsi a nidificare nei ruderi e per le colline rocciose poco lungi dal littorale. Gli aironi giunsero anch’essi tardivamente, ma "g uma pure in discreto numero nelle loro varie specie. Più frequente di tutte fu còlto l’airone purpureo, o ranocchiaia. Di novità ornitologiche poco o nulla. Un elegantissimo pettaz- zurro d' (Cianecula Wolfii) fu preso alle reti aperte poco lunge da Roma sul finire di marzo. Avea una bella macchia bianco-sericea in | mezzo all’azzurro del petto. Ora conservasi nella Collezione romana del Museo della Regia Università. Un’altra sterna cantiaca fu còlta nei pressi di Civitavecchia; e parecchi Bianconi (Circoetus gallicus) ce © n i dei i nei boschi di Castelporziano. da | Oramai la stagione è agli sgoccioli. Da che è cominciato il mag- gio, il passo delle quaglie è stato continuo, ma poco numeroso, Il UM TOTIRIPESTITA tempo umido e piovoso non è favorevole. 2 Guipo FALCONIERI DI CARPEGNA. PATO IR 907 GORI SIR MEDE RIVISTE BIBLIOGRAFICHE E VARIETA’ 1. L’asfissia negli animali a sangue freddo. — Ricerche del professore Arturo Marcacci della R. Università di Palermo. (Atti della — Società Toscana di Scienze Naturali, vol. XIII, Pisa, 1894, pag. 322-356). L’Aut., in base a numerose esperienze, dimostra, contraria- mente a quanto si è ritenuto finora, che nelle rane la pelle ha po-. chissima importanza nello scambio respiratorio; e che la sola respi- | razione polmonare è quella che ha una vera importanza per la con- servazione della vita in questi animali; ai quali quindi, secondo lui, male si applica il nome di Anfibi. Ma l’autore ci permetterà di ricor- dare che i Zoologi mantengono questa denominazione a ura classe di vertebrati per altri caratteri anatomo-embriologici di molto valore. Le rane spolmonate non respirano esclusivamente per la pelle, ma trovano un.ausiliario potente all’assorbimento dell’ O e all’emis- sione dell’ CO? nella cavità 'bucco-faringea, in cui, per mezzo di un | movimento continuo di va e vieni del pavimento boccale, si può con- servare una forte corrente d’aria. In appoggio alla prevalenza della respirazione polmonare sulla cutanea nelle rane, dimostra che in queste tutte le cause, che ten- dono a rallentare o ad arrestare la respirazione polmonare, condu- cono rapidamente all’asfissia; e che gli effetti dell’asfissia si possono rimuovere per mezzo della respirazione artificiale. ce Lo studio del prof. Marcacci è oltremodo interessante, perchè | riapre la discussione su un’ RO RONIARLO problema biologico, che, in 4 senso contrario a quello dell’ Aut., è stato risoluto da Claudio Ber- nard e da altri valenti sperimentatori. Dott. MARIO CoNDORELLI FRANCAVIGLIA. | _ 2, Annunciamo con molto compiacimento ch’è venuto in luce | il 23° fascicolo della pregevolissima opera, illustrata con numerosis- i sime e accurate figure, dovuta agl’illustri prof. Carlo Vogt Direttore del Gabinetto di Anatomia comparata e di Microscopia nell’Univer- sità di Ginevra, e del Dott. Emilio Yung preparatore in esso Ga- binetto. L’opera, com'è noto, s'intitola: Traité d’ Anatomie comparée pratique; e col fascicolo che abbiamo sott'occhio vien completato il | ERRATO E EP RIVISTE BIBLIOGRAFICHE E VARIETÀ 75 ‘2° volume di 989 pagine. Esso fu pubblicato in Parigi dai librai edi- tori C. Reinwald e C., ai quali il prof. Vogt rivolge nella prefazione in data del marzo 1894 ringraziamenti e lodi per le cure speciali usate e per la bontà dei disegni originali sotto la direzione dei due dotti autori eseguiti dal sig. Morieu. In quest’opera si leggono oltre 40 monografie su organismi diversi appartenenti a tutti i tipi ani- mati oggidì ammessi. Di queste monografie, 22 vennero elaborato dal prof. Vogt, e 19 dal Dott. Yung; altre 8, e precisamente quelle sull’ Amphiorus, sulla Perca Aluviatilis e sulla Columba livia, de- ‘vonsi al Dott. Jaquet, che fu per qualche tempo Assistente dell’insi- gne maestro di Ginevra. Il piano seguito nella compilazione di questo trattato, la preci- | sione nella descrizione de’ fatti anatomici e via dicendo, fanno che il trattato medesimo riesca sommamente utile a quanti se ne ne val- gono ne’ loro studi. Prof. A. CARRUCCIO. 8. Notizie anatomiche e zoologiche sull’ Heterocephalus Riupp. (1). — I chiar. colleghi professori Corrado Parona e Giacomo Cattaneo dell’ Università di Genova hanno avuto l’ opportunità di nuovamente illustrare quella singolare e importante forma di rodi- tore che già il Riippel fin dal 1845 aveva denominato e descritto; | .e successivamente ne ebbero a riparlare l’Alston nel 1876, e l’Oldfield ‘Thomas nel 1885, cui si dovevano le notizie più RA LI su questa tanto rara forma di Mammifero. Il Direttore del Museo Civico di Genova, senatore marchese Gia- .como Doria, ebbe pur sta volta la ventura di ricevere dall’Africa e da due dei più distinti e benemeriti viaggiatori de’ nostri tempi, i capitani Bottego e Grixoni, parecchi esemplari di Heterocephalus glaber Ripp., sui quali poterono i nostri colleghi di Genova intra- prendere e compiere le loro diligentissime ricerche anatomiche. Quanto ad esempio è detto sugli occhi piccolissimi, ma normalmente con- formati e con nervi ottici relativamente grossi; sull’organo dell’ au- dizione, sull’armatura scheletrica, compresa la conformazione dell’arto (1) Ved. Annali del Musec Civico di Genova, Serie II. Vol. XIII. 1893, e Boll. dei Musei di Zool. e Anat. Com. della R. Università di Genova. in. 19. 1893. o a tini; Ca Al SLIP La ia : Mie a, (0 A) DE Pa, a a » li) , - v i "ae À si 76 RIVISTE BIBLIOGRAFICHE E VARIETÀ anteriore, ch’ è da scavatore, sul sistema digerente e nervoso e via dicendo, rende interessantissima la lettura del lavoro che ci pregiamo di segnalare nel nostro Bollettino. Le figure poi, esattamente dise- gnate dal prof. Parona in una tavola speciale, aggiungono chiarezza. e pregio ai fatti anatomici di un organismo che era anche in Italia così poco noto. I due valorosi capitani ebbero gli esemplari, ora illustrati, nelle regioni di Errer, a 70 chilom. da Berbera. A. CARRUCCIO. i ‘4. Giardino Zoologico in Persia. — Per ordine del Sovrano’ di Persia venne instituito un Giardino che contiene e conterrà sem- pre in maggior numero i principali animali selvaggi; ed a preferenza. gli europei, volendo lo Schah che questi siano noti ai suoi sudditi. Questa nuova istituzione di un Giardino Zoologico, laddove meno- si sarebbe creduta possibile, ci porterebbe a fare alcune considerazioni. su quanto si poteva fare in Roma....; ma andremo per le lunghe, con nessuna speranza di serio risultato, almeno pei tempi che volgono. 5. Protezione dei Kanguri in Australia. — È noto che i na- turalisti australiani avevano, sono circa due anni, studiato e racco- mandato un progetto di legge per la protezione di questi importanti mammiferi. Questo progetto fu testè accolto e sanzionato dal Governo,. proibendo opportunamente dal 1° novembre al 30 aprile d’ogni anno la caccia dei Kanguri lungo la costa occidentale che si estende per. tutto il gran Golfo Australiano. L'utilità delle date disposizioni viene — riconosciuta principalmente per le regioni presso Victoria e la Nuova | Galles del sud, in cui la uccisione sfrenata dei Kanguri e la espore tazione delle loro pelli davano luogo a gravi lamenti. 6. Pavoni allo stato selvaggio in Ungheria. — Nel dominio di Szanny (Contea di Oedenbourg) appartenente al principe Esterhazy,. erano stati introdotti quattro pavoni, un maschio e tre femmine. Si è constatato che in tempo relativamente assai breve si moltiplica- rono, e ne furono trovati ben 32 nella foresta. In questa ormai. vivono liberi e benissimo, tanto giovani, quanto adulti, fra i quali. se ne videro dei bellissimi. Resistono assai al freddo, di notte tempo: si ricoverano su alberi assai elevati. Assicurasi che la carne dei pa voni selvaggi acquista un gusto particolare, migliore assai di quello. proprio alla carne dei domestici.. Altri doni pervenuti alla Società. Era già composto il presente fascicolo quando alla So- cietà pervennero, insieme con lettere cortesissime ed onore-. voli per l’istessa nostra Società, parecchi doni di opere e memorie assai importanti degli illustri professori: K. Mbebius di Berlino ed Ernesto Haeckel dell’Università di Jena. Non possiamo mancare al dovere di darne subito gradito annuncio | ai Consoci, riservandoci di indicare esattamente in uno dei prossimi Bollettini i titoli delle singole pubblicazioni che vengono ad arricchire la nascente Biblioteca sociale. Agevolazione ai nuovi Soci e nuovi Abbonati. I nuovi Soci ed i nuovi Abbonati al Bollettino del 1894 possono acquistare i volumi I e II, anni 1892 e 1893, al prezzo di favore di L. 14 invece di L. 24, rivolgendosi direttamente all’Economo della Società nella R. Università di Roma, il quale farà immediata spedizione dei volumi completi dietro invio della somma predetta. Tip. Mariani e C., Via della Vite, #1 514 1094 È N. IV. Vol. II. ‘)" Anno III. - 1894. /30d$ P5EEELTINO DELLA OCKETÀ: ROMANA PRR (LI STUDI ZOO] ADE + LR DIDEARI 1 SOMMARIO. I. COMUNICAZIONI SCIENTIFICHE : | passaggio straordinario di Lepidot- 1. Carruccio prof. Antonio. Sulla Vi- teri avvenuto presso Ancona. Pag. 114-115 pera berus - sub spec. V. Aspis - e sulle II. 1. SUNTO DEI PROCESSI VERBALI sue varietà raccolte in un decennio E DELLE ADUNANZE. — 2. LET- nella Prov. di Roma. . . . . Pag. 77-92 TERE RESPONSIVE DEI SOCI ONO- 2. Paolucci prof. Luigi. Nuovi con- RARI, PROFESSORI: Moébius, Clans, tributiall’Avifauna migratrice delle Steindachner; Zittel, Leiickart, Hae Marche, raccolti nell'ultimo venten- kel, Flower, Giinter, Huxley, Milne- nio (continuaz. e fine) . . . . >» 938-109 Edwards, E. Blanchard, Selys-Long- 3. Arrighi-Griffoli Giacomo. Una rara sunmpa e. Vogt 0. i» 116-124 varietà melanica del Circus cinera- III. 1. ANNUNCI BIBLIOGRAFICI SULLA ceus colta in Valdi Chiana (Arezzo) » 110-113 COPERTINA. -—- 2. Agevolazio? ' 4. Paolucci prof. Luigi. Sovra un ai nuovi Soci. L'ufficio provvisorio per l’Amministrazione e Redazione del Bollettino trovasi nel Regio Museo Zoologico dell’ Università di Roma. Annunciansi non solo le pubblicazioni anatomo-zoologiche, che pervengono alla Società, ma anche tutte quelle di cui si ha notizia, e chc possono interessare i Soci e gli Abbonati, siano italiane siano straniere. | Pei non Soci il prezzo di abbonamento e di vendita del Bollettino per l’anno 1894 è di L. 12. I Per l'acquisto del Bollettino, rivolgersi all’ Economo della Società nel Museo Zoologico della R. Università di Roma. CONTO CORRENTE CON LA POSTA. DECI-41894 Vol. III. - 1894. BOLLETTINO DELLA SOCIETÀ ROMANA PER GLI STUDI ZOOLOGICI SULLA VIPERA BERUS - sub spec. ASPIS E SULLE SUE VARIETÀ raccolte in un decennio nella Provincia di Roma Comunicazione alla Società Romana per oli Studi Zoologici del Pro. Antonio Carruccio SUNTO DELL'AUTORE Lo studio dei nostri Viperidi prova che coll’ estendersi del- l’area di distribuzione geografica variano più o meno alcuni loro caratteri mor:ologici. Convinto della verità di questo fatto - che, bene osservando, sì constata non di rado e agevolmente in molte altre specie ani- mali - l’autore sempre si adoperò per provvedere quel più copioso materiale di studio e di confronto che gli era possibile nei Musei 4oologici della R. Università di Modena e di Roma e massime in quest’ultimo; nel quale dieci anni or sono, come a tutti è ben noto, si notava una quasi assoluta mancanza perfino dei Vertebrati più comuni, e quindi degli Ofidi. Se oggi la collezione dei Serpenti nostrani ed esotici, innocui ‘e velenosi, del Museo Romano non eguaglia per numero quella . posseduta dai Musei di Firenze, Genova, Milano, Pavia, Torino, ‘ecc., per tacere affatto dei Musei stranieri, ha però non solo Straordinariamente progredito, essendo già superiore a parecchie ‘collezioni possedute da altre Università, ma è stata con ogni di- | ligenza studiata ed ordinata. Nè tornerà sgradito ai membri della Società di conoscere che presentemente nelle due nuove col- lezioni, provinciale cioè e generale, annoveriamo oltre 1200 esem- Bollettino della Società Romana per gli Studi Zologici. 6 "2 A lede 20° - le La (in MITI d'Li e - 2 . c. x Su K dle tei I È Aria pg 2 Mr 78 ANTONIO CARRUCCIO plari di Rettili tra Ye P, giovani e adulti. In questo totale gli Ofidi sono in numero di 400 e più, comprese le specie proprie alla pro- vincia di Roma, e quelle appartenenti a diverse provincie italiane od affatto esotiche: fra queste poi predominano quelle appartenenti | alle Fam. Co/ubridae, Elapidae ecc. Perciò ora si posseggono quelle forme tipiche europee, americane, asiatiche, australiane | ed africane, già desiderate dagli studiosi in Roma. Prima che il prof. A. Carruccio assumesse la Direzione del Museo Romano (anno scolastico 1883-84) il Museo medesimo pos- | sedeva un numero esiguo di Serpenti, rappresentanti pochissime specie, quasi tutte indeterminate. <# L'attuale raccolta erpetologica ha adunque un notevole va- È lore scientifico e morale: scientifico perché come fu detto, essa venne studiata con grande diligenza, e l’autore si compiace nel 7 ricordare fra i suoi egregi collaboratori e assistenti il profes- — : sore Giovanni Corazza, il prof. Decio Vinciguerra e il dott. Po- sitano Spada; morale perchè l’istessa collezione, principalmente | per quanto riguarda le specie esotiche, fu in grandissima parte i costituita da doni ottenuti in copia dal 1884 in poi. È Fra le specie che prima dell’indicato anno non erano in modo alcuno rappresentate nel R. Museo Zoologico Romano, basterà ci- 1 tare la Naja tripudians, di cui ora posseggonsi esemplari tipici ed _ altri appartenenti alla var. zigra, oltre diverse altre specie dei ge- neri: £/aps, Alecto, Furina, Trigonocephatus, Cerastes, Bothrops, | Acanthophis, Ptaturus, Hydrophis, Petamis, Disteira, ecc., ser- | penti tutti eminentemente velenosi. Gli aglifodonti poi, sono in nù- Ni mero molto maggiore. Ma dovendo limitare la comunicazione alle Vipere del nostro. territorio, tanto di località in generale piane e più vicine a Roia A quanto di altre montuose e più o meno lontane, l’ Aut. avverte — che per poter meglio esaminare i caratteri di esse Vipere, e prin cipalmente la colorazione, il sesso, le dimensioni ecc., ne tenne più volte nen pochi esemplari vivi in Museo. Insiste nuovamente sulla necessità e sul vantaggio di cche disporre di un materiale copioso od almeno sufficiente se voglionsi fissare buoni e sicuri criteri diagnostici, volta per volta che si studiano specie vicinissime e congeneri. Chiunque abbia seguito pochi anni or sono la polemica piuttosto vivace che ebbero due Sgr - SULLA VIPERA ASPiS 79 dlonti naturalisti, il De Betta ed il Nimi, può ricordare con far ardore da entrambi si sostenesse un’opposta upinione sul- ‘ammissibilità o no della Vipera aspis e detta V. berus in Italia, SI oltre della terza specie, la V. ammodytes, sulla quale non sol- Be levavasi alcun dubbio. Forse quella pelemica non sarebbesi così | accentuata se i due sullodati scrittori avessero entrambi disposto Ù i un più ricco materiale di osservazione. — Anche l’Aut. di questa comunicazione per molti anni insegnò Fio una triplice forma specifica di Viperide fosse propria del- & Italia, e che anzi per una potevasi ammettere un genere di- E | stinto, creato da Dumeril e Bibron, il gen. Pelias, accettato da = non 1 pochi Zoologi. In pari tempo però il Carruccio non ommet- È va di dire come altri scrittori non meno competenti, quali . Sehlegel, Strauch, Sehreiber, Boulanger ecc. ritenessero sufficiente il genere Vivera, ricordando altresì quelli autori che in esso ; comprendevano due scle specie europee: la V. aspis, vel berus ; e la V. ammodytes. Il numero notevole di ose ora raccolte nel Museo di Roma, ha permesso all’autore di confermare quanto altri recen- È ‘temente dimostrarono: che cioè in Italia vi sono soltanto le due 4 precedenti specie. E per la provincia di Roma gli esemplari di | varia provenienza presi al piano, e quelli raccolti anche a grande altezza dal Carruccio (esemplari tutti di località delle quali non 2 anno alcun cenno i due Faunisti e scrittori romani, Bonaparte % Metaxà), dimostrano che in essa provincia esiste un’unica specie, con parecchie notevoli varietà. L’Aut. passa quindi ad esporre i risultati ottenuti dal prof. . Lorenzo Camerano dopo lo studio diligente da lui fatto di gran numero di Vipere ch'egli ebbe da diverse parti d’Italia, nessuno però della provincia romana (I). Il Camerano dichiarò che considera « la Vipera bderus ti- | pica come una specie, e la forma aspis come una variazione per prima. La Vipera berus, in altre parole, discendendo verso il Sud d’Europa varia dando origine alla forma aspis. Si è prin- ted ‘cipa Imente arl penisole Iberica e Italica dove le variazioni sono 4, di NE E 0 gi b Arragite:: suc i fatcsa €, it ere » Tago lle] ig =) È > ” el e PE _ d'a - "#E- » pr ll * en : se die e < + - 3 hE \ 80 - ANTONIO CARRUCCIO 0 0 = più spiccate e dove insieme colle forme di variazione estreme a si trovano ancora abbondantemente individui che ci rappresen tano gli stadi di variazione intermedi (1). È L’Aut. trova che il giudizio quale fu formulato dal Cameranu risponde alla verità, inca essendo le Vipere della nuova Cul lezione Faunistica Romana le quali offrono tali stadi di varia- zione intermedia. Il Carruccio ammette adunque la V. berus. colla sub spec. V. aspis. Nell'opera Fauna d Italia, e nella PE delicata ai Rettiti ed Anfibi, il De Betta nel 1874 tenne separati il Pelîas berus. dalla Vipera aspis non solo per la presenza nel primo di uno. scudetto piano sul capo, ma per la esistenza di una sola serie ‘ di squame poste fra gli occhi e gli scudetti sopralabiali, per lo spizoio rostrale non meno sviluppato e prominente all’ apice del muso, ed anche per la disposizione delle macchie sul dorso di esso Pelias berus. | 2 In altra pubblicazione, che lo stesso De Betta fece appena | sei anni dopo (2), scrive che quest’ ultima differenza, derivante | cioè dalle macchie dorsali le quali nella V. aspiîs si presente- rebbero invece in serie opposte ed alternantesi, od appena quà } e là confluenti - quest’ ultima differenza, ripetiamo, scema, od | anche viene a mancare di valore in numerosi casi di varia- zioni. - Ed in nota agsiunge che la Vipera aspis delle regioni. alpine dell’alta Valsesia nel Piemonte, per colorito e disposizione delle macchie presenta siffatta eguaglianza al Pelias berus da _ trarre ognuno a prima vista in inganno. mi Orbene il De Betta che ciò aveva riconosciuto, poteva fare | un altro passo innanzi e dichiarare il poco valore specifico che offre la presenza o no sul capo di alcuni scudetti piani o legger- mente concavi circondati da piccole squame, o la sola presenza di queste ultime. Infatti anche gli esemplari di Vipere raccolti e presentati dal Carruccio dimostrano colla maggiore evidenza* come se ne trovino non pochi, che sia per la presenza dei pre-. # (1) Idem idem pag. 33-34. Si (2) Vel. De Betta Ed. Sulla distribuziona’ geografica dei serpenti ve È lenosìi in Eurapa e più part colarmente in sante - Venezia: Tip. Antonelli, 1830, pag. 10 e seguenti. SULLA VIPERA ASPIS. 81 - detti scudetti sovra-cefalici, sia per la disposizione delle macchie dorsali, sia per la forma dello spigolo rostrale ecc. sarebbero al- | trettanti Pelias berus, conviventi con esemplari del'a specie che ‘il De Betta continua a tener distinta, cioè colla V. aspis. E gli uni e gli altri, aggiunge il prof. Carruccio, ebbe dalle stesse lo- calità, e non rappresentano che varietà di una medesima specie. Inoltre il De Betta è di parere che « ripassando è caratteri _ generici del Pelias e della Vipera » chiaro apparisce che tre - fra di essi duvrebbero precipuamente servire alla esatta ricogni- «| zione delle due specie in parola. La presenza cioè di scudetti «0 soltanto di piccole squame fra l’occhio e gli scudetti sopralabiali ; e lo spigolo rostrale non risentito, e non prominente, o promi- nente sull’apice del muso. Il prof. Carruccio alla sua volta dichiara che non solo i tre caratteri, i quali dovrebbero servire in modo precipuo per distinguere i due generi e le due specie, Pelius berus e Vipera aspis, ma tutti i caratteri che vennero in- . dicati dagli autori, non hanno sufficiente valore per mantenere di- | stinti i due generi e le rispettive specie ora indicate, perchè spesso sono incerti e variabili. Quindi esaminando molti e molti esem- plari di Vipere di una determinata regione, e nel caso nostro della romana, se ne troveranno di quelli che secondo il De Betta appartengono alla specie Pelîus berus, e altri che apparterreb- bero alla Vipera aspis. E invece di Vipere con 3 scudetti sul capo fra gli occhi e sulla nuca, il Carruccio ne mostra non po- che; ed in esse si osserva che gli scudetti sono disposti tali quali si vorrebbero esistessero nel vero Pelias berus. L’Aut. dimostra inoltre che in generale le Vipere ch’egli ebbe | tanto dalla parte piana e valliva, quanto dalla montuosa della vasta provincia di Roma (1), presentano il capo coperto da squame . cefaliche piccole e irregolari, come quelle che voglionsi proprie, ed anzi esclusive alla Vipera aspis. Ma dimostra pure che quasi 1 I Pi. ASA AN + «_—‘— (! Notisi bene che in diverse parti della provincia di Roma, visitate | ormai ripetutamente dal prof. Carruccio, gli si affermò p'ù volte che a due | specie distinte appartenevano 1: Vipere velenose ivi esistenti, per cui l'una Bi Fovera chiamarsi Vipera, e l'altra Aspide! Questa credenza non ba ra- i Mie nè fondamento di sorta, la vera Vipera nella provincia essendo una ba Pas | sola,ma parecchie le varietà, cltre le modificazioni dovute al sesso, all’età ecc. dati Ed IERI Ae Sa PREIS ; n erano ii RI ANTONIO CARRUCCIO 0 37 n - - ° \ <& è. è » = intermediari fra gli esemplari che per taluni Zoologi sarebbero tipici della specie Pelias derus, e quelli pur ritenuti tipici della — Vipera aspis, sì hanno altri - tutti di provenienza romana bene A accertata - i quali offrono nel capo manifestissimi gli scudetti, variabili però per numero. Presenta all’ uopo Vipere in cui si ‘ osserva un sulo scudetto ben distinto dalle comuni squame, e successivamente Vipere con quattro ed anche con cinque scudetti. Passando quindi ad apprezzare gli altri caratteri, il Carruecio 3 nota che la colorazione fondamentale delle Vipere romane è data — dal grigio cinereo al grigio nerastro. Non mancano esemplari rug- ginosi, e altri nereggianti sul dorso e sul ventre. Re Le macchie poi sul dorso disposte a zig-zag, sono ben spic- - cate nella maggior narte degli esemplari; e quando due macchie si uniscono, formando un angolo per lo più molto ottuso, ed an- che fondendosi sulla stessa linea, allora si vedono macchie lun- ghe perfino due centimetri, di varia lunghezza e conformazione. _$ 4 VARIETÀ. Sul numero delle varietà che presenta la Vipera aspis non sono d'accordo gli erpetologi, come non sono d’aecordv sulla nomenclatura con cui esse varietà devonsi indicare. Ma questa del numero non è difficoltà, la quale abbia una grande importanza per gli studiosi, sempre quando possano -e vogliano diligentemente verificare quali e quante siano le varietà che. realmente si trovano nelle località da essi esplorate. E per la provincia di Roma possiamo senz’altro affermare che vi si rin- — 5 vennero quasi tutte le varietà ricordate nelle principali pubbli- È cazioni, a cominciare dalla V. aspis, varietas rubriventris, ch'è la più notevole e la più rara; per quanto finora potè risultare | al prof. Carruecio. Uno dei due esemplari ch’egli ebbe, offre in. grado eminente il carattere che a questa varietà fece dare il nome che la distingue: però l’azione dell’alcool ha scemato l’in- tensità della colorazione, la quale nei primi giorni, come molti videro, era d’un roseo assai più vivace di quello che presenta la. bella figura dataci nell'/conografia italica del Bonaparte. — ei ì Anche le altre varietà, sia la cinerascens, sia la fusco- brunnea, l’ocellata ecc. vengono presentate dall'autore, che non ammette la plumbei ventris, perchè superflua. Il prof. Carruecio aggiunge che non torna nè comoda nè chiara la. divisione delle & a î i e D'o k ° - bs Mie _ - * 0 % fax SULLA VIPERA ASPIS 38, va rictà proprie alla Vipera aspis, fatta dal Camerano per mezzo di lettere alfabetiche, cominciando cioè dall. A fino all’ Z. Per sa- pe ore di quale, fra le 10 varietà ammesse, si voglia parlare, bi- s sogna che a chi ci ascolta o diamo per intiero la descrizione dei caratteri di essa varietà A, B, C, D, ecc., o lo rimandiamo alla ‘memoria dell’istesso Camerano, la quale non tutti, massime quelli che risiedono in paesi privi di biblioteche, possono avere fra le mani. All’opposto se della V. aspis s’indiecano la varietà cinera- s ens, o le varietà nigra, rubriventris ecc. ecc., siamo intesi facilmente da chiunque. Però nell’esprimere questo giudizio il Pi rof. Carruccio non intende affermare che le determinazioni con , ‘ui si vollero indicare dagii autori le varietà della Vipera aspis siano tutte egualmente felici ed accettabili. . Concludenilo su questo capitolo delle varietà, fondate quasi af- fatto sulla colorazione, l’Aut. osserva che nella provincia di Roma ; sembragli essere più rare non solo le vipere affatto melaniche, «Îma in special modo quelle a pancia rossa. i _ DimensIoNI. Tutte le vipere del territorio romano furono accuratamente misurate, giovani cioè, adulte, g e 4. La vipera più lunga che il prof. Carruccio presenta è una , che misura bi centim. e 2 mill. Altre quattro vipere, . pure J, misuravano da 69 cent. e 5 mill. a 69 cent. e 67 cent. «La più lunga fra le vipere, che in Torino ebbe disponibile il prof. Camerano, era pure una £, proveniente da Viù (Valle di Lanzo) la quale misurò 74 centim. Altri 3 esemolari romani presentati all’adunanza dal prof. Hiirriiccio erano lunghi da 65 cent. e 9 mill., a 65,8. Due altri scelti esemplari misurarono di 63 cent. e 9 mill. a 63,3. i È A questi tenevano dietro parecchi esemplari lunghi da 61 ce ent. e 9 mill. a 61,8, e 61 cent. precisi. Due altre vipere misu- rano 60 cent. e 8 mill e 60,7. «Ma per non proseguire in queste indicazioni, cha pur riu- da send nojose sono però necessarie, l’Aut. avverte che da esem- ari lunghi 55 cent. e 12, passa a mostrarne altri che misu- È gradatamente cent. 47, 46, 43, 42; e così decrescendo si e agli esemplari di vipere lunghe 36 centim., e finalmente è due più ai finora possedute dal Museo Romano, una | i x Ò & È È < Fs > - 3 D và > RI > Pi do Lo x F - da { ra. ACTA RR, - Le SE het 536 dea ta CES i È eo PO, % Teor e ra È RA i Da È 2 «FT E As o Mei bere rR a "3 teen VEE, PRE n 84 ANTONIO CARRUCCIO delle quali misura 26 centim., e l’altra, più giovane ancora, soli. 22 centimetri. » | RA Anche il prof. Camerano ebbe una vipera assai giovane, proveniente dalla Valle d'Aosta, che misura 22 centim. Ne ebbe È però un’altra di Nembro (Ossola) lunga soltanto 20 cent., e fu la più piccola ch'egli abbia misurato fra i 196 esemplari da luî esaminati e ricordati nelle tavole annesse alla sullodata Mo- nografia. i La grossezza maggiore negli esemplari romani viene natu- ralmente data dalle vipere gravide, fra le quali una offre un perimetro massimo di 105 millim. Un’altra non gravida misura. 76 mill., una 3* 73, una 4* 71. La minima grossezza, ch’è di 3% mill, vien data]dal precitato esemplare più piccolo. Il capo delle Vipere romane finora raccolte e misurate offrì una lunghezza massima di 28 mill., e gradatamente si viene alla lunghezza minima di 14 mill. La coda - ed anche qui, per ragione di brevità si omet- tono in questo riassunto le dimensioni intermedie - offrì una lun- ghezza massima di 70 mill., ed una minima di circa 30 mill. SCUDETTI VENTRALI E SOTTO-CAUDALI. Nel numero di siffatti scudetti non v’è, come parrebbe a prima giunta, un rapporto esatto fra la lunghezza del corpo viperino ed il numero di essi scudetti, in guisa cioè che alla maggior dimensione degl’individui corrisponda un più gran numero sia degli scudetti ventrali, sia.’ dei sotto-caudali. Per l’opposto hannosi vipere lunghe non più di 60 centim., nelle quali si contano 160 scudetti ventrali ed an- che di più; ed hannosi vipere lunghe da 65 a 70 centim. nelie quali si trova un minor numero dei precitati scudetti. E anche qui si ommettono le cifre tanto per indicare il numero massimo degli scudetti ventrali e sotto-caudali, od urostegi, quanto per il numero minimo. Del pari ommettonsi altre indicazioni generali riguardanti le vipere dell'Agro Romano, perchè coincidono con | quelle d’altre località, e sono indicazioni che possono leggersi È nelle opere più reputate degli autori precitati. de. a DENTI VELENIFERI. Di questi l’Aut. volle misurarne un buon numero, scegliendo esemplari diversi per età, sesso e dimensioni: \ SULLA VIPERA ASPIS 853 da tali vipere svelleva convenientemente i principali denti vele- . niferi. Quelli di una vipera lunga 67 centim. e 1{2, offrirono ‘una lunghezza di 7 millim. misurando dalla base, e propriamente dal foro mediano che in essa si scorge, fino all’apice affilatissimo. I denti secondari o ddi rimpiazzo, che sulla mascella superiore | vengono immediatamente dopo, offrirono una lunghezza massima di circa 5 millim «In altre vipere lunghe da 65 a 63 cent. i denti principali . erano lunghi da 6 millim. e 1[2 a 6 millim., ed i secondari da 3 mill. e 1[2 a 3 millim.. In altra vipera della lunghezza di 48 cent. e 1[2, i predetti denti principali misurarono 4 millim., ed i secondari poco più di 2 millimetri. La circonferenza alla base dei denti maggiori nelle vipere | più grosse varia da 1 millim. a 1 millim. e 1]2 fino a circa 2 millim. P. A Il prof. Carruccio rileva che se una proporzione può esservi Br tra l’età, il sesso e le dimensioni delle vipere collo sviluppo dei rispettivi denti veleniferi maggiori e minori, cioè di rimpiazzo, | non crede però che sempre sia regolare questa proporzione 0 | corrispondenza, in guisa che, data una vipera delle più grosse e vecchia, questa offra denti più lunghi e di maggior circonferenza alla base. Di questo suo giudizio dà ragione tenendo conto delle sie condizioni in cui le vipere posson> trovarsi, onde varia . la rapidità di sviluppo dei denti principali e di quelli secondari. _ Riassumendo dice che le dimensioni maggiori dei denti princi- | pali finora misurati, furono di 8 millim. di lunghezza; le dimen- sioni minori di circa 3 millim., pure per i denti principali del _ veleno. ; ALTITUDINE. Non risulta dal)’opera pregevolissima del Bona- “ parte quale sia l’altezza maggiore sul livello del mare alla quale | può trovarsi la vipera comune nella prov. di Roma; ed altri scrit- tori romani o non stabiliscono, per difetto di ricerche, quest’altezza | o ne indicano delle insufficienti. L’istesso dott. Fatio, scrittore ac- | curatissimo, osserva a proposito della Vipera aspîis. .... «Je d « doute qu'elle ait été nulle part observée au dessus de 1600 mé- ee E ri i 85 ANTONIO CARRUCCIO | 000° « tres. C’est une espéce de plaine, et qui ne s’elève pas volentiers «dans les Alpes comme la prècedente (V. berus) » (1). 00 Nella provincia romana molte sono le località a varia altitu- — dine nelle quali trovansi comuni le vipere: fri le località vicine alla capitale il prof. Carruccio ne ricorda parecchie, e partico- | larmente quella denominata Tre Fontane fuori Porta S. Paolo, distante circa 3 chilom.; l’altra denominata Murafelta presso 3 Porta Portese, distante da Roma Il chilom. circa, e via dicendo. | Fino all’anno 1890 l'Aut. non era riuscito ad ottenere esemplari — di vipere presi ad altezze superiori ai 550 metri snl livello del en mare. Fu nel 1890 che, recatosi nuovamente in Arsoli, venne assi- eurato che lu vipera si trovava, ma piuttosto raramente, sui af Monte denominato Prugna, che ha un’elevatezza di circa 700 metri; ed il 18 agosto dell’istesso anno il prof. Carruccio riusci ad _ avere un esemplare g' lungo 55 cent. circa. Non si poteva quindi porre più in dubbio la esistenza di questo ofidio nella montazna era menzionata, siccome gli era stato riferito in Arsoli. Ma all’Aut. conveniva assicurirsi se anche in montagne as- sai più elevate della provincia romana poteva trovarsi Ja Vipera aspis, e fu nei primi giorni del settembre 1893 che trovandosi ud | in Alatri venne informato come essa si facesse di tratto in tratto velere nei punti più alti dei Monti Ernici, sopra la celebre Cer- tosa di Trisulti. Gli si disse inoltre che un bellissimo esemplare N di vipera era da tempo conservato nella Farmacia di detta Cer- tos1, alla quale quindi il Carruccio col compianto collega cav. prof. Pitocchi, Consigliere provinciale di quel Mandamento, e con altri amici} fecero un’apposita gita. Tacendo del tutto sulla pittoresca posizione di. quel Monu- mento Nazionale e sull'importanza di alcune ricerche zoologiche ehe là si possono compiere, l’Aut. dice che nella bellissima Far- # macia dell’istessa C'ertosa, il grosso serpente che vi. sì trovava F e trovasi conservato in alcool, non è punto una Vipera aspîs, — ma un 7Tropidonotus natrix. Della realtà di questa specie fu 3 avvertito il Certosino aldetto alla Farmacia, Fra Benedetto, che cortese e intellizente com’è, promise che avrebbe immancabil- > mente procurato pel Museo Romano qualche vipera presa in A x : -} 9 (1) Loco cit. p. 225-226. - Può il Camerano da altezze maggiori, p. 45. — SULLA VIPERA ASPIS 87 fi regione, assicurando ch’egli aveva avuto occa- sione di curare talun irdividuo morsicato indubbiamente da vi- pro E difatti il dì 8 dell’istesso settembre, e quindi colla mas- pin , sollecitudine, il predetto Certosino mandava. al prof. Car- uccio in Alatri una vipera presa in quell’istesso giorno, ed il 22 ‘successivo glie ne faceva consegnare un altro esemplare di mag- eiori dimensioni. # Il secondo invio era accompagnato da una lettera nella quale è detto che la prima vipera « fu presa verso levante, non lontano dalla Certosa, ad una altezza che si può calcolare di m netri 1600. « La seconda vipera fu presa oggi 22 settembre pro- prio vicino a S. Domenico, nella località detta Za Chiesa, dove il santo faceva penitenza ». Il Certosino aggiunge nella sua lettera che conosce casi di 1morsicature numerose alle bestie (cavalli, capre, pecore e cani). È Ricorda inoltre che il celebre brigante Andreozzi fu morso da “una vipera ad una gamba, la quale enfiò straordinariamente. Egli, Fra Benedetto, in assenza di sanitario in quella remota 3 località, dovette medicare il brigante, praticandogli un'incisione crociata presso la ferita, e applicando faldelle inzuppate nell’am- | moniaca mescolata in parte eguale d’acqua. Gli amministrò inol- | tre internamente parecchie goccie d'ammoniaca. Il brigante guari. ma - leggesi pure nella lettera - fu poco dopo ucciso nel paese d di Prossedi, vicino a Piperno ». Fino al presente adunque provengono dai Monti Ernici le Fio Vipere del Museo Romano che siano state prese a maggiore | elevatezza. b- _ s x» hè «__ DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. — Prima. d’ intratterersi al- quanto sui danni prodotti dalle numerose Vipere nella provincia romana, l'Autore raccomanda ai giovani naturalisti di proseguire nelle osservazioni dirette ad accertare quale sia la parte della E 1 nostra provincia in cui sovrabbondano questi serpenti. È | Non basta affermare che nel territorio romano la Vipera veri ts sub spec. aspis è comune, giova precisare tutte le località Ha cui ancora è tale, e dove si è resa meno ii da 2ì © più anni al presente. sp va: resto, la raccomandazione si può fare per tutte le pro- dr n 88 ANTONIO CARRUCCIO 0 176.8 vincie del Regno. E qui molto a proposito possono ricordarsi le parole del Camerano, che scrisse: « Per la distribuzione geo- grafica della V. berus e della sua sottospecie aspis in Italia glî studi sono, si può dire, da ricominciare ab ovo È « Perciò io mi limito ad indicare qui le località nelle quali la. pi presenza della Vipera berus venne da me constatata con sicu- 2 rezza coll’esame di esemplari provenienti da esse: A « Monasterolo (Piemonte) - Contorni di Pavia - Nel Ve- ronese - Nel Ferrarese - Al Gran Sasso d’Italia. - Cl » In complesso io credo di poter affermare che la Vipera berus nella sua forma veramente tipica si trova in Italia prin- cipalmente nella Valle del Po, dove abita le regioni meno ele- ‘ vate, o in qualche luogo le prealpi (1) ». È Il collega di Torino aggiunge che fra i numerosissimi esem- _ plari di Vipere delle Alpi da lui esaminati e provenienti da tutte le altezze, la trovato sempre predominante la sotto specie aspis. | Del pari in Roma il'Carruccio osservò tale sotto specie negli esemplari raccolti e provenienti da altitudini diverse nei Circon- dari di Roma, di Frosinone ecc.; ma come ba detto abbisognano ancora altre osservazioni per stabilire la distribuzione e frequenza — maggiore o minore della Vipera. in discorso, principalmente pei Circondarì di Civitavecchia e di Viterbo. Fino a che indagini — e raccolte più estese non siansi praticate nei due citati Circon- dari, il Carruccio riservatamente dichiara risultargli che la Vî- | | pera berus sub spec. aspis ha distribuzione più larga ed è più comune nelle località del Circondario di Roma, che in quelle; appartenenti agli altri Circondari. 3 DANNI PRODOTTI DALLE VIPERE NELLA PROVINCIA DI Roma. 4 — A questo quesito, secondo il Carruccio, non -si è financo ri- sposto convenientemente, nè si hanno - neppure negli Ospedali di Roma - dati statistici raccolti con precisione e per lunga serie | d’anni, che permettano di conoscere il numero dei feriti per morso di vipera e le conseguenze più o meno funeste di tal morso. Intende perciò continuare nel raccogliere tutte le mag- | giori e più esatte notizie che gli sarà possibile, professandosi (1) Camerano, l. c. p. 40. SULLA VIPERA ASPIS i R9 grato fin d’ora a chi gli agevolerà questa parte del suo lavoro. Fa però rilevare che per quanto riguarda la nalura chimica (Bonaparte), e sovratutto l’azione del veleno viperino su diversi animali, Italia ha il vanto di possedere tavori sper imentatli | pregevolissimi, a cominciare dai ben noti e più antichi del Redi, . Fontana, ece., per venire agli altri recenti di Albertoni, Bufalini e via dicendo. Nè lascia di citare le saggie considerazioni del «sommo Morgagni (Lett. LIX). È Dice che fin dal primo biennio del suo soggiorno in Roma fu colpito dalla gravità di alcuni casì d’individui morsi da vipere trasportati all'Ospedale di S. Spirito od in altri dei nosocomi | della città. Dice pure che ha cercato di raccogliere quante no- | tizie ha potuto sui cani da caccia ecc. vittime delle vipere nel- Agro Romano. L'Aut. discorrerebbe più volentieri di questo argomento, per la parte patologica e terapeutica, in una So- . cietà Medica che in una Zoologica, com'è la nostra: ad ogni — modo intende essere brevissimo, e dell'argomento medesimo fu cenno perchè non pochi in Roma più volte glielo proposero ri- — volgendogli dimande diverse. ; a Si limita pertanto a ricordare, fra gli altri casi di vittime | umane raccolti in Roma in quest’ultimo decennio, e non sono | pochi, i soli 3 seguenti; quello di certa Giovanna Damiani cam- pagnuola che il 19 giugno 1884 in uno dei casali della tenuta Guido, fuori porta Angelica, mentre tuttora trovavasi a letto fu . morsa al braccio destro. La gravità dei fenomeni iorbosi, dei | quali il prof. Carruccio omette, per ragione di brevità, la descri- | zione, costrinse i parenti di quell’infelice a condurla all'Ospedale | della Consolazione. Nell’istesso anno mentre un ragazzo di Paliano (Circondario di Frosinone) voleva divertirsi coll’accendere un mucchio di gra- | migna ed altre erbe, ecco sbuccarne un piccolo serpente che lo 3 morde al piede sinistro scalzo: erano le 9 antim., alle 2 pom. . il ragazzo fattosi tutto gonfio (così fu riferito al prof. Carruccio) | era in istato di mortale torpore. È «Il 16 agosto 1891 in un campo presso Nettuno si trovava a | raccogliere il fieno il campagnolo Antonio Bianchi d’anni 30. Ad un tratto si senti pungere l’alluce del piede sinistro, ma alla — puntura ed alla piccolissima goccia di sangue non vi badò piu 90 La ANTONIO CARRUCCIO che tanto. Tornato in casa si lagnò colla famiglia di un gran peso alla testa, e fu culto da profondo sopore. 8 Questa enumerazione potrebbe continuare lunghissima: i casi scelti hanno principalmente lo scopo di provare quanto siano facili, e talvolta imprevedibili lo avvelenamento e la morte (ad esempio. il caso della donna morsicata stando ancora in letto, prova come. in campagna sia facile la introduzione di una Vipera laddove meno si crederebbe). sd Due casi inaspettati, dei quali uno fatale, d’ introduzione di Vipera non in un abituro di campagna, ma perfino dentro sta= bilimenti di cospicue città, meritano di essere fatto conoscere ai membri della Società Romana per gli Studi Zoologici. Il primo | | caso venne riferito nella Rivista Clinica di Bologna dal prof. Guglielmo Romiti (1). Trattasi di un uomo adulto ed assai ro- busto, di anni 49, che in Siena morì rapidamente, cioè 4 ore doro dalle ripetute morsicature di una Vipera. Dice il Carruccio ri-. petute morsicature, perchè l’Aut. della mem. (Romiti) narra che per ben due volte la Vipera morsicò l’imprudente clie colla mano. sinistra aveva afferrato il serpentello: questo stavasi e sotto una tavola, ed era venuto fuori da certe legna secche tra le quali era stato condotto in città e nell’abitazione dell’infelice. È Il quale immediatamente cadde in deliquio, rimanendo immobile: riavutosi ebbe nuovi deliqui, e la pelle gli si bagnò di freddo | sudore, i battiti cardici divennero lenti, i polsi filiformi, fredde le estremità, con urti di vomito, ed oppressione generale. i Al ferito fu posto unlaccio nel pugno, fu istillata dell’ammo- |. # niaca caustica nelle ferite, ebbe senapizzazioni alla regione car. | diaca ed altre cure nell’ospedale in cui venne trasportato. Tutto | fu vano: ai deliqui succedette un coma profondo, sotto il quale | avvenne la morte coi segni dell’asfissia. a Esaminato il serpente fu riconosciuto essere una vera Vipera aspis, langa 60 centim., probabilmente trasportata dai pressi, di io Siena (Belcaro) colla legna di ardere. A Un caso consimile accadde in Roma, per fortuna senza fa: neste conseguenze, in una ben nota trattoria una sera che l’ono-. revole deputato prof. Mario Panizza vi si era, con altri. suoi (1) Anno 1884, N. 1, pag. 26-59. 1 AE rar Ladri TR E E a { » PUT in ni cda È a A RA e v cat _ MR Pe - » "i © ne Sa | SULLA VIPERA ASPIS 9I SET recato per desinare. Un piccolo serpente si vide rannic- chiato sotto una tavola, e colpito con bastoni ed uccisolo, il prof. | | Panizza gentilmente lo mandò nel nostro Museo Universitario | per assicurarsi se era o no una Vipera: ed era realmente un | giovane esemplare della Vipera aspis. Questa fu conservata È | separatamente con molti altri nella Collezione faunistica romana. | Richiesto il Carruccio dall’ onorevole Panizza come il serpente d | poteva essere pervenuto entro città e nella trattoria, rispose es- | sere probabilissimo che il trasporto avvenisse in mezzo a qualche | fascina 0 a legna da ardere, nelle quali si era in campagna ran- — nicchiato. É evidente che se la Vipera - comunque pervenuta e | nascostasi sotto il tavolo di una trattoria assai frequentata - fosse stata afferrata colla mano indifesa, come fece quell’infelice ed È imprudente senese di cui si tenne già parola, sarebbesi potute — deplorare un guaio assai grave: quando adunque non si conosce la vera natura di un serpente, è savio partito ucciderlo, se non SG pronti ed esperti per pigliarlo vivo. i È errore il credere che da una vipera si possa essere offesi | soltanto nell’aperta campagna e su parti scoperte del corpo: la . ferita può aver luogo, come risulta da’ pochi casi narrati, anche | in condizioni le più strane. Ne è pure prova un fatto esposto dal dottor Callias alla Società di Medicina pratica in Parigi (adunanza dell’11 aprile 1889) di un bimbo di 10 anni sul quale una vipera | praticò non due sole ma più morsicature, avendone avuto tutte Pi comodo perchè si era introdotta sotto il gambale sinistro del pantalone. La coscia sinistra nella parte infero-posteriore, fu — adunque ferita ripetutamente in quello sgraziato bimbo. Fra i | sintomi generali osservati dal dott. Callias ricordiamo la insen- É | sibilità completa con istupimento, i vomiti alimentari e biliosi, dla dilatazione delle pupille, la irregolarità e frequenza, seguita da - diminuzione notevole, delle pulsazioni cardiache, la mancanza delle | pulsazioni radiali, l'edema che qualche ora dopo la morsicatura sì estese fin quasi alla base del torace, invadendo anche parte A della coscia destra. : Ca La storia dei fatti morbosi dovuti al morso della Vipera aspis è, per chi la vuole studiare nelle opere e nei periodici | scientifici, così varia e istruttiva, osserva il Carruccio, da destare | più che semplice sorpresa, forte dubbio che la mente di qualche i bee. 92 ANTONIO CARRUCOTO:= | et ott scrittore italiano fosse squilibrata quando pochi anni or sono in un opuscolo dato alle stampe chiedeva se la vipera fosse « un’ im-o maginazione poetica ! ». i Ancora più rapidamente vengono esposti dall’aut. i casi. di numerosissime vittime di cani nella provincia di Roma, dovute a morsicature di vipere; e ricorda che fin dai primi mesi dela sua residenza in Roma venne cortesemente informato dall’avv. Curzio Pagnoncelli (26 maggio 1884) appassionatissimo della caccia, di non pochi tristi episodii di cui fu testimone: è special- mente alle labbra che i cani vengono feriti. Successivamente | altri signori informarono il prof. Carruccio di altre vittime fatte — dalle vipere, e fra i casi più notevoli registrò quelli narratigli dal sig. Filippo Traverso (27 maggio 1887). Uno dei suoi cani, morsicato a Palidoro potè a rimanendo però per sempre come intontito e sordo. Un altro dei miei cani, narrava il Tra-_ verso, appena morso dalla vipera « cadde come fulminato, e poco | dopo si gonfiò quasi fosse un pallone. È Tutti son d’accordo nel narrare quanto rapidi siano l'edema 4 e il timpanismo che invadono il corpo dei cani morsicati dalle ‘ È vipere. In fine della sua comunicazione 1’ aut. espone i metodi di cura che vennero consigliati, insistendo su quello che ha dato i migliori risultati, e che può chiamarsi col prof. Ferdinando Coletti - metodo italiano; il quale se fosse largamente raccomandato e diffuso, principalmente nelle campagne dove spesso dominano più |. forti i pregiudizi, farebbe evitare non poche vittime. Dà pure un cenno delle recenti ed importanti esperienze d’immunizzazione, nd dice che la questione delle inoculazioni preventive è all’ordine del | giorno, accennando ai risultati ottenuti dai professori Lacerda, Kaufmann ecc., ed alle recentissime comunicazioni accademiche | dei dottori Phisalix, Bertrand, Calmette ecc. sugli avvelenamenti | prodotti dalla vipera o da altre specie di serpenti. JU ne” È té cs PECENERRITO NESTA VORAGINE < Proto NE CR A n pre 4 NI si ù ti NUOVI CONTRIBUTI ALL AVIFAUNA MIGRATRICE DELLE MARCHE RACCOLTI NELL'ULTIMO VENTENNIO dal Prof. LUIGI PAOLUCCI * Comunicazione alla Società Romana per gii Studi Zoologici (Continuazione e fine vedi i Fasc. precedenti del Vol. ITI, 1894). | 76. La PAvONCELLA (Pavoncella Galluzza). Denom. sistem. : Tringa Vanellus L., Vanellus cristatus Mey., Va- nellus Capella Scéiff. i Distrib. geogr.: Dal 60 di lat. bor. in tutto il resto d’ Europa, nel- l’Africa settentr., nell'Asia centrale fino alla Cina e alle Indie orientali. Sebbene veggansi i grandi stuoli delle Pavoncelle migrare ‘anche di giorno lungo le nostre spiagge, ritengo che la parte più lunga dei loro viaggi si compia di notte. Restano infatti gran parte della giornata a pascolare se nessuno le disturba; si odono «costantemente le loro grida caratteristiche per notti intere, se le sorprende il buio fitto di una burrasca autunnale. La | novembre è per noi /ransadriatica, venendoci dal nord e nord-est. Quella primaverile del marzo è lifforanea dal sud-est a nord- | ovest ed è favorita dai venti tiepidi. x I) Bu; 77. IL PIVIERE (Sfornarolo). i Denom. sistem.: Charadrius pluvialis L., Charadrius auratus Brehm. SG Distrib. geogr.: Dal 57° di lat. bor. in tutt Europa, nell’Asia dalla ; tundra di Siberia alla Cina, al nord dell’ India, in America dal- fi l'estremo nord al sud degli Stati Uniti. bi: i Gusta potente volatore si comporta tra noi poco diversa- "mente della Pavoncella. Com’essa ci giunge in occasione di bur- | rasche dalla seconda metà di ottobre alla prima di novembre, e |_—’Bollettino della Società Romana per gli Studi Zoologici, | 9 2 . La loro migrazione dell’ottobre e della prima quindicina di i rat è d % - Li a LL. te TGS VERE sue $i; LA î 94 LUIGI PAOLUCCI SIRIA AVA se il buio pesto d’una notte tempestosa lo smarrisce, noi ne sen- tiamo insistente, ripetuto il noto fischio di richiamo, con cui essa — mette la nota alta e querula fra il lamentevole Zui-tuî dei Chiurli, e i z7p e i zirli di quello strano concerto della mezzanotte, an- goscioso ma splendido esempio della lotta materiale per la esi- stenza contro le potenti forze eliminatrici dellà natura. Il passaggio primaverile dei Pivieri avviene quì come altrove nel marzo e aprile, per migrazione /ifloranea che si compie an- che di giorno. Ed è allora che li vediamo spesso in fitti branchi, più raramente isolati, errabondi, in cerca della smarrita com- pagnia. 78. IL FRATINO (Ciurlino, Corrinello.. Denom. sistem.: Charadrius cantianus Lath, Aegialites cantianus Boie. 79. IL CORRIERE PICCOLO (Ciurlino, Corrinello). Denom. sistem.: Charadrius curonicus Bes., Aegialites curonicus Keys.. et B., Aegialites minor Mey. Distrib. geogr. delle due specie: Tutt' Europa, gran parte d'Africa. e d'Asia. Pongo insieme queste due specie, perchè insieme compaiono fra noi nella bella stagione e si trattengono lungo il mare fino al termine d’ agosto. Allora ne ho notata la migrazione nelle notti calme e serene, avvertita dal loro caratteristico #iti-ti-ti, con cui sogliono chiamarsi anche di giorno. 80. LA GAMBETTA (Acquarolo). Denom. sistem.: Tringa pugnax L., Totanus pugnax Nil., Machaetes pugnax Cuv.. Philomachus pugnax Brehm. Distrib. geogr.: Tutt' Europa gran parte dell'Asia, l'Africa fino sb Senagal e al Nilo Azzurro. Il passaggio più sensibile delle Gambette avviene anche fra. noi in primavera, a preferenza nelle giornate tiepide e piovose dalla fine di marzo ai primi di maggio. Si effettua nel littorale, dal sud-est, in branchetti serrati che volano bassi lungo le spiaggie. . | /NUOVI CONTRIBUTI ALL’AVIFAUNA ECC. 9 La migrazione autunnale dall’agosto all’ottobre è poco signifi- | cante e più che altro erratica. «Lo stesso vale per le altre specie di Totani che accompa- | nano la sopraindicata, sebbene in minor numero. Ricorderò la | Pettegola (Totunus Calidris Bechst), ’Albastrella (Totanus sta- ; gnatitis Bechst), il Piro-Piro SA (Totanus Glareola Temm.), il Piovanello (Pelidna subarquata Br.) la Pittima (Li- — mosa metanura Leisì). «In Ancona non è molto raro il Cavalier d’ Italia (Z7inan- — topus candidus Bon.) del quale posseggo parecchi esemplari pri- maverili di diversi auni. 81. IL CHIURLO MAGGIORE (Arcangelo). Denom. sìistem.: Numenius arquata Lath. Ss Distrib. geogr.: Tutt Europa, gran parte dell'Asia boreale e centrale Aa fino alle Indie, l'Africa dal setteatrione al centro, il nord-ovest — d'America. . La migrazione notturna di questa specie si avverte fra noi, come già dissi, insieme a quella dei Pivieri (N. 77). Durante — l’inverno si rivede erratico fino all’aprile in cui si avvia per il | littorale a nord-ovest. Con esso ho pure notato il Ciurlottello (Numenius tenuirostris Vieitt.) è il Chiurlo piccolo (Numenius fo phaeopus Lath.) che posseggo dei dintorni di Ancona nelle mie È. o: È pe? LA BECCACCIA (Beccaccia). Denom. sistem. : Scolopax seoparia Bp.,, Rusticola vulgaris Vieill. Distrib. geog.: Tutt' Europa, il nord-ovest d'Africa, il nord e il cen- Me, tro dell'Asia fino a Calcutta e a Madras nello Indie, Dai gastronomi ai naturalisti, dai veri e ruvidi Nemrod agli ‘inguantati portatori di fucili per scopo ornamentale, ognuno sa pe dice la sua su questa povera vittima della ghiottoneria, e ci | sarebbe da fare più d’un grosso volume a ripetere quanto si è | già scritto, senza però, io credo, chiarire di molto le questioni | che riguardano i suoi traslochi nella immensa area geografica cin cui questa specie è diffusa. Riassumo qui appresso quanto vi i di più certo sui passaggi delle Beccaccie nella nostra regione 96 i | LUIGI PAOLUOO] SO RO EI ———————_——_——_——_——_—_—_—y_—_—_—_+_+|+|+|]|+|+|yvuwxr yd _ e che ho potuto constatare con osservazioni mie e dei cacciatori più competenti. Alle frescure di settembre non è strano, sebbene caso assai raro, incontrare qualche avanguardia. Il passo normale dell’au- tunno avviene dalla seconda metà di ottobre alla prima di no- vembre: è rigorosamente notturno, transadriatico, favorito dai venti freddi. La linea che tengono le Beccaccie in tale epoca per | arrivare alla nostra costa parmi debba essere queila del nera Se spirano allora i venti di S o S-O non se ne vede nessuna. . Invece sorprese dalla burrasca con venti attorno a Greco, a Le- | vante e talvolta anche a Ponente, invadono d’ improvviso la nostre boscaglie, specialmente quelle del M. Conero che le attici rano dal mare e continuano rapide nelle notti seguenti verso .il sud-est. A me pare invero non sia il disordine atmosferico che ne promuova il passaggio : esso ne favorisce piuttosto l’approdo qui, sorprendendole nella traversata del mare, alla quale si erano spinte per quel senso che hanno, ammesso pure da Schauer, di presentire il tempo cattivo, dal quale sono raggiunte in viaggio. È Di tali caratteristiche ricorrenze ho notato: si Anno 1888: Novembre 9 - vento freddo da N-N-0, cielo nuyoloso-g I i nebbioso. » 1891: Ottobre 28 - » freddo N-E, pioggia. » » Novembre 3 - » freddo N-N-E, cielo nevoloso-neb-. bioso. i Il grosso del passo primaverile succede fra noi nei primi 20) orni di marzo. Pero in tale epoca sono i venti tiepidi attorno — 4 » che ce le conducono, mentre non se ne trova una sola se spira Greco o Tramontana. Ho registrato: i Anno 1890: Marzo 9 - Vento tiepido di SE, cielo variabile. » » SPERI ci » » di S-S-E, cielo sereno. » » » 14 » » di S-S-E, » variabile. ip I891e 10» DU SCUSE a x La nostra migrazione primaverile delle beccaccie è è mista, — parte cioè latitudinale littoranea per quelle che svernarono al È sud della penisola, parte longitudinale transadriatica per le i Ro VELE la 13 ’ n Enc È ». \ < + RS VA FI < ms x À LS it | NUOVI CONTRIBUTI ALL’AVIFAUNA ECC. 97 | altre che fino a un certo punto risalgono la Dalmazia dalla Grecia e si gettano quindi nella rotta verso ovest. 1 83. IL CroccoLoNE (Pizzardone). Denom: sistem.: Scolopax major Gm., Gallinago major Leach, Sco- lopax media Frisch. i Distrib. geogr.: Dalla penisola Scandinava per tutto il resto d' Europa, nell'Africa settentr., nell'Asia occident. e centrale fino all’Altai e al Caucaso. Arrivano fra noi i Croccoloni per migrazione fransadriatica 3 dal nord e nord-est coi venti tiepidi, specialmente col S-O, meno | col S-E, e in particolare se il cielo è piovoso, in tutto aprile e Bice prime notti di maggio. Ma se dominano in tale epoca i . venti freddi, il loro passaggio può essere in qualche anno quasi | soppresso. Infingardi in ogni loro abitudine, lo sono anche nella | maniera del passo. Rarissimi ed erratici s’ incontrano talvolta nella migrazione di settembre. 8, pi BECCACCINO (Pizzarda). Mala sistem : Scolopax Gallinago L., Gallinago Scolopacinus Bp., Gallinago celestis Frenz. Distrib. geogr.: Tutt° Europa, l’Africa dal Mediterraneo al Senegal, l’Asia dalla Sib.ria del sud alla Cina e alle Indie fino alle foci del Gange. Il dissodamento e la coltura dei terreni paludosi che esiste- vano un tempo lungo la costa Marchigiana non che la caccia | accanita e, per i bravi tiratori, deliziosa che si dà a quest’uccello, ne ha diradati fra noi in tal modo le file, da renderne anche poco | significanti i passaggi. è «Cogli ultimi d’ agosto giungono i primi Beccaccini dal nord, non. so ancora se per migrazione littoronea o transadriatica. In ottobre se ne ha il maggior numero e allora in parte almeno versano l'Adriatico, poichè la loro voce caratteristica si ode alvolta nelle notti burrascose. Restano qua e là durante l’ in- » verno se i numerosi cacciatori non li uccidono 0, assai più spesso, id OR LUIGI PAOLUCCI i i i non li sfugano. In marzo e aprile ritornano dal sud-est per. mi- grazione littoranea. BIRCA 00 Si veggono i Beccaccini viaggiare anche e. a ionsiserevoi altezza, di giorno. Sebbene d° indole solitaria e per lo più isolati — o a coppie, non mancano talvolta anche qui, specialmente al- l’epoca del passo, d’andare in piccoli branchi, pronti però sempre 3 a disperdersi momentaneamente, per riunirsi più tardi dove hanno È trovato buona pastura. Rammento in appendice il Frullino 0 Pigpandno (Gallinago | Gallinula Bp.) che tiene le stesse abitudini migratrici del Bec-. dp caccino. | i A 26% d 85. IL PoRcIGLIONE (Porciglione). Do Meo Denom. sistem. : Rallus acquatieus L. 38 Distrib. geogr.: Tutt' Europa, l'Asia centrale fino all'Amur, l'Africa. i È settentrionale, < csi Al Regolarmente arrivano da noi ì Porciglioni, credo per mi- | grazione Ziltoranea, nei due passaggi, tanto col venti freddi did 1 ottobre-novembre quanto con quelli tiepidi di marzo-aprile. 100 dominio delle pioggie ne favorisce assai la venuta, la siccità li i dirada e li dirige anche tutti altrove. 8 Coi Porciglioni ci giungono anche e allo stesso modo i Vol tolini (Ortygometra BO Steph.), le Schiribille (Orti Voet ai } minuta K. et B.), ie Gallinelle (Gazlinuta clloropus. Latr.). 86. IL Rx DI QuaGLI: (Re di Quaglie). Denom. sistém.: Rallus Crex L., Gallinula Crex Lath., Crex pra- tensis Bech i ri: Distrib. geogr.: Tutt' Furopa, gran parte dell’ Asia centrale, in Africa. 7 dal Mediterrango. al 129 di lat. bor. i Come dice il suo nome, giustamente appropriato, il Re do Quaglie ci arriva insieme a queste per migrazione Ziltoranea vd: nelle notti tiepide d’aprile-maggio. Lo rivediamo in settembre- — ottobre, ma sempre erratico e scarso. NUOVI CONTRIBUTI ALL'AVIFAUNA ECC. 99 87. IL TaraBuso (Sgarzetta, Uccello lepre) se. Denom. sistem.: Ardea stellaris L., Botaurus stellaris Steph. È Distrib. geogr. : Tutt' Europa, nella Siberia centrale, nel margine set- 4 ; tentrionale dell’Africa. Poche e poco significanti sono le note che ho saputo racco- ‘gliere intorno a quest’ardeide e ai suoi parenti che qui lo ac- | compagnano, come l’Airone cenerino (Ardea cinerea L.), lo Airone rosso (Ardea purparea L.), la Sgarza ciuffetto (Ardeola raltoîdes Scop.), il Nonnotto (Ardetta minuta Gu Gr.), la Nit- .ticora (Nycticorax griseus Briss.) distinti genericamente col vernacolo di Sgarzette e Sgarzettoni. La loro migrazione autunnale di ottobre è pressochè inav- vertita. Abbondante invece si fa talvolta, se la stagione decorre piovosa, il passaggio di primavera nei mesi d’ aprile e maggio, ed è littoraneo dal sud-est. In tale epoca udiamo il rauco ri- ‘chiamo delle Sgarzette nelle notti oscure, nebbiose. Raramente li ho pur visti trasmigrare di giorno, a 2a 3 o a piccoli branchi «allineati, molto alti. .88. IL GERMANO REALE (Anitra, Germano). Denom. sistem.: Anas Boscas i.. x Distrib. geogr.: Tutt' Europa dal circolo polare, la regione mediter- a ranea, l'Asia dalla Siberia al tropico del Cancro. _ —Sebbene si voglia ritenere il Germano come uccello propria- mente d’ acqua dolce (Brehm), non è meno abbondante in date n la sua comparsa lungo il littorale Adriatico, dalla fine. | d’ottobre alla prima metà di decembre ne vediamo arrivare dal - littorale del nord-ovest stuoli innumerevoli, specialmente colle - burrasche di Tramontana e di Lecante. Raramente e in modo | erratico prendono terra durante il giorno in cui pare si trastul lino coi loro va e vieni, radenti le onde, in mezzo all’ ira della | tempesta. Ma di notte, in cui propriamente migrano, s’innoltrano pc: guazzi e nel pantani ove meglio può raggiungerli il piombo . dei cacciatori più pazienti, che più spesso sono contadini senza — licenza. r w Lo > °° ato * Uni EE PA Z »Tt9 SITTER, GE n part < i d SEO ro od - — Dod: SE i a i i et z 100 LUIGI PAOLUCCI I tes Con i Germani incontriamo pure, fra le altre specie meno rare, le anitre codone (Dafila acuta Eyt,), i Fischioni (Mareca Penelope Sel. e le Alzavole o Scrocchetti (Querqueduta Crecca Steph.). Ma queste ultime colle loro affini Marzaiole (Querque- dula Circia Steph.) sono a preferenza comuni nella migrazione | primaverile di marzo, in cui ci arrivano dal littorale di sud-est, È o alla spicciolata o in grossi branchi. III. Traslochi o comparse invernali. 89. LA TORDELA GAZZINA (Tordella gaggiara) Denom. sistem.: Turdus pìlaris L., Sylvia pilaris Savi. Distrib. geogr.: Dalla zona velle Betulle dell’ ESOnA settentrionale- fin verso il Mediterraneo. Sono i più rigorosi inverni che ci portano questa specie di dimora boreale. Così se ne videro più o meno abbondanti nel gennaio-febbraio del 1888, nel gennaio del 1891, nel gennaio dì quest'anno (1893), sempre in occasione di nevi o gelate persi- stenti. E la loro comparsa dura per un tempo relativamente: . lungo, facendosi esse qua e là stazionarie, riunite talvolta in nu- merose compagnie. î 90. LA TORDELA (7ordella). Denom. sistem.: Turdus viscivorus L., Sylvia viscivora Savi. Distrib. geogr.: Tutt° Europa, la Siberia, il nord-ovest dell'Africa. Di quest’ uccello, quì come altrove circospetto inquilino e-_ precoce cantore, si notano invasioni accidentali nei più crudi 2 9 inverni. Una accadde nella prima metà di febbraio del 1888. Però. A a differenza della specie anzidetta che nelle invasioni invernal «È ci viene dal nord, io ritengo che la Tordela comune discenda 3 invece dalla zona Marchigiana degli alti colli e degli Appennini, — dove resta sempre se i disagi della fame non la spingono ab piano. i t al NUOVI CONTRIBUTI ALL'AVIFAUNA ECC. 104 91. Ir Coprrosso SPAZZACAMINO (Codirosso nero). Denom. sistem.: Motacilla atrata l., Sylvia Titys Scop. Ruticilla Titys Brehm. Distrib. geogr. : In tutt’ Europa, eccettuato l'estremo settentrione. Dai monti scende fra noi questa specie rupestre in tutti gli ‘inverni più o meno. Assai raramente ne avvertiamo un simulacro di passaggio autunnale terraneo verso la fine d’ottobre. _ 92. L’OccHIoROSSO (Testina). i Denom. sistem.: Motacilla melanocephala Gm., Sylvia capinera Raf., fc Sylvia melanocephala Lath., Pyrophthalma melanocephala Bp- Distrib. geogr.: L’ Europa meridionale. Confermo per questo elegante e fiducioso uccelletto quanta i già scrissi dodici anni fa (1), poichè anche dopo d’ allora 1’ ho riveduto in qualche inverno, stazionario nelle siepi e nei bassi | cespugli presso Ancona. Esso discende dalla montagna come fu | notato anche per Bari (Giglioli), e quindi realmente compie una | migrazione terranea, non ostante l’opinione contraria di qualche | illustre ornitologo. 92.1 La LoDOLA (vedi n. 20). “Oltre le 2 grandi migrazioni normali che abbiamo già con- | template, compiono le Allodole, qui come altrove, certe trasmi- grazioni invernali, degne di nota, limitate forse alla nostra Pe- . nisola, causata dall’abbondanza delle nevi che chiudono i loro | pascoli. In siffatti passaggi è molte volte savio l’istinto che le fa - fuggire verso il sud, altre volte aberrato, quando cioè cadono le nevi nell’Italia meridionale e le Allodole, piuttostochè lan- ciarsi nel pericolo della traversata mediterranea, preferiscono | spingersi di nuovo verso il nord, ove altre nevi e altra fame le | attendono. Così fu che stuoli innumerevoli di esse si videro da noi, fuggenti al sud-est il giorno 16 gennaio 1881, e i giorni 6 6. AESZ di: k (1) Cfr. Paolucci. - Sopra alcune spec.e di NEGGlli rari nelle Marcle. - Atti Sce. It. di Se. nat. Vol. XXIV. 102 LUIGI PAOLUCCI © è; e 7 gennaio 1891, cadendo fitta la neve con vento da O; mentre | passarono" a grandi branchi dirette dal sud-est al nord-ovest il giorno 6 gennaio 1838, colle stesse condizioni atmosferiche. 922 La TOTTAVILLA (vedi n. 21). Le numerose Tottaville sedentarie nella nostra zona appen- nina o anche quelle delle parti più settentrionali d’Italia, scen- dono talvolta d’inverno nel littorale, profughe del freddo e della, fame. Ho registrato la discesa del 16 e 17 gennaio 1887 che ri- | cordo benissimo: la mattina del 16, con neve da O, tutti i colli 4 sodivi presso Ancona, le fortificazioni, i campi coltivati, le spiag- — gie, erano invasi da quantità straordinaria di Tottaville, che restarono, comodo pascolo anche ai cacciatori d’occasione, fino alla sera del 17 per ripartire poi, fugate e decimate, il giorno dopo. Un’altra comparsa invernale di questa specie accadde il giorno 8 gennaio 1891, collo stesso tempo nevoso da O. Ma piut- tosto che ùn ricalo dagli Appennini, quest’ultima invasione fu ; un rapido passaggio littoranéo dal nord-ovest al sud-est, occa- | sionata dai rigori estremi di un inverno eccezionale, per cui eransi già accumulate le nevi in gran parte d’Italia e che ci raggiunse 10 giorni dopo. di 923 LA CAPPELLACCIA (vedi n. 22). Prima che lo straordinario inverno del 1891 diradasse nelle. | Marche questo sedentario alaudino, omai fatto assai raro e sem- i pre più furbo, se ne ricorda fra noi qualche calata littoranea i della zona dei colli, per abbondanza della neve. Rammenterò | quella del gennaio 1881, epoca in cui si videro per alcuni giorni i in gran numero attorno Ancona, rese singolarmente confidenti | dal grave digiuno. 92.4 Lo STRILLOZZO E LO ZIGOLO (vedi n. 24). Anche gli Strillozzi e gli. Zigoli sadunano in certi inverni |. lungo le nostre spiaggie, ove la terra scoperta concede loro qual- che seme. Così ne vidi moltissimi nei giorni 16 e 17 gennaio 1887 e 9 gennaio 1891. E fra essi non è raro incontrare qualche in- NUOVI CONTRIBUTI AlLL'AVIFAUNA ECC. 102 . «dividuo dello Zigolo giallo o Verzaina (Emberiza cilrinello L.), che da noi è uccello sempre raro, esclusivamente invernale. 925 Ir FROSONE (vedi n. 30). A. È Le comparse invernali dei Frosoni sono precoci, avvenendo fi specialmente se ci sorprendono freddi intensi nel mese di dicem- — bre, dopo il loro passo autunnale.. Ritengo siano rappresentate - dalla discesa verso il mare dei frosoni sedentari o immigrati poco . prima nella nostra zona appennina.. Pi | 92: Lo StoRNO (vedi n. 40). Parmi che le comparse invernali degli Storni abbiano fra | noi, punti diversi di partenza, poichè ci giungono in direzione 3 ‘non costante, per migrazione ferranea, ora dai paesi settentrio- nali, ora dal mezzogiorno. Né le stesse condizioni atmosferiche ce li apportano costantemente, dacchè in certi anni, anche con - | SAnle di nevi, non se ne vede alcuno, in altri invece, sia 0 no ricoperta la terra del bianco mantello, calano la sera in | gran numero sui tetti delle nostre città. Le ultime immigrazioni da me notate avvennero nel gennaio degli anni 1888, 1891, 1893, e alla fine di dicembre del 1890. 92. Ir PIVIERE (vedi n. 77). Cessata coi primi di novembre la migrazione autunnale dei A se ne ripete talvolta qui un’altra invernale, per lo più “in dicembre, rappresentata probabilmente da quelli chie poco | prima vennero e restarono in Italia per passarvi la mala sta- | gione. Le condizioni atmosferiche apportatrici di tali passaggi BE ccidontali sono quelle stesse che ce li conducono in ottobre e | novembre. Li ho notati per esempio, la notte del 2 dicembre 1890 | con pioggia dirotta, la notte del 19 dicembre 1891 con burrasca ue neve da E-N-E. Nella prima delle dette ricorrenze erano ac- | compagnati dai Tordi e dai Merli, il che mi fa nascere il dub- È bio ch che quella potesse essere una reale migrazione autunnale in | ritardo. “l Le" n al per” 9. vr x te te n RR Rita Prg hi aes n ; NEMO SE 7205 7 OSL ARIAL à “TT ta 24 Dead Di | i RR 104 LUIGI PAOLUCCI © © © Sto PRIA 93. L’OCA GRANATOLA (Oca). Denum, sistem. : Anas segetum Gm., Anser segetum M. et W. Distrib. geogr.: Tatt'Europa dal sitchlo polare, l'Asia fino al nord — della Cina e delle Indie, il nora-ovest dell’Africa, Sebbene sia questa la specie più comune e abbondante in molte parti d’Italia, entra per noi fra gli uccelli di migrazione si invernale, dacchè soltanto i freddi un po’ eccezionali la costrin- | gano a visitare in certi anni le nostre campagne, ove non trova. A località adatte ad una tranquilla e pingue dimora. Furono le | oche piuttosto abbondanti, ma sempre erratiche, nel grande in- 43 . verno del 1890-91 dal 20 decembre. Ricomparvero nel genna del corr. 1893. IV. Comparse Accidentali. Ricordo in questo gruppo le specie rare o rarissime dolASS I vifauna Marchigiana, le quali, o proprie e di passaggio normale: i in altre parti d’Italia appaiono qui accidentalmente per cause ‘. sovente ignorate, o quasi estranee alla ornitologia della intera. 4 Penisola, sono rappresentate anche fra noi da qualche individuo. — sperduto. 94. IL PICCHIO MURAIOLO (Rampinelio colle ali rosse). Denom. sistem.: Certhia muraria L., Tichodroma muraria Ill. Distrib. geogr.: Sui monti dell’ Ebrbne meridionale e anche centrale,. sull’Atlante, in Abissinia (Rippel), nell’Imalaia, pell’Afganisten.— (Jerdon sec. Brebem) Non so se questa specie migra di giorno o di notte. Nei ri- 7: gori dell’inverno e talvolta anche nel novembre in occasione di burrasche, compare qui ma raramente. Ricordo gli anni 1872, 1884, 1889. ; La | ‘NUOVI CONTRIBUTI ALL’AVIFAUNA ECC. 105 e 95. IL SORDONE (senza nome vernacolo). 1 4 Denom. sistem : Motacilla alpina Gm., Accentor alpinus Bechst, Accentor collaris Scop. — Nell’inverno del 1875 ebbi dal sig. Reinhold un esemplare di questa specie uccisa in un branchetto che si aggirava fra le macchie e le roccie marine del M. Conero. Riterrei che quella — piccola colonia fosse discesa dall’ Appennino. Meo, Se È 96. Lo ZIGOLO DELLA NEVE (Cérfalo). Denom. sistem. : Emberiza nivalis L , Passerina nivalis Vieill., Plec- trophanes nivalis M, et W., Calcarius nivalis Gigl. Distrib. geogr.: Lo Spitzberg, la nuova Zemla, la Lapponia, d’onde per migrazione regolare fino in Germania, e accidertale più al sud. Arriva fra noi questa specie raramente, ma non così come bisi credeva in passato, a branchetti dal nord-ovest per migra- | zione diltoranea, nel tardo autunno e anche in inverno. Si trat- tengono più o meno lungo le ghiaie e le arene delle nostre | spiaggie. Ne uccisi 4 individui nell’inverno del 1879 presso Fal- conara. Ne ebbi 5 esemplari dall’amico dott. E. Lunghi di Lo- | reto, presi nello scorso novembre 1892 in quel littorale, ove si | trattennero assai tempo. Egli me ne comunicò anche il nome | vernacolo la cui esistenza conferma come questa specie non sia estremamente rara nelle Marche. e Il Conte di Carpegna (1) che ricorda la suaccennata comparsa . del 1879 nelle Marche, ne cita un’altra del novembre 1891, e | anche quella ultima del passato novembre 2) te. fe” i 97. L'ORGANETTO (anello Montanaro) et. ALLA linarius Cob., Linaria sli 'atr Brehm sen., Linaria rubra Brehm jun. dé I Cfr. 5, di Carpegna. Op. cit. p. 128. E). Cfr. lo npesso aut. Op. cit. p. 245. SI: TE LE + . % Ò . ; 2 IR tO - So, : it n VIE a De int è " 5 SERGE REC PAGE rt te è. ; Ò 4. n ; bI 2% CR pile Vieri ; RO I Fazcazn n ù SA $ attrà : 3 o a sd ti AA ’ . » ve DIE pr La e e e » —Denom. sistem.: Fringilla linaria L., Acanthis linaria Bp., Aegiothus © c Li 4 px pa itesa = AE) “i Ste osp n; so ale TR LRD if r rile à As *% ile DI Mid ice AC VE 3 (A RERIZER AT dI x » € gio + = L LI di a 106 RO Re i LUIGI. PAOLUCCI = >». nt. ì Ve I mec n di S Distrib. geogr.: Il settentrione d' Europa nella zona della Betulla d'oade per emigrazione fino all'Europa centrale e ad intervalli fino al Mediterraneo. Vari anni fa (1866?) ebbi in autunno due POR dell'Or- ganetto, di cui ricordo anche un’altra comparsa dal nord molto — tempo addietro. Si conferma quindi che questa rara specie è Pers, noi assolutamente accidentale. di 98. Lo STORNO ROSEO (Stormo color r0sa) Denon. sistem. : Turdus roseus L., Pastor roseus Temm., Acrido- È theres roseus Ranz. 1 SE Distrib. geogr.: L’Furopa orientale dall'Ungheria verso il sud, l'Asia. dA centale e :veridionale fino alle Indie, Non so quali cause conducano fra noi a periodi molto: irre- golari questa specie di uccello più asiatico che europeo. Ci arriva, come altrove, in agosto e settembre, rappresentata o da qualche È piccolo branco o da individui erranti. Conservo un maschio-# adulto, avuto molti anni fa dal Prof. V. Bianchi, un giovane da. me ucciso nell’agosto del 1582, un adulto preso presso Acca i nel settembre 1886. 99. L’OTTARDA (Oltarda) Denom. sistem. : Otis tarda L. Distrib. geogr.: L'Ungheria, la Steppa russa, l'Asia centrale. Conservo un bell’esemplare maschio catturato nelle vicinanze. di Ancona oltre 20 anni fa, senza indicazione precisa di data e! di stazione. Dopo d’allora non l’ho più vista. e Un po’ meno rara, sebbene di apparizione sempre acciden- | Da tale, è fra noi la Gallina prataiola (Otis tetrax L.) Ne ho visti presi quì parecchi individui in diversi inverni. 100. LA PERNICE DI MARE (senza nome vernacolo) 3 Denom. sistem.: Hirundo pratincola L., Glareola pratincola Leach.. E Distrib. geogr.: La regione SR STE le Steppe di Rusia e di x Siberia, l'Asia minore, il nord-ovest dell’Africa. i: Ri In ogni periodo di 5-6 anni notiamo qui una specie di mi- | grazione primaverile littoranea di questa Spena, ‘ma sempre: _ fo NUOVI CONTRIBUTI ALL'AVIFAUNA ECC. 107 scarsa accidentale. L’ultima fu nel maggio del 1891, epoca in ‘cui ne vidi una dozzina d’individui presi vivi in un branco colla tesa alle rondini lungo la spiaggia di Loreto. 101. La GRU (Gru) Denom. sistem.: Ardea Grus L, Grus cinerea Bechst. Distrib. geogr.: Tutt'Europa daila Scandinavia al Mediterraneo, l'Asia dalla Siberia alle Indie e alla Cina, l'Africa fino al Sudan. Ebbi una Gru uccisa nella spiaggia di Loreto in primavera del 1889. Prima d’allora non l’aveva mai incontrata nelle Marche. 02. LA CICOGNA BIANCA (Cicogna Bianca) fr Denom sistem.: Ardea Seo L., Ciconia alba Will. Distrib. geogr.: Gran parte d'Europa, l'Affrica dal Mediterraneo al centro. Viene avvertita fra noi raramente nella migrazione prima-. verile. Ne conservo un esemplare ucciso nella primavera del 1880. Parmi opportuno ricordare anche la cattura presso Ancona di una Cicogna nera (Ciconia nigra Gesn.) nel settembre 1881. +3 03. IL CIGNO REALE (Cigno) Denom. sistem.: Anas olor Gm., Cignus olor Vieill. Distrib. geogr.: Quasi tutt'Eurena, l'Asia centrale fino allo stretto dì. Behring, l'Africa settentrionale. Come fu scritto altra volta, (1) ebbi un bellissimo maschio uc-' ciso nell’inverno del 1869 presso Porto Recanati, fra tre ivi spinti da una tempesta. In seguito non l’ho più visto, come non ho pai visto nell’Anconitano l’altra specie di Cigno (Cygnus musi- s Bechst.), ricordato di molti anni fa nelle Marche dal Prof. Sa Biani 01. IL PELLICANO (Pellicano) SBenom: sister + Pelecanos onocrotalus L. | Distrib. geogr.: Dal sud dell'Ungheria alla più gran parte dell'Asia meridionale e dell’Africa, specialmente in Egitto. (1) Cfr. L. Paclucci - Op. e V: Gasparini - op. cit. p. 32. sei IR RE "LE DI RIA AI ASI PVI 54 al Pi po nd N/D i 2.1 Co 108 LUIGI PAOLUCCI Ta”, (3-20) È - fr sa Dopo i 2 noti Pellicani che ebbi da una compagnia di pa- recchi individui, catturati presso la spiaggia di Numana nell’Agol sto del 1866, non furono più visti tra noi. pp 305. IL MARANGONE (Corvo Marino) Denom. sistem.: Pelecanus Carbo L., Phalaerocorux Carbo Leach. Distrib. geogr.: Ip tutta l'Europa dalla Norvegia, nell'Asia centrale, | fino alla Cina e alle Indie, nell'Africa specialmente in Egitto, : nell'America settentrinnale. A A quando a quando ci viene a visitare nell’invernò qualche — campione erratico di questa specie, e se ne sta alcuni giorni pe- scando fra gli scogli che si estendono da Ancona al monte Co- nero, per andarsene poi senza direzione determinata come è. venuto. È sempre degna di ricordo la cattura fra noi di un Maran- | gone col ciuffo (Phalacrocorax Graculus Leach,) nell’ inverno - del 1877. Al 9] 106. IL LABBO (senza nome vernacolo) Denom. sistem.: Lestris parasitica IIL in Salvad.? Stercorarius cre- pidatus Gm, in Gigl.? ; Distrib. geogr.: Le regioni settentrionali d'Europa e forse d° America. Nel passato settembre del 1892 furono uccisi dal mio amico avv. C. Bianchi eg guop qei 1p oosnuranp 03mugsg* Rsan to bo Labbi, in abito giovane, incontrati presso la foce dell’ Erina. emigranti ma a distanza di alcune ore dal nord-ovest. ‘3 Giusta le diagnosi date dal Savi e dal Salvadori per le spe- cie di Labbi noce in Italia, uno di essi si riferirebbe anche me-. glio dell’altro a (Lestris parasitica) di tali Ornitologi. Però resto in gran dubbio nella loro esatta determinazione, non co-. noscendo lo (Stercorarius crepidatus) noverato dal Prof. Giglioli. e che nell’abito giovanile potrebbe esser confuso, come egli dice, | colla specie suddetta. A Dai due Labbi che quì ricordo sarebbero corsi 11 anni a quello ucciso dal Sig. Boidi in Senigallia nel luglio del 1880, ri- cordato dal Prof. Gasparini. (1) Si (1) Cfr. V. Gasparini - op. cit. p. 37. sii e , Fr. TO, sd festa RE N Bs : SE br; NUOVI CONTRIBUTI ALL'AVIFAUNA, ECC. 109 | 107. La BERTA MAGGIORE (Ardenna) Denom. sistem.: Procellaria cinerea Kubl, Puffinus cinereus Cuv., Procellaria Kuhlii Boie, Puftinus Kuhlii Bp. Distrib. geogr.: Quasi tutti i mari d'Europa. E; Per quanto comune nel Mediterraneo, noi non vediamo tutti gli anni quest’uccello essenzialmente pelagico. Quando viene a | visitarci è di estate e allora lo s’incontra nell’alto del mare e in — qualche mattina placida se ne odono le singolari grida dalla co- | sta. I nostri pescatori lo incontrano talvolta fra gli scogli pres- | .sochè istupidito, e riescono allora a prenderlo facilmente colle «mani. Ebbi varie Ardenne catturate così, nè mi so dare ragione E del fatto. 108. La STROLAGA MEZZANA (Sbuzzo 90850) Denom. sistem. : Colymbus arcticus Will. ®, + . È . È . Distrib. geogr.: La regione circumpolare artica, d’ onde emigra in latitudini più o meno meridionali. Posseggo un bellissimo maschio adulto in abito nuziale, preso | presso Anconi nell'inverno del 1886. Con esso ci vennero pure | in quello stesso anno molti rappresentanti della Strolaga minore (Colymbus septentrionatis L.) che a quando a quando si fa vedere . in Decembre o in Gennaio. È Cora della Società Rom:n1 per gli Studi ZyHogici s parti}; k } : [ Mo e a UNA RARA VARIETÀ MELANICA I | a del CIRCUS CINERACEUS (Montagu), STRIGICEPS CINERACEUS (Bonaparte) È colta in Val di Chiana (Arezzo) x Comunicazione DEL Socio GIACOMO A. GRIFFOLI Il giorno 12 maggio di quest'anno, mi fu recato un Falco ucciso da una delle mie Guardie campestri, nelle adiacenze del . Canale della Chiana. A prima vista, per le forme e gli speciali distintivi generici che presentava, riconobbi in esso una Alba- nella o Falco di palude, e dopo un più attento esame vidi che apparteneva alla rara specie volgarmente distinta col nome di Albanella minore, Circus cineraceus (Montagu). L’abito però, intieramente bruno nerastro, diverso affatto da tutti quelli che io conosceva sin quì come propri sia ai giovani che agli adulti di questo Circus, mi fece nascere il dubbio che si trattasse di un caso di melanismo. Fatti i necessari riscontri nelle varie opere di Ornitologia italiana ed europea che ho a mia disposizione, ri- conobbi che non mi era ingannato e che il mio Falco apparteneva. alla varietà nera di quella specie, che insieme alla varietà ce- nerino-plumbea sì trova non di rado in alcune regioni di oltre Alpi, ma rarissimamente in Italia. Reputo perciò non inutil cosa l’annunciare l’importante cattura alla nostra Società Romana per gli Studi Zoologici, aggiungendo all’annunzio alcune poche notizie illustrative. Nella Ornitologia Toscana (1) del Savi, si trova registrato il C. cineraceus come rarissimo, e non si accenna menomamente a veruna varietà, ma nella Ornitologia Italiana (2) opera po- stuma delle stesso autore, si trova la descrizione di una varietà melanotica del C. cineraceus posseduta dal Museo di Pisa, in un esemplare donato dal Sig. Prof. Mario Griffi, che lo uccise nelle praterie prossime a Sarzana. Si tratta però della varietà cene- rino-plumbea più sopra accennata. Aggiunge l’autore che non è infrequente cosa l’incontrare tal varietà localizzata ad alcune par-. (1) Savi dott. Paoto. Ornitologia Tuscana. Pisa - Ristri 1827. (2) Savi prof. Paoro. Ornitologia Italiana. Firenze - Lemonnier 1873. ic ® - SE ì Sdi ) e La t SE Md Uh Eee ea (CA iti RIA n Ya «ca Na UNA RARA VARIETÀ MELANICA ll | ticolari regioni, come per esempio in Francia nel Dipartimento è b° Saona e Loira, tantochè fu da alcuni Ornitologi ritenuto po: | tesse considerarsi come una distinta specie e .che il Signor De Bca Fresnaye la denominò Circus cafer. Per altro tal maniera | Pa vedere fu in seguito abbandonata, in conseguenza delle inte- | ressanti osservazioni fatte dal Sig. dott. Montessus sopra molti | Falchi di questa specie, che erano attaccati da melanismo, e che esso ebbe occasione di studiare anche viventi. 3 Sl prof. Salvadori (1), nel suo bel lavoro sulla Ornitologia . italiana all’articolo sul C. cineraceus scrive: « Questa specie pre- | Senta, non raramente, certe varietà interamente bruno-nere o di — color cinereo-plumbeo cupo ». É dopo aver detto che per noi il | Na cineraceus è il più raro dei Falchi di padule, aggiunge: v « Non so che in Italia siano mai state prese le varietà bruno- bi nere e cinereo-plumbeo scure ». Lo stesso prof. Salvadori da me | interrogato in proposito, mi serive in data del 27 maggio scorso, di «come dalle sue note non gli risulti nessuna cattura delle varietà . bruno-nera del C. cineraceus avvenuta posteriormente alla pub- È: blicazione della opera sopracitata. A Il prof. Giglioli nella sua Avifauna Italica (2) menziona un cl cineraceus in abito melanico, colto a Codroipo (Friuli) nel «gennaio 1878. Ebbi occasione di poterlo osservare, giorni or sono, È nella Collezione bellissima dei Vertebrati italiani del Museo di. _ Firenze e constatai che differisce pochissimo dall’individuo da me posseduto per il colorito delle piume, ma ne è notevolmente più ur Questa diversità di statura è però giustificata dalla dif- | ferenza del sesso, essendo quello del Museo di Firenze un ma-. 4 schio adulto, mentre il mio è invece una femmina adulta, e non “occorre quì ricordare come in moltissime specie di rapaci le fem- 3 mine siano notevolmente più grandi dei maschi. L'individuo colto a Codroipo sembra essere il solo della varietà nera del C. cine- raceus, la cui cattura in Italia sia stata registrata, perchè per È - quanto io abbia consultato, oltre i volumi sin quì pubblicati della 14 & (1) Fauna d'Italia - Parte 2*: Uccelli - per Tommaso SaLvapori. Mi- lano - Vallardi 1872. i CK (2) GiguioLi E. H. Avifaama Itilica - per servire alla inchiesta ornito- Dica Firenze - Lemounier 1856. e ES I ATE RANE EER SEVERINO a VENI Hi SRI RENI tai da a a” 112 GIACOMO ARRIGHI GRIFFOLI — PRE BN inchiesta ornitologica, anche moltissime altre pubblicazioni di or- i nitologia relative alle singole regioni d’Italia, non mi è stato — dato trovar nessuna indicazione che a quella varietà si riferisse. _ Fra gli autori non Italiani da me consultati, il Dégland (1) | è quello che scrive più diffusamente sulla varietà melanica del | C. cineraceus (Busard cafre del Lafresnaye) e riporta i dettagli interessanti forniti in proposito dal dott. De Montessus, medico a Chalons su Saòne, che quì in parte traduco. « I giovani del- sa l’anno hanno tutte le piume di un color nero profondo. Tutti i piccini di una medesima ridiata sono simili, e mai vi se ne tro vano frammisti di quelli nella comune livrea rossastra. I geni- tori, tanto il maschio che la femmina, possono appartenere alla — varietà melanica o meno. Così il maschio può avere l'addome bianco striato di macchie fulve, oppure vestire un abito unico- 3 lore piombato, di intonazione più o meno cupa e che volge ora al cenerino, ora al color di lavagna; e la femmina può vestir } l’abito di una femmina ordinaria, ovvero aver tutte le piume di. un color nero cupo volgente al marrone anche nelle parti infe- hr riori. Il dott. De Montessus possiede nella sua raccolta due fem- | mine che presentano questa livrea. L’una di esse aveva appunto i piccini neri ed era accoppiata con un maschio vestito dell’abito |. ; ordinario cioè con l’addome bianco striato di fulvo. Tale varietà «Hi ‘ melanica, aggiunge il Dégland, è assai frequente nel Diparti- © mento di Saona e Loira ». ‘i Ecco ora la descrizione dell’individuo da me ui Testa, | nuca, dorso, sopraccoda, scapolari, cuopritrici delle ali, remi- È ganti e timoniere nella parte superiore di un color bruno intenso È quà e là volgente al nero con marcato accenno di riflessi metal- lici. Le due timoniere esterne sono alquanto più chiare delle altre I e su tutte si distinguono quattro fascie più cupe. Le penne della nuca, rialzandole, mostrano la base bianca. Il collo, il petto, l’ad- 29 dome, i fianchi, i calzoni, sono dello stesso colore bruno intenso — dp unito, delle parti superiori. Le remiganti, nella parte interna, i sono biancastre con fascie bruno-nere e lo stelo bianco. Le timo- - niere, nella parte inferiore, sono di un bruno chiaro con fascie 88 (1) DéGLAND et GeRBE. Ornithologie Européenne. Paris - Baillière . 20 AMPRSSCA TI Pi PA : RR ; » i Sa r è ai bare ng) © ar } LASA. RESI dep RA e Lp dt CA Bets 14 ITA GITA, a ua CL 4 1 È SRI > ati set 873 IMA o IERI I ) ei SRD Met PERE 1 PMI ETTARO AS a i AR : VERA DE, mi ne bt Rs TT e DDA ARE LI # “Sa ringraziarla cordialmente. Io vado superbo per tale onore e bra- . si È SR NGSEE: Sd SEIT hi; 120 LETTERE RESPONSIVE DEI s0cI ONORARI STRANIERI _ Lipsia, 19 maggio 1894. Onoratissimo Signore e Collega, Ella ha avuto la gentilezza di communicarmi la grata notizia, — mediante la sua cortese lettera con annesso diploma, che la Società — Romana per gli Studi Zoologici mi ha eletto a suo socio onorario. Permetta che a Lei, come Presidente della Società, faccia i miei più sentiti ringraziamenti e La preghi di esprimere alla Società — quanto mi abbia onorato e rallegrato l'elezione. Quanto meno lo scienziato, invecchiando, si trova in grado di far progredire in modo rilevante la sua disciplina coi giovani scien- ziati - chiamati ad adoperarsi a tutta forza per ciò che a lui pure — ì sta a cuore oggi come prima — e tanto più gli è prezioso il sentimento. della solidarietà. Accetti l’espressione della più alta stima. emi creda » Dev.mo Collega . RopoLro LEUCKART. Sig. Prof. Dr A. Carruccio nell’Università di | È ROMA Jena, 19 maggio 1894. IlMustrissimo Signor Presidente (1), La Società Romana per gli Studi Zoologici mi ha fatto l'onore sublime di proclamarmi a voti unanimi suo Socio Onorario. Ac- cettando questa onorificenza altissima come testimonianza splendida. pei lavori scientifici continuati da 40 anni, unisco ai miei ringra- ziamenti profondissimi, i migliori augurii per la prosperità della Società Romana, e la promessa di servire anche per il resto della 1a mia vita al progresso della scienza biologica e della dottrina mo- nistica dell'evoluzione naturale. “R Coll’espressione della mia stima altissima e con grazie cordiali | e ripetute sono i : > Suo dev.mo ERNESTO HAECKEL s | professore all'Università d’Jena. All’ Ill. Sig Prof. A. Carruccio i LA Presidente della Soc. Rom. per gli Studi Zool. ROMA È = (1) Questa lettera dell’illustre Naturalista di Iena è tutta scritta da lui in lingua italiana, ed è la sola che nella nostra lingua sia pervenuta alla Societ dal A questa lettera ne tenne dietro altra non meno cortese colla qual: l'auto re accompagnò il dono di parecchi suoi lavori. si £ | ‘LETTERE RESPONSIVE DEI SOCI ONORARI STRANIERI 121 BRITISH MUSEUM Londra, 10 maggio 1894. MNTORAL HISTORY) Mio Caro Signore, 2 + VAS . Ho ricevuto con grande piacere la sua lettera in data del 6 È corrente nella quale mi annunziava che la Società Romana per gli 1 Studi Zoologici mi aveva eletto a suo Membro onorario. Ho anche ricevuto il diploma e le pubblicazioni della Società dalla sua fon- fprizione fino ad oggi. La prego di volersi rendere interprete presso i membri della Società della mia riconoscenza per l'onore conferi- tomi, e dei voti che fo perchè questa Società continui sempre a pro- | gredire ed a prestare i suoi importanti servigi alla Scienza. «Mi creda con la più alta stima | Suo dev.mo . W. H..FLowER Presidente della Società Zoologica di Londra Al Prof. A. Carruccio — Presidente della Soc. Rom. per gli Studi Zool. ROMA Londra, 10 maggio 1894. Signore, . La sua lettera con annesso diploma in data del 6 maggio, con la quale mi annunziava la mia elezione a Membro Onorario della Società Romana per gli Studi Zoologici, mi ha dato grandissima | soddisfazione. La prego di voler ringraziare il Presidente e i membri della Società per l'onore conferitomi e di rendersi inter- o prete presso di loro della mia intenzione di aiutare in quanto posso a conseguire lo scopo della. Società. Debbo anche ringraziarla per le pubblicazioni della Società, | -M lettura delle quali ho preso il più grande interesse. |_ Auguro ogni successo a questa Società che si è già resa così benemerita della Scienza | Dev.mo servo pri O: xX ALBERTO GUNTHER. Al Dott. M. Condorelli retario della Soc. Rom. per gli Studi Zool. R Museo. Zool. Università i ROMA “ | Det pete RO Tad DASDO I CRITA SELEN SORRISI su 122 LETTERE RESPONSIVE DEI ‘SOCI. ONORARI STRANIERI Pt, Londra, 11 maggio 1894. Signore, Pe. La prego di voler comunicare ai membri della Società Ro- mana per gli Studi Zoologici i miei più cordiali ringraziamenti per il grande onore che mi hanno fatto nell’ eleggermi a Membrord Onorario della loro distinta Società. Accetti l’espressione della mia più alta stima e mi creda Suo dev.mo servo € collega CRI T. N. HuxLky. All’IIl. Pres. Prof. A. Carruccio ROMA MUSEUM D'ISTOIRE NATURELLE DIRECTION . Parigi, 10 maggio 1894. Signor Presidente, Ricevo il diploma di Membro onorario della Società Romana per gli Studi Zoologici ed i-*primi fascicoli delle sue pubblicazioni. Io vi prego di voler essere il mio interprete presso la Società onde esprimerle quanto io sia grato all’onore che Ella mi fa annoveran= domi fra i suoi Membri. Io sarei felice di mettermi a disposizione dei miei nuovi colleghi nei casi in cui avessero bisogno di notizie | scientifiche in Parigi, e particolarmente nel Museo di Storia Na- | È turale. È Vogliate gradire, signor presidente, le espressioni dei miei di- stintissimi sentimenti. ri 5 1 Maia Bo wAnDA SS 3 Al Prof. A. Carruccio È Presidente della Soc. Rom. per gli Studi Zool. Università Italia ROMA $ 4 i Parigi, 5 giugno 1894. Signor Presidente, Mi annunciate che la Società Romana per gli Studi Zoologici, Ra fatto l’insigne onore di nominarmi suo Membro onorario, € è pervenuto il relativo diploma. Io sono riconoscentissimo | a ° DA; "Me. » dar ri ME ; vada Nor: DI > LI $i Va p: ® = è de. iI k | Meg sr » e Ma ae i URI a N n vi hat % - Va iN Ret È RARE E rr, © a pala e ii "e « hs è vai e 443 era "' sn tie + DITA, fi, iù: n 42. 4 7 Ti, * LAI x ” 39 de È + Vee è Soy PE i RAR * pei | _LETTERE RESPONSIVE DEI SOCI ONORAR! STRANIERI 123 mesto attestato di considerazione da parte della Società Romana, ‘pi chiedo di essere il mio interprete presso tutti è miei colleghi ; si quali tengo ad esprimere i sentimenti della mia profonda gra- itudine. _ Vi domando scusa, signor presidente, di non potervi scrivere im italiano. Io avevo molta pratica di questa lingua, ma dopo un ungo isolamento, temerei oggi di commettere molte scorrezioni. Vogliate gradire, signor presidente, la espressione dei miei ntimenti di alta considerazione. EMILE BLANCHARD dell'Accademia delle Scienze, dell'Istituto di Francia ‘Socio onorario della Società Romana per gli Studi Zoologici. AI Sig. Prof. A. Carruccio Presidente della Soc. Rom. per gli Studi Zool. o Italia ROMA Liege, 31 maggio 1894. Illustre Presidente e Onor.mo Collega, È: Ho ricevuto la lettera del 6 maggio, molto, troppo lusinghiera me, colla quale accompagnaste il Diploma di Membro onorario ( ve la Società Romana per gli Studi Zoologici ha degnato confe- ‘irmi. Ho ricevuto in pari tempo i due volumi dei Bollettini 1892 18983. A a riconoscenza mia per l’insigne inatteso onore che mi avete fatto. È ! vero che già nel 1892 voi mi avete addimostrato tutta la vostra enevolenza associandovi ufficialmente alle felicitazioni che mi ven- lella mia Fauna Belga, coincidente coll’entrata nell'80° anniversario le la mia età. Ra farvi allora i miei ringraziamenti (27 luglio 1892) io scrivevo che la giovinezza della Società vostra era un grande antaggio, e manifestavo grande fiducia nel suo avvenire scientifico. D rist ato oggi con gioia che le mie previsioni erano giuste, come rovo la prova leggendo i due volumi ricevuti, nei quali abbon- o ricerche e osservazioni molto rimarchevoli. | PER | È quasi superfluo che i0 vi ‘dica, signor presidente, quanta sia K o rivolte in occasione del 50° anniversario della pubblicazione PI î24 LETTERE RESPONSIVE DEI SOCI ONORARI STRANIERI _ Ho letto questi volumi con altrettanto maggiore interesse in quanto che io mi sono sempre occupato dell'Ornitologia europea che in essi è largamente rappresentata. i Vogliate, signor presidente, gradire e far gradire a tutti i rostri onorevoli colleghi la espressione della mia profonda gratitu- dine, e ricevere l'assicurazione dell'alta eonsiderazione del vostro . Dev.mo 4 EpM. DE SELYS LONCHAMPS. Ill.mo Prof. A. Carruccio Presidente della Soc. Rom. per gli Studi Zool. ; (nel Museo Zbol. della R. Univ.) : Italia ROMA Ginevra, 13 maggio 1894. Signor Presidente, i (o Ricevo non solo il diploma di Membro onorario della Società 1 si giustamente reputata, e della quale voi dirigete i lavori, ma anche i due volumi pubblicati e la lettera eminentemente lusin= | ghiera per me, che accompagna il detto invio. i Con cuore commosso 10 vi ringrazio per l’insigne onore che : mi fate. Se la vecchiezza ha i suoi inconvenienti, ha pure le sue gioie; e fra queste non è delle minori quella che vi fa partecipe come contemporanei attivi, valorosi ed operosi, i quali vogliono far pro- | gredire gli Studi scientifici, si ricordino ancora di quelli che pia hanno dato una spinta alla ruota, ma dei quali scemarono le forze. Ripetendovi ancora una volta grazie, io fo voti che la Società | Romana per gli Studi Zoologici, della quale io sono fiero di portare | ; il titolo di Membro onorario, progredisca, aumenti e occupi uno dei | primi posti fra le Società scientifiche del mondo civilizzato. — Pregandori di voler essere il mio interprete presso i Consoci, | iniei cari colleghi, sono, signor presidente, vostro { Der.mo Seroutune C. Voet. AI Sig. Prof. A. Carruccio ; i Ret Presidente della Soc. Rom. per gli Studi Zool. : È à ROMA —. i 3 ARR Fei % È Rd r k- RE z ue: Ta ì DI Po A a RE pri. ANNUNCI. BIBLIOGRAFICI LIBRAIRIE J /BI ‘B'AILLIÈRE ET FILS x: r 5 9, rue Hautefeuille orta du' boulevard Saint- Germain), à Paris. Alla Biblioteca delle conoscenze vutili; di-cui è benemerita edi- tricé la-casa‘Bàillitre di Parigi, ASDUIO la. seguente nuova: opera, intitolata: Les Pècheries et les Poissons de la Méditerranée, par PauL GourreT, docteur ès sciences, sous-directeur' de la station zoo- | logique. de Marseille. 1 vol. in-16 de 360 p.; avec 109 figures, cartonné (4 fr.). dz | dii Riproduciamo il giudizio che ne.vien dato da persona com- | FA petente: Parmi les questions de zoologie appliquée, l’industrie des. pèches est une des plus intéressantes. M. Gourret, sous-directerr de-la station zoologique de Marseille, vient de publier, sur les péches còtières: de la Méditerranée, un très intéressant vo- lume, illuStrè de nombreuses figures inédites. ‘ La .i°° parties, intitulte Les lieux de pèche, est, ‘consacrée à la configuration des — còtes, à la nature et à la diversité des fonds, à la profondeur, aux vents et courants, etc. La ae partie est consacrée à l’'examen des enginset filets de pèche et aux di- vers modes de péches: Péches avec appats au moyen de lignes ou au moyen de casiers: Péches au harpon, à Ja lumiére ou au fastier au large, à la grappe. Péches aux filets traînants, aux filets flottants ou derivants, aux filets fixes, L'influence sur la faune icthyologique des transformations des cos, e jets à la mer, des vases des fleuves. des animaux voraces, etc.,* constitue la 3° partie ‘et complete-la série des causes plus ou moins directes auxquelles: il faut ir la. crise subie par l’industrie des pèches Les mesures protectrices capables de rendre aux eaux littorales leur ancienne prosperitè font l'objet de la ‘4° partie. Enfin, la 5° partie est consacréè à la liste de poissons-fréquentant le. golfe de | Marseille et se retrouvant dans les régions voisines, avec leur appellation scientifi- que et populaire, leur habitant, leur fréquence ou leur rareté et leurs modes de capture. De.nombreuses figures spécialement dessinées. d’après nature pour cet ouvrage. en font, en mème temps qu'une étude d’utilité pratique incontenstable, un livre d’une”. lecture attrayante. 3 + “Agevolazione ai nuovi Soci e nuovi Abbonati. << | .° I nuovi Soci ed i nuovi Abbonati al Bollettino del 1894 possono acquistare i volumi I e II, anni 1892 e 1893, al prezzo. di favore di L. 14 invece di L. 24, rivolgendosi direttamente all’ Economo della Società nella R. Università di Roma, il quale farà immediata spedi- ; zione dei volumi completi dietro invio della somma predetta. Tip. Mariani e C. Via della Vite, #1 N. Ve VI. Vol. III. "9 Anno Il1, - 1891. fo:d35. BOLLETTINO DELLA SOCIETÀ: ROMANA PE [OL SOMMA RIO. I. COMUNICAZIONI SCIENTIFICHE : 1. (arruccio prof. Antonio. Osserva- zioni anatomiche sovra una testa ossea di giovanissimo Elephas africa- nus (con fig.). Pag. 125-136 2. Rizzardi dott. Umberto. Risultati biologici di uaa aaa) del Lago di Nemi . . . » 137-157 3. Condorelli esige dott. Ma- rio. Notizie anatomiche sul Bradypus tridactylus L. var, ustus (Apparecchio uro-genitale - App. urinario - Con- elusioni - Bibliografia - Tavola e spiegazione delle figure) . a 4. Lepri march. dott. Giuseppe. Os- servazioni ornitologiche per la pro- vincia di Roma. SERE 5. Alessandrini dott. Giulio. Notizie anatomiche del Tragulus meminna < 158-171 172-174 % Erxl. (Apparecchio respiratorio - Ap- parecchio riproduttore - Encefalo - con tav.) . Pag. 175-190 6. Silvestri Filippo. Gesta alla conoscenza dei Chilopodi, Sym- phyli, Pauropodi e Diplopodi del- l’Umbria e del Lazio. . . » 191-202 7. Falconieri di Carpegna 5 - Guido. Osservazioni ornitologiche sul Mon- MERO e 3° 203-205 NOTIZIE. - Importanti specie di Ver- terbrati nuovamente aggiunti al Museo Zoologico dell’Università Romana (prof. A. C.). . . . » 206 INDICE GENERALE DELLE MATERIE CONTENUTE NEL VOLUME III.. >» 207-208 ANNUNCI BIBLIOGRAFICI SULLA COPERTINA, — Agevolazione ai nuovi Soci e ai nuovi Abbonati. L'ufficio provvisorio per l'’Amministrazione e Redazione del Bollettino trovasi nel Regio Museo Zoologico dell’ Università di Roma. Annunciansi non solo le pubblicazioni anatomo-zoologiche, che pervengono alla Società, ma anche tutte quelle di cui si ha notizia, e che possono interessare i Soci e gli Abbonati, siano italiane siano straniere. Li Pei non Soci il prezzo di abbonamento e di vendita del Bollettino per l’anno 1894 è di L, 12. Per l'acquisto del Bollettino, rivolgersi all’ Economo della Società nel Museo Zoologico della R, Università di Roma. CONTO CORRENTE CON LA POSTA, . x . - La , DS - . » n _ n . " n x - . PI x Si . . . radi MC, Ati là v è; sV È PRO] clap OR sd ES; "APR 26 1695” È - d9 E° | Fascicoli Ve VI. Vol. III. - 1894. BOLLETTINO | DELLA SOCIETÀ ROMANA PER GLI STUDI ZOOLOGICI OSSERVAZIONI ANATOMICHE Sogra una testa ossea di giovanissimo Elephas Aflcanus (con figure) Comunicazione del prof. Antonio Carruccio alla Soc. Rom, per gli Studi Zoologiei Adunanza del 16-38-94 = Riassunto dell’Autore L’aut. premette che lo scheletro della testa di un individuo 3 giovanissimo di Elefante, l’ebbe in dono dalla Società Geografica ‘italiana il 31 dicembre 1887 insieme ad alcuni altri oggetti dello | Scioa. Questi, sotto diversi punti di vista, interessano il zoologo | e l’anatomico, come avrà occasione di dimostrare in altre adu- 3 nanze: fra i medesimi trovansi crani quadricorni di Ovini, gros- sissimi clipei di Testuggini uccise dall’egregio dott. Vincenzo Ra- 3 gazzi, un Coccodrillo, lungo due metri e 48 centimetri, ucciso dal . benemerito conte Pietro Antonelli a Rive-Hawasch (od Havash ‘oppure Hauash) nel giugno 1887, ed altri parecchi. a « La testa ossea dell’ Elephas africanus L. (Loxodon africa- nus Blum.), il quale aveva probabilmente alcuni anni di età (3-6), fu ucciso dal Re Menelich, provando un’arma italiana, ad Havash 3 presso Entotto in compagnia del sullodato conte Antonelli: al 2 | quale il Re ne volle subito fare grazioso dono. Non potendosi trasportare il cadavere del giovanissimo Elefante lungo il viaggio | che il re ed i suoi seguaci dovevano compiere, si pensò di sep- ‘pellirlo in quella località, coll’ intenzione di riprenderlo possibil- È ‘mente intatto al ritorno. Sarebbesi potuto ottenere intiero lo sche- È pro: che avrebbe offerto molto interesse a chiunque l’ avesse A ET | Bolle: tin della Società Romana per gli Studi Zodlogici. 1 126 ANTONIO CARRUCCIO voluto e potuto studiare, tanto più che non è facilè averne nei MU (a Musei Zoologici, ed ancor meno nell’indicata età. bi Quando però il Re ed i suoi, seguaci ripassarono presso il F. Hawasch, le iene od altre fiere avevano fatto pasto del piccolo. Elefante: a stento rinvennero la testa, in qualche parte intaccata da’denti, e mancante dell'osso nasale sinistro, siccome si osserva, È, e con parecchie ossa principali del cranio dissociate (parietali | | ecc.). Il prof. Carruccio ripulì e ricongiunse nel miglior modo — possibile le delicate ossa della regione facciale e craniale, volta per volta esaminandole per darne notizia appena ne avesse avuto l'opportunità. Prima però desiderava confrontare la testa del. piccolo Elefante con altre pure giovani teste nei Musei di Vienna, Berlino, Monaco, ed in altri della Germania, ch’ebbe a visitare non . * è molto: ma assai difficilmente trovansi, anche nelle grandi col- 3 lezioni, scheletri o crani d’individui così giovani. È pertanto tempo : di presentare questo pezzo anatomico alla nostra Società Zoolo- Ri: gica, e di farne una brevissima illustrazione. ‘ A i L’autore riassume innanzi tutto quanto ha potuto Stocstianii dì: di più interessante sulla letteratura intorno all’ anatomia degli Elefanti, e dice sembrargli che lo studio più diligente del loro scheletro abbia cominciato prima, e proseguito dopo, della seconda — metà del XVII secolo. Cita specialmente i lavori di Perrault ed Daubenton (1666-1669-1734-1754) e l’opera di Allen Moulin (1684), e successivamente le pubblicazioni del Ray (1693), di Patrice Dalia (1716), di Serra (1750), del precitato Daubenton (1754), di Pi Camper padre (1789), del suo figlio A. G. (1803) (1). Nè. devono dimenticarsi i lavori di Blumenbach e Meckel, ed in particolare di Giorgio Cuvier e di altri, fino a quelli di Zimmermann (2), di | Hyrtl e Donitz (1782), di Augusto von Mojsisoics (1879) ecc. ecc. | È 4 +44 e : (1) Description anatomique d’un Elephant màle, pubbl. par A. G. Came per, Paris. Trad. per H. J. Jansen. 33 (2) Description d'un embrion d'Elephant accompagnée de quelques nou= i velles observations sur l’istoire naturelle de ce quadrupede ete. avec une g planche. Erlangen, 1783. a | | Sr de OSSERVAZIONI ANATOMICHE 127 È; La enumerazione adunque può farsi, volendo, lunga: ma non è & il caso in un riassunto di trattenersi più oltre nella parte bi- bliografica. In questo incontro avverte soltanto che 1° anatomia di questi celebri mammiferi, e specialmente l’osteologia tanto «delle specie viventi, quanto delle fossili, furono largamente e — bene illustrate per gl’individui adulti. Al Carruccio non altret- | tanto risulta che siasi fatto per i giovanissimi: e la ragione è da tutti facilmente intesa. | Sull’Elefante d’Africa poi, ma non sullo scheletro, sono pre- :gevolissime le osservazioni anatomiche che nel 1881 presentarono all'Accademia R. del Belgio i professori Plateau e Lienard sul- l'occhio, sul cuore, sulla lingua, faringe, laringe e trachea, e sulla milza; ed anche sullo stomaco e sul rene, oltre che sugli organi ‘genitali maschili. Tutte queste osservazioni provano sempre più «che l’organizzazione di questi giganteschi animali terrestri può grandemente invogliare chi intende con modo largo gli studi -dell’anatomia comparata, e sa esporsi a lavori penosi e difficili, «e non soltanto a quelli puliti ed eleganti e comodi che così bene | pose in canzonatura l’eminente Hyrtl. A ragione scrivevano Pla-. teau e Lienard: « Malheureusement l’enorme volume du cadavre, « l’odeur insupportable qu'il dègage après quelques heures, ne « permettent souvent qu’un examen summaire des organes inter- » nes...» Ma con non minore ragione soggiunsero che ì visceri dell’ Elefante, quando siano preparati ed in buon stato, costitui- scono pezzi anatomici di molto valore. Il prof. Carruccio continua quindi colle seguenti parole: « Le teste dell’E/ephas indicus Cuv. e dell’E. africanus L, viventi sono notevoli per più fatti riguardanti la loro confor- volissima del cranio; cospicuo volume del medesimo con cavità _ encefalica relativamente piccola; presenza di seni scavati in di-' ia verse ossa dell’istesso cranio e in quelle della faccia, o di celle ì aerifere; grande sviluppo e forma particolare degl’ intermascel- lari od incisivi, ne "quali le lunghe e robuste difese, più grosse 73 negl’individui della specie africana, stanno infisse entro alveoli 1 © AGI n mazione, fra i quali primeggiano i seguenti: altezza considere- Max La assai profondi; ossa nasali per conseguenza piccole e narici poste: in alto. Questi denti incisivi superiori, chiamati difese, si rinno- vano una volta sola, si hanno cioè i primi denti detti di latte. « Le difese che vedete in questo esemplare che vi presento,. sono piccolissime, misurando appena 8 centimetri di lunghezza. Queste due altre di aduito esistenti nella Collez. generale del Museo Romano ed appartenente ad Elefante africano - le quali non sono davvero delle più grosse - misurano una lunghezza di un. metro e 7 centimetri, con una circonferenza massima alla base del dente di 29 centim.; l’altra difesa è lunga 95 centimetri, ed ha eguale circonferenza dell’altra. Ho detto che queste non sono dav- vero delle più grosse, quantunque attualmente l’avere una difesa di Elefante lunga un metro e più sia cosa non facile: ma se ne videro, s’ intende appartenenti alla specie vivente nell’ Africa. Centrale e Meridionale - chè quella d’Asia ha gl’incisivi meno svi- luppati - se ne videro, ripeto, lunghe un metro e 50 centim.;. ed una difesa che venne non è molto in possesso della Società Zoologica di Londra misura 2 metri e 85 centim., e ritiensi sia. la più lunga fra quelle conosciute. 1l peso può variare assai: se ne ha di quelle pesanti meno di 50 chilogr, altre raggiungono: il peso di 60, 70, 90 e più chilogr. Le difese di Elefanti fossili si sa che possono pesare perfino 400 chilogrammi. | « Nel breve esame che mi è consentito oggi di fare di que- sta testa ossea nelle sue due regioni craniale e facciale, proce- «derò dall’indietro in avanti, come non senza ragione si usa da. parecchi anatomici, cioè dalle ossa mediane ed impari del cranio, per poi passare alle due parietali, alle due temporali ecc. « Come bene osservate l'occipitale di questo cranio non è: saldato nelle parti che lo costituiscono. Mentre per altri mam- miferi, a cominciar dall'uomo, possiamo oggi con Kélliker, Rei- chert, Broca ecc ecc., stabilire quanti sono i punti di ossificazione per l’occipitale, cioè per la sua porzione basilare, per la condi- loidea e per la squammosa, non ci è dato di precisare con al- trettanta esattezza i punti di ossificazione dell’occipitale nell’Ele- fante. In questo esemplare si osserva che nell’angolo superiore, | di n OSSERVAZIONI ANATOMICHE 129 «mon acuto nè dentellato, v’ha un distacco di quasi un centimetro «che mostra evidentemente come per le due porzioni ossee occor- resse ancora del tempo prima che si saldassero. «. L’occipitale non ha la forma di losanga quale si osserva nel cranio di molti mammiferi, ma è assai allungato trasversal- mente, misurando da un angolo laterale all’altro (angoli parieto- ‘ temporo-occipitali destro e sinistro) poco più di 21 centim. L’al- ‘tezza, misurata cioè dall’angolo superiore predetto all’inferiore, nel punto in cui si articola collo sfenoide, è di centim. 11 12. « La faccia posteriore convessa non presenta nè davanti, nè «dietro al gran foro occipitale, prominenze speciali (cresta antero- posteriore e tubercolo), ma è solo lievemente rugosa. d « Il foro occipitale ha una forma ovalare, coll’asse trasverso maggiore del longitudinale, il primo essendo di millimetri 61, ed È «il secondo di mill. 33. i « Le due eminenze articolari, o condili, diretti non dall’in- dietro in avanti, ma quasi trasversalmente, hanno forma ellittica, 3 ‘con faccia inferiore convessa, levigata, corrispondente alle cavità ‘glenoidee dell’atlante, che pure - nota il Carruccio - ci è perve- nuto, e potete quindi osservarlo (1). Il diametro maggiore o tra- 4 sverso di ciaschedun condilo è di centim. 4 1]2, ed il diametro | ‘minore è di mill. 29. | « La faccia anteriore, concava, non sì può osservare, non È ‘convenendo disgregare nuovamente il cranio, che trovai assai È fragile, forse per l’azione del terreno calcareo (?) in cui fu tenuto | «sepolto. È «I quattro margini dell’osso occipitale, due superiori o pa- i rietali, e due inferiori o temporali, non offrono punto acute e È lunghe dentellature, ma soltanto lievi ondulazioni e qualche spor- “genza smussa. È: « Non trovo in questo cranio verun osso wormiano, e nep- pure osservo quell’apofisi DECORO, che sappiamo essere Ca (1) Su questo atlante verrà pubblicata una nota separata. 130 ANTONIO CARRUCCIO i ° ben sviluppata nei suini, negli erbivori ecc., come ben constatate col confronto di altri crani (1), che oggi vi posso presentare. i « Sfenoide. - Per la ragione già esposta, che cioè non sarebbe prudente di disgregare le ossa del cranio, non è possibile di osser- vare intutte le sue parti questo interessante osso, posto alla base cra- È niale tra l’etmoide ed il frontale, che gli stanno davanti, e l’oc- | cipitale che gli sta dietro. Ben si vede però che con quest'ul- timo osso non si è punto saldato. Si sa che la saldatura della faccia posteriore dello sfenoide, faccia di forma pressochè qua- È drilatera e rugosa, può nei mammiferi farsi precocemente col- l’occipitale. « In modo particolare vi prego ora di rivolgere l’attenzione: all’apofisi pterigoidea sinistra (l’altra di destra sarà rimasta rotta. A in Africa). « La sommità dell’apofisi, rivolta naturalmente all’ingiù, ed all’esterno, è quasi uncinata. Forse lo era molto più, ma per la grande sottigliezza della lamina facilmente si è dovuta rompere o fu spezzata dai denti delle fiere. « Osservando fin dov'è possibile il corpo dello sfenoide si. 39 vede ch’è in parte spugnoso, e che ha de’ seni abbastanza ampi,. È (1) Dico oggi, giacchè per buona ventura anche alle collezioni dei QI mammiferi, uccelli ecc. dei nostro Museo Zoologico (separato nell’anno sco-- RM lastico 1883-84, com'era conveniente, dal Gabinetto di Anatomia comparata) | collezioni mancanti affatto di qualsiasi cranio, ho potuto fare molte e pre- B ziose aggiunte di crani, di scheletri e di visceri, indispensabili a chi studia e- 3 insegna zoologia con indirizzo eminentemente anatomico. Per limitarmi si. 0 ‘soli crani ricordo cbe il Museo zoologico, oltre quelli che in esso vennero- preparati, ricevette in dono un bellissimo cranio d'Ippopotamo, inviato da Aden dall’esimio nostro Console cav. Cecchi, di Tapiro inviato dall'America. w dal Dott. Grillo, insieme ad altri crani di Scimie, di Formichiere, di Bra-- dipo, di parecchi Carnivori, Roditori, Ruminanti ecc., alcuni importantissimi x e rari dalla Società Geografica Italiana, dal Dott. Traversi ecc. Questi crani,. — studiati a misura che mi verrà concesso dal tempo; spero diano luogo PRG parecchie comunicazioni, perchè ritengo che la osteologia comparata sia im 4 Italia poco saviamente trascurata da non pochi giovani zoologi. Ove x È “sq Sali OSSERVAZIONI ANATOMICHE 131 FA di forma irregolare, che si aprono nelle fosse nasali. Nella faccia - inferiore il corpo medesimo presenta un rialzo mediano quasi a forma di cresta che all’indietro si prosegue con altro rialzo della | porzione basilare dell’occipitale. In avanti invece pare trovisi in — Aofiazana col vomere: dico pare perchè v'è una frattura che È impedisce di affermare qual’è il modo preciso di riunione. Lo | sfenoide si mostra ancora diviso in parecchi pezzi. Mi. .« Le grandi ali sottili sono amplissime e formano alla base del cranio e da ciaschedun lato un profonda caverna. È « Etmoide. - Di questo osso può solo osservarsi la faccia | esterna (lamina papiracea) che fa parte dell’orbita; assai meno «può vedersi la parte che concorre alla costituzione delle fosse «nasali. La lamina verticale mediana la si vede benissimo ed offre il margine inferiore relativamente grosso, perchè misura | quasi S mill. « Di cornetti o turbinati non v’ha traccia. - La lamina cri- _ brosaèrottae male si presta all'osservazione e alla descrizione. i Tal JI ag N a « Tralascio altre particolarità che mi sembvano di minor in- È teresse, e passo senza indugio all’osso « Frontale. - Questo, ch'è il quarto osso impari del cranio, a mostra manifesta la divisione in due metà, perchè la sutura me- — diana o metopica non è punto scomparsa: si hanno adunque. due metà simmetriche colla sutura metopica. « La faccia anteriore è convessa e levigata. - Le bozze fron- tali e laterali sono assai poco pronunciate. Le. arcate sopracci- i - gliari sono in proporzione poco sviluppate. # « Cavità orbitale. - Questa è larga 12 centimetri, alta quasi R7 centim., a parete interna ossea completa. Aperta è invece la. |. parete esterna, che in vita doveva rimanere CoRaDipnada da ro- È busto legamento. È: | «Si sa che gli occhi degli Elefanti sono piccoli, non supe- A rando le dimensioni che sono proprie di quelli di bove o cavallo adulti. Nel fondo delle orbita e lungo la parete interna e nasale — delle orbite medesime dell'Elefante africano, come pur notarono Pla- teau e Lienard, si vede un PTRAI cartilageneo, che corrisponde fee SR & E. SALI i : " = . 132 ANTONIO CARRUCCIO ad una terza palpebra o membrana nittitante. Oltre che su questa i citati autori insistono sulla presenza di fasci muscolari ben svilup-. pati, su ‘quali tacciono affatto il Gegenbaur ed altri scrittori di trati! tati di anatomia comparata, fasci che partono divergenti dalle stremità orbitaria o profonda del predetto peduncolo cartilagineo, | portandosi l’uno in alto, e l’altro in basso, per confondersi colla — porzione superiore ed inferiore dell’orbicolare delle palpebre Pina teau ecc. 1. c. p. 9-10). L’Elefante d’Africa non offre muscolo retto posteriore (retrattore o choanoide) come i predetti autori eb- Ha bero ad assicurarsi: manca inoltre la ghiandola lacrimale, mentre | è svilupatissima la ghiandola d’Harder. ho 20, ON ud « Il margine orbito-nasale od anteriore del frontale presenta | sa A Al le arcate orbitarie smusse, non molto grosse, interrotte verso iS terzo interno da un’ incisura, la quale spesso diventa nei mam- A miferi un foro completo (foro sopraorbitario, pol GUIA decorre Le Di nervo frontale esterno). È «“ Le arcate orbitarie offrono le due apofisi, interna cioè edi esterna, la prima sottile ed articolantesi coll’uaguîs 0 lacrimale, i e coll’apofisi ascendente del mascellare superiore; la seconda, più. a grossa, si articola coll’angolo superiore dell’osso zigomatico. i « Il margine superiore del frontale si unisce colle due ossa: parietali, e non mostra dentellature, o appena qualcheduna. «. Parietali. — Queste ossa pari sono relativamente assai sa larghe nel cranio che esaminiamo: | P « La massima lunghezza misurata dall’angolo-inferiore (od | Di. occipito-biparietale) all'angolo antero-superiore (0 fronto-biparie- . È tale) dove si ha uno spazio irregolarmente circolare, che. forma | RI la fontanella anteriore, è di 21 centim. i « La massima larghezza, misurata ben inteso in senso tra-o 9 sversale e nel mezzo dei due parietali, è di cent. 19; und essi. È hanno una forma pressochè quadrilatera, |, so « La faccia esterna convessa, levigata ai lati, dove le spor È: genze (bozze parietali) si fanno più pronunciate, presenta il mag- n gior rialzo verso il centro, e subito dopo una depressione aree _ OSSERVAZIONI ANATOMICHE 133 9 fincllistessa linea mediana o centrale dei parietali, depressione che ha forma di doccia, con una crestieciuola nel mezzo. « Temporatli. — Bene distinguibili sono le tre porzioni in i 6 | cui suolsi ripartire, non solo per comodità di studio ma anche per _ la diversa conformazione e per l’ufficio di una di esse ch'è im- | portantissimo, trovandovisi gli organi essenziali dell’udito (labde- a | rinto osseo). La porzione squammosa non è larga nè conchigli- . forme, come la si suole descrivere in altri mammiferi; la faccia | esterna è quasi liscia, convessa in alto, poi si.fa alquanto con- È prora, e di nuovo convessa fino al foro uditivo; questa faccia este- É — riore fa parte della fossa temporale. È « Dalla parte inferiore della faccia medesima muove l’apo- . fisi zigomatica, che è lunga cent. 8 e larga alla base cent. 3 1/2. | Essa è tagliata a sghembo, e si adatta con tutto il largo bordo .. inferiore all’altro bordo corrispondente dell’osso malare, col quale — l’istessa apofisi zigomatica completa l’arcata omonima, che dalla | fossa sottostante dista 6 centim. È: « La base apofisaria non offre quelle due radici così distinte È Ga si osservano nella testa ossea di più altri mammiferi, ma | sono abbastanza visibili presso l’orificio uditivo esterno. È. “ Cavità glenoide. — È pochissimo profonda, con un dia- _ metro trasverso - ed è il maggiore - di soli centim. 5. cal a . « La porzione mastoidea, situata dietro e al disotto del con-. | dotto uditivo esterno, si presenta nei temporali di questo piccolo 1 Elefante, sub-rotonda, convessa, in parte rugosa alla faccia | esterna, che è lunga centim. 9, e larga cent. 7. fi « L’incisura digastrica si vede ben distinta. fieeLa terza porzione finalmente, detta petrosa, rocca o rupe | del temporale, si presenta nella faccia esterna, la sola che è pos- | sibile osservare e descrivere, ed è rugosa e piuttosto larga. __« Le apofisi stiloidi sono rotte. “pe . « Mascellare inferiore. — Altro osso molto notevole per la I {a conformazione è senza dubbio il mascellare inferiore, che in | proporzione sì ‘presenta corto e tozzo, e con sinfisi mentoniera completa. ha _» Calle e AA ni OO, CURTIS ES CET EPTO A 4 È ‘ e "a es $, uu . Mi Ne agio è î ‘ #53 ss! RASZN » È Ù . 134 ANTONIO CARRUCCIO PP E 3-43 Il margine inferiore è lungo circa 22 centim. misurato de al l’angolo ottuso all'apice del mento, che è assai prolungato. si È, « La lunghezza massima di questa mandibola, misurata dal-- 2 l’angolo predetto dei mento al mezzo della. branca ascendente, | 1 quindi in direzione obbliqua, è di centim. 29 12. 2 « L'altezza massima misurata dall’angolo postero-inferiore, ch'è grosso ed ottuso, fino al vertice del condilo articolare, è di centim. 16. 3 «“ Condilo.— Ha una forma irregolarmente ellissoide, coll’a vù trasversale, che è il maggiore, lungo 4 cent. e 1[2, e l’antero-po- steriore lungo cent. 3. i | « Apofisi coronoide. — Ha una forma quasi triangolare, è — pochissimo sviluppata essendo lunga meno di 1 centim. s « L’incisura sigmoidea o semilunare come sì chiama nel l’uomo e negli altri mammiferi, nella testa dell’Elefante che esa-.. miniamo offre una dolce curva, con lievissima concavità all’insù, | curva che in altri mammiferi è assai più pronunciata: è 1 ga 5 centim. e 172. d « Il tavolato interno di questa mandibola presenta una pic- cola soluzione di continuità, dalla quale è facile osservare il var sto spazio diploico che lo separa dal tavolato esterno. È adunque la mascella inferiore del giovane Elefante assai spugnosa; e forse. questo largo spazio che rimane fra i due tavolati è destinato S permettere lo sviluppo e dattamento dei molari nella porzione È che rimane immersa nel corpo dell’istessa mandibola. I molari, che vi prego di osservare, sono in realtà due, ed offrono non ancora ben riunite dal cemento le rispettive lamine, anzi vi mo- stro più lamine del 2° molare sinistro tuttora disunite. È « Canale dentario inferiore. — Pare che questo si estenda È quasi per tutta la lunghezza del mascellare inferiore, dirigendosi - a cominciare da una distanza di 8 cent. circa dall’apice ment o niero - lungo la branca orizzontale della mascella. 7 L’orificio del canale è ovale, col diametro maggiore trasver lungo quasi 3 millim. - Il foro mentoniero è largo ed crei Sinfisi mentoniera. — Questa, come dissi, è completa: OSSERVAZIONI ANATOMICHE 195 però aggiungere che la saldatura fra le due metà mandibolari si estende per © centimetri, fino all’apice ch’ è molto allun- | gato. Questo offresi superiormente disposto a mo’ di doccia, e vi csi nota traccia della passata divisione delle predette due metà. . La sinfisi del mascellare inferiore dell’Elefante ha luogo assai | presto? Non ho sufficienti notizie per affermarlo. «. Conclusioni: | « La testa ossea che ho esaminata offre in più parti uno | sviluppo incompleto. - Si sa che i numerosi punti di ossificazione, | primitivi e secondari, disseminati nelle diverse ossa craniali dap- — prima membranose, sono come centri dai quali il processo di | ossificazione si avanza gradatamente per ciaschedun osso Verso la rispettiva periferia. 1 « Per questo modo di procedere dell’ istessa ossificazione è evidente che agli angoli delle ossa, come molto bene si osserva « anche in questo cranio giovanissimo, non potè avanzarsi la so- | Stanza ossea sì da ravvicinarli e farne sparire le distanze mag- | giori o minori secondo le ossa alle quali appartengono gli angoli b medesimi: gli spazi interangolari dovevano naturalmente in questo È cranio essere chiusi da membrana fibrosa, ora distrutta. « Lo spazio maggiore che osservo è quello che rimane nei . punti di congiungimento dei due parietali in dietro e nel mezzo — colle due porzioni dell’occipitale: abbiamo cioè nel nostro cranio di giovane elefante quella fontanella che in craniologia è nota | col nome di /a:rbdoidea 0 di fontanella posteriore. La distanza È fra le due porzioni occipitali in avanti, cioè all’angolo di unione $ col parietale è di 9 a 11 millimetri. \« L’altro spazio anteriore, corrispondente alla fontanella dreg- matica od anterio1e, non può esattamente precisarsi, perchè esiste una piccola mancanza d’osso per rottura del frontale sinistro. . La sutura però, formata dal parietale colle due metà del fron- | tale, è manifestissima. Il frontale è adunque ancora nettamente . diviso in due metà, per una sutura mediana. «| ‘Del pari è manifesta la sutura dell’osso nasale destro col margine anteriore del frontale dell’ istesso lato, essendo an- ma ESTESE I» LET, PRATI N a e! 6% = 136 ANTONIO CARRUCCIO dato perduto il nasale del lato sinistro, come pure ho accennato in sul principio. È « Molte sono le celle aerifere che si vedono nelle due me tà del predetto osso frontale, nel mascellare superiore destro e si- nistro, e in altre ossa cranio-facciali. Per venire a conclusioni più estese occorrerebbe disporre di altro materiale di comparazione, avere cioè crani parecchi di elefanti giovani e adulti, che in Roma presentemente ci mancano. È pr: RISULTATI BIOLOGICI È UNA ESPLORAZIONE DEL LAGO DI NEMI Di S. C. Dottor UMBERTO RIZZARDI Nella campagna romana, fra i ridenti colli Laziali, celebri negli annali della scienza e della storia, a poca distanza dal- "Albano, giace un pittoresco laghetto, circondato da alte e sco- scese rupi, detto di Nemi dal paesello omonimo, che prospetta il lago ed i dintorni, porgendo un incantevole panorama. Gen- zano, grossa borgata, siede quasi oppostamente a Nemi sulla sinistra del lago, ma non vi si rispecchia. DI lago è situato a 41° 42° - 41° 43° lat. N, 0.° 15 E. Roma, 1320 m. sul livello del mare. Misura 1850 m. in lunghezza, 1225 in larghezza e tre miglia circa di circonferenza. Sotto Genzano ha un emissario, che nascostamente va alle mole dell’Ariccia. Non gela mai; è spesso battuto dalle nebbie. Le sue profondità ‘variano da 12 a 32 m., secondo gli scandagli fattivi dal prof. Pa- vesi; 32 è la massima, riscontrata verso sud in direzione di Gen- zano. Affatto erronea è quindi la credenza che il lago di Nemi presenti in certi punti delle profondità grandissime. In uno di questi gorghi immaginari raccontasi che sia scom- parsa la nave della formosissima Diana, allorchè disperata per la morte dell'amante, ucciso dal proprio padre, tagliò i ritegni agli anelli, sè e tutto inabissando. E, giacchè parlo di leggende, dirò che un’altra curiosa è divenuta proverbiale colà. Si narra che una volta i Nemesi volessero rubare la luna e tenerla uni- camente per loro soli, perciò andarono a pescare nellago in ple- nilunio con una canestrella; pesca e ripesca, passò la notte, sparì la luna, sicchè presero nulla. I Genzanesi, quando vogliono bur- lare i Joro vicini, dicono « Ebbene sor Nemese hai fatto buona pesca sta notte? » Questo racconto si riferisce forse a qualche solennità classica e primitiva, nella quale si adorava lx luna, 0 Diana, nel suo simulacro riflesso dalle onde del lago nemese, f A bea P 138 . UMBERTO RIZZARDI ehe aveva in essa la sua dea protettrice, e dove lessi celebravan 0 grand? feste fino da tempi assai remoti (1). = Ma, troncando la digressione, rileverò piuttosto che un fatto interessantissimo sì presenta tosto alla mente di chi guarda il romantico bacino di Nemi: è la sua origine vulcanica. Per ve rità ha figura quasi circolare, come in genere î maggiori laguidi erateri di Bolsena, Bracciano e Vico; le sue acque si raccolgono entro una coppa, la cui cresta si erge sul livello del lago di , eirea 140 m., per modo che anche l'osservatore meno sagace vede in esso un piccolo cratere vulcanico, ein quel tranquillo specchio d’acqua i pacifici succedanei dei vapori, dei fuochi rabbiosi e delle lave, che altre volte si rovesciarono in fuori, spargendo il terrore nei circostanti paesi. A Sembra che la priorità nel concepire l’idea che il lago di Nemi sia derivato dalla vulcanità terrestre abbiasi ad attribui di a Giovanni Gerolamo Lapi, il quale la espresse in una lezione recitata agli Accademici Quirini il 3 settembre 41758 (2). Gli | studi recenti di Rusconi (3), di Ponzi (4), del De Rossi (5), dello Stoppani (6) e d’altri, hanno dato un’idea più esatta dei vuleani della campagna romana, in particolar modo del gruppo vulca-. nico formato dai colli Laziali. Il lago di Nemi, posto a sud-ovest di Rocca di Papa, rap- presenta, al pari dell’Albano, dell’ Ariccia, del Colonna e di simi i depressioni, un piccolo cratere ausiliario formatosi, secondo Stop- pani, durante il periodo di attività laterale, che tenne dietro alla formazione del cono interno. Attualmente occupa gran parte al eratere, meno verso nord, ossia verso il Giardino, località bassa, in cui pare sì estendessero un tempo le acque, come lo dimostra pe. i vasti depositi lacustri. Da un rilievo geologico dei dintornì di (EL Cal LI Tr Ma di nb il (1) Rivista delle tradizioni popolari italiane, pag. 33. % an” L | (2) Intorno all'origine vulcanica dei due laghi Albano e Nemorense. Giornale dei letterati, anni 1758-59. 3 (3) Corrispondenza scientifica di Roma. - e È (4) Storia dei vulcani Laziali, in vol. lì serie 4, Atti Accademia Lincei. dos Di (5) Rapporto sugli studii e scoperte paleontologichez. 3, i: (6) Geologia, vol. 3. RISULTATI BIOLOGICI DI UNA ESPLORAZ. DEL LAGO DI NEMI 159 | Roma di Domenico Locchi (scala 1:100000), posseduto dal Museo È di quest” Università pavese, potei ricavare preziose notizie sulla “natura e distribuzione dei materiali vulcanici circostanti al lago di Nemi. Tufi aerei e lave costituiscono in gran parte i fianchi e le rupi, che vengono a formare il cratere. Lave basaltine e Jeucitiche, conglomerati vulcanici diversi sono sparsi. intorno al | lago a guisa di cerchia; i paesi stessi di Nemi e di Genzano | sono sostenuti da enormi dicchi di lava, quali si rinvengono lungo la curva catena dell’Artemisio. Diffusi sono le ceneri, le scorie ed i lapilli, sciolti e debolmente cementati. In generale poi il soprasuolo di quelle vicinanze è rappresentato da uno strato di ceneri vulcaniche, a cui s'aggiunge uno strato di peperino (1), . conglomerato vulcanico con frammenti di lava basaltina e di . calcare, detto dagli antichi lapîs albanus, perchè comunissimo specialmente al lago d’Albano. Sotto la cenere fu scoperta una necropoli, con oggetti di bronzo, mucchi di carbone, vasi di fat- tura etrusca; nel peperino, che accusa un’eruzione più recente, | .si rinvennero anzi delle monete, una delle quali, scoperta a Gen- lE: zano e studiata dal De Rossi (2), è riferibile al così detto aes | grave, e porta sul dritto una bellissima testa coperta di elmo. ‘Quanto ai minerali, inelusi in queste lave, i più comuni sono i |: pirosseni, le leuciti, i granati, la nefelite, ecc.; però variano nelle $ loro proporzioni ed alcuni possono anche mancare in ragione di — tempo e di luogo, i pirosseni preponderano. Così si rinvengono N lave disseminate di pirosseni verdi, spesso di grosso volume, che 3 ; talora le rendono porfiroidi od augitofiri. Per tale caratteristica ‘si distinguono gli augitofiri di Civita Lavinia, scaturiti dal cra- SR nemese. I crateri di Nemi e d’Albano, aperti sull’ orlo del È gran cratere centrale, ne demolirono una parte, lasciando a testimonio il monte Gentile, che sorge tra loro per accennare “la primitiva continuità. Le accennate scoperte paletnologiche attestano evidentemente che l'attività dei vulcani Laziali durò fino all’ epoca del bronzo, t- a (1) Il Ponzi erede che il peperino qui sia dovuto ad una enorme cor- È: «rente riversata dal gran cono Laziale interno. I crateri di Nemi e d’Albano. csì aprirono sul fianco del colle di Rocca di Papa, pur d'origine vulcanica Se — (@) Op. cit., pag. 21. x vi { 4 CES SRI È, gu RESESLOI uh i Shi \ SUI i va — di Di ld: È af » 23 Asia: 4 ° “ 3 ) ? LI i + ; 23 p Sa iS ) 140 MMBERT!) RIZZARDI S "A od a quel periodo dell’epoca etrusca, il quale si confonde coi pri- mordî di Roma. Gli avvenimenti prodigiosi narrati. da Tito Livio (1), come risulta dagli accurati studì del De Rossi, accen- nano a vere eruzioni vulcaniche del monte Albano, che avreb- bero avuto luogo anche nel secolo VI ab Urbe condita. “@ A cagione della temuta malaria, il cratere di Nemi è quasi 3 disabitato, nè il lago è navigato se non da qualche barcaccia di pescatori; ed anche questi si ritirano, durante la notte, più in alto. È 5 all'orlo del cratere. Ma gli animali e le piante hanno superato di questo isolamento. L’interno del cratere è tutto boscoso, nelle - G rive del lago germogliano lo Scirpus lacustris, il Myriophylum. spicatum, la Lemna gibba e graziosi variopinti licheni. v Ci vivono egualmente le nostre verdi rane, in numero rag- guardevole i. pesci, molluschi, crostacei ed esseri inferiori. 9 Fra questi riconobbi anzitutto comune un cilioflagellato. È il Ceratium furca Clap. e Lachm. nella sua varietà /acu- stris Maggi (2), specie tanto discussa dal punto di vista corolo- gico; nessuno degli esemplari veduti mi ricorda l’ hirundinella, È » che dicesi sostituire il furca marino, troppe e facili a rilevarsi È r essendo le differenze. A Dei vermi nemesi Martens (3) cita la Nephelis vulgaris. È 1 Alla quale però devonsi aggiungere altri comunissimi, apparte- “P nenti alla Saenuris variegata Hoff., ch’ io trovai nella melma È 1 estratta dal fondo del lago, e classificai pa minuto esame. | microscopico. i Sulla superficie d’acqua si vedono vagare sil Gerris paludum (Hydrometra) e le note libellule dei ,generi Aeschna ed Agrion... si Abbiamo poi nel lago un acaro caratteristico che è l’Alaa sd crassipes, oltre i molluschi pizzi ovatus, Planorbis ini Ancylus fluviatilis. :300 Osservansi pure i Saciniazele o Palaemon lacustris, fre- | (1) Decadi libro 1° dec. 3° e libro 10° dec. 1°. Sa (2) Zatorno al Ceratium furca e ad una sua var., in Bollettino scient.. Pavia 1880. sca (3) Ueber einige Fische und Crustaceen der sissen Gervasser Italiens: «ET în Archiv. fur Naturges. 1897. XXIII. . Berlin, pag. 149. VAT AB | RISULTATI BIOLOGICI DI UNA ESPLORAZ. DEL LAGO DI NEMI l4l quenti nell’alta e bassa Italia, in Grecia ed altrove, non che la strana Te/phusa fiuviatilis. Questa vive principalmente sulle | spiagge, tra i sassi e le radici degli alberi; si trova spesso fuori d’acqua, ma si caccia sotto quando è agitata. È nota ab antiquo e vi porta il nome di granzo. Il granzo è odiato dai pescatori di Nemi e d'Albano, perchè dicono che mangi i latta- rini, presi nelle reti; si piglia con le mani ed infilato a dozzine su una cordicella, in guisa che non si mordano reciprocamente le forbici, si porta a vendere fino a Roma, dove figura come grancio tenero nei menus delle trattorie. Le specie di pesci, che albergano nel lago di Nemi, sono le | seguenti: Il lattarino (Afhrerina lacustris Bp.). È comune nei laghi . di Bolsena, Bracciano, Albano e Nemi; in questo però, come . nota Martens, raggiunge dimensioni considerevoli, maggiori che | negli altri laghi (1). Vien preso di buon mattino, prima della levata del sole, alla superficie e non molto discosto dalla riva. | La striscia argentea del fianco appare più evidente negli esem- | plari in spirito che nei pesci freschi, in cui tutto il corpo risplende. | | | Il barbo (Bardus pledejus Bp.). Bonaparte non lo indica del . lago di Nemi; pure vi si trova abbastanza comune, come asse- riscono Martens, che lo vide più volte nel lago, e recentemente . Pavesi. Probabilmente è lo stesso di quello del Tevere, sul quale il principe di Canino istituì il suo B. tiberinus. p La tinca (Tinca vulgaris Cuv.). Bonaparte, nell’articolo sopra l’Atherinu lacustris, la crede una specie nuova caratteri- stica di questi laghi, senza però descriverla minutamente; non è diversa dalla nostra tinca comune. | La scardafa o scardova (Scardinius erythrophthalmus Lin.). Lo squalo (Squalius cavedanus Bp.). 3 Il roviglione (Leuciscus aula Bp.). i Lo spinarello (Gasterosteus aculeatus Lin.), pesce assai in- . dustrioso, noto per il suo istinto nidificatore. i | —’(1)Se ne pesesrono di 102 millim. di lungh., 15 di larghezza e 10 di | altezza. MR: Bollettino della Società Romana per gli Studi Zoologici i 2 142 UMBERTO RIZZARDI Il capociulo o capocaciulo (Blenzius vulgaris Pol., nella sua — varietà varus Bp.).Il nome volgare deriva da «caput, » distinto — nei blenni pei cornetti o tentacoli sopraorbitali. I Inoltre, secondo dicono i pescatori, compaiono le ang uilegi (Anguilla vulgaris Flem.) nel lago di Nemi, talune di grosse di- mensioni dette capitoni; di piccole non se ne trovano. Vi furono — 4 anche immesse trote dal principe-Orsini, ma ora non se ne tro-_ vano più; morirono in principio. b Oltre queste nove specie di pesci, dice Martens che gli si parlò in Nemi di due altri,iquali trovavansi solamente quì e È non nel lago Albano, la reina ed il cefalo. L'autore fa diverse. congetture in proposito. Se non che la reina o regina è il nome della carpa (Cyprinus carpio Lin.) e nessuna meraviglia, ove fosse accertata nel lago nemese; il cefalo od è un sinonimo di cavedano, oppure si tratta di muggini (Mugi! cephatus e M. chelo Cuv.) immigrati dal mare, per mezzo degli emissarî, la qual cosa non è tutt’ affatto impossibile, com’è indubbia per le — anguille. AG Il lago di Nemi è così poco frequentato e disturbato che gli uccelli aquatici vi trovano felice soggiorno. Si notano molte anitre (Anas, Dafila, Nettion, Querquedula), fulighe (Fulica atra — L.), pollastrelle o gallinelle (Gallinuta chloropus) ecc. È Ora vengo all’oggetto precipuo di questa mia nota, cioè ss entomostraci ed alle diatomee. 2 L’illustre prof. Pavesi fu a visitare il lago di Nemi nel corni E 22 ottobre 1889, e si fermò cola tutta la giornata. Sebbene poco || fortunato pel cattivo tempo, potè fare preziose ricerche faunisti- | @ che, scandagliarne il fondo e raccogliere altri dati limnologici — sicuri, che credo opportuno di riportare. C Cielo quasi interamente coperto da nubi temporalesche, vi reno a sprazzi. Direzione del vento SSE. Lago un po’ agitato. — Limite di visibilità (ore 16.39) a 5 m.; a.lago quieto e buona , luce anche un po’ di più. Colore in mezzo VI-VIII dalla. scala. Cornu-Forel: non agitato IX. i «SR Temperatura dell’aria (ore 15) 20° sig È ” dell’acqua superficiale 19° ‘Pel : dell’acqua di fondo a 32 m., MES con. delicato termometro a pozzeito in posto, e fuori nella melma | RISULTATI BIOLOGICI DI UNA ESPLORAZ. DEL LAGO DI NEMI 143 ——— | «estratta in bidon Forel (1) della capacità di 4427.4 cent. cubi, è . di 14.° Quì mi permetto una considerazione. La temperatura di fondo a 32 metri è molto più elevata, | «2 parità di stagione, che negli altri laghi. | Cito a proposito alcune esperienze di Forel eseguite nel 1883 in varì laghi durante i mesi di settembre ed ottobre. Lago di Como a m. 0 temp. 20° 0° - a m. 30 temp. 7° 4 » di Lecco eda Z13080 in Sen 62 È ianeimovia n Oa 18 a. 30.» 697° ; » di Lucerna» 0°» 18° 1°- » 30 » 5°6 E così potrei citare moltissimi altri dati termometrici di la- ghi, a 30 metri di profondità, tutti inferiori di parecchi gradi da quella del lago di Nemi. La media temperatura dei laghi a 30 metri è di circa 7°, quella del lago di Nemi 14°. . Credo che questa temperatura più elevata si debba alla rela- ‘tiva sottigliezza della crosta craterica, od ai vapori caldi, che si spri- gionano ancora dal fondo del lago. Io non saprei spiegare altri- _ menti tale fatto. Mi pare però che trattandosi di una regione emi- . nentemente vulcanica, sia molto probabile la mia ipotesi. Entomostraci. : Il prof. Pavesi, nello stesso giorno, pescò a 5 e 10 metri di profondità, raccogliendo una buona dose di entomostraci, che | apassò a me per classificarli, mettendomwi a disposizione la più vasta bibliografia possibile. , È. Doni CLADOCERA. Gen. CERIODAPHNIA Dana. È 1. C. quadrangula LerpIiG, 1860 Naturges. der Daphn. _ pag. 175, tav. IV, fig. 30 e 35. _ Sin. - Daphnia reticulata Fischer - Daphnia rotunda «Straus. | a (1) Il bidon misurava diametro centim. 15.3, altezza centim. 23.3 TÀ 144 ì UMBERTO RIZZARDI Note. Questo piccolissimo e bel dafnide è stato, dalla magi gior parte degli autori recenti, oggetto di numerose discussioni. | Le figure date da Miiller, Jurine, Straus ecc. non permettono di — decidere se le Daphnia rotunda, reticulata e quadrangula siano tre specie distinte od una sola variabile. Io m’attengo all’opera. di Leydig, ed è conla descrizione e la figura date da quest’ au- tore che ho classificato i miei esemplari. Lungh. 0.5 mm. g' 9. Distrib. - Italia: laghi di Alserio, Annone, Endine, Iseo, Loppio, Revine - Lago (Pavesi); Cavazzo (Senna); Torbiere di Fiandra orientale (Plateau), Francia (rara), Svezia, Danimarca, | Inghilterra, Belgio (Plateav). ; Dimora. - Nelle pozzanghere, nei fossati, laghi e fiumi a. a lento corso e nei loro seni; nelle acque palustri e salmastre. . Gen. SIDA Straus. . 2. S. cristallina - O. F. MiLLER, Entomostraca etc. 1785, pag. 96, tav. XIV, fig. 1-4. LILLJEBORG: De crustaceis ete. 1853, pag. 9, tav. I, fig. | 1: D 040 i PaAvESI: Altra serie di ricerche etc. 1883, pag. 25, tav. 9. Distrib. - Italia: laghi di Mergozzo, Alserio, Avigliana, Orta,. Maggiore, Lugano, Endine, S. Croce, Garda (Pavesì), stagno a. Selva (Saccardo). È piuttosto rara a Nemi, e ne trovai femmine: lunghe 2 mm. circa. Dimora. - Nei laghi e fiumi a lento corso, comune lungo le |. rive; recentemente anche in lagune (Frische Haff) e nel mar È Baltico. ta Gen. DAPHNELLA Baird. SERRA fi 3. D. brachiura LIEvIN. - Die Branchiopoden pag. 20, tav. IV, fig3e 4. Re JURINE: Hist. des Monocles pag. 131, tav. XII, fig. 3e 4. Sars: Cladocera 1863, pag. 44, tav. XI, fig. 16-24. l PAVESI: Altra serie di ricerche, pag. 26, tav. IX. a Sin. - Monoculus brachiatus Jur. - Daphnia brachiata Sars. - Diaphanosoma brachiura Fisch. SE RISULTATI BIOLOGICI DI UNA ESPLORAZ. DEL LAGO DI NEMI l45 Distrib. - Italia: laghi di Viverone, Orta, Mergozzo, Mag- . giore, Lugano, Como, Alserio, Endine, Iseo, Garda, Albano (Pa- vesì); Norvegia e Svezia (Richard), Danimarca, Prussia, Boe- _ mia, Baviera, Francia e Svizzera (dintorni di Parigi e Ginevra), . (Edwards). , Note. - A Nemi è comunissima, tanto che nella raccolta fatta - i -dal prof. Pavesi forma quasi la totalità della pesca. Ne osservai molte allo stato adulto, di animale perfetto (maschi e femmine — lunghi 1[2 mm.) e in grande quantità anche allo stato di Nau- plius. . Dimora. - Nelle insenature dei fiumi, negli stagni, nelle la- | gune ed in laghi, sia presso le rive che in alto. de Gen. DAPHNIA O. F. Miller. | A. D. Pulex Leypic, Naturg. Dapnn. 1860, p. 117, tav. I, i fig. 1-6. PAVESI: Altra serie di ricerche, 1883, pag. 28. Sin. - Pulex arborescens aquaticus Swamm. - Monoculus pulex Jurine - Le parroquet d’ eau Geoffroy - Daphnia longi- spina e Daphnia pinnata O. F. Miller. È Distrib. - Italia: laghi di Mergozzo, Orta, Iseo, Albano (Pa- | vesî), nel Ticino a Pavia (Balsamo Crivelli), Veneto (Nardo). . Dimora. - In laghi e fiumi, ed anche in pozzanghere, stagni fangosi, peschiere, lunghi 1 mm. g' 9. _ Nota. - Trovai sciami enormi vaganti sulla superficie del- T’acqua, così da sembrare macchie rosso-ranciate, suo ordinario . colore. Io ne raccolsi moltissimi esemplari anche lungo la riva . «destra del Ticino colla nota reticella Muller, nel settembre dello scorso anno, insieme con Diaptomus castor, Cyclops coronatus ed alcuni Alaa. È 5. D. galeata SARS, Crust. Cladoc., 1862, p. 21. | P. E. MULLER: Damnarks Cladoc. 1868, pag. 117, tav. 1, fig. 6. Pavesi: Altra serie di ricerche, 1883, pag. 31, tav. IX. Lutz crede che sia un varietà della Daphnia hyalina, per- chè gli parve i aver trovato presso Berna delle AOEIIO di pas- saggio. 2 Distrib. - Italia: laghi di Como, Garda, aio; Maggiore, 146 UMBERTO RIZZARDI Viverone, Orta, Mergozzo, Varese (Pavesi); Russia (Poggenpol), È Cristiania (Sars), Francia (Guerne e Richard). Nel Nemi non è infrequente a 5 e 10 metri di profondità. Non ho osservato però che individui ii (lunghezza del apo: # 0.5 mm.). | Dimora. - In mezzo ai laghi e fiumi a varie profondita: in stagni e paludi, raramente presso le rive. 6. D. hyalina LeypIie, Nalurg. der Danno 1860, pag. 151, tav. I, fig. 8-10. RicHaRD: Cladoc. et Copep. 1888, pag. 16. Pavesi: Altra serie di ricerche, 1883, pag. 30, tav. Tx. Sinon. - D. pellucida P. E. Miiller. Distrib. - Italia: laghi di Mergozzo, Orta, Maggiore, Monate, Comabbio, Ghirla,. Lugano, Como, Annone, Endine (Pavest). È citato anche dei laghi austriaci (1ador, di Cristiania (Sars), ed in Francia (Richard). A Nemi è una specie piuttosto rara, non ne hu identi icati che pochi esemplari provenienti da 10 metri di profondità. Lungh, mm. i i[2 circa J. | Dimora. - In mezzo ai laghi e grandi stagni. Non scende mai al fondo, e predilige lo strato d’acqua da 1 a 10 metri. Gen. BosmINA, Baird. 7. B. longirostris LeyDIG, Naturges. der Daphnid. 1860. JURINE: Hist. des Monocles, 1820. P. E. MùLLER: Danmarks Cladoc., tav. II fig. 11. Distrib. - Italia: laghi di Avigliana, Candia, Viverone, Orta, ; Luyano, Monate, Varese, Alserio, Pusiano, Endine, Caldonazzo, — Lievico, Toblino, Garda, (Pavesi), Cavazzo e S. Daniele (Senna). Dimora. - In laghi e fiumi a lento corso, in stagni e tor- — biere. Trovasi a varia profondità tra 1 e 50 metri, tanto in pieno — lago come lungo le rive. . — = A Nemi è comune a 10 metri di profondità. 2A RISULTATI BIOLOGICI DI UNA ESPLORAZ. DEL LAGO DI NEMI 147 Gen. CHiporus O. F. Miilier. 8. Ch. sphaericus MiLLer, Entomostraca 1775, pag. 71, tav IX, "fig. 7,-8/9. JURINE: Hist. des Mon. 1820, pag. 157, tav. XVI, fig. 3. PLATFAU: Rech. sur les Crust. 1869, pag. 29. LIEVIN: Die Branchiop. 1848. Distrib. - Italia: lago di Garda, Ticino a Pavia (Balsamo Crivelli) Francia; Danimarca, Belgio, Russia, Siberia, Norvegia settentrionale (Guerne e Richard). Nemi lungh. 114 mm. 9. Dimora. - Nei laghi e nelle torbiere, in pozzanghere e sta- gni, solitamente a poca profondità e lungo le rive. Questo linceo fu oggetto di accurati studi e di serie consi- derazioni per parte di Jurine, relativamente alla monogenesi e dal lato embriogenico. ‘ Gen. LeeTODORA Lilljeborg. ) 9. L. hyalina LuLLJEBORG, De Crust. 1853, pag. 260, tav. ES IV, fig-4-12. | PP. E. MuLLER: Danm. Cltadoc. 1868, pag. 226. PavEeSsI: Altra serie di ricerche, 1883, pag. 37, tav. IX. Nota. - Varia assai nelle dimensioni. Mentre nei nostri laghi subalpini, specialmente nel lago Maggiore, raggiunge notevoli dimensioni (10, 12 e fino a 14 mm.): nel lago di Nemi, dove tro- vasi comunissima, tocca appena i4 mm. Presenta però l’identica | formae caratteri specifici perfettamente eguali. È quell’elegante cladocero, sul quale Weissman scrisse un volume importantis- simo, descrivendocene minutamente l’anatomia e la fisiologia È Distrib. - Italia: scoperto dal Weissman nel lago Maggiore, dove l’ha ritrovata il Pavesi nel 1879. Laghi di Viverone, 4 Orta, Mergozzo, Como, Alserio, Pusiano, Annone, Endine, Iseo, Idro, Garda e Albano (Pavestò). Altrove vive nel Baltico, nei E laghi e stagni di Norvegia, Svezia, Danimarca, Inghilterra, Rus- t, sia, Austria, Francia (laghi di Bourget e d’'Annecy). ; Dimora. - Trovasi nei laghi profondi tra 1 e 50 metri; tra 1 e 410 nei laghi poco profondi. € » KutzING: Species Algar., pag. 52. i RaBENHORST: Flora Europ. Algar., pag. 89. Distrib. - Italia: laghi di Bracciano (Lanzi), Como (Ca- | stracane), Pescarenico e Poschiavo (B. Corti), d’Arquà (De- i 17 VOR RT Mira vd 3 i): SIMANA fa . PR % i, € Cr 152 UMBERTO RIZZARDI Toni), del Piano (Bonardi), della Casera e del Pescegallo (Pero), fiume Ticino (B. Cortì). 4 8. C. pediculus, Ehr. - BRUN: Diat. des Alpes et du Futa i‘ pag. 31, tav. III, fig. 22. ; KuTZING: Species Algar., pag. 50. ‘ RABENHORST: Flora Europ. Algar., 98. Distrib. - Italia: laghi di Bracciano (Lanzi), Maggiore (Maggi), da’ Orta, d’ Idro, Delio, e del Piano (Bonard?), di Ar- — quà e di Alleghe (De-Tonò), di S. Stefano (Pero), Palù (B. Corti). Per tutta 1’ Europa (Rabenhorst), nelle acque stagnanti 53 (Brun). Nitzschiee. Gen. NITtZzscHIA, Hass. 9. N. communis, Rabenh. - BRUN: Diat. des Alpes et du: | Jura, pag. 108, tav. V, fig. 18. | a RABENHORST: Flora Europ. Atgar., pag. 159. Distrib. - Italia : laghi d’Arquà (De-Tonî), Maggiore (Maggi), dei Dossi (Pero). ; 10. N. linearîs. Ag. e W. Sm.- BRUN: Diat. des Alpes, pag. 107, tav. V. fig. 26. 1 RABENHORST: Flora Europ. Alga;, pag. 158, fig. 47. 3 Distrib. - Italia: laghi di Como (Castracane), Orta, Idro, A del Piano (Bonardî), di Varese, Pescarenico e Palù (8. Corti), d’Arquà (De-Tonî), di Publino (Pero), fiume Ticino (B. Corti). Specie assai frequente, secondo il Brun, I acque poco pro- | fonde del piano. Il. N. acicutaris, Kuetz (Nitzschiella). - BRUN: Dial. des’ È Alpes et du Jura, pag. 109, tav. V, fig. 29, Ra Distrib. - Italia: laghi d’Orta, del Più e d’Arquà (Bo- nardi), di Pescarenico (5. Corti). Abbastanza frequente nelle acque stagnanti (Brun). A Eunotiee. Gen. EPITHEMIA, Breb. 12. E. argus, Ehr. - BRUN: Diat. des Alpes, pag. 46, ta-(0 vola II, fig. 10. dI KunzING: Species Algar., pag. 3. RISULTATI BIOLOGICI DI UNA ESPLORAZ. DEL LAGO DI NEMI 158 RaBENHORST: Flora Europ. Algar., pag. 07. Distrib. - Italia : laghi di Bracciano (Lanzî), Orta ed Idro (Bonardi), delle Scale, Cornacchie, di Val Viola, delle tre | Mote, d’Arcoglio, Zancone (Pero). Secondo il Brun questa specie «è comune nelle acque del piano. a Cymbellee. Gen. CyMBELLA, Ag. 3 13. C. cymbiforme, Breb. - BRUN: Diat. des Alpes, pag. 57, Mevtav. come organo di fonazione; 2" 8 6. Sulla esistenza di due archi a che contor- nano la fossetta ovale, e fanno comunicare i due seni, destro e‘ sinistro del cuore, per mezzo di un piccolo tramite scolpito nello: — spessore del setto interauricolare ; . 400 7. Sulla presenza di due ne grosse vene pulmonari nvete di quattro, com’è la norma nei Mammiferi; | - da 8. Sulla posizione dell’uraco in rapporto alla vescica uri: naria,; Za e infine lo sviluppo dato alla desenizianio di tutti ì visceri, — fatta dai precedenti autori in maniera molto incompleta, special — { mente per riguardo all'apparecchio uro-senitale, mi pare giusti- fichino il lavoro impiegato nelle presenti ricerche sulla struto tura di un animale da altri studiato per lo innanzi. a Alla forma singolare del corpo e all» abitudini non meno: — strane dei Bradipi corrisponde, come si vede dalla precedente descrizione, « une structure vraiment hétéroclite » (a dire de sì Aes vadat ione " ” NOTIZIE ANATOMICHE SUL BRADYPUS TRIDACTYLUS L. 167 ( uvier) où Za nature semble avoîr voulu s'amuser a produire quetque chose d' imparfait et de grotesque ». Essi dell’ ordine, cui appartengono, non conservano che pochi caratteri, fra cui prineipalissimi quello negativo, d’onde i Maldentati hanno preso la loro denominazione, le dita unguicolate e la lentezza nei mo- vimenti spinta ad un grado eccessivo. Nello straordinario svi - luppo degli arti anteriori rispetto ai posteriori, nella organizza. zione interna, sopratutto per quanto si riferisce agli apparecchi respiratorio e digerente, si osservano pui tali e tante particola- rità, anzi deviazioni dal tipo normale, che, volendo delineare con ‘una frase appropriata la struttura del corpo del Bradipo, non ‘sarebbe arrischiato il dire che: esso rassomiglia ad un mosaico, ì frammenti del quale rappresentano organi tolti da animali d’or- diui differenti. Gli arti, per la loro lunghezza e per la direzione indietro delle cavità cotiloidee, pare che i Bradipi li abbiano presi in prestito dai Gibboni; la trachea dagli Uccelli; il tubo digerente «dai Ruminanti per lo stomaco quadricavo, e dai Carnivori pel corto intestino posteriore. La lentezza dei movimenti e la formazione «di reti mirabili (che sono una spiegazione di essa), in corrispon- ‘denza delle articolazioni, ci ricordano il Lemur tardigradus L.; ‘ed a questo proposito non è a dimenticare come per altri carat- teri, specialmente esteriori, i Bradipi per parecchio tempo furono ‘erroneamente ritenuti un genere dei Primati. In base alla conoscenza della struttura anatomica, possiamo stabilire delle analogie tra i Bradipi e la classe Aves. La spi- ‘rale, che descrive la trachea prima della biforcazione bronchiale, ci ricorda la disposizione presso a poco identica della trachea «di certe Ardee, la quale, innanzi di giungere ai polmoni, si ri- piega varie volte su sè stessa. Altra particolarità, che avvicina il Bradipo agli Uccelli, è l’analoga maniera, onde terminano gli apparecchi digerente ed uro-genitale. | Coi Rettili non esistono tutte quelle analogie, che si riscon- .trano in altri Sdentati, come ad es. nell’Armadillo (1) e nel For- È (1) Fry Epw. — On the Relation of the Edentata to the Reptiles, espe- cially of the Armadillos to the Tort»vises. Proceed. Zool. Soc. London. XIV. 1846. p. 72-78. La gl ar RIA tt» ea aere 3 Dar PES. 3 ; do eat: TIR: + 3 RITIRO PARE - digit 168 | MARIO CONDORELLI FRANCAVIGLIA michiere (2); ima la grande mobilità della colonna vertebra O, che permette ai Bradipi una stranezza di atteggiamenti, impos s- sibili negli altri Mammiferi, ci ricorda le vertebre procele dei Serpenti. E tale appunto è nel gaia la forma dei corpi delle vertebre dorsali e lombari. h LETTERATURA. ‘Oltre le pubblicazioni, citate nel corpo del lavoro, ho con- sultato molte opere di Zoologia e di Anatomia Comparata, non ehe.un grande numero di monografie e di opuscoli speciali, rife- rentisi alla sistematica e all’anatomia del genere Bradypus: l. ALESANDRINI A. — Annotazioni anatomiche intorno un Bradipo tridattilo « Bradypus tridactylus Linnei ». Memorie dell’Ac-. cademia delle Scienze dell'Istituto di Bologna, Bologna, 1851, : Tomo HI, pag. 363-374. « 2. Idem. Annotazioni anatomiche sul Formichiere didattilo. « Mirime — cophaga didactyla L. » Ibid. p. 433-450. p 3. BaeR C. E. — Beitrag zur Keuntniss vom Bau des dreizehigen Faulthieres-Meckel's deutsch. Arch. f. Physiol Bd. 8 1005 * p. 354-369. 4. BerL Taom. = Observations on the neck of the three-toed Sloth, Bradypus tridactylus L.- Transact. Zool. Soc. London. I. 18001 > p. 113-116. 5. BLaisviLLe H. D. de. — Recherches sur l’ancienneté des Eden 6a a la surface de la terre (Extrait). - Ann. Science. natur. pi; sati i Zool. Tom. 11. 1839. p. 113-122. . î 6. ldem. Note sur le vertèbres cervicales de VAi Bre trida | ctylus L.) - Compt. rend. Acad. Se. Paris. Tom. 9.. 1839. 257-269. 7. Idem. Ostèographie ou description comparée du squelette 5 du systeme dentaire des Mammifères récents et fossiles (avec Atla so de 325 planches) Paris 1839-1854. e" 8. Breum A. E. — Merveilles de la Nature. L’Homme et les 4 ni- maux - Le Mammiféres. Paris p. 246-254. si - (2) ALESSANDRINI À. — Anpotazioni anatomiche sul Formichiere did: a da tilo « Myrmecophaga didactyla L.» — Memorie dell’Accademia delle Scien, se dell'Istituto di Bologna, Bolognu, 1851, Tomo 06 p. 450. ; È Pi 11. 12. 21. 122. 23. BIT ne) | ° NOTIZIE ANATOM!CHE SUL BRADYBUS TRIDACTYLUS L. 169 9. Brant. — Dissertatio zoologica inauguralis de Tardigradis, 1828. 10. BuckLanD W. — Sur le Bradypus tridactylus. - L' Institut, I. 1833. N. l. p. 5. BurFron e DauBENTON. — Storia naturale generale e particolare colla descrizione del gabinetto del Re. - Trasportata dal francese. Milano 1772. Tomo XXVI p. 57-77. CHENU. — Encyclopedie d’ Hstoire Maturelle - FRRSIERIIRE, Ru- minants., Édentés, ecc. Paris, p. 216-223. CÒÙauveau A. ET ArLoING S. — Traité d’Anatomie Connie des Animaux domestiqves, Paris 1890. . Cuvier F. — Le dents des Mammifères, Paris, 1825. . Cuvier G. — Legons d’Anatomie Comparée, Paris, 1835-1846. . Fry Epw. — On the Relation of the Edentata to the Reptiles, especially of the Armadillos to the Tortoises. - Proceed. Zool. Soc London. XIV. 1846. p. 72-78. . GarmaRD P. — Note sur le Paresseux ai dos bralé ; (Eradygus tridactylus). - Journ. de Phys. Tom. 94. 1822. p. 389-391. . Gray I. E. — On the genus Bradypus of Linnaeus. - Proceed. Zool. Soc. London XVII. 1849. p. 65-73. . GuLLiver G. — On the blood-corpuscles of Bradypus didactylus.. - Proceed. Zool. Soc. London. XII. 1844. p. 95-96. . Hoeven J. van der. — iet trommelvlies van den Bradypus tri- dactylus van buiten bol. - Bijdr. tot. de Natuurk. Wetensch. DI 5. H1.-1830-p. 93-94. HyrTL J. — Vergleichend-anatomische Untersuchungen uber das innere Gehòsorgan des Menschen und der Saugethiere. Prag. 1845 fol. Idem. — Beitrige zur vergleichenden Angiologie. Das Arterielle Gefassystem der Edentaten. Wien 1849. Fol (19 pag.). Leipy J. — Remarks upon the anatomy of the aldominal viscera of the Sloth, Bradypus tridactylus L.- Proceed. Acad. Nat. Se. Philad. Vol. 3. 1846. p. 72-74. . MeckeL J. Fr. — Beitrag zur Anatomie des Ai. - Beitrigen zur vergleichenden Anatomie. Zweiter Bd. 1811. p. 124-132. . Owen R. — Odontography, London 1840-1845. Vol. I. p. 327. i Idem. — On the Anatomy of Vertebrates (t. III Mammals), Lon- don, 1866. . Idem. — Zoological Summary of the extinct and living animals of the order Edentata. - Edinb. new. Phil. Journ. Vol. 35. 1843. p. 353-361. 2 . PERRIER R. — Él6ments d’Anatomie Comparége, Paris 1893. î er Sud x ut vi Pan RE la à © N tr so Wo dp reggio 170 MARIO CONDORELLI FRANCAVIGLIA "357 + SC 29. RapP W. von. — Anatomische Untersuchungen uber ne taten, Tilbingen, 1843. 30. SoLeeR. — Zur Anatomie der Faulthiere. Morpho!. Jahrb. + t. 1876. 831. THomes CH. — Traitè d’Anatomie dentaire et Comparé» (tre dui! de l’anglais par L. Cruet). — Paris, 1880. : | 32. TeMMINcK C. J. — Sur le genre Bradypus et description DE espèce encore peu connue.- Ann. génér. Sc. Phys. Tom. 6. 182 p. 204-218. cd 33. TurneR H. N.— On the arrangement of the Edentate Mammali: a - Proceed. Zool. Soc. London. XIX. 1851. p. 205-221. 34. Voer C. ET Yuna E. — Traité d’Anatomie Com parée Pratt e. Paris, 1894. i 35. WaGLER J. — Mittheilungen ùber die Arten der ii; Bra - dypus - Jsis. 1831, p. 604-612. ; 36. WAGNER A. — Bemerkungen ilber den dermaligen Stand unsr Kenntniss der Faulthier-Arten - Bull. Akad. Miinchen. 18 0. p. 241-247. 249-255. È 37. WATERTON. — Ucber das Faulthier - Fros: Not. Bd. 12, N. 56 1825, p. 209-212. > 38. WiepEMANN C. R. W. — Ueber die Verdaungswerkzeuge È: Aî, nebst einigen Bemerkungen iber das Wiederkàuen - Wiede- mann's. Arch. f. Zool. u. Zoot. Bd. 1. St. I. 1800, p 141. 150. 3 Dottor MT. Condocelli = Notizie anatomiche ecc...... Tav... LIMITI REFILL LIE ITTICA DÌ. G. Alessanduu dd. rit e epico Issa OA i x i - Lode ZIE pe NOTIZIE ANATOMICHE SUL BRADYPUS TRIDACTYLUS L. |7l Spiegazione della Tavola |. Fic. 1. — Teschio (1{2 della grand. nat.) mancante della man- . dibola: fa vedere le quattro paia di denti superiori. Fic. 2. — Mandibola (12 della grand. nat.) fa vedere le cor- rispondenti quattro paia di denti inferiori. Fic. 3. — Stomaco lobato (115 della grand. nat.) veduto dalla | sua faccia inferiore (anteriore rispetto all’uomo): e esofago - d duo- | «deno - cc cieco cardiaco. ‘ Fic. 4. — Stomaco lobato (1[5 della grand. nat.) veduto dalla sua faccia superiore (posteriore rispetto all'uomo): e esofago - d duo- deno - ac apertura cardiaca - ap apertura pilorica - cc cieco cardiaco. CU, _ ti , Fic. 5. — Fegato (13 della grand. nat.) veduto dalla sua faccia anteriore : /d lobo destro - ?s lobo sinistro - sp legamento sospen- sorio - /f lobo fusiforme. Fic. 6. — Fegato (1]3 della grand. nat.) veduto dalla sua faccia posteriore: /d lobo destro - /s lobo sinistro - Za lobo auricolare - If lobo fusiforme - è incisura longitudinale - è incisura trasversale - ti terza incisura limitante il lobo auricolare. Fic. 7. — Milza (172 della grand. nat.). | Fia. 8. — Apparecchio uro-genitale (1]2 della grand. nat.) visto dalla sua faccia inferiore : rd rene destro - rs rene sinistro - ud uretere destro - ws uretere sinistro - v vescica - lvo legamento vescico om- belicale mediano - s solco longitudinale della parete anteriore della | vescica - cd capsula surrenale destra - cs capsula surrenale sinistra _ — aa aorta addominale - ard arteria renale destra - ars arteria re- nale sinistra - asd arteria surrenale destra - ass arteria surrenale si- nistra - td testicolo destro - fs testicolo sinistro - ltd legamento te- sticolare destro - /ts legamento testicolare sinistro - cd canale de- | ferente sinistro avvolto da uno strato di tessuto connettivo - p pene | aperto anteriormente per far vedere il canale uretrale - o orifizio | esterno dell’uretra - 9p ghiandole prepuziali - cg caput gallinaginis mostrante i due sbocchi dei condotti ejaculatori e ai lati i numerosi -condottini escretori della prostrata. 23 PALIO pe DE ” LE OSSERVAZIONI ORNITOLOGICHE PER LA PROVINCIA DI ROMA Comunicazione alla Società Romana per gli Studi Zoologici del march. dott. GIUSEPPE LEPRI Ai primi di luglio del corrente anno, in piazza del Pantheon, È veniva posto in vendita un grosso falco vivente. Imbattutomi a passare di lì, dapprima non ne feci caso, credendolo un giovane Falco peregrinus; ma osservandolo più attentamente, riconobbi essere invece una femmina giovane di Lanario, (Gennaia Feldeggi (Schleg.) e lo acquistai per la mia raccolta. Questo Falco è ra- rissimo nella nostra penisola ove è stato catturato pochissime volte (1), non però nella Sicilia: risulta infatti dal resoconto del- l'inchiesta ornitologica che esso è sedentario e nidificante nel distretto di Siracusa (2). L’individuo, che vi presento, nel colo- rito generale e nelle dimensioni, assomiglia moltissimo alle fem- | mine giovani del Fa/co peregrinus, ma se ne distingue princi- palmente per i seguenti ben marcati caratteri: Anzitutto la larga macchia bianco-rugginosa, che si osserva su parte del collo e sulla nuca, manca o è molto ridotta nel F. peregrinus; inoltre i baffi nel nostro individuo sono corti e strettissimi, sono invece lunghi e larghi nel Falcone. Finalmente il dito medio ci si pre- senta molto più corto che nel F. peregrinus, mentre in questa. | specie raggiunge i 3 centimetri, o quasi, non compresa l’ unghia. nel Lanario, arriva, circa a 4, parimenti non compresa l'unghia È È questo carattere appunto che ha determinato alcuni ornitologi moderni a separare il Lanario dai Falconi, propriamente detti, È e a riunirlo ai Sacri, nel genere Gennaia. Ma ciò che rende più interessate la cattura dell” individuo” ] che vi ho presentato è l’essere stato esso, colto sul nido nelle | macchie di Monterotondo. Ciò avvenne ai primi di maggio: esso (1) GicuioLi: Avifauna italica pag. 250. (2) Resoconto dell'inchiesta ornitologica, Vol. 1°, pag. 403. EE z VII | OSSERVAZIONI ORNITOLOGICHE PER LA PROVINCIA DI ROMA 173 ha dunque circa due mesi di età. Tale nidificazione non era mai | stata, sino ad ora, accertata in Italia, eccettuatane, come ho detto la Sicilia. Debbo però aggiungere che il prof. Giglioli nella sua . Avifauna italica, parlando del Lanario dice « Non sarei davvero | sorpreso che si trovasse che anche nell’Agro Romano, la Gen- — naia Fedeggi nidifica ». La supposizione dell’illustre ornitologo si si è dunque verificata. Il prof. Carruccio, Direttore del nostro Museo Zoologico, ha potuto in questi ultimi anni introdurre nella Collezione Fauni- stica Romana, da lui instituita, due belli esemplari di Gennaia Feldeggi, uno g° adulto gli fu ceduto in dono dal sig. Domenico Ambrogetti di Roma, il 16 marzo 1885, e fu ucciso presso al Torrino, fuori porta S. Paolo (1). L’altro l’acquistò in Roma l’istesso professore nel novembre del 1890, e fu ucciso fuori porta Butero: entrambi gli esemplari fanno parte della ricca Collezione Ornitologica della nostra provincia che conservasi nella Uni- versità. Vi presento in secondo luogo un caso di ibridismo fra la — Fringilla coelebs e la Fringilla montifringilta. Si tratta di un maschio adulto, catturato presso Veroli (circondario di Frosinone) ‘il 15 ottobre scorso, dal sacerdote D. Francesco Dagianti che gentilmente me lo donò. Or sono tre anni il nostro presidente, prof. Carruccio, presentava a questa società altri due ibridi pure | di F. coelebs e di F. montifringilla, maschio e femmina, cat- | turati sul paretaio dei M.si Sacchetti, sui Monti Parioli, quasi (1) Di questo primo esemplare della specie, che non era prima ra} | presentata nel Museo Universitario, il prof. Carruecio ha dato notizia nel 1888 in una sua pubblicazione nel giornale Lo Spallanzani, fase. VII è VII, anno XXVI, intitolata: Specie animali della provincia di Roma esi- | Stenti nella nuova Collezione - Parte I. MammireRI E UccELLI. ‘Bolle:tino della Società Romana per gli Studi Zoolugici i 12 Ù) da bi I ty scio ® PI ta ni "= . hO, Parsi par. Rug vi #1 i = 2 aaa FED Da pa . > I toh x ata DE de < "24 di DR Ma Sep AR RO VIA O i | 204 Ma ultra) E, 184 GIULIO ALESSANDRINI APPARATO RIPRODUTTORE Le ovaia pari sono ovoidali, piuttosto piccole e misurano 8 mill. di lunghezza per 3 1[2 di larghezza situate nella cavità addominale e involte dal bordo anteriore del legamento largo, direi quasi chs ripo- sano nello spazio compreso fra l’origine delle corna uterine ed il corpo dell’utero, al quale sono attaccate per mezzo di un sottile cor- done di fibre muscolari (legamento dell’ovaia). Offrono un colorito biancastro. La loro superficie è liscia, ma nel mezzo ci presentano una leggera scissura =he ricorda l’ ilo del rene e che da attacco al padiglione delle trombe falloppiane. Queste sono rappresen- tate da due sottili canali flessuosi situati nella lamina anteriore del legamento largo. Essi sboccano nella cavità peritoneale da una parte vicino alla scissura dell’ovaia per mezzo di uno sfrangiamento (padi- glione della tromba) e dall’altra parte vanno a terminare nel cul di sacco delle corna uterine per mezzo di una piccola aper- tura situata su di un tubercolo duro. L’utero è situato nella piccola pelvi fra il retto e la vescica in avanti della vagina e dietro le circumvoluzioni intestinali. Leggermente appiattito dal disopra al disotto ci presenta una parte posteriore più stretta (collo) ed una anteriore (corpo). Il corpo alla sua volta nella porzione anteriore si divide in due corna ineguali fra loro. Il sinistro è infatti più grande del destro. Queste corna ci si mostrano molto tortuose e dopo un breve cammino vanno a terminare in un cul di sacco dove si trovano gli sbocchi degli ovidutti. | Il corpo dell’utero corrisponde superiormente al retto e late- — ralmente ed inferiormeete colle circumvoluzioni intestinali ed in parte anche colla vescica. Posteriormente si continua colla va- gina: nella quale il suo collo sporge alquanto veuendo così a. costituire il muso di tinca. Quivi la mucosa utero-vaginale pre- senta delle profonde e robuste pieghe trasversali che danno al- l'apertura l'aspetto di un fiore raggiato. | Ricca di pliche longitudinali la parete interna dell’utero ci si presenta composta di tre strati: l’esterno sieroso: il medio NOTIZIE ANATOMICHE DEL TRAGULUS MEMINNA ERXL. 185 muscolare, ricco di fibre circolari, longitudinali ed oblique e l’in- terno mucoso ricchissimo di vasi e nervi. È fissato alle pareti addominali per mezzo dei legamenti larghi che dai lati della escavazione pelvica discendono verso l’utero per inserirsi col loro bordo inferiore sui lati e sulla faccia superiore del corpo uterino e sui margini anteriori delle corna. Servono anche come mezzi di fissazione le aderenze che contrae colla vescica e la sua inserzione all'estremità anteriore della vagina. La lunghezza massima dell’utero dal fondo al muso di tinca è di cent. 3 1[2 e la larghezza di 13 millimetri. La vagina è un canale membranoso che segue l’utero e va a terminare all’ indietro coll’apertura vulvare. Sta in rapporto in alto col retto, in basso colla vescica e lateralmente colle pa- reti del bacino. Internamente è ricca di ripiegature longitudinali ed in avanti al fondo cioè del canale si nota la sporgenza del collo uterino, cioè il muso di tinca. Ci presenta anch’essa una membrana mucosa che sì con- tinua con quella della vulva e dell'utero, ed una esterna mu- scolare. La lunghezza completa del canale è di circa cent. 3 1[2. La vulva ci si presenta allungata verticalmente presentan- doci due labbra e due commissure. Le Jabbra all’esterno si con- tinuano colla pelle del tegumento comune e sono fornite di peli leggeri corti e setosì : internamente ci si presentano invece co- . lorite in roseo e si continuano colla mucosa che è liscia ed untuosa. La ceommissura superiore è appuntata e va a terminare in prossimità dell'ano dal quale è separata per uno spazio molto piccolo (perineo). La commissura inferiore è acuta. Nel piano inferiore della vulva a circa cent. 2 1]2 dall'apertura esterna va a sboccare l’'uretra. | Delle mammetlle abbiamo detto qualche cosa nella esposizione dei caratteri generali. Son piccole ed in numero di due. Oc- ‘cupano la regione inguinale e sono distanti 7 centimetri dall’a- pertura vulvare e fra loro poco più che 2 centimetri. » 186 GIULIO ALESSANDRINI ENCEFALO. Ho avuto la fortuna di potere estrarre e conservare perfet- tamente la massa cerebrale del Tagulus meminna Erxl. e sic- eome, per quante ricerche abbia fatto, non m'è riuscito trovare altrove una esatta descrizione del sistema nervoso centrale di questa specie, mi accingo a farl: nel modo più breve e chiaro ehe mi sarà possibile. : | L’encefalo è piriforme, allungato dall’avanti all’indietro, e lezsermente depresso dall'alto al basso. E d’un colorito bianco giallastro. Nel cervello nonsi osserva. ana manifesta divisione in lobi, eccettuata l'estremità anteriore, nella quale sono ben delimitati i lobi olfattivi di forma sub-ro- tonda e della dimensione di una piccola lenticchia. A prima vista si nota li sua semplicità. Esso infatti non presenta vere circonvoluzioni, ma soltanto qualche solco poco profondo divide la massi cerebrale. È quindi molto dissimile da quello degli altri Ruminaati, e varia anche in parte da quello degli esemplari di altre specie della famiglia Tragulidae, a mia convscenza state descritte ed illustrate (1). L’encefalo del Tragulus, da we studiato, dall’apice dei lobi . olfattivi al termine del lobo medio del cervelletto ci offre una lunghezza di 53 millimetri per una larghezza massima di mm. 93. La lunghezza del cervello da solo è di mm. 37. Il peso di tutta la massa cerebrale è di erammi 192. ced Una scissura interemisferica, che per la metà anteriore scende sino alla superficie inferiore del cervello e per la metà poste- riore va solo ad una certa profondità (3 mm.), delimita nettamente | i due emisferi. (1) Vedi Gervais Paut. - Histoire naturelle des Mammifères, 1855, vol. 2, pag. 221. ‘3 DaRESTE CamitLe. - Memovires sur los circonvolutions du cerveau chez si les Mammiféres. (Annales des sciences naturelles, 4.* série, Zoclogie, t. I e E HI. tav. ll, fig. 4,5, 6. È RI MiLne Epwarps ALpHonse. - Recherches sur la famille des. chevro- "a îains. (Annales des sciences naturelles 5.* série, Zoclogie, tom. II, tav. 6,@ fig. 2). ; z e e. rr ii sli mn NOTIZIE ANATOMICHE DEL TRAGULUS MEMINNA ERXL. 187 In ognuno di questi possiamo considerare dei solchi più 0 meno estesi e profondi i quali delimitano delle zone cerebrali che accennano a delle circonvoluzioni, e che dalle figure, che ho riprodotto io stesso, potrete facilmente vedere. Nella faccia superiore vediamo che un primo solco parte dalla scissura mediana (inter-emisferica) a 16 mm. dall’apice del lobo olfattivo, e divergendo all’infuori va a terminare alla metà «circa del bordo posteriore del cervello, limitando in tal modo una zona cerebrale a forma di un triangolo molto allungato col suo apice rivolto in avanti. Il secondo solco, a forma di Y, comincia a manifestarsi nella porzione anteriore del cervello a 14 mm. dall’apice del lobo olfat- tivo e a 4 mm. dalla scissura inter-emisferica e si porta all’esterno e posteriormente ove termina biforcato. La sua massima lun- ghezza è di circa 2 centimetri. I due solchi suddescritti comprendono una zona cerebrale ‘allungata nel senso antero-posteriore della lunghezza di 20 mm. circa per una larghezza anteriore di millim. 4 e posteriore di circa 8 millim. In avanti si osservano altri due piccoli solchi lunghi presso a poco 4 mm. dei quali l’uno è quasi perpendicolare al secondo già descritto e l’altro alla scissura inter-emisferica. Entrambi di- .vidono questa porzione anteriore e superiore del cervello in 8 piccole zone che potrebbero rappresentare altrettante circonvo- luzioni frontali. È Finalmente un quinto solco ondulato si osserva lungo il margine laterale esterno del cervello. Esso è assai lungo e si estende dal margine posteriore esterno di esso cervello fino al- l’inserzione del lobo olfattivo, un poco prima del quale s'incontra coll’estremità esterna del quarto solco. Nella faccia inferiore, come accenno della scissura di Silvio, non riscontriamo ‘altro che una leggera impressione, la quale partendo da presso il chiasma dei nervi ottici si porta obliqua- mente avanti al terzo anteriore del 5° solco. In questa stessa faccia è rimarchevole la scissura inter-emi. sferica, la quale si estende solo nel tratto anteriore, cioè fino ai chiasma dei nervi ottici. Posteriormente questa scissura è attra- versata da quella impressione, che poco sopra ho deseritto come 188 GIULIO AlLESSANDRINI un accenno della scissura di Silvio. Entrambe limitano un lobo triangolare che costituisce il lobo olfattivo colla sua radice. Al margine posteriore del cervello, posteriormente e lateral- mente al chiasma dei nervi ottici, si osserva un altro solco, il quale riunito alla scissura di Silvio forma un ‘arco a _concavità superiore, nelquale arco sì comprende un grosso lobo temporale. Fra i due lobi temporali ed il chiasma dei nervi ottici notiamo molto sviluppata la giandola pituitaria od ipofisi di forma ova- lare e di un diametro longitudinale di 7 mill. per uno trasver- sale di 5 millim. In una sezione antero-posteriore condotta lungo la scissura: inter-emisferica ci si presenta la faccia interna dell’encefalo, la quale ha la forma pressochè triangolare a guisa di cappello na- poleonico. Prima cosa a notarsi nella porzione superiore è il margine interno di quella, massa cerebrale descritta come prima. circonvoluzione, la quale è arcuata a concavità inferiore e si. estende dal margine posteriore del cervello a sei millimetri circa. dall’estremità anteriore del lobo frontale. In questo punto osservasi per questo breve tratto di 6 mil- limetri pure il margine interno d’una delle pieghe descritte come circonvoluzione frontale. 3 | La concavità interna ed inferiore della prima zona cerebrale comprende il corpo calloso, il quale, leggermente arcuato, si ‘e-.. stende dal ponte di Varolio sino ad otto millimetri dall’estremità. anteriore del cervello. É lungo mm. 18, spesso mm. 1.1l gi- nocchio è molto incurvato, lo splenium piuttosto pianeggiante. . 11 setto lucido che gli sta immediatamente al disotto ha in que- sta. sezione la forma di pera con picciuolo rivolto posteriormente. ed in sopra, verso la metà del corpo calloso, là dove incontra. la colta a quattro pilastri. Al disotto di questa vediamo la ca- vità del ferzo ventricolo, lunga mm. 5 ed alta 2: all’ estremità anteriore :di questo un piccolo cordoncino biancastro rappresenta la sezione della commissura bianca anteriore. Posteriormente | a questa e limitato ‘superiormente dalla base del 3° ventricolo si vede il grosso talamo ottico, provveduto di un nucleo grigio voluminoso. E giacchè ci troviamo a descrivere la faccia interna del cer-. d vello possiamo dire anche qualche parola intorno agli organi di ‘ ,3 | NOTIZIE ANATOMICHE DEL TRAGULUS MEMINNA ERXL. 189 altre parti dell’encefalo, che si osservano in questu superficie di sezione. Manifesto è il peduncwul!um cerebelli ad pontem che si porta dal cervelletto al ponte di Varolio descrivendo una curva a concavità superiore, che abbraccia la parte interna dei corpi quadrigemelli. Si osserva pure posteriormente ed in alto l'albero della vita costituito da un tronco centrale ricurvo ad U del quale si partono molti rami secondari; vediamo anche la sezione del ponte di Varolio con i sovrapposti corpi quadrigemelli e la m2i- dolla allungata con il sovrastante quarto ventricolo. Manifesto pure è l’aquidotto di Silvio che conduce dal terzo al quarto ventricolo. Il cervelletto, di cui per incidenza abbiamo descritto l’ardor vitae, non è molto grande rispetto alla mole del cervello; e, visto alla sua faccia superiore ci si presenta di forma presso a poco romboedrica con un angolo rivolto in avanti a contatto colla scissura inter-emisferica e col posteriore sporgente sulla midolla allungata. È costituito da due piccoli lobi laterali che scendono alquanto sulla midolla allungata e da uno centrale che si prolunga più dei primi, dai quali è diviso per due leggeri solchi. In questo lobo mediano (principalmente) si osservano delle lamelle cerebellari trasversali in numero di quindici. Riguardo ai nervi cranici possiamo dire che la loro origine apparente si fa: per i nervi o/fativi dai lobi omonimi, dei quali sono una continuazione; per i nervi ottici dall’estremità postero- inferiore dei talami ottici e dai tubercoli quadrigemelli. Il terzo paio si origina dalla faccia interna dei peduncoli cerebrali sui lati dello spazio perforato posteriore; il quarto paio dall’apice della valvola del Vieussens dietro i tubercoli quadrigemelli; il quinto si origina dalla protuberanza annulare in corrispondenza dei peduncoli cerebellari medii: il sesto dal solco di separazione fra il ponte di Varolio e la midolla allungata; il settimo, l’ottavo, il nono, il decimo e l’undecimo emergono l’un dopo l’altro dai margini laterali del bulbo: finalmente il dodicesimo dalla faccia inferiore del bulbo, al margine esterno delle piramidi. Il più grande di questi nervi cranici è il trigemino; il più piccolo il trocleare. Da quanto ho sopra esposto e dalla figura che vi presento, Bollettino della Società Romana per gli Stuli Zoologici 13 190 GIULIO ALESSANDRINI della quale posso garantire l’esattezza perchè eseguita da me stesso, risaltano evidenti le differenze che esistono fra l’encefalo del Tragulus meminna da me descritto e quello di altre specie descritte da autori diversi. | Il disegno dato dal Milne Edwards differisce dal mio perchè la superficie dell’encefalo del 7ragulus stanleyanus. Gray da lui descritto è più ricca di impressivni e solchi secondari; e so- pratutto perchè nel mio pezzo anatomico il cervelletto non è ramasse sous le cerveau, qui s'avance au dessus de lui: è in- vece completamente scoperto e separato alquanto dal cervello. Suppongo però che il disegno del Milne Edwards sia stato ri- prodotto da un modello in gesso ritratto dalla cavità craniale ed a lui gentilmente fornito dal Gratiolet. Il Gervais dà anche egli la figura d’un encefalo di Cne- vrotains javanais, nella quale, se si eccettua che i solchi sono un pò più numerosi e profondi, si notano molte somiglianze colla figura riportata da me. Quello invece che per forma e dimensioni si discosta dagli altri tre, che più o meno si somigliano alquanto, è quello che raffigura in una tavola il Dareste. Il diametro trasversale è tanto lungo quanto il longitudinale, i solchi della faccia supe- riore differiscono immensamente da quelli degli altri encefali, ed il profilo e la faccia inferiore sono oltremodo diversi dal mio. E questa differenza non si spiega quando si pensa che esso ence- falo appartiene ad un Chevrotain de Java; alla stessa specie cioè di cui dà la figura il Gervais. Chè, se anche si voglia am- . mettere che appartenga ad un altra specie, non troverei la ra-. gione per cui del genere 7ragwlus tre specie, cioè il javanicus (Gervais), lo Starn/eyanus (Milne Edwards) ed il meminna (da me descritto) si debbano rassomigliare fra loro nella struttura del cervello ed un altra specie sia così dissimile. Evidentemente il disegnatore deve aver molto lavorato di fantasia. | Vol. III Fase. Ve VI. Faccia inferiore Sezione mediana autero-posteriore | Encerato pi TRAGULUS MEMINNA Erxt. »- ‘ Dott. G. ALESSANDRINI dis. CONTRIBUZIONE ALLA CONOSCENZA DEI CHILOPODI, SYMPIYLI, PAUROPODI E DIPLOPODI DELL’UMBRIA E DEL LAZIO per FILIPPO SILVESTRI (Comunicazione alla Società Romana per gli Studi Zoologici) Tra le regioni d’ Italia, la cui fauna delle classi Chilopodi, Symphyli, Pauropodi e Diplopodi è stata fin qui trascurata, sono -ertamente da annoverarsi l'Umbria ed il Lazio; di quella della prima non si aveva ancora conoscenza alcuna, di quella del Lazio, quantunque in parte nota per la collezione fatta dal dott. Bergsoe e studiata da F. Meinert (Nat. Tidsk. (3) VIII e VII) ‘per quella fatta dalla marchesa Laura Doria-Durazzo e studiata da R. Pirotta (Aun. Mus. Civ. Genova. Vol. XII) si era ben lon- tani dall’averne una cognizione se non completa, almeno alquanto «estesa. Con la pubblicazione della seguente nota io ho cercato riempire questa lacuna, e credo esserci in buona parte riuscito; poichè in essa sono enumerate ben 76 specie, delle quali 10 sono state da me descritte come nuove, e 5 varietà, delle quali 2 nuove. Nella classificazione ho seguito il Pocock (Chil. Symph. and Diplopoda from the Malay Archip. Leiden 1894) e nella nomen- clatura ho seguito in genere il Latzel (Die Myriop. Oster. - Ungar.) accettando quindi tutta ia sua sinonimia, quando me ne sono discostato ho fatto menzione dell’autore seguito. Class. CHILOPODA. Sub-class. Anamorpha. Fam. SCUTIGERIDAE. I. Scutigera coleortrata, (Linn.) — Roma, Forano, Amelia, Bevagna. Fam. LITHOBIIDAE. 2. Lithobius :(Eulithobius) fusciatus, Newport. — Syn. Cf. Pocock, Chilopoda of Liguria, Ann. Mus. Civ. Genova, Serie 2, % »i RR EE “a Rest si 7 AL TS E aa peru : ‘ si 3 Lot 24 RT, = " A o. I Ca va ho Da Si %- vi o) 7 mori - tà, da h ° $ a Esc . 192 FILIPP) SILVESTRI Cio: — vol. IX (XXIX). pag. 61. Roma, Subiaco, Bracciano, Marino, Forano, Amelia, Montecastrilli, Marmore, Colle Pezzo, Bevagna, Perugia, Isoletta (Trasimeno). 3. Lithobius (Eulitobius) imperialis, Meinert. Nat. Tidsk. (3) VIII, p. 289. - Roma (Palazzo de’ Cesari). Questa specie fu descritta da Meinert su esemplari raccolti dal dott. Bergsoe nelle ruine del Palazzo de’ Cesari, ed io ne ho trovati due individuî nella stessa località soltanto; in altre parti dei dintorni di Roma non mi è stato possibile ancora trovarne. h. Lithobius (s. str.) impressus, C. Koch. — Bevagna. 5. Lithobius (s. str.) forficatus, (Linn.) — Fiumicino, Brac- ciano, Roma, Marino, Forano, Bevagna. 6. Lithobius (s. str.) romanus, Meinert. Nat. Tidsk. (3) VIII, p. 296. - Roma. 7. Lithobius (s. str.) melanops, Newport. SOR: Cf. Pocock op. cit. p. 62. - Roma, Bracciano. 8. Lithobius (s. str.) tricuspis, Meinert. Nat. Tidsk, (3) VIII. p. 298. - Villa Chigi (Ariccia), Genazzano e Campagna di Roma (MEINERT). 9. Lithobius (s. str.) {ylopus, Latzel. — Roma, Colle Pezzo A (M. Martano). 10. Lithobius (s. str.) nodulipes, Latzel. — Porto (Roma). 11. Lithobius (Hemilithobius) borealîs. Meinert. — Roma. 12. Lithobius (Archilitholius) calcaratus, C. Koch. — Fiu- 36 micino, Amelia, Colle Pezzo; Bevagna. 13. Lithobius (Archilitholius) mutabilis, L. Koch. — Roma, Marino. 14. Lithobius (Archilitholius) lucifugus, L. Koch. — Bevagna. 15. Lithobius (Archbilithobius) /apidicola, Meinert. — Roma, Marino, Forano, Amelia, Marmore, Colle Pezzo. Bevagna. 16. Lifhobius (Archilithobius) castaneus, Newport. — Syn. } Cf. Pocock op. cit. p. 63. - Roma, Bracciano, Marino, Colle Pezzo, Ci Bevagna, Perugia. 17. Lithobius (Archilithobius) audax, Meinert. Nat. Tidsk. i (3), p. 334. - Genazzano, Monti Sabini (MEINERT). 18. Lithobius (Archilithobius) înfossus, Silvestri. Boll. Soc. Rom. Zool. N. I, II, III, vol. III, p. 44. - Roma (S. Agnese). 19. Lithobius (Archilithobius) digita: sp. n. — L. grati) (4 di CONTRIBUZIONE ALLA CONOSCENZA DEI CHILOPODI Ecc. 193 angustus, flavus vel rufo-flavus. Antennae breves, 21-25 artico- latae. Ocelli utrimque 3-3, in series 1-2 digesti. Coxae pedum maxillarium dentibus 4 armatae. Laminae dorsales omnes an- gulis rectis vel rotundatis. Pori coxales rotundi 2, 2, 2, 2. Pedes anales unguibus binis, infra calcaribus 0, 1, 3, 1,0 armati, ar- ticuli primi margo lateralis inermis; genitalium femineorum unguis trilobus; calcarium duo paria - Long. corp. mm. 7-9; ‘lat. mm. 0.7-1. - Hab. Bracciano. - Obs. Li’hobio aeruginoso L. Koch similis, sed longitudine antennarum, pororum coxalium ‘numero, unguibus apicalibus pedum analium distinguendus. Sub-class. Epimorpha. Fam. ScoLOPENDRIDAE. 20. Scolopendra cingulata. Latreille. — Syn. Cf. Verhoeff. Ueber einige palaearktische Chilopoden, Berl. Entom. Zeitschr. Bd. XXXVIII. 1893. Heft III, p. 324. - Amelia, Colle Roccaro (M. Martano). - Var. hispanica, Newport. - Roma, Acque albule (Tivoli), Bevagna. Per questa varietà con la sua specie io con- vengo pienamente con quanto espone Verhoeff nel lavoro qui so- pra citato; debbo solo fare osservare che i molti individui da me esaminati e riferibili alla varietà Rispanica Newport, hanno dl primo articolo dei piedi anali fornito superiormente di 3 spine, raramente di 4. | : 21. Cryptops anomalans, Newport. — Syn. Cf. Pocock op. «cit. p. 68. - Roma, Marino, Amelia. 22. Cruptops hortensis, Leach. — Roma, Bracciano, Marino, Forano, Colle Pezzo, Bevagna, Isoletta (Trasimeno), - Var. pau- .cidens Latzel. - Bracciano, Bevagna. Fam. GEOPHILIDAE. 23. Geophilus ferrugineus, C. Koch. — Fiumicino, Roma. Forano, Amelia, Montecastrilli, Colle Pezzo, Bevagna. 2. Geophiltus fiavidus, C. Koch. — Terracina, Roviano, Roma, Rocca di Papa, Amelia, Colle Pezzo, Bevagna. 25. Geophilus carpophagus, Leach. — Syn. Cf. Pocock op. «cit. p. 64. - Roma, Subiaco, Bevagna. 194 FILIPPO SILVESTRI 26. Geophilus longicornis, Leach. — Bevagna. - Var. n. tri- sulcus. - Laminae ventrales anticae trisulcatae, nempe fovea. mediana profunda et sulcis duobus longibus lateralibus notatae. - Hab. Roma, Colle Pezzo. 27. Geophilus Vinciguerrae, sp. n. — G. pallide flavus; lamina cephalica paullo longior quam latior. Antennae perlon- gae. Pedes maxillares flexi marginem frontalem vix superantes, coxis inermibus, lineis chitineis abbreviatis, ungue dente basali nullo. Laminae ventrales anticae area porosa lata in medio pro-; fundiore, area transversali infera elliptica, area transversali su- perna semicirculari notatae, coeterae sulcatae et bifoveolatae ;. lamina ventralis ultima trapezoidea. Pleurae posticae poris 6-7 instructae. Spiracula rotunda, antica sat magna, coetera parva. Pedes anales pedibus paris praecedentis multo longiores, ungue sat parvo armati. Pedum paria feminae 49-53, maris 50-51. Long. corp. mm. 30-42; lat. mm. 1.2-1.5. - Hab. Roma (S. Agnese) - Obs. G. Geophito longicorni Leach finitimus, sed antennarum: pedumque analium longitudine certe distinctus, nec non ungue- dente basali destituto et poris ventralibus. 28. Geophilus proximus, C. Koch. — Bevagna. 29. Geophlus linearis, C. Koch. — Fiumicino, Roma, Colle’ Pezzo, Bevagna, Perugia. 50. Geophilus romanus, sp. n. - G. flavus, antice brunneo- ochraceus. Lamina cephalica paullo longior quam latior. An- tennae breves. Pedes maxillares flexi marginem frontalem magno spatio non attingentes, coxis inermibus et lineis chitineis integris,. ungue dente basali nullo. Laminae ventrales anticae area media. porosa, coeterae foveolis binis notatae; lamina ventralis ultima . lata. Pleurae posticae poro utrimque uno, magno instructae.. Spiracula rotunda, antica sat magna. Pedes anales pedibus paris praecedentis longiores, ungue sat magno armati. - Pedum paria feminae 49, maris 45-47. - Long. corp. mm. 9-16; lat. mm. 0-5. - Hab. Roma (Villa Pamphyli). - Obs. G. facie Geophito lineari C. Koch similis, sed pedum paciuzo numero, poris ventralibus- et pleuralibus differt. Sl. Geophilus (Schendyla) nemorensis, (C. Koch.) — Fiumi-- cino, Roma, Subiaco, Forano, Bevagna. CONTRIBUZIONE ALLA CONOSCENZA DEI cHILOPODI Ecc. 195 32. Linotaenia acuminata, (Leach.) -- Syn. Cf. Pocock op. cit. p. 66. — Marino. 33. Linotaenia crassipes, C. Koch. — Puglia (Gualdo Cat- taneo). 34. Chaetechelyne vesuviana, (Newport) — Fiumicino, Roma, Forano, Amelia, Montecastrilli, Colle Pezzo, Bevagna. 35. Scotophilus bicarinatus, Meinert. — Genazzano, Cam- pagna di Roma (Meinert, Nat. Tidsk. (3) VII p. 42). 36. Dignathodon microcephalum, (Lucas). — Fiumicino, Roma, Amelia, Bevagna. 37. Himantarium (Stigmatogaster) gracile, Meinert. Cf. Pocock op. cit. p. 68. — Roma, Marino, Bevagna. 38. Himantarium Gabrietis. (Linn.) — Roma, Amelia, Be- vagna. 89. Himantarium rugutosum, C. Koch. — Roma, Subiaco, Marino, Amelia, Colle Pezzo. Class. SYMPHYLA. Fam. SCOLOPENDRELLIDAE. 1. Scolopendrella notacantha, Gervais. — Roma, Bevagna. 2. Scolopendrella immaculata, Newport. — Roma, Marino, Bracciano, Bevagna. Class. PAUROPODA. i Fam. PAUROPODA AGILIA. 1. Puaropus Huxieyi, Lubbock. — Roma, Bevagna. 2. Pauropus pedunculatus, Lubbock. — Bevagna. Fam. PAUROPODA TARDIGRADA. 3. Eurypauropus pocillifer, sp. n. - E. oblongus, valde con- | ‘vexus, ochraceus vel ferrugineus. Antennarum stylus latior altero . paulum brevior, in apice inter flagella duo pedicellata globulum longe pedunculatum gerens. Scuta dorsalia ‘tuberculis spissis, in medio excavatis, in seriebus dispositis ornata. Scutorum mar- gines laterales duplici serie fimbriati, fimbriis seriei superioris _ uncinatis, inferioris aculeatis, retrorsus directis; scutorum margo 196 FILIPPO SILVESTRI posterior crenulatus. Scutum dorsale 5° utrimque incisum, 6*” utrimque et in medio incisum. Pili laterales sensiles scutorum 2, 3, 5, 6 longi, scuti 4‘ breviores, claviformes. - Pedes corporis latera vix superantes, ungue tripartito, parte media validissima, partibus lateralibus tenuibus. - Long. corp. mm. 1; lat. mm. 0.3. - Hab. Bevagna. -'Obs. Eurypauropo margaritaceo, Tom. subsimilis, tuberculis vero excavatis praesertim distinguendus. Class. DIPLOPODA. Sub-class. Pselaphognatha. Fam. PoLYXENIDAF. 1. Polyrenus lagurus, (Linn.) — Roma, Forano, Bevagna. 2. Lophoproctus lucidus, (Chalande) — Syn, Polyxenus luci-. dus, Chalande Soc. Hist. Natur. 'l'oulouse, séance du 20 juin 1888, p. 1-4. - Polyxenus lucidus, Silvestri Boll. Soc. Rom. Zool. N. I, II, III, vol. III, p. 39-41. - Lophoproctus caecus, Pocock Ann. Mus. Civ. Stor. Nat. Genova, serie 2. vol. XIV(XXXIV) p. 505- 507. - Roma, Forano, Colle Pezzo, Bevagna. - Pocock descrive nel succitato lavoro il nuovo genere Lophoproctus, che comprende il Polyxenus lucidus Chalande e la nuova specie L. coecus. Il nuovo genere è certamente ben caratterizzato e va senz'altro ac- cettato, non così la specie, che a mio avviso deve essere posta ih simonimia del Polyxenus lucidus. Infatti unico carattere distin- tivo del Lophoproctus caecus dal P. lucidus, notato da Pocok, è la mancanza assoluta degli occhi; io ho osservato nuovamente e con maggior cura gli esemplari tipici del Polyxenus lucidus di Palalda (Roussillon) e quelli dell’ Umbria e dell'Agro Romano da me come tali determinati, ed ho constatato che anche in questi gli occhi mancano affatto; quindi le due specie sono da riferirsi ad una sola, al Lophoproctus lucidus (Chalande). - L’er- rore di Chalande, da me ripetuto, commesso nell’asserire che il P. lucidus era fornito di occhi, era dipeso dal considerare come tali i tubercoli piliferi, che si trovano ai lati del capo in numero di 4 e non mai di 7. - Il genere Lophoproctus Pocock resta così caratterizzato: Occhi nulli; antenne lunghe, il segmento apicale quasi lungo quanto il penultimo; gambe lunghe, unghia semplice, | / A bf e, : É CONTRIBUZIONE ALLA (CONOSCENZA DEI CHILOPODI ECC. 197 n ___—r_-r__reeeweee-r>5ECvyTy) TTI ‘non triloba. Segmenti dorsali forniti posteriormente di una sola fila di peli. = ve v° pre Sub-class. Chilognatha. Ord. Oniscomorpha. Fam. GLOMERIDAE. 3. Giomeris marginata, (Villers) — Roviano, Colle Pezzo, Bevagna. 4. Giomeris connexa, C. Koch. — Subiaco, Marino. - Var. n. paucistriata. - Segmentum secundum striis 3 transversis semper ‘signatum. - Roviano, Marino, Colle Pezzo, Bevagna. Ord. Helminthomorpha. Sub-ord. Polydesmoidea. Fam. PoLYDESMIDAE. 5. Brachydesmus superus, Latzel. — Roma, Bracciano, Ma- ‘rino, Forano, Bevagna. 6. Brachydesmus Latzelii, sp. n. — B. robustus, nitidus, rufo-flavus vel rufus. - Antennae latitudinem corporis vix supe- rantes. Scutum primum dorsale ellipticum, angulis rotundatis, _ tuberculis omnibus distinctissimis. Scuta coetera sculptura ma- | nifestissima angulis anticis parum rotundatis vel subrectis (in ‘foemina), posticis subacutis et sat productis, marginibus late- ralibus denticulatis. Mas: pedes omnes valde incrassati. Organa | copulativa iisdlem Brachydesmi proximi Latzel persimilia: pone -apicem obtusatum; dente marginali utrimque et in cavitate den- tibus duobus approximatis, pulvillum setigerum inter se haben- .—tibus, instructa. - Long. corp. mm. 15-17; lat. corp. mm. 2. - | —Hab. Roma, Bracciano, Colle Pezzo, Bevagna. - Obs. Brachy- _ desmo proximo Latz. affinis, magnitudine vero, sculptnra, nec | non antennarum brevitate distinetus. «| _ 7. Brachydesmus Vernhoeffii, sp. n. - B. gracilis et sat an- de _gustus, testaceus vel terreus. Antennae latitudine corporis paullo longiores. Scutum primum dorsale subellipticum, postice leviter Lu IIC PERO 198 FILIPPO SILVESTRI N o angulis anticis rotundatis vel subrectis (in foemina), angulis no sticis subrectis, productis, marginibus lateralibus denticulatis.. Maris pedes parum incrassati, crgana copulativa iisdem Bra- chyasmi Latzelii presimilia, sed dente marginali externo longis- simo, dentibus in cavitate longioribus. - Long. corp. nim. 10-19; lat. corp. mm. 1-6 — Hab. Subiaco. , 8. Polydesmus coltaris, C. Koch. — Subiaco, Marni At 9. Polydesmus pulcher, Silvestri. Boll. Soc. Rom. Zool. N. I, II, III, vol. III, p. 43. - Subiaco, Marino, Bevagna. = 10. Polydesmus dispar, Silvestri. Boll. Soc. Rom. Zool. N. I, II, III, vol. III, p. 43. - Roma (Villa Pamphili). & A 11. Polydesmus asthenestatus, Pocock. Ann. Mus. Civ. Ge- nova, serie 2, vol. XIV (XXXIV) pag. 510. - Subiaco. 12. Strongylosoma italicum, Latzel. — Roma, Subiaco, Brac—. ciano, Marino, Forano, Montecastrilli, Colle Pezzo, Bevagna, Isoletta, (Trasimeno). Sub-ord. Chordeumoidea. Fam. CHORDEUMIDAE. 13. Atractosoma camaldolense, Silvestri. Boll. Soc. Rom. 5 Zool. N. I, II, III, vol. II, p. 42. - Marino. 14. Atractosoma mevaniense, sp. n. — A. sat robustum, depressum, postice praesertim attenuatum, flavo-brunneum, dorso - seriebus duabus macularum fuscarum supra et ad Jatera ornato, | in medio sulcato lineaque fusca signato, ventre pedibusque pal- — lidis. Antennae latitudine corporis longiores. Oculi manifesti, triangulares, seriebus ocellorum septenis longitudinalibus, ocelli 27. Scuta dorsalia lateribus carinatim parum. productis, carinis. margine rotundato, setis duabus parum remotis instruetis; seta-- rum par tertium a medio dorso sat procul situm. Setae longae,. rigidae, albae. Mas: frons impressa, pedum paria 48, pedes pa- ris 3, 4, 3, 6, 7 incrassati, articulo ultimo infra pulvinato. Pedum. copulativorum par anterius columnis duabus, processu singulo- -G ensiformi interne armatis, in apice acuminatis etab appendicibus _ arcuatis ad basim orientibus circumdatis, instructum; par poste- — rius lamina concava postice trianguliformi utrimque incisa, la- teribus internis processu singulo conico auctis. Foemina. ignota. * CONTRIBUZIONE ALLA CONOSCENZA DEI CHILOPODI Ecc. 199 - Long. corp. mm. 15, lat. corp. mm. 16.- Hab. Bevagna. - Obs. Atraclosamati camaldolensi et A. Canestrinii finitimus, sed carinis parum productis, forma pedum copulativorum distin- guendus. 15. Craspedosoma intermedium, sp. n. -— C. robustum, po- stice magis quam antice angustatum, hirsutum, rufo-brunneum, lateribus flavo maculatis, pedibus rufescentibus. Oculi manifesti, triangulares, seriebus ocellorum septenis longitudinalibus, ocel- lorum numerus 21. Antennae latitudine corporis duplo longiores. . Scuta dorsalia in medio longitudinaliter manifeste sulcata, gra- nulis senis setigeris aucta; setae longae, rigidae, fragiles, albae. Pedum paria foeminae 49, maris 48; pedes longi et tenues. Mas: pedes paris 3, 4 incrassati, glabri, nitidi, articulo ultimo brevi, percrasso, paris 5. 6, 7 incrassati, articulo primo setis nonnullis infra praedito, articulo ultimo longo. attenuato. Pedes copulativi succinei, fere omnimo obtecti; par anterius laminis duabus latis, externis, parum arcuatis, in apice oblique truncatis, parte interna superiori pilis armata et processu claviformi praeditis, instru- ctum; ad basim duobus frustulis, a lamina obtectis, arcuatis, quorum alter in apice bilobus. Par posterius apicibus forcipes simulantibus, in cavitate setis longis instructis, ad basim duobus flagellis longis. Pedum paria ambo segmenti octavi sub apice interno articuli primi processu sat magno aucta. - Long. corporis mm. 12-17; lat. corp. mm. 1.2-1.6. - Hab. Subiaco. - Obs. Cra- spedosomati mutabili Latzel similis, forma vero pedum copula- tivorum et pedum paris 3, 4, 5, 6. 7 distinctus. | 16. Craspedosoma pulchellum, sp. n. — C. subgracile, an- tice postieeque angustatum, hirsutum, rufo-flavum, ventre pedi- busque pallidis vel rufescentibus. Oculi manifesti, triangulares, ocellis utrimque 16 in seriebus 6 dispositis. Antennae latitudine corporis fere duplo longiores. Scuta dorsalia in medio sulco ma- nifesto longitudinali exarata, granulis senis setigeris haud ma- gnis. Pedum paria foeminae 50, maris 48. Mas: pedes paris 3, 4 incrassati, subglabri, articulo ultimo infra setoso, paris 5 articulo secundo processu coniformi armato. Organa copulativa: par an- terius cardinibus duobus arcuatis inter sese a lamina hyalina | coniunctis interne pulvillum gerentibus constat, par posterius brachiis duobus, arcuatis, in apice bilobis processum, magnum, PEA OZ TEN -” = AO È e S29 200 FILIPPO SILVESTRI ; va È coniformem, internum complectentibus. Pedum paria ambo seg- 7 menti octavi margine interno articuli primi processu laminari, in parte superiore dentato, aucta. - Long. corp. mm. 8-10; lat. corp. 1-1.02. - Hab. Roma (Pietralata). 17. Craspedosoma hispidulum, sp. n. — C. sat gracile, atte- nuatum, hirsutum, subfuscum, pedibus rufescentibus. Oculi sub- -3 triangulares, seriebus ocellorum septenis longitudinalibus, quorum — numerus utrimque 16. Antennae latitudine corporis longiores. Scuta dorsalia in medio sulco tenui exarata, granis senis seti- È: geris instructa. Mas: pedum paria 48; pedes paris 3, 4 incrassati, _ articulo secundo processu laterali externo armato, paris 5, 6, 7 Ì incrassati. Organa copulativa manifesta, parte anteriori ad ba-. î sim incrassata, apice attenuato et arcuato, parte posteriori la- mina basilari appendicibus duobus arcuatis, dente laterali externo — armatis, apice setigero, processibas duobus internis conicis et duobus externis obtusis instructa. Pedum paria ambo segmenti octavi perlonga, attenuata, articulo primo processu sat magno aucto, articulo ultimo maximo, pertenui, pedum par primum segmenti noni perlongum, attenuatum. - Long. corp. mm. 9: lat. corp. mm. 1.02. - Hab. Roma (Bosco Madama), Roviano. | Sub-ord. Callipoidea. Fam. CALLIPODIDAE. 18. Callipus foetidissimus, (Savi). — Syn. Iulus foetidissi- o. mus, Savi, Opusc. Scient. Bologna, 1II, pp. 52 - 64 (1819) e Mem. — n Scient. Pisa, 1828 pp. 83-102. - Platops Hardwickii, Newport, — Ann. Nat. Hist. XIII, p. 267 (1844). - Lysiopetalum foetidissi- mum, Berlese, Acari, Myr. etc. fasc. 12 tav. VI, fig. 11, 12, 13. Callipus foetidissimus, Pocock, op. cit. p. 513. - Non Syn. Lysio- | petalum foetidissimum, Berlese, Acari, Myr. etc. fase. II, n. 7. - Roma, Marino, Amelia. : È 19. Callipus Vinciguerrae (Silvestri). — ; Sa Lysi Vinciguerrae, Silvestri, Boll. Soc. Rom. Zool. N. I, II, IIL pat III, p. 42. - Marino, Rocca di Papa, Bevagna. ce € CONTRIBUZIONE ALLA CONOSCENZA DEl CRILOPODI ECC, 01 Sub-ord. Juloidea. Fam. JULIDAE. 20. Blaniulus pulchetlus, C. Koch. — Syn. Cf. v. Porat, Nya Bidrag Till. Skandin. Myr. in Entom. Tidsk. Stockolm 1889 (estr.) p. 31. - Roma, Bevagna. %. Blaniulus guttulatus (Bosc.). — Forano (Grotta de’ Gra dini). 9292. Pachyiulus semiflavus, C. Koch. — Roma. 23. Pachyiulus oenologus, Berlese. — Marino, Bracciano, Amelia, Colle Pezzo, Bevagna. 2. Archiulus sabulosus, (Linn.). — Roma, Forano, Amelia, Bevagna, M. Pennino. .25. Archiulus mediterraneus, Latzel. — Subiaco, Acque Albule (Tivoli), Amelia, Bevagna, M. Luce (Perugia). 26. Archiulus aurozonatus, Berlese. — Roma, Forano, M. .. Malbe (Perugia). 27. Archiulus Cavannae, Berlese. — Bevagna. 23. Julus (Leptoiulus) vagabundus, Latzel. — Syn. Cf. v. Po- rat, op. cit. p. 4l. - Roma, Fiumicino, Subiaco, Bracciano, Ma- rino, Forano, Marmore, Amelia, Colle Pezzo, Bevagna. 29. Julus (Cylindroiulus) /uridus, C. Koch. — Var. fulviceps, Latzel. - Marino. 30. Julus (Leucoiulus) dicentrus, Latzell — Roma, Marino, , Forano, Colle Pezzo, Bevagna. 31. Julus (Anoploiulus) pusiZlus, Leach. — Roma, Subiaco, Forano, Amelia, Bevagna. Sub-class. Colobognatha. . Fam. PoLYZONIDAE. 32. Polyzonium pallidum, (Fanzago). — Subiaco, Bracciano, Bevagna. Osservazioni: ornitologiche sul Montefeltro I. All’ Elenco comunicato alla nostra Società relativo agli uccelli da me osservati nella provincia di Pesaro e Urbino e pubblicato nel Bollettino di essa, posso ora con sicurezza ag- giungere altre quattro specie: 202. (8 bis nell’Elenco) Falco lithofalco Savi, Aesalon regu- | lus Salv. Smeriglio. Quest’elegantissimo maschio, adulto, che vi presento ed offro in dono alla nascente nostra collezione, fu còlto nel mese di ottobre del 1893 nei boschi presso al Monte di Carpegna. Era evidentemente di passo. 1] prof. Gasparini nel suo recente bellissimo lavoro sull’Avi- fauna italiana e marchigiana, che ha veramente risposto ad un vivo desiderio dei faunisti e cacciatori italiani, lo dice raro, e lo accenna rinvenuto soltanto nel passo primaverile; possiamo |. dire, che lo si vede, accidentalmente sempre, anche in autunno. 203. (12 bis nell’Elenco) Bubo ignavus Salv. Il Gufo Reale. Non lo mentovai nel mio Catalogo. Ora il Gasparini lo ac- | cenna nidificante al Monte Catria e alla Rossa; ed io posso ag- giungere, che trovasi parimenti al Monte Nerone, e che parecchi esemplari e adulti e giovani furono preparati dal distinto Par- roco urbinate Speranzini nostro socio. Sempre però è specie non comune. 204. (110 bis nell’Elenco). Emberiza pusitta. Pallas. : Zivolo minore. Questo piccolo Zivolo fu per la prima volta da me còlto “a alla rete del mio paretaio il giorno 81 ottobre ultimo scorso. Fa A PRA bi 4 OSSERVAZIONI ORNITOLOGICHE SUL MONTEXFELTRO 203 ‘Sono lieto di presentarvelo vivo perchè da oltre un mese io lo «conservo. Udendone il fischio breve fine e delicato, e assai più vicino a quello dell’ Emberiza citrinellta, che non a quello al- ‘lungato dell’Emberiza schoeniclus, sarete anche meglio convinti -della bontà della specie. I caratteri di questo esemplare corrispondono perfettamente a quelli mentovati dal Savi, e sono assai più precisi e marcati -di quelli dell’altro individuo, di cui vi tenni parola due anni or sono, e che ora trovasi nella collezione del principe Aldobran- dini, ed era stato preso al Monti Parioli presso Roma. Non è a mia notizia, che questa specie sia stata avvertita nelle Marche. Il Gasparini lo dice dubitativamente. Ora ne siamo «sicuri. 207. (36 bis nell’Elenco) Muscicapa atricapitta Linn, Fice- «dula atricapilla Salv. Batlia nera. Aveva segnato, come a ricordo, nel mio Elenco questo Pi- gliamosche nella provincia di Pesaro. Ora posso assicurarne la ‘presenza, almeno nel passo d’autunno, avendo avuto la ventura di catturarne un individuo lo scorso settembre. Io ho sempre ritenuto rarissime in montagna /e Balie nell'autunno : le trovai frequenti a marina nel passo di primavera. II. Nel mio Elenco accennai, come ad uccello di passo, al Falcone (Falco peregrinus Tunst ex Gesn.). Ora, nel presentarvi quest’individuo maschio in abito di nozze, che io dono alla So- cietà, posso asserire, che esso nidifica sugli alti monti della pro- vincia di Pesaro e Urbino. Questo falco fu ucciso nel giugno presso la rupe del Sasso Simone, e, secondochè mi fu riferito, «aveva anche la sua compagna. Il prof. Gasparini considera que- | sta specie, come esclusivamente di passo: ora noi la possiamo annoverare fra quelle nidificanti, e, credo, con sicurezza di non prendere abbaglio.. IMI. Un bellissimo esemplare di Aquila Feale (A. chrysoetos. $ Pip dl «* % %” # re i VI del p° PETTO Sua SERI FIS PETE RISAIE PIRRI TORI %; e _ & pù x 3 È È RARI NEO x | Tie i Ta ue STE 204 GUIDO FALCONIERI DI CARPEGNA "LA Linn.) giovane fu catturato ha scorso ottobre sulle falde del Monte. Nerone. Io potei averlo, e lo conserverò nella mia vecchia giri 1 mora in Carpegna. Misurava oltre due metri nella lunghezza — delle ali; ed avea la base della coda bianco-candida. Fu presa mentre si lanciava contro ai volantini o piccioni di richiamo ino una posta alle palombe. Oramai può dirsi non essere più rara "a la presenza di Aquile Reali nella provincia di Pesaro. Se ne È; trovarono giovani e nidiaci al Catria, al Furlo, al Nerone, ossia. pe su tutti i monti più alti e dirupati della provincia stessa. i 3 Concludo queste poche comunicazioni accennando ad alcune ": specie rare còlte la scorsa estate nel Montefeltro. La Sylvia n curruca (Bigiarella) mi fornì all’ esame uno splendido maschio | adulto. L’elegzante Tichodroma muraria (Picchio murajuolo) fu trovato arrampicato ad una roccia del Monte di Carpegna lo scorso ottobre; ed io lo dono alla nostra Collezione. Più frequenti Re: del solito furono i Regulus cristatus (Regoli) nel passo d'autunno, mentre abitualmente son rari, e più comuni invece i È. ignica- — tr: piltus (Fiorrancini). i SÈ Il passo dei /ringuelli fu assai abbondante, e durò quasi un mese dal 7 di ottobre al 4 novembre. E si còlsero frequenti. Si frosoni (Coccothaustes vulgaris), ciò che da parecchi anni non sì LE verificava. Si R Scarsissimo fu il passo delle Emberizae (Zivoli); tanto del- E. cîrlus (Zivolo) quanto dell'E. citrinetlta (Pagliaresca). Molto ricco il passo degli uccelli di becco fine, quali ad esempio : LS LI p Sta > ere È e È. PA beccafichi, le boccalepre, î pettirossi ecc. + sa R La piantagione di molte /ratte vive, in luogo di muri a secco (che prima erano alla moda) ci ha fatto ritornar numerosi. 2 d i graditi osp.ti estivi. Sono le varie foggie d’agricoltura le amiche vere 0 le nemiche degli uccelli. ASA & È opera quindi vana cercar rimedi in leggi e regolamenti, — a ad offesa e tortura della libertà individuale, che è l° unica. ss DE bertà che presenti qualche cosa di reale e di non conven- A da zionale ! GUIDO DI CARPEGNA. gl | Tur 0° PARI DI ARCA VIII Caf VI Importanti specie di Vertebrati nuovamente ag- giunte al Museo Zoologico dell’ Università Romana, — È questo il titolo di una particolareggiata comunicazione fatta alla nostra Società, nell'adunanza generale tenuta il 4 dicembre del cessante anno 1894, nella Scuola di Zoologia. L’Aut., prof. Carruccio, riservasi di pubblicare la. sua comunicazione, dalla quale potrà rile- varsi il pregio delle numerose specie di Vertebrati, quasi tutte prima mancanti alle Collezioni ‘generali del Museo Romano, e di recente aggiuntevi rercè cortesi e graditi doni di benemeriti viaggiatori in varie regioni dell’ America, Asia, Australia ed Africa. Nell’ indicata adunanza furono in modo speciale ricordate le specie animali africane donate dal cav. dott. Leopoldo Traversi, capitano medico, e dal cav. dott. Emilio Holub di Vienna; e tanto dell’uno come dell’ altro do- natore venne presentata ai soci una serie di bellissimi esemplari di Mammiferi, Uccelli, ecc. osservati tutti con vivissimo interesse. Il prof. Carruccio richiamò l’ attenzione su’ Colubus, Cynocepha- lus (C. gelada, C. porcarius, ecc.), sugli Hirax, Herpestes, Oreo- tragus, Strepsiceros, ecc., e specialmente sui generi Phacochoerus, Ma- croscelides, Pedetes, ecc. ece. (pur questi già del tutto mancanti nella . Collezione generale dei Mammiferi), donati o dal dott. Traversi, o dal dott. Holub. Manifestando ad entrambi la dovuta riconoscenza coglie l’opportunità per ringraziare il direttore del Museo Civico di Storia Naturale in Genova, marchese senatore G. Doria, al quale si. deve se il Carruccio potè in essa Collezione introdurre un esemplare dello interessantissimo e raro Heterocephalus glaber Ripp., di cui fu fatto cenno nel nostro Bollettino sociale - (Vedi pag. 75-76, vol. III, 1894). Troppo lunga sarebbe la. enumerazione di tutte le specie donate . dal dott. Holub, e pervenute in Roma in sulla fine del settembre p. p. Per ora tacendo affatto di alcune interessanti specie di Mol- luschi, tacendo pure di molti Coleotteri delle famiglie Cetonidae, .Geotrupidae, Goliathidae, Chrysomelidae, ece., di parecchie specie À s ‘Bollettino della Società Romana per gli Studi Zoologici 6 AE “e ks; i el È ” - ALE I Pri o pi ri VOR RI: ia 5 FCE bili io |» r . si * % A SE È - Ls LU xt i i sà ; i ; ; ala TT Re ps, Si ER ri ad# rea x 7 (i SEI IR TA ICAO PI vi 6 i i E IIIO PZA, I do 206 NOTIZIE. ELIO i di Vermi, di Cirripedi (Balanidi) e via ada ricorderemo soltanto che della cospicua collezione Holub fanno parte principale non meno — PA ui — di cento specie di Vertebrati, tutti ottimamente preparati in Vienna, # fra Mammiferi, Uccelli, Rettili, Anfibi e Pesci. La parte ornitolo- sE gica predomina, perchè si ricevettero oltre 60 specie di Uceelli, fra i Pa d Fort + cui - come risulterà dal lavoro che pubblicheremo - alcune notevo-. M 3 lissime appartenenti ai generi: Melierax, Coccystes, Eurystomus, Amydrus, Trachyponus, ecc. ecc. i sd | Il dott. Holub cogli arditi e pericolosi viaggi compiuti in diverse per regioni dell’Africa del Sud, coi lavori dati alle stampe, colle consi-- % derevoli raccolte scientifiche fatte, e generosamente donate a paree- Ri chi Musei d’Alemagna, si era reso assai benemerito degli studi e del — e suo paese. Ma ora che spontaneamente e generosamente ha voluto che anche il Museo Zoologico della Metropoli italiana, ch'egli con | delicato pensiero prescelse, avesse un ricco saggio di quelle colle-. È i * ‘zioni, siamo sicuri che tutti i lettori divideranno con noi i senti- sw menti di sincer.. gratitudine che muri all egregio donatore. < Prof. A-.C. 4 ” i » . i - £L Le) E , > at - le dI di re? a n C ) xe * RETTO ha ‘ LE di % CIR SÉ r $ Pa: e, d; % LA < NA do a LE bio 12. 213. INDICE GENERALE DELLE MATERIE CONTENUTE NEL VOLUME III. Comunicazioni scientifiche. Pag. . ALESSANDRINI dott. GiuLio — Notizie anatomiche del Tragu- ‘ lus Meminna Erxl. (con tav.) 175-190 . ANGELINI prof. GrovannI — La caccia in rapporto colla con- servazione della selvaggina, coll’agricoltura e colla scienza. Relazione sul Congresso Cinegetico di Brescia fatta alla Società Romana per gli Studi Zoologici 45-60 . ARRIGHI='3RIFFOLI Giacomo — Una rara varietà melanica del Circus cineraceus colta in Val di Chiana (Arezzo) 110-113 . CARRUCcIO prof. AntonIo — Sull’esistenza della Rissa tridactyla in Sardegna (con tavola) 1-5 . Inem Ipem — Sulla Vipera bderus - sub spec. V.- aspis e sulle sue varietà raccolte in un decennio nella Prov. di Roma 77-92 . IpeM IpeM — Osservazioni anatomiche sovra una testa ossea di giovanissimo E/ephas africanus (con figure) 125-136 . CoxpoRELLI dott. MARIO — Notizie anatomiche sul Bradypus tridactylus L. var. ustus Lesson (apparecchio respiratorio e circolatorio, apparecchio uro-genitale e conclusioni) con figure in 2 tav. 6-18 e 158-171 . FALCONIERI di Carpegna Conte Guipo — Sopra un esemplare — di Aquila nana o minore uccisa nel territorio di Spoleto (Umbria) 30-38 . Inem IpeMm — Osservazioni ornitologiche nel Montefeltro 203-205 10. LEPRI march. dott. Giuseppe — Osservazioni ornitologiche nella provincia di Roma 172 174 . PaoLucci prof. LuiGr — Nuovi contributi all’Avifauna migra- trice delle Marche raccolti nell’ultimo ventennio 19-34-92-109 IpeMm IpeM — Sovra un passaggio straordinario di Lepidotteri avvenuto presso Ancona | 114-115 RizzarpI dott. UmgeRTO — Risultati biologici di una esplora- zione del Lago di Nemi (prov. di Roma) 137-157 . SiLvesTRI FiLiPpo — Sulla presenza del Polyrenus lucidus Cha- lande in Italia, con figure 39-41 ie _l "n - i fras bo Pali det 0A . È Calde + » £% fidi de wr da k ei ae II Le Pei sti MRO AIR ded : ra f ak Ma Ad P; pr VEE ie Lai bio 228 è 0007 die di | den cd: "e » 3 È pat REA Ri di at POR De A iter di ; te * i s È vITA e 4: dia, 208 INDICE GENERALE sE 15. Inem IpeM — Diagnosi di nuove specie di Miriapodi ‘italiani, con figure i 4D-44 } AR Tal 16. Ibnem IneM — Contribuzione alla conoscenza dei Chilopodi, > S06 2iie: Symphyli, Pauropodi e Diplopoli dell’ Umbria e del Lazio 19}-202 CRONACA DI CACCIA E DI ORNITOLOGIA — FaLconiERI di. Carpegna Si Conte Gurpo | RIVISTE BIBLIOGRAFICHE, NOTIZIE E VARIETÀ — Prof. A_CaRRUCCIO e dott. M. ConDORELLI i 74-76-2068 y Processi vERBALI delle adunanze tenute dalla Società, proclama- zione di nuovi soci, presentazione alla Società delle lettere pervenute dai soci onorari _ 60-6 Discorso pronunciato in occasione dell'adunanza generale delle due Società riunite degli Studi Zoologici e dei Cacciatori in Roma dal prof. AnTonIo CARRUCCIO 63-70 Nuovi CAMBI NuovI DONI DI OPERE E DI ANIMALI — — 772-206 si INDICE GENERALE DELLE MATERIE CONTENUTE NEL VOLUME III 207-208) N.B. Per le agevolazioni ai nuovi Soci vedansi le copertine dei singoli fascicoli. : K : si N ‘ LN va è, d TI _ , e n . À è d Pi, 3 "i Ae . , n. b - Da e) LR CAR RA ‘» cagare SEE i” ” al nb 1° "a ‘ ha - Li . - RI e A Li tr sat Lo ei Vi , 4 a; La Ani + ferre SI 7 . > È ty, ta di n 4 I Se e See * eta da I CISL 9 è dar » e 4 © awyi Ù ANNUNCI BIBLIOGRAFICI eee" Fra le pubblicazioni di questi giorni ci piace segnalare all’attenzione dei membri della Società Romana per gli Studi Zoologici lo splendido vo- lume (uscito dalla rinomata Tipografia del R, Istituto dei Sordo-Muti in Genova) col titolo: L' Elmintologia Italiana da’ suoi primi tempi al- l’anno 1890 - Storia, Sistematica, Corologia e Bibliografia - Con una gran carta litografica per la Corologia elmintologica dell’uomo in Italia. - Il volume è in grande formato - di pag. 727 - ed artisticamente legato. Dell’opera paziente e diligentissima, ai Medici ed ai Naturalisti assai proficua, è autore il dott. Corrapo PARONA, professore ordinario di Zoo- logia e Libero docente di Parassitologia umana nella R. Università di Ge- nova. Con molto compiacimento vediamo che l'importante volume (XIII) fa parte degli ATTI di quella R. Università, pubblicati, con lodevolissimo sentimento patriottico, per decreto ed a spese del Municipio Genovese. Il nobile esempio di questo Municipio vorremmo fosse soventi imitato! Mu- nicipii di parecchie altre cospicue città, sedi e non sedi di Università, non trovano talvolta per pubblicazioni scientifiche e didattiche, proprio non tro- vano neppur cento lire per venir in aiuto a benemeriti studiosi; pure al- l’istesso tempo seppero trovarne e vollero spenderne mille e mille per feste o per opere che a nulla servono, o non lasciano di sè alcuna utile traccia. » Vorremmo, se qui il tempo e lo spazio ce lo concedesse, mettere in rilievo i molti meriti di quest'opera bellissima che dobbiamo al prof. Pa- rona; ma altro ora non possiamo fure che un invito a chi ama i buoni studi, di leggere cioè i quattro capitoli principali in cui il chiar. aut. ha opportunamente diviso l’istessa opera. Egli con indici speciali ha agevolato in ogni modo quelle ricerche ‘bibliografiche che prima costavano grandissima fatica e irreparabile perditempo a quanti dovevano occuparsi di Elminto- logia. All’aut. le nostre più sincere congratulazioni. Prot. Assi Agevolazione ai nuovi Soci e nuovi Abbonati. Tanto gli uni quanto gli altri potranno acquistare i volumi I (1892), II (1893) e III (1894) con tav. di fig. al prezzo limitatissimo e di favore di lire 21, invece di lire 36, come si dovrebbe pagare se si acquistassero separatamente in ragione di lire 12 il volume. Per godere del notevole ribasso fa duopo rivolgersi all’ Economo della Società Romana per gli Studi Zoologici nella R. Università di Roma, il quale farà immediata spe- dizione dei tre volumi completi - franchi per posta - dietro invio di sole lire 21. Tip. del Commercio di C. Mariani e C. via della Vito 51, j Vist 24 MRS 0, = . ie he MCZ ERNST MAYR LIBRARY DILLMIIECIL I in 3 2044 118 635