I A Urini HARVARD UNIVERSITY Tr BORA OF THE MUSEUM OF COMPARATIVE ZOOLOGY. _ GIFP_ OF Aia i, siti POLLETIINO DEI Musei di Zoologia ed Anatomia comparata della R. Università di Torino MATE N. 221 - 267 TORINO V. FODRATTI & E. LECCO Via Gaudenzio Ferrari, 3 A i rt DOTI { antine ih Iierezinti zz A z DI Riso re cn Soa z Z «221. » 222. 223. 224, 225. 226. 227. 228. 229. 230. 231. 232. 233. 234. 235. 236. 237. 238. ». 239. . 240. . 34l. INDICE Griffini (AcHiLLe). Nuova Pseudofillide del genere Semileptotettix. Nobili (GrusePPE). [Viaggio del Dott. A. Borelli nella Repubblica Ar- gentina e nel Paraguay, XIX] Crostacei decapodi. Camerano (LorENZO). Onicofori raccolti nel Darien dal dott. E. Festa. Giglio-Tos (ERMANNO). Un nuovo genere di Tabanidi raccolto nel Darien dal dottor FE. Festa. Griffini (AcHiLLe). Antracidi del Piemonte. Nota preventiva. Griffini (AcHILLE). Nota sinonimica intorno al Conocephalus nitidulus. Marchisio (PIeTRo). Echinodermi del Golfo di Rapallo. Dollfus (ADRIEN). lsopodes terrestres recueillis dans le Darien par le Dr. E. Festa. Emery (CarLO). Formiche raccolte dal dottor E. Festa nei pressi del golfo di Darien. Emery (CARLO). Alcune forme nuove del genere Azteca For. e note biologiche. Peracca (MARIO G.). Sopra un nuovo genere e una nuova specie di colubride aglifo dell’America meridionale. Griffini (AcHiLLe). Ortotteri raccolti nel Darien dal dottor E. Festa. l. Silvestri (FiLIPPo). Nuovi Diplopodi e Chilopodi dell’Italia settentrion. Griffini (AcHILLE). Di un Pristes tuberosus anomalo raccolto nel Darien dal dottor E. Festa. Peracca (Mario G.). Descrizione di una nuova specie di Teiide raccolta nel Darien dal dottor E. Festa. Griffini (AcHiLLe). Ortotteri raccolti nel Darien dal dottor E. Festa. II. Camerano (Lorenzo). Nuove ricerche intorno ai Salamandridi normal- mente apneumoni e intorno alla respirazione negli Anfibi urodeli. Nobili (GrusePPE). Di un nuovo genere di Crostacei decapodi raccolto nel Darien dal dottor E. Festa. Martin (RENÈ). [Viaggio del dottor A. Borelli nella Republica Argentina e nel Paraguay, XX]. Olonates. Martin (RENÉ). Sur les Odonates recueillis par le D.r Festa au Darien et à Cuenca. Ludwig (HUBERT). Ueber die Exemplare des Echinaster doriae und E. tribulus in Turinen Museum. 22 a i a pia larceeoa. 2 ciao 2 RA Z z Rosa (DANIELE). I linfociti degli Oligocheti. Sunto. Paravicini (GrusePPE). Ricerche anatomiche ed istologiche sul bulbo faringeo dell’Helîx pomatia. Griffini (ACHILLE). Di alcune Acroceridi italiane. Griffini (ACHILLE). Sui generi Exodontha e Acanthomyia. Rosa (DANIELE). AZlolobophora tigrina e A. exacystis, n. sp. . Giglio-Tos (ERMANNO). Sulle cellule del sangue della lampreda. Riassunto. Griffini (AcHILLE). Sul valore specifico del Dytiscus dijunetus Camer. Salvadori (TomMaso). Descrizione di una nuova specie del genere Rham- phocaelus di Chiriqui. Salvadori (Tommaso). Catalogo di una collezione di uccelli delle vici= nanze di Deli in Sumatra. . Camerano (Lorenzo). Note Zoologiche. VII. Di un cranio di Cercopithecus ruber con dentatura anomala. VIII. Di una Molge vulgaris polimelica. . Peracca (Mario G.). Sopra alcuni Ofidi nuovi o poco noti dell’America meridionale. . Peracca (Mario G.). Rettili ed Anfibi raccolti nel Darien e a Panama dal dottor E. Festa. . Silvestri (FILIPPO). Chilopodi e Diplopodi raccolti dal dottor E. Festa a La Guayra, nel Darien e a Cuenca. Peracca (Mario G.). Rettili ed Anfibi raccolti a Kazungula ecc. Griffini (AcmLLE). Di due Acrididi anomali. Silvestri (FiLipPo). Nuovi Diplopodi di Kazungula. . Parona (CorRrapo). Note intorno agli Elminti del Museo Zoologico di. Torino. . Ariola (Vincenzo). Note intorno agli Elminti del Museo Zoologico dì Torino. Di alcuni botriocefali. Boulenger (G. A.). Liste des Poissons de Kazungula. Boulenger (G. A.). Sur le Bombdinator Pachypus Bp. e sa var. dre- vipes Blas. . Nobili (GrusePPE). Di una nuova varietà della Thelphusa dubia di Ka- zungula. . Blanchard (RAPHAEL). [Viaggio del dottor A. Borelli nella Republica Argentina e nel Paraguay. XXI]. Hirudinées. Pollonera (CARLO). Appunti di malacologia, IX-X. . Nobili (GrusePPE). [Viaggio del. dottor A. Borelli nel Chaco Boliviano- e nella Repubblica Argentina. 1]. Crostacei Decapodi. . Peracca (Mario G.). Nuovo genere di Colubride Aglifo dell’ America; meridionale. . Sacco (FEDERICO). I molluschi dei terreni terziarii del Piemonte e della» Liguria (Sunto). Parte XIX, XX, XXI e XXII. MAR 21896 ‘4 BOLLETTINO Musei di Zoologia ed Anatomia comparata della R. Università di Torino N. 224 pubblicato il 2 Gennaio 1896 Vor. XI Dr. ACHILLE GRIFFINI Nuova Pseudofillide del genere SEMILEPTOTETTIX Brunn. Semileptotettix Salvadorii n. sp. — 9 — Pallide viridi-flavescens; \ statura modîca — Corpus agile, pedibus sensim elongatis; primo in- tuitu glabrum, altamen hinc illinc valde breviter perobsoleteque pu- bescens — Caput pallidum, obtuse subglobosums; oculis brunneis, globosis, prominulis; antennis basî haud contiguis; fastigio verticis acuminato, brevi, sulcato, basi utrinque subtubercutato — Pronotum totum granulosum, sulcis duobus: transversis distinctis, quorum lamen secundus, in medio pronoti situs, magîs distinclus et îm- pressus; pronoti metazona aliquantulum assurgit, margine postico late rotundato rquamobrem pronotum subsellatum videtur) et cari- nula perbrevi longitudinali postica praedita; pronoti margo anticus in medio tuberculo minimo sed acuto praeditus; pronoti lobi laterales multo longiores quam altiores, granulosi, limbati, margine îinfero subrecto, angulisque obtusis — Elytra parum coriacea, ut în figura allata confecta et venosa; tympanum în n ulroque elytro magnum, hyalinum — Alae @) ET SRESTLI elytris breviores, pellucidae, laeviter albi- CASCA cantes, venis flavidis, margine postico exter- Semileptotettia noque rolundatis — Femora omnia lobîs Salvadorii d genicularibus utrinque spina praeditis ; Elitra destra femora antica subtus în dimidia parte apicali marginis antici ridest interni) 5-6 spinulosa; tibiae anticae superne late sed perparum profunde sulcatae, conchis hiantibus, subtus in utroque margine plu- rispinulosae, supra spinulîs destilutae; femora intermedia sublus, e — în dimidia parte apicali marginîs antici ridest externi), 4-spinulosa ; tibiae intermediae supra, în margine postico (idest interno) 3-spi- nulosae; femora postica basi încrassata, abdomine longiora, sublus 7-spinulosa; tibiae posticae femoribus aequitongae, subprismaticae, marginibus omnibus multispinutosis — Pectus angustum ; prosternum dispinosumy; metasternum fovea unica fere orbiculari praeditum — Abdomen compressiusculum, omnibus segmentis, ultimo excepto, utrinque macula fusca elongata, verticali ridest transversa), ornatis; segmentum anale magnum, pallide castaneum, villosum, apice trun- catum et în medio apicîs supra concavo-impressum ; segmenitum prae- anale margine postico lateribus productis, fusco limbatis — Lamina supraanatis villosa, pallide castanea, subrotundata, medio longitudi- naliter impresso-sulcata; cerci breves, incurvi, apice spinula nigra praediti; titillator prominulus, compressus, apice clavato, subirun- cato, supra rotundato, subtus fere recto; lamina subgenitalis magna, x elongata, fere navicularis, attamen haud carinata, ad apicem sensim altenuata, sat profunde rotundato-emarginata, stylis haud longiîs insiructa. Long. corporis mm. 33; long. pronoti mm, 7,2 » elytrorum. » 34; lalit. elytr. medio » 8,5 » fem. antic.. » 12,7; long. fem. postici. » 26. Hab. — Brasile — (Un d' nelle collezioni del Museo Zoologico di Torino). Questa specie è ben distinta da quante finora sì conoscono, e viene a. collocarsi. vicino alla S. triangularîs Br. (1) vivente nel Paraguay. (1) C. Bruner von: Wattennwyl — Monographie der Pseudophylliden — Wien; 1895; pag. 227. 9635 - Tip. V. Fodratti & E. Lecco - Torino. MAR 20 1996 Il. 69I BOLLETTINO Musei di Zoologia ed Anatomia comparata della R. Università di Torino === sus N. 222 pubblicato il 10 Gennaio 1896 Vor. XI Viaggio del Dott. A. Borelli nella Republica Argentina e nel Paraguay. XIX. GIUSEPPE NOBILI CROSTACEI DECAPODI Il Dr. Alfredo Borelli nel suo viaggio nella Repubblica Argentina e nel Paraguay, fatto negli anni 1893-94, raccolse un certo numero di Crostacei decapodi e anfipodi di quelle regioni. I primi formano l’og- getto della presente nota. Essi sono riferibili a sette specie, di cui cinque brachiuri e due macruri, tutte di acqua dolce. Cinque di queste sono già note per essere state descritte su esemplari provenienti dal Brasile, due sono nuove per la scienza. Queste collezioni, sebbene non molto numerose, sono tuttavia importanti, poichè, mentre si conosce assai bene la fauna carcinologica terrestre, d’acqua dolce e salmastra del Brasile, della Guyana e di altre regioni Sud-Americane, nulla finora è stato pubblicato, che io sappia, intorno ai crostacei della Repubblica Argentina e del Paraguay. Brachyoura. Fam. TRICHODACTYLACEAE — M. Edw. Gen. DILOCARCINUS A. M. Edw. (6) p. 178. D. pictus. A. M. Edw. (6) p. 181 — Un c. Colonia Risso - Rio Apa, Alto Paraguay. D. pardalinus. Gerstàcker. (1) p. 148 — Una g. Colonia Risso. D. septemdentatus. (Herbst) (4) p. 155 — Gerstàcker (1) p. 148 cum syn. 2 d è 29 dalla Colonia Risso; 12 g' e 9 9 da Resistencia, Chaco meri- dionale, Repubblica Argentina. LE Gen. TRICHODACTYLUS. Latr. T. Borellianus, n. sp. — 7. parvus, carapace fore plana, antice parum convera, toreti, minutissime punctata, subquadrata, margi- nibus lateralibus curvatis, quinque dentibus rinterdum quatuor) proedîtis, quorum priores (aut prior st qualuor tantum sunt) dre- viores et obtusiusculi (raro spiniformes) în margine latero-anteriore, ab orbitarum angulo exteriore eta subsequentibus dentibus aquidi- stantes. Hi inter sexe pariter distant; primus în medio carapacîs posttus, porrectus, spiniformis et omnino forma et magnitudine coe= teris duobus similis. Frons in medio haud valde sinuata et biloba, orbitarum angulus exterior obtusus, pedum priorum chele inequatles, ind dextera maxima infilata et duplo triplove quam leva maior. Pedes coteri sicut în genere Trichodactylo observatur. In speciminibus ex Rio Apa long. max. 3 mm. 14, 9g mm. 13; lat. max. 3 mm. 13, 9 mm. 14. In 9 ex Resistencia long. max. mm. 15; lat. max. mm. 14. Catera specimina omnia minora. Numerosi esemplari & e 9 di Colonia Risso, e 2 9 adulte di Resistencia. La forma, la posizione e il numero dei denti rendono questa specie perfettamente distinta dalle altre dello stesso genere. Pel numero dei denti sarebbe affine a 7. quinquedentatus Rathbun (8) p. 660. Da esso però differisce perchè la fronte è molto meno sinuato-biloba, e i denti sono disposti in modo assolutamente diverso. Nel T. quinquedentatus Rathb. infatti i denti sono in fila non interrotta, e i 3 anteriori sono maggiori dei due ultimi. Gen. SYLVIOCARCEINUS. A. M. Edw. (6) p. 176, pl. XIV fig. I. Ss. Camerani, n. sp. — Carapaa fore circularis, convexa, subti- “iter granulata, crista transversa, arcuata convexitate antica în medio notata, latera huius cristo fore rectilinee carapaciîis latera attingunt. Frons horizontatis, in medio late parumque' sinuatus, mi- nute granulosus, dens orbitarum anguli exterioris obtusus, denticulo instructus; dentes laterales carapacîs quinque, spîniformes, robusti, anlerius directi, plus minusve setosi, equidistantes, postremus ultra medium carapacis positus. Pedum anteriorum brachia apice eaxterno unispinosa ; carpî spina robusta, curva insiructi; manus în utroque sexu incequales, apice spina acuta, minuta pradîta ; digîti subregu- larîter dentati. Pedes cateri longi, graciles, et sicut in genere Syl- viocarcino confecti. Longit. max. d'° mm. 19, Y mm. 22. Latit. max, o' mm. 22, 9 mm. 24. Quattro: d e 2‘9 raccolti a Colonia Risso. Questa specie differisce per varii caratteri da tutte le altre descritte di questo genere. Dal S. Devi/leî A. M. Edw. (6) p. 176 differisce pel MAR 2° 1896 = 3: — fronte che non è profondamente bilobato, pei denti più robusti e spinosi. La forma e la posizione dei denti la distaccano pure da S., panoplus Mart. (5) p. 3, taf. I, fig. 1 a cui si avvicinerebbe per la forma del fronte e delle zampe. Il numero dei denti la differenzia nettamente da S. petropotitanus GOldi (2) p. 35, taf. II, fig. 18-23; come pure essa è nettamente distinta dal S. peruvianus A. M. Edw. (7) p. 174 per la mancanza di spinulosità frontale, e dal S. lalidens A. M. Edw. (17) p. 175 per la lunghezza dei bordi latero anteriori, e conseguentemente per la posizione dei denti. In nessuna descrizione o figura delle specie di Sylviocarcinus ho trovato mai accennata la curiosa elevazione cre- stiforme del mezzo del carapace. Macroura., Fam. PALAEMONIDAE. Palaemon Amazonicuws. Heller (3) p. 418, taf. II, f. 45. P. ensiculus. Smith (9) p. 26, pl. I, fig. 2. Tredici individui maschi e femmine raccolti a Colonia Risso. Questa specie fu descritta la prima volta da C. Heller nel 1862 su esemplari raccolti da Natterer nel fiume Amazzone, Più tardi S, J. Smith nel 1871 descrisse il Pafomon ensiculus raccolto dal Prof. C. Hartt al Parà. I caratteri però di queste due specie concordano identicamente fra di loro. Lo Smith tuttavia parla di un rivestimento di minutissime spine all'estremità dei segmenti sotto le chele (and all fhe segment to the base of the fingers closely beset vith short spinules) che si osserva negli esemplari maschi adulti, e che invece è molto meno sviluppato nelle femmine e nei maschi giovani. Negli esemplari del Dr. Borelli non potei trovare che femmine e maschi giovani, presentanti pochissimo sviluppato questo carattere ed assai meno che nella figura di Smith. Tuttavia la piena concordanza degli altri caratteri, e il fatto che lo Smith non conosceva il lavoro di Heller (come appare dalla sua Liste of the described species of Brazilian Podophtalma che trovasi come aggiunta alla fine del lavoro citato, ove non elenca diverse specie del- l’Heller brasiliane), m’inducono a considerare il P. ensiculus Smith come sinonimo di P. amazonicus Hell. Palaemon brasiliensis (?) Hell (3) p. 419, taf. II, fig. 46. Riferisco con qualche dubbio i tre esemplari raccolti dal Dr. Borelli nelle lagune della Colonia Risso al P. brasiliensis Hell. perchè la forma del rostro è simile assai alla figura data da Heller, e perchè esso uguaglia l’appendice fogliforme delle antenne esterne. I tre esemplari del Pa- raguay presentano tuttavia una differenza nel fatto che la loro denta- 8—10 LS 7 . LS tura rostrale Cu mentre nel P. brasiliensis Hell. essa è —_., Non 3 so però se si debba dare grande valore a questo fatto, vista la notevole. variabilità delle dentature nei Palaemon. Lo stato cattivissimo e oltre- modo incompleto degli esemplari mi impedì di verificare i caratteri; delle zampe. DD se INDICAZIONI BIBLIOGRAFICHE . Gerstecker A. Carcinologische Beitràge Arch. f. Naturg. 1856, I Band, p. 101. . Goldi E. A. Studien ber neuen und weniger bekannten Podophtalmen Bras:liens. Arch. f. Naturg. 1886, I Band, p. 19. . Heller C. Beitrdge zur ndiheren Kenntniss der Macrouren. Sitzb. d. Math.. Naturw. Cl. d. k. Akad. d. Wissensch. Wien, 1862, t. 45, p. 389. . Herbst J. F. W. Versuch einer Naturgeschichte der Krabben und Krebse. Zurich, 1782. . Von Martens E. SUdbrasilische Suss-und Brackwasser Crustacea. Arch. f. Nat. 1869, l1 Band, p. l. . Milne Edwards A. Notes sur quelques crustacés nouveaux ou peu communs.. Arch. d. Mus. d’Hist. Nat. Paris, 1854-55, t. VII, p. 145. . Id. Revision des Trichodactylus, Dilocarcinus, Sylviocarcinus. Ann. Soe. Ent. Fr. 4° serie, t. IX, p. 170. Paris, 1869. . Rathbun, Mary J. Description of new species of American freshwater Crabs. Proc. U. S. Nat. Mus. vol. 16, p. 649. Washington, 1893. . Smith, Sidney J. Notice on the Crustacea collected by Prof. C. Hartt on the coast of Brazil in 1867. Trans. Connecticut Aead. of Arts and: Sc. vol. 1I, p. 113. New Haven, 1871-73. 9636 - Tip. V. Fodratti & E. Lecco - Torino. MAR 20 1296 ‘BOLLETTINO Musei di Zoologia ed Anatomia comparata della R. Università di Torino n N. 2235 pubblicato il 15 Gennaio 1896 Vot. XI Prof. L. CAMERANO . Onicofori raccolti nel Darien dal Dott. E. Festa Il dottor Enrico Festa diede opera nell’estate del 1895 per varie set- timane a raccolte zoologiche in una parte del Darien poco nota ancora per ciò che riguarda gli animali, e precisamente nelle regioni vicine a Punta Sabana e nelle foreste che stanno lungo il corso del Rio Sabana e del Rio Lara. | Le numerose e interessanti raccolte fatte volle donare, colla sua con- sueta generosità, al Museo Zoologico di Torino. Il dottor Festa raccolse due Peripatus intorno ai quali credo utile dare qualche ragguaglio, poichè, come è noto, lo studio delle specie di questo genere della regione neotropicale è oggi ancora, a differenza di ciò che avviene per le specie Africane ed Australiane, pieno di in- certezze. Peripatus juliformis Guilding. Peripatus juliformis Guilding, Zoolog. Journ. II, p. 443, pl. 14 (1826) — Isis XXI, p. 158, pl. II (1828) — Sedgwich, Quart. Journ. Microse. Sc. XXVIII, p. 478 — Pocok, Nature, vol. 46, p. 100 — Arthrop. Fauna of the West. Indies — Journ. Linn. Soc. XXIV, p. 520 (1894). Peripatus Edwardstii, Sedgwick, op. cit. p. 467-473 = (?) Edwardsii Blan- chard. Ann. Sc. Nat. 3* ser. vol. 8, p. 140 (1847). 1 esemplare — Punta Sabana (Darien) con 32 paia di estremità. 1 esemplare — Rio Lara (Darien) con 33 paia di estremità. I due esemplari raccolti dal Festa si debbono, a mio avviso, riferire al Peripatus juliformis Guilding inteso secondo il Poeok (Linn. Soc. vol. XXIV — 1894). Essi sono (in alcool) di color bruno sul dorso e di color bianco sporco nelle parti inferiori. La parte esterna delle estremità è brunastra, le antenne sono nerastre. —d- La conformazione generale del corpo e dei caratteri principali corri- sponde alle figure e alle descrizioni date dal Sedgwik (op. sopra citata) pel suo P. Edivarsiî (che è da ritenersi sinonimo della specie antica- mente descritta dal Guilding col nome di P. juZiformis) tuttavia le strie dorsali della pelle sono meno frequentemente interrotte e si presentano disposte in modo più regolare che non nella figura data dal Sedgwick (tav. XXXVII, fig. 6). Il Museo Zoologico di Torino possiede da lungo tempo un esemplare di Pertpatus coll’indicazione « Peripatus Edwarsti Blanch. Local. Ve- nezuela ». Questo esemplare, che molto probabilmente il De Filippi ebbe dal Museo di Storia Naturale di Parigi, conta 30 paia di estremità e non si mostra per gli altri caratteri principali gran fatto diverso dagli esemplari raccolti dal dottor E. Festa nel Darien. Anche questo esem- plare è da riferirsi al P. juZiformis Guil. poichè in questa specie, se- condo le osservazioni del Pocok, pare che il numero delle paia di zampe possa variare da ventinove a trentaquattro. 9654 - Tip. V. Fodratti & E. Lecco - Torino, ‘ BOLLETTINO Musei di Zoologia ed Anatomia comparata della R. Università di Torino N 224 pubblicato il 27 Gennaio 1896 Vor. XI DoTT. ERMANNO GIGLIO-TO0S. Un nuovo genere di Tabanidi raccolto nel DARIEN dal dott. E. Festa . Fra gli insetti raccolti dal dott. Festa nel Darien e da lui mandati in generoso dono al R. Museo Zoologico di Torino, havvi una specie di dittero, della famiglia dei Tabanidi, che mi colpì immediatamente per la forma peculiare delle antenne. Queste sono grandi, col cosìdetto terzo articolo che non è anellato, ma diviso in sette segmenti, di cui i sei primi sono alla loro estremità lungamente biforcati in due rami ben distinti e divergenti; il settimo è invece semplice e leggermente subulato. Così fatte, queste antenne assumono nell’aspetto una lontana somiglianza con una pianta conifera o con una foglia di felce, e ci fanno ricordare una identica struttura che si osserva nello stesso ordine dei Ditteri, ma inun genere ben lungi da questo : nel genere Cfenophora fra i Nematoceri. Ma nella famiglia dei Tabanidi non si ha alcun esempio di forma nemmeno lontanamente simile, se pure non si voglia vedere come un tentativo, per dir così, di una tale conformazione nelle antenne della Dicrania cervus, descritta dal WIEDEMANN (1) e proveniente anche da quelle medesime località americane. Per verità, sapendo che tale singolare conformazione delle antenne non è generalmente che un carattere sessuale secondario del maschio, come ce ne porge esempio lo stesso genere Clenophora già citato, mi venne il dubbio che questo curioso dittero non fosse altro forse che il (1) WIEDEMANN W. — Aussereurop. zweiflig. Insekten - I Bd. - 1828 - p. 94, 15: Pangonia cervus. Macquart J. — Diptères exotiques, I vol. p. 110. 1. tab. XV. fig. 4, 4, Dicrania cervus. LS ego maschio della Dicrania cervus. Ma la larghezza notevole del fronte, — che in tutta questa famiglia è nei maschi strettissimo, se pure non è quasi nullo, perchè gli occhi si toccano, — la forma dell'addome ottuso posteriormente e la direzione dei palpi — non rilevati come nei maschi delle specie di questa famiglia, ma adagiati lungo la proboscide — mi convinsero che i sei individui che io esaminavo erano pure essi delle femmine. Aggiungerò ancora che, a parte questi caratteri sessuali, anche per i caratteri specifici le due specie nen concordano bene, a giudicare dalla descrizione del WIEDEMANN, come anche dalla descrizione e dalle figure del MACQUART, sebbene in certi punti presentino ambedue una note- vole somiglianza. Così, per esempio, le antenne non sono di color arancio fiammeggiante (sehr brennena rostgelb), nè la faccia è bruno rossiccia uniforme, come WIEDEMANN dice, ed è anche assai più sporgente e protratta di quanto sia figurata dal MACQUART per una Dicrania cervus del Museo di Parigi. Infine poi, — e questo è carattere assai importante e ilecisivo — il così detto terzo articolo antennale non ha otto divisioni, come MACQUART attribuisce alla Dicrania cervus e chiaramente figurò; ma solamente sette, come già dissi. Per le stesse ragioni poi non credo che sia identica a questa la varietà di Dicrania cervus descritta dal WALKER in List of the Dipterous Insects in the Collection of the British Museum Part. V. Suppl. I. p. 131. 66. Se dunque così si esclude che il Tabanide in questione sia un maschio e sia il maschio della Dicrania cervus WIEDEM. e si ammette necessa- riamente che sia il tipo di nuovo genere e di una nuova specie, certo è che questo genere, per la forma e lunghezza della proboscide, del labro, delle setole boccali, del muso, delle ali e anche delle antenne, è da collo- carsi vicinissimo al genere Dicranta, e per ciò anche al genere Pangonia. Una Pangonia si direbbe di fatto questo insetto in tutti i suoi caratteri, se la peculiare forma delle antenne non ne lo separasse nettamente. La scoperta di questo nuovo Tabanide cade a proposito in questi tempi, in cui un lavoro di WANDOLLECK (1) richiama in campo la tanto discussa questione sulla struttura delle antenne dei Ditteri. Il suddetto autore, con giuste ragioni e con splendide e convincenti figure in pro- posito, sostiene e conferma la opinione del WALKER, contraria a quella della maggioranza dei Ditterologi: che cioè gli anelli o segmenti, in cui pare diviso il terzo articolo antennale di molti ditteri brachiceri, non siano già anelli o divisioni di un solo articolo, ma altrettanti veri articoli fra di loro equipollenti ed omologi. (1) WANDOLLECK B. — Ueber die Fùhlerformen der Dipteren, in: Zoologischen Jahrbùchern - VIII Bd. 1895. MAR 20 1896 PT. e Non potrebbe, dico, la scoperta cadere più a proposito, perchè preci- samente nella famiglia dei Tabanidi il cosidetto flagello o terzo articolo delle antenne viene considerato, come un unico articolo anellato e non formato di articoli fra di loro omologi. Questo di fatto è uno dei carat- teri principali che l’OSTEN SACKEN indica come distintivo del suo gruppo degli Eremochaeta. Una medesima interpretazione diede pure il BRAUER (1), il quale, nella sua Classificazione dei Ditteri, considera il terzo ar- ticolo delle antenne dei Tabanidi come munito di uno stilo terminale (Endgriffel) costituito di più anelli, non omologi pertanto col terzo ar- ticolo. A cagione appunto di ciò il BRAUER, e con lui gli altri moderni ditterologi, ascrivono i Tabanidi al gruppo dei Brachiceri. Ora, nel Tabanide in questione, non v'è dubbio che i singoli creduti anelli del flagello delle antenne sono invece veri articoli omologi fra di loro, perchè di omologa struttura, salvo l’ultimo di esso. E non v'è ragione alcuna dì non ritenerli tali, se tali sono invece ritenuti quelli del genere Ctenophora, i quali presentano precisamente la stessa conformazione. Per necessaria conseguenza ne viene che, dovendo dare una tale giusta interpretazione alla struttura delle antenne in questo Tabanide, il numero dei loro articoli non è di tre, ma di 9 e pertanto più di 6, come nei Nematoceri. Io non intendo certamente dietro questa considerazione di ascrivere ai Nematoceri i Tabanidi. Altri caratteri ben più importanti, indicati nei lavori suddetti del Prof. OSTEN SACKEN e del BRAUER, servono a distin- guerli. Ma l'esempio presente può aggiungersi alle prove esposte dal WANDOL- LECK, ed io lo ritengo di gran peso per dimostrare ancora una volta, come il carattere della struttura delle antenne nella classificazione dei Ditteri sia molto fallace e possa dar luogo, preso da solo, a conclusioni erronee. Premesse queste considerazioni, faccio seguire le descrizioni: di questo interessante genere che chiamo Pityocera per la somiglianza delle an- tenne con una pianta di pino e della specie, che sono lieto di dedicare all’amico Dott. E. Festa. Pityocera nov. gen. nitus = pinus — xépas, = antenna PANGONIAE Latr. seu DICRANIAE Macq. affine. Caput thoraci aeque latum: facie valde porrecla: proboscide exserta; antennis articulis LX composttis: I-II simplicibus, III- VIII brevibus, apice longe bifurcatis, IX simplice, subulato; oculis pubescentibus: ocellîs tribus, distinctis. (1) BrauER F. — Die Zweiflùgler des k. Museums zu Wien, in: Denkschriften der k. Akademie der Wissenschaften. - XL]l Bd. = Wien, 1880, p. 105. — dani Abdomen ovatum. Pedes graciles, tibiis posticis bicalcaratis. Alae abdomen superantes; cellula prima postica clausa, longe pedunculata: ramo antico furcae cubitatis appendiculato. Pityocera Festae n. sp. Foem. — Colore pîceo, apicem versus abdominîs nigrescente: subtus pallide-ochraceo. Proboscide dimidiam longitudinem corporis via supe- rante, nîgrescente; palpis fuscis, niîgro-pîilosulis, subulatis. Facie fulvo- testacea, genîs late nigro-vittatis, nitidis. Antennis brunneis. Fronte nigra. Oculis albo-pubescentibus. Abdomine ovato, sub-plano, apîce lateribus argenteo-ciliato. Alis piceo-fuscis. Calypteris piceis. Hatte- ribus pedibusque testaceîs; unguiculis nigris. Longît. corporis mm. 15 » proboscidis » 8 » alarum et » antennarum » 3 Antenna destra di PirvocERA FESTA 9 (Disegno eseguito alla camera lucida di Abbe) (Ingr. 20 volte). DESCRIZIONE. — Corpo robusto, tutto brevemente pubescente, special- mente sul torace: sul dorso di color bruno pece che diventa gradata- mente nerastro all’estremità dell’addome: sul mento, sul petto e sul ventre di color ocraceo molto pallido, quasi biancastro. — Capo largo quanto il torace colla faccia fortemente sporgente in avanti a cono, bruno testacea, liscia e lucida, percorsa ad ogni lato, sulle guancie, da una striscia larga, nera, lucida che va dal margine anteriore dell’occhio fino all’epistomio. Un solco traversale arcato separa la faccia dall’epistomio che è molto sporgente e nero lucente. — Proboscide lunga poco più della metà del corpo, gracile, nera colle labbra sottili. Setole boccali giallo- pallide e poco più brevi della proboscide. Labbro superiore gracile e lungo quanto le setole boccali, nero. — Pa/pî lunghi quanto le antenne, neri, ricoperti di brevi peli, adagiati sulla proboscide, coll’ ultimo articolo lungo e assottigliato a lesina verso l'estremità. — An/enne pro- porzionalmente grandi (lunghe 3 mm.), pubescenti, impiantate su di un tubercolo frontale abbastanza distinto e conico: di 9 articoli, di cui il Pt Age 1* è cilindrico, verso l'estremità e al margine superiore munito di alcuni peli setolosi: il 2° ellissoideo, munito anche di peli setolosi: gli articoli dal 3° all'8° gradatamente più lunghi e più gracili, alla loro estremità biforcati in due lunghi rami, gradatamente più gracili e più brevi; il ramo superiore del 3° articolo porta verso la sua estremità alcuni peli setolosi neri; il 9° articolo è semplice, più lungo degli altri, quasi subu- lato, ed alla sua estremità porta alcuni brevi peli setolosi. — Fronte nero, coperto di brevi peli neri, mediocremente largo e lineare; in basso, sporgendo a cono, forma il tubercolo antennale che è superiormente solcato da tre sottili rughe interrotte nel mezzo. — Occhi grandi, neri con leggeri riflessi verdi, irti di fitti ma brevi peli bianco-argentini. — Ocetti ben distinti e disposti in triangolo al vertice. — Torace e scudetto picei e vellutati: ai lati del torace, davanti alle ali, e sulle pleure i peli sono più lunghi. — Addome di forma ovata, posteriormente arro- tondato, ottuso, poco convesso superiormente, meno pubescente del torace, ornato alla sua estremità da ciglia argentine disposte verso i lati ed al margine posteriore dei segmenti 6° e 7°. — A/? bruno-picee, più fosche verso la base del margine anteriore. — Cadittere dello stesso . colore bruno pece del corpo. — Bi/ancieri giallo-testacei. — Piedi giallo-testacei, coi tarsi nereggianti verso l’apice, e le unghie nere. LocaLITÀ. Darien nell'America centrale: foreste della laguna della Pita e del Rio Lara. 9675 - Tip. V. Fodratti & E, Lecco - Torino. è VANE papa ty tetoiag eni str gio ala abi i Reati Cer id i " ERPRPSLOTETORE EPG cla là RA) bri net n sstita si SOntAZI i 7 SMI Ca a n | ) è ) 1% È fa vi À : e: , #6. X ti % Mer... i Lic È L'EROE SI PA Uni TE 223305 043), LED SHIA 4 i MO \ A > “ 7 : AT VE fer 5 I I i ata LOME TE È pb SORA VIA OR 7 AS CECO MI Lola: 08 LI i n i {| 19) È x Tad î î i i a È ‘ È Ù Via \ PRIA LVL LAI 1%, it LE (E° Y N LA ENGODE: n did ti GUETERICI, Bat LE aa Chi fa i SRETRT VO PRI BOE da \ i EH ITETCII TOCE DITOPO SMI STO RAI TMASORI SCA), IT hat MERO x MÈ . ì M, ì L- NI, È MPA RO ACRI f ta dr ” É X Mi MANTRA fo LI PARTONO DT SL A Orisid Rc; Us) A Di % MISA i, TOTO O SL FIRMS TEN Pe BR OLI n) \ LE i 40), 17 Fai FETI : È 3 i È 124 \ a i 9 4 "ATE I À ù )i è }: 9 ; bg; Fi POI ki Ù "i E ; ! \ ; Ae RA 3 mc \ i È È ' ma P ì Ke Ur \ ” î Ù ca i i domen PASETRIABR\ CE \ v c. 4 4 È PI te Pali di “RI NE A ARR dati DE ae af 4 bi DI ; ù h È, , PRIZAR, vo . | pri È \ LI \ A “ DI R ) f i" ei ì : { | \ . Li o v i LO, , ì Ù al î E i pî , id i dl x # o i Vi. } % so \ 9 RT l. E. stupida Rossi — 2. E. Minos Meig. — 3. E. rivularis Meig. (= 4. argyrocephala Macq.) — 3. E. vespertilio Wiedm. — 4. E. capucina Fabr. — 5. E. italica Rossi (= E. Pandora Fabr., Meig., Macq., Schin.; = E. Jacchus Fabr., Meig., Macq.); nec E. italica (Meig.) Loew. (1) Antennae vix apparentes (Rossi). 9701 - Tip. V. Fodratti & E. Lecco - Torino. N (By Afembig osi sro dl: Votpetoiitivi bet) _salgpo' (li sot sdera pg enti alto dì t04 ni i È ; Mbit tra o3as tf 2" Moneta d° ro vg Nital up Na lr af Sv 4 dl: Mg de dont Appio Amava TCS RE ASTRA NI vi ‘abienyha ‘HM BRE: vada ano areata ità odg pgone or cdakt apt dino eta page ni: fra siapifcazalebagiò adeotto distretto " ì, TAL LT i : di Fo Po # i; I Cale! ari — uiA ida uso pid af ni ) x - cabet 1£ dali; l'Ateca Tn: ROLINVI pv SEPOLTA 0 =" @ ti ci Ne Conti in po ica lab PR) RRICE SN" obat dt vile ll ‘ si @ È Ma 4 Ar 1a Li motti fuo.l CIS (0 nos te. b si (9° saw U% | sus, sa Ip iP 20 1296 “ BOLLETTINO Musei di Zoologia ed Anatomia comparata della R. Università di Torino Ì _——______————_ _c—_—_———eeee‘«mmI1rmy[|(ù—t1| | = POV \ 226 pubblicato il 4 Febbraio 1896 Vor. XI Dott. ACHILLE GRIFFINI Nota sinonimica intorno al CONOCEPHALUS NITIDULUS (Scop.). (C. mandibularis auct.). Avendo avuto occasione di consultare l’antica opera di Scopoli, intito- lata « Deliciae florae et faunae insubricae (1) », rimasi colpito dal trovarvi descritta e figurata sotto il nome di Gry/lus nitidulus una specie di ortottero, assolutamente corrispondente a quel comunissimo locustide nostrale molto noto col nome di Conocephalus mandibularîs (Charp.). Ciò mi sorprese pel fatto che in nessun autore avevo mai trovato quel nome, neppur menzionato fra le sinonimie. Volli pertanto rivedere tutte le principali opere monografiche e sino- nimiche riguardanti anche il Conocephalus mandibularis, come quelle di Serville, Fischer, Brunner, Redtenbacher, lo stesso lavoro accurato di Charpentier, ed in nessuna parte vi rinvenni indicazione alcuna del Gryllus nitidulus Scopoli. Per maggior chiarezza riporterò qui la descrizione di questa specie quale si trova in Scopoli: Gryllus nitidulus. — Viridis, capite lucido, luteo. Long. av apice capiîtis usque ad extremitates alarum contractarum biuncialis. Caput lucidum, flavescens, inter antennas convexum. Frons convexa. An- tennae longitudine corporiîs; oculi nigri, prominentes. Labium est lamina rotunda integerrima, piana. Elytra viridia, obtusa, reticulato rugosula, ultra apicem ensîs non elongata. Alae albae. Pedes luleo- (1) ScoPoLiJ. A. — Deliciae fiorae et faunae insubricae, seu novae aut minus cognitae species plantarum et animalium quas in Insubria Austriaca ecc. vidit descripsit et aeri incidi curavit. Pars I, Ticini MDCCLXXXVI. È JE e virides. Femora postica angulata, subtus denticulata, dentibus duobus primis solitariis, caeteris în duplicem seriem dispositis. Tibiae spinosae, longitudine femorum. Tarsum constat articulîs 4 villosulis, ultimo bilamettoso, inter quas lametllas extt petiolus sustinens ungues binos. In Museo D. Comitis Castiglioni, circa Mediolanum repertus. La descrizione, come sono in generale quelle che si trovano negli autori più antichi, non è molto dettagliata nè quale oggigiorno sarebbe desiderabile, però abbastanza buona. La figura poi che accompagna il testo (Tab. XXIV, fig. B), quantunque un po’ grossolana, non lascia alcun dubbio circa il riconoscimento della specie di cui si tratta. Secondo le leggi della priorità, adunque, questo locustide dovrà cer- tamente assumere il nome di Conocephalus nitidulus (Scop.), poichè non parmi corretto quanto venne recentemente fatto da alcuni autori in questioni consimili di nomenclatura, col non tener più conto di alcune antiche descrizioni e dei relativi nomi ai quali spetta il diritto di priorità, pel solo fatto della lunga dimenticanza in cui vennero a cadere e del- l’universale uso da gran tempo e da tutti gli studiosi di un nome poste- riore per designare la stessa specie. La principale sinonimia di questo Conocephalus resta così stabilita : Conocephalus nitidulus (Scop.). 1776. Locusta acuminata Sulzer. Abgek. Gesch. des Ins. nach d. Linneisch Syst. Winterthur, p. 83, Tab. IX, f. 1; (verisimiliter) — Nec GryMus acuminatus Linné, 1764, Museum S. M. R. Ludovicae Ulricae Reginae, p. 130. — Neque Locusta acuminata De Geer, 1773, Mém. pour serv. a l’Hist. des ins., Tom. IIl, p. 286, Tab. 37, f. 8. 1786. Gryllus nitidulus Scopoli. Deliciae florae et faunae insubricae, Ticini, pars I, p. 62, Tab. xxIv, fig. B. 1790. Locusta tuberculata Rossi. Fauna Etrusca, Tom. I, pag. 269. — Nec Lo- custa tuberculata De Geer, 1773, Mém. pour serv. a l’Hist. Nat. des ins., Tom. ll, :p..288, Tab...38, £. 1. 1794. — Rossi. Mantissa insectorum. Pisis, Tom. I, p. 103. 1825. Locusta mandibularis Charpentier, Horae Entomologicae, Wratislaviae, p. 106. 1839. Conocephalus mandibularis Serville. Hist. Nat. des ins. Orthopt., Paris, p. 521. 1853. — Fischer. Orthoptera Europaea. Lipsiae, p. 245, Tab. xv, f. 1. (Cum synonymis). 1882. — Brunner von Wattenwyl, Prodromus der Europ. Orthopt., Leipzig, p. 304, Tab. vili, f. 71. (cum synonymis). 1891. — Redtenbacher. Monogr. der Conocephaliden. Verhand. k. k. z-b Ges. Wien, p. 427, (cum synonymis). 1893. — Griffini. Ortotteri del Piemonte. I Locustidi. — Boll. dei Mus. di Zool. ed Anat. comp. Torino, Vol. VIII, N. 141, p. 16. (cum synonymis). 9706 - Tip. V. Fodratti & E. Lecco - Torino, MAY 25 1896 ‘ BOLLETTINO Musei di Zoologia ed Anatomia comparata della R. Università di Torino N. 227 pubblicato il 29 Febbraio 1896 Vor. XI Dr PrieRO MARCHISIO. Echinodermi del Golfo di Rapallo. I lavori intorno agli Echinodermi del Mediterraneo sono numerosi. ma si riferiscono a poche località. Di vero, mentre il Carus (1) cita più frequentemente Nizza e Napoli come quelle località nelle quali fu trovata la più gran parte degli Echinodermi, pochi ne nota come raccolti in punti a quelle intermedî, tanto che delle ventisei specie da me qui sotto enumerate, quattro soltanto il Carus dice raccolte in località comprese tra Nizza e Napoli. Per la qual cosa mi è parso non inutile il pubblicare la lista seguente corredandola di tutte quelle notizie che mi parvero interessanti per una migliore conoscenza delle specie stesse che io potei ricavare dal materiale raccolto dai sigg. Prof. Lorenzo Camerano e Dr. Daniele Rosa nel Golfo di Rapallo e da loro cortesemente concesso al mio esame. Le specie studiate furono pescate a profondità poco con- siderevoli, la sola Cucumaria pentactes Forb. essendo stata dragata a 70 metri circa sotto il livello delle acque. Per |’ Echinaster sepositus M. et Tr., ho stabilita la varietà mediterranea per le ragioni che dirò più avanti. La descrizione della colorazione è fatta generalmente sugli animali freschi e paragonata a quella degli animali in alcool. Crinoidea. 1. Antedon rosacea Norm. — N. 1 esemplare portato dai pescatori. — Id. N. 1 esemplare. — Località: Portofino 1894. (1) Julius Victor Carus — Prodromus Faunae Mediterraneae — Pars I, 1894. Asteridae. 1. Asterîas glacialis O. F. Miller. — N. 6 esemplari. — Colore: bianco giallognolo. — In aleool: bianco giallognolo. 2. Asterias tenvispina Lam. — N." esemplari. — Colore: grandi macchie gialle e nere. — In alcool: bianco giallognolo. — Località: Portofino 1890. — Id. N. 2 esemplari. — Colore: dorso a macchie bian- castre ed azzurre, pedicelli giallognoli, spine bianche, corone dî pedi- cellarie ruggine. — In alcool: bianco giallognolo. — Località: Porticciolo (Rapallo) 1894. — Profondità: pochi centim. 3. Echinaster sepositus M. et Tr. — N.3 esemplari. — Colore: rosso mattone. — In alcool: bianco giallognolo. — Località: comune a Porto- fino nel porto. — Profondità: 1 metro circa. Echinaster sepositus var. mediterraneus mihi. — N. 12 esemplari. Cinque bracci uguali, di forma conica, che verso il' 3° inferiore presen- tano un rigonfiamento a cominciare dal quale vanno poi man mano rimpicciolendosi verso la loro estremità libera, Il loro raggio sta a quello del disco :: 6‘/,: 1. Alla faccia ventrale, all’esterno della serie papillare, le spine formano 3 serie longitudinali. La più interna è costituita da spine semplici di poco più corte delle papille e poco. acute, che vanno grada- tamente diventando più piccole verso la estremità libere dei bracci. La serie mediana consta per i */;} inferiori di gruppetti trasversali di 2 spine impiantate sopra un debole rilievo longitudinale; verso il 3° superiore essa non presenta che spine isolate. La esterna infine è pure formata di gruppetti di 2 spine, ma questi sono longitudinali; verso il 3° supe- riore anche questa serie si fa semplice. Le spine che si elevano sui rilievi della faccia dorsale, più lunghe e. più sottili delle spine ventrali, sono prevalentemente isolate, solo qua e là notandosi gruppetti di 2-3 spine. Nelle maglie delimitate dalle trabecole sì aprono da 4-5 pori ten- tacolari. In corrispondenza dell’angolo tra i bracci, alla parte ventrale, havvi una piastra nuda, rugosa. — Larghezza della base dei bracci: cm. 1,4. — Lunghezza dei bracci: cm. 6,6. — Larghezza totale: cm. 14,3. —. Località e colore: come per l’Echkinaster sepositus M. et Tr. Risulta dalla precedente descrizione che la nuova varietà è special- mente fondata sulla disposizione delle spine ventrali. Mentre, infatti, nell’ Echinaster sepositus M. et Tr., alla faccia ventrale, le spine costi- tuiscono serie semplici longitudinali, nell’E. sepositus var. mediterra- neus: esse assumono, una, particolare disposizione, per cui le serie da esse formate risultano diverse. dalle stesse serie ventrali. dell' E. seposîtus M. et Tr. D’altra parte l’uno e l’altra hanno, per così dire, due fisio- nomie diverse, essendo ciò specialmente dovuto al fatto che nell’ E. sepo- situs M. et: Tr. le.spine ventrali passano insensibilmente a quelle dorsali, MAY 25 1896 all 9% gi mentre nell’E. sepositus var, mediterraneus questo passaggio è rapido e si ha un limite ben netto tra le une e le altre. | Osservazione. — Adottando il metodo seguito dagli autori; ho detto che alla serie di papille segue, procedendo verso l’esterno, una série di spine. Ora io eredo che questo modo di dire non corrisponda al vero e che più propriamente questa 1* serie vada considerata come costituita da papille e non da spine. Difatti, come ho avuto occasione di notare in un altro lavoro (1), mentre le vere spine sorgono sulle piastre ven-. trali, quelle sono ancora impiantate, come le papille, sulle piastre adam+ bulacrali. Sarebbe adunque più corretto il dire che corre lungo il soleo ambulacrale una doppia serie di papille. 4. Uphidiaster ophidianus L. Ag. N. 1 esemplare. + Colore: pur- pureo sul dorso, chiaro inferiormente, ambulacri bianchi con ventosa gialla. — In alcool: giallo chiaro. + Località: Portofino (sotto la bat= teria) 1890. — Profondità: 1-2 metri. o. Asterîna gibbosa Forb. — N. 8 esemplari. 6. Astropecten bispinosus M. et Tr. — Parecchi esemplari. 7. Astropecten plalyacanthus M. et Tr. — N. } esemplare. 8. Astropecten pentacanthus M. et Tr. = N. 2 esemplari. 9. Astropecten squamatus M. et Tr. — N. 1 esemplare. — Colore: avana scuro sul dorso, spine delle lamine marginali ventrali bianche. — In alcool : giallo chiaro. — Località: Porticciolo (Rapallo) 1894. — Pro- fondità: pochi centim., fra le pietre della spiaggia. Ophiuridae. l. Ophîoderma longicauda M. et Tr. = N. 13 esemplari. = Colore: bruno con macchie rosso chiare sui raggi. — In alcool: dorso scuro con punti grigio verdastri, inferiormente bianco sporco. — Località: Portic- ciolo (Rapallo) 1890. — Profondità: presso la superficie, tra le zostere. — Id. Località: Portofino, sul posto, 1890. — Profondità: 1 metro circa. — Id. Colore: disco e bracci superiormente rosso-bruno con macchie verdastri, inferiormente rosso-carne. — In aloool: caffè con macchie rosso pallido sul dorso del' disco e punti più chiari sul dorso dei bracci. — Località: Golfo di Rapallo, nel mezzo, 1894. — Profondità: 25 metri circa. 2. Ophioglypha lacertosa Lym. — N. 1 esemplare. — Colore: supe- riormente grigio nocciola chiaro, inferiormente bianco ai raggi, rosso negli interraggi, bianco nel resto del disco. — In alcool: grigiastro (1) Bollettino dei Musei di Zoologia ed Anatomia comparata della R. Univer sita di Torino — Vol. VIII, 1893 — N. 149. de superiormente, biancastro inferiormente. — Località: Golfo di RAR | nel mezzo, 1894. — Profondità: 25 metri circa. 3. Amphiura filiformis Forb. — Numerosi esemplari. — Colore: disco nocciola o violaceo o carneo con maglie più chiare e vani più scuri, raggi come il disco con spine bianche. — In alcool: bianco giallognolo.® — Località: davanti all’imboccatura del porto di Portofino, 1894. — Profondità: 40 metri circa. . 4. Ophiothrix fragilis Dib et Kor. — Parecchi esemplari. — Loca- lità: Portofino, nel porto, 1890. — Profondità: 1 metro circa. | 5. Ophiothrix alopecurus M. et Tr. 6. Ophiomyxa pentagona M. et Tr. — N. 2 esemplari. — Colore? disco superiormente bruno con macchie gialle, raggi anellati di bruno e giallo, spine laterali gialle. — In alcool: color scuro con macchie più. chiare sul dorso del disco e dei bracci. — Località: davanti all’imboc- catura del porto di Portofino, 1894. — Profondità: 40 metri circa. Echinoidea: 1. Arbacîa pustùlosa Gray. — N. 1 esemplare. 2. Strongylocentrotus lividus Brdt, — N. 3 esemplari. — Località: Golfo di Rapallo, comunissimo sui fondi rocciosi. — Profondità: 1, 2 metri. 3. Sphaerechimus granularis A. Ag. — N. "7 esemplari. — Località: S. Michele e Portofino. — Più raro del N. 2. 4. Echinus microtubercutatus Blv. — N. 3 esemplari. — Località: nelle vicinanze di Portofino, 1894. — Profondità: 40, 50 metri. 5. Echinocyamus pusiltus Gray. — N. 1 esemplare. — Località e- profondità come pel N. 4. Holothurioidea. 1. Holothuria Sanctori Dbb. — N.2 esemplari. — Località: davanti al Convento della Cervara, 1894. — Profondità: 20, 30 metri. 2 Holothuria Polii Dbb. — N. 2 esemplari. — Località: comune sopratutto nel seno di S. Michele. — Profondità: 1. metro circa, tra le zostere. 3. Hotothuria mammata Grube. — N. 3 esemplari. — Località come: il N. 2. 3. Cucumaria pentactes Forb. — N. 1 esemplare. — Località : fuori, della punta di Portofino, 1894. — Profondità: 70 metri circa, nel fango. 9980 - Tip. V. Fodratti & E. Lecco - Torino. MAY 25 1896. uigr. BOLLETTINO Musei di Zoologia ed Anatomia comparata della R. Università di Torino \. 228 pubblicato il 29 Febbraio 1896 Vor. XI ADRIEN DOLLFUS. ISOPODES TERRESTRES recneillis dans le DARIEN par M.r le D.r E. Festa. Les Isopodes terrestres recueillis par M.r le D.r Festa dans le Darien sont assez interessants ; les Armadilliens y sont représentés par Armadillo flavo-brunneus sp. n. Armadillo flavo-brunneus. 1. Cephalon et deux premiers segments du pereion, vus en dessus. 2. Cephalon et partie laterale des deux premiers segments du pereion, vus en dessous. 3. 5° segment du pleon, pleotelson et uropodes, vus en dessus. DIAGNOSE : Corps presque lisse, convexe, finement ponctué, sétacé. — Cephalon: prosepistome dépassant le front, surface plane; yeux grands, environ 22 ocelles; antennes® — Pereion: premier segment à mamelon antèro-médian peu accusé, à bords latéraux fortement relevés; coxopo- dite distinet seulement vers son extrémité postérieure qui forme une petite lame triangulaire ; deuxième segment à coxopodite bien distinct, étroit. — Pleon, Telson: pleotelson au moins aussi Jong que large, à bords latéraux incurvés vers le milieu, muni à ia base d’un faible relief creusé d’ un petit sillon longitudinal; uropodes à base peu oblique, exopodite petit, situé vers les 2/3 du còté interne de la base (face supé- de Di rieure); endopodite attéignant à peine à la moitié du pleotelson. — Couleur ambrée, irregulierement tachée de brun. — Dimens. 10 X 4 mil- limètres. i i Un exemplaire, Punta de Sabana (Darien). Au méme groupe appartient aussi un échantillon, malheureusement en trop mauvais état pour étre décrit, du genre Sphaeroniscus. Les Porcellioniens n’ont qu’un représentant, l’ubiquiste Meloponorthus pruinosus Br. { Porceltio). Les Onisciens et les Ligiens n’offrent aussi qu’une espèce par groupe: Philoscia variegata Dollfus, déjà signalée en plusieurs localités du Ve- nezuela et qui, assez variable du reste de couleur et de dimensions, doit probablement étre réunie, avec Philoscia debitis BL. (du Vene- zuela également), à Priloscia (Philougria) nitida Miers, du Pérou et de la Guyane. — M.r le D.r Festa en a rapporté plusieurs échantillons de Rio Lara (Darien). Ligia ewotica Roux, très-répandue sous les tropiques, a été recueillie par M.r Festa au méme endroit que l’espèce précédente. 9981 - Tip. V. Fodratti & E. Lecco - Turino. vi: BOLLETTINO Musei di Zoologia ed Anatomia comparata della R. Università di Torino N. 229 pubblicato il 1° Marzo 1896 Vor. XI Pror. C. EMERY. i FORMICHE raccolte dal dott. E. Festa nei pressi del golfo di DARIEN. Eciton omnivorum Ol. (coecum Latr.). — E. praedator F. Sm. — E. vagans Ol. — E. crassicorne F. Sm. Ectatomma erubculattum F. — E. ruidum Rog. Paraponera clavata F. Pachycondyla impressa Rog. — P. fuscoatra Rog. subsp. transversa Emery. — P. harpax F. — P. flavicornis F. — P. villosa F. Ponera constricta Mayr. — P. stigma F. Odontomachus haematodes L. — 0. hastatus F. Pseudomyrma gracilis F., forma tipica con var. mexricana Rog. e agîlis F. Sm. — P. elegans F. Sm. — P. excavata Mayr, var. /lavi- ventris n. var. — P. flavidula F. Sm. ? Leptothorax pungentinodis n. sp. Pheidole flavens Rog. subsp. perpusilla Emery. — P. sp. ? è Crematogaster limata F. Sm. — C. sp.? 9 Solenopsiîis geminata F. Cryptocerus atratus L. — C. minutus F. Atta cephalotes L. — A. octospinosa Reich. Dolichoderus decollatus F. Sm. — D. bispinosus 01. — D. debilis Emery. Azteca instabilis F. Sm. — A. trigona Emery. — A. Festaî n. sp. Dorymyrmex pyramicus, Rog. Camponotus maculatus F. subsp. simillimus F. Sm. — C. substi- tutus Emery. — C. abdominatlis F. — C. coruscus F. Sm. — C. novo- granadensis Mayr. — C. senex F. Sm. var. — C. breviîs Forel in litt (1). — C serîceiventris Guer. Dendromyrmex Fabricii Rog. — D. chartifex F. Sm. (1) Verrà descritto più tardi dal prof. Forel. Pscudomyrma excavata Mayr, var. flaviventris n. var. ® Come tipo della specie, corrispondente alla maggioranza degli esem- plari veduti del Mayr, considero quelle forme in cui l’addome è bruno o non più chiaro delle parti anteriori del corpo. Ne ho d’innanzi un esemplare originale. Della nuova varietà Mayr ebbe un solo esemplare. Il dott. Festa la raccolse alla Punta di Savanah. In essa il capo e il torace sono neri, con le mandibole rossicce, i lati del pronoto tendenti più o meno al rosso rugginoso. Il primo segmento del peduncolo addominale è almeno in gran parte nero, i segmenti seguenti dell’addome giallo un poco ros- siccio. Le antenne e le zampe sono testacee, con lo scapo alquanto im- brunito, le coscie bruno scuro. Esemplari intermedii fra questa varietà e il tipo furono raccolti dal signor E. Simon nel Venezuela. In essì il metatorace è nero, spesso anche il capo e il primo segmento del peduncolo ; il resto di un colore testaceo sporco, spesso con l’addome in parte bruniccio; le coscie bruno scuro. Pseudomyrna flavidula F. Sm. ? La determinazione di questa specie è incerta, esistendo parecchie forme fra loro affinissime, e la descrizione di Smith essendo insufficiente a discriminarle. Posseggo esemplari identici dal Venezuela. Leptothorax pungentinodis n. sp. Q Testacea, capite, scutello, antennarum clava femoribusque medio fuscis, abdomine piceo, mandibutlis, scapîs, femorum basi, tibîis tar- sisque pallidis. Capîte mesonoto et scutello punctatîs et regulariter striatîs, quoad sculpiuram caeterum L. spininodi sîmilis. Antennîs 11-articulatis, metanoto inermi, petiolo ut in L. spininodi spinutis dentibusque armato. Alae fiavidae pterostigmate fusco. T.. 3 112 mm. Un solo esemplare di Colon (Panama). È molto afline al L. spîniînodis Mayr, da cui si distingue però agevolmente pel capo striato e per la colorazione. Azteca instabilis F. Sm. Le numerose $$ raccolte a Punta Savanah raggiungono dimensioni maggiori di quelle da me descritte di Costa Rica; le più grandi misu- rano 7 mm. La colorazione è un poco più chiara e la testa di forma più larga, coi lati più convessi. Però, a pari dimensione, gli esemplari di Darien sono, per forma, identici a quelli di Costa Rica; perciò ri- tengo che i più grandi individui che ebbi da quest’ultima provenienza non erano $ 9 massime. La 9 (finora sconosciuta) è lunga 10-12 mm.; capo + torace 6,5; capo (con le mandibole) 2 X 1,6 ; larghezza del torace 2,6. Colore bruno castagno scuro, lati del capo tendenti al rosso ferrugineo, parte infe- riore del torace più chiara del dorso, faccia ventrale dell’addome e MAY 25 1896 } margini anteriore e posteriore dei segmenti dorsali giallo-testaceo sporco3 zampe giallo-bruno, scapo e primo articolo del fiagello ferruginei, resto del flagello bruno. Scultura, peli e pubescenza come nella @. Il capo, senza le mandibole, è appena più lungo che largo, i suoi lati quasi pa- ralleli dagli occhi in dietro, fortemente convergenti in avanti degli occhi fino alla base delle mandibole ; gli angoli posteriori sono arro- tondati, il margine posteriore largamente e poco profondamente inca- vato. Lo scapo non raggiunge gli angoli posteriori e i penultimi articoli del flagello sono appena meno grossi che lunghi. Il torace è molto più largo del capo. La squama ha il margine superiore tagliente e per breve tratto rettilineo. Ali appena sensibilmente affumicate, con venatura € stigma bruni. La scoperta di questa 9 mostra che il Liometopum xanthochroum Rog. non appartiene a questa specie. Quindi quella forma della $ che ho descritta nella mia monografia col nome di var. canthochroa dovrà cambiare nome: propongo di chiamarla var. mexicana. Farò «cono- scere in altra nota la vera 3? dell'A. xanthochroa. RATA LL Fig. 1 — Azteca instabilis 9. Fig. 2 — Az. trigona. a Capo di $ major, è di $ minor, c profilo deldorace. Azteca trigona Emery. Ho istituito questa specie nella mia monografia del genere Azéeca sopra una sola 9 proveniente da Santarem nel Parà; il dott, Festa rac- colse in varie località del golfo di Darien alcune 9 9 e moltissime 37 che credo dover riferire alla medesima specie. % (finora ignota). Bruno di pece, quasi nera; capo rosso ferrugineo, con la bocca e una macchia sul vertice brune. Scapo e base del flagello ferruginei, articolazioni delle zampe e tarsi rossicci. Tutto il corpo è lucido e la lucentezza appena velata da una peluria sericea quasi ade- rente e poco fitta. Peli corti e obliquamente eretti si trovano soltanto sulle mandibole e sull’addome. La statura e la forma del capo non sono molto variabili in questa specie. Il capo non è più lungo che largo {senza le mandibole) nei grandi esemplari e raggiunge la sua massima larghezza poco dietro gli occhi, i quali stanno circa alla metà della lunghezza del capo. I lati sono arcuati e gli angoli anteriori meno distanti fra doro ia dei posteriori ; questi sono sporgenti indietro ad angolo acuto, debolmente arrotondato ; il margine posteriore è profondamente incavato quasi ad angolo ottuso nelle grandi $@, ad arco nelle piccole; queste hanno il capo più allungato, coi lati meno arcuati. Lo scapo oltrepassa appena l'angolo posteriore nei massimi esemplari. Le mandibole sono striate su quasi tutta la loro superficie e armate all'apice di due forti denti, dietro ì quali se ne vedono 5-6 molto più piccoli e ottusi. Il torace è robusto ; sul profilo, il mesonoto forma in avanti una gobba e poi si continua con linea declive indietro, talvolta debolmente concava, seguìta da un arco discendente verso l’incisura che divide il mesonoto dal metanoto ; tra la faccia basale e l'a faccia declive di questo si nota sul profilo un angolo molto ottuso e arrotondato. Le stigme del mesotorace e del meta- torace sono sporgenti. La squama peduncolare è poco inclinata, con- vessa innanzi, piana indietro, con margine tagliente, arcuato. L. 4-5 mm. Alla descrizione della 9 bisogna aggiungere che la squama è assotti- gliata in alto e ivi incisa e bicuspide. Vi sono alcuni peli ritti sul capo e sul torace. Azteea Festal n. sp. ? Picea, ore, capîtis pagina ventrali, scapî basi, prothorace, petiolo, abdominis parle ventrali, articulationibus pedum tarsisque magis _-__ minusve ferrugineis ; nitida, subtiliter pubescens et parce i li\ pîlosa, pilis erectis în scapo vix ullis, în tibiis paucîis. 6, Caput lalum, cordiforme, postice angulatim incisum, ocutis —7 magniîs, depressis, ante medium longitudinis, scapo occîi- è > pitis angulos paulo superante, mandibulis lucidis, obsolete ea Vai da. È AT striatîs. Thorax mesonoto antice gibbose proeminente, inter Fig. 3 mesonotum el metanolum depressus, sed non încisus, meta= Az, Festaî noto arcuato. Petiolus squama crassa, proclivi, superne acuminata. L. 2314-3172 mm. Colon ; 5 esemplari in parte mutilati. Le figure varranno a meglio precisare i caratteri segnalati nella dia- gnosi che fu fatta su i più grandi esemplari. L'unica piccola ® aveva il capo rotto e deformato. Seguendo il quadro analitico della mia monografia, per determinare questa specie, si giungerebbe all’ A. depilis Emery, da cui differisce prin- cipalmente pel colore scuro, la squama molto meno acuminata e la forma larga del capo. La nuova specie è distinta dall’ A. Jelski? Emery per lo scapo delle antenne più lungo, che raggiunge, anzi oltrepassa un poco, anche nei più grandi esemplari, l’occipite. Per la struttura della squama si avvicina, più che ad altre, a due specie inedite, delle quali l’una mì ‘fu mandata dal prof. Forel col nome di A. chartifea, l’altra verrà de- scritta nel numero successivo di questo Bollettino col nome di A. Se- verini. Entrambe sono distinte dall'A. Feslaî per la forma meno larga del capo e la mancanza assoluta di peli ritti sullo scapo e sulle tibie. 9282 - Tip. V. Fodratti & E. Lecco - Torino. MAY 25 1896 “# BOLLETTINO Musei di Zoologia ed Anatomia comparata della R. Università di Torino N. 2530 pubblicato il 1° Marzo 1896 VOL.. AL —————_—_—_—__ Pr. f. CARLO EMERY Alcune forme nuove del genere Azteca For. e note biologiche. Dopo la pubblicazione della mia monografia del genere (1) sono venute a mia conoscenza parecchie specie nuove e forme ancora inedite di specie conosciute. Pubblicando nel numero precedente di questo Bollet- tino le Azfeca inedite raccolte dal Dott. E. Festa, mi è parso opportuno far seguire la descrizione di altre forme della mia collezione, che costi- tuiranno, con le precedenti, un’aggiunta alla citata monografia. Tutte le forme sono figurate nelle loro parti più caratteristiche. Specie delle Cecropie di Costa-Rica. Il sig. A. Alfaro, continuando a raccogliere ed osservare le formiche del suo paese, ha scoperto finora nelle Cecropie non meno di 4 specie di Azteca, cioè: A. coeruleipennis Emery A. Alfaroi Emery descritte nella mia monografia, A. canthochroa Roger ‘ A. construclor n. sp. non ancora osservate. L'A. xanthochroa fu descritta dal Roger sopra una 9 del Messico e riferita poi a torto dal Mayr all’ A. înstabilis F. Sm.; io stesso accettai questa erronea identificazione che ora mi tocca rettificare, conoscendo la vera 9 dell'A. instabilis e la $ dell'A. canthochroa. (1) Studio monografico sul genere Azteca Forel in Mem. Accad, Bologna (5), tomo 3, pag. 319-352, 2 Tav., 1893. A. xanthechreoa Rog. (nec Mayr, nec Emery, 1893). Una femmina priva d’ali e mutilata di Costa Rica corrisponde esatta- mente alla descrizione del Liometopum xanthochroum Rog. Ne dò il disegno del capo il quale, completando la descrizione di Roger, varrà a far riconoscere sicuramente la specie. Un’altra 9 prove- niente da Panama mi fu comunicata dal Prof. Forel, Alla medesima specie riferisco le © raccolte dal sig. Alfaro nelle Cecropie di Costa Rica, delle quali segue la descrizione. ? Flavo-lestacea, macula verticis, mandibulis, flagello fexct. arti- culo basati) et abdomine fuscescentibus, nilidula, pubescens et copiose pilosa, tibiis et scapo pilosis. Caput ltateribus arcuatis, longius quam talîus, in $ maxima antice posticeque fere aequaliter angustatum, postice arcualim emarginatum, angulîs rotundatis, mandibutlis nitidis, tantum basi extus striatutis, acute 7-8 dentatis. Thorax mesonoto con- vero, inter mesonolum el metanotum lale sed non profunde împres- sus, melanoti dorso longitrorsum late arcuato. Petiolus nodiformis, superne rotundatus. L. 3 1]2 - 4 3[(4 mm. Differisce dall'A. Muellerî Emery, che è la specie più affine finora nota, per la forma del capo, come si vedrà dal confronto delle figure, e le mandibole striate soltanto alla parte esterna della loro base. È anche più grande della specie brasiliana. Nelle antenne, i 2 primi articoli del flagello sono molto più allungati dei seguenti e quasi uguali fra loro. Lo scapo non raggiunge il margine occipitale nelle $ massime; l’oltre- passa di poco nelle minime. A differenza delle altre specie delle Cecropie di Costa Rica, questa corre abitualmente con l'addome rialzato. L'ingresso del suo nido costi- tuisce una fessura longitudinale. Costruisce setti di cartone entro le cavità delle piante da essa abitate. È meno aggressiva delle altre, e come mi scrive il sig. Alfaro, non morde la mano del collettore. ma Fig. I. Azteca xanthochroa. Fig. II. — Azteca constructor n, 09: 0. a, b,c9;d, eq. A, construcetor n. sp. $ Fusco-testacea, vertice, abdomine, flagelli apice et femoribus magis fuscis, subnitida, pubescens et longe pitosa, scapo tibiisque copiose MAY 25 1896 pilosis. Caput vix longius quam latius, antrorsum paulo angustalum, postice mediocrite» arcuatim emarginatum, angutlis occipilis valde rotundatis, oculis ante medium longitudinis, scapo în è majore mar. ginem occipilis via atlingente, flagelli articulis mediis crassilie sua subaequilongis, mandibulis sublilissime strialis, subopucis. Thorax mesonolo convexro, tamen non gibbo, incisura inter mesonolum et metanolum haud profunda, metanoto depresso, superficie basali în declivem arcuatim transeunte. Squama crassa, proclivis et humitis, apice rotundata. L. 2113-4 mm. Q Fusco-nigra, mandibutis, flagello el larsis ferrugineis; sculplura et pubes ul în 2. Caput parum longius quam latius, ante oculos an- gustatum, postice lalissime, haud profunde, arcuatim emarginalum, anltennarum scapo circiter 3,15 spatiî înter oculum et angulum occi- pitis attingente, flagelti articulis 3. et sequentibus paullo crassio- ribus quam longioribus. Thorax capite parum angustior; squama su- perne attenuata et angustata, margine supero arcuato. Alae leviter fumigatae, costis et pterostigmate fusco-nigris. L.71|2-8 mm. d' Niger, pubescens el pilosus, capite breviore quam laliore, postice rotundato, mandibulis brevibus, eden- tulis, antennarum. flagelli articuto 1° brevissimo, valde transverso, 2° crassiore et plus quam triplo longiore, sequentibus sensim Dbrevioribus et sublilio- ribus, penullimis fere dimidio longioribus quam cras- n a pi g Sioribus ; petiolì squama compressa, margine supero 3. ri sa a 5 2 x nio oro sublili. Alae hyatinae, costis et stigmate fusco-rufe- scentibus. L. 3 112 mm. Raccolta nelle Cecropie sul versante Atlantico come sul versante Paci- fico di Costa-Rica. L’apertura del nido è longitudinale e lunga fino a 15 mm.; costruisce dentro le cavità della pianta un sistema spugnoso di laminette di cartone di colore bruno scuro. È la più feroce e aggres- siva delle specie di Costa-Rica. Come la precedente, questa specie si avvicina all’ A. Muezleri; la $ ne differisce pel capo più quadrato, assai poco ristretto innanzi, come pure per la squama più alta, meno nodiforme. La 9 è di colore diverso da quella dell’ A. MwueZ/eri e lo scapo delle sue antenne è molto più breve. Fig. IV — Az. Alfaroî c A. Alfaroi Emery. La 9 di questa specie è nera, con la parte anteriore del capo, le man- dibole, le antenne, articolazioni delle zampe, tibie e tarsi più o meno rossicci. Scultura, pubescenza e peli come nelle ®. Il capo è rettango- lare allungato, coi lati poco curvati, il margine posteriore integro. Il limite posteriore degli occhi è poco innanzi la metà della lunghezza del capo, l’estremità dello scapo oltrepassa la metà dello spazio che separa l'occhio dal margine occipitale (non lo raggiunge in una varietà ancora inedita di Trinidad che sarà descritta dal Forel). La squama è più alta che nella ©, col margine più acuto. Le ali debolmente affumicate, hanno la venatura rossiccia e lo stigma bruno scuro. Gruppo dell’A. chartifea For. Alcune piccole specie si possono aggruppare insieme intorno ad una forma scoperta dal sig. Urich nell’ isola di Trinidad e mandatemi dal Prof. Forel sotto il nome di cRartîfea (1) che ricorda i suoi nidi di cartone. Riferisco alla medesima, come sottospecie, la forma seguente. A. chartifex For. subp. stalactitica n. subp. È più piccola della A. chartifex e ad eguale statura è più gracile; il capo è meno largo, con i lati convergenti in avanti, quasi dritti, anzi un poco concavi in avanti degli occhi, le antenne un po’ meno lunghe, lo scapo non oltrepassando che di poco gli angoli dell’occipite. Sul profilo del torace, il pronoto e il mesonoto formano una curva meno regolare (1) Ecco Ia diagnosi mandatami dal Prof. Forel della specie tuttora inedita Azteca chartifex For. n. sp. % L. 2,5-3,4 mm. Mandibules luisantes, ponctuées, avec quelques stries. Épi- stome trés faiblement bisinué. Téte fortement rétrécie devant, fortement 3 échancrée derrière, à cotés convexes, les angles occipitaux ar- rondis; chez la $ major, elle est au moins aussi large que longue. Yeux un peu en avant du milieu. Les scapes dépassent l’oeciput è peu près de 1[5 de leur longueur. Pronotum et mé- sonotum convexes, formant une voùte continue qui vient tomber LTD sur la face basale du métanotum ; celle-ci à profil droit, for- mant un angle obtus avec la face déclive. Ecaille cunéiforme, Fig. Di fortement inclinée en avant, è bord assez obtus, arqué. Assez As. charlife® \yisante, ponctuée, ca et la un peu réticulée, pubescence assez typus. abondante partout. Corps è pilosité dressée éparse, nulle sur les pattes et scapes. Brun sàle, tarses et scapes plus pàles. Mandibules brun rougeàtre, chez la $ minor, le thorax et la téte plus ou moins de cette der- nièére cuuleur. FOREL. e la parte scutellare del mesonoto, alquanto gibbosa, forma col metanoto un angolo rientrante quasi retto. Scultura, colore e pubescenza come nel tipo. L. 2-3 ljt mm. Parà, raccolta dal sig. A. Schultz, il quale mi scrive che questa specie costruisce dei nidi di cartone molto popolati, lunghi cioè un piede e larghi la metà della loro lunghezza, sospesi a guisa di stalattiti ai rami di piccoli alberi. DT 4 é AR RIS Fig. VI Fig. VII Fiv. VIII Az. chartifex Az. Severini. Az. sligmatica. subsp. stalactitica. ‘A. Severini Dn. sp. $ Fusco-testacea, scapo pedibusque paulo dilutiaribus, nitida, subti- liter adpresse pubescens, parcissime pilosa, scapo pedibusque omnino sine pilis erectis. Caput subcordiforme, în è majore paulo latius quam longius, postice haud profunde emarginatum, scapo occipitis angulum circiter quinta parte superante. Mandibulis subliliter striatis, subopacis, oculis ante medium laterum capîtis; thorax pronoto brevi, mesonoto antice convexro, medio depresso, postice (scutello) gibboso, metanoto tate longitrorsum arcuato, absque angulo distincto. Squama proclivis, cuneiformis, antice convera, superne obluse acuminala. L.31[3-4 mm. Novo Friburgo, nello Stato di Rio de Janeiro, Brasile; ricevuta dal Museo di Bruxelles; la dedico al mio amico sig. G. Severin di quel Museo. È molto affine all’ A. chartifex e forse piuttosto una sottospecie di essa che una specie a sè. Ne differisce per la forma del capo e del torace (che ricorda alquanto la sottospecie stalactitica), la squama superior- mente acuminata e la statura maggiore. Lo scapo delle antenne è pro- porzioualmente lungo quanto nell’A. chartifea tipo. Le % che ho viste sono tra loro poco differenti per statura e devono considerarsi come $ major. Anche l'A. Festai si connette al gruppo dell'A. chartifea, ma dif- ferisce dalle altre forme pel capo più profondamente inciso indietro e per i peli ritti, i quali, benchè scarsi, non mancano suilo scapo e sulle zampe. Altre specie. A. stigmatica n. sp. ® Rufo-lestacea, macula verticis, thoracîs dorso, abdomine, femo- ribus tibiîsque fuscis, subnitida, pubescens et pilosa, tibiîs et scapo pilis oblique erectis. Statura, ut videtur, parum varians. Caput an- trorsum modice angustatum, poslice emarginatum, oculis în medio longîtudinis, mandibulis sublilissime striatis, subopacis, margine ma- sticatorio 8-9 denticulato în marginem basalem etiam denticulatum arcualim transeunte, scapo marginem occipîtis in è majore paulo superante. T'horax mesonoto valde convero, metanoto a latere viso propter stigmata proeminentia et sursum versa anguto inter partem basalem et declivem distincto. Squama proctivis, humitlis, apice rolun- data. L. 3-4 mm. Parà; mandatami dal sig. A. Schultz con la nota: corre celeremente sui ramoscelli secchi nella foresta. Appartiene al gruppo delle forme con tibie e scapo pelosi e statura poco variabile (A. Muelleri, canthochroa, constructor, coeruleipennis, Delpinoi, Traili, nigetla); distinta da tutte pel profilo del torace, in cui il metanoto offre un angolo ben distinto tra la faccia basale e la faccia declive; quell’angolo è determinato dalla posizione delle stigme, situate molto in alto, in modo da fare sporgenza sul profilo. A. Traili Emery. Raccolta a Parà dal sig. Schultz nelle borse che stanno alla base delle foglie di una specie di Melastomacea. A. depilis Emery. Esemplari del Parà raccolti dal sig. Schultz hanno qua e là alcuni peli brevi e sottilissimi sulle tibie. Forse la mancanza di quei peli negli esemplari da me descritti era dovuta al loro stato di conservazione im- perfetto. Il formicaio era collocato in un albero cavo. A. fasciata Emery. ? Flavo-testacea, capite rubescente, abdomine nigricante, nitidula, gen , .tenuiîter pruinoso-pubescens et parce longe pilosa, 7} piliîs ereclis in libiis et scapo vix ullis. Caput în © DE, majore elongatum, antice via angustatum et postice 7 angulatim excisum, ocutis ad 1/3 anteriorem, in $ ò minore paulo longius quam lalius et antice distinetius PELI angustatum, postice subreclum, oculis paulo ante medium, scapo în % majore brevi, in 9 minima Fig. IX longiore, margineni occipilis lamen, via superante, Az. fasciala. —mandibutis nilidis, 7 dentatis. T'horax mesonoto a capo della $ mass. È i x È 6 N P — CONVELO, haud gibboso, inter mesonotum et meta- c profilo del torace, 0! incisus, metanotum anguto obiusissimo et rotundato. Peliolus humiilis, superne obluse subacu- minatus, L. 2-41|4 mm. + IT gt sa Sautarem (Parà); raccolta dal sig. A. Schultz sotto corteccie di alberi. Riferisco queste 9, non senza qualche dubbio, alla specie da me isti- tuita col nome di A. fasciata sopra una sola 9 di Chiquitos (Bolivia). La differenza nel colore e nella forma della squama corrisponde a quella che si osserva in altre specie. Il capo è molto meno allungato nelle mie più grandi $ che nella 9, e privo affatto di qualsiasi vestigio di ocelli, la qual cosa mi fa sospettare che esistano esemplari ancora più grandi. La $ qui descritta si avvicina alle A. dicolor e subsp. Belli Emery; ne differisce pel colore, pel capo ancora più allungato, con gli angoli posteriori meno rotondati e gli occhi più piccoli. —_—_—__- 1 eSReS9 s-——-.___ 9933 - Tip. V. Fodratti & E, Lecco - Torino, radio cio a -Hgt mr sd 79608 atta da aibntag isotE) pan Caflofp a cibarsi ieitipi Rust è Gisgeabion ci agata adoi eroi 0. MINTCIIIO cigni fitta p io 441 ata siede ri atgpasao todi! - prodi Vega n \og urca «Stirpatrtt init] À ieri ein i [OTRS #3 (I Ti « ’ ri bas bce Ro I (pes Hiv] Data Frifvitzo), È + (n vele i dae uo bom ‘9 Ù) Mr hi A “mile © ca di 0 dae Gioi ai! 4 A LC figa eg CU ‘nici Ri) 24 iOCa dae UT aL) UL: F i ‘0 “E dali Adi Li Bua sane starho MAY 25 1896 ig BOLLETTINO. Musei di Zoologia ed Anatomia comparata della R. Università di Torino VoL. XI N 234 pubblicato il 1° Marzo 1896 Dott. M. G. PERACCA Assistente al Museo Zoologico di l'orino Sopra un nuovo genere ed una muova specie di colubride aglifo dell'America meridionale. ‘Im una piccola raccolta di ofidi donati al nostro Museo nel 1891 dal signor Bertotti Luigi e provenienti da Yquitos, sull’Alto Amazzoni, rin- venni un ofidio aglifodonte, il quale rassomiglia in modo spiccatissimo alla Cloelia anomata Jan, che il Jan figurò nella sua Iconographie generale des ophidiens, Livr. 35, pl. 1, fig. 4, ma non descrisse e che non trovasi menzionata neppure in sinonimia, o fra le specie 7nqui- rendae nei due volumi del Catalogue of Snakes in the British Museum (1893-1894) del Boulenger, quantunque esso sia un colubride aglifo. Il Jan indica questa specie come avuta in comunicazione dal Museo di Neuchatel. Essendomi rivolto al prof. Paul Godet, direttore di detto Museo, per avere in esame il tipo di Jan, egli fu così gentile da in- viarmelo immediatamente : del che sono lieto di porgergli qui i più vivi ringraziamenti. Esaminato accuratamente il tipo di Jan, rilevai come la figura datane non ritrae troppo fedelmente l’animale. Nella figura l’occhio è disegnato con pupilla decisamente ovale: ora nell’esemplare tipico i due occhi presentano una pupilla perfettamente rotonda. Di più il frontale, giusto nelle sue dimensioni, è rappresentato esagonale, coi lati laterali legger- mente concavi in fuori, mentre nell’esemplare essì sono invece convessi in fuori ed il lato anteriore non è spezzato in due, ma semplicemente convesso in avanti. In tutto il resto la figura può dirsi esatta, per cui, dopo le rettifiche sopraccennate, io mi riferirò senz'altro ad essa per la descrizione della specie che darò in seguito. Confrontando col tipo di Jan l'esemplare del nostro Museo, rilevo che se per la dentizione ed il facies generale esso può figurare nello stesso genere, deve tuttavia rimanere distinto specificamente: Infatti la Cloelîia anomata Jan, presenta su ciascuna delle scaglie dor- sali due distinte impressioni apicali ovali (apîca? pîts) assai grandi ‘simili a quelle dell'Oxyrhopus plumbeus), mentre il nostro esemplare, sottopo- nendo anche le scaglie a forte ingrandimento ed alla più favorevole illu- minazione, presenta le scaglie assolutamente prive dî impressioni apicali în tutte le regioni del corpo. Io non ho trovato negli autori nessun accenno al fatto che /e specie normalmente provviste di impressioni apicali ne possano totalmente mancare. Il prof. O. Bòottger, alla cui esperienza ebbi ricorso per ragguagli in proposito, mi informò cortesemente che non poteva nulla dirmi in propo- sito, non avendo mai portato la sua attenzione su questo particolare, e mi segnalava un esemplare di C/oelia anomala posseduto dalla collezione del Senckenbergischer Museum, affatto sprovvisto di apica? pîts ed in tutto simile all’esemplare di Torino. Con rara cortesia egli mi comunicò una completa descrizione dell'esemplare, autorizzandomi a pubblicarla, del che gli sono sinceramente grato. La Cloelia anomala, Jan, ha la pupilla rotonda: ora se, anatomica- mente, non rimane escluso che una pupilla rotonda, post mortem, potesse essere ellittica în vita, va notato il fatto che tanto l’esemplare di To- rino quanto quello del Senckendergischer Museum presentano una pu- pilla spiccatamente ellittica. | Il numero dei gastrostegi ed urostegi è pure proporzionatamente assai più basso nella Cloelza anomala Jan che nei due esemplari di Torino e Francoforte, nei quali detto numero concorda molto di più nei limiti della variazione di una stessa specie. La Cloelia anomala Jan presenta infine un piccolo loreale, che manca affatto nei due esemplari di Torino e Francoforte. Credo pertanto che la Cloelîa anomala Jan e gli esemplari di Torino e Francoforte siano due specie distinte, che, avuto riguardo alla iden- tità della dentizione, possono stare provvisoriamente nello stesso genere. Infatti se venisse segnalato qualche altro esemplare di Cloelia anomala Jan che presentasse, come il tipo, la pupizia rotonda e le due impres- sioni apicali ovalî sulle scaglie del dorso, la presenza di questi due ca- ratteri che hanno generalmente valore generico e che mancano nei due esemplari di Torino e Francoforte, autorizzerebbe alla formazione di due generi che starebbero tra di loro come il genere ZiopRis al genere Rha- dinaea intesi come lo furono dal Boulenger nel suo Calalogue of Snakes of British Museum, vol. II. Quanto al nome del genere, credo che esso debba esser cambiato per evitare ulteriori confusioni. Il gen. Cloezia è indicato dal Jan nell’ Elenca MAY 25 1896 ia sistematico degli ofidii descritti e disegnati per l'iconografia generale (Milano, 1863), colla indicazione Cloelîa m. (mihi). Ora il Jan, pur non errando nel creare un genere nuovo per la sua specie, non aveva posto mente che già il Wagler ed il Fitzinger sì erano serviti di questo nome per indicare degli o/îdài opistoglifi, compresi ora nei generi Homalocra- nion e Oxryrhopus (1). Probabilmente al Jan venne suggerito questo nome dalla grande somi- glianza che la sua nuova specie presentava coll’OxyrRopus Cloelia, che egli figura appunto nella stessa tavola ; infatti le due forme se non si esamina la dentizione, quasi non si possono distinguere alla sola ispe- zione dei caratteri esterni. Drepanodonm nov. gen. Denti del mascellare superiore da 7 a 10, piccoli, crescenti in lun- ghezza dall’avanti all’indietro, seguiti dopo un interspazio (eguale allo spazio occupato dai @4we ultimi denti precedenti) da due grossi denti ri- curvi (lunghi due volte almeno l’ultimo dei denti precedenti), larghi, appiattiti fortemente da destra a sinistra, a margine anteriore convesso, arrotondato, a margine posteriore concavo, tagliente (*) senza alcuna trac- cia di solco. Denti del mascellare inferiore da 10 a 13, piccoli, subeguali. Denti palatini da 4a 5 subeguali, assai distanti tra di loro ; pterigoidei più piccoli, più vicini tra di loro, subeguali, in numero di 8-9. Capo distinto dal collo, occhio mediocre, a pupilla verticale ellittica o rotonda. Corpo subcilindrico, scaglie liscie co» o senza impressioni (due) apicali (apica! pits) in 15 serie; ventrali arrotondate ; anale intera. Coda mo- derata ; urostegi in due serie. Alto Amazzone ; Bolivia; Perù (?). Drepanodon anomalus Jan. Cloelia anomala Jan, Elenco sist. ofidi, pag. 92 e Iconogr gén., livr. 35, pl. 1, fig. 4. Corpo ovale, allungato, assai distinto dal collo. Muso arrotondato, che sopravvanza leggermente sul labbro inferiore. Occhio mediocre a pupilla rotonda. (1) Confronta Dum. & Bibr., volume VII, 2.e partie, pag. 855 e 1007 ; Gunther, Catalogue of Colubrine Snakes in the Collection of the British Museum, 1858, pag. 18 e 189. (#) Come nel genere Leptocalamus Gthr. did e Rostrale campaniforme, la cui larghezza supera di circa un terzo l’al- tezza. La parte visibile dal di sopra misura circa un quarto della distanza tra il rostrale ed il frontale. Internasali più corti che larghi, lunghi la metà dei prefrontali: prefrontali lunghi quanto larghi, in contatto tra di loro sulla linea mediana, cogli internasali, col nasale posteriore, con un piccolo loreale che li separa dai labiali, col preoculare, col sopra- oculare e col frontale. Frontale pentagonale, col lato anteriore convesso in avanti, leggermente più lungo che largo, lungo quanto la distanza dal margine anteriore del frontale alla punta del muso. Parietali di me- diocre grandezza leggermente più lunghi del frontale. Sopraoculari pic- coli, in forma di triangolo isoscele, coll’apice rivolto in avanti, che lasciano l’occhio ampiamente scoperto. Nasale anteriore che si intromette profondamente tra il rostrale ed il primo labiale, più grande del nasale posteriore. Narice aprentesi tra i due nasali. Loreale piccolissimo, trian- golare, alllungato, al contatto col suo apice, col nasale posteriore. Preocu- lare stretto, tanto largo in alto che in basso, in contatto col sopraoculare, col prefrontale, col lorezle, col secondo e terzo labiale. Postoculari due, subeguali. T,J.emporali 2+ 2. Labiali superiori sei, di cui il terzo ed il quarto entrano nell’orbita ed il sesto è il più grande. Mentale triangolare, separato dai postmentali dai due primi labiali, largamente in contatto tra di loro sulla linea me- diana. Sette labiali inferiori, di cui i primi quattro in contatto coì primo paio di scudetti postmentali e di cui il primo ed il quarto sono i più grandi. Due paia di postmentali, di cui il posteriore più corto e più pic- colo della metà circa dell’anteriore. Scaglie del dorso romboidali, ad angoli arrotondati, appena più lunghe che larghe. Le scaglie della coda conservano sensibilmente la stessa forma di quelle del dorso, ad eccezione delle due serie della regione superiore mediana che sono leggermente dilatate trasversalmente. Le scaglie del dorso (ad eccezione delle scaglie della nuca e delle quattro serie laterali) e della coda mostrano distintamente verso la loro estremità due impressioni apicali ovali assai grandi. La coda è contenuta quattro volte ed un sesto nella lunghezza totale. Vi CARI ii 2 67 La parte superiore del capo, compresi i parietali, la regione loreale ed il labbro superiore fisso sotto l’occhio, presentano una tinta nero, bruna che si estende sullo scudetto mentale e sui primi labiali inferiori. Sul collo osservasi un collare nero bruno che si arresta lateralmente ai gastrostegi, che comincia in avanti alla 4-5 serie trasversale di scaglie «dopo i parietali, si estende per la lunghezza di 5-6 serie di scaglie e va sfumando a poco a poco sul corpo. Questo collare nero è riunito alla si Re tinta nera delle parti superiori del capo da una sottite linea nera longi- tudinale mediana, a margini poco netti. Tra il collare e le parti nere del capo domina una tinta bianco giallognola immacolata. Le parti superiori e laterali del corpo sono di un color giallognolo | chiaro e ciascuna scaglia ha l’apice punteggiato di bruno. Le parti infe- riori sono di un color giallognolo chiaro senza macchie. Località. L'etichetta del vaso del Museo di Neuchatel, contenente il tipo, porta scritto: Pérou — voyaye Tschudi. Ora è interessante osservare come nel Reptilium Conspeclus po în Republica Peruana reperiuntur et pleraque observata vel collecia sunt în itinere (1) del Tschudi, nessuno degli ofidi citati possa riferirsi alla specie figurata dal Jan, per modo che rimane grandemente incerto l'habitat preciso di questa specie. Drepanodon astigmaticus. n. sp. Capo ovale allungato; assai distinto dal collo. Muso arrotondato che sopravvanza leggermente sul labbro inferiore. Occhio mediocre, a pupilla ovale. Rostrale campaniforme, di cui la larghezza supera di un terzo l'altezza; la parte visibile dal di sopra misura circa un quarto della di- stanza tra il rostrale ed il frontale. Internasali più corti che larghi, i circa la metà dei prefrontali ; prefrontali un po’ più lunghi che larghi, i contatto tra di loro sulla linea mediana, cogli internasali, col nasale valtai riore, col secondo labiale, col preoculare, col sopraoculare e col frontale. Frontale esagonaze (il suo lato anteriore non è più convesso, ma spezzato in due lati che formano un angolo assai ottuso), leggermente più lungo che largo, lungo quanto la distanza che intercede tra il margine anteriore del frontale e la punta del muso. Parietali di mediocre grandezza, lunghi come il frontale. Sopraoculari piccoli, in forma di triangolo isoscele col- l’apice volto anteriormente, che lasciano l'occhio ampiamente scoperto. Nasale anteriore più grande del posteriore, che si intromette profonda- mente tra il rostrale ed il primo labiale. Narice aprentesi tra i due nasali. Nessuna toreale. Preoculare stretto, tanto largo in alto che in basso, in contatto col sopraoculare, col prefrontale, col secondo e terzo labiale, Postoculari due, di cui l’inferiore è più stretto e più allungato. Tempo- rali 2+2 a sinistra e 1+2 a destra. Labiali superiori sei, di cui il terzo e il quarto entrano nell’orbita ed il sesto è il più grande. Mentale triangolare, separato dai postmentali dai due primi labiali, lar- gamente in contatto tra di loro sulla linea mediana. Sette labiali infe- riori, di cui ì primi re in contatto col primo paio di scudetti postmentali, (1) Wiegmann's, Archiv fur, Naturgeschichte, 1845, esc È e di cui il primo ed il quarto sono i più grandi. Due paia di postmentali, subeguati în grandezza e lunghezza. Scaglie del dorso romboidali, ad angoli arrotondati, appena più lunghe che larghe. Le scaglie della parte superiore della coda sono notevolmente allargate trasversalmente. Non esiste traccia di impressioni apicali . (apîca! pits). La coda termina molto appuntita ed è contenuta tre volte e quattro quinti nella lunghezza totale. S.16,G.}.V.160.4,1.80, Ti il —> La parte anteriore e superiore del capo è nera fino al limite poste- riore del frontale e dei sopraoculari : sono pure neri la regione loreale, i quattro primi labiali ed i postoculari. Il mentale ed i primi labiali inferiori sono pure neri. Sul collo osservasi un collare nero, nettamente definito in avanti, sfumato al suo margine posteriore, che si arresta late- ralmente ai gastrostesgi. Esso incomincia sulla sesta serie trasversale di scaglie dopo i parietali e si estende all’indietro per circa 7-8 serie tra- sversali di scaglie. Tra il collare nero e le parti nere del capo osservasi una tinta bianco-lattea uniforme, che presenta alcune macchiette nere irregolarmente disposte. Le parti superiori e laterali del corpo presentano una tinta giallognola uniforme, e ciascuna scaglia ha l’apice macchiato o, meglio, punteggiato di nero bruno. Nella parte anteriore del corpo, dietro il collare nero le scaglie sono più scure, giallo brune. Le parli inferiori sono di un color giallo chiaro uniforme, senza macchie. . Località — Yquitos — (Alto Amazzoni). Il Senchenbergischer Museum di Francoforte possiede un altro esem- plare di questa specie, che figura sotto il nome di CZoelza anomala Jan. Secondo quanto mì riferisce il prof. O. Bòttger esso appartiene senza dubbio alla mia nuova specie. Come per il Drepanodon astigmaticus in esso notasi una pupilla ovale, nessuna loreale, temporali 2.+- 2, nessuna traccia di impressioni api- calî. Inoltre esso presenta : 4 72 S.15.G.jV.164.A.1.SC. 33. La dentizione è simile in tutto a quella della nuova specie (mascellari superiori 10 + 2, palatini 5, pterigoidei 9). fi pe L’esemplare, giovanissimo, concorda pure assai bene nella colorazione, Solo la tinta nera della parte anteriore-superiore del capo si arresta fra gli occhi, interrotta da qualche macchietta bianca, ed il collare nero, nettamente delimitato in avanti e sfumato all'indietro, sì presenta note- volmente più corto. Località — Sorata (Bolivia). 9282 - rip. V, Fodratti & È, Lecco - Torino, Lina | wi Biois fn c)fai sale 19h» ; Maps | | n «gir ei. Mori IRR 015 Sta cos. ORIONE, (5100 4 Lie hi 1 : da i. li ) I uit A Rao! È fio ope ng BOLLETTINO Musei di Zoologia ed Anatomia comparata della R. Università di Torino \\232 pubblicato i 2 Marzo 1896 Vot. XI Dott. ACHILLE GRIFFINI ORTOTTERI raccolti nel DARIEN dal dott. E. Festa Li Funerotteridi, Pseudofillidi, Conocefalidi e Grillacridi. Gli Ortotteri raccolti recentemente dal D.r E. Festa nel Darien, e generosamente donati al Museo Zoologico di Torino, sono numerosissimi e molto interessanti, poichè appartengono ad una regione la cui fauna entomologica fu finora poco nota. Le quattro famiglie infatti, oggetto di questo mio studio, presentano sopra un totale di 32 specie il notevolissimo numero di 12 specie nuove e di due sottospecie pure nuove. Queste raccolte fanno pure conoscere il più casi uno dei sessi, finora ignorato, di specie poco note, e forni- scono per varie altre dei dati importanti circa la variabilità di alcuni caratteri, La classificazione da me seguita è quella delle monografie ben note di Brunner e di Redtenbacher. — Devo avvertire che tutti questi insetti vennero conservati per alcuni mesi in alcool, e ciò affinchè si tenga il dovuto conto delle colorazioni che qui si trovano descritte. FANEROTTERIDI. 1. Gen. Microcentrum (scudd.) Brunn. M. lanceoiatum (Burm). Phylloptera lanceotata Burm (1) p. 692 — Microcentrum lanceolatum Brunn (2) p. 335, tab. VII, fig.‘97 — (3) p. 179. 2% e29-+ Punta di Sabana ‘Darien). 2 Gen. Phylloptera (Serv.) Brunn. Ph. Festae n. sp. — è — Tota pallide viridi-flavescens, haud ni- fida, sed opaca et fere pruinosa, fronte valde reclinata, elytris lineis perobsoletîs circiter 4 fuscioribus, obliquis, tantum maxima atten- tione conspiciendis, a punctulis confectîs, în campo ulnari et parum sub hoc perductis, praeditis; statura modica. Caput sat parvum, pallidum, fronte valde reclinata, subnitida, longi- tudinaliter sat tumescente, lateribusque compressa, utrinque longitudi- naliter carinulata, fastigio macula subovali eburnea ornato; epistoma albidum; labrum et palpi albidoflava; genae, post compressionem late- ralem frontis, sat tumidae; oculi globosi, prominuli, anterius tamen et supra vergentes, ibique convexiores, grisei; antennae gracillimae, arti- culo etiam primo basali sat gracili, basi flavidae, deinde ferrugineae; fastigium verticis acuminatum, supra sulcatum, cum fastigio frontis haud contiguum; occiput planiusculum. — Pronotum totum viridi- flavescens, haud nitidum, supra inaeguale, idest ad sulcos anticos et medios transversos subconcavum, dein subconvexum; margo anticus pronoti concaviusculus, margo posticus rotundatus. In tertia parte antica sulci duo transversi laterales, sat breves sed extus in lobos deflexos descendentes, conspiciuntur; dein adest suleus medius late V-formis, po- stice (idest ad verticem) fere lyratus; sulculus longitudinalis medius tantum apicalis postea conspicitur. Lobi deflexi rotundato-inserti, nullam carinulam cum dorso efficientes, angulo insertionis haud fusciore, rotun- dato, parum expresso; obsolete altiores quam longiores (hoc postice magis videtur, quia postice lobi quam antice altiores); margo anticus horum loborum subrectus, supra levissime concaviusculus; margo inferus limbatus, subrotundatus, anterius, supra coxas anticas, obsolete sinuatus; margo posticus satis sed parum conspicue rotundatus, fere rectus, sub angulo irflexionis rotundato-obtusus. — Elytra ampla, ovalia, in medio latiora, viridi-flavescentia, opaca; ramo radiali medio oriente, in tertia parte basali furcato; venis transversis sat regulariter oblique dispositis, fere ut in fig. 89 Brunnerì (2); margines elytrorum concolores; apex sat rotundatus. Lineae vittaeformes obsoletissimae, fusciores, 4-5, obli- quae, inter se parallelae et aequidistantes, in utroque elytro postice (idest supra), attentione maxima conspici possunt; haec lineae a punc- tulis minutis confectae. Campus tympanalis carinulis lateralibus expressis, crenulatis, vena plicata elytri sinistri bene expressa. — Alae albido- hyalinae, ultra elytra perparum productae, parte producta ut elytra viridi-flava. — Pectus modice compressum; prosternum muticum; meso- sternum lobis triangularibus sat acutis; metasternum lobis rotundatis, inferius, extus, obtuse angulatis, praeditum. — Pedes sat breves et sat crassiusculi, obsolete puberuli, omnes et toti viridi-flavescentes. Femora | MAY 25 1896 Ma antica et intermedia subcylindrica, compressiuscula, subtus, in margine antico 3.5 spinulosa; femora postica dimidia elytrorum longitudine sub- breviora, basi modice incrassata, subtus, in margine externo (antico) 11-13 spinulosa, in margine interno 6-spinulosa. Tibiae anticae ùtrinque fovamine concolore aperto instructae, supra inermes, subtus, in utroque margine 4-spinulosae, tibiae intermedie supra, in margine postico, 2-3 spinulosae ; subtus, in utroque margine circiter 6-spinulosae; tibiae po- sticae multispinulosae. — Abdomen albido-flavum, pruinosum, crassiu- sculum. Segmentum anale truncatum; lamina supraanalis inflexa, apice rotundato-acuminata, supra obsolete longitudinaliter ter.sulcata, sulculis basi magis perspicuis. Cerci rufi, pilosi, apice parum inflexo, supra ni- grato et denticulo sat acuto praedito. Lamina subgenitalis lata, brevis, medio longitudinaliter carinulata, stylis brevissimis instructa. Long. corp. mm. 29 Long. partis alarum prod. mm. 2 » pronoti dt it » femor. antic. » 5,5 » elytrorum ». 40 » femor. postic. » 19,9 ‘Latitudo maxima elytr. ».]15 Un è — Punta di Sabana (Darien). | Ph. Finoti n. sp. — 3 — Pa/lide viridi-flavescens, subopaca, fronte regulariter subperpendiculari, pronoti disco pone medium fusco-pur- pureo, nîigro limbalo;, ibique macula magna cordiformi aurantiaca media ornato, cutus vertex marginem anticum partis fusco-purpureae attingit, dum basis lata marginem posticum hujus partis (idest mar- ginem posticum pronoti) tangit. Statura submodica. Caput modicum, pallidum, totum flavido-albidum, fronte regulariter subperpendiculari, sat tumescente, lateribus sat compressa et sensim longitudinaliter utrinque carinulata ; oculi globosi ; antennae gracillimae, articulo etiam basali sat gracili, basi flavidae, deinde subferrugineae. Occiput parum convexiusculum; fastigium verticis acuminatum, supra sulcatum, cum fastigio frontis apice subcontiguum. — Pronotum haud nitidum, maxima ex parte pallide viridi-fiavescens, disco pone medium purpureo velutino, nigro sat subtiliter limbato, macula magna cordiformi aurantiaca oruato, cuius vertex, anterius situs, marginem anticum partis purpureae usque ad medium limbi nigri attingit, dum basis lata ‘mar- ginem posticum huius partis una cum marginem posticum pronoti tangit. Pars antica dorsi pronoti et lobi laterales hinc illinc parum distinete infuscati; praecipue in dorso pronoti vittae laterales transversae sùpra inflexionem loborum etiam perductae et inferius parum continuatae, subfuscae, sat obsoletae, videntur forte in vivo conspiciendae. Dorsum pronoti anterius modice angustius quam postice, sulco medio late V-formi praeditum et sulculis duobus lateralibus transversis anticis. Lobi late- rales angulo obtusissimo inserti, fere rotundato-inserti, angulo inser- cl tionis haud fusciore; altiores quam longiores, margine antico obsolete subconcavo, margine infero sat discrete rotundato. + Elytra modice ampla, ovato-lanceolata, in medio latiora, witidi-flavescentia, subopaca, textura venularum sat tenera sed creberrimam ac minutam reticula- tionem efficiente; ramo radiali in tertia parte basali furcato. Margines elytrorum concolores; margo superus (posticus) rotundatus, margo inferus (anticus) subrectus; apex rotundatus. Campus tympanalis carinulis late- ralibus expressis, minute crenulatis, vena plicata elytri sinistri bene expressa. — Alae albido-hyalinae, ultra elytra sat productae, parte pro- ducta ut elytra viridi-flavescente. — Pectus sat compressum; prosterium muticum; mesosternum lobis triangularibùs sat acutis; metasternum lobis rotundatis praeditum. — Pedes modici, omnes et toti viridi-flave- scentes. Femora antica et intermedia compressa, subtus, in margine antico, ]-4 spinulosa; femora postica elytrorum dimidiam longitudinem superantia, basi incrassata, subtus, in margine externo circiter 6-spi- nulosa, in margine interno circiter 4-spinulosa. Tibiae anticae utrinque foramine aperto, maxima parte basali nigro, instructae; supra perobso- lete sulcatae, atque excepta spina apicali inermes; subtus in utroque margine 3-4 spinulosae, basi spinularum nigricante. Tibiae intermediae supra sulcataée, et in margine postico, excepta spina apicali, 1-spinulosae; subtus in utroque margine circiter 7-spinulosae, basi spinularum obso- lete nigricante. Tibiae posticae multispinulosae. — Abdomen viridi- flavescens. Segmentum anale truncatum; lamina supraanalis inflexa, sulcata. Cerci 6 conici, pilosi, flavo-rufescentes, apice perparum inflexo supra denticulis nigris sat acutis 3-4 praedito; lamina subgenitalis sat lata, carinulata, stylis brevissimis instructa. Long. corpuris mm. 21 Long. partis alarum prod. mm. 3,5 » pronoti » 65,3 » fem. antic. » 5 » elytrorum » 34 » fem. postic. » 18 Latitudo maxima elytr. » 10,5 Un dè — Punta di Sabana (Darien). 3. Gen. Hiyperphrona Brunn. H. irregularis Brunn. Hyperphrona irregularis Brunner (3), p. 168, d. Una 9g — Foreste lungo la laguna della Pita (Darien). Il D.r Brunner non descrisse che il d' di questa bellissima specie. Credo utile il dare qualche cenno della 9 raccolta dal D.r Festa. Questa @ corrisponde in generale alla diagnosi di Brunner; vanno però fatte le seguenti ogservazioni. ll capo è piccolo, pallidissimo, quasi bianco; il primo articolo delle antenne è quale fu descritto da Brunner pel &, il secondo anteriormente ha i margini superiore ed inferiore neri, collegati longitudinalmeute da una fascia anteriore nera; gli altri arti- «a e coli sono esternamente bruni, internamente nericci e con tutta la base giallognola, Il pronotum non presenta nulla di notevole, fuorchè i lobi laterali « rofundato-inserti ». Le elitre nella parte più ampia misurano in larghezza circa due volte e mezza la lunghezza del pronotum. Esse sono verdi-giallognole, colle vene radiali rossiccie, ornate poi sulla vena ulnare di tre belle macchie quasi elittiche, di un bianco d’avorio, lie- vemente circondate di bruno; le vene trasversali ramificate che si innalzano da queste macchie. verso 1’ orlo superiore (posteriore) delle elitre sono esse pure lievemente circondate di bruno, essendo queste tinte brune costituite tutte da punticini, ossia essendo solo di tal colore le minute areole fra le piccole e fitte vene minvri che formano il reti- colo fondamentale dell’elitra in quella parte, non invece le vene stesse. Anche le vene trasversali contigue al margine superiore (posteriore) delle elitre, principalmente quelle basali, sono pure analogamente cir- condate un po’ di bruno, Delle 3 macchie bianche la prima è un po’ maggiore della seconda e questa lo è distintamente della terza, la prima inoltre è assai leggermente più distante dalla seconda che non questa dalla terza. L’ovopositore è curvo, arcuato, giallastro, coll’apice alquanto dilatato, bruno, e l'estremità appuntita; i suoi margini nella metà api- cale sono minutamente seghettati. La lamina sottogenitale è piccola, triangolare, carenata. Le dimensioni di questa 9 sono le seguenti: Long. corp. mm. 26 Long. fem. antic. mm. 7 » pronoti » 6 » fem. postie. » 22 » elytror. » 39 » ovipositoris Bro ep 4. Gen. Anaulacomera (Stàl) Brunn. A. Darwinî subsp. darienica mihi — 9, 9 — Graczlis, tota pallide viridi-flavescens, cercis 3 abnorme longissimis; A. Darwinii Scudd, [(8), pag. 19, tab. III f. 1, 4, 5] sîmi/zima, cercîs P tamen valde lon- gioribus, necnon aliis notis, recte distinguenda Statura gracili. — Caput modicum, pallidum; fronte laevi, cum labro et pa!pis albìdo-flava; oculi globosi, nîgro-fusci, haud parvi. Fastigium verticis compressiusculum, supra sulcatum, lateribus sulci subtiliter rufo limbatis, sulco tamen in apicem fastigii non perducto; hoc apex latiu- sculus, teres, rotundatus, cum fastigio frontis lineola subcontiguus (hoe tamen haud tangens). Fastigium frontis macula ovali pallida, parum conspicua, ornatum. — Pronotum supra planum, margine antico recto, postico sat rotundato, disco impressione media lyrata, necnon lineola media longitudinali impressa, a basi impressionis ]yratae usque ad mar- ginem posticum dorsi perducta atque a sulculo perobsoleto transverso cruciatìîm secata, notato. Lobì deflexi perpendiculares, angulo acuto inserti (vertex tamen anguli rotundatus), perfecte aeque lati ac longi, psimo intuitu altiores quam longiores, carinulam nullam cum dorso in =" 6 linea inflexionis efficientes. Color pronoti viridi-flavescens, in 9 unicolor, in d' minute obsoleteque hinc illine fusco conspersus, fere infumatus; lineae tamen laterales inflexionem loborum lateralium supra limitantes sunt flavidae. — Elytra angusta, marginibus subrectis, subparallelis, apice rotundata, sensim elongata, viridi-flavescentia, subpellucida, tex- tura tenera, circiter ut in figura 85 Brunnerì (2) venosa, venis tamen minus flexuosis, venulisque magis confertis praedita; ramo radiali distine- tissime ante medium furcato, fere in tertia. parte basali. Campus tym- panalis modice productus; tympanum dextrum in d' pellucidum, intus parum fusco-marginatum; tympanum sinistrum o fusco-nigrum. Campus tvmpanaiis elytri dextri in 9 punctulo fusco notatus. — Alae limpidae, hyalinae, venis pallidis, elytra superantes, parte ultra elytra producta ut elytra pallide viridi-flava, subpellucida. — Pectus compressiusculum; prosternum inerme, mesosternum et praecipue metasternum rotundatim lobata. — Pedes graciles, viridi-flavescentes, unicolores, obsolete pube- ruli. Femora antica et intermedia teretia, subtus haud sulcata. Femora antica subtus in margine antico )-3 spinulosa; femora intermedia eodem loco 3-4 spinulosa; femora postica, basi incrassata, subtus in utroque margine dimidiae partis apicalis spinulosa, spinulis marginis externi circiter 4-5, marginis interni 3-4. Tibiae anticae et intermediae supra teretes; anticae foramine utrinque aperto et pone foramine subito angu- statae, supra 1-2 spinulosae, subtus 3-4 spinulosae; tibiae intermediae supra inermes, subtus, in utroque margine circiter 6-8 spinulosae; tibiae posticae plurispinulosae. — Abdomen modicum, flavido-viescens, fusco punctulatum. Segmentum anale o truncatum, margine postico supra leviter concavo; lamina supraanalis d' circiter ut in fig. 5 Scudderi [(8), tab. III] confecta, sive in lobum sat longum, teretem, pilosulum, apice crassiusculum, ibique leviter concavum et in concavitate carinulam parvam longitudinalem gerentem, producta. Sub lamina aculeus conspi- citur ut in A. Darwini. Cerci d' circîter ut cerci A. Darwini confecti sed valdes longiores; hi cerci sunt abnorme longi, horizontaliter pro- ducti, recti, basi tantum ievissime incurvi, pubescentes, in quarta parte apicali spina longa externa, sursum vergente, compressiuscula, primo intuitu articulatim inserta, quamvis hoc non sit, armati. Pars cercorum maxima, idest pars a basi usque ad spinam perducta, cylindrica; pars pone spinam compressiuscula, intus longitudinaliter sulcata, apice sub- dilatata, apice ipso intus tuberculato et extus appendiculo helicoidali, idest spiraliter contorto, praedito. Lamina subgenitalis * pilosula, apice incisa. Lamina supraanalis 9 sat parva, obtusa; cerci 9 breves, conici; ovipositor pronoto subduplo longior, modice latus, subrectus, obsolete punctato-rugulosus, margine supero lenissime subconcavo, margine infero post basim subrecto, deinde arcuato-convexo, utroque margine in di- midia parte apicali minutissime serrulato, apice acuto. TERI La 10 (eg Q (el Q Long. corp. mm. 13 17,5 Long. fem. antic. mm. 3 4,5 » pronoti bilia Meg A » fem. postic. li iaia LOL » elytrorum e CRU. 20,0 » ovipositoris » — 9 Latitudo max. elytr. » 3,5 4 » cercorum » 8 —_ Un d — Punta di Sabana (Darien). Una 9g — Foreste del Rio Cianati (Darien). Come sopra accennai, questa Anau/acomera è assai simile alla A. Dar- wîni Scudd., ma presenta i cerci del &* molto più lunghi e qualche altra differenza. Qui però convien osservare come le figure dello Scudder siano poco attendibili; infatti nella fig. 5 si vede, per es., il ramo radiale dell’elitra spuntare dalla base di questa, il che è assolutamente impos- sibile; così nella fig. 4 la lamina sopraanale del o assume tutt’ altro aspetto che non nella fig. 5: anche i lobi laterali del pronotum che se - condo la deserizione dovrebbero esser alti quanto lunghi, nella fig. 5 sono assai più lunghi che alti. Con simili inesattezze poco si può tener conto degli altri caratteri. Supponendo che i cerci disegnati da Scudder (figg. 5 e 4) sieno esat- tamente rappresentati, allora si può osservare che nella subsp. darte- nica la spina interna della parte apicale è più stretta e ben più lunga, raggiungendo la lunghezza della parte di cerci che rimane dopo di essa. 5. Gen. Amepsia Brunn. A. tessellata subsp. obtusa mihi — d, g — Saturate testacea, valde (praecipue in d) fusco-conspersa; statura modica. A. tesellatae Sauss. (a) sîmilis, lobîs tamen deflexis pronoti angulo obtuso (interdum subrecto sed persaepe obtusissimo) insertis, necnon nonnutllis altis notis, statim distinguenda). Caput modicum, sat parvum, obsolete subcompressum. testaceum; fronte, labro, palpisque pallidioribus; occiput, praecipue ad latera, fu- scior, minute fusco-irroratum, praesertim saepe lineolis duabus longitu- dinalibus sinuatis, anterius ad verticem convergentibus, a punctulis confectis, fuscis, ornatum. Fastigium verticis sulculo longitudinali prae- ditum, apice tamen haud sulcatum et apice ipso pallido, obtuse rotun- dato, nitido, articulo primo antennarum fere aequilato; cum fastigio frontis lineola contiguum. Frons interdum punctulis fuscis conspersa; oculi oblongi, obsolete fusco longitudinaliter lineato-conspersi; antennae pergraciles, saturate testeceae, albo et nigro annulatae, annulis albis minoribus annulos nigros praecedentibus. — Pronotum subunicolor, te- staceum; supra planum, rugulosum, antice parum angustius quam postice, margine antico concavo, postico sat late rotundato: pars postica disci (a) Phylloptera tessellata Sauss. (7), p. 129 — Anepsia tessellata Brunn. {2), p. 269, tab. VI, f. 82. 2: Bd interdum punctulis elongatis nigro-fuscis conspersa et per exceptionem etiam punctis duobus maioribus fuscis, aut lineola supra carinulam me- diam longitudinalem apicalem perbrevem fusca, notata; parum ante medium impressio late V-formis vel late lyrata conspicitur. Lobi late- rales angulo semper obtuso (interdum subrecto, sed persaepe obtusissimo) inserti; vertex tamen huius anguli subrotundatus. Hi lobi perpendicu- lares, angulum diedrum rectangulum cum parte supera pronoti efficiunt valde expressum, quia lineae laterales superae inflexionem loborum delimitantes, fere carinatae; saepe haec carinulae inferius distinete fuscae, seu fusco-vittatae. Lobi laterales parum altiores quam longiores, regulariter rotundati, margine antico supra subconcavo et inferius obso- lete sinuato; testacei, marginibus omnibus subtiliter limbatis et fusco- tessellatis, idest punctis nigro-fuscis ornatis inter se aequidistantibus, spatios marginales lineares testaceos inter se limitantibus. — Elytra ampla et longa, ovato-ellyptica, apice rotundata, ut in figura 82 Brun- neri (2) venosa, venis, exceptis radialibus, sat parum expressis; per- parum nitida, folias siccas sat bene imitantia, saturate testacea vel testaceo-fusca, irregulariter et summa variabilitate fusco ac nigro-fusco conspersa, venis majoribus plerumque totis flavo-testaceis. Im campo antico elytrorum, ante (idest subtus) venas radiales, puncta sat magna nigro-fusca, cuius centrum distincte est testaceum, semper conspiciuntur ; haec puncta, plus minusve expressa et numero variabili, in lineas lon- gitudinales plerumque duas videntur irregulariter disposita. Margo inferus (anticus) elytrorum irregulariter et minute fusco-punctatus. In reliqua maxima parte elytrorum puncta irregularia, crebra, irregulariter dispo- sita, fusca, quorum majora magnitudinem punctorum anteradialium raro attingunt, dum etiam centrum pallidum gerunt, conspiciuntur. In hac parte insuper, maculae 3-6 irregulares, variabilissimae, sat magnae, fuscae, centro irregulariter pallidiore, fere in lineam longitudinalem di- spositae, adsunt; secunda et tertia saepe majores et magis conspicuae. Margines elytrorum magis crebre fusco minute conspersi; margo superus (posticus) a punetis creberrimis nigro-fuscis, nigro-fusco et testaceo tes- sellatus. Margines campi tympanalis in o fusci, carinis laevibus; ma- cula magna nigro-fusca praecipue in , campum tympanalem postice limitat et sequitur, in marginem superum (posticum) elytrorum perducta. Campus tympanalis in utroque sexu atque in utroque elytro sat pro- ductus, margine interno sat rotundato, vena plicata testacea in elytro sinistro * bene expressa; campus huius elytri circum venam parce fusco-conspersus, vel fusco-punctatus, deinde plica transversa lata, cone cava, ul campo elytri dextri impresso et post plicam a macula magna postica nigro-fusca, de qua supra dixi, limitatus. Pars marginis superi (postici) elytrorum quae campum tympanalem sequitur et in quam macula postica continuatur, punctis nonnullis etiam nigro-fuscis sat magnis, Ji Msg 51° centro pallido praeditis, est ornata. — Alae hyalinae, elytra superantes, parte produeta subtriangulari, ut elytra testacea, irregulariter et sat crebre fusco et maculis punetiformibus fuscis conspersa. — Pectus sat compressum; prosternum inerme, mesosternum lobis rectangulis prae- ditum, apice tamen angulorum sensim acuto, metasternum lobis rotun- datis. — Mesothorax et metathorax lateribus fusco notata. — Pedes sat graciles, testacei, fusco-variegati, minute pubescentes. Femora omnia subtus a spinulis nigris cuius basis etiam regulariter est nigra, nigro et testaceo tessellata in margine infero videntur, Femora antica apicem fuscum saturationem et annulum medium subfuscum dilutius, saepe in- conspicuum, necnon punctulos crebros fuscos, gerunt; femora intermedia apice tantum parum fusciora sed tota minutissime fusco-conspersa, et supra, ut antica, serie punctorum flavidorum ornata, quamobrem supra flavido et fusco-testaceo videntur tessellata. Tibiae anticae foramine utrinque aperto, pallido, praeditae, geniculo tamen fusco, annulo nigro- fusco lato sub foraminis, dein annulo pallido, caeterum fuscae, annulo tantum pallido obsoleto post annulum pallidum foramina sequentem, notatae. Haec omnia praecipue postice observanda. Tibiae intermediae testaceae, annulis fuscis tribus ut spatiis inter annulis latis testaceis, ornatae. Femora postica basi incrassata, testacea, minute creberrimeque fusco-conspersa (praecipue supra); in parte basali dilatata, extus et supra spatiis haud fusco-conspersis, idest testaceis, crebris, regulariter con- fertis, subrotundis, squamas imitantibus, praedita. Tibiae posticae femora postica parum superantes, nigro-fuscae, vel fusco-ferrugineae, post basim annulo sordide testaceo interdum ornatae. Tarsi testacei. Femora com- pressa; antica subtus spinulis 5 in margine antico praedita; intermedia spinulis 6-7; postica in margine externo subtus 11-13 spinulosa, spinulis nigris, spinulis basalibus obsoletis sed a parva macula nigra indicatis, in margine interno spinulis circiter 7-10 nigris armata Tibiae anticae et intermediae supra sulcatae; anticae supra in margine postico (externo) 4-5 spinulosae, spinula prima infra foramina sita, in margine antico inermes; intermediae supra in margine postico 7-8 spinulosae, in mar- gine antico 5-7 spinulosae; haec tibiae subtus, ut posticae, omnibus marginibus multispinulosae. — Abdomen sat breve, testaceum. Segmentum anale 3 truncatum, leviter emarginatum; lamina supraanalis &' inflexa, sat rotundata; apice tamen acuta, basi concavo-sulcata. Cerci & cras- siusculi, conici, pilosi, rufo-testacei, modice breviusculi, apice mucrone modice incurvo praediti, basi mucronis nigra. Lamina subgeunitalis & modica, basi convexa, apicem versus attenuata, ibique ter-carinulata, apice ipso subconcavo-truncato, stylis brevibus apice nigris, instructa. Segmentum anale 9 longitudinaliter concavo-sulcatum; lamina supraa- nalis 9 inflexa, sulcata: cerci 9 conici. Ovipositor pronoto longior, fi.l- catus, incurvus, minute granulato longitudinaliter rugulosus, margine ia supero basi curvato-concavo, dein subrecto, margine infero regulariter curvato-convexo, apice fere utrinque laevi, apice ipso minutissime ser- rulato. Lamina subgenitalis 9 parva, triangularis, sulcata. (eg O, t Q Long. corporis mm. 23-29 21-30 Long. fem. antic. mm. — 7-7,5 » pronoti » 6 » fem. postic. >» 26-29 » elytror. » 37-44 » ovipositoris » —_ 8,5 Latit. elytr. maxima » 15-16 Un & ed una 9 — Foreste della laguna della Pita (Darien). Tre d' e due 9g — Foreste del rio Cianati (Darien). 6 Gen. Peucestes (Stàl) Brunn. P. sp. Una larva 9 abbastanza sviluppata, non determinabile specificamente, però riferibile forse al P. dentatus Stal. Foreste del rio Lara (Darien). 7 Gen. Ceraia Brunn. C. Peraccae n. sp. — d — Tota viridi-flavescens, nitida, elytris alisque longissimis; stalura modica sed sat robusta. Japut modicum, pallide flavidum totum, fastigio frontis puncto pal- lide rufo notato; fastigium verticis cum fastigio frontis lineola conti- guum, supra sulcatum; oculi magni, globosi; occiput parum convexum; antennae graciles, rufae, articulis singulis apice fuscioribus, articulis 2 basalibus ut fronte pallide-flavidis. — Pronotum pallide viridi-flavescens, obsolete rugulosum, antice parum angustius quam postice, margine antico recto, postico late rotundato ; disco punctis impressis inaequali, anterius utrinque sulculo transverso sat impresso praedito; post hos sulculos utrinque punctum, deinde sulcus medio situs, ample lyratus, et sulcus transversus posticus carinulam transversam includens, adsunt. Lobi deflexi rotundato-inserti, altiores quam longiores, obsolete rugosuli. — Elytra nitida, valde longa, parum lata, tota viridi-flavescentia, areolis tamen superioribus (posticis) minutis creberrimisque puncto perobsoleto rufo repletis, necnon paucis punctis perobsoletis in lineam longitudi- nalem mediam alineatis, perparum perspicuis, ornata. Haec elytra sat coriacea, textura tamen tenera, venis (exceptis radialibus) modice expressis, venulisque confertissimis reticulata, Venae radiales a medio sat divisae; ramus radialis a medio furcatus; venae transversae sat regulariter inter se parallelae; campus tympanalis elytri sinistri minute conferteque reticulatus, vena transversa subobliqua plicata optime expressa, margine interno (postico) antice oblique truncato. Apex ely- trorum obtusus. — Alae hyalinae;, ultra elytra productae; parte pro- ducta viridi-flavescente, margine supero (postico) et angulo apicali SADE subtiliter sed sat distincte rufis. — Prosternum muticum; lobi mesoster- nales triangulares; lobi metasternales rotundati. — Pedes ut corpus viridi-flavescentes. Pedes postici longissimi, antici ed intermedii modici, sat breves, Femora compressiuscula; antica et intermedia subtus inermia, postica basi sat incrassata, subtus, in margine interno spinulis 6 fuscis, et in margine externo spinulis 5-6 etiam tuscis praedita, Tibiae anticae foramine utrinque aperto et nigrato praeditae, supra, in margine externo (postico) 3-4 spinulosae, spinula prima basali pone foraminis sita; tibiae intermediae supra, in margine postico, 6-spinulosae. Tibiae posticae multispinulosae. — Abdomen sat breve; segmentum anale margine postico inflexo, concavo, utrinque appendici brevi, crassiuscula, tuberculiformi instructum. Cerci sat robusti et breviusculi, pilosi, punctati, apice mu- crone nigro nitido, acuminato, intus inflexo, longitudinem cerci fere aequante, armati. Lamina subgenitalis pubescens, longa, parum lata, marginibus semper parallelis, apice ipso tamen levissime latiuscula, ibique perparum, fere obsolete, concavo-emarginata, lateribus apicis paullo obliquis, stylos minimos, aegerrime perspicuos, gerentibus. Haec lamina subtus in duas tertias partes basales longitudinaliter carinulata; lateribusque externis totis carinulato-marginatis, carinulis tamen tere- tibus, haud angulatis. Long. corpor. mm. 24 Long. partis alar. productae mm. 8 » pronoti » ;) » femor. antic. » 5,5 » elytror. well 45 » femor, postic. » Mr32 Latit. elytr. maxima » 10 » laminae subgenit. » 6 Un o — Punta di Sabana (Darien). Questa specie ha qualche affinità colla C. punctulata (Bv.), ma ne è molto distinta per la fronte, la base delle antenne e le zampe del colore del corpo, non rossiccie, inoltre per la maggior lunghezza delle elitre e dei femori posteriori, per le spine di questi e delle tibie anteriori, nonchè per la struttura degli organi sessuali. 8 Gen. Seudderia (Stàl) Brunn. S. Paronae n. sp. — & — Tota viridi-flavescens, nitida; statura submodica, graciliî. Processus anatlis insignis, supra furcato-bilobus, înferius inter cercos in appendicem inflexam calcariformem pro- ductus. Caput modicum, pallide viridi-flavescens totum, labro albido-flavo; frons hinc illine nebulis obsoletis, saepe punctiformibus, ornata, fastigio macula ovali rufa perobsoleta notato, cum fastigio verticis non perfecte contiguo. Oculi sat magni, globosi, prominuli, grisei; occiput perparum convexum ; fastizium verticis compressum, apice tuberculatum, supra subconcavum:, subsulcatum., Antennae sat graciles, basi viridi-flavescentes, dein annulis latis fuscis et flavidis ornatae. — Pronotum nitidum, totum viridi-flavescens; supra planum, sulculo unico medio Y-formi bene im- presso; margine antieo recto, margine postico rotundato. Lobi laterales rotundato-inserti, carinulas nullas, neque obsoletas, cum dorso efficientes; inferius et postice limbati; aeque alti ac longi, subtus et anterius per- fecte rotundati, postice oblique subtruncati. — Elytra nitida, perparum lata, tota viridi-flavescentia, apicem femorum posticorum distinete sed perparum superantia, apice rotundata, more solito elytrorum Scudderiae et Ceraiae venosa; venis haud flexuosis, textura tenera, ramo radiali parum ante medium furcato; campus tympanalis elytri sinistri horizon» taliter optime productus, minute conferteque reticulatus, vena transversa subobliqua plicata bene expressa, margine interno antice oblique trun- cato. — Alae hyalinae, ultra elytra productae, parte producta subtrian> gulari, viridi-flavesceute. — Pectus sat compressum; prosternum mu» ticum; mesosternum et metasternum lobis rotundatis parvis instructa, supra coxas nullo modo extensis. — Pedes viridi-flavescentes, obsolete puberuli, sat longi, spinulis nigris vel apice (in pedibus posticis) nigris. Femora antica et intermedia subeylindrica, subtus obsolete sulcata, inermia; femora postica basi parum inerassata, subtus, in margine interno, 3-spinulosa, in margine externo 1-spinulosa, spinulis perparvis, apice nigris. Tibiae anticae foramine utrinque aperto et utrinque intus modice nigro-limbato instructae, pone foramina subtus angustatae, supra subsulcatae, in margine externo /postieo) 5-spinulosae, spinula prima basali infra foraminis sita; inferius in utroque margine 6-spinulosae. Tibiae intermediae supra subsulcatae, in margine postico 7-spinulosae, subtus in utroque margine circiter 8-spinulosae. Tibiae posticae multi- spinulosae. — Abdomen flavidum; segmentum anale in processum in- signe, cuius pars superior circiter ut in figura 72 a Brunneri (2) est confecta, productus. Apex partis superioris huius processus apicem la- minae subgenitalis incurvae taugit, neque unum alium superat. Haec pars superior, subtriangularis, rufa, praecipue subtus fuscior, apicem versus constricta et deinde in lobos duos sat crassos, obtusos, nitidos, parum (circiter subduplo) longiores quam latiores, furcata; latera huius partis superioris usque ad lobos limbata. Inferius, sub basì con- strictionis subapicalis partis superiorîs, processus valde est inerassatus, inter cercos descendit sulcatus, subconcavus, et infra cercos appendicem inflexam obliquam, postice directam, compressam, a latere visam fere calcariformem vel spatulaeformem, apice rotundato sed compresso rotu- laeforme medium laminae subgenitalis tangente, emittit. Cerci crassiu- sculi, sat breves, pilosuli, apice ineurvo, tuberculato, dilatato et nigro- mucronato; apices mucronati cercorum intus inflexi, partem inferìorem processus analis subconcavam sulcatam, ante emissionem appendicis com. pressae amplectuntur. Lamina subgenitalis longa, basi latior, deinde lateribus subparallelis et carinulato-limbatis, incurva, apice etiam in = | {}\m medio carinulata, margine apicali triangulariter parum profunde emar- ginato, ideoque apice utrinque obtuse angulato; styli hulli. Long. corp. mm. 20,5 Long. fem. antie. mm. 5 » pronoti RIPPO >» fem. postie. >» 23 » elytroram » 28 » = laminae subgeniti » 4,5 Latit. maximui elytr. » 6 Un è — Colon (Darien). Oltre questo &, provenienti da Colon, hannovi pùre due larve g di cui una abbastanza sviluppata e probabilissimamente corrispondenti alla S. Paro- nae. Anche in questa 9 le antenne sono ornate di lunghe anellature nerastre e gialliccie; il capo è costrutto come nel &; i femori anteriori è medii sono inferiormente inermi, i posteriori portano inferiormente sul margine esterno nella metà apicale 2 piccole spine nere all’apice, e sul margine interno 3 analoghe spine; le tibie sono egualmente fatte e portano egual numero di spirie egualmente disposte; sul margine posteriore del ato superiore delle tibie medie le spine sono 6-8; l’ovopositore è me- diocre, ricurvo all'insù. 9 Gen. Hormilia (Stàl) Bruno. H. Bolivari n. sp. + 9 — Fusca, festaceo conspersa, fusco et te- staceo variegata; pronoto supra testaceo, maculis duabus posticis et duabus parvîs anticis fuscis ornato; segmentis abdominis 2° et 3° supra macula magna trapezotdea fusco-nigra, nitida, lateribus linea sublili fiava marginata, ornatis. Statura submodica. Caput modicum, fuscum, testaceo haud definite irroratum, occipite in medio et vertice flavo-testaceis. Frons nitida, macula ovali albido-flava in fastigio praedita, et spatio fusciori subquadrato supra epistoma ornata; frons sub oculos utrinque carinula longitudinali sat irregulari et parum conspicua praedita, linea flavo-testacea ab oculo descendente, carinulae extus apposita. Epistoma lateribus incerte flavido-marginatis et punctis nonnullis fuscioribus ornatum; labrum et palpi apice testacei. Oculi parum oblongi, prominuli, grisei. Antennae setaceae, basi testaceae, dein annulis latis testaceis et fuscis ornatae. Occiput parum convexum, in medio testaceum, lateribus fusco-irroratum. Fastigium verticis angustum, testaceum, obsolete sulcatum, cum fastigio frontis subrotundato-contiguum. — Pronotum maxima ex parte supra testaceum, lateribus fuscum, mo- dice nitidum. Dorsum pronoti ante medium distinete rotundato-constric- tum, postice quam antice latius, margine antico recto, postico rotundato sed in medio paullo concaviusculo. Hoc dorsum pronoti, planum, fere subconcavum, est testaceum, carinulis lateralibus eum a lobis distinguen- tibus flavis; haec carinulae, ut supra dixi, arcuatae, concavitate externa, antice diversunt, ante medium pronoti convergunt, deinde rursus di- vergunt. Maculae duae laterales (latera tamen haud tangentes), sat magnae, — RS fusco-nigrae, subtriangulares, fere subcordiformes, ad marginem posticum pronoti conspiciuntur, hune marginem parte latiori fere tangentes, oblique directae, verticibus anticis convergentibus. Post convergentiam verticium harum macularum (idest in parte postica) pronotum est lon- gitudinaliter inter maculas carinulatum, ante convergentiam longitudi- naliter usque ad quartam partem anticam sulcatum; impressionibus transversis perobsoletis. Maculae duae minores, etiam fuscae, laterales, carinulam lateralem flavam tangentes, ad marginem anticum pronoti adsunt, inter se valde remotae, irregulariter triangulares. Lobi laterales pronoti rotundato-inserti, saturate fusci et fusco conspersi, vitta longi- tudinali fusciori ornati, superius infra carinulas flavas apposita, anterius a carinula secata, quamobrem macula parva antica superior fusca cari- nulae apposita efficitur. Margo horum loborum est limbatus, testaceo et fusco minute tessellatus, idest spatiis linearibus alterne fuscis testaceisque minutis ornatus. Hic margo subtotus rotundatus, parte infera tamen anterius obsolete subobliqua. Sulculus subobliquus anterius vergens in hos lobos conspicitur. — Elytra sat coriacea, abdomen superantia, an- gusta, medio gradatim subattenuata, margine antico (infero) late obso- leteque subconcavo, postico (supero) subsinuato, apicem versus gradatim subampliata, apice obtusa, idest apice inferius (antice) rotundato et supra (postice) oblique truncato. Ramus radialis ante medium furcatus, medio oriens, in marginem posticum elytri exeuns: vena ulnaris parum post ortum rami radialis angulo obtuso marginem posticum versus flexa. Haec elytra fusco et testaceo marmorata, nebulis et punctis fuscis con- spersa, apice valde fusco-nebulosa et fusco punctata, margine antico (infero) a quarta parte basali subtoto punctis fuscis et testaceis fere tes- sellato, disco maculis 2-3 sat parvis et angustis, obliquis, in lineam lon- gitudinalem mediam sitis, a nonnullis punctis etiam fuscis in parte basali elytri praecessis, ornato. Harum macularum posterior inter ramulos rami radialis est sita, oblique eos coniìungens et ab eis limitata, altera infle- xionem venae ulnaris cum oritu duorum ramuloram radialium coniungit et ab his ramis est limitata. — Alae elytris longiores, subinfumatae, venis fuscis, parte producta nigro-fusca, apice fusco et pallido conspersa, inferius fusco et pallido tessellata. — Pectus modice compressum, fuscum, lobis mesosternalibus et metasternalibus extus albido-marginatis; pro- sternum muticum, mesosternum et metasternum rotundatim lobata, lobis supra coxas haud productis. — Pedes sat longi, fusco et testaceo variegati. Femora antica et intermedia apice late fusca, deinde annulo testaceo ab annulo latiori fusco versus basim praecesso, ornata; basi fusco et testaceo conspersa. Femora postica basi modice incrassata, te- stacea, parte basali incrassata supra, extus, intusque late fusca. Tibiae anticae ed intermediae testaceae, annulis tribus sat latis sed dilutis fuscis, basali, medio, apicalique ornatae; tibiae posticae femoribus longiores, RR, testaceae, valle incerte obsoleteque basi dilute fusco biannulatae. Tarsi omnes fusci. Lobi geniculares femorum omnium utrinque in spinam acutam producti; apex femorum anticorum et intermediorum supra obsolete compressiusculus, parum acuminatus; apex femorum posticorum rotundato-obtusus. Femora antica et intermedia subtus sulcata, in mar- gine antico 2-4 spinulosa, spinulis plerumque nigris. Femora postica subtus in utroque margine a lineolis brevibus nonnullis longitudinalibus fuscis, primo intuitu spinulas simulantibus, late incerteque tessellata, spinulis tamen duabus nigris, parvis, in utroque margine, ad medium sitis, armata. Tibiae anticae foraminibus sat fuscis, in utroque latere apertis, praeditae; pone foramina parum gradatim angustatae, supra sulcatae, in margine antico 1-2 spinulosae, in margine postico 4-5 spi- nulosae, spina prima basali infra foramina sita; subtus, in utroque mar- gine circiter 8 spinulosae, spinulis nigris. Tibiae intermediae supra sul- catae, in margine antico 4-spinulosae, in margine postico circiter 7-spinulosae: subtus in utroque margine circiter 10-spinulosae; tibiae posticae plurispinulosae. — Abdomen crassiusculum et sat elongatum, fusco-castaneum, fusco conspersum, dorso pallidiori sed segmentis 2° «et 3° dorsalibus macula latissima fusco-nigra, velutina, trapezoidali, basi majori postice sita, ornati. Haec duae maculae unicam formant quia secunda primam continuat, latum apicale tamen primae, quia basis major trapezii est sensim latius quam latum basale secundae cum eo contiguum. Latera externa harum macularum optime delimitatarum, linea flava pulcherrime sunt marginata. Segmenta dorsalia quartum et sextum ma- culas duas fusco-nigras laterales, basi nebulosas et haud inter se con- tiguas, praebent. Segmenta dorsalia abdominis haud compressa, lateribus omnia subcarinulata, in medio marginis postici omnia (primo et duobus ultimis exceptis) spina nigra acuta armata. Venter unicolor. Segmentum anale truncatum. Lamina supraanalis parva, horizontalis, rotundato- acuminata, subsulcata, subtus crassior. Cerci sat longi, conici. Ovipositor brevis, valde compressus, subito incurvus, minute longitudinaliter punc- tato-rugulosus; apice valvarum superarum acuto, fere spiniformi, mar- ginibus apice minutissime serrulatis. Lamina subgenitalis triangularis, acuminata, Long. corporis mm. 22 Long. partis alarum prod. mm. 4,5 » pronoti » 4 » femor. antic. » 6,5 » elytror. » 26,5 » femor. postic. » 21,5 .Latit. elytr. medio » 35 » —ovipositoris » Una g — Colon (Darien). qu (IG, PSEUDOFILLIDI. 1 Gen. Pristes Redt. in Brunn. P. tuberosus (Stàl) Br. Pristes tuberosus Brunn. (4), p. 135, fig. 60. Una 9 — Foreste presso il rio Cianati. Numerosi esemplari * e 9 — Foreste della laguna della Pita. (*) Questi individui sono alquanto più grandi di quelli descritti da Brunner, misurando le 9 fino a 56 mm. di lunghezza. Le loro parti stermali poi sono di color castagno, non néerissime, come viene indicato da Brunner. 2 Gen. Brachyauchenus Brunn. Br. Festae n. sp. — d — Totus dense sed breviter minulteque pilosusz ferrugineo-testaceus, pronoto postice macutlis duabus magnis eburneis ornato; statura minore. Caput modicum, a pronoto sat bene detectum, pilosulum, ferrugineo- castaneum, fronte nitida, castaneo-ferruginea, mandibulis concoloribus, labro flavo. Fastigium verticis triangulare, supra concaviusculum ; ar- ticulus basalis antennarum robustus, spina apicali interna armatus. Oculi globosi, valde prominuli. Supra utrunque oculum fascia lata, leviter obliqua; a basi antennae usque ad pronotum perducta, parum fuscior, subtiliter nigro-marginata; conspicitur; haec duae fasciae antice con- vergunt. — Pronotum sat amplum, parum subsellaeforme, totum dense et ininute granulosum; granulis tamen haud acutis, sat dense insuper pilosum. Margines omnes pronoti sat manifeste limbati; atque (postico excepto) granulati; in medio marginis antici tuberculum acutiusculum sed perparvum adest. Sulci duo transversi adsunt, quorum primus perparum impressus; et pusticus, paullo ante medium pronoti situs, magis impressus, in lobos laterales parum oblique descendit. Sulculus etiam longitudinalis minutus, a tuberculo medii marginis antici usque ad medium sulci transversi secundi perductus et postea evanescens, adest. Lobi laterales trapezoidales, margine infero fere recto, angulo antico subrecto sed apice rotundato, angulo postico obtuso; apice valde rotun- dato, sesquilongiores quam altiores. Metazona pronoti parum elevata, carinis duabus lateralibus optime expressis eam a parte postica loborum deflexorum distinguentibus;. haec metazona magis granulato-rugosa, margine postico limbato, laevi, rotundato-truncato, atque in medio (ab antice viso) sensim levissime concaviusculo. In hac metazona supra, postice, maculae duae magnae pulcherrime eburneae, laterales, subovales, marginem posticum et dimidiam partem iuternam apicalem carinarum (*) Uno di questi 3° presenta una notevolissima anomalia che verrà du me descritta in un prossimo lavoro. — IR lateralium tangentes, conspiciuntur. — Elytra abdomen aequantia, sat coriacea; pilosula, opaca, venis parum expressis, sed circiter ut in figura 73 Brunneri (4) venosa, apice rotundato-subacuminata. Campus tvmpanalis elytri sinistri brunneus, opacus, sat productus. — Alae in- fumatae. — Pectus modice latum; prosternum bispinosum; metasternum postice angustatum, foveolis inter se et a margine laterali aeque remotis, sulco transverso subrecto coniunctis. — Pedes breviusculi, dense villosi. Femora breviuscula, compressa; femora postica fortiora, basi optime dilatata. Lobi geniculares femorum, excepto lobo antico (interno) fe- morum intermediorum, utrinque spina modica et modice acuminata, triangulari, praediti. Femora antica subtus in margine interno (antico) 3-spinulosa; intermedia etiam in margine antico (externo) 3-spinulosa; postica in eodem margine 6-spinulosa. Tibiae anticae superne planae, inermes, conchis sat hiantibus: tibiae intermediae compressae, superne muticae; tibiae posticae superne in utroque margine spinulosae, spinulis tamen marginis interni valde robustioribus. — Abdomen modicum. Cerci breviusculi, cylindrici, pilosi, apice mucronato-incurvi. Lamina supra- analis parva. Lamina subgenitalis sat elongata, haud navicularis, parum angustata, apice concava, stylis modicis haud clavatis instructa. Long. corporis mm. 21,5 Long. femor. antic. mm. 5,8 » pronoti DA » femor. postic. » ll » elytrorum » 14,5 Un o — Darien. Coll’introduzione di questa specie, la diagnosi del genere Brachyau- chenus dovrà esser alquanto modificata, in ciò che riguarda il prono- tum, i femori posteriori e l'apparato genitale del o. 3 Gen. Gongrocnemis Redt. in Brunn. G. Danielis n. sp. — 9 — Parum puberula ; testacea, parum fusco- variegata, pronoto superne flavo sed lobis deflexis testaceo-castaneîs; statura modica. Caput submodicum; fronte grisea, sensim depresso-concava, episto- mate flavido, fastigio verticis basi utrinque subtuberculato. Antennae subannulatae, articulo basali robusto, haud tamen in spinam producto. — Pronotum granulato-rugosum, sulcis duobus transversis optime im- pressis, suleo postico parum pone medium sito atque a sulculo longitu- dinali perbrevi in medio cruciatim secato; margo anticus rotundatus, supra occipitem sensim productus atque parvo tuberculo convexo in medio praeditus; margo posticus subtruncatus, limbatus ; tuberculi parum fortiores duo in lateribus mesozonae et duo in lateribus metazonae, supra deflexionem loborum lateralium conspiciuntur. Lobi laterales haud perfecte perpendiculariter descendunt; hi lobi distinete longiores quam altiores, angulis rotundatis, margine infero late limbato et in medio subtuberculato. Color partis superioris pronoti laete flavus; color loborum Me deflexorum testaceo-castaneus; colores hi duo inter se optime distincti. — Elytra testacea, perparum nitida, venis concoloribus, areolis parvis nigro-fuscis venulis transversis hinc illine appositis, — Alae dense infu- matae, venis flavidis, haud pallide circumdatis. — Pectus sat latum; prosternum bispinosum; foveolae metasternales inter se aeque remotae quam a margine laterali, sulco subcurvato coniunetae. — Pedes robusti, sat dense pubescentes. Femora antica fere non compressa, subtus in margine antico, 4-spinosa; femora intermedia compressiuscula, subtus spinis 4 praedita; femora postica basi valde incrassata, spinis nigris 9, necnon spinulis 3 etiam nigris post spinas in parte basali sitis, subtus armata. Lobi geniculares, excepto lobo interno femorum intermediorum, obtusi; sub geniculo femorum posticorum tamen utrinque spina obtusa nigra adpressa, subcurvata, adest. Tibiae anticae femoribus aequilongae, supra planae, conchis sat hiantibus, et infra conchas haud productae, subtus, in utroque margine spinulis 6 praeditae; tibiae intermediae supra, in margine postico, bispinulosae, subtus in utroque margine 6-spinu- losae; tibiae posticae supra in utroque margine 12-spinosae, spinis mar- ginis interni parum fortioribus. Basis coxarum extus superne nigrescens. — Abdomen sat elongatum. Cerci pilosi, conici, paullo incurvi. Lamina subgenitalis parva, triangularis, apice parum incisa. Ovipositor testaceus, rectus, acute acuminatus, apice parum fuscior, marginibus minute ser- rulatis. Long. corpor. mm. 35 Long. femor. antic. mm. 13,5 » pronoti » 9,8 » femor. postic. >» 28 » elytrorum » 40 » ovipositoris > CeRa Una 9 — Foreste presso la laguna della Pita (Darien). Questa specie è dedicata al D.r Daniele Rosa. Coll’introduzione della G. Danielis, la diagnosi del genere Gongro- cnemis dovrà esser alquanto modificata. — Per la fronte depressa, per le spine subgeniculari dei femori posteriori, e per qualche altro carat- tere, questa specie potrebbe anche collocarsi nel genere Lichenockrus (Karsch) Brunn., ma mi sembra preferibilmente situabile nel genere Gongrocnemis per le fossette metasternali più ravvicinate. 4 Gen. Ischnomela (Stil) Brunn. I. gracilis Stal. Ischnomela gracitis Stàl (10), p. 93 — Brunn. (4), p. 218, f. 94. Una 9g — Tintin (Darien). Questa 9 è notevolmente grande, rispetto a quella le cui dimensioni vennero date da Brunner. Essa infatti presenta: Corpo mm, 44 Femori posteriori mm. 37 Pronotum » 7,5 Ovopositore > Gb 17 Elitre »' 154 Aggiungasi che la diagnosi generica data da Brunner non è esatta in alcune parti, così i femori posteriori sono « în ulroque margine apicem 1 versus spinis nonnullis armata » come appunto indicava Stàl, e non soltanto sul margine esterno; le tibie medie poi sono superiormente solcate come le anteriori. Nell’unica 9 raccolta dal D.r Festa i femori posteriori portano inferiormente 4-6 spine sul margine interno e 6-7 sul margine esterno; il femore anteriore destro ha una piccola spina infe- riormente sul margine esterno, verso l’apice. 5 Gen. Bliastes (Stàl) Brunn. B. Camerani n. sp. — 9, g — Robustus, pedibus elongatis; fusco- testaceus, nigro-fusco variegatus, genicutlis pallidioribus, conchisque utrinque testaceis; breviter pubescens; statura matore. Caput modicum, puberulum, maxima ex parte nigro-fuscum; occiput nigro-fuscum ; fastigium verticis sulcatum, basi utrinque tuberculatum. Antennae fusco-brunneae, longissimae, sat robustae, articulo basali brunneo-testaceo in angulum obtusiusculum supra intus producto; oculi globosi, valde prominuli et sat magni, grisei. Frons depressiuscula, te- nuissime obsoleteque transverse punctato-rugosula, atra; utrinque infra insertionem antennarum vitta fiavo-fulva longitudinali ornata, et ante has vittas utrinque inferius carinula tuberculiformi longitudinali prae- dita; post vittas flavas utrinque vitta atra longitudinalis adest, ab oculo descendens usque ad palpum, et post has vittas atras genae sunt flavo- fulvae. Fastigium frontis macula parva ovali albida ornatum; epistoma albidum; labrum et mandibulae atra; palpi maxima ex parte testaceo- castanei, articulis singulis apice flavis. — Pronotum obsolete subsel- laeforme, dense puberulum, totum dense et sat acute granulosum, mar- ginibus omnibus limbatis. Color pronoti fusco-castaneus, marginibus ipsis nigris. Margo anticus late rotundatus, in medio tuberculo quam alios fortiore praeditus; sulci duo transversi adsunt, quorum anticus modice, posticus valde impressus; sulcus posticus, valde pone medium situs, in lobos laterales oblique descendit. Metazona pronoti parum elevata, mar- gine postico rotundato-truncato, in medio levissime concavo. Lobi late- rales perpendiculares, parum longiores quam altiores, subrectanguli, angulis tamen rotundatis, margine infero subrecto, anterius tamen, ubi sulcus posticus dorsi descendens terminat, sensim convexo-curvato et inferius paullo producto, quamobrem lobi deflexi antice aliquantulo al- tiores quam postice videntur. — Elytra abdomen distinete superantia, parum lata, marginibus subrectis, subparallelis; apice rotundata; obscure testacea, venis flavido-testaceis, areolis ad venulas minutissimas et con- fertissimas appositis fuscis, necnon areolis maioribus etiam fuscis ad extremitates venarum transversalium appositis. Margo superus (idest posticus) elytrorum fuscior, venulis fuscis, et serie macularum flavarum irregularium circiter 14 parum delimitatarum, a spatiis nigris inter se separatarum, ornatus, fere tessellatus. Haec elytra circiter ut in figura 84 Brunneri (4) venosa, ramo radiali parum ante tertiam partem api- MORE calem excurrente. Tympanum elytri dextri in * hvalinum, productum; tympanum elytri sinistri minus evolutum, sat productum, infumatum, cercine rugoso, fusco. Campus tympanalis 9 in utroque elytro sat pro- ductus et ut caetera pars elytrorum venulosus et coloratus. — Alae amplae, infumatae, venis maioribus flavidis. — Pectus modice latum; prosternum bispinosum; mesosternum et metasternum haud lobata; foveolae metasternales in foveam unicam latiusculam coniunctas. — Pedes longi, puberuli, robusti, obscure testacei spinis nigris, geniculis pallidioribus. Coxae omnes (praecipue intermediae et posticae) subtus apice tuberculatae; coxae anticae supra spina valida armatae. Femora omnia supra teretia; lobi geniculares obtusi, mutici, excepto lobo antico (idest interno) femorum anticorum et postico intermediorum spina di- stinctissima praeditis. Femora antica subtus 4-5 spinosa, intermedia etiam 4-5 spinosa; femora postica basi bene incrassata, subtus 7-9 spi- nosa. Apex femorum, praecipue posticorum, pallidior, flavidus. Tibiae quam femora, praecipue basi, fusciores, et femoribus subaequilongae. Tibiae anticae pronoto sesqui distinctissime longiores, supra planae et muticae, subtus in utroque margine spinulis 6-7 praeditae. Conchae sat hiantes, lateribus distincte et pulchre testaceae. Tibiae intermediae supra subsulcatae, muticae, dimidia parte basali quam dimidiam apicalem di- stincte fusciori, subtus in utroque margine spinis 6-7 praeditae. Tibiae posticae prismaticae, multispinosae. Spinae omnes femorum tibiarumque nigrae, colore nigro basi interdum dilatato. Tarsi robusti, inferius ut in Priste callosi. — Abdomen robustum, castaneum, segmento ventrali septimo utrinque tuberculo modico praedito. Lamina supraanalis 9 ro- tundata, supra concaviuscula; subtus, basi robustior, altior; sub lamina tuberculi duo magni adsunt. Cerci 9 conici, perparum curvati, pilosi. Ovipositor subrectus, parum latus et parum robustus, modice elongatus; testaceus, apicem versus fuscior, basi niger, marginibus haud serrulatis. Lamina subgenitalis 9 triangularis, sat ampla, apice obtusa, minimeque ibi concavo-emarginata. Lamina supraanalis 9° etiam rotundata, apicem versus carinula arcuata transversa praedita. Cerci d* robusti, subeylin- drici, pilosi, apice incurvi. Lamina subgenitalis d' elongata, apice satis attenuata, ibique sat profunde incisa ; stylis modicis, crassiusculis, pilosis, instructa. (e) Q (eg Q Long. corpor. mm. 47-58 52 Long. femor. antic. mm. 15-16 16 >» pronoti » 9,5-10,5 10 >» femor. postic. » 34 34 » elytror. » 54-56 57 » ovipositoris » — 28 Due &, una 9g ed una larva g — Foreste presso il rio Cianati (Darien). Coll’introduzione di questa specie, la diagnosi del genere 2B/7astes dovrà alquanto esser modificata per ciò che riguarda le tibie anteriori, i lobi geniculari ed ìl pronotum. Pei caratteri delle tibie anteriori questa Pseudofillide avrebbe potuto collocarsi nel genere Cecentromenus Br., ma ho creduto più opportuno hac RE iiscriverla al genere 22iastes per le maggiori affinità che essa presenta colle specie già note di questo genere, essendo invece molto diversa dall’unico Cecentromenus noto. 6 Gen. Cocconotus (Stil) Brunn. C. De Geeri (Stàl). Meroncidium De Geeri Stàl (9), p. 322 — Cocconotus De Geeri Stàl (10), p. 89 — Brunn. (4), p. 206. Numerosi individui T e 9 — Foreste presso il rio Cianati; foreste presso la laguna della Pita; punta di Sabana (Darien). Gli esemplari raccolti dal D.r Festa per alcuni caratteri non corri- spondono con precisione alla specie di Stàl, il che dipende in parte dalla variabilità della specie stessa. Così, ben raramente, e solo nei più pallidi, esistono distinte le 5 fascie nere longitudinali sulla fronte, essendo invece generalmente le 3 me- diane fuse insieme, per il che la faccia appare nera, essendovi poi due fascie nere che discendono dagli occhi venendo fino alla base dei palpi. In tal modo la faccia del maggior numero di questi esemplari ricorda ottimamente quella del B/iastes Camerani da me qui descritto. L’epistoma è in gran parte giallo, negli individui meno intensamente coloriti, ed il labbro è in massima parte nero. — Anche la colorazione nera dell’occipite e della parte dorsale del pronotum è notevolmente va- riabile, poichè in alcuni individui è pochissimo marcata o quasi limitata alla parte anteriore del pronotum. — I lobi laterali di questo sono poi sempre dotati di un sottile margine nero anteriore e posteriore. — Le elitre non sono « basin versus obscuriora », ma uniformemente gial- lastre, minutissimamente e fittissimamente variegate di bruno, essendo di color giallo o giallastro tutta l’intricata e fitta rete delle venature, ed essendo invece brune tutte le piccole e numerosissime areole che rimangono fra le anastomosi di quelle. Le elitre poi variano di lun- ghezza, potendo arrivare solo fino all’apice dell'addome, o potendo ol- trepassare notevolmente questo. — I femori anteriori e medii portano inferiormente 3-5 spine nere; i posteriori 6-8. — Le parti genitali o e 9 sono quali vennero descritte da Stàl e da Brunner; l’ovopositore però non è sempre marginato di nero. Deve poi essere corretto un errore nella diagnosi del genere Cocco- notus che leggesi in Brunner [(4), p. 199], là ove si dice « lamina subgenitalis * haud attenuata », inquantochè quella del C. De Geer?, come del resto si trova anche nella descrizione stessa di Brunner (p. 206), è « valde attenuata ». Le dimensioni degli individui raccolti dal D.r Festa sono: Te, Q t 9 Corpo mm. 34-43 30-40 Femori anteriori mm. 10.11 9,5 Pronotum » 8-8,5 7-7,5 Femori poster. » 23 20-24 Elitre » 35-40 38 Ovopositore » — 16-18 # Meli > PPP C. Pollonerae n. sp. — 9 — Saturate testaceo-ferrugineus, occipiîte pronoltique dorso atris, elytris longîs, valde fusco-conspersis, pedum spîniîs concoloribus; statura modica. Caput subglobosum, saturate testaceum; occipite atro parum nitido; fastigium verticis ut occiput atrum, sulcatum, sat acuminatum. Antennae ferrugineo-brunneae, articulis 2 basalibus anterius maxima ex parte nigro-fuscis; fastigium frontis sicut basis antennarum nigro-fuscum. Frons et geneae unicolores, testaceo-ferrugineae; fronte hinc illinc ca- staneo dilute notata, fere infumata, et anterius utrinque macula sat discreta et sat magna, subrotunda, subtus uniuscuiusque antennae in- sertionem, flavida, ornata. Epistoma flavum, punctis duobus minimis lateralibus notatum, et ad limitem superum (idest ad contactum cum fronte) lateribus distincte transverse linea parva nigra praeditis. Labrum fuscum, apice testaceum, basi flavidum; mandibulae et palpi ferrugineo- testacei, illae apice anterius obscuriores, hi singulis articulis apice flavis. — Pronotum sat constrictum, sat dense, sed modice argute, gra- nulosum; supra aterrimum, haud nitidum: lobis deflexis, testaceo fer- rugineis sed marginibus antico et postico atris. Pronoti dorsum magis granuloso-rugosum quam lobos laterales; margine antico parum rotun- dato et tuberculo medio parvo sed acuto praedito ; sulcis duobus distinete impressis, quorum postico sensim post medium sito: margine postico ro- tundato, sed in medio distincte, quamvis paullo, concavo-emarginato, limbato. Lobi deflexi parum longiores quam altiores, subrectangulares, angulis tamen rotundatis, praecipue angulo antico valde rotundato, marginibus limbatis, superficie parum rugosa, subnitidi, anterius paullo quam postice altiores. — Elytra longa, apicem ovipositoris superantia, sat angusta, primo intuitu testacea, valde creberrimeque fusco-conspersa, parte basali dorsuali horizontali interna (idest campo tympanali) tota fusca. Creberrima reticulatio enim elytrorum venulis flavis constat, exceptis venis radialibus ferrugineis, ulnaribusque testaceis, exceptisque venulis campi tympanalis totis ut areolis fuscis. Areolae omnes inter venulas sunt fuscae, et insuper ad basim majorum venarum transversa- lium adsunt areolae fuscae maiores, quamobrem elytra videntur testacea minute creberrimeque fusco-conspersa, atque maculis hinc illine irre- gularibus, sat parvis, fuscis, insuper notata, venis transversis appositis. — Alae infumatae, venis flavidis, Pectus sat compressum, prosterno breviter bispinoso, mesosterno fovea unica praedito. — Pedes elongati, puberuli, ferrugineo-testacei, spinis concoloribus; tibiis femoribusque apicem versus saturatioribus. Femora antica subtus 2-3 spinulosa. Tibiae anticae supra planae, inermes, totae (hoc etiam de aliis tibiis notandum) saturate ferrugineae, unicolores; conchis concoloribus parum hiantibus; subtus in utroque margine 7-spinulosae. Femora intermedia compressa, subtus 3-spinulosa. Tibiae intermediae supra subsulcatae, inermes, subtus in utroque margine 6-7 spinulosae. Femora postica basi incrassata, si: a subtus, apicem versus, 5-6 spinulosa. — Abdomen obscure testaceum, dorso infuscato. Lamina supraanalis sat parva, obtuse rotundata, con- caviuscula ; cerci conici, pilosuli. Ovipositor robustus, latiusculus, valde compressus, margine supero fere recto, a tertia parte basali minute serrulato, nitens, testaceus, basi subfuscus, in dimidia parte apicali late salurateque ferrugineo-marginatus, apice acuto. Lamina subgepnitalis compressiuscula, sat parva, subtriangularis, apice tamen obtuse rotun- data et apice ipso leviter emarginato. Long. corpor. mm. 36 Long. fem. postic. mm. 28 >» pronoti PARI » ovipositoris > .DÈ » elytrorum » 47,5 Latitudo maxima ovipos. » he A) » femor. antic. > 13 Una 9 — Foreste lungo la laguna della Pita (Darien). Questa specie presenta probabilmente qualche affinità col C. niîgrescens Br. e col C. aethiops Br. 7 Gen. Leptotettix (Stàl) Brunn. L. (xigliotosi n. sp. — d, 9g — Testaceo-virescens, pronoto 3 supra ample et valde dislincte triangulariter flavo, abdomine in utroque seru marginitus posticis segmentorum sat late (praecipue superne) transverse nigro-fascialis, cercis 3 longîs; statura modica. Corpus agile, pedibus sensim elongatis; primo intuitu glabrum, at- tamen hinc illine breviter obsoleteque pubescens. — Caput modicum, sat parvum, paullo verticaliter elongatum, pallide flavescens; fronte parum convexa, fastigio (praecipue et distinctius in 9) macula eburnea ovali notato. Labrum, palpi, mandibulae (apice tamen subinfuscatae) cum fronte concolores, Oculi globosi, prominuli, grisei, transverse subo- blique fusco-fasciati, colore fusco lineolam transversam pallidam inclu- dente. Fastigium verticis breve, sulcatum, basi utrinque tuberculatum. Antennae longissimae, graciles, basi fere contiguae, articulo basali mu- tico, annulis inter se distantibus pallidis ornatae. — Color pronoti in 9 uniformiter pallide testaceus totus; pronotum & maxima ex parte satu- rate testaceum, sed supra pulcherrime flavum, idest fascia lata trian- gulari flava ornatum, vertice antico a medio marginis antici oriente, basi postica marginem posticum tangente sed totum hunc marginem non occupante, quamvis vero subtotum fere usque ad insertionem lo- borum deflexorum invadat. Haec fascia flava, cuius forma est trianguli isoscelis elongati vertice valde acutangulo praediti, optime est distincta et delimitata, quia color saturate testaceus laterum pronoti in eam non transit, sed etiam rectilineo ad latera fasciae saturatior videtur. Pro- notum in utroque sexu rugulosum totum, minute granulosum etiam in lobis deflexis; margine antico rotundato, in medio tuberculo minimo, tamen sat distineto praedito, margine postico rotundato-truncato. Sulci duo sat impressi, quorum posticus in medio pronoti situs et in & a sul- culo longitudinali perbrevi cruciatim et secatus. Lobi laterales longiores mi Ml quam altiores, fere rectangulares, limbati, margine infero recto, angulis rotundatis. — Elytra parum coriacea, abdomen in utroqne sexu parum superantia, marginibus subparallelis, circiter ut in figura 98 Brunneri (4) confecta et venosa, apice sat rotundata. Haec elytra testaceo-viridia, margine supero (postico) praecipue in o flavo-limbato, idest linea flava marginali post tympanum oriente ornato; haec linea tamen, a supero tantum conspicua, a colore testaceo obscuriore lateris hinc illinc, prae- cipue in 9 est subinterrupta, fere tessellata. Tympanum in utroque elytro c sat productum; in elytro dextro maior, magisque productum, hyali- num; in sinistro paullo minor, optime infumatum. — Alae infumatae. — Pectus sat angustum; prosternum primo intuitu muticum, tamen tu- berculis duobus parvis triangularibus sat acutis praeditum ; metasternum fovea unica parva subovali ornafigm. — Pedes sat longi, puberuli. Coxae anticae spina armatae. Femora sùpra teretia, lobis genicularibus, excepto lobo interno (postico) femorum intermediorum, muticis; apex loborum saepe utrinque albido-flavum. Femora antica et intermedia subtus 3.5 spinosa, spinis basi apiceque nigris; femora postica, basi incrassata, subtus 6-8 spinosa, spinis maxima ex parte nigris. Tibiae compressae, longitudinem femorum parum superantes. Tibiae anticae supra pla- niusculae, muticae, conchis sat hiantibus et concharum lateribus plus minusve distincte ovato eburneis; tibiae intermediae supra subsulcatae et ut anticae utrinque muticae. Tibiae anticae et intermediae subtus, in utroque margine 6-spinulosae. Tibiae posticae multispinulosae. — Abdomen testaceo-virescens, nitidum, segmentis omnibus margine postico sat late (praecipue superne) transverse nigro-fasciato, fasciis in medio latioribus et ad latera angustioribus, evanescentibus. Segmentum anale supra totum nigrum, in d* parum pubescens et parum concavo-impressum. Lamina supraanalis & inflexa, sat nitida, nigra, rotundata, pubescens, basi altior, supra leviter concavo-depressa. Cerci & testacei, valde longi, latitudine subquintuplo longiores, pubescentes, subcylindrici, apicem versus tamen subattenuati sed apice ipso dilatato subclavato, clava com- pressa lateribus punctato-subconcava et spinulis duabus apicalibus nigris armata, quarum supera maiore, inflexa. Lamina subgenitalis 9 elongata, ut venter testacea, apice tamen brunnescens, ibique minute et sat crebre transverse rugulosa, lateribus tantum carinata, stylis brevibus pubescen- tibus instructa; longitudo stylorum tertiae partis laminae longitudinem parum superat. Segmentum anale 9 etiam nigrum, sed glabrum, impres- sione apicali parva tantum praeditum. Lamina supraanalis 9 nigra, nitida, inflexa, subrotundata. Cerci 9 elongato-conici, flavicantes. Ovi- positor sat brevis et sat robustus, rectus; basi testaceus, apice saepe fusco-niger, acuminatus, margine supero apice serrulato et basi subsi- nuato, margine infero basi subconcavo, deinde subconvexo. Lamina subgenitalis 9 parva, subtriangularis, sat emarginata, lobis rotundatis. i fa U dh *9 o: Long. corpor. mm. 37 35-37 Long. femor. antic. mm. 11,5 12,5-13 » pronoti » 7 6,5-7 » femor. postic. » 24,5 25-27 » elytror. » 38 40-41,5 » OVipositoris » — 15,5 Un d ed una 9g — Punta di Sabana (Darien). — Una 9 — Foreste del rio Lara (Darien). — Una 9 — Foreste del rio Cianati (Darien). Coll’introduzione di questa specie la diagnosi del genere Leptotettia dovrà essere alquanto modificata per ciò che riguarda i cerci del o e le tibie medie. CONOCEFALIDI. 1] Gen. Copiophora (Serv.) Redt. C. brevirostris Stàl. Copiophora brevirostris Stàl (10), p, 105 — Redt. (6), p. 344. tab. 3, f. 5. Un & ed una 9 — Foreste del rio Cianati (Darien). — Due g — Tintin (Darien). — Una 9 — Foreste della laguna della Pita (Darien). Stil e Redtenbacher non descrissero che delle 9 e la descrizione che danno di queste non è propriamente completa, essendo le dimensioni del corpo e principalmente dell’ovopositore assai più variabili di quanto venga scritto da quegli autori. Dallo studio degli individui raccolti dal D.r Festa mi risultano degni di esser menzionati i seguenti caratteri: Le antenne sono in massima parte di un verde-giallognolo pallido, ma verso l’apice divengono brune, ornate di rare anellature gialliccie ben distinte. La grande macchia bruna frontale può estendersi o non esten- dersi all’epistoma. — Il pronotum è ornato nel & ed in alcune g di due fascie longitudinali superiori brune nella parte posteriore del dorso, di- vergenti posteriormente, ove giungono fino al margine posteriore, con- vergenti invece verso il mezzo del pronotum ove svaniscono mentre sembrano poi continuarsì anteriormente con due altre piccole fascie brune sfumate, lievemente divergenti e che giungono divergendo fin quasi all'orlo anteriore. Le fascie posteriori stanno sulle linee d’inflessione dei lobi laterali. — Le tibie medie portano superiormente 3 spine; l’ultimo articolo dei tarsi non è nero, ma ha soltanto la base delle lamelle late- rali spesso indistintamente bruna, oppure di questo colore il peduncolo mediano sostenente gli uncini. — Le elitre sono ornate, spesso in modo affatto indistinto, di 2-3 serie longitudinali di punti brunicci, poco nu- merosi e mediocremente marcati, situati nella metà interna o superiore, ossia al disopra delle vene radiali. Il campo timpanale destro del o è quasi liscio, limpido, quello dell’elitra sinistra è ornato di vene irrego- lari, intricate, e di una vena plicata trasversale ben marcata, ante- riormente bruna e fornita pure posteriormente di una piccola tinta bruna. — L’ovopositore è spesso lunghissimo, assai più di quanto sia sn A indicato da Redtenbacher. Il segmento anale del o ha il margine poste- riore concavo, coi lati pure leggermente concavi e due piccole promi- nenze angolari fra la concavità mediana e le due laterali. La lamina sopraanale è obliquamente inflessa all'indietro, solcata al mezzo. I cerci sono robusti, più brevi della lamina sottogenitale, alquanto sinuosi, ottusi all'apice, muniti di un dente interno pure ottuso nella terza parte apicale, concavi internamente dopo questo fino alla base. La lamina sottogenitale è abbastanza larga e lunga, incisa mediocremente all'apice ad angolo quasi retto, piuttosto arrotondato al vertice, e fornita di stili molto brevi. o 9 d 9 Lungh. del corpo mm. 40 45-48 Lungh. dei femori » » pronotum >» 9,9 9,5-10 posteriori mm. 21 21-26 » delle elitre » 54 50-59 Lungh. ovopositore» — 64-85,5-95,5 2 Gen. Conocephalus ‘Thunb.) Redt. C. guttatus (Serv.) Redt. Conocephalus guttatus Redt. (6), p. 392, tab. 3, fig. 33. Due d' e quattro 9 — Punta di Sabana (Darien). — Un 9 e una 9g — Colon (Darien). — Un & — Foreste del rio Lara (Darien). Uno dei d' di Punta di Sabana, per la lunghezza un po’ maggiore del « fastigium verticis », potrebbe riferirsi alla varietà C. nigropunctatus Redt. (6), p. 391, tab. III, f. 32. Il &' di Colon è distintissimo pel colore testaceo-ferrugineo scuro; ha le elitre ornate di due serie longitudinali poco spiccate di punti nericci, 3 punti gialli distintissimi sull’orlo po- steriore del pronotum e 3 minori sull’ anteriore, porta visibilissima la linea gialla che discende obliquamente dagli occhi ed ha il « fastigium verticis » nero-bruno inferiormente, ferrugineo superiormente, con una linea apicale curva giallognola che divide queste due colorazioni. La sommità della fronte, che è tutta oscura, è ornata in questo &' di un ocello ovale giallo, molto appariscente. C. muticus Redt. Conocephalus muticus Redt. (6), p. 393. Tre d' e tre g — Punta di Sabana (Darien). La fascia nera inferiore del « fastigium verticis » si mostra in questa specie alquanto variabile, potendo esser ridotta ad una semplice linea trasversale o potendo occupare tutto il lato inferiore di questo « fasti- gium ». In una @ infatti fra quelle raccolte dal D.r Festa, tale lato inferiore è tutto nero. C. mexicanus (Sauss.) Redt. Conocephalus mexicanus Redt. (6), p. 395. Un & ed una 9 = Punta di Sabana (Darien). C. frater Redt. Conocephalus frater Redt. (6), p. 399. co (OY n Un d e due 9 — Punta di Sabana (Darien). Nel & anche i femori posteriori sono inferiormente bruni. In tutti gli individui il pronotum presenta le due fascie laterali brune sul lato esterno delle linee d’inflessione dei lobi, e queste sono continuate alquanto sopra le vene radiali delle elitre; inoltre il pronotum ha il primo solco trasversale anteriore tinto di bruno, due linee sfumate longitudinali mediane bruniccie, fra le quali e ai lati delle quali si trova una linea giallastra; altre due linee o fascie più sfumate, bruniccie, si possono vedere nel &, fra queste e le linee d’inflessione dei lobi laterali che superiormente sono pallide. Negli stessi lobi laterali si continua la linea gialliccia obliquamente discendente dagli occhi, e che in questi lobi di- viene orizzontale. Le elitre sono nel &* notevolmente variegate di bruno; esse hanno un sottile ma distinto margine esterno anteriore bruno; le ali invece hanno un margine esterno giallo verso l'apice. C. surinamensis Redt. Conocephalus surinamensis Redt. (6), p, 423. Un a — Colon; due 9 — Punta di Sabana (Darien). Questi individui sono notevolmente grandi; essi presentano 1-2 spine ai femori anteriori; 2-4 spine ai femori medii ; 7-8 spine sul Jato esterno inferiore dei femori posteriori. Le loro dimensioni sono le seguenti : dt Q ai” Corpo mm. 31 32 Femori posteriori mm. 21 24-24,5 Pronotum » 8,2 8 Ovopositore » — 21,5-23 Elitre » 38 45,5-46,5 3 Gen. Bucrates (Burm.) Redt. B. capitatus (De Geer?). Locusta capitata De Geer (5), p. 455. tab. 40, fig. 1 — Bucrates capitatus Burm. (1), p. 709 — Redt. (6), p. 429, tab. 3, fig. 48. Un & — Tintin (Darien). — Un & — Punta di Sabana (Darien). De Geer, Burmeister, Redtenbacher, non descrissero che delle 9; credo quindi utile il dare qualche notizia sui 9° da me esaminati. Essi sono di color testaceo scuro, ornati di due fascie longitudinali laterali nere sul pronotum, sopra le linee d’inflessione dei lobi laterali, continuate sulle elitre marginando di nero il campo timpanale, ossia la parte orizzontale basale superiore che è assai sviluppata in lunghezza. Il pronotum, rispetto a quello della 9 (fis. 48 di Redtenbacher) è dotato di lobi laterali molto meno alti. Le elitre portano alcune punteggiature irregolari e poco marcate, bruniccie; le tibie anteriori portano supe- riormente, alla base, 2-3 macchie nere talora riunite a formare una striscia basale longitudinale nera irregolare; le tibie medie invece ed anche le posteriori, quantunque meno spiccatamente, portano alla base due macchiette laterali nere puntiformi, ornamento che spesso sì ri- scontra sulle tibie posteriori dei Conocephalus. I femori anteriori por- tano 0-2 spine apicali inferiormente; i femori medii ne portano 4; le L'- spine dei femori posteriori sono nere soltanto all'apice. Il segmento anale porta da ambo i lati un dente acuto, volto all’infuori; la lamina sopraanale è inflessa perpendicolarmente fra i cerci, solcata al mezzo; i cerci sono robusti, grossi, pelosi, ottusi all’apice, e forniti interna- mente presso l’estremità di un grosso dente pure peloso, terminato da una spina acuta, nera. La lamina sottogenitale è grande, depressa ai lati, un po’ incisa ad angolo all'estremità e dotata di stili molto de- pressi. Le antenne sono ferrugineo-testacee, ornate di punti nericci, radi e poco marcati; il capo è in massima parte di un cinereo sudicio, col tubercolo del vertice ampio, pallido anteriormente, quasi giallognolo ; l’epistoma, il labbro ed i palpi sono pure giallognoli. Corpo mm. 32-34,5 Elitre mm. 41-44 Pronotum » 9,9-10,] Campo timpanale » 20 circa Altezza mass. dei lobi la- Femori posteriori » “ESE terali del pronotum » Ds 4 Gen. Agrroecia (Serv.) Redt. A. Festae n. sp. — 9, e — Sat nitida; pallide albido-flavescens; pronoto margine antico truncato, lineis duabus lateralibus flavis ornato în marginem posticum (superum) elytrorum continuatis; campo tympanali în ulroque seau hyalino. Statura gracili. Caput modicum, conicum, fronte valde reclinata, totum pallidum, albido-flavescens, oculis sat parvis, subglobosis, griseo-fuscis. Labrum magis flavum. Frons sat nitida, supra epistoma paullo concava, ibique macula ovali parum perspicua, concolore, praedita, lineolis longitudi- nalibus approximatis in medio etiam concoloribus et parum perspicuis ornata, fastigio ocello subrotundo albido notato. Occiput fere planum; verticis fastigium subconicum, compressum, cum capite concolor, arti- culo primo antennarum longior, cum eo superne aequilatus, subtus quam eum valde angustius. Apex fastigii compressus, obtuse rotundatus, magis flavescens; latera fastigii ad medium et parum superne ocellum albidum gerunt. Latera dorsi fastigii occipitisque utrinque lineolam lon- gitudinalem obsoletam flavam ferunt, quae lineolae in pronotum conti- nuantur. Antennae totae albidae, graciles, articulo primo sat lato, intus apice in processum obtusum producto, ibique filavescente. — Pronotum sat nitidum, quamvis rugulosum, totum pallide albido-flavescens, lineis duabus longitudinalibus flavis superne, supra inflexionem loborum late- ralium sitis, ornatum. Margo anticus dorsi pronoti truncatus, in medio obsolete subconcavus; margo posticus subtruncatus, sensim tamen ro- tundatus. In tertia parte antica dorsi sulcus transversus optime conspi- citur in lobos laterales evanescens. Hi lobi deflexi longiores quam altiores, postice quam antice altiores, angulo obtuse rotundato inserti; angulo antico obsoleto sed sat conspicuo, deinde rotundati. — Elytra pallide albido- flavescentia, abdomine (etiam cum ovipositore) femoribusque posticis cn MR longiora, apice rotundata, sat angusta, textura tenera, campo tympa- nali extus et margine supero (postico) toto lineola flava longitudinali limbatis. (Haec duae lineae lineas pronoti occipitisque continuant). Venae ridiales et ulnaris albido-flavescentes; campus anticus (praeradialis) subpellucidus: campus tympanalis in utroque elytro et in utroque sexu hyalinus, in 9 vena plicata antice parum conspicua praeditus. — Alae elytris aequilongae, albido-hyalinae, margine antico flavescente. — Pro- sternum bispinosum; mesosternum et metasternum transversa, obsolete lobata. — Pedes albido-flavescentes, puberuli, parum elongati. Femora omnia supra teretia; antica subtus 0-2 spinulosa, intermedia 3-4 spinosa; postica, basi incrassata, extus 8-spinosa, intus, apice, 1-2 spinulosa. Lobi geniculares femorum omnium utrinque spinosi; lobi tamen anticorum postici minus spinosi. Tibiae anticae et intermediae supra teretes, subtus in utroque margine 5-spinulosae; tibiae posticae multispinulosae. — Abdomen modicum, pallidum. Genitalia d ? Ovopositor incurvus subfal- catus, apice acuminatus ibique obscurior; lamina subgenitalis 9 parva, subrotunda, sulcata. (eg Q di. $Q Long. corpor. mm. 16 20 Long. femor. postic. mm. ? 11,5 » pronoti » 4,5 » ovipositoris puerta 9 » elytror. D_MEIZO 24,5 Un c, una 9 ed una larva 9 — Foreste del rio Lara (Darien). Il d manca di femori posteriori ed ha l’estremilà dell'addome pu- trefatta. 5 Gen. Xiphidium (Serv.) Redt. X. angustifrons Redt. Xiphidium angustifrons Redt. (6), p. 524. Un &' e quattro 9 — Punta di Sabana (Darien). Una 9 — Colon (Darien). In questi individui le tibie anteriori presentano da ambo i lati 5-7 spine; i femori posteriori sono pochissimo punteggiati e forniti inferior- mente di 2-4 spine; i lobi geniculari di questi femori sono bispinosi da ambo i lati. La lamina sottogenitale della 9, non descritta da Redten- bacher, è arrotondata, indistintamente troncata all’apice, quella del & è tronca e lievissimamente concava all'estremità. Gli altri caratteri concordano pienamente con quelli dati dalla diagnosi di Redtenbacher; la fascia dorsale bruno-nera dell’occipite e del mezzo del pronotum è molto intensa e ben marcata. Le dimensioni di questi esemplari sono: t Q (ed Q Corpo mm. l4 13-17,5 Femori posteriori mm. 13,4 15-15,5 Pronotum 31163,3 3,2-3,4 Ovopositore » _ 9-9,5 Elitre » 8,2 7,8-9 X. propinquum Redt. Xiphidium propinquum Redt. (6), p. 522. Riferisco a questa specie numerosissimi individui di Punta di Sabana, Colon, Tintin (Darien) e di Macuto la Guayra (Venezuela). nl Mi Si riscontra nondimeno una grande variabilità di caratteri fra questi esemplari, con ogni graduale passaggio fra i termini estremi. Così, i femori posteriori presentano 0-3 piccole spine variamente col- locate; frequentemente in uno stesso individuo un femore porta 1 spina e l’altro ne porta 3; i lobi geniculari di questi femori sono dotati di 1-3 spine. La fascia dorsale bruna dell’occipite e del pronotum varia notevolmente d'intensità, potendo esser molto scura, oppure pallida, 0, frequentemente, più pallida al mezzo e più scura ai lati, apparendo fiancheggiata da due linee longitudinali più scure, a fianco delle quali, esternamente, esistono le due linee giallognole poco distinte. Anche le elitre variano, principalmente nella 9, di lunghezza rispetto al pro- notum. L'ovopositore è per lo più dritto. Le dimensioni principali sono : leg Q (el Q Corpo mm. 12-15,7 13-18,5 Femorì poster. mm. 12-13,2 12,5-15 Pronotum v 3,2-3,5 3,1-3,5 Ovopositore » _ 9-12,2 Elitre » 6,5-7,3 3,3-5,7 X. îasciatum (De Geer) Redt., et var. saltator (Sauss.) Redt. Xiphidium fasciatum Redt. (6), pag. 506. » saltator Redt (6), p. 507. = var. Un buon numero di individui — Punta di Sabana (Darien). Essi hanno le dimensioni e la colorazione dello X. fasciatum e come in questo i femori posteriori dotati di 0-1 piccola spina inferiormente; la lunghezza però dell’ovopositore è quella dello X. sa//a/or, specie così simile alla prima, che credo non possa assolutamente distinguersi che tutt'al più come varietà vivente colla specie nelle medesime località. Gli individui raccolti dal D.r Festa costituiscono un reale passaggio fra l’una e l’altra forma. La fascia dorsale del loro pronotum è d’ordinario lievissimamente bruniccia, segnata lateralmente da due linee più scure, fiancheggiate da due linee giallognole. Le dimensioni principali di questi esemplari sono : Te, Q o 2 Corpo mm. 14,5-17 15,5-18,5 Parte di ali sporg. mm. 3,5-4,5 4 Pronotum » 3,5 3-3,5 Femoriì poster. » 12,5-14 14-15,5 Elitre » 17,5-18,5 19-21 Ovopositore » _ 12 6 Gen. Thysdrus (Stàl) Redt. Th. mantispa (Boliv.) Redt. Thysdrus mantispa Redt. (6), p. 536. Un &' e due 9g — Punta di Sabana (Darien). Una 9 ed una larva & — Macuto la Guayra (Venezuela). Un e, una 9 ed una larva & — Rio do paso real (Puerto Cabello). Th. teres (De Geer). Locusta teres De Geer (5), p. 458, tab. 40, fig. 5 — Thysdrus teres Stàl (10), p. 116 — Redt. (6), p. 535. Una 9 — Darien. le 0° Quest’unico individuo, in poco buon stato di conservazione, ha il pro- notum ornato di una fascia longitudinale mediana verde come nel 7%. nemoptera Boliv., le sue dimensioni però, il colore delle elitre, le tibie anteriori dritte, le spine delle zampe, corrispondono invece a quanto si osserva nel Th. teres. GRILLACRIDI. I Gen. Hyperbaemus Brunn. H. Festae n. sp. — 9 — Pilosus, stramineus, concotor : oculis oblongis, nigriîs; elytris amptlis, sed primo întuitu sat angustis quia elytrum dextrum alas, elytrum sinistrum dexlrum alasque superne involvit; segmento abdominali octavo spinulis duabus nigris inferius vergentibus, segmento nono spinutis etiam duabus nigris sursum ver- gentibus, praeditis; statura sat graciti. Caput modicum, longe sed haud conferte pilosum, pallidum, mandi- bulis apice bidentatis ibique brunneis, oculis ovato-oblongis, nigris. Frons, labrum palpique pallida; fastigium frontis macula ovali albida perparum conspicua ornatum. Vertex sat latus, fastigio pallido inter antennas fere albicante et articulo primo antennarum parum latiore. Occiput strami- neum, nitidum. Antennae robustae, longae, pubescentes, stramineae. — Pronotum breve, nitidum, limbatum, postice perparum productum ibique rotundato-truncatum; margine antico obsolete rotundato, disco sat inae- quali. Lobi deflexi haud perpendiculares, subquadrati, angulis tamen rotundatis, angulo obtuso inserti. — Elytra staminea, sat ampla, ovata, latitudine maxima (mm. 8,3) pone medium sita, apice subrotundata, subtota regulariter reticulata, spatiis inter venulas confertis, maxima ex parte subquadratis: campus tympanalis etiam hoc modo reticulatus. Haec elytra, abdomen subduplo superantia, primo intuitu videntur an- gusta, quia superne curvato-inflexa; et vero elytrum dextrum alas supra intusque involvit, elytrum sinistrum dextrum alasque ab hoc jam invo- lutas eodem modo supra involvit et regulariter in dextram partem de- scendit ultra medium partis erectae elytri dextri. — Alae subhyalinae, elytra obsolete superantes, eodem modo conferte reticulatae, maxima ex parte reticulis quadratis. — Pectus latiusculum inerme. — Coxae anticae spinula armatae. Pedes pilosi. Femora antica et intermedia subtus inermia; femora postica elytro dimidio breviora, sat incrassata, subtus in utroque margine apicem versus spinis 4 apice fuscis armata. Tibiae anticae supra fusciores, teretes, subtus in utroque margine spinis quinis armatae, binis prinis longioribus, caeteris sensim longitudine decrescen- tibus; tibiae intermediae eodem modo confectae et spinosae; haec spinae omnes pilosae, apice mucrone acuto et sat longo, subincurvo, praeditae. Tibiae posticae subtus in utroque margine, exceptis 4 calcaribus api- BEN DS calibus apice nigris, spina unica subapicali praeditae, supra in margine interno 5-6 spinosae, in margine externo 7-spinosae, spinis apice fuscis. — Abdomen modicum, sat nitidum, Segmentum octavum dorsale sat magnum, convexum, postice sulco medio longitudinali sat lato, subcon- cavo, praeditum, et in hoc sulco apicem versus spinulis duabus nigris inferius vergentibus, in tumescentia quadam sitis, armatum. Segmentum nonum sub octavo fere absconditum, perpendiculariter inflexum, planiu- sculum, carinulis duabus mediis apicem versus (idest inferius) conver- gentibus praeditum, ibique spinulas duas nigras incurvas, sursum ver- gentes, ferentibus. Cerci sat longi, pilosuli. Lamina subgenitalis apice late et sat profunde rotundato-emarginata, lobis triangularibus, apice emarginationis acutiusculo. Long. corp. mm. 15 Latitudo maxima elytr. mm. 83 » pronoti > IO Leng. femor. antie. DUB » elytror. pi 126 » femor postic. » 9,5 Un & — Punta di Sabana (Darien). INDICAZIONI BIBLIOGRAFICHE. 1. BURMEISTER H. — Handbuch der Entomologie. \l Band, Il Abtheil., Berlin, 1838. 2. BRUNNER von WATTENWYL C. — Monographie der Phaneropteriden, Wien, 1878. 3. — Additamenta zur Monograph. der Phaneropteriden, Verhand. d. K. K. Z.-B. Gesellsch. in Wien, XLI Band, 1891, 4. — Monographie der Pseudophylliden, Wien, 1895. 5. De GEER C. — Mémotîres pour serv. a l’ Hist. des Insectes, tom. III, Stockholm, 1773. 6. 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Tergita cotera sculpiura di- stincta, carinis magnis angulo antico vix rotundato, postico paullo producto, margine laterali tridentato, dentibus perparvis. Pedes sat tenues, non incrassati. Organum copulativum (Fig. 2) dentibus duobus pone apîcem sat magnis et dente în parte arcuata armatum; pulvillum în cavîtatem manifestum. Long. corp. mm. 13; lat. corp. mm. 15. Foemina ignota. Hab. Torino, Specie di mediocre grandezza essendo lunga mm. 13 e larga mm. 15; nella parte anteriore e nella posteriore va debolmente restringendosi, Il colore è rosso terreo uniforme, sata Il capo è normale. Le antenne oltrepassano di poco la larghezza del corpo. Il primo tergite, rappresentato dalla Fig. 1, anteriormente è arcuato, posteriormente nel mezzo è alquanto inciso ad arco, e da una parte e dall’altra è troncato obliquamente, ai lati è largo con una piccola pro- tuberanza, fornita di un pelo, nel terzo anteriore. La sua faccia supe- riore è ornata da due serie di tuberculi grandi ed arrotondati, ed il suo margine anteriore da una serie di piccoli tubercoli piliferi, Tutti gli altri tergiti sono ornati superiormente dei soliti tubercoli, ed hanno i lati allargati in carene bene sviluppate. Le carene dei ter- giti anteriori si rivolgono alquanto all’insu, le altre sono orizzontali. Il loro angolo anteriore è appena appena arrotondato, il posteriore si prolunga un poco in dietro, i margini laterali sono debolmente tridentati. I piedi sono sottili, quantunque trattisi di un individuo maschio. L’organo copulativo (Fig. 2) sì presenta presso a poco della stessa forma di quello di altre specie di questo genere, è arcuato ed è prov- visto presso l’apice di un dente lungo e sottile e di uno triangoliforme, più in basso di un altro dente pure sottile con la punta tagliata da un lato obliquamente, nella cavità di un pulvillo; la sua base è armata di un dente triangolare. Raccolsi presso Torino un solo individuo o' di questa specie, che è ben distinta da tutte le altre fin qui descritte. Si avvicina alquanto al mio Brachydesmus Latzeli; ma per la forma del primo tergite che in questa nuova specie ha i lati tronchi, mentre nel Brackydesmus Latzetî sono arrotondati, come anche per le dimensioni può subito distinguersi. Allaiulus Salvadorii, sp. n. Graciîtîs, attenuatus, flavo-pallidus totus. Caput vertice sulco indi- stincto, foveis frontalibus nullis. Antenna hirsutae, resupine seg- mentum primum via superantes. Oculi sat distincti, ocellis 8-10, 3-4 seriatis. Tergitum primum utrinque antice eacisum, lateribus aliquantum rotundatis et angustatis, striîs nullis. Segmenta coetera parte antica levigata, postica dorso et lateribus profunde et rare striatis, inferne lavia. Porì repugnatorii multo longe ante suturam siti. Segmentum ultimum tergito in spîinam rectam sat longam pro- ducto. Valvulae anales marginata. & Pedes primi paris uncinati. Organum copulativum (Fig. 4 e 5) laminis anterioribus elongatis apice rotundato, latere externo ali- quantum exciîso, laminis posterioribus ad basim incisuris duabus magniîs, et parte maiore trianguliformi apice inciso et dentato. Fla- gellum coputativum manifestum. MAY 25 1896 Segmentorum numerus 50. Long. corp. mm. 12; lat. corp. mm, 1. Hab. Torino, | VID /4S SI Fig.3 4 Fg 4 “osi Piccola ed assottigliata specie di un colore pallido-giallognolo uniforme. Alcuni esemplari misurano in lunghezza 9 e 10 mm. ed in larghezza mm. 0,9-1, i più grandi sono lunghi mm. 12 e larghi 1 mm. Il capo non presenta al suo vertice un solco distinto, e manca di fossette frontali. Le antenne sono pelose, e rivolte indietro superano di poco il mar- gine posteriore del primo tergite. Gli occhi sono abbastanza distinti, nericci, composti di 8-10 ocelli e disposti in 3 0 4 serie. Il primo tergite (Fig. 3) anteriormente e dall'una parte e dall'altra è un poco scavato, ai lati si restringe alquanto ed è arrotondato. La sua faccia superiore è sfornita di strie. Gli altri segmenti hanno la parte anteriore affatto levigata, la po- steriore ornata superiormente ed ai lati di strie un po’ rare, ma pro- fonde; la parte inferiore di ogni segmento è liscia o debolmente rugosa. I pori repugnatorii sono distintissimi (Fig. 3) e si trovano situati nella parte anteriore dei segmenti molto innanzi la sutura. L'ultimo segmento (Fig. 3) ha il tergite terminante in una spina retta, abbastanza lunga. Le valvole anali sono marginate. & Il primo paio di piedi è a forma di uncino. L'organo copulativo ha le lamine anteriori (Fig. 4 e 5a) allungate con l’apice arrotondato ed il lato esterno un po’ scavato; le lamine posteriori (Fig. 5 b) pre- sentano alla base due profonde incisure, ed alla sommità pure una in- cisura finamente dentellata. Il flagello copulativo è presente. Il numero dei segmenti negli individui maggiori arriva a 50. Un buon numero di individui di questa specie furono da me raccolti presso Torino alla base di un tronco d'albero un po’ putrefatto. L’Allaiulus Browntî (Pocock) si avvicina a questa specie per la po- sizione dei pori repugnatorii, per la striatura e per tutta la /acies, è però ben distinta per gli occhi, e per la forma della spina caudale. CHILOPODI Geophilus cispadanus, sp. n. d Parvus, hirsutellus, flavus, capite ferrugineo. Lamina cephalica longior quam latior. Antenna sal longa, attenuato. Pedes maxti- tares flexî marginem frontalem vîx superantes, coxîs inermibus, lineîs chitineîs abbreviatis; unguis dente basali sat magno armatus. Sternita 2 — c.15 antice area porosa trasversali, postice area ali- quantum arcuata împressa el media sulco longitudinali, colera media sulco longitudinali et impressionibus laleratibus. Sternitum ultimum breve et latum. Pleura porîs 5 instructa, quorum 3 permagnis, 2 sat parvis. Porî anales nulli. Spiracula subrotunda antica sat magna, cotera parva. Pedes anales pedibus parvis precedentis paullo tongiores, ungue sat magno armati. Pedum paria 39. Long. corp. mm. 13; lat. corp. mm. 0,9. Hab. Oriolo apud Voghera. Il corpo è un po’ ristretto all’innanzi ed alquanto di più all'indietro, è coperto da molti peli, ed è di un colore giallognolo uniforme, eccetto la testa, che si presenta bruno-rossastra; misura in lunghezza mm. 13 ed in latatiozza mm. 0,9. Il capo è abbastanza grande, la sua lamina è più lunga che larga. Le antenne sono abbastanza lunghe ed assottigliate. I piedi mascellari oltrepassano di poco il margine frontale, alla base dell’unghia hanno un dente abbastanza forte, ed hanno le coscie RPRORNINIE di denti e con linee chitinose il errato. Gli sterniti dal 2° fino verso il 15° presentano una fascia di pori tra- sversale nella parte anteriore, una un po’ arcuata nella parte posteriore ed un solco longitudinale nel mezzo, gli altri oltre un solco longitudi- nale nel mezzo mostrano delle depressioni ai lati. L’ultimo sternite è breve e largo. Le pleure sono fornite di 5 pori, tre dei quali sono molto grandi, e due piuttosto piccoli. I pori anali non sono visibili. Gli stivgmi sono quasi rotondi, e gli anteriori sono più grandi dei posteriori. I piedi anali superano in lunghezza quelli del paio precedente e sono armati di una robusta unghia. Il numero delle paia di piedi è 39. Il signor Angelo Solari raccolse un solo individuo di questa specie nei dintorni di Oriolo presso Voghera. Questa specie si avvicina al Geoprilus pusittus Meinert specialmente — 9 per la sua grandezza e per il numero dei piedi; devesi però tener di- stinta perchè nel Geophilus pusittus Meinert la lamina cefalica è tanto lunga quanto larga, e gli sterniti sono soltanto trisolcati. Chaetechelyne brevis, sp. n. d Gracîlis, ochracea tota. Lamina cephalica tam latior quam longior. Antenna minus longa. Pedes maxillares fiexi marginem frontalem vix superantes, coxîs inermibus, unguis dente basali nullo. Sternita media area porosa lata, oblonga, subovali impressa. Ster- nitum ultimum breve, minus latum angutis rotundatiîs. Pleurae poro singulo permagno instrucie. Spiracula rotunda. Pedes anates pedibus paris precedentis via lonyiores, percrassîi, ungue parvo armati. Pedum paria 43. Long. corp. mm. 12; lat. corp. mm. 0,8. . Hab. Oriolo apud Voghera. Corpo breve, assottigliato, di un colore ochraceo uniforme, di una lunghezza di mm. 12, ed una larghezza di mm. 0,8. La lamina cefalica è tanto lunga che larga. Le antenne sono poco lunghe. I piedi mascellari sorpassano appena il margine frontale, hanno le coscie sprovviste di denti ed una unghia sfornita di dente basale. Gli sterniti hanno tutti nel mezzo un’area porosa larga e di forma ovalare con il diametro maggiore disposto secondo l’asse trasverso. L’ultimo sternite è breve, non molto largo, con gli angoli arrotondati. Le pleure sono fornite di un solo poro ciascuna e molto grande. Gli stigmi sono rotondi; gli anteriori sono alquanto più grandi dei posteriori. I piedi anali sono poco più lunghi di quelli del paio precedente, in- grossati ed armati di una piccola unghia. Il numero delle paia di piedi è 42. Un solo individuo maschio fu raccolto dal signor Angelo Solari nei dintorni di Oriolo presso Voghera. Sono stato alquanto indeciso nell’ascrivere questa specie al genere Choetechelyne non avendo potuto fare un esame accurato delle mandi- bole e delle mascelle per mancanza di materiale; la piccolezza però dell'unghia dei palpi labiali, la grossezza dei piedi anali, la disposizione dei pori sugli sterniti mi sono sembrati caratteri sufficienti per ritenere questo individuo una Chatfechelyne. Di tale genere si conoscevano fino ad ora due sole specie, Chafechelyne vesuviana (Newp.) e C. montana Meinert, che si distinguono sopratutto dalla presente per i pori pleurali e per il numero delle paia di piedi. Ri cib r0d9ì bag iibvel a odi 4 ssiteloo sti : [Lor ge aiar sure Boi gpati i sento "QUdI nrsstio UNI, I pare tirin iv i Sapio Log dosso) Gb sai PAAGIRI pagata , NET massi si ho iii È ag sei Yo Ni Mr Dista Hari da pra e ui 20, | SALE court cosgitso vis da ZUM «ib it! capita Ditor omalna il afgto onae ff “o talaoni store Mg: ARIPR RI attuoli. ilcitriae Locali ib»: MECEVOTAE. «LRbOI0IÀR SAB A è Hosus. ia ADEgTo da de ptt ich, lhastgogiig.olteuple. ou 7 N l'i Qiasbavancp. vie tal -Df f. N je 4 i Motu “ fog netlog s19008 la: dibheg®* £&.l8bup bag L nile obi ats di... "Mirnpzo liste ME xsalooni 901 00) ositsisgga ib Bi SRI up epgstià T6g ituoiviliue Mo ant cavtggpe: oo Je pImuar INTTI SATA ud MT DE Raff Pi STRANA latvala; ci PRA ii raid Alia si (dp ti 4) QUfiaito VA, d-4 maia Altas vers tara ». ye pagiag no16% (Dbaògsa: aipr0g 3a oIi (ETOL sodo) pio 0 adBa CUIUIORE ana e) Alle aL (tx Ariani vii Bidgno Jean na ib CH p9O A Mc; cinema. 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ACHILLE GRIFFINI Di un PRISTES TUBEROSUS anomalo raccolto nel DARIEN dal dott. E. Festa Fra le Pseudofillidi raccolte nel Darien dal Dott. Festa (1) havvi un Pristes tuberosus 3 che presenta una notevolissima anomalia, meritevole secondo il mio avviso di essere descritta. Come appare dalla figura qui unita, nella quale ho rappresentato colla Pristes tuberosus d' (anomalo). maggior cura ed esattezza possibili i tratti generali di questo insetto, la zampa posteriore sinistra è piccolissima, molto minore delle zampe (1) A. GRIFFINI — Fanerotteridi, Pseudofillidi, Conocefalidi e Grillacridi raccolti nel Darien dal D.r E. Festa. Bollett. dei Musei di Zool. ed Anat. Comp., Torino, vol. XI, n. 232, 1896. anteriori e medie, mentre dovrebbe esserne assai più sviluppata, più lunga e più robusta, foggiata come in tutti i locustidi, in modo da es- sere un valido organo di salto. Le zampe posteriori normalmente sviluppate, nei o di Pristes tube- rosus provenienti dal Darien, presentano le seguenti dimensioni: Lunghezza del femore, mm. 34; lunghezza della tibia, mm. 35; lun- ghezza dei tarsi complessivamente considerati fino all'estremità degli uncini, mm. 9; lunghezza del peduncolo apicale dei tarsi, cogli uncini, mm. 4,5. Tali zampe poi, sempre negli individui normali, sono pubescenti come le anteriori e le medie; i loro femori sono piuttosto compressi, dilatati alla base, forniti inferiormente d’una serie di 9-10 robuste spine; le tibie sono ben compresse, prismatiche a sezione triangolare, armate sui tre spigoli di numerose spine; l’ultimo articolo dei tarsi, come negli anteriori e medii, ha due lamelle laterali elittiche, depresse, ed è dotato di un lungo peduncolo che esce fra queste lamelle sostenendo all’apice due uncini acuti, ricurvi. Nell’esemplare anomalo, figurato, la piccola zampa posteriore è ben diversamente conformata, quantunque nelle dimensioni delle sue parti, eccezion fatta principalmente per l’ultimo articolo dei tarsi, mantenga a un dipresso, in scala molto minore, delle analoghe proporzioni. La lunghezza delle varie parti della zampa atrofica è la seguente: Lunghezza del femore, mm. 11; lunghezza della tibia, mm. 8,8; lun- ghezza dei tarsi complessivamente considerati fino all'estremità degli uncini, mm. 3,7. L’anca è fornita posteriormente di una spina abbastanza robusta, un po’ ricurva. Il femore è bastantemente pubescente, ma la tibia non lo è quasi affatto; sia poi il femore, come la tibia ed i tarsi, presentano una notevole levigatura, una superficie tutta molto lucida. Il femore non è quasi compresso, pochissimo e pressochè insensibilmente dilatato alla base ed all’apice, quasi cilindrico, liscio, privo di qualsiasi rugosità o carenatura, e privo affatto di spine, non presentando neppure dei rudi- menti o delle rughe inferiori accennanti il posto di queste; i lobi geni- culari di questo piccolo femore sono arrotondati, privi di spine. La tibia è insensibilmente compressa, non è poi affatto prismatica nè tanto meno a sezione triangolare, ma essa pure pressochè cilindrica, soltanto un po’ più compressa all’apice, priva di spigoli, di carenature, e priva di spine, eccettuata un'unica piccola punta apicale inferiore. I primi arti- coli del tarso, tenuto conto delle minori dimensioni, d’una maggiore levigatezza e convessità, e della minore impressione di solchi laterali, ricordano abbastanza bene gli articoli normali corrispondenti dei tarsi di tutte le zampe ben sviluppate; l’ultimo invece è assai più anormale è molto maggiormente ridotto. Quest'ultimo articolo, come si vede nella MAY £5 1896 CARI figura, non consta di due laminette basali depresse, elittiche, e di un lungo peduncolo mediano portante gli uncini all'apice, ma è conformato sullo stampo degli articoli basali, egualmente liscio, un po’ meno alto, privo di solchi laterali; esso si attenua lievemente verso l'estremità, dividendosi quivi in due piccoli uncini laterali abbastanza ben marcati e ricurvi, ma pochissimo distinti dalla restante parte dell’articolo stesso. La zampa posteriore atrofica di questo Pristes uberosus, così con- formata nelle varie sue parti, pare essere una zampa riprodotta, rimessa dall’animale dopo la perdita, avvenuta durante i primi tempi della sua esistenza, della zampa posteriore corrispondente, allora normale; per- dita avvenuta per strappo, 0, molto più probabilmente, pel noto feno- meno di autotomia proprio di tutti gli ortotteri saltatori, che anche allo stato larvale abbandonano con somma facilità le zampe posteriori. Nondimeno finora, per quanto almeno io mi sappia, non si sa che le zampe posteriori di questi insetti, perdute durante i primi periodi della vita, possano riprodursi. Infatti i principali autori che si occuparono dell'argomento, Contejean(1), Werner (2), Giard (3), Fredricq (4), non indicano mai nei locustidi un tale fenomeno di riproduzione della parte perduta; l’ultimo anzi di questi zoologi così scrive: « Cependant, les pattes une fois tombées, ne repoussent pas; une « sauterelle privée d'une ou de deux pattes de derrière sera donc pour « toujours estropiée ». Convengo anch’io nell’ammettere che una zampa perduta durante lo stato adulto non si rimetta più; ma parmi non impossibile nè improba- bile che, qualora pel fenomeno di autotomia la zampa venga perduta durante i primissimi stadii giovanili dell’ortottero, questa poi possa essere rimessa, quantunque forse imperfettamente, come apparirebbe nel Pristes tuberosus qui descritto. (2) Sur l’autotomie chez la Sauterelle et le Lezard — Comptes-rendus de l’Acad. des Sciences. Paris, 1890, tom. 111; pag. 611-614. (3) Selbstverstimmelung bei Heuschrecken — Zool. Anzeiger, n. 384, 1892. (4) L’autotomie dans la série animale — Revue Scientifique, III ser., 1887, tom. 39, n. 20, pag. 629-930. (5) La lutte pour l’existence chez les animaua marins. Paris, Baillière, 1889. — Autotomie chez les insectes, pag. 258-260. Veggasi anche dello stesso autore: L’autotomie chez les étoiles de mer. Revue Scientifique, III ser., 1887, tom. #9, n. 19, pag. 589-592. iti " #, di as fire (ET Pd . Mg ti: vj dAGRtS VIRCE 39 “ {00 BEZID IT. pia hil È - LO Ola suol E FIOria gf (TC {PC #15, % n fA4$ Mel i i ‘ED SIGN, big: A cisgs DIL) : e 9 pr San ] DO fin y3h (TO FIG DIE fore, lip? BE ari Mofal Mino: E) dr EL fed M too pig 11 vio) E PSOTOR iniag io? tagli o: tun it i Si MITO Tee Shi dialer pri ib - si iP ig gift @Winul Pa : RO TRO A FAO 1003 iano prata ‘B0tonag ri" so is 4) "(#60 STE MMG li; } taruo: HDVIF E SI 0-S bui MAE i RETRO une ma, ao è à x , ‘ ì D " pi bipr Al LTT TIRAIO S | (TODI: II SA la ddl tia Me 191 cao Pa i 1 val DLE i TE parto TI ARR apt i bdoerà i i’ GLAS cate { OTATa1 oa PESPERA È d» CI dl a“ IMOLA. anatoo C tte dina : “Shi siti RIM i) STR ASIBA TE + ala sp vaiì 10027 - Tip. V. Fodratti & E. Lecco - Torino. A so i MAY 0 1896 “# BOLLETTINO Musei di Zoologia ed Anatomia comparata della R. Università di Torino SN. 2535 pubblicato il 31 Marzo 1896 Vor: Al Dott. M. G. PERACCA Assistente al Museo Zoologico di Torino Descrizione di un nuovo genere e di una nuova specie di TEIIDAE raccolta nel DARIEN dal dott. E. Festa Diastemalepis n. gen. Lingua molto lunga, che si estende profondamente nelle fauci, bifida anteriormente, in forma di punta di freccia, coperta per tutta la sua estensione da una doppia serie di papille in forma di pieghe oblique convergenti in avanti, sulla linea mediana a V.* Denti laterali bicuspidi, colla cuspide anteriore più piccola. Capo coperto da larghi scudi rego- lari, cioè: da un frontonasale, due prefrontali, un frontale, due fronto parietali, un interparietale, due parietali, un occipitale. Narice apren- tesi in mezzo ad un nasale unico. Palpebre sviluppate, l’inferiore con un disco semi-trasparente composto di tre scaglie quadrilatere oblunghe verticali. Apertura uditiva grande, a timpano ben visibile. Estremità ben sviluppate, pentadattili, con tutte le dita ben sviluppate, munite di unghie adunche. Scaglie dorsali esagonali, allungate, strette, fortemente carenate, imbricate; laterali della stessa grandezza ma subquadrangolari, allungate, strette, debolmente carenate, disposte in serie trasversali, net- tamente separate dalle ventrali, colle quali non si continuano. Ventrali nettamente quadrangolari, in regolari serie trasverse e longitudinali. Collare presente. Coda cilindrica, lunga, appuntita, munita alla base di un solco laterale. Maschi con pori anali e femorali. * Come nel genere A/opoglossus Blgr. ME Diastemalepis Festae n. sp. Aspetto lacertiforme. Capo assai distinto dal collo, dilatato nella re- gione masseterica, non depresso, a muso corto, ottuso. Sulla sua faccia superiore osservasi: un rostrale, subquadrangolare, la cui lunghezza supera di poco il doppio della sua altezza; un largo frontonasale, pen- tagonale, più largo che lungo, in contatto col nasale, col loreale e coi prefrontali: due prefrontali pentagonali, più larghi che lunghi, che for- mano sulla linea mediana una sutura eguale alla metà circa della lun- ghezza del frontonasale, in contatto col loreale, col primo supracculare e col frontale: frontale esagonale, a lati laterali quasi paralleli (legger- mente convergenti all'indietro), lungo poco più della sua larghezza, leg- germente più corto della distanza che intercede tra di esso ed il mar- gine superiore del rostrale, in contatto col secondo sopraorbitale (e coi suoi angoli con gli angoli del primo e terzo sopraoculare): due frontoparietali, pentagonali, più grandi dei prefrontali, in contatto tra di loro e col terzo sopraoculare: un grande interparietale allungato, pentagonale, largo in avanti come il frontale posteriormente, lungo poco più del frontale e della sutura dei prefrontali presi insieme: parietali allungati, lunghi come l’interparietale e di esso più grandi, irregolarmente esagonali, più larghi in avanti, che costituiscono i più grandi scudetti del capo; un occipitale mediocre, pentagonale, un po’ più stretto dell’interparie- tale: due paia di scudetti nucali, dilatati trasversalmente: gli scudetti del primo paio, stanno dietro i parietali separati sulla linea mediana dall’occipitale, quelli del secondo paio, più grandi, si riuniscono sulla linea mediana dietro l’occipitale. Sui lati dei parietali, osservansi due scudetti temporali allungati, ovalari. Quattro grandi sopraoculari, di cui il terzo è il più grande, il primo ed il quarto subeguali, triangolari. Cinque sopraciliari, di cui il primo più grande del primo sopraoculare e gli altri quattro, piccoli, subeguali. Nasale quadrangolare allungato colla narice subrotonda aprentesi nel mezzo: un loreale quadrangolare, più alto che lungo: nessun preoculare; cinque-sei suboculari piccoli, corti, salvo .il quarto, posto sotto l’occhio, molto allungato: regione temporale coperta da scaglie di mediocre grandezza, liscie, piatte, irregolarmente poligo- nali; apertura uditiva orlata da piccoli granuli convessi, verticale ellit- tica, il cui massimo diametro eguaglia il diametro dell’occhio, sei-sette sopralabiali, di cui la terza molto lunga e la quarta, sotto l'occhio, bassis- sima e corta: labiali inferiori cinque: un grande postmentale (fig. 1), pentagonale, impari, seguito da tre paia di altri postmentali, dilatati trasversalmente, di cui i due primi formano una sutura mediana: gli scudetti del terzo paio sono separati sulla linea mediana da un gruppo di tre scaglie lisce, poligonali; sulla gola si osservano sei serie trasver- sali di squame subquadrangolari, subeguali; le due scaglie mediane della MAY -5 1896 re quarta, quinta e sesta serie sono più grandi e disposte simmetricamente in due serie longitudinali. Il collare che si confonde lateralmente colle scaglie del collo è composto di nove scaglie subquadrangolari, simili a «quelle della serie precedente ed è separato dagli scudetti sternali da «tre serie trasversali di minute scaglie. | | | | | l | Î | | Ì \l | il IM TO Fig. 5. Fig. 1. Fig. 3. Scaglie dorsali esagonali, leggermente embricate, tanto lunghe che ‘larghe sulla nuca e sul collo, liscie, che si fanno gradatamente più lunghe che larghe e carenate sulla parte anteriore del dorso. Sul dorso esse sono strettissime, e presentano una forte carena, parallela ai loro margini laterali, sporgente e larga, che si termina in breve punta ot- tusa all'estremità delle scaglie. La figura annessa (fig. 2-3) rappresenta appunto le scaglie della metà posteriore del dorso,.la loro disposizione in serie transversali (nè longitudinali, nè oblique) ed il modo caratteri- stico con cui dette serie trasversali si terminano sui fianchi, invece di continuarsi colle ventrali. Nella parte più grossa del tronco sì contano sopra una serie trasversale di scaglie dorsali 24 scaglie, 34 includendovi le ventrali. Dal secondo paio di scudetti nucali ad una linea ideale che riunisca tra di loro le due teste dei femori si contano 27 serie trasversali di scaglie. Le regioni ascellari ed inguinali sono coperte da minute «scaglie embricate, liscie. Ventrali in 10 serie longitudinali, in 17 trasversali, rettangolari, a margini posteriori rettilinei (ad eccezione delle squame della prima serie sternale che hanno il margine posteriore angolare), poco embricate, più lunghe che larghe in avanti, più larghe che lunghe posteriormente ; le due-tre serie esterne sono quasi strette come le scaglie laterali. Sei preanali; due paia mediani quadrangolari, di cui il secondo paio due volte più lungo del primo e due scudetti laterali allungati uno per «parte (fig. 4). Due pori anali e dodici pori-femorati-per parte. asi ore? Estremità anteriori coperte nella loro parte antero-superiore da grosse scaglie poligonali liscie, posteriormente coperte da minute scaglie: ti- rate in avanti lungo il muso giungono a metà circa della distanza che intercede tra l'occhio ed il timpano. Estremità posteriori: parte ante- riore e superiore della coscia coperta da grosse scaglie liscie, parte posteriore granulare, faccia inferiore della tibia coperta da grosse scaglie liscie, faccia esterna e superiore coperta da piccole squame carenate. Tirate in avanti lungo il corpo giungono a circa un centimetro dalla ascella e raggiungono ed oltrepassano la punta delle dita delle estre- mità anteriori tirate indietro lungo il corpo. Coda con un solco laterale che va perdendosi sui lati di essa. A poca distanza dalla base le scaglie della faccia superiore simili a quelle della metà posteriore del dorso, si fanno nettamente quadrangolari allungate, carenate (fig. 5), non sono più embricate e sono disposte in serie longitudinali e trasversali: la faccia inferiore è coperta da squame quadrangolari, semplicemente in contatto tra di loro (non embricate), in serie regolari longitudinali e trasversali. Colorazione. Parti superiori nero-brune con riflessi violacei: parti inferiori gialliccie, volgenti al gialliccio rossastro sotto la coda, imma- colate, salvo le labbra inferiori che sono macchiate di nero bruno, e x l’estremità posteriore della coda che è punteggiata di nero bruno. DIMENSIONI Lunghezza totale mm. 106 Dalla punta del muso all’ano mm. 47 » del capo DI Lunghezza estremità anter. » 10,5 Larghezza del capo » 8 » » poster. » 19 Dalla punta del muso alla Coda (riprodotta) » 58 spalla ». 18,5 Località. — Un solo esemplare è delle foreste del Rio Cianati. 10046 - Tip. V, Fodratti & E. Lecco - Torino. ye BOLLETTINO Musei di Zoologia ed Anatomia comparata della R. Università di Torino N\ 256 pubblicato il 5 Aprile 1896 VoL. XI Dott. ACHILLE GRIFFINI ORTOTTERI raccolti nel DARIEN dal dott. E. Festa, LE. Blatlidi, Mantidi e Fasmidi (a). BLATTIDI. 1. Gen. Blatta (L.) Sauss. B. germanica (Linn.). Blatta germanica Sauss. (3), p. 42 — Phyllodromia germanica Brunn. (1), p. 90, tab. II, fig. 7. Una 9 — Punta di Sabana (Darien). B. vitrea (Brunn.). Phyllodromia vitrea Brunn. (1), pag. 109, tab. II, fig. 8 — Blatta vitrea Sauss. (2), p. 30, tab. 1, fig. 18. Riferisco alquanto con dubbio a questa specie un unico esemplare &, privo di zampe, proveniente dal Darien. B. acolhua Sauss. Blatta acolhua Sauss. (2), pag. 40 — (3), p. 45. Riferisco a questa specie non senza dubbio un unico individuo in poco buone condizioni di conservazione, proveniente da Punta di Sa- bana (Darien). In questo esemplare i lati esterni del pronotum non sono trasparenti e le elitre superano lievemente l’apice dell’addome. 2. Gen. Pseudophyliodromia Brunn. P. venosa Sauss. PseudophyUodromia venosa Sauss. (3), p. 47, tab. III, fig. 30. (4) Vedi I: Fanerotteridi, Pseudofillidi, Conocefalidi e Grillacridi — Boll. Mus. Zool. e Anat. Comp., Torino, 1896, vol. XI, n. 232. a Numerosi individui da Colon, Rio Cianati, Punta di Sabana (Darien). 3. Gen. Nyetobora Burm. N. mexicana Sauss. Nyctobora mewicana Sauss. (2), p. 68, tab. II, fig. 38 — (3), p. 55 — Brunner, (1); 0p- 147 Un esemplare. Foreste della laguna della Pita (Darien). Quest’unico individuo è più piccolo di quello descritto da Brunner e più grande di quelli descritti da Saussure. Le sue dimensioni sono : Lungh. del corpo mm. 32,8 Largh. mass. del pronotum mm. 14 | » » pronotum do » delle elitre » 16 » delle elitre » 40 4. Gen. Epilampra Burm. E. mexicana Sauss. Epilampra mexicana Sauss. (3), p. 63 — Brunn. (1), p. 188. Una 9. Foreste presso la laguna della Pita (Darien). In questa 9 l’occipite è gialliccio, ornato di due macchie basali nere ; la sommità del capo anteriormente, fra gli occhi, è nera; la fronte è gialliccia, dotata di due punti neri sopra l’epistoma e di una linea trasver- sale un po’ arcuata, pure nera, fra le antenne. Le sue dimensioni sono: Lungh. del corpo mm. 31 Lungh. delle elitre mm. 32,5 » » pronotum » Ha » del pronotum » 9,5 E. azteca Sauss. Epilampra azteca Sauss. (2), p. 82 — (3), p. 65. Due esemplari. Foreste del Rio Cianati e Punta di Sabana (Darien). E. Festae n. sp. — Ferrugineo-testacea, facie flava, pronoti late- ribus externis flavis, elytris abdomen valde superantibus, femoribus anticis in margine antico plurispînulosis ; statura E. azitecae. Capo giallo col vertice tutto ampiamente nero e con una linea trasver- sale un po’ arcuata, bruno-nera, fra le antenne ; la convessità di questa linea è volta inferiormente ; occhi neri, distanti fra loro 1 mm. ; antenne bruno-giallastre. — Pronotum bruno-ferrugineo, marginato largamente di giallo sugli orli esterni e meno largamente, come meno distintamente, sull’orlo anteriore ; esso ricopre quasi totalmente il capo; i suoi lati esterni sono piegati all’ingiù ; il lato posteriore è quasi rettilineo, lie- vemente arrotondato e prominente al mezzo. La parte superiore mas- sima, oscura, del pronotum, non è di un colore molto cupo e ben spic- cato, ma piuttosto di un bruno-ferrugineo qua e là sfumato, nebuloso, mostrando principalmente al mezzo una indecisa fascia longitudinale più chiara, giallastra. — Elitre notevolmente più lunghe dell’addome, fer- ruginee, coll’orlo esterno (anteriore) giallo, principalmente e più larga- mente alla base; nel campo anale si notano 5-6 venature ; la parte di elitra destra coperta dalla sinistra ha il medesimo colore della restante MAY © 5 1896 ac superficie delle due elitre, la linea suturale su quest’elitra destra si mostra lievemente violacea. Apice delle elitre arrotondato. Ali tinte di ferrugineo. — Zampe gialle, coi femori marginati inferiormente da una linea rossiccia ; tutti i femori portano spine su ambo i margini inferiori ; i femori anteriori sono dotati sul margine anteriore di numerose spine sottili, pressochè uniformi tutte fra loro ; i tarsi portano pulvilli distinti. — Parti sternali e ventrali giallognole. — Addome superiormente gial- lastro. Cerci lunghi oltre il doppio della lamina sopraanale. Lamina sopraanale trapezoidale, insensibilmente sinuosa all'apice. Lamina sotto- genitale convessa, minutamente rugosa, bruna. Long. corpor. mm. 16,8 Latit. pronoti mm. 5,9 » pronoti » 4,5 » elytror. » 5 » elytror. » 17,5 Long. cercorum COMIT +97. Un’unico individuo. — Punta di Sabana (Darien). E. Bergrothi n. sp. — Brunneo-testacea, facie atra, nitida, elytris abdomen obsolete subsuperantibus, femoribus anticis in margine an- tico basin versus spinîs 4 praeditis, deinde usque ad apicem spinutlis minutissimis compluribus, brevibus, seliformibus, instructis; statura minore. Capo tutto di un bel nero lucido; colla bocca giallastra e la base delle antenne pallida ; occhi cinerei, distanti fra loro mm. 0,7. Antenne brune. — Pronotum uniformemente di un bruno-ferrugineo molto scuro, coi margini laterali alquanto piegati all’ingiù e lievemente più pallidi, ros- sastri; esso copre quasi totalmente il capo; il suo lato posteriore è quasi rettilineo, lievemente arrotondato e prominente al mezzo; la parte superiore presenta verso il mezzo due zone più scure, quasi violacee, ed una linea longitudinale mediana fra queste, lievemente più pallida. — Elitre lunghe circa come l'addome, pochissimo di più, bruno-ferru- ginee, coll’orlo esterno (anteriore) alla base un po” meno scuro; nel campo anale si notano 5-6 venature. La parte di elitra destra coperta .dalla sinistra ha il medesimo colore della restante superficie delle due elitre. Apice delle elitre arrotondato. Ali tinte di ferrugineo. — Zampe giallastre, coi femori marginati inferiormente da una linea rossiccia ; tutti i femori portano spine su ambo i margini ; i femori anteriori hanno il margine anteriore dotato di spine come nel tipo P/atamodes più volte accennato da Saussure (3), ossia sono dotati verso la base di 4 spine abbastanza lunghe e robuste, e quindi fino all’apice di molte minute spine brevi, setoliformi; i tarsi portano pulvilli assai distinti. — Parti sternali giallastre. — Addome di un bruno intenso, un po’ meno scuro ventralmente. I cerci, neri, superano in lunghezza di circa il triplo la lamina sopraanale ; questa è nera, triangolare, però molto ottusa al- l'apice, quivi lievemente incavata, e quivi pure dotata di una macchia gialla. Lamina sottogenitale convessa, lucida, bruno-nera, pa ge Long. corpor. mm. 15 Latit. pronoti mm. 5,3 » pronoti » 4,2 » elytror. >» 4,5 » elytror. » 14 Long. cercorum »..11:9;2 Un'unico esemplare. — Punta di Sabana (Darien). 5. Gen. Periplaneta Burm. P. americana (Linn.) Sauss. Periplaneta americana Sauss. (3), p. 73-74 — Brunn. (1), pag. 232, tab. V, fig. 24. Due &. — Punta di Sabana (Darien). P. australasiae (Fab.) Sauss. Periplaneta australasiae Sauss. (3), p. 74 — Brunn. (1), p. 233. Un dc, una g e due larve. — Punta di Sabana e foreste della laguna della Pita (Darien). P. truncata (Br.) Sauss. Periplaneta truncata Sauss. (3), p. 74. Un o e una 9. — Rio Lara (Darien). 6. Gen, Panchlora Burm. P. viridis (Burm.) Brunn. Panchlora viridis Brunn. (1), p. 273 — Sauss. (3), p. 94. Tre d' e una 9. — Punta di Sabana (Darien). — Un &. — Ciman (Darien). 7. Gen. Achroblatta Sauss. A. luteola (Blanch.) Sauss. Achroblatta luteola Sauss. (3), p. 100, tab. VI, fig. 12. Un unico individuo. — Punta di Sabana (Darien). 8. Gen. Rhyparobia Krauss. R. maderae (Fab.) Sauss. Panchlora maderae Brunn. (1), p. 282 — Sauss. (3), p. 89. Una 9. — Punta di Sabana (Darien). 9. Gen. Blabera Serv. B. marmorata (Stoll) Brunn. Blabera marmorata Brunn. (1), p. 378 — Archimandrita marmorata Sauss. (3), p. 116. Una 9. — Foreste presso la laguna della Pita (Darien). B. trapezoidea (Burm.) Sauss. Blabera trapezoidea Brunn. (1), p. 374 — Sauss. (3), p. 118, tab. V, fig. 26-31. Una g. — Punta di Sabana (Darien). La macchia nera del pronotum ha in questo individuo a un dipresso la forma di quella rappresentata dalla figura 28 di Saussure, avanzan- dosi però molto meno verso l’orlo anteriore. B. rufescens Sauss. Blabera rufescens Sauss. (3), p. 119, tab. V, fig. 22. ‘Una 9. — Ciman (Darien). Il capo di questa 9 è nero, colla base delle antenne vino di giallo ; l’epistoma ed il labbro sono marginati di giallo-fulvo al loro apice. Le elitre sono arrotondate all’apice. Le sue dimensioni sono: Lungh. del corpo mm. 47 Lungh. delle elitre mm. 44 » » pronotum » 12,5 Largh. del pronotum » 18,5 B. thoracica Sauss. Blabera thoracica Sauss. (3), p. 120, tab. V, fig. 25. Una 9. — Punta di Sabana (Darien). In questo esemplare il capo è giallastro-fulvo, con una grande macchia nera occupante tutto l’occipite, il vertice, ed estendentesi sulla fronte a forma di prominenza ristretta alla base, alquanto allargata all’estre- mità ; nell'interno di questa macchia, là ove fra gli occhi un po’ sotto il vertice essa è ancora larga, sì osserva una macchia ovale fulvo-gial- lastra. — Il pronotum ha l’orlo posteriore largamente nero, essendone però la fascia nera alquanto incisa al mezzo; da questa fascia partono superiormente verso il mezzo, lievemente divergenti, due serie simme- triche di macchie nere, così disposte da ogni parte: una prima macchia analoga a quella disegnata nell’opera di Saussure (3) è connessa colla fascia nera e si presenta biloba, col lobo interno minore ; sopra questa, esternamente, havvi un punto nero, mentre direttamente sopra la sud- detta macchia ne esiste un'altra irregolarmente rotonda, e sopra questa, due pure irregolarmente rotonde, disposte l’una a fianco dell'altra. La serie di macchie destra e la sinistra, sono entrambe così fatte e per- fettamente omogenee, simmetriche. Le zampe hanno i femori di un fulvo-rugginoso, picei però all'apice come le tibie ed i tarsi. Corpo mm. 39; pronotum mm. 11,8; larghezza del pronotum mm. 15. MANTIDI. l. Gen. Mantoida (Newm.) Sauss. M. maya Sauss. Mantoida maya Sauss. (3), p. 125, tab. X, fig. 26-27. Un individuo. — Darien. 2. Gen. Liturgousa Sauss. L. cayennensis Sauss. Liturgousa cayennensis Sauss. (3), p. 159. Una 9 e parecchie larve. — Rio Lara (Darien). 3. Gen. Musonia (Stàl) Sauss. M. femorata Sauss. Musonia femorata Sauss. (3), p. 116, tab. X, fig. 20-21. Un d. — Colon (Darien). Riferisco un po’ con dubbio a questa specie, di cui non fw descritta che la y, l’unico esemplare # raccolto dal dott. Festa ed in cattive con- dizioni di conservazione. — Il suo colore è fulvo-grigiastro ; più distin- tamente fulvo sulle zampe. Il pronotum e le zampe anteriori presentano ai lati delle variegature bruniccie, maculari e sfumate. Il pronotum è alquanto più slanciato di quello delle 9 figurato da Saussure; la sua parte posteriore è lunga il doppio della anteriore. Le elitre sono traspa- renti, ma un po’ tinte di grigiastro, colle vene longitudinali dritte, fulvo-grigiastre, e le piccole vene trasversali incolore. Le anche ante- riori, stirate all’indietro, giungono fino alla base del pronotum; i femori anteriori portano spine nella metà apicale ed anche per un po’ di più; le tibie sono conformate come nella 9; la prima loro spina esterna però non è sensibilmente più lontana dalla seconda di quello che non lo sieno le susseguenti l’una dall'altra. Lungh. del corpo mm. 32 Lungh. dei fem. anter. mm. 6 » » pronotum » 47,5 » delle elitre » 15,5 » delle anche anter. » 5,2 4. Gen. Acanthops (Serv.) Stal. A. erosula Stàal. Acanthops erosula Stàl (5), p. 90. Una g. — Punta di Sabana (Darien), Questa 9 corrisponde abbastanza bene alla descrizione di Stàl; devono però esser menzionati alcuni suoi caratteri. Il corpo è del consueto colore di foglia morta, proprio delle specie di questo genere : il pronotum però nella terza parte posteriore è ci- nereo, chiaro, ornato quivi di due macchie laterali brune. L’'addome è giallastro, col quarto segmento superiormente ornato di una grande macchia mediana nera lucente, contigua cogli orli anteriore e posteriore; i segmenti 5° e 6° presentano ciascuno una linea nera trasversale ar- cuata, semilunare, che colla convessità ne tocca l’orlo posteriore; una analoga linea, molto minore, si osserva nel segmento successivo. Le anche anteriori sono giallastre, marmoreggiate di bruniccio, essendo nella parte interna però quasi rossastre, a punteggiature chiare ; queste anche hanno i margini minutamente e fittamente denticolati. I femori anteriori sono robusti e presentano un distintissimo angolo ottuso basale sul margine superiore; essi sono esternamente giallastri ornati di due indistinte fascie trasversali bruniccie, internamente invece si presentano di un giallastro rossiccio, col margine superiore variegato di gialliccio e di bruno, mentre il margine inferiore è ornato di punti neri, ossia porta un punto nero alla base di ciascuna delle spine un po’ maggiori che quivi alternano con altre un po’ minori. I femori medii e posteriori sono giallastri, con due larghe anellature bruniccie pochissimo marcate PA è cogli orli inferiori ornati di colore giallastro e bruniccio alternata- mente disposti. Le tibie e i tarsi tutti sono brunicci; le tibie medie e posteriori sono alquanto ingrossate nella metà basale, ossia presentano sull'orlo superiore (e ciò principalmente le medie) un rialzo longitudi- nale sorgente gradatamente dalla base e limitato alquanto dopo il mezzo. Il capo è subtriangolare, con occhi ben prominenti, abbastanza acumi- nati, bianco-cinerei coll’apice bruniccio, volgenti all'insù ed un po’ al- l’infuori ; la sommità del capo è lievemente convessa, presentando ai lati due tubercoli piuttosto larghi e pochissimo alti, presso gli occhi; le antenne sono piccolissime. Il pronotum è granuloso, denticolato ai lati nella metà posteriore ; esso presenta una gibbosità anteriore, quindi un solco trasversale sopra l’inserzione delle anche anteriori, poi una seconda gibbosità e quindi il restringimento pallido ornato delle due macchie brune di cui sopra ho parlato e che forma la parte posteriore del pronotum. All'estremità di questa parte posteriore, ossia alla base del pronotum, si notano due distinti rialzi tubercoliformi contigui, me- diani; anche le due gibbosità anteriore e media appaiono lievemente divise in senso longitudinale al mezzo, in modo da formare ciascuna i due tubercoli accennati da Stil. Questi tubercoli sono poi sormontati da granulazioni più acute. Sulla parte anteriore del pronotum si osser- vano due fascie oblique pochissimo marcate, bruniccie, divergenti ante- riormente. Le elitre sono quali vennero descritte da Stàl; le ali sono gialle, ornate di fitte macchiette puntiformi e lineari nere, regolarmente disposte. Lungh. del corpo mm. 40 Lungh. delle anche ant. mm. 9,5 » » pronotum » lLo » dei fem. anter. » 12 » delle elitre » 29 » » fem. poster. » 8,5 5. Gen. Stagmatoptera (Burm.) Sauss. St. septentrionalis Sauss. var. minor Sauss. Stagmatoptera septentrionalis var. minor Sauss. (3), p. 187. Una @ e una larva. — Foreste del Rio Cianati (Darien). — Una 9 e due larve. — Punta di Sabana (Darien). — Una larva. — Rio Lara (Darien). Le dimensioni delle due 9 adulte sono : ui 45 44 FASMIDI. l. Gen. Phasma (Stoll) Stal. Ph. Menius Westw. Phasma Menius Westw. (6), p. 118, tab. XVII, fig. 2 — Stal (4), p. 97. nai Una 9. — Foreste del Rio Cianati (Darien). 4 Credo di poter riferire senz’ aleun dubbio questa 9 alla specie di Westwood, di cui non venne descritto che il d. Della g meritano di esser ricordati i seguenti caratteri : Le antenne presentano 12 anellature pallide, di cui le due ultime poco distinte ; il capo ed il torace sono ornati superiormente di linee longi- tudinali nerastre e giallastre, ben visibili ma poco ben delimitate. Il pronotum superiormente è sparso di minute granulazioni ; il mesotorace porta invece delle minute spine, circa 4 per parte, inoltre posterior- mente è granuloso, quasi fornito d’una carenatura longitudinale me- diana ed ornato ai lati di due linee gialle che giungono fino alla radice delle elitre. Le elitre hanno le venature giallognole e le numerose e fitte areole fra il reticolo di queste di color nero, sono poi ornate di una fascia nera longitudinale che margina inferiormente il rialzo ango- lare ottuso, giungendo fino all’apice dell’elitra, che è pure ottuso, arro- tondato ; sotto la fascia nera (esternamente) ne esiste una gialla, più sottile. e quindi il largo margine esterno inflesso (anteriore) delle elitre è reticolato e colorato come la parte dorsale di esse. Le ali hanno la parte superiore (anteriore) coriacea di color giallastro sudicio, qua e là irregolarmente chiazzata di nero, con minuti punticini neri alla base delle vene trasversali ; la rimanente parte delle ali, membranosa, ampia, è biancastra, marginata da una fascia nericcia. Il metatorace porta sui fianchi da ambo i lati due macchie rotondeggianti giallastre, di cui la posteriore molto più grande dell’anteriore. I femori hanno la metà ba- sale di un giallastro terreo, quindi sono neri fino all'apice, essendo però l'estremità apicale di un bel giallo, come è giallo un anello irregolare, quasi in forma di >, al mezzo della parte nera. Le tibie sono nere, colla base gialla, ed ornate di due anellature gialle poco marcate ; i tarsi sono bruno-neri. L’addome è irregolarmente tinto in senso longitudinale di giallastro e di bruno. La lamina sopraanale è arrotondata, un po’ incavata all’apice, quivi pure leggermente carenata; i cerci sono brevi, neri; la lamina sottogenitale è un po’ compressa alla base, quindi quasi pianeggiante, alquanto lanceolata, un po’ curva all’insù, terminata ad angolo acuto ; essa non giunge all’estremità dei cerci. Lungh. del corpo mm. 74,5 Lungh. dei fem. anter. mm. 22 » » pronotum pui: » > fem. medii » 16 » delle elitre » 9,8 » » fem. poster. >» 22 Lungh. della parte di ali sporgente oltre le elitre mm. 58. 2. Gen. Phanocles Stal. Ph. Burkartii (Sauss.). Bacteria Burkartii Sauss. (2), p. 151, tab. III, fig. 6 — Phanocles Bur- hartii Stàl (4), p. 81. = Una 9. — Foreste presso la laguna della Pita (Darien). Questa 9 corrisponde esattamente per dimensioni, per conformazione e proporzioni delle varie parti, alla specie di Saussure ; però le sue tibie medie e posteriori mancano delle appendici lobiformi descritte e figu- rate da quell’autore, mentre sono invece i femori medii e posteriori che portano inferiormente, presso la base, un piccolo lobo foliaceo. Questi caratteri ‘credo però non possano servire neppur a distinguere come varietà l'esemplare 9 in discorso, inquantochè sembrano in tutti i Fasmidi essere molto variabili. L’opera stessa di Westwood infatti ci mostra spesse volte nelle accurate tavole che l’accompagnano (per es. tab. XXII, fig. 3) degli individui in cui una zampa delle due ultime paia è dotata di appendici lobiformi, mentre l’altra corrispondente ne è priva. Le granulazioni del torace nell’individuo raccolto dal dott. Festa sono minori, più ottuse, meno salienti di quelle figurate da Saussure. Del resto, il capo coi suoi tubercoli, il torace, le parti genitali, i tarsi, sono quali si trovano indicati nell’opera di quest’autore. Saussure però non descrisse la colorazione della specie ; credo quindi utile il dare qualche notizia di quella della 9g in discorso. Il corpo è di un bruno simile al colore dei rami secchi, variegato di giallastro, in modo. poco ben definito, e dotato di grandi spazi bianco- giallognoli irregolari e poco ben delimitati. — L'occipite, il vertice del capo, i tubercoli, gli occhi sono bianco-giallognoli ; la faceia è bruna come sono brune le antenne e due larghe fascie dietro gli occhi. — Il protorace superiormente è bianco-giallognolo al mezzo, bruno ai lati; il mesotorace è bruno variegato di giallastro, con una grande macchia anteriore bianco-giallognola ed una consimile posteriore ; il metatorace ed il segmento detto mediano sono superiormente bianco-giallognoli, bruni invece ai lati, sempre irregolarmente, senza esatta delimitazione fra i due colori. — Le parti sternali come il ventre dell'addome sono fittamente e confusamente variegate di bruno, bianco-giallognolo e gial- lastro. — L’addome superiormente è nei vari segmenti in gran parte bianco-giallognolo, avendo però i lati e spesso anche l’orlo posteriore dei diversi anelli largamente di color bruno. — Le zampe presentano sui femori 4 anellature brune, larghe, e 4 anellature giallastre un po’ meno ampie, tutte irregolari, sfumate e poco marcate ; le tibie sono in gran parte brune, con accenno a 3 anellature giallastre indistinte i tarsi sono bruni. 3. Gen. Caulonia Sta]. C. Molita (Westw.). Bacteria Molita Westw. (6), p. 29, tab. XXIV, fig. 3 — Caulonia Molita Stal (4), p. 74. Sub Un &. — Foreste presso la laguna della Pita (Darien). Questo d è assolutamente identico quanto a forma ed a struttura delle varie parti a quello figurato da Westwood ; le sue dimensioni sono però un po’ maggiori, e cioè : Corpo mm. 67 Femori anter. mm. 21,3 Pronotum > lE » medii » 16,8 Mesotorace », 21 » poster. » 20,7 Metatorace > El 252 4. Gen. Bostra Stàl. B. Martini n. sp. — d — Ol?vacea, capîte otivaceo sed castaneo-nîgro et flavido variegato ; elongata, subgracilis, glabra; nitida, mesottto- race longo, subcylindrico, minutissime rugutoso, metathorace granw- loso, în dimidia parle postica superne gibboso, fere tuberoso-înflato ; femoribus multi-carinulatis, carinulis plurîmis crebre denticulalis, femoribus posticis subtus spinîs 8 fortioribus praeditis. Caput modicum, laeve, parum convexum, olivaceum, macula supera inter oculos castaneo-nigra, a sulculo postico transverso arcuato mar ginata lineasque tres posticas subtiles emittente (quarum media sulculiforme), ornatum, necnon vittis duabus longitu- dinalibus supraocularibus flavidis prae- ditum. Oculi globosi, sat parvi, grisei; utrinque sub insertione uniuscuiusque antennae, extus, ante oculum, tuber- culum nigro-castaneum, trigonale, ob- tusum, adest; sulcus transversus an- ticus haec tubercula coniungit. Os et palpi flavicantes. Antennae longae, cor- pus superantes, olivaceae, basi flavidae; antennarum articulus primus sat robu- stus, pubescens, inermis, subeylindricus, flavidus, secundi duplam longitudinem aequans et tertio subaequilongus. Ca- pitis pars infera planiuscula, rugosula. — Pronotum breve, laeve, longius quam latius, subrectangulare, disco subinae- quali, sulcis duobus, transverso et lon- gitudinali, cruciatim unum alium secan- tibus, praeditum; margines pronoti (pos- x 5 tico excepto) limbati. — Mesonotum |, n ta argini so longum, subeylindricum, postice tamen ». Corpo veduto di profile. quam antice latius, minutissime obso- © Zampa posteriore destra veduta dal lato leteque rugulosum ; mesosternum etiam A — line ‘subeylindricum, punetulis impressis minutis praeditum. — Metanotum insigne, crebre ut metasternum granuloso-rugosum; supra, in dimidia parte postica gibbosum, fere tuberoso-inflatum, dum antice est sub- «‘cylindricum. Pars antica metanoti subeylindrica antice perparum est latior et in partem posticam regulariter transit, quia metanotum parum ante medium superne assurgit rotundatum, inflatum, ut in figura al- lata videtur, et deinde ad coniunctionem cum segmento mediano regu- lariter descendit. Pars inflata fere hemisphaerica. Latera metathoracis regulariter dilatationem partis dorsualis sequuntur etiam rotundata, subinflata. — Segmentum medianum (idest primum abdominis) teres, antice tantum subrugulosum, parum longius quam latius, parum minus quam tertiam partem metathoracis occupante. — Abdomen elongatum, seementis 2-6 subaequalibus, subcylindricis, superne tamen parum con. vexis, laevibus, ante marginem posticum leviter fuscioribus; segmento secundo basi latiore quam postice, et segmento sexto apice obsolete quam basi latiore. Segmenta reliqua apicalia superficie inaequalia; segmentum septimum postice (retrorsum) distinctissime ampliatum [ut in B. turgida Westw. (6), tab. VIII, fig. 4]; segmentum octavum com- pressum, carinatum; segmentum nonum subcompressum, in medio po- stice longitudinaliter subsulcatum, apice sinuoso-truncatum sed in medio apicis leviter prominulum, ibique in medio obsolete incisum. — Cerci breves, decurvi, pubescentes, obtusi, subcylindrici. — Pars infera apicis abdominis ut in figura d confecta. — Pedes antici ? — Pedes intermedii sat robusti et modice longi. Femora intermedia basi subattenuata, lon- gitudinaliter pluri-carinulata, carinulis duabus dorsualibus et duabus lateralibus (marginalibus) crebre denticulatis, denticulis ultra 30 prae- -ditis ; inferius haec femora spinulas discoidales 6 in carinula longitudinali ‘etiam minute denticulata media sitas gerunt, quarum duae subapicales inter se proximae sunt fortiores ; lobi geniculares horum femorum spina ‘armati et ut femorum apex fusciores. Tibiae intermediae prismaticae, leviter pubescentes, pluricarinulatae, carinulis omnibus sub lente regu- lariter minutissimeque multi-denticulatis, fere granulato-denticulatis. Tarsorum intermediorum articulus primus prismaticus, tribus marginibus longitudinalibus (2 superis, 1 infero) pubescentibus et confertis spinulis setiformibus instructis; hic articulus caeteris unitis sublongior; latera et dorsum huius articuli late sed parum discrete sulcata. Articuli 2-4 breves ; articulus quintus dimidiam primi longitudinem haud attingens; arolium inter ungues curvatos et sat longos optime evolutum. — Pedes postici (fig. c) robusti. Femora postica basi attenuata, longitudinaliter pluri-carinulata, carinulis duabus dorsualibus et auabus lateralibus (mar- ginalibus) crebre et manifeste denticulatis, denticulis ultra 30 praeditis, «dum carinula dorsualis media sat expressa et laterales parum expressae inter marginales et superas sitae sunt teretes. Inferius haec femora spinas discoidales 8 in carinula longitudinali media obsoleta, tantum sub lente minute denticulata, sitas, validas, gerunt. Lobi geniculares spina valida nigricante armati. Tibiae posticae prismaticae, supra sulcatae, marginibus superis crebre minuteque denticulatis, lateribus haud distinete sulcatis, margine infero interno minute ut superis denticulato, margine infero externo basi minute denticulato sed post basim spinis 13 sat ro- bustis armato. Tarsi postici pubescentes ; articulus primus caeteris unitis (etiam cum unguiculis) longior, prismaticus, supra sulcatus, marginibus superis et inferis (lateralibus) spinulis confertis setiformibus instructis ; articuli sequentes 2-4 breves; articulus quintus dimidiam primi longi- tudinem haud attingens; arolium et ungues ut in tarsis mediis optime evoluta. Long. corp. mm. 82 Long. fem. intermed. mm. 19,5 » pronoti » 3,8 » tib. intermed. » 19,5 » mesonoti » 22 » primiartic.tars.int.>» 4,7 » metathoracis » 144 » fem. postic. » 25,5 » metanoti » 10,2 » tib. postic. » 29 » segm. mediani » 4,3 » primiartic.tars. post.» 5,5 Un unico cd, privo di zampe anteriori. — Foreste presso la laguna della Pita (Darien). Questa specie è molto notevole per la gibbosità del metatorace, e per questo fatto essa ricorda lontanamente la Monandroptera gibbosa Burm. [Westw. (6), p. 80] e l’ Acanthoderus (Xylodus) adumbratus Saussure (Revue et Magaz. de Zoologie, Fevrier, 1859, p. 63), nelle quali specie però è il mesotorace che presenta una analoga gibbosità. Mi sembrò dopo lungo esame doversi essa collocare meglio che in ogni altro genere nel gen. Bostra Stil, anche per le affinità che sembra possedere colla B. podagrica Stàl [(4), p. '79], quantunque il suo segmento: mediano occupi un po’ meno della terza parte del metatorace. La specie è dedicata al sig. René Martin. INDICAZIONI BIBLIOGRAFICHE 1. BRUNNER von WATTENWYL CO. — Nouveau système des Blattaires — Vienne, 1865. 2. SAUSSURE H. — Reécherches Zool. pour servir a lHist, de la faune de l’Amerique centrale et du Mexique — Paris, 1870. 3. SaussurE H. et ZEHNTNER L. — Orthoptera - Biologia Centrali Americana — London, 1893-1895. 4. STAL C. — Recensio Orthopterorum. III — Stockholm, 1875. 5. In. — Systema Mantodeorum — Bihang till K. Svenska Vet. Akad. Handlingar — Stockholm, 1877, Bd. 4, N. 10. 6. Wrstwoon J. 0. — Catalogue of Orthopterous insects in the collection of British Museum, I, Phasmidae — London, 1859. 60 - Tip. V. Fodratti & E. Lecco - Torino. MAY ©5 1896 vg BOLLETTINO Musei di Zoologia ed Anatomia comparata della R. Università di Torino N. 257 pubblicato il 14 Aprile 1896 Vor; i Prof. L. CAMERANO Nuove ricerche intorno ai Salamandridi normalmente apneumoni e intorno alla respirazione negli anfibi urodeli (RIASSUNTO). In un lavoro stampato negli Atti della Accademia delle Scienze di Torino per l’anno 1894 (1) io dimostravo che, analogamente a quanto #aveva poco prima osservato il Wilder (2) per alcune specie di P/etRo- dontinae e di Desmognathinae dell'America settentrionale, lo Spe/erpes fuscus, specie italiana, è privo totalmente di polmoni, di trachea, di laringe e di adilus ad laringem e che la Salamandrina perspicillata, specie pure caratteristica della fauna erpetologica italiana, ha l'apparato polmonare e tracheo laringeo al tutto rudimentale e non funzionante. Nello stesso lavoro io rendeva conto delle esperienze fatte sopra ani- mali vivi delle due sopradette specie per determinare in che modo ve- nisse sostituita la funzione respiratoria dei polmoni assenti. La conclu- sione a cui giunsi fu: che Za respirazione polmonare viene sostituita dalla respirazione della cavità bocco-faringea, risultando essere di assai scarso aiuto la respirazione cutanea. Io non credetti di fare allora nessuna ipotesi intorno alla causa che può aver determinato l’atrofia dell’apparato polmonare o la sua totale scomparsa. Nuove ricerche fatte in proposito, mi concedono di ritornare sull'argomento e mi inducono a fare alcune considerazioni sul fenomeno in questione (3). (1) Ricerche anatomo-fisiologiche intorno ai Salamandridi normalmente apneumoni, vol. XXIX. (2) Anatomischer Anzeiger, vol. IX, n. 7, 1894. (3) Il lavoro completo si trova negli Atti della R. Accad. delle Scienze di Torino, vol. 31, 1896. î ore Recentemente al tutto (1) il dott. Einar Lònnberg di Upsala ha osser- vato pure la mancanza o la riduzione notevolissima dell’apparato pol- monare nelle seguenti specie : Desmognathus aurîculatus Cope. di Savannah (Georgia) e della Florida. Plethodon glutinosus (Green) Id. Id. Manculus quadridigitatus (Holbrook) della Florida. Amblystoma opacum (Gravenh.) di Savannah. (Georgia). A queste specie io posso oggi aggiungere lo Spelerpes variegatus (Gray) (Oedipus variegatus Gray). Questa specie, di cui ho esaminato due esemplari provenienti dal Messico, è totalmente priva di polmoni, di trachea e di adîtus ad laringem. Gli Anfibi Urodeli quindi, nei quali venne fino ad ora osservato o la mancanza totale dell'apparato tracheo-polmonare o la riduzione di esso allo stato rudimentale, sono i seguenti disposti secondo il catalogo del Boulanger (2). Fam. I. — Salamandridae, Apparato tracheo-polmonare Subfam. Sa/amandrinae Salamandrina perspîciltata Savi — Rudimentale (Camerano) Subfam. Amdlystomatinae Amblystoma opacum Gravh. — Rudimentale (Lònnberg) Subfam. Plethodontinae Pletodon glutinosus Green — Manca (Lònnberg) Plethodon erythronotus Green — Manca (Wilder) Batrachoseps attenuatus Eschsch. — Manca (?) (Eschscholtz- Camerano) (3). Spelerpes porphyriticus Green — Manca (Wilder) Spelerpes fuscus Bp. — Manca (Camerano) Spelerpes variegatus Gray — Manca (Camerano) Manculus quadriîdigitatus Holbr. — Mancano i polmoni : vi è un rudimento di aditus ad laringem — (Lònnberg) Subfam. Desmognathinae Desmognatus ochrophoeus Cope — Manca (Wilder) Desmognatus fuscus Raf. — Manca (Wilder) Desmognalus fuscus var. auriculatus Cope — Manca (Lònnberg) Risulta da questo specchietto che tutte quattro le sottofamiglie in (1) Notes on tailed Batrachians withoui lungs (Zoologischer Anzeiger, vo- lume XIX, n. 494 — Gennaio, 1896). (2) Catal. of. Batrac. Graden. British Museum. Londra, 1882. (3) Attî Acc. Sc., XXIX, 1894. i MAY : 5 1896 --S , — cui si divide la famiglia dei Salamandridi (che comprende la quasi to- talità della specie di Batraci Urodeli, vale a dire un centinaio circa, poichè le altre famiglie, Anfiumidi, Proteidi, Sirenidi ne comprendono fra tutte solo otto), presentano il fatto della mancanza completa del- l'apparato polmonare o della sua riduzione ad organo rudimentale non «funzionante. Dallo specchietto sopra riferito si può pure arguire che molto proba- bilmente il fatto in questione è generale per le specie delle sottofamiglie, Plethodontinae e Desmognathinae, vale a dire per la metà circa di tutte le specie fino ad oggi conosciute dell’intiera famiglia dei Sala- mandridi. Dì fronte a questo risultato nasce spontanea la supposizione che negli Anfibi Urodeli la respirazione polmonare non assuma quella importanza funzionale che ha negli altri gruppi di Vertebrati respiranti per pol- moni, e che per ciò essa possa venir facilmente sostituita in massima parte dalla respirazione boccofaringea (1) e forse in piccola parte dalla respirazione cutanea. Per chiarire ciò è necessario anzitutto studiare comparativamente lo sviluppo dell’apparato polmonare in tutti gli Anfibi Urodeli, la qual cosa non è agevole per la difficoltà di procurarsi non poche delle specie di questo gruppo di Anfibi. Valendomi delle collezioni del Museo Zoologico di Torino, ho potuto fare questo studio in un certo numero di specie appartenenti a generi diversi e precisamente ai seguenti: Salamandra, Chioglossa, Molge, Tytototriton, Amblystoma che appartengono alla serie di quei Sala- mandridi che sono provvisti di polmoni. Colle precedenti osservazioni e con queste vengono ad essere esaminati tutti i generi della sotto- famiglia Sa/amandrinae (salvo il genere Pachytriton che comprende una specie assai rara della China) e il genere più ricco di specie della sottofamiglia Amb/lystomatinae. Non potendosi pensare pel meccanismo stesso col quale si compie la respirazione polmonare in questi animali, come agevolmente si com- prende, ad una misura diretta della capacità polmonare e dovendosi, d'altra parte, operare per la maggior parte delle specie su materiale conservato in alcool, è bene, per avere dati comparabili, servirsi di materiale conservato nell’alcool comune da collezione per tutte le specie. La forma generale dei polmoni degli A. Urodeli è riducibile all’in- grosso a due sacchi cilindrici per un certo tratto e più o meno brusca- mente appuntiti-verso la loro estremità inferiore. Essi variano notevol- mente in lunghezza da specie a specie : mentre il loro diametro trasver- sale varia in un rapporto quasi costante col diametro longitudinale, il (1) Camerano, op. cit. che facilmente si comprende tenendo conto della forma generale del corpo che negli A. Urodeli tende ad allungarsi anzi che ad allargarsi. Nella Salamandra maculosa in cui il corpo è proporzionatamente più largo i polmoni sono anche in proporzione della loro lunghezza un po” più larghi che non nelle altre specie di A. Urodeli. Per la questione che ci occupa basta tener conto del solo diametro longitudinale del polmone poichè da esso si può arguire in modo suf- ficientemente approssimativo lo sviluppo generale del polmone stesso e i risultati riescono quindi comparabili fra loro. Ho misurato in tutte le specie studiate la lunghezza dei polmoni a cominciare dall’adifus ad laringem. Si ottengono così, data la struttura del primo tratto dell'apparato respiratorio dei Salamandridi, risultati più facilmente comparabili fra loro. Nei Salamandridi per lo più i due polmoni sono lunghi egualmente o la differenza fra essi è piccola. Ho misurato poi l’animale dall’estremità del muso all’apertura cloa- cale e da questa all’estremità della coda. Trattandosi di animali dal corpo generalmente allungato e molto simile nelle varie forme, le rispet- tive lunghezze del tronco e della coda possono bastare per indicare lo sviluppo generale dell’animale senza ricorrere ai diametri trasversali i quali variano troppo facilmente per le condizioni temporanee in cui possono trovarsi i diversi individui (canal digerente pieno o vuoto, svi- luppo variabile degli ovarii e dei testicoli, ecc.). Per le stesse ragioni non ho considerato il peso degli animali poichè sopra di esso oltre alle cause sopra dette influisce pure il tempo più o meno lungo da che gli individui sono usciti dal letargo, tempo che nella maggior parte dei casi non è determinabile con certezza. Ho tatto in seguito il rapporto della lunghezza del polmone con quella del capo e del tronco riuniti insieme ed il rapporto della lunghezza del polmone colla lunghezza totale dell’animale. Per maggior comodità ho riferito le due serie di valori così ottenuti ad una lunghezza unica di 100 millimetri in modo da avere per ciascuna specie il rapporto centesimale fra la lunghezza dei polmoni e la lun- ghezza totale dell'animale. Nella Salamandra perspiciltata Savì i polmoni sono al tutto rudi- mentali e non misurano che 120 micromillimetri circa (1). Le specie studiate si possono disporre ne’ gruppi seguenti, tenendo conto della lunghezza dei polmoni, misurata nel modo sopradetto, para- gonata: | ” (1) Camerano, op. cit. Alla lunghezza totale dell'animale fatta = 100 09 & Molge torosa . . . .|T1 4 38.)573 = 1 Mol inte UO | » marmorata . .\100 orient 100 Seta ERSE 35 (82,5 a mista: iL ai 2 » marmorata . —\E&55 100 e) S 3 » viridescens . . |) | 3 » BOPDSA 28 bh) ; 100 4 » vulgaris . . . 100 » vulgaris . ) , pe h 4 Amblystoma tigrinum 27 » alpestris branch. 53 individui nati in Europa 100 5° Amblystoma tigrinum . 100 26 individui nati in Europa 5 Molge Waltlit . 100 Salamandra atra . Molge alpestris branc. È e abranch.. . . .| 6 de Ambiystoma tigrinum (100 100, individui provenienti dal Messico 6 Molge Waltlii. olmoni misurauo la metà ed oltre alla metà della Ip luughezza del capo e del tronco presi insieme Di 100 3 » viridescens . . TT I » alpestris abranch. » Hagenmulleri I polmoni misurano poco meno o poco più di un quarto della lunghezza dell'animale i 45 E Sun Salamandra abre; |.) 7%) 7 Molge Hagenmùlleri . noli 2 Ss sm ® a ERE 9 Amblystoma tigrinum . | 43 16 BICE individ. prov. dal Messico)100 SO per e = gn 3503 a | dia sic 23 Salamandra maculosa 15 ioglossa lusitanica .|31 \z 5 Tylototritonverrucosus 100 di Molge Rusconii 100 [22 ui 27 } 14 2210 Molge Rusconii . Tor ni aspera . . . ]30\552 È Salamandra maculosa . \100{5$£ e —_ d-7 QI Si fog i LE (S| + . ; TOSSE 12 Tylototriton verrucosus SA KE Il Chioglossa lusitanica. 00 Bor 23 £ 25253 [spie PSE Ne risulta : 1° che nella famiglia dei Salamandridi lo sviluppo dei polmoni è molto variabile, da un terzo cioè ad un decimo circa della lunghezza dell'animale. Da questo grado di sviluppo si passa bruscamente ai ru- dimenti di polmoni, come nella Salamandrina perspicittata ; 2° che tenendo conto del genere di vita delle specie si osserva, in generale, uno sviluppo maggiore dei polmoni in quelle nelle quali è prevalente la vita acquatica anzichè in quelle nelle quali prevale la vita terragnola ; 3° che presumibilmente nelle specie (ad es. : Mo/ge Hagenmulleri, aspera, Tylototriton verrucosus, ecc.), in cui i polmoni sono meno lunghi della quinta parte dell’intero animale, il fenomeno di regressione nello sviluppo di questo organo si deve ritenere come già inoltrato e che a più forte ragione ciò si deve dire per quelle specie (es.: Mozge Rusconii, Chioglossa lusitanica), in cui i polmoni giungono a misurare poco più della decima parte di tutto l’animale. In queste specie la re- spirazione docco-farîngea ha certamente assunto di già importanza notevole, importanza che raggiunge il suo massimo grado nella Sa/a- mandrina perspiciltata e nelle altre specie di A. Urodeli prive di pol- moni (Pletodontini, Desmognatini). Esaminando ora tutto il sruppo degli Anfibi Urodeli per ciò che ri- guarda la mancanza, e lo sviluppo vario dei polmoni si giunge ai risultati seguenti : A — Anfibi Urodeli con branchie esterne ben sviluppate e normalmente persistenti nello stato adulto — Proteidiîi — Stîrenidi — Vita esclusivamente acquatica — Polmoni relativamente lunghi. B — Anfibi Urodeli con branchie esterne ben sviluppate nello stato adulto in seguito a fenomeni di neofenîa che in certe località agiscono sopra numerose serie di individui, dando luogo ad un vero dismorfismo nella specie (esemp.: Amblystoma tigrinum, Molge alpestris, ecc.) — Vita esclusivamente acquatica — Pol- moni relativamente lunghi e ben sviluppati. C — Anfibi Urodeli senza branchie esterne nello stato adulto con 0 senza spîraculum — Anfiumidi — Vita acquatica — Polmoni sviluppati. D -— Anfibi Urodeli senza branchie allo stato adulto — A. Vita preva- lentemente acquatica (1) (esemp.: Mo/ge cristata, marmorata, vulgaris, alpestris abranch., Waltlii, ecc.) — Polmoni relativa- mente ben sviluppati — B. Vita prevalentemente terragnola (esemp.: Molge Hagenmiilleri, aspera, Rusconti, Chioglossa lusitanica, ecc.) — Polmoni relativamente poco sviluppati o al tutto rudimentali come nella Satamandrina perspicillata. E — Anfibi Urodeli senza branchie allo stato adulto con vita più o meno terragnola od acquatica con prevalenza tuttavia della vita terra- gnola — P/elodontini, Desmognatini — I polmoni mancano. Ciò premesso, è ora necessario vedere in quale misura i polmoni concorrano nei vari gruppì di Anfibi Urodeli alla funzione generale (1) Cfr. Camerano, op. cit. ma (RA della respirazione che in questi animali si può compiere nei modi prin- cipali seguenti : 1. Respirazione cutanea ; 2. Respirazione branchiale ; 3. Respirazione polmonare ; 4. Respirazione bocco-faringea. Lascio in disparte qui la respirazione cutanea, la quale certamente sì compie in tutti gli A. Urodeli, ma, secondo le ultime ricerche, in misura non sufficiente a sostituire nessuna delle altre maniere di respi- razione. Nel primo gruppo (A — Proteidi, Sirenidi), tenuto conto della strut- tura stessa dei polmoni e delle esperienze fatte già dal Configliacchi e dal Rusconi e stampate nella loro celebre « Monografia del Proteo an- guino » (1), si può credere che la respirazione polmonare sia nulla. Il Rusconi ammette pure che nella Siren /acertina i polmoni non funzionino come organi respiratorii. Nei Proteidi e nei Sirenidi la respirazione è essenzialmente branchiale con un accenno tuttavia alla respirazione bocco-faringea. I polmoni non hanno qui probabilmente che la funzione di organi idrostatici. Nel secondo gruppo di Anfibi Urodeli (B. forme branchiate neote- niche), la respirazione è in massima parte branchiale : ma sussidiata in un certo periodo della vita dalla respirazione bocco-faringea e polmo- nare (2). Anche in questi A. Urodeli la funzione dei polmoni come or- gani idrostatici è certamente notevole. La respirazione polmonare va facendosi più intensa ed importante nel gruppo D. degli Anfibi Urodeli in cui i polmoni raggiungono il loro maggior sviluppo. Si è probabilmente nelle specie schiettamente acquaiuole del genere Motge che i polmoni hanno la maggior attività respiratoria. In queste specie è tuttavia spiccatissima la funzione di organo idrostatico dei polmoni. Anche nelle forme acquaiole di questo gruppo è tuttavia spiccata la respirazione bocco-faringea. Nelle forme schiettamente terragnole si direbbe che il diventare meno importante la funzione dei polmoni come organi idrostatici induca una progressiva riduzione di sviluppo dei polmoni stessi : mentre contempo- raneamente va crescendo d'importanza la respirazione bocco-faringea. È d’uopo tener conto tuttavia per parecchie specie con polmoni rudi- Ù (1) Pavia, 1819. (2) Confr. a questo proposito; L. Camerano, Nuove osservazioni intorno alla Neotenia ed allo sviluppo degli Anfibî (Atti Ace. Se. di Torino, vol. XX, 1884). STESSI mentali 0 maricantI del loro genere di vita che'è caratteristico; queste specie, vale a dire, vivono quasi sempre fuori dell’azione della luce viva, in ambienti umidi e a temperatura relativamente costante. É d’uopo pure tener conto della lentezza dei loro movimenti e in generale della loro scarsa vita di relazione. Tutto ciò tende evidentemente a rendere meno attivo ed ampio il ricambio respiratorio, e fa sì che la respirazione bocco-faringea, aiutata in piccola misura dalla respirazione cutanea, diviene sufficiente per l’animale. L’allungarsi del tronco e il restringersi della cavità del corpo, unita» mente allo sviluppo talvolta notevole degli organi riproduttori interni concorrono pure certamente insieme colle cause sopra dette a favorire la riduzione progressiva dei polmoni. Nell'ultimo gruppo E, in cui i polmoni mancano, la respirazione bocco- faringea assume importanza massima. Il fatto citato dal Lòonnberg (1) che lo Spe/erpes porphyriticus, privo di polmoni, ha vita precipuamente acquaiuola, sì può spiegare come un adattamento secondario o cenogenetico di una forma derivata da altra a costumi prevalentemente terragnoli (come sono in genere le specie dello stesso genere Spe/erpes) e priva di polmoni, D'altra parte, la mancanza di un organo idrostatico nelle forme acqua- tiche può essere compensata per gli effetti della locomozione da una leggera modificazione nella forma del corpo e in particolar modo della coda, delle estremità posteriori e dallo spostamento del centro di gra- vità dell’animale stesso. D'altra parte pure, la cavità bocca-faringea degli Spelerpes che nel- l'evoluzione delle forme schiettamente terragnole è andata assumendo uno speciale sviluppo, tanto da essersi notevolmente estesa allo indietro, può in una specie di questo genere che ritorni a fare vita prevalente- mente acquaiola, quando l’animale la riempie d’aria, sostituire in parte anche i polmoni nella loro funzione di organi idrostatici. Risulta da quanto precede che in nessun altro gruppo di vertebrati il ricambio respiratorio può essere ottenuto con organi così diversi come negli Anfibi Urodeli nei quali si può ritenere che esso si compia nelle principali maniere seguenti allo stato adulto. 1* Il ricambio respiratorio si ottiene mediante : ....la respirazione branchiale, la respirazione bocco- faringea, la respirazione cutanea. I polmoni funzionano da organi idrostatici — (Esemp.: gen. Proteus, Siren). (1) Op. cit. (AS) ° 4° Id, Id. E 0 . «+. la respirazione branchiale, la respirazione bocco- faringea, la respirazione polmonare, la respirazione cutanea. I polmoni funzionano pure da organi idrostatici — (Esemp. : Amblystoma tigrinum branch., Molge al- pestris branch., ecc.). . «+. . la respirazione polmonare, la respirazione bocco- faringea, la respirazione cutanea. I polmoni funzionano attivamente anche da organi idrostatici — Esemp.: (Mo/ge cristata, vulgaris, ecc.). . « « ..la respirazione bocco-faringea, la respirazione polmonare, la respirazione cutanea. I polmoni perdono in gran parte la loro importanza come organi respiratori e come organi idrostatici — (Esemp.: Chioglossa lusita- nica, ecc.). . .« la respirazione bocco-faringea, la respirazione cutanea. I polmoni mancano intieramente — (Esemp.: gen. Spelerpes, Desmognathus, ecc.). La cavità bocco-faringea può funzionare da organo idrostatico in qualche specie a costumi acquaiuoli. 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Ne differisce però per la forma caratteristica dei maxillipedi, che non ho trovato in nessuna descrizione delle specie di tal genere, nè riprodotta in alcuna delle numerose figure di Pseudothe/phusa date da Saussure (1), Rathbun (2). Inoltre Miss Mary J. Rathbun, che studiò profondamente questo genere, mi assicurò di non aver mai osservato in nessuna delle specie che lo compongono un tale carattere. Dal genere Epilobocera Stimpson (3) e dal genere Opîsthocera Smith (4) è pure nettamente differenziato dal carattere accennato. (1) SAUSSURE, H. de. — Mémoire sur divers crustacès nouveaue des An- tilles et du Méxique. Mém. Soc. de Phys. et Hist. Nat. Genève, t. 14, 1855-57, fig. 12-12a. Ì (2) RatHBUN, MARY J. — Description of new species of American fresh- water Crabs, t. LXKXIV-LXXV. Proceed. U. S. Nat. Mus., vol. 15, Washin- gton, 1893. (3) Stimpson, W. — Notes on North-American crustacea, N. ll, Ann. Lyc. Nat. Hist., New-York, vol. VII, p. 224. (4) SmitHu, Sipney J. — Notes on American crustacea, N. l. Ocypodidae, p. 148. Trans. Connecticut Acad. Art. Sc., vol. 2, New Haven, 1870. EP. oe Ho creduto quindi conveniente creare un genere nuovo, di cuì-il tipo è la specie seguente: R. Festae n. sp. R. magna; carapax plana, branchialibus regio- nibus converis, sulcis profundîs qui usque ad cardiacam regionem perveniunt delimitalis; marginibus lalero-anticis minute denlutis, fere hemicyclicis, latero-posticis declivibus, contractis; orbitis am- plissimis, ovalis, interne setosis; fronte vertlicaliler plicato, crista superiore porrecia, tereti, bilobata, lobis plants, latis, laevibus, crista infera sinuato-undulata. Chelipedes magni, în utroque seu inae-- quates, brachio în margine antero-interno tuberculis spiniformibus praedito, coeleris marginibus tuberculis minoribus instructis s carpo intus spinam perfortem ferente, manibus magnis, sublus paullo con- caviîs, digitis longiîs, robustis, fortiter dentalis minuleque granutatis. Pedes coeteri longi, fortes, parum compressi, supra minule spine- scentes (propoditae sublus quoque), daclylopoditis spinosissimis, spinis aculissimis în quinque lineis dispositis. Color totius corporiîs brunneo- piceus. Longitudo mm. 57 Longitudo maximi chelepidae mm. 119 Latitudo »..92 » chelae maximae » 65 Una 9 adulta. Laguna della Pita. Darien. dna = 10075 - Tip. V. Fodratti & E. Lecco - Torino. MAY “5 1896 Il, 695 "i BOLLETTINO Musei di Zoologia ed Anatomia comparata della R. Università di Torino N. 2539 pubblicato il 17 Aprile 1896 VoL. XI Viaggio del dott. Alfredo Borelli nella Repubblica Argentina e nel Paraguay XX RENÉ MARTIN. ODONATES. Le Musée Zoologique de Turin a bien voulu me communiquer un certain nombre d’Odonates, recueillis au Paraguay et dans la République Argentine, par le D.r Borelli. J'ai trouvé, parmi ces insectes, une espèce déjà signalée par M.r Ris mais non encore décrite, et plusieurs autres plus ou moins répandues dans les pays qui s’étendent de l’Amérique centrale au Rio de la Plata. En voici la liste: Fam. des Libellulidae. l. Tauriphila Risi nov. spec. Abdomen & 25 mm., g 26-27 mm. — Aile inférieure 9 33 mm., °q 34 mm. Ailes supérieures hyalines on très légèrement salies; les inférieures très-élargiés à la base, avec une tache basale d’un brun noiràtre, étroite, commencant sous l’espace basilaire et descendant, le long de la membranule, sur une largeur de 2 mm. environs mais ne touchant pas le bas de l’aile; parfois laissant un espace hyalin le long de la nervure anale, au dessous de la membranule. Aux ailes supérieures 9-10 antécubitales, la dernière non continue, sauf chez un exemplaire, 7-8 postcubitales, les deux premières non continues; triangle discoidal allongé, traversé, suivi de 3 rangs de cel- lules, l’interne de trois cellules; espace hypertrigonal libre. Aux infé- rieures, 6 antécubitales, 8 postcubitales; triangle libre, espace hypertri- gonal libre; membranule assez longue, blanchAtre; pterostigma brun jaune, de 4 mm. aux supérieures et de 3 mm. aux inférieures. I RISE Léèvres, face, front jaunes, le dessus du front virant au rouge chez le male; prothorax noiràtre. Thorax pileux, d’un jaunatre sale chex les deux sexes, avec une teinte noiràtre de chaque còté de la raie médiane; les còtés de méme couleur jaunàtre que le dessus. Abdomen jaune-roussàtre uniforme avec une étroite raie dorsale noire commencant ordinairement au 3 segment et s’élargissant à partir ‘du 5, du 6 cu du 7 segment, pour devenir large et luisante sur les derniers segments; cet abdomen cylindrique, extrémement peu rétreci aux 4-5 segments chez le male seul et devenant un peu acuminé au bout; le dessous jaune-roussàtre. Fémurs des deux premières paires roussàtres, ceux de la troisième paire et tous les tibias noirs. Appendices anals supérieurs du d' plus longs que le 10 segment, jaunàtres, presque cylindriques; l’inférieur à peine plus court, jaune clair. Appendices de la 9 cylindriques, courts, très-minces, noiràtres, écartés, avec, entre eux, un gros tubercule jaunàtre plus ou moins marbré de brun. Habite le Paraguay et la République Argentine, où le D.r Borelli a pris 7 ou 8 femelles. Cette espèce ressemble à la Miathyria marcella Selys, du Brésil, mais elle est d’une taille notablement plus forte; la tache des inférieures parait plus étroite; le pterostigma est beaucoup plus allongé et la réti- culation plus foncée ; enfin, chez elle, le triangle des supérieures est traversé. 2. Trithemis fusca Rambur. 2 femelles du Paraguay. Cette espèce est répandue dans l’Amérique centrale, au Venezuela, dans les Guyanes et dans toutes les provinces du Brésil. 3. Trithemis distinguenda Rambur. Une femelle du Paraguay. La Trithemis distinguenda est assez commune au Brésil, dans les Guyanes, francaise et anglaise, au Venezuela. 4. Trithemis vilis Rambur. Un male et deux femelles du Paraguay. Cette jolie petite espèce est considérée comme peu commune èà Buenos-Aires. 5. Perithemis icteroptera Selys. i Le D.r Borelli n’a récolté qu’un seul màle, a Salta, dans la Répu- blique Argentine. MAY ‘5 1896 2° ra: Nous ne savons si, jusqu’à présent, l’icteroptera, la domilia de Rambur, a été trouvée en dehors de la République Argentine, mais il serait bien possible qu'elle existàt ailleurs. Du reste onze espèces de Perithemis vivent en Amérique, aux Etats Unis, au Mexique, dans les Etats de l’Amérique centrale, dans toutes les Antilles, au Pérou et en Bolivie, au Brésil et dans la République Argentine, et elles se ressemblent beaucoup les unes et les autres. 6. Dythemis nubecula Rambur. Une femelle du Paraguay. Cette espèce parait répandue partout au Brésil, et, si nous en jugeons par les envois que nous avons vus, les femelles semblent beaucoup plus communes que les males. La teinte jaune des ailes varie souvent en grandeur et en intensité. Fam. des Aeschnidae. 7. Aeschna confusa Rambur. Un mile de Buenos-Aires. Cette espèce habite la République Argentine où elle ne doit pas étre rare. Fam. des Agrionidae. 8. Acanthagrion gracile Rambur. Plusieurs individus du Paraguay. C’est une espèce très-commune partout au Brésil et dont l’habitat s'étend jusqu'à Chiriqui. Les sujets pris par M.r le D.r Borelli sont analogues au type. 9. Isechnura Ramburii Selys. L’habitat de cette espèce dont le D.r Borelli a pris un male au Pa- raguay, est très-étendu puisqu’on la trouve assez communement dans beaucoup de localités des Etats-Unis, au Mexique, dans l’ Amérique cen- trale et au Brésil. M.r De-Selys l’a méme signalée dans les Antilles. 10. Agrionine ? Un male d’une petite Agrionine prise au Paraguay est dans un état tellement mauvais qu'il est impossible de la déterminèr de facon «certaine, e, ) ati a dini iaia pois ba ib FLCT sgoggtA oupil(ugha sfob Posti h0) rate bios singoli ab apo l'@SiCO, c'argiii A venineMigi ist salato pvafata 2 i14Y È spa st sud né pass 19 rsa at xa pe cbr. ilo nta it porsi gallico 20k 0) 11,110 ln «Juatdmgzza: LAO Ai FÀ, pn cr più atbd 9pÙ FRA: E CLI SE VICO !LEIITEO sa scena | da BITTE sega ta1 DD srt da afGsant danno ati tic) bi PCR TU pa [ITTOITOStORIIE tie 3 Agra tar cuoca Mdldisa si } LL GI BI ARONA, IO #oyvua.sal,.1 dé : {ae «ati N61 co tale8 EI pier ario din badi) (o sad vuo Di frite CITA SRESI TARA MI 071198 Enea MIE A ì raffina A d56 CEST i iva munito dintorni : lat nda mo 0g “ORLO nate l x A sa) a Deesnla pi N if dii PURE olidaa sauingo Li ladiinticeniO. i aa rt a Sag vii dat i DI cuni. coi tag pa agio adele 39. ont ir, dipl vi (unopae 1h mne, | DLL agi ante, 0 11 ai 1.) } elia atotbao ani BL ta (Desire ) È sà rise LIOCLUI:LA P° da i ten de KS) È di Role: MRI "pato ah barra it i alt pIAIO brgfis 16r= spa 129 SCONBEA TR -RI MI vg “ACI LETI Ì AL) quosrssag op aetoe-o CE ife DA. ata ala È i “ERSU A cri sir soi Misa etale 135 sputato osfro oginbinna. aftibgiani i slim ‘09000 s È RO Att) ef oh afditeeog ai e i UCI ARESE NZASIOLIE issnisttat i ssi o oiatigano o RIT SARA UNE. SE IE, SLA x PRG (i dA ARDITO co GINO 4 IRA a ia MAY 5 1896 1 BOLLETTINO Musei di Zoologia ed Anatomia comparata della R., Università di Torino N. 240 pubblicato il 18 Aprile 1896 Vo. XI RENÉ MARTIN Sur les ODONATES recueillis par le D.r FESTA au Darien et à Cuenca Le D.r Festa a, ilans son voyage de 1895 dans l’Amérique centrale, récolté quelques Odonates interessants. Le nombre des insects névro- ptères qu'il a rapporté de ce voyage n’est pas trés-considérable, eu égard à la richesse entomologique des pays parcourus, mais plusieurs de ces insectes sont remarquables, et il faut savoir grand gré au savant. voyageur qui a pris la peine de chasser les Odonates, ces insectes si dignes d’intérét et pourtant si dédaignés! Fam. des Libellulidae. ]. Mesothemis annulata Rambur (Lepthemis verbenata Hagen). Un mile de cette espèce assez commune, au moins le sexe male, car les envois contiennent trés-rarement des femelles, depuis le Mexique jusqu'aux provinces méridionales du Brésil; aussi dans la plupart des. Antilles. Le mdàle pris par le D.r Festa au Darien, est d’assez grande taille et porte aux ailes inférieures une tache basale peu étendue, s’avancant à peine jusqu'à la première antécubitale, tandis que chez beaucoup d’individus du Honduras et du Brésil elle atteint la 2° antécubitale et. le triangle. Chez les jeunes mAles, le thorax est d'un brun pourpré et la tache d’un noiràtre clair, mais chez les vieux le thorax devient d’un noir profond virant au bleu foncé et la tache prend une couleur d'un marron noir brillant, à travers lequel on distingue quelques cellules brunes un peu transparentes. | do 2. Diplax illota Hagen. Une femelle de Cuenca, d’assez grande taille. Peut-étre aurions-nous dù, a l’exemple de beaucoup d’auteurs et comme nous l’avons fait maintes fois nous-mémes, laisser à l’illota le nom générique de Sympetrum, au tieu de lui donner celui de Diplax. Mais, entre autres raisons, il en est une qui milite en faveur du nom « Diplax », c'est que ce nom « Diplax » une fois adopté, M.r de Selys- CE et d’autres auteurs en ont tiré une conséquence en créant, pour des genres plus ou moins voisins, des noms dérivés « Ti plax, Erythrodiplax, Recta dio pus Macrodiplax, Pachy- diplax, etc. ». Est-il bien logique de laisser subsister ces noms dérivés et de sup- primer le nom générateur? Fam. des Agrionidae. 3. Megaloprepus coerulatus Drury. Trois beaux sujets pris au Darien, sur une rivière. L’espèce est ré- pandue dans toute l’Amérique centrale, depuis le Mexique Jusqu' ’à la frontièére du Brésil. 4. Mecistogaster iphigenia Selys. Une femelle. L’espèce est assez commune dans toute la Colombie. 5. Ischnura fluviatilis Selys. Une femelle de la varieté orangée capturée au Chaco. Habite l’Amé- rique du Sud. 6. Ceratura capreola Hagen. Deux individus du Darien. Cette jolie petite espèce habite le Antilles, l’Amérique centrale, et est surtout commune au Brésil. 7. Acanthagrion gracile Rambur. Un individu de cet Acanthagrion qu'on trouve assez communement dans la Colombie et au Brésil. 8. Erythragrion filiola Perty. M.r le D.r Festa a pris cette espèce dans une lagune, au Darien. Elle est assez rare en Colombie et au Brésil. ; 9. Erithragrion Griffinii nov. spec. . Abdomen & 25 mm., aile inférieure 16 mm. Pterostigma oblong, "gbligue, couvrant une cellule, brun clair cerclé de couleur moins foncée à l’entour. Quadrilatère à cdté superieur ayant aux premières ailes moins de la moitié, aux secondes la moitié du «còté inférieur. Ailes hyalines, pétiolées jusqu'à la nervule postcostale si MAY (5 1896 «qui est placée entre la première et la deuxième antécubitales, plus près -de la première. 11 postcubitales. Téte assez robuste; lèvre inférieure jaune trés-pàle, la face rou- geàtre, le front jaune, le dessus de la téte noir mat tirant sur le vert foncé, ainsi que le derrière, avec un commencement de trait jaunàtre partant de chaque ocelle postérieure dans la direction des antennes qu’il n’atteint pas. Antennes rougeàtres avec le troisième article al- longé, noir. Prothorax jaune, coupé de droite à gauche en deux parties par une tache noire courbe, le lobe postérieur en feston trés-déprimé au milieu. Thorax entièrement jaune-verdàtre avec une large raie dorsale noire descendant en droite ligne du prothorax jusqu’à la naissance des ailes. Abdomen rouge, devenant jaune-orangé aux derniers segments, sans taches. 10° segment plus court que la moitié du 9°, à echancrure petite dont les bords sont légèrement relevés. Appendices anals noirs, les supérieurs ayant presque la longueur du dernier segment, écartés, minces, légèrement courbés en dedans; les inférieurs à peine plus longs, minces, pointus, excavés en dedans, jaunatres. Pieds brun clair avec une raie noire sur les fémurs. Prise au Darien, sur une lagune. La femelle est encore inconnue. Cette espèce a beaucoup d’analogie avec l’Z. vulneratum Hagen, ‘mais elle en diffère notablement par le prothorax et les dessins du +thorax. Nous la dédions avec grand plaisir au D.r Griffini. a fai ip de Vi Porteca Mari. tan doi sgttàt DE: 199 18°) RENEE ne si sara 4 sti @X Me! fra. x RSA MAC vB Re pretty cm ped uo sig | da Aia 1 n Tapridicono age al Sivoa. 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PRA Ratgas i: ‘ Artt —- Mi dle ai RO PI i MAY “0 1896 6 BOLLETTINO Musei di Zoologia ed Anatomia comparata della R. Università di Torino N. 244 pubblicato il 22 Aprile 1896 Vor. XI Ueber die Exemplare des Echinaster doriae und E. tribulus im Turiner Museum von Prof. Dr. HuBeRT LupwiG in Bonn. Im Jahre 1859 (1) hat der damalige Director des zoologischen Museums in Turin, de Filippi, zwei Echinaster- Arten aufgestellt die ihm von dem Marquis Doria mit der Angabe ibergeben worden waren, dass er sie bei Spezia gefischt habe. Dem Schenker zu Ehbren nannte de Filippi die eine Art E. doriae, wahrend er die andere mit dem Namen E. tri- bulus belegte. i Was in der kurzen Beschreibung beider Arten besonders auffallt, ist die Bemerkung, dass sich an den Basen der Stacheln des Rùckens und der Seiten je ein kreisformiges, von Rauhigkeiten besetztes Feld finde. Da mir weder aus eigener Beobachtung noch aus der Litteratur irgend eine mittelmeerische Seestern-Art bekannt geworden war, welche dieses eigenartige Merkmal zeigte, so vermuthete ich bei der Abfassung meines Prodromus einer monographischen Bearbeitung der Echinodermen des Mittelmeeres (2), dass de Filippi mit den rauhen Feldern an der Basis der Stachel die Pedicellarienkrinze gemeint habe, die bei der Gattung Asterias die Stachelbasen umgeben, und glaubte daher seine beiden Echinaster-Arten, bei denen er iber die Zahl der Fiùisschenreihen nichts bemerkte, zur Gattung Asterias und insbesondere zu der Art A. tenui- spina ziehen zu dirfen. Dieser Meinung hat sich dann spàter Sladen in seinem grossen Werke iber die vom « Challenger » erbeuteten See- (1) Revue et magasin de zoologie par F. E. Guérin-Méneville, 2 Sér.,T. XI, Paris, 1859, p. 63-64. (2) Mittheilungen aus der zoologischen Station zu Neapel, I, Bd., Leipzig, 1879, p. 538. Lace sterne (1) angeschlossen. Einige Jahre spàter jedoch hat P. Marchisio die im Turiner Museum aufbewahrten Originalexemplare de Filippi’s nochmals untersucht und beschrieben (2), und von den schon erwàhnten rauhen Feldern an den Stachelbasen eine Abbildung beigefigt. Aus seiner Schilderung geht zweifellos hervor, dass meine Vermuthung, es handle sich um Asterias tenuispina, eine irrige war; doch kam auch Marchisio zu dem Ergebnisse, dass man den Echinaster tribulus wohl kaum als eine besondere Art neben dem Echinaster doriae gelten lassen kònne. Die Frage stand also nunmehr so: Gibt es im Mittelmeer ausser dem weitverbreiteten Echinaster sepositus noch eine oder gar zwei andere, bis jetzt nur bei Spezia gefundene Echinaster-Arten oder sind diese etwa doch auf Echinaster sepositus zurùchzùfihren ? Vergeblich bemiihte ich mich an den zahlreichen Exemplaren des E. sepositus, die mir durch die Hinde gegangen sind, auch nur eine Spur von jenen rauhen Feldern (« campi di asperità » Marchisio) wahrzunehmen ; auch die von de Filippi und Marchisio angegebene Zahl der in einem Porenfelde stehenden Papulae, sowie die Anordnung der Riicken-und Seiten-Stacheln der Arme in sieben, resp. neun Langs- reihen stimmte durchaus nicht zu E. sepositus. Um aus meinen Zweifeln endlich herauszukommen, wandte ich mich schliesslich an den jetzigen Director der Turiner Sammlung, Herrn Prof. Dr. L. Camerano, der mir mit der gròssten Liebenswirdigkeit sofort das eine, 11 Cm. lange, der beiden von Marchisio beschriebenen Originalstiicke des E. doriae und das ebenfalls von dem Genannten beschriebene Originalstick von E. tribulus zur Ansicht liberschickte. Dass beide, in trockenem Zustande conservirte Formen nicht wesentlich von einander verschieden sind, ergab sich eben so bald wie dass es sich hier in der That um eine von E. sepositus vòllig verschiedene Art handelt, die also den Namen E. doriae zu fuhren hàtte. Dennoch konnte ich mich liber das Bedenken nicht hinwegsetzen, dass dieser E. doriae nirgends sonst im Mittelmeere und auch bei Spezia nur ein einziges Mal gefunden worden sein soll. War es denn nicht méglich, dass die Angabe, Marquis Doria habe die Thiere bei Spezia gefischt, trotz ihrer Bestimmtheit auf irgend einem Versehen beruhte ? Und wenn das so ist, versteckt sich dann vielleicht unter dem E. doriae irgend eine andere, von anderen als mittelmeerischen Fundorten bekannte Art? Ich ging also die Beschreibungen aller bis jetzt (1) Report on the Asteroidea (Voyage of the Challenger, vol. XXX). London, 1889, p. 583, 819. | (2) Bollettino dei Musei di zoologia ed anatomia comparata di Torino, N. 149, vol. VIII, Torino, 1893, p. 1-4. MAY © 1896 ari aunterschiedenen Echinaster-Arten durch um zu erfahren, ob dort ir- gendwo von jenen rauhen Feldern an den Stachelbasen die Rede sei. Das Einzige, was ich fand, var eine Stelle bei Muller & Troschel (1), «die von ihrem nordamerikanischen Echinaster spincsus sagen: « Die Balken, auf denen die Stacheln sitzen, sind hier und da stellenweise mit kleinen Kòrnchen besetzt ». Dieser E. spinosus von Mùller und Troschel ist zum Theil identisch mit E. spinosus (Retzius) [= Asterias echino- phora Lam.], zum Theil mit E. sentus (Say) der spàteren Systematiker ‘(Perrier, Sladen); neuerdings hat aber Ives (2) gezeigt, dass zwischen E. sentus und spinosus keine Grenze zu ziehen ist und hat deshalb beide wieder unter dem àalteren Retzius’schen Artnamen als E. spi- nosus vereinigt. Das Wohngebiet des E. spinosus erstreckt sich an der Ostkiiste Amerikas von Virginien bis Brasilien. In der zoologischen Sammlung der Universitàt Bonn befinden sich zwei trockene Exemplare des E. spinosus von der Campeche Bank. Als ich sie zur Hand nahm und mit den Turiner Sticken verglich, war das Rathsel gelòst. Sie stimmen in allen Merkmalen mit jenen ùberein und insbesondere sind .Jene rauhen Felder, auf die sich demnach in Wirklichkeit jene Stelle bei Muller & Troschel bezieht, in Form und Anordnung volkommen identisch mit denen des E. doriae. Sonach ergibt sich, dass die von de Filippi als E. doriae und E. tri- ‘bulus aufgestellten Arten als Synonyme zu E. spinosus (Retzius) gehòren. Soll man aber nun noch glauben, dass dieser Seestern der amerika- nischen Kiste wirklich einmal und nicht wieder im Mittelmeere gefischt worden ist? Ich denke nein und lasse es dahingestellt, wie es méglich war, dass den Exemplaren des Turiner Museums die nach meiner Ue- berzeugung falsche Fundortsangabe beigegeben werden konnte. Schade ‘aber ist es, dass auf diese falsche Angabe hin die Litteratur mit drei Veròffenilichungen (von de Filippi, Marchisio und der vorliegenden) ‘belastet werden musste. Bonn, 17 april 1896. (1) System der Asteriden, Braunschweig, 1842, p. 22. «@) Proceed. Acad. Nat. Sc., Philadelphia, 1890, p. 325-326. _— ———rrastgr . _____ ih -gorttidenotanet 06 nsuo beata SDagiots c cinettsonivnattaa i nitbgaì IP3 PCTRIEME > ta sio gi gati? tr pallio Uto. : > wrsnz niadiara sti DR na Ape hit ta Totaro Vil irroactaLa (a. i.e irene, | veli ati dl d pi tmabi: TOOMAY ©5 1896 BOLLETTINO Musei di Zoologia ed Anatomia comparata della R. Università di Torino 77 695 N. 242 pubblicato il 4 Maggio 1896 Vor. XI Dr. DANIELE Rosa I Linfociti degli Oligocheti. (Sunto dell’A. (1). Negli oligocheti che furono oggetto del mio studio (lumbricidi) ho distinto le seguenti forme di linfociti : I. — Linfociti ameboidi e presentanti quando si alterano fuori dell’'or- ganismo i cosidetti fenomeni di diffluenza(2) proprii delle cellule ameboidi tipiche (amedocili). Il. — Linfociti anameboidi ma presentanti i detti fenomeni di diffluenza degli amebociti (2infociti vacuolari). III. — Linfociti anameboidi non presentanti i fenomeni di diffluenza degli amebociti. A. — Linfociti con uno strato periferico di globuli adiposi (e/eocitt). B. — Linfociti mucosi (m2ucociti). Amebociti. Le forme tante volte descritte e disegnate (da Geddes, Cuenot, Vejdovsky, ecc.) per gli amebociti dei lombrichi sono tutte forme molto alterate; la forma normale (che si ritrova in tutte le specie) è quella di uno sferoide presentante a un lato un ciuffo di grandi pseudopodii simili a petali allungati. Si trovano inoltre in tutte le specie ma in nu- mero molto minore amebociti con un solo pseudopodio digitiforme. I fenomeni di diffluenza di questi amebociti sono quali furono descritti dal Cattaneo (2), con qualche modificazione che però si deve probabil- mente estendere agli amebociti in generale. Nel vivo gli amebociti non (1) D. Rosa, I Linfociti degli Oligocheti ricerche istologiche (30 pag. con 1 tav.). Approvato per la stampa nelle Memorie della R. Accademia delle Scienze di Torino nell'adunanza del 22 marzo 1896 (in corso di stampa). (2) Cfr. CATTANEO, Sulla morfologia delle cellule ameboidi. Boll. scientifico, Pavia 1889. — Id. Gli amebociti dei cefalopodi; Atti R. Univ. Genova, 1891. Se formano mai plasmodii (contra Geddes e Cuenot) e dopo aver emesso i pseudopodii di diffluenza non ripresentano mai la forma primitiva (contra Owsjannikow). I nuclei degli amebociti sono grandi, generalmente ovali, spesso poli» morfi e si hanno talora due nuclei distinti; se alla divisione (amitotica) del nucleo possa seguire la divisione della cellula è dubbio. Il nucleo con- tiene uno o due grandi nucleoli e piccoli granuli di cromatina disposti spesso in linee flessuose che danno l'apparenza di uno spirema lasso ; però sono presenti anche allora i nucleoli e del resto manca ogni altra apparenza di mitosi. Fenomeni riferibili a fagocitosi non si osservano che negli amebociti con un solo pseudopodio digitiforme che aderiscono alle masse di cellule cloragogene morte e vaganti pel celoma e che sì nutrono, a quanto pare, del plasma che esse ancora contengono, non però dei loro granuli. Linfociti vacuolari. Queste cellule sono abbondanti solo nelle forme in cui sono rarissime o mancanti le altre forme di linfociti non ameboidi; quando sono piccole sono difficilmente discernibili (e forse non diffe- renti) dagli amebociti unipolari; le forme tipiche hanno forma sferoide e più spesso irregolarmente discoide (con diametro di sino a 50 w.) e non emettono pseudopodii normali, ma solo, alterandosi, pseudopodii di diffluenza. In questi fenomeni di diffluenza essi sì accostano agli ame- bociti. Il nucleo è grande, eccentrico o affatto marginale, ha uno o due grossi nucleoli ed è in complesso simile a quello degli amebociti, salvo che non presenta più accenni ad un’amitosi. La struttura di questi }infociti è vacuolare; i vacuoli sono grandi, pieni di sostanza omogenea meno colorabile mentre le maglie son fatte di sostanza granulosa molto colorabile. Le maglie irraggiano da un punto (centrosfera ?) collocato al centro delle cellule dove c'è un addensamento di plasma. Eleocîti. In molti lombrichi la linfa è gialla e allora è inodora come nell’Allolobophora chlorotica od ha cattivo odore come in A. foetida e A. putris. Il colore, ed eventualmente l’odore, sono dati alla linfa dalle gocciole oleose degli eleociti. Questa linfa così colorata è emessa in abbondanza dai pori dorsali quando i vermi vengono irritati meccani- camente o chimicamente (p. es. con vapori di etere). Gli eleociti, finora noti solo in stato alterato e perciò confusi con cellule staccate dallo strato cloragogeno, sono, in istato di riposo, cellule sferiche od ovoidi, del diametro medio di 25 «, ma di consistenza semiliquida per cui basta che si trovino alla superficie di un liquido perchè esse assumano la forma di sottili dischi. Sono trasparenti tanto che senza colorazione non si distingue che lo strato di globuli adiposi uniformemente disposti sotto alla loro superficie. Questi globuli si tingono coi colori basici di anilina. Questi linfociti non sono ameboidi ed alterandosi fuori dell'organismo si Lodi MAY 5 1896 Rei pe contraggono in un ammasso composto dal nucleo e da poche goccioline adipose con una minima quantità di protoplasma; talora (A. putris) i fenomeni che presentono alterandosi sono più complicati, ma in ogni caso non sono mai da paragonare ai fenomeni di diffluenza degli amebociti. La sostanza degli eleociti è composta in massima parte da un liquido non colorabile (linfa?) od in minima parte da protoplasma disposto a grosse maglie irraggianti da un centro. In quest'ultimo sta una grande centro- sfera globulare da cui irraggiano anche fini filamenti di mitoma che si suddividono senza anastomizzarsi e si possono seguire sino ai margini dalla cellula; attorno alla centrosfera essi dànno l’apparenza di un aster. Il nucleo subcentrale è spesso appuntito verso la centrosfera in causa della contrazione dei filamenti che partono da questa; questo nucleo è relativamente piccolo, non mostra mai accenni a divisione e manca di nucleolo. Mucocîti. Questi linfociti esistono solo (insieme cogli amebociti ed eleociti) nell’Allolobophora rosea e dànno l'apparenza mucilaginosa alla linfa che essa emette in abbondanza dai pori dorsali. Son cellule lenti- colari, grandi sino a 100 «, senza inclusi, non ameboidi e che alterandosi si cambiano in cellule mono- bi- o tripolari terminate da lunghissimi filamenti indivisi. La loro superficie esterna è zigrinata, all’interno sono omogenei con un grande spazio jalino che contiene il nucleo e gruppi di globuli rifran- gentissimi (microcentri?). Il nucleo è centrale, grande, sempre sferico od ovale con uno o due grossi nucleoli. Spesso in uno stesso spazio jalino vi sono due nuclei, ma la cellula non accenna a dividersi. La divisione dei nuclei deve essere avvenuta nello stadio giovanile delle cellule, anche qui senza condurre a divisione cellulare. In questo lavoro non è trattata la questione dell’origine dei linfociti degli oligocheti, si vede però che la questione è più complicata di quanto abbiano ritenuto gli autori che se ne sono occupati. I fatti citati bastano però già a confutare la teoria del Cuenot che fa derivare gli amebociti dalle cellule cloragogene per via delle cellule gialle vaganti pel corpo (eleociti), le quali cellule egli ritiene siano cloragogene staccate mentre sono veri linfociti di tutt'altra natura che non possono certo trasfor- marsi in amebociti. p EP CMS CAL. La I I su apri L= PO vitae ii » dini lato: iù rehloq 4) doll’ egiasigoi 039 pei s 2 "0a | Witt: rig Bigoli oli ri èdo li id i i «Mii dia” ig» iù iulo mms a prot bigger È fiv abivpii os ab agtad eine vbb (ovita 0 ì i è roezira di tapggife paneni prog pi rsa sottata mi ho IPITTINIST A o - Ni inpntiop.obasto notes! ds’ aNraeupti giu ab Aalto Bet de gado srtotuoditinon cid iciratiot grigi oe sb stento l “at i intoteni te fganonipro (ILIVIEIME jim [on 'irealimolartae nsna coorti cea $ vii! f120 LU cl «Dai baeo sistzorinoo atti Diriolia sell goti ; Ri È 7 snneoalitet801101 di Gest osanggi 0acggà # otirinondre celata) Mt nc a volongoteenp ; nico 49) è ulti ilo iigomalii Job ga0is0 rue Mo A iframes siii: sl s i6nanda tm ‘prii20fi, Veni «Olonpin Gina p° " Alfa AE î ii et n de, ba ita sug ion mint nfba aliclelia TTRARENNT suse E° x 0. nella reonigslionia pvsarisgga ti onagliro saaoh sotto 6 C0I0HA eat 3 igeito0EBivi[99 sot .ifeazob incg iebrssrabbaddat ni noto sg ed Bott ioubiie tolis cus-a \bMadazie 2071 .leniont Isa: PI DOS sont RIA tbaidzani sb pag pistoia visiti «Amore stullon. ni obsiBarò ta sr “ fi: dal Lr: ; mi Pa): , pievi bi “i ciat71008£ ERE, È? egohciegagomo.'btiot dani fb aleninzia: 6 noraleo salato ue 06 Men — rari dipolo [Pb ini colui AiSossitagd adarortiliafidiàua obra stra nr e pi i dipinse. arigatoee js danin salini sso #a0alona, 11 tl intffepon sin ipribifnog | a } a roniist ojanga.ozzate muy ‘ni 0 a6AE iosa ion a dee nd 19 olevo bo VA ma sr edoizitib'ia.t sierd bemb è IIFITIARIAIO nos eisliso ni RITTOS ASTE si i voredol sfullogolfab. alifif&zdig ciLala Difetti 110087 svenne. 6/6) SE 5 i sd E rpuertenaialen amoiigi i Ea T3i40: (00 (38 "i di È co Hfiocnait: fol sniginotHebia tnfasupisi ntoettanto a soi omai! @ at Ullebup ib sicoifgro. ffi_# atcoesnpisi. odo diR ‘Abevie 0, vagilo nea in vametasd itaio 242) F.itafpt 9900040 ost bo gi ttg dti toi dt e. 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Già dal 1817, in seguito agli studi di Borden e Swammerdam, il Cuvier (1), dettando la sua anatomia dei Molluschi, s'era occupato del bulbo faringeo dei Polmonati, ma in modo molto superficiale. Ad esempio egli distinse una parte dei muscoli estrinseci dell’H. pomatia col nome di muscles estrinseques et lateraua de la masse de la bouche, Valtra parte (quelli più specialmente che si attaccano alla faccia inferiore), col nome complessivo di muscles extrinseques inferieurs. Nella figura 3 della tavola II (cap. « Sur la limace et le colimacon ») segnò i fasci del Muscolo triangolare Paravicini, ma di esso non fece motto alcuno nel testo; distinse poi i muscoli delle faccie laterali ed i muscoli vestibolari col nome generico di musc/es palmes. La cartilagine linguale fu da lui considerata siccome composta di tessuto cartilagineo ed elastico (osseo in alcuni gasteropodi). Dopo Cuvier, Delle Chiaje (2) considerò il bulbo dei Bullidi siccome uno stomaco. Moquin-Tandon (3) egli pure non portò, riguardo alle conoscenze intorno alla massa boccale, grandi modificazioni. Valenciennes (4) fu il (1) Cuvier — Mémoire pour servir à l’histoire et à l’anatomie des Mollusques, 1817, Paris. (2) Delle Chiaje — Animali senza vertebre. Napoli, 1823-29. (3) Moquin-Tandon — Histoire nat. des Moll. terr. et fluv. de France. — Paris, 1855. (4) Valenciennes — Recherches sur la structure du tissu elementaire des cartilages des Poissons et des Mollusques. — Archives du Mus., Tom. 5, 1851. =‘ que primo a studiare microscopicamente la cartilagine linguale; Lebert (1) ne intravide la vera struttura; Semper fece un passo innanzi, riconobbe nella detta cartilagine una natura muscolare, ma errò nel ritenerla un vero muscolo. (Siccome dirò in seguito, fu tratto in errore dall'esame microscopico delle cellule vescicolose, ch'egli scambiò con sezioni tra- sversali di fasci muscolari). Malgrado i lavori del Van Beneden, del Lacaze-Duthiers, del Sicard, del Wegmann, la conoscenza della parte muscolare del bulbo faringeo non fece grande strada fino al lavoro del Loisel (2). Questo autore non riuscì tuttavia a dare una descrizione e sopratutto una interpretazione del complesso dei muscoli del bulbo faringeo che sia soddisfacente in tutti i punti. Per tale ragione credo non inutile pubblicare le osservazioni che ebbi campo di fare intorno alla struttura certamente assai complessa del bulbo faringeo della Helix pomatia la di cui preparazione è utile eseguire nel modo seguente. Si tiene sommerso l’animale, che è bene sia adulto, in un vaso ri- pieno d'acqua, leggermente acidulata, 2 o 3 giorni nell’estate, 3 o 4 nell'inverno, poscia, reciso nettamente in due fra il dorso ed il man- tello, si isola dal rimanente del corpo con un taglio trasversale la re- gione cefalica contenente il bulbo, il pene e porzione dell’ovidotto, Si fissa allora questa parte su una lamina di sughero, ed incisa longitu- dinalmente e dorsalmente l’epidermide, che si risvolta ai lati, si procede all’isolamento del bulbo, esportando i resti dell’apparato genitale, la- cerando la sottile membrana connettiva, che a guisa di velo avvolge tutti i visceri, ed infine tagliando a mezzo il ganglio cefalico. In questa preparazione bisogna conservare il muscolo retrattore del bulbo più lungo che sia possibile, affine di poter fissare in seguito più facilmente la massa boccale in qualunque posizione richiegga lo studio. Dopo di ciò è necessario ricorrere ad alcuni semplici artifizi per met- tere in evidenza i vari muscoli estrinseci, giacchè essendo essi alquanto trasparenti e biancastri, siccome la sottostante massa faringea, difficil- mente si lasciano isolare. Un primo artifizio consiste nel disporre fra il muscolo che si vuole isolare e la sottostante massa boccale una sottile laminetta di latta, verniciata in nero, che si fa scorrere opportunamente lungo il muscolo stesso, giacchè in tal guisa si pongono in evidenza le inserzioni, la forma, nonchè i rapporti colle parti circostanti. Un secondo artifizio consiste nell’immergere per una ventina di mi- (1) Lebert — Beitràga zur Anat. und Physiol. der Pulmonaten. (pag. 396). (2) Loisel — L’appareil musculaire de la radula chez H. pom. — Il., Les cartil. ling. des Mollusques, 1892, Paris. JOV CO 1896 e O nuti l’intero bulbo nel carmino alcoolico, che io adoperai con ottimi risultati, o in altra sostanza colorante analoga. I muscoli estrinseci, così operando, rimangono colorati più rapidamente e più intensamente di tutta la restante massa boccale, perchè più sottili e meno resistenti, ed allora potranno essere più facilmente studiati. La dissezione degli altri muscoli si può fare coi metodi soliti. È importante controllare i risultati così ottenuti mediante l'esame di sezioni dell’intiero bulbo boccale condotte in varie direzioni, la qual cosa io ho fatto valendomi del procedimento ben noto delle sezioni in serie. Classificazione e struttura dei muscoli faringei. Il bulbo /aringeo 0 boccale è un organo prettamente muscolare di forma grossolanamente ovoidale, di color bianchiccio madreperlaceo, le sue pareti risultano dall’intreccio di grossi e numerosi fasci musco- lari, che servono a muovere gli organi della masticazione. Sulla superficie esterna del bulbo si inseriscono numerosi altri mu- scoli, i quali servono ai movimenti della massa faringea e nello stesso tempo a fissarla nella regione cefalica. Viene adunque naturale lo sta- bilire una classificazione, nella quale i muscoli che formano le pareti faringee siano separati da quelli che muovono l’apparato bulbare. Il Lacaze-Duthiers (1), il Wegmann (2) e molti altri distinsero i primi col nome di muscoli intrinseci, ed i secondi col nome di muscoli estrinseci. Lo specchietto qui unito dà una idea del modo con cui io credo si deb- bano raggruppare i muscoli che costituiscono il bulbo faringeo non che ì muscoli, da alcuni autori (Cuvier) confusi coi muscoli faringei, e che all'incontro fauno parte del vestibolo boccale. (1) Lacaze-Duthiers — Anat. du Pleurobranch, Ann. des Sc. Nat. Zool., Serie 4, Vol. II, p. 209. 1854 — Id., Hist. de la Testacelle, p. 499. Archiv. de Zool. exp. 1887, tom. V, ser. II (2) Wegmann — Hist. nat. des Haliotides, Arch. de Zool. exp., vol. II, p. 301. 1881. MUSCOLI FARINGEI VESTI- — Mia A nella faccia anteriore { m. grande protrattore del bulbo » » posteriore { m. protrattore » m. grande trasverso * inferiore ‘ m. piccolo protrattore * m. del mov. laterale del bulbo ESTRINSECI e T———r—TTrrr S a di % x BARE, m. piccolo trasverso * dano, m. vestibolo-faringeo laterale fascia lata * superficie m. anomali * ti nella papilla e nella m. papillare anteriore massa muscolare B nei muscoli radulari {f m. triangolare * nella cartil. ling. che non prendono alcuna inserz. A con due estremi (m. orizzontale nella cartilagine ( membrana papillare * B con un solo estremo ‘| m. costrittore faringeo nella cartilagine e l’altro nella massa boccale m. protrattore INTRINSECI — 1 —. 7 ase@e\e r=zst<«K©® T|yY|T'‘Tf)®r'rYr—_—-" m. radulare anteriore che prendono inserzione in questa cartilagine C con un estremo nella ( m. papillare posteriore * cartilagine ed uno nella papilla m. radulare medio muscoli proprii del vestibolo boccale m. dermo-vestibol. ant. muscoli che si inseriscono in esso : m. dermo-vestibol. post. Forma del bulbo faringeo. Lacaze-Duthie Cuvier Paravicini Paravicini Wegmann Paravicini Paravicini Paravicini Paravicini Loisel Paravicini Semper Loisel Lister Loisel Wegmann Paravicini Cuvier Paravicini Paravicini Per rendere più chiaro lo studio dei singoli muscoli, credo opportuno. distinguere nel bulbo sei faccie, una anteriore, una posteriore, una in- feriore o adduminale, una posteriore o dorsale, ed infine due laterali. Queste faccie sono in generale convesse, alquanto irregolari, non sempre ben delimitate, perchè insensibilmente sì continuano le une nelle altre. Esaminiamo ora brevemente ciascuna di esse, facendo subito un i rapido accenno ai diversi muscoli estrinseci che in esse prendono in- serzione. aj Faccia anteriore. — La faccia anteriore del bulbo non è visi- bile se non esportando il vestibolo boccale; è cava nel mezzo, nella parte superiore e nelle parti laterali presenta la lamina cornea della mascella riconoscibile a prima vista per il suo colore rossastro, e pie- gata a mezza luna, per modo da circoscrivere l’apertura boccale. 1)in- manzi alla mascella si estende sino alle labbra il vestibolo boccale, pic- «cola porzione subcilindrica in cui la mucosa si dispone a pieghe longi- tudinali molto rigonfie, siccome avremo occasione di notare in seguito. In questa faccia prende inserzione il solo 22uscolo grande protrattore del bulbo. b/ Faccia posteriore (Paries posterior di Brihl) (1) — La faccia posteriore del bulbo esofageo è inclinata dall’indietro all’avanti e dal- l’alto al basso; è irregolare, si presenta alquanto convessa; superior- mente è attraversata dalla commessura dei due nervi stomato-gastrici, posti alla base e lateralmente all’esofago, nel mezzo passa la pap?la. Questa faccia è ricoperta dalla 72embrana papiltare ed in essa si in- seriscono il muscolo retraltore del bulbo faringeo ed il muscolo triangolare. c) Faccia inferiore (Paries abdominalis-Briihl) — È convessa e di- visa verso il mezzo e longitudinalmente in due parti da una infossatura dovuta al ripiegarsi all'indietro dei robusti fascetti del 72uscolo costrit- ‘ore. In questa fossetta è situata l’arteria faringea. Il 72uscolo grande trasverso, il muscolo del movimento laterale del bulbo, il muscolo depressore faringeo ed il muscolo piccolo protrattore prendono inser- zione in questa faccia. d) Faccia superiore (Paries dorsalis-Brùhl) — Questa faccia è con- vessa superiormente, presenta una parte resistentissima o ca//o del muscolo costrittore faringeo, dinnanzi al quale si intravede, per la semitrasparenza della parete del vestibolo, il bordo superiore della ma- scella. Posteriormente questa superficie si continua colle pareti dell’e- sofago, ai lati del quale si osservano gli sbocchi dei due condotti escre- tori delle ghiandole salivali, sbocchi resi maggiormente evidenti da due piccole macchie brune di forma triangolare, aventi il lato maggiore rivolto all'infuori ed il vertice rivolto verso l’esofago, e) Faccie laterali — Sono pur esse alquanto inclinate dall'alto al basso, dall’esterno all’interno, e dall’indietro all’avanti; esse danno in- serzione ai seguenti muscoli: 772. piccolo trasverso, m. vestibolo faringeo, fascia tata (muscoletti laterali anomali). (1) G. B. Brùhl — Zootomie aller Thierklassen fur Lernende nach Hautopsien, Skizzirt, 1880, Vienna. —o bi Chiamo Zinea alba uno spazio lineare bianco dovuto al margine esterno e libero della cartilagine linguale, la quale linea separa le faccie late- rali e la faccia inferiore dal bulbo della faccia posteriore. Questa linea può essere distinta in tre porzioni, due laterali ed una ventrale. I muscoli faringei sono bianchi, talora di un caratteristico bianco madreperlaceo (muscolo costrittore faringeo), hanno aspetto ligamen- toso e formano ora masse compatte, ora si presentano nastriformi e più o meno trasparenti. Questi muscoli sono formati di fascetti di fibre, le quali per il pas- sato vennero credute esclusivamente liscie, ma che per gli studi recenti di Loisel, Wagner, Blanchard, Lehert, ecc., in parte si debbono rite- nere come striate. Le fibre liscie hanno forma di tenui cilindretti, molto allungati, in sezione trasversale appaiono siccome circoletti aventi la parete esterna annulare, intensamente colorabile ed il contorno perfettamente traspa- rente od al più cosparso di leggiere granulazioni. Secondo Lebert (1) appunto « l’élément essentiel de ces muscles est le cylindre aplati, tantòot homogéne, tantòt plus ou moins granuleux, moutrant distin- ctement les fibres primitives, unies ensemble, et bien visibles dans quelques muscles,... rappellons enfin que ces cylindres sont tantòt longs et continus, tantòt plus courts et arrondis aux deux bouts. » Ogni fibra presenta il proprio protoplasma primitivo differenziato in fibrille; questa trasformazione si effettua dall’esterno verso l’interno, però non occupa tutto il lume della fibra primitiva, ma soltanto una parte, giacchè nell’altra perdura, sotto forma di uno straterello fusi- forme, piccola porzione del protoplasma formativo, in cui appunto sta il nucleo dell’intiera fibra. Facendo acconcie dilacerazioni nei fascetti del muscolo radurale medio e del muscolo retrattore del bulbo, ho potuto constatare con certezza la presenza del nucleo nelle fibre gio- vani, nucleo che vari autori hanno negato ma che però nelle fibre adulte non sono riuscito a mettere in evidenza. Questa mancanza quasi assoluta di nucleo nelle fibre adulte appare molto spiccata nei muscoli privi quasi completamente del connettivo tra fibra e fibra. La struttura dei muscoli faringei varia a seconda del loro funzionare ; queste differenze risiedono specialmente in quel tessuto connettivo, che si trova disseminato fra fascetto e fascetto di fibre muscolari, connet- tivo che il Lebert distinse col nome di « substance intermediaire gra- (1) Lebert — Recherches sur la formation des muscles dans les animaux vertèbres et sur la structure de la fibre musculaire dans les diverses classes d’animaux. Annal. des Sc. Nat. Zool., Ser. 3, vol. XI, 1849. i Ra nulose » e di « vesicules graisseuses » che « existent dans les inter- stices ». Secondo Loisel « le tissu conjonctif est tres abondant dans les muscles des Gasteropodes; le plus sonvent il n’ est représenté que par quelques fines granulations et des noyaux, elements qui paraissent pro- venir de la fonte des cellules vesiculeuses ». I nuclei delle cellule ve- scicolose sono sferici molto grandi, in generale contengono 2 o 3 gra- nelli cromatici nel loro interno. Questo connettivo non sempre esiste, per accertarsi di ciò basta l’esame della porzione inferiore del 77uscolo costrittore faringeo, porzione che a guisa di tramezzo ricopre la faccia anteriore della cartilagine linguale. Il Lebert, il Loisel, il Lacaze-Duthiers, ecc., ritengono che per una ulteriore evoluzione questo connettivo possa trasformarsi parzialmente o totalmente in cellule vescicolose, da alcuni autori confuse con cellule cartilaginee. Un muscolo che tipicamente mostra questa trasformazione, in modo graduale, è il costriltore faringeo, di cui la parte che ricopre la faccia superiore boccale è composta di numerosi fasci, delimitanti ampii vani fusiformi, irregolari, aumentanti di diametro dall’indietro all’avanti e ricolmi di tessuto connettivo molto denso, il quale è ricco di granulazioni intensamente colorabili col carmino e di nuclei alquanto ovoidi con molte granulazioni cromatiche nel loro interno. Se sì osserva in questo muscolo la porzione più vicina al margine superiore della ma- scella, si nota una graduale diminuzione nel diametro dei fasci musco- lari e nel loro numero in relazione con un sempre più rapido accre- scimento nel diametro dei vani fra fascetto e fascetto. Il connettivo, dapprima denso, gradatamente si fa più chiaro e tra- sparente, poichè si trasforma in grandi cellule vescicolose, le quali quasi completamente sostituiscono i fascetti muscolari. Si ottiene per tal guisa un tessuto identico a quello che fra poco descriveremo a proposito della cartilagine linguale. Se si considera ora la funzione di questo muscolo non si tarderà a comprendere la ragione d’essere di questa speciale struttura istologica. Il costrittore faringeo, oltre al far contrarre le pareti della cavità boccale, deve col suo margine anteriore provvedere al movimento della mascella, quindi in questa sua parte esso si è reso più robusto, trasformando il proprio connettivo in cellule vescicolose. Questa porzione corrisponde a quella che sopra ho indicato col nome di calo, ed occupa interamente l’angolo dietro scavato nel margine superiore mascellare. Questa stessa modificazione, ma in proporzioni alquanto minori, si verifica nel muscolo rezrattore del bulbo faringeo ed in alcuni muscoli radulari. Riassumendo, in ogni muscolo faringeo noi possiamo distinguere una membrana connettiva esterna o guaina muscolare, un numero più 0 meno grande di fibre cilindriche, raggruppate in piccoli fascetti, fra i = "Rie quali, nell'età giovanile, si trova sempre più o meno abbondante un tessuto connettivo che può in seguito scomparire, persistere, ovvero trasformarsi in grandi cellule vescicolose. Ogni fibra, che secondo il Lebert misura nell’H. pomatia da 0", 01 a 0», 012 di larghezza, è decomponibile in un numero grande di fi- brille, prodotto di ulteriore differenziamento del protoplasma primitivo, ed in una zona fusiforme ripiena di protoplasma con granuli, entro alla quale riposa il nucleo, che si presenta nelle condizioni sopra men- zionate. Caratteristica dei muscoli faringei è la grande irritabilità, fenomeno sperimentato diligentemente da Lebert. Organi di sostegno. Credo necessario far precedere allo studio della struttura miologica del bulbo faringeo una breve descrizione degli organi di sostegno non che della mascella e della radula, giacchè appunto in queste parti resi- stenti i muscoli faringei contraggono le loro inserzioni e sopra di quelle essi agiscono producendo diversi ed assai complessi movimenti. ]° Cartilagine linguale, o placche di sostegno.— Cartilago, Swammerdam — Maxilla inferior, Stieb — Muscle, Lebert. Studiamo anzitutto la cartilagine linguale o piega di sostegno. Come si vedrà in seguito, quest’organo, unitamente alla papilla, è di gran- dissima importanza, poichè sostiene la lamina radulare, e porge solida inserzione ai muscoli radulari. Morfologicamente considerata la carti- lagine linguale è costituita di 2 pezzi o placche simmetricamente disposte ai lati della linea mediana del bulbo, e riunite da un muscoletto molto tenue (muscolo orizzontale). La cartilagine linguale nell’animale vivo ed in riposo occupa la parte posteriore ed inferiore del cavo boccale, ha una posizione quasi verticale e presenta una faccia anteriore, una po- steriore, un margine superiore, uno inferiore e due laterali. Faccia anteriore. — È convessa in avanti, ripiegata alquanto in alto ed all’indietro, con un largo solco mediano, e due piccole insenature laterali e longitudinali, nelle quali riposa il robusto muscolo /issatore delta radula. Questa superficie è in contatto colla matrice della radula e col muscolo radulare medio. Faccia posteriore. — La faccia posteriore ha una forma grossolana- mente rombica e presenta una superficie irregolarissima, Nel mezzo si osserva un ampio solco nel quale riposa la parte anteriore ed inferiore e O della papilla. Questo solco divide quasi nettamente la cartilagine in 2 porzioni distinte, di forma triangolare, con superfici convesse, spesse, resistentissime, le quali vanno assottigliandosi verso la parte anteriore, ed inspessandosi verso la posteriore. Ai lati, ed inferiormente, la super- ficie è liscia e serve anche all’inserzione dei fasci del radulare medio. Il solco mediano in generale non si presenta completo e regolare, ma verso la parte inferiore, per il continuo assotigliamento del m2uscoletto orizzontale, che ne forma il pavimento, viene interrotto ed allora si hanno libere le due parti terminali delle placche di sutura. Anterior- mente il solco si rialza per formare un solido arresto alla papilla. Margine superiore. — È ricurvo all'indietro, assottigliato, tagliente se avesse maggior consistenza ; è molto ristretto, ed è libero nella cavità boccale. @ Margine posteriore. — È irregolarissimo, dà inserzione ai numerosi fasci del muscolo radulare medio, è inspessito, e delimita grossolana- mente un angolo col vertice rivolto all'indietro. Margini laterali. — 1 margini laterali si presentano anch'essi di forma triangolare, il primo lato dell’angolo è libero, ingrossato alquanto, il secondo lato, o lato posteriore, è mascherato dai numerosi fasci del muscolo radulare medio, che in esso si inseriscono in un modo speciale, e che ricorderemo parlando di questo muscolo. Questo secondo lato del margine laterale è alquanto convesso, e dà luogo ad una specie di bitor- zoletto non molto accentuato e che si rileva assai bene nelle sezioni praticate trasversalmente all’asse di questa cartilagine linguale. Il margine laterale si continua insensibilmente col margine posteriore, mentre viene separato dal margine anteriore da un angolo assai spiccato. Il colore della cartilagine linguale è bianco madreperlaceo, più spiccato nella faccia interna, meno ai margini, dove fa gradatamente passaggio al bianco opaco caratteristico della maggior parte dei muscoli dei Pol- monati. Se noi consideriamo questa cartilagine sotto l’aspetto istologico, allora s'affaccia subito alla mente una prima domanda; è dessa veramente una cartilagine? Carlo Vogt ed Emilio Yung nel loro trattato di Anatomia comparata pratica (1885) a pag. 788 dicono che «la radula repose sur les muscles puissants qui s’unissent en arriere à l’interieur de la papille dont la con- vessité fait saillie dans la cavité du corp à la face postérieure du pharynx.» Diffatti nella figura 378 (a pag. 790) indicano questa cartilagine così: « Couche musculaire sur laquelle repose la radule ». Perciò i detti au- tori sembra condividano senz'altro le idee di già esposte dal Semper sopra questo argomento nel t. VI,I del Zeitschr fiis wiss, Zool. (anno 1856-57) col lavoro « Beitrige zur Anatomie und Physiologie des Pol- mic, We monata », il quale ritiene che la cosidetta cartilagine linguale sia com- posta di 3 muscoli, l’uno mediano e due laterali simmetrici. Il Cuvier (1) già la considerò siccome una vera cartilagine, come pure la ritenne Joyeux Laffine (2), così Malard (3), così Moquin-Tandon (4); così Lacaze Duthiers (5), così Sicard (6), ed alcuni altri autori non la ritengono come cartilagine. Io esaminai quest'organo a forti ingrandi- menti, praticando in esso sezioni orizzontali in serie. Il Lebert (7) in- cominciò ad aver qualche dubbio sulla natura veramente cartilaginea dell'organo in questione e dopo alcune ricerche conchiuse che le placche di sostegno non sono formate di vero tessuto cartilagineo (carti/ago), ma ha la struttura di una massa fibrosa simile a quella della cartilagine, e che è malamente appellata dai Francesi /ibro-cartilagîne. In seguito il Loisel ed il Lacaze-Duthier riconobbero la presenza di due parti ben distinte, l’una cellulare (cellule vescicolose) l’altra mu- scolare (fascetti di fibre musculari senza guaina avvolgente), e che il tutto è rivestito completamente da una membrana connettiva ed imperfetta- mente da una ripiegatura della mucosa boccale. Le cellule vescicolose in gran numero riempiono gli spazii delimitati dai fascetti muscolari e dalle loro anastomosi, sono più piccole nella parte superiore della cartilagine, più grandi nella parte inferiore, e, contra- riamente a quanto asserisce il Loisel, le rinvenni alquanto più numerose ai margini di quello che non siano al centro. Queste cellule sono polie- driche, però questa forma diminuisce di regolarità procedendo dall’alto al basso. Il loro contenuto è chiaro, si colora debolissimamente, talora tutta la (1) Cuvier — Op. cit. (2) Joyeux-Laffine — Organisation et devel. de l’Oncid., p. 281. « Les pièces cartilagineuses qui sopportent la radula présentent a peu près la méme structure (dei Vertebrati), cependant la substance fondamentale est ancor plus fibreuse et moin resistente, et les cellules cartilagineuses de plus grande taille ». (3) Malard — Struc. de l’app. rad. des Cip. p. 67. Bull. de la Soc. plut. Paris, serie 8, tom. 1, 1888-1889. (4) Moquin-Tandon — Hist. nat. des Moll. terr. et fluv. de France. Paris, 1855, p. 37. (5) Lacaze-Duthiers — Anat. et embr. des Verm., p. 220, — Id. Hist. et embr. de la Testacelle, p. 487. Archiv. de Zool. exp., 1887, tom. V, ser. II. (6) Sicard — Recherch. anatomiques et hystol. sur les Zonites algirus. Annal des Sc. Nat., vol, 1, ser. 6, 1874. « Cet appareil se compose d’une partie fon- damentale cartilagineuse ayant la forme d’un fer à cheval dont les branches sont dirigées en arriére et donnent attache chacune è un muscle puissant; c'est sur cette saillie que repose la lame qui constitue la langue ». (7) Lebert — Beobachtung. ùber die Mund. eimg. Gaster. Archiv. fiir Ana- tomie physiol. und Wissenschaf. Medicin 1846, pag. 435. RR cellula si riempie di granulazioni, tal altra queste granulazioni s’accu- mulano intorno al nucleo, il quale ha forma presso a che sferica, la zona esterna viene intensamente colorata dalle sostanze coloranti, la zona interna rimane sempre più chiara e lascia scorgere delle leggiere gra- nulazioni cromatiche. Il nucleo difficilmente occupa la parte centrale della cellula, esso in genere è spostato verso la parete cellulare, colla quale talora è a contatto. Sono perfettamente d'accordo col Loisel e col Lacaze Duthiers nel negare in queste cellule la presenza di una vera membrana cellulare, ciò non esclude però il caso ch’essa possa esistere in qualche cellula sparsa nella cartilagine, come appunto fa notare il Loisel, avendo egli stesso talora verificato questo caso che è eccezione, non regola. I fascetti muscolari sono presso a che paralleli gli uni agli altri, cor- ‘rono da un margine all’altro transversalmente all'asse longitudinale della cartilagine; in questo percorso non conservano sempre lo stesso dia- metro, ma ora si assottigliano, ora si ingrossano, sovente si dividono in due rami, che vanno ad anastomizzarsi coi fasci vicini. La direzione dei fasci rispetto all’asse del bulbo è varia, giacchè essi si dispongono nella cartilagine in guisa da esser sempre perpendicolari ai margini della cartilagine stessa. Ma essa, come abbiamo precedentemente no- tato, ha forma di un ferro di cavallo, cioè è convessa anteriormente, quindi in questo punto i fasci hanno una direzione parallela al diametro maggiore del bulbo. Nelle due branche laterali invece essendo i margini paralleli a questo maggior diametro, i fascetti dovranno essere ortogo- nali a quest’ultimo. Però là dove la cartilagine lateralmente si protende formando siccome 2 tubercoletti, i fascetti si ripiegano bruscamente e nuovamente si dispongono paralleli all’asse del bulbo. Oltre di ciò ho potuto chiaramente osservare che in ogni sezione da me fatta attraverso la cartilagine, i fascetti della parte anteriore, cioè quelli vicini al 7m2w- scolo orizzontale, sono molto più esili di quelli più lontani da detto muscolo, essi poi coll’aumento di numero e di grossezza scacciano quasi per intero le cellule vescicolose. Se si esamina alquanto attentamente ciascun fascetto, si vede ch’esso è composto di fibrille muscolari assai lassamente unite e non avvolte da guaina; esso è inoltre a diretto con- tatto colle circostanti cellule vescicolari. Se ora si considera la fibra isolatamente dal fascetto e la si osserva in quel punto nel quale essa si appoggia alla membrana connettiva esterna, noi vedremo che questo estremo è arrotondato, talora assottigliato, tal altra rigonfio a guisa di piccola clava. Il Loisel, che studiò in modo speciale queste fibrille, distingue in esse due sostanze : 1* una sostanza che sembra omogenea, ma che può essere, mediante un forte ingrandimento, decomposta in fibrille tenuissime, parallele le une alle altre, e che sarebbero il vero elemento contrattile. Ce _ 11 — 2° una sostanza granulosa con granuli brillanti, probabilmente di natura adiposa, che è il resto del protoplasma non differenziato della cellula primitiva; però questa sostanza generalmente è poco abbondante, ed essendo in rapporto colle fibrille, prende una forma fusiforme, in- globa il nucleo, che per essere ovoide, immediatamente si distingue da quello delle cellule vescicolose. Il nucleo non ha una posizione fissa, in genere trovasi circa a metà della lunghezza della fibra. Oltre queste fibre che sono liscie, Loisel ne descrisse di quelle striate, le quali si tro- verebbero sparse fra le cellule vescicolose, e si presenterebbero formate di dischi chiari, soprapposti, ed alternanti con dischi scuri, tutti paral- leli fra di loro e di egual spessore. Ora ci possiamo domandare: Le fibre muscolari della cartilagine linguale, si prolungano esternamente nei fasci del 72uscolo radulare medio? Da quanto ho potuto osservare risulta che fra le fibre della cartilagine e quelle del 72uscolo radulare medio non vi è continuazione alcuna, cioè queste due masse muscolari sono perfettamente distinte. Infatti esaminando i fascetti del 72uscolo radulare medio, vediamo che essi terminano nel tessuto connettivo che avvolge la cartilagine e che in questo punto si inspessisce di molto. Questo tessuto nel presente caso sostituisce una vera aponeurosi. Lo stesso fatto, ed anche più evidente, si può osservare là dove la cartilagine forma quel prolungamento late- rale, in cui i fascetti muscolari corrono paralleli all'asse maggiore del bulbo. I fascetti del 72uscolo radulare attorniano questa promi- nenza, mantenendosi sempre presso a che ortogonali al margine esterno, al quale internamente giungono i fascetti della cartilagine. Orbene anche a debole ingrandimento si può discernere uno spazio lineare che separa i 2 sistemi di fascetti, ma a forti ingrandimenti in questo spazio si rico- nosce l’involucro connettivo della cartilagine, assottigliato, convertito in una vera laminetta di separazione contenente ancora qualche nucleo. Siffatta mancanza assoluta di relazione fra le fibre interne muscolari della cartilagine e quelle dei muscoli che hanno sopra di essa una loro inserzione è assai evidente presso il muscolo orizzontale che unisce le due pieghe di sostegno ; le sue fibre corrono dall’avanti all'indietro e dall'esterno all’interno, formando così un triangolo avente il vertice nello spazio vuoto lasciato dalle due branche della cartilagine e la base formata dall’orlo convesso ed anteriore della medesima. Anche in questo caso la membrana connettiva sotto forma di laminetta separa in modo evidentissimo questi fascetti da quelli della cartilagine, i quali per la posizione mutata, sono di molto inclinati e talora ortogonali gli uni agli altri. Però, prendendo in esame la parte posteriore ed inferiore del bulbo, ho trovato che alcuni fascetti muscolari partono dai muscoli contrasse- gnati da alcuni autori complessivamente col nome di « muscles formant foga] 3: MET le plafond de la cavité boccale ». Questi fascetti passano a far parte della ultima porzione della regione inferiore cartilaginea e così meglio assicu- rano la medesima al fondo della bocca. Però anche in questo caso i fascetti sono in piccolo numero circondati dalle cellule vescicolose, ma non con- traggono aderenze nè anastomosi coi fascetti veri della cartilagine. Le cose sopradette vengono a confermare le conclusioni seguenti del Loisel (1): « Les fibres musculaires lisses qu’on trouve des les pièces de soutien de la radula, différent des fibres ordinaires, par leur plus grande largeur et par leur manière differente de se comporter avec les substances colorantes ». Questo complesso di fasci muscolari e di cellule vescicolose è avvolto da una membrana aderente alla cartilagine stessa, ed interposta, come già dicemmo, fra essa ed i muscoli, che quivi s’inseriscono. Nell’indi- viduo giovane questa membrana porta le cellule ben evidenti, ed è for- mata di uno strato solo di cellule piccole; nello stato adulto le cellule sono meno distinte e si trovano entro ad uno stroma connettivo, che întensamente si colora, e nel quale si osservano alla rinfusa nuclei pic- coli ed alquanto allungati, che sono disposti generalmente in una serie sola; dove si inseriscono i fasci muscolari che percorrono la così detta car- tilagine ed i fasci del muscolo radulare medio, quivi siffatti nuclei si pre- sentano in più serie. Credo opportuno notare qui un fatto che nessun autore, per quanto io mi sappia, ha notato sino ad ora, cioè che questa mem- brana connettiva si sdoppia nella parte anteriore della cartilagine ed avvolge anche il muscolo orizzontale, inglobandolo colla cartilagine stessa in un tutto unico e compatto. Da quanto sin qui ho detto emerge chiaramente che l’ipotesi del Semper, secondo la interpretazione che si può dare alle sue parole, è erronea; con ciò però non si deve negare alla così detta cartilagine qualche leggiero movimento autonomo, dovuto alle contrazioni dei fa- scetti muscolari in essa abbondantemente contenuti. Quest’ ipotesi è maggiormente avvalorata dalla presenza di fibre muscolari striate, quali vennero descritte dal Loisel. La cartilagine linguale adunque è meramente un organo di sostegno della radula, senza il quale quest’ultima, per l’esile sua struttura, non potrebbe energicamente agire per la preparazione del bolo alimentare. Ma se non è un muscolo, come venne erroneamente considerato dal Semper, quantunque contenga delle fibre muscolari, può essa conside- rarsi come una vera cartilagine ? Il Loisel studiando il connettivo interposto fra le fibre muscolari nei (1) Des cartilages linguaux des Mollusques — Journ. de V’ Anat. e Phys., vol. 29, 1893. =] Molluschi, e specialmente nell’Y. pomatia e nell’H. /ruticum è giunto alla seguente conclusione: « Dans les muscles des Gasteropodes les ele- ments conjonctifs qui séparent les fibres prennent la forme de cellules vesiculeuses a un certain moment de leur evolution, je vais montrer maintenant ces mémes cellules vesiculeuses persister à l’etat adulte dans l’autres muscles » . .... « Dans la plupart des muscles, ces cellules disparaissent à l’etat adulte, mais lorsque la fonction du muscle l’exige, elles persistent toujours, c’est ce qui existe, par exemple, pour les pièces de soutien de la radula ». Ora se noi osserviamo istologicamente tutti i muscoli di un Polmonato troviamo, siccome già abbiamo notato nelle generalità, che solo in quelli dai quali si richiede una grande forza, persiste la modificazione delle cellule connettive in vescicolose; in quelli invece che debbono soltanto coadiuvare altri muscoli in un dato movimento, e che quindi non hanno in questo grande importanza, delle cellule vescicolose quasi non si ri- scontra traccia alcuna. Dopo queste premesse, io credo di poter con- chiudere che le placche di sostegno non sono dovute a tessuto cartila- gineo, ma sono due muscoli in cui lo sviluppo della parte connettiva e vescicolare acquistò tale grado da mettere in linea secondaria i fasci muscolari, e ciò per la nuova funzione di organo di sostegno assunta delle parti in questione. La membrana pure si riduce ad essere schiettamente formata da tes- suto connettivo, poichè in queste condizioni è più atta a funzionare da membrana protettiva ed aponeurotica. Essa inoltre concorre a dare maggior resistenza all’organo di sostegno che ricopre. Per siffatte ragioni non trovo opportuna la proposta del Loisel di as- segnare queste placche di sostegno al 2° gruppo delle cartilagini stabilite da Kòlliker nel suo Traîlé d’ Histologîe (pag. 111) 1868, cioè al gruppo delle cartitagini cellulari, le quali, benchè manchino della sostanza fondamentale cartilaginea, pur tutta volta differiscono di molto da questo tessuto di semplice sostegno. Così sono perfettamente d’accordo col Lebert nel negare a questo tessuto il nome di /îbro-cartilagine, che oggidì viene dato particolarmente dagli autori francesi. De di Papilla linguale. — La papilla linguale ha la forma di un corto ci- lindretto di color biancastro disposto fra i due robusti 72uscoli radulari inedti ; l'estremità posteriore è arrotondata ed in contatto colla mem- brana papillare, l'estremità anteriore si presenta dentellata ed appiat- tita. La papilla è disposta obliquamente dall’alto al basso, e dall’avanti all’indietro, colla sua parte anteriore occupa completamente la faccia concava della superficie posteriore del sostegno radulare, posteriormente i Pei. esce frammezzo ai due muscolî radulari e viene fissata dai muscoli papiltari, come di già abbiamo descritto. Secondo il Sicard la struttura della papilla sarebbe principalmente muscolare; essa è rivestita all’esterno da tessuto connettivo e nell’in- terno consta di uno strato di fibre muscolari disposte circolarmente, e nel centro presenta una parte più opaca, costituita di tessuto assai rigido, che pare essere di natura connettiva. Il dott. Bonardi (1) studiò la struttura istologica della papilla, e trovò che esternamente è rivestita di connettivo simile a quello che trovasi esternamente alla tonaca muscolare faringea ; le succede uno strato di fibre muscolari circolari, a cui fa seguito una tonaca connettiva ben distinta, provvista di cellule ovali a contorni spiccati, nucleate, cemen- tate da sostanza granulosa. Questo strato connettivo è in contatto col- l’epitelio della radula, il quale è cilindrico, nucleato, e presenta a ridosso della radula uno strato cuticolare. La porzione centrale della papilla si compone di una sostanza traslucida, incolora, che alla periferia vicino alla radula presenta una struttura prettamente connettiva, con elementi simili a quelli sopra descritti nello strato connettivo esterno di questa membrana. Nel resto è fibrillare, le fibrille hanno varie direzioni, e solo verso la parte aperta della figura a ferro di cavallo (che si vede nella se- zione della fig. 1, op. cit., Bonardi) si mostrano parallele, e presentano pure secondo il Semper, dei rigonfiamenti in cui sarebbe collocato il nucleo. Queste fibre costituiscono le gambe della papilla, gambe che si confon- dono poi coi muscoli laterali della radula. Queste fibre sono aggruppate a fasci aventi varie direzioni. KOlliker e Sicard ritengono questo com- plesso interno di fasci di natura connettiva. Li papilla serve di sostegno alla radula, siccome diremo in seguito. Secondo il Sicard essa è unita ai muscoli laterali ed alla parete poste- riore dell’esotago mediante i due prolungamenti laterali. Organi masticatori. LI Mascella. — La mascella è una lamina cornea, foggiata a mezza luna, ricurva all’indietro, perciò convessa all’innanzi; quasi verticale, al- quanto obliqua dall’indietro all’innanzi, e dall'alto al basso, rugosa, cogli estremi arrotondati, col margine inferiore affilato e tagliente, di color rossastro nell’animale vivo, grigio scuro nell’animale conservato in alcool. La mascella è conficcata nel muscolo costrittivo faringeo, è (1) Bonardi, Contrid. all’ist. dell’H. pom. pag. 9. Att. Accad. delle Scienze Torino, vol. 19, 1884. RE, I circondata dal protrattore faringeo, ed è tenuta in sito dalla mucosa boccale e preboccale. Della mascella noi distingueremo due faccie, due margini e due estre- mità: a) Faccia anteriore. — La faccia anteriore della mascella prospetta il vestibolo boccale, è convessa, rugosa, visibile anche all’esterno, allor- quando l’animale mastica il cibo. È obliqua dall’indietro all’avanti, e dall’alto al basso, di figura elittica, giacchè decresce di larghezza verso le due estremità posteriori. Questa forma è evidente nelle mascelle estratte dagli individui vivi; quando invece esse sono essicate 0 con- servate in alcool, la faccia anteriore piglia una forma piuttosto rettan- golare. Sopra questa superficie noi dobbiamo notare un sistema di ripie- gature o rughe transversali all’asse maggiore, sporgenti dal margine infe- riore della mascella a guisa di denti. Queste rughe dentarie potrebbero esser divise in due gruppi: grandi e piccole rughe dentarie. Le mascelle ci si presentano con vario aspetto a seconda che noi le esaminiamo in indi- vidui giovani ovvero in individui adulti; esse variano anche entro a limiti assai vasti fra individuo ed individuo della stessa età. Le rughe dentarie maggiori possono essere in numero di 4 o 5 sino ad 8 0 9 e forse anche più. In generale tendono ad essere equidistanti le une dalle altre; però questa legge soffre numerose eccezioni. Talora questi denti non sono comple- tamente sviluppati, o lo sono in modo veramente ipertrofico, talora là dove avrebbe dovuto svilupparsi una di queste rughe abbiamo uno spazio occupato al più da un numero variabile di piccoli denti. In generale sif- fatte parti masticatrici sono molto convesse verso la parte inferiore della faccia della mascella, meno nella parte superiore, sporgono assai dal margine ventrale a guisa di veri scalpelli, hanno un orlo arrotondato, tagliente e liscio non dentellato ; il loro asse è obliquo dall’alto al basso, dall’indietro all’avanti, dall’interno all’esterno. Fra i grandi denti ne abbiamo altri più piccoli, talora visibili soltanto con forte ingrandimento, in numero vario, 3 0 4 fra dente e dente. La costituzione di queste rughe dentarie minori è identica a quella delle rughe dentarie mag- giori; anch'esse sporgono dal margine inferiore o ventrale, ma da una quantità talora impercettibile ad occhio nudo. Se ora noi diamo un’occhiata complessiva a questa superficie vediamo che essa è formata dalla successione ed unione di un numero grande dî striature parallele al diametro maggiore, striature che accusano la pre- senza di tanti esili straterelli cornei, dei quali appunto risulta formata la mascella. Se infatti noi esaminiamo questa stessa superficie ad un discreto ingrandimento ci apparirà come la superficie delle’ conchiglie bivalvi. In generale i denti sporgono non soltanto dal margine inferiore, ma eziandio dal margine superiore e ciò più o meno secondo gli in- dividui. AL [o b) Faccia posteriore — La faccia posteriore prospetta la cavità faringea, quindi non è visibile all’esterno in nessun modo; è notevol- mente concava, irregolare, perchè divisa da un tramezzo (che segue il margine inferiore) in due porzioni, l’una superiore, ampia, ed occupata dal m. costrittore faringeo, l’altra inferiore molto inspessita, concava verso il pavimento boccale, che incontrandosi colla faccia anteriore determina un orlo molto tagliente. La superficie della parte superiore della faccia posteriore è irregolare, scabra, è percorsa da scanalature longitudinali corrispondenti alle prominenze anteriori delle scaglie den- tarie. Noi possiamo adunque considerare la mascella come una lamina resistente, avente la figura di mezzaluna colla superficie un po’ concava e ripiegata su se stessa più volte in guisa da determinare altrettante : rughe trasversali al maggior diametro, rughe che anteriormente saranno convesse, posteriormente concave. c) Margine inferiore 0 ventrale — Questo margine è concavo verso il pavimento boccale, è tagliente e foggiato a guisa di scalpello, cioè verso la parte anteriore è convesso, verso la posteriore è concavo ; è irregolare, giacchè si rialza per continuarsi dolcemente coll’orlo spor- gente delle rughe dentarie. Questo margine è rafforzato da una ruga che lo percorre dalla parte anteriore e che quindi coadiuva a render vie più resistenti i denti. d) Margine superiore o dorsale — Questo margine è convesso verso l'alto, è poco regolare, giacchè da esso sporgono le sommità ap- piattite, nonchè decrescenti di spessore e di convessità delle rughe den- tarie. Per questo margine la mascella cresce in altezza ed in spessore. e) Le due estremità — Le due estremità sonofarrotondate, rivolte all’indietro ; durante la vita dell’ animale sono alquanto trasparenti, perchè non ancor corneificate completamente ; all’esterno poi sono for- mate di un tessuto molle, gelatinoso, che si avvicina alla cartilagine nel colore e nell’aspetto; man mano la mascella estratta dall’animale sì asciuga ed essica, gli estremi diventano opachi e resistenti. 90 - Radula. — Di questo secondo organo masticatore non avendo io fatte ricerche speciali trovo inutile il parlarne specialmente dopo gli accura- tissimi lavori di Riicker {Ueber die Bildung der Radula hei H. pomatia Ber obser. 1882), Malard {op. cit.), Moss Will (Radula of Ampullaria urcens Miiller 1894), Schacko G. (Beschreibung Von Rieser und Radula einzelner Arten 1884), Sterki V. (Growth changes of the radula of Mollusks. With 2 pl.) 1893. — Pilshry (The radula in Rbipsdoglossata Mollusks 1889) — Woodward. B. (On the radula of Paludestrina jenkinsi Smith, and that of P. ventricosa. Mont. 1890) — Beecher E. (A method of prepering, for microscopical study, the radulae of small. species of Mollusca) 1884. e Muscoli estrinseci. In generale i muscoli estrinseci si presentano come sottili fascie, na- striformi, per lo più trasparenti, formate da fascetti disposti quasi sempre sopra un solo piano, raramente formanti una massa unica com- patta, ma disgregati per quasi tutta la loro lunghezza; frequenti ana- stomosi che si osservano fra i fasci di fibre, tengono unito tutto il sistema delle fibre stesse. In generale in questi muscoli le inserzioni sono bifide o trifide; le anomalie poi frequentissime, talora abbiamo vere traslazioni nelle inser- zioni stesse, come dirò più innanzi. A) Muscoli che si inseriscono nella faccia anteriore del bulbo faringeo. — Uno solo (per parte) è il muscolo che si inserisce in questa faccia ed è il 77uscolo grande protrattore della faringe. 16 Muscolo grande protrattore del bulbo. Lacaze-Duthiers: Muscles protracteurs, Lacaze-Duthiers, Hist. de Testacell., Archiv. de Zool. exp. 1887, tom. V, ser. Il, p. 498. Appena lacerata la membrana connettiva che ricopre la massa boe- cale, subito appare il bulbo faringeo, attaccato alla pagina interna della epidermide frontale mediante il vestibolo boccale, L’esterna superficie di questo tratto cilindrico, limitato posteriormente dall'orifizio boccale e dalle due labbra, è ricoperta dai fascetti del com- plicato muscolo grande protrattore faringeo. Io per comodità lo distin- guerò in due porzioni, una superiore o dorsale ed una inferiore 0 ventrale. La porzione superiore è formata da un grande numero di fascetti muscolari appiattiti, nastriformi, gli uni larghi, gli altri stretti, appres- sati in guisa da generare una superficie semicilindrica. Questi fascetti diminuiscono di diametro dall'esterno all’interno, ed in generale sono disposti sopra una sola serie. Essi pigliano una posizione orizzontale allorquando il muscolo retr'attore si contrae alquanto. I fascetti musco- lari non sono isolati gli uni dagli altri, ma fra di loro in relazione me- diante frequenti anastomosi. Anteriormente si inseriscono all’epidermide circumboccale, posteriormente al margine anteriore e superiore del callo del muscolo costrittore faringeo. La porzione ventrale del srande pro- trattore si presenta in forma di un doppio cono, l’uno disposto da una parte e l’altro dall'altra e simmetricamente rispetto alla linea mediana. Ciascun cono abbraccia col proprio vertice la parte posteriore esterna ad ME ed interna della mascella ed appoggia la base sull’epidermide circumboc- cale. I due coni poi incrociano fra loro le porzioni interne delle rispettive basi, in guisa da delimitare un vero reticolato a maglie grossolanamente romboidali, ed uno spazio triangolare, che ha per limite i due margini interni del cono ed il primo fascio circolare del costriltore faringeo. Questa porzione inferiore del gvvande protrattore è formata da ùn gran numero di muscoletti robusti, nastriformi, allargati, riuniti fra loro da frequenti anastomosi ed aventi direzione obliqua dall’ indietro all’in- nanzi e dall'alto al basso; la porzione interna è inclinata dall’interno all’esterno. Anteriormente questi fascetti si attaccano alla pagina esterna del vestibolo boccale allargandosi e generando un’inserzione disposta a guisa di semicerchio, e continua con quella pure semicircolare della porzione superiore del grande protrattore. Posteriormente i due coni si inseriscono col loro apice nel muscolo costri/tore faringeo in corri- spondenza dei due estremi posteriori della mascella. Però l’apice è bifido, vale a dire i fasci della porzione esterna del cono s'inseriscono in con- tinuazione di quelli della porzione anteriore; all'incontro i fasci della parte interna prendono inserzione essi pure nel costrittore, ma passano sulla superficie interna dell’arco mascellare. Ne viene quindi che l'estremità libera ed arrotondata della lamina mascellare è circondata internamente ed esternamente dai fasci del grande protrattore, i quali, per questa speciale disposizione, possono agire energicamente anche sopra di essa spostandola all’innanzi. Riguardo alla struttura intima di questa inserzione farò notare che i fascetti della porzione anteriore superiore, nel punto dell’inserzione, si disgiungono gli uni dagli altri e si disperdono fra le cellule vescicolose del muscolo costrittore faringeo; quelli della porzione inferiore possono venir considerati anatomica menta siccome continuazione di quei fasci longitudinali e trasversali che formano il pavimento boccale, giacchè a forti ingrandimenti potei osservare le fibre del grande protrattore con- tinuarsi senza interruzione con quelle del pavimento boccale. Hi muscolo grande protrattore a sua volta serve di inserzione spe= eialmente al muscolo piccolo protrattore, del quale diremo in appresso. Il grande protrattore contraendosi fa avanzare il bulbo riconducen- dolo nella parte anteriore della regione cefalica, e spinge innanzi il vestibolo boccale, obbligandolo ad estroflettersi; funziona inoltre da po- tente legamento fra il bulbo e la regione epidermica circumboccale. : B) Muscoli che si inseriscono nella faceia posteriore del bulbo faringeo. — Il solo (per ciascuna parte) muscolo retrattore prende inserzione in questa faccia. Ie Muscolo retrattore del bulbo faringeo. Cuvier, Mém. sur le Limace et le Colim. 1817. M. rétracteur, Lacaze-Duthiers, Hist. de Testacelle, p. 456, 1887. M. rétracteurs, Sicard, Rech. sur le Zon. alg., p. 17; 1874. M. radulaire postérieur, Loisel, App. musc]. de la radula chez les Helix, 1892. Sollevando e rovesciando all’innanzi l’esofago, reciso in corrispondenza dello stomaco, vediamo che il bulbo faringeo è tenuto fisso da una larga fascia muscolare, che per buon tratto è in rapporto colla superficie ventrale dell'esofago, estendendosi in senso orizzontale nel tratto ante- riore, ed in senso spirale nel tratto posteriore, giacchè in esso segue l'andamento della superficie columellare. Questo muscolo, detto retrattore del bulbo faringeo, è molto robusto, allungato, nastriforme, conico, colla parte più stretta rivolta all’indietro, e con quella più allargata rivolta all’innanzi, assai inspessito nella por- zione mediana e: posteriore. È formato di grossi fasci muscolari con fibre cilindriche, allungate, munite di grossi nuclei, appartenenti alle cellule vescicolose, che in grande numero stanno addensate fra le fibre nella porzione posteriore del muscolo, mentre nella porzione anteriore del medesimo sono assai scarse. Questi nuclei si distinguono subito da quelli proprii delle fibre per là loro forma rotonda. È notevole il fatto che qui il connettivo, il quale non è ancora trasformato in cellule vescico- lose, è molto sviluppato ed occupa spazi allungati che stanno fra le fibre muscolari, le quali così vengono ad essere allontanate le une dalle altre, Dopo essersi originato dal 22uscolo columellare per sdoppiamento di quest’ultimo poco prima dell'inserzione nella conchiglia, il retrattore del bulbo faringeo si protende all’innanzi, passa entro il cingolo eso- fageo, dopo essersi diviso in due fasci principali, ciascuno dei quali alla sua volta si scinde in.2 o 3 altri fascetti secondarii. Anteriormente il muscolo retrattore del bulbo faringeo si inserisce nella porzione infe- riore della linea alba; però i due fascetti esterni obliquano il loro piano attaccandosi alla membrana papillare, che avvolge la faccia posteriore del bulbo. Con siffatta disposizione il retrattore del bulbo faringeo può abbracciare: quasi completamente la massa boccale, e quindi agire sopra di essa con molta efficacia. Dai lati partono (circa verso la sua metà) due fasci di fibre: muscolari, che si vanno ad inserire mediante una larga superficie sulla faccia interna delle commessure esofagee, ed in parte si trasformano: in membrana fibrosa, che avvolge le commessure stesse ed il ganglio cerebroide. Questi due fasci, che noi potremo di- stinguere col nome di retrattori del cingolo esofageo; :si contraggono: anch'essi allorquando si contrae tutto il refrattore del bulbo, e quindi tirano indietro i due gangli cerebroide e podale. P Adunque l’azione del retrattore consiste nel ritirare, contraendosi, il bulbo faringeo, unitamente al cingolo esofageo dalla regione cefalica; inoltre coadiuva il muscolo cotumettare ed il retrattore della testa nel determinare l’introflessione di tutto il corpo nella conchiglia. Lacaze-Duthiers (1) osserva che la potenza di questo muscolo è gran- dissima, ed io aggiungerò che più volte avendo tentato di recidere un Helix pomatia all'altezza del mantello, mentre stava strisciando, affine d'ucciderla immediatamente senza perdere molto tempo nel farla an- negare, rinvenni la regione cefalica priva del bulbo, giacchè esso era stato ritratto dal 7musco/o columellare prima che le forbici giungessero in tempo a reciderlo. Riguardo ai rapporti del muscolo retrattore cogli organi circostanti, dirò che la sua superficie superiore è in connessione colla faccia ven- trale dell’esofago, talora eziandio col ganglio cerebroide' e colle com- messure esofagee, la ‘superficie inferiore è: in relazione col muscolo columeltare, col ganglio podale, colla maggior parte dei nervi da esso emanati, ed infine con una piccola porzione del 772uscolo retrattore dei grandi tentacoli e del muscolo retrattore della testa. Non so per quale motivo il Loisel volle mutare il nome di re/rat- tore in quello di radulare posteriore; io credo opportuno conservare questo nome di re/rattore, già usato dal Cuvier, dal Lister, dal Lacaze- Duthiers, dal Sicard, dal Vogt et Jung, ecc., ecc., giacchè la principale funzione di questo muscolo è di ritrarre il bulbo dalla regione cefalica. Esso può anche, agendo in senso contrario al 7muscolo radulare ante- riore « faire bascules, come dice Loisel, les pieces de soutien, de ma- niere a abaisser la portion libre de la radula »j ma notiamo che questa azione è debolissima e per convincerci di ciò basta osservare la natura dell’inserzione, la forma e disposizione di questo retrattore non solo nell’Helix pomatia, ma in generale in tutti i Gasteropodi. C/) Muscoli che s’inseriseono nella faccia inferiore del bulbo fa- ringeo. Questi muscoli sono in numero di tre per parte; il Cuvier (2) com- plessivamente li denominò muscles inferieurs ed il Sicard (3) invece muscles latero-înferieurs de la masse buccale e muscles posterieurs de la masse buccale. ‘ Questi muscoli disegnati dal Sicard nella sua tavola 4, fig. 6, non potendo essere considerati come rappresentanti del muscolo retrattore " (1) Lacaze-Duthiers — Hist. de Testacelle, pag. 458, 1887. (2) Cuvier — Op. cit., pag. 26. (3) Sicard — Recher. sur le Zonit. Alg., tav. 4, fig. 6, 1874. == del bulbo faringeo, debbono ritenersi come sinonimi coi muscoli sopra- detti del Cuvier. Forse i primi rappresentano il muscolo che io distinsì col nome di depressore det bulbo, i secondi quello che chiamai grande trasverso. 1° Muscolo grande trasverso — Paravicini. — (forse) Muscles posterieurs de la masse buccale, Sicard. — M. protracteurs principaux du bulbe se fissant à la trompe, Wegmann — M. estrinseco e laterale della massa boccale, Cuvier. — Musculus retractor massae buccalis, Brihl, — (forse). Fascio del muscolo radulare anteriore, Loisel. Questo muscolo è diretto obliquamente dall’indietro all’innanzi, dal- l’interno all’esterno, dal basso all'alto; è largo, appiattito, nastriforme, robusto, formato di fascetti, i quali nella regione mediana non sono disgiunti gli uni dagli altri, siccome accade per quasi tutti i muscoli faringei, ma all’incontro sono stretti insieme, formando un tutto solo e resistente. Le due inserzioni di questo muscolo, l’anteriore e. la posteriore, sì compiono quasi ad egual distanza dall’apice della testa, essendo trasver= sale la direzione del muscolo, siccome già dicemmo. L'inserzione anteriore si compie nella faccia inferiore del bulbo fa- ringeo ai lati della linea mediana, ed occupa circa il terzo anteriore della medesima. Poco prima dell’inserzione questo muscolo sì divide in due rami, dei quali l’uno si continua colla parte annulare del 722uscozo costrittore della faringe, V’altra, ripiegandosi all’indietro, si fonde con quei fascetti del cos&ittore che si inseriscono nella parte posteriore in- feriore della linea alba. Noterò che del ramo anteriore una parte si fonde coi fasci trasversi del sottostante muscolo, un’altra parte invece si con- tinua nel muscolo simmetrico dall’altra banda, generando per tal guisa un semicerchio, che abbraccia la porzione anteriore ed inferiore del bulbo faringeo. Anteriormente il muscolo grande trasverso, fattosi bifido, si inserisce fra il grande ed il piccolo tentacolo, talora nei muscoletti che tappez- zano la faccia interna del tentacolo superiore, tal altra ai fascetti mu- scolari che ricoprono il tratto compreso fra il piccolo ed il grande ten- tacolo. Io riscontrai entrambi i casi in moltissimi individui di Helix pomatia raccolti nell’Alta Brianza e nei dintorni di Torino, e posso conchiudere che entrambe le inserzioni sono ugualmente frequenti. La faccia superiore o dorsale del muscolo grande trasverso è in rap- porto colla massa boccale ed in parte col tentacolo superiore o maggiore, allorquando è ritratto nell’interno del corpo; la faccia inferiore o ven- trale è in rapporto col ramo anteriore dell’arteria faringea, col ganglio all Rai. En podale, con tutti i muscoli della faccia inferiore della faringe, col piccolo tentacolo e col muscolo retrattore delta testa. Il muscolo grande tra- sverso serve a tener fisso il bulbo nella linea mediana del corpo, ovvero a ricondurlo allorquando fosse per qualche causa spostato ; serve inoltre a dilatare la porzione anteriore ed inferiore della faringe, e più special- mente ad aiutare il retraztore della testa hell'introflettere tutta la por- zione cefalica nell'interno del corpo. DA) Muscolo piccolo protrattore del bulbo — Paravicini. — (partim) Muscles protracteurs du bulbe di Wegmann, Hist. Nat. Hal., p. 303. È questo un muscolo che si estende longitudinalmente sotto al bulbo faringeo; è ad un dipresso orizzontale, alquanto inclinato dall’indietro all’avanti e dal basso all’alto. Consta di un buon numero di fascetti mu- scolari, dei quali una parte rimane libera ed un’altra si unisce insieme, dando luogo a 2 0 3 muscoletti appiattiti; però i legami sono sempre molto lassi e scarsi, di modo che questo muscolo ha pochissima forza. Per comodità di studio può venir diviso in due porzioni, l’una esterna e l’altra interna. La porzione esterna è formata di due, raramente tre muscoletti, poco compatti, i quali posteriormente si inseriscono nel tratto della linea alba che trovasi immediatamente ai lati del ramo posteriore dell'arteria faringea, e nella fossetta mediana contenente la biforcazione di detta arteria. Anteriormente questi muscoli sì dividono a guisa di ventaglio in tanti fascetti, i quali si attaccano alla porzione laterale dei due fasci conici del protrattore del bulbo faringeo. La porzione interna del muscolo protrattore è sempre formata dal- l'insieme di fascetti liberi gli uni dagli altri, inseriti posteriormente ed un po’ trasversalmente lungo la linea mediana della faccia inferiore, sino al punto in cui comincia l’inserzione del 77uscolo grande trasverso. Anteriormente si attaccano alla porzione interna dei fasci conici del protraltore del bulbo ed anzi ogni fascetto si attacca ad un fascetto del sottostante muscolo grande protrattore. Noterò che questa porzione del piccolo protrattore è alquanto più breve di quella precedentemente descritta. Specialmente quando noi spostiamo il bulbo all’innanzi appare la forma conica del grande e del piccolo protrattore. Si ha così l’intersezione di due veri coni, intersezione che determina un reticolato a maglie romboidali. La faccia superiore di questo muscolo è in rapporto col bulbo e col muscolo grande trasverso nonchè col nervo labiale interno; la faccia inferiore è in rapporto col muscolo protrattore del bulbo faringeo, col ganglio ventrale o podale e coi numerosi nervi emanati da esso. Questo muscolo contraendosi abbassa il bulbo verso la regione ventrale e lo spinge all’innanzi. a 2 3° Muscolo del movimento laterale del bulbo — Wegmann. — Muscles du mouvement lateral du bulbe, Wegmann, op. cit., p. 373. — Muscles latero-inferieurs de la masse buccale (partim.), Sicard, op. cit. p. 83. Muscolo largo, nastriforme, alquanto obliquo dall’indietro all’avanti, dall’alto al basso, dall’interno all’esterno, un po’ ritorto, come dirò in appresso. Generalmente è formato anch'esso di due parti, l’una supe- riore, compatta, nastriforme, robustissima, l’altra inferiore composta di fascetti isolati, riuniti soltanto da poche fibre, che da un fascetto pas- sano al vicino e formano così una specie di legame. L’inserzione poste- riore si compie nella parte posteriore inferiore della linea alba ed eziandio nell'ultima porzione laterale della medesima, ma ciò non sempre. I fascetti si attaccano gli uni accanto agli altri, senza intervalli in- terposti, anzi in generale poco prima dell’inserzione si fondono in 2 0 3 tronchi principali, che subito si continuano col muscolo protrattore del bulbo faringeo. Anteriormente il muscolo si inserisce là dove si attacca alla faccia ventrale della cavità del corpo il larghissimo 72uscolo retrattore della testa, anzi si potrebbe dire che questi muscoli hanno una comune in- serzione, la quale presenta l’asse inclinato dall’avanti all’indietro, dal- l'esterno all’interno, dall’alto al basso. Per questa disposizione speciale il muscolo del 720vimento laterale ha la sua superficie alquanto ritorta, essendo essa nella sua parte posteriore trasversale, ed obliqua nella sua parte anteriore. Questo muscolo è in rapporto colla faccia laterale del bulbo, colla parte ventrale della cavità del corpo, e col tentacolo superiore quando è contratto; esso muscolo serve a tener in basso ed in sito il bulbo, il quale si ripiega sul proprio lato destro ovvero sinistro, secondochè si contrae il 72usco/o del movimento laterale destro ovvero sinistro. D)/ Muscoli che s’inseriscono nelle faccie laterali del bulbo. — I numerosi muscoli che (per ciascuna parte) si inseriscono nelle faccie laterali del bulbo, si possono dividere, come già abbiamo indicato nello specchio, in due gruppi: secondo che l’inserzione si compie nella por- zione laterale della linea alba, ovvero nella superficie delle faccie Za- terali. In generale questi muscoli sono esili, perciò difficilmente visibili, il numero, la grossezza e la forma loro varia assai da individuo ad indi- viduo. Per studiarli non è necessario spostare la massa boccale dalla sua posizione naturale, tutt'al più si può ripiegarla alquanto sul lato destro, ovvero sul lato sinistro, secondo che si vuol osservare i muscoli del lato sinistro, ovvero quelli del lato destro. tilagine presso l’inserzione del muscolo costriîttore faringeo, colla quale spesso confonde la propria. Fra questi due rami del muscolo fissatore e protrattore della radula abbiamo un grosso fascio muscolare; di cui diremo in appresso. Anteriormente questo muscolo si inserisce nella faccia inferiore della matrice radulare, poco lungi dal punto in cui essa si ripiega verso la parte posteriore. I rapporti del fissatore radulare sono in numero scarso, giacchè la sua faccia superiore è in contatto colla superficie inferiore della carti- lagine di sostegno, la faccia inferiore è in rapporto col tessuto muscolare formante il pavimento della bocca e colla matrice radulare. f Muscoli vestibolari. Vestibolo boccale. — Il vestibolo boccale è un tratto cilindrico, che unisce il bulbo boccale a quella porzione dell'epidermide frontale, che comunemente viene contraddistinta col nome di perzboccale o labiale. Questo tratto è estroflessibile, cioè l’animale può a sua volontà river- sarlo all’infuori come un dito di guanto. Il vestibolo boccale è formato di una parete assai resistente, rivestita internamente d'un prolungamento della mucosa boccale e composta di tessuto connettivo, nel quale corrono molti fasci muscolari robustissimi circolari e longitudinali ed assai brevi. I fasci circolari sono varii, uno più robusto serve di inserzione ai lon- gitudinali: altri fascetti poi hanno direzioni intermedie, e col loro insieme delimitano grandi maglie, ripiene di connettivo. 'La superficie esterna presenta fascetti di fibre muscolari isolate, le quali si inseriscono presso il labbro ed all’innanzi della mascella. Abbiamo poi due speciali muscoli dermovestibolari i quali colla loro contrazione fanno mutare forma a questo vestibolo, ed oltre di ciò fun- zionano da retrattori della regione cefalica. Il Cuvier denominò com- plessivamente muscles transverses et. palmés questi muscoli, e parte di quelli che si inseriscono nella faccia laterale faringea. 1° Muscolo dermo-vestibolare anteriore. — Paravicini. Questo muscolo è grosso, sta addossato all’epidermide per tutta la sua Innghezza, si estende dalla parte laterale del vestibolo sino' alla base dei grandi tentacoli; è nastriforme, assai largo, leggermente obliquo dal- l'esterno all’interno, dall’alto al basso, dall’innanzi all'indietro. Di questo muscolo un'estremità si inserisce dividendosi in due o più rami nella ic faccia esterna del vestibolo boccale a poca distanza dall’inserzione del muscolo vestibolo-faringeo. L'altra estremità si attacca in corrispon- denza della base del grande tentacolo, quivi si schiude in 3 o 4 fascetti, in modo degno di esser ricordato, giacchè i fasci non si separano allo stesso livello, divergendo come le stecche di un ventaglio, ma si dlpartono l'uno dopo l’altro dal tronco principale, descrivendo una curva, rivolta verso l’esterno ed all'indietro. La contrazione di questo muscolo produce la dilatazione della porzione laterale anteriore del vestibolo boccale. 2o Muscolo dermo-vestibolare posteriore. — Paravicini. Questo muscolo ha a un dipresso da ciascuna parte la posizione, dire- zione e forma del precedente, però si trova alquanto più all'indietro, si impianta nel vestibolo della bocca subito dopo la biforcazione del nervo laterale esterno; l’altra inserzione si compie presso la base del grande tentacolo, in un punto quasi diametralmente opposto a quello del dermo-vestibolare anteriore. Notiamo che il nervo labiale esterno quando passa dinnanzi alla base del piccolo tentacolo, incontra questo robusto muscolo, l’attraversa, ma le superficie di contatto contraggono forti aderenze, di guisa che per isolare il nervo bisogna con cura inci- dere questi fascetti muscolari, giacchè l’aderenza è così forte che con uno strappo di pinza non si può vincere ed in generale si lacera il nervo stesso. L'azione di questo muscolo è analoga a quella del muscolo precedente. CONCLUSIONI Il bulbo faringeo può esser considerato siccome un organo prevalen- temente muscolare delimitante nel proprio interno una cavità di forma irregolare. Esso contiene gli organi della masticazione. Le pareti boccali sono formate da muscoli destinati a contrarle e ad imprimere speciali movimenti alla mascella, alla radula ed alla così detta cartilagine lin- guale, esse inoltre compiono la deglutizione del bolo alimentare. La mascella ha movimenti non molto accentuati, le contrazioni dei fasci interni della porzione conica del 7. protrattore faringeo spingono innanzi i due estremi facendoli avanzare più rapidamente del margine superiore. Un altro spostamento della lamina mascellare si compie dall’alto al basso verticalmente, ovvero obliquamente, allorquando il protrattore sì contrae. Questo moto è dovuto alle contrazioni del 72uscolo costrittore, il quale, premendò col suo ca/lo il diedro scavato nel margine superiore Me della mascella, la: spinge in basso, ed a guisa di coltello la rende capace di incidere le sostanze alimentari. I movimenti della radula senza dubbio alcuno sonò di gran lunga più notevoli, difatti essa possiede una com- plicata serie di muscoli dei quali alcuni si inseriscono nella radula, altri nella cartilagine linguale, altri in entrambe. I movimenti della cartilagine linguale si compiono dall’indietro all’a- vanti con uno spostamento di direzione nell’asse, il quale da obliquo dall’avanti all'indietro e dall'alto al basso, a movimento compiuto tro- vasi obliquo dall’alto al basso e dall’indietro all’innanzi. In questo mo- vimento di avanzamento il margine posteriore si sposta più rapidamente dell’antero-superiore. La causa di questo movimento è la contrazione del 77uscolo radulare medio fortemente coadiuvato dalla contrazione del 22uscolo costrittore faringeo. Il ritorno della cartilagine alla posizione primitiva è dovuta, siccome vuole il Loisel, al muscolo costrzttore della massa boccale, che intal-casò può funzionare, sebbene debolmente, anche da retrattore della cartilagine linguale. Evidentemente la radula deve seguire i sopra accennati movimenti, giacchè essa per quanto abbiamo detto è strettamente connessa colla sottoposta cartilagine. Però durante il pasto la lamina radulare compie dei movimenti suoi proprii, difatti essa può svolgersi all’innanzi, e quindi seguire un debole moto di oscillazione dall'alto al basso, moto causato dalle piccole e successive contrazioni del 772. protrattore esterno radulare, con- trazioni alternanti con quelle in senso contrario del 22. radulare medio. Anche la papilla linguale è dotata di movimenti speciali, dovuti .alle contrazioni del 72uscolo radulare medio, del muscolo papillare ante- riore e posteriore e del triangolare, il quale, col contrarsi, stira all’in- nanzi la membrana papillare e quindi comprime la papilla stessa obbli- gandola a scorrere entro la concavità della cartilagine linguale verso il margine superiore. Le contrazioni delle pareti boccali hanno per iscopo di spingere il bolo alimentare sulla radula, e dipoi, con moto di regressione della medesima, di risospingerlo per l’esofago nello stomaco, Ma le pareti in questi movi- menti disimpegnano una funzione importantissima per la digestione, cioè imprimendo dei movimenti di va e vieni al cibo, ne facilitano l’insali- vazione. Riguardo poi alla natura delle inserzioni dei muscoli faringei ho ri- scontrato quanto segue: I muscoli in generale sì uniscono su corpì resistenti, ovvero su parti molli mediante aponeuvosi. Nel bulbo boccale abbiamo 4 corpì resistenti la mascella, la radula, la papilta e la cosidetta cartilagine linguale. Il centro delle inserzioni è la cartilagine linguale. Siccome poi il mu- scolo costrittore faringeo ha dovuto rafforzare la porzione sua anteriore = per poter agire con maggior forza sulla mascella, così questa porzione, che io ho distinto col nome di ca/?o, serve anche d’inserzione ad altri muscoli. Noi vediamo perciò che il muscolo piccolo trasverso, appena oltrepassati i fasci superficiali del costrittore faringeo, sì ripiega all’in- nanzi per disperdere le proprie fibre fra l'ammasso delle cellule vesci- colose del callo. Il muscolo triangolare spinge la propria parte non visîbile sino al callo stesso. I muscoli estrinseci in generale sono sottili, larghi, trasparenti, gli intrinseci sono formati da fascetti robusti, disposti gli uni accanto agli altri, talora fusi apparentemente in una massa unica. I muscoli estrinseci dimostrano palese la tendenza a disgregare i proprii fascetti affine di compiere una più ampia inserzione, quindi estendere maggiormente la propria azione. Nei muscoli estrinseci si osservano sovente eccezioni alla simmetria bilaterale, eccezioni che avvengono sempre in direzioni determinate (muscolo piccolo trasverso, fascia lata). La così detta cartilagine linguale non è una vera cartilagine ma un muscolo il quale si è trasformato in guisa da poter adempiere agli ufficii di organo di sostegno, quindi ha di molto diminuito il numero ed il vo- lume delle sue fibre muscolari, trasformando e sviluppando all'incontro il tessuto connettivo in grandi cellule vescicolose. Nessun muscolo si inserisce nella mascella, la quale è tenuta in sito semplicemente dalla mucosa boccale e dal callo del costrittore faringeo. La membrana papillare è una vera aponeurosi, contrariamente a quanto asserì il Loisel; essa contiene bensì delle fibre muscolari, ma queste si trovano in corrispondenza dell’inserzione del 72uscolo triangolare e costrittore giacchè non sono altro che la continuazione dei fascetti com- ponenti questi due muscoli. La rassegna, che il Loisel fece dei muscoli radulari, è deficiente: essa comprendeva: il muscolo papiliare il muscolo radulare posteriore > radulare anteriore » » medio io la modifico nel seguente modo: muscolo costrittore faringeo * muscolo orizzontale » papillare anteriore » estensore della radula * » » posteriore (m. retrattore del bulbo-partim) » radulare anteriore * (m. triangolare-partim). » » medio * I muscoli segnati con asterisco sono quelli che più efficacemente agi- scono sulla radula. I muscoli faringei contengono originariamente abbondante tessuto con- nettivo fra i varii fascetti, ma questo connettivo può scomparire affatto ovvero modificarsi in cellule vescicolose, le quali dànno resistenza al > N muscolo stesso (costrittore-faringeo). Questa modificazione si può in alcuni muscoli osservare nei vari suoi gradi. I seguenti muscoli vengono descritti per la prima volta. m. piccolo trasverso m. papillare anteriore » fascia lata » » posteriore » anomali » dermo vestibolare anteriore » vestibolo-faringeo » » » posteriore » grande trasverso » triangolare. » piccolo protrattore Si può per maggior chiarezza disporre l’insieme dell'apparato musco- lare del bulbo faringeo nello specchietto seguente: MEMBRANA PAPILLARE RADULA m. triangolare musc. radulare anteriore m. radulare m. estensore medio della radula m. papillare posteriore | CARTILAGINE LINGUALE | | B | m. retrattore 8 fe Ù e | del bulbo Pad e m. piccolo FE 8 Sì protrattore = : © ©) eo SO Si. DD [S) DI d IS 5 $ (gd N ct baie 8 © ® o) © B la ai Si Ss ° ai + D De a (©) D D i CALLO DEL M. COSTRITTORE FARINGEO m., vestibolo faringeo I[euoug "UU — 91099113 s09 "WU VESTIBOLO BOCCALE 3 e Ci O Ò Ò © ra a) D nm < © Lar] n Ò m . dermo-vestibolare m. dermo-vestibolare anteriore posteriore IOV 0 1896 BOLLETTINO Musei di Zoologia ed Anatomia comparata della R. Università di Torino Ilh 695 N. 244 pubblicato il 28 Maggio 1896 VoLr. XI Dott. ACHILLE GRIFFINI Di alcune ACROCERIDI italiane Le Acroceridi costituiscono certamente una delle più interessanti fa- miglie di Ditteri Ortorrafi (a), molto notevoli pei loro costumi come per la forma del corpo tozzo, per lo sviluppo in altezza ed in larghezza del torace e dell’addome, per la gran piccolezza del capo (2), situato piut- tosto in basso, e pel grande sviluppo delle squame (cuillerons) destinate a proteggere i bilancieri. Le Acroceridi vennero giustamente chiamate da Giard col nome di « Diptères vengeurs de leur race ». Esse infatti allo stato larvale sono parassite dei ragni, ordinariamente endoparassite nel corpo degli Ara- neidi delle famiglie: Avicularidae, Theriidae, Drassidae: alcune però furono trovate anche nei sacchi ovigeri appartenenti a specie di queste famiglie. I lavori di Brauer (c), Koch (d), Emerton (e), Giard (7), hanno (a) Secondo la classificazione di Brauer [(15), p. 18] fondata su caratteri desunti dalle larve, le Acroceridi sarebbero : Orthorrhapha brachycera pla- tygenya homoeodactyla bombylimorpha. i (5) Veggasi: WANDOLLECK B. Ueder das Kopfskelett der Dipterenfam. « He- nopîîi » Sitzungber. der Ges. naturforsch. Freunde zu Berlin, 1894, p. 92-97. Veggasi anche: BecKkER E. Zur Kenntniss der Mundtheile der Dipteren. Denkschr. der K. Akad. der Wissensch., Wien, 1882, Tom. XLV, p. 144, Tab. III, f. 1 (Oncodes zonatus). (c) Beitrag zur Biolog. der Acroceriden. Verhand. der K. K. Z. B. Ges. in Wien, XIX, 1869, p. 737-40 et Tab. 13, fig. 1-6. (a) Zeitschr. des Ferdinandeums fiir Tirol und Vorarlberg. Innsbruck, 1872, IlI, vol. XVII, p. 331. (e) An internal Dipterous parasite of Spiders. — Psyche, Vol. 5, n° 172-74, p. 404, 1890. (f) Bullet. de la Soc. Entom. de France, 13 juin 1894, p. CLIII, ND Ue già portato gran luce sulla conoscenza dei costumi e delle metamorfosi dei ditteri in questione ; l’ultimo di questi autori ci diede anzi un’inte- ressante recensione di quanto fu finora pubblicato sulla biologia delle Acroceridi. In seguito, recentemente, una larva di Oncodes venne de- scritta e figurata da Kònig (9). Nessuna Acroceride venne finora indicata del Piemonte, e poco pure si conosce sopra le specie di tale famiglia viventi nelle altre provincie italiane. Questi insetti infatti sono difficili da trovare; alcuni poi sono anche difficili a riconoscere come veri Ditteri, stante la forma del corpo, l'inclinazione laterale ed il ripiegamento delle ali, la piccolezza del capo e l’immobilità in cui rimangono sui vegetali o sulle roccie, caratteri tutti che in un colla colorazione, li fanno assai rassomigliare a dei ragni. Le collezioni ditterologiche del Museo di Torino contengono un certo numero di Acroceridi del Piemonte e di qualche altra località italiana, delle quali credo utile dare qui qualche ragguaglio, con alcune osser- vazioni sulla sinonimia e sui caratteri specifici di talune forme. 1. Gen. Astomella Duf. A. Lindeni Erichs. Astomella Lindenti Erichs. (8), p. 159 — Réòder (13), p. 215. — A. Vametti (V. d. L.). Macq. (6), p. 367. Piemonte: Dintorni di Torino. Veggansi per la sua biologia i lavori di Brauer (c) e (15), Tab. V, fig. 89-92. 2. Gen. Acrocera Meig. A. sanguinea Meig. Acrocera sanguinea Meig. (4), p. 147, Tab. VIII, fig. 25 — (5), p. 94, Tab. 24, f. 9 — Macq. (6), p. 369 — Erichs. (8), p. 167 — Schin. (11), p. 73 — Mik (16), p. 276 — A. nigrofemorata Meig. (5), p. 95, Tab. 24, f. 10 — Erichs. (8), p. 167. Piemonte, Monviso; Sicilia. Circa la sua biologia si consulti il lavoro di Koch, ricordato anche da Brauer [(15), p. 61]. A. trigramma Loew. Acrocera trigramma Loew (9), p. 290 — Mik (16), p. 276. Piemonte: Usseglio. I suoi costumi, analogi a quelli della specie precedente, vennero in- dicati da Koch, e pure ricordati da Brauer [(15), p. 61] e da Bezzi (4). (g) Ueber die larve von Ogcodes. Verhand. d. K. K. Z. B. Ges. in Wien, XLIV, 1894, p. 163 et Tab. VII. — Veggasi anche: Journal of the Royal Microscop. Society. Decemb. 1894, p. 675. (h) I Ditteri del Trentino. Estr. dagli Atti della Soc. Veneto-Trentiua di Scienze Naturali, Padova 1892, p. 42. IO ) 1896 alè A. orbiculus (Fabr.). Syrphus orbiculus Fabr. (2), p. 311 — Acrocera orbiculus Meig. (5), p. 97 — Frichs. (8), p. 165 — A. umida Erichs. (8), p. 166 — A. albipes Meig. (5), p. 96 — A. globulus (Panz.) Schiner (11), p. 73 — Meig. (5), p. 99 — Macq. (8), p. 369 — Erichs. (8), p. 165 — Gerst. (10), p. 349 — Coucke (17), p. 229 — Paracrocera globulus Mik (16), p. 276. Piemonte: Bra, Monviso. In questa specie la seconda vena longitudinale delle ali è poco distinta o invisibile. Per tale carattere, Mik aveva creato il genere Paracrocera che mi sembra inammissibile, non corrispondendo all’unico carattere suddetto un /acées complessivo dell'insetto che lo distingua dalle altre Acrocere (k). Quanto al nome specifico di questa Acrocera, la priorità esige che venga usato quello dato da Fabricius (ordiculus, 1794), e non quello di Panzer (9/0bulus, 1803, Fauna insect. Germaniae, LXXXVI, 20, sub Syrphus), che invece da Schiner ed anche dagli autori moderni venne generalmente adottato. A. laeta Gerst. Acrocera laeta Gerst. (10), p. 352. Riferisco a questa specie due individui della Sardegna, aventi lo scu- detto e l'addome totalmente di color aranciato. — Corrispondono abba- stanza bene alla descrizione di Gerstaecker, però le loro ali non sono sensibilmente tinte di bruno (forse scolorite), l'addome è tutto aranciato senza macchia nera al mezzo della base del secondo segmento: l’apice addominale ventralmente è bruno. 3. Gen. Oncodes Latr. 0. gibbosus (Linn.) Meig. Musca gibbosa Linn. (1), p. 987, verisim. — Henops gibbosus Meig. (5), p. 99, Tab. 24, f. 15 — Ogcodes gibbosus Macq. (6), p. 368 — Erichs. (8), p. 170 — Gerst. (10), p. 353 — Schin. (11), p. 74 — Coucke (17), p. 230. Piemonte : Bra, lago di Candia, rive del Sangone. 0. zonatus Frichs. | Ogcodes zonatus Erichs. (8), p. 170 — Gerst. (10), p. 354 — Schin. (11), p. 74 — Coucke (17), p. 230 — Syrphus gibbosus Rossi (3), p. 293, verisim. Piemonte: Pesio, Valdieri; abbondante. Nei maschi più grossi le tibie posteriori sono notevolmente robuste e sensibilmente arcuate. Pei costumi e per la biologia di questa specie, veggansi i lavori di Stein (7), Koch (d) e Bezzi (2). (k) Il gen. Paracrocera fu invece accettato da Bigot in « Diptères nouveaux ou peu connus, XLIII, Cyrtidi », Ann. de la Soc. Entom. de France, 1889, p. 320, (#) Dipterologisches, Stett. Entom. Zeit., 1849, Tom. X, p.l118. (2) Op. cit., p. 4l, Re” gr 0. marginatus (Meig.). Henops marginatus Meig. (5), p. 100, Tab. 24, f. 12 — Curtis (7), Tab. 110 (= 9) — Ogcodes marginatus Macq. (6), p. 368, Tab. 9, f. 5. — 0. pallipes Gerst (10), p. 358 — Ròder (14), p. 94 — Giard (Bull. Soc. Ent. Frane., 1894). p. CLIII — Coucke (17), p. 230. var. etruscus mihi. cd — Lungh. del corpo mm. 4-6; lungh. delle ali mm. 3,2-4,5: largh. dell'addome mm. 1,8-2,3. — Capo nero, lucido, con antenne e bocca bruno- nere. — Torace nero-piceo volgente grada- tamente al bruno-rossastro sui lati esterni e quindi gradatamente fino al color ferrugineo suì lati delle parti sternali, colore però che quivi è variegato di nero, notandovisi prin- cipalmente due fascie nere longitudinali sopra = l’inserzione delle anche. Il dorso del torace Oncodes marginatus sar £ 3 3 CRE CO è irto di breve e piuttosto fitta pelurie fulvo» (ingrand.). gialliccia. — Lo scudetto è tutto nero-piceo, dotato di analoga, minuta pubescenza. — I due tubercoletti (calli) situati ai lati posteriori del torace, dietro l’in- serzione delle ali e sopra quella delle squame, ai fianchi della base dello scudetto, sono totalmente di color giallastro-ferrugineo. — Addome supe- riormente nero, lucido, coì varii segmenti dotati di una sottile linea bianco-gialliccia lungo l'orlo posteriore: in totale quindi l'addome porta 6 lineette trasversali bianco-gialliccie, di cui gradatamente le posteriori sono lievemente più larghe delle anteriori o basali, risultandone le tre più apicali sensibilmente più larghe delle tre più basali. — Tutte queste marginature chiare (eccezion fatta per la prima che è molto sottile, in parte nascosta sotto lo scudetto, e per l’ultima che è quasi maculiforme, stante la piccolezza del segmento anale) sono lievemente incise anterior- mente al mezzo, ossia sono alquanto attenuate, assottigliate o incavate, nella loro parte mediana anteriore, addentrandosi quivi in esse, più 0 meno semicircolarmente od angolarmente, il color nero del relativo segmento addominale, il qual colore però non divide mai tutta la mar- ginatura col giungere fino all'orlo posteriore di essa, ma si limita ad occuparne un piccolo spazio nel mezzo del margine anteriore. — Il lato ventrale dell’addome è giallognolo pallido con una sottilissima linea nera, lungo la base di ciascun segmento, poco spiccata nella massima sua esten- sione, ma dilatata sui margini esterni. — Zampe totalmente di color fer- rugineo, coi trocanteri e l'estrema base dei femori per un brevissimo tratto neri; anche l'estrema base delle tibie e il primo articolo dei tarsi posteriori sono talora lievemente bruni. — Le zampe sono dotate di pubescenza fulva e l'addome di minuta pubescenza fulvo-gialliccia, visi- bile solo colla lente. — Ali sensibilmente tinte di bruniccio per tutta la = Ba superficie, colle tre venature costali, esterna, media ed interna, e lo spazio fra esse compreso, distintamente bruni. — Squame lievemente tinte di grigio-bruniccio, coll’orlo ferrugineo, Bilancieri giallognoli, col bottone apicale bruno-nero. Due di — Viareggio. Questa varietà è sensibilmente distinta dalla specie, in principal modo pel colore delle ali, dei lati del torace e dei tubercoli della base dello scudetto, o angoli posteriori del torace. Per la tinta delle ali ricorda VO. fumatus Erichs. (7) ma non ha i lati del torace bianchi, nè le zampe testacee con femori biancastri, e neppure una fascia longitudinale nera sul mezzo del ventre. Alla presente varietà forse si riferisce la 9 disegnata nella tavola che accompagna l’opera di Curtis, essendo in quella appunto coloriti in giallastro-rossiccio i tubercoli della base dello scudetto ; ma le ali in tale figura sono perfettamente limpide e non hanno neppure l’orlo anteriore sensibilmente più scuro. Un'altra varietà dell'O. marginatus, e che s'avvicina alla var. etru- seus, deve essere l’O. pallipes di Erichson [(8), p. 172] (nec. O. pazlipes Latr.), descritto certamente da Erichson sopra esemplari femmine, come lo dimostrano le frasi: corpus obesum, caput minimum, alae longiores (n). Di esso le ali sono dette ialine, lo scudetto viene descritto come « te- staceo-piceo, basi nigro » e i piedi sono indicati come « albido-testacei ». Ad ogni modo, anche lO. pa/lipes di Erichson è però una varietà e non un sinonimo dell'O. marginatus Meig., come già risulta dalle osser- vazioni di Ròder (14) e Giard (/). L’O. pallipes di Jaennicke [(12), p. 77)] (nec. O. padlipes Latr.) è probabilmente un’altra varietà dell'O. marginatus, o fors'anche una specie distinta. Nel &' infatti studiato da Jaennicke, secondo la descri- zione, nei segmenti addominali 2°-4* vi ha fra il coler nero dell’orlo anteriore e dei lati, e la linea bianchiccia dell’orlo posteriore, una tinta pallida, bruno-giallognola, inoltre il 5° segmento è bruno, col lato ante- riore e i margini esterni nerastri; il ventre poi è detto presentare in ciascun segmento tre fascie trasversali, nera, giallo-bruniccia e bian- castra, susseguendosi tali colori in quest'ordine dalla base all’orlo poste- riore. Quanto all’O. paZ/ipes di Latreille (0), che da Erichson e dagli altri (m) Archiv. fur Naturgesch., 12 Ihg. I Band. Berlin 1846, p. 288. — Veggasi anche: Gerstaecker (10), p. 358 e Ròder (14), p. 94. (n) Veggansi i caratteri distintivi fra i sessi degli Oncodes in Gerstaecker (10), Db. 353. (0) Encyclopédie méthodique. Hist. Natur. Insectes. Tome VIII. Paris 1811 p. 470-71. x d 2 autori che lo seguirono fu considerato come sinonimo dell'O. marginatus Meig., ed al cui nome in tal caso spetterebbe la priorità su questo se- condo, esso mi pare devasi considerare assolutamente come un’altra specie (p) diversa pure dall’O. paZlipes di Erichson e dall’O. paZZipes di Jaennicke., Riporto qui la descrizione originale di Latreille, indicandone in cor- sivo le frasi più rimarchevoli: « Il est de la taille de l’O. bossu, noir, luisant et pubescent. Le cor- « celet est sans faches. L'abdomen est d'un brun-foncé avec le bord « postérieur du second anneau, et celui des deu suivants blanchàtre, « tant en dessus qu’en dessous. Les pattes, à l’exception des hanches, « sont d'un jaundtre très-pdle. Les ailes sont transparentes, avec les « nervures jaunatres. Les ailerons sont blanchatres et bordés de noir ». Nell’O. pallipes di Latreille adunque, specie distinta dal marginatus Meig., l’addome deve avere sia dorsalmente che ventralmente una tinta fondamentale bruno-nera, con tre fascie trasversali biancastre, le zampe devono esser giallognole, pallide (9), e le squame devono avere il mar- gine nero. Tutte queste varietà e specie vanno però ancora assai studiate, ed occor- rono nuove ricerche, nuove raccolte e nuovi confronti, prima di potersi decisamente pronunciare sul loro valore, principalmente avuto riguardo alle notevoli differenze sessuali che si presentano negli Oncodes (7). Quanto alla biologia dell'O. marginatus veggasi ciò che è indicato da Brauer [(15), p. 61] e da Giard (7) per la specie da essi chiamata col nome di pallipes Lat. (p) Synonim.: Henops pallipes Meig. Systemat. Beschr., T. VII, 1838, p. 102. (q) Le zampe dell’O. marginatus tipico, come anche della var. etruscus, sono di color ferrugineo intenso. Veggansi le espressioni: « legs dull ferruginous », di Curtis, e « pedibus rufis» di Meigen. (r) Un’altra specie dubbia è l’Henops gibbosus di Fallen, Diptera Sueciae, London 1814-1827, Stratiomydae, p. 3, dalla cui descrizione appare non trat- tarsi dell'O. g:5b0ss, ma piuttosto dell’O. zonatus o dell'O. marginatus confusi insieme, e principalmente d’individui appartenenti a varietà dotate di zampe quasi bianchiccie. o 01 16. 17: INDICAZIONI BIBLIOGRAFICHE. —_—_—_—__ . Linnì C. — Systema mnaturae, Edit. X1I reformata. — Tom. 1, pars ll, Holmiae, 1767. . FaBRIcIUS J. C. — Entomologia systematica emendata et aucta, Tom. IV, Hafniae, 1794. . Rossi P. — Fauna Etrusca, Tom. II, Liburni, 1790. . MEIGEN J. W. — Klassifikazion una beschreibung der Europ. Zweiflug. Insekten, Braunschweig, 1804. . — Systemat. beschreib. der beh. Europ. Zweiflug. insekten, 11] Theil, Hamm, 1822. . MacQUART I. — Hist. Natur. des insectes « Diptères ». Tom. 1, Paris, 1834. . CURTIS I. — British entomology, Vol. 1ll, London, 1824. . ErIcHson W. F. — Entomographien, I Heft, Berlin, 1840. . Loew H. — Acrocera trigramma, eine neue Europ. Art. — Stett. Bntom. Zeit., VI Ihg., 1845. . GERSTAECKER A. — Beitrag Zur Kenntniss der Henopier. — Stett. Entom. Zeit. 1856, XVIl Ihg. . ScHINER R. — Fauna austriaca « Die Fliegen » Wien, 1862, 1 Theil. . JAENNICKE F. — Beztrdge zur Kenntniss der Europ. Bombyliden, Acro- ceriden, etc., Berl. Entom. Zeit., 1867. . RopER V. — Synonim. bemerkung zu Astomella curviventris Duf. und A. Lindenii Erichs. — Berl. Entom. Zeit., 1881, Band XXV, Heft Il. . — Ueber Oncodes fumatus Er. und 0. pallipes Lat. — Wien. Entom. Zeit., ll Ihg., 1883. . BRAUER F. — Die Zweifluger des k. Mus. zu Wien — )l1, System. studien auf Grundlage der Dipteren-larven nebst einer Zusammenstellung von beispielen aus der literatur ber dieselben und beschr. neuer formen. Denkschr. der K. Akad. der Wissensch., 47 Band. Wien, 1883. Mik J. — Dipterologische Miscellen. II. — Wien. Entom. Zeit., V Ing., VIII Heft, 1886. CoucKE L. — Matéeriaux pour une étude des Acrocerides, Therevides, Scénopinides de Belgique. — Ann. de la Soc. Entom. de Belgique, Tome 39, 1896. IO II, b9S BOLLETTINO Musei di Zoologia ed Anatomia comparata della R. Università di Torino N. 245 pubblicato il 2 Giugno 1896 Vor. XI Dott. ACHILLE GRIFFINI Sui generi EXODONTHA (Bell.) Rond, e ACANTHOMYIA Schiner Durante le sue numerose escursioni sulle Alpi piemontesi a scopo di raccolte ditterologiche, il compianto prof. Bellardi trovò sul Monte Rosa, a Pesio ed a Valdieri alcuni ditteri appartenenti alla famiglia delle Stra- tiomiidi, che egli ritenne rappresentanti di un genere e d’una specie nuovi. Nella sua collezione, il Bellardi li denominò: Exodontha (n. g.) pede- montana (n. sp.). Il Bellardi però, per quanto almeno io mi sappia, non pubblicò mai nè la diagnosi del genere nè quella della specie (a), ma si limitò a comunicarli în Zitterîs a Rondani. Questi allorchè pubblicò nel 1856, il primo volume del suo « Diptero- logiae Italicae Prodromus », volume in cui è data la tavola dicotoma per la determinazione dei generi di Ditteri viventi in Italia, vi inserì il gen. Exodontha Bellardi, facendone seguire il nome dall'indicazione: Spec. Typ. (nova: E. pedemontana Bellardi, în litteris). Il Genere Exodontha (Bell.) Rondani, nell’opera citata, restava così caratterizzato: « Antennarum articulus tertius sulciolis ad summum 4 distinctis. Tibiae nullae spinulis seu calcaribus terminantibus. Caliptera parva. Halteres detecti. Scutellum sexdentatum (1) ». (a) Veggasi infatti: OSTEN-SACKEN C. R. — On prof. Brauer ’s paper « Versuch einer charact., etc.» — Estr. d. Berl. Entom. Zeit., 1882, XXVI, p. 363 et. segg. (Gen. Exodonta Rondani, p. 13). (1) RONDANI C. Dipterologiae Italicae Prodromus, Vol, I, Parmae, 1856, pag. 15, 35, 169. cai In seguito nessun «autore ridescrisse mai il gen. Exodontha nè diede i caratteri della Ex. pedemontana Bell. Nel determinare le Stratiomiidi del Piemonte delle raccolte del Museo Zoologico di Torino, raccolte fra le quali viene in prima linea quella donata dal prof. Bellardi, vi trovai tre individui, tipi di Bellardi, col nome Erodontha pedemontana, appostovi dallo stesso autore. Postomi a studiarli accuratamente, potei riconoscere non appartenere già essi ad una specie nuova, come aveva supposto Bellardi, ma bensì non esser altro che. Berîs dubia Zetterst. La creazione di un nuovo genere per questa specie era però giusti- ficata, e quindi la specie sin discorso avrebbe dovuto assumere il nome di Exodontha dubia (Zett.). Ora, nella diagnosi del genere Exodontha, data da Rondani, incorse un errore, il quale consiste nell’espressione: « Anfennarum articulus tertius sulciolis ad summum 4 distinctis », 0 per meglio dire, nell'aver Rondani collocato nella tavola dicotoma il gen. Exodontha fra quelli compresi sotto quella frase. Invece, i piccoli solchi trasversali del terzo articolo delle antenne della Berîs dubia Zett. (= Exodontha pedemontana Bell.) sono 7, e dividono tale articolo in 8 segmenti. Ma tale errore è facile a comprendersi ed a scusarsi, inquantochè è solo col microscopio che questi solchi si possono discernere, nessuna delle comuni lenti, per quanto forte, riuscendo ‘a farli intravedere. Nel 1860, Schiner riconobbe utile la creazione di un genere nuovo per la Berîs dubia Zett., ma ignorando che la Exodontha pedemontana Bell. non era altro che questa specie, e non riconoscendo nel genere Exodontha descritto da Rondani, perchè in parte erroneamente definito, quel genere nuovo appunto che già era stato creato per la stessa specie, fondava il genere Acanthomyia per la suddetta Berîs dubia Zett., e chiamava quindi questa Stratiomiide col nome di « Acanthomyia dubia (2)». Il genere Exodontha non figura nella Fauna Austriaca « Die Fliegen » e nell’incompleto « Cazalogus systematicus dipterorum Europae » dello stesso autore, ma si può vederlo nominato in un’altra opera di Schiner (3), in una enumerazione di generi di Stratiomiidi, enumerazione in cui ap- pare anche il genere Acanthomyta, il che ci mostra .come Sehiner cono- scesse la diagnosi di Rondani del gen. Exodontha e come fosse sicuro che il suo gen. Acanthomyia fosse tutt'altra cosa. D’allora in poi il genere Exodomtha fu assolutamente dimenticato, (2) Wien. Entom. Monatschr., IV, n° 2, 1860. (3) Reise der Fregatte « Novara » — Diptera —. 1868, p. 51. Ei e dell'Ex. pedemontana Bell. nessuno più si ricordò, e la Beriîs dubia di Zetterstedt assunse sempre il nome di AcantRomyia dubia (4). Il solo Brauer nel suo accuratissimo studio sui generi dei Notacanti (5) intravide la realtà delle cose: infatti a pag. 87, della sua opera si legge indicato come genere dubbio: (86) Exodonta Bellardi. type Ex. pedemontana Bell. Italia (2= Acan- thomyia). In seguito ai risultati dei miei studii e dell'esame da me istituito sui tipi di Bellardi, mi affretto ora adunque a confermare non solo la sup- posizione di Brauer circa la sinonimia dei due generi, ma ad aggiungere anche che la specie Exodontha pedemontana Bell. altro non è che la Beris dubia Zett. Il genere Exodontha (Bell.) Rond., deve avere però la priorità sul gen. Acanthomyia Schiner, e ciò sembrami debba ammettersi anche quan- tunque nella diagnosi di Rondani sia incorso quell’errore che sopra ac- cennai, errore però non così grande da rendere irriconoscibile il genere. Quest’errore infatti non impedì a Brauer di supporre, con ragione, la sinonimia fra i due generi. La sinonimia del genere resta dunque la seguente: Gen. Exodontha (Bell.) Rond. 1856. Evodontha Rondani — Dipterol. Ital. Prodr. Vol. I, p. 169. 1860. Acanthomyia Schiner — Wien. Entom. Monatschr. IV, n° 2, 1862. Acanthomyia Schiner — Fauna Austriaca « Die Fliegen», I Theil, p. 23. 1882. Acanthomyia Brauer — Denkschr. K. AK. Wien, 44 Band, p. 72 e 61. 1890. Acanthomyia Schoch — Diptera, Fauna insect. Helvetiae, p. 26 La sinonimia della specie rimane: Exodontha dubia (Zett.) 1840. Beris dubia Zetterstedt — Insecta Lapponica, Lipsiae, p. 512. 1842. Beris dubia Zetterstedt — Diptera Scandinaviae, Lundae, p. 131. 1856. Exodontha pedemontana (Bell.) Rondani — Dipterol. Ital. Prodr., Vol. I, p. 169. 1862. Acanthomyia dubia Schiner — Fauna Austriaca « Die Fliegen » — Wien, p. 23. 1890. Acanthomyia dubia Sechoch — Diptera. Fauna insect, Helvetiae, p. 26. (4) Veggasi p. es.: ScHocH G., Fauna insectorum Helvetiae — Diptera — Schaffhausen, 1890, p. 26. (5) Versuch einer characteristik der gattungen der Nota canthen. Denkschrift. der K. Akad. der Wissensch., 44 Band, Wien, 1882, LA Db? 20) x a Pa E Ae 9A Pa be i $ sete Abad: om te tota posare DU: SPESI CE SI NETO bb È er: de com Ladobto/066l dal bass 1 (1i0)0 dal aitorcse Bild 1011: prirrhe, ib (boato atlete. si Vira races adobe è; > Dati imerhaà - i è risol ti PRI so Mt Ea MOT atsoth@l tdi del sic. (MORA AMA A 1 con 198) vada” ì X et ei agro adi titardatfebiate diari virgola. 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Dopo la pubblicazione dei « Nuovi lombrichi dell'Europa orientale » (questo Boll. N. 215, ottobre 1895) ho ancor ricevuto dal Dr. E. v. Marenzeller altri lombrichi raccolti anch'essi in varie parti dell’Austro- Ungheria. Fra questi erano le due nuove specie che qui descrivo (1). Allolobophora (Notogama) tigrina n. sp. Loc. Herkulesbad presso Mehadia (Ungheria meridionale). Dimensioni degli adulti (es. non contratti). Lunghezza 9-12 cm., dia- metro massimo 5-6 mm. Segmenti 110-120. Forma simile a quella di un’A. foetida, cioè alquanto depressa ven- tralmente, posteriormente un po’ trapezoide. Colore (in alcool) ricordante quello dell’A. foetida; ciascun segmento porta dorsalmente una fascia bruno-rossiccia larga sui primi segmenti ma sempre più stretta e in fine quasi lineare all’indietro con limiti molto netti, che cessa d’un tratto sulla linea delle setole dorsali oppure si prolunga ventralmente ad esse per un breve tratto appuntito e sfu- mato che è quasi interamente staccato dal tratto dorsale in causa del- l’orlo chiaro che circonda allora la base delle setole dorsali; all’estre- mità anteriore le fascie circondano interamente i primi 4-5 segmenti; ai lati dei segmenti 9, 10, 11, 12 le fascie sono lateralmente un po’ più sfumate. Setole geminate strettamente, sopratutto le dorsali. Subito dietro al clitello lo spazio mediano ventrale (aa) è poco maggiore del laterale medio (bc), le dorsali sono press’a poco sulla linea laterale; alla parte (1) Per le descrizioni e sinonimie di altre specie citate nel testo, vedi: Rosa, Revisione dei Lumbricidi (Mem. R. Accad. Scienze Torino, 1893). dat MIE anteriore l’intervallo dc è un po’ più stretto e le setole c d diventano più ventrali. Le setole sotto al clitello nella metà distale della parte che va dal nodulo alla punta libera sono ornate di piccole linee arcuate irregolarmente disposte, ne esistono traccie anche nelle altre setole dalle quali le sopradette non differiscono del resto sensibilmente. Prostomio piccolo con stretto prolungamento quadrato che taglia ‘|, del 1° segmento e che è coperto dalla fascia bruna che circonda questo ultimo. Ctitello occupante i segmenti 27-33 = 7, a sella, coi 4 angoli arro- tondati e cessante poco sopra alle setole ventrali; su esso sì distinguono ancora le setole dorsali e traccie degli intersegmenti (almeno lateral- mente) e di alcuni pori dorsali; vi si distinguono ancora sempre le fascie brune, ma larghe, sfumate e pallide. Il clitello non ha margini laterali sporgenti, e sotto di esso le setole non sono mai portate da papille, nè circondate alla base da un solco circolare. Tubercula pubertatis in forma di una lista piana, pellucida, più larga ai segmenti 29, 30 e 31 ed estendentesi sull’ultima parte del 28 e su quasi tutto il 32, sui quali segmenti essa va terminando in punta; i suoi margini ventrali opachi formano una linea bianca che sì continua coi margini del clitello. Aperture maschili al 15° segmento fra le setole ventrali e dorsali, circondate da una tumefazione poco rilevata e senza margini definiti, che però fa leggermente inarcare gli intersegmenti attigui. Una striscia poco rilevata le connette coi tubercula pubertatis. Aperture femminee al 14° segmento in forma di piccoli pori adia- centi (dorsalmente) alla setola ventrale esterna (0). Aperture delle spermateche visibili anche esternamente come due paia di pori agli intersegmenti 9-10 e 10-11 a meno di 1 mm. dalla linea mediana dorsale. Pori dorsali dall’intersegmento 3-4, ma ben visibili solo dal 4-5; agli intersegmenti 9-10, 10-11, tra le aperture delle spermateche, essi sem- brano impervii. Papille copulatrici mancano del tutto. Ventriglio nei segmenti 147, 18, 19. Cuori moniliformi nei segmenti 7, 8, 9, 10, 11 (cinque paia). Vescicole seminali 4 paia nei segmenti 9, 10, 11, 12; quelle dei due primi segmenti più piccole e laterali. Testes e padiglioni liberi (senza capsule seminali). Spermateche due paia nei segmenti 9 e 10 aperte posteriormente presso alla linea mediana dorsale. Questa n. sp. è una Nofogama affatto tipica e vicina alla comune Altotobophora (Notagama) foetida. Se ne distingue sopratutto per la posizione alquanto diversa del clitello, dei tubercula pubertatis (il cui IO 1006 ate "a ‘aspetto è diverso) e del 1* poro dorsale, e inoltre per una maggior bre- vità del processo del prostomio, per la mole maggiore e per qualche diversità nella colorazione che la fa riconoscere a primo aspetto. Si potrebbe pensare a paragonarla coll’ A. Nordenskjòldii di Eisen. Questa fin'ora non è nota con certezza che dalla Siberia, il che rende già improbabile l'identità delle due specie. I dati che possediamo sull’ A. Nordenskjòtdii non sono molto completi, ma taluno fra essi ci porta a considerare questa specie come differente dalla nostra; fra altri la co- lorazione. Infatti l’Eisen ci dice che « to judge from alcoholic specimens, « the bright yellow bands of that species (A. foetida) do not exist in « A. Nordenskjòldii ». Ora il pigmento negli esemplari dell’Eisen non era scomparso, perchè egli ci parla di una « macula pallida in latere superiore segmentorum anteriorum 8, 9, 10 »; dunque sembra potersi concludere che la colorazione dell'A. Nordenskjò/dii non sì presenta in fascie trasverse come nell’A. foetida e tigrina. Inoltre nell’A. Nor- denskjòldii il corpo è « postice depressum » e il lobo cefalico taglia ‘/, del 1° segmento. Allolobophora (0ciolasia) exacystis n. sp. Loc. Schuler presso Kronstadt (Siebenburgen) 4000 piedi s. m. Dimensioni molto variabili, poichè di tre esemplari l’uno è lungo 20 em. con diametro di 8-10 mm., gli altri rispettivamente 10 e 11 em. con diametro di 6 e 7 mm. Segmenti. Es. grande 170; es. piccoli 165 e 180. Cotore (in alcool) senza traccia di pigmento. Forma anteriormente clavata col massimo diametro verso il 9° seg= ‘mento, poi cilindrica e dopo il clitello più o meno poligonale coll’estre- mità posteriore ottusa. Setote distanti: nella regione postelitelliana gli intervalli laterali de- crescono dal basso in alto, però il laterale superiore cd è più o meno «eguale al laterale medio dc; il laterale inferiore ad è doppio del laterale medio dc ed uguale a */, del ventrale aa; la 3* serie c di setole sta quasi sulla linea laterale per cui lo spazio dorsale dd è molto ampio. Le setole ‘sottoclitelliane sono più dritte delle altre, ma ornate solo come esse di lineette scabre trasverse poco evidenti. Prostomio separato per mezzo di un solco trasverso da un piccolo processo intaccante per ‘/, il 1° segmento. Clitello occupante negli es. piccoli i segmenti 30-37=8, nel grande 30-38=9, senza pori dorsali nè setole dorsali, ma con traccie di solchi intersegmentali almeno ai lati. Tubercula pubertatis continui su tutta la lunghezza del clitello con traccie anche al primo segmento successivo (rispettivamente al 38 o -al 39); sono due striscie pellucide a margini paralleli, tagliate dai solchi ASI intersegmentali e fiancheggiate da due linee opache sulla ventrale delle quali stanno i nefridiopori. Aperture maschili al 15° segmento; sono pori grandi come un ne- fridioporo, sulla stessa linea delle setole dè e c ed equidistanti da ciascuna di esse, senza alcun rigonfiamento. Aperture femminee al 14° segmento, minuti pori un po’ esterni ed anteriori alla setola d, quasi dietro al nefridioporo. Pori dorsali visibili in uno degli esemplari piccoli fin dall’interseg- mento 9-10. Papitlle coputatrici mancano. Dissepimenti 12-13, 13-14, 14-15 molto spessi. Cuori moniliformi nei segmenti 6, 7, 8, 9, 10, 11; il 1° però, seb- bene moniliforme, molto minore; vasi intestino-tegumentariî nascenti dal vaso dorsale nel 12° segmento. Vescicole seminali 4 paia; le due paia anteriori fatte a storta chi- mica, le altre reniformi. Testes e padiglioni liberi nei segmenti 10 e 11 i cui dissepimenti (9-10, 10-11, 11-12) sono però saldati insieme ai margini, sostituendo così in parte le capsule seminali. Spermateche 6 paia nei segmenti 5-10 incl., aprentisi posteriormente cioè agli intersegmenti 5-6 e seguenti sulla 3* serie di setole. Malgrado la mancanza di capsule seminali questa specie è una vera Octolasia, affinissima all’A. complanata e transpadana. Per la posizione delle spermateche essa concorda colla A. lissaensis Mich. su cui non abbiamo dati molto estesi. Realmente la descrizione del Michaelsen si adatta tanto a questa specie come alla forma che io ho chiamato (a) A. lissaensis var. croatica; tuttavia quest’ultima è certo specificamente distinta dall'A. exacystis. Potrebbe essere che io avessi riferito a torto la var. croatica alla A. lissaensis e che que- st’ultima fosse invece identica alla A. eaacystis. Tuttavia ciò è molto improbabile; parlano contro quest’ identificazione la statura molto mi- nore dell’A. /issaensîis tipica, la posizione anteriore almeno di un seg- mento che ha il suo clitello, i pori dorsali non visibili in essa prima dell’intersegmento 14-15, la posizione dell’ultimo e talora del penultimo paio di spermateche nel segmento posteriore all’intersegmento in cui sì aprono, (a) Questo Boll. N. 215. 10228 - Tip. V. Fodratti & E. Lecco - Torino. ‘* BOLLETTINO Musei di Zoologia ed Anatomia comparata della R. Università di Torino UN: 247 pubblicato il 20’ Giugno 1896 Vor. XI DoTT. ERMANNO GIGLIO-TOS. Sulle cellule. del sangue della Lampreda © RIASSUNTO Le cellule del sangue in circolazione della lampreda sono le seguenti: gli erztroblasti e gli eritrociti che ne derivano ì /eucoblasti, da cui derivano a) i leucociti a nucleo semplice Db) i leucociti a nucleo polimorfo 3 le cellule eosinofile a cui si devono aggiungere gli stadî loro di passaggio. Gli eritroblasti. sono cellule il cui protoplasma è dotato di movi- mento, ma non emette veri pseudopodi; è trasparentissimo e ricco di acqua; il suo strato periferico forma una membrana protoplasmatica. Il nucleo è perfettamente sferico se giovane: la cromatina è raccolta in numerosi granuli legati da filamenti cromatinici che formano una rete. Lo si distingue facilmente da quello dei leucoblasti. Il succo nucleare stesso, 0 una parte di esso, trasuda dal nucleo e forma dei granuli che si muovono nel protoplasma con vivaci movimenti browniani. Questi sono i granuli emoglobigeni, i qualî stanno legati dai filamenti tenuissimi dello scarsissimo citoplasma del corpo dell’eritroblasto. Nel plasma del sangue preesiste una sostanza la quale vien trasformata in emoglobina per opera dei granuli emoglobigeni. A mano a mano che l’ emoglobina si forma, si scioglie nell’acqua di cui è ricco l’eritroblasto e lo colora gradatamente in giallo. 2 (1) Sulle cellule del sangue della Lampreda, in Memorie della R. Accademia delle Scienze di Torino, 1896 (con una tavola). entita et Gli erifrocîti sono vescichette sferiéhe con membrana euticolare ben distinta ed elastica, piene di emoglobina: Immersi in questa e subito sotto alla membrana, perciò in posizione affatto periferica, stanno i gra- nuli emoglobigeni legati dai filamenti citoplasmatici, i quali cireondano il nucleo e lo tengono nel mezzo dell’eritrocito. Il nucleo non è dunque affatto libero, ma tuttavia ‘mobile a ‘cagione della tenuità dei filamenti citoplasmatici. Esso è diminuito di volume, cioè si è appiattito per l'uscita della sostanza che forma. i granuli emoglobigeni ed è perciò sempre discoide. Talvolta l’appiattimento è tale che le membrane delle due su- perfici piane del disco si avvicinano fino a saldarsi ed il nucleo si perfora. La sua funzione, se non è affatto nulla nell’eritrocito, è però di molto diminuita. I leucoblasti sono minutissime cellule di circa p. 3,80 con un grande nucleo di circa p. 3,30. Il protoplasma è perciò scarso, relativamente alla massa totale, e non emette pseudopodi ‘finchè ‘sia alquanto aumentato di massa. I leucocîti a nucleo semplice sono i leucoblasti ora descritti aumentati di volume, sia per aumento del nucleo, sia per quello del protoplasma. Questo non contiene granulazioni.e possiede :spiccati movimenti ameboidi con molti pseudopodi. I leucociti a nucleo polimorfo provengono :dai \leucoblasti, per au- mento del nucleo e del protoplasma, ma:si distinguono perchè ‘ben presto intorno al nucleo incomincia la produzione delle granulazioni neutrofile , finissime che riempiranno tutto vil «corpo del leucocito. Nel frattempo il nucleo ingrandendo si piega, prendendo la caratteristica forma di sal- siccia, preludiante alla divisione diretta. In questo periodo del loro svi- luppo posseggono movimenti ameboidi spiccati con ‘molti e lunghi pseu- dopodi, e si comportano come le piastrine dei mammiferi ammucchiandosi e formando falsi plasmodi. Avvenuta quindi la divisione diretta del nucleo essa ‘è seguita da quella della cellula e così si hanno due leucociti, nei quali vanno aumentando le granulazioni neutrofile che si :allogano tra i filamenti sottilissimi di citoplasma, ed ;il corpo .cellulare ied il mucleo si ‘accrescono. Intanto la proprietà di emettere pseudopodi va scomparendo ed il nucleo ‘allun- gandosi prende la forma. di biscotto o .di ferro.di cavallo e poi si scinde in due. La divisione nucleare diretta in questo ‘caso ‘non è più seguita dalla divisione della .cellula. Le cellule eosinufile non presentano nulla di specialmente diverso ‘da quelle degli altri vertebrati. Le ,granulazioni eosinofile sono grandi, sfe- riche o irregolari. Giammai hanno la forma di fusi,;come quelle descritte dal Bizzozero. Il nucleo è polimorfo. Non mi fu possibile riconoscere la loro origine. ‘Non potendo in questo breve riassunto trattare la parte bibliografica in Pr e storica, nè la ‘tecniea usata, rimando al lavoro esteso, dove pure ho accennato alle alterazioni prodotte dai diversi liquidi fissatori sugli eri- ‘trociti. Qui mi dimito a riferire le principali conclusioni seguenti : de .Gli eritrociti o globuli rossi della lampreda comune hanno forma di vescichette pressochè sferiche, ripiene di emoglobina, sparsa fra lo scarso citoplasma. Essi hanno membrana distinta e nucleo discoide. Fra l’emoglobina, legati dai filamenti del citoplasma, stanno i granuli emò- (globigeni. 2° Fra tutti i vertebrati adulti la lampreda comune presenta gli «eritrociti a struttura più semplice. 3° La struttura degli eritrociti della lampreda corrisponde sostan- zialmente a quella che gli eritrociti degli altri vertebrati presentano nei primi stadi del loro sviluppo. 4° Gli eritrociti derivano dagli eritroblasti per la formazione dell’e- moglobina accompagnata da altri mutamenti secondari. 5° Gli eritroblasti si distinguono per molti caratteri dai leucoblasti e molto probabilmente non hanno uno stipite comune di origine. 6° La produzione di emoglobina ha luogo per opera di granuli emo- globigeni. 7° I granuli emoglobigeni non mancano mai negli eritroblasti di tutti i vertebrati. 8° I granuli emoglobigeni nella lampreda perdurano anche negli «eritrociti; scompaiono invece, come granuli, negli eritrociti degli altri vertebrati, 9° I granuli emoglobigeni provengono dal nucleo e forse dallo stesso succo nucleare. 10° L’emoglobina vien prodotta per opera dei granuli emoglobigeni «che la tolgono dal plasma sanguigno per trasformazione di una sostanza | in esso preesistente. 11° I vivaci movimenti browniani dei granuli emoglobigeni sono forse indizio di questo scambio molecolare. 12° Gli eritroblasti in circolazione non si riproducono mai per divi- sione indiretta; forse, ma raramente, per divisione diretta. Gli eritrociti non si riproducono mai. 13° I leucociti a nucleo semplice ed i leucociti a nucleo polimorfo provengono da una medesima sorta di leucoblasti. 14° I leucoblasti si riproducono per divisione nucleare diretta; giammai per divisione indiretta. 15° Le fini granulazioni neutrofile dei leucociti a nucleo polimorfo provengono probabilmente dal nucleo. 16° La divisione amitotica del nucleo di questi leucociti adulti non è mai seguita dalla divisione del corpo della cellula. 17° Stando alle più comuni e generalmente accettate divisioni dei SATO corpuscoli bianchi del sangue degli altri vertebrati essi sono nella lam- preda così rappresentati : a) i leucoblasti, i leucociti a nucleo semplice, i leucociti a nucleo polimorfo e le cellule eosinofile da elementi perfettamente loro equipol- lenti, salvo la loro origine : d) le cellule granulose (Masizellen dei Tedeschi) mancano affatto. nella lampreda, nè vi ha alcun elemento che li rappresenti; c/) le piastrine dei mammiferi e le cellule fusiformi (Spindelzelten) o trombociti degli altri vertebrati inferiori sono nella lampreda rappre- sentate, non morfologicamente da uno speciale elemento, ma solo fisio- logicamente da leucoblasti in quel periodo di sviluppo che precede immediatamente la divisione diretta del loro nucleo, 10243 - Tip. V. Fodratti & E. Lecco - Torino. Il. 695 BOLLETTINO Musei di Zoologia ed Anatomia comparata della R. Università di Torino N. 248 pubblicato il 22 Giugno 1896 Vor. XI Dott. ACHILLE GRIFFINI Sul valore specifico del DYTISCUS DISJUNCTUS Camer. Nel 1847, in un suo lavoro su alcuni Coleotteri del Piemonte (1), il Ghiliani accennava come fosse stata trovata dal prof. Bellardi, in un piccolo lago (a) delle Alpi Marittime, una specie del genere Dytiscus, che egli qualificò come D. lapponîcus Gyll.; la stessa specie, col mede- simo nome, si trova indicata nel suo Elenco dei Coleotteri del Piemonte (2). Nel 1880, il prof. Camerano meglio studiando i Ditiscini del Piemonte (3), mostrò le notevoli differenze che intercedono fra i Dytiîscus viventi nel suddetto lago della Maddalena ed il vero D. /apponicus Gyll.; egli li denominò allora D. lapponicus var. disjunctus. In seguito, il D. disjunctus venne molto diversamente considerato e valutato dai varii autori. Sharp, nella sua Monografia (4) non ne fa parola, e indica soltanto l’esistenza del D. /apponicus anche nel lago della Maddalena. Van den Branden, nel suo particolareggiato catalogo sinonimico (2), non ricorda affatto il D. disjunctus. (a) È questo il Iago detto « della Maddalena », sull’Argentera, situato all’al- tezza di circa 2100 metri sul livello del mare. — La specie in discorso vi fu poi raccolta ancora da altri zoologi, e fra questi dal compianto prof. Michele Lessona, nel 1875, come si legge nel lavo1o del prof. Camerano qui più volte ricordato. (5) Catalogue des Coléopt. carnassiers aquatiques. Ann. de la Soc. Entomol, de Belgique, Tom. XXIX, Bruxelles 1885. Heyden, Reitter e Weise, nel Catalogus Coleopt. Europa del 1883 (5) e Baudi nel Catalogo dei Coleotteri del Piemonte (7) elencano la specie in questione sotto il nome di D. l/apponicus var. disjunctus. Pel primo il Seidlitz (6) considerò il D. disjunctus come una specie autonoma; egli però fu incerto assai nell’assegnarle i caratteri distintivi, non conoscendone in tutto che una sola 9 e dubitando che i caratteri che vi riscontrava appartenessero solo a questo sesso; talchè alla sua descrizione fece seguire la frase: « Die Constanz der Merkmale ist daher noch zu prifen >». Heyden, nel Catalogus Coleopt. Europa del 1891 (8), seguendo l’opi- nione di Seidlitz, come in generale degli autori delle Bestimmungsta- bellen, indica il D. disfunctus quale specie distinta: così pure Stierlin, nell’ultima edizione del Kàferbuch (12). Recentemente invece il Ganglbauer in un esteso lavoro sui Coleot- teri enropei (9) nega al D. disjunctus non solo valore di specie, ma ben anco di varietà, e lo considera come aberrazione del D. lapponicus. Ciò non mi pare sostenibile, inquantochè, se pur si volesse negare al D. disjunctus il valore di specie, si dovrebbe considerarlo almeno come una sottospecie, ed anzi come una buonissima sottospecie, sempre co- stante nei suoi caratteri quanto strettamente localizzata, e non quindi come varietà, tanto meno poi come una aberrazione (c). Io ebbi già occasione in due miei lavori, l’uno sulla biologia degli insetti acquaioli (10), l’altro di indole popolare sui coleotteri italiani (11), di accennare la mia convinzione sull’essere il D. disjunctus una specie ben distinta, ed in quelle opere ne diedi una breve descrizione. Mi sembrò nondimeno opportuno, nell’incertezza che tuttora regna sul valore di questa specie poco conosciuta e fra tanta disparità di opi- nioni, il darne qui la figura, la sinonimia, ed una descrizione dettagliata, eseguita prendendo a tipo gli esemplari che si conservano nelle collezioni del Museo Zoologico di Torino. (c) Secondo il mio modo di vedere, l’aberrazione, la varietà e la sottospecie si dovrebbero considerare nel seguente modo: Aberrazione. — Anomalia individuale (per es. melanismo, albinismo). Varietà. — Complesso d’individui appartenenti ad una forma distinta per caratteri di non molta importanza e variabili nel loro sviluppo (per es. mac= chiettatura, dimensioni, punteggiatura) dalla forma specifica tipica, vivente però frammista ad essa. Sottospecie. — Forma distinta per caratteri sempre costanti e notevolmente importanti, vivente in una regione o località diversa da quella abitata dalla specie tipica e rappresentante quindi una modificazione localizzata di questa. NB. La valutazione di tale forma come specie o come sottospecie è puramente soggettiva. IO, ) 1096 si E Dytiseus disjunetus Camer. 1847. Dytiscus lapponicus — Ghiliani (1), p. 118 (nec D. lapponicus Gyll.). 1880. Dytiscus lapponicus var. disjunctus — Camerano (3), p. 120. 1882. (partim) Dytiscus Zapponicus — Sharp (4), p. 645(nec T. XVII, f. 204-205). 1883. Dyticus lapponicus var. disjunctus — Heyden, Reitter et Weise (5), p. 32. 1886. Dytiscus lapponicus — Ghiliani (2), opera postuma, p. 32 (nec D. Zap- ponicus Gyll.). 1887. Dytiscus disjunetus — Seidlitz (6), p. 1ll. 1889. Dytiscus lapponicus var. disjunetus — Baudi (7), p. 37. 1891. Dytiscus disjunctus — Heyden, Reitter et Weise (8), p. 65. 1892. Dytiscus lapponicus ab. disjuncius — Ganglbauer (9), p. 516. 1894. Dytiscus disjunctus — Griffini (10), p. 11. 1894. Dyliscus disjunctus — Grifflni (11), p. 59. 1895. Dytiscus disjunctus — Stierlin (12). p. 73. Subellypticus; parum lalus. Subtus flavo-testaceus, abdomine în utroque latere piceo-bîmaculato ; supra testaceus vel testaceo-rufescens, piceo-varius. — Caput piceum, nîtidum, piclurîs flavidis compluribus varium, praecipue macula media cyatiformi et margine oculari fla- vidis superne ornatum. Oculî flavido-varîi. Labrum, epistoma, an- tennae, palpîque flavo-testacea. — Prothorax flavido-testaceus, macutis tr'ibus medtis piceîis praeditus, în d maioribus, în 9g minoribus, semper distinctiîs disjunctisque, quarum media obtrian- guilari,lateralibusque sublrapezoidalibus vel cur- vatis. Scutellum flavidum. — Elytra în 3 laevia, sed minute et sat crebre (praecipue ad apîicem) punctulata, rufo-testacea, lineolîs compluribus longitudinalibus piceîs, quarum externis postice confluentibus, ornata; margo exlernus elytro- rum teslaceus, apea nebulosus. Elytra 9 ultra medium longitudinaliter 10-11 sulcata et tota insuper crebre punciata, flavido-testacea, mar- gine externo late flavido, sulcisque testaceîs, sed Fig. l carinis inter sulcos superne picescentibus ; apex Dytiscus elytrorum post sulcos flavo-testaceo et brunneo- disjunctus d piceo varius, nebulosus, his coloribus valde minuteque înter se inter- miaxtis. — Pedes flavo-testacei, femoribus anticis supra saepe linea brunnea praeditis; corarum posticarum apicibus distantibus, subito angustatis, elongatis, acuminatisque. Q Minus elongata, pallidior, pedibus simplicîbus, elyiris sulcatis. d Oblongior, leviter fuscior, sat nitidus, tarsis intermedîîs articulis tribus basalibus dilatatis, tarsîs anticiîs articulis tribus basalibus pa- tellatis, tibiis anticis latis, compressis, margine externo arcuato, superne (antice) extus depressione nitida, intus longîtudinaliter brunnea, praeditis, e Long. corpor. d mm. 25,5-27,3} o mm. 23,5-26 talitudo maxima d' di TIRA > 12,1-14 tat. media prothoracis d » PISO. » 8,6-9,8 HAB. — Lago della Maddalena sull’Argentera. Ho esaminato di questa specie due d' e dieci 9 che si conservano nel Museo Zoologico di Torino, tutti raccolti nella suddetta località, ed in tutti ho trovato costanti i caratteri indicati. Descrizione. — Corpo elittico, nei d* alquanto più allungato che nell» 9, mediocremente largo e mediocremente convesso. — Capo superior- mente nero-piceo con riflessi verdastri; labbro, epistoma, antenne e palpi giallastri. Occhi variegati di giallastro e circondati superiormente da una larga fascia giallastra alquanto irregolare. Queste due marginature in- terne superiori dei due occhi si congiungono anteriormente fra loro per mezzo di una sottile lineetta trasversale dello stesso colore giallastro, situata immediatamente sopra l’epistoma, sul davanti quindi della fronte, lungo l’orlo posteriore di quello; nella sua parte mediana questa lineetta presenta una piccola dilatazione triangolare il cui vertice è rivolto al- l’indietro. Nel mezzo della parte superiore del capo spicca sempre una grande macchia giallastra, costantemente a foggia di calice, ossia costi- tuita da una dilatazione quasi a guisa di coppa, talora tridentata, rivolta in avanti, e quindi di un restringimento posteriore, il quale spesso si allarga alquanto al suo termine a guisa di piedestallo del calice; questa ultima parte (principalmente nelle 9) è sempre divisa in due per un breve tratto, da una lineetta longitudinale mediana del colore oscuro fondamentale del capo (vedi fig. 2 a). — Il corsaletto dei d' si può considerare come fondamentalmente bruno- piceo, dotato di una larga marginatura giallastra su tutti 4 i lati; la sua parte superiore mediana bruno- picea però, che rimane compresa nella inquadratura gialla data dalle marginature dei 4 lati, non è intera, ma divisa nettamente in 3 macchie di cui la mediana ha forma di triangolo isoscele, colla base rivolta verso Fig. 2 il capo (vedi fig. 1). Tale suddivisione è dovuta a due a Disegno del capo linee oblique, giallastre, convergenti posteriormente, e del corsaletto che congiungono la marginatura giallastra anteriore di una 9. del corsaletto colla posteriore, attraversando la parte 2 Zampa anteriore centrale bruna suddetta. — Nelle 9 il color giallastro è destra di un dg. assai più sviluppato e il color bruno-piceo assai minore, talchè il cor- saletto può considerarsi come giallastro, dotato di tre piccole macchie brune disposte in linea trasversale al mezzo; di tali macchie (vedi fig. 2a), la mediana è come nel & obtriangolare, le due laterali poi, invece di essere subtrapezoidali come nell’altro sesso, sono arcuate, colla con- vessità rivolta in avanti, più sottili nella parte interna in cui convergono Lao 19 ad inferiormente verso il vertice della macchia mediana, alquanto più di- latate verso la parte esterna. In ambo i sessi il corsaletto è alquanto convesso, coi lati esterni però depressi, principalmente appiattiti nelle 9. Scudetto giallastro. — Le elitre dei &* sono liscie, minutamente punteg- giate in principal modo verso l'apice; esse sono di color giallastro-ros- siccio, dotate di una marginatura laterale esterna giallastra, mediocre- mente larga e non molto spiccata; sono poi percorse su tutto il rimanente della superficie da un gran numero di lineette longitudinali picee, sottili, di cui le più esterne convergono posteriormente fra loro (vedi fig. 1); queste lineette riproducono a un dipresso la disposizione delle carenature che esistono fra le solcature sulle elitre delle 9; all'apice delle elitre si nota una nebulosità bruniccia, dovuta ad un fitto intreccio di punteg- giature e di brevissime lineette irregolari bruno-picee e giallastre. Le elitre delle 9 sono alquanto più convesse, nella parte basale e mediana, quasi depresse invece verso l’apice; esse sono tutte fittamente e ben sensibilmente punteggiate, percorse ciascuna da 10-11 solchi longitudinali molto ben impressi, che giungono fino un po’ oltre il principio della terza parte posteriore dell’elitra. Fondamentalmente queste elitre sono gial- lastre, dotate anzi di una larga marginatura laterale esterna di questo colore; il fondo delle solcature è pure giallastro, ma le carenature che sì trovano fra esse, e di cui le più esterne convergono fra loro poste- riormente, hanno invece una tinta bruna. La parte apicale delle elitre, non solcata, è nebulosa, ossia marmoreggiata da intricate punteggiature e brevissime lineette irregolari brune e giallastre. — Ventre totalmente giallastro, colle giunture delle parti sternali e dei segmenti addominali segnate da una sottile linea nerastra; d’ambo i lati della base dell’addome esistono ventralmente due macchie bruno-picee. — Zampe giallastre, coi femori anteriori spesso ornati sull’orlo superiore di una fascia longitudi- nale bruna. Le tibie anteriori dei # sono molto larghe e compresse, col margine esterno arcuato; esse sono dotate superiormente (anteriormente) di una depressione liscia, situata verso l’orlo esterno, il cui fondo porta internamente una tinta longitudinale bruna (vedi fig. 2 0). Questa specie, oltrechè pel colore generale assai pallido, si distingue facilmente dal D. lapponicus per dimensioni minori, per corpo più elit- tico, non sensibilmente dilatato all’indietro dopo il mezzo, pel disegno del capo e del corsaletto diversi, sempre costanti, inoltre ancora per le tibie anteriori dei # molto più dilatate. Le sue 9 sono tutte ad elitre solcate. Alcuni dei caratteri indicati come specifici da Seidlitz, non possono però realmente considerarsi come tali. Così le tibie posteriori non pre- sentano sensibile differenza con quelle del D. Z/apponicus, gli angoli del corsaletto non sono diversamente conformati; solo si può osservare col ni Qi suddetto autore che i lati esterni del corsaletto, mentre nel D. lapponicus sono regolarmente arcuati, nel D. disjuncius posteriormente, fin’oltre il mezzo, sono assai poco curvi, mentre lo divengono distintamente in avanti; ma anche questo carattere presenta alcune lievi variazioni da individuo a individuo, Il D. disjunctus è certamente assai più distinto dal D. lapponicus per pluralità e costanza di caratteri, di quello che non sia il D. circum- cinclus dal D. marginatlis, che dagli autori vengono nondimeno consi» derati come specie separate. Ciò non toglie che il D. digjunctus sia più affine al D. lapponicus che non alle altre specie note, e che, per essere così strettamente e definitamente localizzato, possa considerarsi come originato anticamente da un gruppo o colonia di individui originariamente appartenenti al D, lapponicus od alla forma capostipite delle due specie, i quali individui furono in quei tempi molto remoti limitati per qualche cagione nella località speciale del lago della Maddalena, ove i loro discendenti si mo- dificarono gradatamente, in modo da presentare oggidì dei caratteri tali da esser facilmente distinguibili specificamente dal D. lapponicus. Le cause di tale modificazione saranno state molto probabilmente quelle accennate dal prof. Camerano nel suo lavoro, ossia le condizioni speciali di nutrimento e di temperatura. ll. 12. INDICAZIONI BIBLIOGRAFICHE . GHILIANI V. — Mémotre sur la station de quelques Coléoptères dans les dif- férentes régions du Piémont. — Ann. de la Soc. 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B. xrr, p. 143 (1890). a. 9 Langkat 14 giugno 1888. — 2. 9 Glen Bervie 5 luglio 1889. — c. 3' id. id. — d. 9 id. id. 25 luglio 1889. — e. 9 id. id. 28 luglio 1889. 80. Gracula javanensis (Osb.); Vorderm. 1. c. p. 411, n. 389 (1889). — Mainatus javanensis, Sharpe, Cat. B. xI1I, p. 143 (1890). a. 3 — 15 luglio 1889. — 5. 9 Glen Bervie Estate 21 luglio 1888. — c. 3 id. id. 21 luglio 1888. — d. 9 id. id. 6 agosto 1888. — e. Q Gebang Estate 25 agosto 1888. — 7. 9 Serapo Estate 17 settembre 1888. — g. &*? Deli 8 febbraio 1889. 81. Oriolus coronatus, Sw.; Vorderm. l. c. p. 411, n. 390 (1889). — Oriolus maculatus, Vieill.; Sharpe, Cat. B. 1, p. 199 (1877); Vorderm. 1. c. p. 411, n. 391 (1889). a. d' ad. Helvetia Estate 17 novembre 1888. — d. 0? ad. id. id. 9 dic. 1888. — c. è? ad. id. id. 16 novembre 1888. — d. 9 juv.? Louisiana Estate 2 set- tembre 1888. I due esemplari d, c, segnati come femmine, differiscono pochissimo dal maschio adulto, per avere il giallo, specialmente del dorso, meno scuro e lievemente volgente all’olivastro e per le due timoniere mediane meno nere, e nel secondo decisamente olivastro-brune; l’ultimo esemplare, giovane, ha il becco nericcio, la fascia coronale appena indicata, di color olivaceo, le timoniere mediane olivacee e numerose macchiette nere lungo lo scapo delle piume del petto. 82. Oriolus melanocephalus, Liun.; Sharpe, Cat. B. It, p. 215 (1877). a. 3 ad. Glen Bervie Estate, 20 giugno 1888. Esemplare adulto in abito perfetto. Non mi consta che questa specie sia stata menzionata prima d’ora come abitante in Sumatra. 83. Corvus macrorhynchus, Wagl.; Vorderm. l. c. p. 411, n. 395 1889). — Corone macrorhyncha, Sharpe, Cat. B. I, p. 38 (1877). a. d' juv. Sidjungi Estate (Deli) 21 febbraio 1889. Esemplare giovane, apparentemente riferibile a questa specie, FebICHA la base bianca delle piume sia pochissimo conspicua. — Mar 84. Platysmurus leucopterus (Temm.); Sharpe, Cat. B. 11, p. 90 (1877); Vorderm. l. c. p. 411, n. 396 (1889). a. g Bekri Estate 7 gennaio 1889. 85. Treron nipalensis (Hodgs.); Vorderm. l. c. p. 412, n. 402 (1889); Salvad. Cat. B. xxI, p. 34 (1893). a. 3' Glen. Bervie Estate 19 giugno 1888. 86. Osmotreron vernans (Linn.); Vorderm. |. ec. p. 412, n. 407 (1889); Salvad. Cat. B. xxI, p. 60 (1893). a. d' ad. Glen Bervie Estate 24 giugno 1889. — d. © ad. id. id. 21 giugno 1888. — c. 9 ad. Helvetia Estate 6 novemhre 1888. — d. pull. Glén Bervie Estate. — e. pull. Glen Bervie Estate. 87. Ptilopus jambu (Gm.); Vorderm. l.c. p. 412, n. 410 (1889); Salvad. Cat. B. xxI, p. 80 (1893). a. d' Glen Bervie Estate 2 ottobre 1889. 88. Turtur tigrinus (Temm.); Salvad. Cat. B. xxI. p. 440 (1893). — Spilopelia tigrina, Vorderm. l. c. p. 413, n. 416 (1889). a. Q Glen Bervie Estate 2 luglio 1889. — d. & id. id. 27 giugno 1888. — c. Q id. id. 18 giugno 1888. — d. o Helvetia Estate 7 novembre 1888. 89. Chalcophaps indica (Linn.); Vorderm. 1. c. p. 413, n. 421 (1889); Salvad. Cat. B. xxI, p. 514 (1893). a, b. 3 Glen Bervie Estate 30 giugno 1888. 90. Rollulus roulroul (Scop.); Vorderm. l. ce. p. 414, n. 430 (1889); Grant, Cat. B. xxu, p. 225 (1893). a. di — 28 luglio 1889. — 5. 3 Glen Bervie Estate 15 luglio 1889. — c. 9 id. id. 17 agosto 1888. — d. 9 id. id. 16 luglio 1889. 91. Excalfactoria chinensis (Linn.); Vorderm. l. c. p. 414, n. 437 (1889); Grant, Cat. B. xxIl, p. 250 (1893). a. 3 Helvetia Estate 8 dicembre 1888. 92. Turnix pugnax (Temm.); Grant, Ibis, 1889, pp. 449, 450, 458. — Id. Cat. B. xxlI, p. 534 (1893). — Areoturnia pugnax, « Temm. » Vorderm. |. c. p. 414, n. 436 (1889). a. d' Helvetia Estate 7 novembre 1888. — è. 9 (?) Adolina Estate 23 genn. 1889. — c, d. pull. Adolina Estate. I primi due esemplari sembrano adulti; essi hanno la gola bianca e forse sono ambedui maschi. I due pulcini sono bruni, variegati di nero sulle parti superiori, ed hanno due fascie sopraccigliari chiare, che si estendono sui lati del dorso. 93. Charadrius fulvus (Gm.); Vorderm. l. c. p. 415, n. 439 (1889). a. g Tanah Potih (Siak) 2 aprile 1889. 94. Aegialitis geoffroyi (Wagl.); Salvad. Orn. Pap. é Mol. In, p. 298 (1882); Vorderm. l. c. p. 415, n. 440 (1889). a. g Kwalla, Langkat 4 agosto 1888. Esemplare in abito giovanile. È cur 08 10 05. Aegialitis mongolica (Pall.); Salva; Orn.. Pap. e Mol: It, p. 299 (1888). — Aegialites mongolicus, Vordermi. l e. p. 415 (1893). a. 9 ad. Kwalla, Langkat 10 agosto 1888. +'d. 9 juv.? Tafiali' Potili (Siak) 28 marzo 1889. — e. 9 juv.? id. id. 30 marzo 1889. Non trovo che questa specie sia stata. ricordata finora di Sumatra; il Vordermann l’annovera fra le specie probabili. 96. Tringoides hypoleucos (Linn.); Salvad. Orn. Pap. e Mol. I, p. 318 (1882); Vorderm. |. c. p. 416, n. 445 (1889). a, b. Td Louisiana Estate 5, 10 settembre 1888. 97. Gallinago stenura, Kubl.; Salvad., Orn. Pap. e Mol. mt, pi 338 (nota) (1882); Vorderm. 1. c. p. 416, n. 451 (1889). a, è. d'9 Helvetia Estate 3, 4 novembre 1888. 98. Hypotaenidia striata (Linn.); Vorderm. |. c. p. 416, n. 453 (1889); Sharpe, Cat. B. xxHI, p. 33 (1894). a. d' ad. d. d' juv.; Helvetia Estate 19, 7 novembre 1888. 99. Rallina fasciata (Rafil.); Salvad. Orn. Pap. e Mol. II, p. 264 (1882); Vorderm. |. c. p. 416, n. 454 (1889); Sharpe, Cat. B. xxIII, p. 75 (1894). a. — Helvetia Estate 4 gennaio 1889. — 5, c. Sd id. id. 100. Limmobaenus fuseus (Linn.); Sharpe, Cat. B. xxuI, p. 146 (1894). — Rallina fusca, Vorderm. 1. c. p. 416, n. 455 (1889). a, db. TQ Helvetia Estate 24 novembre 1888. L’esemplare indicato come femmina (?) è un poco più grande, ha la testa intera di color castagno, e più distinte le fascie chiare suî fianchi. c-f. pulli. Helvetia Estate 24 novembre 1888. Non sono certo che i quattro pulcini appartengano alla specie pre- sente; ì primi tre sono rivestiti interamente di piumino nero lucente con un certo riflesso verde; l’ultimo ha il piumino nero-bruno, senza ri- flessi verdi; #n tutli î piedi sono di colore scuro. 101. Amaurornis phoenicura (Penn.); Sharpe, Cat. B. xx, p. 156 (1894). — Erythra phoenicura, Vorderin. l: c. p. 416, n. 457 (1889). a. d' Helvetia Estate 7 dicembre 1888. 102. Leptoptilus javanicus (Horsf.); Rchnw. J. f. O. 1877, p. 166; Vorderm. |. c. p. 417, n. 475 (1889). a. d' ad. Kwalla 14 agosto 1888. 103. Ardea einerea, Linn.; Rehnw. J. f. 0. 1877, p. 265; Vorderm. 1. 6. p., Al. a. 3 ad. Heggam Besar (Siak) 26 marzo 1889. — è. 9 juv. Heggam Besar 26 marzo 1889. Non pare che questa specie sia stata annoverata prima d’ora fra quelle di Sumatra; il Vorderman la indica fra le probabili, sui BEE 104. Ardea manillensis, Meyen; Sharpe, Bull. Br. Orn. Club, n. xvi, p. xxxMI (1894). — Ardea purpurea, part., Rchnw, J. f. O. 1877, p. 266; Vorderm. l. c. p. 417, n. 463 (1889). a. d' Sharpe Estate 24 luglio 1888. 105. Herodias intermedia (Hasselt); Salvad. Orn. Pap. e Mol. 11, p. 352 (1882); Vorderm. ]. c. p. 417, n. 466 (1889). a. d' Tanah Potih (Siak) 3 aprile 1889. 106. Bubulcus coromandus (Bodd.); Vorderm. l. c. p. 417, n. 467 a. d' ad. Tanah Potih (Siak) 1 aprile 1889. 107. Butorides javanica (Horsf.); Salvad. Orn. Pap. e Mol. uni, p. 359 (1882); Vorderm. |. c. p. 417, n. 468 (1889). a. 3 ad. Sidjungi Estate 17 febbraio 1889. — è. o ad. Tanah Potih (Siak) 2 aprile 1889. 108. Sterna longipennis, Nordm.? — Sterna longipennis, Salvad. Orn. Pap. e Mol. HI, p. 439 (1882); Saund. Cat. B. xxv, p. 67. a. 3 Kwalla, Langkat 10 agosto 1888, — è. 9 id. id. 12 agosto 1888. Sono incerto se gli esemplari suddetti appartengano veramente alla specie indicata. Il primo ha le parti inferiori candide, il secondo le ha grigie con talune piume bianche sparse; il becco è nero in ambedue, un poco più lungo nel primo; i piedi sono bruni; la fronte è bianca, ma il bianco passa gradatamente nel nero del vertice e dell’occipite. 109. Sternula sinensis (Gm.)? — Sternula sinensis, Salvad. Orn. II, p. 445. — Sterna sinensis, Saund. Cat. B. xxv, p. 113. a, b. di Kwalla, Langkat 11 agosto 1888. — ce, d. & id. id. 12, 13 agosto 1888. Gli esemplari suddetti, per le dimensioni e per la forma e colorito del becco, somigliano alle St. dalenarum, ma differiscono da un esemplare adulto di questa specie, col quale ho potuto confrontarli, per avere la fronte bianca, le piume del vertice parte bianche e parte nere, o soltanto le piume della parte posteriore della testa, formanti una sorta di ferro di cavallo, interamente nere; le redini sono più o meno estesa- mente nere, ma il'nero non giunge sotto gli occhi; le prime due o tre remiganti sono nericcie colla parte interna del vessillo interno bianco e collo stelo bianco. Secondo il Saunders, che li ha esaminati, gli esemplari suddetti ap- partengono alla S. sinensîs. IOV _u 1896 BOLLETTINO Musei di Zoologia ed Anatomia comparata della R. Università di Torino 11,6 95 N. 2554 pubblicato il 21 Luglio 1896 Vor. XI Prof. L. CAMERANO Note zoologiche VII - VIKK VIE Di un cranio di Cercopithecus ruder E. Geoffr. con dentatura anomala. Un cranio della specie sopradetta appartenente al Museo di Anatomia Comparata di Torino presenta nella sua dentatura parecchie anomalie che credo non prive di interesse. La mascella inferiore è, anzitutto, alquanto assimetrica essendo la metà destra leggermente più corta della metà sinistra. La differenza è nella porzione anteriore compresa fra il 1° molare e gli incisivi, la qual cosa proviene dallo anomalo sviluppo dei due premolari destri. Nella parte sinistra la dentatura è normale. Nella parte destra man- cano al tutto i due premolari e lo spazio che corrisponde ad essi è vuoto senza traccia alcuna di alveoli. L’arcata alveolare anzi si presenta in questa regione superiormente dura ed inspessita. Lo spazio che intercede fra il canino ed il 1° molare nella parte destra anomala della mandibola inferiore è di millimetri 10 circa, mentre nella metà normale lo spazio corrispondente misura mill. 13 circa. Nella metà destra al davanti del forame mentoniero, verso la sinfisi del mento, esce fuori un dente che è da considerarsi come il 2° premolare (fig. 1a). Tolto collo scalpello il rivestimento osseo del margine supe- riore del mascellare, nella regione che avrebbe dovuto essere occupata Pei numeri I a VI, vedi questo Bollettino, n. 65, vol. IV, 1889 - e n. 106, vol. VI, 1891. En dai premolari, si osserva che il dente sopradetto è impiantato in modo da essere obliquo in basso. Nello stesso tempo si scorge al disopra di questo e ricoperto in parte dal canino, un altro piccolo dente, che corrisponde al 1° premolare. Nella metà destra della mascella inferiore esiste quindi il numero nor- male dei premolari; questi ultimi non avendo potuto portarsi, per causa che non è facile indicare, al loro posto normale, rimasero nello spessore dell’osso ed uno di essi il 2° si aprì la strada verso l'esterno forando il mascellare stesso nel modo che indica la figura 1. Forse la causa che impedì il regolare spuntare dei premolari agì all’occasione del cambiamento di dentatura. Lo spazio vuoto fece sì che il canino e l’incisivo seguente a poco a poco si piegarono nella direzione dell’apofisi coronoide, venendo il canino così a comprimere il 1° premolare non ancora spuntato contro al 2° molare, esso pure già in posizione anomala. Molto più singolari sono le anomalie che si osservano nella dentatura della mascella superiore. Guardata di faccia, essa presenta un aspetto assai strano pel fatto che i due mascellari portano simmetricamente disposti, due denti sporgenti quasi orizzontalmente al disopra della linea IOV .U 1896 Pr ge dentaria, il posteriore più lungo e grosso e l’anteriore più piccolo e più corto, come del resto si può vedere nella figura qui unita (fig. 3-0, c-0',c'). Esaminando però più minutamente le condizioni dei denti nei due mascellari, si vede che le cose non vanno in un modo al tutto identico in tutti due. Nel mascellare destro (fig. 5) vi sono otto denti, cioè 2 incisivi, 1 canino, 2 premolari, 2 molari ben sviluppati, 1 molare che stava per uscire fuori. Al disopra della linea dentaria lungo una direzione obliqua che va dal margine interno del canino all'angolo superiore dell’osso molare stanno due denti sporgenti che per la loro forma corrispondono al 1° e al 2° premolare. Si tratta qui di due denti sopranumerarii appartenenti probabilmente alla 2* dentizione che non poterono sostituire regolarmente i denti cor- rispondenti della 1* dentizione e che si aprirono una via ai lati del mascellare. I premolari esistenti al loro posto, nella serie dei denti, ap- partengono probabilmente alla 1* dentizione. | La curvatura particolare assai spiccata assunta dal margine alveolare del mascellare è dovuta forse alla pressione esercitata dal canino il quale ‘venne a spostarsi verso l’indietro. Alla pressione del canino è pure dovuto probabilmente lo spostarsi verso l’alto del 2° premolare. Nel mascellare sinistro (fig. 4) si hanno tutti i denti meno il 1° pre- molare. Lo spazio destinato a questo dente è vuoto. Anche qui, come nel mascellare destro, al disopra della linea dentaria, in una direzione obliqua che va dal margine interno del canino all’angolo superiore del- l’osso molare, vi sono due premolari uno più piccolo anteriormente e uno più grosso e sporgente collocato posteriormente. Essi corrispondono pure al 1° e al 2° premolare ed appartengono alla 2* dentizione. Il 1° premolare della 1* dentizione nel mascellare sinistro è caduto: ma forse le stesse cause che agirono sul mascellare inferiore destro e che vi impedirono lo spuntare dei premolari della 2* dentizione, impe- dirono qui al 1° premolare della 2* dentizione di portarsi al suo posto. Il 2° premolare della 1* dentizione è rimasto; mentre il corrispondente premolare della 2* dentizione si è aperto un varco all’esterno, orizzon- talmente, al disopra. Complessivamente considerato, il cranio ora esaminato ha i denti della mascella superiore e della mascella inferiore più o meno spostati ed irregolarmente collocati a partire dai premolari e a venire agli incisivi anteriori. Questo spostamento è complicato nella mascella superiore colla permanenza di parte dei premolari della 1* dentizione e coll’uscita in direzione orizzontale e in modo simmetrico nei due mascellari, dei pre- molari della 2* dentizione. VII. Di una Molge vulgaris polimelica. Fatta eccezione per gli Axolotl allevati negli acquarii dei laboratorii,. i casi di polimelia che fino ad ora vennero osservati sopra individui di Anfibi Urodeli raccolti allo stato di vita libera sono, come è noto, assai rari (1). A casì già noti posso aggiungerne ora uno non privo d’interesse che- si osserva in un individuo di Mo/ge vulgaris raccolto a Chivasso dal Dott. M. G. Peracca e da lui donato al Museo Zoologico di Torino. Le dimensioni dell’esemplare sono le seguenti : Lunghezza totale m. 0,050 — Lunghezza del tronco coda m. 0,028 — Lunghezza dell’arto anteriore m. 0,013 — dell’arto posteriore destro m. 0,013 — dell'arto posteriore sinistro superiore m. 0,010 — dell’arto posteriore sinistro inferiore, ramo esterno, m. 0,012 — id. del ramo in- terno m. 0,012. L’anomalia interessa, come mostra la figura qui unita, il cingolo pel- vico e in modo particolare la metà sinistra di esso. L'animale presenta 1° una zampa libera c la quale è un po’ più pic- cola delle normali per la parte che riguarda il piede. 2° Una zampa biforcata d in due piedi ‘ distinti e ben sviluppati i quali hanno presso a LE / poco ciascuno lo sviluppo del piede destro. pv Esaminando lo scheletro si scorge che l’anomalia interessa anzitutto» le ossa pubiche. Vi sono come due sinfisi del pube una spostata verso destra e l’altra verso sinistra. Contro al pube sinistro vengono ad arti- colarsi i capi articolari dei femori delle due zampe sinistre. Vi sono pure due ossa iliache, corrispondenti ciascuna ad una delle due zampe- sinistre, che fanno capo alla colonna vertebrale. Inoltre la zampa inferiore sinistra d si divide in due piedi che diver- gono fra loro. Per ciò che riguarda il funzionare delle zampe si può credere che- avesse importanza principalmente quest’ultima la quale viene a trovarsi rispetto alla zampa destra quasi nella posizione di una zampa normale:. la zampa superiore sinistra c appare essere infatti meno sviluppata di tutte. — Tutto il rimanente dell'animale è normale. (1) Confr. — L. CAMERANO, Di un nuovo caso di polimelia: in un Trétorn: taeniatus — Atti Soc. Ital. Sc. Nat., vol. XXV, 1882. — F. SorpELLI, Di un Axolotl po!imelico e della più frequente causa di tale anomalia nei Batraci, ibidem, 1882 (colle indicazioni bibliografiche relative all’argomento). 10320 - ‘l'ip. V. Fodratti & E. Lecco - Torino. IO) .u 1896 «7 BOLLETTINO Musei di Zoologia ed Anatomia comparata della R. Università di Torino N. 252 pubblicato il 22 Luglio 1896 VoL. XI Dott. M. G. PERACCA Assistente al Museo Zoologico di Torino. Sopra alcuni OFIDII nuovi o poco noti dell'America meridionale. Atractus Boulengertfi, n. sp. Muso arrotondato. Rostrale campaniforme, più largo che alto, appena visibile guardando il capo dal di sopra, Internasali piccoli, tanto lunghi quanto larghi, quadrangolari; prefrontali grandi, più lunghi che larghi; frontale irregolarmente esagonale, tanto largo quanto lungo, lungo come i prefrontali, molto più corto dei parietali, lungo quanto la distanza che lo separa dal margine superiore del rostrale; parietali grandi e larghi, lunghi come la distanza che intercede tra il loro angolo anteriore ed il margine superiore del rostrale; sopraoculari piccoli, appena più grandi degli internasali; due nasali subeguali, colla narice scavata nel margine posteriore del primo nasale; loreale allungato lungo due volte la sua altezza; due postoculari; temporali 1+-2, il temporale superiore della seconda serie si estende all'indietro fino alla estremità dei parietali; sette labiali superiori, di cui il terzo ed il quarto formano il margine inferiore dell'orbita, ed il terzo ed il settimo sono, rispettivamente i più grandi; un solo paio di scudetti postmentali (separati dal piccolis- simo scudetto mentale dai due primi labiali in contatto sulla linea me- diana) lunghi due volte e un terzo circa la loro larghezza, in contatto lateralmente col primo, secondo e terzo labiale inferiore (che è pure il più grande dei labiali inferiori). Scaglie in 17 serie. Ventrali 189; anale intiera; sottocaudali 44 in due serie, Coda moderatamente lunga, ter- L'E minante in punta piuttosto ottusa, contenuta 7 volte nella lunghezza totale. Superiormente giallo (sul capo) volgente al giallo bruno man mano che si procede verso la coda. Si osserva una macchia nero grigiastra sul capo che si estende sul muso, attorno agli occhi e sulla metà an- teriore dei parietali; il labbro superiore è giallo nella sua metà infe- riore, al davanti degli occhi, interamente giallo dietro gli occhi unita- mente a tutta la regione temporo-parietale; sulla nuca, dietro i parietali, osservasi una macchia nero bruna intensa, irregolarmente romboidale, che termina (come le seguenti), sui lati del collo, seguita, a brevi inter- valli l'una dall'altra, da una serie di macchie dello stesso colore che a cominciare dalla quinta-sesta si modificano; esse invece di mantenersi presso a poco lunghe quanto sono larghe, si trasformano in fascie tra- sversali più o meno sottili ed irregolari che sulla metà posteriore del corpo si spezzano sulla linea mediana per dar luogo a due serie di macchie nere, alternate; sulla parte posteriore del corpo compare qua e là una linea longitudinale nera che riunisce tra loro le fascie o macchie e di- ‘ venta sulla coda, dove le macchie sono piccole ed irregolari, una linea nera netta isolata che continua fino all’estremità della coda stessa. Sui fianchi, sotto le macchie del dorso, si vedono dei piccoli gruppi di scaglie marginate di nero. Parti inferiori gialliccie, immacolate, ad eccezione di alcune piccole macchie nere sullo scudetto mentale e sui due primi labiali inferiori, e della faccia inferiore della coda, che pre- senta lungo tutta la linea mediana una linea nera costituita da minuti punti neri più o meno vicini tra di loro. Un solo esemplare &'. America meridionale. Atractus iridescens n. sp. Capo stretto, allungato, a lati quasi paralleli, terminante in punta arrotondata. Rostrale campanulato, più largo che alto, appena visibile dal di sopra; internasali piccolissimi, quadrangolari, tanto lunghi quanto larghi, uguali ad un terzo della lunghezza della sutura mediana dei prefrontali; prefrontali più lunghi che larghi, molto più stretti in avanti; frontale un po’ più largo che lungo, eguale in larghezza alla sutura me- diana dei prefrontali, molto più corto dei parietali; pa- rietali molto allungati, ristretti, lunghi come i prefrontali ed il frontale presi insieme; sopraoculari piccoli; due nasali subeguali, colla narice scavata nel margine poste- riore del primo nasale; un loreale stretto ed allungato, eguale in lunghezza a due volte e mezza l’altezza; due postoculari; tem- porali 1+-2, il temporale superiore della seconda serie allungato ed i Re .estendentesi all’indietro fino all’estremità dei parietalij; sette labiali superiori, di cui il terzo ed il quarto formano il margine inferiore del- l'orbita ed il terzo ed il settimo sono rispettivamente i più grandi; un solo paio di scudetti postmentali, assai grandi, (separati dal piccolo scu- detto mentale dai due labiali in contatto sulla linea mediana) lunghi due volte e mezza la loro larghezza, in contatto lateralmente col primo, secondo, terzo e quarto labiale inferiore, il quale è pure il più grande dei labiali inferiori. Scaglie in 17 serie; ventrali 135; anale intiera; sottocaudali 40 in due serie. Coda molto appuntita, di moderata lun- ghezza, contenuta 5 ‘/, volte nella lunghezza totale. Parti superiori di color bruno-rossiccio, più chiaro nella metà ante- riore del corpo, gradatamente più scuro nella metà posteriore, dove le scaglie sono punteggiate e marginate di nero. Sui fianchi, lungo tutto il corpo osservasi un reticolo irregolare nero che circoscrive qua e là delle piccole macchiette giallognole; nel terzo anteriore del corpo, appena dietro il capo, osservansi delle macchie gialle lineari, corte, marginate -di nero, a breve intervallo l’una dall’altra, disposte assai regolarmente in modo da formare come /’apparenza di due linee dorso laterali pa- rallele, una per parte; labbro superiore giallo, con la maggior parte delle suture labiali marginate di nero; gola gialla diffusamente macchiata di nero. Parti inferiori gialliccie, con una serie di macchie mediane ir- regolari sui gastrostegi che formano sul ventre una linea longitudinale interrotta; verso la parte posteriore del corpo, i gastrostegi ai lati della linea mediana nera sono fortemente punteggiati di nero; parte infe- riore della coda uniformemente nero-brune. Le parti superiori presen- tano dappertutto degli splendidi ed intensi riflessi violacei-iridescenti. Un solo esemplare a. America meridionale. Lhiophis sagittifer, Jan. Rhadinaea sagittifera. Boulenger, Cat. of Snakes, vol. II, p. 165. Due esemplari di San Louis (Repubblica Argentina). Sis .19 ta NL, sc. 38 78 coda contenuta 4 volte nella lunghezza totale. 1 94 S . 9 . . . Ai . ana SS. 19, V4200 I SC oi coda contenuta 3 ?/, volte nella lunghezza totale. Fui lungamente incerto se dovessi descrivere questa specie come nuova, non corrispondendo essa a nessuno dei Lioplis finora noti. La presenza, mettamente constatata, delle impressioni apicali sulle scaglie, rendeva Ma E inutile a priorî un raffronto con le specie del gen. Rhadinaea. Avendo. perciò comunicata la descrizione minuta delle specie al Dott. Boulenger,. n’ebbi in risposta che il mio ZLiîopRiîs non era altro che la Rhadinaea sagîttifera Jan, le cui împressioni apicali sulle scaglie gli erano com- pletamente sfuggite. Nel rettificare Ja posizione sistematica di questa specie riferendola al gen. Liophis al quale deve appartenere, credo utile notare come l’os- servazione delle î@mpressioni apicali sulle scaglie degli ofidii, in molti casì difficilissima, dipenda da particolari condizioni di luogo e di luce che è bene porre in evidenza. Durante l'inverno a Torino, le ?mpres- sioni apicali, nelle specie in cui esse sono normalmente di difficile os- servazione (gen. Liophîs), anche nelle belle giornate sono difficilmente: visibili e molte volte, dopo un accurato esame fatto di giorno, senza giungere a rilevarle con certezza, riuscivo poi a scoprirle di sera esa- minando l’animale con una forte luce artificiale (petrolio o luce elettrica). Ora avendo ripetutamente portato la mia attenzione su questo fatto,. ho rilevato che le impressioni apicali in quelle specie in cui sono diffi- cilmente riconoscibili in inverno, anche alla luce del sole, diventano visibilissime durante l’estate e parte della primavera e dell’autunno,. quando cioè îl sole è molto alto sull’orizzonte. Credo perciò consigliabile, nei casi dubbiosi, di ricercare le impressioni apicali delle scaglie coll’aiuto di una forte luce artificiale, se non si vuole incorrere in errore. 10319 - Tip. V. Fodratti & E. Lecco - Torino. ‘* BOLLETTINO Musei di Zoologia ed Anatomia comparata della R. Università di Torino N. 255 pubblicato il 23 Luglio 1896 (0) PDA | Dott. M. G. PERACCA Assistente al Museo Zoologico di Torino. RETTILI ed ANFIBII raccolti nel DARIEN ed a PANAMA dal dott. E. Festa. Le 39 specie di rettili ed anfibii, studiati nel presente lavoro, vennero raccolte dal D." E. Festa durante un soggiorno al Darien nell’occasione del suo viaggio all’ Ecuador e regalate colla consueta sua generosità, assieme alle altre raccolte al Museo di Zoologia di Torino. La collezione è assai importante avendo il D.” Festa scoperto una nuova specie del gen. Ptychoglossus, Blgr. e ritrovato lo Sco/ecosaurus pallidiceps, Cope, la cuì posizione sistematica era tuttora incerta, non conoscendosi che un solo esemplare, il tipo di Cope, imperfettamente descritto. Pei necessari confronti relativamente allo studio di alcune specie, ebbi ricorso alla cortesia del D." G. A. Boulenger, del British Museum, che mi fu largo di ragguagli e di consigli ed al quale porgo qui i più cordiali ringraziamenti. REPTILIA. CHELONIA l]. — Cinosternum leucostomum, A. Dum. Boulenger, Cat. of Chelon. p. 42. Un solo esemplare. Laguna della Pita. EMYDOSAURIA 2. — Crocodilus americanus, Laur. Boulenger, Cat. of Chelon. Rhynch. & Crocodil. p. 281. Due esemplari del Rio Sabana. 3. — Caiman selerops, Schn. Boulenger, Cat. of Chelon. Rhynch. & Crocodil. p. 294. Un solo esemplare, lungo m. 1,30. Laguna della Pita. LACERTILIA 4, — Gonatodes albogularis, D. e B. var. fuscus, Hallow. Bouleuger, Cat. of Lizards, vol. I, p. 59. Numerosi esemplari delle foreste del Rio Cianati, della punta Sabana e di Panama. 5. — Thecadactylus rapicaudus, Houtt. Boulenger, Cat. of Lizards, vol. I, p. 111. Numerosi esemplari della punta Sabana. 6. — Amolis limifroms, Cope. Boulenger, Cat. of Lizards, vol. II, p. 49. Un solo esemplare femmina delle foreste del Rio Cianati. 7. — Anolis Copii, Bocourt. Boulenger, Cat. of Lizards, vol. II, p. 65. Due esemplari, di cui uno della punta Sabana, l’altro di Panama. 8. Amolis Cumingii, Ptrs. Boulenger, Cat. of Lizards, vol. II, p. 80. Due esemplari, in cattivo stato, delle foreste del Rio Lara, che rife- risco con dubbio a questa specie. 9. — Basiliscus americanus, Laur. Boulenger, Cat. of Lizards, vol. II, p. 108. Una femmina delle foreste del Rio Lara. 10. — Iguana tuberculata, Laur. Boulenger, Cat. of Lizards, vol. II, p. 189. Parecchi esemplari, di tutte le età di Tin-tin e della punta di Sabana. IO ) 1096 miete RP ll. — Ameiva undulata, Wiegm. Boulenger, Cat. of Lizards, vol. II, p. 437. Parecchi esemplari della punta Sabana e delle foreste della laguna della Pita, Nei maschi e, in grado minore, anche nelle femmine, si 0s- serva sui due lati della coda una serie longitudinale di scaglie, la cui carena, pronunciatissima e rilevata si termina in una punta soventi ri- curva lateralmente ed in avanti. Questa dentellatura è più sviluppata verso la base della coda e va perdendosi, diminuendo gradatamente, verso la metà della coda stessa. 12. — Ptychoglossus Festae, Peracca. Diastemalepis Festae, Peracca. Boll. Mus. Zool. Anat. Comp., n. 235, vol. XI. 1896. La nuova specie, che riferii a tutta prima ad un genere nuovo, per non aver esaminato il gen. Ptychoglossus, indotto in errore dalla nota- zione del Record del 1890 in cui il nuovo genere viene qualificato dal Recorder « near Alopoglossus » col quale genere, per verità, all'infuori della struttura della lingua, il Piychoglossus non ha nulla a che fare, si distingue facilmente dal Pfyc. dilîneatus, Blgr. per la presenza di uno scudetto occipitale e di due paia di scudetti nucali, di sei preanali e per il diverso numero delle serie longitudinali e trasversali di scaglie. La figura della folidosi della faccia superiore del capo, che ommisi nella precedente nota, gioverà a far meglio ri- conoscere la nuova specie trovata dal D." Festa. 13. — Scolecosaurus pallidiceps, Cope. Cope /Brachypus pallidiceps/. Proc. Ac. Nat. Sc. Phil. 1862, p. 356. Boulenger, Cat. of Lizards, vol. Il, p. 417 e vol. lII, p. 507. Un solo esemplare in ottimo stato delle foreste della laguna della Pita. AN Questa specie venne posta erroneamente in sinonimia del Cophias (Chalcides) heteropus Licht. dal Boulenger (vol. III, p. 507) in base alla diagnosi incompleta del Cope che nè menziona gli scudetti prefrontali, mancanti nel Cophias heteropus Licht. e presenti nello Scol. pallidiceps Cope, nè dice che le dita dell’animale sono provviste di unghie. La presenza dei prefrontali e delle unghie serve appunto a far riconoscere il genere Sco/ecosaurus, Blgr. dal ge- nere Cophias, Fitz. Credo perciò utile di dare la descrizione del nostro esemplare. Capo allungato, più largo del collo, Rostrale più largo che alto ; fronto- SERE TE nasale irregolarmente esagonale, leggermente più largo che lungo, in contatto col rostrale, coi nasali, coi prefrontali e col frontale; la sutura col frontale è lunga, presso a poco, come la sutura coi prefrontali; pre- frontali pentagonali irregolari, in contatto col frontonasale, col nasale, col loreale, col primo sopraoculare e col frontale; frontale eptagonale, più lungo che largo, in contatto, oltre che cogli scudetti sopranominati, coi due sopraoculari, coi parietali e, col suo angolo posteriore, coll’in- terparietale ; parietali allungati più larghi in avanti che all’indietro, più lunghi del frontale, separati da un interparietale stretto, in forma di triangolo isoscele, in contatto, col suo angolo anteriore, coll’angolo posteriore del frontale. Narice aprentesi tra un nasale più lungo che largo, che si estende anche sul secondo labiale, ed il primo labiale; un loreale più lungo che alto; due piccoli sopraoculari, di cui il primo è il più piccolo; un lungo e stretto suboculare che riposa sul terzo, quarto e quinto labiale; due postoculari assai piccoli; cinque scudetti temporali; sette labiali superiori, di cui l’ultimo lungo e basso. Quattro-cinque la- biali inferiori; uno scudetto mentale pentagonale, seguito da uno scu- detto post-mentale impari, eptagonale e da due paia di larghi scudetti postmentali, di cui quelli del primo paio sono in contatto fra di loro sulla linea mediana; una serie trasversa di scudetti golari, di cui i due me- diani più grandi e lunghi. Sul collo le scaglie sono quadrangolari, tanto lunghe quanto larghe; sul dorso esse si modificano, diventando esagonali allungate e si con- servano tali anche sulla faccia superiore della coda. Sulla faccia infe- riore del collo le scaglie sono quadrangolari e sono separate dalle ventrali da una serie trasversa di quattro scudetti pettorali, di cui due laterali, piccolissimi e. due mediani, quadrangolari, due volte più lunghi che larghi. Ventrali quadrangolari, tanto lunghi quanto larghi sulla parte ante- riore del ventre, più lunghi che larghi sulla parte posteriore. Quattro scudetti preanali, uno impari mediano, anteriore, grande, triangolare ; due laterali, stretti ed allungati, ed uno impari mediano, piccolo, poste- riore. Tanto le scaglie del dorso quanto quelle del ventre non sono em- bricate e le scaglie dorsali si continuano su ciascun anello con quelle ventrali, senza presentare sui fianchi interruzione alcuna. Sui lati del corpo si osserva una piega cutanea che parte dall’ascella e scompare verso la metà del corpo, sul fondo della quale le scaglie non sono affatto modificate. Dall’occipite alle estremità posteriori si contano 46-47 serie trasversali di scaglie: 35 serie tra l’ascella e l’inguine e 23 serie longitudinali di scaglie sugli anelli della parte più grossa del corpo. Le estremità sono cortissime: le anteriori hanno quattro piccole dita fornite di unghie; le posteriori tre dita pure fornite di unghie, La coda, “ h- 5. in parte riprodotta, è più corta dalla distanza che intercede tra le estré- mità anteriori e posteriori. Parti superiori ed inferiori di un color bruno plumbeo: capo sopra e sotto cinereo: sul dorso corrono due piccole striscie bianco-giallognole, parallele, che, originatesi a poca distanza dal capo, si estendono fino alla parte riprodotta della coda e sono separate l’una dall’altra da quattro serie di scaglie. DIMENSIONI: Lunghezza del capo mm. 6 lunghezza estremità anteriori mm. 3,5 » del collo » 6 » » posteriori » 3,5 dall’ascella all’inguine » 19 » coda » 23 OPHIDIA 14. — Epicrates cenchris, L. Boulenger, Cat. of Snak. vol. I, p. 94. Un solo esemplare giovane di punta Sabana. 15. — Boa imperator, Daud. Boulenger, Cat. of Snak. vol. I, p. 119. Un solo esemplare neonato, preso presso il Rio Cocunati. Si dd ail SO 16. — Drymobius Boddaertii, Sentz. var. A. Boulenger, Cat. of Snak. vol. II, p. ll. Un solo esemplare di punta Sabana. 1 101 S.17.V.I9.A7; 80.101: 17. — Drymobius rhombifer, Gthr. Boulenger, Cat. of Snak. vol. II, p. 14. Un solo esemplare delle foreste del Rio Cianati. s.17.,V.151, A-L080,9 1 98° 18. — DBrymobius dendrophis, Schleg. Boulenger, Cat. of Snak. vol. II, p. 15. Un solo esemplare delle foreste del Rio Cianati. s.17.v.158.A1. sc. 18 l ° 148° = 19. — Phrynonax poecilonotus, Gthr. Phrynonax Guentheri, Bigr. — Boulenger, Cat. of Snak. vol. II, p. 20. » lunulatus Cope. — » » » p. 21. » fasciatus Ptrs. — » » » p. 21. I quattro esemplari portati dal D." Festa, pur ricordando maggior- mente il PRryn. poecitonotus, Gthr. presentano tali variazioni, avvici- nandosi ora più ora meno alle diverse specie poste in sinonimia, che la loro determinazione, sulla base della chiave dicotomica, e delle diagnosi date dal Boulenger nel vol. II del Catalogue of Snakes, mi tornò affatto impossibile. Non avendo materiale di confronto, comunicai gli esemplari all’egregio amico D." Boulenger, il quale, dopo averli esaminati, mi confermò pienamente quanto già avevo supposto, che cioè Prryn. poeci- lonotus, Gthr. — Guentheri, Blgr. — lunulatus, Cope. — fasciatus, Ptrs., devono venire riuniti, a/meno provvisoriamente, in una sola specie, il PRryn. poecilonotus, Gthr. Le brevi diagnosi dei quattro esemplari, dimostrano l’opportunità di questa conclusione. 1° Esemplare. d Rostrale più largo che alto, assaî visibile guardando il capo dal di sopra; internasali più corti dei prefrontali; frontale un po’ più lungo che largo, più lungo della distanza che lo separa dal rostrale, lungo quasi quanto i parietali; loreale più lungo che alto; un preoculare 7n contatto col frontale; due postoculari; temporali 1+2 a sinistra, 2+2 a destra; otto labiali superiori, di cui l’ultimo gran- dissimo risultante evidentemente dalla fusione di due labiali (8 e 9), il quarto, quinto e sesto labiale formano il margine inferiore dell’orbita; otto labiali inferiori in contatto col primo paio di scudetti postmentali, i quali sono assaî più corti degli scudetti del secondo paio. Scaglie in 23 serie, le scaglie dorsali mediane fortemente carenate, formanti delle linee longitudinali rialzate lungo il corpo; ventrali assa? spiccatamente piegate ad angolo lateralmente, 205; anale intera; sotto caudali 125 in due serie. Giallo bruno superiormente con macchie gialle che formano delle fascie oblique irregolari sui fianchi; le scaglie delle serie esterne e le scaglie gialle sono marginate di nero; labbro superiore giallo, labiali non marginati di nero; la gola e il terzo anteriore del ventre gialli, senza macchie, il rest» della faccia inferiore del corpo bruno-grigiastro macchiato di giallo — Lunghezza totale m. 1,67; coda m. 0,43 — Punta di Sabana. 2° Esemplare 9. Facies del precedente. Rostrale più largo che alto, appena visibile dal di sopra ; înternasali lunghi come i prefrontali; frontale tanto largo quanto lungo, più corto della distanza che lo separa dal rostrale, notevolmente più corto dei parietali; loreale molto basso, molto più lungo che alto; un preoculare non în contatto cn fe dol frontale; duè postoculari; temporali 2+-2 tanto a destra che a sinistra, 77 lemporale superiore della prima serie piccolissimo; otto labiali superiori, di cui l’ultimo grandissimo, il quarto, quinto e sesto formano il margine inferiore dell’orbita; otto labiali inferiori in con- tatto col primo paio di scudetti postmentali, î quazi sono più lunghi degli scudetti del secondo paio. Scaglie in 23 serie, le dorsali mediane con carena appena, visi- bite, le laterali liscie; ventrali poco piegate ad angolo lateralmente, 218 (142+n (= 42)+ 72); anale intera; sottocaudali 130 in due serie. Rosso bruno superiormente, con macchie rosso chiare, disposte come nell’esem- plare precedente j labbro superiore giallo; la gola e la maggior parte del ventre gialli, coi gastrostegi orlati di bruno grigiastro; il resto della faccia inferiore del corpo bruno grigiastro, macchiato di giallo. Lun- ghezza totale m. 1,85; coda m. 0,50. Punta di Sabanàa. 3° Esemplare 9 giovane. Facies dei precedenti. Rostrale più largo che alto, appena visibile dal di sopra; internasali appena più corti dei pre- frontali; frontale 070 più lungo che largo, «n po’ più lungo della distanza che lo separa dal rostrale, lungo quasi come i parietali ; loreale appena più lungo che alto, piccolo; un preoculare non în contatto col frontale; due postoculari; femporali 1+-2 tanto a destra che a sinistra; nove labiali superiori, di cui l'ottavo ed il nono subeguali, il quarto, quinto e sesto formano il margine inferiore dell’orbita; selle labiali în- feriori a sinistra e otto a destra in contatto col primo paio di scudetti postmentali, î quali sono più corti degli scudetti del secondo paio. Scaglie in 23 serie, le dorsali mediane con carene relativamente spiccate, le laterali liscie; ventrali assai piegate ad angolo lateralmente, 212; anale intera; sottocaudali 131 in due serie. Rosso bruno superiormente, con macchie rosso chiare, meno spiccate che negli esemplari precedenti ma disposte pure in fascie oblique: tra queste si osservano delle fascie oblique nere irregolari, prodotte dall’ assieme delle marginature nere delle scaglie che stanno tra le fascie costituite dalle macchie gialle; labbro superiore giallo, gola e parte anteriore del ventre giallo bruno, la rimanente parte più scura, volgente al bruno grigiastro, macchiato finmamente di bruno più scuro e di giallo. — Lunghezza totale m. 1,14, coda m. 0,30. — Foreste della laguna della Pita. Questi tre esemplari hanno in fondo lo stesso /ucies, malgrado le notevoli variazioni presentate e le pressioni apicali variano pure notevolmente. Il 1° e il 3° esemplare presentano due impressioni apicali sulle scaglie mediane, ed una sola sulle scaglie laterali oblique: il 2° esemplare presenta spiccatissime ad occhio nudo due impressioni api- cali tanto sulle scaglie delle serie mediane quanto sulle serie laterali oblique, 4° Esemplare, 9 giovane. Rostrale più largo che alto assai visibile dal -— $ — di sopra; internasali lunghi come i prefrontali; frontale moito più lungo che largo, molto più lungo della distanza che intercede tra esso e l’apîce del muso, lungo presso a poco come i parietali; loreale più lungo che alto; un preoculare non în contatto (appena separato) col frontale; due postoculari; temporali 2+2; labiali superiori nove, di cui il quarto, quinto, sesto formano il margine inferiore dell’ orbita; sette labiali inferiori in contatto col primo paio di scudetti postmentali, i quali sono motto più corti degli scudetti del secondo paio. Scaglie in 23 serie, le dorsali mediane con carene deboli, le laterali liscie;. ven- trali assai piegate ad angolo lateralmente, 205; anale intera; sottocaudali 102+n (n= 15. ?) in due serie. Parti superiori bruno chiare (nocciuola) punteggiate finamente di nero; sul dorso osservasi una serie di macchie nere, regolari, poco definite. romboidali, che discendono obliquamente sui fianchi; il centro delle macchie, rappresentate soventi da un con- torno nero, spezzato, è più chiaro, del colore del corpo; il capo è irre- golarmente macchiato di nero, una larga fascia bruna va, attraversando l’occhio, dalla narice all’angolo della bocca, il labbro superiore è bianco, le tre prime labiali sono orlate posteriormente di bruno; sotto l'occhio vedesi una macchia bruna verticale, ed il margine posteriore della set- tima labiale è pure orlato di bruno. Gola e breve tratto del collo bianchi, il rimanente delle parti inferiori, bruno nocciuola come sopra, punteg- giato di nero, con macchie bianco brunastre, orlate di nero, alternate, sui lati dei gastrostegi. Le scaglie laterali oblique portano una sola im- pressione apicale, le dorsali mediane due. Questo esemplare, di Punta Sabana, ricorda prevalentemente il Prryn. fasciatus, Ptrs. 20. — Coluber corais, Boie var. B. Boulenger, Cat. of Snak. vol. II, p. 31. Un solo esemplare giovane di punta Sabana. Le scaglie sono disposte in evidenti serie oblique su tutto il corpo. Le scaglie delle serie mediane portano ciascuna due impressioni apicali mentre quelle delle serie laterali ne portino una sola. 88 Sa PIV, QU ASTA Ù 88 21. — Herpetodryas carinatus, L. var. A. ‘ Boulenger, Cat. of Snak. vol. II, p. 73. ‘ Un esemplare adulto delle foreste della laguna della Pita ed un esem- plare giovane di Panama, 1 130 Esemplare adulto: ile ‘+ A-.SC. —. semplare adulto: S.12,V. 166 A; SC 130 1 124 vulS. 0420 VASSAccE e » pesene Sile Valdes AF SC pri pentiti, ret 22. — Leptophis occidentalis, Gthr. Boulenger, Cat. of Snak. vol. lI, p. 111. Quattro esemplari, di cui due adulti e due giovani di punta Sabana, di Tin-tin, delle foreste del Rio Lara e di Panama. S.15.V.17I.A} SO. 1059 Sabana. S 15.V.175.Ag: 50-16? Tin-tin. ae api V178 Al 804 FO Rio Lara S.15.V.176.A1.S0. {00 Panama. L'esemplare di Rio Lara presenta sei labiali inferiori in contatto col primo paio di scudetti mentali e l'esemplare di Panama presenta, tanto a destra quanto a sinistra lo scudetto nasale diviso solo inferiormente. In tutti gli esemplari ì gastrostegi sono, sui lati, assai spiccatamente piegati ad angolo e le carene delle scaglie sono appena più scure del colore fondamentale verde del corpo. 23. — Liophis albiventris, Jan. Boulenger, Cat. of Snak. vol. II, p. 130. Un solo esemplare delle foreste della laguna della Pita. 1 65 S.17.V.136.A7.S0. 0. La coda è contenuta quattro volte nella lunghezza totale, lo scudetto rostrale è eguale in larghezza a due volte l’altezza, il ventre è imma- colato, ed il diametro dell’occhio è eguale alla distanza che intercede tra l'occhio e la narice, eguale alla larghezza dello scudetto frontale. 24. — Coronella micropholtis, Cope. Boulenger, Cat. of Snak. vol. II, p. 203. Un solo esemplare, assai grande di Panama. 42 S.23.V.225.A.1.SC. 5? 25. — Leptocalamus torquatus, Gthr. Boulenger, Cat. of Snak. vol. II, p. 250. Un solo esemplare di questa specie, la cui area di diffusione ci è an- cora poco nota. Esso è in tutto simile al tipo. Punta Sabana. 1 108 S.17.V.196.A7.S0. 8° 26. — Himantodes cenchoa, L. Boulenger, Cat. of Snak. vol. III, p. 84. Un solo esemplare delle foreste della laguna della Pita. I 173 S.17.V.280.A7.S0. 173” 27. — Leptodira occellata, Gthr. Boulenger, Cat. of Snak. vol. II, p. 94. Due esemplari di Panama. 1 79 S.23.V.172:AF.S0. n.0. 1 75 S.23.V.I78.A7.SO. 2.9. 28. — Leptodira annulata, L. Boulenger, Cat. of Snak. vol. III, p. 97. Un solo esemplare delle foreste del Rio Cianati. 1 80, n S.19.V.192.A;.SC. ati 29. — Oxyhelis acuminatus, Wied. (n=10:?)d. Boulenger, Cat. of Snak. vol. III, p. 192. Un solo esemplare di Panama. 1 1178 .V.180-A3, ° Fas: Solda 2189 A; SC 173 30. — Elaps fulvius, L. Boulenger, Cat. of Snak. vol. III, p. 422. Due esemplari di Panama. 1 34 16: 219) 4055 ISO a S.15.V.219.A7.S0.7.9 1 34 S.15.V.220.A7.S0.7.9. I due esemplari appartengono alla varietà F. del Catalogo del Bou- lenger. Uno degli esemplari presenta venti anelli neri completi sul corpo orlati di bianco-gialliccio: gli spazi tra gli anelli neri sono di un rosso vivo intenso e ciascuna scaglia ha l’apice nero: l’altro esemplare pre- senta venti anelli neri, non orlati di giallo, e gli spazi interposti, eguali a circa quattro volte la lunghezza degli anelli neri sul mezzo del corpo, sono di un color rosso bruno intenso, con l'apice delle scaglie largamente macchiato di nero. des 31. — Lachesis atrox, L. Boulenger, Cat. of Snak. vol. III, p. 537. Due esemplari, uno di Punta Sabana, l’altro di Tin-tin. 9.25. Va204;A019, SOS, % s/25.v.200.A.1.sc 264 *. 64 n 33. — Lachesis Lansbergii, Schleg. Boulenger, Cat. of Snak. vol. III, p. 546. Un solo esemplare delle foreste della laguna della Pita. S'27UV.154.A,1080.93.0. La coda è contenuta otto volte e tre quarti nella lunghezza totale. La punta del muso è notevolmente rialzata, più che in Vipera aspis. BATRACHIA. 33. — Dendrobates tinetorius, Schn. Boulenger, Cat. of Batr. Sal. p. 142. Un esemplare delle foreste della laguna della Pita ed uno delle foreste del Rio Lara. 34. — Hylodes palmatus, Blgr. Boulenger, Cat. of Batr. Sal. p. 201. Un esemplare di punta Sabana. L'esemplare coincide assai bene colle descrizioni del Boulenger e del Brocchi, salvo per quanto riguarda il primo dito o pollice della mano, che oltrepassa appena in lunghezza il secondo dito, tanto da parere piuttosto eguale che più lungo del secondo dito. 35. Eumpemphix trinitatis, Blgr. Boulenger, Ann. & Mag., N. H. (6) 1889, p. 307. Numerosi esemplari di punta Sabana e delle foreste del Rio Lara. Differiscono dal tipo per i tubercoli metatarsei che nei nostri numerosi esemplari non sono ovali nè eguali. Il tubercolo metatarseo esterno è più grande all'incirca del doppio dell’interno, allungato e sporgente, coll’apice inclinato verso il piede: l'interno è più piccolo, conico. Questa specie non fu indicata dal Re- corder nel Record del 1889. — 12 — i 36. — Bufo crucifer, Wied. Boulenger, Cat. of Batr. Sal. p. 316. Numerosi esemplari di punta Sabana e del Rio Cianati. 37. — Bufo thyphonius, L. Boulenger, Cat. of Batr. Sal. p. 317. Parecchi esemplari delle foreste del Rio Lara e di Tin-tin. 38. — Hyla maxima, Laur. Boulenger, Cat. of Batr. Sal. p. 349. Un solo esemplare di punta Sabana. 39. — Agalychnis Helenae, Cope. Cope, Proceed. Am. Philos. Soc. xx. 1884, p. 182. Parecchi esemplari di punta Sabana. In alcuni esemplari mancano affatto i denti vomerini. —_ _ —_re rear »-._-_—/—_T _—_ N = _____{_{#+T __——_ ———_— e —__€+_+|“-|_ttummnunz 103I1 - ‘ip. V. Fodratti & K. Lecco - Torino, YO u 1096 4" BOLLETTINO Musei di Zoologia ed Anatomia comparata della R. Università di Torino N. 254 pubblicato il 20 Agosto 1896 Vor. XI Dott. FiLipPo SILVESTRI. CHILOPODI e DIPLOPODI raccolti dal Dott. E. Festa a La Guayra, nel Darien e a Cuenca. La collezione dei Chilopodi e Diplopodi fatta dal dott. E. Festa nel Darien in occasione del suo viaggio all’Ecuador che il Museo Zoologico di Torino mi inviò in esame, sebbene non molto numerosa, è tuttavia ricca di forme interessanti o nuove per la scienza. Essa consta di 4 specie di Chilopodi e di 10 specie di Diplopodi; fra queste ultime vi sono 6 specie nuove e 2 generi nuovi. CHILOPODA. Scolopendra angulata, Newport. Venezuela: La Guayra (Macuto). Questa specie era indicata del Brasile, Granada, e delle isole Trinità e S. Vincenzo. Otocryptops ferrugineus (Linn.). Cuenca. Molto diffusa nella regione neotropicale e riscontrata anche nell'Africa occidentale. Newportia longitarsfis (Newport). Punta Sabana e foreste del Rio Cianati, Gli esemplari di questa località differiscono dalla descrizione tipica per possedere tre spine al femore dei piedi anali invece di quattro, e per avere i tarsi composti di 8 articoli invece di 11. Questi caratteri per me non costituiscono una differenza specifica, ma sono da conside- rarsi semplici variazioni individuali, tanto più che in un individuo un piede anale ha il femore armato di 4 spine ed il tarso 9-articolato, mentre l’altro ha il femore armato di sole 3 spine ed il tarso 8-articolato. Orphnaeus brevilabiatus (Newport). Foreste presso la laguna della Pita. Specie sparsa in tutte le regioni tropicali. DIPLOPODA. Subord. STEMMATOIULOIDEA. Fam. Stemmatoiulidae. Stemmatoiulus bioculatus, Gervais. Punta Sabana. Gli esemplari di Gervais provenivano dalla Colombia. Trattandosi di una specie assai interessante credo opportuno rifarne la diagnosi. q Caput vertice sulco manifesto; oculi ocello singulo magno ad antennarum radices approximato constituti. Antennae longae, arti- culo 2° maximo, terlio quarto minore, quarto et quinto subaequalibus, sexto quinto minore, septîmo perparvo. Tergitum primum lateribus angustatis, acutis. Segmenta caetera supra et laleribus oblique striata. Pori minimi pone suluram siti. Segmentum ulltimum angulatum valvulas anales non superans. Pedes allenuati. Pedum paria primum el secundum 5-articulata; pedes secundi parîs minores. — Segmen- torum numerus c. 42. — Color fusco-cinereus, antennis pedibusque lerreis. — Long. corp. mm. c. 26; lat. corp. mm. 1-8. Subord. JULOIDEA. Fam. Spirostreptidae. Archispirostreptus guayrensis, sp. n. 3 Capul vertice sulco profundo, facîie laevi, labro aliquantum ru- goso. Oculi ocellis c. 42, 6-seriatis. Antennae segmentum tertium superantes, articulo sexto inflato. Tergitum primum lateri- bus valde latis, angulo antico rotundato, postico octuso, sulcis utrimque duobus. Segmenta caetera parte anteriore antice C concentrice striata postice laevigata, sutura perprofunda, parte posteriore supra rugoso-punctata, înfra striis pro- fundis. Poriî pone suturam siti. Segmentum uttimum tergito valvulas anales spatio permagno non superante, sternito triangutari, apice acuto. Valvulae anales compressae, non marginatae. Pedes articulis 4° et 5° soleatis. — Organum copulativum Fig. |. NOV 0 1896 5 Fig. 1 (pars dextera postice visa). — Segmentorum numerus 64. — Color fusco-rufus, parte antica segmentorum minus fusca, antennis pedibusque ochraceis. — Long corp. mm. 20; lat. corp. mm. 5. Hab. La Guayra. Plusioporus Festae, sp. n. o Caput vertice sulco distinclo minus profundo, facie apud anten- narum radices foveis duabus circularibus, sat profundis impressa, tabro poriîs 4. Ocuti ocellis c. 50, 7-seriatis, subtriangulares, etongati. Antennae segmentum secundum superantes, articulis crassis, breve setosîs, articulo secundo maiore, articulis 4-6 longitudine fere aequa- libus, sed gradatim crassioribus, infra ad apicem articulo singuto rotundatim aliquantum producto, arlicuto septimo minimo. Tergitum primum lateribus subtus plicatis, angulo antico acute rolundato, po- stico obluso, ultrinque în plica carina magna et sulcis lribus. Segmenta 2-11 sub porîs cariînata, antica vero magis, supra minutissime pun- ctata, segmenta caetera supra minutissime punctata, sub poriîs pro- funde et sat rare sulcata, sutura profunda. Pori longe pone suluram siti. Segmentum ullimum tergito parum angulato valvulas anales non superante, sternito lalissimo, brevi, rotundato. Valvutae anales marginalae. — Pedes sat longi, infra setis instructi. — Segmentorum numerus 49-54. Color rubro-fuscus, antennis pedibusque rubris vel fusco-rubris. — Long. corp. mm. 60-90; lat. corp. mm. 5-7. Hab. Punta Sabana. Fam. Spirobolidae. Rhinocricus diversicauda, sp. n. 9 Caput sulco integro, labro profunde exciso. Ocuti ocellis c. 20, subcirculares. Antennae attenuatae, perbreves, tergitum primum non superantes, articulis 1-6 subaequatlibus, ultimo perparvo. Tergitum primum lateribus non multo latis, rotundatis. Segmenta caeltera parte antica laevi, parte postica dorso et lateribus distincte strialis, parte postica media sulco distinctissimo. Porî manifesti, în sulco siti. Sco- bina nulla. Segmentum ultimum tergito valvulas anales valde supe- rante elongato, acuto, apice sursum aliquantum vergente, sternito sat elongato, subtriangulari, apice rotundato. Valvulae anales im- marginatae. Pedes perbreves. — Segmentorum numerus 43. — Color nigro-fuscus, segmentorum parte postica fascia flava, antennis pedi- busque nigrescentibus. — Long. corp. mm. 42, lat. corp. mm. 5. Hab. Cuenca. PO EPPa Oxypyzse, gen. n. Genus generi Rbinocricus perprorimum, sed differt valvulis analibus superne in spinam, longam, rectam productis. Oxypyge varicolor, sp. n. Caput sulco integro, taeve, labro poris 2+-2, normati. Oculi sub- circulares, ocellis parum deplanatis c. 30. Antennae crassissimae, lergitum primum non superantes. Tergi- tum primum lateribus semi-circularibus. Segmenta caetera parte antica laevigata, postica dorso et lateribus aliquanitum ru- | gosîs, îinferne distincte striata, sulco tran- sversali fere dimidiata. Porî ante sulcum Fig. 2. Fig. 3. partis posticae emarginatum siti, post poros stria profunda. Segmentum ullimum tergito postice elongato, alte- nuato processus valvularum analium non superante, sternito elongato, lriangulari. Valvultae anales immarginalae, superne processibus per- tongiîs, aculis, retrorsum vergentibus armatae. Scobina in segmentis 7 — c. 42. — 3 Organum copulativum, Fig. 2 e 3. — Color variabitlis : niger tolus vel nîger dorso seriebus duabus macularum flavarum ornato, pedibus ochraceis, vel etiam fusco-terreus dorso seriebus duabus macularum flavarum ornato, pedibus pallidis. — Segmen- torum numerus 54. — Long. corp. mm. 50; lat. corp. mm. 4. Hab. Punta Sabana; Foreste presso la laguna della Pita. Subord. POLYDESMOIDEA. Fam. Strongylosomatidae. Ortomorpha eoaretata (Saussure). Panama; Punta Sabana. Specie diffusa in tutte le regioni tropicali. Ortomorpha Festae, sp. n. o Caput normale. Antennae segmentum terltium supe- rantes. Tergcitum primum subsemicirculare, angulis parum acule productis, postice medium via excisum. Tergita cae- tera laevia, carinis magnis vix sursum vergentibus, an- gulo antico ocluso, postico acute producto, sulco transver- - sali minus profundo. Segmentum ullimum tergilo postice - brevi, recte Iruncato, ad basim utrimque tuberculo singuto Fig. 4. magno, sternito rotundato tuberculis duobus parvis. Sterna multo deplanata, media sulco profundo. — Organum copulativum Fig. 4. — Color rubro-fuscus, ventre pedibusque paltidis, anten- narum articulis primo et duobus ultimis pallidis. — Long. corp. mm. 15; lat. corp. mm. 1.8. Hab. Foreste del Rio Cianati. CHELO DESMIDA E. Leptodesmus Frauen feldianus (Humbert et Saussure). Punta Sabana, Foreste del Rio Cianati, Foreste del Rio Lara. Questa specie era indicata fino ad ora della Nuova Granada. Alocodesmus, gen. n. Corpus angustatum. Antennae conîs 4 olfactoriis. Segmenta tota granulata; dorso seriebus duabus posticis granulorum maiorum or- nato. Carinae laterales non magnae, margine integro. Segmenita a quinto dorso sulco profundo notato. Pori in segmentis 5, 7, 9, 10, 12, 18, 15-19, în parte latero-posteriore carinarum siti. Segmentum ullimum tergito triangulari, apice truncato utrîimque tubercuto magno instrucio, sternito subsemicirculari apice parum producto utrimque tuberculo magno. Valvulae anales mediae eliam utrimque ad marginem tubercuto instructae. Sterna processu brevi, spiniformi ad basim pedum armata. .& Corpus magis allenuatum, pedes aliquanitum longiores, organum capulalivum rectum. Ubs. Genus generi Odontopeltis Pocock proximum sed carinarum brevilate, pororum situalione, granulorum forma, sulco dorsali di- - stinclissimum. Alocodesmus angustatus, sp. n. Capul vertice sal prominente, sulco profundo. Antennae segmentum terlium fere superantes, articulis 2-6 subaequalibus, septimo brevi. Tergitum primum abbreviatum antice rotundatum, pos- lice Iruncatum, medium parum excisum, anguliîis parum preductis, supra serie granulorum posticorum maiorum ornatum et granutis parvis. Segmenta caetera tota gra- nulis parvis obsessa, dorso a quinto transversaliter pro- funde sulcato et seriebus duabus posticis granulorum ma- torum ornato et granulis nonnullis. Carinae parvae angulo antico valde rotundato, postico producto, margine laterali integro. Pori laterales-posteriori. Carinae porigerae ex- cisae. Segmentum ultimum tergito triangulari, apice recte truncato setiîs longis instructo, utrimque tuberculis duobus magnis setigeris, supra etiam nonnullis tubercutis (4) seligeris ornato, ster- Fig. 5 6 nito subsemicirculari, apice parum, producto, utrimque tuberculis duobus magnis. Valvulae: anales ad marginem. medium tubercutis duobus setigeris instructae. Sterna lata, ad basim pedum processu brevi, spiniformi armata. Pedes perlongi, setîs instructi. d Foemina angustior antennis pedibusque longioribus. Pedes primi paris articulis abbreviatis, magis setosis, secundi paris articulo primo infra ad apicem aliquantum producto, late rotundato. Organum co- pulativum (Fig. 5) rectum basi setosa, hasta bipartita, quorum pars altera processu arcuato, acuto, magno et processu minore bifido în- structa, altera processu laminari dentato ei processu laterali acuto, parum arcuato. — Color nigropiceus, ventre, pedum articulis basa- libus terreîs, angulo postico carinarum flavo. — Long. corp. mm: 42; lat corp. mm. 5 !|,.. — Long. antennarum mm. 7, pedum mm. 7. Cyrtodesmidae On codesmus granosus (Gervais). Foreste presso la laguna della Pita. Prima d’ora era stato indicato della Colombia. YO I LU 9 #* BOLLETTINO Musei di Zoologia ed Anatomia comparata della R. Università di Torino N. 255 pubblicato il 4 Settembre 1896 VOL.) Dott. M. G. PERACCA Assistente al Museo Zoologico di Torino. RETTILI ed ANFIBI raccolti a Kazungula e sulla strada da Kazungula a Buluwaio dal Revy. Luigi Jalla, Missionario Valdese nell’alto Zambese. La collezione che forma oggetto della presente nota, generosamente donata al nostro Museo dal Rev. L. Jalla, comprende 17 specie (di cui una nuova per la scienza), rappresentate da 27 esemplari. LACERTILIA. ]. Eremias lugubris, Smith. Boulenger, Cat. of Lizards, vol. Ill, p. 84. Un solo esemplare raccolto sulla strada da Kazungula a Buluwaio. 2. Acontias meleagris, L. Boulenger, Cat. of Lizards, vol. III, p. 427. Un solo esemplare. Strada da Kazungula a Buluwaio. 3. Chamaeleon dilepis, Leach. Boulenger, Cat. of Lizards, vol. III, p. 450. Due esemplari di Kazungula. OPHIDIA 4. Glauconia scutifrons, Ptrs. Boulenger, Cat. of Snak., vol. 1, p. 68. Due esemplari. Kazungula. 5. Tropidonotus olivaceus, Ptrs. Boulenger, Cat. of Snak. vol. I, p. 227. Un solo esemplare. Kazungula. 6. Chlorophis neglectus, Pirs. Boulenger, Cat. of Snak. vol. II, p. 94. Un esemplare. Kazungula. 7. Chlorophis irregularis, Leach. Boulenger, Cat. of Snak. vol. Il, p. 96. Due esemplari giovani. Kazungula. 8. Philothanmnus semivariegatus, Smith. Boulenger, Cat. of Snak. vol. II, p. 99. Quattro esemplari. Kazungula. 9. Tarbophis semiannulatus, Smith. Boulenger, Cat. of Snak. vol. III, p. 51. Un solo esemplare. Kazungula. 10. Trimerorhinus tritaeniatus, Gthr. Boulenger, Cat. of Snak. vol. III, p. 139. Un esemplare. Kazungula. 1]. Psammophis sibilans, L. Boulenger, Cat. of Snak. vol. III, p. 161. Un solo esemplare appartenente alla varietà F del catalogo citato. Kazungula. 12. Psammophis Jallae, n. sp. Capo sub-acuminato, assai sporgente sul labbro inferiore, molto con- cavo tra gli occhi e la punta del muso. NO/ _Uu 1896 a SE Lunghezza del muso di poco inferiore ad una volta e mezzo il dia- metro orizzontale dell’occhiòo, che è uguale alla distanza che intercede tra l’occhio e la narice. Rostrale pressochè lungo quanto è alto, ben visibile guardando il capo dal di sopra; narice aprentesi in mezzo a tre scudetti, uno anteriore See e due posteriori; internasali piccoli, più lunghi che larghi, in contatto per una corta sutura, la cui lun- ghezza è compresa due volte e mezza nella lunghezza della sutura dei prefrontali, che sono assai grandi; frontale lungo all'incirca due volte quanto è largo, lungo come i parietali, molto più lungo della distanza che intercede tra il frontale e l'apice del muso, molto più stretto, nel suo mezzo, degli scudetti sopraoculari; loreale lungo due volte quanto è alto; un preoculare, semidiviso, largamente in contatto col frontale; due postoculari di cui l'inferiore più stretto e più corto; temporali 242; sette labiali superiori, di cui il terzo ed il quarto formano il margine inferiore dell'orbita; quattro labiali inferiori in contatto col primo paio di scudetti postmentali, i quali sono più corti degli scudetti del secondo paio. Scaglie in 15 serie; gastrostegi 168 (*); anale diviso; urostegi 153 in doppia serie (°*). Capo superiormente color nocciuola chiaro, senza macchie. Corpo supe- riormente bruno nocciuola, uniformemente più chiaro sui lati. Sul dorsò osservansi due linee bruno-giallastre chiare, parallele, orlate superior- mente (od internamente) da una sottile linea nera. Dette linee vanno man mano confondendosi colla tinta fondamentale del corpo in avanti, per sparire del tutto a circa dieci centimetri di distanza dal capo; al- l’indietro esse sì continuano assai visibili fino alla estremità della coda. Sui lati del corpo osservasi una striscia bianco-gialliccia che occupa la serie esterna delle scaglie dorsali ed un tratto dei gastrostegi. Supe- (*) Questo numero è soltanto approssimativo, l’animale avendo larghe ferite al ventre ed asportati molti gastrostegi. Esso venne però stabilito con molta cura, contando le corrispondenti serie trasversali delle scaglie dorsali, per modo che può ritenersi molto vicino al vero. (**) La coda è rotta in tre pezzi, tenuti insieme appena dall’epidermide, per modo che vi può essere un errore di qualche urostego nel computo totale. bi ‘ riormente essa è orlata da una sottile linea nera, inferiormente, sui gastrostegi e in parte sugli urostegi, essa è orlata da una linea nera interrotta, 0, meglio,’ da una serie lineare di piccoli punti neri irrego- larmente distanti. Detta striscia anteriormente non è più orlata di nero. Preoculari, postoculari e labbro superiore, dietro gli occhi, giallo-bru- nastro-chiari; scudetti postmentali e primi labiali inferiori punteggiati irregolarmente di bruno-nero. Parti inferiori color giallo paglia, legger- mente più scuro in avanti. Località: Strada da Kazungula a Buluwaio. 12. Elapechis Guentheri, Bocage. Boulenger, Cat. of Snak. vol. III, p. 359. Un solo esemplare. Kazungula. 13. Elapechis Sundevalliî, Smith. Boulenger, Cat. of Snak. vol. III, p. 360. Due giovani esemplari. Kazungula. 14. Naia nigricollis, Reinh. Boulenger, Cat. of Snak. vol. lII, p. 378. Un solo esemplare appartenente alla var. mossambica Ptrs. (var. A). Kazungula. 15. Causus rhombeatus, Licht. ‘Boulenger, Cat. of Snak. vol. III, p. 467. Tre esemplari. Kazungula. BATRACHIA 16. Rappia cinctiventris, Cope. Boulenger, Cat. of Batr. Sal. p. 126. Due esemplari. Kazungula. Al D." Boulenger, al quale comunicai in esame alcune specie pei necessari confronti, i più vivi ringraziamenti per i ragguagli fornitimi. 10415 - Tip. V. Fodratti & E. Lecco - Torino. a] IO u 1096 ”. BOLLETTINO Musei di Zoologia ed Anatomia comparata della R. Università di Torino \. 256 pubblicato il 12 Settembre 1896 Vor. XI Dott. ACHILLE GRIFFINI Di due ACRIDIDI anomali. Il notevole caso ilel Pristes uberosus anomalo da me descritto (1) e l’inte- ressante commento che ne fece il sig. P. de Peyerimhoff (2), mi fanno credere non inutile la pubblicazione di due altri casi di anomalie con- simili riscontrati in due Acrididi nostrali. I. — Oedipoda miniata (Pall.) 9, raccolta nel 1890 a Ceresole Reale (Piemonte) dal prof. Camerano. — Collezione del Museo Zoologico di Torino (fig. 1). — L’individuo è in tutte le sue parti regolare, sia per forma, per dimensioni e per co- lorazione; mentre però la sua zampa posteriore destra è normalmente fatta e proporzionata, la sinistra si presenta alquanto più piccola, più de- bole specialmente nella tibia che è curvata come cedente sotto il peso del corpo, e che certamente Oedipoda miniata non poteva servire all’ insetto vivo quale strumento A. Zampa posteriore destra di salto come la destra. — Il prof. Camerano infatti normalmente sviluppata. fe ai ale B. Zampa posteriore sini- Si ricorda che questo individuo saltava meno bene ripe ia degli altri forniti di zampe robuste. — Le dimen- sioni delle varie parti delle zampe posteriori di questa Oedipoda, poste a confronto, sono le seguenti: (1) A. GRIFFINI. — Di un Pristes tuberosus anomalo ecc., Bollett. d. Musei di Zool. ed Anat. Comp. Torino, vol. XJ, N° 234 — Pubblicato anche in « Mi- scellanea Entomologica », vol. 1V, N° 3, con una incisione. (2) P. DE PEYERIMHOFF. — Note sur l’atrophie des membres chez les ortho- ptères. — Miscellanea Entomologica, vol. IV, N° 5. Bega ao Zampa post. Zampa post. destra sinistra anomala lunghezza del femore . mn. . 14,7 13,8 » della tibia » 12,5 10 » dei tarsi fino agli uncini » 8,5 2,8 Il femore sinistro, oltre all’esser alquanto piccolo, appare piuttosto tozzo; la tibia è debole, i tarsi poi e gli uncini appaiono veramente ru- dimentali. — Gli articoli del tarso non sono bene distinti gli uni dagli altri, e i due uncini terminali sono appena accennati, formando come un unico piccolissimo tubercoletto nero all’apice del tarso. La zampa posteriore sinistra adunque, dell’acridide in questione, pre- senta una graduale mancanza di sviluppo e di consistenza dalla base al- l’apice, minore cioè nel femore, massima nei tarsi. II. — Gomphocerus sibiricus (Linn.) 3, raccolto presso la cascata della Frua (Piemonte). — Collezione del Museo Zoologico di Torino (fig. 2, B). — Questo individuo, normale in ogni sua X parte ed in tutti i caratteri, presenta però le an- J più ridotta della destra, quasi rudimentale. — Le antenne normalmente sviluppate nei Gom- phocerus sibiricus d (fig. 2, A), sono lunghe circa piedi 9 mm., terminate da una distinta clava depressa, A. Individuo dotato di an- lanceolata: queste antenne constano di circa 23 Vee Normalmente svilup- articoli, di cui i 7 apicali formano la clava; di B. Individuo aberrante, for- colore le antenne sono testacee colla clava bruna, nito di antenne atrofiche. il cui apice però è spesso giallognolo. Nell’ individuo anomalo, benchè ridotte assai, le antenne sono analo- gamente conformate, presentano una piccola dilatazione apicale claviforme, non però lanceolata, sono pure giallastre colla dilatazione terminale su- periormente bruna ed il cui apice è giallognolo. L’antenna destra è lunga mm. 4,5 e consta di 9 articoli. L’ ultimo articolo forma di per sè solo la dilatazione claviforme apicale, presen- tando minutissime traccie di 3 segmentazioni appena accennate, ed il penultimo mostra pure una incompleta suddivisione irregolare in 3 parti, di cui la mediana alquanto gibbosa. L’antenna sinistra è lunga mm. 1,9; essa presenta due articoli basali ben marcati, quindi è quasi fatta d’un unico segmento, in cui si notano irregolari e minuti accenni a circa 5 suddivisioni incomplete; la parte apicale claviforme non è depressa e non presenta traccia alcuna di segmentazione. i im tenne molto piccole, di cui anzi la sinistra ancor Fig. 2 Per spiegare queste anomalie, come nel caso del Pristes tuberosus da NOV 30 1896 TRE «me descritto, una ipotesi che facilmente si presenta alla mente è quella di supporre che le parti anormali, così ridotte, di questi ortotteri, non sieno altro che parti riprodotte, în via di sviluppo o con arresto di sviluppo, dopo perdita per strappo (nel caso delle antenne), per strappo o per autotomia (nel caso delle zampe o di parte di esse) del corrispon- dente membro; questa perdita sarebbe avvenuta nei primi stadii di vita -dell’ insetto. Per lungo tempo si credette che in ortotteri non saltatori, quali sono i Fasmidi, una tal riproduzione avvenisse, ma le osservazioni di A. Durieu (3), riportate da Peyerimhoff, concludono contrariamente a ciò. — Quanto ‘agli ortotteri saltatori, non si sa ancora nulla di sicuro in proposito, ed io devo convenire che per quante esperienze io abbia iniziate sopra individui giovani di varie specie nostrali, tutte finora mi diedero risultato ‘negativo. — Nessun acridide o locustide privato d’una zampa posteriore, giunse in schiavitù a riprodurla. :(3) A. DuRIEU. — Notes sur quelques orthoptères — Petites Nouv. Entomol. “N° 158, 1876, vamente ia pr Via Mpdrio Lo sog i spnobis' {800 MIETTCT too ‘ofigto: VO Rsa x BARCO | i DECIO 0asp, la DI ‘ggea brrbr: l'igogalitoti "tab (#05 io” brten i de dtgtirar Ho; RES into ne MII "ia de Ha ‘Up io SA EILIOO pui ‘adi bi: i A LUVIS pie pi: cio r ) i ida F}- 3 AMLIZEO Seni di Me wr i IO RREE pis ‘Ro i si: "Ta Con avi A } mat t; 3 * La e re vp A P_OLIEVIDSTE MISA prati ph ì tenti sitio it Ra MO n fo VBA DI veri Mes: pair Bor PRE flaf 1D Ins@01g brad] ridato DI 15 € 0 Tilagat. MIS, a RAIN né LI uo iti hs POPE: VIE . va è WIE BE CASA) «HTRE. PET - — n & Ps _ A LP _ #3 = = = è 10439 - Tip. V. Fodratti & E. Lecco - Torino. 22° + # NOV 30 1896 n= BOLLETTINO Musei di Zoologia ed Anatomia comparata della R. Università di Torino N. 257 pubblicato il 15 Settembre 1896 VoL. XI Dott. FILIPPO SILVESTRI. NUOVI DIPLOPODI raccolti dal Rev. Luigi Jalla a Kazungula. Il Rev. Sig. Luigi Jalla, Missionario Valdese nell’alto Zambese, ha gene- rosamente fatto dono al R. Museo Zoologico di Torino di interessanti raccolte zoologiche fatte nel paese dei Barotze. Fra esse vi sono alcuni diplopodi che, inviatimi in studio dal Direttore del Museo stesso, risulta- rono appartenere tutti a specie nuove per la scienza. Odontopyge Jallae, sp. n. d Color nigrescens parte antica segmentorum macula lata trape- zoidea, flavicante notata, antennarum articulis primo et secundo, labro pedibusque fiavis. Caput vertice sulco tenui în fovea terminante, inter oculos etiam sulco tenui, facie laevi, labro aliquantum exciso et ruguloso, porîs circa 10. Ocuti ocellis c. 50. Antennae segmentum tertium supe- rantes. articulo secundo maximo, sexto aliquantum incrassato, septimo perparvo. Tergitum primum (Fig. 1) lateribus sat latis, angulo antico acute- rotundato, postico obtuso, late rotundato, margine sat în- crassato, utrimque plicîis tribus integris et sulcis nonnultis. CS Segmenta caetera parte antica antice concentrice striata, M parte postica supra parum rugolosa sub porîs striis di- stinctis. Pori parvi, distinctissimi, longe pone suturam siti. Segmentum anale tergito postice angulato processus valvularum spatio sat magno non attingente, sternito triangulari, valvulis mar- ginatis processibus superis sat longis acutis instructis et processibus Fig. 1. ava i fto inferioribus ad sternitum minimis. Pedes articulis 4° et 5° solea auctis, infra aliquantum setosîis, praesertim ul- timo. Pedum par secundum segmentorum ab octavo articulo primo încrassato retrorsum ali- quantum acute producto praesertim în segmentis { partis posterioris corporîs. — Organum copu- n lativum Fig. 2. — Segmentorum numerus 63. Fig. 2. — Long. corp. mm. 80; lat. corp. mm. 5-5. Hab. Kazungula. Odontopyge exquisita, sp. n. S Color rufus totus vel rufo-pallidus, lateribus ad poros nigro- macutatis. Caput vertice sulco tenuî, facie laevi, labro parum exciso, circa porîs 6 impresso. Oculi triangulares ocellis c. 30. Antennae segmentum quaritum superantes articulo secundo maximo, WI sexto crassissimo. Tergilum primum (Fig. 3) lateribus ali- quantum angustatis angulo antico obtuso, postico acuto, utrim- Fig. 3. que strîis trîbus. Segmenta caetera parte antica concentrice striata, sutura perprofunda, punctata, parte postica supra subtiliter rugosa, sub poris rare et tenuîter striata. Pori minimi, longe pone suturam sîti. Segmentum anale ter- gito processus valvularum ad basim attingente, sternito triangulari, valvulis parum marginatis processibus superis acutis, brevibus. Pedes exiles, 4 infra setis paucîs instructi, articulis 4° et 5° soleatis. — Organum copulativum Fig. 4. — Fig. 4. Segmentorum numerus 58. — Long. corp. mm. 36 ; lal. corp. mm. 3. Hab. Kazungula. Archispirostreptus Jallae, sp. n. 3 Color nigro-fuscus totus vel fusco-cinereus parte postica segmen- torum mnigrescente. Caput vertice sulco profundo, fronte ad antennas area subrotunda rugosîssima, facîe rugosa, labro profunde exciso circa poris 4. Oculi elongati, inter se diametron oculi distantes, ocellis c. 65. Antennae segmentum quartum fere superantes, attenuatae. Tergitum primum (Fig. 5) lateribus anguto antico an- trorsum producto, aliguantum rotundato, postico obtuso, Fig. 5 utrimque striis 4 integris, nonnullis minoribus, supra ter- gitum medium fovea parva rugosa. Segmenta caetera medio dorso linea manifesta, parte antica concentrice, rare, profunde striata, NOV 30 1896 ag sutura profunda, parte postica supra rugosa-punctata lateribus supra poros striis raris, tenuibus, sub poris striis profundis. Pori parvi, longe pone suluram siti. Segmentum anale tergito parum angulato valvulas non superante, sternito sat lato, atiguantum rotundato, valvulis parum margi- natîis. Pedes longî, non attenuati articutis 1-3 înfra ad apicem seta singula, caeterîs praesertim ultimo, setîs plurimis instructis, articulis 4° et 5° soleatis. Pedum par secundum segmentorum articulo primo incrassato, în processibus duobus, parvîs, obtusis producto. — Or- ganum copulativum Fig. 6. — Segmentorum numerus 59. — Long. «corp. mm. 160; lat. corp. mm. 14. Hab. Kazungula. Fig. 6. Archispirostreptus dexter, sp. n. 9 Color niger antennis pedibusque fiavo-rubescentibus. Caput ver- .tice sulco profundo, facie laevigata, labro non exciso circa poris 4. Ocutli triangulares-elongati, inter se multo minus quam dia- metron oculi distantes, ocellis c. 90. Antennae segmentum secundum superantes. Tergitum primum (Fig. 7) lateribus angulo antico acuto vix producto, postico obtuso, utrimque Fig. 7. striis duobus. Segmenta caetera parte antica concentrice striata, su- tura profunda, parte postica supra dense punctata, lateribus înferne striis manifestis. Porî longe pone suturam siti. Segmentum anale tergito spatio minimo valvulas non superante, sternito rotundato, valvulis immarginatis. Pedes tenues, perlongi, infra setis paucîs in- structi. — Segmentorum numerus 69. — Long. corp. mm. 150; lat. corp. mm. 9. Hab. Kazungula. Lophostreptus Cameranii, sp. n. 9 Color niger, antennis pedibusque fuscis. Caput totum profunde punctatum, vertice sulco tenui, labro parum exciso circa poris 6. Oculi subtriangulares, inter se bis diametron ‘oculi distantes, ocellis c. 32. Antennae segmentum secundum vix superantes, attenuatae, apice vix incrassato. Tergitum / primum (Fig. 8) profunde punctatum, aliquantum ru- NSUSÉ gulosum, lateribus antice excisis, latis angulo antico ro- tundato, postico obtuso, utrimque plicîs iribus, margine postico laterali carînis 6 abbreviatis instructo. Segmenta caetera parte antica antice concentrice et subtiliter striata, postice rugosa, sutura profunda grosse punctata, parte postica magis elevata omnino carinis Fig. 8. È parvis, longîtudinalibus obsessa. Porî sat magni, longe pone suturam siti. Segmentum anale totum valde rugoso-punctatum, tergito postice non producto, rotundato valvulas non superante, sterniîto brevi, lato truncato, valvulis valde marginatis. Pedes infra setis paucîs instructi. — Segmentorum numerus 47. — Long. corp. mm. 40; tat. corp. mm. 3+ Hab. Kazungula. Gir ie). pretorio S_____- 10437 - Tip. V. Fodratti & E. Lecco - Torino. = NOV 30 1896 ‘7 BOLLETTINO Musei di Zoologia ed Anatomia comparata della R. Università di Torino N. 258 pubblicato il 15 Ottobre 1896 VoL. XI Prof. CORRADO PARONA Note intorno agli Elminti del Museo Zoologico di Torino. La raccolta elmintologica del Museo Zoologico di Torino, che il Di- rettore Prof. Lorenzo Camerano gentilmente ebbe ad inviarmi in esame, sebbene relativamente poco numerosa di specie, presenta tuttavia un valere storico notevole, poichè comprende molte delle forme state de- terminate e studiate dall’ illustre nostro elmintologo, Filippo De Filippi, il quale di sua mano scrisse molti cartellini che tuttora si conservano. Credo non inutile pubblicare le note seguenti, le quali si riferiscono a specie 0 nuove per la fauna italiana, o per altre ragioni interessanti. Il Dottor Vincenzo Ariola, mio assistente, verine da me incaricato di studiare alcuni Botriocefali. I risultamenti del suo studio verranno pub- blicati nel N. 259 di questo stesso Bollettino. I, - TREMATODES. 1. Octobothrium lanceolatum F. S. Leuck. Dalle branchie dell’ A/osa vulgaris. Parecchi esemplari. È forma interessante e che ancora non figurava nell'elenco degli elminti italiani. 2. Diplozoon paradoxum v. Nordm. Dalle branchie del Phroginus Zaevis. Sebbene specie notissima, tuttavia non trovasi esplicita indicazione della sua presenza in Italia, ad eccezione di quella ch'io feci, per averlo raccolto sul Cyprinus cephatys al lago d'Orta (L’elmintolog. ital. dai suoi primi tempi ecc., pag. 136). pra i 3. Distomum maculosum Rud. Intestino del Cypselus apus. È nuovo per l’Italia. 4. D. (Dicrocoelium) heterostomum Rud. Due grandi individui ed uno più piccolo nell’intestino dell’ Ardea purpurea. Anche questa specie non sarebbe stata indicata in Italia. 5. D. (Dicrocoelium) holostomum Rud. Intestino della Sferna Rirundo. Due esemplari, che però assegno con qualche dubbio a questa specie, tuttavia poco conosciuta. 6. D. (Dicrocoelium) crassicolle Rud. (= D. enterarchos De Fil. n. sp. = D. Salamandrinae perspicillatae Sons. Dall’intestino della Salamandrina perspicillata. Gli esemplari portano un cartellino scritto dal De Filippi, col nome sopra registrato (D. enterarchos n. sp.). Da quanto mi consta nulla fu pubblicato in argomento, epperò la specie sarebbe inedita. Dopo attenta disamina mi sono per altro persuaso che non sì può considerarlo come n. sp., ma che è da riferirsi al D. crassicolle Rud., proprio delle sa- lamandre e dei tritoni. In altro recentissimo mio scritto (Di alcuni distomi ecc.: Atti Soc. ligust. Sc. nat. Vol. vir, Genova 1896) ho enumerate le ragioni per le quali al D. crassîcolle debbonsi assegnare gli esemplari indicati coi nomi sopra segnati. Il Polonio (Prospect. helminth. 1859) nominava già il D. crassîcolle nel Triton cristatus a Padova. 7. D. (Dicrocoelium) globiporum Rud. Parecchi esemplari dal tubo digerente della Perca Auviatitis. Trovavansi insieme ad un nematode femmina, che ritengo di Cucu/- tanus elegans Zed. Questo distoma non fu ancora annoverato fra le specie italiane. 8. D. spirale De Fil. n. sp.? Nell’ intestino di Dentex vulgaris. Sono due soli esemplari, il di cui stato di conservazione non permette di poter fare un confronto col D. carnosum, che pure vive nel dentice, e stabilire così se realmente si tratta di una nuova specie. Non mi consta che il De Filippi abbia fatto pubblico cenno di questo D. spira/e. 9. Monostomum fiavum Mebl. Un esemplare raccolto nelle narici dell’ Anas /uligula. È forse da identificarsi col M. mutabile Rud. Quest'ultima specie fu già trovata a Venezia dal Ninni (Stossich: Bollett. Soc. Adriat. Vol. XII, 1890). 10. M. lanceolatum Wedl Dal tubo intestinale di H#mantopus melanopterus. Non ancora indicato per l’Italia, NOV 30 1896 DÒ II. - CESTODES ll. Taenia, an. n. sp.? Nul tubo digerente di Felis /eo. Tre frammenti, lunghi complessivamente 59 centim., ma manca lo scolice. Il primo pezzo, lungo 46 centim. ha i primi articoli più larghi che lunghi (largh. 1 mm.). Ad otto centim. gli anelli giungono ad 1 mm. di Junghezza e 3 di larghezza. Le papille sessuali si appalesano a dodici centim., quando cioè le proglottidi misurano 4 mm. di larghezza. Dette aperture sono marginali, irregolarmente alterne. Il secondo frammento giunge a é centim. di lunghezza e le proglottidi sono quadrate (5 mm. di diam.), con discreto spessore e con margine posteriore allargantesi ad abbracciare la base dell’anello successivo. La papilla genitale è molto saliente, sempre alterna, e più precisamente a sinistra trovasi agli anelli 1°, 3°, 4°, 5°, 10°, 11°, a destra ai 2°, 6°, 7°, 8°, 9° e 12°. Il terzo pezzo, di '7 centim., non è che la continuazione del precedente e consta di 19 anelli, che nelle misure e nella distribuzione delle aperture genitali non diversifica da quello. Le ramificazioni uterine sono molto distinte, quando si rischiari una proglottide matura, e si presentano con rami laterali molto numerosi, che ricordano non poco quelli della 7. saginata. Sebbene non determinabile, mancando lo scolice, tuttavia è un cestode molto interessante, perchè finora non furono indicate tenie parassite del leone. Sarebbe stato di molta importanza il constatare le condizioni di schiavitù o di libertà dell'ospite. 12. T. marginata Batsch Nell’intestino di Canîs lupus. Insieme a molti individui di Bolrriocephalus decipiens Dies. si tro- varono due esemplari di questa tenia. Il lupo ospite fu ucciso a Borgaro (Venaria Reale) il 17 dicembre 1895, 13. Dipylidium Pasqualei Diam. Un esemplare completo, non perfettamente maturo, stava colla 7. mar- gîinata nell’ intestino del lupo succitato. Difettando i caratteri relativi alle capsule uterine, perchè immaturo, vi potrebbe essere qualche dubbio sulla sicura distinzione fra esso e gli affini dipilidii. 14, D. caninum Linn. Nell’ intestino del Felis catus. Vi si trovano anche due larve di Oestrus; il che credo importantissimo, giacchè non furono mai indicate tali larve nei gatti. pe. eo 15. Mesocestodes lineatus Goeze (= 7. litterata Batsch). Nello stomaco di Vu/pes vulgaris. Gennaio 1888. Interessante perchè trovato insieme ad esemplari di Cysticercus fasciolaris e di Ascarîs mystax. 16. MI. planissima Stil. e Hass. Alcuni lunghi frammenti, e un esemplare completo. I frammenti, seb- bene manchi il nome dell’ospite, tuttavia si possono con certezza asse- gnare a questa specie; misurano circa 150 centim. complessivamente, e appartengono alla porzione più matura dello strobilio. Le loro proglot- tidi misurano un diametro massimo di 20 mm. È noto come la M. pla- niîssima fu specie istituita da Stiles ed Hassall (Bull. U. S. Departm. of Agricult., Washington, N. 4. 1893) a spesa della M. expansa dei bovini. Presenta essa, oltre varii caratteri differenziali, quello delle di- mensioni molto maggiori. 17. Hymenolepis serpentulus Schrank, nec Duj. . Nell’intestino del Garru/us glandarius. Nessun autore l’avrebbe fi- nora citata per l’Italia. 18. Taenia platycephala Ruld. In intestino di A/auda arvensis. Lo scolice è inerme; nella descrizione generale coincide maggior- mente con quanto dissero il Dujardin ed il Diesing. Le aperture ge- nitali sono irregolarmente alterne, non unilaterali, come asserì Dujardin; mentre Diesing lasciò in dubbio il posto di loro sbocco. Borsa del pene piriforme. Escludo possa appartenere al Gen. Davaînea per lo scolice e le ventose inermi; invece sarebbe a considerarsi come Taenta s. str. Questa specie è pure essa da aggiungersi all’elmintologia italiana. f 19. Hymenolepis liguloides Gerv. .. Dall’intestino del Phroenicopterus roseus. Ho potuto constatare lo sbocco unilaterale delle aperture genitali; inoltre essendo inerme differenzia dalla Taenîa Caroli, già da me de- scritta nella Elmintologia sarda. 20. Davainea sphaerocephala Rud. Nel tubo digerente del Numenius arquata. Le aperture genitali sono irregolarmente alterne, abbastanza visibili, contrariamente a quanto asserisce il dott. Messea (Lo Spallanzani 1896). I peni sono arcuati e simili a quelli disegnati dal Cobbold, ma però di dimensioni molto minori. 2]. Hymenolepis capillaris Rud. Nell’ intestino del Podiceps auritus. Sarebbe nuova per l’Italia, 22. Cysticercus cellulosae Rud. Nei muscoli di un uomo. Mancano indicazioni di data e di località, che avrebbero dato maggior importanza al caso, pur sempre notevole, 23, C. fasciolaris Rud. Nello stomaco di una volpe (gennaio 1888), insieme al Mesocestoîdes lineatus ed all’Ascaris mystaa, trovavasi un bell’esemplare di questo cisticerco, con scolice e vescica caudale ben sviluppate. È ‘interessante l'aver colto il momento in cui essa forma larvale, proveniente senza dubbio dal fegato di un topo, stava per trasformarsi nella Taentîa cras: sîcollis Rud. 24. Bothriocephalus decipiens Dies. (B. maculatus Leuck). Dall’ intestino di Canîs lupus preso a Borgaro (17 dicembre 1895) come sopra sì disse. Numerosi esemplari. E forma non ancora stata tro- vata in Italia. 25. B. hianms Dies. ‘ Numerosi individui nella Phoca vitulina e nel Pelagius monachus. è 26. B. elegans Krabb. Nell’intestino della PRoca vitulina, in unione alla specie precedente. Nuova per l’Italia. 27. Bothriotaenia rugosa Rud. Nel tubo digerente del Mer/ucius esculentus. Un solo esemplare. Fi- nora non compreso negli elminti italiani. III. - NEMATODES. 28. Asearis transfusa Rud. Nell’ intestino dell’Ursus ma/ajanus e dell’ U. arctos. In entrambi gli ospiti sono numerosi assai. L’ UV. ma/ajanus sarebbe nuovo ospite per l’ascaride citato. 29. A. cephaloptera Rud. Nell’ intestino di Vipera aspîs. Furono raccolti in abbondanza dal Sig. S. Baraldi a Pisa il 21 giugno 1890. Riferirei pure a questa specie un esemplare e, dell’ intestino della Natrîx torquata, stato raccolto dal Sig. Ivaldi, li 8 dicembre 1886. La Natrîx citata sarebbe nuovo ospite di quest’ascaride. 30. Heterakis maculosa Rud. In grandissimo numero nell'intestino del Turtur sylvaticus, 1889. Questa tortora sarebbe ospite finora non indicato per l’Heterazîs. E noto — G- che spesso si riscontrano polielmintiasi straordinarie di questo nema- tode nei piccioni, e talora con grande mortalità. 31. Oxyuriîs curvula Rud. Dall’ intestino di Equus caballus, morto a Luque (Paraguay) e rac- colto dal Sig. A. Borelli (1893). 32. Filaria perforans Molin (= F. quadrispina Dies.). Sotto la pelle della Mustela foina in numero ragguardevole. Raccolta dal Maggiore Giulio Bazetta di Domodossola, sotto la cute e fra i muscoli dorsali. È specie molto ovvia, e la si menziona, benchè comune, per la località italiana finora non segnalata. Genova, luglio 1896. NOV 30 1896 “1 BOLLETTINO Musei di Zoologia ed Anatomia comparata della R. Università di Torino N. 259 pubblicato il 20 Ottobre 1896 Vot. XI Dott. VINCENZO ARIOLA Note intorno agli Elminti del Museo Zoologico di Torino. Di alcuni botriocefali. I: Bothriocephalus maculatus Leuck. Bothriocephalus macutatus, Leuckart, 1848 [9]. Dibothrium decipiens, Diesing, 1850 [3]. Insieme a diversi individui di Taenia marginata Batsch e Dipylidium Pasquateî Diam., stavano alcuni frammenti di dibotridi, dell’intestino di un lupo. In quest’ospite, finora non erano stati segnalati cestodì di- botri, per cui, studiati con diligenza e fatti i debiti confronti, mi assi- curai appartenere essi alla specie B. maculatus, riscontrata spesso nei felini, e descritta anche dal Diesing, col nome di Dibothrium decipiens [3]. E qui è necessaria una rettifica, giacchè questo autore ha passato in sinonimia, senza ciò giustificare, la specie del Leuckart per sostituirla con la propria. Un rapido sguardo retrospettivo varrà a dimostrare la mia asserzione. Il Creplin [2], col nome di Bothriocephalus fetis, indicò due individui di cestodi, non ancora completamente sviluppati, della lunghezza di mm. 4,5 e 6,6 rispettivamente, parassiti di un gatto a Greifswald. Il Dujardin [4], nel suo trattato, si limitò a fare sulla specie del Creplin delle considerazioni, ma non la riconobbe come specie buona. Nel 1848, Leuckart formava una seconda nuova specie « 8. macuzatus» per alcuni parassiti di altro felino (F'e/îs pardus) misuranti fino a 160", Ma il Diesing [3], descrivendo un dibotrio del Felis onca, proponeva la nuova denominazione « Dibothrium decipiens », mettendo in sinonimia con essa specie il B. felîs ed il B. maculatus. Mg Di tale idea non fu il Krabbe [6], il quale, avendo riscontrato quattro botriocefali in un gatto a Copenaghen, descrivendoli.volle riferirli alla denominazione del Creplin. Per le dimensioni del corpo (15-20 cm.) e per la disposizione degli organi, quale risulta dai disegni del Krabbe, la specie B. /eZîs differisce da quella del Diesing, e perciò non una, come questi vorrebbe, ma due specie di botriocefali vivono nei felini. Inoltre il D. decipiens, secondo la descrizione data dall'autore, è da riferirsi alla specie B. maculatus, la quale, siccome più antica, ha la priorità su quella del Diesing, che passa in sinonimia. Ora parmi opportuno esporre alcuni dettagli sopra questo botriocefalo, ricavati dall'esame di materiale molto bene conservato. I maggiori esemplari raggiungono la lunghezza di un metro; le di- mensioni delle proglottidi mediane corrispondono a quelle indicate dal Diesing (mm. 8); non così lo scolice, il quale ha dimensioni minori (lungh. mm. 1,2; largh. nel diametro massimo mm. 0,4); è lanceolato, esile, con botridi lunghi ed alquanto aperti. La parte non segmentata (collo), che segue allo scolice, misura mm. 5 dopo di che, a guisa di lievissime striature, comincia la segmentazione del corpo, il quale insensibilmente va allargandosi. Le proglottidi, nel primo tratto del corpo, non mostrano alcuna spor- genza posteriore; in seguito, pur conservando la primitiva forma ret- tangolare, presentano inferiormente gli angoli alquanto sporgenti. Il corpo è trasparente, di uno spessore inferiore a mezzo millimetro, e presenta una fila mediana di punti oscuri per quasi tutta la sua lunghezza. Molte proglottidi offrono delle irregolarità: così in certi punti sì osserva p. e. che due di esse, mentre sono nettamente separate da un margine, all’altro appariscono completamente fuse. In altra porzione sono quattro o cinque proglottidi di seguito, che si fondono ; allora anche gli organi genitali perdono la i loro regolare disposizione, per dar luogo a delle ano- Fic ieephele malie, per altro non rare in questo gruppo di cestodi. strobilio con anomalie: Gli organi genitali sono raccolti in un’unica massa ingrandito. centrale; le loro aperture sboccano tutte sulla stessa faccia, con la disposizione seguente: Nella parte superiore della linea mediana della proglottide, sopra un rilievo circolare si osserva l’apertura genitale maschile, dalla quale a guisa di papilla, sporge il cirro. Immediatamente al disotto è posta la vulva, che appare come un’apertura sagittale disposta orizzontalmente, e che alcune volte viene ricoperta dal pene, quando è svaginato. Final- mente segue un rigonfiamento di colore scuro, che visto al microscopio, NOV 30 1896 Sl e di si mostra pieno di uova: è l’utero ramificato, il quale forma una rosetta molto simile a quella che è nel 2. Zatus; le anse non sono più di sette od otto. Nel punto più vicino alla vagina si osserva l’apertura uterina, un po’ allun- gata anch'essa nel senso orizzontale. Le uova sono numerosissime, ovoidali, prive d’oper- colo e misurano 4 58 in lunghezza e 39 in larghezza. I testicoli, in una sezione trasversale di proglottile, si appalesano in due strati, ade- renti uno alla superficie dorsale e l’altro alla ventrale. Hanno forma globulare od ellissoidale: sono notevoli le loro dimensioni, poichè raggiungono « '70 nel diametro lon- gitudinale e 56 nel trasversale. Il sistema escretore, tanto per trasparenza "8: ®- — Potriocephalus maculata ue proglottidi mature, ingrandite 5 che nelle sezioni, non mi riuscì visibile. volte. — £: testicoli. w: utero con I corpuscoli calcari, molto numerosi nel ‘°va- 2: pene. v: vagina. primo tratto del corpo, non si osservano più nelle proglottidi comple- tamente mature. HABIT. — Canîs lupus, intestino; Borgaro (Torino). Questo botriocefalo non fu mai riscontrato in Italia, quindi è da aggiun- gersi al catalogo degli elminti italiani, II. Rothriocephalus elegans Krabbe Ho riferito a questa specie un numero grandissimo di esemplari, della lunghezza non superiore ai 10 cm., parassiti della Phroca vitulina, e ciò malgrado che i caratteri di essi non corrispondano perfettamente a quelli che il Krabbe [7] diede per siffatta specie: ma a questa, più che alle altre che sono parassite delle foche, si avvicinano moltissimo. Intorno a questo dibotrio non avendosi che le poche notizie del Krabbe, credo utile aggiungere alcune indicazioni che meglio varranno a carat- terizzarlo. Lo scolice, alquanto più largo delle prime proglottidi, è appiattito e molto sottile. Porta due botridi marginali, tanto profondi, che all’interno sono separati soltanto da un lieve setto mediano. Compresso leggermente lo scolice sotto il coproggetti, le labbra dei botridi, a causa della loro estrema sottigliezza, si ripiegano ed assumono l’aspetto di quelli del genere Anthobothrium. Il collo è lungo poco meno di 2 mm. ed è seguito dalle prime pro- glottidi che sono molto corte e strette; in seguito esse insensibilmente act a aumentano fino alla parte terminale, dove raggiungono una lunghezza aure=. Le proglottidi anteriori sono quasi rettangolari, le seguenti vanno facendosi trapezoidali, e l'angolo posteriore diviene sempre più sporgente. A circa 3 millimetri dallo scolice esse sono già mature. La massa ovarica è sempre unica in ogni proglottide, centrale e piuttosto ricca di uova. Queste hanno guscio sottilissimo e sono opercolate. Il loro diametro lon- gitudinale è di « 45, e il trasversale di 35. Lo sbocco del pene è laterale, e non presenta nessuna particolarità. I corpuscoli calcari sono piuttosto numerosi. Lunghezza totale del corpo da 6 a 10 centimetri. Scolice : lungh. mm. 3; largh. 1,5. HABIT. — Phoca vitulina, intestino. III. Bothriocephalus polycalceolus, n. sp. Una trentina di esemplari che riscontrai insieme al 8. elegans, di cui ho fatto cenno, e ad alcune centinaia di esemplari di B. Rians Dies. Qualche individuo raggiunge i 34 centimetri di lunghezza, ma in media non sorpassano i 25. Lo scolice ha aspetto fogliaceo, a margine non interrotto; misura 2" tanto in lunghezza che in larghezza. Ad una delle sue facce è perfet- tamente piano; all’opposta presenta un rilievo mediano, che va degra- dando verso i margini, sicchè lo scolice assume la forma di un diedro. I due botridi sono marginali, lunghi quanto lo scolice, non molto profondi, stretti e con labbra che si appog- giano l’uno sull’altro. Il capo è sostenuto da un brevis- simo collo a guisa di picciuolo. Le prime proglottidi appena si possono discernere, stante la loro brevità; man mano che si allontanano dallo scolice, aumentano pure nelle dimensioni. La larghezza dello strobilio raggiunge il massimo (mm. 3), ad una distanza di poco inferiore ai 5 centi- metri dal capo, e si mantiene costante per tutto il resto ° i del corpo. RA ati Anche il diametro longitudinale delle proglottidi au- Scolice molto ingran- menta sensibilmente nel primo tratto, dove arriva a ta; circa un millimetro; poi questa misura rimane co- stante, tranne nella parte estrema del corpo, dove giunge ad 1®®,5. Gli anelli anteriori sono leggermente trapezoidali con gli angoli poco spor- genti; in seguito divengono decisamente rettangolari. Dopo i primi dieci centimetri dallo scolice, le proglottidi, interrotta- stia mente, cominciano a mostrarsi mature, e l'apparato riproduttore ma- schile e femminile sempre unico, è laterale. Le aperture genitali sono ventrali, e presentano la disposizione comune nel mezzo della faccia; alla parte superiore delle proglottidi è l'apertura geni- tale maschile, contenente il pene che sbocca all’e- sterno; nella stessa direzione, più in basso, si vede l'utero contenente poche uova. Queste sono allun- vili aio gate, ed opercolate; misurano # 48 longitudinal- »uzycazceotus. — Quattro mente e 32 trasversalmente. proglottidi mediane in- I testicoli sono globulari, piuttosto grandi e stanno £"*"9ite # volte. al disotto dello strato muscolare dorsoventrale che riveste il corpo. Con- centricamente ad essi si osserva un forte strato di fasci muscolari lon- gitudinali. Fig. 5. — Bothriocephalus polycalceolus. Sezione trasversale di proglottide matura, ingrandita. mdv: muscoli dorso-ventrali - m ?: muscoli longitudinali - ‘: testicoli - ce: corpuscoli calcari. Fatto notevole per questa specie è la straordinaria quantità di cor- puscoli calcari, disposti come nella fig. 5. Per questo carattere l’ho de- nominato Bolhriocephalus polycalceolus. HABIT. — Phoca vitulina, intestino. La sopra descritta specie ritengo come nuova perchè non si può iden- tificare od avvicinare ad alcuna fra quelle parassite delle foche. Infatti, differisce dal B. telrapterus [11], dal B. fasciatus [7] e dal B. varia- bitis [7] perchè questi presentano organi genitali duplici e talora tri- plici; dal B. elegans [7], dal B. lanceotatus [7] e dal B. schistochitos [5] per le dimensioni molto minori che questi hanno; dal B. anthocephalus [10], dal B. antarticus [1] e dal B. cordatus [8] per la forma molto diversa dello scolice, e finalmente dal B. Aians [3] perchè esso, pur avendo eguale lunghezza, tuttavia se ne discosta per la posizione e per la forma delle botrie, nonchè per la larghezza maggiore del corpo e per altri caratteri degli organi interni. Da ultimo, per dimostrare maggiormente le differenze tra questa nuova specie e le congeneri, riassumo nel seguente prospetto le carat- teristiche dei varii botriocefali finora conosciuti come parassiti delle foche ; ricavate dalle descrizioni esposte dai diversi autori o da osserva- zioni mie, praticate sopra il materiale che ho potuto avere a disposizione. ‘ze N *q9aei ‘gp 7 -gSunt ‘egeFunj[e ‘a)e[o01ado ‘P rl 05001 = JU? 01[FOAUI,[[9p 9108 -s0ds ‘08-0% 77 ‘UFae] ‘GL-06 7) *qFun ‘ieao ‘09-26 11 *qFun] *qdue | ‘a,e[odsedo “ieAo 0904 ‘09-99 7 *yZun] *09-Sp 77 *uFun] "GL-0L VD *4FUNT ‘age|oosado “eprossi]ltt ‘(on 10osop uoN) ‘86 N *qBuer ‘69 N ‘qFun] *(0110s9p UON) "OL ® GG] VP IqRIICA mnorsuowip ‘e4Zunigo VAON ‘ongipewi corun ajegino3 o1qoos1ed -dy ‘g ‘wu *ssewi *YFIe | *1ae[0FUENAI guenTes ‘ourissn oo ipepiozedeaz uiIq "I[e43u09 17emo9 ruedIo ‘99-pp IPIY -30/Foxd e[[op csgwunu ‘949 “wu +sseui *‘qFun] ‘gp ‘um «sseu ‘qdier ‘11803 -U8]391 HuonTos ‘nsur, [| QAINOII UNI AK *100901d 1[e}1uo3 1ue310 uu 9 ‘sseu *Ydie] ‘0jv]osoue] odio) *I[213 99 1]8}1u93 rueSao ‘mu g Ip cueuI e FINIEN ‘8° “uu ‘qFun] ‘eguoFiods o[oBue uod ep -10zode1z MuonFas ‘1a0[0FU8)3041 QUIIIA *‘01[1Q0138 O[[ep ezzoy3 -unj ©] 103 1od 1ie|oFo1 erios onp Ur 1[egiu99 1uedi0 ‘094p ® 23409 0%0ON ‘0[d113 eyoUE pa ooxdnp Q onuzAO,I ossedg “g “unu *qRae] ig “uni ‘YFUNT *O[e819A8V4) VII Cpuoo9?8 @QuUOISIAIP Un 0U%JjuosoI] *nposoI 2 a[e1juoo 0193 ‘00F oN *] “9 ‘sS2WI *YF1V"] *091[00s O][@p ‘Wo g e cane faquomuepides oueSier[e 18 ‘9 “nu euisseu ‘YSae] ‘euIssijoooid è ewIIS «s[soJgounu teqopipugjio 03781) un 19d sn70) *£ [ep onde rus tpexruo3 pue3 “10 ‘6 "wo *sseu *QIae] | 1ue[0F1eNAY] : ‘epn30[Foad eunosgio 49d oddn13 e01[Anp ur enuod 1ug310 ‘oggipenb own ‘11e[oFuezioa guondas ‘oquewzormggue o7emuetureo *f UIUI "5580 *qFaey ‘g ‘wi «see ‘Fun *][e1oge] 11enuod eamuody *aqgapenbqns tania -9gs0d o] f1ue[oFnenea 0uos eIpowr o" 1[893/u993 JuuS10 po 1pygmgro[T01q "OMISSIAOIQ 07/0) — *Ipuoj 20314 ifeurdaew jprog ‘2 ‘uu “Fan] fosenurewrdaem è 07e1]F0,t “eOUUI 0][0) *Nuepuad è ISIAIP ouos oguewnioI9Jui 1n1FIRiU ] ‘ipuojosd © 188019 tesse 1121) -U9AOSI0p Ipr13og *G°"[ o108sads ‘SI ‘q9ue[ “uu 8° ‘q3un | ‘(7 1s0sop uon) "uwi g g9410 0TUN] 0100 ‘Ipuoz -01d resse ieuidIglI ]p1azog “| *uwu *qBue] ‘gui ‘qu *(narsosop uon) * #0 ugUI 0709 — ‘(0xxuosep uou) odeog ‘oj[nu 01109 — *Ipuojord 1[euzuosoa - Op [pigro ‘033eId ‘ou 10J1p10) ‘01prajoq iuso Ip ozoriogui QuISILU |? 19ep -U030118 IO] @Np VI] *I[eazuoa -Os8IOp Jpiajoq *o[1110s8 ‘ooIiuog *I[21ZMOAOSIOP ITBAO Jpia} -0g ‘G'‘p-c‘[ ‘ww oSun[ ‘oeA0o “ITe 03ggemb nuemnIy ‘isuedso 1131 iu uoo I}edte]e 1prarog *ewI0J{p1o9 *"ROUgUI 01109 ‘910g]joAro un Ip @uI0] V] VpI091 ‘272919 YTo1d o eredso1o uzuouuosd uo9 ‘0003119; qus OI[09 9 9911098 be-Gg “wo pa ‘Www g°E-1 “w15 01-G “wo 08-83 "wo SETQ "WI 001-0£ ‘uo AMO) 9g "wu gg ‘uu 9[ "uo QuII9A [9p ezz0yFun'y *(anuo) 0uns -93U]) DUYMIIA DIOYT (*3893U]) 0270Q40q 020U/H ‘(onuo) *)803U]) 070Q40q DIO/T ‘(enmar ‘1909u]) 2?) =NDIA *UYed ‘DIDISVAI "Ud ‘DPIdS1IY DIOYT ‘(anue) 00nmse)u]) DULNMILA “Ug 9 DIVQUNQ DIOUT ‘DIDISLAI DIOY.T ‘(0014897U]) 82402724 -D/ svuno “suardos 0w, -OH ‘SNADWSOL SNII9YI -24I ‘010Q40Q 0I0YT ‘(0n19s93u] 9 0ogw0IS) ‘ds 220Vg *‘(onue) 001359701 ® 00RW109S) 2209.40qQ ‘UT ‘0prd81/ 020/T ‘snyovuou sn2:60)ogT *(0u198 -29U]) 2u8/N72A DIOYT *‘(0uns QUI) 270Q40Q DIOVYT opas 0 991dsg Fe ZZ:- ——__rrerr ec 7° e E |OIIW 8n7099)09 -fi0d sn70yda201410g SOURUWII9Y) $0727/2078 -t08 sn70Yd22014)0g *aqquixt 8770/0489 =uD) sn70Yd220.4YO0T ‘eqqriy sunb 979 8n70YdII0144P0T ‘eqquIM 8n7 -m080S snsodouobo;drg ‘OQqRa 82229 —DIADA 8N]DYK00L4UN0T ‘Mono] sn20p -409 sn]0YdI0004Y)0gT PIO 872922 40)UO 8N]0YdF9014/10gT ‘8010 SUDIY Sn]0YdI 0%4YN10T PIoqeIs "A 812704 Dar 01 sn4odouobor dig (8n701/d22001UDA *fid)"POY Sn70Yd920Y7 -uD sn70Yd920144)0T QUIIAA [IP QUON (SUA, i BIBLIOGRAFIA . 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Soilrat JO e MA È i ù re di & a’ età Coli Br ong sE t è‘. i que: ”* | ; Pa ® Ì è: Se loy 4 Gus gi peer - - * so ct rar BOLLETTINO Musei di Zoologia ed Anatomia comparata della R. Università di Torino N. B6SO pubblicato il 5 Novembre 1896 Vot. XI G. A. BOULENGER LISTE DES POISSONS recueillis par le R. P. Louis Jalla à Kazungula, haut Zambèse. . Ctenopoma multispinis, Peters. . Chromis sparrmanni, Smith. . Chromis mossambicus, Peters. . Chromis acuticeps, Steind. . Chromis jalle, sp. n. Dents bicuspides, 21 de chaque còté dans la série supérieure externe. Hauteur du corps comprise trois fois et demie dans la longueur totale, longueur de la téte comprise trois fois et un quart. Museau un peu plus long que le diamétre de l’oeil, qui est compris trois fois et demi dans la longueur de la téte, maxillaire ne s’étendant pas jusqu’au dessous de l'oeil; espace interorbitaire mesurant les deux tiers du diamétre de l’oeil; six ou sept séries de petites écailles sur la joue; de grande écailles sur l’opercule. Branchiospines très courtes, au nombre de neuf sur la branche inférieure du premier arceau. Dorsale XV 10; épines subégales à partir de la cinquième, mesurant le tiers de la longueur de la téte; la partie molle pointue, les derniers rayons prolongés en filaments. Anale III 8; pointue comme la dorsale; la troisième épine plus forte et un peu plus longue que les épines dorsales. Pectorale mesurant les deux tiers de la longueur de la téte. Caudale non échancrée. Pédoncule caudal une fois et demie aussi long que haut. Ecailles cycloides, 33 i; I, lat. ca. Brun olivàtre, avec traces de cinq barres plus sombres sur les còtés. Un seul spécimen, mesurant 75 millimètres. 6. Hemichromis jalle, sp. n. Hauteur du corps un peu moindre que la longueur de la téte, com- ia 0 a prise trois fois dans la longueur totale. Museau un peu plus long que le diamètre de l’oeil, qui est compris quatre fois dans la longueur. de la téte et ésale la largeur de l'espace interorbitaire; maxillaire s’étendant jusqu'au dessous du tiers antérieur de l’oeil ; huit séries de petites écailles sur la joue; de grandes écailles sur l’opercule. Branchiospines courtes, au nombre de dix sur la branche inférieure du premier arceau. Dorsale XV 15; épines croissant en longueur jusqu'à la dixième, qui mesure près du tiers de la longueur de la.téte; la partie molle. pointue. Anale III 10;.la troisième épine aussi longue et plus forte que la plus longue épine dorsale. Pectorale mesurant les trois cinquièmes de la longueur de la téte. Caudale à peine échancrée. Pédoncule caudal un peu plus long que haut. Ecailles cycloides, 39 D; I; dat Do, Brun en dessus, blanchàtre en dessous; une bande noiràtre s'étend de l’oeil à la racine caudale; passant sur la.ligne. latérale «postérieure; une bande, moins distinete, sur la ligne latérale antérieure; dorsale molle et caudale à ponctuation:sombre. Un seul spécimen, mesurant 10 centimètres. 7. Schilbe senegalensis, C. & V., var. fasciata, Steind. 8. Synodontis schal, BI. Schn. 9. Mormyrus macrolepidotus, Peters. 10. Bardus argenteus, Gthr. 1]. Barbus trevelianus, Gthr. (10550 — Mip.,V. Fodratti{&.E. Lecco - ‘Torino. MAR 1 1897 BOLLETTINO 11,695 usei di Zoologia ed Anatomia comparata | della R. Università di Torino N. 2A pubblicato il il 6 Novembre 1896 —VoniXxi G. A. BOULENGER. Sur le BOMBINATOR PACHYPUS, Bonaparte et sa var. dDrevipes, Blasius. Après tout ce qui a été publié dans ce dernier temps sur les Sonneurs d’Europe, il paraîtra peut-étre étrange que je revienne sur une quéstion que l’on croit définitivement résolue. Mais, après avoir réussi à dé- montrer que le Bombdinator pachypus de Bonaparte mérite d’étre séparé spécifiquement du Bombinator igneus de Laurenti, je voudrais au- jourd-hui attirer l’attention des herpétologues italiens sur la nécessité de pousser la distinetion encore plus loin et de séparer, comme variété ou sous-espèce, la forme type ou Apennine du B. pachypus de la forme du Nord de l’Italie et de l'Europe centrale, le B. drevipes de Blasius. Les herpétologues italiens me semblent se désintéresser un peu trop de l’étude de leur faune; c’est pourtant un champ où il reste beaucoup à glaner. J’espère, par cette note, attirer l’attention sur la distribution exacte de deux races bien tranchées;-ear, faute de matériaux suffisants, je ne puis, pour le moment, qu’indiquer les caractères différentiels et exprimer l’opinion, qui reste à vérifier, que le 2. pachypus typique est confiné aux montagnes de la péninsule, tandis que la var. brevipes se rencontre seule au Nord du Po, ainsi qu’à l'Est de l’Adriatique. Le B. pachypus typique, dont j’ai sous les yeux trois grands spécimens sans localité mais provenant sans doute «les Apennins, deux plus petits provenant des environs de Florence (don du Prof. Giglioli), et un sixième de Calabre, qui m’a été gracieusement communiqué par le Prof. Came- rano, a des formes particulièrement lourdes et atteint ou méme dépasse un peu 50 millimètres de longueur du museau à l’anus, Le 2. dbrevipes a des formes un peu plus déliées, et ne dépasse guère 45 millimètres. C'est surtout la coloration des faces inférieures qui permet de distinguer Né "o —. les deux formes. Chez la première, le dessus du tarse, et généralement aussi le dessus du tibia, est noiràtre, ou gris marbré cu moucheté de noir, de sorte que la grande tache orange de la face plantaire est isolée et largement séparée de l’orange de la face inférieure de la cuisse; la poitrine et l’arrière de la gorge sont sombres, avec une paire de taches pectorales orange comme chez B. îgneus; ces taches pectorales sont généralement isolées, parfois confinantes avec les taches sous-hu- mérales. _ Chez la seconde, le jaune ou l’orange du pied s’étend ininterrompu, ou à peine interrompu, le long du tarse et du tibia, jusqu’au fémur, et le jaune du dessous du bras s’étend ininterrompu ou légèrement in- terrompu, au travers de la poitrine. Dans son intéressant travail sur les Bombinator de Hongrie, L. von Méhely (Math. Naturw. Ber. Ungarn, X, 1892) indique la continuité des taches planiaire et tarsale comme caractère presqu’infaillible pour la distintion du B. pachkypus; cependant, en examinant 25 exemplaires recueillis par moi en Luxembourg, j'en trouve 7 chez lesquels les deux taches sont discontinues des deux coòtés et 6 chez lesquels cela s’observe d’un còté seulement. Par la méme occasion, je ferai observer que la forme des rugosités cornées des tubercules ne peut servir de criterium pour la distinetion des deux espèces européennes; car si les piquants sont toujours bien distincts chez les màles de B. pachypus, il n'en est pas de méme des femelles, chez lesquelles je trouve souvent les rugosités aplaties comme chez 2. igneus. Et que la découverte des aspérités ou brosses copulatrices aux orteils du mfle B. pachypus, attribuée à Leydig, est due à Bruch, qui les décrivit en 1863. 10551 - Tip. V. Fodratti & E. Lecco - Torino. SOT pt MAR È 1897 BOLLETTINO MA usei di Zoologia ed Anatomia comparata della R. Università di Torino N. 262 pubblicato il 10 Novembre 1896 ——’1Vot. XI GIiusEPPE NOBILI Di una nuova varietà della THELPHUSA DUBIA B. Capello raccolta dal Rev. Luigi Jalla a Kazungula, Nelle interessanti collezioni zoologiche fatte dal Rev. Luigi Jalla, mis- sionario evangelico, nella regione dell'Alto Zambesi, e da lui donate al Museo Zoologico di Torino, si trovano cinque esemplari in perfetta con- servazione di ThRephusa dubia B. CAPELLO (1), raccolti a Kazungula. Gli esemplari del Rev. Jalla, concordano nei principali caratteri colla minuziosa ed accurata descrizione della specie citata, differendone tut- tavia in qualche parte. Infatti nei cinque individui da me esaminati (4 & di età diversa, e una grossa 9 adulta) il fronte è alquanto più stretto che nella descrizione e figura di Brito Capello, meno profondamente si- nuato (in un solo d' è identico), le granulazioni ne sono appena visibili alla lente. La cresta dei denti orbitali e epibranchiali è meno fortemente denticolata che nella suaccennata figura (forse alquanto inesatta) e i denticoli non si conservano per tutte le età dell’animale, come nella descrizione dell’autore (tanto nos individuos pequenos como nos de grandes dimensdes), ma vanno diminuendo coll’età e smussandosi via via fino a trasformarsi in tubercoli nella grossa femmina da me esami- nata. Così pure le granulazioni della cresta postfrontale, visibilissime negli esemplari piccoli e medii, vanno diminuendo nei grossi fino a scom- parire. Rimangono sempre invece per tutte le età le granulazioni dei orli orbitali. (1) F. pe BrITO CAPELLO. Descripgdo d’uma nova especie de Telphusa da Africa occidental. Jornal de Sciencias Math. Phys. Nat. da Acad. R. d. Sciencias d. Lisboa. t. IV, p. 254. 2° = — dl | meron = "o —_ù pole là E porta di i È ii 4 : Credo quindi opportuno che gli individui da me studiati siano consi- derati come una varietà, a cui propongo il nome di Tr, dubia var. Jalla Nobili. .. SIRIO He Pizzo Notevole è pure la variazione di colore secondo l’età. Quantunque conservati in alcool], e quindi ne sia alterato il colore naturale, non credv inutile accennare al fatto come tuttora si può rilevare. In un d giovane (largh. mm. 25, lungh. mm. 21) la colorazione del carapace è verde azzurrognola, simile assai a quella del comune Carcinus menas Leach,, e le zampe sono brune; in un altro &' il colore verde non appare più che qua e là mescolato all’aranciato predominante, e che ne tinge le chele e le zampe. Infine in una grossissima 9 (largh. mm. 75, lungh. mm. 61) il verde è scomparso, e sull’aranciato predominano grandi macchie rosso-vinose. Questa stessa, femmina ha l’addome pieno di uova, della forma, gran- dezza e colore d’un grano di miglio. » , » [ai = ent A 10568 - Tip. V. Fodratti & E. Lecco - Torino. ser BOLLETTINO Musei di Zoologia ed Anatomia comparata della R. Università di Torino N. 263 pubblicato il 22 Novembre 1896 Voc. XI Viaggio del dott. A. Borelli nella Republica Argentina e nel Paraguay XXI HIRUDINEES par le D" RAPHAEL BLANCHARD. INTRODUCTION. Au cours de son voyage dans la République Argentine et le Paraguay, M. le D” Alfredo Borelli a recueilli un certain nombre d’ Hirudinées qu'il a données au Musée Zoologique de Turin et qu’il a bien voulu soumettre à mon examen. J'en ai entrepris l’étude avec un intérét tout spécial, car on n’a encore que des renseignements très confus sur la faune hirudinéenne de cette partie de l’Amérique méridionale: Une pareille assertion peut paraître inexacte, puisqu’on n’a pas signalé moins de vingt-et-une espèces dans les régions de l’Amérique du sud qui sont situées & l’est des Andes, y compris l’île de la Trinidad : 1° Haementeria Ghilianii F. De Filippi, 1849, — Espèce gigantesque, qui vit dans l’Amazone; j’en ai donné naguère une description détaillée (1893). 2° Oxyptychus striatus Grube, 1850 (novum genus). — De Mon- tevideo. 3° Clepsine triserialis Grube, 1859. — De la Plata. 4° Hirudo Biltberghi Kinberg, 1866. — De Montevideo. 5° Semiscolea juvenilis Kinberg, 1867 (novum genus). — De Mon- tevideo. 6° Cylicobdella lumbricoides Grube, 1871 (novum genus). — De Desterro, dans l’île de Santa Catharina (Etat de Santa-Catharina, Brésil). M° Ctepsine Budgeî Fr. Muller, in Grube, 1871. — De Desterro. 8° Clepsine lineolata Grube, 1871. — De Desterro. 2: Si 9° Clepsine tuberculifera Grube, 1871. — De Surinam (Guyane hol- landaise). 10° Nephetis argentina Weyenbergh, 1877. — Environs de Cordoba (République Argentine). 11° Nephetlis cinerea Weyenbergh, 1877. — Environs de Cordoba. 12° Nephelis similîs Weyenbergh, 1877. — Environs de Cordoba. 13° Nephelis picta Weyenbergh, 1877. — Environs de Cordoba. 14° Nephelis corduensis Weyenbergh, 1877. — Environs de Cordoba. 15° Nephelis subolivea Weyenbergh, 1877. — Environs de Cordoba. 16° Schlegelia nepheloides Weyenbergh, 1877 (novum genus). — Environs de Cordoba. l'7° Cyclobdellta glabra Weyenbergh, 1877 (novum genus). — En- virons de Cordoba. 13° Aybobdella Dòringi Weyenbergh, 1877 (novum genus). — En- virons de Cordoba. 19° Hybobdella flavolineata Weyenbergh, 1877. — Environs de Cordoba. 20° Cylicobdella coccinea Kennel, 1886. — Trinidad. 21° Lumbricobdella. Schaefferi Kennel, 1886 (novum genus). — Trinidad. Quant au versant occidental des Andes, le Chili est la seule contrée dont les Hirudinées soient connues. On en cite jusqu’à dix espèces no- minales; nous les énumérons par ordre chronologique: 1° Glossiphonia triserialis Em. Blanchard, 1849. 2° Hirudo cylindrica Em. Blanchard, 1849. 3° Hirudo gemmata Em. Blanchard, 1849, — Sangsue terrestre. 4° Hirudo tessellata Em. Blanchard, 1849, — Environs de Valparaiso. 5° Blennobdella depressa Em. Blanchard, 1849. 6° Dermobdella purpurea Philippi, 1867. 7° Theromyzon pallens Philippi, 1867. 8° Hirudo brevis Grube, 1871. 9* Macrobdella valdiviana Philippi, octobre 1872 (non Macrobdella Verrill, février 1872). — De Valdivia. 10° Hemiclepsîs tesseltata (O. F. Miller, 1774). — J'ai démontré, en 1892, la présence de cette Hirudinée au Chili. On arrive donc, pour toute l’Amérique méridionale, au total important de trente-et-une espèces d’Hirudinées terrestres ou d’eau douce, actuel- lement connues. En réalité, ce nombre devra subir une réduction no- table, car il est hors de doute que certaines espèces ont été décrites sous plusieurs noms différents. Par exemple, en ce qui concerne le Chili, j'ai démontré en 1893 que l’Mîrudo cylindrica, l’ Hirudo gemmata et l' Hi- rudo brevis ne sont qu'une seule et méme espèce, en faveur de laquelle j'ai établi le genre Mesobdella : elle doit désormais porter le nom de MAR 1 1897 as Mesobdella gemmata (Em. Blanchard, 1849). De méme, j'ai prouvé que le Theromyzon pallens n’était autre chose que |’ Zemiclepsîs tessellata. Voilà donc que les dix espèces chiliennes se réduisent déjà à sept, qu'il serait fort utile de soumettre elles-mémes à une sévère révision et de comparer aux espèces vivant de l’autre còté des Andes, Les vingt-et-une Hirudinées de la région orientale se réduiront elles- mémes à un petit nombre d’espèces. J'ai constaté, par exemple, que le Schlegelia nepheloides est identique à l’Oxyptychus striatusj; dans le cours de ce mémoire, j'aurai l’occasion d’opérer d’autres fusions de cette nature. Je ne sais rien de plus ardu que de tenter d’établir la synonymie d’espèces dont, le plus souvent, les types n’ont pas été conservés, dont la description est d’une déplorable insuffisance et dont aucun caractère anatomique ou morphologique n'est représenté, espèces que leurs auteurs ont dénommées « au petit bonheur », sans se soucier aucunement des naturalistes qui, avant eux, avaient pu les voir et leur infliger un nom. — Weyenbergh est particuliérement remarquable à cet égard. Il établit trois genres nouveaux et dix espèces nouvelles, sans tenir le. moindre compte des travaux de Kinberg et de Grube, qui avaient décrit pré- cédemment, d'une facon d’ailleurs beaucoup trop sommaire, quelques-unes de ces mémes espèces. Il rapporte au genre Nephelîs, en leur attribuant une disposition oculaire inexacte, des espèces qui sont, à n’en pas douter, de véritables Hirudinides; ou bien, malgré l’ importance exceptionnelle qu’ont les yeux pour la classification des Hirudinées, il néglige d’examiner ces organes, sous prétexte que leur recherche présente des difficultés! L’interprétation de descriptions aussi imparfaites offre des difficultés encore plus grandes. Je suis néanmoins parvenu à établir l’identité de quelques-unes des espèces admises par Weyenbergh, espèces dont les types n’ont pas été conservés, ainsi que je m’en suis assuré. Le Hirudinées recueillies par M. le D° Borelli proviennent des loca- lités suivantes: Station n° 1. — Environs de Buenos-Aires (République Argentine). Station n° 2. — Paraguay, sans indication plus précise de localité. Station n° 3.— Plusieurs localités aux environs d’Asuncion (Paraguay). Station n° 4. — Luque (Paraguay). Station n° 5. — San José (Paraguay central). Station n* 6. — Colonie Risso, près le rio Apa (haut Paraguay). Ces Hirudinges ont été récoltées dans l’année 1893. Elles appartiennent à quatre genres et à six espéces, = GLOSSOSIPHONIDAE. Ces Hirudinées sont représentées, dans la collection du D* Borelli, par trois espèces, dont aucune n’est nouvelle: elles appartiennent aux genres Glossosiphonia et Haementeria. Les études que nous poursuivons depuis plusieurs années nous ont démontré l’abondance des espéces de petite taille et munies d’une seule paire d’yeux, qui sont incorporées actuellement dans le genre G/osso- sîtphonia. En raison de leur grande similitude d’aspect, nous créons en leur faveur le genre Ze/obdella. Par suite, les Glossosiphonides rap- portées de l’Amérique du sud par le D" Borelli se trouvent appartenir, les unes è ce nouveau genre et les autres au genre Haementeria. Genre Helobdella R. Blanchard, novum genus. ETtyMOLOGIE. — “EAos, marais; 80), Sangsue: Sangsue qui vit.dans les marais. DIAaGNOSE. — G/ossosiphonidae parvi habitus, duobus oculis praeditae, papillis segmentariis plerumque non conspicuis. Generis typus: Helobdella stagnalis (Linné, 1758). Glossosiphonides de petite taille, pourvues de deux yeux, à papilles segmentaires le plus souvent non apparentes. Type du genre: ZHe/obdella stagnatis (Linné, 1758). Helobdella stagmalis (Linné, 1758). SYNONYMIE. — Hirudo stagnatlis Linné, 1758. Quinze exemplaires, station n° 3; un exemplaire, station n° 6, Tous ces individus ont la « glande cervicale » bien marquée; elle ne porte chez aucun des Infusoires parasites. C'est une intéressante observation de géographie zoologique, que de rencontrer au Paraguay cette espèce, qui est si abondamment répandue dans toute l'Europe. Sa présence dans lì’ Amérique du nord est certaine: c'est elle que l’on connaît aux Etats-Unis sous le nom de C/epsine mo- desta Verrill, 1872, et au Canada sous celui Clepsine submodesta Ni- cholson, 18473. Il est donc permis de se demander si elle n’existe pas aussi dans les régions intermédiaires aux Etats-Unis et au Paraguay. Toutefois, elle semble habiter de préference les pays tempérés; on ne l’a pas encore rencontrée dans les régions chaudes de l’ancien continent. J'ai démontré ailleurs que quatre autres espèces d’Hirudinées étaient communes à l’Amérique et à l'Europe. G/ossosiphonia complanata vit aux Etats-Unis; A@emopiîs sanguisuga vità Terre-Neuve, à Saint-Pierre, à Miquelon et aux Etats-Unis; Dina quadristriata, si abondante dans e toute la région méditerranéenne et aux Acores, ne l’est pas moins au Me- xique; enfin, Hemiclepsis tessellata, qui se trouve dans toute l’ Europe et qui abonde dans la région du Caucase et du Turkestan, se rencontre aussi au Chili. J'ai discuté, à propos de cette dernière espèce, les différentes manières dont un animal aussi sédentaire qu’une Hirudinée peut accom- plir le long voyage d'Europe en Amérique ou vice versa; je ne reviendrai donc pas sur cette question. Helobdella triserialis (Em. Blanchard, 1849). SYNONYMIE.— G/ossiphonia triserialis Em. Blanchard, 1849. — Clepsine triserialis Grube, 1859. — Clepsine lineolata Grube, 1871. HISTORIQUE. — Comme l’indique la synonymie ci-dessus, cette espèce a été décrite déjà sous trois noms différents. Bien que nous n’ayons vu aucun des types sur lesquels sont basées ces descriptions, nous n’avons aucune hésitation à admettre qu'elles se rapportent à une seule et méme espèce, que ses trois (ou cinq) rangées de tubercules à pointe noire rendent aisément reconnaisable. l° Em. Blanchard en a donné tout d’abord la description suivante, en 1849, dans l’ouvrage de Cl. Gay sur la faune du Chili: « G. (lossiphonia) albo-rufa, depressa; oculis duobus ; punctis nigriîs, tuberculosis, în seriebus longitudinalibus tribus dispositis. « Esta especie es llana, muy finamente estriada al través, con la porcion anterior del cuerpo muy delgada cuando se estiende ; la boca es mediana, y el esofago sale à veces en forma de trompa, come se ve comunmente en los Glosifonidos; solo dos 0jos situados en la misma hilera y cerca uno de otro; por cima del cuerpo hay tuberculitos dispuestos en tres lineas de una estremidad à otra, las laterales atenuàndose un poco por delante; la ventosa posterior es mediana. « Esta especie se halla en Carelmapù en las aguas dulces y en los estanques: cuando se la inquieta se achica y arrolla en forma de bola como hacen generalmente sus congéneres. » 2° Grube la décrit ensuite, d’apréès un ou plusieurs exemplaires re- cueillis par Kroeyer à la Plata, au mois de décembre: « (Alcohole servata) sordide olivacea-fusca, sublanceolata, depressa, papillis dorsualibus minutis ordines 3 longitudinales componentibus, p. seriei mediae ab annulo 24° incipientibus, in 3i° quoque usque ad 63!um patentibus, nec minus in 65*° visis, serierum lateralium rarioribus, an- nulis fere 62. Discus anterior suborbicularis, posterior extremitatem corporis vix excedens, longitudine annulorum fere 10. Oculi haud visi. Apertura genitalis inter annulum 28tium et 24tum sitae (1); altera non observata. (1) Sic! sifae, au lieu de sita. ig « Longitudo 2,5 lin., latitudo maxima ad annulum 40®um paene 1 lin. » 3° En 1871, Grube décrit de nouveau cette méme espèce, d’après des spécimens que Fritz Miller lui avait envoyés de Desterro: « Paulo latius lanceolata, magîs foliacea, lucidius umbrina (1), supra e longitudine ordinibus papillarum 3 et lineis tenerrimis fu- scioribus utrinque 6 vel 8 munita, annutis completis fere 64. Pa- pillarum ordiîines '|, latitudinis corporîs inter se distantes, medius in annulo 28v, laterales în 34! incipientes, papillae laeves, obtuso- conicae, în annulo 3° quoque observatae. Oculi 2, diametro 1 paulo longius distantes, apertura genitatis 1 tantum eaque sub annulo 28% observata. « Long. 5 m., lat. max. 3 m., diameter disci posterioris 1 m. (2) ».. En comparant cette diagnose à la précédente, il est évident que Grube a eu affaire à une seule et méme espèce. L’identité de celle-ci avec l’espèce établie précédemment par Em. Blanchard se trouve d’autre part démontrée par cette observation de Grube, que les papilles disposées en trois rangées « portent d’ordinaire un point noir à leur sommet ». DIAGNOSE. — Corpus concolor, griseum, abdomine clariore, aut dorso plu- rimis lineis brunneis longitudinalibus ornatum. Dorsum tribus vel quinque seriebus papillarum conicarum, apice nigro, ornatum, una serie media, altera intermedia, tertia submarginali, quandoque non conspicua. Hae series papîllarum supra primum annulum somiti jacent, media vero apparet solummodo circa decimum somitum, sese usque ad anum extendens ; inter- media et submarginalis apparent circa duodecimum aut tredecimum somitum, aut adhuc tardius, et saepius ante anum evanescunt. Cotyla parva. Somitis I-IV sex annuli respondent. Somiti v-xXXII integri; somiti XXIII-XXIV e duobus annulis constantes; somitus xxV ex uno annulo, quandoque ad marginem diviso, constans; somitus XXVI e duobus annulis constans, inter quos anus defluit. Annuli 67, duobus annulis praeocularibus non inclusis. Porus genitalis masculus inter annulos 23-24, vulva inter annulos 25-26. Anus inter annulos 66-67. Longitudo 8"", latitudo 3", In lacubus et rivulis. Corps concolore, gris, plus clair à la face ventrale, ou orné au dos de plusieurs lignes longitudinales brunes. Dos orné de trois ou cinq rangées de papilles coniques à sommet noir: une rangée médiane, puis de chaque còté une rangée intermédiaire et une rangée submarginale; cette der- nière fait parfois défaut. Ces rangées de papilles sont situées sur le premier anneau des somites: la médiane n’apparaît que vers le somite x et se poursuit jusqu’à l’anus; l'intermédiaire et la submarginale se montrent vers le somite xII ou XIII ou méme plus tard et souvent s’ef- facent déjà avant d’atteindre l’anus. Ventouse postérieure de petite taille. Somites I à IV représentés par six anneaux. Somites v à XXI (1) Par comparaison avec la Clepsine Budgei, que Grube venait de décrire. (2) Par la lettre 72, Grube indique le millimètre. —_ e: complets; somites xxmI et xxIv formés chacun de deux anneaux; so- mite xxv formé d’un seul anneau, parfois dédoublé sur ses bords; somite XXVI formé de deux anneaux, entre lesquels s’ouvre l’anus, 67 anneaux, non compris les deux anneaux préoculaires. Pore génital male entre les anneaux 23-24, vulve entre les anneaux 25-26. Anus entre les anneaux 66-67. Longueur 8"®, largeur 3"®, Dans les lacs et les ruisseaux. Un exemplaire, station n° 3; trois exemplaires, station n° 6. Les trois individus de la colonie Risso sont d’un gris uniforme, sauf quelques taches brunes à l’extrémité antérieure et quelques raies brunes sur la ventouse postérieure. Les papilles à pointe noire, étudiées sur l’un des spécimens, affectent la disposition suivante: celles de la rangée médiane apparaîssent sur le somite x et se poursuivent jusque sur le somite XXVI; celles des rangées intermédiaires apparaîssent sur le somite XII et se poursuivent jusque sur le somite xxII; celles des rangées sub marginales apparaîssent sur le somite xVII et se poursuivent jusque sur le somite XXI. L’individu des environs d’Asuncion présente au contraire un aspect des plus gracieux. Les papilles sont noires dans toute leur étendue et, par conséquent, très visibles; la rangée médiane apparaît dès le somite IX, les rangées intermédiaires et submarginales se montrent dès le so- mite xIII; toutes se continuent jusqu’à l’extrémité postérieure. De chaque còté de la rangée médiane court une ligne d’un brun noir, qui naît im- médiatement en dedans et en arrière des yeux et se poursuit sans in- terruption jusqu’à l’anus. De méme, les papilles de la rangée intermé- diaire sont accompagnées de part et d’autre par une ligne d’un brun olivàtre; en avant du somite xII, ces deux lignes se fusionnent, s’at- ténuent et s’effacent bientòt; en arrière du somite xxI, elles se com- portent de méme. L’espace compris entre les deux systèmes de lignes continues ainsi placées est occupé par trois lignes brunes beaucoup moins marquées, interrompues cà et là, s'atténuant en arrière et se fusionnant en avant, au niveau du somite x ou xI, pour former des traînées bru- nàtres qui s'étendent jusque sur le deuxièìme anneau. De méme, l’espace compris entre les rangées intermédiaire et submarginale de papilles est orné de trois lignes brunes, fusionnées en arrière vers le somite xXII, fusionnées aussi en avant vers le somite xII, puis se continuant sous forme de traînées brunàtres. En dehors des papilles de la rangée sub- marginale, on observe encore une ligne brune, marquée seulement sur les anneaux 2 et 3 de chaque somite; toute la zone marginale est elle- méme marquée de macules brunes, présentant une répartitiou toute semblable. De la sorte, la segmentation du corps devient très apparente, puisque le premier anneau de chaque somite est reconnaissable à ce que, en dehors des papilles submarginales, il est dépourvu des lignes et ma- cules brunes quì ornent les autres anneaux. En avant du somite x, cette 2° = méme fragmentation des lignes et traînées brunes s’étend méme à toute la largeur du premier anneau des somites, à l’exception des deux lignes noires flanquant les papilles de la rangée médiane, qui n’offrent aucune interruption. La ventouse postérieure présente à sa base une tache brune continue, d'où partent des lignes brunes rayonnantes qui vont aboutir au bord libre. Genre Haementeria F. De Filippi, 1849. SYNONYMIE. — B/ennobdella Em Blanchard, 1849. — Z4ybobdella Weyenbergh, 1877. Nous avons donné dans ce méme Bo/lettino (1893) la diagnose du genre Haementeria, qui semble étre exclusivement américain et qui ne comprend encore que deux espèces, toutes deux décrites par F. De Fi- lippi: Zaementeria officinalis et Haementeria Ghilianii. La première vit au Mexique. La seconde se rencontre au Para, dans l’Amazone, et aux environs de Rio de Janeiro (à en juger par le spécimen que Lang avait recu de cette ville) : c'est le géant des Glossosiphonides, puisqu’elle atteint une longueur de 190", une largeur de 100®" et une épaisseur de 82", Ainsi que nous l’indiquions dans le mémoire déjà cité, le D" C. Berg, directeur du Musée de Buenos-Aires, a vu au Musée de Montevideo une Glossosiphonide vivante, qui n’avait pas moins de 80 à 90"" de longueur; on peut affirmer qu'il s’agit là d’une Haemenleria, en raison de cette taille considérable. D’autres Haementeria plus petites nous sont connues de Rio de Janeiro, des confins du Brésil et de la Colombie, du Chili. L’Hirudinée chilienne décrite par Em. Blanchard sous le nom de B/en- nobdella depressa (1849) est conservée au Muséum de Paris (n° 174): ce n’est autre chose qu’une Haementeria, trop jeune et surtout trop mal conservée pour qu’on puisse définir ses caractères spécifiques; le genre Blennobdella tombe donc en synonymie. Il ressort donc de ces considérations que les Haementeria sont très répandues dans l’Amérique du sud; elles se rencontrent de chaque còté des Andes, mais on ne saurait dire actuellement si chaque versant a ses espèces propres ou si certaines espèces vivent indifférement de l’un et l’autre còté de la Cordillère. Voici maintenant que le D" A. Borelli rapporte une Zaementeria du Paraguay; on conviendra que la présence d’une pareille Hirudinée dans cette région était facile à prévoir. Les Haementeria ont, d’ailleurs, été déjà signalées deux fois, depuis F. De Filippi, dans l'Amérique du sud. La Clepsine tuberculifera Grube, 1871, n’est autre chose que l' Haementeria officinalis F. De Filippi, ainsi que je m’en suis convaincu par l’examen du type méme, qui est conservé au Musée de Berlin. Les Haementeria ont encore été observées dans — 9 la République Argentine par Weyenbergh. Bien que cet auteur prétende ne décrire que des (nathobdellides, il est certain que son genre 4ybo- bdetta fait double emploi avec le genre Haementeria, comme le démontre une étude attentive des caractères qu’il lui assigne: deux yeux, cinq rangées de tubercules dorsaux, dont une rangée médiane, grande ven- touse antérieure, répartition ternaire des anneaux sans papilles, longueur de 6 à '7°m è l’état d’extension. Haementeria officinalis F. De Filippi, 1849. Un exemplaire, station n° 4. La disposition des anneaux est exactement conforme à la description que nous avons donnée de cette espèce, en 1893, d’après les types de F. De Filippi.On note pourtant certaines différences, qui ne nous semblent pas assez importantes pour légitimer la création d’une espèce nouvelle; nous les considérons simplement comme caractéristiques d’une race mé- ridionale. A partir du somite vi inclusivement, le deuxième et le troisième an- neau de chaque somite sont dédoublés à la face dorsale sur toute leur largeur, au moyen d’un sillon trasversal, qui s’arrète avant d’atteindre les bords latéraux; de méme, le premier anneau du somite est dédoublé dans l’intervalle des deux papilles submédianes. A la face ventrale, les deux derniers anneaux du somite v sont déjà dédoublés; les anneaux 8 et 9 sont délimités sur toute leur étendue, en sorte que la lèvre posté- rieure de la ventouse est constituée par l’anneau 77. Gnathobdellidae. La famille des Gna/hobdellidae, à laquelle nous avons fait subir des remaniements assez considérables, était divisée naguère en deux groupes: les Hirudinides et les Herpobdellides (Néphélides). Nous avons démontré la nécessité d’établir pour ces dernières une famille distincete, dans la- quelle sont venus successivement prendre place une série de genres nouveaux (Dina R. BI., Orobdellta Oka, Salifa R. BI.). Ainsi restreinte et rendue plus homogène, la famille des Gna/hobdel- lidae renferme des Hirudinées qui toutes présentent ce caractère com- mun d’avoir cinq paires d’yeux et trois màchoires armées de dents plus ou moins nombreuses. Nous les avons divisées en deux groupes naturels, dont il suffira de rappeler ici les caractères les plus saillants. 1° HAEMADIPSINAE. — Sangsues terrestres. Les néphridies de la pre- mière paire viennent s’ouvrir en avant, au niveau de la ventouse; celles de la dernière paire (sauf chez Mesobdelta) débouchent par les « auri- cules », à la base et de chaque còté de la ventouse postérieure; toutes les autres, de la 2° à la 16° paire inclusivement, s'ouvrent à l’endroit i 10 — normal, dans l'interstice des somites, mais sur la partie dorso-latérale. Màchoires armées d’un seul rang de denticules. Le nombre des anneaux qui entrent dans la constitution du somite normal est assez variable d’où l’établissement de divers genres, entre lesquels se répartissent un assez grand nombre d’espèces: Mesobdella R. BI. (à somite trimère), Philaemon R. BI. (tétramère), Haemadipsa Tennent (pentamère), Phy- fobdellta R. BI. (hexamère) et Planobdella R. BI. (heptamère). A cette sous-famille se rattache aussi la Xerobdella Lecomteî, Sangsue terrestre du sud de l’Autriche. Elle n’a que quatre paires d’yeux, par avortement de la première paire; son somite est pentamère; ses pores néphridiaux sont situés à la face ventrale; ceux de la dernière paire s'ouvrent en commun dans un infundibulum situé à la base de la ven- touse, sur la ligne médio-ventrale, caractère qui s’observe aussi dans le genre Mesobdella. 2° HIRUDININAE. — Sangsues d’eau douce; quelques-unes passent volontiers sur la terre humide. Le somite normal est constamment formé de cinq anneaux. Les 17 paires de néphridies débouchent toujours sur les còtés de la face ventrale, la première entre les somites vI et VII, la dernière entre les somites xxII et xxIII. Suivant que les màchoires portent une ou deux rangées de dents, nous avons été amené à diviser les ZHi- rudininae en deux séries: MONOSTICHODONTA. — Une seule rangée de dents: Hirudo, Hirudi- naria, Limnatis, ete. DISTICHODONTA. — Deux rangées de dents: Haemopîs, Pranbaella. Jusqu’à ce jour, les divisions énumérées ci-dessus ont suffi à tous les besoins et ont permis de classer toutes les espèces de Gnathobdellides. Mais elles se montrent insuffisantes, en ce qui concerne deux espèces que nous allons décrire et en faveur desquelles il devient nécessaire de eréer une troisième sous-famille parmi les Gnathobdellidae. 3° SEMISCOLECINAE. — Sangsues d’eau douce, passant volontiers sur la terre humide, totalement dépourvues de dents et de machoires. Cinq paires d’yeux disposées comme chez les autres Gnathobdellides. Ce groupe ne comprend encore que le genre Semiscolea Kinberg, qui établit net- tement le passage entre les Gnatrobdellidae et les Herpobdellidae. Genre Semiscolex Kinberg, 1866. SYNONYMIE. — Cyclobdelta Weyenbergh, 1877. HIsTORIQUE. — Kinberg établit ce genre pour des Hirudinées auxquelles il attribue la diagnose suivante: « Maxillae nullae; pharynae marginem posteriorem segmenti buccalis sulco transverso et pone illum sulcis longitudinalibus praedita; habitus Hirudinis.» Il en distingue deux espèces: .Semiscolex Novae-Hollandiae, de Sydney, et Semiscolex juvenilis, de. Montevideo. Nous avons vu le type de cette to 1] — dernière espèce, qui nous a été gracieusement communiqué par le Musée Zoologique de Stockholm. Le genre Cye/obdella est identique à celui-ci. Weyenbergh en donne la diagnose ci-dessous et lui attribue une seule espèce, Cyc/obdezta glabra: « A este género faltan las quijadas, y aùn los pliegues de la boca no se distinguen. La parte cefal es muy aguda, y cinco pares de ojos estàn puestos en los pliegues cutàneos siguientes — 1°, 2°, 3°, 4° y 6°. El ano se encuentra en el dorso, à poca distaneia del margén superior de la ventosa posterior, que es circular y bastante plana. « Si hubiera dientes en las quijadas de esta especie, no habria obstà- culo en clasificar la que se describe en seguida, en el género Hirudo 6 Haemopis. » En combinant ces deux descriptions, on arrive à établir une diagnose exacte du genre Semiscolex. DraGNOsE. — Haditus Hirudinis. Quinque paria oculorum supra annulos fdmum, Qdum, Blium, gium et 6tum posita, extremitate anteriore corporis magis contracta quam apud Hirudinem. Pori genitales apud varias species varie siti. Papillae segmentariae ut in Hirudine, plerumque non conspicuae. Os inerme, marcillis deficientibus. Labium superius intus ad basinfoveam praebet. Pharyne ab ore sulco transverso separatus, sulcisque longitudinalibus prae- ditus. Aquae dulcis incola. Aspect d’Zirudo. Cinq paires d’yeux situées sur les anneaux 1, 2, 3, 4 et 6, l’extrémité antérieure du corps étant plus contractée que chez Hirudo. Pores génitaux diversement situés chez les différentes espèces. Papilles segmentaires comme chez ZMiîrudo, le plus souvent non appa- rentes. Bouche inerme, les machoires faisant défaut. La lèvre supérieure présente une fossette à sa face interne et à sa base. Pharynx séparé de la bouche par un sillon transversal et orné de sillons longitudinaux. Habite les eaux douces. Verrill a fait connaître, en 1874, sous le nom de Semiscolex grandis, une Hirudinée des Etats-Unis qui nous est encore inconnue et sur la- quelle, par conséquent, nous ne pouvons nous prononcer actuellement. D'autre part, S. A. Forbes a décrit, en 1890, le Semiscolex terrestris, grande Hirudinée qui vit dans la terre humide, dans l’Illinois: nous en avons recu des exemplaires, que nous avons pu identifier à la Macrobdella valdiviana Philippi, 1872, Jaquelle n’appartient du reste ni au genre Macrobdella Verrill, ni au genre Semiscolex Kinberg. Ce dernier genre est représenté par deux espèces dans les récoltes du D" A. Borelli. Semiscolex juvenilis Kinberg, 1866. SYNONYMIE, — Nephetis similis Weyenbergh, 1877. HISTORIQUE. — Voici la diagnose que Kinberg a donnée de cette espòce: ii « Corpus laeve, dorso fascia dorsuali media angusta et serie macularum utrinque ornato ; lobus cephalicus longiusculus, 3-annulatus; oculi 8: par 4 in segmento corporis secundo; orificium abdominale in segmento 26; seg- menta 97; longitudo 40 mm. « Montevideo: aquam dulcem habitat, prope ora ad Cerro. » Comme il a été dit plus haut, nous avons examiné le type de cette espèce, qui est conservé au Musée de Stockholm. L’unique exemplaire est long de 36", large de 6%", avec une ventouse postérieure large de gum seulement. Il est totalement décoloré; les yeux ne sont plus visibles, sauf l'oeil droit de la cinquième paire, d’ailleurs peu apparent. DIAGNOSE. — Corpus infra griseo-fulvum concolor, supra griseum concolor aut vartis taeniis ornatum: pars media taeniam luteo-fulvam praebet, utrin- que taenia subviridi et minore taenia luteo-fulva comitatam; in quibusdam vero lata taenia subviridis aut nigricans partem mediam occupat. Somiti I-VI et XXII-XXVI contracti, hoc modo formati (fig. 1 et 2): somiti I-NI ab uno annulo, somitus Iv a duobus annulis, infra non separatis, somitus v a tribus annulis, somitus VI etiam a tribus annulis, secundo et tertio divisîis, somitus XXIII a quatuor annulis, somitus xXIV a tribus annulis, somitus xxV a duobus annulis, somitus XXVI ab uno annulo. Annuli 1041. Porus genitalis masculus inter annulos 29-30, id est inter tertium quartumque annulum somiti x; vulva inter annulos 35-36, id est inter quartum quintumque annulum so- miti xi. Anus inter annulos 98-99, id est inter somitos XXIV-xxv. Cotyla parva, latitudine 2mm 5. Longitudo corporis 62mm (apud animalia în liquore servata), latitudo 9mm., Habitat aquas dulces in America meridionali. Corps d’un gris fauve concolore en dessous, d’un gris concolore cn dessus ou orné de diverses bandes: la partie médiane présente une bande jaune roux, qu’accompagnent de chaque còté une bande vert olive et une bande jaune roux plus étroite; chez certains individus, une large bande vert olive ou noiràtre occupe la partie médiane. Somites I à VI et XXIII à XXVI raccourcis et constitués de cette manière (fig. 1 et 2): les somites I à III chacun par un seul anneau, le somite IV par deux anneaux fu- sionnés à la face inférieure, le somite v par trois anneaux, le somite VI également par trois anneaux, dont le deuxième et le troisième sont dé doublés, le somite xxII par quatre anneaux, le somite xxIV par trois anneaux, le somite xxv par deux anneaux, le somite xXxVI par un seul anneau. 101 anneaux. Pore génital male entre les anneaux 29 et 30, c’est-à-dire entre le troisième et le quatrièéme anneau du somite x; vulve entre les anneaux 35 et 36, c’est-à-dire entre le quatrième et le cinquième anneau du somite xI. Anus entre les anneaux 98 et 99, c’est-à-dire entre les somites XxIv et xxv. Ventouse postérieure petite, large de 2"®5. Longueur du corps 62"" (chez des animaux conservés dans l’alcool), largeur 9%", Habite les eaux douces dans l’Amérique méridionale. Deux exemplaires, station n° 1; onze exemplaires en trois lots, station n° 3; cinq exemplaires, station n° 5; neuf exemplaires, station n* 6. IR La L’un des exemplaires des environs d’Asuncion (station n° 3) a le pore génital male percé sur le milieu de l’anneau 29 ou troisième anneau du somite x. Chez quelques individus de cette méme provenance, l’anneau 6, qui porte les yeux de la cinquième paire, est dé- doublé en avant de ceux-ci, dans sa partie Fig. 2. — Extrémité postérieure 35:38 de Semiscolex juvenilis vue par la face dorsale. médiane et sur une largeur plus ou moins A grande; il se peut donc qu'on rencontre Fig. 1. — Extrémité antérieure qes spécimens dont le somite Iv soit formé Pi Rota. de trois anneaux. Assez souvent, les yeux A, face dorsale; B, face ventrale. DR x +‘ < 2 de la quatriéme et de la cinquièéme paire sont peu apparents; ils peuvent méme faire défaut les uns ou les autres, soit des deux còtés à la fois, soit d’un seul còte. Weyenbergh a décrit sous le nom de Nephelis similis une Hirudinée des environs de Cordoba, qui peut atteindre, à l'état vivant, une longueur de 100"” et une largeur de 8®"; elle n'a pas de màachoires et ses pores sexuels sont séparés l’un de l’autre par six anneaux. En raison de ces caractères, nous pensons que cette espèce n’est autre chose que le Se- miscolex juvenitis. Son attribution au genre Nephelis tiendrait soit à une observation insuffisante des yeux, soit à l’avortement de quelques- uns de ces organes chez les individus examinés. Semiscolex glaber (Weyenbergh, 1877). SYNONYMIE. — Cyclobdella glab:a Weyenbergh, 1877. HISTORIQUE. — Weyenbergh est jusqu'à présent le seul auteur qui ait mentionné cette espèce. Il en donne la description suivante: « El color es gris-oscuro; la abertura genital masculina està entre los pliegues cutàneos completos 26° y 27°, contando desde el labio inferior; la femina entre los 29° y 30°. El mayor tamano es de 8 a 9 centim., siendo el animal, en este estado de estiramiento, muy delgado, en al- cohol no tiene màs de 6 centim. de largo; y el mayor ancho es de 6 milim., siendo la forma, en este ultimo caso, muy chata. Los pliegues cutàneos casi no se distinguen, especialmente en el lado dorsal. « Viven en acequias en los alrededores de Còrdoba. » DIAGNOSE. — Corpus infra et ad latus luteo-fulvum concolor, supra brunneo- violaceum aut brunneo-subviride, tribus taeniis irregularibus luteolis, una media, ornatum. Somiti 1-vi contracti, hoc modo formati (fig. 3): somiti 1-11 ad uno annulo, somitus Iv a duobus annulis, secundo quandoque diviso, somitus Vv a tribus annulis, primo et tertio quandoque divisis, somitus vi etiam a tribus annulis, secundo et tertio divisis. Somitis XXII-XXVI undecim annuli respon- dent, quos, papillis segmentariis non conspicuis, in somitos dividere non licet. Annuli 102. Porus genitalis masculus latus, areola circumdatus, defluens inter annulos 31-32, id est inter somitos x-XI; vulva inter annulos 35-36, id est inter quartum quintumque annulum somiti xI, aut supra annulum 35 (fig. 4). Tres annuli post anum. Cotyla parva, latitudine 2mm-2mm5, Longitudo corporîs 30mm, latitudo 4mm (apud juvenes in liquore servatos ). Habitat aquas dulces in America meridio- nali; saepius terram petit foditque sub lapides, ar- borum cortices aut excre- menta doum. Corps d'un gris fauve concolore en dessous et sur les flancs, d'un brun violacé ou verdàtre en dessus et orné de trois bandes jaunàtres irrégu- liéres, dont l’une est mé- diane. Somites I à VI rac- courcis et constitués de cette manière (fig. 3): les somites I à III chacun par un seul anneau, le somite IV par deux anneaux, dont Fig. 3. — Organisation du Semiscolex glaber. le dernier est parfois dé- A-C, extrémité antérieure: A, vue par la face dorsale; B, vue double, le somite Vv par par la face ventrale; C, vue par le profil droit. — D, extré- trois anneaux, dont le pre- mité postérieure vue par la face dorsale. mier et le troisiéme sont parfois dédoublés, le somite vi également par trois anneaux, dont le deu- xièéme et le troisième sont dédoublés. Les somites XXIII à XXVI sont con- stitués par un total de onze anneaux, qu'il n’est pas possible de répartir 1 È en somites, les papilles segmentaires n’étant pas apparentes. 102 anneaux. Pore génital màle large, entouré d’une aréole, s’ouvrant entre les anneaux 31 et 32, c’est-à-dire entre les somites x et XI; vulve entre les anneaux 35 et 36, c'est à-dire entre le quatrième et le cinquième anneau du somite XI, ou sur l’anneau 35 (fig. 4). Anus suivi de trois anneaux. Ventouse pos- térieure petite, large de 2°" à 2°"5. Longueur du corps 30"", largeur 4"m (chez des jeunes conservés dans l’alcool). Habite les eaux douces dans l’Amérique méridionale; gagne assez souvent la terre et s'enfouit sous les pierres, sous l’écorce des arbres ou sous les bouses de Vache. (e) 2 c - ; Fig. 5. — Variations NIRO dit de l’extrémité antérieure Position diverse des pores génitaux chez Semiscolex glaber. chez Semiscolea glaber. A, face dorsale; B, face ventrale. Sept exemplaires, station n° 3; neuf autres exemplaires de méme pro- venance. Chez cette espèce, le somite Iv est parfois formé de trois anneaux, comme chez ZHirudo, le troisième étant plus court que les deux autres; le somite v est parfois formé de quatre anneaux, le second étant le plus court, et présente méme une tendance manifeste à acquérir un cinquième anneau, le dernier offrant parfois des traces évidentes de dédoublement (fir. 5). On peut done s’attendre à rencontrer des individus chez lesquels ce dernier cas sera réalisé. Le pore génital male est très large, généralement à contour anguleux, et est entouré d'une aréole qui occupe toute la hauteur des deux anneaux entre lesquels il est percé. La vulve se présente sous l’aspect d’une très petite fente transversale. La ventouse antérieure est très petite. La lèvre supérieure présente à sa face interne une fossette circulaire. La limite entre la bouche et l’cesophage est marquée par un sillon transversal circulaire. L'oesophage est marqué suivant sa longueur de sillons peu profonds. Comme nous l’avons dit dans la diagnose, l’absence des papilles segmen- taires ne permet pas de délimiter les quatre derniers somites. Néanmoins, - = — sì on admet que l’anus s’ouvre aussi entre les somites xXIV et XXY, comme chez Semiscolex juvenitlis, on peut attribuer soit quatre anneaux à chacun des somites xxII et XXIV, soit cinq anneaux au somite XXIII et trois anneaux au somite XXIV; le somite xxv a deux anneaux et le somite XXVI un seul anneau. Herpobdellidae. Nous avons vu plus haut que Weyenbergh a décrit comme nouvelles jusqu’à six espèces de Nephelîs habitant les eaux douces de la République Argentine: à ne s'en tenir qu@aux descriptions de cet auteur, on pourrait donc penser que les Herpobdellides sont représentées dans l’Amérique du sud par un grand nombre de formes, appartenant pour la plupart à des genres européens. Mais une telle opinion serait totalement erronée. Nous avons démontré ci-dessus l’identité de la NepheZis similis Weyen- bergh avec le Semziscolex juvenîlis Kinberg; il est très vraisemblable que d’autres rectifications pourraient étre faites encore, qui réduiraient singulièérement la liste de ces prétendues NepheZis, si leur description élait si défectueuse (1). En réalité, les Herpobdellides authentiques, actueliement connues de l’Amérique méridionale, se réduisent à trois espèces: deux appartiennent au genre Liostomum Wagler, la trosiòme appartient au genre Lumbri- cobdellta Kennel. Dans mon mémoire sur les Hirudinces de l’Italie continentale et în- sulaîre, j'ai donné une diagnose de la famille des Zerpobddellidae, qui s’appliquait alors à tous les genres qu’elle renfermait. L’incorporation du genre Liostomum à cette famille et la création du genre Sal?fa, dont je donne la description dans un mémoire actuellement sous presse (2), m’obligent à modifier la diagnose sur plusieurs points importants. DIiAGNOSE. — Gula macxillis dentatis carens, quandoque tribus pseudogna- this chitinosis inermibus ornata, uno medio infero, duobus lateralibus su- peris. Oculi aut deficientes, aut diverse dispositi, plerumque numero 8, duas series a pluribus annulis separatas formantes, duobus paribus anterioribus et duobus paribus posterioribus. Papillae segmentariae non apparentes. An- nuli 5-11 în somito integro, saepius dispares. Pori nephridiales in latere ventris hiantes. Intestinum caeciîs lateribus carens. Ova pauca in capsulis ellipticis complanatis pellucidis lapidibusque vel herbis adhaerentidus posita. Habitant aquas dulces aut terram humidam. (1) En passant, signalons ici une rectification importante, qui supprime un genre et deux espèces. Oxyptychus striatus Grube, 1850 = Hirudo Billberghi Kinberg, 1866 = Schlegelia nepheloides Weyenbergh, 1877. Nous avons exa- miné les trois spécimens de Grube (Musée de Berlin, n° 1420) et l’unique spécimen de Kinberg (Musée de Stockholm). (2) R. BLANCHARD, Hirudineen Ost-Afrikas. Berlin, 1896, — 17 — Pharynx dépourvu de machoires dentées, orné parfois de trois pseu- dognathes chitineux inermes, un inféro-médian et deux supéro-latéraux. Yeux faisant défaut ou disposés de facon diverse, le plus souvent au nombre de huit et répartis en deux groupes séparés par plusieurs anneaux, deux paires antérieures et deux paires postérieures. Papilles segmen- taires non apparentes. Anneaux au nombre de 5 à 11 dans le somite complet, assez souvent inégaux. Pores néphridiaux débouchant sur les còtés de la face ventrale. Intestin sans culs-de-sac latéraux. ufs pondus en petit nombre dans des capsules elliptiques, aplaties, transparentes, adhérant aux pierres ou aux herbes. Habitent les eaux douces ou la terre humide. Genre Liostomum Wagler, 1831. SYNONYMIE.— Liîostoma Wagler, 1881. - Centropygos Grube et (Ersted, 1859. - Cylicobdella Grube, 1871. ETyMOLOGIE. — Aeîos, lisse; sroua, bouche; Hirudinée à bouche lisse, non armée de dents. Wagler lui donne le nom de G/attmaut. HISTORIQUE. — Ce genre a été établi par Wagler, en faveur d’une espèce mexicaine, dont il avait recu plusieurs exemplaires. Il en a donné la diagnose suivante: « Corpus quoad formam, ac genitalia quoad situm et numerum ZHiru- dinîs; os sine maxilla, sine dentibus et sine plicis, simplex, minutum; eculi nulli; caput indistinctum. » L’unique espèce a recu de Wagler le nom de Liostoma coccineum, en raison de sa couleur rouge carmin. Les moeurs sont inconnues, L’o- rifice génital male est arrondi; il est percé derrière le dix-septième ou le dix-huitieme anneau (1), à partir de la lèvre postérieure de la ven- touse buccale. La vulve est un peu plus petite et s’ouvre trois anneaux plus loin. En 1859, Grube et CErsted ont fait connaître, dans deux publications distinctes, une Hirudinée américaine, recueillie par ce dernier à San José (2): ils la désignent sous les noms de Centropygos Joseensis et de Centropygos Jocensis (novum genus, nova species). Ils attribuent À ce nouveau genre la diagnose suivante: « Corpus elongatum, subteres, nudum, distincte annulatum, anteriora versus sensim maxime, postice minime attenuatum. Discus anterior (1) C'est apparemment par une erreur de transcription que Wagler attribue une semblable situation au pore génital màle. Cet orifice se trouve en réalité dix anneaux plus loin. (2) La localité n’est pas désignée plus explicitement. Un grand nombre de villes d’Amérique portent ce nom de San José. Nous pensons que celle dont il est question ici est située dons l’Amérique centrale, non loin de Panama. È Hirudini generi similiter conformatus, p’osterior acetabulum referens, ab ano perforatun, margine postico spinulis aliquot armato. Aperturae gentîtales inter annulum 27"" et 28vum et sub medio 30%° sitae. » En 1871, Grube décrit sous le nom de Cy/icobdella lumbricoides (no- vum genus, nova specîtes) une Hirudinée découverte à Desterro par Fritz Miller. En voici la diagnose générique : « Subterranea, corpus rotundato depressum elongatum, angustum, an- trorsum valde attenuatum, annulis perfectis ad 100, discus anterior haud dilatatus, posterior acetabuliformis, ans rima transversa, satis magna, supra basin ejus sita. Plicae maxillares erassiores nullae, pro iis plures teneriores, circulum componentes. OcuZî haud distinguendi. Aperturae genttales inter 2'7mum et 28vum et inter 29num et 30mum sitae. » Les deux genres Centropygus et Cylicobdella se ressemblent étroite- ment par l’absence de màchoires et par la position des orifices génitaux; ils se distinguent nettement l'un de l’autre par leur habitat et surtout par la position de l’anus. Cet orifice occupe sa situation normale chez Cylicobdelta, mais débouche au fond de la ventouse chez Centropygus, contrairement à ce qui a lieu chez toutes les autres Hirudinées. Pendant son voyage à la Trinidad, J. Kennel a recueilli trois espèces d’Hirudinées terrestres. L’une d’elles est identique à la Cy/îcobdella lumbricoîdes. Une autre appartient à ce méme genre, mais représente une nouvelle espèce; à cause de la couleur rouge, elle a recu le nom de Cylicobdelta coccinea. DISCUSSION DES ESPECES. — Le type du Centropygus joseensis ne se trouve ni au Musée de Copenhague, qui possède les collections d’CErsted, ni à celui de Breslau, qui renferme une partie de celles de Grube: il appartient au Musée de Berlin (n° 1421), où il figure à còté du type de la Cylicobdella lumbricoîdes (n° 1431). En examinant ce précieux spécimen, il est aisé de constater que l’anus est percé à la face dorsale, entre le pénultièéme et l’antépénultième an- neau, et non au centre de la ventouse postérieure. Les pores néphridiaux sont assez visibles pour qu'on puisse reconnaître la limite des différents somites. Le pore génital mdàle est percé sur la partie antérieure du cin- quième anneau du somite x; il a la forme d’une boutonnière transversale. La vulve est plus petite, arrondie, et percée sur le milieu du deuxième anneau du somite xI. L’animal est long de 110®" et large de 7"" au maximum. La Cylicobdella lumbricoides est plus petite: sa longueur n’est que de 76%», pour une largeur de 6 à 7"", L’anus a identiquement la méme position que dans le Centropygus; dans l’un et l’autre individu, il dé- bouche en arrière du 70° anneau faisant suite au pore génital male. Cet orifice est percé entre le quatrième et le cinquième anneau du somite x; la vulve s’ouvre au bord antérieur du deuxième anneau du somite XI; Ss mais c'est là une différence insignifiante, dont les autres Hirudinées nous offrent de nombreux exemples. Quant au reste, la Cy/icobdella lumbricoides est si semblable au Cen- tropygus joseensîis qu'il ne peut subsister le moindre doute au sujet de l’i- dentité spécifique de ces deux individus. On demeure surpris, en con- statant l’erreur commise par Grube, qui a décrit un méme animal comme constituant non seulement deux espèces différentes, mais méme deux genres distinets. L’espèce unique dont nous venons de démontrer l’exi- stence doit donc prendre le nom de Centropygus joseensis, cette déno- mination ayant la priorité, bien qu’elle soit inexacte quant è la signifi- cation littérale du nom générique. Si l’on compare maintenant sa description avec celle du Liostoma cocci- neum, on ne tarde pas à se convaincre de l’identité des deux genres Liostoma et Centropygus; ce dernier doit donc disparaître et l’espèce envisagée ici doit prendre définitivement le nom de Liostomum joseense (Grube et (Ersted, 1859). Dès lors, le Cy/icobdella coccinea Kennel ne peut étre autre chose que le Liostoma coccineum Wagler, comme le prouve la concordance de leurs descriptions. J'ai signalé en 1892, sous le nom de Nephetis tergestina (nova species) une Hirudinée faisant partie des collections du Musée Zoologique de Trieste; elle ne portait aucune indication de provenance, mais, m’a-t-on affirmé, avait été recueillie dans la région. Cette espèce, dont j'avais reconnu les étroites affinités avec les Herpobdellides, n’est autre chose que le Liostomum joseense (1). En résumé, le genre Liostomum Wagler se réduit actuellement à deux espèces. 1° Liostomum coccineum Wagler, 1831 (Cylicobdella coccinea Kennel, 1866), qui habite le Mexique et l’île de la Trinidad; 2° Liostomum joseense (Grube et (Ersted, 1859), qui habite l’Amé- rique centrale et le Brésil. Les récoltes du D" Borelli nous font con- naître l’existence de cette méme espèce au Paraguay et à l’Uruguay. J'indiquerai plus loin un bon nombre d’autres localités où elle a été rencontrée. DIAGNOSE. — Corpus teres. In media parte corporis, somitus e quinque annulis aequis non divisis constans. Oculi et papillae segmentariae non con- spicui. Pseudognathi deficiunt. Vivunt in terra humida, in America. (1) J'ai déjà indiqué d’un mot les diverses rectifications dont il vient d’ètre question. Dans mon mémoire sur les Hirudindes de l’Italie continentale et insulaire (page 55, note 2), je m’exprimais ainsi: « Ajoutons encore que des études récentes nous ont démontré l’identité de notre Nephelis tergestina avec le Liostomum joseense (= Centropygus joseensis Grube, 1859 = Cylicobdella lumbricoides Grube, 1871). » BOI Corps arrondi. Dans la partie moyenne du corps, le somite est formé de cinq anneaux semblables, non dédoublés. Yeux et papilles segmen- taires non apparents. Les pseudognathes font défaut. Vivent dans la terre humide, en Amérique. Liostomum joseense (Grube et (Ersted, 1859). SYNONYMIE. — Centropygos Joseensis Grube et CErsted, 1859. — Cen- tropygos Jocensis Grube et (Ersted, 1859. — Cylicobdella lumbricoides Grube, 1871. — Nephetis tergestina R. Blanchard, 1892. ICONOGRAPHIE. — Ed. Grube, 1871, pl. III, fig. 6, 6a et 66. — Kennel, 1886, pi. CHI, Up: 9, 823: "pl. Ni A att93: Fig. 7. — Extrémité postérieure de Liostomum joseense. A, face dorsale; B, face ventrale. A Fig. 6. — FExtrémité antérieure A de Liostomum joseense. Fig. 8. — Variations de position des A, face dorsale; B, face ventrale. pores sexuels, chez Liostomum joseense. DIAGNOSE. — Corpus albidum, fulvo-griseum aut luteo-fulvum, concolor (apud animalia in liquore servata). Capula e quinque annulis constans, quinto utrinque lobum ventralem formante. Somitis 1-vI duodecim annuli respondent (fig. 6); somitis xXIII-XXVI undecim annuli respondent, ultimo annulo supra cotylam inscripto (fig. 7). 103 annuli. Porus genitalis masculus ante aut supra quintum annulum somiti x, vulva supra secundum annulum somiti xI (fig. 8). Anus inter paenultimum et antepaenultimum annulum hians, id est inter annulos 101 et 102. Constrictio inter annulos 102-103, cotylam li- mitans, videtur. Longitudo ad 145mm, latitudo ad 5mm, IM Lc Corps blanchatre, gris fauve ou jaune fauve, concolore (chez les ani- maux conservés dans l'alcool). Ventouse antérieure formée de cinq anneaux, le cinquième présentant de chaque còté un lobe ventral. So- mites I à vI constitués par un total de 12 anneaux (fig. 6); somites xXII à XXVI constitués par un total de 11 anneaux, dont le dernier est tracé sur la ventouse (fig. 7). Anneaux au nombre de 103. Pore génital màle s’ouvrant devant ou sur le cinquième anneau du somite x; vulve percée sur le deuxièéme anneau du somite xI (fig. 8). Anus entre le pénultième et l'antépénultième anneau, c’est-à-dire entre les anneaux 101 et 102. Une constrietion entre les anneaux 102 et 103, limitant la ventouse postérieure. Longueur du corps atteignant 145"”, largeur atteignant 5"". Trois exemplaires, station n° 2; un exemplaire, station n° 3; huit autres exemplaires, station n° 3; vingt autres exemplaires, station n° 3. L’absence des yeux et des papilles segmentaires empéche de recon- naître la limite des six premiers somites; il en est de méme pour les quatre derniers somites, par suite de l’absence des papilles. Chez l’un des individus des environs d’Asuncion, les anneaux 99 et 100, c’est-à-dire le septième et le huitième anneau après le somite xxII, sont notablement plus longs que ceux qui les précèdent ou les suivent. Ce caractère étant en général l’indice d’une coalescence peu ancienne, nous sommes en droit d’en conclure que les deux anneauùx ‘susdits équivalent chacun è deux anneaux :fusionnés. Dés lors, on doit attribuer au somite xxHMII les cinq anneaux 93 à 97, au somite xxIv les trois anneaux 98 à 100, au somite xxv les deux anneaux 101 et 102, enfin au somite xxviI l’anneau 103. L'anus s'’oùvre donc entre les deux anneaux du somite xXxv. L’un des individus provenant - eil de la station n° 3 présentait RE.) une légère anomalie du somite PURCHE Mm cem ea XI (fig. 9). Un autre, outre les deux pores génitaux occupant A A , S leur position normale, portait Fig. 9. — Anomalies du somite xI un orifice supplémentaire, au chez Liostomum joseense. A, face dorsale; B, face ventrale, C, profil gauche. bord antérieur du troisième an- neau du somite xI (fig. 8, B). Cette espèce est très répandue dans l’Amérique méridionale; nous la connaissons d’un grand nombre de localités, qu'il ne sera pas inutile de mentionner icì: Le Muséum de Paris en possède un exemplaire recueilli à Rio de Ja- neiro par CI. Jobert (n° 170); Ie Musée Senckenberg, à Francfort-sur-le- Mein, un exemplaire recueilli à Sao Paulo (Brésil) par Duschanek, en 1881; le Musée de Hambourg, un exemplaire capturé dans la région du Paru (Brésil) par le D" Ehrenreich, pendant une expédition.dans le bassin du Xingu (n° 21); le Musée Zoologique de Leyde, un exemplaire rapporté — 99 — du Brésil par H. de Dréneuf, en 1891; le Musée de Vienne, quatre in- dividus de San Bernardino (Paraguay). Le Musée Zoologique de Berlin en possède dix exemplaires, savoir: un individu recueilli à Chiriqui (Amérique centrale) par Ribbe (n° 657); six exemplaires capturés à Caracas (Venezuela) par Gollmer (n° 241); un spécimen trouvé à Puerto Cabello (Venezuela) par Martin (n° 240); un autre, pris à Santa-Catharina (Brésil) par Lehl (n° 670); un autre enfin, rapporté de Rio Grande do Sul par Hensel (n° 444). Je dois ajouter encore que ma collection en renferme deux exemplaires, qui m’ont été envoyeés de l’Etat de Rio Grande do Sul par le D" H. von Ihering, en 1893. Cet animal s’étend fort loin vers l’ouest: le Musée de Madrid ‘en pos- sède deux individus, récoltés par Martinez dans la province d’Antisana (Equateur), c’est-à-dire au milieu méme des contreforts orientaux des Andes. L’'espéce franchit-elle ces montagnes et se retrouve-t-elle sur leur versant occidental? Rien ne le démontre encore, mais cela n’est pas impossible, puisque d’autres espéces peuvent habiter l’un et l’autre versant de la Cordillère, ainsi que nous l’avons démontré plus haut. INDEX BIBLIOGRAPHIQUE. 1831. WAGLER, Einige Mittheilungen ùber Thiere Mexicos. Isis, xxIv, p. 510, 183); voir p. 533-535. 1849. Gay (CI.), Historia fisica y politica de Chile. Paris, 1, p. 50. 1859. GrUBE und (ErsTED, Amtlicher Bericht Uber die 33. Versammlung deutscher Naturforscher und Aerzte zu Bonn im September 1857. Bonn, 1859; voir p. 157. i 1859. GruBE (Ed.), Annulata (Erstediana. Videnskabelige Meddelelser af naturhist. Forening i Kjabenhavn for 1858. Kjoebenhavn, 1859; voir p. 115. 1866. KINBERG (J. G. H.), Annulata nova. Oefversigt af k. Vetensk. Akad. Forhandtlingar, xxn, n° 9, p. 337; voir p. 357. 1871. GRUBE (Ed.), Beschreibungen einiger Egel-Arten. Archiv fur Natur- geschichte, p. 87-121; voir p. 101, 105, 106 et 107. 1877. WEYENBERGH (D. H.), Algunas nuevas Sanguijuelas o Chancacas de la familia Gnathobdellia y revista de esta familia. Periddico zooldgico, 1, p. 231-244. 1886. KENNEL (J.), Ueber einige Landblutegel des tropischen America {Cy- licobdella Grube und Lumbricobdella nov. gen.). Zoologische Jahrbucher, 11, p. 37-64. 1893. BLANCHARD (R.), Courtes notices sur les Hirudinées. — xIr. Sur les Hirudo cylindrica et H. gemmata Blanch., 1849. Bulletin de la Soc. Zool. de France, ZVITE, Ds 1806 1893. BLANCHARD (R.), Révision des Hirudinées du Musée de Turin. Bollettino dei Musei di zool. ed anat. comp. di Torino, vu, n° 145; voir p. 7 et 16. TABLE DES MATIÈRES Introduction GLOSSOSIPHONIDAE Genre Helobdella Helobella stagnalis Helobdella triserialis . Genre Haementeria Haementeria officinalis . GNATHOBDELLIDAE . Genre Semiscolex Semiscolex juvenilis Semiscolex glaber . HERPOBDELLIDAE Genre Liostomum Liostomum joseense Index bibliographique Mi O Ro} TABLE ANALYTIQUE DES MATIÈRES _#$ pages où se trouvent décrits les animaux cités sont indiquées par des chiffres gras, Blennobdella, 8. — depressa, 2, 8. Centropygos, 17. — Jocensîs, 17, 20. — Joseensis, 17, 20. Centropygus, 18, 19. — Joseensis, 18, 19. Clepsine Budgei, 1. — lineolata, 1, 5. — modesta, 4. submodesta, 4. — tri- serialis, |, 5. — tuberculifera, 2, 8. Cyclobdella, 10. — glabra, 2, 11, 13. Cylicobdella, 17, 18. — coccinea, 2, 18, 19. — Zumbricoides, 1, 18, 19, 20. Dermobdella purpurea, 2. Dina, 9. — quadristriata, 4. Distichodonta, 10. Glattmaul, 17. Glossiphonia triserialis, 2, 5. Glossosiphonia complanata, 4. Glossosiphonidae, %. Gnathobdellidae, 2. Haemadipsa, 10. Haemadipsîinae, 9. Haementeria, 8. — Ghilianti, |, 8. — officinalis, 8, 9. Haemopis, 10. — sanguisuga, 4. Helobdella, &. — stagnalis, &. — tri- serialis, 5. Hemiclepsis tessellata, 2, 3, 5. Herpobdellidae, 26. Hirudinaria, 10. Hirudininae, 10. 2. — cylindrica, 2. — gemmata, 2. — stagnalis, 4. — tessellata, 2. Hybobdella, 8, 9. — Dòoringi, 2. — fla- volineata, 2. Limnatis, 10. i Liostoma, 17, 19. — coccineum, 17, 19, Liostomum, 16, ld. — coccineum, 19. — joseense, 19, 20. Lumbricobdella, 16. — Schaefferi, 2. Macrobdella, 11. — valdiviana, 2, |. Mesobdella, 2, 9, 10. — gemmata, 3. Monostichodonta, 10. Nephelis, 16. — argentina, 2. — cine- rea, 2. — corduensis, 2. — picta, 2. — similis, 2, 11, 13, 16. — sudolivea, 2. — tfergestina, 19, 20. Orobdella, 9. Oxyptychus striatus, }, 3; 16. Philaemon, 10. Phytobdella, 10. Planobdella, 10. Praobdella, 10. Salifa, 9, 16. Schlegelia nepheloides, 2, 3, 16. Semiscolecinae, #0. Semiscolex, ®@0. — glaber, 13. — grandis, ll. — juvenilis, 1, RI. — terrestris, ll. Theromyzon pallens, 2, 3. Hirudo, 10.— Billberghi, 1, 16.— drevis, | Xerobdella Lecomtei, 10. 10522 - Tip. V. Fodratti & E. Lecco - Torino. - BOLLETTINO Musei di Zoologia ed Anatomia comparata della R. Università di Torino 4, 6 N. 264 pubblicato il 12 Dicembre 1896 Vor. XI CARLO POLLONERA, Appunti di Malacologia (*). IX - X IX. — Sui Limacidi della Corsica. Il Sig. Caziot, malacologo e Maggiore d’Artiglieria francese, attual- mente residente a Bastia, mi mandò in esame i limacidi da lui raccolti in vari punti dell’isola. Ne do qui sotto l’elenco con alcune osservazioni. Lehmannia marginata Miller. var. nova. Requienii. Mînor, ochraceus, zonis et maculis nigrican- tibus, minus aquosus. — A. gracilis; dorso minute rugoso, ochraceo, nigriscenti fuscato, in medium zonula flavicante usque ad clypeum producta diviso, lateribus pallidiore. Clypeo postice angutato, finis- sîme striato, ochraceo, medio fuscato, zonîs laleralibus nigrescentibus - latîs, margiîinibus (anter. et lateral.) punctutis minutissimis fuscatis ; apertura pulmonea pallide marginata. Carina parum conspicua , usque ad '|, dorsi producta. Solea pallida unicolore. Longît. in ex- tens. maxima: 5 centim. Hab. Vizzavona, nel centro del- l'isola. Ho veduto due soli esemplari vivi di questa forma che si distingue dal tipo della specie per le dimen- sioni minori, l'aspetto meno gelati- noso e meno trasparente, ed il co- lore fondamentale ocraceo e non ci- nereo. L'apparato riproduttore pure presenta alcune differenze (fig. 1, @, (*) Vedi Vol. VI, nel n. 100 di questo Bollettino. LAV. ds b). La borsa copulatrice è grossa, rotonda ed a collo breve e grosso, ed il flagellum non è risvoltato a mo’ di corno di camoscio come nella L. marginata del continente. La radula è come nella forma tipica. Questa specie non è ancora stata trovata finora in nessuna delle isole italiane. In Corsica essa sembra vivere soltanto nella parte montuosa e più centrale dell’isola. Limax (P/epticolimax) flavus L. Hab. Bastia. Ne ho ricevuto un solo esemplare, ma si deve trovare in molte altre località. Limax (Eu/îimax) cellarius D’Argenville. A. typus. Esemplare molto grande, a colore fondamentale molto chiaro, macchie nerissime, ed una larga fascia nericcia sui fianchi. Hab. Toga; Bastia (forma piccola). B. fasciatus Moquin-Tandon. Hab. Bastia. TJLimax (Ewlimax) cinereo-niger Wolf. var. nova, minimus. Clypeo et dorso fusco-cinereo unicolore ; solea pallida, zonîs lateral. cinereîs. Longît. in extens. maxima, 8 cent. Hab. Vizzavona. A prima vista supposi fosse un individuo giovane ; ma avendolo aperto, trovai l’apparato riproduttore perfettamente svi- luppato, ed in questo la verga di una lunghezza straordinaria, supe- rando ancora quella del L. unicolor di Castellonchio figurata nella Monografia dei Limac. ital. alla Tav. II, fig. 20. Limax (ZEulimax) corsicus Moquin-Tandon. A. typus Mog. Dorso unicolore. B. Fabrei Moq. Dorso plus minusve zonato. Hab. Corte; Toga; Bastia. La descrizione di Moquin-Tandon è buona, ma la sua figura è me- diocrissima; rappresentando il capuecio come perfettamente arrotondato posteriormente, mentre in realtà esso è distintamente angoloso. Gli in- dividui raccolti dal sig. Caziot nelle succitate località sono generalmente di una colorazione più scura e più spenta che negli individui di Bastelica descritti dal Moquin-Tandon. Le zone laterali della suola sono sempre di color carneo più o meno rosso, ed il muco eolorato. Agriolimax agrestis L. ‘ Hab. Bastia, molto abbondante. Individui sovente assai grandi, a sere- ziature e macchiettature molto marcate, che si fanno più fitte sul cap- la MAR 1 1897 = Mi puccio, talmente che in qualche individuo questo diventa quasi unifor- memente nero, e soltanto verso i margini con qualche macchia chiara, Non ho mai ricevuto dalla Corsica la varietà bianchiccia ed a serezia- tura quasi nulla che è tanto frequente in molte regioni del continente. Agriolimax Cazioti, n. sp. A parvulus, brevicarinatus, cinereus unicolor, capite et talteribus pallidioribus. Mucus aqueus. Dorso lenuiter verrucoso, supra fusco- cinereo, lateribus pallide cinereoj carina brevi sed prominula. Clypeo longo, postice cuneato, grosse rugoso, rugis anticis, concentricis di- stantibus, cinereo-fulvo unicolore. Capile pallide cinereo - ocraceo, tentacutlis oculiferis cinereîs. Solea pallide cinereo-ochracea unicolore, Longit. in estens. max. 39 mitt.: longît. Fig. 2, clype 14 '|,; longît. dorsi 15 '|, mill. Hab. Vizzavona, nel centro dell’isola. Ho ricevuto un solo esemplare vivo di questa specie che differisce dall’ A. agrestis per la statura minore, la mancanza assoluta di macchie e di screziature e per il muco acqueo incoloro invece di bianco latteo. Questo carattere del muco mi accerta pure che questa di Corsica non è la specie (finora ancor quasi sconosciuta) della Provenza che Draparnaud chiamò L. sy/valicus. Il suo cappuccio molto lungo, ed a rughe concen- triche anteriori assai distanti tra loro, gli dà pure una certa somiglianza coll’ A. /@vîs Miller (L. brunneus Drap.), ma da questo si distingue per le dimensioni maggiori, per le rughe del cappuccio più numerose, ed infine per i caratteri dell'apparato riprodut- tore, che ha il pene munito di parecchie appendici flagelliformi. L'apparato riprodut- tore dell’A. Cazioti (fig. 2) si distingue da quello dell’agrestis per il pene più lungo, meno grosso, non gibboso, con 3 o 4 appendici flagel- liformi terminali, brevi, non lobate nè ramificate. Immerso nell’alcool, le zone laterali della suola diventano leggerissi- mamente più scure di quella mediana, questa conservandosi di color paglierino sbiadito e quelle diventando leggermente cineree. Agriolimax sardus Simroth. Agr. sardus Siraroth, Ueber bekannte u. neue palaearkt. Nacktschm., in Deuts. Malakoz. Ges. 1886, p. 319, T. 10, f, vil, Hab. Corte. Il dott. Simroth descrivendo questa specie della Sardegn& dice di averne pure ricevuti 2 esemplari di Corte in Corsica, non scre- ziati nè punteggiati, ma di una colorazione uniformemente nerastra, ed a suola colle zone laterali grigie. Io non ho ricevuto dal sig. Caziot nessun individuo adulto di questa specie; ma suppongo che forse debba ad essa appartenere un piccolo Agré0/7max (lungh. in alcool 12 mill.) da lui raccolto a Pigno, ma troppo giovane ancora, cosicchè l'apparato sessuale, affatto rudimentale, non presentava ancora nessun carattere distintivo. La colorazione dei succitati esemplari di Corte è assai più somigliante a quella del mio A. Cazzoti che non a quella dell’A. sardus di Cagliari, che ho potuto osservare anch'io; ma certamente il Dott. Simroth non li avrà riuniti nella stessa specie con quelli di Sardegna senza essersi accertato che l’apparato sessuale era uguale, malgrado la colorazione così diversa. Amalia pyrricha Mabille. Milax pyrrichus Mabille, Limaciens franc. Ann. de Malacol. I, 1870, pag. 125 (excl. synon.) Hab. Bastia, Vizzavona, Toga. Questa specie (o varietà della A. marginata Drap.) si distingue dalla A. marginata tipica, per il colore castagno rossiccio invece di carneo- cinereo, per la punteggiatura nera più fina e Fig. 3. meno fitta, ed infine per la carena assai meno elevata ed appena un po’ più chiara del colore fondamentale del dorso. Nella vera A. marginata la carena è più alta e più acuta e di una tinta bianchiccia che fa col dorso un distacco molto più marcato. Queste differenze ho potuto ravvisarle confrontando un esemplare vivo di Bastia con uno, pure vivo, di Rivarossa in Piemonte; ma esse ri- mangono ancora visibili (sebbene attenuate) anche negli esemplari im- mersi nell’alcool. L'apparato sessuale (fig. 3) si distingue da quello della A. marginata (vedi fig. di Moquin-Tandon, Lessona e Pollonera, Simroth) per la pro- stata vestibolare più sviluppata e per la borsa copulatrice a collo breve e rotonda, invece di essere piriforme allungata, quale fu osservata nella marginata di Francia, Italia e Germania. Il sig. Mabille considera come sinonimo della sua specie il L. marg? natus di Moquin-Tandon, basandosi evidentemente sulla figura 4 della Tav. II di questo autore. Io non credo a questa identità chè non è con- fermata dalla descrizione e contraddetta dalla fig. 15, che rappresenta l’apparato riproduttore: della vera A. marginata. Per me dunque la ci- "e 2 lata fig. 4 di Moquin-Tandon è una pessima rappresentazione della A. marginata Drap., e soltanto la sua var. rwu/wlus si può considerare come sinonimo della A. pyrricha. Amalia carinata Risso. Hab. Bastia; poco frequente. Amalia gagates Drap. Hab. Bastia (comunissima); Toga. Varia assai nelle dimensioni e nella intensità del colore, che dal nero intensissimo va fino al cinereo pallido. Queste sono le specie di Limacidi della Corsica da me conosciute (di Arionidi non ne vidi mai alcuna); cosicchè tra quelle finora indicate come viventi in quell’isola non resta più a decifrare che l’enigmatico Krymnickillus cyrniacus di Mabille (Rev. et Mag. de Zoologie, 1868, p. 142), del quale riferisco qui la descrizione testuale per maggior co- modità degli studiosi. Krynickillus cyrniacus. Animal.: corpore elongato, subcylindrico, supra parum convexro, antice ventricoso, postice paululum acuto, rufescente aut ferrugineo- nigrescente; — dorso sublavigalo, ad marginem corporis rugîs obli- teratis ornato ; — pede flavicante ; — clypeo magno, subgibboso, ovali, subgranuloso, rufescente, antice subrotundato, postice paululum emar- ginato; tentaculis superioribus elongatis, nigrescentibus. Animal de taille moyenne, atténué et cependant un peu élargi en ar- rière, faiblement bombé en dessus, d’un roux noiràtre uniforme; partie dorsale à peu près lisse, offrant vers les bords du pied quelques sillons obliques. Téte et cou plus foncés que le corps; ce dernier couvert de tubercules arrondis, peu élevés, assez saillants. Pied jaunatre; marge du pied séparée du corps par un sillon assez apparent, au-dessus duquel se trouve une bande longitudinale de points noirs; tentacules peu al- longés, noirs. Limacelle ovale, bombée, forte, épaisse, sans stries d’accroissement, mais à granulations nombreuses. Longueur de l’animal, 38 à 45 millimètres. Habite les environs de Bastia, en Corse. Dal sig. Caziot ho ricevuto a più riprese dei limacidi raccolti a Bastia e nei suoi dintorni in varie stagioni dell’anno, ma fra questi non ne ho mai ricevuto alcuno che avesse questi caratteri. Spero che ulteriori ricerche gli faranno scoprire questa specie, ed allora i caratteri anato- mici paleseranno a qual genere di limacidi essa appartenga. X. — Un nuovo Limacide della Toscana. Agriolimax Cecconii, n. sp. A. parvulus, valide sed brevissime carinatus, niger vel brunneus unicolor, lateribus pallidiore. Mucus aqueus. Dorso verrucoso ; ver- ruciîs crebris, validiîs, carinatis, in medio dorsi angustioribus et magis elongatis ; carîna brevissima sed valida. Clypeo elongato, postice obluse cuneato, grosserugoso. Capite et tentaculis nigricantibus vel brunneis. Solea cinerea, zonîs lateralibus obscurioribus. Longît. max. 30 mill.; longit. clypei 12; longît. dorsi 13 mill. Hab. Vallombrosa in Toscana, dove lo raccolse il Dott. Giacomo Cec- coni insieme all’A. agrestis e ad altri limacidi. Questa specie differisce dall’ A. agrestis per le dimensioni minori, per la colorazione uniformemente nera .0 bruna, senza traccia di macchie 0 screziature più scure; per la carena più pro- Fig. 4. minente; per le rughe del dorso più elevate e più serrate; per il cappuccio più lungo ed a rughe più rade; infine pel muco incoloro e trasparente e non bianco latteo. Il suo apparato sessuale (fig. 4) è simile ma non identico a quello dell’agrestis. Il pene è meno globoso ed a gibbosità molto più mar- cate; e le appendici flagelliformi sono diffe- renti. Infatti nell’agrestis della stessa località queste sono 2 o 3, a margini lobati ma non ramificate, e di grandezza poco dissimile tra loro; invece nell’A. Cecconîi vi sono due piccole ap- pendici flagelliformi semplici, quasi rudimentali, che fiancheggiano una terza più grossa la quale si ramifica in 40 5 braeci di varia grandezza e lobati sui margini. L'A. Cecconîî somiglia assai più all’A. Cazioti, descritto più sopra; ma ne differisce pel cappuccio meno acuminato posteriormente; per la carena più sporgente; per la colorazione più scura e più uniforme perchè in quello il cappuccio è un po’ più chiaro del dorso e la testa più chiara che il cappuccio; per le zone Jaterali della suola più scure; ed infine pei caratteri dell’apparato sessuale. VAR 1 1897 — BOLLETTINO Musei di Zoologia ed Anatomia comparata della R. Università di Torino N. 265 pubblicato il 12 Dicembre 1896 Vor. XI Viaggio del Dr. Alfredo Borelli nel Chaco Boliviano e nella Repubblica Argentima I GIiusEPPE NOBILI CROSTACEI DECAPODI Il Dr. Alfredo Borelli continuando le sue ricerche scientifiche nell’A- merica Meridionale, compì negli anni 1895-96 un nuovo viaggio, durante il quale percorse particolarmente la parte Nord-Ovest della Repubblica Argentina ed il Chaco Boliviano, riportandone ricche collezioni, inte- ressantissime per la scienza, di cui fece dono al Museo Zoologico di Torino. Pubblico in questa nota la specie di crostacei decapodi d’acqua dolce che, sebbene solo in numero di due appartenenti ai Macruri, sono tut- tavia assai importanti sia come contribuzione alla conoscenza della fauna carcinologica tuttora pochissimo conosciuta di quelle regioni, sia anche perchè una di esse è nuova per la scienza. In questa nota accenno pure agli esemplari di queste stesse speci, raccolti dal signor T. Crivelli nella provincia di San Luis, e donati dal Dr. Mario G. Peracca al Museo Zoologico di Torino. Decapoda Macrura (Galatheide incl.). 1. Aeglea levis LEACH, Dict. Sc. Natur., t. xv, pag. 19. 2 9 adulte, di cui una con uova rotonde, minute rosee, di San Lo- renzo (Jujuy) e 2 esemplari di Tala (Tucuman); o adulti di«San Luis. È notevole la differenza di colore fra gli individui di Tala e quelli di San Lorenzo e San Luis. Nei primi il carapace è rossastro con grandi macchie carminate nelle regioni branchiali, e macchie verdi sulle re- gioni stomacale e cardiaca. Le zampe sono di colore carmino. Negli altri invece la colorazione del carapace è verde-azzurognola- -grigiastra; e le zampe sono giallo-grigiastre. nr È interessante il ritrovamento di questa curiosa specie nella Repub- blica Argentina, ove, a mia conoscenza, non fu ancora segnalata. Rac- colta la prima volta nel Chile, ove pare comune, fu in seguito ritrovata anche. nel Brasile meridionale a Porto-Alegre (1) (Questa specie, assieme a molte altre, non è tuttavia segnata da S. J. Smith nella sua incom- pletissima « Liste of the described species of Brazilian Podophtal- mata » (2)). Nella Repubblica Argentina, come appare dalle località in cui fu trovata, deve essere assai comune; e credo pure lo sia in tutta la regione inferiore dell'America Moridionala! 2. Palemon Borellii, n. sp. P. rostro supra 8-subtus 3-dentato, antennarum appendici foliacee subaquatli, chelipedis equalibus, gra- cilibus, carpo brachio palmaque matore, digitis palma minoribus, vt palma setosis. Il rostro è uguale o di poco minore dell’appendice fogliacea delle an- tenne esterne, leggermente convesso, colla punta diretta in avanti, e alquanto rivolta in alto. Porta superiormente otto denti; di cui l’ultimo vicinissimo all’apice, inferiormente tre, e tanto i superiori che gli in- feriori sono forniti di numerose e assai rigide setole. L’appendice fogliacea delle antenne ha al lato esterno una minutissima spina, nascosta fra le setole che ne guarniscono l’apice, inferiore in lunghezza ad esse, diretta in avanti e leggermente all’infuori. Il cefalotorace è liscio, i cheliped i sono eguali, gracili, appena più robusti delle altre zampe, il carpo è di poco maggiore del braccio, ingrossato verso la sua articolazione colla mano, la palma è lunga pressochè la metà del carpo, le dita sono più brevi di èssa e non dentate. Lungo il braccio e il carpo si trovano rare e sparse setole, che si fanno di molto più lunghe e fitte sulla palma e sopratutto sulle dita. ‘Non v’è traccia di spinule. Il quinto paio di zampe supera l’apice del- l’appendice fogliacea. L’ultimo articolo aildominale ha i margini quasi lineari, e la punta ottusa arrotondata. Ie misure prèse su un adulto di San Lorenzo (Jujuy) sono: Lunghezza dall’apice del rostro al termine dell'addome mm. 45 » del braccio mm. 5 » ‘del carpo mm. 6,5 $ della mano mm. 6 » della palma mm. 3,4 » delle dita mm. 2. (1) Ep. von MARTENS. Sudbrasilische Sùss-und Brackwasser Crustaceen nach den Sammlungen des Dr. Reinh. Hensel. Archiv fùr Naturgeschichte, 1869, I Bànd., pag. 14. (2 Trunsdetions of the Connecticut Academy, vol. 2, New Haven, 1871-73. MAP 1 1897 A; gg Questa specie è assai affine al Palemon brastliensis Hell. (1). Il rostro ‘è quasi identico per forma, dentatura (P. brasiziensis no, P. Boreltii 5) e lunghezza. Ne differisce però fortemente nelle zampe. Infatti nel P. brasiliensis Hell. le zampe del secondo paio sono disuguali fra loro, il carpo è minore della palma e questa di molto maggiore delle dita, inoltre il quinto paio di zampe arriva alla metà dell’appendice fogliacea antennale. Nella mia specie le zampe del secondo paio sono uguali fra loro, la palma è minore del carpo, e non v’è grande differenza fra essa e le dita; e il quinto paio di zampe “Arriva alla metà dell’appendice fogliacea. 4 esemplari di San Lorenzo (Jujuy) e 3 di età diversa della provincia di San Luis. (1) C. HELLER Bettrdge zur ndheren Kenntniss der Macrouren. Sitzh. Math. -Naturw. CI. d. k. Akad. Wissensch, Wien 1862, t. 45, pag. 419, taf. Il, fig. 46. i dn i #00 np, dl 100 ui emo ni aida è gin Ù° tsaneì 18 ‘ pi GIL cd ale agg a sar aLe , sie ce 1 .s0ohilgoì ono, 182 ralqnoes' d i siti ea dh Merone - ssd 8 Ion iO Svrot] i LO 2008 ? 4 6/4 im, GUPat SPO) MAP 1 1897 sge BOLLETTINO Musei di Zoologia ed Anatomia comparata della R. Università di Torino N. 266 pubblicato il 14 Dicembre 1896 Voc. XI Dott. M. G. PERACCA Assistente al Museo Zoologico di Torino. Nuovo genere di Colubride aglifo dell'America meridionale. Synophis n. g. Denti mascellari superiori in numero di 16, piccoli, crescenti legger- mente in lunghezza dall’avanti all’indietro ; denti palatini 9-10 subeguali; pterigoidei 21-22 più piccoli, decrescenti leggermente all’indietro; ma- scellari inferiori subeguali. Capo distinto dal collo, occhi grandi, spor- genti, a pupilla rotonda; internasali piccolissimi; prefrontali uniti in un largo scudetto; corpo leggermente compresso, snello ; scaglie striate, carenate, senza impressioni apicali, in 19 serie. Coda assai lunga; anale intero; subcaudali in due serie. Ipapofisi sviluppate nella parte poste- riore della colonna vertebrale (dorsale), in forma di carena rialzata, più elevata posteriormente. Synophis bicolor, n. sp. Capo distinto dal collo; muso arrotondato, non prominente. Rostrale triangolare, appena visibile guardando il capo dal di sopra, rappresen- tante quasi un triangolo equilatero, più largo che alto, ad Von angolo superiore arrotondato, a superficie fortemente con- { SEA cava, rientrante. @) È Internasali piccolissimi, due volte più larghi che lunghi; || prefrontali riuniti in un largo scudetto, in contatto cogli | x x internasali, col nasale, col loreale, col preoculare, e col frontale; frontale pentagonale, tanto largo quanto lungo, i lungo od appena più lungo della distanza che intercede ni tra il suo margine anteriore e la punta del muso, più corto dei parietali; parietali assai larghi;-nasale unico, scavato, colla narice = aprentesi nella sua porzione anteriore; loreale piccolo, quadrangolare, più lungo che alto; un preoculare assai grande in contatto col frontale; sopraoculare piccolo assai ristretto in avanti; postoculari due, di cui il superiore assai grande, l’inferiore piccolissimo; temporali 1 +2; labiali superiori otto, di cui il quarto ed il quinto formano il margine inferiore dell'orbita; labiali inferiori nove, di cui i primi cinque in contatto col primo paio di scudetti mentali, che sono appena più lunghi degli scu- detti del paio posteriore. Scaglie in 19 serie, striate finamente (come nel gen. Streptophorus), debolmente carenate, senza impressioni apicali. Ventrali 180; anale intero; subcaudali 136 in doppia serie (i sei urostegi che precedono l'apertura anale sono unic?î). Coda contenuta 2 volte e 3], nella lunghezza totale. Colorazione. Parti superiori uniformemente brune, più chiare sui fianchi; labbra superiori, angolo della bocca e parti inferiori bianco- gialliccie. Località. America meridionale. Un solo esemplare giovanissimo. Questo nuovo genere pare molto affine al gen. Streptophorus, D. & B. secondo il parere anche del Dr. Boulenger al quale lo comunicai. =-—P ——rr- sa 10670 — Tip. V. Foilratti & E. Lecco - Torino. MAR 1 1897 BOLLETTINO Il, b fuse di Zoologia ed Anatomia comparata della R. Università di Torino N. 267 pubblicato il 14 Dicembre 1896 Vor. XI I MOLLUSCHI dei terreni terziarii del Piemonte e deHa Liguria descritti dal Dott. FepERICO Sacco Parti XIX, XX, XXI e XXII (fine dei Gasteropodi e Scafopodi) PARTE XIX (1). (Turritellidae e Mathildidae) (con £93 figure). Fam. TURRITELLIDAE Clarck 1851. Gen. Turritella Lk. 1799 (tipo 7. teredra, L.). Sottog. Turritella (str. sensu). — Turritellta turris Bast. e var. taurocrassula, badensis, tauroangulata, laeviuscula, taurolaevis, carinatoides, crassulecincia, numerosecincta , convexropercincia , percinciula e stazzanensis — T. incisa Brongn. e var. gracilicincia, imbricatoidea e subfasciolatina — T. tricarinata (Br.) e var. com- munis, percincia, laevicincia, miofasciata e pseudocarinata — T. firmata May. — T. Bellardiî May. e var. terebellatoîdes, bicarinatula e carinulata — T. aspera Sismd. e var. semiaspera e distanticincta — T. terebralis Lk. e var. subgradata, turritissima, subagibbosa e percingulellata. Sottog. Zaria Gray 1847. — Zaria subangulata (Br.) e var. spirata, ditropîs, depressecarinata, laevirotundula e pseudorotunduta. Sottog. Archimediella Sacco 1895 — Ar'chimedielta Archimedis (Brongn.) (tipo del nuovo sottog.) e var. Zaevicrassa, miocenica, dertornatior — A. dertonensis (May.) e var. subconica, transiens e persulcata (1) Dicembre 1895. = Bot — A. miotaurina Sacc. e var. gracîlipercineta, mediobicincta, su- prapercincia e laevicincta — A. cf. indigena (Eichw.) — A.? trica- rinata (Eichw.)e var. sudunocincta, taurocrassula, subtricarinatula, percingulellata, taurevanescens e conoligustica. Sottog. Haustator Montf. 1810. — ZHawustator granulosus (Desh.) var. postica e subaequicincta — H. marginatlis (Br.) — H. laevissimus (May.) e var. sudbrotunduta — H. striateltatus Sacc. — H. asperulus (Brgn.) var. asperulella, simplicula, ventrososimplex, perfasciata e fasciatosimplte® — H. magnasperulus Sacc. e var. graciîlicincta — H. conofasciatus Sacc. — H. turgidus (Koen.) — H. strangulatus (Grat.) e var. perstrangulata — H. desmarestinus (Bast.) e var. gigantea, basidepressa, perstriolata, bicatenata, mediosubcarinata, substrangulata e perlaevigata — H. tauroperturritus Sace. — H. strobelianus (Cocc.) e var. medîocinciuta — H. biplicatus (Brn.). — H. vermicularis (Br.) e var, pervermiculata, perlalecincta, pla- natula, protoides, tornatoprotoides, tauroprotoides, avermiculata, alternipercincia, lineatocincta, planopercineta, Brocchiîi, tauro- brocchiî, laevibrocchiî, Doublieri, subdoublieri e doublieroidina — H. iornatus (Br.) e var. peraequicincta ed imbricatarioides — H. tri- cinctus (Bors.) e var. faurocolligens. — H. miotrifasciatus Sace. — H. Sismondai (May.) e var, diplanecincla. — H. triplicatus (Br.) e var. dertosimplex, superneapticata, crasseplicata, depresseplicata, supraduplicata, perplicalellata e mediocrassulata. Sottog. Torculoidella Sacc. 1895. — Torcewloîdella varicosa (Br.) (tipo del nuovo sottog.) e var. dertonodulosa, dertopernodosa, percingu- lata, subanodaosa, pseudolaevis ed astensis — T. subdbvaricosa (Sacc.) e var, perlaevis — T. dicosmena (Font.) e var. pseudocincta. Gen. Mesalia Gray. 1842 (tipo M. drevialis Lk.). Mesatlia cochleata (Br.) e var. conveaulina, crassecincia, angula- tella,taurocompressa, depressoturritae brevialoides.— M. dertobicincta Sacc. Gen. Protoma Baird 1870. Protoma cathedralis (Brgn.) e var. pseudolaevîs, obelisca, pseudo- vermicularis, semilaevis, unisulcata, funicutata, pavcicineta, conca- vosimplex, inflatosimplex, exfusciata, supraînflata, quadriplicata, serplicata, alterniplicata e sepiemplicata. Fam. MATHILDIDAE Sacco 1892. Gen. Mathilda Semp. 1865 (tipo M. quadricarinata (Br.)). Mathiltda Schreiberîi (Koen.) var. pseudocarinata. — M. quadrica- rinata (Br.) e var. sguamosa, perconica, perelegans e taurocolligens. MAR 1 1897 ha — M. Semperiî Tourn. — M. granosa (Bors.) e var. gemmulata e propecincta. — M. cf. scabrelta, Semp. Sottog. Fimbriatella Sacc. 1895. — Fimbriatella fimbriata (Micht.) {tipo del nuovo sottog.) e var. faurotransiens e taurinensis. — F. Brocchii (Semp.) e var. ornatior e cinguleltata. — F. filogranata (Dod.) e var. tricingulellata. Gen. Tuba Len 1833 (tipo 7°. striata Len.). Tuba sulcata (Pilk.) e var. alternicincta, pedemontana e Bellardti. — T. Rovasendae Sacc. Sottog. Gegania Jeffr. 1884 — Gegania? miocenica Sacc. e var. percingulata, HA PARTE XX (1). (Caecidae, Vermetidae, Phoridae, Calyptraeidae. Capulidae, Hipponycidae e Neritidae). (con 334 figure). Fam. CAECIDAE Gray 1847. Gen. Caecum Flem. 1847 (tipo C. trachea Monitg.). Sottog. Caecum str. s. — Caecum trachea (Montg.). Sottog. Brochina Gray 1847. — Brochina glabra (Monitg.). Fam. VERMETIDAE D’Orb. 1840. Gen. Vermetus Adams 1757 (tipo V. Adansoni Daud.). Sottog. Vermetus str. sì — Vermetus clathratus (Desh ) var. oligo- transiens. — V. Deshayesi (May.)e var. crebrecincta e rarecincta. — Vermetus miotaurinus Sacc. — V. glomeratus (L.). — V. crassi- sculpitus Koen. var. mamillaris e vulcanoides. — V. laevisculpius Sacc. — V. granosocostatus Sace. Sottog. Petaloconchus Lea 1843. — Petazoconchus intortus (Lk) e var. percristata, angulosa, semilaevis, turritelloides, solutella, Woodîî, taurinensis e l(aevirugosula. Sottog. Lemintina Risso 1826. — Lemintina arenarîa (L.) e var. den- tifera, perpustulata, horrida, taurogranosa, major, minor, regu- larîspira, conglobata, angulata. — L. semisurrecta (Biv.) e var. tauromagna. Sottog. Bivonia Gray 1842. — Bivonia triquetra (Biv.) e var. crista- tissima, bicariînata, gregata, miobicarinata, subnummulus, tauro- colligens. — B. granulata (Grav.) var. subdiscoîdea e miogranosa. Sottog. Bivoniopsis Sacco 1896. — Bivoniopsis tauropustulata Sace. — B. sulcolimax Sacc. e var. laevigranosa e depressa. — B. sul- covaricosa Sacc. i Sottog. Spiroglyphus Daud. 1800. — SpîrogIyphus cristatus (Br.). Fam. SILIQUARIIDAE Chenu 1860. Gen. Tenagodes Guett. em. 1774. Tenagodes anguinus (L.) e var. parvula, anomala, ligustica e mio- vermiculata. — T., promuricatus Sacc. (1) Maggio 1896 — Pa Fam. PHORIDAE Gray 1840 an XENOPHORIDAE Desh. 1864. Gen. Xenophora Fisch. e Waldh. 1807 (tipo X. trochiformis Born.). Sottog. Xenophora str. s. — Xenophora Deshayesi (Micht.) e var. etatespirata — X. crispa (Kòn.) e var. elatior, depressior, mediter- ranea e trinacria — X. infundibulum (Br.) — X. testigera (Brn.) e var. elatiuscula e tauroturrila. Sottog. Tugurium Fisch. 1880. — Tugurium subextensum (D'Orb.) var. ornatoparva — T. plioîtalicum e var. gracilior. — T. post- eatensum Sacc. — T. oligostriatum Sace. — T. plioexiensum Sace. T. Borsoni (Bell.) e var. pagodaeformis Sace. Fam. CALYPTRAEIDAE Broderip 1835. Gen. Calyptraea Lk. 1799 (tipo C. chinensis (L.)). Calypiraea chinensîs (L.) e var. muricata, squamulata, conica, de- pressa, subelliptica, plicata, squama, Monicii, taurostriatellata, par- vula e punctata — G. cf. aperta (Sol.). Gen. Crepidula Lk. 1799 (tipo C. fornicata (L.)). Sottog. Crepidula str. s. — Cr'epidula gibbosa Defr. e var. gibbosissima, rugosa, cochlearis e planovata. Sottog. Janacus Mòrch. 1852. — Janacus crepidulus (L.) e var. sca- phoîdes, perampla e subcarinata. Gen. Crucibulum Schum. 1817 (tipo C. rude Brod.). Sottog. Bicatillus Swains. 1840. — Bicatitus deformis (Lk.) e var. sepioidea ed amplectens. Fam. CAPULIDAE Férussac 1821. Gen. Capulus Montf. 1810 (tipo C. hungarzcus (L.)). Sottog. Capulus str. s. — Capulus hungaricus (L.) e var. Foresti, neglecia, rotundolaevis, rotundula, conicoelongata, subalata, obliqua, perobliqua, compressa; percompressa, forestiana, unguis e pedemon- tana — C. Barrandei (Hòrn.) e var. anceps, perampla, imbricata e peradunca. Sottog. Broechia Bronn. 1827. — Brocchia sinuosa (Br.) e var. Bel- lardii, similis, cornaliaeana, transiens e Formae — Br. laevis Brn. e var. depressa — Br. tapparoneîana (Cocc.). Sottog. Amathinoides Sacco 1896. — AmatRinoides sulcosa (Br.) (tipo del nuovo sottogenere) e var. hamata e subcristata. Gen. Plesiothyreus Cossmn. 1888 (tipo P. parmophoroides Cossmn.). Plesiothyreus taurinus (Micht.). Fam. HIPPONYCIDAE Fischer 1885 Gen. Hypponyx Defr. }819 (tipo H. antiquatus (L.)). Hipponyx bistriatus (Grat.) e var. radiata. NOD. o Gen. Amalthea Schum. 1817 (tipo A. acuta Q. e G.). Amatlthea acuta (Quoy e Gaym.) var. exfavaniella, sublaevigata, transiîens, interrupta ed obsoleta — A. sulcata (Bors.) e var. pyrami- data, subgranutlata, plioparva e dertornatutlina. Gen. Mitrularia Schum. 1817 (tipo M. equestris (L.)). Mitrularia Bredai (Micht ) e var. rugulosa. Ordine Scutibranchiata H. ed A. Adams. Fam. NERITIDAE Adams 1854 (Neriîtacea Lk. 1809 pars). Gen. Nerita Adams 1757 (tipo N. albicilla L.). Neriîta tauralbicilta Sacc. — N. gigantea Bell. e var. oblonga, stria- tulata e permarmorata — N. martiniana Math. e var. albofasciata, maculatellata, variemaculata, Satana e percrassa -- N. emiliana (May.) e var. connectens — N. Plutonis Bast. e var. bicrassecincta — N. asperata Duj. var. taurotransiens — N. Caronîs (Brongn.). Gen. Neritima Lk. 1809 (tipo N. zig-zag (Lk.)). Sottog. Puperita Gray 1857. — Puperita picta (Fér.) var. faurinensis, perzonata, azonata e subpisiformis. Sottog. Theodoxus Montf. 1810. — Theodogus fuviatilis (L.) var. — Th. Morettti (Bell. e Micht.) e var. /atereticulata — Th. Hisingeri (Bell. e Micht.) e var. suba/bescens. Sottog. Tripaloia Letourn. 1878. — Tripaloia grateloupeana (Fér.)e var. dertonensis. Sottog. Neritodonta Brus. 1884. — Neritodonta mutinensis (D’Anc.) e var. înterposita, areolata ed albina — N. Doderleini (D’Ane.) var. narzolina e pervariabilis. Sottog. Smaragdia Issel 1869. — Smaragdia viridis (L.) var. virgata, paucilineata e producta. Fam. NERITOPSIDAE Gray 1847. Gen. Neritopsis Grat. 1832 (tipo N. radula (L.)). Neritopsis radula (L.) var. subpustulosa. PARTE XXI (1). fNaricidae, Modulidae, Phasianellidae, Turbinidae, Delphinutidae, Cyclostrematidae e Tornidae) (con 4S@ figure). Fam. NARICIDAE Fischer 1885. Gen. Narica Récl. in Orb. 1841 (tipo N. cancellata (Chemn.). Narica (?) plioastensis Sace. Fam. MODULIDAE Fischer 1885. Gen. Modulus Gray 1840 (tipo M. tectus (Gmel.). Modulus Basteroti (Ben.) e var. spiratissima e rotundolaevis. Fam. PHASIANELLIDAE Chenu 1860. Gen. Phasianella Lk. 1804 (tipo Ph. australis (Gm.)) Sottog. Steganomphalus Harr. e Burr. — Steganomphalus pullus (L.) e var. picta. Sottog. Tricolia Risso (826. — Tricolia speciosa (Mùhlf.). Fam. TURBINIDAE Woodward. Gen. Turbo L. 1758 (tipo 7. marmoratus L.). Sottog. Senectus Humphr. 1797. — Senectus miotauriînus Sace. Sottog. Ninella Gray 1850. — Niînezla multicineta Sace. Gen. Leptothyra Carp. in Dall (tipo L. sanguinea (L.)). Sottog. Leptothyra str. s. — Leptothyra sanguinea (L.) — L. prosan- guinea Sace. Sottog. Cantrainea Jeffr. — Canirainea mamilta (Andr.) e var. derto- nensîis e minor — C. tauromiocenica Sace. Gen. Collonia Gray 1852 (tipo C. marginata (Lk.). Sottog. Collonia str. s. — Colonia excallifera Sacc. Sottog. Cirsochilus Cossmn. 1888. — Cirsochitus giobutus (Dod.). Sottog. Pseudonina Sacc. 1896. Pseudonina Bellardii (Micht.) (tipo del nuovo sottog.) e var. /aurosimplex. Gen. Astralium Link. 1807 (an So? Klein 1753) (tipo S. longispina Lk.). Sottog. Bolma Risso 1826, — Boma rugosa (L.) var. turritior, tu- (1) Settembre 1896, 96 berculata, horrida, spinosa, subtuspînosa, affinis, excanatliculata, Cocconti, crassiplicata e perrugoselta — B. Meynaraiî (Micht.) — B. taurinensis Sace. e var. pseudaffinis e percarinata — B. granosa (Bors.) e var. miocenica — B. muricata (Duj.) var. îalica, peran- gutata e taurangulata — B. Borsoni (Micht.) e var. semilaevis, basicarinata ed uvanilloides — B. proborsoni Sace. var conjungens — B. (an 0obolma Sace. 1896) castrocarensis (For.) e var forqua- lella. Sottog. Ormastralium Sacco 1896. — Ormastralium (Bors.) (tipo del nuove sottog.) e var. unocingulata, percommuniîs, bicingulata, bi- ‘orquata, tritorquata, subbitorquata, tricingultata, suprabicincta, ornata, supraornata, ornatissima e totornata. — 0. carinatum (Bors.) e var. prohenica, scalarata, elatissima, intercincta, perro- tunda, rotundornata e bolmoîdes — O. subspinosum (Rov.) e var. acrenulata — O. (an Tylastralium Sace. 1896) speciosum (Micht.) e var. laevior — O. (an Tyl.) taurospeciosum Sace. Fam, TROCHIDAE Gray. Gen. Trochus (Rond. 1554) Linneo 1758 (tipo Tr. néloticus L.). Sottog. Teetus Montf. 1810. — Tectus 2ucasianus (Brongn.) var. pl?- catoîdes. — Tectus vertex (Micht.) e var. subacrenata. — T. insigniîs (Micht.). Gen. Claneulus Montf. 1810 (tipo C. pharaornius {L.)). Sottog. Clanculus str. s. — Clanculus corallinus (Gm.) e var. turri- culata. Sottog. Clanculopsis Montrs. 1879. — Clancudopsîs cruciata (L.) var. Araonis — Ct. granifera (Dod.) — Ct. Hoernesi (Dod.). Sottog. Claneulella Sacco 1896. — Cranculellta Jussieui (Payr.) (tipo del nuovo sottogenere). Gen. Danilia Brusina 1865 (tipo D. Tinei Calc.). Danilia sublimbata (D'Orb.). Gen. Monodonta Lk. 1799 (tipo M. Zadio (L.)). Sottog. Monodonta str. s. — Monodonta cf. elegans Bast. Sottog. Monodontella Sacco 1896. — Monodontella quadrula (Micht.) (tipo del nuovo sottog.) e var. sîimplicior — M. taurelegans Sace. Gen. Trochocochlea Klein 1253 (tipo T. turdinata (Born.)). Trochocochlea turbinata (Born.) var. pliocenica — Tr. tauroparva Sacc. — Tr. laevigata (Dod.) — Tr. Brocchii (May.) e var. paucipicta, perpicta, elatissima e depressula — Tr. subcineraria (D’Orb.) e var. raripicia, Gen. Oxystele Philippi 1837 (tipo 0. merula (Chemn.)). Oxystele Amedei (Brongn.) e var. magnoelata e granellosa — 0. — 84 — rotellaris (Micht.) e var. sudaspirata, torquata, paucicincta e radia- tetta — 0. patula (Br.) e var. converodepressa, turritula e semisphae- rica. Gen. Gibbula Risso 1826 (tipo G. 22a9us (L.)). Sottog. Gibbula str. s. — Gidbula magus (L.) e var. cingulatior, per- depressa, infundibuliformis e taurominima — Gibbula semirotunda Sace. e var. latesulcala — G. argentaria (May.) — G. neglecta(Micht.) — G. euomphala (Phil.) e var. anodosula — G. tauranodosula Sace. Sottog. Forskalia H. ed A. Adams 1855. — Forskalia fanulum Gmel. var. cingulifera, canaliculata e converula — F. depressula Sacc. — F. Guttadauri (Phil.) var. sudunisulcata, planata, peretata e fanuloides — F. cf. catenularis (Eichw.). Sottog. Magulus Montrs. 1888. — Magu/us ardens (v. Salis) var. ela- tastensis — M. laeviardens Sacc. — M. pliosubcinctus Sacc. — M. albidus (Gmel.) — M. tauracutus Sacc. e var. gracilincia. Sottog. TumuJus Montrs. 1888. — Tumulus dertosulcatus Sace. Sottog. Phorculellus Sacco 1896. — Phorcu/eZus varius (L.) (tipo del | sottog.) — Ph. fauroparvus Sacc. - Ph. apenninicus Sace. — Ph. mutinocinetus Sacc. — Ph. affinis (Eichw.) var. protumida — Ph. tauroangulosus Sacc. e var. mioturbinoides — Ph. cf. quadristriatus (Dub.) — P%. diangutatus (Eichw.) var. porella. Sottog. Colliculus, Montrs. 1888. — Co/liculus Adansoni (Payr.) e var. castrensis, taurinensiîs, perconica e miohelicoides. Sottog. Glomulus Montrs. 1888. — G/omulus cf. turbinoîdes (Desh.) (an G/. purpureus (Risso)) — G/7. Monterosatoî Sace. Sottog. Phoreus Risso 1826. — Phorcus taurolaevis Sace. e var. de- pressula. Sottog. Gibbuloidella Sacco 1896. — Gibbuloidella divergens (Bon.) (tipo del nuovo sottog.) e var. rotundula e supraplanata. Sottog. Steromphalus Leach 1847. — Sferomphalus cf. obliquatus (Gmel.) — St. divaricatus (Li). Gen. Eumargarita Fischer 1885 (tipo E. helicina (Fabr.)). Eumargarita taurinensis Sacc. — Eu. cf. Kickxi (Nyst.). Gen. Solariella Wood 1842 (tipo S. obscura (Couth.)). Sotariella plioobscura Sace. — S. taurocineta Sace. — S. peregrina (Lib.). Gen. Calliostoma Swains. 1840 (tipo C. conulum (L.)). Sottog. Calliostoma str. s. — CaZliostoma conulum (L.) e var. per- elata, latecincta e Scacchii — C. crassocinctum Sace. Sottog. Ampullotrochus Montrs. 1890 — Ampullotrochus granutatus (Born.) var. laureata, percoronata, polygonatis, stoppaniana e per- conica — A. Scutiformis Sace. — A. subexcavatus (Wood.) var. = tauromiliaris — A. miliarîs (Br.) e var. sîmplicior, millegranus e Paolucciae — A. tauroelegans Sace. — A. cf. boscianus (Brongn.) — A. oligocenicus Sacc. — A. cingulatus (Br.) e var. perdentata e miotaurina — A. perstriolatus Sacc. — A. papilla (Eichw.) var. taurogranosa. Sottog. Jujubinus Montrs. 1884, — 7ujudbinus exrasperatus (Penn.) e var. Matoni, colligens e subcolligens — J. turricula (Eichw.) var. laevigranosa — J. striatus (L.) e var. perturriîta, laeviuscula, biba- sîlaris e Graviînae. Sottog. Strigosella Sacco 18396. — Sfrigosella strigosa (Gmel.) (tipo del nuovo sottog.) var. /urgidula, substrigosa e simulans. Fam. DELPHINULIDAE Fischer, 1885. Gen. Delphinula Lk. 1803 (tipo D. Zaciniata (Lk.)). Delphinula scobina (Brongn.) var. appenninica Sacc. Delphinula (an Pseudoninella) miosolarioides Sacc. Fam. CYCLOSTREMATIDAE Fischer 1885. Gen. Tinostoma H. ed A. Adams 1853 (tipo T. politum A. Adams). Tinostoma Woodiî (Hòrn.) e var. astensis e parvillima. Gen. Leuchorhynehia Crosse 1867 (tipo L. caledonica Cross.). Leucorhinchia miorotelloîdes Sace. Gen. Adeorbis Wood 1842 (tipo A. striatus Phil.). Adeorbis supranîtidus Wood — A. trigonostoma (Bast.) — A. mio- taurinensîs Sacc. e var. duplicocincta, crassecincia e plioastensis — A. miobicarinatus Sacc. Fam. TORNIDAE Sacco 1896. Gen. Tormus Turton 1829 (tipo T. subcarinatus (Montg.)). Tornus subcarinatus (Montg.). EROI PARTE XXII. Fam. PLEUROTOMARIIDAE D'’Orb. Gen. Ploeurotomaria Defr. 1821 (tipo P. ornata Defr.). Sottog. Entemnotrochus Fisch. 1885. — Entemnotrochus? gigas (Bors). Fam. SCISSURELLIDAE. Gen. Seissurella D’Orb. 1823 (tipo S. crispata (Flem.) Sottog. Schismope Jeffr. 1856. — S. striatula (Phil.). Fam. HALIOTIDAE Fleming 1828. Gen. Haliotis L. 1735 (tipo H. tuderculata L.). Sottog. Haliotis str. s. — 4. tuberculata (L.) var. tauroparva, per- spirata, tauroplanata e lametlosoides — H. ovata Bon. — H. mo- nilifera Bon. — H. anomiaeformis Sacc. Fam. FISSURELLIDAE Risso 1826. Gen Fissurella Brug. 1789 (tipo F. crassa Lk.) Fissurella (Glyphîs) graeca (L.) var. alveolata — F. (Glyphis?) îtalica Defr. e var. convexospirata, pergibbula, perexpansa, depres- siuscula, taurominor, reticulina, parvulina, gibboparvula e cory- thoides. — F. gibberula Lk. e var. dorsata e pergibberula — F. excentrica Dod. — F. costiciltatissima Sacc. Gen. Fissurellidea D’Orb. 1839 (tipo F. hiantula (Lk.)). Fissurellidea clypeata (Grat.) e var. fapina e marginatella. Gen. Emarginula Lk. 1801 (tipo E. fissura (L.)). Sottog. Emarginula str. s. — Emarginula fissura (L.) e var. pseu- doconica — E. conica Schum. — E. Grateloupî Bell. e Micht. e var. laeviuscula, fenestratella, variecostata e crassiclathrata — E. Chem- nîtzi Micht. e var. e/atecostata — E. cancellata Phil. e var. plio- granutosa e pyramidatior — E. crassa Sow. — E. Huzardti Payr. — E. elongata Costa var. plioaspera, gibbovata e Sotterî — E. bisulcata Rov. — E. profundesulcata Rov. e var. parvelliptica. Sottog. Loxotoma Fisch. 1885 — Loxotoma eocaenicum Sace. Sottog. Subemarginula Blainv. 1825. — Sudemarginula? prosculphitis Sace. =% = Gen. Rimula Defr. 1819 (tipo R. exquisita A. Ad.). Sottog. Semperia Crosse 1867. — Semperia dissita (Micht.). Gen. Seutum Mont. 1810 (tipo $S. australe (Lk.)). Scutum Bellardii (Micht.) e var. strictula e dertonensis. Gen. Zeidora A. Adams 1860 (tipo Z. reticulata (A. Ad.)). Zeidora ligustica Bell. Gen. Puneturella Lowe 1827 (tipo P. noachina (L.)). Puncturella noachina (L.). Fam. TECTURIDAE Gray (an Acmaeidae Carp.). Gen. Teetura Aud. ed H. M. Edwards in Cuv. 1830 (tipo T. mitra Esch.). Tectura virginea (Mùll.) var. acuta e parvolicustica — T. tauri- nensis Sacc. — T.? tauroconica Sace. Gen. Scurria Gray 1847 (tipo S. seurra Less.). Scurria pîleatà (Bon.) e var. etattuscula, digitiformis. Fam. PATELLIDAE Férussac 1821, Gen. Patella Lister 1688 (tipo P. vulgata L.). Patella neglecta Micht. e var. oblita; Klipsteini e percrassa — P. Borni Micht.— P. anceps Micht..e var. perradiata — P. crassosimplex Sacc. — P. subcentratis (Rov.) — P. pyramidalis Rov. e var. graci- licosta — P. protea Dod. — P. crassicostata Rov. e vàr. parvostriata. Sottoe. Cymbula H. è A. Adams 1854. — Cymbula excrenata Sace. Sottoclasse \Prosobranchiata. Ordine Pectinibranchiata (Aggiunte). Gen. {Pasimorio Sacco 1896 (tipo :F. carcarensis (Micht.)). Piisimorio carcarensis (Micht.) (Fwsus) e var. cingulatior e sim- plicior. Gen. Trochocerithium Cossmn. e Sace. 1896 (tipo T. 1urritum ‘(Bon.)). Trochocerithium turritum (Bon.).(Trochus) e var. imbricatior, la- tecrenata «e supracincta. Fam. 00CORYTHIDAE Fischer 1885. Gen. Oocorys Fisch. 1884 (tipo 0. 3ulcata Fisch.). Oocorys ligustica Sace. Fam. CYCLOPHORIDAE Gray 1847. Gen. Pomatias Stud. 1789 (tipo P. obscurum Drapn.). Pomatias subalpîinum Pini var. fossilis. Gen. Craspedopoma L. Pfeiff. 1847 (tipo C. lucidum Lowe). Craspedopoma conoîdale Micht. var. fossanensîs Sace. Gen. Ferussina Grat. 1827 (tipo F. anostomaeformis Grat.). Ferussina anostomaeformis Grat. var. italica Sace. Fam. CYCLOSTOMIDAE Menke 1830. Gen. Cyclostoma Drapn. 1801 (tipo C. elegans Miill.). Cyclostoma rhinocerontophilum Sacc. — C. praecurrens De Stef. var. fossanensis e Camerani. Fam. ACICULIDAE Fischer 1885. Gen. Acicula Hartmn. 1821 (tipo A. Zineata Drapn.). Acicula cf. lineata Drapn. Fam. TRUNCATELLIDAE Gray. Gen. Truncatella Risso 1826 (tipo 7. iruncatula (Drapn.). Truncatella truncatulta (Drapn.) e var. /aevigata. Sottoclasse Opistobranchiata Milne-Edwards. Ord, 'Tectibranchiata Cuvier 1812 (Vedi Ringicu/idae in Parte XII). Fam. ACTAEONIDAE D’Orb. 1842, Gen. Actaeom Montf. 1810 (tipo A. fornatilis (L.)). Actaeon tornatilis (L.) — A. cf. subulatus Wood — A. inflatus (Bors.) e var. /usuloîdes — A. puncitulatus (Fèr.) e var. ventricosa, striatel- tatior, malleata e gigantea — A. semistriatus (Fér.) e var. fusulatior, maculata, ligustica, perstriata, totostriata ed inflatella — A. attenuatus (May.) — A. Woodî (May.) — A. pinguis D’Ovb. e var. gibbosella — A. levidensîs (Wood). Gen. Actaeonidea Gabb. 1863 (tipo A. 0ryza Gabb.). Actaeonidea pseudopinguis Sacc. — A. achatina (Bon.) e var. mu- tinensis e brevispira. BERE EI Sottoe. Crenilabium Cossmn. 1889. — Crenilabium pedemontanum Sacc. Gen. Tornatella Conr. 1860 (tipo T. della Conr.). Tornatella simulata (Sol.) e var. diplicata. - Fam. TORNATINIDAE Fischer 1883. Gen. Tornatina A. Adams 1850 (tipo T. voluta (Quoy e Gaim.)). Tornatina lajonkaireana (Bast.) — T. spirata (Br.) e var. com- pressior ed Agassizi — T. tornata (May.). Sottog. Pseudavena Sacc. 1896. — Pseudavena tauroglandula Sacc. {tipo del nuovo sottog.) e var. fransiens — P. coclis (Ponzi) var. ligustica, radians e tornatinoîdes. Gen. Retusa Brown 1827 (tipo R. truncatula (Brong.)). Retusa truncatula (Brug.) e var. clavata — R. decussata (Bon.) — R. ebtusa (Montg.) var. plioparva. G. Volvula Adams 1850 (an Volvulella R.B. New. 1881) (t.V. acuminata (Brg.)). Volvula acuminata (Brug.). Fam. SCAPHANDRIDAE Fischer 1883. Gdn. Scaphander Montf. 1810 (tipo S. lignarius (L.)). Scaphander tlignarius (L.)e var. largionia, parvulina, dertonensîs e Grateloupi — N. oligoturritus Sacc. Gen. Sabatia Bell. 1877 (tipo S. uniplicata (Bell.)). Sabatia uniplicata (Bell.). Gen. Roxanmia Leach 1847 (tipo R. Cranchi Leach.). Roxania utriculus (Br.) e var. totornata e taurotaevis. Fam. BULLIDAE Lamarck 1822 p. p. Gen. Bulla (Kleln 1753) Linn. 1759 (tipo B. ampulla L.). Sottog. Bulla str. s. — Buzla subamputta D’Orb. e var. brunnea, tau- rinensis e colligens — B. d'anconeana Cocc. Sottog. Aerocolpus Cossmn. 1895. — Acroco/pus oligoplicatus Sace. Sottog. Haminea Leach 1847. — Haminea hydatis (L.) e var. hydatina. Fam. CYLICNIDAE A. Adams 1850. Gen. Bullinella New. 1891 (Cylichna Lov. 1846 non Burm. 1844) (tipo B. cylindracea (Penn.)). Sottog. Bullinella str. s. — Bu4lineZla cylindracea (Penn.) e var. con- voluta — B. subovularis Sacc. aio Sottog. Cyliehnina Montrs. 1884. — Cylichnina umbilicata (Montg.) —C. elongata (Eichw.) — C. cf. clathrata Defr. — C. pliosimplea Sacc. — C. Brocchiî (Micht.) — C. crassiplicata (May.) — C. testi- culina (Bon.) — C. intermedia Sacc. — C. pliocrassa Sace. — C. dertocrassa Sacc. e var. perclavata. Fam. PHILINIDAE Fischer. 1883 (Bullaeidae Chenu 1860). Gen. Philine Ascanius 1772 (tipo Ph. aperta (L.)). Sottog. Megistostoma Gabb. 1864. — Megistostoma rostratum (Desh.). Sottog. Hermania Montrs. 1884. — Hermania scabra (Mùll.) — A. catena (Montg.) — H. ventrosa (Wood) var. Zigustica. Fam. UMBRELLIDAE Chenu 1860. Gen. Umbrella Chemn. 1788 (tipo U. chinensis Chemn.). Umbrella mediterranea Lk. e var. plicata ed elongata. Sottoclasse Pulmonata Cuv. 1817. Ordine Geophila Fér. 1812. Fam. TESTACELLIDAE Chenu 1860 Gen. Testacella Cuv. 1800 (tipo T. haliotidea Drapn.). Testacella pedemontana Sace. Gen. Glandina Schum. 18!7 (tipo G. truncata Gmel.). Glandina taurinensis Sacc. e var. Metti. Sottog. Poiretia — Poîretia algira (Brug.) var. pseudoalgira. Fam. LIMACIDAE Lk. 1809. Gen. Limax L. 1758 (tipo L. maximus L.). Sottog. Heinemannia Malm — Meinemannia fossilis Sacc. — H. plio- ligustica Sacc. Fam. VITRINIDAE Chenu, 1860. Gen. Vitrina Drapn. 1801 (tipo V. major Fér.). Vitrina brevis Fér. . Gen. Hyalinia Fér. 1819. Sottog. Vitrea Fitzinger — Vitrea Faustinae (Sace.) e var. tassaroliana. Sottog. Euhyalinia Albers 1857 — Euhyalinia depressissima (Sacc.) e var. planospîra — E. cf. nitens (Gmel.) var. astensis Sacc. — E. cf. glabra (Stud.) — E. cf. radiatula (Ald.). è dae Fam. HELICIDAK Gray 1824. Gen. Geomalacus Allm. 1846 (tipo G. maculosus Allm.). Geomalacus pliocenicus Sacc. Gen, Helfix L. 1758 (tipo H. pomatias L.). Sottog. Galactochilus Sandberg. — Galactochilus exbrocchîî Sace. e var. major. Sottog. Tachea Leach, Gray 1840 — Tachea sepulta (Micht.) e var. roccadebaldiana. Sottog. Macularia Albers. 1850. — Macularia vermicularia (Bon.) — M. Bottinit Sacc. — M. magnitlabiata Sace. — M. pliobraidensis Sace. Sottog. Campylea Beck 1837. — Campylea? Haveri (Micht.). » Sottog. Zenobia Gray 1821. — Zenobia carinatissima (Sacc.) e var. villafranchiana. Sottog. Trichia Hartmn 1840. — Trichia cf. hispida (L.). Sottog. Carthusiana Kobelt. — Carthusiana cf. carthusiana (Mull.). Helix (2) Taramellii Sacc. — H. (?) pseudohyalinia Sace. Sottog. Polygyra Say 1817 — Polygyra planorbiformis (Sacc.) e var. tassaroliana — P. plioauricutata (Sacc.). Sottog. Drepanostoma Porro 1836. — Drepanostoma cf. nautiliformis (Porro). Sottog. (ronostoma Held. 1837. — Gonostoma obvoluta (Mùll.) — G. patuliformis (Sacc.). Sottog. Acanthinula Beck 1846. — Acanthrinula Paronae Sace. Gen. Patula Held. 1837 (tipo P. rotundata Drapn.). Sottog. Discus Fitzing. 1833. — Discus lateumbilicatus Sacc.— D. Pan- tanellii Sacc. Sottog. Janulus Lowe 1852. — Januw/us angustiumbilicatus Sace. Fam. PUPIDAE v. Martens emend. Gen. Bulimimus Eheremberg 1831. Buliminus Sp. Sottog. Petraeus Albers 1850. — Pelraeus sp. Gen. Pupa Drapn. 1805. Sottog. Pagodina Stabile 1864 — Pagodina Bellardii (Sacc.). Sottog. Orcula Held 1837. — Orcuza doltum (Drapn.). Sottog. Coryna Westerl. — Coryna proexcessiva Sacc. Gen, Vertizo Mill. 1774 (tipo V. antivertigo Drapn.). Sottog. ‘Searabella Lowe 1854. — Scaradella fossanensis (Sacc.).e var. quatuordentata Sace. — S. Capelliniî (Sacc.) e var. ligustica. Sottog. Alaea Jeffv. 1830. — A/aea globosa (Sacc.) e var. tassaroliana Sace, Sottog. Istmia Gray 1840. — Zstmia villafranchiana (Sacc.). Gen. Claustlia Drapn. 1805 (tipo €. plicatula Drapn.). Sottog. Polloneria Sace. 1885. — Pozloneria pliocenica Sace. Sottog. Laminifera Bottg. 1863. — Laminifera viltafranchiana (Sacc.). Sottog. Serrulina Mousson 1873. — Serrulina decempticata (Sacc.). Sottog. Pyrostoma Mòllend. — Pyrostoma Portisti (Sacc.). Sottog. Marpessa Gray 1840. — Marpessa protaminata (Sace.). Gen. Triptychia Sandb. 1872 (tipo Tr. antiqua (Schùbl.)). Triptychia mastodontophita (Sismd.) e var. emyphila. Fam. STENOGYRIDAE Fischer 1885. Gen. Ferussacia Risso 1826. Sottog. Folliculus Agass. 1837. — Folliculus Pollonerae (Sacc.) — F. tassarolianus (Sacc.). Gen. Ciomella Jeff. 1829 (tipo © subdeylindrica (L.)). Sottog. Zua Leach, Gray 1840. — Zwa cf. exigua (Menke). Gen. Caecilianella Fér. 1817 (tipo C. acicula Miill.). Caecilianella cf. acîicula Mill. e var. îrregularis. Fam. SUCCINEIDAE Chenu, 1860 emend. Gen. Suceinea Drapn. 1801 (tipo S. putris L.). Succinea oblonga Drapn. var. tripiychiophila. Ordine Gehydrophila Férussac 1819. Fam. AURICULIDAE Risso 1826. Gen. Alexia Leach (in Gray) 1847 (tipo A. denticulata (Montg.)). Alexia myotîs (Br.) e var. vasiensis, subbidentata, denticulatior, subglobosa, dentata, subpunctata e turritula. Sottog. Monica H. A. Adams 1853 — Monica Firmini (Payr.). Gen. Sulcomarinula Sacc. 1896 (tipo S. taurinensis Sacc.). Sulcomarinula taurinensis Sacc. Gen. Leuconia Gray 1840 (tipo L. didentata (Montg.)). Leuconia Serresi (Tourn.) e var. parvulina. Gen. Carychium O. F. Mùll. 1774 (tipo C. minimum Mùll.). Carichium minimum Mill. e var. Pantanellii — C. crassum Sace. <= ‘DAL Ordine Hygrophila Férussac 1821. Fam. LIMNAEIDAE Lk. Gen. Limnaea Lk. 1801 (tipo L. stagnalis L.). Sottog. Limnophysa Fitzinger. — Limnophysa anthracotheriorum (Micht.). Sottog. Gulnaria Leach. — Gu/naria plicata (Sacc.) — G. cf. peregra (Mull.). i Sottog. Limnus — Liîmnus bucciniformis (Sacc.). Gen. Ameylus Geoffr. 1767 (tipo A. /uviatilis Mull.). Sottog. Aneylastrum Bourg. — Ancylastrum simplex (Buc’hoz) var. parvula. Gen, Plamorbis Guett. 1756 (tipo P. corneus L.). Sottog. Spirodiscus Stein. — Spirodîscus Barettii (Sacc.) e var. cere- solensîs — S. Isselî (Sacc.). Sottog. Tropidiscus Stein. — Tropidiscus anceps (Sacc.). — T. (?) li- gnitarum (Micht.). Sottog. Gyrorbis Agass. — Gyrorbîs depressissima (Sacc.). Sottog. G'yraulus Agass. — Gyraulus albus (Miill.) — G. Stoppanti (Sacc.). Fam. PHYSIDAE Fischer 1885. Gen. Physa Drapn. 1801 (tipo Ph. fontinalis (L))). Physa Meneghinîi Sacc. Ordine Thalassophila Gray 1850. Fam. SIPHONARIIDAE Gray 1840. Gen. Siphonaria Sow. 1824 (tipo S. sipho Sow.). Siphonaria polygona (Sismd.) e var. pluricostulata, longiuscata ed irregularis — S. vartecostata Sacc. Gen. Williamia Montrs. 1884 (tipo W. Gussonti (0. G. Costa)). Williamia Gussonti (0. G. Costa) var. pliocenica, miocenica e par- volaevis — W. taurosimplex Sacc. =" a Classe AMPHINEURA. v. Iher. Ordine Polyplacophora Blainv. emend. 1816. Fam. CHITONIDAE Guilding 1829. Gen. Chiton L. 1758 (tipo Ch. squamosus L.). Sottog. Chiton str. s. — Chiton olivaceus Spengl. var. plioparva — C. miocenicus Micht. Gen. Middendorffia Carp. 1882 (tipo M. caprearum (Sch.)). Middendorffia subcajetana D’Orb. Gen. Lepidopleurus Leach in Risso 1826 (tipo L. cajetanus (Poli)). Lepidopleurus cajetanus (Poli) — L. marginatus (Penn.). Gen. Aeantochiton Leach emend. in Risso 1826 (tipo A. fascicularis (L.)). Acantochiton costatus (Rov.) e var. mutinocrassa ed astensis, Classe SCA PHOPODA. Brown 1862. Ordine Solenoconchia Lacaze-Duthiers 1857. Fam. DENTALIIDAE Roemer emend. 1836. Gen. Dentafium (Aldrov. 1615) Linn. 1740 (tipo D. elephantinum L.). Sottog. Dentalium str. s. — Dentalium sexangulum Schròt. e var. striolatissima, Noe, magnocostata, peracuta ed acutangularis — S. Guidottiî Sacc. — D. îinaequale Brn. e var. rotundatior — D. pas- serinianum Cocc. e var. striatissima — D. Michelottii Hoern. e var. intercosticillata, rotundulina, rotundosimplex, costulatior e costula- tissima — D. (?) novemciînctum Sace. Sottog. Antale Aldrov. 1618. — A. vulgare (Da Costa) var. perstriolata — A. Bouei (Desh.) e var. fauraspera, perlaevis e taurogracitlis — A. fossile (Schròt.) e var. raricostata — A. vitreum (Schròt.) — A. taurocostatum Sacc. e var. costulatior, atava, octogonatis e septem- costata — A. novemcostatum (Lk.) var. pseudaprina, mutabitis, inaequicostata, decemcostata, undecimcostata, duodecimcostala e tredecimcostata — A. dentale (L.) e var. astensis, sexdecimcostata, quatuordecimeostata, paucicostulata e maculatellata. Sottog. Entalis Gray 1840. (an Entaliopsîis New. e Harr. 1894) — En- talis simplex (Micht.) — E. miopseudoentatis Sace. e var. costatior — E. cf. acuta (Héb.) e var. appenninica — E. badensis (Partsch.) e var. pliocenica, laticostata, pseudobouei, paucicostata e planico- stata — E. miocenica (Micht.) — E. înterrupta (Schròt.) — E. tau- rostriata Sace. e var. simplicior, subjuvenis, decemcostata ed ano- malocostata — E. recta (L.) e var. dertonensis ed elaticostata. N è -qQg Sottog. Coccodentalium Sacc. 1896. — Coccodentalium radula (Schròt.) (tipo del nuovo sottog.) e var. gracî/lima e raricostata. Sottog. Pseudantalis Montrs. 1884. — Pseudantalis rubescens (Desh.). Sottog. Fustiaria Stoliezka (868. — Fustiaria polita (L.) — F. Jani (Hoern.) e var. striatellata — F. incertula Sace. Sottog. Gadilina For. 1885. — Gadilina triquetra e var. taurogractlis. Gen. Pulsellum Stoliczka 1868 (tipo P. lophotense (M. Sars)). Sottog. Pulsellum str. s. — Pu/seZlum lophotense (M. Sars) — P. cf. affine (M. Sars), Sottog. Entalina Montrs. 1884. Entalina tetragona (Br.) e var. pau- cistriata, Gen. Siphonodentalium M. Sars 1859 (tipo S. lobatum Sars). Sottog. Discides Jeffr. 1867. — Discides bdifissus (S. Wood). Gen. Cadulus Phil. 1844 (tipo C. ovulus (Phil.)). Sottog. Cadulus str. s. — Cadulus ovulus (Phil.) — C. taurovulus Sacc. — C. laurotumidosus Sacc. — C. tumidosus Jeffr. var. par- vulina e perinflata. Sottog. Loxoporus Jeffr. 1869. — Loxoporus subfusiformis (M. Sars) e var. faurominima — L. cf. propinquus (G. O. Sars). Sottog. Gadila Gray 1847. — Gadila gadus (Montg.) e var. ventricosa, gracilina e gadula. 10661.- ‘l'ip. V. Fodratti.& E, Lecco - Torino. - per: a MIMRIMINIMAATANI 3 2044 106 299 407