HARVARD UNIVERSITY. LIBRARY OF THE MUSEUM OF COMPARATIVE ZOOLOGY. \LLQS vba Nor dI 01 - Nana i90a, nità Mile Na La “es CECA RIA BOLLE T*FINO Musei di Zoologia ed Anatomia comparata della R. Università di Torino lai —— ecotbioo-— NY I LAV lea RA | N. 382-415 = rORINO TIPOGRAFIA PIETRO GERBONE via Gaudenzio Ferrari, 8 2 2 SR i e EE RR, El A A a INDICE ‘Pocock R. I. — On a new species of the genus Parabuthus. . Cognetti L. — Octolasium hemiandrum n. sp. e altri Lumbricidi rac- colti dal Dr. E. Festa nei dintorni della Spezia. . Borelli A. — (Materiali per la conoscenza della fauna eritrea, raccolti dal Dr. P. Magretti). Scorpioni. . Frassetto F. — Sui quattro centri di ossificazione del frontale in un cranio di Equus caballus juv. . Brunetti E. — On labelling insects. . De Visart E. — Tubifex Camerani n. sp. . Salvadori T. — Intorno ad alcuni uccelli delle Isole Spitzberghe. . Silvestri F. — Nota preliminare sui Termitidi Sud-Americani. . Rosmini 0. — Ricerche intorno alla variazione del Petromyzon Pla- neri Bloch. . Salvadori T. — (Spedizione polare di S. A. R. Luigi di Savoia, Duca degli Abruzzi). Cenni sulle raccolte ornitologiche. . Pollonera (. — (Spedizione polare di 8. A. R. Luigi di Savoia, Duca degli Abruzzi). Diagnosi preventive di nuove specie di Molluschi. . Parona €. — (Spedizione polare di S. A. R. Luigi di Savoia, Duca degli Abruzzi). Diagnosi di una nuova specie di Nematode. . Camerano L. — La lunghezza base nel metodo somatometrico in Zoologia. . Silvestri F. — Descrizione di nuovi Termitofili e relazioni di essi cogli ospiti (I-II). . Camerano L. — Flaminio Baudi di Selve. . Nobili G. — Note intorno ad una collezione di Crostacei di Sarawak (Borneo). . Silvestri F. — Descrizione di nuovi Termitofili, e relazioni di essi cogli ospiti. . Silvestri F. — Circa alcuni caratteri morfologici di Projapyx e loro importanza filogenetica. . Borelli A. — Di una nuova Planaria d’acqua dolce della Repubblica Argentina. . Gino G. — Ricerche sopra la variazione dell’Astacus pallipes Ler. . Nobili A. — Decapodi raccolti dal Dr. F. Silvestri nell'America Me- ridionale. 3. Borelli A. — Scorpioni raccolti dal Dr. F. Silvestri nella Repubblica 5 Argentina e regioni vicine. . Cognetti L. — Gli Oligocheti della Sardegna. . Camerano L. — Lo studio quantitativo degli organismi e gli indici di variabilità, di variazione, di frequenza e di isolamento. . Camerano L. — Lo studio quantitativo degli organismi e gli indici di mancanza, di correlazione e di asimmetria. . Cognetti L. — Oligocheti raccolti dal Dr. F. Silvestri nel Chile e nella Repubblica Argentina. . Camerano L. — Gordii raccolti dalla spedizione Skeat nella Penisola Malese, 1899-1900. . Sacco F. — I Molluschi dei terreni terziari del Piemonte e della Liguria. Parte XXVIII. . Camerano L. — Gordii raccolti dal Dr. F. Silvestri nella Repubblica Argentina e nel Paraguay. . Camerano L. — (Viaggio del Dr. A. Borelli nel Matto Grosso e nel Paraguay) Gordii. . Camerano L. — Gordii di Madagascar e delle isole Sandwich. . Camerano L. — Studio quantitativo degli organismi. Tabelle pel cal- colo degli indici di deviazione. . Salvadori T. — Due nuove specie di Uccelli dell’Isola di San Thomè e dell’Isola del Principe, raccolte dal sig. Leonardo Fea. . Nobili G. — (Viaggio del Dr. E. Festa nella Repubblica dell’Ecuador e regioni vicine). Decapodi e Stomatopodi. —t—ZT«CY:T=_— NOV BOLLETTINO Musei di Zoologia ed Anatomia comparata VA 69 e della R. Università di Torino Nss2 pubblicato il 3 Gennaio 1901 Von. XVI M.r R. I. Pocock. è On a new Species of the genus PARABUTHUS Parabuthus abyssinicus, sp. n. Q Closely allied to P. /ios0ma (Hempr. e Ehrenb.) from Aden, but with the carapace and abdominal terga, excepting the last, infuscate. The granulation of the ferga coarse and confined to a narrow transverse band running along the posterior portion of the terga but not covering half the area between the border and the anterior crest. In P. liosoma (9) the coarse granulation coves more than half the area and the rest of the area is furnished with fine granulation. Cauda? segments low as in P. Ziosoma but with their lateral margins less strongly convex when viewed from above. Chel@ with upper side of brachium more coarsely granular than in P. /7080ma and the hand and brachium a little wider. d' Differing from male of P. /iosoma in the same caracters as obtain in the females, except that the granulation of the terga is practically the same as in P. Ziosoma. Measurements în millimetres (9) Total length 90, carapace 10, tail 52, length of brachium 8, width (including spine) 3.2, length of underhand 4,3, width of hand 3,3. d' Total length 72, carapace 9,2, tail 47, length of brachium 7,8, width 3,5, length of underhand 6, width of hand 4. Loc.: Abyssinia; Shoa (Mus. Brit.). __—Pmkc6re*r£61 _!___ee @(—ef° °° =>. 1424 - Tip. Pietro Gerbone, Via Gaudenzio Ferrari, 3, Torino. 1,695 BOLLETTINO Musei di Zoologia ed Anatomia comparata della R., Università di Torino N. 385 pubblicato il 7 Gennaio 1901 Vor. XVI 7 RES ITALICAE I. Dott. LuIGI COGNETTI Octolasium hemiandrum nov. sp. ed altri Lumbricidi raccolti dal dott. E. Festa nei dintorni della Spezia. Lo scorso mese di febbraio il cav. Dr. Enrico Festa compì a scopo di raccolta un’escursione nei dintorni della città di Spezia sulla costa orientale del Mar Ligure. Egli visitò le colline che a nord-est e nord- ovest dominano detta città, e la breve catena che costituisce il promon- torio di Portovenere. Toccò pure due delle tre piccole isole che si trovano presso l'estremità di questo promontorio, e precisamente il Tino ed il Tinetto. M Tino raggiunge un’altezza di circa 100 m. sul livello del mare, e ‘ misura: 130700 mq. in superficie, Il Tinetto si eleva appena m. 18,60 sul mare, con una superficie di mq. ‘7600 (1). Tutto il materiale scientifico fu donato dal cav. Festa al Museo Zoo- logico di Torino (2). In esso è compresa una collezione di Lumbricidi provenienti daile località sopra indicate, composta di sette specie tra cui due nuove per la scienza. Di queste però una soltanto potei descri- vere particolareggiatamente; quanto all'altra i pochi caratteri che potei (1) Ho voluto riportare questi dati numerici per porre maggiormente in chiaro l’importanza delle due piccole località isolate dal continente. (2) Gli Isopodi terrestri vennero già studiati dal Dottor Paolo Tua, e si trovano descritti nel suo lavoro: « Contribuzione alla conoscenza degli Isopodi terrestri italiani », al N. 874, Vol. XV di questo Bollettino. PERI o ante dedurre osservando i due soli esemplari dai quali era rappresentata mi permisero unicamente di distinguerla dalle specie vicine senza poterle dare un nome. Helodrilus (Allolobophora) caliginosus, Sav. subsp. trapezoldes, Dugès (1). Loc.: Valletta di Fabiano (Colline a NO di Spezia), Colline a NE di Spezia. Come già il Rosa negli esemplari veneti di questa specie (2), così anch'io noto negli esemplari liguri raccolti dal Dr. Festa un paio di rigonfiamenti a ciascuno dei segmenti 9°, 10°, 11°, abbraccianti le setole ventrali ed estesi trasversalmente. Aggiungo che in tutti gli esemplari la gemina- zione delle setole ventrali ai detti segmenti 9°, 10° 11° (specialmente al 10* ed 11*) è minore che ai segmenti anteriori e posteriori. Negli esem- plari svizzeri di Z. (A.) caliginosus, subsp. trapezotdes, studiati dal Prof. E. de Ribaucourt, sono invece i segmenti 5, 6, 7, 8, 9 très larges et gonflés à la partie ventrale (3). Helodrilus (Allolobophora) chloroticus, Sav. Loc.: Colline a NE di Spezia, Colline tra Spezia e Portovenere, Val- letta di Fabiano (NO di Spezia). In quasi tutti gli esemplari adulti riscontrai due rigonfiamenti bian- castri a circondare le setole ventrali del 10° segmento; tali formazioni non appaiono nei giovani. Helodrilus (Bimastus), sp. Loc.: Colline a NE di Spezia, Is. Tino. Due soli esemplari, di cui uno in cattivo stato di conservazione. Lunghezza 25 mm., diametro 2 mm., segmenti circa 100. Forma del corpo cilindrica; colore cenerognolo, bianco-roseo al clitello. Le setole sono distanti: ab = de > cd; lo spazio ventrale aa è un po’ più stretto del dorsale dd. Il prostomio non intacca il primo segmento (Kopf prolobisch). Clitello (24 — 29) = 6, a sella, limitato lateralmente a metà dello spazio ad. Sul (1) Adotto la classificazione e la nomenclatura dei Lumbricidi stabilita dal Michaelsen in: Tierreich, Oligochaeta (Berlino 1900). (2) D. Rosa, Note sui Lombrici del Veneto « Atti del R. Istituto Veneto di scienze, lettere ed arti », Serie VI, T. 1v. (8) E. pe RIBAUCOURT, Etude sur la faune lombricide de la Suisse, « Revue suisse de Zoologie », vol. IV, 1896. 1: gg dorso i segmenti clitelliani sono poco distinti, alla regione ventrale sono rigonfi, e sono ben marcati i solchi intersegmentali di colore più oscuro. I tubercula pubertatis formano due strie longitudinali ininterrotte, poco rilevate, sui segmenti 25, 26, 27; in un esemplare si estendono sul lato destro anche al segmento 28. Aperture delle spermateche, pori dorsali, pori maschili e femminili non visti. I nefridiopori, visibili ai segmenti clitelliani, si trovano un po’ esternamente alla linea occupata dalla seconda serie di setole ven- trali (0). Le ghiandole calcifere sono in numero di tre paia ai segmenti 10*, 11°, 12°. Lo stomaco occupa i segmenti 14° e 15°, il ventriglio i due susse- guenti 16° e 17°. Primo paio di nefridii al 3° segmento. I testicoli ed i padiglioni in due paia ai segmenti 10 ed 11 non sono avvolti da capsule seminali.* Vescicole seminali due paia ai segmenti 11 e 12. Spermateche molto probabilmente assenti (1). Octolasium complanatum, Dugès. Loc.: Colline a NE di Spezia, Valletta di Fabiano (NO di Spezia), Isola Tino. Tutti esemplari adulti; si accordano esattamente con la descrizione che di questa specie dà il Rosa in: « Lumbricidi del Piemonte - Torino 1884 ». Noto tuttavia che la loro colorazione è bianco-rosea anzichè scura come di regola. Octolasium hemiandrum, nov. sp. Loc.: Colline a NE di Spezia, Valletta di Fabiano (NO di Spezia), Isola Tino, Isola Tinetto. Numerosi esemplari, tutti in ottimo stato di conservazione, in gran parte adulti (2). CARATTERI ESTERNI. — Lunghezza 60-100 mm., diametro 6 mm.; segmenti 120-150. Il corpo è cilindrico, anteriormente conico ; il terzo posteriore è, specialmente nei giovani, di diametro minore. Pochissimi individui presentano la coda un po’ appiattita dorso-ventralmente. Il colore (in alcool) è bianco-roseo, mai terreo; talora è visibile una (1) Se mai sono presenti esse debbono essere di dimensioni assai piccole, e si debbono aprire presso la linea mediana dorsale, giacchè in una serie di sezioni longitudinali dorso-ventrali non mi fu possibile rintracciare tali organi sebbene detta serie raggiungesse quasi l’asse longitudinale mediano del corpo. (2) Tornerebbe utile ricercare se mai questa specie è presente anche in altre località della regione Mediterranea ovvero è soltanto localizzata nei dintorni del Golfo della Spezia. ES e? lieve iridescenza ai segmenti anteclitelliani. Il clitello assume per l0 più una colorazione bianchiccia o giallognola. Le setole sono distanti, gli intervalli tra una setola e l’altra diminui- scono in direzione a-d, cioè: ab > be > cd. Sulla coda le setole sono più robuste che sulle altre regioni del corpo; ai segmenti clitelliani sono poco distinte le ventrali. L'esame di un preparato di cuticola dell’estremità anteriore mi rivelò la presenza, in qualcuno dei segmenti alternantisi con le aperture delle spermateche, di setole copulatrici appartenenti alla seconda serie ven- trale. Esse sono alquanto più lunghe delle omologhe dei segmenti ante- cedenti e susseguenti: mentre in queste il tratto che trovasi impiantato nella parete del corpo, quello cioè compreso tra il nodulo e l’estremità prossimale, è più lungo del rimanente; nelle setole copulatrici accade il contrario. Tali setole copulatrici non presentano ornamentazioni. Il prostomio è breve, più largo che lungo; epilobo ('/3); presenta ùn solco mediano longitudinale alla faccia ventrale. Il clitello occupa i segmenti 28 — 36 = 9, e talvolta si estende anche sul segmento 37°. Ai suoi margini laterali è limitato dai {udercula pu- dertatis siti ai segmenti 28-38 (39), nell’intervallo de. I tubercula pubertatis negli esemplari giovani, ancora sprovvisti di cli- tello, sono nettamente distinti l’uno dall'altro, negli adulti invece i solchi inversegmentali che con essi si alternano non sono tutti ugualmente profondi, sicchè su di un medesimo lato i /udbercula pubertatis vengono ad essere come fusi a gruppi di due o tre: gruppi che però non si cor- rispondono ai due lati del corpo. Fanno eccezione i {ubercuza pubertatis siti allo indietro del clitello, i quali restano sempre isolati tra loro anche negli individui adulti. Il primo paio di nefridiopori è al margine anteriore del 3° segmento, un po’ internamente alla linea occupata dalla seconda serie di setole dorsali (d); anche in questa specie v’ha irregolarità nella disposizione dei nefridiopori. Il primo poro dorsale è visibile all’intersegmento 4/,,. Le aperture delle spermateche, in forma di brevi fessure trasversali, sono in numero di sette paia all'estremo margine posteriore dei segmenti 6-12 (1), un po’ esternamente alla linea occupata dalle prime setole dorsali. Le aperture maschili, impercettibili, si trovano al 15° segmento. Le aperture femminili al 14°, anch'esse invisibili. CARATTERI INTERNI. — Le ghiandole calcifere sono in tre paia rispet= tivamente ai segmenti 10°, 11°, 12°; quelle del 10° hanno forma ovata (1) Questo carattere lo dedussi da osservazioni microscopiche, Ca 6 poggiano contro il dissepimento *°/,,, ai lati dell'esofago, col quale si collegano per uno dei poli. Lo stomaco occupa i segmenti 15° e 16°, il ventriglio i due seguenti: 117° e 18°. In ognuno dei segmenti 6°, 7°, 8°, 9°, 10°, 11°, si trova un paio di cuori. Apparato riproduttore (V. la figura). — Si è nell’apparato riprodut- tore maschile che l’Octolasium hemiandrum presenta i più importanti e forse gli unici caratteri differenziali. 1,\ Pane Lr) es i fiji N N Pa DVR) NETIZZZANI CALI iS fi £ \/ \ Apparato riproduttore maschile di 0. hemiandrum, n. sp. c. = capsula seminale mediana; c.d. = canale deferente; JY'gY = aperture sessuali maschili; p p = padiglioni cigliati dei vasi deferenti; ##= /estes; vv = vescicole seminali del X segmento; v'v' = id. del XII segmento, Le gonadi maschili o festes sono in numero di due soltanto, e non di quattro come in tutte le altre specie componenti la famiglia dei Lum- bricidi, Questo unico paio di testes si trova all’11° segmeuto contro il disse- pimento ‘°/,,, ai lati della catena gangliare ventrale. I padiglioni dei vasi deferenti, anch’essi in un solo paio, sono al medesimo segmento rim» = = petto ai testes. Testes e padiglioni sono racchiusi assieme a masse sper- matiche in un'unica capsula seminale mediana, a parete molto sottile. In questa unica capsula si aprono le vescicole seminali in numero di due paia, collocate rispettivamente al 10° ed all’11° segmento. Le ve- scicole del 10° segmento presentano ciascuna un'appendice digitiforme ripiegata contro la porzione principale; quelle dell’11°, sprovviste di appendice, sono alquanto più voluminose, per cui respingono all’indietro il dissepimento ‘/,3. Gli ovarî si trovano come al solito al 13* segmento, rimpetto ad essi stanno i padiglioni degli ovidotti. Sono alquanto ispessiti i dissepimenti 13-14 e 14-15. Le spermateche, ovali, sono in numero di 7 paia ai segmenti 6-12. Il canale che si diparte da ogni spermateca non attraversa il setto limitante posteriormente il segmento in cui si trova la spermateca stessa (Cfr. anche i Caratteri esterni). Dalla descrizione che ho data sopra appare chiaro come l’ Oc/olasium hemiandrum nov. sp. sia una forma vicinissima e quasi identica all’O. complanatum, Dugéès. Esternamente non è affatto possibile distinguere l’una dall’altra queste due specie. Una disposizione a gruppi dei tubercuza pubdertatis, quale si nota in molti esemplari adulti del nuovo lumbricide dei dintorni della Spezia, la ritrovai pure in qualcuno degli esemplari di O. complanatum provenienti da quelle stesse località; di più in questi si riscontra la medesima colorazione bianco-rosea (in alcool) che è normale per gli in- dividui (in alcool) della mia nuova specie. La piccola differenza nelle dimensioni non è sufficiente a far distin- guere le due forme. E così non mi consta che si sia posta in chiaro nell’O. complanatum la presenza o l’assenza di setole copulatrici ai segmenti in cui si trovano le spermateche, motivo per cui non si può servirsi neppure di ciò come carattere differenziale. Torna quindi necessario valersi dei caratteri anatomici interni; ma anche qui troviamo un’esatta rassomiglianza, eccezion fatta per l’ap- parato riproduttore maschile che presenta nelle due specie profonde differenze. Vediamo ora quale valore convenga assegnare ad esse. Nell’O. complanatum, che possiede due paia di testes e due paia di padiglioni rispettivamente ai segmenti 10 ed 11, si ha la seguente dis- posizione : « Vescicole seminali 4 paia ai segmenti 9, 10, 11 e 12, le 4 prime « vescicole sono in forma di storta chimica, le 4 ultime (minori) reni- Pal > « formi. Vi sono 4 capsule seminali ai segmenti 10 e 1), in ognuna delle « quali sboccano due vescicole, quelle dei segmenti 9 e 11 sboccando nelle « capsule del 10° segmento, quelle dei segmenti 10 e 12 sboccando nelle «capsule dell’11° » (1). Immaginiamo ora un O. complanatum cui manchi il paio di eszes del 10° segmento con gli organi accessorii (padiglioni, capsule e vescicole seminali), cioè metà dell’apparato riproduttore maschile, e noi avremo quasi ottenuto quanto è condizione normale nell’O. Remiandrum. Dico quasî poichè si oppone ad un esatto paragone la presenza nel- lO. hemiandrum di un’unica capsula seminale mediana mentre nel c07m- planatum le capsule seminali hanno una disposizione simmetrica ai due lati del corpo. Certamente un simile carattere potrebbe di per se solo allontanare la mia nuova specie non soltanto dal genere Octo/astum, ma dall’intero gruppo di Lumbricidi riuniti a formare l’antico genere A//o/odbophora (Rosa, Revis. Lumbr., 1893); tuttavia ritengo che ad esso si possa dare un’interpretazione tale da diminuirne d’assai l’importanza come carat- tere classificatore. Le capsule seminali possiedono nell’O. complanatum, come in tutti i Lumbricidi in cui tali organi sono presenti, una parete assai sottile e delicata; dippiù in uno stesso segmento la capsula seminale di un lato poggia direttamente contro quella dell’altro lato. Con tutta probabilità noi possiamo ammettere che originariamente anche nell’O. hemiandrum vi fossero due capsule seminali pari all’11* segmento, ma che in seguito esse si siano fuse per distruzione della parete nel punto in cui si trovavano a diretto contatto tra di loro, dando così luogo ad una capsula impari mediana la quale essendosi a sua volta fissata ne appare ora come un carattere costante in tutti gli esemplari. Quanto alla possibilità di porre nel medesimo genere una specie ad un solo paio di testes accanto ad altre nelle quali è normale la presenza di due paia di tali organi, essa è appoggiata dal fatto che già altri ge- neri tra gli Oligocheti si presentano in condizioni analoghe (1). Concludendo: L'Octolasium hemiandarum, n. sp. devesi ritenere come una forma vicina all’O. complanatum, Dugès, anzi da questa derivata per riduzione di metà dell'apparato riproduttore maschile e susseguente fissazione di tale carattere. (1) D. Rosa, Revisione dei Lumbricidi, in: « Mem. Accad. delle Scienze di Torino », Ser. II, Vol. xLUI. (2) Cfr.: Microchaetus e Pheretima (Das Tierreich; Oligochaeta, W. Mi- chaelsen, Berlin 1900). LS Lumbricus rubellus, Hoffmstr. Loc.: Colline a NE di Spezia. Un solo esemplare giovane, ancora sprovvisto di clitello, I udercula pubertatis sono appena accennati ai segmenti 28, 29, 30; quelli del 31 non sono ancora apparsi. Questo fatto conferma quanto già notò il De Ribaucourt nei suoi accurati studi sui Lumbricidi della Svizzera riguardo alla comparsa dei fubercula pubertatis (1). Secondo questo autore nel L. rudellus appaiono anzitutto ai segmenti 28 e 30, in seguito al 29, infine al segmento 31. Il L. rudbellus fu già raccolto in un’altra località della Liguria, ad Albenga, tuttavia è raro nella regione Mediterranea come pure altre specie del genere Lumbricus (2). Dall’Istituto di Zoologia ed Anatomia e Fisiologia Comparate della R. Università di Sassari. 1° Dicembre 1900. (1) E. DE RIBAUCOURT, Loc. cit. (2) D. Rosa, Revisione dei Lumbricidi, « Mem, della R. Acc, delle Scienze di Torino », Serie II, Vol. xLIII. 1403 - Tip, P. Gerbone - Torino BOLLETTINO Musei di Zoologia ed Anatomia comparata HE ba$ della R. Università di Torino N. 53S4 pubblicato il 30 Gennaio 1901 i Veri XVI Materiali per la conoscenza della fauna eritrea raccolti dal Dott. PAOLO MAGRETTI. D.r ALFREDO BORELLI SCORPIONI BUTHIDAE Buthus trilineatus (Ptrs.). Parecchi esemplari raccolti a : Adi-Hugri, Nefassit e Ela Berett (Eritrea). Parabuthus abyssinicus, Poc. . Questa specie recentemente descritta da Pocock (1) sopra due esem- plari raccolti nello Shoa e conservati nel British Museum, è molto affine al P. Ziosoma (Empr. e Ehrenb.). L'esemplare raccolto dal Dott. Magretti, che il Pocock ebbe la cortesia di confrontare coi tipi del British Museum, è una femmina giovane misurante 45 millimetri di lunghezza « il quale, così mi scrive l’illustre aracnologo di Londra, differisce dagli esemplari giovani del P. /7o80ma della stessa o di minor mole per avere la vescicola infuscata invecechè gialla. Esso è inoltre granuloso sopra i segmenti dorsali dell'addome ». Denti ai pettini 41-41. Locatità: Keren (Eritrea). SCORPIONIDAE Pandinus Magrettii, n. sp. Colore del tronco e della coda giallo-bruno che passa al bruno oscuro e al bruno olivastro sui margini laterali e anteriore del cefalotorace e (1) R. I. Pocock — On a new species of the genus Parabuthus. — Boll. Mus. Zool. Anat. Comp. Torino, N. 382, Vol. XVI, 1901. ER attorno al tuberculo oculare mediano, sulla parte anteriore dei segmenti superiori dell’addome e della coda. Mano rosso-bruna di sopra, un po’ più oscura al disotto, come gli altri articoli dei palpi mascellari di cui la granulazione volge all’olivastro; dita olivastre. Zampe giallo-fulve con macchie brune alle articolazioni; lobi mascellari del primo e secondo paio bruno-oscuri; pettini gialli, segmenti inferiori dell'addome gialli leggermente lavati di verdognolo nella parte posteriore; vescica giallo» bruna alquanto più chiara del rimanente della coda. Femmina più oscura del maschio principalmente negli ultimi segmenti della coda, quasi completamente bruno-olivastri, colla vescica bruno- oscura. Cefalotorace fortemente intaccato sul mezzo del margine anteriore ; fittamente coperto da una leggera punteggiatura, con alcuni grossi punti irregolarmente sparsi vicinò al margine anteriore e pochi granuli ro- tondi sparsi lungo il solco mediano davanti al tuberculo oculare, sui lati questi granuli sono più numerosi, principalmente nel maschio, e coprono quasi tutta la parte posteriore del cefalotorace ad eccezione del largo solco triangolare posteriore al tuberculo oculare. Segmenti superiori dell'addome finamente punteggiati, lisci anterior- mente granulosi posteriormenté pritrcipalmente sui lati. Nel maschio i granuli sono limitati alla metà posteriore nei due primi segmenti ma si estendono anche sui lati della metà auteriore nei quattro segmenti se- guenti; nella femmina invece essì s'incontrano soltanto sui lati della metà posteriore dei segmenti, sparsi nei due primi segmenti, abbastanza nume- rosi nei quattro segmenti seguenti. Sono anche degni di nota alcuni grossi punti disposti in serie sul margine posteriore dei segmenti. L'ultimo segmento finamente punteggiato, è liscio anteriormente e nella sua parte mediana, rugoso granuloso sui lati con granuli meno numerosi che negli altri segmenti ma più grossi; nella metà posteriore le parti rugose- sranulose sono separate dalla parte liscia mediana da due carene liscie dirette obliquamente dall’esterno all’interno. Segmenti inferiori dell'addome finamente punteggiati con alcuni grossi punti sparsi sulla loro superficie; i quattro primi forniti a destra e a sinistra d’un solco accorciato posteriormente, l’ultimo con traccie di 4 carene liscie accorciate anteriormente. Coda snella più lunga nel maschio che nella femmina. cd Carene ben marcate in' tutti i sesmenti ; liscie nel segmento I, nei segmenti II e II liscie ad eccezione delle dorsali e laterali-superiori den- tellate nell’estremità distale; nel segmento Iv le dorsali sono quasi com- pletamente dentellate, le laterali superiori dentellate nella metà distale, le altre liscie; nei quattro segmenti sono da notare alcuni peli impiantati sulle carene. Superficie inferiore dei quattro segmenti leggermente rugosa, liscia soltanto nell’intervallo compreso fra le due carene mediane; super- ficie laterali leggermente rugose; superficie dorsale liscia anteriormente, rugosa posteriormente sui lati, principalmente nei segmenti III e IV sui quali s'incontrano alcuni grossi granuli ; V segmento con carene inferiori, laterali e mediana, e margine infero-posteriore fortemente dentellate, con granuli spiniformi; superficie inferiore con alcuni grossi granuli disposti in serie a destra ed a sinistra della carena mediana nella metà anteriore del segmento; superficie laterali liscie neila metà inferiore, granulose nella metà superiore, la parte granulosa separata dalla parte liscia da una carena leggermente dentellata che si estende quasi per tutta la lunghezza del segmento; superficie superiore depressa e liscia nella parte mediana, con alcuni grossi granuli sui lati i quali si estendono sui margini superiori del segmento leggermente arrotondati, e coprono la metà superiore delle superficie laterali. Vescica oviforme di grossezza notevole,«di larghezza uguale a quella del segmento II della coda, in- feriore a quella dei segmenti I e II, superiore a quella dei segmenti Iv e v; debolmente rugosa con una impressione mediana sulla superficie superiore, fortemente rugosa-granulosa sulle superficie laterali ed infe- riore; con 5 striscie longitudinali liscie di cui due superiori sui lati e 3 inferiori. Aculeo fortemente ricurvo di lunghezza uguale circa alla metà della vescica. g Coda più granulosa che nel maschio. Carene dorsali dei 4 primi segmenti granulose; nel segmento I la granulazione è limitata alla parte posteriore delle carene, essa va aumentando dal segmento II al IV nel quale le carene dorsali sono fornite di granuli spiniformi per tutta la loro lunghezza; carene laterali superiori quasi liscie ad eccezione di quelle del rv segmento seghettate nella loro metà posteriore; carene inferiori liscie, Superficie inferiore e superiore della coda come nel maschio, però con rugosità e granulazione più marcate principalmente nel segmento Iv nel quale le carene dorsali sembrano come sdoppiate nella metà posteriore del segmento. Vescica più globosa e più corta che nel maschio, coll’aculeo proporzionalmente più lungo e meno ricurvo. Tanto nel maschio quanto nella femmina la vescica è pelosa lateralmente ed inferiormente. Omero finamente punteggiato; superficie superiore con grossi tuher- coli spiniformi sulle carene anteriore e posteriore e pochi granuli perliformi disposti in tre serie paralleli a queste carene sulla metà prossimale; superficie anteriore liscia con 4 grossi tubercoli disposti in serie nella parte prossimale i quali uniscono la carena superiore alla carena inferiore; superficie inferiore leggermente rugosa con alcuni grossi granuli sparsi sulla sua metà prossimale; superficie posteriore leggermente rugosa con alcune fossette pilifere disposte in serie parallela alla carena superiore. Tibia finamente punteggiata; posteriormente ru- gosa con 2 carene liscie interrotte da fossette pilifere; anteriormente fe ra finamente granulosa con 2 tubercoli spiniformi sporgenti nella sua parte prossimale inferiore, e separata da una serie di tubercolid alla superficie inferiore, la quale è leggermente rugosa e provvista anteriormente da 3 serie irregolari di fossette pilifere. Mano finamente e densamente pun- teggiata; colla superficie superiore coperta di rughe basse disposte a reticolo le quali meno pronunciate internamente, svaniscono sulla parte posteriore del lobo interno; alcune di queste rughe unendosi sul dorso della mano hanno l’aspetto di carene liscie, di cui due esterne corrono per tutta la lunghezza della mano e tre interne sono accorciate poste- riormente. Margine esterno della mano munito di una forte carena liscia, margine interno con una serie di grossi tubercoli spiniformi i quali dalla base del dito immobile si estendono solo per due terzi della lunghezza della mano. Superficie inferiore leggermente rugosa, con alcuni grossi tubercoli spiniformi limitati più specialmente alla sua parte distale e, alla base del dito immobile, disposti in due serie accorciate posterior- mente. Zampe finamente punteggiate coi femori sparsamente granulosi all’e- sterno. Articoli dei palpi mascellari e delle zampe muniti di lunghi peli bruni. Ultimo articolo dei tarsi del Iv paio di zampe esternamente con 4 spine, di cui 3 sul lobo terminale, internamente con 7 spine. Denti ai pettini: 20-22 nel maschio, 20-21 nella femmina. I denti sono più lunghi nel maschio che nella femmina e la lamella basale intermedia forma, al suo punto di attacco col rimanente dell’ap- parato genitale, un angolo retto nel maschio mentre nella femmina quest’angolo è notevolmente più grande. Misure în millimetri: 3 lunghezza totale del corpo 106, del cefalo- torace quasi 16, della coda 59, del 1 segmento della coda "7,5, del v segmento della coda 12,5, della vescica senza l’aculeo 8, dell’aculeo circa 4; larghezza del 1 segmento della coda poco più di 6, del v segmento della coda 4,5, della vescica 5;9; altezza della vescica 5,5; lunghezza della mano posteriore 9; larghezza della mano 13; lunghezza del dito mobile quasi 14, del dito immobile 9. g Lunghezza totale del corpo 113, del cefalotorace 16, della coda 57, del I segmento della coda poco meno di '7, del v segmento della coda 12, della vescica senza l’aculeo 7, dell’aculeo 4,5; larghezza del I segmento della coda 6, del v segmento della coda 4,5, della vescica 5,5; altezza della vescica 5,4; lunghezza della mano posteriore poco più di 9; lar- ghezza della mano 14; lunghezza del dito mobile 16, del dito immobile poco più di 10. Locatità; Keren (Eritrea). d' e 9 Questa specie è molto vicina al Pandinus exitialis (Poc.), dal quale essa differisce principalmente per i seguenti caratteri che il sig. R. I. SARE. Pocock, dopo d'avere confrontato i miei esemplari col tipo del P. exi- tialîis Poc. conservato nel British Museum, ebbe la cortesia di farmi notare: a) Lato superiore della mano non punteggiato e coperto anche sul margine del lobo di tubercoli distinti, o di corte rughe tubercoliformi ; tuhercoli del margine interno della mano estendendosi all’indietro quasi sino all'estremità del lobo . . . P. exitialis Poc. (# adulto e juv.). v) Lato superiore della mano visibilmente e fittamente punteggiato, coperto posteriormente di un reticolo di rughe basse, le quali cominciano a svanire posteriormente sopra il lobo; tubercoli del margine interno della mano non estendendosi all'indietro sul bordo posteriore del lobo. P. Magrettii, nov. sp. (4 e 9 adulti). ar! Hrsgi Me 160 ST) ini ì SIE “n Tot Liù Afe:Jabo i adito «vtr foce IM Ò si a Ra adotta èaaoa 08 trim gestirà. 100 "oto shot di. di nemititiontadità 6 TiCTia Foo, th 0 ifoliibo ita vr Metestiro 04I51t salite baeibitotao om siii sl VBA I) IE pilatitzo SI! I ya Op atggalitent Bus oink aatran (îliatv annali (RA Ontio into) Mugi at beret'adggt 1 obolsnst ‘ne ontnidi astetere Toh ifvatàdat «Gdo Pio Agna Bi7 Jodbl feb “iliigteog nino [ea .pntanborite ioh : da stittnh o a Be von ot E Sb DI pi e got CE fi . ® - | Ù vi MURA O i Ù Cal) ” dll Ù i VOMLAI AA si vu] Ki » ». die; i Thi 4 x # du SL i ge: ‘ vi i 4 i aa I c- te”; IC bi "a Zoologia ul Anatomia poraparata A Multa Ù trai varadia 4 Torto ù as rergeieg’ Ù z = è : ‘+ * un fà n e, rali tn : re minbieiicate i 20 Peobarozo 1201 Ol Î ì È si 7 sii dai da gara ar 4 [Ue ni) PRA sa Pi a Y sal - i] l| Li ti d. U mi DI rifica da 1004 $ dI TI URGE ‘ n a ATL d R IUT x LI è I . 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P. Gerbone - Torino i Vtuin PR SILUI BOLLETTINO Musei di Zoologia ed Anatomia comparata 11,695 della R. Università di Torino N. 385 pubblicato il 20 Febbraio 1901 NOTAI FaBIO FRASSETTO. “Sui quattro centri di ossificazione del frontale in un cranio di Equus cadballus juy. Nel 1899 (1) per interpretare la presenza della fontanella stefanica #£ ammisi, per coordinazione di fatti craniologici, quattro centri di ossifi- cazione nello sviluppo del frontale e quattro in quello del parietale. Di queste due ipotesi quella che riguarda il parietale ho creduto dimostrarla probabile l’anno scorso (2) (ed altro materiale che ho raccolto le dà larga validità) e quella che si riferisce al frontale è stata confermata dal Maggi (3) con un lavoro che apparve quasi contemporaneamente alla pubblicazione sulle fontanelle stefaniche. (1) Ora, con la descrizione di una sutura soprannumeraria (su/ura orto» metopica) riscontrata nel frontale di un giovane cavallo, in modo da ottenere un frontale quadripartito, porto nuovo contributo alla teoria dei quattro centri di ossificazione nella osteogenesi del frontale. E prima di tutto sarà bene ricordare che « nell’anatomia comparata sì distinguono i prefrontali detti anche frontali anteriori ; i post-frontali o frontali posteriori ed i frontali medi, detti anche semplicemente frontali e rispondenti ai frontali dell’anatomia umana » (Maggi) (3) e che nel nostro caso si tratta appunto del frontale propriamente detto. (1) FrasseTTo F. — Interpretazione meccanica di nuove fontanelle (fonta- nelle stefaniche) nel cranio dell’uomo e di alcuni altri mammiferi (con tavola). Estratto dalla « Rivista di Scienze Biologiche » N. 6-7, Vol. II, 1900. (2) Frassetto F. — Su la probabile presenza di quattro nuclei di ossifica- zione nel parietale dell’uomo e delle scimmie (con 4 figure). Abdruck aus den Verhaudlungen der Anatomichen Gesellschaft. auf der Vierzchisten Versamm- lung in Pavia von 18-21, April 1900. (3) Vedi Bibliografia. IO a Museo di Anatomia Comparata di Torino. — Cranio di Equus caballus juv. di circa 15 giorni (N. 4518), donato dal Dott. Cav. Enrico Festa. GENERALITÀ. — Il cranio piuttosto leggero (pesa gr. 637 compresa la mandibola) ha, nel complesso, sviluppo abbastanza armonico e rego- lare. Lunghezza totale, dal punto incisivo alla estremità più sporgente «dell’occipite mm. 340; diametro biparietale che cade a metà circa della «sutura parieto-squamosa mm. 93. La sutura lombdoidea, la esoccipito-sovroccipitale la esoccipito-basi- ‘occipitale e la sfeno-basilare, non sono ancora completamente chiuse. Le fontanelle asteriche, subasteriche e cerebellose persistono ancora. Nel fegmen cranti si notano due interparietali autonomi con suture peri-ossiculari finamente dentellate al margine anteriore. In questo mar- gine si potrebbero vedere inclusi, due altri ossicini interparietali, me- tamerici, ellissoidali col massimo asse dall’avanti all’indietro. Dico si potrebbero vedere perchè io attribuisco questa simulazione di ossicini ad un giuoco delle suture in quel punto. L’endocranio non posso esplo- rarlo per giudicare pro o contro. Dei due interparietali principali la massima lunghezza di quello di destra è di mm. 35 e di quello di sinistra mm. 38; la massima larghezza è nel primo di mm. 17 e di mm. 15 nel secondo. Nella faccia le suture sono semplici, regolari ed armoniche. Lievi alterazioni rachitiche si notano nel cranio e più specialmente nella faccia. I condili non ancora completamente ossificati appaiono ingrossati e reticolosi; finamente scabrosi per mancanza di tessuto compatto l’occi- cipitale l’interparietale, e leggermente anche il parietale nella zona che sta davanti all’interparietale ed il temporale nella pozione mastoidea ed in quella dell’apofisi jugale. Il frontale nella sua apofisi orbitale è finamente spugnoso e l’jugale lo è del pari ma in grado minore. I più alterati sono il mascellare che ha una struttura somigliante alla frontale e che nei palatini diventa un po’ friabile, e la mandibola che è alquanto friabile neî conditi. FRONTALE QUADRIPARTITO. — Anteriormente al 4° posteriore della sutura metopica (bifrontale) una sutura soprannumeraria (°*) attraversa il frontale tenendosi per breve tratto (mm. 20) quasi parallela alla sutura coronale; quindi s’incurva, si dirige obliquamente in fuori verso i lacri- mali e alla fine del suo percorso si orienta ad arco in faccia ai fori sopracciliari. In complesso ha la forma di un V rovesciato; è quasi sim- metrico rispetto alla sutura metopica ed in alcuni tratti, che nella figura sono segnati da puntolini, è sinostosata o quasi. Questa sutura soprannumeraria io denomino ortometopica perchè in LI altri casi di frontali quadripartiti che conosco essa è perfettamente or- me togonale alla sutura metopica e nel nostro la forma ad ansa non deve preoccupare per la stessa ragione che non ci impedisce di chiamare «coronale la sutura che divide il frontale dai parietali nel Cebus, quan- tunque essa sia a forma di V e ravvicinata di molto al /ambdda. Spiegazione della figura Frontale di Equus caballus juv. ridotto circa a metà. (Norma facciale) P parietale, N frontale, L la- crimale, N nasale, (**) sutura ortomenopîca. Chiamerò quindi sempre orfometopica la sutura soprannumeraria che nel frontale separa i centri anteriori dai posteriori senza preoccuparmi dell'andamento che essa può assumere per il mancato squilibrio nello sviluppo dei centri ossi che la limitano. Nell’endocranio verificare la presenza di questa sutura soprannume- raria è malagevole perchè esso è mascherato qua e là da frammenti meningei. COMPARAZIONI. — Mammiferi. Fra gli Equidae non ho trovato de. scritto alcun caso di sutura ortometopica. Ma in un lavoro dello Stau- renghi vedo figurato un feto di cavallo in cui mi pare vi sia un ac- ‘cenno di sutura ortometopica che però non è menzionata dall’autore. (1) Fra gli Artiodattili bunodonti il Maggi descrisse e figurò un caso di sutura ortometopica in un feto di Sus scrofa mostruoso Rrynocephalus; fra i Marsupiali in un cranio di giovane Didel/phys opossum, e di Didelphys philander; fra i Rosicanti in due neonati di Mus decumanus, (1) C. SraureNGHI. — Contribuzione alla osteogenesi dell’occipitale umano e dei mammiferi, con una nota sullo sviluppo del frontale e del parietale dell’uomo. — Fig. 41. — Pavia, Fratelli Fusi, 1899. in un altro neonato di Mus decumanus var. albinus, in un feto di Cavia Cobaya ed in altri due cranii di cavie giovani; fra i Carnivori in un cane maltese (Canis extrarius, hispanicus Metlitous, Fitz) e in un gatto (Felis domestica) mostruoso; e fra le Proscimmie in un feto di Stenops gracîtis. Negli altri ordini di Primati non ne ho alcuna notizia e nel genere Homo conosco soltanto il caso descritto e figurato dall’ Hamy in un cranio mostruoso notencefalo. Il rachitismo nei cavalli è noto. (Delle Chiaie, Popoff, Roloff, Benjamin, Redon, Kovanski, Rébert). Rettili e Uccelli. Anche fra i rettili (attuali e fossili) e fra gli uccelli si sono descritti alcuni casi di frontali quadruplici e quelli che io conosco si debbono alla attività del prof. Maggi (3). INTERPRETAZIONE. — Poichè una legge nota dice: fra due nuclei di ossificazione adiacenti, e solo quivi, può formarsi e persistere una sutura (1) essendo quì la sutura composta di due branche una destra ed una sinistra, considerabili come due suture distinte, ciascuna sepa- rerà a sua volta, sebbene parzialmente, due centri di ossificazione ed i centri saranno in tutto quattro, due anteriori e due posteriori, oppure due destri e due sinistri. (1) F. FrasseTtTo. — Su la legge che governa la genesi delle suture nel cranio. (Con una figura). — Abdruck aus den Verhaudlungen der Anatomi- chen Gesellschaft auf der Vierzchisten Veasammluug in Pavia von 18-21, April 1900. BIBLIOGRAFIA. MaccI L. — Fontanella metopica e frontali medii quadruplici nei vertebrati. superiori. Estratto da « Rendiconti » del R. Istit. Lomb. di sc. e lett. Serie II, Vol. xxxII, 1899. Hamy T. — De l’ostéogenie du frontal chez l'homme è propos d’une double anomalie d’ossification de cet os, observée chez un monstre notencéphale, Bull. du Mus. d’Hist. Nat. de Paris. Année 1900, N. 4, pag. 194. DELLE CHIAIE. — Dissertazione sull’anatomia umana comparata e patologica. Vol. II, Tav. LxxvI. Napoli 1849. Popow. — Rbhachitis bei einem Fillen. Arch. f. Veterinarmed. 1885. RoLorr. — Ueber Osteomalacie und Rachitis. Virchow’s Archiv. Vol. xxxvir, 1866. — Ueber di Ursachen der fettigen Degeneration und Rachitis bei den Fiillen. Virchow's Archiv. Vol. xLUI. BENJAMIN et Repon. — Société centrale de médice vétérinaire. Mars 1890. KovansKI. — Ueber Rachitis bei Fiillen. Arch. f. Veterinarmedicin, 1892. RoòsERT. — Rhachitis und Osteomalacie in einen Viehbestande. Sachsische Berichte, 1896. 1551 - Tip. Pietro Gerbone, Via Gaudenzio Ferrari, 3, Torino. BOLLETTINO Musei di Zoologia ed Anatomia comparata Ibof della R. Università di Torino N. 3586 pubblicato il 4 Giugno 1901 SERI ri E. BRUNETTI. Londra On labelling insects. There is a great lack of uniformity in labelling insects, owing to which it is often impossible to distinguish the name of the locality from that of the collector; and with reference to the date of capture, it is impossible to discover what is meant when the day of capture is less than the 13th, on account of some collectors placing the day of the month first, and others the month. For instance, a specimen taken on May 10.1901 would by some be labelled 10.5.1901, and by others (chiefly amongst Americans) 5.10.1901 On passing from one collection to another, the recipient would be in- decided as to whether the figures referred to May 10 or Oct. 5. Again, now that exchange abroad is much more common than for- merly, it is insufficient to give simply the village or wood in which the insect is taken. The province or county should also be given, in full if possible, unless the name of the Country be also added, when both the latter may be abbreviated; as for example « Bradford Yorks. Engl. » or « Shovel Mount, Burnet Co. Tex. ». It must be remembered that there are countries of Middlesex, Surrey and Cornwall in Jamaica, that there are simular instances everywhere, and hosts of towns with well known English names in the United States, in Canada and other colonies; so that specimens so ambiguously labelled as « London », « Victoria », etc., might give rise to much con- fusion in general collections. I have the honour, therefore to propose the following system of la- belling all insect: 18t The exact locality to be given in full, invariably including County (or Province) also, such as « Bognor Sussex », « Admont Styria », — 3 a « Palm Beach Florida » or, if the county’s name be abbreviated —, the country also be added —, as « Bradford Yorks. Eng. ». Qnd The date to be invariably given in the following order: day, month, year; and to further avoid misunderstanding the month to be given in roman numerals, thus: May 10th 1901 should read 10.V,1901. 34 The collector name (if added) to be always placed sideways to rest of the inscription, and the ticket to be attached to the insect so that it may be read from the right hand side of the specimen. Examples : TLalke Eenka INevr F'orest New York 14. VIII . 1901 Hants. Engl. 160-VI 21901 _ - LLI 1 DD LL [e | The scientific value of collections thus uniformly labelled, would, I think, be increased, and reference, at least, much facilitated. 1776 - Vip. Pietro Gerbone, Via Gaudenzio Ferrari, 3, Torino. BOLLETTINO Musei di Zoologia ed Anatomia comparata Il 695 della R. Università di Torino N. SS7 pubblicato il 4 Giugno 1901 RES ITALICAE ENRICO DE VISART Tubifex Camerani, n. sp. In uno dei dragaggi eseguiti in parecchi laghi italiani per uno studio sugli Oligocheti della fauna profonda dei nostri laghi, e più precisamente Fig. 1 Setola genitale (ingr. 237 volte) (La linea puntegg.® indica un’area di cellule differen- ziate). in un dragaggio fatto alla profondità di m. 10 nel mag- giore dei due laghetti di Avigliana (presso Torino) mi imbattei nella specie descritta qui sotto che ritengo nuova. I caratteri esteriori delle setole e la disposizione degli organi genitali mi fanno ascrivere questa specie al gen. Tubifex Lamarck e collocarla fra il T. rivulorum Lamarck ed il T. Heuscheri Bretscher. I caratteri esterni visibili nell’animale vivente sono i seguenti: Fasci dorsali anteclitelliani con 3-5 setole capillari ed altrettante setole pettinate od uncinate con uno o più denticoli mediani: fasci dorsali postclitelliani con setole uncinate senza denticoli mediani e setole capil- lari. Fasci ventrali di sole setole uncinate senza den- ticoli mediani. Le setole pettinate e le uncinate sono provviste di un nodulo mediano più o meno distinto. Il prostomio è lungo circa quanto il segmento boc- cale ed è ottuso anteriormente. I segmenti anteclitel- liani sono divisi ciascuno in due anelli, di cuì il po- steriore più largo porta le setole. Il colore dell'animale è roseo. La lunghezza è di mm. 30 circa, il diametro massimo di mm. 0,9; il numero dei segmenti 125. Il clitello occupa i segmenti X, XI, XII (il XII tutto intero, il X qualche volta non completamente). Nel X segmento sono assai visibili due setole genitali (fig. 1) grosse circa il doppio delle altre setole ventrali e alquanto più lunghe. Di esse solo la quarta o la quinta parte emerge dalla parete del corpo del verme. Esse sono collocate in prossimità dello sbocco delle spermateche. Nell’VIII segmento si vede un paio di anastomosi laterali rigonfie e pulsanti; in ciascuno dei due segmenti sessuali X e XI un altro paio di anastomosi pulsanti lunghe e sottili. Il canale digerente comincia ad essere colorato in giallo-bruno dalle «cellule cloragoghe al principio del VI segmento. Per dilacerazione al microscopio e per sezioni rilevai i seguenti altri «caratteri : Testicoli : Ovarì: Vasi deferenti : Prostate, peni protrattili: Pori sessuali femminili: -Spermateche : un paio nel » » X segmento XI » X-XI » XI » XI-XII » X » La forma delle prostate è globulare, quasi reniforme, anzichè a ven- Fig. 2. Spermateca contenente 8 spermatofori (ingr. 85 volte). taglio come nel Tubifex ri- vulorum Lam., e gli atrî sono meno ampî di quelli del T. rivulorum Lam. Le spermateche sono net- tamente divise in due partì : una tubulare e l’altra vesci- colare (fig. 2). Negli esem- plari da me esaminati le sper- mateche contenevano cia- scuna 7-8 spermatofori della forma disegnata (figg. 3, 4). Il sistema sanguigno è affatto simile a quel!o del T. rivulorum Lam. Fig. 3 — Spermatoforo. a) code degli spermatozoi — D) sostanza cementante c) teste e pezzi intermedî degli spermatozoi. (ingr. 220 volte). Fig. 4, Sezione trasversale dello spermatoforo. a) code degli spermatozoi b) sostanza cementante c) teste e pezzi intermedî degli spermatozoi. (ingr. 220 volte) Il cervello è concavo posteriormente e munito di un forte muscolo mediano anteriore, e due altri laterali posteriori. (Fig. 5). Fig. 5 — Cervello. “Cn tresca laterali — m' muscolo mediano anteriore — ma muscoli laterali posteriori. Il Tubifex Camerani wiXi si distingue dal T. rivulorum Lam. per i seguenti caratteri: Presenza di setole genitali, forma delle spermateche, degli spermatofori e delle prostate, forma del cervello (mancanza del lobo mediano posteriore). Col T. Heuscheri Brefscher ha in comune la presenza di setole ge- nitali, ma si differenzia da esso per la forma delle spermateche, per la forma del cervello, per la posizione del clitello : nel T. HeUScHERI nel T. CAMERANI Bretscher mihi di (in parte) il clitello occupa | X i segmenti px (in parte) XI XII La diagnosi che propongo per la n. sp. è la seguente: Tubifex Camerani, n. sp. Setole dorsali capillari uncinate e pettinate, queste ultime solo nei segmenti antectlitelliani. Cervello concavo posteriormente. Setole ge- nitali nel X segmento. Spermateche a forma d’acino. Il clitello occupa î segmenti X, XI, XII. Habitat: I /îm0 dei laghetti di Avigliana (Torino). (4°) FS BIBLIOGRAFIA. . VeJpovsgy F. — System und Morphologie der Oligochaeten Prag 1884. . VAILLANT L. — Histoire naturelle des annellés marins et d’eau douce. Paris 1890. . BeppaRrD F. E. — A Monograph of the Order of Oligochaeta. Oxford 1895. . BreTtscHER K. — Mitteilungen iber die Oligochaetenfauna der Schweiz. Rev. Suis. d. Zool., Tom. 8, Fasc. 1, 1900. 1746 - Tip. Pietro Gerbone, Via Gaudenzio Ferrari, 3, Torino. BOLLETTINO Musei di Zoologia ed Anatomia comparata IL b9$S della R. Università di Torìno _N.3SS pubblicato il 19 Giugno 1901. Vor. XVI ToMMASO SALVADORI Intorno ad alcuni UCCELLI delle Spitzberghe Nell'estate del 1898 S. A. R. il Principe di Napoli, ora S. M. il Re Vittorio Emanuele III, fece un viaggio in Norvegia e nelle Isole Spitz- berghe. Nel volume IX delle Memorie della Società Geografica Italiana, pp. 82- 104 (1899) è stampato un articolo di X. Y. intitolato: « Sulle coste della Norvegia e delle Spitzberghe. Appunti di un viaggio compiuto nell’estate 1898 dal yacht Je/a di proprietà di S. A. R. il Principe di Napoli » (con 6 tavole in fototipia ed una carta). Una nota cì fa sapere che le fototipie sono riproduzioni di fotografie eseguite da S. A. R. la Principessa di Napoli, ora S. M. la Regina Elena. Quel viaggio fu fatto per diporto, per desiderio di vedere e di ap- prendere e per scopo di caccia. A pag. 101 sono indicati gli animali uccisi in sette giorni di caccia, fra i dodici passati alle Spitzberghe : 52 Renne — 1600 circa uccelli, fra cui moltissimi eider — 6 foche — 1 volpe. Sebbene l’avifauna di quelle isole sia ben conosciuta tuttavia non sarà al tutto inutile ricordare in questa breve nota alcune cose intorno agli uccelli fatti preparare al sig. Carlo Bainotti e riportati in Italia; essi sono ‘74, appartengono a 14 specie e per la maggior parte (51) furono donati da S. A. R. il Principe di Napoli al Museo Zoologico di Torino. Vi sono tra gli altri uccelli quattro pernici della neve, che mi sono sembrate meritevoli di uno studio speciale, e che mi hanno dato l’oc- casione principale per pubblicare questa breve nota. LE dol e Gli esemplari conservati non recano alcuna indicazione intorno al loro sesso ed al luogo preciso nel quale furono uccisi. Torino, Museo Zoologico, giugno 1901. 1. Plectrophenax nivalis (Linn.). Un esemplare riservato a S. A. R. il Principe di Napoli. 2. Lagopus hyperboreus, Sund. « Eisvogel », Martens, Spitzb. Reiseb. p. 53. « Ice-Bird ». Marten, Account of Voyages (Engl. transl.), p. 74 (?). Tetrao lagopus, Ross. (nec Liun ). App. Parry’s Narrative, p. 193 (1828). Lagopus alpina var. hyperborea, Sundev. in Gaim. Voy. Scandin. Atl. Livr. xxxvII, pl. — (1838) (descr. nulla). Lagopus mutus, part. G. R. Gr., List B. Brit. Mus. pt. II, p. 48 exempl. / (1844). Lagopus hemileucurus, Gould, P. Z. S. 1858, p. 554 (Spitzbergen). — Evans and Sturge, Ibis, 1859, pp. 169, 170. — Newt. P. Z. S. 1864, pp. 496, 498. — id. Ibis, 1865, p. 502. — id. J. f. O. 1867, p. 208. — G. R. Gr., List Gallinae Brit. Mus. p. 93 (1863). — id. Hand-List Gen. and Sp. of B. 11, p. 278, n. 6839 (1870). — Newt. Ibis, 1871, p. 249. — Heugl. J. f. O. 1871, pp. 98, 103. — Dress. KR. of Eur. v, p. 179, pl. 482 (1871). — Heugl. J. f. O. 1872, p. 205. — Olphe-Gall. Faun. Orn. Eur. Oce. fasc. 37-40, p. 61 (1886). — Newt. Dict. of B. p. 393 (1893). — Trevor-Battye, Ibis, 1897, p. 587. Tetrao alpina, Thorell, Bidr. Spitsberg, p. 51 (1859). Lagopus hyperborea, Malmgr. Oefv. K. Vet.-Ak. Féorh. 1863, p. 100. — id. J. f. O. 1863, pp. 359, 361, 367, 371, 384, 456, 457; 1865, p. 389. — Stejneger, Zeitschr. ges. Orn. 1884, p. 89. Lagopus alpinus, var. hyperboreus « Sundev » Malmgr. Oefv. K. Vet.-Ak. Forh. 1864, p. 379. — id. J. f. O. 1865, pp. 194-199. Lagopus hyperboreus, Elliot, Mon. Tetr. pl. xx1v (1865). — Heugl]. J. f. O. 1871, p. 92 (W. Spitzbergen). — Nordensk. Voy. Vega, I, p. 130 (1881) (Spitz- bergen). — Grant, Cat. B. Brit. Mus. xxII, p. 51 (1893). — Chapm. Bull. B. O. C. n. x, p. x (1893); Ibis, 1894, p. 122 \Spitzbergen). — Grant, Handb. Game-birds, 1, p. 48 (1895). — Sharpe, Hand List Gen. and Sp. B. I, p. 19, n, 13 (1899). Lagopus rupestris? Newt. Ibis, 1865, p. 504. Lagopus var. hyperboreus, Baird. Am. J. Sc. and Arts, XLI, p. 28 (1866); J. f. O. 1866, p. 344; Ibis, 1867, p. 286. Tetrao hyperboreus, « Sund. » Heugl. J. f. O. 1871, p. 98. Lagopus rupestris, var. hyperborea, Sandev. Oefv. Sv. Ak. Fòrh. 1874, pp. 18, 20 (Spitzbergen). Tetrao hemileucurus, Giebel, Thes. Orn. ni, p. 609 (1877). Lagopus mutus, var. hyperboreus, Seebh. Hist. Brit. B. II, p. 425 (1884). Sono stato assicurato dal sig. Carlo Bainotti che molte pernici della neve furono uccise dalle persone del seguito di S. A. R. il Principe di Napoli, ma avevano le piume in pessimo stato e non furono perciò con- servate; invece otto esemplari di questa specie furono acquistati da un «cacciatore; pare che essi fossero stati uccisi nel maggio, erano in carne e gelati, e furono preparati dal sig. Carlo Bainotti. Di questi otto esemplari sei sono in perfetto abito invernale ed in tutto «simili fra loro; uno è simile ai precedenti, ma conserva una piuma isabellina con fascie trasversali formate da punteggiature grigio-nericcie; -ed uno finalmente è in gran parte bianco, ma conserva molte piume rossigne con fascie trasversali nere. Nessuno degli esemplari reca la indicazione del sesso; ma fra gli esem- «plari in abito perfetto invernale alcuni sono più Soi ed hanno la fascia nera sulle redini più larga, questi probabilmente sono maschi, mentre altri esemplari alquanto più piccoli hanno la fascia nera delle redini più stretta; questi probabilmente sono femmine (1); mi pare inoltre «che lo spazio di pelle rossa nuda sopra gli occhi sia più esteso nei primi che non nei secondi. Tutti sono notevoli per le piume del corpo molto soffici. Una differenza notevole esiste nella coda fra i primi sette esemplari e l’ultimo ; questo, oltre alle due timoniere mediane bianche, ha pure bianca la metà basale circa delle altre timoniere, giustificando così il nome specifico Remileucurus dato a questa specie dal Gould: la parte bianca delle timoniere laterali aumenta dalla timoniera esterna verso le interne, e diminuisce invece la porzione nera; inoltre la prima timo- niera od esterna ha il vessillo esterno bianco per circa due terzi della «porzione basale, e nero soltanto il terzo apicale ; il vessillo interno della medesima è quasi interamente nero, più chiaro, volgente al grigio, verso la base. — Questo esemplare ha grandissima somiglianza con quello figu- rato dal Dresser (1. c. fig. ant), che era stato raccolto dall’Heuglin. Gli altri tre esemplari rimasti al Museo di Torino, e che, come si è detto, vestono l’abito perfetto invernale, tranne uno che conserva una sola piuma sui lati della regione interscapolare, bianca alla base ed isa- “bellina con fascie scure all'apice, hanno la coda quasi interamente nera, coll’apice e con una piccola parte basale bianca; questa non è visibile se non si sollevano le piume del sopraccoda; quella fascia è un poco più larga nell’esemplare che conserva la piuma isabellina; a me sembra che la fascia bianca alla base della ‘coda sia larga negli esemplari in abito ‘estivo, od incompleto, e si restringa negli esemplari adulti in abito inver- nale, tanto che questi per la coda non si distinguono dal Lagopus ru- pestris e dal L. mutus e perciò la distinzione del L. Ryperboreus fondata sulla coda largamente bianca alla base, ed affermata anche dal Grant (Il. cc.), non è esatta, giacchè quel carattere non è costante ed è proprio a quanto pare degli esemplari in abito estivo, od incompleto. (1) Anche l’Heuglin (J. f. O. 1871, p. 89) fa notare che nelle femmine la «stria nera sulle redini è meno sviluppata che non nel maschio. L'Heuglin (J. f. 0. 1871, pag. 99) aveva già fatto notare che negli adulti in abito invernale la base bianca delle timoniere è più stretta che non nei giovani (die weîsse Basîs schmdier). — Anche nel Lagopus mutus s'incontrano sovente esemplari giovani che vanno assumendo. l’abito invernale, i quali hanno Ja base delle timoniere estesamente bianca, Da tutto ciò si puo concludere che il L. ryperdoreus nell’abito in- vernale si distingue dalle specie affini quasi soltanto per le dimensioni maggiori e per le piume più soffici, che la femmina differisce dal maschio per avere le redini nere più ristrette, e finalmente che nell’abito estivo il L. hyperboreus si distingue dalle specie affini e specialmente dal L. mutus, oltre che per le dimensioni maggiori, pel colorito fulvo più ocraceo. delle piume, le quali nel ZL. 22u/us hanno tinta più grigiastra. Anche il Chapman (l. c.) considera come caratteri distintivi del L. fyperdoreus le dimensioni maggiori, il becco ed i piedi più robusti e l'abito estivo più bruno. 3. Arquatella maritima (Gm.). Cinque esemplari dei quali quattro si conservano nel Museo di Torino. 4. Phalaropus fulicarius (L.). Un esemplare in abito perfetto, donato al Museo di Torino. 5. Rissa tridactyla (L.). Dieci esemplari, nove si conservano nel Museo di Torino. 6. Larus glaucus, Gm. Quattro esemplari, uno solo è rimasto al Museo di Torino. 7. Stercorarius crepidatus (Gm.). Quattordici esemplari, tranne uno, tutti conservati nel Museo di Torino. 8. Fulmarus glacialis (L.). Sei esemplari, dei quali cinque si conservano nel Museo di Torino. 9. Anser brachyrhynchus, Baill. Tre esemplari, uno adu!to e due pulcini, tutti tre riservati a S. A. R. Principe di Napoli. 10, Harelda glacialis (Linn.). Quattro esemplari, due dei quali sono rimasti al Museo di Torino. 11. Somateria mollissima (Linn.). Quattro esemplari, due adulti e due pu!cini; soltanto i due adulti fu- rono donati al Museo di Torino. 12, Cepphus mandti (Licht.). Sette esemplari, sei dei quali sono rimasti al Museo di Torino. 13. Uria lomvia (Pall.). Cinque esemplari, uno di questi manca nel Museo. 14. Fratercula glacialis (Leach). Due esemplari, uno si conserva nel Museo di Torino. i. o 1815 - Tip. P. Gerbone - Torino BOLLETTINO Musei di Zoologia ed Anatomia comparata IWG9IS della R. Università dì Torino N. 3s© pubblicato il 9 Luglio 1901 —Von. XVI Dott. FILIPPO SILVESTRI Nota preliminare sui TERMITIDI sud-americani. * Si Durante i miei viaggi nell'Argentina, nel Paraguay e nel Matto Grosso furono i Termiti gli insetti, che più attrassero la mia attenzione: li ri- cercai ovunque, ne osservai per quanto potei i costumi, ne esaminai le costruzioni. In tal modo potei riportare con me in Italia una ricca col- lezione di essi e una serie di note intorno al loro modo di vivere. Dal mio ritorno mi occupai di studiare tale raccolta, ed ora giunto al fine, siccome la pubblicazione del lavoro esteso dovrà ritardarsi a causa del gran numero di disegni, che l’accompagnano, credo opportuno pub- blicare una nota preliminare sulla parte sistematica. Bevagna (Umbria), 15 giugno 1901. Fam. TERMITIDAE. Subfam. Calotermitinae. 1. Porotermes quadricollis (Ramb.) Hag. Temuco, Pitrufquén (Chile). 2. Calotermes fulvescens, sp. n. g Fulvescens abdominis ventre cremeo. Antennae 17-18 (16-19)-arti- culatae, articulo tertio secundo longitudine subaequali parum crassiore, articulo quarto tertio aliquantum breviore. Ala anterior inter costam et subcostam venis basalibus duabus. Pronotum fere duplo latius quam longius, rectangulare, angulo antico aliquantum rotundato, antice parum emarginatum. Pedes tarso plantula minima. Long. corp. cum alis mm, 12,5-13, sine al. 9,5-10. Patria: Cuyabà. 8, Calotermes hirtellus, sp, n; go ppi © Differt a Ca/. fulvescente corpore setis instructo, antennis 19-arti- culatis, pronoto aliquantum latiore quam longiore, postice paululum latiore quam antice. Long. corp. cum alis mm. 14, sine al. 9. Patria: Itaisi (Cuyabà). 4. Calotermes modestus, sp. n. Rex: fulvus totus, oculis nigris. Pronotum paullo magis quam duplo latius quam longius, trapezoideum, angulo antico valde rotundato, po- stico aliquantum rotundato. Long. corp. mm. 8. Patria: Corrientes (Rep. Argentina). 5. Calotermes latifrons, sp. n. Miles: Caput postice latericium, antice nigrescens, nitens, pronoto antice latericio nigro marginato, postice cum cetero corpore cremeo. Labrum subquadratum, angulis anticis late rotundatis. Mandibulae lon- giusculae : dextra dentibus duobus sat magnis, sinistra dentibus duobus parvis, approximatis. Antennae 13-articulatae, articulo tertio quarto duplo longiore, parum crassiore. Pronotum fere duplo latius quam longius, an- gulis posticis valde rotundatis, antice incisura parva triangulari margine sursum aliquantum vergente, parum crenulato. Long. corp. mm. 9. Patria: Las Trincheras (Venezuela) Meinert. 6. Calotermes incisus, sp. n. c Antennae 16-articulatae, articulo tertio quarto parum longiore. Pronotum fere duplo latius quam longius, antice parum emarginatus angulis anticis vix rotundatis, posticis valde rotundatis. Ala anterior inter costam et subcostam venis basalibus 2. Long. corp. cum alis mm. 10, sine al. 6,5. Patria: S. Jean (Venezuela) Meinert. 7. Calotermes temuocephalus, sp. n. Miles: Caput antice etiam crassum, clypeo fere verticali, medio supra triangulariter et sat profunde inciso. Labrum antice rotundatum. Man- dibulae breves, apice valde acuto, recurvo; dextra dentibus duobus, sinistra tribus. Antennae 11-12 articulatae, articulo tertio secundo lon- gitudine fere aequali. Pronotum antice emarginatum, angulis anticis rotundatis, posticis rectis. Long. corp. mm. 4,5. Patria: Las Trincheras (Venezuela) Meinert. 8. Calotermes triceromegas, sp. n. Miles: Caput antice oblique truncatum, supra antennarum radices utrimque tuberculo parvo auctum. Labrum antice rotundatum. Mandi- bulae parum longe a basi attenuatae, parallelae, apice acuto recurvo, dextra dentibus duobus parvis, sinistra dente altero parvo, altero mi- nimo. Antennae articulo tertio quarto magis quam duplo longiore, valde crassiore. Pronotum margine antico aliquantum sursum vergente, vix vix crenulato. Long. corp. mm. 5,8. Patria: Cosquin (COrdoba), gi 9. Calotermes taurocephalus, sp. n. Miles: Caput antice etiam crassum, medium parum excisum utrimque processu triangulari, crasso, aliquantum longo, apice antrorsum et ex- trorsum vergenti auctum. Labrum antice rotundatum. Mandibulae elon- gatae, et parum longe a basi attenuatae apice acuto, recurvo: dextra dentibus duobus parvis, sinistra dentibus 3-4 perparvis. Antennae 11- articulatae, articulo tertio ceteris crassiore, longitudine secundo aequali vel parum longiore et semper quarto parum longiore. Pronotum antice medium incisura triangulari sat profunda, utrimque marginibus sursum aliquantum vergentibus, rotundatis, vix crenulatis. Long. corp. mm. 11,4. Patria: Corumbà. 10. Calotermes lobicephalus, sp. n. Miles: Caput antice etiam crassum fere recte truncatum ita ut clypeus fere verticalis, bilobatus, lobis ab incisura sat profanda disiunctis, late rotundatis, margine nigro crenulato. Labrum parvum, basi rectangulari, apice triangulari vertice rotundato. Mandibulae parum longae: dextra dentibus duobus parvis, sinistra dentibus tribus. Antennae 10-12-arti- culatae. Pronotum margine antico vix reverso. Long. corp. mm. 5. Patria: S. Pedro (Misiones, Rep. Argentina). 11. Calotermes rugosus, Hag. Patria: Tigre, S. Miguel, Villa Catalina (Buenos Aires). 12. Calotermes rugosus var. nodulosus, Hag. ‘Patria: Bella vista (Alto Paronà: Brasile). 13. Calotermes rugosus var. occidentalis, n. Q Antennae 19-articulatae, articulo tertio secundo subaequali. Pronotum minus quam duplo latius quam longius. Long. corp. cum alis mm. 10, sine al. 8,5. Patria: S. Ana (Tucumàn: Argentina). Subfam. Termitinae. Gen. Leucotermes, n. 9? Caput oblongo-ovale, fenestra nulla, ocellis nullis. Antennae 17-ar- ticulatae. Ala anterior squama longa basim alae posterioris attingente. Typus Termes tenuis Hag. 14, Leucotermes tenuiîs (Hag.) Silv. Patria: Paraguay, Matto Grosso. 15. Serritermes serrifer (Bates) Wasm. Patria: Coxipò (Cuyabà). Gen. Microcerotermes, n. g Caput fenestra nulla. Mandibula dextra dentibus duobus parvis, si- nistra dentibus tribus. Antennae 14-articulatae. Miles: Antennae 13-articulatae; pronotum deplanatum, Sa da 16. Miicrocerotermes Strunckil ($Sòrens.) Silv. Patria: Resistencia (Chaco: Argentina), Cuyabà. Gen. Amitermes, n. g Caput fenestra instructum. Antennae 15-articulatae. Miles: Mandibulae falciformes; antennae 13-14-articulatae; pronotum medium antice sursum vergente. 17. Amitermes amifer, sp. n. e Antennae articulo tertio perparvo, secundo magis quam duplo bre- viore, articulo quarto quinto subaequali. Pronotum aliquantum latius quam longius, angulis anticis rotundatis, postice angustatum, medium incisum. Long. corp. cum alis mm, 10,5, sine al. 5,6. Patria: Argentina, Paraguay, Matto Grosso. 18. Amitermes brevicorniger, sp. n. Miles: Labrum breve subquadratum angulis anticis vix rotundatis. Mandibulae breves, falciformes, acutae, margine interno dente singulo triangulari armato. Antennae 13-articulatae, articulo tertio secundo ali- quantum breviore. Long. corp. mm. 5. Patria: Cosquin (Cordoba). 19. Coptotermes Marabitanas (Hag.) Silv. Patria: Coxipò (Cuyabà). 20. Termes dirus, Kl. Patria: Coxipò (Cuyaba). 2]. Termes grandis, Ramb. Patria: Villa Rica (Paraguay). 22. Termes molestus, Burm. Patria: Corumbà (Cuyaba). 23. Cornitermes similis (Hag.) Wasm. Patria: Argentina, Paraguay, Matto Grosso. 24. Cornitermes acignathus, sp. n. Miles: Labrum latum, sat breve, antice apice recte truncato utrimque rotundato. Mandibulae parum elongatae apice attenuato, acuto: dextra dente basali magno, sinistra margine interno dente sat magno armata. Antennae 15-articulatae, articulo tertio secundo aliquantum longiore. Long. corp. mm. 8,5. Patria: Guayaquil (Ecuador) Ortoneda. 25. Cornitermes cumulans (Koll.) Wasm. Patria : Cuyabà. 26. Cornitermes striatus (Hag.) Silv. Patria: Argentina, Uruguay, Paraguay. 27. Cornitermes triacifer, sp. n. Miles: Labrum parum longum basi lata, postice parum angustiore, antice utrimque angulo valde acuto terminatum, medium processu trian- gulari acuto angulos laterales spatio magno superante. Mandibulae apice i tantum curvo, marginibus integris. Antennae 15-articulatae, ‘articulo tertio secundo duplo breviore. Long. corp. mm. 5,5. Patria: Corumbà. 28. Cornitermes longilabius, sp. n. Q Antennae 16-articulatae, articulo tertio secundo minus quam duplo breviore. Pronotum tertia parte latius quam longius, postice angustatum. Long. corp. cum alis mm. 19, sine al. 11. Patria: Coxipò (Cuyaba). 29. Cornitermes orthocephalus, sp. n. Miles: Labrum sat longum, parum latum, subsemiellipticum. Mandi- bulae parum longae, apicem versus arcuatae, acutae: dextra dentibus duobus sat magnis apud basim armata, sinistra dentibus duobus magnis c. in parte mediana. ‘Antennae 15 articulatae, articulo tertio secundo parum breyiore. Long. corp. mm. 9,5. Patria: Coxipò (Cuyabà). 30. Cornitermes laticephalus, sp. n. Miles: Labrum subovale, latum. Mandibulae parum longae, apice acuto, arcuato, dextra basi dentibus duobus sat parvis, sinistra dentibus tribus. Antennae 15-articulatae, articulo tertio quarto et quinto subae- quali et secundo parum breviore. Long. corp. mm. 9. Patria: Coxipò (Cuyaba). 31. Capritermes opacus (Hag.) Silv. Patria: Argentina, Paraguay, Matto Grosso. 32. Capritermes opacus subsp. parvus, n. Nympha: Antennae 17-articulatae, articulo tertio secundo magis quam duplo breviore. Long. corp. mm. 10. Mtîies: Long. corp. 6,2. Patria: Villa Rica (Paraguay). 33. Capritermes paradoxus, Wasm. Patria: Tacurù Pucù (Paraguay). 34. Capritermes saltans (Wasm.) Silv. Patria: Uruguay, Argentina, Paraguay. 35. Capritermes saltans subsp. nigritus, n. g Caput cum pronoto atro-virens, abdomine supra fuligineo, subtus fulvescente fascia perlata mediana luride cremea, alis nigro-fuligineis. Antennae ]5-articulatae, articulo tertio secundo magis quam duplo bre- viore. Long. corp. cum alis mm. 9, sine al. 5. Patria: Coxipò (Cuyabà). 36. Capritermes fur, sp. n. 9 Antennae 17 articulatae, articulo tertio secundo duplo breviore. Pro- notum tertia parte latius quam longius, cordiforme, postice vix incisum, Long. corp. cum alis mm. 13,5, sine al; 8. Patrta: Coxipò (Cuyabà). i 37. Capritermes fur subsp. microcerus, n. Q Anténnae 15-articulatae, articulo tertio secundo minus quam duplo breviore. Long. corp. cum alis 11,7, sine 6,5. Patria: Coxipò (Cuyabà). 38. Capritermes globicephalus, sp. n. Miles: Labrum parum longum, antice recte truncatum, postice parum angustatum. Mandibulae longae, attenuatae, deorsum arcuatae, interne ad mediam partem dente perparvo armatae, apice acuto introrsum ali- quantum arcuato. Antennae 15-articulatae, articulo tertio secundo ali- quantum breviore. Long. corp. mm. 4. Patria: Coxipò (Cuyabà). 89. Spinitermes trispinosus (Bates) Wasm. . Patria: Cuyabà. 40. Spinitermes brevicornis, sp. n. Q Antennae 15-articulatae, articolo tertio secundo longitudine sub- aequali. Pronotum paullo minus quam duplo latius quam longius, sub- semicirculare. Long. corp. cum alis 9,5, sine al. 5,5. Patria: Coxipò (Cuyabà). 41, Armitermes heterotypus, sp. n. Mites: Labrum latum, sat breve, antice angulo valde obtuso termi- natum. Mandibulae parum longae, crassae, apice aliquantum recurvo, parum acuto, interne dextra dentibus nullis, sinistra dente perparvo, parum a basi remoto, armata. Antennae 14-articulatae, articulo tertio secundo longitudine subaequali. Long. corp. mm. 8. Patria: 'Tacurù Pucù (Paraguay). 42. Armitermes festivellus, sp. n. 9 Antennae 15 articulatae, articulo tertio secundo paululum breviore. Pronotum aliquantum latius quam longius, postice parum late incisum. Alae pilosae. Long. corp. cum alis mm. 14,5, sine al. 8. Patria: Cuyabà. 43. Armitermes euamignathus, sp. n. Q Antennae 15-articulatae articulo secundo tertio minus quam duplo longiore. Pronotum aliquantum latius quam longius, postice sat profunde incisum. Long. corp. cum alis mm. 12, sine al. 6,5. Patria: Paraguay, Matto Grosso. 44, Armitermes odontognathus, sp. n. Miles: Labrum sat parvum, antice rotundatum. Mandibulae valde at- tenuatae, acutae aliquantum falciformes interne dente triangulari, vertice ad orem vergente, armatae. Antennae 14 articulatae, articulo tertio se- cundo paululum breviore. Long. corp. mm. 4. Patria : Cuyabà. 45. Armitermes odontognathus subsp. minor, n. Mîtes: Antennae 14-articulatae, articulo tertio secundo fere duplo — 7 breviore. Mandibulae parum magis falciformes et dente magis attenuato quam in specie. Long. corp. mm. 3,7. Patria: Coxipò (Cuyabà). 46, Armitermes albidus (Hag.) Silv. Patria: Coxipò. 47. Armitermes nasutissimus, sp. n. Q Antennae 14-articulatae, articulo tertio secundo paullo minus quam duplo longiore, articulo quarto tertio duplo breviore. Pronotum dup!o latius quam longius, postice incisum. Long. corp. cum alis mm. 16, sine al. 8,5. 48. Eutermes Rippertii (Ramb.) Wasm. Patria: Paraguay, Matto Grosso. 49. Rutermes aremnarius (Bates) Wasm. Patria: Coxipò. 50. BEutermes arenarius subsp. proximus, n. Miles: Autennae 13-articulatae, articulo tertio secundo aliquantum longiore, articulis ceteris elongatis. Long. corp. mm, 4,3. ol. Eutermes arenarius subsp. pluriarticulatus, n. 9 Antennae 18-articulatae, articulo tertio secundo parum longiore. Pronotum tertia parte latius quam longius, subcordiforme, postice incisum. Long. corp. cum alis 19, sine al. 9. Patria: Coxipò. 52. Eutermes arenarius subsp. fulviceps, n. Q Antennae 15-articulatae, articulo tertio secundo parum breviore. Pronotum fere tertia parte latius quam longius, postice late incisum. Long. corp. cum alis mm. 15,5, sine al. 7,3. Patria: Argentina, Uruguay, Paraguay. 53. Eutermes diversimiles, sp. n. Q Antennae 15-articulatae, articulo tertio secundo parum longiore. Pronotum aliquantum latius quam longius, postice rotundatam. Long. corp. cum alis 15, sine al. 7,5. Patria: Paraguari (Paraguay). 54. Eutermes cyphergaster, sp. n. Q Antennae 15-articulatae, articulo tertio secundo aliquantum longiore. Pronotum paullo magis quam tertia parte latius quam longius, postice rotundatum. Long. corp. cum alis mm. 20, sine al. 9,5. 55. Eutermes heteropterus, sp. n. g Antennae 15 articulatae, articulo tertio secundo duplo (vel fere) longiore. Pronotum tertia parte latius quam longius, postice rotundatum. Long. corp. cum alis mm. 15, sine al. 9. Patria: Paraguay, Matto Grosso. 56. Eutermes debilis (Heer) Silv. Patria: Argentina, Paraguay, Matto Grosso, La 57. Amoplotermes pacificus, Fr. Mill. Patria: Argentina, Paraguay. 58. Amoplotermes turrieola, sp. n. 9 Antennae 15-articulatae, articulo tertio secundo duplo breviore. Pro- notum angulis posticis rotundatis, sed parum excisis, non late rotundatis. Long. corp. cum alis mm. 15,5, sine al. 9. Patria: Cuyabà. i 59. Anoplotermes tenebrosus (Hag.) Silv. Patria: Coxipò. 60. Anoplotermes cingulatus (Burm.) Silv. Patria: Argentina, Uruguay, Paraguay. 61. Anoplotermes cingulatus subsp. abbreviatus, n. Long. corp. cum alis mm. 17,1, sine al. 8,6. 62. Anoplotermes morio (Latr.) Silv. Patria: Argentina, Uruguay, Paraguay. 63. Amoplotermes morio subsp. ater (Hag.) Silv. Patria: Paraguay, Matto Grosso. 64. Anoplotermes reconditus, sp. n. g Supra badius, subtus fulvo-castaneus, sternito 7° medio antice ma- cula magna parum pallida. Caput fenestra parva, ovali. Antennae 15- articulatae, articulo tertio secundo parum breviore. Pronotum minus quam duplo latius quam longius, postice vix incisum. Long. corp. cum alis 18,5, sine al. 10. Patria: Argentina, Paraguay, Matto Grosso. 1856 - Tip. Pietro Gerbone, Via Gaudenzio Ferrari, 3, Torino, NOV 2 1901 * BOLBETEINO Musei di Zoologia ed Anatomia comparata I/ LI tr della R. Università di Torino N. 390 pubblicato il 15 Luglio 1901 \iWiot, XVI Dott. OLGA ROSMINI Ricerche intorno alla variazione del PETROMYZON PLANERI Bloch Recentemente i naturalisti della scuola inglese ed americana fecero una serie di lavori tentando di spiegare le leggi della variabilità e della evoluzione delle forme organiche con lo studio quantitativo degli animali. Sì escogitarono diversi metodi, quali quelli di Davenport, Brewster, Dunker; però tutti hanno l’inconveniente, come nota il Camerano, di sintetizzare in una cifra sola la risultante di troppe cause che operano sulla varia- zione di un carattere, mentre sarebbe desiderabile che gli effetti di cause diverse fossero espressi da dati diversi. Il Prof. Camerano (1) propone un metodo logico e di facile applica- zione per lo studio della variazione biologica degli animali, metodo che ho adottato per la ricerca della variazione quantitativa del Pe/romyzon Pianeri (2) e della sua larva, l’ Ammocoetes branchiatis. Il Pelromyzon fluviatilis ed il Petromyzon Planeri vengono da al- cuni autori riuniti in una sola specie. A. Muller ha asserito che l’ Ammocoetes del Petromyzon fluviatitis assomiglia perfettamente anche, in grandezza, a quello di Planeri. (1) « Lo studio quantitativo degli organismi ed il coefficiente somatico » Atti della R. Acc. delle Scienze di Torino, Vol. XXXV, 1900. — « Lo studio quantitativo degli organismi e gli indici di variabilità, di variazione, di fre- qguenza, di deviazione e di isolamento » ibidem. (2) Il Petromyzon Planeri appartiene alla classe dei Ciclostomi. Seo dai Schneider poné la questione se il Pelromyzon Planeri sia una specie particolare, e conclude che non è che una varietà del Pelromyzon flu- viatitis. tI 4 Gli autori che ne fanno due specie portano come caratteri differen- ziali: 1° la più o meno grande distanza tra le, pinne dorsali, che sarebbero vicine nel Pelromyzon Planeri, molto disgiunte nel Pelromyzon flu- viatilîs; 2° la forma dei denti, i quali sarebbero acuti nel Petr0myzon fluviatilis, ottusi nel Pelromyzon Planeri. Secondo lo Schneider la più © meno grande distanza tra le pinne non è carattere di grande valore; infatti dallo studio quantitativo fatto sul Petromyzon Planeri risulta che è molto variabile; la forma ottusa dei denti può provenire dal maggior o minor logorìo di essi; infatti si 0s- serva che i denti che sono sotto i denti vecchi i quali cadono periodi- camente, sono sempre acuti. Lo Schneider conclude che il Pelromyzon fluviatitis e il Petromyzon Planerî non sono che una specie sola che in condizioni di luogo diverse ha raggiunto diversa grandezza, più piccola nel Petromyzon fluviatilis var. Planeri che vive nei ruscelli, più grande nel Pefromyzon fluvia- tilis che vive nei fiumi; la diversa grandezza può dipendere non solo dall'età ma anche dalla nutrizione e dal soggiorno in ambienti più © meno grandi. Io ho applicato il metodo del Camerano per le ricerche sulla varia- zione quantitativa del Pe/r0omyzon Planeri. Ripetendo le ricerche con lo stesso metodo sul Pelromyzon fluviatilis si può forse giungere a stabilire in maniera più precisa il valore dei caratteri differenziali delle varie forme. Il materiale che ho esaminato è abbondante: mille A7727r10coeles bran- chialis di tutte le dimensioni, e 150 Pelr'omyzon Planeri; il materiale è conservato in alcool e proviene da Villafranca Piemonte. Le larve sono state raccolte nel mese di aprile, gli adulti nei mesi di gennaio e di febbraio. Le misure sono state prese con la massima cura; ho tenuto conto del mezzo millimetro. Le misure da determinarsi sono: ]° Lunghezza dall’estremità caudale all’apertura anale. 2° Lunghezza dal punto in cui comincia la prima pinna dorsale al- l’estremità caudale. 3° Distanza tra la prima e l’ultima fessura branchiale. 4° Altezza del corpo in corrispondenza dell’apertura anale. «e e 5° Altezza del corpo in corrispondenza dell’ultima fessura branchiale. 6° Distanza tra l’orificio nasale e l’estremità del labbro superiore, 7° Intervallo tra le pinne dorsali. 8° Massima larghezza all'estremità caudale tra i margini delle pinne. 9° Altezza massima della seconda pinna dorsale. A queste misure bisogna aggiungere la lunghezza che va dall’estremità del labbro inferiore all'apertura anale che io considero quale misura base dal cui valore va dedotto il coefficiente somatico (1). Lo studio va fatto separatamente per le larve e per gli adulti. Delle larve assai numerose studiate ho formato serie successive secondo la loro grandezza affinchè meglio venissero ad essere messe in evidenza le modalità del fenomeno di variazione col crescere dell’animale. Ho preso come punto di partenza la lunghezza dall’estremità del labbro inferiore all'apertura anale, cioè la misura base, la quale varia da mm. 22 a mm, 112, ed ho diviso gli individui nelle nove serie seguenti: 1* Individui in cui la lunghezza base va da mm. 22 a mm. 32. 22 Individui in cui la lunghezza base va da mm. 32 a mm. 42. 3* Individui in cui la lunghezza base va da mm. 42 a mm. 52. 4% Individui in cui la lunghezza base va da mm. 52 a mm. 62. 52 Individui in cui la lunghezza base va da mm. 62 a mm. 72. a a a -_ 6* Individui in cui la lunghezza base va da mm. 72 a mm. 82. 7* Individui in cui la Innghezza base va da mm. 82 a mm. 92. - 8* Individui in cui la lunghezza base va da mm. 92 a mm. 102. 9 Individui in cui la lunghezza base va da mm. 102 a mm. 112. In quanto agli adulti ho studiato separatamente i maschi e le femmine. Significato delle letlere adoperate negli specchielti. C — Classi osservate. V — Numero delle varianti. Ce — Classi esterne. A — Indice di variabilità. a — Indice di variazione. M — Media, FF,F, — Indici di frequenza. Lmf — Limiti di maggior frequeuza. DD, — Indici di deviazione. af d,f, — Indici di deviazione e di frequenza. I — Indice di isolamento. me — Indice di mancanza. SQ — Sinossi quantitativa. (1) Op. citat. Anzitutto è necessario studiare la statura del Pelr0myzon Planeri, carattere che ha grande importanza e che è soggetto a variazione a seconda della località, dell'ambiente e dell'età. La misura che serve ad indicare la statura è la lunghezza che va dall’apertura anale all'estremità del labbro inferiore. Siccome gli individui hanno comunanza di habitat, li raggruppo nel modo seguente: 1* serie: individui allo stato larvale, 2* serie: individui adulti . 3* serie: individui adulti 9. Statura di Petromyzon Planeri a//o stato larvate (1). Ce = 22,112 C= 82 A = 91 V= 942 a = 0.9010 NOLA FP M= 0,4055 D. M=0,7584 d,f, > M=.0,3075 292 26 27 28 29, 30, 31, 32, 33; 34, 30g 363 3/g 085,99; 40 4l 425 43,3 4435 45,3 46,6 47,5 48,3 4920 90,8. 01g 02,9, 59,3: D4,; 9d,jg 06,4 97% 58,9 59,3 60,, 61,, 62,9 63,9 64,; 65,, 66,, G'7,,, 68,0, 69,9 70, 71,7 7245 73,5 7423 79,6 7613 770 785 79,9 80,, 81l,g 82,g 83,4 84,3 85,; 86,, 87, 88, 89, 90; 91,0 92; 933 94; 95; 96, 97, 98; 99, 100, 101 102 103 104 108 112 NB. — Il numero stampato in carattere più grosso e nero corrisponde al valore medio della serie. I numeri più piccoli indicano la frequenza delle varianti. (1) I valori della statura sono espressi in millimetri. I valori sono stati arrotondati facendo eguali ad 1 le quantità eguali a 0,50. Stalura di Petromyzon Planeri @. Ce — 64,96 C= 30 hi MII VA2=*59 a = 0;9090 SO MI—80 RM 046012 F,= M= 0,0202 F,> M= 0,4285 D M= 0,8308. d,f, >. .M = 0,3559 64 66; 67 68 69 70, 71, 72, 73, 74, 75, 763 77, 78, 79 94 90 ia) (o 0) È RS (> (00 FT, ca DO * noe DD» FS) do) dd de) DO w Statura di Petromyzon Planeri 9. Ge:= 72,109..| C=.22 din388 Vedi a = 0,5789 SQ=| M=9050..| ? M = 0,2926 DM= 0,3368 d,f, > M= 0,0991 72:76; 77-79,.80; 82.83, 84 85, 86, 87, 88, 89, .90, (90, 50). 91, 92, 93 94, 99 102 104 109, Dallo studio delle sinossi qnantitative si deduce che negli individui allo stato larvale la statura varia da mm, 22 a mm. 112. Gli individui misurati sono numerosi, sicchè quasi tutte le classi comprese tra 22 e 112 sono rappresentate e con sufficiente frequenza. Si nota che la maggior frequenza si ha nelle classi inferiori alla media, e che essa va dimi- nuendo nelle classi superiori alla media, però è ancora apprezzabile. Quasi eguale è l’oscillazione della deviazione del valore quantitativo della statura attorno al valore medio. Dallo studio della statura negli adulti risulta che i maschi hanno sa: tura inferiore a quella delle femmine; la variabilità della statura è maggiore nelle femmine che nei maschi. Nei maschi i valori superiori al: see ed inferiori alla media rispetto alla loro frequenza si equilibrano quasi, mentre nelle femmine vi è tendenza verso i valori inferiori alla media. I più piccoli individui adulti hanno una statura di molto inferiore a quella delle più grosse larve: ho trovato, per esempio, un maschio con statura di 64 mm. ed una larva con statura uguale a 112 mm. Si è forse in presenza di un fenomeno di neotenia dovuto probabilmente a progenesi. In un dato momento il capo dell’animale si allunga, l’orifizio nasale sì sposta e si allontana dall’apice del muso, gli occhi si rendono visibili, i fori branchiali si arrotondiscono e diventano sporgenti, la bocca di- venta circolare: l’individuo passa allo stato adulto. Il passaggio è repentino, non si osservano anche nelle grosse larve traccie di preparazione. Infatti mentre nelle larve la distanza dall’estre- mità del labbro superiore all’orifizio nasale si mantiene quasi sempre eguale a 3 mm., anche nelle più grosse, negli adulti la distanza diventa doppia e talora tripla; così pure avviene per la seconda pinna dorsale, che nelle larve è poco sviluppata, mentre assume negli adulti propor- zione maggiore; sì dovrebbero trovare i diversi stadi di passaggio. Il maggior sviluppo delle pinne è in rapporto col modo di vita; le larve vivono nella melma, sono pigre e non si muovono se non eccitate; negli adulti le pinne devono servire alla locomozione. Molto probabilmente non tutte le larve passano allo stato adulto, al- cune trascorrono tutta la vita nello stato larvale; si verificherebbe un fenomeno di arresto di sviluppo. In tutte le serie studiate di individui allo stato larvale, la maggior variabilità quantitativa è data : 1° dalla lunghezza dall’estremità della coda all'apertura anale; 2° dalla lunghezza misurata dal punto in cui comincia la prima pinna dorsale all'estremità caudale; 8° dalla distanza tra la prima é l’ultima fessura branchiale, e dall’altezza del corpo in corrispondenza dell’apertura anale ; 4° dall’altezza del corpo in corri- spondenza dell’ultima fessura branchiale; 5° dalla distanza tra l'orifizio nasale e l'estremità del labbro superiore; 6° dall’altezza massima della seconda pinna dorsale; 7° dall’intervallo tra le pinne. La minor varia- bilità è data dalla massima larghezza all'estremità caudale tra i margini delle pinne. In generale nelle serie 22-32, 32-42, 42-52, 52-62, si trova il massimo di variabilità per tutti i caratteri; un minimo di variabilità si trova nelle classi 82-92, 92-102, 102-112: per queste ultime classi si verifica forse il fenomeno di arresto di sviluppo. Dallo studio degli adulti risulta: Maggior variabilità nei maschi che non nelle femmine presentano: 1° la lunghezza dal punto in cui comincia la pinna all'estremità cau- dale; 2° la lunghezza dall’estremità caudale all’apertura anale; 3° altezza del corpo in corrispondenza dell'ultima fessura branchiale; 4° la distanza tra l’orifizio nasale e l'estremità del labbro superiore; 5° l'intervallo tra le pinne ; 6° l'altezza massima della seconda pinna dorsale. Ugual variabilità nei maschi e nelle femmine presentano: 1° l'altezza del corpo in corrispondenza dell'apertura anale; 2° la massima larghezza all’estremità caudale tra i margini delle pinne. Presenta maggior variabilità nelle femmine la distanza tra la prima e l’ultima fessura branchiale. Paragonando la variabilità degli individui allo stato larvale con quella degli adulti si trova che negli adulti maggior variabilità presentano l’altezza massima della seconda pinna dorsale, la distanza dall’orifizio nasale all’estremità del labbro superiore, l’altezza del corpo in corrispon- denza dell’apertura anale; minor variabilità negli adulti presentano: l’in- tervallo tra le pinne e la distanza tra la prima e l’ultima fessura bran- chiale. Non considero nel paragone la serie 102-112 che presenta per tutti i caratteri minore variabilità di tutte le altre serie di larve. Dallo studio delle medie nelle larve e negli adulti risultano parecchie osservazioni intorno al variare dei rapporti delle diverse parti del corpo. Io.mi limito ad indicare qui le cose principali. Dagli specchietti uniti a questo lavoro si potrà facilmente vedere l’andamento della variazione nei suoi particolari. Consideriamo prima le larve. La lunghezza dall’estremità della coda all’apertura anale è minore nelle sevie 22-32, 32-42, 42-52; è apprezzabilmente maggiore nelle serie 52-62, 72-82; nelle altre serie è costante e più vicina al valore maggiore. La lunghezza misurata dal punto in cui comincia la prima pinna dor- sale all’estremità caudale è minore nelle larve più giovani, va crescendo gradatamente e raggiunge un massimo nelle più grosse larve. La distanza tra la prima e l’ultima fessura branchiale è minore nelle serie 102-112, 72.82, 82.92, 92-102, in cui si mantiene quasi eguale; è apprezzabilmente maggiore nelle altre serie, raggiunge un massimo nella serie 22-32. Più l’individuo è giovane e più grande è lo sviluppo del campo branchiale. L'altezza del corpo in corrispondenza dell'apertura anale si mantiene quasi costante in tutte le serie. L'altezza del corpo in corrispondenza dell'ultima fessura branchiale è massima nella serie 32-42, minima nella serie 82-92, nelle altre serie è costante. La distanza tra l’orifizio nasale e l’estremità del labbro superiore è massima nella serie di individui più giovani e va gradatamente. decre- scendo nelle altre serie, raggiunge un minimo nella serie di individui più vecchi. Negli adulti è più grande la distanza tra l’orifizio nasale e l'apice del muso. Il valore medio dell’intervallo tra le pinne dorsali è maggiore nelle serie 22-32, 32-42, diminuisce di poco nelle altre serie e si mantiene quasi costante. Il valore: medio della massima larghezza all'estremità caudale tra i - margini delle pinne è massimo nella serie 52-62, minimo nella serie 92-102: i valori delle altre serie oscillano tra i termini estremi. Il valore medio della massima altezza della seconda pinna dorsale è massimo nella serie 52-62, minimo nella serie 92-102, i valori medi delle altre serie oscillano tra i termini estremi. Si .osserva in questo caso una tendenza correlativa tra i due caratteri precedenti, cioè tra la massima larghezza all’estremità caudale tra i margini delle pinne e l’altezza massima della seconda pinna dorsale; il valore medio in ciascuna serie del carattere della massima larghezza all’estremità caudale, è quasi triplo rispettivamente del valore medio in ciascuna serie del carattere della massima altezza della seconda pinna dorsale. I valori medi dei due caratteri raggiungono un massimo nella serie 52-62, ed un minimo nella serie 92-102. La tendenza alla variazione correlativa delle due parti deriva. forse dalla connessione diretta delle parti stesse. Dall’osservazione delle medie nei maschi e nelle femmine si deduce che nei maschi assumono maggior sviluppo: 1° la lunghezza’ dal punto in cui comincia la prima pinna dorsale all’estremità caudale; 2° l’altezza del corpo in corrispondenza dell'apertura anale; 3° l’altezza massima della seconda pinna dorsale; 4° la massima larghezza all’estremità cau- dale tra i margini delle pinne, e l'intervallo tra le pinne. Il maggior sviluppo nei maschi degli organi della locomozione è dovuto forse all'uso maggiore che ne fa il maschio durante il periodo riproduttivo. Maggiore è pure nei maschi che nelle femmine la distanza dall’orifizio nasale all’estremità del labbro superiore ; i maschi hanno il capo più allungat») che le femmine, Uguale è nei maschi, e nelle femmine Val- tezza del corpo in corrispondenza dell’ultima fessura branchiale, come pure la distanza tra la prima e l’ultima fessura branchiale. La distanza tra la prima e l’ultima fessura branchiale è negli adulti ‘minore che nelle larve: ciò deriva dal fatto che negli individui allo stato larvale le fessure branchiali sono più lunghe che larghe e si trovano in un solco longitudinale, mentre negli adulti le fessure branchiali sono arrotondate coi margini sporgenti, L'ampiezza del campo branchiale va gradatamente decrescendo dalle più piccole larve fino agli adulti. Nell’accrescimento successivo dell'animale risulta dallo studio degli specchietti, che acquistano maggior sviluppo l’altezza massima della se- conda pinna dorsale, la distanza dall’orifizio nasale all'estremità del labbro superiore e lo spessore del corpo in corrispondenza dell'apertura anale, % he: « La comparazione dei valori estremi di ciascun carattere nelle diverse serie, e degli indici di frequenza nella serie stessa, concederà di fare considerazioni sulle tendenze di ciascun carattere nelle serie verso i valori più elevati, meno elevati, o verso il valore medio. La frequenza di determînati valori, rispetto ad altri in una serie è dato da cause che ci sfuggono ancora, ma che si può ritenere dipendano da un fenomeno generale di eliminazione o scelta della quale ignoriamo le modalità (1) » Dallo studio della lunghezza dall’apertura anale all'estremità della coda negli individui allo stato larvale si osserva che nelle serie 22-32, 72-82, 82-92, 102-112 vi è tendenza verso i valori inferiori alla media, la serie 52-62 è quasi totalmente rappresentata da individui con valori inferiori alla media, nelle altre serie sono più numerosi gli individui con valori superiori alla media, La lunghezza dal punto in cui comincia la prima pinna Jonio alla estremità caudale fa vedere che nelle serie 22-32, 52-62, 82-92, 102-112, gli individui con valori inferiori alla media sono più numerosi che non quelli con valori superiori alla media, nelle altre serie si verifica il caso opposto. Dalle serie studiate, per il carattere della distanza tra la prima e l’ul- tima fessura branchiale si vede che nella serie 102-112 i valori sì equi- librano rispetto alla loro frequenza ; nelle serie 22-32, 32-42, 62-72, 82-92, 92-102, gli individui con valori inferiori alla media sono più numerosi che quelli con valori superiori, nelle altre serie vi è tendenza verso i valori superiori alla media. L'altezza del corpo in corrispondenza dell’apertura anale ci dimostra che in generale negli individui giovanissimi e precisamente compresi tra i limiti di statura mm. 22-52, vi è tendenza verso i valori inferiori alla media, negli altri individui vi è tendenza verso i valori superiori alla media. Nella serie 82-92 sono LAVA più numerosi gli individui con valori inferiori alla media che non quelli con valori superiori alla media. (1) Lorenzo CAMERANO. — « Ricerche intorno alla variazione quantitativa del Bufo vulgaris ». R. Accad. delle Scienze di Torino, 1901. di Ce ù ‘Dallo studio degli indici di frequenza per il carattere dell’altezza del corpo in corrispondenza dell'ultima fessura branchiale si deduce: nella serie 102-112 i valori si equilibrano rispetto alla loro frequenza; nella serie 82-92 gli individui hanno quasi totalmente valori superiori alla media, infatti si ha un indice di frequenza F, > M = 0,9789, nella serie 32-42 si verifica il caso opposto, infatti si ha un indice di frequenza F M = 0,3478 Indice di mancanza = 0,5609. Nei maschi le pinne crescono di più in altezza, nelle femmine lo svi- luppo è maggiore in lunghezza. Dallo studio degli indici di frequenza dei vari caratteri negli individui di-ciascuna serie non ho potuto osservare fatti che rientrino nei feno- meni di correlazione. La comparazione degli indici di deviazione come si vede dagli spec- chietti conduce alle stesse considerazioni generali. ” dra #\ PIPA SNO, petra ui 94, 1h, pgoria: pera FrORtinià 8 VANO ping eee Nu vr ao Di I gia hei 9 I i b IATA RT ASI vai CE pit a dA: tap prague DI) n Va ATEO ma cià sa ETTARO pid E Pappi Tal und è RAI ni ipa l Lg ah WU Md ; ila vihok ST tnatpand (gay lab axcnsipoai i er dl L64k OTTEGRRIVOLATO 200 li AR A a a MAE fava iii AIRETA dda vu alive 1a. o guibi aginisalval ink sal larga, LL 7 pi ein 1 Tp prin: li ii MATO | du Loy: art dia Do, ini: Sg mà pesante diet i di LA } TRO bu ‘ apr Ò (a SET h CP 3 pogi tt dm diott > MT AL | gi ‘ Mana Leal * Rrsvipti \ MI rai (AAA, cy E PO NATA Ù v dela) DI x sm Leali DO uti i UA Dust) Pura)? pf RIA AC URNE TA ATI TI A ET LEN E NOV .® 190] BOLLETTINO Musei di Zoologia ed Anatomia comparata II 695 della R. Università di Torino N. =94 pubblicato il 18 Luglio 1901 Vor XVI. Spedizione polare di S. A. R. Luigi di Savoia Duca degli Abruzzi Conte ToMMASO SALVADORI Cenni preventivi sulle raccolte ornitologiche. La collezione consta di 38 esemplari, e di un certo numero di uova. Gli uccelli appartengono a 10 specie, 8 dell’isola Principe Rodolfo, 1 dello stretto Nightingale ed 1 dell'Isola Eaton. I luoghi dell’ Isola Principe Rodolfo ove furono raccolti gli uccelli sono la Baia di Teplitz, il Capo Saulen ed il Capo Fligely all’estremo Nord. Le otto specie dell’ Isola Principe Rodolfo si trovano anche al Capo Flora, ma quell’ Isola segna il punto più settentrionale ove dette specie nidificano. Nella stessa isola, presso il Capo Fligely, a quanto asserisce il Dr. Ca- valli, furono trovati nidi vuoti di un Apatide, e nella primavera ne venne osservato un volo diretto da Est ad Ovest; un marinaio norvegese, che era stato allo Spitsberghe, disse che era una specie che si trovava anche là; probabilmente era l’ Edredone (Soma/eria moltissima); non sappiamo se nell'isola si trovi anche la Brenta dernicla, come è probabile. Le due specie dello stretto di Nightingale e dell’ Isola Eaton sono ri- spettivamente lo Slercorarius parassilicus e lo Stercorarius pomato- rhinus; è singolare che ambedue queste specie compaiano ora per la prima volta fra quelle della Terra Francesco Giuseppe. E pure notevole il fatto che la spedizione italiana non abbia incontrato la bellissima e rara Ahodostethia rosea, la quale fu trovata più volte presso a poco alla stessa latitudine della Isola Principe Rodolfo, ma al- quanto più ad oriente, durante la spedizione del Nansen. Le uova raccolte appartengono al Larus g/avwcus, alla Pagophila eburnea, all’Uria Mandti ed al Mergulus atte. Il lavoro illustrativo completo della collezione verrà pubblicato da S. A. R. il Duca degli Abruzzi nell’opera. generale riguardante la spedi- zione sopradetta. ia 3 ti), dl ti Dito y | ngi uti eta Ma (ia tjdd do Il FAMI UENTRA ZINIO Pu nb I deirroras ee eta PRE IE PR Be 1923 - Tip. Pietro Gerbone, Via Gaudenzio Ferrari i, NOV 3 1901 BOLLETTINO Musei di Zoologia ed Anatomia comparata Mnogs della R. Università di Torino N 3592 | pubblicato il 18 Luglio 1901. Voxi XVI Spedizione pofare di S. A. R. Luigi di Savoia Duca degli Abruzzi ; CARLO POLLONERA Diagnosi preventive di alcune specie nuove di Molluschi Margarita Aloysii Sabaudise, n. sp. Testa tenniuscula, semipellucida, supra carneo-rubicunda, subtus pal- lidiore, depresso-conica; spina mediocriter elevata, anfr. 6 convexis, su- tura profunda separatis, ultimo ad basin sat planulato; apertura angu- lato-rotundata, labro externo oblique arcuato, basali levissime incurvato, columellari subrecto ad insertionem obliquo et expanso; umbilico dis- tineto infundibuliformi. Superficies nitidissima, transverse minutissime et crebre striata, sub lente spiraliter tenuissime lineata, praesertim circa umbilicum. Diam. 12 ‘/,, alt. 9‘/, mill. Capo Flora. Tricionta Cagmii, n. sp. Testa subcompressa, ovata, antice rotundata, postice rotundato-sub- truncata, margine ventrali arcuato, dorsali antico subconcavo, postico oblique declivi incurvato; umbonibus erosis, parum prominulis, ante medium vitis; lunula et area ligamentali profunde impressis, ligamento magno prominulo. Valvulae solidae, incrassatae, concentrice rugoloso- striatae, non vero plicatae, epidermide fibrosa fusco-nigrescente tectae, marginibus simplicibus. Long. 32 mill. Capo Fligely. Tridonta Cavallii, n. sp. Tridontae boreatis proxima, sed texta multo minore (Long. 28 mill.), minus compressa, et lunula latiore et minus elongata. Baia di Teplitz. Il lavoro completo intorno ai molluschi raccolti dalla spedizione verrà pubblicato da S. A. R. i uc negli Fari nell’ SD ego relativa ° alla spedizione-stessit: peli i i ld iti da pn a ET hi” | We ‘$ si LETT Ri ME RE) adi DES: eda) O I; dI: (D$* ti cis tag ut di 7 ” 3 Y'14) hr vupil Ide LISI H ( i id , li RNAIENIT(. sl “ORO GOL 199,1 ara. retin ig ‘og i deiost stasoza gir fi ostsoilg oss dé i. str ; x a A : #74 dia 4 VEFLIRI! 1%) Y $ gv ty è * fritti RI £ è +94 Ari di . ‘ - ’ ALTA TI - _ 7 i = = — — = a È = — Pa # mrafrsi Sh a Pe Tr tt Fk fi aL ii ————_—__—_——_———_————-; — 1924 - lip. Piginò Gerbone, Viu ani e acc NUV 9 1901 BOLLETTINO Musei di Zoologia ed Anatomia comparata 1, L9$ della R. Università di Torino , 3595 pubblicato il 18 Luglio 1901 | Vor. XVI Spedizione polare di S. A. R. Luigi di Savoia Duca degli Abruzzi Prof. Corrapo PARONA Diagnosi di una nuova specie di Nematode Histiocephalus Stellae-polaris n. sp. Specie interessantissima per la dilatazione cefalica a due grandi lembi a modo di un cappuccio con margine dentellato. Caratteristico inoltre è un processo tricuspidale situato poco sotto la detta dilatazione. L’intestino è flessuoso senza bulbi faringei e coll’ano all'estremità caudale, la quale è ottusa. La vulva si apre a circa la metà del corpo; le uova sono ovali, a guscio grosso, e contenenti embrioni già ben sviluppati. Corpo filiforme, striato finamente di traverso, lungo 16 millim. Non è possibile completare la descrizione mancando individui maschi, e perciò indico con dubbio la n. sp. Nel fulmarus glaciatis, fra gli strobili del Tetrabothrius Monticelli. Il lavoro completo relativo agli elminti raccolti dalla spedizione verrà pubblicato da S. A. R. il Duca degli Abruzzi nell’opera relativa alla spe- dizione stessa. SAMI NAO n s (i i ; ì; { #| k; ® i vl Mu MORONE CI d ta) ATF. DO È ia | i le ‘ ‘ d ps z di } ù | / FMURII RIC Lo JAUPO ‘ A , I I l î MTOI > dI î \ ' { STU pi [ : %, Î \ I PI 5 A Il I i I L LI i î , i / 1] i } i N . fitA di r lag | ih . ' d ' ° / Ci LI Li ì MAI Ù Ù È \ Th 4 ‘ I tia ii i Pm AFISIPANANE STOTTIT AVIV ILL ' i i "oi; IT tai 4 u i iù d i \ | n all CS ARI ATA Ji Du Me Lg A h UE } pes MPI sto ei Ù \ tri Ù la I i Y (1) pen ù i hh, di non | DA Ma nie / Ù NITTO î A Un 1925 - Tip. Pietro Gerbone, Via Gaudenzio Ferrari, 3) Torino. INÙ E 1901 BOLLETTINO Musei di Zoologia ed Anatomia comparata Il 695 della R. Università di Torino N. SO4 pubblicato il 21 Luglio 1901 —1Vor. XVI La lunghezza base nel metodo somatemetrico IN ZOOLOGIA Considerazioni del Prof. Lorenzo CAMERANO E Il Professore G. Cattaneo ha pubblicato recentemente due lavori intorno ai metodi somatometrici in zoologia coi titoli seguenti: — I metodì somatometrici in Zoologia — Rivista di Bioiogia generale Anno III, n. 4, 5, Torino, Bocca edit., 1901. — Le variazioni in rapporto alla mole, o a una data dimensione — Bollettino dei Musei di Zoologia e Anatomia comparata dell’Università di Genova, n. 105, 1901. In questi lavori il Cattaneo passa in rassegna i metodi proposti da Weldon, Andres e da me per la misurazione razionale del corpo animale proponendo alcune modificazioni ai metodi stessi, Tutti coloro che si occupano dei nuovi metodi proposti dalla scuola americana-inglese ed italiana per lo studio degli animali devono essere lieti che il prof, G. Cattaneo abbia rivolto ad essi la sua attenzione e voglia col suo ingegno e la sua attività cooperare al perfezionamento di detti metodi affinchè essi possano realmente raggiungere gli scopi che si prefiggono. I lavori sopradetti del Cattaneo sono incltre da citarsi come modelli del come si debba condurre una discussione scientifica per la cortesia squisita che li impronta e per la serenità e l’oggettività, se così è lecito esprimersi, dell'esame e dei giudizii. I fenomeni che i naturalisti cercano di studiare coi metodi somatome- trici o quantitativo-statistici sono fra i più complessi che gli animali presentano nella forma del loro corpo e negli atti della loro vita poichè ir 2 ei e la prima e i secondi sono come le risultanti di molte cause che ancora ci sfuggono. La conoscenza di queste cause è d’altra parte della massima impor- tanza per poter formolare le leggi che regolano l’organizzazione e la vita degli animali stessi. Data la complessità grande dei problemi che si vogliono studiare coi metodi quantitativo-statistici e somatometrici, ne viene la necessità di con- siderare questi ultimi da varii punti di vista, cioè, secondo le varie que- stioni che essi sono chiamati a chiarire. Carattere generale di questi metodi si è di condurre i naturalisti ad esprimere in forma più precisa, di ciò che non si è fatto generalmente fino ad ora, le modalità e l'entità dei fenomeni che gli animali presen- tano, servendosi, in tutti i casi in cui la cosa è possibile, dei procedi- menti che la matematica ci fornisce. Nello studio degli animali, qualunque sia il metodo somatometrico e statistico che si voglia seguire, è d’uopo badare bene di non perdere di vista i concetti biologici nella rigida applicazione dei procedimenti ma- tematici, cosa che si è facilmente trascinati a fare. Per questa ragione, come ho già avuto occasione di dire in precedenti lavori, la scuola ame- ricana-inglese non ha fino ad ora co’ suoi metodi raggiunto gli scopi che si prefiggeva. Un vivente, animale o vegetale, dall’inizio del suo costituirsi fino alla sua morte è un qualche cosa che è sempre în sul divenire, che non è mai in due istanti eguale a se stesso; ma è in continua, fatale, trasfor- mazione. I metodi somatometrici statistici hanno per materiale di studio, non è d’uopo dirlo, primieramente gli individui i quali si presentano a noi come un complesso di parti tulle suscettibili di variazione. Un individuo adunque dall'inizio della sua formazione alla sua morte è una entità, che in uno spazio determinato di tempo, passa successiva- mente, nelle sue parti, per forme diverse. Per studiare la modificazione di forma dell’individuo durante la sua vita, la mente umana non ha la scelta dei procedimenti da seguire; essa non può fare a meno di intendere diviso il periodo vitale dell’individuo stesso in momenti distinti, tanto vicini fra loro quanto si vuole; ma sempre distinti fra loro. La mente umana deve rappresentare il periodo vitale dell’individuo nel modo seguente; inizio gbotlpalio, lanebgisi- » iaia IONE INIZIO ade hc a orto in cui £, #,, f9....... Fappresentano i momenti successivi della vita dell'individuo e /, /,,/3....... la forma che l’individuo presenta nel momento vitale corrispondente. Stakilendo un numero sufficientemente grande di termini fra Ze n, cioè considerando l'individuo in periodi di tempo sufficientemente vicini durante la sua vita e determinando per ciascuno di essi la forma 7, la serie /, f,»f21/3 ... fn, rappresenterà l'andamento delle variazioni avve- nute nella forma dell'individuo stesso dal suo costituirsi alla sua morte. Questa serie sarà tanto più vicina a darci l’espressione esatta, dell’an- damento della variazione quanto minore sarà l'intervallo di tempo che pessasira ci berminici,.f,, fo lau og. so Se, con un procedimento determinato, /, /,, /3, 3 vengono espressi con dati numerici, assumendo come ascisse 4, #,, 1», f3.....Inefyf,, fx f3 «+... fn come ordinate, è evidente che nvi avremo la curva della variazione? di forma dell'individuo durante l’intero suo periodo vitale. Credo non sia necessario dimostrare che dato un numero sufficiente- mente grande di individui di cui si conosca la curva, diremo, di varza- zione individuale ricavata collo stesso metodo ed appartenenti ad una : stessa specie si avranno i materiali per costrurre la curva dì variabilità della specie, studiata in un momento di tempo ed in una località de- terminati, Ho creduto opportuno di fare queste osservazioni generali, e credo op- portuno di farne altre in seguito perchè pare a me che il Cattaneo non abbia interpretato il metodo quantitativo statistico da me proposto nel modo in cui io intendeva dovesse venir fatto. Forse io non ho nei pre- cedenti lavori esposto il metodo in maniera sufficientemente chiara ed esplicita (1). II. Lasciando in disparte tutte le considerazioni preliminari, già ]unga- mente svolte nei miei precedenti-lavori, ed anche dall’Andres nei suoi sullo stesso argomento, il metodo proposto dall’Andres e da me si riduce anzitutto a compiere le operazioni seguenti : (1) L. Camerano. — Lo studio quantitativo degli organismi ed il coefficiente somatico - Atti R. Accad. delle Scienze di Torino, Vol. XXXV, 1900. — Lo studio quantitativo degli organismi e gli indici di variabilità, di variazione, di frequenza, di deviazione e di isolamento - ibidem. — Lo studio quautitativo degli organismi e gli indici di mancanza, di correlazione è di asimmetria - ibidem, Vol. XXXVI, 1901. — Ricerche intorno alla variazione del Bufo vul- garis - Mem. della R. Accad. delle Scienze di Torino, Ser. 2%, Vol. L, 1900. — Osservazioni sul modo di dividere la lunghezza base nel calcolo del coef- ficiente somatico - Boll. dei Musei di Zool. e Anat. Comp. di Torino, Vol. XV, n. 373, (1900). A 1° Dato un individuo, si sceglie una sua parte e la si misura nel modo più preciso possibile per ottenere la sua /unghezza assoluta e- spressa in unità del sistema metrico decimale. Questa è la lunghezza base. 2° Mediante il coefficiente somatico, di cui non ripeteremo qui il calcolo, si moltiplica la misura sopradetta riducendola ad essere eguale 360 360° 3° Si misurano le altre parti dell’individuo, ottenendone le misure assolute espresse in unità del sistema metrico decimale e si moltiplicano per lo stesso coefficiente somatico col quale abbiamo ridotta la misura 360 360" Si otterrà così un animale simile al primo in tutte le sue parti. Su di ciò non vi può essere dubbio alcuno. Se io considero due individui della stessa specie in cui la lunghezza base scelta ha dimensioni diverse, applicando ad essi il procedimento sopradetto, io otterrò la riduzione loro ad individui in cui le lunghezze assoluta della /ungRezza base ad essere eguale a 3 . 360 3 ; x e basi saranno eguali a ;7 e in cui le altre parti manterranno rispetto alle basi i rapporti corrispondenti. Mi pare che non ci sia bisogno di dimostrare come col procedimento sopradetto si ottengano valori per le varie parti di individui, in cui la lunghezza base ha lunghezza diversa, per/ettamente comparabili fra loro. Sia ad esempio un individuo A con lunghezza base = 10, l'occhio sia lungo 1 e un’estremità sia lunga 5 (misure assolute). Sia un individuo B con lunghezza base = 12, l’occhio sia lungo 2 e un'estremità sia lunga 7 (misure assolute). Dovendosi paragonare i due individui nei loro rapporti dell’occhio e della zampa colla lunghezza base: avendosi: Sb : 1 SA 5 Individuo A, occhio = 10 estremità = 7 B 2 T{ sd 208 PS Gg .d 12 7 10 12 con operazioni che non è d’uopo ricordare. Il metodo del coefficiente somatico riduce i termini sopradetti in altri facilmente comparabili. bi 1 5 o sarebbe necessario ridurre ;7 € 7 ad essere paragonabili a 701a 9 livid 360 hi 36 n 180 Individuo A, base = 360 Occhio = 360’ estremità — su 360 60 210 » Bravo = 360 » = 360 » 360 e ne Con questo procedimento la constatazione dei rapporti di dimensione fra l'occhio e la zampa e la lunghezza base e l’occhio e la zampa fra di loro nei due individui riesce molto agevole e sopratutto precisa. Questo procedimento può essere applicato allo studio di qualunque parte di un animale, anche isolata, un cranio, un osso determinato; può essere applicato, in una parola, allo studio di qualunque oggetto, quando si vogliano mettere in evidenza, in modo preciso, i rapporti di dimen- sioni delle varie parti. A questa applicazione del metodo del cofficiente somatico mi pare difficile si possano fare obbiezioni e il Cattaneo stesso, se io interpreto bene i lavori sopra menzionati, l’accetta senza osservazioni. L'obbiezione principale del Cattaneo riguarda l'applicazione del metodo del coefficiente somatico allo studio comparativo della variabilità delle parti deglitanimali. « Prendendv a base, egli dice, la lunghezza dell’a- nimale (o anche il massimo diametro, se non coincide con essa), i risul- tati, per quanto ottenuti e calcolati con la massima precisione, non saranno mai sicuri, poichè la lunghezza del corpo, o altra sua dimen- sione qualsiasi, non è « una quantità costante a cui si riferiscono quan- tità variabili », ma è essa stessa un carattere individuale var?abile anche in animali di eguale mole. Quindi nei singoli risultati non si potrà mai distinguere ciò che è dovuto al variare della lunghezza del corpo, o del diametro massimo, da ciò che dipende dalla variazione dei carat- teri che si prendono in esame ». In altro luogo egli dice pure: « Ma come si può sapere entro a quali limiti oscilli la lunghezza base? Non certamente facendone l'esame sta- tistico col mezzo del coefficiente somatico, e adoperando un’altra base di confronto, per esempio la larghezza del corpo, perchè questa sarà pure variabile, non si sa di quanto, cosicchè ci aggiriamo in un circolo vi- zioso ». Egli prosegue poi proponendo come termine di riferimento la mole dell'animale: ma di ciò mi occuperò in seguito. L'obbiezione che fa il Cattaneo è una delle prime che si presentò alla mia mente nel proporre il metodo quantitativo statistico; ma riconobbi presto che essa era più apparente che reale. Ad ogni modo riconosco che avrei dovuto discuterla per non lasciare dubbi nella mente del lettore, Lo faccio ora. Nelle considerazioni generali che ho premesso a questo scritto ho detto: 1° che l’animale è variabile in tutte le sue parti dall’inizio della sua formazione alla sua morte; 2° che la mente umana non può fare a meno, se vuole studiare il fenomeno della variazione negli animali, di intendere diviso il periodo vitale dall’individuo in momenti distinti, tanto vicini fra loro quanto si vuole, ma sempre distinti fra loro. Ciò premesso, ecco come io credo si debba intendere l’applicazione del metodo del coefficiente somatico e del metodo quantitativo statistico. Considero per maggior brevità e chiarezza un caso particolare. Si tratta di studiare le variazioni che avvengono nelle varie parti di un individuo di Bufo vulgaris dal momento in cui si è compiuta la metamorfosi fino alla maturità sessuale. Per poter compiere questo studio io devo dividere il periodo sopraindicato del rospo in momenti sufficientemente vicini e per ciascun momento devo determinare le dimensioni delle diverse parti. Poichè sappiamo che tutte le parti dell’individuo variano in tempi successivi în misura maggiore 0 minore è, a priori, indifferente as- sumere l’una 0 l’altra dimensione dell’animale come lunghezza base. Vedremo in seguito le ragioni di opportunità per le quali in pratica è consigliabile scegliere una piuttosto che un’altra dimensione dell’ani- male come /unghezza base. Supponiamo di scegliere, come appunto ho fatto nel mio lavoro sopra citato intorno alle « variazioni del Bu/fo vulgaris », come lunghezza base, la lunghezza che è fra l’apice della mandibola e la metà dell’apertura cloacale. Appena compiuta la metamorfosi, misuro nell’individuo in questione la distanza ora indicata e determino la /ungRezza base, quindi misuro tutte le altre parti dell'animale e col metodo del coefficiente somatico le ri- duco in 360 esimi somatici. Ho così determinato il primo momento del periodo vitale, che voglio studiare e i rapporti di dimensioni che corrono fra le varie parti e la lunghezza base e fra di loro. Si tratta ora di determinare il secondo momento del periodo vitale. Per fare ciò è necessario stabilire il grado di precisione, la minutezza, se così si può dire, che io voglio applicare nello studio delle variazioni durante il periodo vitale prescelto. Volendo procedere colla maggior precisione e minutezza possibili io devo determinare l’approssimazione colla quale si può, in pratica, misurare la lunghezza base e in generale le altre parti dell'animale. Nel caso speciale del rospo comune, avendo le misure assolute espresse in millimetri, come ho detto nel mio lavoro sopra citato, credo non si possa tener conto che del mezzo millimetro. Il secondo momento del periodo vitale che si studia sarà determinato dalla lunghezza base superiore di mezzo millimetro alla lunghezza base del periodo precedente. Per questo secondo momento determino di nuovo le dimensioni delle varie parti dell'animale e le riduco in 360 esimi so- matici. Il terzo momento del periodo vitale sarà determinato da una lunghezza base superiore di mezzo millimetro a quella del 2° momento. Pel terzo momento rifaccio le misure delle varie parti dell’animale e le riduco col procedimento solito in 360 esimi somatici. Ripeto le stesse operazioni pel 4° momento, dato da una lunghezza base superiore di mezzo millimetro a quella del terzo, e così di seguito pel 5° pel 6° momento fino a che l’individuo che si studia sia giunto alla maturità sessuale cioè al termine del periodo vitale che si studia il quale riuscirà esso pure caratterizzato da una determinata lunghezza base. Le cose dette si possono schematicamente disporre nel modo seguente : supponendo una lunghezza base eguale a 10 millimetri al momento di partenza e di millimetri 14,5 al momento di arrivo: Periodo vitale r—_—_——mtm ai Ss D (ee) Ga ui & (2) 3 B dh : 3 $ È 5 al =) Siri e Me i MA e e la & = B % x % e? % RA % % Bd (©) 5 ZA x a © | = E: Le n. a s Sa < = lag) ) E £ & x x x % LA DA % % [= | F e) D o (x) nm D (e I | BA x x x x x % x LA B = (i (e° Lem lea) La [sn (e a RX 5 i E ia Goo si Si Triapo Ù Q (e) A % x bd A > x x x p° Leni e) iaia ica arci a] (SO) I |: Wo I ve) DI I o 3|® S)® s|® S|® 3|2 S| I AE » » » DL » Va = 32 — 65546003 » » » vadb xd Dale iS 2196607 » » Si vede che mentre la lunghezza base cresce, l’occhio rimane stazio- nario nelle sue misure asso/ule; queste ridotte in misure relative, col metodo del coefliciente somatico, mettono in chiaro quantitativamente il variare del rapporto dell’occhio colla lunghezza base col crescere di questa. Così si può dire per altri molti casi e combinazioni. Questo è appunto uno degli ufficii del melodo proposto, e che concede di ri- conoscere con sicurezza îl variare dei rapporti rispettivi delle parti di un organismo durante il suo periodo vitale. Vedremo in seguito quale sia la lunghezza base da scegliersi come più conveniente. È necessario non confondere la variazione assoluta di un organo col variare del rapporto che questo organo viene assumendo cogli altri nell'organismo. Questo rapporto può variare, come sopra si è visto, anche rimanendo costante la sua misura assoluta. Chi voglia studiare la variazione delle dimensioni assolute di un organo, ad esempio l’occhio, in un periodo vitale di un animale non deve adoperare il metodo del coefficiente somatico, poichè questo, ripeto ancora, mette in evidenza le variazioni del rapporto dell’organo cogli altri e non le variazioni assolute dell'organo stesso. Lo studio delle variazioni assolute degli organi è più semplice. Misurate ad esempio le dimensioni in millimetri di un organo in un gruppo biolo- gicamente omogeneo d’individui, si dispongono in serie i valori ottenuti coi metodi statistici proposti dalla scuola inglese e americana e si avrà l’indice di variabilità dalla nota formola 28 V 2 (ef) n e via discorrendo. Ottenuti gli indici di variabilità assoluta di tutti gli organi di un ani- male, si potranno come insegna la scuola inglese-americana, ridurre, con operazioni speciali, ad essere comparabili fra loro ecc. Si potrà calcolare l’indice di variabilità anche della mole totale dell'animale e fra questa e le altre parti si potranno stabilire i confronti e i rapporti che si cre- dono opportuni. Anche il metodo statistico da me proposto può servire in questo caso, purchè, l’intervallo fra le classi di varianti venga stabilito eguale ad uno. Confr. i miei lavori in proposito sopra citati. Il metodo del coefficiente somatico non esclude il metodo precedente, Periodo vitale studiato in un gruppo omogeneo di 10 individ. SIMO tutti e due hanno uffici speciali da compiere nello studio generale degli animali. JIo insistito sopra questo punto perchè, come rilevo dall’obbiezione sopra citata del Cattaneo, è facile confondere le due cose. Ritorniamo ora allo studio del periodo vitale dell'individuo di rospo comune sopra indicato. Se io ripeto le stesse misure degli organi per un numero determinato di individui di rospi nelle stesse condizioni biologiche, (ad esempio sopra dieci individui) io avrò per ciascun momento del periodo vitale e quindi per ciascun valore della lunghezza base serie di 10 valori per ciascuno degli organi misurati, 1° momento: Lunghezza base = 10 millim. Per l'occhio avrò: RA LE MA SAS DE 360 ? 360 ? 360 ? 360 ? 360 **** 360 Pel femore avrò: :7 MOT ii Seti org y° 360 ? 360 ? 360” 360” 360 ‘°°° 360 e così di seguito. Si può ripetere la stessa cosa pel 2°, pel 3° ecc. momento del periodo vitale. I dieci valori dell'occhio del 1° momento potranno essere eguali fra loro o potranno essere disuguali. In questo secondo caso io li dispongo in serie col metodo statistico da me proposto, ne calcolo la media, e gli indici di variabilità, di variazione ecc. Nessuno può mettere in dubbio la paragonabilità perfetta tra loro da tutti i punti di vista, dei valori ad esempio dell'occhio riferentesi al 1° momento; essi sono stati calcolati tutti coll’identica lunghezza base. La stessa cosa si ripete per le serie di misure che si riferiscono ai momenti successivi del periodo vitale. La serie dei dieci valori dei singoli organi ci mostrerà adunque in maniera esatta quali sono le variazioni che avvengono nell’occhio, nel femore, nella tibia ecc. per ciascuna lunghezza base. Sostituiamo nello specchietto sopra riferito le medie di 10 valori ai valori singoli di ciascun organo nei diversi momenti del periodo vitale; avremo: metam. comp. 1° mom., Lungh. base = mill. 10, occhio M = x, femore M = y, tibia M = 920 » » » = » 10.5 » M—=x! » Me y! » M=g! 30 » » plt—==i da » M= 2? » M_—_ 1 » — 23 40 » » Ieri 11.5 » M — 3 » Mz y » = 33 Lo sess. 10° » » > =.» l45 » M=e'fo»._ M=-ASG6NGa n "1 * Si possono ripetere qui i ragionamenti fatti a proposito dello studio di un solo individuo, sostituendo ai valori dei singoli organi le medie dei valori rispettivi. Risulta da questo procedimento : 1° che per ciascun momento del periodo vitale conosceremo esat- tamente il variare dei singoli organi, rimanendo per essi costante la lunghezza base. 2° Che le serie delle medie degli organi nei singoli momenti ci con- cederà la costruzione della curva di variazione degli organi stessi du- rante tutto il periodo vitale dei 10 individui studiati. 3* Che interpretando bene il metodo del coefficiente somatico ed il metodo statistico da me proposto, la /unghezza dase è quantità sempre nola esattamente, 2° che le serie dei valori degli organi per ciascun momento vitale sono sempre ottenute riferendole ad una identica lun- ghezza base. 4° Che finalmente non è necessario ricorrere a nessuna corre- zione speciale dei valori stessi. III Nei casi precedentemente presi come esempi ho considerato il periodo vitale diviso nella maniera più minuta possibile (cioè compatibile colla approssimazione che si può raggiungere dalle misure dirette della lun- ghezza base) in momenti successivi. Si può evidentemente intendere diviso il periodo vitale sopra indicato in un numero minore di momenti, per modo che fra essi maggiore sia l’intervallo. Ad esempio nel modo seguente: Metamorfosi compiuta 1° momento. Lungh. base = 10 millim. 20 » » Si » 30 » » o uo Le serie dei valori degli organi saranno sempre riferite ciascuna ad una lunghezza base costante ; la curva di variazione degli organi durante tutto il periodo, sarà come nel caso precedente. Evidentemente quanto più si diminuisce il numero dei momenti vitali, tanto meno analitico riesce lo studio e di tanto meno interessanti ne riescono i risultati senza perdere tuttavia nessuno dei loro caratteri di comparabilità. Si può anche considerare la cosa nel modo seguente: sempre serven- doci dell'esempio sopradetto nel quale per brevità di calcolo suppongo che il diametro dell’occhio sia sempre eguale a 2 millim. in tutti i mo- menti vitali successivi. — 12 — \ nom. Lung. base = 10 mill., coeff. som. = 36 occhio =2 mill. =72 (360 esimi somat.) » » Pe d102505 » » — 94,27 » — » = 68,54 » » » » » pil » » Se —32o e n (=(653460» » » » » >= 115.» » Dite 00 (625605 » » » » >ee=312 » » » —=80 » = » — 60 » » » » » ZIO » » — 28,80 » — 905 — o A00 » » » » >» — 3 » » » = 27,60 » —=2 » = III » » » » » =l3,5 > » Dl=2.656/005 — 9. » =99,04 » » » » pi =014 » » DI MZ AM — 9 » inno 26 » » » » id » sl ==124F835 — 0 — 4966, » » Supponiamo di voler considerare complessivamente tutti i valori del- l’occhio, costituendo una serie secondo il metodo statistico da me pro- posto. Questa serie darà per media del valore dell’occhio 59,60. Se io faccio la media dei valori delle ZungRezze dasi dei 10 momenti, ottengo 12,25. Il momento vitale rappresentato dalla base 12,25, è compreso fra il momento 5° (12) e 6° (12,5). Lungh. base = 12, o —= 30, occhio = 60 » » = 12.25, o = 29.39, » » sa i=12550 0 =128780) » ZI) I (SI (e €) a (o ) Volendo conoscere esattamente il valore della lunghezza base a cui corrisponderebbe il valore medio dell'occhio = 59,60 non si ha da com- piere che un'operazione semplicissima nel caso nostro in cui il valore assoluto dell'occhio = 2. Si cerca quale è il coefficiente somatico che corrisponde al valore di 59,60 __ 59,60 a — 29,80 (6>) Per trovare la lunghezza base corrispondente si avrà: — 22° = 12,0805 \ = 59.8 gar È questo un valore molto vicino a 12. Data la premessa di non tener conto dei valori delle lunghezze basi Che si differenziano fra loro di meno di mezzo millimetro, si può assu- mere come corrispondente al valore 59,60 la lunghezza base = 12. Nel caso in cui i valori assoluti dell'organo nella serie dei momenti vitali siano diversi fra loro si introdurrà nel calcolo sopradetto il loro valore medio. Risulta da quanto precede, che mettendo in serie i valori di un or- gano espressi in 360 esimi somatici, ottenuti per mezzo di lunghezze i — 13 — basi diverse, il valore medio dell’organo corrisponde ad un determinato valore di /unghezza base che sarà dato dalla media delle /ungRezze basi considerate e che è, in ogni caso, sempre facilmente e sicuramente determinabile. Anche per questo caso non sono perciò necessarie le correzioni pro- poste dal Cattaneo che si riferiscono alla variabilità della lunghezza base, sempre ricordando che il metodo proposto riguarda la ricerca della variazione dei rapporti degli organi colla lunghezza base e fra loro e non la ricerca delle variazioni assolute degli organi stessi. IV. Veniamo ora alla questione della scelta della lunghezza base. Come già sopra ho detto, qualunque delle dimensioni possibili di un animale può essere presa come lunghezza base, qualunque delle dimen- sioni possibili di una parte dell'animale può essere presa come lunghezza base per lo studio della parte stessa. La lunghezza base, qualunque essa sia, deve sempre essere misura- bile colla maggior esattezza possibile. Ho insistito sopra questo punto nei miei precedenti lavori e l’'Andres pure nel suo recente lavoro « La determinazione della lunghezza base nella misurazione razionale degli organismi (1) » afferma la stessa cosa colle parole seguenti: « La lunghezza base deve venir compresa fra due punti estremi ben chiari e precisi; due punti che sieno anzitutto facili da trovare non solo per l'occhio sibbene anche per lo strumento misu- ratore, qualunque esso sia; poi tali da non lasciare incertezza sulla loro estensione, da essere per quanto è possibile riducibili per così dire a punti matematici; infine tali pure che chiunque, sulla semplice indica- zione di un primo osservatore, li possa riscontrare ». Nei miei lavori precedenti ho consigliato di assumere per lunghezza base la misura di una parte dell'animale che sia poco variabile. La stessa raccomandazione fa pure l’Andres. Questa raccomandazione va spiegata bene affinchè non venga consi- derata nel senso che essa possa aver azione sulla esattezza e paragona- bilità dei valori delle altre parti dell’animale che con essa si ottengono, come mi pare venga fatto dal Cattaneo, se interpreto bene il suo con- cetto. Ritornando all'esempio sopra esposto dello studio di un periodo vitale del Bufo vulgaris, se io scelgo come lunghezza base la distanza fra l’apice della mandibola e la metà dell’apertura cloacale, potrò dividere, (1) Rend, R. Istit. Lomb., vol. XXXIV, 1901. è Sa come si è fatto, il periodo vitale in 10 momenti i quali sono i soli pos- sibili, data l’approssimazione pratica di misurazione della lunghezza stessa che varia in lunghezza assoluta da 10 millim. a 14,5. Se scelgo invece come lunghezza base la lunghezza, poniamo, della zampa posteriore la quale potrà variare ad esempio (in lunghezza asso- luta) da 15 mm. a 25 il numero dei momenti in cui dovrò dividere tutto il periodo vitale salirà da 10 a 21. I risultati saranno egualmente buoni ed utili; ma il lavoro sarà molto più lungo e inoltre sarà necessario, in generale un materiale molto più numeroso per poter avere rappresentati tutti i momenti possibili, cioè tutti i valori possibili della /ungRezza base fra 15 e 25. Nel campo pratico si può fare anche un’altra raccomandazione: è bene cioè non assumere come lunghezza base la misura di un organo che si presenti troppo spesso alterato 0 monco, come ad esempio la coda dei sauri, degli Anfibi urodeli ecc. poichè si correrebbe il rischio, in caso contrario, di non potersi valere dei molti individui, che come è noto hanno le parti sopradette, alterate o monche. Così ad esempio, nel gruppo degli Anfibi anuri, negli Anfibi urodeli, nei Sauri, negli Ofidii la migliore delle misure da prendersi come /un- ghezza base, è la distanza fra l’apice della mandibola e la metà della apertura cloacale (1). Vi Il Prof. Cattaneo nei lavori sopra citati ha discusso una questione molto importante. Dopo aver detto che tutte le parti di un animale sono variabili, egli aggiunge: « Eppure in mezzo a tante variabili, vi è qualchecosa di co- stante e di assoluto in un dato esemplare che prendiamo ad esaminare, (1) Il Prof. Andres nella seduta del 3) maggio ultimo scorso del R. Istituto Lombardo ha presentato un nuovo lavoro in proposito « I punti estremi della lunghezza base nella misurazione razionale degli organismi » nel quale pro- pone per i Selaci, i Dipnoi, i Ganoidi, gli Anfibi ed i Rettili la distanza dal centro della pupilla a quello del centro della cloaca avvertendo che « tali punti esterni si devono però riferire ciascuno ai corrispondenti punti interni in cui l’asse principale di simmetria od asse sagittale viene tagliato dai cor- rispondenti piani trasversi ». A mio avviso la proposta dell’Andres non è consigliabile poichè viene a complicare la misura della lunghezza base e la rende meno sicura nella pratica di quella ad esempio da me assunta, dall’a- pice della mandibola alla metà dell’apertura cloacale. In questo caso la minor variabilità della lunghezza base proposta dall’Andres (poichè si esclude la porzione preoculare del capo che è in generale variabile\ non compensa la maggior difficoltà di misurazione della lunghezza stessa. a fp = ed è la sua mole. È questo il vero termine di riferimento, poichè, come vedemmo, la lunghezza base, qualunque essa sia, non è assunta che come un indice lineare del variare della mole, e lo scopo ultimo di queste ricerche non è di seguire le variazioni degli organi in rapporto a un diametro qualsiasi, ma in rapporto alle diverse moli. Ora è possibile ri- cercare la variabilità della misura base per rispetto alle diverse moli ? ». Il Cattaneo prosegue dicende che per mole si deve intendere il volume complessivo del corpo. « Se si trattasse di far confronto con misure ponderali, la mole potrebbe essere anche il peso, che col volume ha un rapporto determinato, per mezzo del peso specifico. Ma, siccome qui sì tratta di far confronto con misure metriche, la mole non può essere che il volume ». Non discuterò qui i metodi proposti dal Cattaneo relativi all’uso della mole nella correzione della lunghezza base pel calcolo dei valori delle parti di un animale mediante il coefficiente somatico, perchè, come già dissi sopra, tali correzioni non sono necessarie. Mi fermerò invece intorno al quesito formolato dal Cattaneo: È possibile ricercare la variabilità della misura base per rispetto alle diverse moli ? Credo anzitutto che il quesito si potrebbe formolare in modo più ge- nerale così: È possibile ricercare la variabilità delle varie parti dell’a- nimale rispetto alle diverse moli? E evidente che ciò che si fa per la misura scelta come lunghezza base si può fare per tutte le altre misure. “Teoricamente parlando la risposta non può essere che affermativa. Nell'esempio sopra citato del Bu/o vulgaris si determina per ogni momento del periodo vitale la mole e ad essa sì riferiscono tutte le altre misure. ‘Presi come ascisse i valori delle varie moli e come ordinate quelli degli organi, si otterranno le curve di variabilità di questi ultimi rispetto al variare della mole. La mole è una quantità variabile essa pure nei diversi momenti vi- tali e quindi va trattata come qualunque altra parte dell’animale pure variabile. Il Cattaneo dice che i risultati del paragone degli organi alla mole dell'animale anzichè ad una misura di esso presa come lunghezza base sono biologicamente più importanti. È sempre cosa difficile stabilire i gradi di importanza delle ricerche biologiche. Ciò che non è importante in un dato momento della scienza lo può divenire e ciò che in un dato periodo di tempo ci appare della massima importanza può in breve non esserlo più. Non entrerò quindi in questo campo dove ha troppa prevalenza l’elemento soggettivo del ricercatore. Io credo che la ricerca proposta da! Cattaneo sia assai im- portante e perciò giudico opportuna discuterla nel campo della sua attuazione pratica. Ser Toe Anzitutto io sono d’avviso che la mole dell'animale deve comprendere l’intero animale, come accenna del resto anche il Cattaneo. Il limitare la determinazione della mole ad una porzione sola di un animale, cosa che richiede in pratica l’esportazione di varie parti di esso, prescindendo anche da considerazioni biologiche, può essere in pratica causa di troppi errori. In secondo luogo credo che la necessaria determinazione del volume dell'animale non possa farsi che con metodi diretti, data l'impossibilità di ridurre gli animali, nella massima parte dei casi, a forme geometriche sufficientemente precise e data l’incertezza dei risultati che si avrebbero coll’uso del peso specifico (1) il quale può venire alterato in misura troppo sensibile da cause puramente temporanee nei vari individui. Il Cattaneo stesso consiglia di ottenere il volume « coll’immersicne in pro- vetta graduata o con altro simile artificio ». In pratica la determinazione diretta del volume di un animale pre- senta numerosi inconvenienti : 1° Se è relativamente agevole la determinazione diretta del volume degli Anfibi per tutte le forme del gruppo; non si può dire la stessa cosa per tutte le forme di rettili e di pesci, poichè questi due gruppi di animali comprendono intiere serie di specie di troppo grande mole perchè sì possa ottenere una misura del volume sufficientemente esatta da ser- vire ai calcoli ulteriori per la quale viene ricercata. 2° Difficoltà speciali dovute all’essere il corpo rivestito di penne e di peli presentano gli uccelli ed i mammiferi per essere messi in con- dizione da servire alla misura del loro volume col metodo dell’immer- sione: fra le altre vi è la difficoltà di cacciar via completamente l’aria che rimane aderente al rivestimento del corpo. Ma ammesso anche che ciò si possa fare bene, pochi gruppi di mammiferi e di uccelli si pre- sterebbero per la loro mole a tale ricerca. 3° In migliori condizioni si presentano, ‘in grazia del loro derma- scheletro rigido, molti gruppi di artropodi e sopratutto, ad esempio, la maggior parte degli echinodermi; ma giova notare che una serie gran- dissima di forme non servirebbe a tale ricerca per la loro piccolezza, tanto che spesso il metodo non potrebbe essere applicato neppure a tutti i generi di una stessa famiglia. 4° Prendendo a considerare ora un caso in cui la misura diretta del volume sia possibile colle maggiori probabilità di esattezza nei risultati, (1) Per ottenere il volume non sarebbe consigliabile di seguire un metodo analogo a quello in uso in varie ricerche di fisiologia, ad esempio nella ri- cerca della forza muscolare assoluta. Si pesa vale a dire un muscolo: questo poi si divide pel peso specifico della sostanza muscolare e si ottiene il vo- lume del muscolo (E. Weber). SPARE; A come sarebbe ad esempio la misura del volume in un Anfibio anuro, poniamo il Rospo comune, ci si presenta un grave inconveniente già menzionato dal Cattaneo stesso; ma sul quale a mio avviso non si è fer- mato abbastanza. Il Cattaneo dice: « la mole dell'animale non può essere che il volume. Certamente, trattandosi di organismi, tale definizione deve intendersi cum grano salîs. Alcune condizioni fisiologiche, come un’eccessiva nu- trizione o denutrizione, la replezione delle femmine gestanti ecc. pos- sono alterare momentaneamente il volume senza che si cambi veramente la mole. Perciò, nel fare i confronti, gli individui che si trovassero in tale stato, potrebbero essere raggruppati a parte, e in generale per mole dovrebbe ritenersi il volume del corpo nella sua condizione normale e media ». Fino astanto che si tratta di riunire le femmine gestanti in gruppi isolati, gli individui a stomaco vuoto o pieno ecc. la cosa può farsi; ma quando sì tratti di giudicare lo stato di nutrizione o denutrizione ge- nerale dell'animale per stabilire dei gruppi omogenei la cosa diventa enormemente difficile ed è bene osservare che lo spessore maggiore o minore, ad esempio dello strato cutaneo, o dei muscoli che si ripete sopra tutta la superficie del corpo, e che può essere temporaneo nell’in- dividuo è causa di alterazione notevole nel valore finale del volume. È questo un errore che non è possibile determinare con esattezza. Si dovrebbe ricorrere a valori medii poco sicuri i quali toglierebbero al metodo proposto dal Cattaneo appunto quel carattere di esattezza che egli si ripromette. In conclusione: credo che la ricerca diretta del volume dell’animatle sî possa fare în qualche caso speciale e possa dare buoni risultamenti, tenuto conto del grado di approssimazione che si può con esso otte- nere; ma che non possa servire come metodo generale du introdursi netto studio somatometrico degli animati. VI, Nello studio somatometrico degli animali è cosa della massima impor- tanza la riunione degli individui in gruppi omogenei, come già ho detto nei precedenti lavori. L'aggruppamento deve essere fatto partendo da ‘ concetti biologici in ordine alle ricerche che si vogliono fare. Ciò viene a dire che prima di intraprendere una ricerca somatometrica è nec- cessario posare, come si suol dire, bene il problema che si vuol risol- vere. Sarà bene che chi imprende ricerche di tal genere si faccia an- zitutto un concetto chiaro delle regole che il metodo statistico generale insegna, LESS) Sq Il Cattaneo discute anche le modalità che si devono seguire nell’isti, tuire confronti fra specie diverse. A mio avviso la cosa va intesa nel modo seguente, volendo applicare il metodo del coefficiente somatico. 1° Si deve scegliere la stessa lunghezza base nelle due specie. 2° Si deve considerare nelle stesse specie un identico periodo vitale. 3° Il periodo vitale deve essere diviso nello stesso numero di mo- menti. 4° Il paragone deve essere istituito fra momenti corrispondenti 0 fra le medie dei valori corrispondenti ad un eguale numero di momenti corrispondenti, Tenendo conto di quanto è stato detto precedentemente intorno alla lunghezza base e ricordando sempre che il metodo proposto del coeffi- ciente somatico mette in evidenza il variare dei rapporti degli organi fra di loro, si otterranno delle curve di variazioni nelle due specie per- fettamente paragonabili. Ora possiamo domandarci: col metodo in questione è possibile stabi- lire un sistema di misure che metta in evidenza le variazioni di forma degli animali per modo che si possa istituire un confronto totale degli animali stessi? Si può rispondere senza esitare affermativamente. In pratica si tratterà di scegliere opportunamente i diametri da misurarsi e di aumentarne il numero in modo conveniente. Lo scultore che vuol riprodurre una statua in marmo, sia in grandezza uguale, sia ingrandendola, sia rimpicciolendola, forse che non riesce, mediante misure di determinati diametri ad avere la forma esatta ? ll Cattaneo nel secondo dei lavori sopra citati dice; che il materiale per lo studio somatometrico riunito dagli Autori può sempre servire anche senza le correzioni da lui proposte « ad indicarci le variazioni, se non esattamente rispetto alla mole, almeno rispetto alla stalura. Ma si comprende che i due problemi sono diversi, e quello che più interessa la teoria evolutiva è il primo perchè ci fa vedere un maggior numero di rapporti tra i caratteri somatici ». Credo opportuno far notare a questo proposito, che col metodo pro- posto si possono mettere in evidenza tutte le mutazioni che avvengono nella mole del corpo. Dato ad esempio il 1° momento vitale, nel caso sopra citato del rospo comune io posso misurare, poniamo, cento esem- plari che avranno identica lunzshezza base: ma che potranno variare, nello spessore, nella larghezza del corpo, in cui il capo, le zampe, ecc. potranno essere, più lunghe, più corte, più grosse, ecc. Tutte le differenze fra queste e le altre parti che si potrebbero enumerare del corpo nei varii individui delle serie, sono appunto quelle che dipendono dalle va- riazioni generali dell'animale, che determinano le modalità della sua mole. Essendo la base costante in tutti, esse, ripeto, riusciranno in evi- us ao «denza nei dati numerici esprimenti i loro rapporti colla lunghezza base ‘costante. La stessa operazione compiuta sugli individui dei momenti vitali suc- .cessivi darà i dati per studiare la variabilità della mole, come già sopra é detto. La statura perciò di una serie di individui appartenenti allo stesso momento vitale viene ad essere messa in rapporto determinato colla mole generale degli individui stessi. Si può dire che questo è metodo indlegtto ma si può aggiungere anche ‘che con questo metodo applicabile a tutti gli animali, mentre il metodo diretto, come sopra abbiamo visto non lo è, si esclude il pericolo che in un animale, le variazioni volumetriche di un gruppo di parti in un senso, venendo compensate dalle variazioni volumetriche di altre in senso ‘opposto, si abbiano moli identiche nel loro valore volumetrico; ma ri- ferentisi ad individui di forma assai diversa nelle loro parti. Una ricerca intorno al volume dell’intiero animale, e delle sue parti potrebbe farsi senza dubbio, e forse porterebbe a qualche buon risulta- mento. Ma è ricerca da farsi per se stessa, tenendo calcolo della appros- -‘simazione raggiungibile nei risultati, approssimazione certamente, non grande per la quasi totalità degli animali, data la loro forma difficil- mente riducibile a forme di solidi geometrici. Un’altra ricerca,-da farsi pure per se stessa, è quella alla quale ac- «cenna il Cattaneo dei rapporti di peso delle varie parti di un animale. E così pure si dica dei rapporti di superficie, ecc. Col metodo del coefficiente somatico ben applicato si possono ottenere serie di rapporti che valgono a darci un’idea esatta della forma dell’anì- male in 'un dato momento vitale. VI. Il Prof. Cattaneo, dirò per ultimo, teme che il metodo somatometrico in mani inesperte non solo non produca nessun utile alla scienza, ma riesca a questa dannoso poichè egli pensa « che siffatti metodi possano «diventare una sorta di spor? in mano a giovani poco esperti della zoologia » per la relativa facilità del processo e non richiedendosi co- gnizioni preliminari, ma solo una certa dose di pazienza. Il Prof. Cattaneo mi vorrà concedere che qualunque metodo in man? inesperte ha sempre dato e darà sempre risultamenti non buoni, e che «ciò non ha da far nulla colla bontà maggiore o minore del metodo stesso. Rispetto poi all’asserzione del Cattaneo che il metodo somatometrico « non richiegga cognizioni preliminari, ma solo una certa dose di pa- zienza » debbo far osservare che nella applicazione del metodo somato- “dg A metrico e statistico sono da compiersi due serie di operazioni. La prima, comprende la delimitazione del quesito che si vuol studiare, la scelta, del materiale, l’aggruppamento del materiale stesso, il numero e la di- rezione delle misure, il grado di approssimazione col quale le misure devono essere fatte, la scelta dei mezzi materiali per l'esecuzione delle: misure stesse, la seriazione dei dati, la loro interpretazione in ordine alla questione che si vuol studiare. La seconda serie di operazione comprende: l'esecuzione materiale delle misure, le loro riduzioni col cofliciente somatico, il calcolo degli indici, delle medie, ecc. Questa seconda serie di operazioni è molto lunga e concedo al Cattaneo che per essa sia necessaria non solo una « certa dose » ma molta pa- zienza ed aggiungerò ancora molta cura ed esattezza. Ma per la prima serie di operazioni credo che anche il Cattaneo vorrà ammettere che ci vogliono altri requisiti diversi dalla cura, dalla esat- tezza, e dalla semplice pazienza. Voglio ora considerare il caso che si darà certamente ed è bene che avvenga, che qualcuno si limiti a studiare, poniamo, una serie di Bw/0 vulgaris, col metodo somatometrico senza altro movente che quello di riunire dati quantitativi e avendo cura soltanto di indicare bene le con- dizioni biologiche in cui si trovano gli esemplari, età, sesso, ecc. e di seguire esattamente le modalità pratiche necessarie. Se il lavoro è fatto con cura ed esattezza esso riuscirà utilissimo a chi vorrà in seguito riunire molti dati di fatto per tentare la risoluzione di determinate questioni biologiche e i materiali, così riuniti, saranno utili sempre. L’energia e il buon volere di molti ricercatori che ora si esplicano in lavori fatti spesso senza alcun indirizzo e che non di rado per l’indeterminatezza dei loro risultati non concedono di giudicare della loro attendibilità, sarà invece rivolto a constatare fatti che riusciranno di utilità reale per la Scienza. 1881 - Tip. Pietro Gerbone; Via Gaudenzio Ferrari, 3, Torino. BOLLETTINO Musei di Zoologia ed Anatomia comparata Il «bo Si della R. Università di Torino PANDA N 395 pubblicato il 25 Luglio 1901 Dott. FILIPPO SILVESTRI (Bevagna, Umbria). CI Descrizione di nuovi TERMITOFILI e relazioni di essi con gli ospiti 10 DIPTERA NEMOCERA Fam. TERMITOMASTIDAE, nov. Caput minutum. Proboscis brevis, palpo brevior. Palpus triarticulatus, Antennae longae, moniliformes, pluriarticulatae. Oculi supra pone an- tennas confluentes, subtus spatio maiore separati. Ocelli tres in vertice siti. Alae tantum venis duabus longitudinalibus et venulis duabus tran- sversalibus inter illas instructae. Halteres detecti. Pedes unguiculis duabus et pulvillo armatis. Abdomen segmentis 9 compositum. Typus: Gen. Termitomastus nov. caracteribus familiae distinguendus. Termitomastus leptoproctus, sp. n. Stramineo-cremeus, oculis nigris, antennis alis pedibusque pallide ful- vescentibus. Caput minutum, supra inspectum rectangulare, facie depla- nata verticali, fronte linea.transversali antica leviter arcuata et linea longitudinali mediana impressa. Clypeus ovalis. Proboscis brevis, palporum articulum secundum parum superans. Palpi triarticulati, longiusculi, crassiuseuli, setis longis, numerosis, instructi, articulo primo secundo ‘ parum crassiore et longitudine eidem subaequali, articulo tertio secundo magis attenuato et aliquantum longiore. Oculi magni fasciae instar fa- ciem usque ad palporum libellam circumdantes, supra pone antennas angustati, confluentes, subtus non extensi. Ocelli tres in cervice pone Li: È oculos triangulariter dispositi. Antennae longae, moniliformes, verticil- latae, gradatim apicem versus vix attenuatae, articulis 21 (interdum 20, in exemplis iuvenilibus 147) compositae: articulo primo secundo parum longiore et setarum longarum serie circulari instructo, articulo secundo sferoideo serie setarum longarum aequatoriali ; articulo tertio inter omnes longiore, semifusato petiolo cilindrico, sat longo ad articulum quartum emittente, setarum longarum seriebus duabus et in parte supera latiore margine laminari, utrimque interrupto, aucto; articulis quarto ad pe- nultimum omomorfis, parte basali lata conica et petiolo supero, attenuato compositis, parte basali margine supero circa in processu laminari pro- ducto utrimque tantum interrupto et seriebus tribus setarum aucta, quarum series infera et supera setis subtilibus sursum vergentibus con- stitutae, series mediana, setis longis, robustis, extrorsum et paululum sursum vergentibus ; articulo ultimo ceteris magis attenuato, subgloboso setis ut in articulis ceteris dispositis. Cervix et facies pilis brevibus et setis nonnullis instructae, sub margine laterali oculorum utrimque setis tribus. Thorax antice angustatus mesonoto magno, lato parum convexo, scuto postice rotundato a tergito primo abdominali partim obtecto. Alae re- trorsum directae, segmentum tertium abdominalem superantes, aliquantum arcuatae, non extensae sed desuetudinis causa longitudinaliter corru- gatae. Alae artificiose extensae ovales, basi angustata, circa leviter cre- nulatae, superficie tota spinis minimis plena, margine externo et venis setis instructis; venae duo tantum longitudinales adsunt, quarum sub- costa ad mediam costam et vena marginalis ad medium marginem po- sticum pertinent, inter subcostam et marginalem venulae duae transver- sales celulas duas radicales limitantes. Halteres detecti, crassiusculi, sat breves, claviformes, extrorsum et paululum antrorsum vergentes. Abdomen ovale, polo antico truncato, postico valde elongato, attenuato, papilliformi, pilis nonnullis sparsis, brevibus instructum, segmentis 9 compositum, segmento quinto quarto angustiore, sexto quinto angustiore, segmentis 7-9 valde angustioribus. 9 Appendices genitales breves, biar- ticulatae pilosae; appendix dextra sinistra crassiore. Pedes longi, attenuati, setis longis sparsis instructi: illi paris primi tibia femore parum angustiore et parum longiore, tarso tibia vix bre- viore, 5-articulato, articulo primo secundo duplo longiore, articulo quarto ceteris breviore, articulo ultimo quarto parum longiore, unguiculis duabus, aliquantum arcuatis, integris et pulvillo parvo, laciniato instructo. Pedes paris tertia ceteris longiores, femore tibia parum longiore. Long. corp. mm. 2,2; lat. corp. 1,2; lat. capit. 0,19; long. anten- narum 1,1; long. alae extensae 1,6. Habitat: In domo ipsa Anoplotermitis recondila Silv. Patria: S. Ana (Misiones) R. Argentina; Coxipò (Cuyabà) Brasile. OSSERVAZIONE. — Il genere da me sopra descritto è certamente nuovo per la scienza. Per le poche nervature delle ali e per la forma delle antenne esso si avvicina molto ai Cecidomyidae, dai quali però si diffe- renzia per avere gli occhi fusi insieme nella parte superiore e per la presenza degli ocelli; per tali caratteri ho creduto opportuno fondare una nuova famiglia, denominandola dal genere, che la rappresenta, Termitomastidae. Dei Ditteri Nemoceri nessuna specie termotofila si conosceva, però dei Brachiceri Wasmann nel 1898 (Zeit. wiss. Zool. LXVII, pp. 599-617, Taf. XXXIII) descrisse il nuovo genere Termitorenia appartenente alla fa- miglia Sfe/Ropathidae. Confrontando Termitomastus con Termitoxenia si constata che ambedue sono prysogastri e che la vita termitofila tende a fare scomparire in ambedue le ali, perchè le vediamo già inatte al volo in Termilomastus e ridotte a brevi appendici in Termitoxenia. Wasmann nella descrizione di quest'ultimo genere. dice: A/ae nullae, però dalle figure si comprende che egli ha preso per prothorax il me- sonolum e per appendices del pretorace le vere ali. Relazione del Termilomastus con l’ Anoplotermes recondilus Silv. — La prima volta che io vidi questo curioso Dittero fu in Misiones nella Rep. Argentina presso S. Ana: stavo sollevando pietre in un luogo non boscoso, ma ‘fornito di vegetazione arborea e arborescente poco spessa e frequentemente vi trovavo qualche galleria di Aroplotermes reconditus. Sotto una di tali pietre fui sorpreso nel vedere tra una fila di Anoplotermes, che si rifugiavano frettolosi nelle gallerie sotterranee, alcuni individui di un insettuccio, che ben facilmente compresi dover essere un termitofilo. Questi era seguito da operai di Anoplotermes ed era incitato a scappare insieme: ciò potei constatare più volte. Catturai varii esemplari del Termi/omastus e li posi vivi in un tubo di vetro insieme a operai e larve di Arnop/lotermes e così potei osservare qualche cosa dei rapporti esistenti fra le due specie. Essi vivono in perfetta ar- monia: qualche operaio di Anoplotermes si avvicina al Termitomastus lo pulisce, lo accarezza, spesso lo segue per di dietro tastandolo con antenne e palpi e gli prende in bocca l’estremità dell’addome, certamente per farsi dare qualche cibo gradito. In che consisterà esso? Io credo in sterco soltanto. Tale sostanza è nutrimento abituale dei Termitidi, che lo esi- gono anche dai loro compagni, e probabilmente la feccia di un Dittero sarà per loro cosa anche più prelibata! E il Dittero in cambio che ri- ceve dall’ Anoplotermes? Casa e carezze già lo sappiamo, però anche nutrimento? Questo io non ho potuto constatare, ma è probabile che così avvenga, poichè non saprei davvero che cosa potrebbe mangiare il Dit- tero nella casa dell’ Anoplotermes, dove non esiste che terra e erbe secche triturate, le quali sostanze insieme a sterco di vertebrati e ad altri detriti sono il nutrimento dei Anoplofermes reconditus. leg al Îl Termitomastus è dunque un termitofilo eureno (1). A Coxipò presso Cuyabà trovai questa stessa specie con il medesimo ospite, ed ebbi campo di fare le stesse osservazioni. RT HEMIPTERA HOMOPTERA Fam. COCCIDAE. Gen. Fermitococcus, nov. Corpus ovatum ‘circa seriebus setarum totum instructum infiatum ita ut segmentatio typica tantum subtus parum distineta. Antennae tri- articulatae articulo ultimo longiore, articulis primo et secundo minimis. Oculi nulli. Rostrum siphone brevissimo, setis mandibulo-maxillaribus perlongis. Stigmata quatuor ad latera pedes primi et secundi paris. Pedes femore longiore et apicem versus latiore, tarso uniarticulato ungue singulo integro, magno armato. Habitat: In termitum domo. Patria: Paraguay, Matto Grosso. 1. Termitococcus aster, sp. n. Stramineus vel cremeus, ovalis polo postico antico parum latiore, aca- riformis, segmentatione vix lateraliter et subtus distincta. Corpus totum circa seriebus setarum longarum, subtilium, radiatim dispositarum in- structum, subtus etiam circa seriebus setarum, tantum ventre inter et ad pedes pilis brevibus; in parte postrema abdominis setis 6 ceteris lon- gioribus, quarum duo internae externis parum brevioribus, auctum ; dorso pilis sparsis et sat raris. Antennae in parte infero-anteriore capitis sitae, marginem anticum corporis fere toto articulo tertio superantes, articulis primo et secundo minimis, tertio perlongo, basi aliquantum angustata, apice conico setis 6-7 longis, quarum una apicalis, aucto. Rostrum ventrale parum ante pedes secundi paris situm, siphone perbrevi, conico, apice truncato, setis bre- vibus instructo. Pedes sat longi, coxa globosa, brevissima, setis duabus instructa, tro- canthere brevi oblique truncato, femore longiori, basi angustata; apicem versus latiore infra rotundatim parum producto, setis tribus inferis et singula supera instructo, tibia valde attenuata tarso eliquantum longiore, ‘((1) Uso il termine Euaenia invece di Termitorenia nel senso, con cui Emery e Janet adoperarono quello di Myrmecowenia; Euxenia corrisponde in parte a Synphilia di Wasmann. Lo Agg seta subapicali aucta, tarso ungue magno, integro, parum. arcuato, ar- mato. Long. corp. mm. 0,78; latit. corp. 0,61; long. antenn. 0,189; long. femoris 0,157; long. tibiae 0,088; long. setarum lateralium 0,189; long. setarum analium 0,378. Habitat: In domo Leucotermitis tenvis (Hag.) Silv. Patria: Tacurù Pucù (Paraguay). OSSERVAZIONE. — Questo nuovo genere di Coccidei è ben caratteriz- zato per la forma e la scultura del corpo, e per la forma delle antenne, Io ho raccolto solo pochi esemplari, che furono conservati in alcool co- mune e perciò nemmeno ho potuto pensare di sacrificarli per uno studio anatomico onde stabilirne con sicurezza le affinità. A chi in appresso avrà occasione di farlo oggetto di studio resta ancora tale compito e quello di stabilirne il ciclo evolutivo. Relazione del Termitococcus con il Leucotermes. — Rompendo le gallerie di Lewcotermes, ben caratterizzate e distinte da quelle di ogni altra specie di Termiti, per essere tappezzate completamente di una so- stanza bianca o bianca paglierina, vidi in una di esse avvicinati fra di loro quattro piccoli artropodi, quasi immobili, presso i quali passavano i Leucotermiti senza farne caso. Debbo dire la verità: nemmeno sospettai che si trattasse di insetti; li ritenni Acari, tanto erano somiglianti per la loro forma apparente a tali artropodi! Li posi vivi in un tubetto di vetro con larve, operai e soldati degli ospiti e constatai che i Leuco- termiti non si approssimavano mai a loro nè in atteggiamento di amici, nè in quello di nemici. Cosicchè dobbiamo ritenere che il Termitococcus è un termitofolo synoekete, vale a dire che è tollerato nella propria abi- tazione dal Leucotermes, e che questo per suo conto non ne trae alcun vantaggio. Il Termitococcus ha un colore bianco-paglierino o un color crema quale è quello dell’interno delle gallerie del Leucofermes, quindi ha un colore protettivo, e protettiva ha altresì la disposizione delle setole, che circondano in varie serie tutto il suo corpo. I vantaggi che ritrae il Termitococcus da questo suo modo di vivere sono: quello di avere un luogo riparato da intemperie e sicuro da molti nemici, e poi quello di poter più facilmente trovar radici da succhiare. 2. Termitococcus brevicornis, sp. n. Ochraceus vel ferrugineus, ovalis polis subaequalibus, acariformis, segmentatione lateraliter et subtus sat distincta. Corpus totum circa seriebus setarum longarum, subtilium, radiatim dispositarum instructum subtus tantum in lateribus setis longis, ventre pilis brevibus nonnullis, in parte postrema abdominis setis 6 ceteris longioribus et in parte antica corporis setis 4 ceteris aliquantum longioribus, dorso pilis sparsis et sat PRA raris-et aliquantum longe a corporis margine antico setis duabus lon- gioribus, antrorsum vergentibus aucto. Antennae in parte infero-anteriore capitis sitae, marginem anticum corporis non superantes, articulis primo et secundo minimis, tertio elon- gato apice conico setis 8 instructo. Rostrum siphone perbrevi, pyramidali, depresso, apice setis sat numerosis instructo. Pedes sat longi, coxa glo- bosa, brevissima, setis duabus instructa, trochantere brevi oblique trun- cato, femore longiori, basi angustata, apicem versus valde latiore, infra in angulo obtuso magno producto, setis tribus instructo, tibia valde attenuata tarso longitudine subaequali et seta subapicali aucta, tarso infra seta singula, ungue magno, integro, parum arcuato, armato. Long. corp. mm. 1,05; lat. corp. 0,78; long. antennarum 0,126; long. femoris 0,157; long. tibiae 0,063; long. setarum lateralium 0,158-0,189; long. setarum analium 0,346. Habitat: In domo Copritermiti opaci parvi Silv. Patria: Coxipò (Cuyabà). Per i rapporti di questa specie con il Copritermes vale quanto ho detto per il 7°. aster. Li Li vi; î : , d | bit ero fog. di I dd ‘‘Afiatonnia: coat DIA ann dt Marino ; gin Do) Rn Tag, i Di ud Gel. xd ' î li Falfe dI ; ì È "tito Baud! Lul Belen Sie 1 È ' va = Aso N Fi dhe ina ì si » = ù A, Ù n, È A CEGIEIM® ITA AITICR I IRRELILIOG RASSUI. È remi ì % - j và - ci Li n) Tooit è 018 DIE A WIERA ho a j fi —_ RL ì giorno 20. KDU II VA laninia: tu quei Cus," 4) Na Lal 9 Ra: veli i Sa est tn n atlant'abpui : mn n: urto (TN ria î LI SON sa Li particolat modo por n tun. 144 3 i vi iva î i dhe av Fiat proi0 Sal, Ta, Pa RTLA: LPPLT AE o suona i I i Le [Ye IS VELI k e, van n ala a roll di è uomi de divema, del Dadadt), Ga) Great Diga, Gai RAL: 1); 01 Ssfla; del Gb Matt 6) Marghera È i be. Randi di Salo thasinisa Cala prati Galla PERSARA » nol Java,o Gostiato. sesiduo,; intorno alla ino è poss ketonò: fas delim Sun-miertai ie a I "Sta iptiarto nel 18%. dano ita gibt w'ntuntizia. 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Università di Torino N. 596 pubblicato il 29 Luglio 1901 Vol. AVI Fiaminio Baudi di Selve LI CENNI BIOGRAFICI E BIBLIOGRAFICI DEL Prof. LoRENZO CAMERANO ll giorno 26 giugno 1901 moriva a Genola, in su quel di Cuneo, il cav. Flaminio Baudi di Selve nella veneranda età di ottant’anni. La sua morte è grave lutto per la Scienza e in particolar modo per l’Entomologia. Il cav. Flaminio Baudi di Selve era l’ultimo rappresentante di quella scuola entomologica piemontese che nel secolo scorso venne in alta e meritata fama. Basti il ricordare i nomi del Giorna, del Bonelli, del Gené, del Truqui, del Losana, del Bellardi, del Sella, del Ghiliani, del Marchese di Brème. La vita del cav. Baudi di Selve trascorse calma nell’esercizio delle virtù famigliari e cittadine e nel lavoro costante, assiduo, intorno alla sua scienza prediletta fino a poco tempo prima della sua morte. Nacque a Savigliano nel 1821 da nobile famiglia « stanziata, (dice, in un affettuoso scritto intorno al cav. Baudi il prof. Pietro Calderini (1)) in origine a Vigone di Pinerolo. Cresciuto in mezzo alle dovizie di sua casa, ei seppe ben presto trarre vantaggio dalla condizione agiata in cui la sorte lo aveva posto per applicare la meote ai buoni studi e per col- tivare lo svegliato ingegno che da natura aveva sortito ». Un suo zio prete l’istrui nei primi anni e nell’età di 21 anno si portò a Torino per sostenere l’esame, come allora si diceva, di baccalaurato. A Torino seguì da prima le lezioni del Bonelli poscia quelle del Gené e 1) « Lo studio dell’Entomologia in Piemonte e il cavaliere Flaminio Baudi di Selve » Varallo, Tipogr. Antonio Colleoni, 1868. io pr ben presto lo studio dell’entomologia lo trasse irresistibilmente a se. Nell'anno 1848 egli pubblicava il suo primo lavoro: « Studi entomologici, Torino 4848 » in unione col Truqui col quale aveva stretto amicizia grande. Nello stesso anno pubblicava, da solo, un lavoro sopra alcune specie di Stafilini, gruppo di Coleotteri di studio assai difficile, che lo fecero conoscere molto favorevolmente nel mondo degli entomologi. Verso la metà del secolo scorso lo studio dei coleotteri era in gran favore, .il campo di ricerca in Europa e particolarmente in Piemonte ed in Italia era quasi vergine e il ricercatore diligente si trovava dinnanzi a molte specie non ancora descritte. Il Baudi, seguendo l’esempio di molti altri, si die’ con grande attività a raccogliere e a classificare i coleotteri della fauna paleartica descri- vendo di tratto in tratto, nei lavori che il lettore trova ricordati alla fine di questo scritto, le specie nuove che veniva man mano incontrando. In breve volger d’anni, la sua raccolta di coleotteri e gli scritti coi quali egli la andava illustrando acquistarono, al dotto entomologo pie- montese fama universale di specialista fra i più autorevoli. Molti Musei e molti raccoglitori privati ricorsero all’opera sua per lo studio di materiali preziosi e per la soluzione di molte questioni riguar- danti la tassonomia dei coleotteri. Fra tutti i gruppi di coleotteri, quello degli Eteromeri, occupò in modo particolare il cav. Flaminio Baudi per lungo periodo di tempo. I lavori che egli pubblicò in proposito sono assai importanti e oramai classici pel sano criterio che li informa e per l'accuratezza e precisione colle quali vennero fatti. ni L'’Entomologia del Piemonte deve a lui il catalogo dei coleotteri più completo e sicuro che tutt’ora sì abbia, opera di lunga lena e solo: pos- sibile a chi come il cav. Baudi aveva per molti anni percorso le Alpi nei loro valloni più reconditi, le pianure e le colline in tutte le direzioni, raccogliendo coleotteri ed osservandone i costumi e la corologia. Il cav. Flaminio Baudi diede allo studio dei Coleotteri mezzo secolo di lavoro e, cosa singolare, passò attraverso ai grandi mutamenti che lo studio dei viventi subì nella seconda metà del secolo scorso senza deviare menomamente dai metodi della scuola tassonomica classica che precedette il risveglio delle teorie evolutive ed il Darwinismo. L’entomologia piemontese nel secolo scorso ebbe due grandi maestri il Bonelli ed il Gené: evoluzionista e Lamarkiano ;il primo (1), Linneano ortodosso il secondo. Fra i loro discepoli più illustri troviamo, il Ghiliani che seguì le idee del Bonelli, il Baudi ed ;il Bellardi, per non citare che i principali, che seguirono invece le idee del secondo. (1) Confr. LorENZzo CAMERANO. — « La vita scientifica di Michele Lessona » Memorie della R. Accad. delle Scienze di Torino, Serie II, vol. XLV,; 1895. PUR e Poco si occupò il Baudi della vita pubblica: coprì per molti anni la carica di assessore municipale di Genola, di presidente della Congrega- zione di carità e di amministratore di altri istituti di beneficenza cir- condato sempre dalla stima profonda e sincera di tutti i suoi concittadini per la sua intelligenza, la sua onestà, la sua modestia. Le più importanti società entomologiche italiane e straniere ebbero ad onore l’annoverarlo fra i loro soci più illustri e così pure si dica della Reale Accademia di Agricoltura di Torino. Prima di morire il cav. Flaminio Baudi di Selve volle chiudere la sua vita scientifica con un atto munifico e altamente benemerito verso la scienza. Egli donò al R. Museo Zoologico di Torino la sua collezione di coleotteri, quella collezione ricca di oltre quindicimila specie alla quale aveva consacrato cinquant'anni di lavoro, quella collezione nella quale egli trovava i ricordi dei suoi anni più belli, dei suoi entusiasmi, quella collezione, in una parola, che gli aveva procurato le gioie più sane e pure. Ricordo la soddisfazione dell’ illustre vegliardo il giorno, che purtroppo precedette di poco quello della sua morte, in cui egli venne a visitare per l’ultima volta la sua collezione disposta nelle sale del nostro Museo a fianco delle collezioni entomologiche dei suoi compagni di studio, del Marchese di Brème, del Bellardi, del Sella, del Ghiliani. Chiuderò questo breve scritto colle parole seguenti che il Calderini (1) stampava nel 1868 intorno al cav. Flaminio Baudi di Selve: « se voles- simo dare di lui il morale ritratto, noi diremmo che il Cavaliere Fla- minio Baudi di Selve è persona di vasta dottrina; di rara modestia; di tratti cortesi e di modi aggraziati che ben ci ricordano in lui gii antichi gentiluomini del nostro Piemonte. Egli non ama la vaporosità dei fran- cesi; ma tiene da essi la vivacità e la snellezza della frase e l’amabilità del carattere. Egli è paziente e profondo come un tedesco, ma senza quel fare plumbeo o troppo lento ehe caratterizza la schiatta germanica. In breve egli è un vero tipo italico, il quale sembra negli uomini com- piuti riassumere in sè e in bell’accordo comprendere le doti varie e speciali di altri popoli, fra cui trammezzando gli Italiani, partecipano or degli uni or degli altri in giusta e vantaggiosa misura », (1) Opera citata. SCRITTI DEL GAV. FLAMINIO BAUDI DI SELVE Studi entomologici (con Eugenio Truqui). — Torino, Stamperia degli artisti- tipografi, 1848, T. I. Alcune specie nuove di Stafilini. — Studi Entomologici, 1848, vol. I, p. 113-148. Coleoptera quaedam e Staphylinorum familia nova vel minus cognita cum observationibus. — Berliner Ent. Zeitsch. 1857, vol. I, p. 97-115. Malacodermatum novae species. — Berliner Entomol, Zeitsch, 1859, vol. 3, p. 295-303. Bembidiarum generis Anillus nova species. — Berliner Ent. Zeitsch, 1859, vol. 3, p. 341-42. Coleoptera nonnulla nova descripta. — (Ibidem), vol 5, 1861, p. 182-83. Catalogo dei Dascillidi, Malacodermi e Terediti della Fauna europea e cir- cummediterranea appartenenti alle collezioni del Museo Civico di Genova. — Annali Mus. Civico di Genova, Sez. I, vol. 4, 1873, p. 226-268. Coleopterorum messis in insula Cypro et Asia minore ab. Eugenio Truqui congregatae recensitio: De Europaeis notis quibusdam additis. Pars prima, in Berliner, Ent. Zeits., vol. 8, 1864, p. 195-233 — Pars altera (ibid.) vol. 13, 1869, p. 369-418 — Pars tertia (ibid.), vol, 14, 1870, p. 49-90 — Pars quarta (ibid.), vol. 15, 1871, p. 49 71 — Pars quinta (ibid.), vol. 17, 1873, p. 317-338. Enumération des Colgoptères recuiellis par Truqui. — I partie: Abeille — Vol. XIII, 1875, p. 38-53. Lettera al dottor G. Cavanna intorno ad alcuni Coleotteri appartenenti alle faune cacuminali della Terra di Lavoro. — Bull. Soc. Entomolog. Ital., Anno 12, 1880, p. 139-140. Mordellides, Cistélides, Lagrìides et Pédilides recueillis au Portugal et au Maroc par Van Volxem. — Ann. Soc. Ent. Belg., vol. 21, 1878, p. XI-XIII. Note sur l’Abax oblonga Dej — Petites nouvelles Ent., vol. 2, n. 143, 1876, p. 17. Coleopterorum generis Amaurops syntaxis. — Atti R. Accad. delle Science di Torino, vol. 10, 1874-75, p. 236-251. Remarques sur le notes syuonimiques du genre Amaurops. — Petit. nouvel. ent., 1875, n. 121, p. 483. Formicomus suratus n. sp., — Ann. Soc. Ent. Belg., vol. 22, 1879, Compl. Rend., p. LKXXVII. Coleotteri eteromeri esistenti nelle collezioni del R. Museo Zoolog. di Torino e in altri musei italiani. — Atti R. Accad. Scienze, 1877. Eteromeri delle famiglie susseguenti a quelle dei Tenebrionidi nei limiti della fauna europea e circummediterranea — (ibidem) vol. 12, 1876, p. 571-729. — Parte II, ibid. vol. 13, 1877, p. 765-866 e 1027-1183. se7) La Lamprorhiza morio. — Descrizione di una nùova specie italiana di Lampiridi — Bull. Soc. Ent. Ital., Anno 7, 1875, p. 37. Osservazioni sulle specie del genere Limnebius Leach. — Bull. Soc. Ent. Ital., vol. 4, 1872, p. 35-40. Sulle specie italiane di Scotodipnus. — Bull. Soc. Ent. It., vol. 3, 1871, p. 25-35. Catalogo dei Tenebrioniti della fauna Europea e circummediterranea appar- tenenti alle collezioni del Museo Civico di Genova. — Ann. Mus. Civico di Genova, vol. 6, 1874, p. 89-115 — Parte II (ibid.), vol. 7, 1875, p. 684-703 — Parte III (ibidem), vol. 8, 1876, p. 316-322. Coleotteri Tenebrioniti delle collezioni italiane esaminati. — Bull. Soc. Ent. Ital., Anno 6, 1874, p. 183-200, 275-301 — Anno 7, 1875, p. 3-36, 91 106, 137-165, 209-237 — Anno 8, 1876, p. 98-119, 199-207, 259-268 — Anno 9, 1877, p. 25-54, 938-142. Europeae et circummediterraneae Faunae Tenebrionidum specierum quae Comes Dejean in suo catalogo, editio 3° consignavit ex ejusdem collectione in R. Taurinensis Musaeo asservata, cum auctorum hodierne recepta de- terminatione collatio. — Deutsch. Ent. Zeitsch, vol. 19, 1875, p. 17-19 — Pars altera (ibid.), vol. 20, 1876, p. 1-74 — Pars tertia (ibid.), p. 225-267 — Pars quarta (ibid.), p. 385-116 — Pars quinta (ibid.), vol. 22, 1878, p. 1-20 — Pars sexta (ibid.), p. 337-376. Alberi forestali danneggiati da Insetti. — Bull. Soc. Entomol. Ital., Anno 12, 1881, p. 247-248. Lettera al Dr. G. Cavanna su alcuni Coleotteri della Terra di Lavoro — ibid. 1881, p. 139-140. Heteromerum species ex Aegypto, Syria et Arabia — Deutsche Entomolog. Zeitschr, 25° anno, 1882, p. 273-296. Baudi di Selve, F. Piccioli, F. e G. Cavanna. — Coleoptera (dell’escursione al Vulture ed al Pollino) — Bull. Soc. Ent. Ital., Anno 14, 1882, p. 63-81. Anticus blechroides n. sp. — Deutsch. Ent. Zeitschr, 27° anno, 1883, p. 150. Descrizione di una nuova specie di Zophosis — Ann. Mus. Civ. di Genova, vol. 18, 1884, p. 760-761. Oedemerides recueillis en Portugal et au Maroc par feu C. Van Volxem. — Soc. Ent. Belg. Compt. Rend. (3), N. 48°, 1885, p. CCLV. Rassegna dei Milabridi della fauna europea e regioni finitime — Naturalista Sicil, 1886. Mylabridum seu Bruchidum europeae et finitimarum regionum Faunae recen- sitio — Deutsh. Entomol. Zeitsch. 81 vol., 1887, p. 33-80 e p. 449-474. Note entomologiche. — Natur. Sicil. I, p. 83-88, 115-120, 127-131, 274-278 — VIII, p. 197-200. Osservazioni sopra alcune specie di Leistus. — Natur. Sicil. II, 1888, p. 247-249. Sugli Eteromeri di Sicilia, sugli Agabus chalconotus Panz. o fusco aenescens Régimb. — (ibidem) III, 1888, p. 1-8. Rassegna delle specie della famiglia dei Milabridi viventi in Europa .e re» gioni finitime — Natural. Sicil V® append., 1888, p. 1-52 — VI, p. 53-72, 73-95, 93-112, 113-136. Osservazioni sul Carabus morbillosus Fabr. e sue varietà. Natur. Sicil. VIII, 1889, p. 174-175. MER Lista dei Pselafidi e Scidmenidi viventi in Italia. — Natural. Sicil., VIII, | 1889, p. 165-173. Catalogo dei. Coleotteri. del Piemonte. — Annali.della R. Accad. d'Agricolt, 1889, p. 226. — Torino, Camilla e Bertolero. Mylabridum seu Bruchidum recensioni a Flaminio Baudi conscriptae addenda. ‘Deutsch. Entomol. Zeitsch. 1890, p. 337-347. Supplemento alla Rassegna dei Milabridi (Bruchidi). — Natur. Sicil. IX, 1890, p. 205-215. Mylabridis ect. alterum supplementum — Deuts. Ent. Lietz., 1891, p. 251-252. Di un Bembicide cieco del G. Dichropterus (D. strictus‘. — Nat. Sicil., X, 1891, p. 77-78. Sul genere Reicheia Sauley — (ibidem), X, 1891, p. 73-77. Note entomologiche supplementari sopra specie del genere Reicheia e del genere Mylabris — (ibidem), X, p. 166-169. Di una nuova specie del genere 7rifoma Geoffr. — (ibid.), XI. 1894, p. 121. Sulla specie Tritoma sicula Baudi. — (ibidem), XII, 1894, p. 154-155. Coleotteri di Palestina, del Libano e regioni vicine (dal Viaggio del Dott. E. Festa). — Boll. dei Musei di Zoologia e Anat. Comparata di Torino, vol. 9, N. 172, 1894. ; n A enza Ni a M, Tntrersità 4°! (EM RTA LI tri af Da er ° a 1] = Ù S ° Rete d.% ‘0 ro ; { Pa r ALE DA LAI e) ‘ Gu POT : ì * dl ici j Ù >. Ae > ì, n LI {} i © Alè ti f } i ad i i TON J È Ball: è % Ue è 14 - i) » i) ef ti e dl . co f # } Ù 8" à È i Ù % . 1 Ù i Vai LU Ò #14 : Y L) da ì î bo muto vi” [© MISSA PINZINE ONT i Di . E % 5 Bene Ù Y ai : Ada i il 1a ì Li si rp " = Vi RPRISTÀ, GR ETTTTÀ. abati \auadigti IT - 49 î I i . 1934 - Tip. Pietro Gerbone; Via Gaudenzio Ferrari, 3, Torino. ai în Tiuli ein 1 : n fp Bd UP, 2 1901 BOLLETTINO Musei di Zoologia ed Anatomia comparata Il GIS della R. Università di Torino N. =©7 pubblicato il 15 Agosto 1901 — Vor. XVI . Dr. GrusePPE NOBILI Assistente al Museo Zoologico di Torino Note intorno ad una collezione di Crostacei di Sarawak (Borneo) La collezione di Crostacei, studiata in questa nota, consta di 20 De- capodì e di 1 Stomatopodo. Essa mi fu inviata in studio dal Sig. R. Shel ford, Curator del Sarawak Museum in Kuching (Sarawak, Borneo). Eccettuate due, le altre specie furono tutte raccolte nel Ragiato di Sa- rawak, e nelle località seguenti: Kuching, capitale del Sarawak; Bunta! e Santubong, alle foci del fiume Sarawak; Sadong, piccolo fiume al Nord del fiume Sarawak; Pulto Burong, isoletta madreporica alle foci del Sadong; L?220an9g, fiume al Nord dello Stato di Sarawak; Matang, montagna alta 3200 piedi, a sette miglia da Kuching e S7manggang. Ho aggiunto per necessità di descrizione d’una forma di Borneo alle specie ‘della collezione Shelford, una Parathe!phusa di Singapore, rac- colta dal Signor Emile Deschamps. Due specie, una sottospecie e due varietà sono nuove. DECAPODA 1. Penzeus canaliculatus, Oliv. Bar, Challenger - Macrura, p. 245, tab. 31, tab. 32. Buntal. 10 lungo 80 mm. Rostro si Le branche del pelusmia non sono ancora saldate. Hai: RI PÎ 2. Penseus sculptilis, Heller. H:LLEx, Novara - Crust., pag. 122, tab. 11, fig. 3. — MIERS, Proc. Zool. Soc. 1878, pag. 306 — DE Man, Journ. Linn. Soc., XXII, pag. 286 — Hkx- vERSON, Trans. Linn. Soc., pag. 448. Buntal. 1 9 lunga 120 mm. Il primo paio di pereiopodì in questa specie porta una sola spina per ciascun articolo basale. Rostro +. Hab.: Giava, Mergui, India. 3. Penzeus intticus, Edw. MiERS, loc. cit., pag. 301, 307 — BATE, l. cit, pag. 249, tab. 33, fig. 2 — HENDERSON, l. cit., pag. 447. Buntal. 19 lunga 87 mm. Il rostro rettilineo oltrepassa notevolmente lo scarfocerite, e porta ca denti. Hab : India, Malesia. 4. Palsemon (Macrobrachium) pilimamus, De Man. DE Man, Not. Leyd. Mus., I, 1879, pag. 181; Veth’ Midden Sumatra Crust., tab. II, fig. 2; Weber's Zool. Ergebn., vol. 2, pag. 471, tab. 28, fig. 44; Not, Leyd. Mus, vol. XIX, 1898, pag. 158. OkTMANN, Zool. Jahrh. Sist. V, 1891, pag. 735, tab. 47. fig. 9. NoBILI, Ann. Mus. Genova, XL, pag. 485. Una SIAE raccolta sul Monte Matang a 2600 piedi d'altezza. Tl rostro porta + denti ed è più breve del peduncolo antennale giungendo poco oltre la metà del terzo articolo. Le uova sono grosse e poco nu- merose. I chelipedi sono alquanto disuguali. Le proporzioni dei vari ar- ticoli sono date dalle misure riportate più sotto. In un’altra femmina raccolta a Kuching, più grossa, il rostro supera if w|wo ap.ena colla sua tenue punta il peduncolo antennale e porta denti. Mancano le zampe del secondo paio. Misure; Matangg Kuching 9 Lunghezza totale . : ; 7 MIO 4] » del carapace (escluso il rostro) » 10,5 193) destra sinistra » del mero . 3 . it SO —_ » del carpo . : i pri pe 9 3 “ » della mano . - : Leo 9,5 —_ » della palma . ; Me DIO 4,5 — » delle dita . : A 5 » 6 5 — Larghezza della palma ; 5 pra Rà 2 —_ Hab.: Sumatra, Giava, Borneo. 5. Leander longirostris, Say. De Man, Not. Leyd. Mus., vol. III, pag. 141 — HENDpEkSON, Trans. Linr. Soc., (2), vol. V, pag. 439. Palaemon l. H. M. Epwarps, H. N. Cr., tab. 2, pag. 394. Pulo Burong. 1 es. lungo 68 mm. Il rostro distintamente curvato al- l’insù è lungo 45 mm. (misurato lungo il bordo inferiore) e sporge di TA G , . . . . î x 7+ 31 mm. oltre l'apice dello scafucerite. I suoi denti sono disposti secondo — - 5 SSIS a 5 6(7)+2 5 Alcuni esemplari di Bombay (br. Negri) hanno in generale —;— e in î . 6+3 GER casino 9 Hab : India, China. . Le zampe ambulatorie mancano completamente. x 6. Neptunus pelagicus, (L.). Arcock, Journ. Asiat. Soc. Bengal, 1899, pag. 31, 34 (ubi liter). Buntal, Sarawak. 1 9, largo (comprese le spine) mm. 90, lungo mm. 39. Hab.: Regione Indo-Pacifica. 7. Metopograpsus quadridentatus Stm. SrImpsox, Proc. Acad. Nat. Sc. Philadelphia 1858, pag. 102 — DE Man, Not. Leyd. Mus., vol. III, pag. 158; Zool. Jarb. Syst., vol. 9, pag. 76; vol. X, tab. 28, fig. 16. Santubong. 1 o. Hab.: Hongkong, Amoy, Malacca, Celebes. 8. Sesarma (Episesarma) Brochii De Man, Zool. Jarb. Syst. IT, pag. 651; Arch. f. Naturg. 1888, pag. 373, tab. 16, fig. 3; Zool. Jahrb. Sist., IX, pag. 171. TaLLwITz, Abhandl. Mus. Dresden, 1890-91, pag. 39. Pulo Burong. 19 ovigera. Distanza estraorbitale mm. 21, lunghezza mm. 19; larghezza del fronte mm. 1]. Vi è un accenno ad un terzo dente laterale solo dalla parte sinistra del carapace; manca a destra. Le dita della mano combaciano perfettamente, i tubercoli del dorso del dito mo- bile sono meno forti che nei maschi descritti da De Man, e la linea pet- tinata al margine superiore della mano è appena crenulata. Hab.: Amboina, Pontianak, Ternate. 9. Sesarma (Episesarma) Bocourti, A. Edw. A. Ebwarps, Nouv. Arch. Mus., 5, Bull. p. 28 MI 0); Man, Zool. Jahrb. Syst., 2, pag. 650 — NoBILI, Ann. Mus. Civ. Genova, vol. XL, pag. 507. S, cheirogona TarGIONI TozzeTTI, Crostacei « Magenta», pag. 141, tab. 9, fig. 2. Kuching. 1, distanza estraorbitale mm. 23; largh. fronte 14, lun- chezza 21,5. Hab : Siam, Pulo Condore, Borneo, Sumatra, Yokohama. 10. Sesarma (Parasesarma) ecumolpe Dv Man. DE Man, Zool. Jahrb. Syst. IX, pag. 208, fig. 38. Santubong. Distanza estraorbitale mm. 18, larghezza del fronte 9 4/,, lunghezza mm. 14. Corrisponde esattamente alla descrizione di De-Man ma essendo più giovane porta ciuffi di peli bruno-rossicci nelle linee e nei punti impressi della parte anteriore del carapace, e sulle rughe delle regioni branchiali. Hab.: Penang. 11. Potamon sinuatifrons Edw. Un maschio raccolto a Simanggang differisce essenzialmente dal P. s7- nuatifrons quale è descritto e figurato da De Man nel suo lavoro sui crostacei raccolti dalla Spedizione Scientifica Olandese nelleparti cen - trali di Borneo (Not. Leyd. Mus. XXI), per avere: 1° il fronte non si- nuoso altro che ai lati, e nel mezzo invece diritto; della forma esatta della femmina di P. consobrinum, fisurata dal De Man nelle tavole 6 e 9, fig. 102 e 100; 2° per la cresta dei meropoditi ambulatori debol- mente sviluppata. La linea impressa dei merognatiti o linea di Hil- gendorf si continua fino al margine anteriore del merognatite stesso, solcandolo quindi in tutta la sua lunghezza. All’infuori dei caratteri più su accennati non vedo differenze sia da P. sinuatifrons, che da P. consobrinum De Man. Le differenze accen- nate non sono, a mio credere, che dovute all’età o a variazioni indi- viduali. P. sinuatifrons e P. consobrinum sono due forme così vicine, che io dubito non siano che una sola e medesima forma. Delle differenze stabilite fra le due forme, talune sono incerte ed esigue, altre sono tali che si pos- sono attribuire a differenze di sesso. Così quella rissuardante la super- ficie del carpo e della mano. Il primo in P. consobrinum: carries very small, partly înosculaling gr'00ves and depressions mentre in P. sîinua- tifrons: one observes finely yranutated raised lines; la mano è pressa poco armata lo stesso. Di P. consobr'inum si conosce solo la chela della femmina, del P. sinuatifrons solo quella del maschio; e precisamente nei Decapodi è frequentatissima tale differenza d’ornamentazione nelle chele, per cui mentre ì maschi hanno chele con linee granulose le fem- mine possono avere chele con piccole depressioni, foveole, rughe liscie, ecc., riproducenti il disegno del maschio, meno le granu'azioni e le asperità. aa ie io credo quindi con De Man che l'esame d’una serie d’individui dalle stesse località proverà l'identità delle due forme. Misure : Larghezza . : ; 3 È i; } mm. 31 Lunghezza . ; ? 1 , ; dit 183 Distanza riale È È : È » 20 Larghezza del fronte . i ; È : » 9 12. Potamon bornceense (Martens). Thelphusa v. MarTENS, Arch. f. Naturg., 1868, pag. 18. ? P. borneense var. hilare LancHESTER, A. M. N. H., p. 255. Kuching. 1 9. Larghezza del carapace . : È È : mm. 34 *) DeL HOMES , : x È DA NILO » » margine posteriore . 3 è pil Lunghezza del carapace . . ; 7 : P28 Distanza estraorbitale . > . > dl 0 la » dall'angolo orbitale alla DIO del dente » 6,9 Lunghezza del margine late . ; » 24 Attribuisco questo esemplare alla f. tipica siizighé alla var. Rilariîs De Man, (Not. Leyd, Mus. XXI, pag. 72, tab. 5, fig. 4) per avere il fronte alquanto concavo nel mezzo, largo un terzo (e non ‘/, come nella var.) della larghezza massima del carapace, per la distanza fra l'angolo estra- orbitale e la base del dente epibranchiale minore della larghezza del- l’epistoma, e per essere il solco cardio-gastrico collocato più in avanti, così che la distanza fra esso ed il marg. frontale non è doppia della di- stanza dal marg. posteriore. Hab. Esclusiva di Borneo: Seminis, Lempas. 13. Potamon (Geothelphusa) Huchingense, n. sp. Kuching. 1 9. Questa nuova specie si accosta a P. durgeri De Man, P. hender- sonianum DM. e a P. loxophthalmum DM., tutte forme di Borneo. Dalla prima differisce principalmente pei caratteri seguenti: 1° La re- gione gastrica è dislintamente separata dalle branchiali da due depres- sioni larghe e profonde appartenenti al solco cervicale; 2° Le orbite sono molto più oblique; 3° La distanza fra gli angoli orbitali è 7720//0 minore della lunghezza del carapace, essendo appena i due terzi di essa; 4° Le zampe ambulatorie sono più brevi, essendo quelle del penultimo paio lunghe appena il doppio della lunghezza del carapace, mentre in P. dwr- geri, esse sono lunghe 3 volte; 5° I chelipedi non sono propriamente granulati, ma grossamente punteggiati, e alquanto rugosi ed erosi, Inoltre il carapace ha i margini latero-anteriori fortemente curvati, quasi semi- circolari e si restringe in seguito più bruscamente. Questa specie presenta invece la forma del fronte, il suo rapporto colla larghezza del carapace, identica a P. burgeri (Cfr. DE MAN, Nol. Leyd. Mus., XXI, fig. 14). Da P. hendersonianum a cui si appressa per la caratteristica forma dei lobi epigastrici, differisce per le orbite distintamente oblique, pel fronte bilobato (veduto dal di sopra), come in P. Brwrgeriî, molto più stretto (4/. della larghezza”massima, mentre in P. Rendersonianum è circa ‘/,) e per la distanza estraorbitale molto più breve sia per rapporto alla lunghezza che alla larghezza del carapace. Inoltre le zampe ambu - latorie del P. Kuchingense hanno articoli più slanciati e gracili e la linea di Hilgendorf dei merognatiti decorre fino all’apice dei medesimi. P. loxophthalmum pure di Borneo s'accosta a questa specie per la forma della parte anteriore del solco cefalico, per la strettezza del fronte, ma ne differisce: 1° pel carapace più largo e coi lati quasi ugualmente curvi, mentre in questa sp. essi sono distintamente foggiati ad S quasi come in P. Birgeri; 2° pel soleo che divide i lobi epigastrici più pro- fondo ed esteso posteriormente; 3° per le orbite estremamente oblique e più strette; 4° per i lati anteriori non carenati; 5° pei propoditi più dilatati. I caratteri di questa specie possono riassumersi brevemente così: Carapace fortemente convesso in senso longitudinale, pochissimo in senso trasversale; porzione anteriore molto declive, posteriore (parte della regione gastrica, reg. cardiaca, uro-genitale, ecc.) piana. Margini antero laterali del carapace molto convessi, quasi semicircoli, postero- laterali concavi e poi dilatati sopra l'inserzione dell’antipenultimo paio di zampe. Dall’angolo orbitale esterno decorre una esile cresta, poco sollevata sul margine anteriore, interrotta da un lieve intacco nel punto in cui negli altri sottogeneri di Teifuse esiste il dente epibranchiale, che manca assolutamente in questa forma. Fronte largo un quinto della lar- ghezza del carapace, distintamente bilobato (come in P. Bwrgeriî), che si riattacca con un prolungamento della parte inferiore all’epistoma. Orbite distintamente oblique, meno che in P. /oropllhalmum, e più brevi. Distanza estraorbitale uguale ai 2/3 della lunghezza del carapace. Lobi epigastrici poco sporgenti, erosi, solco che li divide netto, lineare, stretto e poco profondo. Regione gastrica non sporgente per sè (segue la con- vessità forte del carapace, senza sporgere distintamente, mentre sono lesgermente più sporgenti le regioni branchiali). Solco fra la regione gastrica e le branchiali interrotto in avanti e indietro, largo e poco pro- fondo. Margini latero-posteriori con rughe trasverse distinte e brevi, che si continuano inferiormente sulla parte ventrale della camera branchiale. Regione subepatica liscia. Chelipedi disuguali, mero rugoso superiormente ed esternamente, inerme. Carpo assai rugoso, con una spina acuta mediocre, ed una pic-, cola sotto di essa dal lato interno; mani leggermente rugose e grossa- mente punteggiate; le dita della mano maggiore alquanto ianti alla base, quelle della maggiore combacianti. Zampe ambulatorie molto gracili, meropoditi inermi, dattilopoditi più lunghi dei propoditi. Misure: Larghezza massima . 5 a 7 nono 25 Lunghezza : E 5 ? ? » 19,5 Larghezza del fr mie : : : î » 5 Distanza estraorbitale . è x s » 13,9 destra sinistra Lunghezza del mero dei chelipedi . È SIP O) 9 » » carpo : : z ) Di SÙ 7 300) della mano . ; i, | » 14,5 Tr; » » palma . ; - 3 » 5,9 7) » delle dita s è 5 ? » 9 10 Altezza della palma. A E da LO 8 Lunghezza del IV paio di Sort nn 3 » 39 » » mero 2 î £ à » 18 Larghezza » » . 3 . i » 3,5 Lunghezza del carpo é } x è » 6 È » » propodite. È > L » TRO, Larghezza >» » 1 P h » 2415) Lunghezza de! dl nloponio - $ ì » 9 14. Paratelphusa tridentata, Edw. Epwarkps, Arch. Mus., t. VII, pag. 171, tab. 13, fig. 1 — Dre Man, Not. Leyd. Mus., vol. I, pag. 61 — Ibid, vol. XXI, pag. 67 — ZeHnnTxEL, Rev. Suisse Zool., 1894, tab. VIII, fig. 14. Kuching ? 1 9. Hnb.: Borneo, Sumatra, Giava, Timor. 15. Parathelphusa maculata Dr Man. De Man, Not. Leyd. Mus., I, pag. 65; Crust. Veth’ Midd. Sumatra, tab. II, fig. 1; Weber's Zool. Ergebn., vol. II, pag. 303. ZEHNTNER, Rev. Suisse, Zool., II, pag. 169, tab. 8, fig. 13. Singapore (R. Shelford). 1 9. Questo esempiare è anomalo, poichè, mentre dal lato sinistro il dente estraorbitale ba lu conformazione ca- ratteristica di questa specie, dal lato destro esso porta un vero dente ottuso. Il carapace e le zampe sono maculati, ma per lo scoloramento prodotto dall'alcool Je macchie del carapace non si distingu no quasi «Odi più, mentre sono ben distinte quelle dei pereiopodi. Le dita sono di colore più oscuro, La linea immaginaria che unisce i terzi denti non decorre a metà distanza dalla cresta postfrontale al solco cardio-ga strico, ma alquanto più in avanti. L’angolo orbitale è retto. Per questi due ultimi caratteri varia nel senso di P. /ridentata. Distanza estraorbitale : 3 ì ; Alimna:t02005 Lunghezza dente estraorbitale è 5 ; » 6 Distanza I-II epibranchiale . * : È » 4 Larghezza massima . 5 3 ; ; ; SIMEBN To}! « fronte! . : : : : È » 7 » margine posteriore . 3 1 - darte Lunghezza 3 è : : > s Do » del penultimo articolo atdominale . » 6,5 Larghezza » » » è » 5 Hab.: Sumatra. 16. Parathelphusa maculata var. Lanchesteri, nov. var. Potamon /Parathelphusa) tridentalum var. incertum, LANCHESTER, pr. p. Il Signor F. W. Lanchester descrisse recentemente un nuovo telfuside indo-malese, sotto il nome più sopra riportato (Proc. Zool. Soc. 1900, pag. 749, tab. 46, (ig. 10, e Ann. Mag, Nat. Hist. (7) vol. 6, p. 255, tab. XII, fig. 2). Questa varietà egli dapprima descrisse su esemplari da lui stesso raccolti nel Giardino Botanico di Singapore; e più tardi attribuì alla stessa forma anche esemplari raccolti a Kuching, inviatigli da R. Shelford. [o ebbi occasione di studiare esemplari raccolti appunto a Singapore dal Sienor E. Deschamps, e nel fiume Sadong presso Kuching dal Signor R. Shelford. I miei esemplari corrispondono alla forma descritta da Lan- chester, poichè le descrizioni e le figure sue vi si adattano perfettamente, e le stesse differenze che egli notò fra gli esemplari di Singapore e quelli di Borneo le noto io pure fra i miei esemplari delle due provenienze In tali favorevoli condizioni di esame posso stabilire: che la forma di Lanchester è costituita da due forme distinte, e riferibili non già a P. tr7- dentata, ma collegabiti a P. maculala. Che queste due forme si colleghino a P. maculata si vede dalle diffe- renze stesse stabilite dal loro autore, che io verrò esaminando. Una di queste è la piccolezza del lobo suborbitale interno per rapporto alla P. tridenlata ove esso è più sviluppato, così che nel P. £. încerltum le orbite sono wiîdely open at this point. Ciò è appunto il caso in P. m2a- culata e d’altronde anche in P. f'identata tale lobo non è così svilup- pato come lo rappresenta la figura di Milne Edwards. Per quanto pure riguarda la forma del dente estraorbitale, il decorso della cresta post- frontale, i caratteri indicati dal Lanchester sono appunto quelli della P. maculata che ha il dente estraorbitale largo a decorso curvo, quasi ad S, e così lungo da essere la distanza fra il suo apice e quello del primo epibranchiale alquanto maggiore della distanza fra gli apici del primo e secondo epibranchia!le. La cresta postfrontale nella P. maculata termina nella prima metà del primo dente epibranchiale. Nella P. #ré- dentata invece il primo dente è breve, così che la distanza fra il dente estraorbitale e il primo epibranchiale è minore di quella fra questo e il secondo, e la cresta postfrontale termina nella seconda metà della base del primo dente epibranchiale. Inoltre i meropoditi delle zampe ambu- latorie sono 7nermi nella P. iridenlata, e provvisti di una robusta spina nella P. macutata. Tale caraltere è appunto descritto e figurato da Lanchester. Parmi quindi di aver dimostrato che P. #. incertum si accosti a P. maculata. Ma non è già la forma tipica di questa specie, bensì è costi- tuita da due varietà differenti, l’una di Singapore, l'altra di Borneo. La prima, che io propongo di chiamare var. Lanchesteri distinguesi da P. maculata pei caratteri seguenti: 1° il dente estraorbitale è un poco meno sporgente e o//uso; 2° la cresta postfronta'e ha decorso più si- nuoso; 3° Za linea immaginaria che congiunge i due denti posteriori decorre a meno di un terzo della distanza fra la cresta posifrontale e îl solco gastro-cardtaco, mentre nella P. maculata decorre circa a metà; 4° la colorazione generale è bruna, quasi uniforme, senza le ca- ratteristiche macchie della P. maculata. Le misure di questa forma sono: 9 e, Distanza estraorbitale . : 5 A mm 29/5 21 Lunghezza del dente estraorbitale . » 8 6 Distanza fra gli apici del I e II epibranchiale » 0,9 44), Larghezza massima (compresi i denti) » 45 35 » del fronte (margine anteriore) vat 2 8 » del margine posteriore del carapace » 22 15 Lunghezza del carapace i ; è » ul 32 26 La seconda forma è: 17. Parathelphusa maculata oxygona, n. sbsp. Potamon tridentatum var. incertum LANCHESTER pr. p. (Ann. Mag. Nat. Hist. (7), 6, pag. 255, tab. 12. fig. 32, nec Proc. Zool. Soc., 1900, pag. 749, tav. 46, fig. 10. Parathelphusa tridentata von MAkTENS (nec EpwaRDS), Arch. f. Nat., 1868, pag. 19 (pr. p.; i soli esemplari di Borneo). Questa forma corrisponde esattamente a quella figurata dal Lanchester nel suo lavoro sui crostacei della Malesia, pubblicato negli Ann Mag. pe SS | ES Nat. Hist. loc. cit., mentre la prima corrisponde alla forma di Singa- pore dei Proc. Zool. Soc. loc. cit. Ho esaminato un esemplare raccolto nel Sadong, corrispondente in tutto alla figura citata. Che tale varietà si accosti alla P. maculata appare dai caratteri discussi più sopra, ima ne differisce pei caratteri seguenti: 1° l'angolo estraorbitale nella P. 220cu/ata è retto-o alquanto acuto (Cfr. figure citate per questa specie), ma giammai prodotto in guisa da essere spiniforme come negli esemplari di Borneo ; il suo bordo ha bensì decorso curvo, producente presso la base una piccola spor- genza, ma questa non è un vero lobo, giving i all the appearance of having 4 antero-lateral teeths such ihat the secona is truncated, while he rest are sharp; 3° la cresta postfroniale ha decorso più rettilineo e una posizione come nella varietà precedente; 4° i denti laterali sono più spiniformi e staccati; 5° la colorazione generale è bruno olivastra. senza le macchie; 6° il dente estraorbitale è più lungo che in P. ma- culata, ed è il doppîo della distanza fra i due seguenti. Nel 1868 Edward von Martens (loc. cit.) descrisse esemplari di P. tridentata provenienti da Giava, Sumatra e Borneo. Per quanto riguarda questi ultimi io sono certo che si riferiscono a questa mia forma, poichè di essi l’autore scrive: « Bei den steben Exemplaren von Borneo aber... îst die dussere Augeneche beinahe so spitzîig wie die Seitenzahne und trilt in der hintern Hulfte jenes Stviches wom Seitenrand ein zwar abgerundeter und stumpfer, aber doch deullich begrinzier Vorsprung hervor ». Tale sporgenza egli ritiene: « das Analog des vordern Sei- lenzahns der sinensis iîst, und wenn wîr bei lezterer mit Edwaras vier Zihne zihlen, jene von Borneo ats 3!/, zilhnig zu bezeichen wdre.» Non v’ha dubbio che tali caratteri perfettamente accordansi colla mia forma. Notisi inoltre che De Man mai trovò nelle P. #riden- tata di Borneo tale forma. Disgraziatamente von Martens non parla della spina del meropodite. . Distanza estraorbitale ? 5 ) 3 . «bm, 20 Lunghezza dente estraorbitale i : È (705 Distanza I-II epibranchiale : : 3 È pa asia Larghezza massima ; : a - ) » 36 » fronte : 3 è ‘ : : » 10 » margine posteriore . ; ; : > (IZ Lunghezza } : ” : ; » 28,5 bi queste due forme la prima è la più vicina a P. maculata, la se- conda invece se ne stacca assai più, e forse costituisce una buona specie. 18. Paratelphusa Shelfordì, n. sp. Limbang. — 1 9. Questa nuova specie, che ho il piacerc di dedicare al sig. R. Shelford PM al porta due denti epibranchiati, ciascuno dei quali, come pure il dente estraorbitale è denzicolato ; la sua cresta postfrontale termina alla base del terzo dente laterale, 0 secondo epibranchiale; i meropoditi delle zampe ambulatorie banno una spina subapicale. Il carapace, dietro alla cresta postfrontale è 70/0 piano, quasi oriz- zontale, piuttosto stretto, poichè la maggiore larghezza, misurata fra gli apici degli ultimi denti, sta alla lunghezza come 5 : 4. La parte che sta davanti alla cresta postfrontale è ripiegata obliquamente in basso. Il fronte è stretto, il suo margine anteriore sottile e sporgente è alquanto sinuoso nel suo decorso. L'angolo estraorbitale esterno è acuto, denti- forme, ricurvo în dentro e în avanti, e giunge all'altezza del margine frontale. La distanza fra esso e l’apice del I epibranchiale è alquanto maggiore che non fra questo e il secondo. Nel mezzo del suo decorso esso costituisce come un lobo convesso, e queste lobo è munito di tre denticoli sul lato sinistro (cinque sul lobo del lato destro) acuti, spini- formi diretti in avanti. Analoghi denticoli trovansi pure fra l’angolo esterno dell'orbita e il lobo. Il secondo dente, o primo epibranchiale è separato dal dente estraorbitale da un seno arrotondato e piuttosto ampio. La punta di questo dente è molto acuta, diretta în avanti e leggermente all’indentro, il suo margine esterno è perciò convesso, e munito di cinque o sei denticolî acuti, analoghi a quelli del primo dente. Il seno fra esso e il terzo dente è meno rotondato. Il terzo dente è stretto, diretto obliquamente 7 avanti e all'infuori, e il suo margine esterno è diritto. Grosse ma brevi rughe oblique trovansi sui lati posteriori del carapace, che piegano assai bruscamente in basso; di queste una collocata subit» dopo il termine dell’ultimo dente è la più estesa, le altre sono brevi ed interrotte. Traccie di rughe analoghe, sotto forma di piccoli tubercoli oblunghi e lineari trovansi anche sul dorso del carapace lungo il terzo dente. Il margine esterno del terzo dente non è denticolato, traccie di denti tro- vansi lungo il suo margine interno. Il terzo dente è lungo quanto la distanza fra l’apice del primo e quello del secondo. La cresia postfrontale è assai sporgente; il solco che la divide nel. mezzo è molto stretto, rettilineo e non biforcato nè prolungato poste- riormente sì che il lobo mesogastrico è completamente indistinto. Il decorso della cresta è molto obliquo e sinuoso. Essa scorre dapprima verso l’indietro obliquamente, ma diritta, fino ad un punto situato in direzione dell’apice dell’occhio, ivi si ripiega all’indentro formando una concavità marcata, per riprendere quindi convessa e terminare (inter- rotta da due piccole intaccature superficiali che la dividono quasi in tre piccoli tubercoletti appena accennati) al terzo dente, raggiungendolo Pe fp) ge sopra il seno fra esso e il secondo. Il punto in cui si dipartono i due rami della cresta trovasi collocato leggermente più in avanti della linea immaginaria che unisce il termine del margine anteriore dei due secondi denti, la concavità poco oltre la metà del margine esterno del secondo dente. Il solco cardio-gastrico è profondo, gli altri solchi sono quasi cancellati. Fra la regione gastrica e le branchiali dietro alla cresta v’è per ciascun lato una depressione larga e poco profonda. Il carapace superiormente è punteggiato, inferiormente le regioni pterigostomiche sono liscie. Il merognatite è largo circa una volta e mezza la sua lunghezza, ed è alquanto espanso nel suo margine esterno. I chelipedi (in questo esemplare femmina) sono uguali, e di lunghezza normale. L’ischio è debolmente denticolato sul margine anteriore. Il mero ha le due faccie interna e superiore liscie, l'esterna debolmente rugosa. I due margini della faccia anteriore sono, l’interno legger- mente granulato, a granuli regolari e depressi, l'esterno quasi liscio. Il margine supero-posteriore invece è denticolato e munito di una forte spina. Il carpo, debolmente ruguloso-squamato superiormente, porta all’interno una grossa e robusta spina, sotto alla quale ve ne sono due piccole e rudimentali. La faccia esterna della palma è anch'essa ruguloso- squamosa come il carpo, e punteggiata, non convessa, Le dita sono più lunghe della palma, regolarmente dentate fino all’apice, debolmente ianti, provviste di linee longitudinali di punti impressi. Esse sono di colore oscuro come la palma, ma i loro apici sono per un certo tratto di colore chiaro. s Le zampe ambulatorie sono mediocremente lunghe, ma robuste. Il meropodite porta una forte spina subapicale; i propoditi sono più larghi e «distintamente spinosi lungo i margini superiori ed inferiori sull’ultimo pio, meno negli altri. Il meropodite è Iungo tre volte la sua larghezza nel 4° paio, e un poco più di 2 ‘/, nel 5°. La sua faccia inferiore è per- fettamente piana, e delimitata da due creste non salienti ma distinte. Larghezza del carapace . ; ; : . mm. 40 Lunghezza » , ì : : 3 >» 33 Distanza estraorbitale > 5 a " È >» 24 Larghezza del fronte È i é 3 ; > 105 » del margine posteriore . : i » 1195 Distanza dal primo al secondo dente . 3 >» 609 » dal II al III 3 3 7 È : » Mo Lunghezza del terzo dente i i È i svi) » della mano ; ; } . 5 » 26 » della palma —. è i ; ; siQ80 » delle dita ; . ; ; $ » Gl6 Altezza della palma ) Î 4 A ; » 10,9 SA È Lunghezza del meropodite, 4° paio . ; ” ». (18 Larghezza » » » a : À » 6 Lunghezza del carpopodite » : Ò >» Cl Larghezza » » » , 3 . "3 Lunghezza del dattilopodite » È | ° _ IG 1°, Lunghezza del carpopodite 5° paio . : 7 pi 85 Larghezza » » geo _ ; * sd 19. Uca arcuata var. Ocypode (Gelasimus) arcuatus Dr HAAN, Fauna Japonica, p. 54, t. VII, f. 2. Gelasimus arcuatus De Man, Not. Leyd. Mus., 1892, p. 28, t. 3, f. 8. Riferisco a questa specie un maschio raccolto a Kuching, largo mu. 22 e lungo mm. 13. La grossa pinza misura complessivamente in lunghezza mm. 33, cioè 12 mm. per la palma e 21 per le dita. Il meropodite del penultimo paio è lungo 10,5 mm., largo 5. Il mio esemplare differisce dalla accurata descrizione di De Man nei punti seguenti: Il solco frontale mediano è alquanto più largo nell’esem- plare di Sarawak che nel tipo di De Haan figurato da De Man, e inoltre il dito immobile della pinza maggiore porta wn solo grosso dente prima dell’estremità, invece di averne anche un secondo prima della metà. Tanto U. arcuata come U. acuta Stm. hanno questo carattere dei due denti, ma De Man nel suo lavoro sui crostacei dell'Arcipelago Mergui figurò (tab. 8, fig. 3) un'interessante varietà di G. acutus in cui si trova solo il dente subapicale. Per questo carattere il mio esemplare corri- sponde esattamente a questa varietà, come pure, al pari di essa ha il fronte meno stretto. Ma ad essa non può essere riferito perchè i mar- gini laterali hanno in modo distintissimo una forma ad S, il che non è in U. acuta. Inoltre la forma e la direzione degli angoli orbitali esterni corrispondono a U. arcuata. Abbiamo quindi il caso di due specie molto affini le quali presentano le stesse variazioni, o variano parallelamente, caso di cui va tenuto conto per la difficile sistematica dei Gelasimi. Le due forme hanno quasi la stessa distribuzione geografica: U. «?- cuala fu trovata nel Giappone e nella Nuova Caledonia; U. acula nei mari della China, a Mergui, Penang, Atjeh e Pontianak. 20. Uca annulipes var. orientalis nov. var. Buntal 1 o. Della comune specie Indo-Pacifica U. annulipes ebbi mezzo di osservare oltre cento esemplari indiani (Pondichéry, Mahé, Isola d’Eiefanta), esemplari del Mozambico, di Sumatra e della Nuova Guinea. Come è noto questa specie (come d’altronde tutti i Gelasimi) varia notevolmente nella forma e nell’armatura delle chele. Ma fra queste 22) — variazioni, una specialmente parmi caratteristica, tanto più che, a quanto finora mì risulta, pare legata ad una speciale regione, la Malesia. ET) A. — U. annulipes var. orientalis B. — U. annulipes di Pondichéry. di Buntal. Gli esemplari della parte più occidentale della regione Indo-Pacifica hanno, nonostante tutte le differenze locali e individuali, una forma della chela maggiore rispondente al #po di quella rappresentata dalla fig. B tratta da un esemplare di Pondichéry. Il dente subapicale del dito im- mobile in questa forma è piccolo, e non differente dagli altri denti che per le dimensioni, non è cioè che un dente più grosso degli altri. Negli esemplari della Malesia e della Nuova Guinea, invece, questo dente pre- senta la forma di un grosso lobo triangolare, distinto dagli altri anche di forma come si vede dalla fig. A. Questa varietà corrisponde alla fisura 15 d, tab. 4, della revisione di Milne Edwards. Ann. Sc. Nat. (3) vol. 18. Questa forma, forse speciale alla Malesia, parmi merite- vole di speciale distinzione e propongo di separarla col nome dì var. orientatis. S 'T TOMATOPODA 21. Squilla affinîs Berth. BeRrTtHOLD, Abh. k. Gesellsch. Wiss. Gòttingen, III, 1845, pag. 26, t. 3, f. I. .BiceLow, Proc. U. S. Nat. Mus., vol. 17, pag. 528, fig. 22. Buntal; un esemp'are lungo 66 mm. Differisce da un esemplare di Luaha Gundre, Nias, raccolto dal Dr. Elio Modigliani (Museo Civico di Genova) per avere la squama rostrale alquanto più larga, più quadra, e cogli angoli anteriori un poco meno rotondati. Per questi caratteri appunto si accosta meglio dell’es. di Nias alla figura di Bigelovw. Hab.: India, China, Giappone, Malesia. f 4 j ’ i SATTA fo vB RA A di vi ? A | MICA 1 sig e” È 196 wi x Nun 79 1° VI k Pa VI URI dp ITC ” $. AMOR VA à ù di AR NI Sui AMD ti ri } Da Ù Xi N i i A h° n ' Ii 2A 4 F i î o i \ Ì ' LUMI » ' i y i Ì tI? a RI 5 “ Te 4 ini » ta ai A Ì : job } RETTE) . (04 i 1941 - Tip. Pietro Gerbone, Via Gaudenzio Ferr 2 190 BOLLE T TINO Musei di Zoologia ed Anatomia comparata Il 095 della R. Università di Torino Torni == == N. 398 pubblicato il 10 SERERERET da and XVI Dott. FILIPPO SILVESTRI (Bevagna, Umbria). Descrizione di nuovi TERMITOFILI e relazioni di essi con gli ospiti ILE. COLEOPTERA-STAPHYLINIDAK Subfam. Aleocharinae. Gen. Fermitothymus nov. Caput aliquantum latius quam longius, sat convexum, transverse sub- ellipticum. Oculi parvi, ovales, laterales. Antennae breves, robustae, cylindricae, 11 articulatae, articulo primo obeonico, articulis 2-10 vix imbricatis. Labrum breve, latum, medium sat profunde incisum et pilis 6 instructum utrimque sat rotundatum minutissime serratum, lateribus rotundatis, supra seriebus duabus arcuatis setarum brevium, subtilium et setis quatuor longis, quarum duo laterales anteriores duo submedianae posteriores, auctum. Mandibulae breves robustae, sat arcuatae, apicem versus attenuatae, sinistra in parte media interna dente parvo obtuso armata. Mentum aliquantum longius quam latius obditrigonum, lateribus anticis longioribus quam posticis, antice magis attenuatum quam postice, parum ante dimidiam partem setis duabus longis submedianis auctum. Ligula media incisa, utrimque in appendice parva conica producta. Pa- raglossae magnae ad mediam partem labii vertentes, ibidem sese tan- gentes et apicem ligulae spatio sat magno superantes. Palpì labiales triarticulati, articulo primo crassiore, secundo fere duplo longiore setis nonnullis instructo, articulo tertio valde attenuato, cylindrico, nudo, primo paulum breviore. Maxillarum lacinia dente robusto longo externo apicali, dentibus 7-8 approximatis apicalibus, et pilis interne instructa, Eu galea marginibus setigeris; palpi articulus primus minimus, secundus subclaviformis seta una subapicali auctus tertio crassior et parum longior, articulus tertius elongato-ellipticus, setis tribus instructus, articulus ultimus primo triplo brevior, subuliformis. Prothorax pronoto trapezoideo, sat convexo, latiore quam longiore (3 : 2), prosterno brevi, lato, trapezoidali. Mesothorax scutello lato, brevi, triangulari a pronoto fere omnino obtecto, elytra parum longiore quam latiore postice fere recte truncata angulo postico interno vix rotundato, elytris unitis pronotis latitudine aequalibus. Metathorax prosterno medio inter coxas triangulari. Abdomen metathorace vix latius, lateribus subparallelis, postice ro- tundatum, parte postica aliquantum sursum vergente, tergitis planis, scutis pleuralibus dorsalibus, chitineis, oblique ad latera tergitorum di- spositis, ita ut dorsum huius animalculi marginatum appareat, sternitis convexis, segmento nono tuberculis duobus breviter papilliformibus aucto, quorum internus magis elongatus setis quatuor rebustioribus, acutis armatus, externus setis tribus. Scuta pleuralia interna magna oblongo-rectangularia, externa valde angusta, parte postica aliquantum lata, angulo interno seta aucto. Pedes paris primi coxa elongata, trochantere parvo, femoris parte distali infra aliquantum excavata, tibia attenuata, femore parum bre- viore infra valde pilosa et spinis duabus robustis, brevibus subapica- libus armata, tarso 4-articulato, articulis 1-3 infra valde pilosis, articulo primo secundo parum longiore, unguibus arcuatis, sat magnis, dente parum longe a basi auctis. Pedes 3° paris coxa brevi, lamella externa hemitrapezoidea, trochantero parum longiore, femore parte distali exca- vata apice rotundato, tibiae parte distali et tarsorum parte infera valde pilosa, tarsi articulo primo secundo et tertio unitis aequali. Obs.: Genus hoc ab Adrofeles Casey forma labii praesertim distin- guendum. Typus : l. Termitothymus philetaerus, sp. n. Badius, abdomine testaceo-latericio, antennarum apice ipso pallide isabellino. Corpus totum pilis brevibus sparsis instructum, ventre, lateribus pro- noti et elytrae etiam setis sparsis plus minusve brevibus instructis, margine postico tergitorum 3-6 setis 4 longis aucto, tergito septimo ce- teris majore, margine postico seriebus pilorum, subtilium, parum lon- gorum, clavatorum aucto. Antennae articulo primo obconico secundo parum magis quam duplo longiore, articulo tertio ceteris breviore, ar- ticulis 3-10 gradatim parum longioribus et parum crassioribus, articulo ultimo ovali decimo fere duplo longiore. Long. corp. mm. 2; long. antenn. 0,82; long. pronoti 0,42; lat. pro- noti 0,60; lat. abdoî. 0,66; long. coxae pedum 3° paris 0,20; femoris 0,42, tibiae 0,4): tarsi 0,28. Patria: Cernadas (Prov. Cordoba, Rep. Argentina). Habitat : In nido Eutermitis arenarii fulvicapilis Silv. RELAZIONE DEL « TERMITOTHYMUS » CON L’« EUTERMES ». — Vidi alcuni individui di questa specie correre rapidamente per le gallerie di Eutermes con l'addome ripiegato all’innanzi senza apparente persecu- zione da parte degli ospiti; ne posi due individui in un tubetto insieme a varii operai e nasuti di Zw/ermes e non sorpresi mai questi perse- guitare quelli o viceversa. Qualche volta osservai fermo vicino ad un Eutermes un Termitolthymus, che tenendo sempre l’addome ripiegato all’innanzi, ne volgeva però frequentemente l'estremità dal lato dell’ E£u- ftermes e lo sfregava con esso. Perchè ? Credo per accarezzarlo. Certa- mente il Termite non riceve nutrimento alcuno da questo Stafilinide, perchè l’unica parte, dalla quale avrebbe potuto cercarne, sarebbe stato l’ano, che invece è ben protetto da lunghe setole. Il Termaitothymus è tollerato dall’Eu/ermes nella propria casa e usufruisce per cibo detriti vegetali, spoglie di termiti e simili, dà in cambio all’ Eufermes carezze, DS quindi è un termitofilo evxeno. 2. XKenogaster nigricollis, sp. n. Fulvo-badius, pronoto piceo, elytris macwla fuliginea ad angulum in- ternum ornatis, segmentorum intervallis albis. Corpus totum punctatum, abdomine inflato ventre sursum et antrorsum aliquantum vergente. Caput parum latius quam longius, angulis posticis rotundatis, vertice parum convexo, facie sat deplanata, clypeo setis parum raris sat longis instructo. Oculi parvi subrotundati. Antennae geniculatae, longiusculae, apicem versus parum incrassatae, articulis pilis plenis et serie setarum subapicali auctis, articulo primo ceteris tribus sequentibus parum bre- viore, basi parum attenuata, articulis 2-10 breviter pedunculatis, obco- nicis apice truncato, gradatim brevioribus ita ut articulus secundus decimo duplo longior, articulo ultimo ovali decimo duplo longiore. La- brum duplo latius quam longius, angulis anticis rotundatis, margine antico parum emarginato, supra setis nonnullis instructum. Mandibulae parum arcuatae apice acuto, interna dentibus tribus armatae. Mentum aliquantum latius quam longius postice rotundatum, parte antica ali- quantum angustata, margine antico emarginato, utrimque apud angulum anticum setis 3-4 sat longis instructum. Ligula lobo parvo rotundato paraglossis vix breviore constituta. Paraglossae late rotundatae. Palpus labialis articulo primo secundo param crassiore et parum longiore, ar- ticulo secundo setis 4-5 instincto, articulo tertio valde attenuato secundo T'S longitudine aequali. Maxillae lacinia galea parum longiore apice tantum margine piloso, galea apice arcuato attenuato, sub apice dentibus 3-4 aucto, basi pilosa, palpo setis sparsis, stipite setis duabus, palpigero processu subapicali, angusto, conico, seta longa aucto, instructo, articulo secundo tertio parum longiore interne exciso, externe convexo, articulo tertio quarto triplo longiore, articulo quarto valde attenuato (in mare articulo secundo latiore quam longiore, articulo tertio secundo paululum longiore). Prothorax pronoto vix latiore quam longiore antice paululum angu- stato et rotundatim paululum producto, utrimque late rotundato, supra convexo, setis nonnullis aucto et foveis tribus impresso, prosterno medio trapezoideo margine postica emarginata. Mesothorax scutello valde angustato, triangulari, elytris brevibus ter- gitum primum dorsale tantum obtegentibus, margine postico oblique truncato. Metathorax prosterno medio parum producto, subtruncato. Abdomen ovale a segmento tertio inflatum, dorso paululum convexo, ventre corvexo, tergitis 3 6 margine postico serie setarum sat longarum aucto, setis 6 longis, quarum duae anteriores, et setis brevissimis sparsis etiam instructis, tergitis 7-8 tantum setis nonnullis brevissimis sparsis et setis quatuor longis; sternitis pilis brevibus et seriebus duabus setarum paucarum longarum auctis; scutis pleuralibus internis sat magnis su- peris, triangularibus setis sparsis instructis, externis lateralibus inter sese et a sternitis remotis, segmentis duobus ultimis setis brevibus et setis nonnullis longis instructis. Pedes primi paris coxa femore crassiore et parum breviore, femore subeylindrico tibia parum breviore, tibia parte distali infra setis brevibus et spinis duabus apicalibus brevissimis, tarso 5-articulato infra prae- sertim setoso, articulo primo secundo aliquantum longiore, unguibus sat magnis basi dentata; pedes 3° paris coxa trochanthero vix longiore la- mella externa triangulari, trocanthero sub femore aliquantum producto, femore tibia vix breviore, tibia tarso aliquantum longiore, tarso 5-arti- culato, articulo primo tribus sequentibus unitis vix longiore. Long. corp. mm. 3; lat. capitis 0,60; long. antennarum 1,56; long. articuli primi antenn. 0,36; long. pronoti 0,56; lat. abdom. 1,30 ; long. coxae pedum 83° paris 0,24; femoris 0,78; tibiae 0,80; tarsi 0;60. Patria: S. Ana (Misiones), Coxipò (Cuyabà). Habitat: In nido Eutermitis arenarii pluriarticolali Silv. (Coxipò) et in nido Eut. arenarii proxiri Silv. (S. Ana). Observ.: A Xenogaster inflatus Wasm. colore et antennarum forma praesertim facile distinguendus. RELAZIONE DEL « XENOGASTER » CON L’ « EUTERMES. — Gli individui raccolti a S.. Ana furono da me (tenuti qualche tempo vivi in un tubetto es insieme a larve, operai e nasuti di £w/ermes, constatando che essi vi- vono in perfetta armonia. Sorpresi una volta il Xenogaster vicino a un Eufermes e con la testa toccante il corpo di esso come pulendolo; durante quest’atto !’ Eu/ermes si manteneva immobile e dava l’idea di un cagnolino grattato dal padrone! Anche Xenogaster, come i generi seguenti Termitoiceus, Termitozophilus, Termitosius, è per me un termitofilo euxeno, dal quale il Termite riceve carezze in cambio della casa, della protezione e del cibo. I quattro generi sopradetti sono tutti physogastri. Xenogaster, Termitozophilus e Termitosivs hanno un addome rivolto all’insù in modo da formare un angolo abbastanza ottuso con il piano cefalo-toracico ; quando essi camminano. lo ripiegano al- l’avanti fino a giungere a toccare con l’estremità il torace. Termitoiceus ha invecé l'addome sempre ripiegato all’innanzi, ed in cio si avvicina a Spîrachiha. Tra questi generi di Aleocarini termitofili abbiamo tutti i passaggi dalla forma pressochè normale con l'addome non physogastro ripiegabile all’avanti, come Termitothymus, a quella di Corotoca, in cui la physo- gastria ha raggiunto un alto grado e l’addome si trova ripiegato costan- temente e fortemente all’innanzi in modo che dal terzo segmento la parte dell'animale che si trova dorsale è la ventrale, e l’ano viene a trovarsi sopra il pronoto. Ho tenuto anche varii individui di Corofoca insieme ad operai e na- suti di Eu/ermes cyphergaster Silv., suo ospite, e ho constatato che anch'essi stanno in perfetta armonia con gli Eufermes e che dispensano loro carezze con l'estremità dell'addome. Gen. Termitoiceus nov. g Corpus abdomine inflato sursum et antrorsum valde vergente ita ut sternitum tertium ad postremum partem corporis inveniat et orificium anale ad libellam pronoti marginis posticis. Caput grosse punctatum parum convexum postice rotundatum, facie foveola oblonga impressa, clypeo antice setis quatuor. Oculi sat maguni, rotuudi, convexi. Antennae longiusculae, articulo primo parum clavi- formi ceteris longiore, articulo secundo tertio breviore, articulis 3-10 gradatim aliquantum brevioribus et parum crassioribus, articulo ultimo campanulato. Labrum magis quam duplo latius quam longius angulis anticis rotundatis medium profunde et late incisum, supra setis nonuullis sat longis et brevibus instructum. Mentum parum latius quam longius, lateribus rotundatis, antice setis duabus longis lateralibus et duabus sat brevibus medianis auctum. Ligula lata triangulari ad libellam medii ar- ticuli secundi palpi pertinens. Paraglossae obsoletae libellam apicis palpi articuli primi parvo spatio non attingentes. Palpus sat brevis, articulo primo secundo crassiore et parum longiore setis nonnullls, articulo se- cundo setis nonnullis tertio parum longiore, articulo tertio valde atte- nuato conico apice truncato. Maxillae galea lacinia paululum breviore apice attenuato fere ad angulum rectum flexo, sub apice dentibus plu- ribus armata, lacinia apice breviter piloso, palpigero seta longa apicali, palpo attenuato, longo, articulo secundo externe convexo interne con- cavo tertio longitudine aequali, crassitudine parum minore, articulo tertio fusiformi, articulo ultimo valde attenuato conico tertio triplo breviore, articulis 2-3 setigeris. Mandibulae apice sat curvato, attenuato, sub apice dextra dente minimo, sinistra dente parvo armata. Prothorax pronoto grosse punctato, parum convexo aliquantum lon- giore quam latiore, antice paululum latiore quam postice, margine an- tico aliquantum rotundatim producto, margine postico fere recte truncato, prosterno subtrapezoidali. i Mesothorax elytris postice obliquis truncatis, tergitum primum obte- gentibus. Motathorax prosterno medio postice parum triangulariter producto, apice inciso. Abdomen a segmento tertio valde inflato tergitis planis, sternitis con- vexis, scutorum pleuralium serie una supero-laterali, scutis transverso subrectangularibus. Pedes tarsis 5-articulatis. Observ. : Genus hoc a Xenogaster Wasm. praesertim forma labri, labii nec non antennarum bene distinguendum. Typus : 3. Termitoiceus anastrephoproctus, sp. n. Fulvus membranis intersegmentalibus stramineis. Corpus punctatum. Antennae articulis pilosis et serie setarum subapicali instructis, articulo primo secundo magis quam duplo longiore, articulo secundo tertio aliquan- tum minus quam duplo breviore, articulis ceteris gradatim brevioribus ita ut articulus decimus tertio aliquantum magis quam duplo brevior, articulo ultimo decimo duplo longiore. Tergita 3-6 margine postico serie setarum robustarum aucto ; tergitum septimum setis sublateralibus et subposticis instructum. Sternitum tertium setis brevibus sparsis et setis longis arcuatis 4-seriatis auctum, stern. quartum setis longis arcuatis 4-serìatis, sternita 5-7 seriebus duabus setarum longarum, stern. 8 tantum serie postica. Pedes pilis et setis brevibus sparsis, illi primi paris coxa longitudine ?/3 femoris aequali, tibia femore vix longiore, tarso coxae longitudine aequali praesertim infra setoso, articulo primo secundo ali- quantum longiore, pedes paris 3° coxa trochanthero longitudine aequali, trochanthero sub femore aliquantum producto, femore longitudine tibiae aequali, tarso tibia aliquantum breviore, articulo primo tarsali articulis tribus sequentibus unitis spatio sat magno longitudine superante, un- gsuibus arcuatis basi dente parvo. Long. corp. (abdomine extenso) mm. 4; long. corp. (abdomine natu- raliter antrorsum reflexo) mm. 2,6; long. capit. 0,46; long. antennarum 1,6; long. pronoti 0,56; lat. pronoti 0,48; lat. abdominis 0,43; long. coxae pedum 3° paris 0,19; long. femoris 0,86; long. tarsi 0,76. Patria : Coxipò (Cuyabà). Habitat: In nidis Eutermitis heteropteri Silv. et Anoplotermitis tene- brosîi (Hag.). Gen. Termitozophilus nov. Corpus punctis minimis sparsis impressum et setis longis instructum, capite parvo, abdomine infilato, sursum et antrorsum flexibili. Caput parum convexum, obtrapezoideum, setis duabus submedianis occipitalibus, duabus ad marginem internum oculorum et setis 6 sat brevibus ad latera clypeo instructum. Oculi convexi, subrotundi, An- tennae longiusculae, attenuatae, apicem versus paululum incrassatae, articulo primo claviformi secundo aliquantum longiore, articulo secundo cylindrico tertio paululum breviore articulis 4-10 gradatim crassioribus, articulo ultimo oblongo-campanulato. Labrum '/; latius quam longius, supra ntrinque setis tribus sat longis et duabus brevibus auctum, angulis anticis late rotundatis, medium incisione parva affectum. Mandibulae apice arcuato, attenuato. Maxillae palpigero seta subapicali longa in- structo, palpo sat brevi, articulo secundo aliquantum arcuato, setis 3-4 subapicalibus, tertio aliquantum breviore, articulo tertio setis longis sparsis vestito, tenue claviformi, articulo quarto valde attenuato, conico, tertio minus quam duplo breviore ; galea lacinia parum breviore, apice arcuato, attenuato, acuto, sub apice dentibus sat longis instructa, lacinia apice piloso. Mentum obditrigonum tam longum quam latum, utrimque antice setis duabus, Ligula magna lobis duabus sat latis, apice rotundato constituta. Paraglossae obsoletae, non prominulae. Palpus labialis arti- culo primo ceteris crassiòre, secundo aliquantum longiore, setis nonnullis instructo, articulo secundo tertio crassiore et aliquantum breviore, ar- ticulo tertio attenuato, cylindrico. Prothorax pronoto tam lato quam longo, obtrapezoideo angulis rotun- datis circa setis nonnullis longis inter sese sat remotis et setis 4 superis aucto, prosterno subretangulari angulis posticis parum rotundatis parum latiore quam longiore. Mesothorax scutello transverso postice rotundato, elythris unitis pro- noto parum latioribus, aliquantum latioribns quam longioribus, postice angulo interno oblique truncato, angulo externo parum rotundato, supra setis paucis longis lateralibus et sublateralibus instructus. Metathorax prosterno postice triangulari. Abdomen ovale valde inflatum supra fere deplanatum subtus convexum. Pedes omnes tarsis 5-articulati. Typus : 2-8 = 4, Termitozophilus laetus, sp. n. Piceo-fuligineus tergitis et stermitis badiis vel fulvo-ferrugineis mem. branis interesegmentalibus albis. Antennae articulo primo secundo ali- quantum longiore et crassiore, serie setarum longarum et setis brevibus aucto, articulo secundo tertio paululum breviore, serie setarum brevium b»sali, altera apicali et setis nonnullis longis in medio irregulariter biseriatis, articulo tertio quarto aliquantum longiore, articulis 4-10 lon- gitudine inter se subaequalibus et gradatim parum crassioribus articulo tertio decimo fere */, longiore, articulo ultimo decimo duplo longiore, articulis 2-4 subeylindricis et sculptura subaequalibus, articulis 5-10 basi breviter pedunculata, medio serie setarum longarum, subapice serie se: tarum brevium et circa apicem serie pilorum plurium brevium, articulo ultimo seriebus tribus setarum longarum. Abdomen tergitis 3-6 margine postico medio setis 6 longis instructo, tergito 7 setis nullis, tergitis 8-9 setis nonnullis ; sternitis 3-7 media parte seriebus tribus setarum lon- garum, quarum illa marginis postici setis magis numerosis, sternito 8 seriebus duabus setarum posticis; ad latera abdominis et in parte eiusdem sublaterali carinae duo paululum elevatae, crassae adsunt setis longis instructae. Pedes primi paris coxa elongata femore aliquantum breviore, femore attenuato praesertim apicem versus supra setis non- nullis longis instructo, tibia valde attenuata longitudine femori subae- quali, supra setis nonnullis longis instructa, infra praesertim setis bre- vibus et spinis duabus subapicalibus sat longis, tarso tibia duplo breviore, articulo primo secundo subaequali, unguibus robustis, arcuatis. Pedes 3° paris articulis tarsalibus etiam supra setis longis nonnullis instructis, coxa brevi trochanthero subaequali, lamella externa triangulari, articulo primo tarsali longitudine articulis duobus sequentibus vix lonziore. Long. corp. mm. 3 3,503; long. capit. 0,36; lat. capit. 0,34; long. antennarum 1,5; long. pronoti 0,34; lat. abdominis 4 1,60 2 1; long. coxae pedum 83° paris 0,18; femoris 0,58; tibiae 0, 57; tarsi 0,44. Patria: Tacurù Pucù (Paraguay), Coxipò (Cuyabà). Habitat: In nidis Cornitermitis similis (Hag.). Gen. Termitosius nov. & Corpus punctis minimis sparsissimis et setis longis paucis instruetum, abdomine ovali inflato sursum et antrorsum flexibili. Caput parvum fere tam latum quam longum supra postice utrinque seta longa auctum, clypeo antice utrimque setis duabus. Oculi convexi, subrotundi. Antennae longiusculae apicem versus parum incrassatae, articulo primo secundo parum longiore, articulo secundo tertio parum longiore. Labrum transversum angulis anticis rotundatis medium vix incisum. Mandibulae apice arcuato, attenuato. Maxillae palpigero seta subapicali aucto, palpo articulo secundo. setis nonnullis longis et brevibus tertin longitudine subaequali, crassitudine parum minore, articulo. tertio setoso, crassiore. quarto parum minus. quam duplo longiore, articulo quarto valde attenuato, conico ; galea lacinia, apice piloso, vix breviore apice attenuato, arcuato, subapice dentibus sat longis uniseriatis armata, Mentum oblongum antice utrimque seta longa. Labium ligula lata, ro- tundata, integra libellam apicis articuli primi palpi superante, para- glossis obsoletis, non distinctis, palpo .articulo primò secundo crassiore et aliquantum longiore, articulo secundo tertio parum breviore, articulo tertio attenuato, cylindrico. Prothorax pronoto vix trapezoideo parum longiore quam latiore, postice paululum angus'ato, circa setis paucioribus longis aucto, prosterno aliquantum latiore quam longiore, angulis posticis excisis, parum ro- tundatis. Mesothorax scutello sat magno triangulari, elytris unitis paululum longioribus quam latioribus, postice oblique parum truncatis, supra setis quatuor longis lateralibus et quatuor submedianis auctis. Metathorax prosterno medio postice triangulari. Abdomen ovale sursum et antrorsum flexibile dorso plano, ventre cOnVexo. Pedes omnes tarso 5-articulato. Observ.: Genus hoc generi Termitozophilus valde proximum sed forma ligulae et antennarum facile distinguendum. Typus : 5. Termitosius pauciseta, sp. n. Badius abdomine fulvo-ferrugineo parte anteriore mediana tergitorum et sternitorum nigrescente. Antennae articulo primo elaviformi secundo parum longiore et crassiore, articulo secundo sat attenuato, subclavi- formi, tertio parum longiore, articulo tertio quarto paululum longiore, articulis 4-10 longitudine inter se subaequalibus et gradatim parum cras- sioribus, articulo ultimo decimo parum minus quam duplo longiore, articulis 1-2 serie setarum longarum et serie setarum brevium, arti- culis 3-10 serie setarum longarum aequatoriali et serie subapicali pilorum auctis, articulo ultimo piloso, apice setis sparsis et ad basim serie se- tarum longarum. Tergita 3-6 media parte margine postico setis 4-6 in- structa, tergita 8-9 setis nonnullis; sternita media parte setis nonnullis lateralibus et posticis, in margine laterali abdominis et in parte subla- terali areolis duabus parum elevatis, angustis, oblongis, setis nonnullis longis auctis. Pedes primi paris coxa elongata femore parum breviore, femore tibia paululum longiore, supra setis pauciselongis instructo, tibia tarso aliquantum minus quam duplo longiore, supra setis paucis longis, infra praesertim breviter setosa et spinis duabus subapicalibus sat magnis, 2:40 tarso setis brevibus instructo, articulis 1-4 subaequalibus, unguibus va- lidis, parum arcuatis. Pedes 3° paris coxa lamella externa triangulari, trochantero longitudine subaequali, trochantero sub femore paululum producto, femore coxa vix longiore, supra setis pauc's longis, tibia tarso '/, longiore, supra setis paucis longis, infra praesertim parte distali breviter setosa, basi angustata, subapice spinis duabus sat magnis, tarso articulo primo duabus sequentibus unitis subaequali, articulis 1-4 supra setis duabus longis instructis, infra setis brevibus. Long. corp. mm. 3,5; long. capit. 0,40; lat. capit. 0,38; long. anten- narum 1,50; long. pronoti 0,36; lat. abdominis 1,30; long. coxae pedum 3° paris 0,18; femoris 0,50; tibiae 0,48; tarsi 0,32. Patria: Tacurù Pucù (Paraguay). Hab.: In nidis Eutermiîtis heteropteri Silv. Gen. Timeparthenus nov. Corpus plus minusve ovale} horizontale, abdominis valde inflati seg- mentis anticis supra antrorsum productis, thoracem totum et partem ma- iorem vel minorem capitis obtegentibus, setis brevibus sparsis instructum. Caput parvum, oblongum, postice semiellipticum, pronoto parum minus latum. Oculi sat magni, subrotundi. Antennae 10-articulatae, longiu- sculae, apicem versus aliquantum incrassatae, articulo primo fusiformi secundo parum longiore, articulis 2-5 gradatim minus crassis et brevio- ribus, articulis 5-9 gradatim crassioribus et parum longioribus. Labrum parum latius quam longius, angulis parum rotundatis, medium non emarginatum, supra utrimque setis sat longis instructum et setis non- nullis brevissimis marginalibus. Mandibulae crassiusculae apice parum attenuato, arcuato, sub apice dente Jato, brevi, triangulari. Maxillae galea lacinia parte distali interne pilifera parum breviore, apice dente attenuato arcuato terminato, sub apice dentibus 9-10 armata; palpigero seta longa subapicali acuto, palpo articulo secundo tertio longitudine subaequali sed magis attenuato, articulo quarto valde attenuato conico tertio vix breviore, articulo secundo setis paucis, articulo tertio setis magis numerosis instructo. Labium ligula lobis duobus subeilindricis bene distinetis constituta, paraglossis latiusculis margine rotundato, li- gula vix brevioribus, palpo articulo primo secundo paululum crassiore et paululum breviore, articulo tertio attenuato, cylindrico, longitudine secundo subaequali. Mentum parum longius quam latius lateribus con- vexis, seta longa utrimque auctum. Prothorax pronoto parum longiore quam latiore, postice triangulari. Mesonotum et metanotum antrorsum supra pronotum a segmentis anticis abdominis refiexa. Elythrae unitae aliquantum latiores quam longiores, basi aliquantum angustata, angulo postico interno oblique parum exciso angulo externo obtusissimo. a Metathorax alis praesentibus, prosterno postice in processibus duobus parvis acutis extrorsum vergentibus producto. Pedes primi et secundi paris tarso 4-articulato, illi paris tertii tarso 5-articulato. Observ.: Genus hoc a ceteris termitophilis praesertim antennarum articulis distinetissimum. Typus: 6. Timeparthenus regius, sp. n. Albus capite, thorace et parte chitinea ventri et dorsi fulvis vel badiis. Caput supra pilis perparvis sparsissimis instructo et setis quatuor longis sublateralibus. Antennae articulo primo secundo parum longiore, articulis 2-5 gradatim brevioribus et magis attenuati ita ut articulus se- cundus quinto fere duplo longior, articulis 5-9 gradatim crassioribus et longioribus ita ut articulus quintus nono parum minus quam duplo bre- vior, articulo decimo nono duplo longiore, cylindrico apice conico, articulo primo seriebus tribus setarum, articulis 2-3 seriebus duabus, articulis 4-9 pilis et serie singula setarum longarum auctis, articulo ultimo piloso et seriebus duabus setarum. Pronotum setis nonnullis longis margina- libus et sublateralibus auctum. Elythrae setis longis nonnullis margina- libus et paucioribus superis instructae. Abdomen ovale valde inflatum segmento secundo antrorsum valde producto ita ut thoracem totum et partem maiorem vel minorem eapitis obtegeat; abdomen totum setis sat brevibus sparsis instructum, tergitorum parte chitinea angusta, in tergitis 2-3 horizontali, in tergitis 4-6 gradatim utrimque magis obliqua. - ita ut pars chitinea tergiti 6° fere Vappareat, parte mediana postica chi-, tinea tergitorum 2-6 setis 6 sat longis instructa, tergito 7° setis paucis, tergitis 8-9 setis magis numerosis longis auctis,'sternitis setis brevibus seriatis et setis longis nonnullis posticis instructis. Pedes primi paris coxa elongata, subfusiformi, femore paululum breviore, seta supera aucta, trochantero perparvo, femore supra convexiusculo, parte distali infera sulco parum profundo affecta, setis longis sparsis, tibia femore parum breviore et tarso aliquantum longiore infra praesertim pilosa et supra setis nonnullis longis subtilibus, infra spinis duabus robustis subapicalibus, tarso infra pilis longis, supra setis nonnullis longis, subtilibus aucto, articulo primo secundo vix longiore, pedes paris tertii coxa femore duplo breviore, lamella externa parva, oblonga, trochantero parvo pau- lulum sub femore producto, femore fusiformi setis subtilibus longis sparsis, tibia infra pilis longis sparsis supra setis nonnullis longis, tarso tibia aliquantum breviore infra pilis longis sat numerosis et spinis duabus subapicalibus supra setis nonnullis subtilibus longis, articulo primo tribus sequentibus unitis fere superante, unguibus robustis. Long. corp. mm. 4; long. capit. 0,28; lat. capit. 0,24; long. antenna- cina £ rum 0,68; long. pronoti 9,28; lat. abdominis 1,8; long. coxae tertii paris 0,20; femoris 0,40; tarsi 0,32. Patria : Coxipò (Cuyabòà). Hab.: In nido Anoplotermitis tenebrosi (Hag.) Silv. RELAZIONE EEL « TIMEPARTHENUS » CON L' « ANOPLOTERMES »° — Mentre sminuzzavo gallerie di Anoplotermes tenebrosus, fu attratta la mia attenzione da due insettucci biancastri, che lesti camminavano tra gli operai di Anop/otermes: erano essi individui del bellissimo genere sopradescritto, che catturai con gran contentezza non sospettando la sorpresa più gradita che mi attendeva. Continuando a sminuzzare il nido, misi allo scoperto la camera reale, e quale non fu la mia. gioia nel contemplare lo spettacolo che mi si presentò incantevole alla vista ! Intorno alla regina ed al re erano varii operai affacendati, sei individui di Timeparthenus aggirantisi pure per l’appartamento regio e tre Gras- stella termitobia Silv:! Quanta armonia fra tante bestiole tanto diverse! Curioso di sapere qualche cosa dei rapporti esistenti fra tali creature, posi in un tubo la coppia reale, parecchi operai, i Timeparthenus e le Grassiella. Vidi spesso gli Stafilinidi radunati in numero di tre o quattro intorno la testa ed il torace della regina e del re, senza che alcun ope- raio sì occupasse di scacciarli, anzi osservai qualche volta operai di Anoplotermes che accarezzavano Timeparthenus e li pulivano. Non sorpresi mai Timeparthenus dispensando carezze agli ospiti; quindi l’Anoplotermes non riceve cibo dal Termitofilo, non carezze; e perchè allora dà ad esso casa, cibo e carezze ? Dato il nostro modv antropoide ‘di comprendere le cose, non mi sembra esagerato ritenere che l'ufficio del Timeparthenus è quello di dama d’onore, dama di compagnia della coppia reale! Perciò anch’esso è un termofilo euxeno, traendone anche il Termitide un vantaggio, che questa volta non è materiale, ma spi- rituale. È degno a notarsi la forma che assumono i Termitofili secondo che gli ospiti ne usufruiscono cibo, carezze o compagnia: nel primo caso, come in Termitomastus, una parte del corpo si adatta ad essere suc- chiata; nel secondo caso, come in Termitothymus, Termitoiceus, Xe- nogaster, Termitozophilus, Termitosius, dispensatori di carezze, l’ad- dome si va trasportando con l’estremità all’innanzi per poter meglio dirigerla ai lati in un punto determinato ; nel terzo caso, come in Timeparthenus, il corpo acquista un colore ed una forma gentile e graziosa, quale si conviene ad una damigella d’onore. Pi ga IV. THYSANURA Fam. LEPISMIDAKE 1. Grassiella termitobia, sp. n. è Aurea antennis pedibusque sulphurescentibus. Corpus oblongo-ovale. Caput supra setis et pilis brevibus instructum. Segmenta cetera omnia margine postico setis longis nonnullis inter se distantibus aucta; tho- racis segmenta etiam margine laterali setis pluribus aucta. Squamae pre- cipue formis duabus : alterae superae angustae, elongatae, radiis 5 postice liberis, setiformibus, quorum laterales ceteris longiores, alterae sat breves basi aliquantum angustata, radiis 6-7, postice etiam liberis sed spatio parvo. Mandibulae apice laminari externe irregulariter et parum pro- funde tridentatae, interne mola tuberculo parvo minime quadridentato et dentibus tribus armata. Maxillae galea et lacinia longitudine subae- qualibus, lacinia apice non dentato, sed attenuato interne appendice longa, appendicibus sat longis 4 et dentibus brevibus subtilibus pluribus aucto, basi interne setis nullis, palpo 5-articulato, setis longis instructo, articulo primo brevissimo, articulo quinto ceteris longiore et magis at- tenuato. Palpus labialis 4-articulatus, articulo primo brevissimo, articulo quarto longo, ovali, ceteris longiore et parum crassiore. Antennae breves, setigerae, ll-articulatae, apicem versus gradatim attenuatae, articulo primo ceteris crassiore et secundo longitudine subaequali, arti- culo tertio secundo aliquantum breviore, articulo quarto ceteris bre- viore, articulo quinto quarto parum longiore, articulis ceteris gradatim magis attenuatis et elongatis divisione obsoleta non affectis. Thorax abdomine parum brevior, pronoto segmentis ceteris longiore. Tergitum ultimum paululum trapezoideum, postice parum emarginatum, angulis rotundatis, setis duabus longis superis et nonnullis infero-lateralibus auctis. Styli in segmentis 7-9. Cerci breves; illi lateralis mediano fere duplo breviores, 10-articulati, articulo primo ceteris longiore, cercus medianus 12-articulatus, subtus setis perlongis, robustioribus, divergen- tibus instructus. Ovopositores breves pilosi, cercos laterales parum su- perantes. Pedes setis instructi, coxa magna, compressa, perlata, articulis ceteris longiore, femore tibia parum longiore et aliquantum crassiore, supra convexo infra setis duabus longis, approximatis armato, tibia tarso longitudine subaequali, attenuata, spinis nonnullis subtilibus inferis et superis et spina robustiore apicali armata, tarso attenuato 4-articulato, articulo primo oblique truncato ceteris longiore, articulo tertio ceteris = = breviore, articulo ultimo unguibus binis arcuatis, acutis, basi dentata armato. Long. corp. mm. 3; lat. corp. 1,05; long. antenn. 0,78; long. cerci med, 0,44; long. coxae (primi paris) 0,52; femoris 0,35; tibiae 0,22; tarsi 0,22. Hab.: In nido Anoplotermitis tenebrosi (Hag.) Silv. et Amitermitis amiferi Silv. Patria: Coxipò (Cuyabà). RELAZIONE DELLA « GRASSIELLA TERMITOBIA » CON L’ « ANOPLOTERMES TENEBROSUS. — Nella camera reale di questo Anoptotermes trovai con il re e la regina varii esemplari di Timepar/henùs e tre esemplari della Grassiella, che si aggiravano tranquillamente tra gli operai. In un tubetto di vetro posi la coppia reale, alcuni operai e le tre Gras- stella, constataì che queste vivono in perfetta armonia con l’ Anoplo- fermes: esse non le ho viste perseguitate; una volta ne ho osservato una anche sul dorso della regina, mentre la testa di un operaio, che puliva questa, stava vicinissima alla testa della GrasszeZla. Oltre la casa forse questi Tisanuri hanno anche cibo dalle Termiti rubandolo loro come fanno altre specie alle formiche; quindi abbiamo un Termitofilo synoeketo, perchè i Termiti non lo accarezzano e non lo perseguitano, ma solo lo tollerano, con tutto che non ricavino alcun beneficio e forse anzi un danno. 2. Grassiella synoeketa, sp. n. Sulphurea tota. Corpus antice ovale 1 5tundatum, postice attenuatum. Caput supra setis instructum. Segmenta cetera omnia supra setis mar- ginalibus posticis robustis, inter se distantibus aucta et segmenta tho- racica etiam serie setarum lateralium marginalium et segmenta abdomi- nalia seta laterali postica singula. Squamae elongatae, basi aliquantum angustata vel lateribus parallelis radiis 7-8 apice spatio minimo libero. Antennae breves, 10-articulatae apicem versus gradatim attenuatae, articulo tertio secundo parum breviore, articulo quarto tertio valde breviore, articulo quinto quarto parum longiore, ceteris brevibus, arti- culo ultimo ovali. Palpus maxillaris articulo ultimo quarto parum lon- giore. Palpus labialis articalo ultimo ovali, ceteris valde crassiore. Tergitum ultimum trapezoideum, postice parum emarginatum angulis rotundatis supra seta singula robusta instructis. Styli in segmentis 7-9. Cerci breves: illi laterales mediano duplo breviores. Pedes ut in G. fermilobia. Long. corp. mm. 1,6; lat. corp. 0,96; long. antennarum 0,50; long. cerci mediani 0,35; long. coxae 0,23; femoris 0,157; tibiae 0,11; tarsi 0,13. Hab.: In nido Eutermitis debilis (Heer) Silv. Patria: Coxipò (Cuyabà). 3 — RELAZIONE DELLA « GRASSIELLA SYNOFKETA >» CON L' « EUTERMES DEBILIS ». — Ne!le gallerie di tale Eu/ermes, in mezzo a operai, soldati e larve vidi aggirarsi tre Grassie/la, che catturai e posi vive in un tubetto con i suoi ospiti. Esse camminavano per ogni dove in mezzo agli Eutermes, qualche volta s'incontravano con essi a testa a testa, però nè le une nè gli altri ne facevano caso. Ho visto pure entrare nelia stessa galleria, dove erano Eu/ermes, una Grassîella, e uscirne liberamente dall’altra parte. Non ho osservato mai un Eutermes rin- correre una Grassîella 0 viceversa, quindi si tratta anche per questa specie di un termitofilo synoeketo. IV DIPLOPODA-POLYDESMOIDEA Fam. STIODESMIDAE 4 Gen. Mesotropidemus nov. Segmenta praeter caput et segmentum anale 20, omnia detecta. Corpus rectangulare antice rotundatum et postice paululum rotundatum, meta- notis pilis brevissimis vix clavatis omnino obsessis. Dorsum convexum. Metanota 2-19 medio dorso carina longitudinali, elevata, compressa, rectangulari, margine supero dentato aucto et lateribus inter carinas laterales et carinam dorsalem tuberculis parvis ornatis. Carinae laterales magnae, aliquantum obliquae, rectangulares, marginibus integris, tantum margine laterali medio incisione parva. Caput a collo omnino obtectum et spatio sat magno superatum, vertice usque ad antennarum radices paululum elevato. Antennae breves, arliculo quinto ceteris crassiore et longiore, sexto ‘4/, longiore, articulis 5-7 penicillo supra-apicali externo acutis. Cauda lata utrimque et postice rotundata, incisionibus duabus posticis submedianis affecta, segmentum anale obtegens et spatio magno superans, tuberculo setigero infero a margine postice obtecto aucta. Pori repugnatorii in segmentis 5, 7, 9, 10, 12, 13, 15 in parte supera submarginali laterali pone mediam carinam sese aperientes. Pleurae granulis parvis, rotundatis, parum elevatis omnino plenae. Sterna pro- funde media sulcata, setis duabus brevibus ad pedum basim aucta. Pedes basi valde approximata, articulo primo ceteris crassiore, brevissimo, articulo secundo ceteris longiore et tertio ‘/, longiore, articulo tertio quarto duplo longiore. 22 d' Organum copulativum detectum, articulo basali percrasso globuloso et hasta una prominula constitutum. Typus : ]. Mesotropidemus dorsalis, sp. n. ò Avellaneo-isabellinus capite, ventre pedibusque avellaneis. Caput vertice sat profunde sulcato utrinque usque ad libellam antennarum ra- dicium granulis parvis rotundatis auctum, facie pilis brevissimis conicis truncatis plena, clypeo setis sat longis c. 10 ornato. Antennae breves, setis brevissimis pluribus et setis nonnullis longis instructae, arti- culo tertio quarto paululum longiore, articulo quinto sexto ‘/;, longiore, articulo septimo ceteris breviore et minus crasso. Collum latum con- vexiusculum, margine antico complanato postice emarginatum utrimque usque ad libellam anguli antici carinarum metanoti secundi oblique truncatum, antice rotundatum vix vix decalobatum, supra tuberculis nonnullis parvis auctum. Metanota 2-17 medio dorso carina magna, crassiuscula, erecta, rectangulari, compressa apice longitudinaliter sul- cato, utrimque tridentato aucta, metanota 18-19 medio dorso carina angulo postico acuto, retrorsum aliquantum inclinata. Latera metano- torum inter carinas laterales et carinam dorsalem, tuberculis paucis parvis, transverse triseriatis aucta. Carinae laterales tuberculis nullis, illae metanoti secundi ceteris longiores, margine laterali vix tribolato angulo antico antrorsum aliquantum producto, aucto. Carinae metano- torum 3-16 gradatim paululum longiore, margine laterali vix bilobato, angulis antico et postico rectis. Carinae 17-19 angulo postico gradatim magis acuto et magis retrorsum producto. Cauda fere semicirculari postice incisionibus duabus submedianis, tuberculo setigero infero parvo setis longis paucis instructo. Segmentum anale sternito subtriangulari setis duabus longis, valvulis immarginatis. Pedes breves, pilis brevibus sparsis ornatis, articulo primo secundo triplo breviore, seta infera tri- partita aucto, articulo secundo tertio ‘/, longiore infra setis nonnullis brevibus et seta longa, ungue magno acuto. Long. corp. mm. 6; long. antenn. 0,68; lat. colli 0,96; lat. meta- noti 10? 1, 4, altitudo carinae dorsalis 0,30; long. articuli primi pedum 0,063. secundi 0,193, tertii 0,126, quarti 0,063, quinti 0,086; sexti 0,12; lat. caudae 0,45. d Organum copulativum articulo basali latiore globuloso setis brevis- simis omnino pleno, et setis duabus longis postice aucto, unco valde attenuato, articulo secundo basi pulvillo rotundato setis longis instructo, apud basim geniculato, deinde erecto apicem versus, marginibus lamel- laribus apice postice acuto laciniato, antice truncato extrorsum reflexo. Pullus; Segmenta 17. Long. corp. mm. 4,5; lat. corp. mm. 0,70. Metanota 2-16 medio dorso carina parum elevata longitudinaliter rec- ME 1 PSN tangulari supra tuberculis 6 instructa biseriatis. Tubercula capitis sat magna distinete transverse biseriata. Tubercula inter medium dorsum et carinas laterales sat magna, longitudinaliter biseriata transverse tri- seriata. Pultus: Segmenta 15. Long. corp. mm 3,80; lat. corp. mm. 0,58. Metanota 2-14 medio dorso carina nulla, tantum seriebus duabus longi- tudinalibus tuberculorum parum elevatis, approximatis, sed omnino di- stinctis aucto. Observ.: Carinas dorsales adultorum ex tuberculorum seriebus duabus concretis et magis elevatis genitas esse tuberculorum dispositio in medio dorso pullorum demonstrat. Patria: Tacurù Pucù (Paraguay), Posadas (Misiones, Argentina). Habit*: In nido Capritremitis opacî (Hag.) Silv., in nido Cornitermitis similis (Hag.) Wasm. et etiam sub ligno putrescente. RELAZIONE DEL « MESOTROPIDERMUS » CON IL « CAPRITERMES ». — Nelle gallerie di Capritermes trovai varii individui di Mesol/ropidesmus fermi o lentamente camminando ; li catturai e li posi in un tubo con operai e soldati del detto termitide, che non fecero mai di essi caso alcuno. Quindi il Meso/ropidesmus è un termitofilo synoeketo accidentale, po- tendo vivere anche lontano da Termitidi. Esso nelle gallerie di Capri- termes vi cerca riparo, oscurità, umidità, detriti. Il corpo di questo Polidesmide si ricopre di granuli di terra in modo che acquista un colore mimetico con l'interno delle gallerie. La forma del suo corpo è eminentemente protettiva. Inoltre la sostanza che emette a volontà dalle ghiandole laterali, è ben atta ad allontanare il Capri- fermes se questo tentasse molestarlo. Gen. Isotropidesmus nov. Segmenta praeter caput et segrmentum anale 20. Corpus rectangulare antice rotundatum postice paululum attenuatum et rotundatum, meta- notis pilis brevissimis vix clavatissomnino plenis. Dorsum sat convexum. Caput a collo omnino obtectum et spatio magno superatum, vertice usque ad antennarum radices paululum elevato. Antennae breves, arti- culo quinto ceteris longiore et aliquantum crassiore, articulis 5-7 peni- cillo supraapicali externo auctis. Collum antice late rotundatum margine vix distincte 10-lobatnm Metanota 2-19 lineis 8 longitudinalibus parum elevatis, aequalibus, in metanoto singulo tuberculis tribus constitutis aucta. Cauda lata segmentum anale spatio sat magno superans, postice late rotundata incisionibus duabus submedianis affecta, subtus apicem versus tuberculo setigero. Pori repugnatorii in segmentis 5, 7, 9, 10, 12, 13, 15, 17, 18 in parte supera, submarginali postica magis ad cari- narum basim quam ad angulum posticum approximati sese aperientes — 18 in tuberculo parvo. Carinae laterales magnae, aliquantum obliquae, rectangulares, marginibus. antico et postico integris, margine laterali medio vix vix inciso. Pleurae granulis parvis plenae. Sterna media sul- cata ad basim pedum seta brevi aucta. Pedes basi approximata, breves, articulo secundo ceteris longiore. Typus : 2. Isotropidesmus rudis sp. n. ò Umbrino-isabellinus capite, ventre pedibusque avellaneis. Caput ver- tice sulcato, utrimque usque ad libellam antennarum radicium granulis parvis auctum, facie pilis brevissimis conicis plena, clypeo setis nonnullis longis. Antennae breves, setis brevissimis pluribus et setis nonnullis longis instructae, articulo tertio quarto vix longiore, articulo quinto ceteris aliquantum crassiore et sexto ‘/, longiore, articulo septimo ce- teris breviore et minus crasso. Collum latum, convexiusculum, margine antico complanato, late rotundato, vix distincte 10-lobato, postice pau- lulum emarginatum, utrimque usque ad libellam carinae metanoti secundi oblique truncatum et parum emarginatum, supra tuberculis nonnullis auctum. Tubercula anticum et posticum linearum longitudinalium meta- neti singuli tuberculo intermedio maiora ; lineae longitudinales subae- quales et parum elevatae. Carinae laterales tuberculis nullis; illae metanoti secundi sequentibus longiores, margine laterali vix trilobato angulo postico acuto, antico vix obtuso. Carinae metanotorum 3-15 gra- datim paululum longiores, marginibus integris, tantum margine laterali incisione minima affecto, angulis rectis vel fere. Carinae metanotorum 16-19 gradatim parum minus latae, angulo postico gradatim magis acuto et retrorsum producto. Cauda lata, obtrapezoidea postice late rotundata, incisionibus duabus submedianis, subtus tuberculo aucta a margine postico obtecto et setis nonnullis instructo. Segmentum anale sternito valde transversali, rotundato, valvulis immarginatis. Pedes breves setis bre- vissimis sparsis instructa, articulo primo ceteris breviore, seta infra aucto, articulo secundo tertio parum minus quam duplo longiore, articulo tertio quarto ‘/, longiore, articulo quinto ultimo parum breviore, arti- culis 3-5 seta infera singula, articulo ultimo setis tribus inferis sat longis, ungue robusta. Long. corp. mm. 6,2; long. antenn. 0,56 ; Jat. colli 1,2; long. colli 0,5; lat. metanoti decimi 1,6; lat. caudae 0,50; long. pedum articuli primi 0,09; secundi 0,22; tertii 0,12; quarti 0,08, quinti 0,10; soxti 0,12. Patria: Pampa Piray (Misiones, Argentina). Hab.: Sub ligno putrescente cum Eute»mile Rippertii var. macro: cephato Silv. RELAZIONE DELL’ « ISODROPIDESMUS » CON L' « EUTERMES ». — Ho trovato una sola volta tre individui di /sot'opidesmus sotto un pezzo CSM di legno, dove erano anche Eulermes; ciò non ostante credo che debba considerarsi come un /ermitofilo accidentale, poichè detto Eutermes non aveva il il suo nido, ma solamente una stazione di riparo nelle sue escursioni fuori di quello per cercare cibo. Gen. Plagiotropidesmus nov. Segmenta praeter caput et segmentum anale 20, omnia detecta. Corpus antice paullo magis quam postice angustatum, dorso valde convexo, pilis destituta. Caput a collo usque ad summam partem verticis obtectum, vertice usque ad antennarum radices paululum elevato. Antennae breves articulo quinto ceteris longiore et aliquantum crassiore, articulis 5-7 penicillo supra-apicali externo auctis. Collum convexum margine antico subverticali, sat distincte decalobato. Metanota 2-19 medio dorso seriebus duabus longitudinalibus tuberculorum trium rotundatorum in segmento singulo valde approximatis, et utrimque seriebus 5 tuberculorum trium complanatorum in segmento singulo parum obliquiis (extrorsum introrsum directis), et carinis linearibus parum elevatis, inter sese separatis aucta. Carinae laterales sat parvae, obliquae, supra tuberculis nullis, margi- nibus non dentatis, sed margine laterali vix trilobato, margine postico etiam incisione minima. Cauda sat lata subrhomboidalis postice incisio- mibus duabus sat profundis submedianis. Pori repugnatorii in segmentis 5, 7, 9, 10, 12, 13, 15, 16 in parte supera submarginali laterali parum longe ab angulo postico carinarum sese aperientes. Pleurae granulis perparvis obsessae. Sterna angustissima, subcariniformia. Pedes valde approximati, articulo secundo ceteris longiore. & Organum copulativum detectum, prominulum, articulo primo sat lato, articulo secundo parum longe a basi bipartito, hastis duabus rectis, Typus: Plagiotropidesmus convexus sp. n. è Stramineo-avellaneus totus. Caput vertice sulcato granulis minimis obsesso utrimque usque ad antennarum radices granulis parvis aucto, clypeo setis nonnullis. Antennae setis brevissimis plurimis et setis non- nullis longis instructae, articulo tertio quarto subaequali, articulo quinto ceteris aliquantum crassiore et sexto parum minus quam duplo longiore. Collum valde convexum postice parum emarginatum utrimque usque ad libellam carinae metanoti secundi oblique truncatum antice verticale, rotundatum sat distinete decalobatum, lobis externis ceteris maioribus, supra seriebus duabus tuberculorum complanatorum et carinis brevibus, longitudinalibus, angustis, parum elevatis auctum. Metanota 2-19 medio dorso seriebus duabus longitudinalibus tuberculorum trium rotundatorum in segmento singulo et seriebus 5 tuberculorum complanatorum trium in segmento singulo obliquis et inter sese a carina lineari longitudinali 2. 5) = tuberculis parum magis elevata, instructa. Carinae laterales parum latae, oblique directae: illa metanoti secundi ceteris longiores angulo antico acuto antrorsum aliquantum vergente, margine laterali vix trilobato. Carinae metanotarum 3 14 gradatim paululum longiores margine laterali vix trilobato, angulis antico et postico subrectis, margine postico inci- sura parva affecto. Carinae metanotorum 15-19 gradatim minus latae et angulo postico gradatim magis acuto retrorsum vergente. Metanota 17-19 medio dorso margine postico tuberculo lato gradatim retrorsum magis producto aucta. Segmentum anale sternito magno triangulari, Pedes pilis sparsis brevissimis instructi, articulo primo perbrevi infra seta longa, robusta, apice truncato, levissime dentato affecta, aucto, articulo secundo ceteris longiore et tertio parum magis quam '/, lon- giore, infra ad apicem seta sat brevi ensiformi, articulis 3-5 infra setis nonnullis brevibus, articulo 6 infra setis nonnullis brevibus et seta sat longa instructo. Cauda snbrhomboidalis postice incisionibus duabus sub- medianis profundis et media incisione parva, subtus tuberculo setigero obtecto aucta. Long. corp. mm, 6; long. antennarum 0,54; long. colli 0,42; lat. colli 0,84; lat. metanoti decimi 1,12 ; lat. carinae 0,22, lat caudae 0,40; long. pedum articuli primi 0,069; secundi 0,126; tertii 0,081; quarti 0,05; quinti 0,063; sexti 0,081. d' Organum copulativum articulo primo interne concavo supra externe setis nonnullis instructo, articulo secundo basi transversali incrassata pilosa, deinde parum longe a basi hastis duabus rectis constituto, quarum interna externa parum breviori attenuata apice acuto, externa parte basali pilis brevissimis et setis duabus longis aucta, apice aliquantum angustato externe rotundato, interne in dente acuto terminato parvum rostrum simulante. Patria: Coxipò (Cuyabà). Hab.: In nido Eutermiîtis arenarti pluriarlicutati Silv. RELAZIONE DEL « PLAGIOTROPIDESMUS » CON L’ « EUTERMES ». — I quattro individui che mi sono serviti per la descrizione data furono da me catturati nella parte centrale basale di un nido dell’ Eu/ermes detto. Li osservai per qualche tempo vivi in un tubo insieme a operai e nasuti di Eutermes e avendo constatato che questi sopportano pacificamente la presenza del P/agiotropidesmus, dobbiamo ritenere tale specie ter- mitofila synoeketa forse accidentale. — Gr VI ACARI-MESOSTIGMA TA Fam. GAMASIDAE 1. Heterozercon latus Berlese, sp. n. o H. degenerato Berl. satis affinis sed statura maiori, corporis lati- tudine, aliisque characteribus diversus. Color saturate badius. Derma nitidum, lucidum. Corpus convexum in dorso, subtus complanatum, fere aeque lengum ac latum, subrotundum. Scutum dorsuale subovato-ro- tundatum, late undique a marginibus discretum, 750 |» long. ; 650 w. lat. Derma subnuduin, tamen in ventre spinis aliquot (6) submargina- libus, post quartos pedes conspicuis, brevissimis auctum. Ceterum H. de- generato conformis. Long. corporis 1,1; lat. 1,05. Patria: Tacurù Pucù (Paraguay). Hab.: In nidis Anoplotermitis pacifici Fr. Mull. Di questa specie catturai un solo esemplare aderente al dorso del- l’Anoplolermes e non potei osservare le relazioni esistenti tra di essi, Urozercon Berlese, n. gen. Scutum dorsuale integrum ; foeminae sternale latum et perstrictum; genitale maius cum ventrale confusum maioris ventris partem occupans, posterius valde productum, anterius ad vulvam late ad hemicyclum arcuatum, anale minimum, trigonum. Stigmatum peritrema nullum. Rostrum inferum maxillis submembranaceo-laminiformibus, hyposto- mate obsoleto ; palpis brevibus, conicis, quinquarticulatis, simplicibus; mandibulis digitis elongatis, exilibus, submollibus edentatis. Pedes curti et crassiusculi, conici, lateraliter radiatim porrecti, un- guibus destituti, tantum caruncula membranacea terminati, basi inter sese valde oppressi, statura et fabrica subsimiles. Maris foramen genitale ad apicem sterni apertum. Totus venter scuto unico protectus. Mas corporis fabrica pedumque et rostri omnino foeminae suae conformis. o 2. Urozercon paradoxus Berlese, sp. n. Obovatus, terreo-badius, supra convexiusculus, nitidus; in dorso pilis multis, curtulis, simplicibus indutus, ad marginem posticum et in ventre apicali longioribus, ad apicem posticum corporis acuminatum, setae tres dea DIE sunt, quarum media (impar) lateralibus longior, valde productae, latitu- dinem corporis fere aequantes. Corpus anterius rotundatum, posterius acuminatum, aeque attenuatum. Long. corporis mm. o 0,450; lat. 0,300; è long. 0,550; lat. 0,350. Patria: Coxipò (Cuyabà). Hab.: In nidis Eutermitis Rippertit (Ramb.) Wasm. RELAZIONE DELL’ « UROZERCON » CON L’» EUTERMES >». — Raccolsi molti individui di questa specie circolanti nel nido fra gli Ew/ermes e anche sul corpo degli operai e più specialmente su quello della regina e sui mucchietti delle uova. Non potei osservare i rapporti esistenti fra l'acaro ed il termitide; però io ritengo verosimile che l’acaro si nutra solo di spoglie dell’ Eu/erm2es e che questo da parte sua lo sopporti pa- cificamente nella propria casa, quindi l' Urozercon dovrebbe considerarsi come un termitofilo synoeReto. La piccolezza del corpo, la rapidità dei movimenti e la disposizione delle setole lo proteggerebbero contro ogni tentativo di attacco da parte dell’ Eutermes. 3. Discopoma expansa Berlese, sp. n. g Badia; vix longior quam lata, perfecte ovalis, postice rotundata, ad quartos pr les lateraliter vix incisa; anterius, post incisionem in laminulam hyalinam, rotundatam, late expansa. Laminula haec costulis duriusculis linearibus utrinque tredecim, apice brevissime piligeris sustenta. Peritrema ad V stricte plicatum. Foeminae scutum genitale magnum, trigono-ovatum, apice acutum. Metapodium late arcuato-rotundatum. Dorsum et venter subnuda. Dorsum laevigatum, nitidum convexiu- sculum. Mandibularum chela digitis subaequalibus, brevibus, multidenticulatis. Long. corp. mm. 1,4; lat. corp. 1,2. Patria: Tacurù Pucù (Paraguay). Habit.: In nido Anoplotermilis pacifici Fr. Mull. Una sola femmina osservata aderente all’adome di un operaio di Ano- plotermes. Probabilmente, rispetto alle relazioni esistenti fra questo acaro e l’Anoplolermes vale quanto riferisco per la specie seguente. 4. Discopoma.termitophila Berlese, sp. n. Nymhpa omeomorpha. Subtestacea, nitida, subrotunda, dorso convexo granulis parvis sparsis aucto et setis c. 32 sat brevibus, clavatis, dentel- latis in serie submarginali dispositis instructo. Peritrematis fabrica a D. expansa diversa. Long. corp. mm. 0,86; lat. 0,80 (Adulti non collecti). ser DI Patria: Coxipò (Cuyabà), Tacurù Pucù (Paraguay). Hab.: In nidis Eufermitis heteropteri Silv. RELAZIONE DEL « DISCOPOMA » CON L’ « EUTERMES ». — Quasi in tutti i nidi di Eutermes heteropterus vidi esemplari del Discopoma in di- scorso aderenti all’addome degli operai, generalmente in numero di uno, qualche volta di due e anche di tre. In un tubo di vetro posi alcune larve, operai e soldati di Ew/ermes, un individuo di Stafilinide termi- tofilo accidentale ed otto Discopoma. Dopo pochi minuti questi si erano installati sull’addome degli operai di Eu/ermes, dei quali uno ne portava tre, uno due ed altri uno. La disposizione del Dîscopoma sull’addome è generalmente dorso-laterale con la bocca rivolta all’esterno. Per an- dare sul dorso del termite il Discopoma si attacca ad una zampa e ab- bastanza*rapidamente raggiunto il ventre, da qui passa al dorso. Appena che l’acaro giunge al dorso e vi si attacca |’ Ew/er7mes si scuote come per farlo cadere, ma poi lo sopporta senza dolore, sembra, perchè non fa più alcuno sforzo per toglierselo e continua a occuparsi dei suoi la= vori. Gli altri operai nell'operazione di pulizia, che dispensano ai com- pagni, puliscono anche l’acaro senza fargli danno alcuno. In questo mentre l’acaro conserva lo stesso posto, però soito il suo scudo si vedono piedi e palpi in movimento. Il Diîscopoma si vede fermo allo stesso posto per vario tempo e fortemente aderente col rostro tanto che spesso vi rimane anche dopo che insieme al termite è morto in alcool. Quando vuol cambiar ospite, profitta del momento in cui un Eu/ermes sta pu- lendo un compagno per passargli sopra poggiandosi fortemente con le zampe posteriori sull’ospite che vuole abbandonare, e librandosi all’în- nanzi con il resto del corpo fino a toccare in qualche punto l’altro Eutermes; in tal modo ho visto Discopoma passare anche a un Ew- lermes che s'incontrava a camminare vicino. Vidi una sola volta un Discopoma sopra l'addome di una larva di Zufermes; non ne sorpresi mai sull’addome di nasuti. Anche lo stafilino termitofilo fu a sua volta assalito dall’acaro e per alcuni minuti per quanto agitasse l’addome non potè liberarsene, mentre però lo stafilinide stava con la testa vicino a quella di un operaio, il Discopoma passò per la testa al dorso di quest’ultimo. È certo che questo Discopoma deve nutrirsi del sangue dell’ Zu/ermes assorbendolo quando trapela dalle piccole ferite che fa nelle membrane intersegmentali con il rostro. Si comprende perciò la ragione nel ricer- care solo operai che sono individui più grandi e più nutriti dei nasuti. Il Discopoma è dunque un termitofilo ecloparassita. CRYPTOSTIGMATA Fam. SARCOPTIDAE 5. 'Iyrogiyphus viduus Berlese, sp. n. T. Kramerti Berl. affinis, sed setulis corporis brevioribus, pedibusque robustioribus. Mas ignotus, qua re bene dignoscere speciem nequeo. Long. corp. mm. 0,6. Patria: Cernadas (Prov. Cordoba, Argentina). Hab.: in nidis Eulermitis arenarti fulvicapitis Silv. RELAZIONE DEL « TYROGLYPHUS » CON L’ « EUTERMES ». — Allo stato di Hypopus catturai varii individui aderenti alla parte occipitale degli operai e dei nasuti di £u/ermes, allo stato adulto molti esemplari sui cadaveri di tale termitide. In una colonia di Eu/ermes tenuta in un nido Janet la maggior parte degli individui restò dopo pochi giorni enormemente infettata ; molti individui ne portavano dieci e perfino quindici esemplari aderenti alla testa; gli esemplari morti brulicavano di Tyroglyphus. Io credo che la presenza degli Yypopus sull’ Eutermes non debba considerarsi come un semplice caso di proresta, ma piuttosto come un vero e proprio ecloparassilismo. e-<-7ART=-Z<<" 19941 - Tip. Pietro Gerbone, Via Gaudenzio Ferrari, 3, Torino. I) Pa BOLLETTINO Musei di Zoologia ed Anatomia comparata H{b9S della R. Università di Torino N. 599 pubblicato il 12 Settembre 1901 Vor. XVI Dott. FILIPPO SILVESTRI (Bevagna, Umbria). Circa alcuni caratteri morfologici di PROJAPYX e loro importanza filogenetica Il genere Projapyx fu scoperto in Liberia da O. F. Cook e da lui stesso descritto nei Proc. ent. Soc. Washing., IV, n. 3, pp. 222-224. Nel 1889 io ne raccolsi un esemplare a Federacion (Entre Rios, Rep. Argen- tina), e ne annunciaiì la cattura in una nota pubblicata nel Zool. Anz., XXIII, p. 113. Cook aveva descritto la forma generale del corpo, quella delle antenne, delle pseudozampe e dei cerci; inoltre aveva notato che per le zampe e l’apparato boccale Projapyx somigliava a Japyx. In possesso di un solo esemplare io non potei nel 1899 sacrificarlo per qualche ricerca morfologica; però durante l’ultimo viaggio (1900) com- piuto in Misiones (Argentina), nel Paraguay e nel Matto Grosso ebbi la fortuna di raccogliere altri individui di Projapyx, che in questi giorni ho studiato. Riserbandomi di tornare sopra altri particolari in appresso, voglio frattanto far noto il risultato principale delle mie ricerche, risu]- tato che mi sembra getti un altro sprazzo di luce sulla filogenia degli insetti. I. In Projapyx esîstono 10 sligmi, dei quali 3 toracicî e 7 addomi- nati: il primo toracico, maggiore degli altri, è situato nella parte dorso-laterale del primo segmento presso il margine anleriore poco dietro la testa, îl secondo ed il terzo sono situati ai lati rispettiva- mente avanti il secondo ed il terzo paio di zampe, gli stigmi addo- minali sono situati nella parte laterale posteriore dei segmenti 1-7. II. Le pseudozampe, alquanto lunghe e fornite di setole, esistono neî segmenti 1-7. III. Mancano le vescicole addominali. IV. A/ primo sternite addominale, oltre le pseudozampe, esistono due appendici cilindriche, lunghette, provviste di setole. V. Mancano î tubi malpighiani. VI. Attraverso i cerci hanno sbocco due ghiandole, che si esten- dono anteriormente per tutta la lunghezza dell’intestino posteriore. Queste ghiandole sboccano all’estremità dei cerci per mezzo di un condotto chitineo ad apice campanulato, che può rientrare in parte nell’undicesimo articolo dei cerci o viceversa essere estroflesso fino a trovarsi con la base all’apice di detto articolo. La sostanza espulsa si coagula a contatto dell’aria come anche nell’aleool e nella for- malina. Cook non aveva constatato la presenza di tali ghiandole ed aveva ritenuto l'estremità dei cerci per unghia modificata o organo di senso. Di questi fatti da me messi in luce per il Projapy® l’ultimo è unico nella classe degli insetti, solo nei SympRy/a e nei Diplopoda (Coelocheta e Monocheta) riscontriamo ghiandole omologhe, situate nella parte po- steriore del corpo e sboccanti per mezzo di papille. Quindi abbiamo un altro carattere che ci serve a far ravvicinare ancor maggiormente i Tisanuri ai Simfili. Di più a me sembra che la circostanza indicata di tali ghiandole, sboccanti all’estremità dei cerci, ci conduca a poter sta- bilire un’omologia tra le papille del segmento preanale dei Diplopodi e dei Simfili e i cerci degli insetti, e come in modo assoluto quelle non possono considerarsi omologhe a zampe, così nemmeno potranno esserlo i cerci. Noi dobbiamo ritenere che nei progenitori degli insetti i cerci «erano solamente papille inarticolate, nate e cresciute per servire da condotto a ghiandole. Tali papille crescendo in lunghezza per un feno- meno puramente meccanico si sarebbero articolate come in Projapy®, conservando pure l'antico ufficio, mentre negli altri insetti, scomparse le ghiandole posteriori, sarebbero rimaste assumendo funzione di senso % diventando organo di presa. Passiamo ora ad un confronto di Projapyx con Japyx e Campodea : L'apparato boccale è costruito pressu a poco come in Japy, quello di Campodea se ne differenzia per la brevità dei palpi ; Le pseudozampe esistono dal 1°-7° segmento, come in Japy (però in questo sono molto rudimentali), in Campodea esistono dal 2°-7° seg- mento e sono di forma simili a quelle di Projapyx ; Al primo sternite addominale esistono al lato interno delle pseudo- zampe due appendici abbastanza lunghe, cilindriche e pelose, mentre in Japyx allo stesso posto troviamo solo due piccole papille lineari prov- viste di setole; in Campodea e Lepidocampa esistono appendici simili e omologhe a quelle di Projapy® ; Mancano le vescicole addominali; esistono tutt'al più in qualche segmento in Japyx ; in Campodea esistono dal segmento 2°-7°; BEE UNI Il segmento 10 dell’addome è sviluppato come gli antecedenti (pure in Campodea), mentre in Japyx è molto più sviluppato degli altri ; I cerci sono articolati, tozzi e corti; in 7apyx formano un robusto forcipe ; in Campodea sono lunghi e articolati ; Gli stigmi sono 10, in Japya solifugus 11, in 7. Isabellae 9, in Campodea solamente 3; Mancano i tubi malpighiani come in Japyx, mentre in Campodea ‘esistono numerosi. Esistono due ghiandole posteriori, sboccanti attra- verso i cerci e mancanti ad ogni altro genere di Tisanuri. In complesso Projapya si avvicina di più a Japyx. Credo giustificato farlo tipo di una famiglia Projapygidae da comprendersi con Japygidae sotto il nome di Dicellura proposto da Haliday, mentre sotto il nome di Rhabdura resterebbe la famiglia Campodeîdae con i generi Campodea e Lepidocampa. Con i caratteri dei generi che noi conosciamo attualmente di Tisa- nuri entotrofi, possiamo ricostruire un tisanuro ipotetico, capostipite di tutti gli attuali. Esso avrebbe avuto i seguenti caratteri: anlenne mo- miliformi, labbro inferiore senza palpi, zampe con due unghie ter- minali, pseudozampe e vescicole a tutti i segmenti dell'addome, due papille cilindriche al margine posteriore del primo sternite addomi- nale, due papille all'estremità dell'addome, attraverso le quali sboc- cavano due ghiandole, due tubi malpighiani, stigmi a tutti i segmenti -compresa la testa (uno per segmento). Da tale tisanuro ipotetico, della cui esistenza possiamo poco dubitare, :si può facilmente far provenire per soppressione di alcuni caratteri e comparsa di altri i generi attualmente conosciuti e da esso si nuò anche .facilmente risalire alla forma ipotetica di simfilo, derivato dai Dip/opodî primitivi, e che si sarebbe differenziato dalla Scolopendrella attuale appena per il numero degli stigmi. Per me la stretta parentela dei Di- .plopodi, che ritengo Tracheati Antennati più semplici, dei S7mfili e dei Tisanuriî mi sembra indiscutibile, specialmente dopo quanto ho io «dimostrato con le mie note preliminari sulla morfologia dei Dip/opodi (*) e dopo la scoperta in Projapy di ghiandole analoghe a quelle sericee «dei Simfili e dei Diplopodi. (*) Cf. Rendic. R. Accad. Lincei, VII, 1° sem., serie B°, fasc. 2°, pp. 52-57 ‘e 2° sem., serie 6*, fasc. 7°, pp. 178-180 (1898). < ost) data rta ile caio pd ivi n teo gate reti dd: Laga HT isba i “aigion Gitragintot dies earn 6 isso ite lon (10 o To 1 I dins ] CA at i $ FEMGgidti Di art dà vi Mpfthatck: pre 1 por UR Ung EEA tor digg ki sel ‘aa ‘gati a ia LI dui: i side boa | sh Son WAR enti nega antico deci ge gar a das mpg Lastands capo nido eta cilento sar andnnip, 16 argo ili Laga, at “dii MISICO Miani oben [RG ETICI VRI CINA MESIATOAASTT OR pg tondi AVFAST ANA CINGARO ton igrobito fFi sù vot UTC VaR È sigla dprod vidvanidate A HE. ata yet A MPIAVIONTAI DS otto Pevizinà i mute Iva AGUOn | settanta ii cher visa È i \ Ù ar ; k ni Maat dani Hb TIT finto cradipagiis ten [i PAPA WALTER doit de ib agiehtfinigao:. 49 sietdaito bi amtiiytage br apatane Fe tao 1110) 1101 Pop ITALA DE ORLO DI SIA MPV) IRAN GROE9 tiri MPI Litp gati IO AI gagtri, Mon a Menalto (Ian) stottibini LR iN abita. spetta xo PRIDE Ie EI ZO sf È LOR tu ape he sari ca PIPA ciare rav Vizi si Reato tato "Buoghg, tMeonr: tia "ning “ass ì K Lala LL TÀ) Vendi i di wlan Va. | RP RAT N gt dA nà ki BAT NTIAA MEN s Masa DA) tango MEANA BEL VI late LEGATI AAOINVRI re d LN REPAL i ata pe did Fi A DO! i ? 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ALFREDO BORELLI “ Di una nuova PLANARIA d’acqua dolce della Repubblica Argentina Planaria patagonica, sp. nova. Il dott. Filippo Silvestri durante una escursione fatta a scopo scientifico nella parte Sud-Est della Repubblica Argentina, e più precisamente nella regione percorsa dal rio Santa Cruz (1), raccolse alcuni esemplari di planarie d’acqua dolce che egli ebbe la cortesia d’inviarmi in studio. Tutti gli esemplari raccolti dal dottore Silvestri appartengono ad una sola specie che ritengo nuova e che chiamerò Planaria patagonica. Questa planaria, per quanto potei giudicare dai pochi esemplari mag- giormente distesi, è di forma allungata od oblunga, colla superficie dor- sale poco convessa (fig.). L’esemplare più grosso raccolto dal dott. Silvestri ha una lunghezza di poco più di 7 millimetri e una larghezza di poco più di un millimetro e mezzo. L'estremità cefalica appare dapprima tronca, ma con una sem- plice lente si vede nel mezzo del margine anteriore una piccola conves- sità limitata, a destra ed a sinistra, da una leggera sporgenza arrotondata. Dietro ì lati del capo il corpo si restringe lievemente, poi si allarga gradatamente fino a raggiungere il livello della faringe; quivi esso rag- giunge la sua maggior larghezza che conserva quasi invariata sino al- l'altezza del poro orale, dove esso comincia a restringersi sensibilmente sino alla coda, la quale è corta e quasi arrotondata. La planaria patagonica ha 2 occhi i quali hanno l’aspetto di 2 mac- chiette nere reniformi, colla convessità poco pronunciata, situate circa (1) F. Silvestri, « Informe preliminar sobre el rio Santa Cruz, el lago ar- gentino, ecc. ». Buenos Aires, imprenta de « La Nacion », 1900. . eta alla metà del lato interno di due macchie biancastre di forma irregolare. Essi distano fra di loro un terzo circa più di quanto ciascun di essi disti dai margini laterali del corpo, e quest’ultima distanza raddoppiata è pressapoco uguale alla distanza dei due occhi dal margine anteriore del capo. Il colore fondamentale di questa planaria è grigio o grigio bruno più o meno mascherato da macchie di pigmento grigio oscuro quasi nero. La superficie superiore della maggior parte degli esemplari è di un colore bruno o grigio molto oscuro, ad eccezione dei margini del corpo e di una linea longitudinale mediana, la quale partendo dal disopra degli occhi, si prolunga quasi sino all’ estremità posteriore del corpo; i margini del corpo come questa linea longitudinale difettano di pigmento e sono di un colore grigio chiaro. La superficie inferiore è di un grigio chiaro con alcune macchie di pigmento oscuro, più o meno numerose a seconda degli esemplari, sparse sulla superficie, ma molto numerose nella parte anter:ore cefalica, la quale in tutti diy gli esemplari è grigio oscuro. La faringe vi- sibile all’esterno è più lunga della sua guaina nella quale essa sta ripiegata; nell’esemplare lungo poco più di 7 millimetri la sua lun- ghezza è di 2 millimetri. Il poro orale rotondo, appena visibile ad occhio nudo non s'incontra all'estremità posteriore della guaina della faringe, ma un po’ all'insù Il poro genitale molto più piccolo, di forma allun- gata, è appena visibile con una lente; nel solito esemplare esso dista di circa 8 decimi di millimetro dal poro orale e di poco più di un mil- limetro dall’estremità della coda. Il ramo anteriore dell’intestino si prolunga al di là dell'altezza degli occhi, oltrepassandoli circa della metà della distanza che intercede fra questi ultimi ed il margine anteriore del capo; i due rami posteriori arrivano quasi all’estremità posteriore dell’animale, non unendosi nè coi loro rami principali nè coi loro rami secondarii. Nel solito esemplare potei contare per trasparenza 10 rami secondarii nel ramo anteriore e 22 nei rami posteriori ; questi rami secondarii, in particolar modo quelli dei rami posteriori, sono notevolmente corti e poco finamente suddivisi. L'apparato riproduttore della Planaria patagonica presenta alcune particolarità degne di nota. L’antro genitale vi è diviso in due camere da una ripiegatura circolare delle pareti della guaina del pene: una camera anteriore la borsa del pene, ed una posteriore detta anticamera .. vd o cloaca la quale è in comunicazione voll’esterno per mezzo di un ca- nale o vagina che termina al poro genitale. La parte posteriore del- l’antro genitale o cloaca è molto ampia nella nostra specie e presenta sotto all'apertura del canale di coinmunicazione colla parte anteriore, a destra ed a sinistra, due tasche o diverticoli di forma ovale, grossi quasi quanto la borsa del pene (div.); visti per trasparenza essi rassomigliano ai cosidetti organi ghiandolari enigmatici che s'incontrano in altre pla- narie, ma un più accurato esame dimostra che le loro pareti muscolose sono in continuazione con quelle dell’antro genitale, di cui essi sono semplici ripiegature. Le pareti dell’antro genitale sono costituite da strati muscolari di fibre circolari e longitudinali; nel canale di comunicazione della parte anteriore colla parte posteriore s’ incontrano anche delle fibre radiali. L epitello vi è rappresentato da cellule piriformi, peduncolate, di aspetto ghiandolare, provviste nella loro estremità rigonfia di un grosso nucleo, il quale si colora intensamente col carminio. Queste cellule nu- merose nei diverticoli si presentano in numero ancora maggiore nella parte centrale dell’antro genitale, sotto il punto di sbocco del canale uterino, e sulle pareti del canale di comunicazione della borsa del pene colla cloaca, dove esse sono ammucchiate formando come delle pieghe o villosità e dove esse sono più allungate che nei diverticoli. Sulle pa- reti della parte superiore dell’antro genitale o borsa del pene l’epitelio è costituito da cellule appiattite. Il pene (p.) ha la forma di un tronco di cono di cui la parte superiore rigonfiata a mo’ di palla è unita ai tessuti circostanti e la parte poste- riore tronca è libera nella borsa del pene. La parte superiore, la più voluminosa nella nostra specie, riceve a destra ed a sinistra i due vasi deferenti, i quali sboccano indipendentemente l’uno dall'altro nel canale centrale del pene (vd.). Questo è molto ampio ed è tappezzato da un epitelio «di cellule di aspetto ghiandolare che sporgono nel lume del ca- nale e formano delle pieghe circolari. I testicoli (t.) sono situati nella parte dorsale, cioè al disopra dell’in- testino, e disposti in serie a destra ed a sinistra del ramo anteriore di quest’ultimo internamente ai nervi longitudinali ; essi s'incontrano nello spazio compreso fra i rami secondarii, incominciano al disotto della seconda divisione del ramo anteriore dell’intestino e non si prolungano al di là di questo. Nel solito esemplare ne contai 9 a destra e 9 a si- nistra, gli uni semplici, gli altri sdoppiati o in gruppi di tre. Il cosidetto utero (ut.) è in forma di borsa irregolare, di grossezza notevole. Esso si continua con un canale notevolmente largo, il quale passa sopra il pene in mezzo ai due canali deferenti ed incurvandosi va a sboccare nella parte posteriore dell’antro genitale, sotto il punto in > Pa cui il canale di comunicazione della borsa del pene si apre nella cloaca, fra i due diverticoli laterali di quest’ultima. La borsa uterina è tappezzata internamente da cellule allungate, non peduncolate, a differenza di quelle che s'incontrano nell’antro genitale, dî apparenza ghiandolare con un grosso nucleo nella loro parte basale, il quale si colora fortemente col carmino, mentre il loro protoplasma finamente granuloso si colora appena e contiene, principalmente nella parte superiore delle cellule, alcuni corpuscoli arrotondati rifrangenti la luce, i quali non si colorano affacto. Queste cellule sono separate dal tessuto connettivo circostante da una linea ben marcata, la quale si colora fortemente col carmino e corrisponde alla membrana basale degli autori. Il canale uterino è anch’esso tappezzato per tutta la sua lun- ghezza da un epitelio di cellule allungate provviste alla loro base di nuclei ben colorati, meno lunghe però di quelle che s’incontrano rella borsa uterina; queste cellule sono separate dal tessuto connettivo cir- costante da deboli strati di fibre longitudinali e circolari. Gli ovarii (ov.) sono situati sotto il primo ramo secondario anteriore dell’intestino, pressapoco in direzione degli occhi ; ad essi fanno seguito i due ovidotti, i quali accompagnano i nervi longitudinali, internamente, sino al disotto dell'apparato genitale, poi piegandosi in alto, vanno a sboccare, senza unirsi in un canale comune, nell’estremità allargata del canale uterino, vicino al punto dove quest’ultimo si apre nella cloaca (ovd.). La Planaria palagonica è colla Planaria andina (1) Borelli e colla Planaria laurenliana (2) Borelli, la terza specie di planarie d’acqua dolce trovate nella Repubblica Argentina; mentre però le altre due abi- tano le provincie calde di Tucuman, Salta e Jujuy, situate al Nord-Ovest della Repubblica, la Planaria patagonica fu raccolta dal dott. Silvestri nella regione molto più fredda percorsa dal Rio Santa-Cruz. La forma del capo è sufficiente per distinguerla a prima vista dalle due altre specie, le quali hanno l’estremità cefalica di forma triangolare, mentre questa è lievemente arrotondata, quasi tronca, nella Planarîa palagonica. A questa differenza esterna si aggiungono quelle molto più importanti che risultano dallo studio dei diversi organi interui, principalmente dai- l’apparato riproduttore, di cui le particolarità caratteristiche distinguono la Planaria patagonica da tutte le specie di planarie d’acqua dolce conosciute. Il prof. D. Bergendal di Lund, in una recente pubblicazione (3) men- ziona una planaria raccolta nei dintorni di Punta Arenas durante la (1) Boll. Mus. Zool. Anat. Comp., Torino, N° 202, vol. X, 1895. (2) Boll. Mus. Zool. Anat. Comp., Torino, N° 288, vol. XII, 1897. (3) Prof. D. Bergendal in Lund, « Uber drei tricladen aus Punta Arenas und umliegender Gegend ». — Zool. Anzeiger, Bd. XXII, N° 604, 1899. Pa 31 DS spedizione svedese alla Terra del fuoco (1895-1896). Siccome però gli esemplari mandatigli in esame mancavano di apparato genitale, egli non potè identificarli e si limitò a descrivere i loro caratteri esterni; essendo questi caratteri identici a quelli degli esemplari mandatimi dal dott. Silvestri, raccolti in una regione non molto distante da quella dove furono raccolti gli esemplari esaminati dal prof. Bergendal, credo di non errare se considero gli uni e gli altri come appartenenti alla medesima specie. Località : Dintorni del Rio Santa-Cruz (Patagonia) fra 50 gradi 12’ e 50 gradi 11’ di latitudine sud; 69 gradi 45° e 70 gradi 5l’ di longitu- dine ovest. Questi esemplari, così mi scrive il dott. Silvestri, furono raccolti dal 16 al 23 di gennaio e dal 3 al 12 di febbraio in ruscelletti d’acqua dolce limpidissima della temperatura di 10 gradi centigradi, sotto ì sassi. E AZ3F [== Ty === cr pro cui il canale di comunicazione della borsa del pene si apre nella cloaca, fra i due diverticoli laterali di quest’ultima. La borsa uterina è tappezzata internamente da cellule allungate, non peduncolate, a differenza di quelle che s'incontrano nell’antro genitale, dî apparenza ghiandolare con un grosso nucleo nella loro parte basale, il quale si colora fortemente col carmino, mentre il loro protoplasma finamente granuloso si colora appena e contiene, principalmente nella parte superiore delle cellule, alcuni corpuscoli arrotondati rifrangenti la luce, i quali non si colorano affacto. Queste cellule sono separate dal tessuto connettivo circostante da una linea ben marcata, la quale si colora fortemente col carmino e corrisponde alla membrana basale degli autori. Il canale uterino è anch'esso tappezzato per tutta la sua lun- ghezza da un epitelio di cellule allungate provviste alla loro base di nuclei ben colorati, meno lunghe però di quelle che s’incontrano rella borsa uterina; queste cellule sono separate dal tessuto connettivo cir- costante da deboli strati di fibre longitudinali e circolari. Gli ovarii (ov.) sono situati sotto il primo ramo secondario anteriore dell’intestino, pressapoco in direzione degli occhi ; ad essi fanno seguito i due ovidotti, i quali accompagnano i nervi longitudinali, internamente, sino al disotto dell'apparato genitale, poi piegandosi in alto, vanno a sboccare, senza unirsi in ùn canale comune, nell’estremità allargata del canale uterino, vicino al punto dove quest’ultimo si apre nella cloaca (0vd.). La Planaria palagonica è colla Pianaria andina (1) Borelli e colla Planaria laurenliana (2) Borelli, la terza specie di planarie d’acqua dolce trovate nella Repubblica Argentina; mentre però le altre due abi- tano le provincie calde di Tucuman, Salta e Jujuy, situate al Nord-Ovest della Repubblica, la Planaria palagonica fu raccolta dal dott. Silvestri nella regione molto più fredda percorsa dal Rio Santa-Cruz. La forma del capo è sufficiente per distinguerla a prima vista dalle due altre specie, le quali hanno l’estremità cefalica di forma triangolare, mentre questa è lievemente arrotondata, quasi tronca, nella P/anarîa palagonica. A questa differenza esterna si aggiungono quelle molto più importanti che risultano dallo studio dei diversi organi interui, principalmente dal- l’apparato riproduttore, di cui le particolarità caratteristiche distinguono la Planaria patagonica da tutte le specie di planarie d’acqua dolce conosciute. Il prof. D. Bergendal di Lund, in una recente pubblicazione (3) men- ziona una planaria raccolta nei dintorni di Punta Arenas durante la (1) Boll. Mus. Zool. Anat. Comp., Torino, N° 202, vol. X, 1895. (2) Boll. Mus. Zool. Anat. Comp., Torino, N° 288, vol. XII, 1897. (3) Prof. D. Bergendal in Lund, « Uber drei tricladen aus Punta Arenas und umliegender Gegend ». — Zool. Anzeiger, Bd. XXII, N° 604, 1899, eo, ge spedizione svedese alla Terra del fuoco (1895-1896). Siccome però gli esemplari mandatigli in esame mancavano di apparato genitale, egli non potè identificarli e si limitò a descrivere i loro caratteri esterni; essendo questi caratteri identici a quelli degli esemplari mandatimi dal dott. Silvestri, raccolti in una regione non molto distante da quella dove furono raccolti gli esemplari esaminati dal prof. Bergendal, credo di non errare se considero gli uni e gli altri come appartenenti alla medesima specie. Località: Dintorni del Rio Santa-Cruz (Patagonia) fra 50 gradi 12° e 50 gradi 11’ di latitudine sud; 69 gradi 45° e 70 gradi 6l’ di longitu- dine ovest. Questi esemplari, così mi scrive il dott. Silvestri, furono raccolti dal 16 al 23 di gennaio e dal 3 al 12 di febbraio in ruscelletti d’acqua dolce limpidissima della temperatura di 10 gradi centigradi, sotto ì sassi. E 4A == sapa a 1a0 pid MT LIA To IIdITA: Dit Ali Qperi 5) put i Na VANO eg, fai LA (O È e VITO DONA. I toi 1) LI oto. iti È VA, p * BOIE s0poR Ù ijgpalfocac NI h) Ha sb x agli MISIOITRTAT Glen ATTI vità ma mm nudi tly gr IBAErSk Vv pl Marione hi Il ii lost sii vi bi Î lub n lara or di Miri “00 pi raf px wi Vici Peetibp; RC N: j i a) Ye Fr Muto LIU Le 2:41 fe ph gr PI dg p- fo ìei tiv it Betteiu?a (ALe Vo i de Ù * Vi SET Celi ca : i uh sita ge De I qvW P70 4 , } x wr 1 o ' MOL, UTO A "a D nic dARI (da varinzioge: dell Astaoga patinati: Lepel: ITALA to Ha tf NI RA d |P IR fo 2 ta ) il AT po LI 14 degtt Metto sin Me Moe. Ì z ' “A , è Dea I i ta ct L'RDAT SAMI de db Rana sparete i un dol TRI@s) SUFASTR pitt 44 rail Malin pri Ra E ESA rotori 61 eytunbio* babi ù ame de i Map 7 RS. VIA A LTT né rossa L77006 Lp. Ph bosi ia cas TR) à - ' ' ty i die è y 3 > ta et te sI eb da } soa sanata ui, PAVOÒ: + 3068 bruta o Unegi in} Pf iti AHI: \ calata bia Mili nia i mt Wo i ta Mi titorta. AD AM iv st dui HM: . ta, y i da be) si $ i Mpa vien rallugvpel si Muavan bi pel Ani pia eat È PTIMITSO pi Pte, UE MIN ui perdo pae dota Ì Canio PERA 144 ra] ) VILSIERA pda ital TL) 1494 i LL ns me. bugia OA EI LIRN Ù VADA quane dl #11 triti, i S Moio Cawriorizio: I AR A TOTO N ‘4 gerra Luta Di RIV, Ù; Mo: TUO giortobta: > plug Cotta tto wi Mor orrori \epivo Ciierivo de vodi iffprtan n di là; elena. - PORGG Magi i afro: Maira 0A sui dui 0 rt pra N» vis paid. pianeta TUC STSLIN melt Alan SETTI pece. pei | Mgnizioh.: EIA) ca rt ati A x iS ORA Atina Rida ] Mo: con iene PU AA Liar pat the Rasa LI "3 pa si o Caziio o Tea i Y Ù pr pra 1 Rogi ino li} arr > Sa { A l SAI af i È dd i Pi sn è 1; TR 0 i TRATTA pa i Pro, Li CI Ù * mar 4 5 fu > Va » n n SII NO ha) ti BM MPA" , d MAO è Vle È i Mii VA wa N | TRA AE - i ti val ua : Pali va i. DTS ‘ i VI ì è ‘4 : ità "NO r ENTI, è “Pra vAù, ZII dat, ale dallo Picecita + bic Vpueipalia (tte on lia given urp TO N, Ò def ì \ n E a Pi; Ran LIA Tip. Pietro Gerbone, Via Gaudenzio bi, ni Il i Ly fra! i { i ni: î id | Ù) sa N Î i i i IN ntee Se i to 7 0 i î : i di Il Ù AI D Î kx i 7 | VERI li ui I LO fi ia SVI BOLLETTINO Musei di Zoologia ed Anatomia comparata Il 695 della R. Università di Torino I N. 401 pubblicato 11 21 Settembre 1901 Vot, XVI J Dot G. GINO Ricerche sopra la variazione dell’ Astacus pallipes Lereb Seguendo il metodo del prof. Camerano per lo studio quantitativo degli organismi, ho fatto alcune ricerche sull’ « Astacus pallipes Lereb », ri- volgendo le mie indagini allo studio della variazione di questa specie di crostacei ed all'esame del valore di quelli fra i caratteri diagnostici della specie i quali fossero suscettibili di controllo col metodo delle misurazioni. Gli esemplari esaminati furono raccolti in otto diverse località tutte italiane: Greccio in provincia di Perugia, Villafranca Piemonte, Can- diolo presso Verona, Viverone e Zimone presso Ivrea, Saluzzo, Piobesi presso Torino, Domodossola e Grana Monferrato. Il materiale di studio venne considerato separatamente non solo se- condo le località di provenienza, ma anche secondo i sessi e secondo le età e in particolar modo secondo la maturità sessuale, eliminando tutti quegli individui intorno ai quali vi poteva essere qualche dubbio al riguardo. Di questi uitimi così eliminati e perchè provenienti tutti dalla me- desima località (Candiolo) e perchè in numero sufficiente per dare un’idea della variazione in rapporto all’età, ho costituito una serie speciale in- tercalandola fra quella dei giovani e quelle degli adulti. Un'altra considerazione si presentava, ed era quella riguardante il tempo della raccolta del materiale, raccolta fatta per le diverse serie in epoche diverse, tutte però comprese fra dicembre e giugno. Ora noi sappiamo che il periodo della fecondazione a dicembre è completamente finito e non ricomincia che nel settembre-ottobre dell’anno seguente. Le femmine però potrebbero lasciare adito a discussione perchè por- tano per qualche mese ancora oltre il Dicembre le loro uova attaccate all'adilome. Ma considerando che in questo lasso di tempo non si com- A E I cl piono mute della pelle e che l’estensibilità del dermascheletro è minima, non si possono ragionevolmente ammettere nell’animale mutazioni ap- prezzabili di forma. Riterremo quindi che le epoche della raccolta com- prese entro questi limiti non possono essere causa di errore nell’ag- gruppamento del materiale di studio in serie. Misurazioni. — La determinazione della misura base è sempre assai importante in questo genere di studii. Noi abbiamo preso come tale la distanza fra il tubercolo (la cosidetta testa di lancia) dell’epistoma ed.il centro dell'apertura anale. Dopo opportunì confronti con altre distanze, ho scelto questa perchè è misurabile con un grado sufficiente di esat- tezza e ci dà un’idea assai vicina al vero della statura dell'animale. Aggiungeremo pochi cenni esplicativi sul procedimento seguìto nelle altre misurazioni. Le misure 1°, 9*, 15°, 19*, 20? (si confrontino gli an- nessi specchietti) furono prese sulla linea mediana ; la 2* a partire dal livello delle arcate orbitarie, la 3° pure al medesimo livello. Le 7*-8° dal- l'apice del rostro, tralasciando la parte posteriore in cui la cresta della carena non è più nettamente definita. La 10° dall’angolo infero-poste- riore del branchiosteghite al punto di maggior curvatura dell’orbita ; le 11% e 12% nel mezzo del torace, perpendicolarmente alla linea me- diana. La 18° fu presa allargando il più possibile il ventaglio caudale e prendendo il diametro trasverso. La 21* dall’incavatura del propodite destinata a ricevere il dactilopite all’apice del dactilopite stesso. La 22* sul bordo esterno del propodite. La 23* dal tubercolo posto sulla faccia anteriore del propodite fino al bordo articolare anteriore dell’articola- zione del dactilopite; la 24° alla metà della parte allargata del propodite; la 25* al centro di questo ; la 26" sulla linea mediana del carpopodite ; la 27° sulla faccia esterna del neropodite, secondo la linea mediana di questo articolo ; la 28° e 29* sul bordo inferiore rispettivamente del- l’ischiopodite e basipodite ; la 30° parallelamente al bordo esterno del coscopodite ; la 41* sul bordo esteriore a partire dall’articolazione fino all'apice; la 48% sulla parte mediana della scaglia; la 45* dalla base della zampa copulatrice anteriore, sulla superficie articolare, all'apice. Come ben si vede, per le chele specialmente fu nostra cura di prendere le misure nel punto di maggior lunghezza dei varii articoli, ciò per evi- tare le difficoltà di misure molto piccole ed aumentare così il grado di precisione del lavoro. Le misure furono prese coll’approssimazione di pedi, Ma, Il primo carattere sul quale avrei dovuto fermare l’attenzione nello studio sull’ « A. pallipes » è quello della statura in rapporto colle varie provenienze e col sesso. Disgraziatamente però dovetti tralasciarlo, perchè le varie serie non sono costituite da materiale che possa darci al riguardo risultati sicuri. n ia Gli esemplari, p. esempio, di Greccio provengono da allevamento ar- tificiale e furono acquistati sul mercato, il che ci fa supporre una pre- ventiva selezione ; quelli di Piobesi, in numero di 8, tutti molto grossi, mostrano l’intenzione del raccoglitore di dare al Museo solo gli esemplari più belli, e così via. Per poter studiare le variazioni di statura dell’ « Astacus pallipes » secondo le località, sarebbe necessario avere a disposizione serie più numerose. Ci limiteremo perciò allo studio della variabilità dei rapporti delle varie parti nelle serie esaminate. Dall'esame degli specchietti uniti a questo lavoro risulta evidente una grande, variabilità nell’ « Astacus pallipes » nelle sue diverse parti. Ricerche ulteriori sopra materiale più numeroso concederanno di de- terminare più esattamente i limiti di variabilità delle parti stesse negli individui delle diverse provenienze. Nei maschi. — Chiunque dia uno sguardo allo specchietto della va- riabilità (A), vede di primo acchito che il propodite tiene costantemente in tutte le serie il primo posto, superando anche di molto le cifre rap- presentanti la variabilità di tutti gli altri caratteri. Mettendo a con- fronto, cosa che faremo di frequente, i valori di destra con quelli di sinistra, vediamo che in sei delle otto serie osservate, la variabilità del propodite è maggiore a destra che a sinistra. Il secondo posto potrebbe essere tenuto tanto dal carattere 21 e 31, lunghezza del dactilopite, quanto dal 23 e 33, lunghezza della parte allargata del propodite. En- trambi presentano come già il propodite una maggior accentuazione a destra, 5 volte, che a sinistra, 3 volte. Viene poscia il carattere 24 e 34, cioè la larghezza del propodite. Avvertiamo subito che, anche per questo, consideriamo le 8 serie nel loro complesso. È Segue il meropodite, i cui valori sono presso a poco eguali a destra ed a sinistra: quindi, in limiti pressochè eguali, il carpopodite e la lun- ghezza del capo compreso il rostro; quindi il valore 24 e 34, cioè lo spessore dei propoditi. In questi valori di minor importanza nel campo della variabilità ve- diamo quasi scomparire le differenze fra un lato e l’altro del corpo. Localizzando la nostra attenzione e volendo riassumere, diremo che: Nel capo la maggior variabilità ci è data dalla lunghezza totale, cioè dalla distanza dal solco cefalico all'apice del rostro e poscia dalle carene, Nel torace tutti i caratteri esaminati oscillano in limiti pressochè eguali ed in generale poco vasti; la minore variabilità ci è data dalla larghezza dell’areola. Nell’addome è la lunghezza totale che tiene il posto più importante. IR A Nella natatoia caudale il diametro trasverso. Nelle chele vi è variabilità molto grande negli articoli costituenti la pinza: ad essi segue il meropodite. Nelle scaglie il carattere più variabile è la lunghezza. Nelle femmine. — La variabilità conserva in tesi generale il mede- simo comportamento dei maschi, ma i limiti del campo di variabilità sono qui immensamente più ristretti, specialmente per gli articoli delle pinze. Due caratteri però spiccano fra gli altri: la lunghezza del mero- podite, che qui ha indice pressochè uguale al carpopodite e cioè infe- riore che nei maschi, ed i caratteri 16-17 (distanza fra i pleuron), che si presentano inversamente, che nei maschi, e cioè hanno variabilità maggiore dell’addome. Nelle chele non riscontriamo più come nei maschi la maggior accentuazione a destra, ma i valori hanno tendenze ad equi- librarsi. Osservando per ultimo la variabilità negli individui giovani ed in quelli di dubbia attitudine alla riproduzione, vediamo che le cifre della variabilità sono in generale molto vicine a quelle delle femmine e cioè piuttosto piccole. Nella serie di dubbia attitudine alla riproduzione è già evidente nei maschi la tendenza ai valori più alti pei caratteri 10-11- 1213 e 20-21-22-23 e cioè degli articoli delle pinze. Differenze fra 3 e 9 e fra le serie. — Nella regione cefalica poche sono le differenze dei rapporti delle varie parti fra maschi e femmine ; troviamosolo accennato nei maschi un maggior sviluppo della lunghezza totale di esso (rostro compreso). Nel torace invece troviamo pei maschi proporzioni un poco maggiori in tutti i caratteri esaminati, e cioè una maggiore lunghezza del torace sulla linea mediana, maggiore sviluppo in lunghezza del branchioste- ghite, e così pure un po’ più lunghi i solchi laterali dell’areola. Anche il diametro trasverso è leggermente aumentato, quindi possiamo con- chiudere per un maggiore sviluppo in lunghezza e larghezza. Nello sviluppo dell'addome le cose si invertiscono e le femmine pren- dono il sopravvento : aumenta la lunghezza, ma molto di più in propor- zione la larghezza o. per meglio dire la distanza fra gli apici dei pleuron. Nella natatoia caudale troviamo ancora maggior sviluppo nelle fem- mine, accentuato specialmente nel diametro trasverso di essa. Ma dove la differenza si accentua in modo spiccatissimo è nelle chele, le quali assumono nei maschi uno sviluppo di gran lunga maggiore. Il propodite in tutti i suoi diametri tiene il primo posto; dopo viene il dactilopodite. Gli altri articoli delle chele, quantunque conservino co- stantemente un maggior sviluppo, si allontanano molto meno dai corri- spondenti delle femmine. - i Le scaglie hanno sviluppo quasi eguale : in alcune serie (Zimone, Sa- luzzo, Piobesi) la lunghezza è leggermente aumentata nei maschi. Eb) da Nel capo troviamo nella lunghezza totale'una oscillazione relativamente piccola fra le varie serie, eccezion fatta per quella di Greccio':che ha valore molto alto. Il rostro invece si presenta più lungo in tre serie, Greccio, Villafranca e Piobesi; e corrispondentemente alla maggior lun- ghezza si nota una variazione di forma. In fatti dal confronto delle medie dei valori 3 e 4, si vede che mentre il diametro del rostro alla base oscilla in limiti strettissimi, quello a livello delle spine si presenta maggiore nelle serie di Greccio, Villafranca e Piobesi. Perciò il rostro in queste tre serie tende ad assumere una forma rettangolare. Per mettere meglio in evidenza questo fatto che ci è parso molto importante, noi abbiamo fatto il rapporto fra la larghezza del' rostro a livello delle spine e quella alla base nelle varie serie. I rapporti più piccol. ci indicheranno le forme più vicine alla triangolare ; quelli più grossi le forme più prossime alla rettangolare. Rapporto fra le larghezze del rostro alle spine ed alla base. Maschi Femmine Saluzzo ‘0,3538 Saluzzo 0,4029 Viverone 0,3650 Candiolo 0,4153 Domodossola 0,4126 Zimone 0,4237 Candiolo 0,4307 Viverone 0,4285 Zimone 0,4833 Piohesi 0,5762 Villafranca 0,5428 Greccio 0,5901 Greccio 0,5645 Villafranca 0,65 Piobesi 0,5806 Gli indici formano una scala ascendente da Saluzzo a Piobesi, e ci indicano costantemente per gli esemplari di Villafranca, Greccio e Pio- besi la tendenza del rostro alla forma rettangolare. Nella distanza fra le spine e l’apice del rostro permane la differenza e continua ad essere maggiore la distanza nelle tre serie predette: nelle altre, cioè in quelle serie in cui il rostro tende a farsi triangolare; le spine sono assai più vicine all'apice. I Nella lunghezza delle carene la oscillazione è relativamente assai pic- cola, se sì eccettua la serie di Villafranca, la quale ha valori un po’ superiori alle altre. Le serie di femmine ci confermano quanto al capo tutte le differenze osservate nei maschi, eccezione fatta per quelle di Piobesi, le quali hanno il rostro un.po’ più corto dei maschi. Nel /orace troviamo maggior omogeneità di forme. Le medie di tutti i caratteri esaminati oscillano in limiti ristretti in tutte le serie, fuorchè per quella di Candiolo. In questa difatti vediamo più sviluppati in lun- ghezza il toraee, il branchiosteghite ed i solchi laterali, ed invece più Re i ridotta la larghezza dell’areola, il che ci induce a pensare ad una mo- dificazione nell’aspetto generale del torace stesso. Nel diametro trasverso le cifre maggiori sono raggiunte dalla serie di Domodossola, Saluzzo e Viverone. Le serie di femmine confermano le differenze osservate pei maschi, però nella serie di Candiolo, che più si distingueva, non sono più così spiccate. Nell’addome appare un maggior allungamento nella serie di Greccio e Villafranca, e sono seguiti a poca distanza da quelli di Zimone e Do- modossola. Più importante la differenza che si osserva nella distanza fra i pleuron. Essa ci indica una larghezza un po’ maggiore dell'addome nelle serie di Domodossola, Piobesi, Greccio e Villafranca. I valori più piccoli e quindi la maggior ristrettezza si riscontra in quelli di Viverone. Le femmine hanno ad un dipresso quasi il medesimo comportamento : ci presentano perciò le differenze vedute nei maschi. La natatoia caudale è più larga nella serie di Domodossola: vengono dopo Greccio e Villafranca. A questo maggior allargamento corrisponde un allungamento della parte quadrata del telson; però tanto questo carattere quanto il successivo della lunghezza della parte terminale del telson variano in limiti strettissimi. Le femmine hanno il medesimo comportamento nella larghezza totale della natatoia. Negli altri due caratteri presentano oscillazioni così pic- cole che noi non crediamo di doverne tener conto. Chelte. — Nel confrontare lo sviluppo delle chele nelle varie serie, noi paragoneremo insieme riuniti i due valori che ci rappresentano la lunghezza degli articoli della pinza, perchè ci è parso, fatta qualche eccezione, che il loro sviluppo sia subordinato. Vediamo quindi che gli esemplari del lago di Viverone presentano uno sviluppo molto maggiore e che li distingue a colpo d’occhio da tutte le altre serie. In ordine decrescente abbiamo poi quelli di Greccio e di Candiolo. I valori più piccoli li troviamo nella serie di Domodos= sola e di Villafranca. Nelle femmine il comportamento è un po’ diverso. La serie di Vive- rone tiene sempre il primo posto, ma quella di Greccio occupa nella scala discendente il penultimo posto. Troviamo invece maggior sviluppo degli articoli della pinza nelle femmine di Saluzzo, Candiolo e Zimone. La parte allargata del propodite presenta delle variazioni che noi crediamo assai interessanti. Per avere una rappresentazione più esatta noì abbiamo anche qui fatto il rapporto dei valori 24-23 e 34-33 (lar- ghezza e lunghezza): quanto più il rapporto è prossimo ad uno, tanto più la forma si avvicina al quadrato; quanto più se ne discosta e tanto più è vicina al rettangolo. Rapporto fra la larghezza e ta lunghezza della porzione allargata del propodile. Maschi Chela destra Chela sinistra Villafranca 0,6962 Piobesi 0,76 Greccio 0,7658 Villafranca 0,7841 Piobesi 0,7834 Greccio 0,7895 Domodossola 0,7857 Viverone 0,8439 Candiolo 0,7941 Candiolo 0,8466 Viverone 0,8139 Domodossola 0,8533 Saluzzo 0,2860 Zimone 0,9144 Zimone 0,9294 Saluzzo 0,9290 Pi Femmine Chela destra Chela sinistra Villafranca 0,7241 Greccio 07727 Greccio 0,7727 Villafranca 0,8288 Candiolo 0,8484 Piobesi 0.8583 Piobesi 0,88 Candiolo 0,8721 Saluzzo 0,8827 Viverone 0,8819 Viverone 0,8840 Saluzzo 0,8928 Zimone 0,9384 Zimone 0,8992 Lo specchietto ci dice che la parte allargata del propodite nelle serie di Villafranca, Greccio e Piobesi ha persistentemente tendenza ad una forma che se non sarà rettangolare, sarà sempre assai meno prossima alla quadrangolare di quella che si osserva negli esemplari di Viverone e Saluzzo. In queste tre ultime serie inoltre alla maggior larghezza del propodite si accompagna un maggior spessore. Se ora diamo un’occhiata alla lunghezza di tutti gli altri articoli delle chele, vediamo che nelle serie di Viverone e Saluzzo hanno quasi tutti una lunghezza maggiore che nelle serie di Piobesi, Villafranca e Greccio. Queste due ultime rappresentano i valori più bassi. Le femmine confermano anche pel propodite e per gli altri articoli la variazione osservata nei maschi, ma come sempre in limiti meno ampii, specialmente riguardo alla forma del propodite. Ls scaglie hanno pure le loro differenze nelle varie serie. Le mag- giori lunghezze si trovano sia nei maschi che nelle femmine, negli in- dividui di Villafranca, Greccio e Piobesi. I termini più bassi si riscon- trano nelle serie di Candiolo e Viverone. Diamo ora uno sguardo alle modificazioni dei rapporti dei varii caratteri nelle diverse età. Nella parte cefalica l’unica differenza veramente apprezzabile è Ja I maggiore lunghezza delle due.‘carene. Pare che essa si limiti all’età giovanile, perchè non la troviamo già: più negli individui ad attitudine riproduttiva dubbia. Pel torace troviamo negli adulti un leggero aumento in lunghezza, aumento che si fa più accentuato pel branchiosteghite : forse anche il diametro trasverso è negli adulti un pochino maggiore. L'addome nei giovani è notevolmente lungo. Negli adulti lo vediamo modificarsi nel senso che, nelle femmine pur mantenendo quasi la me- desima lunghezza, si allarga assai; nei maschi invece diminuisce la lunghezza e si riduce assai la larghezza. Quest'ultima si mantiene tut- tavia sempre maggiore che nei giovani. La natatoia caudale conserva le medesime proporzioni nei giovani e negli adulti maschi ; nelle femmine aumenta, come già vedemmo, in larghezza. Ma la differenza di gran lunga maggiore è quella che si osserva nello sviluppo delle chele fra gli individui giovani e gli adulti maschi. La differenza si localizza specialmente negli articoli della pinza, che allun- gano tutti i Joro diametri. La forma quindi non ne resta pregiudicata. Le femmine invece conservano presso a poco i caratteri degli indi- vidui giovani, forse con leggero aumento. Nei maschi di dubbia attitudine alla riproduzione è già ben evidente un accenno a maggiore sviluppo. A noi è parso che questa proprietà cresca di pari passo coll’età, poichè abbiamo sempre trovato i valori più grandi negli individui di maggiore statura, cioè più vecchi. Le scaglie non presentano differenze apprezzabili nelle varie età. Concludendo vediamo nelle femmine permanere molti caratteri gio- vanili; nei maschi una tendenza dell’addome a ridursi, il che fa apparire anche più spiccato l'aumento assoluto delle chele. ‘ Tenuto conto delle osservazioni generali precedentemente fatte nella costituzione del materiale studiato, vediamo ora come i valori si distri- buiscano ai due lati delle medie nelle serie degli adulti. Nei maschi — Considerando complessivamente le otto serie esaminate, e fermandoci solo sui caratteri più importanti, vediamo pel capo nelle serie di Saluzzo e Viverone (Saluzzo F> M=0,8; Viverone F>M= = (0,6666) una tendenza ad attenuare quella diversità di forma del rostro che lo allontana dai tipi di Villafranca, Greccio e Piobesi, nei quali i valori sono quasi egualmente distribuiti. Così pure in quelli di Greccio tende a ridursi la lunghezza totale del capo: mentre le carene mostrano con un’ind. F> M=0,9450 la tendnza verso i grandi valori osservatie negli esemplari di Villafranca. Pel /orace vediamo la serie di Candiolo, la quale si distaccava dalle altre per meggicri proporzioni, accentuare la sua frequenza nei valori inferiori alla media, tendendo quindi verso la forma generale. Le {re serie di Candiolo, Saluzzo e Zimone hanno in comune la teudenza dei valori a tenersi sotto la media. Per l’addome, osservandone anzitutto la lunghezza, vediamo nelle serie di Candiolo, Viverone e Saluzzo rispettivamente i seguenti indici : F>M=0,7058 — 0,6666 — 0,6666: l'addome acceuna ad allungarsi. Il fatto inverso si nota nella serie di Greccio con un indice di F Dia » della -simano et ee: Pa > "6 » GONOSGIEA,, ate pasta Altezza della palma i. 0... » 3 Questa specie è propria del Chilì. 7. Petrolisthes affimis (Guér.), Ortmann (18), pag. 290 (udi Ziter.). SAN VICENTE. — Questa specie si distingue specialmente dall’affine P. tuberculatus Guér. oltrechè per la forma dei denti frontali (dei quali il medio è concavo e maggiore dei laterali) e per la presenza di denti distintfmente spiniformi sul carpo, anche pel carapace e le zampe fol- tamente pelosi, mentre il carapace di P. tubercu/atus è glabro o quasi e le zampe non presentano che qualche piccolo pelo nelle rugosità della faccia esterna e una linea pelosa sui margini. Hab. : Chile, Perù. Hippidea. 8. Hippa emerita (Liun.), Ortmann (17), pag. 281, 232 (udi syn.). . VINA DEL MAR. — 4 esemplari giovani. Brachyura. 9. Ovalipes bipustulatus (Edw.), Rathbun (21), pag. 597. — Xaiva bipustulata, Berg. (3), pag. 224 (ubi liter.). MAR DEL PLATA, l] d. — Largh. mm. 45, lungh. mm. 86. I denti frontali mediani sono molto sviluppati, acuti e sporgenti note- volmente in avanti. Il carapace di colore giallastro è fittamente punteg- giato di punticini rosso-aranciati, disposti in linee continue che formano degli arabeschi molto intrecciati, ma regolari. Nella parte posteriore la distribuzione è assai meno regolare e i punticini sono più grossi e più distanti. Vi sono inoltre tre aree non punteggiate ; l’una è la regione cardiaca e le altre due sono simmetricamente collocate sul termine posteriore di ciascuna regione branchiale. In queste regioni però v’è una grossa macchia oculiforme aranciata. Una fascia di ugual colore trovasi al termine della regione gastrica. Per questi caratteri questo esemplare corrisponde alla forma Anisopus punctatus De Haan (De Haan, Fauna Japonica-Crust., pag. 44, tab. 2, fig. 1), forma che tutti gli autori considerano sinonima di O. bipustulatus. L'esemplare Giapponese figurato dal De Haan differisce da questo Ar- gentino per i denti mediani del fronte alquauto più brevi, e per avere il carapace alquanto più largo posteriormente. ua O. bipustulatus è una specie Indopacifica che abita più specialmente le parti temperate tanto settentrionali che meridionali della regione, come il Giappone, la Nuova Zelanda e il Capo di Buona Speranza, ma che venne anche trovata nelle parti calde (India, Australia). Attraverso l'Oceano Pacifico si diffuse in America, nel Chile e fino ai Canali meri- dionali. Di qui essa passò sulla parte atlantica attraverso le coste della Patagonia, rimontando fino alle coste argentine, ove già C. Berg la se- gnalava a Mar del Plata. Nelle coste tropicali americane, sia Atlantiche che Pacifiche non fu ancora trovata. 10. Acanthocyclus Gayi, Edwards et Lucas (12), pag. 30, tab. 15, fig, 1; Rathbun (21), pag. 538 (ubi li/er.). SAN VICENTE, 1 d' giovanissimo che si avvicina per la forma dei maxillipedi ad A. albalrossis Rathb. = A. Gayiî Strahl, Targioni nec Edw. Luc. Hab.: Chile, Perù. 11. Acanthocycelus hassleri, Rathbun (21), pag. 598, 599. SAN VICENTE, l o giovane. Hab.: Valparaiso, Panama. 12. Hemalaspis plana (Edw.). — Xantho planus, Edwards (11), t. I, pag. 397; Edwards et Lucas (12), tab. 6. SAN VICENTE, due giovani maschi. — Le lobature del margine late- rale sono più distinte in questi esemplari giovani che in altri adulti di Valparaiso del nostro Museo. Hab.: Chile, Chil e. 13. Pilumnoides perlatus (Poeppig), Edwards et Lucas (12), pag. 21, tab. 9, fig. 1; Rathbun (21), pag. 586. — Mepatus perlatus, Poeppig (20), pag. 135, tab. 4, fig. 2. SAN VICENTE, 2 d siovani. Had. : Chile, Stretto di Magellano, Rio della Plata (Ra/2dun), Perù, Panama (Cano). 14. Pilumnus meridionalis, n. sp. MAR'DELOPLATA, 10, l'o. Questa nuova specie è afline al P. fesse/lalus A. Edwards [(10), pag. 295, tab. 51, fie. 2] di Desterro, Brasile Meridionale, ma se ne distingue pel carapace più stretto, per una differente forma del fronte, per una diversa distribuzione dei tubercoli e per l'armatura delle zampe ambulatorie. Il carapace è mediocremente convesso, poco dilatato, poichè il rap- porto fra la larghezza e la lurighezza è uguale a 1,37. Esso porta dei corti peli rigidi e claviformi che sono distribuiti in linee o marginano'‘ i tubercoli; nella parte dietro il fronte e fino all'altezza del secondo dente laterale queste linee si congiungono circoscrivendo degli spazi quadrati (di questi spazi quattro sono ben distinti nella parte anteriore x GY della regione gastrica); lateralmente e posteriormente queste linee non si ricongiungono. Nel P. /esse/Zatus invece queste linee congiungonsi in tutta la parte anteriore del carapace fino a livello della regione car- diaca, il che dà al carapace l’aspetto tessellato che manca a P. meri- dionalis. Frammisti a questi peli ve ne sono altri molto lunghi e cla- viformi. Il carapace porta tubercoli di forma speciale e distribuiti diversamente. Due, di grossezza mediocre, si trovano, uno per ciascun lobo protogastrico, in uno degli spazi quadrati circoscritti dai peli ; uno più grosso e di forma conica, ma depresso (quasi un cono rovesciato lungo la superficie del carapace e ad esso aderente, salvo che per la punta) trovasi nel mezzo dell’areola wesogastrica; un grosso tubercolo fungiforme, quasi peduncolato, trovasi su ciascuna regione epatica, e lateralmente un altro grosso tubercolo trovasi in corrispondenza del primo dente laterale, a metà distanza fra questo e il tubercolo epatico. Due o tre tubercoli minori trovansi al principio della regione branchiale. Il fronte è molto sporgente, profondamente diviso nel mezzo in due lobi, i quali sono obliqui, alquanto concavi e convergenti in avanti, così che il fronte ha aspetto largamente triangolare. Il bordo orbitale superiore è sollevato e tumido. I margini laterali del carapace sono divisi in tre denti, escluso l’angolo orbitale. Essi non hanno l’aspetto spiniforme che presentano quelli di P. fesse/Zatus, nè, come in questa specie decorrono direttamente all’indietro, ma sono più piani, obliqui, e appaiono, osservati sia dal disopra che dal disotto, come tubercoli impiantati ai fianchi del carapace e arrovesciati dalla parte sternale verso la superficie dorsale, poichè, specialmente nella giovane femmina, essi sono distintamente impiantati in basso, sotto il bordo laterale e arrovesciati nella loro parte distale contro il bordo del carapace. L’an- golo orbitale esterno è ottuso e poco sporgente, sinuato nel mezzo ; il primo dente laterale è obliquo e acuto, il secondo più acuto; il terzo è piccolo e molto acuto. La spina subepatica è robusta e scorgesi distin- tamente fra l’angolo orbitale esterno e il primo dente. Il bordo orbitale inferiore presenta una serie di 4-5 tubercoli tumidi e alquanto appuntiti. Piccoli tubercoli osservarsi pure agli angoli esterni del quadro boccale. I chelipedi sono assai disuguali, e più nel maschio che nella femmina. Fssi sono molto pelosi come il carapace, cioè con piccoli peli e lunghe setole clavate, e portano grossi tubercoli. Il mero è debolmente tuber- colato sul suo margine anteriore, più grossamente sul margine superiore, che porta una grossa sporgenza nel suo ultimo terzo; all’apice ha un grosso tubercolo conico, appuntito e diretto in avanti. Il carpo del maschio porta 10 tubercoli sul chelipede maggiore (destro) e 11 sul minore (sinistro); quello della femmina ne presenta 10 sulla chela mag- giore (destra) e 9 sulla minore (sinistra). Questi tubercoli sono di forma diversa. Uno, nel punto di contatto fra il carpo e il mero è al'ungato, ellittico, sporgente, ma pianeggiante superiormente, uno dalla parte in- terna sporge in forma di una robusta e tozza spina conica; gli altri hanno forma conica, appressata alla superficie dell’organo, e l’aspetto quasi fungiforme dei tubercoli del carapace. La palma è nuda pei due terzi della sua superficie esterna, pelosa e tubercolata superiormente. I tubercoli sul dorso della mano presso alla superficie di articolazione sono grossi e foggiati come quelli del carpo, quindi decrescono di di- mensione andando verso l’articolazione delle dita. Una serie regolare di tubercoletti rotondeggianti trovasi al limite fra la zona pelosa e la zona liscia della mano; sotto di questa, circa a metà distanza fra i due bordi superiore e inferiore della palma, vi è ancora una piccola serie di soli 4 o 5 tubercoletti, nella parte posteriore della superficie palmare. La parte liscia della palma presenta qua e là qualche grosso punto im- presso. Le dita sono nere, ianti, e il dito mobile porta qualche tuber- colo alla sua base. Le zampe ambulatorie sono fittamente pelose, e con molte setole cla- vate e lunghe. I meropoditi sono mediocremente larghi e inermi. Il carpopodite porta una costola mediana che vi determina due piccole areole, fiancheggiate da peli. Alla sua base, cioè all’articolazione col meropodite, trovasi un lungo tubercolo conico, appuntito, spiniforme, che si estende per oltre un terzo della lunghezza dell'articolo, ed è nella sua prima porzione saldato inferiormente coll’articolo stesso, indi libero e con punta diretta in avanti. Un tubercolo più grosso, e completamente libero e di forma arcuata quasi ad artiglio, trovasi all’estremo opposto del carpo, all’articolazione col propodo. Tali armature del carpo distin- guono questa specie dal P. /esse/latus, poichè esse non sono figurate nella figura speciale della zampa, nell’opera citata di A. Milne Edwards, Le misure sono : (og Lunghezza . 5 ì î 7 è . 13,5 Larghezza . : , : E . : 8 i » del fronte - . È ; 9,5 Destra Sinistra Lunghezza della mano : ì j iO 12 » » palma . ; > MRI è PLANE 10 » delle dita 7 : - SIRO a Altezza della palma . . : RAIN 7,9 Lunghezza del meropodite, IV oi 7 Larghezza » » » 3 Lunghezza del carpopodite » 4 » del propodite » 4,5 D » del dattilopodite » "RR = 15. Dilocareceinus borellianus Nobili (15) pag. 3-4. — Trichodactylus borellianus Nobili (13) pag. 2. Posapas: Quattro giovani maschi. Hab.: Rio Apa (Paraguay); Resistencia (Chaco Argentino). 16. Dilocarcinus panoplus var. marmorata nov. (an n. sp.?) Cfr. D. panoplus Martens (9) pag. 3, tab. 1, fig. 1; Nobili (15) pag. 3. TIGRE: Due maschi, quattro femmine. Questi esemplari differiscono da due altri (14, 1g) di Rio Grande do Sul, da me descritti nella nota citata per le seguenti particolarità : 1° il carapace è più convesso in senso trasversale, e la regione gastrica è molto sporgente e convessa; 2° la chela maggiore è più grossa, molto più rigonfia e le dita sono più arcuate; 3° il fronte è alquanto più profon- daménte smarginato; 4° le verghe maschili sono più robuste; 5° la co- lorazione è marmorata di giallo e di piceo (in alcool), mentre è rossastra nei panoplus di Rio Grande do Sul, anche essi però conservati in alcool. Inoltre i vari articoli dell'addome del maschio hanno i margini late- rali arcuati, ciascuno indipendentemente dall’altro, e poichè ciascun articolo è più stretto di quello che lo precede l’aspetto dell’intero mar- gine laterale dell’addome è a scala, mentre è più rettilineo nei panoplus di Rio Grande. Per tale carattere però gli esemplari di Tigre si avvi- cinerebbero di più alla fig. 1c di von Martens, quindi accenno ad esso più come differenza dagli esemplari di Rio grande che come differenza dalla forma tipica. 17. Pinnoteres $Silvestrii n. sp. SAN VICENTE: 19. Questa nuova specie è ben caratterizzata dall'essere l’intero corpo e le appendici di consistenza calcarea e il carapace privo di solchi, e dalla grossezza dei chelipedi. Il carapace è alquanto più largo che lungo, completamente calcificato, e quindi durissimo, piano in tutta la sua estensione, eccettochè in fronte ove piega in basso, e ai margini la- terali e posteriori che sono declivi. Esso è completamente liscio e nudo, e di lucentezza quasi porcellanica. Il margine frontale, le regioni pte- rigostomiche, e le parti infero-posteriori e i margini dell'addome sono invece tomentose; il tomento è grigiastro. Non vi sono solchi, solo due leggerissime e piuttosto larghe depressioni presso la regione gastrica, e due impressioni ai lati della regione cardiaca. Il bordo fronto-orbitale è assai largo. Il fronte deflesso verticale è prodotto ai due lati, ove viene in contatto coll’orbita in un lobo acuto distintissimo; fra questo lobo e il tramezzo della fossa antemulare il bordo frontale è profondamente sinuato. Le orbite completamente invisibili dal disopra sono subcicolari, i peduncoli oculari brevi, grossi, e obconici. I margini antero-laterali sono piuttosto lunghi, distinti dal margine anteriore con un angolo medinererente marcato, e separati dai latero- 2'if posteriori da un angolo assai più distinto. Questi sono diretti obliqua- mente all’indietro convergendo. Gli ectognati sono poco obliqui, assai pelosi. Il merognatite è di aspetto subellissoidale, ma la sua punta è largamente troncata, il dattilognatite è a forma di artiglio, e supera in lunghezza il secondo segmento. I chelipedi sono assai grossi, subequali, anch'essi calcificati come il carapace. Nella loro superficie esterna sono nudi e lisci, mentre ‘la su- perficie interna è foltamente pelosa. Le dita sono alquanto curvate, escavate all'apice e incurve; la superficie prensoria porta lungi e forti peli. Le zampe ambulatorie sono brevi e grosse, anch’esse calcificate; pe- lose lungo la parte inferiore, lungo le articolazioni, e sulla faccia esterna del mero. Il dito è brevissimo. L’addome, pure calcificato, ha i primi quattro articoli crescenti gra- datamente in larghezza, indi decrescenti pure gradatamente dal 4° al 7°, il quale è però assai largo. Misure: Larghezza del carapace : ; ; ‘ mm. 14 Lunghezza » » : È È ? > UHR Larghezza del bordo fronto-orbitale . - >» 4,5 Lunchezza dei margini latero-anteriori 5 PIO » » latero-posteriori 7 Mt, Larghezza del margine posteriore È : » MUTO Lunghezza della mano . È ; } i » 9,5 » » palma . ; i 3 » 6,5 » » dita 6 ° ° ° - » 3 Altezza della paima ; ; } x 3 >. io P. margarila Smith del Golfo di Panama si accosta a questa specie pel carapace duro, calcareo, e per la grossezza dei chelipedi. Ma ne differisce per avere: 1° Il carapace completamente peloso, molto con- vesso, con solchi cospicui, e colle regioni branchiali e cardiaca protu- beranti; 2° pel dattilognatite spatolato e più breve; 3° per le dita dei chelipedi diritte. (Cfr. Smith (22) pag. 166). 18. Cyrtograpsus angulatus Dana (4) pag. 352, tab. 22, fig. 6; Kingsley (8) pag. 198; Targioni (23) pag. 108, tab. 8, fig. 4. Lx SieRRA: 3901 Ha».: Rio Negro; Montevideo. 19. Hemigrapsus affimis Dana (4) pag. 350, tab. 22, fig. 5. — Metero- grapsus affinis Targioni (23) pag. 117, tab. VII, tig. 5. MAR} DEL PLATA: 3.0. Hab.: Rio Negro (Patagonia); Rio de la Plata, Golio di San Mattia. 20. Chasmagnathus granulatus Dana (4) pag. 364, tab. 23, fig. 6; Kingsley (8) pag. 222. ca im LA SIERRA: 19. Hub.: Brasile, Uraguay, Argentina, 21. Cyclograpsus minutus Jacquinot et Lucas (7) pag. 76, tab. 6, fig. 8. Questa specie non fu più ritrovata (a quanto mi risuita dalle indagini bibliografiche) dopo il 1853, data della sua descrizione. Il Dr. F. Silvestri ne raccolse un maschio ed una femmina a San Vicente, Il carapace è alquanto più largo che lungo nel maschio, e assai più largo nella femmina. Esso è notevolmente declive e convesso nella parte anteriore, e piano dal livello del termine dei margini latero-anteriori. Questi sono assai arcuati e integri. Tutto il margine laterale è sormon- tato do una cresta sollevata e distintissima, finamente granulata. Il fronte è piuttosto largo e alquanto prodotto nella sua parte mediana. Il carapace a occhio nudo è liscio e brillante; solo presso alla cresta dei margini antero-laterali si possono osservare alla lente alcune deboli gra- nulazioni, e punteggiature impresse. La parte postfrontale e la parte inferiore del margine laterale sono distintamente e fittamente punteg- giate. Punteggiature sparse osservansi pure alla lente su tutta la super- ficie, specie anteriormente, e alcune grosse fossette sulle regioni bran- chiali. Le regioni sono poco indicate, i lobi epigastrici non sono accennati, Una linea distinta separa la regione gastrica dalla cardiaca ; lateralmente a questa, e in direzione obliqua un’eguale linea traversa le regioni ‘branchiali. Il bordo superiore del quadro boccale è grossamente e re- golarmente granulato. Una linea di uguali granuli si continua sotto l'orbita. L’addome del maschio è assai largo, e i somiti III-VI sono subeguali in larghezza cosi che la figura è di un rettangolo, sormontato dal VII somite notevolmente ristretto e triangolare. I chelipedi sono disuguali e mediocri. Il maggiore (unico interamente conservato negli esemplari esaminati), è liscio, H mero non porta granula- zioni nè denti; il carpo è solo angolare verso l’interno. La mano è tu- mida, e punteggiata; le dita regolarmente dentate e con apice corneo. Le zampe ambulatorie sono mediocremente lunghe, e nude; solo il propodite porta qualche rara setola; il dattilopodite invece è foltamente peloso. CI e Larghezza del carapace . - : mm. 12 10 Lunghezza » > x a ; > pl 7,5 Larghezza del fronte 5 , >. ta 3,9 La forma più affine è C. integer Edw. delle coste meridionali degli Stati Uniti, delle Antille e del Brasile. Esemplari di questa specie pro: venienti da St. Thomas differiscono da C. minutus pel carapace assai più largo in rapporto alla lunghezza, meno convesso, distintamente gra- nulato sul fronte, sui margini antero e postero-laterali, per il bordo del SS PASS quadro boccale non cospicuaumente granuloso, e inoltre per l'addome che si restringe gradatamente nei somiti II[-VI, ed ha quindi figura trian- golare. Hab.: « Cote de Talcahuano » (Jacquinot et Lucas). 22. Uca uruguayensis n. sp. LA SIERRA: Tre maschi e una femmina. Questa nuova specie appartiene al gruppo dei Gelasimi a fronte largo e con cinque articoli nell’addome del maschio. ll'earapace è molto convesso in ambe le direzioni, perfettamente liscio e poco ristretto posteriormente. I suoi margini latero-posteriori sono quasi verticali, e perfettamenle separati dalla parte dorsale del carapace in modo da costituire ai suoi fianchi una faccia triangolare distintissima e molto estesa, poichè comincia poco dopo gli angoli orbitali esterni. Questi sono retti e non sporgenti. Le orbite sono quasi rettilinee. Il fronte è quasi piano nel suo margine anteriore. Il carapace è quasi privo di solchi, poichè anche quelli gastro-branchiali sono appena accennati. I maxillipedi esterni sono piuttosto convessi. L’addome del maschio pre- senta cinque articoli liberi, dei quali il primo è largo più che il doppio del secondo, e circa la metà del terzo ; il quarto, quinto e sesto somite sono saldati insieme, ma la sutura fra il quarto e il quinto è distinguibile. Il chelipede maggiore non è (relativamente) molto sviluppato. Il mero presenta poche e sparse rughe granulate superiormente, ed è debolmente denticolato dalla parte interna. Il carpo è granuloso-rugoso superiormente, ma non denticolato internamente. La palma è fittamente granulosa esteriormente; i granuli sono distinti; quelli della parte in- feriore e media sono depressi, quelli della parte superiore sono grossi e vescicolosi. Il margine superiore porta una robusta cresta granulare, e una piccola linea granulata trovasi pure lungo il margine inferiore. Internamente vi sono due creste di grossi granuli che decorrono paral- lele fra loro e alla superficie d’articolazione delle dita, ma non si con- giungono alla base, nè divergono di poi. Una cresta obliqua di grossi granuli perlacei va dal margine inferiore alla fossa carpale. Lo spazio fra la fossa e le due creste presso l'articolazione è granulato. Le dita sono lunghe da 14/, a 1‘/, volte la palma, terminanti in punta e dentate fino all'apice, con due o tre denti un poco più grossi irrego- larmente distribuiti. Dorsalmente il dito mobile è grossamente granuloso alla base e minutamente nel resto della sua lunghezza. I meropoditi ambulatorii sono di mediocre larghezza. Il colore (in formol) è rosso-bruno uniforme sul carapace e rosso co- rallino sulle zampe ambulatorie e sui chelipedi. Lc Misure: Larghezza fra gli angoli orbitali esterni mm. 16 ll 15 —_ » del margine posteriore . » 9,5 7 9,5 — _ Lunghezza del carapace . A aisena 10 7 94, — — » della mano È A SONE 15 —_ 28 21 » della palma . ) RO A ai PE 7 — 1099 > delle dita . : : ae oa 1) 8 — dorae-12 Altezza della palma . , re 10 6 —_ 89 8 Per la forma della chela questa specie s'accosta al gruppo di 7. vocator, mentre il numero degli articoli addominali la farebbe ascrivere a quello di U. stenodaciyla e di U. latimana. Ma dal gruppo di U. vocator distin- guesi fer la forma assai differente del carapace, che è quadrangolare, con angoli estraorbitali retti e non sporgenti, mentre esso è sempre più o meno triangolare o almeno assai più largo anteriormente che poste- riormente e con angoli orbitali più o meno prodotti in avanti e in fuori nelle varie forme del gruppo di U. vocator. Lee. CITAZIONI DEL TESTO. . Bate C. Sp. — Report H. M. S. Challenger, Macrura — London, 1888. . Bere C. — Sobre el Langostìn 7 el Camaròn, ete. Comunic. Mus. Nac. — Buenos Ayres, I, n. 2, dic. 1898. . — Datos sobre algunos crustaceos nuervos para la fauna argentina — Ibid. I, n. 7, Oct. 1900. 4. DANA J. — U. S. Exploring Expedition, Crustacea. — Philadelphia 1852. 5. GuérIN-MENIEvILL®E E. — Crustacès in Voyage autour du monde de la « Favorite ». — Paris 1839. 6. HELLEr C. — Beitrdge zur niheren Kennitniss der Macruren. — Sitzb. Akad. Wien. 1862, t. 45, pag. 389. . 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Mi reco a dovere di ringraziare pubblicamente il professore K. Krae- pelin ed il sie. R. I. Pocock di Londra, i quali colla consueta cortesia si incaricarono di confrontare coi tipi del Museo di storia naturale di Amburgo e del British Museum alcuni esemplari dubbiosi. Fam. BUTHIDAK Gen. Ananteris Thor. Amanteris balzami Thor. Ananteris balzani, Thorell in: Ent. Tidskr., 1891, v. 12, p. 65, tab. 4. Ananteris balzani, Kraepelin, Das Tierr., Scorp., 1899, p. 51. do9 Urucum presso Corumbà (Matto Grosso) Brasile; 9 Cuyabà (Matto Grosso). (*) I Scorpioni raccolti dal D. Silvestri nel Chile furono menzionati in un precedente lavoro: A. Borelli, Di alcuni scorpioni del Chile in: Revista Chilena de Historia Natural, Torino, IV, p. 61-66, Valparaiso, 1900.. Tutti gli esemplari hanno 6 serie di granuli sul dito mobile, il maschio ha 17-17 denti ai pettini, le femmine: in un esemplare 17-16, in due ‘esemplari 16-16. Credo utile fare osservare che secondo la descrizione di Thorell questa ‘specie avrebbe: « Scuta ventralia laevia, ultimo excepto, quod costas duas breves humiles et sub-crenulatas postice habet ut et vestigia duarum aliarum magis versus latera scuti sitarum, praeterea granulis minoribus conspersum » (l. c., p. 67). Secondo Kraepelin questa specie avrebbe invece: « Bauchplatten matt, ungek6rnt, in 5 Segm. Keine Lingskiele ». (1. c., p.52). In tutti gli esemplari raccolti dal Dott. Silvestri, come pure in due altri &* e 9 raccolti da me a Villa Rica (Paraguay), i segmenti ventrali dell'addome sono opachi (matt), senza granuli, ad eccezione del penultimo debolmente granuloso sui lati e dell’ultimo completamente coperto di piccoli granuli brillanti, più numerosi sulla parte posteriore ; inoltre quest’ultimo segmento ha nella parte mediana due piccole coste leggermente dentellate, accorciate anteriormente, e presenta traccie di due altre situate più vicino ai margini del segmento. Gen. Zabius Thor. Zabius fuscus Thor. Isometrus fuscus, Thorell in: Atti Soc. Ital., v. 19, p. 141, anno 1876. Phassus fuscus, Kraepelin in: Mt. Mus. Hamburg, v. 8, p. 109, 1891. Zabius fuscus, Thorell in: Bull. Soc. ent. Ital., v. 25, p. 871-372, anno 1893. Zabius fuscus, Kraepelin, Das Tierr., Scorp., p. 68, 1899. & e 9 e juv. San Luis (Repubblica Argentina). Gli esemplari raccolti dal Dott. Silvestri, principalmente il maschio, hanno un colore molto diverso da quello che avrebbe questa specie se- condo Thorell e Kraepelin. Il maschio ha il tronco superiormente ed inferiormente giallo verdo- gnolo ; la coda di un colore giallo-testaceo, leggermente verdognolo nei primi segmenti giallo-testaceo chiaro negli ultimi segmenti, colla vesci- cola giallo chiaro; i palpi mascellari sono di un giallo-testaceo alquanto «più oscuro principalmente nelle dita, le zampe sono giallo-chiaro come la wescicola. La femmina, esemplare giovane, ha il tronco giallo-testaceo, legger- ‘mente bruno o grigiastro sui segmenti dorsali e ventrali, la coda ed i palpi mascellari giallo-testaceo, più oscuro sulle dita, la vescicola e Je zampe giallo-chiaro. La mano della femmina è poco più larga della tibia, essa ha inoltre le dita meno robuste e più debolmente ricurve che nel maschio, e il dito mobile non presenta traccie di lobo nè di intaccatura. Dito mobile con 11 serie di granuli nel d* e nelle 9, fiancheggiati in- — Di — ternamente da 11, esternamente da 12 granuli più grossi. Denti ai pet- tini 12-12 nel maschio; 11-11] in una femmina, 10-11 nell’altra femmina. Dimensioni in millimetri: d' lunghezza del tronco 19, del cefalotorace quasi 6, della coda 25,5; larghezza della tibia poco più di 2,5; larghezza della mano circa 4,5; lunghezza della mano posteriore 5, del dito mo- bile 6. © più grossa; lunghezza del tronco 14,5, del cefalotorace 4,3, della coda 18; larghezza della tibia circa 2, della mano 2,2; lunghezza della mano posteriore 3,2, del dito mobile 4,3. Gen. Tityus. ‘ Tityus uruguayensis, n. sp. Colore giallo-testaceo fortemente lavato di bruno oscuro. Sul cefalo- torace esistono soltanto traccie del colore giallo : dietro gli occhi late- rali, attorno alla gobba oculare centrale, la quale è bruna, quasi nera, e vicino al margine posteriore. Il tronco è anch'esso quasi completa- mente bruno; il colore giallo vi è rappresentato da due linee o striscie longitudinali, le quali dal margine posteriore del cefalotorace si esten - dono sino al margine posteriore dell’ultimo segmento dorsale, e da pic- cole macchie situate, nella parte centrale di ogni segmento vicino al margine anteriore, e nella parte mediana a destra ed a sinistra delle due striscie longitudinali; i margini laterali dei 3 primi segmenti sono completamente bruni, mentre quelli degli ultimi sono quasi completa- mente testacei. Segmenti ventrali giallo-chiari, l’ultimo testaceo con due macchîe brune vicino ai margini laterali. Coda testacea, lavata di bruno oscuro principalmente sulla superficie superiore mediana e sulla parte poste- riore degli spazi intercarinali laterali ed inferiori dei primi segmenti ; V segmento testaceo, inferiormente bruno oscuro nella parte posteriore. Vescicola gialla coi margini della spina sotto caudale e l'estremità del- l’aculeo bruni. Zampe di un giallo chiaro intensamente lavato di bruno sul femore e sulla tibia, mentre il trocantero ed i tarsi ne sono appena offuscati. Trocantero dei palpi mascellari giallo con una macchia bruna sulla parte mediana, femore e tibia intensamente lavati di bruno colle articolazioni gialle e alcune piccole macchie gialle sparse sulla superficie. Mani gialle leggermente screziate di bruno superiormente ed inferior- mente, colle carene oscure ; dita gialle, appena annerite alla base. Cefalotorace fittamente coperto di granuli di grossezza diversa, più rari e più minuti sopra le impressioni di colore giallo. Arcate sopra- cigliari granulose, spazio compreso fra esse meno fittamente granuloso che le parti circostanti. Granulazioni del tronco fine nella parte ante- dar lp riore dei segmenti dorsali, molto più marcate nella parte posteriore con grossi granuli disposti in serie arcuate trasversali nella metà di ogni segmento. Segmenti ventrali con minuti granuli brillanti, i quali s°in- contrano soltanto sui lati nel primo segmento, sono più numerosi nel secondo segmento e coprono fittamente gli altri, principalmente l’ultimo, nel quale essi sono anche alquanto più grossi. Nel primo segmento si incontrano alcuni peli oscuri disposti in due serie oblique nella parte mediana del segmento; nel quarto sono da notare quattro coste legger- mente dentellate poste nella metà posteriore del segmento, nel quinto quattro coste con dentellatura più marcata, di cui due interne partono dal margine posteriore del segmento e si estendono per i due terzi della sua lunghezza, e due altre esterne molto più corte che non raggiungono nè anteriormente nè posteriormente i margini del segmento. Coda coi segmenti a lati paralleli. Il I segmento con 10 carene, i segmenti I-IV con 8 carene ben marcate e leggermente dentellate; sulle carene superiori mediane la dentellatura è un po’ più marcata, i granuli però vi sono uguali, ad eccezione dell’ultimo leggermente più grosso nel II e nel III segmento. Nel II segmento le carene medio-laterali si estendono circa per metà della lunghezza del segmento, ma sono ben marcate. Il V segmento ha 5 carene quasi liscie, appena dentellate, ma iutte, anche le superiori laterali, continue per tutta la lunghezza del segmento. Spazi intercarinali granulosi nei segmenti I-IV; fra le carene superiori e supero-laterali, alcuni grauuli sono ordinati in serie longi- tudinali. La superficie superiore del V segmento, convessa nei due terzi anteriori, è coperta da una finissima granulazione; le superficie laterali anch’esse finamente granulose, presentano nella loro parte mediana due serie longitudinali di granuli più grossi, le quali si estendono per i due terzi anteriori della lunghezza del segmento ; sulla superficie infe- riore la granulazione è più marcata, principalmente nella parte poste- riore oscura, e alcuni granuli più grossi sono disposti in serie longitu- dinali fra le carene laterali e la carena mediana. Vescicola di forma ovale con alcuni granuli minuti disposti in due serie sui lati, Ja sua superficie inferiore presenta una costa mediana finamente dentellata, quasi liscia alla base con dentellatura più marcata e di colore bruno sul margine inferiore della spina sotto caudale. Questa spina è di forma triangolare, poco compressa coll’apice arrotondato; il suo margine in- feriore è dentellato, il superiore liscio. Essa è distante dail’aculeo, il quale è molto corto, ha dapprima una direzione parallela a quella della spina sotto caudale, poi volge bruscamente all’ingiù. Femore e tibia dei palpi mascellari fortemente granulosi, i granuli sono fitti sopra tutte le superficie e più grossi sulla superficie superiore e la metà superiore della superficie anteriore. Mano un po’ meno larga della tibia dei palpi mascellari, superiormente — 5 —-. leggermente granulosa con tre carene quasi liscie prolungantesi senza interruzione sino alla sua base, ed una più esterna accorciata anterior- mente; inferiormente leggermente rugosa-granulosa con carene finamente seghettate. Dito mobile debolmente ricurvo senza traccia di lobo alla base e lungo circa due volte quanto la mano posteriore, con ll o 12 serie di granuli; in tutti gli esemplari però le serie sono fiancheggiate a destra ed a sinistra da 12 granuli. Zampe superiormente fittamente granulose, ad eccezione dei tarsi, quasi lisci; i granuli delle superficie inferiori sono molto più minuti di quelli delle superficie superiori. Lamella basale intermedia dei pettini molto allargata e di forma ovale. Numero dei denti ai pettini: in due esemplari 14-15, in uno id. 13-14, in unogid. 13-13. Località: quattro esemplari 9g di Salto (Uruguay). Dimensioni; 3 esemplari di circa 35 millimetri, uno di 36 millimetri e mezzo. Dimensioni in millimetri dell'esemplare più grosso: lunghezza del tronco 16, del cefalotorace 4,2, della coda 20,5, del V segmento della coda circa 5, della vescicola coll’aculeo 4, dell’aculeo poco più di 1; lunghezza della mano posteriore 2,3, sua larghezza 1,5; larghezza della tibia dei palpi mascellari poco più di 1,5; lunghezza del dito mobile 4,5. — Questa specie si avvicina molto al Ti/yus bolivianus Krpln. (Mt. Mus. Hamburg, v. 12, p. 21, 1895) ed al Tilyus argentinus Borelli (Boll. Mus. Zool. Anat. Comp. Torino, N° 336, vol. XIV, 1899); essa ne diffe- risce per il colore delle dita e degli ultimi segmenti della coda, come anche per la granulazione molto più fitta e più marcata del cefalotorace e dei palpi mascellari, la forma diversa della spina sotto caudale e per il numero minore delle serie di granuli sul dito mobile. È pure degna di nota la disposizione dei granuli sulle carene del V segmento della coda e su quelle della mano e dei palpi mascellari; nel Tifyus argentinus queste carene sono formate da piceoli granuli brillanti perliformi, i quali non si toccano gli uni cogli altri, mentre nel Ti/yus uruguayensis queste carene sono continue, quasi liscie, appena dentellate. Tityus trivittatus Krpln. Tityus trivittatus, Kraepelin in: Mt. Mus. Hamburg, v. 15, p. 5., 1898. Tityus trivittatus, Kraepelin, Das Tierr., Scorp., p. 83, 1899. Un esemplare giovane 9 raceolto a Corrientes (Repubblica Argentina). Quest'esemplare ha sulla tibia dei palpi mascellari una macchia nera, la quale occupa quasi tutta la sua superficie superiore. Io stesso raccolsi a Urucum, vicino a Corumba (Matto Grosso) due esemplari 9 adulti, i quali hanno una larga macchia bruna sul femore e sulla tibia dei palpi fi 6 mascellari e presentano piccole macchie dello stesso colore sulla faccia anteriore del femore e della tibia delle quattro paie di zampe. Tityus bahiensis (Perty). Scorpio bahiensis, Perty, Delect. An. artic., p. 200, t. 39, fig. 11, 1830-1834. Tityus bahtensis, C. L. Koch, Arach,.v. 3, p. 38, fig. 191, 1836. Phassus bahiensis, Kraepelin in: Mt. Mus. Hamburg, v. 8, p. 117, 1891. Tityus bahiensis, Kraepelin, Das Tierr. Scorp., p. 83, 1899. Un esemplare 9 di Puerto Bertoni (Alto Paranà) Paraguay. Un esemplare juv. di Santa Caterina, Brasile. Due esemplari 9 Cuyabà (Matto Grosso), Brasile. L'esemplare giovane e quello di Puerto Bertoni appartengono alla varietà di colore bruno-rossiccio oscuro, mentre quelli di Cuyabà hanno un colore molto più chiaro: cefalotorace bruno, tronco giallo cuoio con tre striscie longitudinali brune, di cui la mediana molto stretta; coda giallo-rossiccia, più oscura negli ultimi segmenti; femore e tibia dei palpi mascellari superiormente gialli, screziati di bruno, dita brune; superficie inferiore del tronco e zampe giallo chiare, Mentre l’esemplare oscuro ha 18-19 denti ai pettini, quelli chiari ne hanno 24-25. Ho sotto gli occhi sette altri esemplari d' e 9 raccolti a Missiones (Repubblica Argentina) e un altro 9 raccolto a Villa Rica (Paraguay), località non molto distanti da Puerto Bertoni, i quali appartengono tutti alla varietà bruna rossiccia ed hanno tutti da 19-20 a 21-22 denti ai pettini. Tityus paraguayensis Krpln. Tityus paraguayensis, Kraepelin in: Mt. Mus. Hamburg, v. 12, p. 19, 1895. Tityus paraguayensis, Kraepelin, Das Tierr. Scorp., p. 86, 1899. Un esemplare 9 di Urucum (Corumba), Matto Grosso. Parecchi esemplari 9 di Cuyabà, Matto Grosso. Tityus mattogrossensis, n. sp. Colore giallo chiaro macchiato di nero come nel Ti/yus paraguayensis Krpln. I tre primi segmenti della coda quasi completamente gialli, leg- germente screziati di nero, i due ultimi neri nella metà anteriore, bruno- rossicci nella metà posteriore ; vescicola bruna oscura, quasi nera, ad eccezione della parte anteriore dell’aculeo, bruno-rossiccia, e dei mar- gini deila sporgenza sotto l’aculeo, gialli. Inferiormente giallo chiaro, le estremità dei lobi mascellari del primo e del secondo paio, nere ; seg- menti ventrali gialli, marmoreggiati di nero, principalmente vicino al margine posteriore. Mano e dita gialle, leggermente annerite, Cefalotorace e segmenti dorsali fittamente granulosi, segmenti ventrali 1g co rasi coperti di piccoli granuli brillanti. il penultimo con due carene poco distinte vicino al margine posteriore, l’ultimo con quattro carene leg- germente dentellate, di cui le mediane dal margine posteriore si esten- dono per i due terzi della lunghezza del segmento, mentre le due esterne non raggiungono nè anteriormente nè posteriormente i margini del segmento. Coda con segmenti a’ lati pressochè paralleli, con carene ben marcate e leggermente dentellate, le carene mediane superiori finamente seghet- tate, principalmente nel secondo e nel terzo segmento, nei quali l’ultimo granulo spiniforme è sensibilmente più grosso degli altri. Nel secondo segmento le carene medio-laterali sono ben marcate per metà della lun- ghezza del segmento e indicate da pochi granuli nella metà anteriore. Quintoe segmento con 5 carene, le supero-laterali sono indicate per tutta la lunghezza del segmento da piccoli granuli rotondi. Spazii intercarinali finamente granulosi nella parte mediana della superficie superiore dei segmenti, con granulazione più fitta e più marcata sulle superficie late- rali e superiori, principalmente nei due ultimi segmenti. Vescicola oviforme, sensibilmente più stretta del quinto segmento, opaca (matt) sulla superficie superiore, sparsamente granulosa e debol- mente rugosa sulle superficie laterali ed inferiore; con una cresta me- diana inferiore, la quale dalla base della vescicola si prolunga sino alla estremità della sporgenza sotto l’aculeo, e con due serie di granuli perliformi separate da solchi quasi liscii sulle superficie laterali. Aculeo molto ricurvo, sotto al quale si trova una sporgenza appiattita in senso | trasversale di forma triangolare, coll’apice arrotondato. Palpi mascellari fittamente granulosi. Mani debolmente granulose con tutte le carene superiori non interrotte e ben marcate, colle carene in- feriori seghettate. Dito mobile leggermente ricurvo, di lunghezza doppia della mano posteriore, con 15 serie di granuli, fiancheggiate interna- mente ed esternamente da 15 granuli più grossi. Lamella basale intermedia dei pettini leggermente sporgente, di forma trapezoide; numero dei denti ai pettini 17-17. Dimensioni in millimetri: lunghezza del tronco 14,5, del cefalotorace 4, della coda 21,5; larghezza del II e del V segmento della coda 2,3 ; lun- ghezza del V segmento 5; larghezza della vescicola 1,5; larghezza della tibia dei palpi mascellari circa 1,9, della mano circa 1,8; lunghezza della mano posteriore 2,5, del dito mobile 5. Questa specie è molto vicina al Tilyus paraguayensis Krpln., dal quale essa differisce principalmente per la forma e la dentellatura delle carene mediane superiori della coda. Nel T. paraguayensis queste ca- rene sono molto debolmente sviluppate, arcuate, col punto più saliente della curva subito dopo la metà del segmento, inoltre esse non terminano con un granulo più grosso dei precedenti ; nel 7 matlogrossensîs invece, IR NS principalmente nel II e nel III segmento, queste carene sono seghettate e raggiungono la loro massima altezza all'estremità posteriore del seg- mento dove si trova un granulo spiniforme più grosso dei precedenti. Inoltre, il V segmento ha nella nostra specie delle carene superiori la- terali indicate per tutta la lunghezza del segmento. Aggiungerò ancora il numero maggiore dei denti ai pettini e delle serie di granuli sul dito mobile. Località: Coxipò (Cuyabà), Matto Grosso, un solo esemplare 9. Fam. BOTHRIURIDAE Gen. Brachistosternus. Brachistosternus weijenberghi (Thor.). Telegonus weijenberghii (J), Telegonus ferrugineus (9), Thorell in: Atti Soc. Ital., v. 19, p. 173, 176, anno 1876. — Brachislosternus weijenberghii, Kraepelin in: Mit. Mus. Hamburg, v. 13, p. 144, 1896. — ? Brachistosternus alienus, Lònnberg in: Exp. Magellansl., v. 2, n. 3, 1898. — Brachistosternus vwetjenberghi, Kraepelin, Das Tierr., Scorp., p. 192, 1899. Un esemplare 9 adulto di Cacheuta (Repubblica Argentina). Un esemplare 9 giovane di Puerto Madryn (Repubblica Argentina, Patagonia). L'esemplare raccolto a Cacheuta, il quale, per l'assenza di dente spiniforme alla base del dito mobile e per la dimensione dei denti ai pettini è evidentemente una femmina, presenta alcune differenze note- voli colla descrizione data da Thorell per il Tel/egonus ferrugineus, il quale è considerato come la femmina del Telegonus weijenberghii (Thorell) d'. La gobba oculare mediana è divisa dal solco longitudinale che va senza interruzione dal margine anteriore al margine posteriore del ce- falotorace. I segmenti della coda sono privi di carene dorsali e le carene laterali superiori sono rappresentate soltanto da due o 3 granuli più” oscuri vicino al margine posteriore del segmento ; lo spazio compreso fra le carene superiori laterali e la depressione mediana, sulla superficie superiore dei segmenti, è fortemente granuloso nei 2 primi segmenti, un po” meno nel terzo e quasi liscio nel quarto. I due primi segmenti sono fortemente e fittamente granulosi sulla superficie inferiore, mentre il terzo ed il quarto segmento sono quasi lisci, con traccie di carene la- tero-inferiori liscie, le quali sono rese più visibili da una linea di colore bruno. Finalmente come nel Br. azienus Lònnberg. (1. c., p. 46-47), sulle superficie laterali ed inferiori dei segmenti sono da notare alcuni lunghi | peli di colore bruno oscuro, disposti in serie a destra ed a sinistra delle Lidl linee oscure che fanno risaltare le deboli carene inferiori; nel quinto segmento questi peli sono più numerosi che negli altri. La vescicola è anch’essa degna di nota: essa è piccola, di forma globosa, debolmente rugosa, con alcuni grossi granuli o tubercoli disposti lungo il solco longitudinale medio-inferiore e alcuni peli sulle superficie laterali; sua superficie superiore è liscia, con una debole impressione mediana lon- gitudinale ; il suo diametro longitudinale è più corto dell’aculeo, il quale è molto lungo, e ricurvo soltanto nella parte distale. Il colore di questo esemplare è identico a quello del Te/egonius weijenberghii (Thorell). Queste differenze, le quali avvicinano quest’esemplare al Telegonus weijenberghii 3 e l’allontanano dal T. ferrugineus 9, sono probabil- mente aberrazioni individuali; o forse quest’esemplare è la vera femmina del T.sweijenberghii, mentre il T°. ferrugineus sarebbe un’altra specie di cui non si conosce il maschio, questione che potrà risolversi quando sì avranno serie numerose di esemplari. Denti ai pettini: 25-25. Misure in millimetri: lunghezza del corpo 22,5 del cefalotorace circa 6,5, della coda 28,5; lunghezza e larghezza del primo segmento della coda circa 4; lunghezza del quarto segmento quasi 5, sua larghezza 3,2; lunghezza del quinto segmento quasi 6, sua larghezza alla base quasi 3,2, all’apice poco più di 2; lunghezza della vescicola poco più di 2,5, sua larghezza 2; lunghezza dell’aculeo 3,5; lunghezza della mano po- steriore 3,5, sua maggior larghezza 2,5; maggior larghezza della tibia 2; lunghezza del dito mobile 4,5. L’esemplare raccolto a Puerto Madryn è di un colore giallo testaceo, il quale diventa leggermente verdognolo sul tronco, egli risponde alla descrizione del BracQistosternus alienus Lònnberg (1. c., p. 46-47): gra- nulazione molto forte del cefalotorace, assenza completa di carene su- periori e di granulazione sulla superficie superiore dei segmenti della coda, presenza di peli disposti nello stesso modo sulla superficie infe- riore, la quale è fortemente granulosa nel quinto segmento, vescicola piccola e globosa, aculeo molto lungo. Il Br. alienus Lonnberg è probabilmente una varietà del Br. weijen- berghiîtî (Thorell). Gen. Urophonius Urophonius brachycentrus (Thor.). Cercophonius brachycentrus, Thorell in: Atti Soc. Ital., v. 19, p. 180, anno 19876. — Urophonius brachycentrus, Kraepelin in: Mt. Mus. Hamburg, v. 11, p. 221, 1894. — Urophonius Jheringti, Pocock in: Ann. nat. Hist., ser. 6, v. 12, p. 101, 1893 (g°). — Urophonius brachycentrus, Kraepelin, Das Tierr., Scorp., p. 194, 1899. Un esemplare $ di La Sierra (Uruguay), denti ai pettini 14-14. Pesa, 1 pre Urophonius granulatus Poc. Urophonius granulatus, Pocock in: Aun. nat. Hist., ser. 7, v, 1, p. 392, 1898. Urophonius granulatus, Kraepelin, Das Tierr., Scorp., p. 194, 1899. cd e 9 di Missioneras (Patagonia, Repubblica Argentina) ; & con 18-18, Q con 17-17 denti ai pettini. d dei dintorni del Rio Santa-Cruz (Patagonia, Repubblica Argentina), con 17-18 denti ai pettini. cd e 9 juv. di Monte, Buenos-Ayres (Patagonia, Repubblica Argentina), a con 19.19, 9 con 16-16 denti ai pettini. Negli esemplari maschi la superficie superiore della vescicola presenta nella sua parte mediana una piccola depressione di forma quasi ovale, abbastanza distinta. Gen. Bothriurus. Bothriurus dorbignyf (Guér.). Scorpio d’orbignyi, Guérin-Méneville, Icon. Règne an. Arach., p. 12, 1843. Sc. dorb., Gervais in: Walckenaer, Ins. Apt., v. 3. p. 58, 1844. Bothriurus d’orbignyi, Thorell, Atti Soc. Ital., vol. XIX, p. 170, anno 1876. B. d’orb., Kraepelin in: Mt. Mus. Amb. v. XI, p. 224, 1894. B. dorb., Kraepelin, Das Tierr., Scorp., p. 196, 1899. Un esemplare femmina di San Luis (Repubblica Argentina). Due esemplari maschi di Cacheuta (Repubblica Argentina). Questi due ultimi esemplari presentano notevoli varietà di colorazione, Essi hanno il tronco giallo cuoio superiormente, il cefalotorace bruno, i palpi mascellari e la coda, principalmente negli ultimi segmenti, di un bruno castaneo oscuro; inoltre lungo le carene laterali del IV e prin- cipalmente del V segmento s’incontrano alcuni peli giallo-bruni disposti in serie. Questi esemplari corrispondono alla varietà 00/uscatus Thorell. (IG LI): Bothriurus burmeisteri Krp]n. B. burmeisteri, Kraepelin in: Mt. Mus. Hamburg, v. 11, p. 227, 1894. — Id., Das Tierr., Scorp., p. 196, 1899. Un esemplare & di Puerto Camarone (Repubblica Argentina) di colore giallo-rossiccio con striscie nere sul dorso, sui palpi mascellari e sulla superficie inferiore dei segmenti della coda, con 20-20 denti ai pettini. Un esemplare 9 di Puerto Madryn (Chubut), Repubblica Argentina, di colore giallo leggermente verdognolo, con striscie nere disposte come nel maschio, con 19-19 denti ai pettini. O (0 SE BRothriurus vittatus (Guér.). Scorpio vittatus, Guérin-Mèneville in: Voy. Coquille, Zool., II, partie 2, p. 50, 1830. — Brotheas angustus, C. 4, Koch, Arach., v. 8, p. 89, f. 658, 1839. — Brotheas bonariensis (3°), Brotheas crythrodactylus (9), Brotheas nigro- cinctus, C. L. Koch, Arach., v. 10, p. 12, f. 762, p. 16, f. 764, p. 14, f. 763, 1839. — Telegonus vittatus, Gervais, Arch. Mus., v. 4, p. 227, pl. XI, fig. 30 e 31, 1844. — Bothriurus vittatus, Thorell in: Atti Soc. Ital., v. 19, p. 168, 1876. — Bothriurus vittatus, Kraepelin in: Mt. Mus. Hamburg, v. 11, p. 228 1894. — Bothriurus vittatus, Kraepelin, Das Tierr., Scorp., p. 196, 1899. Numerosi individui dei due sessi e giovani di San Fernando, Fede- racion e Posadas (Repubblica Argentina); Salto e La Sierra (Uruguay) ; Puerto Bertoni, Puerto Piray, Villa Rica, Paraguarì (Paraguay); Cuyabà (Matto°Grosso, Brasile). Questi esemplari, anche quelli raccolti nella stessa località, presentano una grande varietà di colorazione. Bothriurus coriaceus Poc. Pocock, Ann. Mag. Nat, Hist. (6), vol. XII, p. 95, pl. V, fig. 12, 1893. Un esemplare & della Sierra de Cordoba (Repubblica Argentina). — Quest’esemplare risponde alla descrizione di Pocock (1. c.) e fu identi- ficato da uesto illustre aracnologo. Questa specie mi pare distinta dal Bothriurus vittatus (Guér.), col quale Kraepelin la mette in sinonimia (Kraepelin in: Das Tierr., Scorp., p. 197, 1899), principalmente per la presenza di carene inferiori laterali fortemente dentellate sulla super- ficie inferiore del V segmento della coda e per l’impressione sulla su- perficie superiore della vescicola, la quale nel Botrriurus vittatus 3 è profonda e di forma prettamente circolare, mentre nel Bothriurus coriaceus d essa è rappresentata da un semplice solco longitudinale appena più largo nella parte distale, Lunghezza totale 47 millimetri, di cui 28 per la coda. Denti ai pettini 21-22. Bothriurus chilensis (Karsch.). ? Scorpio chilensis, Molina, Stor. nat. Chili, Ins. opit., p. 347, 1782. Cercophonius chilensis, Karsch in: Mt. Miinch. ent. Ver., v. 3, p. 136, 1879. Bothriurus chilensis, Kraepelin in: Mt. Mus. Hamburg, v. 11, p. 232, 1894. Id., Kraepelin, Das Tierr., Scorp., p. 197, 1899. Un esemplare ® di la Sierra (Uruguay). Parecchi esemplari di: San Luis, Cacheuta, Villa Holga (Repubblica Argentina). Un esemplare 9 di Missioneras e un & e una 9g del rio Santa Cruz (Repubblica Argentina, Patagonia). Degni di nota sono il maschio del rio Santa Cruz e la femmina di Missioneras per il colore giallo-rossiccio con striscie o macchie bruno oscure nella parte mediana del cefalotorace, sulla parte anteriore dei segmenti dorsali e sulla superficie inferiore dei segmenti della coda; inoltre nel quinto segmento della coda le carene latero-inferiori vi sì prolungano dall’apice quasi alla base del segmento. 2074 - Tip. Pietro Gerbone, Via Gaudenzio Ferrari, 3, Torino. NCIS BOLLETTINO Musei di Zoologia ed Anatomia comparata della R. Università di Torino N. 404 pubblicato il 26 Ottobre 1901 Vo. XVI d RES ITALICAE IIl. Dott. LUIGI COGNETTI Assistente all’ Istituto Zoologico della R. Università di Sassari. Gli Oligocheti della Sardegna Durante una permanenza di alcuni mesi (Novembre 1900-Maggio 1901) in Sardegna, mi occupai di studiare la fauna oligochetologica di quel- l’isola, intorno alla quale si avevano conoscenze assai scarse. Mia resi- denza era Sassari, di dove estesi le ricerche nella campagna circostante. In questa scarseggiano le località ricche in materiale, sia per i fre- quenti e prolungati periodi di siccità, ma specialmente per l’affiorare in molti punti della roccia pliocenica. Sopra di questa, lungo le strade e presso gli oliveti, si trovano talvolta dei depositi più o meno profondi di humus nericcio, ricco di sostanze organiche, ed è appunto in depositi consimili, presso la località detta « i Cappuccini », che raccolsi inate- riale ivteressantissimo, come pure nell’orto che fiancheggia la casa cantoniera Abealzu sulla strada d’Osilo a '7 km. da Sassari. Nella massima parte dell’agro sassarese il terreno è bruno rossiccio con molti elementi argillosi, ed in esso non incontrai quasi mai altre specie all’ infuori dell’ Hormogaster Rediî, Rosa. È questo il primo Oligochete che venne notificato per la Sardegna, Spetta al TARGIONI-TOZZETTI il merito d’essersi prima d’ogni altro oc- cupato degli Oligocheti che s’incontrano in Sardegna: egli comunicò i suoi studii inediti al PANCERI, il quale nel suo « Catalogo degli Anellidi, Gefirei e Turbellarie d’Italia (1) », pubblicato nel 1875, notificò il Luzz- bricus gigas, Dugès per Siliqua (err. Siligna). Questa specie è oggigiorno compresa tra le dubbie, ma io ritengo che gli esemplari raccolti dal TARGIONI-TozzETTI non fossero dei Lumbricidi propriamente detti, bensì degli H7. Redtii (V. anche a pag. 17). Cotesta specie venne descritta dal Rosa nel 1887 (2.0), e contempora- neamente questo autore notificò la sua presenza a Ghilarza. La prima notificazione esatta di un Oligochete sardo è quindi questa del Rosa. In seguito ancora il Rosa notificò nel 1890 (23) il Microscolex modestus, Rosa [= M. phosphoreus (Ant. Dugés)], e nel 1893 (25) 1’ A/- tolobophora Festae, Rosa, entrambi per Cagliari. Infine il MICHAELSEN descrisse nel 1899 (10) l Hormogaster pretiosa, Mcehlsn, su esemplari provenienti pure da Cagliari. Nei luoghi ch’io visitai non mi fu possibile trovare quest’ultima specie. e neppure l’A//olobophora Festae, Rosa. Così non rinvenni mai un Oligochete acquatico, il T'ubifex rivulorum, Lamk., che tuttavia seppi dal prof. Rosa esser presente in qualche rivo nei contorni di Sassari. Raccolsi invece altre forme acquatiche in una pozzanghera d’acqua dolce in regione Rizzeddu. In seguito alle mie ricerche posso concludere che gli Oligocheti sardi comprendono rappresentanti delle seguenti famiglie : Aelosomatidae Megascolecidae Nuididae Glossoscolecidae Tubificidae Lumbricidae. Enchytraeidae Delle prime quattro non era nota prima d’ora la presenza nell’isola di Sardegna. Le specie che fino ad oggi si conoscevano a far parte della fauna Oligochetologica sarda non erano che quattro: io ho potuto porre in chiaro che a queste se ne debbono aggiungere altre sedici, cinque delle quali nuove per la scienza. Di tutte è fatta parola nelle pagine seguenti. Fam. Aelosomatidae. Aelosoma Maggii, n. sp. (1) Loc.: Regione Rizzeddu presso Sassari, in una pozzanghera d’acqua dolce frammezzo ai filamenti delle Conferve. Lunghezza 2 mm. ; segmenti 17. Le setole, disposte in quattro fasci per ogni segmento a cominciare «lal secondo, sono tutte capillari e leggermente incurvate ad S. Mancano al segmento anale, che è alquanto allungato. In ogni fascio, nella por- (1) Dedico questa specie all'illustre anatomico dell’ Universita di Pavia, che pel primo si occupò degli Aelosomatidi italiani. o zione anteriore dell’animale, si contano da 5 a 7 setole ; nella porzione posteriore se ne contano anche meno. Tutte hanno su per giù la me- desima lunghezza. La parete del corpo è trasparentissima ; l'epidermide sì presenta co- sparsa di macchiette color rosso ranciato, disposte senza ordine, ma più frequenti all'estremità posteriore. Il prostomio è appiattito dorso-ventralmente, la sua larghezza non oltrepassa quella del rimanente del corpo ; alla faccia ventrale è tap- pezzato di robuste ciglia vibratili, ed all’orlo anteriore è munito di sot- tili peli rigidi, L’esofago si protrae fin nel quarto segmento, ove comincia l’intestino propriamente detto, di calibro alquanto maggiore, giacchè occupa quasi totalmente la cavità del corpo dei segmenti in cui è compreso. Le cellule clorogoghe sono alquanto voluminose e si trovano già a tappezzare la parete esterna dell'esofago; se ne osservano parecchie fluttuanti nella cavità del corpo. Internamente al prostomio si osser- vano delle grosse cellule rotondeggianti, a contenuto finamente granu- loso, quasi tutte attaccate alla parete del corpo. Gli imbuti cigliati del primo paio di nefridi sporgono nel 3° segmento; essi, come quelli dei nefridi rimanenti, sono brevi, poco allargati, e si continuano dietro al dissepimento in un canale dapprima dritto, e poi lassamente ravvolto a gomitolo. L'unico esemplare che potei osservare mi servì per dedurre i pochi caratteri suindicati, i quali sono tuttavia sufficienti, specialmente la posizione del primo paio di nefridi, a far distinguere la nuova specie dalle rimanenti del genere Aeo/osoma. Noto all’intersegmento 12-13 una strozzatura annulare indicante il punto in cui era per avvenire la scissione dell’animale in due zooidi; LI il 12° segmento è privo di setole. Naididae. Nais barbata, O. F. Miiller. Loc.: Trovai questa specie abbondantissima entro una vasca d’acqua corrente sita nel mezzo del cortile dell’Università di Sassari. Tubificidae. Tubifex rivulorum, Lmk. Loc.: Dal prof. Rosa seppi della presenza di questa specie nei dintorni di Sassari; a me personalmente non fu mai dato d’incontrarla nelle località visitate. Enchytraeidae. Questa interessantissima famiglia è ottimamente rappresentata nei din- torni di Sassari; di essa tuttavia, come delle tre precedenti, non si era fino ad oggi notata la presenza in alcuna località della Sardegna. Dei 13 generi in cui è suddivisa, quattro ne riscontrai a far parte della fauna sarda, e cioè : Zenlea, Buchholzia, Enchytraeus, Fridericia. In questi sono distribuite complessivamente nove specie, tre delle quali nuove per la scienza. Henlea ventriculosa (Udek.). Loc.: Dintorni di Sassari, ove tuttavia è rarissima. Buchholzia sarda, n. sp. Nei limiti di questa specie sì comprendono due categorie d’individui, alle quali non credo si possa assegnare nè il valore di sottospecie, nè quello di varietà. Distinguo gli individui dell'una chiamandoli sem- plicemente forme A in contrapposto a quelli dell’altro che chiamo forme B (1). Le due forme differiscono essenzialmente nella posizione dell’intero apparato sessuale maschile, degli ovarî e del clitello; nei rimanenti caratteri coincidono in modo perfetto o quasi, cosicchè darò descrizione completa di una soltanto, limitandomi per l’altra ad indicare i punti differenziali. Loc.: Rinvenni le due forme riunite in una medesima località non lungi da Sassari, denominata « i Cappuccini », ove sono abbastanza comuni, specialmente la forma A. FORMA A. (V. Tav. fig. 1, 2,3, 4). Lunghezza 10-12 mm., segmenti 40-55. Il colore è bianco, la parete del corpo trasparente. Le setole si pre- sentano per lo più in numero di 5 ad ogni fascio, ma non di rado questo numero è superato, giungendosi talvolta fino ad 8. (1) In una nota a parte, della quale ho già pronto lo schema, esporrò in modo preciso le ragioni per cui ngn distacco specificamente la Buchholzia sarda, forma A, dalla B. sarda, forma B, e tratterò pure di altre specie di Oligocheti le quali si trovano in condizioni analoghe, tali cioè da compren- dere nei proprî limiti forme che a priori andrebbero allontanate l'una dal- l’altra ed ascritte a specie o generi, e talvolta persino a famiglie diverse. Ai segmenti posteriori i fasci possono constàre anche soltanto di 3 4 setole. La forma delle setole è più o meno marcatamente sigmoide, senza nodulo a metà. Ai singoli fasci le setole sono disposte come néi Packydri!us, dispo- sizione già descritta e raffigurata dal MIcHAELSEN (9). Nell’epidermide si osservano delle ghiandole chiare, irregolarmente rettangolari, a contenuto jalino, con margini frastagliati, disposte in cerchio a metà di ciascun seemento ; più numerose ai primi segmenti e segnatamente al lobo cefalico. Il clitello si estende sui segmeriti 12-4/, 13 ; le cellule ghiandolari che lo costituiscono sono più rade e più grosse dalle cellùle epidermiche iiormali ; hanno forma rettangolare arrotondata, protoplasma granuloso, rifrangente, e nucleo per lo più basilare. Il poro cefalico è presente frammezzo al lobo cefalico ed il primo segmento; sulla linea inediana dorsale, in forma di una breve fessura longitudinale (1). Le aperture maschili sono al 12° un po’ lateralmente alla linea occu- pata dai fasci ventrali che in quel segmento sono assenti. In nessun esemplare mi fu dato riscoutrare la presenza delle aperture femminili, Le aperture delle spermateche sono all’intersegmento 4-5 in direzione della setola dorsale più interna. L’esofago si estende diritto fin quasi a metà del 7° segmento, ove ap- pare molto rigonfio, dopo di che si continua, dietro al dissepimento 7-8, nell’ampio intestino propriattiente detto. Il rigonfiamento del 7° segmento proviene dall’inspessirsi della parete dell'esofago non solo dorsalmente e ai lati, ma anche ventralmente, cioè tutto all’ingiro, mentre il dia- metro del lume rimane invariato. Tale rigonfiamento è legato alla parete del corpo mediante briglie muscolari. Nel 4° segmento si trova un paio di ghiandole salivari piccole, ma- millonari, contrattili, attaccate direttamente ai lati dell'esofago e sboc- canti in esso (2). (1) Noto a questo proposito che nei generi di Enchitreidi da me studiati finora e provvisti di poro cefalico all’intersegmento 0-1 sulla linea mediana dorsale varia la disposizione dell’apertura esterna di detto poro: cosi, nel genere MHenlea, in cui è già stata osservata dal BRETSCHER (2, pag. 35), essa è secondo la linea trasversale, invece nei generi Bwchholzia, Enchytraeus e Fridericia, secondo la linea antero-posteriore. (2) La contrattilità delle ghiandole salivari degli Enchitreidi non mi consta sia stata fino ad ora notata da alcuno. Io già da tempo l’ho osservata, non solo in questa specie, ma anche in altre appartenenti a generi diversi (/r- dericia, Enchytraeus, Henlea). A suo tempo ritornerò sull’argomento, occu- pandomi pure della struttura di dette ghiandole e della loro funzione. REL Le ghiandole septali sono in tre paia ai segmenti 4°, 5°, 6°. Il cervello è sensibilmente concavo, sia anteriormente che posterior- mente, i due angoli posteriori sono molto arrotondati, ed i margini laterali convergono più o meno fortemente all’innanzi. La larghezza massima del cervello sta alla lunghezza circa come 1 e ‘/, a 2. Il vaso dorsale si origina dal seno sanguigno intestinale nel terzo anteriore del 7° segmento, immediatamente davanti al rigonfiamento dell'esofago, e presenta tre dilatazioni o ampolle pulsanti. La prima assai breve è nel 7° segmento, dietro al dissepimento 6-7; la seconda nel 6°, la terza nel 5° segmento, dopo di che il lume del vaso dorsale si riduce alquanto. Nel vaso dorsale vi sono numerose cellule valvolari, ma soltanto fin nel 5° segmento, più anteriormente non se ne trovano più, neppure ai punti in cui prendono origine le anse laterali. Di queste il primo paio si origina nel 4° segmento, il secondo nel 3°, e un po’ più anteriormente pure nel 3° segmento, il terzo paio. I nefridi hanno l’anteseptale piccola, nella quale il canale decorre diritto; la postseptale assai più grossa (circa 8 volte), si continua poste- riormente in un breve canale terminale. Le anteseptali dei primi nefridi sporgono nel '7° segmento. Le cellule linfatiche sono di due dimensioni diverse, mentre è pres- sochè uguale la forma appiattita, ovoidale. Le maggiori hanno un grosso nucleo centrale e sono in numero alquanto minore. [ testicoli piriformi sono nell’11° segmento, attaccati al dissepimento 10-11, ai lati della catena gangliare ventrale. I padiglioni dei vasi deferenti sono mediocri, a parete liscia; la lun- ghezza è pari a quasi due volte e mezzo il diametro. Il lume del canale che scorre in essi è piuttosto ampio, ma si riduce alquanto nel condotto assai lungo ed ampiamente avvolto a spira che si trova nel 12° segmetrito e termina su ciascun lato in un grosso ammasso ghiandolare tondeg- giante e costituente una prostata estroflessibile. Gli ovarî sono al 12° segmento attaccati al dissepimento 11-12. Le spermateche sono piriformi, cave, assai allungate all'estremità prossi nale, mediante la quale stanno in comunicazione col lume esofageo sboccandovi dorsalmente in un medesimo punto. Il canale escretore si origina dal centro di una protuberanza emisfe- rica sporgente nel lume della spermateca, ed è lungo al più quanto il corpo della spermateca stessa. Attorno alla sua apertura esteriore stanno poche ghiandole unicellulari piccole, peduncolate. Questa forma A trovai fornita di clitello nei mesi di dicembre, gen naio, febbraio, marzo, aprile. FORMA B. Il clitello si trova ai segmenti 9-‘/, 10; non mì fu dato di osservarlo che in due esemplari raccolti in dicembre e in gennaio, nei quali per di più era appena accennato. Le aperture maschili sono al 9° segmento. I testes all’8° contro il dis- sepimento 7-8; rimpetto ad essi, pure all’8°, si trovano i padiglioni cigliati. L’8° segmento è ripieno di masse spermatiche libere in via di matu- razione. Gli ovarî sono al 9° contro il dissepimento 8-9. Enchytraeus Buchholzi, Ve;d. £ Loc.: Cappuccini, ove tuttavia è piuttosto raro. Fridericia sardorum, n. sp. (V. Tav. fig. 5 e 6). Loc.: Abbondantissima nell’orto della casa cantoniera Abealzu a 7 chi- lometri da Sassari, sulla strada che va ad Osilo, e in generale comune in tutto il territorio sassarese. Lunghezza 15-25 mm.; diametro 1 mm.; segmenti 50-59. La forma del corpo è cilindrica, leggermente attenuata alle due estre- mità. M colore (in vita) è gialliccio, tranne al clitello che appare bianco : ciò è dovuto in gran parte alla presenza delle uova visibili per traspa- renza attraverso la parete del corpo. Le setole sono dritte, in quattro fasci per segmento ; ai fasci dorsali sono in numero di 4 a 6, ai ventrali di 6 ad 8. In ogni fascio le setole diminuiscono in lunghezza e in robustezza, procedendo dai lati al centro; le estremità distali delle setole di un fascio rimangono però tutte su di uno stesso piano. Il clitello occupa il segmento 12° per intiero e la metà anteriore del 13°; vi si distinguono le cellule ghiandolari caratteristiche, alte, a con- tenuto chiaro, di mediocre grandezza e disposte l’una accanto all’altra senza ordine. Il pero cefalico è evidente sulla linea mediana dorsale, frammezzo al lobo ed all’anello cefalico sotto forma di un breve occhiello disposto secondo l’asse longitudinale dell’animale. I pori dorsali sono nella metà anteriore di ogni segmento a cominciare dal 7°, sotto forma di brevi fessure trasversali. Le cellule linfatiche sono di due forme e di due dimensioni differenti, le maggiori ellittiche, appiattite, le minori navicellari. Il cervello è costantemente convesso anteriormente e un po’ incavato al margine posteriore ; i due margini laterali sono quasi paralleli fra PI TERE loro, gli angoli posteriori arrotondati. La larghezza sta alla \unghezza come l a 1 e !/,. La catena gangliare ventrale non presenta alcun rigonfiamento spe- ciale all’ultimo segmento clitelliano e ai due seguenti. Il canale digerente, a cominciare dal 5° segmento, è rivestito da cel- lule cloragogene giallognole, a contenuto finamente granuloso. Esse sono assai basse sull’esofazo, e dove questo attraversa i segmenti 11 e 12 quasi nulle; in seguito il loro numero e la loro altezza aumentano di bel nuovo a partire dal 13° segmento, nel quale l’esofago si allarga nell’in- testino propriamente detto. Le ghiandole salivari sono suddivise in lunghe e numerose ramificazioni digitiformi. Il vaso dorsale si origina dal seno sanguigno intestinale al 15°-16° see- mento e non presenta cuori rigonfi; a partire dall'origine fino al 10° segmento è rivestito di cellule cloragoghe, bassissime ai segmenti 12° e 11°. Dalla parete interna sì vedono pendere nel lume del vaso le cellule valvolari. Nel 4° segmento, a brevissima distanza l'uno dall’altro, pren- dono origine dal vaso dorsale due paia di anse laterali. I nefridi hanno un’anteseptale mediocre in cui il canale escretore descrive già delle circonvoluzioni, ed una postseptale pari al doppio del - l’anteseptale. Il condotto escretore terminale si stacca ventralmente dalla postsepale, circa a metà della sua lunghezza. I nefridiopori sì trovano sulla linea dei fasci ventrali, davanti a questi. I vasi deferenti constano di un padiglione tozzo, a parete molto spessa, e di un canale lungo e lassamente raggomitolato su se stesso. Questo sì apre all’esterno a metà del 12° segmento, in direzione delle setole ven- trali, attraverso ad una grossa prostata estroflessibile. Le aperture femminili che mi fu dato di vedere in esemplari rac- colti nel mese d’aprile sono all’ intersegmento 12-13 in direzione delle setole ventrali, ed hanno l’aspetto di brevi fessure trasversali a labbra tumide. Le spermateche si compongono di una piccola ampolla conica appiat- tita, la quale col vertice è collegata all’esofago e mediante la base co- munica ampiamente con due grosse tasche laterali sessili compresse lateralmente; l'insieme sì presenta sotto forma di un cuore allungato e appiattito. Il canale assai breve, cilindrico, si apre all’esterno fram- mezzo a due grosse ghiandole pluricellulari, globose, disposte secondo il piano intersegmentale. Queste ghiandole sono sempre presenti ed il loro numero è costante ; soltanto notai che negli esemplari ancora sprovvisti di clitello il loro volume è un po’ minore che negli esemplari adulti. Seguendo la tavola dicotomica del genere Fridericia data dal MI- CHASALSEN nella sua recente monografia pel « Tierreich » (12), la FP. sar- dorwm andrebbe posta accanto alla /. Leydigi, Vejd. ed alla Y. Perrieri, Vejd. Dalla prima si distingue in special modo pel numero maggiore di setole in oguiì fascio e per la forma dei nefridi, nonchè per le dimen- sioni maggiori. Dalla seconda per la forma del cervello e delle ghiandole salivari. Una forte differenza tra la nuova specie di Sardegna e le due suddette è palese anche nella forma complessiva delle spermateche e nelle ghian- dole all'apertura esterna di tali organi presenti in Y. sardorum, assenti nelle altre due specie. Tra le specie scoperte dopo la pubblicazione della suddetta monografia del MICHAELSEN, ne noto due della Svizzera, la M'idericia humicota e la F. frutlensis, entrambe descritte dal BRETSCHER (@), che hanno qualche carattere in comune con la F. sardorum. Questa tuttavia differisce da tutte e due nella forma del cervello (1), dei nefridi, e le supera nelle dimensioni. Di più manca di particolari rigonfiamenti alla catena gan- gliare Wentrale nell’ultimo segmento clitelliano e nei due seguenti. Infine alcune differenze risiedono pure nella forma delle spermateche e nelle ghiandole site alle loro aperture esterne. Fridericia digitata, n. sp. (V. Tav. fig. 7). Loc.: Rinvenni questa specie nell’orto della cantuniera Abealzu sopra indicato ed in altre località nelle vicinanze di Sassari, ove tuttavia non è così comune come la specie precedente. Le dimensioni sono le stesse della Y. sardorum, mihi, ma la si può distinguere da questa, anche ad occhio nudo, per la colorazione più chiara (in vita) del corpo. Il numero dei segmenti varia tra 60 e 65 negli esemplari maggiori forniti di clitello, nei giovani tra 45 e 60. Le setole diritte sono, negli esemplari affatto adulti, in numero di 4 per fascio ai segmenti anteriori e mediani, e di 2 per fascio ai segmenti posteriori. In ogni fascio le setole interne sono più corte e più esili delle esterne. Strana ed interessante è la disposizione delle setole negli esemplari giovani di questa specie. Nei mesi di febbraio e marzo raccolsi diversi individui, lunghi da 8 a 15 mm. e composti di 45 a 50 segmenti, nei quali non si erano ancora sviluppate le spermateche. In essi notai quasi costantemente due setole di ugual lunghezza ai fasci ventrali in tutte le regioni del corpo. Ai fasci dorsali invece non era presente, negli indi- vidui minori, che una sola setola, e soltanto ai segmenti 2-12 (13) e dopo il 30° (...35°) segmento. Dal 12° (13°) fino al 30° (... 35°) segmento man- (1) Il disegno che dà il BRETSCHER (®) del cervello della /. /ruttensis alla tavola III non si accorda con la descrizione che l’A. dà di quest’organo a pagina 31 del testo. A (4 cavano del tutto i fasci dorsali. Più tardi, accanto all’unica setola dor- sale, là dove essa è presente, comincia ad apparire la punta di una se- conda setola dorsale in via di formazione, e al tempo stesso aumenta, ma assai più rapidamente, il numero delle setole ai fasci ventrali. In un esemplare di 57 segmenti, ancora sprovvisto di clitello, ma con spermateche ben sviluppate, i fasci ventrali erano così composti : fino al 14° di quattro setole ciascuno, dal 15° al 25° quasi sempre di tre, dal 26° al 32° si avevano di bel nuovo quattro setole per fascio, dal 33° al 56° due, rarissimamente tre, uguali fra loro in lunghezza e in grossezza. Nei segmenti anteriori al 33° v’era invece una differenza notevolissima nella lunghezza tra le setole mediane e le laterali in ogni fascio ven- trale, quelle essendo più corte della metà di queste. Alquanto più tardi anche i fasci dorsali risultano composti in tutti i segmenti anteriori di quattro setole. Non rinvenni mai esemplari che presentassero un clitello così forte- mente ghiandolare quale è quello della 7. sardorum, mihi e di altre Fridericia, bensì osservai nei più grossi una maggior compattezza delle cellule epidermiche ai segmenti 12-4/, 13 e una disposizione di queste, in quella regione, secondo linee anellari molto ravvicinate. Il foro cefalico ha forma di fessura longitudinale e trovasi sulla linea mediana dorsale all’interseemento 0-1. Il primo poro dorsale si presenta al 7° segmento. Nella cavità celomica fluttuano numerosissime cellule linfatiche in gran parte discoidali appiattite. Un esemplare adulto presentava nei segmenti posteriori, frammiste ai linfociti, alcune cellule assai più volu- minose, floscie, con nucleo ben evidente, ialinò, e plasma bianchiccio lattiginoso opaco (? uova). Il cervello è conico-arrotondato anteriormente, ed arrotondati sono pure gli angoli posteriori; l'estremo margine posteriore che continua la curva degli angoli presenta talora una macchia giallo-bruna. Le ghiandole salivari, contrattili, sono poco ramificate all’estremità libera; qualche breve diverticolo digitiforme si presenta anche alla por- zione prossimale dilatata non lungi dallo sbocco nell’esofago al 4° seg- mento. L’esofago, fino al dissepimento 6-7, è quasi privo di cellule cloragoghe. In varî individui notai che la parete esofagea era alquanto ispessita ai segmenti 12° e 13° (raramente al 13° e 14°). Al 14° 0 15° segmento in- comincia l’ intestino propriamente detto, rivestito da numerose cellule clorogoghe piccole, giallo-brune, piriformi, con la porzione appuntita attaccata all’ intestino e la porzione rigonfia contenente un nucleo ben evidente. Il vaso dorsale si origina dal seno sanguigno intestinale posteriormente al clitello, ma non in un segmento determinato, giacchè in quattro esem- Zi — piari osservati a bella posta il suo punto di origine era rispettivamente al 15°, al 16°, al 17° e al 18°. Nel lume del vaso dorsale, e non più avanti del 5° segmento, pendono le cellule valvolari, fusiformi, allungate, collegate alla parete del vaso mediante le due estremità: sono cioè del tipo di quelle da me disegnate (3) per la Y. Perrieri, Vejd. I nefridi si compongono di un’anteseptale più o meno allungata, scura, in cui il canale escretore descrive già delle circonvoluzioni, e di una postseptale pari in grossezza a circa il triplo dell’anteseptale. ll canale terminale si origina dalla postseptale nella sua metà anteriore. I vasi deferenti constano di un padiglione voluminoso conico-allungato, il quale si continua col vertice nel canale deferente. Questo è circondato presso l’apertura esteriore da una grossa prostata estroflessibile. Non mi fu dato di rinvenire esemplari in cui fossero visibili le aper- ture femminili. Le spermateche hanno un’ampolla a pan di zucchero ben sviluppata, recante alla base da 3 a 6 diverticoli digitiformi, talvolta lunghi quasi quanto l’ampolla stessa e spesso leggermente rigonfi all'estremità libera. Ogni diverticolo è percorso in tutta la sua lunghezza da un sottile canale dilatato al suo fondo cieco e sboccante nella cavità dell’ampolla ; questa, a sua volta, è in diretta comunicazione col lume esofageo nei 5° segmento. Il canale delle spermateche, poco allungato, si origina al vertice di un cono tronco, il quale protrude nel lume dell’ampolla e costituisce la parete basale di questa. All'apertura esterna delle spermateche sì osserva raramente qualche piccola ghiandola unicellulare, sessile. Tra le Frédericia finora descritte la 7. ga/ba, Hoffm. è quella che pre- senta maggiori affinità con la Y. digitata. mihi; ritengo tuttavia che il diverso numero di setole per ogni fascio e la forte diversità nella forma dei nefridi siano caratteri sufficienti a far distinguere le due specie l’una dall'altra, Fridericia bulbosa, Rosa. Loc.: Cappuccini, cantoniera Abealzu; rara. Fridericia bisetosa (Levins.). Loc.: Cappuccini, cantoniera Abeaizu; meno rara della specie pre- cedente. Fridericia galba (Hoffmstr.). Loc.: Cappuccini; rarissima, SS GS Fam. Megascolecidae. Subfam. Acanthodrilinae. Microscolex phosphoreus (Ant. Dugès). (V. Tav. fig. 8). Loc.: Nell’orto della cantoniera Abealzu a 7 km. da Sassari, nello strato superficiale di terriccio nero, ricco di fogliame marcescente, e nei pressi dei Cappuccini: frequente in entrambe le località, specialmente nella prima. Ricevetti inoltre degli esemplari da altri punti dell’agro sassarese. La presenza del M. phosphoreus (Ant. Dugès) nell’isola di Sardegna era già nota prima d'ora in seguito alla pubblicazione di un lavoro del Rosa (23), nel quale è dato complemento alla descrizione del M. 220- destus, Rosa [= M. phosphoreus (Ant. Dugès)],.che trovasi inserita in un precedente lavoro (19) dello stesso autore. Io pure rinvenni questa specie in Sardegna ; essa è abbastanza comune nel territorio sassarese, e lo sarebbe, credo, assai di più senonchè 1’ humus nericcio, ricco di materie organiche in decomposizione, e specialmente di fogliame e sterpi putrescenti, nel quale soltanto può trovare il nutri- mento necessario, è assai scarso nei dintorni di Sassari, e nei luoghi ove esiste si riduce ad uno strato superficiale (1). Esaminai scrupolosamente gli esemplari che potei raccogliere in buon numero e di essi stesi una minuziosa descrizione. Rimasi sorpreso quando nel confrontare questa con le descrizioni del Rosa sopra citate, mi accorsi di alcune divergenze d’importanza gran- dissima, le quali a tutta prima mì condussero ad ammettere la presenza nell'isola di Sardegna di un altro Miîcroscolex oltre al phosphoreus. Quest’altra specie sarebbe il M. Aempeli di FR. SMITH, rinvenuto da questo autore nella Florida, Stati Uniti d'America. Infatti i Microscolex da me raccolti nei dintorni di Sassari si accor- dano esattissimamente in tutti quanti i caratteri con la descrizione assai accurata che lo SMITH (@'7) ha dato nel 1896 per la sua specie, e le figure disegnate da quest’autore riproducono fedelmente quanto mi fu dato di vedere nei miei preparati microscopici. Tuttavia mi colpì l’analogia di questo stesso M. Rempeli, Fr. Smith (1) All’incontro un altro terricolo, di cui dirò più avanti, l’Hormogaster Itedii, Rosa, che è sparso per tutta quanta l’isola, si adatta egregiamente a scavare le sue gallerie anche nel terriccio argilloso bruno e giallastro che costituisce l’agro sassarese. Li = col M. phosphoreus (Ant. Dugès) in moltissimi, anzi nella quasi totalità dei caratteri. Giunto a Torino di ritorno dalla Sardegna, mi proposi d’esaminare i tipi del M. m0destus, Rosa, conservati nel locale Museo Zoologico, e ne ottenni gentilmente il consenso dal direttore prof. CAMERANO, nonchè dallo stesso prof. Rosa. } Oltre agli esemplari che servirono al Rosa per la prima descrizione della specie (19), e provenienti forse da Genova, volli studiare anche quelli sardi provenienti da Cagliari, dal Rosa notificati nel 1890 (23). Questi ultimi sono meglio conservati e in maggiore quantità. In seguito ai ripetuti raffronti fra i caratteri esterni dei miei esem- plari sassaresi e quelli dei tipi suddetti, mi si accrebbe vieppiù il dubbio li avere*sott’occhio una sola ed unica specie, cosicchè il M. Rhempelî, Smith, del quale avevo scoperta la presenza in Sardegna, veniva ad essere la stessa cosa che il M. modestus, Rosa = M. phosphoreus (Ant. Dugès). A fine di rimuovere ogni incertezza e di definire la questione, volli esaminare scrupolosamente anche i caratteri interni, ed all’uopo feci parecchie preparati di sezioni in serie, condotte sia trasversalmente che longitudinalmente, tanto degli esemplari di Genova (?) quanto di quelli di Cagliari, e ancora di quelli sud-americani raccolti dal dott. A. BORELLI nei dintorni di Asuncion (Paraguay) e notificati dal Rosa nel suo « Con- tributo allo studio dei Terricoli neotropicali » (26). Ne ebbi come risultato finale di riconoscere la perfetta uguaglianza fra i tipi esaminati e gli esemplari sassaresi che io avevo ascritto al M. hempetli, Fr. Smith. Quest’ultima specie va dunque posta essa pure in sinonimia col Microscolex phosphoreus (Ant. Dugès). Di più lo scorso anno il MICHAELSEN (12) riconobbe essere uguale a quella di FR. SMITH un’altra specie rinvenuta dall’ Eilsen nella California, il Microscolea parvus, del quale lo stesso EISEN aveva descritta contemporaneamente anche la varietà carolînianus (6). Cosicchè in definitiva si è oggidì condotti ad ammettere pel M. Pho- sphoreus (Aut. Dugès) la seguente lista sinonimica: 1837. Lumbricus phosphoreus, ANT. DUGÈS (5). 1887. Microscolea modestius, RosA (19). 1887. Photodrilus phosphoreus, GIARD (7) 1888. Microscolex modestus, Rosa (21). 1889. L. (Allurus) phosphoreus, L. VAILLANT (29). 1890. Microscolex modestus, Rosa (23). ? 1893. Endrilus dubius (part.), W. W. SMITH (28). 1895. Ponlodrilus phosphoreus, BEDDARD (1). 1896. Microscolea hempetli, FR. SMITH (27). pa 1899. Microscolex phosphoreus, MCHLSN. (11). 1900. Mzcroscolex parvus, G. EISEN (6). 1900. Microscolex parvus, var. carolinianus, G. EISEN (6). È dunque allargata ancora di più la distribuzione geografica già este- sissima di questa specie oriunda dell'America del Sud (1). Essa, oltrechè in tutta quanta la regione neotropica, è presente in diversi punti della regione sonorana, la quale, d'altra parte, è noto essere una regione di transizione con fauna in parte artogeica e in parte neogeica (2). Dal- l'America fu importata in Europa, nell'arcipelago delle Canarie e nella parte meridionale del continente africano (3). In Europa la plaga in cui il M. pRosphoreus si trova maggiormente diffuso è, con tutta probabilità, l’isola di Sardegna. Mi soffermerò ora a porre in chiaro i punti dai quali specialmente dipende la identificazione del Microscolex phosphoreus (Ant. Dugès) e del M. modestus, Rosa col M. hempeli, Fr. Smith, Procederò ordinatamente, cominciando dai caratteri esterni e al tempo stesso coglierò l’occasione per notificare alcuni nuovi dati che potei de- durre dalle mie osservazioni, oltre a quelli riportati da FR. SMITH (27) e dall’EISEN (6). I. Setole. — La disposizione delle setole è ottimamente riprodotta nella fig. 13 della tav. XXXVII che va unita al lavoro sopra citato di FR. SMITH, e quanto è detto nel testo a questo riguardo si accorda con la descrizione che dà l’EISEN (6) pel « deltoid arrangement » delle setole nel suo M. parvus, essendo trascurabili le piccole differenze nelle di- stanze tra le setole di uno stesso segmento rispettivamente misurate dall'uno e dall’altro autore. Primo ad avvedersi della disposizione det- toide delle setole ventrali fu il Rosa (23), il quale tuttavia l’indicò sol- tanto ai segmenti posteriori al 17°. Le setole ventrali del 17°, trasformate in lunghe setole peniali, sono ravvicinate fra loro e disposte in modo che la setola a non sì trova sulla linea che congiunge le setole a dei segmenti 16° e 18°, ma un po” più ventralmente, mentre la setola d è spostata in modo da essere im- piantata accanto a detta linea di poco dorsalmente ad essa. Di ciò va tenuto conto per l'esatta ubicazione delle aperture maschili. Dall'esame dei miei preparati potei dedurre che al 16° le setole ven- trali sono un po’ più sottili e più allungate che ai segmenti che prece- dono. Infine noto che tanto negli esemplari da me raccolti a Sassari quanto nei tipi esaminati erano presenti tutte le setole dorsali anche ai (1) Cfr. Rosa (28). (2) Ho seguito la divisione geografica del LyDEKKER. (3) Come località dubbia si ha ancora la Nuova Zelanda. ap a segmenti 14° e 18°, ai quali l’EIlsEN (6) nel M. parvus trovò mancare rispettivamente le setole c e 4 e la setola d. II. Papiîlle. —- Queste formazioni epidermiche nel M. phRosphoreus variano di posizione da un esemplare ad un altro non soltanto in senso longitudinale, ma accade pure che, mentre in un individuo su di un dato segmento si riscontra una sola papilla impari mediana, in un altro su quel medesimo segmento, se ne osservi un paio disposto bilateralmente. Codesta variabilità di posizione fu già notata da FR. SMITH {2 7) e l’ap- palesarono a me pure le mie osservazioni tanto nei miei esemplari quanto nei tipi del ROSA. III. Clitelto. — I varî autori trovarono il clitello esteso sempre sui medesimi segmenti 13°-1'7°; il primo e l'ultimo possono essere ricoperti solo in parte. Altrettanto dicasi per gli esemplari da me raccolti nei dintorni di Sassari. IV. Sepîmenti. — Nel lavoro del GIARD ('7) è accennata, ma in modo inesatto, la disposizione irregolare dei sepimenti nel M. phosphoreus. Da osservazioni apposite potei porre in chiaro quanto segue. Il primo sepimento visibile è il 4-5; esso dorsalmente s'inserisce all’intersegmento 4-5, il sepimento susseguente ha un'inserzione dorsale un po’ anteriore all’intersegmento 5-6; e così i sepimenti che vengono dopo s'inseriscono sulla parete dorsale del corpo a metà dei singoli segmenti anzichè al loro margine posteriore. L'inserzione ventrale invece persiste invariata su tutta la lunghezza del corpo, ed è esattamente in corrispondenza del solco intersegmentale. V. Canale digerente. — Noto che in molti degli esemplari da me raccolti a Sassari e conservati in alcool, la cavità boccale è estroflessa, x la qual cosa è riportata anche da FR. SMITH (®7) nella descrizione del M. hempeti. VI. Apparato riproduttore. — Tra i caratteri noti nell’una e nel- l’altra specie, quelli per cui il M. prRosphoreus andava distinto dal M. hempeti, Fr. Smith, erano dati dalle aperture maschili e dalle sper- mateche. Orbene dall’esame dei tipi del Rosa mi risultò essere assolu- tamente esatta la descrizione di FR. SMITH, con la quale essi tipi si ac- cordano del tutto anche nei due caratteri suddetti. I vasi deferenti nel M. pRosphoreus (Ant. Dugès) si aprono al 17°, e su ogni lato frammezzo alle due setole a e d trasformate in setole pe- niali, separatamente dalle prostate; queste sboccano dorsalmente alla setola peniale più esterna accanto ad essa (1). (1) I canali deferenti per giungere all’apertura esterna passano dietro al condotto muscolare della prostata e alla setola peniale più esterna. SERE, | Le spermateche sono fornite di due diverticoli laterali sboccanti nel canale centrale presso la sua apertura all’esterno. Credo opportuno rilevare e correggere un’imprecisione che incontrai nella tavola dicotomica del genere Microscolex, Rosa, data dal MI- CHAELSEN nella sua pregevolissima monografia degli Oligocheti (12). Alla 5* divisione di detta tavola, volendo 1’A. distinguere il M. novae- zelandiae, Beddard, dal M. hempeli, Smith, si esprime in questi termini: Mànnliche Poren in der Borstenlinie 4: ..... M. novaezelandiae. Mànnliche Poren zwischen den Borstenlinie a und d;...... M. hempeli. Ora, mentre è giusta l'ubicazione dei pori maschili per la prima specie, non lo è per la seconda, giacchè anche nel M. Rempeli i pori ma- schili sono ne/la linea delle setole a in seguito allo spostamento delle setole ventrali (trasformate in peniali) del 17°, frammezzo alle quali essi si trovano (1). All'incontro è detto giustamente alla terza divisione della medesima tavola dicotomica, « mannliche Poren in der Borstenlinie a » pel M. phosphoreus, col quale, come ho dimostrato, il M. Rempeli va posto in sinonimia. Subfam. Megascolecinae. Pontodrilus litoralis (Grube). Loc,: Nella sabbia sulla spiaggia del mare a Portotorres, dove non è raro. Il Dr. M. PITZORNO mi fornì gentilmente buon numero di esemplari di questa specie. Sono tutti giovani, tuttavia presentano caratteri sufficienti per essere determinati con esattezza. Noto in uno di essi un’anomalia: il poro maschile di sinistra è nor- malmente al 18° segmento, quello di destra è invece al 19°, pure sulla linea delle setole d (2). Fam. Glossoscolecidae Subfam. Hormogastrinae (3). Hormogaster Redii, Rosa. Loc.: Ne ricevetti molti esemplari raccolti presso il Rio di Scala di Gi.cca a sud di Sassari, e io stesso ne raccolsi in altri punti dell’agro (1) Cfr. paragrafo I. (2) Nella monografia del MicHarLSsEN (#12) è detto erroneamente: « in der Borstenlinie a ». (3) Nella tavola dicotomica del gen. Hormogaster data dal Michaelsen a pag 446 della sua monografia (11), in luogo di « Borstendistanz cd », va scritto: « Borstendistanz a d ». È 8 ye sassarese dove è assai frequente (1). Seppi inoltre che cotesta specie è pure comunissima nei pressi di Nuoro, e fu rinvenuta a Tramazza (2). Il Rosa la descrisse in parte su materiale proveniente da Ghilarza, nel centro dell’isola (err. presso Cagliari). Ritengo siano pure degli Z7ormogaster Redii, Rosa gli Oligocheti rac- colti dal prof. A. TARGIONI-TOZZETTI a Siliqua nella Sardegna meridionale, ed ascritti dal PANCERI (1-4) al Lumbricus gigas, Aut. Dugès, specie questa che il MICHAELSEN (12) colloca tra i Lumbr'icidae incerti generis. Si può dunque dire che l’/7. Redii è sparso su tutta l'isola (3). Hormogaster pretiosa, Mch]sn. Lod: Cagliari. Non mi fu possibile trovare questa specie nei dintorni di Sassari. Fam. Lumbricidae. Questa famiglia così diffusa in tutta quanta la regione olartica (4) è invece scarsamente rappresentata nei dintorni di Sassari e forse in tutta quanta la Sardegna, sia per numero di specie che per numero d’indi- , vidui. Probabilmente ciò è dovuto alla diffusione grandissima nell'isola di un’altra famiglia, quella dei G/ossosco/ecidae, rappresentata qui dal suddetto genere Hormogaster, il quale vi si introdusse in un’epoca antecedente. Eiseniella tetraedra (Sav.) subsp. typica (Sav.). Loc.: Ne rinvenni due soli esemplari in una pozzanghera d’acqua dolce in regione Rizzeddu presso Sassari. Eisenia rosea (Sav.). Forma bimastoides, nov. form. Loc.: Sassari, in un giardino sotto le pietre. Potei avere una buona quantità di esemplari di questa nuova ed inte- ressante forma, il che mi permise di farne un attento ed accurato esame. Tutti i caratteri, ad eccezione di quelli forniti dall’apparato riproduttore, coincidono interamente con quelli dell’Zisenza rosea (Sav.): sono uguali (1) V. la nota 1 a pag. 12. (2) Queste due località si trovano l’una presso la costa orientale, l’altra presso la costa occidentale della Sardegna. (3) Assai interessante è lo studio fatto dal Dr. Marco Pirzo::NO sull’appa- rato circolatorio di questa specie (#3). (4) V. la nota 2 a pag. 14. le dimensioni, la forma del corpo, il colore, la conformazione del pro- stomio, la disposizione delle setole (1), la posizione del primo poro dor- sale, dei tubercula pubertatis, delle aperture maschili e femminili. ll clitello nella forma dimastoides, mihi, è ai segmenti 24-32 (= 9); inoltre in quasi tutti gli esemplari, tante aduiti che giovani, riscontrai un paio di papille rigonfie al 16° segmento su cui stanno impiantate le setole ventrali. Spesso all’11° segmento è presente un altro paio di papille, sulle quali anzichè le ventrali sono infitte le setole dorsali. Di consimili papille, anche ad altri segmenti del corpo, se ne presentano pure nella E. rosea typiîca (Sav.), come dimostrarono il DE RIBAUCOURT (1’7) ed il MICHAELSEN (12). Tra gli esemplari studiati ne trovai qualcuno anomalo nella posizione dei tubercula pubertatis e delle aperture maschili. Così in uno l'apertura maschile ed i tubercula pubertatis di destra sono nella loro posizione normale, quelli di sinistra invece sono rispettivamente al 16° ed al 30°, 81°, 32°; spostati cioè ognuno di un segmento all'indietro. In un altro esemplare invece verificai al lato sinistro uno spostamento in avanti degli organi suddetti, e cicè aperture maschili al 14°, tubercula puber- tatis al 28°, 29° e 30°. Un terzo esemplare giovane presenta il 9° seg- mento sdoppiato sul lato destro; le aperture maschili non sono ancora visibili, ma probabilmente esse sarebbero apparse, tenendo conto dello sdoppiamento accennato sopra, sul lato destro al 16° e sul lato sinistro normalmente al 15°, Per ciò che concerne i caratteri interni della mia nuova forma, credo conveniente riportarli per esteso affinchè possano all’occasione essere confrontati con quelli dell’ Yisenia rosea fypica (Sav.), non essendo questi ultimi stati descritti particolareggiatamente da alcun autore (2). Il tubo esofageo si estende dal dissepimento 4-5, contro il quale ter- mina il faringe, fino al dissepimento 14-15. Al 5° segmento è circondato sui lati e sul dorso dalla massa delle ghiandole septali [Septaldrisen, MCHLSN. (12, pag. 7)], che ricoprono pure il bulbo faringeo nel 4° seg- mento. L’esofago è fiancheggiato da masse sempre più piccole di tali ghiandole ancora nei segmenti 6°, 7°, 8°, 9° e 10°. (1) Non è del tutto esatto quanto è detto a pag. 478 della monografia del MicuarLSEN (#2) a proposito della disposizione delle setole di questa specie: aa non è soltanto « etwas groòsser als dc », ma bensì uguale a circa */; de, di ciò mi convinsi anche esaminando i numerosi esemplari determinati dal Rosa ed appartenenti a questo Museo Zoologico. (2) Il pe RiBsaUcoURT nel suo studio sull’anatomia dei Lumbricidi (@ 8), ac- cenna spesso a cotesta specie, parlando dei singoli organi, ma dall’insieme di questi accenni non risulta certamente una descrizione completa dell’ana- tomia interna dell’E. rosea (Sav.). = io, Nel 10° segmento si trova il diver-ticulum di Perrier (1), il quale pre- senta la parete anteriore sottile e poco ghiandolare, appunto come è già stato dimostrato dal DE RIBAUCOURT (18) per la specie cui la nuova forma appartiene. In seguito le ghiandole calcifere si continuano rettilinee fin nel 14° segmento ; in esse mi apparve ben evidente il sistema dei vasi cir- colari descritto dal DE RIBAUCOURT (18) per l'A. furgida [= Helodrilus (Allolobophora) catiginosus (Sav.)]. Al 15° segmento l’esofago si allarga nello stomaco poco ampio. Nel breve tratto esofageo compreso nella parte anteriore del 16° segmento il lume è quasi annullato causa le ri- piegature della parete. Segue il ventriglio muscoloso, il quale, oltre ad una parte del 16° oc- cupa .con la sua lunghezza tutto il segmento 17° e tutto il 18°. Dietro il dissepimento 18-19 comincia l'ampio intestino propriamente detto. Il vaso dorsale presenta nel suo lume dei grossi ammassi cellulari fissi alla parete interna, all’innanzi dei dissepimenti ch’esso attraversa, a cominciare dal 5° segmento. Essi fungono da valvole ; le cellule che li compongono sono clavate, alquanto oblunghe, e si collegano alla parete del vaso mediante la porzione più sottile, mentre l’estremità tondeg- giante, in cui si contiene il nucleo, sporge nel lume. Dal vaso dorsale prendono origine sei paia di anastomosi pulsanti collocate rispettivamente nei segmenti 6°, 7°, 8°, 9°, 10°, 11°. Esse hanno aspetto moniliforme e presentano alie singole strozzature, oltrechè alla loro origine dal vaso dorsale e al loro sbocco nel vaso ventrale, degli ammassi cellulari attaccati alla parete e sporgenti nel lume, i quali hanno ufficio valvolare, e sono del tutto simili a quelli accennati sopra pel vaso dorsale. Il cingolo periesofageo è contenuto nel 3° segmento. Il primo paio di nefridi sporge con gli imbuti cigliati nel 3° segmento. Veniamo ora all’apparato riproduttore, il quale nella nuova forma di Sardegna presenta delle particolarità curiose ed interessanti. Nel numero e nella posizione delle gonadi essa si accorda con la E. rosea typica (Sav.), ma se ne allontana per il numero delle vescicole seminali. In questa tali organi sono in numero di 4 paia rispettivamente ai segmenti 9°, 10°, 11°, 12°, sboccanti il primo eda il terzo paia nel 10° segmento, il secondo ed il quarto nell’ 11°; nella forma dimastoides, mihi, sussistono unicamente le due paia dell’11° e del 12°, aprentesi rispetti- vamente nel 10° e nell’11 segmento: /e vescicole del 4° e del 10° man- cano affatto. Altro carattere strano ed importante è la 72ancanza assoluta di sper- mateche, mentre, come è noto, la £. rosea typica (Sav.) ne possiede (1) Cfr. de Ribaucourt (fl$, pag. 251). due paia, collocate nei segmenti 10* ed 11° ed aprentisi all’esterno presso la linea mediana dursale agli intersegmenti 9-10 e 10-11. Non occorre dimostrare che quest’ultimo carattere di per sè solo baste- rebbe a scostare di molto Ja forma di cui ci occupiamo dalla specie alla quale invece io l’ho ascritta. Tauto più che oggidì i Lumbricidi, i quali, oltre ad avere i testicoli ed i padiglioni cigliati liberi nella cavità celo- mica, sono sprovvisti di spermateche, e inoltre presentano due sole paia di vescicole seminali sporgenti dai dissepimenti 10-11 ed 11-12 nei seg- menti 11° e 12°, sono stati recentemente riuniti in un gruppo a parte dal MooRE (13). Questo gruppo costituisce oggidì il sottogenere Bénastus facente parte del genere He/odrius, e ho voluto chiamare dimastoîdes la nuova forma di Sardegna, poichè condurrebbero appunto ad ammet- terla senz'altro in esso i caratteri forniti dall’apparato riproduttore. Ma cotesta forma dimastoîdes si presenta nel suo /acîes complessivo tal- mente simile all’Efsenia rosea (Sav.) che io non esito a ritenerla più vicina a questo che a qualsiasi altro Lumbricide, nè credo pertanto necessario elevarla al grado di nuova specie. Helodrilus (Allolobophora) caliginosus (Sav.), subsp. trapezoides (Ant. Dugès). Loc.: Sassarese, dove è assai rara; Cagliari, diversi esemplari appar- tenenti a questo Museo Zoologico. Io ne rinvenni un solo esemplare. Helodrilus (Helodrilus) Festae, Rosa. Loc.: Cagliari (1). Nella descrizione di questa specie il Rosa (2-4) non tenne conto dei caratteri interni, cosicchè MICHAELSEN nella sua Monografia (12) do- vette collocarla provvisoriamente nel sottogenere A//o/obophora ‘del gen. Helodrius. Esaminati i cotipi del Rosa provenienti da Cagliari (2) mi convinsi che questo Lumbricide è invece annoverabile tra gli ZMezodri/us i. s. s. Credo opportuno riportare qui la descrizione dell’apparato riproduttore quale potei dedurre dalle mie osservazioni. Un paio di testes e un paio di padiglioni al 10° non avvolti da capsule seminali. Un paio di testes e un paio di padiglioni all’11* non avvolti da capsule seminali. (1) Il MicHAELSEN nella sua Monografia (#®) non ha riportato questa indica- zione di località che il Rusa diede nella sua « Revisione dei Lumbricidi » (5). (2) I tipi provengono da Tunisi ove furono raccolti dal Dr, E. FESTA, 2000) ga Un paio di vescicole seminali all’ 11°, piccolissime, aprentisi nel 10°, Un paio di vescicole seminali al 12°, molto voluminose, abbraccianti il canale digerente ed aprentisi nell’11°. Un paio di ovari al 13° segmento, rimpetto ad essi, pure nel 18°, i padiglioni degli ovidutti. Mancano i receptacula ovorum. I segmenti 10° ed 11° sono ripieni di cellule spermatiche in via di maturazione. Un paio di spermateche al 13° aprentisi all’esterno all’intersegmento 12-13. Un secondo paio di spermatiche al 14°, più voluminose delle prime, aprentisi all’esterno all’intersegmento 13-14. Pei rimanenti caratteri si consulti la descrizione del Rosa sopra citata. In questa è fatta menzione anche delle papille accessorie, a proposito delle tuali l'A. dice: « un paio al 16° segmento portanti le setole ven- « trali, visibili in tutti gli esemplari ; altre due papille, meno costanti, «al 26° segmento sotto al clitello, unite per solito l’una all'altra da un « rilievo trasversale ». Ciò è pure riportato nella « Revisione dei Lumbricidi » di questo stesso autore (25) ove è indicata la località sarda per la specie in discorso. Orbene, mentre gli esemplari di Tunisi, quelli appunto che servirono al Rosa per la sua descrizione, presentano le papille così disposte, gli _ esemplari di Cagliari hanno invece un unico paio di papille al 13°, ri- gonfie, e recanti le setole ventrali. Queste in quel segmento sono tra- sformate in setole copulatrici lunghe il doppio delle setole normali, ma di ugual diametro. Helodrilus (Helodrilus) Ribaucourti, n. sp. Loc.: Cappuccini, cantoniera Abealzu. Caratteri esterni. — Questo nuovo Lumbricide va annoverato tra i più piccoli della famiglia, giacchè le sue dimensioni (in alcool) sono appena di 20-30 mm. in lunghezza e di mm. 1 e ‘/, in diametro; al cli- tello il diametro aumenta di circa ‘/, mm. La forma del corpo è cilindrica, leggermente attenuata all'estremità posteriore; l’estremità anteriore è cupuliforme. Dopo uccisione in alcuol l’animale si presenta per lo più ripiegato quasi ad angolo retto, a lati ricurvi, con vertice nella regione clitellare e concavità alla faccia ventrale. Il colore degli esemplari vivi è rosso carniciuo, più oscuro nella por- zione anteriore, eccezion fatta pel prostomio che è assai più chiaro, e pel clitello che è bianchiccio. In alcool il colore sbiadisce alquanto, e si fa biancastro su tutto il corpo, tranne alla regione anteclitelliana, che Conserva una tuta rosea dovuta al pigmento inframuscolare. Il numero dei segmenti è 94-98; essi sono alquanto ravvicinati, tranne MSA | al clitello, ove la lunghezza di un segmento, misurata sulla linea me- diana dorsale, è pari a circa il doppio di quella di un segmento della regione mediana del corpo. Il prostomio intacca per metà il primo segmento: con la nomencla- tura del MICHAELSEN (12) lo si può chiamare epilobo 4/,. Le setole sono ampiamente geminate: verso la metà del corpo, all’in- dietro del clitello, l'intervallo aa è presso a poco uguale all’intervallo dd, ab è uguale a ‘/, aa; inoltre ab < de, bce > cd, ab > cd. Il clitello a sella si presenta alquanto rigonfio, specialmente dopo uc- cisione dell’animale in alcool: occupa i segmenti (32 — 37) = 6 e vi si distinguono benissimo i solchi intersegmentali. Esso ai segmenti 32° e 37° si spinge ventralmente fino alla setola d, ai segmenti intermedî invece i suoi margini ventrali si trovano a metà dell'intervallo ad, o più ven- tralmente ancora. In un esemplare noto che il clitello è esteso su cinque segmenti sol- tanto, e cioè del 833° al 37°. Non v'è traccia di tubercula pubertatis, e invero sulla superficie del clitello non si distingue nulla che possa richiamare alla mente tali organi. Le aperture maschili sono al 15° segmento, un po’ internamente alle linee laterali del corpo, e cioè nello spazio compreso tra la setola 2 e la setola c, più vicino a questa che a quella. Gli atrî bianchi, rigonfi, sì estendono fin sopra al margine posteriore del 14° e sul margine an- teriore del 16°. Le aperture femminili sono situate al 14° davanti alle setole d. Il primo paio di nefridiopori è al 3° segmento in direzione della se- tola d, ma più all'indietro i nefridiopori sono spostati un tantino dor- salmente. Mancano i pori dorsali. Caratteri interni. — La massa faringea giunge fin contro il dissepi- mento 4-5, il primo visibile ed assai sottile. Tuttavia questo ed alcuni altri setti susseguenti sono attraversati da diramazioni del muscolo fa- ringeo, le quali giungono persino ad inserirsi dorsalmente all’interseg- mento "7-8, e ventralmente all’intersegmento 8-9. Le ghiandole septali sì protraggono fin nel 6°. L’esofago decorre con lume mediocre fino al dissepimento 14-15, nel 15° si allarga nello stomaco. Nel tratto poste- riore di questo segmento il lume esofageo è quasi annullato, causa larghe ripiegature trasversali della parete, le quali si spingono all’indietro fa- cendo ernia nel ventriglio attraverso la sua imboccatura anteriore. Il ventriglio muscoloso occupa una parte del 16°, tutto il 17° e tutto il 18° segmento. Fa seguito l’ampio intestino propriamente detto. Le ghiandole calcifere incominciano nella metà posteriore del 10° e si continuano nell’11°, 12°, 13°, 14° segmento : esse abbracciano tutto leso - fago. In sezioni trasversali potei seguir bene l’origine dei follicoli per og invaginazione dell’epitelio esofageo ; essi si protraggono dal 19° fin nel 14° segmento. Nell’attraversare i singoli dissepimenti si restringono per poi di nuovo allargarsi nel segmento susseguente. Anche i seni venosi si continuano da un segmento nell’altro. In ciascuno dei segmenti 7°, 8°, 9°, 10°, 11° si trova un paio di cuori o anastomosi pulsanti che uniscono il vaso dorsale al vaso ventrale. L’apparato riproduttore maschile consta di due paia di testicoli situati ai segmenti 10° ed 1]° contro i dissepimenti 9-10 e 10-11; rimpetto ad essi stanno i padiglioni cigliati. Mancano le capsule seminali. Di vescicole seminali ve ne sono due sole paia, uno attaccato al dis- sepimento 10-11, l’altro all’11-12: il primo sbocca nel 10°, il secondo nell’11° segmento. Gli ovari sono al 13° contro il dissepimento 12-13. Le uova prima di cadere nei padiglioni degli ovidotti, siti essi pure nel 18° contro il dis- sepimento 13-14, raggiungono lo stato di maturazione nei due recepta- cula ovorum, le cui aperture sono al dissepimento 13-14 e sporgono nel 14° segmento. Le spermateche mancano affatto. —_ ELI — OPERE CITATE (#1) BepDARD, Fi. E. — A Monograph of the order of Oligochaeta. = Oxford, 1895. \2) BRETScHER, K. — Metteilungen tiber die Oligochaetenfauna der Schwvéiz. — Revue Suisse de Zoologie, t. 8, fasc. 1, 1900. (3) COGNETTI, L. — Ricerche intorno alla struttura dell’apparalo circo- latorio degli Oligocheti. I. L'apparato valvolare nel vaso dorsale deyli Enchitreidi. — Atti della R. Accademia delle Scienze di Torino, vol. XXXIV, 1899. (4) CoGNETTI, L. — Octolasium hemiandrum, nov. sp.. ed altri Lumbricidi raccolti dal dott. E. Festa nei dintorni della Spezia. — Bollettino dei Musei di Zoologia ed Anatomia comparata della R. 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Buchholzia sarda, nov. sp., forma 4, cervello. id. id. id. id. sezione ottica longitudinale attra- verso l’esofago (oe.), le ghiandole salivari (gh.) nel punto in cui queste sboccano in quello. . Buchholzia sarda, nov. sp., forma A, nefridio. id. id. id. id. spermateche. . Fridericia sardorum, nov. sp., cervello. id. ‘d. spermateca. . Fridericia digitata, nov. sp., spermateca. . Microscolex phosphoreus (ANT. DuGES), spermateca. FRA NZNNZZETE D"LCOGNETTI- Gli Oligocheti della Sardegna Boll. Musei Zool. Anat. Comp. Torino - /0/ Fit. Salussolia, Torino. 7A Cognetti dis. 5A MAY 09 1902 BOLLETTINO Musei di Zoologia ed Anatomia comparata I,69$ della R. Università di Torino N. 405 pubblicato il 29 Ottobre 1901 Vor. XVI L. CAMERANO Lo studio quantitativo degli organismi e gli indici di variabilità, di variazione, di frequenza di deviazione e di isolamento. (Ristampa del lavoro pubblicato negli Atti della R. Accademia delle Scienze di Torino F vol. XXXV. Seduta del 25 marzo 1900). On peut juger du degré de perfection auquel une science est parvenue, par la facilité plus ou moins grande avec laquelle elle se laisse abor- der par le calcul.... Les sciences font des progrès d’autant plus ra- pides, que les connaissances acquises sont plus v exactes et qu'on est parvenu à les exprimer d’une manière plus précise. QuETELET, Théorie des probabilités. «Non è oggi, come ognun ben intende, più mestieri spender parole per dimostrare il giusto valore delle due sopra riferite asserzioni del Quetelet. È oggi invece necessario ricercare se la biologia sia giunta nei vari suoi rami ad uno stadio di sviluppo tale da concedere che ad essa si possa applicare con frutto il calcolo matematico. I lavori più recenti, indubbiamente molto accurati, della scuola inglese ed americana che tentano la spiegazione delle leggi della variabilità e dell'evoluzione delle forme organiche col calcolo matematico, come già ebbi occasione di dire in una precedente nota (1), mostrano quanto sia lunga la strada (1) Lo studio quantitativo degli organismi ed il coefficiente somatico. — Atti della R. Accad. delle Scienze di Torino, vol. XXXV, 1900, e questo Boll. N. 30, vol. XV. ro da percorrersi dalle ricerche biologiche prima che i loro dati sottoposti al calcolo matematico possano condurre a risultati SOddisiaconi in or- dine alla spiegazione di leggi generali. La ragione di questo fatto sta nella seconda delle asserzioni sopra riferite del Quetelet. Molte conoscenze relative ai fenomeni biologici non sono oggi, poichè spesso non è ancora possibile fare altrimenti, espresse in maniera sufficientemente precisa da potersi sottoporre al calcolo matematico. La nuova scuola inglese ed americana che si occupa dello studio quan= titativo degli animali, non ha, a mio avviso, tenuto conto, in vari casi, in maniera sufficientemente rigorosa, della questione fondamentale : della corrispondenza più stretta possibile, cioè, del dato numerico che sotto- pone al calcolo colla natura del fenomeno biologico di cui il dato stesso dovrebbe essere l’espressione quantitativa. I dati numerici, in altre pa- role, vengono spesso preparati in modo da essere l’espressione di un troppo grande numero di cause operanti, e di cui risultante è il feno- meno che appunto viene espresso con unico dato numerico. Questa è una delle ragioni (unitamente alle altre di indole più generale che io già ebbi occasione di accennare nella mia nota precedente sopra citata) dell’utile scarsissimo e talvolta nullo che ricerche laboriosissime della scuola stessa hanno fino ad ora recato in ordine alla conoscenza delle leggi generali della variazione degli organismi. Io mi occuperò qui dello studio quantitativo degli animali per ciò che riguarda principalmente la variabilità dei caratteri individuali nei loro rapporti coi caratteri specifici. In tal genere di ricerche sono cose di capitale importanza : la riunione dei dati dell’osservazione, la classificazione e la riduzione in quantità fra loro comparabili. Il metodo statistico è il solo che possa condurre a qualche risultato utile a condizione tuttavia che le modalità sue siano convenientemente applicate secondo la natura dei fenomeni che i dati raccolti colla osser- vazione sono chiamati a chiarire. Se non è d’uopo dire che anzitutto è da stabilir bene quali sono le modalità dei fenomeni che si vogliono mettere in evidenza, è tuttavia opportuno ricordare sempre che i dati, che l’osservazione diretta ci for- nisce intorno ai viventi, sono, nella maggior parte dei casi, l’espressione della risultante di cause molteplici, e spesso assai diverse, che hanno agito sul vivente stesso. Le espressioni numeriche, o come oggi si dice, quantitative dei dati di osservazione che si vogliono sottoporre al calcolo matematico, devono essere preventivamente studiate con critica adeguata per evitare il pe- ricolo che i risultati del calcolo, matematicamente irreprensibili, non esprimano nulla di preciso in ordine alle leggi biologiche. #9 Nello studio di una serie qualsiasi di dati di osservazione anatomici o fisiologici, ne! più ampio senso di queste due parole, è necessario tener conto di due fatti generali : 1° dei valori diversi dei dati stessi nella serie che si studia; 2° della frequenza colla quale i dati di valore diverso si trovano ripetuti nella serie stessa. Nel metodo più usato delle medie aritmetiche questi due fatti vengono espressi con un valore risultante unico. Ciò vien seguito pure dagli autori recenti che si occupano dello studio quantitativo degli animali. Il Da- venport (1) che ha riunito in un utilissimo libro ì metodi statistici in rapporto collo studio della variazione biologica, propone il seguente metodo per la determinazione delle medie: 1° Si dispongono le varzanti (cosi vengono denominate le grandezze diverse di un dato in una serie di osservazioni) in c/assî per ordine progressivo di grandezza incominciando dalla minore ; 2° Si determina la frequenza di ciascuna classe, vale a dire il nu- mero delle varianti di egual valore che entra in ciascuna classe. Sia V la variante, F la frequenza, avremo ad esempio : Classi 1 2 3 4 tir n Varianti V V+l V+4 V+8...... V+n' Frequenze F+3 F+1 F+2 F+3...... F+»” 3° Si ottiene la media M dalla formola seguente RMX) VEDREI + V+4)\XX(F +2) + (V+8)X<(F + 3)....(V+ 2’)X(F + n") M (F+3)+(F+1)+(F+2)+(F+3)+...(F+ n") o più brevemente in cui v è la grandezza di ogni classe, / la frequenza, N il numero totale delle varianti, X la somma dei prodotti delle classi per la rispettiva frequenza. Si vede da quanto precede che il valore di M dipende dal numero delle classi, vale a dire dal numero dei valori diversi che un .dato in una serie di osservazioni ha presentato, e dal numero delle frequenze dei valori eguali nelle classi. Questo modo di calcolare la media non mi pare raccomandabile nel caso nostro, poichè vengono ad essere conglobate nella stessa espressione numerica le risultanti di due fenomeni diversi. (1) Statistical Methods with special reference to biological variation, New York, 1899. caga Se si prende, ad esempio, a considerare le misure di un organo in una serie determinata di individui, si troverà, poniamo il caso, quattro valori diversi: a,a +, a+%',@a+n" e questa diversità di valori potrà dipendere dalle cause molto complesse della variabilità dell'organo stesso. La frequenza delle quattro classi di valori sarà determinata da un altro ordine di cause che hanno agito sugli individui stessi in modo da far prevalere in essi certe dimensioni dell’organo; se nell'esempio citato si ha: a a+n a+n a+" f+2 f+10 7+3 7+l si potrà conchiudere che il valore a + dell’organo in questione pre- vale per importanza, nella serie di individui studiati, di gran lunga sugli altri. La causa di tale prevalenza è, ripeto, diversa da quella che ha agito sull’organo inducendo in lui quel grado di variabilità che si fa a noi manifesto coi quattro valori sopraindicati. Aggiungerò ancora, e la cosa non ha bisogno di dimostrazione, che uno stesso valore M può essere ottenuto con molteplici combinazioni dei valori delle classi e delle fre- quenze rispettive (1). E questo uno dei casi più semplici in cui il calcolo ci dà un valore aritmeticamente esatto : ma dal punto di vista biologico poco utile, perchè sotto la sua rigida precisione nasconde fenomeni con andamento molto diverso, Calcolata la media di una serie di varianti, è importante calcolare l'indice di variabilità delle varianti stesse. Sono stati proposti varî metodi per calcolare l’indice di variabilità. Io ricorderò qui quello proposto dal Davenport (op. cit.) colla formola seguente : Mc in cui: 2*?= al quadrato della deviazione del valore di ciascuna classe dalla media, 7f= alla frequenza di ciascuna classe, n = al numero totale delle varianti, XY indica la somma dei prodotti dei quadrati della de- (1) Siano ad esempio: Classi 10 20 Frequenza 1 1 avremo M= 15 Siano invece: Classi 10. ‘ibi 20 Frequenza 1 2 1 avremo M=15 » Classi 8 10 12 30 Frequenza 1 1 1 1 avremoM=15 » Classi 10 (15420830 Frequenza 4 d1 1 1 avremoM=15 e così via discorrendo. viazione di ciascuna classe dalla media per la frequenza delle classi stesse. Anche questo modo di calcolare ci dà un valore o il quale include in sè il fenomeno della variabilità del dato studiato e la frequenza delle variazioni che esso presenta, e perciò si presta alle stesse osservazioni già fatte a proposito del calcolo della media. La deviazione media (D M) viene dal Davenport calcolata colla for- mola seguente : DM (N n in cui: d è la deviazione della classe dalla media, f è la frequenza della classe, X indica la somma dei prodotti delle deviazioni delle classi per la frequenza rispettiva e » è il numero totale delle varianti. Brewster (1) calcola la deviazione media separando i dati numerici delle classi in due gruppi: uno contenente i valori superiori alla media e l’altro i valori inferiori e prendendo la metà della differenza delle medie di ciascun gruppo. Per rendere poi comparabili gli indici di variabilità e i valori della deviazione media di differenti serie di osservazioni si dividono per le o DM M M° nazione di coefficienti di variabilità (C V). Anche il Duncker (2) procede con un analogo metodo generale. Il metodo sopra indicato, matematicamente irreprensibile, conduce ad ottenere valori che sintetizzano, se così possiamo esprimerci in una cifra sola, troppe cause che operano sulla variazione di un carattere e pur concedendoci il paragone fra loro degli effetti finali delle cause di va- riazione in serie diverse di organismi non riescono, a mio avviso, utili allo studio analitico delle cause stesse. Ora si è appunto questo studio analitico che è necessario fare nello stato presente della scienza applicando ad esso i metodi statistici al fine di preparare i materiali che tuttora mancano per lo studio di compa- razione. In questo campo è, pel momento, prematuro qualunque tentativo di sintesi fatto con procedimento matematico o con altro qualsiasi. Pare a me che il metodo statistico da applicarsi allo studio della variabilità degli animali debba essere tale da corrispondere atta mag- medie rispettive Questi rapporti vengono indicati colla denomi- (1) A measure of variability, and the relation of individual variations to specific differences. — Proceedings of the American Academy of Arts and Sciences, vol XXXII, 1897. (2) Die Methode der variationsstatistit. — Archiv fir Entwickelungs me- chanik der organismen, vol. VIII, 1899. gior analisi possibile delle cause di variazione e da concedere la de- duzione di dati numerici che, per quanto è possibile, corrispondano în modo precîso all’azione delle cause stesse. Io propongo per lo studio della vartazione biologica, per servirmi dell'espressione della scuola inglese ed americana, il procedimento se- guente che per maggior brevità espongo applicandolo ad un caso concreto. Considero la lunghezza del capo in 21 individui 9 di Bu/o vulgaris Laur. del Giappone. 1° I valori assoluti delle misure, in millimetri, riduco in valori espressi in 360esimi della lunghezza del corpo co! mezzo del coefficiente somatico w (1). (1) CAMERANO, op. cit. I valori che così si ottengono hanno il vantaggio di presentare più facile e più precisa alla mente nostra la valutazione delle differenze, di sviluppo del carattere al quale si riferiscono e di essere senz’altro fra loro compara- bili. Essi possono essere intieri, frazionari o misti. Il tener conto o meno delle frazioni dipende dal grado di precisione col quale si vuol procedere nel calcolo ed anche dal grado di precisione raggiunto nelle misure assolute. Questo a sua volta dipenderà, in gran parte, dalla natura dell’organo che si misura e dai mezzi di misura adoperati. Nel caso del carattere preso ora in esame, anche facendo la media di più misure assolute nello stesso individuo, l'errore oscillerà nell’ambito di 1 millimetro circa. Colla riduzione mediante il coefficiente somatico, l'errore viene moltiplicato ed ingrandito secondo la grandezza del coefficiente stesso, la quale dipende dalla lunghezza assoluta del corpo dell’individuo misurato. Non è conveniente quindi trascurare senza altro le quantità frazionarie dei valori espressi in 360esimi. D'altra parte i numeri intieri accorciano notevolmente i calcoli; si può perciò procedere nel modo seguente : I valori in 360esimi della lunghezza del capo nei 21 individui sopra detti, sono i seguenti: 110,4 110,88 102,25 105,00 96,30 102,08 97,03 93,00 108,50 97,60 99,65 97,60 105,48 95,70 97,92 101,16 105,26 112,98 82,24 120,00 114,00 La loro somma è eguale a 2155,03. Si possono arrotondare trascurando le quautità funzionarie inferiori a 0,50, facendo =1 le quantità superiori a 0,50 od = a 0,50. Avremo: 110 TI 102 105 96 102 97 93 109 98 100 98 105 96 98 101 105 113 82 120 114. La loro somma è eguale a 2155. Ora 2155,03 — 2155 = 0,03. La quantità 0,03 è trascurabile. Se si reputa conveniente di tener conto anche delle quantità frazionarie è necess ario allora procedere alla costituzione delle classi col metodo indicato e Li 2° Si dispongono i valori in classi disponendole in ordine ascen- dente di grandezza a cominciare dalla minore e sì determina per ciascuna classe la frequenza. Classi 82 93 96 97 98 100 101 102 105 109 110 111 113 114 120 Regnenzat devi 2 Ceo Ie e Lp i Nel caso nostro la differenza fra due classi consecutive è uguale ad 1 (vale a dire 3 della lunghezza totale del corpo). 3° Si considerano anzitutto i valori delle classi senza tener conto della frequenza loro. I valori delle classi disposti nel modo sopradetto si possono ritenere corrispondere a termini di una progressione aritmetica nella quale il 1° termfne è=a 82, l’ultimo termine è = a 120 e la ragione è = 1. Nella serie di individui presa in esame, i valori 82 e 120 segnano gli estremi della variazione del carattere studiato ; essi delimitano ciò che potrebbe dirsi il campo di variabilità della lunghezza del capo negli individui stessi. Nel caso nustro, avendo ritenuto la differenza fra le classi consecutive = 1, sono possibili, comprendendo i valori estremi, 39 valori diversi delle classi stesse (1). Il numero dei valori diversi possibili nel campo di variabilità può ritenersi l'indice di variabilità del carattere studiato nella serie di in- dividui presa in esame. dal Davenport (op. cit.). Riferisco l'esempio citato dal Davenport stesso. Date le varianti: Sg 43 4,3845047 49 500 b,L 590.50 db, 5,3 5,4 5,6 5,7 5,8 5,8 5,9 60 6,0 6,2 6,4 6,7 7,3 Si dispongono in classi nel modo seguente: Classi | 3,0 a 3,4 3,5 a 3,9 4,0 a 4,4 4.5 a 4,9 5,0 a D,4 Media | 3,2 3,7 4,2 4,7 5.2 Frequenza 1 Li 3 3 7 Classi 5,5 a 5,9 6,0 a 6,4 6,5 a 6,9 7,0a7,4 Media 5,7 6,2 6,7 7,2 Frequenza 5 3 1 1 Pei calcoli ulteriori si tiene conto del valore medio delle singole classi. (1) Le classi intermedie mancanti nella serie di quelle osservate sono, non è d’uopo dirlo, possibili e una serie più numerosa di individui, pur conser- vando gli stessi valori estremi, potrebbe presentarle. Un'altra serie di indi- vidui può presentare termini estremi del valore del carattere in discorso, più o meno differenti fra loro di quelli della serie qui considerata; ma seguendo i procedimenti qui proposti, i dati quantitativi risultanti dallo studio del ca- rattere stesso nelle diverse serie sono fra loro comparabili. ig 4* Considero ora il numero delle classi effettivamente osservate nella serie degli individui studiata: esso è di 15. Ciò vuol dire che dei valori possibili, compresi gli estremi, del carattere osservati nei 21 indi- vidui presi in esame, se ne trovano solo 15. Il rapporto © — 0,3846 può essere considerato come ?îndice dî variazione della lunghezza del capo nella serie di 21 individui esaminata. Credo utile distinguere l'indice di variabitità dall’indice di varia- zione. Il primo mostra l'estensione del campo di variazione possibile del carattere in una serie, o in altre parole il numero dei suoi valori diversi possibili; il secondo indica la maggiore o minore abbondanza di valori diversi realmente osservabile nella stessa serie di individui che si studia. L’indice di variazione sì ottiene adungne dividendo il numero delle classi osservate nella serie pel numero delle classi possibili; ossia pel numero dei termini della progressione aritmetica istituita fra i valori estremi osservati. L'indice di variazione sarà eguale ad 1 se tutte le classi possibili si osservano nella serie degli individui che si esamina: 1 è quindi il valore massimo dell’indice di variazione per una data serie. Data una sola classe di valori in una serie di individui, l’indice di È sqrt E - L Re < È RIURI variabilità è= 1 e l'indice di variazione è pure=1 si avrà +=1. Date due classi consecutive, ad esempio 1 e 2, l’indice di variabilità . EA Le: i 2 è=2 e l’indice di variazione eguale ad 1 poichè si avrà TS LS Date x classi osservate ed ’ classi possibili se x = 2’ l’indice di variazione è = 1. Risulta da queste considerazioni che ad indicare il modo di variazione di un carattere in una serie di individui, è d’uopo considerare sempre i due indici, quello di variabilità e quello di variazione. Nel caso sopracitato abbiamo, indicando con A l’indice di variabilità, e con a l'indice di variazione, la formola seguente: A 39 | 1 0,3846 nella quale i due valori corrispondono a due modalità del fenomeno di variazione di un carattere in una serie determinata di individui. 5° Media. La media aritmetica dei valori osservati ottenuti cioè dividendo la somma dei valori stessi pel numero degli individui, come è oggi usata da molti per indicare senz'altro il valore medio quantita- tivo di un carattere, non dà risultati soddisfacenti per ciò che riguarda i fenomeni in questione, oltre che per le ragioni precedentemente già dette, anche pel fatto che spesso i valori, che si sommano, sono molto x diversi fra loro e il numero degli individui è spesso troppo disegual- mente distribuito rispetto ai diversi valori (1). Io propongo il procedi- mento seguente: Considerata la progressione aritmetica i di cui termini estremi sono 82 e 120 e di cui la ragione è 1 e che ci rappresenta la serie possibile dei valori della lunghezza del capo nella serie degli individui studiati, si fa la media dei valori di tutti i termini della progressione. La somma dei termini della progressione è data dalla nota formola S= et! x n in cui a è il primo termine, / l’ultimo termine, » il numero dei termini. La media sarà: Nel caso nostro M= 101. 101 è il valore intorno al quale oscillano, per dir così, tutti gli altri valori possibili del carattere studiato entro ai limiti dei valori estremi del carattere stesso in una serie determinata di individui, indipenden- temente dal numero dei valori intermedii realmente osservati nella serie stessa. 6° Il valore medio così determinato, come ho detto precedentemente, da solo, non serve; esso ha importanza per la determinazione dell’in- dice di frequenza delle classi. “I valori che indicano la frequenza hanno, a mio avviso, importanza solo a condizione che essi servano ad indicare /a localizzazione della frequenza în gruppi di classî delerminate 0 în una classe deter - minata. Propongo il procedimento seguente: Essendo M= 101, si dividono le classi realmente osservate colle rispet- tive frequenze in 3 gruppi secondo che i valori che le rappresentano sono eguali, superiori od inferiori alla media. Classi inferiori alla media 82 93 96 97 98 100 Frequenza at 20 al n I Classi eguali alla media 101 Frequenza 1 Classi superiori alla media 102 105 109 110 111 113 114 120 Frequenza 2 3 1 1 l 1 1 Il Si calcola il numero delle varianti di ciascun gruppo. (1) Non è d’uopo insistere su di ciò. Una media aritmetica, ad esempio, di 10+30+40+50+ 80 ci dà 42, valore troppo lontano da 10 e da 80. Qualcuno usa eliminare dalla media i valori troppo diversi; ma così operando il valore della media per lo studio quantitativo dei caratteri viene ad essere meno utile ancora. Neppure è da raccomandarsi al caso nostro il metodo di fare le medie di gruppi di valori meno diversi fra loro e poi una media delle medie così ottenute. = Varianti 9M. Essendo 21 il numero totale delle varianti della serie studiata, potremo stabilire i rapporti seguenti: 9 1 11 = 04286 = 0,0476 7 = 05288. I numeri 0,4286 0,0476 0,5238 possono ritenersi come indici? di fre- quenza delle classi i di cui valori sono inferiori, eguali o superiori alla media. In ogni caso, se.si vuole determinare l’indice di frequenza di un dato gruppo di classi o di una classe determinata qualsiasi, si fa il rapporto della somma delle varianti delle classi stesse, o della classe, e il numero totale delle varianti della serie. Può essere utile determinare i valori limiti che comprendono la mag- gior frequenza di varianti. Nel caso nostro la maggior frequenza è com- presa fra i valori 95 e 106. 7° Anche la determinazione quantitativa della deviazione delle classi dalla media, a mio avviso, ha importanza solo in quanto si riferisce ad un gruppo determinato di classi o ad una data classe. In ogni caso la determinazione della deviazione delle classi deve essere fatta separata- mente, almeno pei valori inferiori e per quelli superiori alla media. ‘ Propongo il procedimento seguente : Divise le classi in due gruppi, comprendenti rispettivamente i. valori inferiori e superiori alla media. (1) CM 102 105 109 ‘110 111 113 114 120 Si fa rispettivamente la somma delle deviazioni dalla media di tutte le classi possibili da 82 a 101 e da 101 a 120: avremo pel primo gruppo — 190 e pel secondo + 190. ì Si fanno poscia le somme delle deviazioni delle classi realmente osser- vate nei due gruppi le quali sono rispettivamente (1) — 37 e (2) + 76. ST 6 +7 ci danno 0,1421 e 0,4000 2190 ° 190 i quali valori sono gli indici di deviazione per le due serie di classi una inferiore, l’altra superiore alla media. . L'indice di deviazione di una classe determinata si ‘ottiene con un proce. È ì Da; : dimento analogo. Per la classe 96, ad esempio, avremo D= “790 0,0263. Volendo tener conto anche della frequenza delle varianti, si moltipli- cano gli indici di deviazione per gli indici di frequenza: (D M) x (F, > M)= 0,4000 x 0,5238= 0,2095= 4, /. I rapporti — 11) — 8° Può essere importante, in molti casi, determinare per una data classe o per un gruppo di classi, l'indice di isolamento nella serie delle classi stesse. Si voglia, ad esempio, determinare l’indice di isolamento della classe 82 rispetto alla susseguente classe 93. Nella progressione aritmetica (82 a 120) alla quale appartengono. le due classi, si hanno 39 termini possibili o classi; fra la classe 82 e la classe 93 intercedono 10 classi possibili, il rapporto Lù darà 0,2564 che è l’indice di isolamento della classe 82 dalla classe 93. Trattandosi, non di una classe estrema, ma di una classe intermedia della serie, è d’uopo determinare due indici di isolamento fra le due classi vicine. Volendo calcolare l'isolamento della classe 105, bisognerà calcolare l'indice di isolamento di 105 da 102 e di 105 da 109. Avremo = — 0,0513 8 SA =10,0709 Volendo tener conto anche della frequenza della classe, si moltiplica il suo indice di frequenza F per gli indici di isolamento. L’indice di frequenza della classe 105 è 0,1428, avremo : I 0,0513 x F0,1428=0,0073 = î f 1,0,0769 x F 0,1428= 0,0110= 1, /,. Il carattere della lunghezza del capo nei 21 individui 9 di Bu/0 vul- garîs del Giappone studiato col procedimento precedente, ci ha una serie di valori indici della sua variazione quantitativa che si possono riunire nella sînossi quantitativa (SQ) seguente : Ce=82 120 C=15 A=39 V=21 a =0,3846 M= 101 | F regressiva —c=l1 — C=%X Indice di variazione correlativa progressiva di un carattere e regressiva dell’altro carattere +c=—1 4+c=—x. Volendo studiare l'andamento del fenomeno in una serie di individui, sì può procedere nel modo seguente: Si dispongono gli indici sopradetti in classi per modo che essi formino una progressione aritmetica colla ragione = 1. A questa progressione JE sì applicano i procedimenti indicati nel metodo da me proposto (1) per lo studio quantitativo degli organismi per determinare i vari indici di variabilità, di variazione, di frequenza, ecc. Per tal modo si ottengono dati che servono a mettere in chiaro l'andamento del fenomeno di va- riazione correiativa di determinati caratteri in una serie di individui, dati che possono servire per confronti con altre serie. L’indice di va- riabilità delle serie sopradette viene ad esprimere il campo di variabilità dell'indice di correlazione e può essere indicato con Ac. Analogamente ac designerà l’indice di variazione, Mc la media, Fc, F,c, F,c gli indici di frequenza, dc, d,c gli indici di deviazione, d/fc, d,fc gli indici di de- viazione e di frequenza, ?c l’indice di isolamento, #,c l'indice dì isola- mento e di frequenza. SQc sinossi quantitativa del fenomeno di variazione correlativa per dati caratteri in una serie determinata di individui, Non è d’uopo dire che i dati quantitativi che si riferiscono ai caratteri dei quali si vuole studiare la variazione correlativa devono essere pa- ragonabili fra di loro e perciò è necessario siano preventivamente ridotti per mezzo dei coeflicienti somatici (2) o con altro procedimento analogo. Si voglia, ad esempio, studiare la variazione correlativa fra due ca- ratteri A e B di una serie di 5 individui di una specie. Il carattere A cresce (per fare un caso fra i varî possibili dal 1° al 5° individuo delle quantità: My n}0} p. Il carattere B cresce dal 1° al 5° individuo delle quantità: m',n,0;D. Gli indici di correlazione saranno rispettivamente (per fare un caso qualunque). m n o) cei c=e--=%!, E c EI m n o) p Si dispongano i valori di @, «!, x°, x3 (varianti) in serie riunendoli in classi secondo il loro valore progressivamente crescente. Si abbia ad esempio : 2 1* classe ci 2° classe (1°), 3° classe (24). Di questa serie di c/assî si potranno determinare i valori di Ac, ac, Mc, Fc, F,c, F,c, ecc., come precedentemente è stato detto. (1) Lo studio quantitativo degli organismi e gli indici di variabilità, di vartazione, di frequenza, ecc., « Atti della R. Accad. delle Scienze di Torino », vol. XXXYV, 1900. (2) L. CAMERANO, Lo studio quantitativo degli organismi ed il coefficiente somatico, « Atti della R. Accad. delle Scienze di Torino», vol. XXXYV, 1900. xe = e Indice di asimmetria. — Non sono rari, come è noto, i casi di asim- metria fra gli organi omotipici dei due parameri negli animali a simmetria bilaterale o fra gli organi dei vasi parameri negli animali a simmetria raggiata. Talvolta queste asimmetrie sono spiccatissime ed entrano a far parte dei caratteri diagnostici specifici (Crostacei, Insetti, ecc., ad esempio). È importante di tener conto nello studio generale della variazione anche di questo fenomeno che si presenta, nelle sue cause e nelle sue modalità, non meno oscuro del precedente. L'applicazione del metodo quantitativo statistico al suo studio potrà portare a qualche utile risultamento. Propongo pel calcolo dell'indice di asimmetria il procedimento seguente: Dati due organi A, A _omotipici appartenenti ai due parameri di una serie di individui, se i valori delle varianti che si ottengono dalle loro misure sono eguali fra loro in ciascun individuo della serie, è evidente che l’indice di asimmetria sarà eguale a 0, se invece in nessun individuo della serie le varianti di A e A’ sono eguali fra loro avremo il caso di asimmetria massima 0 totale nella serie; l’indice di asimmetria sarà eguale ad 1. Tenendo conto infatti del numero degli individui con va- rianti asimmetriche rispetto al numero totale degli individui della serie stessa, e chiamando as l’indice di asimmetria, avremo: individui con varianti asimmetriche n numero totale degli individui 7 se’ e in ogni caso n as=-—=%. n Gli indici di variabilità, di variazione, di frequenza delle serie di varianti riferentisi ai due organi A e A’ daranno un’idea del variare dei singoli organi stessi e potranno mettere in evidenza le modalità della variazione, ad esempio degli organi omotipici di destra rispetto a quelli di sinistra e via discorrendo. Anche le asimmetrie fra organi omodinamici si possono calcolare con analogo procedimento. -- —- md a i Si er ES ate | ESPE sE farebuzi ni TL anodso0) seal .qì - me “ à PI e ui . 2100 - Tip. Pietro Gerbone, Via Gaudenzio Ferrari, î ‘ . ( 3 | I fi ASINO MAN no IL BOLLETTINO Musei di Zoologia ed Anatomia comparata Ihb9$ della R. Università di Torino Dott. LutGI COGNETTI OLIGOCHETI raccolti dal Dott. F. SILVESTRI nel :CHELE e nella REPUBBLICA ARGENTINA La collezione che il Dott. F. SILVESTRI inviò gentilmente a questo Museo Zoologico comprende forme già note e già notificate per la regione neo- tropicale; essa tuttavia non è priva d’interesse giacchè per taluna delle specie che la compongono le località visitate dall’insigne naturalista riescono nuove. Do quì appresso l'elenco completo delle specie le quali ammontano in tutto a sette distribuite in tre famiglie. Per la loro letteratura rimando alla recente monografia del MICHAELSEN (1). Fam. ENCHYTRAEIDAE. Enchytraeus Buchholzi, Vejd. Rinvenni un solo esemplare di questa specie in fondo ad un vaso in cui erano conservati numerosi Lumbricidi raccolti nei dintorni di Victoria, Entre Rios, Rep. Argentina. Il clitelio non è ancora sviluppato. Questa specie era stata prima d’ora raccolta nel Brasile meridionale, nella Patagonia meridionale e non in altri punti dell'America del Sud. (1) W. MicHaetsen, Oligachaeta, Das Tierreich, 10 Lief., Berlin 1900, Fam. MEGASCOLECIDAE. Subfam. Ocnerodrilinae. Herria macdonaldi, Fisen. Due esemplari provenienti dai dintorni di Cosquin presso Cordoba, Rep. Argentina. Il clitello non è ancora sviluppato, ma è visibile l’area maschile corrispondente a quella disegnata dall’ElseN nelle Tav. XI e XII che vanno unite al suo lavoro « On the anatomical structures of two species of Kerria (1) ». Prima d'ora questa specie era stata notifi- cata soltanto per la California meridionale. Fam. LUMBRICIDAE. Eiseniella tetraedra, (typica) (Sav.). Un esemplare adulto proveniente da Juncal, Chile, ave fu raccolto in Marzo, Eisenia rosea (Sav.). Diversi individui giovani provenienti dai dintorni di Cosquin presso Cordoba nella Repubblica Argentina, ove furono raccolti nel mese di ottobre. Helodewellus (A.) caligimosus (Sav.), subsp. trapezoides (Ant. Dug.). Parecchi esemplari delle seguenti località: dintorni di Victoria, Entre Rios; dintorni di Tucuman; dintorni di Cosquin presso Cordoba; e Juncal, Chile Rieled ils (88.) parrvas (Fisen). Un esemplare dei dintorni di Victoria (Entre Rios). Questa specie non era stata ancora notificata per la Repubblica Argentina. OQetolasiu:m cyamemm (Sav.). Un esemplare proveniente dai dintorni di Victoria. (1) Proceedings of the California Academy of Sciences, II series, Vol. III, part. 2. 2124 - Tip. Pietro Gerbone, Via Gaudenzio Ferrari, 3, Torino. BOLLETTINO Musei di Zoologia ed Anatomia comparata Il, LIS della R. Università di Torino N. © pubblicato il 8 Novembre 1901... Vor. XVI Prof. LorENZzo CAMERANO GORDII raccolti dalla spedizione « Skeat > nella Penisola Malese 1899-1900. Il Dott. Arthur E. Shipley del Nuovo Museo di Cambridge (Inghilterra) mi ha cortesemente inviato in studio i Gordii raccolti dai membri della sopra menzionata spedizione. ‘Ho riscontrato le specie seguenti : Chordodes Moutoni, Camer. 1895. L. CAMERANO. — Description d’une nouvelle espèce de Gordien de la Chine « Bull. Soc. Zool. de France », vol. XX, p. 99. 1897. L. CAamEeRANO. — Monografia dei Gordii « Mem. Acc. Sc. di Torino », sez. 2%, vol. XLVII, pag, 387, tav. II, fig. 21, 2la. 1899. L. CAMERANO. — Gordti della Malesia e del Messico « Atti della R. Accad. delle Scienze di Torino » vol. XXXIV, fig. 3, 34. Un esemplare 9 estratto dal corpo di una grossa Mantis e raccolto in un’isola della costa di Kedah (Penisola Malese). L'esemplare essendo in pezzi non è possibile misurarne con sicurezza la lunghezza. La lar- ghezza massima nei pezzi esaminati è di m. 0,002. La colorazione è ne- rastra, con aspetto vellutato; l’estremità anteriore e posteriore sono biancastre. Lo strato cuticolare esterno ha i caratteri fondamentali degli esemplari sui quali io descrissi la specie e che provengono dalla Cina, con piccole differenze nelle areole papillari chiare e nelle areole papillari scure sparse qua e là le quali sono un po’ meno rialzate. Gli esemplari che io ebbi occasione di esaminare (Atti Acc. Sc. di ‘Torino, vol. XXXIV) provenienti da Perak sono pure simili all’esemplare DR in questione nelle linee generali di struttura della cuticola esterna, nella colorazione e nella forma del corpo. a 732 Chordodes puncticulatus, cx 1895. L. CAMERANO. — Gordiens nouveaux cu peu connus du Musée d’histoire naturelle de Leyle. « Notes from the Leyden Museum », vol. XVII. 1897. L. CamerANO. — Monografia dei Gordii « Mem. Accad. Sc. di Torino », ser. 2', vol. XLVII, pag. 384, Tav. II, fig. 25, 25a. 1899. L. CAMERANO. — Gordii della Malesia e del Messico. « Atti R, Accad. Scienze di Torino, vol. XXXIV. Un esemplare & raccolto in una isola presso la costa di Kedah (Pe- nisola Malese). — Lungh. m. 0,232. Largh. massima m. 0,001. La colorazione è bruno scura meno la parte anteriore e la parte po- steriore che sono più chiare. Lo strato cuticolare esterno è simile a quello degli esemplari da me precedentemente descritti di Deli (Sumatra orientale) e di Perak (costa sud-occidentale della penisola di Malacca). nec i nen = ———: nico. 2128 - Tip. Pietro Gerbone, Via Gaudenzio Ferrari, 3, Torino. BOLLETTINO Musei di Zoologia ed Anatomia comparata Il LIS della R. Università di Torino Li N. 409 pubblicato il 25 N ovembre 1901. Vot. XVI I MOLLUSCHI dei terreni terziari del Piemonte e della Liguria Descritti dal Prof. FEDERICO Sacco. PARTE XXVIII. Fam. ISOCARDIIDAE Chenu 1860 em. B. D. D. 1892. Gen. Isocardia (Klein 1753) Lk. 1799 (tipo J. cor (L.). Sottog. Isocardia — /socardia cor (L.) var. subelliplica e mayeriana I. cf. subtransversa D'Orb. e var. abbreviata. Sottog. Cytherocardia Sacc. 1900 — Cytherocardia cytheroides (May.) (tipo del nuovo sottog.). Sottog. Miocardia H. e A. Adams 1857 — M?ocardia moltkianoides Bell.) e var. rugosula, seguenzeana e taurorotunda — M. perplexa (Micht.) — M. Deshayesi (Bell.) e var. perlonga. Sottog. Suleocardia Rover. 1898 — Sw/cocardia justinensis (May.) (tipo del nuovo sottog.). Gen. Coralliophaga Blainv. 1824 (tipo C. coralliophaga (Gmel.)). Coralliophaga tithophagella (Lk.) e var. Guerini, subangutata, infilata e conglobata. Gen. Basterotia May. in Horn. 1859 (tipo B. corduloides May.). Sottog. Anisodonta Desh. 1858 — Anisodonta bipartita (Rover.). Fam. CYPRINIDAE H. ed A. Adams 1857. Gen. Cyprima Lk. 1812 (tipo C. istandica (L.)). Cyprina islandica (L.) — C. Morrisi Sow. — C. brevis Fuchs — C. compressa Fuchs — C. oncodes Rover. — C. Paretoi Rover. — llé — Fam. VENERIDAE Leach 1819. Gen. Mieretrix Lk. 1798 (tipo M. meretrix (Lk.). Sottog. Callista Poli 1791 — Cazzista chione (L.) e var. subalpina, ne- glecta — C. Heerî (May.) var. taurorotunda — C. puella (Phil.) — C. pedemontana (Lk. Ag.) e var. pertorquata, sulcata e dertomagna — C. erycina (Lk.) e var. /alesulcata, multisulcata e subtriangula — C.taurorugosa Sace. e var. perelliptica — C. splendida (Mér.) e var. elongatella e sulcatellta — C. dubia (Micht.) e var. lransiens — C. Sismondai (May.) — C. difficitis (Micht.) — C. exintermedia e var. anterecia e subplanata. Sottog. Pitar Roem. 1857 — Pilar rudiîs (Poli) e var. ootrigona, trans- versula e subgigantea — P. porrectus (Kòn.). Sottog Amiantis Carp. 1865 — Amziantis incrassata (Sow.) e var. Suessi, lrapezoidatlis ed ovalis — A. oligolonga Sacc. — A. îslan- dicoîdes (Lk.) e var. proboscidata — A. Brocchiî (Desh.) Sacc. e var. suborbicularis — A. gigas (Lk.) e var. taurominor e dertocrassuta. Gen. Grateloupia DesMoul. 1828 (tipo G. irregularis Bast.). Gratetoupia difficilis Bast. Gen. Venus L. 1758 em. Lk. 1798 (tipo V. mercenaria (L.)). Sottog. Omphaloclathrum Klein 1753 — OmphRaloclathrum mioceni- cum (Micht.) — O. ambiguum (Rover.) — O. Aglaurae (Brongn.) e var. fauromagna — 0. Delbosi (Micht.) — O. oligapenninicum Sacc. Sottog. Ventricola — Ventricola excentrica (Ag.) — V. verrucosa (L.) e var. costicillatissima, transversa ed orbiculata — V. taurover- rucosa Sace. e var. transtens, rolundella, percingulata, apustulosa e subfasciculata -- V. multitamellta (Lk.) e var. Boryi, subrotunda, subflabellata, perlamellosa, taurominor e glabroides — V. multî- lamettoîdes Sacc. e var. rotunduta — V. alternans (Bon) — YV. tauralternans Sacc. — V. experplexa Sace. e var. rotundella — V. casina (L.) var. Aradasi, sublriangula e rotundula — V. libellus (R. V. Eck. P.) e var. e/ongatuta — YV. praecursor (May.) e var. elongatella — V. exdeleta Sacc. Sottog. Chamelaea Klein 1753 — Chamelaea gallina (L.) e var. major, dertoparva, dertolaevissima, Philippîi, striatula, triangularîs, lami- nosa e paucirugosa — C. taurotrigona Sace. Sottog. Clausinella Gray 1851 — Clausinella fasciata (Da Costa) e var. rarîcostata, stricta, Brongniarti e rudis — C. scalaris (Brn.) — C. Basteroti (Desh.) e var. (aurinensis, tauropercincia, taurorudis, taurolaevis e subscalaris — C. Amidei (Menegh.) e var. rotundella, — 117 — semilaevis, fossanensis, tauratava, miotransiens, variecincta e mioquadrata. Sottog. Circomphalus Klein 1753 — Circomphalus plicatus (Gmel.) var. pliocenica, transversa, triangula, perlamellosa e derltonensis — C. Haidingeri (Hoern.) var. tauroparvula. Sottog. Parvivenus Sacc. 1900 — Parvivenus marginata (Hòrn.) (tipo del nuovo sottog.). Sottog. Timoclea Leach 1827 — Timoctea ovata (Pennt.) e var. subro- tunda, trigona, granulosa e tauroscalaris. Gen. Circe Schum. 1817 (tipo C. corrugata (Chemntz.)). Sottog. Gouldia G. B. Adams 1847 — Gowldia minima (Montg.) e var, triangularis ed etongatella. Gen. Dosînia Scopoli 1771 (tipo D. exoleta (L.)). Dosinia exoleta (L.) — D. orbicularis (Ag.) — D. lupînus (L.) e var. lincla, Philippii e Basteroti. Gen. Lucinopsis Forb e Hanl. 1848 (tipo L. undata Pennt.). Lucinopsis undata (Pennt.). Sottog. Lajonkaireia Desh. 1851 — Lajonkaireia rupestris (Br.) e var. subglobosa e pliogigas. Gen. Tapes Megerl. 1811 (7. litteratus (L.)). Sottog. Callistotapes Sacc. 1900 — Callistotapes vetulus (Bast.) (tipo del nuovo sottog.) e var. Geneî, pliovata, sulculeltata e pliogla- broîdes — C. taurogibbus Sacc. — C. inlermedius (Nam.) — C. fabaginus (May.) — C. virgatus (Sow.) — Tapes (?) eremita (Br.) e var. laevigatella, subedulis e submajor — T. (?) tauroetlliptica Sacc. Sottog. Pullastra Sow. 1827 — Puzlastra geographica (Chemntz.) e var. parvîllima — P. astensis (Bon.) e var. ellipticoides. Sottog. Myrsopsis Sacc. 1900 — Myrsopsîs Pernarum (Bon.) (tipo del nuovo sottog.) e var. e//ipsoîdea e subquadrangutla. Sottog. Amygdala Roem. 1857 — Amygdata decussata (L.). Sottog. Taurotapes Sacc. 1900 — Taurotapes Craverii (Micht.) (tipo del nuovo sottog.). i Sottog. Hemitapes Roem. 1857 — Hemitapes senescens (Dod.) e var. crassior. Gen. Venerupis Lk. 1818 (tipo V. îrus (L.)). Venerupis irus (L.) e var. minima Sace, — 118 — Fam. PETRICOLIDAE D'Orb. 1835. Gen. Petricola Lk. 1801 (tipo P. lithophaga (Retz.)). Petricola lithophaga (Retz.) e var. chamoides. Fam. CYRENIDAE H. e A. Adams. Gen. Cyrena Lk. 1818 (tipo C. ceylanica Lk.). Cyrena sirena Brongnt. e var. cyrenoîdes, strangulata, sublypici, perinaequilalera, sublriangula, subaequilatera e subdonacina — C. circumsulcata May. Sottog. Ditypodon Sandbg. 1874 — Ditypodon Suessiî (May.). Gen. Pisidium Pfeiff. 1821 (tipo P. amnicum L.) Pisidium rossile Sacc. — P. Capellinii Sacc. — P. elongatiusculum Rover. Fam. SPHAERIDAE Dall 1895. Gen. Sphaerium Scopoli 1777 (tipo S. corneum L.) Sphaerium Lenonii Sacc. — S. nympharum Rover. PARTE XXIX Fam DONACIDAE Flem. 1828 in Desh. 1848 Gen. Bonax L. 1758 (tipo D. (runculus L.). Donax venustus Poli e var. parvolonga — D. minutus e var. lauro- gibba — D. Addolii May. — D. semistriatus Poli. Sottog. Capsella Gray 1851 — Capsezia potita (Poli) e var. plioparvula. Fam. PSAMMOBIIDAE Deshayes 1845. Gen. Psammobia Lk. 1818 (tipo P. fàrdensis Chemntz.). Psammobia fàrbensis (Chemntz.) e var. pyrenaica — P. uniradiata (Br.) e var. colligens — P. affinis Duj. e var. conjungens, major, exfischeri, plioparva, sublypica e pliovata — P. costulata (Turt.). Sottog. Psammocola Blainv. 1824 — Psammocola vespertina (Chemntz.) e var. pliominor — P. taurovata Sacc. e var. colligens — P. cf. ‘È — dequilateralis (Brn.) — P. pudica (Brongnt.) — P. piana (Brongnt.) — P. Sandbergeri (Kòn.) — P. tlauroplana Sace. — P. protracta (May.)— P. cfr. aquitanica (May.) e var. appenninica — P. repanda (Micht.). Gen. Solenotellina Blainv. em. 1824 (tipo S. diphos L.). Sottog. Psammotaea Lk. 1818 — Psammotaea Labordei (Bast.) var. Basteroti (Brn.). | Fam. SOLENIDAE Latreille 1825. Gen. Solenocurtus Blainv. 1824 (tipo S. strigilatus L.). Solenocurtus strigilatus (L.) e var. Michelottii Dod. — S. dilatatus (Bon.) e var. minima — S. candidus (Ren.) — S. cf. Basteroti Desm. e var. pDarvulinella. Sottog. Azor Leach in Brown 1844 — Azor antiquatus (Pultn.) — A. proantiquatus Sacc. — A. elongatus (Bell.). Gen. Pharus Leach in Gray 1840 (tipo Ph. legumen L.). Pharus legumen (L.) var. pliomagna Sace. Gen. Cultellus Schum. 1817 (tipo C. lacteus Spengl.). Cultellus clavatus Rover. Sottog. Ensiculus H. Ad. 1860 — Ensiculus cultellus (L.) var. Olivi e var. arcuatetlla. Sottog. Phaxas Leach 1852 — Phaxas pellucida (Pennt.). Gen. Ensis Schum. 1817 (tipo E. ensîs (L.)). Ensiîs ensîs L. e var. minor. Gen. Solen (Arist.) L. 1757 (tipo S. vagina L.). Solen marginatus Pennt. e var. minor e major. Fam. MESODESMIDALK Gray 1840, em. Fischer 1887. Gen. Donacilla Lk. 1812 (tipo D. cornea Poli). Donacitta cornea (Poli) e var. nuculocrassa — D. trigona Cocc. Gen. Ervilia Turt. 1822 (tipo E. castanea Montg.). Ervilia castanea (Montg ) e var. zibinica, longiuscula e pusilla. Gen. Nesis Montrs. 1875 (tipo N. prima Montrs.). Nesîs secunda Montrs. Fam. MACTRIDAE Lk. 1809, Gray 1840. Gen. Miaetra L. 1767 (tipo M. stullorum (L.)). Mactra corallina (L.) e var. înflala cf. attantica — M. glauca Born. var. helvaceae pliorotunda — M. hyalina Br. e var. bicarinata — M. Basteroti May. — 120 — Sottog. Hemimactra Swains. 1840 — Hemimacitra astensis Sace. Sottog. Spisula Gray 1837 — Spisula solida (L.) — S. subtruncata (Da Costa) e var. friangula, tiberiana, fasciata, caudata e parvo- laevis. Sottog. Pseudoxyperas Sacc. 1900 — Pseudoxyperas proaspersa Sace. (tipo del nuovo sottog.) e var. taure4liplica, plioastensis, taurotaevis e perelliptica. Gen. Eastonia Gray 1853 (tipo E. rugosa Chemntz.). Eastonia rugosa (Chemntz ) e var. /ongovata. Gen. Lutraria Lk. 1798 (tipo L. lutraria (L.)). Lutraria lutraria (L.) e var. angustior — L. cf. latissima Desh. Sottog. Psammophila Leach in Brown 1827 — Psammophila oblonga (Chemntz.) e var. sudelliptica, mioparva e taurodigitata. Fam. CARDILIIDAE Fischer 1887. Gen. Cardilia Desh. 1835 (tipo C. semisulcata (Lk.)). Cardilia Michetlottiî Desh. Fam. MYIDAE Gray. Gen. Sphenia Turt. 1822 (tipo S. Binghami Turt.). Sphenia Binghami Turt. var. lametlosa, parvinflala e testarum. Fam. CORBULIDAE Broderip 1839. Gen. Corbula Brug. 1792 (tipo C. sulcata Lk.). Corbula gibba Oliv. e var. curia, rosea e pseudolaevis — C. oligogibba Sacc. — C. carinata Duj. var. Deshayesi, oligolaevis, taurodepressa, taurolonga, dertolaevis e peratta — C. revoluta (Br.) e var. sub- laevîs, carinata, miotaurina e neglecta — C. Cocconti Font. e var. miotaurinensis — C. bijugalis Sandb. Fam. GLYCYMERIDAE Desm. 1839. Gen. Glyecymeris Plin. (Klein 1753) Lk. em. 1799. Giycymeris Faujasi (Mén.) e var. elongata, colligens, transîens, sub- norvegica, truncata ed obligua — G. Menardi (Desh.) — G. oligo- faujasi Sacc. e var. retroundata — G. intermedia Sow. e var. Gastaldii, declivis, subtriangula, proxima ed acutanguta — G. (Panomya?) ligustica Rover. Gen. Saxicava Fleur. 1802 (tipo S. arctica (L.)). Saxicava arctica (L.) e var. minuta, crassomagna, tauroquadrata, tongissima ed oblonga — Saxicava rugosa (L.) Pennt. e var. e/lon- = Pa gata, gallicana, pertransversa, triangula, miocenica, rustica, per- globosa, oligogibba ed oligopergibba. Gen. Saxicavella Fisch. 1870 (tipo S. plicata Montr.). Saricavella miotriangula Sace. e var. perangulata. Fam. GASTROCHAENIDAE Gray 1840. Gen. Gastroachaena Spengl. 1783 (tipo G. cunetformis (Spengl.). Gastrochaena dubia (Pennt.) e var. angustior — G. intermedia Hòrn. e var. obesa ed abbreviata. Sottog. Spengleria Tryon 1861 — Spengleria miotaurinensis Sacc. Fam. PHOLADIDAE Lk. em. (an Leach 1819). Gen. Pholas Lister 1687, L. 1758 (tipo Ph. dactylus L.). Sottog. Bariiea Leach in Risso 1826 — Barnea candida L. Gen. Jouannetia Desm. 1828 (tipo J. semicaudata Desm.). Jouannetia semicaudata Desm. e var. urensis — J. Tournouveri Loc. Gen. Xylophaga Turt. 1822 (tipo X. dorsalis (Turt.)). Xylophaga dorsatis (Turt.). Gen. Martesia Leach in Blainv. 1824 (tipo M. striata (L.)). Martesia Brocchii (Pant.). Sottog. Aspidopholas Fisch. 1887 —— Aspidopholas rugosa (Br.). Fam. TEREDINIDAE Gray. Gen. Teredo (Sell. 1733) L. 1757 (tipo T. navalis L.). Teredo cf. norvegica Spengl. — T. cf. Tournatli Leym. Gen. Cyphus Guett. 1770 (tipo C. arenarius (L.)). Cyphus sp. Fam. CRYPTODONTIDAE Dall 1895. Gen. Cryptodom Turt. 1822 (tipo C. /exuosus (Montg.)). Cryptodon flexuosus (Montg.) var. Michelottii e taurogigas — C. Rovasendae Sace. Sottog. Tauraxinus Sacc. 1901 — Tuuraxrinus miorugosus Sacc. (tipo del nuovo sottog.). Fam. UNGULINIDAE Stoliczka em. Gen. Diplodonta Bronn. 1831 (tipo D. rotundata Montg.). Diplodonta rotundata (Montg.) e var. permagna e pertransversa — D. exlaevigata Sacc. — D. trigonula Bronn. e var. intermedia ed astartea — Diplodonta Brocchiî Desh. e var. rotfundella Sace, — ia -= Fam. LUCINIDAE Fleming 1828 em. Gen. Lucina Brug. 1792 (tipo L. edentula (L.)). Lucina globulosa Desh., var. Rhòrnea, taurofuchsi, alta e perinaequi- latera — L. Volderiana Nyst e var. sassellensis — L. aliena (Rover.) L. (?) alepîs (Rover.) — L. fragîlis (Phil.). Sottog. Megaxinus Brugn. 1881 — Megaxinus ellipticus (Bors.) e var. lrigona, rotundella e taurotransiens — M. tauroficoîdes Sacc. — M. transversus (Brn.) e var. taurosubiypica, rotundula, persulcata, cristatulta e taurorotunda — M. deperditus (Micht.) e var. obliquata — M. bellardianus (May.) e var. rotundatior, pertransversa, înfla- tula e depressa — M. tenuitamellatus (Micht.) — M. încrassatus (Dub.) var. subscopultorum e subirregutaris. Sottog. Dentilucina Fisch. 1887 — Dentilucina orbicutaris (Desh.) e var. rotundelloides, sublamellata e pauciltamellata — *D. boreatis (L.) e var. paucilameltata, crassinflata, anteproducta ed oligoparva — D. tauroboreatlis Sacc. — D. Rollei (Micht.) — D. elatotrigona Sacc. — D. persolida Sacc. e var. dertonensis, taurovata e tauro- rotunda — D. Barrandei (May.) e var. taurinorum — D. Mene- ghinîi (De Stef. e Pant) e var. rotundella, quadrangutlella, per- squamulosa, crassolameltata e submichetottii — D. Michetottii (May.) e var. paucîcineta — D. strigosa (Micht.) e var. colligens — D. otigo- lrigona Sacc. — D. Perrandoi (May,) — D. seclusa (Rover.) — D. mio- cenica (Micht.) e var. ovatella — D. tumida (Micht.) var. rotundula. Sottog. Cardiolucina Sacc. 1901 — Cardiolucina Agassizi (Micht.) e var. regularior e constricta — C. striatula (Nyst) var. taurotrigona, ovatuloides e perobliquata — C. taurocrenulalta e var. aviculina — C. oligobliqua Sacc. Sottog. Linga De Greg. 1884 — Linga columbetlla (Lk.) e var. /olpa e strictuta. Sottog. Codokia Scopoli 1777 — Codokîa leonina (Bast.) e var. me- diolaevis e transiens — C. tauroradiata Sace. Sottog. Myrtea Turt. 1822 — Myrtea spinifera (Montg.) e var. astensis, pseudotrigona, rarilamellata, dionella, ovosubalpina, dilatata e tauromagna — M. taurina (Bon.) e var. c0inflata e plioparva — M. extinta (Micht.) — M. strigiltata (Reuss) var. faurophaseota. Sottog. Myrteopsis Sacc. 1901 — Myrfeopsîs magnotaurina Sace. (tipo del nuovo sottog.). Sottog. Here Gabb. 1886 — Zere miobarbieri Sace. e var. colligens. Sottog. Jagonia Recl. 1869 — Jagonia reticulata (Poli) e var. per- obliqua e sublaevigata. Gen. Loripes Poli 1791 (tipo L. lacteus (L)). Loripes lacteus (L.) — L. dentatus (Defr. Bast.) e var. oMligreatelta. — 123 — Sottog. Divaricella v. Mart. 1880 — Divaricelta divaricata (L.) var. rotundoparva ed ornata. Fam. TELLINIDAE Blainv. 1814 em. Gen. Tellina L. 1758, em. Lk. 1798 (tipo T. virgata L.). Tellina serrata Ren. e var. gerzillta, subtriangula e tauroproltensa — T. Perrandîi May. — T. exdubia Sacc. e var. colligens — T. puichetta Lk. e var. transversa — T. distorta Poli — T. faurostriala Sacc. — T. eogassinensis Sacc. — T. reducta May. Sottog. Moerella Fisch. 1887 — Moerella donacina (L.) e var. perlaevis, br'unnea e striatella. Sottog. Tellinula Chemntz. 1782 — Tezzinula incarnata (T..) e var. apyriîiformis. Sottog. Macomopsis Sacc. 1901 — Macomopsis elliptica (Br.) (tipo del nuovo sottog.) e var. antisa, pometla, parvovata e parvobrevis. Sottog. Macoma Leach 1819 — Macoma tata (List. Gmel.) — M. cu- mana (Costa) e var. ovatella e tauroparva — M. lenuîs (Costa). Sottog. Peronaea Poli 1791 — Peronaea planata (L.) e var. antero- tunda — P. nitida (Poli) e var. e/lipsoidea. Sottog. Oudardia Montrs. 1884 — 0Owudardîa compressa (Br.) e var. subquadrata ed obliquestriata. Sottog. Arcopagia Leach ms. 1816 in Brown 1827 — Arcopagia crassa (Pennt.) var. plioitalica e taurostriotata — A. subelegans D’Orb. e var. perelliptica — A. Bowerbanki e var. inaequilatera — A. telata (Bon.) — A. corbîs (Brn.) e var. transiens — A. Sedgwicti (Micht.) e var. ovalior. Sottog. Arcopagiopsis Cosmn. 1886 — Arcopagiopsîs balaustina (L.) e var. plioînflala, brunnea, pseudoellipltica e miotaurina. Gen. Gastrana Schum. 1817 (tipo G. donacina Schum.). Gastrana fragitlis (L.) e var. ovatelta, foliosa, subaequilatera, gi- gantula e perabbreviata. Sottog. Capsa Brug, 1791, em. Lk. 1799 — Capsa lacunosa (Chemntz.) e var. umida, bronniana e taurotrigona. Fam. SCROBICULARIIDAE Ad., Chenu 1862 em. Gen. Scrobicularia Schum 1817 (tipo S. plana (Da Costa)). Scrobicularia cf. pluna (Da Costa). Gen. Syndesmya Rec]. 1843 em. (tipo S. alba (Wood)). Syndesmya alba (Wood) e var. cotrigona, subtruncata e perinflaia —- S. longicallus (scacch.) e var. subtrigonula — S. taurotonga Sace. — 124 — Sottog. Abra (Leach 1819) Risso 1826 — Abra prismatica (Lask. Monk — Abra stricta (Brn.). Sottog. Syndesmyella Sacc. 1901 — Syndesmyelta plioovoides Sace. (tipo del nuovo sottog.). Fam. CUSPIDARIIDAE Dall 1886. Gen. Cuspidaria Nardo 1840 (tipo C. Cuspidata (Oliv.)). Cuspidaria cuspidata (Oliv.) — C. rostrata (Spengl.) — Cl, miocenica Par. e var. contortula — C. eogassinensîs Sacc. e var. subavicula — C. Forbesi (May.) — C. subgranulosa Sacc. — C. eoinflata Sace. e var. strictutla. Sottog. Halonympha Dall e Smith 1886 —. Ha:onympha ? taurostriata Sacc. Sottog. Spheniopsis Sandb. 1861 — Spheniopsis miotaurina Sacc. e var. ellipticoides — S. maxima (May.) e var. proboscidea — S. eaviculoides Sacc. Sottog. Cardiomya A. Adams 1864 — Cardiomya costettata (Desh.) — C.? clathrata (Rov.). Sottog. Tropidonomya Dall e Smith 1886 — 7ropidonomya abbreviatu (Forb.). Fam. SOLENOMYIDAE Gray 1840. Gen. Solenomya Lk. 1818 em. (tipo S. togata (Poli)). Solenomya Doderleini (May.) e var. gigantea e latesulcata. Fam. PANDORIDAE Gray 1840. Gen. Pandora Brugn. 1792 (tipo P. inaequivalvis (L.)). Pandora înaequivatvis (L.). Fam. VERTICORDIIDAE Segnenza. Gen. Verticordia S. Wood in Sow. 1844 (tipo V. cordiiformis Sow.). Verticordia acuticostata (Phil.). Sottog. Haliris Dall 1886 — Zazirîs trapezoidea (Segu.). Gen. Pecchiolia Menegh. 1857 (tipo P. argentea (Mar.)). Pecchiolia argentea (Mar.) e var. miotaurina — P. eoargentea Sace. Fam. LYONSIIDAE Fischer 1887. Gen. Lyonsia Turt. 1822 (tipo L. norvegica (Chemntz.). Lyonsia? Brocchii May. Gen. Pleurodesma Hòrn. 1859 (tipo P. Mayeri Hòrn.). Pleurodesma Mayeri Hòrn, — 125 — Fam. CEROMYIDAE Fisch. 1887. Gen. Ceromyella Sacc. 1901 (tipo C. miotaurina Sac c.). Ceromyetlla miotaurina Sacc. Fam. ARCOMYIDAKE Fischer 1887. Gen. Goniomya Ag. 1836 (tipo G. angulifera (Sow.)). Sottog. Rhombomya Sacc. 1901 — RRombomya eocenica (Sace.) (tipo del nuovo sottog.). Fam. ANATINIDAE Sowerby 1834. Gen. Thracia Leach in Blainv. 1824 (tipo P. pubescens (Pultn.)). Thracîa pubescens (Pultn.) e var. (auroparva e psammoîdes — T. Reeveî May. — T. cf. Bellardîi Pict. e var. sfenochora, Canavarti e longogracilis — T. cf. scabra Koen. — T. parvorugosa Sacc. — T. papyracea (Poli) e var. minor — T. convexa (W. Wood) e var. laevibrevis, breviastensîis ed oligantiqua — T. tauroconvera Sace. — T. cf. Speyeri — T. corbuloîdes Desh. var. pliovata. Sottog. Ixartia Leach 1852 — Ixartia distorta (Montg.) var. ovaliîs, perovalis e bitruncata. Fam. POROMYIDAE Dall 1895. Gen. Poromya Forb. 1844 (tipo P. granulata (Nyst e West.)). Poromya neaeroides Segu. — P. tauromagna Sace. e var. perum- bonata. Sottog. Mioporomya Sacc. — Mioporomya taurinensis Sace. (sottotipo del nuovo sottog.) — M. dicarînata (Rov.). Fam. PHOLADOMYIDAE Gray 1840. Gen. Pholadomya G. B. Sow. 1823 (tipo Ph. candida Sow.). Pholadomya Puschi Goldf. e var. quaesîta, perabbreviata, corbuloides, gractticosta, trigonula e virgula — Ph. taurinensîis Sace. — Ph. Ihnyrrena Sim. — Ph. vaticana Ponzi e var. Fuchsi e subtrianguta. Sottog. Procardia Meek 1871 — Procardia Canavari (Sim.) e var. cepporum, paucicostulata e raricostata. Fam. CLAVAGELLIDAE Fisch. 1887. Gen. Clavazgella Lk. 1818 (tipo C. echinata (Lk.)). Clavagella Brocchiî Lk. Sottog. Stirpulina Stoliczka 1870 — Stirpulina bacillum (Br.) — S. oblita (Micht.). n) RT { LT Ki Bg hi Putgi ce ca IR fi vagui son po19 AR, x My 5) tr DE: ANT LINZOIE D'agi) I0GF ogag: aaa one O nloy Hi wie 10 n, ia de pot va Sr a i fi (Ji ( : ivi d'a MOL th | «i VT) Pt e \ LIU Nodosi" I TACRTHOORA: «Low Me, NÉ MOR) I (WitAt i II pui dea DT, w' IECITTITÀ i \ dgqii) (0a) Chatta Aaa tata Mie OO), «SPA ti) I | ale Neo pata a 1 Cuspiarta LL i da ALA ata. pa (11) hl’ ni nh ih du Wi RN CRTITIIT HIS RI, tarigAgi)y RAR, vata ai Fdosad io. iL sil | ie seno ARI) EA n Do LIA RT DO VE SAI VITTI. # Miti MISS n to GSO O TANI rbt veneti EN e 41 Ma o | n. as a FASANO, META Mn panni MATO ELRIC PA Da: ic ANO i Aa COTONE A STE O) TAN n PMO TE ST CRA MIDI eva N° S e sa a e ai = = ra La FA ANTA ON AL Li #u Mi} VUOI i Won \ Ò prege } iorggink palin Li e TRO MALI ORI a MACUTY KoAgdt 00%, 7 È : î itottoe) .0baa 2584 TI AILRTIAA E Lomo Mis nok da: A ‘OTO STAMI A(, PORER INISTCR IONE MAT = (GONE A CITI CARI DI i. dd ICAO net | avre de, pbitasno iyt et) USI VT ta sL # LAI bride Moni DI 4 ; MIT NOTAI asbloludo ati Rie. MIAO TS AMEX rig 0) Li RAM sai MN) VÀ stia Ha DIP SON va k MAME gie DIF K VO NE Ig, vi ì gut da dui suit i AN MAN Persa ca re i quiz) Anti Va O E ta Ti, Mona, dd CHO RI, ki Ù | ò 4 AL I omne ca pigli POS tO, i i Î Ù da KO Ma K \ Pil il Y , Ù Ù schiotu vie ani irta Hi LA dEi FETOT ui: dig ie; "(( Mu) VLIISTI LOR ha ui) A! valli I dé i 4 Î a Ph peroni (TRE) SATMIAE tra MARFAN, cr aver” BOLLETTINO Musei di Zoologia ed Anatomia comparata Il, 69$ della R. Università di Torino TN ZA pubblicato iO Narembre; 19018 Was SENI Prof. LokEeNZzo CAMERANO ‘ GORDII raccolti dal Dottor Filippo Silvestri nella Repubblica Argentina e nel Paraguay. Gordius paranensis, Camer. Sinonimia in: L. CAMERANO. Monografia dei Gordii € Mem. Accad. Scienze di Torino, ser. 2°, vol. XLVII, p. 406 (1897). Il Dottor Filippo Silvestri raccolse nel 1899 cinque esemplari di questa specie a Villarica (Paraguay). Essi presentano le dimensioni seguenti : & Lungh. m. 0,58 — Largh. massima m. 0,0005. ARM) : Mn A Giu > >» 0,34 » » » 0,0005. Ara » 0,32 » » » 0,0005. g » » 0,593 » » >» 0,0005. malgrado queste notevoli differenze di grandezza i vari esemplari sono adulti e presentano la cuticola più o meno inscurita. Il Gordius paranensis pare specie non rara nel Paraguay e alle lo- calità già note di Palmeira (Panarà), di Asuncion (CAMERANO, M0n09?. op. citat.) e di Villarica ora indicata, posso aggiungere il Rio Monda-y. In questa località il sig. G. Boggiani raccolse nel dicembre 1898 un esemplare & (che il Dottor R. Gestro, vice direttore del Museo Civico di Genova gentilmente mi comunicò in esame) lungo m. 0,45 (larghezza massima m. 0,0005). Chordodes Nobilii, nov. sp. Un esemplare 9 di Cosquin presso Cordova (Repubblica Argentina). Lunghezza m. 0,240 — Larghezza massima m. 0,001. L'animale è di color bruno leggermente più chiaro nella regione pe- ricloacale. DIO) Lo strato cuticolare esterno presenta: 1° Areole papillari moriformi a contorno prevalentemente ovale con in mezzo una cavità piena di sostanza rifrangente; 2* Prolungamenti rifrangenti, corti e ricurvi, appuntiti che sorgono qua e là fra le areole papillari precedenti; 3° Pa- pille grosse, chiare, sparse qua e là fra le areole papillari moriformi, ora isolate ora riunite due a due e portanti lunghi prolungamenti chiari serpenti formi. La struttura dello strato cuticolare esterno richiama alla mente quella del Chordodes brasiliensis Janda. (Beitràge zur Systematik der Gordìiden II — Ueber das Genus Chordodes, Zool. Jahrb. d. Spengel, VII, Syst. 1894. — L. CAMERANO « Monografia dei Gordii » Mem. Accad. Sc. di Torino, ser. 2*, vol. XLVII, pag. 377, tav. III, fig. 29, 29a, 295), per la presenza delle areole papillari moriformi, e per le papille chiare con lunghi prolungamenti ; ma differisce da questa per la mancanza di areole papillari coniche, elevate sparse fra le areole moriformi la quale cosa dà alla cuticola del Chordodes Nobili una facies al tutto diversa. I pro- lungamenti chiari delle papille sono pure in quest’ultima specie propor- zionatamente più sottili che non nella prima. Più.piccoli e più corti sono pure nel C. Nobiliî i prolungamenti rifrangenti isolati e questi inoltre stanno fra le areole e non sulle areole moriformi. 2181 - Tip. Pietro Gerbone, Via Gaudenzio Ferrari, 3, Torino. BOLLETTINO Musei di Zoologia ed Anatomia comparata JI 695 della R. Università di Torino N. 411 pubblicato 1 Nmbrend 901 Vo Nk Viaggio del Dr. A. Borelli nel Matto Grosso e nel Paraguay. » VAL Prof. LorENZzO CAMERANO GORDII. Le specie seguenti di Gordii raccolte dal cav. Dutt. Alfredo Borelli durante il suo ultimo viaggio nel Matto Grosso e nel Paraguay e genero- samente donate, insieme a tutte le altre collezioni zoologiche, al R. Museo Zoologico di Torino vengono a portare un nuovo contributo alla conoscenza dei Gordii dell'America Meridionale concedendo di meglio precisare le diagnosi e la corologia di varie specie. Gordius paranensis, Camer. Sinonimia in: L. CaMmeERANO, Monografia dei Gordii « Mem. R. Accad. delle Scienze di Torino » ser. 2*, vol. XLVII, p. 406 (1897). 3 esemplari di Urucum. cd Lunghezza m. 0,360 — Larghezza massima m. 0,0005. log » >» 0.330 » » >» 0,0005. a » 210,315 » » » 0,0005. Questa specie venne trovata non rara nelle località seguenti dell’A- merica meridionale: Palmeira (Paranà), Asuncion (Paraguay), Villarica (Paraguay), Rio Monda-y (Paraguay). Il Dott. Thomas H. Montgomery, cita questa specie (The Gordiacea of certain american Collections, « Bull. Mus. Comp. Zool.» v. XXXII, n. 3, 1898) anche di Casabianca (Cile). Chordoldes Peraccae, Camer. 1894. L. CameRANO, Gordii del Viaggio del Dr. Alfredo Borelli nella Repub- blica Argentina e net Paraguay » Boll. dei Musei di Zool. e Anat. Comp. di Torino », vol. IX, n. 175. ES +3 E 1897. L. CAaMmERANO, Gordîi det Viaggio del Dr. Alfredo Borelli nel Chaco Boliviano e nella Repubblica Argentina « Boll. dei Musei di Zool. e Anat. Comp. di Torino », vol. XII, n. 294. 1897. L. CaMmERANO, Monografia dei Gordii « Mem. Accad. Scienze di Torino », ser. 2°, vol. XLVII, pag. 385, Tav. II, fig. 27, 27a. Un esemplare ? trovato entro un esemplare di Blatta (Ischnoptera brasiliensis Br.) a Urucum. Lunghezza m. 0,060 — Larghezza massima m. 0,0005. Questa specie è stata da me descritta sopra esemplari di S. Pablo (Provincia di Tucuman) e di Aguairenda (Chaco Boliviano) appartenenti pure al sesso femminile; ma di dimensioni maggiori (Lungh. m. 0,126, largh. m. 0,0006, Lungh. m. 0,198, largh. m. 0,0008. Le minori dimensioni dell'esemplare di Urucum il quale è adulto e di color bruno chiaro trovano forse la loro spiegazione, come in altri casì analogi, nella piccola mole dell’ospite, (l'individuo che lo conteneva, della specie di blatta sopradetta, misura appena millimetri diciotto in lunghezza. Questa specie è come è noto a corpo stretto e relativamente allungata). I caratteri dello strato cuticolare esterno sono come negli esemplari tipici. Chordodes talensis, Camer. 1897. L. CAMERANO, Gordii del Viaggio del Dr. Alfredo Borelli nel Chaco boliviano e nella Repubblica Argentina « Boll. dei Musei di Zool de Anat. Comp. di Torino ». vol. XII, n. 294. 1897. L. CameRANO, Monografia dei Gordii « Mem. della R. Accad. delle Sc. di Torino », ser. 2%, vol. XLVII, pag. 375, tav. III, fig. 31, 31a. Un SMP o di Urucum lungo m. 0,080, largh. mass. m. 0,0006. » c > > » 0,084, » » 0,0004. bi ce maschio è bruno chiaro, l’ Gaemagiata femmina è bianchiccio. Riferisco alla specie sopradetta questi due esemplari che presentano nella cuticola esterna i caratteri fondamentali di quelli tipici i quali provengono da S. Lorenzo (Jujuy) e da Tala (Salta) e dalla Missione di S. Francisco (Alto Pilcomajo). Nella cuticola esterna degli esemplari di Urucum si notano alcune parti- colarità che credo dovute all’essere la cuticola stessa meno invecchiata. Così ad esempio gli spazii che stanno fra le areole papillari più alte pre- sentano più distinta la loro areolatura; le areole più alte sono meno scure. Nella femmina, bianchiccia, l’inscurimento delle areole papillari è appena iniziato e l’areolatura sopradetta è più spiccata che nel maschio. Come è noto, differenze analoghe si notano anche nelle specie europee in rap- porto coll’invecchiare dello strato cuticolare esterno. 21S2 - Tip. Pietro Gerbone, Via Gaudenzio Ferrari, 3, Torino. BOLLETTINO Musei di Zoologia ed Anatomia comparata Mbgs della R. Università di Torino N 412 pubblicato il %5 > Novembre 1901 Vor. XVI Prof. LorENZo CAMERANO “ GORDII di Madagascar e delle isole Sandwich. Chordodes Montgomeryi, nov. sp. Un esemplare 9 di Madagascar. (Fort Dauphin, da una grossa mantide). Lunghezza m. 0,130 — Larghezza massima m. 0,0}15. La colorazione è bruno scura, quasi nera, un po’ più chiara all’estre- mità anteriore e posteriore. ‘ Lo stato cuticulare esterno presenta: 1° areole papillari rialzate non moriformi a contorno rotondo, od ovale, od anche poligonale; alcune sono quasi claviformi essendo un po’ più grosse all'estremità distale; esse hanno un canale mediano pieno di sostanza rifrangente; 2° areole papillari più scure e più alte delle precedenti riunite in gruppi di sei o sette, o poco più, intorno a due altre areole più grandi; 3° areole papillari più grosse a contorno rotondo od ovale con prolungamenti più o meno lunghi, sot- tili assai, chiari e rifrangenti, le quali stanno nel mezzo delle areole papillari precedenti (2°); 4° qua e là si notano prolungamenti spiniformi, chiari, ricurvi all'apice e non molte grossi ; 5° qualche piccolo prolun- gamento sottile, corto, rifrangente sopra ad areole papillari simili a quelle del primo gruppo. Questa specie è affine al Chordodes capensis Camer. (Gordiens nouveauxe 0% peu connus du Musée d’histoire naturellte de Leyde « Notes from the Leyden Museum », vol. XVII, 1895. L. Camerano, Monografia dei Gordii « Mem. della R. Accad. delle Scienze di Torino >», ser. 2*, vol. XLVII, pag. 386, tav. II, fig. 28, 28 e al Chordodes Madaga- scarîensis Camer. (Descrizione di una nuova specie di Gordius del Ma- dagascar) < Boll. Mus. di Zool. e di Anat. Comp. di Torino», vol. VIII, n. 148 (1893). L. Camerano, Monografia dei Gordti, op. cit., pag. 387, tav. Il, fio. 29, 294. Mio Essa differisce dal C. capensîs per le areole papillari le quali in quest'ultimo sono a contorno quasi rotondo, per la mancanza di tuber- coli rifrangenti interareolari, per la presenza di due o più areole, a con- torno rotondo od ovale, mediane nei gruppi di areole rialzate po SG le quali portano prolungamenti lunghi e sottili. ì Il C. Montgomeryi differisce dal C. madagascaritensis per la mancanza delle areole più scure riunite due a due, fra le quali vi è un poro assai spiccato, e per la presenza dei prolungamenti lunghi e sottili nelle areole rialzate mediane dei gruppi di areole più scure. La specie sopra descritta è dedicata al Dottor Thomas H. Montgomery, dell’Università di Pensilvania. Paragordius varius (Leidy). Sinonimia in: L. CAMERANO, Monografia dei Gordii « Mem. Acc. Scienze di Torino », ser. 2%, vol. XLVII, pag. 402 (1897). Un esemplare 9 raccolto nelle acque del fiume presso Wailuku nell’i- sola Maui, una delle isole Sandwich, nel 1896. — Nuovo Museo di Cambridge (Inghilterra): avuto in esame dal Dott. A. E. Shipley. Questo individuo, come mi scrive il dottor Arthur E. Shipley, emise poco dopo esser stato raccolto, un lungo cordone di uova, fatto carat- teristico per le specie del genere Paragordîus. Riferisco senza esitazione questo esemplare al Paragordius varius (Leidy) pei caratteri della cuticola e dell’estremità posteriore. Confrontisi per la distribuzione geografica di quesia specie ‘anche: THoMas H. MONTGOMERY: The Gordiacea of certain American .col- ‘ections « Bull. of the Museum of Compar. Zoòl. at Harvard College » vol. XXXII, n. 3, 1898. — The Gordiacea ecc. II, Proceed. California Acad. of Scien. Third Ses. Zool., vol. I, n. 9, 1898. 2183 - Tip. Pietro Gerbone, Via Gaudenzio Ferrari, 8, Torino. BOLLETTINO Musei di Zoologia ed Anatomia comparata Il b9$ della R. Università di Torino 44 pubblicato il 17 Dicembre 1901. Vor. XVI Prof, LorENZzo CAMERANO Studio quantitativo statistico degli organismi Tabelle pel calcolo degli indici di deviazione Nel metodo da me proposto per lo studio quantitativo statistico degli animali, (1) gli #ndici di deviazione (D < M, D, > M), dalla media si ot- tengono nel modo seguente : 1° Si divide il campo di variazione in 2 parti; dal valore minore cioè al valore medio e dal valore medio al valore maggiore; 2° si fa la somma, in ciascuna parte, delle deviazioni dalla media di tutti i valori possibili dell’ intero campo di variazione; 3° si fa la somma delle deviazioni dalla media dei valori effettivamente osservati e appartenenti alle due parti del campo di variazione; 4° si fanno' i i rapporti delle 2 somme (2* e 3°) rispettivamente. Esempio — Sia la serie seguente: 82-93 96-97-98-100-101-102-105-109-110-111-113-114-120 La media è eguale a 101. Avremo: (1). (Classi inferiori alla media) 82-93-96-97-100. (2). (Classi superiori alla media) 102-105-109 110-111-113-114-120. (1) Lo studio quantitativo degli organismi e gti indici di variabilità, di variazione, di frequenza, di deviazione e di isolamento, « Atti della R. Accad. delle Scienze di Torino » vol. XXXV, 1900, e questo Boll. N. 405. — Lo studio quantitativo statistico degli organismi e gli indicî di mancanza, di corre- lazione e di asimmetria, « Atti R. Accad. delle Scienze di Torino vol. XXXVI» 1901, e questo Boll. N. 406. e IE La somma delle deviazioni dalla media di tutte le classi possibili da 82 a 101 e da 101 a 120 dà: 101— 82=19 Oleg 102 101 — 83 = 18 101+ 2=103 101 — 84=17 101+ 3= 104 101— 85= 16 101+ 4= 105 101 — 86=15 101+ 5 = 106 101— 87=14 101+ 6= 107 101— 88= 15 1014 7= 108 101— 89=12 101+ 8= 109 101— 90=11 1014 9=110 101—. 91 = 10 101 +10= 111 101— 92= 9 101+11= 112 101—-- 99= 8 101+4-12= 113 101— 94= 7 101+13 = 114 101— 95= 6 101+14= 115 lol 196 = 5 101+15= 116 lol — 97 & 101+16= 117 101— 98= 5 101 +17 = 118 101 — ‘99= 2 101+18 = 119 101 100= 1 101+19= 120 190 190 Esempio. — Sia la serie seguente: 86 89-91-95 96-97-99 100-102-105. La media è uguale a 95,50. (1). (Classi inferiori alla media) 86-89-91-95. (2). (Classi superiori alla media) 96-97-99-100 102-105. La somma delle deviazioni dalla media di tutte le classi possibili da 86 a 95,50 e da 95,50 a 105 dà: 95,50 — 86 = 9,50 95,50 — 87 = 8,50 95,50 — 88= 7,50 95,50 — 89 = 6,50 95,50 — 90 = 5,50 95,50 — 91 = 4,50 95,50 — 92= 3,50 95,50 — 93 = 2,50 95,50 — 94 = 1,50 95,50 — 95 — 0,50 50,00 95,50 + 0,50 = 96 95,50 +1,50= 97 95,50+2,50= 98 95,50+3,50= 99 95,50 + 4,50 — 100 95,50 + 5,50 — 101 95,50 + 6,50 — 102 95,50 + 7,50 = 103 95,50 +8,50 = 104 95,50 + 9,50 = 105 50,00 | D) — dI — Le tabelle che seguono sono destinate ad agevolare il calcolo degli indici di deviazione col dare già calcolati i valori delle somme delle de- viazioni di tutte le classi possibili di una serie dalla rispettiva media, tanto nel caso in cui la media è = @ quanto nel caso in cui essa è XL + 0,50. Per servirsi delle tabelle si procede nel modo seguente: dal valore della media si sottrae il valore della classe estrema minore o dal valore della classe estrema maggiore si sottrae il valore della media; si cerca il numero ottenuto nelle tabelle (colonna d) e di fianco (colonna %) si trova il valore della somma delle deviazioni di tutte le classi possibili dalla classe estrema alla media, Così negli esempi sopracitati si ha: Classi estreme 82,120; media = 101. » » 86,105; » = 95,50. 101 — 82= 19 95,50 — 86. = 9,50 120 — 101= 19 105. — 95,50= 9,50 Nelle tabelle che seguono di fronte a 19 si trova 190 e di fronte a 9,50 si trova 50. Le tabelle comprendono i valori delle somme delle deviazioni delle classi dalla media da 1 a 250 e da 0,50 a 200,50. In pratica esse possono soddisfare alla quasi totalità dei casi, poichè, concedono di trovare ì valori calcolati per serie di classi in cui l’ 2ndice di variabilità può raggiungere il valore di 499, o di 500. Ora valori così elevati dell’ indice di variabilità saranno molto rari. Ottenuti dalle tabelle i valori ora indicati, si passa al calcolo degli indici di deviazione delle classi effettivamente rappresentate nella serie che si studia col procedimento sopra indicato. Coll’uso delle tabelle qui unite il calcolo degli indici di deviazione viene reso notevolmente spedito. d > | d 1 1 = | 2 3 52 5 6 5 A 10 5A 5 15 ‘SS 6 Dl 56 n 28 ST s BIO) 5S 9 45 59 10 a) (GXO) 11 66 GI 12 78 62 13 91 63 14 105 GA 15 120 65 16 156 66 17 59 67 1S 170. GS 19 190 69 20 210 To 21 251 7 DID 253 TA EI) 276 Ta A 300 A > 325 5 26 dol |' 76 Dr SUSA dé 406 78 DI 435 79 30 465 so SL 496 21 sa 5298 | 82 SS 56Gl | ss SA 595 SA s 630 85 36 666 86 SIA 703 ST 38 741 88 39 780 89 40 820 90 4.1 861 O1 42 905 92 43 946 983 AA 990 OA 45 | 1035 95 46 | 1081 96 47 | 1128 97 48 | 1176 98 49 | 1225 99 50 | 1275 | 100 x d x d p> d 1326 | 101 | 5151151 |11476| 201 1378 |102| 5253|152 |11628|202 1431 |103| 5356|158 |11781|/203 1485 | 10 = | .59460|154.| 11935 |SO4 1540 | 105 | 5565| 153 | 12090205 1596 | 1O0G | 5671|156 |12246|206 1653 | 107 | 5778157 |12403|/207 1711 |L1L08S| 5886|158 |12561/208S 1770 |109]| 5995/159 |12720|/209 1850 | L1O | 6105| 160 |12880|/210 1891 | L1L 6216| 161 |13041| 21L1t 1953 | 112.;|,:6328 |.L62;|.13203}/ 212 2016 | 113) 6441/1633 |13366|213 2080 | 114 | 6555 | 1G4 | 13530 (214 2145 | 115 | 6670/165 |13695 215 2211 | LLG| 6786| 166 |13861|2316 2278 | 117 | 6903|167|14028|217 2346 | 118 | 7021/1688 | 14196 | 218 2415 | 119] 7140169 |14365|219 2485 | 120 | 7260|170 |14535|220 2556 | 121| 7381/171|14706|221 2628 | 1223 | 7503 |1'72 |14878|222 2701 | 123 | 7626|1'73.|15051|2238 2775 | 124) 7750174 |15225 224 2850 |125 | 7875|175 |15400|/225 2926 | 126 | 8001|1'76 |155760/226 3003 | 127 | 8128|177 |15753|227 3081 |128 | 8256/178|15931|/228 3160.| 129 | 8385. 179,/.16110 (229 3240 |130 | 8515| 180 |16290|230 3321 | 131L)| 8646/1811 |16471|231 3403 | 1352 | 8778/1182 |16653|2532 3486 | 133 | 8911|/183 [16836 |/2583 3070 |134| 9045/1844 ]|17020|/234 3655 | 135 | 9180|185 [17205 |/2835 9741 |136)| 9316 | 186 |17391|236 9828 | 13" | 94531871758 253 SQL LS 9591 |188 [17766 | 238 4005 | 139 | 9730|189 |17955|/239 4095 | 140 | 9870|190 |18145 |240 4186 | 141 |10011| 191 |18336 | 241 4278 | 1-42 | 10153| 192 | 18528 | 243 4371 |143 |10296|193 |18721|243 4465 | 1-44 | 10440| 194 | 18915 |[2DA4 4560 | 145 |10585 | 195 | 19110 | 245 4656 | 1-46 | 10731 |196 |19306 | 246 4753 | L144"7 |10878| 197 |19503 [24147 4851 | 1-48 |11026| L98 | 19701 [248 4950 | 1449 |11175| 199 |19900|/249 5050 |150 |11325|200 |20100|250 xv i 20301 20503 20706 20910 21115 21321 21528 21736 21945 22155 22366 22578 22791 23005 23220 23436 23653 23871 24090 24510 24531 24753 24976 25200 25425 25651 25878 26106 26335 26565 26796 27028 27261 27495 27730 27966 28203 28441 28680 28920 29161 29403 29646 29890 30135 30381 30628 30876 31125 31375 | vr d .50| 1300.50|100,50 50 | 1352 101.50 50 | 1404.50|102.50 .50 | 1458 103.50 50 | 1512.50|104.50 50 | 1568 105.50 .50 | 1624.50 |106.50 50 | 1682 107.50 50 | 1740.50|108.50 .50| 1800 109.50 .50| 1860.50/ 410.50 .50| 1922 111.50 .50| 1984.50 |112.50 50)| 2048 113.50 50 | 2112.50|114.50 .50 2178 115.50 .50| 2244.50|116.50 .50| 2312 117.50 50 | 2380.50|118.50 50 2450 119.50 .50 | 2520.50|120.50 .50| 2592 121.50 50 | 2664.50|122.50 50)| 2738 |1253.50 50 | 2812.50|124.50 50) 2888 |125.50 50 | 2964.50|126.50 50 3042 127.50 50)| 3120.50|128.50 50)| 3200 129.50 50 | 3280.50|/130.50 50 | 3362 13L.50 .50| 3444.50|132.50 50) 3528 l133.50 50) 3612.50|134.50 50| 369 |135.50 50 | 3784.50|136.50 .50| 3872 l|l137.50 .50| 3960.50|138.50 .50| 4050 |139.50 .50| 4140.50/140.50 .50| 4232 141.50 50)| 4324.50/142.50 .50| 4418 |1453.50 .50| 4512.50 |144.50 .50| 4608 |145.50 .50| 4704.50|146.50 .50| 4802 |147.50 .50 | 4900.50|148.50 50) 5000 149.50 9100.50 9202 9304.50 9408 9512.50. 9618 9724.50 5832 5940.50 6050 6160.50 6272 6384.50. 6498 6612.50 6728 6844.50 6962 7080.50 7200 7320.50 7442 7564.50 7688 (812.50 7938 8064.50. 8192 8320.50 8450 8580.50 8712 8844,50 8978 9112.50 9248 9384.50 9522 9660.50 9800 9940.50 10082 10224.50 10368 10512.50 10658 10804.50 10952 11100.50 11250 — d >> d DI d 150.50 | 11400.50 | 184.50 | 17112.50|218.50 151.50 MSI 185.50 17298 219.50 152.50 11704.50 | 186.50 17484.50| 220.50 153.50 11858 187.50 17672 221.50 154.50 | 12012.50 | 188.50 | 17860.50| 222.50 155.50 12168 189.50 18050 223.50 156.50 12324.50 | 190.50 18240.50 | 234.50 157.50 12489 191.50 18432 225.50 158.50 12640.50 | 192.50 18624.50 | 226.50 159.50 12800 193.50 18818 227.50 160.50 12960.50 | 19014.50 19012.50 | 228.50 161.50 13122 195.50 19208 229.50 162.50 13284.50 | 196.50 19404.50 | 280.50 163.50 13448 197.50 19602 231.50 164.50 13612.50 | 198.50 19800.50 | 282.50 165.50 13778 199.50 20000 233.50 166.50 13944.50 | 200.50 20200.50 | 254.50 167.50 14112 201.50 20402 2S 5a 168.50 14280.50 | 202.50 20604.50 | 286.50 169.50 14450 203.50 20808 Badr (0) 170.50 14620.50 | 204.50 21012.50 | 288.50 171.50 14792 205.50 21218 239.50 172.50 14964.50 | 206.50 21424.50 | 240.50 173.50 15138 207.50 21632 241.50 174.50 15312.50 | 208.50 21840.50 | DP142.5 legato. 15488 209,50 22050 243.50 176.50 15664.50 | 210.50 22260.50 | 244.50 i rAesO) 15842 211.50 22472 245.50 178.50 16020.50 | 212.50 22684.50 | 246.50 179.50 16200 213.50 22898 247.50 180.50 16380.50 | 214.50 | 23112.50 | 248.50 181.50 16562 215.50 23328 249.50 182.50 | 16744.50 | 216.50 | 23544.50|/ 230.50 183.50 16928 217.50 23762 x 23980.50 24200 24420.50 24642 24864.50 25088 25312.50 25538 25764.50 25992 26220.50 26440 26670.50 26902 27134.50 27368 27602.50 27838 28074.50 28312 28550.50 28790 29030.50 29272 29514.50 29758 30002.50 30248 30494.50 30742 30990.50 31240 531490.50 BOLLETTINO Musei di Zoologia ed Anatomia comparata Il b 106 della R. Università di Torino 1°) ToMMASO SALVADORI Due nuove specie di UCCELLI deti’Isola di S. Thomé e dell’Isola del Principe raccolte dal sig. Leonardo Fea. Ll sig. Leonardo Fea ha inviato recentemente al Museo Civico di Genova due non numerose, ma tuttavia interessanti collezioni di uccelli delle Isole di San Thomé e del Principe nel Golfo di Guinea ; ciascuna di esse contiene una specie non ancora descritta. Zosterops feae, nov. sp. Zosterops ficedulina, Sousa (nec Hartl ), Jorn. Sc. Lisb. No. xLVII, pi 157 (esemplare in alcool, S. Thomé?) (1888). — Boc. op. cit. (2) No. vI, p. 86 (1891). Zosterops ficedulina, var., Boc. Jorn. Sc. Lisb. (2) No. I, p. 35 (S. Thomé) (1889). Supra viridis, margine frontali, loris, gula, abdomine medio et subcaudatibus pallide flavis; annulo circumoculari niveo, infra taenia nigra marginato ; pectore lateribusque griseo-virescentibus, his brunneo tinctis; remigibus recltricibusque fuscis, eaterius viridi limbatis; remigibus intus albo margi- natis; subalaribus albis, vix flavicante tinctis; rostro pallide corneo ; pedibus fuscis. Long. tot. mm. 107; al. 53; caud. 35; rostri culm. 9; tarsi 17. Hab. Insula Sti. Thomae. Il sig. Fea ha inviato quattro esemplari di questa specie, due maschi e due femmine, i quali presentano lievi differenze nel colorito più o meno vivo delle parti inferiori. Questa specie era stata già trovata nell'isola S. Thomé, ed anzi il Bocage intravvide che essa era diversa dalla Z. ficedulîna dell'Isola del Principe, alla quale tuttavia la riferi; questa ha il pileo bruniccio, più scuro delle altre parti superiori, le parti inferiori più chiare e senza tinta bruna sui DA fhile l’anello di piume bianche perioculare meno di- stinto, e manca della stria nera suboculare. Il HoA nota che questa specie ha gli stessi costumi della Spetrops lugubrîs. Turdus xanthorhynchus, nov. sp. Turdus T. olivaceo-fusco Hartl. similis, sed minor, rostro flavo, pedibus pallidis, marginibus fuscis plumarum gastrei latioribus, et fascia prae- pectorali transversa haud concolore, sed e plumis in medio albis late fusco marginatis composita, diversus. Supra fusco-olivaceus fere unicolor, subtus albus; gulae plumis fusco ma- culatis, gastrei reliqui late fusco marginatis; fascia praepectorali, lateribus que fuscis, plumis in medio albis; subalaribus pallide rufis; rostro flavo ; pedibus pallidis. Long. tot. mm. 250; al. 125; caud. 93; rostri culm. 22; tarsi 37. Hab. Insula Principis. Nessuna specie del genere Turdus era stata trovata prima d’ora nel- l’isola del Principe, ove il 7. ranthorynchus evidentemente rappresenta il 7. fusco-olivaceus dell'Isola di S. Thomé. Il sig. Fea ha inviato un solo esemplare adulto di questa specie, che egli dice « non comune e confinata sulla costa occidentale dell'Isola del Principe ». 2221 - Tip. Pietro Gerbone, Via Gandenzio Ferrari, 3, Torino. BOLLETTINO Musei di Zoologia ed Anatomia comparata della R., Università di Torino N. 415 pubblicato il 30 Dicembre 1901 NOLAN Viaggio del Dr, Enrico Festa nella Repubblica dell'Ecuador e regioni vicine. XXIII. Dr. Giuseppe NOBILI Assistente al Museo Zoologico di Torino. DECAPODI e STOMATOPODI Il Dr. Enrico Festa raccolse durante la sua permanenza di tre anni nella Repubblica dell'Ecuador e im alcuni punti della vicina Colombia un abbondante materiale di Crostacei, che donò insieme alle altre ric- chissime collezioni delle stesse località, al Museo Zoologico di Torino. In questo lavoro è esposto il risultato dello studio dei Decapodi e Stomatopodi, che sommano ad 84 specie, delle quali 13 sono nuove per la scienza. Dallo studio di questo materiale risulta che la fauna carcinologica littorale dell'Ecuador ha lo stesso carattere fondamentale di quelle del Golfo di Panama e della California inferiore, mentre sembra differente da quella del Perù, la quale, per quanto se ne conosce, si accosta di più a quella del Chile, Nel corso del lavoro ho indicato per alcune specie i rapporti che esse hanno con altre Indo-Pacifiche. Mi limiterò qui ad accennare che, come torme di origine indo-pacifica, oltre alla Daîra americana, alla Pla- gusia luberculata, all’Oethra scutata, al Carpitodes cinctimanus, alle Trapezia, alla Quadretta, ecc. citate da Faxon (#), si possono consi- (*) Cfr. Faxon (6) pag. 238, ove sono pure esposti i caratteri della fauna panamense. Le e derare: Coralliocaris Camerani Nobili, Palinurus inflatus Bouv., Pa- chycheles vicarius Nob., Clibanarius magnificus Bouv., CI. Digueti Bouv., Cl. albidigitus Nob., Pagurus sinistripes Stm., Coenobita com- pressus Edw., Ozius Verreauxi Sauss., la prima per appartenere ad un genere esclusivamente Indo-pacifico (poichè CoraZliocaris Agassizi Cout. è, a mio credere, il tipo di un nuovo genere Couziérea), le altre per la loro stretta parentela con forme indo-pacifiche, o per essere esse stesse forme di quella regione. Il numero delle forme ovest-americane che hanno rapporti di parentela o di origine con forme indo-pacifiche è certo maggiore di quanto ora non sia noto. e ciò risulterà certo più evidente quanto più progrediranno le nostre conoscenze su questa fauna. Rapporti analoghi vennero, forse con maggiori particolari, segnalati fra la costa ovest del Nord America (Pugett Sound e California superiore) e il Giappone e le Isole Sandwich. Le località da cui provengono le collezioni del Dr. Festa sono: EcuADOR. — Località littorali: Rio Guayas presso Guayaquil; Baia, Punta e Puntilla di Sant'Elena; Manta; Esmeraldas; Rio Daule. — Lo- calîtà interne: Defluvio Pacifico: Vinces, Rio Peripa, Quito; — Defluvio atlantico: Rio Zamora, Rio Santiago. San Josè e Cuchipamba (Sud-est dell'Ecuador verso l’Alto Amazzo.i). COLOMBIA. — Tumaco, alle frontiere dell’ Ecuador; Isola Flamenco nel Golfo di Panama. D'ErGrA Paone NATANTJIA Eucyphidea. 1. Alpheus heterochelis Say, Say (68) pag. 243; Lockington (Sf) pag. 468, 475. PUNTA DI SANT' ELENA lo, 19. Questi esemplari non differiscono da altri provenienti da Sào Sebastiào nel Brasile Meridionale se non nell’avere il dito mobile della pinza mi- nore leggermente carenato alla base, mentre negli esemplari brasiliani esso è piano alla base, come in tutta la sua superficie dorsale. Questa specie è diffusa su ambe le coste dell'America, e rimonta fino alle spiaggie temperate degli Stati Uniti. 2. A. malleator Dana, Dana (#3) pag. 557. tab. 35, fig. 9; Coutiére (ff) fig, 49 e 262. BAIA DI S. ELENA. I due esemplari di questa località differiscono essenzialmente dalle figure di Dana e di Coutiére pel fatto che sulle volte orbitali manca quella e CERO, specie di carena che è nettamente indicata nelle figure stesse, e perchè il:rostro poria un dente prima della punta, o meglio esso è armato su- periormente d’una costola piana che sì arresta prima dell’apice, per cui la punta rostrale viene ad essere collocata più in basso, ed il rostro appare unidentato. 3. A. sp. PUNTA DI S.° ELENA. Un esemplare mancante della chela maggiore. 4. Synalpheus laeviuseulus (Lock.) — A?pheis laeviusculus Lockin- gton 188) pag. 474. BAIA DI S. ELENA. 32 esemplari, in maggioranza maschi. In Hicha caso la spina rostrale è brevissima, ma in tutti gli altri uguaglia le spine oculari. Hab, Golfo di California. 5. Coralliocaris Camerani n. sp. IsoLa FLAMENCO ld, 19. ll rostro è e alla base e si restringe molto nella sua porzione distale ove è aciculare e curvato alquanto in basso; porta 77 den/e im- mediatamente presso l'apice dalla parte superiore, e un altro simmetrico dalla parte inferiore, e giunge alla metà del penultimo articolo del pe- duncolo antennale. Il primo articolo del peduncolo delle antenne interne è lungo quanto il‘secondo e il terzo presi insieme, e questi sono uguali fra di loro. Il peduncolo antennale giunge fino al bordo esterno dello scafocerite, per cui i flagelli, di cui l'uno è grosso e tozzo e l’altro gracile, sporgono di tutta la loro lunghezza oltre lo scafocerite. Il primo paio di pereiopodì supera lo scafocerite con tutta la lunghezza del carpo. Delle zampe del secondo paio ve ne sono due staccate e disùguali, che, stante l’ugual grossezza degli articoli inferiori, mi è difficile decidere se appartengano entrambe allo stesso individuo o se a due individui differenti. Non posso quindi stabilire se in questa specie le zampe siano uguali o disuguali, ma è probabile che siano disuguali di dimen- sione, ma non di forma. Il mero è ò gracile, alquanto più lungo del carpo, perfettamente inerme e privo di spine agli apici. Il carpo è corto, ob- conico e grosso; la mano è più lunga del carapace e molto tozza. La palma è rigonfia, convessa sulle due faccie, ma più sull’interna, ed è più lunga delle dita. Queste sono curvate agli apici, incrociate fo ed acute. Il dito fisso porta nella sua parte distale una linea careniforme tagliente, a cui susseguono, verso la base, due grossi denti irregolari, in mezzo ai quali viene ad allogarsi l’unico dente del dito mobile, La parte distale di questo è carenata analogamente a yuella del dito fisso. L’appendice alla base dell’unguicolo delle zampe post: viori è ro- Rai de tondata. Glì uropodi sono alquanto più lunghi del telson, il quale ter- mina con una punta triangolare larga, e presenta sui suoi margini lon- gitudinali 3 spine per ciascun lato. Le misure del carapace sono: gd È Lunghezza del carapace . . . 5) 6 Larghezza » > stessi 4 43, Lunghezza del rostro dalla base lei 2 Le misure dei due chelipedi staccati sono: = < Lunghezza del mero . 3 3 >» MAMIGArposa: befana 2 @ ? della mano . . . . 9 Bla » > Wipalma,. ile D dal, 4i|, » dellesdita. i, sbtadia Sl 4 Questa sarebbe la prima specie di vere Cora/iocaris trovata sulle coste americane. La C. Agassizii, recentemente descritta da Coutiére (2) sull’esemplare raccolto dal « BLAKE » a 276,94 braccia di profondità alle Barbade, è forma assolutamente distinta da tutte le altre congeneri, e tale che merita la creazione di un distinto genere (#), C. Camerani invece ha netti rapporti di parentela colle forme Indo-Pacifiche. La più vicina fra queste è C. brevirostris dell’Atoll di Funafuti, descritta recen- temente da Borradaile [{ 1) pag. 386, e (3) pag. 1006, tab. 64, fi. 7]. Ma da essa differisce oltre che per Je dita dei chelipedi più lunghe e con denti più forti, anche per avere il rostro T dentato, che giunge alla metà del secondo articolo del peduncolo delle antennule, mentre C. dre- virostris ha il rostro non dentato e che giunge appena alla metà del primo articolo del peduncoio antennulare. 6. Leander Ritteri Holmes (24) p. 579, tab. 21, fig. 29-35; (73) p. 216. BAIA DI SANT'ELENA. Due giovani maschi. Differiscono dalla descrizione e figura di Holmes nell’avere 9 denti sul bordo superiore del rostro, e il carpo e le dita alquanto più brevi in proporzione della palma. Hab. San Diego, California. (*) Coutiérea n. gen. simile a Coralliocaris, ma nettamente distinto dalla straordinaria lunghezza del rostro, che supera il doppio della lunghezza dei peduncoli antennulari (nelle vere Coralliocaris il rostro appena ne raggiunge l'apice o li supera di poco, o ne è minore) per la presenza di enormi spine sopra-oculari, parzialmente connate col rostro; per la divisione in regioni del carapace, e lo sviluppo di carene e spine sull'addome. 7. Palaemon (Eupalaemon) Nattereri Heller, Heller (20) p. 414, tab. II, fig. 36, 37; Ortmann (5%) p. 710; Nobili (50) pag. 5; (32) p.3. POZZANGHERE NELLE FORESTE DI GUALAQUIZA 10 es.; VALLE DEL RIO ZAMORA 2 es.; VALLE DEL RIO SANTIAGO 1 es. Hab. Brasile Meridionale; Guvana. 8. Palaemon (Eupalaemon) Amaronicus Heller (20) pag. 418, tab. 2, fig. 45; Ortmann (36) pag. 204. — P. Lamarrei Ortmann (59) pag. 701, tab. 47, fig. 2. a) VINCES. Cinque esemplari, di cui due molto sviluppati, della lun- ghezza di 12 centimetri. Negli esemplari minori il rostro è identico di forma alla figura di Heller, mentre nei due esemplari più grossi esso è molto meno sollevato verso l'apice. E interessante il fatto che in tutti questi esemplari la formula PA SILVI; È rostrale è 5! mentre tanto nelle descrizioni come in numerosi esemplari eruna, CE . 8-12 /8-9 \ esaminati di varie località americane essa è —— |-— Heller). 8-12 \89 ] 0) RIo GUAYAS presso GUAYAQUIL. Numerosi esemplari d’ambo i sessi. Il numero dei denti dalla parte inferiore del rostro è maggiore che negli esemplari di Vinces, ma sempre sensibilmente minore del numero 9 S el, i 9 8 9 l dei denti superiori. Esso varia da un minimo di 5 a 7 e re La dispo- sizione più frequente però è —. Nelle zampe del secondo paio il carpo, / è, negli esemplari più grossi, notevolmente più breve di tutta la mano, e negli esemplari di media età uguale, o di poco più lungo o più breve. Tale abbreviazione del carpo pare verificarsi ad una età minore di quella in cui avviene negli esemplari della Valle dell’Amazzoni, secondo le mi- sure di Ortmann. Questo farebbe supporre l’esistenza nell’Ecuador di una forma a carpu più breve, e con dentatura rostrale alquanto differente. T.unghezza totale 54 67 67 87 95 3) 141 145 destro sinti Idi SISTER ARE eis dUTlesì (E PEER GRASS » II pereiopodi — 31 35 43 38 36 51 51 54 62 110 113 I10 95 118 90 Piro eropNsei a) 00 79 IT LOM0,12014, 422/22 2,1 181,322,13 BE GREDO era i) 8 SLI TI L0L13,. 14.18. 26:25, 26 21. 29.17 PL a OR eee ORLO RO UES L6 I AT 4: 042,03100/4:2228 Papalna toe 4° 55 AE 88 99 20" 190 0930141 +03 DEALER e eh bi olconto a OT 8 20 OL II ZIO c) Rio DAULE. Numerosi esemplari. Il rostro e il carpo si comportano come negli esemplari di Rio Guayas, ma l’abbreviazione del carpo sembra accentuarsi. Hab.: Brasile, Guyana, Paraguay, Ecuador Orientale, Perù, Darien (versante pacifico). 9. Palaemon (Eupalaemon) acanthurus Wiegm. var. — P. acan- thurus Wiegmann (®8) pag. 150; Ortmann (50) pag. 720, tab 47, fig. 5; (56) pag. 205. — P. forceps Milne Edwards (4£) II, pag. 397; Martens (33) pag. 28, tab. 2, fig. 4; Smith (90) pag. 24. RIO PERIPA 21 esemplari. Il rostro è più lungo dello scafocerite, fortemente convesso alla base nella maggior parte degli esemplari, e curvato în su all'apice. La parte basale molto convessa porta 10 denti, dei quali due collocati sul cara- pace; a questi segue un /ung90 spazio completamente liscio, e finalmente presso l’apice trovansi collocati uno o due denticoli ravvicinati. Il mar- gine inferiore porta 6 denti. Il carapace è completamente liscio. Le zampe del primo paio superano lo scafocerite della lunghezza della mano. Le zampe del secondo paio sono assai disuguali, più lunghe del corpo e scabre di piccole spinale. Il carpo è più lungo del mero, e più breve della mano. Negli esemplari molto giovani però il carpo è più lungo della mano. La palma e le dita sono subeguali. Le dita sono pelose, ma i peli non formano un feltro così compatto e lungo come sul P. acanturus. Dal margine interno tagliente portano da 8 a 10 fudbercoli conici in fila regolare, ai quali segue un dente più grosso, quindi una piccola cresta tagliente che va fino all'apice. Questo è regolare. Tale disposizione 0s- servasi tanto sul dito superiore che sull’inferiore, e tanto sulla zampa maggiore che sulla minore. Su questa però, come pure nelle femmine, questi tubercoli sono più piccoli. Il telson termina in una breve punta (superata dalle spine laterali) che: appare un poco più gracile di quella del P. acanthurus. La vera posizione sistematica di questi esemplari è incerta... Essi hanno certamente molto del P. acanthurus, ma d'altra parte differiscono alquanto da due esemplari di Bahia e da uno di Cubatà» che ho esaminato. Il rostro in questi esemplari è piano, mentre: nella maggior parte degli esemplari dell'Ecuador è convesso nella sua porzione prossimale. Occorre però notare che anche in tre di questi ultimi è piano, mentre, anche negli individui Brasiliani Smith (loc. cit.) accennò ad esemplari con rostro convesso. Così pure in alcuni di questi dell'Ecuador, lo spazio inerme fra i denti prossimali e i due distali del rostro è inter- rotto da un grosso dente, venendo così lo spazio inerme ad avere la stessa lunghezza di quello degli esemplari Brasiliani. i Le zampe del secondo paio nei miei esemplari Brasiliani sono poco disuguali o uguali in uno di Baia; ma uno degli esemplari descritti da Smith presenta, analogamente ai miei, zampe disuguali. Nes!i individui di Bahia e di Cubatào le dita sono notevolmente più feltrose, ed banno solo 4 o 5 denticoli prima. del grosso dente e della carena inerme. Solo l’esame di una larga serie di esemplari Brasiliani potrà stabilire. se le differenze da me accennate riscontransi anche in quella che pos- siamo ritenere come località di origine dell’acanlQurus, (valle dell’ A- mazzoni), o. se esiste nell’Ecuador una forma affine e distinta, caratte- rizzata da una forma differente del rostro, da costante inuguaglianza delle zampe del 2° paio, da maggior numero di denti sulle dita, da minor e tomento, e da differente lunghezza del carpo nei .giovani. P. leneltus Smith [('72) pag. 98] del Nicaragua pare essere la stessa di questa dell'Ecuador, ma sfortunatamente lo Smith non accenna ai rapporti fra i vari articoli del secondo paio di zampe. Gli altri caratteri però concordano. Misure: , a) 5) c) d) e) f) Lunghezza totale 63 100 101 D05.| 116 165 d. s. d. S. GENE (OE Gio LE d. Ss. » totale II periop. 40. — 72 56 99 71.93 85 103 103 100 110 was ge do10 19 Votata 72400029) loan 5252 D 'DManonte,o 108*a:9ras25:1 Sgt s9827 = 334 30 40 38 80 86 > palma 1010/85 DE [OVER O ZON PT 20 20 43 46 Dida 11) PA. dl 416191810419): 0104 6 AT VIS 20 18. 37 40 Gli esemplari a) d) c) sono di Rio Peripa, l'esemplare d) di Cubatào, quelli e) /) di Bahia. 10. Palaemon (Brachycarpus) jamaicensis (Herbst) — Ortmann (53) pag. 729, tab. 47, fig. 7; (56) pag. 202, 208; Miers (39) pas. 124. R10 DAULE, BALZAR. Un grosso maschio lungo mm. 258, i i Il rostro giunge appena alla metà dell’ultimo articolo del peduncolo delle antenne. Esso è ricurvo in basso, e solo all’apice si dirige alquanto verso l'alto; ma la sua porzione prossimale non può considerarsi con- vessa. Porta superiormente 11 denti, dei quali i primi cinque sono col- locati sul carapace; inferiormente tre denti collocati nella metà distale. I maxillipedi esterni cospicuamente scabri, uguagliano in lunghezza lo scafocerite. Il primo paio di pereiopodi supera invece questa appendice con tutta la lunghezza del carpo. Il mero e gli articoli inferiori del primo paio sono spinulosi. Le zampe del secondo paio, lunghe meno di una volta e mezzo il corpo, sono subeguali in lunghezza, e solo debolmente differenti in grossezza. L’armatura di spine è forte in tutti gli articoli, ma verso la parte ju- terna della palma le spine sono alquanto più grosse, ma meno numerose e meno fitte. La palma della zampa maggiore è proporzionalmente più breve di quella della minore, per cui la differenza di lunghezza fra ia palma e le dita è meno forte. Le dita sono ugualmente armate su ambe le mani, cioè presentano un grosso dente triangolare a base larga poco prima del termine del primo terzo del dito fisso, e tra questo e l’arti- colazione due piccoli denti arrotondati; e sul dito mobile un grosso dente alquanto ricurvo poco oltre la metà, e fra questo e l’articolazione quattro denti piccoli e mammillari sulla mano maggiore, e sei sulla minore. Le ultime tre paia di pereiopodi sono piuttosto corte e tozze, e forte- mente spinulose. _ Il telson termina in un apice #iangolare largamente ottuso e non tagliato quadro come nella figura di Ortmann. Le misure sono: Eunechezzaytolalpllie.. dii au dat Manti mm. 258 = = > delle zampe del II paio. . . . 341 335 » UOlZIMErO E, ie gi SAI 69 64 » > RCABDOV tare, «(Gf 0 te 52 ol » dtella: Manoat, (bf 190 1176 » » Palla SL Rie eno, VE 100 101 » Etero nta Rene o 0 e 90 75 Questa specie fu trovata in tutta la regione Neotropicale, ed i suo! limiti noti vanno dal Texas e dalle Antille al Brasile da una parte, e dalla California all’Ecuador dall’altra. Sulla costa occidentale dell’Africa essa è rappresentata dal P. Vollenhoevenii Herkl. forma pochissimo dif- ferente, e certo della stessa origine. Quindi P. jamaicensis nella fauna americana va considerato come forma di origine atlantica, diffusasi sulla costa Pacifica quando i due Oceani comunicavano. REPTANTIA Loricata. 11. Evibaccuas primceps Smith (69) pag. 228, 229. PUNTA S. ELENA. 2 esemplari mancanti delle zampe. Sui caratteri di questa specie vi è un punto importante che deve es- sere chiarito. — Smith nella diagnosi del genere parla di entire lateral imargins of the carapa®, e nella descrizione della specie dice: Xe margin is very slightly obtusely and irregularty toothed. Ortmann, invece nella diagnosi che dà del genere in Bronn's Klass. Ordn. Tierr. V, IH Abth. pag. 1138 (1898), scrive che i margini laterali sono 72274 Rkurzea dor- nartigen Zahnen. Su questa apparente contraddizione ho ricorso al Prof. Ortmann stesso, ed egli gentilmente mi comunicava di aver osser- vato tale carattere in un individuo proveniente dalla California, e con- servato nell’American Museum of Natural: History di New-York. Questo esemplare è lungo 23 cm. e si accorda, secondo Ortmann, in tutti gli altri caratteri colla descrizione di Smith. Ortmann, quindi nella sua lettera, considera l’espressione di Smith come inesatta, o l'esemplare del Museo di Nuova York come una variazione. ; Gli esemplari dell'Ecuador si accordano colla descrizione di Smith nella maggior parte dei caratteri, ma ne differiscono per quanto riguarda i margini laterali, i quali portano drevi denti con apice acuto e nero, poco distaccati dal margine laterale assai convesso. Corrispondono quindi all'esemplare di New York. Tali denti si trovano pure, ma più grossi, sul margine delle antenne. Altri caratteri differenziali, all'infuori d’una serie di tubercoli del carapace che descriverò più sotto, non esistono. La forma dell'Ecuador non differisce quindi specificamente da quella di California. L’Evibaccus princeps avrebbe quindi i margini laterali provvisti di piccoli denti acuti, o meglio di sporgenze irregolari del margine, ter- minate da una piccola punta nera di aspetto corneo. La contraddizione che esiste fra tale carattera e l’espressione entire laferal margins di Smith, è, a mio giudizio, solo apparente, e si spiega tenendo conto che io Smith così si esprime laddove distingue il suo genere Evidaccus dagli Ibaccus e Parribacus, poichè per confronto a questi che hanno i loro margini laterali profondamente incîsî da robusti e grossi denti, il genere Evibaccus può dirsi che abbia i margini laterali interi. Infatti i piccoli denti che Ortmann ed io abbiamo osservato, son piuttosto impiantati sul bordo del carapace, che in/agliati in esso. Lo stesso dicasi per quelli delle antenne, benchè siano più robusti sul secondo articolo. Un'altra particolarità che si osserva negli esemplari da me esaminati, e che non vedo accennata nella descrizione originale, è la presenza di piccoli tubercoli ad apice nero distribuiti regolarmente sul carapace. Essi si osservano sulla porzione dorsale interna dell’orbita, indi, dopo un’interruzione verso la parte ove passa il solco cefalico, si continuano all'indietro in una serie di cinque o sei più grossi per parte fino alla vicinanza del solco posteriore, d'onde una linea arcuata, parallela al detto solco, di otto o nove tubercoletti, traversa il carapace per ricongiun- gersi colla linea di tubercoli che parte dall’altra orbita; determinando in tal modo queste linee sul carapace una figura quadrilatera irre- golare. Il carapace è alquanto peloso lungo i solchi e porta un bordo a frangia di peli giallastri lungo il margine anteriore, lungo gli articoli delle an- tenne e lungo la fessura laterale. Le misure sono : Lunghezza totale (comprese le antenne). . i mm. 320 265 > del carapace (escluse le antenne) . » 125 110 TarsbhezZalinassi mas pins ga1S8 eb 967 » 190 180 Profondità della fessura laterale . , . . . » 36 36: 2. 10nSe Larchozza:idel.rUstronigno. Lan basali Ai Lunghezza * >» e e I rea i » 14 14 > diolleshtenne ni. ug la nobano@ » 68 62 Larghezza >» » Di ana » 8682 Distanza degli occhi dal margine laterale . . >» 49 46 » » » dalla linea mediana . . » 45 39 12. Palinurus inflatus Bouvier. Questa specie, rappresentante sulle coste americane del P. pol/yphagus llerbst indo-pacifico, fu descritto da me nel 1897 sotto il nome di P. Martensî. Io ignoravo allora la descrizione fattane nel 1895 da Bouvier, non possedendo ancora la biblioteca del Museo Zoologico di Torino il fascicolo del Bu. Mus. Hist. Nat. Paris in cui è contenuta la descri- zione, e non essendo il detto lavoro nè la specie riportata nel Zoologica! Record di quell’anno nè del successivo 1896! La descrizione di P. 7n/latus Bouv. benchè breve, corrisponde nei caratteri dell'addome e della colorazione alla mia, come pure questa corrisponde al P. Paesslerî Pfeffer posteriore alla mia di varii mesi. La sinonimia di questa forma può stabilirsi così: 21871 P. gracilis Streets (#5) pag. 225, tab, 2, fig. 1. 1872. Palinurus sp. (ornatus Oliv.?) Martens (34) pag. 128. 1881. P. brevipes Pfeffer (3%) pag. 44 (pars). 1895. P. inflatus Bouvier (8) pag. 8. 1897. P. Martensi Nobili (Sf) pag. 4. 1897. P. polyphagus Ortmann (55) pag. 266 (pars). 1897. P. Poessleri Pfeffer (38) pag. 254 e 265. Il Dr. Festa raccolse di questa specie 19, 19 e 2 giovani a BAIA DI SANT’ELENA, e 10 a PUNTA DI SANT'ELENA. La colorazione fondamentale di questa specie è verdastra, con anelli addominali fasciati di bianco, macchie laterali bianche, bianco-gialliccie o gialle, e zampe fasciate longitudinalmente di bianco-giallastro. Tale colorazione però varia spesso da individuo a individuo, nella distribu- zione dei colori. Le zampe inoltre sono, talora nello stesso individuo, 0 fasciate longitudinalmente di biancastro e di verdastro-bruno, o cogli stessi colori in anelli irregolari, e ciò devesi al fatto che le fascie lon- gitudinali talora si congiungono lateralmente con prolungamenti di colore bianco. Nel grosso maschio di Punta Sant'Elena il colore è verde-rossastro, e le zampe hanno fascie longitudinali regolari, mentre la femmina della Baia di Sant'Elena è verde-bluastra con toni violacei, e le fascie lon- gitudinali delle zampe sono piuttosto violacee che verdi, e un maschio della stessa località è verde, quasi senza sfumature di altro colore, e le linee bianche sulle zampe sono quasi cancellate. PORTE (n P. gracitis Streets, raccolto nel golfo di Tehuantepec è assai proba- bilmente una specie non distinta da questa benchè il suo autore scriva che: l’anello antennale ha solamente due grosse spine, e dietro ad esse nare two rudimentary spines seen through the lens, e l’addome porta transverse sulci ..... interrupted în the middle. Ma Ortmann (loc. cit., pag. 261) che ne esaminò il tipo in Filadelfia accerta che esso geXòr! zu der Gruppe ohne Querfurchen auf den abdomensegmenten. Palinurus sp. (ornalus?) v. Martens di Cuba è invece forse distinto da questa forma occidentale, e probabilmente appartiene al Pal7nurus (aevicauda Latr. del Brasile, specie finora poco nota e di cui io non avevo tenuto conto per l’insufficienza della descrizione e che è ora ben conosciuta, per l'eccellente descrizione e figura di C. Moreira (Cfr. (48) pag. 17, est. 1). L'esemplare tipo però della forma di Cuba differisce da quella del Brasile pel colore. Galatheidea. 13. Petrolistes Edwariddsii Sauss. Ortmann (53) pag. 283, 284. — Por- cellana Edwarsi Saussure (66) pag. 366, tab. 12, fig. 3. — Petrolisthes Agassizii Faxon (#16) pag. 69, tab. XV, fig. 1, la. IsoLa FLAMENCO, 1 lungo mm. 12, largo 13. Questo esemplare accordasi colla descrizione di P. Agassizi, ma, ana- logamente ad Ortmann, non vedo differenze tali tra L'Agassiai e l'Ed- wardsî da autorizzare la loro separazione. Hab.: Dal Golfo di California al Panama. 14, P. armatus (Gibb.) Stimpson (94) pag. 73, Young 9) pag: 393, . Porcellana armata Gibbes (#%) pag. 190. : IsoLA FLAMENCO 8 es.; BAIA DI S. ELENA-3 es.; PUNTA DI S. ELENA 3 es. Tutti questi esemplari differiscono dalla descrizione di Gibbes per avere costantemente da 4 a 5 spine sul dorso dei meropoditi delle zampe am- - bulatorie, invece di due o tre. Due esemplari dell'Ecuador differiscono da altri di Panama, portati pure dal Dr. Festa, perchè i tubercoli della linea mediana del carpo si sviluppano molto fortemente in modo da formare quasi una cresta squa- imosa. In due esemplari di Baia di S, Elena vi sono delle piccole denti- colature al bordo esterno della mano analogamente alla descrizione di Gibbes. Questa specie abita le due coste dell'America. Ortmann [(55) pag. 280] considera identiche ad essa anche alcune forme indo-pacifiche, e altre americane, per cui la distribuzione geografica di P. armatus sarebbe circumtropicale. P. marginatus, però non è, a mio giudizio sinonimo di questa. specie, «come vogliono vari carcinologi.. LI Misure di due esemplari di Punta di Sant'Elena. of (el Lunghezza del carapace . . . . mm. 9 10 Larghezza » » icimogannte 8,9 9 destra sinistra sinistra Lunghezza: delzcarpo.., . Cee e) Plate, Larghezza » » Mr aloe 9925 BERNA > 3 Lunghezza della mano . . . . . 3aalg100: MAE 16 » SAUNA, oe » 7) J 10 » CBR tAReT., "e ve? 6 6 6,5 Larchezza della mano. ner. Sf) 7 15. P. marginatas Stimpson (94) p. 74, nec Nobili (Sf) pag. 4, Young (19) pag. 394. IsoLA FLAMENCO 24; BAIA DI SANT'ELENA 1,109. Non riesco a trovare differenze fra la descrizione originale di Stimpson (su esemplari di Barbados) e questi esemplari occidentali, quindi li rife- risco a questa specie della costa orientale. Questi esemplari variano notevolmente. Nella femmina di Baia di S. Elena la mano è esternamente frangiata di lunghe setole, carattere non accennato da Stimpson, ma che nemmeno si ritrova nei due maschi, e quindi attribuibile a variazione individuale o a differenza di sesso. Nello stesso esemplare vi è ancora sul carpo sinistro un quinto dente sopranumerario, acuto e spinoso, che manca sul chelipede destro. Rudi- mento dello stesso dente v'è pure sul chelipede sinistro del maschio della stessa località. L’esemplare dell’isola Flamenco porta solo la chela destra. Essa ha 4 denti molto irregolari, poichè il terzo è appena una piccola spina, e lo spazio fra esso e il quarto è denticolato. Tutti questi quattro denti sono denticolati. I denti carpali sono quindi assai variabili. Ad ogni modo è sempre facile distinguere queste specie dagli esemplari presentanti anomalie nella dentatura del P. armatlus, oltrechè per la forma del lobo mediano di irunte che è più stretto e più sporgente, anche per è carpo assai più breve, tomentoso, più grossamenle granutoso, per la presenza d'una cresta sul dorso della mano, e per le granulazioni del margine. Così ad esempio l'esemplare di Colon da me (oc. ci.) determinato P. mar- ginatus per la presenza di quattro denti sul carpo in luogo di tre è in realtà un'anomalia di P. armatus, poichè le chele sono molto più al- lungate, glabre, granulose regolarmente (con granuli rotondi, piccoli e molto depressi), mancano di carena sul dorso della mano, e della mar- ginatura caratteristica di granuli. Il colore di questi esemplari è rossiccio. Le mani e le dita sono infe- riormente di colore porporino-violaceo intenso al disotto, e dello stesso colore sono alcuni granuli che si trovano frammisti a quelli della linea granulare marginale. Le misure sono: (of eli Q (Flamenco) (S. Elena) (S. Elena) Lunghezza del carapace mmi 7.5 Y; nia Larghezza >» » » 6 7 7 destra sinistra destra sinistra Lunghezza del carpo » 6 5 9,5 5) Larghezza >» » » 3 2e/A 2 2 Lunghezza della mano o. 95895 9 Larghezza >» > » 5 4 4 3,5 Lunghezza della palma > 7 DDL R5;9 5) E) delle dita » 5) 4 4,5 4 Per questa specie e per la precedente P. armatus vanno notate le recenti idee di Borradaile [(5) pag. 464] il quale riduce queste e altre specie americane ed indo-pacifiche a sinonime di P. Lamarcki Leach., che suddivide poi in tre forme: /ypica (indo-pacifica), var. asiatica (est-e ovest-americana e indo pacifica) e var. rufescens (indo-pacifica). È pro- babile che Borradaile abbia in parte ragione nel riunire alcune specie che sono fondate solo su variazioni individuali, ma tuttavia la sua si- nonimia di 12 specie è certamente troppo comprensiva, come ho potuto convincermi dall’esame di alcune forme indo-pacifiche (sulle quali ritor- nerò fra breve), e di queste due americane. Alcune di queste specie sono in reaitaà ben distinte fra loro, come qualunque altra specie di altri gruppi di Petrolisthes, benchè non sempre facili a riconoscersi. L'opinione del valente carcinologo inglese semplifica certo la questione, ma non ri- solve la difficoltà sistematica. 16. Petrolisthes gracilis, Stimpson (94), pag. 74. BAIA DI S. ELENA 1 d. Stimpson non accenna per questa specie in modo particolare alla forma del fronte, dicendo solo che esso è meno depresso che nel P. rupicolus. Nell’unico esemplare esaminato il fronte è costituito da un lobo mediano assai prodotto e curvato in basso, subottuso all’apice, separato dalle porzioni frontali laterali e dall’angolo orbitale da un incavo ben distinto, analogamente a P. /ridentatus di Barbados (Cfr. Stimpson, loc. cit., pag. 75, tab. I, fig. 4). Il solco frontale mediano è profondo. Questo esemplare è anomalo poichè presenta un dito inferiore supra- numerario alquanto contorto sulla chela destra. Per la presenza di questo anche il dito immobile ordinario è spostato dalla sua posizione e posto obliquamente ; le due dita fanno fra loro un angolo di circa 60 gradi. La mano in conseguenza di questa distorsione è tutta contorta e presenta 4 — una 'concavità sulla sua faccia esterna. La linea marginale inferiore della mano giunta alla base della biforcazione delle dita si biforca pur essa e decorre sulle due dita normalmente fino all’apice. I due apici sono uguali e normali, cioè ricurvi e colorati di porporino. Lunghezza del carapace . . . . . mm. 0,0 Larghezza » > PRIRSE Neii el > dt/g destra sinistra Lunghezza del carpo sane e MISI LIE > 4,5 4 Larghezza » » ERA tI CE SMIL 1,5 Lunghezza della mano. . . . . > 7 7,5 Larghezza >» > SD gi Peri PARI » 3 n) Lunghezza della palma RIA > 4 4 » delle dita de Leto » 3 Did Hab.: Guaymas (Golfo di California). 17. Petrolisthes holotrichus, n. sp. ISoLA FLAMENCO 3 es. Il carapace è lungo quanto largo, piano, privo di granuli, colle regionì sufficientemente distinte, e i lobi protogastrici sporgenti in avanti. Esso è tutto rivestito da un fitto tomento di peli bruni, Il seno del margine posteriore è uniformemente arcuato. Il fronte è tridentato, solcato su- periormente. Il lobo mediano sporge oltre i laterali, ed è triango|jare ma con punta piuttosto largamente ottusa; i laterali invece sono piani e si continuano quasi insensibilmente coll’orbita. L'angolo orbitale esterno è acuto e spiniforme. I chelipedi sono leggermente disuguali, anch'essi, come il carapace, privi di granuli (eccettuati tre caratteristici sulla mano) e foltamente tomentosi. I loro margini esterni sono anche lungamente e fittamente cigliati. Il carpo ha i due margini interni superiore ed inferiore acuti, il superiore sporgente assai e laminare, completamente privo di denti o di sporgenze, ma Zievemente sinuato nel mezzo; l’inferiore invece non sporgente, ma minutamente e regolarmente denticolato in tutta la sua lunghezza. La mano, triangolare-isoscele, è alquanto sollevata e convessa nel mezzo, e priva di granuli su tutta la sua superficie. Parallelamente però al margine inferiore rettilineo si osservano tre tubercoli molto di- stinti. Questi sono collocati l'uno poco prima della metà del dito immo- bile, l’altro, più grosso, in corrispondenza dell’apice dell’articolazione della mano col dito mobile, e infine un terzo a metà distanza fra questo e l’estremità posteriore della mano. Questi tubercoli pel loro colore rosso ‘intenso spiccano in mezze al folto ed uniforme tomento onde è rivestita la mano. Le dita sono ricurve, si incrociano all’apice, e portano setole lungo tutto il loro margine tagliente. Un bordo di setole decorre lungo l'articolazione. Il margine esterno della mano è lungamente frangiato. Le zampe ambulatorie sono pure tomentose, e lungamente cigliate. La faccia inferiore, sia del carapace che delle zampe, è glabra, eccetto nelle articolazioni delle zampe che sono marginate di setole. Il colore in alcool è rosso-roseo, e i tre tubercoli della chela sono di un color rosso-purpureo vivace. Misure : Lunghezza del carapace . ... . mm. 54), Larghezza >» > RIP So 3 sl destra sinistra Lunghezza del carpo MIN. Ro PRE TI) 4,5 » della tm ano fio anta 8 MO A » MT DAinarsyo avo (040, si da » delle dita FIR I TIR TEOR Dl 0. 4 Larghezza della palma. . . . >» 4 DA Pel carapace tomentoso s’accordano con questa specie P. Rirtipes Lock. del Golfo di California e Porcellana pilosa della costa Orientale, ma ne differiscono per molti caratteri facili a rilevarsi dal confronto delle descrizioni originali. [Cfr. Lockington (33) pag. 397; Milne Edwards (44) IT, par. 255 e Kingsley (27) pag. 406]. 18, Petrolisthes simuimanus (Lock.). — Petrolisthes (Pisosoma) si- nuimanus Lockington (B®) pag. 396, 401 IsoLA FLAMENCO lo, 19. Questi esemplari concordano assai bene colla descrizione di Lockington, ma ne differiscono per vari particolari. La descrizione originale è d°al- tronde insufficiente in alcuni punti. Il carapace è largo quanto lungo, privo di granuli, ma grossamente punteggiato nelle parti anteriori e lungo le regioni branchiali. La parte anteriore è curvata in basso, a cominciare dal punto in cui dovrebbe trovarsi il dente epibranchiale che manca in questa specie. I lobi pro- togastrici sono ben accennati, e così pure le regioni epatiche. Il fronte è largo, poco sporgente, trilobo; ma, mentre il lobo medio che è piuttosto stretto e triangolare si prolunga bene in avanti. i Jobi laterali sono ret- tilinei e non sporgenti affatto. Il soìco frontale è breve e poco marcato. Gli occhi sono piccoli, e le antenne esterne piuttosto brevi, ma non scarcely as long as the carapax. I chelipedi sono subeguali, di ugual forma, e di media lunghezza e poco inspessiti. Il mero sporge in un piccolo lobo subacuto al suo apice in- terno. Il carpo lungo appena circa 2 volte la sua larghezza è caratterizzato dalla presenza di tre grosse carene granulose che determinano sulla sua superficie due profondi solchi dei quali quello verso l’interno è un poco più largo dell’esterno. La sua parte inferiore sporge in una costola 0 Mr lobo ben distinto, che si continua per più del primo terzo della lunghezza, venendo quindi a terminare a dente quasi alla metà. (Lockington scrive: usually (carpus) with a single blunt tooth in the centre of its anterior margin). Tutta la superficie del carpo, come pure quella della mano e delle dita, è grossamente granulosa, ma i granuli sono piuttosto depressi, e sulle costole media ed esterna del carpo quasi squamiformi. La mano piuttosto gracile, lunga 2 volte la sua larghezza, porta tre grosse carene sulla faccia superiore, e il bordo di essa è rilevato e grossamente gra- nuloso, e pare quasi leggiermente serrulato. Le dita sono grosse, curvate all’apice e incrociate, ben combacianti, e il dito mobile è profondamente solcato. La faccia inferiore di tutti gli articoli dei chelipedi è liscia e lucente all'occhio nudo, punteggiata alla lente. Le zampe ambulatorie presentano delle sparse e lunghe setole gial- lastre, mentre nei tipi vi sono solo fw0 or three stout hairs on the underside of the dactyli of the ambulatory feet. CI 9 Lunghezza del carapace . . . 4 4,5 Larghezza >» » ST: 4 4,5 destra sinistra destra Lunghezza del carpo . . +. -24/, Dal 25 Larghezza >» » I (AO 1,5 bi Lunghezza della mano . . . 5 pra, 5 Larghezza » >» OLE 2/9 5 Lunghezza, delle dita i.,L 6208 2,5 2,5 Hab.: La Paz e Golfo Escondido nel Golfo di California. 19. P. Ortmanni n. sp. BAIA DI S. ELENA 9 es. Questa nuova specie è molto afline al P. sinuimanus Lock. ma se ne distingue: ì° per la forma del fronte. Questo è più avanzato e profondamente trisolcato, ciascun solco corrispondendo ai tre lobi del fronte; 2° pel carpo provvisto di tre denti ottusi, in luogo di uno, con una sola debole carena nel mezzo, e una più grossa sul margine posteriore ; 3° per le mani più grosse, più convesse, la maggiore non carenata, la minore debolmente unicostata o talora bicostata, colla porzione lungo il margine esterno alquanto concava. ( Le dita combaciano e l’aspetto generale dei chelipedi è piuttosto de- presso. 20. P. sp. Due esemplari dell’IsoLa FLAMENCO differiscono da P. Ortmanni pel lobo mediano del fronte meno avanzato, per la parte anteriore del ca- rapace grossamente rugosa, e per le carene del carpo molto distinte, ei lr con formazione di una terza carena presso i denti. Questi esemplari appartengono assai probabilmente ad una nuova specie; ma essi sono in così cattivo stato da non poter essere descritti. 21. P. hians, n. sp. BAIA DI S. ELENA 12 es. Il carapace è alquanto più lungo che largo, brevemente pubescente sul fronte e lateralmente. Il fronte sporge largamente in avanti; ha i lobi laterali rettilinei, ed il mediano un poco sporgente e triangolare. La parte anteriore del carapace è assai declive, e distintamente lobulata, come nelle due specie precedenti. Il solco frontale mediano è profondo. I chelipedi sono subeguali in dimensione, ma le mani sono alquanto di- suguali in spessore. Il mero ha un lobo all’apice. Il carpo piuttosto breve porta tre denti ben distinti, con apice subottuso, e superiormente porta tre carene, la prima lungo il margine posteriore, la terza lungo il mar- gine anteriore, la seconda nel mezzo; la prima e la seconda carena sono formate di grossi tubercoli depressi, lineari, obliqui, spesso solcati nel mezzo. Questi granuli sono in numero di 8-10 per ciascuna carena. Ana- loghi granuli compongono la terza costola, ma questi sono quasi can- cellati. Oltre a questi grossi granuli la superficie del carpo è minutamente granulosa. Posteriormente termina in un dente. Ambe le mani sono completamente prive di carene, e rivestite di minuti granuli depressi, quelli verso l'esterno quasi squamiformi. I due bordi, superiore ed in- feriore della mano sono marginati da una linea saliente. Le dita sono ianti sulla mano maggiore e combacianti sulla minore ; prive di denti. Le zampe ambulatorie brevi portano setole, e il carpo è leggermente bicarinato. — Misure: og Lunghezza del carapace. . . . mm. 5 Larghezza > » ME FAREI Ra 4,5 destra sinistra Lunghezza. del. Carpo:: «at. (000 at 4 Larghezza » » ROTTE ASSI RR RUN IBI, (gl IE Lunghezza della mano . . . . . » 7] 7 » > «palma tenga 00 » 4 A » delle; (dita; + tec ph » 3 3 Larghezza della palma ........ ...0»035/, 3 Questa specie differisce dal P. Ortmanni più sopra descritto per la forma diversa del fronte; per le grosse carene del carpo e la forma caratteristica dei tubercoli che le compongono, pei denti carpali ben distinti, mentre nell’Ortmanni sono meno marcati e più che altro sono frastagli del margine del carpo ; per le mani non carenate (nell’Ortmanni la minore lo è debolmente); per le dita ianti in una delle mani, e com- bacianti nell’altra; infine pel carapace più stretto. P. sinuimanus, Ortmanni, hians e la forma incerta dell’isola Fla- ART. nienco costitniscono un gruppo caratteristico di Pelrolisthes che tiene ;empo sce: lei P. della sezione wiolaceus, e del g. Pachycheles. Questo gruppo è caratterizzato dal carapace molto deflesso anterior- mente, lobulato in avanti, dai chelipediî mediocri, con carpo relativa- mente breve, glabro, carenato. Ai Pachycheles somiglia straordinaria- mente il sinuîmanus per le grosse carene dei chelipedi, pur distin- guendosene pei caratteri degli epimeri. L’Or/4manniî è il meno carenato, indi carene più distinte presenta l'esemplare di Flamenco, e più di tutti il sinuimanus. 22. Pachycheles rudis, Stimpson (94) p. 76, tab. I, fig. 5; Lockington (32) pag. 396, 404; Ortmann (53) pag. 292, 294; Holmes (25) pag. 109. BAIA DI SANT'ELENA, "7 esemplari giovani. Ho confrontato questi giovani con un grosso esemplare adulto prove- niente dal Pugett Sound, favoritomi in comunicazione dal Prof. D’'Arey W. Thompson dell’Università di Dundee. Le differenze sono notevoli, ma non tali, io credo, da autorizzare la separazione delle due forme. Inclino piuttosto a crederle attribuibili a differenza di età. Il fronte nei giovani è rotondato nel mezzo e debolmente prodotto ai due lati in due piccoli lobi e completamente glabro; nell’adulto di Pugett Sound è in- vece sporgente e triangolare nel mezzo, e peloso. Ma in alcuni esemplari dell’ Ecuador sembra esservi una tendenza ailo sporgere in avanti del margine frontale mediano, e forse negli adulti di questo paese esso dia viene uguale a quello di Pugett Sound. Sui chelipedi la doppia serie di granuli sul dorso del carpo è molto variabile. Talora manca quasi completamente, e a mala pena si possono distinguere granuli più grossi fra il rivestimento granulare generale: talora i granuli grossi sono ben distinti, ma la loro serie è irregolare; talora invece la serie è tripla. Nell’esemplare di Pugett Sound le serie sono mal definite sulla chela destra e molto meglio accennate sulla si- nistra, benchè alquanto irregolari. La stessa presenta 3 serie longitu- dinali distinte sul dorso della mano. Queste sono quasi completamente indistinte nei giovani dell'Ecuador. Questi esemplari presentano inoltre nessuna traccia del tuberculo mammillare che orna la palma del cheli- pede maggiore negli adulti del P. rwdiîs; in compenso però tutta la su- perficie è assai più convessa. I giovani hanno le chele glabre; l’adulto del Museo di Dundee ha chele assai pelose. Misure: a) dv) c) Lunghezza del carapace 4.5 + RIE Larghezza >» > 5) 4,5 14 destra sinistra d. Ss d. S Lunghezza del carpo Hi a DID kl sa? > della mano (DIA PARRA) do 21. 13,9 » » palma 3,9 2,5 ZINCO 11,59 6,9 » delle dita 3 2,5 2 3 9. DIE = o Gli esemplari a) e d) sono dell'Ecuador, l'esemplare c) del Pugett Sound. Hab.: Dal Pugett Sound alla California Inferiore. 23. Pachycheles panamensis Faxon (#6) pag. 71, tab. XV, fig. 2; Ortmann (58) pag. 292, 293. BAIA DI S. ELENA, sugli scogli, 14 esemplari. Secondo Ortmann questa specie troverebbesi anche alle Bahamas. 24. P. vicarius n. sp. Questa specie appartiene al gruppo dei P. moniliferus, P. sculplus e P. pisum. Essa è rappresentata nella collezione Festa da 3 esemplari (14, 29) raccolti nella Baia di S. Elena. Il carapace è completamente glabro, brillante, più largo che lungo, punteggiato e di aspetto leggermente rugoso sul fronte e sulle regioni postero-làterali. Il fronte è /argo, leggermente rotondato e senza spor- genza mediana distinta, benchè sia un poco prodotto in questo punto, e completamente glabro. I lobi epigastrici sono ben marcati da due creste lineari; le regioni epatiche sono distinte. La sutura cefalica è obliterata; un solco trasversale sinuoso può tracciarsi per tutta la larghezza del carapace dal solco cardio-gastrico ai margini laterali, poichè una linea curva che traversa ciascuna regione branchiale viene a congiungersi col solco più profondo che delimita la regione gastrica dalle posteriori. Gli occhi sono piccoli; l'angolo orbitale esterno è quasi acuto, e non si ha alcuna traccia di dente epibranchiale. I chelipedi sono disuguali, poco robusti. Il mero presenta un grosso lobo dentiforme all'estremità distale interna. Il carpo è alquanto più lungo che largo, subeguale alla palma, e porta internamente re grossî denti, a cui ne succedono due piccoli verso l'apice nella chelipede mag- giore, e uno in due esemplari e due nel terzo nel chelipeda minore. Il margine di questi denti è 7n/e7°0, non denticolato. Superiormente il carpo porta tre creste granulose, e una quarta ne costituisce il margine esterno. I granuli di queste creste hanno forma varia. Sul chelipede maggiore quelli della prima, cioè della più interna e vicina ai denti sono più de- pressi, trasversalmente ovato-ellittici e numerosi; quelli della terza, e più ancora quelli della quarta o marginale esterna, visti di fianco hanno aspetto conico, sono sporgenti, quasi dentiformi; quelli della seconda hanno una forma intermedia fra quelli della prima e quelli della terza. Sulla chela minore i granuli hanno quasi la stessa forma, ma quelli della prima cresta sono più raggruppati. Tutti questi granuli sono completa- mente glabri. Presso l'estremità distale posteriore v’ ha un dente conico breve e acuto. La mano porta esternamente cinque carene. La prima occupa il mar- gine superiore, ed è quindi brevissima, e pare piuttosto un grosso tu- berculo oblungo; la seconda non è molto distinta sulla mano maggiore, — 20- ma lo è meglio sulla minore, la terza e la quarta sono robuste; la quinta debolissimamente denticolata forma il margine inferiore. Queste carene sono composte di granuli piuttosto depressi, subovati, disposti fra loro come squame. Gli interspazi fra la terza, quarta e quinta sono profondi e portano anche qualche granulo. Le dita della mano maggiore sono ianti, impercettibilmente denticolate, quelle della mano minore comba- ciano. Non v’ha alcuna traccia di peli alla base delle dita nè in alcuna altra parte della mano. Il margine dorsale del dito è liscio. Il dito mo- bile è solcato alla base; sull’immobile si continua per più di metà della lunghezza il solco che divide la quarta dalla carena marginale della palma. Le zampe ambulatorie sono guarnite di lunghi e grossi peli clavati lungo il margine superiore; qualche piccola setola trovasi anche dalla parte inferiore del propodo e del dito. Il colore in due esemplari è rosso-terracotta più chiaro sul carapace che sui chelipedi, con due zone bianche nella parte posteriore lateral- mente alla regione cardiaca e intestinale; in un esemplare è roseo. . Misure: Lunghezza del carapace mm. 4 4 Larghezza » » >» 5) 45, destra sinistra destra sinistra Lunghezza del carpo » 3 3,9 3,5 3 Larghezza >» » SA 3 3 2°, Lunghezza della mano » 5 6 6 5 Larghezza > >» » 3 4 4 PA Lunghezza delle dita » 3 3,5 dd Sla Questa specie differisce per vari caratteri daile tre citate più su. Dal P. moniliferus Dana di Rio de Janeiro (Cfr. Dana (13) pag. 413, tab. 26, fig. 3) differisce: 1° pel fronte rotondato e non parce saliens triangu- tarîs, glabro e non pudescent above; 2° per le mani completamente glabre, e non densely hairy under the base of the moveable finger; 3° per la forma dei granuli del carpo, poichè mancano i grossi granuli della prima serie che sono sostituiti nel P. vicarius da una serie di piccoli granuli come fu descritto. (Inoltre dalla figura di Dana appari- rebbe che i granuli fossero come frangiati all’ingiro da piccoli peli, mentre sono glabri nella mia specie); 4° pel carpo più lungo che largo, armato di 5 denti con margine intero, e non di tre denticolati; 5° per le dita non squamose esteriormente. — Col P. scu/ptus indo-pacifico l’affinità è maggiore; ma è facile il distinguerne la mia specie pel carpo più lungo, per le creste del carpo e della mano più robuste, più numerose, molto più distinte e per la forma particolare dei granuli onde sono com- poste. Il P. pisum pure indo-pacifico, ha creste liscie, quindi subito si distingue dal vicarius. 4 25. Polyonyx tubereulipes (Lock.). — Pachycheles tuberculipes Lo- ckington (32) pag. 396, 405. BAIA DI S. ELENA. un piccolo maschio. Questa caratteristica specie che ha, come ben scrisse il suo autore, an unmistakable aspect, fu descritta dal Lockington in modo da essere facilmente riconosciuta. Ma Lockington trascurò l'osservazione dei dattilopoditi, i quali l’avreb- bero subito edotto non essere questa specie un Packychkeles del qual genere non ha nè l’aspetto nè alcuno dei caratteri generici. L'esame dei dattilopoditi non è facile poichè essi sono così ricoperti sopra e sotto di peli clavati da renderne incerto e malagevole lo studio. Tuttavia si può vedere su quelli dell’ultimo paio ambulatorio la presenza di un secondo unguicolo, il quale è meno marcato nei primi due, benchè sempre presente; a questo unguicolo ne seguono uno o due altri minu- tissimi visibili solo a forte ingrandimento verso la base. I propoditi sembrano essere denticolati. Da questi caratteri risulta che questa forma si collega ai Po/yony%x ; sebbene pel suo aspetto molto particolare differisca dal tipo ordinario di questo genere, e forse sia un genere distinto. Questo esemplare ha le stesse dimensioni di quello di Lockington. Hab.: La Paz e vari punti del Golfo di California. 26. Porcellanides Festae n. gen. n. sp. Questa nuova specie è altamente caratteristica pel carapace larga- mente triangolare, tubercolato, con una larga costola laterale, coi mar- gini latero-posteriori obliqui, separati da un angolo marcatissimo dai latero anteriori, e dal posteriore pel fronte prodotto molto in avanti, pei chelipedi brevi e grossamente granulati, per le zampe ambulatorie tubercolate, per la faccia inferiore dei chelipedi granulata, pei dattilo- poditi unguicolati. Il carapace ha forma quasi eptagonale, essendo la parte fronto-orbitale distintamente triangolare e sporgente, i margini laterali diretti rettili- neamente all'indietro, i latero-posteriori formando un angolo distinto con questi, ed infine il posteriore pure rettilineo, e angolare coi latero-po- steriori. Il fronte è lungamente triangolare, e visto dal disopra appare intero, mentre, visto dal basso, appare distintamente composto di tre denti piegati verticalmente in basso. Gli occhi sono invisibili dal disopra, perchè coperti dal bordo fronto-orbitale. Poco oltre gli occhi comincia la carena laterale, la quale è molto grossa, e forma un bordo motto sporgente e relativamente tumido, visto lateralmente, piano visto dal disopra. La parte del carapace fino al termine della carena (cioè i tre quarti ‘ di esso) è granulosa e grossamente nodulosa e le regioni sono ben deli- neate. Due solchi distinti e lisci separano il complesso della regione ga- Magi strica e delle epatiche dalle branchiali, ed è pure distinta la gastrica dalla cardiaca. Le due regioni epatiche sono a forma di tubercolo o di nodulo ben distinto, e separato dalle protogastriche, le quali sono allungate e quadrinodulari. Vari noduli trovansi pure sulle regioni branchiali lungo la carena laterale. Tutta la superficie è d'altronde minutamente eranulosa e nodulosa. La parte posteriore è soltanto granulosa. I chelipedi sono brevi e subeguali. Il mero è inerme. Il carpo è corto, largo, con una sola sporgenza alla base ed è grossamente noduloso superior- mente; i noduli sono distribuiti in tre serie trasversali di circa quattro noduli ciascuna. La mano breve e di forma triangolare isoscele, ha il suo bordo superiore prodotto in una grossa sporgenza acuta e triango- lare. La palma presenta tre grosse carene longitudinali, le quali sono piuttosto irregolari e separate da fosse profonde. Tanto la mano quanto il carpo sono fittamente coperte di minuti granuli rotondi e ben distinti. Questi granuli sono più distinti sulle dita, le quali sono anche longitu- dinalmente solcate. Tutta la faccia inferiore dei chelipedi è pure ‘ana- loramente granulata, ma non nodulosa. Le zampe ambulatorie sono gra- nulate e nodulose, con noduli piuttosto grossi e simmetrici, sì che le zampe appaiono fossulate. Il dattilopodite termina in un unguicolo corneo ricurvo, e porta inferiormente due spinule accessorie diritte. Misure: Larghezza del carapace . . . . mm. 3‘/, Lunghezza » » iso gia. » 4 Lunghezza del carpo notaio: "> I? Larghezza >» > :ga4 ring >08 Lunghezza della mano... . >» Sp » » palma: ..ajagagì de i? > delle dita sianolabe glia Altezza della palma 1 lo e CARO) [aspetto caratteristico distingue questa forma dalle altre conosciute. I caratteri generici possono riassumersi così: Porcellanides n. g. Carapax polygonatis, late costatus, fronte tridentato verticaliter de- flexo superne viso integro, oculis parvis, obtectis, dactylopoditis 3- unguiculatis. Paguridea. 27. Eupagurus gladius Benedict (2) pag. To BAIA DI S. ELENA ld. Differisce essenzialmente dalla descrizione di Benedict per avere l'a- cicolo del peduncolo delle antenne esterne lungo quanto l’occhio e non più lungo, e per avere i granuli della mano piuttosto depressi e unifor- memente distribuiti, eg Li Larghezza frontale... ..... mm. 3 Lunghezza del carapace . . . 0a ti arr » della porzione Corilica IT 9, £0049 . Larghezza . >» » Son » Lunghezza del mero del chelipede desta >" a » » Carpo » rita Riba » della mano » » xa 9 »Tra >» palma » » » 19 » delle dita » MORNERIAT SOTA OY. Hab.: Golfo di California. 23. Pagurus sinistripes Stimpson (94) pag. 82. BAIA DI S. ELENA 24 di diversa età. Questi due esemplari differiscono fra di loro per l'armatura delle mani. Nel maschio di dimensioni maggiori, la metà superiore della mano si- uistra è tutta irta di granuli conici; quelli del bordo, in numero di cinque, sono distintamente spiniformi, gli altri distribuiti in quattro serie alter- nate, due di tubercoli più grossi, due di tubercoli minori, sono conico- subacuti. I tubercoli della metà inferiore passano gradatamente dalla forma conica alla depressa e squamosa. Nel maschio più piccolo il bordo della mano presenta sette tubercoli spmiformi; i tubercoli conici sono poco marcati, anzi una sola serie è ben distinta, e tutta la superficie esterna della palma è rivestita di tubercoli depressi. Invece la margi- natura di setole intorno a questi tubercoli è più distinta in questo esem- plare che in quello più grosso. Le chele e le zampe sono soffuse di colore violetto (in alcool). Le misure sono: Lunghezza del carapace . . ..... .mm 15 » della porzione cefalica . . . . » a] Larghezza del bordo anteriore. . . . . » 6 Lunghezza dei peduncoli oculari. . . . . >» 5 !/, sinistra destra Lunghezza del carpo tt et ta rl i ate) 4,5 > UOTTAAA I RAPIRE IR SIRO 8 > io SEIT bt ld cl Aa i) 5 » delle dita RE E I DOLO SIE 3 Larghezza della palma . . . » 6 4,5 Lunghezza del msropodite III Nardo triuno » 6 » » carpopodite » » » 5 » » propodite » » » d) > » dattilopodite » > » 10 P. pavimentatus Hilgendorf [(23) pag. 816, tab. III, fig. 1-5] del Mozambico è forse la specie più affine a questa americana, sia per la vorma degli ultimi articoli della terza zampa sinistra, che per l'aspetto re Boa senerale, mà ne differisce per l'armatura delle chele, pel colore e per altre particolarità minori. Vi è però una parentela stretta fra il sinistripes e il pavimentatus, e per mezzo di questo col varipes del Mar Rosso, che accenna all'origine Indo-Pacifica di questa forma americana. Hab.: Panama. 29. Petrochirus californiensis Bouvier (8) pag. 6. BAIA DI SANT’ ELENA, un grosso maschio. Una chela di questo esemplare (che è in frammenti), fu confrontata dal Prof. E. L. Bouvier al tipo. Lo stesso Prof. Bouvier ebbe pure la cortesia di comunicarmi un cotipo della Bassa California, il quale è molto più piccolo dell'esemplare d’Ecuador ma vi corrisponde per tutti i ca- ratteri principali. Il grosso tubercolo sormontante le scaglie dei chelipedi è spesso cir- condato alla sua base da un giro di 4-5 tubercoletti minori. Tale dispo- sizione è visibilissima sulle dita. Le misure sono: Ecuador Cotipo Lunghezza del carapace . . . mm. 57 30 » del margine anteriore » 23 Ia! » della porzione cefalica >» 28 13,5 > dei peduncoli oculari » 25 14 Larghezza del fronte. . . . >» 12 6,5 d- S. d. CA Lunghozza.del'icafpo.i i ivente » Se MS 197950 ALS >» della.mano-...-- a - è 70 58 30,5 0523 » > palmari ne o S2MRI 16: Stio > delle -dità. ese: Ls 38 90 14,5 13,5 Altezza della*palma;, stes» SOM 12 di 15 Spessore » » Mi. Ro 32 1223, SA Hab.: Bassa California. 30. Clibanarius albidigitus n. sp. BAIA DI SANT ELENA le. Questa specie è affine al C/. cruentalus Edw. Indo-Pacifico, e ai CY. magnificus Bouv. e Digueti Bouv. della California Inferiore. Il margine anteriore del carapace è rettilineo, e non presenta alcuna sporgenza presso i peduncoli antennali, e solo una piccolissima punta. rostrale. Lateralmente, oltre l’inserzione dei peduncoli delle antenne esterne, il margine piega obliquamente all'infuori ed all'indietro. 1 pe- duncoli oculari sono più lunghi del margine anteriore del carapace, e lunghi quanto la porzione cefalica, aluuapfini ristretti nel mezzo, indi nuovamente dilatati verso l’apice. La piccola squama alla base porta 3 minute spinule all'apice, ed è minutamente denticolata lungo il suo margine esterno. I peduncoli delle = dia antenne esterne sono più brevi del peduncolo oculare, e quelli delle antenne esterne terminano prima della cornea. L’acicolo raggiunge a stento la lunghezza del secondo articolo del peduncolo delle antenne esterne, ed è minutamente denticolato; e munito di lunghe setole gialliccie. I chelipedi sono subeguali. Il meropodite porta 3 spinule sul suo spi- golo infero-esterno; il carpo porta 3 spine sul suo dorso. La mano porta esternamente dei tubercoli conici, spiniformi, bianchi; quelli impiantati sul suo margine supero-interno formano 4 o 5 spine acute e dirette in avanti di color bianco; quelli della parte inferiore esterna sono meno sporgenti e di colore bluastro. La faccia interna della mano porta pure tubercoli bianchi, ma depressi e piani. Le dita hanno da 3 a 4 serie di tubercoli analoghi a quelli della mano, e i tubercoli del dorso del dito mobile formano 5 v 6 spinule. Le dita sono pure largamente ianti. Lunghe setole gialliccie sono inserite su tutti gli articoli, ma sono più numerose sulla mano. Le zampe ambulatorie superano i chelipedi di oltre metà della lun- ghezza del propodite. Esse non sono affatto compresse su nessun articolo, eccetto che sulle dita ; portano lunghe setole impiantate in piccole macchie biancastre poco distinte. Il carpo porta un’acuta spinula bianca all’estre- mità distale. Il propodite è denticolato lungo il suo margine inferiore; il dattilopodite è un poco più breve di esso, denticolato inferiormente, e munito di un acuto unguicolo corneo. Nessuna traccia di tubercoli sul dorso degli articoli. Il colore (in alcool) è tra rosso mattone e rosso bruno. I tubercoli dei chelipedi, ben distinti e non confluenti, sono bianchi sulla parte supero- esterna della mano, bluastri sulla parte infero-esterna e sulle dita. Le macchie bianche delle zampe ambulatorie sono minutissime e poco di- stinte. Il dattilopodite è completamente bianco sulle faccie interna ed esterna, e porta sul margine superiore e sull’inferiore una esile e di- stinta linea rosso-bruna che delimita nettamente le due faccie. Lunghezza del carapace . . . . mm. 7 ; Larghezza dei margine anteriore. >» Delo Lunghezza dei peduncoli ocuiari . >» 3 » del chelipede destro . . >» 8 » delficazponi iBglallotnena cati» 2 » della, mano}isigotsica sita» 3 » della’ palmas... og» 1 Larghezza » » : Pitfaititto ‘dova? th Lunghezza del III pereiopodo destro » 13 » af(fneno} pat da 3 » af CArporilo. Wiglaolaurzilo.a 2 » *if propodpita ital la bra 4 » ai VON Vr praga Ren, LE ‘Distinguesi dalle tre specie precedentemente citate per Za forma del fronte; per la denticolazione dei propoditi, e per la caratteristica colorazione dei dattilopoditî. Inoltre per le altre differenze da CZ. cruen- tatus cfr. DE MAN, Arch. of Naturg., 1887, pag. 451. Da CZ. magnificus Bouv., lo distingue la lunghezza delle zampe ambulatorie, quella del dat- tilopodite, l’avere le dita ianti, e il mancare di tubercoli sul dorso delle zampe ambulatorie, e l’assenza del margine di setole brune intorno ai tubercoli della mano. C/. Diguetî invece è più affine per l'armatura dei chelipedi, ma se ne distingue per la differente lunghezza dei dattilopodie, (Cfr. BoUVIER (9) pag. 378, 379). 31. CI. panamensis Stimpson (94) pag. 84; Nobili (5fl) pag. 4. TuMaco, 10 il cui carapace è lungo mm. 18. Il propodite del III pe- reiopodo destro è lungo mm. 9, e il dattilopodite mm. 12,5. Hab.: Panama, Darien, Bassa California. 32. Calcinus tibicen (Herbst) nec Milne Edwards — Cancer libicen Herbst (22), II, p. 25, tab. 28, fig. 7 (1791). — Pagurus sulcatus Milne Edwards (4%) II, pag. 230 (4837) — nec Pagurus tibicen Milne Edwards loc. cit. pag. 229; Calcinus tibicen Dana (83) pag. 457. BAIA DI S. ELENA: Un esemplare giovanissimo. Non vedo differenza essenziale fra questo esemplare e altri di Colon e del Brasile. Esso ha però i peduncoli oculari più grossi, Ja mano più regolarmente convessa e il solco carpale meno marcato, differenze che possono benissimo essere attribuite all’età diversa degli esemplari. Hilgendorf [(23) pag. 823] indicò che C. /ibîicen Herbst corrisponde a Calcinus sulcatus (Edw.) Benchè la figura di Herbst non sia molto limostrativa, il testo però si riferisce indiscutibilmente a questa specie, laddove scrive del solco del 2° paio di zampe ambulatorie: « sf dieses Glied an dem zweilten Pauare auf der Oberfldche der Linge nach rinnenfòrmig ausgehòhit ». Calcinus tibicen (Edw.) Dana nec Herbst è C. Herbsti De Man. Questa specie della Costa Orientale è nuova per la fauna delle Coste Pacifiche. 33. C. obscurus Stimpson (#4) pag. 83. ISoLA FLAMENCO 50 49; BAIA DI SANT'ELENA ld. Questa bella specie, riconoscibile per la caratteristica colorazione delle zampe ambulatorie, varia notevolmente nel colore dei chelipedi, e ciò pare in rapporto col sesso. Infatti tutti e cinque gli esemplari maschi esaminati presentano le chele di color rosso-mattone o aranciato uniforme o solo leggerissimamente soffuso di olivaceo mentre nei quattro esemplari femmina i chelipedi sono di colore bruno-olivastro più chiaro di quello delle zampe ambu- latorie, e la colorazione rossa è ristretta so!o a una linea al margine degli articoli, per cui il carpo, il mero e la palma presentano una marginatura = ATA rossa caratteristica sugli spigoli che inquadra le faccie di colore bruno. Anche il carapace, che nei maschi è quasi uniformemente rossastro, nelle femmine è soffuso ai margini di colore olivaceo più o meno in- tenso ed esteso. Se si tien conto che questi paguri vivono quasi sempre nelle conchiglie, da cui sporgono più o meno solo la parte anteriore del carapace e le zampe per camminare, tale differenza di colore, ove fosse provata essere costante, potrebbe essere un carattere segnalativo dei sessi. La colorazione delle zampe ambulatorie varia leggermente, ma in ge- nerale è molto oscura e quasi nera. Di solito v'è una sola fascia ros- sastra all’apice del dito, ma in qualche esemplare ve n'è una seconda rossastra,o biancastra verso la sua base. Il maschio dell’ Ecuador è in muta ed i colori non si sono ancora formati. I chelipedi sono di colore aranciato pallidu, e le zampe ambu- latorie biancastre cominciano a tingersi in verdastro-oscuro sui propodi, mentre. le dita sono già brunastre, con una fascia chiara alla base, e una rossa all’apice. Le misure sono: (od Q (og Flamenco Flamenco S. Elena + Lunghezza del carapace . . . . .mm. Ill 10,5 —_ > della porzione cefalica . >» 6 5) _ Larghezza anteriore del carapace . >» 4 4,5 — Lunghezza del peduncolo oculare . » 5) 5) — » della mano maggiore _. » 8°, 6 10 » dellerdita "n. — Cosg +4? 5 4 6 Altezza della palma 2 dvi. GE » a) 6 9,2 Lunghezza del propodo III E contea » 6 4,5 7; » » dito » > » 4 RA i Hab.: Panama. 34. Coenobita rugosus compressus (Edw ) — Crevodita compressus è Edwards (44) II, pag. 241; Guérin (#18) pag. 29; ? Ortmann (883) III, p. 318, tab. 12, fig. 23 — C. panamensis Streets (#6) pag. 241 — C. intermedia Streets (96) pag. 241 — C. rugosa var. compressa Bouvier (9) pag. 149 — ?C. rugosus var. wagneri Doflein (3) pag 134. BAIA DI S. ELENA 24, 19; TuMmaco 60,59; MANTA 60, 5.9. Questi esemplari corrispondono non solo alla descrizione di Bouvier, ma anche ad un esemplare di Panama, raccolto da H. Bradley, dal Prof. Bouvier determinato C. compressus, e che egli gentilmente mi ha fa- vorito. Le rugosità caratteristiche della grossa mano di C. 7‘90sus si ritro- vano in tutti questi esemplari attenuate; nelle femmine però sono più Gta sviluppate che nei maschi (1). In una femmina di S. Elena il dito è distorto, ed ogni delimitazione netta fra la sua faccia esterna e la su- periore è scomparsa. Le appendici sessuali sono fortemente sviluppate nei maschi, e i due tubi hanno uguale lunghezza. i La C. panamensis e la C. intermedia di Streets altro non sono, io credo, che questa stessa forma. Le due specie di Streets sono una sola forma, e ciò aveva già riconosciuto l’autore stesso [Cfr. Streets (77)] e più tardi Bouvier. Tra le descrizioni di Streets e i miei esemplari, e quello di Panama favoritomi dal Prof. Bouvier, non trovo alcuna dif- fferenza importante da autorizzare la separazione. L'espressione contenuta nella descrizione di C. intermedia: granules of a pearly appearance indusse forse il Prof. Bouvier a supporre che le specie di Streets potessero essere una varietà di C. per/alus. Senonchè i granuli di queste forme ovest-americane sono bensì vescicolosi, e più o meno perliformi; ma tale apparenza perlacea non è in fondo diffe- rente da quella che si può osservare nelle granulazioni di molti individui di C. rugosus e compressus; si tratta, cioè, di piccoli granuti sparsi ben diversi dai grossi granuli perlacei numerosi che adornano la mano e le zampe di C. per/atus. Quanto alle zone di colorazione bruna sul carapace a cui Streets e Bouvier accennano, non trovo differenza fra questi esemplari e la C. compressus di Panama. Il Dr. Dofiein descrisse recentemente una C. rugosus var. Wagneri che non differisce essenzialmente dalla mia forma se non nel mancare di /eîstchen sulle mani della femmina. Hippidea. 35. Hippa emerita (Linn.) Ives (89) pag. 181; Ortmann (54) pag. 231, 232; Moreira (48) pag. 30, 89. Hippa emerita + Hippa analoga (Cfr. Miers (33) pag. 323, 324, tab. 5, fig. 9, 10). BAIA DI S. ELENA, 45 esemplari. Ives e Ortmann giustamente consi- derano le due forme est- (27. emerita) ed ovest-americane (ZH. analoga) come appartenenti ad una sola specie. Secondo Miers che nella sua revisione degli Zippîdea raccolse sinte- ticamente i caratteri differenziali delle due forme, la occidentale o 4. analoga differirebbe dalla orientale o 77. emerita essenzialmente perchè the median frontal lobe îs broader, less acute, and not separated so widely from the lateral lobes e perchè /he median spine of the second (1) L'espressione di Ortmann: Die schrdige Leistehen auf der grossen. Hand fehlen non è esatta, non solo per questi esemplari americani, ma anche per altri indo-pacifici. Le /eistchen non sono caratteristiche del rugosus, ma anche, benchè attenuate, di compressus e perlatus. joint of the antenna..... îs directed slightly inwards (not oulwarad as în H. emerita). Per ciò che riguarda il carattere dei lobi frontali, 33 esemplari hanno il lobo medio più o meno ottuso all’apice e più o meno distante dai laterali, ma 12 hanno lo stesso lobo più acuto, più stretto, ben distante dai laterali, e si riferirebbero per tale carattere a H. eme- rita. Per ciò che riguarda la spina antennale essa è talora rivolta più verso l’esterno, talora più verso l’interno, e ciò anche in esemplari che presentano i caratteri del lobo medio frontale dell’una o dell’altra forma, venendo così uno stesso îndividuo a possedere însieme i caratteri delle due specîe. Inoltre in tutti questi esemplari trovansi passaggi gradualis- simi fra l’una e l’altra forma, talchè per molti di essi sarebbe impossibile stabilire se apvartengano all’emerita o all’analoga. Lo stesso dicasi pel carattere di minor importanza delle rugosità del carapace. Hab.: Le due coste americane, dal Capo Cod alla Plata, e da San Francisco alle Chiloè. Oxystomata. 36. Calappa convexa Saussure (6£) pag 362, tab. 13, fig. 3; Doflein (85) pag. 136 — C. 2anthusiana Stimpson (#4) pag. 237. BAIA DI S. ELENA 19 29; PUNTA DI S. ELENA id. Questa specie che rappresenta sulla costa occidentale dell’ America la C. flammea, è a questa molto affine, ma è facile distinguerla per alcuni caratteri ben definiti. Il carapace è più convesso, e la convessità è maggiore nel senso trasversale che nel senso longitudinale. Inoltre nella C. /fammea il carapace è provvisto solo di minuti gra- nuli, fra i quali trovansi alcune piccole prominenze, ma queste sono in numero minore, e non raggiungono le dimensioni e non presentano l’a- spetto pustoloso di quelle della C. convera. In questa ultima specie i denti posteriori del carapace e la regione posteriore sono munite di creste granulose ben distinte, che mancano sul dorso e sono appena accennate sui denti della /7a27m2ea. Il contorno orbitale è assai meno sporgente nella C. convexa. Le stesse grosse pustole che si osservano sul carapace osservansi pure sulle mani della C. convera, mentre mancano quasi nella /ammea e inoltre le mani della specie occidentale sembrano essere meno granulose che nella specie atlantica. A questo proposito però è d’uopo notare che mentre i maschi hanno mani poco granulose, le femmine presentano granuli assai più numerosi, più grossi e più fittamente ravvicinati. Noto pure che in entrambe le specie abbiamo nei maschi la mano più lunga assai della sua altezza misurata dall’apice dell'ultimo dente a quello del dito inferiore, mentre nelle femmine queste misure sono uguali o poco differenti, come appare dalle dimensioni date più sotto. ene L’addome del maschio presenta l’ultimo articolo più breve e più stretto nella f/ammea che nella convera. Misure: C. convexa C. fiammea CI g CI si Cartagenova Florida Larghezza del carapace . . mm. 118 122 111 84 Lunghezza » » «Te 80 84 74 58 » dellasmanol.. .. We 65 bdeo 60 42,5 Altezza » » ci 597 65 02 42,9 37, Uhlias elliptieus Stimpson (94) III, pag. 117. BAIA DI S. ELENA 1g, Hab.: Panama. Brachyura. 38. Pericera villosa Bell (fl) pag. 59, tab. 12, fig. 4. BAIA DI S. ELENA 2d, 20. ci bi Larghezza fra gli apici delle spine laterali mm. 46 36,9 Lunghezza (compreso il rostro) » 45,5 35 Finora indicata solo di Guayaquil. 39. Miechrophrys Weddellii Edw. A. Milne Edwards (&2) p. 60, tab. 14, fg. di BAIA DI S. ELENA ] co, 19 giovanissimi. Hab.: Perù e Guadalupa. 40. M. aculeatus (Bell.) — Pisa aculeata Bell. (f) pag. 50, tab. 9, fig. 7. Bara DI S. ELENA lo giovanissimo. Hab.: Isole Galapagos. 41, Thoé erosa Bell. (fl) pag. 48, tab. 9, fig 4, nec A. Edwards. BAIA DI S. ELENA 10, 19. I maschio misura mm. 10 di lunghezza e 85/, di larghezza. Hab.: Galapagos. 42. Th. panamensis n. sp — Th. erosa A. Milne Edwards (£3) p. 121, tab. 19, fig. 4 nec Bell. IsoLa FLAMENCO 1d, 19. Gli esemplari di Panama figurati da A. Milne Edward:, e questi che ho davanti differiscono per vari caratteri notevoli dalla vera 7hoé erosa dell’Ecuador e delle isole Galapagos. Tali caratteri sono d’altronde messi bene in evidenza dalle stesse figure di Bell e A. Milne Edwards. Il carapace è più granuloso e più tubercolato nella 7. e‘osa che nella forma di Panama. Le differenze più notevoli si osservano però sui che- lipedi. Nella TR. erosa sono notevolmente più grossi (nei maschi), le erosioni del braccio formano due serié entrambe marcate, mentre nella panamensîs, quella esterna è quasi cancellata (ciò osservasi nei miei esemplari, ma non nella figura di Milne Edwards). Le manì hanno forma diversa, Quelle della erosa sone Zumide, con- vesse tanto esternamente che internamente, con dordi curvi e le dita sono notevolmente arcuate, sì toccano solo all’apice lasciando un largo spazio, e il dito mobile porta solo un duplice dente nel mezzo; mentre nella TR. panamensis le mani sono più appiattite, meno alte, a mar- gini subparatleli, le dita presentano un iato ma assai più stretto, non sono affatto arcuate, e inoltre sono mînutamente denticolate lungo tutto it margine. Tali differenze sono benissimo espresse nelle figure 4b di Bell e 4c di A. Milne Edwards. Nè tali differenze vanno imputate all’età, al sesso poichè i due esem- plari sono maschi di uguali dimensioni, e entrambi adulti. Queste differenze non si osservano nelle femmine. Misure: Th. erosag> Th. panamensis 3° Lunghezza dei carapace . . . 10 10 Larghezza » » SS 8° Lunghezza del alilligsdsa Di 10,5 10 Lunghezza della mano . . . 6,5 5,9 » delle dita a figlia 3 2,5 Altezza della palma ite 2,5 1 43. Mithrax denticulatus Bell. Bell. . pag. 54, tab. 11, fig. 2; Rathbun (59) pag. 234, 272 — Mithraculus denticulatus A. Milne Fawards (43) pag. 109, tab. 23, fig. 4. BAIA DI S. ELENA 40, 49; IsoLA FLAMENCO 1d. Nei giovani i tubercoli del margine laterale sono molto più acuti che negli adulti, e nell’esemplare di Flamenco essi possono dirsi quasi spi- niformi. Questa specie è affine al M. coronalus della costa orientale; ma da essa facilmente si distingue per la presenza di denti ai margini laterali, pel braccio e pel carpo dei chelipedi spinosi, e pel carapace profonda- mente scolpito. CI 9 Lunghezza del carapace . . . mm. 11 11 Larghezza » » SPRBTA PIRO: 15 14 Hab.: Dalla California all’ mes 44, Callinectes arcuatus Ordway. Rathbun (61) pag. 352, 362, tab. XX. XXIII, fig. 1; XXIV, fig. 8; XXV, fig. 7; XXVII, fig. 7. TuMACO 54; BAIA DI S. ELENA 2°, 19. La forma e la lunghezza delle spine frontali varia. La spina subfron- tale è leggermente più lunga dei denti frontali in quattro esemplari, e quasi uguale in uno. La lunghezza della spina laterale oscilla da due + [pie volte e mezzo la lunghezza del lato posteriore dell’ultimo dente a due volte scarse. L’apice deila chela è generalmente colorato in carmino assai vivace. Il merognatite è assai variabile; talora è molto prodotto all'angolo esterno formando quasi un lobo, talora invece quasi regolar- mente angolare. Un giovane maschio di Rio Sabana (Darien) differisce da questi esem- plari per avere le regioni del carapace più marcate, e pel carapace più fortemente e grossamente granuloso. 45. Cronius ruber (Lamk.) Stimpson (94) pag. 225; A. Milne Edwards (43) pag. 232; Nobili (Sf) pag. 2 — Ache/ous ruber A. Milne Edwards (40) pag. 345, tab. 33, fig. 1 — Amphitrite Edwardsi Lockington (30) pag. 43, 106 — Cronius Epwakpsi A. Milne Edwards (43) pag. 233; Nobili (Sf) pag. 2. BAIA DI S. ELENA 60 e 19. Tanto questi esemplari dell'Ecuador, come un altro del Darien da me osservato (loc. cit.) differiscono dalle due descrizioni di A. Milne Edwards per avere il carapace cospicuamente peloso, eccettuato sulle linee salienti che lo traversano. Tale pelosità osservasi pure, benchè alquanto atte- nuata sulle zampe e sulla faccia sternale del cefalotorace. Gli esemplari della Baia di S. Elena sono tutti giovani, e differiscono dall’esemplare del Darien e da uno del Brasile, entrambi adulti, pel co- lore. Quello del Darien e del Brasile sono 7'ossî, anche nelle zampe; questi invece sono grigiastri, con qualche macchia bluastra, e le zampe sono fasciate di ugual colore, trasversalmente sul meropodite del paio natatorio, longitudinalmente negli altri articoli di questo e delle altre paia. La colorazione rossastra comincia ad apparire sui denti laterali e sui chelipedi, frammezzo al colore bluastro. Questa colorazione rossastra va via via estendendosi coll’età e sovrapponendosi alla grigia e azzurra, caratteristica dei giovani. Negli adulti del Darien e del Brasile, e negli esemplari più sviluppati dell'Ecuador il colore nero delle dita delle chele occupa la metà distale, nei più giovani dell’Ecuador vi è una fascia nera nella parte prossimale, quindi uno spazio chiaro, e infine una fascia nera che va fino all’apice del dito, che è chiaro. In un esemplare giovanissimo, largo appena 6 mm. e lungo mm. 4,5 il carapace è meno allargato che negli adulti, e l’ultimo dente laterale poco sviluppato. I denti minori che alternano coi denti maggiori comin- ciano appena a formarsi, ed è necessaria una forte lente per distinguerli. Amphitrilte. Edwarasi Lock. della California, è, a mio credere, il giovane di questa specie. Secondo il suo autore essa sarebbe carattariz- zata dai denti frontali arrotondati, e dalla presenza di quattro spine sul carpo, oltre alla grossa spina interna. Per quanto riguarda la forma dei denti frontali, essi, in questi esemplari d’Ecuador, sono a volta roton- AE dati, a volta ottusi, a volta acuti. Per ciò che riguarda le spine del carpo, occorre notare che in tutti i C. rwder da me esaminati, vi sono sempre Zre spine bene sviluppate e una quarta rudimentale, e tale forse è pure il caso nel tipo di Lockington. Un esemplare di Colon da me ritenuto C. Ed4wardsî, perchè rispondente in tutto alla descrizione di Lockington, è certamente un giovane di C. rudDer e identico a questi d'Ecuador. Hab.: Dal Golfo del Messico al Brasile, e dalla California all’ Ecuador. 46. Memippe frontalis A. Milne Edwards (43) p. 264, tab. 48, fig. 2. BAIA DI S. ELENA. Un maschio largo mm. 123, e lungo mm. 86. I chelipedi sono assai disuguali; il sinistro, maggiore, misura mm. 281 di lunghezza, e il destro mm. 194. La mano destra è lunga mm. 96, larga 54, ed ha uno spessore di 36 mm.; la sinistra è lunga mm. 130, alta 64, spessa 41. Questa specie è ben distinta dalle congeneri americane per la presenza di due tubercoli da ogni lato del fronte, fra il lobo frontale e l’angolo orbitale. Nei vecchi esemplari di M. mercenaria Say., trovansi pure due tubercoli i quali mancano nei giovani. Ma oltre che questi tubercoli sono di torma diversa, è facile distinguerne la M. nodifrons per altri caratteri. Innanzi tutto il carapace è assai convesso nelle due direzioni nella M. mercenaria, mentre è pianeggiante nel senso trasversale e de- bolmente convesso in senso longitudinale nella M. /rontatis. In questa inoltre i denti laterali sono disposti sopra una curva più ampia, cioè sopra una linea diretta più all’infuori, mentre nella specie atlantica volgono più all'indietro. Il primo dei quattro denti laterali è sinuato nel mezzo, mentre nella M. me:'cenaria è intero. Nella /rontatis, analo- gamente alla 0b/usa Stm., la palma porta internamente due grosse aree ovali rotondate di striature, formate da esili e lunghe lineette salienti, costituite da granuli appressati e disposti quasi a rosario. Queste linee nell’unico esemplare esaminato sono in numero di 20 per ciascuna mano. Esse costituiscono un apparato molto caratteristico, che assai proba- bilmente ha funzione stridulante, analoga a quella della linea interna della mano delle Ocypode. Tale linea manca alla mercenaria. Le verghe sternali in un giovane maschio di mercenaria giungono fino all’apice del penultimo segmento addominale, mentre nella /ronta/îs sono lunghe quasi quanto l'addome stesso. Tale differenza però non è sicura, essendo il maschio della mercenaria un giovane, mentre quello della /ronzalis è adulto. La frontalîs manca pure delle macchie vinoso-violacee che meritarono alla mercenaria il nome di Pseudocalcinus oceltalus Edw. 47. Pilumnus spinohirsutus (Lock ) Streets e Kingsley — Acunehus spinohirsutus Lockington (B@) p. 32 — Pilumnus spinohirsutus Streets e Kingsley (non consultato); Kingsley (®6) p. 154; A. Milne Edwards (#3) pag. 287. — 34 — BAIA DI S. ELENA 29 ovigere. I tubercoli di cui è fornito il carapace non sono a/most spîniform, come nella descrizione di Kingsley. La colorazione è nerastra. Hab.: San Diego e Golfo di California. 48. IP. Himosus A. Milne Edwards (43) pag. 291, tab. 50, fig. 4. PUNTA DI S. ELENA 19 con uova, larga mm. 10 e lunga mm. 77. Hab.: Panama, Perù. 49, Heteractaea lunata (Edw. Luc.) A. Milne Edwards (4%) pag. 301, tab. 52, fig. 2 — Pilumnus lunatus Milne Edwards e Lucas (£9) p. 20, tab. 19, fig. 2. BAIA DI S. ELENA 19. Il bordo orbitale tumido è di colore carnicino, ei tubercoli della mano sono corallini. Hab.: Dalla California al Chilì. 50. Eurypamopeus plamus (Smith.) A. Milne Edwards (43) pag. 321, tab. 59, fig. 4 — Panopeus planus Smith, Benedict Rathbun (%) p. 369, tab. 24, fig. 10-11. BAIA DI S. ELENA 40, 69. Nei giovani e in alcune femmine la colorazione nera delle dita si estende alquanto sulla palma, il che non si osserva negli adulti. 51. ?Eurytium affine (Streets e Kingsley) A. Milne Edwards (43) p. 324, tab. 60, fig. 1. TuMACO. Un giovane maschio lungo mm. 7‘/, e largo mm. 10,5. Hab.: California inferiore. 52. Xantho Stimpsoni A. Milne Edwards (43) p. 252, tab. 46, fig. 2. BAIA DI S. ELENA, 40, 2 9. Hab.: Capo Sau Luca. 53. KManthias Xantusii (Stimpson) — Xanthodes Xantusii Stimpson (44%), III, pag. 105; A. Milne Edwards (43%) pag. 260. BAIA DI S. ELENA 4d, 19. Negli esemplari più giovani le linee granulose del carapace e i gra- nuli delle chele sono più salienti che negli adulti. Inoltre il colore di questi granuli varia; pare sia per lo più rosso-corallino nei giovani, e che vada attenuandosi coll’età; poichè negli adulti essi sono scoloriti, e presentano solo traccia di colorazione rossa. Nondimeno un esemplare giovane ha i granuli delle chele completamente scoloriti. Un esemplare di media età è assai caratteristico per la vivacità del colore ; che forma delle zone coccinee nelle regioni più ricche di granuli, cioè presso i denti laterali, presso il fronte e sulle chele. In questo esemplare i granuli sono anche più sollevati e più cospicuamente perliformi. Sui chelipedi le granulazioni del carpo sono perliformi, come pure lo sono quelli posti sulla parte superiore ed esterna della mano, che sono anche disposti regolarmente, mentre quelli della parte infero-esterne — 35 — sono depressi e subsquamiformi. Questi ultimi inoltre sono bianchi, mentre gli altri presentano la colorazione descritta. Larghezza del carapace mm. 10 — Lunghezza del carapaoe mm. 77 Hab.: Capo San Luca. 54. Leptodius occidentalis (Stimpson) A. Milne Edwards (43) p. 269 Chlorodius occidentalis Stimpson (#4), III, pag. 108. BAIA DI S. ELENA 20, 19. Hab.: California, Messico, Panama. 55. XMamnthodius Stermberghii Stimpson (94) pag. 52 — Leptodius Sternberghii A. Milne Edwards (43) pag. 272, tab. 45, fig. 4. BAIA DI S. ELENA 5d, 99; ISOLA FLAMENCO 204, 29. La rugosità della mano varia in estensione secondo l’età degli esem- plari. Nei giovani essa abbraccia buona parte della superficie esterna della palma, mentre, col crescere dell’età va gradatamente riducendosi al solo margine superiore. Nelle femmine i margini latero-anteriori del carapace si piegano più all’indietro che nei maschi. La colorazione (in alcool) varia da gialla a rosso-bruna. In due femmine vi è una fascia bianca larga e netta lungo la linea longitudinale mediana. Hab.: Dalla California a Panama. 56. Actaea Dowii Stimpson (94) III, pag. 104; A. Milne Edwards (43) pag. 244, tab. 45, fig. 1. BAIA DI S. ELENA 19; ISOLA FLAMENCO 24, 19. Hab.: Panama; Coste occidentali dell'America Centrale, 57. Daira americana Stimpson (44) pag. 212; A. Milne Edwards (£fl) pag. 299, tab. XVI, fig. 4; (43) pag. 249. Questa specie rappresenta, come è noto, sulle coste americane la D. perlata indo-pacifica. Da questa specie differisce oltre chè pei caratteri dati nelle opere citate (cioè : tubercoli circondati da setole, merognatite più profondamente escavato, dita acuminate e non a cucchiaio, dita della mano minore denticolate) anche per la forma diversa dei lobi fron- tali che sono meno prodotti e completamente curvati in giù nella Daîra americana. Inoltre ì tubercoli che formano il margine latero-anteriore sono più grossi. Il carattere dei tubercoli circondati da setole varia coll’età; poichè in un giovane maschio largo 10 mm. e lungo mm. 7,5 cominciano appena a formarsi le setole intorno ai tubercoli anteriori; mentre tutti gli altri sono glabri. Hab.: Panama, Messico e la California. 58. Ozius Verreauxiî Saussure (66) pag. 359, tab. 12, fig. 1; A. Milne Edwards (43) pag. 277, tab. 55, fig. 4. BAIA DI S. ELENA 29; IsoLa FLAMENCO 34, 19 (1). (1) Nel nostro Museo anche: Corinto-Nicaragua (Dr. D. Guzmàn). MERGT: e Negli esemplari giovani il carapace è più rugoso sui margini antero - laterali, mentre negli adulti le rugosità scompaiono quasi totalmente, rimanendo i lati soltanto granulosi. Le femmine presentano sulla faccia sternale del cefalotorace, fra il termine dell'addome e il quadro boccale, un tomento feltroso fitto, che manca affatto nei maschi. Le uova sono minutissime, e straordinariamente numerose. La figura di Saussure, benchè alquanto schematica rappresenta bene i caratteri della regione frontale, che invece sono male espressi nella figura di A. Milne Edwards. Quest'ultima serve a dare un’idea generale dell'animale, ma è molto manchevole nei particolari. Flamenco S. Elena e, i 9 Larghezza del carapace . . mm. 38 ol 83 Lunghezza >» » da af 21 33,5 53,5 Abita le coste Pacifiche dalla California al golfo di Panama. 59. O. Agassizii A. Milne Edwards (43) pag. 280, tab. 55, fig. 1. ISoLA FLAMENCO 34, 26; 34 di località incerta. Questa specie distinguesi da tutte le congeneri americane innanzi tutto per la presenza di granuli sugli angoli latero-anteriori del carapace, dietro la regione frontale e sui chelipedi. Il resto del carapace è privo di granuli ma porta una leggiera pubescenza sparsa. Le due mani sono molto caratteristiche. Mentre la maggiore è grossa, alta e tumida e le sue dita sono ianti, la minore è sottile, gracile, bassa, e le dita sono molto allungate e combacianti. I granuli sulla palma si riscontrano tanto dal lato esterno che all’interno, ma esteriormente sono più numerosi. Tutta la superficie esterna della palma è granulosa, ma la parte infe- riore solo leggermente. La palma della mano maggiore nei giovani è proporzionalmente meno alta che negli adulti. La colorazione è rosso- bruna uniforme, meno in una femmina dell’isola Flamenco, la quale presenta una fascia carminata assai vivace che occupa tutta la regione anteriore, e latero-anteriore. Le misure seguenti dimostrano l’inuguaglianza dei chelipedi : t 9 t Larghezza del carapace mm. 10,5 13 14 Lunghezza » » » 6 sE 8,5 9 DS Tir > >» della mano! > 89/07 OSANO VERE AI >» » Wi DAMA,» DI; o Sh >» delle dita »'ASS Oa OAMMOO RO Altezza della palma >» 4 2 DI MERLO 6:09 Spessore » » a 2 4 3 O-1-£3 Hab.: Golfo di Panama. a ani 60. Eriphia squamata Stimpson (94) pag. 56, 217; A. Milne Edwards (43) pag. 339, tab. 56, fig. 3. BAIA DI S. ELENA 4d, 69; IsSoLA FLAMENCO 24 (1). Tutti questi esemplari differiscono dalla bella figura di Milne Edwards per avere dei granuli pelosi suila parte anteriore della regione gastrica, e per avere tubercoli più numerosi sulla mano. Hab.: Dalla California al Chili. 61. Pseudothelphusa Lindigiana Rathbun (63) p. 59: (64) p. 510, 534; Young (99) pag. 211 — P. macropa var. plana Miers (39) p. 122, 123, fig. B, nec P. plana Smith. QuITO 104, 49. Differiscono dalla descrizione di Rathbun pel carapace non molto con- vesso longitudinalmente. Le differenze di età fra i giovani e gli adulti riguardano specialmente la convessità del carapace (che è più declive anteriormente nei giovani e meno negli adulti), e la forma dei chelipedi. Negli individui giovani la dissimmetria dei chelipedi è assai meno mar- cata, e in una giovane femmina le due mani differiscono solo perchè la palma della sinistra è leggermente più tumida della destra. Nei grossi esemplari invece la dissimmetria è spiccatissima. Inoltre le dita della mano maggiore combaciano nei giovani, mentre negli adulti tendono sempre più, per l’arcuarsi del dito mobile, a lasciare un iato fra di loro, iato che in un grosso maschio è assai rilevante. I denti però si corrispon- dono sempre simmetricamente. Le denticolature del margine laterale sono lievemente più marcate nei giovani che negli adulti. Inoltre negli adulti non v’ € più traccia dei granuli e delle piccole rugosità del margine laterale. ' o Q Q Lunghezza del carapace mm. 17 2 115) i gl Larghezza » » » 29 117 20,5 17 destra sin. d. S. d. Ss d. S. Lunghezza della mano» 15 22 Ate 2 }3; |ept:2;5 9 — » della palma » 6,5 9,9 6 5 5) 5 3,9 4 (bordo superiore) » delle dita » 9 o, 7 75; 5,9 — P. macropa var. plana Miers (nec Smith) raccolta da E. Whimper a Milligalli località posta a 6200 piedi sul livello del mare e about 39 miles by road from Quito, corrisponde benissimo a questa specie, ed è certamente la stessa. Miss Rathbun nella sua Monografia pag. 534 cita un esemplare di questa specie e colla località Milligalli 3000 feet, esi- stente nel British Museum, ma non accenna al lavoro di Miers. È lecito (1) Corinto-Nicaragua (Dr. D. Guzmàn.. —_ ge però supporre che l'esemplare del British Museum sia lo stesso descritto dal Miers. Ps. macropa Miers (nec Edwards) (Cfr. loc. cit. pag. 121, fig. A) dalla descrizione e dalla figura è molto probabilmente P. ecuadorensis Rathb., di Quito. La località dell’esempfare di Whimper è P/aîn of Tumbaco (7850 feet), about three hours north of Quito. Miss Rathbun (op. cit. p. 534) riferisce a P. ecuadorensis un esemplare di Tinubaco (sic) north of Quito, 9000 feet (Brit. Mus.), che è probabilmente l’esemplare di Miers. 62. P. aequatorialis (Ortmann) Rathbun (64) p. 510, 532; Young (99) pag. 213 — Potamocarcinus aequatorialis Ortmann (95) p. 319. tab. 17, fig. (5. SAN JOSÈ e CUCHIPAMBA 3 9. Corrispondono abbastanza bene alla descrizione di Ortmann, ma pre- sentano una struttura degna di nota dei massilipedi esterni. Il mero- gnatite nel suo bordo infero-interno nou viene a combaciare col margine superiore dell’ischiognatite, ma è alquanto obliquamente troncato in questo punto, così che tra l’ischio- e il merognatite trovasi una piccola fessura triangolare. Di questa specie non fu ancora segnalato che l'esemplare tipo (9) nel Museo di Strasburgo, proveniente dall’Ecuador, senza località precisa. 63. P. Nobilii Rathbun (64) pag. 510, 518, fig. 8; Young (99 p. 215 — Pseudothelphusa gracilipes Nobili (50) pag. 4, nec Boscia gracilipes A. Milne Edwards (42) pag. 204. VALLE DEL RIO SANTIAGO, vari esemplari di varie località. Nei giovani il carapace è più stretto proporzionalmente alla lunghezza; i margini laterali hanno denti più distinti; il dorso è leggermente granuloso, mentre il margine frontale superiore è meno granulato che negli adulti. 64. P. Conradi Nobili (30) pag. 3; Rathbun (64) pag. 511, 533; Young (99) pag. 217. GUALAQUIZA 19; VALLE DEL RIo SANTIAGO 34, 19; SAN JosÈ e CUu- CHIPAMBA 19. Secondo Miss Rathbun esistono nel Museo Britannico esemplari di questa specie provenienti da Cuterro e Tambillo nel Perù. 65. P. Caputii n. sp. RIO PERIPA ld. Il carapace è piuttosto piano di aspetto; la regione gastrica è alquanto elevata, e le branchiali un poco meno. Il carapace è liscio; non presenta traccia di vere granulazioni, e solo alla lente appare debolissimamente zigrinoso su tutta la sua superficie. Presenta invece ben distinte pun- teggiature distanti fra loro. I lobi protogastrici sono ben sviluppati e si continuano molto debolmente ai lati. Nessun solco per le regioni me- sogastriche. Il fronte è ripiegato in basso verticalmente, distintamente SSOra- (e nto diviso in due margini, dei quali il superiore che ha forma di cresta 6 sporge in modo da coprire l’inferiore, è granuloso, e nettamente diviso in due lobi da una intaccatura mediana che si prolunga in un solco di- stinto, stretto e piuttosto profondo posteriormente, oltre i lobi epigastrici. Il profilo generale di questo margine superiore è di due lobi convessi e arcuati, che si continuano in una breve carena fino quasi al fondo della concavità del bordo superiore dell’orbita. Il margine inferiore è pro- minente, sinuoso, tuberculato, distintamente diviso in tre lobi, dei quali il mediano sporge lievemente più dei laterali, ed è alla sua volta sinuato nel mezzo. Le orbite sono brevi, larghe e quasi riempite dall’occhio. Solco cervicale profondo, largo e curvo, con convessità rivolta all’in- dietro, non continuato fino al solco gastro-cardiaco, e terminante un poco prima del margine laterale. Questo è distintamente denticolato; e fra i denti se ne osservano due più grossi, l'uno poco dopo il canthus orbitale, l’altro in corrispondenza del solco cefalico. I denti poi sono alternatamente grandi e piccoli, gli anteriori a punta smussata e più ravvicinata al margine laterale, i posteriori più acuti e più distaccati, quindi quasi spinuliformi. Lo spigolo supero-esterno del mero triquetro dei chelipedi è munito di granuli conici, distribuiti quasi in tre serie irregolari alternanti. Lo spigolo supero-interno porta una serie di denti conici e tozzi crescenti gradualmente in grossezza dalla base all’apice, meno l’ultimo che è al- quanto più piccolo del penultimo. Lo spigolo inferiore ha solo una serie di piccoli granuli rotondati e piuttosto depressi. Le faccie sono liscie. Il carpo è punteggiato, non propriamente rugoso, privo di granuli quello del chelipede sinistro, granuloso, punteggiato e rugoso quello destro; la spina interna è acuta e sul suo margine posteriore sono inseriti tre piccoli denti spiniformi. La mano è slanciata, ma piuttosto rigonfia, e ha un tubercolo alla base del dito mobile. Le due mani sono disuguali, la sinistra è più grossa e la palma è più tumida; il suo margine infe- riore porta un debole seno poco oltre l’attaccatura del dito, il quale seno è più profondo sulla mano destra. I due margini di quest’ultima sono subparalleli. Le dita sono gracili, acuminate, punteggiate serial- mente, con denti piuttosto piccoli e regolari; quelle della mano sinistra sono ianti, quelle della destra combacianti. Le zampe ambulatorie sono mediocremente slanciate; il mero è più largo verso il mezzo e il suo margine superiore è denticolato, come è pure lo stesso margine sul carpo, e i due margini del propodo. Questo è più corto e più largo nell’ultimo paio di pereiopodi. I maxillipedi esterni hanno l’exognato ridotto ad un moncone molto breve; l’ischiognatite presenta la sua maggiore larghezza prima del- l'apice, e il margine esterno del merognatite gradatamente curvato; e somigliano quindi a quelli di P. Garmani Rathb. AE I.'addome del maschio è assai largo; le verghe sternali sono lunghe e robuste, troncate e svasate obliquamente all’apice. Questa specie è molto affine a P. Garmani Rathbun del Venezuela, (Cfr. Rathbun (64) pag. 522) ma se ne distingue pel solco cefalico cur- vato, per la mancanza di granuli ai lati e in fronte del carapace, pel margine superiore del fronte decisamente convesso, e per le dita dei chelipedi gracili. Per desiderio del Dr. E. Festa dedico questa specie ai Signori Caputi, nostri connazionali residenti nell’Ecuador, i quali furono larghi di cor- tesie al Dr. Festa, durante il soggiorno che egli fece nella regione del Rio Peripa. Misure: Lunenezza:deliCarapaee: —. lo e IT: 25,5 Larghezza » > Rata ti: » 39,5 » » fronte VERE RIORE E » 10 Distanza estraorbitale AO n At » 22,5 destra sinistra Lunghezza della mano lungo il margine inferiore » IO ZOO > del margine superiore della palma » 9 10,5 >» 9" PAMICO MODI Tee SAREI RA ATI » Jie 12,5 » > Umero IV*perbio polo. ite o, » 14 Larghezza >» >» » DRS MIE » 5) Lunghezza » carpo > Mbit ig: Giaenido > 6 » » propodo > SIR TAR, » 7 Larghezza > > » TO MRI DEVE RETOARRI » 3,5 Lunghezza » dito 7 inleriediaata È » i) » ».'mmoro *‘’Viperei9podòo”, Menna, » 12 Larghezza >» » > SIE REI MINO ’ 4,5 Lunghezza » carpo > i rali sir » 6,5. > » propodo > MAGA IRA ale » 6,5 Larghezza >» > > SM FE > 4 Lunghezza » dito » rallo 470 > 9 66. Ps. Hienrici Nobili (5@) pag. 1; Rathbuu 64) pag. 512, 534; Young (#9) pag. 219. VALLE DEL RIO SANTIAGO, 29 adulte. 67. Ps. peruviana Rathbun (64) pag. 512, 527; Young (99) pag. 220. ZAMORA ld. Larghezza mm. 20, lunghezza mm. 12. Siccome questo esemplare è femmina, qualche dubbio rimane ancora sulla sua identificazione, non potendo verificare la forma delle verghe del maschio. Però tutti gli altri caratteri corrispondono bene, se si ec- cettua che i lobi laterali del margine frontale inferiore, sono più spic- catamente triangolari che nella fizura di Rathbun. > Ad. Questa specie fu trovata a Moyombamba, località del Perù posta nel bacino Amazzonico, quindi nello stesso sistema idrografico di questo esemplare. 68. Grapsus grapsus (Linn.) Ortmann (5%), VIII, p. 703 (udi liter.). IsoLA FLAMENCO 20, 19; BAIA DI S. ELENA 144, 159. In questi esemplari di tutte le età è facile riconoscere tali variazioni di caratteri, specialmente per ciò che riguarda la curvatura del bordo frontale, da ritenere affatto insussistenti le differenze fra le numerose specie create da Milne Edwards e da Stimpson. La specie Grapsus grapsus va considerata come un gruppo di forme variabilissime, in cui gli estremi della variazione possono simulare, se considerati isolatamente, differenze specifiche; ma il distacco fra questi estremi è facilmente col- mato da tutti i passaggi intermedi facili a trovarsi esaminando serie numerose. Così, per esempio, limitandomi a tre forme americane, in questi esem- plari trovansi i passaggi fra il Grapsus maculatus (Cat.), il G. ornatus Edw. del Chilì, e il G. a/tîfr'ons Stm. della Bassa California. La seconda specie differirebbe dalla prima, oltre che per una distri- buzione leggermente diversa delle macchie gialle sul carapace, per /a region cardiaque postérieure plus lobulée, le bord inférieur du front plus arquè, les lobes orbitaires înférieurs plus pointus et plus satl- ‘lants de chaque cOlé du bord frontal, el les paltes ambulatoires plus robustes (Cfr. H. Milne Edwards (445) pag. 168). Il G. altifrons Stm. differirebbe dalle due specie, a cui è intermedio, per avere il fronte, la regione cardiaca e le macchie gialle dell’ornatus, ma il lobo sottorbitale interno corto ed ottuso del G. maculatus. Nessun carattere è più variabile in questa specie della curvatura del bordo e dell’altezza del fronte. Negli esemplari di Baia di Sant'Elena si trovano individui con fronte debolmente curvo, e anche poco alto e poco dentellato al margine, con altri in cui la curvatura è marcatissima. Anzi, giudicando da detti esemplari, parmi che tale variazione sia in rapporto coll’età, poichè è specialmente nei giovani che il margine frontale è meno curvo, mentre negli adulti lo è assai più; quantunque anche in ciò non siavi regola fissa. Lo stesso dicasi del lobo sottorbitale interno, che varia moltissimo in lunghezza e acutezza, pur essendo sempre piut- tosto lungo. Hab.: Reg. Indo-Pacifica, e le due coste Americane. 69. Pachygrapsus transversus Gibbes (1?) pag. 181; De Man (#14) pag. 52, tab. II, fig. 9 (ubi ller.). BAIA DI S. ELENA 4d, 29; PUNTA DI S. ELENA 29. Nessuno di questi esemplari presenta la macchia di colore rosso-bru- nastro intenso sulla mano, che secondo De Man si riscontra negli esem- plari della costa d’Angola, e nel tipo di Leptograpsus rugulosus del Brasile, e che io ho pure osservato in alcuni esemplari dell'Angola, do- nati al nostro Museo dal Dr. De Man, e in molti del Brasile inviatimi dal Prof. H. v. Jherings. Questa specie abita le parti tropicali dell'Atlantico (Africa Occidentale e America) e del Pacifico, dalla California al Perù e alle isole Poline- siane. 70. P. sp. Tumaco 24 giovanissimi e 109 giovane. Questi esemplari hanno fronte deflesso verticalmente, non prodotto in avanti quasi a forma di tetto, come negli altri Packyg9rapsus, hanno margini laterali diritti, portano un piccolo dente laterale oltre l'angolo estraorbitale, hanno le zampe ambulatorie molto lunghe, gracili e slan- ciate, coi meropoditi posteriormente inermi. Essendo giovani è difficile il decidere a quale specie appartengono. P. crassipes Raud. è la più affine; ma in questa specie, di cui ho da- vanti due esemplari di Yokohama descritti già da Targioni-Tozzetti, i margini laterali sono curvi, le zampe ambulatorie più corte, e il fronte prodotto a tetto anteriormente, coi due denti laterali caratteristici di questa specie. È possibile che questi esemplari di Tumaco siano solo i giovani del crassîpes; e che il loro fronte depresso, vada ripiegandosi in avanti col crescere dell’età; ma non conoscendo nè esemplari nè de- scrizioni dei giovani di questa specie, non posso stabilirlo. 71. Sesarma (Holometopus) occidentalis Smith (74) pag. 158; Rathbun (62) pag. 90. TuMACO 24, 29. Le misure del carapace della femmina più grossa sono: Distanza®“estraorbitale ti. ©. *. am. 12%; Lunghezza del carapace. . . >» LOSE WarghezzaKdel'-fonte: ot: «se 6 Altezza » » n.° peer, Da IS Hab.: Acajutla. 72. $. (Holometopus) Festae n. sp. Questa nuova specie rappresentata nelle raccolte Festa da 4 maschi giovani e 3 femmine di Tumaco, e da tre femmine di Esmeraldas, è affine a S. angusta Smith, trovata all'Isola delle Perle nella Baia di Panama. Da essa differisce nell'avere il carapace alquanto più largo che lungo (nella S. angusta è più lungo che largo), e nel portare una pic- cola cresta denticolata al margine superiore della mano. I margini laterali del carapace sono quasi rettilinei, poichè si allar- gano solo un poco posteriormente, e non portano alcun dente oltre l’an- golo orbitale esterno, il quale è acuto, diretto in avanti e leggermente all’infuori Il fronte è piegato verticalmente in basso, e piuttosto alto. AR) Cao” Îl suo bordo inferiore sporge a cresta ed è sinuato largamente, ma poco profondamente nel mezzo. I lobi frontali sono subeguali, poichè i me- diani sono solo di poco più larghi dei laterali, e molto sporgenti in modo da nascondere il margine frontale inferiore, e muniti di granuli piuttosto acuti. I lobi mediani sono prominenti anche dalla parte inferiore, ove sono circoscritti da una cresta granulosa, in modo da costituire una sporgenza, incavata nel mezzo. La porzione declive del fronte è alquanto concava e granulosa. La porzione anteriore del carapace fino al solco cardio-gastrico e la regione branchiale, sono granulose. I granuli sono lineari, subsquami- formi, e ciascuno di essi esaminato alla lente risulta costituito da una serie lineare di due a cinque piccoli granuli, che portano talora minu- tissime setole invisibili all'occhio nudo o con una lente ordinaria negli adulti, ma visibili nei giovani. Le regioni posteriori del carapace, eccetto la parte posteriore delle regioni branchiali sono prive di granuli, ma fittamente punteggiate. Nei giovani in queste punteggiature stanno im- piantati dei peli. Sulle parti posteriori delle regioni branchiali decorrono piccole ripiegature trasverse. L'aspetto generale del carapace è piuttosto piano, solo debolmente convesso nella parte anteriore, e poco interrotto. Il solco mesogastrico è stretto, ma sì estende fino al fronte. Lateralmente da ciascuna parte un breve solco si dirige quasi rettilineamente all'indietro dal canto su- pero-interno dell'orbita. Un sulco trasversale obliquo decorre su ciascuna regione branchiale, e viene a finire press’a poco all’altezza del solco gastro-cardiaco, variando in profondità e in posizione secondo gli esem- plari. Il solco cardio-gastrico è profondo, mentre sono quasi cancellati i solchi delle regioni posteriori. Il carapace dei giovani invece è molto irregolare. I chelipedi sono piùttosto gracili. Il mero esternamente rugoso ha lo spigolo superiore acuto e denticolato; gli spigoli inferiori sono pure cospicuamente denticolati. Il margine dello spigolo infero-interno si dilata alquanto verso l’apice, e ivi porta denti più grossi, simulando così una sporgenza denticolata. Il carpo non porta sporgenze nè denti all’interno; al disopra è grossamente granuloso. La mano piuttosto tumida porta grossi granuli su tutta la sua superficie esterna; internamente è pure granulosa, ma i granuli sono molto depressi, e meno fitti. Nessuna traccia di cresta interna. Il margine superiore è limitato da una cresta denti- colata. La palma è più breve delle dita. Queste ravvicinate lasciano un piccolo spazio tra di loro, sono poco dentate, ei loro apici sono cornei e leggermente escavati. Le zampe ambulatorie sono lunghe e slanciate. Quelle del penultimo paio sono notevolmente più lunghe delle altre. Tutti gli articoli sono sormontati da una piccola cresta denticolata, e il meropodite porta prima BEE 0/1 (O «della sua estremità un robusto dente acuto diretto in avanti. La sua ‘parte inferiore non è dentata prima dell’apice. Il meropodite è lungo da 2'/, a tre volte la sua larghezza, e il propodite è lungo una volta è mezza il dattilopodite. Tutti questi articoli sono debolmente squamulosi dalla loro parte esterna, ma non setolosi; solo sul dattilopodite e sulla estremità distale del propodite si trovano poche e brevi setole. Le uova sono minutissime e numerose. Le misure sono: Distanza fra i denti estraorbitali . . . . mm. 8 15 13 Larghezza del carapace sopra il III e > EMI a 15,5 13,5 > UELSEROMUErTANEt n gg I e Re TO 8,5 8 Altezza » » ae ale prigioni 17 23 2 Larghezza del TANO Aosta Pal iI 4 7] 6 Lunghezza mdelsearapaGerndti. e da tette TI 14,5 12 » della Manon e i e ot 4 8,5 n > del (AItO-MOPNE 0 S 4,5 Altezza della mano . . . 0 \OSIROR tt 4 3,9 Lunghezza del meropodite, Ivo Lonati > 7 12,59 JI Larghezza >» » » SR 5) 3 Lunghezza » propodite » » 4,5 10 L, Larghezza » » > cimbri lea 3 2 Lunghezza delle dita » 2a 7] 5,5 73. Sesarma (Sesarma) aequatorialis Ortmann (53), VIII, p. 722, tab. 23, fig. 14. ESMERALDAS, una femmina giovane senza zampe. Il dente laterale del carapace è appena accennato. Le mani non por- tano quasi traccia di granulazioni, e solo pochi granuli trovansi sul dito mobile. Ciò va attribuito alla giovane età dell'esemplare. Il carapace presenta qualche ciuffo di peli anteriormente. Distanza estraorbitale mm. 11; Lunghezza del carapace mm. 9; Lar- ghezza del fronte mm. 7. — Hab.: Ecuador. 74. $. (Sesarma) ophioderma, n. sp. ESMERALDAS 1 9 giovane. Il carapace è quadrato; la sua larghezza massima presa all’inserzione del 3° paio di pereiopodi è uguale alla lunghezza. La distanza fra gli angoli orbitali esterni è di poco minore della larghezza massima. Il fronte è esattamente la metà della larghezza del carapace. Il carapace è piatto, e tutta la sua superficie è armata di granuli piuttosto grossi e robusti; sulle regioni branchiali trovansi varie pieghe trasverse oblique bene sviluppate. La regione gastrica è circoscritta da solchi profondi, e il solco mesogastrico è stretto, profondo, e s’estende —aeoao fino ai lobi frontali. Il fronte è alto un quarto della propria larghezza, piegato verticalmente in basso e orlato al suo bordo inferiore da una cresta molto sporgente. Nel mezzo è profondamente smarginato; in al- tezza è concavo e quasi liscio. I lobi frontali sono disposti sopra una » linea curva convessa, e non retta come nella maggior parte delle Se- sarme; sono subeguali in dimensione essendo i laterali solo debolmente più grandi, ma, mentre questi sono rettilinei, i mediani sono convessi, e molto sporgenti quando si esaminano dal basso. Il margine proprio di questi lobi non porta granulazioni, benchè, esaminati dal disopra, la vicinanza estrema dei granuli del carapace li faccia apparire granulosi. Il dente orbitale esterno è breve, poco sporgente in avanti e piuttosto dirette all’infuori. Dietro al dente estraorbitale trovansi due minuti denti, o meglio rudimenti di denti, dei quali il secondo è meglio sviluppato. I chelipedi sono molto gracili. Il mero è rugoso esteriormente; i suoi tre spigoli sono denticolati, e l’interno presenta una piccola sporgenza dentiforme presso l’apice. Il carpo non ha sporgenze nè denti dalla parte interna; la sua superficie è grossamente granulosa. La mano è alquanto convessa esternamente, rivestita di granuli ben distinti e piuttosto acuti. Dalla parte interna i granuli sono cancellati e la superficie appare quasi liscia. La cresta del margine superiore è appena accennata, ma deve essere più distinta nei maschi. Le dita sono più lunghe della palma, con denti piuttosto grossi, cornee ed escavate all’apice. Le zampe ambulatorie sono lunghe e gracili. Il mero è esternamente ruguloso, lungo più di 24/, volte la sua larghezza, porta una spina acuta e forte al suo margine superiore, ed è inerme inferiormente. Il propodo è lungo circa una volta e mezzo il dito. Questo è gracile, slanciato, e lungamente acuminato. Vi sono poche setole sul termine del propodo e del dito. [Il colore generale è olivaceo-bruno; le zampe sono grigio-olivastre anellate di bruno. Le dita dei chelipedi sono aranciate. Distanza fra i denti estraorbitali . . . mm. 88/, Larghezza massima del carapace . . . >» 9 » del fPOME! "58 attori to EB Sat 485 Altezza » » SFR, RIA, IR ] Lunghezza del carapace . . . . . . >» 9 » dellatmhabnon SMOG” OR A » delle dita PIRRO VII IA VII Altezza della mano Pao cea Lunghezza del mero del IV pereiopodo — » 7 Larghezza >» >» » » BM Lunghezza » >» > » > 5 » > dito >» » » 3,5 ESA Sulla costa occidentale dell'America trovansi due specie che possie- dono due denti completi o rudimentali oltre l'angolo orbitale esterno; e sono: S. su/cata Smith e S. bardbimana Cano (1). Dalla prima distinguesi facilmente perchè la S. su/cata ha il carapace molto più largo che lungo e convesso nelle due direzioni, il secondo dente laterale è bene indicato, e i meropoditi ambulatori sono larghi. La S. barbimana Cano ha la superficie della mano extus usque ad basin digitorum dense crasseque pitosa [Cano (10) pag. 245] e inoltre i meropoditi ambulatori portano una spina anche inferiormente. 75. Plagusia tuberculata Lamk.-Miers (36) pag. 148; Ortmann (5%), VIII, pag. 730; Rathbun (65) pag. 605. BAIA DI S. ELENA 29. La maggiore presenta una distanza fra i denti estraorbitali di mm. 21, e una lunghezza di mm. 34. Ambi gli esemplari presentano uova che sono minutissime. Questa specie abita tutta la Regione indo-pacifica dal Mar Rosso alla China ed alle isole Polinesiane, e fu trovata sulle coste occidentali del- l'America in California, a Panama e nel Chile. 76. Gecarcinus ruricola (Linn.) Milne Edwards (44) t. 2, pag. 26; (45) pag. 202, tab. 8, fig. 1; Ortmann (5%), VIII, pag. 740 (pars); Cano (10) pag. 227 — G. lateralis Frèm. Milne Edwards (44) t. 2, pag. 27, tab. 18, fig. 1, 6. BAIA DI S. ELENA 2d, 49; ESMERALDAS 24, 29; Tumaco 110,49. Tutti questi esemplari sono giovani o di media età, e corrispondono, secondo il Prof. E. L. Bouvier, al G. /aferalis Frém., forma, secondo Ortmann e Bouvier, giovane del rur7co/a. Essi però differiscono alquanto da un esemplare di /a/eralis dell’isola Mona, che ho esaminato. Tutti questi esemplari portano solo quattro serie di spine sui dattilo- poditi, Il carapace è fortemente convesso nella sua parte dorsale mediana, perciò la parte anteriore e la posteriore sono declivi. Tutta la superficie, eccettuato presso ai margini laterali è liscia e brillantissima ad occhio nudo, ma, esaminata alla lente essa presenta delle minutissime granu- lazioni depresse quasi impercettibili, e delle punteggiature di varia gros- sezza. Presso ai margini laterali e sul fronte vi sono dei granuli fitti e regolari, minuti, ma visibili ad occhio nudo, ì quali, sui margini laterali diventano più grossi, e molti assumono forma di squamette appuntite. Sui margini latero-anteriori il carapace porta una cresta ben distinta, sollevata e denticolata, che termina al punto in cui la curva dei lati (1) Questa specie è erroneamente collocata da Miss Rathbun nel sottoge- nere Holometopus. dp volge all’indietro. Da questo punto i margini latero-posteriori portano minute striature oblique. Il fronte è alto, e ripiegato verticalmente all’ingiù; esso e le orbite sono marginati da una linea sporgente granulosa. Il solco che parte dal bordo frontale superiore dirigendosi all’indietro è perfettamente retti- lineo, stretto e profondo. Il lobo suborbitale interno è largo, quasi qua- drilatero, largamente in contatto col fronte; la cresta di esso lobo è quasi cancellata. Le regioni giugali sono fittamente squamoso-granulose, Il mero dei maxillipedi è conico piriforme nel suo contorno, leggermente più lungo dell’ischiognatite, non smarginato all’apice, e copre comple- tamente il flagello. I chelipedi sono poco differenti in grossezza. Entrambi sono minuta mente zigrinosi per la presenza di piccolissime granulazioni molto rav - vicinate. Il carpo porta una minutissima spina dalla parte interna nei maschi, maggiore nelle femmine e negli esemplari più giovani, e seguìta talora da altre più piccole. Lungo il margine interno i granuli sono più distinti ed acuti. La palma è poco convessa e più corta delle dita. ]l dito inferiore porta vari solchi longitudinali. Sul dorso della piccola ca- rena determinata da questi solchi sono impiantate minute spine con apice corneo; quelle del bordo inferiore si continuano per un certo tratto sul bordo inferiore della mano, smussandosi gradualmente e trasformandosi in granuli che formano una serie fino al termine della mano. Le zampe ambulatorie sono mediocremente slanciate. I propoditi e i dattilopoditi portano quattro serie longitudinali di spine. Gli esemplari più giovani differiscono pel carapace distintamente gra- nuloso, pel carpo che porta una spina distinta, seguita da una o due minori e poi da piccole denticolazioni, per la superficie esterna delia mano granuloso-squamata, per le spinule del bordo inferiore più forti; presentano cioè più sviluppate quelle armature di cui non rimane che traccia negli adulti. Occorre però osservare che tali caratteri non si riducono, coll’età, in modo uguale pei due sessi, poichè le femmine anche già molto sviluppate presentano tutte le armature dei giovani, meno il carapace che diviene liscio. La carena granulare del lubo sottorbitale è assai più sviluppata nei giovani e nelle femmine che nei maschi più sviluppati. I merognatiti sono più larghi verso l’apice, quasi ovato- troncati nei giovani. Questi esemplari presentano, indipendentemente dall’età, due varietà ben nette di colorazione. In tutti v’è una larga zona di colore bruno- rossastro o bruno-violaceo che occupa la regione gastrica, le epatiche, la cardiaca, e parte delle branchiali. Ma ]a parte rimanente del carapace, la sua faccia inferiore, gli ectognati e i chelipedi sono scarza/li e le zampe ambulatorie aranciate in certi esemplari, e gr'îgîe in certi altri, Tale differenza di colorazione pare formarsi già presto, poichè in due esemplari "UR di mm. 29,5 di larghezza, le dne varietà sono già distinte. Esse d'altronde abitano insieme, poichè dei 25 esemplari raccolti dal Dr. E. Festa 14 appartengono alla varietà rossa, 11 alla grigia. L'esemplare di G. Zaferatis dell'Isola Mona, fra Portorico e San Do- mingo (Museo Civico di Magdeburgo) differisce da questi per il lobo sottorbitale interno triangolare, con cresta molto marcata, pei merognati più brevi, e alquanto smarginati all'apice, per mancare di granulazioni laterali sul carapace, e per la convessità di questo alquanto differente. Misure di 6 esemplari di Tumaco: ; lol (el o Q Q © Larghezza massima min. 59 52 29,5 57 51 54 Distanza estraorbitale » 30 28 18,5 31 28 20 Larghezza del fronte» 13 12,5 8 lor. 9 Lunghezza del carapace » 45 42 26 48 43 20) ola Questa specie abita le due coste, e venne già indicata a Guayaquil . da G. Cano. 77. Ueides occidentalis (Ortm.); Uca laevis Milne Edwards (46) p. 185 tab. 16 — Oedipleura occidentalis Ortmann (53) pag. 336; Bouvier (9) pag. 371. MANGLARES DEL RIio GUAYAS 8d. In questa specie si osserva, per quanto riguarda le chele dei maschi due forme distinte, la prima che sembra corrispondere alla tipica di Milne Edwards, la seconda differente, che chiamerò provvisoriamente f. asymmeltrica. Nella forma tipica i chelipedi sono egua?î? o subeguali, e le mani 9gr°a- citi, sottili, molto ristrette în tutta la loro lunghezza, eccetto che presso le dita ove si allargano alquanto; le dita combaciano. i Nella seconda forma invece le chele sono asimmetriche; e una delle mani è notevolmente più sviluppata in proporzione dell'altra, più alla, di forma largamente triangolare, e le sue dita lasciano fra di loro un largo spazio vuoto. L’altra mano invece è come nella forma tipica. La mano più grossa ha nel suo complesso un aspetto più tipicamente ge- carcinoide, benchè il suo allungamento in senso longitudinale sia notevole. Tale differenza di proporzioni è dimostrata dalle misure seguenti : Misure della forma tipica : Larghezza del carapace 96 93 103 113 85, Lunghezza » 67 63 68 71 62 d. S. d. S. di S. d. Sì CARE STO Lunghezza del chelipede 260 266 275 243 — 212 273 293 239 225 » » mero SS NSA 89 doo 05 SESTO] » » Carpo 39 A 8 63 A 0 a e » della mano 7 SI OSLO CIA 80/125 133000988105 » delle dita 52 53160 0 TS AD DT Altezza della mano 33° 084,5 037 ‘840 Bol 28° 33 35,50 29° 80 2 ae Misure della forma asimmetrica : Larghezza del caranace mm. 90 99 88 Lunghezza » » » 64 69 62 d. S. d. S. d. 8. » » chelipede » 225 212 275! 233 190° 217 » » mero SIRENE GO HM“ 67 5950 » » Carpo IAT ASSE STR 2801020) » della mano I ALAG Da A e 138. 106 810510 > delle dita 39° A EDO 45 MONA 3a GI Altezza della palma Ma 7 AGIO 26. 4% Altri caratteri differenziali non si trovano in queste forme, quindi non cred0 si tratti di due distinte specie. Neppure è carattere sessuale, poichè tutti gli esemplari sono maschi. È quindi certo che trattasi solo di due forme diverse presentate da una sola specie; forse è un dimor- fismo dei maschi. Ciò però non si può ancora stabilire poichè tal fatto che è qui segnalato per la prima volta, non fu ancora ricercato nelle femmine. L’addome e le verghe sternali sono normali nelle due forme. Questa specie dapprima nota solo di Guayaquil, venne nel 1898 segna -- lata dal Prof. E. L. Bouvier nella California Inferiore, e quindi, come sospetta il sullodato carcinologo, è facile si trovi anche in altri punti. delle coste intermedie. 78. Uca vocator (Herbst) var. ESMERALDAS 24 giovanissimi, che cadono pei caratteri generali forse- in due varietà di quel gruppo di forme incerte e mal definite che Kingsley e Ortmann raggruppano sotto il nome di 7. vocator. Uno di questi esem- plari, più grosso, sia per la forma della chela che per la robustezza della seconda cresta sui margini latero-posteriori e per l’aspetto del margine generale del carapace presenta la più grande affinità con un maschio di U. minax di Hampton (Virginia) delle nostre collezioni.. L'altro comincia appena a presentare traccia delle creste interne della mano, ed appartiene probabilmente ad un’altra varietà. 79. U. pamamensis (Stm.) — Gelasimus panamensis PELopson (74) p. 63; Smith (4) pag. 134; Cano (#0) pag. 235. ISOLA FLAMENCO 1 9. Oltre ai granuli caratteristici sul fronte e sulla parte anteriore dei margini laterali, questo esemplare presenta pure granulazioni squami- formi sulla porzione latero-posteriore inclinata. Questa specie è finora nota solo nel Golfo di Panama. 80. U. macrodactyla (Edw. Luc.) — Gelasimus macrodactylus Milne Edwards e Lucas (&?) p. 27, tab. 11, fig. 3; Milne Edwards (45) p. 149, — du — 0 PUNILEA DIUS: E EENAIR O 03 Il carapace è convesso, ristretto posteriormante, ma moderatamente ‘e più negli adulti che nei giovani; l’angolo orbitale esterno è acuto, ma poco sporgente. I solchi sono cancellati. La chela maggiore è molto sviluppata. Il mero porta delle linee rugoso-granuleta sulla sua faccia superiore; gli spigoli della faccia inferiore sono denticolati. Il carpo è granuloso superiormente, e il suo spigolo interno è denticolato. La palma è regolarmente granulata nella sua faccia esterna; i granuli sono minuti ma crescono in dimensione progredendo dalla parte inferiore alla supe- riore. Superiormente la palma porta una cresta granulosa. La faccia interna, benchè appaia liscia e lucida ad occhio nudo (all’infuori delle ‘creste), è minutamente granulosa aila lente. Una forte e grossa cresta di granuli robusti parte dal margine inferiore e viene fino alla fossa in cui si alloga il carpo; ivi piega ad angolo acuto dirigendosi in avanti con un breve tratto di granuli minori, e si congiunge, al termine ante. riore della fossa carpale, con una crestina esile, di minuti granuli, la quale contorna l’orlo superiore della fossa carpale e va a congiungersì al termine del margine superiore della mano colla cresta che delimita questo margine, e a cui fu più sopra accennato. Parallelamente alla su- perficie d’'articolazione del dito mobile vi sono due piccole creste granulose brevi. Le dita sono mediocremente gracili, e in un esemplare un poco più grosse che nell’altro. Il dito fisso è più breve del dito mobile, diritto e con apice quasi obliquamente troncato. Il dito mobile è incurvato in basso all’apice, più lungo del dito fisso, non solcato longitudinalmente «dalla parte esterna. Entrambe queste dita sono minutamente e regolar- mente dentate. La forma generale dei miei esemplari è identica alla fig. 3a di Milne-Elwards e Lucas. _ L’addome del maschio ba 7 articoli liberi. Misure: log o 9 Distanza estraorbitale mm, 20 13 14,5 Lunvhezza del carapace » ll 9 9,5 » della mano RAZZI -- » > palma » 7 8 — » del dito mobile » 15,5. 13 -_ Altezza della palma » 1 Dr Mo DIEPUMACON2UI O, Questi esemplari sono tutti giovani, e differiscono dagli adulti nell’a- vere le dita molto più brevi e più tozze. Un esemplare largo mm. 7 e lungo mm. 5 ha la palma lunga mm. 4e le dita mm. 4. Un altro largo mm. 10,5 e lungo mm. '7 ha la palma lunga mm. 7 e le dita lunghe mm. 8. Nel primo esemplare il secondo ramo della cresta angolare : in- 2 E terna non è ben formato, nel secondo invece è già ben distinto, ma i granuli sono assai minuti. La linea granulare che contorna la fossa carpale è ben formata. ib Questa specie fu indicata la prima volta a Valparaiso, e non più elen- cata successivamente. Essa pare invece essere non rara, su tutta la costa occidentale del Sud-Àmerica, e forse alcuni degli esemplari ovest-ame- ricani riferiti ad altre specie appartengono in realtà a questa. Il Prof. E. L. Bouvier ebbe la bontà di confrontare uno dei miei esemplari col tipo del Museo di Parigi, e ne confermò l’identità. 81. U. Festae n. sp. RIO DAULE INFERIORE, in acqua salmastra. Numerosi esemplari. Appartiene al gruppo dei Gelasimi a fronte largo e con sette articoli distintf all'addome del maschio. Il carapace è molto largo in proporzione della lunghezza, più largo al termine dei margini latero-anteriori che non fra gli angoli orbitali esterni. I margini latero-posteriori piegano bruscamente e quasi verti- calmente in basso, formando così a ciascun lato del carapace una faccia triangolare distintissima e molto inclinata. Questa faccia è delimitata nella sua congiunzione col carapacs da una cresta granulare; essa si distacca dai margini laterali a circa un terzo «della loro lunghezza a .cominciare dall’angolo orbitale. Il carapace è mediocremente convesso; i solchi separanti le due re- gioni branchiali dalla gastrica e dalla cardiaca sono larghi e molto pro- fondi. Ls regioni genitali sono separate lateralmente da solchi pure profondi. L'angolo orbitale esterno è retto e mutico. Il bordo inferiore dell'orbita è denticolato, e i denti sono arrotondati all'apice. Le regioni pterigostomiche e le parti inferiori sono fortemente villose. L°addome del maschio ha sette articoli liberi; il primo mediocre, ma lungo tre volte il secondo; il quinto e il sesto subeguali; quest’ultimo con margini laterali convessi. Il chelipede maggiore è enormemente sviluppato, e misura circa quattro volte la larghezza del carapace. Il mero è rugoso-granuloso esteriormente e superiormente, denticolato sui due spigoli interni. Il carpò è granuloso- rugoso superiormente, molti dei granuli hanno aspetto vescicoloso; in- ternamente porta due o tre grossi tubercoli dentiformi alla sua base, e nel resto del margine è liscio. La mano è lunghissima. La palma è stretta, quasi cuneiforme nel suo contorno, perchè stretta alla base. Inferior- mente dalla parte esterna essa è liscia, ma da poco prima delia metà comincia ad essere coperta di granuli ben distinti e quasi vescicolosi ; alcuni di questi, un poco sotto all’articolazione del dito, sono molto più grossi e quasi perliformi. Superiormente la palma è marginata da una cresta granulosa piuttosto depressa. Parallelamente alla, superficie d'artico'azione delle dita decorre una linea di granuli che si continua senza demarcazione coi granuli dentiformi della superficie prensoria del dito fisso. Dalla parte interna la palma porta una grossa cresta di granuli che parte dal margine inferiore, va alla fossa carpale, quindi piega ad angolo in avanti ed in fuori, analogamente a quanto si osserva nelle U. stenodactyla, speciosa, gracitis, macrodaciyla, ecc. La fossa carpale è molto larga e profonda, ma non ha orlì distinti, Parallelamente all’articolazione delle dita vi sono due linee granulose. La superficie della palma fra queste creste sporgenti è liscia. Le dila sono lunghe da lre a quattro volte la patma. Esse sono gracilissime, contorte e terminano entrambe in punta. Il dito mobile è notevolmente più lungo del dito fisso denticolato nel suo terzo prossimale, inerme in tutta l'altra parte. Il dito fisso termina in punta ed è denticolato lungo quasi tutta la sua superficie, mancando di denti solo l'estremità. La forma complessiva della chela somiglia alla figura 35 di Kingsley (28%. I meropoditi delle zampe ambulatorie sono mediocremente compressi, rugosi e di media larghezza. Misure: Larghezza massima . . . 18 18 19 16,5 14,5 —_ Distanza estraorbitale . . IN bet 20 15,5 15 — Lunghezza del carapace 12 10 13 10 9 — » + mero Asa 14 )3 14 11,5 9 14 » »Mearposn ll 10 12 9 gi 1l » della mano . . 50 42 90 39 28 93 » 3 palati: 12 9 ll 8,5 2| ll » del dito mobile 38 33 39 30,5 21 46 Altezza della palma alla base 5 4 5 4 4 6 » » » » arti- colazione del dito mobile 10 9 ll 9 7 191 La gracilità e la lunghezza delle dita distinguono questa specie da tutte le altre finora conosciute. Le sue maggiori affinità sono con U. stenodaciy!a. Per poter esattamente stabilire le differenze di U. Festae da U. stenodactyta ho inviato un esemplare della mia specie al Prof. E. L. Bouvier. L'illustre carcinologo mi scrive in proposito: « Votre U. Festae n’est pas le méme que YU. stenodactyta. Celle-ci en diffère par sa region palmaire plus large, plus retrécie vers le bas, à face supérieure granuleuse, à face externe presque unie, par les dvigts plus courts et moins inflèchis. Segments abdominaux comme dans vos exemplaire, mais les sutures 4-5, 5-6 beaucoup moins distinetes; la suture 3-4 un peu mo- bile comine dans vos specimens; 7 plus obliquement tronqué en arrière, libre; 1-2 libres ».; 82. U. latimana Rathbun. — Gelasimus latimanus Rathbun (60) p. 245. TuMaco 24. 4 Ka Larghezza del carapace Mme 7,5 Lunghezza » » » 6 4,5 » della mano » 10,5 7,9 >» » palma » 9,5 > delle dita » 5) 3,9 Altezza della palma 3 Aia io:0 Questa specie è probabilmente fondata sui giovani di qualche specie a cinque segmenti addominali, perchè di solito ì giovani Gelasimi hanno le dita più brevi della palma. Hub : La Paz (California Inferiore). 83. Ocypoda Gaudichaudiî Milne Edwards e Lucas (®&?) p. 26, tab. 11 fig. 4; Miers (3%) p. 383, tab. 17, fig. 6; Ortmann (5%) pag. 360, 365. MANTA 9; BAIA DI S. ELENA 30, 79; Tumaco 10, 19. Hab.: Dalla California al Chilì. Secondo G. Cano questa specie trovasi anche ad Honolulu. STOMATOPODA Gonodactylus Festae n. sp. G. chiragra Auct. de Crust. Americanis pr. p. nec G. chiragra Fab. Il Dr. H. J. Hansen di Copenaghen nel 1895 nel suo lavoro sugli Isopodi, Cumacei e Stomatopodi della P/ank/on- Expedition separava dal G. chiragra Fab. la forma delle coste atlantiche dell’America (fino allora confusa con essa) sotto il nome di G. OVerstedti. Questa specie è così descritta da Hansen: Diese Art ist leicht von dem ostindischen wirk- lichen Gon. chiragra Fab. unter anderen daran zu erkennen, dass sîe einen kleinen Kiel innerhalb und nahe an dem în den sublateraten Hinterranasforisatz auslaufenden Telsonskiel besilz, wdhrend ein solchen secun4àren Kiel stets bei der indisch australischen Art fehtt. (Hansen (19) pag. 65). L. A. Borradaile diede nel 1899 una buona fi- gura di questa forma [(5) I, tab. 5, fig. 3]. Il confronto di numerosi esemplari di G. crXiragra della Regione Indo- Pacifica, delle Coste Orientali Americane (st. Thomas) e delle coste occidentali dell'America Meridionale mi convinse che gli esemplari di queste provenienze formano tre distinte specie, l'una G. chiragra Fab., largamente distribuita per la regione Indo-Pacifica, l’altra G. Oerstedti Hans., est-americana, la terza, qui descritta come nuova sotto il nome di G. Festae, ovest-americana. Di quest’ultima ho esaminato due esem ari del DARIEN, 1] di PUNTA S. ELENA, ed l di Bara DI S. ELENA. Questa nuova specie è affine all’ Oerstedti e com’essa presenta le ca- rene accessorie di Hansen, che la distinguono dal c/irag:a. Da questa SME e dall’Oerstedti è facilmente distinguibile per Za presenza di spinule sulte carene del telson. Queste spinule sulle tre prominenze mediane e sul processo ad ancora (che trovasi in questa specie, come nell’ Oer- sltedtî e come nel cRiragra. tipico), sono variabili, in due esemplari del Darien ridotte a. tubercoletti, nell’esemplare di Puuta S. Elena molto distinte. Esse però sulle carene che percorrono le due punte. mediane del telson e sulle carene accessorie di Hansen sono distintissime, e sulle prime distribuite in due serie. La piastra rostrale nel G. chiragra ha gli angoli esterni mutici (f. tipica De Man= Var, A. di, Borradaile) oppure acuti e prodotti in avanti (rar. acutirostris De Man = Var. C.di Borradaile (1)); nei G. Oerstedli di St. Thomas ha gli angoli esterni mutici, e quasi piani. Nel G. Festae questi angoli sono acuti, esili e prodotti in avant’. (1) Cfr. BoRRADAILE (6) pag. 400-402. 5}) CITAZIONI DEL TESTO. . BeLL TH. — 1835. Some accounts on the Crustacea of the Coast of South America. Trans. Zool. Soc. London (2) pag. 39 1841. . BENEDICT J. — 1892. Preliminary descriplions of thirty seven new species of Hermit-Crabs of the genus Eupagurus în the U. S. Nationai Museum, Proc. U. S. Nat. Mus. XV. . BenEDIcT J. and RAaTHBUN M. — 1891. The genus Panopeus. Proc. U. S. Nat. Mus. Vol. XIV, pag. 355. . BorrapaIiLe L. A. — 1898. 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