x 3 LIA AIA DE AR: i 44, n | dor Mal ca 0). ‘ 9 IZ K, pe, 3 di Le I ZA CISTI A SH nd) 49 Ou wa 4 Pi È ‘ n) Ja fg pi AR” | i 4 de ue LAVORI 3% ARCI Si NANI RONN NON IRR RS LD RL x Sia ni NE b il Me [iS \ è È A CON h a) J ARCA Lil ° ATI Fa Ù Piena at LINE pi i A S-ES-T Librarp of the Masenm OF COMPARATIVE ZOOLOGY, AT HARVARD COLLEGE, CAMBRIDGE, MASS. } ZI i U 2 The gift of TAL 2 n "bg e N: eee) | An 3 (88%- dele 19, (09) PESCRRE ni dg ATA MIS “0 LLETTINO Musei di Zoologia ed Anatomia comparata della R. Università di Torino —*sdpesret ci, N. 53-78 TORNIO TIPOGRAFIA GUADAGNINI E CANDELLERO Via Gaudenzio Ferrari, 3. 3 e 5 S EL] = VI Enos cares * ORSIUROMAO:. È mio; GAL iisaott) POI do CITNI tes Pi N. = N. A 72. Le78: I'NEDFRG E . Camerano, Peracca, Rosa. Il laboratorio privato di zoologia marina a Rapallo (con due fotografie) . Camerano (Lorenzo) Sull’integumento dei Gordius. . Festa (EnRIco) Di una colorazione anormale del Triton cristatus sub- spec. Karelinii. . Camerano (LorENZO) Ulteriori osservazioni intorno alla Neo/enia negli Anfibi. È . Pollonera (CARLO) Osservazioni intorno ad alcune specie di TestaceZla (Tav. I) . Pollonera (CARLO) Nuove aggiunte e correzioni alla Malacologia ter- restre del Piemonte. . Michel (A.) Sur l’épiderme des Gordéus. . Rosa (DANIELE) Descrizione dell’ A/Zolobophora mima n. sp. . Camerano (LorRENZo) I primi momenti dell’evoluzione dei Gordi? (nota preliminare) . Peracca (M. G.) Intorno all’acclimamento di alcune nuove specie di Ba- traci Urodeli ed Anuri in Italia. . Rosa (DANIELE) Note su Lombrichi iberici. . Camerano (Lorenzo) Di alcuni girini? a/dbini e delle cause dell’albinismo. . Camerano (LorENZO) Note zoologiche: I. di un caso di 0vum în 0vo, II. Ano- malia nelle zampe di un Coccotraustes vulgaris Pallas (con incisione in legno), III. di alcuni parassiti del Trio» vulgaris, sub-sp. Kare- linii. . Camerano (Lorenzo) Nuove osservazioni intorno ai Gordz? italiani. . Giglio-Tos (ERMANNO) Studio istologico sull’integumento dell’ AuZas- tomum gulo Moq. Tand. (con incisione) . Sassernò (ALBERTO) Studio comparativo delle specie europee del ge- nere Bombinator. . Rosa (DANIELE) Il Ctenodrilus pardalis Clap. a Rapallo. . Salvadori (Tommaso) Le ultime notizie intorno al Sirratte in Italia negli anni 1888 e 1889. . Rosa (DANIELE) Sull’assenza dei receptacula seminis in alcuni lum- bricidi. Pollonera (CARLO) Elenco dei molluschi fluviatili viventi in Piemonte. Rosa (DANIELE) Lombrichi antartici e lombrichi di Nias (riassunto). 6 ils ae » SI LUI niq g è 07 ? Pr sigoldos ib odsvina 0 miro isb otosin v lildaivoft idozu Ù x a0deiodal 11 00 296099 snai tour îul-cnmelfi: PARETO PORT iinitditroi.@ jbl ‘ oha1gosot sub: n00),, tergo ogsipi'ilae (osetzo. dì nana otra vattiutiato. iodevE ist sipintoge scoltetaleg a HT lootaw5t} E 0, Rodi asd Gisoicari «ilé'mntcini inolsavrsaso Foftosft Lone uaso.ti osso l X : ì : ohi atitontiat ib einsi #ijuols bs Dvargal tavizevicizò ali id) bassa o: (Fee Mei aiacionala sità invissi 4 oispitgr evouW. | SALI) sionallo signi lab ro sO sob sorisbiqd'i n2 (A) Dee ‘nf i pre DAD Loto ta iab'ssrohe nsat{a, 18) ju ACT) 00 lon) Mtrion inb £ ulora Leb itsforvora faringe antro) onATI a {6% dii E ib at ca dtdai sie idol milosgttta onmiot 916) i nii sd \oesarth. de sab ve 1 «iofradi rMoirrianio,I aio L omalatdta sb ievno stlab a-3 ba ntvag ingolr anali Gioni sro ib 0485 si i 4iadotaoin vada IONI ZAC: SIT siena 183 ST) | inf ci asliafi } Az nooo rie quis stfag- è "i, È f (q8- A) ott fah Iiazsiag invole ib «MI pi: ai A " : ssilodi si amnolni inolsu vezzo s von {amegio) è 0. 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Questi stabilimenti importano spese ingenti di impianto e di manutenzione e quindi il loro numero :sarà sempre necessariamente molto limitato. Ne consegue che da una parte non possano essere «così largamente accessibili come si potrebbe desiderare, e d’altra parte la loro area di ricerca viene ad essere molto ristretta. Ci è parso che con una spesa relativamente piccola sarebbe stato pos- sibile procurarsi in gran parte i vantaggi che offrono queste stazioni e concorrere alla loro opera, e ciò collo stabilire un certo numero di piccole stazioni disseminate sui punti adatti delle nostre coste. Sarebbero nella nostra idea non già stabilimenti autonomi, ma solo di- pendenze dei laboratorii zoologici delle Università più vicine, quasi sale di quei laboratorii che fossero trasportate in riva al mare. Le spese occorrenti per queste stazioni, come facilmente si comprende, non sarebbero molto grandi. Infatti lo stretto necessario si ridurrebbe ad una sala-laboratorio che abbia adatte condizioni di luce e sia nella maggiore prossimità del mare, provvista di piccoli acquari da studio colla relativa pompa, degli attrezzi da pesca e dell’arredamento solito di ogni laboratorio , esclusi i microscopi e simili strumenti costosi che ciascuno porterebbe con sè. Anche i libri si potrebbero ridurre ai trat- tati e alle faune di uso comune. È indispensabile che la stazione pos- segga almeno un canotto per le piccole escursioni, mentre per le dra- gate profonde e per le escursioni più estese che si fanno più raramente, si potranno noleggiare dappertutto le necessarie imbarcazioni. Ora con questi mezzi modesti sì potrebbero ottenere notevoli risultati. Quasi tutte le ricerche anatomiche ed istologiche sarebbero possibili sia facendole intieramente sul sito, sia limitandosi alle prime osservazioni che si debbono fare sugli animali freschi e a preparare acconciamente il materiale per studiarlo con agio in seguito. Si avrebbe così modo di estendere le nostre conoscenze faunistiche, arricchendo in pari tempo i Musei di animali inferiori ben preparati che troppo spesso mancano. Infine si potrebbero fornire continuamente i materiali necessari nei laboratorii per le esercitazioni degli studenti e per gli studì speciali. Stazioni di questo genere esistono di già all’estero; citeremo, per es., il laboratorio di zoologia marittima di Wimereux, la stazione mobile Neerlandese, la stazione di Misaki nel Giappone, ecc. ecc. In Italia il Kleinenberg aveva proposto la fondazione a Messina d’una stazione presso a poco di questo genere, ma di maggiori proporzioni, insistendo giustamente sul fatto che essa avrebbe potuto servire sopra tutto come scuola per i principianti, mentre le grandi stazioni non sono fatte che pei naturalisti già esperti; disgraziatamente l’idea del Kleinen- berg non potè ancora essere messa in atto. Come pure non venne fino ad ora attuato il progetto del conte Alessandro Ninni di stabilire a Ve- nezia una stazione che servisse ad un tempo alle ricerche di scienza pura e a studi pratici di coltivazione industriale di animali marini. Convinti della pratica utilità di stazioni dello stampo di quelle più sopra menzionate, abbiamo voluto farne una prova coll’impianto della piccola stazione che stiamo per descrivere. Trattandosi però di cosa nuova per l’Italia, abbiamo creduto bene di non domandare sussidii, per cui la: stazione rimane intieramente privata. A Non volendo allontanarci troppo da Torino, abbiamo scelto la piccola. città di Rapallo sulla Riviera di Levante,.a poca distanza ‘da Genova. Essa è posta in fondo al golfo a cui dà il nome, e da essa in poco meno di un’ora di barca si giunge fino a Portofino, che segna l’estremità del golfo verso Genova. Il golfo di Rapallo è abbastanza riparato dai venti; le rive sono pre- valentemente rocciose e la vita vegetale ed animale .vi è estremamente varia ed abbondante. Esso offre anche notevoli variazioni di profondità. Da Rapallo all'estremità del golfo davanti la punta di Portofino percor- rendo circa quattro chilometri si arriva gradatamente sino alla profon- dità di 90 metri; ad una distanza pressochè uguale, al largo di Portofino, si hanno già profondità di oltre 400 metri. Il movimento del porto è piccolo, e quindi le acque anche presso alla città sono affatto limpide. In quanto alla città, essa è posta in bellis- sima posizione ed i suoi dintorni sono svariati e piacevolissimi; è del resto una città tranquilla dove si gode della massima libertà. La nostra stazione occupa uno spazio di cento metri quadrati , ed è posta a pochi metri dal mare sui terreni dove era anticamente il can- tiere. In questo spazio, circondato da una palizzata in legno, sta il piccolo edifizio, il quale offre l’aspetto di un cRa/et con base in muratura, pa- reti di legno e con tetto coperto di zinco. L’edifizio comprende una sola sala che offre le seguenti dimensioni interne: lunghezza metri 7, lar- ghezza metri 4,50, altezza fino al soffitto in legno sottostante al tetto metri 4 circa. L’edifizio è collocato in modo che una della pareti di maggior lunghezza è rivolta a pieno Nord. Questa parete porta per tutta la sua lunghezza una invetriata costituita da nove grandi lastre. Contro a questa parete internamente è collocato il tavolo da lavoro che ne oc- cupa tutta la lunghezza e sul quale possono lavorare sei persone. . La porta si apre nel lato più corto che guarda il mare; sopra la porta è collocato internamente il serbatoio dell’acqua marina della capacità di 800 e più litri, che viene riempiuto mediante una piccola pompa rota- tiva. Mediante un sistema di tubi l’acqua si porta da questo serbatoio agli acquari, che sono collocati nel mezzo della sala sopra un apposito mobile in ferro a due piani munito del necessario raccoglitore per con- durre fuori l’acqua che ha circolato negli acquari. Nella parete più piccola opposta a quella in cui si apre la porta vi è un tavolo ricoperto di porcellana destinato alle manipolazioni chimiche. Sopra questo tavolo vi è un serbatoio d’acqua dolce. Nel mezzo della sala dietro al sostegno degli acquari vi sono inoltre due tavole ricoperte di marmo. Contro alla parete opposta all’invetriata stanno armadii e scaffali pei libri, per gli strumenti e per le raccolte. Infine un angolo è destinato a contenere i principali attrezzi da pesca. La stazione possiede per ora un canotto, La Bonetlia, che serve per le escursioni di piccola durata e per le ricerche a piccola profondità. Gli attrezzi da pesca consistono essenzialmente in draghe da profon- dità. in reti ner la nesca nelagica. in anvarecchi ner estrarre massi dal fondo, in setacci, retini, arponi, ecc. Questi istrumenti vennero cos- truiti espressamente a Napoli sotto la sorveglianza del dott. Paolo Mayer della Stazione Zoologica. La stazione è inoltre provvista di numerosi acquari di studio e dei reagenti ed istramenti opportuni, esclusi naturalmente i microscopii ed altri strumenti costosi che gli osservatori dovranno portarsi con sè. In quanto alla biblioteca essa si limita per ora ai trattati di uso più comune e ad un certo numero di memorie staccate riguardanti la fauna marina. La costruzione del laboratorio venne affidata al signor Cipriano Cuneo di Rapallo ed eseguita sui disegni del figlio Federico Cuneo, che più specialmente sorvegliò l'esecuzione e se ne occupò con zelo ‘ed intelli- genza. Anche dal lato artistico questa costruzione può dirsi perfettamente riuscita, come i lettori possono vedere dalle unite fotografie. Speriamo che anche con questi mezzi modesti sarà possibile ottenere risultati abbastanza soddisfacenti; infatti molti ed importanti lavori di zoologia marina vennero compiuti fuori delle stazioni zoologiche ed in condizioni molto meno favorevoli di queste. 2198 - Tip. Guadagnini'e Canlellero, via Gaudenzio Ferrari, 3 - Torino. BOLLETTINO Musei di Zoologia ed Anatomia comparata 0A SI /, zi, della R. Università di Torino L.A ET N. 54 pubblicato il 28 Gennaio 1889 VG La hW Dott. LORENZO CAMERANO. Sull’integumento dei GORDIUS. ——_—_—_—_—_—_—_ Nella seduta del 31 dicembre 1888 dell’Accademia delle Scienze di Parigi il Ranvier presentò una nota del signor A. Michel, intitolata: « De l’existence d'un véritable épiderme cellulaîre chez les Néematodes et spécialement les Gordiens » (travail du Laboratoire d’Histologie du Collège de France) (1). In questo lavoro l’A. dice; « Dans ]a plus grande partie du corps, la couche sous-cuticulaire mince, examinée de face, présente une seule couche de cellules plates, à contour sinueux, et engrenées à la ma- nièére des éléments de l’ endothélium des capillaires lymphatiques des Vertébrés; en mettant au point la face cuticulaire de ces cel- lules, on voit leur contour se simplifier et devenir polyédrique; c’est sous cette forme que se présentent les mailles du reseau, dù à l’impres- sion dans la cuticule et laissé par la destruction des corps délicats de ces éléements. Vers les extrémités de l’animal les cellules deviennent cylindriques. La cuticule épaisse présente de nombreuses couches, en alternance par la direction de leurs fibrilles (3 systèmes); des saillies extérieures de la cuticule forment des dessins variés suivant les espèces: or, lorsqu’elles affectent la forme de boutons distincts, elles correspon- dent aux cellules sous-jacentes. « Somme toute, la cuticule et la couche sous-cuticulaire rentrent dans la règle générale: la cuticule représente, non pas, suivant une inter- prétation ancienne de ces couches superficielles et profondes, un épi- derme et un derme, mais bien, comme pour toutes les cuticules, la membrane extérieure des éléments de la couche cellulaire , membrane épaissie et différenciée , ici encore plus que d’ordinaire; cette couche (1) Compt. Rend., second semes. 1888, ‘vol. CVII, pag. 1175-1177. cellulaire sous-cuticulaire est, non pas, suivant une appellation impropre, un Aypoderme, mais bien un épiderme; quant au derme, il s'identifie, comme chez la plupart des Invertébrés, avec la couche musculaire. « Divers observateurs avaient dèjà apercu dans la couche sous-cuti- culaire des traces de structure cellulaire ; mais ces indications, conte- stées depuis, étaient incomplètes et mal interprétées. Dans un travail récent (Zeîtschr. f. Wiss. Zool., t. XLIII, 1886, et t. XLVI, 1888), M. Vejdovsky fixe définitivement la structure cellulaire cylindrique aux extrémités du corps; mais, dans toute la région moyenne, il décrit encore et fisure une couche protoplasmique avec noyaux épars. Quant à l’attribution, faite par M. Villot, d’une nature nerveuse à la couche sous-cuticulaire, qui constituerait un « système nerveux périphérique », M. Vejdovsky a déjà fait voir qu'elle est inadmissible ; la figure ci-jointe, reproduction fidèle d’une de mes preparations, montre qu’une telle in- terprétation ne saurait étre appliquée à une couche aussi nettement cellulaire. « En résumé , la couche sous-cuticulaire des Nématodes, au moins spécialement des Gordiens, n’est nì une couche protoplasmique , ni un système nerveux périphérique ; c’est une couche cellulaire, un épiderme, avec épaisse cuticule, formée par la membrane extérieure de ses cellules. » Io debbo fare alcune osservazioni relativamente alla priorità delle con- clusioni a cui è giunto il Michel sulla struttura dell’integumento dei Gordius. Io presentava, nella seduta del 28 novembre 1886 della R. Accademia delle Scienze di Torino, un lavoro intitolato: Ricerche intorno alle specte italiane del genere Gordius (1), nel quale io diceva: « Il Villot intende l’integumento dei Gord?îus in una maniera che non è sostenibile. Egli chiama epidermide lo strato esterno e derma lo strato fibrillare sottostante, il quale, come è noto, è molto spesso nei Gordiîus ed è formato da molti strati di fibrille sovrapposti. « Senza entrare ora in maggiori particolari a questo riguardo, dirò che io credo si debbano invece intendere: l'epidermide del Villot, come lo strato cuticolare esterno, e il derma del Villot come lo strato cut?- colare interno. La vera epidermide è formata dallo strato cellulare sottostante, che il Villot considera appartenere al sistema nervoso. » In un altro mio lavoro intitolato: Osservazioni sui caratteri diagno- stici dei Gordius e sopra alcune specie di Gordius d’Europa (2), pub- blicato il giorno 23 aprile 1887, parlando del lavoro del Villot: Revision des Gordiens (3), io dicevo: (1) Atti della R. Acc. delle Scienze di Torino, vol. XXII. (2) Bollettino dei Musei di Zoologia e di Anatomia comparata della R. Uni- versità di Torino, vol. II, N. 24, 1887. (3) Annales des Sc. Nat., ser. VII, vol. 1. « Io credo che agli strati tegumentali dei Gordius si debba applicare — la nomenclatura seguente : 1° Epidermide (con struttura più o meno nettamente cellulare , se- condo le regioni del corpo) corrispondente all’ipodermide di natura ner- vosa del Villot. 2° Strati cuticolari divisibili in due parti, vale a dire in uno strato cuticolare esterno ora areolato ora liscio, e in uno strato cuticolare inferiore costituito da piani di fibrille sovrapposti. » Nell'anno 1887 uscì pure un altro mio lavoro , intitolato: Ricerche intorno al parassitismo ed al polimorfismo deî Gordti (1), in cui io ripeteva pure le cose già dette intorno alla struttura dell’integumento dei Gordii. I lavori sopra citati vennero regolarmente annunziati dal Zoologischer Anzeîger di V. Carus, nei numeri seguenti: N. 254, anno X, 27 giugno 1887, pag. 335 — N. 266, anno X, 28 novembre 1887, pae. 623. Il giorno 8 marzo 1888 io pubblicava nel N. 38, vol. III, del Bollet- tino dei Musei di Zoologia ed Anatomia comparata della R. Università di Torino una nota preliminare, intitolata: Ricerche intorno all’ana- tomia ed istologia dei Gordii, in cui io dicevo: « L’intesumento dei Gordii è transitoriamente segmentato ed è costi- tuito da UNO STRATO EPIDERMICO CON CELLULE A GROSSI NUCLEI E A MARGINI SINUOSI PIÙ 0 MENO DISTINTI e da una cuticola grossa, divi- sibile in due strati: uno fibrillare, l’altro esterno , ora liscio, ora con areolature e granulazioni di forma e di sviluppo variabile, secondo le specie; gli strati cuticolarì sono attraversati da prolungamenti filiformi o da canaletti. » La stessa nota preliminare venne poco dopo stampata tradotta in fran- cese negli Archives italiennes de Biotogie del prof. A. Mosso, vol. IX, fasc. III, 1888. Nell'aprile dello stesso anno uscì stampato il lavoro completo (2). Nella tavola I, fig. 24, di questo lavoro io dava un disegno della epidermide di una femmina di Gordius tolosanus, presa a metà circa del corpo, il quale mostra la stessa forma e disposizione delle cellule figurate dal Michel nel lavoro sopra citato. Nella figura 17 della stessa tavola io raffigurava le modificazioni da me osservate di queste cellule verso l’estremità caudale nella femmina della stessa specie; esse cioè appaiono come provviste di numerosi pro- lungamenti coi quali si intrecciano fra loro. (1) Memorie della R. Accad. delle Scienze di Torino. Ser. II, vol. XXXVIII, 1887. (2) Ricerche intorno all’anatomia ed istologia -dei Gordii. — Torino, Er- manno Loescher editore, con nove tavole in fototipia. Nella pagina 10 e 11 del testo io dicevo: ... « risulta în modo iîn- dubitato che lo strato ipodermico del Vittot non è costituito da cet- lule a prolungamenti, sparse în una massa granulare; ma bensì da cellule a contatto le une colle altre..... Il margine cellulare è ir- regolare, sinuoso, dentato în modo che le cellule si incastrano , per dir così, le une entro alle altre. Queste cellule rassomigliano motto a quelle che formano l’epidermide dei Chelognati e di altri vermi. » I lavori ora menzionati vennero annunziati dal Zoo/ogîscher Anzeiger di Carus nel N. 285, 6 agosto 1888, anno XI, pag. 416. Dopo quanto ho sopra esposto mi pare che }a questione di priorità non presenti dubbio alcuno. Sono lieto che il Michel sia giunto, senza conoscere le mie ricerche, alle identiche conclusioni a cui era giunto io stesso. Ciò è un argomento in favore della loro esattezza. Nella nota in questione il Michel dice: « La cuticule épaisse présente de nombreuses couches en alternances par la direction de leurs fibrilles (3 systèmes); des saillies extérieures de la cuticule forment des dessins variés suivant les espèces; or, lorsqu’elles affectent la forme de boutons distincts, elles correspondent aux cellules sous-jacentes. » Questa asserzione del Michel dovrebbe essere dimostrata. Anzitutto il Michel non dice di quale specie di Gord?us si sia servito per le sue ricerche e a quale specie si riferisca la figura che egli dà nel suo lavoro, il che è deplorevole, poichè molte sono oggi le specie conosciute di questo gruppo di Vermi, e la loro cuticola esterna è assai variabile, e in molte specie lo strato cuticolare esterno è intieramente liscio, omogeneo e senza la minima traccia di areolatura; in altre specie l’areolatura è molto complessa, come, ad esempio, nel gruppo dei Chor- dodes. Nella femmina del Gordius totosanus le areole della cuticola esterna hanno una grandezza variabile da 5 a 12 micro-millimetri, mentre le cellule dello strato epidermico hanno una larghezza variabile da 16 a 25 micro-millimetri. Di più nella stessa specie di Gordius sì osservano nella cuticola esterna dei due sessi notevoli differenze, mentre gli strati epidermici sono identici. La stessa cosa si può dire per parecchie altre specie di Gordius. Così pure la conclusione del Michel, che la « épaisse cuticute» (dei Gordii) sia « formée par ta membrane eatérieure de ces cellules » dovrebbe essere, perchè potesse venir accolta, ampiamente dimostrata, e ciò sopratutto oggi dopo le estese ricerche dell’Eisig intorno alle for- mazioni cuticolari (1). (1) Fauna und Flora des Golfes von Neapel — Die Capitelliden. — Berlin, 1887. 2106 - Tip. Guadagnini e Candellero, via Gaudenzio. Ferrari 3 - Torino. i BOLLETTINO Musei di Zoologia ed Anatomia comparata Ml, bas È DO) 1/89 della R. Università di Torino N. 55 pubblicato il 12 Febbraio 1889 \VoL. IV ENRICO FESTA. Di una colorazione anormale del TRITON CRISTATUS Sub-spec. Karelinii. Trovandomi, il 16 gennaio, nel laboratorio di patologia generale della R. Università di Parma diretto dal Prof. Rattone, un pescatore dei din- torni portò molti Triton cristatus, subsp. Karetiniti, fra cui uno, fem- mina, che, presentando una colorazione curiosa, portai a Torino. Questo individuo presenta, quanto alle parti inferiori, una colorazione normale; quanto alle parti superiori esso sì mostra uniformemente tinto di un colore isabellino chiaro volgente al giallo d’ocra, più pallido sui fianchi per la presenza di numerosi punti biancastri, che occupano la regione compresa tra il giallo delle parti inferiori e la colorazione del dorso. Sopra le parti superiori, come pure sopra le parti inferiori, 0s- servansi delle macchie tondeggianti nerastre, più intensamente nere ed a margini decisi sul ventre, più pallide ed a margini sfumati sulle parti superiori. Sulla linea mediana del dorso scorre una linea di un giallo vivace sfumato sui margini colla tinta di fondo, ed i due margini della coda, inferiore e superiore, si presentano pure coloriti in giallo. Sulle gote osservasi un reticolo nero, che spicca sopra una schietta colorazione biancastra, che si estende gradatamente sotto la gola pun- teggiata di bruno ferruginoso. La forma dell’animale è identica in tutto a quella dei 77 iton cristatus, subsp. Karelinii normali. Una varietà affine a questa fu descritta dal Reichenbach nel Zo0/0- gîischer Garten, p. 61, anno 1866, articolo, di cui trovai nel Berickt vid. d. Leist. in d. Herpetologie di Troschel, per l’anno 1866 (1), il se- guente riassunto : « Einen hochgelben Triton, den er lange lebend beobachtete spricht Reichenbach als Triton cristatus var. icterica an; das Thier nahm im Winter eine andere Faàrbung an. » Questa varietà, di cui.lo Schreiber (2), che forse potè avere il lavoro del Reichenbach, ci dà un accenno più preciso della colorazione colle seguenti parole: « Var. d. — supra et subtus laete aurantiacus aut sul- phureus, macula nigra passim notatus » pare meglio definita nel nostro caso, poichè attualmente il Tritone, malgrado sia ancor lontano il tempo degli amori, e venga conservato in un acquario molto esposto alla luce, presenta ben evidente la colorazione gialla, che gli valse dal Reichen- bach il nome di Triton ictertcus; mentre il Tritone del Reichenbach cambiava colore in inverno, prendendo, molto probabilmente, una livrea più scura. (1) Archiv fùr Naturg. Vol. XXXIII, 2, 1867, pag. 40. (2) Herpetologia europaea Schreiber. — Triton cristatus, pag. 48. 2144 - Tip. Guadaguini e Candellero, via Gaudenzio Ferrari 3 - Torino. BOLLETTINO Musei di Zoologia ed Anatomia comparata La TA Il, xi rai della R. Università di Torino A el, rG N. 56 pubblicato il 26 Marzo 1889 Voc. IV Dott. LORENZO CAMERANO. Ulteriori osservazioni intorno alla NEOTENIA negli Anfibi, —_—_ Nel mio lavoro intitolato: Nwove osservazioni intorno atla Neo- fenîa (1) io conchiudevo dicendo: « Rispetto al modo di interpretare il fenomeno della neofenia io credo si debba lasciare in disparte sia l’idea di una metamorfosi regressiva intesa nello stretto senso della parola, sia l’idea di un arresto dî sviluppo, ma che invece essa si debba con- siderare come un semplice caso di adattamento. » « Questo adattamento sì fa in un periodo determinato dello stadio gi- rinale e perciò l’animale conserva la forma ittioidea , forma che rap- presenta una fase ontogenetica per la quale sono passati tutti gli Anfibi. » « In generale nello sviluppo degli animali, e ciò si vede molto bene nei vertebrati, il periodo evolutivo tende a raccorciarsi. Quando in vari casi, come è , ad esempio , quello degli Anfibi neotenici, certi caratteri del periodo evolutivo tendono a perdurare, ciò è dovuto ad un adattamento speciale. » « Un argomento che mi induce a considerare le cose în questa maniera e che io accennai di già nei precedenti lavori, e sul quale chiamo 1?at- tenzione degli osservatori, è che la tendenza ‘alla neofenia è legata a certe località e che gl’individui di queste località sono, per così dire, più plastici di quelli di altre. Ricordo, ad esempio, il Tago di Antilone, nel quale la massima parte degl’individui di Triton alpestris sono neo- tenici, pare da lunghissimo tempo. » A conferma delle cose sopraddette, desidero riferire qui i fatti se- guenti : (1) Atti della R. Acc. delle Scienze di Torino. Vol. XX, 1884. Nell'aprile del 1886 il signor M. Borzone (1) trovò il Triton alpestris in grande abbondanza a Castino nelle Langhe, all’altezza di circa 450 metri sul livello del mare, in località calda e dove la temperatura an- nuale e le altre condizioni sono notevolmente diverse da quelle dove suole vivere sulle Alpi la specie in discorso. Il Borzone dice inoltre: « Fra i numerosi individui da me raccolti trovai quattro o cinque fem- mine perfettamente adulte, in amore, e colla consueta vivace livrea di nozze del Triton alpestris degli Appennini, che ancora conservavano perfettamente sviluppate le branchie. » Il Conte M. G. Peracca raccolse molti individui adulti dei due sessi allo stato abranchiato nelle pozze di Castino, e nello stesso mese di aprile li portò in pozze in una località non lungi da Chivasso (presso Torino) per tentarne l’acclimamento. Il tentativo riuscì e nell’anno scorso potè osservare numerose larve di Triton alpestrîs nei fossi che fiancheggiano i prati. In questo stesso anno poi, e precisamente il giorno 17 marzo, raccolse in uno dei detti fossi due individui, un maschio ed una femmina, perfettamente adulti ed in livrea di nozze. La femmina è adbranchiata, ma il maschio è branchiato. Sia l’uno che l’altro hanno conservato il facies generale, per quanto riguarda la colorazione, degl’individui di Castino dai quali provengono. Io debbo qui far osservare : 1° Che le condizioni dell’radbitat dei contorni di Chivasso sono no- tevolmente diverse da quelle di Castino. Il clima, vale a dire, è meno rigido, l'inverno più corto e l’acqua, nella quale i tritoni possono svi- lupparsi, meno profonda ed abbondante; anzi non è raro il caso che l’acqua venga a mancare totalmente nei fossi. i 2° Che l’individu» branchiato è in poco meno di tre anni giunto al completo suo sviluppo ed alla mole media normale per gl’individui pie- montesi del Triton alpestris, e che quindi una volta di più resta di- mostrato non implicare la neotfenia un arresto di sviluppo nel vero si- gnificato della parola. 3° Che, sebbene i progenitori fossero tutti individui abranchiati e sebbene le nuove condizioni di vita nelle quali crebbero gl’individui sorti da essi fossero in gran parte favorevoli per un accorciamento del periodo branchiato, come la scarsità e la poca profondità dell’acqua, anzi il facile mancare di questa lo farebbero a priori supporre, si ebbe tut- tavia di nuovo il fenomeno del perdurare delle branchie nello stato adulto. Farò ancora osservare a questo proposito che nelle stesse località dove vivono i Triton alpestris in discorso vivono pure moltissimi Tréton (1) SuZla presenza del Triton alpestris (Laur.) în Piemonte. Bollettino dei Musei di Zoologia ed Anatomia comparata della R. Università di Torino. Vol. I, n. 6, 1886. cristatus e Triton vulgaris, i quali non presentarono mai fino ad ora fenomeni neotenici. Da quanto precede credo di poter conchiudere che il caso ora men- zionato di neofenia non sia dovuto ad alcun fenomeno di adattamento; ma che esso sia puramente un fenomeno ereditario ; anzi si avrebbe qui un fenomeno di afaviîsmo fra gl’individui della stessa specie, che si potrebbe indicare così: Individui di Castino | branchiati abranchiati | trasportati presso Chivasso diedero | individui individui branchiati abranchiati Riunendo questo caso cogli altri di neotenia del Triton alpestris stati osservati in molte località (1), si può dire che nel Tréton alpestris il dimorfismo riguardante la presenza e la mancanza delle branchie e le parti che stanno in correlazione con queste, è certamente molto antico e che in molti casi si produce ora indipendentemente dalle condizioni locali. Le condizioni locali hanno, alla lunga, influenza sulla maggiore o minore frequenza dell'una o dell'altra forma. Così si spiega il fatto di trovarsi il dimorfismo del Triton alpestris in condizioni tanto diverse. Molto probabilmente 1’ Ax0207/ è nello stesso caso. Io quindi dividerei i fenomeni neotenici, che fino ad ora vennero os- servati negli Anfibi, nel modo seguente: A. — Neotenia accidentale — In qualche individuo senza che fino ad ora si sia osservato che gl’ individui neotenici abbiano portato a ma- turità gli organi sessuali e si siano riprodotti. — An/idî anuri. B. — Neotenia accidentale — In qualche individuo con prodotti ses- (1) L. CAMERANO — Ricerche intorno alla vita branchiale degli Anfibi. Mem. R. Accad. Sc. di Torino. Ser. II, vol. XXXV, 1883. — Intorno alla neo- tenia ed allo sviluppo degli Anfibi. Atti R. Acc. Sc. di Torino, vol. XIX, 1883. — Nuove osservazioni intorno alla neotenia. Ibidem, vol. XX, 1884. — Dello sviluppo degli Anfibi anuri sulle Alpi. In questo stesso Bollettino , vol. II. n. 30, 1887. — F. Gasco — Annali Museo civico di Genova. vol. XVI, 1880, eccett. suali maturi. — Alcune specie di An/ibî vrodeti (Triton cristatus, T. vulgaris, Salamandra maculosa). C. — Neotenia normale — In una parte più o meno grande degl’ indi- vidui di una specie con svilappo completo degli organi riproduttori conducente ad un vero dimorfismo nella specie stessa, — Alcune specie di Anfibi urodeli (Triton alpestris, Asototi, ecc.). ==" S=<>-T- 2255 - Tip. Guadagnini e Candellero, via Gaudenzio Ferrari, 3 - Torino. BOLLETTINO Musei di Zoologia ed Anatomia comparata 1, ig della R. Università di Torino May 2. 1/58] N. 25" pubblicato il 81 Marzo 1889 Voc. IV CARLO POLLONERA. Osservazioni intorno ad alcune specie di TESTACELLA. ————& Nel N° 43 di questo Bollettino, pubblicato il 14 aprile dello scorso anno, mi sono occupato di alcune conchiglie di Testace/la trovate a Cavoretto presso Torino, sulle quali ero dubbioso se esse fossero i resti d’una specie tuttora vivente in quella località, oppure fossili dell’epoca quaternaria. Ora ogni dubbio a questo riguardo è tolto, poichè durante lo scorso autunno lo stesso sig. Marco Doyen, che aveva trovate. quelle conchiglie, rinvenne nella stessa località quattro esemplari vivi ed adulti di Testacella. Due di questi appartengono alla forma che io chiamai 7. dubia, uno alla 7. haliotidea e l’ultimo ad una varietà di questa, non ancora tro- vata tra le prime conchiglie raccolte. Non è stata più ritrovata nè vi. vente nè morta la 7. subtrigona. Ora, coll’esame di questo nuovo ma- teriale, potrò completare e modificare in qualche punto il mio primo lavoro su questo argomento. Testacella haliotidea Drap. L'esame dell'animale e della conchiglia fresca mi ha convinto della esattezza della mia prima determinazione. Nulla ho da aggiungere riguardo alla conchiglia, la quale non si di- stingue dagli esemplari di Bayonne in Francia che per l’epidermide più giallastra e per le dimensioni un poco maggiori. Var. dilatata mihi. Differt a typo testa converiuscula, apice non submediano et labio dextero magîs expanso, Long. 8 *|,, lat. 5 '], mill. Questa forma somiglia molto alla var. &îg0na di Gassies e Fischer Mon. Testac., pl. 2, fig. 6 G) per la posizione dell’apice molto a sinistra e per la forma della columella, ma se ne distingue per l’apice ancora meno sporgente e per il labbro destro assai più dilatato e più arroton- dato, specialmente nella parte inferiore ed anteriore della conchiglia ; inoltre l’impressione muscolare è situata più in alto. Testacella dubia Pollonera. Boll. Mus. Zool. Anat. comp. Torino, 1888, tav. II, f. 4, 5, 6. L’esame delle conchiglie fresche mi obbliga a modificare la diagnosi di questa specie nel modo seguente: Precedenti proxima, sed maior, crassior, valde convexior, pro- funde inaquatliterqgue rugosa. Apex minutus, acutus, prominulus , solutus. Margo columetllaris latus, arcuatus, înferne subitruncatus, superne e margine dextero disjunctus. Long. 9-10, lat. 6,6 *], mill. Negli esemplari morti che prima ebbi in esame e che descrissi e fi- gurai nel mio precedente lavoro , l'apice era alquanto usato, cosicchè mancava la parte acuta, sporgente e libera che si osserva negli esem- plari freschi. L’esame dell'apparato sessuale, del quale parlerò più oltre, mi conferma nella opinione di considerare questa forma quale specie autonoma e non quale varietà maggiore della 7°. Ra/iotidea. Testacella subtrigona Pollonera. Boll. Mus. Zool. Anat. comp. Torino, 1888, tav. II, f. 1, 2, 3. Nulla ho da aggiungere riguardo a questa specie, della quale non è più stato rinvenuto alcun esemplare. Nello scorso anno due altri lavori furono pubblicati sul genere 7e- stacella. Il primo: Histoîre de la Testacelle , par H. de Lacaze-Duthiers (1), 138 pag. e 12 tavole, è un minuto lavoro anatomico specialmente sulla T. haliotidea. L'altro: On the Specific Distinciness and the Geogra- phical Distribution of Testacellta scutulum by J. W. Taylor (2) è una nota di 11 pagine e 2 incisioni nel testo. Ho citato questi lavori, perchè volendo io ora parlare dell’animale e degli organi sessuali delle T'esta- celle, di cui ho detto più sopra, dovrò di tratto in tratto ricorrere ad essi, Gli animali delle Tesfacezle di Cavoretto non li ho veduti che dopo che erano stati immersi nell’alcool, cosicchè nulla posso dire del colore (1) Archives de Zoologie experimentale et géenér. tome V, 1887, ma in realta pubblicato nel 1888. (2) Journal of Conchology, vol. V, n. 11, July 1888, Leeds. se non che quello della 7. dudia è più pallido e meno fittamente spruz- zato sul dorso e sui fianchi dalla tinta grigio-bruniccia che quello della T. haliotidea; ma questa è una differenza sulla quale non si può far troppo fondamento, perchè nel genere TestfaceZla si trovano nella stessa specie differenze di colorazione assai più marcate di questa. Quanto alla forma esterna, se se ne toglie la maggiore dimensione della T. dubdbia proporzionale alla maggior dimensione della conchiglia, non v’è diffe- renza notevole , non avendovi potuto ravvisare che una leggera diffe- renza di numero nei solchi trasversali dei fianchi che nella 7°. dudia sono 18 o 19 e nella Raziotidea soltanto 16 o 17. I solchi laterali par- tono in entrambi dal solco peripalleale a breve distanza tra loro, anzi questa distanza è ancora minore di quella che mostra il Lacaze-Duthiers nella fig. 2 della tav. XXIX, tuttavia questa differenza può dipendere dalla maggiore contrazione degli animali da me osservati; ma su questo argomento tornerò più oltre dopo aver parlato degli organi sessuali. Io dò qui (tav. I, fig. 2, 3) le figure degli organi sessuali delle due specie di Cavoretto che sono foggiati sullo stesso tipo; la sola differenza notevole sta nella borsa copulatrice, la quale nella 7. dubdia è assai più grossa, più ovale ed a collo brevissimo, poichè l’altra differenza della maggiore irregolarità nella dilatazione della guaina della verga la credo di minor conto. Tanto il Lacaze-Duthiers quanto il Taylor nei succitati lavori dànno Ja figura dell’apparato sessuale della T. haziotidea, ma le loro figure sono assai dissimili, e nè l’una nè l’altra concordano con quella del Moquin-Tandon. La figura del Moquin-Tandon (1) mostra la borsa copulatrice piccola, ovale-arrotondata, a collo piuttosto sottile e lungo; il canale deferente assai lungo parte molto al di sopra dello sbocco del collo della borsa copulatrice e va ad immettere in un tratto molto sottile della guaina della verga, oltre il quale questa si rigonfia d’un tratto, presentando da un lato una forte protuberanza, e poi va restringendosi fino al suo sbocco nel canale comune; poco al di sopra dello sbocco del canale de- ferente è il retrattore della guaina e quindi un lungo flagellum clavi- forme, alla cui estremità è il suo retrattore. La figura del Lacaze-Duthiers (2), molto accurata e nella quale sono segnati tutti i vasi sanguigni, concorda con quella del Moquin-Tandon nella forma della borsa copulatrice e del suo collo, nella lunghezza del canale deferente e nella sua posizione rispetto allo sbocco del collo della borsa copulatrice, ma differisce totalmente nella configurazione della guaina della verga, la quale è cilindrica, appena più stretta nella sua parte inferiore, ma senza traccia del forte restringimento superiore, nè della protuberanza laterale. Per quanto, anche nei caratteri anatomici, (1) Mo0l. France, pl. V, fig. 16. (2) Loc. cit., pl. XXXVI, fig. 63. sl debba tener conto delle innegabili differenze individuali, pure la con- formazione di quest’organo è talmente più semplice che quella osservata dal Moquin-Tandon, dal Taylor e da me, che debbo supporre che l’in- dividuo studiato dal Lacaze-Duthiers per fare la citata figura non ap- partenesse alla 7. Raziotidea , ma a qualche altra specie prossima a questa. La figura del Taylor differisce da quella del Moquin-Tandon per la borsa copulatrice più grossa, più ovale, a collo più grosso e più breve che sbocca a breve distanza dal punto di partenza del canale deferente, il quale anch'esso è molto più corto, per la guaina della verga meno ristretta superiormente e con due protuberanze simmetriche, infine pel flagellum più breve. . L’apparato sessuale che io ho potuto esaminare nelle due forme di T. haliotidea di Cavoretto concorda quasi perfettamente con quello della forma inglese del Taylor e non ne differisce che per la borsa copula- trice un po’ più piccola e per .il flagellum più lungo. Io credo dunque che questa sia la conformazione degli organi sessuali di questa specie, poichè il Moquin-Tandon, comprendendo sotto il nome di 7. haZiotidea tutte le specie fino allora trovate in Francia, può assai probabilmente aver anatomizzato l’animale di un’altra specie da lui misconosciuta. Posta così ben in chiaro la conformazione dell'apparato sessuale della T. haliotidea, non sarà inutile osservare le differenze che presenta questo apparato nelle altre specie. La mia 7. dbarcinonensis (1) ne differisce pel flagellum cilindrico e non attenuato nella sua parte inferiore, per la borsa copulatrice note- volmente più grossa ed a collo più lungo sboccante nella matrice ancor più vicino all'origine del canale deferente, ma è ancora foggiata sullo stesso stampo, come la 7°. dudia, di cui ho detto più sopra. Invece le altre specie, finora esaminate sotto questo rapporto, cioè la 7. Mauget, scutulum, Pecchiolii e catalonica , sono tutte prive di flagellum ed hanno il canale deferente molto lungo. Nel mio più volte citato lavoro figurai l'apparato sessuale della 7. Pee- chiolii Bgi e T. barcinonensîs mihi, facendo pel primo notare in queste la mancanza del flagellum, la presenza del quale si riteneva come uno dei caratteri generici del genere Testacelta. Il Taylor in seguito, stu- diando la 7". scutulum Sow. dell’Inghilterra, osservò che l'apparato sessuale di questa specie mancava pure di flagellum, come quello della T. Maugei che nella monografia di Gassies e Fischer è rappresentato con un lungo flagellum; l’autore però non dice se questa sia una sua osservazione personale o se si riferisce all'autorità di qualche altro ma- lacologo. Io non ho potuto chiarire questo punto, ma avendo da Lisbona ricevuto alcuni esemplari di 7. Maugei, mi trovai in grado di esami- (1) Boll, Mus. Zool., ecc. Torino, 1888, n. 43, tav. H, fig. 16. narne l'apparato sessuale, del quale dò la figura nella tavola qui an- nessa (fig. 1). Il flagellum manca totalmente; la guaina della verga, non molto lunga, è ingrossata alla sua estremità superiore ed attenuata inferiormente e (come nelle altre specie prive di flagellum) senza protuberanze laterali ; il canale deferente sottile e lungo; la borsa copulatrice arrotondato- depressa ha il collo molto lungo , sottilissimo all’origine e con un no- tevole rigonfiamento allungato alla sua estremità inferiore. Paragonando questa mia figura con quella che Gassies e Fischer dànno d’un indi- viduo francese attribuito alla stessa specie, sarà agevole rendersi conto della enorme differenza che corre tra loro. Secondo il Taylor, la citata figura degli autori francesi rappresenterebbe l’apparato sessuale della T, haliotideay ma io non credo esatta questa supposizione, poichè la forma affatto diversa della borsa copulatrice e del suo collo, la posi- zione molto più superiore della protuberanza laterale della guaina della verga situata quasi presso lo sbocco del canale deferente ed altre dif- ferenze di minore importanza mi sembrano più che sufficienti ad eselu- dere tale opinione. Sarebbe molto interessante un nuovo esame anato- mico di esemplari francesì dì questa specie per mettere in chiaro se la figura di Gassies e Fischer sia errata, ed in caso contrario per stabilire su di essi una nuova specie separata dalla 7. Maugei. Quest'ultima supposizione mi sembra sia avvalorata dai seguenti due fatti. Il Lacaze-Duthiers rappresenta nelle figure 2 e '7, tav. XXIX, la estremità posteriore (fortemente ingrandita) delle 7. haliotidea e Mau- geî, essendo asportata la conchiglia. In entrambe queste figure è ben chiaramente segnato il dipartirsi dei solchi laterali dal solco peripalleale, e da esse si vede che i due solchi lasciano tra loro al punto di partenza uno spazio pressochè uguale in entrambe le specie. Io non ebbi agio di chiarire questo punte sugli animali vivi, ma osservando quelli conser- vati nell’alcool (ed ugualmente contratti da questo liquido) vidi che la distanza tra l’origine dei due solchi laterali è nella T. Mauge? tre volte maggiore che nella 7°. Raziotidea. In secondo luogo nella succitata figura della estremità posteriore della T. Maugeî il cappuccio, o man- tello, che è ricoperto dalla conchiglia è rappresentato d’un colore uni- formemente bianchiccio , come si osserva nella T°. Raliotidea, dubia e catalonica, mentre nella 7. Maugeî di Lisbona io l’ho trovato ampia- mente screziato di macchie nere, irregolari, assai più visibili di quelle che sono sparse sul dorso. Nella T°. catalonica la distanza tra l’origine de’ due solchi laterali, avuto riguardo alle minori dimensioni dell’animale, è circa il doppio che nella 7. haliotidea, mentre nella 7. darcinonensis è ancor minore che in quest’ultima specie. Il Taylor invece osservò nella 7°. scutulum che dal solco peripalleale si staccava un solo solco, it quale, biforcandosi immediatamente, dava origine ai due solchi laterali, i quali. così avevano un punto di par- tenza comune, contrariamente a quanto si può vedere nella specie da me esaminata. Ho voluto riferire questa osservazione perchè il vario modo dî com- portarsi dei solchi laterali credo possa fornire buonissimi caratteri per la distinzione delle specie di questo genere. Inoltre il Taylor nelle con- clusioni del suo studio esprime il dubbio che tanto la 7. bisulcata quanto la T. Pecchiolti siano una cosa sola con la 7. scutulum. Nulla posso dire della 7. disulcata, della quale non conosco l’animale, ma quanto alla 7°. Pecchioliî posso attestare che si distingue dalla 7°. scutuzum oltre che per le differenze della conchiglia, anche per i solchi laterali, i quali, sebbene ravvicinatissimi alla loro origine, pure ciascuno d’essi è già indipendente fino dal punto di partenza e non hanno una sola origine comune come nella T. scutulum. Quanto alla radula, il Lacaze-Duthiers dice di aver osservato (1. c., p. 494, tav. XXXI, fig. 24) un piccolissimo dente mediano in forma di stilo, che nessuno degli osservatori precedenti a lui aveva veduto; io debbo confessare che per quanta cura abbia messo nell’osservare, anche con un forte ingrandimento del microscopio di Zeiss, le radule della T. haliotidea, dubia e Pecchiotii, non mi fu dato scorgere questo dente centrale. SPIEGAZIONE DELLA TAVOLA I. Fig. 1. Apparato sessuale di Testacella Maugei Ferussac di Lisbona. — 2. App. sess. di 7. haliotidea Drap. di Cavoretto presso Torino. — 3. App. sess. di T. dubia Poll. di Cavoretto presso Torino. TSE TT_-- 2266 - Tip. Guadagnini e Candellero, via Gaudenzio Ferrari, 3 - Torino. ara, Bol, Bic : 0. Loria cli if ta Wa li RS ce % a; hi A Gasvoneni no i a tt il iter pre PINI aitoti : | no ; Ti be è. | bal "i “n u I " ' CAL ee xa) î f Li b i 3) i È DI i aste n i 2203A i (dt cali # “ di ; IS, i Iagifa “ ò . a Pe t] . » 4R}i eb i (0 A Fuel iierita cunala 01 { re ta | pf La) j { $ Y è Mati À i VTADIA vis ( \ ‘ en T $ 7A FARÀ - di è 1 ce PE (RSI ' DI A ro da; r, i ì n Felrd, po A Ù 10 | ‘ Pi bi] 7° A va 4 a i ; Lap £ : n i "+ JU J Fis OLI 4 Dot y Da) " Ck ; n ' 4% È |” Ù da Lee Lu a - Li p- J p. a ‘ 2% n f î 1 $ ITRIT + Ù vi ha PRC BI Pa E" È ì td » x x è è ‘4A è’) I N i ci È Ù 4 , © N + N" DI A tati Vai \ eta "la Bei : ( . : (RI DA - Via Chendfa gal aa Le » PRO if i are ne “ii i ni > a e z Hal LA rieti cosi Aver. 1a-aian +IQRARTO ti a Wa sesg ne: di thai UnA . ali ARI (ox niro b.: al osro. lio: a ubbie-chik taglio > Pi sola. don La Pal Pre ee n$; NO a HG COBARO timala; Shasi dlelinzne — x 7. confe glia, sncgo perdso dt Imiarali i, il, Urigito | (DOR@e: (ascengit Re ale & ae ; DE. "Pi zl TRTLLRSITI Ivo egpiada sr I | | preg Avere + #1 i Md: A «Ere ;i Of-3 a Jato ARtOrdo ; È : Efista .. Vo! ì ti rezza LUI 4 Tartna 4% ) da Li E rh — — Sdf a - a isp, Wa s1) [edo si vel greta sl a «ut: si LI SE a SLM ar BOLLETTINO Musei di Loologia ed Anatomia comparata / / 6957 della R. Università di Torino Mag. Dci | N. 5 pubblicato il 6 Aprile 1889 Vioebelv CARLO POLLONERA. Nuove aggiunte e correzioni alla Macologia terrestre del Piemonte. Questa mia breve nota fa seguito ai miei due precedenti lavori: 1° Elenco dei Molluschi viventi în Piemonte (Atti della R. Accademia Scienze di Torino, vol. XX, marzo 1885); 2° Aggiunte alla Macologia terrestre del Piemonte (Bollett. dei Musei di Zool. ecc. di Torino, n. 17, 22 nov. 1886). Seguirò dunque la stessa classificazione usata in quelli e verrò man mano facendo quelle aggiunte e quelle correzioni che furono rese ne- cessarie dagli studi e dalle ricerche fatte in questi ultimi due anni. Segnerò con un asterisco le forme non menzionate nei succitati lavori. Fam. I. TESTACELLIDA. 1%, *Testacella haliotidea Drap., 1801; Pollonera, Boll. Mus. Zool., ecc. Torino, n. 43, 14 aprile 1888, e n. 57, 1889. Villa Doyen a Cavoretto sulla collina di Torino. Var. * dilatata Poll., Boll. Mus., ecc. Torino, n. 57, 1889. Vive colla precedente. 18. *T. dubia Pollonera, Boll. Mus., ecc. Torino, n. 43, 1888, tav. II, fig. 4, 5, 6, e n. 07, 1889. Villa Doyen a Cavoretto sulla collina di Torino. ly. *T. subtrigoma Poll., Boll. Mus., ecc. Torino, n. 43, 1888, tav. II, ipa Villa Doyen a Cavoretto sulla collina di Torino. Fam. II. LIMACIDA. 3. Limax canapicianus Poll., Elenco moll. terr., 1885; Appunti di malacol. in Boil. Mus., ecc. Torino, n. 51, dicembre 1888, tav. III, fig. 2 e 8. ‘Var. ocellatus Poll., Boll. Mus., ecc. Torino, n. 51, dic. 1888, tav. II, 110229 È Abita a Forno di Rivara nel Canavese insieme alla forma tipica, dalla quale si distingue per il cappuccio ornato dì sole 6 o 7 macchie nere irre- golarmente disposte nelle sue parti laterali, e pel corpo privo di macchie sul dorso e con due serie di macchie nere sui fianchi. 3 dis. L. polipunctatus Poll., Boll. Mus., ecc. Torino, n. 51, dic. 1888, tav. III, 12. 13. 19. 20. 27. fig. 5 = L. millipunctatus Poll., Boll. Mus., ecc. Torino, n. 17, nov. 1886 (non Pini). i L’esame dell’apparato sessuale mi ha fatto distaccare questa forma di Givoletto dalla specie di Pini, alla quale l’avevo dapprima attribuita come semplice varietà. Esternamente si distingue dal L. millipunctatus Pini per la macchiettatura del cappuccio molto più minuta e più irregolare di forma e per il lembo del piede molto meno visibilmente punteggiato di nero. Malacolimax tenellus Nilsson, 1822. Credo di dover accettare come distinto dagli Agriol#maa il genere Ma- lacolimax, a cagione delle importanti differenze fatte note dal D' Simroth, ma non convengo con esso nell’opinione che debbasi invece riunire al genere Lima. M. fungivorus Pollonera = Agriolimax fungivorus Poll., Elenco, ecc., 1885; Boll. Mus., ecc. Torino, n. 21, marzo 1887, tav. I, fig. 7-9. Non mi è più stato possibile ritrovare questa specie nè a Givoletto nè altrove, e non ne conosco ancora lo stato adulto; ma i caratteri della radula la separano nettamente da tutte le specie affini. Vitrina gootiformis Poll., 1884. Il D" Westerlund nel 1° fascicolo (1886) della sua grande opera: « Fauna der in der palaearct. region » collocava questa mia specie come sinonimo della sua V. Xotul@ della Galizia; ma nel supplemento pubblicato l’anno susseguente riconosceva di avere errato, e l’annoverava come specie di- stinta. V. òrevis Ferussac. Valle della Scrivia: Busalla. V. pellucida Muller. Valle della Scrivia: Stazzano presso Serravalle. . Hyalinia polygyra Poll., Elenco, ecc., 1885 = H. orope@ensis Paulucci in Westerl. Fauna, ecc., I, 1886. Valle del Cervo: Oropa (Paulucci). 40 bis. *Hl. obscurata Porro. Valle del Lemmo negli Apennini: Voltaggio (Pini e Issel). 51 bis. H. mixta Westerl., Fauna, ecec., I, p. 44, aprile 1886 = ZH. stadilei Poll., Boll. Mus., ecc., n. 17, nov. 1886. Il nome imposto a questa specie dal Westerlund, essendo Riiena di qualche mese al mio, deve avere la preferenza. 54%, *HI. (Conulus) praticola Reinhardt, Sitz. Ber. Ges. Berlin, 1883, p. 40, Westerl., Fauna, ecc., I, p. 26, 1886. Colline di Gassino e posature del Po presso Torino. 546. * HI. (Conulus) callopistica Bourguignat in Servain, Moll. Esp. et Portug., 1880, p. 30. Valle della Dora Baltea: Courmayeur. Fam. III. PUPIDA. 70. Vertigo monodonta Poll., Elenco, ecc., 1885. 70 Posature del Po a Torino, rarissima. =" Questa specie sì distingue dalla V. muscorum Drap., oltrechè per il grosso e profondo tubercolo palatale, anche per il modo di costulazione. Nella V. muscorum le costicine sono relativamente grosse e non serrate le une contro le altre, cosicchè lo spazio vuoto tra l’una e l’altra di esse è più largo che lo spessore di ciascuna costicina. Nella V. monodonta in- vece le costicine sono più sottili che nell’altra specie, e tanto più serrate che gli spazi vuoti hanno scarsamente la larghezza dello spessore delle costicine. . *W. strobeli Gredler, Tirol’s land. u. sussw. conch., 1856, p. 114. a. typica. Apertura tridentata. B. bidentata. Tuberculo palatale carente. y. edentula. Rovine del castello di Lesa sul Lago Maggiore. La forma meno rara è l’ultima ; le altre due sono rarissime. Proba- bilmente questa specie è soltanto una varietà della V. calZiehratis Scacchi di Napoli. Tuttavia, confrontati gli esemplari di Lesa con quelli della V. callichratis dell'Orto Botanico di Napoli, li ho trovati ancora più pic- coli ed a costicine un po’ meno distanti tra loro. In quelli di Napoli poi non trovai la forma tridentata e costante il tubercolo palatale, mancante il parietale e debole o nullo il columellare. Invece nella specie di Lesa il palatale manca quasi sempre; le sottili costicine, sebbene meno distanti che nella forma napoletana, non sono più serrate che nella V. muscorum e quindi assai più rade che nella V. monodonta. 84. Pupa ligustica Poll., Note malac. , in Boll. Soc. malac. ital., XII; 1887, p. 214, tav. VI, fig. 9-10 = P. diplicata Poll., Elenco, ecc., 1885 (non Michaud). Nel sopra citato lavoro ho descritta e figurata questa specie che è no- tevolmente diversa dalla P. diplicata Michaud trovata a Lione in Francia. 90. Torquilla mortilleti Stabile. Var. *‘simoni Bttg., Nachr. blatt., 1884. Più piccola della 7. dlanci. Apertura più arrotondata, quasi circolare, peristoma meno labiato. Plica angolare meno robusta, pliche palatali 91. D% penetranti più profondamente: alt. 6-6 1/9, largh. 2 1/,-2 1/3 mill. (Mon- cenisio). Io ritengo che questa sia una varietà della 7. mwriélleti e non della T. blanci, come opina il D" Westerlund. Quest’ultima forma non si trova al Moncenisio, mentre l’altra vi è non rara e presenta alcune piccole va- riazioni tanto nella robustezza che nella statura e nella lunghezza delle pliche palatali. T. blanci Poll., Elenco , ecc., 1885. ll D" Westerlund, Fauna, ecc., III, 1887, p. 118, descrive come nuova questa forma col nome di Pupa limonensis. Se si conserva un solo nome generico per le Pupa e le Torquilla, il nome di Westerlund deve avere la preferenza, perchè vi è una Pupa (Sphyradium) blanci Bgt. descritto ncl 1873, ma se si accetta il frazionamen'o del genere Pupa, il nome di T. blanci Poll. ha la priorità su quello dato dal Westerlund. Balea perversa L. Var. *suecana Westerl., Fauna europ. moll. extramar., II, 1878, p. 207. i (©]| 159. Valle del Cervo: Rosazza. Gli esemplari piemontesi differiscono da quelli di Ronneby (Svezia) per l'apertura a peristoma più robusto e spesso com- pletamente distaccato dal penultimo anfratto, cosicchè assume un aspetto molto di Olausilia. Fam. IV. STENOGYRIDA. . Zua locardi Poll,, Elenco, ecc., 1885. Moll. foss. postplioc. del contorno di Torino, 1886, fig. 26. Nel citato lavoro dò anche la figura della Z. subeylindrica L. per far meglio risaltare i caratteri distintivi delle due specie. Fam. V. HELICIDA. . Helic (Trichia) salassia Poll., Elenco, ecc., 1885. Moll. foss. postplioc. cont. di Torino, 1886, fig. 57-59. Nel citato lavoro ho dato la figura di un esemplare di Aosta, come pure ho figurata la specie seguente; cosicchè dal confronto di queste due figure riesce agevole la distinzione delle due specie. . H. (Tr.) pegorarii Poll., Elenco, ecc., 1885. Moll. foss. postplioc. cont. di Torino, 1886, fig. 69-71. H. (Fruticicola) strigella Drap. Molti autori collocano la H. strigella nel genere o sottogenere EuZota insieme alla H. fruticums; è questo un errore dimostrato dall’esame ana” tomico dell’animale delle due specie. In fine del mio succitato lavoro (Moll. foss. postplioc. del contorno di Torino, 1886) nella nota A ho dato le figure della mandibola e dei denti della radula delle dlue specie, ed ho messo a confronto i caratteri dei loro organi sessuali. Da questo esame ne risulta chiaramente che la H. strigella è una vera Frulicicola e si 70! 178. 734. *H. (Xer.) caturigia n. sp. l 179. 180. 181. collega coi gruppi di specie delle H. carthusiana, hispida, ecc., mentre le Eulota si accostano pei loro caratteri anatomici alle Campylea. H. (Pomatia) aspersa Mùll. Borgo della Crocetta e colline di Cavoretto nel contorno di Torino. H. (Xerophila) costulata Z., Poll., Moll. foss. postplioc., 1886, fig. 43-46. Testa globoso-subconoidea, rude-striata, sordide albida, apice rufulo, unicolor vel pallidissime zonata; subtus valde convexa, mediocriter um- bilicata. Anfr. 5-51,9 rapide evoluti, convexi, sutura profunda separati, ultimus ad originem obtuse angulatus, ad aperturam rotundatus, declivis. Apertura rotundato-lunaris, peristomate simplici. Diam. 81/9, alt. 6 mill. Valle della Dora Riparia: Cesana. Questa specie è alquanto somigliante alla mia X. reviliascina (Moll. foss. pestplioc., p. 17, fig. 47-49), fossile della collina di Torino, ma se ne di- stingue per le dimensioni maggiori, per la spira meno conica e più ar- rotondata, per la striatura più forte, per la parte inferiore della conchiglia molto più convessa, cosicchè l’apertura diventa molto più alta eguagliando la dimensione della propria larghezza. Le fascie mancano generalmente, o non se ne vede clie una pallidissima traccia di due nella parte supe- riore degli anfratti. Talvolta si trovano esemplari più grandi, io ne ebbi uno che oltrepassava i 10 mill. di diametro. H. (Xer.) cenisia Charp.; Poll., Moll. foss. postplioc., 1886, fig. 37-40. H. (Xer.)garoceliana Locard; Poll., Moll. foss. postplioc., 1886, fig. 35-36. H. (Xer.) mediolanensis Fagot, Bull. Soc. malac. de France, 1884, p. 113 = H. striata Rossm. Icon., VI, fig. 354 a = H. profuga auct. ital. Il sig. Fagot ha dimostrato che Schmidt chiamò H. profuga VH. striata Draparnaud per distinguerla dall’ H. striata Muller; quindi H. profuga è la forma francese figurata da Draparnaud e diversa da tutte le forme italiane di questo gruppo. In Piemonte si trova la forma lombarda, assai bene rappresentata nella citata figura di Rossmassler. ll colore fondamentale è bianco sporco o bruno pallido, con una fascia sopracarenale bruno-scura più o meno larga e talvolta interrotta; 5 fascie infracarenali di varia larghezza, talora riunite variamente, od interrotte, od anche mancanti in parte. Non ho però mai veduto individui privi di fascie. La conchiglia è assai globosa, fittamente striato-costulata, più fi- namente negli esemplari di Milano e più grossolanamente in quell pie- montesi della valle della Scrivia. Il cercine calloso bruno-rossiecio che rafforza il labbro esterno dell’apertura è debole e spesso mancante. L’om- bilico è generalmente meno aperto che nell’esemplare figurato da Ross- massler. Var. *dertonensis. Testa sepe maior, minus globosa, subtrochiformis, umbilico ampliore, apertura angustiore. Diam. 101/92; alt. 71/2 mill. Carbonara-Scrivia presso Tortona. In questa varietà gli anfratti sono meno turgidi, la spira più conica, la parte inferiore meno rigonfia, l’ombilico ancor più aperto che nella figura di Rossmàssler, e l’apertura più piccola ed alquanto schiacciata sopra e sotto. 184. H. (Xer.) umbilicaris Olivi, Zool. adriat., 1792= H. ammonis Schmidt, 190. 191. 1857. Nel mio « Esame critico delle specie terrestri descritte dall’Abate Olivi » pubblicato nel Bollettino della Soc. malac. italiana dello scorso anno, ho dimostrato che non vi può essere dubbio sull'identità specifica delle H. wm- . dilicaris Olivi ed H. ammonis Schmidt, e che quindi si deve adattare il nome imposto dall’autore italiano tanti anni prima dell’altro. Gli esemplari piemontesi di questa specie sono per lo più di colorazione assai pallida; la tinta fondamentale è bianca anche nella parte inferiore della conchiglia; le fascie quasi sempre bruno-chiare; il cercine calloso dell’apertura bianco od appena bruniccio. Assai variabile è l’altezza della spira, e le dimensioni che variano nel diametro massimo da 12 1/9 a 18 1/9 millimetri. . Fam. VI. ARIONIDA. Arion fuscus Miller, var. stabilei Poll. = A. stabdilei Poll., Elenco, ece., 1885. Nel mio lavoro « Specie nuove, ecc., di Arzon europei, » pubblicato negli Atti dell’Accademia delle Scienze di Torino nel 1887, ho collocato questa forma, che avevo descritta come specie distinta, come varietà dell’ A. fuscus di Mùller che ritengo distinto tanto dall’ A. sud/uscus Drap. quanto dal- l'A. hortensis Ferussac, malgrado la diversa opinione di molti autori. A. alpinus Pollonera, « Specie nuove, ecc., di Arîon europei, » in Atti Ace. Sc. Torino, 1887, fig. 25-26 = A. hortensis Lessona e Pollonera (non Ferussac). i Ho separato questa forma da quella francese di Ferussac, perchè se ne distingue per le rughe del dorso più grossolane e più larghe, pel cap- puccio più piccolo, per le zone nerastre laterali più nette, e sopratutto per la presenza di una limacella quasi perfetta, di cui non v’è traccia nell’A. hortensis. Differisce inoltre per parecchi caratteri anatomici della radula e dell’apparato sessuale. Questa specie presenta in Piemonte due varietà di colorazione: una è grigio-cinerea, a fascie scure ardlesiache; l’altra è grigio-giallastra, a fa- scî@8 bruno-scure. Una terza varietà, trovata a Rivarossa Canavese, gial- lognola, a fianchi bianchi e fascie appena visibili, da Mario Lessona chia- mata var. aureus, non fu più trovata nè in quella località, nè altrove, e credo debba semplicemente considerarsi come un caso isolato di semi- albinismo. Il D" Simroth considera questa forma (Ber. Naturf. Ges. Leipz. 1884) quale albinismo dell’A. empiricorum (= A. rufus); ora quest’ul- tima specie non vive a Rivarossa e le località più vicine nelle quali si trova sono i contorni di Pavia o le parti basse delle vallate della Savoia, cioè a molti chilometri di distanza. Inoltre la statura piccolissima unita- mente alla presenza degli organi sessuali perfettamente sviluppati dell’in- dividuo in questione contraddicono pienamente la supposizione del D" Simroth. *191 a. A. cottianus, n. sp. A. hortensi proximus, a quo differt statura paululum minore, dorso minus rugoso, solea subtiliore. A. leviter rugosus; sordide griseus, medio fuscatus, lateraliter atro-ca- staneo zonatus et reticulatus. Solea subtilissima, pallida; pedis margo externus pallide flavus, postice cinereopunctulatus et sublineolatus, ad glandulam caudalem nigrescens. Limacella nulla. Long. (in Alcool) 15 millim. Bardonnecchia nella Valle della Dora Riparia. Parlerò più diffusamente e darò la figura di questa specie in un prossimo lavoro. 1918. ‘A. ambiguus, n. sp. A. hortensi proximus; mediocriter rugosus; clypeus sordide albidus, lateraliter ardesiaco-zonatus; dorsum cinereum, medio fuscatum, latera- liter ardesiaco-subzonatum; caput et tentacula nigrescentes; solea sub- albida, pallidissime flavescens, medio cinerea; pedis margo subalbidus, pallidissime flavescens, levissime transverse griseo-lineolatus, ad glandulam caudalem punctulis cinereis obscuratus. Long. max. 25 mill. Bardonecchia nella valle della Dora Riparia, e Boves presso Cuneo. Fam. X. CYCLOPHORIDA. *210 dis. Pomatias septemspiralis Razoum, 1789. Monte Mondolè presso la Grotta di Bossea in Val Corsaglia. Fam. XII. ACICULIDA. *213 dîs. Acme gentilei Pollonera, Bollett. Soc. malac. ital. 1889, tav. II, ia È Monte Mondolè e presso la bocca della Grotta di Bossea in Val Corsa- glia, raccolta dal prof. Gentile di Porto Maurizio. Con queste nuove aggiunte le specie viventi di Molluschi terrestri trovate in Piemonte raggiunge il numero di 235. ATI x i i nie IE e, qa a eri ui F% lr veto vw p popgnigritti tino maftil< MH up & 1aovizorg ppt È ita, 81040 ì 0-06194 100tasdgi £u0t002p? sn ender adi fava ;ayreguiolizal. né fr “nibilfadg Dari ‘00 Hola i Ande levando anisno® Qaa FREFTISIINO GB i RA NTISRRO HALO o CORI A0G 50 cum i 4 io \ 5 LD pil 1 } i do sergio cpiabus La] reali { È 4) frali = n v a è 1a Can sta RARE] + AnaliefFializ;i Ta givodieriloli sila lag siro di 11 SATO ing onartati am ia prof glio DIS vu ‘AG O PPRANA Lib i : «D'TOTRI sile fo Dip ie GIOO i Reso o ib n UN: sh è v715 ce EITTIGO sie n La TI kJ Lil vp ASILI \ \Os ie VIS redituta nni 1 > de î a r RESTA, Li La È 1 i ] SOLAIO : ) ;I1c] si osdune-o WBODTA 7 Ò \ ) pi ‘ a È ta RE ; — 1 ? 14) , MIE SLI 7] 108 È ana i] GDtiazi 00 sal E è Tai ; E “ogvypl 1 3 x 1) eo i SIRIO gtoO ato Sai / e : { ric 8) seio(i Ù } , SII dOHHOJIOYO. A 106% -Hx 0h) la U sedH db. att0s5). silab #090d si 0s89tq d BLObraò pisiups. oj109 ib d1lNns5 A01g Eb intssdi video Mib iftavivzalsogaal strisigga, osti a i id ib'otemponib oggi nigast otuomolile BOLLETTINO Musei di Zoologia ed Anatomia comparata /7, Las della R. Università di Torino DIE, LO Di = iS z = leica î : N. 59 pubblicato il $ Aprile 1889 Vor. IV A. MICHEL Professeur agrégé de Sc. physiques et naturelles, elève au laboratoire d'hystologie du Collège de France. Sur Wépiderme des GORDIUS © Une note, publiée par moi, sur « l’existence d’un véritable épiderme cellulaire chez les Gordiens » (Comptes Rendus Ac. Sc. de Paris, 31 Déc. 1888) a suscité une reclamation de priorité de la part de M. le D' Camerano [Bollettino de’ Musei di Zool. ed Anat. comp. d. R. Uni- versità di Torino, 28 janvier 1889]: je tiens à déclarer que j'y fais en- tièrement droit. Bien que, dans ces mémoires parus en 1886 et 1887, M. Camerano ait fait allusion à la structure cellulaire de l’épiderme, comme d’autres observateurs cités dans ma note, ce n’est guère que dans un travail sur l’anatomie et l’histologie des Gordiens [Ricerche sulla Anatomia ed Istologia dei Gordii. Note preliminari: Bollettino de’ Mus. d. Zool. ed Anat. comp. d. R. Università di Torino, 8 mars 1888; mémoire complet publié à part, Turin, avril 1888], que cet auteur établit par une de- scription et une figure l’existence de cellules dans la couche sous-cuti- culaire , qui doit porter le nom d’épiderme. Ce travail avait à peine (1) Il signor A. Michel, con una cortesia ed una delicatezza che tutti quelli che si occupano di ricerche scientifiche sapranno apprezzare, desidera che si pubblichi questa nota relativa alla questione di priorità da me sollevata nel numero 54, vol. IV di questo Bollettino, la quale rimane così intieramente esaurita. Ripeto qui quello che già dissi nella nota ora citata. I risultati del Michel sono importanti, poichè vengono a confermare in modo indubitato la natura epidermica dello strato cellulare dell’integumento dei Gordii, e non ipodermica modificata, come sostenne il Villot e come sostiene tuttora in una nota recente pubblicata nei Compt. Rendus (11-18 febbraio 1889) in risposta alla nota del Michel. L. CAMERANO. paru et je n’avais pas pu en avoir connaissance, à l’époque où j'ai fait mes observations, et rédigé ma note, bien antérieurement à la date de la publication: c'est ce qui explique que je n’aie pas nommé M. Ca- merano, et méme que j’aie pu publier cette note. Le mérite d’avoir définitivement fixé la véritable structure de l’épi- derme des Gordius, et renversé les erreurs sur sa constitution proto- plasmique ou nerveuse, revient, il me semble, pour les extrémités de l’animal et quelques autres points (cellules cylindriques) à Vejdovsky [Zeitschr. f. wiss. Zool. XLIII, 1886] et pour le reste du corps (cellules plates sinueuses) à M. Camerano. Pour mes recherches, faites sans avoir eu connaissance des résultats fournis par cet auteur, elles fournissent, comme M. Camerano veut bien le dire, un argument en faveur de leur exactitude. Quant à la question secondaire des rapports entre les saillies de la cuticule et les cellules de l’épiderme, d’après mes préparations, mon- trant, juxtaposées sur des coupes tangentielles, les papilles et les cel- lules, je crois devoir maintenir que chez le G. folosanus 4 (qui a fourni le dessin de ma note) les papilles de la cuticule correspondent respec- tivement aux cellules de l’épiderme. Paris, 30 mars 1889. 2290 - ‘lip. Guadagnini e Candellero, via Gaudenzio Ferrari, 3 - Torino “BOLLETTINO Musei di Zoologia ed Anatomia comparata della R. Università di Torino N. 6O pubblicato il 8 Aprile 1889 Vor. NI + D' DANIELE Rosa. Descrizione dell’ALLOLOBOPHORA MIMA, n. sp. Nuova specie di Lombrico italiano. Questa nuova specie di Lombrico, proveniente da Udine nel Friuli, appartiene alle forme più grosse delle famiglia dei Lumbricidi (antecli- telliani). A queste forme più grosse del Luzmbricus Rherculeus (Sav.) = L. agricola Hoffm. appartenevano finora solo l’ A//o/obophora compla- nata (Dugès), lA. gigas (Dugès), lA. (octoclasion) Frivaldskyi (Orley), l'A. Rhispanica Ude, e lA. Telliniî Rosa. L’Hormogaster Redii Rosa, forma grandissima che si trova nell’ Italia centrale e in Sardegna, non appartiene ai veri Lumbricidi, ma bensì ai Geoscolecidi (LombDriciens intractitelliens part. Perrier). L'A. mima ricorda tanto lA. complanata quanto lA. TelZlinti, che entrambe si trovano pure nel Friuli; per l’aspetto generale e la colora- zione essa può venire facilmente scambiata colla seconda, mentre per la disposizione delle setole, per il numero delle spermateche e per altri caratteri essa è molto vicina all’A. complanata. Ecco i caratteri più importanti di questa specie quali li ho constatati in un solo individuo conservato in alcool. Località. Udine nel Friuli (Veneto), dal D' Achille Tellini. Lunghezza (in alcool) 22 cm. Diametro massimo 10"". Forma cilindrica anche posteriormente. Colore (in alcool) fondamentalmente carneo; ogni segmento porta dor- salmente una fascia bruna non interrotta, che occupa quasi tutta la la larghezza del segmento stesso ed arriva sino allo spazio tra le setole dorsali e le ventrali (2-3), nel quale spazio essa cessa subitamente. Il clitello è carneo, mA vi si vedono ancora traccie sfumate delle fascie. Prostomio (lobo cefalico) breve, che intacca circa '/, del 1° segmento; esso ha inferiormente un solco longitudinale. Ctitello a sella occupante i segmenti (28-40) = 13. Esso termina net- tamente fra le setole dorsali e le ventrali. I /udercula pubertatis non son ben visibili, ma sembra che essi occupino tutta la lunghezza del clitello. Orifizî maschili al 15° segmento fra le setole dorsali e le ventrali non circondati da alcun rigonfiamento. Pori dorsali ben visibili. Nefridiopori aprentisi quasi tutti sulla seconda serie (ventrale) di se- tole, ma alquanto dorsalmente. Setole distanti, disposte pressapoco come nell’A. complanata. L’in- tervallo fra le setole ventrali 1 e 2 è quasi uguale a quello fra le se- tole 2 e 3 (quest’ultimo è tuttavia in generale un po’ maggiore); quello fra le setole dorsali 3 e 4 è il più piccolo. Alla parte anteriore del corpo el’intervalli 1-2, 2-3, 3-4 diventano quasi uguali. NOTE ANATOMICHE. I dissepimenti anteriori sino al 14-15 inclusivo sono estremamente spessi e muscolosi. Le anse pulsanti moniliformi, molto grosse, occupano i segmenti 7, SSA Se Le vesicole seminali sono in 4 paia ai segmenti 9, 10, 11, 12 (non ho potuto decidere se esistano o no capsule seminali). I festes son ben visibili ai segmenti 10 e 11 contro al dissepimento anteriore. Gli ovarti son pure ben visibili al segmento 13 in posizione analoga a quella dei testes. Le spermaleche sono in 6 paia ai segmenti 6, 7, 8, 9, 10, ll e si aprono posteriormente. Nel canal digerente è da notare che le g/andole di Morren stanno in un paio solo al 10 segmento e son corpi ovoidi, sessili, come nella A. complanata, in cui hanno la stessa posizione. 2291 - Tip. Guadagnini e Candellero, via Gaudenzio Ferrari, © - Torino BOLLETTINO Tor di Zoologia ed Anatomia comparata CIA Ma 2, 839 della R. Università di Torino N. 61 pubblicato il 10 Aprile 1889 Voc. DV Dott. LORENZO CAMERANO. | primi momenti dell'evoluzione dei GORDII. NOTA PRELIMINARE È in corso di stampa un mio lavoro, con due tavole, sull’argomento sopra detto, che io presentai alla R. Accademia delle Scienze di Torino, nella seduta del 7 aprile dell’anno corrente. Le conclusioni principali a cui sono giunto collo studio dei EI mo- menti dell’evoluzione dei Gordii (1) sono le seguenti: La maturazione dell'uovo si compie negli ovidotti: le uova, quando «sboccano nel diverticolo cloacale, sono atte a ricevere gli spermatozoi che escono dal ricettacolo seminale, il quale si apre nella parte supe- riore del diverticolo stesso. Non ho potuto riconoscere la presenza nè del po/o di impregnazione, nè del c?rcolo parapolare , che il Van Beneden trovò nelle uova di Ascarîis megalocephala: credo tuttavia che si possano considerare le uova dei Gordii provviste d’una membrana, fatta forse eccezione per gli stadii giovanissimi. Ho osservato due macchie di Wagner, le quali provengono dalla mo- dificazione del filamento nucleare. Le due macchie di Wagner si risol- vono poi in due gruppi di bastoncini cromatici. La vescicola germinativa, appena sono costituiti i gruppi di baston- cini cromatici, presenta una serie di modificazioni che ricordano abba- stanza esattamente la figura ipsiliforme e le sue modificazioni descritte dal Van Beneden per l’Ascaris megalocephala: la stessa cosa si dica (1) In questo lavoro io ho studiato principalmente le uova dei Gordius Vil- loti-Rosa. Qualche osservazione ho fatto pure sulle uova del Gordiîus tolosanus e sul G. gratianopolensis. per la formazione degli ‘aster. I due rami della figura ipsiliforme sì pre- sentano in generale’ molto aperti. Il primo ed il secondo globulo polare si formano con processo analogo a quello dell’ Ascariîs megalocephatla. Il primo globùlo polare si compie prima ‘che l’uovo sia giunto nel di- verticolo cloacale. Il secondo globulo polare si forma talvolta prima della penetrazione dello ‘spermatozoo ‘ nell’uovo e talora dopo che lo spermatozoo è già penetrato nell’uovo e che questo è già stato emesso. Le uova, quando vengono emesse, presentano per lo più il pronueleo maschio già costituito; talvolta si trova già formato anche il pronucleo femmina. Nelle uova non fecondate si osserva il pronucleo femmina. I due pronuclei nella massima parte dei casi, a quanto ho potuto os- servare, non si fondono insieme; ma vengono più o meno intimamente a contatto. La figura dicentrica che ne risulta e il processo di divisione dell’uovo in due sfere di seementazione procede analogamente a quello degli Asca- ridi in genere. La segmentazione è totale, ma poco regolare. Dalla segmentazione ne risulta una sferroblastulta formata di due strati di cellule. Dalla sferroblastula si forma una celogastrula colri- piegarsi dei margini laterali della steroblastula. Lo ‘strato esterno della celogastrula è l’epiblasto, e lo strato interno l’ipoblasto. La celogastrula ha un prostoma ben spiccato. In complesso si vede che nei Gordii il processo della segmentazione e della gastrulazione è ‘analogo ‘a quello del Nematodi. Ciò viene ‘in appoggio alle conclusioni alle quali ero giunto collo studio dell'anatomia e dell’istologia dei Gordii (1), che cioè questi animali appartengono alla classe dei Nematelminti, della quale costituiscono un ordine distinto. (1) Ricerche intorno all’Anatomia ed Istologia dei Gordii — con nove ta- vole. Torino, Ermanno Loescher, 1888. 2810 - lip. Guadagnini e Candellero, via Gaudenzio Ferrari, 3 - Torino 12,064 Musei di Zoologia ed Anatomia comparata della R. Università di Torino N. 62 pubblicato il 8 Maggio 1889 VoL. IV Dott. M. G. PERACCA. Intorno all’acclimamento di alcune specie di Batraci Urodeli ed Anuri in Italia. Fin dall'anno 1885 io sono andato man mano introducendo nei din- torni della mia villa di Chivasso, nelle pozzanghere ed in un piccolo iaghetto fatto espressamente costrurre nel giardino, parecchie specie di batraci europei, urodeli ed anuri, estranei in parte all’Italia ed in parte ai dintorni di Chivasso. Lo scopo di questi tentativi di acclimamento è di studiare sperimen- talmente in un ambiente opportuno, dove è facile l’osservazione ed è con cura impedita la fuga degli animali che possono del resto vivere a meraviglia in un vasto giardino, le modificazioni che le differenti specie potranno presentare, adattandosi nel tempo al nuovo ambiente , di cui i coefficienti possono essere facilmente determinati. Le specie di batraci fino ad ora introdotte, che qui enumero anche per evitare che altri le trovi e consideri come specie nuove per la nostra fauna, sono le seguenti : Triton alpestris Laur. Introdotto nel 1885 in circa 150 individui nei dintorni della villa, non esistendo allora il laghetto nell’interno del giar- dino. Provenivano dalle colline di Castino (presso Alba). Triton marmoratus Latr. Nel 1886 furono introdotti nelle pozzanghere dei dintorni circa 90 individui provenienti da Angers (Maine-et-Loire, Francia). Circa 350 esemplari — pure di Angers — li introdussi quest'anno, nei primi giorni di aprile, nel laghetto del giardino. Triton cristatus Laur. Circa 300 esemplari, provenienti pure da Angers, furono quest’anno introdotti nel laghetto del giardino assieme ai Triton marmoratus, i Triton palmatus Schn. Circa 200 esemplari furono introdotti quest'anno nel giardino. Provengono pure da Angers. Pleurodeles Waltlii Michael. Ne furono introdotti in giardino 3 esemplari, due » ed uno © nel 1888. Probabilmente quest'anno ne sarà aumentato il numero, se mi sarà dato di ottenerne altri dalla Spagna. Bufo calamita Laur. Nel 1886 ne vennero introdotti 12 esemplari nei dintorni della villa. Alytes obstetricamns Laur. Ne furono messi quest'anno 5 esemplari in giardino ed una trentina di ova mature, tolte alle zampe dei maschi, nel laghetto. Bombinator pachypus. Ròs. Nel 1887 un centinaio di esemplari — di Venezia — avuti dal cortesissimo sig. Conte A. Ninni, furono messi in libertà nei dintorni della villa. Bombinator igmeus. L. Ne furono introdotti una ventina nei primi giorni di maggio in giardino, provenienti da Magdebourg (ricevuti dal sig. Koch) e parte da Gorizia (sig. Schreiber). Le prime tre specie sopra nominate, cioè il Triton alpestris, mar- moratus e cristatus, furono introdotti per studiare alcune questioni più speciali, di cui dirò ora brevemente. Nel 1885, in una gita fatta a Castino (dintorni d'Alba) col sig. Bor- zone, trovammo il 7r. a/pestris (1) abbondantissimo sopra colline so- leggiate e calde ad una elevazione di circa 400-500 m. sul livello del mare. Un fatto importante ci aveva colpiti: la presenza d’un certo nu- mero d’individui branchiati perfettamente adulti dei due sessi, a livrea presso che simile, quanto a vivacità di colore , a quella degl’individui abranchiati. Il fatto, data la località poco elevata, il clima caldo come nella valle del Po e la poca profondità delle acque delle pozzanghere, era interes- santissimo, non potendosi qui invocare come spiegazione probabile di esso il rigido clima delle Alpi e la conseguente brevità della buona sta- gione che sovente impedisce alle larve di trasformarsi nell’anno, e co- stringendole a svernare fino alla primavera seguente , le abitua forza- tamente ad un genere di vita più acquatico, per cui, come frequentemente succede nei freddi ed elevati laghetti alpini, molti individui raggiungono l'età adulta ed un pieno sviluppo sessuale senza deporre le branchie. Il Dottor Camerano, nella sua Monografia degli Anfibi urodeti ita- Ziani (2), in ragione appunto della frequenza in questa specie di forme branchiate adulte a fianco di numerosi individui abranchiati, coesistenti in località sopratutto alpine — ha distinto due forme — una branchiata ed una abranchiata, affermando così in questa specie un vero dimor- fismo analogo a quello presentato dagli A77.0/ys/oma del Messico. Era il caso qui di tentare in grande l’acclimamento di questa specie in una località di pianura che ci permettesse di controllare se e fino a (1) Sulla presenza del Triton alpestris Laur. in Piemonte — Bollettino dei Musei di Zool. ed Anat. comp. della R. Università di Torino. Vol. I, n. 6, 1886. (2) Reale Accademia delle Scienze di Torino. Serie II, tom. XXXVI. qual punto questo dimorfismo fosse legato colle condizioni dell’ambiente- che potevano in certo qual modo spiegarlo. D'accordo col Dott. Camerano riportai quindi a Torino da Castino circa 150 Tr. azpestris — fra i quali un certo numero d’individui branchiati adulti — tutti gli esemplari fu- rono diligentemente esaminati e, messi in disparte i branchiati, tutti gli individui abranchiati furono messi nelle pozzanghere di Chivasso. La specie si riprodusse benissimo, tanto che ora vi è assai frequente. Quest'anno, nei primi giorni di aprile, trovai con grande sorpresa un tritone adulto maschio che aveva conservato pressochè interamente le branchie, malgrado che la sua livrea — al contrario di quel che si os- serva per gl’individui branchiati delle Alpi — fosse pressochè identica a quella vivacissima degl’individui abranchiati. Il clima di Chivasso è mite, la buona stagione vi è calda e lunga e le pozzanghere dove stanno i tritoni, se non si prosciugano in estate, vi conservano tuttavia po- chissima acqua, condizioni tutte che pure non valgono, a quanto pare e come succede per le larve degli altri tritoni, a determinare sempre in questa specie la trasformazione delle larve. Evidentemente, come del resto risulta dalla nota del Dott. Camerano in proposito (1), questo fatto conferma ed avvalora l’idea di un vero dimorfismo, indipendente pres- sochè dalle condizioni a/tuatî dell'ambiente. Quanto al Tr. marmoratus e Tr. cristatus io li ho introdotti per cercare, come già dicevo nel mio lavoro sulla Bontà specifica del Triton Blasii de }’Isle (2), se era possibile di produrre in Italia questo supposto ibrido, introducendo il Tr, m2armoratus in località dove esistesse ab- bondantemente il Tr. cristatus. I 90 Triton marmoratus che portai da Angers nel 1886 e che furono messi in libertà nei dintorni della mia villa, non diedero finora luogo all’ibrido Tr. B/asîî, almeno non mi fu dato finora di trovarne alcun esemplare. Una ricerca seria di controllo non fu nemmeno possibile : il Tr. marmoratus, dopo il tempo degli amori, fa, a differenza delle altre specie di Tr. europei, un’attiva vita terragnola, da vera Salamandra, per cui, come a più riprese potei constatare, i 90 esemplari si sono sbandati ed allontanati in tutte le direzioni dal primitivo luogo dove fu- rono posti, e molto probabilmente questa specie non potè ancora attual- mente riprodursi con una certa intensità, dato il difficile incontro dei sessi nelle pozzanghere. Aggiungasi poi che nel 1886 non ebbi l’opportunità, come sarebbe (1) Ulteriori osservazioni intorno alla neotenia negli Anfibi — Bollettino dei Musei di Zool. e Anat. comp. R. Università di Torino. Vol. IV, n. 56, 1889. (2) Sulla bontà specifica del Triton Blasii de l’Isle, e descrizione di una nuova forma ibrida di Triton francese — Bollettino dei Musei di Zool. ed Anat. comp. R. Università di Torino. Vol. I, n. 12, 1886. stato forse conveniente, di procurarmi contemporaneamente in gran nu- mero il Tr. cristatus Laur.; il nostro Tr. cristatus subsp. Karetlinii — troppo diverso — probabilmente non darebbe luogo allo stesso ibrido col Tr. marmoratus. Quest'anno perciò il Tr. marmoratus e il Tr. cristatus Laur. furono introdotti contemporaneamente in numero ragguardevole nel mio giar- dino — cinto da muri — in un Jaghetto espressamente disposto, dove l’acqua ha una media altezza di 80-90 cent. e dove la vita vegetale e la vita animale inferiore fu preparata abbondantemente in vista dei nu- merosi ospiti. Gli animali, raccolti in sul principio del tempo degli amori, si ripro- ducono attivamente, come già potei constatare quest'anno stesso, e non potendo fuggire dal recinto in grazia di particolari disposizioni, torne- ranno negli anni venturi nel laghetto, facilitando così la possibile pro- duzione del 7yifon Blastî. Un fatto importante potei constatare in questi giorni ed è che nel laghetto dove gettai i Tritoni e dove essendo l’acqua limpidissima è facile l'osservazione, ì maschi del Tr. cristatus del Nord in amore corteggiano attivamente ed indifferentemente quasi . le proprie femmine, le femmine del Tr. cristatus subsp. Karelinii — — esistente prima in giardino e le femmine del Trilon marmoratus. Vi è grande probabilità, avendo constatato con esattezza a più riprese ed in più giorni il fatto- che qualche femmina di Tr. marmoratus ri- manga così fecondata dal 7. cristatus Laur. e dia luogo al desiderato ibrido. Curiosissimo è poi il fatto che, per quanto siano state diligenti e numerose le osservazioni, i maschi del Tr. cristatus subsp. Karetinit non corteggiano altre femmine all’infuori di quelle della propria specie. Se da queste investigazioni verrà fuori qualche risultato degno di nota, ne renderò conto nel Bollettino. 2355 = Tip. Guadaguini e Caniieliero, via Gaudenzio Ferrari, 3 - Tori io per #*#BOLLETTINO “Musei di Zoologia ed Anatomia comparata della R. Università di Torino N. 65 pubblicato il 25 Giugno 1889 VoL. IV D." DANIELE Rosa. Note sui LOMBRICHI iberici. Queste note contengono un catalogo delle specie di Lombrichi trovate sinora nel Portogallo, nella Spagna e nelle isole Baleari. Esse sono fondate : Pet Portogallo su studi da me fatti su molti esemplari di diverse località, che mi furono cortesemente inviati dal signor A. F. Moller, ispettore dell'Orto Botanico dell’Università di Coimbra. Per la Spagna su un recente lavoro di H. Ude, in cui sonò stu- diati dei Lombrichi raccolti dal prof. E. Ehlers (Ude — Veder die Ru- chenporen der terricolen Otigochaeten , etc., in Zeitschrift fir wiss. Zool. Band. XLIII. Per le Baleari su una nota del dott. L. Orley, relativa ai Lombrichi raccolti in quelle isole dal dott. P. Fraisse (Orley — Beîtrdge zur Lum- bricinen- Fauna der Balearen — in Zoolog. Anzeiger, IV Jahrg. 1884, N. 84). Non esistono, per quanto io sappia, altri studi sui Lombrichi della regione iberica. In questo catalogo ho solo citato le opere più facilmente accessibili, in cuì sì possono trovare le descrizioni delle specie indicate. Di nuovo v'è: una specie di A//o/obophora ed una varietà di A. veneta, e di queste son date le descrizioni. Gen. Lumbricus Eisen (Lin. partim). L. rubellus Hoffm, IN. Udi po Il Baleari, 22? L. herculeus Sav. Orley, l. c., cita questa specie dalle Baleari, col nome di Enterion terrestris Lin., ed anche in un lavoro più recente (1) ripete questa in- dicazione usando il nome Lumbricus terrestris Lin. coi sinonimi L. Rer- culeus (Sav.) e L. agricola Hofîm. Questo dato è estremamente dubbio, perchè il L. hercuzeus non è una specie meridionale. Il fatto che Orley, nella sua nota sui Lombrichi delle Baleari, colloca questa specie nel gen. En/erion e non nel gen. Lumbricus in cui egli mette il L. rubellus mostra che egli in questo lavoro egli persisteva ancora nell’errore da lui commesso in un lavoro precedente (2), in cui confondeva sotto il nome di E. ferrestris diverse specie di A//o/obophora. Nel suo lavoro più recente sopra citato (1) egli cita ancora le Baleari fra le località del L. terrestris, senza notare che questa specie, quale egli la intende rettamente in questo lavoro, non ha nulla che fare col- l’E. terrestris dei suoi primi lavori. Gen. Allolobophora Fisen. A. foetida (Sav.). Vi,WUde; l.70., pa132. Portogallo: Orto Botanico di Coimbra. Baleari. 1 A. mucosa Fisen. V. Ud, 1. Ea Pa198, Portogallo: Orto Botanico di Coimbra. Spagna: Cartagena. Baleari. A. veneta Rosa, var. V. D. Rosa — Note sui Lombrichi del Veneto, in Atti del R. Istituto Veneto di Scienze, ecc. T. IV, ser. VI. Venezia 1886 — Riassunto in questo Bollettino, vol. I, N. 3. Portogallo: Orto Botanico di Coimbra. Le descrizioni di questa specie che si trovano nei due lavori citati si riferiscono alla forma tipica che si trova a Venezia e anche nel Friuli. Gli esemplari di Coimbra rappresentano una varietà non descritta e che si trova pure in Liguria. Questa varietà differisce dalla forma tipica per le dimensioni molto (1) Orley — Revisto et distributio specierum terricolarum regionis Palaear- cticae (in ungherese). Budapest, 1885. (2) Id. — A magyarorszidgi oligochaetik faundja. Budapest, 1880. minori, gli esemplari in alcool son lunghi solo 4-5 cm. con un diametro massimo di 3®", e per le setole geminate più strettamente, per cui l’in- tervallo laterale inferiore (fra le setole 1-2) sta abbondantemente due volte nel laterale mediano (fra le setole 2-3). Del resto, nel colore, nella posizione del clitello e dei fubercuza pubertatis, dei receptacula se- minîs, ecc., non v'è differenza alcuna. A. Fraissei Orley. V. Orley, Zool, Anz., n. 84, p. 285. Baleari. L’Ude fa sinonima questa specie, con dubbio, colla A. subrubicunda Eisen. Non è noto se i receptacula seminis si aprano nella A. Fraîsset sulla linea delle setole dorsali, come nella A. sudrudicunda Eisen, op- pure presso alla linea mediana dorsale, come nella A. foetida (Sav.), alpina Rosa, mucosa Eisen e veneta Rosa; perciò le sue affinità sono dubbie. A. mediterranea Orley. MIPOFey, "1" GC. Di 280. Baleari. Specie di affinità incerte come la precedente. A. trapezoides (Dugès). Syn. A. lurgîda Eisen. Va Ude, lic. pi 154 Portogallo: Orto Botanico di Coimbra, Sette Fontes presso Coimbra, Portimao, Pereira presso Monte-mor, Monchique (Algarve). Baleari. Questa specie sì trova rappresentata in Portogallo tanto dalla varietà prevalentemente nordica che corrisponde alla A. turg?îda di Eisen, come dalla vera forma tipica meridionale di Dugès. A. chlorotica (Sav.). Syn. A. rîparia (Hoffm.). Ne Udo, 6... D. 132, Portogallo: Orto Botanico di Coimbra. Spagna: Sevilla. A. Molleri, n. sp. Portogallo: Orto Botanico di Coimbra, Pereira presso Monte-mor, Villa Real de Santo Antonio (Algarve). Di questa nuova specie non ho ancora avuto esemplari perfettamente adulti e muniti di clitello; però in un esemplare i fubercula pudbertatis erano sviluppati, e la loro posizione basterebbe da sola a far ricono- scere la specie. J La lunghezza di questa specie è di circa 15 cm. in istato di media contrazione; è possibile che esemplari più adulti siano più lunghi; i nostri individui potevano allungarsi sino a oltre 20 cm.; il diametro è di circa 4"". La forma è perfettamente cilindrica dappertutto. Il numero dei segmenti va sino a 210, tuttavia l'individuo più adito non ne aveva che 145. La colorazione di questa specie è molto caratteristica. Il colore fon- damentale è un roseo che sul dorso passa più o meno al verdognolo, ma l’estremità posteriore del corpo, tanto superiormente che ventral- mente, è di un verde intenso che talora però passa all’azzurro. Il /obo cefalico 0 prostomio ha un prolungamento posteriore che taglia per '/, il segmento boccale (1° segmento); in complesso esso è simile a quello della A. f#rapezoides. Le aperture maschili al 15° segmento sono abbastanza rigonfie; da esse partono due rilievi longitudinali (07ides), che vanno ai fubercuta pubertatis. I tubercula pubertatis formano dai due lati una serie continua che si estende sugli otto segmenti (50-57). Il cifeZZo non era visibile sui nostri esemplari, ma deve comprendere in sè questi stessi segmenti. Nessuna specie nota ha un clitello in simile posizione; le specie che lo hanno collocato più all’indietro sono lA. gîgas (Dugès), in cui esso termina col 53° segmento, lA. dudiosa Orley (46), l'A. icterica (Sav.). (44) e VA. Rispanica Ude (42). Le setole sono strettamente geminate in 4 paia, come nella A. #@- pezotdes. Le setole ventrali dei segmenti 12, 13, 14 e talora anche del 20 sono portate spesso da ingrossamenti ghiandolari. I pori dorsali cominciano dall’intersegmento 4-5. Da alcuni di essi il verme emette un po’ di liquido giallognolo. Le aperture esterne dei receptacula seminis si trovano agli interse- gmenti 7-8 e 8-9 sulla linea delle setole dorsali 3,4, ma non sono visibili esternamente. I receptacula stanno internamente nei segmenti 8 e 9. Pel complesso dei suoi caratteri questa specie appartiene al gruppo delle A. frapezoîdes e chiorotica, ma essa è nettamente distinta da tutte le specie note di quel gruppo, A. hispanica Ude. V. Ude, 1. c., p. 135. Spagna: Sierra de Moncayo, A. complanata (Dugès). NeUde, 196: p. 1347. Portogallo: Orto Botanico di Coimbra — Mondego — Monchique (Algarve). A. profuga Rosa. WeCUde, 4° c., pi 135 Spagna: Escurial. Gen. Allurus Eisen. A. tetraedrus (Sav.). Nedo J-6., p.139. Portogallo: Sette Fontes, presso Coimbra. Spagna: Sierra de Guadarama. Le specie di Lombrichi trovate nella regione iberica ammontano dunque a tredici (non contando, come troppo dubbio, il L. Rerculeus). Aggiun- gerò che nell’Orto Botanico di Coimbra sembra abbastanza comune e forse acclimata una bella Perichaeta giallo-bruna, evidentemente im- portata da paesi tropicali. 2501 - Tip. Guadagnini e Candellero, via Gaudenzio Ferrari, 3 - Terino. FR frog Ha ic pri: te aquniti o iti pers La Sung sa. ui motti titanio în ri so Fri PA Po 4 piiasib) è bsosi n° CL Uuotne 1 uti Merano ni bien > = Mei it.» di cca Cal È es * La UFAM per feLiniente mi dapigiorta Piu l'arca Ae: PRienti ali cine Li» FORGISTA Ted: 4 boa. no leva. 16, ; e ME La caldo sd) cn > dir tte i Uan: Tape è LL Wi: di, fe Vee; 480 DI PUBEO 0%» o À ma i assioni a nin US LAT, Ripi FP ni Ù i ito, dd va ped tr tà dat À 9%: i Mal: spo Mich ico » dt anita nd ‘nat A. 135) PRES marti il sfigato die Ido "00 i “ir como MI CRETINO i x osi pii -aiogi as cino1 sifamrotevoni idsitdtai ib Dal SNA, (Magpgro tot did 01969 191100, ola pi i Da ca pidruse s1d0ig ib mattata cin lan Pi nobiva peurid-ollsig DIS silodi rav atemtia na Pleo 4a pre th sviità fagmhamo "dal, os rileoigoni «infag: nba N po ri ostonde sugli otto segtunni tti 11 Cel DOLORE visti) ® 9006 È sog; raplati gue uve comiivatero In sù vesti ‘dies veriagati Nemug spari nota bacugrgliteIgisin aimile. 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Fischer-Sigwart, nella sua nota sopra citata, volendo spiegare l’a/binismo negli animali, dice: « L’albinisme chez les ani- maux, qui parait devenir toujours plus fréquent, peut étre expliqué par les observations qui ont été faites dans les environs de Zofingue. .« En effet, on a observé que toutes les fois que, soit par un phéno- mène naturel, soit sous l’influence de l’homme , une espèce animale a été considérablement réduite en nombre, dès que cette espèce se retrouve dans des conditions qui favorisent son développement, on voit apparaître d’abord des albinos. C'est précisement ainsi que les choses se sont passés pour les grenouilles en question. En effet, la localité où elles se trou- vaient avait été louée pendant deux ans à des personnes faisant le com- merce de grenouilles, qui détruisirent pendant ce temps la presque to- talité de ces animaux. Là-dessus survint un décret interdisant la péche des grenouilles, ce qui leur permit de se reproduire de nouveau sans étre dérangées. « Le méme cas s’est présenté aussi le printemps dernier pour les hirondelles. Elles nous arriverent du midi en très petit nombre; mais le printemps leur fut très favorable, et l’on observa plusieurs cas d’al- binisme chez cet oiseau. On peut expliquer de cette manière la pré- sence d’albinos qui ont été observés plusieurs fois dans notre contrée, particulitrement chez le moineau domestique, les campagnols, et der- niérement pour les mulots et la corneille (albinisme partiel). Cela a toujours eu lieu, en effet, lorsqu’une espèce animale avait été très ré- duite, puis subitement placée dans des conditions favorisant sa repro- duction. » Non credo anzitutto si possa affermare, come fa il Fischer-Si&wart, che l’albinismo negli animali vada facendosi più frequente. Se più di frequente che una volta oggi si parla di casi di albinismo, ciò dipende principalmente da che tali fatti si ricercano e si descrivono con cura, mentre prima erano spesso trascurati. In quattordici o quindici anni io ho avuto campo, per ricerche fau- nistiche o anatomiche, di esaminare molte migliaia di girini delle varie specie europee di Anfibi anuri, e tuttavia i casi di albinismo mi sono sempre apparsi rarissimi. — Anche l’Héron-Royer (1) constata simile scarsità. I casi sopra riferiti di albinismo, sopratutto il primo, il quale venne osservato in luoghi dove lo sviluppo del Bw/fo viridis non presentò nè negli anni precedenti, nè nell’anno in cui si trovarono i girini albini alcun che di anormale, e gli altri osservati dal Lessona (2), dall’ Héron- Royer (3) e da altri autori, non concedono di accogliere la spiegazione (1) Sur Za reproduction de l’Albinisme par voie héréditaire chez V Alyte accoucheur. — Bull. Soc. Zool. de France. V. XI, 1886. (2) Op. citat. (3) Op. citat.. - U data dal Fischer-Sigwart del prodursi dell’albinismo negli animali senza: un maggior numero di prove in appoggio, tanto più che negli Uccelli e nei Mammiferi si vede spesso apparire qualche individuo albino in specie nelle quali non si osservarono nessuno dei fenomeni dal Fischer- Sigwart ritenuti causali dell’albinismo. 2513 - Tip. Guadagnini e Candellero, via Gaudenzio Ferrari, 3 - Torino. 4% BOLLETTINO Musei di Zoologia i Anatomia comparata della R. Università di Torino = =_= N. 65 pubblicato il 5 Luglio 1889 VOL Dott. LORENZO CAMERANO. Note zoologiche. TE Di un caso di ovum in ovo. Dal dottor Ragazzoni ebbi un uovo di gallina, il quale misura nel suo grande asse m. 0,044 e nel piccolo asse m. 0,035. — Come si vede, le dimensioni sono al disotto di quelle medie normali che si sogliono os- servare nelle uova di gallina. La forma generale è un po’ diversa dalla normale, poichè i due poli sono sensibilmente di eguale grossezza. Rotto il guscio, presentò dentro un secondo uovo nuotante nell’albume e avente le dimensioni seguenti: lunghezza del grande asse m. 0,020, del piccolo asse m. 0,015. Rotto il guscio di questo secondo uovo, se ne trovò entro un terzo molto più piccolo, il di cui grande asse è di m. 0,010 ed il piccolo asse di m. 0,008. Il guscio del primo uovo è normalmente calcificato ; il guscio del se- condo uovo è meno calcificato del primo ed ha consistenza alquanto coriacea. Il guscio poi del terzo uovo, sebbene contenga una piccola quan- tità di sostanza calcarea, è tuttavia poco consistente ed è quasi traspa- rente. Fra il primo ed il secondo uovo vi è un albume normale colle sue calaze; fra il secondo uovo ed il terzo e dentro al terzo v’è una so- stanza giallognola costituita essenzialmente da albume e da sferule vi- telline; si direbbe quasi che il tuorlo si è disciolto nell’albume. La scienza possiede già descrizioni di altri casi di ovum in ovo. Si possono a tal riguardo consultare: Parona dottor Corrado e B. Grassi — Sopra alcune mostruosità di uova di gallina. Atti della Soc. Ital. di Scienze Naturali, vol. XX, 1878. Rend. dell'Istituto Lombardo, ser. II, vol. XI, 1878. — Giacomo Cattaneo — Intorno a un caso singolare di ovum în ovo. Atti della Soc. Ital. di Scienze Naturali, vol. XXII, 1879. — In questi due lavori il lettore trova le indicazioni bibliogra- fiche riferentisi all’argomento. Tr Anomalia nelle zampe di un CoccotAhraustes vulgaris Pallas. In un mio precedente lavoro (1) io diceva, parlando delle cause che inducono l’apparizione di nuovi caratteri negli animali e .la scomparsa di quelli già esistenti, che queste cause sono molte e molto complesse. « L’uso ed il non uso degli organi e lo sterminato gruppo di fenomeni compresi colla denominazione generale di fenomeni di adattamento sono certamente le cause principali del mutarsi delle forme e dei caratteri dei viventi. « Queste cause non sono tuttavia le sole ed è d’uopo ammettere che molte modificazioni delle forme degli animali hanno una origine pura- mente accidentale. « Ben inteso che la parola accidentale non deve esser presa in senso assoluto e che molti fenomeni ci appaiono come tali, poichè non cono- sciamo: le leggi che li regolano. « Le modificazioni, che noi diciamo accidentali, che si vanno facendo continuamente negli esseri organizzati e su di una scala molto più vasta di quello che generalmente non si creda, cadono immediatamente sotto l’azione di una legge generale ed inesorabile, la scelta naturate, la quale le conserverà e forse le accrescerà, ovvero le farà poco a poco scom- parire. « Così che, mentre da una parte abbiamo negli esseri organizzati una attitudine grandissima a variare, a modificare continuamente la loro forma, dall’altra vi è una legge generale che sceglie, per dir così, quelle modificazioni che per le circostanze in cui il vivente si trova sono utili al vivente stesso ed impedisce l'ulteriore sviluppo, facendole spesso scomparire totalmente, di quelle che non solo sono al tutto inutili al vi- vente, ma possono anche riuscirgli nocevoli. » Il Wallace (2) dice a questo proposito: « Il più piccolo grado di variazione delle specie che noi consideriamo (1) Ricerche intorno alle aberrazioni di forma negli animali ed al loro diventare caratteri specifici. — Atti R. Accademia delle Scienze di Torino, vol. XVIII, 1883. (2) The natural selection. spesso come cosa puramente accidentale, anormale, o troppo insignifi- cante per meritare la nostra attenzione, è tuttavia il fondamento di tutte quelle analogie meravigliose che hanno tanta importanza nell’economia della natura. ...... La rapidità delle riproduzioni, il continuarsi delle variazioni anche le più leggiere e la sopravvivenza dei più adatti e dei più forti, ecco le leggi che terranno sempre il mondo organizzato in armonia con se stesso e col mondo inorganico. » Studiando minutamente i caratteri individuali di un gruppo di ani- mali, l’osservatore incontra frequentemente delle speciali conformazioni che, scostandosi troppo dalla forma generale, si indicano col nome molto comprensivo di aberrazioni, o di anomalie di struttura, 0 di mostruosità. L’anomalia che intendo descrivere qui appartiene nelle categorie da me stabilite nel lavoro precedentemente citato al gruppo A: Abderra- zioni di forma, e alla sezione 3: Aberrazioni di forma simmetriche. L'individuo di Coccothraustes vulgaris Pallas anomalo è un maschio adulto, il quale venne preso colle reti al Pino torinese (contorni di To- rino) nel marzo del 1888. Le zampe presentano una escrescenza cornea di m. 0,019 di altezza. Quella che sta nella zampa destra è larga m. 0,017, e quella che è sulla zampa sinistra è larga m. 0,015. Sebbene l’escrescenza della zampa sinistra sia un po’ più stretta, essa ha tuttavia sensibilmente la forma e l’aspetto di quella della zampa destra. Le estremità inferiori di queste escrescenze sono notevolmente convergenti l’una verso l’altra. Lo spessore medio delle due escrescenze è di m. 0,003. Il colore è bianco giallognolo alla base, bruniccio verso l'estremità distale. Zampa destra di Coccothraustes vulgaris colla escrescenza cornea. Gli scudetti che ricoprono le dita e le altre parti delle zampe sono pure anomali, poichè presentano numerose escrescenze cornee, come mostra la figura qui unita. Le unghie ed il becco sono normali. Ciò che, a mio avviso, è importante in questo individuo anomalo si è la perfetta simmetria bilaterale che dna le escrescenze cornee delle zampe. III. Di alcuni parassiti del Triton cristatus, sub. sp. Karelinii. Nell'anno 1888, il prof. Frizzi, preside del R. Istituto Tecnico di Pe- rugia, mi inviò nove stomaci di 77ifon cristatus, sub. sp. Karetinti, colle pareti interne piene di Hedruris androphora Nitzsch. Il Frizzi esaminò oltre ad 800 esemplari di Triton. Fino ad ora l’Hedrurîs androphora non venne, che io mi sappia, in- dicata in Italia che nella vicinanza di Padova (1). Fuori d’Italia venne osservata nei contorni di Berlino, di Breslau, di Vienna. Gli ospiti fino ad ora conosciuti di questa specie sono il Bu/o calamita, il Bombinator igneus, il Triton cristatus, il Triton vulgaris, il Proteus anguinus. Il Molin dice che, avendo esaminato vari esemplari di Trifon cristatus, « rimarcò quasi in ognuno varii di quei vermi tanto maschi che fem- mine, in modo che questi entozoi possono venir considerati come i più comuni parassiti del 7°. cristalus. » Il Perrier (2) dice invece: « L’Medruris androphora est du reste fort rare et a par conséquent été peu observée. » Negl’individui di Tréton cristatus inviatimi dal prof. Frizzi i paras- siti sono numerosissimi, e anch’io, come già il Molin, osservai che i maschi si trovano sempre arrotolati alla base delle femmine infisse nelle pareti stomacali. Io mi sono occupato della struttura dell’integumento dell’Hedruris androphora in un altro lavoro: Sopra l’integumento di alcuni Nematelminti. (Atti R. Accad. delle Scienze di Torino, 1889). Fino ad ora io credo che questa specie di parassita sì possa considerare come rara assai: forse ricerche ulteriori potranno modificare questa conclusione. lio stesso prof. Frizzi mi inviò pure due brani d’intestini appartenenti a due individui di Triton cristatus, sui quali sono impiantati numerosi individui di Echinorhyncehus Anthuris Duj. Questa specie venne pure indicata dal Molin (op. citat.) del contorno di Padova. Essa vive parassita anche nel 77/on vulgaris. Il Dujardin la indica del contorno di Rennes, pure parassita per le due specie sopraddette di Urodeli. (1) Morin — Prodromus faunae helminthologicae venetae. Denks. d. K. Akad. d. Wiss. Wien, 1861, p. 292, tav. X, fig. 3-5-6-7-8-19. (2) Recherches sur l’organisation d’un Nématoide nouveau de genre Hedruris. Nouvelles Archives du Museum, vol. VII, 1871, p. 7. 2530 - Tip. Guadagnini e Candellero, via Gaudenzio Ferrari, 3 - Torino. TIZA2 #54 BOLLETTINO dei Musei di Zoologia ed Anatomia comparata della R. Università di Torino N. 66 pubblicato il 10 Luglio 1889 Voc. IV Dott. LORENZO CAMERANO. Nuove osservazioni intorno ai GORDII ITALIANI. L, Dopo la pubblicazione del mio lavoro: Ricerche sopra i Gordii d' Eu- ropa e descrizione di due nuove specie (1) io ricevetti per la cortesia di varie persone nuovi esemplari di Gordii da varie parti d’Italia. Si è di questo nuovo materiale che io desidero ora di render conto. Gordius Villoti Rosa (G. aquaticus Villot). Numerosi esemplari dei due sessi presi nei contorni di Ceresole d’Alba dal signor E. Festa, il giorno 14 gennaio 1887. — L’inverno eccezio- nalmente mite spiega il trovarsi di questi esemplari nei fossi dei campi ed anche il fatto del dar opera alla riproduzione. Questi esemplari, te- nuti nel laboratorio, deposero le uova (2). 3 esemplari, due femmine ed un maschio — Biella, 1889. 2 esemplari maschi — Domodossola, dal capitano G. Bazzetta, 1888. Il Forel (Compte rendu des Séances de la Société Vaudoise des Sciences nalurelles à Lausanne. Archiv. Sc. Phys. et Nat. de Genève, 3° ser., vol. 2°, pag. 196, 1888) annunzia « la capture d’un nouvel exem- plaire de Gordius aquaticus dans les eaux du Léman par les pécheurs d’Ouchy. Ce ver parasite des sauterelles et déposé par elles dans Jes eaux (1) Bollettino dei Musei di Zoologia ed Anatomia comparata della R. Uni- versità di Torino, vol. III, n. 42, 1888. (2) Vedi L. CAMERANO — I primi momenti dello sviluppo dei Gordii. — Memorie della R. Accademia delle Scienze di Torino, 1889 — Boll. dei Musei, ecc., vol. IV, n. 61, 1889. terrestres, est entrainé accidentellement dans le lac, à la faune normale duquel il ne saurait appartenir. » Debbo anzitutto far osservare che, come già dissero il Villot ed altri, non si può ritenere il G. Viltoti (G. aquaticus Villot) come specifica- mente parassita della cavalletta o di altra specie di insetto; inoltre esso venne incontrato allo stato parassito in quattro specie di pesci. Il Gor- dius Vittoti si trova spesso nei Laghi: il Museo di Torino ne possiede esemplari raccolti nel lago del Moncenisio. Esso venne pure incontrato abbondantissimo nel Wistieter See (Berichie. des Fischereivereins der Provinzen Ost un Westpreussen, 1889). Io credo quindi che i Gordii si possano considerare come facienti parte delle faune lacustri, non senza osservare che è possibile che qualche Gordius venga trascinato dalle acque che giungono ai laghi o che qualche individuo provenga anche da insetti infestati dal parassita, che accidentalmente vengono a morire nei laghi stessi. Gordius tolosanus Dujardin. Un esemplare femmina — Chivasso — 9 maggio 1888. Dal sig. Conte M. G. Peracca. Due esemplari maschi —. Val Salice (collina di Torino) — 14 maggio 1888. Un esemplare femmina. Lunghezza m. 0,12. Larghezza m. 0,006. Di color giallo bruno oscuro, coll’anello del capo e la macchia che sta in- torno all’apertura cloacale ben spiccata. Questo esemplare io lo estrassi dall’addome di un P/erosticus metas maschio che esisteva nella collezione dei Coleotteri lasciata morendo al R. Museo Zoologico di Torino dal compianto cav. Eugenio Sella. L’insetto portava indicata la località « Piemonte » senz'altro. Le dimensioni dell’insetto sono: Lunghezza totale m. 0,018. Lunghezza dell’addome m. 0,010. Larghezza dell'addome m. 0,0045, Il Gordio sporgeva all’esterno dall’estremità posteriore per un centi- metro circa: mediante l'immersione di qualche giorno dell’insetto, che era conservato a secco, in una miscela di acido acetico e d’acqua, potei estrarre intatto il parassita. Questo occupava tutta la cavità addomi- nale. Un esemplare maschio — Treviso. Dal conte Alessandro Ninni, 1888. Numerosi esemplari presi nel giugno 1889 presso Torino. Gordius pustulosus Baird. Questa specie non era stata trovata fino ad ora in Italia. Io ne ebbi un individuo femmina vivo, proveniente da un pozzo del palazzo della R. Accademia Albertina di Torino, il 16 giugno 1889. Le dimensioni dell'esemplare sono: Lunghezza m. 0,24; larghezza m. 0,0012. La descrizione data dal Villot (1) a complemento di quella primitiva del Baird (2) coincide perfettamente, sia per la forma gene- rale del corpo, sia per la struttura della cuticola coll’esemplare sopra detto. Fuori d’Italia il Gordius pustulosus non venne trovato fino ad ora che nei contorni di Londra in una 2B/aps obtusa e a Grenoble in una Blaps mortisaga. Gordius tricuspidatus (L. Dufour). Numerosi esemplari maschi ed un esemplare femmina — Treviso. — Dal sig. conte A. Ninni, 1888. È la seconda volta che ho occasione di osservare dei gomitoli d’un numero notevole d’individui maschi di questa specie. Il primo caso lo notai in individui di Pratovecchio (Toscana). Nove individui femmine e cinque maschi — Domodossola. — Dal ca- pitano G. Bazzetta, 1888. TE Credo utile di riassumere le specie di Gordîus fino ad ora state tro- vate con certezza in Italia, indicando le località per ciascuna di esse. Gordius Villoti Rosa (G. aquaticus Villot). — Lago del Cenisio — Rivasco in Val Formazza — Domodossola — Chialamberto (Valli di Lanzo) — Colle di Checouré (Monte Bianco) — Colle di S. Giovanni (Valli di Lanzo) Piedicavallo — Biella — Ceresole d’Alba — Fonte Uga di Fiumelatte — Brescia — Montanaro — Valle della Moeda — Rio Forgaria — Monte Corno (Friuli) — Valle di Non (Trentino) — Belluno — Liguria — Casentino — Fi- renze — Boboli — Contorni di Palermo. » tolosanus Dujardin. — Contorni di Torino — Carignano — Moncalieri — Lanzo — Rocchetta Tanaro — Orbassano — Volvera — Viale — S. Benigno Canavese — Chivasso — Treviso — Re- pubblica di S. Marino. » affinis Villot. — Orbassano (Piemonte). » pustulosus Baird. — Torino. » violaceus Baird. — Biella. » alpestris Villot. — Chialamberto (Valli di Lanzo) — Vallone della Veggia (Biellese) — Valle di Non (Trentino). (1) Revision des Gordiens. Annales des Sc. Nat., 7° ser., vol. I, 1886, p. 303, tav. XIII e XIV, fig. 8-12. (2) Catalogue of the Entozoa in the British Museum Collection, pag. 37. — Proced. Zool. Soc. London, 1853. — Ann. and Mag. nat. hist. 2° ser., XV, pag. 72. Gordius Preslii Vejdovsky. — Treviso — Udine. » ‘Tellinii Camerano. — Rio Forgaria (Valle del Tagliamento). » tricuspidatus (L. Dufour). — Orbassano — Domodossola — S. Benigno Canavese — Treviso — Udine — Repubblica di S. Marino — Pratovecchio (Toscana) — Sicilia. 2531 - Tip. Guadagnini e Candellero, via Gaudenzio Ferrari, 3 - Torino. E CO (re, 2, | “BOLLETTINO Musei di Zoologia ed Anatomia comparata della R. Università di Torino N. 67 pubblicato il 1° Agosto 1889 WoeNI Dott. ERMANNO GIGLIO-TOS. Studio istologico sull’integumento dell’AULASTOMUM GULO Moq. Tand. Credo opportuno render noti i risultati di alcune mie ricerche. isto- logiche sul tegumento dell’ Aw/astomum gulo Moq. Tand., giacchè essi non sono in perfetto accordo con quelli finora ottenuti da parecchi os- servatori.. Per verità i lavori ch’io prendo a confronto furono fatti sopra il gen. Zirudo: ma ho potuto accorgermi non esservi fra i due generi differenza alcuna entro i limiti delle mie osservazioni, cosicchè possono tuttavia sussistere a ragione le mie considerazioni. Mi limiterò qui a parlare della cuticola, dell'epidermide e di quelle altre parti che hanno con esse un intimo Su Gli esemplari di Aw/astomum guto, sui quali studiai, mi pervennero dai prati di Vanchiglia e della Tesoriera presso Torino, dove sì trovano in grande abbondanza. Vi riscontrai le varietà nigra, fuliginosa, viri- descens, punctella (1) e non pochi esemplari di un’altra varietà non ac- cennata da alcuno, per quanto io sappia, e che chiamerei a/bopunctata. Suo carattere principale è la presenza di punti bianchicci minutissimi, ma pur visibili ad occhio nudo, posti sulla parte dorsale del corpo. Nu- merosissimi sono nel primo segmento anteriore del corpo, il labbro; quindi si localizzano sugli anelli, in cui si trovano il 4° ed il 5° paio di occhi, poi sul 6° e 9° anello ; di qui si alternano di 5 in 5 anelli fino all’89° e gli ultimi sono sul 92°, sul 94°, sul segmento che segue l’aper- tura anale e infine sull'orlo della ventosa. Di essi i più appariscenti sono (1) Mogquin-TANDON. Monographie de la famille des Hirudinées. Paris, 1846. disposti in doppia serie lungo i margini del corpo. Il colore poi varia da un bruno quasi nero ad un oliva cupo. Cuticola. La cuticola ravvolge tutto il corpo dell'animale. È una pellicola sot- tilissima, trasparente, omogenea; nè vi ho potuto in alcun modo sco- prire le fine strie che il Bourne (1) dice trovarsi sparse qua e tà ; tanto meno poi le strie parallele inclinate fra di toro, di cui parla il Saint- Loup nel suo lavoro sugl’Irudinei (2): in ciò sono d’accordo col Ray Lankester (3) e col Leydig (4). Forsechè il Bourne ed il Saint-Loup hanno confuso con strie le finissime pieghettature che sogliono farsi nella cuticola col prepararla per le osservazioni microscopiche? Essa è sparsa di fori molto minuti e disposti senz’ordine alcuno. Già notati da Johnson e Carena, sfuggirono alle osservazioni di Moquin- Tandon e di Brandt, forse per l’eccessiva loro minutezza e per l’im- perfezione degli strumenti microscopici. È probabile anzi che i primi abbiano creduto esser fori certi microorganismi che ne hanno tutta l’ap- parenza e che sì trovano sempre sparsi sulla cuticola in grande quantità. Quanto all'origine sua la questione è tuttora irresoluta. Il Saint-Loup (5) ed il Bourne (6) la vogliono proveniente dal rapprendersi del muco che copre il corpo dell'animale; e questo ebbi anch'io occasione di osservare. Il Dutilleul (7) ed il Ray Lankester (8) concludono per contrario che la cuticola sia formata dalla parte superiore delle cellule epidermiche che, staccandosi dall’inferiore, si unirebbe colle adiacenti in una sola pelli- cola amorfa. Con tutto che le idee dei due primi sieno confermate da esperimenti miei proprii, non oso tuttavia sostenerle ad oltranza. Si è certi che la pellicola formata dal rapprendersi del muco sia la vera cuticola? (1) BouRNE. Contribution to the Anatomy of the Hirudinea, in: Quart. Journ. of the microsc. scien. London, vol. XXIV, 1884, pag. 428. (2) SaInT-Loup. Iecherches sur l’organisation des Hirudinees, in: Ann. des Science. nat. Serie 6%, Tome XVIII, 1884, Paris, pag. 27. (3) RAY LANKESTER. On intra-epithelial capillaries in the integument of the medicinal Leech. in: Quart. Journ. of the microse. sciene. London, Vol. XX, 1880, pag. 304. (4) LEyDIG. Zur anatomie von « Piscicola geometrica » ecc. in: Zeitschr. fur wissensch. zool., I vol., Leipzig, 1849, pag. 103 — e — Vom Bau des thierischen Kòrpers, 1864, pag. 129. (5) SAINT-LouP. op. cit., pag. 28. (6) BOURNE. op. cit., pag. 428. (7) DUTILLEUL. Sur la genèse de la cuticule dans les groupes des Hirudinees, in: Bull. Scien. Départ. Nord. Tom. 10, pag. 147-154. (8) RAY LANKESTER. Observations on the microscopic Anatomy of the me- dicinal Leech, in: Zool. Anzeiger, III Jahrg., 1880, Leipzig, n. 49, pag. 85. La questione è identica a quella che da lungo tempo e tutt'oggi an- cora si dibatte tra il Leydig e l’Eisig a proposito della cuticola nei Chetopodi; sostenendo quest’ultimo l’origine sua dal muco delle ghian- dole, quello dalle cellule epidermiche. Precisamente la cuticola e non l'epidermide dà luogo al fenomeno della muta, molto comune in tali vermi e ben descritto dal Carena (1). Errò dunque il Vogt (2) dicendo: « Ces cellules faciles à étudier sur des fragments d’épiderme détachés pendant la mue »; evidentemente con- fuse l’una coll’altra. Epidermide. L'epidermide sta immediatamente sotto alla cuticola. Non è menzio- nata nella Monografia degli Irudinei di Moquin-Tandon, che designa con tal nome la cuticola, ma fu studiata in modo speciale dal Ray Lankester, dal Saint-Loup e dal Bourne. Essa non differisce essenzial- mente dai comuni epitelii cilindrici, e, sebbene le cellule non sieno del tutto cilindriche, ma abbiano la parte superiore espansa a mo’ di capocchia, tuttavia non credo di dover dare grande importanza a tal carattere differenziale, giacchè non è prodotto che dalla necessità, in cui si trovano le cellule, di unirsi saldamente fra di loro nella loro parte esterna e dar passaggio nella parte inferiore a capillari sanguigni ed a numerosi granuli di pigmento che si inoltrano tra di esse. Aggiungasi, che non appena esse vengano isolate, riprendono la forma cilindrica primitiva. Il Ray Lankester (3) esagerò tale forma ne’ suoi disegni, dando loro tutto l’aspetto di un martello ed il Saint-Loup evidente- mente non riuscì a discernerle, poichè così si esprime: (4) « L’ épi- derme des Hirudinées n'est pas dans la généralité un tissu spécial distinet. On ne peut mieux le définir qu’en disant qu’il est une diffé- renciation plus ou moins prononcée de la couche la plus externe du derme ». E più sotto: « Je ne puis arriver à considérer l’hypoderme comme présentant les caractères histologiques d’un épithélium ». E evidente che ebbe ad esaminare cattivi preparati e, forse, non con tutta quell’attenzione che è necessaria per l'osservazione di simili tessuti. Le cellule epidermiche hanno una membrana propria, superiormente - più spessa e attraversata da molti finissimi pori; contengono una ma- teria finamente granulare, un nucleo ben sviluppato e visibile ed un x nucleolo. Il nucleo è rotondo od ovale, generalmente posto nel mezzo (1) CARENA. Monographie du Genre Hirudo, in: Mem. R. Accad. Scien., Torino, Vol. XXV, 1820, pag. 312. (2) Voet. Traité d’anatomie comparce pratique. Paris. (in corso di pubbli- cazione). (3) Ray LanKEsTIR. On intra-epithelial, ecc. (vedi n° 3, pag. 2). (4) SaINT-LouP. Op. cit., pag. 29. della cellula, talora più inferiormente o superiormente. Il nucleolo è di sostanza molto rifrangente, e minutissimo. È certo cosa strana che il Ray Lankester non sia stato capace di mostrare un nucleo in nessuna parte della cellula ed abbia creduto la sua parte inferiore /#! manico del martello) costituita dal nucleo, come è pure notevole il fatto che nessuno abbia accennato alla presenza del nucleolo che è pure sempre visibilissimo. La parte superiore espansa delle cellule, nell’unirsi strettamente colle altre adiacenti, prende la forma poligonale e tutte insieme formano un mosaico. (Vedi figura a pag: 6). Naturalmente sono visibili il nucleo ed il nucleolo, che dal Ray Lankester furono, come appare assai eviden- temente, confusi il primo col manico delle cellule da lui dette a 7720r- tello, il secondo coi fori di sbocco delle ghiandole mucipare. Pigmento. Il pigmento, abbondantissimo nel genere Aw/astomum. produce la diversa colorazione delle due parti : dorsale e ventrale. Esso è costi- tuito da granulazioni brune, che si inoltrano tra le cellule epidermiche fino a portarsi immediatamente sotto alla loro superficie espansa. Esa- minando al microscopio sezioni trasversali di tutto il corpo d’un indi- viduo, sì vedono tali granulazioni esser contenute da una membrana e provenire da cellule che stanno tutt’attorno al tubo intestinale. Queste costituiscono un tessuto chiamato epatico da Brandt, tessuto grasso (Fettzellen) da Leydig, da altri lunica villosa, da Ray Lankester tes- suto botrioidale per il suo aspetto e tessuto fibro-vascolare per la sua costituzione: la funzione di tale tessuto non è ancora ben nota. Avendo esaminato il contenuto di tali cellule, trovai essere costituita da un li- quido oleoso giallo-oliva chiaro, che riempie le cellule in modo da ren- derle turgescenti; nel liquido sono in grande quantità contenuti dei corpuscoli bruni assai minuti. Queste cellule, modificando la loro forma sferica più comune, passano fra i fasci muscolari longitudinali, obliqui e circolari, si allungano, si impiccioliscono, perdono in grande quantità il liquido oleoso, mantenendo invece le grunulazioni brune, e giungono così variate e d’un colore molto scuro tra le cellule epidermiche. Nella parte ventrale non penetrano però frammezzo a queste, ma stanno loro sotto, donde la differenza di colorazione. Capillari sanguigni interepiteliali. La presenza dei capillavi sanguigni tra le cellule epidermiche, forse scoperta già dal Gratiolet (1) nel 1862, ma ad ogni modo meglio spie- (1) GrarIOLET. Recerches sur l’organisalion du sisteme vasculaire dans la Sangsue medicinale et dans VAulastomum vorace, in: Ann. Scieu. natur., Tom. XVII, Paris, 1862, pag. 205, e tav. 7, fig. 3. gata e confermata dal Ray Lankester (1), è un fatto istologico molto im- portante nella fisiologia di questi animali. Unico, quando scriveva il Ray Lankester (1880), trova ora riscontro in molti Chetopodi. Le ultime diramazioni minutissime e capillari per eccellenza dei vasi sanguigni dorsali e laterali, penetrano attraverso lo strato cellulare epidermico e, ficcandosi tra le cellule immediatamente sotto alla loro parte dilatata, corrono in tutti i sensi costituendo una rete fittissima. Questi capillari sono più numerosi sui fianchi dell’animale, e van diminuendo verso la linea mediana del corpo tanto dorsale, quanto ven- trale: più in questa però che non in quella. È evidente che essì formano in tal modo un apparato importante di respirazione, localizzato sui fianchi e in modo straordinario poi nella parte anteriore del corpo dove i vasi sono in numero molto maggiore e, fatto sorprendente, sboccano all’e- sterno passando tra le cellule epidermiche. Questo fenomeno, per quanto io mi sappia, non ha riscontro che con uno solo, trovato dal Sarasin (2) nel gen. Perichaeta. Tale localizzazione dei capillari interepiteliali nella parte anteriore del corpo corrisponde ad un fenomeno fisiologico, che si può sovente osservare nell’animale in vita. Esso si appende alle pareti del vaso colla ventosa anale e ondeggia nell'acqua la metà anteriore del corpo a scopo evidente di respirare: ciò non fa mai colla parte posteriore. Ghiandole mucipare. Il Ray Lankester asserisce in un suo lavoro minuto sopra questo ar- gomento (8) che il condotto delle shiandole monocellulari epidermiche fori le cellule per sboccare all’esterno, e ne dà alcune figure in pro- posito. Tali ghiandole non sono in origine che cellule epidermiche , le quali vanno via via modificandosi, nel modo che più sotto vedremo: come dunque poteva tal cosa avvenire? Esaminai con tutta l’attenzione possibile e mi venne fatto in seguito di accertarmi che tal cosa non esisteva. Il Ray Lankester ha con tutta probabilità confuso con fori certe granulazioni protoplasmatiche che si trovano nelle cellule e che al microscopio ne hanno tutto l’aspetto. Invece i veri fori sono più caratteristicamente distinti. Essi hanno tutto attorno un margine membranoso prodotto dall’ espandersi del tubo ghiandolare a mo’ di padiglione, per unirsi intimamente colle cellule epidermiche adiacenti, per cui esso prende la forma circolare, elittica o leggermente poligonale; sono isolati o talora riuniti a due e sparsi senza ordine apparente. (Vedi figura, d). (1) Ray LANKESTER. On intra-epithelial Capillaries, ecc. Op. cit. (2) SARASIN. Arbeit. Zool. Zoot. Institut. Wuùrsburg, 1885. (3) Ray LANKESTER. On intra-epithelial; ecc. Op. cit. La ghiandola si forma per modificazione di una cellula, la quale in- grossa la sua parte inferiore, mentre la superiore si restringe; a poco a poco la prima si allarga più nel senso trasversale che nel longitudi- nale e prende la forma di una fiaschetta, mentre la seconda si riduce ad un tubo sottilissimo più o meno lungo. Esse contengono una materia finamente granulosa; hanno il nucleo col nucleolo spinto verso la mem- brana. . Di qui ne concludo non poter reggere il paragone fatto dal Ray Lan- kester colla rana, in cui appunto il condotto delle ghiandole cutanee fora le cellule epidermiche per sboccare all’esterno: nella rana tali chiandole prendono origine dal derma, non hanno per nulla relazione coll’epidermide stessa e non vi è nulla di straordinario, se, per uscire all’esterno, attraversàno le cellule di questa: mentre nel nostro caso sono cellule stesse dell'epidermide che si trasformano e non v’ha ra- gione per cui debba avvenire ciò che in quella appunto si verifica. Il Saint-Loup non comprese le parole del Ray Lankester, che gi rife- riscono a questa parte; egli non sa distinguere queste ghiandole, chia- mate aciniformi, dalle cellule columellari: la differenza è invece ben grande e spiccata, sebbene si possano presentare tutte le gradazioni intermedie. Il suo errore mi viene confermato con altre parole (1), dalle quali risulta evidentemente che egli crede essere tali ghiandole produ- zioni del derma, mentre queste non hanno con esso altra relazione, se non quella di trovarvisi racchiuse per il penetrare nell’interno del corpo in seguito al loro continuo sviluppo. Il Leuckart (2) ed il Bourne (3) fecero una distinzione tra le ghiandole superficiali sparse per tutto il corpo e quelle più profonde situate intorno agli organi sessuali (Czifellar glands di Bourne). Io non ho potuto no- tare tale differenza; il che mi fa credere che tali ghiandole clitellari non prendano sviluppo che al tempo della riproduzione. Del resto, in tutto il corpo si trovano ghiandole superficiali e pro- fonde; tra le prime si possono comprendere quelle che non oltrepassano (1) SarntT-LouP. Recherches sur l’organisation, ecc. Op. cit. (2) LEUCKART. Die menschlichen Parasiten ecc., 1 Band. - Leipzig, 1863, p. 641. (3) BouRNE. Contribution to the Anatomy, ecc. Op. cit. la zona dei muscoli circolari e sono numerosissime specialmente nella parte dorsale del corpo; tra le seconde quelle che vanno anche al limite estremo della zona dei muscoli longitudinali, e sono in minor numero. Funzione delle ghiandole è di secernere un muco, il quale serve a ricoprire e proteggere il corpo dell’animale, e che ha la proprietà di rapprendersi nell'acqua in una sottil pellicola. Evvi poi una differenza di funzione tra le due sorta di ghiandole su- perficiali e profonde? Non so che si sia finora studiato quest’ argomento assai difficile a trattarsi: è indubitato però che le ghiandole profonde clitellari servono a secernere il muco che formerà il bozzolo delle uova. Sa ee Per le dissezioni mi sono poi servito di 40 esemplari di B. pacRypus prov. dal Veneto, e di 10 esemplari di B. bombinus di cui 4 prov. da Magdeburg e 6 dalla Dalmazia. Differenze osteologiche delle due specie di Bombinator.. Il materiale che aveva a mia disposizione essendo da lungo tempo conservato in alcool, per mettermi in condizioni per quanto possibile uniformi, ho messo a macerare nell’acqua gli scheletri da me conve- nientemente preparati, evitando così in gran parte, le differenze prodotte dalle diseguali contrazioni subite dalle parti cartilaginose nell’alcool, Nelle misurazioni ho poi tenuto calcolo dei decimillimetri, adoperando all’uopo la lente d'ingrandimento. Avverto ancora, che per le dissezioni non avendo avuto a mia dispo- sizione degli individui femmine di B. dDombinus, ho dovuto limitare ai soli maschi la comparazione fra le due specie. Sl Rapporto tra la lunghezza del capo e quella del tronco. Paragonando la lunghezza del capo, misurata dalla sutura delle ossa intermascellari alla punta inferiore del foramen magnum, alla lunghezza del tronco, misurata dalla prima vertebra alla estremità posteriore del- l’osso coccigeo, si constata che: Nel B. pachypus il tronco comprende la lunghezza del capo da due volte ed un quarto a due volte ed un terzo, ma prevalentemente intorno a due volte ed un terzo negli individui maschi, e nelle femmine da due volte e mezzo a due volte e tre quinti. Nel B. bombinus il tronco comprende la lunghezza del capo due volte e mezzo circa, ed arriva tutt'al più a due volte e mezzo precise. Il tronco del B. bombinus, relativamente al capo, è quindi più lungo che nel B. pachypus maschio, e meno che nelle femmine, avvicinandosi però di più a queste ultime. Non ho presa per lunghezza del tronco quella intercedente fra l’atlante e l'estremità posteriore del bacino, poichè gli apici delle ossa iliache, essendo uniti ai processi trasversi della vertebra sacrale solo da lega- menti, detta lunghezza poteva subire delle notevoli variazioni e non presentare quindi la voluta precisione per i necessari confronti. $ 2° Estremità anteriori. a) Paragonando la lunghezza del tronco, misurata dalla prima vertebra all'estremità posteriore del coccige, alla lunghezza delle estremità ante- pei vi dog È riori , misurata dall’articolazione della spalla all’estremità del dito più lungo, si trova che nei maschi del B. pachypus le estremità anteriori sono più corte del tronco da 1 a 2 mm.: nelle femmine da 6 a 7 mm.: nei maschi del B. bombinus sono invece più corte da 5 a 6 mm. b) Paragonate poi alla lunghezza del corpo, misurata dalla sutura delle ossa intermascellari alla punta posteriore del coccige, le estremità anteriori sono più corte di esso da 12 a 14 mm. nei maschi del 2. pachypus; da 18 a 20 mm. nelle femmine; nei maschi del B. bombinus sono più corte da 16 a 18 mm. c) La lunghezza dell’omero è contenuta nella lunghezza del corpo da tre volte ed un terzo a tre volte e due terzi nei maschi del 2. pachypus ed intorno a quattro volte e mezzo nelle femmine; nei maschi del B. bombinus l'omero è contenuto nel corpo intorno a quattro volte e due quinti. d) La lunghezza del radio è contenuta in quella del corpo, nei maschi del B. pachypus da cinque volte e mezza a cinque volte e tre quarti; raggiungendo eccezionalmente i quattro quinti; nelle femmine è conte- nuta da sei volte e due terzi a sette volte e più; nei maschi del B. dom- binus il radio è contenuto nel corpo intorno a sei volte e quattro quinti. Tanto l’omero che il radio sono adunque più corti nel 2. dombinus che nel B. pachypus, e soggiungerò che amendue le ossa sono altresì assai più gracili in quello che in questo, caratteristica molto appari- scente anche nell’animale vivo, per la notevole differenza di robustezza nella muscolatura delle braccia. : La mano del B. dombinus è eziandio più gracile, dita più affilate, e relativamente al corpo più lunga di quella del 2. pacXkypus, come pure è più lunga in senso assoluto. Però, in tutte due le specie presentando la mano non poca differenza fra individuo e individuo, ron può esser presa come termine di paragone per caratterizzare le specie stesse: no- terò soltanto che in amendue le forme, la lunghezza della mano è con- tenuta da 4 a 5 volte nella lunghezza del corpo. Dai risultati ottenuti nei suddetti confronti, ne consegue che le estre- mità anteriori proporzionatamente al corpo sono nei maschi del B. dbombinus più corte di quelle dei maschi del B. packypus, e quindi la differenza fra la lunghezza del corpo e quella di dette estremità è più grande nel B. bombinus che nel B. pachypus. Le femmine di quest’ultima specie, anche in questo caso, si avvicinano alle proporzioni dei maschi del 2. bombinus. $ 3° Estremità posteriori. Paragonando la lunghezza del tronco e quella del corpo, colla lun- ghezza delle estremità posteriori misurata dalla articolazione coxo-femo- rale fino alla punta del dito più lungo, si trova che: ye a) nei maschi del B. pachypus le membra posteriori sono più lunghe del tronco da 25 a 27 mm. e quindi sono all'incirca il doppio del tronco stesso ; nelle femmine sono più lunghe del tronco da 20 a 23 mm. ossia una volta e due terzi circa la lunghezza del tronco; nei maschi del B. bombinus le estremità posteriori sono più lunghe del tronco da 23 a 25 mm. e la loro lunghezza contiene perciò quella del tronco circa una volta e quattro quinti; b) le membra posteriori sono più lunghe del corpo da 14 a 16 mm. nei maschi del B. pachypus e da 8 a 10 mm. nelle femmine ; nel B. bombinus le estremità posteriori sono invece più lunghe del corpo da 11 a 12 mm.; da che ne consegue che in essi le estremità posteriori, relativamente al tronco ed al corpo, sono più corte che nei maschi del B. pachypus e più lunghe che nelle femmine della stessa specie. Paragonando la lunghezza delle varie parti delle membra posteriori fra di loro, e colla lunghezza del corpo, ne risulta che: c) la lunghezza del femore è contenuta nella lunghezza del corpo dei maschi del B. pachypus, da due volte e mezzo a due volte e due terzi; nelle femmine è contenuta almeno tre volte e così pure dicasi dei maschi del B. bombinus, ove il femore è pure la terza parte della lunghezza del corpo; a) la tibia è contenuta nel corpo, da due volte e due terzi a due volte e tre quarti nei maschi del B. pachypus arrivando eccezionalmente fino a due volte e quattro quinti; da tre volte fino a tre volte ed un quarto nelle femmine dello stesso; da tre volte a tre volte ed un quinto nei maschi del B. bombinus. Quindi tanto il femore che la tibia del B. bombinus sono relativamente al corpo più corti che nei maschi del B, pachypus, e presentano invece una grande analogia di proporzioni colle femmine di quest’ultimo; e) confrontando la lunghezza della tibia colla lunghezza del piede, misurata dall’articolazione tibio-tarsea all’apice del dito più lungo, si trova che la tibia è meno lunga del piede: da 9 a 10 mm. talora fino a 10 e '/, nei maschi del 2. paclypus; da 10 a 11 mm. nelle femmine ; da 12 a 14 mm. nei maschi del B. bombinus,; epperciò la tibia è con- tenuta nel piede: da una volta e due terzi ad una volta e tre quarti nei maschi del B. pachypusy nelle femmine di esso è contenuta sempre al- meno una volta e tre quarti; nei maschi del B. dombinus è invece contenuta due volte. Risulta quindi che anche relativamente al piede, la tibia del B. d0m- binus è più corta che nel B. pachypus. Per converso tanto relativamente alla tibia quanto al femore, il piede è più lungo nel 2. dbombdinus, che nel B. pachypus, come è altresì più lungo, più snello e più gracile in senso assoluto: tuttavia non è il caso di tener conto del rapporto esi- = = stente fra il piede ed il corpo, poichè essendo anche questo più lungo in senso assoluto nel B. d0mbinus, detto rapporto non potrebbe costituire un carattere specifico, Nondimeno accennerò come in amendue le specie il piede, è contenuto nel corpo da una volta e mezzo ad una volta e due terzi. f) Paragonando infine la lunghezza della tibia unita al piede, cioè la lunghezza intercedente fra l’articoiazione tibio-femorale e la punta del dito più lungo, alla lunghezza del corpo, ho constatato che: nei maschi del B. pachypus la prima lunghezza è sempre maggiore od eguale alla seconda, talvolta anche minore non raggiungendo però mai la diffe- renza ] mm.; nelle femmine invece del B. pachypus la lunghezza della tibia unita al piede è sempre minore della lunghezza del corpo da 4 a 6 mm.; nei maschi del B. dombinus è pure sempre minore da 2 a 3 mm. Potrei qui ancora indicare vari altri rapporti differenziali, esistenti fra le varie membra del corpo delle due forme di Bombdinator ; ma credo siano suflicienti le differenze notevoli risultanti dalle comparazioni sopra descritte, per conchiudere che le due forme debbono indubitatamente considerarsi quali due distinte specie. Aggiungerò tuttavia ancora, che tutte le ossa dei B. 0Dombinus sono assai più gracili ed esili che nel B. pacRypus; che in talune ossa del cranio del primo, sembra meno avanzato il processo di ossificazione ; che il coccige e le ossa iliache del 2. d0mbinus sono più lunghe di quelle del B. pachypus,s e che infine sembrano più lunghe e sviluppate nel primo che nel secondo, tanto le apofisi trasverse della vertebra sacrale quanto quelle del coccige. Avverto però che a quest’ultima os- servazione non dò importanza di sorta, stante la grandissima variabilità di quelle parti in amendue le specie. Caratteri specifici esterni delle due forme di Bombinator. Nella parte superiore le due specie non differiscono notevolmente fra di loro pel colore; però il color oliva sporco è predominante e molto costante in tutti gli esemplari da me osservati di B. pachypus,; mentre il color oliva è molto variabile di gradazioni nel B. dombinus, al punto da assumere ora una tinta nericcia, ora grigio chiara. Inoltre, in questo sono sempre ben visibili e marcate delle piccole macchie nere regolari (?), che sono invece nel primo molto indistinte o mancanti affatto, special- mente negli esemplari del Veneto il cui color oliva è una tinta uniforme. L'aspetto della parte inferiore è molto più scuro nel B. bombinus ove le macchie color arancio-carico o vermiglio sono sempre isolate fra di loro sul fondo azzurro-nero intenso e lucente; nel B. pachypus invece il color azzurro-nero, talvolta tendente al grigio-scuro, forma delle macchie sopra un fondo variante dal giallo-carico al giallo pallido, talvolta quasi bianco. ru pt a Però le macchie nericcie nel B. pachypus possano talora prevalere tanto nella regione ioido-sternale da sembrare il fondo; ma tuttavia anche in tal caso, il colore giallo prevale sempre nella regione addo- minale, in modo da non lasciar dubbio che il color nericcio costituisce le macchie, ed il color giallo il fondo. Nel B. bombinus poi, il fondo nero della parte pettorale ed addominale è fittamente punteggiata da punti bianchissimi, che non ho trovato in nessun esemplare di 2. pa- chypus da me esaminati. La prevalenza del color nericcio nel B. dDombinus e del giallo nel B. pachypus è anche dimostrata dal fatto, che nel primo le cartilagini, le mucose interne ed i testicoli sono leggermente tinte in nero, ed in giallo nel secondo. i In amendue le specie la pelle della parte inferiore è liscia: quella della parte superiore è invece verrucosa; però nel B. pachypus le ver- ruche sono numerosissine e molto salienti mentre nel B. dombinus sono assai rare e meno protuberanti. L’ammasso glandulare, disposto ad arco di circolo e situate fre le spalle che il Boulenger nel disegno unito al suo lavoro, pone solamente nel B. bombinus, non possono essere considerate come caratteristiche di questa specie, perchè io le ho pure ritrovate in vari esemplari del 2. pachypus e specialmente nei giovani. L’aspetto generale del B. packypus è tozzo e robusto ed il contorno del capo corto e circolare continua senza inflessione il contorno del corpo anche piuttosto corto. La forma invece del B. dombinus è più allungata e delicata; il capo è altresì più allungato e tendente molto lievemente a punta; una lieve inflessione del contorno verso le spalle segna il punto di separazione fra il capo ed il corpo; ed infine tanto le estremità an- teriori quanto le posteriori sono più corte ed assai più deboli di quelle del B. pachypus il quale, al contrario, le ha molto robuste e muscolose. Accennerò ancora che il maschio del B. dombinus è provvisto di sacchetto vocale, mentre ne è sprovvisto il maschio del B. pachypus la cui voce è quindi molto più debole. Finalmente i risultati ottenuti dalla comparazione osteologica delle due forme ($ 3° 7, d, e) confermano i due seguenti caratteri specifici esterni da me stabiliti per la differenzazione delle due specie, e confermano pure quello stabilito da Boulenger (1) e che qui riporto: 1° La lunghezza intercedente fra l'articolazione tibio-femorale e la punta del dito più lungo è uguale o maggiore della lunghezza del corpo nei maschi del B. pachypus; è invece minore della lunghezza del corpo nei maschi del B. bombinus. (1) BouLENGER, On {00 Enropean species of Bombinator. - Proceeding of the Zool. Soc. of London. - Pag. 499. 2° Ripiegando lungo i fianchi del corpo ed in avanti le estremità posteriori, queste oltrepassano la testa in grado maggiore nel 2. pa- chypus, che nel B. dbombinus, il tubercolo metatarsale interno non sor- passando mai in quest’ultimo l’occhio, mentre nel B. pachypus il tu- bercolo oltrepassa l’occhio, arrivando alla punta del muso. 3° La lunghezza della gamba nel 2. pachypus è uguale od eccedente da distanza fra il tubercolo metatarsale interno e l’estremità del dito più lungo ; nel B. dombinus la lunghezza della gamba è invece sempre minore della distanza suddetta. Del Bombinator Igneus descritto da Genè. Io penso non sia inutile cosa l’accennare ora alla causa che, secondo il mio parere, credo abbia molto influito a ritardare l’accertamento del- l’esistenza in Europa di due specie di Bombinator. Sembra invero strano «che tale conoscenza non sia stata accertata che da così poco tempo, mentre le due specie sono così ben differenziate, e mentre era stata in- traveduta da molti e da molto tempo, e fu anzi oggetto di tante discus- sioni da parte di così valenti erpetologi quali il Bonaparte, Dumeril et Bibron, De-Betta, Leydig, Camerano, Bedriaga e vari altri. Or bene io «credo che se nessuno di essi potè risolvere definitivamente una tale que- stione prima di Boulenger, quantunque secondo me già Laurenti avesse conosciute le due forme e descrittele come due varietà di una stessa specie, ne fu in gran parte causa, la figura del rachide di un preteso Bombinator Igneus da Genè inserita nella sua opera: Synopsîs Repti- Zivm ete. e ne verrò esponendo il come. Fitzinger che conobbe certamente tutte e due le specie, le quali si trovano amendue in Austria, fu il primo a proporre la divisione del genere Bombinator in due specie al Bonaparte. Sgraziatamente quest’ ultimo non avendole avute a sua disposizione, interpretò male la descrizione datagli da Fitzinger, epperciò molto probabilmente non fece che descri- vere due varietà di B. pachypus differenti in statura. Contemporanea- mente uscì il lavoro del Genè, ed allora fu creduto generalmente che a completare le vedute del Bonaparte, egli avesse voluto descrivere anato- micamente un 2. îgneus italiano, e da ciò ebbe origine quella confusione «che fuorviò le ricerche dei naturalisti. Infatti, la vertebra sacrale ed il coccige del 2. igneus di Genè, babno proporzioni talmente diverse da quelle dei veri Bombinator, che l’at- tenzione degli autori che si occupavano della questione della esistenza o non di due specie di Bombinator, fu attratta a quelle parti, le quali appunto per la loro notevolissima variabilità, non avrebbero mai potuto «essere prese come base di un carattere specifico. Il Leydig credette completamente all’esistenza di un Bombinator ita- SW liano, avente il rachide colle proporzioni che si veggono nella figura del Genè, e solo fece osservare nella sua pregiata opera (1) che tali proporzioni ricordano in alto grado quelle del rachide di un Pezobates. Il Bedriaga (2), invece, dopo varie ricerche su dei Bombinator d'Italia e di Francia, mise in dubbio la conformazione data da Genè al rachide del suo Bombinator, e tentò spiegarla attribuendola ad un’anomalia del genere di quella descritta da Gotte (3). Così pure il Camerano la credette una anomalia di struttura pari a quella da lui stesso osservata in un individuo proveniente dalla Germania (4); ed in ultimo Boulenger emise l’opinione che fosse il rachide di un Pe/obates e non di un Bombinator (5). E così è senza alcun dubbio, poichè io stesso ho con- statato che la figura data da Genè ritrae in scala doppia e con molta. precisione il rachide dello scheletro del Pelobates fuscus esistente nel museo di Torino. Ora, se a taluno può semprar strano che il Genè abbia fatto un simile errore, mi è cosa agevole il provare che ne è stato causa un piccolo sbaglio fatto ARIA da colui che ha dise- gnato la figura. Invero faccio anzitutto osservare, che il Genè non ha voluto affatto descrivere un Bombinator qualsiasi nella sua opera citata, come è stato generalmente creduto e ripetuto specialmente da Leydig e Bedriaga. Il Genè nella sua memoria consacrata alla descrizione del Psewdiîs Sardoa, a pag. 26, non fa che paragonare il Pseudîs alle Rane ed ai Bufonidi, e fermando la sua attenzione sulla struttura delle ultime vertebre nelle tre famiglie, non vuole affermare altra cosa se non che, il Psewdîs è un anello di transizione fra le Rane ed i Bufonidi. Egli conclude infatti colle seguenti parole (6): Lo scheletro (del Pseudis) presenta una forma affatto singolare, il rachide si avvicina assai più alle nostre specie di Bufoni, che non al rachide delle rane genuine..... e più sotto parlando sempre del Pseudis: La 9° vertebra, ossia l’ultima, coi suoî processi trasversî dilatati esteriormente assume în questa nostra specie quasi la forma di una scure come si vede costantemente neî Bufoni ve. @ termina: Questo animale adunque, se si considerano special- mente le specie indigene dell’Europa, costituisce un passaggio natu- rale tra le Rane genuine ed i Bufoni. (1) LeypIG, Die Anuren Batrachier der deutschen fauna. - Pag. 63. (2) BEDRIAGA, Zoologischer Anzeiger di V. Carus. - N. 45, pag. 664. (3) GOTTE, Entwicklungsgeschichte der Unke. - Leipzig, 1875, fig. 346, tav. XIX. (4) CAMERANO, Nota intorno allo scheletro del Bombinator Igneus. - Atti Ace. Scienze Torino. Vol. xv, 1880. (5) BouLENGER, Proc. Zool. Soc. of London. - 1886, pag. 499. (6) GENÈ, Synopsis Reptilium Sardiniae indigenorum. - Memorie R. Acc. Scienze Torino, Serie 11, vol. 1°. sl e E chiaro adunque che il Genè col disegno dei tre rachidi di Rana, Pseudis e Bombinator non volle far altro che illustrare quanto qui sopra ho riportato, e quindi inserendo la figura della colonna vertebrale di un Bombinator non intese che raffigurare un Bufonide qualunque, poichè si era ancora nei tempi, nei quali ciocchè non era un Ranide, si soleva ascrivere ai Bufonidi. Il Bombinator era stato infatti fino al- lora chiamato Bx/o igneus da Laurenti, Bufo bombinus da Daudin o con nomi simili, ed anche che Genè conoscesse la nuova classificazione di Fitzinger (1), tuttavia all’epoca in cui pubblicò il suo Syn. Rep. Sard. prevaleva ancora il concetto che aveva diviso gli Anuri nelle due grandi famiglie delle Rane e dei Bufi, come del resto lo provano le sue stesse parole or ora citate. Però con ciò non si spiega ancora, come Genè volendo raffigurare il rachide di un Bufonide qualsiasi, abbia poi dato il nome di B. 79neus ad un Pe/obates; ma se si riflette che il Pe/odates era allora chiamato da Fitzinger Bombinator fuscus ed unito assieme al 5. igneus nella stessa famiglia; e che Genè non poteva ancora conoscere l’opera del Bonaparte che modificava un tal modo di vedere, uscita solo nell’anno 1838 (2) cioè contemporaneamente al lavoro di Genè, è chiaro che l’er- rore commesso da lui stesso, o forse anche dal disegnatore, si fu soltanto l’avere scambiato lo scheletro del B. îgnevs con quello del B. /uscus l’esistenza dei quali, in Italia, era in quei tempi affatto ignorata. Fu appunto un tale errore che, ripeto, fece credere che la specie dei Bombinator d’Italia avesse la vertebra sacrale ed il coccige molto dif- ferente dagli altri Bombinator, e condusse perciò a ricerche, le quali non potevano riuscire ad alcun utile risultato, e, come volevo dimo- strare, contribuirono a ritardare per molto tempo l'accertamento del- l’esistenza in Europa di due specie di Bombinator. (1) FirzincER, Neue Classification der Reptilien. - Pag. 65, Wien 1826. (2) T. SALVADORI, Le date della pubblicazione della Ic. Fau. It. di Bona- parte in Boll. M. Zool. Università di Torino, vol. Im, n. 48. lano ito inabile sn) pi ‘’borzioni #ho ri veggond bia È tu Dini ib ibidori en ioh:omsozib: 09 6109 fi esfdcorpauba | iuprotitsup steenili osa: ottfa.ustalior fiomrnotpasttsroGi, ab = cal olsttstsorisgadivo sileb army al ohnersagi ibpiopco Otettoginee de È ampiuotaup ebinolutE i. eiaruzite» edo: osstui son osato ani «dbins® al sto nogt Sd990i0: ifruprissrjiguet ia a10910 81978 sufoio sa) on ittelai olsibi sta. «olsstisttott ita bito ia ppdigrion: nouro itibont sh: amssridinoS os ironia. sh. anosent Ande ih: smoissdltizzsio rsvonn sli oz2sdzottor dash odo porsfesitroneer «bris@e gestione fi dollddig inolat:a50go' ila stvettutie.(4) meg È ibmeitgisufi.ollor iunA-ilu osivib aveva aifo èitsopn0d lî sr0onseavs 3v8 opta ol pueni sen. of'otzot [sb SMD vilut is 00 atsst.allobeoilà | Pilota le adadio 81000 drugs Slinisto® 5191 anfoo &10019 Aveige).iar nomsdio er Aissavi iL ibamon I oteb iog sidda iasialsnp obinot8® ar ibvobidoi otamsidbi srolfs 519° satndolsi Li adoraffeltit: ima ata) sin dots eri slo 2tsastgt I [e omsiszs otinuy Do rzisozi* notostdenoti. rognistit i lafi :smago ‘Pio ussa0n09' sivone song ‘mom 49 odo gb ione Reza dimue'Ifortcolva stiou onsbavi ib oben fab im sveottibone ‘edosi slb:sdororsido 8r9D ib on0vsi fn stirsrasoas10gtstios Asia Grifo YY ia vorotsmtgedit Labeosoma oziord ozanda: iui sb ozzett BISAS A [ab'olloyp: moo* assente va Labrondato dda di prrterr: i rastetomgi olteBg-igrast inup' ni sto Lsilafinai ;ilbwpe inbre Îob sionie s[.oro ot9be'tta ddt otagir Sdo sToTT9 efstc ottoag 3 Mib'otfom ogis009 life sterise dndotor SÌ eszovi. alal *ipoà Îlbop alcoiistanitta diotoq azeubido 9° otuati;tot® Prdlabife ‘.. sOmnib' ovelov'smoo 9° 0tsttueir otity' ngolo: ba otioanit Mapa “stÒr cib fmi oxeitat olo 199° s'tabratit n bingo peo. 09 98 i 5 Deserti ib ferre onb ib pio al'assoteià n grersta ae L ue er noc.S iuasse rie rtatteg sh ‘à a panico Mo: na, Destirelzte 4 PARSADI pa va x ' ì entra spualtrpt, Ùi vi Mie sù, der dev fucelachea fo LR e Pagi (ola è) Lat de, SMI peri Y. 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Fsso sombra.tinfscitto. alla PoerlMastna has ses. tE mal) diSchrvidi (1), i quala di aszi un.po' incerto 4a sa realmente A Pi ì ‘ ‘ i : nl a i K Ra e LOI ‘Migtini a, a cvisue collocate dagli autort alia Ans ora Ae Peollcleticone: dagli Oligocheti. tnfeti i) presonta indabbin'atffoltAevett. A plotnomettnà Ci dior Ain sli ir odore. Staltra parte t pare. arung A Malo» ii “Aplus a di Pipe apr'divà. soltoentivore.fra i. Chstopodì, Gra fra gli, A Hi: i ti Li gblaneitidi. D, Da AAT Fd E RE fina ibi vgresto.ganere iutere erganlissimo sali. notà tr «paria; i Na: È posi dt. Clengditua Pat dap., 1862; fa dosoritto dal Claparàdo, {2}. dh: Nya unico caauplare da ji Lrovatoine) 1851 a Saf Yans.l8 Hougub + * i» unel -dimuriinieato delle Manica; dova vive nel fango fai prati di Zoe I Ergeiaro. Questa sposto serre ritrovata dol Kenuel hag! “atamari della se i ma hugions-L00l0p sica dif Napoli (1). i Ae "a utile 9° CT. gore ie. PEA 1880 (4): ro perio negli adene ig mani. Lara Haningico di (eine: pot» ta ” x - di bo sa Lu O, Sonwror , 2 PSA der Peevettaria riabitocosto vit | Wilma vote, Btaotsgub, LA Aloat der Wiss. pd; KAUÎ, Wien, 16 Aanat, ve. Fntscichdungsgesehtohte 20 dat oo: nata nr ni ni I su Ù s} 3 i > €4 > et Ù i = BO a È I Rd 0 xt n i "i % + k CEI È Pri = re l # 2580 - Tip. Guadaguini e Candellero, via Gaudenzio Ferrari, 3- App” Io f se No I î i DE 95 Ali, ‘BOLLETTINO Musei di Zoologia gi Anatomia comparata della R. Università di Torino N. 69 pavone ato il 50 Settembre 1889 Vos D." DANIELE Rosa. Il CTENODRILUS PARDALIS Clap. a Rapallo. Il Ctenodrilus è una forma molto semplice ed, a quanto pare, anti- chissima di Anellide. Esso sembra affinissimo alla Parthenope (P. ser- rata) di Schmidt (1), dalla quale è anzi un po’ incerto se sia realmente distinto, e viene collocato dagli autori alla base ora dei Policheti, ora degli Oligocheti. Infatti esso presenta indubbie affinità cogli Aphanoneura (Gen. Ael/osoma Ehr.), mentre d’altra parte è pure affine al Proto- drilus e al Polygordius collocati ora fra i Chetopodi, ora fra gli Ar- chianellidi. Di questo genere interessantissimo son note tre specie : 1° Ctenodritus pardalis Clap., 1863; fu descritto dal Claparéède (2) su un unico esemplare da lui trovato nel 1861 a Saint Vaast la Hougue nel dipartimento della Manica, dove vive nel fango fra i prati di Zo- stere. Questa specie venne ritrovata dal Kennel negli acquari della Sta- zione Zoologica di Napoli (3). i 2° Ct. monostylos Zeppelin, 18883 (4); fu scoperto negli acquarii marini dell'Istituto Zoologico di Freiburg. (1) O. ScHMIDT, Zur Kenntniss der Turbellaria rhabdocoela und einiger anderer Wurmer etc. Sitzunsgeb. d. Akad. der Wiss. Bd. XXIII. Wien, 1837. (2) CLAPARÈDE, Beodachtungen ber Anat. u. Entwicklungsgeschichte wir- belloser Thiere an der Ktste von Normandie angestellt. Leipzig, 1863, p. 25, tab. XV, fig. 28-29. (3) KENNEL, Ueder Ctenodrilus pardalis Clap. — Arbeiten aus dem zool., zoot, Inst. in Wurzburg. Bd. V, 1882, p. 373, tab. XVI. (4) ZEPPELIN, Ueder den Bau etc. des Ctenodrilus monostylos n. sp. Z. f. W. Z. Bd. XXXIX, p. 615, tab. XXXVI, XXXVII. Leipzig, 1883. 3° Ct. purvulus Scharff, 1887; proveniente da un acquario marino di Birmingham, dove era stato trasportato da qualche punto ignoto delle coste inglesi (1). Come si vede, solo per la prima di queste tre specie ed anzi pel solo individuo del Claparède si conosce l’Rabitat naturale. Ho dunque cre- duto utile di segnalare il ritrovamento di questa stessa specie in Liguria e precisamente nel seno di S. Michele presso Rapallo (Riviera di Levante). Essa si trovava infatti in un acquario, in cui solo da un giorno o due si erano messi dei sassi coperti di alghe presi in quella località. Dopo un rapido esame sul vivo dell'unico individuo trovato , lo fissai col li- quido di Perenyi che non cagionò la minima contrazione, poi, fattolo passare per gli alcool, ne feci un preparato in glicerina che ho deposto nel Museo Zoologico di Torino. Questo esemplare corrisponde bene in complesso alla descrizione ed alle figure del Kennel (l. c.), salvo piccole differenze che andrò no- tando e che lo avvicinano un poco al Ct. parvulus di Scharff. Quanto al Ct. monostylos di Zeppelin è specie molto differente, della quale ho ritenuto inutile tener conto nei seguenti confronti (2). La statura è inferiore a quella data dal Kennel. Infatti il nostro esemplare, che ha 10 segmenti setigeri e si trova pressapoco allo stesso stadio di gemmazione di quello figurato dal Kennel (I. c., taf. XVI, fis. 1), ha una lunghezza di soli tre millimetri, mentre il Kennel dà ad un simile individuo una lunghezza di sei. Il nostro esemplare ha invece le dimensioni del Cf. parvulus, di cui il Scharff dice che « its smaller size is the most striking feature ». La sua forma è precisamente quella figurata dal Kennel (fig. cit.). L’in- tegumento è trasparente ed ha i punticini verde-nerastri caratteristici dei Ctenodrilus, ma presenta inoltre una leggera tinta generale verdognola. In ciò pure esso sì avvicina al Cf. parvulus, cui il Scharff dà una lessera tinta giallo-verdognola, mentre dell’integumento del Ct. par- datis il Claparède ed il Kennel dicono che è bianchiccio. A occhio nudo l’animale si mostra rossiccio per la colorazione propria che ha il canal digerente fra il termine dell’esofago e la porzione terminale. Anche nel Ct. parvulus questa parte del canal digerente è rossa, mentre nel Ct. pardatis, secondo il Kennel, sarebbe bruna: il Claparède la dice però « ròthilich-braun ». (1) ScHaREF, On Ctenodrilus parvulus, n. sp. — Quart. Journ. of microsco- pical science. Vol. XXVII, N. S., p. 591, tab. XLI. Edinburgh, 1887. (2) Il prof. E. EWLERS (Z. f. w. Z., Bd. XLV, 1887, p. 497) ha espresso il dubbio che il Cf. m20n0s/ylos possa essere una forma a sviluppo paranomalo, cioè modificata da condizioni speciali, nel nostro caso dalla vita negli acquarii. Ciò rende tanto più desiderabili le osservazioni sui Ctenodrili facenti vita libera. Il nostro esemplare ha dieci segmenti muniti di setole, il 1° di essi è formato dalla porzione anteriore del corpo sin dietro all’unico paio di nefridii, però dietro all’ultimo segmento setigero vi sono in formazione alcuni altri segmenti non discernibili. Questo numero di segmenti concorda coi dati del Kennel sul Ct. par- datis, mentre pel Cf. parvulus il Scharff fissa a 10 il massimo numero di segmenti, dal che giova concludere che esso sì trovi solo in esem- plari più avanzati del nostro nel processo di gemmazione. Per ciò che riguarda i fenomeni di gemmazione il nostro esemplare presenta una particolarità degna di nota. Il Kennel dice che nel C?. par- datîs la prima zona di gemmazione si presenta fra il 3° e 4° segmento, e lo stesso nota il Scharff pel Ct. parvulus,; qui invece troviamo questa prima zona fra il 4° e il 5° sesmento, cosicchè nel primo zooide di questo ‘ strobilo vi sono due segmenti invece di uno che contengono la porzione “rossa allargata (Magendarm) del canal digerente. La seconda zona di gemmazione, la sola evidente che si trovi nel nostro esemplare oltre la citata, sta all’intersegmento 6-7 ed è più pic- cola della prima. Tuttavia non voglio negare assolutamente la presenza di quella che a priorî dovrebbe trovarsi all’intersegmento 5-6, perchè qui nel nostro preparato esiste una piegatura accidentale che rende dubbia l’osservazione. Come in tutti i C/enodrilus i fascetti di setole sono disposti in 4 serie, il 1° ciclo trovasi nel segmento cefalico; noterò tuttavia che il numero di setole componenti ogni singolo fascetto, numero, come è noto, un po’ variabile, è superiore al normale. Troviamo infatti non raramente nel nostro esemplare dei fascetti composti di 4 o 5 setole, mentre il Kennel sembra non averne trovato nel C?. pardalis più di 3; pel Ct. .parvulus il Scharff non fissa alcuna cifra, notando solo che il loro nu- mero varia molto. La forma generale delle setole corrisponde molto bene alla figura che dà il Scharff di quelle del C/. parvuls, poco invece a quelle date dal Kennel pel Ct. pardatis, concordando però , per quest’ultima specie, colla figura del Claparède. Ma ciò che le distacca nettamente da quelle del Cf. parvulus è la denticulatura ben evidente della estremità distale che corrisponde affatto alle figure del Kennel e del Claparède, mentre del Cf. parvulus il Scharff nota espressamente che « the most impor- tant difference lies in the nature of the bristles, which are not pecti- nated as in Ct. pardalis ». Gli altri caratteri esterni ed interni, per quanto si può giudicare da un preparato, concordano con quelli dati dal Kennel al Cf. pardatis, dal quale il Ct. parvulus, salvo nei punti indicati, non sembra presentare differenza. In conclusione, il nostro Cfenodr?ius di Rapallo presenta i caratteri dell’una e dell’altra specie. Io l’ho riferito al Cf. pardalis, soprattutto pel carattere delle setole pettinate, che sembra il più importante. Non mi pare assolutamente il caso di farne una specie intermedia, piuttosto esso vale a ridurre alquanto il valore specifico del C?. parvulus. È qui il caso di ricordare che, contrariamente alla opinione del Kennel e dello Zeppelin, il Vejdovsky crede (1) che il C{. pardalîs di Kennel non sia la specie del Claparède, ma sibbene la Parthenope serrata di Oscar Schmidt. Egli distingue nei Ctenodrilidi le seguenti specie: 1° Parthenope serrata O. Schmidt = Ct. pardatis Kennel. 2° P. pardatis (Clap.) = Ct. pardatis Clap. 3° Monostylos tentaculifer Vejd. = Ct. monostytos Zeppelin, alle quali specie converrebbe ora aggiungere come Parthenope parvula la specie di Scharff. Non è certo coll’esame di un solo esemplare che si può risolvere questa questione; noto solo che chi ammetta le conclusioni del Vejdo- vsky dovrà riferire il nostro esemplare alla P. serrata 0. Schmidt = Ct. pardatis Kennel, non Clap. Infatti io ho preso per base la descri- zione di Kennel, ritenendo con questi che la descrizione del Claparède sia inesatta, sopratutto dove dà al Cf. pardatlis due sole serie di setole invece di quattro. Il Vejdovsky ritiene che la differenza sia reale; è una questione che sarà risolta con sicurezza quando si ritrovi un Cfenodrius con due serie di setole, ciò che non è impossibile, poichè anche fra gli Aezo- soma sì trovano specie con setole distiche e altre con setole tetrastiche. ‘Queste osservazioni vennero cominciate a Rapallo nel Laboratorio privato di Zoologia marina (vedi questo Boll., n. 58) e terminate nel R. Museo Zoologico di Torino. (1) VEJDOVSKY, System vu. Morphologie der Oligochaeten. Prag, 1884, p. 164. 2714 - Tip. Guadagnini e Candellero, via Gaudenzio Ferrari, 3'- Torino, gi D “BOLLETTINO Musei di Zoologia sf Anatomia comparata della R. Università di Torino N. ZO pubblicato il 21 Ottobre 1889 Vor. IV Le ultime notizie intorno al SIRRATTE in Italia negli anni 1888 e 1889 raccolte da TOMMASO SALVADORI Membro del Comitato Ornitologico internazionale. A complemento delle notizie relative al Sirratte in Italia, già pub- blicate in due mie note precedenti, ho raccolto nella presente quelle altre notizie che mi sono giunte posteriormente. 1SSS. Maggio, 4, 0 5..— Il D.' Luigi Picaglia nel suo recente Elenco degli Uccelli del Modenese, p. 103, scrive che in uno dei giorni suddetti fu veduto dal sig. Emilio Amici un Sirratte a Campiglio, in quel i Vignola nel Modenese. Maggio. — Lo stesso D." Picaglia riferisce pure che nel mese di maggio altri 3, o 4 Sirratti furono UL da un tal sig. Tonini a Casinalbo, pure nel Ss I Maggîo, 10. — Nel mio precedente lavoro intitolato Altre notizie intorno al Sirratte în Italia nel 1888, pubblicato nel N. 52 del vol. III di questo BoZ/ettino, io feci cenno di un Sirratte, che si diceva fosse stato ucciso presso Cavalese in Val di Fieme nel Tirolo; la notizia era registrata nel Bollettino del Naturatista, VIII, p. 137, come comunicata alla Società Ornitologica di Vienna; ma essa non sembrava certa e pa- reva che potesse riferirsi al Sirratte ucciso in quel luogo nel 1863. In- vece, da una lettera del Prof. Agostino Bonomi da Roveredo, ho ap- preso che la notizia era esatta, e che si riferiva ad una cattura avve- nuta nel 1888. Quella notizia fu pubblicata dal Victor Ritter von Tschusi zu Schmidhoffen in un articolo intitolato Vor/dufiges viber den Zug des Sfeppenhunes (Sytrhaptes paradoxus, Pall.) durer Oesterreich-Ungarn im Jahre 1888-89, apparso nel giornale Die ScRhiwvalbe. Mittheilungen des ornithologisches Vercines in Wien, n. 14 (14 aprile 1889). Il Prof. Agostino Bonomi ha potuto avere dal sig. Giovanni Franzelin, amministratore forestale di Cavalese, le seguenti più dettagliate notizie, che egli mi comunicò e poscia ha pubblicato nelle sue Nuove contri- buzioni alla Avifauna Tridentina, p. 43: Fra i giorni 8 e 12 maggio 1888 (il giornale dice 10 maggio) furono veduti in Val di Fiemme (sic) due Sirratti, uno dei quali (femmina) fu preso vivo da un tal Boschetto, che lo tenne in gabbia; dopo cinque giorni morì, e fu acquistato dal signor cav. de Lachmiller, commissario distrettuale, che lo spediva ad Innsbruck, ove si conserva presso la sua famiglia. Maggio. — Lo stesso von Tschusi zu Schmidhoffen, nell’articolo sopra citato, menziona quattro Sirratti, che durante alcuni giorni furono ve- duti presso Glurns nel distretto di Merano, lungo il corso superiore dell'Adige. Maggio. — Da una lettera del Conte Arrigoni degli Oddi , scritta il 29 luglio 1889, estraggo quanto segue: Un mese fa io mostrava al sig. Simonetto di Monselice un Sirratte, ed egli mi disse che nel maggio del 1888 in un suo campo due Sirratti avevano nidificato in una buca con poche erbe; le uova, in numero di quattro, erano grosse come quelle del Tarabusino (Ardetta minuta), di color giallo fulvo, con piccole macchie più scure, e furono rotte dai bracchi. L’'Arrigoni scrive che il Simonetto è un vecchio cacciatore degno di ogni fiducia, tuttavia egli non si mostra al tutto sicuro della cosa, du- bitando che possa essere avvenuto qualche errore. Sarebbe stato invero importante che il fatto della nidificazione di una coppia di Sirratti presso Monselice nel Padovano si fosse potuto accertare in modo indubitato, giacchè quel luogo sarebbe l’unico in Italia ed il più meridionale fra tutti quelli d'Europa nei quali il Sirratte ha nidificato. Maggio? — Il sig. D. Stefanoni scrive nel BoZ/ettino del Naturatista, VI, n. 11, p. 156, che il giorno 10 ottobre 1888 acquistò sul mercato (di ‘ Padova?) un Sirratte maschio, morto, che era stato preso vivo colle veti da un contadino qualche mese prima, probabilmente nel maggio, nel comune di Cervarese, provincia di Padova; esso fu imbalsamato dal sig. Stefanoni e spedito a Ferrara. Il medesimo scrive che, da quanto potè sapere, nelle vicinanze di Cer- varese vi erano 8 o 10 Sirratti (1). (1) Credo opportuno di ricordare qui che la cattura di due Sirratti presso Sarzana, addì 26 maggio 1888, da me accennata in modo dubitativo, nella mia seconda nota, è stata confermata dal sig. D." Carazzi nella sua recente 2? Appendice ai materiali per una Avifauna del Golfo di Spezia e della Valle Ottobre, 25. — In questo giorno fu preso un Sirratte dal sig. Angelo Fortunato nel territorio di Montechiari , provincia di Brescia; esso fu preparato e si conserva dal sig. Ettore Mettica, che ne dette la notizia al Bollettino del Naturatista, VIII, n. 12, p. 164. Novembre, 29. — In questo giorno fu ucciso un Sirratte maschio sulla spianata che è posta ad un chilometro circa ad occidente della città di Verona; il cacciatore assicurò che era solo; fu preparato dal sig. Dal Nero di Verona ed ora si conserva nella collezione del signor Conte Francesco Cipolla della stessa città. Il gozzo dell’uccello era pieno di semi di piante dei generi Setarîa e Digîtaria e di grani di frumento germogliati; nello stomaco erano piccoli pezzi di quarzo, sabbia e sas- solini. Questa notizia mi fu data dal sig. Comm. Edoardo De Betta di Verona e fu pubblicata dal sig. Dal Nero nel Bo/etfino del Naturalista, VIII, M.19,-D, 104 1859. Gennato, 6. — A circa cento metri da Vallese, nel territorio di Ve- rona, fu uccisa, nel giorno indicato, una femmina di Sirratte, mentre pascolava in un campo seminato a frumento. Aveva nello stomaco poca sabbia e qualche sassolino; l’ovaia era molto sviluppata e cinque uova avevano già la grossezza di un granello di veccia. Fu preparata, ed anche questo individuo, come ìl precedente, si conserva dal sig. Conte Francesco Cipolla di Verona. Il sig. V. Dal Nero ha pubblicato questa notizia nel Bollettino del Naturatista, IX, n. 3, p. 88. Gennato, V7. — In questo giorno nel territorio di S. Stino di Livenza, nella provincia di Venezia, in un folto canneto, fu preso vivo da un cane da caccia un Sirratte, che venne in possesso del signor Giulio Antonio Vascellari di detto luogo , il quale mi anmunziò il fatto con lettera del 17 febbraio; egli ha conservato vivo l’uccello nutrendolo con miglio e frumento che preferiva ad ogni altra cosa; l’uccello, vispo e sano, quando il sig. Vascellari mi scriveva, stava rimettendo le due lunghe penne della coda ed altre della testa, strappate dal cane nell’abboccarlo ; pare che fosse solo. Gennaîto. — Il Conte Arrigoni degli Oddi sopra menzionato mi scrive che nel mese di Gennaio di questo anno sono stati presi due Sirratti, di Magra, p. 2, e dal Giglioli nella sua Avifauna Italica, p. 514. Così pure ricorderò che i due Sirratti uccisi nella Bandita di S. Rossore presso Pisa il 29 maggio 1888, intorno ai quali io non aveva potuto avere precise notizie, sì conservano nel Musco della R. Università di Pisa. Questa cosa ho saputo dal Marchese Giacomo Doria, cui fu riferita dal Prof. S. Richiardi di con ed è registrata anche dal Giglioli (Avi/auna Italica, p. 514). maschio e femmina, a Megliarino S. Fidenzio, nel distretto d'Este, pro- vincia di Padova; facevano parte di un branco di undici individui; ì due uccisi furono preparati dal sig. F. Quartaroli per un signore d'Este; gli altri furono veduti parecchie volte, ma non ne vennero uccisi, e dopo pochi giorni scomparvero. Febbraio, 5. — Lo stesso Conte Arrigoni mi fa sapere che in questo giorno fu veduto un Sirratte nel giardino di casa Concato, ora Rodella, posta in un sobborgo di Padova; gli fu tirato, ma non fu colpito! Marzo. — Il von Tschusi zu Schmidhoffen , nel luogo sopra citato, menziona 5, o 6 Sirratti veduti presso Pola nell’Istria, nel marzo di questo anno. Questa è l’ultima notizia che mi sia giunta , relativa ai Sirratti in Italia, durante la loro recente comparsa in Europa. Senza dubbio i Sirratti che si sono veduti in Italia negli ei mesi del 1888 e nei primi del 1889 erano superstiti della primitiva invasione, o forse anche taluni sono venuti in Italia dal Nord, cacciati dal freddo invernale. Credo opportuno di riunire in un quadro tutte le osservazioni rela- tive ai Sirratti in Italia negli anni 1888 e 1889. telai ite Elenco generale dei Sirràtti veduti in Italia durante gli anni 1888 e 1889 DATA 1S£8. Aprile 24 28 Maggio al princ pio alla metà alla metà 23 26 27 27 28 29 alla fine 2 È e Luglio alla metà Settembre 9 Ottobre 25 Novembre 29 1889. Gennaio 6 17 2 Febbraio 5 Marzo LUOGO Montagnana (Padova) Palmanova (Udine) Mercato Saraceno (For ee Fano (Pesaro) . Fano . ò Villabar tolomea (Verona) 5 Campiglio (Modena) . Casinalbo (Modena) . Fano (Pesaro) . Schio (Vicenza). Schio . x Schio . Cavalese (Tirolo) Solarolo (Faenza) . Casanola (Faenza). Bellaria (presso Cesenatico) | Santa Severa (Roma) Mantovano . Bosco Pontini (Trieste) . Camposampiero (Padova) . Sarzana (Liguria or.) Cavanella Po (Rovigo) . Panocchia (Parma) Orvieto (Perugia) . S. Rossore (Pisa) . Faenza (?) - Glurns (Merano -_ Tirolo). Monselice (Padova) . Cervarese (Padova) . Lanischie (Istria) . Budrio (Bologna) . Montechiari (Brescia) Verona Vallese (Verona) S. Stino di Livenza (Venezi: L) Megliarino S. Fidenzio (Padova) Padova . . Pola (Istria). Totale (1) Questo individuo è passato in possesso del sig mì scrive che gli sembra un maschio e che beve pothisgiio vivo (1) vivo vivo circa (2) NUMERO degli individui Todngi | CAM! C0N-- Sett) riti lserr. 8 2 HRS A A GIR RT I 62 | oca Msi l il 3-4 ARI STO] 20 | Dil 20: log 7. (Ri 3 2 952 2 ] I l i 1 1 ] 1 a 4|2 Leal eni l TA ] po ai a 7(2))7 (9) 4 | 2) 8-10 1} 1 | ] | tell ti TA: Ì | LAM l l l l I lm casa 1 | SS) N 143=| — _ 147 51 |?7 si Osservazioni vivo nidificanti (?) | | . Camillo dal Fiume di Badia Polesine, il quale (2) Degli individui di Schio ne furono veduti 2 addi S Giugno ed anche fin verso la metà di Luglio de) 1888 (Sig. Sartori, dn Vitt). "e fu i si la vasti ‘ili ni pei in don — a n i SE È È tnt di, pf Ohamuor! pia | aroik per vu Fira ro 0-16 bh. ? ic i spavidat dis î È. Ib BO TSNEDE RE cia tai È fico pr tota! a GA Ò f nia ( tea cha PD Luni ] PALO: DUI RR VIII e si Fiofananaoe i try ovimts4 og dui i Là Roli aci PRE 0 quiv.| A Fithbsi 2 ai Jvortstotast mu - O n att de vista ee gi PI A Fi Ì î MUIV:TE RE Pl. A otrsstius@ a''atasistt di | i Se 0 |. +. elia. (008004) 008791,) lA ciato o dl dle hi Bio ie: » csla@BAl Li La i { N (aoro9). boulalotaadattiY I i î POP, CESTI tetto ‘offigigiiso mi 1 d-Gn #1 fartaliv 10): oltintiteaDe nk) Li! } ai ea onaeatio perdi ph ' [ % Pa &305; ata d i a Ù d, noti de: de E in $: (£) | 0 i ius ca SIND | Ta Î di, Des Mr. î î ,% dl SCI (23 coRt) ‘pibtato@ i } i Di E : ;; AE SELIO DT filonssas0: i i Sp G_| i RT n929; 3) ozgbIg) niralise! | } 1900 CRE. It a + (amofi) a1ovee 200688 | Î Fai Î ua si. Onevosaslà SA FL, . (032077) inidno9 dozofi | C LP, . (avobe9) otsigarisogano S pier o, (.10 sitraf!) enseeizz A òviv | E I}, + (ogivos) od slidasvisti ni I SI | «0... (8004891) gito90069 Pi VI dep . +. 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A # x n ida ’ S - FR gt dd L 1; Sx % Î t o - ù Ò LI S r n . Fr v ’ SE = . Vai x à Ti L x b x I] È - vi ? = : pa «100 - Tip. Guadagnini e Candellero, via Gaudenzio Ferrari, 3 D ‘BOLLETTINO Musei di Zoologia ed Anatomia comparata della R. Università di Torino N. "74 pubblicato il 15 Novembre 1889 Voc. IV D."' DANIELE Rosa. Sull’assenza dei RECEPTACULA SEMINIS in alcuni Lumbricidi. La presenza dei receptacula seminis o spermateche è normale non solo nei Lumbricidi, ma anche in tutti gli Oligocheti. La sola eccezione sinora nota è quella che ho segnalato io stesso tre anni fa (ottobre 1886) nel Criodrilus tacuum (1). La mancanza di tali organi nel Criodrilus venne pure notata poco dopo (marzo 1887) e in- dipendentemente da me dal Benham (2) e poi constatata anche dal Collin (3). Nella mia monografia sul Criodrilus (4) io avevo fatto notare che la mancanza di receptacula coincideva in quell’anellide con quella dei tubercula pubertatis, ed avevo insistito sul fatto che quest’ultima par- ticolarità doveva essere una conseguenza della prima. Infatti, l’esame di molte specie di Lumbricidi mì aveva fatto riconoscere che l’esten- sione dei #uDdercula pubertatis era generalmente proporzionale al numero dei receptacula. Nella stessa monografia avevo pure concluso che l’assenza dei recep- tacula seminis non era un carattere che potesse giustificare la separa- zione del Criodritus dagli altri Lumbricidi (separazione proposta dal Vejdovsky) e che non bisognava vedervi altro che l’effetto d'uno speciale adattamento. (1) Rosa — Nota preliminare sul Criodrilus lacuum. Questo Boll., N. 15, vol. I, 1886. (2) BENHAM W. BI. — Studies on Earthicorms, No. III. Criodrilus lacuum. — Quart. Journ. of microsc. science, N. 3, No. CVIII (vol. XXVII, part. 4), 1887. (3) COLLIN — Criodrilus lacuum. Zeit. wiss. Zool., Bd. XLVI. 1888. (4) Rosa — Sul Criodrilus lacuum. Studio zool. ed anat. Mem. della R. Acc. delle Scienze di Torino, ser. Il, t. XXXVIII, 1887. Posso ora portare due nuovi fatti che giustificano le mie conclusioni. Fra tutti i Lumbricidi finora noti ve ne sono ancora due (oltre al Criodrilus) nei quali si sia riconosciuta l’assenza di fubercula puber- tatis. Essi sono il Lumbricus Eiseni Levinsen e l’ A//olobophora cons- tricta mihi. Il L. Eiseni, scoperto dal Levinsen presso Copenhagen (1), è un vero Lumbricus (in stretto senso, Eisen) ed è similissimo ad un L. casta- neus Sav. sp. (= L. purpureus Eisen), da cui sì distingue per un cli- tello più lungo (24-31,32) = 8,9 e appunto per la mancanza di #uber- cula pubertatis. — Questa mancanza era data dubitativamente (Be/tes- vulste mangle?) dal Levinsen, che ne aveva visti solo 5 esemplari. Io però posso parlarne con certezza, perchè ho osservato numerosi esem- plari di questa specie provenienti da varie località delle nostre Alpi dove essa vive fra i 300 e i 1200 metri sul livello del mare (2). Orbene, in seguito a diverse dissezioni ed all’esame di serie di sezioni longitudinali e trasversali, mi son dovuto convincere che anche il L. Eiseni, come il Criodrilus, manca di receptacula seminis. Nello stesso modo ho accertato la mancanza dei receptacula nella A. constricta mihi (3). Questa specie, che vive nelle nostre Alpi alle stesse altezze del L. Eisenî, è affinissima alla A. subrubicunda Eisen, da cui non si distingue esternamente che per la statura minore, un nu- mero maggiore di segmenti e l'assenza costante dei fubercula puber- tatis. Restano dunque confermate le mie conclusioni, cui sopra ho accen- nato. Queste osservazioni però hanno una portata più generale perchè in- teressano direttamente la questione ancora così oscura dell’accoppiamento e della fecondazione nei Lombrichi e dell’origine degli spermatofori in questi Oligocheti. In questi Lombrichi senza spermateche, durante l’accoppiamento, lo sperma di un individuo non può essere ricevuto dall’altro che sotto forma di spermatofori esterni. Questi infatti si trovano numerosi e molto grandi nel Criodrilus, dove sono disposti irregolarmente nelle vicinanze delle aperture sessuali. Ecco un caso evidentemente contrario alla teoria di Vejdovsky (4), di Goelich (5) e di altri pei quali gli spermatofori son prodotti. dalle (1) LEVINSEN — Sysf. geogr. oversigt over de nordishe Annulata, ecc. Co- penhagen, 1883. (2) Rosa — Il Lumbricus Eiseni Lev. în Italia. Questo Boll., N. 22, vol. II, 1887. (3) Rosa — I Lumbricidi del Piemonte. Torino, 1884. (4) VempovsKy — System und Morphologie der Oligochaeten. Prag, 1884. (5) GoELICH — Veber die Genital- und Segmental-Organe von Lumbricus terrestris. Zool. Beitr. von Schneider, Bd. 11, Heft. 2. Breslau, 1888. spermateche; d’altra parte, per le ragioni già addotte dai citati autori e sopratutto per la irregolarissima disposizione degli spermatofori nel Criodrîtus, anche la teoria esposta dal Fraisse (3) riguardo all’origine di queste parti appare difficilmente accettabile. La mia teoria, che svilupperò in altra occasione, è che gli sperma- tofori nei Lumbricidi sono prodotti dal rigonfiamento ghiandolare che circonda le aperture sessuali maschili. Essa spiega la forma tubu- lare che hanno fondamentalmente gli spermatofori, spiega il loro grande sviluppo nel Criodrilus dove quel rigonfiamento è enorme, e spiega pure come in certe forme in cui quel rigonfiamento manca, p. es., nell’ A/- folobophora complanata, di cui ho esaminato innumerevoli esemplari, io non abbia mai trovato traccia di spermatofori. Questa teoria spiega anche bene la posizione degli spermatofori stessi. Infatti, nei Lombrichi normali (muniti di receptacula seminis e dì tu- bercula pubertatis) essi si trovano sempre sui segmenti che nell’accop- piamento si trovano di fronte alle aperture maschili, Per es., nel Lwm- bricus herculeus (= agricola) tale segmento è il 26°. Nel Criodrilus invece (e probabilmente nel L. Eîsenî e nell’A. constricta) gli sperma- tofori si trovano presso al 15° segmento, ma qui appunto bisogna am- mettere che nell’accoppiamento i due individui si dispongano tutti e due nello stesso senso colle aperture sessuali di fronte. Infatti essi nell’ac- coppiamento non possono disporsi in posizione inversa analoga a quella che notiamo nei Lombrichi normali, perchè mancano in essi quei cor- doni che nei Lombrichi normali scorrono dalle spermateche ai #uder- cula pubertatis e che rialzandosi nell’accoppiamento formano un solco in cui scorre lo sperma per attraversare la distanza notevole che se- para allora le aperture maschili di un individuo dalle aperture dei ri- cettacoli dell'altro. Io credo poi che gli spermatofori nei Lombrichi normali siano produ- zioni, per così dire, accidentali e che non siano utilizzati per la fecon- dazione, mentre essi sostituiscono fisiologicamente le spermateche nelle specie accennate in cui queste mancano. (3) FRAISSE — Veber Spermatophoren beim Regenwurmern. Arb. Zool. Ilnst. Wirzburg. Bd. V, 1879. imous Liodion istaatiobhensig iooige vpi recati lea i lare .itclote CT9RA ilgafii emroisizogeitti anizaliziogettà cl: agha agigiro is obisquiti (8) oeciniti sf stzogra aimnot «i asa «slidettecoa.siparakto/ili ib \arpagogio dig ta smisgai ig edo 4 otiasdoo savife ti Cisqgoliva edo sino8t MN orto (atglolgaltà» otuemetooniv.bfariiohorg Gage: ibid h Ci cipsburt aeonom: alt. aggira Apa Hit itigloenan. ibnueanai, ‘80 1a geo 95,6 sbav atat if agofganinoto: nato gr; ile ationsiataomibo) sorte al argpaziiora otrons$ oto contra: p sro lassribotedeTag am qu cita ban Of ornati vdomreiao gir jovp ingr.hi} ecariata :9Î190; 11 uitsigmsea. iovoanuini odagimtnzo od, ino 1D pipesia SO and prsisosti-ota votò inatinalddi isgntti lscdofsmimogs iaabiamtoizienquat aredì adora #gAl47 sinodti) miti LEX © APACILCAI ina î ib i iero mana iodio 1 Dt: -ganas lo: ario itastrgoa ia angina: amavo nie igagt sami. 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Guadagnini e le ndelltro via SLA auenzio, Ferrari. 3 - T ACha “BOLLETTINO Musei di Zoologia ed Anatomia comparata della R. Università di Torino N.7 2 pubblicato il 15 Dicembre 1889 Vor. IV CARLO POLLONERA. Elenco dei MOLLUSCHI FLUVIATILI viventi in Piemonte. I risultati delle ricerche fatte sinora riguardo ai molluschi terrestri che vivono in Piemonte, io pubblicai in tre miei brevi lavori: 1° Elenco dei molluschi terrestri viventi in Piemonte (Atti Acc. Scienze di To- rino, vol. XX, marzo 1885); 2° Aggiunte alla Matac. terr. del Piemonte (Bollett. Mus. ecc. di Torino, N. 17, 22 novembre 1886); 3° Nuove aggiunte e corr. alta Malac. terr. del Piemonte (Bollett. Mus. ecc. di Torino, N. 58, 6 aprile 1889). Ora credo utile completare questi miei precedenti lavori pubblicando questo elenco delle specie che vivono nelle acque della stessa regione. I molluschi acquatici del Piemonte furono oggetto di molto minori ricerche e studi che non quelli terrestri; infatti finora sono due soli i lavori nei quali essi sono considerati nel loro complesso. Il primo è quello del Prof. Pellegrino Strobel: MozZuschi viventi nel lembo orientale del Piemonte, dalla Toce alla Trebbia, in Giornale di Malacologia, Pavia, 1853. In esso sono annoverate soltanto le specie viventi nella parte più orientale del Piemonte, e le specie fluviatili ci- tate sono 388. ll secondo lavoro è quello del Prof. Mario Lessona: Molluschi viventi del Piemonte, in Memorie Acc. dei Lincei, Roma, febbraio 1880. Questo è dunque il solo lavoro che tratti finora della malacologia acquatica di tutto il Piemonte ed annovera 64 specie fluviatili. Questo lavoro, ab- bastanza completo per i Gasteropodi, non poteva riuscire che molto mancante per quanto riguarda gli Acefali, essendo allora appena iniziati gli studi del Clessin sulla famiglia delle Cicladi, ed essendo ancora com- pletamente trascurato quello delle Naiadi italiane. Quasi contemporaneamente al citato lavoro del Lessona la Signora Marchesa Paulucci pubblicò due opuscoletti: 1° MoZ/uschi Auv, italiani 3 Vo inviati alla Esposizione înternaz. della Pesca în Berlino; 2° Rivista delle specie appartenenti ai generi Spharîium, Calyculina e Pisidium; ma in essi i ragguagli circa la fauna fluviale del Piemonte sono quasi nulli, nè è ricordato il precedente catalogo dello Strobel. Nel 1883 poi, quasi contemporaneamente, vennero pubblicati due la- vori sulle Naiadi italiane, nei quali sono descritte molte specie piemon- tesi. Essi sono: 1° J. R. Bourguignat, Apercu sur les Unionides de ta péninsule italique, Paris, juillet 1883; 2° Henri Drouét, Unionide de l Italie, Paris, 1883. Desiderando io sapere la data esatta della pubblicazione di questo se- condo lavoro per poter stabilire i diritti di priorità su quelle specie che potessero essere state descritte come nuove da entrambi gli autori, mi rivolsi al sig. Drouét stesso, il quale mi scrisse che il suo volume era stato pubblicato il 20 agosto 1883. Nello stesso anno il compianto Prof. Pegorari pubblicava, nel Bollettino della Società Veneto-Trentina di Scienze Naturali, le sue Contribuzioni alla fauna matac. della Valle della Dora Baltea, ma riguardo ai molluschi acquatici poco aggiungeva a quello già detto dal Lessona. In questo mio Elenco ho raccolto il risultato delle mie proprie ri- cerche e dell’esame dei sopra citati lavori, segnando con un * le forme non annoverate nel Catalogo del Lessona. Per la divisione della regione piemontese ho conservato quella adot- tata nel mio Elenco deî molluschi terrestri, cioè: Regione alpina (R. al.), che comprende il versante piemontese delle Alpi fino alla valle del Tanaro; Regione apennina (R. ap.), il versante settentrionale dell’ Apen- nino dalla valle del Tanaro a quella della Trebbia; Regione subalpina (R. s. al.) e Regione subapennina (R. s. ap.), cioè le zone di colline e pianure sottostanti alle due prime regioni. Fam. I. LIMNZEIDA. 1]. *Limnoa ampla Hartmann, 1844, Gasterop., p. 69, t. 5. Clessin, Deutsche Excurs. Moll. Fauna, 2° ed., 1884, p. 371, fig. 225. R. s. al. — Meina (Lago Maggiore). 2. L. auricularia L., 1758, Syst. nat. Qua e là in tutta la Regione subalpina e subapennina; assai frequente. 3. *IL. camalis Villa, in Dupuy , 1851, Hist. moll., p. 482, pl. XXII, f. 2. Clessin, Excurs., p. 374, fig. 229. R. s. al. — Rivoli, negli stagni. 4. “I. muceronata Held., Isis, 1836, p. 271. — Clessin, Excurs., p. 377. R. al. — Tornetti sopra Viù (Valle della Stura di Lanzo). Co Ri Var. *montana. — Testa solida, castanea; columella albida, obliqua, apertura superne angustata, inferne rotunda. Alt. max. mill. 1541/9: alt. aperture 12. R. al. — Madonna della Bassa sopra Villar Almese (V. della Dora Ri paria). Var. *mubigena Bourguignat, Rev. et Mag. Zool., 1855, pl. XVI, fig. 13-15. R. al. — Mon Viso. — Il dott. Westerlund colloca questa e la forma seguente tra le varietà della L. peregra; a me sembra tuttavia che esse abbiano assai maggiore affinità colla L. mucronata. Var. "mivalis Pini, Atti Soc. Ital. Sc. Nat., 1879. Mut. glacialis Pini. R. al. — Piedimulera (V. Anzasca). 5. *IL., marginata Michaud, Complém., 1831, p. 68, pl. XVI, f. 15-16. R. al. — Courmayeur (V. della Dora Baltea). — Concorda perfettamente colla descrizione e colla figura del Michaud, e la credo perfettamente di- stinta dalle forme della L. peregra alle quali la riunisce il dott. Wester- lund. Il cercine calloso caratteristico di questa specie è bianchiccio, assai largo e poco rilevato; esso corre parallelo al margine destro dell’aper- tura ed a una certa distanza da questo. 6. *IL. cottiana, n. sp. Testa rimata, ovato- ventricosa, globulosa, pellucida, pallide cornea, in- terdum albescens, longitudinaliter regulariter plicato-subcostulata; spira brevi, acuta, anfractibus 4 1/, convexis; apertura magna, ovali; SO mate recto; columella subobliqua, levissime contorta, Alt. max. mill. 154522 alt. apert. 12- 16. R. al. — Il Lago del Mon Cenisio (1915 m.) e gli stagni vicini. Questa specie ricorda certe forme della L. ovata, ma se ne distingue per la sua forma più globoso-rotonda e meno ovale; per 1° apertura proporzionalmente meno ampia e sopratutto per le cs costicine appiattite e piuttosto serrate che ne ornano la superficie. 7. L. ovata Draparnaud, Hist. moll., 1805, p. 52, tav. 2, fig. 30-31 = vulgaris Kister, Monogr., t. 2, f. 1-4. Qua e là nella Regione subalpina e subapennina. Var. * filummimensis Clessin (forma maior) — Kobelt, Icon., fig. 203. R. s. al. — Rivoli. 8. *IL. alpina, n. s. Testa rimata, ovata, pellucida, pallide cornea, longitudinaliter crebre striato-subcostulata ; spira mediocri, acuta, anfractibus 41/2 convexiusculis; apertura angulato-ovata, basi rotundata, peristomate recto; columella late reflexa, subobliqua, plica obsoleta. Alt. max. mill. 15-17; alt. apert. 10-12. R. al. — Lago del Mon Cenisio (1915 m.) e stagni vicini. Differisce dalla L. cottiana, colla quale vive, per le dimensioni generalmente minori, per la forma molto meno globosa, per la spira notevolmente più alta, per l'apertura meno ampia, per la columella più larga e per le costicine più sottili e più serrate, SII 9. IL. *frigida Charp. in Mortillet, 1860, Rév. Savoisienne. R. al. — Nel lago, negli stagni e nei ruscelli del Mon Cenisio (1905 m.); Colle della Maddalena (2400) nelle Alpi Marittime. La L. frigida si distingue dalla L. peregra per la sua forma più glo- bulosa, per la spira più alta e più acuta, per l’apertura meno lunga, più regolarmente subovale, per la columella meno obliqua e meno contorta, per la perforazione ombelicale meno coperta ed infine per la conchiglia più solida. Al Mon Cenisio, pur restando invariati i caratteri essenziali sopra ac- cennati, questa specie si mostra assai variabile nella statura, nel colore e nell’aspetto della conchiglia. typica. Conchiglia corneo-pallida, trasparente, frequentemente con una o due zone longitudinali biancastre ed opache sull’ultimo anfratto. Margini dell’apertura ben separati superiormente, uniti da un callo debolissimo. Var. *rufescems. Conchiglia spesso più grande che nel tipo, opaca, po- chissimo lucente, interamente color ruggine. Apertura più allungata; mar- gini più ravvicinati e spesso uniti da un forte callo che la fa quasi sem- brare a peristoma continuo. — Si trova in un ruscello presso il lato occidentale del Lago. Var. *mîigricams. Conchiglia della stessa forma che la varietà precedente, ma più piccola, più lucente e di colore nerastro. — In un ruscello della Plaine St-Nicolas. Var. *intuslabiata. Conchiglia della stessa forma che la precedente, ma piccolissima (alt. mass. 12 mill.; alt, dell’apert. 6 1/2), non lucente, rug- ginoso-nerastra. Un: cercine calloso bianco nell’apértura presso il margine esterno ed un altro nel palato. — Paludi presso la Grande Croix. 10. L. Blauneri Shuttleworth in Kiister, Conch. Cab. Monogr., 1862, p. 56, tav. 12, f. 7-8. R. al. — Ospizio del Sempione (2000 m.); Mon Cervino; Piedimulera (Val Anzasca). ll. L. peregra Muller, Verm. hist., 1774. typica Kister, Monogr., tav. 3, fig. 12-13. ; Frequentissima in tutte le acque della Regione subalpina e subapennina, si estende pure in alcune vallate alpine (Susa, Aosta, Courmayeur). Var. *‘paupereula. Differisce dal tipo per le dimensioni minori (mill. 9-12 di alt.), per la conchiglia più sottile e più fragile. R. al. — Valli di Lanzo: Pessinetto e Colle di S. Giovanni (1500 m.). R. s. al. — Rivarossa Canavese e contorni di Saluzzo. Var. *compressa Hartm., 1884, Gasterop., p. 82. — Clessin, Die moll. Fauna Oesterr. Ung., 1889, p. 546, fig. 372. R. al. — Courmayeur (V. d’Aosta). Var. peregro-ovata Rossm., Kobelt, Icon., fig. 1489. R. s. al. — Novara e Borgomasino. 12. L. stagmalis L., Syst. nat., 1758. R. s. al. — Lago d’Azeglio — Brusasco presso Torino. = Ba Var. elophila Bgt. Spicil. malac. 1862, pl. 12, f. 7-8. R. s. al. — Torino. Var. *vulgaris Westerl. Fauna Suec. — Clessin, Excurs., p. 361, fig. 211. R. s. al. — Lago di Chiaverano presso Ivrea. Var. *produeta Colbeau, Ann. Soc. Mal. Belg., 1859. — Clessin, Excurs., pi 362,,110.1212.. R. s..ap. — Lago di Arignano presso Chieri. Mut. *productissima Roffiaen, Ann. Soc. Malac. Belg. 1868, p. 78, fig. 5. R. s. al. — Arona, Lago Maggiore. Var. *taurimemsis. Testa plus minusve turgida vel elongata, distinete rimata; columella obliqua, parum contorta. R. s. al. — Stagni lungo il Sangone presso Torino. Si distingue a prima vista dalle altre varieta di questa specie per la torsione della columella quasi affatto mancante; la callosità parietale è pure molto meno dilatata; la columella è risvoltata, ma il risvolto non è aderente alla conchiglia, cosicchè forma un falso ombilico. 13. L. palustris Miller., Verm. hist., 1774, II, p. 131. Var. *cecurta Clessin, Excurs., 1884, p. 390, fig. 250. R. s. alp. — Lago di Chiaverano presso Ivrea. Individui di grandi di- mensioni; mill. 35 alt. per 19 di largh. Var. corvus Gmelin, Syst. nat., 1788. Qua e la in tutta la Regione subalpina e subapennina. Var. fusca C. Pfr. Kiister, Monogr., p. 21, tav. 4, f. 7-12. R. s. alp. — Stagni di Sangone presso Torino. R. s. app. — Bra. i ; Var. *Clessiniama Hazay, Mal. Blàtt., 1880, t. 12, fig. 1. — Clessin, Moll. Fauna Oesterr., 1889, p. 554, fig. 383. R. s. alp. — Rivoli. 14. L. trumeatula Muller, Verm. hist., 1774. Si trova quasi dovunque, sale fino a 1920 m. all’Ospizio del Mon Cenisio; presenta le seguenti varietà: maior Moq.-Tand., minor M.-T., ven- tricosa M.-T., oblonga Puton. 15. Physa hypmorum L., Syst. Nat., 1758, p. 727. R. s. alp. — Valle del Ticino — Posature del Po a Torino. 16. El. Stabilei Lessona, Moll. viv. del Piemonte, 1880, p. 56, tav. IV, fig. 12. R. s. alp. — Lago d’Azeglio. 17. Ph. fontimalis L., Syst. Nat., 1758, p. 727. R. s. alp. — Valle del Ticino, Rivarossa Canavese, Torino. 18. Planorbis corneus L., Syst. Nat., 1758, p. 770, + 0 Venne finora trovato soltanto nelle parti orientali del Piemonte; sembra mancare a tutto l’alto Piemonte. Var. etruscus — PI. etruscus Bgt. 19. Guasta e la Cava in Lomellina. P. marginatus Drap., Hist. Moll., 1805, p. 45, t. 2, f. 11, 12, 15. R. s. alp. — Ticino, Guasta, Verbano, Lago d’Orta, Torino. R. s. ap. — Carbonara-Scrivia presso Tortona. Var. submarginatus Jan in Porro, Malac. Comasca, 1838. 20. R. s. alp. — Ticino. R. s. ap. — Carbonara-Scrivia presso Tortona. P. carinatus Miller, Verm. hist., 1774, p. 157. R. s. alp. — Ticino, Verbano, Lago d’Orta. R. s. ap. — Bra. Var. dubius Hartm., Gasterop., 1844, p. 111, t. 12. gl. 22 23. 24. 20. 26. 27. 28. Guasta in Lomellina, Ticino. P. vortex L., Syst. Nat., 1758, p. 722. — Westerlund, Malak. Blatt., 1875, p. 104, t. 3, f. 7. R. s. al. — Po, Ticino, Mezzana Corti, Torino. P. acies Mublf. in Villa, Disp. syst., 1841, p. 34. — Rossm. Icon., f. 966. R. s. al. — Posature del Po a Torino. P. spirorbis L., Syst. Nat., 1758, p. 770. — Westerl., Malac. Blatt. 1875, p. 107, t. 3, f. 34-36. R. s. al. — Rivarossa Canavese. P. rotundatus Poiret, Prodr., 1801, p. 93. = P. lexcostoma Mill., Moll. Maine-et-Loire, 1813, p. 16. R. s. al. — Paludi del Ticino, Torino. P. contortus L., Syst. Nat., 1758, p. 770. R. s. al. — Moncalieri, Torino. P. albus Miill.,Verm. hist., 1774, p. 164. — Westerl., Mal. Blàtt., 1875, p. 110, t..4; f. 1-3. R. s. al. — Guasta, Verbano, Lago d’Orta, Torino, Lago d’Avigliana, Lago di Azeglio. *P. Bourguignati Moitessier, Rev. et Mag. Zool., 1867, p. 423, pl. 22, f. 1-6. R. s. al. — Posature del Po a Torino. *P. deformis Hartm., Gaster., 1844, p. 25. — Clessin, Excurs., 1884, p. 422, fig. 283. R. s. al. — Meina nel Lago Maggiore. 4 ge” 29. P. devians Porro, Malac. Comasca, 1838. p. 84. R. s. al. — Paludi del Ticino, Rivarossa Canavese, Torino. Questa specie differisce dalla precedente per essere tanto sopra che sotto meno schiac- ciata, per l’apertura più ampia e per gli anfratti bene arrotondati e non subangolati come in quella. 30. EP. glaber Jeffreys, Trans. Soc., 1830, p. 387. — Westerlund, Malak. Blatt., 1875, p. 113, t. 4, f. 22-24. R. s. al. — Rivarossa Canavese; posature del Po a Torino. 31. PP. crista L., Syst. Nat., 1758, p. 709. — Westerlund, Malak, Blàtt., 1875, p. 115, t. 4, f. 25-30. R. s. al. — Torino, negli stagni presso la Barriera di Nizza. 32. PP. complanatus L., Syst. Nat., 1758, p. 769. — Westerl., Malak, Blatt., 18754 p. Most. 4.f. 31-33) R. s. al. — Paludi del Ticino, Rivarossa Canavese. 33. Segmentina nitida Miller, Verm. hist., 1774, II, p. 163. — Clessin, Excurs., Moll. Fauna, 1884, p. 433, fig. 295. R. s. all — Lago di Avigliana; paludi della Stura presso Torino. 34. Ameylus simplex Buc’hoz, Aldrov. Lothar., 1771. — Bourguignat, Spicil. malac., 1862, p. 151. Var. striatus Porro, Moll. Mus. Mediol., 1846, p. 22. — Bourg., I, cit., p. 155. R. s. al. — Brossasco presso Saluzzo. 35. A. costulatus Kiister in Bourguignat, Cat. Anc. in Journ. Conchyl., 1853, p. 191. — Spicil. malac., p. 172. R. al. — Aosta. R. s. al. — Rivarossa Canavese; Torino; Stupinigi. È la specie più diffusa, e deve trovarsi in moltissime altre località. 36. *A. gibbosus Bourguignat in Baudon, Cat. moll. Oise, 1852. Bgt., Spicil. malac., p. 181 =.A. lacustriés Risso (non Mùill.), 1826, Prod. Eur. mérid. IV, p. 94= A. deperditus Ziegler (non Desm.) in Dupuy, Moll. Fr., 1851 = A. recurvus Parreyss Teste Dupuy, l. cit. = A. oblongus Charp. in litt. R. s. al. — Vercelli. 37. A. capuloides Jan in Porro, Malac. Comasca, 1838, p. 87, tt 1=A. Jani Bourguignat, Journ. Conch., 1853, p. 185. R. s. ap. — Carcare nella Bormida. 38. A. Timei Bivona, Nuovi moll. terr. fluv. dint. Palermo, 1839, p. 4, f.2 = A. reflexus Bonelli in schedis, 1822 = A. pileolus Lessona, Moll. Piem., 39. 40. 4l. 42. 43. 44. 45. 46. 47. sso (6° i 1880 (non Feruss.), p..57 = A. recurvus Kiist. (pars) Conch. Cab. Ancylus, pi.sl;£1/800 6:31) ì R. s. al. — Nei ruscelli del Parco della Mandria presso la Venaria (cont. di Torino). R. ap. — Colle dei Giovi sopra Busalla (V. della Scrivia). Velletia lacustris L., Syst. Nat., 1758, p. 783. R. s. al. — V. del Ticino, Lago d’Azeglio, Lago d’Avigliana, Torino. Fam. II. VALVATIDA. *Valvata Colbeaui Roffiaen, Moll. rec. Suisse, in Ann. Soc. Malac. Belgique, III, 1868, p. 81, pl. 1, f. 1 = Pal. umbilicata Bonelli in sched. R. s. al. — Lago d’Avigliana. La figura di questa specie data dall’au- tore è assai rozza, ma la descrizione è buona. Essa si avvicina assai alla V. contorta, ma ha la spira spesso un po’ più elevata, gli anfratti più rotondi, il peristoma più nettamente continuo e sovente distaccato dal penultimo anfratto, l'apertura ancora meno angolosa superiormente. V. contorta Menke, Zeitschr. fir Malak., 1845, p. 115. — Bourg., Malac. d’Aix-les-Bains, 1864, pl. I, f. 21-25. R. s. al. — Lago d’Avigliana. V. piscinalis Miller. Verm. hist., 1774, 1I, p. 172. R. s. al. — Ticino, Vercelli, Torino, *V. obtusa Brard, Coq., Paris, 1815, p. 190, pl. VI, f. 17. — Bourg., Malac. Aix-les-Bains, 1864, pl. I, f. 16-20. R. s. al. — Ruscelli di Avigliana. *V. aviliamensis Pollonera, Moll. foss. post-plioc. cont. di Torino, Atti Acc. Sc. Torino, 1886, p. 28, fig. 16-18. R. s. al. — Ruscelli di Avigliana, Vercelli. Questa specie somiglia alla V. alpestris, ma se ne distingue pel suo ombilico molto meno aperto. *W. alpestris Blauner in Kiister, Conch. Cab., Palul., p. 86, t. 14, f. 17-18. — Bourg.. Malac. Aix-les-Bains, 1864, pl. I, f. 6-10. R. s. al. — Ruscelli di Avigliana. V. depressa C. Pfeiffer, Deut. moll., 1821, I, p. 108, t. 4, f. 33. R. s. al. — Torino; posature del Po. V. cristata Miller, Verm. hist., 1774, II, p. 198 = V. Planordis Drap., Hist. moll., 1805, p. 41, t. I, f. 34-35. R, s. al. — Valle del Ticino; posature del Po a Torino. NT. Fam. III. PALUDINIDA. 48. Vivipara contecta Millet, Moll. Maine-et-Loire, 1813, p. 5. R. s. al. — Ticino, Guasta, Lago d’Orta, Vercelli, Lombriasco. R. s. ap. — Bra. Var. trumeata Bellardi in Strobel, Moll. Piem., 1853, p. 33. R. s. al. — Canavese. 49. V. pyramidalis De Cristofori e Jan, Disp. meth., 1832, p. 7. — Bour- guignat, Spicil. malac., 1862, p. 129, pl. X, f. 3. R. s. al. — Lago di Chiaverano presso Ivrea. Var. Rossmissleri Bgt. in Westerl., Fauna palzearct. VI, 1886, p. 8. — ol. 03. od. 55. 56. Kob., icon, fig. 1374, mutatio corrosa. Conchiglia generalmente a spira molto variabile nell’altezza, il che dipende probabilmente dalla diversità di sesso. Gli anfratti sono meno rotondi e meno rigonfi che nella vera V. pyramidalis, per cui la sutura è meno profonda. La punta è spesso asportata dalla corrosione, la quale talvolta invade anche il penultimo anfratto. Il colore è verdastro con 3 fascie brune. La forma breve e ri- gonfia risponde assai bene alla citata figura di Kobelt. R. s. al. — Lago di Candia. . *V. subfasciata Bgt., Ann. de Malac., 1870, p. 50. — Westerl., Fauna paleearct. VI. 1886, p. 8. R. s. al. — Laghi Maggiore, d’Orta, d’Azeglio, d’Avigliana. Qualche volta raggiunge quasi le dimensioni della V. pyramidatlis, dalla quale tuttavia si distinguerà sempre per l’accrescimento più rapido della spira, per gli anfratti meno convessi, per la sutura molto meno profonda e per l’apertura più alta. Eythinia tentaculata L., Syst. Nat., 1758, p. 774. R. s. al. — Mezzana Corti, Guasta, Orta, Torino. . Bythinella viridis Poiret, Prodr., 1801, p. 45. R. al. — V. Dora Riparia, presso S. Ambrogio. B. ligurica Paladilhe, Rev. Zool., 1867, p. 88, pl. 21, f. 20-22. R. ap. — Colle dei Giovi sopra Busalla (V. Scrivia). B. Lacheineri Charp. in Kister, Conch. Cab., Paludina, 1852, p. 63, t. II, f. 33-34. R. al. — Sulla Serra d’Ivrea sopra Bollengo. E. abbreviata Michaud, Complém., 1831, p. 98, pl. 15, f. 52-53, R. al. — Liliannes in Valle di Gressoney, Val d’Ala (V. Stura di Lanzo), Valle del Po sopra Crissolo. B. Reyniesi Dupuy, Hist. moll., 1851, p. 567, pl. 28, f. 6. R. al. — Ghisola presso Paesana, e Fam. IV. NERITIDA. 57. Theodoxus danubialis Ziegler in Pfeiffer, Naturg. III, 1828, p. 48, t. 8, f. 17-18. Var. serratilinea Ziegler in Jan, Consp. meth., 1830. R. s. al. — Po e Ticino. 58. T. filuviatilis L., Syst. Nat., 1758, p. 777. R. s. al. — Ticino, Verbano, Lago d’Orta, Torino. Var. rhodocolpa Jan, Consp. meth., 1830. R. s. al. — Po. Mut. ticinensis Villa. R. s. al. — Ticino. Mut. trifasciata Villa (non C. Pfr.). R. s. al. — Ticino, Vercelli. Fam. V. CYCLADIDA. 59. Sphzerium corneum L., Syst. Nat., 1758, p. 678. — Clessin, Conch. Cab., Cycladea, p. 81, t. 11, f. 1-3. R. s. al. — Valle del Ticino, Vercelli, Rivarossa Canavese. R. s. ap. — Bra. Var. rivalis Moquin-Tandon, 1855, Hist. moll., p. 591. R. s. al. — Lombriasco nel Po. 60. $. padanum Bonelli in Lessona, Moll. Piem., 1880, p. 61. R. s. al. — Lombriasco nel Po, Rivarossa Canavese. Differisce dallo S. corneum per la forma più arrotondata, pei denti car- dinali meno ricurvi, pei laterali meno elevati, ma sopratutto per la con- chiglia molto meno rigonfia, più liscia ed a strie d’accrescimento meno accentuate. 61. S. ovale Ferussac, Ess. méth.. 1807, p. 128, 136 = Cyclas lacustris Drap., Hist. moll , 1805, p. 130, t. X, f. 6-7 = S. Deshayestanum Bgt., Mon. Spheer., 1854, p. 31, pl. IV, f. 6-10 == S. Draparnaldi Cless., Conch. Cab., Cyelad., 1877, p. 87, t. 11, f. 7-9. R. s. al. — Vercelli, Lago d’Azeglio. R. s. ap. — Bra. 62. Calyculina lacustris Mill., Verm. hist., 1774, II, p. 204 = Cyelas calyculata Drap., Hist. moll., 1805, p. 130, pl. X, f. 14. R. s. al. — Lago Maggiore, L. d’Orta, Vercelli, Torino. 63. Pisîidium amnicum Mill., Verm. hist., 1774, II, p. 205. R. s. al. — Lago Maggiore, L. d’Orta, Valle del Ticino, Vercelli, Vi- verone, Torino, Lombriasco. 64. 65. 66. 67. 68. 69. 70. 71. 72. 73. 74. Sai {4} — FP. henslowianum Sheppard, Trans. Linn., 1823, p. 140. R. s. al. — Posature del Po a Torino. P. intermedium Gassies, Descr. Pis. Aquit., 1855, p. 11, pl. I, f. 4. — Clessin, Excurs. moll. Fauna, 1885, p. 593, f. 399. R. al. — Graglia. R. s. al. — Rivarossa Canavese. P. italicum Clessin, Conch. Cab., Cyclad., 1877, p. 40, t. 4, f. 16-18. R. s. al. — Vercelli. P. globulare Clessin in Westerl., Fauna moli. Suec., 1873, p. 533; Cless., Conch. Cab. , Cyclad., 1877, p. 24, t. 2, f. 16-18 = P. pusillum Turton, Manual, 1831, p. 253, t. 1, f. 17. R. al. — Lago del M. Cenisio, 1913 m. P. pusillum Gmelin, Syst. nat., 1789, p. 3262. — Clessin, Excurs. moll.; 1885, p. 604, f. 405. R. al. — Bollengo sulla Serra d’Ivrea; laghetti del M. Viso, 2275 m. P. pulchellum Jenyns, Monogr. Cycl. in Trans. Phil. Soc. Cambr., 1853, p. 306, t. 10, f. 8-12. — Clessin, Excurs. moll., 1885, p. 607, f. 407. R. s. al. — Torino, Rivarossa Canavese. ì P. milium Held., Isis, 1836, p. 280. — Clessin, Conch. Cab., p. 20, t. 2, 1.'4-/; teo, i. 10-17; Excurs., p. 613, /f. All. R. s. al. — Posature del Po a Torino. Fam. VI. UNIONIDA: Umio tumidus Philippsson, Nov. gen., 1788, p. 17. — Drouet, Unio- nida de l’Italie, 1883, p. 22. : R. s. al. — Lago d’Avigliana, stagni di Stupinigi. *U, veillanensis Blanc in Locard, Catal. moll. France, 1882, p. 635. — Drouet, Union. ital., 1883, p. 24 = U. vezllanicus Bourg., Unionide pénins. italique, 1883, p. 32. — Kobelt, Jcon. N. F. 1885, f. 238. R. s. al. — Lago d’Avigliana. *U. DBelpretei Bourg., Union. pénins. ital., 1883, p. 23. R. al, — Lago Mergozzo (Valle del Toce). *U. oriliensis Stabile, Moll. Lugano, 1859, p. 48 e 62. — Drouet, Union. ital., 1884, p. 23. — Bourg., Union. pén. ital., 1883, p. 15. — Kobelt., Icon. N F.} 1885;5f 231 R. s. al. — Lago Maggiore, Lago di Candia, 76. 77. 78. 79. 80. SI. 82. 83. 84. 85. 86. . *U, Blauneri Shuttlew. in Stab., Moll. Lug., 1859, p. 48. — Kobelt, 1876, Icon., IV, f. 1149. R. s. al. — Lago di Candia. *U. subeylindricus Pini in Drouet, Union. ital., 1883, p. 34. — Ko- belt, Icon. N. F., 1885, f. 232. R. s. al. — Ticino. *U. Philippii Dupuy, Cat. Gall. test., 1849, n.335; Hist., 1852, p. 654, pl. 28, f. 19. — Drouet, Union. ital., 1883, p. 36. R. s. al. — Stagni presso Vigevano, Lago di Candia. U. pictorum L., Syst. nat., 1758, p. 671. — Rossm., Icon., fig. 196, 409, 590, 762. — Drouet, Union. ital., p. 39. R. s. al. — Nel Po a Torino; Rivarossa Canavese. U. longirostris Ziegl. in Rossm., Icon., III, 1836, f. 200. — Drouet, Union. ital., 1883, p. 40. R. s. al. — Ticino, Lago Maggiore, Lago di Candia, Lago d’Avigliana. *U. Villoe Stabile, Issel, Moll. Pisa, 1866, p. 35. — Drouet, Union. ital., 1883, p. 41. — Kobelt, Icon. N. F., 1885, f, 236. R. s. al. —-Torino, nel Po. *U. mitidus Drouet, Union. ital., 1883, p. 57. — Kobelt, Icon. N. F., 1885, fr 24: R. s. al. — Torino, nel Po. *U, padanus Blanc in Bourg., Union. pén. ital., 1883, p. 57. R. s. al. — Torino, nel Po. U. falsus Bourg. in Locard, Cat. moll. Fr., 1882, p. 363. — Bourg., Union. pén. ital., 1883, p. 58 = U. Requienîi Lessona, Moll. Piem., 1880, p. 64. Drouet, Union. ital., 1883, p. 58. R. s. al. — Lago di S. Michele presso Ivrea, Torino nel Po. *U. pedemontanus Bourg., Union. pén. ital., 1883, p. 60 = U. Re- quieniiî var. Kobelt, Icon., 1875, f. 1148 = U. Auminalis Drouet, Union. ital, 1883, p. 35. R. s. al. — Lago Maggiore, Po. R. s. ap. — Astigiana. *U. callichrous Letourneux in Bourg., Union. pén. ital., 1883, p. 49. R. s. al. — Nella Sesia presso Vercelli. *U, Gestroiamus Bourg. in Locard, Cat. moll. Fr., 1882, p. 365; Bourg. Union. pèn. ital., 1883, p. 51. R. s. al. — Contorni d’Ivrea, 87. S8. 89. 90. 91. 94. i e *U. pornoe Bourg. in Locard, Cat. moll. Fr., 1882, p. 363; Bourg., Union. pèn. ital., 1883, p. 52. Piemonte, località incerta. *U. rhynchetimus Letourneux in Servain, Acéph. Francf. 1882, p. 24. — Bourg., Union. pén. ital., 1883, p. 61. R. s. al. — Lago d’Alice presso Ivrea. *U. elongatulus Muùblfeld in C. Pfeiffer, Naturg, II, 1825, p. 35, t. 8, fi05-6| ica Rossmij!Ieons}' Hi}! 1835 °p. «83 fig.!1182) XII7-p:027, tt. Ml — Drouet, Union. ital., 1883, p. 59. R. s. al. — La Sesia a Vercelli, il Po a Carignano. U. glaucinus Ziegler in Porro, Malac. comasca, 1838, p. 115. — Drouet, Union. ital., 1883, p. 60. — Kobelt, Icon. N. F., f. 251. R. s. al. — Ticino, Lago d’Orta. *U. siliquatus Drouet, Union. ital., 1883, p. 66. — Kobelt, Icon. N. F., Li 2a. R. s. al. — Nel Po a Torino. . U. Moquinianus Dupuy, Moll. Gers, 1843, p. 82; pl. I, f. 1-3. — Rossm., Icon. XII, p. 31, f. 769-771. — Moquin-Tand., Hist. moll., 1855, II, p. 573, pl. 50, f. 1-2. — Drouet, Union. ital., 1883, p. 70 = U. destruc- tilis Villa in sched. R. s. al. — Rivarossa Canavese, Torino, Stupinigi. . *U, vulgaris Stabile, Moll. Lugano, 1859, p. 62. Drouet, Union. ital., 1883, p. 72. — Kobelt, Icon. N. F,, 1885, f. 244. R. s. al. — Lago Maggiore a Baveno, il Po a Torino. Leguminaia Moreleti Drouet ( Microcondylus) Journ. Conchyl., 1879, p. 139 = Unio Bonellit Ferussac (typus) in schedis = Leguminaia Moreleti Bourg., Union. pén. ital, 1883, p.72 = Microcondylus Bonellit Drouet, Union. ital., 1883, p. 78 = Margaritana Bonetllii Kob., Icon. N. F., 1884, f. 209. R. s. al. — Nel Po a Torino. Bonelli, antico direttore del Museo Zoo- logico di Torino, è il primo che inviò al Ferussac esemplari di Legumi- naia da lui raccolti nel Po a Torino, ed è su questi che il Ferussac co- stituì la sua U, Bonellii, come afferma lo stesso Ferussac nel Bulletin des sciences naturelles, vol. X, 1827, p. 417, in una sua recensione sul la- voro di C. Pfeiffer sui molluschi della Germania. Solamente Ferussac non pubblicò la sua specie e la credette identica alla U. depressa di C. Pfeiffer. Più tardi il Rossmàssler (1835) pubblicò una forma di Illiria col nome di U. Bonellii Ferussac, ed è perciò questa che deve portare questo nome, sebbene essa sia assai diversa da quella sulla quale il Ferussac aveva sta- bilita la sua specie. 95. 98. 99. sci Wii. *L. squamosa Drouet (Microcondylus), Journ. Conch., 1879, p. 139. — Bourg., Union. pén. ital., 1883, p. 73 = Margariîtana squamosa Kobelt, Icon. N. F., 1885, f. 224. i R. s. al. — It Cervo a Vercelli. *L. Morigse Bourg., Union. pén. ital., 1883, p. 73. R. s. al. — Vercelli, *L. pedemontana, n. sp. R. s. ap. — Contorni di Bra. — Conchiglia allungata, rigonfia, striata, posteriormente sfogliata, castagno-nerastra, escoriata sui vertici; supe- riormente incurvata, inferiormente subsinuata; dente della valva destra bene sviluppato, quello della valva sinistra debole od atrofizzato. Lungh. mass. da 68 a 76 mill.; alt. da 35 a 40; spessore 21. Si può avere un’idea del contorno di questa specie dalla fig. 4, tav. VII, dell’opera di C. Pfeiffer che rappresenta la L. depressa; il contorno della L. pedemontana differisce dalla succitata figura solamente por il vertice della conchiglia meno inclinato e meno portato all’innanzi, cosicchè il tratto che corre dal vertice alla leggera angolosità anteriore resta più lungo. Ma essa differisce dalla specie di Pfeiffer per la forma assai ri- gonfia della conchiglia. Dalla LZ. Moreleti si distingue per la conchiglia meno robusta, più pic- cola, più rigonfia, meno sinuata inferiormente, più sfogliata posterior- mente, pei vertici meno anteriori e pei denti più sviluppati. *L. Craverii, n. sp. R. s. al. — Contorni di Bra. Specie assai prossima alla L. crassula Drouet, dalla quale tuttavia dif- ferisce per la sua forma meno spiccatamente reniforme ed un po? più ri- gonfia, meno allungata, per i vertici meno portati all’innanzi, per la parte anteriore meno breve e meno sfuggente inferiormente e più regolarmente arrotondata, per il margine superiore meno incurvato, per il margine in- feriore meno sinuato, per la parte posteriore meno allungata, meno ro- strata, meno ritorta verso il basso, per l'epidermide più scura e nerastra e per i denti cardinali delle due valve entrambi molto sviluppati. Lungh. mass. 63 mill.; alt. 35; spess. 18. Dalla L. recurva Rossm. (Icon. XI, f. 746) differisce per le dimensioni maggiori, per la sua forma più allungata e per il margine superiore no- tevolmente meno incurvato. *‘Amodonta Doriana Issel in Bourg., Union. pén. ital., 1883, p. 85. R. s. all — Lago d’Alice presso Ivrea. 100. A. eygmaea L., Syst. Nat., 1758, p. 706. — Bourg., Moll. Acéph., 1881, I, p. 140; Union. pén. ital., 1883, p. 89. R. s. al. — Lago d’Alice presso Ivrea. 101. *A, oblonga WMillet, Mém. Soc. agric. d’Angers, 1833, I, p. 242, pl. 12, O f. 1. — Bourg., Union. pén. ital., 1883, p. 90. — Drouet, Union. ital., 1883, p. 87. R. s. al. — Lago d’Alice presso Ivrea. 102. *A. palustris D’Orbigny in Ferussac, Art. Anod. in Dict.. Hist. nat, I, 1832, p. 397. — Bourg., Moll. Acéph., I, 1881, p. 256; Union, pén. ital., 1883, p. 103 = A. fenella Held. in Kiister, Conch. Cab., Anod., 1852, p. 69, t. 9. f. 5. — Drouet, Union. ital., 1883, p. 90. R. s. al. — Lago di Candia. 103. *A. alseria Drouet, Union. ital., 1883, p. 93. R. s. al. — Lago d’Avigliana. 104. *A. Stabilei Drouet, Union. ital., 1883, p. 96. R. s. al. — Stagni di Stupinigi e di Racconigi. È questa la più grande delle specie piemontesi, sorpassando i 15 1/9 cen- timetri di lunghezza. 105. *A. Pimii Drouet, Union. ital., 1883, p. 98. R. s. al. — Lago di Candia. 106. *A. subponderosa Dupuy, Cat. Gall. Test., 1849, n. 29; Hist. moll., 1852, p. 607, t. 17, f. 14. — Drouet, Union. ital., 1883, p. 99. R. s. al. — Ticino. 107. *A. lJlongirostris Drouet, Union. ital., 1883, p. 101. R. s. al. — Lago d’Avigliana. 108. *A. RossmaessIeriana Dupuy, Moll. Gers, 1843, p. 74; Hist. moll., 1852, p. 608, t. 18, f. 14.- Drouet, Nayad, 1, 7, p. 6; Union. ital., 1883, p. 102. R. s. ap. — Il Tanaro; Voghera. 109. *A. eporediana Issel in Bourg., Union. pén. ital. 1883, p. 97. R. s. al. — Lago d’Alice presso Ivrea. 110. *A. cariosa Kiister, Conch. Cab., Anod., 1852, p. 43, t. 10, f. 1-2. — Drouet, Union ital., 1883, p. 103. R. s. al. — Ticino. — Il sig. Drouet mi rimandò con questo stesso nome due esemplari di una Anodonta delle Langhe di Polonghera , che io gli avevo inviate in esame; tuttavia devo confessare che non ho potuto rav- visare in essi i caratteri della A. carzosa del Lago di Piano in Val Me- naggio (località citata pure dal Drouet), che ricevetti dal D" Pini. lll. A, leprosa Parreyss, De Betta, Moll. prov. Veron., 1870, p. 137. — Bourg., Moll. Acéph., I, 1881, p. 193; Union. pén. ital., 1883, p. 109. — Drouet, Union. ital., 1883, p. 107. R. s. al. — Ticino; Lago di Candia. sg 112, *A. Carotae Bourg., Moll. Acéph. I, 1881, p..292; Union. pén. ital., 1883, poll; Piemonte, senza indicazione precisa di località. 113. *A., depressa Schmidt, Conch. Krain, 1848, p. 27. — Bourg., Moll. Acéph., I, 1881, p. 221; Union. pén. ital., 1883, p. 101. R. s. al. — Lago d’Avigliana. 114. *A, Blanmei Bourg., Moll. Acéph.I, ì881, p. 233; Union. pén. ital. 1883, p. 102. R. s. al. — Lago d’Avigliana. 115. *A., paupercula Drouet, Union. ital., 1883, p. 121. R. s. al. — Nel Lago Maggiore a Meina. Nel più volte citato lavoro del sig. Drouet (Union. de 2’It.) sono an- cora citate del Lago d’Avigliana le A. molinsiana Dup. e A. idrina Spin., ma in una lettera del dicembre 1883 lo stesso sig. Drouet mi dice che queste due specie vanno radiate (almeno per ora) dalla fauna pie- montese, e che esse non si trovano nella località piemontese riferita nel suo lavoro. 2861 - Tip. Guadagnini e Candellero, via Gaudenzio lerrari, 3 = Torino. I Pel/ hi BOLLETTINO Musei di Zoologia # Anatomia comparata della R. Università di Torino N. "73 pubblicato il 31 Dicembre 1889 Vor. IV D" DANIELE Rosa. Lombrichi antartici e Lombrichi di Nias (Sumatra). RIASSUNTO La presente nota è un breve riassunto di due lavori da me pubblicati in quest'anno negli Annali del Museo civico di Genova, serie 2°, vol. VII (XXVII). 1889. 1° I Lombrichi della spedizione antartica îtaliana del 1882 — 1. c., p. 137 — 11 maggio 1889. I Lombrichi, di cui si tratta in questo lavoro, furono raccolti dal D' D. Vinciguerra sulle rive dello stretto di Magellano ed all’Isola degli Stati durante la spedizione comandata dal compianto capitano G. Bove. Le specie descritte sono le seguenti: Mandane litoratis Kinberg, 1866 (Syn. M. patagonica Kinb.). L’ana- tomia di questa specie mi ha mostrato un carattere eccezionale fra le Mandane (= Acanthodrîtus), cioè la presenza di un sol paio di vescicole seminali e di vasi deferenti, sebbene vi siano, come al so- lito, due paia di prostate. Zad. Isola degli Stati. Mandane Boveî, n. sp. — Questa specie è molto affine all’ Acantho- drilus Georgianus Michaelsen, 1888, proveniente dalla Nuova Georgia del Sud. Zad. Puntarenas. Vi è inoltre segnalata la presenza a Puntarenas dell’ A/zo/obophora subrubicunda Eisen. 2° I Lombrichi raccolti nell'isola Nias dal signor E. Modigliani — 1. c., p. 125 — 9 maggio 1889, Urochaeta corethrura (F. Miller, 1857). — Le osservazioni su questa specie comprendono quattro capitoli: 1° Il valore specifico della U. dubia Horst (1885) — 2° Descrizione degli esemplari di V. corethrura (= U. dubia) di Gunong Sitoli (Nias) — 3° Corrispondenza dei segmenti dell’Urochaeta con quelli degli altri terricoli — 4° Osservazioni sul recente lavoro del Beddard relativo all’Urochaeta (V. Beddard, Quart. Journ. of micr. science, 1889). Periony®x excavatus E. Perrier. Megascolex armatus (Beddard). Perichaeta Modiglianîi, n. sp. — Appartiene al gruppo delle vere Perichaeta str. senso, con cicli continui di setole e due ciechi inte- testinali. Devo tutti questi materiali alla cortesia del Marchese Giacomo Doria, direttore del Museo civico di Genova. 2957 - Tip. Guadagnini e Candellero, via Gaudenzio Verrari. 3 - Torino Boltett.Mus-Zool. Anat-Torino-Vol.IV. To.I. DI IILOITA E wi AAA NC dr i TO eg imm re & fa Mb 25 Cia n°. N AS Î SINMATMINOAUKE NI 3 2044 106 2 SET t DI Ga È a y AA AT ; xv \i ® * Si } ì I [N AN AN \AMrI N i * f