U "a SE A; 4 de È 24 by” 14%, La” Pi SQ ai VÀ d gra ur" % vu “ N ® » Ti eri - «de data e È rà ne ù en e SZ tnt E nre ZE pa SA Lapo E cune È ‘- liuiiee “aan pes cal _ PI Librarp of the Uusenm OF COMPARATIVE ZOÒLOGY,| | AT HARVARD COLLEGE, CAMBRIDGE, MASS, e Viega rt sint Il 695 fusi "BOLLETTINO DEI Musei di Zoologia ed Anatomia comparata della R. Università di Torino TORINO TIipoGRAFIA GUADAGNINI E CANDELLERO ‘ Via Gaudenzio Ferrari, 3. x ‘mp È ll © po E N. 76. N. 77. Ni-78. N70. N. 80. NS N° 82. N83. N. 84. N. 85. N. 86. FNDICE . Pollonera (CARLO), Intorno a due Lîmacidi dell’Algeria. . Pollonera (CARLO), Appunti di Malacologia. V. Un Lîmacide nuovo per l’Italia. Negro (CAMILLO), Nuovo metodo di colorazione della terminazione ner- vosa motrice dei muscoli striati (Riassunto). Peracca (MARIO GIACINTO), Descrizione di una nuova specie del genere Diploglossus Wiegm. Giglio-Tos (ERMANNO), Diagnosi di alcune nuove specie di Ditteri. — Gen. Echinomya Dum. (Riassunto). 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Università di Torino N. '7"7 pubblicato il 10 Aprile 1890 + sat VOLL Dott. M. G. PERACCA Descrizione di una nuova specie del gen. DIPLOGLOSSUS - wiegm. Diploglossus Lessonae n. sp. DIAGNOSI Denti laterali ottusamente conici, capo poco distinto dal tronco, muso corto, canthus rostralîis ottuso ed arrotondato, apertura del- l’orecchio piccola, quadrata, che non raggiunge în ampiezza la su- perficie della 1° labiale superiore: un largo scudo prefrontale, più largo che lungo, separato dal rostrale da due pata di scudetti (il 1° paio costituito da due sopra nasati, più larghi che lunghi, it.2° da due scudetti fronto-nasati, più lunghi dei precedenti) în contatto ta- teralmente col 2° toreale, posteriormente col frontale; firrentale più lungo che largo; due fronto-parielati piccoli, in contatto coî soprao- cularî, colt frontale, con l’interparietale e coî parielali; due parie- tali grandi separati dalle sopraoculari; un’interparietale appena più piccolo dei parietali. Un grande scudetto occipîtale. Nasale in contatto col rostrale, col 1° e 2° lubiale, un piccolo post-nasale. Tre consecutivi loreati, ît mediano più largo e più atto în contatto col prefrontate; rostrale quadrilatero, più largo che alto, più largo dello scudetto mentale; la commistura tra il T° ed 8° scudetto labiale superiore cade a piombo sotlo il centro dell’occhio ; quattro paia di scudetti mentali, ed uno anteriore impari, i primi due în contatlo cogli scudelli labiati inferiori. Corpo allungato, subletragono, leggermente depresso; 35 scaglie in serie circolare nella regione mediana del corpo ; le scaglie laterati, del dorso e della parte superiore della coda finamente striate (25-30 strie tutte eguali) ma non carenate quantunque si osservino da 12 a 14 linee longitudinali paratlele le ggermente rilevate sul dorso che sî riducono a 4-5 sulla coda: Estremità brevi, che non si raggiungono ripiegandole lungo il corpo. Dita brevi; le unghie sono interamente nascoste în un astuccio COrnEeOo, Colorazione gialliccio-pallida sul capo, sul ventre e sulla parte inferiore della coda. Dall’apice del muso alla punta della coda si osservano 39 fascîe brune, allernanti con fascie più strette, azzur- rognole. Le prime otto si riuniscono sotto il capo e sotto il collo, le altre scompaîono al ventre ed alla faccia înferiore della coda. DESCRIZIONE Il Diploglossus Lessonae ha il capo assai depresso, quasi piano supe- riormente col muso ottuso ed arrotondato, le regioni temporali legger- mente rigonfie in modo che il diametro trasverso del capo in questo punto viene a superare alquanto quello del collo. Il collo è poco distinto dal capo ed è lungo quanto il capo. Il tronco è molto allungato, subtetragono, di diametro uniforme e comprende quattro volte e mezza la lunghezza del capo (1). La coda subtetragona alla base, rotonda nella rimanente parte, termina in una punta acuminata. Nel mio esemplare, quantunque la parte terminale (3 cm.) sia riprodotta, essa uguaglia la lunghezza del tronco. Le estremità sono tozze e brevi; le anteriori, protratte in avanti lungo il collo, oltrepassano di poco 1° apertura dell’ orecchio; esse uguagliano in lunghezza la lunghezza del capo; le posteriori sono un poco più lunghe e più robuste. Le dita, sopratutto le anteriori, sono molto corte, le unghie sono interamente nascoste in un grosso ed appariscente astuccio corneo, unguiforme, fesso inferiormente e da cui appena sporge la punta dell’unghia. La disposizione ed il numero degli scudetti cefalici differisce assai dal Diploglossus bitobatus 0' Sh. accanto al quale deve porsi tuttavia. Esso presenta: uno scudetto rostrale quadrilatero, più largo che lungo, di cui i due angoli superiori sono arrotondati ed il margine su- periore convesso; due scudetti sopra-nasali o freno-nasali superiori presso che triangolari, molto più larghi che lunghi, in contatto, tra loro sulla linea mediana, col rostrale e collo scudetto nasale. Essi sono seguiti da un paio di scudetti fronto-nasali più larghi che lunghi, grandi del doppio almeno degli scudetti supero-nasali descritti. Essi sono in con- tatto coi due scudetti sopranasali, col post-nasale o freno nasale, col 1° e 2° loreale e col prefrontale impari : uno scudetto prefrontale impari più largo che lungo, eptagonale, grande poco meno della frontale, in contatto anteriormente, col paio di scudetti prefrontali sopraccennati, lateralmente col 2° loreale, con uno scudetto allungato interposto tra il 3° scudetto loreale ed il 1° so- (1) Da'lo scudetto rostrale al margine posteriore dello scudetto occipitale. praoculare, posteriormente col 1° sopraoculare e col frontale che ri- mane quindi in contatto soltanto colla parte mediana del margine po- steriore del prefrontale impari: uno scudetto frontale esagonale lungo una volta e mezza quanto è largo, di cui il margine anteriore è in contatto col prefrontale, i margini laterali, i più lunghi, concavi in fuori, in contatto col 1° 2° e 3° sopra- oculare, i postero-laterali in contatto coi fronto-parietali, il margine posteriore in contatto colla parte mediana del margine anteriore dello scudetto interparietale: uno scudetto interparietale esagonale più grande dei fronto-parietali, il suo margine anteriore, il più lungo, è in contatto colla frontale, gli antero laterali coi fronto-parietali, i laterali in contatto coi parietali, ed il posteriore, più corto dell’anteriore in contatto collo scudetto occi- pitale. Attorno allo scudetto interparietale troviamo dall’avanti all’in- dietro: due scudetti fronto-parietali, piccoli, grandi poco più della metà del- l’interparietale, pentagonali, in contatto esternamente col 3° e 4° sopra- oculare, internamente col frontale, posteriormente coll’interparietale, coi parietali e con uno scudetto della regione temporale: due scudetti parietali, più grandi dell’interparietale, grossolanamente pentagonali, in contatto coi fronto-parietali, coll’interparietale, coll’oc- cipitale e cogli scudetti della regione temporale e nucale: uno scudetto occipitale, romboidale, grand» come l’interparietale, in contatto anteriormente e lateralmente coll’interparietale e coi parietali e posteriormente cogli scudetti nucali. Vi sono 5 scudetti sopraoculari quadrilateri, subeguali. 1 La regione laterale del capo ci presenta uno scudetto nasale piri- forme, ad apice smussato in contatto col rostrale; la narice, rotonda, è scavata nel tratto posteriore più largo del nasale a piombo sulla commessura tra il 1° e 2° labiale. Esso è in contatto superiormente collo scudetto supero-nasale, posteriormente con un piccolo scudetto post-nasale o freno-nasale quadrilatero, seguito da tre frenali o loreali di cui il primo ed il terzo, sono irregolarmente quadrilateri piccoli, mentre il mediano più grande del doppio di ciascuno degli altri due, irregolarmente quadrilatero ed allargato superiormente, è solo in con- tatto collo scudetto prefrontale impari. Esistono due freno oculari, l'anteriore più grande del doppio del seguente ed uno scudetto suboculare, triangolare, assai grande, che pe- netra tra il 7° ed 8° scudetto labiale, senza però raggiungere il margine del labbro. La palpebra inferiore è coperta da due serie di piastre quadrilatere, più alte che lunghe. La regione temporale è coperta da scudetti larghi quasi come gli scu- detti del dorso, lisci, esagonali. Vi sono undici scudetti labiali superiori. La commissura tra il 7° ed 8° scudetto cade a piombo sotto il centro dell’occhio. Le aperture uditive situate sul prolungamento delle commissura della bocca a poco più di mezzo centimetro di distanza, sono piccole, più piccole del 1° scudetto labiale e decisamente quadrate. Si contano nove scudetti labiali inferiori per parte ed uno scudetto mediano impari; quattro paia di scudetti mentali ed uno impari; questo e gli scudetti del 1° paio soltanto in contatto colle labiali inferiori. Scaglie del corpo ciclorombiche, formanti delle serie verticali rego- lari sui fianchi del corpo. Le scaglie della gola, del ventre, della parte inferiore della coda e quelle della superficie inferiore degli arti sono in- teramente lisce, tutte le altre si presentano finamente striate, conservando tuttavia la loro lucentezza. Le strie sono in numero da 25 a 30 tutte eguali e finissime. Le scaglie non presentano traccia alcuna di carena, ma nella regione dorsale e caudale e nella parte superiore dei fianchi sono leggermente piegate a tegola (=) sulla linea mediana per modo che la superficie del corpo e della coda appare percorsa da 12-14 linee longitudinali parallele rilevate debolmente, che, pel diminuire del numero delle scaglie, si riducono mano a mano di numero sulla coda. Colorazione. — Inferiormente (per quanto si può giudicare della colorazione dopo un lungo soggiorno in alcool) l’animale appare di un gialliccio pallido uniforme: superiormente la tinta fandamentale, salvo il capo, dove domina il giallognolo, sembra essere stata azzurrognola. Dalla punta del muso all'estremità della coda sì osservano numerose fascie brunastre, orlate probabilmente di bianco, trasversali. Le prime otto nella regione del capo e del collo si estendono, sotto forma di anelli irregolari ma completi, sotto le mandibole e sotto la gola. Nella rimanente parte del corpo le fascie scompaiono ai lati del ventre e della coda, i quali sono immacolati. Sul capo sì osserva una prima fascia bruna trasversale tra le narici (lo scudetto rostrale è gialliccio); se ne osserva una seconda tra le na- rici e gli occhi, separata dalla precedente e dalla seguente da una fascia giallognola; una terza fascia bruna unisce i due angoli anteriori dell’oc- chio; una quarta riunisce i due occhi; una quinta riunisce gli angoli posteriori degli vcchi, ed una sesta descrive un anello completo tra la commessura della bocca e le aperture dell'orecchio. Da quest’ultima (esclusa) all’apice della coda, che è bruno, se ne contano ‘trentatre. Le fascie brune del capo e della coda sono distintamente marginate di nero. Sul dorso questo orlo nero è meno distinto. Je fascie brune occupano all’incirca la Innghezza di 3-4 scaglie. Esaminando attentamente le fascie brune, si vede che esse sono per- corse longitudinalmente da linee più chiare, che stanno tra le serie longitudinali delle scaglie, formando tante linee chiare parallele, inter- rotte soltanto dalle fascie azzurrognole, che scompaiono sulla coda. — Questo sistema di linee chiare parallele è forse un resto di una diversa colorazione giovanile, destinata a scomparire negl’individui molto adulti. Le estremità e le dita sono uniformemente brune superiormente, gial- liccie inferiormente. Lunghezza totale (coda riprodotta) . . . . Millimetri 197 » del capo (dal capo all’orecchio) . » 18 » dell'e ien c E » 14 » del corpo (collo e tronco) . . . » 92 » deglicarticanteriori,: nostra » 16 » degli arti posteriori . . . . . » 24 Provenienza — Brasile. Quanto alla sua posizione sistematica, questa nuova specie dovrà porsi accanto al Diploglossus bilobatus 0' Shaughn. Essa si potrebbe così inserire nella chiave dicotoma del genere, del Catalogue of the Lizaras in the British Museum (Natural History), vol. II, second edition, 1885, del signor G. A. Boulenger. Sinopsi delle specie del genere Diploglossus. I. Dita terminanti in un largo e compresso astuccio corneo, nel quale l’unghia può interamente (o quasi) ritrarsi. A. Scudetto frontale anteriormente in contatto con due o tre scudetti. 1 monotropis 2 fasciatus 4 millepunctatus. B. Scudetto frontale anteriormente in contatto con un solo scudetto. 57 scaglie in serie circolare nella regione mediana del corpo, due io- reali subeguali, prefontale impari separato dal loreale 1 dilodbatus. 35 scaglie in serie circolare nella regione mediana del corpo, tre loreali, il 1° e 3” subeguali, il mediano due volte più grande del 1° e del 2° separatamente, in contatto col prefrontale 2 Lessonae. II. Manca l’astuccio corneo ungueale: scudetto frontale in contatto con un solo scudetto. A questo gruppo appartengon tutte le altre specie. Questo Diploglossus fa parte delle collezioni erpetologiche del R. Museo Zoologico di Torino, di cui è direttore il prof. comm. Michele Lessona. « Det, 4 CA pa ni 19 niflio imita ata Mi RELA 591f Det I hi 0d88f ni SNA $ Sla psi ottani fi na dARI sat Has soliatton PUR FAULT. rai) a in Ol Da PIIRE 2} . da Li \ iù ie L ibi è (ed uf tal «ii nia Pi mai: sia “i f cpiolotai È tal date ie 1 itorato nivotariby! ragni à l (onitoo: a tail ape fab) dif O MA e RI bi MTA. Luzi. depeordepone Pa, Sorani ia Up). ‘L'Atoone ni C) alia) Mrginio tali + cit drdarta ns ciondoli dog me a PESI i POP papi digitato Nicna ibgoivi ca da pen" ere a gra us liege lirtanfà ion agi Ga GIQUA RESTI agitemadela equixiea Silla Ri a) ieataivà. VO 1asona CPEIRCNA sep fab .otanon jab prtotonil. avoid sUuolt Lunari (#09 "scslecioni dinoszià. 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i Sottog. Payraudeautia Bucq. Dautz. e Dollf., 1883. Payraudeautia intricata (Don.) var. miocenica Sacc. — Testa ali quantulum rotundatior; umbilicus paullo constriclior; funiculus umbilicatis superus aliquantulum elatior. Mm. 13 X 12 '|. — (Tor- toniano). P. intricata var. fasciolata (Bors.). — Testa minor, depressior, sub- albida. Mm. 4'-16 X 5-15 — (Piacenziano, Astiano). Attualità . . +. P. intricata. Asttano . + . P. intricata var. fasciolata. Piacenziano . . P. intricata var. fasciolata. Tortoniano Pairaudeautia intricata var. miocenica. | ? Eocene . . . . Amauropsina. Sottog. Tectonatica Sacco, 1890. « Testa parva, subconica; anfractus convexi; ultimus permagnus; «umbilicus callo-columellari expanso, semilunato, fere omnino tectus. » Tectonatica tectula (Bors.). — Testa parva, subconica; spira acuta; superficies albula : apertura semilunata; labium externum simplex, valde arcuatum,; labium columetllare obligquum, perexpansum ; um- . bilicus callo columetllari expanso, semilunato, subtectus. Mm. 3-12 X 3-12 — (Elveziano, Tortoniano, Piacenziano, Astiano). OSSERVAZIONI. — Riguardo a questo sottogenere possiamo provvisoria- mente presentare il seguente quadro di probabili affinità: ih Attualità . . . T. sagraiana e var. filosa (nali Astiano »:. .» :. .T. tectula, Piacenziano . . T. tectula — T. euclista. Torloniano . . T. tectula. EWeziano. . . T. tectula var. Bartoniano . . T. lineolata. Parssigno., .. 0 .T. linceolata. Suessoniano . . Tectonatica occulta. Sottog. Neverita Risso, 1826. Neverita josephinia (Risso). — Mm. 6-17 X 10-30 — (Tortoniano, Pia- cenziano, Astiano). Si osservano le subv. rosea (Astiano), sudcinerea (Piacenziano, Astiano) e subphilippiana (Piacenziano, Astiano). N. josephinia var. antiqua Sacc. — Testa minor; umbilicus basim versus (sinîstrorsum) detectus; apicem versus callo percrasso tectus. Mm. 9-13 X 12:27 — (Tongriano). Esiste anche la subv. subfecta. N. josephinia var. priscodepressa Sace. — Testa minor; anfractus ultimus longiîtudinaliter perdepressus. Mm. 10 X 19 — (Tongriano). N. josephinia var. clausodepressa Sacc. — Umbilicus funiculo per- crasso repletus. Mm. 4-7 XX "7-27 — (Tongriano , Elveziano, Torto- niano, Piacenziano, Astiano). Le si collegano le subv. cînerea (Astiano, Piacenziano), rosacea (Tortoniano, Piacenziano, Astiano), rotundîformis (Tongriano, Elve- ziano) e planorbiformis (Elveziano). N. josephinia var. clausoelata Sacc. — Spiîra elatior; umbilicus fu- niculo crassissimo repletus. Mm. 11-18 X 15-30 — (Tongriano, El- veziano, Tortoniano, Piacenziano, Astiano). Esistono anche le subv. subfascicutata (Tortoniano) e subtecta (Elveziano). N. josephinia var. poliniceoides Sacc. — Testa subconica; anfractus ultimus permagnus, ad suluram depressus ; umbilicus funiculo percrasso repletus. Mm. 17 X 25 — (Elveziano, Tortoniano). - ge N. josephinia var. pliospiralata Sace. — Testa minus depressa; spira elatior; anfractus ultimus converior: apertura superne angustior. Mm. 13-35 X 19-50 — (Piacenziano, Astiano). Le si connette la subv. subplioglaucina (Astiano). OSSERVAZIONI. — È notevole come nel complesso le forme di questo sottogenere si conservino poco mutate a traverso le diverse epoche geologiche. Osservasi però nell’assieme che esse tendono ad acquistare maggior mole e spira più schiacciata, per cui si può supporre che esse derivino da forme affini alle PoZinices. Attualità . . . N. josephinia e var. philippiana, ecc. i \ pliospiralata. Astiano . . . N.josephinia e var. $ clausoelata. clausodepressa. pliospiralata. clausoelata. clausodepressa. Piacenziano . . N. josephinia e var. | poliniceoides. Tortoniano . . N. josephinia e var. j clausoelata. clausodepressa. poliniceoides. clausoelata. perdofa. semiglobosa. Elveziano. . . N. josephinia var. antiqua. priscodepressa. clausodepressa. Tongriano . . N. josephinia var. Parisiano. . . Neverita calvimontana. Sottog. Polinices Monf., 1810. Polinices turbino-apennninica Sacc. — Testa ovato-etongata; spira perelata; anfractus converi; apertura ovato-reniformis; labium externum simplex, columellare iîncrassatum et elatumy; umbilicus latus, maxima în parte delectus. Mm. 23 X 18 — (Tongriano). P. submamillaris (D’Orb.). — Testa parva, subovata; anfractus ullimus ad suturam depressus; labium columellare subrectumy um- bilicus latus, maxima in parte delectus ; funiculus umbilicatis per- depressus. Mm. 19-25 X 10-22 — (Elveziano). P. mamillaris var. praenuntia Sacc. — Testa minor, anfractus minus convexri; apertura oblongior; umbilicus callo-columetllari, maxima în parte, tectus. Mm. 11-18 X 9-15 — (Tongriano). Esiste anche la subv. submiociausa (Tongriano). P. submamillaris var. mioinflata Sacc. — Testa subrotundata; an- fractus convewiores; apertura et umbilicus ampliores. Mm. 10-35 XxX 10 35 — (Elveziano). — 36 — P. submamillaris var. mioaperta Sacc. — Umbilicus tatissimus per- profundus; funiculus coluwmellaris nullus. Mm. 12-25 X 11-22 — (Elveziano). P. submamillaris var. mioclausa Sacc. — Umbilicus callo columel- larî percrasso, maxima în parte, obtectus. Mm. 14-36 X 13-33 — (Elveziano, Tortoniano). P. submamilla (D’Orb.). — Mm. 6-34 X 5-25 — (Elveziano). P. miocolligens Sacc. — Testa obovata; anfractus ultimus perma- gnus, ad suturam depressus; labium columellare subrectum, su- perne percrassumj; umbilicus callo columellari subplano, fere omnino tectus. Mm. 17-19 X 13-15 — (Elveziano). P. miocolligens var. pseudomamilla Sacc. — Testa major, rotun- datior; apertura semitunata. Mm. 25 X 20 — (Elveziano). P. dertomamilla Sacc. — Testa subovata; spira elato-conîica; an- fractus converi; sutura via visibilis; apertura subovata; labium columetlare incrassatum, expansum, umbilicum, maxima in parte, obtegens. Mm. 14-25 X 12-23 — (Tortoniano). P. proredempta Sacc. — Distinguitur a P. redempta sequentibus notis: Testa minor, rotundatior; anfractus convexiores, sine sulco su- turali; labium externum converius; apertura rotundatior. Mm. 11-23 X 18-33 — (Elveziano). Esiste pure la subv. scalariformis. P. proredempta var. subnaticoides Sacc. — Umbilicus basim versus detectus. — (Elveziano, Tortoniano). P. proredempta var. tauromamilla Sacc. — Testa minor ; spira acu- tior; callum umbilicale semilunatum, subplanum, basim versus non erccavatum. Mm. 5 12 X 4 !/,-9 — (Elveziano). P. redempta (Micht), — Mm, 15-70 X 12-60 — (Tortoniano). Esistono le subv. sudalbuta ed elliptica. P. redempta var. dertoconvexa Sacc. — Testa rotundatior; labium externum paullo arcuatius. Mm. 12-65 X 12-63 — (Tortoniano). P. redempto-aurantia Sacc. — Distinguitur a P. redempta sequen- tibus notis : - Testa perelongatior; superficies subaurantia, maculata; anfrac- tus minus inflati. Mm. 40 X 32 — (Tortoniano). OSSERVAZIONI. — L’esame delle Po/inices fossili del Piemonte ci mostra come le forme ora viventi nei mari delle regioni calde, ed ora ben distinte fra di loro, fossero meno distinte nelle epoche più antiche, collegandosi sia fra di loro, sia specialmente colle Nazicina a spira elevata ed alle Mamiz/a: possiamo riassumerne i caratteri d'affinità col seguente quadro provvisorio: (V. Tav. C) ‘BUIDIYEN . . . . . . . . . . . . . . . . . . ° ° . . ° . . QU9I207 ) “eMUntogiIderIRA-NIR][iWo on Mezsoota]]og dì 0. «rage alano, Ya e e ou ‘e[[iuagwugns *q — ‘emo pnasd “IRA 9 *[[000101 *“d — ESNE[IOLUI ESnE[DOIWI *ICA 9 SIIC[[IA WI Qus *d “IRA ‘e 10deo1u i eqeguIrora ——— saproo1geuqns “IVA 0 eqdmopoaoId ‘q 0UDIZ2IUMAT ‘eurdua i RIME WIT0Y10P *d — tSME[DOIM “ILA STIR][IWUEWIQuNS “Td BIUEINBOjdMOPoI ‘d — 2X9AUO20F1OP “IVA 9 CIdUIOPOI “dg 0UD2UO?UO,T “e]lrueuI Di a stuniografd Lal eugiSUTWIA] “A 2A STI ]] Ia e ua ‘d eIqueIne di . . . . . . . . . . . . . . . PIONNYV do) ‘A©L nona Gen. Sigaretus Lk., 1790. Sottog. Sigaretotrema Sacco, 1890. « Testa conico-subglobosa; anfractus subconvexi; umbilicus detec- « tus, plus minusve profundus. » Forme, le quali paiono collegare i Sigaretus colle Eunaticina. Sigaretotrema Michaudi (Micht.) — Mm. 13-19 X 14-22 — (Elveziano). S. Michaudi var. clausula Sace. — Testa aliquaniultm minor; um- bilicus subclausus. Mm. 12 X 14 — (Elveziano). S. Michaudi var. eunaticinoides Sacc. — Testa aliguantum inflatior; umbilicus peramplus;s apertura subquadrangula. Mm. 17X 22 — (Elveziano). S. Michaudi var. pseudoaquensis Sacc. — Testa ezatior; umbilicus constrictior; apertura minus rotundata. Mm. 1'7 X 18 — (Elve- ziano). Sottog. Sigaretus (stricfo sensu). Sigaretus aquensis Recl. var. praecedens Sace. — Testa minor, obovatiors; anfractus ad suturam non depressi; apertura oblon- gior; labium columellare crassius; testae basis valde obliquior. Mm. 12-25 X 15-24 — (Tongriano). S. aquensis var. perinflata Sacc. — Testa minor, spira depresstor ; anfractus ad suturam non depressi; apertura oblongior; tabium columetllare crassius, minus incavatum; testae basîs obliquior. Mm. 20 X 17 — (Tongriano). S. aquensis var. Deshayesi (Micht.) — Mm. 7 X 20 — (Elveziano). S. aquensis var. longotriangula Sacc. — Spira subtriangularis; aper- tura valde elongatior; testae basis obliquior. Mm. 15 X 28 — (El- veziano). S. aquensis var. patula (Grat.). — Mm. 6-11 X 12-20 — (Elveziano). S. aquensis var. conicolonga Sacc. — Testa transverse elongatissima; spîra aculto-conica; anfractus ad suturam non converi; apertura valde etongatior. Mm. 12 X 25 — (Elveziano). S. aquensis var. tauroinflata Sacc. — Spira subrotundatior. Anfractus convexiores. Apertura amplior, rotundatior; labia regularius ar- cuata. Mm. 17 X 23 — (Elveziano). S. oligopolitus Sacc. — Testa parva, subconica, subalbida; superfi- cies laevigata; anfractus ultimus perexpansus; umbilicus tectus. Mm. 10 X 16 — (Tongriano). PES ga S. concavus Lk. var. postaquensis Sacc. — Testa minor; superficies frequentius striata; anfractus ultimus suturam versus laeviter de- pressus. Mm. 14 X 22 — (Astiano). S. cryptostomoides Sacc. — Testa ovato-convera; superficîes lata, striata; apertura subelliptica, obliqua; umbilicus tectus. Mm. 8X 18 — (Elveziano). S. cryptostomoides var. colligens Sacc. — Testa minus depressa ; spîra subelato-conica; superficîes undulato-striolata. Mm. 12 X 20 — (Elveziano). Sottog. Cryptostoma Blainville, 1818. Cryptostoma sigaretoides Sacc. — Testa parva, convexo-depressa , auriformis; spira perdepresso-conîca; superficies transversim un- dutato-striata; apertura perampta; umbilicus tectus. Mm. 4 !/,-10 — (Elveziano). C. striatum (De Serres). — Mm. 3-20 X 18-40 — (Piacenziano, Astiano). Gli si collegano le subv. rvfa (Piacenziano), perregularis (Astiano), pliodepressa (Astiano), elatogigantula (Astiano), subconutata (Astiano) ed ornatissima (Astiano). C. striatum var. striolatissima Sacc. — Anfractus ultimi striolae pernumerosae. — (Astiano). C. striatum var. cireumdepressa Sacc. — Anfractus ultimus în re- gione ventrali supera aliquantulum depressus. — (Astiano). C. striatum var. perelliptica Sacc. — Testa transversim elongatis- sima, ellipsoidatis ; spira perdepressa. Mm. 3-4 X 10-14 — (Piacen- ziano, Astiano). OSSERVAZIONI. — È notevole che questo genere, ora caratteristico dei mari caldi, si sviluppò tanto in Piemonte sino alla fine del terziario. I Sigaretus più antichi sono meno depressi ed hanno generalmente il foro ombelicale più scoperto che non le forme più recenti. Si può supporre esistere quindi qualche relazione filogenetica fra i Sîgare- totrema e le Eunaticina. Provvisoriamente possiamo presentarne il seguente quadro di sviluppo: (VI Tav.*2) = 0 Sottog. Ampullonatica Sacco, 1890. « Testa aflinis Na/icina. Suturae perprofundae et late canalicu- « latae. » Forme che presentano i caratteri delle Nazicina con qualche ca- rattere quasi speciale delle A72pullina. Ampullonatica repressa (Rov.). — Testa subglobosa; anfractus inter se profunda et sat lata sutura disjurncli; canatis suturatlis prope aperturam constrictior; umbilicus latus et profundus. Mm. 10-30 X 10-29 — (Elveziano). In via provvisoria si può presentare il seguente quadro complessivo delle più comuni Ampu/lonatica. Eeziano _. . . A. repressa. Bartoniano . . . A. ambulacrum A.? Brongniarti. Il Parisiano Ampullonatica ambulacrum ? Suessoniano. . . Ampullonatica? Brongniarti. Gen. Ampullina Lk. (fide Defrance, 1821). Sottog. Globularia (str7cto sensu) Swainson, 1840. Globularia gibberosa (Grat.). — Mm. 15-55 X 15-20 — (Tongriano). (x. gibberosa var. effusa (Grat.) — (Tongriano). G. gibberosa var. apenninica Sacc. — Spira depressior; labium ex- tlernum superne depressius; apertura oblique elongatior. Mm. 20- 60 X 18-52 — (Tongriano). Osservansi anche le subv. p/anulata ed umbilicata. G. gibberosa var. globoides Sacc. — Testa g/obosior; apertura ar- cuatior. Mm. 25-50 X 25-50 — (Tongriano). GG. gibberosa var. postspatula Sacc. — Tesla depressa; spira perde- pressa; anfractus profunda sutura inter se disjuncti. Mm. 14-55 X 14-52 — (Tongriano). Esiste anche una subv. umbilicosa. (3. gibberosa var. oviformis Sacc. — Testa minor, ovatior; spira elatior, conico-acuta; anfractus minus convexi; suturae minus profundae; apertura elongatior. Mm. 38 X 30 — (Tongriano). De Sottog. Cernina Gray, 1840. Cernina compressa (Bast.) — Mm. 25-55 X 25-52 — (Elveziano). C. compressa var. ovata (Grat.) — Mm. 45-50 X 36-43 — (Elveziano). OSSERVAZIONI. — L’esame delle G/obu/arîa e delle Cerniîna fossili fa dubitare che le prime derivino dalle seconde, per modo che forse se ne può presentare il seguente quadro provvisorio: Attualità. .C. fluctuata. veziano .C. compressa e var. ovata ecc. oviformis. effusa. \(Tongriano Cernina compressa var. — G. gibberosa e var. apenninica. Î globoides. Î postpatula — G. subpatula — G. sub- | depressa. Suessoniano G. sphoerica — G. sigaretina ———__ G. patula — G. mutabilis. artoniano G. sphoerica — G. sigaretina ——__ G. patula — G. depressa. aristano «+. . +. +. . + + + Globularia semipatula e var. Sottog. Crommium Cossmann, 1888. Crommium ferrugineum (Grat.) var. italica Sacc. — Testa aliquan- tulum globulosior; anfractus profunda sutura disjuncti; superfi- cies transversim substriali; umbilicus obtectus. Mm. 50 X 40 — (Tongriano). C. ferrugineum var. striatula (Desh.). — (Tongriano). C. ferrugineum var. rugosoides Sacc. — Testa aliquantulum minor; spira eltatior; superficies sublaevis. Mm. 35-50 X 27-36 — (Ton- griano). C. ferrugineum? var. acuminatoides Sacc. — Testa valde minor; spîra valde elatior et acutior. Labia simpliciora; umbitlicus tectus. Mm. 23-26 X 17-19 — (Tongriano). OSSERVAZIONI. — Pare che i Crommium sì colleghino insensibilmente cogli Euspirocrommium. Possiamo provvisoriamente indicarne il se- guente quadro; Pa italica. major. ‘ oblongoelongata - striatula. _— o Tongriano . C. angustatum e var. A OTOARE " C. ferrugineum e var. rugosa. rugosoides. | acuminatoides Bartoniano . . . .... +. C. acutum ——_—-C. ponderosum. Parisiano . . . . . +... C.acutum —___C. ponderosum — C. Willemeti. Suessoniano +. +. . + . Crommium intermedium —-—- C. merciniense. Sottog. Euspiroerommium Sacco, 1890. « Testa elongata; spira acuto-longa, interdum subscalariformis; an- « fractus convexi, sutura sat profunda disjuncti; apertura subovato- « semilunaris; umbilicus labio columellari plus minusve tectus. » Euspirocrommium elongatum (Micht.) — Mm. 45 X 26 — (Tongriano). E. elongatum var. degensis Sacc. — An/ractus minus convexi; testa minus scalarata. Mm. 43 X 24 — (Tongriano). OSSERVAZIONI. — Per ora possiamo solo con incertezza presentare il seguente quadro degli Euspirocrommium. Tongriano . . E. elongatum e var. degensis. Parisiano . . . E. productum — E. dameriacense. Suessoniano . . . . Euspirocrommium Levesquei — E.? paludiniformis. e n a Sottog. Amauropsella Bayle (in Chelot), 1885. Amauropsella spirata (Lk.) subv. postera Sacc. — Mm. 13-30 X 11-24 — (Tongriano). OSSERVAZIONI. — È importante osservare come questa forma siasì man- tenuta quasi invariata dal Parisiano sino al Tongriano. S#O = Sottog. Megatylotus Fischer, 1885. Megatylotus crassatinus (Lk.)? — (Tongriano). M. crassatinus var. obesa (Brongn.)? — (Tongriano). M. crassatinus var. maxima (Grat.) — Mm. 15-110 X 15-115 — (Ton- griano). Di questa forma comunissima osservansi le subv. /ongiîuscata e subumbilicata. M. crassatinus var. rotundula Sacc. — Testa rotundatior; spira de- pressior. — Mm. 19-90 X 18-90. — (Tongriano). Sottog. Euspira Agassiz, 1837. Euspira scalaris (Bell. e Micht.) — Mm. 10-37 X 8-27 — (Elveziano). Esiste anche una subv. ventricosa. In linea provvisoria possiamo presentare il seguente quadro delle più note Euspira fossili. Elveziano . . . E. scalaris e var. eburnoides. Parisiano . . . E. scalariformis. Suessoniano —. . E. suessoniensis e var. dissimilis — E. hybrida. Éra secondaria Euspira canaliculata. 3454 - Tip. Guadagnini e Candellero, via Gaudenzio Ferrari, 3 = Torino. è n i SU Ò i he : Pi «| Mela o nn "e i o ì bd Ù i’. L9 ‘ a 3 Ù : i AGC «IP ui 04 6 nie : [ Ki dg VC b AO oe n Ò i n ht 19 pa 3 11 RAI si pre SOB i Lu noti ReT) ca ad epnitenzona” . sommi iN Viy a té IT sii) auodo . IL smetti ue a tei) — SES NOOLI-CR.. ie te) QI ZIONI ce AGRA ai FT ameoratornoy ie Sf Pe von inaliri nat RI doh pm cscotinbenytare niegt Setros2 alato cavo ava$ i (ossimoro (9 Bre mu mi Hi x 00-0E ter Sri E \ è Ù MURI, SIRERAA siano suodsoli” Îe “sp antinegtbne ont Blair a) IRORTI PONTI tu Eu afiota” allob cliuitip ohitossa farslnszong: Amals20t] singer 7a “non pa 7 | afiazo? ty carta mobi sera st alia E Ì ì mutato vinile SE Mi Er] EU — diivtianit ee Gianbitoranrat:bb.: î (0 coperta sinvtograte i À e = vi n { j at. n Adi di LESLIE ? Ù è Kt41 U) di SNA f duna 4 : a | Lutto DO Uva fore — | f È SoS OSSA :53051 E Cafiorinate ORBGI I rasà: mù questa a sà Vla Ad uAL #i ‘ j "4 ldi&ho alan al Lemyriano,s. x Ta A a i è, AMA pia i i Ì s Mot ie ‘ Pd n. - BOLLETTINO Musei di Zoologia ed Anatomia comparata della R. Università di Torino IL6 TÀ N. S7 pubblicato il 20 Agosto 1890 VoL. V n CARLO POLLONERA. Recensement des ARIONIDAE de la Région Paléarctique. Le D' Carl Agardh Westerlund, dans son grand ouvrage sur les Mollusques terrestres et fluviatiles de la Région Paléarctique, ayant complétement laissé de còté les mollusques nus, j'ai pensé que le tra- vail qui comblerait cette lacune ne serait pas sans quelque utilité. Je publie donc ce premier essai sur les Arzonîdae, et j'espère pouvoir l’année prochaine terminer celui sur les Lîmacidae. J'accepte la dénomination de Région Paléarctique dans les limites adoptées par M" Westerlund; toutefois au lieu de la langle allemande je me servirai de la langue francaise, comme la plus universellement comprise. Je tàcherai dans mon exposition de suivre le méme système que celui employé dans l’ouvrage que j’essaie de compléter; mais le manque de coquille dans les animaux que je vais étudier me force à donner un plus grand développement aux caractères anatomiques. Les Arionidae sont des animaux nus, limaciformes, à machoire et radula de ZHe/icidae, à orifice respiratoire dans la moitié antérieure du bord droit du bouclier (qui est toujours granuleux) et pourvus d’un pore muqueux à leur extremité postérieure. L’appareil reproducteur est simple; il n'a jamais ni flagellum, ni poche du dard, ni prostates vaginales ni branche copulatrice. Les Arzonîdae de la region paléarctique appartiennent à quatre genres differents: Arion Ferussac, Arfunculus Lessona, Geomalacus Allman, Tetraspîs Hagenmuller. Les Artzonidae ne sont pas répandus dans toute la région paléarctique; ils ont leur plus grand épanouissement dans les parties chaudes et tem- perées du bassin océanique de cette région, De là ils s’ avancent vers l’Est, dans les régions temperées et froides, devenant très rares dans le a Peri midi. Il ne s’approchent des rivages de la Méditerranée qu’en Algérie, près de Gibraltar et dans la région comprise entre la base des Pyrénées et celle des Alpes Maritimes. Ils sont très pauvres en espèces dans l’Italie péninsulaire et dans l’île de Sardaigne; il manquent à presque toute l’Espagne méditerranéenne , à toute la còte Nord de l’Afrique (à com- mencer de la moitié orientale de l’Algérie), à toutes les îles de la Mé- diterranée (excepté la Sardaigne), à toute la région des Balkans, è la Crimée, au Caucase et à toute l’Asie occidentale. Le genre Aron est celui qui a la plus grande diffusion, avec son maximum d’espèces en Portugal, en France et dans les Alpes du Pié- mont. Il manque à l’Afrique et è toutes les îles de la Méditerranée, et ne s'approche des rivages de cette mer que dans la Provence , tandis qu'il est très abondant sur les còtes de l’Océan. Le genre Geomalacus se trouve dans la partie occidentale de 1°Al- gérie, dans le Maroc, dans l’extrème midi de l’Espagne, en Portugal, dans les Asturies et en Irlande; Desmars dit l’avoir trouvé dans les environs de Vannes. Les Arîunculus sont cantonnés dans les Alpes du Piémont qui par- tent du massif du M.t Rose, et une de ces espèces a été trouvé en Provence. Une autre espèce, assez differente, vit dans les régions mon- tueuses de la Sardaigne. Enfin le très curieux Tetraspîs n’a été trouvé qu’une seule fois près d’Adelsberg en Carniole. Genre ARION Ferussac. Arion Ferussac, Hist. Moll., 1819, p. 50-53. A. rugosum; dorso plerumque rotundato, rarius pseudo-carinato /verrucarum dorsi series mediana magîs elevata, carînam simulans); clypeo antico, granuloso, antice posticeque rotundato, apertura pul- monea antemediana în latere dextero; apertura genitale aperturae pulmonae inferius proxima. Pede distincto, glandula mucosa cau- dale conspicua; solea trizonata, zonis parum distinctis. Testae loco saepîius pulvisculum vel granula calcarea, quandoque tamen limacella plus minusve solida munitum. Avant Ferussac, Brard (Coq. Paris, 1815) avait déja divisé en deux genres les Lîimax de Linné, en conservant ce nom pour les espèces sans limacelle, et créant le genre LimaceZla pour celles qui en sont pour- vues. Tous Jes auteurs cependant ont adopté la division proposée par Ferussac, comme fondée sur des caractères de plus de valeur. Le seul qui ait essayé de remettre en usage la classification de Brard est M' Jous- rt seaume (Bull. Soc. Zool. France 1876), mais personne n’a suivi son exemple. Le genre Arion est caractérisé par son bouclier entier, granuleux, à ouverture respiratoire antero-dextre, par son pore muqueux bien vi- sible, et surtout par l’ouverture sexuelle située immédiatement au-des- sous de l’orifice respiratoire. Sous le bouclier on trouve généralement une poussière calcaire ou des granulations disagrégées de la méme ma- tière; parfois ces granulations s’agrégent et forment une limacelle ru- dimentaire (A. întermedius); d’autre fois on trouve une limacelle mince mais bien formée (A. a/pinus), toutefois sans stries concentriques, ex- cepté dans le jeune-àge; plus rarement enfin on trouve une limacelle très solide, mais toujours sans siries concentriques (A. MoZlert). Moquin-Tandon a divisé le genre Ar70n en deux sous-genres: Lochea, cuirasse recouvrant de petites granulations calcaires, inégales, isolées, sans trace de limacelle; Pro/epiîs, cuirasse recouvrant une limacelle imparfaite, rugueuse, qui semble produite par l’agrégation d’un certain nombre de granulations calcaires. Cette division n’est pas acceptable, car la seule espèce qui d’après Moquin-Tandon constituait le sous-genre Pro/epis, VA. Rortensis, n’a de limacelle, tandis que d’autres espèces très voisines en possédent une. Le D' Simroth (Zeitschrift fùr Wissen. Zool. 1885) divise les Ar70n en Monatriidae et Diatrtidae, c'est-à-dire avec un seul ou deux ve- stibules. Dans mes travaux sur les Arions (Atti Acc. Sc. Torino, 1887 et 1889) j'ai démontré que ce caractère du vestibule n’est pas assez important pour servir de base à une division des espèces de ce genre; en effet non seulement dans le méme groupe d’espèces on trouve des Diatriidae et des Monatrtîidae, mais dans l'A. hortensis de la France du Nord on trouve un appareil monatriidae , tandis que les individus de l’Allemagne sont diatriidae, avec un passage entre ces deux formes dans ceux de la France de l’Est. Je préfère donc diviser le genre Aron en quatre groupes, qui tou- tefois ne sont pas assez tranchés pour les constituer en sous-genres. I. — Groupe de l’A. empiricorum. Animal habituellement grand et unicolore à l’état adulte, rarement orné de bandes; très rarement de petite taille. Bouclier assez grand. Oviducte plus ou moins renflé à sa termination, rétracteur silué au- dessus du renflement se réunissant à celui qui part du canal de la poche copulatrice. Dent centrale avec 3 acu/e?, champs médians avec 2; dans les champs latéeraux le petit acu/eus (externe) se perd , et on ne le retrouve que dans les dernières séries marginales. ET (LIS II. — Groupe de lA. subfuscus. Animal généralement de taille moyenne, très souvent orné de bandes. Bouclier assez grand. Oviducte sans renflement terminal bien marqué ; rétracteur attaché directement à la poche copulatrice, et étroitement uni à celui de l’o- viducte. Radula. Dents des champs latéraux avec le petit acw/eus (externe) fondu avec le grand acu/eus, mais toujours visible. III. — Groupe de l'A. hortensis. Animal généralement de taille assez petite; presque toujours orné de bandes. Bouclier souvent assez petit. Oviducte le plus souvent sans renflement terminal distinct; rétrac- teur partant du canal de la poche copulatrice se réunissant avec celui de l’oviducte, mais moins étroitement que dans le groupe précédent. Champs latéraux de la Radula avec les deux acu/e?î distinets. IV. — Groupe de l’A. Bourguignati. Different du precédent pour avoir le dos caréné par la série médiane des tubercules dorsaux plus rélevée que les autres; dans tous les autres caractères tout-à-fait semblable au groupe précédent. Mabille (Ann. Malac., 1870, p. 106) donne à ce groupe le nom de Carinella. A.-— Groupe de l'A. EMPIRICORUM. A. ater Linné. Limax ater Linn., Fauna Suec., 1746, p. 365; Syst. nat. ed. X, 1758, I, p. 652. Arîon ater Nord. et Nyl., Finn. Moll., 1856, p. 3. Lochea atra Malm, Skand. Land-Sniglar, 1870, p. 31, pl. 1, f. 1. A. magnum. dorso grosse squamoso; clypeo granutloso, postice amplo et subtruncato, apertura pulmonea antica, supra omnino dter, pedîs margine externo nigro vel colorato. lineîs transversis atrioribus si- gnato; solea medio pallida, zonîs lateralibus atris. Longît. 11-12 cent. Hab. Suède, Norvège, Danemark, Finlande. Dans lA. after des pays Scandinaves la bourse commune ou vestibule antérieur (revétu extérieurement de glandes jaunes) est gros, renflé, sé- paré des autres organes par un étranglement très sensible; le vestibule postérieur n’existe presque plus, car le pénis et la poche copulatrice Aébouchent ensemble très près de l’étranglement du vestibule antérieur dg presque indépendamment du gros renflement terminal de l’oviducte (Pollonera, Nuove contrib., ecc., p. 10, f. 28). Dans 1A. empiricorum par contre le vestibule antérieur est court, large et comme écrasé ; le vestibule postérieur (très gros) est formé par la fusion des renflements terminaux des autres organes (Poll. , 1. c., f. 27). Enfin le pénis de l’A. ater est plus long. son canal déférent est plus gréle. Je n’ai pu constater si la forme des Alpes et des Pyrénées que M' Bour- guignat (Spicil. malac., p. 18) appelle A. afer L. est la méme que celle des pays du Nord. Var. alba — Lîmax albus Mùll., Efterr. Swamp., 1763, p. 61. — Verm. hist., II, 1774, p. 4. — Lochea alba Malm, Skand. Land- Snigl:; 11870; p. ‘37, .pleHif. 2. Totus albus, vel tentaculis et limbo interdum coloratis, hic saepius lineîs trunsversis subnigris; saepe flavidus. Hab. Les mémes pays que l’A. azer L’appareil générateur est tout-à-fait semblable à celui de l'A. after. A. empiricorum Ferussac. ? Limax subrufus Linn., Fauna Suec., 1746, p. 365. ? Limax rufus Linn., Syst. nat,, ed. X, 1758, I, p. 652. Arion empiricorum Fer., Hist. Moll., 1819, p. 60, pl. I, f,3. Arion rufus Michaud, Complém. Drap., 1831, p. 4, et auctorum (non A. rufus Westerlund nec Morelet, Moll. Portug.). A. magnum, dorso rugoso; clypeo granuloso, postice subrotundato, apertura pulmonea antica; versicolor, nunquam zonatum vel ma- culatum, pedis margine externo lineis transversis nigris signato ; solea medio pallida, zonis lateralibus obscurioribus. Sudor pallidis- sime flavescens. Long. 8-12 centim. Hab. Toute l'Europe centrale depuis la région pyrénéenne de l’Espagne Jusque dans la Pologne et l’Ukraine, les îles Britanniques, Suède et Norvège (rare). En Italie acclimaté à Monza et dans les environs de Pavie. La couleur de cette espèce est très variable, elle passe du blanc au jaunàtre, au rouge, au brun et au noir. À l’état adulte elle n’a jamais ni bandes latérales foncées ni taches. J'ai exposé ci-dessus les diffé- rences qui existent entre l’appareil générateur de cette espèce et celui de l’A. ater. On a décrit un grand nombre de variétés de couleur dif- férente dans cette espèce: a. albus — A. albus Ferussac (non Miill.), 1. c., 1819, pl. Il, f. 3. 8. palleseens — Moq.-Tand., Moll. France, 1855, II, p. 11 — A2- bido-flavescens vel albido-rufescens. y. succineus — Moq.-Tand., l. c., p.10 — L. succineus Mull., l. c, p. 7 (excel. syn.) — L. luteus Razoum,, ;Hist. nat. du Jorat, "7; ge 1789, p. 268 — A. empîr. var. Navescens Fer., 1. c., p. 62, pl. I, f.4 — A. empîr. var. Schranckti Kalen. Lim. Ukraine, 1851, p. 113. — F/avescens, interdum pedîis margine rubro. ò. ruber Moq.-Tand., l. c., p. 10 — var. Lamarkti et Jonstonti Kalen., l. c.; Fer., l. c., pl. I, ft. 1, 2, 5. — Rufescens vel rubder, e. Draparnaudi Kalen., 1. c., Moq.-Tand., 1. c. — L. after var. d Drap. — Ruf/o-fuscus, pedis margine flavescente vel rufescente. s. vulgaris Moqg.-Tand., 1. c. — Lehmann, Schnech. Stettin. Tav. I, f. 1-6. — Brunneus vel brunneo-rufescens. n. bicolor Moq.-Tand., 1. c., p. 11, Dorso dbrunneo-fusco, tateribus Nlavescentibus vel aurantiacis. — Moq.-Tand. cite pour cette variété les fig. 6-7, pl. I de Ferussac, qui représentent un in- dividu en jeune age. 6. Razoumowskii Kalen., 1. c. — nigrescens Mog.-Tand., 1. c p. 11. — Fer., pl. II, f. 2. — Lehmann, l. c., pl. I, f. 1a. Nigricans, pedis margine flavescente vel rufescente. :. Swammerdamii Kalen., ]. c. — marginatus Moq.-Tand., 1. c., p. 11. — Niger, pedis margine flavescente vel rufescente. x. Aldrovandii Kalen., 1. c. — after Moq.-Tand. (non Linn,), Fer., 1. c., pl. II, ft. 1. — Omnino brunneo-fuscus vel niger. Jai omis la var. virescens (A. virescens Millet, Moll. Maine-et-Loire, 1854 — Fer., l. c., pl. I, f. 8) qui n’est que la var. y encore jeune. L'A. albus Fer. est un cas d’albinisme ou de décoloration due aux égouts de certains arbres (Bourguignat, Spicil, p. 18). — L’A. glaucus Col- beau (Ann. Soc, Malac. Belgique, 1867) est aussi un jeune empiricorum. . » ? A. Servainianus Mabille. Arion Servaînianus Mab., Hist. malac. bass. Paris, 1870, p.8. — Limac. Franc., in Ann. de Malacol., 1870, p. 108. « Espèce de la taille du rw/us, dont elle diffère par sa queue atté- nuée et obtuse, et par ses rides allongées peu saillantes, serrées pen- dant l’extension et de forme rectangulaire pendant la contration. Con- servé dans l’alcool, lA. Servaînianus devient complétement lisse, les rides dorsales ne sont plus indiquées que par les sillons réduits à l’état de stries. « Cette espèce vit en avril-mai dans les grandes foréts du département de l’Aisne » (Mabille). Cette description est trop incomplète, et les caractères énoncés trop vagues pour qu’on puisse se faire une idée exacte de cette forme et de son droit au rang d’espèce. A. hibernus Mabille. Arion hibernus Mabille, Rev. et Mag. Zool., 1868, p. 134. —i — Arion rufus var. rufula Baudon, Trois. Catal. moll. dép. Oise, in Journ. Conchyl., 1884, p. 3. A. corpore elongato, cylindrico, postice attenuato, omnino rubigi- noso-purpureo, ad marginem pedis pallidiore; rugîis dorsalibus exi- guis, parum elongatis ac perspicuîs; pede obscure albidulo-rubiginoso;, margine pedis ad caudam triangulare etongata ac dilatata, lineolis obscuris fimbriata; clypeo oblongo, antice posticeque rotundato, sub- granuloso, purpureo, collum oblegente. Long. 50 mill. (Mabille). Hab. France, dép. de l’Aisne, Oise, Seine-et-Marne, Seine-et-Oise ; d’octobre en avril. Cette espèce diffère de l'A. empiricorum par sa taille plus petite, par ses rugosités plus faibles et par sa sole entièrement pale. A. Brevièrei Pollonera. Arion hibernus? Brevière, Journ. Conchyl., 1881 (non Mabille). Arion Brevièrei Poll., Spec. nuove, ecc. Ar. europ., in Atti Acc. Sc. Torino, 1887, p. 7 (Anat., fig. 28 et 36). Differt a precedente statura majore et dorso clypeoque lateribus fusco-zonatis. Long. 70-75 mill. Var. nigra Brev., Poll., 1. c., p.8. — Ommnîno nigricans. Hab. Saint-Saulge dans le départ. de la Nièvre en France. Les bandes fonceées du dos et du bouclier ne sont pas visibles sur l’animal vivant, mais elles apparaissent dès qu’on le plonge dans l’al- cool. Cette espèce diffère de l'A. empiricorum par sa stature moindre, par ses rugosités plus faibles, par les bandes foncées du dos et du bou- clier et par sa sole entièrement pàle. L’appareil reproducteur aussi est très-différent (Poll., 1. c., fig. 28). Il n’a pas de vestibule postérieur, car les organes des deux sexes débouchent directement dans le vestibule antérieur. Le renflement terminal de l’oviducte (ou vagin) n’est pas gros et court (empiric. et ater), mais gréle, presque cylindrique et long; il occupe la plus grande partie de la portion infra-prostatique de l’ovi- ducte; par ce caractère il se rapproche quelque peu à des formes por- tuguaises de ce méme groupe. Arion sulcatus Morelet. Arion sulcatus Morelet, Descr. moll. du Portugal, 1845, p. 28, pl. I — Pollonera, Nuove contrib., ecc., in Atti Acc. Sc. Torino, 1889, p. 4. A. statura insignis, valide rugosus. Verrucae dorsales carinatae, elatae, transverse sulcatae, sulcis latîs profundisque separatae. Cly- peus granulosus et tortuose sulcatus. Dorsum et clypeus castaneo-ni- grescentes unicolores; caput et tentacula nigro-ardestaci; pedis margo nigro-ardesiacus , transverse atro-lineolatus,; solea nigro - ardesiaca unicolor vet medio pallidior. Sudor decoloratus. Long. 15-16 cent. Hab. Les provinces du nord du Portugal. a Le D' Simroth considère cette espèce comme identique à VA. empi- ricorum, cependant elle en diffère par sa stature plus grande, par ses rugositées plus fortes et par les caractères de son appareil reproducteur. Dans l’A. su/catus le vestibule antérieur est bien plus grand que le postérieur qui est presque nul, et de couleui' noire, comme le pénis et le renflement de l’oviducte, qui est bien moins fort et plus allongé. Ces organes ressemblent bien moins à ceux de l'A. empiricorum qu’à ceux des A. lusilanicus et Nobret. A. lusitanicus Mabille. Arion rufus Morelet, Descr. moll. Port., 1845, p 29. Arion lusitanicus Mabille, Rev. et Mag. Zool., 1868, p. 134. — Pol- lonera, Nuove contrib., Atti Acc. Torino, 1889, p. 7, fie. 1 a 6. Differt ab A. empiricorum corpore magîs elongato, saepe fusco- csonalto, verrucîs dorsalibus brevioribus. Hab. Tout le Portugal. Le type de cette espèce a le dos orné d’une bande foncée latérale, mais on passe par des gradations insensibles aux formes unicolores. La couleur varie du rouge brique au jaune-olivaàtre, à l’olivàtre ardoisé et au brun plus ou moins foncé. La marge du pied est en général d’un gris terne linéolée de noir, mais dans quelques échantillons des régions du sud elle était d’un rouge très vif. La sole est jaunatre ou olivàtre au milieu, avec les zones latérales foncées. Le mucus de l’animal vivant est incolore, mais si on le plonge dans l'alcool le mucus du dos devient d’un blanc sale un peu jaunatre et celui du pied d’un beau jaune vif. Le vestibule antérieur, presque sphéroidal, est séparé des autres or- ganes par un étranglement très profond; le pénis est beaucoup plus long que dans les A. aler et empiricorum , teinté de noir à sa partie in- férieure, et renforcé à sa terminaison par un bourrelet circulaire; le canal de la poche copulatrice est plus court et plus gros; le renflement terminal de l’oviducte est en forme de massue allongée, enfin tous ces organes débouchent ensemble tout-à-fait près du vestibule antérieur, de sorte qu'il n’existe pas de vestibule postérieur. A. Nobrei Pollonera. Arton aler var. a Morelet, Moll. Portug., 1845, p. 27 (non L.). Arion Nobreî Poll., Nuove contrib., ecc., Atti Acc. Sc. Torino, 1889, p. 6, fig. 26-26. Differt a praecedente colore aterrimo, et solea atra unicolore vel zona mediana ardesiaca leviter pallidiore. Hab. Les provinces du nord du Portugal. La marge du pied est quelquefois d’un noir si intense que les lignes ca transversales ne sont plus visibles. Le mucus de l’animal immergé dans l’aleool est moins coloré que celui de l'A. /usi/lanicus. On pourrait considérer l'A. Nobreî comme la variété noire de l'A. lusitanicus , quoique l’appareil sexuel soit un peu différent. Le vestibule antérieur est moins rond; le renflement de l’oviducte est un peu plus court et plus gros, et le pénis se fond dans son canal déférent de telle facon qu’on ne peut préciser un point de division entre ces organes. A. Dasilvae Pollonera. Arion Dastilvae Poll., Spec. nuove Arion europ., Atti Acc. Sc. Torino, 1887, p. 8,.9; 10-= Nuove contr., ece., Atti Acc, Tor., 1889, p. 9. A. dorso valide el crebre verrucoso, clypeo amplo, gibboso, postice truncato, apertura pulmonea parum antica; fovea caudalis parvula. Supra omnino nigrum; solea olivacea. zonulta media pallidiore, ex- tremitate antica albida; pedis margo niger, lineîs transversis atrio- ribus; caput et tentacula nigra. Long. în alcohol 40 mill. Hab. Portugal. On distingue cette espèce de l’ A. Nobrei par ses dimensions de '/, plus petites, par la sole moins foncée, et enfin par le bouclier plus tronqué postérieurement. L’appareil reproducteur de 1° 4. Dasé/vae se distingue de celui de l’A. /usitanicus et Nobreî par le canal de la. poche copu- latrice extrémement court, par le pénis qui est bien plus gros à son extrémité antérieure et qui a une forme plus conique, enfin par le ren- flement de l’oviducte plus allongé et bien plus nettement marqué. Le D'" Simroth considère aussi cette espèce comme faisant partie de VA. lusitanicus. A. hispanicus Simroth. Arîon hispanicus Simroth, Weitere Mittheil. i. palaearct. nacktschn,, in Jahrbuch, etc., 1886, p. 21. Petite espèce trapue qui se distingue des autres de ce groupe par ses petites dimensions (29 mill. en alcool); complétement noir méme sur la zone centrale de la sole. Hab. L’Espagne centrale et la Sierra Estrella en Portugal. A. aggericola Mabille. A. aggericola Mabille, Hist. malac. bass. Paris, p. 16, 1870. — Ann. de Malac., 1870, p. 113. « Chez cette espèce, le corps un peu épais et trapu est atténué en avant, faiblement comprimé en arrière; le dos d’un fauve jaunàtre est orné, de chaque còté, d’une bande latérale d’un gris noiràtre un peu obscure; les rugosités dorsales assez fortes, d’apparence chagrinée, sont allongées, serrées, un peu aigués et régulièrement disposées; pied blanc-jaunàtre, E 0° à bords marqués de linéoles grises; bouclier oblong-arrondi, tronqué en arriére, recouvrant presque le col » (Mabille). Hab. France: dép. de l’Aisne, Seine-et-Oise, Nièvre. Il vit sous les feuilles mortes et les morceaux de bois dans les foréts; apparait au printemps. Longueur de l’animal en alcool 80-35 mill.; de l’animal rampant 55- 60 mill. Mabille a mis cette espèce dans le groupe de 1’ A. sud/uscus, et moi- meme (Spec. nuove, ecc., p. 14) je l’y avais conservée bien, que j’eusse observé chez elle une radula du type de l’empiricorum (Poll., Spec. nuove, ecc., fig. 35). Un nouvel examen de l’appareil sexuel m’a per- suadé qu’il faut ranger lA. aggericola parmi les espèces du groupe de l'empiricorum et tout près de l'A. Brevièrei dont il diffère par sa stature plus petite, par sa coloration bien plus claire, par sa bourse copulatrice beaucoup plus petite et à canal plus court, enfin par le pénis beaucoup plus long. B. — Groupe de IVA. SUBFUSCUS. ? A. nivalis Kocb. Arion nivalis Koch, Malakozool. Blàtt., 1878, p. 87. — Clessin, Moll. Fauna Oesterr. Ung. I, 1887, p. 102. A. rugosumy; cliypeo granuloso, transverse rugoso ; clypeo dorsoque fuscis non zonatis, lateribus et solea cinereo-ochraceis, pediîs margine transverse nigro-lineolato. Sudor albidus. Long. 5-6 cent. Hab. Hochjochgletscher dans le groupe de l’Oetzthaler (Tyrol). Koch dit que cette espèce se rapproche de l'A. empiricorum par la rugosité du dos, la position de l’ouverture respiratoire et le 772ucus blanchdatre et liquide, mais qu'elle en diffère par sa petite stature. Les jeunes individus sont ornés de bandes latérales foncées. L’examen des organes sexuels pourra seul nous faire connaître si cette forme appartient au groupe de l’A. empiricorum ou à celui de l'A. sub- fuscus. A. Euthymeanus Florence. Arîon Euthymeanus Florence, Bulletins de la Soc. Malac. France, 1886, pi. 1225) Ar. subfusco proximus; dorso fulvescente, ad laltera zona lativu= scula nigra, leviter laciniata, ornato; medio fuscato ac nigro-ma- culato; clypeo oblongo, elongato, postice subtruncato, undique inter- rupte sonato; capîte et tentaculis rufescentibus , solea pallide-cîinerea; pedis margine nigro-lineolato. Sudor albidus, densissimus. Long. 50 centim. —_ ud — Hab. France mérid., Luc et Saint-Tropez (Var). Cette espèce, à en juger d’après la description, ne diffère de 1’ A. sud- fuscus que par la couleur blanchàtre du mucus, qui dans l’autre espèce est toujours d'un jaune plus ou moin intense. A. Pegoravii Lessona et Pollonera. Arion Pegorarti Less. e Poll., Mon. limac. ital., Mem. Acc. Sc, Torino, 1882, p. 62. — Poll., Spec. nuove, ecc., 1887, fig. 12-13. Rufo-nigricans, confuse quadrifasciatus, rugîs dorsalibus parvutis, crebrîs , elongatis; pedis margine saturate griseo, nigro-lineotato ; solea albida unicolore. Sudor Navius. Long. 75 mill. Hab. ÉEtrouble dans la vallée d’Aoste en Piémont (Italie). Cette espèce differe de l’A. subfuscus par les rugosités du dos plus fines et plus serrées, par sa couleur de rouille (qu'on ne rencontre ja- mais dans l’autre espèce), par la marge du pied d’un gris foncé (dans le subfuscus est blanchatre ou jaune pale), enfin par la radula qui a dans les champs marginaux à la base de l’aculeus principal, du còté externe, deux petits aculei au lieu d’un seul. A. subfuscus Draparnaud. Limax subfuscus Drap., Hist. moll., 1805, p. 125, pl. IX, f. 3. Arion subfuscus Michaud, Complém. Drap., 1831, p. 4. — Mabille, Ann. Malac., 1870, p. 111. Arton cincitus Dumont et Mortillet, Malac. Savoie, 1852, p. 77. Griîseus , flavescens, aurantiacus , castaneus; dorso medio saepe fuscalo; uirinque saepe cinereo velnigro-zonatus ; pedis margo pal- lidus, cineruscens vel flavescens, transverse nigro-lineolatus, Sudor flavus. Long. 70-75 Mill. Hab. L’Angleterre, la France et toute l'Europe centrale jusqu’en Po- logne, Ukraine, la Suède et les Alpes italiennes. a. typus. Cinereus vel cinereo-rufescens, dorso medio fuscato, clypeo dorsoque utrinque nigro-zonatis, pedis margine albi- dulo, lineolis transversis nigris vel griseis signato. Solea al- dbiduta. Hab. Une grande partie de la France et de la Belgique, et peut-étre l’Angleterre. Cette forme est bien décrite par Draparnaud, mais sa figure est assez grossière et un peu exagérée comme grandeur. D’après la figure et la description de Kaleniczenko (Lim. Ukraine, Bull. Soc. Imp. Moscou, 1851, p. 114, pl. I, f. 4) son A. Aymnickii devrait étre rapporté à cette forme. B. Mabillianus Bourguignat — A4v/0n Madillianus Bgt., Moll. nOuV., lit., fasc. VI, 1886, p. 1/3; pi..29, f1d-4. — Differta typo co- tore ocraceo-luteoto, et zunis castanets. Hab. Avec le type. ST pei y. Gaudefroyi Mabille — Arion olivaceus Schmidt, Verhandl. Nat. Ver. Preuss. Rheinl., 1856. — Arion Gaudefroyi Mab., Hist. Malac. bass, Paris, 1870, p.12 — Ann. Malac., 1870, p. 110. — Limax Gaudefroyîi Jousseaume, Faune malac. envir. Paris, Bull. Soc. Zool. France, 1876, p. 28, pl. III, f. 6-7. — Flavescens, dorso plus minusve castaneo-fuscato, fasciis nultis, pedis mar- gine pallide cinereo, nigro-lineolato. Hab. Les bois du dép. de Seine-et-Oise en France. La forme de Suède représentée par Malm (pl. II, f. 3) comme une variété du Pro/epîs fuscus me semble devoir rentrer dans la var. Gaudefroyi. ò. suecineus Bouillet — Ar7on succineus Bouillet, Moll. Auvergne, 1836, p. 14 — Moq.-Tand., Moll. France, 1855, II, p. 16. — Prae- cedenti simitis, sed pedis margine favo, fusco-lineolato. Hab. L’Auvergne et les Alpes. Parfois dans cette variété le dos est d’un chàtain foncé (Poll. Specie nuove, ecc. Arion europ., fig. 16, 17, 18). e. alpestris mihi. F/avus vel aurantiacus; dorso plus minusve castaneo vel nigro-fuscato; fascîs 2 vel 4 castaneîs vel nigri- cantibus ornatus; pedis margine flavo, fusco-lineolato. Hab. Les Alpes; je l’ai recu aussi de la France du Nord et de l’Al- lemagne. <. atripunetatus Dumont et Mortillet, Malac. Savoie, 1852, p. 7. — Praecedenti sîimilis, sed dorso nîgro-punclutlato. Hab. Les Alpes: Mont Saxonnet (Savoie), Piano di Formazza (vallée du Toce en Piémont), Nice. n. nigricans Poll., Specie nuove, ecc., 1887, p. 14. — Clypeo dor- soque omnino nigro, fasciis plus minusve inconspicuis. Hab. Cà-et-là dans les Alpes et la France. 6. albus Esmark, Nyt. Mag. for Naturvidensk., XXVII, p, 98, Hab. Osterdalen (Norvège). ‘. Pollonerae Pini — Aron Pollonerae Pini, Nov. Malac., 1884, p. 42. — Maîor (long. max. 80 mill.), confuse quadri fasciatus; pedis margo pallide-flavescens, lineolîs tranversis fere incon- spicuis. Hab. Intra, sur le Lac Majeur (Piemont). A. fuseus Muller. Limax fuscus Muller, Verm. hist., II, 1774, p. 11. Arion fuscus Mòrch, Forteen, Danmark Land-0g Ferskvand., in Vidensk, Medd. naturhist. For. Kjòbenhavn, 1863, p. 273. — Lehmann, Leb. Schneck. Stettins, 1873, p. 17, tav. II, f. 2. Prolepîs fuscus Malm, Skand. Land-Sniglar, 1870, p. 43, pl. II, fig. 4 (fantum). Arion rufus (partim) Westerlund, Exposé critique, moll. Suède et Norv., in Nova Acta Soc, Upsal., 1871, p. 32. sr - ge Arion fuscus Pollonera, Specie nuove, ecc., 1887, p. 15. Flavescens vel aurantiacus; dorso et clypeo medio fuscatis, utrinque nigro-fasciatis; pedis margo pallide fiavus, transverse plus minusve fusco-lineolatus; tentacula nigra. Sudor flavus. Long. max. 40-55 millim. Hab. L’Allemagne et les pays Scandinaves. Cette espèce diffèere de l'A sudbfuscus par ses dimensions toujours plus petites; les bandes du dos et du bouclier sont toujours plus net- tement marquées, tandis que les petites lignes brunes ou noiràtres de la marge du pied sont souvent très pàles et ne sont visibles que- près du pore caudal. B Boettgeri Pollonera, Specie nuove, ecc., 1887, p. 15, f. 14. — Dorso nigro-macutato. Hab. Les environs de Bréme (Allemagne du Nord). y. Stabilei Pollonera, Specie nuove, ecc., 1887, p. 15 — Arzon Stabilei Poll., Elenco moll. terr. Piem., p. 28, Atti Acc. Sc. To- rino, 1885. — Confuse quadrifasciatus zonîs laleralibus atrio- ribus; pedis margo distinclius nigro-lineolatus. Hab. Maccugnaga dans la Val Anzasca (Piémont). A. Bavayi Pollonera. Arion Bavayi Poll., Specie nuove, ecc., p. 12, fig. 15, in Atti Acc. Sc. Torino, 1887. Differt ab A. fusco dorso postice magis attenuato, tentacutlis fuscis et muco dorsì albido. Long. max. 53 mill. Hab. Brest en France. L’A. fuscus (comme le subfuscus) émet de toutes les parties du corps un mucus d’un jaune plus ou moins vif; le mucus de l'A. Bavayiî par contre dans l’animal vivant est incolore, et lorsqu’on le plonge dans l’alcool il devient blanc sur le dos et le pied, et celui du mufle et de la partie antérieure du bouclier est jaune. Dans lA. Bavay? les tenta- cules oculifères et le dessus du cou sont bruns, tandis que dans l'A. /wscus le cou est plus pàle et les tentacules d’un gris noiràtre bien plus foncé. ? A. fuscatus Ferussac. Arton fuscatus Fer., Hist. moll., 1819, p. 65, pl. II, f. #7. Voici tout ce que Ferussac dit de cette espèce: « Brunàtre en dessus, une ligne obscure de chaque còté de la cuirasse, dont les bords sont roussàtres; còtés du corps grisàtres; bords du plan locomoteur blanchàtres, ornés de petites lignes transversales noires. « Supra fuscus; clypeo utrinque striga obscura, margine rufe- scente, corpore lateribus paltidis. Ova corporis lineoliîs nigris trans: versis adornata. ‘Sp « Description. — La cuirasse de cette espèce est finement chagrinée; le dos est couvert d’un rézeau très fin de sillons anastomosés, qui rend la peau peu rugueuse. Supérieurement, la téte, les tentacules, la cui- rasse et le dos sont d’un brun assez foncé; en dessous la téte et les tentacules sont pàles. De chaque còté de la cuirasse on voit une ligne brune, ses bords sont d’un roux pale. Les còtés du corps sont grisàtres, et les bords blanchatres du plan locomoteur sont coupés transversale- ment par des petites lignes noires. Le plan loocomoteur est en dessous tout cendré. « Hab. Les bois des environs de Paris, dans le mois de mai. » Pas un mot de la couleur du mucus ni des dimensions de cette espèce; mais la figure citée nous montre un animal long 52 mill. quoiqu’il ne soit pas dans toute son extension. C’est donc une espèce plus grande que presque toutes celles du groupe de l'A. Rorfensis, et je ne ne puis comprendre les caractères distinctifs que Mabille (Ann. Malac., 1870, p. 117) donne pour cette espèce qu’il place dans le groupe de l’Rortensis. Voici ce que dit Mabille de l'A. fuscatus: « Sa petite taille ; son corps un peu épais en avant; sa coloration brun-pàle; ses rides dorsales fai- bles, allongées, peu apparentes; les sillons grisàtres qui les séparent, le distinguent suffisamment des espèces voisines. » M' Jousseaume (Faune malac. envir. de Paris) regarde l'A. /uscatus comme synonyme de A. Rortensîs, erreur étrange qu’il eut évitée en regardant seulement les figures de ces deux espèces representées par Ferussac dans la méme planche. D’après la figure et la description de Ferussac, je crois que l'A. /w- scatus appartient au groupe du subd/uscus. Il diffère de l'A. /uscus par la couleur grisàtre des flancs, par la marge du pied blanchàtre, et par les bandes brunes limitées seulement au bouclier et non prolongées sur le dos. Cette espèce toutefois aurait besoin d’un nouvel examen. A. citrinus Westerlund. A. citrinus Westerl., Exposé crit., 1871, p. 35. Corpus firmum, supra citrinum, medio via visibile obscurius, cer vice et tentaculis nigricantibus; clypeus elongatus, dense granulosus, abdomen squamis oblongiîs, vix crenulatis, în seriebus irregularibus positis, rugosum; limbus pallidus, via transverse nigro-striatus, solea pedis toto albida, aequatis. Sudor luteus. Uncinus radultae me- dius lateribus subparallelibus, antice viw conspicue sinuatis, adeoque cuspidibus lateralibus subevanescentibus, cuspide media brevi, infra angustata, apice lata, submucronata; uncini taterates secundi ord. ad basin exteriorem cuspidis tuberculo unico vel interdum allero minutissimo, remoto. Long. 45-50 inm., crass. 10 mm. (Westerl.). Hab. Klinta près de Ringsjòn en Suòde. IE — Est-ce une espèce distincte, ou simplement une variété sans bandes de l’A.fuscus? Cette forme diffère de lA. /avus par ses dimensions un peu plus fortes, et la marge du pied linéolée de noir. A. brunneus Lehmann. Arion brunneus Lehmann, Leb, Schneck. Stettins, 1873, p. 20 — Pol- lonera, Specie nuove, ecc., 1887, p. 13, fig. 19-20. Clypeus maculis fusciîs nebulosis obscuratus, fasciis carens; dorsum fuscaltum, interdum confuse zonatumy pedis margo fusco-linealus; sudor flavus. Long. mas. 40-45 mill. Hab. L’Allemagne du nord et du centre. Cette espèce se distingue de l'A. /wscus par son ornamentation dif- ferente; le dos est confusément fascié , et le bouclier par contre est couvert de taches nébuleuses. Dans }’ A. /wuscus, comme dans le sud- fuscus, si le dos est orné de bandes, on les trouve toujours aussi sur le bouclier. A. flavus Nilsson. Limax flavus Nillss., Hist. moll. Sueciae, 1822, p. 5. Arion flavus, Lehmann, Malac. Blàtt., 1862, p. 170 — Westerlund, Sv. Moll:, 1865, p. 27. i Arion campestris Mabille, Rev. et Mag. Zool., 1868, p. 134 — Hist. mal. bass. Paris, 1870, p. 10 — Ann. Malac., 1870, p. 109. Arion melanocephalus Westerlund, Exposé crit., 1871, p. 34. Arion flavus Lehmann, Leb. schneck. Stett., 1873, p. 24, pl. II, £. 5 (non 5 d). i i Ommino flavus vel aurantiacus, absque macutlis vel fasciis; pedîs margo pallide-flavescens unicolor, tineotis nigricantibus nuttis; caput et tentacula nigra; sudor flavus. Long. max. 35-40 mill. Hab. La Suède, l’Allemagne et la France du Nord. La figure de Lehmann représente la coloration plus pàle. Jen pos- sèéde un individu du Hanovre bien plus jaune, qui fait le passage à la coloration orangée de la forme francaise décrite par Mabille sous le nom de A. campestris. L’A. melanocephalus Faure-Biguet (Feruss., Tabl. Syst., 1822, p. 18) est-ce bien cette espèce? Les tentacules de lA. /f4vus, quoique presque noirs, ne sont pas « si foncés qu'on ne peut distinguer les yeux ». Du reste la description du me/anocephalus étant très incompléte, il est préférable d’adopter le nom de /lavus créé par Nilsson dans la méme année. Cette espèce est caractèrisée par sa petite taille, sa coloration jaune, le manque de bandes sur le dos et le bouclier, et la marge du pied sans linéoles foncées, 6 — A. fuligineus Morelet. Arion fuligineus Morelet, Moll. Portugal, 1845, p. 30, pl. II, f. 1. « A. fuligineus; margine angusto, radialo, rubescente, antice favo; clypeo gibboso, vermiculalo ; corpore ruguloso; apertura bran- chiali subantica. « Le corps est ridé longitudinalement et terminé en pointe obtuse ; la cuirasse , irrégulibrement bossue , très finement chagrinée; le plan locomoteur est large, ses bords étroits; les tentacules courts; la cavité branchiale un peu en avant; le manteau est d’un brun enfaumé, très foncé sur la téte et sur les tentacules; la portion qui s'engage habituel- lement sous la cuirasse demeurant incolore, comme il arrive généra- lement chez les autres espèces. Le plan locomoteur est jaunatre , sur- tout antérieurement; sa marge est finement rayonnée, d’un jaune vif à la base du cou, rougeatre jusqu'à l’autre extrémité, Un petit nombre de concretions aplaties dans la cuirasse. » (Morelet). Hab. Ponte do Lima, prov. de Douro en Portugal. La figure représente un animal long à peu près 60 mill. Je n’ai jamais vu cette espèce, qui me semble se distinguer de l'A. sudb/uscus surtout par son bouclier bien plus gibbeux. ? A. rubiginosus Baudon. Arion rubiginosus Baudon in Drouet. Moll. Còte-d’Or, 1868, p. 26 — Mabille, Hist. malac. bass. Paris, 1870, p. 18 — Ann. Malac., 1870, p. 113 — Baudon, Limac. de l’Oise, 1871, p. 4, pl. I, fig. 1-3: Animal de taille médiocre, étroit, peu allongé et légèrement acuminé en arrière; partie dorsale rougeàtre tirant sur le jaune, ornée, de chaque còté, d’une bande violacée assez apparente; rides dorsales faibles, à peine saillantes, de forme ovalaire; pied d’un blanc sale, à bords jaunatres, ornés de quelques linéoles roussàtres; bouclier oblong, à peine granu- leux, orné d’une zonule noiràtre. Mucus jaune foncé. Long. 50-55 mill. Hab. En France: les départ. de l’Oise, la Còte-d’Or, et la Nièvre, Var. nigricans Baudon, l. c., p 5. — Elle diffère du type par une coloration brune des tentacules, des bandes et du'milieu de la cuirasse. La convexitè du dos, ses bandes latérales offrent la méme distinetion. Le jaune, au lieu d’étre ambré, se rapproche de celui de la gomme gutte, ainsi que le mucus. Les dimensions sont les mémes. Elle est plus rare (Baudon). Hab. Le dép. de l’Oise. Je n'ai pu examiner aucun individu adulte de cette espèce et je ne puis rien dire de son appareil reproducteur; ses caractères extérieurs sont ceux du groupe du sudb/uscus, tandis que la radula est semblable à celles du groupe de l’Rhortensis. EEBDI — C. — Groupe de l’A. HORTENSIS ? A. timidus Morelet. Arion limidus Morelet, Moll. Portugal, 1845, p. 31, pl. II, f. 2. Baudonia timida Mabille, Rev. et Mag. Zool., 1868, p. 133. A. fusco-nigricans; margine lutescente, radiato, linea castanea bipartito; clypeo parvo , vermiculato; corpore cylindraceo, postice obtusim conoideo, rustice sulcato; capite tentaculisque brevibus, sae- pius semi reductis; caviîtate branchiali antica. (Morelet). En parlant de cette espèce, M" Morelet ajoute ce qui suit. « Corps cylindracé, traversé longitudinalement par des rides grossières et peu profondes, dont l’anastomose prend une forme réticulaire sur les bords du plan locomoteur, et qui décroît insensiblement dans son dia- métre, jusqu’à l’extrémité inférieure terminée en còne obtus. « La couleur générale est un brun sombre et uniforme dont la nuance s'eclaircit sur la téte et sur les tentacules. Celle-là est courte et tra- versée par des sillons croisés à angle droit; le cou, d’un blanc pale, laisse apercevoir le conduit des nerfs optiques, comme deux bandes bleuatres qui se perdent sous l’écusson. Le disque ventral, couleur de fer, est traversé d’un bout à l’autre par une zòne large et livide; sa marge est d’un jaune pale, très vif à l’extrémité antérieure et rayonnée de linéoles brunss, inégales dans leur épaisseur. Une ligne de méme couleur la divise dans toute sa longueur. « Le mucus est blanc. On trouve une poussière fine et peu abondante sous la cuirasse. » À ces caractères l’auteur ajoute quelques observations sur le mode de retraction des tentacules oculifères, particulier à cette espèce. Hab. Environs d’Abrantès sur les bords du Tage (Portugal). Var. montana Mabille — A. f#îmîdus var. a Morelet, I. c. — Bau- donia montana Mabille, 1. c., 1868, p. 133. D’un brun verdaàtre analogue à la teinte du bronze et qui contraste avec la marge du plan locomoteur, et ce plan lui-méme dont la couleur est gris de fer. La téte et les tentacules sont d’un ton plus foncé que le reste du manteau. (Morelet). Hab. Les chaînes septentrionales de la province de Beira en Portugal. Je ne connais cette espèce que par l’ouvrage de M. Morelet. Je la place provisoirement dans le groupe de l'A. Ror/ensis, dont on pourrait dire qu'elle est une forme gigantesque. Morelet ne donne aucune di- mension, mais d’après sa figure cette espèce aurait plus de 90 mill. de longueur. M. Mabille a fait deux espèces de celle de Morelet et pour elles il a — MS. constitué le nouveau genre Baudonia , sur des caractères tout-A-fait illusoires. Il ne dit rien de le position de l’ouverture génitale. M. Bourguignat dans sa classification des Ar7onidae (Pechaud, Excurs. malac. Nord de l’Afrique, 1883, p. 7) maintient le genre Baudonia, et le place parmi ceux qui ont l’orifice génital plus en avant que les Arîon et à Zimacetle parfaite, contrairement à ce qu’ont dit Morelet et Ma- bille qui ne parlent que d’une poussiére fine et non agglomérée. Evi- demment le Baudonia de M. Bourguignat n’est pas le méme que celui de Mabille; on ne peut donc rien savoir encore sur la position de 1’o- rifice génital del’ A. f72274us8 ; dans le doute je le considère encore comme un Arion. A. tenellus Millet. Arion teneltus Millet, Moll. Maine-et-Loire, 1854, p. 11 — Bourg., Moll. nouv. lit, VI, 1866, p. 175, pl 29, f. 5-7 — Baudon, Limac. Oise, ISIS OP (DIS, 4-1. A. corpore cylindrico, postice non attenuato, uniformiter viridulo- glauco, ad marginem pedis subluteolo-viridulo, capite ac tentacutîs alerrimis quandoque alro-violaceîs; rugîis dorsalibus parum promi- nutis, elongatis, sulcis vîix impressîs, separatis, pede sordide albidulo subviridiscenti; clypeo valde anteriori, magno, oblongo, granuloso, antice posticeque rotundato (Bgt.). Sudor albus. Long. 30-50 mill. Hab. Les foréts de la France moyenne et septentrionale. a. albidus — A. fenellus var. albida Baudon, l. c. — Albidus via griseolus vel viridulus. Hab. Dép. de l’Oise en France. B. oresiaecus Mabille — A. oresiaecus Mab., Ann. Malac., 1870, p. 119. — Differt a typo colore flavescente. Hab. Dép. de l’Aaube en France. Le D' Heynemann regarde cette espèce comme un jeune A. empiri- corum, mais c'est une erreur car le D" Baudon (dans une lettre du 15 mars 1886) m’écrit qu'il l’a vu pondre des ceufs. A. Sourbieui Fagot. Arion Sourbievi Fagot., Diagn. d’esp. nouv., 1884, p. 14. A. corpore mediocri, cylindraceo , ad extremitates parum atte- nuato; dorso uniformiter cinereo-albo; rugis dorsalibus distantibus, magnis, sed parum prominenlibus sat regulariter dispositis ; pede nigricante; margine pedis angusto, sordide luteolo, unicotore; clypeo cinereo-albo, subovati, anlice parum attenuato, collum subobtegente; capîte et tentaculis aterrimis. Long. 30-40 mit. (Fagot). Hab. Forét des Fanges, au-dessus de Quillan (Aude), Fontaine de Fon- testorbe, à Belesta (Ariège) en France. Cette espèce, de la taille d’un A. Rorfernsis moyen, est facilement — i — reconnaissable à ses rides ou rugosités écartées, mais peu saillantes et comme écrasées, à sa coloration uniforme d’un gris presque blanc, y compris le bouclier dont la teinte tranche avec le cou, la téte et les tentacules d’un noir brillant. (Fagot). Je n’ai pu examiner moi-méme cette espèce qui me semble bien proche de lA. fenellus var. albida. A. hortensis Ferussac. Arion hortensis Ferussac, Hist. moll., 1819, p. 65, pl. II, f. 4-6. Limax hortensis Gray, Nat. arrang. Moll., in Med, Repos., 1821, p. 239 — Jousseaume, Faune malac. envir. Paris, in Bull. Soc. Zool. France, 1846; p. 31, pI. II, fa 8.(parton). Arion fuscus Moq.-Tand., Hist. Moll., 1855, p. 14 (partim). A. corpore supra rotundato, postice parum attenuato; dorso mi- nute ac crebre verrucoso, medio fuscato , utrinque pallide et nîgro fasciato, infra zonula nigra pallidiore; clypeo parvulo, minute gra- nuloso, medio fuscato utrinque zonula pallida et nigra ornato, mar- ginibus pallido; capite tentaculisque nigricantibus. Solea Nava; pedis margine externo flavo vel auranliaco nunquam nigro-lineolato. Mucus flavus. Long. max. 35 mill. Limacella nulla. Hab. L’Angleterre, la France et toute l'Europe centrale. Le type de Ferussac est des environs de Paris. a. typus Fer., l. c. pl. II, f. 4-5. Le milieu du dos et du bouclier noir, des deux còtés une bande grise, au-dessous de la bande grise une bande noire, les flancs roussàtres, et la marge du bou- clier d’un gris pàle. Le plan locomoteur est d’un jaune vif, et la marge externe jaune ou orangée sans aucune trace de linéoles noiràtres. Hab. Une grande partie de la France, l’Angleterre et }’Allemagne. C'est, peut-étre, la var. n79ex Moq.-Tand. B. fasciatus Moq.-Tand., 1. c. (Fer., pl. II, fig. 6), — Animal gris avec des bandes noiràtres et les flancs jaunatres. Hab. La France. Je l’ai recue de Lyon. y. pyrenaicus Moq.-Tand., l. c. — Arion pyrenaicus Fagot in Gourdon, Moll. Luchon, Bull. Soc. Hist. nat. Toulouse, 1881, p. 82. — Gris foncé, avec une bande noiràtre de chaque còté. Hab. Les Pyrénées. ò. subfuscus Moq.-Tand., 1. c. — Limax subfuscus C. Pfeiffer, Deutschl. moll., 1821, p. 20 (non Drap.). — Brunàtre, avec une bande noire de chaque còté. Hab. La France et l’Allemagne. e. distinetus Mabille — Arion distinctus Mabille,, Rev. et Mag. Zool. 1868, p. 137 — Ann. Malac., 1870, p. 119. — Un peu plus 9) — petit (28 mill.), gris-jaunàtre, avec une bande noiràtre de chaque coté. Hab. Les environs de Sèvres en France et Neuf-Brissach en Alsace. — Mabille dit que cette forme diffère de l'A. Rorlensîs « par l’absence de linéoles transverses sur le bord du pied ». Il n’a donc pas une idée exacte de cette espèce car elle n°a pas plus de linéoles que le distinetus. Le seul caractère de la stature plus petite n’est pas suffisant pour sé- parer cette forme de l’A. hortensis. <. rufescens Moq.-Tand., 1. c, — Roussàtre ou orangé, avec une bande noiràtre de chaque còté. Hab. La France. Je l’ai recu de Lyon. n. virescens Moq.-Tand., 1. c. — Verdatre ou olivàtre, avec des bandes noires. Hab. La France. Je l’ai recu de Lyon. 6. pelophilus Mabille — L?îmax fasciatus Kick, Moll. Brab., 1830, p.4 — Arîon pelophiltus Mab., Ann. Malac., 1870, p. 117. — — Animal noir, à bandes trés-foncées; marge du pied rouge. Hab. La Belgique, la France du Nord et les environs de Paris. La var. grîseus Moq.-Tand. (gris-pàle, unicolore) me semble un cas de semi-albinisme. Les autres variétés citées par le méme auteur n’ap- partiennent pas à l'A. Rortensiîs. Du reste on peut avoir la preuve que Moquin-Tandon, aussi bien que Jousseaume, ont confondu plusieurs espèces sous le nom d’Rorfensis par ce qu’ils disent de la limacelle et de la couleur du mucus de cette espèce. Ces auteurs attribuent tous deux à VA. Rortensis une limacelle qu’il n'a jamais; quant au mucus il le di- sent jaunàtre, laiteux ou blanc, or le mucus de cette espèce est toujours d’un jaune plus ou moins vif, mais jamais il n’est blanc ou laiteux. Dans les notes sur le genre Ar7on que j'ai publiées, j'ai donné la fi- gure de l’appareil reproducteur de l'A. Xortensis de Valenciennes (Specie nuove, ecc., fig. 23) et d'Ambert dans le Puy-de-Dòme (Nuove contrib., fis. 22), et j'ai fait observer (Nuove contrib., p. 13) que la forme du Nord de la France est m20natrtidae, que celle du centre l’est déjà moins’ nettement, que celle de l'Est enfin (Lyon) est comme celle de 1’ Allemagne franchement diatriidae. Jai par contre trouvé constants dans toutes ces formes les caractères suivants. La grande longueur de la portion infra-prostatique de l’oviducte, et sa forme en corne d’abondance ; la forme du pénis et le rapport des proportions avec son canal déférent; enfin la forme ronde de la poche copulatrice et son canal de longueur très peu variable. A. cottianus Pollonera. Arion cottianus Poll., Contrib. allo st. Arion europ., in Atti Acc. Sc. Torino, 1889, p. 14, fig. 23-24. f2—>-; pane A. hortensis proximus, a quo differt statura paululum minore, dorso minus rugoso, solea subtiliore, pedis margine sublineolato. A. leviter rugosus, sordide griseus, medio fuscatus, lateraliter atro- castaneo zonatus et reticulatus. Solea subtilissima, pallida; margine externo angusta (flavo?), postice nigro-punctulato et sublineolato, ad glandulam caudalem nigrescente. Limacella nulla. Long. (în alcool!) 15 Mill. Hab. Bardonecchia dans la vallée de la Dora Riparia en Piémont. L'appareil sexuel est très semblable à celui de l’Rorfensis, mais il est encore plus diatrtidae, la portion infra-prostatique de l’oviducte est un peu moins longue, et le canal de la poche copulatrice est plus court et plus gros. A. celtieus Pollonera. Arion cetlticus Poll., Specie nuove Arion europ., in Atti Acc. Sc. To- FINO;.1887,-p::19) file 11, 225 38et 3% A. ortensis a/finis; dorsum mediocriter rugosum ; clypeus minute granulosus, olivaceo-nigricans, utrinque nigro-zonatus, minutissime aureo-punclatus ; lateribus pallide-griseis, nigro-variegatis ; solea pat- lide flava; pedis margo pallide flavus imperfecte griseo-lineolatus ; caput et lentacula nigricantia. Limacella nulla. Mucus soleae et pedis auriantiacus. Long. max. 30 mill. Hab. Les environs de Brest en France, où il remplace 1’ A. hortensis. Cette espèce diffère de l'A. horfensis par les linéoles grisàtres qui ornent la marge du pied des individus bien adultes, par ses dimensions un peu plus petites, mais surtout par les caractères de l’appareil se- xuel et de la radula. L’appareil reproducteur, nettement diatriidae, a la poche copulatrice plus grosse, en forme de poire et à canal très court et gros; le pénis est moins aminci supérieurement; la portion infra-prostatique de l’oviducte est moins longue et de forme presque cylindrique. A. anthracius Bourguignat. Arion fuscus var. timbatus Moquin-Tandon, Hist. Moll, 1855, p. 14. Arion anthracius Bgt., Moll. nouv. lit., ete., 1866, p. 178, pl. XXIX, f. 8-10. | A. corpore gracili, cylindrico, postice non attenuato, uniformiter aterrimo , ad marginem pedis solum leviter pallidiore; rugis dor- salibus ecxiguis, argutis, parum elongatis; pede albidulo; dorso exacte rotundato; clyp. valde anteriori, mediocri, oblongo, antice posticeque rotundato, granutoso. Long. max. 30-32 mill. (Bgt.). Hab. Eaux-Bonnes (Basses-Pyrénées) en France. Cette espece se distingue de l'A. Ror/ensis par l’absence des bandes sur le dos et le bouclier. Il faut noter que dans les figures la marge du pied est jaune, et les tentacuies sont bien plus longs que dans l’autre espèce. Je ne l’ai jamais vue. o — ? A. fallax Sterki. Arion faltax Sterki, Nachr. Malak. Ges., 1882, p. 150. Hab. L’Allemagne du Sud et la Suisse. Je dois avouer que d’après la description de l’auteur je n’ai pu me faire une idée exacte des caractères qui distinguent cette forme de l'A. hortensis. A. alpinus Pollonera. ? Arion hortensîs var. alpicola (partim) Ferussac, Hist. moll., 1823, pl. VIII A, fig. 3 (fantum). Arion hortensis Lessona, Arion d. Piem., Atti Acc. Sc. Torino, 1881, p. 9 — Less. e Poll, Monogr. Limac. ital., 1882, p. 63, tav. III, fig. 11. Arîon alpinus Poll, Specie nuove Arion europ., Atti Acc.. Sc. Torino, 1887, p. 18, fig. 25-26 et 32 (anat.) — Nuove contrib. Ar. europ., Atti Acc. Sc. Torino, 1889, p 17, fig. 13-15 A. hortensis s77727%8, sed dorso crassior verrucoso ; clypeo paululum minore; fasciis lateralibus minus latis, îinferne non evanescentibus; limacella fere perfecta. Anîmal griseo-flavescens; dorso clypeoque medio fuscatis, utrinque nigro vel brunneo-zonatis; pedîis margo flavus nunquam lincolatus ; solea flava; caput et tentacula nigra. Mucus filavus. Long. max. 35 Mill. Hab, Les Alpes du Piémont et de la Lombardie; il doit se trouver aussi dans les Alpes francaises et suisses, La couleur est grisàtre avec des bandes couleur ardoise, ou grìs-jau- nàtre à bandes brunes, les filanes sont toujours blancs. La variété au- reus Lesssona (l. c., fig. 3) est un cas individuel de semi-albinisme. La limacelle est petite (1 */, mill.), allongée, supérieurement convexe, à stries d’accroissement très-peu visibles, à bords irréguliers (Poll., Nuove contrib., fig. 15 — Less., 1. c., f. 6 et 7); dans les individus.non adultes les stries sont plus marquées. L’appareil sexuel diffère beaucoup de celui de l'A. Rorfensis. Le ve- stibule antérieur est plus grand; le pénis, plusieurs fois replié, d’une forme plus irrégulière, est fortement renflé à son extrémité antérieure, et son canal déférent est plus court; enfin la portion infra-prostatique de l’oviducte est très-courte et large supérieurement (Poll., Sp. nuove, fig. 25-26). A. Nilssoni Pollonera. Prolepis hortensis Malm. Skand.: Land -Snigl., 1868, p. 49, pl. II, fig. 5. Arion Nilssoni Poll, Spec. nuove Ar. europ., Atti Acc. Sc. Torino, 1887, p. 19, fig. 31 et 34 (anat). Differt a praecedente, statura valde maiori long. max. 55 miu), clypeo breviori, rugis angustioribus, et limacellta nulta. Hab. La Suède. sio, Cette espèce ressemble aussi à l’Rorfensis, mais on la distinguera ai- sément à ses dimensions bien plus grandes, et à son bouclier plus petit. Son appareil reproducteur se rapproche de celui de 1’a/pînus, mais la poche copulatrice au lieu d’étre ronde est en forme de bonnet phrygien, le penis et son canal déférént sont beaucoup plus longs; la portion infra- prostatique de l’oviducte est aussi courte, mais moins grosse. A. ambiguus Pollonera. Arion ambiguus Poll., Nuove contrib., ecc., Atti Acc. Se. Torino, 1889, p. 15, fig. 16-19. A. hortensi proxîmus; medocriter rugosus ; clypeus sordide albidus, lateraliîiter ardesiaco-zonatus; dorsum cinereum, medio fuscatum , taleratiter ardesiaco-subzonatum ; caput et tentacula nigrescentes ; solea subalbida, pallidissime flavescens, medio cinerea; pedis margo subalbidus, pallidissime flavescens, levissime transverse griseo-lineo- [atus, ad glandulam caudalem punciutlis cinereîs obscuratus. Lima- cella nulla. Mucus decoloratus. Long. max. 25 mill. Hab. Bardonecchia et Boves en Piémont.- On pourrait définir cette espèce un A. Bowurguignati non caréné et à sole et marge du pied jaunatres. De l’Ror/ensis elle diffère par la couleur très-pàle de la sole et de la marge du pied qui est linéolé ; de l’alpîinus par ces mémes caractères, par ses rugosités plus faibles et par l’absence de limacelle substituée par une poussière calcaire. L’appareil sexuel est presque identique à celuì de A. Bourguignati. Var. armoricana Pollonera, 1. c., 1889, p. 16, fi. 20 — Pawlulum maior; dorso et clypeo medio griseo-maculatis, utrinque griseo- zonatis; lateribus pallide cinereus, tentaculis cinereo-cyane- scentibus. Long. max. 30 Mill. Hab. Brest en France. A. intermedius Normand. Arîon intermedius Normand, Descr. six limac, nouv, 1852, p. 6. Arion flavus Moq.-Tand., Hist. moll., 1855, II, p. 16. Geomalacus intermedius et Baurguignati Mabille, Rev. et Mag Zool , 1867, p. 57 et 58. Geomatacus hiematis Drouet, Moll. Còte-d'Or, 1867, p. 27. Geomalacus Mabilleî Baudon, Journ Conchyl., 1868, p. 142. Geomalacus Mabilli et hiematis Baudon, Limac. Oise, 1871, pl I, f. 8- 12, et pl II, f.2-4. Limax Bourguignati Jousseaume, Bull. Soc. Zool. France, 1876, p. 33, pl. III, f. 9-10. Arion Mabillianus Baudon (non Bgt.), Trois. Cat. moll. Oise, Journ. de Conchyl, 1884, p 8. O Arion flavus Clessin, Deut. Excurs, 1884, p 116, f. 55. Arion minimus Simroth, Vers. Naturg. deuts Nacktschn., 1885, p. 289, pl. VII, f. 4l. Arion intermedius Pollonera, Spec. nuove, ecc., 1887, p. 22, f. 1-5 — Nuove contrib , 1889, p. 18. Animal gris-jaunàtre pàle. Extrémités, surtout la postérieure, d’un beau jaune d’or. Còtés blanchàtres, marqués antérieurement de quelques petits points noirs, un peu espacés en ligne près du bord du pied, Téte, cou et tentacules gris-foncé ou noiràtres. Plan locomoteur d’un beau jaune d’or pale, à l’exception de la partie médiane. Bouclier légèrement granuleux. Mucus jaune. Limacelle blanche, opaque et rugueuse. Lon- gueur de l’animal 15 à 20 mill. (Normand), Hab. La France du Nord, de l’Quest, et l’'Allemagne. La description de Normand est très exacte, mais la couleur de cette espèce varie, par des passages insensibles, du blanchatre et jaunàtre au brun foncé, et les bandes plus foncées sont parfois assez marquées; pourtant je n’ai pu observer de variétés bien tranchées. Var. apennina Pollonera, Nuove contrib., 1889, p. 18, fig. 11-12. Differt.a forma typica statura paululum maîiore et zonis obscurio- ribus. Animal (in alcool) albidus, utrinque fusco-zonatus, medio le- vissime obscuratus, mediocrile» rugosus; clypeo postice sublruncalo; capîte cinereo, tentaculis ardesiacis; pedis margine pallido, non ti- neotalo; solea albida. Limacella tenuis, fragilis, granulosa irregu- larîs. Long. max. (in alcool) 12 mill. Hab. Lucchio en Toscane. Cette forme, lorsqu?elle n’est pas contractée par l’alcool, doit avoir à-peu-près 22 mill. de longueur; elle se reconnaît à ses bandes brunes très-foncées et très-nettement marquées. Le Geomalacus vendeanus Letourneux (Rev. et Mag. Zool., 1869, p. 51), n’est que l’A. intermedius de petites dimensions ou pas encore tout-à-fait adulte. A. verrucosus Brevière. Geomalacus Paladilhianus Mabille, Rev. et Mag. Zool., 1867, p. 60. Arîon verrucosus Brevière, Limac. envir. Saint-Saulge, Journ. Conchy] . 1881, pl. XIII — Poll., Specie n. Ar., 1887, fig. 21 (anat.). Cette espèce se distingue de la précédente par la couleur plus pale de la sole et de la marge du pied, et par ses dimensions plus grandes qui varient de 20 à 35 mill. Les bandes foncées manquent ou sont peu marquées. Hab. En France les départements de la Seine, Nièvre et Puy-de-Dòme. Le nom de Pa/adillianus, quoique antérieur à celui de verrucosus, ne peut pas avoir le droit de précédence sur l’autre à cause des ca- es Si ractères que l’appellation générique Geomalacus impliquait pour cette espèce. Brevière donne comme dimensions de son espèce de 20 à 25 mill.; mais j'ai recu de lui des échantillons qui de leur vivant devaient sor- passer les 30 mill. La limacelle est tout-à-fait semblable à celle de l'A. inlermedius, c’est-à-dire granuleuse et de forme irrégulière. Les indi- vidus des environs de Paris (Paladilhianus) atteignent la longueur de 35 mill. Très probablement le Geoma/acus Mottessierianus Mabille (I. c., p. 61) de la méme localité (moins rugueux et de dimensions plus petites) n’est que la méme espèce non encore parfaitement adulte, ou la forme de moyenne grandeur. A. Mollerii Pollonera. Arîon Mollerîi Poll., Nuove contrib., 1889, p. 19, fig. 7-10. — A pro- posito degli Arion del Portogallo, in Bollett. Musei di Torino, N° 80, maggio, 1880. Arion Pascalianus Simroth (non Mabille), Nachr. Deut. Malak. Ges., 1889. A. parvulus, mediocriter rugosus; dorso carneo-flavescente, medio fuscato, utrinque brunneo-nigrescente zonalto, laleribus coerulescente; clypeo obscuriore, nigro-punctulato; capite et lentaculis nigrescentibus. Pedis margo flavescens, postice cinereo-lineolato. Solea pallide fiava. Long. max. 28 mill. Limacella solida, crassa, lenticutaris, subovalis, supra convexa, subtus planiuscula, 27 mill. longa. Hab. Bussaco en Portugal. L’appareil reproducteur de cette espèce ressemble pane à celui de lA. infermedius, mais il en diffère par la portion infra-prostatique de l’oviducte et le pénis plus gréles, et par le canal de la poche copu- latrice plus gros. A. Pascalianus Mabille. Arion fuscatus Morelet (non Fer.), Moll. Portugal, 1845, p. 32. Arion Pascalianus Mabille, Rev. et Mag. Zool., 1868, p. 134. Dans cette espèce le corps, assez bien arrondi lorsque l’animal a pris toute son extension, est d’un beau noir brillant; les sillons peu appa- rents et les anastomoses ne sont visibles que dans le voisinage du bou- clier; les flanc et la marge du pied, d’un bleu passant au gris, n’offrent aucune trace de bandes ou de linéoles. (Mabille). Hab. La province de Tras-os-Montes en Portugal. Le D" Mabille n’ajoute rien à cette description; pour la compléter il faut donc recourir à Morelet. Celui-ci dit que cette espèce est de la taille du /uscatus de Ferussac, qui est long 52 mill. Il ajoute encore: « l’Arfîon portugais est noir, tandis que celui de Ferussac est brun- foncé, et les lignes brunes qu'il a décrites et figurées s'évanouissent sur Leal — li —- une teinte plus sombre ». Ni le D" Mabille, ni M. Morelet ne parlent de la limacelle; il faut donc en concluer qu’elle n’existe pas dans lA. Pascalianus. Cette espèce diffère donc de l'A. MoZerî par sa stature plus grande, par le manque de limacelle, par le dos et le bouclier d’un noir uni- forme et sans bandes, enfin par la marge du pied d’un gris-bleuatre sans linéoles, au lieu de jaunàtre et linéolée comme dans le MozZert. Je n'ai pas recu cette espèce de mes correspondants du Portugal. D. Groupe de l'A. BOURGUIGNATI A. Bourguignati Mabille. Lima fasciatus (partim) Nillson, Hist. Moll. Sueciae, 1822, p. 3. Arion hortensis var. alpicola (partim), Ferussac, Hist. Moll., 1823, pl. 84, fig. 4. Arion marginatus Kickx, Bull. Acad. roy. sciences d. Bruxelles, t. IV, 1837, p. 139. Arion leucophoeus Normand, Descr. six lim. nouv., 1852, p. 6 (descript. insuffisante). Arion hortensis var. grisea Bourguignat, Malac. G.%e Chartr., 1864, pl. I, f. 10 (réproduction de la fig. de Ferussac). Arion Dupuyanus Bourg., Malac. G.d Chartr., 1864, p. 30, pl. I, f 1-4 (jeune-àge). Arion Bourguignati Mabille, Rev. et Mag. Zool , 1868, p. 138 — Baudon, Limac. Oise, 1871, p 9, pl. III, f. 6-9 — Simroth, Naturg. Deut Nachtschn., 1885, p. 287, t VII, f. 37-39 — Less. e Poll, Monogr. limac. ital, 1882, p. 64 — Poll., Specie nuove, ecc., 1887, p. 23, i DA. A. compressus, rugosus, antice posticegque non attenuatus; dorso carinato, carîna pallida; cinereus, medio fuscatus, utrinque griseo vel nigro-zonatus; collo ochraceo, capite et tentaculis nigrescentibus. Solea albida. Pedis margo albidus lineolis obscuris vix perspicuis fimbriatus. Mucus crystallinus. Long. max. 30-40 mill. Limacella nulla. Hab. La Belgique, la France, l’Allemagne, la Suède et une partie du Piémont. 8. neustriacus Mabille — Arion neustriacus Mab., 1. c., p. 138. — Griseo-rubescens, fasciis brunneis, pedis margo lineotis nullîs vel fere inconspicuis. Hab. La France et le Piémont. y. miser Pollonera, Spec. nuove Ar europ, 1887, p. 24. — Pal ” ar lide cinereus vel albidus, pediîis margo lineotis nullis vel fere inconspicuis. Long. max. 28-50 Mill. Hab. La vallée d’Aoste en Piémont. L’appareil sexuel de cette espèce est caractérisé par son vestibule antérieur très allongé, et par la poche copulatrice prolongée en pointe à son extrémité libre. Mon opinion est que l’on doive préferer à toutes les autres déno- minations antérieures le nom de A. Bourguignati pour cette espèce, car Mabille est le premier qui ait bien mis en relief ses caractères di- stincetifs. A. subcarinatus Pollonera. Arion subcarinatus Poll., Elenco moll. terr. Piem., p. 19, Atti Acc. Sc. Torino, 1885 — Spec. nuove Ar. eur., 1887, f. 27. Praecedenti simitis, stalura tamen maiore, clypeo minore, carina debiliore. Long. în alcool 20 mill., clyp. 8. Hab. Rosazza (vallée du Cervo) en Piémont. De son vivant cet animal doit surpasser les 40 millim. de longueur, tandis que l'A. Bourguignati en Piémont n’a jamais plus de 35 mill. L’appareil reproducteur de l’A. subcarinatus est assez semblable à celui de l'A. Bourguignati, mais il en diffère par son vestibule anté- rieur ou bourse commune plus grand et de forme plus irrégulière ; la poche copulatrice a son prolongement plus aigu et latéral, et son canal est plus long et plus mince. A. Paladilhianus Mabille. A. Paladilhianus Mabille, Hist. malac bass. Paris, 1870, p. 22 — Ann. Malac., 1870, p. 116. Animal verdàtre comme le /enellus, dont il se distingue par fa forme moins allongée; par son extrémité postérieure un peu acuminée, bien que présentant, cependant, une queue épatée; par sa carène médiane peu apparente et par ses deux ordres de rugosités; celles qui ornent les flancs et l’extrémité caudale sont obovales, très-apparentes, tandis que celles de la partie médiane du dos offrent, sous le foyer d’une forte loupe, un mélange de stries vermiculées et de tubercules; pied d’un blanc jaunatre à bords séparés de la partie dorsale par une zone blan- chatre peu apparente. (Mabille). Hab. En France, dans la forét de Villers-Cotterets vers Montgobert (Aisne). Je ne connais pas cette espòce. Dans son travail sur les Mollusques des environs de Paris (Bull. Soc. Zool. France, 1876, p. 94, pl. IV, f. 16-20) le D" Jousseaume deécrit, sous < le nom de Geomalacus Bayani, une espèce qui à cause de sa carène = 8 — devrait rentrer dans le groupe du Bourguignati, mais elle serait pourvue d'une limacelle. En lisant attentivement la longue description du G. Bayani et en examinant les figures citées , je me suis convaincu que M. Jousseaume a pris pour une espèce nouvelle un ramassis de jeunes individus d’au-moins deux espèces déjà décrites qu’il n’a pas su distin- guer. Parmi les espèces des environs de Paris qu’il avoue n’avoir pu reconnaître, M. Jousseaume place les A. Bourguignati, Geom. Paladi- [hianus, Mabilli et Moitessierianus. Or dans sa description du G. Bayani on reconnaît aisément le jeune-àge de l'A, Bourguignati, tandis que la limacelle est soit celle de l'A. in/ermedius (G. Mabilti), soit celle de VA. verrucosus (G. Paladithianus et Moitessierianus). Le nom de Geomalacus Bayani est donc à rayer. ESPECES INCERTAINES Arion Bocagei Simroth, Zool Anzeiger, 1888, N° 272. Le D" Simroth ne donne pas la description de cette forme qu'il con- sidère comme une variété de lA. empiricorum ; le seul caractère donné par lui est celui-ci: « dessus blanc, dessous noir ». Hab. Le Portugal. Arion limacopus Westerlund, Exposé critique des Moll., etc,, in Nova Acta Reg. Soc. Scient. Upsal, 1871, p. 36. Corpus subcrassum, supra fuscum, rufo-brunneum, lateribus pal- lidis; caput pallidum, tentacutis obscuris; clypeus striis transversis, longioribus vel brevioribus, /lexuosis vel subrectis, irregularibus, ru- gosus (minime granutlosus); abdomen squamis planis, sublinearibus, apiîcibus rotundatis vel truncatis, lateribus crenutatis, saepe trans- verse strialiîs, în seriebus subregularibus positis, sulcis profundis distinclis rugosum,; limbus parum prominens, lineis parallelis, densis, nigris transverse striatus; solea pedis sulcis longiltudinatiter tripar- lita, partibus exterioribus fusculis, ubique striiîs el lineis transversis, subparatltetis, hic inde ramosis, exaratis, parte mediana albida, sub- elevata, striîs îirregularibus partita. Sudor uberrimus, luteus. Long. 40-50, cr. 8-10 mm. (Westerlund). Hab. La Suède près de Ronneby et Stehag. Je n’ose me prononcer sur cette forme, je ferai seulement observer que le méme Auteur dans un ouvrage plus récent (Fauna europ. moll. I, 1876, p. 34) la regarde comme une variété de l'A. sudb/uscus Drap. Arion circumsceriptus Johnston (Lima), Edinb. new. philosoph. Journ., avril-juin, 1828, p. 74 (Limax agrestis Lath.? Linn. Trans., IV, 85, pl. 8, f. 1,4 — Limax marginatus Mùll., Verm., II, 10). 299 Corps noir grisàtre, tacheté, avec une bande noire autour de l’écusson et du corps; l’orifice respiratoire antérieur. Hab. Les prairies humides, les haies, etc. Commun. Corps long d’un pouce à un pouce et demi; non caréné et peu rétréci vers son extrémité postérieure; noir grisàtre, marbré, avec une bande étroite entourant le dos et l’écusson; les còtés gris bleuàtres, le pied blanc, opaque; les tentacules assez courts, noirs; lorifice respiratoire situé beaucoup au-devant de l’écusson qui est entier; le pore muqueux au-dessus de la queue très-distinct; les jeunes individus sont blanes ou couleur de paille, avec la téte et les tentacules noiràtres (Ferussac , Bull. Sc. Nat. et Géol.). Les deux citations de Latham et de Muller sont erronées, car le L. agrestis Lath. est la var. /ilans de l’ Agr. agrestis, et l’espèce de Miiller est la Lehmannia marginata. Forbes et Hanley (Brit. Moll., 1853, vol. IV) considèrent cette forme comme synonyme de 4. Rortensîs, mais celui-ci a toujours le pied jaune ou orange, tandis que celui du circumscriptus est blanc. Les malacologistes anglais pourront peut-étre déchiffrer cette espèce. Arion rupicola Mabille, Rev. et Mag. Zool., 1868, pag. 136 — Ann. Malac., 1870, p. 111. A. corpore elongato, cylindrico, postice parum attenuato, viridi ; lu- tescente aut nigrescente, ad marginem pedis pallidiore; zonulis nigri- cantibus ad latera ornato; rugis dorsalibus conspicuis, elongatis; pede pallidiore . medio coerulescente; margine pedis angusta, luteola vel al- bescente , lineis fuscis brevibus aequidistantibus fimbriata , ac punctulis flavis numerosis munita; clypeo ovato-elongato , valde eleganterque gra- nuloso, zonula obscura utrinque ornato, collum subobtegente. Long. max. 27-28 mill. (Mabille). Hab. En France le dép. de Seine, Seine-et-Oise et 1’Alsace. Le D" Mabille place cette espèce près de 1A. suDfuscus. Arion bicolor Van den Broeck, Ann. Soc malac. Belgique, V, 1870, spa pit, aio: :6. Animal blanc jaunàtre; de chaque còté sur le dos et le bouclier une bande noire; le milieu du dos et du bouclier d’un brun noiràtre , sil- lons entre les tubercules des flanes noirs; bord du plan locomoteur blan- chàtre, avec des petites linéoles noires; le plan locomoteur d’un blanc sale; la téte et le cou d’un gris legèrement ardoisé. Toutes les couleurs sont singulièrement tranchées. Long. 30 mill. Hab. Roumont dans le Luxembourg. J°ai recu de Valenciennes en France plusieurs échantillons d’un Arion tout-à-fait semblable à l'A. dicolor, mais ces n’étaient que des A. sub- fuscus encore jeunes. I) — Arion lineatus Risso, Prod. Eur. Mérid., 1826, p. 55. A. corpore brunneo fulvo, linea laterali aurantia nigroque picta ornato; tentaculis minutissimis. « Cet Arion est ridé au dessus d’un brun fauve, orné sur les còtés d’un bande couleur orange, avec une ligne noire en dessous de celle-ci; les tentacules sont trés courts, l’oeil noiràtre et le pied d’un gris sale. Long. 0,018. » (Risso). Hab. Les environs de Nice. M. Bourguignat (Moll. Alp. Marit.) le régarde comme synonyme de A. hortensis, mais la couleur g7's sale du pied ne convient pas à cette dernière espèce. Très probablement Risso a confondu en une seule plusieurs espèces. i Arion Austenianus Nevill. Proc. Zool. Soc. London, 1880, p. 108. (Sans description). Hab. Menton (Alpes Maritimes). Gen. ARIUNCULUS Lessona. Ariunculus Lessona, Sugli Arion del Piemonte, p. 11, in Atti Ace. Sc. di Torino, 1881. Differt a genere Arion, orificio genitale magis antico. Limacelta nulla, dorsum rotundatum. Extérieurement ce genre ne diffère des Arion que par la position de l’ouverture sexuelle, qui n'est pas au-dessous de l’ouverture respiratoire, mais est situé plus en avant sur le còté droit du cou. L’appareil reproducteur, quoique faconné sur le méme type que celui des Arfon, présente toutefois quelques différences. La portion infra- prostatique de l’oviducte, qui dans les Aréon n’a pas ou a un seul ren- flement, dans les Ar7wunculus typiques présente deux renflements allon- gés, séparés par un rétrécissement qui correspond à un coude formé par cet organe. Le pénis, très-petit, passe insensiblement dans son canal déférent quiest assez long. La poche copulatrice, petite, débouche dans la bourse commune à quelque distance du pénis (Voy. Lessona, l. c., fig. 22-23). Les Ariuncutus s’approchent des Geomalacus par la position de l’ou- verture sexuelle, mais il en diffèrent par leur glande caudale qui est bien visible comme dans les Arzon, tandis que chez les Geomalacus cette glande est tellement peu apparente qu'elle a pu quelquefois passer inapercue. En outre, quoique ce caractère ne soit pas d’une grande importance , les Ar7unculus n’ont que des granulations calcaires sous le bouclier, tandis que les Geoma/acus ont toujours une limacelle très solide. se È J'ai séparé des Arzunculus typiques des Alpes lA. IsseZîî de la Sar- daigne et j’en ai fait un sousgenre distinet à cause de la conformation assez differente de son appareil sexuel. M. Bourguignat (in Pechaud, Excurs. malac. Nord Afr., 1883, p. 7) modifie le nom de Arzunculus en celui de Arionculus. Je ne crois pas acceptable cette modification car le nom Aron (déjà latinisé depuis les temps anciens), étant analogue des noms X070 et Zatro qui ont pour diminutifs homunculus et latrunculus, et non pas Romonculus et la- tronculus, on doit dire Ariunculus au lieu d’ Arionculus. A. Speziae Lessona. Ariunculus Speziae Lessona, Sugli Arion del Piem., 1881, p 11, fig. 12, 13, 23 — Less. e Poll., Mon. Limac. ital., Mem. Acc. Sc. Torino, 1882, p. 66, tav. III, fig. XIII (radula). A. (în alcool) parvulum, cylindricum, postice rotundatum, parum ru- gosum, squamis latis, depressis. Clypeo parvulo, gibboso , laevi ; apert. pulmon. parum. antica. Colore aurantiaco; dorso utrinque zona mnigre- scente; clypeo aurantiaco unicolore; solea pallida, margine externo pedis non lineolato. Capite nigrescente. Orificium generationis anticum. Testae loco granulationes calcareae minimae, rotundatae, albae. Long. (in alcool) 20 mill., clyp. 6 '|s. Hab. Maccugnaga (Val Anzasca) en Piémont. On distinguera cette espèce à sa taille plus petite; à son bouclier plus petit, gibbeux et presque lisse; enfin à ses bandes noiràtres sur les deux còtés du dos. A. Mortilleti Lessona. Ariunculus Mortilletî Lessona, 1. c, 1881, p. 12, fig. 8, 9, 14, 15, 16, 17, 22 — Less. e Poll., Mon. Limac. ital., 1882, p. 67, tav. III, fig. XVII (radula). Arionculus Mortilteti Florence, Moll. Notre-Dame-des-Anges, in Bull. Soc. malac. France, 1889, p. 326. A, (în alcool) rugosum; squamis latis, depressis; clypeo mediocri, non gibboso , granuloso , unicolore; apert. pulmon. submediana , pedis mar- gine externo transverse non lineolato Testae loco granulationes calcareae irregulariter conglomeratae. Long. (in alcool) 20-25 mill. a. typus — Arion flavus Lessona, Moll. viv. in Piem., in Mem. Acc. Lincei, 1880, p. 41 — Ariunculus Mortitleti, tipo Lessona, Arion del Piem., p. 12 — Less. e Poll., Mon. Limac. ital., 1882, pror: A. pallide-flavus unicolor, collo et lateribus pallidior, tentaculis nigre- scentibus sicuti pedis marginis extremitate postica. Hab. Prés du sommet «du Monte Bò (2500”) dans la vallée du Cervo en Piémont. Le vallon de Fontfreye dans la Chaine des Maures (dép. du Var) en France. b. aurantiacus Less., Arion del Piem., 1881, p. 12 — Less. e Poll., Mon. Limac. ital., 1882, p. 67. A. dorso clypeoque aurantiacis, lateribus brunneo-fuscis, zonam simu- lantibus, tentaculis atris. Hab. Le Monte Mucrone dans la vallée del l’Elvo en Piémont. y. monachus Less., Arion del Piem., 1881, p. 12 — Less. e Poll., Mon. Limac. ital., 1882, p. 67. A clypeo dorsoque brunneo-flavescentibus; tentaculis, lateribus et pedis marginibus externis nigris. Hab. Monte Bò dans la vallée da Cervo en Piémont. 5, pullatus Less, Arion del Piém., 1881, p. 12 — Less. e Poll., Mon. Limac. ital., 1882, p. 67. Omnino niger, praeterea lateribus in prorimitate clypei. Hab. Monte Bò (vallée du Cervo), la Mologna Piccola et le Col d’Ollen (2900") dans la vallée de Gressoney en Piemont. A. Camerani Lessona. Ariunculus Camerani Lessona, Sugli Arion del Piem., 1881, p. 13, fig. 11 — Less. e Poll., Mon. Limac. ital., 1882, p. 68, tav. II, fig. XIV (radula). A. (in alcool) subrugosus; clypeo mediocri, non gibboso, minutissime granuloso; apertura pulmon. parum antica. Dorso lutescenti unicolore, utrinque zona migrescente evanida; clypeo lutescenti unicolore; pedis margine externo pallido, transverse fusco-lineolato. Tentaculis nigris. Long. (in alcool) 25 mill. Hab. Le Col d’Ollen sur le versant de Alagna (Val Sesia) en Piémont. Cette espèce se reconnaît à sa marge du pied linéolée de brun. L’ou- verture sexuelle est aussi placée un peu moins en avant que dans les. deux espèces précédentes. Quoique la longueur soit la méme que dans les plus gros individus de l’A. Mordi/leti, sa grosseur est plus forte, ce qui fait supposer que l’animal vivant de l'A. Camerani doit étre plus grand. Subgen. ICHNUSARION nob. Ce sous-genre se distingue des vrais Ar7uncwulus des Alpes par la conformation diffèrente de V'appareil reproducteur. Le vestibule antérieur est rond, et séparé par un assez fort étran- glement du vestibule postérieur qui est formé par la fusion des exlré- mités du pénis, du canal de la poche copulatrice et de l'oviducte, Le Una I pénis est presque completement soudé à ce vestibule postérieur, laissant libre seulement son canal déférent. La portion infra-prostatique est très courte , grosse et renfiée à son extrémité antérieure. La poche copu- latrice est ronde, d’un tissu subtil et pàle; a un canal court, gros et d’un tissu trés-solide et noiràtre comme celui du pénis, de la por- tion infra-prostatique de l’oviducte et du vestibule. Un rétracteur très fort s'attache au commencement du canal de la poche copulatrice , et l’attache étroitement à l’oviducte. Je ne connais qu@'une seule espèce de ce groupe. A. Isselii Bourguignat. Arîon Isselîi Bourguignat, in schedis. Arion sp. (sine descr.) Issel, Moll. racc. in Sardegna, Atti Mus. civ. di Genova, 1873. Ariunculus Isseliî Lessona e Pollonera, Mon Limac ital, 1882, p. 66, tav. I, fig. 28-29, tav. II, f. 18 (app. sex.), tav. III, fig. XVI (ra- dula). — Simroth, Ueb. bekann. palaearct. Nackt , Jahrb. Deut. Malak., 1886, p. 331, taf. II, fig XVII-XX A. (in alcool) rugosum, rugis rotundatis; dorso rotundato , olivaceo- nigrescente unicolore; clypeo postice rotundato, minute granuloso, nigre- scente unicolore; apertura pulmonea satis antica. Orificium genitale parum anticum, clypei prorimum Pedis margine externo olivaceo, trans- verse sulcato, sed non linecolato, poro mucoso parvulo sed distinete per- spicuo. Solea zonis lateralibus olivaceis, mediana subalbida. Granulationes caleareae nullae. Long. (in alcool) 35-40 mill. Hab. Les parties montueuses de l’île de Sardaigne. Je n’ai pu trouver sous le bouclier de cette espèce aucune trace de granulations ou de poussière calcaire. Gen. GEOMALACUS Allman. Geomalacus Allman, Athenaeum, 1842, p. 851 — Annals a. Mag nat. hist., 1846, p. 297, pl. 9, f. 1-3. — Heynemann, Malak Blatt, 1873, p. 25 Differt a gen. Arion apertura genitale magis antica; poro mucoso an- gusto , suboccultato ; apertura respiratoria minus antica. Limacella so- lida, laevis, nucleo et striis carens, ovato-depressa. Dorsum et clypeus maculis pallidis consparsis. Je regarde comme Geomatacus typiques seulement les espèces ornées de larges taches pales, car elles présentent une disposition des organes sexuels assez differente de celle qu'on observe dans les espéces fasciées, Su G. maculosus Allman. Geomalacus maculosus Allman, Ann. a. Mag, 1846, p. 297, pl. IX, f 1-3 — Forbes et Hanley, Hist. Brit. Moll., 1853, IV, p. 12, pl. FFF, f. 5 — Jeffreys, Brit. Conchol,I, 1862, p. 129, pl. 5, f. 3 — Reeve, Land a. Freshw, Moll. Brit , 1863, p 13 — Heynemaun, Zur Kenntn. v. Geom., Nachr Deut. Mal. Ges., 1869 — Ueb. Geom. Malak. Blàtt , 1873, p.28 — Simroth, Ueb bek palaearct. Nacktschn., Jahrb. Deut. Malak., 1886, p. 336, pl. 10, fig. XXII-XXV. M. Mabille (Rev. et Mag. Zool., 1867, p. 56) en voulant corriger les descriptions que les auteurs anglais ont données de cette espèce , en donne une presque compléetement fausse , surtout pour ce qui regarde la coloration. Le G. maculosus est un animal médiocrement allongé, atténué a sa partie postérieure, qui est arrondie. Le dos est tuberculeux, noir par- semé de taches jaunes qui occupent un ou deux tubercules, et sont par conséquent allongées; ces taches sont plus serrées des deux còtés du dos et forment ainsi presque une bande claire latérale interrompue; sur le milieu du dos ces taches sont moins nombreuses. Le bouclier recouvre le !/, du corps, il est vermiculé-granuleux, noir avec des taches jaunes irrégulières, subarrondies; ces taches sont plus abondantes des deux còtés que dans le milieu et forment de chaque còté une bande claire interrompue. L’ouverture respiratoire est assez antérieure. Les tenta- cules sont granuleux, noiràtres, finement pointillés de gris; la téte est claire. Les flanes sont clairs. La marge du pied est grisàtre, sans li- néoles foncées. La glande caudale est très peu visible. La sole est jau- nàtre, peu visiblement tripartie. La limacelle est solide, ovale, aplatie- arrondie, lisse, sans stries d’accroissement. Long. 55-60 mill. Hab. Le sud de l’Irlande et le Portugal. Desmars (Catal. Moll. Ille- et-Vilaine, 1873, p. 9) le cite de l’avenue de Conlo, près Vannes en France. B. Allmani Heynemann, Malak. Blàtt., 1873, p. 28, pl. I. Differe du type par la coloration blanchatre qui substitue le jaune. Hab. L’Irlande, avec la forme typique. y. Verkruzeni Heynem., 1. c., 1878, p. 31. Au lieu d’étre noir et jaune comme le type, cette variété est grise et blanche. Hab. L’Irlande, avec la forme typique. Allman, Andrews, et d’autres auteurs anglais, ont observé ces variétés à taches blanches, et c'est sur une fausse interprétation de leurs paroles que Mabille a institué son G. Andrewsî (Rev. et Mag. Zool., 1867, p. 57), qu’il définit de cette facon: « corps blanchàtre, parsemé d’une multitude de petits points noiràtres ». L’appareil reproducteur du G, 7200cu/osus presente une disposition dna e qu'on ne trouve dans aucun autre mollusque nu, La canal de la poche copulatrice, au lieu de déboucher dans le vestibule, débouche dans le fourreau du pénis, près de son exrémité postérieure. Le canal déférent est très long; la portion infra-prostatique de l’oviducte est mince, assez longue et sans aucun renflement (Voy. Simroth , Jahrb., 1886, taf. 10, f. XXIV). ? G. lusitanus Da Silva. Letourneuxia lusitana Da Silva e Castro, Moll. terr., etc , Jornal des Scienc. Acad. Real de Lisboa, 1873, p. 242. Limax lusitanus Morelet, Révis. moll. terr. Portug., in Journ. Conch., W677: p. 209: Animal de forme cylindrique, un peu trapu, presque pas rétréci et comme tronqué antérieurement, à peine aminci, arrondi à sa partie postérieure. Tissu épidermique paraissant presque lisse. Rides dorsales larges, non saillantes, très aplaties, séparés par une quantité de petits sillons fins, superficiels, qui se croisent couvrant l’animal comme d’un filet. Noir, parsemé de taches jaunatres d’un bel effet. Des deux còtés, vers la partie postérieure, retombant un peu sur les bords du plan lo- comoteur, qui sont d’un gris jaunacé , étroits mais fortement séparés de la partie dorsale. Plan en dessous d’un jaunatre sale uniforme. Bouclier très développé, ovoide, arrondi en avant et en arrière, un peu plus mince antérieurement, très finement granulé. Orifice pulmonaire bien antérieur. Queue arrondie, retombant sur les bords du plan loco- moteur, sans glande mucipare. Mucus jaune. Long. 55 mill. (Da Silva). Hab. Le sommet du mont Saint-Sylvestre, à une lieue à l'Est de Vianna do Castello, dans le Minho (Portugal). D’après la description de Da Silva on peut voir que cette espèce est bien voisine du G. m20culosus, et je soupconne méme que les deux n’en fassent q’une. Il ne faut pas attacher trop d’importance aux mots: « sans glande mucipare », car dans ce genre cette glande est si petite quelle peut passer inapercue, ce qui est déjà arrivé à MM, Morelet et Bour- guignat pour d’autres espèces. Dans tous les autres caractères la de- scription du G. /usitanus convient au G. maculosus. Les seules diffé- rences qu’on pourrait observer sont celles-ci. 1° Dans le G. lusitans les taches jaunàtres ne paraissent pas se grouper en deux bandes laté- rales sur le dos et le bouclier, comme il arrive dans le G. maculosus. 2° Les bords du plan locomoteur seraient fortement séparés de la partie dorsale , tandis que chez le G. maculosus ces deux parties du corps seraient comme fondues ensemble. Da Silva donne encore la description de la limacelle du G. lusitanus, qui correspond parfaitement à celle du G. maculosus. On retrouve dans cette forme la singulière position de la poche copulatrice qu’on a ob- servée chez le G. maculosus. I Subgen. ARRUDIA nob. Je réunis dans ce nouveau sous-genre les espèces de Geomalacus qui, au lieu d’étre ornées de grandes taches pàles, ont des bandes foncées latérales, et dont l’appareil reproducteur est plus semblable à celui des Arions. Les Arrudia different des Arzunculus par leur glande caudale très- petite, par leur appareil reproducteur et par la presence d’une lima- celle sous le bouclier. (&. anguiformis Morelet. Limax anguiformis Morelet, Moll. Portugal, 1845, p. 36, pl. III, f. 1. Geomalacus anguiforme Mabille, Rev. et Mag. Zool., 1867, p. 57. Geomalacus anguiformis Heynemann, in Kobelt, Catal. europ. binnen- CONCH. 1974, 0D: 4, L. fusco-virescens ; corpore cylindraceo, utrinque nigro-fsaciato, rugis tenwibus strictim reticulato ; clypeo elongato, depresso, lacvi, atomis ni- gris notato; capite tentaculisque coeruleis, sub clypeo saepius contractis, cavitate bvanchiali antica. (Morelet). Hab, La Serra de Monchique en Algarve. « Le mollusque dont il est question est cylindracé ; la cuirasse, ellip- tique et déprimée, occupe un tiers de la longueur totale; le plan loco- moteur est étroit et nettement détaché; le derme est remarquable par un système de rides fines, superficielles et réticulaires; le bouclier est parfaitement lisse. Le manteau d’un fauve obscur, est roussàtre aux extrémités et verdàtre sur les bords du plan locomoteur, le dos plus foncé; la cuirasse finement pointillée. Deux bandes noires règnent sur le còtés et se détachent sur une zòne plus claire. La téte et les tenta- cules sont violàtres; le disque ventral livide. » (Morelet). Morelet ne donne pas la dimension de cette espèce, mais d’après sa fisure on voit qu’elle a plus de 60 mill. de longueur. La marge du pied est pale et sans linéoles transversales foncées. La limacelle est petite, solide, irréguliérement ovale, plane en dessous, convexe cn dessus. Je n’ai pu examiner l’appareil reproducteur que sur un seul individu qui n’était pas tout-à-fait adulte, mais il avait les divers organes déjà assez distincts. Le pénis est très long et légèrement renflé à son extré- mité antérieure , il est bien distinet de son canal déférent très gréle. I,a poche copulatrice est ovale à canal long qui debouche dans le ve- stibule en union avec le fourreau du pénis. La portion infra-prostatique de l’oviducte est courte, cylindrique et assez grosse, mais sans renfle- ments prononcés. sepan i G. squammatinus Morelet. Limax squammatinus Morelet, Moll. Portugal, 1845, p. 37, pl. II, f. 2 Arion squammatinus Heynemann, Die nackt. Landpulm., 1885, p. 82 L parvulus, gracilis, aureo-virescens; lateribus coerulescentibus ; ten- taculis nigris; corpore minutim reticulato, quatuorfasciato; lineis late- ralibus parallelis, dorsalibus in unum convergentibus; apertura media. Long. max. 24 mill. (Morelet). Hab. La Serra de Caldeirào dans le Sud du Portugal. L’ouverture respiratoire est à peine antemeédiane. Il est bien probable que ce ne soit pas une espèce distincte, mais seulement une forme jeune, peut-étre de l’espèce précédente. G. Oliveirae Simroth. Geomalacus Oliveîrae Simroth, Zool. Anzeiger, 1888, N° 242 (sans de- scription). Hab. Serra Estrella (Portugal). Je possède trois échantillons de cette espèce, mais aucun adulte. Je ne veux pas donner la description de cette espèce , car elle doit étre publiée par le D" Simroth dans un travail qui est sous-presse. Subgen. LETOURNEUXIA Bourguignat. Gen. Letourneuxia Bourguignat, Moll. nouv. lit , ete., 1866 — (emend.) Bgt. in Pechaud, Excurs. malac. Nord Afr., 1883, p. "7. En instituant en 1866 ce genre M. Bourguignat avait donné comme caractère distinctif l’absence de la glande caudale; mais plus tard (en 1883) il reconnut que cette glande existait dans les Lelourneuria, et que l’ouverture sexuelle était située comme chez les Geomalacus. Extérieurement les Lelourneuria ressemblent aux Arrudia dont elles diffèerent par l’appareil reproducteur qui a un vestibule antérieur assez petit, bien distinct du vestibule postérieur qui est très grand, dans le- quel débouchent la poche copulatrice ronde ou ovale à canal très-court, la portion infra-prostatique de l’oviducte, courte et non renflée; enfin le pénis très petit qui passe insensiblement dans son canal déférent de peu de longueur. Le dos et le bouclier dans les Lelournevxia sont ornés de bandes foncées; la limacelle est comme celles des autres Geoma/lacus. G. numidieus Bourguignat. Letourneuxia numidica Bgt., Moll. nouv. lit., etc., 1866, p. 201, pl. 34, Pel, E pa Geomalacus numidicus Morelet, Faune malac. Maroc, Journ. Conchyl., 1880, p. 16. A. corpore cylindrico, postice rotundato, via attenuato, sicut laevigato (rugis minutissimis, obsoletissimis, via perspicuis); dorso ac clypeo plus minusve atris, ad latera pallidioribus, ac duabus zonulis longitudinalibus aterrimis, ad marginem pedis evanescentibus adornatis; pede obscure lu- teolo, cum zonula mediana obscuriore munito; clypeo anteriore, oblongo, antice posticeque rotundato, argutissime subgranuloso. Long 60 mill. (Bgt.) Hab. Près des cascades du Sefsef, dans les environs de Tlemcen en Algérie. Limacelle calcariforme, forte, épaisse, pesante, sans stries concentri ques, d’une forme légèrement pentagonale (Bgt.). G. Tournieri n. sp. Differt a G. numidico clypeo grosse granuloso et dorso magis rugoso, quadrifasciatis; limacella magis explanata. Hab. Les environs d’Oran en Algérie. J'ai recu de M. Tournier un seul échantillon dans l’alcool, bien adulte, de cette espèce. Elle est de la taille du G. numidicus; le bouclier, à granulations très-grosses et serrées, n'est pas noiràtre au milieu mai, d’une teinte terreuse uniforme avec 4 bandes noires, deux latérales minces et peu marquées, et deux médianes plus fortes et très rappro- chées. Les flancs sont pàles; le milieu du dos est plus foncé que le bouclier et lui aussi orné de 4 bandes noires, les deux latérales (assez larges) sont bordées au-dessus par une bande claire, les deux du milieu (plus minces) sont moins rapprochées entre elles que celles du bouclier. La sole et la marge externe du pied sont d’une teinte sale uniforme et sans linéoles transversales foncées, comme dans toutes les espèces de ce genre connues jusqu’à présent. La limacelle assez solide, n’est pas bombée comme celle du G. numi- dicus, elle est irrégulièrement ovale, cristalline, déprimée, au-dessus presque plane, au-dessous convexe et granuleuse. G. atlanticus Bourguignat. Letourneuxria atlantica Bgt. in Pechaud, Excurs. malac Nord Afr, 1883, p. 6. i A. corpore supra cylindrico, postice ampliato ac margines pedis tegente; epidermide spumido sicut viscoso ac tumefacto, in dorso rugis reticulatis retusisque, et in clypeo irregulariter subtuberculosis, sulcato ; clypeo uni- formiter rubro (ad margines pallidiore), cum maculis intentioribus, saepe evanescentibus passim puncato; dorso rubicundo, ad latera zonulis rubro- 28: PRA nigrescentibus, sicut bipartitis, utrinque adornato; pede sordide luteolo. Long. 110 mill (Bgt ) Hab. En Algérie, près des cascades du Sefsef à Tlemcen. « L’atlantica se distingue aisément de la numidica par sa taille plus grande (110 contre 60 mm.); par sa coloration toute differente, puisque la numidica est d’une teinte noiràtre devenant plus claire sur les còtés; par son corps d’apparence lourde boursouflée, à tissu épidermique vis- queux et sillonné de rides plus accentuées bien qu’emoussées; par son manteau, ridé de tuberculosités irrégulières (celui de la numidica est presque lisse), qui de plus est tout-à-fait antérieur, puisque le bord at- teint juste la base des grands tentacules (chez la numidica, le cou est assez allongé , et il y a un intervalle assez grand entre les tentacules et le bord antérieur); par son expansion épidermique postérieurement plus renflée et plus débordante sur les flancs, et ne recouvrant pas l’extrémité caudale (chez la numzidica, la queue est entiérement recou- verte), etc. » (Bgt.). Très probablement l'A. rufus, qu'on avait signalé en Algérie, est le G. attanticus. (G. Moreleti Hesse. Arion (Ariunculus) Moreteti Hesse, Nacktschn. v. Tanger u. Gibraltar, Malak Blatt., 1883, p. 14. A. sat magnum, robustum, statura et verisimiliter etiam colore Ar. subfusco persimile, utrinque fascia singula obscura continua superne valde distincta, pedem versus lente expallescente ornatum. Dorsum prae- terea zonulis duabus obscurioribus tertiam mediam pallidiorem includen- tibus signatum Clypeus tertiam fere corporis partem aequans, postice rotundatus; fasciae corporis în clypeo paululum obscuriores continuantur. Testa interna parva, solida, forma irregulari Series rugarum ab inci- sione orificii pulmonalis usque ad posticum clypei (?) apicem 27-29. Ori- ficium genitale anticum , ad collum prope tantaculum dextrum situm. Solea unicolor. (Hesse). Hab. Gibraltar. L'appareil reproducteur de cette espece diffère de celui que j’ai ob- servé chez le G. Tournieri d’Oran par la poche copulatrice ronde, par la portion infra-prostatique de l’oviducte, ou vagin, plus courte (3 mill.), et par l’embouchure du pénis dans le vestibule postérieur plus éloignée que celle du vagin. Gen. TETRASPIS Hagenmiiller. Tetraspîs Hagenmuller, Nouv. Genr. de Limaciens, etc., in Bull. Soc. malac. France, 1885, p. 303. 20m = Animal ressemblant exterieurement à un Arion de la série du fuscatus, pourvu d’un bouclier arrondi, de taille médiocre, offrant une srande owver- ture obltongue et centrale, et sur le còté dextre antérieur, une échancrure servant d’orifice respiratoire. Pas de limacelle, mais seulement quelques petites granulations, séparées de l’ouverture centrale par une très-mince membrane. Dos convexe sans carène. Extrémité caudale caractérisé par une large fente triangulaire (pore muqueux) bordée de chaque còté par un renflement en forme de lèvre. (Hag.). M. Hagenmuller ne dit rien de la position de l’orifice sexuel de P’u- nique échantillon sur lequel il a constitué ce genre. Il propose méme la famille des 7'etraspididae, mais je crois plus prudent d’attendre des renseignements plus complets sur cette forme si curieuse. T. Letourneuxi Hagenmiiller. Tetraspîs Letourneuxi Hagenm., 1. c., Bull. Soc. malac. France, 1885, p. 303, pl. VIII, f. 1-4. i A. corpore mediocri (long 15, lat. 3 !|, mill.) oblongo, parum elon- gato , potius compacto, supra convexro sine carina, postice sat breviter attenuato; uniformiter subolivaceo-ochraceo et in dorso zonulis tribus nigrescentibus quarum una mediana sat diluta, alterae laterales angustae et magis suturatae) et rugis subtilibus adornato; capite obtuso; tentaculis exriguis; collo brevi; clypeo mediocri, rotundato, subgranuloso, in medio aperte perforato (perforatio oblonga, normalis), pariter subolivaceo-ochra- ceo cum zonulis duabus lateralibus orbem circa perforationem efficien- tibus; cauda convera, non carinata, sat abrupte terminata, porum mu- cosum (porus ingens subtriangularis, in rimam elongatus ac tuberculo libriformis utroque protectus) praebente; pede pallide ochraceo (Hagen- miiller). i Hab. Près la grotte de Planina (Adelsberg). « Le trou central du bouclier, circonscrit par un bord parfaitement net, sans aucune déchirure ou éraflure, parait bien normal. M. le con- seiller Letourneux a constaté, du reste, ses contractions et ses dilata- tions. Une preuve indéniable de la normalité de cet orifice est le cercle que forment autour de lui les deux zones foncées du bouclier. Cet ori- fice, par suite de ce fait, est comme au-milieu d’un encadrement. Un des caractères des plus importants après celui de l’orifice palléal, est celui du grand développement du pore muqueux, qui, chez les Tetraspîs de Carniole, atteint la taille et la grandeur de celui des Ur0cycZus du continent africain. » (Hagenm.). ARION Ferussac . » » aggericola Mabille . albus Ferussac alpinus Pollonera . ambiguus Poll. . anthracius Bgt. ater Nord. et Nyl. ater Bygt. ater Morelet . austenianus Nevill. Bavayi Poll. . bicolor Broeck Bocagei Simr. Bourguignati Mab. Brevièrei Poll. brunneus Lehm. campestris Mab. . celticus Poll. cinctus Dum. et Mort. . 11 circumscriptus Johns. cttrinus Westerl. cottianus Poll. Dasilvae Poll. distinetus Mab. Dupuyanus Bgt. empiricorum Fer. . Euthymeanus Flor. falta® Sterki flavus Lehm. fiavus Moq.-Tand. . flavus Lessona fuligineus Mor. . fuscatus Fer. fuscatus Mor. fuscus Mòrch fuscus Moq.-Tand. Ce . . 2 "IR; 13 sit e ARION Gaudefroyi Mab. glaucus Colbeau. hibernus Mab. hibernus Brevière . hispanicus Simroth hortensis Fer. hortensis Less. intermedius Norm. Isselii Bgt. Krynickii Kalen. leucophoeus Norm. limacopus Westerl. lineatus Risso lusitanicus Mab. Mabillianus Bgt. Mabillianus Baudon marginatus Kickx. Pag. melanocephalus Faure-Big. 15 melanocephalus Westerl. minimus Simr. . Molleri Poll. Moreleti Hesse neustriacus Mab. Nilssoni Poll. nivalis Koch . Nobrei Poll. . olivaceus Schm. . oraestecus Mab. Paladilhianus Mab. Pascalianus Mah. . Pascalianus Simr. Pegorarii Poll. . pelophilus Mab. Pollonerae Pini . pyrenaicus Fagot . rubiginosus Baud, 19 ARION rufus Mich. . . » rujns Westorl. + . «e » rufus Morel » rupicola Mab. » Servainianus Mab.. . . » Sourbieui Fagot . » Squammatinus Heynem. » Stabilei Poll. » subcarinatus Poll. . » subfuscus Mich. . » succineus Bouill. » sulcatus Morel. . » tenellus Millet » timidus Morel » verrucosus Brev. » virescens Millet . ARIUNCULUS Lessona » Camerani Less. » Isselti Less. e Poll. » Mortilleti Less. . » Speziae Less. Arrudia Pollonera . Baudonia Mabille. » montana Mab. » timida Mab. Carinella Mabille GEOMALACUS Allman » Andrewsi Mabille » anguiforme Mab. » anguiformis Heynem . » Bayani Jouss. » Bourguignati Mab. » hiematlis Drouet . » intermedius Mab. » lusitanus Poll. » Mabillei Baudon . » Mabilli Baudon . » maculosus Allm. » Moitessierianus Mab. 49 Pag. 5 | GEOMALACUS Moreleti Poll. . 12 8 29 6 18 37 » numidicus Morel » Oliveirae Simr. . » Paladithianus Mab. » squammatinus Poll. . » Mourniweri Polla » vendeianus Letourn. . Ichnusarion Pollonera. Letourneuxia Bgt. . » atlantica Bgt. : » lusitana Da Silva . . » numidica Bgt. È Limacella Brard. . . . .. Limax Linné . » albus Mùll. » anguiformis Morel. » ater L. . 3 » Bourguignati Jouss. » fasciatus Nilss. . » fasciatus Kickx . » flavus Nilss.i 269% » fuscus Mùll. » hortensis Gray » lusitanus Morel . » luteus Raz. » VUPUSIMENAI: VASI » squammatinus Morel . » subfuscus Drap. . . . » subfuscus Pfeiff. . +. » subrufusibi SUN » succineus Mùll. . Lochea Moq.-Tand. » alba Malm. » atra Malm. Prolepis Mog.-Tand. » fuscus Malm. . . » hortensis Malm. . + TETRASPIS Hagenmiller . . » Letourneuxi Hag. . _—r#bofUiasT= sa de, iii si A al comparata ‘ll E. Univotatta se no dai LIE AS PALIN Sortino i 7 Orieb: è--* LE SRCGS. ai Cost detta ‘OPTA: cammin is Bonn: = ta È PRNTOR A falsa. salireniito Het dati pe ite malesia. comparata prc Li. Lilrernita 00 a _ nt Sai na . ss e più dhe demar 0p sti Galli rivviosd agll edo eminenti, (quagbal farAnte ì :hesî dl. apre È sitgigio pera a 4800. pei, Ancor viventi. farono. filasali din, atm soluzione. suinpa di mia pousertali in alcopl; perciò, tutto. lo minuadi porole,.sì rifarisgono, a parti osempiari.., ki HU] yenderè ipjù segtiti i dpiatmanti alti Lal: Pei por trai 4 di into, PRE RI sto) nato. —— VOIR: L40ner sto, ‘metodi titif ne nel "ATI n valle — pi ilSalegofora; solo quoto rd. ghe Ep fatta apo ) anelli mata è glayabi , deli o 1 n. eda micio per questo progr i tenitazi La daga i A Con micosi assaigtog I : rear SEA Reti Ae i Leo È Liparassità tr di però dl, Ca Bend “ wa 3454 - Tip Guadagnini e Cai a eee ad sat i DI N la po : Ù \ î Ù ta | Phu i . Liga rimani Hunessd , L'ESE JAN 27 1891 . BOLLETTINO Musei di Zoologia ed Anatomia comparata della R. Università di Torino // 695 N. 2% pubblicato il 7 Ottobre 1890 LA Cestodi della COTURNIX communis Bonn. Ricerche del Dott. C. CRETY, Assistente nel Gabinetto di anatomia comparata presso la R. Università di Roma. I parassiti, che più oltre descrivo, sono stati tutti rinvenuti nell'intestino della Coturnix communis, (quaglia) durante i mesi di aprile e maggio degli anni 1889 e 1890. I Cestodi, ancora viventi, furono fissati con una soluzione satura di sublimato corrosivo e conservati in alcool; perciò, tutte le misure di cui in seguito terrò parola, si riferiscono a questi esemplari. Sento il dovere di rendere i più sentiti ringraziamenti al Dottor Luigi dei Principi Chigi che, in seguito a mio desiderio, gentilmente mi ha procurato tutto il materiale. i Non mi dilungo sopra i metodi usati, che sono quelli medesimi che ho adoperato per il Solenoforo; solo noterò che ho fatto uso di prepa- razioni în toto di anelli maturi e giovani, coloriti con carminio allu- mico, che è il migliore per queste preparazioni; trattati in seguito con alcool acido, disidratati con alcool assoluto, rischiarati con creosoto e conservati con balsamo. Come pure ho fatto uso di sezioni praticate nelle tre direzioni: trasversa, longitudinale-sagittale e longitudinale- orizzontale; specialmente di queste ultime, che, per quanto ho potuto osservare, sono le più istruttive per le Tenie. Taenia circumvallata Krabbe. Questa specie, secondo il Krabbe (1, pag. 95), è stata rinvenuta dal Rudolphi in Ancona, nell’intestino della Perdix coturnix, e gli esemplari si conservano nel Museo di Berlino. I parassiti trovati però dal Rudolphi si riferiscono a due specie di- verse di Tenie, ed il Krabbe, per primo, ha diagnosticato e descritto questa nuova specie e ne ha misurato e contato gli uncini e gli amuli embrionali. Sip: Li Nell’aprile e maggio degli anni 1889-90 questa specie è stata rinve- nuta abbondante nell'intestino della Coturnix communis. La lunghezza di questi parassiti è variabile; un frammento privo dello scolice e del collo è lungo mm. 95; un piccolo esemplare intero è lungo mm. 42; un altro mm. 53, ed un altro ancora mm, 65; il Krabbe dà per lunghezza mm. 150. Lo scolice è piriforme e relativamente voluminoso; è lungo mm. 0,627; la larghezza, presa nel mezzo delle ventose, è di mm. 0,598. Le ventose (fig. 9, V) sono piccole, orbicolari e presentano un diametro di mm. 0,186; un altro esemplare con la proboscide svaginata ha dato le seguenti misure: lunghezza dello scolice, compresa la proboscide, mm. 0,808; larghezza mm. 0,656; diametro delle ventose mm. 0,196; diametro della proboscide mm. 0,205; altezza mm. 0,166. La proboscide è armata alla sua base di una duplice corona di uncini, alcuni più lunghi, altri più corti, posti alternativamente. Gli uncini più grandi sono lunghi mm. 0,016 ed i più corti mm. 0,012. Secondo il Krabbe, gli uncini grandi sarebbero lunghi mm. 0,011 ed i piccoli 0,008. Secondo lo stesso autore, il loro numero sarebbe di 800; non mi è riuscito contarli, stante la loro piccolezza ed il loro gran nu- mero. Gli uncini (fig. 10) sono però caratteristici per la loro forma; il manico è piccolissimo e rivolto in modo da formare con la lama un angolo che si avvicina al retto; la guardia è fortemente ricurva verso la lama ed acuminata; la lama larga ed ottusa nella sua estremità. Per la loro forma adunque assomigliano agli uncini di altre specie di Tenie dei gal- linacei e rampicanti, come le Zaenia cesticillus, australis, circumcincta, Urogalli, crassula, leptosoma, frontina, che, secondo l'illustre elminto- logo di Copenaghen, formano un gruppo ben distinto di Tenie. La proboscide è rotonda e nel mezzo leggermente acuminata. Allo scolice segue un collo brevissimo, lungo da mm. 0,5 a mm. 1; il suo diametro è di mm. 0,382. Le proglottidi giovanissime sono larghe mm. 0,195, lunghe mm. 0,40. Le proglottidi nel mezzo della catena presentano una larghezza di mm. 2, mm. 2,5 ed anche mm. 3, ed una lunghezza di mm. 1 circa; le ultime proglottidi sono più strette delle mediane e lunghe mm. 1,5. Krabbe dà una larghezza in mm. 2,5. Le aperture genitali sono irregolarmente alterne. Goeze e Zeder nelle pernici e Rudolphi nelle quaglie hanno trovato e descritto la 7. linea; questa non si può confondere con la 7. circum- vallata per le minori dimensioni e per il numero e forma degli uncini. Apparato riproduttore. Gli organi riproduttori sono contenuti nella zona centrale; se si potesse dividere una proglottide, nella quale fossero sviluppati in egual maniera ra i due sistemi, in due segmenti, uno anteriore e l’altro posteriore, l’ap- parato maschile si trova contenuto nel segmento posteriore, il femminile nell’anteriore. Organi maschili. I testicoli non sono molto numerosi e se ne possono contare da 15 a 20, distribuiti egualmente nella zona centrale ed avvicinati al margine posteriore della proglottide. Sono piuttosto voluminosi relativamente alle dimensioni della proglottide; di forma pressochè sferica, hanno un dia- metro di mm, 0,049. Si compongono di un involucro esterno sottile e ialino; nelle giovanissime proglottidi il contenuto è fatto di cellule for- matrici degli elementi spermatici; nei segmenti più maturi il contenuto sì compone di ammassi di spermatozoi uniti a residui di protoplasma non differenziato. Da ciascun follicolo testicolare si stacca un sottilissimo canale effe- rente, visibile solo nei giovani segmenti e con forte ingrandimento ; sono leggermente flessuosi e si dirigono tutti verso la linea mediana per sboccare nel deferente. Questo, si può distinguere in due porzioni: la prima è leggermente flessuosa, la seconda descrive numerose anse. La prima porzione prende origine circa nel mezzo del diametro longi- tudinale della proglottide ed in principio è in rapporto con la glandola dell'albume. Si dirige poi, presentando qualche sinuosità, obliquamente verso uno dei margini del segmento, nel quale trovasi il seno genitale; in questo tratto il suo lato interno è in rapporto con il germigeno; a livello circa del margine anteriore di quest’organo comincia la porzione che descrive numerose anse; queste sono numerosissime ed osservate con debole ingrandimento sembrano costituire una massa unica, che si dirige obliquamente verso il margine della proglottide. Il deferente penetra nella tasca del cirro. Nel segmento interno di questa il deferente si dilata in una vera e propria vescicola seminale, come l’ha descritta lo Zschokke per altre Tenie; la vescicola seminale è lunga mm. 0,053 e larga mm. 0,039. Nelle proglottidi più avanzate non è più visibile distintamente; è probabile dunque che si tratti di un organo transitorio, che funzioni soltanto quando i follicoli testicolari trovansi nella loro massima attività. Dalla vescicola seminale si stacca un sottile canaletto che percorre l’asse della tasca, é cîrro; questo è rivestito di piccolissime appendici rigide, visibili soltanto con obbiettivi ad immersione. Alcune serie di sezioni felicemente riuscite ed eseguite su proglottidi molto giovani mi hanno permesso constatare un fatto che credo inte- ressante; ho potuto vedere con la più grande evidenza, su queste pro- glottidi, che il cirro si continua con la vagina e costituisce con questa un tubo non interrotto, senza niuna comunicazione col seno genitale Sr. = (fi. 12, c). Mi sembra dunque che l’autofecondazione sia sufficiente- mente dimostrata. La tasca del cirro è allungata e piriforme; ha pareti molto spesse di fibre muscolari longitudinali e circolari ; nelle giovani proglottidi è lunga mm. 0,155, larga mm. 0,051. Le aperture genitali trovansi circa nel mezzo di uno dei margini della proglottide; l'apertura conduce in un breve e sottile canaletto, il quale sbocca in una piccola cavità, seno genitale , al cui fondo scorgonsi gli orifizi di sbocco dei due sistemi riproduttori; anteriormente il maschile, nella parte posteriore il femminile. Organi femminili. Trovansi situati nel segmento anteriore della proglottide; l’ovario giace vicino al margine anteriore di questa e nella linea mediana. Nei giovani anelli si estende trasversalmente, adattandosi così alla forma generale della proglottide; nei più avanzati è di forma globosa ed alle volte irregolarmente diviso in due metà riunite da una porzione me- diana, dalla quale si stacca l’ovidutto; nelle proglottidi di mezzo l’ovario ha un diametro trasverso di mm. 0,186. L’ovidutto è breve e si dirige posteriormente per ricevere lo sbocco del canale seminale. Posteriormente all’ovario trovasi la glandola dell’albume; nelle gio- vanissime proglottidi appare come un sacco globoso in immediato rap- porto con l’ovario; in quelle più avanrate trovasi più allontanata dal- l’ovario ed è molto più piccola di questo; qualche volta anche essa è imperfettamente divisa in due lobi ; dal mezzo di questa glandola si stacca un breve wvitellodutto, che si dirige anteriormente: non ho potuto vedere con chiarezza il suo sbocco ed i rapporti con i dotti escretori delle altre glandole. La glandola del guscio è piccolissima e visibile soltanto per due. se- zioni consecutive; è formata da un ammasso di glandole unicellulari che sboccano in un canale, che è l’ovidutto. L’ammasso delle glandole del guscio trovasi lateralmente alla linea mediana e compreso fra l’ovario e la glandola dell’albume. L’utero si forma molto presto ed invade subito tutta la zona centrale, mentre scompaiono gradatamente le glandole genitali. Esso risulta di nu- merosissime cellette, che in un periodo molto giovane dell’utero suppongo comunichino fra di loro. Questa comunicazione però ben presto viene a scomparire ed allora nelle proglottidi mature si scorge tutto lo strato me- diano occupato totalmente da numerosissime cellette, dentro le quali sì sviluppano le ova; ciascuna celletta ne può contenere 4, 6 e più. Le cellette (fis. 13) sono formate da una capsula esterna molto spessa e che si colora intensamente; inoltre esse sono suddivise in cavità secondarie, nelle quali, dentro ciascuna, si contiene un ovo. o Le ova (fig. 11) sono piccolissime; hanno un diametro maggiore di mm. 0,028 ed uno minore di mm. 0,024, Le dimensioni però degli amuli embrionali differiscono notabilmente da quelle assegnate dal Krabbe, il quale ha dato loro una lunghezza da mm. 0,011 a mm. 0,017. Invece ho trovato costantemente che gli amuli embrionali sono lunghi da mm. 0,003 a mm. 0,004, perciò visi- bili appena con obbiettivi ad immersione. D’altra parte respingo l’idea che si possa traitare di un’altra specie, poichè per i caratteri dello scolice, degli uncini e del modo con cui questi sono impiantati sulla proboscide, e per la specie dell’ospite, gli esemplari numerosi e costan- temente ritrovati per due successive stagioni di caccia m'’inducono ad identificarla con la 7. circumvallata. Le ova presentano un guscio sottilissimo e trasparente ed un secondo involucro all’interno. Le larve (fig. 11, ZL) sono rotonde e piccolissime ed hanno un dia- metro di millimetri 0,011. Da ciò che si è detto innanzi risulta che le ova non hanno un guscio spesso e composto di parecchi strati, come in molte altre Tenie; però lo strato esterno spesso e potente, che, come abbiamo veduto, circonda la celletta uterina, funziona certamente come organo di protezione, in sostituzione del guscio di ciascun singolo ovo. La forma delle cellette è diversissima, ovalare, rotonda, quadrango- lare, poliedrica, ed ha in media in sezione un diametro di mm. 0,066. La vagina (fig. 12, Vg) è un lungo tubo che si estende quasi trasver- salmente dal seno genitale fino all’ovario; nel principio è leggermente ricurva e dilatata; si restringe in seguito e diviene un tubo sottilissimo che dopo aver descritto qualche leggera curva procede quasi retto fino vicino agli altri organi femminili. Presso l’ovario la vagina presenta una dilatazione ampolliforme, receptaculum seminis, che nelle proglot- tidi giovani si trova costantemente ripieno di spermatozoi; esso è lungo mm. 0,058 e largo 0,039; dal ricettacolo del seme si stacca un sottile canaletto, canale seminale, che si dirige verso l’ovidutto nel quale sbocca. Analoga disposizione ha riscontrato lo Zschokke (9) nella 7. argentina, parassita della Rhea americana. Taenia infundiboliformis Goeze. Questa specie è stata descritta la prima volta dal Goeze (14, pag. 386, tab. 31) ed in seguito anche dal Zeder, Bloch, Batsch, ecc., ecc. Il Diesing (8, fig. 543) ne dà la seguente descrizione: Caput subglobosum, acetabulis anticis, rostellum cylindricum, obtusum, armatum ; collum brevissimum. Articuli superiores brevissimi , reliqui infundiboliformis. Aperturae genitalium marginales, vage alternae. Lon- git. 1'', latit. 1. E Anche nelle quaglie questa specie è stata ritrovata abbondante. La lunghezza è varia ed oscilla fra mm. 33 e mm. 65. Il Krabbe (1, pag. 41) le assegna mm. 100 di lunghezza; gli esemplari perciò delle quaglie si presenterebbero più piccoli. Lo scolice è piccolissimo, di forma sferoidale ed anteriormente ter- mina alquanto acuminato; il diametro trasverso è di mm. 0,387. — Le ventose sono grandi ed orbicolari; il loro diametro maggiore è di mm. 0,215 ed il minore di mm. 0,156. Lo scolice inoltre fa scorgere una proboscide esertile armata di 20 uncini. Per un caso fortuito, in un preparato alla glicerina di scolice, in se- guito a compressione e schiacciamento, la proboscide insieme alla corona di uncini si è distaccata dal rimanente dello scolice, ed ho potuto age- volmente disegnarla alla camera lucida. La proboscide (fig. 5) ha forma di cono ad apice ottuso rivolto posteriormente; nella parte anteriore termina con una dilatazione a forma di cupola, nella quale sono im- piantati gli uncini; la parte posteriore della proboscide presenta uno strato di fibre muscolari circolari. Inoltre essa è lunga mm. 0,137, larga mm. 0,062; il diametro trasverso della parte anteriore cupoliforme è di mm. 0,075. Gli uncini (fig. 6) sono lunghi mm. 0,023. Secondo il Krabbe, gli uncini avrebbero una lunghezza da mm. 0,020 a mm. 0,027; hanno inoltre la medesima forma che questo autore loro assegna. Allo scolice segue un collo brevissimo, lungo mm. 0,313. I primi anelli sono accennati da strettissime rughe trasversali; i medi ed i maturi hanno .la caratteristica forma conoidea e la loro lunghezza supera di poco la larghezza; gli articoli medi sono lunghi mm. 0,480 ed i maturi mm. 0,901. Anche il Dujardin (5, pg. 586, Atlas, planch. 9) ha descritto la 7. în- fundiboliformis; basta gettare uno sguardo superficiale alla descrizione di questo Autore per convincerci che non è la medesima specie descritta dal Goeze. Il Davaine (6, pag. XXXIX) dà la medesima descrizione del Dujardin e lo stesso fa il Perroncito (7, pag. 209). Krabbe (1, pag. 91) ha avuto il merito di togliere l’equivoco ed ha identificato il parassita descritto dal Dujardin con la 7. cesticillus de- scritta dal Molin. Apparato riproduttore. LI Anche in questa specie la posizione degli organi genitali è, a un di- presso, la medesima della 7. circumvallata; l'apparato maschile è con- tenuto nel segmento anteriore della proglottide ed il femminile nel po- steriore. Organi maschili. I testicoli sono al numero di 16 a 20 e situati nella zona centrale; 5; (ly SEC di forma ovoide, hanno un diametro che può oscillare fra mm. 0,029- 0,044. Si compongono di un involucro e d’un contenuto; questo pre- senta tutti gli stadi di sviluppo degli elementi spermatici. Da ciascun testicolo si stacca un sottile canalino efferente, leggermente tortuoso, il quale converge verso il centro della proglottide; tutti questi sottili canaletti, dopo un cammino più o meno lungo, vanno a sboccare nel principio del deferente; questo è situato quasi al centro della pro- glottide e si può dividere in due porzioni. La prima porzione è legger- mente sinuosa e sì porta obliquamente ed anteriormente verso il mar- gine della proglottide, nel quale è situato il seno genitale. La seconda porzione del deferente descrive numerosissime tortuosità; trovasi situata nel segmento anteriore della proglottide e vicino all’ovario. Il deferente penetra in seguito nella tasca del cirro; questa è globosa ed ha un dia- metro di circa mm. 0,071. Il deferente nel seemento interno della tasca descrive ancora qualche tortuosità, infine si continua col cirro, il quale è rivestito di numerosissime appendici rigide, dritte che si colorano in- tensamente; per questa caratteristica il cirro spicca fortemente nelle sezioni longitudinali orizzontali colorite con ematossilina jodata, come una grossa virgola oscura. Non ho riscontrato una vescicola seminale ben distinta; bensì ho trovato che le numerose circonvoluzioni che de- scrive la seconda porzione del deferente sono sempre ripiene di sper- matozoi, e probabilmente questa parte funziona come vescicola seminale. In una serie di sezioni longitudinali orizzontali di proglottidi molto giovani ho potuto vedere il cirro fortemente ricurvo verso la parete anteriore della tasca, mentre la sua ‘estremità è rivolta posteriormente verso il canale vaginale. In altre sezioni si vede l’estremità del cirro, guernito delle sue appendici rigide, intromesso per un certo tratto nella vagina tanto da costituire una vera îmmissio penis, come ha constatato e descritto il Leuckart per la Zaenia echinococcus. (15, pag. 399, fig. 164). Organi femminili. Anche in questa specie l’ovario trovasi vicino al margine anteriore della proglottide; è piuttosto voluminoso e di forma globosa, qualche volta irregolarmente diviso in due metà; componesi di un involucro proprio e di un contenuto formato dalle cellule madri delle ova. Dalla parte mediana dell’ovario si stacca un breve ovidutto , che si dirige posteriormente incontro al canale seminale; con uno dei suoi Jati l’o- vario trovasi in rapporto con la porzione tortuosa del deferente. La glandola dell’albume trovasi posteriormente all’ovario circa nel mezzo della proglottide; anch’essa ha forma globosa e, qualche volta, irregolarmente divisa in due metà; dalla sua parte mediana si stacca un breve vitellodutto, che si dirige anteriormente. Una piccolissima glandola del guscio è posta tra l’ovario e la glandola dell’albume ed è visibile soltanto per due sezioni consecutive; nelle se- Ma zioni longitudinali orizzontali sì scorge che le glandole unicellulari, che ne formano l’ammasso, sboccano nell’ovidutto. L’utero (fig. 15) si forma molto presto ; nelle proglottidi mature occupa tutto lo strato mediano e componesi di una vasta cavità imperfettamente suddivisa in numerose e piccole cellette, da tessuto parenchimatoso, nelle quali si trovano le ova con le larve. Le ricerche finora eseguite non mi hanno dato risultati soddisfacenti circa il modo di formazione dell'utero. Le ova (fig. 8) sono pressochè sferiche, con un diametro maggiore di millim. 0,055 ed uno minore di mm. 0,046 ; il guscio è spesso e sì compone di tre strati: l’esterno è sottile, ìîl medio è di uno spessore maggiore e presenta numerose puntesgiature oscure e granulazioni ; l’interno è pure sottile e non presenta struttura apprezzabile. La larva è di forma leggermente ellissoide con un diametro di mm. 0,033; gli uncini di regola sono sei e lunghi mm. 0,017. Krabbe (1, pg. 91) dà per gli amuli embrionali la lunghezza di mm. 0,012 a mm. 0,017. La vagina nel principio è alquanto ricurva, rivolta verso la tasca del cirro e leggermente dilatata; si assottiglia di poi e, al livello della parte tortuosa del deferente, descrive anche qualche sinuosità; in seguito ‘ si dilata in un ampio receptaculum seminis, a pareti spesse e, nelle pro- glottidi giovani, sempre ripieno di spermatozoi; il ricettacolo del seme è lungo mm. 0,106, largo mm. 0,039; col suo lato interno trovasi in rapporto con l’ovario. Un sottile canale seminale si stacca dal ricettacolo del seme e si di- rige verso l’ovidutto; lo sbocco in questo però non mi è riuscito vederlo distintamente. Taenia nigropunctata nov. sp. Considero come appartenenti ad una nuova specie alcuni esemplari caratteristici per la struttura dello scolice, per una macchia oscura nel margine di tutte le proglottidi mediane e mature e per la forma del- l'utero. La lunghezza di due esemplari con proglottidi mature è di mm. 140; alcuni presentano dimensioni minori. Lo scolice (fig. 3) è piccolo, rotondeggiante, qualche volta leggermente acuminato alla sua estremità; il diametro trasverso, preso nel mezzo delle ventose, è di mm. 0,382. Le ventose (fig. 3, V) sono laterali, leggermente ellissoidi con un dia- metro maggiore di mm. 0,166 ed uno minore di mm. 0,137. Nello scolice niuna traccia nè di tromba, nè di uncini. Il collo è breve, circa della medesima larghezza dello scolice. Ben presto comincia ad apparire una fitta striatura trasversale, accenno delle prime proglottidi, = ga Le proglottidi giovani sono di forma rettangolare, lunghe mm. 0,5, larghe mm. 1,0; le più avanzate sono pressochè quadrangolari con una lunghezza di mm. 2 ed una larghezza ai mm. 1,5. Le proglottidi mature invece presentansi molto allungate ed il loro diametro longitudinale supera di molto il trasverso; esse sono lunghe mm. 2,5 ed anche mm. 3, larghe mm. 1. Le proglottidi mature, osservate a luce diretta e con debole ingran- dimento, nel loro margine anteriore presentano una macchia bruna, dalla quale si diparte una linea ondulata più chiara, la quale termina nella metà posteriore della medesima proglottide con due rigonfiamenti laterali. Osservando invece una preparazione permanente al balsamo, resa prima trasparente con creosoto ed a luce riflessa (fig. 1 772) sì scorge che quella linea ondulata appare invece più oscura, come un tubo , il quale nella metà posteriore della proglottide presenta quei due ri- gonfiamenti, i quali comunicano fra di loro per una porzione me- diana più ristretta; i rigonfiamenti con la parte mediana rappresentano l’utero. La macchia bruna, il cui diametro trasverso è di mm. 0,264, non caratterizza soltanto i segmenti maturi, ma comincia ad osservarsi anche nei giovani, ed in questi è quasi ricoperta dal margine posteriore della proglottide che la precede. In generale la forma delle proglottidi mature è rettangolare allungata; però in qualche esemplare osservasi che il margine anteriore presenta una larghezza minore del margine posteriore. Le aperture genitali sono irregolarmente alterne. Anche in questa specie l’apparato riproduttore maschile trovasi nel segmento posteriore della proglottide. I testicoli sono al numero di dodici ed egualmente distribuiti ai lati dell'utero; quelli più vicini alla linea mediana sono in rapporto col mar- gine posteriore di quest’organo; la loro forma è sferica ed anche ova- lare con un diametro di mm. 0,058. Da ciascun testicolo si origina un sottile canale efferente, che si di- rige verso la linea mediana; l'andamento dei canalini efferenti è legger- mente ondulato, confluiscono uno nell’altro per formare tronchi mag- giori di numero variabile, per lo più due o tre per lato; i tronchi maggiori si dirigono verso la linea mediana per sboccare nel deferente, che anche in questa specie può dividersi in due porzioni. La prima porzione dalla linea mediana si porta trasversalmente verso uno dei margini della proglottide. Al livello circa del margine anteriore dell’u- tero, comincia la porzione tortuosa del deferente, che dopo aver de- scritto numerosi giri, si porta trasversalmente verso la tasca del cirro dove penetra. Nelle giovani proglottiai, penetrato il deferente nella tasca, mostra un’ampia dilatazione ampolliforme, vescicola seminale, la quale è lunga mm. 0,176 e larga mm. 0,098, e comprende buona parte della 2 40— tasca del cirro. Al lato esterno della vescicola seminale si origina il cirro, che si prolunga fino al seno genitale. La tasca del cirro è allungata e piriforme, lunga mm. 0,313, larga mm. 0,137. — Nelle proglottidi più avanzate e nelle mature non è più visibile la vescicola seminale e la tasca è molto ridotta. Osservando con forte ingrandimento una sezione trasversa di proglot- tide matura a livello della macchia bruna, si scorge che essa è in gran parte formata da numerosissimi corpuscoli di forme svariatissime, ro- tondi, allungati, a bastoncello, di color bruno alcuni e tendenti al gial- lognolo altri. Con lo stesso ingrandimento osservando una sezione tras- versa condotta nel mezzo della proglottide matura, si osserva che il tubo contorto è un cilindro ed è formato di numerosi filamenti che si colo- rano intensamente , i quali dalla periferia si portano verso il centro obliquamente; una piccola cavità scorgesi nell’interno. Nelle rimanenti sezioni della medesima proglottide non scorgesi traccia nè di ovario, nè di glandola dell’albume, nè di glandole del guscio; probabilmente tutti quei numerosi corpuscoli oscuri e giallognoli che osservansi nella mac- chia bruna di tutte le proglottidi debbonsi ad una metamorfosi regres- siva delle glandole genitali femminili; però le mie osservazioni su questo punto debbono ancora essere completate con sezioni di proglottidi gio- vanissime; ciò che farò in un prossimo lavoro sulla morfologia delle Tenie degli uccelli, gruppo interessantissimo di Cestodi, finora mal co nosciuto nella loro struttura anatomica ed istologica. L’utero è visibile nelle proglottidi giovanissime; in quelle più mature è allungato trasversalmente, ed una profonda incisura nel suo margine posteriore lo divide in due metà; il suo diametro trasversale è di mm. 0,490. Le ova (fig. 2) mature sono piuttosto grandi; il guscio componesi di tre strati: l'esterno è sottile, il medio è il più spesso ed è finamente pun- teggiato di oscuri granuli, l’interno è pure sottile, ma più spesso del- l’esterno. L’ovo ha un diametro di mm. 0,062. La larva è leggermente ellittica con.un diametro maggiore di mm. 0,046 ed uno minore di 0,040. Gli uncini embrionali sono sei e lunghi mm. 0,015. La diagnosi di questa nuova specie può essere la seguente: Caput rotundatum conoideum, inerme, acetabulis lateralibus ellipticis. Collum breve. Articuli supremi rugaeformes, subsequentes rectanguli, ultimi elongati macula subnigra antice notati. Aperturae genitalium marginales, vage alternae. Longit. mm. 140; latit. mm. 1,5. Taenia pluriuncinata nov. spec. Il Megnin (3) ed il Piana (4) quasi contemporaneamente fecero cono- scere due nuove specie di Tenie parassite dei polli, la cui principale Lippo caratteristica è di avere il cercine delle ventose armato di parecchie file di uncini disposti concentricamente. Anche nelle quaglie ho trovati molti esemplari di Tenie che presenta- vano la medesima caratteristica. La lunghezza di questi parassiti non oltrepassa i mm. 105. Lo scolice (fig. 4) è piccolo, quadrangolare, allungato; la larghezza, misurata su di un esemplare un poco compresso per la pressione del copri- oggetto, è di mm. 0,313; l’altezza supera di poco la larghezza. Le ventose sono laterali, piccolissime, ovalari, con un diametro mag- giore di mm. 0,098, e trovansi nel terzo anteriore dello scolice; il loro cercine è armato da 6 ad 8 ordini di uncini disposti concentricamente; la grandezza però di questi non è la medesima ed alcuni sono più grandi ed altri più piccoli. La forma però è circa la stessa; (fig. 4 d) il manico è corto e termina ottuso; la guardia è ridotta ad un semplice mammellone; la lama è ricurva e termina acuminata. Lo scolice inoltre è provveduto di una proboscide esertile, ed alla sua metà circa è armato di una duplice corona di uncini; alcuni di questi sono più grandi ed altri più piccoli; inoltre sono disposti alternativa- mente in modo che le ‘loro estremità trovansi tutte al medesimo livello. Gli uncini più grandi sono lunghi circa mm. 0,008 ed i piccoli mm. 0,005. Per la forma, gli uncini della proboscide si accostano molto a quelli della 7. circumvallata (fig. 4 a) il manico è piccolo e forma con la lama un angolo di poco superiore al retto; la guardia è fortemente ri- carva verso la lama ed acuminata; la lama è larga, leggermente curva verso il manico ed appuntata alla sua estremità. Allo scolice segue un collo più sottile di questo, breve, sottile e lungo mm. 2,5; sul vivente però dev’essere molto maggiore la lunghezza, inquantochè essendo in gran parte formato di fibre muscolari longi- tudinali, si contrae fortemente quando s’immerge l’animale nel liquido fissatore. Le proglottidi giovanissime sono larghe mm. 0,323, lunghe mm. 0,200. Le proglottidi mediane invece presentano dimensioni molto maggiori e la loro forma è trapezoide; sono larghe mm. 3; le ultime mm. 2 e lunghe mm. 1 circa. Le aperture genitali sono irregolarmente alterne. Sopra sezioni longitudinali orizzontali di proglottidi mature ho veduto ripetersi lo stesso fatto osservato nella 7. circumvallata cioè la diretta continuazione fra cirro e vagina. La tasca del cirro è piriforme, lunga mm. 0,127, larga mm. 0,020. La vagina è dilatata nella sua porzione iniziale. L’utero (fig. 14, U, Ur) si presenta della medesima forma che nella T. circumvallata. Nelle proglottidi mature riempie tutta la zona cen- trale e si compone di numerosissime cellette, suddivisa ciascuna in cavità secondarie; in ognuna di quesie si contiene un ovo con la Ri er larva. La struttura delle cellette uterine, che in media hanno un dia- metro di mm. 0,088, è circa la stessa di quella descritta per la 7. cir- cumvallata. Le ova (fig. 7) sono piccolissime con un diametro maggiore di mm. 0,022 ed uno minore di mm. 0,016. La larva è di forma pressochè sferica con un diametro di mm. 0,009. Il guscio delle ova è sottile e dalla sua parete si staccano dei sotti- lissimi filamenti che si portano convergendo verso la larva. La 7. botrioplitis, descritta dal Piana (4, pg. 387, fig. 1, 1» a) arriva alla lunghezza di mm. 200 ed alla larghezza di mm. 3; la testa è ri- gonfia con un diametro trasverso di mm. 0,35; le ventose trovansi verso la parte anteriore dello scolice e sono armate di 7 ad 8 ordini concen- trici di uncini; la forma però di questi è diversa da quella degli esem- plari delle quaglie e basta esaminare la figura del Piana (4, fig. 3) per convincersi di questo fatto. La proboscide della 7. botrioplitis è armata di una sola fila di uncini (4, fig. 2), che per la forma avvicinansi molto agli uncini innanzi descritti nei Cestodi delle quaglie; però in questi ultimi la fila è duplice. Le aperture genitali nella 7. botrioplitis sono tutte poste da un me- desimo lato. La 7. echinobothrida (3, pg. 35) è lunga mm. 100 e larga da mm. 1 a 2. La testa è piccola, cubica, larga da mm. 0,25 a mm. 0,30. Le ven- tose però sono grandi e ciascuna occupa una delle faccie laterali tutta intera; inoltre il loro cercine è armato di sept rangs de crochets en ai- guillons de rosier. La faccia superiore dello scolice è scavata da un in- fundibolo, che a metà della sua altezza è suernito di una duplice corona di uncinì piccolissimi, la cui figura, come rilevasi nella tav. V, fig. 2 D, sì avvicina a quella dei parassiti delle quaglie. Collo nullo ed i primi anelli hanno la stessa larghezza della testa, che però ben presto sor- passano. Da queste brevi descrizioni si può rilevare che i parassiti delle qua- glie non sì possono identificare nè con l’una, nè con l’altra specie, quan- tunque abbiano caratteri comuni con entrambe. Ed invero si accostano alla 7. botrioplitis per la forma e dimensione dello scolice, per la larghezza delle proglottidi e per la presenza del del collo che può essere più o meno lungo; se ne differenziano per la posizione degli orifizi genitali, per la duplice corona di uncini della proboscide, per la diversa forma degli uncini delle ventose e per la lunghezza minore. Si avvicinano alla 7. echinobothrida per la posizione degli orifizi genitali, per la lunghezza degli esemplari, per la duplice fila di uncini della proboscide e per la forma degli uncini delle ventose; se ne differenziano per la forma e dimensione dello scolice e delle ven- tose, per la presenza del collo e per la maggior larghezza degli articoli maturi, dg Si potrebbe dire che si tratti di una specie intermedia, avendo essa alcuni caratteri comuni con quelli della 7. botrioplitis ed alcuni con quelli della 7. echinobothrida. Credo perciò di trattarsi di una specie non ancora descritta e che chiamerò 7. pluriuncinata, la cui diagnosi può essere la seguente: Caput tetrogonum, oblongum, acetabulis anticis. Uncinulorum corona duplex, quorum majores longit. mm. 0,008, mi- nores mm. 0.005. Ora acetabulorum armata. Collum breve. Articuli trapezioidei magis lati quam longi. Aperturae genitalium marginales, vage alternae. Longit. mm. 105; latit. mm. 3. x La forma dell’utero però è abbastanza uniforme nelle tre suddette specie ed è la medesima di quanto ho descritto per la 7. circumvallata (fig. 14). Il numero delle specie di Tenie degli uccelli finora studiate è troppo esiguo per poter permettere qualche considerazione generale sulla loro struttura. Con tutto ciò son d’avviso accennare a qualche fatto messo in rilievo in questi ultimi tempi e che mi sembra di una certa im- portanza. Il Krabbe nella sua classica opera sulle Tenie degli uccelli propone di riunire in un gruppo ben distinto le specie 7. cesticillus, circumval- lata, australis, circumcincta, Urogalli , crassula , leptosoma, frontina, tetragona; i caratteri che il Krabbe assegna loro sarebbero : una probo- scide emisferica guernita di numerosi e piccoli uncini, disposti in due serie. Si può anche aggiungere la grande rassomiglianza nella forma degli uncini delle suddette specie. L’idea del Krabbe riceverebbe una conferma nella ‘uniforme struttura dell’utero di qualcuna delle specie finora studiate. Lo stesso Krabbe (1, pag. 367) accenna a questo fatto, dicendo: Les oeufs semblent se developper en forme de groupes. Nella descrizione della 7. circumvallata ho già accennato alla strut- tura dell’utero. Il Krabbe (2), in un altro lavoro pubblicato nel 1882, nella tav. II, fig. 58 e 62 dà i disegni di proglottidi mature della 7. tetragona e della T. Urogalli, che rassomigliano moltissimo a quanto ho descritto per la T. circumvallata. Relativamente alla 7. tetragona, Molin per il primo già aveva accen- nato il fatto che negli anelli maturi le ova sono contenute in capsule formate da una membrana trasparente senza struttura; ciascuna capsula contiene da 5 a 20 ova. Per la forma degli uncini della proboscide e per la forma dell’utero ELENCO DELLE OPERE CITATE NEL TESTO 1. H. KRABBE. — Bidrag til Kundskib om Fuglenes Baendelorme. Vidensk. Selsk. Skr. 5. Raekke nature og matemat. Afd. 8, Bd-< VI. 2. H. KRABBE. — Nye Bidrag lil Kundskab om Fuglenes Baendelorme. Vidensk. Selsk. Skr. 6. Raekke nature og matemat. Afil. ara 3. P. MEGNIN. — De la caducité des crochets et du scolex lui-méme chez les Tenias. Journal de l’Anatomie et de la Physiologie. Dix-septienne année, 1881. 4. G. P. PIANA. — Di una nuova specie di Tenia del gallo domestico (Taenia botrioplitis). Memorie dell’Accademia delle Scienze dell’Istituto dì Ba- logna. Serie IV, tomo II. 5. F. DUJARDIN. — Histoire naturelle des Helminthes ou Vers intestinaux. Paris, 1845. 6. C. DAVAINE. — Traité des Entozoaires et des maladies vermineuses. Paris, 1860. 7. E. PERRONCITO. — I parassiti dell’uomo e degli animali utili. Milano, 1882. 8. K. M. Dirsingo. — Systema Helminthum. Vindbonae, 1850, Vol. 1. 9. F. ZscHOKKE. — Ein Beitrag zur Kenntniss der Vogeltaenien. Centralblatt f. Bakt. u. Parasit. II Jahrgang, 1888, I Bd. 10. PAGENSTECHEL. — Zur Naturgeschichte der Cesto den. Zeit. w. Zool., 30 Bd. ll. FENERFISEN. — Beé/rdige zur Kenntniss der Taenien. Zeit. f. w. Zool., Bd. XVIII. 12. F. ZscHoKKE. — Recherches sur la structure anatomique et histologique des Cestodes. Genève, 1888. 13. H. KRABBE. — Traeppens Baendelorme. Vidensk. Meddel. naturh. Forening, Kjòbehavn 1868. Middelelser, 1867. 14. GoezE. — Naturgeschichte der Eingeweidewurmer. Blankenburg, 1782. 15. R. LEUCKART. — Die Parasiten des Menschen. Leipzig und Heidelberz, 1879-1880. 3521 - Tip, Guadagnini e Candellero, via Gaudenzio } errari, 3 - Torino, Bollettino dei Musei di Zool. ed Anat. Comp. di Torino. , Vol.V. PLEEEIEEEENETATITIITITILIIIITIIITI Fig. 14. Giai TN ia tate pra strage ii Ci sE = ua e È - fs FAI i = ) so = n ‘D “ig CIO GR: ì EDO fin) N LT } A SARE IR a ) fn SR (O 900000 Ta] / / | il T Crety dis. dal vero. : Lit Salussolta, Torino Ò B x ci Rie > x jp —._ BOLLETTINO Musei di Zoologia ed Anatomia comparata della R. Università di Torino N. S9 pubblicato il 15 Ottobre 1890 VOLA D° DANIELE Rosa Eu erp diettraa. international scientific lingua super natural bases. I am convinced that any really efficient new înternational language which is to be ela- bored for practical use in science must be based upon a modified Latin vocabulary and a simplified modern grammar. G. J. H\NDERSON — Lingua. N. B. — Indications pour faciliter la lecture des pages qui vont suivre. Article determine /e, plur. Zes; indeterminé un. Les substantifs sont de- rivés du genitif singulier latin, en retranchant les desinences e, è, és, us. Les adjectifs sont derivés, suivant la méme règle, du genitif singulier masculin. Pluriel es ou s; signe du genitif de, signe du datif ad. Les verbes ont pour toutes les personnes à l’indicatif présent la desinence ar, er, ir, a ’imparfait ada, eba, iba, au participe present ant, ent, ient, au participe passé d, é, <; l’au- xiliaire du verbe actif est toujours haber, le passif se forme au moyen du verbe star (= lat. esse). Vol signifie le futur, ve? le conditionnel (ex. él ve?l facer = il ferait). Hom equivaut au frangais on et à l’allemand man. Les pro- noms personnels sont me, fe, # (ia), nos, vos, ils (ilas), les possessifs meî, tui, sui, nostr, vestr, lor ; les autres pronoms sont pris du latin et quand dans cette langue ils sont déclinables ils sont pris du nominatif singulier masculin convenablement tronqué. Les adverbes, prépositions et conjonctions sont comme en latin. In le octobr 1887, le American Philosophic Societàt de Philadelphia eligeba un comitàt componé ab Messrs. D. G. Brinton, Henry Philipps N.B. Le reproduction de ist opuscul star licit, et le auctor vol star mult grat ad les periodics qui vol contribuer ad le propagation de ist proposition. PR I Junior et Munroe B. Snyder cum mandat de referer super le scientific utilitàt de le Volapùk. Hom poter léger le relation de le comitàt in le anglic hebdomadari Nature, vol. XXXVIII , pag. 351, 1888. Ex ist relation apparer quod les membres de le comitàt haber concludé quod le Volapik non poteba servir sicut international scientific lingua. Praeterea, ampliànt les limites de le lor mandat, ils haber exponé les bases super les qual un international lingua vell deber star constitué, Ils haber affirmà quod les tempors staba jam matur pro cogitar le adoption de un tal lingua, et haber proponé quod le relation vell star communica ad les principal academias et scientific societates de tot le mund, invocant le lor auxili. Ist proposition haber stà adoptà in le meeting de le 6 januari 1888 et le relation haber stà communicaà ad mult scientific corporationes, sed le resultàt apparer non haber respondé ad le expectation, Me haber referé ist fact quia il demonstrar quod si un tant eminént societàt haber credé deber assumer ist initiation, id significar quod le idea de un international lingua non deber a priori star relega in le numer de les chimeras. Le babelic confusion de les scientific linguas star nunc ad le sui apogé. Nos haber scientific publicationes in latin , italian, francés, germanic, anglic, hispan, lusitanic, hollandic, danic, svecic, norvegie, rossic, po- lonic, finlandic, bohemic, magiar, croat etc. ete., et nihilhominus pauc doctes poter legere plus quam quat vel quinq linguas. Le mal qui nascer star grand, et star urgent studer un remedi. Ist necessitàt star universe senti sicut les mult tentamins qui haber sta facé in ist ultim tempors cum evidentia demonstrar. Me haber jam loqué de le tentamin facé ab le philosophic societàt de Philadelphia. Star etiam inutil memorar le VoZapvk excogità ab le hel- vetic pastor Schleyer. Sed nos poter citar le /n/ernaciîa de D' Samenhof (Esperanto) de Varsavia, le Pasilingua de P. Steiner, le Lingua de G.J. Henderson, le SpeZîn de G. Bauer, le Liîngualumina de F. W. Dyer, le Wor/d-English de A. Melville Bell etc. Nos vol loquer plus ultra de ist tentamins, hic nos haber cità ils, quia ils star un sign de les tempors. Nunc les remedies possibil contra le mal star tre: 1° Adoptar un vivént lingua; 2° Adoptar un extinct lingua; 3° Crear un nov lingua. Le prim solution star le plus natural, sed ob le pervadént chauvi- nism non haber pro se aliq probabilitat. Un extinct lingua non suscitar ist animadversion. In omn les partes de Europa star publicà adhuc nunc mult scientific opers in latin, le sol Z20K7 ge è extinct lingua qui vell poter star adoptà. Sed me non sperar le adoption de ist lingua. Le latin haber sta mult saeculs le universal lingua de les doctes, il haber nunc stà relinqué ob mult causas, praesertim ob le sui difficultàt et quia il non staba apt ad exprimer le modern forma de co- gitation. Restar nunc le treesim via: crear un nov lingua. Hic nos reperir un grand difficultàt. Hom objectar quod creànt un nov lingua le confusion vol crescer, quia le necessitàt de leger les anterior opers et etiam ils qui vol star publica in alter linguas usque ad le tempor mult longinqu de le sui universal adoption vol adhuc permaner, ita ut le sol resultat vol star: adjunger un nov lingua ad ils qui jam exister. Praeterea hom objectar: un international scientific lingua vol nun- quam star adoptà nam un auctor vol nunquam scriber in un nov lingua qui non poter star legé nisi ab les pauc doctes qui haber studé le sui grammatica; quando un auctor scriber in un extrane lingua, il adoptar le lingua qui poter star legé ab le plus grand numer de doctes. Ambo ist objectiones star mult rational, me deber id recognoscer. Un ideal international lingua qui vell poter effuger ad ist objectiones et ad mult alters deber satisfacer les sequént conditiones: 1° Il deber star facile legé ab omn les doctes sine praeparation aut jam post le lectura de pauc lineas de praeliminari explication, 2° Il deber star scribé sine difficultat post le lectura de pauc pagiînas de explication et sine le necessitat de un nov lexic, Nunc star possibil invenir un simil lingua? Me creder quod hom poter responder affirmative. Id star possibil acceptànt les bases adoptà ab Henderson in le construction de le sui « Lingua » et qui poter star sic resumé: un latin vocabulari combinà cum un modern grammatica. Sed le « Lingua » de Henderson praesentaba mult inutil difficultates et aliq irrational processes. Me sperar haber vità ist incommods in le lingua qui me hic submitter ad le judici de les mei collegas. Le lector qui haber perveni usque ad ist punct de le praesent opu- scul poter jam judicar si ist nov lingua responder aut non ad le prim condition. Circa le secund condition le lector vol judicar quando post haber legé le sequént grammatica il vol facer le experiment de traducer in ist nov lingua aliq paginas de le sui natural lingua. pr e GRAMMATICA DE LE NOV LATIN PART I. — Morphologia (*). 1. Non exister decZinationes. 2. Le genîtiv et le datîv star indicà cum de et ad. 3. Le plural star indicà cum es vel s: les substantivs et les articuls haber semper le plural, les adjectivs et pronomins haber le plural solum quand ils non star conjungé ad un substantiv. Le selection inter s aul es non haber fix normas, il star dictà ab phonetic considerationes, ab le necessitàt de vitar formas simil ad le singular nomi- nativ latin, ab le opportunitàt de obtiner formas simil ad les latin plurals etc. 4. Exister un feminin gener ad indicar les personas et animals de feminin sex, caeterum le gener star unic. 5. Articul defini /e, plural /es, indefini un. 6. Les substantivs star aequal ad le genitiv singular latin sine les terminationes e, i, is, us. Ex. — tabula(e), puer(i), corpor(is), fruct(us) (4° decl.), die(i), judic(is), ju- dici(i) etc. 7. Les adjectivs star derivà sequent le regula (6) ab le genitiv sin- gular masculin. Circa le plural vider le regula (3). 8. Les adjectivs qui haber sens de substantivs haber semper le plural (3) et si ils exprimer un persona vel un animal de feminin sex (4) ils star derivà ab le feminin singular genitiv. 9. In loc de les adjectivs derivà ex les participies hom poter ad libitum sumer les participies de le nov latin (vider ultra (18)). 10. Les grades de comparation poter star ad libitum servà aut indicà cum particulas (plus, mult, vere etc.). 11. Les cardinal numers star les ips latin cardinales abbrevià et adaptà ad le modern numeration. Un, du, tre, quat, quinq, sex, sept, oct, nov, dec, dec-un, dec-du... vigint, trigint, quadragint... cent... mill... un million... etc. 12. Les ordinales star formà adjungént ad le cardinal le termina- tion esi: ex. duesim, treesim, quatresim, centesim; subsister tamen les prim ordinales: prim, secund, terti etc. formà sicut les adjectivs. 13. Non exister les distributivs (bini, terni, deni etc.). (*) Ist lingua star pronuncià sicut le latin. Le transformation de les latin in nov latin vocabuls non mutar la position da les accents. a Subsister les prim mu/tiplicativs: semel, bis, ter, les alters star in- dicà cum vic, plur. vices vel cum fempor: ex. tres vices (= lat. ter), quat tempors (= lat. quater). 14. Personal pronomins: Me te, il ila (4), nos, vos, ils ilas (3) (*) cum le re/lexivs: "ol wu 15. Possessivs: Mei, tui, sui, nostr, vestr, lor (ex il-lor-um). Les personals pronoms non variar; sic: Me = ego et me, fe=tu et te etc. 16. Les a/lters pronomins star les latin pronomins abbrevià; ils qui in latin star declinabil star derivà ab le nominativ masculin. Ad ists hom poter adjunger a ad indicar le feminin sex (4) quand ils non star conjungé cum un substantiv, et s aut es ad indicar le plural (3). Ex. — îst (lat. iste, a, ud), #7 (lat. ille, a, ud), a/fer (lat. alter, a, um, et alius, a, um), #d (lat. id et hoc), qui (lat. qui, quae, quod) cum les formas il qui, ila qui, id qui, de qui (lat. cujus) etc., quicung (quicunque, quae- cunque etc.), qui? (lat. quis? quae? etc.), alig (aliquus) cum les formas aliqun, aliquna, aligre, omn, quidam, nihil, null, tal, qual, tant (lat. tantus et tot), quant (quantus et quot) etc. (**). 17. Les verdes desiner in le infinit mod in ar, er, îr. 18. Les primitiv formas de les singul conjugationes star quat: ar er îr cum le constant auxiliari hader et les praefixes vo aba eba iba (futur) et vez (conditional) qui star deriva ex le latin ant ent ient volo et vellem. duo 4 Ex. — amar = aimero — to love me, te, nos etc, amar Jaime, tu aimes etc. i love, thou lovest etc. (9 amaba J'amais i loved haber amd j'ai aimé i have loved habeba amd j'avais aimé i had loved vol amar J'aimerai i shall love vol haber amd jaurai aimé i shall have loved vell amar J'aimerais i should love vell haber ama jaurais aimé i should have loved amant aimant loving habent ama ayant aimé having loved (passiv) amd aimé loved 19. Hom vider quod nos haber un sol forma pro tot les personas. 20. Le passîv star formà adjungént ad les activ formas de le verb star (qui significar esse) le participi passiv de le verb. (*) Ad ist personal pronomins me haber adjungé hom, ex le latin homo (= franc. on et german. man). (**) Mult latin pronomins poter star traducé etiam cum circumlocutiones. (***) Les personals pronomins, si star absent un alter subject, deber nun- quam star omitté, ils deficer solum in les impersonal verbs: pluer, ninger ete. e 6a Ex. — mestarami = je suis aimé >> i am loved staba amd jPétais aimé i was loved - haber sta amd Jai èté aimé i have been loved habeba sta ama j'avais été aimé i had been loved vol star amà Je serai aimé i shall be loved vol haber sta ama J'aurai été aimé i shall have been loved vell star ama je serais aimé i should be loved vell haber sta amd j/aurais été aimé i should bave been loved stant ama étant aimé being loved habent sta ama ayant été aimé having been loved amd aimé loved 21. Les m20ds et les tempors qui non star supra enumerd star traducé cum les formas plus conveniént inter ils qui nos haber supra retiné. 22. Le franformation de les latin verbs în verbs de le nov latin desinént in ar er ?îr accider sequént ist regulas: a) Les regular verbs perder solum le desinentia e. — Ex.: amare), timer(e). b) Les irregular verbs star transformà sequént le indicativ im- perfect — sic nos haber: poter, imperf. poteda (lat. posse, potebam), voler, voleba (lat. velle, volebam), ferer (lat. ferre, ferebam); praeterea nos haber les defectivs oder (lat. odisse), meminer (meminisse) etc. Le verb esse nimis irregular star substitué cum le verb star (hispan. estar). c) Les deponents star transformà sequént le secund persona de le indicativ — sic fer (= utor, uter-is), 70rîr. (morior, morir-is), hortar (hortor, hortar-is) etc. d) Les reflex verbs star obtiné adjungént ad le activ forma le pronomin personal me, te, se etc. — sic: ramus frangiîtur devenir: le ram se franger. e) Les impersonal verbs star traducé cum star (p. es,: star dicé = lat. dicitur) aut cum Rom (hom dicer, fr. on dit, germ. man sagt). 23. Les adverbdies star sicut in latin. — Hom poter substituer ad les adverbies deriva ex adjectivs aut participies, les ips nov-latin adje- ctivs aut participies. In les grades de comparation les adverbies sequer le regula de les adjectivs (10). 24. Les praeposttiones star sicut in latin, sed le signification de aliq inter ils deber star limità acceptànt le plus commun sens: sic 7 significar solum stat in loc (non contra), 00 exprimer causalitàt etc. — Plures poter star traducé cum brev periphrases. 25. Conjuncliones et interjectiones, sicut in latin, ee PART II. — Sintax. Un quisq poter sequer le sintax de quilibet neo-latin aut anglo-saxon lingua, observànt les sequént regulas: 1. Sequer le ordin plus logic. 2. Evitar les idiotismes et les metaphoric expressions qui non star universe intelligibil. 3. Aboler tot les vocabuls aut particulas qui il vider non star ab- solute necessari ad le comprehension. Ist ultim regula star mult importànt — sic les praepositiones de (gen.) et ad (dativ) post un verb vel un alter praeposition deber star omitté quand ils non star necessari. Vocabulari. Un nov-latin lexiîc star complete inutit. — Un quisq cum le even- tual auxili de un parv latin lexic poter formar sine difficultàt les nov- latin vocabuls. Le nov-latin vocabulari deber star formà cum les sequént elements : 1. Latin vocabuls (includént les scientific, scholastic, legal etc. ter- mins). 2. Vocabuls non vere latin sed derivà ex le latin (aut ex le graec). Ist vocabuls deber star reducé ad le forma qui ils vell haber in latin et deinde transformà in nov-latin vocabuls sequént les regulas qui nos haber exponé supra. 3. Vocabuls non derivà ex le latin aut ex le graec sed qui star jam international, et qui haber in les singul linguas divers formas. Ist vo- cabuls star transformà aliquant arbitrarie reducént ils ad le plus simplic forma. 4. International vocabuls, latin aut non, qui in tot les linguas servar le forma qui ils haber in le lingua unde ils haber stà deriva. Ist vocabuls star adoptaà sine modification et cum le original orthographia. Les vocabuls de le prim categoria deber praevaler super les alters. Sed quand’ils deficer aut star nimis parum cognit hom deber adoptar ils qui pertiner ad les sequént categorias seligént ils qui star plus in- ternational. Un vocabul star international solum quand il star inveni simul in anglo-saxon et in neo-latin linguas. Hom poter etiam formar composit vocabuls sicut in german et in anglic. Ex.: dulc-aqua-pisces, vapor-machina etc. Si hom deber introducer nov verbs ils deber desiner in ar. Ex.: te- legraphar, telephonar, microscopar, etc. MSA Aliq latin verbs deber mutar vel ampliar le lor signification. Ex. star significar in nov latin esse, apparer significar videri , alter modifica- tiones poter star successive introducé sed solum quand ils star absolute necessari, Le « Lingua » de Y. G. Henderson. Hom haber proponé in ist ultim tempors mult international linguas. Ist linguas, volapùk, pasilingua, spélin, internacia etc., haber .un commun character; ils non star absolute intelligibil si non ab il qui cognoscer le lor grammatica et le lor special vocabulari. Ob ist character ils non poter star adoptà sicut scientific lingua, nam le seriptor voler star intelligé ab le plus grand possibil numer de lectores. Le « Lingua » de Henderson star contra sufficienter intelligibil, il star fundà super les medesim bases sicut le nov-latin. Nos voler hic comparar les du linguas et notar les plus notabil differentias. Me haber implicite acceptà sine modification le latin a/pradet et le latin pronunctation. In futur aliq modificationes vol poter star introducé sed nunc star necessari non crear inutil obstaculs. Henderson contra introducer modificationes in le alphabet quia il voler saepe imitar le son de les exotic vocabuls qui il introducer in le lingua. Id star, me creder, un error. Nos cognoscer saepe les exotic vocabuls solum sicut ils star scribé, non sicut ils star pronuncià, ita ut si ils star scribé se- quént le pronunciation nos non poter recognoscere ils. Henderson derivarles substantivs et les adjectives ex le genitiv plural omittént les desinentias 72 vel rw sic: mensar(um), domino(rum), die(rum), gru(um), navi(um), ciner(um), bono(rum), felici(um), divit(um). In le nov latin derivant ist vocabuls ex le genitiv singular nos obtiner : mensa(e), domin(i), die(i), gru(is), nav(is), ciner(is), bon(i), felic(i), di- vit(is). Le resultàt star saepe identic sed le method de Henderson star plus difficil nam il qui non cognoscere mult bene le latin star saepe incert si le genitiv plural star orum, ium aut um etc.; star mult facil sumer cinerarum pro cinerum, pauperorum pro pauperum etc. Praeterea non star facil scire quand nos deber omitter w2 et quand rum, cur nos deber scriber puero(rum) et melior(um). Le p/ura/ in le lingua star etiam s vel es, les cases star etiam abolé , et indicà cum praepositiones. Ist praep. star pro le genitiv o (ex le anglic 07) et pro le dativ « (arbitrari); me haber contra adoptà de et ad qui star intelli- gibil sine explication; me creder quod nos deber vitar grammatical par- ticulas de non latin origin quia sic le selection vell star arbitrari. | _ Le articul determinà star etiam apud Henderson /e, sed il admitter un articul indefini a, qui, ut in le anglic lingua, star distingué ab un 00 = (definit unitàt). Ist distinction deficer in omn les non anglic linguas, et me non haber acceptà il. Les personal pronomins star apud Henderson me, tu, è, la, îd, nos, vos, ls; me haber adoptà non ‘vu sed fe, nam me voleba vitar les discordànt expressiones de fu, ad tu; il, ila, ils etc. star obtiné sequént le general regula de les pronomins (16). Les nov-latin verbs star omnino different ab ils de le Lingua de Henderson et, sicut me creder, mult magis natural et intelligibil. Hic Henderson haber absolute relinqué les natural bases et haber formà les verbal formas sequént processes qui star sine exempl in les Arian linguas et qui pertiner ad les Turanic agglutinativ methods. Sic ab le verb scr7d (= sceriber) il obtiner les sequént formas: Me scri’b-num, me scri b-num-i, me scri’b-num-ivi, me scri b-tum, me scri b-tum-i, me scri b-tum-ivi, me scri’b-qum, me scri’b-qum-i, me scri’ b-qum-ivi, me scri b-num-ivi-i, me sero b-tum-ivi-i, me scri’b- quum-ivi-i, scri'b-qu, es-scrib-tu etc. ll haber etiam composit-verbs qui praesentar formas sicut: /w-scî , fu-es-nosc, es-pati-i etc. Omn ist formas star anti-arian et non intelligibil sine explication. In le nov latin tot les verbes star reducé ad le forma de les activ regular verbes. Le indicativ praesent star aequal ad le infinit. (Sic etiam in anglic: we love, you love, they love = inf. to love; sic in german: wir lieben, sie lieben = inf. lieben). Le indic. imperfect star aequal ad le imperfect latin sine les desinentias variabil secund les personas; ex.: amaba(m), amaba(s), amaba(t),,amaba(mus) etc. Le participi passiv star etiam aequal ad le participi latin sine le desinentia; sic amd star derivà ex amatus, amata, amatum. Le participi activ derivar ex le participi activ latin sequént le regula de les nomins et adjectivs; sic amant ex amans, amant-is. Les alters mods et tempors star abolé vel exprimé anteponént particulas aut auxiliaries sicut in les anglo-saxon linguas et partim in les neo-latin linguas. Les alter discrepantias inter me et Henderson star de parv moment et me non voler hic insister super ils. Id qui me haber dicé star sufficiént ad demonstrar le differentia et le plus grand facilitàt de le nov Zatin. Sed Henderson haber stà le prim qui haber indicà ad nos le rect via, et non considerant les defects de le sui Lîngua, nos deber star grat ad il pro le sui fecund labor (°). (*) J. G. HENDERSON — Lingua, an international language. Tribner and Co' London, 1888, SCI AD LES LECTORES. Le nov-latin non requirer pro le sui adoption aliq congress. Omnes poter, cum les praecedént regulas, scriber statim ist lingua, etiam, si ils voler, cum parv individual modificationes, ils deber solum anteponer ad le lor opuscul un parv praeliminari explication sicut il qui star in le prim pagina de ist nota. Sic faciént ils vol valide cooperar ad le uni- versal adoption de ist international lingua et simul ils vol poter star legé ab un mult major numer de doctes quam si ils haber scribé in quilibet alter vivént lingua. Les lectores qui approbar ist schema star precà voler contribuer ad le sui diffusion (le reproduction de ist opuscul star liber) et mitter ad le scribént un visit-charta cum le littera A significànt solum approba- tion. D" DANIEL ROSA R. Zoologic Museum Torino (Italia). En vente chez Carlo Clausen, succ. Loescher - Turin, 3633 - Tip. Guadagnini e Candellero, via Gaudenzio Ferrari, 3 - Torina IR praa GAY Q n° MASTODONTE di Cagli so 9A ce Mi, AS TERAN î di trade alora; sth nidi y NUIT. TRE RATIVA dns di gv apo P9) Mi toro My; ag nea + Rini di od AS wii A Baht, US: i atlete alovtalzig rta sais ra Atti ser ia if atifotato Eri “tettoia. * i LIg di, esere - Lula Atto Mira anni algo sii CORK Ali Fugi de “iter ci "È af Mira Faces «canti ribalta. it pi dh Te Nfliveria Cio puri tion 46 riri dre ae i lagnoatra 2h itato; de î : | a ter" n Pi da 7 3 si Spia after Pi iinoriti _e-_ d Ò Mr - hg. Biiadiagiiri + pda aiena sr posi VNCEUN 6 VR e JAN 27 1891 seg BOLLETTINO Musei di Zoologia ed Anatomia comparata della R. Università di Torino N. DO pubblicato il 16 Ottobre 1890 vproW FILIPPO CANTAMESS \ Il MASTODONTE di Cinaglio d’Asti ed il MASTODON (7etralophodon) arvernensis NOTA PREVENTIVA Nel gennaio 1884 venne da me trovato e scavato uno scheletro quasi intiero di Mastodonte nelle vicinanze di Cinaglio, a undici chilo- metri circa da Asti, nelle sabbie plioceniche marine sovrastanti alle marne azzurre. Detto scheletro, in mirabile stato di conservazione, venne in seguito con diligenza riparato, ricomposto e paragonato con tutti i resti fossili di Mastodonti illustrati dagli autori e cogli altri resti tuttora giacenti inediti nei principali Musei d'Europa, facendone uno studio particolare, che ridussi in una Memoria che pubblicherò in esteso fra breve. La grande difficoltà che si incontra nello studio del Mastodon arver- nensîs, che rimase finora una delle più contrastate, venne inoltre ac- cresciuta dal difetto di studi generali coordinati e recenti che potessero servire di guida nel labirinto di opinioni e di osservazioni cotanto dispa- rate fra loro. Dalle fatte ricerche si ebbe la base certa di confronto dei caratteri distintivi della specie M. arvernensîs (i quali vennero variamente in- terpretati) coi caratteri che presenta la mandibola del Mastodonte di Cinaglio. La determinazione della specie, a cui appartiene il Mastodonte di Cinaglio, forma adunque lo scopo della Memoria. I caratteri distintivi finora ammessi dalla scienza, essendo circoscritti alla mandibola, fu ap- punto lo studio della medesima il nucleo principale di questo lavoro. Dall’esame dei fatti e dal complesso delle prove ottenute si dedussero le seguenti principali CONCLUSIONI: 1° Che il Mastodonte di Cinaglio appartiene alla specie Ma- stodon (tetralophodon) arvernensis, Croizet et Jobert; ma esso pre- senta nuovi elementi di osservazione che renderanno necessarie alcune mutazioni nei caratteri distintivi della specie. 2° Infatti, avendo l’ultimo molare composto di 6 gioghi, più i due talloni, costituisce una anomalia o una tendenza a forma di passaggio. 3° Inoltre, la sua sinfisi del mento è diversa da quella di tutte le mandibole di M. arvernensis finora conosciute, avendo uno sviluppo assai più considerevole ed essendo assai protesa in avanti con gronda parallela alla base e munita di una espansione caratteristica alla sua estremità distale, dove forma un’area an- teriore con insertivi due alveoli di incisivi inferiori separati da una protuberanza ossea mammelliforme; e ciò a differenza delle sinfisi fino ad oggi attribuite al M. arcernensis, le quali tutte sono assai brevi, e non già protese in avanti ma discendenti subito obliquamente allo. ingiù e senza traccie di alveoli di incisivi inferiori. | 4° Che perciò, se si vuole ancora conservare la specie M. arvernensis, bisognerà ammettere, su questi nuovi fatti, che essa aveva talora sinfisi breve, a mo’ di becco, e senza incisivi infe- riori, e talora l'aveva protesa in avanti e munita di incisivi inferiori. 5° Che questi incisivi inferiori danno al Mastodonte di Cinaglio una analogia col Mastodon ohioticus, analogia confermata dalle stesse proporzioni gigantesche dello scheletro, le quali superano di gran lunga quelle del Mastodonte trovato a Dusino, pure nel- l’Astigiano, nonchè quelle di tutti i resti finora attribuiti al M. ar- vernensis. Il Sismonda afferma che l’ultimo molare del Dusino è lungo 19 cm., mentre quello del Cinaglio è lungo 28 cm. 6° Che lo scheletro del Cinaglio serve inoltre a completare lo studio di questa specie per molte parti che mancavano al tipico scheletro del Dusino; infatti il Mastodonte di Cinaglio ha intatte le seguenti parti non ancora state rinvenute fra i resti fossili già ‘studiati, cioè: lo stilojale sinistro, l’atlante, l’axoide, la 4° e la 5* vertebra cervicale, la 1° costa sinistra, l’osso innominato si- nistro, la tibia destra, il perone destro, il semilunare destro ed il sinistro, molte epifisi dei corpi vertebrali e altre ossa di non mi- nore importanza quali risulteranno nella osteografia. 7° Altre conclusioni pure si rilevano nel corso della Memoria riflettenti l'analogia del M. arvernensis col M. sivalensis, accen- nata dal Falconer e dal Lydekker e confermata vieppiù dall’ul- timo molare del Mastodonte di Cinaglio. Come pure, dal materiale fossile esaminato, emerge che il Piemonte e la Toscana sono le regioni che diedero finora maggiore e miglior copia di fossili di questa specie, e che fuori d’Italia non si hanno che frammenti di ossa, mandibole incomplete e molari isolati (1). 8° Finalmente, il Mastodonte di Cinaglio ha una particolare importanza per lo studio della geologia in Piemonte, confermando in questo l’esistenza di proboscidei nelle sabbie gialle plioceniche marine, esistenza, comune in molte regioni, e contestata invece pel Piemonte dal Sismonda e dal Gastaldi. Gioverà pure a convalidare il sincronismo del terreno fluvio-lacustre (alluvioni plioceniche) col pliocene superiore marino. (1) Lo scheletro del Mastodonte di Cinaglio si trova presentemente nel Museo geologico della R. Università di Bologna. 3632 - Tip Guadagnini e Candellero, via Gaudenzio Ferrari. 3 - ‘Torino. Ù a pu 1a ‘ «o )_tagk ias92011g ITATSTArZI, Me) 138 sgabgi ist otte Monigi fol, grafo Ri tt) pi sro io fe, i9r0 AR ji Raerveaiar dr sto vpi tar ubi aa ii Rabash ori PR aa per AA DA nto [cit e tr: coso tan 2} uf VESTE 199 ei “data De] lardatsaiMigiioo jo iaftiga ottoni AA Rne I i langtite spa AEBBITOG nino mal allaB cervo [am oqpws aliis gfioias! d000 DI 1 “11905p a vrasinesa I 37 ag pi ii Ps biuolana" it o'flafrbigdgiy Apmnisto: Ron gica tate Ai Prata h [pirata ELI Nitra I PIC JOE 26: i mi fit otasi Ò SÌ RAp AE AMROGOT, GI à La LOS L dato. 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Cibgtio save inpitre: Lh deutitàio df frussta pati ar-smnite pur Da a tria A 37 A uptirtetro Der Mosaag: In! ‘2 7 k 1A ROTA RETI 84 Alp RENE obfani tipa; o "ie di pie ea ty BOLLETTINO Musei di Zoologia ed Anatomia comparata della R. Università di Torino N. DA pubblicato il 10 Novembre 1890 Vor. V Prof. LorRENZO CAMERANO. Osservazioni intorno al dimorfismo sessuale degli ECHINODERMI. Il Prof. Th. Studer dimostrava nel suo lavoro, intitolato: « Ueber Geschlechtsdimorphismus bei Echinodermen » (1) l’esistenza in vari Echi- nodermi di caratteri esterni distintivi dei sessi (Cidaris membranipora, Gontocidaris canaliculata, Hemiaster cavernosus, Cladodactyla» crocea, Psolus ephippiger, Ophiothrix Petersi, etc.) (2). Non mi consta che altri si sia occupato, dopo lo Studer, di questo argomento, era in quanto si riferisce agli Echinidi. Il Koehler (3) dice, parlando degli Echini: « Il n’existe pas, on le le sait, de différences extérieures qui permettent de distinguer les màles des femelles; l’examen seul des produits permet de les reconnaître, et en dehors de l’époque de la reproduction, il est impossible de distinguer le sexe ». Più recentemente il Prouho (Recherches sur le Lorncidariîs papîl- Zata et quelques autres échinides de la. Méditerranée) (4), parlando della Dorocidaris:papillata, dice: « Aucun caractère extérieur ne distingue une glande male d’une glande femelle et.les sexes des individus.ne sont indiqués par aucune particularité -de forme; de taille ou de couleur. » (1) Zoolog. Anzeig, III, N. 67, pag. 523, e N. 68, pag. 543 (1880). (2) ALEx. AGASSIZ, (Embriol. of the Star-Fish. — Contrib.' to the Nat. Hist. of the United States, vol. V, 1861) e QuaTREFAGES, Compt. Rend. Acad. Sc.,: vol:' XIX, pag. 194, 1824, parlano di differenze sessuali di colore negli Asteridi. (3) Recherches sur les Echinides des cÒtes de Provence. — Annales du Musée d’Histoire Naturelle de Marseille, vol. 4°, 1883. (4) Archives de Zoologie expérimentale. Ser. II, vol. V, pag. 287 (1887). R. Blanchard nel suo recente trattato di Zoologia medica (Parigi 1889) dice a proposito dello Strongylocentrolus lividus: « Aucun caractère extérieur ne permet de distinguer les males des femelles; l’examen des produits est indispensable pour arriver à cette détermination ». Oscar Schmidt (vol. 6, di Brehm'’s Illustrirtes Thierleben, pag. 981) ha queste parole relativamente all’EcRinus saratitis (sinonimo di Stron- gylocentrotus lividus): « Mein Bootsmann in Lesina, der seit Jahren mich auf meinen dortigen Eskursionen begleitet, konnte vom Boote aus die Minnchen und die Wiebchen des EcRinus saxratilis unterscheiden. Die ersteren sind etwas kleiner, dunkler und kugliger, die Wiebchen platter und mehr ins Ròthliche violet. Wis wurde die Unterscheidung sehr schwer, mein Gebilse tàuschte sich jedoch nie. Es scheint mir diess die erste Notiz ùber die àussere verscheidenheit der Geschlecther zu sein. » Io ho esaminato oltre ad un centinaio di esemplari di S7rongyZocen- trotus lividus pescati nel golfo di Rapallo in autunno. Anche i pesca- tori di quest’ultima località asseriscono di distinguere i sessi dalla barca; ma, come ho avuto occasione di osservare, sbagliano spesso. Determinato il sesso di ciascun individuo, coll’aiuto dell'esame micro- scopico dei prodotti degli organi riproduttori, affinchè fosse escluso qua- lunque dubbio, e confrontati gl’individui dei due sessi fra loro, sono giunto per lo Strongylocentrotus lividus alle conclusioni seguenti : + 9 1° Non vi sono differenze sessuali costanti di colorazione. 2° I maschi sono in complesso un po’ più piccoli delle femmine, considerando, ben inteso, individui completamente adulti, vale a dire, cogli organi riproduttori in funzione. 3° La forma generale dell’animale è realmente diversa negl’indi- vidui dei due sessi, ma, per poterla riconoscere bene, è d’uopo spo- gliare l’animale intieramente de’ suoi aculei (la qual cosa sì ottiene fa- cilmente immergendo per qualche tempo l’animale nell'acqua calda con potassa caustica). I maschi hanno una forma conica più spiccata, vale a dire, sono più rialzati al polo aborale che non le femmine, le quali sono più schiacciate e quasi piane. Collocando su di un piano un ma- schio ed una femmina privi di aculei in modo che il polo aborale sia in alto, la differenza si scorge facilmente, come mostrano le figure qui unite. Data questa differenza di forma, si spiega il fatto che quando l’animale è rivestito de’ suoi aculei, i maschi si presentino più globu- losi, mentre le femmine sono più appiattite. 4° Non ho osservato differenze sessuali costanti nella forma e nella disposizione delle piastre scheletriche e negli aculei. Nello Strongylocentrotus lividus credo quindi si debba realmente am- mettere una differenza sessuale nella forma generale del corpo. Questa differenza è analoga a quella che lo Studer descrive (per la forma generale del corpo) fra i sessi della Cidarîs membranipora (op. citat.). 3747 - Tip. Guadagnini e Candellero, via Gaudenzio Ferrari, 3 - Torino RAV", ma i MILOCITO mha da ST ie È CRI udoby dig oni!inoseta î PENA de na vlt; n aiài : LUMI POOL CURTI i 0,1 CARE La Miuglodos osa 1 sb a abc fifthot adds db "Te (Pi har, Pi De” ii at6buD7, Giprtiot tal blasone’ srt moi AA AT i TORI I ML Sllep sn onere fi teade.t anì.Loci0o [ebpal Y Voti EL Miri jo] INCORRERE apo % ia i bg Ti b dit A Muti sr HI ; i ì 1 et a » f Vi Ì i è Fi i : mi vi! bj le bo [R) . x ia tia fà sua a : : RL i l : n È È ul vit 1 ; ì ì CAMP È. 147% PR. FAT reo , Lp aia t4 LOR! e RIG pt | î 5 L DS Ò Per j L VLgv TI : 4 ho È si MEtT, Ul EA n sE PIRA Dt tallortati ni e Beba La tx ID) y digg sons pie PILE) ° Ò 4% ì : ì ve > Geil #7, iatale. pa tl an'$ GONO dA £ Pipa 1 ‘ ' : E= 6 d 1 ef. Ci abeléi i: BI 6: che Hg ) Goito fi ia MIST ARTI \ 5 ; et Ciel : Watw iui tt “Adria DLL ULA (1349 i ne DI ut a a “ i i mod € tano hag shy mad tte Li i pito it i si IP Lun dsl fuor n Sr e nl AL Vv + - BOLLETTINO i di Zoologia dl lia Ln comparata della R. Università di Torino N. S2 pubblicato il 10 Dicembre 1890 Vor. V Dott. M. G. PERACCA Note erpetologiche I. — Sul Tropidonotus natrix var. dilineata. Nel giugno 1887 ricevetti da Zara un esemplare femmina, gestante, di Tropidonotus natrix, che conservai vivo fino a che avesse deposte le ova. Questo esemplare, della lunghezza di cm. 70, era affatto normale nella colorazione generale e nella disposizione delle macchie nere della nuca. Il collare, giallo negli esemplari nordici, volgeva al biancastro ed era poco accennato: sul dorso non esisteva nessuna traccia delle due linee longitudinali biancastre caratteristiche della varietà dilineata. Verso la metà di luglio il Tropidonotus depose 15 ova, dai quali verso la fine di agosto ottenni 12 neonati, fra cui con sorpresa constatai che 4 esemplari appartenevano alla varietà dilineata. Nei 4 esemplari le due linee longitudinali bianchiccie, poco visibili dapprima, si fecero più spiccate e più giallognole dopo la 1° muta. Questo fatto può avere una qualche importanza, se noi consideriamo che il Tropidonotus natrix non bilineato è la forma che si trova quasi esclusivamente in tutta l’Europa occidentale, mentre la varietà dilineata è frequente nell'Europa orientale e sembra predominare affatto nell'Asia Minore (var. Persa Pallas). Nell'ipotesi che il Tropidonotus natrix europeo, come è ovvio sup- porre per parecchie altre forme (ex. gr. Lacerta serpa Rafinesque = Lacerta muratlis var. tiliguesta Gmel.) provenga originariamente dal- l'Oriente, dove la varietà dilineata pare predominante, il caso dei quattro esemplari bilineati ottenuti da una femmina di Tropidonotus natria tipico potrebbe considerarsi come un caso di colorazione atavica. II. — Sopra un caso di clorocroismo in un Tropidonotus tessellatus. Pure da Zara ottenni un Tropidonotus tessellatus, che presenta una colorazione affatto differente dalla tipica. Esso è sul dorso e sui fianchi d’un colore giallo di zolfo, su cui spic- cano evidentissime in nero acciaio intenso le macchie ed i disegni ca- ratteristici della specie. Il disotto del corpo è nella sua metà anteriore di un bianco-giallo- gnolo pallido, che si muta poi in bianco-grigiastro ‘ai lati della metà posteriore. Sulla linea mediana, a qualche centimetro dal capo, prende origine una striscia color nero acciaio che percorre tutta la faccia in- feriore del corpo. Stretta dapprima, non occupa che la linea mediana, ma verso la metà del corpo si va allargando fino a coprire quasi in- teramente la faccia inferiore del ventre e della coda. Questa colorazione è da considerarsi come un caso di clorocroîsmo o impallidimento di colore — più che non un caso di albinismo. Diffatti i disegni e le macchie della specie — di un nero acciaio, non hanno perduto nulla della loro intensità, e l’iride — avendo osservato l’ani- male vivo — era d’un bel giallo d’oro, invece di presentarsi scolo- rita e senza pigmento, come nei veri casi di albinismo. Questo interessante esemplare fa ora parte delle collezioni erpetolo- giche del R. Museo di Zoologia di Torino. 3840 - Tip. Guadagnini e Candellero, via Gaudenzio Ferrari, 3 - Torino 11 695 JAN 27 1891 BOLLE [LINO sa di Zoologia ut "Aia comparata della R. Università di Torino N. 93 pubblicato il 22 Dicembre 1890 Mors V D' DANIEL RosA Terricolas ex Birmania et ex austral America. (RESUME) 0) Le praesent communication continer le resumé de tre opusculs publica ab me in ist ann 1890 in: Annali del Museo Civico di Genova, vol. IX, ser. 2*, idest: (A4') Moniligastridi, Geoscolecidi ed Eudrilidi (Viaggio di L. Fea in Birmania, l. c., pag. 368-400, cum tabula); (B) Perichetidi (2° parte) (Viaggio, etc., 1. c., pag. 107-122, cum tabula); (C) Terricoli Argentini (I. c., pag. 509-521, cum xylographia). Les opusculs A', B star le continuation et le fin de un anterior opu- scul (A) publicà in les ips Annales in le ann 1888 sub le titul : (A) Perichetidi (Viaggio, etc., 1. cit., vol. VI, pag. 155-167, cum tabula). Sic les species de Terricolas colligé a L. Fea in Birmania et finitim regiones star in complex 15 sicut apparer ex le sequént enumeration : Moniligastridae : Desmogaster Doriae n. g., n. sp. (A'), Meteleò (Carin montes); Moniligaster Beddardii n. sp. (A4'), Chialà (Carin); M. Sp. (A'), Palon (Pegù). (1) Vider: D. Rosa, Le Nov-latin, international scientific lingua super na- tural bases. — Ist Bulletin, N. 89.Turin, apud Clausen librari. Vider etiam: J. ROsENTHAL, Eine internationale Sprache fiùr wissenschaftliche Zwecke. Biologisches Centralblatt, unter Mitwirkung von Prof. M. ReEs und Prof. E. SELENKA herausgegeben von Prof. J. RosENTHAL in Erlangen. Band. X, N. 21, 1890. Le Biologisches Centralblatt vol etiam, sicut experiment, acciper et publicar biologie scripts in Nov-latin. Geoscolecidae : Bilimba papiltata n. g., n. sp. (A'), Cobapò (Carin). Eudrilidae: Typhaeus laevis n. sp. (A'), Cobapò; o gl foveatus n. sp. (A'), Rangoon. Perichaetidae : Periony® arboricola n. sp: (B), Cobapò; P. excavatus E. Perrier (A. B), Bhamò et Teinzò (supe- rior Irawaddi), Meetan (Tenasserim), Thaò (Carin); Megascolex armatus (Beddard) (A), Mandalay; Perichaeta Feae n. sp. (A), Kokareet (Tenasserim); birmanica n. sp. (4), Bhamò; carinensîis n. sp. (B), Meteleò; Bournei n. sp. (B), Cobapò; peguana n. sp. (B), Rangoon; campanulata n. sp. (B), Palon. DOD Le prim publication (A) super les Perichaetids haber jam stà resumé in ist « Bollettino », N. 50, vol. III, 1888. In le opuscul (A') star praesertim notabil le nov Peréony@ qui pos- sider sicut P. sa/tans Bourne un clitell cum tre segments; ist species haber stà inveni a L. Fea super les arbores. In le opuscul (8) star describé, praeter le nov species de TypRaews et Moniligaster, un nov gener Bilîmba, mult proxim ad un Terricola proveniént ex les territories prope les fauces de le fiuvi Zambese in Africa, qui haber stà nuper describé a Michaelsen sub le nomin CaZ2?- drilus scrobifer. Praeterea il continer le desoription de un secund gener ex le fam. Monitigastridae le Desmogaster. Le Desmogaster Doriîae (un gigant verm) star distingué ab omn les Terricolas quia il possider 4 masculin orificies (in les intersegments 11-12 et 12-13 ante les feminin orificies, qui occupar le 14esim segment). Hom habeba credé olim quod Acanthodrilus et Moniligaster habeba quatr masculin orificies, sed id star inexact. Le anatomic studi de ist nov gener et le sui comparation cum Moni- tigaster demonstrar (contra Beddard) (1) quod les Moniligastrids pertiner ad les Terricolas et quod le differentia magis notabil inter les Moniliga- (1) Vider super le polemic circa ist argument inter me et Beddard les sequént scripts: BepDaRrD, Note on Moniligaster, Zool. Anz., N. 318. — Rosa, Nuova classifica- zione dei terricoli, ist Bulletin, N. 41. — BEDDARD, Observ. upon the structure of a genus of Oligochaeta belonging to the Limicoline section, Proc. R. Soc. Edinburgh, 1839 90. strids et les alter Terricolas consister solum in un transposition de le genital apparat qui in aliq Moniligastrids (sed non in Desmogaster nec in Moniligaster Houtenii Host) star collocà in segments anterior ad les normal. In aliq Enchitraeidae, sicut Bucholzia appendiculata Mi- chaelsen, exister un analog transposition. Le Lumbric-fauna de le Argentin Respublica (C) continer mult spe- cies proveviént ex Europa, sic A//olobophora foetida Sav., A. trape- zoîdes Dugés, A. profuga Rosa, A. veneta Rosa. Les alter species star Microscolex dubius (Fletcher), M. modestus Rosa, Acanthodrilus sp. et A. Spegazzinti n. sp. Ist ultim species haber quatr mult long pro- statas qui occupar 18-20 segments. Hom deber ist collection ad doctor Carlo Spegazzini in La Plata. Les types de omn ist formas star servà in les collectiones de le Civic Museum de Natural Historia in Genua. 3855 - Tip. Guadagnini e Candellero, via Gaudenzio Ferrari, 3 - Torino ha A palo: “ Mr POT. nor Utd nani ut ia. baz) edi sgliitto nt ERPOR. SEITTARÌ o Praof ba tai gs MORIRE ni oblio ha “n H stresa turoli sten IM pianista pis 019 duole apo tinonà pila 4 aL im e., no biogas iù statali ce ur" -dg Msn. agidaoo (D) soildugzeti ppi si: 3 Artt A LEDRO rogotolet pià: AAA i pla poidoa 19/la gol. s20%1 prosa ii AB9051, + iau i sca ai boAkeniA BROS sizes, tot EI Lisa hi of quol tom 1evp tod ati srinoga mntlo. tal (Ro PR iotsnb. bf Apitosilo9..tel 1dab; vagl.eto: agg MH, TRIONO ingr a evi! 11 ai ab anti ilnollon ag Î i b6e? | MOR gp ta BUG I & gatto + 2 SINELIIAIIKNDL 3 2044 106 2 SR Sa Sali seg Pe”. PN LS a Vi %. 4 » A NI \ quit Y\ SI MARIA \ Li \EBAS \ Ù 4 € ‘ \ \ Na w 4 di Ld x U dì e} Wi \ \ tipa, V je Î Ò 9% 4 ; | 1 fr 7 I | 7 e 19 #7, #A à; hi kia, TU(U(ES T CSS 7 =S== VADO \L MEO Vuze Si d x KR VI He cINa ‘ \ 09) iv \ o) tV i IAPNVI dx | gi A vi ’ 40; ha Do J IA 7 N d) Av di ) i vi DA D iN Si ) i LAGA\A \ N° i AVVAIN Ù are +4; 25h) ( ur n o. d (2 i Ha 2/4 fi, (A I bi i “Ko IA