SMITHSONIAN INSTITUTION LIBRARIES ANNI 3 9088 01363 1858 Nueva ALA è na, L ‘4 - th, {GT VI È TAI dl Bollettino del Museo Zoologico della R. Università di Genova Nuova SERIE N. 44 CORRADO PARONA L Elmintologia italiana dai suoi primi tempi all'anno 1910 (Riassunto storico) - La elmintologia, o entozoografia, ramo della biologia animale che tratta dei vermi parassiti, ebbe in ogni tempo, — sopratutto per quanto riguarda l’uomo e gli animali do- mestici, speciale importanza nella patologia e terapia umana e veterinaria, nonchè nell’igiene. E non soltanto perchè offrì argomento a teorie, alcune tramontate ed altre. affatto moderne e di capitale importanza, ma an- cora perchè lo studio di essa si presta a ricerche bio- logiche complicate ed interessanti anche la zoologia nel/ senso ristretto della parola. Non fa quindi meraviglia che l'attività di zoologi, “medici, veterinari. ed .igienisti si sia rivolta a siffatto studio, disputandosene il dominio ed aprendo nuovi campi di investigazioni scientifiche. La parassitologia, limitata nei tempi andati alla co- noscenza di pochi vermi dell’ intestino, oggi, mercè gli accennati studî e le fortunate conseguenti scoperte, è assurta a grande altezza, occupando un posto notevo- lissimo tra le scienze sorelle e nella pratica. Basti ricordare la parassitologia macro e microsco- pica, al presente elevate giustamente ad insegnamenti autonomi, massimamente all’ estero e fortunatamente anche fra noi in aleune Università. I documenti più remoti che accennano ad animali parassiti attribuivano già non poco valore nell’eziologia di determinate malattie. Gli Egizi avevano in argomento alquante nozioni, sebbene non fossero spesso precisate le specie elmintiche cui si riferivano. Così ad esempio, fu, oltrechè per l’ascaride, anche per la filaria di Medina, che era già stata intravveduta da Mosè, da Agatarchide va e tti ENTO = ONULELNTA, Ni 9 APR 27 1927 9 CORRADO PARONA bhe A) di Cnido e, con maggiore esattezza, precisata da Leonida di Alessandria, da Galeno, da Avicenna,; da Aven- zoar, ecc. er Tali nozioni, ad ogni modo, riguardavano al più quattro specie elmintiche, le più comuni, e restarono per lunghissimo tempo si può dire le sole, finchè nel 1603 Plater cominciò a specificare i vermi piatti, che prima costituivano una forma unica, distinguendo. il botriocefalo (Taenia prima) dagli altri cestodi; Blaes osservò di preciso lo strongilo del rene nell'uomo, e. si andò grado grado accrescendo il numero delle specie, e si accertarono inoltre le notizie sopra altri elminti. * * %* Non occupandomi qui di seguire lo svolgersi dell’el- mintologia e di dire dei progressi fatti da essa presso le dotte nazioni, posso fin d’ora dichiarare che anche in questo campo, gli Italiani sono stati dei veri precur- sori, siccome lo dimostra lo studio delle opere mediche e zoologiche del passato. Jo che ho rivolte le mie indagini, durate per lungo corso di anni, agli scrittori di elmintologia nel nostro paese, ho potuto confermarlo e frutto di esse è l’opera che porta il titolo di questa nota e sulla quale intendo intrattenermi. ue Nell’anno 1894 pubblicai un volume, con detto titolo, che formò il XII degli « Atti della R. Università di Genova », pubblicati a spese del Municipio ed edito in bella veste. Tale monografia (di 735 pag., 8° gr. con una carta elmint logica italiana) constava di quattro parti distinte : Storia, Sistemitica, Corologia e Bibliografia. (*). (1) La S/oria viene ad essere veramente il capitolo più originale, desunta dalle fonti bibliografiche, cioè dagli scritti di autori che in Italia si occuparono dell’argomento. La Sistematica elencava, coll’enumerazione delle specie di elminti, le relative citazioni bibliografiche e corologiche. Il totale di esse L’ ELMINTOLOGIA ITALIANA 3 Detta edizione giungeva all'anno 1910, ma, ritenendola utilissima, volli perseguire con non interrotte ricerche bibliografiche, per tenermi al corrente degli scritti, che si andavano pubblicando, ed anche per eventuali aggiunte | e correzioni; ed incoraggiato dall’accoglienza lusinghiera Vr che gli scienziati (!) ebbero a fare al mio lavoro, dato il materiale abbondantissimo raccolto alla fine del 1910, appena dopo due decenni, mi decisi a raccoglierlo ed «a sistemarlo in una nuova edizione. In questa volli compenetrare anche quanto trovavasi nella prima per comodo degli studiosi, e la mole fu tale da obbligarmi a dividere l’ opera stessa in due volumi, per renderla più maneggevole; il primo dei quali com- parve nel 1911, il secondo nel 1912. (Tipografia G. Gaddi, Novara). Non ritenni opportuno mutare la disposizione generale dell’opera, già seguita nella prima edizione, soltanto credetti bene di premettere la Bibliografia. Essa è tutta raccolta nel 1° volume (502 p.) che può stare da Sè, per quanto sia poi citata nelle varie parti successive. Contiene 2817 citazioni bibliografiche (1619 in più di quelle registrate nella 1% ediz.) esatte e complete. Ma sopratutto importanti sono i sunti che ebbi a fare di pressochè tutti gli articoli, il che dimostra l’ ingente la- | voro compiuto e l’utilità sua per chi la vorrà consultare. E col corredo di siffatta ricchissima bibliografia el- - mintologica italiana, che mi fu possibile redigere la Storia, . raggiunse la cospicua cifra di 894 specie riscontrate nell’ uomo e negli animali del nostro paese. La Corologia, o distribuzione degli elminti nelle differenti località e provincie italiane, segna appunto i posti ove furono raccolti e stu- diati elminti, comprendendovi anche le regioni tuttora irredenti. Infine la Bibliografia, disposta in ordine alfabetico per la più facile sua consultazione, comprende 1146 lavori elmintologici dovuti ad italiani non soltanto, ma a stranieri che ebbero occasione e l’opportunità di studiare materiale italiano. . Inutile aggiungere che completano il lavoro indici opportuni e relativi riscontri, o richiami alle varie parti. (!) Fra quanti mi è dato ricordare, citerò le recensioni fatte, in varì periodici nazionali ed esteri, da Alessandrini, Ariola, Blanchard, Braun, Condorelli, Guiart, Huber, Monticelli, Neumann, Perroncito, Railliet, Setti, Sonsino, Walder-Stiles, ecc. sì San brevi cenni Lone a ‘proposito di spe argomenti, o in trattati penne Alle indicazioni generali sull’ origine dell’Elminto- logia in Italia, seguono tre capitoli riferentisi ai periodi storici, secondo i quali ho creduto bene dividere questo studio. la 1. Precursori di Redi. 2. Da Redi a De Filippi. 3. Epoca attuale (1850-1910). Non fu facile rintracciare le prime nozioni della: storia che ci interessa,. le quali per altro sono poco certe e le notizie anche scarsissime. | Vaghe indicazioni trovansi infatti in Plinio e negli — scrittori di quel periodo, per la maggioranza cultori di scienze mediche. Lo stesso possiamo dire della scuola araba e del lunghissimo tratto di tempo di pieno ciann teresse scientifico medio-evale. Mmizio perciò la serie delle citazioni col Grisoni (1429) e poscia con Manardo, Bertapaglia, Cardano, Gabucino Mercuriale, Codronchi, Liceti, Aldrovandi ed altri, che trattarono direttamente o indirettamente dei vermi. Il XVII secolo va segnalato per la gloria d’aver avuto Francesco Redi, i cui scritti lasciarono orme. incancel- labili nella storia naturale e nell’elmintologia in ispecial modo, tanto da meritarsi, a giusta ragione, il nome di padre dell’elmintologia, titolo riconosciutogli anche dagli. stranieri (Bremser, Rudolphi, Schneider ad esempio). i Mi parve quindi doveroso iniziare il 2° periodo del- l’elmintologia italiana col nome di quell’autore, riferendo le parole di Rolando «in Italia ha avuto origine questo ramo di storia naturale e 1 elegante Redi fu il primo che ci aprì la via e ci fece conoscere -i caratteri ed i ‘costumi di questi ignoti abitatori dei corpi. animali” ». . > Jp re Fa > Ol L’ ELMINTOLOGIA ITALIANA Il Redi, oltre all’ aver studiata l’ anatomia, al tutto ignota prima di lui, e di aver fatte osservazioni interes- santi per la biologia di questi esseri, in seguito alle nu- merosissime dissezioni di svariati animali, lasciò non piccolo corredo elmintologieo,. tanto da invogliare uno dei più grandi elmintologi, il Rudolphi, a recarsi in Italia per contimuarvi le fortunate ricerche. Il suo lavoro « Osservazioni intorno agli animali viventi che si ritrovano negli animali » si può a buon diritto considerare come il primo trattato di elmin- tologia generale. Non poche specie vi sono descritte e figurate in «modo così chiaro, che ancora oggi si pos- sono con certezza identificare. - Oltre a sessanta si possono calcolare gli animali nei — quali egli riscontrò uno o più specie di parassiti, il che, . avuto riguardo al tempo, viene a costituire un grande contributo all’elmintologia in generale ed all’ italiana in “particolare. AI dire del Guiart (Biogr. del Redi) sarebbero 66 le specie di elminti segnalati dal Redi, ma ritengo sia su- perata tale cifra, come si può riscontrare dall’elenco che ricavai dalle sue opere (pag. 405, vol. 2°). “Ad onore del nostro paese possiamo aggiungere zie illustre, che fu tra i più grandi scienziati del XVII . secolo, il Malpighi il quale, medico di gran valore, non isdegnò gli studî di storia naturale. Oltre i memorabili scritti di botanica, di anatomia animale, anche nel campo parassitologico portò largo contributo sui vermi dell’uomo (natura verminosa della panicatura, ecc.) siccome in . dettaglio potei riferire nel mio lavoro, avendo avuto la fortunata ogcasione di consultare alquanti suoi mano- scritti (v. pag. 407 e seg.). i Non mi è possibile dire di quanti altri seguirono i due grandi nostri, (fra cui Lancisi, Ramazzini, Giov. Bianchi, Vercelloni Valsalva), ma solo di sfuggita ricorderò Val lisnieri, degno seguace del Redi, e che ebbe la guida del Malpighi; egli portò grande progresso alla conoscenza ed alla biologia dei vermi principalmente umani. Una ricea serie di cultori si andarono succedendo avvi- cinandosi ai tempi nostri, ma mi limito a citare i principali. 6 CORRADO PARONA . E ricordo l’ Agostino Bassi, sia perchè scoprì la vera natura della, malattia del baco da seta, illustrata poi ) dal. Balsamo-Crivelli e dal Cornalia, sia perchè fu un precursore del Cohn, del Pasteur, del Koch ed altri ri- guardo alla teoria parassitaria. Infatti nella sua memoria: Sui contagi in generale 1844, scriveva: « Non solo io sono vaso che i con- tagi volatili o fissi che offendono | organismo animale si internano dal di fuori, come fa ad es. il vajolo, la ‘ petecchia, la peste orientale, la sifilide ecc., vengono pro- dotti da esseri parassiti vegetali od animali, ma aneora che molte, per non dire pressochè di tutte le malattie, riconoscono la stessa, cioè che siano queste pur. gene- rate e mantenute da detti esseri vegetali od animali dé - specie diverse; e son pur d’opinione che anche certe piaghe benchè profonde, non vengano, se non originate, man- tenute almeno e talora per lunghissimo tempo da esserì. parassiti: e che perfino la gangrena sia cagionata da tali esseri, la cui esiguità somma non ci permette di poterlì vedere, armando ben anche l’occhio dei migliori microscopi che sin ora possediamo ». Scrivendo egli nel 1841 non poteva essere più chiaro di così ! Le « Lezioni sui vermi umani ». del pavese V..L. Brera (1802-1810) pur meritano lode per esservi esposte le cognizioni zoologiche e mediche del. tempo, sebbene, non a torto, furono criticate, più che altro per alcune sue opinioni sull’origine di detti parassiti, da’ suoi con- . temporanei. ._ Nondimeno pel materiale raccolto, per le osserva- zioni cliniehe e terapeutiche, l’ opera sua portò un no- tevole progresso alla scienza nostra i E quì non dobbiamo dimenticare, sebbene straniero, Asmund Rodolphi, che compì non piecola parte delle sue ricerche in Italia, pel grande incremento che diede all’ elmintologia generale colle sue opere « Entozoa ed Entozoographia Synopsis », quale ordinatore della siste-. matica elmintologica. Nella prefazione delle sue Synopsis ebbe a scrivere: « Quo facto, me de studio nostro melius non merere posse mihi visum est, quam in Italiam adirem, — L' ELMINTOLOGIA ITALIANA 7 quo Entozoa a Redio visa, plurimam partem dubia recogno- scerem, nova que indagarem. Neque spes fefellit, variis Italiae locis, praesertim autem Arimini et Neapoli multa Rediana, sed multa plurima reperi nova, passim egregia, tam generalem Entozoorum indolem illustrantia, quam systematis lacunas explentia, ecc. ». Infatti le sue speranze non andarono deluse, perchè ben 130 specie furono da lui raccolte in animali diversi, oltre che a Rimini e Napoli, anche ad Ancona e Roma, ed aggiunte al Catalogo generale da lui esposto nelle sue opere (v. Corologia p. 289). E da ultimo per questo 2° periodo, tacendo di altri, menzionerò Angelo Dubini. Scienziato di non comune valore e di grande atti- vità, lasciò lavori di parassitologia vegetale ed animale, ma il suo nome è legato, e celebrato, all’ Anchilostoma duodenale, che descrisse con grande perizia nel 1843, dimostrando fino d’allora essere questo verme causa di una affezione speciale, che le ricerche posteriori prova- rono luminosamente vera. Attratto dallo studio della parassitologia, pubblicò quel trattato di Entozoografia umana, che non esito a dichiarare classico, sia dal punto di vista zoologico che da quello medico e che risvegliò fra noi gli studî della parassitologia. * ** | Ma ormai l’indirizzo delle scienze biologiche andava mutandosi anche in Italia, e si iniziarono più attivamente che in passato le ricerche embriologiche, che portarono nuovo impulso allo studio della biologia e quindi al- l’elmintologia. Avviatosi questa sopra nuova via, mentre oltralpe raggiungeva nel campo nostro altissimo grado per opera di v. Siebold, dello Steenstrup, del. Kichen- meister, del Van Beneden, del Wagner, del Leuckart e - molti altri, anche in Italia non fu minore, per merito del Dubini succitato, del De Filippi, del Rivolta, del Sonsino e di non pochi altri, che non credo menzionare perchè tuttora viventi. | prietà per la quale le uova ad esempio di alcuni nema-. CS Si CORRADO PARONA © DE dda Si continuarono le gloriose tradizioni del Redi e quanti avemmo a ricordare, smentendo così quanto voll tomicis, et naturae serutatoribus. merito celeberrima nullum tamen obtulit virum; qui, vermes intestinales a Redio detectos examinando et describendo, votis nostris satisfecerit. uo E con ciò si passa al terzo periodo, che COM prese sà i tempi recenti (1850-1910). 3 F. De Filippi lasciò buon nome di esimio. natura: lista e si occupò di elminti. Dopo aver illustrati varî argomenti sui vermi e sulla generazione spontanea, esplo- rava argomento meno facile, quello della embriologia, prendendo in esame la storia genetica dei celenterati, dei crostacei e dei vermi, e sopra questi ultimi pubbli- cava le celebrate memorie sullo sviluppo dei trematodi. Il nome del De Filippi è infatti legato a quello della forma larvale dei trematodi, da lui chiamata Redia. Fece esperimenti per studiare l'origine delle perle, alla forma- zione delle quali, sì sa, concorrono anche gli elminti, esponendo così una fra le' migliori imterpretazioni per la spiegazione del fatto. Descrisse buon numero di. forme tra gli elminti, specialmente larvali, parassite. dei. mol- luschi d’acqua dolce, aprendo. un orizzonte nuovo di ricerche. Il complicato ed oscuro studio sulla metamorfosi dei vermi sedusse moltissimi naturalisti e quindi, tacendo i nomi di stranieri, oltre il De Filippi, troviamo altri che vi si dedicarono con amore e pari successo fra noi. G. Ercolani ebbe bella rinomanza colle sue pubbli- cazioni in Zoojatria, tendenti ad elevare questo ramo a vera scienza, lasciando studî dottissimi sulla genesi degli elminti, in ispecial modo sull’ adattamento delle specie all'ambiente. Trattò della dimorfobiosi degli elminti, pro- todi (strongilo del cavallo, heterakis dei polli) sviluppano delle larve, le quali possono giungere allo stadio adulto, anche in condizione di libertà; assumendo però forme differenti da quelle che avrebbero raggiunte in. condi zione parassitaria. "L' ELMINTOLOGIA TTALIANA 9 : Ad oltre una ventina ammontano le sue pubblica- zioni SETNDETO, che 0 riassunsi e parte St eti intestinali degli uccelli, iu .poi dal dal Grassi, dallo Scagliosi ed altri. e dobbiamo la scoperta E Distoma felineo, ra ione di lesioni Si a al distoma ui da a 0 sulla Filaria di i Banchrofi, pl ona sull’Anguillula intestinale, sulla Taenia Ca elmintologica del nia di Pisa. Oltre ottanta 27 pubblicazioni sull'argomento stanno a dimostrare l’atti- da PEr iiliimo. volendo rai come già dissi, a rife- rire. ‘solo dei nostri elmintologi estinti, farò menzione = ni pelo Michele Stossich. i blicazioni ini 50) Sniplamente servirono a far cono- = scere la fauna elmintologica dell’Italia Giulia, e la 10 CORRADO PARONA sistematica fu da lui ampiamente illustrata, in particolare quella dei trematodi e dei nematodi. Ma grande riconoscenza dobbiamo allo Stossich il quale, sebbene non regnicolo, sentì altamente lo spirito italico, tanto che volle lasciare in eredità la sua vistosa ed importantissima collezione all’ università. di Napoli, coll’intento che venisse fondato, presso il museo zoologico, : uno speciale Istituto elmintologico. Facendo plauso alla SI geniale e generosa idea sua, io (!) e il Prof. Monticelli. —— ——* volemmo associarci alla sua iniziativa, donando le nostre — rispettive collezioni per modo che ora funziona colà un Istituto centrale di elmintologia italiana, contenente una fra le più ricche raccolte, che servirà quale - centro di studio pel progresso dell’ elmintologia non solo italiana, ma di ogni altro paese. Ba Pervenuto a questo punto della cronistoria, stante | l'incremento lodevolissimo che ebbero gli studî elmin- tologici, anche in Italia, mi trovai nell’ impossibilità di seguire ed indicare gli autori in ordine di tempo, ep- perciò divisai di mutare il metodo adottato, e di riunirli invece in appositi paragrafi, al titolo dei principali gruppi elmintologici. Così nel 1° trovasi un lungo elenco di autori. che trattarono delle tenie, tanto dell’uomo come degli (1) Conseguenza naturale dell’essermi dedicato per tanto tempo all’ elmintologia fu pur quella di essermi rivolto a procurare il ma- teriale necessario per i miei studî, non soltanto bibliografico, ma al- tresì zoologico ed a questo intento attesi con non minore assiduità, praticando numerosissime dissezioni dei più svariati animali per ri- cercarvi parassiti, o facendo cambî ed acquisti, cosicchè grado grado riescî a mettere insieme una Collezione elmintologica, che posso af- fermare ebbe a sorpassare quante altre trovavansi in Italia ed alcune Sr anche delle più note all’ Estero. | feto Infatti essa conta oltre 700 specie, conservate, colle relative in- Lage dicazioni, in 1C05 vasi; e mi auguro, ripeto, che possa servire, insieme a quella dei nominati miei colleghi a continuare efficacemente gli studi che io ho prediletto. L’ ELMINTOLOGIA ITALIANA 11 animali. Il 2° si riferisce ai cisticerchi, tanto in generale che pei casi speciali numerosissimi. Molto esteso è il paragrafo riguardante l’echinococco ed il cenuro, stante l’ ingente numero di citazioni, spe- ’ ] » Sp cialmente di echinocoecosi umana, sia in generale che | pei casi speciali, a sede nel fegato, nei polmoni ed in organi annessi, nel cervello e sistema nervoso, nel cuore, negli organi dei sensi, nella cute, nel peritoneo, nella tiroide, nell’ ovario ed in organi genitali ecc., pei quali le, : , { troppo mi dovrei dilungare se volessi tutti elencare. Il 4° paragrafo è destinato al botriocefalo, la cui, x storia italiana è molto interessante, essendosi potuto . affermare che quello dell’uomo è autoctono anche in Italia e ciò in base agli scritti di Giudetti, Franch, Delle Chiaje, Dubini, Grassi ed altri. Fu pure con- fermata la presenza della sua larva nei pesci dei laghi « nostri per merito di E. Parona, di Grassi e Rovelli principalmente. In appendice sono elencati lavori sui botriocefali degli animali, in particolare dovuti a Monticelli, ad Ariola ed altri. Siccome il gruppo dei trematodi, sebbene ricchis- “simo di forme, quasi nessuna, almeno fra noi, fu riscon- x trata nell'uomo, così è scarsa la nostra bibliografia in proposito. Però fu ampiamente trattato pei trematodi degli animali, ed.in special modo dei domestici, nei quali è diffusissima la cachessia ittero-verminosa o marciaja in non poche regioni italiane. Già dissi degli studî tanto importanti sulle larve dei trematodi di De Filippi, Erco- lani ed altri. Ben più ampio è il paragrafo sull’ascaride e forme affini, essendo il primo al tutto ovvio fra noi, e lo di- mostrano le moltissime recenti pubblicazioni nazionali. Dopo avere, collo stesso metodo, riferito sull’ossiuro e sul tricocefalo, scoperto dal nostro Morgaghi, contem- poraneamente al Wrisberg, trattai della trichina che fu pure trovata in Italia, dapprima presso Bellinzona, poi a Camerino e di questa riporto un caso inedito che mi occorse osservare in (renova. 12 CORRADO PARONA Un uomo d’alta statura di Port Elisabeth ?, reduce dal Panama e proveniente dalla Francia, capitò nella nostra città ove, colto da malore sulla pubblica via, venne ricoverato all’ Ospedale Pammatone, soggiornane & dovi per pochi giorni (Sala D.r Palmieri). Non parlava che francese e diede scarsissime e forse poco attendibili notizie dell’esser suo e dei suoi malanni. Morì ben presto con disturbi cardiaci, per ipertrofia, e presentò io antichi fatti tubercolari ai polmoni. Il cadavere doveva essere adibito ad esercitazioni per gli studenti dell’ Istituto anatomico, ma fu constatato subito che presentava: innumerevoli, piccolissime cisti in tutta la muscolatura, riconosciuti dal collega prof. Lachi di natura trichinica. Esaminati anche da me, riconfermai. trattarsi di un caso di straordinaria trichinosi. Le cisti biancheggiavano sul fondo oscuro dei mu- scoli: erano visibili ad occhio nudo sul fresco ed in gran parte contenevano trichine tuttora viventi. Ispezionato il cadavere trovai pressochè tutti i mu- scoli disseminati di cisti; abbondantissime al diaframma, un poco meno nei muscoli intercostali. Non potei osser- vare i visceri perchè (non sospettandosi del fatto) erano “stati asportati pel migliore uso del cadavere. * Per ultimo accennai all’ anguillula intestinale e al- l’anchilostoma: la prima costituisce un capitolo inte- ressante pel nostro paese. Infatti, poco dopo che essa fu indicata da Nordmann e da Bavay per la Cocincina, fu riscontrata dallo scrivente e dal Grassi pei primi in Europa ed in Italia, e poi dal Perroncito, da Golgi e Monti, e da tanti altri, per le varie nostre regioni; per modo che la sua presenza è molta diffusa fra noi ed è ben nota ai patologi. Ma importantissimo è quanto riguarda l’anchilostoma, sul quale fin dal 1888 io scriveva: Una pagina di Elmin- ‘tologia pressochè tutta italiana e di molto valore per la parassitologia umana è certamente quella che riguarda l’anchilostoma. Scoperto dal Dubini nel 1843 a Milano, illustrato poi dal Sangalli e dal Morelli, fu più tardi i da I. me e da mio fratello Ernesto col Grassi, occupandoci * L’ ELMINTOLOGIA ITALIANA 13 dello sviluppo del verme e dell’ importanza sua dal lato. clinico. Pei primi deserivemmo le uova, diagnosti- candole al microscopio nelle feci degli ospiti. Trovammo le larve che ne sgusciano e ne seguimmo le prime fasi evolutive. Inoltre, confermando quanto era stato indicato in Egitto ed in Brasile, e riconosciuto dai nostri predeces- Pi ta dit . . " . sori sopra indicati, constatammo la concomitanza del verme con una anemia più o meno grave, forma mor- bosa nuova che volemmo contradistinguere col nome di anchilostomiasi, preferibile a quello di anchilostomo- “anemia, proposto più tardi, perchè più lato e meglio rispondente al concetto eziologico. Segnalammo ancora come i fornaciai fossero predi- letti dal nematode, il che fu confermato da Bozzolo, Graziadei, Perroncito, Testi, Sonsino ed altri molti. Frattanto le ricerche in proposito andavano aumen- tando, finchè i clinici e i patologi di Torino constatarono che l'epidemia, scoppiata violentemente negli operai ad- detti al traforo del S. Gottardo, era accompagnata dalla presenza dell’anchilostoma. Questo reperto, dapprima fu accolto con indifferenza, ma dinnanzi all’ evidenza dei fatti, fu da tutti ammesso, il ché occasionò una folla di lavori, che s’ imtensificarono principalmente nel triennio 1880-1882, per opera non soltanto di connazionali, ma “anche di stranieri, là dove si andarono disseminando i minatori, erranti in cerca di località migliori, o di soc- corso alla loro minacciata esistenza. L'allarme destato in Italia, sopratutto per l’ anemia da anchilostoma, fu tale che si estesero le ricerche do- “vunque e si riescì a riscontrare il verme sparso per quasi tutta la penisola, ed a riconoscerlo causa delle frequenti ed ostinate anemie che flagellano le basse ed umide regioni del Piemonte, di Lombardia, del Veneto ecc. nonchè delle zolfare di ‘Sicilia. Non è quì luogo di ricordare le centinaia di pub- blicazioni fatte posteriormente a quelle citate, per il che debbo rimandare a quanto è registrato nell’ apposito paragrafo sull’ anchilostoma (p. 475-482, vol. 2) nonchè alla parte sistematica e corologica. 14 i CORRADO PARONA Recentemente furono fatte non poche pubblicazioni ; sul. Necator americanus W. St., portato dalle Americhe da immigranti italiani in non poche regioni nostre; e che vi sì presenta non meno dannoso dell’anchilostoma duodenale. Altri capitoli accennano al restante dei vermi, nonchè riferiscono sulle tossine elmintiche e loro effetti, sugli antelmintici; per ultimo diedi non pochi cenni sulla distribuzione geografica italica degli elminti tutti, dai quali risulta chiaramente il contributo grandissimo dea tato dagli italiani alla scienza elmintologica. Con ciò spero aver sciolto il voto che espresse G. P. Frank, fino dal 1821, quando, scrivendo sulla ne- cessità che la distribuzione dei vermi nei varî paesi fosse più diligentemente studiata, aggiungeva : « sarebbe som- mamente utile una topografia elmintica, non dico italica, nè europea, ma cosmopolita. I vermi al pari delle piante . parassitiche e di molti insetti crescono più vigorosi in. certi anni ed in alcuni luoghi; e talora ne è sì prospera la riproduzione che giungono quasi pandemicamente ad impadronirsi del corpo umano ». A complemento della rassegna fatta dalla mia mo- nografia elmintologica, credo non inutile aggiungere brevi cenni sulle altre parti costituenti il 2° vol. (540 pag.). La sistematica, o disposizione degli elminti stati ri- scontrati in Italia, si può considerare quale primo elenco di essi e che mi lusingo sia pressochè completo, consi derando la grande cura che ebbi nel raccogliere tutti i dati possibili; e ciò dicendo, non credo menomare. il giusto merito di altri autori che diedero liste di elminti dell’una e dell’ altra regione del regno, o di una più ri stretta località. L’aver potuto registrare ben 453 specie di trematodì, 362 di cestodi, 442 di nematodi e 79 di acantocefali, con totale quindi di 1346 specie (vedi indice alfabetico, pag. 496-502), risultante da quanto indicarono gli altri L’ ELMINTOLOGIA ITALIANA 15 elmintologi e quelle da me stesso collezionate, dimostra all’ evidenza che anche in questo campo la faunistica parassitologica non è scarsa in Italia e che interessa inoltre per numerose forme peculiari. Ai nomi delle singole specie, disposte in ordine si- stematico, seguono i sinonimi, i nomi dei rispettivi ospiti, quelli delle località in cui furono indicati, nonchè gli autori che ne trattarono, cui sta a fianco un numero che si riferisce alla citazione dell’ autore e del lavoro nella Bibliografia, facilitando così grandemente la con- sultazione. Ho adottato le classificazioni generali moderne, però, considerando che in quest'opera la parte sistematica non costituiva lavoro prettamente zoologico, ma bensì era specialmente destinata ai medici, veterinarî ed igienisti, per non compl care di troppo la sinonimia delle forme elencate, si volle seguire una nomenclatura certo meno moderna ma più ovvia. Lo smembramento di non pochi gruppi elmintologici, sopratutto dei grandi generi Distomwmn, Taenia, Bothrio- cephalus ed Ascaris, in oggi fatto, talora per necessità, ma talaltra per smania innovatrice, dai moderni siste- matici, ha reso difficile, per non dire impossibile, adot- tare le frazionatissime divisioni e suddivisioni di essi, e di tener calcolo dei numerosissimi nuovi generi pro- posti e sì vanno indicando, rimaneggiati e sostituiti in questi ultimi tempi. Infatti non poche specie antiche e recenti figurano in generi e suddivisioni maggiori a seconda delle vedute, per non dire dei capricci, dei sistematici, portando quindi due, tre e più nomi generici. Per altro non abbiamo ancora una classificazione generale, coll’identificazione esatta e completa delle specie note e non ancora ristudiate coi nuovi criterî, onde si possa con sicurezza seguirla. Non ho mancato però, là dove era possibile, di se- gnare fra parentesi i varî nomi sinonimici; ma quando non fu indicata non è a credere che spetti al genere in sensu stricto, ma piuttosto che non fu trovata la cita- zione o proposta del nuovo genere cui assegnarlo. Siiazione “penna degli Si - risposi n Soc. Lil ital., ser. 3, n 189; D. 146 tifici, ove, sopratutto per l’ elmintologia umana, ebbero e provincie d’ Italia, Sa Hr: i 144. « I confini politici e Si rispetto alla Coro- logia ») ad osservazioni statemi mosse in una recensione | della prima edizione dell’opera. Ripeterò soltanto che 19 confini politici nulla hanno a vedere con quelli naturali, — faunistici, principalmente per l’Italia nostra, così mal menata dalle nazioni confinanti con essa. In questo di- visamento mi trovo in pieno accordo con quanti ebbero a scrivere sulla dibattuta questione in tempi non lontani e fra tanti citerò : Salvadori, Giglioli, Pirotta, Camerano ed altri (vedi p. 182, in nota e p. 489, vol. 2). Pes Inoltre mi preme far notare che la distribuzione geografica degli elminti italiani (come per altro avviene presso le-altre nazioni) appare molto irregolare così che, LARE mentre per alcune località mancano o difettano notizie, | «_ — per altre esse sono numerosissime. Ciò dipende non da causa naturale, bensì da fatto - della residenza ‘dei varî elmintologi, i quali, è ovvio, si occuparono di ricerche locali, e quindi detti posti vi figu- rano ampiamente; ed ancora dalla sede dei centri scien- modo di largamente illustrare i moltissimi casi, che le varie cliniche e gli ospedali venivano offrendo alla in- dagine degli studiosi. Ho procurato riparare a tale fatto tenendo rigorosa registrazione del luogo d’ origine ‘del- l’ospitatore di elminti, i cui casi furono. studiati in sede diversa (vedi p. 486 e seg., vol. 2). 8%, Ad ogni modo, come risulta da apposito indice (p. 525-531) le località italiane registrate ammontano a 1096. Altri Indici, completano la parte sistematica, giacchè } L’ ELMINTOLOGIA ITALIANA 17 oltre quelli che ebbi occasione di notare (elenco dei vermi parassiti e delle località) trovasi anche quello degli ani- mali d’Italia cogli elminti che vi furono riscontrati (pag. 505-525). * E Conchiudo colla speranza che il mio lavoro, anche nella sua 2* edizione, possa trovare presso i cultori della elmintologia quella considerazione che ebbe la prima, e che serva di aiuto a quanti fra noi sì occuperanno dell’argomento; nonchè a far conoscere agli stranieri il contributo valido che portarono gli italiani a questo ramo di studî. Se ciò, come mi lusingo, avverrà, sarà il migliore compenso alle mie fatiche ed alle cure che ebbi nel compiere l’opera che è affidata al giudizio degli scienziati tutti. bari » i £ 4 Ue Bollettino de! Museo Zoologico della R. Università di Genova Nuova SERIE N. 45 Dot. UBaLDO Rocci Di alcune nuove ferme liguri del gen. ‘“ Zygaena ,, Fabr. 5 Nota preliminare Dopo le precedenti Note e la 1% parte delle « Ei- cerche sulle forme del gen. Zygaena » (!) dovrebbe seguire la 2% parte delle stesse « Iticerche ». Ma dubi- tando, per molte ragioni, di dover ritardare la continua- zione dei miei lavori, credo opportuno fin d'ora di esporre insieme ad alcune osservazioni sulle forme da me raccolte e studiate nelle memorie su riferite, a cui rimando per maggiori notizie, anche una breve descri- zione, ed i nomi, di poche altre recentemente osservate. Sono quasi tutte forme secondarie, spesso semplici mutazioni di colorito o di disegno che non credo però siano trascurabili ‘0 superflue, perchè utili sempre ad indicare — come già dissi in una memoria precedente — l'estensione dei gruppi specifici, la variabilità delle forme primarie in essi comprese e quindi la direzione del cam- mino evolutivo delle specie. Zygaena meliloti Esp. f. p. italica Garad. — f. s. examaculata N. — Forma con sei macchie sull. s. invece che cinque. (Genova, Monte Alpesisa). Zygaena stoechadis Bkh. f. p. stoechadis Bkh. — f. s. violacea N. — Le a. a. e l'ampio bordo delle a. p. sono di colore nero violaceo splendente. (Genova). — f. s. cuprea N. — Le a. a. sono di colore nero bronzato splendente. (Genova). (1) Vedi Atti Soc. Lig. Scienze Natur. Vol. XXIII. Vol. XX1V. Vol. XXV - II NN * APR? Va Mao _ a 1927 243 ONAL M UST Aceguii FRITTO (NSUUIAN 1881/)677 iù ì pre PIL: Ù 2 UBALDO ROCCI — fs. fuscoguttata N. — Le macchie, segnatamente “40000 le apicali, sono di colore rosso fumoso quasi bruno. (Genova). -— fs. incompleta N. — La macchia 6% appare sul I. s. come una semplice ombreggiatura! opaca o come un punticino rosso appena percettibile mentre è intera sul L i. Questa forma corrisponde in certo qual modo alla intermedia Tur. della carniolica-apennina G. F. Tur. (Genova). — f. s. anomala Roc. -- Gol taglio della a. a. mo- dificato come nella corrispondente achillae-ligustica Roc. (Genova). — f. p. dubia Stg. — Sotto questo nome vanno riuniti, secondo me, tutti gli esemplari liguri del gruppo specifico stoechadis i quali si distinguono dalla f. nom. sopratutto per la statura un po° maggiore e per il mar- gine della a. p. notevolmente più stretto. Non è possibile confondere gli esemplari della dubia del (Genovesato nè con la ochsenheimeri Zell. nè con altre forme del gruppo filipendulae L. Il passaggio degli esemplari di stoechadis a larghissimo bordo nero sulle a. a. fino a quelli di dubia è perfettamente graduale e si compie in modo facilmente visibile purchè si posseggano ricche serie di individui. Sul valore e sul posto della ochsenReimeri non intendo pronunziarmi perchè non dispongo di ma- teriale sufficiente, ma è certo che la forma alla quale finora si è attribuito questo nome non ha nulla a che fare con la dubia di Genova che è, ripeto, una semplice forma primaria del gruppo stoechadis direttamente con- giunta con la forma nominale del gruppo stesso. Sembra anzi possibile che gli individui di dubia della Liguria marittima si debbano distinguere da quelli dell’ Italia del nord; questi ultimi appaiono infatti più lontani che non gli altri, per alcuni caratteri, dalla forma nomin. ligure del gruppo. — fs. gigantea Roc. — È una forma grandissima di stoechadis-dubia, la quale dà forse gli individui di maggiore statura tra tutti gli esemplari di Zygaena. Sia per la costanza dei suoi caratteri distintivi, fra cui va annoverato il colorito rosso più intenso, sia anche per \ sa ell Ri ta o LL A Si AI \ STORIA DELLA PESCA IN ITALIA 17 farne + seguire altre per ribattere, ripeto, le osserva- ml: è critiche mosse da quelli dei vari collegi peritali Malfidano sopramenzionati, nonchè dall’Ammini- ione della Marina, dal Demanio, e dai periti giudi- ziari; sostenuti in ciò dal parere del Senatore Grassi, il ua fondandosi sull’esame dei periti delle due parti, n, « la vertenza. non potersi risolvere Lo stre- * * * “oa C) Dobbiamo inoltre aggiungere come non man- . carono altre perizie volute e dal Governo e dal Tribu- - nale di Cagliari, di alcune delle quali ci è ignoto il — contenuto, ma menzioneremo quella stata presentata dal _ Comandante (Guido Bianchieri) della R. Nave «P. Verri», . Inviata espressamente sul posto per opportuni rilievi e studi. A Limitandoci anche qui alle conclusioni, ricaviamo : «Dopo forti venti del 4.° quadrante le acque di scolo delle laverie ed il sommovimento del fondo nelle vici nanze producono un leggero intorbidamento delle acque del mare che, portate dalla corrente, possono raggiun- gere la zona di protezione delle tre tonnare di Porto Paglia, di Porto Scuso e Isola Piana. (') Le notevoli variazioni dei fondali della zona di mare prospiciente alla zona fra Pan di Zucchero e Nebida potrebbero essere una causa dell’allontanamento dei tonni che seguono la costa o che atterrano in quella località (*)». (!) A noi bastavano le due prime più sottovento. Ma egli dovette aggiungere anche Isola Piana, della quale non facemmo menzione Ù perchè molto più lontana e non in causa. (*) Faccia attenzione il lettore che il Relatore parla di notevoli | variazioni dei fondali, tanto che ebbe a dichiarare come le carte nautiche precedenti dovrebbero essere corrette. 18 CORRADO PARONA DI — Ommissis — «rimane il dubbio che il leggero . intorbinamento delle acque causato dal rifiuto delle la- verie di Buggeru e di Nebida (che non scarica, avverto, durante la campagna delle tonnare), possa produrre de- viamento nel corso dei tonni allontanandoli dalle ton- nare in questione ». Aggiunge (il che è importantissimo per la questione): devesi d’altra parte notare che tali torbide potrebbero produrre anche effetti nocivi per la tonnara dell’Isola Piana, che non è esclusa dall’ intorbidamento in pa- rola» (1). «Il 9 Giugno 1915, continua il Comandante, reca- tomi con gli ufficiali, per invito del Marchese di Villa- marina, ad assistere ad una mattanza delle tonnare di Isola Piana, ho potuto constatare che le acque nel campo di essa erano molto torbide. Il Marchese di Vil lamarina mi fece notare tale intorbidamento, secondo lui dovuto agli effetti delle laverie, in me rimase il dub- bio se questa ne fosse la vera causa, potendo anche attri- buire l’intorbidamento suddetto al sommovimento del fondo sabbioso in quella località e fors’ anche al gran numero di tonni in continuo movimento nel breve spa- zio delle camere della tonnara » (?). * * * D) Come si disse precedentemente anche il Tri bunale di Cagliari ebbe a chiamare come periti giudi- (1) Più esplicito di così parmi non si possa essere. Ricordo sol- tanto che Isola Piana dista da Buggeru 23 chilom,, mentre Porto Scuso lo è di 19, e Porto Paglia di soli 14 chilom. (V. tav.). (2) Il March. di Villamarina, grande conoscitore di tonnare, non avrebbe espresso la sua idea se non fosse stato convinto che il feno- meno era recente e che gli giungeva nuovo. Il sommovimento del fondo generante la torbida è poco probabile, giacchè ivi giunge a ben 40 metri ed oltrechè sabbioso è anche algoso e quindi poco sommovibile. Che poi la torbida fosse dovuta al gran numero di tonni non è accettabile per una tonnara di forte fondo, e neppur questo sarebbe A ianinoso incarto (389 p. 4.9) risulta chiara- (come anche fa notare la Sentenza recente del male, della quale faremo menzione in appresso) che edetti periti in complesso si divisero in due opinioni — Due dei periti ER queste risposte: AL 1° ques.: Le acque del mare non vengono in- nate chimicamente, ma intorbidate da quelle di rifiuto ersate dalla Società Malfidano e Soc. del lavaggio dei minerali. _A1 2°: Le suddette acque di rifiuto possono, in de- x mente i nella zona di protezione delle tonnare. Quando le acque torbide delle laverie arrivano ad inva- | dere le zone di protezione delle tonnare di Porto Paglia e di Porto Scuso vi arrivano soltanto ad un grado di torbidità attenuatissima e mescolate colle altre acque torbide provenienti dal Nord, spiaggia di Piscinas, di .S. Nicolò, di Cala Domestica e spiaggiette secondarie. E date le condizioni metereologiche e fisiche predette, che solo possono determinare il trasporto e l’arrivo delle acque torbide delle laverie delle predette Società nelle zone di protezione delle tonnare di Porto Paglia e Porto Scuso, si verifica a” Porto Paglia, e quindi nella zona di protezione della tonnara omonima, un considerevole sommovimento del fondo del mare, causa di intenso ed | esteso intorbidamento locale. Cosicchè le acque di Bug- | geru, pur penetrando nel perimetro dei 5 chilom. sopra- | vento dalla tonnara di P. Paglia, non contribuiscono per il loro attenuatissimo grado di torbidità ad aumen- tare sensibilmente l’intorbidamento che ivi esse incon- SE; stato nuovo pel prelodato Sig. Marchese, la cui tonnara da tempo . ha la fortuna di avere ben affollate le sue camere. 20 CORRADO PARONA trarono, nè quello della zona di protezione della Porto Scuso e direttamente soggetta alle torbide di questa località. Al 3.°: Per nostre dirette constatazioni i fondali del mare ci risultano alterati in vicinanza della spiaggia di Buggeru, delle spiaggiette immediatamente adiacenti al Sud di essa e negli altri punti di discarico degli sterili di Planu Sartu; essi non sono in nessun modo viziati da alterare le condizioni biologiche locali. (*) Al 4.°: Non siamo in grado di affermare con sicura coscienza che l’inquinamento, inteso come intorbida- mento delle acque del mare, possa produrre il devia- mento dei tonni, ma è certo che le acque delle laverie della Società Malfidano non possono produrre il devia- mento dei tonni nelle zone di protezione delle tonnare di Porto Paglia e Porto Scuso, non contribuendo in modo sensibile, per il loro attenuatissimo grado di tor- bidità, come abbiamo dichiarato al 2.° quesito, all’intor- bidamento di queste zone. L'altro perito invece diede queste risposte non poco differenti. (*) 1.) Le acque del mare rimangono inquinate da quelle di rifiuto che si riversano a Buggerù dalla Società di lavaggio, nonchè dal gettito dei detriti da Planu Sartu, nel senso che, senza essere modificata la costituzione chimica delle acque stesse, si produce per effetto di ma- teriali in sospensione una torbida per cui l’acqua cessa di essere pura e normale. 2.) Le acque di rifiuto e le torbide, di cui al prece- dente quesito, possono giungere anche al di là del punto in cui sì svolge il diritto di pesca degli attori, e in fatto vi giungono, attenuate naturalmente dalla loro progres- siva espansione e precipitazione nei periodi più favore- voli alla pesca, cioè dopo cominciato l’imbatto e du- rante l’imbatto, ossia quando spirano venti da Ovest a (1) Si ricordi che i sondaggi della R. Nave Verrî provarono il contrario. (*) Ci consta che il perito opponente è Direttore delle tonnare della Florio di Sicilia. PER LA STORIA DELLA PESCA IN ITALIA 21 ord; ed allora inquinano la zona dove si svolge il di- ritto sn pesca, nel perimetro dei 5 chilom. sopravento e di 1 chilom. sotto vento dal sito delle tonnare. Vi giun- | gono però, e più facilmente ancora, le acque di rifiuto della laveria di Nebida in un grado anche di maggior torbidità per la minore espansione e precipitazione dei materiali sospesi, attesa la vicinanza di essa alle ton- nare, ma concorrendo in misura molto minore all’intor- bidamento della zona, ritenuto a) che le acque di rifiuto - acque torbide versate a Buggeru: 6) che, dopo i prov- — vedimenti imposti dal Governo alla laveria di Nebida, | sono stati sospesi i lavori di lavaggio nei mesi di mag- gio e giugno, e conseguentemente, nei periodi di imbatto e di pesca, la laveria di Nebida concorre all’ intorbida- mento della zona delle tonnare per il sommovimento dei materiali di rifiuto in precedenza in mare, ma non mediante l'immissione diretta di ulteriori acque di rifiuto. 3.) Non sentendosi di avere la competenza tecnica di qualcuno degli altri periti, si rimette a ciò che i col leghi hanno creduto in loro coscienza di rispondere. 4.) Per effetto dell’inquinamento non naturale delle acque, avviene il deviamento dei tonni lamentato dai proprietari delle tonnare; per la Porto Paglia in pro- porzione tanto più grave in quanto che progressivamente va accentuandosi il peggioramento; per la Porto Scuso in proporzioni molto minori, ma che cominciano ad essere preoccupanti. L'inquinamento dei tonni lamentato è dovuto prevalentemente alle torbide provenienti da Buggeru, ed in misura minore a quelle provenienti da Nebida. Ammetto che all’intorbidamento nelle predette cireostanze concorrono come concause: a) le acque pro- venienti dai rivi del Nord: 6) in generale il sommovi- mento del fondo naturale della spiaggia causato dal forte agitarsi delle acque. Ma, in ordine a dette con- cause, osservo che esse, di fronte alle torbide artificial mente prodotte a Buggeru ed a Nebida, hanno un’im- portanza affatto secondaria, perchè i rivi, che sono sempre esistiti, scaricano acque sporche nei periodi di piena, ma ordinariamente o sono asciutti o scaricano I, SEI A È di Nebida sono in quantità senza confronto minore delle 99 CORRADO PARONA acque limpide, ed il sommovimento di fondo della spiag- gia è pur sempre esistito, non essendo variate le condi zioni naturali della costa. IV. - Ultime fasi del dibattito Colle esposizioni fatte mi lusingo di avere chiara- mente prospettata la grande e grave questione, che da tanti anni si dibatte fra tonnarotti e Società Malfidano, sulla quale volli mantenermi imparziale e di tanto da desumere le conclusioni dei periti d’ogni parte, dai rias- sunti stati fatti dai periti giudiziari e dall’esposto dei Giudici del Tribunale di Cagliari. (*) Per non dilungarmi di soverchio volli ancora om- mettere qualsiasi mia considerazione per ribattere le osservazioni esposte in contradditorio dai varii periti. Vengo invece ad esporre due fatti, occorsi recentemente, importantissimi per la tesi, e che, spero, serviranno a risolvere il tanto prolungato dibattito. E 000 * = A) Col succedersi di tante relazioni e controrela- zioni periziali e delle pratiche giudiziarie sì giunse finalmente al corrente anno, quando nel maggio -luglio 1915, la annosa pratica fu riportata innanzi al Tribu- nale di Cagliari, dove, sostenuta da valorosi giuristi di ambo le parti, provocò la sentenza (15 luglio 915), che fu al tutto favorevole ai tonnarotti, specialmente di Porto Paglia e che, riassumo. La sentenza indaga anzitutto se veramente sussi stenti e reali siano i danni alle due tonnare lamentati: dai proprietari, e così ragiona : «Gli attori hanno sempre affermato ed affermano «che i danni alle loro rispettive tonnare principiarono «col gettito in mare dalla rupe Planu Sartu dei mate- (1) Tengo a dichiarare che tutto quanto riguarda la Relazione dei periti giudiziari fu copiato integralmente dalla recente sentenza del Tribunale di Cagliari (p. 29-33). 23 ea di TE avvenuto nel 1880 e, egdni con «la seconda laveria del 1890 e della terza infine nel «1897 [0 per accertare quindi. se danni vi sono stati vi odo precedente al 1866 con quelli del per ‘odo uguale uccessivo al 1866. . «La statistica delle tre tonnare di Porto Paglia, di « ‘Porto Scuso e di Isola Piana ha principio col 1829, «quindi il periodo che precede il 1866 è costituito dagli «anni 1829-1865, e cioè da anni 37; il periodo quindi . «susseguente al 1866 è quello composto dagli anni 1867- «1903, contenente anche questo un periodo di anni 37. «Nel primo periodo la Porto Paglia pescò tonni 97105, «la Porto Scuso 122959, l’Isola Piana 86417; nel se- _ «condo periodo Porto Paglia pescò tonni 98204, Porto » Come questa la sentenza rigetta, dimostrandole in- fondate, tutte le altre ipotesi affacciate dai consulenti dello Stato e della Società delle laverie, le quali parlano di disboscamenti, di dinamite, di interrimento graduale del fondo sottomarino adiacente ai pressi delle tonnare, corsi d’acqua lungo la costa, da Piscimas a Capo Alta- no, a proposito dei quali, ben giustamente, il Tribunale dalla Porto Paglia, ma anche da Buggeru (il 1 si trova a ben 41 chilometri) dalla rin quei corsi — dice la sentenza —, come le laverie lla Malfidano scaricano in mare ogni giorno, per rile che ogni giorno la Malfidano butta in mare dalla rupe Planu Sartu nella quantità di 340 tonnellate. Ciò < risulta da quanto i periti giudiziari asseriscono nel «capitolo Torbide, loro stato, estensione e diffr.sione. » La sentenza passa poi ad esaminare un altro punto dell’interessante controversia, quello cioè : sin dove arri | vino le torbide e se, nel caso, invadano la zona di nata | tezione accordata alle tonnare. (') « —“«Ammesso che la causa del mancato arrivo dei . «tonni alla Porto Paglia sia da attribuirsi, alle torbide «_