3 5711 00076 3038 mumumm i' JiKm \\w 'Mi ftii f(é=-ll\ r~M . Lfi^pr' l/^f^, \\ >\ 1 Hf^//h\ \\ ^\V |//>y yW/|\\ \\ 1///^ MVv \\ W <77/ it' -'j j\ |\Vw^i),l '> Anche riguardo al nesso che corre fra le suddette .cellule gangliari e la sostanza granulare , vi è discrepanza di pareri. Krieger, infatti, dice che le cellule gangliari emettono un filamento, il quale, suddividendosi, darebbe origine alla sostanza granulare (la sua Punktsubstanz), dalla quale final¬ mente avrebbero principio le fibre nervose dei nervi periferici. Claus (3), invece, negherebbe del tutto questo fatto, dicendo effe le fibre hanno origine direttamente dalle cellule gangliari; e- ammetterebbe quindi che la sostanza granulosa non avesse alcun nesso con dette cellule. Io ho cercato di vedere quale delle due opinioni fosse la probabile, oppure se mai potessero essere vere in parte tutte due ; ma siccome ho fatto tali studi sul ganglio cerebrale dei Paguridi, intorno alla struttura del quale scriverò una apposita memoria, esporrò in quella i risultati finali delle mie ricerche in proposito. Sulle Cypridinae non ho potuto fare analoghe ricerche per la piccolezza dell’animale. Dal ganglio cerebrale partono molti rami nervosi, e di questi i principali sono: anteriormente i due che penetrano nell’articolo basilare delle antennule e che formano quivi un grosso ganglio (fig. 2, q ), composto interamente di cellule nervose uguali in grossezza a quelle sunnominate; ed ai lati i due nervi ottici. Dalla parte posteriore del ganglio cerebrale partono finalmente le due commissure periesofagee, che riuniscono detto ganglio con quello sottoeso¬ fageo (fig. 2, p), prendendo in mezzo l’esofago. (1) R. Krieger: Ueber das Centralnervensystem des Flusskrebses: Zeitscbrift f. wiss. Zoo!., voi. XXXIII. (2) . E. Yung: De la structure intime du système nerveux centrai des crustacés decapo- des; Compte rendu, voi. LXXXVIII, 1879. Recherches sur la structure intime et les fonc- tions du système nerveux centrai eliez les crustacés decapodes; Archives de Zool. exper., voi. VII, 1878. (3j C. Claus: Der orgauismus der Phronimiden: Arbeiten des Zool. Institut zu Wien, voi. II. — 42 — Il ganglio sottoesofageo è molto più piccolo di quello cerebrale. Ognuna delle due metà del ganglio ha nella parte anteriore una massa di cellule nervose (fig. 4, l); un’altra massa, ma più piccola, ne ha nella parte posteriore (fig. 4, m). Nella parte superiore vi sono alcune cellule aventi un diametro molto maggiore di quello delle altre (fig. 4, n) ; fra queste, poi, e la massa piccola di cellule minori, vi è uno spazio che mi pare ripieno di sostanza granulare, od almeno di una sostanza che le è molto simile (fig. 4, ù). Nella parte centrale, finalmente, si può osservare uno spazio molto grande (fig. 4, o ) foggiato a guisa di una lagrima batavica, e ripieno di finissime fibre nervose. Io credo che tali fibre sieno provenienti dalle due masse di cellule nervose, e dieno origine alle due commissure che uniscono detto ganglio al II0 della catena addominale (fig. 4, fi). Il rimanente della catena addominale è formato ancora da altri due gangli. Il primo (fig. 4, c) è molto allungato e stretto; nella sua parte ante¬ riore dà origine ai rami nervosi che innervano le zampe (fig. 4, q). Il secondo ganglio è molto più piccolo del primo, ed è vicino al retto (fig. 4, e'). Osservo per ultimo che la forma complessiva di tutto il sistema nervoso centrale (fig. 9 schematica) l’ho dovuta desumere dalle sezioni consecutive - trasversali e longitudinali delfanimale intero. Però dalle figure delle sezioni che ho riportate (fig. 2; fig. 4) si può capire facilmente tal forma, che ho cercato di rappresentare schematicamente nella figura 9. Organi dei sensi. Di tali organi vengo a dire qualche cosa solamente deH’occhio mediano e dell’organo frontale, come quelli che furono pochissimo descritti, e nella loro anatomia, e nella loro struttura istiologica. Questi due organi possono essere considerati come formanti un tutto * quasi inseparabile. Visti, infatti, così all’esterno, si possono paragonare ad un piccolo prisma (fig. 10) il quale abbia uno spigolo prolungantesi in una protuberanza claviforme (fig. 10, i); il prisma piccolo è il così detto occhio mediano, e la protuberanza è l’organo frontale. Occhio mediano. — Quest’occhio, visto ad un piccolo ingrandimento, mostra tre superfici che riflettono bene una luce quasi fosforescente; esse sono quelle che corrispondono alle faccette esterne degli elementi visivi di quest’organo (fig. 10, c ). Però queste superfici non sono le tre facce del prisma, come si potrebbe di primo acchito credere, ma invece ogni superfìcie comprende metà di una e metà dell’altra faccia vicina; in guisa che si può dire che le parti fosfore¬ scenti corrispondono agli spigoli del prisma (fig. 12, a). Fra una superficie e l'altra si vede una striscia opaca di pigmento nero (fig. 10, d). La struttura generale di quest’organo ho dovuto costruirla,' causa la sua piccolezza, dietro l’esame microscopico delle sue sezioni trasversali, longitu¬ dinali, e sagittali; tanto più che l’esame microscopico dell’organo intero riesce difficile eziandio perchè il pigmento nero è così condensato da non poter essere reso trasparente con nessuno dei tanti mezzi diafanizzatori di cui dispone la tecnica del microscopio. L’endoscheletro adunque è costituito di tre pareti chitinose (fig. 12, &), le quali corrono lungo tutto il prisma; e partendo dal centro di esso (fig. 12, d) vanno a terminare sulle sue tre facce. Così tutta la cavità prismatica viene divisa in tre cavità più piccole, aventi uria forma traente a quella di un rombo. Questi sepimenti sono doppi, cioè costituiti da due pareti, come si vede nella figura 13. Ogni parete finalmente è formata da due strati : uno interno, (fig. 13, d) sottile, contenente moltissimo pigmento nero; uno esterno (fig. 13, &), più grosso, trasparente. Pare adunque che quriste pareti abbiano lo stesso ufficio del pigmento nero che si trova intorno agli elementi interni degli occhi composti, e dell’epitelio pigmentale degli animali superiori. Ora, dalla forma di questo endoscheletro si può intendere, senza ulteriori descrizioni, come appunto le tre superfici fosforescenti sopraccennate, deb¬ bano corrispondere ai tre spigoli del prisma. Sopra queste pareti finalmente si trovano disposti, l’uno accanto all’altro, gli elementi visivi (fig. 11, «; fig. 12, c). Essi constano di due parti: una anteriore (fig. 14, a), costituita da una cellula conica, molto lunga e stretta, a contenuto granuloso, e con un nucleo molto voluminoso, posto sempre verso l’estremità anteriore; ed una posteriore (fig. 14, h) a forma di paralle¬ lepipedo allungato, senza nucleo. Trattati questi elementi col carminio boracico, la parte posteriore si colorisce molto più intensamente di quella anteriore. L’occhio mediano è posto nell’animale in modo da avere una faccia del prisma rivolta in alto (fig. 12, e), e di conseguenza uno spigolo, quello a cui è attaccato l’organo frontale, in basso (fig. 12, f). I suoi movimenti dipendono da due muscoli (fig. 11, &), i quali hanno uno dei loro punti d’inserzione sopra la parte inferiore deli’endoscheletro oculare (fig. 11, c), e l’altra sopra piastre calcificate. Se i due muscoli fun- zionano insieme, l’occhio, ed anche l’organo frontale, son mossi dall’alto in basso; se alternativamente, vengono portati da sinistra a destra e viceversa. Organo frontale. — Ne ho fatto già conoscere la posizione parlando della forma generale dell’occhio mediano. Osservato allo stato fresco, si presenta sotto forma di piccola clava, quasi gelatinoso, e un po’ trasparente. È attaccato per la sua metà posteriore (fig. 11, d) allo spigolo inferiore dell’occhio stesso; l’altra metà sporge in avanti, formando quasi un piccolo rostro (fig. 11, e). Che questo organo sia sensorio, come dice Claus, e come, altri asserisce, è provato anche dalla sua struttura interna. In una sua sezione longitudinale si vede che è attraversato da un cor¬ done nervoso (fig. 11, h g f), il quale è involto da un tessuto molle, composto di cellule simili a quelle del tessuto adiposo che occupa la maggior parte della cavità toracica e che inviluppa l’intestino medio (fig. 5, e). Questi due diversi tessuti possono esser visti meglio sopra un taglio trasversale dello stesso organo (fig. 12, f): nel centro si scorge il cordone nervoso (, g ), e intorno ad esso le cellule del tessuto molle [h). Il cordone nervoso forma lungo il suo corso tre ingrossamenti di varia dimensione: uno molto grosso, quasi sferico, e che occupa quasi tutta la parte libera dell’organo (fig. 11, f) ; un secondo più piccolo, piriforme è- posto nella parte mediana (fig. 11 , g); e finalmente uno piccolo allungato è collocato nella parte posteriore (fig. 11, h). Le fibre nervose che danno origine a questo cordone (fig. 11, i ) proven¬ gono dalla parte antero-superiore del ganglio cerebrale. Organi sessuali. Di tali organi le parti più interessanti sono le esterne, essendo le in¬ terne molto semplici. Le parti esterne, tanto del maschio che della femmina, sarebbero costituite dalla trasformazione di un pajo di zampe addominali; il loro ufficio sarebbe quello di tener fermo il maschio al corpo della femmina. l.° Organi sessuali maschili. — Nel maschio gli organi sessuali sono costituiti dai testicoli , dai canali efferenti, dal pene, e dalle zampe sessuali. Testicoli. — Hanno una forma sferica, e son posti ai la*ti dell’animale, un po’ più avanti del retto. La loro struttura istiologica, da quanto ho potuto metter insieme nelle diverse osservazioni fatte sopra sezioni di Cypridinae intere (al fine di non guastare con la stiramento, o lo schiacciamento, questi — 45 — organi, già troppo piccoli per essere maneggiati anche con il microscopio dis- settorio), è abbastanza semplice. Risultano formati da una parete piuttosto spessa, costituita di due strati: uno esterno, molto sottile ed elastico (fig. 15, a); l’altro interno e grosso, V epitelio, le cui cellule cilindriche hanno un grande nucleo (fig. 15, &). Egli è da questo epitelio che a parer mio hanno origine gli spermatozoi. Da esso si formano cellule epiteliali nuove, di grandezza doppia, con un nucleo a granulazioni sensibilmente grosse, e che si portano verso il centro del testicolo (fig. 15, c); il nucleo di tali cellule a poco alla volta va ispes¬ sendosi a spese del protoplasma, e diventa a contenuto omogeneo (fig. 15, d); la cellula finalmente assume una forma ovoide con un polo appuntito, e si è trasformata così in spermatozoo (fig. 16). Gli spermatozoi nelle Cypridinae non godono di alcun movimento, ma sono rigidi come nella maggior parte degli Invertebrati. Canali efferenti: — Da ciascun testicolo parte un canaletto sottile e ingrossato ad anfora nel mezzo (fig. 17, a). I due canaletti si riuniscono sotto al corpo per formare il pene (fig. 17, 5; fig. 18, 6). Le pareti dei canali efferenti sono sottilissime e di una elasticità somma; vicino alla loro unione con il testicolo sono tappezzate da un epitelio simile a quello dei testicoli stessi (fig. 15, e). Il passaggio dal testicolo al canal efferente, molto stretto, è nella parte posteriore. I canali efferenti quindi hanno una direzione un po’ obliqua dal- l’ indietro in avanti. Dal punto in cui i due canali vengono a .congiungersi, le pareti loro si ispessiscono ; e nel loro spessore è visibile un tessuto di struttura glandulare. Questo particolare si osserva chiaramente tanto nelle sezioni longitudinali (fig. 18, a) quanto in quelle trasversali (fig. 19, a). Potrebbe essere una gian¬ duia mucipara, essendo analoga alle tante che si vedono anche nelle pa¬ reti del pene Stesso. Pene. — Esso ha la forma di un imbuto, ed è circondato da una. tunica muscolare molto forte a fibre circolari (fig. 21, A). L’uretra, se si può chiamar così in questi animali il canaletto centrale per il quale effluisce lo sperma, ha una forma tutta sua particolare: superior¬ mente la sua sezione ha l’aspetto di un x, il quale nelle sezioni più basse va gradatamente sformandosi fino ad assumere una sezione presso a poco triangolare. L’ uretra, inoltre, nella sua parte superiore forma come una saccoccia, col fondo rivolto in su (fig. 20, a). Potrebbe essere un serbatoio spermatico. — 46 — Questa saccoccia è rivestita da un epitelio cilindrico abbastanza spesso, , come si può vedere nella figura 19, b , che rappresenta la sezione dei canali efferenti in un punto vicinissimo al pene (c c) e quella della saccoccia nella sua parte superiore; detta figura sarebbe un taglio fatto secondo la direzione x y delle fig. 17 e 20. Le pareti del pene invece si mostrano tutte ripiene di tessuto glandulare, simile a quello che si riscontra nella parte terminale dei canali efferenti (fig. 19, a). Parmi che tali glandule sieno a .secrezione mucosa. Zampe sessuali. — Chiamo così un paio di arti toracici che sono inti¬ mamente collegati al pene; fra i quali anzi esso penetra, per isboccare verso la loro estremità libera (fig. 21 e 22). Sono molto grosse e corte; terminano come due specie di chele cornee e molto robuste (fig. 21 e 22, a b). Sono formate da un endoscheletro calcare-chitinoso (fig. 22, c d e), di¬ viso in tre pezzi, collegati fra loro per mezzo dei tendini muscolari. Delle due chele è mobile * solamente l’esterna (fig. 21, 22, b), che vien mossa da due grossi muscoli oppositori: il muscolo c (fig. 21) la chiude, avendo una estremità attaccata nell’ interno della chela: il muscolo f (fig. 22), invece, l’apre, essendo il suo attacco esterno; l’estremità superiore di am¬ bedue i muscoli si attacca al pezzo endoscheletrale c (fig. 22), in modo da rivestirlo, come si può intendere dalle due figure 21 e 22. Le due zampe ven¬ gono chiuse o aperte per mezzo di muscoli lunghi e sottili; si aprono perla contrazione del muscolo g (fig. *21, 22), e chiudonsi quando si contraggono i muscoli h, i (fig. 21, 22). Concorre ad aprire le zampe anche il muscolo l (fig. 21) il quale presenta la particolarità di avere la parte superiore ramificata. N Le due chele hanno anche un apparecchio glandulare; nella chela in¬ terna la gianduia, quasi sferica, è posta al di sopra della parte cornea (fi¬ gura 21, 22, m ), e comunica con Desterno per un canaletto che corre nel centro della chela stessa e sbocca sulla sua faccia interna; nella chela esterna al contrario la gianduia, molto più piccola dell’altra e piriforme, è collocata nell’interno della chela stessa, e precisamente nel dente chelifero anteriore (fig. 21, ri). 2.° Organi sessuali femminili. — Di questi dirò qualche cosa intorno ai piedi sessuali ; in quanto agli ovari ed ai loro sbocchi non ho potuto veder niente di più di quel che fu descritto da Claus nel suo lavoro sulle Cypridinae. Le zampe sessuali nelle femmine sono molto corte e grosse (fig. 23), e termi¬ nano con due grandi glandule ovoidali (fig. 23, a ), di cui non ho visto lo sbocco. — 47 — Il contenuto di dette glandule è formato da piccole sferette assai rifran¬ genti, mescolate a molti cristallini aghiformi (fig. 24). Metodi di ricerca. Per istudiare i tessuti delle Cypridinae a fresco, li dilacero e li tengo immersi nella stessa acqua di mare . Come maceratore adopero sempre con molto successo Valcool al terzo, in poca quantità relativamente alla massa dell’oggetto. Dei fissatori trovo migliore di tutti il bicloruro di mercurio in solu¬ zione acquosa; vi lascio le Cypridinae per 5-7 minuti, le sciacquo in acqua distillata e le passo in alcool a 75% nel quale aggiungo qualche goccia di tintura jodica; dopo 12-24 ore le immergo nell’alcool al 75 °/0- Buoni risultati mi ha dato anche il liquido di P. Mayer (liquido di Kleinenberg con acido nitrico); però l’epitelio dell’apparecchio digerente non resta sempre fissato coinè quando si adopera il sublimato. Per l’ inclusione, finalmente, uso la paraffina, secondo il metodo di 1 Giesbrecht. Profitto di questa propizia occasione per ringraziare i signori Claus, Grobben, ed Heider dei larghi mezzi che mi hanno gentilmente fornito du¬ rante l’anno da me passato presso l’ Istituto zoologico e anatomico di Vienna. — 48 — SPIEGAZIONE DELLE FIGURE. dell’ esofago Fig. l.a — Antennula — Camera chiara di Oberhàuser; Ob. I. Seibert. a — Ventose liriformi b — Ventose discoidali Fig. 2.a — Sezione longitudinale mediana della parte anteriore di una Cypridina. Camera chiara d’Abbe; Ob. IV. Seibert. a — Labbro superiore b — Glandule che si trovano in esso c — Esofago d — Intima e — Epitelio f — Tunica muscolare trasversale g — » » longitudinale li-li' — Muscoli addetti all’esofago i — Cavità dell’ intestino medio l — Epitelio 1 m — Tunica muscolare > dell’ intestino medio n — Tunica pigmentale ] o — Sostanza granulosa del ganglio sopraesofageo p — Ganglio subesofageo q — Ganglio antennulare r — Scheletro endofragmale rudimentale s — Sepimento epiteliale che divide V esofago dall’ inte¬ stino medio t — Piastra calcificata u— Cellule del ganglio sopraesofageo v — Sostanza granulosa dello stesso ganglio Fig. 3.a — Sezione trasversale del labbro superiore; Camera chiara di Abbe; Ob. IV. Seibert. a — Glandule trasversali b — Glandule longitudinali c — Lacune lasciate dallo sparire delle sezioni glandulari nelle manipolazioni d— Esofago Fig. 4.a Sezione longitudinale della parte inferiore di una Cypridina — Camera chiara di Oberhàuser ; Ob. 0. Seibert. a — Sezione del ganglio sopra-esofageo b-l-m-n-o — Vari elementi che costituiscono il ganglio subesofageo c-c' — Gangli addominali al labbro d-d' — Pareti dell’ intestino medio e-e-e — Esofago f — Intestino retto g — Tunica epiteliale li — Tunica muscolare i — Tunica pigmentale p — Commissure che uniscono il ganglio subesofageo al II. ganglio addominale c. g — Rami nervosi che innervano le zampe anteriori Fig. 5.a — Sezione longitudinale della parte posteriore di una Cypridina Camera chiara di Abbe; Obb. V. Seibert. a — Cavità \ dell’intestino medio b — Tunica epiteliale c — Tunica muscolare d — Tunica pigmentale ] e — Cellule del tessuto adiposo che circonda in gran parte il canale alimentare f — Tunica epiteliale 1 g — Tunica muscolare longitudinale > del retto h — » » circolare j i — Tunica muscolare del retto che si prolunga un po’ ed abbraccia una piccola zona dell’intestino medio Fig. 6.* — Porzione della tunica, pigmentale vista di faccia. Camera chiara di Abbe; Ob. V. Seibert. Fig 7." — Cellule della gianduia epatica del Pagurus Prideauxi. Camera chiara di Oberhàuser; Ob. Y. Seibert. Fig. 8.a Sezione sagittale della parte anteriore di una Cypridina. Figura mezzo schematica. a — Cellule gangliari grandi poste alla base dell’occhio mediano h-b — Porzione del ganglio sopraesofageo c-c — Occhio mediano Fig. 9.® — Figura schematica rappresentante il sistema nervoso centrale della Cypridina. Fig. 10.a — Occhio mediano visto allo stato fresco; Ob. II. Seibert. a — Occhio mediano b — Organo frontale c — Facce fosforescenti dell’occhio mediano d — Sepimenti interni pigmentali dell’occhio mediano Fig. 11.*' — Sezione longitudinale dell’occhio mediano e dell’organo fron¬ tale. Camera chiara di Abbe; Ob. Y. Zeiss. a-a — Elementi visivi a' — Sopimento pigmentale chitinoso b — Muscolo addetto ai movimenti dell’occhio mediano Anno XIX. 4 — 50 — c — Attacco di questo muscolo d — Cellule adipose che circondano il cordone nervoso del¬ l’organo frontale e _ parte libera dell’organo frontale f-g-li — Ingrossamenti del cordone nervoso di detto organo i — Fibre nervose che congiungono il cordone nervoso con il ganglio sopraesofagoo da cui ha origine Z — Cellule del ganglio sopra-esofageo Y\g. 12.® — Sezione trasversale dell’occhio mediano e dell’organo frontale. Figura mezzo schematica a — Facce fosforescenti b — Sepimenti pigmentali chitinosi c — Elementi visivi d — Unione centrale dei sepimenti pigmentali e — Faccia superiore dell’occhio mediano f — Organo frontale g __ Cordone nervoso h — Cellule adipose Fig. 13.a — Sezione trasversale della parte terminale di un sepimento pigmentale cliitinoso. Ob. VII. Seibert. d — Strato interno pigmentale b — Strato esterno senza pigmento Fig. 14.a — Elementi visivi; Ob. VII. Seibert. a — Parte anteriore b _ Parte posteriore attaccata ai sepimenti pigmentali Fig. 15.8 _ Sezione di un testicolo. Figura mezzo schematica. a- Membranaelastica j deUe ti b — Epitelio ) c — Cellule che hanno origine da detto epitelio d — Cellule che stanno per trasformarsi in spermatozoi e — Epitelio del canale efferente Fig. 16a. — Spermatozoi. — Preparazione a fresco. — Camera chiara di Zeiss; Ob. Zeiss Fig. 17a. — Apparecchio genitale della Cypridina : Figura mezzo schematica a — Dotti efferenti b — Pene c — Testicoli x-y — Linea che segna la posizione in cui fu fatta la sezione rappresentata dalla figura 19 Fig 18a. _ Sezione longitudinale del pene. Figura mezzo schematica. a — Epitelio delle pareti dei dotti efferenti nel loro punto di unione b — Uretra c — Dotti efferenti uui-.iLi.iiai. aiuti/ ma. 1 SV agaeu& Latreille. 1 I 1. crux-major Lin. — Rovereto al Leno (Zeni), Nogarè fra le cortecce d’un pero, e sotto i sassi. Lago di Loppio nell’aprile, Bedollo (Bert.). Val di Sole (Salv.). Campo (Frap.), Fontane fredde m. 950 (Ecch.); Con- dino (Gob.). var. trimaculatus Dej. — Rarissimo. Trovai un solo esemplare a Co- gnola. A Rovereto lungo il Leno (Zeni). 2. bipustulatus Fabr., quadripustulatus Sturm. — Raro presso Rovereto (Zeni). Torcegno (Cost.), Riva nell’aprile, Civezzano in aprile (Bert). Trento (Grdl.). Oodes Bonelli. 1. helopioides Fabr. — Bedollo, Trento nell’inondazione dell’Adige non tanto frequente (Bert.). Presso Rovereto, e S. Croce in Giudicarie (Zeni). Torcegno (Cost.). Condino sotto i sassi (Gob.). Callistus Bonelli. 1. lunatus Fabr. — Montebaldo, Caldaro alle falde della Mendola (Bert.), Torcegno (Cosi), Fiemme (Ece.). Borgo (Grdl.). Comunissimo sotto i sassi presso S. Lugano (Ecch.), Condino (Gob.). Clilaenius Bonelli. 1. Circumscriptus Duft. — Venne catturato a S. Marco presso Rovereto dal sig. Halbherr in 3 esemplari. 2. spoliatus Rossi — Raro sotto i sassi presso i laghetti di Marco (Zeni), presso Salorno (Grdl.), Rovereto (Pilati). 3. variegatus Fourcr., agrorum Oliv. — Torcegno nella Valsugana (Cosi). Ai laghetti di Marco (Zeni). 4. viridipunctatus Goeze., vestitus payk. — Specie molto diffusa nei ter¬ reni umidi sotto i sassi. Rovereto, Arco, Pannone (Zeni), Torcegno, Mezzano (Cosi). Al lago di Loppio nell’aprile, Bedollo, Oltre castello. Trento, Borgo (Beri), Condino (Gob.). 5. nitidulus Schrank., Schrankii Duft. — Lo si trova spesso col precedente, però meno frequente. Trento, Nogarè, al lago di Loppio, al Siila presso Madrano, (Beri), Torcegno, Mezzano (Cosi), Condino (Gob.). var. tibialis Dej. — Presso Lizzanella (Zeni), al lago di Loppio in aprile (Bert.), Bolzano (Grdl.). — 105 — 6. nigricornis Fabr. — Bolzano (Grdl.). Villa lo accenna pure fra le specie della Lombardia. 7. tristis Schall. holosericeus Fabr. — Assai raro. Lago di Loppio nel¬ l’aprile, alla palude di Vigalzano sotto un sasso nel marzo (Bert.), Mezzano (Cost.), Trento nell’inondazione dell’Adige un esemplare (Beri). 8. sulcicollis Payk. — Trovai un esemplare di questa rarissima specie nella palude di Vigalzano li 9 aprile sull’orlo di un fosso fra i giunchi secchi. Presso Óra in Val d’Adige in alveoli sotterranei (Derold). 9. azureus Duft., rufìpes Dej. — ( Dinodes Bon.). Finora fa solo raccolto dall’abate Costesso a Torcegno nella Valsugana. Ucìbbus Latreille. 1. cassideus Fabr. — Rovereto « alla Porta » dal marzo al giugno (Zeni), Oltre castello, Riva, Val di Ledro, presso Villamontagna, Nogarè sotto i sassi in luoghi aridi (Bert.); Campo (Frapporti), presso Tesero (Ecch.). Nella Naunia (Grdl.). 2. depressus Payk. — Col precedente (Ros.). Oresc&us Bedel. 1. Hofifmannseggi Panz. — Nei boschi dei dintorni di Condino sotto i sassi, raro (Gob.). Presso Serrada, in Folgaria e Vallarsa (Halb.). Badister Clairv. 1. bipustulatus Fab. — Comunissimo in Fiemme sotto i sassi, massime ove fu deposito di legname resinoso (Ecch.). Montebaldo, Pannone (Zeni). Trento, Caldaro, Bedollo (Bert.). Torcegno, Mezzano (Cost.). Condino non raro (Gob.). 2. sodalis Duft., humeralis Bon. — Presso Bolzano all’Adige ed al piede di Montebaldo (Ros. Grdl.), nella Naunia, Trento nell’inondazione raro (Bert.). 3. peltatus Panz. — A Moritzing presso Bolzano (Ludy). Più frequente nel- j l’Alta Italia. Apotomns Dejean. 1. rufus Rossi — Zeni lo raccolse a S. Croce nelle Giudicarie, raro. — 106 — AnisodactyBus Dejean. 1. signatus 111. — Comune in primavera nei luoghi ombreggiati e pressa le acque. Rovereto, sotto i sassi lungo i muri dei campi (Zeni). Trento nell’alveo vecchio dell’Adige, fra le erbe secche col Poecilus subcoeruleus non raro. Pie- dicastello lungo i muri, Nogarè, alla Siila sotto Madrano (Bert.). 2. binotatus Fabr. — Più comune del precedènte, Rovereto (Zeni); Trento, Nogarè, Bedollo, lago di Loppio nell’aprile (Beri), S. Lugano (Ecch.). var. spurcaticornis Dej. — Nei dintorni di Rovereto (Halb.). 3. nemorivagus Duft. — Piuttosto raro. Rovereto (Zeni), Nogarè, lago di Fornace, Bedollo (Beri), Primiero (Cost. Grdl.), Fiemme (Ecch.). Biaehronms Erichson. 1. germanus Lin. — Comune, massime in primavera. Trento, Madrano nei prati in quantità, Ronchi (Beri). In Valsugana frequente (Cosi). Pri¬ miero (Grdl.). Condino (Gob.). OpboflBiis Steph. 1. sabulicola Panz. — A Pannone, nelle Giudicane e sui più alti colli di Rovereto (Zeni); nei dintorni di Trento (Tone'lli); Montebaldo (Halb.). 2. obscurus Fabr., monticela Dej. — Col precedente (Zeni), Montebaldo, pressa Malosco nella Naunia, nella Valsugana (Beri), Fiemme (Betta). 3. diffinis Dej. — Venne raccolto in Fiemme dall’amico sig. Antonio Betta. var. rotundicollis Fairm. — Betta lo trovò a Denno sotto il fieno. 4. punctatulus Duft. — Trento (Bert.), Montebaldo (Ros.). Livinallongo (Grdl.), alla malga del Mojetto (Halb.). var. — laticollis Marsh. — Nella Naunia (Grdl.). 5. azureus Fabr. — Presso Rovereto raro. (Zeni), Nogarè, Mori, Civezzano (Bert.), Torcegno, Primiero (Cost.), Condino (Gob.^Valle del Sarca (Grdl.). 6. cordatus Duft. — Piedicastello, Caldaro (Bert.), Montebaldo (Ros.), din¬ torni di Condino (Gob.). 7. rupicola Sturm. — Sui colli di Rovereto, molto raro (Zeni.). Colsi un esemplare a Nogarè (Bert.). Su diversi monti nella Val Lagarina (Halb.). — 107 — 8. puncticollis Payk. — Torcegno (Cost.), Montebaldo, Nogarè, Monte Bon- done (Bert.), al Lago di Caldaro, presso Pozza (Grdl.), Rovereto, Isera (Halb.). var. paralellus Dej. — Un esemplare in Brione (Halb.). 9. brevicollis Dej. — Raro presso Bolzano e sul Monzoni nella Valle di Fassa (Grdl.), Nogarè (Bert.). 10. maculicornis Duft. — Condino (Gob.). Nei dintorni di Torcegno, non tanto raro (Cost.), Val Lagarina (Zeni), Mori, Riva, raro (Bert.); assai raro presso- Bolzano (Grdl.). var. complanatus Dej. — Preso una sol volta sotto i sassi nei dintorni di Rovereto (Zeni). 11. signaticornis Duft. — Fu trovato una sola volta presso Rabenstein nella valle di Passiria (Grdl.). Si trova pure nelle alpi della Lom¬ bardia, in Piemonte e nella Toscana. PsenaSoplionus Motschulsky. 1. hospes Sturm. — L’amico Dott. Gustavo Venturi mi recò un esemplare di questa specie da lui raccolto nel luglio alle acidule di Rabbi. 2. pubescens Muli., ruficornis Fabr. — Specie assai comune nel Trentino massime in primavera sotto i sassi. 3. griseus Panz. — Comune come il precedente. Nelle medesime località. Pìtttaas Motschulsky. j 1. calceatus Duft. — Nei dintorni di Rovereto, però non frequente (Zeni) j Trento, Nogarè, Caldaro (Bert ), Grigno in Valsugana (Cost.), nei dintorni di Bolzano (Grdl.). ' * Harpahi§ Latreille. j 1. rufus Briig., ferrugineus Fabr. — Nel Tirolo meridionale (Grdl.). Non raro nell’ Italia. j 2. atratus Latr., hottentota Duft. — Piuttosto frequente sotto i sassi. Val Lagarina, ai piedi di Montebaldo (Zeni), Trento, Caldaro (Bert.); in diverse località della Valsugana (Grdl.), Fiemme (Ecch.). — 108 — 8. laevicollis Duft., satyrus Stnrm. — Bedollo (Bert.). Mezzano, Primiero, Grigno (Cost.), sulle montagne di Fassa e nel Bolzanese (Grdl.). Con- dino (Gob.). 4. rufìtarsis Duft., honestus Duft., ignavus Duft. — Frequente nel Tren- . tino. Nogarè, Bedollo, Borgo (Bert.), Torcegno, Strigno, (Cost.). Al Pian della Fugazza (Halb.), Trento, Riva (Frap.), Condino (Gob.), B presso Rabbi (Ros.). 5. sulphuripes Germ. — Comune nel Roveretano (Zeni), Mori, Trento, Monte | Bondone (Bert.), Montebaldo (Ros.), Yalle del Sarca e sui colli di Castelbarco (Grdl.). 6. distinguendus Duft. — Comune nel Trentino dalla primavera all’autunno. Trento, Nogarè, Mori, Civezzano, Borgo (Bert.), nel Roveretano (Zeni), jé Condino (Gob.), al Lago di Garda (Grdl.). 7. aeneus Fabr. — In tutto il Trentino, frequente al piano e sui monti, var. confusus — Molto raro nel Roveretano (Zeni). var. inter stitialis Grdl. — L’autore lo raccolse sul Ritten nel Bol-Jj; zanese. 8. smaragdinus Duft., discoideus Er. Rovereto, sotto i sassi in maggior (Zeni), Civezzano, Trento, Nogarè, Cognola (Bert.), Grigno (Cost.), |l Bolzano' (Grdl.). var. sobrinus Dej. — In molte località del Roveretano (Halb.). Sul Mon- xj tebaldo (Ros.), Trento (Bert.), Torcegno (Cost.). 9. rubripes Duft. — Rovereto, raro in primavera (Zeni), Trento, Nogarè, jc Caldaro, Montebaldo, Civezzano, piuttosto frequente (Bert.), Mezzano, j Torcegno, Strigno (Cost.), Riva (Frap.). 10. latus Lin., fulvipes Fabr., — Bedollo, Lago di Loppio nell’aprile (Bert.), fi Pozza in Fassa (Grdl.), Montebaldo (Mùller). 11. luteicornis Duft. — Molto raro in marzo nel Roveretano (Zeni), Nogarè, li Civezzano, Bedollo (Beri), nella Naunia, a Pozza (Grdl.), Mezzano H (Cost.), Condino (Gob.). 12. quadripunctatus Duft. — Il compianto prof. Rosenhauer trovò alcuni fi esemplari di questa specie sul Montebaldo assieme all’ H. hottentota. il Sul Col Santo (Halb.). 13. fuliginosus Daft. — Presso Rabbi e sulla Seiseralpe (Apetz.). In Val-j' larsa e Folgaria (Halb.). 14. neglectus Dej. — Nel Roveretano non tanto frequente (Zeni), Torcegno ! (Cost.), Caldaro (Beri). 15. tenebrosus Dej. — Trovai un esemplare in primavera a Civezzano. 16. rufimanus Marsh., tardus Er. — Specie comune ovunque. Nogarè, Caldaro, Trento, Borgo, Riva, Bedollo (Bert.); Condino (Gob.), Eiemme (Ecch.). 17. flavicornis Dej. — Fu trovato da Derold sullo Schiera nel territorio di Bolzano. Trovasi pure nella Lombardia, laonde la presenza di questa specie nel Trentino è sicura. 18. tardus Panz., Froelichii Sturm. — Rara nel Roveretano (Zeni), Nogarè (Bert.), Torcegno (Cost.). 19. serripes Quens. — Rovereto (Zeni) ; Torcegno e Mezzano (Cost.) ; Riva, Trento (Bert.) ; Bolzano (Hausm., Ros.). 20. dimidiatus Rossi, caspius Stev., semiviolaceus Dej. — Non è raro nel Trentino, massime in primavera. Nogarè, Trento, Cadine, Mori, Civezzano, Borgo, sotto i sassi (Bert.), Primiero (Cost.), Condino (Gob.), Rovereto e Loppio (Halb.). 21. anxius Duft. Nogarè, Caldaro, Trento (Bert.), Rovereto (Cobelli), Grigno (Cosi), Mezzolombardo nel letto del Nosio (Grdl.) ; sul Montebaldo in giugno (Halb.). 22. modestus Dej., flavitarsis Dej. — Frequente nel Roveretano (Zeni), Ci¬ vezzano nel luglio, Dos Trento (Beri), Torcegno (Cost.), Riva non raro (Frapporti). 28. picipennìs Duft. — Frequente, Rovereto (Zeni) Caldaro, Trento, Nogarè, Mori, Borgo (Bert.), Ala (Ros.), Condino (Gob.). Braelycelleis Erichson. 1. verbasci Duft. — Il Prof. Rosenhauer lo dichiara assai raro nel Tirolo meridionale, senza indicare la località. Trovasi pure nella Lombardia (Villa). 2. collaris Payk. — Pare specie esclusiva delle elevazioni alpine. Costesso raccolse alcuni esemplari sui monti sopra Torcegno, Eccheli in Fiemme. Condino (Gob.). * Steraoloplius Latreille. 1. teutonus Sehr., vaporariorum Fabr. — Trovasi tanto al piano che sui monti piuttosto frequente. Rovereto (Zeni), Nogarè, Trento, Riva, Denno, Borgo, (Bert.), Torcegno (Cost.), Fiemme (Ecch.). — no — 2. discophorus Fisch. — Trovai alcuni esemplari nella fossa al di là della chiesa di Piedicastello, e nell’ alveo vecchio dell’Adige oltre Porta h S. Martino, nonché al taglio dell’Adige presso Marco, nel giugno p. sotto i sassi. 3. mixtns Herbst., vespertinus Panz. — Rarissimo nel Roveretano (Zeni). ( 4. elegans Dej. — Presso Bolzano (Schmidt. fide Grdl.). Nella Lombardia e -, Veneto. (Villa, Disconzi). 5. flavicollis Sturm. — ( Acupalpus ). Torcegno (Cost.) presso Bolzano e Sig- ji mundskron, assai raro (Hausmann.), Trento, nell’inondazione dell’Adige I (Bert.), all’Avisio (Gob.). 6. dorsalis Fabr. — Sotto i sassi nei luoghi sabbiosi lungo il Leno, al- I quanto raro (Zeni), Torcegno (Cost.), Trentp nell’ inondazione del- I l’Adige (Bert.), ai Laghetti di Marco (Halb.). 7. brunnipes Sturm. — Presso Bressanone nel Tirolo meridionale (Ros.). | Trovasi pure nella Lombardia e nel Piemonte. 8. exiguus Dej. — Mio cugino cav. Antonio De Pizzini, raccolse un solo esemplare presso Ala. Fu trovato ai Laghetti di Marco da Halbherr, fa il quale inclina a ritenerlo come la var. luteatus Duft. 9. meridianus Lin. — Rovereto, sotto i sassi, nei luoghi sabbiosi (Zeni), j Caldaro nel marzo (Bert.), Torcegno, frequente in primavera (Cost.), Il .Valsugana (Grdl.). 10. longicornis Schaum. — Halbherr trovò un unico esemplare all’Adige w nell’inondazione del 1882. Clairville. 1. tenebrioides Goeze., gibbus Fabr. — Questa specie che nell’Italia cen- ij trale mena strage nei campi coltivati a frumento, si riscontra fra noi il solo in qualche singolo esemplare. Zeni la raccolse a Rovereto « alle I porte » in una pozzanghera, li 10 agosto. Nei dintorni di Bolzano b (Grdl.) ; a Lizzana e Pomarolo (Halb.). Amara Bonelli. 1. fulvipes Serv., striatopunctata Dej. — Nei dintorni di Torcegno, Mez- i zano, Samone (Cost.); Nogarè, Civezzano, Roncegno (Bert.). 2. rufipes Dej. — Nell’ agro Roveretano (Zeni), Torcegno (Cost.). 3. concinna Linn., lepida Zim. — Nel Tirolo meridionale, assai rara (Ros.). 1 4. tricuspidata Dej. — Sul Montebaldo, nel giugno, rara (Halb.). 5. plebeja Gyll. — Tengo due esemplari da me raccolti nel Trentino,, senza indicazione della località. 6. similata Gyll., obsoleta Duft. — Nel Roveretano, non frequente (Zeni), Caldaro (Beri), Torcegno (Cost.), a Loppio, Marco e Volano (Halb.). 7. ovata Fabr., obsoleta Dej. — Rara nel Roveretano (Zeni), Mezzano, in alcuni esemplari (Cost.), Trento, Nogarè (Bert.), Condino (Gob.), in Ter¬ ragnolo (Halb.). 8. montivaga Sturm. — Venne catturata nel Tirolo settentrionale a Hall e a Vomp. Halbherr la raccolse in Valle di Cei e in Vallarsa alla malga Pozza ; rara. 9. nitida Sturm. — Tengo in raccolta due esemplari coll’ indicazione precisa. Tirolo. Questa specie trovasi nella Lombardia e nel Piemonte, per cui non esito a rivendicarla alla Fauna trentina. IO-, communis Panz. — Rovereto, frequente sotto i sassi, in marzo (Zeni), Montebaldo (Ros.), Torcegno (Cost.), presso Borgo, a Trento (Bert.), Bol- ' zano, Caldaro (Grdl.), Condino (Gob.). var. atrata Heer. — Bolzano (Grdl.), a Serrada (Halb.). 11. lunicollis Schiodi, vulgaris Lin. In giugno a Pravecchio in Montebaldo (Zeni), Nogarè, Bedollo, Trento (Bert.), Valsugana (Cosi). 12. curta Dej. — Frequente nella Valsugana e a Mezzano (Cosi). Abbon¬ dante in Bedollo in primavera (Bert.) e nella Valle di Sole (Salv.), presso Condino (Gob.), Rabbi (Venturi). 13. aenea De Geer., trivialis Gyll. — Comune ovunque, massime in pri¬ mavera sotto* i sassi. Brentonico (Zeni), Bedollo, Mori, Trento, Riva, Borgo (Bert.), Valsugana I (Cosi), Condino (Gob.), Fiemme (Ecch.), Val di Sole (Salv.). Osservai esemplari ! di Riva e di Trento colle tibie quasi nere. 14. spreta Dej. — Raccolsi un solo esemplare a Civezzano. Rovereto (Frap.), nel Bolzanese non tanto rara (Grdl.). 15. eurynota Panz., acuminata Payk. — -Sui monti di Roncegno la trovai abbondante in esemplari giganteschi. Il colore delle elitre varia fra verdognolo e rossiccio scuro. S. Croce in Giudicane, S. Giacomo di Montebaldo (Zeni), Torcegno, Primiero (Cost.), Condino nel luglio, Caldaro, Civezzano (Bert.), Canazzei in Fassa (Grdl.), Fiemme (Ecch.). var. vulgaris Dej., exsculpta Hausm. — Bolzano, (Grdl.). Zeni deve averla | raccolta nel Roveretano (Grdl.). — 112 — 16. familiaris Duft. — Piuttosto rara in primavera sugli alti piani che cir¬ condano Rovereto (Zeni), Trento, Caldaro, Nogarè, Bedollo (Bert.), Sa- lorno, Arco (Grdl.). 17. anthobia Villa. — Presso Condino (Gob.). 18. lucida Duft., gemina Zimm. — Trento, Cembra, Cadine, palude di Vi- galzano, nel giugno (Bert.), Rovereto, sotto i sassi, una sol volta (Zeni), in Valsugana, non rara (Cost.), presso Condino Gob.). Celiti Zimm. 19. municipalis Duft. — Piuttosto rara a Rovereto in Brione (Halb.). 20. erratica Duft. — Sulla Mendola, Bolzano (Grdl.). L’ abate Costesso ha rac¬ colto una bellissima varietà, a Mezzano; essa è d’ un vivace verde lucente. Il barone Hausmann, trovò nel Bolzanese esemplari perfetta¬ mente neri. In Vallarsa e sull’Altissimo di Nago (Halb.). 21. Quenseli Schònh., monticola Zimm. — In Valsugana e Primiero, (Cost.) sul Monzoni in Fassa (Grdl.), sul Montebaldo oltre i 3600 piedi in 3 esemplari sotto i sassi (Ros.), sui monti di Condino (Gob.), Predazzo, Caoria (Betta). Val di Sole (Bert.). 22. livida Fabr., bifrons Gyll. — Nogarè, Bedollo, rara, Trento (Bert.), Tor- cegno (Cost.), presso Bolzano, Cavalese (Grdl.), Rabbi (Venturi). 23. praetermissa Sahlb., rufocincta Dej. — Don Costesso raccolse un solo esemplare nei dintorni di Torcegno; alla Malga Pozzo e nella Valle Zuccheria nel luglio (Halb.). A erodo*» Zimm. 24. brunnea Gyll. — Al Leno presso Rovereto nel maggio (Ros.), Bolzano e dintorni (Grdl.). Le ir idee Putz. 25. alpestris Villa, helopioides Heer. — Fu raccolta sul Montebaldo nel maggio e giugno da Rosenhauer, Bielz, Leibold, Mayrl ed altri. Devo gli esemplari della mia raccolta alla cortesia dell’amico dott. Ventu- — 113 — ri, che li raccolse pure sul Montebaldo. Sui monti di Condino sotto i sassi (Gob.) ; in Yallarsa (Halb.). €Jyrfonoius Steph, 26. aulica Panz., picea Fabr. — Montebaldo (Zeni, Grdl.) Fassa Livinallongo (Grdl.). Sui monti di Condino colia precedente (Gob.); Fiemme (Ecch.). Hvadytus Zimm, 27. consularis Duft. — Rarissima sui colli roveretani (Zeni) ; presso Bol¬ zano (Ros.). 28. fulva De Geer. — Torcegno (Cost.) ; Nogarè, al torrente Siila in aprile j (Bert.); rara lungo il Leno sotto i sassi (Zeni); presso Condino (Gob.). 29. apricaria Payk. — Comune nel Trentino, specie sui monti, Trento, Be- dollo, sul Tonale, Fiemme (Bert.) ; Torcegno comunissima (Cost.) ; Rove¬ reto (Ros. Zeni); presso Condino (Gob.). Percosia Zimm. 30. equestris Duft., patricia Duft. — Torcegno (Cosi); Trento rara (Bert.); presso Bolzano (Grdl.); presso Condino (Gob.). Sul Tonale un esem¬ plare (Bert.). var. sabroides Dej. — Nogarè nell’autunno in luogo sassoso (Beri). Col¬ line di Rovereto (Zeni). Ibax Bonelli. 1. strida Fabr. — Frequente sui monti, meno in pianura. Nei dintorni di Rovereto (Zeni) ; Montebaldo, Monte Broccon, Trento, al Li marò, Caldaro, Roncegno (Bert.); Yallarsa (Liebener). Nei boschi intorno a Condino (Gob.). var. paralellopipedus Dej. — In Sella, valle del Concei in Yal di Ledro comune nei boschi sotto i sassi, Monte Rondone (Bert.) ; Torcegno in Yalsugana (Cost.): Pravecctiio in Montebaldo (Zeni); dintorni di Condino colla precedente (Gob.). Anno XIX. 8 — 114 — 2. carinatus Duft, — Fu raccolto da don Costesso sui monti di Grigno ed a Strigno. Sembra assai raro. 3. oblongus Dej. — Non tanto raro nella valle di Cimone presso S. Martino j di Castrozza, in Frimiero sotto i sassi (Grdl.). Rara nel Trentino (Zeni). 4. paralellus Duft. — A Fravecchio di Montebaldo'(Zeni). Campo nelle Giu- i dicarie (Frapporti) raro. Condino. Yalsugana (Gob.). 5. Beckenhaupti Duft. — Nella Naunia (Grdl.). Sui Monti di Yallarsa (fide Grdl.). var. Ecchelii mihi. — Nigra, depressa, prothorace fere quadrato, basi | utrinque profunde bisulcato, elytris paralellis ad humeros haud dentatis, i pedibus fere nigris, corpore Ab. Beckenhaupti angustiore. latitudine 5 mill. ! longitudine 16 mill. Posseggo 3 maschi da me raccolti in agosto sotto i sassi poco lungi j dallo stabilinento nella valle di Sella. Per la forma, la quale a prima vista j si stacca evidentemente dalla Beckenhaupti e pel colore delle zampe, io in- j clinava a ritenerla specie distinta, ma l’esimio L. Miller, cui ne ho fatto co- U municazione, la ritiene come varietà della Beckenhaupti , e come tale la 1- descrivo. Senza dilungarmi in una diagnosi minuziosa, mi limito a riportare i ca¬ ratteri differenziali fra la specie e la varietà. Abax Beckenhaupti. Abax var. Ecchelii Antenne rossastre. L’orlo riversato del corsaletto, e talvolta anche quello delle elitre, rossi. Il corsaletto un po’ più largo che lungo, quadrato, coi margini laterali rossi. Corpo più largo e tarchiato, Zampe rossastre. Dedico questa varietà al carissir tore zelantissimo dell’entomologia. Antenne nere meno gli ultimi articoli. L’orlo riversato del corsaletto e delle elitre neri. 11 corsaletto un po’ più lungo che largo; interamente nero. Corpo più ristretto e più esile. Zampe di un rosso cupo quasi nere, mio amico Federico conte Eccheli cul- TaaayilarSx Schaum. 1. edura Dej., ? corpulenta Chaud. — Presso S. Maria della neve sul Mon¬ tebaldo a 3500 piedi in luoghi umidi sotto i sassi (Ros.). Mezzano (Cost.) Montebaldo presso S. Giacomo, Pieve Tesino (Beri), sui monti di Condino nella valle di Sella, e sui monti di Grigno (Gob.), Vai- larsa (Halb.). 2. marginepunctata Dej. — Sul Montebaldo nel maggio e giugno (Ros.). Il Prof. Regazzi mi favorì parecchi esemplari da lui raccolti sui monti nei dintorni di Ala. Trovai un esemplare a Borgo in un orto sito in collina. È piuttosto rara. Uanoé Gozis. 1. planipennis Schaschl. — A Rolle presso Paneveggio in Fiemme a me¬ tri 1950 (Eccheli, Gobanz). Molops Bonelli. 1. elatus Fabr. ClibaBmraus Gozis. 1. dorsalis Pontopp., prasinus Thunb. — Rovereto al Leno (Zeni), Campo (Frapporti), Civezzano nell’ottobre sotto i sassi, Cognola in compagnia dei Brachìnus , alle falde del Montebaldo (Bert.). Torcegno, Mezzano (Cost.), frequente a Condino (Gob.). Un solo esemplare presso Tro- ' V dena (Ecch.). - 124 — Olisthopns Dejèan. 1. rotundatus Payk. — Rarissimo in primavera sotto i sassi « alle Portò » presso Rovereto (Zeni). 2. Sturmi Duft. — Nei dintorni di Doladizza non raro (Ecch.). ASasoreus Dejean. 1. Wettherhali Gyll. — Rarissimo nei dintorni di Rovereto sotto i sassi in agosto (Zeni), Bolzano sul monte Calvario (Grdl.); ai Laghetti di Marco (Halb.). licliia Latreille. 1. cyanocephala Lin. — Diffusa in pianura e sui monti, ma non frequente. Rovereto (Zeni), Nogarè, Trento, Caldaro (Bert.), S. Lugano (Ecch.), Torcegno, Mezzano (Cosi), al piede degli alberi a Condino (Gob.). 2. chlorocephala Hoffm., rufìpes Steph. — Più rara dell’ antecedente. Ro¬ vereto (Zeni), Torcegno (Cost.), sui dossi di Yallunga (Halb.). 3. crux minor Lin. — Rovereto sulle siepi fiorite, Campo nelle Giudicane, Rovereto (Frap.), in Yallarsa fra la corteccia d’un noce dal marzo all’aprile (Zeni), Nogarè, Trento Torbole, sotto i sassi, Seregnano sui cespugli in primavera (Bert.), Torcegno, Mezzano (Cost.), S. Lugano in Fiemme non rara (Ecch.). var. nigripes Dej. — Torcegno (Cost.), Condino sui cespugli (Gob.). 4. trimaculata Yillers, cyatigera Rossi. — Piuttosto rara. Isera sui fiori nel marzo (Zeni), Trento ai Paradisi (Cost.) Dos Trento, Civezzano nell’ aprile, presa nel volo. Seregnano sui roveti nel maggio, Borgo nel maggio, sui tigli fioriti, alla Madonna d’Onea (Bert.), Rovereto (Ros.) ; in Brione e Cittadella (Halb.). 5. scapularis Fourcr., turcica Fabr. — Rara sui colli d’ Isera (Zeni). Dietro Dos Trento, su di un muro, Mori, nel giugno, Oltrecastello al piede delle quercie (Bert.), Torcegno (Cost.4 6. humeralis Dej. — Sui colli d’ Isera (Zeni). In Vallarsa al Pian della Fugazza in giugno (Halb.). — 125 — 7. marginata Fourcr., haemorrhoidalis Fabr. — Rara presso Rovereto (Zeni). Al Torrente Siila sotto Nogarè, sulle foglie d’un nocciolo, li 18 maggio (Bert.). Cymindis Latreille. 1. humeralis Fourcr. — È la specie più comune di questo genere. Presso Rovereto, in primavera, sotto i sassi (Zeni), Nogarè, Bedollo, Monte¬ baldo, Borgo (Bert.), nella Valle del Duron, assai frequente, Cles., (Grdl.), Condino sotto i sassi (Gob.), Fiemme (Ecch.),in Folgaria (Halb.). 2. axillaris Fabr., homagrica Duft. Nogarè, al piede dei larici, sotto Vigo di Pinè, Mori nel novembre, divezzano (Bert.), Torcegno (Cost.), presso Rovereto (Zeni), Condino (Gob.). Sul colle Castelbarco presso Rove¬ reto (Grdl.). 3. cingolata Dej. — Preso un solo esemplare presso Torcegno (Cost.). A Pejo nel luglio, sotto i sassi, non tanto rara (Bert.). 4. angularis Gyll. — Halbherr raccolse due esemplari alle Malghe del Cor¬ netto di Folgaria, a circa 2000 metri. 5. vaporariorum Lin. — Fassa, Bellamonte (Grdl.) ai confini meridionali (Bielz.), alla Grotta rossa (Gob.), in Vallarsa alle malghe Cheserle e Pozzo, frequente (Halb.). 6. variolosa Fabr., miliaris Fabr. — Presso Rovereto « alle Porte » sotto i sassi (Zeni). Dossi di Vailunga (Halb.). Demctrias Bonelli. 1. atricapillus Lin. — Trento nell’ inondazione dell’Adige (Bert.). 2. monostigma Samll., unipunctatus Germ. — Bolzano, al Lago di Caldaro, al piede dei salici (Grdl.) Trento, col precedente, Campo Trentino, sui fiori del trifoglio (Bert.) Torcegno (Cost.). 3. imperialis Germ. — Sul monte Calvario presso Bolzano (Grdl.), assieme alla var. rufìceps Genè. In Lombardia (Villa). Dromins Bonelli. 1. linearis Oliv. — Torcegno (Cost.), Caldaro, sotto la paglia, in un campo, in primavera, Trento, nell’ inondazione dell’Adige (Bert.), Cavalese sul Crataegus (Gob.). 126 — 2. agilis Fabr. — Nei dintorni di Condino fra le corteccie delle conifere, spesso frequente (Gob.), Trento, nell’inondazione dell’Adige (Beri), Torcegno in Yalsugana (Cosi). 3. fenestratus Fabr. — Valle di Daone, fra le scorze d’ alberi (Gob.). Un - esemplare a S. Lugano (Ecch.). 4. quadrimaculatus Lin. — Torcegno, raro (Cosi), Condino, fra le corteccie dei pini (Gob.), Cavalese, nell’orto del convento, sotto le corteccie degli alberi fruttiferi (Ecch.). 5. quadrisignatus Dej. — Tre esemplari di questa rara specie vennero cat¬ turati a Torcegno da don Costesso; un esemplare a Brione, presso Rovereto, in una stanza (Halb. ). 6. nigrivfentris Thoms., fasciatus Dej., notatus Schaum. — Nella Val Verde, sul versante meridionale del monte Ruen, nella Naunia, sul Cytisus radiatus , nel settembre (Grdl.), Cavalese (Gob.), S. Lugano (Eccheli). 7. sigma Rossi, fasciatus Fabr. — Mezzano (Cosi), Montebaldo (Ros.). 8. melanocephalus Dei. — Alcuni esemplari furono raccolti al ponte sul- l’Eisack a Bolzano (Grdl.). Più frequente nella Lombardia e nel Ve¬ neto. (Villa, Disconzi). ASctahlctns Schmidt-Goebel. 1. pallipes Dej. — Sul Colsanto a 2112 m. s. m. sotto la corteccia dei la¬ rici guasti, in luglio (Zeni); Bolzano (Grdl.). 2. truncatellus Fabr. — Presso Rovereto (Zeni), molto frequente nella Val- sugana (Cosi), Nogarè, Trento, nell’inondazione dell’Adige (Beri). 3. minutulus Goeze, glabratus Dufi, maurus Sturm., ( Blechrus Motseh.) — Trento, nell’inondazione dell’Adige, Ronzo, nel giugno, al Torrente Siila, presso Madrano, nel novembre sotto i sassi, palude di Vigal- zano, in maggio, fra l’erba, Nogarè, nel novembre, sotto un sasso, Civezzano, nel marzo (Beri). Flemme (Ecch.). Dintorni di Rovereto (Halb.). Liosiyclius Wissmann. 1. quadrillum Duft. — Lungo il Leno (Zeni), Trento (Beri), Torcegno Cosi), al torrente Giulis, presso Condino (Gob.); comunissimo nelle sabbie — 127 — dei piani di S. Lugano. La massima parte degli esemplari, porta una macchia bianca per ciaschedun omero, mentre quella in fondo sva¬ nisce, o è appena percettibile (Ecch.). Odaeantlia Paykull. 1. melanura Lin. — Venne raccolta dal prof. Gredler a Bolzano e nei din¬ torni. Trento, nell’inondazione dell’Adige, rara (Beri). 9$ry|)ta Fabricius. 1. dentata Bossi, emarginata Oliv. — Presso Condino al piede d’ un noc¬ ciolo, a Darzo, due esemplari (Gob.). Brachi si us Weber. 1. psophia Serv. — Trento, ai giardini, molto raro (Beri); a Eovereto presso il ponte sul Leno, in marzo (Halb.). 2. crepitans Lin. — Frequente ovunque, massime in primavera sotto i sassi. Trento, nell’ inondazione, Nogarè, Borgo (Beri). Condino al piede degli alberi, assai frequente (Gob.), Torcegno, Mezzano (Cosi). Eove¬ reto (Zeni). 3. immaculicornis Dej. — Nel Trentino (Zeni), a Eovereto nei campi vicini al Leno (Halb.). Alcuni esemplari furono raccolti da don Costesso nella Valsugana. 4. explodens Duft. — Sparso da per tutto. Si trova sovente in società col Br. crepitans sotto i sassi, specie in primavera. Oltrecastello, Trento, Borgo (Beri), Eovereto (Halb.), Val di Sole (Salv.). var. glabratus Dej. — In società col precedente, non raro nei dintorni di Trento (Beri). 5. sclopeta Fabr. — Eaccolsi un esemplare presso Trento. — 128 — DITICIDAE. Peltodjtcs Regimbart. Cnemitivtus Er. 1. caesus Duft., impressus Panz. — Presso Torbole al Lago di Garda (Ros). Campo Trentino, nei fossi, frequente, palude di Yigalzano (Bert.), Torcegno (Cost.), Fiemme (Ecch.). Haliplus Latreille. 1. amoenus Oliv., obliquus Er. — Torbole (Ros.), Campo nelle Giudicarle, frequente (Frap.), Campo Trentino, nei fossi (Bert.), Laghi di Brozim le Fraul (Ecch.). 2. variegatus Sturm. — Bolzano (Hausm.), Lombardia (Villa), Gorizia (Schrei- • ; ber), Trento, raro (Bert.), Lago di Brozim in Fiemme (Ecch.). 3. fulvus Fabr., ferrugineus Gyll. — Palude di Vigalzano, nel giugno \ (Bert ), Lago di Caldaro, Bolzano (Gredl.), ai Laghi di Brozim in : Fiemme, altezza 1046 metri (Ecch.). 4. impressus Fabr., flavicollis Sturm. — Trento, Bedollo (Bert.), Bolzano, ; Leifers (Grdl.), Fondino (Gob.). 5. cinereus Aubè — Campo Trentino (Bert.), Bolzano e dintorni (Grdl.). 6. rufìcollis De Geer — Torbole, Bolzano (Ros.), Rovereto (Zeni), Bedollo, * Campo Trentino (Bert.).* var. Heydeni Wenke. — Lago di Brozim (Ecch.). 7. fulvicollis Er. — Nella Valle dell’Adige (Grdl.). 8. lineatocollis Marsh. — Rovereto (Zeni), Torbole (Ros.), Campo (Frapp.), Campo Trentino (Bert.), Laghi di Brozim e Fraul (Ecch.). ISrydaisis Thomson. 1. elevatus Panz. — Gredler lo cita come trovato a Vils nel Tirolo setten¬ trionale. Il dott. Bergonzi lo raccolse a Cremona. Nel Catalogo di Berlino è accennato come diffuso in tutta Y Europa. — 129 — ' Notar us Clairville. 1. clavicornis De Geer, sparsus Marsh. — - Lago di Loppio (Ros.), Lago di Caldaro, palude di Vigalzano, nel giugno (Beri.), Fiemrne, frequente, (Eccheli). KjaecophfKus Leach. 1. hyalinus De Geer, interruptus Panz. — Frequente nelle acque stagnanti, e dei torrenti. Rovereto (Zeni), Torbole, Bolzano (Ros.), Bedollo, Trento, palude di Yigalzano (Beri), Campo (Frap.), montagna di Cles (Grdl.). 2. obscurus Panz., minutus Sturm. — Comunissimo. Rovereto (Zeni), Tor- cegno (Cosi), Trento, Bedollo, Lago di Canzolino (Beri). 3. variegatus Sturm. — Non così diffuso come i due precedenti, nè tanto frequente. Torbole (Ros.), Campo Trentino (Beri). Hydyovatus Motschulsky. Oacyn®pli9us Schaum. 1. cuspidatus Kunze — Lago di Loppio, assai raro (Ros.). Bidessus Sharp. BEyilmpw 9ms Clairville 1. bicarinatus Latr. — Nel Lago di Loppio (Ros.). 2. minimus Scop., geminus Fabr. — Frequente. Mezzano in Primiero (Cosi), Salorno (Grdl.), Rovereto (Zeni), presso Borgo (Gob.). 3. delicatulus Schaum. — Nel Lago di Cavedine, assai raro (Beri). 4. parvulus Muli., unistriatus Sturm. — Trento (Ros.), Fiemme non raro, (Eccheli). Iljpliydrus Illiger. 1. ferrugineus Lin., ovatus Lin. — Torcegno, Mezzano (Cosi), Rovereto (Zeni), Trento (Beri), Salorno (Grdl.). Anno XIX. 9 — 130 — - CoeIainl»u§ Thomson. Mydvoporus Clairville. 1. inaequalis Fabr. — Campo Trentino, palude di Vigalzano (Bert.), Salornol (Ordì.), nel Trentino (Zeni), ai Laghi di Brozim, nella Valle di Fiemme I (Eccheli). 2. versicolor Shall., reticulatus Fabr. — Gistel vorrebbe averlo catturato! nel Lago di Caldonazzo, ed è verosimile essendo specie diffusa in tutta l’Europa. 3. decoratus Gyll. — Lago di Loppio e dintorni di Bolzano (Kos.). 4. impressopunctatus Shall., picipes Fabr. — Dintorni di Bolzano, Leifers, i. Egna, Salorno, (Grdl.); ai Laghi di Brozim, col precedente (Ecch.). 5. paralellogrammus Ahr. — Ai Laghi di Brozim, nella Valle di Fiemme,! a metri 1046, rarissimo (Ecch.). Un esemplare a Trento, a S. Mar-j tino (Hoffmann). Mermaectfes Sharp. ISy€Ìrop®É*us Clairville. 1. semirufus Germ., Aubei Muls. — Nella Valle di Sella in Valsuganai (Gob.), presso Bolzano (Grdl.). 2. luctuosus Aubè. — Ai Laghi di Brozim in Fiemme, due esemplari (Ecch.).; 8. brevis Sturm., elegans Panz. — Presso Bolzano, piuttosto raro (Grdl.). ! 4. griseostriatus De Geer — In un Lago presso Merano a 7000 piedi, fre-J quente (Grdl.), Lago di Mandron alPAdamello (Biasioliì. Hydrogioriis Clairville. 1. halensis Fabr. — Rovereto (Zeni). 2. lineatus Fabr. — Presso Bolzano (Hausm.), Rovereto ? (Zeni), Campo Tren¬ tino (Bert.). 3. Davisi Curt. — Rovereto, non raro (Ros., Zeni), Torcegno (Cost.), Fiemme (Gob.), nel Lago di Cavedine (Bert.). 4. rivalis Gyll., var. SanmarJd Sahlb. — Presso Cavalese (Gob.). — 131 — 5. quadrilineatus Drap, ovatus Fabr., pygmeus Fabr. — Campo Trentino, raro, (Bert.). | 6. minimus Scop.; ? granularis Lin. — Dintorni di Bolzano (G-rdl., Kos.). | 7. varius Aubè — Trento, raro, palude di Vigalzano (Bert.). 8. bilineatus Sturm. — Fu raccolto dal prof. Gredler nel Tirolo settentrio¬ nale. Nella Lombardia (Villa). 9. pictus Fabr. — Presso Bolzano (Kos.), Campo Trentino (Beri). 10. nigrita Fabr. — Bolzano (Ordì.), Trento (Kos.), Nogarè, Bedollo (Bert.), Torcegno, Mezzano (Cosi), Laghi di Brozim (Ecch.). 11. discretus Fairm. — Nel Lago di Cavedine, un esemplare (Bert.), nel Lago di Brozim, frequente (Ecch.). 12. corsicus Wenke. — Col precedente, raro (Ecch.). 13. pubescens Gyll. — Sull’Joch Grim (Grdl.). Nella Valsugana, Con- dino (Gob.). 14. planus Fabr., flavipes Fabr, — Una delle specie più comuni. Bolzano (Grdl.), Rovereto (Zeni), Torcegno (Cosi), palude di Vigalzano (Beri). 15. marginatus Duft. — Dintorni di Bolzano, nel Lago verde, sulla mon¬ tagna di Cles (Grdl.), Salorno (Ros.), Pine, Madrano (Beri), Torcegno (Cosi), Fiemme (Ecch.) 16. nivalis Heer. — Devo alcuni esemplari alla cortesia delFamico cav. Ven¬ turi, da lui raccolti a Kabbi. f 17. elongatulus Sturm. — Trento nell’ inondazione dell’Adige, due esemplari (Bert.). 18. tristis Payk. — Bolzano e dintorni (Hausm.). Lombardia (Villa). 19. angustatus Sturm. — Trento nel suburbio in Campo Trentino, raro (Bert.). 20. vittula Er., ambiguus Aubè — Ai laghi di Brozim nella valle di Fiemme (Ecch.). 21. palustris Lin., sexpustulatus Fabr., lituratus Panz. — Piuttosto fre¬ quente. Bolzano e dintorni (Grdl.), Rovereto (Frapp. Zeni), Vigalzano nel giugno (Bert.), Torcegno (Cosi), nel lago di Cavedine (Beri). 22. erythrocephalus Lin. — Dintorni di Bolzano (Grdl.), palude di Vigal¬ zano in giugno (Beri), ai laghi di Brozim (Ecch.). 23. ferrugineus Steph., Victor Aubè — Nella Valsugana (Gob.), Trento (Bert.), Fiemme nei laghi di Brozim, non tanto raro (Ecch.). — 132 — Agnbns Leach. 1 guttatus Payk. — Bolzano (Haus., Grdl.), Torcegno (Cosi), Rovereto (Zeni), Bedollo, Nogarè (Beri), laghi di Fraul (Ecch.). 2. biguttatus Oliv. — Tengo due esemplari raccolti a Torcegno da don j' Costesso. 3. nitidus Fabr. — A Doladizza in Fiemme frequente (Ecch.). Il dott. Seid- litz lo ritiene specie distinta dal precedente. 4. paludosus Fabr. — Bolzano assai raro (Grdl), Terlan presso Bolzano (Ros.), ‘ Mezzano (Cosi). 5. biocellatus Muli, didymus 01. — Rovereto (Zeni), nel laghetto di S. Marco (Leithner). 6. congener Payk. — Bolzano (Hausm., Grdl). Nella valle di Fiemme raro (Ecch.). var. Venturii Bert. — Questo Agabus da me descritto nel Bullettàio della Società Entomologica di Firenze, voi., II del 1870, venne ritenuto dal¬ l’esimio dott. Seidlitz quale varietà del congener. Tengo due esemplari rac- i colti dall’amico cav. Venturi al lago di Saent sopra Rabbi. 7. Hermanni Fabr., abbreviatus Fabr. — Nel Tirolo settentrionale (Grdl.), ai laghi di Fraul in Fiemme (Ecch.). 8. Sturmii Gyll. — Venne raccolto presso Bolzano da Rosenhauer, Hausmann e Gredler. Mezzano (Cosi). 9. bipustulatus Lin. — Comunissimo. Rovereto (Zeni), Trento, Bedollo, Vi- I galzano (Beri), Torcegno (Cosi), Fiemme comune (Ecch.). var. Solieri Aub. — Sul Monte Roen nella Naunia nelle pozze d’acqua (Grdl.). Plaiambns Thomson. fàgnhus Leach. 1. maculatus Lin. — Frequente. Bolzano e dintorni (Grdl), Bedollo, lago della Serraja nell’agosto (Beri), Primiero (Cosi), Trento nell’inonda¬ zione dell’Adige (Bert.). 133 — ISybius Erichson. 1. ater De Geer. — Palude di Yigalzano (Bert.), dintorni di Bolzano (Grdl.). Ai laghi di Fraul nella valle di Fiemme m. 1197, un esemplare (Ecch.). 2. obscurus Marsh. — Presso Sigmundskron fu raccolto più volte da Ro- senhauer. Nella Naunia superiore (Grdl.), lago di Madrano, palude di Yigalzano (Bert.), col precedente (Ecch.). 3. guttiger Gyll. — Bolzano (Hausm.), palude di Yigalzano (Bert.). 4. angustior Gyll. — Bolzano (Hausm., Thaler.). 5. fuliginosus Fabr. — Frequente. Bolzano e dintorni (Hausm. Grdl.), Fiemme (Ecch.), campo nelle Giudicane (Frapp.), lago di Madrano assai fre¬ quente, Oltrecastello, Bedollo (Bert.), Torcegno (Cost.). 6. fenestratus Fabr. — Yenne catturato nel Tirolo settentrionale dal pro¬ fessor Rosenhauer. Villa lo cita come specie della Lombardia, Di- sconzi del Vicentino. Copclatns Erichson. Agahus Leach. 1. ruficollis Sellali., agilis Fabr. — Presso Bolzano (Grdl.), Fiemme (Gob.). Rhaiatns Lacordaire. Colgmhetes Clairville. 1. punctatus Fourcr., pulverosus Steph. — Assai frequente nei fossi a Sig¬ mundskron presso Bolzano (Grdl.), Trento a S. Martino (Hofmann). I 2. suturalis Lac., notatus Fabr. — Tengo in raccolta un esemplare del Trentino senza più esatta indicazione della località. Zeni lo novera fra i Coleotteri trentini. 3. exoletus Forster, adspersus Panz., collaris Payk. — Bolzano (Grdl.), palude di Vigalzano (Bert.). 4. bistriatus Bergstr., adspersus Fabr. — Gredler lo cita con riserva come preso nel lago di Loppio (fide Gistel.). — 134 — Colymbetes Clairville. 1. fuscus Lin. — Presso Bolzano (Hausrn.), palude di Yigalzano (Beri.). Nel Trentino (Zeni). Dyticns Linnè. 1. pimctulatus Fabr. — Gistel lo cita come preso nel lago di Caldonazzo; j; Gredler però lo accenna con riserva. È specie diffusa in tutta l’ Europa J 2. marginalis Lin. — La specie più comune dei Dytiscus. In diverse località i del Bolzanese (Grdl.); Campo (Frap.), Madrano, Yigalzano, Bedollo,; Trento (Bert.), laghi di Frani (Ecch). 3. circumilexus Fabr. — Presso Sigmundskron nei dintorni di Bolzano; (Grdl.). Lombardia (Yilla). Gredler cita un esemplare del D. latissimus Lin. preso nel Tirolo set- ; tentrionale a Wilten. È probabile che si trovi nel Trentino dacché fu tro-J vato nel Vicentino da Disconzi in una fossa presso il lago di Fimon. Hydaticus Leach. 1. seminiger De Geer, Huebneri Fabr. — Nei fossi presso Sigmundskron (Grdl.), palude di Yigalzano (Bert.). 2. grammicus Germ. — Col precedente (Hausrn., Grdl.) Trento nei fossi di Campo Trentino (Bert.). Acliiass Leach. 1. sulcatus Lin. — Comune. Bolzano (Hausrn.), Primiero (Grdl.) Rovereto (Zeni), palude di Yigalzano, lago di Madrano, Trento Oltrecastello nell’ottobre (Bert.), laghi di Frani (Ecch.). €5r«pla«deres Eschscholz. 1. cinereus Lin. — Sigmundskron (Grdl.), Rovereto (Zeni), nel lago di Ma¬ drano in agosto (Beri), Valsugana (Cosi), var. Bertolinii Seidlitz (in liti). — L’egregio doti Seidlitz mi restituì — 135 — sotto questo nome una femmina che ebbi dall’amico conte Eccheli, il quale ne raccolse parecchi esemplari nei laghi di Fraul in Fiemme. La femmina si di¬ stingue a prima vista dalle specie congeneri per una fìtta granulosità assai pronunciata, che copre per intero le elitre e le rende affatto opache. Fessa ha molta affinità colla ? del G-raph. verrucifer Sahlb. della Finlandia. Non posseggo questa specie ma la desumo dalla descrizione che ne fa Aubè nella sua monografia « Species général des Hydrocanthares et Gyriniens. » Cybisteter Curtis. 1. laterimarginalis De Geer, Roeselii Fiissly — Comune. Bolzano e din¬ torni (Ros. Hausm.), Rovereto (Zeni). Trento, palude di Yigalzano (Beri), Fiemme (Ecch.). GYRIN1DAE Gyrigiiis Geeffroy. 1. concinnus Klug. — Trento, nell’alveo vecchio dell’Adige nell’aprile (Thie- senliausen). 2. natatorLin., mergus Ahr. — Assai comune. Bolzano (Grdl.), Campo (Frap.), Trento, Borgo (Bert.), Ala (Ros.), Mezzano, Torcegno (Cost.), Fiemme (Ecch.). 3. caspius Menetr. — Presso Merano nell’acqua corrente (Grdl.). 4. distinctus Aub. — Presso Ala raro (Ros.). 5. opacus Suffr., aeneus Thoms. — Il signor dott. Ferrari mi favorì 5 esem¬ plari da lui raccolti in Yadena. Nel catalogo di Berlino (1883) il G. opacus Sahlb. è indicato come varietà del G-yr. dorsalis Gyll. ©rcctoclallaas Lacordaire. 1. villosus Fabr. — Bolzano e Sigmundskron (Grdl.), Ala (Ros.). ( continua ) LETTERATURA. ENTOMOLOGICA ITALIANA <» Bande lli G. B. - Sulla concomitanza della Botrytis Bassiana (calcino) col Micrococcus prodigiosus. — Boll, del Nat. an. I, n°. 7 e 8, 1885. L’A. conchiude : che la colorazione in rosso sanguigno o roseo, che tal¬ volta presentano i bachi calcinati non è dipendente dalla Botritys Bassiana , ma dalla concomitanza di questa col Microccus prodigiosus : che il detto Micro - J coccus può invadere individui anche se isolato: che la causa della scomparsa ,j o indebolimento di questa tinta, che talvolta si verifica nei bachi calcinati li alcuni giorni dopo la morte, è da attribuirsi alla fuoruscita attraverso la cute I dei conidi e delle spore della botrite, producenti la caratteristica efflorescenza !| bianca del calcino : che la temperatura e il grado igrometrico essendo coeffi¬ cienti primi per lo sviluppo dei parassiti, la concomitanza di queste due specie j è spiegata coll’accidentalità favorite dalle condizioni di tempo e di luogo. G. Jatta. ! Barbagli P. - Studio sulla distribuzione geografica d eWAnoxia Plexippus L. — ' . Rivista scientifica-industriale, anno XVIII. Firenze, 3886. Bellonci G. - Intorno al ganglio ottico degli Artropodi superiori. — Intern. Monats. fiir Anatom. und Histol. bd. III, hft. 6. 1886. (con tav,). In questa nota, che è in continuazione d’altre ricerche già pubblicate dal I prof. Bellonci sulla struttura dei centri cerebrali, sono considerate le omologie ! delle varie parti del ganglio ottico in diversi Artropodi, massime Crostacei. Egli stabilisce fra l’altro l’omologia, almeno generale, dei corpi stratificati del ganglio ottico dei Podoftalmi, con quelli degli Insetti: il lobo degli Insetti deve considerarsi omologo ai due segmenti anteriori ed esterni del ganglio ’l ottico dei Crostacei. L’autore combatte l’erronea interpretazione secondo la quale il ganglio o lobo ottico degli Artropodi sarebbe parte integrante della (1) Sotto questa rubrica daremo, a seconda dei casi, i soli titoli, o più o meno ampie recensioni dei lavori entomologici (s. 1.) pubblicati in Italia e fuori da Italiani, e di quelli fatti da stranieri su materiali italiani o raccolti dai nostri connazionali. L’ aste¬ risco indica i lavori venuti in dono alla Società. 137 — retina: invece è la sola lamina ganglionare con il solo strato fascicolato, che devono essere considerati come parte ganglionare della retina: le altre strut¬ ture gangliari in rapporto con l’organo della vista sono centri nervosi supe¬ riori (cerebrali), e meritano il nome di ganglio quando sono lontane dal cer¬ vello, di lobo quando sono immediatamente annesse al cervello stesso. Cav. Calandruccio S. - Insetti parassiti dell’uomo. — Gazzetta degli Ospitali n° 84 e 85, anno 1885. Milano, Vallardi, 1885. La larva estratta da un tumoretto nucale d’ un bambino nel 1879, della quale è parola nel voi. XVI degli Atti dell'Accademia Gioenia di Catania, è proprio dell’ Hypoderma bovis. L’A. descrive poi e figura una larva di dittero che dicesi evacuato vivo, in numero, da un uomo. La determinazione della specie non è stata possibile; rimane poi anco dubbio che trattisi proprio di parassitismo. Le larve di ditteri trovate nell’intestino di un tisico a Chieri (Perroncito : I parassiti dell’uomo e degli animali utili ; Milano, 1882), e quelle tre rinvenute dal dott. Graziadei nelle feci di malati d’anemia del Gottardo, sono larve di Piophila casei. È da notare che quelle larve vennero evacuate morte. In fine l’A. esprime intorno ad un preteso nuovo entozoo descritto dal dott. E. Tosatto (vedi Rivista Clinica, anno XXII, Bologna, 1883), dei dubbi pienamente giustificati. Chi scrive queste righe ricorda d'aver letto una nota del dott. Tosatto sull’argomento, inserita nella Gazzetta medica italiana del 1883, e di aver pensato che doveva trattarsi di qualche equivoco. Però in quella nota lo stesso autore riconosceva nelle larve che voglionsi trovate nelle feci, le larve della comune zanzara, mentre nella nota citata dal Calandruccio le larve stesse apparivano non determinate. Cav. Calloni - Larve di Cecydomyìa sulla Viola odorata, con regolare fìllodia dei fiori primaverili ed estivi. — Rendic. del R, Istituto lombardo etc., ser. 2a. voi. XIX. Milano, 1886. Canestrini R. - Prospetto dell’Acarofauna italiana del prof. G. Canestrini. Famiglia degli Eupodini, per Riccardo Canestrini. — Atti del R. Isti¬ tuto veneto di Scienze etc., ser. 6, t. IV. Venezia, 1886. La famiglia degli Eupodini, dopo quanto fu fatto dal Koch, che nell'opera Crustaceen , Miriapoden und Arachniden Deutschlands ; descrisse grande nu- 138 — mero di specie fondate più che altro su semplici differenze di colorito, era stata sempre negletta dagli Acarologi. Questa negligenza è dovuta più che altro alla difficoltà di studiarne e conservare questi piccoli esseri, che sono di una estrema fragilità. Di più i colori sono fugacissimi, e siccome appunto sulla tinta, come dissi innanzi, si basavano le specie del Koch, così appare evidente che questo studio riesciva arduo e difficile. Ben fece dunque l’egregio autore concedendo la propria attenzione a que¬ sti aracnidi, e la memoria che egli ora pubblica segna un passo importante nelle cognizioni sugli Acari. Sono descritte 21 specie, appartenenti ad 8 generi. L’autore istituisce i generi Notophallus , Norneria , Pronematus. Contansi inoltre le seguenti specie nuove : Linopodes eupodoides , Notophallus minor , N. longipilis , Norneria gigas , N. clavifrqns , Eupodes fusifer , E. clavifrons, E. pseudoclavifrons, Pen- thaleus anauniensis , Pronematus Bonatii , Tydeus granulosus, T. similis, T. fenilis. La memoria è accompagnata da tre tavole litografiche. A. Berlese. Canestrini G. - Prospetto dell’Acarofauna italiana. Famiglia Analgesini, — Atti R. Istituto Veneto di Scienze ecc. Venezia, 1886. L’autore raccoglie le descrizioni di tutti gli Analgesini trovati in Italia fino ad ora da lui stesso (pubblicate nella memoria Nuove specie del genere Dermaleichus. Atti R. Istituto Veneto ecc., 1878, e nell’altra Intorno ad alcuni Acari parassiti. Atti della Soc. Veneto -Trentina di Se. naturali, 1879), e dal Berlese negli Acari, Myriopoda et Scorpiones liucusque in Italia re- perta. Le specie sommano a 65, divise in 13 generi; tra queste il Pterolichus proctogamus Rob. è nuovo per l’Italia. Se a questo elenco si aggiungono YAnalges bidentatus Gribel non citato dal prof. Canestrini, e il Bdellorynchus polymorphus Trouess. edito dal Ber¬ lese dopo la pubblicazione della memoria di cui qui si tiene parola, si avranno 67 specie di Sarcoptidi avicoli, divise in 18 generi, finora trovate in Italia. Veramente l'autore non tiene conto delle varietà, alle quali è pur gioco¬ forza prestare attenzione. La memoria è accompagnata da quattro tavole lito¬ grafiche. A. Berlese. Ciaccio G. V. - Della minuta fabbrica degli occhi de’Ditteri: libri tre. — Ren¬ diconto delle sessioni della R. Accademia delle Scienze etc. di Bologna, anno acc. 1885-86. Bologna, 1886. È dato nel Rendiconto l’indice dell’importantissima opera, la cui parte ico- nografica in XII grandi tavole, venne già pubblicata nei volumi dell’Accademia. Questi libri vedranno presto la luce, e ne parleremo a suo tempo nel Bullettino. Ciaccio G. Y. - Gli occhi semplici de’ Ditteri ragguagliati coi composti. Pa¬ ragone della retina degli occhi composti dei Ditteri con quella dei Vertebrati. — Lo Spallanzani, anno XY, serie II — ed — Annali del Museo civ. di Stor. nat. di Genova, serie II, voi. II. Genova (con tav.). Ciaccio studia gli occhi dei Ditteri nelle dissezioni di pezzi macerati in soluzione di bicromato od acido cromico, oppure in un miscuglio di glicerina ed acido nitroso-nitrico; nelle sezioni fatte sopra occhi conservati in alcool. Gli occhi composti dei Ditteri sono costituiti dalle seguenti parti : 1°. Il ganglio ottico: 2°. il nervo ottico: 3°. la retina: 4°. il pigmento: 5°. la cornea: 6°. l’invoglio esteriore dell’occhio: 7°. le trachee degli spazii sanguigni peritracheali. Il ganglio ottico varia di forma ; ha grandezza proporzionale a quella del¬ l’occhio; è abbracciato, eccetto nei Chironomidae e nei Tipulidae , dalla sostanza corticale del ganglio sopraesofageo; è formato da cellule bipolari fu¬ siformi, che somigliano alle cellule nervose embrionali della sostanza corticale del cervello dei Vertebrati. Il nervo ottico si origina dal ganglio ottico: varia per grandezza: è na¬ striforme: le fibre mediane camminano diritte, le esterne si incrociano, in vi¬ cinanza della membrana limitante posteriore della retina le fibre si espandono disponendosi a ventaglio. La retina è di tre, cinque e sei strati. Gli strati della retina sono: la membrana limitante posteriore, lo strato delle fibre del nervo ottico, lo strato delle cellule nervose, lo strato finestrato, la membrana limitante anteriore, lo strato dei bastoncelli. La membrana limitante posteriore è formata da una piccolissima reticolazione di fibrille di tessuto connettivo. Le fibre del nervo ottico sono raccolte a fascetti più o meno grossi e più o meno distanti fra di loro. Lo strato delle cellule nervose è composto di cellule di varia grandezza e forma, con nucleo rotondo e oblungo, con o senza nucleo, fornite di più pro¬ lungamenti, di cui uno si connette con una fibra del nervo ottico e gli altri con i fili dei bastoncelli. Lo strato finestrato si trova fra lo strato delle cellule nervose e la membrana limitante anteriore, e si compone di fasci di fibre provenienti dallo strato delle cellule nervose che vanno ad inserirsi alla membrana limitante predetta. Questi fasci di fibre sono involti in una guaina nucleata. La membrana limitante anteriore si trova per lo più fra lo strato delle cellule nervose e quello dei bastoncelli è raramente tra questo strato ed il finestrato: è pigmentata e si origina parte dall’ invoglio chitinoso della testa e parte dalla tunica gene¬ ratrice chitinosa che riveste la testa. Lo strato dei bastoncelli è il più ampio — 140 — di tutti. Nei Ditteri si rinvengono tre specie di bastoncelli : « quelli fatti di sette fili rotondi impiantati in una particolare sostanza albiccia: quelli fatti di sette cilindretti assottigliati agli estremi e riuniti insieme in un corpicello oviforme, e quelli fatti similmente di sette cilindretti assottigliati ancor essi agli estremi, ma rinchiusi ciascuno in una cellula pigmentaria. » Il pigmento consiste ora di cellule ben distinte e separate l’una dall’altra, ora di cellule, di cui le sostanze cellulari si sono congiunte insieme in modo che formano una sola cosa. La cornea è variabile per grandezza e per forma ; generalmente non ha colore proprio, eccetto nei gen. Eristalis e Tabanus , nei quali si trovano spe¬ cie con cornea a colori cangianti e vivaci. Questi colori proprii della cornea sono dovuti ad uno strato granuloso formato dall’estremità di minuti fili si¬ tuati perpendicolarmente alla superfìcie curva di ciascuna faccetta. Le fac~ cette numerose di cui consta la cornea degli occhi composti dei Ditteri sono ordinariamente di forma esagonale, ma se ne trovano anche pentagonali e quadrate: solamente nella zanzara sono rotonde. Le faccette sono separate da una sostanza colorata più o meno intensamente in nero, e prendono ora la forma di lenti convesse-convesse, ora quella di lenti convesse-piane, ed ora quella di lenti convesse-curve. Fra una faccetta e l’altra si veggono impian¬ tati dei peli sottilissimi della natura stessa della cornea. La cornea faccettata nei Ditteri cresce e si riproduce non nel totale di sotto in sopra, ma in cia¬ scuna delle faccette e di lato. L 'invoglio esteriore dell’occhio è formato da due membrane: una copre il nervo ottico e la retina, eccetto lo strato dei bastoncelli, e proviene dalla membrana", che avvolge il ganglio cerebroide; l’altra ricopre lo strato dei ba¬ stoncelli, forma la membrana limitante anteriore, e proviene dalla covertura chitinosa della testa e dalla membrana cellulare chitinogena che la riveste. Negli occhi composti dei Ditteri si trovano molte trachee e spazii sangui¬ gni peritracheali. Nei Ditteri si trovano tre occhi semplici, costituiti di alcune parti comuni a tutti e tre e di altre proprie di ciascuno di essi. Il ganglio ottico ed il nervo ottico che ne risulta, sono comuni ai tre occhi semplici, ma ciascuno di essi ha una retina, un così detto vitreo , una cornea, ed un invoglio speciale proprio. Il ganglio consta di piccole cellule con due o più prolungamenti ed è situato nella parte superiore e mediana del ganglio cerebroide. Il nervo ottico porta, lungo il suo tragitto, un piccolo ganglio; è lungo e si divide in tre rami di cui ciascuno raggiunge uno degli occhi sem¬ plici. La retina è composta di soli due strati, cioè uno strato di cellule fusi¬ formi ed un altro di bastoncelli. La cornea è grossa, ovale, biconvessa, spesso stratificata. Fra la cornea e i bastoncelli si osserva un cumulo dì cellule a cui si è dato il nome di vitreo. L’invoglio esterno comune ai tre ocelli si ori¬ gina dall' invoglio chitinoso della testa e dalla membrana chitinogena: l’invo- — 141 glio particolare a ciascun ocello è una continuazione diretta della membrana involgente il nervo ottico. L’A., paragonando gli occhi semplici dei Ditteri con gli occhi composti, conchiude che questi sono molto più complessi di quelli; e, paragonando la retina degli occhi composti dei Ditteri con quella dei Vertebrati, viene a que¬ sta conclusione : la retina degli occhi composti dei Ditteri è meno complicata di quella dei Vertebrati: la parte cerebrale dell’ una è omologa a quella del¬ l'altra, mentre la parte epiteliale o nevriepiteliale dell’ una è semplicemente analoga alla corrispondente parte dell’altra. Tanto degli occhi composti che dei semplici l'origine è doppia: il ganglio, il nervo ottico e quella parte della retina compresa fra le due membrane li¬ mitanti si originano dal cervello, il resto è di origine ipodermica. G. Jatta. Ciccone. - Delle macchie e dei corpuscoliche si incontrano in alcune malattie del Baco da seta — e — Sui risultamenti ottenuti dalle osservazioni sulle macchie e sui corpuscoli del Baco da seta. — Atti del R. Istituto d’in¬ coraggiamento alle Scienze natur. etc., ser. 3a, voi. IV. Napoli, 1885. L’A. si crede autorizzato a concludere, che la vera causa dell'atrofia (pe- brina) è la muta inperfetta, che lascia nello stomaco una gran parte della spoglia che avrebbe dovuto espellersi, e che i corpuscoli ovoidi non sono nè un’alga unicellare, nè un bacterio, ma sono elementi del corpo grasso che si scioglie anticipatamente per difetto di alimento. Il male sarebbe « essenzial¬ mente ereditario » ma « punto contagioso. » Sta in fatto che nei canaletti del corpo grasso di bachi sani, almeno appa¬ rentemente, l’A. ha osservato una innumerevole congerie di globetti ovoidi oscillanti, e di globetti tondi, immobili e un po’ più grandi. Il Ciccone vede nei primi i corpuscoli del Cornalia; ma i professori Oreste e Comes, che esa¬ minarono insieme al Ciccone quei corpuscoli, non dividono la opinione da questo espressa, perchè i corpuscoli erano più piccoli e meno manifestamente ovali di quelli del Cornalia. Le vedute dell’A. ci sembrano difficilmente sostenibili. In ogni caso vai la pena di osservare il contenuto dei corpi grassi, per determinarne, se non al¬ tro, la natura. Il Ciccone asserisce che i corpuscoli si presentano nel sangue dei bachi tenuti digiuni per qualche giorno. Cav. * Cobelli R. - Gli Ortotteri genuini del Trentino — X. pubbl. fatta per cura del Museo Civico di Rovereto. Rovereto, 1886. (con tav.). L’A., che già nel 1883 diede in luce un suo scritto sugli Ortotteri trentini, — 142 — si occupa nuovamente di essi, col suo largo materiale. Ed è questo un contri¬ buto assai notevole alla Fauna italiana, e per il numero di specie, e pel modo col quale sono indicate, che dimostra uno studio esatto e coscienzioso. Nel primo capitolo sono date notizie intorno ad antiche invasioni di Caval¬ lette nel Trentino; e nei due seguenti si parla degli organi stridulanti e tim¬ panici: e mentre di questi nel capitolo e nel resto del fascicolo è trattato solo di alcune particolarità della forma esterna, sugli organi stridulanti invece son i fatte interessanti considerazioni, massime intorno allo sviluppo nella serie. Seguendo il principio della differenziazione, o della divisione del lavoro, il dott. Cobelli assegna il posto più basso ad un organo costituito da una « Cre¬ sta stridulatoria con soli peli » per arrivare, attraverso a molte successive modificazioni, agli organi più perfetti della Tylopsis, in cui le due elitre sono differenziate, la sinistra funzionando solo da archetto, la destra da membrana vibrante. La tavola illustra alcune particolarità degli organi stridulanti e timpanici. Opportuno per le ricerche sulla distribuzione geografica, sarebbe stato un quadro riassuntivo, coi nomi delle specie distribuiti nei rispettivi gruppi. Non intendiamo perchè Fautore abbia messo T ? dopo la parola daxeo delle deliberazioni consiliari roveretane del 1842-43, relative alle cavallette. Evi¬ dentemente daxeo sta per dazio. Notiamo che per premiare i raccoglitori di cavallette alia ragione di due carantani per staio, fu imposta sull’estimo una tassa speciale : e fin qui nulla di straordinario; curioso è che venisse poi resti- 1 tuito l’avanzo ai contribuenti ad hoc ne dici possit aliquo daxeo. Saggio scru- j polo di amministratori ! Cav. * Costa A. - Notizie ed osservazioni sulla Geofauna sarda. Mem. V. resultamento I delle ricerche fatte in maggio 1885. — Atti della R. Acc. delle Scienze ecc. di Napoli, voi. II, ser. 2a. Napoli, 1886. Come già per le altre memorie, daremo nel Bullettino le diagnosi con- | tenute in questa, che è la V della serie. Damanti P. - Rapporti tra i nettari estranuziali della Silene fuscata Lam. e ; le Formiche. — Giornale della Società d’Acclimazione e di Agricoltura i in Sicilia. Nuova serie, anno XXV. Palermo, 1885. Ritiene l’A. le sue osservazioni diano prove per sostenere che le formiche ' in nessun modo concorrono ad agevolare l’atto della fecondazione dicogamica : j esse limitansi ad usufruire il nettare secreto dai nettarj estranuziali ed a far ju la caccia alle larve. 143 — De Bormans A. - Materiali per lo studio della Fauna tunisina raccolti da G. e L. Doria: VII. Ortotteri. — Annali del Museo civico di Stor. Nat. di Genova, ser. 2a, voi. II. Genova, 1885. * Dej A. - L’Articolo 10 della nuova legge sulla caccia — Considerazioni emesse in una riunione di amici. — Bull, del Comizio agrario di Siena, anno 1885, n 6. Siena, 1885 (1). Assai saggiamente il nostro egregio Consocio sostiene l’art. 10 della nuova legge, contro coloro che vorrebbero abolite le riserve o bandite, e diminuito così il diritto dei proprietari. Delpino Fed. - Funzione mirmecofìla nel regno vegetale. Prodromo di una monografia delle piante formicarie. — Rendiconto delle Sessioni della R. Acc. delle Scienze ecc. di Bologna, anno acc. 1885-86. Bologna, 1886. Crediamo opportuno di riprodurre per esteso le parole con le quali il Prof. Delpino presentava all’Accademia questa nuova sua opera, che verrà poi pub¬ blicata nei volumi dell’Accademia stessa. « Il lavoro che ho l’onore di presentare a questo illustre Consesso è una monografia delle piante formicarie, ossia di quelle piante le quali, sprovve¬ dute di più energici mezzi di difesa, si posero sotto il potente patrocinio delle formiche, e ne hanno utilizzato le disposizioni belligere per essere protette dai loro numerosi avversari!. Questo lavoro colma una lacuna, non essendo mai stato tentato da alcuno, per la semplice ragione che i rapporti tra piante e formiche, disvelati da noi e da Belt non prima degli anni 1873-1874, vennero fin qui disconosciuti e ne¬ gati da tutti i naturalisti, fatta eccezione di cinque o sei. La funzione protettiva mirmecofìla si è spiegata in due maniere diversis¬ sime, sia richiamando le formiche sulle piante mediante la produzione di ap¬ positi organi melliflui, a cui abbiamo dato il nome di nettarii estranuziali, sia apprestando comodi alloggi, i quali, mentre servono di nido e domicilio alle formiche, costituiscono altresì altrettanti corpi di guardia e caserme a difesa delle piante. Le specie che danno miele alle formiche sono molto più numerose di quelle che loro apprestano, comodità di alloggio. Abbiamo calcolato ascendere le prime a 3600, a solo 130 le seconde. (1) Il socio prof. Dej ha donato alla Biblioteca anche due altre sue pubblicazioni. Iu una è descritto un caso di Ermafrodismo in una giovane capra ; nell’ altra si fa cenno di tre uccelli non ancora indicati nelle provincie di Siena e Grosseto. 144 — I nettarli estranuziali sono organi glandolosi, secernenti un liquido zuc¬ cherino, più o meno emergenti dalla epidermide, aventi varia forma o figura nelle diverse specie, varia natura ed origine morfologica, distribuite in varie parti della pianta, generalmente nelle foglie, ma in casi eccezionali anche sulle brattee, sul calice e perfino sulla corolla e sull’epicarpio. Linneo, grande esservatore, ne vide e osservò parecchi; altri vennero osservati dai successivi litografi De Candolle, Schauer, Meisner, Bentham, Hooker, ecc., i quali spesso se ne servirono come caratteri diagnostici, vale¬ voli a distinguere generi e specie. In alcuni pochi tra essi venne osservata la qualità zuccherina della secre¬ zione, ma si era- fino a questi ultimi anni perfettamente all’oscuro quanto alla loro funzione. Abbiamo per essi proposto il nome di nettarii estranuziali, per distinguerli da altri consimili organi che si trovano nell’ interno dei fiori di moltissime piante, la cui funzione, non senza però prima essere stata un soggetto di pro¬ lungata controversia, ora, mediante gli studi di Carlo Darwin e seguaci, è riconosciuta consistere nello attirare sui fiori insetti ed uccelli mellisugi, per effettuare le nozze incrociate, mediante traslazione del polline da fiore a fiore. La funzione dei nettarii estranuziali invece era fino a pochi anni or sono una incognita. Giova premettere che la letteratura sui nettarii è straricca, massima- mente quella sui nettarii nuziali. Una moltitudine di autori, che sarebbe troppo lungo enumerare, si applicarono da Linneo in poi allo studio dei net¬ tarii, e tentarono di spiegarne la funzione. È inutile discutere tutte le strane opinioni che sono state enunziate al riguardo, e che ancora oggidì trovano eco presso qualche fisiologo. Ma, come sopra dicemmo, gli studi di Darwin, nostri e di altri, posero in sodo non trattarsi di una funzione fisiologica, bensì di una funzione di relazione. Sciolto il problema dei nettarii nuziali, restava a sciogliersi quello degli estranuziali. Carlo Darwin pensava che i medesimi fossero organi escretori, designati ad espellere dall’organismo vegetale una sostanza in qualche modo superflua o viziata; e nella sua immortale opera sulla « Origine delle specie » (edita nell’anno 1859), proponeva la seducente ipotesi, che siffatti organi, in origine escretori, fossero stati più tardi, entro gli organi fiorali, per via di successivi adattamenti, utilizzati alla adescazione delle api o di altri insetti per effettuare le nozze incrociate delle piante. Noi scorgemmo subito il lato debole di questa ipotesi, fin da quando ci occupammo di studi sulla biologia florale, cioè fin dal 1866. Come può essere qualificato per escremento un liquido che contiene il più perfetto e assimila¬ bile alimento idrocarbonico ? Se la natura vegetabile si sottomette a questa perdita, mediante organi espressamente fabbricati, ossia mediante nettarii estranuziali, vorrà dire che questi eserciteranno una funzione di relazione ana- — 145 — i ioga a quella dei nettarii nuziali, e nello stesso tempo diversa: analoga quanto | allo scopo di adescare speciali animalcoli; diversa quanto alla utilità che ne sarà per ridondare alla pianta che li possiede. Ci proponevamo adunque di indagare per primo punto quali fossero gli animalcoli adescati dai nettarii | estranuziali, e per secondo punto quali benefizii potevano essi rendere alle j piante. Le nostre indagini durarono dal 1867 al 1873, e il primo punto ne riuscì j facilmente risolto. A Firenze, a Genova, a Chiavari, a Yallombrosa ed anche ! a Rio de Janeiro, ove fummo nel 1872, vedemmo questi nettarii estranuziali visitati costantemente dalle formiche. Sono pertanto organi formicarii. | Si trattava ora di risolvere il secondo punto : che benefizio rendono le for- j miche alle piante? Forse di protezione o difesa? Correva subito la mente a consimile adattamento che si è realizzato nel regno animale ; ai rapporti cioè i tra le formiche da una parte, tra gli afidi dall’altra; tra gli afidi che da due tubi situati nell’addome (con insigne coincidenza appellati nettarii dagli en- j tomologi) somministrano un liquido zuccherino alle formiche, e tra le formi¬ che che con vigilanza veramente materna proteggono quelle inermi e indifese creature dai loro numerosi nemici. E invero le formiche dimorando sui nettarii | estranuziali si diportano precisamente come allorquando invigilano sugli afidi. | Questo era un utile raffronto, ma non una prova. Eravamo addetti al¬ l’Istituto forestale di Vallombrosa quando risolvemmo il secondo punto, e per risolverlo migliore posizione non poteva darsi della nostra. Infatti, da noi, sol¬ tanto i pratici forestali avevano la chiave del problema. Ratzeburg, Rollar e tutta la insigne schiera dei forestali germanici, nulla sapendo nè di nettarii estranuziali ne di organi formicarii, indotti soltanto da osservazioni pratiche proseguite per lunghi anni in tutte le foreste della Germania, avevano con¬ statato l’utile immenso delle formiche per la difesa e conservazione delle piante, a segno tale da indurre il Governo Prussiano a emanare severe leggi | proibitive contro i cacciatori delle uova e larve di formiche (di cui si fa un • commercio abbastanza lucroso), e a proporre premi a colui che scoprisse il J modo di allevare e moltiplicare le colonie delle formiche. A seguito di che scrivemmo due memorie intorno ai nettarii estranuziali e alla loro funzione, presentata l’una alla Società italiana di Scienze naturali in Milano nel Dicembre del 1873, e l’altra nel Maggio del 1874 alla Società ! entomologica italiana in Firenze. Nello scorcio dello stesso anno 1874 esciva alla luce a Londra un’opera di ! Tommaso Belt, intitolata « The Naturalist in Nicaragua » che è un compen- : dio delle interessanti osservazioni di Storia naturale fatte da lui, nel suo sog- J giorno a Nicaragua dal 1868 al 1872. Anche egli fece lunghe indagini sui net- I tarii fogliari e sovra altri organi formicarii delle piante nicaraguesi, e venne ; a conclusioni identiche alle nostre. Considerando la totale indipendenza delle | sue e delle mie osservazioni (giacché tra noi due non è intercorsa giammai Anno XIX. 10 — 146 — }’ nessuna corrispondenza), e considerando la disparata natura dei luoghi, re-; stano tanto più avvalorate le nostre conclusioni. Le quali vennero accettate da Erm. Muller in Germania, da Fritz Muller nel Brasile, da Guglielmo Trelease nell’America del Nord, da Wiggo Poulsen nella Danimarca, dal nostro Odoardo Beccari, e, non senza qualche riserva, j anche dallo stesso Carlo Darwin ( Cross and selbst fertilisation ecc., 1876, j ; p. 404), sebbene avesse esternato per lo innanzi, come sopra dicemmo, una i: opinione affatto diversa. Ma nell’anno 1879 comparve una lunga memoria di Gustavo Bonnier sui nettarii delle piante, inserita negli Ann. des Se. nat. 6a serie, t. Vili, ove quest’autore crede di dare il colpo di grazia non solo alle nostre conclusioni!; sui nettarii estranuziali, ma eziandio su tutta quanta la dottrina delle corre¬ lazioni biologiche tra le piante e gli animali. E questa memoria acquistò im-| portanza grandissima, non mica per merito intrinseco, che non ne ha, ma per- 1 che inserita in una delle collezioni scientifiche più importanti che esistano, i e perchè accettata ne’ suoi risultati dal Van Tieghem nel suo Traitè de JBo- tanique , libro assai divulgato e non privo d'alto merito. Sappiamo che le idee nuove fanno lentamente il loro corso, e che contro j la verità suol combattere lungo tempo lo spirito della falsità e dell’errore, i Perciò nulla abbiamo risposto; benché avremmo potuto disvelare gl’ inconce- §? pibili errori di osservazione, di raziocinio, di citazioni, di lingue e di tradu- zioni che quasi ad ogni pagina deturpano quella memoria. Se non che in questi ultimi anni, contro alle nostre conclusioni, trascinati in parte da Bonnier, insorsero parecchi; per es. Rathay, in un suo lavoro, d’altronde bellissimo, sui nettarii estranuziali di Melampyrum , di Danielli, ìj in un suo scritto su certi organi della Gunnera scabra , e di qualche altro. Adunque per istabilire una verità di fatto a nulla valsero le concordanti osservazioni e deduzioni nostre e di Belt, e la lucida e inconfutabile dimostra- p zione della funzione mirmecofìla data nel nostro secondo scritto ? Ci si palesò la convenienza di andare a fondo di questo studio e di questo ì argomento. Quindi spendemmo tutto l’anno scorso alla ricerca e alla indagine i di nuovi esempi di nettarii estranuziali. Ne trovammo moltissimi. Ordinammo i tutte le cognizioni che si hanno a riguardo, e ora proponiamo il seguente la- \\ voro che è il Prodromo d’ una monografia delle piante formicarie, ove dimo- ] striamo che la funzione mirmecofìla nelle piante, oggidì negata per mancanza 1 di senno critico, esiste in 3600 specie fornite di nettarii estranuziali, distri- 1 buite in 300 generi, appartenenti a 50 famiglie; nonché in 130 specie appre- u stanti nido alle formiche, distribuite in 19 generi e 11 famiglie. Questo lavoro è diviso in tre sezioni. Nella prima diamo la monografia I delle piante fornite di nettarii estranuziali. Nella seconda annoveriamo le piante che apprestano alloggio alle formiche. Nella terza ed ultima esponiamo la statistica delle piante formicarie, la genesi degli organi formicarii, la ge- — 147 — nesi della funzione mirmecofìla nel tempo, dando la dimostrazione che doveva esistere già sviluppatissima nella epoca terziaria, e il vario sviluppo della funzione stessa nelle diverse regioni della terra. » De Stefani Perez T. - Raccolte imenotterologiche sui monti di Renda e loro adiacenze — Il Naturalista Siciliano, anno V. Palermo, 1885-86. Catalogo con note, e con la descrizione di nuove specie. Le specie annove¬ rate sono 209. Ferrari P. M. - Rhynchota tridentina a march. Jacopo et Laura Doria lecta anno 1884. — Annali del Museo civico di Storia nat. di Genova, ser. 2% voi. II. Genova, 1885. Annovera l’A. 96 specie, 18 delle quali nuove per la Fauna tridentina. * Gasperini Riccardo. - Notizie sulla Fauna Imenotterologica dalmata. — An¬ nuario dalmatico, anno III. Zara, 1886. E la prima parte di un Catalogo degli Imenotteri dalmati, e comprende Api e Vespe. È preceduta da notizie bibliografiche e da cenni sul clima e la topografia della Dalmazia. Degli Apidae ne sono annoverati 193, dei Diplop- tera 25. Notevole contributo, come si vede, massime quando si consideri la scarsità delle cognizioni avute fin qui intorno alla Fauna Imenotterologica dalmata. Sono indicate come nuove specie, da descriversi poi, Halictus n. sp ., Cha - 'icodoma Gasperini Moes., Heriades Gasperini Schmied. Cav. jtEnerali G. - Una larva di nematode nella Mosca comune. — Atti Soc. Nat. Modena, ser. III. voi. II, Modena, 1884-86. È probabilmente una larva di nematode, che ha sede nella testa della Mo¬ sca comune, e pare anco con una notevole frequenza, poiché all’egregio osser¬ vatore si mostrò in 250 osservazioni nella proporzione del 13 per 100 circa. Si ignora come penetri nella testa, ed in qual luogo preciso di questa si annidi. Si ignora eziandio in quali ospiti si svolga ulteriormente questo elminto, che t’A. si propone di ristudiare. Sorham H. S. - Descriptions of some Endomychidae and Erotylidae in thè Genoa civic Museum. — Annali del Museo civico di Stor. nat. di Ge¬ nova, serie 2a, voi. II, Genova, 1885. Grassi G. B. e Aloi. - Relazione sui danni che arrecano le Termiti ai vigneti; di Catania. — Boll, di notizie agrarie, n. 51. Roma, 1885. Vivono in Sicilia il Termes lucifugus , mai trovato sulle viti, e che, puri essendo capace di produrre negli edilìzi ecc. gravi danni « in realtà peròjjl riesce dannoso appena in via eccezionale, » ed il Calotermes flamcollis che! frequenta oltre le viti, mandorli, carrubi, olivi ecc., ma che non può essere; considerato come dannoso. « Manca qualunque prova, qualunque indizio vale- i vole a farci giudicare le Calotermiti dannose alle viti. » Queste conclusioni ; i pratiche sono fondate su molte e continuate osservazioni, sopra giuste consi-; derazioni e larghi confronti; vale a dire che anche la biologia delle Termiti, Il massime quella del Calotermes , si avvantaggia da questa Nota. Cav. Grassi B. - I progenitori degli Insetti e dei Miriapodi: Mem. II, Japyx e Campodea. — Atti Acc. Gioenia ecc. in Catania, serie III, voi. XIX. | Catania, 1885 (con 5 tav.). Grassi, studia nella la parte della memoria, la sistematica, la morfologia e la embriologia del Japyx. Nel primo capitolo VA. fa la storia del genere I Japyx e discute e compara le specie finora conosciute del genere, conchiudendo: fi 1. ° Che esiste un Japyx solifugus comune in Sicilia con caratteri ben j determinati, alla quale specie devono subordinarsi 3 varietà, cioè: J. solifugus var. Wollastonii Grassi (che sarebbe la specie descritta dal Wood-Mason col nome di J. Wollastonii) — J. solifugus var. Humbertii Grassi (che è la specie ij descritta dal Humbert come J. solifugus ) — J. solifugus var. major Grassi. ■ 2. ° Che inoltre esiste una nuova specie di Japyx in Sicilia: J. Isabellae I Grassi. Nel secondo capitolo « cenni corologici » l’A. si occupa della distribuzione I geografica generale ed italiana delle specie di Japyx , ed osserva trovarsi in ; Sicilia piuttosto comune il J. solifugus, mentre il J. Isabellae è rarissimo; e ! che la varietà major del J. solifugus tanto in Sicilia che al nord Italia è rara. ! L’A. tratta poi del modo di vita dei Japyx e ne fa l'anatomia; dà quindi no- tizia dello sviluppo dei Japyx , e dai fatti che espone, nonché dai confronti i istituiti fra gli embrioni di Apis e di Japyx egli conchiude che « nei Japyx la J segmentazione avviene come negli insetti tipici » e che a differenza delle Api e j del Baco da seta, ed a somiglianza con l’ Idrofilo, col Grillotalpa e coi Collem- j boli, il Japyx presenta distintamente il così detto organo dorsale che l’A. in¬ clina delle quali appartengono al Paleozoico. Lo Scudder le divide nei due gruppi dei Palaeblattariae e dei Neoblat- tariae.l primi, suddivisi in Milacridi (5 gen.) e Blattinari (10 gen.), sono tutti del Carbonifero, del Permiano e del Trias. Nel Trias stesso cominciano a mo¬ strarsi i Neoblattariae , che vanno distinti in Fillodromidi (1 gen.), Periplane- tidi (1 gen.), Pancloridi (1 gen.', Corididi (1 gen.), Eterogamidi (1 gen.), e con 13 generi di sede ancora incerta. È nel Giurassico superiore che i Neoblattari pare abbiano avuto larga rappresentanza, conoscendosene già in quelle assise ben 52 specie. * Scudder S. H. - Memoir of John Lawrence Le Conte. 1825-1883. Washing¬ ton, 1884. È un elogio dell’ illustre naturalista americano J. Le Conte, letto dallo Scudder alla National Academy nel 1884. Scudder S. H. - Systematische ùbersicht der fossilen Myriopoden, Arachnoi- deen und Insekten. — In Zittel, Handbuch der Palaentologie. Munchen u. Leipzig, 1885. Richiamo l’attenzione dei colleghi sopra questa e sulle altre parti dell'ee- cellente opera dello Zittel, che viene a colmare nella biblioteca dei nostri La¬ boratori una lacuna assai lamentata. Meglio che allo Scudder l’A. tedesco non poteva affidare la trattazione dei Miriapodi, Aracnidi, ed Insetti. Sono noti a tutti i grandi lavori compiuti dall’ illustre naturalista americano sui fossili dei gruppi suddetti. Le specie di Miriapodi sono così distribuite: — 174 — La distribuzione degli Aracnidi è indicata nel seguente prospetto: ORDINI PALEOZOICO MESOZOICO CAINOZOICO 1 Siluriano Devoniano © u a a © u <3S O Diassico Triassico o o m .2 2 Giurassico Cretaceo Eocene Oligocene eur. Oligocene americ. Miocene Pliocene Postpliocene Acaridi ...... 83 1 2 * Cbelonetidi. . . . 9 * Antracomartidi. . 16 Pedipalpi ... . . 2 • j Scorpionidi. . . . 3 s •• 8 1 * Opilionidi. .... .. 13 ♦ Saltigradi . 15 3 * Citigradi . 1 * Laterigradi. . . . 22 3 4 * Territelari .... 2 1 • Tubitelari .... ? 72 8 3 * Retitelari ..... 54 3 5 * Qrbitelari . 1 17 12 3 * Quanto agli Insetti, i soli Paleodictiopteri sorgono nel Devoniano ; essi giun¬ gono al massimo sviluppo nel Carbonifero e nel Diassico, per spegnersi (nello stato attuale delle nostre cognizioni) nel Trias. Ortotteri, Nevrotteri e Coleotteri (Rincofori, Fitofagi, Serricorni) sembrano sorgere nel Trias; Emitteri, Ditteri ed Imenotteri nel Giurassico. E nell’Era mesozoica che sembrano aver avuto maggior sviluppo Ortotteri Nevrotteri ed Emitteri. Gli altri ordini invece giungono al massimo nell’Era Cainozoica e nel Postpliocene od attuale. Molte xilografìe accompagnano il testo dello Scudder. Simon E. - Etudes arachnologiques. 18e Ména. — Matériaux pour servir à la •Faune des Arachnides du Sénégal. — Annales Soc. entom. de France (Séance 11 Nov. 1885). Paris, 1886. Trattasi di specie provenienti soltanto da due luoghi della costa di Sene- gambia, cioè San Luigi e Dakar, quindi ogni conclusione sulla natura della fauna aracnologica di quella regione sarebbe inopportuna. L’A. dopo avere accennato al carattere misto assai pronunciato che pare essa abbia, dichiara che: 175 — 1°. Un certo numero di specie della regione mediterranea pare trovino colà il limite del loro habitat. Sono, le più, specie dei luoghi arenosi. 2°. Specie diffusissime, viventi in tutte le regioni intertropicali dell’Africa e sulle Coste orientali od occidentali; le une strettamente confinate tra i tropici, le altre viventi nella Valle nilotica fino al Delta, ma però mancanti in Barberia. 3°. Alcune specie della costa di Guinea, che al Senegai pare trovino Testremo limite settentrionale della loro area. Comparata alla Aracnofauna di Sierra Leona, quella del Senegai mostrasi assai men ricca di tipi guineensi; manca infatti di Gasteracantha e di altre forme della Guinea. Molte sono le specie nuove descritte in questa Memoria, importante perchè poco o nulla si conosceva sugli Aracnidi senegalensi. Simon E. - Descriptions de quelques espèces nouvelles de la famille des Age- lenidae. — C. R. de la Soc. entom. de Belgique. Séance du 6 Mars 1886. Trattasi di Agelenidi americani, giapponesi e tasmaniani. Simon E. - Matériaux pour servir à une Faune arachnologique de la Nouvel- le-Caledonie. 2e Mem. — C. R. de la Soc. entom. de Belgique. Séance 5 Septembre 1885. Simon E. - Matériaux pour servir à la Faune arachnologique de l’Asie méri- dionale. III. Arachnides ree. en 1884 dans la presqu’ile de Malacca par M. I. de Morgan. — IV. Arach. ree. a Collegai, District de Coimbatoore par M. A. Theobald G. R. — Bull. Soc. zool. de France, t. X, 1885. Simon E. - Études Arachnologiques. 17e Mem. Arachnides ree. dans la vallèe de Tempé e sur le Mont Ossa (Thessalie) par le doct. I. Stussiner. — Ann. de la Soc. entom. de France. (Séance 24 juin 1885). Paris, 1885. Simon E. - Espèces et genre nouveaux de la famille des Thomisidae. — Actes de la Soc. Linnéenne de Bordeaux, voi. XL. Bordeaux, 1886. Trattasi di forme esotiche di varie regioni, e più che altro dell’America meridionale e del Madagascar. Simon E. - Arachnides ree. par M. A. Pavie dans le Royaume de Siam, au Cambodge et en Conchinchine. — Actes de la Soc. Linn. de Bordeaux, voi. XL. Bordeaux, 1886. * Simon E. - Études sur les Crustacées terrestres et fluviatiles ree. en Tunisie en 1883, 1884 et 1885 par M. M. Letourneux, Sédillot et Valéry Ma- yet. — Explor. scient. de la Tunisie, pubbl. etc. Paris, 1885 (con xilog.). Notevole contribuzione, e perchè in generale poco noti questi Crostacei, la più parte Isopodi, e perchè non sono poche, relativamente, le specie qui per la prima volta descritte. Thorell T. - On Dr Bertkau’s Classification of thè Order Araneae or Spiders — Annals and Magazine of Naturai History for Aprii 1886. Questo lavoro critico dell’ illustre aracnologo svedese non può essere qui riassunto e ci limitiamo al titolo, al quale però giova aggiungere lo schema della Classificazione che al Thorell pare la migliore nello stato attuale delle nostre cognizioni. L’A. come esempi ha incluso tra le viventi famiglie euro¬ pee alcune poche esclusivamente esotiche. Ordo ARANEAE. Subordo I. Tetrapneumones Tribus I. Territelariae Fam. 1 Liphistoidae 2 Theraphosoidae 3 Atipoidae etc. Subordo IL Dipneumones Tribus li Tubiteleriae Fam. Ecribellatae Cribellatae 1 Dysderoidae Fam. 2 Filistatoidae 3 Palpimanoidae 4 Myrmecioidae 5 Drassoidae 6 Zoropseoidae 7 Argyroxetoidae 8 Agalenoidae 9 Dictynoidae 10 Eresoidae — 177 11 Zodarioidae 12 Hersilioidae 13 Oecobioidae 14 Urocteoidae etc. Tribus III. Retitelariae : Fam. 1 Scytodoidae, 2 Pholcoidae, 3 Teridioi- t Idae etc. Tribus IV. Orbitelariae, Cribellatae. Fam. 1 Dinopoidae, 2 Miagramma- poidae, 3 Uloboridae. Ecribellatae : Fam. 4 Tetragnathoidae, 5 Epeiroidae, 6 Ce- j lonioidae, 7 Cryptotheloidae etc. || Tribus V. Laterigradae : Fam. 1 Heteropodidae, 2 Stephanopoidae, 3 Tho- misoidae etc. Tribus VI. Citigradae: Fam. 1 Lycosidae 2 Oxyopidae. j Tribus VII. Saltigradae: Fam. 1 Attoidae. |* Walter Al. - Zur Morpbologie der Schmetterlings-mundtheile. Dorpat, 1885, (con tav.). | Annunziamo questa tesi del sig. Walter, donata alla biblioteca sociale jdal dott. Senoner. 1 \ ì Anno XIX. 12 — 178 — PUBBLICAZIONI ITALIANE DI ENTOMOLOGIA APPLICATA Alfonso Ferd. - Campi sperimentali por la Fillossera in Sicilia. — Giornale della Società di Acclimaziono e di Agricoltura in Sicilia, nuova serie anno XXV. Palermo 1885. Il Ministero di Agricoltura ha istituito ad Ortoca ed a S. Licandro nel messinese, e presso Gallico (Calabria), dei campi sperimentali. L’ A. espone lo scopo di questi campi, nei quali spera verranno sottoposti a prova anche i vitigni americani considerati come resistenti. Nella Cronaca agraria dello stesso volume del Giornale della Società di acclimazione, Celotti, Martini, Ottavi e De Paulsen, ci danno delle note sui trattamenti col solfuro di carbonio di fronte ai piantamenti americani; e si ha poi notizia dei concetti con i quali il dott. L. Danesi intende dirigere i campi sperimentali di Ortoca, S. Licandro e Gallico sopraindicati. Roig y Torres R. - Concurso internacional de aparatos anticriptogamicos é insecticidas de Conegliano etc. Memoria redactada etc. Barcelona, 1886. Cavanna G. - Le serpicine sulle foglie del ciliegio e di altre piante. — L’Amico del Contadino anno III, n.° 6. Firenze 1885. Canestrini R. - La fine del mondo : Un insetto minatore delle foglie di ciliegio. Agosto 1885. Descrive la larva della Liyonetia, e le gallerie eh’ essa produce nelle foglie del ciliegio. Targioni Tozzetti A. - Sull’insetto che danneggia i gelsi : lettera al sig. Fe¬ lice Franceschini. — Rivista di Bachicoltura. Anno XVIII, Milano 1886. Si troverà la lettera riprodotta in questo stesso volume, a pagina 184. Calandruccio S. - Insetti parassiti dell’ uomo. (Vedi pag. 137). — 179 — J Ciccone. - Macchie e corpuscoli nelle malattie dei baco da seta (Vedi pa g. 141). ! Cobelli R. - Gli Ortotteri genuini del Trentino (Vedi pag. 141). Dej A. - L’ articolo 10 della nuova legge sulla caccia (Vedi pag. 143). Grassi G. B. e Aloi. - Relazione sui danni delle Termiti a Catania. (Vedi p. 148). Mariacher G. - Sull’alimentazione degli uccellini. (Vedi pag. 160). Permoli F. - Aucupio, Uccelli e Agricoltura, o criteri per una legge sulla caccia. Sesto Fiorentino, Tip. Comunale E. Casini, 1886. Quest’opuscolo direbbesi invero rivolto a battere in breccia l'articolo 10 Ideila nuova legge, articolo che riguarda le bandite ; se non che, dopo aver j spese parecchie pagine e molta rettorica in un attacco a fondo alle bandite considerate lesive in diritto, ed inutili, anzi indirettamente dannose, in fatto, FA. transige poi sul diritto , allegando appunto la negata utilità, mettendosi così in ì aperta contradizione con sè stesso. Comunque sia, nel Riassunto dove è proprio 1 spremuto il miglior succo del lungo discorso, FA propone venga concesso il privilegio di bandita a chi lo chiede sborsando una tassa proporzionale al¬ l’estensione del terreno, tassa il cui prodotto dovrebbe essere adoperato dal I Governo nella tutela delle bandite a lui devoluta, ed in altri provvedimenti ^ diretti a favorire l’aumento della cacciagione. Le contravvenzioni, invece che di azione privata, diventerebbero di azione pubblica, da interrompere però ed \ annullare ogniqualvolta il contravventore presenti, entro breve termine, il consenso del concessionario. Lasciando ai competenti il giudicare di una procedura che concede ai [privati il diritto di render nullo un procedimento iniziato dall’autorità nel- | l’interesse del pubblico, la proposta fatta, in tesi generale, è degna di discus¬ sione, ed è da vedere se e quanto possa esser messa d’accordo coi principii [del nostro diritto, e se la sua applicazione non incontrerebbe ostacoli gravi. (Alcuno potrebbe osservare intanto, che FA. sembra consideri la tassa come il corrispettivo ad un tempo del privilegio e della tutela, e che dal suo punto 'di vista egli vuole accordato il primo solo perchè utile al pubblico, ma carica ; il proprietario delle spese per la seconda, con ingiustizia manifesta; — a quelli poi che hanno della proprietà un concetto per avventura un po’ diverso da {quello dell’A., parrà anco che il sistema proposto menomi il possesso, obbli¬ gando i proprietari a pagare perchè venga riconosciuto un loro diritto. 180 — Vorrebbe l’A., tra l’altro, che la legge fosse « unica, uniforme, invaria¬ bile per tutto il Regno » — che l’apertura e la chiusura della caccia fossero si- i multanee « in tutte le provincie » — che la caccia durasse dal « 20 agosto: a tutto febbrajo » ecc. Ora tale uniformità, fatta pur la debita parte alle con- ; dizioni orografiche di molte province, ci manderebbe incontro ad inconve¬ nienti gravissimi, perchè il paese, per le sue condizioni geografiche , presenta notevoli differenze non senza influenza sulla vita degli animali. Vi sono poi; le tradizioni e le consuetudini radicate, delle quali devesi pur tener conto, se non si vuol suscitare inutilmente il malcontento. Il divieto d'aucupio, dati i limiti di tempo indicati dall’Autore, sarebbe per alcuni luoghi del tutto vano, e perchè la protezione degli animali fosse davvero per tutto efficace dovreb- besi anticipare, e non di poco, il giorno della chiusura. Quanto alla voluta uniformità per vero non sembra che quella certa larghezza già lasciata ai ! Consigli provinciali in fatto di caccia sia riuscita dannosa. Sugli altri provvedimenti consigliati nel Riassunto, — come quello di ; impiegare una parte delle tasse di caccia e di bandita per rimboscare, — quello di chiudere la caccia agli uccelli di padule il 15 di aprile, — di permettere tutti i modi di caccia ecc., avremmo molto da osservare, ma non ci dilunghe- ! remo. È da temere per es. che del danaro delle tasse ne avanzi pochino per : i rinsaldi, e che una volta permesse tutte le caccie, anco le notturne p. es. tanto ! distruttive, l’ultimo degli alati cantori vada presto a finire sullo spiedo. Campoccia. - Resistenza relativa delle viti Siciliane alla Fillossera. — Rivista di Viticultura italiana ed Enologia, ser. 2a, anno IX, Conegliano 1885. Mina Palumbo F. - La mosca delle ulive. — La Sicilia agricola, anno III, numeri 15 e 16. Contiene una bibliografìa del Dacus , la descrizione e la biologia di questa mosca; i danni che essa produce ed i mezzi per combatterla. Quajat E. e Verson E. - Bollettino mensile di Bachicoltura, serie 2a annata 3. j Padova, 1885-86. Contiene : La condizionatura dei semi per le spedizioni. — I cartoni origi- | nari Giapponesi. — Concorso a premi per la stufatura dei bozzoli — Svernatura : dei semi. — Le malattie del gelso. — Note ed appunti alla memoria del prof. ! Luigi Luciani sulla ibernazione degli ovuli del baco da seta. — Influenza delle condizioni esterne sulle proprietà fisiche del bozzolo. — I psorospermi degli articolati, o microsporidi. — Sulla importazione del seme francese. — Sullo sviluppo delle uova degli insetti. — Ispezione agli osservatori sericoli. — Com- j — — — 181 raercio semi. — Nuova pubblicazione russa. — Malattie dei bachi da seta. — Carica delle sete nere. — Intorno alcune proprietà dei corpuscoli del bombice del gelso. — La bachicultura e l’industria della seta in Russia. — Il raccolto dei bozzoli nel 1885. — Sullo sviluppo delle uova del bombice del gelso sotto l’influenza della eccitazione meccanica e chimica. — Concorso a premi perla gelsicoltura. — La razza bianca chinese Shangai. — Varietà. — Necrologie etc. Pisenti. - Sulle alterazioni renali in un caso di leggero avvelenamento per cantaridi. — Annali di Chimica e di farmacologia. Milano, 1886. Anfosso C. - Gli insetti e l’igiene. — L’Ateneo veneto, ser. 10, voi. I. Venezia, 1886. Pitzorno G. - Sulla tignuola del melo e su altri insetti nocivi. — Le viti Americane, anno IV, n° 5, maggio 1885. Contro 1’ Yponomeuta è stata adoperata con buon successo la polvere di tabacco, portata sulle foglie per mezzo di un soffietto. Pertile A. - Gli animali in giudizio. — Atti del R. Istituto veneto etc. ser. 6, t, IX, Venezia 1885-86. È in questo scritto cenno di alcuni processi contro insetti. Tali cenni possono essere utili per la storia delle invasioni. Bandelli G. B. - Sulla concomitanza della Botritys bassiana col Micrococcus prodiyiosus. — Boll. d. Nat. anno I, n° 7 e 8, 1885. Vedi pag. 136. Targioni Tozzetti Ad. - Di alcuni rapporti delle coltivazioni cogli insetti, e di due casi di infezioni del nocciòlo e dell’ olivo per cagione di in¬ setti. — Atti R. Acc. Georgofìli, 4a ser., voi. Vili. Firenze, 1886. Lawley F. - L’ avvenire della nostra viticultura di fronte ad una invasione generale della Fillossera — Ibid. Targioni Tozzetti Ad. - Delle più recenti infezioni fillosseriche della Ger¬ mania, e dell’impiego dei metodi curativi e delle viti americane in al¬ cune provincie francesi. — Ibid., voi. IX. 12* — 182 — NOTE E NOTIZIE DI ENTOMOLOGIA APPLICATA L’ Othiorrhynchus populeti Friv. dannoso alle viti. — • Da qualche anno nel comune di Langenfeld (Ungheria) notavasi un insetto che attaccava prima le gemme, poi le giovani messe, finalmente le foglie, di modo che le viti re¬ stavano affatto spogliate. Quell’insetto è un rincoforo, e precisamente YOth. populeti , finora ritenuto come raro. Risulta dalle ricerche fatte, che nei pressi di Langenfeld, sebbene clima e terreno sieno favorevoli alla viticultura, la vigna non ha mai potuto prosperare lungo tempo. Nel secolo passato (1753) p. es. a cinque chilometri dalle vigne oggi infette, la comune di Kruglicza dovè sciogliersi, non essendo più possibile coltivare il terreno a vigna, mentre ap- • punto alle vigne era connessa Desistenza della comunità. Nei 1830 furono fatti dei tentativi sull’antico suolo di Kruglicza, ma non riuscirono, appunto per causa del rincoforo. Le attuali vigne di Langenfeld, lì piantate appunto per sottrarsi alla malefica azione, si dovranno molto probabilmente abbandonare. Come i congeneri, questo insetto si nasconde di giorno sotto le zolle, al¬ l’ombra; mettendo qua e là per la vigna delle grosse zolle coperte da rami d’albero, si può raccogliere con grande facilità: anzi è questo un modo con¬ sigliato per diminuire il numero degli Otiorinchi, limitando le rovine. Un vignajolo raccolse con questo metodo in due ore e mezzo 5 litri di insetti. (Wèny. — Rovartani Lapok. anno III.) Il Termes lucifugus nelPUngheria meridionale. — Questo insetto fu pri¬ ma scoperto nelle vigne fìllosserate di Berzàszka, sul Danubio, dove attaccò i ceppi mortificati dalla Fillossera. Però se ne trovarono delle colonie in altri legnami morti, non soltanto a Berzàszka ma anche altrove. Il Dott. Horwath crede che il Termes non sia stato colà importato, e che sia sparso dalla Pe¬ nisola balcanica fino al Basso Danubio. Fu trovato anche in Serbia. Durante due anni l’egregio entomologo ungherese ha potuto conservare vivo un nido di Termiti, avendo avuto cura di annaffiarlo ogni giorno con qualche goccia d’acqua. (Horwath. — Rovartani Lapok, anno II.) Per combattere le Forfécchie — È facile raccogliere grandi quantità di Forficula , quando queste siano pel loro numero dannose ai fiori ed ai frutti maturi, sospendendo ai rami degli stracci, dei cartocci di carta, delle — 183 — vecchie scarpe ripiene di paglia ecc., entro cui l’insetto trova rifugio nel giorno. A Budapest un colonnello in ritiro ha tenuto un esatto giornale delle Forfìcula catturate in tal modo in un giardino di circa 28 are. Dal 20 agosto al 4 novembre, furono presi più di 8000 insetti. Nell’anno scorso, dal 1 maggio al 31 ottobre, cioè in sei mesi, ne raccolse 71,000. Il numero degli esemplari trovati fu in media per giorno di 20 nel maggio, 678 nel giugno, 731 luglio, 326 agosto, 461 settembre, 18 ottobre. (Lendl — Rovartani Lapok, anno IH.) Premi per la protezione dei nidi. A Milano, dalla Associazione Zoofila lombarda, vennero teste distribuite le elargizioni in danaro e le medaglie che il Ministero di Agricoltura ha ac¬ cordato per premiare i maestri e gli allievi delle scuole rurali più zelanti nella protezione dei nidi degli uccelli. Anche coloro che non considerano gli uccelli come nemici troppo efficaci degli insetti nocivi, non possono che in¬ coraggiare e lodare gli sforzi che si fanno per diminuire le stragi inutili ed inconsulte, sforzi che se non altro hanno un grande valore morale ed estetico, e possono contribuire alla buona educazione dei nostri fanciulli. Favo mobile inventato in Italia. — Nel Calendario Georgico della R. So¬ cietà agraria torinese del 1794 trovasi descritta e figurata un’ arnia a favo mobile. Pertanto questa innovazione che ha contribuito largamente allo svi¬ luppo dell’apicultura razionale, sarebbe dovuta ad un italiano, il canonico Baloira. Il solfuro di carbonio nelle vigne sperimentali francesi. — Il solfuro di carbonio fu applicato a S. Germain ed a Mont d’Or con pali injettori, nel¬ l’aprile, in ragione di 20 grammi per m. q., ossia 200 Kgrm. per Ettaro, in vigne concimate ogni tre anni. Il confronto del raccolto delle vigne non medicate con quello delle vigne che lo furono, dà un rapporto di 7 a 70, vale a dire che mentre le prime frut¬ tarono 7 ettolitri per ettaro, 70 ne fruttarono le seconde. La spesa occorrente pel solfuro (acquisto 76, applicazione 30) è di L. 106 per ettaro. Secondo quel che si ammette dai vignajoli della regione dove trovansi le vigne sperimen¬ tali, la spesa occorrente per la coltivazione, concimazione, ammortamento, imposte, ecc., sale in cifre tonde a 1000 franchi per ettaro, onde quando il vino si venda, come è detto, a L. 50 l’ettolitro, si avrebbe un benefizio di 2500 lire per ettaro. Sembraci che tali cifre debbano essere accettate con benefizio d’inventario; in ogni modo, e queste e le altre, ben diverse e meno conso- — 184 — lanti, dedotte dalle sperienze fatte a Villié Morgon, provano che i trattamenti culturali al solfuro, producono buoni effetti e non esigono tali spese da rendere la cultura non remuneratrice, almeno in generale. Dalle sperienze é .risultato che devesi assolutamente sospendere il tratta¬ mento al muoversi della vegetazione. Conservazione dei grani. — Il Sig. Engrand, già direttore dei doks liberi di Marsiglia, propone di conservare i grani per preservarli contro gli insetti ecc. entro cilindri di ferro terminati in cono alle due estremità, riposanti so¬ pra una di queste, appoggiata a base in muratura, e circondato di muratura alla distanza di due metri circa. Questo spazio andrebbe riempito con sabbia. j La macchina pneumatica applicata alla estremità superiore farebbe il vuoto nel recipiente, la cui capacità è proposta in 100 a 120 tonnellate. Per le conservazioni di piccole quantità si propongono recipienti simili, nei quali per altro non occorre produrre il vuoto. Sott’altra forma sono in¬ somma gli antichi silos , qualcosa di simile alle nostre fosse granarie. Una Diaspis nociva ai gelsi. — Riproduciamo una lettera diretta dal prof. A. Targioni Tozzetti al sig. Felice Franceschini direttore della Rivista di Bachicultura, pubblicata nella Rivista medesima (anno XVIII, 1885, n° 11). Eccomi a darle conto succintamente, e secondo la promessa, della Diaspis che infesta i Gelsi di alcuni comuni della provincia di Como, e della quale, per saggi da essi ricevuti, dovei scrivere al signor Napoleone Pini di Milano, al signor Sindaco del Municipio di Proserpio, come ne scriverò a quello del Municipio di Asso e di Canzo, dei quali trovo, giungendo a Firenze, altre spedi¬ zioni. — Come certe sue affini fanno sopra varie piante, questa, lo abbiamo veduto insieme sul posto, forma quasi una crosta grigiastra sui rami del Gelso, discreta, cioè a punti sparsi, sui rami che infesta la prima volta e che sono piu giovani, continua poi sui rami più avanzati di età, sui quali di anno in anno ha potuto accumulare più generazioni successive. Nelle parti di un ramo che guardano in basso, o forse sono più riparate, si adunano di preferenza, da gio¬ vani, i maschi, e la crosta è più bianca, e composta di piccolissimi astuc- cetti candidi, vuoti ora, perchè gli animaletti se ne sono andati... Sulle altre parti la crosta si compone di altrettanti dischi di circa mill. 1 a 2 di dia¬ metro, leggermente convessi, con un punto scuro nel centro, e che facilmente si staccano. Se il distacco si fa con qualche delicatezza, nel luogo dove era un disco, o come si dice, uno scudo, rimane un corpiciattolo o bruno o giallo, che in quest’ ultimo caso specialmente, potrebbe ricordare una fillossera, di mal ca- 185 — pitata memoria. Il corpo scuro è una femmina vecchia e morta, che si è vuo¬ tata delle sue uova ; il corpo giallo è una femmina in piena gestazione ora, e che non burla, perchè ha forse un centinaio e più di uova nel suo ovaio, ed è addirittura un vero sacco di uova. — Queste uova sono già assai avanti colla formazione embrionale, e di certo saranno partorite e nasceranno fra poco, parte producendo dei maschi, ma in quantità anco maggiore delle femmine; almeno se da ciò che ora si trova, intendo bene il modo di vivere e di molti¬ plicare della specie. I guscetti dei maschi, gli scudi delle femmine, sono difese personali che questi animalucci si formano in parte colla loro propria pelle, cioè con una spoglia loro, in parte con una secrezione cereo resinosa, e gommosa, che man- dan fuori da certi organi di cui è facile veder gli orifizi, ma di cui non è luogo a discorrere. — Il maschio spogliandosi perde le somiglianze che in origine ha colla femmina, e diventa alato ; la femmina perdendo aneli’ essa la sua prima pelle, perde con questa gli occhi, se ne aveva, le antenne, le zampe, e non le riacquista più; tanto meno poi mette ali. — Conserva d’altronde gli stigmi , od organi respiratori, ma sopratutto la bocca, gli organi della quale, in forma di setole lunghe e relativamente robuste, precisamente come quelle della Fillossera famosa e famigerata, si impiantano nella scorza del ramo, e fissano a domicilio l’animale, che d’ allora in poi non dovrà occuparsi di altro che di succhiare, fare il suo guscio, entrare in rapporto col maschio, e svilup¬ pare quegli òrgani pei quali potrà riprodursi ; lavoro che costa poco, e nel quale riesce a meraviglia, senza che nessuno glielo abbia appreso in nessuna scuola, nè elementare nè superiore. Scrivendo ai corrispondenti che ho citato, ho detto che la specie era nuova, e che l’avrei chiamata, descrivendola, Diaspis pentagono,. Il corpo delle sue femmine è infatti un elegantissimo pentagono frastagliato nel contorno; fra le più affini è una Biaspis , per il carattere dello scudo del maschio. È nuova perchè diversa dalle conosciute per la distribuzione degli organi che danno la materia dello scudo, e per gli ornamenti che porta, in quella parte del corpo sopratutto che nessuno di noi penserebbe adornare con delle cure particolari. — Ma sarebbe inutile dire ora di queste cose, e neanco avrei tutto osservato quel che occorrerà di dire più tardi. Intanto di dove è venuto questo malanno ? . Non avrei risposta plausi¬ bile. Da quando è venuto? . L’osservazione anderebbe d’accordo con quanto abbiamo sentito dire, e anch’ io crederei che la infezione debba risalire a 2 o 3 anni indietro. Farà molto male ? Difficile il far da profeti, quando più che sull’ avvenire non si può contare sul passato; ma, a giudicare da quello che si vede per altre specie, esse conducono sì, a mal partito le piante, quando le infestano grave¬ mente e con insistenza, e anche si diffondono da pianta a pianta, ma le infe¬ zioni si ristringono e si limitano assai da per sè. 186 — Cosa si potrebbe fare per togliere di mezzo le cause del male che esiste e il male che potrebbe venire ? — 11 momento è buono, il rimedio sarebbe facile, ma bisognerebbe far subito, tutti d’accordo, e adattarsi a qualche sacrifizio e a qualche po’ di fatica. — Condizioni sine quibus non si è fatto, nè si potrà fare mai nulla. Il momento è buono, perchè distruggendo ora le femmine pregnanti, è certo che si estinguono i germi della generazione prossima a nascere. E distruggerle si può, sfrondando i rami più infetti almeno, e bruciandoli: sul resto del legno che porta le croste si dovrebbe operare poi o con panni ruvidi o con delle spazzole, come quelle dei cavalli, per istaccare e infrangere scudi ed insetti. Ho scritto, e sul posto dicevo, che l’ operazione sarebbe resa forse più spedita e di esito più sicuro, bagnando i panni o le spazzole con un miscuglio di acqua, pochissimo sapone, e 4 o 5 per 100 di petrolio; ma forse basterebbe usare una forte decozione di tabacco, fatta colla polvere che l’ amministrazione dei tabacchi fa vendere per usi agrari. Piu tardi si avrebbero le larve che sono scoperte e vulnerabili, e che a quanto pare non vanno sulle nuove vegetazioni ; ma con tutto questo la di¬ struzione delle larve, fatta in qualunque modo, sarà più difficile. Operando ora o poi, si distruggerà la Diaspis , ma non venga in testa a nessuno che il metodo distruttivo sia un tocca e sana neanco in questo caso. Certo molto si distruggerà, ma molto resterà non distrutto: il che vuol dire che l’ anno futuro avremo ancora della infezione ; ma se la medicatura si fà in tempo, largamente, e si fa bene, la infezione successiva sarà meno intensa di quella che ora esiste, e con un pò di perseveranza, operando anche su quelle altre che la seguiranno, sempre meno intense, potranno vincersi completamente di poi. » — 187 — NOTE E NOTIZIE TARIE Ali degli insetti vescicatori. — Secondo Beauregard (Journ. Soc. Scien- tif. I, 1885, p. 209) negli insetti vescicatori le elitre, e l’integumento in gene¬ rale, presentano una notevole mollezza. La spiegazione del fatto si ha dal carattere istologico, non da quello chimico. Fra i due strati, uniti ai margini da chitina, si trova un ragguardevole spazio, ed i due strati sono uniti da pilastri chitinosi, sottili e delicati, mentre negli altri insetti le due lamine chitinose sono spesse, i pilastri grandi e numerosi e gli spazi quasi nulli. Acido urico nelle glandule dell’ Astacus fluviatili. (Griffiths. Proc. Roy. Soc. XXX.) Risulta da queste interessanti ricerche di chimica biologica che le cosidette glandule del verde sono veri organi urinari, la cui secrezione contiene acido urico e poche traccie di guanina. Queste glandule sono, dal punto di vista fisiologico, i reni dell1 animale. Secrezione del canale alimentare nella Blatta. La secrezione delle salivari è alcalina, e trasforma in zucchero, ma non scioglie 1’ albume. Vi si trovano sulfocianati di calcio, onde vi è un certo grado di rassomiglianza con le salivari dei Vertebrati. La secrezione del ventricolo chilifìco è debolmente acida, per acido clori¬ drico, e contiene una sostanza capace di agire sulle sostanze albuminose (bianco d’uovo, caseina, fibrina etc.) producendo soluzioni torbide simili ai peptoni prodotti dalle secrezioni gastriche degli animali alti. Per le sue reazioni, tale sostanza risulta simile alla pepsina. Il ventricolo chilifìco è un vero stomaco. La secrezione delle glandule malpighiane contiene acido urico ed urea. Tubi al cianuro. — Il sig. Ravoux consiglia di fare una soluzione acquosa di cianuro di potassio al 20 % e di mescolarvi del gesso finissimo, in modo da ottenere una poltiglia che va colata nel fondo dei tubi a larga apertura, fino all’altezza di 1 a 2 centimetri. I tubi devono poi essere esposti al sole, e quando il gesso ha preso sufficiente consistenza si riempiono i tubi con striscio di carta e chiudonsi per bene. Dura in questi tubi a svolgersi il gas tossico per circa un anno. Se il tubo è di fresco preparato anche i grossi Carabici vi muoiono subito. Per la caccia ai Lepidotteri il sig. Ravoux adotta tubi più larghi ed alla carta sostituisce il cotone, alle cui fibre i tarsi degli insetti si aggrappano, restando così fermi gli insetti stessi. Gli insetti possono restare — 188 — del tempo nei tubi, senza che le articolazioni si secchino e diventino fragili e senza ammuffire. (Feuille de Jeunes natur. XVI. 183). Commensalismo. — Alcuni ditteri del genere Desmonetopa prendevano parte ai pasto di un ragno, la Misumena vatia che cibavasi di un* ape : le piccole mosche nutrivansi dei granuli di polline, aderenti all’addome ed alle zampe della vittima. In un altro caso, le Desmonetopa M-atrum prese parte al pasto di un dittero entomofago, Machimus rusticus Meig. che divorava una Zigaena. (Biro — Rovartani Lapok, anno II). Trachee reticolate. — Paolo Bert pel primo descrisse delle trachee nelle quali, in luogo del solito filo spirale, si ha una rete a maglie fitte, anastomosate ed intrecciate in vario senso. Questa particolare struttura della membrana interna, indicata soltanto in prossimità degli stigmi, trovasi inoltre nelle tra¬ chee cefaliche di alcuni Locustidi , Mantidi e Grillidi. Pare siano più frequenti le trachee reticolate negli insetti pigri e relativamente sedentari, che sono an¬ che privi di vesicole pneumatiche. Pare altresì che la disposizione particolare sopradescritta coincida con una tendenza generale al massimo ispessimento della tunica interna tracheale. (Chatin. — Bull. Soc. Phil., t. IX.) Terminazioni nervose nella proboscide dei Lepidotteri. — I nervi della tromba hanno intorno al cilindro fibrillare (cilindro o fibrille assiali etc.) una guaina con numerosi piccoli nuclei. Sotto i tegumenti questi nervi formano un reticolato ricchissimo, costituito da tenui filamenti e da cellule nervose isolate ed agglomerate, ma sempre poco numerose. I filamenti estremi termi¬ nano in diverso modo. Alcuni si rigonfiano in una cellula multipolare, sulla quale prolungasi la guaina di Henle, e dalla quale partono due o tre prolun¬ gamenti che perdonsi tra gli elementi ipodermici sotto forma di punte finissime, assimilabili a terminazioni nervose libere. Sono difficili a vedere, ma non è da dubitare della loro esistenza perchè si arriva ad ottenerli seguendo metodi tecnici diversi. Tali terminazioni nervose concorrono a determinare la sensi¬ bilità generale ; ma essendo prive di apparecchio eccitabile all’ estremità loro è ragionevole qualche riserbo. In una sezione della proboscide a livello di una papilla, in molti Lepidot¬ teri ( Sphinx etc.), si osserva che i filamenti nervosi dilatansi in una cellula fusiforme prima di entrare in relazione con una cellula tattile , elemento ipo¬ dermico più o meno modificato. Verso 1’ estremità della proboscide, e talora anche in diversi altri punti di quest’ organo, si trovano dei peli tattili e dei coni molli (cónes mous), con i quali i nervi entrano in rapporto. Sui palpi mascellari propriamente detti non si trova che un piccolo numero di questi elementi eccitabili, che abbon¬ dano sui palpi labiali ai lati della proboscide. (Chatin — Bull. Soc. Phil., t. X). — 189 — Dott. PAOLO MAGRETTI SUGLI IMENOTTERI DELLA LOMBARDIA Memoria III." POMPILIDEI CONTRIBUTO ALLA MONOGRAFIA DE’ POMPILIDEI ITALIANI (Tav. VI e VII) Qui ne connait leS Pòmpiles, pour peu qu’il se soit délassé avec les insectes? . ... Ce sont des chasseurs en quéte d’un gibier qui pour- rait bien interverlir les ròles et se faire lui-mème une proie de celui qui le guettait. Fabre, Nouv. souv. ent. (1882) pag. 207- La famiglia degli Imenotteri Pompilidei, molto opportuna¬ mente staccata, in questi ultimi tempi, dall’altra sua affine, ma pur ben distinguibile, degli Sfecidei, appartiene a quei simpatici Imenotteri che, per la struttura delle zampe e per un complesso di particolari abitudini, vennero distinti col giusto appellativo di Scavatori zoofagi, sezione cosi caratterizzata: * * * Addome, oblungo, ovoidale/non pezziuolato, ma col suo primo segmento, benché ristretto nella parte basilare, immediatamente congiunto aH’estremità posteriore del metatorace; Torace, a forma generalmente parallelepipeda, talora molto allungato e cilindraceo; la parte anteriore (; protorace ) punto ele¬ vata, piana, congiungentesi al di sopra col mesotorace per un Anno XIX. 13 — 190 — margine rientrante, estendentesi fino alla base delle ali, ora leg¬ giermente arcuato, ora tagliato ad angolo più o meno acuto. Il mesotorace porta uno scudetto ed un retroscudetto per lo più ele¬ vati; il metatorace presentasi ora liscio splendente, o vellutato, o ricoperto da lunga pelurie, o trasversalmente striato con strie o ripiegature più o meno visibili ed elevate. Ali, distese nella quiete, le anteriori generalmente provviste di tre (di rado quattro) cellule cubitali complete, delle quali la seconda e la terza ricevono rispettivamente la prima e la seconda nervatura ricorrente ( trasverso-discoidali ): in alcuni casi però (generi Planìceps, Aporus, etc.) non si trovano che due cellule cubitali complete, la seconda delle quali riceve talvolta en¬ trambe le nervature ricorrenti, tal’altra soltanto la prima di esse, la seconda sboccando nella terza cubitale incompleta: le ali po¬ steriori hanno due cellule basilari chiuse; l’anale non manda al¬ cuna nervatura al margine esterno. Capo, sviluppato nel senso trasversale, più o meno arroton¬ dato o depresso, per lo più ben discosto dal protorace; in certi casi (gen. Salius Wesmaeìinius , Planìceps ) molto depresso nel senso antero-posteriore, posteriormente incavato ed adattantesi strettamente sulla parte anteriore del protorace. Sul suo vertice gli occelli trovansi per lo più disposti in triangolo quasi equila¬ tero, di rado sopra una linea curva sì che idealmente congiunti rappresentino un triangolo molto ottuso. Le antenne , lunghe, sot¬ tili, costituite da articoli nettamente distinti, in numero di 12 nelle femmine e di 13 nei maschi, offrono un carattere diffe¬ renziale sessuale molto sensibile, presentandosi, dopo la morte dell’individuo, con l’estremità ravvolta a spira nelle femmine, sempre distese nella loro lunghezza, nei maschi (Vedi tav. VII, fig. 8 e 9). Le mandìbole presentansi generalmente robuste, lunghe, arcuate e terminate in punta acuta; i palpi mascellari, compon- gonsi di 6 articoli, i labiali di 4. Zampe, sopratutto nelle femmine, ben sviluppate ed atte a scavar la terra, provviste, sui bordi esterni, di spine più o — 191 — meno lunghe ed acute e di peli rigidi; le posteriori sorpassano di molto T estremità dell’ addome. I tarsi composti di cinque articoli più o meno spinosi ed irti di rigidi peli costituenti un pettine; l’ultimo di questi porta due unghie spiniformi, varia¬ mente dentate nel margine interno (Vedi tav. VII, 4 bis, 5, fi bis, 7 bis). Nelle specie lombarde, (come in generale nelle italiane ed eu¬ ropee) i colori predominanti sono il nero ed il rosso ferruginoso per le antenne, il torace e gli anelli addominali, con alcune mac¬ chie bianche o giallo-solfuree variamente disposte sul corpo : nelle specie esotiche si osserva anche un colore blu-violaceo di fondo, con macchie bianche, gialle e rosse assai pronunciate. Tanto il torace che Taddome si presentano talvolta ricoperti da pelurie fine più o meno lunga, fìtta e risplendente. * » * Quanto a costituzione anatomica gli insetti di questa fami¬ glia, son dotati d’ un Sistema nervoso molto sviluppato. Oltre un cordone nerveo dorsale, un ganglio cefalico, i tre nervi ©cellari e i due gangli toracici, uno nel meso-, l’altro nel metatorace, si tro¬ vano sei gangli addominali de’ quali gli ultimi due o talvolta gli ultimi quattro, sono riuniti in un solo. La Respirazione si compie, come negli insetti in generale, per borse tracheali site sui lati del corpo, la Circolazione pure si opera per un vaso dorsale la¬ cunare contornato da cellule pericardiche. Il Sistema digerente , come nelle altre famiglie, si trova costituito da una bocca- armata ■di robuste mandibole e di mascelle, come organi di presa; da una lingua, atta a succhiare; da ghiandole salivari situate al prin¬ cipio dell’esofago o lungo il suo decorso ; da un canale digerente , comprendente l’esofago, le due dilatazioni di esso a costituire uno stomaco ed un gigerio, il ventricolo chilifico e l’intestino; e, fi¬ nalmente, dai vasi biliari od epatici (Vasi Malpighiani). Si no- — 192 — tano qui però alcune differenziazioni riguardanti la lunghezza del canale digestivo in proporzione a quella del corpo e la mag¬ giore o minore dilatazione dello stesso a formare lo stomaco ; varia pure la struttura del ventricolo chilifico per la presenza o mancanza di piccolissime papille muscolose sulla superficie esterna del medesimo. La superficie interna del retto è tappezzata da bottoni o fascie muscolari molto sviluppate e, per lo più, in nu¬ mero di sei, corrispondenti, fisiologicamente, ad altrettante specie di glandole, che per il loro presentarsi solcate da rami tracheali, possono embriologicamente corrispondere alle lamelle tracheali di molte larve acquatiche. Nel V Apparato riproduttore tanto maschile che femminile degli insetti di questa famiglia, si osservano leggiere modificazioni in confronto a quelli d’altre famiglie, e queste riguardano partico¬ larmente la forma, le proporzioni di lunghezza e l’intima strut¬ tura delle parti onde sono costituiti i diversi organi. Cosippure ; Y Apparato venefico, organo di offesa e di difesa abbastanza for¬ midabile di cui vanno provvisti questi Imenotteri, se è costituito, \ come in generale, da vasi secretori , da un serbatojo, abbastanza voluminoso, da un canale escretore , distinto, secondo le più recenti scoperte di Carlet, in due condotti venefici a glandola acida ed alcalina, e da un dardo od aculeo, presenta però, secondo le specie, alcune importanti variazioni nella particolare forma e disposizione dei vasi secretori e del canale d’escrezione. Riguardo poi agli Organi dei sensi, volendo anche per questi piccoli esseri ammetterne altrettanti che negli animali superiori, dobbiamo pur convenire che si possono benissimo distinguere in due categorie e ridurli ai tre principali. La vista e V udito infatti f costituiscono per loro stessi negli animali superiori, due dei sensi principali, provvisti d’organi particolari, mentre il gusto e Y olfatto* i non sono che modificazioni più sensibili e localizzate di quel senso, ; generalmente diffuso per tutto il corpo, e che dicesi tatto. Così negli insetti de’ quali discorriamo, trovasi il primo senso, la vista, non meno sviluppato di quello d’ altre famiglie dello — 193 — stesso ordine. Essi vanno infatti provvisti di due grandi occhi a cornea composta e faccettata , situati sui lati della faccia, e di tre occelli a cornea semplice variamente disposti sul vertice del capo e nei quali espande i suoi finissimi rami il ganglio cefalico. Per l’ udito non si sono ancor trovati in quest’ insetti, come negli Ortotteri, organi speciali localizzati in qualche parte del corpo, sicché, come per il tatto, si potrebbe ritenere risiedere nelle an¬ tenne, specialmente alla loro estremità, dove le diramazioni del ganglio cefalico espandonsi in sottili rami nervosi, a costituire bastoncini o papille molto sensibili. Fatti comprovanti l’alto uf¬ ficio tattile delle antenne negli Imenotteri come negli altri in¬ setti ed in generale in molti artropodi, ci si presentano ogniqual¬ volta osserviamo i mirabili loro costumi e di esse parlano tutti gli autori che con somma pazienza e sagacia attesero ad investigare i misteri di questo piccolo mondo. Sorprendenti ed insieme con¬ vincenti riescono infatti gli esempi citati dal Fabre per le For¬ miche rosse ( Polyergus rufescens) che non deviano per qualsiasi ostacolo dalla strada una volta seguita, e dai Pompili che ricor¬ dano l’erba sulla quale deposero la preda prima d’accingersi a scavar il nido. * * * Intorno ai particolari costumi di questa famiglia d’ Imenotteri, molto già ci fecero conoscere le accurate osservazioni e le sco¬ perte d’illustri naturalisti, quali, per citarne alcuni, Rollander, De Geer, Schiodte, Lepeletier de Saint Fargeau, Goureau, Giraud, Westwood, Darwin, Smith, e più recentemente ancora il Fabre nei sunnominati ricordi entomologici (1). (1) Fabre. Souvenirs entomologiques, Paris 1879, 82, 86. Scavatori per eccellenza, s’aprono il nido fra le sabbie in lo¬ calità ove il terreno è anche alquanto indurito, frequentando essi per lo più le strade od i sentieri campestri, tale che a loro pro¬ vennero le giuste denominazioni di Guépes des chemins, o Weg - wespen dei francesi e dei tedeschi. Come gli Sfecidei in generale, provvedono al nutrimento delle loro larve carnivore con prede fresche siffattamente conservate mercè la particolare attitudine a produrre in esse una parziale anestesia. Mentre però nelle affini famiglie le prede consistono per lo più in specie d’insetti innocui, quali Ditteri, Ortotteri, Coleot¬ teri, qui in generale sono gli Aracnidi che ne fanno le spese ; e l’audacia giunge al punto da spingerli fin sulle stesse ragnatele, mortali insidie per gli altri esseri loro consimili od anche di maggior mole, lottare coi padroni di casa e riuscirne ognora vincitori. Alcune specie si limitano a dar la caccia ai ragni erranti, e veggonsi perciò correre e saltellare sul terreno, le ali rialzate e velocemente smosse, involarsi per lunghi tratti, poi ritornare frettolosamente al posto di prima, frugare con somma attenzione tutte le fessure del terreno, passando e ripassando sotto le foglie . e fra l’erbe. Agguantata la preda e trafittala con ben assestati colpi del venefico pugnale, la rendono vittima inerte, ma nel me¬ desimo tempo pasto ancor vivo e fresco, che poi trascinano, non senza fatica, sino presso al luogo designato pel nido, ove la de¬ pongono per poi innalzarla sull’alto di qualche erbuccia. Non sempre però il terreno corrisponde alle esigenze del¬ l’abile scavatore per potervi stabilire il suo nido, sicché talora gli è giocoforza abbandonar l’impresa ed andar in cerca di altra località. In simile circostanza il Pompilo affrettasi a ripigliar la preda ed afferratala ancora per una delle zampe posteriori, la tra¬ scina a qualche distanza sorpassando ostacoli d’ogni sorta, finché trovi un più propizio terreno. Anche qui la prima sua cura è di sollevar la preda sopra un fuscello d’erba, e poi darsi a tutt’ opra per apparecchiarsi il desiderato rifugio, al quale affidare la futura — 195 — prole. Ma allora pure lo vediamo interrompere di quando in quando il lavoro, per far una scappata a riveder il ragno, che guarda, ri¬ volta, palpa, agitando incessantemente le antenne. Terminato lo scavo, di alcuni centimetri di profondità, e ri¬ pigliata d’in sulla cima dell’erba la sua preda, la trascina diret¬ tamente sin presso l’orifizio del nido ove ancor la lascia un istante per penetrar solo e visitar di nuovo l’interno della casa, prima d’immagazzinarvi il nuovo ospite involontario. E quante fatiche, quante prove e quante astuzie per facilitarne l’ingresso f Natural¬ mente, nella discesa, per trarre seco la vittima, il Pompilo resta il primo e quindi il sottostante, ma tosto si trae d’ impaccio escendone lateralmente e si dà subito a smuover la terra umida poco sotto l’orifizio del nido, poi, rialzandosi di quando in quando sulle zampe posteriori, comprime con l’addome, strato sopra strato, il terriccio che va accumulando sul sottoposto ragno. Così prov¬ veduto ed otturato il nido, il Pompilo non ha più d’uopo, come altri fossatori, di riaprirlo per nutrire di continuo la larva. Presso la base dell’addome del ragno è stato previamente de¬ posto l’uovo, dal quale ben presto si sviluppa una larva cilindrica, posteriormente attenuata, di dodici segmenti, ricurva, apoda e senz’occhi, di color bianco-grigio. Qui ci possiam chieder la ragione per la quale il nostro Ime- nottero tanto si sforza per innalzar la sua preda sopra un fu¬ scello d’erba. Ed essa, credesi potersi trovare nello scopo di sot¬ trarre la fatta provvista all’avidità di altri compagni cacciatori erranti, avidità e audacia delle quali esperimentai io pure la forza sopra una femmina di Aporus Ucolor, alla quale avendo tolto il ragno che stava trascinando al nido, questa venne a riprender¬ melo d’ infra le dita. Ragione poi dell’altro non meno interessante atto d’ ispezio¬ nare il nido prima d’ introdurvi la preda, vuoisi attribuire certo allo scopo di ben accertarsi che nessun insetto n’ abbia, nel frat¬ tempo, occupata la cavità. Curioso e notevole risulta pure il fatto, osservato dal Fabre, — 196 — riguardante la lotta del Priocnemìs annulatus, bella specie di Pompilide a livrea giallo-nera, dalle lunghe zampe armate di po¬ derose spina, con ragni del gruppo delle Tarentule o Lycose. A questo proposito, riferendo quanto venne da lui stesso os¬ servato ed esperi mentato {Nouveaux souvenir s entomologìques , Paris 1882, pag. 208) piacemi aggiugere che questa lotta è davvero strana e non priva d’ interesse pel naturalista osservatore. Egli dice d’aver osservato, nei pressi d’Avignone, un individuo del Priocne - mis annulatus mentre trascicava la sua preda, consistente in una grossa Lycosa, che poi vidde riporre in un’anfrattuosità di vec¬ chia muraglia. È dunque alla Tarentula dal ventre nero, corrispondente alla Lycosa narbonnensis di Latreille, che il precitato Fabre attri¬ buisce una ferocia veramente considerevole contro gl’insetti, quan¬ tunque di grossa taglia e dotati di buoni mezzi di difesa, come i Bombus e le Xylocope. Questo fatto, del resto, mi vien anche confermato dalle in¬ formazioni attinte da un celebre aracnologo italiano, il mio mae¬ stro all’ Università di Pavia, prof. comm. Pietro Pavesi. Da un capitolo interamente dedicato a questa specie nell’in¬ teressantissimo libro di Fabre, apprendonsi ancora le belle espe¬ rienze da lui istituite per provare la forza dei cheliceri e le pro¬ prietà venefiche in questo ragno. Risulterebbe da queste che la Lycosa narbònnensìs cade preda d’un mediocre Pompilide, quantunque dotata d’una facoltà vene¬ fica tale (a quanto sembra coscienziosamente esperimentata), da produrre la morte in un passero e perfino in una talpa. Colla massima semplicità e verità troviamo ancora descritte dal Fabre, in ogni più minuto particolare, le gesta del Pompilus apicalìs , V. d. Lind., alle prese con un altro aracnide, la Se - gestrìa perfida , il ragno delle muraglie, dalle mandibole sme¬ raldine. Qui si vede messa in mostra ogni più fine insidia, una vera arte macchiavellica, come dice il citato autore per far ca¬ dere la perfida fra le zampe d’ un non meno perfido vincitore. — 197 — Quest’ultimo infatti riesce alla fine a strappar il ragno dalla di¬ mora a galleria, e gettatolo a terra, mentre quello si raggomitola spaventato, gli piomba addosso e con rapidi colpi d'aculeo, lo mette totalmente fuori d’ogni possibilità di offendere, anzi lo pa¬ ralizza in guisa da fargli simulare una perfetta morte. Lasciata allora la vittima, ritorna al muro e lo ispeziona minutamente, non omettendo di penetrare in ogni nido abbandonato d’arac- nide, finche trovatone uno che gli confaccia, se ne parte per farvi ritorno parecchie volte nella giornata correndo da questo al morto aracnide che trae seco fino al piede dell’alta muraglia e quivi l’abbandona per accorrere di nuovo al prescelto domicilio. Infine ritorna alla Segestria, la prende alla parte inferiore dell’addome ed esplicando una forza ed un’abilità veramente fenomenale, la spinge su pel muro fin presso la buca fissata pel nido, nella quale entra ancora solo per farvi la necessaria visita d’ispezione. In¬ trodotta la preda, ve la rinchiude tosto con parecchi sassolini, cosicché questa vien forse ad occupar esanime la sua stessa di¬ mora che tenne sì altera poche ore prima. L’uovo deH’Imenottero, deposto sulla faccia dorsale mediana del corpo, cioè presso l’origine dell’addome, è bianco, cilindrico e lungo circa 2 millimetri. Altri Pompilidi non meno audaci, nè meno laboriosi dei sopra citati, vanno ad impossessarsi dei ragni, camminando e saltel¬ lando impunemente perfino sulle grandi ragnatele orizzontali del¬ le Epeira che poi trasportano in nidi sotterranei, oppure in gal¬ lerie praticate nei legni vecchi o fracidi, o nei rami secchi d’ar¬ busti forati ed abbandonati da qualche altro insetto. Un giorno potei veder aneli’ io una femmina di Priocnemis notatus fra una siepe di Biancospino passare d’una in altra tela d’Aracnidi ( Epeira , sp. ?) in cerca di bottino : senonchè un malaugurato incidente mi tolse la possibilità di proseguire l’osservazione. Distinguonsi ancora i Pompilidei per il loro modo speciale di locomozione, chè vedonsi ben di sovente agitare con violenza le ali, correre e saltellare volando sopra il suolo sabbioso, fra l’erbe, sulle roccie, sui muri, sulle corteccie degli alberi, sui fiori di diverse piante erbacee, per lo più Ombrellifere e Composite come m’accadde frequentemente di trovarli, quali la Pastinaca, il Finocchio e gli Eryngium dei campi. Per questa loro suprema agilità riesce alquanto difficile lo impossessarsi tanto delle piccole specie che possono ad ogni tratto sfuggire alle più minuziose ricerche, quanto delle grosse per la grande accortezza che spiegano nell’evitare l’imminente pericolo d’esser catturate. Infinite sono le astuzie con le quali molte volte questi insetti riescono a sfuggire alla reticella stessa od allo stesso flacone micidiale, nei quali furono presi. Una facoltà istintiva (chè non puossi altrimenti spiegare) grandemente e meravigliosamente sviluppata negli Imenotteri di questa come dell’affine famiglia degli Sfecidei, fu fatta conoscere nei suoi dettagli e non senza le vesti d’una descrizione in sommo grado attraente, dal medesimo e più volte menzionato, Fabre. L’atto pel quale con pochi e ben diretti colpi d’aculeo un Pompilide rende inoffensiva ed affatto inerte la sua vittima, si può paragonare a quello del più abile anatomista, che abbia la esatta conoscenza dei diversi centri nervosi della catena ganglio- nare dorsale sì nelle larve, che negli insetti perfetti. E pure paragonabile al maneggio non meno abile del nostro abbattitore di buoi, o dei così detti Saladeiros dell’America del sud, che sanno, con la sola punta d’un piccolo coltello far cadere all’istante un bue od un toro di straordinaria grossezza e vigoria. Qui la legge dell’istinto innato, secondo il citato Fabre, la vince sopra quella della trasformazione o del lento e successivo perfeziona- — 199 — mento, non potendo egli veramente concepire la subordinata cir¬ costanza della trasmissione per eredità d’ un tal carattere, e suc¬ cessivi perfezionamenti, pel solo mezzo dell' uovo. La larva si sviluppa dopo l’avvenuta chiusura dell’orifizio del nido, succhia, a quanto pare, per un certo tempo la provvista fresca cui sta attaccata, tanto da pervenire ad un dato sviluppo, raggiunto il quale, si rinchiude in un bozzolo di sottile strato sericeo, per svilupparsi dopo circa dieci mesi uscendone insetto perfetto. L’epoca più opportuna allo sviluppo di questi insetti, quale risultami dal giornale di raccolta, si estende, per la regione lom¬ barda, dalla metà circa del mese di marzo, sin poco appresso la fine di settembre, le ore meridiane canicolari mescendo sempre le più propizie, tanto per farne la raccolta, quanto per istituire osservazioni sui loro costumi. Così l’entomologo deve metter qui a ben dura prova tutta la sua pazienza d’osservatore e la forza del proprio fisico nello sfidare la cocente canicola. Come ogni abile e sagace cacciatore deve conoscere ed inve¬ stigare le località più adatte e predilette per la caccia che si è prefissa. Nel nostro caso le strade solitarie, silvestri o campestri nelle vicinanze delle quali crescano in buon numero nel mese di agosto gli Eryngìum ; i muriccioli fiancheggianti le strade, od anche i dirupi di vecchi muri ben esposti ai sole, gli altipiani formati da depositi di ciottoli, o ghiaje, o sabbie, ed infine i fiori delle grandi Composite, quali per esempio la Ferula, che però non è sempre comune, la Pastinaca ed il Finocchio, preferibil¬ mente quello selvatico che cresce alto e rigoglioso in alcuni prati molto umidi, sono i recessi ed i ritrovi più favoriti per molti Imenotteri, ed in partìcolar modo per quelli della famiglia della quale qui trattasi. Allo scopo però di indagare e seguir dappresso i costumi di qualche più comune specie, torna opportuno, dopo aver data una scorsa al terreno circostante le anzidette località, limitare le ricerche ad un più angusto circolo, sinché fia concesso, e ciò sovente ci accade subito fatti i primi passi, di incontrarci in — 200 — qualche individuo che, ascondendosi di quando in quando fra le erbe o le anfrattuosita del suolo, vada a dar la caccia a qualche ragno, oppure compia digià la faticosa impresa di trascinar la preda o di scavarsi il nido. * * * Gli istrumenti più adatti e più frequentemente usati per im¬ possessarsi di questi agili Imenotteri, sono sempre la reticella, quantunque montata su piccolo cerchio chiudibile, per facilitarne l’uso e la possibilità di averla ovunque e sempre presso di sè, ed un flaconcino con esalazioni d’acido cianidrico, a bocca larga, ma col collo strozzato sì da formar in basso un’ampia camera allargatesi ad angolo retto, per impedire, più che sia possibile, l’ascesa all’insetto tosto che vi sia stato scosso. Le grosse specie fa duopo lasciarle nel flacone più a lungo delle piccole (le quali comunemente io faccio però passare in un tubetto che tengo sempre alla mano), perchè non tornino in vita con pericolo di fuggire o guastare le vicine. Nell’accingersi a fissarli sugli spilli devesi anzitutto badare a proporzionare la grossezza di questi secondo le dimensioni degli individui per non guastare o distruggere di troppo il corsaletto. Nella preparazione bisogna procurare di disporre bene allun¬ gate le ali, render visibili le parti boccali, l’estremità dell’addome , con le parti sessuali, ed atteggiar le zampe nella più adatta e conveniente posizione per esser facilmente osservate senza occu- ; par troppo spazio, nè impacciare i trasporti che si devono ese¬ guire d’una in altra fila nelle scatole. Conviene, infine, lasciar bene essiccare gli esemplari così preparati, lungi però dalla pol¬ vere prima d’ immagazzinarli, o disporli nelle scatole, o cartoni della collezione. In queste poi, io uso tenere della naftalina cri- — 201 — stalizzata, in dose sufficiente per tener lontano ogpi ^ertolo di tarme e di muffe micidiali. Un altro modo più conveniente per ottenere; ihsèttK di questa come di molte altre famiglie, e nello stesso tempo met¬ tersi in grado di effettuare interessanti osservazioni sullo svi¬ luppo delle rispettive proli, è quello della caccia 'per educa¬ zione od allevamento . Si raccolgano, ovunque ci si presenti l'op¬ portunità e l’occasione, rami di piante, di arbusti secchi, o pezzi di legname fuori d’ uso nei quali scorgasi per avventura qualche traccia che ci faccia supporre esistervi scavi di gallerie operate da insetti. Non si trascurino i nidi in terra cementata, degli Odynerus, Eumenes, Osmia , Chalicodoma, Pelopaeus ecc., si tengan pure in osservazione grosse zolle di terra essicata, espor¬ tate da località frequentate da codesti Imenotteri. Negli ozii invernali sarà una delle più dilettevoli, interessanti e profìcue occupazioni, quella di scrutar per entro siffatti nascon¬ digli, ove, sotto le più umili e rudi spoglie, si celano molte vite latenti, si nascondono agli occhi profani le storie più meravigliose della biologia dei nostri entomati. Rintracciata una larva nella sua spoglia ibernante, convien prender tosto i dati della sua forma, figura, dimensioni ed altre particolarità, con opportuni disegni e con note, poi seguirla nelle successive metamorfosi, fino al completo sviluppo, ottenuto il quale, ci troviamo in possesso d’un nuovo individuo da aggiun¬ gere agli altri della collezione. Lo spillo però che infìgge questo nuovo acquisto dell’attento entomologo, non offrirà allora soltanto una immobile e fragile spoglia, ma porterà seco una storia che, trascritta nelle memorie d’entomologia, viene a costituire un monumento prezioso, segna un punto di partenza all’indagine di nuovi e più reconditi mi¬ steri, ad illustrare la mirabile correlazione biologica nelle leggi regolatrici del mondo di questi insetti. Quando le stagioni propizie alla caccia ed alle osservazioni in campagna sono passate, e con esse cessate le possibilità delle — 202 — js^ri'gtip , emozioni che quelle ci procurano, compiute le note, pre¬ parati e ben disposti gli esemplari raccolti, rimane a compiere un più. arduo e faticoso compito; la ricognizione sistematica delie specie. Purtroppo da noi questo lavoro viene facilmente ritenuto fatica improba, ed ai sistematici non è accordato tutto quel merito che richiedono le loro pazienti ricerche bibliografiche, i loro in¬ contentabili e coscienziosi confronti sopra descrizioni, o sopra tipi già noti. Qualche scrittore arrivò persino a riconoscere in essi non più che un sapere volgare, mettendo la loro abilità a pari di quella d’ un pastore nel riconoscere le proprie pecore, altri li tacciò di creatori di sinonimi e d’inventori di nomi diffi¬ cili e che so io. Presso gli stranieri però, la sistematica fece e fa ognora continui progressi e noi (salvo poche eccezioni) dobbiamo assai frequentemente ricorrere ad essi per attingere alle fonti che ci permettano d’estendere le cognizioni sulla fauna del nostro paese f f * * & Quanto interessanti per i dianzi accennati costumi, altret¬ tanto ricca d’ un buon numero di specie risulta questa famiglia fra quelle che costituiscono la grande sezione degli Imenotteri scavatori. L’Europa sola conta più d’un centinajo di specie, la fauna italiana enumerandone bene una cinquantina per sé, e la lombarda, per quanto finora mi consta, ne può vantare una qua¬ rantina, e qualcuna è qui da me aggiunta come nuova per la scienza. Principale scopo del presente lavoro è la continuazione alle mie due memorie già pubblicate sugli Imenotteri della Lombardia, nelle quali diedi un saggio per un elenco sistematico degli insetti di quest’ordine da me prescelto (1). (1) Vedi: Magretti: Sugli Imenotteri della Lombardia, Mem. la in Bull. Soc. ent. it., Anno XIII, p. 3-89, 213 e Mem. IIa Ibid. Anno XIV,0, p. 157-269. Per la regione lombarda non era stata, precedentemente da altri autori, enumerata alcuna specie di questa famiglia. In questa terza memoria riporto qualcuna delle specie già precedentemente enumerate (come è accennato a suo luogo) per riunirle con altre in un tentativo di monografia dell’ intera fami¬ glia. Le difficoltà invero della forma monografica con prospetti o chiavi per una facile e pronta ricognizione delle specie, non I sono piccole, nè poche; non son perciò sicuro di averle sempre | convenientemente superate. I prospetti determinativi dei generi e delle specie, per ren- | derli anche più facili ed alla mano, li scrissi in lingua italiana, dando poi in seguito una diagnosi latina, più adatta a precisare, nei dettagli, i caratteri differenziali degli uni e delle altre, desi¬ gnando anche le varietà presentate da queste ultime. L'enumerazione e le descrizioni sono fatte, come al solito, sopra esemplari appartenenti alla mia collezione e da me raccolti in Lombardia (1). Nella supposizione che questo mio lavoro abbia a servire ad entomologi o naturalisti di già usati alle particolari denomi¬ nazioni ed alla nomenclatura consacrata dalla scienza, omisi di estendermi in minuziose ed elementari spiegazioni e dettagli, che d’altronde si posson trovare in recenti trattati d’entomologia generale (2). Per la ricognizione, non sempre facile, delle varie specie, nell’ intralciata matassa dei sinonimi, mi valsi delle descrizioni nelle opere di cui do qui presso l’elenco, oltre che dei confronti sopra esemplari tipici, o ben denominati, avuti gentilmente in (1) Richiamo qui, pei confini assegnati a questa regione, la nota apposta alla prima pagina dell’Introduzione della Memoria la. Intendo per Lombardia quella regione geografica d’Italia, limitata: ad occidente dal fiume Ticino compreso il lago Maggiore; ad oriente dal Sarca e dal Mincio col lago di Garda ; a settentrione dalle alte Alpi ed a mezzodì dal Po. Confina col Pie¬ monte, la Svizzera, il Tirolo, il Veneto e l’Emilia. È costituita dalle provincie di Mi¬ lano, Como, Bergamo, Brescia, Sondrio, con parte di quelle di Cremona, Mantova e Pavia, inoltre dalla Zona a sinistra del Ticino nel Canton Ticino e nei Grigioni e dalle Giudicarle nel Trentino. (2) Vedi p. es. Girard, Tratte élementaire d' entomologie -, Paris, 1876-79 e Andre Edm. Strutture et biologie des insectes ( particitl . des Hymenopt .), Beaune, 1882. comunicazione da alcuni colleghi o corrispondenti, i quali si pre¬ starono anche a fornirmi determinazioni per alcune specie, o particolari ragguagli sopra altre. M’ è quindi grato render qui ancora i più sentiti ringraziamenti ai signori, ing. Gribodo, di Torino, prof. Costa, di Napoli, dott. De Stefani, di Palermo, dott. Kohl, di Vienna, E. Tournier, di Ginevra, gen. Radoszkowsky, di Varsavia e dott. Schmiedeknecht, di Kahla. Canonica cTAdda, gennaio 1887. TavVr Bull Soc.Eni. Ilal. Anno XIX. 7. 6. 9. dlÀ. 3e rie se ine I Soc.Entltal.Ànno XIX. Lii. dei Ricordi di Arci™ — 205 BIBLIOGRAFIA Oltre le’ opere generali che già vennero per la maggior parte citate nella Bibliografia della Ia e IIa Memoria, quali sono, ad esempio, quelle di : Linné, (Syst. nat.), (Faun. suec.); Scopoli (Ent. carn.); Schranck, (Ent. Ins. Ausfcr.); Fabricius, (Syst. Ent,.); (Suppl. Ent. Syst,.), (Syst. Piez.) ; Petagna, (Ins. ent.); Coquebert, (111. Icon, Ins.); Panzer, (Faun. Ins. Germ); (Krit. rev.); Brulle, (Espi, scient. de Morée); Dahlbom, (Hy- menoptera eur. praec. ber.); Lepeletiér, (Hist. nat. Ins. Hymenop.); Lucas, (Expl. scient. de l’ Algerie) etc. Sono ancora consultabili in particolare per questa famiglia e per quanto riguarda generalmente la fauna europea: * Bertkau, Ueb. die lebensweise des Pomp. coccineus: (Verhandlg. naturhist. Vereins preuss. Rheinland, XXXY. 1878. Sitz. p. 177). Dahlbom, Monogr. Pompilorum Svec. (Londini Goth. 1829). — Exercitat. Hymenop. (Londini Goth. 1831). * Dufour, Recherch. anat. et phys. sur les Hyménopt. (1834). * Eversmann, Hyménopt. Rossicorum species nov. vel parvum cogn. (Bull. Soc. des naturel. de Moscou, voi. XIX, 1846, p. 442). * — Fauna Hyménopt. Volgo-Uralensis (Ibid. voi. XXII. 1849, p. 359). * Fischer de Waldheim, Observata quaedam de Hyménopt. Rossicis (Magaz. de Zool. 1843). * Giraud, Note sur quelques Hymenoptères (Pomp. viaticus ) in: Verhandl. z. b. Vereins, Wien, voi. IV, 1854, p. 601). * Goureau, Quelques traits des Moeurs des Insectes fouisseurs (Ann. Soc. ent. de France, voi. Vili, 1839, p. 538). * Guérin-Méneville, Descript, de quelq. esp. inéd. d’Hyménopt. (Magaz. de Zool. 1843). N. B. Sono segnate, con asterisco le opere che non vennero già elencate nelle altre due memorie. Anno XIX. 14 * Heyden, L. Beitràge Zur Kenntniss der Hym.-fauna der weiteren umgegend von Frankfurt a. M. (Bericht ueb. die Senckenbergische Naturforsch. Gesellschasft, 1884, p. 103). Kawall, Hymenoptera in Kurland, (Riga, 1856). KohlFr. Fr., Neue tyrolische Grabw. (Verhandl. z. b. Gesell. Wien, 1879, p. 401). * — Die Raubwespen Tyrol’s (Zeitschr. des Ferdinandeums fur Tyrol. und Yoralberg, 1880). * — Sphegidologische Studien (Entom. Nachr. Jahrg. VII, 1881, n. 4 p. 53). * — Hymenopterologisches (Wiener entom. Zeit. II Jahrg. Wien. 1883). * — Die fossorien der Schweiz (Mitth. d. Schweizer. entom. Gesell. 1883). * — Ueb. neue Grabwespen der Mediterrangebietes, (Deutsche entom. Zeit. Voi. XXVII, 1883). * — Die Gattungen der Pompiliden (Verhandl. z. b. Gesell. Wien, 1884). * — Zur Synon. der Hymenopt. acuì. (Entom. Nachricht. Jahrg. XI, 1885). * — Neue Pompiliden in der Samm. des k. k. Naturhist. Hofmus. (Ver- handlg. z. b. Gesell. Wien, 1886). * Latreille, Genera Crustaceorum et Insectorum, (1809). * — Familles naturelles du Règne animai, (Paris, 1825). * Radoszkowsky 0. Faune hyménopterologique trancaspienne, (S*. Peter- sburg, 1886). * Sajò, Entom. bilder aus den ungarischen Flugsandsteppen, (Entom. Na- chricht., 1882). * Saunders, Edw., Bynops. of brit. Heterogyna and fossorial Hymenoptera (Trans. Ent. Soc. London, 1880). * — Descript, of Uve spec. of Acuì. Hymen. (Entom. Monthl. Magaz. Voi. XVII, 1880-81). * — Hymenoptera and Hemipt. at Deal, (Ibid. 1882). * — Descript, of two new spec. of brith. Acuì. Hymen. (Ibid. 1883). Schenck A., Die Grabwesp. des Herzogthmus Nassau, (Wiesbaden 1857). * Schiodte G. Pompilidarum Daniae disp. syst. (Havniae, 1837). Shuckard W. E. Essay on thè indig. foss. Hymenoptera (London, 1837). * Stein Fr. Eine neue Art der Gatt. Homonotus (Beri. Ent. Zeitschr. 1860). * Taschenberg E. Schliissel zur Bestimmungen der Deutsche Mordwespen (1858). * — Die Pompiliden des Museums der Univers. zu Halle (Zeitschr. f. Gesam. Naturwiss. Voi. XXXIV, 1869). Thomson G. Hymenopt. Scandinaviae, (voi. Ili, 1874). * Tichbein, Verzeichniss der bei Herrstein aufgef. Mordwespen (Stett. Ent. Zeit. XI, 1850). — 207 — * Van der Linden, Observations sur les Hymenopt. d’Europe de la fam. des Fouisseurs (Bruxelles, 1829). 4 Wesmael M. Revue critique des Hyménoptères fouisseurs de Belgique (Bull. Acad. roy. de Belgique; voi. XVIII, 1852). Wissmann, Verzeichniss der in Konigr. Hanover etc. aufgef. Mordwespen (Stett. Entom. Zeit. voi. X, 1849). Per quanto riguarda la fauna italiana in particolare, ac¬ cennano o trattano più o meno estesamente questa famiglia di Imenotteri le opere e le memorie seguenti: Conta tini N. Catalogo , degli Uccelli e degli Insetti delle Provincie di Padova e Venezia; (Bassano, 1843). * Costa A. Ricerche entomologiche sopra i monti Partenii (Napoli 1853). — Fauna del Regno di Napoli (Pompilidei, 1859-86). — Relazione d’un viaggio nelle Calabrie etc. (Mem. Atti R. Acc. Se. fìs. nat. Napoli, voi. IX, 1881). — Notizie ed osservazioni sulla Gleo-fauna sarda, Mem. I (Ibid., 1882). * — Notizie ed osservazioni sulla Geo-fauna sarda, Mem. II (Ibid., 1883). * — Notizie ed osservazioni sulla Geo-fauna sarda, Mem. Ili (Ibid. 1884). * — Notizie ed osservazioni sulla Geo-fauna sarda, Mem. IV (Ibid., 1885). * — Notizie ed osservazioni sulla Geo-fauna sarda, Mem. V (Ibid., 1886). * — Notizie ed osservazioni sulla Geo-fauna sarda, Mem. VI (Ibid., 1886). * — Osservazioni intorno al gen. Salius di Fabricius (Atti R. Ist. di Incoraggiamento, Napoli, 1886). * De Stefani Perez T. Osservazioni entomol. fatte nel territorio di Sciacca (Naturalista siciliano. Anno I, 1882). * — Imenotteri nuovi o poco conosciuti della Sicilia (Ibid. Anno III, 1884). * — Raccolte Imenotterologiche sui monti di Renda e loro adiacenze (Ibid. Anno V, 1886). Giraud J. Hyménoptères recueilles aux environs de Suse en Piemont etc. (Verhandlg. z. b. Gesell. Wien, 1882). Gribodo. Caccie ed escursioni (Bull. Soc. ent. it. Anno VI, 1874). — Escursioni in Calabria — Imenotteri — (Ibid. Anno XIII, 1881). 14 Magretti P. Di alcune specie d’ Imenotteri raccolti in Sardegna (Natura¬ lista siciliano. Anno I, 1882). — 208 — * Magretti P. Nota d’ Imenotteri raccolti da F. Piccioli nei dintorni di Fi¬ renze (Bull. Soc. ent. ital. Anno XVI, 1884). * — Diagnosi di alcune specie nuove d’ Imenotteri Pompilidei (Ibid. Anno XYIII, 1886). Palma. Notamento d’insetti Imenotteri scavatori della Sicilia settentrionale (Annali Acc. Asp. Natur. 1869). Bossi. Fauna etrusca (Imenotteri, voi. II, 1790), — Mantissa Insectorum etc. (Imenotteri, voi. I, 1792). Sichel Liste des Hymenoptères ree. en Sicile par M. Bellier de la Savignerie (Ann. Soc. ent. France, ser. 4a, voi. VII, 1859). Spinola M. Insectorum Liguriae species novae aut rariores (1806-08). CATALOGHI. Dours A. Catalogue synonimique des Hyménoptères de France (Mem. de la Soc. Linnéenne du Nord de la France, Amiens, 1873). Kirchner L. Catalogus Hymenopterorum Europae, (Vindobonae, 1867). * Kogenhofer und Kohl. Hymenoptera des Gebietes von Hernstein in Nie- derosterreich etc. (Vien, 1885). Smith F. Catalogue of Hymenopt. Insectes in thè Collection of thè Brith. Mus. Part. Ili (Mutillidae and Pompilidae ; London, 1855). — A Catalogue of British Hymenoptera aculeata, (London, 1871). CHIAVE DICOTOMICA PER LA RICOGNIZIONE DEI GENERI LOMBARDI APPARTENENTI ALLA FAMIGLIA DEI POMPILIDEI. 1. Ali anteriori con tre cellule cubitali complete; delle due ner¬ vature ricorrenti, la prima sbocca nella seconda, la seconda nella terza cellula cubitale 2. — Ali anteriori con due cellule cubitali complete; delle due ner¬ vature ricorrenti, la prima sbocca verso il mezzo della se¬ conda cubitale, la seconda è quasi interstiziale colla terza vena trasverso-cubitale 9. 2. Vene, mediana ed anale, delle ali posteriori, riunite fra loro da una venetta trasversa perpendicolare. Gen. 7. Wesmaelinius, A. Costa — Vene, mediana ed anale, delle ali posteriori, riunite fra loro da una venetta obliqua od arrotondata. 3. 3. Tibie posteriori inermi, o con spina minutissime, od appena distinguibili. 4. — Tibie posteriori armate di spina più o meno lunghe e ben distinto. 6. 4. Segmento anale terminato nelle femmine con due lamine com¬ presse che mentiscono una trivella (v. tav. VI, fig. 10). Il corpo, comprese le zampe, variopinto nei due sessi. Gen. 1. Ceropales, Latr. — Segmento anale terminato regolarmente senza lamine. Corpo per lo più nero, o nere o rosso nei due sessi. 5. 5. Mascelle barbate alla base ; le vene, cubitale e discoidale, rag¬ giungono entrambe il margine dell’ala come nel gen. Cero¬ pales (v. tav. VI, fig. 9). Addome aderente al metanoto. Gen. 2. Agenia, Schdt. (Pogonius, Dahlb.). — 210 — « — Mascelle non barbate; la vena discoidale sola raggiunge il margine dell’ala (v. tav. VI, fig. 6), Addome leggiermente pezziuolato. Gen. 3. Pseudagenia, Xohl. {Agonia, Dahlb.) 6. Capo rotondato, ben discosto dal torace in entrambi i sessi. Proporzioni di lunghezza del prò e metanoto pure uguali nei due sessi. 7. — Capo rotondato, ben discosto dal torace nelle sole femmine. Proporzioni di lunghezza del prò e metanoto molto diffe¬ renti nei due sessi. Gen. 6. Salius, Fabr. 7. Tibie posteriori armate di spina più o meno lunghe e robuste, sparse, non disposte in serie regolare (v. tav. VII, fig. 4). 8. — Tibie posteriori guernite sugli spigoli esterni di brevi e ro¬ buste spina, disposte in serie, talora a guisa di sega, meno distinte nei maschi (v. tav. VII, fig. 6). Gen. 5. Priocnemis, Schdt. 8. Unghie dei tarsi unidentate (v. tav. VII, fig. 4bis). Gen. 4. Pompilus, Fabr. — Unghie dei tarsi bifide (v. tav. VII, fig. 5). 4 bis. Subg. Paracyphononyx, Grib. 9. Capo appiattito, quasi trigono. Cellula radiale estendentesi molto oltre il margine della seconda cubitale (v. tav. VI, fig. 8). Gen. 8. Planiceps, Latr. — Capo convesso, orbicolato. Cellula radiale conterminante o di poco superante il margine della seconda cubitale (v. tav. VII, fig. 3). Gen. 9. Aporus, Spin. I. Gen. Ceropales, Latr, (1796). Ceropaìes, Latr. Préc. car. gen. Ins. (1796), p. 123. 25. — Fabr., Syst. Piez. (1804), p. 185. 31. — Latr. Hist. nat. Crust. et Ins. (1805), Voi. XIII, p. 283. — ECohl, Die Gatt. der Pompiliden (1884), p. 37 e 51. — ■ Costa, Fn. E.° Nap. (Pompil. 1886) p. 41. Tarsi antici inermes ; tibiae posticae submuticae vel brevissime spinulosae. — Labrum sub clypeo emergens ; ©lypeus apice incavato- concavus, lateribus angulatus. — Frons supra aniennas distincte co- riaceo-punctata. — 211 — Antennae vix supra clypeum in medio faciei insertae, robustae , in | foemina leviter curvatae. ©culi inferne convergenies, mandibularum basim ]: fere attingentes. Abtlomcn segmentis primo et secundo magni , ultimo ventrali , com¬ presso, apice truncato : segmentum anale, in foemina, vagina compressa , ! sursum incurvata, praeditum. (V. tav. VX, fig. 10). Tarsorum anticorum articwlus uHiimis in maribus intus angu- lato-productus. Alae hyalinae; anticae cellula radiali lanceolata, apice a margine supero non clisjuncto, ceìlulis cubitalibus quattuor completis, prima secunda longiore ; haec nervum primum recurrentem. inter centrum et an- gulum externum excipiens ; tedia margine supero angustata, secundum nervum recurrentem ante medium excipiens ; quarta completa. Vena dis¬ coidali in ipso margine apicali desinens. Alae posticae , cellula anali, ante initium venae cubitali terminata. (V. tav. VI, fig. 9). Corpus nigrum plerumque flavo-pictum. Le specie lombarde da me finora osservate si possono riconoscere dal seguente prospetto: A) Superficie del capo liscia, opaca, più o meno largamente e profon¬ damente punteggiata: a) scudetto macchiato di giallo; tutti i segmenti addominali portano al loro margine poste¬ riore una fascia non interrotta del medesimo colore: zampe nella massima parte rosse... 1. C. histrio, 111. b) Scudetto nero: segmenti addominali I-IV con una fascia bianco-gialliccia largamente interrotta sul margine apicale; zampe nella massima parte rossiccie . 2. C. cribrata, A. Costa. B) Superficie del capo fittamente gra¬ nulosa, splendente; il primoseg¬ mento addominale presenta due macchie laterali, bianco-gial- liccie, il II, Y e VI hanno il mar¬ gine apicale deisuddetto colore. Femori di color giallo aranciato, con la base e l'apice fortemente oscurati . . . 3. C. maculata, Fabr. 212 — (265) (1) 1. C. histrio, Fabr. Sin. Evania histrio , Fabr. Suppl. Ent. Syst., p. 241. 2-3. — E. aìbicincta ? Rossi, Fn. Etr., p. 57. 800, Tav. 6a, fig. 8. Cerop. histrio, Fabr. Syst. Piez., p. 186. 3. — Van d. Lind. Observ., p. 76. — Dahlb. Hym. Eur., p. 33. 16. — Lepel. Hymen. Tav. Ili, p. 466. 3. — Eversili. Fauna Hym. Yolg. - Ural., p. 370. 2. — Schenk, Die Grabw., p. 274. — Taschenberg, Schliiss. zur Bestimm., p. 64. Id. Hymen. Deutsch., p. 212, 3. — Kolil, Sphegid. Stud. p. 55. Y. — Costa, Fn. R.° Nap. (Pompil. 1886) p. 42. 2. ? Nigra ; antennis subtus ( scapo et flagelli articulo primo albo-flavo maculatis, exceptis) pedibusque (tibiarum posticarum apice tarsisque po- sterioribus plus quam dimidio apicali, nigris) rufo-aurantiacis. Coxis nigris , apice antico albo- flavo maculatis , anterioribus macula a pilis ni- veo-sericeis obtecta. Capite nigro, laevi, opaco; in fronte verticeque sparsim et laevissime punctulato. Facie, clypeo , labro, mandibularum dimidio ba¬ sali (apice rufis), maculis magnis in orbitis anterioribus , parvis in po- sterioribus, pronoti maculis in angulis anterioribus margineque postico , scutelli macula mediana, postscutello , alarum tegulis et metathoracis maculis in angulis posterioribus, pallide flavis. * Pro et mesonoto sparse punctatis, mesopleuris opacis , punctulatis, apice flavo maculatis. Metanoto rugoso-opaco, basi et angulis posteriori- bus, albo -villoso ; in medio basis et dorsi, sulco laevi signato. Abdomine oblongo-ovato, laevi, opaco, segmentis I-IV fascia angusta éburneo-flava continua in angulis lateralibus ingrassata, marginatis ; V et VI ( VII in postice nigricantibus, apice pallide- flavis. Alis hyalinis. Corp. long. 5 */« millim. Hab. eur. Italia (Napoletano, Costa). Hab. lomb. Bresciano (fra Gavardo e Salò). Osserv. — Questa nuova specie del prof. Costa corrisponde perfettamente a quella da me trovata in Lombardia e precedentemente descritta in una breve i nota pubblicata nel dicembre 1886, col nome di intermedia. La descrizione del prof. Costa, quantunque stampata nel fascicolo con la data 30 giugno 1886, non fu pubblicata che ai primi del febbraio 1887. All’epoca quindi della mia pubblicazione, io non poteva conoscere il lavoro del Costa, e cosi resta spie¬ gata la succitata sinonimia. Non esito del resto a conservare il nome pro¬ posto dall’illustre imenotterologo italiano, riferendone in gran parte anche la descrizione, tanto più chè trovasi pubblicata in un lavoro di grande mole e di notevole importanza, essendo anche la figura data nell’annessa tavola, una fedelissima riproduzione dei caratteri specifici distintivi. Essa sta precisamente di mezzo fra 1’ histrio e la maculata , partecipando in forte grado dei caratteri sì dell’ una che dell’altra specie, ma differendo, d’altra parte, per caratteri molto salienti, quali sono: la punteggiatura molto forte del capo, del prò e m oso torace, dello scudetto e del metatorace, come pure per la disposizione delle fascie giallo-paglierine sui segmenti addominali, presentandosi esse grandemente interrotte sulla linea mediana. Anche per le dimensioni del corpo questa nuova specie riesce intermedia alle due succitate. Ne raccolsi un esemplare femmineo sopra un fiore d’Ombrellifera nel? mese di settembre. (267). 3. C. maculata, Fabr. Sin. Evania maculata , Fabr. Ent. Syst, p. 193. 2. — Rossi, Fn. Etr. p. 56. 799. — Fabr. Syst. Piez., p. 185. 1. — Pompilus frontalis, Panz. Fn. Iris. Germ. fase. 71. Tav. 19. — Ceropales maculata t Jur. Nouv. metti., p. 124. — Yan d. Lind. Observ., p. 77. — Dahlb. Exercit hymen., p. 71. 1. — Schdt., Pomp. Dan., p. 8. 1. — — 215 — Shuck. Essay etc., p. 69. 1. — Dablb. Hym. Eur., p. 32. 15. — Lepel. Hymen. Ili, p. 465. 1. — Eversm. Pn. Hym. Volg-Ural., p. 370. 1. — Wesm. Rev. crit., p. 26. 1. — Scbenck, Die Grabw. p. 273. 1. — Taschbg., Scbluss., p. 63. — Id. Hymen. Deutscb., p. 212. 2. — Thoms. Hymen. Scand. Ili, p. 133. 1. — Saund. Synopsis, etc. p. 245. 1. — Costa, Fn. R.° Nap. (Pomp. 1886), p. 44. 4. ? Nigra ; orbitis internis clypeique vittis lateralibus , antennarum scapo subtus , pronoti margine postico , fascia postscutelli, metathoracis angulis posticis et coxarum posticarum apice externo, pallide flavis. Abdo- mine ovato , laevi , nitido; segmento primo maculis duabus, segmento se¬ cando, quinto 'sextoque marginibus , pallide flavis. Mandibularum dimidio apicali, femoribus ( basi excepta nigra), tibiis (posticarum apice nigro) tarsisque (posterioribus apice fuscis ), rufis. Alis obscure-hyalinis, stigmate testaceo. Capite glabro, creberrime punctato; fronte, ab ocellis usque ad anten¬ narum basim, linea media longitudinali obsolete impressa. Pronoti collare antice medio abrupte declìvi , lateribus impressione angolata, foveolato- crenata. Mesonoto sparsim profunde punctulato. Sculetto elevato -convexo, postscutello elevato, medio obsolete concavo-depresso. Metanoto subopaco, transverse coriaceo, apice utrinque oblongo-calloso , depresso. Corp. long. 6-9 millim. nis, Schdt. (1837). Sin. Priocnemis, Schiodte, Pomp. Daniae disp. (1837), p. 12. — Pompilus , Latr., Y. d. Lind., Shuckard. — Anoplius , Calicurgus, LepeL, Hym. Yol. Ili, p. 397. 440. — Salius, Kohl, Die Gatt. der Pomp. (1884), p. 13, gen. 4°. Tarsi aulici utriusque sexus plus vel minus longe varieque spinu- losi. Tibiae posticce in maribus saepe seriato-vel serrulato -, in foe- minis semper serrulato — spinosae. Labrum emarginatimi rectangulare. Clypeus magnus , late emar¬ ginata, anguli subreciis vel rotundatis, in medio plerumque leviter inca- vatus. Fronjs supra antennas dense subtilissime punctato-cor iacea. Ca¬ put plano rotundatum a thorace bene discretum. Pronotwm utriusque sexus transversum ?., acute l. obtuse arcuato-terminatum. Hetanotum utriusque sexus convexo- gibbo-declive, medio plerumque leviter sulcato, nitidum vel varie rugosum, margine postico emarginato-elevato, utrinque equaliter exciso, nunquam angulis posticis prominentibus terminatum. Antennae longae, setaceae, sub protuberantia frontis insertae , in foe- minis apice anguste convolutae, in maribus saepissime curvatae vel am- plius comvolutae ; flagelli articulis intermediis subelongatis, Oculi ut in genere Pompilo, llaiidibulae elongatae , basi latae, deinde angustiores , apice sub-bidentatae, dente interno valde obtuso vel obsoleto. Palpi ma- xillares, articulis sex, primo brevi, cylindrico, secando longiore, clavato , tertio valde incrassato-clavato, duobus sequentibus tenuibus sub-clavatis , ultimo tenui filiformi ; palpi labiale» articulis quattuor, primo basali longo, cylindrico. subclavato, duobus intermediis brevioribus crassis , cla- vatisi ultimo brevi, ovali. — 292 — Abdomci* subovatum , basi apìceque aequalìter fere angustatum , in foemìnis thorace latius , in maribus illius latitudine vel parum major , segmento ventrali secando linea transversa impressa signato ; segmento sexto ventrali in foeminis triangulare, convexo, apice obtuso, in maribus segmento septimo oblongo-quadrato , medio subcarinato-elevato, ex emar¬ ginata a arcuata segmenti penultimi , progrediente. Alae anticae cel- lulis cubitalibus completis tribus , prima et secunda fere inter se aequali- bus, plerumque subtrapezinis , nervos recurrentes saepissime prope medium excipientibus. Cellula discoidali prima l. ultra l., ad initium secundae discoidali-subcubitalis , desinens. Alae posOeac cellula anali ante initium venae cubitalis terminata . Questo genere si distingue abbastanza nettamente dai Pompilus per i caratteri presentati dalle tibie posteriori. Presentano queste la figura prisma- tico-piramidale e sono segnate sopra lo spigolo marginale esterno da una serie di dentellature disposte a sega, cui vanno frammiste brevi spine in vario numero. L’estremità delle medesime, ha il margine superiore per lo più ar- rotondato-incavato, irto di spine dentiformi fitte a guisa di robusto pettine (v. tav. VIIa fig. 6). I tarsi di tutte le tre paja di zampe, armati all’estremità da aculei di varia lunghezza, sono rivestiti sui lati ed inferiormente da brevi e fitte spine; gli uncini dell’ultimo pajo, portano un piccolo dente prominente nella metà basilare (Ibid. fig. 6 bis). Nei maschi però l’armatura delle tibie è molto meno accentuata, tanto che in alcuni casi restano poche traccie della dentellatura caratteristica, scomparendo anche talvolta la serie spiniforme dello spigolo superiore esterno. Restano tuttavia costanti, per farli rassomigliare alle femmine e contraddistinguerli dai maschi d’altri generi, molti dei citati caratteri oltre le proporzioni di lunghezza nelle parti del torace ed il facies loro particolare. Wesmael (Rev. crit., p. 50) per facilitare la ricognizione di questo genere, richiamò l’attenzione sulla solcatura trasversale che si osserva sul terzo anteriore del secondo anello ventrale dell’addome nelle femmine, e poi anche sul fatto che i maschi non presentano, a differenza del gen. Pom¬ pilus, l’ultimo articolo dei tarsi anteriori più dilatato al margine interno che non sia all’esterno. Un altro carattere atto a contraddistinguere i due sessi dei Priocnemis da quelli del gen. Pompilus , consisterebbe, secondo Thomson e Saunders, nel presentare quelli una distinta, benché fine e fitta, punteggia¬ tura coriacea al vertice del capo. Le ali anteriori presentano tre cellule cu¬ bitali complete, la prima e la seconda trapeziformi e di grandezza pressoché uguale fra loro; ricevono ciascuna rispettivamente presso il loro mezzo, la prima e la seconda nervatura ricorrente. La prima cellula discoidale termina — 293 — per lo più avanti 1* origine della nervatura obliqua della seconda discoidale sottostante (V. tav. VII, fig. 1 d ): talvolta però (e questo carattere serve abbastanza bene a caratterizzare un piccolo gruppo di specie) termina quasi interstizialmente alla suddetta nervatura (V. tav. VII, fig. 1 e) Nelle ali po¬ steriori la cellula anale termina per lo più avanti l’origine della cubitale. I caratteri distintivi delle specie sono tratti dal vario modo di presen¬ tarsi della scultura del metanoto; inoltre, dalla colorazione delle antenne, dell’addome e delle macchie che osservansi talvolta variamente disposte sul capo, sul torace o sul dorso di alcuni segmenti addominali. Qualche altro carattere sufficientemente attendibile lo si può desumere dalla pelurie più o meno lunga e fitta che riveste per lo più il metatorace; poi ancora dalla maggiore o minor estensione della prima cellula discoidale nelle ali anteriori; dalla terminazione più o meno acuta della cellula radiale al suo apice; dalle fascie o macchie oscure o jaline disposte sulle varie parti delle ali, ed infine dalle dimensioni del corpo, caratteristica abbastanza costante, per qualche piccola specie. Cosicché, tenuto calcolo dei surriferiti caratteri distintivi, posso anche qui raggruppare le specie lombarde di questo genere nel seguente prospetto dicotomico. — 294 — CHIAVE DETERMINATIVA DELLE SPECIE LOMBARDE RIFERIBILI AL GENERE PRIOCNEMIS. 1. Antenne di color giallo o giallo¬ ferruginoso (1) . . . Pr. amnulatus, Fabr. Pr. nigriventris A. Costa. Pr. octomaculatus, Bossi. Pr. luteipennis, A. Costa. Pr. croceicornis, (Klg.) A. Costa. — Antenne interamente nere 2. 2 Prima cellula discoidale delle ali anteriori estendentesi alla base, oltre l’origine della prima sottomediana (v. tav. VII, fig. 1 e). 3. — Prima cellula discoidale delle ali anteriori non estendentesi alla base oltre l’origine della seconda sottomediana (v. tav. VII, fig. 1 a). Sp. 8. Pr. fasciatellus, Scbdt. 3. Cellula radiale coll’estremità rotondata o leggiermente smozzata (V. tav. VII, fig. 1 a). 4. — Cellula radiale coll’estremità acuminata (Id. fig. 1 b). 8. 4. Addome nero, ornato di macchie gialle sul dorso. Il primo e secondo segmento coloriti o macchiati di rosso-ferruginoso, (marginati di nero) quando il metanoto è del medesimo co¬ lore rosso-ferruginoso. 5. — Addome rosso e nero, senza macchie gialle sul dorso. Il primo e secondo segmento rosso-ferruginosi o con macchie di detto colore anche quando il metanoto è interamente nero. 7. 5. Addome interamente nero, con macchie gialle sul dorso varia¬ mente disposte. 6. (1) Di queste specie caratteristiche dell’Italia meridionale, non mi fu dato finora raccogliere alcun esemplare in Lombardia. — Tengo nella mia collezione, fra gli altri, un esemplare dell’ anmclatus, Fabr. che fu raccolto in Toscana e precisamente nei din¬ torni di Firenze ; e4-uno dell’ octomaculatus , Rossi proveniente dall’alto Vogherese. — 295 — — Addome coi primi due segmenti basali rosso-sanguigni come il metanoto, coi margini apicali a bordo nero più o meno largo. Due macchie ovalari giallo-paglierine sul lato dor¬ sale e basilare del terzo ed una impari biloba, trasversale mediana nelle femmine, sul dorso del quarto. Sp. 1. Pr. variabilis, Spin. Var. formosus , A. Costa. 6. Addome con due macchie bianco-gialliccie sui lati dorsali del secondo segmento, ed una impari a fascia trasversale del medesimo colore sul mezzo del dorso del quarto segmento. Sp. 1. Pr. variabilis, Rossi. Yar. bipunctatus, Fabr. — Addome con due macchie bianco-gialliccie sui lati dorsali del terzo segmento, ed una impari biloba trasversale del mede¬ simo colore, sul mezzo del dorso del quarto. Sp. 1. Pr. variabilis, Rossi. Yar. tripunctatus , Spin. 7. Primi due segmenti dell’addome, distintamente rosso-ferrugi¬ nosi. Sp. 6. Pr. affinis, V. d. Lind. — Primi due segmenti dell’addome oscuri come gli altri, ma con una macchia a contorni indeterminati e d’ una leggiera tinta rosso-ferruginea verso il margine apicale del primo e sulla parte mediana dorsale del secondo. Sp. 7. Pr. notatus, Rossi. 8. Corpo interamente nero. Sp. 5. Pr. pogonioides, A. Costa. ~ Corpo rosso-ferruginoso e nero. 9. 9. Zampe variamente colorate di rosso -ferruginoso più o meno intenso; dimensioni del corpo sempre minori di 10 millimetri di lunghezza. Sp. 2. Pr. minutus, Y. d. Lind. — Zampe interamente nere o bruniccie; dimensioni del corpo maggiori o non meno di 10 millimetri di lunghezza. 10. 10. Metatorace guernito, sui lati posteriori, di peli lunghi e rigidi. Ali anteriori leggiermente affumicate nei maschi, più inten¬ samente, e sopratutto al disco ed all’apice, nelle femmine, senza alcuna distinta macchia bianca alla loro estremità. Sp. 3. Pr. fuscus, Fabr. — Metatorace affatto sprovvisto di peli. Ali anteriori con fascie trasversali pscure nel loro mezzo, sul disco ed all’apice, racchiudenti una distinta macchia bianca poco avanti la loro estremità; nei maschi dette fascie sono meno visibili. Sp. 4. Pr. exaltatus, Fabr. — 296 — (75 bis) 1. Pr. variabilis, Rossi. [Versicolore Scop.). ■ Sin. Sphex variabilis. Rossi, Fn. Etr., p. 64. 821. — bipunctata , Fabr. Ent. sjst. II, p. 214. 67. Suppl. ent. syst., p. 251. 28. — Pomp. variegatus , Fabr. Ibid., p. 247. 10. — Panz. Faun. Germ., fase. 77, t. 12. — P. bipunctatus , Ibid., fase. 72, t. 8. — Fabr. Syst. piez., p. 195. 38. — % P. variegatus , Ibid., p. 191. 17. — P. bipunctatus , Spio. Ins. Lig. I, p. 69. 7. — P. tripunctatus , Ibid. II, p. 35. 32, t. V, fig. 21. — bipunctatus , vai*. Dahlb. Mon. Pomp., p. 12. 19. — Pomp. variabilis, Y. d. Lind. Observ., p. 57. 21. — bipunctatus 9 (non cf) Ibid., p. 60. 25. — tripunctatus, Ibid., p. 62. 26. — Priocn. variegatus , var. c. Dahlb. Hym. eur., p. 98. 45. — variabilis, Lepel. Hym. Ili, p. 399. 2. — Calicurgus bipunctatus ?, Ibid., p. 401. 4. — bino- tatus — 307 — secunda primam , tertia secundam venulam transverso-discoidalem excipien- tibus ; venula transverso-submedialis ultra cubiti bifurcationem sita. Ala© postica© cellula anali ante originem venae cubitalis terminata. Corpus in foeminis ut in Priocnemidum foeminis constructum. Corpus in maribus elongatum, thorace abdomineque angustatis. Caput thoraci arde applìcatum; Thorax rite cylindricus, antice po- sticeque ratundato-truncatus, levissimus , prò et metanoto latitudine lon- gioribus ; Ifetaaisotuiia postice emarginato elevatum (v. tav. VII, fig. 13.) Abdomcia elongato-subelypticum. Antenna© graciles , setaceae, mox supra clypeum insertae; Clypeus convexo-gibbus, angulis rotundatus , antice recte vel incavai o-truncatus ; ViBaiae SaiterBaaetlIae et postica© obsolete serrato- spinulosae. Il recente lavoro del Prof. Costa (Osservazioni intorno al genere Salìus , in: Atti R. I. Incoraggiam. Napoli, 1886) stabilisce molto opportunamente (almeno per gli individui maschi) i caratteri distintivi di questo genere e mette fine alle indecisioni degli autori che fin qui furono tratti in errore dalla confusione ingenerata dal Dahlbom (loc. cit.) colla creazione del suo genere Homonotus che è così destinato a scomparire (Vedi, Costa, Fn. R. Nap. [Pompilidei 1886] p. 45: Osservazioni a proposito del genere Wesmaelinius). Quantunque però, a dir vero, per la descrizione dell’apparato boccale2 per il numero degli articoli dei palpi labiali, come è indicato a pag. 124 del Systema Piezatorum , sembri che il Salius di Fabr{cius non potrebbesi ri¬ ferire ai Pompilidei , pure, l’uso troppo inveterato e ripetuto da tutti gli autori e d’altronde il non esser stato finora rivendicato ad altra famiglia il vero posto di questo genere, mi dissuade dal complicare nuovamente la ma¬ tassa cangiandone il nome. Esso resta quindi ben distinto nei caratteri del maschio, ma quanto alla femmina, nulla può farla distinguere da altre del genere Priocnemis , quan¬ tunque dando uno sguardo alla magnifica tavola colorata, annessa al prefato lavoro del Prof. Costa, si possa notar subito ed abbastanza chiaramente, una certa analogia di colorazione fra gli individui dei due sessi. In Lombardia non mi venne dato raccogliere che la seguente e piu co¬ mune specie. — 308 — (295). 1. S. sexpunctatus, Fabr. Sin. Pompilus sexpunctatus , Fabr., Ent. Syst. Suppl., p. 248. 15. — Salius sexpunctatus , Fabr., Syst. piez., p. 125. 8. — Pompilus bi- punctatus, ; 8. bipunctata, Fabr. » S. cingulata, Rossi » 8. exaitata , Fabr. » S. fusca, Fabr. » 8. gibba , Scop. » S. levigata, Rossi var. » S. nigerrima, Scop. » 8. nigra, Fabr. » S. notata, Rossi » 8. plumbea, Fabr. » S. punctum, Fabr. » S. quadripunctata, Fabr. » S. rufipes, Lin. » 69 (257-290) S. sanguinolenta, Fabr. » 90 (311) 8. variàbilis, Rossi » 75 (296) S. viatica, Scop. » 52 (240) Wesmaelinius, Costa. (Gen.) » 2, 21, 89 (190, 209, 310) W. sanguinolentus, Fabr. » 90 (311) 32 (220) 79 (300) 75 (296) 45 (233) 79 (300) 78 (29^) 59 (247) 88 (309) 41 (229) 41 (229) 82 (303) 43 (231) 31 (219) 49 (237) Avvertenza. — Questo lavoro, presentato alla Segreteria della Società (come rilevasi dalla data apposta all’ Introduzione) fin dal mese di gennaio, fu stampato ed avrebbe dovuto comparire molto tempo prima della Parte II* del Prospetto degli Imenotteri italiani del Prof. Costa, testò pubblicata. Resta quindi spiegato il non trovarsi anche quest’ultima elencata colle altre opere del Costa nell’unita bibliografia italiana, oltreché la mancanza delle citazioni riguardanti la detta Opera. — 323 — Sulle trasformazioni che subisce il sistema digerente dei Lepidotteri, passando dallo stato larvale a quello d’ insetto perfetto. — Nota del Dott. D. CASAGRANDE laureato in Scienze naturali. Argomento di profondo studio furono per alcuni scienziati le metamorfosi degl’insetti, e molti tuttora vanno attentamente investigando i fenomeni intimi che accompagnano le grandi mo¬ dificazioni subite dall’ insetto mentre, uscito dall’ uovo in uno stato larvale, va man mano raggiungendo il suo completo sviluppo. Ma le metamorfosi di alcuni sistemi organici non furono sinora per bene studiate, e noi siamo, di conseguenza, anche oggi molto lon¬ tani dal poter risolvere svariate questioni che ad esse si riferiscono. Essendomi per molti mesi occupato delle trasformazioni che il sistema digerente dei Lepidotteri subisce, esporrò qui breve¬ mente quanto di più importante sino ad ora mi venne fatto di osservare. Avendo però lavorato specialmente sul baco da seta ( Bombyx mori L.), per la facilità di procurarmene in abbondanza, mi ri¬ servo di ripetere lo studio su molte altre specie, e di portarlo poi a termine, se non verranno a mancarmi i mezzi necessari per simili accurate ricerche. Tralascio quindi in questa nota preliminare osservazioni di poca importanza, ed una esatta rassegna dei lavori sin qui pub¬ blicati sull’argomento. Il tubo digerente del baco che incomincia a tessere il bozzolo si presenta libero da ogni traccia di nutrimento, lo che si conosce dal colore e dalla trasparenza. Dopo il primo ed il secondo giorno di lavoro le pareti si presentano rilassate, finché più tardi il ca¬ nale digerente si va riempiendo di un liquido rossastro, che si può osservare e nel baco che sta per divenir crisalide e in tutta la durata di questa. Frattanto, nel baco che ha terminato o quasi di lavorare il — 324 — bozzolo, si trova l’esofago molto allungato (Tav. Ia, fìg. 2), e di diametro pressoché eguale in tutta la sua lunghezza, mentre nella larva, per una specie d’ingluvie esso univasi all’intestino medio, crescendo gradatamente in grossezza (Tav. Ia, fìg. 1). Lo stesso avviene nell’intestino posteriore, le cui diverse porzioni si vanno assottigliando ed allungando (Tav. Ia, fìg. 2). E prima di procedere oltre a descrivere le trasformazioni macro¬ scopiche del sistema digerente, debbo affermare, contrariamente a quanto dissero alcuni autori, che a me non fu mai dato, per quante crisalidi sacrificassi, ed in gradi differenti di sviluppo, di rinve¬ nirne alcuna mancante del canale digerente o di qualche parte di esso. È vero tuttavia che allorquando l’intestino anteriore ed il posteriore si riducono a filamenti sottili ed assai trasparenti, riesce impossibile scorgerli tra il tessuto adiposo ed il liquido giallastro che riempiono la cavità generale del corpo della crisa¬ lide. Io quindi era costretto appena aperta la crisalide, a versarvi sopra il liquido fissativo (soluzione semisatura di Hg Cl2 in alcool a 80°, col 2 V, per % di HNO3) che adoperava per i pezzi da sezio¬ narsi al microtomo di Iung. Così le pareti intestinali si facevano opache, tanto che servendomi di una lente era facile scorgerle, e po¬ teva anche separare tutto il tubo digerente dalla sostanza che lo circondava adoperando l’ago da dissezione. E superfluo osservare come quest’operazione e tutte quelle da compiersi sul sistema digerente della crisalide e della farfalla richieggono la massima delicatezza. Passo ora per sommi capi alle trasformazioni macroscopiche. — Aprendo una crisalide appena uscita dalla spoglia larvale, si trova T intestino medio raccorcito, e nella parte anteriore molto raggrin¬ zato (Tav. Ia, fìg. 3). Nelle figure successive (Tav. Ia, fig. 4 e 5), che rappresentano crisalidi di 24 e di 48 ore, si vede l’inte¬ stino medio che va sempre raccorciandosi ed assumendo l’aspetto cordiforme, mentre l’intestino anteriore ed il posteriore si al¬ lungano sempre più e sempre più si assottigliano. Verso la fine del 3° giorno la crisalide mostra l’intestino medio cordiforme, e l’eso¬ fago e l’intestino posteriore ancor più allungati. Ma troviamo qui il — 325 — primo accenno di due nuove formazioni; alla fine cioè tanto dell’eso¬ fago che dell’intestino posteriore si cominciano a notare due leggeris¬ simi rigonfiamenti, che via via sviluppandosi andranno a costituire la vescica aerea o stomaco aspirante, ed il cieco od ampolla rettale (Tav. Ia, fig. 6. Y ed R.). Nella crisalide che conta già 4 giorni di vita (Tav. Ia, fig. 7) tanto la vescica ad aria, quanto la borsa rettale sono meglio distinte; e l’intestino posteriore presenta due legge¬ rissime incurvature, le quali vanno facendosi più sentite coll’al- lungarsi dell’ intestino. Ciò si vede nelle fig. 8, 9 e 10, Tav. cit., che rappresentano le crisalidi di 5, 7 e 9 giorni : in esse si os¬ serva pure il progressivo sviluppo dell’ ingluvie o vescica aspirante e dell’intestino cieco; l’intestino medio va sempre più diminuendo in volume, sicché nella farfalla (Tav. Ia, fig. 11) si presenta pic¬ colissimo. L’intestino cieco, fin dal 7° giorno circa da che è uscita la crisalide, ed anche qualche tempo prima, incomincia a riempirsi di un liquido rossastro, così che in una crisalide di circa 9 giorni tanto se n’è in esso accumulato che, immensamente dilatato, il cieco occupa gran parte dell’addome, nascondendo tutto l’intestino tenue. La farfalla appena uscita espelle dal cieco questa sostanza di rifiuto. Il contenuto di tal porzione dell’intestino così sviluppata, si presenta nella metà superiore di colore rosso-bruno, mentre nella metà inferiore è di un color roseo chiaro; queste due so¬ stanze spiccatamente divise fra loro, si mescolano presso la super¬ fìcie di contatto se si esercita sul cieco una leggera pressione. Or bene, io ho osservato in una crisalide di 7 giorni ed in altre ancora più avanzate, che nell’ intestino tenue scorre una so¬ stanza d’un color roseo chiaro unita ad un liquore bruno rossa¬ stro. Ho pure osservato che la sostanza chiara d’aspetto granu¬ loso non poteva provenire che dai vasi di Malpighi, ripieni d’ una materia dello stesso colore. Per le contrazioni dell’intestino tenue questi prodotti di secrezione de’ tubi uriniferi sono spinti nel cieco; ma essi non seguono un decorso regolare, poiché si vede anche od occhio nudo che seguono un movimento ondulatorio dall’ innanzi — 326 — all’ indietro; vanno cioè verso 1’ampolla rettale, poi tornano indie¬ tro di qualche poco, e così via, finché raggiungono la cavità del cieco. Riguardo al liquido rosso-brunastro si dubita ancora donde provenga; alcuni dicono non esser certo che esso derivi dal¬ l’intestino medio, altri ritengono che sia segregato dalle pareti dello stesso intestino cieco. Io ho potuto osservare tuttavia che nell’intestino tenue scorre, insieme all’altra, una sostanza rossa¬ stra, la quale non può essere segregata dai vasi di Malpighi, come 10 dimostra la gran diversità di colore, e quindi non potrà deri¬ vare che dall’ intestino medio, il quale presenta simile colorazione. Ma questa non sarebbe per me sufficiente ragione, se non avessi costantemente osservato che il volume dell’intestino medio dimi¬ nuisce quanto più si accresce l’ampolla rettale. E bene notare come le suaccennate modificazioni del sistema digerente non solo si effettuano in un tempo variabile a seconda delle diverse specie, ma anche negli individui della stessa specie;, sappiamo difatti che le farfalle d’ una stessa specie si svolgono in epoche differenti dalle rispettive crisalidi, benché queste sieno sot¬ toposte alle stesse condizioni riguardo all’ambiente esterno, e di ciò non sappiamo ancora renderci ragione. Le crisalidi sulle quali io ho lavorato si trovavano alla temperatura di 22° a 24° C. Per re¬ golarmi nello studio delle metamorfosi, teneva conto del momento in cui le crisalidi abbandonavano l’ ultima spoglia larvale, per poi sezionarle in epoche diverse; ma non è questa precauzione suffi¬ ciente per riuscire nell’intento. Non si può dire che appena formatasi la crisalide incomin¬ cino i fenomeni di trasformazione, poiché questi principiano in certo modo fin da quando la larva non sente più il bisogno di cibarsi. Allorché difatti il baco cessa di prender cibo e vuota il suo canale digerente, prima di fissarsi in un posto adatto a tesservi 11 bozzolo, incominciano leggeri cangiamenti nel tessuto epiteliale dell’intestino medio. Le cellule epiteliali dell’intestino medio della larva sono a forma di clava, hanno un bel nucleo verso il mezzo, e somr strettamente unite fra loro (Tav. IIa, fig. 1). Le cellule — 327 — epiteliali dell’esofago e dell’intestino posteriore hanno invece una forma tondeggiante, son cellule grandi e provviste di un grosso nucleo (Tav. IIa, fig. 2). Or dunque, le cellule epiteliali deir intestino medio, che prima sembravano disposte in più strati, lo che in realtà sembra solo perchè continuamente si rinnuovano, nel baco che più non si nutre si presentano invece in una sola serie abbastanza regolare. Allorché il baco incomincia a tessere il bozzolo i nuclei delle cel¬ lule epiteliali, prima situati verso la metà della cellula, si por¬ tano alla sua estremità interna, verso cioè il lume intestinale (Tav. IIa, fig. 3). Il nucleo si presenta granuloso, e tutto il con¬ tenuto cellulare ha pure tale aspetto. Dopo uno o due giorni che il baco lavora, le cellule epiteliali presentano un’altra serie di nu¬ clei all’estremità opposta, ossia alla loro base (Tav. IIa, fig. 4). Incomincia quindi il vecchio epitelio a proliferare, e si forma così una gran quantità di nuove cellule che vanno^nella cavità dell’ in¬ testino medio (Tav. IIa, fig. 5); i nuclei ch’erano verso questa parte si sono ingranditi e fatti claviformi, non hanno più ben di¬ stinti i contorni, e sembra che escano anch’essi dalle vecchie cel¬ lule, come ho potuto osservare in molti punti delle mie prepara¬ zioni microscopiche. Le cellule di nuova formazione sono intensa¬ mente colorate, per l’azione del carminio, come se fossero provviste d’un grossissimo nucleo. Questa proliferazione così ricca non in¬ dica, come spesso accade, la prossima morte delle vecchie cellule, poiché io ho veduto sempre esistere queste cellule epiteliali del¬ l’intestino medio; ma effetto della loro proliferazione è la riduzione di esse, che si presentano perciò assai raccorciate, e strettamente aderenti le une alle altre (Tav. IIa, fig. 6, 7, 8, 9— e.). In questo stato rimane l'epitelio, finché nella crisalide di 3 giorni le cellule tornano ad allungarsi enormemente, si presentano assai chiare e granulose ed hanno un bel nucleo. Dette cellule ci danno adunque esempio di ringiovanimento cellulare. Nella crisalide di 4 o 5 giorni si trova così formato l’epitelio dell’intestino medio, che perdurerà nella far¬ falla (Tav. IP, fig. 10, e Tav. IIIa, fig. 4). Inoltre questo epitelio segrega un leggerissimo strato di sostanza d’aspetto tale da la- - 328 — sciarmi con ragione supporre che sia l’origine della nuova cuticola (Tav. IIa, fig. 10, c). La cuticola è scomparsa col proliferare delle cellule, e però deve essere nella cavità dell’intestino medio, ove a mio credere si porta anche quella dell’esofago; la colorazione bruno-verdastra che assume il contenuto dell’ intestino medio nella crisalide, credo debba attribuirsi alla cuticola che vi si è ammas¬ sata, tanto è vero che presenta al coltello del microtomo una certa resistenza; e ciò non deve meravigliare, una volta che nel¬ l’intestino medio, ridotto assai del suo volume primitivo, si con¬ tiene tutta la cuticola che prima tappezzava una superfìcie molto estesa. Le cellule derivanti dalla proliferazione dell’epitelio dell’inte¬ stino medio si portano nell’interno, e si spargono irregolarmente, in modo che si trovano quali isolate, quali riunite in gruppi di varia grandezza; tra esse si nota una sostanza quasi granulosa, che non presenta al microscopio alcuna struttura. Orbene, appena uscita la crisalide, è appunto verso la fine dell’intestino medio, e direi quasi tra questo e l’intestino poste¬ riore, che si trovano due masse di cellule le quali non presentano a mio credere alcuna particolarità che a tutta prima valga a di¬ stinguerle dalle altre. Senonchè, sezionando l’intestino dall’alto in basso, si vede subito queste cellule andare assumendo una disposi¬ zione regolare, si vanno facendo a poco a poco fusiformi, e le due masse cominciano ad acquistare nell’interno due piccoli lumi (Tav. IP, fig. 6, a, b,). Procedendo ancora a sezionare, si osser¬ verà chiaramente che le due masse vanno man mano assumendo la forma di due cerchi, due veri cerchi d’epitelio, i quali s’ ingran¬ discono, si accostano, e nelle respettive superficì interne formano una quantità di anse, come si osserva nella fig. 8, della tav. IIa. Seguitando ad avvicinarsi, i due cerchi epiteliali si toccano, si fondono, e le due metà interne danno un anello epiteliale ben di¬ stinto dall’altro che è formato dalle due metà esterne dei due cer¬ chi epiteliali primitivi (Tav. IIa, fig. 9). Lo strato epiteliale interno ha cellule sviluppatissime, mentre l’esterno ha cellule più piccole e meno distinte; oltre di che, fra i due strati epiteliali di nuova — 329 — formazione abbiamo delle cellule le quali stanno a dimostrare che l’epitelio esterno nuovo formato è destinato a scomparire; esso difatti non si osserva più negli stadi successivi. A questo punto adunque si hanno tre strati epiteliali (fig. cìt.) : il vecchio e al¬ l’esterno, il nuovo interno i destinato a rimanere, ed il nuovo esterno m destinato a scomparire, che sta fra i due anzidetti. Questo fatto io l’ho osservato in più crisalidi, una delle quali aveva 12 ore di vita. Nell’esofago non l’ho potuto mai osservare, ma ho però trovato tra l’esofago e l’ intestino medio i tre strati epiteliali, i quali stanno là ad indicare che deve essere necessariamente av¬ venuto quanto io ho osservato nel principio dell’intestino poste¬ riore. Lo strato epiteliale interno i, nuovo formatosi, è quello che diviene l’epitelio dell’esofago e dell’intestino posteriore; e difatti le cellule di queste due porzioni intestinali si osservano molto sviluppate e claviformi (Tav. IIP, fig. 3), aspetto assai diverso da quello che avevano nell’esofago e nell’intestino posteriore della larva. Nella farfalla però le cellule epiteliali dell’intestino ante¬ riore e posteriore tornano- ad esser tondeggianti come nella larva (Tav. IIIa, fig. 5). Io son persuaso, per aver chiaramente osservato questi fatti al microscopio, che l’epitelio in discorso sia di nuova formazione, e ch’esso vada a rimpiazzare il vecchio epitelio dell’esofago e dell’ intestino posteriore, il quale si distrugge ; ma in che maniera questo scomparisca io ora non saprei dire precisamente. Frattanto ho ragione di trarre dalle mie osservazioni questa conseguenza: che cioè l’epitelio dell’esofago e dell’intestino poste¬ riore dell’insetto perfetto derivi dall’epitelio dell’intestino medio; ed in tal caso nell’insetto a completo sviluppo l’epitelio esofageo e quello dell’intestino posteriore non sarebbero più produzioni ectoblastiche, come nella larva, ma sarebbero derivazioni dell’ ipo- blasto, come sappiamo avvenire nell’embrione pel mésentéron. Quanto ai muscoli non ho osservato nulla di nuovo oltre quello che si sapeva sin qui; essi incominciano presto a deterio¬ rarsi, ma non si disfanno completamente che nella crisalide di tre o quattro giorni (Tav. IP, fig. 10, d.). Verso il 5° giorno si tro- — 330 — vano, esternamente all’epitelio, cellule che vanno assumendo forma allungata, e che sono fibre muscolari circolari in via di ricosti¬ tuzione; e più all’esterno ancora, altre che presentano un bel nu¬ cleo, e che sono fibre longitudinali (Tav. IIIa, fig. 1, f, 1). E giacché sono a parlare di muscoli dirò, che sezionando i 4 muscoli longi¬ tudinali mediani, due ventrali e due dorsali, (Tav. Ia, fig. 1, n), si presentano composti ciascuno di 5 fibre muscolari disposte a semi¬ cerchio (Tav. IIa, fig. 1, c.), delle quali sono più grandi le mediane, mentre le due all’estremità sono di molto più piccole. Un ultima osservazione. Sezionando il tubo digerente della larva, osservai sul finire dell’esofago che le sezioni di questo erano circondate da cerchi d’epitelio simile a quello dell’intestino medio.. Sul principio dell’ intestino medio difatti si osservano tante villo¬ sità, tante piccole protuberanze disposte all’intorno. La loro pic¬ colezza ed il loro numero, considerato il volume dell’intestino medio, non fanno davvero pensare ch’esse sieno destinate ad ac¬ crescere la superfìcie di secrezione; io credo quindi che sieno di¬ verticoli, ciechi ghiandolari, rimasti a rappresentare le borse ven¬ tricolari che si riscontrano in alcuni Atteri, negli Ortotteri e Pseudo-nevrotteri. Questi diverticoli li ho osservati in larve di di¬ verse specie, e mi propongo di studiarli in seguito con maggior cura. I metodi seguiti nelle mie ricerche sono quelli stessi metodi moderni che si adottano alla Stazione Zoologica di Napoli, ed in¬ dicati dal Dott. Garbini e da altri osservatori. Appena potrò proseguire il mio lavoro, sarà mia cura di col¬ mare tutte quelle lacune ch’esso oggi presenta. Dal Gabinetto d’Anatomia comparata della R. Università di Roma — Gennaio del 1887. Li dtt R/csrJt di Aré ' l flrr/tw li! Lìt. dei Ricòrdi di Arcì(. I 30HN ORERÀ» libra**- — 331 — SPIEGAZIONE DELLE FIGURE. Tav. Ia (= VIIIa), Tav. IIa (= IXa), Tav. IIIa (= Xa). Ia (=± YIIIa), fig. 1. — Sistema digerente della larva. — a b esofago — b c intestino medio. — co intestino posteriore (c d tenue, df cieco, fo retto). — M vasi del Malpighi — n mu¬ scoli longitudinali dorsali mediani. — p muscoli fissati alla superfice interna del dermascheletro — g glandole salivari. Fig. 2 — Sistema digerente del baco che ha terminato o quasi di tessere il bozzolo. » 3. — Idem. della crisalide appena uscita dal dermasche- letro larvale. » 4. — Idem. di una crisalide di 24 ore. » 5. — Idem. » » di 2 giorni. » 6. - Idem. » » di 3 giorni. — V principio del vescica aerea, R princi¬ pio dell’ampolla rettale. » 7. — Idem. » » di 4 giorni. » 8. — Idem. » ' » di 5 giorni. » 9. — Idem. » » di 7 giorni. » 10. - Idem. » » di 9 giorni. » 11. — Idem. della farfalla. — e esofago — V vescica aerea — i intestino medio — t intestino tenue — c intestino cieco — r intestino retto. (= = IXa)> fig- 1. - Sezione trasversa dell’intestino medio della larva. — c muscoli longitudinali mediani — l muscoli longitudinali — m muscoli circolari — e epitelio. Fig. 2. — Sezione trasversa dell’esofago della larva — m tunica muscolare — e epitelio — q cuticola. » 3. — I nuclei delle cellule epiteliali si sono portati all’estre¬ mità interna delle cellule. » 4. — Le cellule epiteliali hanno i nuclei anche alla loro base. 332 — Tav. Il3 fìg. 5. — Le cellule epiteliali proliferano, e nell’interno del tubo di¬ gerente si raccolgono i prodotti della proliferazione, p. » 6, 7, 8, — a. b. formazione di due cerchi di nuovo epitelio — e epitelio preesistente. » 9. — i nuovo epitelio che rimane nell’insetto perfetto — m nuovo epitelio destinato a scomparire — e epitelio preesistente. » 10. — d muscoli in via di disfacimento — e epitelio dell’ intestino medio le cui cellule si sono allungate — c formazione della nuova cuticola — s massa interna di colore rosso bruno, formata dai prodotti di eliminazione. Tav. IIIa (= X), fìg. 1 e 2. — Principio di ricostituzione de’ muscoli dell’insetto perfetto — l muscoli longitudinali — f muscoli circolari. =; Nella fìg. 2 i muscoli circolari sono meglio costituiti — e ed s, come nella fìg. 10 della tav. IIa. » 3. — e epitelio completo, appena formato, nell’esofago e nell’ in¬ testino posteriore. » 4. — m tunica muscolare dell’intestino medio dell’insetto per¬ fetto — e strato epiteliale. » 5. — m tunica muscolare bene sviluppata nell’ intestino anteriore e posteriore dell’insetto perfetto — e epitelio relativo. — 333 — E. ALLAH D e A. DODERO. — Due nuovi Coleotteri italiani raccolti in Sardegna da Umberto Lostia di S. Sofia. Cephennium ( Geodytes ) Lostiae A. Dodero. n. sp. — Allungato, convesso, rosso, abbastanza brillante. Antenne cogli articoli 3 a 7 assai leggermente allungati, 8° trasversale, 9° e 10° molto più grandi, di lunghezza quasi uguale, trasversali, II0 grande, ovale, un poco più grande del 9° e 10° riu¬ niti. Corsaletto leggermente trasversale, avente la sua maggior larghezza al terzo anteriore, restringentesi bruscamente avanti, molto leggermente ed in linea retta allo indietro, finamente punteggiato, con dei rari peli gialli ed una depressione in forma di fossetta apiattita agli angoli posteriori : larghezza alla base quasi uguale a quella della base delle elitre. Elitre quasi due volte e mezzo più lunghe del protorace, fortemente e densamente punteggiate, coperte di una pubescenza giallastra; la loro maggior larghezza è al terzo anteriore: fossette basali ben segnate, grandi e profonde; solco umerale assai visibile, partente dal lato esterno della fossetta basale delle elitre, e raggiungente il terzo della lunghezza di queste. — Lungh. 1. millim. Questa bella specie si distingue facilmente dalle altre del medesimo gruppo per le sue lunghe elitre a punteggiatura fitta e abbastanza forte. Il suo posto sistematico mi sembra avanti il C. algeciranum , colla descrizione del quale ha della rassomiglianza. Questo grazioso insetto è stato scoperto dal Sig. Umberto Lostia nei din¬ torni di Cagliari (Sardegna, S. Gregorio, in dicembre) ; mi prendo la libertà di dedicarglielo in segno di sincera amicizia e di riconoscenza per il dono che egli mi ha generosamente fatto dell’unico esemplare che aveva catturato. Asida Lostiae Al'lard. n. sp. — Lungh. 13 a 14 millim. largh. 7 a 8 mill. Ovale, assai strozzata alla giuntura del pronoto e delle elitre, ed avente la statura e la forma dell 'Asida Solieri. Nera, abbastanza brillante. Capo densamente punteggiato, antenne nere. Pronoto trasversale, molto intaccato in avanti, col lobo mediano basale lar¬ gamente arrotondato; la base è intaccata sui lati in seguito agli angoli po¬ steriori che fanno un rialzo allo indietro, senza tuttavia avanzarsi quanto il Anno XIX. 22 — 334 — lobo mediano; questi angoli sono acuti. La parte anteriore è più stretta della posteriore, i bordi laterali sono sottili, taglienti, arcuati e piuttosto fortemente rilevati. Il disco è coperto di punti cavi, fitti ma non confluenti, da ciascuno dei quali si eleva un piccolo pelo giallo, assai breve. Il mezzo è scisso da una linea longitudinale liscia. Elitre ovali, convesse, molto ristrette alla base dove gli angoli umerali penetrano sotto il pronoto; esse sono coperte di granulosità rotonde, piuttosto fine e molto fitte. Ciascuna di esse ha un rudimento di costola di due milli¬ metri circa di lunghezza verso la metà della base, ed una costola saliente, che comincia a una certa distanza dalla base, di fronte all’ intaccatura del pronoto, discendendo quasi in linea retta e terminando ai tre quarti delle elitre. Uno dei due individui che ho sotto mano, ha, tra questa costola e la ca¬ rena marginale, delle vesti gie d’una terza costola molto accorciata. La sutura non è per nulla rilevata. La carena laterale è rilevata e tagliente. I bordi ripiegati delle elitre hanno delle granulosità molto più fine e più distinte che sul disco. L’addome è sparso di punti rasposi, molto densi, da ciascuno dei quali si erge un piccolo pelo corto, giallastro. Le zampe sono ugualmente raspose e pubescenti. Questa curiosa specie, che il Sig. Lostia di Cagliari mi ha fatto mandare dal Sig. Damry, proviene dai Monti dei Sette fratelli. Ho creduto di doverla dedicare al Sig. Lostia che mi ha generosamente donato uno dei due esemplari sottoposti al mio esame. — 335 — DELL’UBICAZIONE DI ALCUNE SPECIE DI COLEOTTERI NELL’ ISOLA DI SARDEGNA Nota del Socio UMBERTO LOSTIA. di S. Sofìa Mi sono deciso a pubblicare queste brevi note, pensando che possa inte¬ ressare il conoscere l’ubicazione di talune specie di Coleotteri, non ovvie, trovate in pochi lhoghi e raramente. Queste note sono il frutto di diligenti ricerche, da me eseguite fin dalla primavera del 1884, ricercando al piede degli alberi, fra le radici ed il terriccio. Per tal modo venni a conoscere il luogo sicuro e preciso in cui avrei potuto prendere, anche in numero, certe specie giudicate fino ad ora rarissime. Questo genere di caccia, al piede .degli alberi, è stato certamente negletto da molti che esplorarono la Sardegna, ed io però non credo di aver esaurito simili ricerche, molto essendovi da esplorare, e potendosi variare l’esplorazione al piano ed in montagna, lungi e presso il mare. Gli alberi che fa d’uopo esplorare sono generalmente a scegliersi fra gli annosi, e specialmente fra quelli che hanno al piede dei fori o delle cavità, rientranti talora sotto terra, e piene di terriccio, lumache, semi d’ogni genere, -erbette, muffe ed altre quisquilie. Buoni ad esplorare sono poi in modo speciale gli alberi presso a morire, •ed anche i grossi cespugli, specialmente i lentischi. Ma, fra gli alberi, quelli ehe mi diedero i migliori risultati sono i vecchi ulivi, che hanno quasi tutti una o più cavità sovente assai profonde. Con adatto istrumento, foggiato a paletta, si esporta dal foro, ed anco attorno attorno al piede dell’albero e profondamente, il terriccio colle radi- chette e tutto ciò che sta attaccato al terreno, e si vaglia sul posto con ap¬ posito crivello, rigettando le pietre, i pezzetti di legno ed ogni qualsiasi cosa che potesse ingombrare. Il rimanente terriccio, così espurgato, chiuso in — 336 — sacchetti, si porta a casa, dove, vagliato nuovamente con crivelli di varia '•> sottigliezza, si pone entro cassette di legno con coperchio a cerniera cho chiudano ermeticamente, procurando di dividere il terriccio secondo la gros¬ sezza, e di uguagliarlo sul fondo delle cassette medesime. Allora gli insetti che per avventura fossero nel terriccio,, essendo in quiete salgono a poco a poco alla superficie e vanno camminando sulle pareti o sul coperchio delle cassette, e di tanto in tanto, aprendo queste, si potrà prenderli comodamente. In tal modo si ottengono molti Pselaphidae e Scydmaenidae ed altri Coleotteri anche ciechi, fra cui Langelandia e Torneuma , che, in altro modo scossi, collo star fermi difficilmente si appaleserebbero all’occhio dell’osservatore. Questo metodo molto fruttuoso mi fu insegnato dall’amico Agostino Dodero di Genova che lo apprese dal signor Grouvelle di Marsiglia. Non voglio però certamente pretendere che sia questa l’ubicazione esclusiva di tutte lo specie di cui do qui la lista, che sonvene certo parecchie le quali rinvengonsi in altri luoghi ed in diverse condizioni dalle qui accennate. Ma le specie da me raccolte al piede degli alberi mi fanno ritenere che sia questa la loro stazione invernale, e ciò deduco dall’averle trovate in gran numero, mentre in altri tempi e luoghi ne rinvenni pochi esemplari sparsi. Sonvene però alcune che hanno la loro esistenza in tutte o quasi tutte le fasi legata a certe piante sulle cui radici vivono, come ho potuto verificare della Langelandia lleitteri , del Torneuma deplanatum e T. Baymondi. Espongo pertanto una lista delle specie da me rinvenute, coi metodi suesposti, nel terriccio e fra le radici degli Ulivi, dei Fichi, dei Pioppi, del Pentisco, dell’Edera e di altre piante, notando per ogni specie la località e la stagione della cattura. Sarò ben contento poi se queste mie note potranno servire a qualche altro ricercatore di me più abile e paziente, che, con nuove e più minuziose indagini, riesca ad aumentare il numero delle specie e la varietà degli al¬ beri esplorati. Cagliari, Maggio 1887. — 337 Masoreus var. axillaris, Kust. — Nel terriccio degli ulivi presso Cagliari in aprile e maggio. Zuphium Chevrolati, Bruì. — Nel terriccio di lentisco presso Ales in aprile. Helophorus rugosus, Oliv. — Nel terriccio tra le radici di edera abbon¬ dante in Quartu in ottobre e novembre. Megasternum bolitophagum, Panz. — Nel terriccio al piede dei pioppi nei' dintorni di Quartu abbondante in ottobre. Stilicus orbiculatus, Payk. — Comune al piede dei pioppi presso Quartu in ottobre, come pure nell’edera. Sunius curtulus, Er. — Rinvenuto abbondante con lo Stilicus. 4 — melanurus, Kust. — Tra radici di pioppo, col precedente. Scotonomus Raymondi, Evi. — Tra le radici di lentisco sul Monte Ferra in aprile. Pholidus insignis, Bey. — Abbondante tra il terriccio di scilla marittima a Giorgino presso Cagliari in marzo e aprile. Mirmecopora laesa, Er. — Abbondante tra le radici di scilla maritilo a, a Giorgino in aprile. Lathrobium multipunctum, Grav. — Comune tra le radici di pioppo a Corongiu in aprile e ottobre. Hypociptus seminulum, Er. — Nella località detta S. Basilio presso Quartu, tra il terriccio di ulivi in novembre. Tachyporus brunneus, F. — Tra il terriccio di edera; abbondantissimo in Quartu in ottobre e novembre. Conurus pedicularius, Grav. — Abbondante tra l’edera entro Quartu in ottobre e novembre, qualche esemplare in gennaio. Phloeobium clypeatum, Muli. — Comunissimo in primavera ed in maggio tra il detrito di vecchi ulivi in S. Sperate. Ocyusa pietà, Bey. — Qualche esemplare svernante al piede dei pioppi a Corongiu in novembre. Achenium ephippium, Er. — Tra le radici del lentisco ad Ales in aprile. — basale, Er. — Abbondante tra il detrito di scilla a Giorgino in marzo e aprile. Megarthrus affìnis, Mill. — Abbondante tra le radici di pioppo a Corongiu in ottobre. Heterotops dissimilis, Grav. — Tra l’edera a Quartu in novembre. Medon melanocephalus, Er. — Non raro tra l’edera entro Quartu in otto¬ bre e novembre. Oedichirus oedipus, Botti). — Non raro tra le radici di pioppo a Corongiu in novembre. Batrisus oculatus, Aub. — Tra le radici di edera a Quartu in ottobre. Bryaxis Lefebvrei, Aub. — A Giorgino tra radici di scilla in marzo e- aprile, comune. — sardoa, Sale. — Assieme alla specie precedente, pure abbondante. — Helferi, Schmd. — Pure assieme alla specie precedente. — opuntiae, Schmd. — Assieme alle precedenti specie, meno abbondante. — hipponensis, Sauté. — Assieme alle specie precedenti. Bythinus difficilis, Beiti, n. sp. — Rinvenuto abbondante tra le borracine a M. Ferra e tra le radici di lentisco. Tra il detrito dei pioppi a S. Gregorio in novembre, decembre e febbraio. Bythinus aelistae, Beiti. — Tra le radici di pioppo nel golfo di Quartu in novembre. Tychus rufopictus, Btt. — Tra le radici di pioppo a Corongiu in novembre non raro. Più raro tra i detriti d’ulivo in marzo a Cagliari. Panaphantus atomus, Kiesw. Tra i detriti di pioppo nel golfo di Quartu in novembre. Trimium Dieki, Btt. — Assai abbondante a Cagliari e S. Sperate tra il de¬ trito di ulivi in marzo, aprile, maggio, giugno e novembre. Euplectus Doderoi, Btter. n. sp. — Nei detriti di ulivo presso Cagliari in novembre e aprile. Euplectus Linderi, Btt. — Abbondante nel detrito di ulivo a Cagliari in aprile. Nei detriti di pioppo a Corongiu in novembre. Euplectus ambiguus, Beichb. — Detriti di pioppo a Corongiu in novembre. Pseudoplectus perplexus, Duv. — Assieme all’ Euplectus ambiguus , comune. Machaerites, sp? — Nel detrito di pioppo a Corongiu in novembre. Chevrolatia egregia, Btt. — Nel detrito di ulivo presso Cagliari in aprile. Euthia Schaumi, Kiesw. — Nel terriccio di edera entro Quartu : abbondante in ottobre, novembre, decembre e maggio. Leptocharis Raymondi, Saulcy. in lìti. — Abbondante unicamente tra lo v radici di edera entro Quartu in ottobre, novembre e decembre. Cephennium sardoum, Beiti, n. sp. Nel terriccio di lentisco a Monte Ferra in aprile. — 339 — — minimum, Ett. — Tra l’edera a Quartu in ottobre. Geodytes Lostiae, Baderò n. sp. — Nel detrito di pioppo a S. Gregorio in dicembre Neuraphes Revelierei, Ett. — Tra il detrito di ulivi a Cagliari in aprile. — similaris, Ett. Tra le radici di pioppo non raro a S. Gregorio in novem¬ bre e febbraio. — tenuicornis, Ett. — Nel detrito di ulivi a Cagliari in aprile, in quello di lentisco a M. Ferru pure in aprile. — proximus, Ett. — Nel terriccio di ulivi a Cagliari in aprile. Scydmaenus Kunzei, Gene. — Comune nel detrito di ulivi a Cagliari in aprile, in quello di pioppi a Corongiu in novembre. — Baudii, Ett. — Nel detrito di lentisco a M. Ferru in aprile. — Damryi, Ett. — Abbondante tra le radici di pioppo a Corongiu ed in tutto il litorale di Quartu, in ottobre e novembre; meno abbondante tra il detrito di ulivi presso Cagliari e S. Sperate in aprile e maggio. Eumicrus tarsatus, Muli. — Tra l’edera, non raro, entro Quartu in mag¬ gio e ottobre. — cornutus, Mot. — Comune entro Quartu tra l’edera in ottobre e novembre. Batliyscia Damryi, Abel. — Tra il detrito di pioppo a S. Gregorio, in no¬ vembre. Tra le radici di lentisco a M. Ferru in aprile. La rinvenni pure a Cagliari ma soltanto sotto le pietre. Pare del resto specie dif¬ fusa per tutta la Sardegna. Ptomaphagus, sp.? — Tra il detrito di ulivi a S. Sperate in settembre. Amphicillis globus, F. — Tra il detrito di ulivi a S. Sperate, aprile. Cybocephalus seminulum, Eaudi. — Quartu* tra l’edera in aprile. Clambus minutus, Sturm. — Tra radici di stilla presso Cagliari in aprile, comune. Calyptomerus dubius, Marsch. — Assieme alla specie precedente. Ptenidium evanescens Marsch. — Come sopra. Actidium coarctatum, Halid. — Come sopra. Sacium densatum, Ett. — Come sopra. Arthrolips humilis, Eosch. — Come sopra. — piceus, Comol. — Come sopra. Sericoderus lateralis, Gyll. — Come sopra. Corylophus sublaevipennis, Buv. — Come sopra. Moronillus rufìcollis, Buv. — Come sopra. Stilbus testaceus, Panz. — Tra radici di olivo a S. Sperate, aprile. — 340 — Cryptophagus pilosus, Gyll. — Olivi ed edera, comune nel circondario di Cagliari, aprile. Ptinella aptera, G-uer. — Tra radici di edera a Quarta in novembre. Gryptophilus integerv, Heer. — Tra le radici di ulivo presso Cagliari in aprile, tra quelle di pioppo in ottobre. Atomaria pulchella, Heer. — Tra le radici d’edera a Quartu in ottobre, tra quelle di pioppo presso Corongiu in novembre. — scutellaris, Mot. — Tra il terriccio d’edera entro Quartu in ottobre e novembre. — mesomelas Herb. — Colla precedente specie. — nigriventris, Steph. — Assieme alla precedente. Holoparamecus var. Lowei Wol. — Abbondante tra le radici d’edera e di scilla presso Quartu, ottobre. — Bertouti, Aub. — Comune presso Cagliari, tra le radici di scilla in marzo e aprile. — caularum, Aub. — Assieme al precedente. — singularis, Beh. Tra le radici d’edera a Quartu in ottobre. Langelandia Reitteri, Beton. — Non rara tra il detrito di ulivi presso Ca¬ gliari in aprile, più abbondante in quello di fico a S. Sperate. Metophthalmus obesus, Btt. — Abbondante nel terriccio d’ ulivo a Cagliari e S. Sperate nell’ aprile, in quello di pioppo a S. Gregorio in ottobre novembre e febbraio; preso pure tra le radici di lentisco a M. Ferra in aprile. Enicmus minutus, L. — Tra l’edera a Quartu, aprile. — transversus, 01. — Comune col precedente. Cartodere elegans, Al. — Comune tra il detrito di ulivi a Cagliari e S. Sperate, aprile e maggio. — pilifera, Btt. — Rinvenuta tra radici d’edera a Quartu in ottobre. Corticaria var. piligera, Mann. — Tra il detrito dei pioppi a Corongiu in ottobre. — fulva,, Com. — Rinvenuta in mezzo alle radici d’edera e di pioppo presso Quartu in marzo, aprile, maggio e ottobre. — elongata, Hum. Colla specie precedente. Migneauxia inflata, Boseh. — Rinvenuta tra le radici di ulivo a Ca¬ gliari in aprile, tra quelle d’edera e di pioppo nei dintorni di Quartu in settembre e ottobre. — 341 — Revelieria Genei, Aub. — Binvenuta tra radici di edera entro Quartu in novembre. Melanophthalma gibbosa, Herbs. — Trovata a S. Gregorio tra radici di pioppo in febbraio. X.itargus coloratus, Boseh. — Tra radici di pioppo presso il golfo di Quartu in novembre. Typhaea fumata, L. — Tra l’edera a Quartu in ottobre. Berginus tamarisci, Wol. — Abbondante nei detriti di ulivo presso Ca¬ gliari e S. Sperate in aprile. Micropeplus porcatus, F. — Abbondantissimo in marzo e aprile a Cagliari tra radici di ulivo. Aglenus brunneus, Gyll. — Comune tra radici d’edera a Quartu in otto¬ bre e novembre. Airaphilus nasutus, Clievr. — Binvenuto tra il terriccio dei pioppi presso Quartu, aprile. — talpa, Kr. — Tra il terriccio di ulivi a Quartu in ottobre. Xenoscelis costipennis, Fairm. — Non raro a Cagliari tra radici di vecchi ceppi d’ulivo in aprile e maggio. Monotoma spinicollis, Ab. — Tra il detrito degli ulivi in febbraio, aprile e maggio a Cagliari. — 4. collis, Ab. — Con la precedente specie. — var. quisquiliarum, Bedt. — Binvenuta in numero svernante tra radici di pioppo in novembre. — sub 4 foveolata, Walter. Tra le radici di Scilla presso Cagliari in aprile. Sincalipta setosa, Walt. — Assai abbondante nei vecchi ulivi presso Ca¬ gliari. Aprile, maggio. Thorictus grandicollis, Germ. — Comune nei ceppi d’ulivo presso Cagliari in aprile e maggio. Tra l’edera presso Quartu in ottobre. Carcinops minima, Aub. — Abbondante nel terriccio dei pioppi presso Quartu. Ottobre. Abraeus globulus, Creutz. — Binvenuto assieme alla Carcinops minima. Trigonogenius gibboides, Boiel. — Assai abbondante lungo lo stagno di Cagliari tra radici di Scilla in marzo, aprile e maggio. — exiguus, Boiel. — Assieme al precedente. Ptinus obesus, Lue. — Comune nei detriti degli ulivi presso Cagliari in aprile e novembre. — siculus, Kiesw. — Abbondante col precedente. — 342 — — brevipilis, Desbr. — Coi due precedenti. Dichillus pumilus, Sol. — Abbondantissimo tra i detriti di ulivo, di fico e di pioppo nei dintorni di Cagliari nell’autunno. — Corsicus, Sol. — Rinvenuto nel terriccio degli ulivi e dei pioppi presso Quartu in novembre. Stenosis angustata, Herb. — Rinvenuta coi Dichillus. Opatrum v.- terrosum, Kiist. — Abbondante nei detriti di pioppo a Quartu. Ochthenomus tenuicollis, Rossi. — Abbondante nei detriti di pioppo presso ! il golfo di Quartu in ottobre. Formicomus p'edestris, Rossi. — Con V Ochthenomus. Anthicus fasciatus, Chev. — Col Formicomus Rhythirrhinus laesirostris, Fair. — Sponde dello stagno di Quarto tra le radici di scilla in novembre. Trachyphloeus scaber, L. — Abbondante nei detriti di ulivo a Cagliari. Aprile. — variegatus, Kiist. — Assieme al]o scaber. — Truqui, Seidl. — Meno frequente negli ulivi a Cagliari in maggio. Trachyphloeus var. fusciscapus, Desb. — Rinvenuto abbondante nel terriccio di vecchi ulivi presso S. Gregorio in novembre. Lirnobius dissimilis, Herbs. — Rinvenuto tra il detrito degli ulivi a S. Gre- ) gorio in novembre, tra quello dei pioppi a Corongiu in dicembre. Acentrus histrio, Bohem. — Trovato a Corongiu tra radici di pioppo in ottobre. Pachytichius Lucasi, Jehel. — Rinvenuto presso Quartu nel terriccio di gelso in ottobre. Acalles dromedarius, Boli. — Trovato nel detrito di vecchi pioppi presso Quartu in novembre. — turbatus, Boli. — A M. Ferru tra radici di lentisco in aprile. — variegatus, Boli. — Abbondantissimo nei ceppi d’ulivo a S. Sperate e- Cagliari in aprile e maggio, tra radici di pioppo nei dintorni di Quartu in ottobre e novembre. Torneuma deplanatum, Hampe. — Non raro nei detriti degli ulivi a Ca¬ gliari in aprile, maggio, giugno e novembre, a S. Sperate in aprile,, maggio,' marzo. — Raymoqdi, Berris. — Abbondantissimo tra le radici di lentisco presso Orri e a M. Ferru in aprile, come pure ad Ales. È abbondante anche tra le. radici di asfodelo nel Sulcis in aprile. 41 . Tychius pusillus, Germ. — Trovato a S. Gregorio nei ceppi d’ ulivo in novembre. Sybinia arenariae, Steph. — Tra radici di scilla presso le saline di Cagliari. Aprile. Ceutorrhynchus acalloides, Fairm. — Trovato in gran numero con la Sy¬ binia arenariae. Raymondia sardoa, Perris. — Trovata solamente a S. Sperate nei ceppi di ulivo in aprile e maggio. Alaocyba carinulata, Perris. — Trovata tra radici di lentisco ad Ales in aprile. Amaurorrhinus Lostiae, Fairm. n. sp. — Assai abbondante tra le radici di scilla presso lo stagno di Cagliari. Marzo, aprile, maggio. Peritelns muscorum, Besbr. — Trovato non raro tra radici di leccio a S, Gregorio in novembre, tra radici di pioppo nei pressi di Quarto, dicembre. Bagous 7-costatus, Bris. — Rinvenuto nei dintorni di Quartu tra le ra* dici di scilla in novembre. Meira latiscrobs, Besbr. — Abbondante tra radici e detriti di ulivo a S. Sperate,, Pixinas e Cagliari in marzo, aprile, maggio. — microphthalma, Seid. — Tra radici di ulivo nel Sulcis in aprile. — 344 — EMERY C. — Le tre forme sessuali del DovyMus hetvatus L. e degli altri Dorilidi. '/•••■ 4 j \ Tav. XI. La questione dei Dorylidae, se così chiamar si voglia il problema che si connette alle forme sessuali di questo gruppo d’ Imenotteri, ha fatto in questi 2 ultimi anni alcuni passi importanti e può dirsi oggi in parte risoluta. — Grazie : all’egregio entomologo Sig. L. Peringuey, sono oggi in possesso delle tre Ì forme sessuali, ? e arte 355 — antica longitudinaìiter rugosum, rugis foveae antennalis subtilioribus, arcua¬ tisi laminae frontales brevissimae; clypeus nitidus, medio elevatus, haud carinatus , antice late emarginatus ; area frontalis elevata. Mandibulae superne laevissimae , impunctatae , praeter puncta panca margini mastica¬ torio edentulo proxima, basi extrorsum impressione striata. Antennae scapo transverse posito capitis marginem lateralem tedia parte superante. Thorax laevis et nitidus , sutura pro-mesonotali indistincta , pronoto utrinqne gib- bere rotundato instructo , mesonoto convexo , haud impresso , metanoto den - tibus erectis, acutis. Petiolus nitidus, nodo primo cuneiformi , secundo tran¬ sverso, utrinque breviter conice producto — L. 5 */* mm. g Testacea, laevis et nitida , longe pilosa. Caput rotundato-quadratum, nitidum, disperse punctatum , genis et foveis antennalibus ( his arcuatim) rugosis, mandibulis extrorsum basi striatis. Thorax nitidissimus, dorso pronoti et mesonoti continuo, valde convexo, sutura promesonotali nulla, metanoti superficie basali longitudinaìiter recta, transverse convexa, basi antice super suturam abrupte elevata, loco spinarum denticulis obsoletis. Petiolus nodo primo cuneiformi, secundo fere duplo latiore, lateribus ob- tuse angulatis. L. 2 s/4 3 mm. La forma del torace della $ è molto caratteristica: il pronoto e il mesonoto formano insieme una superficie convessa, continua e lucentissima, il metanoto veduto di fianco offre un contorno Orizzontale rettilineo, che si abbassa bru¬ scamente ad angolo in avanti, verso la sutura, e indietro, per passare alla faccia discendente; i denti del mesonoto sono piccolissimi. Il soldato è agevolmente riconoscibile dai caratteri noverati nella diagnosi. 27. Solenopsis geminata. F. 28. S. nigella n. sp. ^ Nigra , mandibulis, funiculis articulationibuspedumtarsisque rufescen- tibus , nitidissima et laevissima, sparse punctat a, punctis minutis, pilos brevis- simos testaceos obliquo s gerentibus. Caput in § majori thorace fere duplo la- tius et latitudine maxima fere aequilongum , medio depressum, sulco frontali profundo, occipitali obsoleto, ante oculos longitudinaìiter striatum, in $ minore magis elongatum et minus latum , sulco frontali valde abbreviato vel nullo, occipitali nullo, ante oculos laeve ; oculi magni , depressi ; clypeus bicarinatus et bidentatus; mandibulae sparse oblongo-punctatae , basi extror¬ sum striatae; antennarum flagelli articulus 1. duobus sequentibus simul lon - gior, 2. c rassitie sua parum brevius, sequentes sensim crassiores. Thorax sutura promesonotali obsoleta, meso-metanotali impressa , superne niiidis- — 356 — simus,lateribus prope suturas punctato-rugosis, metanoli inermis superficie declivi transverse rugulosa. Petiolus nodo primo lateraliter viso cuneiformi, subtus dente compresso , secundo praecedente parum latiore, subgloboso, in § major e subir ansverso. Pedes pube obliqua brevissima parce vestiti. L. 1 V-2 — 2 -V2 min. Pel colore e per la grandezza degli occhi, rassomiglia alla S. globularia Sm. da cui differisce principalmente per la forma del peduncolo addominale e per la pubescenza più breve, non che per la variabilità di grandezza del capo che è molto sviluppato nelle ^ maggiori; per questo carattere si accorda con la S. geminata. 29. S. brevicornis. n. sp. £ Fusco-rufescens, mandibulis, antennis pedibusque teslaceis, nitida , vix sparsissime punctis minutissimi sculpta, ex quibus surgunt setulae lon- gae subtilissimae. Caput elongatum, lateribus subparalleli s, oculis minutis, clypeo bicarinato et acute bidentato, mandibulis sparse punctatis. Antennae breves , pili longis hirsutae, funiculi articulo 1°. magno , sequentibus qua- tuor breviter transversis, crassitie sua duplo brevi or ibus sub aequali. Thorax sutura promesonot ali nulla, meso-metanotali impressa, metanoto brevi, con - vexo. Nodi petiolares subaequales, transversi, superne rotundati. Pedes pilis longis, parcis hirsuti. L. 1 1/4 mm. ? Fusco-nigra, mandibulis, antennis pedibusque testacei , abdominis segmentorum marginibus pallescentibus. Caput subquadratum , sparse punc- tatum ( punctis multo majoribus quam in Antennae 10-articulatae, funi- culi 7-articulati articulo 1 0 sequentibus tribus breviore, bis longitudine sua parum crassioribus. Petioli, nodus primus a latere cuneiformi, superne visus seguente vix minus lato, hoc transverso. Caeterum quoad sculpturam et pubescentiam operariae simili. L. 3 1/2 mm. Di questa specie notevole per la struttura delle sue antenne ho veduto una sola g e una ?. Tralascio di descrivere due altre forme meno caratteristiche del genere Solenopsis , aspettando di aver raccolto maggiori materiali di confronto. 30. Cremastogaster victima. Sm. 31. C. silicata. Mayr. 32. C. crinosa Mayr. 33. C. distans Mayr. var corticicola Mayr. n. 34. C atra Mayr. — sm — 35. C. quadriformis Rog. 36. Atta sexdens. L. 37. A. (Acromyrmex) striata Rog. Ho d’ innanzi le tre forme sessuali. L’ unico cf è molto piccolo (7 mm), ma è conforme alla descrizione del Roger. Le valvole genitali hanno forma molto singolare: vedute da dietro, le valvole esterne sono fatte a mezza luna o piuttosto a falcetta. Le punte, riflesse alquanto verso la base, si toccano, e i margini concavi circoscrivono un forame rotondo, attraverso il quale si scor¬ gono le altre valvole ridotte a linguette minute e diritte. Il margine esterno delle valvole esterne e la loro faccia ventrale sono irti di folti peli. 38. A. (Acrom.) hystrix. F. Questa specie è sommamente variabile e gli esemplari di Rio Grande di¬ mostrano questa variabilità, la quale si manifesta non solo nel colore, talvolta ferrugineo chiaro, tal altra bruno scuro, quasi nero; ma sopratutto nello svi¬ luppo maggiore o minore delle spine e dei tubercoli e nella disposizione di questi sull’addome. Quasi ciascun formicajo dell’ A. hystrix offre a questo riguardo un carattere proprio e sarebbe agevolo moltiplicare di molto le va¬ rietà. — Ordinariamente il pronoto è armato superiormente di 4 spine, quelle del pajo mediano più piccole delle altre. — In una varietà, le spine mediane del pronoto mancano e i tubercoli dell’ addome sono molto elevati, acutissimi, spiniformi, le spine inferiori del pronoto sono più lunghe del solito e curvate indietro. Questa forma corrisponde perfettamente alla descrizione e alla figura di Latreille, dalle quali le altre varietà si scostano più o meno. Il Dott. v. Ihering. ha raccolto alcuni cf che credo potere attribuire al VA. hystrix. — Per grandezza e aspetto, rassomigliano all ’A Luridi ; fusca, mandibulis ferrugineis, flagellis ,pedibus (femoribus exceptis), petiolo et marginibus segmentorum abdominis testaceo - albidis, abdomine apice pilis nonnullis erectis. Alae leviter infuscatae , co- stis fuscis , cubitali una clausa, discoidali nulla; costa transversa radialis connexa cum costae cubitalis trunco paulo ante furcam. L. 3 ’/2 — 4 mm. ; 370 U indice dei voi. XVIII e XIX, e gli Atti della Società saranno pubblicati insieme al 1° fascicolo dell’ anno 1888, COMPILATORI DEL BULLETTINO Comm. Prof. Adolfo Targioni-Tozzetti. — R. Museo di Storia Naturale, Via Romana n° 19, Firenze. Cav. Prof. Pietro Stefanelli. — Firenze, Via Pinti, N“ 57. Cav. Prof. Guelfo Cavanna. — R. Museo di Fisica e Storia Na- turale, Firenze. Conte Napoleone Passerini. — R. Museo di Fisica e Storia Naturale, Via Romana n° 19, Firenze. Non saranno ricevuti i manoscritti ed i libri spediti senza franchigia postale. I S I Sono in vendita, al prezzo complessivo di L. 380, quattro volumi degli Acari, Miriapodi e Scorpioni ita¬ liani » opera favorevolmente conosciuta, indispensabile a chi si occupa di tali Artropodi, e corredata di 400 tavole litografiche colorate. Continua la pubblicazione dei fascicoli del V volume. Per Y acquisto dei volumi e per informazioni rivolgersi all’ Autore, dott. Antonio Berlese, R. Museo, Firenze. Il socio Umberto Lostia di Santa Sofia (Via Canelles 15, Cagliari) offre in vendita una collezione di Alghe e fuchi marini della Sardegna, composta di 122 specie non determinate, rappresentate da 216 esemplari raccolti in 5 quaderni di 109 fogli. Il tutto perfettamente conservato. Il Forstmeister Miihl (Wiesbaden, Dotzheimerstrasse 46, I. Germania.) desi¬ dera entrare in corrispondenza con entomologi italiani, ed offre Coleotteri ger¬ manici in cambio di Coleotteri italiani. Il Sig. Ant. Otto (Schlòsselgasse 2, Vili, Vienna) desidera entrare in cor¬ rispondenza con entomologi italiani, per cambi di insetti, massime Coleotteri. Il Socio Doti Agostino Gressel (Trento, Via Larga) desidera mettersi in corrispondenza cou entomologi italiani. Egli si occupa più specialmente di Co¬ leotteri. Il socio G. Carobbi acquista Ortotteri italiani ed europei, determinati o nò, in esemplari preparati a secco, perfetti e di provenienza garantita. Dirigere lettere ed elenchi, coll’ indicazione dei prezzi, a Firenze, Via Pinti n° 22. Le quote sociali, in Vaglia postale od in let¬ tera raccomandata, e tutte le comunicazioni relative all’Amministrazione, devono essere dirette esclusi¬ vamente al Tesoriere Sig. Conte Napoleone Pas¬ serini (Via Romana, n. 19, Firenze). Si ricomprano al prezzo di L. 10 i volumi VI, 1874 e VII, 1875. di questo BulletTino. — Rivolgersi al Segretario G. Cavanna, al R. Museo di Firenze. Il Signor G. H. Berry (N. Livermore, Me. U. S. 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