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Per gli alle¬ gati (Figure, tavole, carte ecc.) si richiede la consegna, oltre che degli originali destinati alla Tipografia, di una copia eliografica di tutti i disegni a china e di una seconda serie di stampa per tutte le fotografie, con l'indicazione su ciascuna di esse della figura cui si riferisce e del simbolo (numero o lettera) che ne indica la posizione nella figura stessa. Per le diapositive a colori potrà essere fornita, in luogo di una seconda copia, una stampa a colori nel formato minimo di cm 10 x 15. Art. 3. — Ogni anno i soci hanno diritto a 10 pagine di stampa, gratuite, o al loro equivalente, oltre a 50 estratti senza copertina. Tale diritto non è cedibile né cumulabile. Art. 4. — Con le prime bozze, la Tipografia invierà al Redattore il preventivo di spesa per la stampa nel Bollettino e per gli estratti, questi lo comunicherà all’Autore per la parte di spesa che lo riguarda. Art. 5. — - L’Autore restituirà con le prime bozze, gli originali ed il preventivo di spesa per la stampa, sottoscritto per conferma ed accettazione, indicando il numero di estratti a pagamento desiderati, l'indirizzo a cui dovrà essere fatta la spedizione e l'intestazione della fattura relativa alle spese di stampa del periodico e degli estratti. Nel caso che l’ordine provenga da un Istituto Universitario o da altro Ente, l'ordine deve essere sottoscritto dal Direttore. Art. 6. — Modifiche ed aggiunte apportate agli originali nel corso della correzione delle bozze (correzione d’Autore), comportano un aggravio di spesa, specialmente quando richiedono la ricomposizione di lunghi tratti del testo o spostamenti nell’impaginazione. Tali spese saranno addebitate all'Autore. Art. 7. — Le bozze devono essere restituite al Redattore entro 15 giorni. Il ritardo comporta lo spostamento della nota relativa nell'ordine di stampa sul Bollettino; per questo motivo la numerazione delle pagine sarà provvisoria anche nelle ultime bozze e quella definitiva sarà apposta su esse a cura e sotto la responsabilità della Tipografia. Art. 8. — A cura del Redattore, in calce ad ogni lavoro sarà indicata la data di ac¬ cettazione da parte della Rivista. Art. 9. — Al fine di facilitare il computo dell'estensione della composizione tipografica dei lavori è necessario che il testo venga presentato dattiloscritto in cartelle di 25 righe, ciascuna con 60 battute. Art. 10. — L’Autore indicherà in calce al dattiloscritto l'Istituto o l’Ente presso cui il lavoro è stato compiuto e l'eventuale Ente finanziatore della stampa e delle ricerche. Art. 11. — Le note saranno accompagnate da due riassunti, da cui si possa ricavare chiaramente parte sostanziale del lavoro. Uno dei due riassunti sarà in italiano e l'altro preferibilmente in inglese. Art. 12. — Vengono ammesse alla pubblicazione sul Bollettino anche Note d'Autori non soci, purché presentate da due soci e preventivamente sottoposte per l’approvazione al Comitato di Redazione. La stampa di tali Note sarà a totale carico degli Autori. Art. 13. — I caratteri disponibili per la stampa sono i seguenti : maiuscolo ì . = maiuscolettoi^— — _ : , corsivo - -, tondo; in corpo 10 e corpo 8. L’Autore potrà avanzare proposte mediante le sottolineature convenzionali prima riportate. La scelta definitiva dei caratteri è di competenza 'del Redattore. ISSN 0366 - 2047 BOLLETTINO DELLA SOCIETÀ DEI NATURALISTI IN NAPOLI VOLUME LXXXVII » 1978 GIANNINI EDITORE NAPOLI 1979 SOCIETÀ DEI NATURALISTI IN NAPOLI VIA MEZZOCANNONE, 8 CONSIGLIO DIRETTIVO BIENNIO 1978-79 Prof. Pio Vittozzi Prof. Aldo Napoletano Prof. Teresa De Cunzo Dott. Gerardo Gustato Dott. Angiolo Pierantoni Prof. Pietro Battaglimi Dott. Giorgio Matteucig Prof. Antonio Ariani Prof. Giuseppe Caputo Prof. Gennaro Corrado Prof. Arturo Palombi Presidente Vice-Presidente Segretario Vice-Segretario Tesoriere Bibliotecario Redattore delle pubblicazioni Consigliere Consigliere Consigliere Consigliere Hanno contribuito alla stampa di questo volume: La Presidenza del Cansiglio dei Ministri - Ente Nazionale Cellulosa e Carta Il Ministero per i beni culturali ed ambientali La Regione Campania L’Università di Napoli COMITATO DI REDAZIONE DELLE PUBBLICAZIONI È costituito dal Presidente, dal Redattore delle pubblicazioni e dai quattro Consiglieri, ma si avvale, quando lo ritiene più opportuno, della consulenza scien¬ tifica di particolari competenti italiani o stranieri. In particolare a questo numero hanno collaborato: Bruno Agostino, Ludovico Brancaccio, Michele Caputo, Bianca Maria Cita, .Giuseppe D’Alessio, Claudio Èva, Anna Farinacci, Icilio Finetti, Benedetto Lanza, Giuseppe Luongo, Angiola Macca- gno, Danilo Mainardi, Lorenzo Mangoni, Pier Carlo Marchisio, Aldo Napoletano, Elio Parisi, Tullio Pescatore, Carlo T ad dei Enrico Tortonese, Giovanni Valentinì, Antonio Vallano, Enrico Vannini, Franco Verniani, Pietro Volpe, Maria Zei Mon- charmont. GUSTAVO MAZZARELLI Ho conosciuto il Prof. Gustavo Mazzarelli durante le sedute della nostra Società agli inizi degli anni Cinquanta. Da allora, però, non ho avuto alcuna possibilità di approfondire questa conoscenza. In tal modo quando il nostro Presidente mi invitò a commemorare il Socio Bene¬ merito il primo impulso fu quello di declinare Pincarico perché in quel momento l’unica cosa che sapevo di Gustavo Mazzarelli era che dava l’impressione di un uomo fuori della nostra epoca: calmo, tranquillo, mai preso dalle preoccupazioni dei nostri tempi; sembrava, cioè, il clas¬ sico studioso attaccato ad una comoda poltrona di casa sua, dalla quale mai si era staccato, e restio a qualsiasi attività che comportasse movi¬ mento, azione. Forse fu proprio questa impressione che mi spinse ad accettare l'incarico. 4 Commemorazione Oggi sono grato al Presidente perché mi ha dato la possibilità di conoscere un uomo che è stato proprio l'opposto di quello che appariva negli ultimi tempi e i cui maggiori meriti acquisiti nel campo della ri¬ cerca sono sconosciuti del tutto o quasi. Infatti, mentre ho potuto constatare che l’ottima impressione sul piano umano era pienamente meritata, anche per testimonianza diretta di chi ha conosciuto Gustavo Mazzarelli da studente universitario e da ricercatore agli inizi della sua attività, ho verificato anche che la sua vita è stata movimentata ed avventurosa, da paragonarsi più a quella di un lupo di mare che a quella di un sedentario. Egli è stato sempre animato da un vivo impegno scientifico, che se negli ultimi tempi l'ha svolto come un topo di biblioteca — - possedeva in effetti una vasta e fornitissima biblioteca personale — in altri tempi, però, l'aveva svolta nel modo più diretto, cioè con ricerche a carattere sperimentale eseguite in condizioni anche di estremi rischi e pericoli: tutto ciò gli ha consentito di dare non trascurabili contributi al progresso della Scienza, specie nel campo della Oceanografia fisica. Gustavo Mazzarelli nacque a Napoli il 29 luglio 1896, da Giuseppe e da Anna Greco. Le sue avventure non comuni cominciarono per Lui abbastanza presto. Aveva 12 anni quando si verificò l'episodio che avrebbe potuto alterare il normale sviluppo psichico. Egli rimase sepolto sotto le macerie della sua cameretta in occasione del famoso terremoto del 28-12-1908 di Messina, ove viveva con i genitori. Gustavo, da solo riuscì a trarsi fuori dalle macerie e ad accorrere dalla madre che seppe, con la sua tranquillità, cal¬ mare dallo spavento che l’aveva presa. Probabilmente l’avventura ebbe un effetto positivo sul suo carattere contribuendo a dargli quello spiccato senso di autocontrollo, di rifles¬ sione e di comprensione per gli altri come ha sempre dimostrato nel corso della sua vita. È da ricordare che Egli fu l'ultimo insegnante a lasciare il Liceo Ginnasio di Sapri durante un bombardamento aereo della primavera del 1943: Egli si allontanò quando praticamente il Liceo era stato già distrutto. Nello stesso periodo continuò ad affrontare settimanalmente il viaggio Sapri-Napoli e ritorno, per essere quanto più possibile vicino alla famiglia, nonostante che ogni viaggio rappresentasse un'avventura, come ricordano quelli che hanno vissuto quei tempi. Per quanto riguarda la vita studentesca è da rilevare che con la Sua tenacia riusciva sempre a superare gli ostacoli che gli si presentavano. Appassionato delle Scienze naturali fin da piccolo, studiava con accani- Gustavo Mazzarelli 5 mento le materie letterarie, e in modo particolare i classici greci e latini, non solo per completare la Sua cultura, ma anche per apprendere diret¬ tamente dagli antichi tutte le esperienze che essi ci hanno tramandato. L’amore per le Scienze lo respirava in casa: il padre fu professore di ruolo presso l’Università di Messina di Zoologia e di Anatomia Compa¬ rata; fra l'altro organizzò e diresse diversi Istituti di Biologia marina. Uno zio materno, Gabriele Torelli, al quale Gustavo era molto legato, era professore di Analisi Infinitesimale. Completati gli studi liceali nel 1916 Gustavo si iscrisse al corso per la laurea in Fisica; contemporaneamente, nel 1917, conseguì il diploma di Capitano di lungo corso presso l'Istituto Nautico. Durante l'ultimo anno della prima guerra mondiale fu chiamato a pre¬ stare servizio nella Marina Militare, partecipando, quale timoniere, all’oc' cupazione di Sebenico. Congedato nel 1919, riprese gli studi Universitari laureandosi in Fisica, nel 1924, presso l’Università di Messina, dove vinse il concorso al posto di Aiuto di ruolo alla cattedra di Fisica Terrestre, tenuta allora dal Prof. G.B. Rizzo. Occupò tale posto dal novembre 1925 al novembre 1938, quando passò ad insegnare, come ordinario, matematica nel Liceo Ginnasio di Sapri, trasferendosi, poi, a Napoli per avvicinarsi alla famiglia. Il passaggio nelle scuole medie gli costò molto, perché lo allontanava dalla ricerca sperimentale; ma Egli lo ritenne opportuno perché « il posto di Aiuto universitario non gli prometteva un avvenire sicuro ». Egli, intanto, aveva conseguito la Libera Docenza in Geografia Fisica il 31-12-1932 e la relativa conferma il 4-3-1938. Aveva tenuto incarichi di insegnamento presso la Facoltà di Scienze dell’Università di Messina fin dall'anno accademico 1928-29 in diverse materie, dalla Geografia Generale e Fisica alla Oceanografia Fisica; dalla Geologia alla Fisica Terrestre. Altri incarichi ottenne, poi dalla Facoltà di Scienze dell'Università di Napoli: Geografia Fisica dal 1941-42 al 1944-45 e Topografia e Cartografia dal 1962-63 al 1966-67, quando raggiunse i limiti di età per l’insegnamento universitario. Allo scopo di avere contatti più diretti con i giovani che si apprestano ad entrare nell’Università ha presieduto fin dal 1928-29, quando cioè ot¬ tenne il primo incarico universitario, Commissioni di esami di maturità. Come ricercatore Gustavo Mazzarelli dimostrò la Sua serietà già nell'impostare la Sua attività. Leggendo le relazioni sulle campagne oceanografiche straniere, che pervenivano al padre, specie quelle del Principe Alberto I di Monaco, si era sentito attratto dall’Oceanografia Fisica, il cui studio Egli vedeva 6 Commemorazione come un necessario completamento a quello di Biologia marina seguito dal padre: le condizioni chimico-fisiche contribuiscono a determinare meglio quelle della vita nel mare. Avendo, perciò, deciso di dedicarsi a quella disciplina, giustamente ritenne che gli erano indispensabili buone basi sia nelle Scienze Nautiche sia in quelle più strettamente fisiche; e volle acquisirle nel modo più appropriato, conseguendo i due titoli di studi: diploma dell'Istituto Nau¬ tico e laurea in Fisica. Fu questa una prova della Sua grande serietà ed onestà. C'è da chie¬ dersi quanti, figli o nipoti, di professori universitari avrebbero saputo rinunziare alla tentazione di seguire la via di minore resistenza per rag¬ giungere la cattedra universitaria, scegliendo gli studi non in funzione della propria predisposizione e passione, ma secondo meschini calcoli di convenienza. Sempre da uomo serio ed onesto, quando si rese conto che la Sua attività scientifica non era stata sufficiente a fargli raggiungere un posto di assoluta tranquillità, anche economica, pur essendo ancora il padre in piena attività di servizio, non ebbe tentennamenti nel seguire la strada più semplice, che non gli richiedeva sottomissioni o compromessi e passò aH'insegnamento nelle scuole medie. Seguendo lo stesso criterio di estrema correttezza nel 1949 si ritirò dal concorso alla cattedra di Oceanografia e Meteorologia presso l’Istituto Universitario Navale di Napoli, per non mettere in difficoltà un caro e vecchio amico, membro della Commissione esaminatrice del concorso. Passando ad esaminare l'attività scientifica di Gustavo Mazzarelli possiamo renderci conto se essa doveva veramente ritenersi « non suffi¬ ciente ». Seguendo l’attività del padre ebbe modo di interessarsi presto di questioni scientifiche, anche in modo diretto, però in un campo ben di¬ stinto da quello del genitore. Questi, nell'estate del 1917, venne incaricato dal Ministero dell’Agri¬ coltura di studiare i banchi di coralli esistenti nel Golfo di Napoli. Gu¬ stavo potè, così, mettere in pratica le conoscenze nautiche acquisite per ottenere il diploma di Capitano di lungo corso: determinò la posizione e le caratteristiche di ventitré scogli o nuovi banchi coralligeni, che non risultavano nella carta nautica dell’Istituto Idrografico della Marina. Tra questi vi era la « Secca del Pàmpano » che fu oggetto di parti¬ colari indagini di Gustavo Mazzarelli che potè stabilire trattarsi di un vulcano sottomarino appartenente al gruppo di vulcani, ora subaerei, dei Campi Flegrei. Gustavo Mazzarelli 7 Un altro vulcano sottomarino Egli individuò, nel 1927, presso Pan¬ telleria, quando riconobbe anche i resti, al largo di Sciacca, dell'isola Ferdinandea scomparsa subito dopo di essersi formata nel 1831. Coi dati raccolti sulla posizione dei banchi di coralli del Golfo di Napoli compilò e pubblicò nel 1918 la prima carta di pesca italiana. Nel « Primo Congresso dell’Industria Peschereccia » tenutosi ad Ancona nel 1918 mettendo in evidenza l’importanza e l’utilità delle carte di pesca ne invocò la compilazione ufficiale per tutti i mari italiani e per tutti i tipi di pesca. Egli compilò, per incarico del Ministero dell’Agricoltura, quelle re¬ lative alla pesca del corallo in Italia. Le Sue indagini sui banchi di corallo nel Golfo di Napoli vennero citate nel testo « Die Korallen » di F. Pax, nel 1928. Nel 1919 Giuseppe Mazzarelli ebbe l'incarico dal Ministero delle Fi¬ nanze di ripopolare il Lago Fusaro delle famose ostriche che, per incuria, erano quasi del tutto scomparse. Ritenendo utile accoppiare lo studio delle condizioni biologiche con quello metodico delle condizioni fisiche e chimiche, istituì il R. Osservatorio Idrobiologico del Lago Fusaro nell’ex Casina Reale, fatta costruire da Ferdinando IV su uno scoglio in mezzo al lago, alla fine del '700. L’Osservatorio era suddiviso in due Sezioni: quella biologica, orga¬ nizzata e diretta da Giuseppe; e l'altra di Meteorologia e Fisica del mare affidata a Gustavo. L'Osservatorio, era l’unico del genere in tutto il mondo in quell’epoca. Sia il padre che il figlio si occupavano dell'Osservatorio a titolo com¬ pletamente gratuito, senza cioè ricevere alcun tipo di indennità. L'Osservatorio Meteorologico organizzato da Gustavo Mazzarelli, an¬ cora studente universitario, risultò veramente di primo ordine. Infatti, oltre tutte le attrezzature reperibili sul mercato (fra le quali uno stato- scopio registratore di temporali che insieme a variazioni di un centesimo di millimetro di pressione registrava anche le scariche elettriche) ne vennero aggiunte altre o adattate da quelle esistenti o, addirittura, co¬ struite ex-novo. Per la registrazione in continuo della temperatura delle acque del lago Egli fece costruire, con qualche modifica suggerita da Lui, un ter¬ mòmetro sub-acqueo del tipo di quello del Prof. Régnard dell’Istituto Oceanografico di Monaco; quest’ultimo apparato, però, funzionò solo per breve tempo, mentre quell’impiantato al Fusaro funzionò per oltre sette anni, per tutto il tempo, cioè, che funzionò l’Osservatorio. In quello stesso 8 Commemorazione tempo non vi era altro- termometro- sub-acqueo funzionante in tutto il mondo. Per lo studio dell’evaporazione delle acque del lago Gustavo Mazza- relli ideò e fece costruire un evaporimetro galleggiante che funzionò re¬ golarmente. L'apparecchio venne molto- apprezzato- in Italia e all'estero-: F. Vercelli ne parla nelle « Ricerche di Oceanografia Fisica », parte III. L'Osservatorio del Fusaro cessò di funzionare alla fine del 1928, quando padre e figlio non poterono più assicurare la continuità della loro opera. Successivamente tutta l’attrezzatura fu trasferita a Ganzirri (Mes¬ sina) nella succursale dell'Istituto di Zoologia dell'Università di Messina diretto da Giuseppe Mazzarelli. La Sezione di Meteorologia e Fisica del mare di Ganzirri, ampliata e migliorata, consentì a Gustavo, divenuto- Aiuto del Prof. Rizzo, l'ese¬ cuzione di interessanti osservazioni; essa fu poi distrutta dai bombar¬ damenti della seconda guerra mondiale. Fra l’altro Gustavo- Mazzarelli studiò la formazione dei vortici nello Stretto dì Messina. Anche in queste ricerche Egli dimostrò il Suo- attaccamento alla Scienza e la noncuranza dei pericoli che si presentavano. Le indagini in¬ fatti richiedevano l'osservazione da vicino delle varie fasi della formazione dei vortici più importanti e più pericolosi che si formavano vicino alla costa, per cui non era possibile servirsi di una nave. Egli dovette ricor¬ rere all'uso di un piccolo battello a due remi, guidato sempre da un esperto pescatore di pesce-spada: solo negli ultimi tempi gli furono dati i mezzi per un motore fuoribordo da applicare alla stessa imbar¬ cazione. Con questo minuscolo mezzo si recava da Ganzirri, sulla costa sicula, a Punta Pezzo, su quella calabra e viceversa. Nel corso dì dodici anni raccolse una ricca messa di dati consistenti in parecchie centinaia di misure di temperature, di densità e salinità delle acque a varie profon¬ dità; di calcoli delle velocità e direzioni delle correnti; di calcoli della diversa altezza sul livello medio del mare che hanno in vari punti le acque dello stretto nello stesso istante; tutto in rapporto anche alle varie fasi lunari e alle diverse epoche dell’anno. Lo studio dei dati gli permise di trovare la spiegazione dei vari fenomeni che si manifestano nella parte settentrionale dello stretto di Messina durante le inversioni di corrente. Nel corso di tali inversioni, soprattutto all'epoca delle sigìzie, il moto delle acque diventa molto complicato a causa del maggiore dislivello fra il mar Tirreno e il mare Ionio, e rende più impetuoso e imponente Furto tra le due masse d'acqua contrastanti e in condizioni chimiche e fisiche diverse: più fredda, quindi più densa e più pesante la ionica; più calda, meno Gustavo Mazzarelli 9 densa e più leggera la tirrenica. Egli riuscì anche a fotografare le varie fasi dei vortici. Le « dettagliate osservazioni raccolte dal Prof. Gustavo Mazzarelli sui vortici, sulla convergenza delle correnti, sui tagli e su altri fenomeni che si presentano nello stretto di Messina » furono definite dal Prof. A. Defant « molto importanti per l’accertamento e la spiegazione dei pro¬ cessi che ivi si svolgono » in una nota pubblicata nel 1940 su « Annalen der Hydrographie und Maritimen Meteorologie ». Esse furono anche citate nei volumi « La Mediterranée » di J. Rouch, del 1946, e « Il Mare » di F. Eredia. Fra gli altri fenomeni marini macroscopici studiati da Mazzarelli sono da ricordare le due trombe marine: quella del 25-8-1923 e del 4-10-1925 formatesi rispettivamente a Cuma e a Lampadusa. La descrizione della prima è riportata da G. Platania in « Nozioni di Meteorologia e Ocea¬ nografia ». Negli anni dal 1925 al 1931 Gustavo Mazzarelli ha diretto, per in¬ carico del Ministero dell'Agricoltura, sei campagne scientifiche a bordo della nave idrografica « Tritone » della Marina Militare. Le singole cam¬ pagne durarono dai due ai tre mesi e mezzo e interessarono dettagliata- mente il mare e le coste fra la Libia, allora colonia italiana, e la Sicilia, nonché i mari e le coste adriatiche e ioniche. Lo scopo principale delle ricerche era quello di trovare nuove zone ove estendere la pesca d’alto mare. Esso richiedeva lo studio, mediante scandagli, della morfologia del fondo marino e delle condizioni del mare: le variazioni con la profondità della temperatura, salinità e densità, nonché il colore, la trasparenza e le correnti marine con deduzione della direzione e della velocità, anche in profondità. Le ricerche furono eseguite con la solita competenza, accuratezza e precisione di Gustavo Mazzarelli che raccolse una gran quantità di prezioso materiale non tutto però, opportunamente analizzato anche per mancanza di mezzi: i campioni raccolti sul fondo del mare con circa 700 dragate e conservati presso l’Università di Messina andarono distrutti con i primi bombardamenti aerei della città. Secondo il Suo stile, essere sempre all'avanguardia nell’uso dei mezzi moderni, nello studio delle correnti marine bandì il metodo delle bot¬ tiglie galleggianti utilizzando solo i correntometri, allora molto poco usati in Italia. In tal modo spetta a Mazzarelli il merito di aver precisato l’andamento delle correnti in quasi tutti i mari italiani: Egli trovò va¬ riazioni delle direzioni delle correnti, con il tempo e con la profondità, anche nelle zone dove si riteneva che fossero costanti. 10 Commemorazione Con gli altri dati analizzati potè ricavare: la distribuzione della tem¬ peratura con la profondità del mare; il colore prevalente dei mari italiani (il n. 3 della gamma di Forel); la variazione della trasparenza; la corretta influenza della rifrazione dell’aria sulle misure di altezze degli astri; ecc. Meritano di essere ricordati altri lavori di Gustavo Mazzarelli, pre¬ cisamente quelli: sul terremoto dell'Egeo del 12 ottobre 1856 e due studi a carattere geografico, rispettivamente sul Golfo di Bomba (Libia) e sugli atlanti del geografo napoletano deH’800, Bernardo Marzolla. La nota sul terremoto dell'Egeo, eseguita non per riflesso dell'av¬ ventura vissuta da bambino ma per indicazione del Prof. Agamennone, rappresenta soltanto un riassunto di quella che « per difficoltà finan¬ ziarie » non potè pubblicare in extenso; una stessa difficoltà incontrò, e nemmeno riuscì a superare, per il rilievo sottomarino della regione della sommersa isola Ferdinandea. La Commissione giudicatrice degli esami per la Libera Docenza se¬ gnalò esplicitamente la nota sul Golfo di Bomba « come indizio di buon osservatore ed a riprova della sua svariata cultura », riprova che si ha specificamente anche dalle altre due ultime note citate. La stessa Commissione espresse il seguente giudizio sulle capacità didattiche di Mazzarelli « la lezione riguardante i movimento del mare, fu chiara, ordinata e corredata degli elementi necessari per prospettare efficacemente all'uditorio l’argomento ». Per le registrazioni ottenute al Fusaro durante i sette anni di per¬ manenza all'Osservatorio il Mazzarelli riuscì a pubblicare solo i risultati relativi all'evaporazione, alle variazioni di livello e ai movimenti delle acque del lago, ottenendo interessanti conclusioni anche per la connes¬ sione del lago con il mare mediante due canali. Nel bombardamento aereo di Sapri del 15 agosto 1943 andò, invece, perduto il manoscritto relativo alla parte più importante dello studio, quella sull’andamento della temperatura del lago collegata alle condizioni meteorologiche dell’aria circostante e del mare. In un breve riassunto l'autore accenna sommariamente ai risultati conseguiti e si deve con¬ cludere che è stato un vero peccato che Egli non abbia potuto più rifare lo spoglio delle registrazioni per riscrivere il lavoro perduto: spoglio, peraltro, che gli era costato un lavoro lungo e fastidioso. Per tutt’altro motivo non gli fu possibile portare a termine uno studio sul clima di Messina, iniziato nel 1932 in occasione del cinquan¬ tenario dell'Osservatorio della città. Quando da questo si staccò l'Istituto di Fisica Terrestre il responsabile del Centro Aerologico dell'Aeronautica, al quale erano rimasti tutti i dati, gli impedì di trascrivere quelli relativi Gustavo Mazzarelli 11 all’ultimo decennio. Riporto questa notizia perché credo che non si stigma¬ tizza mai abbastanza il comportamento antiscientifico di certi rappre¬ sentanti del potere» la cui prepotenza aumenta con l'aumentare della loro incompetenza e della loro incapacità scientifica. Gustavo Mazzarelli sperimentò anche cosa significa dover svolgere la ricerca scientifica e occuparsi contemporaneamente di pratiche buro¬ cratiche e amministrative. Fra l'altro Egli dovette occuparsi della costru¬ zione della nuova sede dell'Istituto di Fisica Terrestre di Messina e del relativo trasferimento di tutta l’attrezzatura scientifica, compresi ben cinque sismografi meccanici: l'operazione lo tenne occupato interamente per oltre due anni, durante i quali dovette abbandonare la ricerca. Gustavo Mazzarelli, uomo attivo e lavoratore, sempre disposto a oc¬ cuparsi in prima persona di tutto, sensibile e rispettoso della personalità degli altri, restìo ad imporsi anche sul piano strettamente scientifico, non poteva preoccuparsi di tenere attaccati a sé dei giovani, rinunziò perciò alla formazione di allievi anche se ha sempre dato tutto per migliorare le conoscenze di coloro che frequentavano i suoi corsi. Del resto Egli, che ha saputo affrontare animosamente ogni specie di avver¬ sità naturale — dal disastroso terremoto ai pericoli della guerra (af¬ frontati da soldato e da civile); dai vortici marini affrontati su una bar¬ chetta alla vita di alto mare (vissuta da ricercatore e da timoniere) — ha sempre rifuggito da qualsiasi conflitto, o disputa o polemica a carattere personale; incapace di esprimere qualsiasi tipo di egoismo ha saputo solo essere amico di chi l’ha conosciuto, accettando con « filosofia » anche soprusi, prepotenze e ingiustizie. In questa breve conversazione ho cercato di delineare obiettivamente la personalità di Colui che doverosamente stiamo commemorando: è sen¬ z'altro mio demerito se non sono riuscito a mettere bene in evidenza tutte le caratteristiche positive di Gustavo Mazzarelli. Come Uomo ha dimostrato come dovrebbe vivere un essere civile, componente di una comunità sociale: essere cosciente innanzitutto dei propri doveri; giustamente Egli poteva andare orgoglioso — come mi hanno assicurato coloro che l'hanno conosciuto più e meglio di me — di essersi sempre ispirato alla « religione del dovere ». Questa coscienza Egli l'ha sentita maggiormente nell’ambito della famiglia, alla quale si è sentito unito da un affetto completo. Come ricercatore si è dimostrato sempre all’altezza delle situazioni per preparazione generale e specifica, per precisione, accuratezza e ca¬ pacità. I contributi che Egli ha dato nei diversi campi dei quali si è occu¬ pato sono veramente consistenti: ne prendiamo atto con piacere, anche 12 Commemorazione se ciò comporta un dispiacere per il fatto che i riconoscimenti ufficiali ottenuti in vita non sono stati assolutamente adeguati ai Suoi meriti. Anche in occasione della Sua fine si è strettamente attenuto al Suo modo di pensare e di vivere. Infatti già avvisato concretamente di disturbi cardio-circolatori, insieme a quelli caratteristici della non più giovane età, Egli non se ne preoccupò e trascurò di curarsi o semplicemente di riguar¬ darsi, continuando a svolgere regolarmente le Sue attività fino a quando l'organismo non resistè più ed Egli, tranquillamente come aveva affron¬ tato tutti i pericoli, affrontò anche la morte che lo portò via F8 maggio 1977 mentre era amorevolmente assistito dalla sorella, Giannina. Prima di chiudere debbo ricordare che Egli partecipò attivamente alla vita di diverse Società scientifiche; oltre la nostra ricordo le Società Italiane: Geografica, Meteorologica, Sismologica, Geologica e per il Pro¬ gresso delle Scienze. Nel riportare l’elenco delle pubblicazioni del Prof. Gustavo Mazza- relli sono autorizzato dalla sorella, Dott.ssa Giannina, a comunicare che una raccolta rilegata e comprendente le prime 27 di esse viene lasciata a ricordo di Lui alla nostra Società che l'ha annoverato fra i suoi Soci Benemeriti. Lorenzo Casertano Napoli, 26 maggio 1978 ELENCO DELLE PUBBLICAZIONI DEL PROF. GUSTAVO MAZZARELLI 1) Prime indagini sui banchi di corallo nel golfo di Napoli, (in collaborazione con Giuseppe Mazzarelli) . Annali di Idrobiologia e Pesca , Voi. 1°, 1918. 2) Prepariamo le carte di pesca. L’Italia pescarecci, Anno I N. 3, 1918. 3) La distribuzione del corallo nei mari d’Italia. Rassegna di Pesca, Anno III, Fase. 2, 1919. 4) La « secca » del Pampano. Bollettino della Soc. dei Nat. in Napoli, Voi. XXXIV (Serie II, voi. XIV), 1922. 5) Un nuovo tipo di evaporimetro galleggiante. Boll, della Soc. dei Nat. in Napoli, Voi. XXXVI (Serie II, Voi. XVI) 1924. 6) Osservazioni sulla tromba marina apparsa nelle acque di Cuma il 25 agosto 1923. Boll, della Soc. dei Nat. in Napoli, Voi. XXXVII (Serie II, Voi. XVII), 1925. 7) Sulle condizioni fisiche dello Stretto di Messina all’altezza della soglia Gan- zirri - Punta Pezzo, (in collaborazione con C. Scordia). Boll. dell'Istituto Zoologico della R. Università di Messina, N. 5, 1925. 8) Osservazioni eseguite durante la campagna della R. N. « Tritone » nei mesi di agosto - ottobre 1925. Boll, di pesca, di piscicultura e di idrobiologia, Anno II, Fase. VI, 1926. 9) La evaporazione delle acque del lago Fusaro durante gli anni 1923-1926. Boll. dell’Istituto Zoologico della R. Università di Messina, N. 3, 1926. 10) Osservazioni pluviometriche eseguite nel R. Osservatorio idrobiologico del lago Fusaro ( Napoli ) negli anni 1920-926. Boll. dell'Istituto Zoologico della R. Università di Messina, N. 11, 1927. 11) Alcune osservazioni sulle correnti di marea nel canale di Tunisi e nel Me¬ diterraneo Centrale. Ministero della Marina, 1928. 12) I campi di pesca nel Mediterraneo centrale. Atti del Convegno di Biologia marina applicato alla pesca, Messina, 1928. 13) Osservazioni eseguite durante la campagna della R. N. « Tritone » nei mesi luglio - settembre 1926. Boll, di pesca, di piscicultura e di idrobiologia, Anno V, Fase. VI, 1929. 14) Notizie sulla tromba marina formatasi presso l’Isola di Lampedusa il 4 ot¬ tobre 1925. Mem. dell'Istituto di Geografia della R. Università di Messina, N. 1, 1930. 14 Commemorazione 15) Alcuni fenomeni ottici atmosferici osservati in Tripolitania . Mem. dell’Isti¬ tuto di Geografia della R. Università di Messina, N. 2, 1930. 16) Il golfo di Bomba e le regioni adiacenti. Mem. dell’Istituto di Geografia della R. Università di Messina, N. 3, 1930. 17) Gli atlanti geografici di Benedetto Marzolla geografo napoletano della metà del secolo XIX. Mem. dell’Istituto di Geografia della R. Università di Mes¬ sina, N. 4, 1930. 18) Osservazioni sulle variazioni di livello del lago Fusaro (Napoli). Mem. del¬ l'Istituto di Geografia della R. Università di Messina, N. 5, 1931. 19) Notizie preliminari su alcune osservazioni correntometriche eseguite nel basso Adriatico. Mem. dell’Istituto di Geografia della R. Università di Mes¬ sina, N. 6, 193 L 20) Il banco di Pantelleria e il rilievo sottomarino nella regione sud - orientale della Sicilia. Mem. dell’Istituto di Geografia della R. Università di Messina, N. 7, 1932. 21) Osservazioni idrologiche nello Stretto di Messina, (in collaborazione con C. Scordia). Mem di Biologia marina e di Oceanografia, Voi. II, N. 3, 1934. 22) Vortici ed altri fenomeni delle acque dello Stretto di Messina. Mem. di Biologia marina e di Oceanografia, Voi. IV, N. 7, 1936. 23) I campi di pesca nelle acque della Libia , esplorati con la R. N. « Tritone ». S. I. P. S. Riunione XXV, Voi. IV, Fase. 2°, 1937. 24) Osservazioni geofisiche eseguite durante la campagna della R. N. « Tritone » nell’alto Adriatico nel periodo giugno - settembre 1930. Mem. di Biologia marina e di Oceanografia, Voi. V, N. 2, 1937. 25) Altre notizie sulle correnti del basso Adriatico e del golfo di Taranto. Mem. di Biologia marina e di Oceanografia, Voi. V, N. 3, 1937. 26) La pesca sui banchi di spugne esplorati con la R. N. « Tritone » nei mari della Libia e nei paraggi di Lampedusa. Pubbl. del R. Osservatorio di pesca marittima di Ganzirri (Messina), Messina, 1938. 27) I vortici , i « tagli » ed altri fenomeni delle acque dello Stretto di Messina. Atti della Reale Acc. Peloritana - Classe di Scienze fisiche mat e biologiche, Voi. 40, 1938. 28) I vortici dello stretto di Messina e la loro influenza sulla pesca. Atti 2° Con¬ vegno di Biologia marina, Messina, 1939. 29) Nota preliminare sul grande terremoto del Mediterraneo orientale del 12 ottobre 1856. Boll. Soc. dei Nat. in Napoli, Voi. LV, 1944-46. 30) Su un rilievo vulcanico sottomarino al largo della costa meridionale della Sicilia. Boll. Soc. dei Nat. in Napoli, Voi. LV, 1944-46. 31) Ricerche sul colore del mare eseguite tra la Sicilia e la Libia e lungo le coste della Puglia e della Calabria (Parte I). Boll. Soc. dei Nat. in Napoli, Voi. LVII, 1948. Gustavo Mazzarelli 15 32) Ricerche sul colore del mare eseguite tra la Sicilia e la Libia e lungo le coste della Puglia e della Calabria (Parte II). Boll. Soc. dei Nat. in Napoli, Voi. LVIII, 1949. 33) Ricerche sulla trasparenza del mare. Napoli, 1949. 34) Ricerche sulle correnti del mare Mediterraneo tra la Sicilia e la Libia. Na¬ poli, 1949. 35) Esplorazioni scientifiche, applicate alla pesca, dei mari della Libia. Na¬ poli, 1950. FRANCESCO SCARSELLA Ringrazio la Società dei Naturalisti in Napoli che mi ha affidato il compito, che ritengo un onore, di ricordare la figura del prof. Francesco Scarsella che per un decennio, dal 1959 al 1969, ha diretto l’istituto di Geo¬ logia della facoltà di Scienze delFUniversità di Napoli. Questo decennio ha rappresentato un periodo di grande impegno per i numerosi ricerca¬ tori che iniziarono e svilupparono la loro attività scientifica sotto la Sua guida. Infatti intorno al 1960/61 si costituì, nell'allora Istituto di Geo¬ logia e Paleontologia, un gruppo di ricercatori che furono impegnati so¬ prattutto neH'aggiornamento della Carta Geologica d’Italia. Il prof. Scarsella indirizzò gli studi di questi ricercatori nel campo della geologia regionale, dal Lazio meridionale alla Calabria, dando un impulso vigoroso alla risoluzione sia dei problemi di stratigrafia che di tettonica. Questo nuovo indirizzo e la Sua guida, discreta ma sicura, diede in brevissimo tempo risultati apprezzabili. Infatti nel dicembre 1962, a Roma, nel Convegno sul « Paleogene in Italia » organizzato dalla Società Geo¬ logica Italiana, i ricercatori afferenti all'Istituto di Geologia e Paleonto¬ logia di Napoli presentarono molteplici lavori nei quali erano impostati e discussi i più importanti problemi geologici deH’Appennino meridio¬ nale. L'apprezzamento per l'impegno e l'opera di Scarsella per i risultati ottenuti dal Suo gruppo napoletano fu unanime a livello nazionale. I ri¬ sultati complessivi di questo impegno, che è stato costante per tutto un decennio, si compendiano nel rilevamento di sette fogli della Carta Geo¬ logica d'Italia e nella pubblicazione di oltre cento lavori. Sinteticamente i contributi scientifici dati dal gruppo napoletano sono riportati in una nota dal titolo: « Schema geologico dell'Appennino meridionale», presentato al Convegno sul tema: «Moderne vedute sulla geologia dell'Appennino » organizzato dall'Accademia Nazionale dei Lincei; la nota è dedicata appunto al prof. Scarsella che molto ha dato sia come impostazione scientifica dei problemi sia come contributo d’idee. 2 18 Commemorazione Molto egli ha dato, poco ha ritenuto per sé, pubblicando diretta- mente solo alcune note di geologia regionale riguardanti l'Appennino meridionale; anche in queste brevi note si evidenziano le Sue elevate capacità scientifiche. Tra questi studi, va ricordato in particolare quello « Sulla presenza del Lias nell'Isola di Capri » con il quale viene segnalata per la prima volta resistenza del livello a Lithiotis problematica nell'Appennino. Ma il Suo contributo alla conoscenza di cosiddetti « massicci calcarei » me¬ sozoici inizia oltre dieci anni prima con una nota, in collaborazione con il prof. Manfredo Manfredini, in cui viene descritta la successione stra¬ tigrafica del Monte Monaco di Gioia. Due nostri soci, Pietro De Castro e Mario Torre hanno dedicato al Prof. Scarsella, il primo una specie di Cuneolina cretacica, la Cuneolina Scarsellai, il secondo la Rotorbinella Scarsellai, a testimonianza del Suo valido contributo agli studi di stratigrafia dei depositi carbonatici dell'Ap- pennino meridionale. L'attività di ricerca di Scarsella si è esplicitata inoltre con numerosi lavori di geologia regionale. Notevoli sono stati i contributi alla cono¬ scenza della stratigrafia e della tettonica delle successioni affioranti nel- l'Appennino centrale umbro-marchigiano, dove ha eseguito il rilevamento del F° 132 Norcia, e di parte dei fogli 116 Gubbio, e 125 Macerata. Ricco di intuizioni che precorrevano i tempi è il lavoro che illustra i complessi rapporti stratigrafici del « calcare massiccio » e dei depositi di bacino sovrastanti. Agli studi sulla successione umbro-marchigiana seguono quelli riguar¬ danti il Gran Sasso d’Italia e la « zona d’incontro dell'Umbria e del¬ l’Abruzzo ». Queste ricerche portano il prof. Scarsella sia allo studio delle facies marginali delle piattaforme carbonatiche sud-appenniniche, sia al¬ l’analisi delle problematiche tettoniche connesse con la « linea Ancona- Anzio ». Va ricordato inoltre lo studio sui « Filoni sedimentari nel calcare massiccio del Corno Grande » per il suo contributo incisivo alla storia della tettonica sinsedimentaria che ha interessato la successione del Gran Sasso. Le sue esperienze comprendono inoltre studi e ricerche in Sardegna e fuori dell'Italia, in Albania e Africa orientale. Nel complesso ha pub¬ blicato quaranta lavori di cui sei sono fogli della Carta Geologica d'Italia. Le Sue vaste conoscenze scientifiche rappresentavano il punto di ri¬ ferimento dell'attività didattica che Egli ha svolto con impegno ed assiduità. Francesco Scarsella 19 Le esperienze didattiche di Scarsella iniziano nel 1925 nella R. Scuola Commerciale di S. Maria Ligure e continuano fino al 1932 presso il R. Istituto Superiore Agrario di Perugia. Dal 1932 al 1956 è nei ruoli dell’attuale Ufficio geologico d’Italia. È quindi professore di ruolo di geologia a Bari dal 1956 al 1959 e a Na¬ poli dal 1959 al 1969, fin quando cioè viene collocato fuori ruolo. La sua attività didattica non era limitata alle semplici lezioni catte¬ dratiche ma si svolgeva, e con la massima efficacia, durante le escursioni e le campagne geologiche organizzate nelle zone più significative del¬ l’Italia centro-meridionale. Questa visione complessa e integrata di inten¬ dere il ruolo di docente nell’Università mette in luce, ancora una volta, la Sua ricerca costante di trasferire ad altri le Sue lunghe esperienze, le Sue ampie conoscenze nei vari settori della geologia. Ed io reputo che questa operazione sia riuscita soprattutto per le Sue doti umane e di studioso. Oltre che socio della nostra Società, Scarsella aderiva a numerose società scientifiche italiane ed è stato in particolare negli anni 1958-59 presidente della Società Geologica d'Italia e in tale veste ha organizzato la 60a riunione estiva nel Gruppo del Gran Sasso -M.ti Sibillini. Quest’anno, il prof. Francesco Scarsella ci ha lasciato; la notizia della Sua dipartita ha suscitato una profonda commozione nel mondo scienti¬ fico ma ha particolarmente colpito le persone dell'ambiente scientifico napoletano che avevano trovato, ininterrottamente, nella Sua persona un chiaro punto di riferimento in tanti problemi scientifici. Ci si accorge così che la Sua presenza a Napoli è stata, è vero, molto discreta, ma nello stesso tempo molto incisiva; basta un attimo di riflessione per realizzare che non solo i suoi diretti allievi, ed io sono tra quei fortunati, ma anche i più giovani si impegnano oggi in molte¬ plici problematiche scientifiche che rappresentano la naturale continua¬ zione di quelle che vennero tracciate da Scarsella durante la Sua per¬ manenza a Napoli. Consapevole dei suoi ampi meriti, la nostra Società, nel 1970, volle dedicargli una seduta straordinaria in occasione del suo 70° compleanno; un volume speciale della Società ricorda quella occasione. L’iniziativa consentì a tutti noi, qui, di testimoniare ancora una volta i sentimenti di stima e di affetto che ci legavano a Francesco Scarsella. Oggi, questi sentimenti sono presenti in noi, anzi essi sono più consapevoli e più profondi. Tullio Pescatore Napoli, 27 ottobre 1978 ELENCO DELLE PUBBLICAZIONI DEL PROF. F. SCARSELLA 1. (1931) - Sulla geologia della Valle dell’Ussita ( Sibillini settentrionali). Boll. Soc. geol. it., 50 (2), 143-170. 2. (1932) - Le escursioni del XLV Congresso della Società Geologica Italiana in T ripolitania. Boll. Soc. geol. it., 51 (2), LXXXIX-CXXII. 3. (1932) - La diffusione degli strati a Posidonomia alpina nell’ Appennino cen¬ trale . Rend. R. Acc. naz. Lincei, ser. 6, 16 (3-4), 159-163. 4. (1933) - Di una nuova specie di pteropodo nel Miocene appenninico. Boll. Soc. geol. it., 53 (2), 177-181. 5. (1934) - Osservazioni sui terreni marno so'-arenacei compresi nel foglio 132 « Norcia » della Carta geologica d’Italia. Boll. R. Uff. geol. d'It., 59 (4), 23 pp„, 5 ff. 6. (1934) - Nuove osservazioni nella scaglia della zona di transizione della Val- nerina. Boll. R. Uff. geol. d'It., 59 (12), 7 pp. 7. (1936) - Studio geognostico comparativo dei due progetti dell’Ing. M. Ma¬ glietta (1926) per l’integrazione della portata dell’Acquedotto Pugliese. Testo e atlante. (Dattiloscritto - Biblioteca Servizio Geologico d'Italia). 8. (1940) - Note illustrative al rilevamento geologico della regione interessante i giacimenti di ferro dell’ Albania orientale. (In collaborazione con Merla G.). Soc. RIMIFER, Genova. 9. (1941) - Le grandi linee della geologia dell’A.O.I. Annali Africa It., Anno 4, 1. Con 1 c. geol. 1.10.000.000. 10. (1944) - Le sorgenti del fiume Nera e dei suoi affluenti a monte della con¬ fluenza del Velino. Appendice al Cap. VI di: Merla G. - Il Tevere. Geologia e permeabilità dei terreni del bacino. Min. LL.PP., Serv. idrograf., Ptibbl. 22, I, 119-129. 11. (1947) - Nuove tracce di antichi ghiacciai nei Monti Sibillini e nei Monti della Laga. Boll. Soc. geol. it., 64, 1945, 99-102. 12. (1947) - D’un motivo tettonico dell’ Appennino centrale umbro-marchigiano . Boll. Soc. geol. it., 65, 1946, 21-23. 13. (1948) - Sulla geomorfologia dei Piani del Castellacelo e sul carsismo nei Monti Sibillini. Boll. Soc. geol. it., 66, 1947, 28-36. 14. (1950) - Appunti geologici sul Grossetano tra l’Argentario e il Monte Canino. (In collaborazione con Dessau G., Merla G., Signorini R., Trevisan L.). Boll. Boll. Soc. geol. it., 69, 69-76. 15. (1950) - Sui rapporti stratigrafici del «calcare massiccio » (calcare di sco¬ gliera hettangiano) con i soprastanti piani stratificati della serie giura-lias- sica nell’ Appennino umbro-marchigiano. Boll. Soc. geol. it., 69, 96-98. 16. (1950) - Resoconto sommario delle osservazioni geologiche compiute nel medio bacino del Tevere fra Orvieto e Narni. C.N.R., Contributi di Scienze geol., 1, 53-56. Francesco Scarsella 21 17. (1951) - Sulla zona d’incontro dell’Umbria e dell’Abruzzo. Note ai rileva¬ mento geologico compiuto nel 1949 nel foglio 139 - L’Aquila. Boll. Serv. geol. d'It., 71, 194749, 155-165. 18. (1952) - Lumachella di ammoniti nel « Calcare massiccio » di Monte Acuto (Gruppo di Monte Catria). Boll. Serv. geol. d’It., 73, 1951, 7-13. 19. (1952) - Un aggruppamento di pieghe dell’ Appennino umbro-marchigiano. La catena M. Nerone - M. Catria - M. Cucco - M. Penna . Colfiorito - M. Serano. Boll. Serv. geol. d’It», 73, 1951, 307-320. 20. (1954) - Relazioni preliminari sui rilevamenti geologici fatti durante il 1953 nei fogli L’Aquila, Teramo, Civitavecchia, Ariano Irpino. Boll. Serv. geol. d’It., 75, 1953, 795-807. 21. (1955) - Relazione preliminare sul rilevamento geologico fatto nelle tavolette 140-III-NO e NE (Gran Sasso d’Italia) durante la campagna estiva del 1954. Boll. Serv. geol. d’It., 76, 1954, 571-574. 22. (1955) - Relazione preliminare siti rilevamento geologico del Gruppo del Ma¬ tese (fogli: 161 Is ernia; 162 Campobasso; 172 Caserta; 173 Benevento). (In collaborazione con Manfredini M.). Boll. Soc. geol. d’It., 76, 1954, 575-579. 23. (1955) - Calcari titoniani a Calpionella alpina sul Giurassico coralligeno del Gran Sasso d’Italia. Boll. Serv. geol. d’It., 77, 327-332. 24. (1955) - Di un lembo di Paleogene trasgressivo sul Lias inferiore sulla vetta del Corno Grande (Gran Sasso d’Italia). Boll. Serv. geol. d’It., 77, 573-578. 25. (1955) - Di alcune corrispondenze tra rilievo geologico e rilievo gravimetrico nelle Marche, nell’Umbria e negli Abruzzi. Annali di Geofisica, 8 (4), 43-47. 26. (1956) - Il Titoniano a Calpionella alpina sul Giurassico coralligeno del Gran Sasso d’Italia. Boll. Soc. geol. it., 74, 1955 (1), 301-303. 27. (1956) - Lembo di conglomerato paleogenico trasgressivo sul Lias inferiore sulla vetta del Corno Grande (Gran Sasso d’Italia). Boll. Soc. geol. it., 74, 1955, 303-304. 28. (1957) - I rapporti tra i massicci calcarei mesozoici ed il flysch nell’ Appen¬ nino centro-meridionale. Boll. Soc. geol. it., 75, 1956 (3), 115-137. 29. (1959) - Sulla posizione stratigrafica degli scisti silicei attribuiti al Trias medio dell’ Appennino meridionale. Boll. Soc. geol. it., 76, 1957 (3), 53-59. 30. (1959) - Il rilevamento geologico del Gran Sasso d’Italia. Boll. Soc. geol. it., 76, 1957 (3), 64-68. 31. (1959) - « Filoni sedimentari » nel calcare massiccio hettangiano del Corno Grande (Gran Sasso d’Italia). Boll. Soc. geol. it., 77, 1958 (3), 15-27. 32. (1959) - Guida delle escursioni della LX Riunione estiva della Società Geo¬ logica Italiana - L’Aquila 13-19 settembre 1959. 97 pp. 33. (1960) - Giuseppe De Lorenzo. Atti Accademia Pontaniana, n. ser., 9, 345-350. 34. (1961) - Sulla presenza del Lias nell’Isola di Capri . Rend. Acc. Se. fis., mat. e nat. di Napoli, ser. 4, 28, 391-394. 35. (1963) - C.N.R. Gruppo di ricerca per lo studio dell’Italia centro-meridionale : Attività svolta negli anni 1960-61. (In collaborazione con Accordi B., Azzaroli A., Ogniben L., Ruggieri G.). La ricerca scient., Sappi. 1 (5), settembre 1962 265-284, 12 ff. 36. (1936) - Lo stato attuale della Carta geologica d’Italia. Atti Acc. Pontaniana, n. ser., 12, 313-315. 22 Commemorazione 37. (1964) - Bibliografia geologica d’Italia: Lucania . (In collaborazione con Ra¬ pina B.). C.N.R., Commissione per la Geografia, la Geologia e la Minera¬ logia: Bibliografia geologica italiana, 9, Napoli 1964. 38. (1964) - The Central Apennìnes. In: Scarsella F., Merla G., Selli R„ Tre¬ vi sam L, Maxwell J. - Guidebook. International Field Institute: Italy/1964. Pubblicato dal r American Geologie al Institute, Washington. 39. (1968) - Il Trias della parete orientale del Corno Grande (Gran Sasso d’Italia ), (In collaborazione con Alessandrini D., Scandone P.). Boll. Soc. Naturalisti di Napoli, 77, 239-246, 1 f., 1 t. 40. (1971) - Note illustrative della Carta geologica d’ Italia 1:100.000 : Foglio 172 - Caserta, Serv. Geo!, dlt. CARTE GEOLOGICHE F. 132 ~ Norcia. 1941. In collaborazione: F. 116 - Gubbio. 1952. » 124 - Macerata, I ed. 1933 . » 139 - L’Aquila. 1955. » 140 - Teramo 1963. » 218 - Isili. 1976. » 219 - Lanusei. 1960. Direttore del rilevamento: F. 124 - Macerata, Il ed. 1967. » 161 - Isernia, II ed. 1971. » 185 - Salerno, II ed. 1969. » 209 - Vallo della Lucania, li ed. 1969. » 210 - Lauria, II ed. 1970. Condirettore di rilevamento: F. 197 - Amalfi, II ed. 1965 (con A. Moretti). » 199 - Potenza, II ed. 1969 (con A. Valduga). Boll. Soc. Natur. Napoli voi 87, 1978, pp. 23-26, tab. 1 Amminoacidi liberi nel tessuto muscolare di sei specie di gasteropodi marini Nota del socio Felice Senatore (*), di Franco Zollo (*) e di Gira Gaglione (Tornata del 28 ottobre 1977) Riassunto . — Si riportano i risultati di un’indagine sugli amminoacidi liberi presenti nel muscolo di alcuni gasteropodi molto comuni nelle acque del golfo di Napoli. La glieina è risultato l'amminoacido più abbondante. Summary. — In this paper we report on thè aminoacids composition of adductor muscle of six species of gastropoda collected in thè gulf of Napoli. Glycine is thè predominant amino acid. Molti invertebrati, ed in particolare quelli d’origine marina, mostrano un’elevata concentrazione d’amminoacidi liberi che agiscono come inibi¬ tori della stimolazione dei tessuti nervosi (Walker et ah, 1975; Azanza, Walker, 1975) e costituiscono un importante fattore nel meccanismo del- l'osmoregolazione (Potts, 1958; Bricteux-Grégoire et a., 1964 a, 1964 b; Campbell e Speeg, 1968; Schoffeniels e Gilles, 1970; Bedford, 1971; Hiripi e Osborne, 1976). Il primo isolamento d'amminoacidi nei molluschi risale al 1885 quando da Pecten irradians (Chittenden, 1885) fu isolata la gli- cina. Successivamente da Eledone moschata (Ackermann, 1922) e da My- tilus edulis (Ackermann et ah, 1922) fu isolata l’arginina. Florkin (Florkin, 1966), con il metodo di dosaggio microbiologico, ha determinato gli am¬ minoacidi nel muscolo di tre specie di bivalvi e di quattro specie di ga- steropidi. In questo campo la tecnica più efficiente è l'analisi automa¬ tica su colonna a scambio ionico (Bricteux-Grégoire, 1964 a; Bricteux- Grégoire, 1964 b; Spackman et ah, 1958); con tale metodica sono stati se¬ parati ed individuati gli amminoacidi liberi presenti in alcuni gasteropodi e molluschi bivalvi (Campbell e Speeg, 1970; Peterson e Duerr, 1969; (*) Istituto di Chimica Farmaceutica e Tossicologica - Via L. Rodino, 22 - Napoli. 24 F. Senatore , F. Zollo e C. Gaglione Campbell e Speeg, 1968). In questa nota vengono riportati alcuni dati pre¬ liminari sul contenuto in amminoacidi liberi presenti nel muscolo di sei specie di gasteropodi marini viventi nel golfo di Napoli. Per adsorbimento su resina scambio cationico fortemente acida e successiva eluizione con NH4OH 2 N dall'estratto idroalcoolico del muscolo di ciascun gastero- podo è stata separata la frazione amminoacidica. Gli amminoacidi liberi presenti in tale frazione sono stati analizzati con un amino acids analyzer ed i risultati sono riportati nella tabella I. Nei gasteropodi esaminati non TABELLA I Ammontare relativo degli amminoacidi liberi nel muscolo di sei specie di gasteropodi marini (*) Haliotis lameltosa Murex trunculus Patella coerulea Purpura haema- stoma Tur rit ella commu- nis Vulgoce- rithium vulgatum Lys 3.7 3.7 1.3 1.8 0.4 6.0 His 1.3 3.4 0.3 1.2 T 1.9 Arg 38.9 7.9 0.4 6.5 11.0 12.7 0-Ala ... --- 11.0 ... Asp 2.2 6.5 2.2 6.8 4.4 13.1 Thr 1.2 0.7 T T Ser 3.0 12.6 3.6 21.8 6.6 8.9 Giu 8.5 4.3 10.3 6.4 23.3 14.7 Pro 2.4 9.6 21.8 6.9 1.4 3.2 Gly 20.3 18.6 25.1 26.9 28.3 18.3 Ala 9.4 17.7 17.5 13.9 19.8 14.4 Val 2.5 3.4 1.6 3.2 3.3 1.5 Met 1.3 3.0 0.4 0.8 1.2 Ileu 1.4 2.8 1.0 0.8 0.5 0.8 Leu 2.3 3.8 1.4 1.6 1.1 1.6 Tyr 0.9 1.8 0.7 0.8 ... 0.8 Phe Amminoacidi to¬ 0.7 0.9 0.6 0.5 0.8 tali (**) 370 256 230 329 230 418 (*) moli/100 moli; T = tracce; --- assente. (**) ptmoli/g peso fresco. è stata riscontrata la presenza di amminoacidi non proteici. Ciò è stato dimostrato mediante cromatografia bidimensionale su strato sottile ed elettroforesi su carta. Tuttavia nella Patella coerulea è stata identificata la (B-alanina e ciò in accordo con altre ricerche sul philum dei molluschi (Simpson et al., 1959). L'amminoacido più abbondante in cinque specie è Amminoacidi liberi nel tessuto muscolare, ecc. 25 risultato la glieina mentre nel YHaliotis lamellosa Famminoacido più ab¬ bondante è l’arginina. Poi, in ordine, seguono Falanina, abbondante in Murex trunculus, V ulgocerithium vulgatum e Patella coerulea, e l’acido glutammico, quest’ultimo particolarmente abbondante nella Turritella communis. Per questo gasteropodo notiamo che l’arginina, l'acido glu¬ tammico, la glieina e Falanina costituiscono oltre F 82 % degli ammino¬ acidi liberi totali. L’abbondanza della glieina più che ad un fattore d’ori¬ gine alimentare può essere dovuta al fatto che essa è un effettore osmo¬ tico assieme alla taurina ed alla glicinbetaina. La quantità d'ammino¬ acidi basici nella Patella coerulea è bassa (2%) mentre la prolina risulta il secondo amminoacido in ordine d’abbondanza dopo la glieina e prima dell’alanina. Parte sperimentale Il muscolo di ciascun gasteropo (50 g) è stato omogeneizzato e, suc¬ cessivamente, estratto con EtOH acquoso al 70% (3 x 0.41). Gli estratti idroalcoolici, riuniti e portati a secco su b.m. a pressione ridotta, sono stati dibattuti con Et20 per allontanare la frazione lipidica. La fase acquosa è stata dializzata (Amicon CF 50A ultrafilter) per allontanare le sostanze con peso molecolare superiore a mille e poi, dopo acidificazione, è stata passata su colonna Dovex 50W (50-100 mesh, x 2, H+ Fluka). La colonna è stata prima lavata con acqua deionizzata e poi eluita con NH4OH 2 N. L’eluato alcalino, dopo acidificazione, è stato portato a secco su b.m. a pressione ridotta. Il dosaggio è stato eseguito con un amino acids analyzer Beckman model 116 seguendo la metodologia degli idro¬ lizzati proteici. La cromatografia bidimensionale su strato sottile (Kie- selgel 60 F - 254, 0.25 mm, Merck), con n-BuOH: HAc: H20 (12:3:5) e PhOH : H20 (3:1) come eluenti, è stata confrontata con una mappa pre¬ parata in precedenza. Come rivelatore cromogeno è stata usata la nini- drina allo 0.1 % in acetone. Con tale reattivo la (Falanina dava una colo¬ razione brunastra e risultava presente solo nella Patella coerulea. Le stesse indicazioni si ottenevano in seguito ad elettroforesi su carta What- man 3MM applicando una d.d.p. di 50 V/cm per 45’ con tamponi a pH 3.6 e 6.5 con un High Voltage Electrophorator Gilson model D. Ringraziamento Gli Autori ringraziano la Stazione Zoologica di Napoli che ha fornito i gasteropodi e la signorina G. Travaglione dell'Istituto di Chimica Orga¬ nica e Biologica per le misure elettroforetiche effettuate. 26 F. Senatore, F. Zollo e C. Gaglione BIBLIOGRAFIA Ackermann D., 1922 - Uber die extrakt stoffe von Mytìlus edulis. Z. Biol., 74, pp. 67-76. Ackermann D., Holtz F., Kutscher F., 1922 - Uber die extraktstojfe von Eledone moschata. Z. BioL, 77, pp. 241-244. Azanza M. J., Walker R. J., 1975 - GABA-Receptor interactions ; models in Helix aspersa neurons, Comp. Biochem. PhysioL, 50 C, pp. 155-161. Bedford J. J., 1971 - Osmoregulation in Melanopsis infasciata . Comp. Biochem. PhysioL, 40 A, pp. 899-910. Bricteux-Grégoire S., Duchateau-Bosson G., Jeuniaux C., Florkin M., 1964 a - Constituants osmotiquement actifs de muscles adducteurs de Mytilus edulis adaptée à Veau de mer ou à l’eau saumàtre. Arch. Interri. PhysioL Biochem., 72, pp. 116-123. 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Napoli voi. 87, 1978, pp. 27-32, figg. 2 Recettori mitocondriali per la triiodotironina Nota di Fernando Goglia (*), Janine Torresani (**), Antonio Barletta (*), Sergio Di Meo (*), Giovanna Liverini (*) e del socio Teodoro De Leo (Tornata del 16 dicembre 1977) In questi ultimi anni sono stati ipotizzati diversi meccanismi d'azione delle iodotironine (tetraiodotironina o tiroxina, T4 , e triiodotironina, T3) a livello cellulare-molecolare: i più accreditati sono quelli di azione a li¬ vello dei nuclei e dei mitocondri (1). Proteine nucleari capaci di legare specificamente la T3 con limitata capacità ed alta affinità, nonché con notevole significato fisiologico, sono stati evidenziati recentemente (2, 3, 4, 5). Nel 1975 Sterling e Mxlch (6) pubblicarono una loro ricerca intesa a dimostrare 1’esistenza di proteine analoghe nei mitocondri; in questo anno Greif (7) ha comunicato di non essere stato in grado di confermare tali risultati. Nella presente comunicazione riferiamo una metodica originale che permette di ottenere risultati riproducibili e di evitare gli inconvenienti riscontrati da Sterling e Milch (6) e che potrebbero aver condotto Greif (7) a non essere in grado di confermare i risultati di tali autori. Parte sperimentale Le ricerche sono state eseguite utilizzando ratti maschi Wistar di 250 + 20 g, alimentati dallo svezzamento con la dieta Standard Mil-Rattì della ditta Morini (S. Polo d'Enza, R. E.) e sacrificati per decapitazione. I mitocondri, isolati dal fegato di tali animali, purificati secondo il me- (*) Istituto di Fisiologia Generale delFUniversità di Napoli. (**) Institute de Biochimie Médicale, Faculté de Médicine - Università de Marseille. 28 F. Goglia e coli todo descritto da De Leo e coll. (8) furono sottoposti, infine al processo di swelling mediante incubazione in una soluzione di tampone fosfato 0,1 M, pH 7,4, per 15' a 0°C. Un’aliquota dei mitocondri swollen fu utilizzata direttamente. Una altra fu frazionata con la seguente metodica: gli organuli furono sot¬ toposti a shock osmotico per incubazione per 15' a 0°C, in tampone fo¬ sfato 0,005 M, pH 7,4, recuperati per centrifugazione a 105000 x g x 1 h, ed, infine, congelati per una notte. Si sospesero, poi, tali organuli nel tam¬ pone fosfato 0,005 M per 30' a 0°C e il tutto fu centrifugato di nuovo a 105000 x g x 1 h, ottenendo un residuo costituito dalle membrane mito- condriali ed un supernatante costituito dalle matrici. Il residuo fu in¬ cubato in una soluzione di Triton X-100 allo 0,5 % (v/v) per 10-15' a 0°C; successivamente si diluì con tampone TRIS-HC1 0,05 M, pH 7, in modo che le membrane derivanti da 1 grammo di fegato fossero sospese in 1 mi, e il tutto fu centrifugato a 105000 x g x 1 h. Il supernatante ottenuto da tale centrifugazione fu denominato « estratto mitocondriale grezzo ». Aliquote di 0,5 mi di mitocondri swollen sospesi in TRIS-HC1 0,05 M pH 7, di matrice o di estratto mitocondriale grezzo, furono incubate per 1 h a 0°C con quantità scalari di 125 1-T3 in modo da ottenere concen¬ trazioni da 0,1 a 1 nM. Nei campioni contenenti le più elevate quantità di ormone radioattivo fu addizionata T3 non marcata in quantità 1000-2000 volte superiore, per determinare i siti di legame non specifici. Alla fine dell'incubazione si addizionò la resina a scambio ionico Dowex-I (forma clorurata) e si centrifugò a 5000 r.p.m. x 10'. Si dosò, infine, la radioat¬ tività sia nel residuo (ormone libero) che nel supernatante (ormone le¬ gato), mediante un gamma counter della Gammatom S.p.A. La costante di associazione Ka fu determinata secondo il metodo di SCATCHARD. Risultati La determinazione della costante di associazione (Ka) della T3 con siti di legame specifici localizzati nei mitocondri non appare possibile allorché si utilizzano gli organuli non frazionati: riportando i valori del rapporto B/F fra l’ormone legato (B) e quello libero (F), in funzione dell'ormone legato (B), si ottengono curve orizzontali o leggermente ascen¬ denti, il che indica che al crescere della quantità dell’ormone legato il rapporto B/F non decresce o addirittura aumenta. La Fig. 1 riporta un tipico tracciato ottenuto con i mitocondri swollen. Recettori mitocondriali per la triiodotironina 29 Appare, viceversa, perfettamente possibile la determinazione della Ka allorché si utilizza Festratto mitocondriale grezzo, mentre usando la ma¬ trice i risultati non sono differenti da quelli già riferiti per i mitocondri interi. La Ka calcolata per Festratto mitocondriale grezzo è di 2,6 ± 2 x IO10 M Il valore è riportato senza la sottrazione dei siti di legame non spe¬ cifici. L'aggiunta di quantità 1000 2000 volte superiore di ormone B ^ pM x 1(T6 T3 legata ^ Fig. 1. — Interazione tra la T3 e i mitocondri swollen. La miscela d’incubazione era così composta: 125 1-T3 0,1-1 nM; 0,5 mi di sospensione mitocon¬ driale in TRIS-HC1 0,05 M, pH 7. « freddo » non portava costantemente ad un abbassamento dell’incorpo¬ razione della T3 marcata; in alcuni casi si otteneva, anzi, un lieve aumento. La determinazione della Ka utilizzando Festratto mitocondriale grezzo fu eseguita anche in presenza di 3, 3', 5' Triiodotironina (T3 reverse); si è ottenuto lo stesso valore della Ka, con una più elevata riproducibilità dei risultati (Fig. 2). 30 F. Goglia e coll. Discussione I nostri risultati mostrano che, utilizzando estratti ottenuti dalla membrana mitocondriale mediante tensioattivi, è possibile evidenziare siti di legame specifici per la T3 localizzati nei mitocondri e calcolare la relativa costante di associazione, che risulta pari a 2,6 + 2 x IO10 M~\ Tale valore è più elevato di quello riferito da Sterling (2 x IO9 M per frazioni mitocondriali preparate dalle membrane. Il grafico riferito Fig. 2. — Interazione tra la T3 e l'estratto mitocondriale grezzo (Scatchard plot). I dati non sono corretti per i siti non specifici. La miscela d'incu¬ bazione era così composta: 125 1-T3 0,1-1 nM; 0,5 mi di estratto mito¬ condriale grezzo in TRIS-HC1 0,05 M, pH 7, T3 reverse 0,1-1 pM. dal predetto Autore per il calcolo di tale costante fu ottenuto, però, per estrapolazione dei dati relativi ai valori più bassi di B, in quanto solo con tali dati Sterling otteneva una curva discendente. Tale estrapola¬ zione fu giustificata dall’Autore con l'ipotesi che l'estratto mitocondriale contenesse siti di legame non specifici in quantità tale da rendere la curva, per successivi incrementi della T3 , orizzontale. Noi abbiamo, vice¬ versa, ottenuto rette discendenti per tutti i valori della T3 e ciò ci fa Recettori mitocondriali per la triiodotironina 31 ritenere che il nostro metodo di preparazione dell’estratto mitocondriale da noi originalmente usato faccia rimanere inalterati i siti specifici di legame della T3 . La tecnica usata da Sterling e coll,, quella della soni- cazione, potrebbe, viceversa, provocare il distacco di particelle o com¬ plessi proteici della membrana e, quindi, con essi anche i siti di legame se sono, come è presumibile e come lo stesso Sterling ammette, delle proteine o dei complessi proteici. L’uso di quantità molto piccole di 125 1-T3 appare preferibile in quanto è possibile che concentrazioni maggiori possano attivare la formazione di altri siti di legame. In accordo con ciò sta l’osservazione che l’aggiunta di notevoli quantità di ormone « freddo » porta ad una incorporazione di T3 uguale, se non maggiore. È possibile d'altronde che la risposta dei siti di legame mitocondriali specifici per la T3 sia di tipo amplificativo. Ulteriori studi sono in corso per cercare di purificare questi siti di legame specifici per la T3 . Gli AA. ringraziano i Sig.ri Auriemma Raffaele, Basileo Giuseppe e Mi¬ chele Caniglia che hanno curato la stabulazione degli animali. BIBLIOGRAFIA 1) a) Tapley D. F., Cooper C., Lehninger A. L., 1955 - The action of Thyroxine on mitochondria and oxidative phosphorylation. Biochim. Biophys. Acta, 18 597-598. b) Prxmack M. P., Tapley D. 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O., 1975 - Thyroìd hormone binding by a component of mitochondrial membrane. Proc. Nat. Acad. Sci. USA, 72, 3225-3229. 7) Greif R. L. - Mitochondrial binding sites for triiodothyronine. Atti del con¬ gresso dell’ATA 53° - Cleveland, Settembre 1977. 8) De Leo T., Di Meo S., Barletta A., Martino G., Goglia F., 1976 - Modification of nucleic acid levels per mitochondrion induced by thyroidectomy or triiodo¬ thyronine administration. Pfliigers Arch., 366, 73-77. 9) Scatchard G., 1949 - The attractions of proteins for small molecules and ions. Ann. N. Y. Acad. Sci., 51, 660-672. La presente nota è stata accettata il 7-10-1978. Boli . Soc. Natur. Napoli voi. 87, 1978, pp. 33-36, fig. 1 La Mauritìa (. Leporicypraea ) valentia (Perry, 1811) della collezione dell’Autore in Napoli Nota del socio Antonio P. Ariani (*) (Tornata del 27 gennaio 1978) Riassunto . — Si enumerano i reperti recenti di Mauritia ( Leporicypraea ) va¬ lentia (Perry, 1811) e si riportano ì dati principali relativi all'esemplare ottenuto dall'Autore. Abstract . — Recent findings of Mauritia ( Leporicypraea ) valentia (Perry, 1811) are listed, and thè main data on thè specimen included in Author's collection are reported. È noto come Mauritia ( Leporicypraea ) valentia (Perry, 1811) 1 fosse considerata, fino a qualche anno fa, uno dei rappresentanti più rari della famiglia Cypraeidae (Gastropoda, Cypraeacea). Questa specie — che per la bellezza e le grandi dimensioni della conchiglia sembra meritare pienamente l'appellativo anglosassone di « prince cowry »: dal sinonimo Cypraea princeps Gray, 1824 — è stata infatti conosciuta per lungo tempo (v. Allan, 1956; Burgess, 1970) attraverso cinque soli esemplari: gli stessi citati dal Melvill (1888) e conservati rispettivamente nel British Museum (due), presso la Koninklijk Zoologisch Genootschap di Amsterdam, nella collezione Saul di Londra e nella collezione Cox di Sidney. Per altro, una serie di reperti recenti — ■ quasi tutti relativi a località inedite per M. valentia — ha reso possibile llmmissione sul mercato col¬ lezioni s beo mondiale di un discreto numero di esemplari, due dei quali, almeno, sono giunti in Italia. (*) Istituto di Zoologia dell'Università, via Mezzocannone 8, 80134 Napoli. 1 Per l'attribuzione generica e subgenerica della specie mi sono attenuto alla classificazione di Schxloek e Schiloer (1971). 34 A. P. Ariani Questi ritrovamenti hanno inizio nel 1975 con la cattura di due soggetti vivi nelle acque delle Filippine. La notizia, riferita nel n. 11 (voi. XXIII) di Hawaiian Shell News, desta una certa sorpresa, tanto più che, per M. valentia, Schiuder (1965) e Burgess (1970) indicano una distribuzione limi¬ tata allo Stretto di Torres, tra Australia e Nuova Guinea; ma i reperti suc¬ cessivi dimostreranno come l'areale della specie sia, in realtà, molto più ampio. L'anno seguente, infatti, una conchiglia spiaggiata e piuttosto de¬ teriorata di M. valentia viene raccolta a Naseli Beach, nelle Figi (Gilchrist, 1976); nello stesso anno, da dieci a quindici esemplari sarebbero stati rac¬ colti vivi al largo di Punta Engano (Isola di Cebu, Filippine) ed altri — morti o in condizione non precisata — nella stessa località, in Nuova Guinea e a Guadalcanal nelle Salomone (Leehman, 1976). Ancora Hawaiian Shell News dà notizia, nel n. 11 del voi. XXV (1977) di ulteriori ritrovamenti a Punta Engano: i soggetti vengono definiti, in questo caso, « mostly in poor condition ». Sui particolari dei suddetti reperti le informazioni sono piuttosto scarse. Leehman parla genericamente dell'impiego di « bottom nets » senza fornire indicazioni sulla profondità e sul tipo di fondale. Devo alla cortesia del Sig. J. B. Lozet di Marsiglia, rientrato recentemente dalle Filippine — ove ha soggiornato anche a Punta Engano — le seguenti notizie: le M. valentia vi sono state catturate, per la maggior parte, utilizzando par¬ ticolari reti da posta della larghezza di qualche decimetro e della lunghezza di alcune centinaia di metri, che vengono messe a dimora al tra¬ monto e ispezionate il giorno successivo; la specie sembra prediligere un substrato di tipo misto, roccioso-detritico, ad oltre 100 m di profondità. Ben poco si conosce, infine, sulla destinazione degli esemplari. Da Leehman si apprende che una M. valentia è pervenuta alla famiglia Pierson di Noumea (Nuova Caledonia) e che l’acquisto di uno o due esemplari è stato trattato dal collezionista giapponese Taizo Ninomiya; stando ad in¬ formazioni fornite all'A. da quest'ultimo, altri tre esemplari sarebbero giunti in Giappone nel corso del 1976. Lo stesso Leehman cita una M. va¬ lentia in vendita a Sidney ed un’altra, completa delle parti molli, of¬ ferta da un noto negoziante di Manila ad alcuni suoi clienti americani. Posso aggiungere che uno dei primi esemplari rinvenuti a Punta Engano si trova attualmente nella collezione Luigi Raybaudi Massilia in Roma. La M. valentia entrata a far parte della mia collezione, con il n. 360/ CY, proviene dalla stessa località, ove è stata raccolta viva nel 1977 (la data esatta non è indicata nel cartellino originale) e mi è stata procurata dal Sig. D. Cataldo di Torre del Greco (NA). Le dimensioni della conchiglia sono: lunghezza mm 79,7; larghezza mm 57,7; altezza mm 48,1. Il numero La Mauritia (Leporicypraea) valentia (Perry, 1811), ecc. 35 Fig. 1. — Mauritia ( Leporicypraea ) valentia (Perry, 1811), Punta Engano (Cebu, Filippine). Veduta dorsale (in alto) e ventrale (in basso) della conchi¬ glia, x 1. (Fotografie A. P. Ariani) 36 A. P. Ariani dei denti columellari è di 40; quello dei denti labiali di 37. Le fotografie della Fig. 1 mettono sufficientemente in evidenza i caratteri della specie e le splendide condizioni dell’esemplare. BIBLIOGRAFIA Allan Joyce, 1956 - Cowry shells of world seas. Georgian House, Melbourne, 170 pp., 15 tavv. Burgess C. M., 1970 - The Living Cowries. A. S. Barnes & Co. Ine., Cranbury, N. J., 389 pp., 44 tavv. Gilchrist K. J., 1976 - A Cypraea valentia in thè Suva market. Hawaii. Shell News, 24, n. 9, p. 1. Leehman E. G., 1976 - It was a very good year for Cypraea valentia. Hawaii. Shell News, 24, n. 11, p. 11. Melvill J. C., 1888 - A survey of thè genus Cypraea (. Linn .), its nomenclature, geo- graphical distribution and distinctive affinities, with descriptions of two new species, and several varieties. Mem. Proc. Manch. Lit. Phil. Soc., ser. 4, 1, pp. 184-252, 2 tavv. Schilder F. A., 1965 - The geographical distribution of cowries ( Mollusca : Gastro- poda). The Veliger, 7, pp. 171-183, 2 figg. Schilder M. & Schilder F. A., 1971 - A catalogne of living and fossil cowries. Taxo- nomy and bibliography of Triviacea and Cypraeacea ( Gastropoda Prosobran- chia). Mém. Inst. r. Sci. nat. Belg., ser. 2, 85, pp. 1-246, 1 fig., 1 tab. La presente nota è stata accettata Vll-4-1978. Boll. Soc. Natur. in Napoli voi. 87, 1978, pp. 37-50, fig. 1, tavv. 3 Pytine parthenopeia n. gerì, et re sp. (Nodosariidae, F or amini ferida) del Golfo di Napoli (*) Nota del sodo Maria Moncharmont Zei(**) e Franca Sgarrella (**) (Tornata del 27 gennaio 1978) Riassunto . — È stata rinvenuta in campioni di fondo del Golfo' di Napoli una forma uniloculare di Fora minitelo, i cui particolari caratteri ci hanno in¬ dotto ad istituire il nuovo genere Pytine (fam. Nodosa ri idae) . Gli esemplari rin¬ venuti sono stati attribuiti alla nuova specie Pytine parthenopeia , che rappresenta la specie tipo del nuovo genere. Summary. — In bottom samples of thè Bay of Naples a unilocular form of Foraminifera was collected, whose peculiar characters allowed us for thè esta¬ blishment of a new genus, Pytine n. gen. (fam. Nodosariidae) . The specimen^ were ascribed to thè new species Pytine parthenopeia n. sp., whìch represents thè type species of thè new genus. NelFambito delle nostre ricerche sui Foraminiferi del Golfo di Napoli, abbiamo rinvenuto alcuni esemplari di Foraminiferi le cui caratteristiche morfologiche e strutturali non trovano riscontro' in quelle dei generi e delle specie già note. Proponiamo per essi Fisti turione del nuovo genere Pytine di cui Pytine parthenopeia n. sp. rappresenta la specie tipo. Gli esemplari esaminati sono stati ritrovati nei primi due centimetri di alcune carote provenienti da una fitta campionatura del fondo marino effettuata nel Golfo di Napoli (1961-1963) dalla Stazione Zoologica di Napoli per mezzo di carotatore. Gli individui, peraltro molto rari, con guscio' in¬ tero o semidecorticato, sono stati per il momento raccolti nei seguenti campioni: C 107 prof. 114 m 1 individuo C 106 » 130 m 1 individuo C 88 » 230 m 3 individui (*) Lavoro- eseguito con il contributo del C.N.R. (**) Istituto di Paleontologia dell'Università, Largo S. Marcellino n. 10 80138 Napoli. 3 38 M. Moncharmont Zei e F. Sgarrella Descrizione di Pytine parthenopeia n. gen., n. sp. Gen. Pytine n. gen. Origine del nome: dal greco tcutlvtq = bottiglia impagliata. Specie tipo: Pytine parthenopeia n. sp. Diagnosi: Guscio calcareo, uniloculare, a forma di pera. Parete costi¬ tuita da una lamella interna calcitica a struttura radiale e da una sovra¬ struttura esterna costituita da cordoni longitudinali. Le due strutture sono fra di loro collegate da file di pilastri. Nella regione apicale la lamella interna si continua in un collo sottile, ialino, ricoperto da una impalca¬ tura a cestello ad esso collegata tramite sottili lamine trasversali e longi¬ tudinali. Pytine parthenopeia n. sp. Origine del nome : da Partenope, nome greco della città di Napoli. Olotipo : tav. I, fig. 1. Provenienza : Golfo di Napoli. Collocazione : Gli esemplari esaminati si trovano presso l’Istituto di Paleontologia deH’Università di Napoli, Collezione « Foraminiferi del Golfo di Napoli ». Diagnosi: Ved. diagnosi del genere. La nuòva forma presenta guscio molto piccolo; la lunghezza comples¬ siva è compresa tra 250 e 280 micron, la larghezza della loggia è tra 115 e 125 micron. L'esame al microscopio elettronico a scansione di esemplari sia interi che in frammenti ha messo in evidenza i dettagli morfologici e strutturali del guscio, chiarendo quella che, al microscopio ottico, appariva come una complessa ornamentazione. La parete del guscio risulta infatti costituita da una lamella interna calcitica (tav. I, fig. 5) e da una sovrastrut¬ tura esterna formata da 26 robusti cordoni longitudinali molto ravvicinati tra di loro (tav. I, fig. 2). La lamella interna e la sovrastruttura sono sepa¬ rate da una intercapedine di circa 10 micron. Al di sotto dei cordoni si osservano file longitudinali di pilastri, disposti normalmente alla superficie esterna, che collegano le due strutture. Essi si slargano alle due estremità e, in alcuni casi, possono fondersi tra di loro fino a formare delle sottili lamine longitudinali (tav. I, fig. 5). Nella regione apicale del guscio i pila¬ stri si allungano e si inclinano verso l'esterno (tav. Ili, fig. 2). Nella parte apicale del guscio la lamella interna si prolunga a formare un esile collo all'estremità del quale si trova l’apertura. Anche questa re- Pytine parthenopeia n. gen. et n. sp., ecc. 39 gione è ricoperta da una complessa sovrastruttura, che assume qui l'aspetto di un cestello a forma di cono, costituito da sei cordoni longi¬ tudinali e da serie di lamine trasversali e parallele tra loro. Queste lamine, il cui margine esterno è ispessito e arrotondato, collegano tra di loro i pilastri e si congiungono con il collo (fig. 1 nel testo; tav. II, fig. 2). I cordoni sono inoltre sostenuti da sottili lamine fessurate ad andamento longitudinale (fig. 1 nel testo; tav. II, fig. 6) che, come le precedenti, attra¬ versano l'intercapedine e si saldano al collo. Entrambe le lamine appaiono talvolta come formate dalla fusione più o meno completa di pilastri (tav. I, fig. 1, tav. II, fig. 2). La lamella calcitica presenta una struttura raggiata (tav. I, fig. 5; tav. II, fig. 4) di circa 3 micron e mostra le due superfici, interna ed esterna, piuttosto levigate; anche se osservate a notevole ingrandimento, non vi si notano pori. Al centro della base del guscio la lamella interna forma verso Linterno e verso l'esterno della loggia un breve tubicino assiale aperto alle due estremità (tav. Ili, fig. 4, 5, 6). Il diametro dell’apertura, misurata dall’interno del guscio, è di circa 3,5 micron. I cordoni che formano la sovrastruttura esterna, presentano anch'essi struttura raggiata ed hanno uno spessore massimo di circa 1,5-2 micron. Alla base del guscio infine i cordoni sono uniti tra di loro da un cordoncino anulare, al di là del quale essi si fondono due a due (tav. I, fig. 4). In attesa che il rinvenimento di altre specie confermi e chiarisca il valore ed il significato dei caratteri riscontrati in Pytine partenopeia, includiamo il nuovo genere nella famiglia Nodosariidae. Confronti con altri generi I particolari caratteri riscontrati in Pytine parthenopeia ci permettono di stabilire dei confronti con il genere Buchneria da noi recentemente isti¬ tuito su esemplari rinvenuti nel Golfo di Napoli, la cui specie tipo è Buchneria benevestita (Buchner) '. Un carattere comune ai due generi è 1 Di questa specie sono stati da noi rinvenuti, in altri campioni del Golfo di Napoli (C 107, prof. 114m e C 108, prof. 90m), successivamente alla pubblica¬ zione del lavoro, ancora 11 esemplari, che hanno confermato i caratteri già osservati. Abbiamo pertanto ritenuto opportuno riportare qui (tav. Ili, fig. 3) la fotografia di un esemplare nel quale si è riusciti a mettere in evidenza, perfet¬ tamente conservato, il tubo entosoleniano che negli esemplari precedentemente illustrati appariva rotto. Fig. 1. — Pytine parthenopeia n. gen.; n. sp. Porzione apicale del guscio parzial¬ mente decorticata per evidenziare il collo e la relativa sovrastruttura. Abbreviazioni : a — lamella interna; c = cordoni longitudinali; d = collo; l = lamina trasversale; V - lamina longitudinale; p = pilastro. Pytine parthenopeia n. gen. et n. sp.} ecc. 41 quello di presentare la parete del guscio costituita da una spessa lamella interna, calcitica, a struttura raggiata, separata da una sovrastruttura esterna per mezzo di un’intercapedine attraversata da pilastri. In Buchneria benevestita la sovrastruttura è costituita da una lamella continua attraversata da grossi fori a forma di punta di lancia; nel nuovo genere invece la sovrastruttura, come è già stato descritto, mostra una discontinuità molto evidente. Differenze ancora più apprezzabili sono state notate nella regione apicale del guscio, sia per quanto riguarda la sovrastruttura, sia per la conformazione e lo sviluppo del collo. In Buchneria è stato infatti riscon¬ trato che il collo è rappresentato da un tubo-sifone (tav. Ili, fìg. 3) costi¬ tuito unicamente dalla lamella interna e che penetra per breve tratto nel¬ l'interno della loggia. In P. parthenopeia non è presente un tubo entoso- leniano (tav. Ili, fig. 2) ed inoltre il collo è coperto da una complessa impalcatura. Altre differenze sono state notate relativamente ai pori della lamella interna. Buchneria benevestita presenta pochi grossi pori distribuiti se¬ condo file longitudinali, mentre in P. parthenopeia non sono stati riscon¬ trati pori. Ulteriori confronti sono stati fatti con le numerose specie del genere Lagena note in letteratura; alcune di esse potrebbero, così come si in¬ tuisce dalle descrizioni e dalle illustrazioni, avere caratteristiche simili a quelle riscontrate nella specie qui descritta. Ma non è facile istituire un serio confronto ncn avendo a disposizione gli esemplari originali o delle fotografie comparabili tra di loro. L'unica specie che ci permette di fare qualche considerazione più fondata è Lagena foveolata (Reuss) paradoxa Sidebottom. Per questa specie infatti l'Autore parla di una « superstruc- ture » costituita da coste longitudinali e riporta la figura di un esemplare decorticato che mostra chiaramente le file di pilastri, che vengono però definiti nella diagnosi come « spine ». Anche per questa specie soltanto un esame diretto degli esemplari permetterebbe di constatare delle affinità più concrete. Ringraziamo il prof. Piero De Castro per la lettura critica del mano¬ scritto e il dctt. Filippo Barattolo per l'accurata esecuzione del disegno. 42 M. Moncharmont Zei e F. Sgarrella BIBLIOGRAFIA Buchner P., 1940 - Die Lagenen des Golfes von Neapel und der marinen Ablage- rungen auf Ischia. Nova Acta Leopoldina, K. Leop.-Carol. Deutsch. Akad. Naturi., Abhandlungen, n.s., v. 9, n. 62, Halle. Lgeblich A. e Tappan H., 1964 - Sarcodina, chiefly « Thecamoebians » and Fora- miniferida : Treatise on Invertebrate Paleontology Part C, Pratista 2, (ed. R. Moore). Moncharmont Zei M. e Sgarrella F., 1977 - Nuove osservazioni sulla struttura del guscio di Lagena benevestita Buchner ( Foraminiferida ). Boll. Soc. Nat. Na¬ poli, v. 86. Sidebottom H., 1912 - Lagenae of thè south-west Pacific Ocean. Jour. Quekett Micr. Club s. 2, v. 11, n. 70, p. 395, London. La presente nota è stata accettata Vll-4-1978. TAVOLA I FiG. 1. — Pytine parhenopeia n. gen., n. sp. (olotipo); x 400. Fig. 2. — Particolare della fìg. 1 mostrante le file longitudinali di pilastri che collegano i cordoni alla lamella interna; x 1000. Fig. 3. — Particolare della fig. 2; x 3000. Fig. 4. — Veduta della base del guscio mostrante la fusione dei cordoni; x 650. Fig. 5. — Particolare mostrante la struttura radiale della lamella interna (a); vi si nota inoltre la sezione trasversale di due cordoni collegati alla la¬ mella interna da pilastri fusi a formare lamine longitudinali; x 4500. Boll. Soc. Natur. in Napoli, 1978 Moncharmont Zei M. e Sgarrella F. - Pytine parthenopeia, ecc. Tav. I TAVOLA II Fig. 1. — Guscio parzialmente decorticato di Pytine parthenopeia n. gen., n. sp.; x 300. Fig. 2. — Particolare della regione apicale del guscio mostrante la sovrastruttura che ricopre il collo; vi si notano le lamine trasversali (1) che collegano l'impalcatura al collo formato dalla lamella interna; x 1400. Fig. 3. — Esemplare rotto in cui è chiaramente visibile la lamella interna e la sovrastruttura esterna; x 500. Fig. 4. — Particolare della fig. 3 : vi si nota l'intercapedine fra la lamella interna (a) ed i cordoni esterni (c) ; x 2800. Fig. 5. — Particolare della fig. 3; x 1000. Fig. 6. — Particolare della regione apicale opportunamente decorticata per evi- denziare il collo (d) e le lamine (1 e P) di collegamento con la relativa sovrastruttura; x 400. Boll. Soc. Natur. in Napoli, 1978 Moncharmont Zei M. e Sgarrella F. Pytine parthenopeia, ecc, Tav. II TAVOLA III Fig. 1 — Esemplare semidecorticato, mostrante le file longitudinali di pilastri; x 400. Fig. 2. — Particolare della regione apicale del guscio, mostrante la lamella in¬ terna che si prolunga in un collo, senza dar luogo alla formazione di un sifone; x 1000. Fig. 3. — Particolare della regione apicale di Buchneria benevestita (Buchner), mostrante la presenza di un sifone (s) all’interno della loggia; x 700. FIG. 4. — Particolare della fig. 1; si nota il tubicino alla base del guscio; x 1400. Fig. 5. — Particolare deil'interno della loggia; vi si nota alla base il tubicino (t); x 600. Fig. 6. — Particolare della fig. 5; x 3000. Boll. Soc. Natur. in Napoli, 1978 Moncharmont Zei M. e Sgarrella F. - Pytine parthenopeia, ecc. Tav. Ili Boll. Soc. Natur. Napoli voi. 87, 1978, pp. 51-68, figg. 6, tabb. 2, tav. 1 Elementi di analisi territoriale nel bacino del torrente Pagliaro (alto ionio, Calabria) (*) Nota del socio Pier Giorgio Nicoletti e di Thomas Pakos (**) (Tornata del 27 gennaio 1978) Riassunto. — La situazione geomorfologica ed ambientale nel bacino del torrente Pagliaro viene esaminata e descritta nei suoi aspetti principali me¬ diante l'impiego di carte tematiche. In particolare vengono forniti : una carta delle frane e dell'erosione, una carta dell’acclività, una carta delle altimetrie ed una della vegetazione nonché il profilo longitudinale del torrente, quattro sezioni trasversali del bacino, la curva ipsografica ed il rapporto di biforca¬ zione. I terreni affioranti sui due fianchi, pur appartenendo alla stessa forma¬ zione, mostrano un comportamento ed una morfologia differente; tale diffe¬ renza viene almeno in parte spiegata da una certa variazione litologica indotta da successione stratigrafica e da accostamento tettonico. Abstract. — The geomorphological and environmental features in thè Pa¬ gliaro stream basin are investigated and described in their principal aspects through thè use of thematic maps. In particular maps of landslide and erosion phenomena, slope, altitude and vegetation are given along with thè longitudinal stream profile, four transverse sections of thè basin, thè hypsometric curve, and thè bifurcation ratio. The terranes outcropping along thè two sides, though belonging to thè same formation, show different behaviour and morphology. Such difference is at least partly due to some lithological variation caused by stratigraphic suc- cession and tectonic juxtaposition. Introduzione La programmazione dell'uso del territorio presuppone una conoscenza il più possibile completa dei fenomeni geomorfologici che si svolgono nelle (*) Lavoro eseguito presso l’Istituto di Ricerca per la Protezione Idrogeo- logica (C.N.R.) - 87030 Castiglione Scalo (CS) e stampato con il contributo del C.N.R. (**) Kirà Vasilikis 13 - Igoumenitsa - Grecia. 52 P. G. Nicolettì e T. Pakos aree interessate. Da parte nostra abbiamo inteso, avviando l'analisi terri¬ toriale del bacino del torrente Pagliaro, di conseguire due obbiettivi: 1) quello di acquisire un certo numero di dati che possano essere utili a chi debba operare nell’area del bacino; 2) quello di offrire un contributo alla verifica della validità di una recente metodologia di lavoro riguardante il riconoscimento e lo studio delle frane e dell’erosione (Carrara & Me¬ renda, 1974). Per svolgere la ricerca abbiamo fatto largo ricorso alla foto¬ interpretazione. Richiamiamo l’attenzione del lettore sul fatto che tutti i bacini delle fiumare dell’area alto-jonica sono in condizioni di dissesto analoghe a quelle del Pagliaro o in condizioni peggiori. 1. Il bacino, ragioni della sua scelta e posizione geografica Era possibile prendere in considerazione, quale oggetto di studio, unità di vario tipo (geomorfologiche, cartografiche, amministrative). È stato scelto un bacino (unità geomorfologica) per i tre motivi seguenti: 1) i fenomeni da studiare si svolgono entro bacini ed hanno come limiti naturali i relativi spartiacque; 2) numerosi Autori sostengono che il bacino sia l’unità geomorfologica fondamentale (cfr. Chorley, 1969); 3) un bacino è, entro certi limiti, un’unità ambientale in senso lato. Fig. 1. — Collocazione geografica del foglio 222. Una ricognizione sommaria ci indusse a scegliere, tra i molti bacini della zona, quello del Pagliaro; esso occupa parte delle sezioni A e D della tavoletta IV SO (Trebisacce) e della sezione C della tavoletta IV NO (Albidona) del foglio 222 della carta d’Italia dell’I.G.M. (Fig. 1). Elementi di analisi territoriale, ecc. 53 2. Geologia Oltre alle formazioni quaternarie ciottolose e sabbiose, limitate al li¬ torale ed al fondo valle, ed al detrito di frana, i terreni affioranti nel ba¬ cino sono attribuiti nelle tavolette IV SO e IV NO del F. 222 della Carta Geologica della Calabria ad un'unica formazione: il complesso torbiditico (fliscioide) arenaceo-marnoso Mj"‘ (Miocene inferiore). Tale formazione è nota come « flysch di Albidona ». Studi successivi alla compilazione della Carta Geologica della Calabria hanno consentito di contraddire l’attribuzione della formazione al Mio¬ cene attribuendola invece con sicurezza alTEocene (Vezzani, 1966; 1970) e di interpretarla come formazione di riempimento e chiusura di una geo- sinclinale (Ogniben, 1969). Essa si trova, secondo Ogniben (1969), in posizione di completa alloc- tonia insieme con l'intero complesso Liguride al quale viene attribuita. Nelle tavolette citate la formazione M^a viene così descritta: «Nella parte alta si ha un’alternanza di: argille a scagliette color tabacco; silts, marne, arenarie e calcareniti. Queste rocce sono molto meno sviluppate del tipico flysch arenaceo costituito da un'alternanza di: arenarie grigie e grigio-giallastre, spesso gradate; marne siltose verdi, grigio-verdi e grigio¬ giallastre; calcareniti e brecciole gradate grigie; argille plastiche o siltose verdi od ocracee. Frequenti intercalazioni di calcare marnoso grigio chiaro a frattura nodulare. Una di queste (Mc ) è riconoscibile in tutta la zona per la presenza, qualche decina di metri al di sopra di essa, di un oriz¬ zonte conglomeratico intraformazionale, con ciottoli poligenici ... Il com¬ plesso presenta in genere una discreta resistenza all'erosione e può dar luogo localmente a fenomeni franosi anche notevoli. Permeabilità com¬ plessiva da media a bassa ». In campagna si osserva una certa differenza tra i terreni affioranti sui due fianchi della valle. In particolare sul fianco destro, più acclive, affio¬ rano termini litologici prevalentemente areanceo-marmosi con argille su¬ bordinate seppure non scarse mentre il fianco sinistro appare costituito da termini complessivamente più ricchi di argille. Tre faglie intersecano longitudinalmente la parte alta del bacino poco a sud dell'abitato di Albidona ed una quarta faglia interseca a mezza co¬ sta il fianco destro per circa 2/3 della sua lunghezza. Riteniamo che tali strutture abbiano contribuito ad accostare parti a differente consi¬ stenza ed erodibilità della stessa formazione, già di per sé non molto omo- 4 54 P. G. N (coletti e T. Pakos genea causando così, più o meno direttamente, le peculiarità della mor¬ fologia del bacino più avanti descritte. Il corso d’acqua si sarebbe impo¬ stato nella zona di transizione litologica (Tav. 1, Fig. 1). Non riteniamo TABELI Valori pluviometrici f! Stazione Quota Anni G F M A M G s.l.m. mm gp mm gp 1 mm gp mm gp mm gp ! mm gi - Albidona 810 49 129 9 83 8 94 8 56 7 55 6 34 Trebisacce 10 40 86 9 64 7 61 8 35 6 30 5 20 che le altre faglie presenti nel bacino abbiano svolto un ruolo importante ai fini della morfogenesi. Vezzani (1966) definisce «intensamente tettonizzata » la formazione e, per quanto abbiamo potuto vedere, confermiamo pienamente tale defi¬ nizione. 3. Note di idrogeologia e pluviometria Le poche sorgenti presenti nel bacino non sono meritevoli di partico¬ lare interesse. Esse danno acqua in scarsa quantità (portate di magra dell’ordine di alcuni litri/min) e sono spesso turbate dalle frane; l'acqua, inoltre, è di cattiva qualità, almeno dal punto di vista organolettico, e viene usata solo per l'abbeveraggio del bestiame o per l'irrigazione di mo¬ desti appezzamenti di terreno. Lo sfruttamento della falda subalvea, possi¬ bile in teoria, sarebbe notevolmente difficile nella pratica a causa delle caratteristiche di regime del corso d’acqua. 1 Vezzani (1970) distingue nella formazione tre membri: arenaceo-argilloso quello inferiore, calcareo-argilloso-arenaceo quello intermedio e conglomeratico- arenaceo quello superiore. Elementi di analisi territoriale, ecc. 55 La piovosità nel bacino, misurata lungo un arco di tempo di alcuni de¬ cenni, mostra i seguenti valori medi: 915 mm in 77 giorni piovosi ad Aib ri¬ dona e 636 mm in 70 giorni a Trebisacce (tale località è al di fuori del loiERO, 1975, modif.) L A S 0 M D Media annua m j gp mm gp mm gp mm gp mm gp mm gp mm SP ? 3 24 3 54 4 96 6 134 8 139 10' 915 77 2 17 2 45 4 78 7 93 8 95 9 636 70 bacino ma ad esso vicinissima). I mesi più piovosi sono, in ambedue le stazioni e nell’ordine: dicembre, novembre e gennaio. Il mese meno pio¬ voso è, in ambedue le stazioni, luglio, seguito da agosto (Tab. I) (Calcierò, 1975). Gli afflussi medi annui sono dell’ordine dei IO7 me. Rileviamo che il regime del corso d’acqua ed i processi di modella¬ mento dei versanti sono influenzati non tanto dai valori medi delle pre¬ cipitazioni quanto piuttosto dalla loro distribuzione prevalentemente au¬ tunno-invernale. 4. Processi che controllano il modellamento dei versanti 4.1 Classificazione e metodo di studio Per studiare i processi che controllano il modellamento dei versanti ci siamo rifatti alla metodologia elaborata da Carrara e Merenda (1974) sulla base di recenti esperienze metodologiche ed analitiche di Autori di varia nazionalità (Blong, 1973; Brunsdem, 1973; Bemek, 1972; Desio, 1968; Eckel, 1958; Fairbridge, 1968; Nemcok et al., 1972; Panizza, 1978; RybàR et al, 1965; ZAruba & Mence, 1969). In tale metodologia viene adottata una classificazione molto semplice e funzionale dei fenomeni franosi ed erosivi che viene qui di seguito de¬ scritta: 54 P. G. Nicoletti e T. Pakos genea causando così, più o meno direttamente, le peculiarità della mor¬ fologia del bacino più avanti descritte. Il corso d’acqua si sarebbe impo¬ stato nella zona di transizione litologica (Tav. 1, Fig. 1). Non riteniamo Elementi di analisi territoriale, ecc. 55 La piovosità nel bacino, misurata lungo un arco di tempo di alcuni de¬ cenni, mostra i seguenti valori medi: 915 mm in 77 giorni piovosi ad Albi- dona e 636 mm in 70 giorni a Trebisacce (tale località è al di fuori del TABELLA 1 Valori pluviometrici (da Calmerò, 1975, modif.) Quota G F M A M G L A S o N Media annua Stazione Anni mm gp mm gp mm 1 gp I mm gp mm gP R gP mm 1 813 mm | gP mm gP mm j gp mm gp | ' “ mm | gp mm gp Albidona 810 49 129 9 83 8 94 8 56 7 55 6 34 5 ■ 17 3 24 3 54 4 96 6 134 8 139 10 915 77 Trebisacce 10 40 86 9 64 7 61 8 35 6 30 5 20 3 12 2 17 2 45 4 78 7 93 8 95 9 636 70 che le altre faglie presenti nel bacino abbiano svolto un ruolo importante ai fini della morfogenesi. Vezzani (1966) definisce « intensamente tettonizzata » la formazione e, per quanto abbiamo potuto vedere, confermiamo pienamente tale defi¬ nizione. 3. Note di idrogeologia e pluviometria Le poche sorgenti presenti nel bacino non sono meritevoli di partico¬ lare interesse. Esse danno acqua in scarsa quantità (portate di magra dell’ordine di alcuni litri/min) e sono spesso turbate dalle frane; l’acqua, inoltre, è di cattiva qualità, almeno dal punto di vista organolettico, e viene usata solo per l'abbeveraggio del bestiame o per l’irrigazione di mo¬ desti appezzamenti di terreno. Lo sfruttamento della falda subalvea, possi¬ bile in teoria, sarebbe notevolmente difficile nella pratica a causa delle caratteristiche di regime del corso d’acqua. 1 Vezzani (1970) distingue nella formazione tre membri: arenaceo-argilloso quello inferiore, calcareo-argilloso-arenaceo quello intermedio e conglomeratico- arenaceo quello superiore. bacino ma ad esso vicinissima). I mesi più piovosi sono, in ambedue le stazioni e nell’ordine: dicembre, novembre e gennaio. Il mese meno pio¬ voso è, in ambedue le stazioni, luglio, seguito da agosto (Tab. I) (Caloiero, 1975). Gli afflussi medi annui sono dell’ordine dei IO7 me. Rileviamo che il regime del corso d’acqua ed i processi di modella¬ mento dei versanti sono influenzati non tanto dai valori medi delle pre¬ cipitazioni quanto piuttosto dalla loro distribuzione prevalentemente au¬ tunno-invernale. 4. Processi che controllano il modellamento dei versanti 4.1 Classificazione e metodo di studio Per studiare i processi che controllano il modellamento dei versanti ci siamo rifatti alla metodologia elaborata da Carrara e Merenda (1974) sulla base di recenti esperienze metodologiche ed analitiche di Autori di varia nazionalità (Blong, 1973; Brunsden, 1973; Demek, 1972; Desio, 1968; Eckel, 1958; Fairbridge, 1968; NemCok et al., 1972; Panizza, 1973; RybàR et al., 1965; Zaruba & Mencl, 1969). In tale metodologia viene adottata una classificazione molto semplice e funzionale dei fenomeni franosi ed erosivi che viene qui di seguito de¬ scritta: Boll. Soc. Natur. Napoli, 1978 '| 2 a | » 1 3 | ( | 4 [ ^ | 5 a |=o= 7 a indica la presenza di una nicchia fossile presunta. Simboli cartografici dell’erosione 9)Bad-lands; 10) Nicchia di erosione; 11) Torrente in erosione di fondo; 12) Torrente in erosione laterale; 13) Conoide di deiezione. I simboli tipo « a » indicano fenomeni intensi, quelli tipo « b » indicano fenomeni moderati. Simboli vari 14) Strada; 15 Faglie. Fig. 2. — Sezioni trasversali. Fig. 3. — Profilo longitudinale. Boll. Soc. Natur. Napoli, 1978 I Nicoletti P. G. e Pakos T. - Elementi di analisi territoriale, ecc. Tav. I TAVOLA I Fig. 1. — Legenda: Simboli cartografici delle frane 1) Slide; 2) Flow; 3) Fall; 4) Creep; 5) Zona franosa di scarso spessore con fenomeni del tipo o dei tipi indicati entro i cerchietti; 6) Frana non cartogra- fabile del tipo indicato. I simboli tipo « a » indicano fenomeni attivi, quelli tipo « b » fenomeni quie¬ scenti; la presenza di entrambi i simboli indica attività moderata. Elementi delle frane 7) Nicchia; 8) Limite dell’accumulo. I simboli tipo « a » indicano elementi di recente formazione, quelli tipo « b >, indicano elementi di antica formazione, quelli tipo «c» indicano che l’elemento è fossile (se nicchia) o stabilizzato (se limite di accumulo), quello tipo « d -> indica la presenza di una nicchia fossile presunta. Simboli cartografici dell’erosione 9)Bad-lands; 10) Nicchia di erosione; 11) Torrente in erosione di fondo; 12) Torrente in erosione laterale; 13) Conoide di deiezione. I simboli tipo « a » indicano fenomeni intensi, quelli tipo « b » indicano fenomeni moderati. Simboli vari 14) Strada; 15 Faglie. Fig. 2. — Sezioni trasversali. Fig. 3. — Profilo longitudinale. 58 P. G. Nicoletti e T. Pakos 1) Slide - È lo slittamento di una massa di materiale roccioso lungo una o più superfici. Esistono i seguenti tre sottotipi: a) Rotational slide - Lo slittamento avviene lungo una o più super¬ fici più o meno curve di neoformazione. La velocità di traslazione è spesso piuttosto elevata (metri/ora). b) Predisposed slide - Lo slittamento avviene lungo superfici gene¬ ralmente piane e preesistenti. Velocità elevata (metri/min.). c) Sheet slide - È lo slittamento lungo superfici parallele di strate- relli in moto relativo tra loro. Interessa in genere piccoli spessori ed è caratterizzato da velocità bassa (metri/anno). 2) Flow - Un flow è dato dal colamento verso valle di materiali in¬ coerenti. La superficie di scorrimento e la nicchia sono in genere di dif¬ ficile definizione. La velocità presenta ampie variazioni da un caso all’altro. Lo spessore è, in media, di alcuni metri e può sia aumentare verso valle per coinvolgimento di materiali mobilizzabili sia diminuire per perdita d'acqua. Esistono i seguenti tre sottotipi: a) Debris flow - Viene coinvolto detrito roccioso. b) Earth flow - Viene coinvolto materiale litico con abbondante ma¬ teriale sciolto. c) Mud flow - Viene coinvolto solo materiale pseudocoerente che l’acqua muta in fango. 3) Fall - Le frane tipo fall sono quelle in cui il materiale, nel suo moto verso valle, compie almeno un tratto del percorso in caduta libera. La velocità è molto elevata. Comprende i seguenti due sottotipi: a) Earth fall - Il materiale interessato è roccia degradata con pre¬ senza più o meno abbondante di materiale sciolto. b) Rock fall - Il materiale interessato è roccia lapidea. 4) Creep (scorrimento viscoso) - È la deformazione di tipo viscoso (cioè tempo-dipendente) di materiale roccioso non lapideo - creep super¬ ficiale ( debris creep), interessante in genere i suoli in pendio — o anche lapideo — creep profondo ( bending creep), interessante in genere la roccia non alterata. 5) Sheet / Rill erosion - Consiste nel distacco, da parte delle acque dilavanti, di particelle rocciose ed umiche le une dalle altre e nella loro asportazione mediante corrivazione superficiale ( sheet erosion) o incana¬ lamento in piccole incisioni del suolo ( rill erosion) (Fairbridge, 1968). 6) Gully erosion - Consiste nella formazione, ad opera di acque cor¬ renti, di incisioni nel suolo con profondità dell'ordine di vari decimetri (sino ad un metro circa). Questo fenomeno segue i precedenti nel tempo e nello spazio (Fairbridge, 1968). Elementi di analisi territoriale , ecc. 59 7) Bad-lands - Corrisponde approssimativamente ai « calanchi ». È dovuto all'ulteriore sviluppo del fenomeno precedente (ove i terreni coin¬ volti lo consentano) e si presenta sotto forma di incisioni profonde vari metri separate da creste più o meno aguzze (Fairbridge, 1968). 8) Nicchia di erosione - È data da una concentrazione areale di fe¬ nomeni erosivi tale da creare una vera e propria nicchia. 9) Torrente in erosione laterale e/o di fondo - Si ha quando un corso d'acqua erode le sponde e/o il fondo. Il metodo di studio si basa sulla fotointerpretazione geomorfologica integrata da rilevamenti dettagliati di campagna. I dati così reperiti pos¬ sono eventualmente essere trasferiti su un'apposita scheda che, comple¬ tata da ulteriori dati morfometrici reperiti in laboratorio, può essere nor¬ malizzata per l'elaborazione mediante computer. 4.2 Carta delle frane e dell’erosione È stata redatta, impiegando la classificazione ed il metodo citati, una carta delle frane e dell'erosione. La legenda cartografica adottata è quella elaborata da Carrara e Merenda (1974) privata di tutti i simboli non ne¬ cessari per la nostra carta tematica e leggermente modificata per l'esigenza di rendere tutto in bianco e nero laddove essa prevedeva l’uso di diversi colori. Per i fenomeni franosi è stata inoltre preparata una tabella (tab. II) nella quale tali fenomeni vengono censiti evidenziandone alcuni parametri caratteristici. Precisiamo che il creep è presente ovunque nell'area del bacino e che è stato cartografato solo quando produce effetti visibili in tempi dell'or¬ dine degli anni. Precisiamo altresì che la sheet/rill erosion è anch'essa sempre presente mentre la gully erosion è piuttosto diffusa. Ambedue que¬ sti fenomeni non sono stati cartografati per semplicità. Dall’esame della carta (Tav. 1, Fig. 1) ed ancor più da quello della tab. II si rilevano i seguenti dati: 1) la maggior parte dei fenomeni franosi è di tipo slide e precisiamo che si tratta di rotational slides. Seguono, in ordine di importanza, le frane di tipo misto le quali, con una sola ecce¬ zione, presentano caratteristiche di slide nella parte alta e di flow in quella medio-bassa. Ciò è dovuto al fatto che il materiale in movimento si spappola per mancanza di sostegno nel superare il piede della nicchia di distacco e tende poi, essendo imbevuto d'acqua, a fluire verso il basso. 2) La maggior parte dei fenomeni franosi si trova sul fianco meno ac¬ clive, quello sinistro, mentre il fianco destro è interessato da frane solo 60 P. G. Nicoletti e T. Pakos nelle due porzioni estreme, la parte centrale essendo preda in molti punti di erosione intensa. Nel bacino del Pagliaro ed in quelli contigui i movimenti delle frane avvengono, in virtù della ditribuzione delle precipitazioni, nei mesi inver- TABELLA II Censimento eventi franosi Tl Pl P AR A M E T R l~ ^ S 1 id es 86 eventi Flows 6 eventi Fa 1 1 s 1 evento Miste 25 eventi TOTALE: 118 E\L^- — TOTA L 1 -^PARZ 1 A L 1 recente 26 2 1 3 32 intermedia 3 1 - 4 8 co antica 56 3 - 18 77 LU intermedia - - - - - fossile 1 - . - 1 attivo 4.0 5 1 8 54 CD q i n t e r m e d i o 1 0 1 -- 7 1 8 00 O cu quiescent e 35 - - 9 44 03 ^ , ~ -a intermedio 1 - - 1 2 C_D stabilizzato - - - - - O CL incipiente 22 4 - 19 45 o Q- 4— Z3 avanzato 64 2 1 6 73 03 _ CO ^ esausto - - - -- - nali. Conosciamo, per quanto riguarda il Pagliaro, una sola eccezione a questo norma dovuta ad un movimento franoso avvenuto nel mese di agosto 1944. In occasione delle grandi alluvioni, l’ultima delle quali risale ai primi mesi del 1973, accade che numerose frane preesistenti riprendano a muo¬ versi ma anche in quelle circostanze la formazione di frane compieta- mente nuove è un evento abbastanza raro. Durante i periodi invernali « tranquilli », invece, si hanno di norma solo piccoli movimenti riguardanti alcune frane o parti di frana. Le due frane maggiori, quelle attraversate dalla sez. D-D sul versante destro sono probabilmente dovute a cause sismiche o comunque ecce¬ zionali; attualmente sembrano almeno in parte stabilizzate. ó fS 5 62 P. G. Nicoletti e T. Pakos 5. Morfologia, morfometria e note ambientali 5.1 II corso d’acqua ed i fianchi vallivi , acclività ed altimetria Il torrente Pagliaro è una fiumara tipica. L’area pianimetrica del fon- dovalle è di 669.000 mq (pari al 5,3 % del totale) con pendenza media del 15 %; l'alveo di piena è lungo circa km 8,5, quello di magra, più tortuoso, circa km 9,5. La larghezza massima è di m 250. L’orientazione del bacino è, da monte a valle, all'incirca NO-SE. Il fianco sinistro è rivolto per lo più a SO; la sua pendenza media è del 39 % e la sua area pianimetrica di 5.379.000 mq (42,3 %). Il fianco destro è rivolto a NE; la pendenza media è del 44 % e l'area pianimetrica di 6.663.000 mq (52,4 %). La pen¬ denza media è del 41,8 % se si considerano ambo i fianchi ed inserendo nel calcolo anche il fondo valle tale valore scende al 40,4 %. L'intero bacino ha un'area pianimetrica di 12.711.000 mq. La carta dell'acclività (Fig. 2) è stata redatta suddividendo le pen¬ denze in tre classi: P < 25 %, 25 % < P < 50 %, P > 50 %. Non è stata in¬ serita la classe P > 100 % poiché, trattandosi di un flysch tettonizzato con argille piuttosto abbondanti, le aree aventi pendenze superiori ai 45° sono molto limitate e la loro cartografazione non era più possibile nei disegni destinati alla riduzione per la stampa. L’esame della carta delle altimetrie (Fig. 3) e di quella dell’acclività consente di osservare come il fianco destro sia più uniforme, più acclive e più elevato di quello sinistro. Se si confrontano invece la carta dell’accli¬ vità e quella delle frane e dell’erosione si constata come buona parte delle aree con pendenze inferiori al 25 % coincidano abbastanza bene con Elementi di analisi territoriale, eco. 63 testate o con accumuli di frane più o meno recenti e come» d'altra parte» il fianco destro si privo, tranne che alle estremità, sia di frane che di ampie aree aventi P < 25 %. Il fatto che le frane tendano a svilupparsi per lo più su pendìi mode¬ ratamente acclivi è certamente degno di nota ed è già stato recentemente segnalato proprio nel flysch di Albidona: si è trovato infatti nel bacino del torrente Ferro, pure appartenente all'area alto-jonica, che il massimo di frequenza relativa di eventi franosi sviluppantisi in tale fromazione coin¬ volge per lo più pendii aventi 12 % < P < 36 % (Carrara et al., 1977). 5.2 Sezioni trasversali - Profilo longitudinale - Curva ipsografica - Rapporto di biforcazione Sono state eseguite quattro sezioni trasversali del bacino (Tav. 1, fig. 2) le cui tracce sono visibili nella stessa tavola in fig. 1. La loro osser¬ vazione rivela che le zone interessate da frane hanno un profilo tendente alla concavità e talvolta terrazzato mentre le zone in cui predomina la azione dell'erosione tendono alla convessità; in particolare le sez. B-B e C-C mostrano con chiarezza questi caratteri. La sez. A-A a prima vista potrebbe sembrare anomala poiché il tratto relativo al fianco sinistro pur attraversando una zona interessata per lo più da fenomeni erosivi mostra una vistosa concavità nella parte medio-bassa. La presenza di una faglia il cui piano interseca la superficie topografica a q. 550 circa fornisce la spiegazione di questa apparente anomalia. La sez. A-A sembrerebbe anomala anche per quanto concerne il fianco destro, mostrandovi una concavità nella parte alta alla quale non corrisponde alcuna frana. Se¬ condo noi si possono avanzare due ipotesi di spiegazione: 1) la concavità e la successiva convessità sono ambedue dovute al creep oppure 2) esistono nella zona una o più vecchie frane ormai stabilizzate e non più riconoscibili neppure sulle aerofotografie. Si osserva infine che la sez. D-D che attraversa ambedue i fianchi in zone in frana è concava e ter¬ razzata su ambo i lati. È evidente, in base a quanto precede, l'importanza rivestita dalle frane nel determinare le forme dei fianchi della valle. Il profilo longitudinale (Tav. I, fig. 3) del torrente mostra, nella parte medio-alta del corso d’acqua, una serie di variazioni di pendenza la cui successione da monte a valle dà luogo alla formazione di una lieve gibbo¬ sità che interessa un'ampia fascia altimetrica a cavallo dei 400 m: è quindi presente uno stato palese di disequilibrio. 64 P. G. Nicoletti e T. Pakos La curva ipsografica (Fig. 4) indica un ringiovanimento del corso d'acqua con il massimo sviluppo del fenomeno in corrispondenza del corso medio del torrente — coordinate sul grafico (0,45; 0,57) - all’incirca a cavallo dei 450 m di altitudine. Orbene, è interessante rilevare che le sez. trasversali B-B e C-C mostrano esservi sul fianco destro rotture di pen¬ denza intorno ai 500 m ed ai 450 m rispettivamente e sul fianco sinistro una rottura di pendenza intorno ai 400 m in ambedue i casi. h/H La considerazione degli elementi che emergono dallo studio del pro¬ filo longitudinale, della curva ipsografica e delle sez. trasversali nonché la conoscenza del fatto che l'intera regione si trova in fase di sollevamento inducono a pensare che difficilmente i versanti potranno tornare alla sta¬ bilità in tempi brevi. È stato calcolato anche il rapporto di biforcazione (Fig. 5) ordinando gli affluenti ed i subaffluenti del Pagliaro secondo il classico metodo di Strahler (Chorley, 1969). Nel bacino esistono cinque ordini di corsi d’acqua. Sono stati ottenuti: 1) il coefficiente di regressione « b » che coincide, in valore assoluto, con il coefficiente angolare della retta di regressione e che vale, per il Pagliaro, 0,62. 2) fi rapporto di biforcazione « Rb » per il quale vale la relazione: log Rb = b cioè Rb = log1 b. Per il Pagliaro Rb = 4,17. Elementi di analisi territoriale, ecc. 65 5.3 Vegetazióne Nella carta della vegetazione (Fig. 6) sono state distinte le aree se¬ minative da quelle destinate a bosco, a uliveto e da quelle incolte. È però necessario precisare che: 1) alberi radi ed irregolarmente distribuiti sono presenti quasi ovunque nelle zone indicate come « seminativo » ed D z « incolto ». Tali denominazioni indicano pertanto il tipo di vegetazione prevalente nelle rispettive aree. 2) I limiti tra « seminativo » ed « incolto » devono essere considerati piuttosto labili in quanto soggetti a modifiche per azione delle frane (o eventualmente dell'uomo) e ad oscillazioni stagionali. Si noti come la copertura di vegetazione boscosa interessi poche, pic¬ cole aree sul fianco sinistro e come invece essa sia molto più estesa sul fianco destro sebbene qui risulti in più punti intaccata da fenomeni di intensa erosione e dall’azione antropica. 66 P. G. Nicoletti e T. Pakos 5.4 Strutture antropiche Su ciascuno dei fianchi vallivi, all’incirca in corrispondenza degli sparti¬ acque corre una strada che conduce ad Albidona e prosegue poi oltre. Quella del lato destro non è riportata sulle carte topografiche esistenti ed è stata tracciata da noi in Tav. I, fig. 1. L’andamento reale di quella del lato sinistro, da noi riportato, per alcuni tratti non corrisponde a quello tracciato sulle carte esistenti poiché le frane l'hanno spesso coin¬ volta costringendo a variarne il percorso. Ambedue le strade hanno un fondo mediocre. Nella valle vi sono numerose case la cui costruzione o ricostruzione è posteriore alla data di stampa delle carte (1958). L'attività prevalentemente svolta dagli abitanti è l'agricoltura cui è subordinata la pastorizia; ambedue le attività sono ostacolate dalle aspe¬ rità del suolo e dalla scarsezza di acqua. L’emigrazione è notevole. Conclusioni I bacini delle fiumare dell’alto Ionio calabrese presentano in genere un gran numero di frane su tutti i versanti. Nel bacino del Pagliaro, che è in ciò del tutto atipico, le frane si concentrano per lo più sui versanti situati sul fianco sinistro della fiumara, cioè sul fianco ad acclività minore. Secondo uno studio approfondito condotto nel bacino del torrente Ferro (alto Ionio) sembra che nella zona l’esposizione non abbia di per sé un Elementi di analisi territoriale, ecc. 67 peso notevole nell'influenzare la morfogenesi dei versanti (Carrara et al., 1978). Ci sembra ragionevole supporre che i terreni affioranti sul fianco si¬ nistro siano giunti spontaneamente, per le loro caratteristiche intrinseche, a valori di acclività tali da renderli più dissestabili (o effettivamente più dissestati) per frana di quelli del fianco destro (si rammenti quanto detto al par. 5.1). Le attività umane possono poi in tempi storici aver pro¬ dotto un aggravamento della situazione a causa della loro spontanea ten¬ denza a svilupparsi sul fianco più « facile », cioè su quello meno acclive (ma al limite della stabilità o già instabile). Riteniamo possibile, tenendo conto dei dati e degli elaborati presen¬ tati come delle considerazioni sin qui svolte, avanzate qualche ipotesi sullo sviluppo futuro della situazione nel bacino. Secondo noi, se permarranno le attuali condizioni di clima e sfruttamento agricolo, non avverranno mu¬ tamenti di rilievo nella situazione descritta e nel suo modo di evolversi nel tempo. Il bacino, come già rilevato, è chiaramente in condizioni di dise¬ quilibrio e non è quindi ipotizzabile un risanamento spontaneo dello stato dei versanti in tempi storici. Non rientra nei nostri scopi lo studio delle possibilità di un loro risa¬ namento artificiale ma avvertiamo che tentativi di rimboschimento ef¬ fettuati in condizioni simili in bacini contigui (p. es. il Ferro) hanno avuto risultati effimeri a causa del troppo avanzato stato del dissesto. D'altra parte il rimboschimento intensivo, costringendo gli abitanti a cambiare attività e/o a trasferirsi altrove, avrebbe contraccolpi di non lieve entità sul piano socio-economico. Riteniamo che nel programmare l'uso del territorio nel bacino del Pagliaro non si potrà non accettare l'idea della « convivenza » tra l'uomo e le sue attività e le frane (pur con tutti i pericoli e gli inconvenienti con¬ nessi) a meno, ovviamente, di non trasformare la zona in parco naturale, soluzione che inasprirebbe i già grossi problemi socio-economici che afflig¬ gono gli abitanti. A noi è sembrato che l’idea di questa convivenza esista già, tacitamente sviluppata ed accettata di fatto dalla popolazione. BIBLIOGRAFIA Blong R. J., 1973 - A numerical classification of selected landslides of thè debris- slide-avalanche-flow type. Engineering Geol., 7. Brunsden D., 1973 - The application of System theory to thè study of mass mo- vement. Geol. Appi, e Idrogeol., v. Vili, parte I. Caloiero D., 1975 - Le precipitazioni in Calabria nel cinquantennio 1921-1970. I.R.P.I. - C.N.R. 68 P. G. Nicoletti e T. Pakos Carrara A., Catalano E., Sorriso-Valvo M., Reali C., Merenda L., Rizzo V., 1977 • Landslide morphometry and typologiy in two zones, Calabria , Italy. Int. Ass. Eng. Geol. Bull., 16. Carrara A., Catalano E., Sorriso-Valvo M., Reali C., Osso I., 1978 - Digital terrain analysis for land evaluation. Geol. Appi, e Idrogeol. (in stampa). Carrara A. & Merenda L., 1974 - Metodologia per un censimento degli eventi fra¬ nosi in Calabria. Geol. Appi, e Idrogeol., v. IX. Chorley R. J., 1969 - Introduction to fluvial processes. Methuen & Co., London. Demek J., 1972 - Manual of detailed geomorphological mapping. I.G.U. - Comm. geomorph. surv. and mapping, Czech. Acad. Scien., Prague. Desio A., 1968 - Per una classificazione geologica delle frane con particolare ri¬ guardo all’Italia ed, agli eventi idrogeologici. Accad. Naz. Lincei, quad. 112. Eckel E. B., 1958 - Landslides and engineering practice. Highway Research board Landslide Committee. Spec. Rep. NAS-NRC Pubi. 544. Washington. 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Napoli voi. 87, 1978, pp. 69-82, fig. 1, tah. 1, tavv. 3 Presenza nel Golfo di Napoli di Cyclammina cancellata Brady (Foraminiferxda) Nota del socio Raffaele Scorziello (*) (Tornata del 24 febbraio 1978) Riassunto . — In questa nota viene segnalata per la prima volta la presenza nel Golfo di Napoli di Cyclammina cancellata Brady. Sono stati esaminati più di 250 campioni facenti parte di una vasta cam¬ pionatura eseguita nel Golfo di Napoli dalla Stazione Zoologica tra gli anni 1961-63. Essi sono stati scelti per profondità crescenti al solo scopo di rinvenire esemplari di C. cancellata essendo questa una specie che predilige acque pro¬ fonde. L'intervallo di profondità per il Golfo di Napoli è risultato compreso tra m 250 e m 340. È stato fatto inoltre un raffronto tra le condizioni batimetriche della specie vivente con esemplari fossili rinvenuti in sedimenti argillosi mio-pliocenici di alcune regioni italiane e sembra che la distribuzione batimetrica della specie non sia cambiata nel tempo. Summary. — Is here marked out for thè first time thè presence in thè Bay of Naples thè Foraminifera Cyclammina cancellata Brady. Have been examined 250 semples, part of a large sampling carried out by Acquarium of Naples during thè years 1961-1963 in thè Bay. They have been choiced by growing depths with thè only purpose to finde semples of C. cancellata being this species restricted to deep waters. The depth interval infacte for this species in thè Bay of Naples is between 250 and 340 m. Have been compared also thè environmental conditions of thè present species with that fossil, found in italian mio-pliocene clay sequences and it seems that thè bathymetric distribution never chanced through thè time. (*) Museo di Paleontologia annesso all 'Istituto di Paleontologia dell'Univer¬ sità di Napoli, Largo S. Marcellino 10 - 80138 Napoli. 70 R. Scorziello Premessa La presente nota rientra nel campo delle ricerche che la Stazione Zoologica e l’Istituto di Paleontologia deH'Università di Napoli stanno svolgendo da alcuni anni sull’ecologia degli Ostracodi e dei Foraminiferi del Golfo di Napoli ed, ha lo scopo di segnalare la presenza di Cyclam- mina cancellata Brady. Sono stati presi in considerazione più di 250 campioni di cui 200 già esaminati per lo studio dei Foraminiferi, altri 50 scelti per profondità crescenti, comprese tra i 200 ed i 500 m, al solo scopo di trovare esemplari di C. cancellata. Cyclammina cancellata fu istituita da Brady nel 1879 in « Notes on some of thè reticularian Rhizopoda of thè Chanlenger Expedition », su materiale proveniente da dragate effettuate tra i 640 ed i 400 m in varie località come, al largo delle Canarie e delle Indie Occidentali, nello Atlan¬ tico meridionale, nel Sud Pacifico al largo della Nuova Zelanda e del¬ l’arcipelago della Malesia Orientale. Notizie precedenti Sulla distribuzione di questa specie è stata consultata l'ampia lette¬ ratura a disposizione ed i risultati ottenuti sono riportati nella tabella 1. Dall'esame di detta tabella risulta che C. cancellata è una forma che predilige sempre acque profonde. Essa è citata in più punti al di fuori della piattaforma continentale; la minima profondità di rinvenimento è di soli 114 m mentre la massima è di 5800 m. Dalla tabella, per quanto concerne i rapporti della specie con i fattori ambientali non sembra esistere, oltre che per la profondità, una relazione diretta con la temperatura; i rinvenimenti, infatti, corrispondono ad in¬ tervalli di temperatura compresi tra 2°C e 12°C, con una punta minima di 1,2°C come riportato nella tabella. La frequenza della specie risulta sempre estremamente modesta in relazione al volume del sedimento esaminato. Materiale e metodo Il materiale da noi esaminato deriva dai primi 2 cm di 250 carote prelevate nel golfo di Napoli tra gli anni 1961-1963; le carote hanno un Nord Atlantico (Costa sud occiden- Norman (1876) 114 m tale della Groellandia) Presenza nel Golfo di Napoli, ecc. 71 J2 cd C/D 8 fi 3 I « ■si O 'O 2 PQ 0 cd 7d H fi w 0 'G OD *»-' o cd u |2 § 3 u C/D 0) B « M o o 'E o t*-‘ +J <1 fi t-< cd rrì 0) •43 -cd 0 73 a « .fi o P o Si sQ a cd 5 >> o P>> fi £ "d "fi fi •fi a C/3 fi fi Si fi i=i fi C/3 fi Si rfi E pq < m fi CJ u CN fi ON — \D ON cd ft fi 2 ■§ .cd 2 S .g I 8 Ih +-> fi 2 > g S « : 'S fi a rfi ‘S fi fi "fi O ■fi .& ;> M 'd .fi fi cd fi fi3 fi bfl &fi -fi ^ O fi cu Cd ’d 5 § cd fi £ 2 O fi a — .fi -M fi fi S d .2 bo d e o -a o .5 "co C d M-l a .g fi fi F— < 1 m cd "-1 N cd fi Sm Cd s ! d ^ cd j2 B 13 a) -G &H s ;| d 2 o .2 ’E ^ o a cd a è .2 ^ ’n ,-m b N tì d ^ 2 C/3 _ « *s -3 fi 6 •5 m M > cd S I 8 0) M_l tì tì * § o t) & a cd cd cu fi cd cu « S d o cd cd ^ •~i +j o .cd «o ^ &S ti 1! cd cd u 2 .2 13 Ih qj 3 45 e o .5 tì ed •a « S, « ■g | §£ fi tì co .fi 03 « tì tì .2 .2 N ’H o o a) a a d d tì M "”' .2 o d Sm tu M a . cd o d 3 0) o d 3 ’n . 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L'incrostazione dà luogo, in particolare, ad una suc¬ cessione di segmenti (articoli) grossolanamente imbutiformi, facilmente isolabili l’uno dall'altro, sovrapposti, la cui altezza indico con H (Fig. 3); i segmenti sono ampiamente imbottigliati l’uno nell'altro e costituiti da due porzioni: 1) una porzione inferiore, di altezza Hi, corrispondente in prima ap¬ prossimazione, allo spazio tra due verticilli e che perciò si riferisce all’in¬ crostazione del sifone centrale; 2) una porzione superiore la cui altezza indico con Hs, che interessa soltanto i rami di un verticillo. La porzione inferiore di un segmento è costituita da un manicotto sottile che solo approssimativamente ha forma cilindrica; più esattamente il suo vano interno si ristringe lievemente e più o meno gradualmente verso l’alto (intusannulazione) in corrispondenza dell’inizio della parte su¬ periore del segmento, cioè in corrispondenza dell’inserzione dei rami del verticillo; l’intusannulazione, appena accennata nei talli più giovani, si fa più evidente con la crescita. Di pari passo col restringimento del vano in¬ terno, si verifica anche un aumento, altrettanto modesto, dello spessore di questa porzione dell’articolo. L'altezza della porzione inferiore dell’articolo non corrisponde esatta¬ mente alla distanza tra due verticilli, ma è più o meno sensibilmente infe¬ riore a seconda dello stadio ontogenetico del tallo. Ciò è dovuto al fatto che l’incrostazione della porzione inferiore dei rami del verticillo immedia¬ tamente sottostante viene a contatto (o quasi) col sifone centrale per un’altezza proporzionale all'età del tallo, limitando così il protrarsi verso il basso della porzione inferiore dell'articolo successivo (Figg. 9-13). L'inter¬ vallo verticale, lungo il quale l’incrostazione prossimale dei rami tocca il sifone centrale, è funzione dell’inclinazione dei rami stessi la quale di¬ pende, come vedremo, dallo stadio ontogenetico degli esemplari. Le dimensioni e la forma esatta degli articoli variano considerevol¬ mente a seconda dell’età; ciò è anche una conseguenza del fatto (vedi in seguito) che, all'aumentare dell'età del tallo, i pori di uno stesso verticillo assumono inclinazioni diverse più o meno regolarmente alternanti. Negli esemplari giovanili al primo e al secondo stadio di sviluppo, che rappresentano circa il 30 % della popolazione, l’altezza totale degli articoli varia tra 0, 5-1, 5 mm. L'altezza della porzione superiore dell’articolo varia tra 0, 1-0,7 mm e più frequentemente tra 0,2-0, 3 mm. Il diametro interno della porzione inferiore dell’articolo, misurato in corrispondenza del vano Su di una nuova dasicladacea ( alghe verdi), ecc. 99 Praturloneì la salernitana n.gen. n.sp. ““Preparati A. 3519. a. 1 - A. 3519. a. 98 ' — • n % 6-7$ _ • Z-3% • 8$ • 4-5$ g 1 4 », 4 g i j V ' k * * % ¥ É 1 i w 1 1 4 ì k i 1 I W " I 9 1 P g i i « 9 1 f 1 w ' r k M k j i fe é fc g ' % f % 9 \ f % w % V " W ' di (mm) 0,2 0,4 0,6 0,8 1,0 FiG. 6. — Praturlonella salernitana. Variabilità del numero di inclinazioni dei pori nell’ambito di ciascun verticillo (na) e del numero di pori per verticillo (w) in funzione del diametro interno della porzione inferiore dell'articolo (di). Il numero di pori per verticillo è stato misurato direttamente oppure è stato dedotto con metodi grafici a partire da sezioni oblique (vedi pagg. 18-19, 21). Dagli stessi articoli da cui si è rica¬ vato il numero di pori per verticillo, è stato dedotto anche il numero di inclinazioni nell'ambito dello stesso verticillo. Il diagramma tiene anche conto del numero di individui su cui sono state accertate le singole variabilità. L’indagine è stata svolta su 60 articoli. Nella porzione inferiore della figura è riportata la variabilità del numero delle inclinazioni dei pori nell’ambito del medesimo verticillo (na) in funzione del diametro interno della porzione inferiore dell’ar¬ ticolo (e/o del diametro della cavità interna molto prossima a detto diametro), tenendo conto del numero di individui espresso in %. Nella porzione superiore della figura è riportata la variabilità del numero di pori per verticillo (w) in funzione del diametro interno della porzione inferiore dell’articolo (di) (e/o del diametro della cavità interna molto prossima a detto diametro), tenendo conto del numero di individui espresso in °/o. 100 F. Barattolo prossimale dei pori, varia tra 0, 1-0,3 mm. La larghezza della porzione supe¬ riore dell'articolo varia fra 0,4-1, 2 mm. La lunghezza della porzione infe¬ riore dell’articolo varia tra 0, 1-0,8 mm. Il diametro interno della porzione inferiore dell'articolo, misurato in corrispondenza della parte mediana della sua lunghezza, varia fra 0, 1-0,3 mm e con maggior frequenza è di 0,2 mm. Negli esemplari giovanili al terzo stadio di sviluppo, che rappresen¬ tano il 55 % della popolazione, l’altezza totale dell'articolo varia fra 0,75- 2,0 mm. L'altezza della porzione superiore dell'articolo varia tra 0,3-1, 2 mm e con maggior frequenza fra 0,4-0, 5 mm. 11 diametro interno della porzione superiore dell’articolo, misurata in corrispondenza del vano prossimale dei pori, varia fra 0,2-0, 5 mm. La larghezza della porzione superiore del¬ l’articolo varia tra 0,6-1, 8 mm. La lunghezza della porzione inferiore del¬ l'articolo varia fra 0, 2-1,0 mm. Il diametro interno della porzione inferiore dell’articolo, misurato in corrispondenza della parte mediana della sua lunghezza, varia tra 0,3-0, 6 mm e con maggior frequenza è di 0,3. Negli esemplari adulti, che rappresentano il 15 % della popolazione, l'altezza totale degli articoli varia tra 1,25-2,5 mm. L'altezza della porzione superiore dell’articolo varia tra 0,5-1, 4 mm e più frequentemente fra 0,7- 1,0 mm. Il diametro interno della porzione superiore dell’articolo, misurato in corrispondenza del vano prossimale dei pori, varia fra 0,5-0, 8 mm. La larghezza della porzione superiore dell'articolo varia fra 1,2-2 ,2 mm. La lunghezza della porzione inferiore dell'articolo varia fra 0, 2-1,0 mm. Il dia¬ metro interno della porzione inferiore dell’articolo, misurato in corrispon¬ denza della parte mediana della sua lunghezza, varia fra 0, 6-1,0 mm e con maggior frequenza fra 0,6-0, 8 mm. Distribuzione dei pori. I pori sono disposti in verticilli (euspondili) semplici e notevolmente distanziati fra loro: ciò rende difficile stabilire se i pori di verticilli successivi siano in continuità oppure in alternanza; tuttavia è ragionevole supporre che, a causa dell'elevato numero di pori per verticillo, non sarebbe comunque possibile riscontrare alcuna delle due alternative menzionate. La distanza tra i verticilli varia complessiva¬ mente tra 0,4-1, 6 mm; essa dipende soprattutto dallo stadio ontogenetico degli individui e, solo in misura subordinata, dalla variabilità che presen¬ tano esemplari della stessa età (Fig. 5). In particolare, negli esemplari giovanili al primo e al secondo stadio di sviluppo, la distanza tra i verticilli varia tra 0,4-0, 8 mm. I valori più bassi riscontrati in questi esemplari sono però superiori a quelli che si ve¬ rificarono in realtà; questi ultimi non si sono potuti accertare perché la Su di una nuova dasicladacea ( alghe verdi), ecc. 101 calcificazione degli individui si disgrega in articoli con una facilità tanto maggiore quanto minori erano le dimensioni degli individui. La distanza tra i verticilli negli esemplari giovanili al terzo stadio di sviluppo varia tra 0,6-1, 2 mm, e in quelli adulti tra 0,8-1, 6 mm. Stabilire quale sia il numero di rami per verticillo per i vari stadi on¬ togenetici (cioè in funzione del diametro del sifone centrale) è una ope¬ razione piuttosto diffìcile: la difficoltà è dovuta alla particolare forma degli articoli e soprattutto allo svasamento della porzione superiore di essi (l'unica in cui sono ubicati i pori) nella parte alta. Questo parametro, infatti, sarebbe misurabile esattamente soltanto utilizzando sezioni tra¬ sversali o subtrasversali passanti per l’attacco del verticillo: è solo in questo piano che il numero dei pori può essere correlato esattamente con il diametro interno. Poiché questi tipi di sezioni sono del tutto occasionali si è ricorso, al fine di fornire dei dati utili, anche se approssimati, a se¬ zioni trasversali e subtrasversali passanti per la parte più bassa della porzione superiore dell’articolo; inoltre si è ricorsi anche a sezioni oblique in cui il taglio decorre, però, anche nella porzione inferiore dell'articolo successivo. Le sezioni trasversali e subtrasversali, di cui si è detto, sono ricono¬ scibili per il fatto di presentarsi come corone circolari o lievemente ellit¬ tiche che racchiudono uno, due, tre o più anelli concentrici di vani (sezioni di pori) circolari, subcircolari o ellittici (settore E di Figg. 14-16); quelle oblique sono riconoscibili per contenere un uguale numero di semianelli di vani analoghi. Le sezioni trasversali e subtrasversali, passanti per la parte mediana o submediana della porzione superiore dell’articolo sono individuabili perché si presentano, invece, come corone circolari o lievemente ellittiche limitate marginalmente da una festonatura corrispondente al taglio della porzione distale aperta dei pori (settore F di Figg. 14-15). Esemplari adulti tagliati trasversalmente nella porzione più alta dell’articolo, non mostre¬ rebbero la detta festonatura; tuttavia, l’elevato apparente diametro della cavità interna di queste corone circolari denuncia, però, la loro vera entità e le fa trascurare ai fini delle valutazioni in oggetto (settore G delle Figg. 15-16). Gli articoli degli esemplari giovanili al primo stadio di sviluppo, in cui cioè i pori hanno tutti la stessa inclinazione, anche se tagliati ad altezza piuttosto elevata rispetto al verticillo, mostrerebbero un’unica corona di pori circolari; tuttavia, a causa della forte inclinazione dei rami, l'errore che si commette nello stabilire il rapporto tra il numero di rami e il dia¬ metro del sifone centrale è, in prima approssimazione, trascurabile. 102 F. Barattolo Praturìoneì la salernitana n.gen. n.sp, Preparati A » 35 1 9 * a » 1 - A . 35 1 9 . a » 98 - ▲ 1 Ai i • li 2-3 4-5 % A à 1 ■ • 8? - 0 . .... i i 4 k p 1 A 1 v % P à .m, . t à 1 1 1 1 0 j ti V “ 8 5 h - i i 1 k _ A H. m m 8 8 fl p 1 ■ i p 1 é cr ® 1 ■ 1 8 B fl 1 . 1 w m 8 1 * di (mm) 0,2 0,4 0,6 0,8 1,0 Fig, 7. — Praturlonella salernitana. Variabilità del valore della inclinazione (a) dei pori nell'ambito del medesimo' verticillo in funzione del diametro del sifone centrale (di). I triangoli si riferiscono a valori riscontrati in verticilli con pori aventi una sola inclinazione (talli giovanili al primo stadio di sviluppo) o due inclinazioni prossime tra loro (talli giovanili al secondo stadio di sviluppo). I cerchi si riferiscono a va¬ lori riscontrati in verticilli con pori aventi due inclinazioni ben distinte (talli giovanili al terzo stadio di sviluppo). I quadrati si riferiscono a valori riscontrati in verticilli con pori aventi tre o più ordini di inclinazioni (talli adulti). Il diagramma tiene conto anche del numero di artìcoli espresso in % su cui è stata accertata la variabilità; per qualche discordanza tra questo diagramma e quello' di fig. 6, si rimanda a pag. 23. L'indagine è stata svolta su 43 articoli in sezione longitudinale. Fig. 8. — Praturlonella salernitana . Variabilità del numero di inclinazioni dei pori nell'ambito' del medesimo verticillo (no) in funzione del numero di pori per verticillo (w). Il diagramma tiene anche conto del numero di articoli su cui è stata accertata la variabilità. Gli intervalli di per¬ centuale sono gli stessi di quelli del diagramma di fig. 7. Per questo parametro l’indagine si è basata su 93 articoli. Su di una nuova dasicladacea ( alghe verdi), ecc . 103 Anche se i dati ricavati hanno un valore approssimato» essi permet¬ tono di affermare che il numero di pori per verticillo varia a seconda dell'età dell’esemplare; inoltre» che esso, pur presentando una certa varia¬ bilità nell’ambito di ogni stadio ontogenetico» cresce piuttosto regolar¬ mente dagli esemplari più giovani (quelli cioè con diametro interno della porzione inferiore dell’articolo minore) a quelli adulti (quelli cioè in cui il diametro della porzione inferiore dell'articolo assume valori maggiori). Considerando globalmente la popolazione nel suo complesso» il numero dei pori per verticillo varia da 8 a 70 (80?). Più esattamente negli esem¬ plari giovanili al primo e al secondo stadio di sviluppo esso varia appros¬ simativamente tra 8 e 20; negli esemplari giovanili al terzo stadio di svi¬ luppo varia approssimativamente tra 20 e 50; negli esemplari adulti varia approssimativamente tra 50 e 70 (80?). Inclinazione dei pori . I pori di uno stesso verticillo presentano solo in una minoranza di casi tutti la stessa inclinazione; più frequentemente si dispongono secondo due» tre o» raramente, più inclinazioni. L'inclinazione è stata misurata lungo la porzione mediana tubolare, più estesa dei pori e, nel caso di pori lievemente ondulati, nella porzione (generalmente quella iniziale) che presentava una inclinazione costante per un tratto maggiore. Il numero delle inclinazioni, riscontrabili nell'ambito dì uno stesso verti¬ cillo, cresce direttamente in funzione del diametro interno» che qui è as¬ sunto come un indice dell'età degli esemplari. In base alle osservazioni compiute, sembra che, con il crescere del¬ l'età del tallo, cioè al crescere del diametro del sifone centrale» crescono il numero di pori per verticillo (Fig. 6» parte alta) e il numero delle incli¬ nazioni dei pori nell'ambito di ogni verticillo (Fig. 6» parte bassa). Inoltre, l’alternanza delle inclinazioni dei pori di un verticillo tende a farsi sempre più irregolare col procedere dell'ontogenesi. Negli esemplari giovanili al primo stadio di sviluppo» il cui diametro interno è di circa 0,1 mm» i pori presentano un'inclinazione prossima a 30° (Fig. 7). Negli esemplari giovanili al secondo stadio di sviluppo» il cui diametro interno varia tra 0, 2-0,3 mm» i pori di uno stesso verticillo presentano due inclinazioni diverse molto prossime tra loro alternantisi piuttosto irrego¬ larmente: una di circa 25° e l'altra di circa 35° (Fig. 7). Negli esemplari giovanili al terzo stadio di sviluppo, il cui diametro interno varia tra 0,3 0,ó mm» i pori di uno stesso verticillo assumono due inclinazioni differenti più o meno regolarmente alternanti: una di circa 40-50° e l’altra di circa 20° (Fig. 7). 104 F. Barattolo Nella maggior parte degli esemplari adulti, il cui diametro interno varia tra 0, 6-1,0 mm, i pori di uno stesso verticillo assumono tre o più inclinazioni differenti più o meno regolarmente o irregolarmente alternanti. Quando sono presenti tre inclinazioni queste assumono i seguenti valori: una di circa 50-60°, un'altra di circa 20° a un'altra ancora di circa 10° (Fig. 7); quando sono presenti più di tre inclinazioni, l’alternanza si fa sempre meno regolare fino al punto che in alcuni esemplari, in cui si sono riscon¬ trate dimensioni molto elevate, cessa qualsiasi regolarità e i pori di uno stesso verticillo presentano una molteplicità di inclinazioni che da poco più di 90s si spinge fin quasi a IO3. In particolare, negli esemplari adulti, si nota che i pori aventi le due inclinazioni minori non sono, in realtà, divergenti nella loro por¬ zione inferiore, ma risultano, invece, contigui e paralleli per circa la metà della loro lunghezza; subito dopo questo tratto, però, i pori di¬ vergono tra loro assumendo le inclinazioni differenti di cui si è detto. È per questo motivo che i tagli subtrasversali che interessano contem¬ poraneamente la porzione mediana e quella superiore di un articolo (senza interessare, perciò, i pori ad inclinazione maggiore) presentano su di un lato della sezione (quello più basso) un’unica linea di pori, mentre al lato opposto ne presentano due (Tav. XVII, Fig. 1). La presenza di pori con inclinazione differente è messa in evidenza in numerose sezioni longitudinali in cui è possibile seguire per un tratto notevole Fandamento dei pori stessi (vedi per esempio Tav. IX, Fig. 11; Tavv. X-XI; Tav. XII, Fig. 2, porzione superiore della figura; Tav. XIII, Fig. 3). Il fatto che i pori con inclinazione differente facciano parte di uno stesso verticillo è messo in evidenza soprattutto dalle sezioni assiali lie¬ vemente oblique che interessano la porzione prossimale dei pori imme¬ diatamente successivi Tav. IX, Fig. 11; Tav. X, Figg. 4-6; Tav. XI, Figg. 1-2, 5-6; Tav. XII, Fig. 2); questo fenomeno è messo in evidenza anche dalle sezioni trasversali e subtrasversali, passanti per l’attacco del verticillo, nelle quali le porzioni prossimali dei pori, proprio a causa delle diverse inclinazioni, danno luogo a piccoli vani, più o meno regolarmente alter¬ nanti, alcuni più allungati ed altri meno allungati (Tav. I, Fig. 11; Tav. Ili, Fig. 13). Una volta che si è dimostrato che nella specie in esame i pori di uno stesso verticillo hanno inclinazioni differenti, stabilire il numero delle inclinazioni dei pori di un verticillo richiede molta attenzione soprattutto se si esaminano sezioni longitudinali. In questi casi la difficoltà è do¬ vuta sia al fatto che gli assi dei pori ad inclinazione differente giacciono Su di una nuova dasicladacea ( alghe verdi), ecc. 105 in piani verticali diversi, sia al fatto che i rami, nella loro porzione tu¬ bolare esterna (non quella corticale), divergono tra loro per cui le sin¬ gole calcificazioni che li rivestono vengono ad isolarsi l’una dall'altra. Ciò determina, tra le calcificazioni tubolari delle porzioni esterne dei rami, la presenza di vani aperti verso l'esterno che, tagliati parallela- mente all'asse del tallo, possono essere confusi con sezioni marginali della porzione distale di pori ampiamente aperti verso l'esterno (Tav. XI, Figg. 1-3; Tav. XII, Fig. 1; Tav. XVII, Fig. 4, alcuni sono stati indicati con frecce). Gli inconvenienti di interpretazione che derivano da questi falsi pori sono aggravati dal fatto che la mucillagine (impregnata di cal¬ care), a luoghi più abbondante, di qualche ramo meno inclinato, può proiettarsi verso il basso congiungendosi con quella di un ramo più incli¬ nato; ciò conduce alla formazione di lamelle calcaree, più o meno ver¬ ticali e più o meno radiali, interposte nel vano prima detto: lamelle che simulano, nelle sezioni oblique e tangenziali, dei pori. Che non si tratti, però, di veri pori è desumibile dalla forma particolare di questi vani i quali sono delimitati da superfici meno regolari di quelle che competono alle sezioni dei pori (Tav. XVI, Fig. 2 indicata con una freccia; Tav. XVII, Figg. 2-6; Fig. 14 G del testo). Le difficoltà di stabilire il numero delle inclinazioni dei pori di un verticillo crescono al crescere del numero delle inclinazioni. Non è fa¬ cile, infatti, trovare sezioni longitudinali che denuncino con immediatezza la presenza di tre o più inclinazioni (Tav. X, Fig. 1, lato destro; Tav. XII, Fig. 2, lato sinistro dell’articolo superiore). Il numero delle inclinazioni di pori si lascia accertare, invece, con relativa facilità, nelle sezioni oblique che interessano la porzione supe¬ riore dell'articolo a partire dalla sua parte più bassa. Nelle Figg. 6, 8, che illustrano le relazioni fra i parametri citati, risulta una certa discordanza quando si esamina il modo di variare del numero delle inclinazioni dei pori di un verticillo in funzione del dia¬ metro del sifone centrale (porzione inferiore di Fig. 6 e Fig. 8). in Fig. 8 il passaggio tra due e tre inclinazioni di pori si verifica in corrispondenza del diametro del sifone centrale pari a 0,8 mm; nella Fig. 6, che è quella da ritenersi più valida, invece, questo passaggio si verifica in corrispon¬ denza di diametro del sifone centrale pari a 0,6-0, 7 mm. La discordanza è da attribuire al fatto che, per la realizzazione della Fig. 8, sono state utilizzate soltanto sezioni longitudinali le quali (vedi in seguito) non sempre permettono di accertare il numero delle inclinazioni dei pori di un verticillo. 106 F. Barattolo Forma e dimensione dei pori. In Praturlonella salernitana, quale che sia lo stadio ontogenetico, ogni poro è divisibile in tre porzioni: 1) una porzione prossimale, d'attacco al sifone centrale, brevissima e molto sottile, approssimativamente cilindrica che forma con l’asse cen¬ trale un angolo molto elevato e, comunque, sempre maggiore di quello relativo alle porzioni restanti del poro. La sezione trasversale di questa porzione del ramo è compresa fra 0,008-0,08 mm: i valori minori si ri¬ scontrano negli esemplari più giovani, mentre quelli più elevati negli esemplari adulti; 2) una porzione mediana, di forma tubolare (o, tutta al più, di am¬ piezza molto lievemente crescente), che coincide praticamente con la lun¬ ghezza del poro rappresentandone almeno 3/4. Questa porzione forma un angolo variabile rispetto all’asse del tallo a seconda dello stadio onto¬ genetico degli esemplari e, a parità di stadio ontogenetico, a seconda del¬ l'inclinazione dei pori del verticillo (vedi inclinazione e distribuzione dei pori). Negli esemplari giovanili al terzo stadio di sviluppo ed in quelli adulti si nota che lo sviluppo longitudinale della porzione del poro è sensibilmente più breve nei pori con inclinazione maggiore (più pros¬ simi all’orizzontale) rispetto a quelli con inclinazione minore. L’ampiezza della sezione trasversale della porzione mediana dei pori varia fra 0,025-0,1 mm negli esemplari giovanili al primo ed al secondo stadio di sviluppo; varia fra 0,025-0,15 mm negli esemplari giovanili al terzo stadio di sviluppo e fra 0,075-0,175 mm negli esemplari adulti; in alcuni esemplari particolarmente grandi che presentano più di tre valori di inclinazioni, si sono riscontrati valori compresi fra 0,16-0,19 mm; 3) una porzione distale che si svasa velocemente verso l’esterno, assumendo, per lo più, la forma di coppa. L’asse di questa porzione, piut¬ tosto breve del poro, ha quasi sempre un’inclinazione che, per quanto lievemente, è maggiore di quella della porzione mediana. Il poro, cioè, nel suo complesso, presenta un flesso sensibile ad ognuna delle estremità. Negli esemplari giovanili al terzo stadio di sviluppo ed in quelli adulti, questa porzione distale a forma di coppa manca nei pori con inclinazione maggiore (cioè in quelli più prossimi all'orizzontale); ciò è da attribuire, secondo me, ad assenza di mucillagine impregnarle di calcare e non al fatto che il ramo fosse sprovvisto di questa importante porzione distale assimilatrice. L’ampiezza distale di questa porzione del poro varia a seconda del¬ l’ontogenesi e, a parità di stadio ontogenetico, a seconda dell'inclinazione dei pori. In particolare essa è di circa ? 0,05-0,2 mm negli esemplari gio¬ vanili al primo e al secondo stadio di sviluppo; è di circa 0, 1-0,4 mm Fig. 13, Fig. 9. Fig. 10. Fig. 11. Fig. 12. Figg. 9-13. — Praturlonella salernitana. Ricostruzione del tallo. In D il tallo è visto dall’esterno. In C sono rappresentati, sui lati della figura, i rami per intero; nella porzione centrale è rappresentato il sifone centrale con i punti di inserzione dei rami. In B sono rappre¬ sentati, in sezione, il sifone, i rami e la calcificazione. In A è rap¬ presentata solo la calcificazione. (Ingrandimento: circa 37,5 x). Fig. 9: tallo giovanile al primo stadio di sviluppo. Fig. 10: tallo giovanile al secondo stadio di sviluppo. Fig. 11: tallo giovanile al terzo stadio di sviluppo. Fig. 12: tallo adulto con tre inclinazioni dei pori nell'ambito di un verticillo. Fig. 13: tallo adulto con più di tre inclinazioni dei pori nel¬ l’ambito di un verticillo. Fig. 13. Su di una nuova dasicladacea (alghe verdi), ecc. 107 negli esemplari giovanili al terzo stadio di sviluppo; di circa 0,2-0, 6? mm negli esemplari adulti. Organi di riproduzione e funzione dei rami. Non si sono riscontrati, aH'interno degli articoli, elementi che permettono di pensare che gli or¬ gani riproduttori fossero ubicati all'interno del sifone centrale. Pur non escludendo radicalmente questa ipotesi (organi di riproduzione endo- spori), sembra più probabile che i rami svolgessero simultaneamente tanto la funzione assimilatrice quanto la funzione riproduttiva: la prima sa¬ rebbe stata svolta dalla porzione distale, non calcificata dei rami (cortex), la seconda sarebbe stata svolta dalla restante porzione del ramo cui la calcificazione assicurava una certa protezione. Sembrano confermare que¬ sta ipotesi alcuni esemplari che mostrano, all'interno della porzione me¬ diana dei pori, corpi cavi di forma ellissoidica allungata dalle pareti re¬ lativamente robuste: essi si presentano, infatti, circolari nella sezione tra¬ sversale del ramo (Tav. IV, Fig. 5; Tav. VII, Fig. 1; Tav. Vili, Fig. 2; Tav. XV, Figg.l, 3-4), ellittici allungati nelle sezioni longitudinali (Tav. XV, Figg. 2, 4). Questi corpi risultano separati, dal poro che li contiene, da una sottilissima intercapedine e presentano una cavità interna riempita dalla matrice della roccia; essi potrebbero rappresentare delle cisti o, più probabilmente, a causa delle loro dimensioni, dei contenitori di cisti. Praturlonella salernitana non mostra traccia di capillari assimilatori, né la robusta incrostazione del sifone centrale fa ritenere probabile che ve ne siano stati. È ragionevole supporre, perciò, che l’unico mezzo con cui la pianta svolgeva la funzione assimilatrice fosse costituita dall'estre¬ mità distale dei rami floiofori, cioè dalle sue fasce corticali successive. Assumendo come elemento di riferimento la superficie assimilatrice di un cortex cilindrico continuo di diametro pari a quello esterno della porzione superiore degli articoli di Praturlonella salernitana ( Ds ), si è vo¬ luto accertare il rapporto tra la detta superficie cilindrica e quella delle fasce corticali della nuova specie nei suoi vari stadi di sviluppo. Per questo calcolo (basato sulle dimensioni più frequenti dei talli di Praturlonella nei vari stadi di sviluppo) la superficie di un ideale cortex cilindrico di altezza pari alla distanza tra due verticilli (h) di Praturlonella è stata confrontata con la superficie della fascia corticale relativa ad un verti¬ cillo della nuova specie. La superficie corticale di ogni verticillo negli esemplari giovanili ai vari stadi di sviluppo e in quelli adulti con solo tre inclinazioni dei pori nell'ambito di un verticillo è stata ricarata moltiplicando la superficie distale di ciascun poro per il numero di pori per verticillo. La superficie E Figg. 14-16. — Praturlonella sa¬ lernitana. Distribuzione sche¬ matica dei pori e della cal¬ cificazione di sezioni trasver* sali della parte superiore dell'articolo di un tallo gio¬ vanile al terzo stadio di svi¬ luppo (Fig. 14), di un tallo adulto con tre inclinazioni dei pori nell'ambito di uno stesso verticillo (Fig. 15) e di un tallo adulto con più di tre inclinazioni dei pori per verticillo (Fig. 16). In E la sezione passa per i punti di inserzione dei rami sul sifone centrale (Fig. 14); nelle Figg. 15-16 la sezione decorre poco al di sopra. In F è schematizzata una sezione del tratto mediano di questa porzione dell’arti¬ colo. In G la sezione decorre nella parte più alta dell'ar¬ ticolo. Con fp sono stati indicati i « falsi pori » che vengono a determinarsi dalla calcifi¬ cazione di rami contigui ri¬ spetto ai vani stessi. Con l sono state indicate le lamel¬ le calcificate che si diparto¬ no dalla parete calcificata di alcuni pori. (Ingrandi¬ mento: circa 37,5 x). Fig. 16. Su di una nuova dasicladacea ( alghe verdi), ecc. 109 distale di ciascun poro» supposta limitata da un esagono regolare, è stata calcolata determinando la superficie del cerchio di diametro pari all’am- piezza media riscontrata in sezione assiale e, successivamente, calcolando la superficie dell’esagono inscritto nella circonferenza. Negli esemplari adulti con più di tre inclinazioni dei pori, poiché le fasce corticali sono assimilabili a superfici emitoroidali a sezione ellittica (un quarto di ellisse), l’area di ogni fascia è stata determinata con il seguente integrale: Hs dove: o di uguale al diametro interno della porzione inferiore dell’articolo; Ds uguale al diametro esterno della porzione superiore dell’articolo; Hs altezza della porzione superiore dell'articolo. C2 è uguale a Hs2 + - (Ds - di)2/ 4. Dai calcoli eseguiti è emerso che, negli esemplari giovanili al primo stadio di sviluppo, la superficie assimilatrice compresa fra i punti di at¬ tacco di due verticilli è circa 1/10 della superficie corticale cilindrica di confronto; negli esemplari giovanili al secondo e al terzo stadio di svi¬ luppo è rispettivamente di circa 1,7/10 e 6,7/10; negli esemplari adulti con tre inclinazioni dei pori è di 10/10 mentre in quelli con più di tre incli¬ nazioni dei pori è di circa 12/10. In conclusione, col procedere dell’ontogenesi la pianta era in grado di assolvere in misura sempre migliore all'assimilazione e negli esem¬ plari adulti, in particolare, il numero e la disposizione dei rami determi¬ navano condizioni di assimilazione ancora più vantaggiose di quelle rela¬ tive ad un tallo di pari diametro con cortex cilindrico e continuo. Ricostruzione del tallo. Numerosi caratteri che riguardano la ricostru¬ zione del tallo sono stati illustrati nelle pagine precedenti per cui non verranno presi in considerazione una seconda volta in questo paragrafo: mi riferisco all'andamento della calcificazione, alla distribuzione e incli¬ nazione dei pori e quindi dei rami, alla forma dei pori (e quindi dei rami) e ai valori dimensionali delle varie parti del tallo. In questo para¬ grafo, perciò, mi riferisco alla morfologia complessiva del tallo, cercando di formulare delle ipotesi che spieghino le morfologie abbastanza dissimili che presentano gli individui della specie in esame. 110 F. Barattolo In paragrafi precedenti (inclinazione dei pori, organi di riproduzione e funzione dei rami) si è messa in evidenza che, negli individui esaminati, tutti di una stessa popolazione, aH'aumentare del diametro del sifone centrale (diametro interno della porzione inferiore degli articoli) si accom¬ pagna, in modo direttamente proporzionale, la variazione degli altri para¬ metri più significativi del tallo: numero di pori per verticillo, numero delle inclinazioni dei pori, ecc. Sulla variabilità delle dimensioni degli individui osservati, si possono fare due ipotesi: Fig. 17. — Praturlonella salernitana . Disegno schematico che illustra un gruppo di talli in vari stadi di sviluppo. (Ingrandimento: circa 4 x). Su di una nuova dasìcladacea ( alghe verdi), ecc. Ili 1. gli esemplari esaminati sono tutti individui adulti di una specie che presenta una forte variabilità in quanto alle dimensioni. Questa ipo¬ tesi potrebbe essere avvalorata da quanto è osservabile nelle dasicladacee recenti Neomeris e Bornetella (vedi Valet 1968, pag. 36-37) in cui la calci¬ ficazione si instaura solo nello stadio adulto; conseguentemente gli indi¬ vidui potenzialmente fossilizzabili (attraverso la conservazione della calci¬ ficazione) non possono essere che esemplari adulti. 2. gli esemplari esaminati sono individui di una stessa specie che aumentano di dimensioni all’aumentare dell’età. In questa ipotesi la cal¬ cificazione si manifestava non soltanto negli esemplari adulti, ma anche in quelli più giovani. Anche questa ipotesi è avvalorata da quanto si os¬ serva in alcune desicladacee attuali. In Acetabularia (vedi Valet 1968, pag. 44), il sifone centrale calcifica fin dai primi stadi ontogenetici; i verticilli sterili, però, sono caduchi e quelli fertili compaiono e calcificano soltanto nello stadio adulto. In Halicoryne i verticilli fertili, dopo un primo stadio di vita dell'alga, risultano calcificati fin dall’inizio della loro formazione quando sono ancora racchiusi a forma di bocciolo (Valet 1968, pag. 41); inoltre i verticilli basali, formatisi per primi, anche se caduchi, sono fortemente calcificati (Valet 1969, pag. 603). Dopo quanto si è detto, la calcificazione non permette di propen¬ dere per alcuna delle due ipotesi formulate per cui, almeno in linea di principio, nessuna di esse può essere esclusa. Tuttavia mi sembra poco probabile che Praturlonella salernitana possa soddisfare alla prima ipo¬ tesi a causa della variabilità estrema delle dimensioni, del tutto inusitate, che verrebbero ad avere individui di uno stesso stadio ontogenetico. Inoltre le variazioni morfologiche che s'accompagnano all’aumento delle dimensioni (aumento del numero e delle inclinazioni dei rami) sembrano inquadrarsi più ragionevolmente in variazioni ontogenetiche. È in seguito alla considerazione ora esposta che, nei paragrafi prece¬ denti e nella ricostruzione del tallo di Praturlonella salernitana, si è data per scontata la seconda ipotesi e si è parlato di individui giovani al primo, al secondo e al terzo stadio di sviluppo e individui adulti. È evi¬ dente che, ove mai l'ipotesi preferita dovesse rivelarsi sbagliata, i ter¬ mini di « esemplari » rispettivamente « giovanili al primo e al secondo stadio di sviluppo », « giovanili al terzo stadio di sviluppo » e « adulti » si dovrebbero sostituire rispettivamente con quelli di « esemplari » di « piccole », « medie » e « grandi dimensioni ». In base all’ipotesi assunta, negli individui che raggiungevano lo stadio adulto, la dilatazione trasversale del sifone centrale si accompagnava al¬ l'allungamento del tallo, così come si verifica di norma nelle dasicla- Fig. 18. — Praturlonella da - nilovae. (Radoicic). Ricostru¬ zione di una porzione di tal¬ lo. Per A, B, C e D valgono le stesse indicazioni fornite in Fig. 9. (Ingrandimento: circa 30 x) . Su di una nuova dasicladacea ( alghe verdi), ecc. 113 dacee attuali. Peraltro l'aumento del volume del sifone non era ostaco¬ lato dalla precedente impregnazione di calcare; questa, infatti, si verifica aH'interno della mucillagine in cui si dissolvono le porzioni più esterne delle pareti cellulari dando luogo ad una massa pastosa che non osta¬ cola la crescita dell'alga (Solms-Laubach 1887; Pia 1912, pag. 31; Chapman 1962, pag. 93-94). I verticilli formatisi per primi e che dovevano portare un numero di rami molto piccolo per quanto fossero calcificati, si stac¬ cavano dal tallo così come succede in Halicoryne. Verosimilmente un tallo adulto era costituito da un’asse relativa¬ mente lungo, spoglio nella porzione inferiore contrassegnata dalle cica¬ trici dei verticilli, già staccatisi, degli stadi giovanili. La parte sommitale del tallo probabilmente non calcificava; essa con¬ teneva allo stato di germogli i verticilli in via di formazione in maniera analoga a quanto si verifica in alcune dasicladacee attuali ( Neomeris , Dasycladus ecc.). I poligoni di frequenza, che forniscono la variazione del diametro del sifone in funzione del numero degli individui, danno anche un’idea dell’andamento della mortalità nella popolazione; da essi risulta, in par¬ ticolare, che la mortalità giovanile era piuttosto alta. I diagrammi riportati alle Figure 4-8 possono essere utilizzati anche per stabilire l’accrescimento relativo dei parametri biologici più signifi¬ cativi. Rapporti e differenze . Praturlonella salernitana presenta somiglianze con Clypeina catinula Carozzi 1956 e Clypeina pejovici Radoicic 1969 le quali presentano, pure esse, verticilli distanziati di rami svasantisi verso l'esterno e caratterizzati da due inclinazioni differenti, più o meno rego¬ larmente alternanti, nell’ambito dello stesso verticillo. La nuova specie si differenzia comunque da quelle ora citate per avere pori aperti verso l'esterno e floiofori, mentre in Clypeina catinula e Clypeina pejovici i pori erano chiusi verso l'esterno e avevano, quindi, presumibilmente, fun¬ zione esclusivamente riproduttrice. Affinità molto più strette si riscontrano tra Praturlonella salerni¬ tana e Likanella? danilovae Radoicic 1969. Ambedue le specie sono ca¬ ratterizzate da verticilli semplici e distanziati di rami floiofori che pre¬ sentano diverse inclinazioni nell'ambito dello stesso verticillo. In realtà, nella Fig. 1 di Radoicic (1969) i verticilli non appaiono semplici, ma am¬ mucchiati; tuttavia la sig.ra Rajka Radoicic, in visita a Napoli nel di¬ cembre 1977, mi diceva che, probabilmente, in Likanella? danilovae i punti di attacco dei rami al sifone centrale erano disposti in modo più sem- 114 F. Barattolo plice di quello da Lei figurato e, anche se in modo non regolare, in corri¬ spondenza di uno stesso piano. Anche in Likanella? danilovae il sifone centrale è uniformemente incrostato di calcare per cui, conseguentemente, il cortex che si determinava all'estremità distale dei rami verticillati costituiva l'unico modo con cui la pianta svolgeva la funzione assimi- latrice. In particolare, assumendo come tallo di riferimento quello della Fig. 1 di Radoicic (1969), le superfici toroidali a sezione semicircolare dei cortex di verticilli successivi di Likanella ? danilovae presentano un'area pressocché uguale (9,6/10) a quella di un cortex cilindrico avente un dia¬ metro trasversale pari a quello massimo delle superfici toroidali prima dette. L'area della fascia corticale di Likanella ? danilovae è stata calcolata in modo analogo a quella descritta per i talli adulti di Praturlonella sa¬ lernitana con più di tre inclinazioni dei pori. La formula utilizzata per il calcolo della superficie assimilatrice è data da: S = tc (D - d) [2 (D - d) + tc d] dove: d è uguale al diametro della cavità centrale compresa la sottile incrostazione; D è il diametro esterno massimo della porzione verticillata. Likanella ? danilovae non può essere considerata una Likanella perché non presenta alcuni caratteri di questo genere (rami tricofori, serie di verticilli, etc.), mentre, per le considerazioni esposte, sembra potersi ascri¬ vere motivatamente al nuovo genere Praturlonella . Praturlonella danilovae (Radoicic) differisce da Praturlonella saler¬ nitana principalmente per il maggior numero di inclinazioni dei pori di un verticillo (da 0° a 180°) e, di conseguenza, per la forma diversa delle fasce corticali successive; inoltre per l'assenza di intusannulazione, e per l’andamento e per la forma molto più regolare dei pori. Olotipo. Tav. XII, Fig. 2 (preparato: A.3519.a.76). Località dei tipi. Pendici W-SW di Monte Vesole, presso il paese di Trentinara in provincia di Salerno, in Campania (Tav. 198 III SE - Tren- tinara). Più esattamente il campione A. 3519. a è stato raccolto a circa 1700 m ad E di Trentinara, in corrispondenza del Km. 13,900 della strada per Monteforte, a monte della strada e alla quota di circa 630 m, in cor¬ rispondenza della linea di displuvio delle pendici occidentali del monte. Il livello dei tipi fa parte della porzione più alta di una successione stratificata di età paleocenica, dello spessore di circa 170 m, costituita prevalentemente da calcilutiti e calcareniti di colore prevalentemente avana o nocciola e, talora, rosate o grigio chiare. In questa zona il Pa- Su di una nuova dasicladacea ( alghe verdi), ecc. 115 leocene è trasgressivo sul Cretacico superiore; la superficie di trasgres¬ sione è osservabile subito a monte della strada per Monteforte. Microfacies del livello dei tipi . La roccia che contiene la popolazione studiata è rappresentata da una calcarenite di colore avana; in essa ì clasti sono costituiti esclusivamente da microfossili e, solo occasional¬ mente, da gusci di piccoli molluschi (larncll i branchi e gasteropodi). La matrice della roccia è microcristallina, talora in via di ricristalliz¬ zazione e/o, in minor parte, ricristallizzata. I microfossili sono costituiti da alghe verdi dasicladacee e da fora- miniferi; tanto le prime quanto i secondi sono abbondanti. Le dasicladacee sono rappresentate principalmente da Praturlonella salernitana e in via del tutto eccezionale da esemplari non determinati. I foraminiferi sono rappresentati generalmente da forme a guscio porcellanaceo; subordinatamente da forme a guscio agglutinante ( Pseudo - chrysalidina e altre Ataxophragmidae ) e calcarei perforati (« rotaline »). I foraminiferi porcellanacei sono costituiti prevalentemente da miliolidi (tra cui Quinqueloculina spp.) e peneroplidi; questi ultimi sono costituiti prevalentemente da Spirolina spp. e, in via subordinata, da Peneroplis sp. La microfacies degli altri campioni in cui è stata osservata Pratur¬ lonella salernitana sono simili a quella, già descritta, del livello dei tipi. Si può riscontrare in esse, tuttavia, una certa variabilità nell'abbondanza relativa dei microfossili citati, però, sia questo fatto, sia la comparsa o la scomparsa di qualche forma apparentemente meno caratterizzante, non alterano sostanzialmente il tipo della microfacies che rimane carat¬ terizzata da Praturlonella salernitana e dalla frequenza più o meno ac¬ centuata dei miliolidi, delle spiroline e delle « rotaline ». Distribuzione stratigrafica e geografica. La nuova specie è stata ri¬ scontrata esclusivamente in rocce carbonatiche di ambiente neritico e a facies di retroscogliera, la sua età sembra essere limitata al Paleocene in base al significato della microfacies in cui essa è presente, illustrata precedentemente (cenozona a Spirolina spp. di Sartoni & Crescenti 1962). Praturlonella salernitana è stata osservata, finora, in alcune località della Campania e della Basilicata: più esattamente essa è presente oltre che al Monte Vesole (località dei tipi), anche nei seguenti luoghi: 2) versante SW di Montagna di Bruno a circa 2 Km ad E di Pietra Vairano in provincia di Caserta (Tav. 172 IV NE - Pietramelara). (Prepa¬ rati: A. 624, A. 624. b); 116 F. Barattolo 3) cima di Monte Spina, a circa 4 Km a SE di Sapri, in provincia di Salerno (Tav. 210 III SE - Sapri). (Preparato: A. 3020); 4) versante NE del Monte Cocco vello, in località Patricello a circa 1500 m a SW di Rivello in provincia di Potenza (Tav. 210 II SW - Rivello). (Preparati: 677, A. 2928, A. 2929); 5) versante W di Serra Pastorella, a monte della S.S. 19, al lato E di Lauria in provincia di Potenza (Tav. 210 II SE - Lauria). (Preparati: A. 2947, A. 2951). BIBLIOGRAFIA Azema J. & Jaffrezo M., 1972 - Description de Likanella n. sp., algue Dasycla- dacee du Portlandien ou du Berriasien du Puig Campana (Province d’ Ali¬ cante, Espagne). Revista Espanda de Micropaleontologia, Numero Extraordi¬ nario XXX Aniversario E. N. « AD ARO » Diciembre, 1972; pp. 125-129, 2 figg., 1 tav. (Madrid). Bassoulet J.-P., Bernier P., Deloffre R., Jaffrezo M., Poignant A.-F., Segonzac G., 1975 - Reflexion sur la systematique des Dasycladales fossiles. Etude critique de la terminologie et importance relative des criteres de classification. Geobios.; voi. 8, fase. 4, pp. 259-290, 6 figg. (Lyon). Bystriky J., 1957 - Contribution a la connaissance des Diplopores du Trias des Gemerides. Geol. Sborn., Ceskoal. ; voi. 8, n. 2, pp. 226-241, 7 tabb., figg. 3-7. (Prague). 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Verosimilmente le figure 1 e 2 si riferiscono ad individui al primo o al secondo stadio di sviluppo; le figure 3 e 4 si riferiscono, probabil¬ mente, al terzo stadio di sviluppo (*). Figg. 5-6. — Sezioni trasversali della porzione inferiore dell'articolo di talli adulti (*). (*) L'attribuzione delle sezioni ai vari stadi di sviluppo dell’alga viene seguita, in prima approssimazione, in mancanza di altri caratteri, in base alle dimensioni del diametro interno della porzione inferiore dell’articolo (= diametro del sifone centrale). Figg. 7-13, 16. — Sezioni trasversali e subtrasversali della porzione superiore del¬ l'articolo di talli giovani al primo (Figg. 7-10) e al secondo (Figg. 11-13, 16) stadio di crescita. Nella Fig. 11 la sezione passa per la zona prossimale di inserzione dei rami verticillati al sifone centrale; la diversa lunghezza della porzione pros¬ simale di questi pori indica la loro diversa indicazione nell’ambito del verticillo. Nella Fig. 12 è visibile un accenno all’assunzione di due inclinazioni da parte dei pori di uno stesso verticillo; lo stesso fenomeno è più accentuato in figura 16. Figg. 14-15, 17-18. — Sezioni trasversali della porzione superiore dell’articolo di talli giovanili al terzo stadio di sviluppo. Fig. 1 Preparato A. 3519. a. 75 Fig. 10 Preparato A. 3519. a. 64 » 2 » » » » 54 » 11 » » » » 13 » 3 » » » » 75 » 12 » » » » 5 » 4 » » » » 3 » 13 » » » » 37 » 5 » » » » 1 » 14 » » » » 55 » 6 » » » » 1 » 15 » » » » 7 » 7 » » » » 6 » 16 » » » » 30 » 8 » » » » 56 » 17 » » » » 70 » 9 » » » » 10 » 18 » » » » 48 Per tutte le figure Età, Paleocene. Località . Pendici W-SW di Monte Vesole in provincia di Salerno (Tav. 198 III SE - Trentinara). Ingrandimento. Circa 37,5 x. Boll. Soc. Natur. Napoli, 1978 Barattolo F. - Su di una nuova dasicla- dacea ( alghe verdi), ecc . Tav. I TAVOLA II Praturlonella salernitana n. sp. Sezioni trasversali della porzione superiore dell’articolo di talli giova¬ nili ed adulti. Paratipi. Fig. 1. — Sezione trasversale della porzione superiore dell’articolo di un tallo giovanile al terzo stadio di sviluppo. Figg. 2-6. — Sezioni trasversali della porzione superiore dell’articolo di talli adulti. Fig. 4. — Sezione della parte basale del verticillo; queste sezioni sono caratterizzate dalla regolarità del contorno della cavità centrale, dalla disposizione irregolare dei vani dei pori e dal diametro relativamente pic¬ colo di questi. Figg. 5-6. — Sezioni della parte distale del verticillo in cui sono stati interessati dalla sezione soltanto i pori con inclinazione minore. In parti¬ colare la Fig. 6, mostra anche la sezione della parte inferiore dell’articolo successivo. Fig. 4 Preparato A. 3519. a. 26 » 5 » » » » 2 1 » 6 » » » » 5 Fig. 1 Preparato A. 3519. a. 24 » 2 » » » » 64 » 3 » » » » 67 Per tutte le figure Età. Paleocene. Località. Pendici W-SW di Monte Vesole in provincia di Salerno (Tav. 198 III SE - Trentinara). Ingrandimento. Circa 37,5 x. Boll. Soc. Natur. Napoli, 1978 Barattolo F. - Su di una nuova dasicla- dacea ( alghe verdi), ecc. Tav. II TAVOLA III Praturlonella salernitana n, sp . Sezioni trasversali della porzione superiore dell'articolo di talli giova¬ nili. Paratipi. Figg. 1-5, 7-8. — Sezioni subtrasversali della porzione superiore dell'articolo di talli giovanili al primo stadio di sviluppo. Figg. 6, 9-16. — Sezioni subtrasversali della porzione superiore dell'articolo di talli giovanili al secondo stadio di sviluppo. Nelle Figg. 6, 9, 11 si nota che, nella porzione inferiore della sezione, i vani dei pori sono disposti regolarmente lungo un arco di ellisse; ciò sta ad indicare che il tratto iniziale dei pori di un verticillo presenta una inclinazione costante. Nelle porzioni superiori delle stesse sezioni i vani dei pori non presentano la stessa regolarità e sono disposti, invece, lungo due archi ellittici; ciò sta ad indicare che le porzioni mediane e/o distali dei pori di uno stesso verticillo presentano due inclinazioni distinte. Fig. 17. — Sezione sub trasversale della porzione superiore dell’articolo di un tallo giovanile probabilmente al terzo stadio di sviluppo. Dalla Fig. 1 alla Fig. 17 è illustrato il graduale passaggio da verticilli con una sola inclinazione dei pori (talli giovanili al primo stadio di svi¬ luppo) (Figg. 1-5, 7-8) a verticilli con due inclinazioni tra loro molto pros¬ sime dei pori (Figg. 6, 9-14, 16) (talli giovanili al secondo stadio di svi¬ luppo) e a verticilli con due inclinazioni distinte dei pori (Figg. 15, 17) (talli giovanili al terzo stadio di sviluppo). (*) Molte figure apparentemente simili (Figg. 10-11, 14-16) farebbero pen¬ sare ad uno stesso stadio di sviluppo del tallo. In realtà le sezioni 10, 14, 16, sono più distanti delle sezioni 15 e 17 dall’attacco del verticillo al sifone centrale, ciò è desumibile dal fatto che il diametro dei pori, nella parte inferiore della sezione, è sensibilmente minore in queste ultime mentre è comparabilmente uguale nelle prime. Fig. 1 Preparato A. 3519. a. 28 Fig. 10 Preparato A. 3519. a. 22 » 2 » » » » 49 » 11 » » » 56 » 3 » » » » 65 » 12 » » » 2 » 4 » » » » 48 » 13 » » » 73 » 5 » » » » 71 » 14 » » » 81 » 6 » » » » 75 » 15 » » » 46 » 7 » » » » 34 » 16 » » » » 60 » 8 » » » » 34 » 17 » >N » 22 » 9 » » » » 67 Per tutte le figure Età, Paleocene. Località . Pendici W-SW di Monte Vesole in provincia di Salerno (Tav. 198 III SE - Trentinara). Ingrandimento. Circa 37,5 x. Boll. Soc. Natur. Napoli, 1978 Barattolo F. - Su di una nuova dasicla- dacea ( alghe verdi), ecc. Tav. Ili TAVOLA IV Praturlonella salernitana n. sp. Sezioni trasversali e subtrasversali di talli giovanili e adulti. Paratipi Fig. 1. — Sezione trasversale relativa, probabilmente, all’articolo di un tallo adulto (rami con tre o più ordini di inclinazioni). Il taglio potrebbe de¬ correre un po' al di sopra dell'attacco del verticillo al sifone centrale; i rami che presentano le due inclinazioni minori sono tagliati trasversal¬ mente e danno luogo alla successione di piccoli vani circolari nella por¬ zione adiacente al vano interno; i pori caratterizzati dall’inclinazione maggiore (cioè più prossimi all'orizzontale) danno luogo alla successione di vani semiellittici presenti al margine della sezione. Figg. 2-3. — Sezioni subtrasversali della porzione superiore di articoli di talli giovanili al terzo stadio di sviluppo o, più probabilmente, di talli adulti. L'attribuzione a quest'ultimo stadio è suggerita dalle notevoli dimen¬ sioni del diametro della cavità centrale (prossima al diametro interno della porzione inferiore dell’articolo) e, inoltre, dal numero elevato di pori per verticillo (circa 55-60 ?). Nell'esemplare di Figura 2 (in alto) sono visibili delle lamelle calcificate che individuano dei vani, questi sono riferibili, probabilmente, a mancanza di calcificazione piuttosto che a sezioni della porzione distale, aperta, dei pori più inclinati. Figg. 4, 6. — Articoli in cui è evidente l'assunzione di più ordini di inclinazioni da parte dei pori di uno stesso verticillo. Fig. 5. — Articolo in cui si nota la tendenza all'assunzione di una terza in¬ clinazione (disposizione alterna del gruppo di pori sul lato sinistro della sezione) da parte dei pori di uno stesso verticillo. Nella porzione infe¬ riore sinistra della Fig. 5 tre pori presentano ognuno, all'interno, un corpo cavo delimitato da pareti proprie (grosso contenitore di cisti?) il cui dia¬ metro trasversale eguaglia quasi quello del poro (vedi Tav. VII, Vili, XV e pag. 25). Fig. 4 Preparato A. 3519. a. 28 » 5 » » » » 23 » 6 » » » » 2 Fig. 1 Preparato A. 3519. a. 3 » 2 » » » » 59 » 3 » » » » 61 Per tutte le figure Età. Paleocene. Località. Pendici W-SW di Monte Vesole in provincia di Salerno (Tav. 198 III SE - Trentinara). Ingrandimento . Circa 37,5 x. Boll. Soc. Natur. Napoli, 1978 Barattolo F. - Su di una nuova dasicla- dacea ( alghe verdi), ecc. Tav. IV TAVOLA V Praturlonella salernitana n. sp. Sezioni oblique della porzione superiore dell’articolo di talli giovanili. Paratipi. Figg. 1-6. — Articoli di talli giovanili al primo stadio di sviluppo, in cui, cioè, i pori di un verticillo presentano tutti la stessa inclinazione. Figg. 7-14. — Articoli di talli giovanili, al secondo e/o al terzo stadio di svi¬ luppo, in cui, cioè, i pori di uno stesso verticillo presentano due ordini di inclinazioni prossime e/o ben distinte tra loro. Le Figg. 2-3, 5, 12-14 mostrano la porzione distale espansa dei pori. Fig. 1 Preparato A. 3519. a. 79 Fig. 8 Preparato A. 3519. a. 77 » 2 » » » » 34 » 9 » » » » 59 » 3 » » » » 86 » 10 » » » » 33 » 4 » » » » 60 » 11 » » » » 1 » 5 » » » » 20 » 12 » » » » 18 » 6 » » » » 63 » 13 » » » » 68 » 7 » » » » 4 » 14 » » » » 20 Per tutte le figure Età . Paleocene. Località. Pendici W-SW di Monte Vesole in provincia di Salerno (Tav. 19S III SE - Trentinara). Ingrandimento. Circa 37,5 x. Boll. Soc. Natur. Napoli» 1978 Barattolo F. - Su di una nuova dasicla- dacea ( alghe verdi), ecc. Tav. V 12 13 y 14 TAVOLA VI Praturlonella salernitana n. sp. Paratipi Figg. 1-4. — Sezioni oblique di talli adulti, in cui, cioè, i pori di uno stesso verticillo presentano tre (o anche più) inclinazioni. La Fig. 1 mostra le condizioni di fossilizzazione in cui spesso si rin¬ vengono gli articoli: ricristallizzazione della calcificazione del tallo e della matrice di riempimento dei pori. Le Figg. 3-4 mostrano la parte distale, più espansa, dei pori. Figg. 5, 7. — Sezioni oblique di talli giovanili al terzo stadio di sviluppo in cui il taglio interessa la successione di due articoli. Fig. 6. — Sezione obliqua di tallo giovanile, al primo o al secondo stadio di sviluppo, in cui il taglio interessa la successione di tre articoli; dell'ar¬ ticolo superiore viene interessata dal taglio la porzione inferiore. Fig. 5 Preparato A. 3519. a. 22 » 6 » » » » 88 » 7 » » » » 79 Fig. 1 Preparato A. 3519. a. 13 » 2 » » » » 3 1 » 3 » » » » 28 » 4 » » » » 29 Per tutte le figure Età. Paleocene. Località. Pendici W-SW di Monte Vesole in provincia di Salerno (Tav. 198 III SE - Trentinara). Ingrandimento. Circa 37,5 x. Boll. Soc. Natur. Napoli, 1978 Barattolo F. - Su di una nuova dasicla- dacea ( alghe verdi), ecc. Tav. VI TAVOLA VII Praturlonella salernitana n. sp . Paratipi Fig. 1. — Sezione obliqua di due articoli successivi di un tallo giovanile al terzo stadio di sviluppo. La figura mostra alcuni pori della porzione inferiore della sezione che contengono ognuno, probabilmente, un grosso contenitore di cisti (vedi Tav. IV, Vili, XV e pag. 25). Figg. 24. — Sezioni oblique di due articoli successivi di talli adulti. Fig. 1 Preparato A. 3519. a. 51 Fig. 3 Preparato A. 3519. a. 58 » 2 » » » » 6 » 4 » » » » 16 Per tutte le figure Età . Paleocene. Llocalità. Pendici W-SW di Monte Vesole in provincia di Salerno (Tav. 198 III SE - Trentinara). Ingrandimento. Circa 37,5 x. Boll. Soc. Natur. Napoli, 1978 Barattolo F. - Su di una nuova dasicla- dacea (alghe verdi), ecc. Tav. VII 4 TAVOLA Vili Praturlonella salernitana n. sp. Paratipi Figg. 1, 7. — Sezioni oblique di tallo adulto (Fig. 1) e di tallo giovanile (Fig. 7) che interessano due articoli successivi; dell’articolo superiore è interes¬ sato dal taglio soltanto la porzione inferiore. Dell'articolo inferiore della Fig. 1 sono interessati dal taglio solo i pori con le due inclinazioni minori. Fig. 2. — Porzione di sezione obliqua di un articolo di un tallo probabilmente giovanile al terzo stadio di sviluppo. Al lato destro della sezione sono pre¬ senti due pori che contengono, ognuno, probabilmente, un grosso conte¬ nitore di cisti (vedi Tav. IV, VII, XV, e pag. 25). Figg. 3, 5. — Sezioni oblique della porzione superiore dell'articolo di talli giova¬ nili al terzo stadio di sviluppo. Figg. 4, 8. — Sezioni oblique della porzione superiore dell’articolo di talli adulti. Figg. 6, 9-10. — Sezioni oblique della porzione superiore dell’articolo di talli gio¬ vanili al primo (Figg. 6, 9) e al secondo (Fig. 10) stadio di sviluppo. Fig. 1 Preparato A. 3519. a. 26 » 2 » » » » 52 » 3 » » » » 87 » 4 » » » » 68 » 5 » » » » 66 Fig. 6 Preparato A. 3519. a. 60 » 7 » » 8 » 9 » » 10 » » » 63 » » » 80 » » » 45 » » » 8 Per tutte le figure Età. Paleocene. Località. Pendici W-SW di Monte Vesole in provincia di Salerno (Tav. 198 III SE - Trentinara). Ingrandimento . Circa 37,5 x. Boll. Soc. Watur. Napoli, 1978 Barattolo F. - Su di una nuova dasicla- dacea (alghe verdi), ecc. Tav. Vili TAVOLA IX Praturlonella salernitana n. sp. Sezioni longitudinali di articoli di talli giovanili. Paratipi. Figg. 1-8. — Articoli di talli giovanili al primo stadio di sviluppo in cui, cioè, i pori di un verticillo presentano una sola inclinazione. Le Figg. 5, 8 mostrano due articoli sovrapposti; nella Fig. 8 la sezione decorre in pros¬ simità della superficie interna degli articoli. Figg. 9-10, 12-14. — Articoli di talli giovanili al secondo stadio di sviluppo in cui, cioè, i pori di un verticillo presentano due inclinazioni molto prossime fra di loro. Le Figg. 10, 12 mostrano due articoli sovrapposti. La Fig. 9 mostra i pori espansi distalmente. Fig. 11. — Articoli di tallo giovanile al terzo stadio di sviluppo in cui, cioè, i pori di un verticillo presentano due inclinazioni distinte. Il lato destro dell'articolo mostra chiaramente come i pori si dipartano da una stessa altezza del sifone centrale. Fig. 1 Preparato A. 3519. a. 66 Fig. 8 Preparato A. 3519. a. 84 » 2 » » » » 66 » 9 » » » » 36 » 3 » » » » 55 » 10 » » » » 75 » 4 » » » » 58 » 11 » » » » 59 » 5 » » » » 27 » 12 » » » » 80 » 6 » » » » 66 » 13 » » » » 60 » 7 » » » » 73 » 14 » » » » 60 Per tutte le figure Età. Paleocene. Località . Pendici W-SW di Monte Vesole in provincia di Salerno (Tav. 198 III SE - Trentinara). Ingrandimento . Circa 37,5 x. Boll. Soc. Natur. Napoli» 1978 Barattolo F. - Su di una nuova dasicla- dacea ( alghe verdi), eco . Tav. IX TAVOLA X Praturlonella salernitana n. sp. Paratipi Figg. 1, 6. — Sezioni longitudinali di talli adulti, in cui, cioè, i pori di un ver¬ ticillo mostrano tre — o più (?) in Fig. 6 — inclinazioni. Nella parte su¬ periore della Fig. 6 è evidente la notevole dilatazione distale dei pori. Figg. 2-5. — Sezioni longitudinali di talli giovanili al terzo stadio di sviluppo. La Fig. 4 mostra, al lato destro, che i pori, con differente inclinazione, si di¬ partono dalla stessa altezza del sifone centrale. La Fig. 5 mostra la suc¬ cessione di due articoli. Fig. 1 Preparato A. 3519. a. 77 » 2 » » » » 22 » 3 » » » » 62 Fig. 4 Preparato A. 3519. a. 85 » 5 » » » » 63 » 6 » » » » 66 Per tutte le figure Età. Paleocene. Località. Pendici W-SW di Monte Vesole in provincia di Salerno (Tav. 198 III SE - Trentinara). Ingrandimento. Circa 37,5 x. Boll. Soc. Natur. Napoli, 1978 Barattolo F. - Su di una nuova dasicla- dacea (alghe verdi), ecc. Tav. X TAVOLA XI Praturlonella salernitana n. sp . Paratipi, ad eccezione dell'esemplare di Fig. 5 Sezioni longitudinali di talli adulti. Le figg. 2-4 mostrano che i pori con inclinazione maggiore sono più corti di quelli con inclinazione minore; in esse ed in Fig. 5 è evidente anche la notevole espansione dei pori. Soprattutto nelle Figg. 1, 4-6 è evidente come pori con diversa inclinazione si dipartono dalla stessa altezza del sifone centrale. Nelle Figg. 4, 6 l’attribuzione degli articoli a talli adulti, cioè con tre o più inclinazioni dei pori di uno stesso verticillo, viene eseguita, in prima approssi¬ mazione, in mancanza di altro carattere distintamente osservabile, in base alle dimensioni del diametro interno della porzione inferiore dell'articolo. Fig. 4 Preparato A. 3519. a. 42 » 5 » » 2829 1 » 6 » » 3519. a. 8 Fig. 1 Preparato A. 3519. a. 63 » 2 » » » » 46 » 3 » » » » 80 Località degli esemplari di Figg . 1-4, 6 . Pendici W-SW di Monte Vesole in pro¬ vincia di Salerno (Tav. 198 III SE - Trentinara). Località dell’esemplare di Fig . 5. Versante NE di Monte Coccovello in pro¬ vincia di Potenza (Tav. 210 II SW - Rivello). Per tutte le figure Età. Paleocene. Ingrandimento. Circa 37,5 x. Boll. Soc. Natur. Napoli, 1978 Barattolo F. - Su di una nuova dasicla- dacea ( alghe verdi), ecc. Tav. XI TAVOLA XII Praturionella salernitana n. sp. Fig. 1. — Paratipo. Sezione longitudinale di più articoli sovrapposti di un tallo in cattive condizioni di fossilizzazione: è ricristallizzata tanto la calcifica¬ zione del tallo quanto la matrice di riempimento dei pori. Fig. 2. — Olotipo. Sezione longitudinale obliqua di più articoli sovrapposti di un tallo adulto in cui, cioè, i pori di uno stesso verticillo presentano tre o più inclinazioni distinte. Le tre inclinazioni si osservano distintamente al lato sinistro dell'articolo più alto. L'esemplare mostra anche la notevole dilatazione della porzione distale dei pori (poro meno inclinato della por¬ zione destra dell'articolo superiore); inoltre, che pori con inclinazione di¬ versa si dipartono dalla stessa altezza del sifone centrale (al lato destro dei due articoli più alti), infine, l'intusannulazione. Fig. 1 Preparato A. 3519. a. 39 Fig. 2 Preparato A. 3519. a. 76 Per tutte le figure Età. Paleocene. Località. Pendici W-SW di Monte Vesole in provincia di Salerno (Tav. 198 III SE - Trentinara). Ingrandimento. Circa 37,5 x. Boll. Soc. Natur. Napoli, 1978 Barattolo F. - Su di una nuova dasicla- dacea (alghe verdi), ecc. Tav. XII TAVOLA XIII Praturlonella salernitana n. sp. Paratipi ad eccezione dell'esemplare di Fig. 3 Fig. 1. — Sezione tangenziale delle porzioni superiori di due articoli successivi di un tallo adulto in cui, cioè, i pori di uno stesso verticillo presentano più di tre inclinazioni. Figg. 2, 4. — Sezioni longitudinali lievemente obliqua (Fig. 2) e obliqua (Fig. 4) di talli giovanili al terzo stadio di sviluppo. La Fig. 4 mostra chiaramente l'intusannulazione. Fig. 3. — Sezione longitudinale-obliqua di un articolo di un tallo adulto in cui i pori di uno stesso verticillo mostrano più di tre inclinazioni. Fig. 1 Preparato A. 3519. a. 15 Fig. 3 Preparato A. 2951. 1 » 2 » » » » 37 » 4 » » 3519. a. 45 Località degli esemplari delle Figg. 1-2, 4 . Pendici W-SW di Monte Vesole in provincia di Salerno (Tav. 198 III SE - Trentinara). Località dell’ esemplare di Fig. 3. Versante W di Serra Pastorella in pro¬ vincia di Potenza (Tav. 210 II SE - Lauria). Per tutte le figure Età . Paleocene. Ingrandimento . Circa 37,5 x. Boll. Soc . Natur. Napoli, 1978 Barattolo F. - Su di una nuova dasicla- dacea (alghe verdi), ecc. Tav. XIII TAVOLA XIV Praturlonella salernitana n. sp. Paratipi Fig. 1. — Sezione trasversale di due articoli successivi: dell’articolo superiore è interessata dal taglio la porzione inferiore; dell’articolo inferiore, che è incompleto, è interessata la porzione superiore e, in particolare, i pori ad inclinazione minore. Fig. 2. — Sezione obliqua della parte superiore di un articolo di un tallo gio¬ vanile al terzo stadio di sviluppo. Figg. 3-4. — Frammenti di articoli interessati dal taglio nella porzione superiore e perpendicolarmente all’andamento dei pori. Probabilmente la Fig. 3 si riferisce ai pori con inclinazione maggiore di un tallo adulto e la Fig. 4 ai pori che presentano le due inclinazioni minori. Fig. 5. — Sezione obliqua di un unico articolo appartenente quasi certamente ad un individuo adulto di grandi dimensioni. La sezione interessa i pori con inclinazione maggiore (suborizzontali) (porzione superiore della figura) e la porzione inferiore del medesimo articolo (porzione inferiore della fi¬ gura). Fig. 6. — Sezione obliqua di un tallo lievemente incurvato probabilmente al terzo stadio di sviluppo. La sezione interessa due articoli successivi. Fig. 4 Preparato A. 3519. a. 86 Fig. 1 Preparato A. 3519. a. 49 » 2 » » » » 30 » 3 » » » » 71 » 5 » » » » 76 » 6 » » » » 9 Per tutte le figure Età. Paleocene. Località . Pendici W-SW di Monte Vesole in provincia di Salerno (Tav. 198 III SE - Trentinara). Ingrandimento. Circa 37,5 x. Boll. Soc. Natur. Napoli, 1978 Barattolo F. - Su di una nuova dasicla- dacea (alghe verdi), ecc. Tav. XIV TAVOLA XV Praturlonella salernitana n. sp. Paratipi i cui pori presentano, in parte, probabili contenitori di cisti. Fig. 1. — Sezione obliqua nella parte superiore di un articolo di un tallo adulto in cui i pori di uno stesso verticillo presentano tre inclinazioni. AlTinterno di alcuni pori della porzione sinistra della sezione si osservano dei vani circondati da pareti robuste che vengono attribuiti a probabili contenitori di cisti (vedi anche Tavv. IV, VII, Vili e pag. 25). Fig. 2. — Porzione di un articolo in cui i pori sono tagliati prevalentemente in senso longitudinale. All’interno dei pori i probabili contenitori di cisti compaiono come figure ellittiche allungate. Fig. 3. — Sezione subtrasversale di un articolo di un tallo giovanile al terzo stadio di sviluppo. Nella porzione inferiore della figura, alcuni pori mo¬ strano, alTinterno, probabili contenitori di cisti. Fig. 4. — Sezione obliqua che interessa la successione di due articoli in un tallo adulto in cui i pori di uno stesso verticillo presentano almeno tre incli¬ nazioni. Sul lato destro della figura, sia in alto che in basso, sono pre¬ senti pori che contengono probabili contenitori di cisti. Fig. 1 Preparato A. 3519. a. 45 » 2 » » » » 38 Fig. 3 Preparato A. 3519. a. 43 » 4 » » » » 4 1 Per tutte le figure Età . Paleocene. Località. Pendici W-SW di Monte Vesole in provincia di Salerno (Tav. 198 III SE Trentinara). Ingrandimento. Circa 37,5 x. Boll. Soc. Natur. Napoli, 1978 Barattolo F. - Su di una nuova dasicla- dacea (alghe verdi), ecc. Tav. XV TAVOLA XVI Praturlonella salernitana n. sp. Paratipi Figg. 1, 4. — Sezioni oblique di un articolo di un tallo giovanile al terzo stadie di sviluppo o di un tallo adulto. Ogni sezione interessa tanto la porzione inferiore quanto la porzione superiore dell'articolo. Ogni sezione interessa più o meno trasversalmente i pori ad inclinazione maggiore mentre quelli con inclinazione immediatamente inferiore vengono interessati nella loro porzione distale, aperta verso l’esterno, dando luogo (in sezione) ad una breve festonatura. Fig. 2. — Sezione obliqua della porzione superiore dell’articolo di un tallo adulto. Probabilmente le cavità, una triangolare e l’altra quadrangolare, che si osservano al lato destro della figura, al di sopra dei pori più bassi, non sono determinate dalla presenza di pori ma da lamelle calcificate che con¬ giungono, saltuariamente, zone occupate da pori ad inclinazione differente (vedi pag. 23). Fig. 3. — Sezione tangenziale della porzione superiore di un articolo di un tallo adulto in cui, cioè, i pori di un verticillo presentano tre inclinazioni differenti. È evidente la forma esagonale che presenta l’estremità distale dei pori. Fig. 5. — Sezione trasversale della parte superiore di un articolo di un tallo giovanile al secondo stadio di sviluppo. Fig. 6. — Porzione di sezione tangenziale. Fig. 7. — Sezione della parte superiore di un articolo di un tallo giovanile al terzo stadio di sviluppo. Probabilmente la cavità romboidale, presente al lato destro della sezione, non corrisponde ad un poro ma ad un vano determinato da lamelle calcificate (vedi pag. 23). Fig. 8. — Sezione della parte superiore di un frammento di articolo di un tallo adulto in cui i pori di un verticillo presentano tre o, probabilmente, più inclinazioni; in quest'ultima ipotesi, i pori meno inclinati sarebbero interessati dal taglio nella loro porzione distale aperta verso l’esterno; la loro presenza sarebbe indicata, nella figura, dalla linea festonata al lato superiore della sezione. Fig. 1 Preparato A. 3519. a. 89 » 2 » » » » 72 » 3 » » » » 76 » 4 » » » » 88 Per tutte le figure Età. Paleocene. Località, Pendici W-SW di Monte Vesole in provincia di Salerno (Tav. 198 III SE - Trentinara). Ingrandimento. Circa 37,5 x. Fig. 5 Preparato A. 3519. a. 88 » 6 » » » » 71 » 7 » » » » 40 » 8 » » » » 85 Boll. Soc. Natur. Napoli, 1978 Barattolo F. - Su di una nuova dasicla- dacea (alghe verdi), ecc. Tav. XVI TAVOLA XVII Praturlonella salernitana n. sp. Paratipi Fig. 1. — Sezione subtrasversale della porzione superiore di un articolo di un tallo adulto. La sezione interessa i pori con le due inclinazioni minori i quali, al lato superiore della figura, vengono interessati dal taglio nella loro porzione più esterna. Figg. 2-3, 5-6. — Sezioni della porzione superiore di un articolo di talli giova¬ nili al terzo stadio di sviluppo. Le figure mostrano, nella parte mediana, una (Fig. 6), due (Fig. 3) o più (Figg. 2, 5) lamelle longitudinali che uni¬ scono due ordini di pori con inclinazione differente nell'ambito di uno stesso verticillo. Fig. 4. — Sezione subtangenziale della parte superiore di un articolo di uno stadio adulto. Il taglio interessa chiaramente pori con due inclinazioni distinte; tuttavia, la presenza di pori con altre inclinazioni è messa in evi¬ denza soprattutto dall’andamento irregolare della porzione superiore della figura. Fig. 1 Preparato A. 3519. a. 29 » 2 » » » » 19 » 3 » » » » 76 Fig. 4 Preparato A. 3519. a. 76 » 5 » » » » 2 » 6 » » » » 75 Per tutte le figure Età. Paleocene. Località. Pendici W-SW di Monte Vesole in provincia di Salerno (Tav. 198 III SE - Trentinara). Ingrandimento. Circa 37,5 x. Boll. Soc. Natur. Napoli, 1978 Barattolo F. - Su di una nuova dasicla- dacea ( alghe verdi), ecc. Tav. XVII TAVOLA XVIII Praturlonella salernitana n. sp . Paratipi Sezioni longitudinali di articoli di talli giovanili (Figg. 2, 4-5) e adulti (Figg. 1, 3), in cattive condizioni di fossilizzazione in cui, cioè, la calcificazione del tallo e la matrice di riempimento dei pori risultano ricristallizzate. Fig. 1 Preparato A. 3519. a. 29 Fig. 4 Preparato A. 3519. a. 28 » 2 » » » » 90 » 5 » » » » 46 » 3 » » » » 28 Per tutte le figure Età. Paleocene. Località . Pendici W-SW di Monte Vesole in provincia di Salerno (Tav. 198 III SE - Trentinara). Ingrandimento . Circa 37,5 x. Boll. Soc. Natur. Napoli, 1978 Barattolo F. - Su di una nuova dasicla- dacea ( alghe verdi), ecc. Tav. XVIII TAVOLA XIX Calcarenite con matrice microcristallina, talora in via di ricristallizzazione, con clasti rappresentati esclusivamente da resti organici. I fossili sono rappre¬ sentati prevalentemente da alghe verdi dasicladacee e da foraminiferi. Nella figura si riconoscono: Praturlonella salernitana, spiroline e quinque- loculine. Preparato. A.3519.a.86. Età. Paleocene. Località. Pendici W-SW di Monte Vesole in provincia di Salerno (Tav. 198 III SE - Trentinara). Ingrandimento. Circa 19,5 x. Boll. Soc. Natur. Napoli, 1978 Barattolo F. - Su di una nuova dasicla- dacea (alghe verdi), ecc . Tav. XIX Boll. Soc. Natur. Napoli voi. 87, 1978, pp. 159-167, figg. 6 Ulteriori studi sui siti di legame mitocondriali specifici per la T3 (Recettori mitocondriali per la triiodotironina?) Nota di Fernando Goglia (*), Patrizia Bugli (*), Antonio Barletta (*), Sergio Di Meo (*), Giovanna Liverini (*), Janine Torres ani (**) e del socio Teodoro De Leo (*) (Tornata del 24 febbraio 1978) Proseguendo le ricerche intese ad evidenziare e caratterizzare i re¬ cettori mitocondriali per la Triiodotironina (T3), riferiti in una precedente comunicazione (1), abbiamo isolato e studiato sotto il profilo chimico-fisico una frazione delle membrane mitocondriali, capace di legare specifica- mente, con elevata affinità e bassa capacità, la T3 stessa. Nella presente comunicazione riferiamo i risultati ottenuti. Parte sperimentale Le frazioni esaminate sono state ottenute da un estratto mitocondriale preparato con la seguente metodica: mitocondri isolati da fegato di ratto sono stati purificati secondo il metodo in precedenza riportato (1 a) e, suc¬ cessivamente, sottoposti al processo di swelling, mediante incubazione in una soluzione di tampone fosfato 0,1 M, pH 7,4, per 30' a 0°C. I mitocondri swollen sono stati incubati in tampone fosfato 0,005 M, pH 7,4, per 30' a 0°C; isolati per centrifugazione a 125.000 x g X Ih, sono stati infine con¬ gelati per una notte. La frazione cellulare è stata, poi, incubata di nuovo nelle stesse condizioni precedenti e sottoposta a centrifugazione a 125.000 x g X Ih. Il residuo, costituito dalle membrane mitocondriali, (*) Istituto di Fisiologia Generale dell’Università di Napoli. (**) Institute de Biochemie Médicale, Faculté de Médicine - Université de Marseille. 160 F. Goglia e coll. è stato incubato in una soluzione di Triton X-100 allo 0,5 % (v/v) per 10 15' a 0°C, e successivamente diluito con tampone fosfato 0,005 M, pH 7,4, in modo tale che 1 mi di tale sospensione contenesse le membrane derivanti da 5 g di fegato. Il supernatante ottenuto per centrifugazione a 150.000 x g X Ih (estratto mitocondriale), è stato adoperato per la sepa¬ razione delle frazioni mitocondriali mediante cromatografia su colonna di Sephadex G-200 (100 x 2,6 cm). Sono state utilizzate aliquote di 4 mi di tale supernatante e come eluente una soluzione di TRIS HC1 pH 8, 50 mM, ad una velocità di flusso di circa 15 ml/h. L'eluato è stato raccolto in frazioni di circa 3,5 mi, di cui si è determinato l'assorbimento spettrofoto¬ metrico a 280 nm. La colonna era stata calibrata precedentemente con Tireoglobulina suina (MM 650.000), Albumina serica bovina (MM 60.000) e Triton X-100 (le Figg. 1 e 6 riportano due tipiche separazioni cromato- grafiche). La quantità di T3 legata specificamente alle frazioni ottenute mediante la separazione cromatografica innanzi descritta, è stata deter¬ minata usando la seguente miscela standard d'incubazione: 0,1 0,2 mi di eluato, portati a 0,5 mi con TRIS-HC1 50 mM, pH 8, 125I-T3 15 -r- 300 pM. La determinazione dei siti aspecifici è stata effettuata aggiungendo, nei campioni in parallelo, una quantità di T3 non marcata 1.000 -i- 2.000 volte superiore. La Ka è stata determinata secondo il metodo Scatchard (2). La separazione della T3 legata da quella libera veniva effettuata ag¬ giungendo ai campioni 1 mi di resina Dowex-1 all’8 % w/v e agitando per tre volte a 0°C. Si centrifugava poi a 3.000 r.p.m. per 5'. Il supernatante rappresentava la T3 legata e il fondo quella libera. La 125I-T3 , con attività specifica 800 1.000 pCi/pg, era ottenuta dalla NEN (New. England Nuclear, 601 Treble Cove Ra, N. Bellerica, Mass. 01862). La resina Dowex-l-Chloride form, il Sephadex G-200 (40-120 p) erano ottenuti dalla Sigma Chemical-Company (P.O. Box 14508 St. Louis, Mo 63178 USA. Tutti gli altri prodotti erano normalmente in commercio ad elevato grado di purezza. Risultati La filtrazione dell'estratto mitocondriale sulla colonna di Sephadex G-200 (100 x 2,6 cm) (Fig. 1), calibrata precedentemente con opportuni markers, dà luogo a tre frazioni A, B, C, capaci di assorbire a 280 nm. La prima (A) si ritrova nelle provette di eluizione 28-32°, quasi contem¬ poraneamente alla Tireoglobulina suina (MM 650.000), la seconda (B) nelle Ulteriori studi sui siti, ecc. 161 provette 48-50°, poco prima della comparsa della Transferrina (MM 88.000); la terza (C), che si trova nelle provette 104-108°, è costituita da Triton. La determinazione della costante di associazione della T3 con le due frazioni A e B dà luogo ai grafici (Scatchard plot) di Fig. 2; il valore di Ka è pari a 4 x IO10 M 1 nel primo caso frazione A), e 0,9 x IO10 M-1 nel secondo caso (frazione B). Fig. 1. — Filtrazione su gel di Sephadex G-200 dell’estratto mitocondriale (ve¬ dere parte sperimentale). Le dimensioni della colonna sono 100x2,6 cm, il flusso di circa 15 ml/h e l’eluato è stato raccolto in aliquote di circa 3,5 mi. La colonna è stata precedentemente calibrata con Albumina serica bovina (MM 60000), Transferrina (MM 88000), Tireo- globulina suina (MM 650000) e Triton. La percentuale della T3 legata alla frazione A, varia in funzione della temperatura (Fig. 3). Allorché si riporta la quantità di T3 legata ai siti specifici, si osserva che essa presenta un plateau fra 0 e 37°C, e si an¬ nulla a 60°C. La percentuale della T3 legata ai siti specifici varia anche in funzione del pH (Fig. 4), presentando un massimo a pH 8. La predetta percentuale, infine, diventa massima allorché il tempo d’incubazione è pari a 120' (Fig. 5). Esaminando la frazione B nelle stesse condizioni sperimentali, si nota che essa presenta una capacità di legame specifica quasi nulla, per cui 162 F. Goglia e coll. è impossibile osservare variazioni della percentuale di T3 legata in fun¬ zione della temperatura, del pH, del tempo. La pronasi aggiunta in concentrazione variabile da 0,2 a 0,4 mg/ml alla miscela d'incubazione contenente la frazione A, elimina l’abbassa¬ mento di incorporazione di 125I-T3 dopo l’aggiunta di T3 non marcata. 0.0 1 Fig. 2. — Interazione fra la T3 e le frazioni A e B ottenute per filtrazione su colonna di Sephadex G-200 (Fig. 1). (Scatchard plot). Miscela d’incu¬ bazione: 100 -r- 200 pi di eluato, portati a 500 pi con TRIS-HC1 50 mM, pH 8; 125I-T3 alla concentrazione 15 300 pM. I dati sono riportati con la correzione per i siti non specifici. B = ormone legato; B/F — ormone legato/ormone libero. Ulteriori studi sui siti , ecc. 163 Calcio ione, Etilendiamminotetracetato (BOTA), Ditiotreitolo (DTT), non apportano variazioni alla percentuale di T3 legata alla frazione A, (lo stesso risultato sì ottiene per la frazione B). #— — # specifici O—o non specifici Fig. 3. — Percentuale di 125I-T3 legata in funzione della temperatura per la frazione A. Le condizioni d'incubazione sono quelle riportate nella didascalia della fig. 2. Ciascun punto è la media di tre determinazioni. La separazione cromatografica dell'estratto mitocondriale nelle con¬ dizioni innanzi riferite, appare quella ottimale: se si adopera, infatti, una colonna di Sephadex G-2G0 di dimensioni inferiori (90 x 1,5 cm) non si ottiene una separazione netta delle due frazioni A e B (Fig. 6). 164 F. Goglia e coll. Inoltre, allorché si determina la percentuale della T3 legata alle fra¬ zioni isolate con tale colonna di dimensioni minori, in funzione della specifici non specifici Fig. 4. — Percentuale di 125I-T3 legata in funzione del pH per la frazione A. Le condizioni d’incubazione sono quelle riportate nella didascalia della Fig. 2. Ciascun punto è la media di tre determinazioni. temperatura, del pH, del tempo, nonché in presenza di pronasi, Calcio ione, EDTA e DTT, si hanno risultati in genere non riproducibili. non specifici Fig. 5. — Percentuale di 125I-T3 legata in funzione del tempo per la frazione A. Le condizioni d’incubazione sono quelle riportate nella didascalia della Fig. 2. Ciascun punto è la media di tre determinazioni. Ulteriori studi sui siti, eco. 165 Inoltre, raggiunta di T3 non marcata 1.000 — 2.000 volte non conduce costantemente ad un abbassamento della percentuale di 125I-T3 legata per cui non è possibile il calcolo dei siti specifici. Fig. 6. — Filtrazione su gel di Sephadex G-200 dell’estratto mitocondriale (ve¬ dere parte sperimentale). Le dimensioni della colonna sono 90x1,5 cm. Le altre condizioni sperimentali sono quelle riportate nella di¬ dascalia della fig. 1. Discussione I risultati riportati nella presente comunicazione mostrano che da mitocondri puri, sottoposti successivamente a swelling, congelamento e trattamento con tensioattivi, è possibile isolare, mediante separazione cro¬ matografica con Sephadex G-200, in opportune condizioni sperimentali, una frazione ad elevata massa molecolare capace di legare con elevata affinità e bassa capacità la triiodotironina (Ka = 4 x 1010M '). L’unione fra la T3 e i siti specifici di tale frazione appare termosen¬ sibile e funzione della concentrazione protonica del mezzo, presentando i massimi valori fra 0 e 37°C ed a pH 8. La pronasi elimina l'unione dell'ormone tiroideo con i siti specifici di tale frazione. Gli ioni bivalenti (Calcio ione) non sembrano necessari per tale unione, mentre i gruppi tiolici non appaiono coinvolti in essa. Variando le condizioni sperimentali per la separazione cromatografica (dimensioni della colonna), si ottiene una frazione sulla quale non è pos¬ sibile né valutare l'entità dell’unione della T3 ai siti specifici, né eseguire la caratterizzazione di tale unione in funzione dei vari parametri chimico¬ fisici (temperatura, pH, ioni bivalenti). Parimenti, allorché la lisi mito- 166 F. Goglia e coll . condriale viene effettuata mediante sonicazione, la separazione cromato- grafica successiva porta ad un profilo di eluizione diverso nel quale non si nota la presenza della frazione B (nostri risultati non riportati) e (3). Le misure devono, inoltre, effettuarsi appena eseguita la separazione cro¬ matografica (si osserva, infatti, una netta decadenza della capacità spe¬ cifica di legare la X3 già nel giro di 12 + 16 ore), usando l’eluato diluito con TRIS-HC1 (l'eluato non diluito porta, infatti, ad una diminuzione notevole della possibilità di evidenziare le caratteristiche delle frazioni in esso contenute). In conclusione, i nostri risultati mostrano che nei mitocondri è pre¬ sente una frazione capace di legare specificamente la triiodotiranina con elevata affinità e bassa capacità. È possibile isolare tale frazione allorché si utilizzano contemporaneamente: a) mitocondri puri swollen (in modo da evitare al massimo la presenza di siti aspecifici); b ) una lisi blanda dei mitocondri (es. congelamento e scongelamento in mezzo ipotonico); c) una separazione cromatografica su colonna di Sephadex G-200 avente dimensioni e velocità di flusso opportune. Occorre inoltre che la percen¬ tuale di X3 legata specificamente a tale frazione sia determinata effet¬ tuando Lincubazione a 0°C, a pH 8 e per 120' in un'opportuna miscela d'incubazione (l’aggiunta ad essa di ioni bivalenti o di protettori di gruppi sulfidrilici appare inutile). I siti specifici per la T3 da noi evidenziati, vista l'azione che l’ormone tiroideo svolge a livello mitocondriaie da noi e altri ricercatori evidenziata (la, 4, 5, 6, 7), potrebbero rappresentare un sito d’azione dell’ormone ti roideo ad un livello diverso da quello nucleare (8, 9, 10). Siamo grati ai Sigg. Auriemma Raffaele e Basileo Giuseppe per l'assistenza tecnica e al Sig. Caniglia Michele per l’opera prestata nello stabulario. BIBLIOGRAFIA 1) Goglia F., Torresani J., Barletta A., Di Meo S., Liverini G. e De Leo T. - Boll. Soc. Nat. Voi. LXXXVII, 1978 pag. 1-6. la) De Leo T., Di Meo S., Barletta A., Martino G., e Goglia F., 1976 - Modifica- tion of nucleic acid levels per mitochondrion induced by thyroidectomy or triiodotyronine administration. Pflugers Arch., 366, 73-77. 2) Scatchard G., 1949 - The attractions of proteins for small molecules and ions. Ann. N. Y. Acad. Sci., 51, 660-672. 3) Sterling K., and Milch P. O., 1975 - Thyroid hormone binding by a component of mitochondrial membrane. Proc. Nat. Acad. Sci. USA, 72, 3225-3229. Ulteriori studi sui siti, ecc. 167 4) Tapley D. F., Cooper C., and Lehninger A, L., 1955 - The action of thyroxine on mitochondria and oxidative Phosphorylation. Biochim. Biophis. Acta, 18, 597-598. 5) Primack M. P., Tapley D. F., and Buchanan J., 1972 - Thyroid hormone stimulation of mitochondrial protein syntesis supported by an ATP generating System. Endocrinology, 91, 840-844. 6) Gadaleta M. 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Napoli voi 87, 1978, pp . 169-179, fig. 1 , tabb. 5 Inquinamento termico dell’aria a Napoli Nota dei soci Antonino Palombo (*) e Sergio Scippacercola (**) (Tornata del 31 marzo 1978) Riassunto. — È stato eseguito l’esame comparato tra le serie storiche dei dati termici dell'aria rilevati a Napoli, all'Osservatorio geofisico dell'Istituto di Geolo¬ gia e Geofisica, ed all'Osservatorio Vesuviano. I risultati, che hanno mostrato un sensibile inquinamento termico dell'aria, vengono discussi nel loro aspetto mi¬ croclimatico in ordine ai problemi della diffusione degli inquinanti. Summary. — The analysis of long terms of thè temperature of thè air ob- served within thè town of Naples and at thè Vesuvian Observatory, far away frorn thè town, has allowed thè evaluation of significant increment in thè data for Naples. The results are discussed both from climatic and diffusion point of view. Introduzione Negli ultimi anni l'attenzione della ricerca viene sempre più rivolta allo studio delle alterazioni ambientali indotte dalla presenza dell'uomo, particolarmente marcate nell'ambito delle città. Le modifiche microclimatiche in area urbana hanno formato oggetto di appositi simposi tenuti a Raleigh nel 1971 (Ann. Met. Soc. 1971) ed a Bruxelles nel 1968 (W.M.O., 1970). Un'ampia bibliografia sull'argomento è riportata da Chandler (1970). I risultati del progetto Metromex (1974) (Metropolitan Meteorologica! Experiments), ancora in corso, forniscono un ampio quadro delle ricerche attuali sull'argomento. (*) Istituto di Geologia e Geofisica dell'Università di Napoli. (**) Centro di Calcolo Elettronico Interfacoltà, Università di Napoli. Ricerca eseguita col contributo del C.N.R. - Piano finalizzato « Qualità del- l’ambiente-aria ». 170 A. Palumbo e S. Scippacercola Dati sull’ equilibrio termico dell’aria a Napoli Lo sviluppo dell'urbanizzazione determina sensibili alterazioni nell’equi¬ librio termico locale dipendenti da numerose concause. Le più incidenti, qui brevemente accennate per Napoli, sono: a) Modifica nelle caratteristiche termiche del suolo, dovute alla ele¬ vata capacità termica dei manufatti ed alla diminuzione dell’acqua in su¬ perficie che, in città, viene convogliata nelle fogne. La popolazione residente a Napoli, in base al censimento del 1971, è aumentata del 43 % rispetto al 1921. Secondo una nostra stima, eseguita su dati cartografici, durante lo stesso intervallo di tempo, l'area coperta da manufatti si è triplicata. b) Alterazione nella composizione dell’aria in prossimità del suolo per la presenza di gas e polveri in sospensione che assorbono e diffondono la radiazione solare e quella terrestre. Rilievi da noi eseguiti in tempi diversi ed in siti differenti, in località distanti dalle zone industriali, hanno fornito i seguenti valori medi gior¬ nalieri: polveri in sospensione anidride solforosa ossidi di azoto 0.078 ± 0,934 mg/mc 0.034 ± 0.014 p p m 0.143 ± 0.136 p p m da cui si rileva la frequenza, specie per l’NOx, di dati eccedenti i limiti fìs¬ sati dalle vigenti Leggi. c) Apporto di calore dovuto a sorgenti artificiali. Secondo una stima dell'Associazione Termotecnica Italiana (ATI 1973), nell’anno 1972, sono stati consumati nel Comune di Napoli oltre 2 miliardi di tonnellate di gasolio, olio combustibile, benzina e fuel di gas, corrispon¬ dente ad un’energia valutata in circa 21 x IO12 kcal. Temperatura dell’aria : esposizione dei dati La temperatura dell’aria costituisce il parametro più importante nella caratterizzazione microclimatica locale anche in ordine alla formulazione di modelli diffusionali. Tale elemento ha inoltre mostrato una maggiore sensibilità alla mutata inerzia termica della struttura urbana, al contributo di sorgenti artificiali ed alTinquinamento dell’aria. Poiché noi siamo qui interessati alla determinazione delle variazioni di temperatura dovute all'inurbamento sono state esaminate le serie storiche contemporanee dei dati di temperatura rilevati in due stazioni: una al Inquinamento termico dell* aria a Napoli 171 centro dell’agglomerato urbano, Osservatorio delFIstituto di Geologia e Geofìsica \ ed un'altra a distanza dì circa 15 km, Osservatorio Vesuviano 2, in zona lontana dal centro abitato. TABELLA I Valori medi quinquennali della temperatura media, massima e minima rilevati alLOsservatorio geofìsico (O.G.) di Napoli (in °C) N.ro quinquenni T inedia ^massima Tm inima 1 (19234927) 16.67 20.60 13.86 2 (19284932) 16.95 21.31 14.01 .3 (19334937) 16.99 21.47 13.62 4 (19384942) 16.53 20.79 13.10 5 (19434947) 17.62 21.67 14.41 6 (19484952) 17.56 22.02 14.47 7 (19534957) 16.97 21.44 13.76 8 (19584962) 17.23 21.93 14.44 9 (19634967) 16.98 21.59 14.28 10 (19684972) 16.90 21.24 13.83 TABELLA II Valori medi quinquennali della temperatura media, massima e minima rilevati all’Osservatorio Vesuviano (O.V.) di Ercolano (in °C) N.ro quinquenni T ■‘■media T massima T . . minima 1 (19234927) 13.20 17.40 10.46 2 (19284932) 13.00 17.19 10.66 3 (19334937) 13.18 17.22 10.79 4 (19384942) 12.73 17.00 9.82 5 (19434947) 13.53 17.29 11.02 6 (19484952) 13.29 16.16 11.01 7 (19534957) 12.88 16.37 10.53 8 (19584962) 13.23 17.29 10.69 9 (19634967) 12.87 16.31 10.37 10 (19684972) 12.85 16.43 10.19 1 L’Osservatorio geofìsico delFIstituto di Geologia e Geofisica (40°51; Lai;. N, 14°15’ Long. E, h = 50 m.) verrà identificato nel presente lavoro con O.G. 2 L’Osservatorio Vesuviano (4G°49' Lat. N, 14°24’ Long. E, h = 608 m.) verrà identificato nel presente lavoro con O.V. 172 A. Palumbo e S. Scippacercola I dati analizzati hanno soddisfatto le condizioni necessarie alla pre¬ sente indagine per omogeneità nelle strumentazioni, per la contempora¬ neità dei rilevamenti e per la permanenza in situ delle stazioni. La temperatura massima e minima è stata dedotta dalle letture ter¬ mometriche giornaliere; la temperatura media è stata ottenuta dalla media giornaliera dei valori rilevati alle ore 8, alle 19 e nelle ore estremanti ter¬ miche. L'analisi dei dati è stata limitata agli anni dal 1923 al 1972 in cui si è verificata la massima espansione demografica e dell'edilizia, degli autovei¬ coli e del riscaldamento domestico ed hanno avuto luogo e si sono svilup¬ pati gli insediamenti industriali. Nelle Tabb. I e II sono stati riportati i valori medi quinquennali della temperatura media, media massima e media minima per ciascuno degli Osservatori; le due ultime temperature verranno designate qui appresso rispettivamente Tmax e Tmin. In Tab. Ili sono stati riportati i valori delle differenze tra i dati medi quinquennali dell'O.G. e deH'O.V. I dati delle differenze delle Tmax e Tmin sono stati riportati anche per le stagioni secondo Lloyds: invernali (nov., die., genn., febb.), equinozi (mar., apr., sett., ott.) ed estive (mag., giu., lug., ago.). Nelle due ultime righe della Tab. Ili sono stati riportati i valori calcolati al 1972 delle temperature e dei gradienti verticali. Nella Fig. 1 sono graficati i valori delle differenze riportate in Tab. Ili unitamente alla retta di migliore approssimazione dell'andamento tempo¬ rale limitatamente a quelle medio quinquennali della temperatura mas¬ sima, media, minima, massima estiva e minima invernale. In Tab. IV sono stati riportati i valori degli incrementi termici cal¬ colati mediante rette di regressione unitamente ai relativi parametri sta¬ tistici (Ricci 1975). In Tab, V sono stati riportati i dati della popolazione residente nel Comune di Napoli dedotti dai censimenti dal 1921 al 1971. Analisi dei dati I calcoli relativi all’organizzazione ed all’analisi statistica dei dati sono stati effettuati sull'elaboratore JJnivac 1106 del Centro di Calcolo Elettro¬ nico Interfacoltà (C.C.E.I.) dell’Università di Napoli. I grafici sono stati ottenuti su plotter Calcomp del predetto Centro. In corrispondenza dei valori riportati in Tab. III è stata omessa l'indi¬ cazione dell’errore stante la sua esiguità dovuta alla buona approssima- Valori medi quinquennali delle differenze tra i valori delle Temperature medie, massime e minime dell'O.G. ed Q.V. (in °C) Inquinamento termico dell’aria a Napoli 173 fN so (N Pi rò rò 8 3 oo oo p p rn co m lo p p rn rn 8 »-< o p oq rò cn Os Os rf) p lo rfr T-H SO Os rq lo in OS in Co rn s oo 8 8 o "5 c - 3 ° C/3 § 2 S-< O PQ T3 'S 2 — i 3 3 £ C/D C/D 3 O 8 c e ^ P o X! 13 T3 e.s e C/D CD E £ CU > u fi e «fi fi o £ C/D 2 OO ON O *— i Hoo'Obifl'O^^'S ONOOONOOON^ONOC- r~~ i^— r— r— r~~ t — ■ r~- > > > M M m^inoNoobO^I Il Ratto (Rattus rattus alexandrinus Desmarest 1819), ecc. 187 Fig. 4. — Ratto di Vivara nel suo ambiente. 188 D. Scaramella — Etologia - abitudini alimentari. Le condizioni dell'isola di Vivara essendo cambiate in questo ultimo periodo, hanno determinato un com¬ portamento particolare del ratto che vi vive. Come nel Coniglio (Scaramella et AL, 1976) così nel Ratto di questa isola, prima manifestazione interessante è quella di poterlo incontrare normalmente di giorno e nel periodo invernale anche nelle ore più asso¬ late, cosa che non è usuale nel comportamento dell'animale. Altro dato interessante è la possibilità di avvicinare Laminale senza che questo mostri eccessiva paura (Fig. 4). Fig. 5. — Noccioli di olivo spezzati. Considerato gregario da molti autori (Toschi, a.c., Altobello, 1920; Kahamann e Haedrich, 1957; ed altri), nell'isola è invece più facile in¬ contrarlo isolato. È stato possibile seguirlo nel Gennaio 1977 in una lenta e metodica esplorazione dell’isola alla ricerca di cibo, manifestatasi con soste di at¬ tesa, controlli negli anfratti, salita su di un olivo, scavo di radici, par¬ ziale utilizzazione di ghiande e quanto altro è possibile immaginarsi in circa 5 ore di passeggiata. Il Ratto (Rattus rattus alexandrinus Desmarest 1819), eco. 189 Vedere due individui insieme non è raro» sovente anche in numero maggiore specialmente quando vi sono ramoscelli di ulivo spezzati dal vento (Febbraio» 1977), Da quando è mancata la presenza dell'uomo sulFisolotto le condizioni di vita delFanimale devono essere completamente cambiate. Infatti la mancanza delle coltivazioni e l’assenza delFuomo del quale il Ratto è commensale ha portato lentamente alla eliminazione del cibo più facil¬ mente reperibile» per cui l’animale» specie nel periodo invernale è alla continua ricerca di una alimentazione sostitutiva ed in pratica di sus¬ sistenza. !-• : Ci. t' x VM « ' < 1-: , A.;: . - .. , J Fig. 6. — Coni di pino attaccati dal ratto. Nell’isola di Vivara l’alimentazione è così suddivisa per stagioni: nel periodo invernale sono principalmente i giovani polloni di olivo, scor¬ tecciati nella parte basale o i ramoscelli dello stesso olivo che il vento fa cadere che costituiscono Falimento più facilmente reperibile, I noc¬ cioli di olivo (Fig. 5) sono parte integrante della dieta invernale: essi vengono spezzati di netto grazie alla potente muscolatura dell’apparato boccale. 13 190 D. Scaramella Da un controllo effettuato con pressa Baldwin su 25 noccioli presso l’Istituto di Meccanica Agraria della Facoltà di Agraria di Portici - Napoli è emerso che l’operazione suddetta richiede l’applicazione di una forza media di 41 Kg. per nocciolo. Anche le giovani radici, scavate con le zampe anteriori, ma ciò si verifica nella maggior parte dell'anno, rappresentano altro alimento ri¬ cercato. Durante il periodo primaverile-estivo, l'alimentazione è molto più varia: giovani germogli, ogni sorta di bacca, (corbezzoli) di cui però è utilizzata solo la parte interna del frutto; il sincarpo del rovo largamente diffusosi oggi sull’isolotto. Nel periodo compreso tra Giugno e Luglio Fig. 7. — Ghiande utilizzate dal ratto. questo sincarpo rappresenta l'alimentazione preferita del Ratto, al punto che gli escrementi assumono colorazione rossastra. Nel periodo pre-autunnale vengono predati gli ultimi residui della vite. In autunno i coni di pino ed in particolare i pinoli sono ricercati e disputati con i conigli (Fig. 6), così come le ghiande della « Roverella » (Quercus pubescens ) e del Leccio ( Quercus ilex) (Fig. 7). Il Ratto (Rattus rattus alexandrinus Desmarest 1819), ecc. 191 Tutti i residui delle vecchie colture, ormai quasi scomparse, sono con i funghi, le uova o piccoli nidiace! cibo ricercato durante tutto Fanno. — Il ratto di Vivara presenta fra le caratteristiche distintive l'esi¬ stenza della tana. In ambienti diversi da quello in esame a somiglianza del Rattus rattus frugivorus Rafinesque 1814, che crea il nido anche sulla sommità degli alberi, il Ratto di Vivara mostra una particolare predile¬ zione per gli anfratti della parte radicale dei vecchi olivi. Qualche volta lo si è visto uscire dalle tane di coniglio. Fig. 8. — Particolare dell’orecchio' di un giovane maschio con ben evidenti i segni delle ferite, e conseguenti escrescenze alle orecchie. — Con ogni presumibilità, la consistenza della popolazione del Ratto di Vivara è andata progressivamente diminuendo durante i tre anni di controllo (Gen. 1975 - Nov. 1977): — 1975: osservazioni di circa 75 unità in 16 visite — 1976 : » » » 46 » » 14 » — 1977: » » » 18 » » 17 » Tale progressiva diminuzione fa pensare all'esistenza, in tempi non lontani, quando cioè vi era coltivazione e poi guardiania, di una popola¬ zione di ratti molto più numerosa. 192 D. Scaramella La possibilità di epizoozie che abbiano decimato la popolazione non sembra confermata, almeno negli esemplari controllati. Ben evidenti sono invece i segni lasciati sul corpo degli animali e specialmente sulle orec¬ chie dalle lotte tra i vari individui (Fig. 8). TABELLA II Confronto tra i caratteri più significativi di Rattus rattus e quelli del Ratto di Vivara; espresse in mm. TC Coda Orecchio Piede poste¬ riore Mam¬ melle Cranio Fila molari supe¬ riori Anelli coda Gesta¬ zione gg- Peso gr- * 193 204 24 35 10 40 6,7 213 22 190 ** 108 127 13,28 25,71 10 29,24 530 212 // 142 * Dati mediati dalla bibliografia. ** Valori medi ricavati dalla Tab. I. Conclusioni I confronti morfologici (Tab. II) mostrano che il Ratto di Vivara presenta dimensioni inferiori alla media degli altri Ratti controllati dai vari autori segnalati in bibliografia. Questo dato permette di avanzare, sia pure con molte riserve, l'ipo¬ tesi che ci si trovi di fronte ad un caso di nanismo insulare. La diminuzione quantitativa dei rappresentanti dell'isola quale sem¬ bra emergere dalle osservazioni compiute negli ultimi 3 anni è da attri¬ buirsi alla lenta ma costante riduzione delle risorse alimentari, collegata all'assenza dell'uomo e quindi alla sostituzione di colture particolarmente appetite, con piante infestanti. BIBLIOGRAFIA Altobello G., 1920 - Mammiferi III, I Rosicanti, pp. 1-63, ed. 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Rampoldi (***) Nota dei soci Lorenzo Casertano (*) e Alessandro Oliveri del Castillo (**) (Tornata del 28 aprile 1978) Riassunto . — L'area dei Campi Flegrei è un laboratorio naturale di straordi¬ nario interesse. Infatti, in essa si verificano diffusi ed intensi fenomeni idro¬ termali, in particolare il ben noto « bradisismo »: sollevamento ed abbassa¬ mento' del suolo di macroscopiche entità. Tra il 1969 e il 1972 si è verificato un sollevamento di 180 cm. Tale evento ha richiamato l’attenzione di molti ricercatori e di enti pubblici e scientifici per l'indagine sull’evolversi del fe¬ nomeno. Purtroppo, i numerosi dati raccolti non sempre sono stati utilizzati per una appropriata connessione tra cause ed effetti, principalmente per la precon¬ cetta attribuzione di tutti i fenomeni vulcanici al magmatismo iposuperficiale. Da ciò, normalmente, deriva una valutazione aprioristica dei fenomeni flegrei, ed una interpretazione acritica dei dati sperimentali forzatamente adat¬ tati ad ipotesi e teorie preesistenti. Questo atteggiamento può condurre a comi' mettere, nell'analisi dei dati, veri e propri errori, che successivamente possono venire utilizzati come probanti. È questo il caso della nota « Inflation and Microearthquake Activity of Phlegraean Fields, Italy » che si commenta in questo scritto. In particolare, in essa, appaiono non fondate: a) le analisi sui confronti del livello medio marino a distanza per la dedu¬ zione dei moti del suolo; b ) l'applicazione dei modelli « Mogi » e « Walsh e Decker » ai movimenti del suolo; (*) Osservatorio Vesuviano - Ercola.no (Napoli). (**) Istituto di Geologia e Geofisica dell'Università di Napoli. (***) Estratto dal « Bulletin Volcanologique » Voi. 40-3, 1976-77; Pubblica¬ zione n. 58 deH’Osservatorio Vesuviano. 196 L. Casertano e A. O. del Castillo c) la valutazione dell’incertezza nella determinazione degli epicentri si¬ smici; d) l'attribuzione a sismica passiva di eventi di sismica attiva; e) l’interpretazione della distribuzione dei terremoti flegrei secondo la relazione di Ishimoto-Iida. Abstract. — The Phlegraean Fields area, around Pozzuoli and dose to Naples, can be considered a naturai laboratory of particular interest since extensive hydrothermal phenomena take place in it, like thè well known ground uplift and sinking macroscopically detectable (bradyseism). Between 1969 and 1972 an uplift of 180 cm has occurred and focused a wide interest by a number of people belonging to public and scientific Institutions on thè evolution of thè phenomenon. However, thè collected data not always have been used for an adequate connection between causes and effects, mainly because of preconceived at- tribution of all volcanic phenomena to hypo-superficial magmatism. This can be case of thè « phlegraean event » where thè experimental data can appear as compulsorily adapted to pre-existing hypothesis and theories. Such an atti- tude in analizing thè data can sometimes lead to reai errors that are thereafter used as probatory. A comment to thè paper « Inflation and Microearthquake Activity of Phle¬ graean Fields, Italy » is made in this light, since thè following main points appear to be groundless: a) to analize thè mean sea level correlations at distance for detecting thè ground movements; b) to apply Mogi’s and Walsh-Decker's models to ground movements without taking care of thè consistency principle; c ) to evaluate thè accuracy in determining thè seismic foci; d ) to ascribe to passive seismics thè events of active seismics; e) to interpret thè distribution of thè phlegraean shocks according to thè Ishimoto-Iida’s relation. Introduzione È ben noto che i Campi Flegrei rappresentano un laboratorio natu¬ rale per Findagine scientifica di straordinario interesse. Il fenomeno bradisismico flegreo, infatti, deve considerarsi una guida fondamentale per il perseguimento di obiettivi quali la previsione e la prevenzione dei terremoti e la determinazione delle modalità con le quali si propaga, dalle profondità verso la superficie, il calore endogeno. Questo è il motivo per cui si è sentita la necessità di intervenire a commentare una nuova nota sui Campi Flegrei che, se è apprezzabile per i dati raccolti, presenta a nostro giudizio manchevolezze nell'analisi dei dati stessi e qualche errore nella valutazione di alcuni principi fisici. Alcuni commenti su « Inflation, ecc . 197 Nel formulare i nostri commenti seguiremo lo sviluppo della nota, riprendendo i titoli dei paragrafi, le figure, tranne una (9 bis), con le re¬ lative didascalie e, tra virgolette, le frasi tradotte dalla nota che si com¬ menta. Vertical ground movements (Bradyseisms) In questo paragrafo si analizza « lo spettro di potenza » (Fig. 5) rela¬ tivo al sollevamento del suolo a Pozzuoli, dedotto mediante il confronto del livello marino a distanza e si ricava che il sollevamento « mostra Fig. 5. — Power spectmm of thè uplift curve at thè Pozzuoli harbour tide gauge. un andamento evolventesi lentamente, sul quale sono sovrapposte flut¬ tuazioni di ampiezze e periodi vari »; e che « il valore deilo scarto qua¬ dratico medio di queste fluttuazioni è praticamente uguale per tutte le stazioni e il suo carattere statistico è di natura stazionaria ». Da ciò si 198 L. Casertano e A. O. del Castillo deduce che: « È perciò probabile che queste fluttuazioni siano dovute alle correnti marine e ai fattori meteorologici, causanti differenti anda¬ menti delle variazioni del livello marino nei golfi di Napoli e di Poz¬ zuoli ». Per poter esprimere questa affermazione sarebbe occorso prendere in considerazione l'influenza, contemporaneamente sul livello medio del mare degli specchi d’acqua di Napoli e di Pozzuoli, delle correnti marine, dei venti, della temperatura e salinità del mare e della pressione atmo¬ sferica. Un tale studio è stato invero condotto presso l’Istituto di Geo- Fig. 6. — Frequency distribution of thè ratio R. between thè sea level daily va- riations at thè Phelegraean Fields and at Naples. logia e Geofisica dell’Università di Napoli dal dott. G. lacovelli per lo svolgimento della sua tesi di laurea in Scienze geologiche (anno acc. 1975-76) ed ha messo in evidenza che i fattori meteomarini non influen¬ zano in modo differenziale i due bacini. Lo stesso spettro di potenza (Fig. 5) indica la presenza nel moto del suolo a Pozzuoli dei periodi ca¬ ratteristici mareali che non possono essere attribuiti a fattori casuali. Per dimostrare il diverso comportamento dei due bacini viene ri¬ portata la curva di frequenze del rapporto R 1 fra le variazioni giorna¬ liere del livello medio del mare ai Campi Flegrei e a Napoli, curva che sarebbe rappresentativa di « una notevole dispersione intorno al valore del picco » e quindi di « un comportamento differenziale del livello del mare nei due bacini ». 1 R = [m {P)i — m (P),„ i] / [m (AO i — m(N)i_1'] essendo ni il livello medio marino a Pozzuoli (P) e a Napoli (N) nel giorno /-esimo. Alcuni commenti su « Inflation, ecc . 199 Questa affermazione è perlomeno molto dubbia, in quanto il valore della dispersione è fortemente dipendente dal parametro scelto per rap¬ presentare la correlazione tra le due serie di eventi. Nella distribuzione dì R, che è un rapporto tra grandezze piccole con grandi scarti relativi, acquistano importanza i giorni in cui si hanno i valori massimi e minimi del livello medio del mare, cioè quando è mi ^ mi-i . La relativamente aita, ma non notevole, dispersione di R, ha quindi un'origine artificiale; resta invece da notare come la distribuzione sia ben rappresentabile da una dì tipo normale, ben centrata e con frequenza molto piccola per gli scarti grandi. Ciò dimostra chiaramente che il comportamento' dei due bacini (Napoli e Pozzuoli) è analogo e non diverso. 0.1 _ ! _ _ _ 8 <=» o «- Period (days) o ® — Fig. 7. — Ratio between thè Fourier component amplitudes of thè sea level va- riations at thè Phlegraean Fields and at Naples. Inoltre la stessa curva assicura l'ottimo funzionamento delle appa¬ recchiature mediante le quali sono stati rilevati i dati sperimentali, nonostante si tratti di mareografi montati in stazioni con caratteristiche degli impianti notevolmente diverse, nonché la corretta analisi dei dati da parte del lettore delle registrazioni. Il confronto dei rapporti tra le ampiezze delle componenti di Fourier delle variazioni del livello del mare ai Campi Flegrei e a Napoli (Fig. 7) non « ìndica che il mare dei due bacini ha comportamento analogo solo per periodi maggiori di 20-25 giorni » bensì solo che l'influenza degli errori per periodi più brevi incìde maggiormente sulla determinazione del livello medio del mare. Anche questa analisi, perciò, conferma l'egua¬ glianza di comportamento dei due bacini. Pur non essendo stata utilizzata Fan alisi spettrale per evidenziare la presenza dei picchi relativi ai piccoli periodi caratteristici delle maree 200 L. Casertano e A. O. del Castillo nel lavoro che si commenta si scrive: « l'analisi spettrale del moto del suolo a Pozzuoli mostra un'oscillazione con una piccola ampiezza di circa 34 giorni. Nonostante la sua piccola ampiezza e la mancanza di correla- zione con fenomeni geofisici a grande scala, questa oscillazione ha, da un punto di vista statistico, un'alta probabilità della sua reale esistenza ». Sembra, però, legittimo supporre, non solo perché non è stata valu¬ tata l'attendibilità del dato ottenuto, che il periodo di 34 giorni com¬ parso sia apparente e che invece ben rappresenti quello di 29 giorni, classico tra i periodi mareali e che, tra l'altro, sarebbe il solo a non ap¬ parire nello spettro di potenza. Se si verificasse un periodo così nuovo si dovrebbe ricercare la causa di un tale straordinario evento. C'è, infine, da rilevare che l'analisi non è stata spinta alle oscilla¬ zioni a più lungo periodo, così evidenti nell'andamento del suolo (Fig. 4) e, per altro, già commentate nella bibliografia flegrea. Models from ground deformation Lo studio eseguito dei modelli dai quali deriverebbero i moti del suolo prescinde da ogni considerazione sul modello strutturale dell’area Alcuni commenti su « Inflation, ecc. 201 flegrea che è premessa indispensabile per ogni ulteriore avanzamento. Solo nei brevi cenni iniziali, in « Geological outline », si segnala che « rocce vulcaniche e sedimenti recenti giacciono su un basamento car- bonatico mesozoico » e che « rilievi sismici indicano che nel golfo di Pozzuoli il basamento carbonatico si trova a una profondità di circa 2,5 Km ». Questa indicazione, a parere nostro, non è assolutamente sufficiente, specialmente se si tiene conto che la prospezione sismica eseguita in mare riguarda un'area distante dalla zona di sollevamento. Va rilevato che, nel lavoro in questione, si prescinde dai dati ripor¬ tati nella bibliografia i quali indicano che lo spessore della serie piro¬ clastica a Pozzuoli non è inferiore a 3,5 Km; per altro, nella nota che si commenta, per giustificare un'apparente anomalia nella distribuzione dei sismi si rileva che « il massimo sollevamento si verifica in una zona in cui vi è un'accentuata bassa gravità » e che questa « è associata ad un più grande spessore del materiale leggero ». Questo dato è inconciliabile con l’idea posta a base dei modelli « Mogi » e « Walsh e Decker » che sono stati analizzati. Comunque l’applicazione di tali modelli al sollevamento del suolo flegreo appare completamente priva di senso critico e la concordanza dei dati sperimentali con gli andamenti prevedibili teoricamente risulta forzata ed inconsistente in base a quanto si legge nella nota stessa, e cioè: « Solo in alcuni casi è possibile correlare le osservazioni fatte lungo differenti percorsi e, anche in questi casi, l'incertezza deriva dal fatto che furono usate differenti stazioni di riferimento da differenti isti¬ tuzioni ». Il modello « Mogi » è valido « nell'assunzione che la camera magmatica sia localizzata entro un mezzo semi-infinito perfettamente elastico ». (Questa assunzione vale anche per i modelli modificati, quali quelli di « Walsh e Decker »). « I differenti modelli possono essere discriminati in base al solleva¬ mento relativo a punti distanti dal punto di massimo sollevamento. Tut¬ tavia questi sono soggetti ai più alti errori percentuali... Quindi per deci¬ dere tra le soluzioni alternative, è necessario usare anche i dati tiltme¬ trici e delle deformazioni orizzontali... I dati tiltmetrici mostrano un andamento estremamente complesso e contraddittorio. Le deformazioni orizzontali escludono qualsiasi modello a simmetria radiale ». Pur rilevandosi ancora, nella nota presa in considerazione, che « il sollevamento predetto dal modello (accettato perché presentava “ un ec¬ cellente adattamento ”) è tuttavia molto più grande di quello osservato... dovuto probabilmente alla non perfetta elasticità del mezzo », si ritiene 202 L. Casertano e A. O. del Castillo legittimo determinare alternativamente la profondità del centro della ca¬ mera magmatica, assimilata ad una sfera di piccolo diametro, e, con ancora maggiore accuratezza, la profondità (2,5 Km) dell’estremo supe¬ riore, rinclinazione (75°) e l'azimut (60° N) del condotto magmatico assi¬ milato a sorgente lineare in espansione. La conclusione cui giunge il lavoro citato è che : « Il campo delle de¬ formazioni osservato non è esattamente come quello previsto da nessuno dei modelli considerati » ma « in ogni caso, il campo degli spostamenti osservati si accorda soddisfacentemente con quello creato daH'intrusione magmatica ». Non commentiamo il livello di consistenza della conclusione. Appare invece necessario, a nostro parere, fare alcune considerazioni nel tenta¬ tivo di colmare quelle che, ad un più attento esame, appaiono delle la¬ cune lasciate neH’utilizzare formule analitiche, analisi dei dati e qualche principio fisico. Utilizzando le formule più semplici proposte dal Mogi nell’assunzione che il raggio della sfera sorgente delle deformazioni sia molto minore della profondità del centro della sfera stessa (camera in espansione) si analizza l’equazione: Ah 3 a'p f 4 p (f + d2)ì/2 dove: Ah a P P f d sollevamento del suolo; raggio della sfera; variazione di pressione sulle pareti della sfera; modulo di rigidità della roccia incassante; profondità del centro della sfera; distanza orizzontale in superficie dal punto di massimo sol- levamento; e si dichiara « i parametri che appaiono nell'equazione (le quantità 3 a3 p/4 p e le coordinate spaziali del centro della sfera sorgente) sono stati determinati mediante un programma per calcolatore basato sul me¬ todo dei minimi quadrati ». Prescindendo dal fatto che sarebbe stato più conveniente accettare i valori deducibili sperimentalmente relativi alla posizione del punto di massimo sollevamento e all'entità di questo (come si è accertato nel tracciare la curva della Fig. 9 bis) è da notare che tutti gli autori che hanno fatto ricorso ai modelli « Mogi » e derivati hanno messo in evi¬ denza la mancanza di biunivocità fra modello teorico e dati sperimentali: Alcuni commenti su « Infiation, ecc. 203 da un determinato modello teorico si ricava una sola precisa distribu¬ zione delle deformazioni orizzontali e verticali del suolo, mentre da una qualsiasi distribuzione sperimentale possono dedursi diversi modelli teorici. I valori dei singoli parametri fondamentali {a, p , p) possono essere utilizzati per verificare non tanto Funicità del modello, quanto il prin¬ cipio di compatibilità dei risultati, come hanno fatto quelli ai cui mo¬ delli si fa riferimento nella nota. La determinazione, almeno come ordine di grandezza, dei valori di a e di p è fondamentale per comprendere se il modello utilizzato è rea- Fig. 9. — Relation between thè vertical displacement and thè horizontal distance of thè bench marks from thè computed point of maximum uplift for thè period lune 1970 - August 1971. The continuous line corresponds to a source about 2.5 km deep A K = 42.8 cm. listico o meno. Bisognava, anche se arbitrariamente, almeno segnalare ! impossibilità di pervenire a tale valutazione. Ma questa valutazione era possibile, in quanto il modulo di rigidità di molte rocce è noto ed è variabile da IO11 a IO12 dine/cm2; per Lordine di grandezza di a si deve tener conto che, per assunzione, deve essere a « / ed r è risultato uguale 2,5 Km. Quindi si potevano valutare gli ordini dì grandezza di p e di a ed esaminarne la compatibilità. Con facili calcoli, attribuendo ad a va¬ lori di 100 e 1000 metri, a A k il valore di sollevamento totale rilevato a Pozzuoli pari a 170 cm ed assumento f = 2500 m (valori indicati nella nota), fi = 3. IO11 dine/cm2 (come in Walsh e Becker) si perviene ai valori rispettivamente di p = 4,2. IO12 e di p = 4, 2. IO9 dine/cm2. Quest'ultimo va¬ lore risulta inferiore al limite minimo accettabile, poiché per la sua de- 204 L. Casertano e A. O. del Castillo dazione non è stata rispettata l'assunzione a « /. Per il calcolo del mo¬ dello teorico da adattare ai dati sperimentali ricavati ai Campi Flegrei nella nota è stato utilizzato, per il sollevamento del suolo, il valore par¬ ziale di 42.8 cm, osservato nel periodo giugno 1970 -agosto 1971. Per lo studio della compatibilità allo scopo di dedurre la variazione comples¬ siva di Ap deve essere invece usato il sollevamento complessivo indicato sopra e avutosi nell'intervallo maggio 1969 - luglio 1972, sollevamento che consente di ricavare la pressione massima. Comunque con il sollevamento Fig. 10. — Vertical displacements relative to thè maximum vaine for four sou- rces. (1) Mogi's two point source model for Kilauea; (2) thrust pres¬ sure source (Yokoyama, 19711?) ; (3) point source or lengthening of a vertical line source (Walsh and Decker, 1971); (4) horizontal circular crack under internai pressure (Sun, 1969). The distance scale has been adjusted so that all thè curves pass through thè point where thè uplift is 0.5 at same radius (modified after Walsh and Decker, 1971). parziale si sarebbe ottenuto rispettivamente p = 1,1. IO12 e p = 1,1. IO9 di- ne/cm2. Analoghi calcoli si possono fare considerando una sorgente lineare e si possono quindi valutare le dimensioni del cilindro a cui si assimila l'intrusione magmatica. Walsh e Decker hanno fatto questi calcoli attri¬ buendo alla pressione della massa in espansione sulla roccia incassante i valori di IO9 e IO10 dine/cm2, e hanno ottenuto, per il sollevamento mas¬ simo del suolo di un metro, che un cilindro con estremo superiore a 1500 metri di profondità avrebbe un diametro rispettivamente di 1500 e 500 metri. Per una massa cilindrica in espansione con estremo posto alla profondità di 2,5 Km, come ottenuto per i Campi Flegrei, con un solle¬ vamento massimo di 170 cm, imponendo a p e p gli stessi valori utilizzati da Walsh e Decker, il diametro risulterebbe di 2600 e 820 metri. Alcuni commenti su « Inflation, ecc. 205 Tutti questi valori sono, a nostro avviso, incompatibili non solo perché è difficilmente immaginabile la presenza di masse magmatiche di così grandi dimensioni a così piccola profondità, ma anche perché le pressioni occorrenti per produrre la deformazione della roccia incassante sono tali da superare i limiti dello schiacciamento della roccia stessa, per cui la rottura precederebbe la deformazione con conseguenze sismi¬ che e non bradisismiche. Si ricorda che il limite di schiacciamento per il granito è di IO9 dine/cm2. Per il materiale piroclastico e per i calcari fratturati sotto¬ stanti dei Campi Flegrei non può essere nemmeno invocata la pressione Fig. 9 bis, — Adattamento della curva di Sun, riportata nella Fig. 10, ai punti ottenuti ai Campi Flegrei e riportati nella Fig. 9. litostatica per un possibile aumento del basso valore di tale coefficiente. Infatti, per il piccolo spessore dello strato interessato, essa risulta tra¬ scurabile rispetto alle pressioni calcolate come cause del sollevamento. Anche l'idea, espressa da Walsh e Decker e ripresa nella nota in oggetto, che il volume della massa in espansione debba considerarsi quello complessivo di un sistema di dicchi ramificati, è insostenibile perché l'espansione di ogni dicco, funzionante come esile cuneo, sarebbe assorbita dalla roccia incassante per schiacciamento e pertanto non po¬ trebbe provocare alcuna apprezzabile espansione in profondità tale da giustificare il sollevamento verificatosi ai Campi Flegrei. Inoltre questo tipo di meccanismo è contraddetto dalla sismicità del¬ l’area durante il periodo di sollevamento. 14 206 L. Casertano e A. O. del Castillo Ancora si deve notare la contraddittoria applicazione dei modelli ai dati sperimentali. Infatti, come mostra la Fig. 9, questi si discostano notevolmente dalla curva teorica proprio nel tratto a distanza dal punto di massimo sollevamento in netto contrasto con la teoria che, come è esplicitamente segnalato nella nota stessa, richiede come fondamentale questa verifica. È notevole, a questo proposito, notare che tra le curve di solleva¬ mento calcolate da autori diversi per sorgenti differenti (Fig. 10) compare anche quella proposta da Sun che, come mostra la Fig. 9 bis aggiunta, è quella che meglio si adatta all’andamento dei valori sperimentali rela¬ tivi alla zona lontana dal punto di massimo sollevamento osservato ai Campi Flegrei, specie quando si accettano per la posizione del punto di massimo sollevamento e per l’entità di questo i valori ricavabili spe¬ rimentalmente. Si deve sottolineare che il titolo della nota di Sun (Theoretical Size of Hydraulically Induced Horizontal Fracture and Corresponding Surface Uplift in an Xdealized Medium) richiama molto chiaramente quanto espresso nelle più recenti note sui Campi Flegrei. Seismic activity Per l’attività sismica ai Campi Flegrei nella nota in questione si rico¬ nosce che « la bassa energia degli eventi sismici, l’elevato rumore sismico di fondo... la pronunziata superficialità dei fuochi... la morfologia del golfo di Pozzuoli hanno condizionato il numero e la disposizione delle stazioni sismiche ». Inoltre « la mancanza di informazioni sufficiente- mente dettagliate sulla velocità delle onde sismiche nel golfo di Pozzuoli... hanno costretto a calcolare i fuochi dei terremoti usando un modello con un semi-spazio infinito ed omogeneo ». E si conclude che « nonostante le limitazioni del procedimento utilizzato le coordinate epicentrali hanno generalmente un errore soltanto di poche centinaia di metri ». È ben noto che l'incertezza nella localizzazione degli epicentri e degli ipocentri è sempre molto elevata e quella dedotta con i metodi statistici è da considerare limite inferiore, che risulta tanto più piccolo quanto minore è il numero delle stazioni della rete; mentre l'incertezza effettiva è tanto maggiore quanto più piccolo è il numero delle stazioni e quanto più eterogeneo è il mezzo attraversato dalle onde sismiche; l’anisotropia e la disomogeneità sono caratteristiche della litologia delle strutture vulcaniche. Alcuni commenti su « Inflation, ecc. 207 Quindi l'affermazione riguardo gli errori nella determinazione degli epicentri è inaccettabile; pertanto discutere sul significato della loro di¬ stribuzione è, quanto meno, azzardato, anche perché nella nota si richia¬ mano condizioni strutturali — come si è accennato prima — non con¬ siderate nell’applicazione del modello « Mogi ». Nella stessa nota dopo la descrizione delle caratteristiche di un tipo particolare di registrazioni ottenute a Pozzuoli e indicate come « sismi Fig. 19. — Ishimoto-Iida’s relation for thè different types of earthquake. Cir- cles = A type; stars = B type; triangles = C type. N = number of shocks with maximum amplitudes (a) greater than thè corrisponding vaine on thè abscissas. di tipo C » si scrive : « Queste caratteristiche suggeriscono che queste scosse possono essere prodotte dal meccanismo descritto da Pekeris ». Successivamente si afferma: « Registrazioni simili alle nostre di tipo C sono state ottenute da Hattori ». I contenuti dei lavori dei due autori citati sono ben sintetizzati nei rispettivi titoli : « Theory of Propagation of Explosive Sound in Shallow Water », il primo e « Love Waves Gene- rated by Small Explosion »; risulta, perciò, molto chiaro che « i sismi di tipo C » vanno collegati alle ben note esplosioni artificiali dei pescatori di frodo nel golfo di Pozzuoli. 208 L. Casertano e A. O. del Castillo In tal modo la successiva affermazione che « i sismi di tipo C sono aumentati nel tempo e attualmente sono i più frequenti », da una parte, trova la spiegazione neH'allontanamento da Pozzuoli della popolazione nella fase critica del bradisismo e, dall’altra, evidenzia la prevedibile di¬ minuzione nell'attività sismica di fondo (solo sismi di tipo A e B) negli ultimi anni, diminuzione che, invece, appare mascherata se si conside¬ rano come sismi naturali anche quelli artificiali di tipo C. Ishimoto-Iida's relation In chi legge la nota che si commenta può rafforzarsi l'idea che siano stati applicati in modo non del tutto critico metodi di indagine e analisi dei dati per il fatto che si ritiene di poter applicare la relazione di Ishi- moti-Iida ai sismi flegrei e particolarmente a quelli di tipo B. Seguendo, ancora una volta pedissequamente, Mogi l’andamento rela¬ tivo al numero totale dei sismi registrati di tipo B (Fig. 19) viene sud¬ diviso in due tratti rettilinei, invece di rilevare che l’andamento sì pre¬ senta continuo e molto regolare, tale che da uno studio approfondito, secondo altra visione del fenomeno, si potrebbe pervenire ad importanti risultati, che avremo presto modo di comunicare. Conclusioni In conclusione a noi sembra che si possa affermare che, nonostante i dati a disposizione e l’impegno profuso, gli autori della nota discussa non siano pervenuti a risultati scientificamente accettabili, forse anche perché non hanno tenuto accuratamente conto della bibliografia da essi stessi esaminata. La presente nota è stata accettata il 12-1-1979. Boll. Soc. Natur. Napoli voi. 87, 1978, pp. 209-213, tabb. 2 Amminoacidi liberi in alcuni pollini Nota del socio Felice Senatore (*), di Antonio Rotundo (**) e di Patrizia Morrica (*) (Tornata del 28 aprile 1978) Riassunto. — Con elettroforesi ad alto voltaggio e cromatografìa bidimen¬ sionale sono stati identificati gli amminoacidi liberi nei pollini di Castanea sativa MilL, Lilium candidum L., Magnolia grandiflora L. e Pinus mago Turra. Con un analizzatore automatico per A.A. è stato effettuato il dosaggio quanti¬ tativo. In tutti i campioni è stata riscontrata una notevole quantità di prolina. Summary. — Free aminoacids in thè pollens of Castanea sativa Mill., Li¬ lium candidum L., Magnolia grandiflora L. and Pinus mugo Turra bave been identified and quantited by means of two-dimensional chromatography, high- voltage electrophoresis and Amino Acids Analyzer. In all samples were found large amounts of proline. In questi ultimi anni numerosi ricercatori si sono dedicati allo studio della chimica e biochimica del polline e le rassegne più recenti (Barbier, 1970; De Simone, Bini, Senatore, 1977) aggiornano sulla grande quantità di lavori pubblicati, sia da un punto di vista botanico che chimico o me¬ dico. Il polline è importante come trasportatore del materiale genetico maschile, come alimento delle api, come causa di molte e gravi allergie ed, infine, per il suo valore medicinale (De Simone, Bini, Senatore, 1977 ; Opute, 1975). Tra i costituenti chimici del polline gli amminoacidi liberi rivestono una particolare importanza (Virtanen, Kari, 1962; Perel'son, 1962; Tupy, 1963; Meacock, Freedman, Sehon, 1964). Tuttavia le ricerche sul contenuto e la distribuzione degli amminoacidi liberi nei pollini non sono molte, certamente a causa delle difficoltà di procurarsi il materiale botanico puro ed in quantità sufficienti. Il primo lavoro sulla determina¬ zione degli amminoacidi risale al 1948 (Auclair, Jamieson, 1948) e su pol- (*) Istituto di Chimica Farmaceutica e Tossicologica - Via L. Rodino, 22 - Napoli. (**) Istituto Coltivazioni Arboree, Facoltà d’Agraria - Portici (Napoli). 210 F. Senatore , A. Rotando e P. Morrica lini raccolti da api; dopo trenta anni sono stati pubblicati solo pochissimi altri articoli. Questa nota riferisce sugli amminoacidi liberi in pollini rac¬ colti direttamente dalle piante, a mano. Appena raccolti i campioni sono stati liofilizzati e quindi estratti con etanolo al 70 %. Gli estratti alcoolici, concentrati a piccolo volume, sotto vuoto e su bagno maria, sono stati dibattuti con etere etilico per separare la fase lipoidea. La frazione am- minoacidica è stata separata per adsorbimento su resina a scambio ca- tionico ed eluizione con idrossido d’ammonio. Gli amminacidi sono stati prima identificati con elettroforesi ad alto voltaggio e cromatografia bi¬ dimensionale per confronto con mappe preparate in precedenza e poi sono stati dosati con un analizzatore automatico per amminacidi. Sono stati esaminati i pollini di Castanea sativa Mill., Lilium candidum L., Ma¬ gnolia grandiflora L. e Pinus mago Turra. I risultati sono riportati nelle tabelle I e II. Come già rilevato, sia pure con un'analisi qualitativa da Auclair e Jamieson (op. cit.) è stata riscontrata in tutti i pollini un'alta concentra¬ zione di prolina. Una spiegazione di questa elevata concentrazione può essere attribuita al fatto che la formazione del polline è accompagnata da una diminuzione del contenuto in acqua. Infatti i pollini presentano un contenuto in acqua che si aggira sul 10 % mentre per le parti verdi tale valore oscilla tra il 75 % ed il 90 %. Inoltre è stato dimostrato (Kem- ble, Macpherson, 1954) che nella fase di essiccamento del Lolium perenne il contenuto in prolina aumenta gradualmente ed in modo netto per cui si può ritenere che quanto avviene nella fase d'essiccazione del Lolium si verifichi anche nel processo di formazione del polline maturo. Nel pol¬ line di Lilium, in accordo con altri ricercatori (Rossetti, 1966), sono state riscontrate grandi quantità di vaiina e di acido y-amminobutirrico. Parte sperimentale I pollini esaminati sono stati raccolti, a mano, direttamente dalle piante, subito liofilizzati e quindi estratti con EtOH al 70 % su b.m. a 50°C per periodi di 60' fino ad ottenere estratti debolmente colorati. Gli estratti idroalcoolici, riuniti e portati a secco sotto vuoto e su b.m., sono stati dibattuti con Et20 per allontanare la frazione lipidica. La fase acquosa, concentrata a piccolo volume sotto vuoto, è stata dializzata (Amicon CF 50 ultrafilter, pollini di Lilium e Magnolia ) o fatta passare su colonnina di Sephadex G 10 (Pharmacia Fine Chemicals, pollini di Ca¬ stanea e Pinus) eluendo con acqua deionizzata in modo da raccogliere le frazioni con peso molecolare inferiore a mille. Amminoacidi Uberi in alcuni pollini 211 La fase acquosa così ottenuta è stata cromatografata su colonna di Dowex - 50 W (50 - 100 mesh, x 2, H+), fortemente acida, della Fluka. La resina è stata preparata eluendo la colonna con: — acqua deionizzata, fino a neutralità; — NH4OH 2 N (1 litro); — acqua deionizzata, fino a neutralità; — HC1 2 N (1 litro); — acqua deionizzata, fino a neutralità. Infine la colonna è stata caricata con l'estratto acquoso ed eluita prima con un litro d’acqua deìonizzata, per allontanare la frazione neu¬ tra, e, poi, con MHUOH 2 N per raccogliere la frazione cationica. La fra¬ zione così ottenuta è stata acidificata e portata a secco sotto vuoto su b.m. Nella tabella I riportiamo i dati relativi alle estrazioni. TABELLA I Ammontare degli amminacidi liberi estratti da alcuni pollini Palline Peso fresco (g) Amminoacidi liberi estratti (mg) Castanea sativa Mill. 40 127 Lìlium candidum L. 10.8 341 Magnolia grandiflora L. 28.68 183 Pinus mago Turra 8.0 287 La frazione amminoacidica è stata analizzata qualitativamente per elettroforesi ad alto voltaggio e cromatografia bidimensionale per con¬ fronto con mappe preparate in precedenza. L’elettroforesi ad alto vol¬ taggio è stata eseguita su carta Whatman 3 MM con una d.d.p. di 50 V/cm per un periodo di 45’ usando tamponi a pH 3.5 e 6.5 con un High Voltage Electrophorator Gilson Model D raffreddato ad acqua. Le croma¬ tografie bidimensionali su strato sottile sono state eseguite su lastre di gel di silice della Carlo Erba (Stratocrom SIF254* da 0.25 mm) usando come micele eluentì n-BuGH: HOAc:H20 nel rapporto 12:3:5 e PhGH:H20 nel rapporto 3:1. Come rivelatore cromogeno si è usata la ninidrina allo 0.1 % in acetone ed il solfato di cerio in acido solforico 2 N. 212 F. Senatore, A. Rotando e P. Morrica TABELLA II Ammontare relativo degli amminoacidi liberi in alcuni pollini (*) (**) Amminoacidi Pollini Castanea Lilium Magnolia Pinus sativa Mill. candidimi L. grandiflora L. mugo Turra Lisina 2.0 2.8 2.5 0.8 Istidina T 0.9 0.4 2.8 Arginina — 1.5 2.1 5.4 Acido aspar- tico 0.72 6.0 3.4 — Treonina T 1.6 0.9 0.6 Serina 25.82 5.6 18.3 0.6 Acido glutam¬ mico 0.72 9.4 7.0 1.1 Prolina 36.2 14.7 18.6 73.3 Glieina 2.47 3.3 4.9 3.2 Alanina 8.66 13.9 20.5 2.7 Cisteina — — T T Vaiina 11.00 4.2 5.8 2.9 Metionina T T T 0.3 Isoleucina 4.99 2.4 3.4 1.4 Leucina 4.58 3.3 4.3 1.9 Tirosina 1.81 4.3 1.7 0.7 Fenilalanina 2.48 3.0 3.6 2.1 Acido y-ammi- nobutirrico 23.0 Totali (***) 99.97 78.0 98.0 42.5 (*) T = tracce; (**) moli/100 moli; (***) p, moli/g. Amminoacidi liberi in alcuni pollini 213 Con un Amino Acids Analyzer Beckman Mod. 116, eluendo a tempe¬ ratura costante di 55°C, con tamponi da pH 2.20 a pH 4.26, sono stati ottenuti i dati quantitativi che vengono riportati nella tabella II. BIBLIOGRAFIA Auclair J. L., Jamieson C. A., 1948 - A qualitative analysis of amino acids in pollens collected by bees. Science, 108, 357. Barbier M., 1970 - Chemistry and biochemistry of pollens . Progress in Phytoche- misty, 2, pp. 1-29. De Simone F., Bini A., Senatore F., 1977 - La chimica del polline . Boll. Soc. Natur. Napoli, 86, pp. 117-167. Kemble A. R., Macpherson H. T., 1954 - Liberation of amino acids in perennial rye grass during wilting. Biochem. J. London, 58, pp. 46-49. Meacock S. C. R., Freedman S. O., Sehon A. M., 1964 - Characterization of thè dialyzable constituents of acqueous extract of ragweed pollen. J. Allergy, 35, pp. 43-51. Opute F. I., 1975 - Lipid and sterol composition of thè pollen of thè west African oilpalm, Elaeis guineensis. Phytochemistry, 14, pp. 1023-1026. Perel'son I. E., 1962 - Aminoacids composition of pollen of several honey-car - riers and pollen carriers. Byul. Gl. Botan. Sada, 46, pp. 69-74. 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Summary. — Amino acids, fatty acids and sterols of pollen of Pinus pinaster Aiton are determined and quantited. It is determined a large amount of pro¬ line (73 %, moli) ; unsaturated fatty acids predominated over saturated ones in thè ratio 2:1; thè sitosterol was thè major phytosterol. Preparati ottenuti dalle conifere e contenenti l'olio essenziale, in pro¬ porzioni più o meno elevate furono impiegati, fin dall’antichità, da Ippo- crate e Dioscoride per curare le affezioni polmonari ed anche attualmente gli estratti di gemme di pino e Eolio essenziale sono impiegati per la loro azione antiflogistica (Pavolotskji, 1956; Capra, 1958) ed antisettica nel trattamento delle affezioni catarrali delle vie respiratorie (bronchiti, tracheiti, laringo-tracheiti). Fino ad ora sono state studiate le composi¬ zioni degli olii essenziali (Bellqni, 1906) e delle foglie od aghi (Bougault, Cattelain, 1928). Questa nota vuol essere un contributo allo studio della composizione chimica del polline di Pinus pinaster Aiton ed, in particolare, allo studio di alcuni componenti idrofili (amminoacidi liberi) e lipoidei (acidi grassi e steroli). La conoscenza della costituzione dei pollini riveste, infatti, una grandissima importanza sia dal punto di vista della chimica e della fisio- (*) Istituto di Chimica Farmaceutica e Tossicologica - Via L. Rodino, 22 - Napoli. 216 F. Senatore , P. Morrica e P. Pugliese logia vegetale che della alimentazione delle api (Lotti, Anelli, 1970). Essa acquista anche un notevole interesse medico in quanto è stata da tempo dimostrata la proprietà dì alcuni pollini anemofili d’indurre manifesta¬ zioni allergiche nell’uomo (Rossetti, 1959; Commel, 1969) ed in questi ul¬ timi anni è stata riconosciuta ai pollini un’eccezionale importanza die¬ tetica in quanto, funzionando da alimento concentrato sembrano posse¬ dere particolari virtù terapeutiche (Caillas, 1966; Razzoli, 1968). Tutta¬ via, soprattutto a causa delle difficoltà che si incontrano per procurarsi quantità sufficienti di polline puro, le ricerche dirette a precisare la na¬ tura dei costituenti e le analogie o differenze tra i pollini di varie piante non sono numerose. Nel 1948 comparve il primo lavoro, qualitativo, (Auclair, Jamieson, 1948) sulla composizone in amminoacidi liberi nei pollini. Questa composizione è interessante sia per il molo chiave degli amminoacidi nel primo stadio del metabolismo dell’azoto nei vegetali che per la loro influenza sul potere allergenico dei pollini (Meacgck, Freedman, Sehon, 1964). Per quanto riguarda i lipidi dobbiamo rilevare che essi hanno una grande importanza perché entrano in gioco nella ri- produzione cellulare e costituiscono un ottimo screening diagnostico per le forme fertili o sterili dei pollini (Opute, 1975). Tuttavia le indagini su tali costituenti sono state limitate alla determinazione del contenuto in grassi grezzi mentre un certo numero dì lavori riguarda le sostanze sie¬ ro! idre (Hugel, 1965; Barbier, 1966). Sugli acidi grassi, dopo un primo lavoro del 1884 (Von Planta, 1884), sono stati condotti molti studi, specie da un punto di vista qualitativo (Vivino, Palmer, 1944; Sosa, Sosa-Bour- doil, 1952; Sosa, Sosa-Bourdoil, 1954). Finalmente, l’introduzione di effi¬ cienti metodi cromatografici e lo sviluppo di metodi di indagine più so¬ fisticati (G.L.C., T.L.C., MS.), hanno reso possibile identificare e determi¬ nare quantitativamente i complessi costituenti lipidici dei pollini (Scott, Strohl, 1962; Chino, Chino, 1962; Hugel et al, 1964; Devys, Barbier, 1966). Queste considerazioni ci hanno spinto ad un esame del polline di Pinus pinaster Aiton. Il polline è stato raccolto a mano, direttamente dalle piante, subito liofilizzato e, quindi, estratto con etanolo. L’estratto, con¬ centrato al rotovapor, è stato ripreso con acqua ed estratto con etere dietilico. Nella frazione idrosolubile, analizzata per elettroforesi ad alto voltaggio, cromatografia bidimensionale e con analizzatore automatico per amminoacidi, è stata evidenziata una notevole quantità di prolina: circa il 73 % degli amminoacidi liberi totali (moli). La frazione eterea, dopo allontanamento dell’etere, è stata saponificata con potassa alcoolica e quindi evaporata sotto vuoto su b.m. Il residuo, ripreso con acqua, è stato dibattuto con etere; dalla fase acquosa sono stati recuperati gli Acidi grassi , amminacidi liberi e steroli, ecc. 217 acidi grassi per acidificazione e questi ultimi sono stati determinati gascromatograficamente previa trasformazione in esteri metilici. È stata evidenziata una notevole prevalenza degli acidi grassi insaturi su quelli saturi che ammontano solo al 34.2 % del totale. Nella frazione insaponi¬ ficabile, mediante cromatografia su colonna di gel di silice, sono stati isolati gli steroli che, dopo acetilazione, sono stati identificati e dosati per gascromatografia. Tra gli steroli il più abbondante è risultato il sito- sterolo; sono stati inoltre ritrovati il colesterolo, il 24-metilencolesterolo ed il 22-deidrocolesterolo. Parte sperimentale Il polline è stato raccolto direttamente dalle piante, a mano, liofiliz¬ zato e conservato sotto vuoto. L'estrazione è stata fatta con EtOH al 70 % su b.m. a 50°C per 60' fino ad ottenere estratto incoloro. Gli estratti idroalcoolici, riuniti e concentrati sotto vuoto su b.m., sono stati ripresi con acqua deionizzata e dibattuti con Et20 per separare la frazione li¬ pidica. La fase acquosa, concentrata a piccolo volume, è stata dializzata (Amicon CF 50 ultrafilter) per allontanare le sostanze con peso moleco¬ lare superiore a mille. La fase eterea è stata portata a secco sotto vuoto e poi conservata in ghiacciaia. Analisi della fase acquosa La fase acquosa dializzata è stata cromatografata su colonna di Do- wex 50 W (50-100 mesh, x 2,H+) della Fluka eluendo prima con un litro di acqua deionizzata e poi con NH4OH 2 N. Da 85 grammi di polline, peso fresco, sono stati ottenuti 303 mg di amminoacidi liberi. Il dosaggio qualitativo degli amminoacidi liberi è stato effettuato mediante elettro- foresi ad alto voltaggio e cromatografia bidimensionale per confronto con mappe preparate in precedenza. L'elettroforesi è stata eseguita su carta Whatman 3MM con d.d.p. di 50 V/cm per periodi di 45', con tam¬ poni a pH 3.5 e 6.5 con un High Voltage Electrophorator Gilson Model D raffreddato ad acqua. Le cromatografie bidimensionali sono state ese¬ guite su lastre di gel di silice della Merck pronte per l'uso (Kieselgel 60, F-54) usando come miscele eluenti n-BuOH: HOAc: H20 nel rapporto 12:3:5 e PhOH:H20 nel rapporto 3:1. Come rivelatore cromogeno è stata usata la ninidrina allo 0.1 % in acetone ed il solfato di cerio in H2S04 2 N. Il dosaggio quantitativo è stato effettuato con un Amino Acids Analyzer 218 F. Senatore , P. Morrica e P. Pugliese Beckman Mod. 116 eluendo con tamponi di citrati da pH 2.20 a pH 4.26 ad una temperatura di 55°C. I valori ottenuti sono riportati nella ta¬ bella I. TABELLA I Ammontare degli amminoacidi liberi nel polline di Pinus pinaster Aiton Amminoacido Moli % Amminoacido Moli % Lisina 0.8 Alanina 2.7 Istidina 2.8 Cisteina T Arginina 5.4 Vaiina 2.9 Acido aspartico --- Metionina 0.3 Treonina 0.6 Isoleucina 1.4 Scrina 0.6 Leucina 1.9 Acido glutammico 1.1 Tirosina 0.7 Prolina 73.3 Fenilalanina 2.1 Glieina 3.2 Totali (*) 42.5 T = tracce; (*) pmoli/g. Analisi della fase etera La fase eterea è stata trattata con una soluzione di KOH al 10% in EtOH all’ 85 % e tenuta a ricadere per 90’. Allontanato l’alcool sotto vuoto si è ripreso con acqua deionizzata e si è estratto gentilmente con etere lasciando le fasi a contatto per una notte. Separati i due strati la fase acquosa è stata estratta vigorosamente con etere e gli estratti eterei sono stati tenuti su solfato sodico anidro. Analisi della frazione saponificata La fase acquosa proveniente dall’idrolisi è stata acidificata con HC1 2 N e poi estratta con Et20. L'estratto etereo, seccato su Na2S04, filtrato e portato a secco al rotovapor, ha fornito 117 mg di prodotto che è stato eluito su una colonna di gel di silice della Merck (Kieselgel 60, 70-230 mesh ASTM). Come eluente è stato usato C6H6 con percentuali crescenti di Et20; l’andamento della colonna è stato seguito per T.L.C. Le frazioni Acidi grassi , amminacidi liberi e steroli, ecc. 219 contenenti gli acidi grassi sono state riunite, portate a secco al roto- vapor e quindi esterificate con metanolo anidro in presenza di tracce di H2SO4. Con una colonna di SE - 30 su Chrom. W 80/100 mesh (N2 a 30 ml/min, D.F.I. 250°C, temperatura programmata), montata su Perkin-El- mer 3920 B, sono stati dosati e riconosciuti gli esteri metilici ottenuti. Nella tabella II vengono riportati i dati ottenuti. TABELLA II Composizione percentuale degli acidi grassi nel polline di Pinus pinaster Aiton Acido Ci4;0 Ci6;0 Ci8;0 Cig:i Cig;2 Cig:3 C^o C2o:o C22:o ' C24;o Percentuale 1.1 23.8 4.2 35.2 27.9 2.9 --- 4.6 0.2 0.2 Analisi dell’insaponificabile L'estratto etereo contenente l’insaponificabile, anidrificato su Na2S04 e portato a secco al rotovapor, è stato cromatografato su colonna di gel di silice eluendo con C6H6 contenente percentuali crescenti di Et20. Si sono ottenuti 18 mg di steroli che, dopo acetilazione con Ac20 e piridina, sono stati identificati per gascromatografia su una colonna di OV - 17 al 3 % (N2 con flusso di 30 ml/min, 250°C). I dati ottenuti sono riportati nella tabella III. (La composizione è stata determinata come percento dell'area totale dei picchi; l’area d’ogni picco è stata calcolata moltipli¬ cando l’altezza per l’ampiezza a metà altezza). TABELLA III Composti steroidei nel polline di Pinus pinaster Aiton Sterolo Tempo di riten¬ zione relativo % 24-norcolesta-5,22-dien-3-(3-3 (3-acetossi 0.70 18 Colesta-5 ,22-dien-3- (3-3 (3-acetossi 0.88 9 Colest-5-en-3-(3-3 [B-acetossi 1.00 15 24-metilcolesta-5,24(28)-dien-3-(B-3 (3-acetossi 1.32 12 24-etilcolest-5-en-3-(3-3 jB-acetossi 1.60 46 220 F. Senatore, P . Morrica e P. Pugliese BIBLIOGRAFIA Auclair J. L., Jamieson C. A., 1948 - A qualitative analysis of amino acids in pol- lens collected by bees. Science, 108, pp. 357-8. Barbier M., 1966 - Recent hypotheses on thè biosynthesys of phytosterols. Rev. Frang. Corps gras, 13, pp. 331-2; C. A., 65, 5865 g, 1966. Bellori E., 1906 - Sulla presenza dell’ 1-borneol nell’ essenza di gemme di Pinus maritima Mill. Boll. Chim. Farm., 45, pp. 185-9. Bougault J., Cattelain E., 1928 - Etholides of coniferous waxes. Compt. Rend., 186, pp. 1746-8. Caillas A., 1966 - Gaz. Apicola, 67, 122. Capra C., 1958 - Il Farmaco, ed. prat., 13, 499. 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Napoli voi. 87, 1978, pp. 221-251, figg. 3, tab. 1, tavv. 4 Nuove osservazioni sulla corallofauna delle argille pleistoceniche di Archi (Reggio Calabria) (*) Nota di Bianca Placella(**) presentata dai soci Emma Taddei Ruggiero ed Italo Sgrosso (Tornata del 28 aprile 1978) Riassunto. — Viene studiata una ricca fauna a coralli proveniente da una serie argillosa affiorante ad Archi, nei dintorni di Reggio Calabria. La fauna, molto ben conservata, è costituita da 14 specie appartenenti a 11 generi delle famiglie Isididae, Oculinidae, Caryophylliidae, Flabellidae, Dendro- phylliidae. È stata presa in considerazione anche la microfauna associata nell’intento di trarre dati più precisi circa l’età e le condizioni ambientali nelle quali questi organismi vissero. Il rinvenimento di Hyalinea baltica e Globorotalia truncatulinoides hanno permesso di attribuire le argille di Archi al Siciliano ( sensu Ruggieri e Sprovieri, 1975), in facies profonda. Summary. — A consistent coral fauna from Archi, near Reggio Calabria, inbedded in clays was studied. The faunistic association, very well presei ved, consist of 14 different species, belonging to 11 genera of Isididae, Oculinidae, Caryophylliidae , Flabellidae, Dendrophylliidae. The associated microfauna was also sudied to add other informations on age and paleoecology of these organisms. The finding of Hyalinea baltica, Globorotalia truncatulinoides allowed to ascribe thè Archi clays to thè deep-sea facies of thè Sicilian stage ( sensu Rug¬ gieri and Sprovieri, 1975). 15 (*) Lavoro eseguito con il contributo del C.N.R. (**) Istituto di Paleontologia dell'Università di Napoli. 222 B. Placella Introduzione Viene illustrata una fauna a coralli raccolta in una cava di argille grigio-azzurre in località Archi (Fig. 1), a Nord di Reggio Calabria (foglio 254-III NE - log. 3°13' - lat. 38°1 l'20"), sulla riva destra del Torrente Fiu¬ metorbido. Fig. 1. — Veduta della cava in località Archi (RC). In questa località la successione affiorante è costituita da circa 40 metri (Fig. 3) di argilla grigio-azzurra con intercalazioni di sottili livelli argilloso-sabbiosi; a varie altezze si notano strati argilloso-siltosi più compatti, e, specie nei livelli più argillosi, si rinvengono frammenti di pomici molto alterate. La sezione, che è riportata quasi per intero sul fronte della cava in oggetto, nella porzione superiore è vistosamente tagliata in discordanza da una successione stratificata sabbioso-conglomeratica (Fig. 2) molto ricca di lamellibranchi. Gli strati hanno direzione NE ed immergono ad Ovest con una pen¬ denza di circa 15°. Nuove osservazioni sulla corallofauna, eco. 223 Nella cava non affiora il substrato su cui poggia la successione de¬ scritta. Nel fronte della cava, a circa 2 metri dalla base, affiora un livello di circa 10 cm ricchissimo di piccole Chlamys sp., a valve disarticolate ed orientate con la concavità verso il basso. Immediatamente sopra detto livello, affiora un piccolo strato incoerente, costituito quasi esclusiva- mente da foraminiferi planctonici. Circa un metro più in alto segue un livello di circa 15 cm a coralli ramosi ( Enallopsammia scillae ); i rami, Fig. 2. — Particolare della frazione detritico-conglomeratica, che taglia in discor¬ danza la serie argillosa. grossi e ben conservati, si trovano disposti parallelamente agli strati; in questo livello sono stati rinvenuti anche pezzi di rami di Madrepora miocenica e di Lophelia pertusa, ed articoli di Isis peloritana. Da circa 2,5 metri dalla base si ritrovano distribuiti nell'argilla, ca¬ lici di Caryophyllia communis, Caryophyllia polyedra e Flabellum bertii; verso la parte sommitale, sono state rinvenute Stephanocyathus spp., Co- notrochus typus ed un unico esemplare di Javania sp. Associate ai coralli si rinvengono valve isolate di Nucula sulcata Bronn. Su uno dei piazzali della cava, inoltre, è stato rinvenuto un masso granitico di notevoli dimensioni su cui erano attaccati numerosi esem- 224 B. Placella Legenda © ®4 9 9 9 5 6 - 7 <>0 8 1 - argilla 2 - sabbia 3 - ciottoli 4- Step hanocyathus 5 - Conotrochus, Fiabellum e Caryophyllia 6- Enallopsammia 7 - Chlamys 8 - Nucula —►Inizio G. T runcatulinoides scala 1:1000 Fig. 3. — Sezione stratigrafica della cava. Nuove osservazioni sulla corallofauna, ecc. 225 plari di Paracyathus aff. incrustans, alcuni anche ben conservati. Verso la parte alta della serie è stato trovato un altro masso granitico, di pic¬ cole dimensioni, su cui poggiavano esemplari di Dendrophyllia ramea. Questi massi potrebbero provenire proprio dalla frazione detritico-conglo- meratica che trasgredisce sulle argille, oppure da un livello conglome- ratico, attualmente non affiorante, intercalato nella serie argillosa in studio. Fin dalla base è presente con una certa frequenza la Hyalinea baltica e a circa 2 metri dalla base compare anche Globorotalia truncatulinoides. La successione di Archi qui descritta è attribuibile sia per la facies sia per i fossili rinvenuti, alla formazione delle « marne a Nucule, Lede, Coralli e Brachiopodi » affiorante nei dintorni di Reggio ed in altre zone della Calabria meridionale (Monasterace, Riace, Siderno, Ardore, Bova- lino, Gerace, Bianco-Nuovo e Gioiosa Ionica sul lato orientale e Vito, Botte, Valle di Fiumara e Piani dell'Amelia sul lato occidentale). Questa formazione fu oggetto di studio da parte di Seguenza (1879) e di De Ste¬ fano (1890) che l’attribuirono al Pliocene (sub « Astiano ») e da parte di Gignoux (1913) che l'attribuì al Calabriano ( sensu Gignoux). Più recentemente Bonfiglio (1974) correla con le argille di Archi le argille affioranti nella sezione Reggio-Terreti ad Est di Reggio. La suc¬ cessione illustrata inizia con sedimenti miocenici poveri in fossili, cui segue il Pliocene caratterizzato da sabbie e calcareniti; inoltre affiora il Calabriano costituito da sabbie fini con Hyalinea baltica , quindi ar¬ gille e marne di età siciliana con Globorotalia truncatulinoides in cui si trovano frammenti di pomici molto alterate, su cui poggiano discordanti sabbie a Chlamys . Nella successione di Archi, come da noi già riportato, sono stati rin¬ venuti sin dalla base Hyalinea baltica e Globorotalia truncatulinoides. La presenza di questi markers ci permette di attribuire al Siciliano sensu Ruggieri e Sprovieri i terreni in esame. Tali autori nel 1975 hanno ride¬ finito il piano Siciliano confermando come stratotipo la sezione di Fica- razzi ed indicando come inizio del piano la prima comparsa di G. trun¬ catulinoides. Composizione della fauna I coralli delle argille di Archi erano già stati studiati ed illustrati da Seguenza (1864), tuttavia si è ritenuto opportuno intraprendere lo studio di questa nuova raccolta ricca di specie e di individui con l'in- 226 B. Placella tento di trarre alcuni dati circa l'età e le condizioni d’ambiente nelle quali questi organismi vissero. La fauna raccolta è per lo più in ottimo stato di conservazione per cui la preparazione in laboratorio è stata estremamente facile. Sono stati raccolti 174 esemplari tutti appartenenti a specie aherma- tipiche; sono state determinate 14 specie distribuite in 11 generi e 5 fa¬ miglie. Le specie determinate sono le seguenti: Isididae Isis peloritana (Seguenza) n. individui 15 Oculinidae Madrepora (Amphyelia) miocenica (Seguenza) Caryophylliidae Caryophyllia communis (Seguenza) Caryophyllia polyedra (Seguenza) Stephanocyathus elegans Seguenza Stephanocyathus variabilis Seguenza Stephanocyathus zancleus Seguenza Paracyathus incrustans Zuffardi Conotrochus typus Seguenza Lophelia pertusa Linnè Javania sp. Flabellidae Flabellum bertii Simonelli Dendrophylliidae Dendrophyllia ramea Linnè Enallopsammia scillae (Seguenza) 8 83 20 3 1 4 10 3 8 1 » 5 3 10 Considerazioni paleoecologiche Analizzando la corallofauna pleistocenica della regione di Archi ap¬ pare una stretta analogia con la fauna attuale dell'Atlantico Nord Orientale. Nuove osservazioni sulla corallofauna , ecc . 227 Come evidenziato nella parte sistematica, alcune specie, quali Den- drophyllia ramea e Lophelia pertusa , vivono ancora oggi sia nell'Atlan¬ tico sia nel Mediterraneo, nella zona circalitorale, mentre la Caryophyllia ambrosia (forma affine alla specie fossile C. communis) è nota in questo mare solo a partire da 20000-30000 anni fa ( fide Zibkowius, 1976, pag, 21). Le altre sono strettamente affini a specie attuali viventi nell'Atlantico (cfr. anche Zibkowius, 1976); infatti esistono notevoli somiglianze fra Ca¬ ryophyllia communis e C. ambrosia ; C. polyedra e C. seguenzae; Madre¬ pora miocenica e M. oculata ; Flabellum bertii e F. alatasi rum; Javania sp. e J. eburnea; Stephanocyathus elegans e S. moseleyanus; S. zancleus e S. nobilis; Enallopsammia scillae e E. ampheloid.es . La distribuzione verticale di queste specie è riassunta da Zibrowxus (1976, p. 31). Questo autore indica un'ampia distribuzione verticale (dal circalittorale al batiale) per Enallopsammia ampheloides, Lophelia per¬ tusa e Madrepora oculata . Caryophyllia ambrosia , C. seguenzae, Stepha¬ nocyathus nobilis , S. moseleyanus, Flabellum alabastrum e Javania eburnea sono tipiche di fondi compresi tra 1000 e 2000 metri circa, dove occu¬ pano a volte livelli sensibilmente differenti; C. ambrosia, S. moseleyanus e F. alabastrum, infatti, sono più tipiche dei fondi dell'ordine dei —2000 metri e scompaiono verso i —2500. Tenendo conto della distribuzione delle specie lungo la serie di Archi (Fig. 3) si nota che alla base si rinvengono Isis peloritana, Enallopsammia scillae, Madrepora miocenica e Lophelia pertusa, che possono conside¬ rarsi tipiche di un ambiente circalitorale-batiale. Al di sopra di questo livello, a circa 2,5 metri dalla base si rinvengono Caryophyllia communis, Flabellum bertii e Javania sp., caratteristiche di un ambiente batiale in¬ feriore (intorno a —2000), mentre nella parte più alta della sezione si rinvengono Caryophyllia polyedra, Conotrochus typus e Stephanocyathus spp., caratteristiche di un ambiente batiale medio (intorno a —1000 —1500 metri di profondità). Le forme ritrovate sui massi granitici, Dendrophyllia ramea e Para- cyathus ìncrustans, potrebbero indicare un ambiente circalitorale, tenen¬ do conto della distribuzione attuale di Dendrophyllia ramea. Nella Tabella I vengono riportate le specie rinvenute nelle argille di Archi e le specie affini attualmente viventi nell'Atlantico, con le relative profondità. Non sono state incluse nell'elenco della tabella le specie rinvenute attaccate sui massi granitici (D. ramea e P. incrustans). Dai dati riportati si rileva che la profondità alla quale viveva la corallofauna delle argille di Archi doveva aggirarsi tra —1000 e —1500 228 B. Placella 8 + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + « J2 ’s o o 2 o 53 CD *3 « « •2 *3 a, o D a (2) where thè meaning of K, according to a certain territorial unit during a stage of its development, can be reasonably accepted as a Constant, and it is defined as thè coefficient of thè potential landslide frequency of thè territorial unit. Una proposta per l’elaborazione di carte della franosità 339 Therefore expression (2) represents thè equation of a segment of a straight line we can draw in a bidimensional cartesian diagram. The assignation of an index to base maps is referred to this diagram according to thè stated pro- cedures. Superimposing graphically thè base maps so indexed, thè examined territory will appear subdivided into areas marked with thè values got from thè linear combinations of thè indexes of every considered base map. Areas having same distinctive values can be put together reaching, in thè end, thè distinction between different potential landslide frequency classes and slope stability classes. In order to explain better thè various operative stages of thè proposed methodology, thè elaboration of an example, theoretic but possible, is then showed. Surveys drawn to 1:10000 or at thè most to 1:25000 scale are suitable for base maps, while a final map can be reduced to a 1:50000 scale. Lower scales would not be suitable because they would flatten operative details, compelling thè operator to make insufficient simplifications in proportion to thè available data. Proposed methodology can also be applied on thè solution of small scale locai problems, where it may be necessary to make clear thè stability conditions of small areas. In these cases it will be necessary to consider as many base elements as possible. 1. Introduzione La proposizione di nuove metodologie per la valutazione della poten¬ ziale franosità, alternative a quelle già sperimentate, occupa in larga parte le tematiche di ricerca nel settore e configura una incessante dinamica degli studi a carattere previsionale. Come è noto, tra i fenomeni naturali che condizionano le attività umane, le frane rivestono un ruolo preminente per la variabilità e la com¬ plessità dei parametri, naturali e non, che regolano le condizioni di equi¬ librio di un pendio, la cui sfavorevole ed, a volte, imprevedibile combina¬ zione determina processi evolutivi accelerati. Lo sviluppo di un fenomeno franoso è legato tanto a cause predi¬ sponenti, quanto a cause occasionali che, interagendo con le prime, al¬ terano i normali equilibri. Assegnare a tutte le cause importanza, priorità ed incidenza diverse non riesce agevole in maniera oggettiva e qualsivoglia definizione in tal senso può risultare limitata ed arbitraria. Una attenta disamina dei metodi di studio proposti per la compila¬ zione di carte tematiche della franosità è contenuta in due recenti me¬ morie di R. De Riso (1976) e di C. Dosi (1978); quest’ultima, presentata nella riunione di Bari (13 - 14 marzo 1978) del subprogetto « Fenomeni Fra¬ nosi », nell'ambito del Progetto Finalizzato « Conservazione del Suolo », 349 D. Guida e coll. espone, inoltre, una metodologia che, mentre per un verso tiene conto di fattori oggettivi, d’altro canto include parametri del tutto soggettivi che inficiano la rigorosità analitica e quindi i risultati finali, lasciando ampi spazi alle varie angolazioni tecniche. Per una bibliografia esauriente suH'argomento si rinvia alle due me¬ morie prima citate. 2. Premesse L'analisi previsionale della stabilità dei versanti, intesa come inter¬ pretazione della potenzialità a franare, va inserita nel ciclo morfogenetico in atto che caratterizza l'ambiente fisico. Alla base di tale analisi deve porsi una considerazione fondamentale e spesso trascurata, che pone l'attimo dell’osservazione in una dinamica evolutiva globale. Ciò consente una verifica critica dei processi trascorsi, dell’attuale stadio evolutivo e dei possibili sviluppi futuri. In questo senso, la definizione e la comprensione delle problematiche inerenti alla stabilità dei versanti devono tener conto della storia geo¬ morfologica intesa quale complesso di effetti legati a cause naturali ed antropiche, almeno per i più recenti eventi della storia morfoevolutiva. Per la conoscenza deH'influenza dei parametri che definiscono la pro¬ pensione al dissesto, si ritiene utile considerare i fenomeni franosi come eventi spaziali ricadenti in aree dove interagiscono parametri diversi. In questo senso, i singoli parametri di franosità possono essere considerati separatamente, senza ricorrere alla trasposizione dei dati per similitudine tra versanti omogenei in cui l’unico fattore discriminante è la presenza di un’area in frana. La definizione della franosità potenziale richiede un'analisi quantitativa dei parametri in gioco, valutati in maniera obiettiva, in modo da poter essere agevolmente confrontati e verificati in aree diverse. Per una corretta valutazione è indispensabile considerare preliminarmente i parametri che costituiscono le cause predisponenti dei meccanismi di franamento, senza escludere la possibilità di ulteriori approfondimenti con altri parametri. Le attuali conoscenze non consentono di diversificare in maniera ana¬ litica ed obiettiva i vari parametri secondo la loro relativa incidenza per la franosità, per cui si ritiene opportuno non assegnare preventivamente alcun peso differenziale a ciascuno dei parametri analizzati; ciò, anche, per poter valutare in fasi successive il rapporto di causalità tra i para¬ metri esaminati e la distribuzione delle aree in frana. Una proposta per V elaborazione di carte della franosità 341 La metodologia che si propone è di tipo statistico e si basa sulla indicizzazione di carte tematiche in cui vengono rappresentati parametri che incidono sulla franosità. Questi elaborati vengono indicizzati mediante rapporti tra aree in frana ed aree di distribuzione dei parametri considerati, secondo le mo¬ dalità che in seguito si esporranno. La combinazione dei diversi parametri indicizzati, realizzata nella fase finale dell'elaborazione, porta alla compilazione della carta di sintesi in cui si individuano aree fisicamente omogenee, caratterizzate da un indice di franosità ottenuto mediante la somma dei diversi indici parziali relativi a ciascun parametro. Altra soluzione teoricamente possibile sarebbe quella di combinare preliminarmente i diversi parametri considerati e compilare poi la carta di sintesi con analogo processo di elaborazione. Ciò, anche se più rispondente al modello fisico naturale, non consente di acquisire elementi previsionali in quelle aree dove non si sono ancora verificati fenomeni franosi e, allo stesso tempo, non permette di eviden¬ ziare i parametri che più direttamente influiscono nella franosità del territorio esaminato. L’elaborazione della carta della franosità con il metodo proposto si articola in quattro fasi conseguenti (fig. 1). Nella prima fase vengono scelti e definiti tutti i parametri che è pos¬ sibile rappresentare arealmente su elaborati e che possono avere una in¬ terconnessione significativa con i meccanismi di franamento nell’area da investigare. In fase susseguente si passa alla acquisizione ed alla raccolta dei dati mediante rilievi diretti di campagna e fotointerpretazione. Tali dati ven¬ gono trasferiti in elaborati tematici con una scala sufficientemente det¬ tagliata (1:10.000 ; 1:25.000) per una migliore rappresentazione e quantiz- zazione dei parametri scelti. È evidente che lo schema proposto è uno schema aperto e può con¬ sentire l'ingresso nel meccanismo d'analisi di tutti quegli elementi che permettono la migliore definizione possibile delle caratteristiche naturali ed artificiali del territorio in esame. Per una normale significatività dell'elaborato di sìntesi non si può pre¬ scindere dai parametri naturali di base quali litologia, giacitura relativa e caratteristiche morfometriche. La correlazione tra le sìngole carte tematiche primarie e la carta geo¬ morfologica e delle frane, mediante il rapporto tra aree in frana ed area di distribuzione del parametro, permette Tindicizzazione degli elaborati. CARTE SCHEMA DI ELABORAZIONE Fig. L — Fasi e schema di elaborazione della carta della franosità secondo il metodo proposto. Una proposta per l’elaborazione di carte della franosità 343 In questo modo, su ogni carta indicizzata ciascuna area omogenea re¬ lativa a quel fattore avrà un peso, rispetto alla franosità, espresso con un indice numerico. La sovrapposizione di tutte le carte indicizzate consente di elaborare la carta della franosità in cui vengono caratterizzate le diverse aree in ragione della loro propensione al dissesto. Nello schema proposto non sono stati inseriti, per il momento, coeffi¬ cienti correttivi né nel processo di indicizzazione, né in quello di sintesi. È probabile che un’ampia sperimentazione del metodo in aree diverse possa suggerire di adottare un adeguato sistema di « filtraggio » dei dati. Le valutazioni ottenute con questa metodologia saranno tanto più de¬ finite quanto più si potrà disporre di una discreta variabilità e diffusione degli elementi posti a base del meccanismo d'analisi e di un congruo nu¬ mero di elementi per applicare indagini di tipo statistico. Si ritiene che tale metodo, per le considerazioni prima dette, sia par¬ ticolarmente efficace nello studio di unità fisiografiche definite, come i bacini fluviali ', dove le valutazioni generali su tutta l’area possono essere proficuamente verificate con i risultati ottenuti per le singole unità di ordine inferiore. 3. Il metodo proposto La validità pratica di elaborati tematici sulla potenziale franosità con¬ siste nella esplicitazione, obiettiva e ragionevolmente attendibile, dello sviluppo dei fenomeni franosi nell'ambito di un certo territorio. Obiettiva in quanto elaborata su elementi direttamente rilevabili quali le condizioni litologiche, la giacitura, la pendenza, la copertura vegetale, le frane in atto e recenti; ragionevolmente attendibile in quanto i dati ri¬ levati sono indicizzati non con valori numerici casuali, ma in maniera analitica. Una possibile soluzione, su principi di obiettività e su basi analitiche, può scaturire dall’analisi statistica della popolazione di frane nell'ambito di un territorio in relazione alla distribuzione areale dei vari elementi che si intende considerare (litologia, giacitura, pendenza, vegetazione, ecc.). Rappresentando il territorio in esame in carte tematiche di base sud¬ divise per aree omogenee, secondo ciascun elemento di volta in volta con¬ siderato, si possono individuare e definire aree parziali di primo ordine 1 Utilizzando questa metodologia, sono attualmente in elaborazione carte della franosità dei bacini del Mingardo e dell'Alento (Cilento). 344 D. Guida e coll. (. Af n). Nell'ambito di ciascuna area omogenea di primo ordine è possibile valutare le aree interessate da fenomeni franosi in atto e recenti, e definire così le aree parziali di secondo ordine (A" ri). In tal modo, si possono individuare tre variabili : area del territorio esaminato (AT), aree parziali di primo ordine (A' n) e aree parziali di se¬ condo ordine (A" n); tra queste è possibile ricercare una relazione di di¬ pendenza che consenta di individuare analiticamente l'influenza dei vari elementi presi in considerazione, rispetto alla distribuzione delle aree in frana. Combinando opportunamente le tre variabili, la soluzione più im¬ mediata per la individuazione di un indice di franosità è una funzione di due variabili indipendenti del tipo: * (a, b ) in cui, ad esempio: Questo tipo di funzione non è di immediata visualizzazione, in quanto è rappresentabile graficamente in un diagramma tridimensionale; ripor¬ tata in diagramma bidimensionale dà luogo ad una famiglia di curve simili ottenute per valori costanti di una delle due variabili indipendenti, con la conseguente difficoltà di interpretare punti corrispondenti di curve diverse. Il problema può essere risolto mediante la individuazione di una fun¬ zione che permetta di superare queste difficoltà per giungere ad una re¬ lazione di tipo lineare. Espresso in termini di matematica insiemistica, ciò significa trovare una relazione per la quale: 3 ^ : cp (a, p) => ^ = C • cp : C = costante Una soluzione semplice è data da: in cui: 2 K n = l (1) a, (!') Una proposta per l’elaborazione di carte della franosità 345 2 A'n n = 1 d") L'indice r rappresenta il numero di classi omogenee individuate per ciascun elemento considerato. Tale numero non è necessariamente uguale per tutti gli elementi. È evidente che nella (T) il termine 2 A” esprime il totale delle aree n= 1 in frana nell’ambito del territorio esaminato, la cui area è espressa r come 2 A' nella (1”). n= 1 Operando, infine, una trasformazione delle variabili indipendenti a e p, si ottiene la funzione: * = 1 K in cui cp può assumere i valori cp„ espressi da: e K è definito da: K (2) (2') (2”) Nella funzione (2) cp esprime l'area interessata da frane nell’ambito di un’area parziale di primo ordine; le condizioni limite sono date da: A,f n — 0 in assenza di frane A " n = A' n aree parziali di primo ordine totalmente in frana. Dalla (2') si ricavano, quindi, i valori limite di cp: O^cp^l (3) e dalla (2) si ricavano i corrispondenti valori limite di ip: 1 K (3’) 346 D. Guida e coll. Il valore K esprime il totale delle aree in frana nell’ambito di un determinato territorio in un momento della sua evoluzione; esso è, quindi, ragionevolmente accettabile come costante e può essere definito come coefficiente di franosità dell’unità territoriale. Dalle considerazioni svolte, la funzione (2) è l’equazione di un segmento di retta, rappresentabile in un diagramma cartesiano bidimensionale, con coefficiente angolare: tgi = -jr (4) e passante per il centro della croce assiale (fig. 2). Fig. 2. — Rappresentazione grafica della funzione (2). Una proposta per l’elaborazione di carte della franosità 347 I valori limite della (4), tenendo presente la (2") si hanno per: K = 0 assenza di frane. K = 1 unità territoriale totalmente in frana. Da cui deriva: 1 ^ tg ^ oo (4') e cioè 45° ^ ^ 90° (4”) È opportuno precisare che nella stessa unità territoriale il considerare separatamente la estensione areale degli elementi esaminati, suddivisi per classi omogenee, e relative aree in frana, equivale matematicamente sol¬ tanto a rappresentare una diversa distribuzione delle aree parziali di primo ordine (A' n) e delle corrispondenti aree parziali di secondo ordine ( A" n ), ovvero a determinare differenti valori della variabile indipen¬ dente = 0 => = 0 cp = 1 =» $ = Ì/K La scala dei valori costituita dalllntervallo continuo chiuso (o, ^ j ' è di più immediata utilizzazione se i rispettivi valori vengono rapportati al valore che ^ assume per i diversi territori. Ciò corri- K sponde, in termini pratici, a suddividere l’intervallo ^ 0, ^ j in dieci in¬ tervalli continui numerati in ordine crescente da 0 a 9 2. Così facendo, gli indici ottenuti per qualsivoglia territorio sono tra loro confrontabili, in quanto ogni intervallo crescente, a prescindere dalla sua dimensione, indicizza un territorio con progressione percentuale cre¬ scente di aree in frana. Ciascuna area parziale di primo ordine viene così definita da un nu¬ mero intero semplice corrispondente all’intervallo in cui ricade il relativo valore di 4^ in funzione del valore di p > 0.01, rispetto a quelli tenuti in presenza di femmine; p < 0.01, rispetto a quelli stabulati in assenza di femmine). Invece la deprivazione sessuale in animali con esperienza sessuale, sia dominanti (0.02 > p > 0.01) che subordinati (p < 0.01), porta a una diminuzione dell'attività enzimatica. Ipotalamo posteriore : l’attività della p-GLR viene influenzata negativa- mente nei dominanti tanto dalla deprivazione di femmine (p = 0.01), quanto dalla mancanza di esperienza sessuale (p ■ 0.02). Nei subordi¬ nati, invece, questi due parametri provocano un aumento dell'attività enzimatica, (p = 0.01; p = 0.02). B) Animali allevati in condizioni standard e sperimentati in affollamento o isolamento (Tabella II). Ipotalamo anteriore : l’attività enzimatica, negli animali in condizioni affollate, si presenta maggiore nei dominanti rispetto ai subordinati, in tutte le condizioni sperimentali (p < 0.01 nei maschi con esperienza sessuale stabulati con le femmine; p = 0.02 negli altri due casi). Raffron¬ tando invece le varie condizioni sperimentali si nota che i dominanti con esperienza sessuale, studiati in presenza di femmine, mostrano una mag¬ giore attività rispetto agli altri dominanti (p < 0.01, rispetto a quelli privi di esperienza sessuale; 0.02 > p > 0.01 nell'altro caso). Fra i su¬ bordinati non si notano variazioni significative (p > 0.01 ; p = 0.05), come pure tra gli animali sperimentali in isolamento, (p = 0.1). Ipotalamo posteriore : in questa regione, negli animali in affollamento, non si nota alcuna variazione significativa (sempre un p > 0.1) dell’atti¬ vità della (3-GLR sia fra dominanti e subordinati che per quanto riguarda lo status sessuale. L’unica variazione significativa la troviamo negli iso¬ lati, dove gli animali con esperienza sessuale mostrano un’attività enzi¬ matica circa il triplo rispetto a quella dei maschi privi di esperienza sessuale, (p << 0.01). Discussione Dai risultati ottenuti nelle diverse situazioni sperimentali si osserva che le condizioni sessuali alterano l’attività enzimatica ipotalamica. L’influenza di alcune condizioni socio-sessuali, ecc. 399 La densità di popolazione non ha un effetto rilevante sull’attività deH’enzima neH’ipotalamo anteriore, a meno di non tener conto dell’or¬ dine gerarchico e della deprivazione sessuale negli animali utilizzati. In¬ fatti gli animali dominanti hanno un’attività enzimatica più elevata ri¬ spetto ai subordinati esaminati del proprio gruppo sperimentale. Una maggiore attività della (3-GLR può essere connessa con un elevato tasso di androgeni plasmatici, supposto da più AA. per quegli animali che hanno un comportamento aggressivo e sessuale più elevato rispetto agli altri individui maschi della popolazione presa in esame (Work e Rogers, 1972; Bartke et al., 1973; Hamburger-Bar e Rigter, 1977). Tale osservazione viene convalidata dalle numerose ricerche condotte in questi ultimi anni, tendenti a dimostrare l’androgeno-dipendenza della (3-GLR (Ohno et ah, 1971; Milone e Rastogi, 1976; Bardin et al., 1978). La deprivazione sessuale in individui aventi esperienza e posti in condizioni standard di densità di popolazione provoca una diminuzione dell’attività enzimatica che non si riscontra nel gruppo analogo, tenuto, però, in condizioni di affollamento. Ciò può essere spiegato presuppo¬ nendo un comportamento omosessuale sul tipo di quello offerto da gruppi di ratti tenuti in laboratorio in una situazione di affollamento (Grant e Chance, 1958). D'altra parte non sembra avere importanza la mancanza di esperienza sessuale, eccetto che negli individui dominanti in condizioni di affollamento. Bisognerebbe quindi presupporre che l’esperienza ses¬ suale favorisca, a livello ipotalamico, l’azione degli androgeni rispetto agli animali che ne sono privi. Infatti Rosenblatt e Aronson (1958) nota¬ rono che l'esperienza aveva un ruolo determinante sul comportamento sessuale di ratti maschi castrati e trattati con androgeni. Nell’ipotalamo posteriore le alterazioni dell’attività della p-GLR ri¬ scontrate sono sensibilmente differenti. Infatti notiamo che, negli espe¬ rimenti con una densità di popolazione standard, la mancanza di espe¬ rienza o la deprivazione sessuale sono due condizioni che tendono a li¬ vellare l'attività enzimatica media di una popolazione. Possiamo anche osservare che tali condizioni inibiscono l’attività en¬ zimatica negli individui dominanti e la stimolano in quelli subordinati. Le differenti condizioni sessuali negli animali ad alta densità di po¬ polazione non provoca variazioni significative dell'attività enzimatica. Al contrario, la deprivazione sociale fa incrementare enormemente i livelli della p-GLR negli individui isolati aventi esperienza sessuale. Anche que¬ sta osservazione è in stretto rapporto con l'aumento che il testosterone piasmatico subisce nei ratti maschi isolati per lungo tempo (Dessì-Ful- gheri et al., 1975). tabella II : condizioni di affa □ □ maschi aventi esperien: I ” privi di i ì con dominanti i t subordinati IPOTALAMO POSTERIORE ssuale tenuti in presenza di femmine i i iì ii i i i i assenza [£] 0 □ E3 □ tabella II : condizioni di affoinento e isolamento. affollamento isol. affollamento isol. maschi aventi esper ienzessuale tenuti in presenza di femmine " privi di ” " " " assenza ” " con ” dominanti ” subordinati 402 M. Milane e M. F. Caliendo La maggior importanza che le condizioni sessuali sembrano avere nell’influenzare l'attività della (3-GLR nell'ipotalamo anteriore la possiamo correlare con il preponderante ruolo svolto da tale regione cerebrale nel regolare non solo il comportamento sessuale, ma anche, e principalmente, la funzione riproduttiva. L'influenza che le condizioni socio-sessuali (essenzialmente le sociali) operano sull'attività della (3-GLR nell'ipotalamo posteriore sono probabil¬ mente dovute all’importanza che esso assume in rapporto agli stimoli ambientali e da stress (Smelik, 1970; Zanchetti, 1970). Infatti le mag¬ giori alterazioni che si riscontrano a livello di rango per alcuni aspetti comportamentali socio-sessuali sono dovuti a pressioni ambientali e so¬ cio-psicologiche che provocano, tra l’altro, notevoli danni ai surreni e alle ghiandole prepuziali (McKinney e Pasley, 1973). Possiamo quindi concludere affermando che le condizioni socioses¬ suali provocano una notevole alterazione dell'attività della (3-GLR ipota- lamica. Pertanto è necessario tener presente nello studio di questo en¬ zima l’importanza delle condizioni socio-sessuali, poiché esse limitano la variabilità specialmente in quelle popolazioni ove si generano elevate pressioni socio-psicologiche. Gli AA. ringraziano il sig. Raffaele Auriemma per l'apporto tecnico e le cure nell’ allevamento. BIBLIOGRAFIA Bardin G. W., Brown T. R., Mills N. C., Gupta C. and Bullock L. D., 1978 - The regulation of (3- Glucuronidase gene hy androgens and progestins. Biol. Re- prod., 18, 74. Bartke A., Steele R. E., Musto N. and Galdwell B. V., 1973 - Fluctuations in plasma testosterone levels in adult male rats and mice. Endocrinology, 92, 1224. Bevan W. E., Levy G. W., Whitehouse J. M. and Bevan J. M., 1957 - Spontaneous aggression in two strain of mice, castrated and treated with one of three androgens. Physiol. Zoology, 30, 341. Bohus B., 1970 - Central nervous structures and thè effect of ACTH and corti- costeroids on avoidance behaviour : a study with intracerebral implantation of corticosteroids in thè rat. de Wied D., Weijnen J. A. W. M. (eds). Pi- tuitary, adrenal and thè brain. Elsevier, Amsterdam. Brain P. F. and Nowell N. 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Dopo 5’ circa 7 % dei nuclei presentano già un’incorporazione statisticamente significativa. Dopo un'ora è ancora incerta la marcatura dei nucleoli, mentre i nuclei marcati sono 9.8 %. A sei ore dopo l’iniezione di uridina-3H compaiono nucleoli marcati nella percentuale del 9.1 % e i nuclei salgono a 13.1 %. Nessuna marcatura è rilevabile fino a sei ore sul citoplasma. La natura del ridotto tasso complessivo di sintesi di RNA, rilevabile auto- radiograficamente nell'ovario di dona, è discussa, alla luce di risultati ana¬ loghi ottenuti in alcuni casi da altri autori. Summary. — The distribution of autoradiographic grains over thè nucleus, nucleolus and cytoplasm of oocytes of dona intestinalis has been studied, after injection of uridine-3H, 5', 1 h and 6 h before fixation of thè ovaries. After 5 minutes, about 7 % of thè nuclei show a statistically significant uptake of uridine-3H. One hour later, labeling of thè nucleoli is stili uncertain, while labeled nuclei are 9.8 %. Six hours after uridine-3H injection labeled nucleoli appear at a percentage of 9.1 % and thè number of labeled nuclei increases up to 13.1 %. Up to six hours no labeling is detectable on thè cytoplasm. The nature of thè limited rate of RNA synthesis, autoradiographically de¬ tectable, in thè ovary of dona is discussed in thè light of similar results obtained by other investigators. Introduzione Solo uno studio biochimico, basato su metodi di estrazione, è stato fatto suH’incorporazione di uridina tritiata durante l'oogenesi delle ascidie (*) Istituto di Zoologia - Università di Napoli. 26 406 L. Galassi ( Puccia e al., 1976), mentre, a quanto mi risulta, non esiste a tutt'oggi alcuno studio autoradiografico su tale argomento. Il presente studio fu iniziato in seguito al proposito di verificare autoradiograficamente alcuni risultati citochimici sulla resistenza alla ribonucleasi del RNA nucleolare di oociti di dona intestinali (Galassi, 1976). Poiché tuttavia fin dai primi tentativi si manifestò una notevole incertezza nel giudicare segni di marcatura sui nuclei e nucleoli degli oociti, è stato necessario eseguire una serie di prove, usando dosi pro¬ gressivamente più alte di uridina-’H, per diversi tempi prima della fissa¬ zione e tempi di esposizione delle autoradiografie relativamente lunghi. Le bassissime conte dei grani autoradiografici, dopo dosi massime di 20 pC e tempi di esposizione di due mesi, vengono qui riportate e ana¬ lizzate quantitativamente. Materiali e metodi 0.05 mi di una soluzione di uridina-3H (attività specifica: 5 C/m.mole) a diverse concentrazioni sono stati iniettati attraverso la parete del corpo, nell'ovario di dona intestinalis L., alle seguenti dosi individuali: 5 pC, 10 pC, 20 pC. Dopo tempi di 5', 1 h e 6 h, gli ovari sono stati fissati in Carnoy e l'incorporazione è stata studiata autoradiograficamente, usando emulsione Kodak NTB2. Le autoradiografie sono state sviluppate con Kodak D19 per 4' a 20°C, dopo tempi di esposizione variabili da una settimana a due mesi. Per valutare il grado di marcatura sugli oociti è stata misurata con un obbiettivo 45 x e un micrometro oculare a reticolo la densità di grani su un'area di 58 p2 (corrispondente a poco meno della superficie media di sezione del nucleolo) sul nucleolo e sul citoplasma di 75 oociti per ovario, su tre sezioni non consecutive. Per ogni gruppo sono stati esa¬ minati due ovari, per un totale di 150 oociti per gruppo. Risultati Poiché le conte più significative di grani sul nucleo e sul nucleolo si sono avute dopo l'iniezione di 20 pC per ovario e dopo tempi di espo¬ sizione delle autoradiografie di due mesi, verranno riportati qui i risul¬ tati relativi a questa dose e a questi tempi massimi di esposizione. Livelli di sintesi di RNA in oociti in accrescimento, ecc. 407 La tabella I, colonna a dà i risultati delle conte dei grani sul cito¬ plasma di oociti di controllo non iniettati con uridina-3H; le colonne b, c e d riportano le conte dei grani sul citoplasma di oociti di Cione iniet¬ tate con 20 pC di uridina-3H e fissati rispettivamente 5', 1 h e 6 h dopo l'iniezione. Le conte dei grani sul citoplasma di oociti di controllo non iniettati con uridina-3H seguono bene la distribuzione di Poisson (x2 = 2.80; P > 0.20), e indicano come livello di background, con l'affidabilità dei 95 %, 6 aree di 3 o più grani, una sola area con 4 o più grani e 0 aree con 5 o più grani l. Dall’esame della tabella I, colonna b, risulta tuttavia che, sulla base di tali livelli di background, il citoplasma degli oociti di ovari iniettati con uridina-3H e fissati 5 minuti dopo, presenta un significativo livello di marcatura (4 aree con 3 o più grani su 150; t = 2.48; p < 0.02). L’origine di tale marcatura, qualunque essa sia, evidentemente non può essere considerata dovuta a sintesi di RNA, giacché dopo 5’ quantità rilevabili di RNA non possono essere passate dal nucleo al citoplasma. Risulta inoltre che tale marcatura non segue bene la distribuzione di Poisson (essendo s2 > m e fornendo il x2 una P = 0.05), mentre segue in maniera molto adeguata una distribuzione binomiale negativa, con k = 3.28 (x2 = 0.92; P — 0.30). È quindi giusto assumere come valori del background quelli definiti da tale distribuzione, cioè: per n > 3, fm aX(95%) = 15.3; per n > 4, /max< 95») = 6.36 ; per n > 5, /max( 95 •/,» = 3.0. Dall'esame della colonna c e d della tabella I risulta che il cito¬ plasma, 1 ora e 6 ore dopo l'iniezione di uridina-3H, resta fondamental¬ mente allo stesso livello di background misurato a 5 minuti; ciò è vero per la media e per tutte le classi di grani. Dall'esame della tabella II, colonne e e /, risulta che mentre il nu¬ cleolo, 5 minuti dopo l'iniezione di uridina-3H non è marcato, il nucleo invece presenta già un'apprezzabile incorporazione del precursore; ciò è vero per la classe di grani > 3, dove 10.7 nuclei debbono considerarsi marcati significativamente; la percentuale dei nuclei marcati è pertanto 7.1 %. Un'ora dopo l'iniezione di uridina-3H, ancora è incerta la marcatura dei nucleoli, solo 0.42 % potendo essere considerati marcati al 95 % di 1 Con la sicurezza statistica del 95 % la frequenza massima di aree con un numero di grani uguale o superiore a un certo livello k, in campioni di 150 essendo pk = 1 — T,pk _ la frequenza totale di tali aree data dalla distribuzione di Poisson. 408 L. Calassi TABELLA I grani / 58 a a' b b' b" c c’ d d’ 0 92 88.02 79 68.35 74.27 86 75.01 72 70.95 1 40 46.91 42 53.75 47.01 35 42.85 49 51.22 2 14 12.50 19 21.11 19.41 20 16.51 20 20.43 3 4 2.22 7 5.53 6.59 7 5.62 8 5.95 4 — 0.29 2 1.08 1.99 2 1.79 1 1.41 5 — 0.03 1 0.35 0.55 — 0.54 — 0.29 a — 0.533 b = 0.786 c = 0.693 d - 0.780 2 s = a 0.599 2 s = b 0.974 2 S ^ c 0.925 2 S = d 0.844 X2 = 2.80 X2 - 5.76 (Poisson) X2 = : 2.45 X2 = 0.35 (P > 0.20) P = 0.05 P > 0.10 P > 0.50 x2 - 0.92 (bin. neg.) b-c = = 0.093 b-d = = 0.006 p > 0.30 s_ _ b-c = 0.112 S_ _ : b-d = 0.110 b-a = = 0.253 t = 0.83 t - 0.05 s_ _ b-a = 0.102 (P > 0.40) (P > 0.90) t = 2.48 (P < 0.02) a ) frequenze delle densità dei grani sul citoplasma di oociti di controllo, a' ) frequenze della distribuzione di Poisson per a. b ) frequenze della densità dei grani sul citoplasma di oociti di Cione iniettate con 20 pC di uridina-3H 5' prima della fissazione, b' ) frequenze della distribuzione di Poisson per b. b") frequenze della distribuzione binomiale negativa per b. c ) frequenze della densità dei grani sul citoplasma di oociti di Cione iniettate con 20 [jiC di uridina-3H 1 h prima della fissazione, c' ) frequenze della distribuzione binomiale negativa per c. d ) frequenze della densità dei grani sul citoplasma di oociti di Cione iniettate con 20 jjlC di uridina-3H 6 h prima della fissazione, d’ ) frequenze della distribuzione binomiale negativa per d. sicurezza statistica; a questo tempo i nuclei con 3 o più grani eccedenti il numero atteso sono 14.7 pari al 9.8 % (colonne g e h). A 6 ore dopo l'iniezione di uridina-3H, compaiono nucleoli marcati nella percentuale del 9.1 % e i nuclei marcati salgono al 13.1 %. TABELLA II Livelli dì sintesi di RNA in oociti in accrescimento, ecc . 409 O co so so co csi rsj I I - IO 0\ OS OD (N ^ O LO CN O LO Sì «o CO ifì ^ tN m sO ■■sr oo o II btì «NI Al CO 3, allora si può concludere con un notevole margine di sicurezza che quell’oocita ha incorporato uridina-3 4H 2. Su questa base è stata esaminata un’intera sezione (1225 oociti) di un ovario iniettato con uridina-3H e fissato 6 ore dopo, per stabilire in quale fase dell’accrescimento gli oociti incorporassero il precursore; sono stati trovati 53 oociti con aree di 3 o più grani contemporaneamente sul nucleo e sul nucleolo e sono stati identificati in tutte le fasi di accresci¬ mento, fino alle dimensioni maggiori. Discussione La presenza di materiale tritiato nel citoplasma di oociti esposti a uridina-3H per cinque minuti prima della fissazione non può essere con¬ siderata come incorporazione del precursore nel RNA, in quanto in questo breve periodo quantità significative di RNA non possono essere passate dal nucleo al citoplasma. La possibilità che si tratti di RNA sintetizzato nei mitocondri è ugualmente esclusa dall'osservazione che il livello di marcatura sul citoplasma non aumenta sensibilmente nelle sei ore suc¬ cessive. Molto probabilmente si tratta di uridina-3H (o suoi prodotti di fosforilazione) che, pur essendo in forma solubile, persistono nel cito¬ plasma, dopo che la maggior parte è stata estratta durante i passaggi istologici. Partendo dal presupposto che altrettanta uridina-3H resta mec¬ canicamente legata al nucleo o al nucleolo, quanta al citoplasma, è lo¬ gico ritenere che i livelli di background calcolati in base alla marcatura del citoplasma al tempo 5' forniscono una migliore approssimazione ai livelli effettivi che non quelli calcolati in base alla marcatura su oociti di controllo. Il miglior adattamento delle conte dei grani sul citoplasma di oociti esposti a uridina-3H a una distribuzione binomiale negativa che non a una distribuzione di Poisson sta ad indicare che la media della distri¬ buzione dei grani non è costante, ma è soggetta a variazioni da un punto all’altro della sezione; ciò potrebbe indicare che l'uridina probabilmente diffonde con gradiendi di concentrazione all'interno dell'ovario. 2 La probabilità di trovare in uno stesso oocita sia sul nucleo che sul nu¬ cleolo un'area con 3 o più grani è uguale alla probabilità composta 0.202 4 x IO-2; quindi la frequenza massima, con la sicurezza del 95 %, per 150 oociti è 0.54. Livelli di sintesi di RNA in oociti in accrescimento, ecc. 411 Il tasso di sintesi di RNA è risultato molto limitato, sia per la per¬ centuale di oociti che sono stati marcati, sia per la bassa percentuale di grani sui nuclei e sui nucleoli. La letteratura fornisce diversi esempi di oogenesi, in cui è stato ri¬ scontrato un basso livello di incorporazione di precursori nel RNA du¬ rante gli stadi di accrescimento. A parte il caso ben noto degli ovari me- roistici degli insetti, in cui la sintesi dell'RNA ribosomiale dell’oocita avviene a carico delle cellule nutrici o dei trofociti (Mahowald, 1972), da diversi autori sono state trovate notevoli difficoltà nel marcare gli oociti degli echinidi, nei quali è stato possibile rilevare segni di marcatura del RNA solo dopo lunghi periodi di incubazione in forti dosi di precursori. Così Gross e al. (1965) hanno riscontrato segni di marcatura parziale dell’ovario (principalmente a carico degli oociti periferici), dopo 7 giorni dall'iniezione di 1 mC (!) di uridina-3H per animale, a femmine di Arbacia elettroshockate per stimolarne l’ovario. Sanchez (1968) non è riuscito a rilevare nessuna marcatura nell’ovario di Paracentrotus lividus dopo un'ora e mezza dall'iniezione di 150 pC di acido erotico e dopo cinque ore ha trovato marcati i cromosomi ma non i nucleoli degli oociti più grossi. Fico (1964) ha incubato frammenti isolati di ovario di riccio in so¬ luzioni contenenti 10 pC/ml di citidina-3H e non ha notato marcatura del citoplasma fino a 25 ore. Migliori risultati sono stati ottenuti nel riccio, usando oociti isolati: Piatigorzky e ah (1967) hanno ottenuto l'espulsione dall’ovario di oociti a vari gradi di maturazione per mezzo dell’iniezione di una soluzione 0.55 M di KC1; tali oociti incubati in una soluzione con¬ tenente 2 pC/ml di uridina-14C hanno mostrato dopo 60' segni di marca¬ tura ed esattamente di 15 esaminati, 9 erano marcati solo sul nucleo e 7 sia sul nucleo che sul nucleolo. Sconzo e al. (1972) hanno ottenuto oociti isolati di Paracentrotus per mezzo del trattamento di frammenti di ovari con proteasi e acqua di mare priva di ioni calcio; tali oociti incubati in una soluzione contenente 10 pC/ml di uridina-3H hanno mostrato dopo sei ore una soddisfacente incorporazione, anche se molto irregolare, es¬ sendo alcuni molto più marcati degli altri. Questi ultimi autori hanno potuto escludere grazie all'isolamento degli oociti dalle cellule circostanti, la possibilità che nel riccio la sin¬ tesi del RNA sia in parte surrogata da cellule ausiliarie. Al momento questa possibilità non può essere esclusa per le ascidie, nel cui ovario molte cellule epiteliali e follicolari, a stretto contatto con gli oociti in accrescimento, sono marcate dopo iniezione di uridina-3H. Sembra invece applicabile anche al presente caso la spiegazione sug¬ gerita da Sconzo e al. che il fenomeno per cui solo una frazione degli 412 L. Galassi oociti è marcata potrebbe essere attribuito ad un'attività di sintesi del RNA discontinua e a andamento sinusoidale, per cui in un certo inter¬ vallo di tempo solo alcuni oociti sarebbero in grado di incorporare il precursore. Un risultato del presente lavoro è stata l’osservazione che anche al¬ cuni oociti tra i più grossi sono in grado di sintetizzare RNA. Puccia e al. (1976) hanno trovato che uova ovulate di ascidia sintetizzano pochissimo RNA e Cowden (1961) citochimicamente ha dimostrato che nella fase fi¬ nale dell’oogenesi delle ascidie cessa o si riduce moltissimo il tasso di sintesi del RNA. La bassa percentuale di oociti riconoscibili come mar¬ cati nel presente lavoro non ha permesso di eseguire utilmente un'ana¬ lisi quantitativa sulle differenze nei livelli di marcatura tra oociti gio¬ vani e quelli a termine. Ciò che si può concludere dai dati presentati è che alcuni oociti delle massime dimensioni non hanno cessato o co¬ munque non hanno ridotto la sintesi di RNA sotto livelli non apprezaz bili autoradiografìcamente. BIBLIOGRAFIA Cowden R. R., 1961 - A comparative cytochemicai study of oocyte growth and development in two species of Ascidians. Acta Embr. Morph. Exp., 4, 12-141. Fico A., 1964 - Effets de Vactinomycine D et de la puromicine sur le métabo- lisme de l’oocyte en crossance. E tilde autor adio graphique. Exp. Celi. Res., 34, 581-594. Galassi L., 1976 - Influenza del pH sull’idrolisi differenziale con ribonucleasi del RNA nucleolare e citoplasmatico di ovociti di Ciona intestinalis L. Ann. Ist. Mus. Zool. Univ. Napoli, 21, 1-7. Gross P. R., Malkin L. I. e Hubbard M., 1965 - Synthesis of RNA during ooge- nesis in thè sea urchin . J. Mol. BioL, 13, 463-481. Mahowald A. P., 1972 - Oogenesis, in Developmental Systems: Insects. Counce S. J. e C. H. Waddington eds., pg. 1 43. Academic Press, Londra e New York. Piatigorzky J., Ozaki H. e Tyler A., 1967 RNA and protein synthesizing ca- pacity of isolated oocytes of thè sea urchin Lytechinus pictus. Devel. BioL, 15, 1-22. Puccia E., Mansueto-Bonaccorso €., Farinella-Ferruzza N. e Morello R., 1976 - Ribonucleic acid synthesis during development of an ascidian Ciona in¬ testinalis. Acta Embr. Exp., 2, 166-177. Sanchez S., 1968 - Effets de Vactinomycine D sur les constituants cellulaires et le metabolisme de l’ARN de Vovocyte d’oursin (Paracentrotus lividus). Etude autor adio graphique. Exp. Celi. Res., 50, 19-31. Sconzo G., Bono A., Albanese I. e Giudice G., 1972 - Studies on sea urchin oocytes. II Synthesis of RNA during oogenesis. Exp. Celi. Res., 72, 95-100. La presente nota è stata accettata il 12-6-1919. Boti. Soc. Natur. Napoli voi. 87, 1978, pp. 413-426, fig. 1, tabb. 4 Sulla distribuzione delle specie del genere Holothuria nel Golfo di Napoli Nota dei soci Gerardo Gustato (*) ed Anna Villari (Tornata del 15 dicembre 1978) Sommario. — È stata studiata la distribuzione e la bionomia di H. tubulosa, H. polii, H. sane tori, H. forskali, H. stellati, esaminando le specie di oloturie presenti in 4 diverse zone del golfo di Napoli. Vengono riportati il n° di H/mq ed i rapporti esistenti tra le specie a se¬ conda dei diversi tipi di fondale. Gli AA. dopo aver determinato un’« area minima », pari a 25 mq hanno effettuato 32 prelievi sui 7 diversi tipi di fondale che sono stati evidenziati nel Golfo a diversa profondità. Nei singoli prelievi si sono raccolte da un massimo di 21 oloturie corrispon¬ denti a 0,84 H/mq ad un minimo di un solo esemplare pari a 0,004 H/mq. Considerando invece il numero di H/mq a seconda dei fondali, si è otte¬ nuto un valore che va da 0,23 a 0,52 H/mq corrispondenti rispettivamente a fondi con — sabbia fine e rocce ed alghe — . Quest’ultimo risulta il fondale pre¬ ferito dalle oloturie in quanto vi si trovano oltre ad un elevato numero di H/mq anche il maggior numero di specie. Il contrario avviene per quello a — sabbia fine — , il quale oltre al più basso valore di H/mq mostra anche il minor numero di specie. Per quanto riguarda le singole specie, risulta che: H. tubulosa è la più fre¬ quente e la più diffusa in quanto rappresenta il 68 % degli esemplari pescati e si trova su tutti i tipi di fondali con percentuali mai inferiori al 61 %. H. polii rappresenta come abbondanza la seconda specie con il 17 % sul to¬ tale degli esemplari raccolti; la sua presenza è compresa tra il 20 % ed il 28 % della popolazione quando è la sola specie presente insieme con H. tubulosa, o quando si considerano fondali con sabbia e sassi, mentre scende a valori del 6 % quando sono presenti anche le altre specie, cioè su fondo a rocce ed alghe, presumibilmente per una forma di competizione. H. sanatori assente sulla sabbia, è presente quando il fondale è coperto anche da sassi e raggiunge il massimo con il 15 % della popolazione su fon¬ dali a rocce ed alghe. H. forskali ed H. stellati assenti su sabbia fine, compaiono quando c’è sabbia e sassi e raggiungono il massimo, la prima su fondi a rocce, alghe e sabbia, e la seconda su fondi con rocce ed alghe. (*) Istituto di Zoologia dell’Università - Via Mezzocannone, 8 - Napoli. 414 G. Gustato e A. V illari H. tubulosa ed H. polii rappresentano dunque insieme T85 % della popola¬ zione di oloturie del Golfo di Napoli, mentre H. stellati con il 5,7 %, H. sanctori. con il 4,1 % ed H. forskali con il 2,9 % rappresentano insieme il 13,7 %. Il rimanente 1,3 % è rappresentato da oloturie che gli AA. pur avendone già studiate le caratteristiche definiscono ancora H. sp. in quanto contano di discuterne la validità specifica al prossimo Congresso sugli Echinodermi. Summary. — The AA. have studied thè distribution and bionomia of Holo- thuria tubulosa, H. polii, H. sanctori, H. forskali, H. stellati, that results to be thè only sea-cucumber species living in thè gulf of Naples. The AA. have determined « minimal areas » of 25 m2 each, located in 7 different and well defined types of bottom, where 32 samples of animals have been collected, at various depths. The maximum numbers of sea-cucumbers collected in a sample was 21, or 0,84/m2; thè minimum was 1, or 0,004/m2. With reference to thè different types of bottom: thè minimum value 0,23/m2 was found on sandy bottom, while thè maximum 0,52/m2 on rocky algal bottom. This aboundance as well as thè presence of all thè species of sea-cucumbers show that thè rocky-algal bottom is thè favourite one by sudi animals in thè gulf of Naples. The most poorly populated is thè sandy bottom with an aboundance of 0,23 individuals/m2 and thè presence only of H. tubulosa and H. polii. As far as single species are concerned, H. tubulosa has been found to be thè most frequent since it represents 68 % of thè total sea-cucumbers, is spread on every type of bottom and never reaches values less than 61 %. The next species in order of decreasing aboundance is H. polii averaging thè 17 % of thè animals collected. The aboundance of thè latter species either on sandy or other bottoms where it coexists only with H. tubulosa, is between 20 % and 28 %, while it drops to 6 % where thè other species are present, hence on thè rocky-algal bottom, presumably owing to competition phenomena. H. sanctori, absent on sandy bottom is found on sandy-stoned bottom and reaches thè maximum rate on rocky-algal bottom. H. forskali and H. stellati, also absent on sandy bottom are present on sandy-stoned bottom: thè former reaches its maximum on thè rocky-sandy-algal bottom, thè latter on rocky-algal one. Therefore H. tubulosa and H. polii, amount together to thè 85 % of sea- cucumber population in thè gulf of Naples, while H. stellati with 5,7 %, H. san¬ ctori, with 4,1 %, and H. forskali, with 2,9 % sum up thè 13,2 %. The remaining 1,3 % is represented by sea-cucumber that thè AA. stili de¬ fine H. sp., waiting to discuss thè exact collocation of this species at thè next « Echinoderm congress ». Introduzione e scopo della ricerca Il presente lavoro successivo a quello riguardante gli aspetti siste¬ matici ed i rapporti tra le specie del genere Holothuria, Gustato Villari Sulla distribuzione delle specie del genere Holothuria, ecc. 415 (1977), aggiunge nuovi dati, scaturiti da una ricerca condotta nel golfo di Napoli nell'arco di 12 mesi, sulla biologia di questo genere, eviden¬ ziando e descrivendo le relazioni intercorrenti tra il tipo di fondo, il numero e le specie di oloturie presenti. Materiali e metodi Le specie considerate sono: Holothuria tubulosa Gmelin (1790); H. poli Delle Ghiaie (1823); H. sanatori Delle Ghiaie (1823); H. forskali Delle Ghiaie (1823); H. stellati Delle Ghiaie (1823); H. sp.\ Gli esemplari sono stati raccolti in 32 campionamenti distribuiti in 8 prelievi effettuati sui diversi fondali esistenti in 4 zone del golfo di Napoli — Pietra salata, Capo Miseno, Punta di mar morto, La Gaiola — (Fig. 1). Si è potuto così valutare l’importanza del fondo sulla bionomia del genere Holothuria e raccogliere dati sulla frequenza di specie e sul n° di oloturie/mq, in quanto le aree considerate erano rigorosamente eguali per ogni campione. Ogni prelievo comprende 4 campioni, due situati su di una retta pa¬ rallela alla costa e distanziati tra loro di 100 mt, e due in corrispondenza di questi a maggiore distanza dalla costa. I punti per la raccolta dei campioni, sono stati localizzati in maniera da essere compresi tra le isobate 14 e 35. Ogni campione ha superficie di 25 mq in quanto tale superficie veniva attentamente delimitata con un « frame » costituito da un quadrato di corda, lasciata adagiare sul fondo e fermato in posizione da quattro pic¬ chetti. Per ogni prelievo dunque il numero totale di oloturie è quello con¬ tenuto in 100 mq, ovvero in quattro aree da 25 mq ognuna. Tale « area minima » risulta significativa, perché la composizione fau¬ nistica dell'intera zona in esame, con lo stesso fondale, è risultata identica 1 Tale specie, non riscontrata in letteratura, la cui presenza nel Golfo di Napoli è stata da noi già riferita Gustato e Villari (1977), è simile per colora¬ zione e per aspetto esterno ad H. stellati, ma differisce da tutte le oloturie note per il rapporto percentuale tra gli scleriti e per la presenza di alcuni scleriti particolari. Si utilizza dunque ancora il termine H. sp. nell’attesa di un confronto dei nostri risultati con gli esperti in materia, al prossimo Con¬ gresso sugli Echinodermi che si terrà a Bruxelles. 416 G. Gustato e A. V illari Fig. 1. — Golfo di Napoli. Sulla distribuzione delle specie del genere Holothuria, ecc. 417 a quella dell'area delimitata dal « trame », ogni qual volta se ne è ef¬ fettuato un controllo. Si può notare poi che in tale area i valori passano da 1 a 21 oloturie, che corrispondono rispettivamente a 0,004 H/mq e 0,84 H/mq. Zone di raccolta: Pietra salata - È stato effettuato un solo prelievo che risulta quello tra tutti a maggiore distanza dalla costa (500 mt), su un fondale esclusivamente sabbioso e relativamente basso (14-16 mt). TABELLA I Località Data Distanza dalla costa Profon¬ dità Tempe¬ ratura Numero totale H. H/m2 (m) (m) c° Pietra Salata (1 9/3/78 400-500 14-16 14,2 17 0,17 Capo Miseno (2 4/4/78 200-400 25-33 14,1 46 0,46 Capo Miseno (3 17/5/78 250-300 20-22 16,5 35 0,35 Capo Miseno (4 6/6/78 250-300 20-25 19,5 33 0,33 Punta di mar morto (5 28/6/78 80-100 15-22 17 40 0,40 Capo Miseno (6 29/9/78 100-200 18-22 21,1 46 0,46 Capo Miseno (7 25/10/78 100-150 20-24 19,5 39 0,39 La Gaiola (8 8/11/78 200-250 15-18 17,8 55 0,55 Capo Miseno - ■ Sono stati effettuati 5 prelievi, su fondali di tipo di- verso a profondità e distanza dalla costa variabili, procedendo dal ver¬ sante esterno rispetto al golfo di Pozzuoli, verso la Punta di mar morto, zona interna e riparata da promontorio di Capo Miseno. Punta di mar morto - È stato effettuato un solo prelievo su di un fondale costituito da sabbia ed altri componenti (v. tab. II). La Gaiola - È stato effettuato un solo prelievo nella zona ad est del¬ l'isola su di un fondale tipicamente roccioso con alghe. 418 G. Gustato e A. V illari Località e Pietra Salata 9/3/78 Capo Miseno 4/4/78 Capo Miseno 17/5/78 Capo Miseno 6/6/78 Punta di mar 28/6/78 Capo Miseno 29/9/78 Capo Miseno 25/10/78 La Gaiola 8/11/78 TABELL/I data Distanza dalla costa m Tipo di fondo Profon- Numero dità totale H/m2 m H. I 400 Sabbia fine 14 4 0,16 II 500 Sabbia fine 16 1 0,04 III 500 Sabbia e rad. posidonia 16 9 0,36 IV 400 Sabbia fine 15 3 0,09 17 0,17 I 200 Roccia e alghe 25 6 0,24 II 400 Roccia, alghe e sabbia 33 10 0,40 III 400 Roccia, alghe e sabbia 30 9 0,36 IV 200 Roccia e alghe 25 21 0,84 46 0,46 I 250 Sabbia e alghe 20 8 0,32 II 300 Sabbia grossa 20 8 0,32 III 300 Roccia, alghe e sabbia 22 8 0,32 IV 250 Roccia, alghe e sabbia 20 11 0,44 35 0,35 I 250 Roccia e alghe 20 13 0,52 II 300 Sabbia grossa 25 8 0,32 III 300 Sabbia grossa 25 5 0,20 IV 250 Sabbia e sassi 20 7 0,28 33 0,33 1 80 Roccia, alghe e sabbia 17 11 0,44 morto II 100 Sabbia e rad. posidonia 22 7 0,28 III 100 Sabbia fine 20 11 0,44 IV 80 Sabbia e sassi 15 11 0,44 40 0,40 I 100 Sabbia e rad. posidonia 18 10 ' 0,40 II 200 Sabbia e alghe 20 15 0,60 III 200 Roccia e alghe 21 10 0,40 IV 100 Sabbia grossa 22 11 0,44 46 0,46 I 100 Sabbia fine 20 10 0,40 II 150 Sabbia e sassi 24 5 0,20 ' III 150 Sabbia e rad. posidonia 24 10 0,40 IV 100 Sabbia e sassi 22 14 0,56 39 0,39 I 200 Sabbia grossa 15 7 0,28 II 250 Sabbia e sassi 18 19 0,76 III 250 Roccia e alghe 18 15 0,60 IV 200 Roccia, alghe e sabbia 18 14 0,56 55 0,55 Sulla distribuzione delle specie del genere Holothuria, ecc. 419 II H. tubulosa H. polii H. sanctori H. forskali H. stellati H. sp. N % N % N % N % N % N % _ , 4 100 — — — — 1 100 — — — — — 2 22,2 7 77,8 — — — — 1 33,3 2 66,7 — — — — 4 23,5 13 76,5 — — — — 4 66,7 _ _ _ 2 33,3 _ 8 80 1 10 — — 1 10 — 7 77,8 — 1 11,1 — 1 11,1 — 17 80,9 — 2 9,5 1 4,8 1 4,8 — 36 78,3 1 2,2 3 6,5 1 2,2 5 10,7 — 6 75 2 2,5 _ _ _ _ 7 87,5 1 12,5 — — — — 5 62,5 2 25 1 12,5 — _ — 7 63,6 2 11,2 1 9,1 1 9,1 — — 25 71,4 7 20 2 5,7 1 2,8 — — 9 69,2 3 23,1 1 7,7 _ 6 75 2 25 _ _ _ — 4 80 1 20 — _ _ — 2 28,6 5 71,4 — — — — ‘ 21 63,6 11 33,3 1 3 — — — , 5 45,4 _ _ 5 45,4 _ 1 9,1 6 65,7 — — — 1 14,3 — 11 100 — — — — — . 8 72,7 — — 1 9,1 1 9,1 1 9,1 30 75 - — 6 15 2 5 2 5 7 70 2 20 _ _ 1 10 11 73,3 4 26,7 — _ — _ 1 10 — 7 70 1 10 1 10 _ 8 72,7 2 18,2 — — 1 9,1 — 27 56,7 8 17,4 7 15,2 1 2,2 3 6,5 — 8 80 2 20 _ _ _ 5 100 — — — _ _ 7 70 1 10 — — 2 20 _ _ 11 78,6 2 14,3 — — 1 9,1 — 31 79,5 5 12,8 — — 3 7,7 — 4 57,1 2 28,6 _ _ 1 14,3 10 47,9 6 31,6 — — 1 4,8 2 10,5 12 80 1 6,7 — — 2 13,3 — 13 92,8 — — — 1 7,2 — : 39 4- - 50,9 9 16,4 — — 5 9,1 2 3,6 400 500 500 400 200 400 400 200 250 300 300 250 250 300 300 250 80 100 100 80 100 200 200 100 100 150 150 100 200 250 250 200 Sulla distribuzione delle specie del genere Holothuria, ecc. 419 Sabbia fine 14 4 0,16 4 100 _ _ _ Sabbia fine 16 1 0,04 1 100 _ — — _ _ Sabbia e rad. posidonia 16 9 0,36 2 22,2 7 77,8 — — _ _ Sabbia fine 15 3 0,09 1 33,3 2 66,7 — — — — 17 0,17 4 23,5 13 76,5 - - - ~ Roccia e alghe 25 6 0,24 4 66,7 _ _ _ 2 33,3 _ Roccia, alghe e sabbia 33 10 0,40 8 80 1 10 — — 1 10 — Roccia, alghe e sabbia 30 9 0,36 7 77,8 — 1 11,1 — 1 11,1 _ Roccia e alghe 25 21 0,84 17 80,9 — 2 9,5 1 4,8 1 4,8 — 46 0,46 36 78,3 1 2,2 3 6,5 1 2,2 5 10,7 - Sabbia e alghe 20 8 0,32 > 6 75 2 2,5 _ _ _ _ Sabbia grossa 20 8 0,32 7 87,5 1 12,5 — — _ — Roccia, alghe e sabbia 22 8 0,32 5 62,5 2 25 1 12,5 — _ — Roccia, alghe e sabbia 20 11 0,44 7 63,6 2 11,2 1 9,1 1 9,1 — — 35 0,35 25 71,4 7 20 2 5,7 1 2,8 - - Roccia e alghe 20 13 0,52 9 69,2 3 23,1 ! 7,7 _ Sabbia grossa 25 8 0,32 6 75 2 25 _ _ _ — Sabbia grossa 25 5 0,20 4 80 1 20 — _ _ — Sabbia e sassi 20 7 0,28 2 28,6 5 71,4 — — — — 33 0,33 21 63,6 11 33,3 1 3 - - - Roccia, alghe e sabbia 17 11 0,44 5 45,4 _ 5 45,4 1 9,1 Sabbia e rad. posidonia 22 7 0,28 6 65,7 1 — — 1 14,3 — Sabbia fine 20 11 0,44 11 100 — — — — — Sabbia e sassi 15 11 0,44 8 72,7 — — 1 9,1 1 9,1 1 9,1 40 0,40 30 75 - - 6 15 2 5 2 5 Sabbia e rad. posidonia 18 10 0,40 1 7 70 2 20 _ _ 1 10 Sabbia e alghe 20 15 0,60 11 73,3 4 26,7 — _ — 3 _ Roccia e alghe 21 10 0,40 1 10 — 7 70 1 10 1 10 _ Sabbia grossa 22 11 0,44 8 72,7 2 18,2 — — 1 9,1 — 46 0,46 27 56,7 8 17,4 7 15,2 1 2,2 3 6,5 - Sabbia fine 20 10 0,40 8 80 2 20 _ _ _ _ Sabbia e sassi 24 5 0,20 1 5 100 — _ — _ _ Sabbia e rad. posidonia 24 10 0,40 7 70 1 10 — — 2 20 Sabbia e sassi 22 14 0,56 11 78,6 2 14,3 _ — — 1 9,1 — li oli fH 7Ì! 5 ll8 — - 3 7,7 Sabbia grossa Sabbia e sassi Roccia e alghe Roccia, alghe e sabbia 15 7 0,28 18 19 0,76 18 15 0,60 18 14 056_ ~55 0,55 4 57,1 2 28,6 10 47,9 6 31,6 12 80 1 6,7 13 92,8 _ 39 50,9 9 16,4 1 14,3 — 1 4,8 2 10,5 2 13,3 — 1 7,2 — 5 9,1 2 3,6 420 G. Gustato e A. V illari Risultati e osservazioni A) Distribuzione temporale e spaziale Le oloturie raccolte mensilmente, ad eccezione di Gennaio, Febbraio, Agosto e Dicembre, su fondali di 7 tipi differenti, ammontano a 311 esem¬ plari distribuiti in 8 prelievi effettuati in 4 diverse zone del Golfo di Napoli. In base al substrato su cui sono stati raccolti gli esemplari, si sono definiti i seguenti tipi di fondo: sabbia fine, sabbia grossa, sabbia e sassi, sabbia e alghe, sabbia con radici di posidonia, roccia con alghe e sabbia, roccia con alghe. La variazione del numero totale di esemplari raccolti per ogni pre¬ lievo non sembra essere dipendente dalla temperatura. Si riscontra in¬ fatti uno stesso abbassamento del valore sopra indicato nell'estate 1977 (Gustato e Villari, 1977), con campionamenti effettuati in località Pietra Salata, e nel prelievo 1 — Marzo 1978 — nella stessa zona del golfo. Sem¬ bra quindi che l'abbondanza, come la distribuzione, debbano essere con¬ siderate in relazione alla località e soprattutto ai fondali, poiché, in una medesima zona, nello stesso prelievo, si ottengono valori diversi se di¬ versi sono i fondali. Il numero di oloturie raccolte nella zona di Capo Miseno è piuttosto costante (da 33 a 46) — prelievi 2, 3, 4, 6, 7 ■ — e vicino a quello relativo alla zona di Punta di Mar Morto (40) — prelievo 5 — ; nel prelievo 2 — IV campione — è stato raccolto, inoltre, il numero più elevato in assoluto di esemplari (21). La zona di Pietra Salata è caratterizzata dal numero minore di esemplari (0,17 H/mq); infatti nel prelievo 1, II cam¬ pione, si è ottenuto il valore minimo di 1 esemplare in 25 mq. Il valore più alto risulta invece nel prelievo 9, effettuato in località La Gaiola, dove sono stati raccolti in totale 65 esemplari — 0,55 H/mq — . B) Frequenza di specie/ tipo di fondo (v. Tab. Ili) Il confronto tra i valori della frequenza di specie rispetto al fondale ha permesso le seguenti osservazioni: H. polii e H. tubulosa risultano assieme specie dominanti, confermando quanto è stato osservato durante il 1977, nella sola zona di Pietra Salata (Gustato e Villari, 1977), mentre diverso appare il loro rapporto. Infatti, ad eccezione del prelievo 1, in tutti gli altri, H. tubulosa è maggiormente rappresentata rispetto ad H. polii (v. Tab. II), qualunque sia il tipo di fondo. Sembra quindi che la maggiore percentuale di H. polii, riscontrata a Pietra Salata, sia da col- Sulla distribuzione delle specie del genere Holothuria, ecc . 421 legare alla minore mobilità di questa specie rispetto a H. tubulosa, fat¬ tore che diventa determinante quando, per altri motivi, è basso il valore di H/mq, come appunto riscontrato nella zona in questione. Il tipo di fondo, che è sabbioso nel prelievo 1, non è invece responsabile di questa alterazione della frequenza tra le due specie in quanto, in altre zone, ugualmente caratterizzate da fondali sabbiosi, il rapporto è sempre a fa¬ vore di H. tubulosa. Dalla Tab. Ili risulta evidente poi, che, sui fondi rocciosi, proprio dove si raggiunge il valore massimo di H/mq, H. polii è meno rappresentata, con valore pari al 6,2 %, mentre il numero di in¬ dividui appartenenti a questa specie aumenta su fondali costituiti da sabbia o da sabbia frammista ad alghe, ma non supera in nessun caso il valore relativo a H. tubulosa. Considerando infine il numero di H. tu¬ bulosa sul totale delle specie, vediamo che la sua frequenza è sempre elevata, risultando la specie più abbondante su qualsiasi tipo di fon¬ dale (v. Tab. IV). La presenza di H. sanatori è stata riscontrata solo in 4 prelievi, tutti effettuati in località Capo Miseno. In questa zona, con 20 campioni, sono stati esaminati tutti i tipi di fondo da noi presi in considerazione: H. sanatori risulta assente su fondali costituiti da sabbia e sassi; presente, (5 %) dove esistono rocce frammiste a sabbia; raggiunge invece il valore massimo di 7 esemplari (15,2%), in un campionamento effettuato su fon¬ dale esclusivamente roccioso. H. forskali, presente con 9 esemplari raccolti in 4 prelievi in loca¬ lità Capo Miseno e Punta di mar morto, risultando del tutto assente su fondali esclusivamente sabbiosi, è invece più abbondante dove coesistono sabbia e roccia, o comunque sassi. Il valore percentuale più alto è rag¬ giunto infatti nel prelievo 5, con 6 esemplari, pari al 15 % del prelievo. H. stellati, costituendo il 5,7 % del totale con 18 esemplari, è da con¬ siderare specie abbastanza frequente, anche se poco abbondante nel Golfo di Napoli, in quanto presente in 5 degli 8 prelievi effettuati. Anche questa specie risulta diffusa maggiormente su fondali costi¬ tuiti da roccia, alghe e sabbia, come dimostrano le più alte percentuali del 10,7 e 9,1 riscontrate rispettivamente nei prelievi 2 e 6 nelle zone di Capo Miseno e La Gaiola (v. Tabb. II e III). I quattro esemplari di H. sp. — 1,3 % del totale — sono stati rac¬ colti esclusivamente nei prelievi 5 ed 8 in località Punta di mar morto e La Gaiola su fondali sabbiosi frammisti a rocce o a sassi. Osservando infine che la presenza di H. sanatori, H. forskali, H. stel¬ lati e H. sp. insieme, su fondali prevalentemente rocciosi, è accompa¬ gnata dai minimi valori della frequenza di specie relativa ad H. polii 27 TABELLA III 422 G. Gustato e A. V illari Sulla distribuzione delle specie del genere Holothuria, ecc. 423 — 7,2 % e 6,2 % —, si può pensare che un habitat più favorevole per la maggiore quantità di nutrimento e possibilità di riparo, favorendo l'inse- diamento di specie diverse, mantenga bassa la frequenza della specie H. polii, che presenta invece i massimi valori laddove convivono solo H. polii e H. tubulosa. Conclusioni Dall'esame del tipo di fondo e della relativa abbondanza del genere Holothuria (v. Tab. Ili), si può notare che il numero di esemplari/mq va da un valore di 0,23 ad un valore di 0,52 man mano che dalla sabbia fine si passa a sassi e rocce. La sabbia fine costituisce l'habitat meno favorevole, mentre sabbia frammista a rocce ed alghe, o solo rocce ed alghe, risultano i substrati ottimali per le oloturie stesse. Infatti su tali tipi di fondo il numero di H/mq raggiunge il suo massimo valore — 0,42 e 0,52 — e contemporaneamente si riscontrano tutte le specie presenti nel Golfo di Napoli. Passando all'esame delle singole specie si conclude che: H. tubulosa è specie costante in quanto presente in ogni campione, escluso il I del prelievo 1. Questa specie dunque, insieme con H, polii, costituisce più dell' 85 % dell'intera popolazione del Golfo di Napoli (v. Tab. IV). I va¬ lori relativi ad H. tubulosa, ad eccezione di detto prelievo, sono sempre superiori al 58 % del totale del prelievo e ciò conferma che questa è la specie più diffusa nel Golfo di Napoli. In località Pietra Salata il numero di H. tubulosa è inferiore a quello di H. polii e si riscontrano variazioni per quanto concerne la presenza di queste specie, anche se su fondali identici. Nello stesso prelievo, infatti la presenza di H. tubulosa varia dal 100% — 1 esemplare — nel II campione con fondo sabbioso, a 2 H. tubulosa e 7 H. polii nel III e 1 H. tubulosa e 2 H. polii nel IV, pure con fondo sabbioso. Tali notevoli variazioni, visto che il numero di H/mq è il più basso in assoluto — 0,17 H/mq — e che prelievi effettuati du¬ rante il 1977 a Pietra Salata hanno fornito dati simili (Gustato e Villari, 1977), consentono di stabilire che in questa zona del Golfo di Napoli ci saranno influenze chimico-fisiche ambientali le quali, qualunque sia il tipo di fondo, alterano i rapporti tra le due specie che, solo in questa zona, non rispecchiano i valori riscontrati altrove. L’abbondanza poi di H. tubulosa — 71 % del totale — su fondi con rocce ed alghe, dove sono presenti tutte le altre specie, e che risultano quindi quelli preferiti dalle oloturie, attesta il suo più elevato indice demografico, nel senso che pro¬ duce più discendenti che non le altre specie. 424 G. Gustato e A. V illari Nonostante che H. tubulosa prediliga questo tipo di fondo e quello a sabbia grossa, essa risulta però sempre presente anche su altri « tipi di fondale » con percentuali mai inferiori al 61 % del totale (v. Ttab. Ili), confermando di essere perciò la specie più diffusa nel Golfo di Napoli e quella con la più alta vagilità. Passando ad H. polii, visto che su fondi con sabbia fine è l'unica specie presente insieme con H. tubulosa, e che questi sono fondali « ino¬ spitali », si può affermare che anche questa specie ha esigenze molto limitate. TABELLA IV Specie N° esemplari Frequenza Holothuria tubulosa 213 68,4 % Holothuria polii 54 17,3 % Holothuria stellati 18 5,7 % Holothuria sanctori 13 4,1 °/o Holothuria forskali 9 2,9 % H. sp. 4 1,3 % Totale 311 Si constata poi che esiste una relazione tra H. polii da una parte ed H. sanatori, H. forskali ed H. stellati dall'altra. Si può notare infatti che qualora sullo stesso fondale (tab. Ili) o nello stesso prelievo (tab. II), sono presenti oltre ad H. tubulosa anche altre specie insieme ad H. polii, la presenza di quest'ultima è più bassa che non altrove, mentre il numero di H. tubulosa non subisce grosse variazioni. Visto che ciò si verifica su diversi « tipi di fondali » e che il numero di H. tubulosa diminuisce poco, nonostante la presenza di queste specie, mentre il calo percentuale di H. polii corrisponde alla percentuale rap¬ presentata da H. sanatori, H. forskali ed H. stellati insieme, si può pen¬ sare che tra queste specie ed H. polii, esiste una forma di competizione, visto che hanno la stessa nicchia ecologica e vivono nel medesimo habitat. H. stellati, con un totale del 5,7 %, rappresenta come dominanza la terza specie (v. Tab. IV); la sua presenza è da considerare costante in Sulla distribuzione delle specie del genere Holothuria, ecc. 425 quanto è stata pescata su tutti i fondali esclusi quelli con sabbia fine ed alghe, mentre raggiunge la sua massima abbondanza su fondo con rocce e alghe, laddove 6 individui costituiscono il 9,2 % dell’intera popolazione (v. Tab. Ili), confermando appunto che questo fondale costituisce quello ottimale per le oloturie. H . sanatori è rappresentata da 13 esemplari — 4,1 % del totale — i quali per la loro distribuzione permettono di asserire che questa specie predilige, vivendovi esclusivamente, fondali con roccia e alghe, in quanto la sua presenza si riscontra appunto solo su questi fondali, sia che essi siano caratteristici di una certa zona di prelievo, sia che tale fondale sia rappresentato da uno dei campioni del prelievo. H. forskali con 9 esemplari — 2,9 % del totale — appare meno vin¬ colata della precedente a fondali con roccia e alghe, mentre risulta es¬ senziale per questa specie, che è caratterizzata da tegumento partico¬ larmente molle, la presenza di sassi o di anfrattuosità che le forniscono riparo. Infatti gli esemplari da noi raccolti erano costantemente nascosti aH'interno di una cavità o al riparo di sassi. H. sp. è presente con 4 esemplari che costituiscono 1’ 1,3 % del totale (v. Tab. IV); questa percentuale corrisponde a quella riscontrata a Pietra Salata nel 1977 (Gustato e Villari, 1977). Gli esemplari sono stati pescati solo su fondi con sabbia e sassi o sabbia e rocce, per cui, anche se il numero è ridotto, si può dire che questo sia il fondo preferito. La ricerca è stata svolta durante il 1978 presso la Stazione Zoologica di Napoli dove gli autori hanno potuto disporre di un tavolo di studio. Si ringrazia pertanto il direttore, il personale tecnico e subalterno per la loro collaborazione ed ospitalità. Un ringraziamento particolarmente meritato va poi ai sub della Sta¬ zione Zoologica che con la loro collaborazione hanno consentito la pub¬ blicazione di questo lavoro. BIBLIOGRAFIA Bakus G. J., 1968 - Defensive mechanisms and ecology of some tropical Holo- thurians. Mar. Bio. Berlin, 2 (1), pp. 23-32. Bakus G. J., 1975 - Marine zonation and ecology of Cocas Island of Central America. Atoll. Res. Bull., 179, pp. 1-9. Bonham G. and Held E., 1963 - Ecological observation on sea cucumber H. atra and H. leucospilota at Rongelap Atoll, Marshall lslands. Pac. Sci., 17 (3), pp. 305-314. 426 G. Gustato e A . V illari Buchanam J. B., 1967 - Dispersion and demography of some infaunal echinoderm populations. In Echinoderm biology, Proceedings of a symposium, 25-26 May 1966, London, Academic Press New York. Symp. Zool. Soc. London, 20, pp. 1-11. Chanceux J. P., 1960 - Contribution a l’étude des animaux associes aux Holo- thurides. Hermann, Paris. Cherbonnier G. e Guille A., 1967 - Complement a la faune des echinodermes de la mer de Banyuls. Vie et Milieu, 18, 2 B, pp. 317-330. Gustato G. e Villari A., 1977 - Sulla sistematica e frequenza di specie del genere Holothuria in una zona del Golfo di Napoli. Boll. Soc. Natur. Napoli, 86, pp. 283-314. Massin C. e Jangoux M., 1976 - Ecological observation on H. tubulosa, H. polii and H. forkali and feeding behavior in H. tubulosa. Cah. Biol. Mar., 17, pp. 45-69. Pawsqn D. L., 1966 - Ecology of Holothurians. In Physiology of Echinodermata. Boolootian ed. Intersciences, New York, pp. 63-71. Peres J. M. e Picard J., 1958 - Manuel de bionomie benthique de la mer Medi- terranee. Ree. Trav. Sta. Mar. Endoume, 23, pp. 5-122. Rowe F. W. E., 1969 - A review of thè family Holothuriidae (Holothur ioidea: Aspidochirotida) . Bull. Br. Mus. Nat. Hist. (Zool.), 18, 4, pp. 119-170. Tortonese E., 1965 - Echinodermata. Fauna d’Italia. VI Ed. Calderini, Bologna, XII, pp. 422. Tortonese E., 1977 - Recenti acquisizioni e rettifiche intorno ai crinoidi, olotu- roidi ofiuroidi ed echinoidi del Mediterraneo, con particolare riguardo alla fauna italiana. Atti Soc. Ital. Sci. Nat. Milano, 118 (3-4), pp. 333-352. La presente nota è stata accettata il 12-6-1979. PROCESSI VERBALI DELLE TORNATE E DELLE ASSEMBLEE GENERALI Processo verbale delPAssemblea generale tenuta il 27 gennaio 1978 Il giorno 27 gennaio 1978 alle 17 e 30m, in seconda convocazione, si è riunita in assemblea generale, la Società dei Naturalisti in Napoli. Sono presenti i Soci: De Castro, Battaglini, Ioni, Bonasia, De Cunzo, Schet¬ tino, Capolongo, Ariani Ruocco, Palombi, Barattolo, Vittozzi, Matteucig, Napole¬ tano, Moncharmont-Zei, Scaramella, Vitagliano, Della Ragione, Di Maio, Rodri- quez, Fimiani, Piscopo, Verniani, Nicoletti, Lucini, De Simone, Abatino, Parisi, Calassi, D’Argenio, Carannante, Lapegna, Tavernier-Lapegna, Chieffi, De Leo, Boni, Brancaccio, Torre, Ortolani. In apertura di seduta il Presidente comunica la scomparsa della madre del prof. Pierantoni, tesoriere del nostro Sodalizio, ed a nome suo personale e del¬ l’assemblea tutta, presenta le condoglianze. Il Presidente comunica che l’Università ha stanziato un contributo di Lire 500.000 e che perverranno libri dal Ministero per i beni culturali e ambientali. Si passa alla nomina dei componenti del seggio per l’elezione del Consiglio Direttivo per il biennio 1978-79; sono nominati il socio Napoletano: Presidente, Vitagliano, De Maio: scrutatori. Si dà inizio alle votazioni e quindi, in contemporanea, si procede nel normale prosieguo della seduta. Il Presidente dà lettura della Relazione annuale per il Ministero per i Beni culturali e ambientali e legge una lettura sempre al Ministero, in cui si fa ri¬ chiesta di ulteriori contributi per l'anno prossimo. Il Presidente illustra il Bilancio, i revisori dei conti leggono la relazione re¬ lativa al Bilancio consuntivo 1977 e preventivo 1978 da essi controllati, bilanci vengono ambedue approvati dall'assemblea. Il Presidente legge l’invito pervenuto alla Società dell’incontro per l’Istitu¬ zione del Parco Nazionale Partenio, e comunica che la Società ha già ampiamente dimostrato interessamento per detta istituzione: a proposito intervengono Ca¬ polongo e Palombi. 428 Processi verbali Il Presidente propone all'assemblea spettivamente da: 1) Salvati Gerardo 2) Tramutoli Mariano 3) Villari Anna 4) Milito Pagliara Severina 5) De Riggi Angelo 6) Milone Mario 7) Muzzo Carlo 8) Cimino Antonio 'ammissione di nuovi soci, presentati ri- Pescatore - D'Argenio Pescatore - D'Argenio Battaglini - Gustato Battaglini - Gustato Battaglini - Matteucig Cbieffi - Botte Guzzetta - Brancaccio Giunta - Catalano Si procede alla votazione dalla quale risulta che gli aspiranti sono ammessi all’unanimità. Il Presidente apre la discussione sull'aumento della quota sociale e propone una tassa da introdurre all’atto dell’iscrizione. Intervengono nella discussione vari soci. Secondo Parisi l'aumento della quota sociale non risolve il problema perché i costi aumentano e si potrebbe andare incontro ad una contrazione del numero di nuovi iscritti; il socio che paga una quota maggiore cosa ne ricava di più ? Propone quindi di incrementare l’attività sociale e si dichiara contrario alla tassa. Replica il prof. Vittozzi che gli atti per la tavola rotonda del 1975 sull'inqui¬ namento in Campania non sono stati pubblicati proprio per mancanza di fondi. De Castro sostiene che la Società la fanno i soci. Rileva che la partecipazione dei soci è scarsa e si dichiara contrario alla tassa d’iscrizione. Rodriquez, sollecita il pagamento della quota sociale da parte dei soci nuovi. Inoltre fa notare che è elevato il costo del Bollettino. Bisogna richiedere più contributi e differenziare l’attività della Società. Secondo Rodriquez bisogna mo¬ dificare il tipo di stampa ricorrendo magari all'« offset » e non ricorrere alla tassa. Inoltre bisogna sollecitare i soci ad impegnare gli altri soci in problemi scientifici. Ariani propone di ridurre le spese limitando le pagine a disposizione dei soci, cambiando il tipo di stampa. Si dichiara contrario alla tassa e favorevole all'even¬ tuale ritocco della quota sociale. Battaglini suggerisce l’aumento del prezzo del Bollettino e si dichiara con¬ trario alla tassa di'iscrizione. Il Presidente a questo punto propone di mettere ai voti se accettare la quota di iscrizione di L. 30.000 comprensiva della quota sociale annuale. D'Argenio pro¬ pone solo l'introduzione di una quota di associazione. Risultato della votazione: SI 8 NO 20 Astenuto 1 La proposta viene respinta. I soci Parisi, Rodriquez, De Castro chiedono di conoscere il prezzo reale del Bollettino. Matteucig replica che bisogna distinguere tra i diversi sistemi di stampa in relazione alle necessità tipografiche di ciascun lavoro. Una stampa poco accurata è da evitarsi. Processi verbali 429 O'Argenio si associa agli intervenuti che hanno messo in rilievo la questione di variare l'attività. Bisogna distinguere poi, come si vuole il Bollettino e il costo dello stesso. Non si può scartare la eventualità di strutturare il Bollettino in maniera di¬ versa, più economica, mantenendo la validità dei contenuti. Entra nel merito tecnico della questione. Propone di acquistare una macchina « offset ». Propone di aumentare la quota fino ed un massimo di L. 10.000. Per il Bollettino, si formi una commissione che riferisca all'assemblea dopo aver esaurito le varie indagini di mercato. Il Presidente replica che la veste tipografica del Bollettino è molto impor¬ tante. Rodriquez ribadisce il suo intervento precedente. Ariani propone una commis¬ sione per lo studio di stampa in fascicoli ed un aumento della quota intorno al 50 %. De Castro sostiene che non bisogna esagerare sul risparmio e tralasciare la buona veste di stampa. Mette in guardia per l'« offset » commerciale almeno per quanto riguarda la documentazione iconografica dei lavori paleontologici. Pro¬ pone l'aumento della quota a L. 10.000. Parisi si dichiara d’accordo con De Castro per i problemi della veste tipo¬ grafica. Occorre avere però una visione globale riguardante l’attività. Il Presidente mette ai voti l’aumento della quota attualmente di L. 5.000, in alternativa, a L. 8.000 o a L. 10.000. Risultato delle votazioni: per la quota a L. 10.000 per la quota a L. 8.000 astenuti voti 20 voti 5 Si passa a votare il prezzo di vendità del Bollettino da L. 9.000 attuali a L. 10.000. Si accetta all’unanimità. Si procede con le comunicazioni scientifiche. Il socio Ariani presenta la nota: « La Mauritia ( Leporicypraea ) valentia (Perry, 1811) della collezione dell’Autore in Napoli ». Il Presidente chiede all'assemblea che vengano presentate altre due note, non previste dall’o.d.f. l’assemblea dà pieno consenso. Il socio P. G. Nicoletti legge la nota sua e di Pakos; « Elementi di analisi territoriale nel bacino del Torrente Pagliano (Alto Ionio - Calabria) ». Chiedono chiarimenti De Castro, Ioni, Lucini. Il socio Moncharmont-Zei, legge la nota sua e di Sgarrella: « Pytine parthero- peai n. gen. et n. sp. ( Nodorairidae , Foranimiferida) del Golfo di Napoli. Si procede alla lettura del verbale del seggio, per le elezioni del consiglio di¬ rettivo, che farà parte integrante del verbale della seduta. Verbale del seggio. Il giorno 27 gennaio 1978 alle ore 17,30 nella sede della Società dei Naturalisti in Napoli si è proceduto alla votazione per l’elezione del nuovo Consiglio Direttivo per il bilancio 1978-79. 430 Processi verbali L’assemblea all'unanimità ha scelto la commissione elettorale nelle persone di: prof. Napoletano Aldo: Presidente; dott. Di Maio Ferdinando I scrutatore; prof. Vitagliano Paolo II scrutatore. Votanti: 66 di cui 26 con delega. Schede valide 66. Risultano eletti: Presidente: Vittozzi 52 (Napoletano 4, Battaglini 7 , Caputo 3); Vice-Presidente: Napoletano 59 (Vittozzi 3, Palombi 2, Rodriquez 1); Segretario: Budetta 25, De Cunzo 35, Rodriquez 5, Abatino 1; Vice Segretario: Abatino 29, Gustato 33, Corrado 2; Tesoriere: Pierantoni 62; Bibliotecario: Battaglini 57, Ariani 1; Redattore delle Pubblicazioni: Matteucig 53, Botte 8, Abatino 1, Di Nocera 1, Rodriquez 1 ; Consiglieri: Palombi 49, Lucini 17, Ortolani 2, Corrado 27, Ariani 27, Vittozzi 1, Caputo 37, Torre 5, Bonasia 24, Brancaccio 6, De Castro 24, Lapegna 3. Risultano pertanto eletti a spoglio ultimato: Presidente Vittozzi Pio con voti 52; Vice Presidente Napoletano Aldo con voti 59; Segretario De Cunzo Teresa con voti 35; Vice Segretario Gustato Gerardo con voti 33; Tesoriere Pierantoni Angiolo con voti 62; Bibliotecario Battaglini Pietro con voti 57; Redattore Matteucig Giorgio con voti 53; Consiglieri Palombi Arturo con voti 49; Caputo Giuseppe con voti 37; Ariani Antonio Pietro con voti 27; Corrado Gennaro con voti 27. Le operazioni di scrutinio terminano alle ore 21. Scrutatori: I. f.to: Ferdinando Di Maio IL f.to: Paolo Vitagliano Il Presidente f.to: Prof. Aldo Napoletano Terminate le operazioni di scrutinio, la seduta viene ripresa. Il Presidente proclama eletti i componenti del nuovo Consiglio Direttivo. La seduta è tolta alle ore 21 e 15m. Il segretario: Teresa De Cunzo Il Presidente: Pio Vittozzi Processi verbali 431 Processo verbale della seduta del 24 febbraio 1978 Il giorno 24 febbraio 1978 alle 17h 45m si è tenuta in tornata ordinaria la se¬ duta della Società dei Naturalisti in Napoli. Sono presenti i soci: De Cunzo, Guzzetta, Barattolo, Vittozzi, Scorziello, De Castro, Goglia, Gustato, Caputo, Oriani, Corrado, Brancaccio, Cornicilo, Fimiani, Marmo, Castellano. Letto ed approvato il verbale della tornata precedente il Presidente dà let¬ tura del « Documento finale » pervenuto dal Ministero per i Beni culturali e am¬ bientali, della « Prima conferenza Nazionale delle Accademie degli Istituti cultu¬ rali » tenutasi a Roma il 20 e 21 gennaio 1978 presso l’Accademia dei Lincei: detto documento finale è il risultato dei documenti parziali presentati da 9 gruppi di lavoro in cui vi era articolata la conferenza stessa. A titolo di informazione il Presidente elenca: I gruppi che sono: I - Istituti di carattere generale; II - Istituti di Scienze storiche; III - Istituti di Scienze filosofiche, giuridiche, sociali e palitiche; IV - Istituti di Filologia linguistica e letteratura; V - Istituti di arte figurativa e architettura; VI - Istituti di musica e teatro; VII - Istituti di scienze matematiche fisiche e naturali; Vili - Istituti di scienze mediche e biologiche; IX - Istituti internazionali, istituti italiani di cultura all’estero, istituti stranieri operanti in Italia. II Presidente ricorda che dal 4 al 10 marzo ci sarà un convegno per l’ambiente a Sorrento e nota dal libretto di presentazione del convegno risultano aderenti numerosi soci di questo sodalizio. Si passa alle comunicazioni scientifiche nella successione prevista dall'ordine del giorno: a) Guzzetta presenta la nota sua e di Di Gerolamo, Muzzo e Vassiliou: « L’età della coltre di alterazione dei terreni cristallini calabresi »; chiedono chia¬ rimenti, De Castro, Brancaccio, Ariani; b) Scorziello presenta la sua nota : « La presenza nel golfo di Napoli di Cyclammina cancellata Brady Foraminifera », chiedono chiarimenti: De Castro, Brancaccio, Vittozzi; c) Barattolo F. presenta la sua nota: « Su di una nuova Dasycladacea (Al¬ ghe verdi) nel Paleozoico dell’ Appennino meridionale », chiedono chiarimenti Brancaccio e Caputo, interviene De Castro; d) Marmo presenta la nota sua e di Balsamo: « P.T.H. e in corporazione di Ca4, esogeno nelle strutture calcificate del labirinto membranoso dell’ambrione di pollo», chiede chiarimenti Vittozzi; le note segnate sull'ordine del giorno con le lettere e) ed /), di G. Cusimano e Liguori: « Il centro storico di Palermo: con¬ siderazioni geologiche del sottosuolo »; e A. Bonmarito, Buttaroli, Cusimano, Liguori: « Lineamenti geomorfologici ed idrogeologici della Piana di Buonfornello 432 Processi verbali (Termini Imerese - Sicilia), non sono presente per l'assenza degli autori; g) Co¬ glia legge dunque la sua nota e di Torresani, De Leo, Barletta, Di Meo, Liverini: '< Ulteriori ricerche sui recettori mitocondiali per la T3 », interviene Vittozzi. Si chiude la seduta alle 19h 40m. Il Segretario: Teresa De Cunzo II Presidente: Pio Vittozzi Processo verbale della seduta del 31 marzo 1978 Il giorno 31 marzo 1978 alle 17h 50m si è tenuta, in seconda convocazione, la tornata ordinaria della Società dei Naturalisti in Napoli. Sono presenti i soci: Vittozzi, Napoletano, Ariani, De Cunzo, Fimiani, Scara¬ mella, Scippacerola, Battaglini, Palumbo. Letto ed approvato il verbale della tornata precedente si intende aperta la seduta; il Presidente dà comunicazione di convegni: 1) nei giorni 1, 2, 3 giugno 1978 si terrà a Sirmione il 2° Convegno Nazionale di Studi Giuridici sul tema: « Dal controllo di qualità alla gestione delle acque », organizzato dalla Provincia di Brescia; 2) nei giorni 29-30 settembre, 1-2 ottobre 1978, si terrà in Puglia il Con¬ vegno Internazionale sul tema: « Scienza e tecnica per l'agricoltura, organizzato dall’A.N.I.A.I. (Associazione Nazionale Ingegneri e Architetti Italiani). Per infor¬ mazioni più dettagliate i programmi di cui sopra sono conservati in segreteria. Il Presidente poi, invita il socio Ariani a leggere il documento redatto da lui e dal socio Brancaccio, in risposto alla richiesta inviata dal Gruppo Speleologico Salentino, di sostenere il discorso, già dal gruppo iniziato, « per la salvaguardia del patrimonio cavernicolo della provincia », visto il progetto, per il Comune di Santa Cesarea Terme, di canalizzazione del centor abitato e degli impianti termi¬ nali per la depurazione delle acque di scarico. Il voto espresso nel documento dei soci Ariani e Brancaccio viene approvato, e -viene trascritto: La Società dei Naturalisti in Napoli apprende dal Gruppo Speleologico Salentino « P. de Loren- tiis » di Maglie dell'esistenza di un progetto destinato a canalizzare e ad immet¬ tere in mare, in prossimità di Porto Miggiano, le acque di scarico del centro urbano di Santa Cesarea Terme. Benché ci si renda conto delle necessità che certamente hanno motivato una iniziativa, non ci si può astenere dall'esprimere al riguardo riserve e preoccupa¬ zioni. È noto come il tratto di costa interessato dagli scarichi in questione sia non solo uno dei più suggestivi ed ancora intatti dall'intero litorale pugliese, ma in¬ cluda altresì un complesso di biotopi di eccezionale interesse scientifico. È su¬ perfluo qui ricordare come gli elementi fannistici endemici del complesso Zingu- lusa, Grotta del Diavolo, Abisso rappresentino relitti terziari non presenti altrove in Europa, e pertanto meritevoli della più rigorosa protezione. A tal proposito, la Società dei Naturalisti in Napoli ricorda come la prima descrizione di alcuni di questi elementi — i notissimi crostacei Spelaeomysis bottazzi e Typhlocaris salentina — si debba proprio ad uno dei suoi soci. Ernesto Caroli, attraverso pub¬ blicazioni che fecero assurgere ad importanza mondiale le stazioni cavernicole del litorale salentino. Processi verbali 433 Trattandosi di ambienti salmastri direttamente o indirettamente in rapporto con il mare, non è chi non veda, ora, un pericolo incombente su una fauna dalle caratteristiche così eccezionali. Ciò non significa, evidentemente, che la realizza¬ zione di scarichi a mare debba essere considerata inaccettabile a priori, dal mo¬ mento che l’installazione di normali impianti di depurazione a terra potrebbe avere teoricamente conseguenze anche più gravi sui biotopi attraverso l’inquina¬ mento della falda acquifera. Ma non sta a questa Società scendere nei termini tecnici del problema, per il quale certamente esistono soluzioni diverse, più o meno valide. Il voto unanime e vivissimamente espresso della Società dei Naturalisti in Napoli è che il soddisfacimento delle necessità urbane di Santa Cesarea Terme non venga ottenuto a discapito dei beni ambientali e culturali della zona; che le soluzioni proposte vengano esaminate alla luce di tutti i dati scientifici utilizzabili prima di diventare esecutive; che, soprattutto, non siano lesinati sacrifici finan¬ ziari anche notevoli pur di assicurare la sopravvivenza di un patrimonio scienti¬ fico di inestimabile valore, che appartiene all’intera umanità. ». Si passa alle note scientifiche, secondo l’ordine del giorno. Il socio Palumbo presenta la nota sua e di Scippacercola: « L’Inquinamento termico dell'aria a Napoli », chiede chiarimenti Napoletano. Il socio Scaramella poi presenta la sua nota: « Il Ratto (« Rattus rattus Ale- xandrinus...) dell’isola di Vivara»; intervengono i soci Vittozzi, de Cunzo, Batta¬ gline Napoletano. Esaurito l’ordine del giorno, la seduta è tolta alle 19h. Il Segretario: Teresa De Cunzo II Presidente: Pio Vittozzi Processo verbale della seduta del 28 aprile 1978 Il giorno 28 aprile 1978 alle 17h 50m si è tenuta, i nseconda convocazione, la tornata ordinaria della Società dei Naturalisti in Napoli. Sono presenti i soci: Vittozzi, de Cunzo, Casertano, Moncharmont-Zei, Coppa- De Castro, De Castro, Scorziello, Bonasia, Oliveri, Brancaccio, Matteucig, Piscopo, Caputo, Moncharmont, Morrica, Sgrosso. Letto ed approvato il verbale della tornata precedente si intende aperta la seduta, il Presidente comunica che la commemorazione sul prof. Mazzarei li non viene effettuata perché i familiari del compianto non hanno fatto pervenire al socio Casertano le dovute notizie a riguardo. Il Presidente rende noti diari di convegni. 1) In novembre 1978 si terrà a Napoli un convegno indetto dalla Regione Cam¬ pania sul tema: « La Cartografia napoletana dei secoli XVIII e XIX: suoi inse¬ gnamenti e riflessi per una migliore conoscenza del territorio ». 2) Nei giorni 28-29-30 settembre 1978 si terrà e Ferrara la XLVIII Assemblea Generale della Società Italiana Biologia Sperimentale, il XXX Convegno Nazionale della Società Italiana di Fisiologia e la XI Riunione Generale della Società Ita¬ liana di Nutrizione umana. 434 Processi verbali Il Presidente comunica inoltre che il Ministero dei Beni culturali e Ambien¬ tali ha sottoscritto in favore del nostro Sodalizio un abbonamento a « Scientia » per l'anno 1978. Il Presidente informa che l'« Ente Nazionale per la Cellulosa e per la Carta », erogherà per la nostra Società, quest'anno, L. 1.452.331, riferendosi alla legge n. 172 del 6-6-75 art. 1, comma 2 per l'editoria, riviste di elevato valore culturale, annata 1975, tramite la Banca Commerciale Italiana, ag. n. 4 Roma. Scusano l’assenza i soci Palombi, Pierantoni, Gustato. Si passa alle comunicazioni scientifiche. Le tre note presentate nell'o.d.g. del socio Ludovico Sicardi, assente perché ottantatreenne e residente a San Remo, vengono lette dal Presidente, e reste¬ ranno in segreteria, in visione, per chiunque voglia leggerle, e verranno poi in¬ viate al Comitato di Redazione, le tre note dunque, sono nell'ordine: a) « Alcune osservazioni sulla prima e seconda fase storica del bradisisma puteolano rivelate dal Serapeo di Pozzuoli (Napoli) ». b) « Alcune osservazioni sullo sviluppo della terza fase storica del bradi¬ sismo flegreo seguito nei suoi aspetti sul Serapeo di Pozzuoli (Napoli) ». c) « Su alcuni fatti connessi all'attività vulcanica dei campi Flegrei, presso Napoli ». Pugliese presenta la nota sua e dei soci P. Morrica ed F. Senatore: « Acidi grassi, amminoacidi e steroli nel polline di " Pinus pinaster ” ». Il socio Morrica presenta la nota sua e di A. Rotundo, e di F. Senatore: « Am¬ minoacidi liberi in alcuni pollini ». Chiedono delucidazioni, Sgrosso, Brancaccio, Vittozzi, de Cunzo. Il Presidente invita i soci Oliveri e Casertano a presentare la nota dagli stessi elaborata e presente al punto n. 3, lettera f) dell'o.d.g., dal titolo: « Alcuni com¬ menti su una nota sui Campi Flegrei: Inflation and microeartaquake activity of Phlegraean Fields, Italy; di G. Corrado, I. Guerra, A. Lo Bascio, G. Luongo e R. Rampoldi (Bulletin vulcanologique, voi. 40-3, 1976-77). La presentazione di detta nota viene preceduta da una premessa del socio Oliveri del Castillo, egli dice: « desidero premettere che abbiamo scelto di pre¬ sentare questa nota alla Società dei Naturalisti in Napoli perché riteniamo che questa rappresenti la sede più opportuna ad accogliere un dibattito scientifico su questioni riguardanti i Campi Flegrei. Infatti è tradizionale che discussioni, anche vivaci, sul vulcanismo campano avvengano presso questa società, la quale ospita il maggior numero di cultori di questo tema. Inoltre, perché questa nota vuole contribuire a migliorare l'approccio allo studio di argomenti di grande im¬ portanza quale quelli connessi al fenomeno bradisismico, abbiamo voluto pro¬ muovere un incontro con i colleghi che, come noi, si occupano di tale argomento per un dibattito aperto e costruttivo. Devo segnalare che il pre-print che abbiamo ora distribuito è già stato por¬ tato a conoscenza dei colleghi più direttamente interessati in quanto si intendeva invitarli a partecipare ad un incontro che, nella nostra intenzione, doveva essere il punto di partenza per una indispensabile chiarificazione nell'interesse della comunità scientifica napoletana. Purtroppo nessuno dei colleghi interessati ha ri¬ tenuto opportuno intervenire questa sera, la cosa mi sembra ricca di significato che non posso definire positivo ». Processi verbali 435 Chiede la parola il socio De Castro, che interviene nei termini qui, trascritti, e inviati in una lettera al Presidente del nostro Sodalizio: Al Presidente della Società dei Naturalisti prof. Pio Vittozzi. In merito alla sede di pubblicazione della nota di Oliveri e Casertano, De Castro dichiara quanto segue: Condivido le perplessità esporte da Oliveri sulla scelta della sede più oppor¬ tuna cui presentare il lavoro in oggetto, infatti, esiste: 1) l'opportunità scientifica di pubblicare sulla stessa rivista in cui compare quello che essi criticano; 2) esiste, peraltro, l'opportunità di pubblicare sul bollettino dei naturalisti in Napoli per motivi storici e culturali - locali essendo i campi Flegrei nella re¬ gione Campania ed essendo, quindi, il nostro bollettino la sede più adatta per discutere certi problemi. La scelta di Casertano e Oliveri di pubblicare sul nostro bollettino salva il secondo punto espresso ma non il primo. Pur rendendomi conto della difficoltà della scelta e con nessuna presunzione di essere nel giusto, non mi dichiaro d'ac¬ cordo con la scelta di Oliveri e Casertano e desidero prospettare la soluzione che a me sembra migliore in quanto tiene conto e del punto 1 e del punto 2. Mi sembra conveniente che la nota oggi presentata di Oliveri e Casertano venga inviata per la pubblicazione allo stesso bollettino in cui compare la nota che essi criticano; ciò mi sembra più conveniente in quanto dopo che gli autori e la So¬ cietà dei Naturalisti (inserendola negli avvisi inviati mensilmente ai soci) la ave¬ vano pubblicizzata e dopo che la nota stessa è stata esposta nella tornata di oggi (dove poteva accendersi la discussione sull’argomento) vien fatto salvo, almeno in buona parte il principio della presentazione a questo sodalizio delle cose d’in¬ teresse naturalistico che riguardano la Campania. Il mio punto di vista è influenzato notevolmente anche dall'opportunità di eliminare qualsiasi situazione che possa essere d'imbarazzo per la Società e per il Bollettino. Non vorrei che, comparendo il lavoro di Oliveri e Casertano nel Bollettino, si potesse dire che contravvenendo alla ragionevolezza di presentare la nota critica nella stessa sede della nota criticata si è ricorsi al Bollettino dei Naturalisti essendo questo un periodico « locale » e perciò, soprattutto per i lo¬ cali, di più facile accesso, minor controllo e in conseguenza di ciò, dove si può pubblicare quello che si vuole. Non vorrei proprio che il Bollettino possa pre¬ stare il fianco a queste critiche e pertanto invito il comitato di redazione a va¬ lutare l'opportunità di chiedere a chi dovrà leggere criticamente il lavoro per il referee di esprimersi anche sull'opportunità di accettare il lavoro sul Bollettino, dati i precedenti. Cordiali saluti. f.to Piero De Castro Intervengono ancora i soci Vittozzi, Casertano e Matteucig che, in qualità di redattore del Bollettino della nostra Società, esprime le proprie perplessità circa la forma attuale, della nota presentata, ed auspica che non ci siano riflessi ne¬ gativi per il Bollettino stesso. 436 Processi verbali A conclusione della discussione il Presidente assicura che l’argomento sarà trattato nel Consiglio Direttivo e nel Comitato di Redazione. Frattanto egli a puro titolo personale, espone la propria opinione: egli ritiene opportuno che la Società invii una lettera ufficiale agli autori della nota oggetto delle osservazioni dei soci Casertano ed Oliveri del Castillo, con la quale i detti autori vengono invitati a rispondere alle osservazioni, nel modo che ritengano più opportuno e cioè ponendo l’argomento all’ordine del giorno di una prossima seduta o in¬ viando alla Società un testo scritto di cui chiedono la pubblicazione Infine viene presentata la nota del socio Casertano. Non viene presentata poi la nota di A. Simone. I soci Sgrosso e Taddei presentano la nota di V. Placella che viene letta dallo stesso autore: « Nuove osservazioni sulla corallofauna delle argille pleistoceniche di Archi (Reggio Calabria) ». Esaurito l'ordine del giorno la seduta è tolta 19h 45m. II Segretario: Teresa De Cunzo II Presidente: Pio Vittozzi Processo verbale della seduta del 26 maggio 1978 Il giorno 26 maggio alle 17h 45m si è tenuta in seconda convocazione, la tor¬ nata ordinaria della Società dei Naturalisti in Napoli. Sono presenti i soci: Vittozzi, de Cunzo, Napoletano, Casertano, Palombi, Franciosa, Moncharmont-Zei, Caputo. Prima che il Segretario legga il verbale, il Presidente in apertura di seduta, nel dare la parola al prof. Casertano, ricorda che sin dall’epoca in cui egli, an¬ cora studente, frequentava l'Istituto di Fisica Terrestre per lo svolgimento: della tesi di Lanza, ebbe il piacere di conoscere e stimare il Prof. Mazzarelli, allora incaricato di Geografia Fisica. Ricorda ancora di essere stato il suo successore nell'incarico di Topografia e Cartografia venuto presso lo stesso Istituto. Non a caso perciò la scelta per commemorarlo è caduta sul prof. Casertano che insieme al Presidente vive da tanti anni le vicende dll'Istituto di Fisica Ter¬ restre, oggi di Geologia e Geofisica. Il Presidente quindi dà la parola al socio prof. Casertano per commemorare con degne parole la figura di uomo e di studioso del compianto prof. Mazzarelli. Al termine, il Presidente ringrazia il prof. Casertano per aver così bene de¬ lineato la figura e l'opera del prof. Mazzarelli. Tutti avranno compreso, attraverso qualche garbato accenno fatto dall'autore, che il prof. Mazzarelli, fu vittima della mai sufficientemente deprecata politica universitaria e che, anche per la sua mi¬ tezza, bontà d’animo e signorilità, non riuscì ad ottenere il riconoscimento uffi¬ ciale di una cattedra di ruolo, che di gran lunga meritava per la sua opera scien¬ tifica e didattica svolta con competenza e scrupolo. Il Presidente ringrazia infine la sorella dello scomparso, Dottoressa Giannina Mazzarelli, per aver voluto donare alla Biblioteca della Società un volume con¬ tenente buona parte delle pubblicazioni del prof. Mazzarelli, che sarà gelosamente custodito dalla Società. Processi verbali 437 A questo punto dopo la lettura del verbale della seduta precedente il socio Casertano fa notare che, riferendosi all'intervento del socio De Castro, il cui testo poi è stato trascritto integralmente nel verbale della seduta del 28 aprile, lui e Oliveri del Castillo, non hanno inteso effettuare una « critica ». Si prosegue con l'ordine del giorno, iniziando le comunicazioni scientifiche: Il Presidente dà la parola ad A. Simone, che presenta la sua nota dal titolo: « Se¬ gnalazione di sedimenti del Pliocene inferiore presso C. Zinega (Lattarico - Cosen¬ za) »; nota che nell'o.d.g. risulta presentata dai soci Ortolani e Torre. Interven¬ gono a chiedere chiarimenti il socio Franciosa e il socio Moncharmont-Zei. Il Presidente dà poi la parola ad O. Patti che legge la nota sua e di Brancac¬ cio e Nicoletti dal titolo: « Rapporti tra insediamenti e ambienti geomorfologico: il caso della Forra del Torrente Sammano (Cilento - Campania). Intervengano i soci Napoletano e Franciosa. Esaurito bordine del giorno si toglie la seduta alle 19h 10m. Il Segretario: Teresa De Cunzo II Presidente: Pio Vittozzi Processo verbale della seduta del 23 giugno 1978 Il giorno 23 giugno alle 17h 45m si è tenuta in seconda convocazione, la tornata ordinaria della Società dei Naturalisti in Napoli. Sono presenti i soci: Vittozzi, de Cunzo, Palombi, Liguori, Vallario, Lucini, Di Maio, Scaramella. Letto ed approvato il verbale della seduta precedente si apre la seduta; il Presidente rende noti i diari di alcuni convegni: 1) Convegno Nazionale su « Archivi e Biblioteca per la formazione culturale della Società Italiana» - Grottaferrata (Roma), Badia di San Nilo, dal 22 al 25 giugno 1978; 2) 4° Convegno di Speleologia del Friuli-Venezia Giulia, Pordenone - il 9-10-11 novembre 1978. Il Presidente quindi comunica che il socio Palombi ha riferito di essersi re¬ cato presso il Ministero per i Beni ambientali e culturali, dove ha appreso che la commissione competente per i contributi agli Enti, si doveva riunire il 15 giu¬ gno, la nostra Società figura nell'elenco con la cifra da noi richiesta. Il Presidente comunica che è deceduta la professoressa Valeria Bambacioni Mezzetti, socia del nostro Sodalizio dal 28-12-1956. Si passa alle comunicazioni scientifiche secondo l'ordine del giorno; il socio Liguori, presenta la nota già annunciata per la tornata precedente e non presen¬ tata, sua e di: Bommarito A., Butti G., Cusimano G. su: « Lineamenti geomorfo¬ logici e idrogeologici della Piana di Bonfomello (Palermo) »; chiedono chiarimenti il socio Vallano e il socio Palombi. Il socio Liguori presenta anche la seconda nota sua e di Cusimano G. dal titolo: « Il sottosuolo della città di Palermo, caratterizzazione geologica del cen¬ tro storico » ; chiede chiarimenti il socio Palombi. 25 438 Processi verbali A questo punto sarebbe esaurito l’ordine del giorno, ma il Presidente chiede ai soci presenti che vengano presentati altri tre lavori giunti in ritardo con rela¬ tiva lettera di accompagnamento a rno’ di giustifica; i soci presenti accordano la prosecuzione della seduta; pertanto gli autori presentano i lavori. Il socio Vallano ringrazia e legge il lavoro suo e di Guida D., Guida M., Iac- carino G., Lambiase S., Metcalf G., Salzano G., Vecchio V., Zicari G. dal titolo: « Una proposta per la elaborazione di carte della franosità » ; chiede chiarimenti Vittozzi. La socia Morrica ringrazia anch’essa il Presidente e i soci presenti che le hanno consentito la presentazione dei lavori: suo e di Mauri M., Zampino C. dal titolo: « Alcuni dati sull’inquinamento da anidride solforosa a Napoli ». La stessa socia Morrica P. presenta poi l'altro lavoro suo e di Mauri A4, dal titolo: « Inquinamento da particolari nell’area napoletana»; chiedono chiarimenti i soci Vittozzi e Palombi. Esaurito l’ordine del giorno il Presidente dichiara tolta la seduta alle 19h 5m. Il Segretario: Teresa De Cunzo II Presidente: Pio Vittozzi Processo verbale della seduta del 27 ottobre 1978 Il giorno 27 ottobre 1978 alle 18h si è tenuta in seconda convocazione, la tor¬ nata ordinaria della Società dei Naturalisti in Napoli. Sono presenti i soci: Vittozzi, Ioni, Maccagno, Barbera, Taddei, Monchar- mont-Zei, Pescatore, Tramutoli, Sgrosso, de Cunzo, Torre, Scorziello, Coppa, Ariani, Rapolla, Abatino, Tavernier, Scandone, Caputo, Zamparelli, Brancaccio, Palombi, D’Argenio, Bonardi. Sono presenti anche: familiari del compianto prof. Francesco Scarsella. Il Presidente, in apertura di seduta, comunica che il socio prof. Giuseppe Imbò ha giustificato la sua assenza, e pronuncia le seguenti brevi ma sentite parole: « Prima di dare la parola al prof. Pescatore, voglio ricordare che. la So¬ cietà dei Naturalisti iniziò la serie delle sue Memorie proprio con un volume che, come si espresse nella prelazione, l 'allora Prsidente prof. Palombi: « costituiva il degno omaggio che discepoli, colleghi ed amici, vollero rendere al socio Fran¬ cesco Scarsella, in occasione del suo collocamento fuori ruolo per raggiunti limiti di età ». Ciò avveniva otto anni fa. Se l'amico Scarsella si distingueva da un lato per le sue nobilissime doti morali, prima fra tutte la modestia e la signorilità, dall’altro è innegabile che impresse un’orma di rinnovamento all'Istituto di Geo¬ logia e fu soprattutto un maestro che fece scuola attorno a sè. Numerosi sono gli illustri colleghi che si sono formati a questa scuola e nessuno meglio di uno di loro, l’attuale successore di Scarsella allo Direzione dell'Istituto, oggi di Geo¬ logia e Giofisica, il prof. Pescatore, può oggi commemorarlo. Cedo perciò senz’altro a lui la parola ». Il socio prof. Tullio S. Pescatore pronuncia quindi la commemorazione del compianto prof. Francesco Scarsella. Processi verbali 439 Al termine il Presidente così parla: « Ringrazio il collega Pescatore per aver così bene illustrato la figura e le opere del compianto prof. Scarsella, e rinnovo alla famiglia i sensi del più vivo cordoglio a nome mio personale e a nome della Società dei Naturalisti che lo ebbe illustre consocio; ringrazio infine tutti gli in¬ tervenuti che con la loro presenza hanno testimoniato la stima e l'affetto di cui godeva il caro Scarsella. Si interrompe la seduta per pochi minuti, quindi il Segretario legge il ver¬ bale della seduta precedente che viene approvato; il Presidente comunica che ci è pervenuto un volume, inviato dal Ministero per i Beni culturali e ambientali, in cui sono elencate le varie Accademie, Società ed Associazioni culturali pre¬ senti in Italia ed in cui figura ovviamente anche il nostro Sodalizio, ben definito con termini sintetici ed efficaci. Il Presidente, prosegue; per le nostre richieste di fondi informa che: il Mi¬ nistero BB.AA. ecc. ha elargito per la nostra Società tre milioni di contributo; che il Banco di Napoli ha dato invece risposta negativa; comunica che ha inviato lettera al C.N.R. non più ai vari comitati scientifici, ma personalmente all'attuale Presidente del C.N.R. ricordandogli la figura dello zio, illustre scienziato prof. G. Quagliariello che è stato socio di questo sodalizio. Per quanto riguarda i lavori necessari a rimettere in sesto i locali in cui ha sede la nostra Società, il Presidente riferisce di aver inviato lettera al Rettore Magnifico per un sollecito; in risposta alla quale il Presidente viene informato che, malgrado lo stanziamento dei fondi, i lavori sono attualmente bloccati per¬ ché, quanto prima, inizieranno opere di restauro e riparazione relative a tutta la verticale di via Mezzocannone 8 (ivi compresa quindi la nostra sede, da parte del Provveditorato alle Opere Pubbliche). Il Presidente poi, riguardo ad eventuali future spese, informa che, ferma re¬ stando la somma di L. 3.500.000, impegnata per la messa in opera del Bollettino, si potrà provvedere anche a: Rilegatura libri; macchinetta per indirizzi; un proiettore automatico per diapositive 6x6; riparazioni mobilio per segretaria; tende. Se ci saranno poi ancora fondi a disposizione si potrà anche pensare ad una pubblicazione di un’altra memoria o se mai, di portare a termine la stampa dei contributi alla tavola rotonda suH’inquinamento. Prende la parola il socio D'Argenio che si dichiara ben lieto se la Società propone di pubblicare un altro volume in onore del socio Scarsella. Però i di¬ scepoli di Scarsella pensavano a qualcosa del genere presso la Società Geologica Italiana e desidererebbero essere messi al corrente, al più presto, delle decisioni della Società dei Naturalisti per regolarsi. Il Presidente dichiara che metterà tale argomento nell’ordine del giorno del prossimo Consiglio Direttivo. Si passa allora alle comunicazioni scientifiche. Il socio Sgrosso legge il lavoro di De Castro, assente, e di Cherchi A. e Schroeder dal titolo: « Sulla età dei livelli ad orbitoline della Campania e delle murge baresi (Italia meridionale) ». Esaurito l'ordine del giorno il Presidente dichiara tolta la seduta alle 18h 30m. Il Segretario: Teresa De Cunzo Il Presidente: Pio Vittozzi 440 Processi verbali Processo verbale della seduta del 24 novembre 1978 Il giorno 24 novembre alle 17h 50m si è tenuta la seduta ordinaria della So¬ cietà dei Naturalisti in Napoli. Sono presenti i soci: Vittozzi, de Cunzo, Nicoletti, Guzzetta, Vitagliano, Na¬ poletano, Franciosa, Palombi. Il Presidente dichiara aperta la seduta e si dà lettura del verbale della tor¬ nata precedente che si approva, il Presidente comunica che la commemorazione del socio scomparso prof. Valeria Bambacioni Mezzetti sarà tenuta quanto prima dal socio prof. Paolo Pizzolongo; sono pervenute circolari con relativi moduli, da parte della Presidenza del Consiglio dei ministri riguardanti richieste di contri¬ buti da parte delle Riviste di elevato valore culturale; si procedeva alla richiesta annuale entro il 31 dicembre 1978 all’Ente per la Cellulosa e per la Carta; avrà luogo a Milano, nei giorni 1 e 2 dicembre, un convegno indetto dalla: FAST: Fe¬ derazione Associazioni Scientifiche e Tecnica sul tema: « La tua casa e il nostro ambiente ». , Si passa quindi alle comunicazioni scientifiche, il socio Vitagliano presenta un lavoro sul quale riferirà uno degli autori e cioè: Costantino L., Wurzburger S. e Ortona O. e La Placa G.: « Transport properties of Octopus vulgaris. Hemocya- nin in aqueous solution ». Chiedono chiarimenti i soci Franciosa e Vittozzi. Esaurito l’ordine del giorno la seduta è tolta alle 18h 30m. Il Segretario: Teresa De Cunzo II Presidente: Pio Vittozzi Processo verbale della tornata ordinaria del 15 dicembre 1978 Il giorno 15 dicembre 1978 alle 17h 3CF1, si è tenuta in seconda convocazione la tornata ordinaria della Società dei Naturalisti in Napoli. Sono presenti i soci: Vittozzi, de Cunzo, Palombi, Gustato, Ariani, Napole¬ tano, Matteucig, Senatore, Morrica, Franciosa, Scaramella, Villari, Milone, Capo- longo, Abatino, Chieffi, Galassi, Piscopo, Nicotina. Letto ed approvato il verbale della tornata precedente si apre la seduta. Il Presidente comunica che: 1) il Distretto scolastico di Avellino, in colla¬ borazione con la IV Cattedra di Biologia e Zoologia della la Facoltà di Medicina dell’Università di Napoli, organizzerà un Convegno su « Rivalutazione didattica dei Musei, Biblioteche e Parchi naturali », nei giorni 14, 15 e 16 dicembre p.v. presso la Biblioteca Provinciale di Avellino e presso la Biblioteca Statale annessa al monumento di Montevergine; 2) il comune di Sorrento informa della chiusura, il 17-12-1978 delle manifestazioni riguardanti l'anno ecologico apertasi il 9 otto¬ bre 1977 ; 3) l’Associazione Campana Insegnanti Scienze naturali indice, d’accordo con altre associazioni naturalistiche italiane, il 1° Convegno Nazionale Insegnanti Scienze Naturali che si terrà il 9-10 e 11 marzo 1979, a Sorrento. Presidente di detto Convegno è il prof. Palombi nostro socio. Il Presidente approfitta dell’occa¬ sione per ricordare che in una recente seduta dell'associazione scienze naturali Processi verbali 441 sono state assegnate delle artistiche targhe ad alcuni nostri soci, professori, A. Palombi, U. Moncharmont, G. Della Ragione, G. Chieffi, Rippa, in riconoscimento del loro elevato contributo alla scuola. Il Presidente poi informa che anche per Panno 1976 è stato elargito un con¬ tributo al nostro Bollettino di L. 1.215.600, quale rivista di alto valore culturale, da parte della Presidenza del Consiglio. Il Presidente egge una lettera del socio Massimo Civita, attualmente ordinario di Geologia applicata presso l’Università di Torino, il quale presenta le dimissioni dalla nostra Società, giustificandone garbatamente i motivi. Si passa all'esame delle domande di ammissioni a socio del nostro sodalizio: il Presidente comunica che sono pervenute le seguenti domande: 1. Rotundo Antonio presentato dai soci: Scaramella, D’Errico; 2. Lazzari Silvestro » 3. Serra Virginio » 4. Battinelli Brigida » 5. Annibaie Vanda » 6. Ceroni M. Grazia » 7. Gioffré Domenico » 8. Valentini Giovanni » 9. Guadagno Francesco M. » » » Pescatore, D'Argenio; » » Guzzetta, Pescatore; » » Oliveri, Casertano; » » Oliveri, Casertano; » » Oliveri, Casertano; » » Scaramella, D’Errico; » » Vittozzi Chieffi; » » Vittozzi, de Cunzo. Si procede alla votazione che dà i seguenti risultati: Rotundo A. 14 si 2 no Gioffrè D. 16 » 0 » Lazzari S. 16 » 0 » Valentini G. 16 » 0 » Guadagno F. M. 15 » 1 » Serra V. 14 » 2 » Battinelli 8 » 8 » Ceroni 8 » 8 » Annibaie 8 » 8 » Si intendono pertanto ammessi quali nuovi soci della Società dei Naturalisti in Napoli i richiedenti seguenti: A. Rotundo; S. Lazzari; V. Serra; D. Gioffrè; G. Valentini; F. M. Guadagno. Si passa quindi alla nomina dei revisori dei conti; vengono eletti per l'anno 1978, i soci: Stanzione D. e Ortolani F., quali revisori effettivi; Milone M., quale revisore supplente. Si passa alle comunicazioni scientifiche: a) il socio Milone presenta il lavoro suo e di Caliendo M. F.: « L’influenza di alcune condizioni socio-sessuali sull'attività della beta-glucoronidasi ipotalmica di Mus musculus domesticus », interviene Palombi ; b ) il socio Capolongo D. presenta il lavoro dal titolo: « Nota preliminare su di una nuova forma microinsulare di Podarcis sicula (Rafinesque) dell’isola di Dino nel mar Tirreno ». 442 Processi verbali Chiedono chiarimenti i soci: Palombi, Matteucig, Scaramella, Abatino, Ariani; c) il socio Villari A. presenta il lavoro suo e di Gustato G. dal titolo: « Sulla distribuzione del genere Holothuria nel Golfo di Napoli »; d) il socio Galassi L. presenta il lavoro: « Livelli di sintesi di RNA in oociti in accrescimento di dona intestinalis L; e) il socio Scaramella, a nome suo e di Nicotina, chiede la parola e comu¬ nica di non presentare il lavoro già annunciato nell’o.d.g. della seduta odierna, perché ad essi autori sono pervenute notizie, di casi nuovi interessanti l’argo¬ mento da essi studiato. Il Segretario: Teresa De Cunzo II Presidente: Pio Vittozzi ELENCO DEI SOCI AL 31 DICEMBRE 1978 con la data di ammissione SOCI BENEMERITI 1) 11- 2-917 2) 31-12-922 3) 29- 4-923 4) 16- 3-924 5) 22- 3-925 Carrelli Antonio - Presidenza Accademia dei Lincei - Roma; abit. Via Chiaia, 149 - Napoli. Palombi Arturo - Via Carducci, 19 - 80121 Napoli. Torelli Beatrice - Via Luca da Penne, 3 - 80122 Napoli. Viggiani Gioacchino - Via Posillipo, 281 - 80123 Napoli. Imbò Giuseppe - Istituto di Geologia e Geofisica delTUniversità - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. 1) 26- 2-971 2) 28- 3-963 3) 29-12-976 4) 29-12-974 5) 23-12-975 6) 26- 7-975 7) 7- 2-938 8) 25- 6-976 9) 29-10-971 10) 30- 1-959 11) 23-12-975 12) 25- 6-976 13) 27- 3-963 14) 31- 5-963 15) 27- 6-975 16) 26- 5-972 17) 30- 1-959 18) 30-11-973 SOCI ORDINARI Abatino Elio - C.N.R. - Centro di Microscopia elettronica I. M. - Piazza Barsanti e Matteucci - 80125 Napoli. Abignente Enrico - Istituto di Chimica Farmaceutica delTUniver¬ sità - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. Accordi Giovanni - Via Grossi Gondi, 46 - Roma. Amodeo Giovanni - Via Garibaldi, 45 - 80014 Nocera Inferiore. Anastasio Antonio - Via M. Piscicelli, 29 - Napoli. Andiloro Filippo - Campo Sperimentale Contrada « Bettina » - 89013 Gioia Tauro. Antonucci Achille - Via Girolamo Santacroce, 19/6 - 80129 Napoli. Aprile Francesco - Istituto di Geologia e Geofisica delTUniver¬ sità di Napoli - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. Ariani Antonio - Istituto di Zoologia delTUniversità - Via Mezzo¬ cannone, 8 - 80134 Napoli. Badolato Franco - Via Pantelleria, 3 - Roma. Balsamo Giuseppe - Istituto di Biologia Generale e Genetica del¬ TUniversità - Via Mezzocannone, 8 - 80134 Napoli. Barattolo Filippo - Corso Italia, 11 - 04024 Gaeta. Barbera Carmela - Istituto di Palentologia delTUniversità - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. Battaglini Pietro - Istituto di Zoologia delTUniversità - Via Mez¬ zocannone, 8 - 80134 Napoli. Biondi Augusto - Istituto di Chimica Farmaceutica e Tossico- logica - Via Leopoldo Rodino, 22 - 80134 Napoli. Boenzi Federico - Via Lucano, 122 - 75120 Matera. Boisio Maria Luisa - Distacco Piazza Marsala, 3/6 - 16122 Genova. Bolognese Bianca - Via Posillipo, 47/A - 80123 Napoli. 444 Elenco dei soci 19) 31- 5-968 20) 30-12-960 21) 3-12-971 22) 28- 2-969 23) 26- 5-972 24) 20-12-974 25) 27- 3-964 26) 23-12-975 27) 23-12-975 28) 31- 3-972 29) 28-12-951 30) 29-10-971 31) 27- 4-973 32) 30-12-962 33) 27- 3-964 34) 29-10-971 35) 31- 5-968 36) 28-12-940 37) 23-12-975 38) 24- 6-977 39) 23-12-975 40) 28-12-949 41) 3-12-971 42) 28- 2-969 43) 23-12-975 44) 23-12-975 45) 28- 2-969 46) 29-10-971 47) 31- 5-968 48) 26- 5-972 49) 27- 1-978 50) 31- 5-968 Bonardi Glauco - Istituto di Geologia e Geofisica deirUniversità - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. Bonasia Vito - Istituto di Geologia e Geofisica deirUniversità - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. Boni Maria - Istituto di Geologia e Geofisica deirUniversità - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. Borgia Giulio Cesare - Geologo - Via Luigi Guercio, 145 - 84100 Salerno. Botte Virgilio - II Cattedra di Anatomia Comparata deirUniver¬ sità - Via Mezzocannone, 8 - 80134 Napoli. Bova - Conti Marcello - Piazza S. Giovanni Bosco, 1/8 - 90143 Palermo. Brancaccio Ludovico - Istituto di Geologia e Geofisica dell'Uni¬ versità - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. Budetta Paolo - Corso Garibaldi, 142 d - 84100 Salerno. Cagliozzi Anna - Istituto di Zoologia dell’Università - Via Mez¬ zocannone, 8 - 80134 Napoli. Cannavale Giuseppe - Via Madonna di Fatima, 98 - 84100 Salerno. Capaldo Pasquale - Traversa Giacinto Gigante, 36 - 80128 Napoli. Capasso Giuseppe - Via S. Eustacchio, 51 - 84100 Salerno. Capolongo Domenico - Via Roma, 8 - 30030 Roccarainola (Napoli). Capone Antonio - Via Cilea, 136 - 80127 Napoli. Caputo Giuseppe - Istituto di Botanica - Via Feria, 223 - 80139 Napoli. Carannante Gabriele - Istituto di Geologia e Geofisica deirUni¬ versità - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. Carrara Eugenio - Istituto di Geologia e Geofisica dell’Università - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. Casertano Lorenzo - Istituto di Geologia e Geofisica dell'Univer¬ sità - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. Castaldo Chiara - Via Ugo Niutta, 22 - 80128 Napoli. Castellano Giovanna - Corso Vittorio Emanuele, 175 - 80121 Napoli. Castellano Maria Cristina - Via Manzoni, 63 - 80123 Napoli. Catalano Giuseppe - Via Luigia Sanfelice, 5 - 80137 Napoli. Catalano Raimondo - Istituto di Geologia dell'Università - Via Tukory, 131 - 90134 Palermo. Catenacci Vincenzo - Geologo - Via A. Regolo, 12/d - 00192 Roma. Ceccoli Annamaria - Via Piscicelli, 29 - Napoli. Celico Pietro - Piazza Pilastri, 17 - 80125 Napoli. Chiaromonte Ferdinando - Parco Grifeo, 38 - 80121 Napoli. Chieffi Giovanni - Istituto di Zoologia dell'Università - Via Mez zocannone, 8 - 80134 Napoli. Ciaranfi Neri - Parco Domingo, scala j - Via C. Rosalba, 46 F - 70124 Bari. Ciardiello Valle Anna Maria - Via Caldieri, 147 - 80128 Napoli. Cimino Antonio - Via Carmelo Trasselli, 9 - 90129 Napoli. Cippitelli Giuseppe - Via Morandi, 13 - 20097 S. Donato Milanese. Elenco dei soci 445 51) 31- 5-968 52) 24- 6-977 53) 28- 2-969 54) 28-12-949 55) 28-12-932 56) 27- 6-975 57) 28- 3-963 58) 26- 1-949 59) 29-11-974 60) 29-10-971 61) 30- 1-959 62) 27- 6-973 63) 29-12-961 64) 31- 5-968 65) 30- 1-959 66) 7- 2-938 67) 30- 1-959 68) 20- 1-932 69) 3-12-971 70) 31- 5-968 71) 29-11-974 72) 28- 6-975 73) 27- 1-978 74) 31- 5-968 75) 25- 6-976 76) 26- 2-971 77) 25- 6-976 78) 29-10-971 79) 27- 6-975 80) 25- 6-976 81) 27- 6-964 Cocco Ennio - Istituto di Geologia e Geofisica dell'Università - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. Corniello Alfonso - Corso Umberto, 98 - 81012 Alvignano (Caserta). Corrado Gennaro - Istituto di Geologia e Geofisica dell'Università - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. Cotecchia Vincenzo - Corso Alcide De Gasperi, 384 - Bari. Covello Mario - Parco Grifeo, 38 - Tufino (Napoli). Cozzolino Angela - Via Garibaldi, 9 - Tufino (Napoli). Crescenti Uberto - Via Giobetti, 44 - 65100 Pescara. Cucuzza Silvestri Salvatore - Casella Postale 345 - 95100 Catania. D'Alessandro Assunta - Via G. Grande, 12 - Lecce . Damiani Alfonso Vittorio - Lungotevere Mellini, 30 - 00193 Roma. D'Argento Bruno - Istituto di Geologia e Geofisica dell’Università - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. Dazzaro Luigi - Istituto di Geologia e Paleontologia - Palazzo Ateneo - 80121 Bari. De Castro Piero - Istituto di Paleontologia dell’Università - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. De Castro Coppa Maria Grazia - Istituto di Paleontologia della Università - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. De Cunzo Teresa - Istituto di Geologia e Geofisica dell'Univer¬ sità - Largo S. Marcellina, 10 - 80138 Napoli. Della Ragione Gennaro - Via S. Pasquale a Ghiaia, 29 - 80121 Napoli. De Leo Teodoro - Istituto di Fisiologia Generale dell'Università - Largo S. Marcellina, 10 - 80138 Napoli. De Lerma Baldassarre - Istituto di Zoologia dell'Università - Via Mezzocannone, 8 - 80134 Napoli. Delfino Vincenza - Via Pietro Castellino, 88 - 80131 Napoli. DÈ Medici Giovanni Battista - Via Beisito, 13 - 80123 Napoli. De Miranda Renato - Via Chiatamone, 60/B - 80123 Napoli, D 'Errico Francesco Paolo - Istituto di Entomologia Agraria - Facoltà di Agraria dell'Università - Portici (Napoli). De Riggi Angelo - Via Cavour, 2 - 80133 Cicciano (Napoli). De Riso Roberto - Istituto di Geologia Applicata dell'Università - Piazzale Tecchio - 80125 Napoli. De Rosa Ciro - Via Costantinopoli, 25 - Aversa. De Simone Bruno - Parco Comola Ricci, 120/c - 80122 Napoli. De Simone Francesco - Istituto di Chimica Farmaceutica e Tos¬ sicologica - Via Leopoldo Rodino, 22 - 80134 Napoli. De Stasio Laura Maria - Istituto di Geologia e Geofisica dell’Uni¬ versità - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. De Vivo Benedetto - Istituto di Geologia e Geofisica dell’Univer¬ sità - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. Di Benga Felice - Calata S. Francesco, 12/B - 80127 Napoli. Di Girolamo Pio - Istituto di Mineralogia dell’Università - Via Mezzocannone, 8 - 80134 Napoli. 446 Elenco dei soci 82) 30-12-960 83) 27- 6-975 84) 20-12-974 85) 29-10-971 86) 27- 6-973 87) 28- 2-969 88) 29-10-971 89) 26- 6-976 90) 29- 1-961 91) 24- 6-977 92) 31- 5-968 93) 28- 2-969 94) 23-12-975 95) 18-12-959 96) 23-12-975 97) 28-12-951 98) 3-10-971 99) 30-12-960 100) 15-12-978 101) 31- 3-972 102) 15-12-978 103) 31- 3-972 104) 26- 2-971 105) 31- 5-968 106) 31- 3-972 107) 30-12-936 108) 28- 1-972 109) 27- 4-973 110) 26- 5-972 Di Leo Lucia - Via Lepanto, 21 - 80125 Napoli. Di Maio Ferdinando - Via G. Poli, 70 - Portici (Napoli). Dini Antonio - Istituto di Chimica Farmaceutica e Tossicolo¬ gica - Via Leopoldo Rodino, 22 - 80134 Napoli. Di Nocera Silvio - Istituto di Geologia e Geofisica dell’Università - Largo S. Marcellina, 10 - 80138 Napoli. Esposito Vincenzo - Via Bonito, 27 - 80129 Napoli. Fantetti Vincenzo - Via Checchia Rispoli, 176 - 71016 S. Severo (Foggia). Fimiani Pellegrino - Istituto di Entomologia agraria - Facoltà di Agraria - 80055 Portici. Finamore Ester - Via Posillipo, 239 - 80123 Napoli. Fondi Mario - Istituto di Geologia dell’Università - Largo S. Mar¬ cellino, 10 - 80138 Napoli. Forlani Marcello - Via Libertà, 218/bis - 80055 Portici. Fon Lidia - Istituto di Fisiologia Generale dell’Università - Via Mezzocannone, 8 - 80134 Napoli. Franciosa Nicola - Istituto di Edilizia - Facoltà di Architettura - Via Monteoliveto, 3 - 80134 Napoli. Franco Anna Rita - Istituto di Zoologia dell'Università - Via Mez¬ zocannone, 8 - 80134 Napoli. Franco Enrico - Istituto di Mineralogia dell’Università - Via Mez¬ zocannone, 8 - 80134 Napoli. Galassi Leone - Istituto di Biologia Genearle e Genetica dell’Uni¬ versità - Via Mezzocannone, 8 - 80134 Napoli. Galgano Mario - Istituto di Antropologia dell’Università - Via Mezzocannone, 8 - 80134 Napoli. Galiano Giovanni - Viale Mellusi, 40/c - 82100 Benevento. Gianfrani Alfonso -S. Giacomo dei Capri, 41 - Parco Pica - Napoli. Gioffrè Domenico - Istituto di Coltivazioni Alboree - Facoltà di Agraria - Portici (Napoli). Giunta Giuseppe - Via Notarbartolo, 5 - Palermo. Guadagno Francesco Maria - Via Tasso, 305 - Napoli. Guglielmotti Eugenio - Via G. Seripando, 14 - Salerno. Gustato Gerardo - Istituto di Zoologia dell'Università - Via Mez¬ zocannone, 8 - 80134 Napoli. Honsell Edmondo - Istituto di Botanica - Via Valerio - 34100 Trieste. Ioni Lamberto - Via Luca Giordano, 6 - 80127 Napoli. Ippolito Felice - Istituto di Geologia - Città Universitaria Roma. Istituto di Geologia e di Paleontologia dell'Università - Palazzo Ateneo - 70121 Bari. Istituto di Geologia, Palentologia e Geografia fisica dell'Univer¬ sità - Via Trentino, 51 - 09100 Cagliari. Istituto di Geologia e Geofisica dell'Università - Largo S. Mar¬ cellino, 10 - 80138 Napoli. Elenco dei soci 447 111) 26- 1-973 112) 6- 2-939 113) 14- 6-945 114) 27- 1-956 115) 29-10-971 116) 20-12-974 117) 29-10-971 118) 28- 2-969 119) 29-10-971 120) 27- 6-973 121) 29-10-971 122) 28-12-945 123) 15-12-978 124) 31- 3-972 125) 26- 5-971 126) 22- 2-963 127) 27- 6-973 128) 26- 4-974 129) 27- 1-956 130) 20-10-971 131) 25- 6-976 132) 28-12-949 133) 23-12-975 134) 27- 4-973 135) 30-11-973 136) 29-10-971 137) 31- 3-972 138) 29-10-971 139) 28-12-949 140) 27- 1-978 141) 27- 1-978 Istituto di Palentologia dell'Università - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. Jovene Francesco - Via Acquedotto, 107 - 80070 Ischia (Napoli). La Greca Marcello - Istituto di Biologia animale dell'Università - Via Androne, 81 - 95124 Catania. Lambertini Diana - Istituto di Chimica Industriale dell’Univer¬ sità - Piazzale Tecchio - 80125 Napoli. Landi Aldo - Via Tito Angelini, 25 - 80129 Napoli. Landi Ernesto - Piazza Carità, 6 - 80134 Napoli. Lapegna Ulisse - Via G. Bonito, 27/E - 80134 Napoli. Lapegna Tavernier Amalia - Istituto di Geologia e Geografia del¬ l’Università - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. La Rotonda Maria Immacolata - Corso Garibaldi, 129 - 80055 Portici. Laureti Lamberto - Via Nievo, 84 - 80122 Napoli. Lavorato Giovanni - Via S. Matteo, 5 - 84090 Montecorvino Pu- gliano (Salerno). Lazzari Antonio - Via Aniello Falcone, 56 - Napoli. Lazzari Silvestro - Via Mantova 32/6 - 85100 Potenza. Liguori Vincenzo - Istituto di Geologia - Via Tukory, 131 - 90134 Palermo. Lucini Paolo - Via Cammarano, 19 - 80129 Napoli. Maccagno Angiola Maria - Piazza Zama, 19 - Roma. Maggione Michele - Via O. Fiacco, 49 - 70124 Bari. Maglione Costantino - Via Cilea, 280 - 80127 Napoli. Mancini Fiorenzo - Via Gino Capponi, 18 - 50121 Firenze. Manna Fedele - Istituto di Chimica Farmaceutica dell’Univer¬ sità - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. Manzo Sergio - Via Terracina, 368 - 80125 Napoli. Maranelli Adolfo - Via Michelangelo da Caravaggio, 76 - 80126 Napoli. Marmo Francesco - Istituto di Biologia Generale e Genetica del¬ l'Università di Napoli - Via Mezzocannone, 8 - 80134 Napoli. Maxia Carmelo - Istituto di Geologia, Palentologia e Geografia fisica - Via Trentino, 51 - 09100 Cagliari. Matteucig Giorgio - Istituto di Zoologia dell'Università - Facoltà di Scienze - Via Mezzocannone, 8 - 80134 Napoli. Merenda Luigi - C.N.R. - IRPI - 87030 Castiglione Scalo (Cosenza). Meucci Nardella Anna Maria - Via Domenico Fontana, 95 - 80128 Napoli. Micieli De Biase Leandro - Istituto di Entomologia agraria - Fa¬ coltà di Agraria - 80055 Portici. Migliorini Elio - Via Vitelleschi, 26 - 00193 Roma. Milito Pagliara Severina - Istituto di Zoologia dell’Università - Facoltà di Scienze - Via Mezzocannone, 8 - 80134 Napoli. Milone Mario - Istituto di Zoologia dell’Università - Facoltà di Scienze - Via Mezzocannone, 8 - 80134 Napoli. 448 Elenco dei soci 142) 7- 2-938 143) 27-11-947 144) 30-12-960 145) 2- 5-931 146) 22-12-976 147) 22-12-976 148) 26- 6-976 149) 27- 1-978 150) 31- 5-960 151) 27-11-947 152) 24- 6-977 153) 26- 1-949 154) 25- 6-976 155) 27- 4-973 156) 30-12-960 157) 25- 6-976 158) 27-11-947 159) 29-10-971 160) 30-12-960 161) 31- 3-972 162 ) 29- 3-963 163) 28-12-945 164) 28- 2-969 165) 30-12-960 166) 2- 5-931 167) 29-10-971 168) 24- 6-977 169) 22-12-976 170) 27-12-957 171) 29-12-961 172) 31- 1-951 Moncharmont Ugo - Via A. Falcone, 88 - 80127 Napoli. Moncharmont Zei Maria - Istituto di Palentologia dell'Univer¬ sità - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. Montagna Raffaele - Via Domenico Fontana, 27 - 80128 Napoli. Montalenti Giuseppe - Istituto di Genetica - Città Universitaria - 00185 Roma. Moretti Aldo - Istituto di Botanica - Via Foria, 223 - 80139 Napoli. Moretti Sandra - Viale Maria Cristina di Savoia, 35/G - Napoli. Morrica Schirru Patrizia - Istituto di Chimica Farmaceutica e Tossicoogica dell’Università - Via Leopoldo Rodino, 22 - 80134 Napoli. Muzzo Carlo - Via Amendola, 2 - 81055 S. Maria Capua Vetere (Caserta). Napoleone Giovanni - Istituto di Geologia - Università di Firenze. Napoletano Aldo - Via Rodolfo Falvo, 20 - 80127 Napoli. Nicoletti Pier Giorgio - Via Fuori Porta Napoli - 81043 Capua. Nicotera Pasquale - Istituto di Geologia Applicata - Facoltà di Ingegneria - Piazzale Tecchio - 80125 Napoli. Nicotina Mariano - Istituto di Entomologia Agraria - Facoltà di Agraria - Portici Nota D'Elogio Ernesto - Parco Mergellina, 3 - 80122 Napoli. Oliveri del Castillo Alessandro - Istituto di Geologia e Geofisica dell’Università - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. Orio Franco - Via G. De Jacobis, 3 - Salerno. Orrù Antonietta - Via Monte Pollino, 2 - Quartiere Montesacro - Roma. Ortolani Francesco - Istituto di Geologia e Geografia dell’Uni¬ versità di Napoli. Pagella Maria Luisa - Via Girolamo Santacroce, 5 - 80129 Napoli. Palmentola Giovanni - Istituto di Geologia e Palentologia del¬ l'Università - Palazzo Ateneo - 70121 Bari. Palumbo Antonino - Istituto di Geologia e Geofisica dell’Univer¬ sità - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. Pannain Papacchia Lea - Via Carducci, 29 - 80121 Napoli. Paoletti Alfredo - Istituto d’igiene - Facoltà di Scienze - Via Mezzocannone, 16 - 80134 Napoli. Parenzan Paolo - Via Roma, 12 - 74100 Taranto. Parenzan Pietro - Stazione di Biologia Marina - Porto Cesareo (Lecce) . Parisi Giovanni - Istituto di Zoologia dell'Università - Via Mez¬ zocannone, 8 - 80134 Napoli. Pasquarella Carmelo - Via Lepanto, 115 - 84100 Pompei. Pellecchia Maria - Via Francesco Saverio Correrà, 222 - Napoli. Pericoli Sergio - Via del Porto, 151 - 47033 Cattolica (Forlì). Pescatore Tullio - Istituto di Geologia e Geofisica dell’Università - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. Pescione Messina Adelia - Via Fleming, 89 - 00196 Roma. Elenco dei soci 449 173 ) 2940-971 174) 28-12-951 175) 27- 4-973 176) 31- 5-968 177) 18-12-959 178) 29-10-971 179) 28-12-956 180) 30-12-960 181) 28- 6-969 182) 20-12-974 183) 27- 6-973 184) 27- 3-964 185) 31- 5-968 186) 28-12-949 187) 3-12-971 188) 27- 3-964 189) 27- 6-975 190) 15-12-978 191) 27-11-947 192) 29-10-971 193) 27- 1-978 194) 31- 5-968 195) 3-12-971 196) 28- 3-963 197) 20-12-974 198) 30-12-941 199) 29-10-971 200) 30-11-973 201) 27- 3-964 202) 27- 3-964 Piciocchi Alfonso - Parco Comola Ricci, 9 - 80122 Napoli. Pierantoni Angiolo - Galleria Umberto I, 27 - 80132 Napoli. Pierattini Donatella - Istituto di Geologia e Geofìsica dell’Uni¬ versità - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. Pieri Piero - Istituto di Geologia e Paleontologia - Palazzo Ate¬ neo - 70121 Bari. Piscopo Eugenio - Istituto di Chimica Farmaceutica dell’Univer¬ sità - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. Priore Rosa - Istituto di Entomologia agraria - Facoltà di Agra¬ ria - 80055 Portici. Quagliariello Teresa - Istituto di Geologia e Geofìsica dell’Uni¬ versità - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. Radina Bruno - Istituto di Geologia dell'Università - 70121 Bari. Radoicic Raika - Geoloski Palent. Zavod. - Belgrado. Ramundo Eliseo - Via Cesare Rossaroll, 174 - 80139 Napoli. Rapisardi Luigi - Corso A. De Gasperi, 401/D - 70125 Bari. Rapolla Antonio - Istituto di Geologia e Geofìsica dell’Univer¬ sità - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. Ricchetti Giustino - Istituto di Geologia dell'Università - 70121 Bari. Rippa Anna - Piazzetta Marconiglio, 4 - 80141 Napoli. Roda Cesare - CNR - IRPI - 87030 Castiglione Scalo (Cosenza). Rodriquez Antonio - Via Pietro Castellino, 179 - 80131 Napoli. Rosso Andrea - Via Ferrara, 14 - Caserta. Rotondo Antonio - Istituto di Coltivazioni Arboree - Facoltà di Agraria - Portici (Napoli). Ruffo Sandro - Lungadige Porta Vittoria, 9 - 37100 Verona. Russo Luigi Filippo - Istituto di Entomologia agraria - Facoltà di Agraria - 80055 Portici. Salvati Gerardo - Via Pisa, 1 - 85100 Pisa. Sarpi Ernesto - Via S. Aspreno, 13 - 80133 Napoli. Sartori Samuele - Istituto di Geologia - Via Zambroni, 63-67 - 40127 Bologna. Scandone Paolo - Istituto di Geologia e Paleontologia - Università di Pisa. Scaramella Domenico - Istituto di Entomologia Agraria - Facoltà di Agraria - Portici. Scherillo Antonio - Istituto di Mineralogia dell’Università - Via Mezzocannone, 8 - 80134 Napoli. Schettino Oreste - Istituto di Chimica Framaceutica dell'Uni¬ versità - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. Scippacercola Sergio - Centro di Calcolo Elettronico Interfacoltà - Pad. 17 - Mostra d’Oltremare - Napoli. Scorziello Raffaele - Istituto di Paleontologia dell'Università - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. Scuotto Di Carlo Bruno - Stazione Zoologica - Villa Comunale - 80121 Napoli. 450 Elenco dei soci 203) 25- 6-976 204) 15-12-978 205) 31- 1-951 206) 28- 3-963 207) 29-10-971 208) 31- 1-951 209) 30-12-960 210) 23-12-975 211) 26- 5-972 212) 31- 5-968 213) 27- 6-975 214) 31- 5-968 215) 31- 5-968 216) 26- 3-942 217) 31- 5-968 218) 27- 1-978 219) 19-10-971 220) 20-12-974 221) 15-12-978 222) 29-12-961 223) 25- 6-976 224) 29-10-971 225) 27- 1-978 226) 31- 3-972 227) 30-12-960 228) 26- 1-949 229) 25- 6-976 230) 27- 6-963 Senatore Felice - Via Balziro - Traversa Bottiglieri, 17 • Salerno. Serra Virginia - Dipartimento di Biologia Cellulare - Università - Arcavacata Rende (Cosenza). Sersale Riccardo - Istituto di Chimica Applicata - Facoltà di In¬ gegneria - 80125 Napoli. Sgrosso Italo - Istituto di Geologia e Geofisica dell’Università - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. Simoni Lucia - Istituto di Geologia e Geofisica dell'Università - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. Sinno Renato - Via Scudillo, 20 bis - Napoli. Sorrentino Pappalardo Albino - Via S. Giovanni Bosco - 33028 Tolmezzo. Spagnuolo Gabriella - Istituto di Zoologia dell’Università - Via Mezzocannone, 8 - 80134 Napoli. Speranza Antonio - Via Monte di Dio, 74 - 80132 Napoli. Stanzione Damiano - Via Nicolardi (Parco Arcadia,, Is. 5) - 80131 Steri Stefano - Istituto di Matematica dell’Università - Via Mez¬ zocannone, 8 - 80134 Napoli. Taddei Roberto - Orto Botanico - Via Foria, 223 - 80139 Napoli. Taddei Ruggiero Emma - Istituto di Paleontologia dell’Università - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. Tarsia in Curia Isabella - Corso Umberto I, 106 - 80138 Napoli. Torre Mario - Istituto di Geologia e Geofisica dell’Università - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. Tramutoli Mariano - Largo Aurelio Saffi, 11 - 85-00 Potenza. Tremblay Ermenegildo - Istituto di Entomologia agraria - Fa¬ coltà di Agraria - 80055 Portici. Vacatello Michele - Istituto Chimico - Via Mezzocannone, 4 - 80134 Napoli. Valentini Giovanni - Istituto di Geologia e Geofisica dell’Univer¬ sità - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. Vallario Antonio - Istituto di Geologia e Geofisica dell’Università - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. Verniani Franco - Istituto di Geologia e Geofisica dell’Univer¬ sità - Largo S. Marcellino, 10 - 80138 Napoli. Viggiani Gennaro - Istituto di Entomologia agraria- Facoltà di Agraria - 80055 Portici. Villari Anna - Via Bausan, 36 - Napoli. Vitagliano Paolo Augusto - Via S. Giacomo dei Capri, 125 - Pa¬ lazzo Seca - 80128 Napoli. Vitagliano Vincenzo - Via A. Manzoni, 30 - 80123 Napoli. V ittozzi Pio - Istituto di Geologia e Geofisica dell'Università - Largo . Marcellino, 10 - 80138 Napoli. Zampino Carlo - Via S. Baratta - Salerno. Walsh Nicola - Istituto di Geologia e Paleontologia dell’Univer¬ sità - Bari. Elenco dei periodici ricevuti in cambio del Bollettino della Società dei Naturalisti 1) Acta Borealia, Serie scientia. Tromso - Oslo. 2) Acta Botanica Fennica. Helsinki. 3) Acta Entomologica Fennica. Helsinki. 4) Acta Faunistica Entomologica Musei Nationalis Pragae (Sbornik Faunisti- kych Praci...). Praha. 5) Acta Facultatis rerum naturalium Università tis Comeniane. Ser. Anthro- pologia. Botanica. Chimia. Mathematica. Physica. Physiologia plantarum. Zoologia, Bratislava. 6) Acta Geologica et geographica Universitatis Comenianae. Bratislava. 7) Acta Societatis Botanicorum Poloniae. Warszawa. 8) Acta Societatis prò fauna et flora Fennica. Helsinki. 9) Acta Universitatis Lundensis, Lund. 10) Acta Zoologica Fennica, Helsinki. 11) Allan Hancock Monographs. Los Angeles. 12) Anales del Instituto ed biologia. Universidad Nac. de Mèxico. Mexico. 13) Anales del Instituto Botanico A. J. Cavanilles. Madrid. 14) Anales de la Sociedad Cientifìca Argentina. Buenos Aires. 15) Animalia Fennica. Helsinki. 16) Annalen der K. K. Naturhistorischen (Hof-) Museum. Wien. 17) Annales Botanici Fennici, Helsinki. 18) Annales Entomologici Fennici (Soumen Hyonteistieteellinen Aika Kauskirija). Helsinki. 19) Annales Musei Goulandris. Contributions ad historiam naturalem Greciae et .Regionis Mediterraneae a Museo Goulandris historiae naturalis editae Kifisia (Atene). 20) Annales de la Société Royale Zoologique de Belgique. Bruxelles. 21) Annales historico-naturales Musei Nationalis Hungarici. Bucarest. 22) Annales Universitatis Mariae Curie Slodawska, Sectio B: geographia, geo¬ logia, mineralogia et petrographia. Sectio C: Biologia. Lublin. 23) Annales Zoologici Fennici. Helsinki. 24) Annali della Facoltà di scienze agrarie della Università degli Studi di Napoli. Portici. 25) Annali del Museo Civico di storia naturale « G. Boria » di Genova. Genova. 26) Annali della Università degli studi de L'Aquila. L’Aquila. 27) Annals of thè Missouri Botanical Garden. St. Louis. 28) Annuario della Accademia delle Scienze dell’Istituto di Bologna. Classe di scienze fìsiche. Bologna. 29) Annuario della Accademia delle Scienze di Torino. Torino. 452 Elenco dei periodici ricevuti in cambio del Bollettino 30) Annuario delle Biblioteche italiane. Ministero Pubbl. Istr., Roma. 31) Annuario dell’Istituto e Museo di Zoologia dell’Università di Napoli. Napoli. 32) Annuario del Ministero della P. I., Roma. 33) Annuario de Sociedade Broteriana... Coimbra. 34) Archiv der Freunde der Naturgeschichte in Mecklenburg. Rostock. 35) Archivio di oceanografia e linnologia. Roma. 36) Archivio per l'antropologia e la etnologia. Firenze. 37) Arkiv for Botanik. Uppsala - Stockholm. 38) Arkiv for Zoology. Stockholm. 39) Arxius de la Seccio de Ciencies. Barcelona. 40) Astarte. Tromso Museum Zoological Department. Tromso. 41) Atti dell’Accademia Ligure di Scienze e Lettere. Genova. 42) Atti dell'Accademia Gioenia di scienze naturali di Catania. Catania. 43) Atti dell’Accademia delle Scienze dell’Istituto di Bologna. Rendiconti. Classe di scienze fisiche. Bologna. 44) Atti della R. Accademia delle Scienze di Torino. Atti. Atti Generali e Verbali delle Classi riunite. Torino. 45) Atti dell'Accademia di Scienze Mediche di Ferrara. Ferrara. 46) Atti deh’ Accademia delle Scienze Fisiche e Matematiche della Società Na¬ zionale Scienze Lettere ed Arti. Napoli. 47) Atti dell'Istituto Botanico della R. Università. R. Laboratorio Crittogamico. Pavia. 48) Atti dell’Istituto di Geologia dell'Università di Genova. Genova. 49) Atti del Museo Civico di Storia naturale di Trieste. Trieste - Udine. 50) Atti della Società dei Naturalisti e Matematici. Modena. 51) Atti della Società italiana di scienze naturali e del Museo Civico di Storia naturale di Milano. Milano. 52) Atti della Società Peloritana di Scienze fisiche e matematiche. Messina. 43) Atti della Società Speleologica Italiana .Alessandria. 54) Atti della Società Toscana di scienze naturali, residente in Pisa. 55) Atti e memorie dell'Accademia di agricoltura, scienze, lettere ed arti. Verona. 56) Atti e rendiconti dell’Accademia di Scienze lettere ed arti degli Zelanti (e dei PP. dello Studio). Vedi Memorie e Rendiconti. 57) Berich der Oberhessischen Gesellschaft fur Natur-und Keilkund... Giessen. 58) Biblioteca Statale di Cremona - « Bollettino della Società Medico Chirurgica e degli Ospedali - Provincia di Cremona ». , 59) Biological Bulletin published by Marine Biological Laboratory. Lancaster. 60) Biological Review of thè Cambridge Philosophical Society. Cambridge. 61) Boletin de Sociedade Broteriana. Coimbra. 62) Boletin de la Sociedad Espanola de historia naturale. Madrid. 63) Bollettino del Laboratorio di Entomologia agraria « Filippo Silvestri ». Portici. 64) Bollettino dell'Istituto Botanico dell’Università di Catania. 65) Bollettino dell’Istituto di Entomologia della R. Università di Bologna. 66) Bollettino dell'Istituto e Museo di Zoologia dell'Università di Torino. 67) Bollettino dei Musei e degli Istituti Biologici della Univers. di Genova. 68) Bollettino del Museo Civico di Storia naturale di Venezia. Elenco dei periodici ricevuti in cambio del Bollettino 453 69) Bollettino del Museo Civico di Storia naturale di Verona. 70) Bollettino del Servizio Geologico d'Italia. Roma. 71) Bollettino della Società Adriatica di Scienze. Trieste. 72) Bollettino della Società Entomologica Italiana. Firenze. 73) Bollettino della Società Geografica Italiana. Roma. 74) Bollettino della Società Italiana di Biologia sperimentale. Napoli. 75) Bollettino di zoologia agraria e di bachicoltura. Milano. 76) Bullettin de l’Institut de Geologie du Bassin d'Aquitaine. Talence. 77) Bulletin of thè British Museum. Naturai History. London. 78) Bulletin of thè Entomological Society of Egypt (U.A.R.). Cairo. 79) Bulletin of Geological Institute. Ser. Petroleum and coal geology. Ser. Pa- leontology. Sofia. 80) Bulletin of thè Geological Institution of thè University of Uppsala. 81) Bulletin of thè Illinois State Natura History Survey. Urbana. 82) Bulletin de l’Istitut Royal des Sciences naturelles de Belgique. Biologie En¬ tomologie. Bruxelles. 83) Bulletin de la Société Entomologique d'Egypte. Le Caire. 84) Bulletin de la Société des Sciences naturelles de l’Ouest de la France. Nantes. 85) Bollettino dell'Orto Botanico - Napoli. Vedi Delpinoa. 86) Casopis Ceské Cek... (Acta Societatis Entomologicae Bohemiae). Praha. 87) Cheapeake Scienze. A regional Journal of Research and Progress on naturai resources. Solomqns. 88) Ciencia biologica (1 Biologia, 2 Ecologia). Dep. de Zoologia Universidade de Coimbra. 89) Colloquis. Societad Catalana de Biologia... 90) Commentari dell’Ateneo di Brescia. 91) Decheniana. Bonn. 92) Decheniana. Beihefte. Bonn. 93) Delpinoa. Nuova serie del Bollettino dell'Orto Botanico di Napoli. 94) Doriana. Supplemento agli Annali del Museo Civico di Storia naturale « G. Doria ». Genova. 95) Ekologia Polska. Warszawa. 96) Endeavour. Rassegna del progresso scientifico... 97) Entomologische Arbeiten aus dem Museum G. Frey. Munchen. 98) Entomologisk Tidckrift ut given av Entomologiska Foreningen i Stockholm. Journal entomol. publé par la Société Entomol. Stockholm. 99) Fauna Fennica. Helsingfors. 100) Flora Fennica. Helsinki. 101) Fragmenta Entomologica. Roma. 102) Geoloski Viesnik. Zagreb. 103) Giornale botanico italiano. Firenze. 104) Gorteria Riyksherbarium. Leiden. 105) Illinois biological monographs. Urbana. 106) Journal of thè Marina Biological Association. Cambridge. 107) Leopoldina. Mitteilungen der Deutschen Akademie der Naturgoscher Leopol¬ dina. Halle/Salle. 29 454 Elenco dei periodici ricevuti in cambio del Bollettino 108) Madoqua. Scientifìc papers of thè Namib Desert Research Station Wetenska- plike... 109) Man. The Journal of thè Royal Anthropological Institute. London. 110) Marine studies of San Pedro Bay. 111) Mediterranea, Departemento de Biologia. Alicante. 112) Memoranda Societatis prò Fauna et Flora Fennica. Helsink. 113) Memorias de Sociedad Broteriana. Coimbra. 114) Memorie e rendiconti dell’Accademia di Scienze, lettere e belle arti degli Zelanti e dei Dafnici di Acireale. 115) Memorie fuori serie del Museo Civico di Storia naturale di Verona. 116) Memorie del Museo Civico di storia naturale di Verona. 117) Memorie del Museo Tridentino di Scienze naturali. Trento. 118) Memorie e note dell’Istituto di Geologia applicata deH'Università di Napoli. 119) Memorie della Società Entomologica Italiana. Supplemento al Bollettino della Società Entomologica It. Genova. 120) Mitteilungen aus dem Hamburgischen Zoologischen Institut und Museum. Hamburg. 121) Mitteilungen der Bayerischen Staatssammlung fiir Paleontologie und histor. Geologie. Monaco. 122) Monographiae Botanicae. Warszawa. 123) Natura. Rivista di scienze naturali. Milano. 124) Natura bresciana- Brescia. 125) Note fitopatologiche per la Sardegna. Sassari. 126) Notiziario del Circolo Speleologico Romano. Roma. 127) Nota acta Leopoldina. Leipzig. 128) Novos Taxa Entomologicos... Lourenco Maroues. 129) Ohio (The) Journal of Science. Columbus. 130) Periodico di mineralogia. Roma. 131) Pescaport. Genova. 132) Proceedings of K. Nederlands Akademie van Wetenschappen. Ser- Physical Sciences. Ser. Biological und medicai Sciences. Amsterdam. 133) Proceeding of thè Nova Scotian Institute of Sciences. Halifax. 134) (Publications) United States Geological Survey. Department of thè Interior Washington: a ) Abstracts of North American geology; b) Bulletin ; c ) Earthquake information bulletin ; d) Geophysical; e) Journal of Research ; /) Professional paper; g) Tecniques; h) Topographic; i) Water supply paper. 135) Pubblicazioni dell'Istituto di Botanica dell’Università di Catania. 136) Pubblicazioni della Stazione Zoologica di Napoli. 137) Pubblicaciones del Centro Pirenaico de Biologia sperimentai. Barcelona, poi Jaca. Elenco dei periodici ricevuti in cambio del Bollettino 455 138) Pubblicaciones del Depar temente de Zoologia. Universidad de Barcelona. 139) Publicaqoes de Instituto de Zoologia « Dr. Augusto Nobre ». Porto, poi Coimbra. 140) Quaderni dell’Istituto Botanico dell'Università. Laboratorio Crittogamico. Pavia. 141) Redia. Giornale di zoologia (già Redia. Giornale di Entomologia). Firenze. 142) Rendiconti dell’Istituto Lombardo... Milano. 143) Rendiconto dell’Accademia delle Scienze fisiche e matematiche della Società di Scienze Lettere e Arti. Napoli. 144) Report on scientific activities.-. Warszawa. 145) Revista de Entomologia de Mbgambique. Laurenco Marques. 146) Revista de la Sociedad Cientifica del Paraguay. Asuncion. 147) Ricerche, Contributi e Memorie del Centro di Studi su l’Isola d ‘Ischia - Biblioteca Antoniana Ischia Ponte. 148) Riviera scientifique. Bulle lin de FAssociation des Naturalistes de Nice et des Alpes Maritimes. Nice. 149) Rivista di Biologia normale e patologica. Messina. 150) Rozpravi Ceske Akademie véd a Umeni. Praze, 151) Sbornik Slovenskeho Nardneo Muzea... Bratislava. 152) Scripta Facultatis Scientiarum naturalium. Universitatis Purkynianae Brìi- nensis. Brne. 153) Selezione veterinaria... Brescia. 154) Senckenbergischen Naturforschenden Gesellschaft. Helsinki. 155) Smithsonian Year. Washington. 156) Sottoterra. Bollettino informativo dei Gruppo Speleologico Bolognese C.A-I. e dello Speleo Club di Bologna E.N.A.L. Bologna. 157) Spisy Prirodovedecke Fakulty University J. E. Purkiné. Brno. 158) Struktur und Mitgliederbestand. Deutsche Akademie der Naturforscher Leo¬ poldina su Halle/Saaile. 159) Studi geologici Camerti. Camerino. 160) Studi Sassaresi. Sassari- 161) Studi trentini di scienze naturali. Sez. A. Abiologica. Sez. B. Biologia. Trento. 162) Thalassia Ionica. Istituto Sperimentale Talassografico. Taranto. 163) Thalassia salentina. Stazione Biologica Marina di Salente. Porto Cesareo. 164) Thabajos del Departamento de Botanica y Fisiologia vegetai. Madri». 165) Transactions of thè Wisconsin Academy of Sciences arts and letters. Madison- 166) Travaux biologique de l'Institut J. B. Carnoy. Louvain. 167) Travaux sur la géologie de Burgarie. Tmdove Varhu... Sofia. 168) University of California publications in geological Sciences... 169) Verhandlungen der K. K. Zoologisch - botanischen Gesellschaft. Wien. 170) Vesnik Zavod za Geoloska j Geofizicka Intravizanija. Serie A Geologija- Serie B Hidrogeologia. Serie C Geofiziska. Beograd. INDICE Commemorazione del Socio Gustavo Mazzarelli ..... pag. 3 Commemorazione del Socio Francesco Scarsella . » 17 Senatore F., Zollo F., Gaglione C. — Amminoacidi liberi nel tessuto muscolare di sei specie di gasteropodi marini . » 23 Coglia F., Torresani J., Barletta A., Di Meo S., Liverini G., De Leo T. — Recettori mitocondriali per la triiodotironina .... » 27 Ariani P. A. — La Mauritia ( Leporicypraea ) valentia (Perry, 1811) della collezione dell'Autore in Napoli . » 33 Moncharmont Zei M., Sgarrella F. — Pytine parthenopeia n. gen. et n. sp. ( Nodosariidae , Foraminiferida) del Golfo di Napoli » 37 Nicoletti P. G., Pakos T. — Elementi di analisi territoriale nel bacino del torrente Pagliaro (alto Ionio, Calabria) ...... 51 Scorziello R. — Presenza nel Golfo di Napoli di Cyclammìna can¬ cellata Brady (Foraminiferida) . . » 69 Barattolo F. — Su di una nuova dasicladacea (alghe verdi) nel Pa¬ leocene dell' Appennino meridionale . » 83 Coglia F., Bugli P., Barletta A., Di Meo S., Liverini G., Torresani J., De Leo T. — Ulteriori studi sui siti di legame mitocondriali spe¬ cifici per la T3 (Recettori mitocondriali per la triiodotironina?) . » 159 Palombo A., Scippacercola S. — Inquinamento termico dell’aria a Napoli » 169 Scaramella D. — Il Ratto ( Rattus rattus alexandrinus Desmarest 1819) dell'isola di Vivara » 181 Casertano L., Oliveri del Castillo A. — Alcuni commenti su « Inflation and microearthquake activity of Phlegraean Field, Italy » di G. Corrado, I. Guerra, A. Lo Bascio, G. Luongo e R. Rampoldi . » 195 Senatore F., Rotundo A., Morrica P. — Amminoacidi liberi in alcuni pollini . » 209 Senatore F., Morrica P,, Pugliese P. — Acidi grassi, amminacidi liberi e steroli nel polline di Pinus pinaster Aiton . . . . . » 215 Placella B. — Nuove osservazioni sulla corallofauna delle argille plei¬ stoceniche di Archi (Reggio Calabria) . . » 221 Simone A. — Studio della microfauna a Foraminiferi di un affiora¬ mento pelitico, sabbioso-arenaceo di C. Zinga (Lattarico - Cosenza) » 253 Brancaccio L., Nicoletti E., Patti O. — La forra epigenetica del Tor¬ rente Sammaro (Cilento). Un problema geomorfologico e sue im¬ plicazioni antropogeografiche . » 265 458 Indice Liguori V., Cusimano G. — Il sottosuolo della città di Palermo: ca¬ ratterizzazione geologica del centro storico . pag. 289 Liguori V., Butti G., Cusimano G., Bommarito A. — Lineamenti geo¬ morfologici e idrogeologici della Piana di Buonfornello (Palermo) » 321 Guida D., Guida M., Iaccarino G., Lambiase S., Metcalf G., Salzano G., Vallario A., Vecchio V., Zicari G. — Una proposta per l’elabo¬ razione di carte della franosità . » 337 Cherchi A., De Castro P., Schroeder R. — Sull’età dei livelli a Orbito- linidi della Campania e delle Murge Baresi (Italia meridionale) . Capolongo D. — Nota preliminare su di una nuova forma microinsu¬ lare di Podarcis sicula (Rafinesque) dell’isola di Dino nel mar Tirreno .............. Milone M., Caliendo M. F. — L’influenza di alcune condizioni socio¬ sessuali sull’attività della (3-glucuronidasi ipotalamica di Mus musculus domesticus ........... Galassi L. — ■ Livelli di sintesi di RNA in oociti in accrescimento di dona intestinalis L. . » 363 » 387 » 393 » 405 Gustato G., Villari A. — Sulla distribuzione delle specie del genere Holothuria nel Golfo di Napoli . » 413 Processi verbali delle tornate e delle assemblee generali ...» 427 Elenco dei soci al 31 dicembre 1978 . » 443 Elenco dei periodici ricevuti in cambio del Bollettino della Società dei Naturalisti . » 451 TERMINATO DI STAMPARE OGGI XXIII LUGLIO MCMLXXIX NELLE OFFICINE GRAFICHE NAPOLETANE « FRANCESCO GIANNINI & FIGLI » Direttore responsabile : Prof. MICHELE FUI ANO Autorizzazione della Cancelleria del Tribunale di Napoli - n. B 649 del 29-11-1960 Art. 14. — - Nel dattiloscritto, si raccomanda di indicare con doppia sottolineatura (maiuscoletto) i nomi degli Autori e con la sottolineatura semplice (corsivo) i titoli dei periodici nella bibliografia, i nomi scientifici latini ed i termini stranieri. Art. 15. — Le illustrazioni che corredano il testo saranno accompagnate da brevi esaurienti didascalie nelle stessa lingua del testo. Art. 16. — Dato il tipo di carta adottato per la stampa del Bollettino la maggior parte delle figure andranno inserite come tali nel testo, con numerazione progressiva. Al termine del testo, in continuità con rimpaginazione precedente, potranno essere in¬ serite delle tavole contrassegnate da numeri romani progressivi, fermo restando che le dimensioni — inclusa la didascalia — non oltrepassino quelle del formato standard di cm 11 x 18. È consigliabile che gli originali per le illustrazioni siano di dimensioni su¬ periori a quelle definitive (1 H o 2 volte quelle definitive). Salvo indicazioni contraria, le illustrazioni saranno riprodotte in modo da utilizzare al massimo il formato standard e, in ogni caso, in conformità con il parere espresso in merito dal Redattore. Art. 17. — Le tabelle andranno contrassegnate con una numerazione indipendente e progressiva. Per eventuali tabelle con dati numerici o elenchi di nomi con segni o grafici è consigliabile preparare un originale ad inchiostro di china o dattiloscritto da cui possa essere ricavato uno zinco. Salvo casi di impossibilità, dette tabelle non dovranno superare le dimensioni di cm 11 x 18. Art. 18. Le note a piè pagine devono portare una numerazione indipendente e progressiva dall’inizio del lavoro. Nel dattiloscritto esse vanno presentate a parte, tutte riunite in successione e numerate. Art. 19. — La bibliografia sarà raccolta alla fine del testo e dovrà comprendere solo i lavori effettivamente citati nel testo stesso, in una delle forme seguenti Gray (1824); (Gray, 1824); (Gray, 1824: 73); va pertanto esclusa una numerazione progressiva dei ri¬ ferimenti bibliografici. Nell'elenco alfabetico degli Autori il cognome dovrà essere riportato prescindendo dai prefissi di casato (p. es. de, von ecc.) che, se presenti saranno indicati subito dopo il nome- Se di uno stesso Autore vengono citati più lavori, questi saranno elencati cro¬ nologicamente facendo seguire alla data di pubblicazione, nell’ordine, le lettere a, b, c. ecc. Le stesse lettere dovranno essere riportate nelle citazioni nel testo. Per lavori pub¬ blicati da più Autori, tutti gli Autori dovranno essere riportati in Bibliografia, mentre nel testo — qualora gli Autori siano tre o più — si riporterà solo il primo con l'aggiunta di et al. Al cognome dell’Autore o degli Autori seguiranno, dopo una virgola, l'iniziale o le iniziali del nome, quindi la data di pubblicazione del lavoro, tra parentesi, e punto. Il titolo del lavoro dovrà essere riportato per esteso, sottolineando le eventuali pa¬ role in corsivo. I titoli dei periodici dovranno essere riportati in corsivo (sottolineatura semplice) ed abbreviati attenendosi alla Word List of Scientifìc Periodicals, IV Ed. (1963-65). Il numero del volume sarà sottolineato con una linea semplice ed una ondulata onde sia riprodotto in grassetto; esso sarà eventualmente preceduto, tra parentesi, dal numero della serie e seguito, pure tra parentesi, da qullo del fascicolo; quindi due punti e indi¬ cazione della prima e dell'ultima pagina dell'articolo. Qualora il periodico sia articolato in numeri, questi saranno indicati col simbolo N°; analogamente la parte si indicherà con P., la sezione con Sez., il supplemento con Suppl. una nuova serie con N. Ser., una edizione con Ed. In ogni altro caso il riferimento dovrà essere riportato per esteso (per es. nella citazione di una tesi, di un simposio ecc.). Per i lavori non pubblicati su periodici si indicheranno dopo il titolo, nell'ordine, l’Editore e la relativa Città; quindi dopo il punto, il numero complessivo delle pagine (pp), le eventuali figure (figg.), tavole (tavv.), e tabelle (tabb.). Gli esempi seguenti potranno servire da guida per la compilazione della bibliografia: Aist, S. & Riggs, R. D. (1960). Amino acids from Heterodera glycines. J. Nematol. 1: 254-259. Goodey, J. B. (1963), Soil and freshwater Nematodes. Methuen and Co., London, XV + 544 pp., 298 figg. Art. 20- — Di eventuali errori e/o omissioni nella compilazione della Bibliografia sono responsabili gli Autori delle note. 1 0 ™ ^ xguii5£X m ^ N01XDXIXSNI NVINOSHXmS S3 I dVd 8 !1~L! B R AR I ES^SMITHSONIAN ~INS HON NQIX Z _ CO Z -y • CO 2: CO § fgRà 3 E 4$$ 3 /#%\ § «X x ? 3 1%.. Ji) s ar x Hk o fei. Ji) 3 Htk 8 a z > ^ ^ > XffiifgX' 5 LIBRARI ES^SMITHSONIAN _ INSTITUTION NOIXnXIXSNI^NVINOSHXIWS^S 3 I dVd 8 11^ LI Bf Si *. «§ 1 A ? 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