u LA NOI N N EN LIE SIEH DI) x LI Ae. Nae ATX AAT Wty et rhe V Ji LASA L'ORO] INTONA eee Bs fe Neue Ù TAC NA A MISSONI Aa SLR, N ON fi DS ER RER ER Re o N ( 3 C ei RER Ak, % ba, ( Wet} ) ANG Wi Lee et) UL: UTO rt CLAV IE. DIS III MILE CHEN NG DO MODE ua En VAN A N | DANIEL AN if Kun EG As CH un RAR RT AN RE LEERE NER RT nd Ha aye \ a be on BIRNEN > va a ‘LÀ WEN È Hie i NEE i ERROR N N i LARA © $5 BR N ue re MET MO Lo te oe GIRI VE, VAI si TRS A AM FR o RA HOS ea eee DENE AR RR ts so ER Ob Ap È 7 CT BINARI N nats (eee ts ne NE IRR : ys a a 17 air Ù MICA bop DRIN a de ea È Pen, FCI - : È 4 ¥ A I} A (iv. 7 ; BOLLETTINO DEL 236594 Laboratorio di Zoologia Generale e Agraria DELLA R. Scuola Superiore d’Agricoltura in Portici Volume X. (con 135 figure nel testo e 6 tavole doppie) PORTICI PREM. STAB. TIP. ERNESTO DELLA TORRE 1915 - 1916 AWS Oth ail N i >> 236 594 Oo 3 EN x) A off DELLA u sn + R. Scuola Superiore d’ Agricoltura in Portici ì Volume X. J di f a N > Bl PORTICI PREM. STAB. TIP. ERNESTO DELLA TORRE 19175 C. EMERY mus Formiche raccolte nell’ Eritrea dallP of E SSHIEVIESERRI Finora sono conosciute circa 70 specie, sottospecie e varietà di formiche, raccolte entro i confini dell’ Eritrea. Il Prof. Silvestri, da un brevissimo soggiorno nella Colonia (23 agosto - 9 settem- bre 1914), ne ha riportato una collezione numerosa, nella quale oltre 20 forme non erano ancora state rinvenute in quel paese e 12 erano nuove. ELENCO DELLE FORME RACCOLTE. Dorylus affinis Shuck., var. aegyptiaca Mayr; Cheren, Ghinda, Nefasit, 8 Jg. D. (Typhlopone) fulvus eurous n.; Cheren, Ghinda, Nefasit, 2 5. Aenictus eugenii caroli For.; Ghinda, 8. Euponera (Mesoponera; escherichi For.; Nefasit, una sola 8 E. (Xiphopelta) elisae divarieata n.; Cheren, Ghinda, Nefasit, 8. E. (Brachyponera) sennaarensis Mayr; Cheren, Ghinda, 2 ©. Ponera orba n.; Ghinda, 8. Leplogenys (Lobopelta) piroskae For.; Ghinda, una sola 8. Messor barbarus semirufus, Ev. André, var. galla Emery; Asmara, Cheren, Nefasit, 8 2 d. Pheidole vugaticeps Emery; Ghinda, 9) 8. Ph. megacephala punctulata Mayr, var. impressiceps Wasm.; Asmara, 9% 8. Ph. sinaitica Mayr; Nefasit, I 8. Ph. philippi n.; Ghinda, 2) 8. Crematogaster aegyptiaca senegalensis Rog; var. robusta Emery ; Nefasit, 8 Q. en Cr. castanea ferruginea For.; var. harrarica For.; Nefasit, 8. Cr. alulai scrutans For.; Nefasit, 8. Monomorium afrum Er. André, var. asmarense For.; Nefasit, 8. M. salomonis carbo For.; Nefasit, 8. M. bicolor Emery; Nefasit, 8. M. (Mitara) exiguum mictile For.; Ghinda, 8 9. Solenopsis punctaticeps erythraea n.: Asmara, Nefasit, 8. S. gnomula n ; Nefasit, 8. Oligomymnmnex jeanneli Sant.; Nefasit, due 8: O. erythraeus n; Ghinda, % 8. Calyptonyrmnex (Dicroaspis) foreli n. nom. (emeryi For. 1910); Ghinda, 3. Meranoplus inermis Emery; Asmara, 8. Leptothorax ( Goniolhorax) angulatus concolor Sant.; Maya- bal, 32 dg. Tetramorium guineense F.; Nefasit, 8. T. sericeiventre Emery; Ghinda, Nefasit, 8 9 T. pusillum ghindanwn For.; Ghinda, 8. T. subeoecum For., var. inscia For.; Nefasit, Niphomyrmex escherichi For.;j Nefasit, 3. Triglyphotrix silvestrii n.; Nefasit, 8. Tr. imbellis n.; Nefasit, una sola 8. 2 Strumigenys traegaordhi Sant.; Ghinda, una 8 e una 9 400 a Tapinoma sp. ?; Nefasit, of Plagiolepis brunni Mayr, var. nilotica Mayr.; Nefasit, 8. Pl. (Anoplolepis) tumidula n.; Ghinda, 3 o. Acropyga silvestrii n.; Ghinda, 8. Acantholepis capensis canescens Emery; Ghinda, Nefasit, 8 9 gd. A. carbonaria erythraea For., Nefasit, 8. Calaglyphis bicolor F.; Nefasit, Mayabal, 8 o’. Camponotus (Myrmoturba) maculatus F., var. lohieri Sant. ; Asmara, una ®. C. (M.) maculatus aegyptiacus n.; Ghinda, Nefasit, 3 9 gd. C. (M.) maculatus negus For., var. nefasitensis For.; Nefasit, 8. C. (Orthonotomyrmex) sericeus F.; Asmara, Ghinda, 8. C. (Myrmotrema) erinaceus galla For.; Mayabal, 8. ©. (M.) diplopunetatus n.; Nefasit, due 8; Mayabal, una 9. Più un certo numero di formiche, per lo più 5, non deter- minabili con certezza. — 5 — DESCRIZIONI DI FORME NUOVE E NOTE CRITICHE. Dorylus affinis Shuck., var. aegyptiaca Mayr. Come dice bene il Prof. Forel, nel lavoro sulle Formiche della Colonia Eritrea raccolte dall’ Escherich (Zool. Jahrb. Syst., vol. 29; p- 248, 1910), é certo che la var. abyssinica Emery deve riferirsi» come operaia, al maschio var. aegypliaca Mayr. Dorylus (Typhlopone) fulvus Westw., subsp. euroa n. (Fig. 1-2). Ig dell’Africa orientale che ho veduti hanno l armatura genitale di due forme. L'una forma, che ho attribuita al D. badius Gerst. (non perchè io abbia preparato l’ armatura genitale di un tipo, ma soltanto di un « topotipo », proveniente dal Mozambico) Fig. 1. Dorylus fulvus operaia; capo di esemplari massimi delle sottospecie: tutte le figure disegnate con lo stesso ingran limento. 1. fulvus oraniensis, Tunisia; 2. fulvus eurous, Eritrea ; 3. fulvus dentifrons, Kamerun ; 4. fulvus rhodesiae, Bulawayo. ha lo stipite semplice, cioè sprovvisto di quella appendice trian- golare inferiore che ha nel tipo, cioè nella forma o D. jurenculus Shuck.. Altri X hanno un’appendice ridotta di grandezza (fig. 2): | appartengono a questi ultimi i 5 dell’Eritrea, della Somalia, un individuo di Lindi (Africa or. tedesca) e forse altri di cui non ho preparato i genitali. Importa notare che un < proveniente da Bagamoyo, località situata molto più al N. sullo stesso littorale, ha l'armatura tipica del badivs. Perciò ritengo per provato, che le due forme possono vivere nella medesima regione, ma pre- sumibilmente non negli stessi formicai. Br Le 8 del D. fulvus dell’ Eritrea hanno, a pari statura, il capo «meno allungato che nel tipo (D. fulvus oraniensis Luc.) delle 2 re coste Barbaresche e della Siria, ma molto meno largo e corto che nella forma occidentale tropicale, che il Wasmann ha descritto sotto il nome di dertifr'ons. Gli esemplari che ho veduti della Somalia e uno della Rhodesia meridionale (mandatomi dal Forel sotto il nome di badivs) sono identici. Non ho visto 8 che fossero raccolte insieme con g del badins. L’armatura genitale dei 5 che l’Arnold ha catturati a Bulawayo colle 8, e che il Forel ha determinati per badius (Ann. Soc. Ent. SL Belgique, vol. 57, p. 111, 1913) non fu > Sa preparata (lettera privata del Prof. Fo- a N rel, per cui questa determinazione deve & \\ =_= essere messa in forte dubbio. | aa = Riunisco dunque le 3 ed i & del Fig. 2. l’Africa orientale (all’infuori dei 5 che Dorylus fulous eurous maschio, ar- offrono l’ armatura genitale propria del matura genitale. D. badius), cioè dell’ Eritrea, della So- malia ecc., sotto il nome di D. fulvus eurous (0 subsp. ewroa) n La partizione, la distribuzione geografica e la sinonimia della specie sarebbero dunque le seguenti : D. fulvus-fulvus Westw. (-8 gd’). Africa settentr., Siria. D. juvenculus Shuck. (97). Typhlopone oraniensis Luc. ($). D. fulvus eurous n. (8 DT). Africa orientale. D. fulvus badius Gerst. (7). Africa orientale—australe. D. fulvus dentifrons Wasm. (8). Africa occidentale tropicale. ? D. glabratus Shuck. (dg). D. fulvus rhodesianus For. (2). Rhodesia (Bulawayo). Questultima forma é stata descritta recentemente dal Forel: pare che non raggiunga grande statura, è di colore pallido ed ha il capo notevolmente più corto che nella subsp. euroa. Il 5 di questa forma non è noto. Do la figura del capo nelle operaie massime delle diverse sottospecie. VW Euponera (Xiphopelta) elisae For., subsp. divaricata n. (Fig. 3) Operaia. — Colorazione a un dipresso come nella subsp. rotundata Emery; più grande; le mandibole proporzionalmente più lunghe, come nell’£. seregalensis Sant.; pronoto e mesonoto a larghi, a un dipresso come nella rotundata, molto più larghi che nella senegalensis; l’epinoto è incavato da una larga infos- satura longitudinale, la quale incomincia con una depressione ad un terzo della faccia, che è larga ed abbracciata da entrambi i lati da rilievi i quali fanno vedere un an- golo distinto, quando si guardino obliqua- mente di profilo; la squama peziolare è no- tevolmente più larga che nella rofundata. L’ epinoto e la squama sono molto più larghi che nella senegalensis. Fig. 3. Euponera elisae divaricata Oneraie); Kioraceldiltianeo Lunghezza 5-5,5 mm.; senza gastro 3,2; obliquamente. larghezza pronoto 0,7; larghezza epinoto 0,6; larghezza squama 0,7. Dimensioni di un cotipo della £. senegalensis: Lunghezza 5,2 mm.; senza gastro 3,2; larghezza pronoto 0,6; ghezza epinoto 0,4; larghezza squama 0,5. Cheren, Ghinda, Nefasit. Il tipo della specie vive nell’ isola di Madagascar, la subsp. rofundata nell'Africa australe. Se si vuole adottare il sottogenere Xiphopelfa, proposto dal Forel (Ann. Soc. Ent. Belgique, vol. 57, p. 108, 1913), bisogna farvi entrare, oltre le specie africane elisae e senegalensis, anche la specie Neo-Zelandese £. castanea Mayr. Ponera orba n. (Fig. 4). Operaia.— Si avvicina alle P. abeillei Er. André e fraegaordhi Sant., per la statura, il colore, la punteggiatura sottilissima, l’as- senza degli occhi (nella P. traegaoı"- dhi, ne sussiste appena un rudimento) e la mancanza della sutura meso-epi- notale dorsale. Differisce della prima pel capo meno allungato, pel funicolo delle © ponera orba operaia; torace, peziolo antenne più ispessito a clava, pel to- e postpeziolo di fianco. race un poco più gracile, per la squama peziolare più stretta e più corta (cioè meno grossa). Il collega Santschi ha avuto la cortesia di confrontare un esemplare di questa specie col tipo della P. traegaordhi. In que- sta, le proporzioni del capo sono a un dipresso come nella nuova Fig. 4. ge specie, ma lo scapo è ancora più corto ed il profilo del torace maggiormente convesso. Lunghezza 2-2,8 mm., secondo la maggiore o minore esten- sione nel gastro; 1,5-1,4 senza il gastro. Ghinda, 6 esemplari. Pheidole philippi n. Soldato. — Il capo è rosso di mogano, il torace alquanto più chiaro, i margini del clipeo e delle mandibole nonchè i nodi ed il gastro bruni, le antenne e le zampe fulve. Vi sono peli lunghi sul corpo; sui membri non vi sono che peli brevi ed obliqui, salvo sui femori e sullo scapo. Capo un poco più lungo che largo, non più largo in avanti che indietro, i lati debolmente curvi; lobi occipitali sporgenti ed angolosi (meno che in Ph. strator For.), separati da un’incisura angolare di circa 120’, incisura che si pro- lunga con un solco profondo sul vertice. Gli occhi sono situati un poco innanzi al terzo anteriore. Il clipeo non è incavato al mar. gine, ed ha in avanti un piccolo tubercolo, ma non è carenato. Le lamine frontali sono prolungate un poco meno che lo scapo; non vi sono scrobi. Le mandibole sono lucide, non striate. La parte mediana del clipeo è levigata; la fronte è striata, ossia è percorsa da rughe rilevate longitudinali; ai lati delle lamine frontali, si aggiungono, come al solito, a queste rughe altre obli que che segnano un reticolo irregolare, e la punteggiatura fonda- mentale si fa più accentuata; la striatura della fronte va fino alla metà della lunghezza del capo; la scultura dei lati si prolunga di più; il vertice e l’occipite sono levigati e lucidissimi; una depressione quasi insensibile segna il punto dove si appoggi l’estremità dello scapo, la quale raggiunge circa il terzo posteriore. Il funicolo ha i piccoli articoli manifestamente più corti che lun ghi; l'articolo terminale della clava è poco minore della somma delle lunghezze dei due articoli precedenti. Promesonoto levigato, epinoto e lati del meso-metatorace punteggiati. Il pronoto è largo ed angoloso sui lati; sul profilo, il mesonoto non è separato dal pronoto da un solco distinto, ma è leggermente sporgente ad an- golo ottuso, e la faccia posteriore a quest’ angolo cade obliqua mente sulla sutura meso-epinotale; le spine sono acute ed oblique, tutt'al più lunghe quanto la metà della faccia basale dell’epinoto. Il nodo peziolare squamiforme è stretto e debolmente smarginato AS superiormente; il postpeziolo è Jargo più del doppio del nodo pe ziolare, sporgente ad angolo od a cono, alquanto ottuso sui lati. Lunghezza 3,5-3,8 mm.; senza gastro 2,4; capo senza man- dibole 1,2X1. Operaia. — Giallo-grigio pallido, il capo (salvo le mandibole) ed ancora più 1 addome tendenti al bruno. Peli come nel 9). Il capo è levigato, salvo in avanti, dove si trovano alcune rughe sulle guance e sulla fronte. Il torace ha la stessa scultura che nel 9; i fianchi del pronoto sono fittamente punteggiati. Il capo è alquanto più lungo che largo; il margine posteriore rettilineo o debolmente incavato, gli angoli posteriori ampiamente ritondati ed i lati curvi. Occhi un poco innanzi alla metà dei lati. Le la- mine frontali non si estendono oltre l'occhio. Lo scapo oltrepassa il margine occipitale di una volta e mezzo il suo diametro; gli articoli minori del funicolo sono più corti che lunghi, 1’ articolo terminale è dominante, ma meno lungo dei due precedenti som- mati. Pronoto con un accenno di tubercoli scapolari; sul profilo, il mesonoto offre un vestigio più o meno distinto dell'angolo che ho descritto nel 9); le spine dell’epinoto sono piccolissime, acute Peziolo conformato come nel 9), ma col nodo squamiforme non smarginato; postpeziolo più largo del peziolo, ma non così largo quanto nel 9, coi lati distintamente angolosi. Lunghezza 1,8-2,1 mm.; senza gastro 1,4. Ghinda, 4 9 ed alcune 8. Fra le poche specie di Pheidole africane con l'articolo ter- minale della clava predominante (1), questa è ben distinta per la forma del capo nel 9, e per la scultura di esso. Si avvicina a Pn. strator For., ma la forma del capo del 9 è molto meno allungata. (1) La diagnosi del genere Pheidole, formolata del Mayr, e che gli au- tori di comune accordo hanno ripetuto, è inesatta, in quanto alla clava delle autenne di molte specie. L'articolo terminale della clava è a un dipresso eguale a ciascuno dei due primi, nella maggioranza delle specie dell’Africa e dell’ India, ciò che è conforme alla formola del Mayr; ma in una mino- ranza delle specie abitanti nelle regioni sunnominate, nella maggioranza delle Australiane ed in molte Americane, l’articolo terminale è più o meno predo- minante vale a dire molto più lungo e più grosso di ciascuno dei due pre- cedenti, qualche volta lungo quanto i due precedenti presi insieme. ESTONE Crematogaster aegyptiaca Mayr, subsp. senegalensis Rog. var. robusta Emery. C. aegyptiaca For. , Zool. Jahrb. , Syst. , vol. 29, p. 257 (1910). Designo questa formica sotto il nome col quale, gia nel 1877, ho descritto la 9 ed il y della specie determinata nello stesso scritto per C. senegalensis Rog.. Veramente io aveva determinate le operaie per 4egypliaca, ma, prima di stampare il mio Javoro (che era la mia prima opera riflettente formiche esotiche), sot- toposi gli esemplari al parere del mio maestro Mayr; egli mi scrisse che non si trattava del C. aegypliaca Mayr ma del C. senegalensis Rog.. Fui confortato in questa determinazione rice- vendo operaie provenienti dalle rive del fiume Gambia, che si potevano a mala pena distinguere dagli esemplari dell’ Eritrea. Ma la femmina descritta dal Roger era molto più piccola e altri- mente colorata delle femmine dell’ Eritrea che avevo descritte sotto il nome di robusta; per cui credo giustificata una separa- zione di varietà. Ma che cosa è la ©. aegyptiaca Mayr? Io ho da lungo tempo nella mia collezione sotto questo nome operaie di Assab e di Aden, che hanno ie spine molto più corte e sono di colore più chiaro delle 8 dell’ Eritrea noverate sopra. Vale a dire, hanno tutto il corpo rosso chiaro, soltanto il gastro è bruniccio nella parte po- steriore. Non ricordo se questi esemplari fossero controllati o no dal Mayr. Il Karawaiew scrive che ha rinvenuto la C aegyptiaca Mayr a Port-Soudan (Rev. Russe d’ Ent., vol. 11, p. 8, 1911). Ho rice- vuto infatti dallo stesso delle operaie della medesima provenienza. Esse hanno il capo un poco meno corto delle ©. aegyptiaca «© senegalensis; lo scapo raggiunge il margine occipitale o 1’ ol- trepassa appena; le spine sono lunghe e sottili; il promesonoto è coperto di una scultura irregolarmente rugosa, quasi vermico- lata. Il torace è molto meno robusto, come nella C. scutellaiis europea ; infatti io non saprei distinguerle, neppure come varietà, dalla C. scutellaris schmidti Mayr della Dalmazia. La stessa formica è stata raccolta a Massaua dal Beccari e dal Doria. Io l’ ho determinata un tempo a torto per C. castanea F. Sm. (Ann. Mus. Civ. Genova, vol. 9, p. 379 (1877); vol. 16, p. 525 (1881)). Verosimilmente questa formica è stata importata col legname in alcuni porti del Mar Rosso, C. alulai Emery, subsp. serutans For. Zool. Jahrb., Syst., vol. 29, p. 258 (1910). Il Forel descrive questa formica come specie, non conoscendo de visu il tipo della C. alulai. La forma scrulans differisce per la statura un poco maggiore, per la scultura del torace più forte e pel colore molto più scuro, rosso bruno col gastro piceo. Lunghezza 4 mm. o poco più. Ho pregato il Prof. Forel di confrontare uno dei miei esemplari col tipo. I miei sono più grandi, hanno una carena ben distinta sul mesonoto ed il torace più striato-reticolato. Ma queste discrepanze significano poco: sono in relazione con la statura: due 8 della stessa località e dello stesso giorno, verosimilmente presi nello stesso formicaio, sono più piccoli, non hanno carena sul mesonoto ed hanno la scultura più debole. A I tipi del C alulai sono di colore rosso -ferrugineo chiaro col gastro bruno. Ho visto una 8 piccolissima (proveniente da Massab) di colore giallo-rosso uniforme con |’ estremità del gastro bruna. Lunghezza 3 mm. Credo dover separare il €. alulai, come specie, dal CO, meni- lehi For..La scultura del torace & molto piü forte che nel 0. meni- leki; il pronoto ed il mesonoto sono sottilmente punteggiati e striolati, opachi, la faccia basale dell’ epinoto è striata ; le spine sono pili corte, ancora pit corte nella subsp. sciuwfans; in aleuni esemplari, non sono piü lunghe che grosse alla base. Nel quadro analitico delle specie e forme di Orematogaster del gruppo bricolor-menileki (Bull. Soc. Ent. France, 1912, p. 411 e seg.), il Santschi dice erroneamente che la faccia basale del- l’epinoto non è striata nel C. alulai. I C. werneri Mayr (Sitz. ber. Akad. Wiss. Wien, vol. 106, Abt. 1, p. 388, 1907), dell’Alto Nilo, del quale ho esaminato un cotipo, mi sembra differire dall’a/u/a? soltanto per le spine molto più lunghe e la scultura del torace ancora più forte che nella subsp. scrulans. Propongo di subordinarlo, come sottospecie, al C. alulai. 0 C. eastanea F. Sm., subsp. ferruginea For. È stato assodato dal Forel, che C. tricolor Gerst., var. decolor For. è sinonimo di €. castanea F. Sm. Ma come risulta da rag- guagli ufficiali, che devo alla cortesia del Sig. W. OC. Crawley, il vol. 6 del Catal. degli Imenotteri del British Museum, (a p. 136 del quale è pubblicata la descrizione del 0. caslaneys), è stato messo in vendita il 28 Marzo 1858. Dunque questo nome ha incontesta- bilmente la priorità sul nome di €. #icolor Gerst., la cui dia- gnosi fu presentata all'Accademia di Berlino, nella seduta del 12 Aprile dello stesso anno Per conseguenza, le numerosissime sottospecie e varietà, che sono state finora subordinate al €. bicolor, dovranno assumere, come nome specifico, C. castanea F. Sm. 7 C. luctans For. Nefasit; conosciuto soltanto dell’Africa orientale inglese. C. chiarinii Emery, subsp. taediosa For. Nell’ Eritrea mi sono note le località seguenti : Gomod, Saati (Belli); Algota (Prof. Adriano Fiori). Solenopsis punctaticeps Mayr, subsp. erythraea n. (Fig. 5). Operaia. — Gli esemplari piccoli sono di un giallo più o meno rossiccio pallido, i grandi più bruni; le 8 di Nefasit sono più pallide, quelle di Asmara più scure, col segmento basale del gastro bruniccio, I caratteri della sottospecie sono : = la statura non supera 2,7 mm.; la larghezza del capo 0,5; i lati del capo notevol- ia:capo Mente arcuati, anche nei pic- di due esemplari, minimo e massimo. coli esemplari; i denti mediani del cli- peo sporgenti, mentre i laterali sono appena pronunziati come angoli ottusi; la punteggiatura del capo come nella subsp. caffra For.; Solenopsis punctaticeps erythraea oper il nodo peziolare piü largo del postpeziolo, col contorno superiore rettilineo nei grandi esemplari, ritondato nei piccoli; peli del corpo meno lunghi e molto meno disuguali che in caffra. Lunghezza 1,8-2,7 mm. Asmara, Nefasit, molte 8. S. gnomula n. (Fig. 6). Operaia. — I piccoli esemplari sono giallo pallido un poco grigiastro; nei grandi, s’imbrunisce più o meno il capo; il mar- gine dentato delle mandibole è bruno scuro. Tutto il corpo è lu- centissimo. La punteggiatura piligera è particolarmente scarsa e rada, e per conseguenza i peli del corpo sono pochi e relativamente corti. C'è un rilevante dimorfismo tr: le grandi e piccole, parti- colarmente nella forma del capo: nei massimi esem- plari, è rettangolare, coi lati paralleli e dritti; nei piccoli, i lati sono arcuati, come sì vede nelle figure. et e ia Il clipeo ha i denti mediani ssimo: a) capo; d) mandibola veduta dalla punta; ben pronunziati, i denti la- sona n coi ivo io ic) ensdune0lo aio eraifafformaldancololote pra; e) capo di esemplare minimo: tutte le figure = allo stesso ingrandimento. tuso. Le mandibole, negli esemplari grand, hanno il margine esterno molto arcuato, e, come al solito, 4 denti, il basale piccolo e ottuso. Lo scapo raggiunge, con la sua estremità poste- riore, a un dipresso i */, della lunghezza del capo; nei piccoli esemplari, il 1° articolo del funicolo è più lungo dei quattro se- guenti, i quali sono quasi due volte grossi quanto sono lunghi; nei grandi esemplari il 1° articolo è lungo quanto i tre seguenti, e questi sono molto meno corti. Gli occhi sono rappresentanti da una sola faccetta nei grandi, da un punto scuro nei piccoli. Pel profilo del torace e per la forma del peduncolo addominale, veg- gansi le figure. ce Fig. 6. Lunghezza 1,2-2,6 mm. Nefasit, molti esemplari. Tra le Solenopsis africane, questa specie si discosta affatto dal gruppo della 8. punctaliceps. Ha quasi il dimorfismo di un Aöromyrma,ma le mandibole a quattro denti,come nelle Solenopsis, la fanno escludere da quel genere. Oligomyrmex jeanneli Sant. Questa minutissima specie è stata descritta recentemente sopra esemplari dell’Africa orientale inglese (Voy. Alluaud & Jeannel d. l’Afrique or., Formicides, 1914). Ho paragonato accuratamente una delle 8 di Nefasit con un cotipo del Santschi, senza poter E rilevare differenze di al- cuna importanza. Però, cre- > 4 We i] a + do che, senza avere esa ua ID minato un 9), non si può AR mai essere certi della de- 6 5 terminazione di un Oligo- = RA. > r. IMUYFINELX, N > | dita EN, 0. erythraeus n. DI h iM Y | © Be) / ky LE (DI x Ne (es) or . A Va J oN Soldato. — Giallo, ca- Na See po bruno chiaro. Capo e Oligohiyriieer erythrdeue lan! Biic profilo, capoidiaopra - PEOMESONOLO-UGIGL -w cele (A a n capo è inoltre in parte striato per lungo; pleure, epinoto, fianchi del torace, nodo del peziolo e postpeziolo fittamente punteggiati, opachi. Peli corti e copiosi. Il capo è di metà più lungo che largo, coi lati quasi paral- leli, incavato di dietro ; il vertice porta al suo limite posteriore una sottile carena ad arco trasversale, che sporge alle sue due estremità in un dente, particolarmente visibile di profilo. Occhi di una faccetta. Clipeo sporgente nel mezzo del suo margine an- teriore, ma non dentato. Linea frontale molto breve e non prolun- gata sino alla fossetta che rappresenta il rudimento dell’ ocello impari. Metà anteriore del capo sottilmente striata per lungo. eccetto nel mezzo della fronte; un’area parimente striata sta nel ls mezzo del vertice. Mandibole levigate, con pochi punti, armate di 5 denti. Lo scapo raggiunge circa la metä della lunghezza del capo; gli articoli 2-6 del funicolo sono circa di metà più larghi che lunghi. Dorso del torace appena impresso nella sutura meso — epinotale ; faccia discendente dell’ epinoto limitata sui lati da un margine sottile e membranoso. Peziolo e postpeziolo come nella figura. Lunghezza 1,6-1,8 mm.; senza gastro 1,3; capo senza man- dibole 0,6x0,4; scapo 0,22. Operaia. — Dello stesso colore del 9); capo più chiaro; scul- tura la stessa, però sul capo soltanto le guance sono striate, il resto no. Capo (senza mandibole) di poco più lungo che largo, più largo indietro che innanzi; non presenta carena nè denti al- l’occipite. Torace e peduncolo addominale come nel 9), ma i nodi sono un poco meno larghi. Lunghezza 0,9 mm.; capo senza mandibole 0,34x 0,29. La 8 rassomiglia molto all’O. jeanneli; è un poco più grande, ed il peduncolo ha i nodi più larghi che in questa specie. Il 9% differisce dall’O. jeanneli per l’occipite armato. Ghinda, 3 9! e alquante 8. Meranoplus inermis Emery. Asmara; questa specie mi é nota soltanto dell’Africa australe: Transwaal. Calyptomyrmex (Dicroaspis) foreli n. nom. Dicroaspis emeryi For., Zool. Jahrb., Syst., vol. 29, p. 262 (1910). Il genere Dicroaspis si è arricchito in questi tempi di parec- chie specie, tutte africane, ma che rassomigliano molto per strut- tura del corpo e pel carattere del rivestimento di peli al genere malese-australiano Calypltomyrmex; resta soltanto il carattere delle antenne, di 11 articoli nei Dicroaspis, di 12 nei Calyplo- myrmex, che permette di distinguere i due gruppi. Perciò, pro- pongo di fare di Dicroaspis un sottogenere di Calyplomyrmex. Esistendo già un C. emeryi For. di Borneo (Mitt. Naturh. Mus. Hamburg, 1901), sono costretto a cangiare il nome del €. (D.) emeryi For. dell’ Eritrea (1910). Leptothorax (Goniothorax) angulatus Mayr, subsp. eoneolor Sant. Voy. Alluand & Jeannel d. Afrique or., Formicides, p. 107 (1914). Mayabal, 8 IX, 8 9 Go. Le 8 corrispondono esattamente alla descrizione che n’é stata data dal Santschi, il quale ebbe questa forma da Mombassa, nell’ Africa orientale inglese. La 9 è pochissimo più grande delle operaie (5,4 mm.), ha il peziolo, e particolarmente il postpeziolo più larghi; le ali quasi incolori, con Ia venatura ed il pterostigma bruni; hanno la cel- lula radiale chiusa e la discoidale nulla. Il & è nero, con le antenne e le zampe brüune sie mandibole, le articolazioni delle zampe, i tarsi e l’armatura ge- nitale pallidi. Il capo è ritondato di dietro; gli occhi occupano meno della metà anteriore dei lati di esso; tutto il capo è fitta- mente punteggiato, opaco, il clipeo e le guance striati; mandibole quadridentate; lo scapo delle antenne è lungo più che un terzo del funicolo; il 1° articolo di quest’ultimo è poco più corto del 2", Il pronoto sporge dal margine del mesonoto, ed ha, in ciascun lato, un angolo ottuso, ma distinto; il mesonoto ha i solchi del Mayr ben marcati; la metà anteriore del torace è irregolarmente rugosa, ma alquanto lucida; l’epinoto è opaco, fittamente punteg- giato; la superficie discendente è lucida, ed i limiti laterali di essa formano un angolo ottuso con la faccia basale, Il peziolo è circa una volta e mezzo lungo quanto è largo, e termina in dietro con un nodo ritondato ; il postpeziolo è alquanto più largo del peziolo e più largo che lungo; questi due segmenti e il ga- stro sono lucidi. I peli del corpo sono scarsi, corti e ottusi. Lunghezza 4 mm. Gl’individui alati del Leptothorax angulatus Mayr (Africa) e del L. asper Mayr (America), che spettano, come altri di cui non mi sono note le forme alate, al sottogenere Gondothorax (Emery, 1896), hanno la cellula radiale chiusa e la discoidale assente. Il genere Nesomyrmex (Wheeler, 1910), che ha l’ala similmente conformata ed il pronoto angoloso, è, a mio parere, sinonimo di Goniothorax (vedi appendice). alten Tetramorium pygmaeum Emery. Operaia (non ancora descritta). — Non molto più piccola della9. Ha l'aspetto di un Leptothorax tuberum, per la forma, la scul- tura, i peli e la colorazione, ma ha il clipeo di un Tetramorium, e quindi deve essere classificata in questo genere. Scultura e forma del capo come nella 9. Torace opaco, eccetto la faccia discen- dente dell’epinoto tra le spine, più rudemente scolpito del capo, rugoso, con appena un accenno di striole; sutura meso-epinotale distinta sul dorso, ma appena impressa sul profilo; facce basale e discendente quasi di eguale lunghezza, le spine oblique e poco divergenti sono lunghe a un dipresso quanto metà della faccia basale. Peziolo e postpeziolo press’ a poco come nella 9. La co- lorazione è rosso chiara, col capo un poco più scuro, i membri e la base del gastro più pallidi, la parte posteriore del gastro, a cominciare dal terzo del segmento basale, più o meno bruna. Lunghezza 2,5-2,7 mm. Eritrea: Bizen; 2 esemplari raccolti dal Prof. Adriano Fiori. T. subeoecum For., var. inseia For. x Il tipo della specie è stato descritto dell’Africa orientale in- glese, la var. della Rhodesia. Triglyphothrix silvestrii n. (Fig. 8). Operaia. — Nera, le mandibole, l’ estremità delle antenne e delle tibie ed i tarsi più o meno bruni. Visto con una forte lente d’ingrandimento, il tegumento appare lucente; quello del capo e del torace è percorso da numerose rughe rilevate, disposte irre- golarmente per il lungo sulla parte anteriore del capo e sul clipeo, a reticolo sull’occipite, sul torace e sui nodi, trasversalmente tra le spine dell’epinoto; tra le rughe stanno i punti piligeri; il gastro è striato all'estrema base, che è segnata di punti piligeri più grossi di quelli delle parti retrostanti. I peli trifidi non sono molto lunghi; sul capo sono trasversalmente obliqui, e non hanno quello aspetto di muffa, che hanno in parecchie altre specie. Il capo è più largo che lungo; il margine occipitale, rettilineo. Tra la lamina Bollett, di Zoologia Gen, e Ayr. 2 I frontale e l’occhio, vi 6 una scrobe profonda e larga, percorsa da una ruga longitudinale elevata, che la divide in una parte per lo scapo e un’altra pel funicolo. La lamina frontale e lo scapo si prolungano un poco al di là della metà dello spazio che intercede tra l'occhio e l’ angolo posteriore del capo. Gli occhi sono con- vessi, un poco acuminati in basso; contano 8 faccette nel loro mag- gior diametro. Le mandibole sono striate verso l’apice, punteggiate alla base. Il pronoto ha spalle ad angolo ottuso e ritondato; veduto TOA esi Eito di profilo, il dorso del torace è del torace e del peduncolo. continuo, non molto convesso in avanti; le spine dell’epinoto sono lunghe quasi quanto la faccia discendente, diritte, acute, obliqua- mente ascendenti. Il peziolo porta un nodo più alto ed un poco meno largo del postpeziolo, squamiforme, col margine superiore ritondato, largo a un dipresso una volta e mezzo quanto è lungo. Lunghezza 2,4-2,8 mm. Nefasit, 4 8. - Fig. 8. Tr. imbellis n. (Fig. 9). Operaia. — Questa formica ha identicamente la scultura del Tr. auropunctatus For., presenta pure la stessa struttura del capo e delle scrobi. Differisce per i ca- ratteri seguenti : il colore è bruno-ferrugineo chia- ro e non presenta riflessi dorati nei punti ; gli occhi sono un poco più grandi Fig. 9. (5 faccette nel maggior diametro) e Tiglyphothrix imbellis operaia; pro- RR ana aan filo del torace e del peduncolo, i denti epinotali sono più brevi e non sono acuti, ma ri- tondati ; il nodo del peziolo ed il postpeziolo sono meno larghi e meno tozzi sul profilo. Lunghezza 2,4 mm, Nefasit, una 8. ae De ea Questa formica potrebbe pure considerarsi come sottospecie del Tr. auropunctatus (1). Strumigenys traegaordhi Sant. Medd. Göteborg Mus. Zool., vol. 3, p. 28 (1914). Ghinda, 1 8, 1 9. La 8 corrisponde perfettamente alla descrizione ed alla figura che ne ha fatto il Santschi sopra esemplari del Natal. La 9 è più grande (2,6 mm.), ha i peli del capo e degli scapi più lunghi ed appena dilatati, ossia squamiformi all’apice, di modo che sono molto meno appariscenti che nella 8. Il nodo del peziolo, e particolarmente il postpeziolo, sono molto più larghi che nella 8, il margine spugnoso meno sviluppato. Plagiolepis brunni Mayr, var. nilotica Mayr. Specie diffusa in gran parte dell’Africa australe e tropicale; la var. nilotica fu rinvenuta a Kaka sul Nilo Bianco, PI. (Anoplolepis) tumidula n. (Fig. 10). Operaia. — Di colore giallo uniforme, gli arti un poco più chiari, gli occhi ed i denti delle mandibole neri. Il tegumento è lucido e liscio, salvo i punti pubigeri, che danno impianto ad una pubescenza semieretta, fitta e cortissima; pochi peli lunghi sul clipeo e sul gastro, un paio sul pronoto. Il capo è rettangolare, più lungo che largo, i lati rettilinei, paralleli, il margine occipitale appena incavato, gli angoli posteriori ritondati. Clipeo convesso col margine anteriore sporgente ad arco. Occhi grandi, legger- mente convessi, siti un poco innanzi alla metà dei lati; il mag- gior diametro dell’occhio è più che la quarta parte della lunghezza (1) Recentemente il Forel ha descritto un Tröglyphothrix arnoldi (Deutsche Ent. Zeitschr. , 1913, p. 220), che non ha peli trifidi, considerando forse la struttura del capo, provvisto di serobi ben sviluppate, come carattere sufti- ciente. Ma vi sono pure dei Tetramorium provvisti di scrobi altrettanto svi- luppate (p. es 7. grassi Emery) come nella specie in questione. Per me, il Triglyphothrix arnoldi For, & un Tetramorium. — 20 — del capo. Un ocello. Le mandibole sono fornite di 5-6 denti molto ineguali. Lo scapo è piuttosto gracile ed oltrepassa il margine occipitale per almeno una e mezzo a due volte il diametro; gli articoli del funicolo sono tutti più lunghi che larghi, e vanno crescendo insensibilmente in lun- ghezza ed in spessore verso l'apice dell’ antenna ; 1’ articolo terminale è lungo quanto i due precedenti. Il torace è largo, un poco più stretto al mesonoto, ma non strozzato; il metanoto (post- scutello) è saldato col mesonoto, senza suture che separino questi segmenti; le stigme del metato- race non sono sporgenti sul dor- so; il profilo dorsale presenta, in corrispondenza della sutura me- Fig. 10. ta-epinotale, una depressione a Pie mn operas none dll sella; l'epinoto ha, tra la faccia peziolo di profilo a maggiore ingrandimento. basale e la discendente, un an- golo ottusissimo e ritondato. Il peziolo porta una squama molto inclinata e bassissima che rasso- miglia alla squama di un Tapinoma. Il gastro ha la base protratta e poggia sul peziolo, di modo che quest’ultimo è in buona parte nascosto. Nella maggior parte degli esemplari, il gastro è molto rigonfio. Lunghezza 2,5 mm.; senza gastro, 1,1-1,2. Maschio. — Capo e torace di colore castagno, gastro più chiaro, funicolo, zampe e genitali giallo bruno. Scultura e pube- scenza come nella 8. Capo più largo che lungo, ritondato sui lati, col contorno posteriore diritto. Occhi occupanti oltre la metà dei lati del capo. Lo scapo oltrepassa l’occipite circa per metà della sua lun- ghezza; i primi articoli del funicolo sono due volte lunghi quanto grossi. L’ epinoto è depresso, la sua faccia discendente corta e ricongiunta con la basale mediante una curva. La squama è fatta come nella 8, ma un poco più massiccia. Gli stipiti dei genitali hanno la forma di triangolo acutangolo, ma con l’apice ritondato. Le ali sono debolmente affumicate, con la nervatura e lo stigma bruno chiaro. LO o Lunghezza 3,2-3,5 mm.; senza gastro 1,8; scapo 0,8; ala 3,0. Ghinda, 2 IX. Rientra nel sottogenere Anoplolepis Sant. L’' operaia è ben. distinta dalle altre specie, particolarmente per gli occhi situati in avanti, per la forma del capo e pel colore. Acropyga silvestrii n. (Fig. 11). Operaia. — Giallo bruniccio chiaro. Tegumento molle, di modo che, non solo il gastro, ma anche il capo di tutti gli esemplari, disseccandosi, si sono incavati; coperto di cortissima e fitta pubescenza semie retta, con pochissimi peli più lunghi. Capo rettangolare, più lungo che lar- go, i lati ed il margine occipitale rettili- nei, gli angoli posteriori poco ritondati. Nello stato attuale, cioè di formiche morte, incollate su cartoncini e dissec- cate, tutti gli esemplari hanno la fronte E ed il vertice alquanto irregolarmente Acropyya silvestrit operaia; profilo ne = Rd È aT A femtecnenenenoloscape canteniia depressi od infossati, e la superficie po- di profilo. steriore (occipitale) incavata; credo che quest’ultimo incavo sia, almeno in parte, precedente al disseccamento, perchè è regolare, e corrisponde alla superficie convessa del pronoto. Il clipeo è sporgente ad arco; l’area frontale è piccola e ben limitata. Le mandibole sono munite di 5 denti acuti e bruni. Gli occhi stanno al quinto anteriore dei lati del capo, e sono piccolissimi, composti di 3 o 4 faccette piccole e indistinte. Lo scapo giunge fino ai °/, della lunghezza del capo; il 1° articolo del funicolo è quasi della lunghezza dei tre seguenti; gli articoli 2-9 sono all’incirca di un quarto più grossi che lunghi; l’articolo terminale è lungo quasi come i quattro precedenti, non è più grosso e va assottigliandosi gradatamente verso l’estremità; il funicolo non è dunque fatto a clava. Il torace è tozzo ; il pro- noto un poco meno largo del capo ; sul profilo dorsale, si nota, al livello dell’estremità posteriore del mesonoto, una leggera depres sione a sella; l’epinoto ha tra la faccia basale e la discendente, che sono a un dipresso eguali, un angolo ottusissimo e indistinto. La squama è notevolmente inclinata, col margine superiore diritto o appena incavato, la faccia anteriore convessa, la posteriore concava da sopra in basso. Il gastro è lungo quasi quanto il resto del corpo. Lunghezza 2-2,2 mm.; senza gastro, 1,2. Ghinda, 5 8. È la prima specie africana del genere, ed è ben distinta per la forma del capo e delle antenne. Cataglyphis bicolor FE. Mayabal, 8 IX, 8 9, Nefasit; esemplari scuri, ma non diffe- renti dal tipo comune nell’Africa settentrionale. Le 8 raccolte dal Beccari a Cheren e Sciotel, e altre che ho ricevuto da Coatit sono più chiare, nelle parti rosse. I 5 di Mayabal hanno il gastro rosso bruno. Camponotus (Myrmoturba) maculatus F., var. lohieri Sant. Asmara, una 3 massima. Fabricio dice che la sua Formica maculata ha le zampe nere coi femori ferruginei, per la qual cosa penso che il tipo della coll. Banks deve essere vicino alla forma designata dal Santschi col nome di melanocnemis o alla var. lohieri dello stesso autore. C. (M.) maculatus F., subsp. aegyptiaca n. Propongo questo nome nuovo per la forma a tibie pallide dell’ Egitto e dell’ Eritrea, che è stata finora considerata come tipo della specie, dalla maggior parte degli autori, me compreso. C. (Myrmotrema) diplopunctatus n. (Fig. 12). Operaia massima. — Ferrugineo-testacea, la faccia superiore del capo e Il’ epinoto in parte più bruni. Tutto il tegumento del capo, comprese le mandibole, è coperto di una punteggiatura 0 reticolo fondamentale regolare, che, unita ad una sottoscultura microscopica, toglie alla faccia dorsale quasi ogni lucentezza ; la faccia ventrale e l’ occipitale sono discretamente lucide; al disopra di questa punteggiatura, e sulla faccia superiore come sulla faccia inferiore, è sparsa una punteggiatura a fossette, più fitta sulle guance e sul clipeo, che non interrompe il reticolo fondamentale, di modo che ciascuna fossetta lascia vedere nel fondo di essa 4-6 maglie del reticolo ; da ciascuna delle fossette. ha origine un pelo cortissimo. Il torace e l’ addome sono discretamente lucidi, e fanno vedere il reticolo fondamentale disteso trasversalmente. La pubescenza è cortissima e rada; l estremità delle meso— e metapleure e le anche sono guernite di pubescenza fitta e bianca; poche setole pallide erette sul capo e ic: sul pro-mesonoto; una corona di setole Camponotus diplopunctatus operaia . . DI È . di a a O] eatanaterdal bianche più lunghe intorno alla squama, peziolo. un gruppo di setole consimili sull’epinoto; le setole del gastro sono molto più piccole. Capo molto più largo indietro che in avanti, troncato di dietro, coi lati convessi; clipeo non carenato, munito di un lobo dal mar- gine anteriore diritto, che presenta in entrambe le’estremità un angolo reciso. Mandibole non molto curvate, armate di almeno 5 denti. Scapo sottile, alquanto curvato alla base, il quale sorpassa notevolmento il margine occipitale. Pronoto convesso, senza appa- renza di margine laterale; pro-mesonoto lungo un poco più di quanto è largo; sul profilo è convesso innanzi e indietro, alquanto pianeggiante nel mezzo della sua lunghezza ; la curva posteriore è molto accentuata e cade sull’epinoto, per cui, con quest’ultimo, forma un angolo rientrante quasi retto. L’ epinoto è stretto, le facce laterali s’ incontrano a guisa di tetto sulla faccia basale; sul profilo, la faccia basale è più corta della discendente; fanno tra loro un angolo retto, ma molto arrotondato; faccia discen- dente non marginata. Squama larga, circolare, col margine acuto, convessa anteriormente, quasi piana posteriormente. Lunghezza 6 mm.; capo lunghezza 1,8, larghezza poste- riore 1,8, larghezza anteriore 1,0; torace lunghezza totale 2; pronoto larghezza 1,1, lunghezza 1,4; scapo 1,4; tibia posteriore 1,4. > Feminina. — Colorazione, pubescenza e scultura come nella $. Capo arrotondato indietro; gli occhi più grandi. Faccia basale dell’epinoto molto convessa, molto più corta della discendente, con la quale costituisce una gobba. Squama più larga che nella 8. Lunghezza 9,5 mm.; senza gastro 5,6; capo lunghezza 2, lar- ghezza posteriore 2, larghezza anteriore 1,3; torace lunghezza 3,4, larghezza 1,7; scapo 1,6; tibia posteriore 2. Nefasit, 2 8; Mayabal, 1 9. = OA APPENDICE I. I sottogeneri di Leptothorax. Nel 1896 ho proposto un sottogenere Goriothorax pei Lepto- thorax dell'America e dell’Africa, aventi il torace fornito di an goli omerali nelle 8 e nelle 9. In questo gruppo, vi sono specie americane con antenne di 11 articoli e specie americane ed afri- cane con antenne di 12 articoli. Il Prof. Wheeler ha descritto più tardi (1910) un genere Nesomymex, fondato sopra una 9 spet- tante al medesimo gruppo ed avente le antenne di 11 articoli. In un lavoro pubblicato recentissimamente (Bull Soc. Vaudoise Se. nat.,vol. 50 (N. 184), p. 233 (1914, ma pubblicato nel Marzo 1915)), il Prof. Forel propone l'istituzione di un nuovo sottogenere (Caulomyrma, tipo echinatinodis For.) per le specie americane che hanno le antenne di 11 articoli. Questo sottogenere sarebbe sinonimo di Nesomyrmex Wheeler. Ruzsky ha proposto un sottogenere Mychothorax per le spe- cie di Leplothorax, principalmente paleartiche, con antenne di 11 axticoli, avente per tipo £L. acervorum (Formiche del gov. Arkangelsk, Note della Soc. Geograf. Russa, 1904, p. 288, in russo); vi ha compreso, oltre le specie del gruppo acervorum, anche il L. flavicornis Emery. A mio parere, il gruppo Mychothorax sa- rebbe tutt’ altro che naturale se comprendesse tutte le specie di Leptothorax paleartiche e neartiche ad antenne di 11 articoli. Il gruppo acervorum è caratterizzato non tanto dal numero degli articoli delle antenne delle 8 e delle 9, quanto dalla struttura delle antenne del 5, le quali hanno lo scapo cortissimo, gli articoli del funicolo, a principiare dal 2°, lunghi almeno due volte quanto il primo, la clava poco o niente ingrossata. Le altre specie di Leplothorax paleartiche e neartiche (com- presi i Temnothorax ed i Dichothorax), hanno lo scapo più lungo, gli articoli del funicolo, a principiare del 2’, corti, pit corti del primo, la clava generalmente formata di articoli grandi e grossi. Iu queste specie sono compresi i L. flavicornis Emery, longi- spinosus Rog., ecc. che hanno le antenne di 11 articoli nelle 8 e nellevO. diel? nel ci: I Mychothorax ed i Dichothorax 9 e o& hanno I ala ante- riore con la cellula radiale lunga e più o meno aperta. I Goniothorax (compresi i Nesomyrmex), Leptothorax s. str. (comprese le specie con antenne di 11 articoli) e Temnothorax al , an hanno l’ala anteriore con la cellula radiale corta o cortissima e chiusa. Ritengo che la cellula radiale chiusa sia primitiva, e che da essa sia derivata la cellula radiale aperta dei Mychothorax e dei Dichothorax.Il gruppo Goninthorax è prossimo ai Leptothorax s.str. Se riteniamo gruppo fondamentale i Leptothorax s. str. (forse deri- vati a loro volta dai Goniothorax), ne faremo discendere, come rami divergenti, i Zemnolhorax, Dichothorax e Mychothorax. Questi ultimi si sarebbero sviluppati verosimilmente de uno sti- pite con antenne di 11 articoli. Non trovo opportuno separare i Goniolhorax americani ad antenne di 11 articoli dalle specie aventi le antenne di 12 arti- coli. Descrivo qui in calce una specie, la quale ha, senza dubbio, stretta affinità col gruppo echinatinodis, ma che ha le antenne di 12 articoli. Sarebbe, secondo la mia opinione, un errore sepa- rarla da quel gruppo. Del pari, non proporrò di dividere le specie di Leptothorax s. str. che hanno le antenne di 11 articoli (in America: schaumi Rog., curvispinosus Mayr, fortinodis Mayr, longispinosus Rog.; in Europa: flavicornis Emery) da quelle che le hanno di 12. Leptothorax ‘Goniothorax) formosus n. Operaia. -- Rosso chiaro, capo nero, eccetto le mandibole e le parti laterali del clipeo; lo scapo è rosso, il funicolo bruno, la clava quasi nera; il segmento basale del gastro è in gran parte coperto da una zona trasversa nera, che si prolunga in avanti in una riga longitudinale sottile. Il tegumento tutto è opaco. Capo, torace e peziolo coperti di solchi longitudinali irregolari, separati da rughe elevate; il fondo di questi solchi è sottilmente punteg- giato, opaco per una sottoscultura microscopica : si vedono pure punti un poco più grossi, che dànno origine a peli (pubescenza) minutissimi e biancastri. Postpeziolo solcato più sottilmente del peziolo. Peli ritti ottusi scarsissimi, nulli sui membri. Capo un poco più lungo che largo, alquanto più stretto innanzi; occhi convessi, un poco innanzi al mezzo dei lati; margine posteriore debolmente convesso ; clipeo con un largo lobo al margine ante- riore; porzione mediana di esso elevata e striata. Antenne di 12 articoli; lo scapo oltrepassa il margine occipitale; clava po- chissimo ingrossata e accentuata, è dubbio se sia di 3 o di 4 arti- coli, essendo il 9° articolo (dell'antenna, non del funicolo) distin- — 96 = tamente più lungo dell’ 89; i tre ultimi articoli più corti del resto del funicolo. Il profilo del torace non mostra incavo nella sutura meso-epinotale ; il dorso è piatto (ma appena marginato), confor- mato come nel L, spininodis Mayr, ma più allungato, con gli an- goli omerali acuti, una sporgenza triangolare ai lati del mesonoto e una alla base dell’ epinoto; le spine dell’ epinoto sono acute, quasi dritte e lunghe un poco più che non siano distanti tra loro alla base. Il peziolo ha un nodo grande, largo quanto l’estremità posteriore dell’epinoto e armato in ciascun lato di quattro spine di cui la terza è la più lunga. Il postpeziolo è un poco più largo del peziolo, molto più corto che largo, cioè fortemente trasverso, acuminato in spina ai due lati; ciascuna spina porta alla sua base, anteriormente, un denticolo. Lunghezza 4,5 mm. Mapiri (Bolivia), un solo esemplare. APPENDICE II. Intorno alle affinità del genere Promyopias. Avendo ricevuto dal Prof. Silvestri un cotipo della specie de- scritta dal Santschi sotto ilnome di Myopias (Promyopias) silve- 5 strii, esprimo il parere che questa formi- ca non è affatto affine a Myopias ed a / | Trapeziopelta, e quindi che Promyopias non può essere un sottogenere di My0p7as, ma è vicinissimo a Pseudoponera. La for- 5 ma del clipeo, le zampe medie corte e grosse, i piccoli aculei che rivestono alla Nee faccia dorsale le tibie e i tarsi delle zampe ù suddette (non menzionate nella descrizione Fig. 13. del Santschi), e lo sviluppo degli speroni, a mandibola destra di Pseudo- molto maggiore che in Myopias e Trapezio- cites at Eee e pelta, parlano in favore della mia opinione. Anche le mandibole, che a primo aspetto appaiono più o meno rassomiglianti a quelle di Trapeziopella, a me sembrano essere l’estremo differenziamento di mandibole analoghe a quelle di Pseudoponera amblyops Emery: il lettore paragoni le figure delle due mandibole. a Pror. MARIO BEZZI = Una nuova specie di Estride dell’ Eritrea. Per mezzo del Dott. A. Pricolo, ora in Tripoli, che qui vi- vamente ringrazio, ho avuto in esame alcuni ditteri dell’Eritrea incolpati di trasmettere malattie tripanosomatiche del cavallo, del bue e del cammello, nelle aree Ghinda-Ailet-Nefasit-Bareso- Aidereso-Chenofenà. Si tratta di specie di varia natura, che solo per testimonianza degli indigeni sono indicate come sospette; tra esse si trovano infatti Hippobosca camelina Leach e maculata Leach, Auchme- romyia luteola F. e Mydaea sp., di cui solo le due prime pos- sono venire realmente incriminate, tanto piu che della H. macu- lata fu dimostrata sperimentalmente la capacita di trasmettere il Trypanosoma Theileri Lay. Ma fra questi diversi ditteri si trovano alcuni esemplari di due specie di Gastrophilus, coll’ indicazione: « Chenofena, Otto- bre-Dicembre 1914; l’indigeno li incolpa della trasmissione della African horse sickness ». Si tratta di insetti della massima im- portanza, di cui uno appartiene ad una varietà non più ricor- data dal 1863 in poi, e l’altro ad una specie assai distinta dalle affini per la forma delle antenne, per la nudità del corpo e per la colorazione generale; specie che voglio quì descrivere come nuova, facendo precedere alcune note critiche per dilucidarne l’entità, che può disgraziatamente venir posta in contestazione. E certo deplorevole che non sia indicato 1’ ospite di questo estride (1); ma in proposito si può osservare che tutte le specie note del gen. Gastrophilus, da 15 a 18 in numero, furono riscontrate finora solo come parassite dei perissodattili della famiglia degli equidi, sorvolando sul fantastico G. epilepsalis French 1900. Co- me si rileva anche dalla monografia del Bau, 1906, 6 di esse sono note allo stato adulto e larvale e vivono tutte nel cavallo o nell’asino; 3 si conoscono solo come adulti, e sono perciò di (1) Nel frattempo il Dott. Pricolo mi informa che fu catturato sopra un muletto di razza locale. ee ospite non precisato; 6-8 sono descritte solo allo stato larvale di varie zebre (E zebra, E. Bòhmi, E. Burchelli), ed una infine pure come larva dell’Onagro (E. onager). È dunque probabile, per non dire assolutamente certo, che l’ospite della nuova specie quì descritta sia ancora il cavallo 0 l’asino. In dipendenza tuttavia delle ragguardevoli differenze che la nostra specie presenta rispetto alle altre già note, non par fuor di luogo la supposizione che possa trattarsi di un estride di zebra adattatosi a parassitare i cavalli o gli asini domestici. Le specie di Gastrophilus africane viventi nelle zebre, note tutte finora solo allo stato di larva, e descritte dal Karsch, dal Brauer e dal Sjoòstedt, furono recentemente passate in rassegna dal Prof. Gedoelst in occasione della descrizione del suo nuovo G. ternicinctus del Congo. Esse vivono tutte in sottospecie o va- rietà dei Bonte-Quagga (Equus quagga Gmelin), secondo la re- cente classificazione proposta dal Prof. Griffini, e precisamente nelle sottospecie Béhmi Matschie e Bwrchelli Gray. I Bonte-Quagga si trovano anche nell’ Abissinia meridionale, ma la specie più tipica per la regione é la Zebra imperiale (£. Grevyi Oustalet), della quale però non furono finora ricordati degli estridi parassiti. Della regione etiopica, oltre le 6-8 larve sopradette, si co- noscono ancora il G. equi F. e la sua varietà asiîninus Brauer della Nubia e del Capo ed il @. flavipes Ol. del Sudan. Della Colonia Eritrea non era nota finora alcuna specie del genere; tipici esemplari di equi F. io ho ricevuto dall’ isola di Djerba, Tunisi, dal signor Weiss. (1). La specie eritrea, che io qui voglio descrivere col nome di G. magnicornis n sp. è strettamente affine ai G. equi F. e iner- mis Brauer; essa presenta quegli spiccati caratteri di colorazione delle ali e della peluria toracica che indussero il Brauer a dif- ferenziare la var. asininus dell Egitto e della Nubia, esponendo l’apprezzamento che si possa anche trattare di una buona specie, (1) Approfitto dell’occasione per ricordare che il raro G. inermis Brauer, riportato solo dell'Austria e dell’Ungheria, si trova anche in Italia; il noto coleotterologo signor Gius. Leoni ne raccolse infatti due maschi sulla cima del Monte Maggio presso Fossato, assieme a numerosi di equz. Si vede dun- que che le due specie vivono commiste in Italia, dove io trovai ancora il G. pecorum F. a Roma, ed il G. nasalis L. raccolto presso Potenza dallo stesso signor Leoni. Non ho ancor visto invece esemplari italiani di G. hae- morrhoidalis L — 29 — propria dell’asino. Fra gli esemplari avuti da Chenofenà, uno se ne trova che offre appunto i caratteri del G. asininws, onde a questo può riferirsi senza alcun dubbio; ma in esso il terzo ar- ticolo delle antenne é perfettamente uguale per forma, grandezza e colore a quanto si osserva in equi, ed i piedi sono completa- mente gialli, senza alcuna parte nera, e coi peli pallidi tanto sulle anche che sui femori. La nuova specie è invece ben distinta per le dimensioni del terzo articolo delle antenne, che sono almeno del doppio mag- giori che in equi ed inermis, e pel colore nero molto esteso dei piedi e dei peli che li coprono. Per la colorazione in gran parte nera del terzo articolo antennale potrebbe forse ritenersi che la specie quì descritta abbia a coincidere col @. bengalensis del Maéquart, di cui l autore dice semplicemente: « Semblable à V0e. equi, excepté: Troisiéme article des antennes brun. Abdo- men sans taches dorsales. » E propendo anch’io a credere pos- sibile la cosa, tanto più che molti insetti dell’Imdia si ritrovano anche nell’ Arabia e nell’ Africa orientale. Ma il Macquart non dice nulla della notevole differenza nella colorazione dei piedi; e nessun dato mi fu possibile trovare negli autori che si occupano degli insetti indiani e nemmeno nelle opere del Froggatt per quanto riguarda l'Australia. Così fino a prova contraria e fino al confronto con esemplari dell’Imdia, credo opportuno e molto più confacente all’esattezza scientifica descrivere diffusamente la in- teressante specie con un nuovo nome. Gastrophilus magnicornis n. sp. 9. Ex affinibus equi et inermis (II, a, Braueri Monographiae) ac fere ut in var. asinina pictus, sed ab omnibus differt antennarum articulo tertio duplo majori ‘et prope toto nigro, pubescentia totius corporis brevi, fronte prorsus nuda et abdomine nudiusculo. Distinetus praeterea fronte late nigromaculata, thoracis dorso maxima ex parte nigro nitidissimo ac pilis omnino rufis passim vestito, abdomine luteo immaculato segmen- tis tantum secundo tertio quartoque serie punctorum nigrorum secus mar- ginem posticum exornatis, pedibus partim nigris et nigro pilosis, tro- chanteribus posticis tuberculatis, alarum denique maculis apicalibus et fa- scia media latissima integra valde obscurioribus quandoque immo nigris Long. corp. mm. 11-14; lat. capitis mm. 4-5; lat. abdom. mm. 5-6,5; longit. ovipos. mm 3-4; long. alar. mm. 9-12; lat. alar. mm. 3, 5-5. Poeminae 6 ex Erythraea, Chenofenà, Oct.-Dec. 1914. Typus in col- lectione auctoris. er en A primo aspetto la specie assomiglia molto, anche per le dimensioni, al G. equi e sua var. asininus; ma se ne distingue subito, oltre che pel carattere delle antenne, per la maggior nu- dità del corpo e per la più intensa colorazione nera del torace; molto spiccato è poi il colore nero della maggior parte delle gambe e sopratutto della pubescenza alla base dei femori, che nei predetti è interamente pallida. Testa larga come il torace ed addossata alla parte anteriore di questo. La fronte é larga, sporgente, un po’ più convessa che in equi, a lati paralleli; essa è di color giallo come il resto del capo, ma la larga striscia mediana è di color bruno o nero che va sfumando in avanti e cessa prima della lunula, ed è divisa da una stretta linea mediana gialla estesa fino agli ocelli; la macchia ocellare è nera e lucente; non si notano i peli che si vedono in equi, ma la fronte è tutta nuda, eccettuato qualche ciuffetto di peli neri e corti presso il vertice, subito dietro agli ocelli. Il margine oculare posteriore e l’occipite sono coperti di brevi peli di color chiaro. Le guancie sono colorate in giallo come le orbite frontali, e sono come queste un po’ lucenti e per- fettamente nude; esse portano due macchie nerastre poco defi- nite, una superiore più grande ed una inferiore più piccola. Lu- nula grande, gialla, lucente, immacolata. Fovea facciale e peri- stoma di color cereo quasi bianco, opaco; inoltre sul peristoma si notano radi peli chiari poco distinti. Non escludo tuttavia che tale nudità della testa sia in parte dovuta a cattivo stato di con- servazione degli esemplari. Rudimenti delle parti boccali gialli; da ciascun lato della bocca si trova una macchia scura più o meno distinta; talvolta vi è anche una macchiolina nera sul da- vanti nel mezzo. Antenne gialle, col terzo articolo grande all’in- circa il doppio che in equi, di color nero opaco, con una macchia gialla nella parte interna basale inferiore; l’arista è di color giallo lucente, dilatata verso la base dove è anche distintamente ap- piattita ed articolata, filiforme nel resto; il secondo articolo delle antenne è fornito solo di alcuni radi e brevissimi peli di colore oscuro. Dorso del torace di color nero lucentissimo, volgente al giallo sul davanti, sui lati e talora anche prima dello scudetto; calli omerali gialli; pleure interamento nere, meno lucenti, volgenti al giallo nella parte superiore delle mesopleure e delle pteropleure; le parti lucenti del dorso sono coperte da una minuta punteg- Ale giatura, che è più fitta sui lati e davanti, più rada e più mar- cata lungo la linea mediana e dietro. I peli del torace sono di un bel colore fulvo dorato, ancor più vivo che in nasalis, ma sono folti solo sul davanti, sui lati e nella parte superiore delle pleure; la parte mediana e posteriore del disco sono presso che nude, con solo qualche ciuffo lungo la sutura e le linee dorso- centrali; il centro delle sternopleure e delle ipopleure è pure nudo. Mesoframma nudo, lucente, di color nero, talvolta con due striscie di color giallo scuro. Scudetto giallo, lucente, con una macchia bruna o nera da ciascun lato; i peli sono fulvi; di solito però, in corrispondenza delle due macchie scure, si notano due ciuffi di peli neri, rigidi, eretti, assai spiccati. Bilanceri di color giallo cereo. Squamule bianche, cigliate di radi peli bianchi. Addome di color giallo vivo, piuttosto lucente, per nulla al- terato dalla breve e scarsa pubescenza, che è nera verso la li- nea mediana e l’orlo posteriore dei segmenti, dorata nel resto. Il primo segmento è quasi tutto nero o bruno lucente, coll’orlo posteriore più o meno largamente giallo. Il secondo, terzo e quarto presentano lungo l’orlo posteriore, proprio sul margine, una serie di 8-12 macchiette nere irregolari, ma in prevalenza qua- drate o rettangolari. Il quinto è nero lungo la linea mediana e più o meno largamente anche nella metà apicale; tale colorazione nera può però talvolta mancare del tutto, Il ventre è grigio gial- lognolo, con scarsi peli chiari. L’ovopositore è nero lucente, con peli neri e dorati sui lati verso la base; negli individui a co- lorazione più chiara esso é giallo sui lati ed alla base degli articoli. Piedi lunghi e sottili, pelosi. Anche anteriori nere, con peli neri nel mezzo e fulvi sui lati; medie e posteriori gialle, que- st’ultime del doppio più lunghe, tutte coperte di peli gialli. Tro- canteri di color giallo pallido; solo quelli del primo paio sono forniti di peli scuri; quelli dell’ultimo paio sporgono in un forte tubercolo arrotondato, un po’ più marcato che in equi. Femori anteriori quasi interamente neri, meno che all’apice ed alla base; i quattro posteriori sono gialli, più o meno nereggianti all’esterno e verso la base; i loro peli sono neri in corrispondenza delle parti nere, per cui i femori anteriori spiccano molto per la loro villosità nera e fitta lungo tutta la faccia inferiore; la smargina- tura basale dei femori dell’ultimo paio è molto più marcata che Lea in equi. Tibie nere o brune, colla faccia esterna ed il mezzo di color giallo, per cui appaiono quasi fornite di un anello mediano chiaro; i loro peli sono brevi ed in gran parte neri, risultando più pallidi solo sulle parti chiare. I quattro tarsi anteriori sono sottili e lunghi, di color così chiaro da parere bianchi, e forniti di peli chiari; i tarsi dell’ultimo paio sono più robusti, coi due articoli basali più forti e un po’ compressi, e come pure il terzo di color bruno verso l’apice ed ivi rivestiti di peli scuri. Pulvilli ed unghie di color bianco, queste ultime colla punta nera. Ali piuttosto grandi, colle nervature gialle e colle parti chiare volgenti al giallognolo; il disegno scuro è come in asininus, cioè molto più intenso, largo e spiccato che in equi; il più spesso esso è decisamente nero; la fascia mediana è assai larga ed estesa fino all'orlo posteriore; i due punti oscuri apicali sono in forma di macchie abbastanza estese e ben marcate. Il nervo trasverso posteriore è bene sviluppato, collocato un po’ più in là di quello basale, alquanto più che in equi, e non è dritto, ma leggermente incurvato all’infuori. Il punticino nero posto sopra la radice del quarto nervo è altrettanto spiccato che in equi. BIBLIOGRAFIA 1. BRAUER Fr. — Monographie der Oestriden. Wien 1863. 2, KarscH F. — Berlin. entom, Zeitschr, XXXI, 1887, Sitzungsber. p. XXI. 3. BRAUER FR. — Beiträge zur Kenntniss aussereuropäischer Oestri- den und parasitischer Muscarien. Denkschr. d. math.-nat. Ol. d. K. Akad. Wiss., Wien 1896, p. 270. 4. Froscarr W. W. — The Bot-fly (Gasterophilus equi). Dept. of Agric. N. S. W., 432, Sydney 1900. 5. Bau A. — Diptera, Fam. Muscaridae. Subfam. Oestrinae. Gen. insectorum, 43, Bruxelles 1906. 6. Ssdsrept Y. — Oestridae. Wiss. Ergebn. d. schwed. zool. Exped. nach d. Kilimandjaro, II, 10,2, Stockholm 1910. 7. GepoeLst L. — Contribution à la faune des Oestrides du Congo belge. Revue zool. afrie., I, p. 426-432, Bruxelles 1912. 12. GRIFFINI A. — Le Zebre. Studio zoologico popolare. Manuali Hoepli, Milano 1913. Dorr. GIUSEPPE SCIARRA «2 - nn CONTRIBUZIONE alla conoscenza della Carpocapsa pomonella (L.). La Car pocapsa pomonella (L ) (Fig. 1.), che allo stato di larva è da tutti conosciuta col nome di Verme delle mele, nonostante che da noi abbia numerosi nemici naturali, Carpocapsa pomonella: 1. adulto; 2. mela aperta colla galleria e la larva di Carpocapsa. causa ogni anno un notevole danno alla economia nazionale, ma gli agricoltori pur- troppo non vogliono ancora applicare al- cun metodo di lotta nè naturale, nè arti- ficiale. Per consiglio del Prof. F. Silvestri io ho cominciato a studiare la biologia di tale in- setto e ne pubblico qui i primi risultati, perchè potrebbero in- coraggiare gli agricoltori ad applicare un metodo di lotta naturale che richiede poca spesa e può riuscire di grande utilità. Biografia. Gli adulti della Carpocapsa pomonella, come tutti quelli dell’ ordine dei Lepidotteri a cui essa appartiene, non arrecano alcun danno alle piante, perchè si nutrono o di altre sostanze zuccherine che possono Bollett. di Zoologia Gen. e Agr. del nettare dei fiori trovare. Durante il giorno le farfalle non volano che quando sono disturbate; ordinariamente se ne stanno ferme sulle foglie dei meli e dei peri e solo verso il tramonto cominciano a volare per accoppiarsi. Quando le farfalle sono posate sui tronchi o sui rami degli alberi da esse frequentati, si sottraggono alla vista del più attento osservatore, perchè sono dotate di un mirabile mimetismo pro- tettivo. ACCOPPIAMENTO — L’ accoppiamento avviene sugli stessi al- beri. Il maschio, prima di accoppiarsi svolazza per molto tempo intorno alla femmina, la quale se ne sta ferma con le ali distese sopra una foglia o sopra un ramo, e finalmente si accoppia con essa ponendosele in direzione opposta. Appena avvenuto l’ accoppiamento, tanto il maschio che la femmina richiudono le ali, le quali, sovrapponendosi alquanto ne ricoprono gli addomi. L’ accoppiamento dura circa 24 ore. DEPOSIZIONE E SVILUPPO DELLE OVA. -- La deposizione delle ova comincia due giorni dopo l’ accoppiamento. Esse vengono de poste, sempre isolate, sulle foglie, per lo più sulla pagina supe- riore, ed anche intorno ai rametti fruttiferi; non ho potuto ve- derne mai sopra la superficie dei frutti, neppure quando ho fatto accoppiare le farfalle e poi deporre le ova sopra un rametto frut- tifero circondato da una gabbia di garza. In queste condizioni, una sola femmina depose, nel maggio 1912, 42 ova disposte nel modo seguente: 26 sulla pagina superiore delle varie foglie di cui era provvisto il rametto stesso, 4 sulla pagina inferiore e 12 intorno al rametto, non lontane dalla base dei piccoli frutti che esso portava. Le ova della 1% generazione deposte in maggio-giugno schiu- dono dopo 10-11 giorni dalla deposizione, quelle della 2% genera- zione, deposte in agosto, schiudono invece dopo soli 6-7 giorni. COSTUMI DELLA LARVA. — Le larve, sia della prima che della seconda generazione, hanno costumi pressochè identici: fin dalla loro nascita si cibano esclusivamente delle parti interne dei frutti (mele e pere). Appena uscita dall’ ovo, la piccola larva si avvia subito alla ricerca del frutto che deve fornirle l’ alimento, e, trovatolo, se è quella della 1% generazione va a praticare il foro, per penetrare nel suo interno, in prossimità del calice, mentre quella della SII 2% generazione, oltre che in prossimità del calice, pratica il foro di ingresso anche nei punti dove due frutti si toccano. Ecco le mie osservazioni in proposito. Il rametto fruttifero sul quale avevo fatto deporre le ova dalla femmina di Carpo- capsa, portava quattro piccole pere, le quali, dopo due giorni dalla schiusura delle ova, mostravano verso un punto della peri- feria del calice, un mucchietto di rosura di colore rosso-brunastro. Tolta accuratamente la rosura, appariva nella parte esterna del calice tna piccola macchia-bruna, un piccolissimo foro ap- pena visibile ad occhio nudo; col mezzo di una lente d’ ingran- dimento si osservava bene che quello era proprio il foro prati- cato dalla larva per penetrare nell’ interno del frutto. Dopo altri cinque giorni, ritrovai sul rametto due frutticini soltanto i quali chiaramente mostravano che anch'essi stavano per cadere, perchè avevano perduto il loro turgore e non erano più di color verde intenso come gli altri frutticini dello stesso albero; avevano invece la loro superficie alquanto raggrinzita ed un colore verde-pallido, quasi giallognolo. Gli altri, due frutticini li trovai per terra ed avevano, intorno a ciascun forellino d’en- trata della larva, la corteccia di color bruno intenso, quasi nero per un raggio di circa 3 mm. con i contorni ben delimitati. Dopo altri due giorni trovai per terra anche gli altri due fruttieini, anch’ essi con le aree nere intorno ai fori d’ entrata delle larve. Conservai i frutticini tenendone immerso il picciolo in acqua, ma dopo tre giorni trovai gallegianti sull’ acqua due larvette; una terza aveva attraversato il frutticino in cui era penetrata, per tutta la sua lunghezza nella parte centrale ed era giunta in pros- simità del picciolo; la quarta larva doveva essere uscita fuori del frutto prima che io l’ avessi raccolto. Per le larve della 2* generazione invece, ho osservato più volte che quando si trovavano due frutti a contatto, uno di essi era integro, mentre l’ altro portava della rosura e, in corrispon- denza di questa, il foro d’ingresso della larva. Aprendo il frutto si trovava infatti la larva. Le larve della 1% generazione raggiungono il completo svi- luppo dopo 65-70 giorni dalla nascita. Queste cifre posso de- sumerle dal fatto che dalle larve raccolte nel gennaio 1912, si svilupparono adulti dal 1° al 31 maggio, mentre poi, nella rac- colta fatta con gli stracci in estate, ho trovato un gran numero di larve e di crisalidi alla fine di luglio, Riportandoci a quel che Era abbiamo detto precedentemente in riguardo alla deposizione e schiusura delle ova, possiamo ritenere che da adulti della 2* ge- nerazione sviluppati il 1° maggio, si possono avere larve della 1* generazione verso il 15 maggio ed ammettendo, come è na- turale, che le crisalidi trovate in mezzo agli stracci alla fine di luglio abbiano avuto origine dai primi adulti comparsi in maggio e che siano andate ad annidarsi fra gli stracci stessi verso il 20-22 luglio, le loro larve erano restate sugli alberi per circa 65-67 giorni. Le larve della 2% senerazione raggiungono il completo svi- luppo in 30-40 giorni. Infatti dalle crisalidi e dalle larve della 1* generazione raccolte il 30 luglio 1912, ottenni gli adulti della 1* generazione dal 7 al 24 agosto ed ho osservato, nello stesso anno 1912 e poi anche nel 1913, che le larve della 2% generazione cominciano a cercarsi un rifugio, per costituirsi il nido, fin dal 15 settembre. Le larve, sia della 1% che della 2* generazione, raggiunto il completo sviluppo, scendono sul tronco dell’ albero per cercarvi il luogo adatto dove costruire il loro nido e se nel tronco del- l’albero in cui si trovano, non riscontrano le condizioni oppor- tune, emigrano negli alberi vicini o nei pali di sostegno delle viti e delle altre piante che si trovano spesso consociate ai meli ed ai peri. Quando esse hanno trovato il luogo dove possono essere ben riparate dalle intemperie, si tessono il bozzolo e si trasformano subito in crisalide, se sono quelle della prima gene- razione, oppure, se sono quelle della seconda generazione, sver- nano per trasformarsi in crisalide e poi in adulto nella prima- vera successiva. La larva, appena venuta fuori dall’ ovo, drizza in alto la parte anteriore del corpo e gira il capo a destra ed a sinistra, se poi trovasi sopra una foglia, si affretta a raggiungere la base del picciolo fermandosi di quando in quando e rialzando il capo; arrivata al rametto, rifà i movimenti ricordati e poi s'incammina verso il frutto. Giunta su questo girovaga alquanto sulla sua superficie e poi si dirige verso il punto dove deve praticare il foro d’ingresso e cioè, o alla parte periferica del calice o al punto di contatto di due frutti, a seconda delle generazioni, come abbia- mo detto precedentemente. Se si tocca la larva sopra un punto qualsiasi del corpo, essa si accorcia un po’ per ritornare subito dopo nella posizione normale e per riprendere il cammino se si trova a camminare; se si mo- lesta o si prende fra le dita emette dalla bocca un liquido ver- de-giallognolo che forma una goccia più o meno grande, a se- conda del suo maggiore o minore sviluppo, e che poi riassorbe a poco a poco se non l’ ha deposto sopra l'oggetto con cui essa viene molestata; se si continua ancora a molestarla, si lascia cadere a terra ed emette un filo di seta per potersi attaccare. CRISALIDE. — La durata dello stadio di crisalide varia a se- conda delle generazioni. Per la 1. generazione la durata dello sta- dio di crisalide è di 10-11 giorni, perchè la temperatura dello ambiente nell’ epoca in cui si compie questa generazione (agosto) è molto elevata; per la 2* generazione invece, in cui si hanno le crisalidi in aprile-maggio, quando non fa molto caldo, la du- rata di questo stadio è di 15-16 giorni. Giunto il momento in cui deve svilupparsi 1’ adulto, la cuti- cola della crisalide si fende più o meno irregolarmente alla sua parte anteriore e la farfalla, afferrandosi ai margini della fendi- tura con le zampe anteriori, esce all’ esterno. ApULTO. — Appena liberata dalla sua spoglia, la farfalla resta un po’ di tempo ferma ed appare come intorpidita, poi comincia a camminare lentamente e, dopo qualche ora, quando le ali si sono completamente asciugate, comincia a svolazzare irrequieta contro le pareti del tubo di vetro che la contiene; se invece tro- vasi libera, spicca il volo. Danni causati dalla Carpocapsa pomonella. Ho detto precedentemente che l’adulto della Carpocapsa non può nuocere in alcun modo all’ agricoltore, perchè si nutre esclu- sivamente del nettare dei fiori. Danni enormi invece arrecano le larve, le quali si alimentano principalmente della polpa delle mele e delle pere, mature o no. Però, oltre che le mele e le pere, queste larve attaccano anche altri frutti, come per es. le noci, le susine e le pesche. Quando vengono attaccati i frutti appena formati, questi vanno a male completamente, perchè su- bito appassiscono e cadono; quando invece i frutti attaccati sono abbastanza grandi, non si sviluppano più normalmente, ma si mantengono, più o meno fortemente, attaccati ai loro rami fino a che qualche soffio di vento non li faccia cadere. IS Da osservazioni fatte in proposito ho potuto constatare che quasi tutte le mele e le pere che si rinvengono per terra, salvo il caso di forti venti, sono state attaccate prima dalla larva della Carpocapsa. Ecco alcuni dati a proposito delle mele bacate raccolte a terra: 25 agosto 1912, di 100 mele 19 trovai con larve e 75 ba- cate; 18 settembre 1912, di 200 mele 20 con larve e 178 bacate; 21 settembre 1913, di 300 mele 24 con larve e 264 bacate; 30 set- tembre 1913, di 200 mele 11 larve e 172 bacate. T danni che le larve della Carpocapsa arrecano alle nostre frutta riguardano la quantità, perchè le frutta attaccate cadono facilmente dall’ albero e la qualità, perchè quelle bacate, trovan- dosi nel loro interno in parte corrose ed in parte guaste, perdono tutto o quasi il loro valore. Cause naturali che ostacolano lo sviluppo della Carpocapsa pomonella. Le cause nemiche naturali della Carpocapsa sono molte e sono di origine vegetale e di origine animale. Fra le cause ne- miche vegetali è da notare la flaccidezza, la quale è una ma- lattia a rapidissimo decorso che colpisce le larve durante l’ estate: in speciali condizioni di temperatura e di umidità, può addirittura decimarle. Tutte le volte che io ho fatto la raccolta delle larve durante l’ estate ne ho trovate sempre un certo numero morte di flaccidezza,e i miei allevamenti della 1% generazione del 1912 furono in gran parte distrutti da questa malattia. Servigi non meno importanti rende il calcino. Le larve morte per calcino si rinvengono in tutte le stagioni e in numero maggiore di quelle morte per flaccidezza. Anche le crisalidi ne sono attaccate ed io ne ebbi distrutte una grande quantità nella stessa epoca (agosto 1912) in cui le larve mi venivano uccise dalla flaccidezza. Vi sono poi anche altri funghi, oltre ai precedenti, che con la loro azione concorrono spesso molto efficacemente (quando trovano le condizioni opportune di umidità e di temperatura) a limitare lo sviluppo della Carpocapsa. Fra i nemici animali dobbiamo distinguere gli animali pre- datori e quelli parassiti. Abbiamo fra i primi gli uccelli insetti- vori, i quali hanno maggior facilità di divorare le larve, e i ragni che catturano nelle loro tele gli adulti; fra i parassiti, ricordo prima quelli che ho potuto ottenere io stesso dalle larve e dalle erisalidi che ho raccolte in varie riprese, e poi quelli ricordati dai vari autori: Imenotteri (1) Caenocryptus vittatorius (Jur) D. T. Dori, o “fr, Dibrachys boucheanus Ratz. Pertlampus laevifrons Dalm. : LS Pristomerus vulnerator (Panz.) Curtis. Hemiteles inimicus Gray. ( ) : hygadeuon variicornis Toms. Pimpla roborator Fabr. Ehyg 4 2 ; 2 Microdus spicuus Vesm. Trichomma enecator (Rossi) Vesm. Microdus conspicuus Vesm Ascogaster quadridentatus Vesm. Ditteri Ascogaster rufipes Nees. Leskia aurea Fall. Altri osservatori avevano ricordato i seguenti insetti paras- siti della Carpocapsa: Imenotteri Pimpla anulipes Brullè. | | Y, . x a Campoplex pomorum Ratz. | Stylocryptus brevis (Grav ) Thoms. = Peril, n fr Entedon leptoneurus Ratz. Perilampus laevifrons Dalm. Eulophus bulmeringii Ratz. Pristomerus vulnerator (Panz.) Curtis. Inostemma boxü (Latr.) Walk. ° Ditteri Macrocentrus delicatus Cress. Actia pomonella Schmablet Mokrz Per le mie osservazioni sulla biologia della Carpocapsa po- monella, nel gennaio 1912 raccolsi 84 larve a Torricella Sicura e nel marzo successivo altre 46 a Somma Vesuviana, ricercan- dole sotto le screpolature della corteccia dei meli. Altre osser- -vazioni feci in seguito nell’ estate dello stesso anno 1912 e in tutto il 1913 sopra un numero di larve molto maggiore, perchè nella loro raccolta mi servii degli stracci. Le larve furono collocate in tubi di vetro ad una sola apertura e chiusi mediante batuffoli di cotone. I detti tubi venivano visitati ogni giorno ed accurata- mente per tenere dietro. alle fasi di sviluppo sia della Carpocapsa che dei suoi parassiti. Frequentemente si trovavano delle larve morte per causa di un fungo non ken noto che le faceva diven- tare di color rosso-bruno e rigide e questa mortalità andava cre- scendo col sopraggiungere di giorni a temperatura più elevata. Ecco ora, per ordine cronologico, come si svilupparono gli adulti di Carpocapsa e quelli dei suoi parassiti. (1) Gli Imenotteri furono determinati dal Prof. O. Schmiedeknecht. Dalle larve raccolte a Torricella Sicura 1 Dibrachys boucheanus Ratz. 1 Perilampus laevifrons Dalm. FRE mi MESE E ADULTI PARASSITI 833 x 3 Marzo 19 1 Hemiteles inimicus Grav. ” 26 2 Pimpla roborator Fabr. Aprile | 3 » ” ” no i » ” ” 9 | 1 Trichomma enecator (Rossi) Wesm. » 12712 ” ” ” » » 24 1 ” 25 1 Ascogaster rufipes Nees. ” 26 2 ” ” ” ” 29 1 Caenocriptus vittatorius (jur) D. T. Maggio 30 | 2 Ascogaster rufipes Nees ” 1 a zen quadridentatus Wesm. a n 3 1 ” 4 1 ” 11 li » ” = 1 ” 15 1 Ascogaster quadridentatus Wesm 1 ” 14 toe ” 15 1 Ascogaster quadridentatus Wesm. 1 ” » 2 ” rufipes Nees. » 18 1 » ” » 1 » 20 1 ” 22 - 1 ” 24 Il ” 27 1 » 29 1 » 30 1 3 2 1 j = 4 4 bs eet a on DI ae Dalle larve raccolte a Somma Vesuviana | © | S| È MESE E ADULTI PARASSITI ESS | & ge 7 | | | Aprile 17 1 Pristomerus vulnerator (Panz) Curtis. | | ” ” 1 Leskia awrea Fall. | ” 24 1 Ascogaster rufipes Nees. | Maggio 10 1 Hemiteles inimicus Grav. » 15 1 Ascogaster rufipes Nees. | | 2 4 i n 18 2 — sti | ” 20 u uk e SIE i n » A | ” | n 1 Pristomerus vulnerator (Panz) Curtis. 1 | ” 22, - = - ion! n n | 1 | » ” | 1 ” 24 | 1 Microdus conspicuus Wesm. Giugno | 6 | ZIE 1 Da queste osservazioni risulta che si svilupparono in tutto 25 adulti di Carpocapsa pomonella e 31 adulti di parassiti. Le altre larve che non diedero insetti perfetti di Carpocapsa o di parassiti erano morte a causa del fungo, come ho detto sopra e in parte anche a causa dell’ ambiente artificiale. Per poter fare le osservazioni anche sugli individui apparte- nenti alla prima generazione e sui loro parassiti, il 24 luglio 1912 a Torricella Sicura, legai degli stracci sotto la biforcazione dei rami di 27 meli carichi di frutti; il 31 luglio, il: 1°, e il 2 agosto feci la raccolta e vi trovai: 381 larve e 106 crisalidi di Carpo- capsa e 13 adulti parassiti (Dibrachys boucheanus Ratz.) Da tale materiale di Carpocapsa si svilupparono però pochi parassiti e pochi adulti perchè una gran quantità di larve mori di flaceidezza e le crisalidi contenute in due tubi (98 crisalidi) furono invase dal calcino, NI Re CAPO ; = IR MESE 5 ADULTI PARASSITI E33 5 Sn È È | Agosto 1 13 Dibrachys boucheanus Ratz. ” 2 9 » » ” ”» 3 Laz n ” ” é 7 1 Pristomerus vulnerator (Panz) Curtis. 4 » 12 1 Pimpla roborator Fabr. ” 13 2. Ascogaster rufipes Nees. i » 15 Pristomerus vulnerator (Panz) Curtis. | 1 | | ” 16 Ascogaster rufipes Nees. ” 17 ” ” ” a 19 | ” 24 1 Ascogaster rufipes Nees. | ” 25 1 Trichomma enecator (Rossi) Wesm. ” 26 2 ” ” ” ” 28 25. Dibrachys boucheanus Ratz. Settembre 2 1 ” ” » ” 27 1 Phygadeuon variicornis Thoms. | Nella successiva raccolta delle larve, fatta sulle stesse 27 piante di melo verso la meta di dicembre, ne trovai 1077, di cui 39 morte di calcino. Di queste 1077 larve, circa 700 erano di grandezza molto minore della normale, ciö che non si era veri- ficato nelle larve della 1% generazione raccolte alla fine di luglio. Il maggior numero di larve trovate in una sola pianta di melo, nella 2* raccolta, fu di 147. Nella stessa raccolta si trovarono pure 16 larve di Hemile- les inimicus Grav. a diverso grado di sviluppo, e ciascuna aveva vicino il residuo della larva di Carpocapsa di cui si alimentava. Oltre alle larve di Carpocapsa ed alle larve di Hemileles ini micus Grav. trovai pure, fra gli stracci di vari alberi, 22 adulti di Rhinchites baccus (L.) e 2 Byctiscus betulae (L.) A conferma delle osservazioni fatte nell’ estate del 1912 a Torricella Sicura, nella susseguente estate, dal 30 luglio al 6 agosto RON, AE eT eee ET A = i cercai di raccogliere delle larve di Carpocapsa pomonella nei dintorni di Portici e ne feci raccogliere nello stesso tempo anche a Torricelia. Le larve e le crisalidi raccolte non furono molte perchè si doveva cercarle sotto le screpolature della corteccia degli alberi ciò che presenta una certa dificoltà e richiede anche molto tempo. Nelle gite da me compiute raccolsi: il 30 luglio a S. Pietro Vesuviano 6 larve e 1 crisalide; il 2 agosto presso l’Osserva- torio Vesuviano 8 larve e 1 crisalide ; il 4 agosto pure presso l'Osservatorio Vesuviano 15 larve e 2 crisalidi; il 6 agosto, a Barra 24 larve e 8 crisalidi. Da Torricella mi furono mandate 21 larve e 14 crisalidi reccolte il 31 luglio. Dal materiale così raccolto si svilupparono i seguenti adulti di Carpocapsa e di parassiti : | a ll | x | So = fi Il = = = | MESE S ADULTI PARASSITI | ee | = | 8 | I | ö 3 | Agosto | 5 —— | iz | ” | 6 i | » 16129) 74 Dibrachys boucheanus Ratz. | | | da una erisalide raccolta a S. Pietro Vesuviano e messa || | | sola in un tubetto fin dal momento della raccolta. | | n | 1 1 | == | 1 » | 2 2 er x 14 zu | IONI | ” 15 1 Ascogaster rufipes Nees | 4 ” 17 2 ” ” ” I AR n 18 1 DANS ) ” 1 ” 20 89 Dibrachys boucheanus Ratz. | | > 21 = 1 Settembre | 1 1 Ascogaster rufipes Nees | » 3 | 37 Dibrachys boucheanus Ratz. | | | | ” | 10 22 ” » ” | | | | | | | | | | ! en N Neer ae ae 3 ao Ag Per osservare se il Dibrachys boucheanus fosse un parassita di 1.° grado oppure un iperparassita, il 9 agosto furono messi un maschio ed una femmina di Dibrachys entro un tubetto insieme con una crisalide di Carpocapsa: dopo 25 giorni, cicè il 4 settem- bre, ne vennero fuori 34 adulti. Perciò possiamo ora ritenere con sicurezza che questo piccolissimo Imenottero è un vero parassita e ci può rendere grandissimi servigi, contro la Carpocapsa, data la sua grande prolificità. Come si può combattere la Carpocapsa pomonella Per combattere la Carpocapsa pomonella, in America sono molto in uso le irrorazioni con composti arsenicali e, si assicura, con buoni risultati. Queste irrorazioni potrebbero essere praticate un paio di volte soltanto per combattere le larve della 1* generazione, e cioè al tempo in cui gli alberi sfioriscono ed alligano i piccoli frutti. Non si può da noi raccomandare di praticarle per com- battere le larve della 2° generazione, perchè in questo caso le dette irrorazioni si dovrebbero fare verso la fine di agosto, quan- do i frutti hanno quasi raggiunto il loro completo sviluppo. In tale epoca non è consigliabile di imbrattare con sostanze vele- nose la buccia dei frutti, perchè si potrebbero verificare degli accidenti gravissimi, come facilmente si comprende. Io non ho fatto per ora esperimenti con insetticidi, ma solo col mezzo di difesa che gli agricoltori possono applicare senza pericolo e con poca spesa e che è quello di raccogliere le larve in tempo opportuno e di favorire lo sviluppo dei parassiti. Abbiamo visto a pagina 39 che fra noi si riscontrano oggi, quali parassiti della Carpocapsa pomonella, varie specie di Ime- notteri e 2 Ditteri; senza dubbio se ne conoscerebbero ancora degli altri se nuove osservazioni venissero fatte nelle diverse re- gioni in cui si coltivano i meli ed i peri. I nemici della Carpocapsa sono molti, è vero, ma anche con- tro di essi vi sono delle cause nemiche vegetali ed animali che ne limitano lo sviluppo e impediscono quindi che possano sopraffa- re e distruggere il verme devastatore delle nostre frutta. Se in. vece tutti quelli che posseggono meleti, poichè questa dev’ essere una lotta collettiva, eseguissero, ciascun per conto proprio, la raccolta delle larve per favorire lo sviluppo dei parassiti ed im- AU. NERO NT - pedire nello stesso tempo quello della Carpocapsa, dopo pochi anni i parassiti prenderebbero il sopravvento e noi potremmo esser sicuri che il verme delle mele non avrebbe più la possibi- lità di arrecarci quer gravissimi danni che oggi ci arreca. Esempi di lotta efficacissima contro insetti dannosi col mezzo dei loro parassiti o predatori, se ne sono avuti e non pochi: /’/ce- ya purchasi p. es. non ha potuto più funestare tanto i nostri agrumi dopo l’ introduzione del Novius Cardinalis; nel 1907 gli afidi delle fave, che avevano invasi i dintorni di Palermo, furono completamente distrutti dalla Coccinella septempunctata, la quale è un’attivissima loro predatrice. Come praticare la raccolta delle larve e come favorire lo sviluppo dei parassiti. La raccolta delle larve sotto le screpolature della corteccia non è conveniente per due ragioni: per il maggior tempo, e di conseguenza per le molte spese di mano d’ opera a cui si va incontro, e per l’ esiguo numero di larve che con tal metodo si riesce a catturare. Infatti nel mese di gennaio 1912 raccolsi a Torricella Sicura (Teramo) 84 larve di Carpocapsa pomonella visitando accurata- mente 135 alberi di melo e circa 260 aceri campestri che ser- vono di sostegno alle viti, a cui i meli sono sempre consociati in quelle contrade. Circa una trentina di larve, oltre le 84 che potetti conservare, andarono perdute durante la raccolta, perchè accadeva spesso, nel sollevare con la lama di un coltello la cor- teccia screpolata, di ucciderle involontariamente. Trovai pure, nella stessa raccolta, 4 larve di Memi(leles inimicus Grav. e 4 larve di Carpocapsa morte di calcino. Gli alberi di melo su cui si trovarono più larve furono quelle della varietà mela rosa, perchè negli alberi adulti o. vecchi, le screpolature della corteccia in questa varietà di melo, sono molte adatte a prestar rifuggio alle larve. Un altro fatto notai pure costantemente in tutti gli alberi: la maggior parte delle larve era alla base degli alberi, raramente se ne trovava qualcuna sui grossi rami, poche alla parte superiore del tronco. Esse si trova- vano inoltre in quella parte del tronco esposta a sud-ovest, meno frequentemente verso sud-est e solo eccezionalmente verso nord. l'ha Volendo calcolare approssimativamente la spesa occorrente per la raccolta delle larve, senza }’ aiuto degli stracci, potremo tener conto dei seguenti dati: meli visitati 135; aceri campestri, pali secchi ecc. 260. Per fare una visita accurata ad un albero di melo, specialmente verso la sua base, occorroro non meno di 15 minuti e circa 7-8 minuti per gli aceri o altri sostegni. Complessivamente, abbisognarono dunque circa 65 ore per raccogliere 127 larve di Carpocapsa. Calcolando il salario di un operaio che lavori 8 ore al giorno, a L. 2,50 si ha una spesa di L. 20,30, spesa abbastanza rilevante per un numero così piccolo di larve. Confronteremo in seguito questa cifra con quella otte- nuta nella racculta con gli stracci. Per questa raccolta gli stracci vengono legati sotto la bifor- cazione principale dei rami ed anche sotto le biforcazioni secon- darie negli alberi molto grandi. Come più economici e bene adatti allo scopo, si possono adoperare strisce degli ordinari sacchi da imballaggio: di ciascun sacco si possono fare otto parti eguali e così ciascuna striscia viene ad avere cirva 18 cm. di larghezza e 125 cm. di lunghezza; si ripiega due o tre volte nel senso della sua lunghezza e si avvolge intorno al tronco o ramo dell’ albero legandovela poscia con uno spago o con vimini. I detti sacchi non costano più di 40 centesimi ciascuno e per- ciò il costo degli stracci per ciascun albero si può ritenere di centesimi 5 quando si pongano soltanto sotto la biforcazione dei rami principali, e di centesimi 10-15-20, quando si avvolgano non solo intorno al tronco ma anche intorno ai rami principali. Naturalmente, anche il tempo, e quindi la spesa, occorrente per legare gli stracci sugli alberi, varia a seconda dei diversi casi. E’ consigliabile, tutte le volte che si tratti di alberi non eccessi- vamente grandi, di porre gli stracci solo sul fusto, prima perchè si risparmia tempo, e quindi spesa, quando sì devono mettere gli stracci e quando si deve fare la raccolta delle larve e poi per- chè, trovandosi le larve, oltre che in mezzo agili stracci, anche sotto le screpolature della corteccia (sempre però in corrispon- denza degli stracci stessi) ciò che rende necessario adoperare la lama di un coltello per snidarle dai loro nascondigli, I operaio che si trova a farne la raccolta sui rami non può agevolmente girare intorno ad essi per farvi una ricerca molto accurata e ri- schia di farne cadere a terra una buona parte e di lasciarne molte indisturbate nei loro nidi. Tutti questi inconvenienti non EA E sì verificano mai quando si pongano gli stracci solo alla parte superiore del tronco; riescono invece molto facili e spedite tutte le operazioni col semplice uso di una scala di legno a piuoli. Il 24 luglio 1912 per avvolgere e legare gli stracci, nel modo detto sopra, intorno ai tronchi di 27 meli, ed in quattro di que- sti anche intorno ai rami più grossi, s' impiegarono circa tre ore e mezzo; per fare poi la raccolta delle larve, s' impiegarono circa dodici ore. i Abbiamo detto precedentemente che le larve non si trovano solo fra gli stracci, ma anche sotto le screpolature della corteccia; aggiungiamo ora qualche altra cosa per renderne più facile la raccolta. Le larve non si trovano solo verso quella parte dell’ al- bero rivolta a sud o sud-ovest, ma tutt’ intorno all’ albero stesso senza distinzione di esposizione. Svolgendo uno straccio nel senso inverso a quello con cui fu avvolto, si osserva che di tratto in tratto esso è tenuto aderente all’ albero o ad un’ altra parte dello stesso straccio se esso fa più di un giro intorno all’ albero; stac- cando lo straccio in questi punti si osservano i nidi costruiti dalle larve. Man mano che si svolge lo straccio, bisogna pure avere cura di sollevare, con la punta di un coltello, tutti i pezzi di corteccia che si trovano sotto di esso, perchè fra quelle scre- polature vanno sempre ad annidarsi molte larve. Il costo degli stracci per gli alberi sopraindicati fu di L. 1,75 e la spesa per la mano d’ opera, occorsa per mettere gli stracci e per fare la raccolta delle larve, di L. 4,80. Se noi ora confrontiamo le spese fatte per questa raccolta con quelle calcolate per la raccolta senza stracci, vediamo chia- ramente come il metodo degli stracci risulti il più conveniente sia per il numero delle larve che si catturano, sia per la minor spesa a cui si va incontro. Infatti per raccogliere 127 larve senza l’aiuto degli stracci, si spesero L. 20,30, mentre che per 479 in- dividui, fra larve e crisalidi, si spesero coll’ aiuto degli stracci L. 6,55. Aggiungo poi che gli stracci furono messi troppo tardi intorno agli alberi (24 luglio) quando cioè una buona parte di larve era già andata a costruirsi il nido sotto le screpolature della corteccia: sugli stessi 27 meli nel dicembre successivo raccolsi ben 1077 larve e vari altri insetti dannosi. E * * I dati or ora esposti dimostrano chiaramente come le larve della Carpocapsa pomonella debbano catturarsi con gli stracci, = ya perchè, a parte il risparmio che indiscutibilmente si viene a rea- lizzare nelle spese a cui si va incontro per la raccolta stessa, con questo metodo vengono catturate moltissime larve di Carpo- capsa non solo, ma anche una gran quantità di altri insetti no- civi agli stessi meli e peri, come per es. il Rinchites baccus; 0 nocivi ad altre piante come il Byctiscus betulae, la Laria vufi- mana, la Laria pusorum, la Laria lentis, V Eurydema ole- racea, ecc. Raccolte le larve, il compito dell’ agricoltore non è ancora terminato: egli deve curare anche lo sviluppo dei parassiti e deve uccidere invece gli adulti di Carpocapsa. Se fosse possibile distinguere, durante la raccolta delle larve quelle parassitizzate da quelle non parassitizzate, questo compito sarebbe agevolato di molto, perchè si ucciderebbero senza altro le larve non parassitizzate e si metterebbero le altre entro una scatola qualunque, aperta ma spalmata presso 1’ orlo superiore con uno strato di materia vischiosa per non far fuggire le larve: i pararassiti, sviluppandosi, volerebbero liberamente per i campi ed andrebbero ad esplicare la loro opera benefica. Tutto questo però non è possibile, perchè le larve parassitizzate, sia nel loro aspetto, sia nel colore della loro pelle, sia nei loro movimenti, non differiscono affatto dalle larve sane; anche il loro bozzolo è, come quello di tutte le altre, coltruito molto compatto e resistente. Allora, trovandosi insieme larve che daranno origine ad insetti perfetti e larve da cui si svilupperanno parassiti, non resta altro da fare, che mettere gli stracci, appena raccolti, entro cassette chiuse ermeticamente e fornite, alla faccia superiore, di una re- ticella metallica con fori che non superino i 2 mm. di diametro. Avendo gli adulti di Carpocapsa un diametro trasversale di circa 3 mm. non potranno assolutamente uscire attraverso i fori della reticella, mentre tutti i parassiti, ad eccezione dei due Ditteri Leskia aurea Fall. ed Actia pomonella Schmablet Mokrz, date le loro dimensioni, potranno liberamente uscire all’ esterno. Per poter liberare anche i due ditteri e gli altri parassiti che si potessero trovare nei vari paesi ed aventi press’ a poco le stesse dimensioni del loro ospite, si ricorre ad un espediente semplicis- simo. In uno delle pareti laterali di ciascuna cassetta, si pratica un foro di circa un centimetro di diametro e lo si chiude con un tappo di legno; non si può adoperare ìl sughero, perchè le larve di Carpocapsa riescono facilmente a forarlo. Quando sì 0s- E TORA servasse che qualcuno dei sopradetti parassiti non avesse la pos- sibilità di uscire attraverso i fori della reticella, non si dovrebbe far altro che togliere il tappo di legno, applicare subito al suo posto un tubetto di vetro chiuso ad un’ estremità e mettere uno schermo sopra la reticella; per agevolare maggiormente l’ opera- zione si potrebbe anche disporre la cassetta in modo che la faccia provvista del tubetto di vetro venisse bene illuminata. Dopo brevissimo tempo il parassita entrerebbe nel tubetto di vetro con la speranza di poter uscire; allora si toglierebbe il tubetto e si tornerebbe a chiudere il foro come prima; il parassita verrebbe lasciato libero. Però chi non volesse assoggettarsi a quest’ultimo lavoro, che richiede una certa pazienza, può sperare per una efficace lotta naturale anche nei soli Imenotteri. Per catturare le larve della 18 generazione bisogna avvolgere gli stracci intorno agli alberi verso la metà di luglio e fare la raccolta non prima del 30 luglio, nè più tardi del 2 agosto. Rac- colti gli stracci e chiusili, insieme con le altre larve che si trovano sotto le screpolature della corteccia, entro le apposite cassette, per una lotta accurata sarebbe necessario avvolgere subito altri stracci al posto dei primi per catturare anche le larve ritardata- rie, le quali però sono in numero limitato. Verso la metà di set- tembre comincia la discesa di quelle della 2% generazione ed allora bisogna che i meli sono già forniti degli stracci. Le cassette contenenti gli stracci con le larve e le crisalidi della 18 generazione, si mettono in luogo sicuro in vicinanza del frutteto se non è possibile nel frutteto stesso; verso la fine della prima settimana di agosto cominciano a svilupparsi adulti di Car- pocapsa ed adulti parassiti. Alla fine di settembre poi, essendosi sviluppati tutti i parassiti, si può procedere alla pulizia delle cassette ed alla distruzione delle poche larve rimaste fra gli stracci, mettendo questi ultimi entro un forno ancora molto caldo o fa- cendo sviluppare entro la cassetta stessa, chiusa ermeticamente da tutte le parti, dei vapori di solfuro di carbonio. Gli stracci legati intorno agli alberi in settembre, si possono raccogliere dalla metà di ottobre fino ai primi di marzo, perchè durante tutto questo tempo le larve sono assopite nel letargo in- vernale e non possono compiere le necessarie metamorfosi per dar origine agl’insetti adulti. Però è preferibile toglierli presto, non più tardi della fine di ottobre, per impedire che possano mar- Bollett. di Zoologia Gen, e Ayr. 4 — 50 — cire rimanendo esposti alle pioggie e alle nevi dei mesi inver- nali, ed è bene pure toglierli dopo alcuni giorni di bel tempo, per non riporli bagnati entro le cassette: usando quest’ accortezza non è difficile che gli stessi stracci possano venire adoperati per cinque o sei anni di seguito. Le cassette con gli stracci della raccolta autunnale, si ten- gono al coperto durante tutti i mesi d’ inverno, e si portano in vicinanza o in mezzo ai frutteti solo verso la metà di marzo, perchè in quell’ epoca appunto cominciano a svilupparsi gli adulti dei parassiti e poco più tardi quelli della Carpocapsa. Verso la fine di maggio poi, o anche ai primi di giugno, si procede alla pulizia delle cassette con gli stessi metodi indicati precedente - mente. Un’ altra pratica che non bisogna trascusare, riguarda la raccolta delle mele e delle pere che cadono a terra dal momento in cui cominciano a formarsi i frutticini, cioè verso la seconda decade di maggio, fino all’ epoca della raccolta. Abbiamo veduto a pagina 4 che i frutti che cadono a terra durante tutta l’ estate, contengono sempre un discreto numero di larve di Carpocapsa, e perciò ottima pratica sarebbe quella di raccogliere ogni giorno, o tutto al più ogni 2 giorni, tutti i frutti che cadono a terra. La raccolta deve essere fatta a brevi inter- valli, perchè quando il frutto caduto comincia ad appassire, la larve l’ abbandona, e nei mesi estivi, essendo I’ evaporazione molto attiva a causa dell’ elevata temperatura, l’ appassimento si ha dopo pochi giorni I frutti che si raccolgono quando sono troppo acerbi e sono rifiutati dal bestiame, si distruggeranno subito sotterrandoli pro- fondamente e calpestando forte la terra che li ricopre; quando invece possono venire adoperati come alimento per il bestiame bisognerebbe usare Il’ accortezza di non lasciarli accumulati per varii giorni, ma usarli subito. Se tutti gli agricoltori d’ una regione applicassero con cura il metodo degli stracci e facessero sviluppare i parassiti e morire gli adulti di Carpocapsa, credo che il danno che attualmente si la- menta potrebbe essere ridotto ad una quantità minima. D.' RAFFAELE SARRA rr nn Osservazioni biologiche sull’ Anarsia lineatella Z., dannosa al frutto del mandorlo. LEPIDOPTERA - HETEROCERA. Fam. Gelechiidae - Sorroram. Gelechiinae. GEN. Anarsia Z. Capo coverto di squame, senza ocelli. Proboscide bene sviluppata. Articolo basale delle antenne non pettinato. Il 2° articolo dei palpi labiali provvisto di un ciuffetto di squame, dirette in avanti. Il 3°, nel J, atrofizzato, è sviluppato, curvo ed acuminato, nella 9. Ali anteriori oblunghe, ad apice sporgente. La 2° nervatura non raggiunge l’orlo dell’ala, la 7°, 8°, 9* e 10*% ravvicinate fra loro, sul- l’angolo anteriore della cellula discoidale. Ali posteriori con apice poco sporgente. Cellula anale arrotondata. Le nervature 3* e 4* corte (nella specie spartiella), la 6* e la 7° lungamente picciolate. L’apertura anale circondata da grosso ciuffo di peli, nel gf. Le tibie posteriori provviste di lunga peluria. Gli sproni medii impiantati verso i °/, della lunghezza della tibia (1). Questo genere: comprende 2 specie europee, la spartiella e la lineatella. La seconda ha importanza economica, perchè è dan- nosa agli alberi da frutta. Anarsia lineatella Z. Nome volgare italiano : tignuola lineata delle gemme (2) (1) SPULER A., Die Schmetterlinge Europas, 1910, II, p. 353. (2) Tamaro D., Trattato di fruttieultura, III, p. 314, 1903. Krrcunmr O., Die Krankheiten und Beschädigungen uns. landw. Kulturpf. , 2 Auf. , 1906, p. 512. ee Adulto. FEMMINA. — Ali anteriori grigie, con macchie di colorito nero e strisce longitudinali, anche nere, sul margine anteriore. La superficie è cospersa di tratti neri, interrotti da punti chiari. Antenne, come nel genere. Lunghezza del corpo, ad ali chiuse, mm. 5,1-5,7; apertura delle ali — mm. 11-14. MascHIo. — Antenne descritte nel genere (1). Ovo. L’ovo è leggermente ellittico ed alquanto schiacciato ai poli, a su- perficie ondulata, di colorito biancastro, appena deposto, giallo — pallido dopo parecchie ore ed infine giallo-roseo. Lunghezza, in media, di mm. 0,5; larghezza mm. 0,3. Uscita la larvetta, esso è trasparente, reticolato ed aper- to ad un polo. Larva. NEONATA. — Ha il corpo grigio- giallastro, cospar- so di setole, assot- tigliato posterior- mente. Il capo è largo, di colorito castagno. LARVA DELL’UL- Fig. I. TIMA ETA. (Fig. I, Anarsia lineatella: 1. larva adulta dal dorso; 2. un altro esem- 1 2) — Colorito plare di fianco; 3-5. erisalide dal dorso, di fianco, dal ventre. i castagno — bruno (1° generazione) o purpureo-scuro (22 generazione), biancastro 1’ orlo degli anelli. Capo, scudo protoracico e piedi toracici neri. Placca anale bianchiecia, con macchia nera. Corpo assottigliato agli estremi, ma in mi- nore grado anteriormente. lungo mm, 6-8, largo mm. 1-1,5. Lunghezza del capo mm. 0,5, larghezza mm. 1. Antenne brevi : il 2° articolo prov- visto di setola lunga, tre volte l’articolo , di altra setola cortissima e di 2 sensilli; il 3° articolo con processo cilindrico, munito di setola corta e di 2 sensilli. Ocelli 6 per lato, disposti ad arco, a convessità anteriore e (1) SPULER A., d., e III (tav. 88, fig. 58, maschio). Gli esemplari ven- nero determinati da E. Turati ed J. De Joannis (15 febbraio 1913). TWITTER superiore. Mandibole con 6 denti: il 2° e 3° (a cominciare dall’esterno) più sviluppati, il 4°, 5° e 6° decrescenti in altezza. Mascelle con lobo breve, fornito di 4 sensilli apicali ed 1 palpo biarticolato, lungo 2 volte il lobo. Labbro inferiore largo, con palpi cilindrici, biarticolati, col 2° articolo corto, terminato da breve setola. Il torace e l’addome sono cosparsi di piccoli tubercoli, a superficie liscia e sormontati da setole: i tubercoli soprastigmatico e sottostigmatico del 3° segmento toracico sono anteriori allo stigma ed armati di 2 setole, gli altri hanno una sola setola ; nel 4° segmento addominale, il tubercolo soprastigmatico è alquanto posteriore al sottostigmatico, l’uno e l’altro muniti di doppia setola. Il dermascheletro, interposto fra i tubercoli, ha superficie for- nita di microscopiche punte sporgenti. Le zampe toraciche (3° paio) sono lunghe mm 0,5 e fornite di alcune setole. Le addominali brevi, con uncinetti a corona (1). Crisalide. Ha forma allungata, obeonica, arrotondata anteriormente (Fig. I, 3-5). Il colorito è testaceo-chiaro, nei primi giorni, più scuro, in seguito. E° lunga mm. 4, 5-5, e larga mm. 1,5-2. Lascia vedere, in pronazione, il capo ed il pronoto. La superficie del dermascheletro è scabra e cover- ta di cortissima e fitta peluria. I segmenti addominali e toracici, sono prov- visti delle setole che si vedono nella figura. Posteriormente ed inferior- mente, l’addome è munito di setole con capocchia, le quali s’incurvano leggermente all’ estremo. Distribuzione geografica. L’Anarsia lineatella abita la Germania, l’Austria-Ungheria, la Dalmazia, la Francia meridionale, la Sardegna, l’Asia minore, la Siria e l'America del Nord (2). Biografia dell’ adulto. NUTRIMENTO. — Si nutre di sostanze zuccherine e succhia avidamente acqua. ALCUNI COSTUMI. — Nelle gabbiette, di giorno, riposa, dove è più riparata dalla luce, disponendo le ali anteriori sulle posteriori (1) La larva è descritta brevemente da SorHAGEN L. (Grabowiana, in All. Zeitschr. fiir Entomologie, n° 4-5, 1902, p. 77) e da Mprs A. (in SPULER A., 25 VII p: 1993)? (2) SPULER A., :d., II, p. 353. carl — ed inclinando le une e le altre, dal margine interno all’ esterno. Le antenne sono rivolte indietro e poggiano sulle ali. Di notte, svolazza. COMPARSA DEGLI ADULTI. — Gli adulti della prima genera- zione compaiono nel maggio (20-25), nel giugno e nel luglio; quelli della seconda nel settembre (1-5) e nell’ ottobre. Muoiono prima i maschi. Le ultime farfalle della prima generazione soc- combono nei primi di agosto, quelle della seconda alla fine di novembre. ACCOPPIAMENTO. — La copula venne osservata nel giugno e dura qualche ora. Il maschio si situa in direzione opposta a quella della femmina ovvero l’asse del suo corpo forma un angolo coll’asse del corpo della femmina. Nel primo caso, le estremità delle ali della femmina coprono quelle del maschio, a tetto. DEPOSIZIONE DELLE OVA. — La deposizione, in campagna, non è stata da noi osservata. Nelle gabbiette, contenenti batuftoli di ovatta e mandorle coverte da mallo, la farfalla depone le ova, isolate, strisciando coll’estremità dell'addome sui peli del mallo e sui filamenti dell’ovatta. Le farfalle della prima generazione de- posero le ova il 12, 16, 26 giugno e 16 luglio e quelle della se- conda il 16, 18, 19, 20; 22 settembre ed il 2; 3, 9, 12 ottobre. NUMERO DELLE OVA DEPOSTE. — L’ ovario, osservato nel giu- gno, contiene, in media, 62 ova mature. SVILUPPO DELLE OVA. — Da ova, deposte il 12 giugno, si os- servò la nascita delle larve, il 17. Da altre, deposte il 16 luglio, vennero fuori larve, il 24. Ova, deposte il 3 ottobre, si schiusero il giorno 11. Dalla deposizione quindi delle ova alla nascita delle larve decorre, in media, una settimana. Biografia della larva. PIANTE NUTRICI. — Nelle campagne di Matera, la larva del microlepidottero vive a spese del frutto del mandorlo (Prunus Amygdalus Stok., var. typica, a nòcciolo duro, e fragilis, a noc- ciolo fragile, volg. mandorla mo//esca), del pruno selvaggio (Pr. sp? nosa L., volg. atrigna), del susino (Pr. domestica L.), dell’albicocco (Pr. Armeniaca L.), del pesco (Pr. Persica (L.) Stok.), del cilie- gio, volg. chiamato amarena (Pr. Cerasus L., var. Caproniana L. (Rehb.) e del ciliegio-susino (Pr. myrobolana L. (Lois.). Gli autori, senza citare il mandorlo, il pruno selvaggio ed il ciliegio, ricordano inoltre il Prunus avinm L. ed il Py. insilitia L. Il Meess, come da cortese sua comunicazione (25 maggio 1913), rinvenne la Jarva anche nelle mele (Pyrus malus L.). Secondo Kalisch, Tamaro, Kirchner, Meess (1), la larva della prima generazione, a primavera, non solo rode le gemme ed il midollo dei teneri germogli, ma circonda di filamenti le foglioline degli alberi da frutta. La seconda generazione scava gallerie nella polpa delle frutta, nutrendosi della medesima. LARVE DELLA PRIMA GENERAZIONE. — Queste, provenienti da ova deposte nell’autunno dell’annata precedente (con molta pro- babilità, fra le fessure della cortec- cia degli alberi o dei muri di cinta) dalle farfalle della seconda genera- zione, danneggiano, nella seconda quindicina di marzo e nei primi di aprile, i teneri frutti del mandorlo. Le piccole mandorle (Fig. II) che raggiungono, in tale epoca, la lunghezza, in media, di cent. 2-3 e la larghezza di cent. 1-1,5, presen- tano un foro circolare od ovoidale, a margine netto, del diametro, in media, di mm. 1, in vicinanza del picciuolo, raramente sui margini o = sulla superficie del mallo. Il forame Fig. II. rappresenta l’orifizio esterno di una Due mandorle attacente da larva di Anarsia galleria, che si approfonda, perpen- aperte per metà (grandezza naturale. —dicolarmente, nei tessuti teneri del- l’epicarpio, mesocarpio ed endo- carpio e si prolunga a danno dell’endocarpio, da una parte, e della buccia del seme, dall’altra, lungo i margini del medesimo e per tutta l'estensione od in parte. In seguito alla lesione, il seme, che ha consistenza semiliquida, dissecca, i margini frastagliati della buccia si accartocciano e l’intera cavità dell’endocarpio si riempie di muffe. Anche il resto dei tessuti esterni dissecca. La galleria contiene una sola larva e cacherelli, rarissima- mente due. (1) Opere citate innanzi. — 56 — Nei frutti piccolissimi disseccati, non si riesce spesso a ritro- vare l’orifizio esterno della galleria, perchè di piccola dimensione, rispondente alla picciolezza della larvetta neonata. Il fatto, che i forami si presentano con diametro variabile in lunghezza, fa sospettare, che una medesima larva aggredisca, l’uno dopo l’altro, parecchi frutti, prima di giungere a maturità. Le larve, mature, abbandonano la galleria, per incrisalidare altrove. Raramente passano a crisalide, nell’ interno della mede- sima ed, in questo caso, non tessono vero bozzolo, ma emettono una serie di fili, che attaccano alla parete dell’endocarpio, divenuto quasi vuoto. I filamenti s’ intersecano per costituire una rete lassa, a figure geometriche irregolari, situate in diversi piani e variabili per forma e direzione. Analogamente si comportano nei tubi di vetro, nei quali sono allevate. Nell’ interno di tale rete, passano allo stadio di crisalide, dalla seconda metà di aprile alla prima di maggio. LARVE DELLA SECONDA GENERAZIONE. — Provengono da ova, ‘ deposte nel giugno e nel luglio, e si cibano del tessuto malleale, strisciando sull’endocarpio e scavando una galleria tortuosa nella spessezza del mallo, ovvero rodendo il mallo, ad aree, di forma irregolare, che sono divise da tessuto sano. Nei frutti della varietà a nòcciolo fragile la galleria s’inoltra spesso fra le lamine dell’endocarpio, attraverso i fori della lamina esterna. Il seme non è mai danneggiato. Poichè ogni galleria o gruppo di aree contiene una sola larva, rarissimamente due, si deduce, che la farfalletta deposita sul pic- ciuolo del frutto o sul frutto, di regola, un solo ovo. A differenza delle larve della prima generazione, che bisogna ricercare, con fatica, sugli alberi, ed il cui materiale di cattura ci è riuscito sempre scarso, quelle della seconda possono racco- gliersi, in quantità abbondante, durante l’operazione della smalla- tura (fine di agosto e principio di settembre). NUMERO DELLE GENERAZIONI E DURATA DI ESSE. — Come si vede, nelle campagne di Matera, le generazioni dell’ Anarsia lineatella, sul mandorlo, sono due. La durata occorrente per lo sviluppo, da ova ad adulto, si può ritenere, in media, di giorni 60. ALCUNI cosTUMI. — La larva, molestata, si agita a ‘scatti ra- pidi, e, se cade, emette, per attaccarsi, un filo, au = Spesso incrisalida tra il nòcciolo e la cavità della galleria, dopo avere tessuta la rete, descritta innanzi. Danni. La prima generazione, come abbiamo riferito, distrugge i frutti del mandorlo. Le mandorle, maggiormente bacate, provengono da alberi, che si trovano in vicinanza di pareti di cinta, di siepi ed in ter- reni saldi e ciottolosi. Non sono risparmiati gli alberi giovani. Ci siamo imbattuti in alberetti, che presentavano i frutti bacati, senza esclusione di alcuno. Non è agevole calcolare il danno, perchè i frutti, disseccati, restano fortemente aderenti, col picciuolo, sui rami, nè cadono, anche scotendo la pianta. La seconda generazione, innocua alle mandorle, a nocciolo duro, cagiona deprezzamento a quelle a nòcciolo fragile, il cui endocarpio presentasi alla superficie rosicchiato, ma, di regola, parzialmente. Su 5145 mandorle fragili, soltanto 318 erano state rose dalla tignuola (6 °/, di deprezzamento). Sono danneggiati dalla 2° gene- razione inoltre, le albicocche, le pesche, le susine, le ciliegie — amarene e le ciliegie-susine. La larva, internandosi nella polpa, si nutre di essa e, facendo anticipare la maturazione delle frutta, favorisce la caduta delle medesime sul terreno. A causa della scarsa piantagione di tali alberi, nel territorio di Matera, non è possibile di attuare le indagini sulla biografia della prima generazione, allo scopo di stabilire, se anche dessa riesca dannosa a tali frutta. ; Cause biologiche, che ostacolano lo sviluppo della tignuola. Nell’ agosto e settembre, si rinvengono, di frequente, tele di ragni fra il mallo, che, disseccandosi, si distacca dal nòcciolo, ed il medesimo. Probabilmente alcune specie di essi debbono anno verarsi fra i predatori delle larve dell’ Anarsia. Ma la distruzione più importante viene attuata da 4 specie di Imenotteri: 2 calcididi, 1 proctotrupide e 1 braconide, CALCIDIDI. 1. — Encyrtus variicornis Nees. Adulto. FEMMINA. — Capo più largo del torace e tanto alto quanto largo. Fronte larga, zigrinata, liscia, splendente. Vertice, a margine tagliente. Ocelli disposti a triangolo ottuso, con lato posteriore più lungo. Antenne (Fig. III 1 e 3) inserite in vicinanza della bocca: il 1° articolo (scapo), lungo quanto il pedicello ed i primi 4 articoli del funi- colo, ed alquanto più grosso verso la porzione mediana, non raggiunge l’ocello an- teriore; il 2° articolo (pedi cello) è più lungo che lar- go; il 1° articolo del fu- nicolo tanto lungo quanto largo; gli altri articoli, più lunghicehe larghi, crescono, gradatamente in larghezza e lunghezza; la clava, di 3 articoli, lunga poco più dei 3 precedenti articoli del funicolo, con apice troncato obliquamente. Mandibole tridentate, con dente mediano più spor- Eneyrtus variicornis: femmina, 1. parte dorsale del capo gente, grosso ed ottuso, dai fori antennali colle mandibole; 2. mandibola; 3. anten- ed esterno più acuminato MAG È parte dell’ ala anteriore De marginale e stigma- (Fig. Ill le 2). tica; 5. ala anteriore e posteriore; 6. addome; 7. antenna Torace robusto, meso- di maschio. noto zigrinato e splendente. Scutello non molto convesso, a strie longitudinali parallele e tortuose Le ali anteriori (Fig. III 4 e 5) superano in lunghezza, di molto, l’estre- mità addominale; il nervo omerale raggiunge il margine anteriore dell’ala poco prima del punto me diano; il marginale è più largo che lungo; lo stigmatico è due volte più lungo del postmarginale. Addome (Fig. II[, 6) sessile, ovoide. Ovopositore appena sporgente. Zampe anteriori con sprone tibiale lungo, sottile, arcuato ed acuto ; Fig. 1II. — 59 — mediane, con sprone grosso, dritto ed ottuso; posteriori, con sprone sottile, dritto ed acuto. Colorito del capo, delle guance e dello spazio interocellare azzurro — scuro, con iridescenze di colore verde e violetto, sui margini interni degli occhi. Il pronoto azzurro-violaceo. Il mesonoto verde. Seutello nero-bluastro, matto, verdastro sui bordi. Pleure violette, in alcuni esemplari; azzurro-violacee, in altri, verso la metà anteriore. Addome nero-bluastro. Oechi ed ocelli bruni ed, a forte illuminazione, rosso- seuri. Mandibole giallo-scure. Scapo bruno, nel centro, più chiaro agli estremi. Pedicello bruno. I primi 4 articoli del funicolo, bianchi, il 5° e 6° bruno-chiari. Clava bruna. Tarsi gialli. Tibie e femori bru- nastri, con sfumatura azzurra, nel mezzo; giallo-chiari, verso le artico- lazioni. Ali jaline, nervature brune. Lunghezza mm. 1,5 (ad ali chiuse), mm. 1 (ad ali divaricate). Lar- ghezza del torace mm. 0,5. MascHIo. — Meno tozzo della femmina. Antenne (Fig. III, 7) con seapo lungo, poco meno del pedicello e primi 2 articoli del funicolo, presi insieme ; di colorito nero-bluastro, tranne all’apice, dove è più chiaro. Pedicello, meno lungo del 1° articolo del funicolo, brunastro. Funicolo, di 6 articoli, subeguali, cilindrici, brevemente peduncolati, con rivesti- mento di peli, lunghi poco meno la larghezza degli articoli. Clava ovoi- dale, lunga quanto i 2 precedenti articoli. Il colorito del funicolo è brunastro-chiaro, uniforme. OSSERVAZIONI. — Avuto riguardo al colorito della femmina e, fatte alcune debite correzioni e riserve, come osservava il Prof. L. Masi, che controllò la determinazione, i nostri esemplari rispondono più alla descrizione data dal Nees, che a quella del Mayr (1). Ma la descrizione, che del maschio dà il Nees, è errata. Le antenne del maschio non hanno affatto anello bianco (« annelo et in hoc conspicuo >»). Nè il Mayr descrisse il maschio, nè, come risulta da cortese lettera del Prof. Grobben (8 febbraio 1913), trovasi alcun esem- plare di maschio, presso la collezione del Mayr, conservata nel Zoologische Hofinusewn di Vienna. Manca la specie nel Museo , (1) Nres, Hymen. Ichneum. affin. Monogr. II, 1834, p. 214, n. 13 9 5 !— RATZEBURG, Die Ichn. d. Forstins., II, 1848, p. 217 e III, 1852, p 188-189. — Mayr, Verh. zool. bot. Ges., Wien, XXV, 1875, p. 705-717, n. 7, 9. ne nazionale degli Stati-Uniti, come da informazione assunta, presso il Prof. Howard di Washington (12 maggio 1913). Il maschio viene, quindi, descritto ora. Distribuzione geografica. Il Nees trovò in Germania (1807) esemplari, morti, di questa specie, dentro un nido di Ewmnenes coarctatus L. (1). Ovo. L’ovo ovarico ha la forma di fiasco molto allungato. La lunghezza è di mm. 0,021 (dei quali, mm. 0,605 spettano alla bocca, mm. 0,008 al collo e mm. 0,008 alla pancia). La larghezza è di mm. 0,005 (nella pancia). Larva. Fusiforme, leggermente areuata, bianca alla periferia, rossastra al centro, lunga mm. 1,5, larga mm. 0,5. Pupa. Bianca, con occhi rossastri. Biografia dell’ adulto. ALIMENTO. — Miele ed altre sostanze zuccherine. ALCUNI cosTUMI.— Nei tubi di vetro, gli encirti corrono, strisciando rapidamente sulle pareti e tenendo in continua vibra- zione le antenne. Alla luce solare saltellano vivacemente, rica- dendo a pochi centimetri di distanza, mercè l’aiuto delle ali. Du- rante la notte, restano immobili, ritirando lo scapo nello scrobi- colo ed avvicinando il funicolo a quello. ACCOPPIAMENTO. — Dura pochi secondi. La femmina non resta ferma, ma corre, trascinandosi il maschio, che le va di fianco od in direzione, diametralmente opposta. DEPOSIZIONE DELLE OVA. — La femmina, fecondata o non,‘ depone l’ovo nell’ovo dell’Anarsia lineatella. Colle antenne tasta e circonda, ripetutamente, l’ovo della tignuola, poscia poggia il ventre sul medesimo, che viene trafitto dall’ovopositore. (1) NeES, 7. , p. 215. sun SVILUPPO DELL’ OVvo. — L’ovo dell’ encirto inizia il suo svi luppo, in quello della farfalla e lo continua nella larva della me- desima, dando origine ad un numero di larve, che stabiliremo più innanzi, le quali vivono a spese dei succhi interni della larva dell’ Anarsia (poliembrionia). ASPETTO DELLA LARVA DI ANARSIA, PARASSITIZZATA. — Alcune larve di Anarsia, raccolte il 25 aprile 1912, giunte a maturita, e divenute più grosse delle compagne, sui primi di maggio, invece d’ inerisalidare, si rannicchiarono fra i filamenti dell’ovatta, conte- nuta nei tubetti di vetro, eseguendo movimenti limitati e torpidi. Il colorito del dermascheletro, ch’era violaceo, divenne, tre giorni dopo (10 maggio), grigiastro e semitrasparente a segno, da fare scorgere, attraverso, la presenza di larvette, immobili ed addos sate le une sulle altre. Il 23, le larve dell’ Anarsia si presenta- vano, in posizione rettilinea o leggermente arcuata, irrigidite, ed avevano assunto l’aspetto di un sacco, a superficie bernoccoluta, di colorito nerastro. Le larvette dell’encirto, mature, dopo di avere dilaniato gli organi della larva ospitante, avevano, coi resti dei medesimi, costruito bozzoletti, nell’ interno del corpo della tignuola, e questo era ridotto ad un sacco, costituito di puro dermascheletro, infarcito di puparî di encirti. Tali larve, parassitizzate, s' incontrano spesso nelle piccole mandorle, vuotate dalla 1% generazione e nelle gallerie, sca- vate dalla 2°. NUMERO DELLE GENERAZIONI. — Durante l’ annata, sono due, quante quelle dell’Anarsia. COMPARSA DEGLI ADULTI. — Nel 1912, la prima generazione apparve dal 30 maggio al 22 luglio, la seconda dal 6 settembre al 9 ottobre. Nel 1913, i primi encirti della 1° generazione ven- nero fuori il 29 maggio, gli ultimi il 7 giugno. Gli individui della 2* comparvero, dal 10 settembre al 3 ottobre. NUMERO E SESSO DEGLI ADULTI, PROVENIENTI DA UNA LARVA DI ANARSIA. — Ogni larva di tignuola contiene, in media, 28 encirti. Da una larva o vengono fuori maschi ovvero femmine, senza promiscuità. PROPORZIONE FRA MASCHI E FEMMINE. — Nel 1912, ottenemmo 794 individui, in proporzione quasi uguale, e 970, nel 1913. In questa annata, la 1* generazione comprendeva 382 femmine e 175 maschi, la 2° 186 femmine e 227 maschi. = DURATA DELLA VITA. — Nel 1911, gli encirti della 2° genera- zione vissero, in media, 13 giorni; l’ultimo morì il 3 dicembre. Nel 1912, l’ultimo, fra gli encirti della 1° generazione, nati il 30 maggio, visse tino al 18 giugno. Altri, nati il 22 luglio, mori- rono, uno per volta, il 27 luglio, il 2,3 e 5 agosto. Di quelli della 2% generazione, parecchi vissero fino al 6 novembre. NUMERO DELLE LARVE DI ANARSIA, PARASSITIZZATE. — Su 50 larve della 1* generazione, nel 1912, erano invase da encirti, 8. Su 175 della 2*, furono attaccate 65. Nel 1913, su 25, erano pa- rassitizzate 11, della 1% generazione; e 15, su 15, della 2*. Nel 1914, su 112 della 2*, vennero parassitizzate 30. Su di un totale, quindi, di 3557 larve, erano parassitizzate 129, vale a dire circa 103320: 2. — Elasmus flabellatus (Fonsc.) Westw. Di questo calcidide si ottennero 4 esemplari, di sesso fem- minile, nel 1912, provenienti da larve di Anarsia della 1% gene- razione, ed 1, anche femmina, appartenente alla 2%, nel 1913. È descritto dal Prof. Silvestri, come parassita di altri insetti (1). A causa del materiale scarsissimo, non abbiamo potuto stu- diarne i costumi. PROCTOTRUPIDI. Parasierola gallicola Kieffer. Allo stadio di larva, è parassita ectofago delle larve del- VAnarsia, e, dopo l’Encyrtus variicornis, è | insetto maggior- mente dannoso alla tignuola. Larva e sua biografia. NeonaTA. — Cilindrica, di colorito gialliccio. ADULTA. — Da cilindrica diventa, dopo 2-3 giorni, piriforme ed, in seguito, leggermente fusiforme ed arcuata. Colorito feccia di vino, con punteggiature bianche ed estremità grigiastre. Lunghezza: mm. 2,5-3. (1) SiLvesTRI F., in Bol. Labor. Zool. Se. Agr. Portici, I (1907) p. 269, II (1908) p. 138, VI (1912) p. 277. L’adulto è lungo (senza ali) mm. 2,3, (colle ali) mm. 2,9 ed è largo (torace) mm. 0,65. E parassita della Prays oleellus F. e citrì Mill. e della Polychrosis botrana Schiff. — 65 — EPOCA DELLA COMPARSA. — È agevole rintracciarla, durante la sgusciatura delle mandorle (agosto-settembre), nelle gallerie del mallo o sul nocciolo. ALCUNI COSTUMI. — Si attacca, colla bocca, alla larva del- l’Anarsia, la quale sembra paralizzata, perchè, se viene stimolata, non si sposta dalla sua posizione, ma esegue qualche leggiero movimento, a scatto. Dopo 5-7 giorni, l’Anarsia, interamente suc- chiata nei suoi umori, si riduce a puro dermascheletro, vuoto e disseccato. NUMERO DI LARVE, OSPITATE DALLA LARVA DELL’ANARSIA. — Jl numero varia, da 1 a 5. Una larva di tignuola, parassitizzata da encirti, era contemporaneamente attaccata da 2 larve di Paraszerola. BozzoLo. — La larva, giunta a maturità, senza troppo allon- tanarsi dal cadavere della larva ospitante, tesse, in circa 24 ore, un bozzoletto ellittico, bianco, trasparente, ottuso ai poli, lungo mm. 3-4 e largo mm. 1-1,5. Raccogliemmo, nel 1913, 65 mandorle, con un bozzolo; 28 con 2, 14 con 3, 9 con 4, 3 con 5. Giacciono aggruppati, quando il numero è maggiore di uno. Alla superficie interna di 19 malli, era attaccato 1 bozzolo ; awosmallıe22,73.323. Nel 1914, 63 mandorle presentavano 1 bozzolo; 6 ne avevano 2; DECOMas a COM As lecony): Su 16 malli, se ne trovö 1; 2 su 3 e 2 su 2. Adulto e sua biografia. E descritto dal Prof. Silvestri, come parassita della tignoletta dell’ uva (1). EPOCA DELLA COMPARSA. — Ottenemmo, nel 1912, 96 indivi- dui; 19, nel 1913 e 48 nel 1914. I primi adulti si vedono, nella prima decade di settembre. NUMERO DELLE GENERAZIONI. — Una sola, a spese dell’Anar:sia, di cui parassitizza le larve della 2* generazione. ALIMENTO. — Sostanze zuccherine. i (1) SILvESTRI, F. La tignoletta dell’uva (Polychrosis botrana Schiff.) ece., in Boll. Labor. Zool. Sc. Agr. Portici, VI (1912) p. 284. L’adulto & lungo mm, 2,5 e largo (testa ed addome) mm. 1. La determinazione dei nostri esem- plari è stata controllata dal Prof. Silvestri (24 settembre 1914). Sh ACCOPPIAMENTO. — Ha luogo, anche nell’ interno del bozzolo, che il maschio rompe, praticando un forame, dal quale poscia fuoriesce. DURATA DELLA VITA. — Le ultime Parasierole muoiono, nella prima decade di novembre. BRACONIDI Apanteles xanthostigma (Hal.) Reinh. È parassita endofago della tignuola (1). Biografia della larva. Vive solitaria nella larva dell Anarsia, che abbandona, non appena s'è fatta matura, per costruirsi il bozzolo, in 2-3 giorni, in vicinanza del cadavere della tignuola. Nel 1912, ottenemmo 9 individui da larve di Anarsia della 1à senerazione e 10 dalla 2*. Nel 1913, 3 dalla 1* e 21 dalla 22. Di queste ultime, 7 si costruirono il bozzolo, in tubetti di vetro, 8 l'avevano filato nella galleria del mallo e 6 l’avevano attaccato all’ endocarpio. Nel 1914, si ebbero, da larve della 2* generazione della ti- gnuola, 20 larve di Apar/eles, delle quali, 11 provenivano da larve di Ararsia, allevate in astucci di vetro, 2 da bozzoli, co- struiti sul nòcciolo e 7 da bozzoli appiccicati sulla superficie interna del mallo. Il bozzolo, che si rinviene sul mallo o sul nòcciolo, è sempre unico. Biografia dell’adulto. EPOCA DELLA COMPARSA E NUMERO DELLE GENERAZIONI. — Le generazioni sono due, come si è detto, quante sono quelle della tignuola. La 1% comparve dal 26 maggio al 1° giugno 1913. La 2% venne fuori, nel 1912, dall’ 11 settembre al 18 ottobre, e, nel 1913, dal (1) La determinazione fu controllata da Gy. SzÉPLIGETI (8 agosto 1913). La larva e l’ adulto sono descritti dal Prof. SirvestRI. È la larva parassita della Prays oleellus F. Cfr. Zoll. Labor. Zool. Sc. Agr. Portici, II (1908) p. 149 e 276. L’adulto è lungo (senza ovopositore ed ali) mm. 3,9, (colle ali) mm. 4,1 e largo (torace) mm 1. = 65 == 28 agosto al 20 settembre. Nel 1914, si ebbero 4 soli esemplari, l° 8 settembre. ALIMENTO. Sostanze zuccherine. DURATA DELLA VITA. — Gli ultimi individui muoiono, nei primi di novembre. Metodo di lotta per combattere la tignuola. Il metodo deve essere, sopratutto, naturale, allo scopo di favorire la protezione e la moltiplicazione dei parassiti. Gli agricoltori dovrebbero avere presenti le seguenti norme : 1. Il mandorleto non deve stabilirsi, in terreni troppo pie- trosi e ciottolosi, e circondati da pascoli, da muri e da siepi, perchè tali condizioni favoriscono lo sviluppo dell’ Anarsia lineatella . 2. Durante l’ operazione della smallatura, si avrà cura di raccogliere le crisalidi e le larve della tignuola, ed i bozzoletti dell’Apanteles xanthostigma e della Parasierola gallicola, attac- cati ai nòccioli ed ai malli. Le crisalidi saranno distrutte, le larve della tignuola ed i bozzoletti dei suoi nemici saranno conservati in cassette, munite di rete metallica, a maglia di un diametro minore della grossezza del corpo della larva adulta e della farfalla . 3. L’ uso delle trappole a luce, dei caldani e simili appa- recchi sarà utile, se mirerà a catturare le sole farfalle, che ver- ranno distrutte . 4. La vicinanza, ai mandorleti, di alberi di olivi, di agrumi e di vigneti è utile, perchè le tignuole, dannose a queste piante, sono convittime dell’E/asmus flabellatus, dell’ Apanteles xantho- stigma e della Parasierola gallicola . 5. Bisognerà eziandio raccogliere le albicocche, le susine, le pesche, le drupe del pruno selvatico, bacate, per rinchiuderle nelle cassette (1). Matera, 25 febbraio 1915. (1) Ai prof. Silvestri, Turati, De Joannis, Meess, Masi, Grobben, Howard, e Szépligeti, i quali con estrema benevolenza corrisposero alle nostre richie- ste, esprimiamo i sensi di vivi ringraziamenti. Bollett. di Zoologia Gen. e Agr. F. SILVESTRI nn Siruttura dell'ovo e prime fasi di sviluppo di alcuni Imenotferi parassiti. Continuando ad occuparmi dello sviluppo degli Imenotteri parassiti per potere, dopo una serie di osservazioni eseguite su buon numero di specie, giungere, se è possibile, a conclusioni di importanza generale intorno al tempo, al modo e alla causa determinante la differenziazione delle cellule germinali dalle somatiche, nonchè intorno al numero dei globuli polari e ad altre particolarità delle prime fasi di sviluppo negli insetti, espongo in questa nota quanto ho osservato su 5 specie di Imenotteri della famiglia Chalcididae e che sono le seguenti: Encyrtus Mayri Masi, Encarsia partenopea Masi, Prospaltella (Doloresia) coniu- gata Masi, Prospaltella Berlesei (How.), Anaphoidea luna Girault. I Eneyrtus Mayri Masi. L’Encyrtus Mayri (Fig. A) è un Imenottero Calcidide della sottofamiglia Encyrtinae ed è parassita del Lepidottero Vecophyl- lembius neglectus Silv. (1) Esso deposita l’ovo nell’ ovo dell’ 0e- cophyllembius ed in questo inizia il suo sviluppo per continuarlo poi nella larva, nella quale appunto, quando è completamente sviluppata o è già allo stato di prepupa, termina il suo sviluppo (Fig. B). In ciascuna larva di Vecophyllembius si trova un numero di larve di Encyrtus Mayri variabile da un minimo di 6 ad nn (1) Per notizie biologiche intorno all’ OecophyUembius e V Encyrtus Mayri si veda: F. SiLvestRI. Materiali per la conoscenza dei parassiti della Mosca delle olive: III. Oecophyllembius neglectus Silv. in Bollettino Lab. Zool. Se. Agr. Portici, VI (1912), p. 176. eV Se massimo di 17, più spesso da 10 a 15. La media degli individui otte- nuti una volta da 35 larve fu di 10,8.Quando pubblicai il lavoro nella nota della pagina precedente indicato, avendo osservato le ova del- Fig. B. Fig. A — Femmina di Encyrtus Mayriì (ingrandita); Fig. B — 1. Larva di Oecophyllembius parassitizzata da En- cyrtus; 2.-3. larve e 4 prepupa di Oecopyllembius ridotte alla sola cuticola e contenenti pupe di Encyrtus. l’Encyrtus e i suoi ul- timi stadi embrionali similia quelli del Lz/0- mastia, credetti che si trattasse di specie a sviluppo poliembrio- nale, ma ora che ho studiato il suo svilup- po anche nella larva dell Oecophyllembius, da quando essa élunga mm 1,5, debbo rite- nerlo, fino a prova contraria, a sviluppo monembrionale, per- chè non ho visto mai alcuno stadio che di- mostrasse una divi- sione di una massa embrionale in più emi brioni. Nella serie de- miei preparati manca- no ancora gli stadi di sviluppo da larva di Oecophyllembius neonata fino ad al- cuni giorni di svilup- po in cui ha la lun- ghezza di 1 millime- tro e mezzo, ma non mi sembra possibile un rapido sviluppo della massa embrionale fino a dividersi in più masse durante tale periodo di accresci- mento della larva ospite e senza che ne rimanga indizio. Ovo ovarico. — Lv ovo di Encyrtus Mayri completamente sviluppato (Fig. C) ha la forma di pistillo colla parte più larga corrispondente alla posteriore; misura in lunghezza mm 0,098-0,100 ed in larghezza massima mm 0,028. Quando esso è deposto nel- a Bes l’ ovo dell’Oecophyllembius, per contrazione del protoplasma di- venta da pistilliforme a contorno subellittico più o meno irrego- lare e più o meno assottigliato anteriormente. Esso ha un chorion assai sottile, un plasma omogeneo ed è fornito oltre che del nu- cleo anche di un grosso oosoma (1) (Tav. I, Fig. 1). Questo è più o meno rotondeggiante e situato verso la parte mediana dell’ ovo; ilnucleo si trova nella parte anteriore dell’ooplasma, non ha più mem- brana e la sua cromatina forma due masse compatte, fra loro molto avvicinate e spesso fra di loro confuse, a contorno più o meno rotondeggiante o subrettangolare. Formazione dei globuli polari, loro evo- luzione e destino. — Tanto nelle ova parte- nogenetiche che in quelle fecondate si for- Be eodpeiimene rs ano due globuli polari. Dopo che & stato pate di Encyrtus. deposto l’ovo (Tav. I, Fig. 2-4), la cromati- na del nucleo comincia a diradarsi e si pre- senta prima sotto forma di una massa a morula, poi si scinde nei suoi cromosomi e appare allora la piastra del 1° fuso di matura- zione, cui segue rapidamente lo stato di anafasi avanzata, a com- pleta divisione si ha il 1° globulo polare ed il nucleo dell’ovocite di 2° ordine. Questi due nuclei non passano per un periodo di riposo e si vedono, poco dopo, ciascuno in profasi avanzata e in metafasi (Tav. I, Fig. 5-6) coi due poli opposti dei loro fusi fra di loro contigui. L’asse longitudinale del 1° fuso di maturazione e quello del 2° fuso di maturazione sono paralleli o quasi all’asse longitudinale dell’ovo. Fig. C. Contorno di due ova ovari- (1) Col nome di oosoma io proposi (1914) di chiamare quel corpo (0 cor- piccioli) di natura non ben definita che Ritter (1890) descrisse in Chironomus come « Keimwulst », Haecker (1897) in Cyclops come « Aussenkörnchen », Noack (1904) in Calliphora come « Dotterplatte », Silvestri (1906-1908) in varii Imenotteri parassiti come nucleolo, Elpatiewsky (1909, 1910) in Sagitta come « besondere Körper », Kahle (1908) in Miastor come « polares plasma », Hegner (1908) in Coleotteri come « pole-dise ». Tale oosoma € un corpicciolo (o una massa di corpicciuoli o granuli) distinto e separato dal nucleo dell’ovo, almeno quando questo & completa- mente sviluppato; è certamente un determinante delle cellule germinali, ma di natura, credo, e di origine ancora incerta. ei“ DEREN IR Zunge Nell’anafasi avanzata il fuso del 1° globulo polare e quello dell’ovocite di 2° ordine (Tav. I, Fig. 7) sono fra di loro separati da breve spazio. Compiuta la divisione (Tav. I, Fig. 8-9), di re- gola, il nucleo figlio prossimale del 1° globulo polare è più vicino al 2° globulo polare che il nucleo figlio distale; è strano che il Martin (1914) abbia preso il nucleo esterno del 1° globulo polare per 2° globulo polare quando tanto in questo caso, come nell’ A- geniaspis ed in altri, è tanto evidente la disposizione dei nuclei figli del 1° globulo polare. I tre nuclei dei globuli polari (Tav. I, Fig. 10-16) si avvicinano poi molto fra di loro e si presentano talvolta sotto forma di una, perlopiù di due o anche di tre masse di cromatina abbastanza compatte, le quali restano in vicinanza del polo anteriore dell’ovo e poi, quando in questo si differenzia anche una parte polare dalia parte embrionale, a poco a poco si diradano (Tav. II, Fig. 27-34) e formano il nucleo (paranucleo) del trophamnios. Fecondazione e segmentazione. — Terminata la 2* divisione di maturazione, nell’uovo partenogenetico dell’Encyrtus si distin- guono al polo anteriore 3 nuclei che sono quelli derivati dai globuli polari, il pronucleo femminile e 1’ oosoma. Questo si mantiene per posizione e forma come nell’ovo appena depositato. Il pronucleo femminile a poco a poco si dirige verso la parte mediana e posteriore dell’ovo e si costituisce in nucleo completo a riposo, con cromatina a reticolo. Nell’ovo fecondato (Tav. I, Fig. 10-12) oltre le parti ricordate si osserva, nella porzione posteriore dell’ ooplasma, lo spermatozoo che prima allungato si arrotonda poi e costituisce un pronucleo simile al femminile. I due pronuclei (Tav. I, Fig. 12-13) si coniugano nella metà poste- riore dell’ovo e talvolta verso la parte mediana di esso, mentre l’ oosoma è ancora inalterato. Il 1° fuso di segmentazione (Tav. I, Fig. 14-15) ha l’asse longitudinale più o meno inclinato rispetto all’asse longitudinale dell’ovo. ; Durante la coniugazione dei pronuclei e la 1% divisione di segmentazione, la parte dell’ ooplasma del polo anteriore, che contiene i nuclei polari e che io chiamo ooplasma polare, co- mincia ad apparire separata dal resto dell’ooplasma, che chiamo embrionale, per mezzo di un leggero solco e quando la 1° divi- sione di segmentazione si completa, l’ovo (Tav. I, Fig. 17-18) resta diviso in due cellule embrionali ed in una parte polare. Delle due en a cellule embrionali una contiene intero e inalterato ancora l’ooso- ma, l’altra ne è sprovvisto. La 2* divisione di segmentazione (Tav. I, Fig. 19-23) è sin- crona ed avviene solo per le cellule embrionali, perchè la parte polare dell’ovo non si divide e non si dividerà più neanche in seguito. Delle 4 cellule di segmentazione tre sono uguali fra di loro, la quarta se ne distingue per avere ereditato tutto l’oosoma. Questo, mentre anche durante la prima divisione di segmenta- zione era rimasto subsferico, ora si è diradato, allargato quasi a semiluna nel protoplasma e vicino al nucleo della 4* cellula, che ormai possiamo chiamare germinale per distinguerla dalle altre che sono le somatiche. La 3* divisione di segmentazione (Tav. I, Fig. 24) è sincrona per le 3 cellule somatiche, mentre quella germinale resta in ri- tardo rispetto ad esse, ma prima che queste si siano nuovamente poste in divisione, anche la germinale si divide e l’ oosoma passa ad ambedue tali cellule sotto forma di grossi granuli sparsi a semiluna nel protoplasma intorno al loro nucleo. In questo stadio che si raggiunge in primavera in circa 10 ore dalla deposizione, l’ovo (Tav. II, Fig. 25-26) è formato da due parti: una polare contenente i nuclei dei globuli polari ed una embrionale composta di 8 cellule, delle quali 6 somatiche e 2 ger- minali. La parte polare si estende ora ad un quarto e ad un quinto dell’intero ovo ed ha i nuclei polari riuniti in una massa sola, la quale comincia a diradarsi. La 4* divisione di segmentazione è pure sincrona per le cel- lule somatiche mentre restano indivise le germinali (Tav. II, Fig. 27-30). Durante questa divisione, che ha luogo circa 24 ore dopo la deposizione, la parte polare, che ormai possiamo chiamare col Marchal trophamnios, si estende attorno le cellule embrionali e le circonda; il suo nucleo si dirada, si allarga e presenta la cromatina sotto forma di piccoli granuli. Per quanto ho osservato finora, pare che nell’ ovo dell’ ospite, lo sviluppo dell’ ovo del- l’ Encyrtus non vada più oltre, perchè anche a circa tre giorni dalla deposizione ho osservato stadi con 14 cellule embrionali; si nota soltanto un arrotondamento di tutto 1° embrione col suo trophamnios (Tav. II, Fig. 29-30). Gli stadi posteriori di sviluppo di quest’ £ncyrtus sono stati da me osservati in larve di Oecophyllembius della lunghezza da mm. 1,5 in sù. In tali larve gli embrioni di Oecophyllembius ne (Tav. II, Fig. 34) si trovano ai lati dei segmenti addominali in numero perlopiü di uno per segmento e per un certo numero di segmentie ora a destra ora a sinistra, perö alle volte se ne tro- vano due o anche tre (Tav. II, Fig. 32) avvicinati. Ciascun em- brione nei primi stadi è composto di un ammasso ovoide di cel- lule a contorni indistinti e fra di loro apparentemente simili, ma con nuclei in differenti stati. Queste cellule embrionali sono an- cora circondate dal trophamnios, il quale presenta perlopiù una parte di esso più allargata e con grosso nucleo, mentre nel resto, specialmente all’esterno, il nucleo (paranucleo) si è diviso in pic- coli nuclei. L’embrione circondato dal trophamnios si trova di regola a contatto coll’ ipoderma da un lato e verso l'interno circondato da tessuto adiposo o contiguo a muscoli ed altri tessuti della parte laterale dei segmenti addominali della larva ospite. Qual- che volta gli embrioni si possono vedere nella cavità viscerale tra l’ intestino e altri organi ed in tal caso quando sono ancora allo stadio di morula (Tav. II, Fig. 31) si presentano come quelli precedentemente descritti, ma il trophamnios, esternamente, ha più numerosi e piccoli nuclei. Qualche altra volta si può vedere un embrione, nella cavità viscerale, aderente ed in parte circon- dato da un enocito (Tav. II, Fig. 33). Dallo stadio sopra descritto l'evoluzione dell’ embrione è uguale a quella degli embrioni di Ageniaspis, notando che da ciascuna di tali masse embrionali si formerà un embrione e quindi una larva e non più embrioni; inoltre in questa specie non ho osservato una cisti derivante da tessuti dell’ ospite. Riassunto. — Nell’Encyrtus Mayri la struttura dell’ovo, la maturazione e la fecondazione sono come negli altri Imenotteri da me studiati della sottofamiglia Encyrtinae: Lifomastia, Age- niaspis, Copidosoma, ma i suoi globuli polari si comportano come in Ageniaspis ed in Copidosoma; la parte polare dell’ ovo cir- conda le cellule embrionali soltanto alla 4* segmentazione di di- visione, perciò più tardi che in Agerzaspis; è una delle prime quattro cellule di segmentazione che si differenzia in cellula ger- minale come in Lifomastix e Copidosoma ; per quanto ho osser- vato, l’ovo di quest Erncyrtus è a sviluppo monembrionale e non è circondato mai da una vera cisti dell’ospite, ma solo da tessuti o cellule dell’ospite che restano inalterati nei loro caratteri. Ne nelle divisioni di maturazione di quest’Eneyrtus e delle specie seguenti, come pure nelle divisioni di segmentazione, ho notato alcun processo di eliminazione di cromatina simile a quello descritto dal Seiler (1914) per specie di Lepidotteri e dal Kahle (1908) per Miastor (Ditteri). I. Encarsia partenopea Masi. L’Encarsia partenopea è un Calcidide Afelinino parassita, nei dintorni di Portici, dell’ Aleyrodes brassicae Walk. e del Siphoninus (olim Aleyrodes) phyllireae Halid. Io ne ho studiaio lo sviluppo, in estate, nell’Aleyrodes brassicae. L’Encarsia depone l’ovo nel corpo dell’ Aleyrodes, che si trova al secondo stadio larvale o pit avanti fino a quello ninfale. La deposizione dell’ovo dura circa un minuto ad un minuto e mezzo. L’ovo si può trovare nelle parti più svariate del corpo dell’ Aley- rodes, ma perlopiù nella cavità viscerale. Esso si sviluppa libero dai tessuti dell’ ospite, dà origine ad un solo embrione che non viene circondato in alcuno stadio da involucri avventizii derivati da elementi dell’ ospite stesso. La larva dell’ Encarsia consuma nell’ultimo periodo del suo sviluppo tutte, o quasi EIN tutte, le parti interne del corpo dell’ Aleyrodes e dentro di esso si trasforma in pupa. Divenuto insetto perfetto fora il dermascheletro del corpo dell’A/ey- | rodes e sbuca fuori. | Questa specie produce quasi ugualmente fem- | | mine e maschi; non ho sperimentato se i secondi derivino da ova partenogenetiche come in altri eS Imenotteri parassiti, ma è probabile, perchè si tro- Fig. D. vano frequentemente ova deposte senza traccia di Contorno diovo spermatozoo e in via di sviluppo come le altre. Ceno: Ovo ovarico. — L’ovo dell’ Encarsia parteno- pato di Excarsia. pea completamente sviluppato (Fig. D) è allungato, convesso ai due estremi, col polo posteriore poco più largo dell’anteriore e misura perlopiù mm 0.130 in lunghezza e 0.039 in larghezza massima. Qualche ovo può avere dimensioni maggiori o poco (raramente molto) minori di quelle indicate. Il chorion è molto sottile; la membrana vitellina sottilissima. gr L’ovo completamente sviluppato (Tav. I, Fig. 1-2) ha nel plasma oltre il nucleo anche un oosoma. L’ooplasma esaminato a fresco appare come una sostanza omogenea; quando è fissato specialmente con sublimato-alcoolico— acetico mostra una zona attorno al nucleo quasi omogenea, finis- simamente granulosa, mentre in tutto il resto ha numerosi vacuoli grandi e piccoli. Il nucleo è situato sempre nella metà posteriore dell’ooplasma e nell’ovo pronto ad essere deposto ha la membrana poco o mal distinta, la cromatina condensata in una piccola massa ovale e rotondeggiante avente qualche minutissimo vacuolo, e la parte acromatica sotto forma di uno o più corpicciuoli rotondeggianti o ovali, ciascuno dei quali è ora poco o molto o moltissimo più piccolo della» massa cromatinica. L’oosoma si trova al polo po- steriore dell’ovo, è perlopiù di forma allungata ellittica e disposto quasi sempre trasversalmente rispetto all’ asse longitudinale del- l’ovo; misura di frequente pw 4-5 in lunghezza e p 12 in lar- ghezza ed è costituito da grossi granuli molto ravvicinati fra loro a guisa di morula. Formazione, evoluzione e destino dei globuli polari. — Nel- l’ovo deposto nel corpo dell’A/eyrodes comincia subito a vedersi il nucleo dell’ ovocite di 1° ordine, da massa compatta che era, diventare a poco a poco più rado e passare rapidamente allo stadio di anafasi (Tav. II, Fig. 4). Il 1° globulo polare e l’ ovocite di 2° ordine si dividono indirettamente e si ottengono così dal 1° globuio polare due nuclei figli e dal nucleo dell’ ovocite di 2° ordine il 2° globulo polare ed il pronucleo femminile. Io ho osservato questi stadi con qualche interruzione non avendo pre- parati coll’anafasi del nucleo dell’ovocite di 2° ordine. I due nuclei figli del 1" globulo polare ed il 2° globulo a poco a poco sì organizzano ciascuno in nucleo vescicolare (Tav. II, Fig. 6-11), restando solo uno dei nuclei figli del 1° globulo un poco in ritardo sull’altro, ma alla fine, mentre i pronuclei ma- schile e femminile si coniugano, di regola tutti e tre i nuclei dei globuli polari sono già costituiti in nuclei vescicolari e restano fra di loro toccantisi o in parte sovrapposti. Quando il primo nucleo di segmentazione entra in divisione (Tav. II, Fig. 12, Tav. III, Fig. 13-17) anche i nuclei polari per- dono la membrana e formano un fuso irregolare, incompleta- mente diviso in due o in tre, o due piccoli fusi, e nella divisione è PT nn es RO "Ra > PIA VR rimangono solo di poco più in dietro della divisione del primo nucleo di segmentazione, così, mentre quello è allo stadio di ana- fasi avanzata essi stanno in quello di anafasi incipiente e quando quello è in telofasi essi sono in anafasi. Risultato di questa divi- sione anormale dei nuclei polari è la formazione perlopià di quattro masse di cromatina (Tav. III, Fig. 18-19), le quali si or- ganizzano poi in nuclei vescicolari, tra di loro avvicinati o più o meno confusi. Durante la 2° divisione di segmentazione (Tav. SII, Fig. 20-21) i 4 nuclei vescicolari derivati dai globuli polari si confondono a due a due fra di loro e formano due masse di cro- matina abbastanza compatte; ma alle volte restano vescicolari fino a 2* divisione di segmentazione completa. Quando ha luogo la 3% divisione di segmentazione (Tav. III, Fig. 23-24) le due masse di cromatina dei globuli polari o restano fra di loro molto avvicinate o si confondono fra di loro per formarne una sola, di mano in mano diventano più compatte e così restano senza prendere più parte alcuna allo sviluppo e si possono ancora seguire nella parte centrale dell'uovo fino a blastoderma com- pleto. Fecondazione. — Nelle uova fecondate lo spermatozoo si vede prima nella metà anteriore dell’ooplasma come un corpo cromatinico compatto, di forma allungata piegata ad arco, oppure foggiata a pistillo o a losanga, poi mentre avviene la formazione del 2° slobulo polare e del pronucleo femminile, si dirada e a poco a poco si organizza in nucleo allo stato di riposo e si av- vicina al pronucleo femminile fino a toccarlo e a coniugarsi con esso (Tav. II, Fig. 11) per formare il 1° nucleo di segmentazio- ne. Questo si trova sempre nella metà posteriore dell’ooplasma e poco lontano dai globuli polari. Dalla deposizione dell’ovo alla fecondazione decorrono in estate circa 40 minuti. Segmentazione e differenziazione delle cellule germinali — (Tav. II, Fig. 13-31). Il 1° fuso di segmentazione si trova disposto coll’asse longitudinale più o meno obliquo rispetto a quello lon- gitudinale dell’ovo; di rado è disposto perpendicolarmente. I primi due nuclei di segmentazione si allontanano alquanto fra di loro in direzione opposta e verso i poli. La 2* divisione di segmentazione è sincrona e dei 4 nuclei che ne derivano, uno si avvicina più o meno al polo posteriore, due restano nella parte mediana dell’ovo e uno nella parte ante- riore. Anche la 3° divisione di segmentazione è sincrona; i fusi + a SE mr “o FITTO E SRL. 5 ra Be di questa divisione non hanno una direzione costante, ma perlopiü il posteriore (Tav. III, Fig. 24) ha l’asse maggiore parallelo o quasi all’asse longitudinale dell’ ovo. A seconda divisione completa (Tav. IlI, Fig. 22) si nota ai lati del polo posteriore dell’ovo un piccolo strozzamento, il quale tende a separare dal resto la parte dell’ooplasma che contiene l’oosoma; è in questa specie di gemma posteriore dell’ ooplasma che si alloga uno dei nuclei derivati dalla divisione del 4° nu- cleo posteriore, mentre gli altri restano sparsi variamente per il resto dell’ ooplasma. In qualche raro uovo accade che il 4° nucleo di segmenta- zione si viene a trovare in contatto dell’oosoma ed in questo caso la 3* divisione di segmentazione non è più sincrona, perchè il nucleo che è a contatto coll’oosoma rimane, nella divisione, in ritardo rispetto agli altri 3, come dico appresso per 1’ 8° nucleo di segmentazione quando è questo, come nel caso comune, che va a contatto coll’oosoma. La 4* divisione di segmentazione (Tav. III, Fig. 26-28) non è più dei tutto sincrona, perché 1’8° nucleo, che si trova al polo posteriore in vicinanza dell’oosoma e che con questo determina la 1° cellula germinale, resta un poco in ritardo rispetto agli altri, così mentre 7 sono in anafasi incipiente, esso è in metafasi avanzata, mentre 7 sono in anafasi avanzata, esso è in anafasi incipiente. Durante la 5* e la 6% divisione di segmentazione (Tav. II, Fig. 29-50), le due cellule germinali restano allo stato di riposo, mentre gli altri nuclei si dividono regolarmente e sincronicamente, ma mentre termina la 6° o avviene la 7* divisione di segmenta- zione le due cellule germinali si dividono pure (Tav. II, Fig. 51). Le 4 cellule germinali si possono osservare ancora allo stato di riposo durante 1°8® divisione di segmentazione, la quale con- duce alla formazione del blastoderma; esse si dividono una terza volta per formarne 8 quando il blastoderma è già completo e conservano la loro posizione al polo posteriore dell’uovo. Più tardi quando si forma la piastra germinativa e penetrano in cavità, si possono ancora riconoscere perfettamente e contare in numero di 8 Lo sviluppo dell’ovo dalla deposizione fino alla formazione delle prime 8 cellule germinali avviene, in estate, in circa dieci ore Riassunto. — In questa specie ciò che merita speciale atten- zione rispetto agli altri Imenotteri da me studiati è: = We 1°, l’attività dei globuli polari fino alla 3% divisione di segmentazione, dopo la quale però essi cadono in una involu- zione e non prendono parte alcuna nello sviluppo dell'embrione; 2°, lo strozzamento maggiore :del polo posteriore dell’ ovo nel quale si differenziano le cellule germinali; 3°, la differenziazione della prima cellula germinale che comincia allo stadio di 8 nuclei di segmentazione. Nel resto per quanto si riferisce alla struttura dell’ovo, formazione dei globuli polari, fecondazione e segmentazione si hanno disposizioni e procedimenti simili. II. Prospaltella (Doloresia) coniugata Masi. La Prospaltella (Doioresia) coniugata Masi è un Imenottero Calcidide Afelinino, come l’Encarsia, e come questa è parassita, ed assai comune, dell’ Aleyrodes brassicae Walk. e di un altro Aleirodide vivente sul viburno. Io ne ho studiato lo sviluppo durante l’estate nell’ Aleyrodes brassicae. La Prospaltella coniugata deposita l’ovo nel corpo dell’ Aley- rodes in modo simile all’ Encarsia impiegando nella deposizione circa un minuto. I rapporti della Prospaltella colVospite durante lo sviluppo e la produzione di maschi e femmine sono simili a quelli indicati per l’Eincarsia. Ovo ovarico. — L’ovo di questa Prospaltella, quando è com- pletamente sviluppato (Tav. IV, Fig. 1-2), è allungato, subellittico, poco più largo al polo anteriore che al posteriore, leggermente convesso al ventre e leggermente concavo al dorso; misura perlopiù in lunghezza mm 0,169 ed in larghezza mm 0,052. Il chorion è sottile, ma un poco meno che nell’ Encarsia e al suo polo anteriore lascia intravedere una piccola depressione centrale che deve essere il micropilo. La membrana vitellina è molto sottile e assai evidente nelle uova appena depositate. L’ooplasma esaminato a fresco è tutto finamente e ugualmente granuloso; quando è fissato presenta vacuoli più o meno numerosi, ma sempre meno numerosi che nell’Encarsia. Il nucleo (Tav. IV, Fig. 1-3 c) si trova nella metà anteriore dell’ooplasma, è roton- deggiante con cromatina condensata in una piccola massa sfe- roide o ovoide oppure allungata e divisa in questo caso da una et en stretta zona longitudinale pallida come se fosse formata da due masse di cromatina fra loro molto avvicinate ma non a contatto. Quando la massa della cromatina è a contorno rotondeggiante e ovale, mostra uno o più piccolissimi vacuoli. Oltre il nucleo l'uovo ha anche in questa specie un oosoma. Questo è un corpo formato di grossi granuli strettamente addos- sati fra di loro, di contorno subovale, col diametro maggiore, che è perlopiù trasversale e obbliquo, di p 9-14 e il minore di p 6-8 ed è situato come nell’ Ancarsia al polo posteriore del- l’ooplasma. Formazione, evoluzione e destino dei globuli polari (Tav. IV, Fig. 4-10). — La formazione dei globuli polari avviene in questa specie come nella precedente, ma essi hanno una evoluzione più abbreviata: fin da principio sono molto avvicinati e si costitui- scono in nuclei vescicolari che restano fra di loro abbastanza distinti o più o meno confusi e, quando l'uovo è giunto allo stadio di 4 nuclei di segmentazione, formano una piccola massa croma- tinica, che si può seguire nella parte centrale dell’ ovo fino alla formazione del blastoderma come nell’ Encarsia. Fecondazione e segmentazione (Tav. IV, Fig. 5-20). — La fe- condazione e la segmentazione avvengono come nella specie pre- cedente colla sola differenza che il sincronismo delle divisioni di segmentazione si mantiene fino alla 5*divisione, perchè è un nucleo dello stadio a 32 nuclei di segmentazione quello che va a con- tatto coll’ oosoma e che diventa nucleo della prima cellula ger- minale. Il polo posteriore dell’ovo che contiene l’oosoma, anche in questa specie si strozza leggermente ai lati durante lo stadio di 8 nuclei di segmentazione, ma è solo un nucleo della 5* divi- sione di segmentazione che va a contatto coll’oosoma. A 6° di- visione di segmentazione completata anche la cellula germinale si vede divisa in due, ma quando avviene la 7* divisione (Tav. IV, Fig. 19) mentre i nuclei somatici sono allo stato di anafasi, quelli delle cellule germinali sono allo stato di riposo o di profasi inci- piente. Il seguito dello sviluppo è simile a quello dell’ Encarsia. Riassunto. — La struttura dell’ovo e le prime fasi di sviluppo di questa specie sono come nell’ Encarsia, colla differenza che i globuli polari non hanno un periodo di evoluzione notevole come in quella, che la prima cellula germinale è una della 5* divisione di seg- mentazione invece che della 3°. Ho voluto però pubblicare queste note intorno alla Prospaltella coniugata Masi per richiamare l’atten- ne zione dei biologi sopra la diversa struttura dell’ovo e la formazione dei globuli polari di tale specie e della Prospaltella Berlesei How., che è una specie dello stesso genere ma a riproduzione parteno- genetica continua essendone finora sconosciuto il maschio. Ag- giungerò che il Mercet ha separato le specie di Prospaltella che hanno maschi forniti di antenne composte di sette articoli da quelle con maschi forniti di antenne composte di otto articoli creando per le prime il genere Doloresia; ma secondo me non potendosi indicare caratteri differenziali anche tra le femmine dei due gruppi, si può accettare una divisione del genere Pro- spaltella in sottogeneri soltanto, altrimenti a quale dei due generi, Prospaltella o Doloresia, si dovrebbe ascrivere la Prospaltella Berlesei How. e qualche altra, delle quali non si conoscono i ma- schi? Fo in questo luogo tale osservazione per mettere in evi- denza l’affinità della Prospaltella (Doloresia) coniugata Masi colla Prospaltella Berlesei How. e fare apprezzare, come è necessario, le differenze nella struttura dell’ovo e nella formazione dei glo- buli polari tra le due specie. IV. Prospaltella Berlesei (How.). La Prospaltella Berlesei & un’altra specie di Imenottero Calcidide Afelinino che meritava molto di essere studiata, perche si riproduce sempre partenogeneticamente essendo finora scono- sciuto il maschio. Fin dal 1908 io ne studiai le prime fasi di sviluppo e pubblicai il risultato delle mie ricerche, ma avendo osservato cose molto diverse da quelle che avevo verificato per varii altri Imenotteri Calcididi, scrissi anche che era bene di tornare sull'argomento per togliere ogni dubbio che lo sviluppo come era stato da me visto fosse normale e non anormale. Quest'anno appunto ho fatto nuove osservazioni, che mi hanno confermato tutto quello che già avevo visto e pubblicato, perciò credo opportuno di ripeterlo in queste note. La Prospaltella Berlesei è parassita della Diaspis pentago- na Targ.; è nel corpo della femmina di questa cocciniglia che essa deposita l’ovo. Da ‘questo si sviluppa una larva, la quale prima si nutre dei materiali liquidi del corpo della Diaspis e alla fine ne consuma anche buona parte degli organi, e completato il suo sviluppo si trasforma in pupa nel corpo stesso della Diaspis. — 79 — Divenuta adulta fora nella parte dorsale il dermascheletro e il soprastante scudo e sbuca fuori. Ovo ovarico. — L’ovo allo stato di ovocite di primo ordine a completo sviluppo ha la forma di un pistillo allungato colla parte allargata corrispondente al polo posteriore. Misura in lun- ghezza mm 0,120-0,125 e in larghezza massima 0,019-0,022. Il chorion è molto sottile. L’ooplasma osservato a fresco si presenta finamente granu- loso e contiene nella parte posteriore il nucleo. Questo, nell’ovo pronto ad essere deposto (Tav. V, Fig. 1), appare sotto forma di una massa di cromatina subovale, compatta, divisa nel senso dell’ asse maggiore da un sottile solco mediano e circondata da un alone pallido. Im uno stadio a questo precedente il nucleo (Tav. V, Fig. 2) ha già la cromatina nella forma compatta de- scritta, ma presenta ancora una membrana ben distinta e qual- che corpicciuolo acromatico, mentre in uno stato poco anteriore (Tav. V, Fig. 3) si vedono i cromosoni di forma sferica, o quasi, variamente distribuiti in numero di circa dieci a dodici coppie (o grossi cromosonni ?). Nell’uovo di questa specie non esiste un oosoma. Formazione dei globuli polari e del pronucleo femminile.— L’ovo viene deposto allo stato di ovocite di 1° ordine (Tav. V, Fig. 1) col nucleo sotto forma uguale a quella descritta per l’ovo ovarico a completo sviluppo. Poco dopo la deposizione il nucleo si arrotonda e la croma- tina comincia ad allargarsi fino a perdere la struttura compatta ed assumere una disposizione reticolata. Il nucleo dell’ ovocite di 1° ordine passa gradatamente (in cinque ore, di Aprile) per gli stati di divisione indiretta e forma così due nuclei figli (Tav. V, Fig. 5), dei quali uno (P) è il primo globulo polare, l’altro (F) il nucleo dell’ovocite di secondo ordine. In seguito la cromatina del primo globulo polare si condensa fino a formare una piccola massa sferoide molto compatta, men- tre il nucleo dell’ovocite di secondo ordine passa allo stato di riposo con reticolo e membrana distinti (Tav. V, Fig. 6). Il primo globulo polare fino allo stato di sviluppo dell’ ovo con 16 nuclei di segmentazione conserva presso a poco la forma e la posizione che ho sopra ricordato. Il nucleo dell’ovocite di secondo ordine diventa direttamente primo nucleo di segmentazione, poichè da esso non si forma un = RT secondo globulo polare, ma derivano soltanto nuclei di segmeti- tazione. Seginentazione. — Dal primo nucleo di segmentazione deri- vano per divisione indiretta (Tav. V, Fig. 7-8) due nuclei di seg- mentazione e da questi 4 e così via. Le mie osservazioni finora non sono andate più innanzi della 4% divisione di segmentazione; saranno continuate per vedere sopra tutto quando e come si dif- ferenziano in questa specie le cellule germinali dalle somatiche. Riassunto. — Dal poco che io ho potuto osservare finora ri- sulta: 1°, che l’ovo della Prospaltella Berlesei allo stato di ovo- cite di 1° ordine completamente sviluppato non presenta distinto, oltre il nucleo, un oosoma, a differenza di quanto io ho osser- vato nel Lifomastix truncatellus (Dalm.), nell’ Ageniaspis fusci- collis (Dalm.), nell’ Encyrtus aphidivorus Mayr, nell’ Oophthora semblidis Aur., nel Copidosoma Buyssoni Mayr, nell’ Encyrtus Mayri Masi, nell’ Encarsia partenopoea Masie nella Prospaltella coniugata Masi. 2°, che il nucleo si trova nella parte posteriore dell’ ovo come nell’Ercarsia, e non nell’ anteriore come è il caso per le specie sopra ricordate; : 3°, che si forma un globulo polare soltanto, pure a diffe- renza di quanto avviene anche nelle ova partenogenetiche delle summenzionate specie. V. Anaphoidea luna Girault. L’Anaphoidea luna Girault (Tav. V, Fig. 13) è un Imenot- tero Calcidide della sottofamiglia Mymarinae ed è parassita presso Portici delle ova di Phytonomus variabilis Herbst, nelle quali io ne ho studiato lo sviluppo durante i mesi di Marzo ed Aprile. La femmina depone un ovo in un ovo di Phytonomus e la larva, che ha un primo stadio (Tav. V, Fig. 14) molto caratte- ristico, si sviluppa a spese dell’ovo del Phytonomus e dentro dello stesso si trasforma in pupa e questa in adulto, che forando il chorion e la soprastante parete dello stelo dell’erba medica, in cui le uova del Phytonomus sono deposte, viene all’aperto. In questa specie esistono maschi e femmine, ma non ho an- cora sperimentato se da uova di femmine vergini si hanno solo PIRATE RR ad EN - RE maschi; posso soltanto dire che ciò è probabile, perchè in tutte le uova con o senza spermatozoo si hanno due globuli polari, come nelle altre specie di Imenotteri nelle quali è provata l’origine di maschi da ova non fecondate e le femmine da ova fecondate. Ovo ovarico. — L’ovo ovarico di Anaphoidea luna comple: tamente sviluppato (Tav. VI, Fig. 1-2) ha la forma di una bottiglia a collo stretto, breve, a parte posteriore leggermente e gradata- mente ristretta e faccia ventrale un poco convessa, la dorsale leggermente concava. La sua lunghezza è di mm 0.168, la lar- ghezza di mm 0.081. Esso è circondato da un chorion molto sottile che al polo anteriore mostra il micropilo come piccola depressione imbuti- forme prolungantesi in dietro a tubicino. L’ooplasma è molto omogeneo e finissimamente, quasi im- percettibilmente, granuloso anche a forti ingrandimenti. Il nucleo dell’ovocite di 1° ordine si trova verso la parte mediana e un poco avvicinato alla periferia dell’ovo, non ha più membrana distinta; la sua cromatina si presenta sotto forma di una massa compatta sferica, o quasi, del diametro di » 4 circa ed è circondata da un breve alone. A poca distanza dal nucleo si trova nell’ ooplasma un corpicciuolo sferico di 1 p, o poco più, di diametro, il quale si colora intensamente in nero coll’ematossilina ferrica e si con- serva distintissimo e inalterato fino alla seconda divisione di seg;- mentazione. In seguito molte volte non sono più riuscito a ve- derlo, in qualche uovo ho potuto metterlo in evidenza fino allo stadio di 8 nuclei di segmentazione, ma più tardi non ho potuto più distinguerlo, perciò fino a che il suo destino non sarà precisato non si può affermare che esso sia analogo all’oosoma degli altri Imenotteri; neppure mi sembra che si possa considerare come centrosoma dell’ ovo; per ora lo chiamo dubitativamente col nome generico di nucleolo (?). Formazione det globuli polari e loro destino. — L’uovo viene deposto nello stato sopra descritto e nell’ovo del Phytonomus cam- bia alquanto di forma, perchè perlopiù per retrazione dell’ooplasma scomparendo la parte anteriore a forma di collo, esso (Tav. VI, Fig. 3) diventa un poco più largo anteriormente che posterior- mente. La cromatina del nucleo lentamente, da compatta che era, a poco a poco si dirada, finchè in circa un’ora si scinde nei suoi cromosoni ed entra in divisione, di cui ho potuto vedere varie ana- fasi (Tav. IV, Fig 4) avanzate ma nessuna metafasi. I due nuclei Bollett. di Zoologia Gen. e Agr. 6 e figli passano direttamente allo stadio di fuso (Tav. VI, Fig 5-6) e rimangono fra di loro congiunti o almeno contigui ai due poli opposti, che sono un po’ tronchi; inoltre per quanto ho varie volte osservato, il fuso esterno, cioè quello del 1° globulo polare, è alla parte esterna tronco a brevissima distanza dall’equatore, mentre il fuso dell’ovocite di 2° ordine è di forma quasi: rego- lare. Completata la divisione di ambedue i nuclei, il 2° globulo polare (Tav. VI, Fig. 7) viene a trovarsi quasi a contatto del nu- cleo figlio prossimale del primo globulo polare e il nucleo figlio distale del 1° globulo polare poco discosto dal prossimale. Questi tre nuclei, che per brevità chiamo polari, restano avvicinati fra di loro presso la periferia della parte laterale mediana dell’oo- plasma e abbastanza distinti fra di loro per breve tempo, perchè durante la copula dei pronuclei e la 1% divisione di segmenta- zione, prima si diradano un poco e si confondono fra di loro per poi tornare a divenire quasi compatti e più o meno insieme con- fusi. In tale stato i nuclei polari sì possono ancora riconoscere fino alla formazione del blastoderma e non prendono parte alcuna allo sviluppo dell’ovo. Fecondazione e segmentazione. — Lo spermatozoo (Tav. VI, Fig. 3-5) si vede nella parte anteriore dell’ovo sotto forma di cor- picciuolo prima pistilliforme poi sempre più breve, finchè avvici- nandosi alla parte mediana dell’ovo si arrotonda e forma il pro- nucleo maschile, mentre contemporaneamente avviene la distin- zione di quello femminile. La coniugazione dei due pronuclei (Tav. VI, Fig. 8-9) ha luogo nella metà anteriore dell’uovo poco lontano dei globuli polari. Il primo fuso di segmentazione (Tav. VI, Fig. 10-11) è più o meno obliquo rispetto all’asse longitudi- nale dell’uovo. La segmentazione (Tav. VI, Fig. 13-19) procede sincrona fino alla quinta divisione, ma in qualche ovo mi è accaduto di osser- vare che allo stadio che dovrebbe avere 16 nuclei, ne esistono 15 (Tav. VI, Fig. 18), dei quali 14 con reticolo normale, uno colla cromatina ammassata; ritengo che questo 15° nucleo sia uno de- gli 8 dello stadio precedente che non si è diviso Anche dopo la 5% divisione ora si hanno 32 nuclei (Tav. VI, Fig. 20), orainvece un numero minore, in ques’ultimo caso i più con cromatina a disposizione consueta, altri con cromatina ridotta ad una massa quasi compatta. Questi nuclei somigliano molto ai nuclei polari fusi insieme, ma si possono sempre distinguere per Enge avere o una membrana distinta o un alone piü esteso di quello esistente attorno alla massa dei globuli polari. Io ho seguito lo sviluppo in questa specie fino alla forma- zione del blastoderma (Tav. VI, Fig. 21-23) che avviene dopo circa 8 ore dalla deposizione e non ho potuto trovare fra le cel- lule embrionali alcun carattere distintivo che mi permettesse al- meno di sospettare la presenza di cellule germinali differenziate. Riassunto. — L’ovo dell’ Anaphoidea si diffenzierebbe da quello degli altri Imenotteri per la mancanza di un oosoma, se il corpicciuolo che chiamo dubitativamente col nome generico di nucleolo (?) non è omologo a quello; ma è necessario per chiarire tale punto che venga di esso accertata l’origine e il destino. La formazione dei globuli polari avviene ugualmente nelle ova partenegenetiche ed in quelle fecondate. Le cellule germinali apparentemente almeno non sono distinte dalle altre fino allo stadio di blastoderma. BIBLIOGRAFIA ELPATIEwSKY, W. — Die Entwickelungsgeschichte der Genitalprodukte bei Sagitta. 1. Die Entwickelung der Eier. Biol. Zeitschr. Vol. 1, 1910. HAECKER, V. — Die Keimbahn von Cyclops. Arch. Mikr. Anat. Bd. 45, 1897. HEGNER, R. W. — The effeets of removing the Germ-Cell Determi- nants from the Eggs of some Chrysomelid Beetles. Biol. Bull. Vol. 16, 1908. HEGNER, R. W. — The Origin and Early History of the Germ Cells in some Chrysomelid Beetles. Journ. Morph. 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Ova partenegenetiche appena deposte fino all’ anafasi avanzata del nucleo dell’ovocite di 1° ordine; Ova fecondate dalla metafasi del nucleo dell’ ovocite di 20 or- dine o del 10 globulo polare alla telofasi degli stessi; Ovo partenegenetico dopo la 2a divisione di maturazione; Ova fecondate fino all’ avvicinamento dei pronuclei maschile e femminile; b oosoma, C nucleo dell’ ovocite di primo ordine, €° nucleo dell’ ovocite di secondo ordine, C* pronucleo femminile, P parte polare dell’ovo coi nuclei (o nucleo) derivati dai globuli polari, P' primo globulo polare, P? secondo glo- bulo polare, S spermatozoo o pronucleo maschile. Ova dallo stadio di 1° nucleo di segmentazione alla telofasi dello Stesso; Ova con due nuclei di segmentazione fino all’anafasi avanzata degli stessi; Ova con 4 nuclei di segmentazione. E cellule embrionali somatiche, 4 cellule germinali, le altre lettere come sopra. PAY. Ir Fig. 25-34. Enoyrtus Mayri. Ova con 8 cellule di segmentazione, G cellule germinali, P parte polare col nucleo polare (paranucleo). le altre cellule sono le embrionali somatiche; Due sezioni di un uovo con 14 cellule embrionali circondate dal trophamnios P; Due sezioni di un altro uovo allo stesso periodo di sviluppo; Sezione mediana di embrione allo stadio di morula; £ embrione, P trophamnios contenente porzioni di paranucleo. Sezione longitudinale della parte laterale dell’ addome di una larva di Oecophyllembius contenente tre embrioni di En- eyrtus: b ipoderma (la cuticola non è stata disegnata), c tessuto adiposo, EZ embrioni, P trophamnios. Sezione mediana di un embrione di Eneyrtus addossato ad un enocito: a sinistra del quale è un altro enocito a con- torno normale: Ln Enociti, le altre lettere come sopra. Sezione longitudinale della parte laterale di un segmento del- l'addome di una larva di Oecophyllembius contenente un embrione di Encyrtus più avanzato nello sviluppo di quelli della figura 32: a cuticola, le altre lettere come a fig. 32. Fig. » » Fig. 1. PETER RER SM nen — 87 — Fig. 1-12. Enearsia partenopea. Ovo ovarico completamente sviluppato; 2a-2d Nuclei di 4 ova ovariche completamente sviluppate; 3-5. 6-11. 12. 13-24 1-2. 4. 5-6. 7-8. 9-10 Ova da poco depositate dalla 1a divisione di maturazione a quella della seconda (i fusi delle fig. 3 e 5 sono visti da un polo); Ova dalla formazione dei pronuclei fino alla loro coniugazione; Ovo con anafasi incipiente del primo fuso di segmentazione. O nuclei dei globuli polari le altre lettere come sopra (Tav. I). TAv-JIT. Encarsia partenopea. Ova dall’anafasi avanzata del 1° nucleo di segmentazione all’ana- fasi incipiente di 4 nuclei di segmentazione. Lettere come sopra a Tav. I. Ova dalla 3a divisione di segmentazione completa alla quinta in- completa; Sezioni ottiche di 2 ova a sesta divisione di segmentazione completa e settima in anafasi; Strato superficiale e sezione mediana di un ovo a blastoderma completo. b oosoma, £ cellule embrionali somatiche, G- G* cellule ger- minali, N nuclei vitellini, P cromatina dei globuli polari: May LV Prospaltella coniugata : Ova ovariche completamente sviluppate; Nuclei di tre ova ovariche completamente sviluppate; Ovo in seconda divisione di maturazione; Ova coi pronuclei maschile e femminile avvicinantisi; Ova col primo nucleo di segmentazione in riposo; Ova in prima divisione di segmentazione. 11-12. Ova con due nuclei di segmentazione; 13. 14. 15. 16. IT: 18. 19. Ovo in seconda divisione di segmentazione; Ovo con 4 nuclei di segmentazione; Ovo con fusi di 3a divisione di segmentazione; Ovo con 8 nuclei di segmentazione; Ovo in 4a divisione di segmentazione; Ovo con 32 nuclei di segmentazione; Sezione ottica di un ovo a 6 divisione di segmentazione completa. Lettere come a Tavola I. bo 14. = 188 = Tav. V. Fig. 1-12. Prospaltella Berlesei. Oyo ovarico completamente sviluppato e pronto ad essere deposto. Ovo ovarico completamente sviluppato e col nucleo a croma- tina meno condensata del precedente. Ovo ovarico completamente sviluppato con cromosomi separati. Ova dalla formazione del primo globulo polare alla 4* divisione di segmentazione. C nucleo dell’ovocite di 1° ordine; # nuclei di segmenta- zione; F 1° nucleo di segmentazione; P! primo globulo polare. Fig. 13-14 Anaphoidea luna. Femmina di Araphoidea luna. Prima larva della stessa. Tav. VI. Anaphoidea luna. Due ova ovariche completamente sviluppate; Ova (fecondate 3, 4 e 5 e partenegenetiche 6 e 7) dalla depo- sizione alla 2a divisione di maturazione; Ovo coi due pronuclei avvicinati; Ovo col primo nucleo di segmentazione; Ova dallo stadio di anafasi della prima divisione di segmen- tazione a detta divisione completa. A nucleolo ?, le altre lettere come a Tavola I. Ova dalla seconda divisione di segmentazione alla quinta divi- sione completa; Sezione longitudinale superiore, mediana e inferiore di un ovo a blastoderma completo. A nucleolo ?, E nuclei embrionali, M blastoderma, N nuclei vitellini, P massa di cromatina dei globuli polari fusi. ae >, u Boll. Lab. Zool. R. So. Agr. Porlicl, Vol. X. | Tav. I. Boll. Lab. Zool. R. Sc. Agr. Portici, Vol. X. = è 2 È $ è x È Boll. Lab. Zool. R. Se. Agr. Po ME | Tay. TIL. Boll. Lab. Zool. R. So. Agr. Portici, Vol. X. Boll. Lab. Zool. R. Se. Agr. Portici, \ Ve use Boll. Lab. Zool. R. Se. Agr. Portici, Vol. X. Tav. IV. Boll. Lab. Zoo) Boll. Lab. Zool. R. Sc. Agr. Portici. Vol. X. HUN AV Tav. VI. Boll. Lab. Zool, R. Sc. Agr. Portici, Vol, X. bea: prata 7 Dorr. GIOVANNI MARTELLI INTORNO A DUE SPECIE DI LEPIDOTTERI DEI GENERI ZetLERVA se GLYPHODES VIVENTI SULL’ OLIVO Incaricato nella primavera-estate del 1915 dal Prof. Silvestri di seguire a Novoli (Lecce) le esperienze di lotta contro la Ti- gnola dell’olivo (Prays oleellus F.) e il Rinchite dell’olivo (Rhyn- chites ruber Fairm.), nonchè di studiare gli insetti che eventual- mente si fossero riscontrati dannosi all’olivo in quella regione, ebbi modo di osservare i costumi di due lepidotteri viventi su detta pianta, cioè della Zelleria oleastrella Mill. e del Glyphodes unionalis Hb., dei quali tratto in queste note. I: Zelleria oleastrella Mill. (1). Adulto. L’adulto compare in marzo-aprile e svolazza durante il cre- puscolo attorno alle foglie dei getti nuovi nati a cespuglio, o iso- lati, di polloni dell’olivo sieno essi sviluppati alla base o lungo il tronco ad un’altezza di raro superiore ai due metri. La farfalletta, essendo crepuscolare, durante il giorno se ne sta riparata dal sole e dal vento (quando spira), sul tronco o sulla pagina inferiore della foglia dei polloni dell’olivo. Si può osser- vare di giorno quando, disturbata, vola cambiando di posto al- lontanandosi o no dalla pianta. In quest’ultimo caso sceglie altra foglia di altro rametto. (1) Questo lepidottero ci fu cortesemente determinato dal Prof. J. De Joannis di Parigi e dallo stesso ci furono indicate alcune notizie bibliogra- fiche. Dell’una cosa e dell’altra siamo obbligati di ringraziarlo vivamente. ee H. T. Stainton (1) invece, dice che questa farfalletta vola di giorno in Dicembre, Gennaio e Febbraio fra gli olivi. Egli non l’ha osservata al volo, ma, aggiunge, se i suoi costumi rassomi- gliano a quelli della Zelleria hepariella, deve volteggiare in pie- no sole. Nella stazione di riposo la farfalla tiene le ali chiuse a.tetto, che però avvolgono come un astuccio l’ultimo terzo dell'addome, il corpo sollevato, con posizione, cioè, dall’avanti all’indietro e dal basso in alto, formando così col piano ove è ferma, un angolo acuto verso il capo. In questa positura poggia le prime quattro zampe soltanto, mentre le rimanenti due sono distese posterior- mente, addossate ai fianchi dell'addome, e con questo sollevate, e riparate, nascoste sotto le ali. Le antenne sono tenute addossate al margine anteriore delle ali superiori per breve tratto, poi na- scoste sotto le ali. Cammina rapidamente tenendo le ali un po’ divaricate in alto, si ferma di botto e subito piega le antenne indietro e le addossa ai fianchi del corpo come si è detto più sopra, mentre chinde le ali, solleva il corpo e distende le zampe posteriori. La farfalletta si nutre di sostanze zuccherine che ricerca e trova sulle foglie di olivo, melata ed escrementi dolciastri dei Lecanini viventi sullo stesso olivo (Saissetia oleae Bern. e Philip- pia oleae Costa), o nei fiori. Nei preliminari dell’accoppiamento, il maschio della Zelleria apre e solleva un po’ le ali e vibrandole va attorno, quando sa di esser vicino alla femmina, appena poggiando i pretarsi, come se volesse spiccare il volo. Percorre il luogo rapidamente o con largo giro che va mano mano restringendosi, descrivendo così una spirale centripeta, o in linea retta o finalmente spezzata a zig-zag ecc., in tutte le direzioni insomma che possano avvici- narlo alla femmina. La quale, trovata, viene stretta più d’appresso dai pavoneggiamenti, dirò così, del maschio che ora si avvicina, ed ora la tocca con le ali o la sfiora con le antenne tentando di stimolarla all’accoppiamento. Se la femmina non è disposta ad accettare le proteste amorose, appena si sente toccata, si allon- tana rapidamente in cerca di un rifugio o nascondiglio che la sottragga alla vista dell’importuno. E se anche qui è scovata, (1) H. T. Sramron - « The Natural history of the Tineina ». Vol. XI, pag. 108, London, 1870. ee “i Aa = a nh — 91 — spicca il volo scomparendo. Nel caso di accettazione, il maschio si avvicina sempre più alla femmina, curva l’estremo addome e lo solleva fino a toccare quello dell’altra, il quale ultimo, poichè, come abbiamo visto, è tenuto alto nel riposo è un poco abbas- sato dalla femmina. In tal modo, dopo varî e ripetuti tentativi, il maschio riesce a porsi in contatto con quest’ ultima, arriva ad unirsi e l’ accoppiamento ha luogo. Durante questo la posizione dei due individui è opposta l’una all’altra, entrambi con il corpo sollevato come nella stazione di riposo e formanti un angolo ottuso col vertice in alto. Il quale è evidentemente costituito dall’unione dei due estremi del corpo in maniera che l’apertura è rivolta in basso, Anche nell’ accoppiamento la posizione delle antenne, delle zampe e delle ali è identica a quella di riposo. La sola frangia di peli del margine esterno delle ali della femmina abbraccia da cia- scun lato l’estremo posteriore delle ali del maschio e le sorpassa di poco dando l’aspetto di due code, corte, oblique dal basso in alto. L’accoppiamento avviene dopo il tramonto del sole, sul prin- cipio della sera; dura da 3 a 6 ore, e qualche volta anche più. La femmina della Zelleria depone le uova sulla pagina su- periore od inferiore della foglia più o meno coriacea (mai sulla tenerissima), od anche lungo il getto verde del virgulto svi- luppato nella stagione. Sulla foglia le uova sono deposte per lo più vicino alla ner- vatura mediana; sul getto lungo i solchi che vi si trovano. Esse sono isolate in numero da 1 a 2, raramente 3, su una foglia sola di un virgulto, oppure su foglie diverse del virgulto stesso, quando, ben inteso, le uova sono superiori ad uno. Uovo. L’uovo della Zelleria è giallo-verdognolo, ma si colora in giallognolo vicino a maturità, e lascia trasparire il colore ocra- ceo del capo quando la larvetta è sviluppata. L'uovo è a contorno ellittico, convesso superiormente, piano alla parte inferiore, simile ad una lente sottile piano-convessa, con superficie reticolata alla stessa guisa di quella dell’uovo di Prays oleellus, costituita da numerose linee quadrangolari. Verso i margini è piano lasciando così vedere una superficie anulare larga mm. 0.05. Tutto l'uovo è lungo mm. 0.65-0.75 e largo mm. 0.45-0.48. ee Quando la larvetta è fuoruscita, il guscio è bianco e rimane forato ed aderente in sito. L’uovo schiude dopo 5-7 giorni dalla deposizione in maggio- giugno, 4-6 in luglio-agosto, 8-10 in ottobre-novembre. Larva neonata. La larva neonata è di color paglierino, molto allungata, capo ocraceo, fornito di poche setole; 1° segmento toracico con piccole aree brunastre sul noto sparse variamente e setole in numero di 11 per lato; 2°-3° segmento toracico con 10 setole per lato di cui le mediane anteriori e le laterali, che seguono, sorgono da tuber- coli di colore scuro. Anche quelle addominali sorgono da tuber- coli scuri; essi però sono in numero di 7 per lato. L’ ultimo seg- mento ne ha 6. La larva dopo poco fuoruscita si dirige verso il picciuolo della foglia se nacque su essa, e risale rapidamente la estremitä del virgulto andando tra le foglioline tenere ultime, sieno o no stac- cate dal cono vegetativo. Qui o penetra nel cono vegetativo stes- so e lo rode e divora nell’interno o resta sulla pagina superiore di una fogliolina tessendosi radi fili attorno. Su questi fili avanza ed indietreggia verso la fogliolina, allorchè vuole nutrirsi del parenchima, o riposare. Qualche volta senza allontanarsi dalla foglia coriacea ove nacque, oppure portandosi, specialmente in inverno, sulle foglio- line estreme del rametto, la larvetta pratica un forellino sulla pagina e penetra tra i due ipodermi scavando una galleria più o meno lunga a percorso irregolare come quella della P. oleel- lus. Da questa galleria, che può raggiungere la lunghezza di 2-4 cm., in seguito fuoriesce e, nel primo caso, va sulle foglie estreme del virgulto a roderle e nutrirsene, mentre nell’altro caso passa su altra fogliolina ove penetra ancora formando la galleria. La larva cammina rapidamente come quella della Conchylis ambiguella, cioè ondulatamente; guizza se disturbata camminando all’indietro e sospendendosi ad un filo che emette dalla filiera e ri- sale per esso sulla foglia quando il pericolo le sembra scomparso. Larva matura. Ha forma diversa dalla neonata, è fusiforme, cioè ristretta an- teriormente e posteriormente, con i primi cinque segmenti addo- ‘ minali più larghi di tutti gli altri. È lunga mm. 8-12 e larga 1 '/,-2, è verde scuro al dorso, verde ai fianchi ed al ventre. II Re =o eer ae N SI GI Prima di arrivare a quest’ultimo stato di maturità la larva può acquistare varia colorazione, così, al dorso, dal verde, può passare al giallognolo e giallo paglierino ai fianchi ed al ventre, a giallo o al bruno tendente al nero al dorso e giallo pallido ai fianchi. La larva un paio di giorni circa prima di cessare di nutrirsi per formarsi il bozzolo raggiunge la massima lunghezza, potendo arrivare fino a 18 mm. La larva diventa matura dopo 14-24 giorni dalla nascita. In riguardo al nutrimento dirò che la larva piccola rode il parenchima della pagina superiore, non intaccando 1’ epidermide di quella opposta, delle foglioline tenere estreme del virgulto; spesso rovina e fa seccare il cono vegetativo del quale anche si nutre rodendo e spezzandolo. Penetrando nella foglia e scavan- dovi la galleria si nutre del mesofillo. In seguito, mano mano che cresce, la larva si comporta allo stesso modo suindicato, salvo a non penetrar più nella foglia, e più tardi non risparmia le altre parti di questa, e perciò rode e divora il lembo fogliare, lasciando le basali del virgulto perchè più dure e consistenti. Bozzolo. Il bozzolo della Zelleria è bianco, ovale, lungo mm. 8-10, largo mm. 2 circa. È costituito da un tessuto molto fitto e resi- stente alla trazione. Ciascun polo è spesso unito all’impalcatura più esterna me- diante un cordone, fitto pur esso, di fili di seta allargantesi verso l’esterno col quale è in comunicazione. Esaminando il tessuto che avvolge all’esterno il bozzolo e che costituisce la parte protettiva di questo, vediamo ch’esso è formato di due ordini d’impalcatura. Quello esterno è costituito da un tessuto di fili di seta poco fitto e forma una camera lunga mm. 15-20, larga mm. 8-10 ed alta mm. 3-4. Il secondo più interno è di tessuto più fitto del precedente unito da ogni lato al primo a mezzo di fili di seta. Le dimensioni del vano che rac- chiude sono molto minori delle precedenti. Nel mezzo di questo ultimo vano poggia a mezzo di altri fili il bozzolo di cui ho parlato. Nella costruzione del riparo esterno la larva impiega 24-30 ore circa, di quello interno 6-7 e finalmente per il bozzolo 36 ore e più. ey. Crisalide. Terminato il bozzolo, dopo 12-18 ore di riposo, la larva si trasforma in crisalide. Questa è di color verde, con capo, estre- mità delle ali e delle antenne ed i tre ultimi segmenti addomi- nali di color testaceo. È lunga mm. 6-7, larga 1'/,-2. È fornita al dorso di un pelo o setola per ogni segmento del corpo, due al vertice del capo e 6 al fronte. Ultimo segmento addominale con cremaster formato di 4 spine, due ai lati un po’ curvi e due mediane largamente uncinate. La durata della crisalide è di 12-15 giorni in maggio-giugno e 10-14 in luglio-agosto 15-17 in sett.-ott. (Novoli), e 17-20 in nov. (Portici). Durata dello sviluppo. La durata dello sviluppo della ZeZleria da uovo ad adulto varia da un mese ad uno e mezzo nelle stagioni propizie. Le varie fasi si succedono come nel seguente prospetto, in Puglia (prima- vera-estate) e nel Napoletano (autunno-inverno): Maggio-Giugno Luglio-Agosto Sett.-Ott. Nov.-Dic. giorni giorni giorni giorni Daruıovoralarvan re 5-7 4-6 8-10 11-12 » larvaneonata a larva matura. 15-17 14-16 15-18 20-24 » » matura a crisalide . . 2-3 2 2-3 24 » crisalide ad adulto . . . . 12-15 10-14 15-17 17-20 Totale giorni. 34-42 30-38 40-48 50-60 Generazioni. Dato il numero di giorni impiegato nello sviluppo, questa far- falletta può compiere, durante l’anno, almeno 5 generazioni da aprile a dicembre. Danni. Da quanto abbiamo detto intorno al nutrimento della larva di Zelleria, risulta che essa può riuscire dannosa quando colpi- sce le nuove gettate di piante di olivo capitozzate, le piantine messe a dimora e quelle di vivai e piantonai. In questi due ul- timi casi, specialmente, l’insetto riesce più nocivo inquantochè = One oltre che a distruggere le foglie, spezza il cono vegetativo del ramo principale costringendo questo a sviluppare nuovi rami la- terali ed a far acquistare alla pianta una forma anormale. Si può dire invece che la Zelleria è utile quando infetta i virgulti polloniferi siano del tronco che della base della pianta sviluppata, perchè essi sono sempre dannosi a quest’ultima to- gliendo il nutrimento ai rami e rametti che sono utili. Rimedî. Verificandosi casi in cui questo lepidottero riesce dannoso è necessario combatterlo allo stato di larva come quello più facile a toglierlo di mezzo. Si può usare con sicuro risultato l’ arseniato di piombo in pasta all’1°/, di acqua, irrorando in marzo-aprile le foglie con la comune pompa da peronospora provvista di getto a rosa per avere uno spruzzo molto minuto. Ad una prima irrorazione si può far seguire un’altra dopo una decina di giorni. Cause nemiche. Da nostre osservazioni, risulta finora che questo lepidot- tero ha cause nemiche animali allo stato di larva tra gli Insetti appartenenti all’ordine dei Ditteri e degli Imenotteri. Ditteri (1). Tra i Ditteri abbiamo riscontrato la Phytomyptera nitidiven- tris unicolor Rond. La larva di questo parassita dopo aver di- strutta la larva ospite si trasforma in pupa rimanendo avvolta dalla pelle dell’ospite stesso. Il pupario è ocraceo scuro, lungo mm. 3'/, circa e largo Melita ir Imenotteri. I parassiti Imenotteri di questa farfalletta allo stato di larva appartengono a tre famiglie: Braconidae, Icneumonidae ed En- cyrtidae. (1) La determinazione di questo Dittero come di quello del Glyphodes unionalis Hb. ci fu cortesemente fatta dal chiar.mo Prof. Bezzi Mario che rin- graziamo moltissimo anche qui pubblicamente. E AES a an a En Bi TEN di Mi era a + ime — 96 — Apanteles sp. La larva matura di questo parassita fuoriesce dalla larva ospite e costruisce il bozzolo di forma ellittico, color bianco lat- teo, lungo mm. 4 e largo 1. L’adulto fuoriesce rodendo nelle vicinanze di un polo circo- larmente il bozzolo in modo da formare una specie di calotta. Angitia sp. Anche la larva di questo parassita fuoriesce dalla larva ospi- te e costruisce un bozzolo ellittico, ma di colore rosso brunastro. E lungo mm. 34/,-4 e largo mm. 1 '/,. L’adulto fuoriesce forando di lato il bozzolo. Ageniaspis fuscicollis var. Questo parassita uccide, per quanto ci consta finora, la larva che si è già tessuto il bozzolo e deve trasformarsi in crisalide. Esso fuoriesce forando lateralmente la pelle dell’ospite. I numero di individui che alberga una larva ospite varia molto. Cosi da una larva abbiamo ottenuto N. 15 parassiti, da una 22 n. 10, da una 3* n. 14, da una 4* n. 11 e da una 5* n. 26. 127 Glyphodes unionalis Hb. Adulto. Il Glyphodes unionalis Hb. è una farfalla crepuscolare di color bianco candido con ali leggermente diafane. Compare allo stato adulto in marzo-aprile e si vede volare intorno ai rami di olivo provvisti di nuova vegetazione e ai getti polloniferi. Questa farfalla, durante il riposo, tiene le quattro ali com- pletamente distese e passa il giorno immobile sulla pagina infe- riore della foglia di olivo, al riparo dei raggi del sole. In que- On sta stazione di riposo le antenne sono tenute addossate ai fianchi del corpo sopra Vinserzione delle ali. Nel volo di giorno, quando é molestato, il Glyphodes segue una direzione a zig-zag e sempre in alto, posandosi definitivamente sotto una foglia, o soffermando- visi per cambiare subito di posto se quello prescelto non gli piace oltre. Si nutre di sostanze zuccherine, melata, escrementi dolcia- stri delle cocciniglie glicipare, nettare dei fiori. Si accoppia di notte e durante tale funzione il maschio e la femmina sono in direzione opposta con le rispettive ali aperte e distese e le antenne come nella stazione di riposo. L’accoppia- mento dura più ore; da 4 a 6 circa. Il Glyphodes depone le uova isolatamente su l’una o l’altra della pagina delle foglie di olivo o anche sul rametto verde del- l’olivo stesso. In qualche caso si possono trovare le uova aggrup- pate ed addossate quasi come embrici del tetto, in numero varia- bile, non maggiore però di cinque. Il numero di uova poi che il G/yphodes depone sulle foglie di un medesimo rametto varia da 1 a 5 a seconda dello sviluppo più o meno grande di quest’ultimo. Uovo. L’uovo di questo lepidottero è bianco pallido, a contorno più o meno ovale, di forma schiacciata, leggermente convessa alla parte superiore, con superficie reticolata a linee curve. L’uovo è lungo mm. 0.96-1.1 e largo mm. 0.57-0.65. La larvetta quando è fuoruscita dall’uovo non divora il gu- scio, epperò questo rimane aderente in sito ed ha il colore bian- co presentando solo, nelle vicinanze di un polo, il foro di uscita della larvetta medesima. Dopo 3-4 giorni al minimo e 18-25 al massimo, secondo la stagione, dalla deposizione schiude l’uovo. Ben inteso questi tempi valgono per le regioni del Napoletano e delle Puglie (Lecce) e per l’annata 1915 in cui sono state fatte le osservazioni. Larva neonata. La larva neonata è di color giallo paglierino col capo molto allargato relativamente al corpo. È fornita di pochissimi peli sorgenti da tubercoli abbastanza ampii. Ha una lunghezza di mm. 1.43-1.50 ed una larghezza di mm. 0.24-0.26. Botlett, di Zoologia Gen, e Agr. 7 SERIOSO PIO SA RI Rit AI a La larvetta appena nata dal luogo ove si trova, va frequente- mente sulle foglie tenere estreme del rametto; ma può anche andare su una foglia robusta tra le prime sviluppate del virgulto o rametto e che sia però più acquosa delle altre. Tanto nel primo quanto nel secondo caso, dopo avere scelto un luogo conveniente sulla parte mediana, sia lungo la piega della pagina superiore, in cor- rispondenza al nervo mediano, se trattasi di fogliolina estrema giovane, sia vicino al margine del lembo fogliare un po’ accar- tocciato della pagina inferiore, se la foglia è più sviluppata, la larvetta vi si adagia dopo aver costruito un riparo al proprio corpo con un tessuto non molto fitto di fili di seta in maniera da formare colla foglia una specie di largo canale o tubo aperto ai due estremi e lungo quasi una volta e mezza il corpo suo. Entro questo canale la larvetta avanza od indietreggia e resta distesa con la parte anteriore rivolta verso 1’ apice della foglia, non allontanandosene, in casi normali, se non vi ha compiuto la 1° muta. Dopo qualche ora dall’avvenuta costruzione di questa specie di tettoia protettrice, la larvetta comincia a nutrirsi rodendo e divorando il parenchima fogliare ed il tessuto sottostante arri- vando, senza intaccarla, fino all’epidermide della pagina opposta. In tale funzione essa non si allontana dal ricovero; anzi, nella pa- rete interna, lo rafforza e lo tappezza mano mano di cacherelli che pone tra le maglie del tessuto. Se la larvetta è disturbata, dapprima, si ritira su se stessa entro il riparo, spingendosi poco fuori dalla parte opposta; poi, se la molestia continua ed agisce dalla parte posteriore, esce e fugge relativamente svelta. Molestata anteriormente, indietreggia, fuoriesce e si sospende al filo emesso dalla filiera, salvo a risalire per il medesimo sulla foglia e tornare nel riparo quando il peri- colo è passato, oppure a passare su altra foglia e costruire ivi un secondo riparo. Larva di età successive. La larvetta di Glyphodes da giallo paglierina che era ap- pena nata e dopo qualche giorno di vita, acquista un color verde pallido e poi verde più o meno intenso che conserva fino alla sua trasformazione in crisalide. Quando sì approssima il così detto sonno per la muta, la larva, cessata di nutrirsi, rinforza il riparo con altri fili ren- fra dendo il tessuto più fitto, sicchè questo si vede più nettamente e si appalesa bianco. oltre il riparo stesso è ristretto, cilindrico, largo e lungo poco più della larghezza e lunghezza del corpo. Ivi fa la muta. Poscia abbandona il riparo e la foglia e passa su altra che presceglie costruendo un nuovo tessuto di protezione. Questo è identico quasi sempre nelle tre prime età; è costituito invece, oltre che del solito tessuto, anche di due, tre foglie riu- nite insieme e tenute strette con fili di seta, nelle altre età. Dopo la 1° muta la larva, che prima era di colore uniforme, acquista una colorazione nera in corrispondenza dei tubercoli pi- liferi, presentando così il corpo con tante macchie od aree nere. Tali aree in seguito quasi tutte vanno restringendosi mano mano fino a scomparire nella larva adulta. La larva un giorno o due prima di cessare di nutrirsi per trasformarsi in crisalide, è di color verde più intenso, col capo verde-giallognolo, lunga mm. 18-22, larga mm. 2-2 '/,. A maturità diventa più corta e quando è chiusa nel bozzolo misura mm. 12-15 in lunghezza e mm. 2-2 '/, in largezza. La larva da neonata, come abbiamo visto, alla 3° età si nutre del parenchima fogliare senza intaccare l'epidermide della pagina opposta, poscia si nutre di tutto il lembo compresa la nervatura mediana più tenera e spesso del tenero asse del ra- metto, specialmente quando su questo vi sono più larve e non rimangono foglie relativamente tenere ed acquose. Per cui, in caso di forte infezione, si trovano rametti con estremità moz- zate e residui di foglie, cioè picciuolo e moncone di nervatura mediana, nonchè una porzione basale del lembo. Bozzolo. ‚Il bozzolo, costruito dalla larva matura di GZyphodes entro il quale si trasforma in crisalide, è formato di un tessuto molto rado. È bianco, lungo mm. 23-25, largo mm. 4-6. Esso è situato nel mezzo di un involucro molto ampio, più o meno fitto e più o meno allungato. Questo involucro esterno può avere una larghezza di mm. 15-18, una lunghezza di mm. 36-45 ed una altezza di 8-12. Entro tale involucro il bozzolo è mantenuto fermo da tutti i lati, specialmente nelle parti superiori e laterali, per mezzo di tanti fili di seta brillanti come se vi fossero cadute delle goccio- = 100 line di rugiada, disposti radialmente e partenti da ‘ogni luogo della parete interna dell’ involucro stesso. Crisalide. La crisalide è di color testaceo scuro, verdastro, nei primi giorni della sua formazione, verso la parte anteriore del ventre. È provvista di 8 peli brevi per ogni segmento addominale, di- sposti a serie longitudinale. L'ultimo segmento addominale ha la parte posteriore. foggiato a spatola qualche volta arcuata ventral- mente, ristretta all'estremo. Su questo si trova il cremaster for- mato di 8 uncini lunghetti, cilindrici, bruno-testacei, più o meno attorcigliati, disposti, sulla spatola guardata dal ventre, due po- steriormente e due lateralmente a circa metà della sua lunghezza e gli altri quattro sul margine estremo di cui i due mediani sono più robusti e rivolti all’ esterno. Ogni uncino termina ad anello aperto e leggermente a spirale. Il cremaster resta impigliato tra i fili di seta del bozzolo, e quindi la crisalide è a questo fissata per l’estremo. La crisalide ha la lunghezza di mm. 12-16 e la larghezza di mm. 3-4. Durata dello sviluppo. La durata dello sviluppo del Glyphodes, da uovo ad adulto, è molto varia durante le generazioni che compie, trovandosi le larve in diverso grado di sviluppo anche nell'inverno. Le fasi di sviluppo ed il tempo impiegato a compierle nel- l’anno 1915-1916 (primavera-inverno) in Puglia (Novoli) da maggio ad ottobre e nel Napoletano (Portici) da ottobre a febbraio, si vedono nel seguente prospetto : Mag.-Giug. Lug.-Ag. Sett.-Ott. Ott.-Noy.-Dic. Dic.-Gen. giorni giorni giorni giorni giorni Dart: VOo ra llarv:0 000: RR) 3-4 5-6 7-8 18-25 » larvaneonata alarva matura. 20-23 18-21 23-25 27-31 25-48 » » maturaacrisalide . . 2-3 2-3 2-4 4-5 4-6 » crisalide ad adulto . . . . 10-13 10-11 15-18 33-38 — — Totale giorni . 36-44 33-39 45-53 11-82 ı N ts — 101 — Generazioni. Dal suesposto prospetto, tenuto conto dei giorni impiegati dal Glyphodes per compiere il proprio sviluppo, per quel che sap- piamo, si può dedurre che il numero delle generazioni da esso compiute è, durante l’anno, almeno di 5. Danni. Il Glyphodes, come la specie precedente, si nutre, allo stato larvale, perloppiù di foglie dei polloni degli olivi, epperò danno alle piante non ne arreca, anzi, come si è detto per la Zelleria oleastrella Mill., in questo caso arreca del bene. Quando si sviluppa, in grande numero, come in qualche caso abbiamo osservato, sulle foglie delle gettate giovani della pianta, e sulle piantine in piantonaio innestate o no, il danno è tale da non esser trascurato dall’ agricoltore, specialmente se si tratta di queste ultime, inquantochè, le larve, oltre a defoliarle, spez- zano o il cono vegetativo principale o quello dei rametti la- terali. Così impediscono alle piantine di svilupparsi normalmente e le forzano ad emettere altre ramificazioni. Rimedi. In caso di infezione nei piantonai o vivai di olivi, tale da impensierire, il rimedio più efficace è l’arseniato di piombo in pasta all’ 1°/ come si è detto per la Zelleria oleastrella Mill., da applicarsi con le comuni pompe da peronospora in primavera o quando si comincia a notare il danno. Cause nemiche. Le cause nemiche del Glyphodes unionalis dovute ad insetti e da noi riscontrate finoggi, sono date da un Dittero e da un Ime- nottero Braconide, cioé dalla Nemorilla notabilis Meig., secondo la determinazione fatta dal Prof. Bezzi ricordato, e da una specie non ancora determinata di Apanteles. Nemorilla notabilis Meig. Questo dittero depone l'uovo sul corpo della larva ospite di un’età che non abbiamo potuto precisare, non conoscendo il tempo impiegato dall’ uovo per schiudere dopo la sua deposizione. Abbiamo trovata morta una larva ospite di media età sotto il — 102 — riparo di fili di seta da essa costruito, con un uovo di Nemorilla sul 2° segmento addominale, ed un’altra matura vivente che costruiva l impalcatura del bozzolo pure con sul corpo un uovo di Nemorilla. Quest'ultima larva si trasformò in crisalide, dalla quale poi uscì la larva parassita che si trasformò in pupa ac- canto alla crisalide. L’uovo di Nemorilla è di color bianco latte, lungo mm. 0.54, largo mm. 0.35, ellittico, semilenticolare. È deposto sul corpo del- l'ospite, come abbiamo visto. La larva matura del dittero fuoriesce dall’ospite e si trasfor- ma in pupa accanto alla spoglia dell'ospite medesimo, sia essa la pelle della larva sia della crisalide. Il pupario è più o meno delicato e trasparente, di color testaceo più o meno scuro. È lungo mm. 31/-6, largo mm. 1-3 1/,. L’adulto ha dimensioni varie, come il pupario. Così abbiamo ottenuto adulti femmine molto piccoli ed adulti maschi il triplo delle femmine. Apanteles sp. L’ Apanteles sp. depone le uova nel corpo della larvetta ospite di 2-3 giorni di età. La larva matura di questo Apanteles esce fuori dalla larva ospite dopo averne divorato tutto l’interno. Essa è di color ver- dastro e intesse il bozzoletto accanto alla spoglia dell’ospite. La larva di Glyphodes che è inquinata dall’Apanteles arriva a compiere le prime due mute, e quando la larvetta parassita è prossima a maturare, cessa di nutrirsi, par che voglia fare la 3% muta, tesse, appartandosi, il solito riparo e rimane quasiimmota per qualche giorno. In dicembre p. e. una larva inquinata è stata per 6 giorni immota, ma ancor vivente. Poi muore perchè il parassita ne ha distrutti tutti gli organi interni. Il bozzolo di questo Apanteles è bianco candido, ellittico, lungo mm. 3/5, largo mm. 1-1,3. L’ adulto ne fuoriesce rodendolo nelle vicinanze di un polo, come l’Apanteles della Zelleria oleastrella Mill. Il tempo impiegato dall’Apanteles sp. da uovo alla fuoruscita della larva dall’ ospite per formarsi il bozzoletto in novembre- dicembre del 1915 è stato da 27 a 35 giorni. Dr. G. GRANDI Contributo alla conoscenza dei costumi e delle metamorfosi del Tychius 5-punetatus (L.) (Coleoptera Curculionidae) Intorno alla meta di Aprile del 1915 fu richiamata l’attenzione di questo Laboratorio di entomologia sopra una forte invasione di Tychius 5-punctatus (L.) nelle coltivazioni di fave del comune di Ruvo di Puglia. Incaricato dal Prof. F. Silvestri di recarmi sul luogo per vedere quanto e quale era il danno e quali mezzi di lotta si potevano suggerire, mi fu possibile in alcuni giorni sul campo e di poi con allevamenti in cattivita, di raccogliere sulla vita e sui costumi di questo coleottero le osservazioni che costituiscono V’oggetto della presente nota. La perdita di tutte le larve adulte che avevo conservate in vasi di terra, avvenuta per cause indipendenti dalla mia volontà, mi hanno impedito di cono- scere la durata della ninfosi e, di conseguenza, di descrivere la pupa. Ordo Coleoptera. Fam. Curculionidae. — Subfam. Tychiinae. Tychius 5-punctatus (L.) Adulto. (fig. D L’insetto appare di colore marrone, macchiato sul capo, sul torace, e sulle elitre di un bel bianco argenteo. Più precisamente il colore fondamentale del corpo (se si eccettuano il capo dietro gli occhi e l’estrema regione distale dal rostro che sono di colore castagno rossatro) è nero piceo; della stessa tinta sono le anche, i trocanteri e i femori di tutte tre le paia di zampe. Le tibie, — 104 — invece, i tarsi ed i pretarsi, in una collo scapo delle antenne, sono colorati pure di castagno rossatro; il funicolo è più oscuro. Questa tinta fondamentale però è quasi totalmente nascosta da un gran numero di squamette variamente colorate e disposte, che rivestono fittamente il corpo e le zampe e che determinano la livrea dell’insetto. Il capo, infatti, dorsalmente e dietro gli occhi, gran parte della regione dorsale del protorace e buona parte delle eli- tre appaiono di un bel colore marrone rasato; il capo dorsalmente, ma fra gli occhi, la gola, una zona longitudinale mediana assai attenuata all’innanzi del pronoto, una larga e nitida banda sutu- rale delle elitre, due fascie longitudinali sublaterali che partendosi dalle spalle non giungono generalmente fino all’e- stremo distale di ciascuna di esse elitre e che spesso sono interrotte nel mezzo, Piet le regioni ventrali e laterali del torace, ey Bing Pepe RT Lo i segmenti dell’addome visibili esterna- Adulto (ingrandito). mente e le zampe sono invece bianchi argentei. La banda suturale raggiunge sempre, l’apice comune delle elitre, ma si perde prima della loro base sfumando in una tinta fulvo-isabellina che si muta subito nel color marrone descritto. In molti individui, nei maschi special- mente, le fascie bianche sublaterali sono meno nitidamente limi- tate; in essi, inoltre, quella suturale è completa, interessando anche lo scutello del mesonoto, mentre la zone submediane di color badio subiscono un’infiltrazione di squamette fulvo-isabelline, isabelline e bianche che conferisce alle elitre, osservate ad occhio nudo, un aspetto quasi completamente biancastro. Le squamette non sono tutte eguali di forma e di dimensioni: le più brevi e tozze sì osservano nella gola, nelle parti sterno-pleurali del torace e nei due primi sterniti apparenti dell'addome; quelle degli ul- timi segmenti addominali sono più slanciate; quelle delle zampe più strette ed ancor più acute; quelle infine delle regioni dorsali del corpo più piccole. Tutte sono adagiate sulle parti che rive- stono e, vedute a forte ingrandimento, appaiono fittamente pelose (fig. II, 6). Il tegumento è scavato da fossette circolari nelle quali sono generalmente impiantate le squamette. Il capo dorsalmente, — 105 — all’innanzi per un certo tratto fra gli occhi, un pò anche sui lati e ventralmente in vicinanza della base del rostro, mostra un certo numero di tali fossette; la gola e le guancie, in parte, sono fittamente, minutamente e trasversalmente rugulose; il rostro, al dorso, pei due terzi prossimali della sua lunghezza, è asperato da una scultura rasposa ed è percorso da tre carene longitudi- nali un pò appiattite che vanno perdendosi verso la sua base; nel terzo distale è subpianeggiante, liscio nel mezzo, un pò ra- sposo sui lati e fornito di alcune setoline laterali e sublaterali. Gli scrobi occupano in lunghezza i due terzi prossimali del rostro; dapprima (partendosi dal punto d’inserzione delle antenne) appa- iono laterali, di poi divengono gradualmente ventrali. La parte anteriore ventrale del rostro è pianeggiante e percorsa da due serie (una da ciascun lato) di rasposità brevemente setifere. Il rostro è pressochè egualmente largo per tutta la sua lunghezza; nei 7g è lungo circa una volta e mezzo, o poco più, la lun- ghezza del capo compresa fra il margine anteriore degli occhi e quello posteriore occipitale; (fig. II, 1) nelle 9 9 è un pò più lungo. L’epistoma è bilobato nel mezzo (fig. II, 2). Le antenne (fig. II, 1) sono costituite dallo scapo, da un funicolo di 7 articoli e da una clava 4-articolata. Lo scapo è lungo poco meno di tutti sette gli articoli del funicolo considerati insieme; al suo terzo distale si mostra dilatato a clava e rotondato ; il 1° articolo del funicolo è il più lungo di tutti, un pò più lungo dei due che lo seguono presi insieme e ristretto alla base; il 2°, 3° e 4° sono meno larghi e vanno man mano diminuendo di lunghezza ; il 5° articolo del funicolo è meno lungo anche del 4°, ma tende ad es- sere un pò più largo; il 6° od il 7° non variano molto di lunghezza, ma aumentano in larghezza ; il 7’ infatti è un pò più largo che Jungo ; la clava è un pò più lunga degli articoli 2-4 del funicolo e larga, nel mezzo, circa la metà della sua lunghezza; come si è detto è 4-articolata, ma l’ultima sua divisione è poco distinta. L’estremità distale dello scapo e tutti ‘gli altri articoli sono forniti di setole larghette, relativamente grandi e un pò spa- tolate; la clava è rivestita di fitte setoline e per ogni articolo ne porta varie molto più lunghe, piuttosto rade e disposte distalmente a verticillo. Le mandibole (fig. II, 1, 2 e 3) sono un pò più lunghe che larghe e vistosamente tridentate. Uno dei denti è apicale, uno subapicale interno, l’altro pure subapicale, ma esterno. La parte — 106 — molare (1) sporge brevemente ed è fornita posteriormente di un’appendice minutamente pelosa, gradualmente attenuata verso l'estremità distale, lunga due volte circa la lunghezza totale della mandibola. Condilo articolare dorsale come nella fig. II, 3, Cl; (RS 7 y SR Ne, Fig. II. T. 5-punctatus (L.) Adulto. 1. Contorno del capo veduto di faccia. 2. Estremo distale del rostro veduto dal dorso e maggiormente ingrandito. 3. Mandibola veduta dalla faccia dorsale. 4. Mascelle del primo paio e labbro inferiore. 5. Parte distale del submento, mento e palpi labiali veduti dorsalmente. €. Una squametta degli ultimi urosterniti : A, tendine dell’abduttore della mandibola; Ap., appendice della mandibola; B, tendine dell’adduttore della mandibola; 0, cardine del primo paio di mascelle; €, condilo spu- rio della mandibola; D, mandibola; 7, lobo esterno delle mascelle; G, lobo interno delle stesse; 4, palpi mascellari; I, palpi labiali; L, mento; 2%, submento; 0, occhi; P, palpi- gero; .S, stipite delle mascelle. quello ventrale sporge a testa rotondata. — Le mascelle del 1° paio (fig. II, 4) presentano il cardine (C) fornito di una grossa e breve setola che spesso si presenta bi-o tripuntuta all’apice; lo stipite (8), dorsalmente e presso il margine esterno ne porta una lunghissima e molto robusta ed un’altra molto più breve e gracile; i lobi esterno (1) Colgo l’occasione per correggere un errore incorso involontariamente varie volte in tre miei lavori precedenti: « Gli stati postembrionali di un co- leottero a riproduzione partenogenetica ciclica irregolare », « Descrizione della larva e della pupa della Sitona humeralis ecc.» e « Studi sui Coccinel lidi » comparsi tutti nel Vol. VII (1913) di questo Bollettino. Nel primo a pag. 74 riga ultima e a pag. 75 riga 9; nel secondo a pag. 94 riga 16 e a pag. 98 riga 12; nel terzo a pag. 270 riga 10, 289 riga 27 e 295 riga 21 e 23 invece di molare leggi orale. — 107 — (F) ed interno (G) non sono molto nitidamente distinti fra loro, quello interno è più corto dell’esterno, ambodue sono provvisti di un discreto numero di setole brevi, robuste, abbastanza larghe e un po’ uneinate. Il palpo (7) è costituito da un palpigero (2) e da 3 arti- coli; il palpigero porta varie setole lunghe, larghe e molto robuste, fra le quali una lunghissima simile a quella descritta per lo stipite; i singoli articoli ne posseggono alcune più brevi e più gracili; gli articoli 1° e 2° sono più larghi che lunghi, il 3° è appena un pò più lungo che largo, un pò attenuato e rotondato all’ apice. Submento come nella fig. II, 4 M.— Mento (fig. II, 4, L e 5) più largo che lungo, a contorno subrotondato, ma col margine anteriore subdiritto; è fornito di due coppie di setole piuttosto brevi, molto larghe, talora un pò uncinate, impiantate lungo i margini laterali e di alcune altre brevi e minute sulla faccia dorsale. Palpi labiali (fig. II, 4, [e 5) biarticolati e inseriti sul pezzo un po’ dorsalmente; il 1° articolo è circa tanto lungo quanto largo e fornito di una setola breve, larga, un pò uncinata e di un’ altra lunghissima (più lunga di due volte l’ articolo stesso), larga e robusta. Il 2° è un po’ più lungo che largo. I contorni del protorace e delle elitre appaiono dalla fig. I. Le ali sono rudimentali. Le sampe hanno i femori anteriori e medî inermi e quelli posteriori brevemente dentati nelle 92 9; nei gg anche quelli medi sono dentati ed i posteriori in modo più evidente. Le tibie di tutte tre le paia di zampe portano, all’ estremo distale del margine ventrale, un breve e robusto dente. I tarsi, criptotetra- meri, hanno il 3° articolo bilobato e le unghie bidentate, col dente interno un po’ più piccolo di quello esterno. Caratteri sessuali secondari: & a) rostro un po’ più breve della femmina; 6) statura un po’ minore; c) tinta biancastra spesso più diffusa ; d) femori medî dentati e, insieme agli anteriori, forniti ven- tralmente di un certo numero di peli squamette più lun- ghi degli altri, subdiritti, si chè appaiono (i femori) come provvisti di una frangia ; e) ultimo segmento addominale visibile esternamente scavato ventralmente da una piccola fossetta puntiforme, la quale però rimane pressochè completamente mascherata dal rivestimento di squamette. — 108 — Q a) rostro un pò più lungo del maschio ; b) statura maggiore; c) tinta biancastra contenuta generalmente entro i limiti de- scritti ; d) femori medî inermi ; tanto essi quanto quelli anteriori sprov- visti dei peli squamette descritti ; e) ultimo segmento addominale visibile esternamente, scavato ventralmente da una fossa molto più grande di quella del maschio, trasversa e ben visibile anche al di sopra del rivestimento di squamette. Lunghezza più comune della 9, dal margine anteriore del protorace all'estremo distale delle elitre: mm. 5. — Larghezza prossimale delle elitre mm 2,5. — Larghezza del pronoto mm. 2. Distribuzione geografica. Il catalogo dei coleottori d’Italia del Dr. S. Bertolini lo indica di tutta Italia. Abita anche tutta l'Europa e la Siberia occidentale. Ecologia. Gli individui che io ho studiato deponevano le uova nella fava comune (Vicia faba Linn.); Kaltenbach ha trovato le larve nel Pisum arvense e Perris nella Vicia angustifolia Clos. Gli adulti sono stati rinvenuti anche sulla Vicia sepiwm Linn. (Rouget) e sul Lathyrus (— Orobus Tourn.) tuberosus Linn. (Gyl- lenhal e Mathieu). Ovo. Ellissoide, con corion delicatissimo (fig. VI, 1); lungo 4,3-4,5 mm. e largo 2,1-2,4 mm. Il colore è biancastro stramineo. Collo sviluppo dell'embrione variano le dimensioni delle uova che si allungano e modificano anche, alle volte, sensibilmente i loro contorni. Se ne possono così trovare, in stati avanzati, di quelle lunghe 6,9 mm. e larghe 2,1 mm. o lunghe 7,7 mm. e larghe 2,2. Larva adulta. (fig. III) Il corpo è composto del capo e di tredici segmenti, dei quali tre spettano al torace e dieci all'addome; di questi però l’ultimo è brevissimo. £ piegata leggermente ad arco colla convessità al dorso. Veduta distesa (fig. III 1 e 2) appare leggermente atte- nuata ai due estremi. — 109 — Il capo (fig. IV, 1) è poco infossato nel protorace; veduto dal dorso e isolato, si mostra più largo che lungo, considerando la lunghezza compresa fra il margine posteriore e quello ante- riore della fronte; i suoi contorni sono disegnati nella figura; è fornito di poche setole e di alcuni brevi sensilli distri- buiti come nella figura e presenta una sutura meto- 4 5 = pica che si divide all’in- = nanzi in due suture diver- m genti. Le antenne appaiono È molto ridotte (fig. IV, 1 A e 4), uniarticolate, se non i si vuole considerare come ge un secondo articolo il gran- i de sensillo del primo; l’ar- ticolo è trasverso e prov- Fig. III. visto, oltrechè del grosso T. 5-punctatrs (L.). Larva adulta. 1. Dal dorso. 2. Dal sensillo subeonico a cui si e ie delaccennato, di altri 6 mol sette si vedono facilmente). 1.-10., uriti corrispondenti. to più piccoli, dei quali cinque pure subconici. — Gli occhi (fig. IV, 1,0) sono rappresentati da 2 ocelli, uno per lato, situati molto all’innanzi sul capo e vicino all’ estremo anteriore delle suture divergenti. — Il clipeo (fig IV, 1 e 2, cl.), trasverso, largo circa tre volte Ja sua massima lunghezza, for- nito di due gruppi submediani di tre brevissime e robuste se- tole ciascuno, non è perfettamente separato dal labbro superiore (fis. IV, 1, 2 e 3, B) pure trasverso, subtrapezoidale e provvisto dorsalmente di due serie di setole di varia lunghezza, ma general- mente brevi; una distale ne porta 6; l’altra subprossimale 9; ven- tralmente è fornito di 8 setole più lunghe disposte, quattro per parte, in serie oblique, posteriormente convergenti come nella fig. IV, 3. — Mandibole (fig. IV, 1D e 5) subtriangolari, un po’ più lunghe che larghe alla base, provviste di alcune setole e di alcuni sensilli distribuiti come nella figura. All’apice sono brevemente ma acutamente bidentate; poco meno del 3° distale del margine orale però, compreso il margine interno del dente subapicale, si mostra brevemente, ma nitidamente ed acutamente dentellato; i dentini sono generalmente 5-7. Presso la base tale margine si presenta — 110 — sporgente in una specie di espansione angolosa, acuta, dentiforme. Mascelle del 1° paio (fig. IV, 6) con cardine (C) glabro, stipite (S) fornito di alcune setole lunghette e di alcuni sensilli; il lobo pure è fornito di varie setole e di sensilli subconici e rotondi, Palpo mascellare (H) biarticolato, col 1.° articolo trasverso e il 2. appena più lungo che largo e subconico; sen- silli come nella fig. IV, 6. — Mento come nel- lation DVO oz. con pochi sen- silli. — Palpi la- biali (fig. IV, 6, 1), brevissimi e uniarticolati. Il corpo (fig. nie ies 2) vema- podo; pero la re- gione ventrale T. 5-punctatus (L.). Larva adulta. 1. Capo veduto dal dorso (di faccia). dei tre segmenti 2. Clipeo e labbro superiore maggiormente ingranditi. 8. Labbro su- toracici presen- RO o bro superiore; 0, cardine delle mascelle; C2, elipeo; D, mandibole; per ciascun lato, H, palpo mascellare; I, palpo labiale; L, mento; 0, occhio; $, stipite, . DOTATA due piccole 20- ne sporgenti, più che non il resto, a convessità rotondata; tali zone portano, come si vedrà, un numero discreto di setole di varia lunghezza e si debbono considerare come zampe rudimentali. La superficie tegumentale si presenta al dorso fittamente e molto minutamente rugosa per traverso; nel pronoto è quasi liscia; sui fianchi e al ventre debolmente rilevata in una scultura poligonale appiattita e visibile solo a forte ingrandimento. Sui lati del corpo, e un po’ dorsalmente, si notano 9 paia di spiracoli tracheali: un paio nel protorace e otto nei primi otto segmenti addominali (deals). Chetotassi. — I segmenti toracici e quelli addominali sono, complessivamente forniti di 274 setole di varia lunghezza, delle quali aleune sono brevi, altre brevissime; tutte biondiccie. Di Fig. IV. Be ARE — 111 — tali setole 86 spettano ai tre segmenti del torace e le rima- nenti 188 a quelli dell’ addome. Il protorace ne possiede 30: 14 tergali (fig. V, 1) (dieci anteriori e due posteriori); 2 pleurali sottostigmatiche per parte e 12 sternali, delle quali dieci sono riunite in due gruppi laterali di cinque ciascuno (delle zampe Fig. V. T. 5-punctatus (L.). Larva adulta. 1. Primo segmento toracico dal dorso. 2. Lo stesso dal ventre (1, Setola tergale mediana anteriore; 2, terg. mediana posteriore; 3 e 4, terg. sub- mediane anteriore; 5, submed. posteriore; 6, terg. sublaterale; 7, terg. laterale; 8, pleu- ro-sternale anteriore (sottostigmatica); 9, pleuro-sternale posteriore (sottostigmatica); 10-14, gruppo delle sternali laterali (delle z. rudimentali); 15, sternale mediana). 3. Tipo dei due ultimi segmenti toracici dal dorso; 4. Lo stesso dal ventre (1, Setola tergale me- diana; 2, terg. submediana; 3, terg. sublaterale; 4, terg, laterale; 5, pleuro-tergale (sopra- stigmatica); 6 e 7. pleurali (sottostigmatiche); 8, pleuro-sternale (sottostigmatica); 9-13, gruppo delle sternali laterali (delle z. rudimentali); 14, sternale mediana). 5. Tipo degli otto primi segmenti addominali (uriti) veduto dal dorso. 6. 1,0 stesso dal ventre. (1, Se- tola tergale mediana; 2, terg. submediana; 3, terg. sublaterale; 4, pleuro-tergale (so- prastigmatica); 5 e 6, pleurali (sottostigmatiche); 7 e 8, pleuro-sternali (sottostigma- tiche); 9, sternale laterale; 10, stern. submediana; 11, stern. mediana; 0, spiracolo tra- cheale). Tutte le figure semischematiche. rudimentali) e due sono mediane (fig. V, 2). Il meso- e il metato- race ne hanno 28 per ciasuno: 8 tergali (due anteriori e sei po- steriori (fig. V, 3)), 4 pleurali per parte: una soprastigmatica e tre sottostigmatiche (fig. V, 3 e 4) e 12 sternali distribuite circa come nel protorace (fig. V, 4). I primi otto segmenti addominali ne posseggono 22 per ciascuno; 6 tergali: (due anteriori e quattro posteriori (fig. V, 5)), 5 pleurali per parte: una soprastigmatica e quattro sottostigmatiche (fig. 5 e 6) e 6 sternali: due mediane, due submediane e due laterali (fig. V, 6). Il 9° urite ne ha solo 8: 2 tergali, 1 pleurale per parte e 4 sternali: due mediane e due sublaterali (fig. II, 2). Infine il 10.° ne possiede solo 4 mi- — 112 — nutissime sternali (fig. II, 2). Gli schemi rappresentati nella fig. V, colla relativa numerazione delle singole setole, faciliteranno il riconoscimento della loro topografia. Il colore del corpo della larva adulta è bianco cremeo su- dicio o giallastro: il capo è di una tinta ferruginea oscura. = Lunghezza da 7 a 8 mm.'Larghezza da 2 a 3 mm. Biologia. Gli adulti del Tychius 5-punctatus si cibano del paren- chima delle tenere foglie e dei baccelli giovani della fava. Nelle prime determinano delle rosure, di solito piccole o picco- lissime, che spesso si trovano in numero molto grande. Quando le foglioline apicali sono ancora accartocciate, gli insetti infig- gendo il rostro nel cartoccio e rosicchiando determinano, natu- teralmente, tre o quattro bucherellature nella pagina della foglia; in una di esse io ho riscontrato più di 30 rosure; in un gruppetto terminale di una ventina di foglie oltre 430! Sui baccelli i fori determinati dai Tychiuvs per cibarsi non differiscono esterna- mente, per alcun carattere, da quelli praticati per la deposizione (fig. VI, 5, A), ma se si opera un taglio trasverso, normale all’asse maggiore del baccello e in corrispondenza del foro, procurando che il piano di sezione passi attraverso un diametro del foro medesimo (fig. VI, 4) si vedrà che nel primo caso la perfo- razione interessa l’epicarpo, parte del mesocarpo o, raramente, una piccola porzione dell’endocarpo (fig. ‘VI, 4, £'); non Vho mai riscontrata intaccare il seme. L’ accoppiamento avviene, per quanto io ho osservato, intorno alla metà di Aprile, ma credo possa effettuarsi anche in Marzo. La posizione dei due sessi è la solita: il maschio sale sul dorso della femmina che abbraccia colle zampe; l’asse longitudinale del corpo di quest’ul- tima è sempre più o meno parallelo alla superficie della parte della pianta che la sostiene; quello del maschio, quando la co- pula è in atto, è inclinato e determina all’innanzi, col piano del supporto, un angolo acuto, Durante la copula la femmina tiene generalmente il rostro molto ripiegato sotto il corpo o di poco infitto nel tessuto della parte della pianta sulla quale si trova, foglia, baccello o fusto che sia. Disturbati durante l’accoppiamento idue sessi retraggono rapidamente le zampe e si lasciano cadere a terra fingendo la morte; spesso si separano e si allontanano — 113 — reciprocamente. Le coppie si rinvengono sulle piante di fave ut po’ ovunque, ma generalmente nelle ascelle delle foglie, fra le foglie apicali accartocciate o avvicinate fra loro e sulla pagina superiore delle foglie medesime. Dopo la fecondazione la fem- mina si accinge alla deposizione delle uova: si porta su un bac- cello, scegliendo generalmente uno fra i più giovani, ma non ri- fiutando nemmeno quelli piuttosto avanzati nei quali i semi hanno raggiunta una certa consistenza; gira qua e là sulla sua superficie esplorandola e tasteggiandola all'uopo continuamente coll’estremo distale delle antenne e quando crede di avere tro- vato il luogo adatto, che nella grande maggioranza dei casi da me osservati corrisponde all'apice di un seme o all’ intervallo compreso fra due di essi, dopo pochi assaggi effettuati mediante minimi spostamenti dell’apice del rostro, lo infossa lentamente per entro il baccello medesimo. A penetrazione completa il rostro viene ad essere introdotto totalmente fino a livello degli occhi, si chè rimane allo scoperto solo la macchiolina bianca mediana della fronte: lo scapo delle antenne, ripiegato indietro e adattato negli scrobi, penetra naturalmente insieme col rostro nella ferita. L’insetto è teso nel suo massimo sforzo ; il capo infossato, il torace e l’addome rialzati, le zampe anteriori ripiegate, quelle medie e posteriori in parte o completamente distese, quasi irri- gidite; l asse longitudinale del suo corpo forma in questo mo- mento col piano dalla superficie del baccello un angolo acuto di 20-22°. Questa fatica si prolunga, secondo le mie osservazioni, per 15, 20 e anche 25 minuti primi; il soffice ricovero per la prossima covata deve condurre all’esterno attraverso una via secura, priva di ostacoli e di asperità che potrebbero essere fatali alle uova dal corion delicatissimo; esse non sono guidate per la loro strada, come vedremo, da un forte complesso perforatore dell’estremo addominale della madre; le prime sono deposte non molto sotto l’epicarpo, pressate e sospinte innanzi dalle altre che vengono emesse man mano; è di necessità assoluta adunque che le mandibole della femmina e le sue mascelle lacerino e raspino il tessuto vegetale con lenta sicurezza e che il rostro lunghetto e cilindrico lo comprima tutto intorno e determini un agevole passaggio ai germi della nuova generazione (fig. VI, 2 e 3, £). Il foro è largo ‘/, o '/, di millimetro e, veduto dall’ esterno, ap- pare circondato da una stretta zona nerastra e da un altra più esterna meno intensamente colorata. Non appena la galleria è Bollett. di Zoologia Gen. e Agr. $ Ende compiuta il Tychius estrae dalla ferita abbastanza rapidamente il suo lungo muso assottigliato, si riposa per un attimo, agita len- tamente le antenne e, compiendo mezzo giro su se stesso, viene a portare l'estremo apice dell'addome nel punto ove prima si trovava col capo. Allora esso si sposta colle zampe di qua e di là, indietreggia o avanza un poco, tasteggia coll’estremo ad- dome la superficie del baccello ; talvolta prima di trovare il foro impiega in assaggi e in ricerche 10, 15 e anche 20 minuti primi; tal’altra, e non raramente, non lo trova affatto, si sposta troppo su falsa strada in un senso o nell’altro, perde ogni possibilità di raggiungerlo e allora abbandona l’impresa e si allontana in cerca di un altro punto dello stesso baccello o di un altro baccello ove riprenderà a praticare una nuova galleria. Nei baccelli nei quali i fori sono numerosi, non ho assistito, da parte di un individuo, alla deposizione casuale delle uova nel foro determinato da un altro e contenente già, o no, una covata. Una volta che coll’apice addominale il 7ychivs è riuscito a ritrovare l'apertura che esso medesimo ha determinata col rostro, introduce in esso l’ovopositore breve, carnoso, costituito dagli ulti- mi segmenti dell'addome poco modificati, estroflettibili, che nor- malmente si trovano ritirati entro gli altri e rinforzato solo da due placchette indurite distali e subcontigue al dorso e da una listerella lunga e bacilliforme al ventre. Man mano che l’ ovopo- sitore penetra nel baccello il corpo dell’ insetto si alza, ma in senso contrario naturalmente a quanto si è visto avvenire du- rante l’ escavazione della galleria, finchè il suo asse maggiore forma col piano della superficie del legume un angolo anche più ampio di quello osservato a quel riguardo; le zampe posteriori sono fortemente ripiegate, quelle medie subdistese, quelle ante- riori distese completamente od anche rialzate e non più in con- tatto colla superficie del baccello; gli arti e le antenne sono immobili, il rostro riavvicinato al petto. Il Tychius viene a pren- dere così un atteggiamento piuttosto strano, tutt’affatto caratteri- stico, che lo fa parere impennato, ovvero morto e collocato in tal guisa da mano di uomo. La durata della deposizione, per quanto io ho veduto, è compresa entro i limiti di 15-25 minuti primi. La modalità di aggruppamento delle uova varia a seconda della loro localizzazione; quando la deposizione è avvenuta in corrispondenza di un seme, si trovano tutte raccolte e più o meno ammonticchiate nello spessore dell’ endocarpo (fig. VI, 2, 5); cant nn — 115 — quando invece la deposizione ha avuto luogo nell’ intervallo com- preso fra due semi, allora appaiono disposte lungo un raggio maggiore e le prime, sospinte dalle altre, giungono fino nella loggia ovarica del baccello (fig. VI, 3, 5). Il numero delle uova di ogni covata, quello delle covate di ogni baccello, e quello totale delle uova di un baccello variano entro limiti piuttosto ampî: Su 50 baccelli raccolti a caso in una delle zone più infette dei faveti che io ho visitati, 40 contene- vano ova e 10 no. Il numero totale delle uova contenute entro i quaranta legumi infetti era di 774 distribuite in 161 covate. Il baccello che ne conteneva un numero minore, ne conteneva 3 in 1 covata; quello che ne conteneva un numero maggiore, ne conteneva 65 in 12 covate. Il numero minore delle covate in un baccello è stato di 1, quello maggiore di 12; il più piccolo nu- mero di uova di una covata è stato di 1, il più grande di 20. Delle 161 covate: 7 contenevano 1 ovo 15 contenevano 8 ova 15 » 2 ova 9 » 9 » 19 » 3 > 3 » 10 » 29 » 4 » 1 conteneva 11 » 29 > RS 1 » TO 10 » 6 » 1 » 20 » 12 » (> Dei 40 baccelli infetti: 6 contenevano 1 covata 2 contenevano 6 covate 5 » 2 » 2 » 7 » 9 » 3 » 2 » 8 » 6 » 4 » 1 conteneva 10 » 6 » 5 » 1 » 12 » Io non ho potuto determinare esattamente la durata dell’in- cubazione, ma da baccelli portati a Portici dalla Puglia e infet- tati intorno alla metà di Aprile sono nate le prime larve fra il 27 e il 28 dello stesso mese, e baccelli infettati in serra il 23-24 Aprile contenevano già larve adulte il 17-18 Maggio. Le larve neonate rodono l'involucro seminale esterno e, attraverso la caruncola 0 in un altro punto qualsiasi del seme, penetrano dentro ai cotile- doni; vivono in buona armonia fra loro; spesso se ne trovano due o tre o quattro vicine le une alle altre. Triturano facil- mente colle robuste e taglienti mandibole la massa cotiledonare — 116 — e per entro ad essa e nelle gallerie scavatesi avvanzano molto speditamente puntando il capo e in modo che il corpo appare come percorso da un movimento a guisa di onda che procede dalla parte anteriore a quella posteriore. Nei primi tempi della Fig. VI. 1. Ovo di 7. 5-punctatus (L.). 2. Sezione trasversa di un baccello di fava a livello della galleria praticata dalla 9 del Tychivs per depositare le uova; la galleria è scavata in corrispondenza di un seme. 3. Sezione trasyersa di un altro baccello a livello della gal- leria praticata in corrispondenza dell’intervallo fra due semi. 4. Porzione della sezione trasversa di un baccello a livello della rosura praticata da un 7ychius per nutrirsi. 5. Bac- cello di fava con fori praticati dalle 9 9 per la deposizione delle uova e con quelli de- terminati dalle larve adulte per fuoriuscire dal legume. 6. Seme di fava danneggiato dalle larve di Tychius. 7. Un altro seme danneggiato: A, Fori determinati dalle 9 9 col rostro per la deposizione delle uova; B, fori praticati dalle larve adulte per fuo- riuscire dal baccello; €, cotiledoni; D, involucro seminale esterno (test); £, Galleria de- terminata dalla 9 per deporre le uova; E!, rosura praticata da un Thyekius per nutrirsi; F, aperture di entrata o di uscita delle gallerie determinate dalle larve nella massa cotiledonare (nella caruneola del seme queste aperture sono disegnate in bianco perchè attraverso di esse passa liberamente la luce; la caruncola infatti, di non grande spessore, è attraversata completamente dalla galleria); M, rosure determinate dalle larve sulla superficie del seme; 1, epicarpo; 2, mesocarpo; 3, endocarpo; 4, loggia ovarica; 5, gruppo delle uova (covata). loro vita si trovano quasi esclusivamente sotto l’involucro semi- nale; talvolta se ne rinvengono alcune grossette le quali non sono penetrate nei cotiledoni, ma li hanno rosicchiati solo ester- namente in modo vario. Tali rosicchiature e le perforazioni acquistano in breve un colore castagno oscuro nerastro (fig. VI, 6 e 7, M). Generalmente col crescere dell’età le larve s’introdu- cono sempre più addentro nei semi e li distruggono, man mano, — 117 — quasi completamente. Essi si presentano allora attraversati in ogni senso da grosse gallerie (fig. VI, 6 e 7, F) che, di solito, sono di uno stesso calibro (si può presumere in riguardo che la larva progredisca e ritorni spesso sui propri passi} e qua e là in- farcite di caccherelli e di avanzi di rosure; la generalità appare ridotta in condizioni pietose. Quando le larve sono giunte a maturità si apprestano ad abbandonare il legume dei cui semi si sono nutrite; si avvicinano allora alle sue pareti e vi praticano un foro colle mandibole; una volta uscita tutta la testa, il corpo progredisce mediante contrazioni e distensioni successive dei singoli segmenti, finchè la larva appare tutta libera e cade sul sottostante terreno ; gira brevemente in un senso o in un altro e si affonda scomparendo in breve agli occhi dell’osservatore. Fino a questo punto sono giunte le mie osservazioni; non so quando avvenga la ninfosi nè in quale stato, di conseguenza, l’insetto passi tutta l’estate, l'autunno e l'inverno. I fori di uscita che si rinvengono sui baccelli sono larghi da 1 mm. e '/, a2 mm., coi margini anneriti e perciò assai appariscenti. La fig. VI, 5, semischematica, rappresenta un legume con fori per la deposi- zione (A) e fori di uscita delle larve (8). Secondo Kaltenbach, a quanto ne dice Bargagli, (1885 pag. 40), le metamorfosi si compirebbero nel terreno in un intiera setti- mana; quest’ultimo Autore afferma inoltre che nell’ Italia del centro gli adulti svernerebbero fra i muschi. Danni. I danni causati da questo Coleottero nelle località che io bo visitate erano molto gravi. A detta dei proprietarî e degli agricoltori dei luoghi le infezioni nei faveti si ripetono da epoche lontanissime; e, sempre a giudizio per vero dire unanime di costoro, le perdite ondeggiano fra il 50 e il 75°/, e non rara- mente giungono alla distruzione dell’ intero raccolto. Mi si disse inoltre che nei dintorni di Ruvo vi sarebbero circa tremila ettari di terreno che potrebbero coltivarsi, con gran profitto, a fave; mentre, in prospettiva dei danni da subirsi, non se ne coltivano oltre un centinaio. Abbenchè la mia visita sia stata preceduta da freddi tardivi piuttosto intensi, che si vogliono capaci di rendere le invasioni — 118 — meno imponenti, e benchè anche durante il mio soggiorno colà il tempo si mantenesse generalmente coperto e piovoso e la tem- peratura relativamente bassa, pur tuttavia io vidi in realtà un numero sterminato di 77/cRius; non mi fu difficile di constatare in più di una pianta, la presenza di 14-16 coppie «dell’ insetto nascoste o annidate fra le foglie apicali. Nei faveti fitti e non col- tivati a righe, l'infezione era localizzata a zone sparse qua e là. Disgraziatamente fino ad oggi non si conoscono nemici na- turali di questo Curculionide. Una grande quantità di baccelli infetti, raccolti sul campo quando contenevano ova o larve del Tychus, non mi hanno dato parassiti nè delle une nè delle altre. Non sarà però impossibile, continuando nelle ricerche, di sco- prirne qualcuno. Per ora non resta adunque che affidarsi ai mezzi artificiali di lotta; darò un cenno su quelli che potrebbero essere speri- mentati : 1°) Il procedimento più consigliabile è quello di eseguire, subito dopo la raccolta delle fave o anche prima della nuova semina, la disinfezione del terreno con iniezioni di solfuro di carbonio in proporzione di 30-50 cm* di liquido per ogni m°. Si uccideranno così le larve e le pupe, ma è necessario agire con prudenza e colle precauzioni necessarie in vicinanza delle piante arboree che potessero trovarsi nel faveto. 2°) La sostituzione della coltivazione delle fave per alcuni anni potrebbe suggerirsi qualora convenisse economicamente e qualora fosse messa in esecuzione da tutti gli agricoltori della regione senza eccezione alcuna. 3°) La raccolta degli adulti fatta con reticelle a mano riesce poco proficua da un lato, dall'altro poco agevole. È quasi impossibile ad effettuarsi nei faveti fitti (seminati a spaglio); in quelli a righe, pur riuscendo meno difficoltosa è pur sempre osta- colata dalla natura della pianta e dalle abitudini dell’insetto. Si sa che la fava è una leguminosa a fusto eretto e fistoloso e che i Tychius, come la maggioranza dei Curculionidi, al primo ac- cennarsi di un pericolo retraggono le zampe e si lasciano cadere senza indugio sul terreno sottostante. Ora battendo col retino fortemente e celermente le piante si riesce a catturare un di- screto numero di insetti, ma si spezzano inesorabilmente gli steli; battendo al contrario leggermente e con qualche precauzione, non si danneggiano le piante, ma si lascia sfuggire la quasi tota- = 119 — lità dei Tychius. Anche l’uso di retini o di recipienti leggeri di metallo da sottoporsi alla pianta nel momento che si scuote que- sta colla mano, si risolve in un procedimento troppo lento, in- completo e non troppo consigliabile. BIBLIOGRAFTA 1858. — MATHIEU, L. — Cat. des Coléoptères de la fam. de Cureu- lionides de Belgique. An. Soc. Entom. Belg. 1858. (per quanto riguarda il 7. 5-punctatus v. p. 218). 1874. — KALTENBACH, J. H. — Die Pflanzenfeinde aus der Klasse der Insekten. Ein nach Pflanzen familien geordnetes Handbuch sämmtlicher auf den einheimischen Pflanzen bisher beobachteten Insekten. Stuttgart, Hofmann; pag. VIII u. 848. 1877. — PERRIS, E. — Larves de Coléoptères. Paris. Deyrolle. pag. 1-590. XIV Tav. 1885. — BaRrGAGLI, P. — Rassegna biologica di Rincofori europei. Bullettino della Società entomol. italiana. Anno 17.° pag. 1-50. 1888. — BEDEL, L. — Faune des Coléoptéres du bassin de la Seine. Tom. VI. Rhyneophora. — Annales de la Société entom. de France. Publication hors série. Paris. (per cid che riguarda il 7. 5-puncta- tus v. pag. 150 e 313). 1899. — BERTOLINI, S. — Catalogo dei Coleotteri d’Italia. Siena. Tip. L. Lazzeri 1906. — HEYDEN, L; REITTER, E.; J. Weise. — Catalogus Coleopte- rorum Europae, Caucasi et Armeniae rossicae. Berlin. R. Fried- länder & S. F. SILVESTRI «ad Diagnosi preliminare di una nuova specie di Zorotypus (Insecta, Zoraptera) di Costa Rica. Zorotypus neotropicus sp. n. Corpus album setis, praeter antennarum partis distalis setas, nigris. Dorsi setae quam eaedem Zorot. guineensis Silv. majores et robustiores. Antennae 9-articulatae articulo primo circa duplo longiore quam (ad apicem) latiore et quam secundus parum magis quam duplo longiore, articulo secundo quam ceteri aliquantum angu- stiore et quam tertius vix breviore, articulo quarto quam tertius c. 1/3 longiore, articulis 5-8 inter sese suaequalibus et singulo quam quartus €. !/3 longiore, articulo nono quam praecedens c. 1/5 longiore, apice acuto. Pedes primi paris tibiae serie antica infera setis 10-12 com- posita, tertii paris femoris margine postico setis brevioribus, parce robustis, 8 instructo; praetarsi omnes iisdem specierum ceterarum subsimiles. Cerci breves, conici, sensillis unisetis 10 et seta apicali, quam cercus parum minus quam duplo longiore, instructi. Long. corp. mm 1,85; lat. capitis 0,46; long. antennarum 1,20, palporum maxillarium 0,40, palporum labialium 0,26, pedum paris tertii 1,65, cercorum (cum seta apicali) 0,45. Larva: long. corp. mm 1,30. Antennae 8-articulatae, articulis secundo et tertio subaequalibus. Praetarsi omnes praeter ungues setis tantum tribus instructi, seta infera mediana et setis subla- teralibus carentibus. Habitat. Costa Rica: San José (Cl. Prof. F. Tristan, exempla descripta legit et mihi amicissime dedit, quare multum ei gratus sum). Observatio. Species haec a ceteris antennarum articulorum longitudine et pedum setis facile distinguenda est. = Dr. G. GRANDI BIN AGAONIEN:I (Hymenoptera Chalcididae) raccolti nell’ Africa Occidentale dal Prof. F. Silvestri. INTRODUZIONE. Il Prof. F. Silvestri, durante il suo viaggio in Africa intra- preso per cercare parassiti di mosche dei frutti (1), raccolse pure un ricchissimo materiale di Imenotteri viventi entro ai siconî dei fichi selvatici e al ritorno volle affidarmene lo studio che mi consigliò di estendere anche a quelli delle altre regioni della terra. La presente memoria si occupa degli Agaonini dell’ A- frica occidentale e ne include alcuni pochi raccolti da L. Fea alle Isole del Capo Verde e comunicatimi con grande cortesia dal Direttore del Museo Civico di Storia Naturale di Genova, Prof. R. Gestro. Le tavole dicotomiche però non comprendono solo le forme della regione alla quale è limitato questo primo contributo, ma tutte quelle da me studiate fino ad oggi, le quali saranno poi illustrate e descritte diffusamente in lavori di immi- nente pubblicazione. Al Prof. Silvestri io sono lieto di attestare qui, anche per i consigli e gli aiuti fornitimi, la mia profonda ed affettuosa riconoscenza. Fino ad oggi erano conosciute solamente 3 specie di Agao- nini dell Africa occidentale: Ceratosolen acutatus Mayr d 9; Agaon paradoxum Dalm. 9 e Apocrypta longitarsus Mayr g. Tale numero viene elevato a 22 colle forme da me descritte, delle quali due sono riferite ad un genere nuovo, e cioè : (1) SivvestRrI F. — Viaggio in Africa per cercare parassiti di mosche dei frutti. Bollett. del Labor. di Zool. gen. ed agr. della R. Scuola Sup. di Agr. in Portici. Vol. VIII, 1913. pag. 1-164. Bollett. di Zoologia Gen, e Agr, 9 — 122 — 1) Blastophaga enriquesi n. sp. 3° e 9. 2) Ceratosolen flabellatus n. sp. Jg e 9. 3) » silvestrianus n. sp. T° e 9. 4) » julianae n. sp. gd e 9. 5) » feae n. sp. 9. 6) » acutatus Mayr dg e 9. 7) Allotriozoon prodigiosum n. g. n. sp. gd e 9. 8) » heterandromorphum n. sp. d° e 9. 9) Agaon paradorum Dalm. g e 9. 10) Sycophaga sycomori insularis n. 9. 1519) » silvestrii n. sp. Jg e L. 12) » gigantea n. Sp. d'. 13) » vicina n. Sp. CO. 14) » viduata n. sp. Jg. 15) » afflicta n. sp. d'. 16) Crossogaster silvestrii n. sp. g e 9. 17) Apocrypta longitarsus Mayr 9. 18) » » brachycephala n. gd. 19) » » imbecillis n. o. 20) » » robusta n. 9. 21) » regalis n. sp. d. 22) » guineensis n. Sp. I Grex. Blastophaga Gravenhorst. Übers. Arbeit. schles. Ges. f. vaterl. Cultur., i. J. 1826-27, pag. 23. Cynips ex part. Linn. et auct. ant. Kradibia Saunders, Trans. Entom. Soe. London. 1883, P. I, p. 23-24, T. II. fig. 31-47. Il genere Blastophaga fu istituito da Gravenhorst nel 1826. Sorvolo sulla discussione riguardante la confusione o i vuoti che esisterebbero nella collezione di Linneo a proposito della Bl. psenes e della Sycophaga sycomori; pare che in tale collezione non vi siano etichette col nome di Cynips psenes, ma solo esem- plari 99 etichettati come C. sycomori corrispondenti alla S. syco- mori e due capsule di carta contenenti 99 talmente maltrattate e mummificate da riuscire molto difficile, a giudizio del conte Solms-Laubach che ha esaminato la collezione nel 1881, l’accer- tarsi se si tratta di Blastofaghe o di Sicofaghe; confronta in pro- posito: Mayer 1882, pag. 583-584 (1); Löw 1843 pag. 66-77 (2) ecc. Le 16 specie di questo genere, oltre psenes, fino ad oggi conosciute, sono state descritte durante gli ultimi trentatre anni egeioe: 1758 psenes (Cynips) Linneo. 1883 cowani 3° e 2 (Kradibia) Saunders. 1885 breviventris 3, clavigera g e 9, socotrensis JS e 9, qua- draticeps 3° e 9, javana gi e 2, brasiliensis FD e 2, bi- fossulata g° e 2, mayeri Te quadrupes 3° e 2 Mayr. 1894 obscura Kirby. 1904 browni (Kradibia) Ashmead. 1906 puncticeps Mayr. 1913 nota Baker e innumerabilis Fullaway. Di tali forme mì sono note, in natura, solo la psenes L. e la puncticeps Mayr 3, mentre della obscura Kirby e browni Ash- mead non ho potuto avere sott’ occhio neppure la descrizione. A mia volta descrivo come nuove 7 specie ed una sottospecie, le quali portano così a 24 il numero delle forme conosciute a tutt’ oggi. I rappresentanti del gen. Blastophaga, come del resto quelli degli altri generi della sottofamiglia, non sono stati mai studiati minutamente; le descrizioni di G&. Mayr, piuttosto buone, non resultano tuttavia sempre sufficienti e mai sono complete. Il genere, così come è considerato in questo lavoro, appare un ag- gruppamento di specie non certamente caratterizzate da grande uniformità morfologica; d’ altronde, pur notandosi per varii gruppi delle coesistenze reciproche di caratteri tassonomicamente im- portanti che renderebbero giustificata la creazione di sottogeneri o, magari, lo smembramento del genere, il materiale relativa- mente scarso che io ho potuto esaminare e specialmente la man- canza completa di forme americane, in contrapposto alla grande diffusione geografica delle specie, mi hanno reso dapprima dub- bioso poi deciso a rimandare per ora l'istituzione di sottogeneri o di generi nuovi. Per giustificare, di sfuggita, quanto si è no- (1) Mayer, P. — Zur Naturgeschichte der Feigeninsecten. - Mitth. d. Zool. Station z. Neapel. Bd. III, 1882, p. 551-590, Taf. XXV-XXVI. (2) Löw. C. — Ueber die Caprification der Feigen. - Stett. ent. Ztg. 1843, pag. 66-67. — 124 — tato, dirö che il gen. Kradibia Saund., colle specie cowani Saund., ?browni Ashm., gestroi Grnd. e ? ghigii Grnd., offre varii ca- ratteri non trascurabili e costanti in ambo i sessi; Bl. allotrio- zoonoides Grnd. enriquesi Grand. e, con grande probabilità , socotrensis Mayr, costituiscono un gruppo assai naturale con qual- che affinità delle QQ per il gen. Allotriozoon. Ma poco so e posso ritrarre dalle descrizioni e anche dalle scarse figure delle due specie americane brasiliensis Mayr e bifossulata Mayr che pur sembrano, per quanto si può giudicare, da esse non molto lon- tane. BI. jacobsoni Grnd. di Giava è un Agaonino assai strano e ben distinto da ogni altro. Lo stesso dicasi delle rimanenti specie che rimangono temporaneamente, un po’ ammassate a dire il vero, colla tipica psenes di Linneo. Per queste medesime ragioni di grande eterogeneità morfo- logica delle specie, non credo di premettere alla loro trattazione alcuna descrizione generica, che potrebbe resultare mancante ovvero troppo comprensiva; quella minuta delle singole forme supplirà a tale deficienza e preparerà il materiale per il futuro riordinamento del genere. Nella monografia dell’ Ashmead (1904, pag. 233-234) (1) e nei Genera, di Schmiedeknecht (1909, pag. 6-9) (2), si trevano nu- merosi errori ed improprietà che vanno corretti: per il sesso ma- schile é dato infatti il capo sempre più largo che lungo, i tarsi posteriori sempre più lunghi di 2 volte le loro tibie, le antenne di 3 articoli e i tarsi anteriori 3-articolati!! Distribuzione geografica, — B/astophaga (sensu lato) è dif- fusa qua e là in quasi tutto il globo: nella regione olartica, in quella indo-malese, nell’etiopica, nella malgascia, nell’ austra- liana e nella neotropica; è stata, di fatto, raccolta nell’ Europa mer., in Asia, nell’ Africa del Nord, in India, a Ceylon, Java, Isola Bali (fra Java e Lombok) (3), Isola Kembangang (a sud di (1) Ashmead, W. H. — Classification of the Chalcid Flies or the Super- family Chalcidoidea, with descriptions of new species in the Carnegie Mu- seum, collected in South America by Herbert. H. Smith. — Memoirs of the Carnegie Mus. vol. I. N. 4. Pittsburgh. 1904. pag. 1-X, 225-551. Pl. XXXI- XXXIX. (2) Schmiedeknecht, O. — Hymenoptera. Fam. Chaleididae, in: Genera Insectorum dir. p. P. Wytsman, Fase. 97. 1909. (3) Della Torre (Catal. Hymenopt. hucus. deseript. syst. et synon. Vol. V. Chalcididae et Proctotrupidae. Lipsia. 1898) e Schmiedeknecht (1. e.) danno quest'isola come appartenente all’ America! he. ET EN REEL #1 uw x , Ce ia Java), Isole Filippine, Singapore (penis. Malacca), Eritrea (Afr. or.) Angola (Africa occ.), Is. Socotra, Madagascar, Sydney, N. S. Wales (Australia), Isole Marianne (Polinesia), Brasile e Isole Fer- nando Noronha (1). In California e nel Sud-Africa è stata im- portata la Blastophaga psenes. Ecologia. — Le piante ospiti fino ad ora conosciute sono: Ficus carica L., F. elastica Nois., F. salicifolia Vahl., F. serrata Forsk., F. pseudocarica Mik., F. persica Boiss, F. hirta setosa Miq., F. diversifolia Bl., F. nota (Blanco) Merr., F. fulva Reinw., F. lanata Bl, F. cuspidata Reinw., F. stenocarpa F. Muell., F. procera crassiramea King. Osservazioni. — Le specie che io ho potuto studiare si pos- sono distinguere mediante le seguenti tavole sinottiche. TAVOLA PER LA DETERMINAZIONE DELLE 9 9. 1. — Antenne col 2° articolo non sporgente posteriormente colla sua faccia interna sullo scapo; 3° articolo molto ridotto, prolungato anteriormente e ininterrottamente in una piccola squama poco acuminata che ha più un aspetto di lobo sporgente e che non sorpassa mai il margine distale del 4° articolo; mandibole con appendice molto sviluppata, piuttosto indipendente dal corpo della mandibola, lunga da 4 a 5 volte la sua larghezza e prov- vista di un gran numero (20-30) di serie trasverse di dentel- L'A 0° RE A I VAI ails. EC ART MAREA o 1”. — Antenne col 2° articolo più o meno sporgente posteriormente colla sua faccia interna sullo scapo; 3° articolo ben sviluppato, provvisto di una squama bratteiforme che sorpassa sempre il 4° articolo, integro o diviso più o meno completamente in tre parti delle quali la prossimale spesso assume l’aspetto di un articolo indipendente in forma di anello; mandibole con appen- dice (2) poco sviluppata, completamente o in gran parte fusa col corpo della mandibola, lunga da poco più di 1 volta ad un massimo di meno che 3 volte la sua larghezza, provvista di un numero piccolo o mediocre (4-10) di lamine più o meno sporgenti, trasverse e inclinate all’ indietro. . . . . 3. (1) Non so con quale criterio dal Della Torre (1. c.) e dallo Sehmiedek- necht (l. e.) si assegni all’ Africa questo arcipelago di piccole isole situate a 194 miglia N. E. dal Capo S. Roque nella costa del Brasile, a fauna in gran parte peculiare. (2) Vedi Nota 1) a pag. 136. — 126 — 2. -- Capo un po’ più lungo (alto) che largo fra il margine esterno degli occhi composti; margine epistomale con lobi sublaterali e submediani ben distinti; 2° articolo delle antenne più lungo che largo e col margine anteriore sporgente in una gibbosità rotondata; articoli 7-10 più lunghi che larghi; 11° subeonico ; v 1° articolo dei tarsi medî distintamente più lungo del 2.° allotriozoonoides n. sp. (Eritrea). 2". — Capo distintamente più largo fra il margine esterno degli occhi composti che lungo (alto); margine epistomale con lobi subla- terali e submediani appena accennati; 2° articolo delle antenne tanto lungo quanto largo, subrotondato, sublaminare ; articoli 7-10 più larghi che lunghi o, al massimo, il 7° tanto lungo quanto largo; 11° fusiforme; 1° articolo dei tarsi medi lungo CITCANCOMEVRIl 200 O AIN GUESVINRESPE — Articoli 6-9 delle antenne grandi, massicci, ben sviluppati in larghezza e con due serie trasverse e fitte di sensilli celoconici Alungati o. lE E RI 3’. — Articoli 6-9 delle antenne relativamente piccoli, poco sviluppati in larghezza e con una sola serie trasversa di radi sensilli CElOCOnicitsa1lUNe ate E ie cacti 4. — 3° articolo delle antenne integro; 10° e 11° uniti intimamente insieme, ma con linea divisoria distinta; mandibole con dente apicale lungo ed acuto e con appendice (1) relativamente allunga- ta (lunga poco meno di tre volte la sua larghezza), provvista di 10 lamine sporgenti trasverse; mascelle del 1° paio con un gruppo subapicale di 4 setole lunghe e sottili; labbro inferiore con due grandi setole; tarsi medi un po’ più lunghi della tibia, col 1° articolo lungo più dei due seguenti presi insieme; 1° articolo dei tarsi posteriori lungo un po’ meno dei due seguenti considerati insieme; terebra lunga 2 volte il gastro. jacobsoni n. sp. (Java). 4’. — 3° articolo delle antenne diviso in tre parti delle quali la pros- simale appare come un articolo a sè in forma di anello; 10° e 11° fusi completamente insieme; mandibole con dente apicale breve e con appendice (1) raccorciata (lunga poco più di una volta la sua larghezza), provvista di 4 sporgenze lami- nari trasverse; mascelle del 1° paio con due brevi sporgen- ze acute e con una setola subapicale robusta e non lunga; labbro inferiore senza grandi setole; tarsi medî un po’ più brevi delle tibie rispettive e col 1° articolo lungo meno dei (1) Vedi Nota 1) a pag. 136. DIE » 1e oe — 127 — due seguenti presi insieme; tarsi posteriori eol 1° articolo lungo quasi quanto i tre seguenti considerati insieme; terebra lunga meno della meta del gastro. gestroiî n. sp. (Ceylon). — Mandibole con appendice (1) provvista di 7 sporgenze laminari trasverse, delle quali le prime due sporgono posteriormente a gobba rotondata; tarsi anteriori appena un po’ più lunghi della tibia (denti compresi), col 5° articolo più breve del 1° e cogli articoli 2-4 trasversi; tarsi medî distintamente più brevi della tibia; tarsi posteriori lunghi due volte la tibia (denti eselusi)e 7: boa . . valentinae n. sp. (Java). — Mandibole con ende (1) ara di3-6 sporgenze laminari trasverse; tarsi anteriori lunghi più di 1 volta e 1/ la tibia (denti compresi), col 5° articolo lungo quanto il 1° più il 2°, col 2° e 3° tanto lunghi quanto larghi e col 4° un po’ più lungo che largo; tarsi medî lunghi quanto la tibia; tarsi posteriori distintamente più lunghi di due volte la tibia (denti CSEITST) SI bo OG 6 coo ol of WER, TAVOLA PER LA DETERMINAZIONE DEI gg. — Capo vistosamente più largo che lungo (circa 1 volta e 1/s la sua massima lunghezza); apertura orale pressochè completa- mente obliterata; antenne di 6 articoli liberi; mandibole uni- dentate all’apice; pronoto con due intaccature anteriori dirette all’ indietro; mesonoto fuso quasi del tutto col propodeo; me- tanoto visibile in due piccole zone laterali e subtriangolari; prosterno non fuso cogli episterni protoracici; tarsi anteriori di b'articollitt. ol... gacobsons n: sp. (Java). — Capo al massimo tanto largo quanto lungo; apertura orale perfettamente sviluppata; antenne al massimo costituite di 5 articoli liberi; mandibole bidentate all’apice . . . 2. — Propodeo sporgente con un tratto distale libero sul gastro, che, er riceverlo resenta il 3° urotergite profondamente incavato. Pp ? D valentinae n. sp. (Java). — Propodeo non sporgente al di sopra del gastro; 3° urotergite Monkemodificatogim modo speciale Met sr e. — Mesonoto, metanoto e propodeo ben distinti fra loro; prosterno fuso completamente cogli episterni protoracici; tarsi anteriori di 2 articoli; zampe medie completamente atrofizzate . 4. (1) Vedi Nota (1) a pag. 136. 1 oO. — 128 — — Mesonoto, metanoto e propodeo ben distinti fra loro; prosterno fuso completamente cogli episterni protoracici; tarsi anteriori di 2 articoli; zampe medie imperfettamente sviluppate, con tarsi di 4 articoli mal limitati, dei quali l’ultimo a forma di vescicola e senza pretarso, talvolta colla tibia anchilosata col femore; antenne di 4 articoli liberi, oltre la radicola, dei quali però il 3° è estremamente ridotto; mascelle del 1° paio e labbro inferiore, quest’ ultimo specialmente, quasi rudimentali . o gestroi n. sp. (Ceylon). — Mesonoto, metanoto e propodeo non tutti tre perfettamente distinti; prosterno grande e ben separato dagli episterni ov- vero assai ridotto ma sempre distinguibile; tarsi anteriori di 2 articoli ovvero col 2° incompletamente diviso in quattro Patients. suite N DEE — Antenne di 4 Breall liberi oun la no o 53° normalmente sviluppato; mascelle del 1° paio relativamente sviluppate; labbro inferiore atrofizzato completamente; pronoto diviso distintamente in due parti, delle quali l'anteriore, meno ampia, è articolata mediante due brevi processi laterali colla posterio- re; gastro, in causa della grande riduzione dei primi sterniti, ripiegato in basso e ventralmente in modo speciale a livello del'i5 08 rile se aa . . + Doldinghi n. sp. (Java). — Antenne di 3 articoli liberi oltre la radicola; mascelle del 1° paio e labbro inferiore completamente atrofizzati; pronoto non diviso in due parti articolate fra loro; gastro non ripiegato ventral- mente in modo speciale. . . . ghigii n. sp. (Australia). — Mesonoto, metanoto e propodeo fusi pressoché completamente insieme ; prosterno grande, ben sviluppato, ben distinto dagli episterni; tarsi anteriori col 2° articolo diviso incompletamente in quattrowpanti |) eee ier ee Or — Mesonoto pressochè fuso col Ira podeni ‘metamone ridotto a due zone laterali e subtriangolari; prosterno piccolo assai, in forma di triangolo allungatissimo, occupante, fra gli episterni, una posizione piuttosto anteriore ; tarsi anteriori col 2° articolo LINCS POs II Mies E> ee er ln — Torace slaneiato, Areal: 2-4 dei tarsi posteriori tanto lunghi quanto larghi . . . . allotriozoonoides n. sp. (Eritrea). — Torace più largo e più tozzo; articoli 2-4 dei tarsi posteriori più larghi che lunghi . . . . . enriquesi N. Spr — Labbro inferiore completamente iraniano: tarsi medî più lunghi delle tibie rispettive; estremo distale della faccia esterna delle tibie posteriori con una cresta tridentata e con due denti al Margine dorsale RR RR pe 7. — Labbro inferiore ben distinto e, relativamente, abbastanza bene sviluppato; tarsi medî un po’ più brevi delle tibie rispettive o al massimo tanto lunghi quanto esse; estremo distale della faccia esterna delle tibie armato di denti diversamente confor- mabisendispostu sr. a e psernes Linneo: 8. — Capo un po’ più lungo che largo; 2° articolo delle antenne lungo un po’ meno di due volte la sua larghezza distale; femore delle zampe medie lungo circa due volte il trocantere; tarsi medî col 1° articolo appena un po’ più lungo del 2° e col 5° lungo circa quanto il 1° più il 2°; tarsi posteriori col 1° articolo lungo quanto i due seguenti presi insieme . . . puncticeps Mayr. (Java). 8’. — Capo tanto lungo quanto largo; 2° articolo delle antenne lungo un po’ più di una volta la sua larghezza distale; femore delle zampe medie lungo poco più di una volta il trocantere ; tarsi medî col 1° articolo lungo circa quanto i due seguenti presi insieme e col 5° lungo quasi quanto 1°, 2° e 3° considerati insieme ; tarsi posteriori col 1° articolo lungo quasi quanto i Ma SEE IAS Trio, oe o lo odo si e i a puncticeps distinguenda n. (Java). B. enriquesi n. sp. Femmina. Di colore (1) cremeo con slavatura ferruginea al capo, torace e ai primi urotergiti; mandibole ferruginee; occhi castagni. (Gli esemplari che io ho esaminati orano forse tutti immaturi). Molto simile alla B. allotriozoonoides Grandi (2). Caro. — Il capo (fig. I, 1) (3) è distintamente più largo fra il margine esterno degli occhi composti che lungo (alto); il margine epistomale presenta appena accennati i lobi sublaterali e subme- diani, meglio distinto quello mediano; i margini laterali dell’ epicra- nio innanzi agli occhi sono maggiormente convergenti all’innanzi, moderatamente convessi e lunghi circa quanto il diametro lon- gitudinale degli occhi medesimi preso dal dorso; la linea del (1) Tutte le specie studiate, ad eccezione di pochi casi isolati, erano con- servate in alcool. (2) Questa specie sarà descritta in un lavoro di imminente pubblicazione sugli Agaonini dell’Eritrea. (3) I disegni sono stati eseguiti da me alla Camera lucida Abbe-Apathy. — 130 — vertice non sporge quasi per nulla dietro agli occhi ed è appena rotondata; gli occhi sono piuttosto piccoli e poco sporgenti; gli ocelli disposti a triangolo ottusissimo come nella figura; pelosità assai rada e minutissima. Le antenne (fig. I, 2) hanno lo scapo lungo poco più di due volte la sua larghezza e conformato come nella figura ; il 2.° articolo è ben diver- so da quello di allotriozoo- noides; circa tanto lungo quanto largo, rotondato, sublaminare ; il 3.0 esimille a quello di detta specie, maggiormen- te attenuato distalmente e Fig. I. provvisto, al Blastophaga enriquesi n. sp. 9. 1. Capo veduto di faccia; sono state tolte suo estremo ad arte le antenne. 2. Antenna. 3. Mandibola colla sua appendice, veduta c E dal ventre. 4. Ali anteriori e posteriori. 5. V. stigmatica dell’ ala ante- apicale, di riore maggiormente ingrandita per mostrare la disposizione dei sensilli. una setola più 6. Zampa anteriore. 7. Z. media. 8. Z. posteriore. (Tutte le figure molto axe ingrandite). lunga e piu acuta; il 4.° è molto piccolo, tanto lungo quanto largo e assai ristretto alla base; gli articoli 5-10 sono simili a quelli della specie citata, però sono più larghi; il 5.° infatti è appena un po’ più lungo che largo; gli altri vanno man mano allargandosi fino a divenire più larghi che lunghi; portano inoltre un numero maggiore di sensilli celoconici allungati: 7 invece di 4, 5 o 6; l’11.° articolo è fusiforme è ben distinto dal precedente. — Le mandibole (fig. I, 3) sono simili; il dente subapicale della faccia ventrale è più sporgente e meno acuto; l’appendice è lunga poco più di quattro volte la sua lar- ghezza e porta 20-22 serie trasverse di dentellature; per il resto v. figura I, 3. Le mascelle del 12 paio e il labbro ‘inferiore sono simili a quelli di allotriozoonoides. Il TORACE & pure simile. APPENDICI DORSALI DEL TORACE. — Le ali anteriori (fig. I, 4 e 5) sono lunghe poco più di due volte la loro massima lar- ghezza; la cellula costale è lunga circa dieci volte la sua lar- ghezza e si presenta subglabra; la marginale è lunga circa la metà della postmarginale e meno lunga della stigmatica; questa è un po’ più obliqua e termina con una clava rotondata, priva di sporgenza e fornita di 3 sensilli in serie trasversa; setole come nella figura. — Le ali posteriori (fig. I, 4) sono lunghe quattro volte e mezzo la loro larghezza e assai ristrette alla base; setole come nella figura. APPENDICI VENTRALI DEL TORACE. — Zampe anteriori (fig. I, 6): Anca lunga un po’ più di una volta e mezzo la sua lar- ghezza; trocantere distinto, più lungo che largo, ristretto prossi- malmente; femore lungo due volte e mezzo la sua massima lar- ghezza (altezza); #ibia, denti compresi, lunga la metà del femore; tarso più lungo della tibia; gli articoli 2-4 sono circa tanto lun- ghi quanto larghi; il 5.° è lungo circa come il 1.°; setole come nella figura. — Zampe medie (fig. 1,7): Anca circa tanto lunga quanto larga; frocantere ben distinto, lungo circa quanto l’anca; femore lungo poco più di due volte il trocantere; Zibia meno lunga del femore pili il trocantere; farso più lungo della tibia; il 1.° arti colo è circa tanto lungo quanto il 2.°; il 5.° è un po’ più breve; il 4.° ancor più; il 5.° è lungo come il 3.°; setole come nella figura. — Zampe posteriori (fig. I, 8): Anca lunga due volte la sua larghezza; 4rocantere distinto, più lungo che largo; femore ben attenuato all’ innanzi, lungo un po’ più di una volta e un quarto la sua larghezza massima; bia simile a quella di allotriozoo- noides; tarso lungo due volte la tibia; il 1.° articolo è lungo quanto i due seguenti presi insieme; 2.° e 3.° simili fra loro e di- stintamente più lunghi che itarghi; il 4.° è un po’ più breve; il 5.° è un po’ più lungo del 2.°; setole come nella figura. ADDOME. — Propodeo e gastro simili a quelli di allotriozoo- noides. Maschio Di colore cremeo-biancastro. (Esemplari certamente immaturi.) DIMENSIONI. — Lunghezza del capo pp: 332,5; larghezza: 315; lungh. pronoto nel mezzo: 350; largh. anter: 297,5; largh. poster: 367,5; lungh. mesonoto + metanoto +4 propodeo: 455; largh. meso- noto: 350; largh. mass. metanoto: 297,5; largh. propodeo: 227, 5. Molto affine a B. allotriozoonoides. — 152 — Capo. — Il capo (fig. II, 1) è appena un po’ più lungo che largo; gli occhi relativamente un po’ più piccoli; i margini late- rali del capo dietro ad essi un po’ più sporgenti e convessi; setole come nella figura. Le antenne (fig. II, 2) sono simili; pero lo scapo è lungo un po’ più di una volta e mezzo la sua lar- ghezza; il 2.° articolo è poco più lungo che largo e un po’ più lungo della metà 3 dello scapo; il 3.° “ed il 4° in forma di anelli larghi tre volte e mezzo circa la loro lunghezza; il 5.° è più lungo dello scapo e senza alcun accenno di divisioni; setole e sensilli come nella O ie figura (1). Le man- N a S dibole sono simili; N N Neri e l le mascelle del 1. ° es Xe paio ed il labbro Fig. II. inferiore pari- BI. enriquesi n. sp. maschio. 1. Capo veduto dal dorso. 2. Anten- menti atrofizzati. na. 3. Torace e propodeo, dal dorso. 4. Zampa anteriore. 5. Z. me- dia. 6. Z. posteriore (l’anca non è disegnata). (1) TORACE. — Il pronoto (fig. IL, 3) è più accorciato e più tozzo, un po’ meno lungo nel mezzo che largo posteriormente e poco attenuato all’ innanzi; il mesonoto (fig. II, 3) presenta i margini laterali meno sporgenti e poco convessi; gli angoli posteriori del propodeo (fig. II, 3) sono mag- giormente rotondati. Setole rade e minute, distribuite come nella figura (1). APPENDICI VENTRALI DEL TORACE. — Zampe anteriori (fig. II, 4). Anca lunga una volta e mezzo la sua larghezza; femore poco più di due volte; fia simile a quella della specie citata; tarso pure simile, di 2 articoli, con quello distale presentante un accenno ben distinto e nitido di tre divisioni; setole come (1) Le minute setoline del capo e del torace-propodeo sono state alterate e grossolanamente ingrandite nella riduzione in zinco del disegno, — 133 — nella figura. — Zampe medie (fig. II, 5) pure simili; il femore è lungo meno di due volte iltrocantere e circa due volte la sua larghezza; tibia simile; farso più lungo della tibia; il 1.° articolo è poco più lungo del 2.°; 2.° e 3.° simili fra loro; 4.° un po’ più bre- ve; 5.° più lungo del 1.°; setole come nella figura, molto scarse e brevi. — Zampe posteriori (fig. 11, 6) Anca simile; femore meno sporgente all’ indietro a gobba rotondata; tibéa pure simile; tarso circa tanto lungo quanto la tibia, il 1.° articolo è un po’ più lungo dei due seguenti presi insieme; 2.°, 3.° e 4° sono più larghi che lunghi; il 5.° è lungo quanto il 1.° più il 2°; il 1.° articolo porta solo due dentini lungo il margine ventrale; il 2.°, 3.° e 4.° uno, come in allotriozoonoides. Setole come nella figura. ADDOME. — Per il propodeo si è visto apag. 132, fig. II, 3. Gastro simile a quello della forma più volte citata. DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. — Una dozzina di 99 e una de- cina di 7g raccolti dal Prof. F. Silvestri a S. Paolo de Loanda, Angola (Africa occ. portoghese) nel 1912. EcoLOGIA. — Sconosciuto il nome specifico del fico ospitante. OSSERVAZIONI. — Specie molto affine alla B. allotriozoonoi- des Grnd., ma ben distinta per alcuni caratteri costanti. Ges. Ceratosolen Mayr. (1) Verh. Zool. Bot. Gesellsch. in Wien. Bd. XXXV. pag. 160, 162, 164 (1885). Femmina. Morfologia esterna. — CAPO. — Il capo, depresso, piuttosto acrotremo, è raramente più lungo (alto) che largo fra il margine esterno degli occhi composti, come in megacephalus Grnd.; di solito è più largo che lungo (alto) o tanto lungo quanto largo ; la fronte presenta un'ampia zona mediana longitudinale submem- branosa che posteriormente interessa tutti tre gli ocelli e che all’innanzi si prolunga fino all’ altezza dell’ inserzione delle an- tenne; tale zona è ben distinta per il suo colore chiaro, però una sua parte centrale più o meno estesa, di forma subtriangolare o sub- (1) Le figure riguardanti alcune parti della morfologia esterna di questo genere si troveranno nella pubblicazione relativa agli Agaonini dell’Africa orientale e precisamente nella trattazione del C. arabicus Mayr. trapezoidale, si mostra indurita e colorata come il resto dell’epicra- nio; quest’ ultima parte può essere tanto grande da interessare tutti tre gli ocelli e da giungere all’innanzi fino quasi ai toruli delle antenne (in questo caso la zona submembranosa chiara è ridotta al minimo, es. gravelyi Grnd.) ovvero essere, al contrario, tanto piccola da non interessare alcun ocello e da terminare assai presto anteriormente (in questo caso la zona submembranosa è ben estesa e visibile come in arabicus Mayr, megacephalus ecc.); fra questi due estremi esistono tutti gli stati intermedî. Il mar- gine epistomale presenta sempre 5 lobi: 2 sublaterali, 2 submediani ed 1 mediano; i submediani sono di solito i più sporgenti ; il mediano è sempre minore degli altri, più o meno cuneiforme e alle volte estremamente ridotto (julianae Grnd. fig. IX, 1e 2, feae Grnd. fig. XIII, 1); i sublaterali sono generalmente roton- dati; i submediani rotondati, angolosi o acutamente divergenti. I margini laterali del capo innanzi agli occhi possono essere più lunghi del diametro longitudinale degli occhi medesimi ve- duto dal dorso (megacephalus), ugualmente lunghi (silvestrianus Grnd. fig. VI, 1, flabellatus Grnd. fig. III, 1) ovvero, e più co- munemente, più brevi; sono sempre più o meno convergenti al- l’innanzi. La linea del vertice, se si osserva l’epicranio di faccia, è raramente poco sporgente dietro gli occhi come in arabicus Mayr; di solito è ben sporgente o molto sporgente come in gra- velyi; può apparire rotondata, concava nel mezzo, subdiritta. La parte ventrale del capo mostra un inspessimento endoschele- trico longitudinale mediano; due zone submembranose, translucide, submediane, allungate, oblique e posteriormente divergenti ed un margine anteriore fortemente concavo e profondamente incavato nel mezzo della concavita da una intaccatura rotondata. Gli oc- chi sono sempre ben sviluppati, raramente molto grandi come in arabicus, o molto piccoli come in megacephalus, dorso-laterali, posteriori. Gli ocelli costantemente in numero di tre e disposti a triangolo ottuso. Le anlenne sono inserite innanzi sulla fronte e assai vicine l’una all’ altra; quando il capo è molto corto (ara- bicus) i toruli si trovano sulla linea ideale che unisce i margini anteriori degli occhi composti; quando, al contrario, è molto lungo (megacephalus) essi sono situati molto innanzi a questa linea; nel maggior numero delle specie si trovano un po’ più innanzi della metà della lunghezza compresa fra la linea ideale già con- siderata e il margine epistomale; in ogni caso però la distanza — 135 — fra essi e detto margine & sempre apprezzabile. La superficie del capo innanzi alla inserzione delle antenne & colorata sempre in chiaro, ma ben indurita e di solito longitudinalmente carenata. Le antenne sono costituite di 11 articoli; spesso però gli articoli 10 e 11 sono fusi più o meno decisamente insieme come in acu- tatus Mayr, fig. XIV, 2, julianae fig. IX, 3, fuscipes Mayr, feae, fig. XII in modo che si può più o meno intravedere questa fusione; talvolta tale fusione è avvenuta invece completamente e 1’ ar- ticolo resultante è attenuato ai due estremi (silvestrianus, fig. VI, 2, arabicus, flabellatus, fig. III, 2); in questi casi l’antenna appare rigorosamente resultante di 10 articoli; più raramente tutti 11 gli articoli sono ben distinti (crassitarsus Mayr, gravelyi); più raramente ancora sono fusi parzialmente gli articoli 9, 10 e 11 (megacephalus) o totalmente (striatus notandus Grnd.), — Lo scapo è di forma caratteristica, irregolarmente subovale, com- presso, col margine anteriore di solito sporgente un po’ in basso ad angolo rotondato; il 2° articolo è pure assai ca- ratteristico; esso è articolato collo scapo mediante un grosso condilo rotondato che si parte dal mezzo della sua faccia esterna; ne consegue che l’ articolo, internamente, sporge sullo scapo; il 3° articolo è diviso incompletamente in tre parti da due divisioni secondarie: la parte prossimale, di solito, costituisce il corpo del l’articolo e le altre due una squama bratteiforme, terminata più o meno acutamente, sporgente all’ indietro, che avvolge in parte e sorpassa sempre il 4° articolo; questo è il più piccolo di tutti, generalmente più lungo che largo, talvolta tanto largo quanto lungo; il 5° articolo è più grande del 4°, più lungo che largo o più largo che lungo, porta alcuni sensilli celoconici; gli articoli 6°, 7°, 8° e 9° hanno forma simile ma subiscono varie modifi- cazioni nelle reciproche proporzioni di lunghezza e larghezza; di solito sono più lunghi che larghi, raramente alcuni di essi si mostrano, come in megacephalus, più larghi che lunghi o molto più lunghi che larghi (arabicus); in casi eccezionali modificati in modo speciale (flabellatus, fig. I, 2). Gli articoli 9, 10 e 11 sì riuniscono, come si è visto, in modo vario a formare la clava, ovvero non si riuniscono affatto; tutti, dal 6° in su, portano una, raramente due, o (flabellatus, fig. III, 2) più serie trasverse di sensilli celoconici; l’ultimo o il penultimo sono forniti anche di sensilli a bastonceilo, di quelli a cono brevemente sporgente ecc. — Le mandibole (fig. IV, 1; VII, 1; X, 1 ecc.) sono sub- — 136 — triangolari e tridentate, però i due denti subapicali appaiono più o meno sviluppati e sovrapposti in senso dorso-ventrale; la faccia ventrale delle mandibole è percorsa da un numero scarso di rilievi carenati, trasverso-obliqui; quella dorsale è scavata da un’ampia cavità prossimale di articolazione. Le mandibole sono fornite di un’appendice (1) sempre relativamente breve, larga e rotondata, che porta un numero vario, da 4 a 8, di sporgenze la- minari trasverse. Il loro piano è normale a quello sagittale del- capo. — Le mascelle del 1° paio si mostrano ridotte a due pezzi allungati, grandi, saldati reciprocamente in parte lungo la linea mediana, compressi, più o meno rotondati ai due estremi, gene- ralmente provvisti di 2 processi bacilliformi, uno per ciascun pezzo, o anche privi di essi (/uscipes, flabellatus fig. IV, 2 silvestrianus fig. VII, 2 ecc.); talvolta questi processi mostrano un accenno di articolazione col pezzo mascellare (g9ravelyi) e acquistano così il carattere di appendici. — Il labbro inferiore si presenta come un pezzo poco variabile, rotondato all’ apice e assottigliato alla base, compreso fra le due mascelle (fig. IV, 2; VII, 2; X, 2 ecc.). TORACE. — Protorace. Il pronoto è trasverso, più o meno sviluppato in lunghezza, cogli angoli anteriori più o meno distinti e con quelli posteriori che appaiono, dal dorso, acuti o rotondati. Lo sferno, più o meno allungato secondo le specie, piuttosto pic- colo, solo in piccola parte compreso fra gli episterni, è costruito sul tipo che sarà figurato a prop. del C. arabicus Mayr dell’Eri- trea. Gli episterni più lunghi che larghi, si avvicinano molto fra loro lungo la linea mediana. Alla base del protorace si trova una coppia di spiracoli situati all’ apice di due tubi tracheali che spesso sporgono più o meno distintamente fuori dal segmento. — Mesotorace. Mesonoto: la parte anteriore è sempre trasversa; le scapole possono essere decisamente più lunghe che larghe come in gravelyi, feae fig. XIII, 4, meno fortemente allungate o tanto lunghe quanto larghe come in crassilarsus e acutatus, fig. XV, 3; i solchi parapsidali sono sempre completi; lo scuto moderatamente convesso; la parte posteriore mostra uno scutello (1) Nel gen. Ceratosolen, come in numerose specie del gen. Blastophaga Grav. (sensu latu) ecc., essendo tale formazione fusa completamente col corpo della mandibola, perde il carattere di vera appendice che ha nelle Bl. allo- triozoonoides Grnd. ed enriquesi Grnd. e nei generi Allotriozoon Grnd., Agaon Dalm., Pleistodontes Saund. en generalmente pianeggiante, più lungo che largo o tanto lungo quanto largo, raramente più largo che lungo e ricoprente in parte il metanoto; ascelle subtriangolari e parascutelli allungati, di solito un po’ più grandi delle ascelle. La parte sterno-pleurale comprende una regione s/erna/e ampia e trasversa, divisa gene- ralmente in parti secondarie più o meno definite, delle quali due più piccole, subtriangolari, anteriori e laterali e due più grandi, mediane, sublaterali, obovato-rotondate; due regioni epimerali non sempre ben limitate, allungate, trasverso-oblique, laterali, posteriori e due regioni episfernali ancor meno precisamente definite, laterali e mediane. Il post/ragma sorpassa quasi sempre il margine posteriore del propodeo. — Metatorace. Il metanoto & in forma di banda trasversa come appare nelle varie figure. La parte sferno—pleurale è costituita da un pezzo trasverso, senza che in esso siano nitidamente limitate le parti pleurali. APPENDICI DORSALI DEL TORACE. — Le ali anteriori hanno il margine anteriore (costale) subdiritto e quello posteriore diviso in due parti, una prossimale ed una distale, i cui margini deter- minano un angolo raccordato mediante una curva; l’ala assume così un aspetto subtriangolare rotondato. La v. omerale è gene- ralmente più lunga della marginale e postmarginale considerate insieme, qualche volta tanto lunga quanto esse (gravelyi, flabella- tus, fig. IV, 4 e 5); la cellula costale è sempre distinta e molto allungata. La marginale, tranne che in rari casi come in fuscipes Mayr, ove è tanto lunga quanto la postmarginale o come in strza- tus notandus Grnd., ove quest'ultima è quasi abortita, è sempre più breve. La stigmatica è di solito più breve della marginale, raramente tanto lunga come in fede fig. XIII, 5 e 6, o un po’ più lunga come in crassz/arsus; può essere perpendicolare al margine costale (julianae fig. X, 3 e 4, flabellatus fig. IV, 4e 5), ovvero molto obliqua (gravelyi); tra questi due estremi esistono tutti i gradi intermedi di inclinazione; essa termina con una clava gene- ralmente provvista di sporgenza, ma, in qualche caso, (fuscipes, striatus notandus) anche sprovvista. Spesso alcune zone lineari oscurate della membrana dell’ ala, resultanti da speciale disposi- zione delle setole che la rivestono o da un numero maggiore di esse, occupano il posto di venature che non si riscontrano svi- luppate nella famiglia (gravelyi, crassitarsus, arabicus). — Ali posteriori all’ apice acutamente rotondate; la venatura subco- Stale è a contatto per tutta la sua lunghezza col margine costale Bollett. di Zoologia Gen, e Agr, 10 — 138 — dell'ala, sì che non si determina alcuna cellula omonima (fig. ID/5 258 26) 333 NADIE By Gees) APPENDICI VENTRALI DEL TORACE. — Le zampe sono diverse fra loro ed hanno sempre distinti: anca, trocantere, femore, tibia, tarso 5-articolato e pretarso. — Zampe anteriori; Anca a sezione trasversa subtriangolare rotordata, sempre più lunga che larga e ristretta alla base; frocantere abbastanza distinto; femore com- presso, ben sviluppato in senso dorso-ventrale e col margine dor- sale sempre uniformemente convesso; /ibia brevissima, al massimo lunga la metà del femore, colla faccia esterna terminante con una cresta obliqua 4 o 5 dentata; /arso costantemente e distin- tamente più lungo della tibia; il 1° articolo è il più lungo di tutti ed è tagliato sempre molto obliquamente all’ apice; il 5° è più breve del 1°; il 2°, 3° e 4° diminuiscono progressivamente in lunghezza ed in obliquità di taglio apicale; pretarso con unghie forti, a base larga ed espansa ventralmente a lamina angolosa o rotondata; empodio voluminoso (fig. IV, 6; VII, 6; X, 6; XII, 7; XV, 6) — Zampe medie: Anca trasversa e com- pressa; trocantere sempre molto bene sviluppato e più lungo che largo; femore subcompresso, di solito attenuato verso la base e spesso, prima di essa, brevemente e bruscamente strozzato; tibia subcompressa, ristretta alla base, sempre più lunga del femore; tarso poco più lungo o poco più breve della tibia ; il 1° articolo è sempre il maggiore ed è tagliato obliquamente all’apice; gli altri vanno man mano diminuendo fino al 4°; il 5° varia di lunghezza, ma non è mai molto lungo; pretarso con unghie più gracili di quelle anteriori (fig. IV, 7; VII 7; X, 7; XIII, 8 e XV, 7). — Zampe posteriori: Anca, robusta, subcompressa, più lunga che larga, un po’ attenuata all’ apice ; /rocantere più lungo che largo; femore compresso, attenuato all’innanzi, col margine dor- sale costantemente convesso e sporgente all’indietro verso la base a gobba ritondata ; tibia sempre più breve del femore, subcom- pressa, larga, robusta; all’ estremo distale della sua faccia ester- na e piuttosto ventralmente porta di solito una coppia di denti robusti dei quali uno è maggiore e semplice, l’ altro è più pic- colo e bipuntuto (fig: IV, 8 ecc.); in alcuni casi, come in sé/ve- strianus fig. VII, 8, il primo è enorme; in alcuni altri (arabicus) ambedue sono grandi e bidentati; infine talvolta, come in acw- tatus, fig. XV, 8 e 9, se ne hanno 4 disposti come nella figu- ra; farso sempre lungo almeno il doppio della tibia, ad articoli — 139 — robusti, compressi, talora molto sviluppati in senso dorso-ventrale (julianae fig. X, 8 e 9); il 1° articolo è anche qui il più lungo; gli altri, fino al 4°, vanno diminuendo gradualmente; il 5° varia in lunghezza, ma non è mai troppo lungo; pretarso con unghie più gracili di quelle anteriori e più forti di quelle medie (Gale, INY,, Sig VIET: PX e 9 RELITTO NC RXSVA den). ADDOME. — Il propodeo è sempre trasverso, da un massimo come in striatus notandus a un minimo come in gravelyi, e coi lati un po’ convessi; gli spiracoli tracheali, a peritrema grande, allungato, occupante in lunghezza gran parte del propodeo, sono situati presso gli angoli anteriori del segmento; il 2° wrotergite è poco meno largo del propodeo, è molto stretto nella sua parte dorsale e si allarga bruscamente sui lati; lo sternite può con- siderarsi subatrofizzato od in parte fuso col 3°. Il gastro è più o meno largo, più o meno voluminoso e convesso al dorso; gli urotergiti 3-7 sono tutti trasversi; 1’ 8°, se lo si guarda in sito dal dorso, appare sempre più o meno ristretto posteriormente; i suoi spiracoli tracheali portano 2 grandi peritremi subreniformi, trasverso-obliqui, che lo occupano in gran parte; il 9° urotergite è più o meno sviluppato, sempre più lungo che largo, attenuato all’apice; è provvisto di 2 appendici cilindriche, rotondate all’ a- pice e fornite di alcune setole. Il 3° wrosternile è trasverso e spinge innanzi i suoi due angoli anteriori in due processi brevi, bacilliformi; gli wrosterniti 4°, 5° e 6° sono pure trasversi, so- vrapposti in parte gli uni sugli altri e aumentanti in larghezza; l’ultimo urosternite non modificato è un pezzo ampio, molto vistoso e attenuato al suo apice in modo vario, il quale resulta probabil- mente dalla fusione del 7° sternite coll’ 8°. La gabbia interna è costruita sul tipo che sarà descritto per Blastophaga. La lerebra può essere più breve tanto lunga o più lunga del gastro. Chetotassi. — Il capo è sempre provvisto di un numero maggiore o minore di setole che possono essere scarse e minu- tissime come in megacephalus o piuttosto fitte e lunghette come in acutatus fig. XIV, 1, gravelyi; ovvero in numero e lun- ghezza intermedii; il margine epistomale porta di solito una setola lunghetta per ciascuna sporgenza submediana e una coppia in quella mediana; la parte del capo anteriore all’ inserzione delle antenne ne mostra un numero vario; quelle inserite lungo la linea del vertice sono generalmente un po’ più lunghe. Gli occhi ne portano di brevissime. Le antenne hanno i primi cin- — 140 — que articolî provvisti di uno scarso numero di setole lunghette; lo scapo è provvisto, alle volte, di qualche minuto dentino; un dente apicale subconico si trova sempre all’ apice della squama brat- teiforme del 3° articolo e di denti fitti e minuti è generalmente ri- vestita la faccia interna del 2°; gli articoli 6-11 portano sempre un numero discreto e talvolta grande di setole. Di poche e brevi sono fornite le mandibole; le mascelle del 1° paio ne mostrano una lunga all’ apice dei processi bacilliformi, quando questi esi- stono, e, di solito, una o due presso l’estremo anteriore del pezzo, che è poi rivestito specialmente lungo il margine interno e dor- salmente di minutissimi e fitti peluzzi; quando non esistono i processi, al loro posto si trovano spesso una o due setole (fig. IV, 2 ecc.). Il labbro inferiore porta una 0, più comunemente, 2 setole subapicali. Il torace ne ha un numero vario, scarso nelle parti sterno-pleurali, nello scuto, nelle scapole, nelle ascelle e nello scutello del mesonoto, piuttosto abbondante nel pronoto, che ne è ricoperto quasi uniformemente; quelle del propodeo sono anche generalmente più lunghe delle altre. Le 4/7 sono sempre fit- tamente rivestite di setole, ad eccezione di una parte prossimale non molto estesa che talora, come in crassitarsus e gravelyi, è estremamente ridotta. Il margine costale dell’ ala, in corrispon- denza delle v. marginale e postmarginale, è fornito di setole piut- tosto fitte e lunghette; alcune altre, pure lunghette, si trovano sulla omerale; la cellula costale è sempre in gran parte, ma non totalmente, pelosa; presso la fine dell’ omerale, nel ramo ripie- gato verso il margine costale dell’ ala, si osservano sempre 3 sensilli rotondi, disposti per lo più a triangolo; altri 3 o 4 si trovano all’ apice della stigmatica; questi ultimi possono variare di numero e di disposizione anche nella stessa specie. Le 3ampe portano un numero vario di setole nelle singole loro parti; ab- bondanti specialmente nelle tibie medie e nei tarsi; questi, al loro apice ventrale, ne mostrano un paio di più robuste; le unghie presentano una setola prossimale ventrale; tutte le tibie sono provviste, presso la base della loro faccia esterna, di alcuni sensilli piccoli e rotondi, irregolarmente disposti (? pori olfattori di Mc Indoo); quelle delle zampe medie sono fornite generalmente, al- l’ estremo distale del margine ventrale, di uno sprone semplice; alcune fra le specie da me conosciute ne sono invece sprovvi- ste (gravelyi, crassitarsus e acutatus). na Colore. — Il colorito fondamentale è alle volte cupo, nero castagno; alle volte chiaro, umbrino, fulvo ed ocroleuco ferrugi- neo, colle variazioni e colle sfumature descritte per ogni sin- gola specie. Maschio. Morfologia esterna. — CAPO. — Il capo è depresso, acro- tremo, pressochè ortognato, sempre più lungo che largo, trilobato posteriormente, coi margini laterali debolmente convessi e più o meno convergenti all’innanzi; alle volte, come in julianae fig. XI, 1 o in s/riatus, questa convergenza è minima; alle volte invece è forte come in gravelyi. La superficie dorsale è di solito modera- tamente convessa; il margine anteriore della fronte sporge sempre all’innanzi in un’ espansione assai vistosa, nella gran maggioranza dei casi tridentata, talvolta pare anche bidentata (1), col dente me- dio meno sviluppato e meno sporgente dei laterali, e sorpassante (l’espansione) distintamente il margine epistomale col quale ven- tralmente si salda. I margini laterali di questo processo frontale si ripiegano prossimalmente con breve curva e si dirigono obli- quamente all’innanzi verso gli angoli anteriori del capo: si ven- gono così a determinare, o meglio a limitare, due brevi concavità sublaterali e subtriangolari rotondate (una da ogni lato) nelle quali, posteriormente, è situato lo sbocco di quelle specie di sac- coccie frontali o di tubi entro cui si trovano retratte in parte le antenne (fig. V, 1 ecc.). Tali saccoccie sono lunghe poco meno della metà dell’ epicranio e possono contenere quasi completamente le antenne. L’ espansione frontale, dorsalmente, è sempre più o meno incavata da una depressione a triangolo isoscele rovesciato, rin- forzata sui lati da linee inspessite endoscheletriche. In un solo caso (crussitarsus) le saccoccie sono scoperte al dorso, hanno for- ma di lunghi solchi a doccia e permettono alle antenne di uscire da qualunque punto — Gli occhi, molto piccoli, sono latero-dor- sali e situati presso gli estremi angoli anteriori del capo come in striatus, julianae fig. XL,1; flabellatus fig. V, 1 ecc., o più in- dietro come in arabicus; talvolta mancano del tutto (gravelyi). — Gli ocellî mancano completamente. — Le antenne sono inserite (1) Il €. dbisuleatus Mayr, il cui maschio secondo Mayr avrebbe l’espansione frontale bidentata, è una specie a me sconosciuta in natura, — 142 — entro le saccoccie frontali descritte a metà circa della loro lun ghezza e sulla loro parete laterale; sono articolate con un breve rinforzo della parete medesima mediante una lunga radicola ba- cilliforme, lunga, di solito, quanto lo scapo dell’antenna medesima. Questa radicola, nel movimento dell’antenna, funziona come una leva di 3° genere, nella quale il fulcro si trova al punto di ar- ticolazione della base della radicola colla parete della saccoccia, la potenza lungo il corpo della radicola, la resistenza nell’ an- tenna pr. detta. Esse sono costituite, generalmente, da 5 articoli, oltre la radicola. Lo scapo è sempre robusto, più lungo che largo, subdepresso, un po’ ristretto alla base; il 2.° articolo è più stretto dello scapo, nel maggior numero dei casi di ugual larghezza ai suoi due estremi e distintamente più lungo che largo; raramente come in gravelyi è ristretto alla base e poco più lungo che largo; il 3°, ad eccezione di arabicus, ove è tanto grande quanto il 2°, è sempre il più piccolo di tutti; può essere poco più lungo che largo(striatus), poco trasverso (crassitarsus, julianae fig. XI,2, ecc.) molto trasverso (acutatus fig. XVI,2); alle volte è estremamente ridotto (9gravelyi); infine talvolta, come in /wscipes, scompare del tutto ed allora le antenne appaiono di 4 articoli. Il 4° ed il 5° sono sempre ben sviluppati, talora non ben distinti l'uno dall’ altro (j- lianae fig. XI,2, flabellutus fig. V,2, silvestrianus fig. VIII,2); pos- sono essere ugualmente lunghi 0, reciprocamente, uno un po’ più lungo dell’altro; l’ultimo è sempre attenuato e rotondato al suo apice. — Le mandibole, robuste, tozze, subtriangolari, sono bi- dentate all’ apice; i due denti si mostrano larghi e convessi alla loro base, ma talvolta questa convessità si risolve in una spor- genza angolare e dentiforme come in crassitarsus; la loro faccia dorsale presenta un’ampia e trasversa cavità prossimale di arti- colazione, limitata al suo esterno da una sorta di cercine inspes- sito; la faccia ventrale è fornita di un condilo non molto spor- gente e più o meno acutamente rotondato; il margine molare può essere convesso, a curva ribassata, o anche sporgente come in gravelyi. — Le mascelle del 1° paio sono ridotte a due processi più o meno sviluppati, ristretti e saldati alla base, allargati e rotondati all’apice; talvolta, come ad es. in gravelyi, la loro fac- cia ventrale differenzia due tozzi e larghi rilievi subrotondati. — Il labbro inferiore, radimentale, è rappresentato da una spor- genza compresa fra i due pezzi mascellari, talvolta ristretta alla base, rotondata all’apice e relativamente sviluppata come in s/- — 143 — vestrianus fig. VIII, 4; talora breve e subconica (flabellatus fig. V,4), ovvero anche estremamente ridotta come in julianae (fig XI,4), arabicus ecc. TORACE. — Protorace. Il pronoto è più lungo che largo o più largo che lungo, a superficie moderatamente convessa in senso trasverso, sempre più o meno attenuato all’ innanzi e quivi troncato con angoli distinti o margine rotondato; i suoi lati sono di solito un po’ concavi o subdiritti; gli angoli posteriori distinti e più o meno sporgenti; il margine posteriore concavo; si ripiega sui lati in due bande sempre piuttosto strette. Lo s/erno è sem- pre grande, più lungo che largo; nei suoi */, anteriori, compresi fra gli episterni, si attenua più o meno fortemente all’ innanzi ed ha i lati subdiritti o concavi e l’apice troncato; il terzo poste- riore invece è largo ed ha il margine rotondato; veduto dal ven- tre appare resultare da 2 faccie un po’ concave, inclinate ad an- golo diedro, il cui spigolo è rinforzato da un’inspessimento lineare endoscheletrico. Gli episterri sono di solito molto allungati; veduti ventralmente appaiono attenuati anteriormente e quivi rotondati; talora si mostrano debolmente convessi, tal’ altra con 2 faccie in- clinate ad angolo diedro convesso: spesso la faccia ventrale è estremamente ristretta. — Mesotorace. Il mesonolo è sempre più largo che lungo coi margini laterali rotondati o sporgenti più o meno acutamente; di solito più largo del pronoto e del metanoto e spesso in modo vistoso. Lo sterno è generalmente molto ampio, più largo che lungo e a superficie debolmente concava; ma può es- sere piuttosto sviluppato anche in lunghezza e subrotondato al- l’ innanzi come in arabicus, ovvero decisamente traverso come in crassitarsus. Sono accennate due regioni plewrali. — Metato- race. Il metanoto è più o meno fuso col propodeo e distinto da esso mediante due linee oblique convergenti all’innanzi le quali però raramente si incontrano; più comunemente invece non si con- giungono lasciando un tratto più e meno esteso di comunicazione diretta fra i due pezzi in discorso; tali linee sono rinforzate da un inspessimento endoscheletrico lineare. I margini laterali di questa parte metatoracale possono essere uniformemente rotondati, ov- vero presentare gli angoli anteriori rotondati ed i lati convergenti posteriormente in modo più o meno eccentuato. La regione ventrale del metatorace ci mostra un pezzo indurito molto trasverso di forma subtrapezioidale. La parte del pezzo riferibile al propodeo, dorsalmente distinta dall’ altra mediante le linee convergenti al- a l’innanzi già considerate, è sempre più stretta di quella metato- racale, di solito ben sviluppata in lunghezza, un po’ attenuata posteriormente e rotondata all'apice o acuta ovvero tagliata di- rettamente. Il propodeo si presenta sotto due tipi: nel primo, più comune (maschi basicriptogastri) esso sporge per un tratto più o meno grande, spesso grandissimo, come in arabicus, talvolta pic- colo come in fuscipes sul sottostante gastro ed allora generalmente questo suo tratto libero si ripiega anche un po’ incurvandosi ven- tralmente; nel secondo invece (maschi fanerogastri) esso manca completamente di qualsiasi cenno di sporgenza ed il suo margine posteriore si continua più o meno normalmente col margine an- teriore del 2° urotergite (crassitarsus e gravelyi). Nei propodei sporgenti la faccia ventrale si presenta prossimalmente più o meno intaccata ad angolo e con questo limite si addatta al margine an- teriore del 2° tergite medesimo. Il propodeo si ripiega sui lati con due bandette nelle quali, più comunemente presso la base del pezzo, si trovano gli spiracoli tracheali a peritrema variamente svilup- pato. APPENDICI DORSALI DEL TORACE. Nulle. APPENDICI VENTRALI DEL TORACE. Le zampe sono diverse fra loro; quelle medie e posteriori appaiono inserite assai distanti fra loro; le anteriori sono più vicine, ma pur sempre rela- tivamente distanziate. — Zampe anteriori: Anca più larga che lunga, a sezione trasversa subtriangolare, colla apertura prossimale ampia, trasversa e subapicale; /7ocantere indistinto; femore com- presso, sempre molto sviluppato in senso dorso-ventrale, col mar- gine ventrale subdiritto ed a spigolo rotondato e con quello dor- sale decisamente convesso ed a spigolo acuto; è attenuato verso l’ estremo distale; /bia piuttosto breve, lunga circa la metà del femore, subcompressa, ristretta alla base; la sua faccia ventrale, presso l’apice, presenta una sorta di escavazione limitata verso il dorso da una cresta tridentata e verso il ventre da un’altra pure tri- dentata: però i denti della prima sono molto più sviluppati; fa7s0 di 2 articoli subcompressi, costantemente più breve della tibia; il 1° articolo è sempre più gracile del 2° pretarso con unghie ro- bustissime, massiccie, falcate, molto larghe alla base; empodio poco voluminoso. — Zampe medie: Anca sempre più lunga che lar- ga, subcilindrica, più o meno attenuata verso l’apice, coll’apertura prossimale subapicale; lrocantere generalmente indistinto, tal- volta invece perfettamente sviluppato e più lungo che largo (9gra- — 145 — velyi, crassitarsus); femore subcompresso, nella maggioranza dei casi molto sviluppato in senso dorso—ventrale, col margine ven- trale subdiritto e con quello dorsale fortemente sporgente a gobba rotondata; solo in alcune specie (gravelyi, crassitarsus) esso è poco sviluppato in senso dorso-ventrale ed ha i due margini debolmente convessi; {bia subcilindrica, ristretta alla base, un po’ più lunga o tanto lunga quanto il femore; favso di 5 articoli un po’ più lungo o tanto lungo quanto la tibia; di rado un po’ più breve: il 5° ar- ticolo è, generalmente, il più lungo di tutti, talora è tanto lungo quanto il 1°; dal 1° al 4° diminuiscono gradualmente di lunghezza e di obliquità del taglio apicale; prelarso con unghie più gracili di quelle anteriori. — Zampe posteriori: Anca sempre grande, com- pressa, attenuata all’ apice, più lunga che larga, con apertura pros- simale subapicale, provvista, di solito, lungo il margine dorsale di un’espansione laminare e translucida più o meno larga; trocantere indistinto; femore grandissimo, compresso, fortissimamente svi- luppato in senso dorso-ventrale, col margine ventrale subdiritto, con quello dorsale convesso e sporgente indietro e verso la base a gobba rotondata; {bia stretta, poco assotigliata alla base, compressa, sempre più breve del femore; /4rso di 5 articoli, ge- neralmente un po’ più lungo della tibia, talvolta un po’ più breve; il 1° articolo è, nella maggioranza dei casi, più lungo degli altri, talvolta è tanto lungo quanto il 5° (gravelhji), talora un po’ più breve del 5° (fuscipes), il 2°, 3° e 4° sono generalmente trasversi, spe- cialmente i due ultimi; eccezionalmente (crassitarsus) tutti gli articoli appaiono enormemente dilatati; pre/ar:so con unghie forti, ma meno di quelle anteriori. ADDOME. — I maschi di questo genere sono solenogastri. Per il propodeo si è già visto trattando il metatorace Il 2° urotergite è sempre molto piccolo; il suo sternite è ridotto ad un cercine sublineare intimamente connesso col margine anteriore del 3° urosternite. Gli wifi 3-6 formano la parte globulare del ga- stro; 1 tergiti sono tutti trasversi e si allargano dal 3° al 5°; il 6° è sempre il più ampio e si restringe gradualmente all’ indietro ; il 3° ed il 4° si presentano generalmente scavati nel mezzo in modo vario, per ricevere la parte libera e ripiegata in basso del pro- podeo. Gli sterniti sono pure trasversi e corrispondono bene ai ter- giti. Gli riti 7-10 costituiscono la parte tubulare del gastro; il 7° e 18° sono cilindrici, sempre più lunghi che larghi e separati fra loro da brevi collari membranosi intersegmentali; 1’8° porta gli — 146 — spiracoli tracheali con peritrema piccolo, ovale o rotondato; il 9° urite è subdepresso e costruito sul tipo che sarà descritto per la BI. psenes; è sempre più breve dei due precedenti, all’apice atte- nuato e rotondato, dorsalmente brevemente ma distintamente intaccato. A questo urite segue un lungo collare membranoso il quale è rinforzato tanto al dorso quanto al ventre da una listerella longitudinale mediana e mostra generalmente una superficie aspe- rata di rilievi minutamente dentiformi. Il 10° urite è sempre più lungo che largo, talora poco sviluppato; in qualche caso termina con 2 processi sublaterali allungati e rotondati all’apice (gravelyi, crassitarsus); talvolta è rinforzato da pezzi induriti speciali, assai vistosi come in fuscipes, o anche più modesti come in arabicus e in striatus notandus. Nella maggioranza dei casi questo urite è fornito di un paio di cerci sublaminari e variamenti dentati, i quali o sono molti sviluppati, subtriangolari, articolati verso il mezzo dell’urite e assai da presso con un rinforzo endoscheletrico come in julianae fig. XI, 10, gravelyi, crassitarsus; o abbastanza robusti, rotondati all’apice ein certo modo bilobati alla base e a contatto, o quasi, fra loro lungo la linea mediana come in /label- latus fig. V, 10, sölvestrianus fig. VIII, 9, ovvero molto piccoli, ma ben distinti e laterali (fuscipes, arabdicus); in un sol caso io li ho veduti alquanto rudimentali (acutatus fig. XVI, 9), e pure in un sol caso scomparsi del tutto (striatus notandus). Il pene puo essere attenuato all’apice come in stria/us notandus, arabicus, ovvero di- latato e rotondato come in acutatus fig. XVI, 9, julianae fig. XI, 10 ecc., ma generalmente non presenta caratteri distintivi di qualche importanza; i suoi apodemi prossimali variano di lunghezza. Chetotassi e caratteri della superficie libera dell’ epider- mide. — Il capo porta un numero vario di setole relativa- mente lunghette e numerose come in sirialtus o estremamente scarse e minutissime come in gravelyi, ovvero di numero e di lun- ghezza intermedî; |’ espansione frontale ne porta poche brevi o lunghette come in crassitarsus. Le antenne sono provviste sempre di un piccolo numero di setole, di alcuni sensilli piccoli e rotondi e di alcuni altri celoconici od a bastoncello all’apice dell’ultimo articolo. Le mandibole ne portano poche di mediocre lunghezza e piuttosto robuste. Le mascelle del 1° paio ne hanno comunemente 2 lunghe e robuste; ovvero anche una sola come in crassilarsus; oppure 4 o 5 brevi come in gravelyi; l’apice dei pezzi mascellari è sempre rivestito di minutissimi rilievi dentellati. Il labbro èn- =a feriore può portare una setola estremamente breve come in fusci- pes e gravelyi, o lunghissima come in julianae fig. XI, 4, arabicus ovvero due pure molto lunghe come in siélvestiianus fig. VIII, 4, e flabellatus fig. V, 4. Il capo può presentare eccezionalmente delle striature longitudinali (s0r7atus). Il torace e il propodeo sono ge- neralmente forniti di uno scarso numero di setole brevi; in pochi casi esse sono piuttosto abbondanti (julianae fig. XI, 5, strialus). Le zampe ne hanno un numero vario insieme a numerosi denti: in quelle anteriori le tibie, come già si è visto, presentano delle creste dentate dorsali e ventrali all’apice della faccia esterna; il tarso porta sempre poche setole e alcuni dentini; quelle medie hanno l’ anca ed il femore con scarso numero di setole; ne sono privi generalmente invece le tibie ed i primi 3 articoli del tarso, fuorchè in alcuni casi, gravelyi e crassitarsus, ove sono presenti e lunghette; in questi ultimi sono in compenso assenti, o quasi, i denti che si mostrano abbondanti lungo il margine dorsale e di- stale delle tibie e, di solito, all’apice degli articoli dei tarsi; le zampe posteriori, nelle anche e nei femori, ne mostrano un nu- mero minimo; talora discretamente abbondante (julianae fig XI,8); eccezionalmente , insieme alle altre parti dell’ arto, una grande quantità di lunghe e subdiritte (crassitarsus); le tibie anch’ esse ne sono generalmente poco fornite; portano alcuni denti e, al loro apice, alcuni altri maggiori o delle espansioni dentate; qualche volta però esse pure appaiono discretamente setolose (gravelyi ) ed allora anche i tarsi ne sono parimenti forniti; essi posseggono inoltre, nella gran generalità dei casi, un numero vario di denti. Il 5.° articolo dei tarsi di tutte le paie di zampe è privo di denti e provvisto di alcune setole apicali; le vrgRie ne hanno una basale ventrale. Il gastro porta di solito poche brevi setoline sparse irre- golarmente; il collare membranoso che congiunge il 9.° urite col 10.° presenta i minuti rilievi dentiformi descritti. Numerosi sono i sensilli, specialmente sul 9.° urite e sul pene. Colore. — Il colorito è chiaro; fondamentalmente ocroleuco od acraceo più o meno slavato di ferrugineo colle parti rinforzate del tegumento e, talora, il capo più scuri; il gastro invece è sempre più chiaro. Distribuzione geografica. — I rappresentanti relativamente numerosi di questo genere, per quanto conosciamo fino a tul- l’oggi, abitano l’Africa occidentale, le Isole del Capo Verde, l’Africa centro-orientale, quella orientale, l'Arabia, la Cina, Giava — 143 — e Borneo (1); sono adunque diffusi in parte della regione olartica nella regione etiopica ed in quella indo-malese. Ecologia. — Delle piante che li ospitano fino ad ora ci sono note: Ficus sycomorus L., F. glomerata Roxb., F. covellii (?), F. variegata BI., F. ferruginea Desf., F. umbellata horti Bogorien- sis, F. panifica Del., F. ribes Reinw., F. cunia Hann., F. canescens Kurz., F. subopposita Miq, F. lepicarpa BI., Covellia didyma Miq., C. glomerata Miq., Urostigma lucescens Miq. Osservazioni. — Ceratosolen è stato istituito nel 1885 dal Mayr, come un sottogenere di Blus/ophaga, per sette specie de- scritte come nuove: appendiculatus 3 e 9, occultiventris I, fuscipes 3° e 9, solmsi Te 9, constrietus D e 2, bisulcatus D e 9 e crassitarsus of e 2. — Della Torre, nel 1904 (l. c. pag. 323 325) non porta alcun cambiamento a quanto ne ha detto l'Autore au- striaco. — Ashmead nel 1904 (1. c. pag. 233-234) lo considera in- vece come genere a se. — Nel 1906 (1), (pag. 153-156) Mayr descrive altre 5 specie del genere, che egli accetta tacitamente distinto, e cioé: striatus 5, emarginatus g' e 9, arabicus 3 e 9, acuta- tusg e 2 e marchali g' e 9; riparla del fuscipes per descri- vere i punti setiferi del capo e del pronoto del 5, per citarne esemplari raccolti dal Dr. ©. Aurivillius nel F. covellii a Buitenzorg e per riferire « wahrscheinlich » a questa specie delle 9 9 ma- cerate trovate dallo stesso Aurivillius nei frutti della Covellia glo- merata Miq. e dell’ Urostigma lucescens Miq.; cita ancora il solmsi come proveniente dai frutti della Covellia didyma Miq. — Schmie- deknecht nel 1909 (1. c. pag. 9 e 10) mantiene la distinzione gene- rica dell’Ashmead, riporta però il C. occultiventris al gen Bla- stophaga; dà come descritta anche la 9 di questa specie, mentre non lo è, e, a proposito dei tarsi anteriori dei 5° gf di 2 articoli, dice: « Alle haben nur zweigliedrige Vordertarsen, während Blastophaga dreigliedrige besitzt » !! (Cfr. Ashmead 1904 pag. 254 !). To ho potuto riconoscere, fra il mio materiale, 5 delle 12 specie del Mayr: arabicus, fuscipes, striatus, acutatus e crassi- tarsus, le quali corrispondono bene alla descrizione che ne da (1) Confronta: Mayer 1882 (1. e.) pag. 571, N. 9e Mayr 1885 (1. ce.) pag. 154 e 170. (1) Mayr G.— Neue Feigeninsecten. (Entom. Zeitg. Wien. 25, 1906, pag. 153-187. — 149 — l'Autore e provengono generalmente anche dai frutti della stessa specie di fico; ho inoltre descritto 7 forme nuove. Il genere Cerafosolen, per le specie che io conosco in natu- ra, presenta due tipi distinti di maschi: Il 1° comprende individui fanerogastri, a propodeo cioè non sporgente con un tratto libero al di sopra del gastro, che così è visibile completamente dal dorso; zampe medie con trocantere ben distinto e sviluppato, con tibie provviste di un discreto numero di setole e solo di uno o due dentini apicali e tarsi coi tre primi articoli sempre sprovvisti totalmente, o quasi, di denti, glabri, ovvero forniti di setole lunghette : 10° urite con due processi sublaterali, allungati e rotondati al loro estremo distale. A questo tipo corrispondono bene le specie crassi/arsus Mayr e gravelyi Grnd. e con grande probabilità constrictus Mayr, bisulcatus Mayr e marchali Mayr. Il 2° è rappresentato da individui basicriptogastri a propodeo cioè sporgente più o meno al di sopra del gastro, che rimane così in parte invisibile dal dorso; zampe medie senza trocantere di- stinto, con tibie provviste di numerosi denti e pressochè prive di setole e tarsi coi primi tre articoli privi di setole e forniti di denti; 10° urite senza i processi sopra nominati; ad esso si rife- riscono le specie; flabellatus Grnd., arabicus Mayr, fuscipes . Mayr, julianae Grnd., striatus Mayr, striatus notandus Grnd., silvestrianus Grnd. e acutatus Mayr e similmente con grande prokabilita: appendiculatus Mayr, occultiventris Mayr ed emar- ginalus Mayr. A questa nitida ripartizione dei g gd, e per le sole forme che io possiedo, corrisponde anche una relativa, ma non decisa distinzione delle 9 9, che per il 2° gruppo (/llabellatus Grnd., ara- bicus Mayr, julianae Grnd., silvestrianus Grnd., acutatus Mayr, fuscipes Mayr, striatus notandus Grnd., megacephalus Grad. (1), e feae Grnd.(1)) presentano individui con antenne ad articoli api- cali (gli ultimi due o tre) più o meno completamente ed in vario modo fusi insieme e ali anteriori con distinta zona prossimale gla- bra; per il 1° (gravelyi Grnd. e crassitarsus Mayr) individui con antenne ad articoli tutti distinti e ali anteriori pressochè com- pletamente ricoperte di setole. Però gli ultimi tre articoli delle (1) Si tenga nota che di queste due specie non sono ancora cono- sciuti i maschi. — 150 — antenne di gravelyi, pur essendo nitidamente distinti l’uno dal- l’altro, si mostrano riuniti a mo’ di clava, mentre in crassilarsus sono completamente liberi. Questa contingenza e l’esame che io ho potuto fare di una coppia cotipica del C. solmsi Mayr (2) che ha il 5 tipicamente fanerogastro e la 9 con ali a distinta zona pros- simale glabra e colle antenne ad articoli apicali (10° e 11°) fusi insieme, mi hanno persuaso, almeno per ora, a non creare sotto- generi. La ripartizione in due gruppi la conservo solo per como- dità di distribuzione delle forme che io ho studiato, nei quadri sinottici che seguono : TAVOLA PER LA DETERMINAZIONE DELLE SPECIE DA ME STUDIATE. DE — Antenne cogli ultimi tre articoli reciprocamente distinti; ali an- teriori quasi completamente ricoperte di setole . . . . 2. 1’. — Antenne cogli ultimi due o tre articoli più o meno completa- mente ed in vario modo fusi insieme; ali anteriori con una distinta zona prossimale glabra . . . DIR Oe 2. — Mole assai piccola; lobi submediani del nase epistomale acuta- mente divergenti; occhi molto sporgenti; scapole tanto lunghe quanto larghe; terebra appena sporgente dal gastro . . . . crassitarsus Mayr. 2’. — Mole media; lobi submediani del margine epistomale rotondati ; occhi poco sporgenti; scapole più lunghe che larghe; terebra un pò più lunga di '/, della lunghezza del gastro. . . . . gravelyi n. Sp. 3. — Articoli 6 e 7 delle antenne prolungati dorsalmente in un pro- cesso un pò ricurvo e più lungo dell’articolo stesso . . . . flabellatus n. sp. 3’. — Articoli 6 e 7 delle antenne non prolungati in tali processi . ı 4. 4. — Articolo 6° delle antenne molto lungo, più di tre volte la sua massima larghezza. . . . . . . arabicus Mayr. 4’. — Articolo 6° delle antenne non Oi lunpor 25: _ (2) Gli esemplari di questa specie da me esaminati sono un o ed una 9 conservati in alcool, in parte mutilati ed in parte macerati; portano I’ eti- chetta di pugno del Mayr, appartenevano alla collezione Magretti e sono ora di proprietà del Museo Civico di Storia Naturale di Genova. — 151 — 5. — Terebra distintamente più lunga del gastro. . 2 2... 6 6. — V. marginale tanto lunga quanto la postmarginale . . fuscipes Monga 6’. — V. marginale pitt breve della postmarginale. . . . . . 7. 7. — Capo grande, un pò più lungo (alto) che largo fra il margine esterno degli occhi composti . . . megacephalus n. sp. 7. — Capo di grandezza normale, sempre meno lungo che largo . 8. 8. — Tarsi medi un pò più brevi delle tibie; 4° e 5° articolo dei tarsi posteriori normali; labbro inferiore con 1 grande setola, sca- pole lunghe due volte la loro larghezza . . . feae n. sp. 8". — Tarsi medî un pò più lunghi delle tibie; 4° e specialmente 5° ar- ticolo dei tarsi posteriori distintamente più gracili degli altri; labbro inferiore con 2 grandi setole; scapole lunghe appena 1 volta e mezza la loro larghezza. . . . julianae n. sp. 5’. — Terebra non pit lunga del gastro. . . Se pare 9. — Artieoli 9° 10° e 11° delle antenne fusi O insieme in una clava allungata. . . . . . striatus notandus n. 9%, — Solo gli articoli 10° e 11° delle antenne sono fusi insieme 10. 10. — Gli articoli 10° e 11° sono fusi completamente insieme in un ar- ticolo più o meno fusiforme; le tibie delle zampe posteriori portano al loro apice due grossi denti dei quali uno è biden- AO Re . . +. + Sélvestrianus n. Sp. 10°. — Gli articoli 10° e 11° sono sl completamente insieme, ma uniti con larga base al 9° per formare una clava apparentemente biarticolata; le tibie delle zampe posteriori con quattro denti all’apice disposti come nella fig. XV, 89. . aeutatus Mayr. So 1. — Propodeo non sporgente, con un tratto libero, al disopra del gastro che è visibile completamente dal dorso (g” g° faneroga- stri ; zampe medie con trocantere ben distinto e sviluppato, con tibie provviste di un discreto numero di setole e solo dj uno o due dentini apicali e tarso coi tre primi articoli sempre sprovvisti totalmente, o quasi, di denti, glabri ovvero forniti di setole lunghette; 10° urite con due processi sublaterali al- lungati e rotondati al loro estremo distale . . . . . 2. 1’. — Propodeo sporgente più o meno al di sopra del gastro che ri mane così in parte invisibile dal dorso (3° o dasicriptogastri); zampe medie senza trocantere distinto, con tibie provviste di numerosi denti e pressochè prive di setole e tarsi coi primi tre articoli privi di setole e forniti di denti; 10° urite senza i pro- CESSIESO PIAN O MINATO O O — 152 — 2. — Articoli dei tarsi posteriori molto dilatati e irsutamente setolosi; saccoccie frontali delle antenne ridotte a solchi; occhi presenti crassitarsus Mayr. 2°. — Articoli dei tarsi posteriori normali e non setolosi come quelli sopra nominati; saccoccie frontali delle antenne normali; oechi completamente atrofizzati. © . . . . . gravelyi n. Sp. 3. — Antenne di 4 articoli oltre la radicola. . . fuscipes Mayr. 3’. — Antenne di 5 articoli oltre la radicola . . .... =. 4. 4, — Antenne col 3° articolo in forma di anello. . . . no: on — Antenne col 3° articolo poco più largo che lungo; labbro infe- riore ridotto ad un piccolissimo tubercolo provvisto di una lunga e robusta setola; tibie posteriori provviste all’apice di un grosso dente apicale ventrale, e, sulla faccia esterna, di una cresta bidentata e di uno o due altri denti brevi, tozzi e subconicei; corpo e zampe relativamente con molto setole . . ' julianae n. sp. 5’. — Antenne col 3° articolo largo due volte la sua massima lunghezza; labbro inferiore ridotto ad un tubercolo breve, piriforme, prov- visto di una brevissima setola; tibie posteriori fornite di una cresta tridentata; corpo e zampe quasi glabri. aeutatus Mayr. 5”. — Antenne col 3° articolo largo meno di due volte la sua massima lunghezza; labbro inferiore ridotto ad un lobo stretto alla base * e rotondato all’apice, poco meno sviluppato dei pezzi mascel- lari e provvisto di due lunghe setole robuste; tibie posteriori fornite all’apice di una cresta tridentata e di pochi dentini brevi e subeoniei distribuiti sulla faccia esterna; corpo e zam- pe con poche setole; capo coi margini laterali piuttosto convessi e ben convergenti all’innanzi; pronoto tanto lungo o un po’ meno lungo che largo posteriormente . . . silvestrianus n. SP. 5'”.— Antenne col 3° articolo largo poco più della sua massima lun- ghezza; labbro inferiore ridotto ad un pezzo mediocre, subeo- nico, provvisto di due lunghe e robuste setole; tibie posteriori all’apice provviste di una cresta bidentata o anche coll’ ac- cenno di un terzo dente (di solito però uno della cresta è poco sviluppato) e di varî dentini (una dozzina) subeonici, distribuiti sulla faccia esterna; corpo e zampe con poche setole; capo coi margini laterali poco convessi e poco convergenti all’in- nanzi; pronoto più lungo che largo posteriormente. . . . . flabellatus n. Sp. 4’. — Antenne col 3° articolo non in forma di anello . . . . 6. 6. — Antenne col 4° articolo lungo la metà del 5° e col 2° articolo ‘lungo circa quanto il 3° addome col 10° urite provvisto di due piccoli cerci quadridentati . . . . . . arabicus Mayr. — 155 — 6. — Antenne col 4° articolo lungo quanto il 5° o appena piü corto é col 2° articolo sempre più breve del 3°; addome col 10° urite non provvisto di cerci . . 2 cad 7. — Antenne col 4° articolo lungo IA il 5% capo, sui lati, e pro- ‘ noto, quasi completamente, striati per il lungo . striatus Mee 7’. — Antenne col 4° articolo un po’ pit breve del 5°; capo e pronoto completamente lisci . . . . . . striatus notandus n. C. flabellatus n. sp. Femmina. Parti più indurite del capo, torace, urotergiti ed urosterniti di un colore fondamentale fulvo-ferrugineo; le parti submembra- nose del capo sono biancastro-sudicie; gli ocelli oscuri, gli occhi di color ardesia; le antenne coi primi 2 o 3 articoli del colore del capo e cogli altri biancastro-cremei; le parti sternali e pleu- rali del torace sono un po’ più chiare; il propodeo è dello stesso colore del torace, le zampe melleo-ocroleuche chiare. Tanto gli urotergiti quanto gli urosterniti presentano delle zone trasverse sfumate più o meno estese castagno-ferruginee; più intensamente colorate nei primi uriti vanno facendosi man mano meno intense negli altri; al dorso sono separate lungo la linea mediana da un sottilissimo tratto filiforme chiaro; la zona pleurale membranosa del gastro è biancastro-cremea. Ovopositore bianco-cremeo, colle valve castagno-ferruginee Ali ialine con venature appena spic- canti sul fondo. DIMENSIONI. — Lunghezza del capo pp: 560; larghezza fra il margine esterno degli occhi composti 630; lunghezza torace: 752,5; larghezza pronoto: 577,5; larghezza mesonoto: 542,5; lunghezza propodeo: 87,5; larghezza: 560; lunghezza gastro: 945; larghezza: 910; lunghezza terebra: 910; lunghezza ali anteriori: 1942,5; larghez- za: 945; lunghezza ali posteriori: 1102,5; larghezza: 262,5. Capo. — Il capo (fig. III, 1) è un po’ più largo, fra il margine esterno degli occhi composti, che lungo (alto); margine episto- male colle due sporgenze sublaterali subrotondate e provviste al loro apice di 3-4 minuti dentini, con quelle submediane ben sporgenti, ben rotondate e fornite di una setola ciascuna, con quella mediana ben sviluppata e poco meno sporgente delle ul- Bollett. di Zoologia Gen. e Agr. ll — 154 — time; le altre setole presso il detto margine epistomale, disposte come nella figura. Margini laterali del capo innanzi agli occhi lunghi circa quanto il diametro longitudinale degli occhi medesimi, diritti e conver- genti all’innanzi. Linea del verti- ce abbastanza sporgente dietro agli occhi. — 0c- chi relativamen- te non molto svi- luppati e non molto sporgenti. Ocelli disposti su di una sola linea trasversa, un po’ convessa all’in- \ (a A: Fig. II. . ie iL manzi. Setole Ceratosolen flabellatus n. sp. femmina. 1. Capo veduto di faccia, 2 senza antenne e senza mandibole. 2. Antenna. della superficie dell’ epicranio minute e piuttosto fitte come nella fig. III, 1. Antenne (fig. III, 2) collo scapo lungo poco meno di due volte la sua massima lar- ghezza; setole e dentini come nella figura, Il 2° articolo della solita forma; il 3° con alcune setole di varia lunghezza e con squama poco acuta; il 4° è circa tanto lungo quanto largo e un po’ ristretto alla base; il 5° è largo, all’apice, circa 1 voltae ‘/, il quarto, fortemente ristretto alla base, un po’ più largo che lungo, subglobulare, provvisto di alcuni sensilli celoconici allun- gati che lo occupano per quasi tutta la lunghezza, di alcune setole lunghe e robuste e di qualche dentino (sensilli ?). Il 6° e 7° articolo sono simili e conformati in modo eccezionale per questo genere: il 6° è lungo circa due volte il 5°, però si pro- lunga dorsalmente in una specie di grosso diverticolo un po’ cur- vato all’ innanzi; tale processo è lungo 1 volta e !/, circa o poco più l’articolo stesso; l’uno e l’altro sono forniti di numerosi sensilli allungati (una quarantina circa) e un po’ attenuati all’a- pice, i quali sporgono dall’ articolo o dal suo processo in modo assai evidente; il 7° articolo, come si è detto, è simile al 6°, un po’ più lungo però e col processo più gracile; 18° assomiglia ad uno dei precedenti nel quale, l’articolo successivo (il 9°) fosse inserito all’ apice del processo dorsale; di fatto tale processo non esiste o, per vero dire, è appena accennato, ma l’ articolo si presenta lunghissimo, poco meno di due volte il 7°, e, veduto di profilo, appare debolissi- mamente ricurvo ad $S; è provvisto anch’esso di nume- rosi sensilli come nella fig. III, 2. Il 9° articolo è lungo circa quanto il corpo del 7°, si allarga man mano all’apice e al suo estremo dorsale spor- ge un po’ più fortemente al- l’innanzi; è poco meno largo all’apice che lungo; sensilli come gli altri e distribuiti come nella figura. Il 10° e V 11° sono completamente fusi insieme in un articolo subfu- siforme, che resulta il pit lungo di tutti dopo lo scapo; è peduncolato alla base e C. flabellatus n. sp. femmina. 1. Mandibola colla È A a) Ona sua appendice veduta dal ventre. 2. Mascelle del 1° provvisto, oltrechè dei soliti paio e labbro inferiore. 3. Torace e propodeo veduti sensilli, di altri bacilliformi dal dorso (per l’interpretazione delle varie parti : n er sen cfr. colla fig. XXV, 1, 2 e 3). 4. Ali anteriori e e di alcuni brevi e subconici; posteriori. 5. Parte della Vi marginale , parte setole scarse come nella figu- i e ra Maradibole) (0g-<1Vyy:1) riore. 7. Z. media. 8. Z. posteriore. della forma, già descritta per il genere; la loro faccia ven- trale porta cinque linee rilevate a carena più o meno com- plete; l’appendice (1) è breve, rotondata, provvista di cinque lamine sporgenti, relativamente alte e trasverse; setole come nella figura. — Mascelle del 1° paio della forma già descritta per il genere, con una setola subapicale ed una un po’ più bassa lungo il loro margine esterno (ventrale ); sono prive di processi bacilliformi (fig. IV, 2). — Labbro inferiore (fig. IV, 2) con una se- tola apicale piuttosto lunga. Torace. — Il pronoto appare dal dorso subtrapezoidale ro- tondato e porta poche setoline (fig. IV, 3); prosterno ed episterni (1) Vedi nota 1) a pag 136. — 156 — come nel tipo descritto pel genere. — Il mesonolo ha le scapole più lunghe che larghe e fornite di poche setoline; lo scuto ne ha anch’esso alcune lungo il suo margine esterno; lo scutello è poco più lungo o circa tanto lungo quanto largo, posteriormente e provvisto di un piccolo numero di minutissime setole distribuite come nella fig. IV, 3; ascelle subtriangolari con alcune minute setoline al loro estremo posteriore; parascutelli più ampî, allun- gati, glabri. Parti sternali e pleurali come si sono descritte nel genere. — Metanoto trasverso, in forma di banda molto poco svi- luppata in altezza, con poche setoline sui lati. Parti sterno- pleurali come sopra. APPENDICI DORSALI DEL TORACE. — Le ali anteriori (fig. IV, 4 e 5) sono lunghe circa due volte o poco più la loro massima larghezza; il loro margine anteriore è un po’ sporgente in cor- rispondenza della cellula costale; questa è lunga poco più di 6 volte la sua massima larghezza ed in gran parte pelosa; la v. omerale è lunga quanto quella marginale più la postmarginale; la marginale è circa Ja metà della postmarginale e un po’ più lunga della stigmatica; questa (fig. IV, 5) è diritta e termina con una testa fornita di sporgenza ben distinta e di 4 sensilli dispo- sti come nella figura. Pelosità minutissima, chiara, poco appari. scente; frangia breve. — Ali posteriori lunghe poco più di 4 volte la loro larghezza, all'apice acutamente rotondate; setole come nella fig. IV, 4. APPENDICI VENTRALI DEL TORACE — Zampe anteriori: Anca lunga 2 volte la sua larghezza massima o poco più; femore due volte; farso poco meno di 2 volte la tibia (denti compresi) e tanto quanto il femore; il 1° articolo è lungo quanto la tibia e un po’ meno dei 4 che lo seguono presi insieme; il 5° è lungo circa quanto il 3° + il 4°; setole come nella fig. IV, 6. — Zampe medie: Trocantere lungo 1 volta e !/ la sua larghezza distale; femore 4 volte e !/»; la tibia è lunga quasi quanto il femore più il trocantere ed é armata di sprone semplice; Zarso un po’ più lungo della tibia, col 1° articolo lungo poco più dei due se- guenti presi insieme; setole e sensilli come nella fig. IV, 7. — Zampe posteriori: Anca lunga circa 2 volte la sua larghezza massima; femore un po’ meno di 2 volte; tibia più breve del femore con 2 denti apicali dei quali uno è bipuntuto; /arso lungo 2 volte e 1/» la tibia; il 1° articolo è lungo circa quanto i tre seguenti considerati insieme; setole, ecc. come nella fig. IV, 8. — 157 — ADDOME. — Propodeo (fig. IV, 3) trasverso, largo circa 6 volte la sua lunghezza media; setole come nella figura. Il gastro è assai voluminoso, distintamente più largo del torace, subde- presso, circa tanto lungo quanto largo. La terebra è lunga circa quanto il gastro. Maschio. Il capo, il torace e le zampe anteriori sono di color melleo- ocroleuco chiaro; il mesotorace, il metatorace, il propodeo, il ga- stro, le zampe medie e posteriori più chiari; le mandibole e le parti rinforzate del tegumento ferruginee; occhi neri. DIMENSIONI. — Lunghezza del capo pp: 647,5; largh. : 455; lungh del pronoto nel mezzo: 612,55; largh. anteriore: 367,5; largh. posteriore: 525; lungh. mesonoto: 507,5; largh. 661; largh. meta- torace: 542,5; lungh. metanoto e propodeo: 630; largh. mass. pro- podeo: 350. Capo.—La capsula cranica (fig. V, 1) è lunga circa 1 volta e '/, la sua larghezza; i margini laterali sono debolmente convessi ed un po’ più convergenti anteriormente che posteriormente; l’espansio- ne tridentata mediana frontale mostra il dente di mezzo ad an- golo ottuso ; la faccia dorsale del capo è moderatamente con- vessa ; quella ventrale fortemente inflessa longitudinalmente lungo la sua linea mediana; il lobo mediano del margine posteriore è molto più ampio dei laterali, a curva ribassata e poco più spor- gente di essi; setole minutissime e fitte come nella figura. — An- tenne di 5 articoli, collo scapo lungo poco più di 2 volte la sua larghezza; la radicola è poco più breve; il 2° articolo è largo poco più della metà dello scapo e lungo poco più della sua metà; il 3° articolo è molto ridotto, in forma di anello, poco più largo che lungo e fornito di 1 setola; il 4° articolo è lungo circa quanto lo scapo e un po’ ristretto verso la base; il 5° articolo è un po’ più breve del 4°; 4° e 5° non sono completamente distinti fra loro; setole e sensilli come nella fig. V, 2. — Mandibole come nella fig. V, 3. — Mascelle del 1° paio in forma di tozzi bitorzoli, ri- stretti alla base e tagliati piuttosto bruscamente all’apice; sono fornite, ciascuna, di 2 setole lunghette e robuste, inserite come nella fig. V, 4. — Labbro inferiore subconico, brevissimo, provvisto di 2 lunghe setole robuste, che sorpassano un poco l’apice dei pezzi mascellari. (fig. V, 4). — 158 — TORACE. — Il pronoto è un po’ più lungo nel mezzo che non largo posteriormente, circa tanto lungo quanto il capo; porta poche setole minutissime distribuite come nella fig. V, 5. Lo sterno (prosterno) (fig. V, 6 S), costruito sul tipo descritto nella 10 C. flabellatus n. sp. maschio. 1. Capo veduto dal dorso. 2. Antenna. 3. Mandibola veduta dal ventre. 4. Mascelle del 1° paio e labbro inferiore. 5. Torace e propodeo veduti dal dorso. 6. Parte sternale e pleurale del protorace : E, episterni; S, sterno. 7. Zampa anteriore. 8. Z. media 9. Z. posteriore. 10. Estremo distale dell'addome e pene estroflesso: 10, decimo urite; c, cerci; p, pene. parte generica, è relativamente poco ristretto all’ innanzi; gli episterni (fig. V, 6 E) hanno la loro faccia ventrale lunga e stret- tissima. — Il mesonoto (fig. V, 5) è decisamente più largo che lungo, sui lati rotondato; poche setole; il mesosterno è del tipo pit ampio e meno trasverso. — Il metanoto-propodeo mostra i due pezzi pressochè completamente separati dalle linee divisorie rin- forzate, anteriormente convergenti; i margini laterali della parte metatoracale sono appena convessi e un po’ convergenti all'indietro (fig. V, 5); il metasterno come si è descritto nel genere ; il pro- podeo prop. d. si prolunga indietro assai distintamente sul gastro ed è molto attenuato e ricurvo in basso (fig. V, 5). APPENDICI VENTRALI DEL TORACE. — Zampe anteriori (fig. V, 1): Femore lungo un po’ più di 2 volte la sua larghezza massima — 159 — (altezza); tarso decisamente più breve della tibia (denti compresi); setole come nella figura. — Zampe medie (fig. V, 8): Anca lunga un po’ meno di 2 volte la sua larghezza; &#ocantere indistinto; fe- more assai sporgente al dorso, più lungo (ma di poco) che largo (alto); Zibia lunga circa quanto il femore, fornita lungo il mar- gine dorsale e all’apice di numerosi dentini conici distribuiti co- me nella figura; farso lungo quanto la tibia o poco più; il 1° articolo è lungo circa quanto i due seguenti presi insieme; cia- scuno dei primi quattro articoli porta una coppia di denti apicali dorsali e alcuni altri ventrali; il 4° invece del dente apicale dorsale esterno presenta, di solito, una setola robusta e lun- ghetta; setole, sensilli, ecc. come nella figura. — Zampe posteriori (fig. V, 9): Anca lunga un po’ meno di ? volte la sua larghezza prossimale, fornita di espansione laminare dorsale ; femore lungo meno di 1 volte e '/, la sua larghezza; tibia più breve del fe- more; è provvista di una crestina bidentata all’apice della faccia esterna e di varî dentini subconici distribuiti pure in questa fac- cia; farso un po’ più lungo della tibia; il 1° articolo è lungo circa quanto i tre seguenti presi insieme ed è fornito di un di- screto numero di denti distribuiti come li mostra la figura; il 2°, 3° e 4°, ne posseggono un numero minore disposti a verticillo lungo il margine distale dei singoli articoli; setole, sensilli ecc. come nella figura. ADDOME. -— Per il propodeo si è già visto; il gastro non è molto sviluppato rispetto alla mole del corpo ; il 3° urotergite è incavato a sella per ricevere la parte sporgente e ricurva del propodeo; gli altri uriti sono costruiti come si è detto per il genere. Il 10° (fig. V, 10) presenta 2 cerci abbastanza sviluppati, sublami- nari, allungati, rotondati all'apice e quivi provvisti, ciascuno, di 6 grandi denti; la loro base si presenta bilobata ed i lobi interni sono a contatto reciproco lungo la linea mediana del segmento. Pene (fig. V, 10, p) allargato e rotondato all’apice, con apodemi prossimali piuttosto lunghi; sensilli come nella figura. DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. — Una trentina di femmine e una ventina di maschi raccolti dal Prof. F. Silvestri il 31 Ottobre 1912 a Kakoulima, Guinea francese (Africa occidentale). EcoLOGIA. — È restata sconosciuta la specie di fico nella quale vive. OSSERVAZIONI. — La © di questa specie si distingue subito da tutte le altre del genere per la singolare conformazione degli — 160 — articoli 6°, 7° e 8° delle antenne; il g” è molto simile a quelli del gruppo ad antenne di 5 articoli col 3° in forma di anello (julia- nae Grnd., acutatus Mayr e silvestrianus Grnd.); i caratteri dati nella tavola sinottica a pag. 152, sono però sufficienti a farlo rico- noscere. C. silvestrianus n. sp. Femmina. Capo, parte dorsale del torace, propodeo e 3-6 urotergiti di colore ocroleuco slavato di ferrugineo, con zone lineari e longi- tudinali del capo, il suo margine anteriore, l’occipite, quasi tutto il pronoto, linee marginali e intersegmentali del mesonoto, me- tanoto e propodeo, due zone trasverse interrotte appena lungo la linea mediana degli urotergiti 3 e 4 e le valve dell’ ovoposi- tore di color umbrino-ferrugineo. I primi 2 articoli delle antenne e le parti pleurali e sternali ocroleuche, il resto cremeo—bianca- stro. Occhi di color ardesia. Ali ialine, con pelosità incolora e nervature cremeo-biancastre. DIMENSIONI. — Lunghezza del capo pp: 577,5; larghezza fra il margine esterno degli occhi composti: 577,5; lungh. torace: 612,5; largh. post. pronoto : 542,6; largh. ant. mesonoto : 507,5; lungh. propodeo nel mezzo: 122,5; largh.: 525; lungh. gastro: 875; largh. : 840; lungh. terebra: 822,5; lungh. ali anteriori: 1750; largh. : 875; lungh. ali post.: 1050; largh.: 245. Capo. — Il capo (fig. VI, 1) assomiglia a quello di C. flabel- latus Grnd.; è però più allungato, circa tanto lungo quanto largo fra il margine esterno degli occhi composti; il margine epistonale è simile a quello della specie su indicata; i lobi sublaterali sono un po’ più sporgenti; quelli submediani hanno una curva un po’ ribas- sata, quello mediano è un po’ più tozzo. I margini laterali del capo innanzi agli occhi sono lunghi circa quanto il diametro longitudinale degli occhi medesimi veduti dal dorso; gli occhi sono anche meno sporgenti; gli angoli posteriori rotondati ; ocelli a triangolo molto ottuso e setole come nella fig. VI, 1. — Antenne (fig. VI, 2) collo scapo lungo circa 2 volte o poco meno la sua massima larghezza; 2° e 3° articolo al solito; 4° circa tanto lungo quanto largo all'estremo distale ; il 5° è un po’ più largo che lungo, ri- stretto alla base, largo all’apice 1 volta e '/, il 4°, provvisto di una serie trasversa dei soliti sensilli celoconici allungati che lo oc- cupano quasi completamente in lunghezza, di alcuni denti brevi AE ees, en = Ui = e subconici (sensilli?) e di varie setole come nella figura. In un esemplare anormale il 4.° è quasi completamente fuso col 5.° in un articolo lungo circa 1 volta e '/, la sua larghezza apicale e conformato come nella fig. VI, 3. Gli articoli 6°, 7°, 8° e 9° sono quasi ugualmente lunghi e aumentano un poco in larghezza Fig. VI. C. silvestrianus n. sp. femmina. 1. Capo veduto di faccia e senza antenne. 2. Antenna. 3. Articoli terzo, quarto e quinto di un'antenna anomala; il 4° e il 5° sono fusi insieme. fino all’ 8°; sono più lunghi che larghi, ristretti alla base e anche all apice dopo l’ ultima serie di sensilli, provvisti di 2 serie più o meno regolari di questi sensilli e di varie setole robuste e lunghette disposte come nella figura; l’ultimo articolo, re- sultante dal 10.° e 11.° fusi intimamente e completamente in- sieme, è simile a quello di flabellatus, lungo circa 2 volte la sua larghezza e provvisto di sensilli celoconici allungati, di altri un po’ ricurvi bacilliformi, di altri ancora brevi, subconici a larga base e di varie setole. — Mandibole (fig. VII, 1) coll’appen- dice anche più tozza di quella della specie già citata e fornita di 5 lamine sporgenti; setole ecc. come nella figura. — Mascelle del 1° paio (fig. VII, 2) prive di processi allungati, con una setola apicale ed una al posto di ciascun processo. — Il labbro inferiore è prov- visto di 2 setole lunghe presso il suo apice. Cfr. la fig. VII, 2. TORACE. — Il pronoto sul solito tipo e come nella fig. VII, 3; setole lunghette; il mesonoto colle scapole più lunghe che 1627 larghe e fornite di pochi peluzzi verso il loro margine esterno; scuto con una setolina per parte presso il suo margine esterno; scu- tello circa tanto lungo quanto largo posteriormente e provvisto di varie setoline come nella fig. VII, 3. Ascelle subtriangolari e con poche brevi setole; parascutelli un po’ più sviluppati di esse, allungati e glabri; il mmefanoto al solito, poco allargato sui lati, come nella figura. Postfragma del mesonoto sorpassante di un Fig. VII. C. silvestrianus n. sp. femmina. 1. Mandibola colla sua appendice veduta dal ventre. 2. Mascelle del 1° paio e labbro inferiore. 3. Torace e propodeo veduti dal dorso (per l’interpretazione delle varie parti cfr. la fig. XXV, 1, 2 e 3). 4. Ali del 1° e 2° paio. 5. Mar- ginale, postmarginale e stigmatica delle ali anteriori maggiormente ingrandite. 6. Zampe anteriori. 7. Z. medie. 8. Z. posteriori. buon tratto il margine posteriore del propodeo. Parti sternali e pleurali sul tipo descritto per il genere. APPENDICI DORSALI DEL TORAUE. — Ali anteriori (fig. VII, 4 e 5) molto simili a quelle di //abellatus, lunghe 2 volte circa la loro massima larghezza; il margine costale è diritto; la cellula co- stale lunga circa 7 volte la sua larghezza; la v. marginale è un po’ più lunga della metà di quella postmarginale ed un po’ più di quella stigmatica; quest’ultima si mostra debolmente ma distintamente obliqua e termina con una mediocre clava fornita di sporgenza e di 4 sensilli disposti come li mostra la fig. VII, 5. La v. marginale e quella postmarginale sono distintameute pit — 163 — grosse delle altre; pelosità incolora come in flabellatıs, setole, sen- silli ecc. come nella figura. — Ali posteriori (fig. VII, 4) lunghe poco più di 4 volte la loro massima larghezza; per il resto v. la figura citata. APPENDICI VENTRALI DEL TORACE.— Zampe anteriori (fig.VII,6): Anca e femore simili a quelli di flabellatus; tibia pure simile, con cresta distale 5-dentata e col 5° dente subrotondato; farso lungo 1 volta e */, la tibia ed un po’ più breve del femore; il 1° articolo è un po’ più breve della tibia (denti compresi) e lungo quanto i tre che lo seguono presi insieme; per il resto v. la figura. — Zampe medie (tig. VII, 7): Trocantere molto bene sviluppato, lungo circa 1 volta e '/, la sua larghezza apicale, e, al suo estremo distale, largo una volta e !/, la massima larghezza del femore; questo è lungo 5 volte la sua larghezza; #0ia simile a quella di flabel- latus con sprone apicale ben distinto; {47so pure simile a quello della stessa specie; setole ecc. come nella figura. — Zampe poste- riori. (fig. VII, 8): Arca lunga meno di 2 volte la sua larghezza massima; frocantere al solito; femore più tozzo di quello di €. flabellatus, lungo appena 1 volta e '/, la sua larghezza massima; tibia pure più tozza, con 2 denti apicali dei quali uno è bipuntuto, l’altro molto fortemente sviluppato; {arso lungo un po’ più di 2 volte e !/, la tibia, il 1° articolo è meno lungo dei tre che lo se- guono considerati insieme; setole, sensilli, ecc. come nella figura. ADDOME. — Propodeo al solito, largo 4 volte e '/, la sua lunghezza mediana; peritremi degli spiracoli tracheali un po’ più sviluppati che non in //abellatus; setole come nella fig. VII, 3. Gastro simile a quello di detta specie, circa tanto lungo quanto largo o un po’ più lungo che largo. Terebra lunga un po’ meno del gastro. Maschio. Capo, torace e zampe anteriori di color stramineo; margine anteriore del capo, apice e articolazioni delle mandibole debol- mente ferruginei; il resto è biancastro, gli occhi neri. DIMENSIONI. — Lungh. del capo pp: 647,5; largh.: 490; lungh. del pronoto nel mezzo: 507; largh. ant.: 350; largh. post.: 525; lungh. mesonoto: 472,5; larg.: 665; largh. metatorace: 525; lungh. metanoto- propodeo: 525; largh. mass. propodeo: 315. Capo. — Il capo (fig. VIII, 1) è lungo circa 1 volta e ‘/, la sua larghezza; i suoi margini laterali sono maggiormente convessi — 164 — che non in ©. flabellatus; appare quindi più ristretto all’innanzi; nel resto è simile a quello di detta specie; per i dettagli vedi la figura relativa. — Antenne (fig. VIII, 2) pure simili; lo scapo è più allungato, circa tre volte la sua massima larghezza; la radicola è più breve di esso; il 2° articolo è lungo la metà dello scapo e largo più di metà della sua larghezza; il 3° è in forma di anello, largo un po’ meno di 2 volte la sua larghezza; il 4° è lungo quasi quanto lo scapo e un po’ ristretto alla base; il 5° è un po’ più breve del 4° e non bene distinto da esso mediante una linea de- cisa; setole e sensilli come nella figura. — Mandibole simili; vedi fig. VIII, 5. — Mascelle del 1° paio con 2 o 3 setole robuste cia- scuna (fig. VIII, 4). — Labbro inferiore più sviluppato che non in flabellatus; all'apice un po’ allargato e rotondato; provvisto di 2 setole apicali lunghe e robuste (fig. VIII, 4). TORACE. — Il pronoto è decisamente più corto del capo, un po’ più largo posteriormente che non lungo nel mezzo, o, al massimo, tanto lungo quanto largo, cogli angoli anteriori distinti e rotondati e poche minutissime setoline distribuite come nella fig. VIII, Db. Prosterno ed episterni protoracici simili a quelli di flabellatus. — Il mesonoto è più largo che lungo, sui lati spor- gente e rotondato (fig. VIII, 5); parti sterno-pleurali simili a quelle di //abellatus. — Metanoto-propodeo più o meno completa- mente distinti fra loro; i margini laterali del primo sono conver- genti all’indietro; i suoi angoli anteriori ben rotondati (fig. VIII, 5); metasterno simile a quello di /abellatus; propodeo prop. detto pure simile; ma, distalmente, un po’ più acuto (fig. VIII, 5). APPENDICI VENTRALI DEL TORACE. — Zampe anteriori (fig. VII, 6) simili a quelle della specie precedente; femore più tozzo; tibia coi denti più sviluppati; /arso delle stesse proporzioni; per le setole, i denti ecc. vedi la figura. — Zampe medie (fig. VIII, 7) pure simili, ma anche queste più tozze; l’anca è lunga appena 1 volta e */, la sua larghezza; il femore ha il suo margine dorsale maggiorinente convesso; la tibia è quasi uguale; il farso è un po’ più lungo della tibia; il suo 1° articolo è lungo circa quanto i due seguenti; denti e setole come nella figura. — Zampe posteriori (fig. VIII, 8): Arca delle stesse proporzioni di quella di flabella- tus; femore simile, ma col margine dorsale maggiormente con- Vvesso e sporgente; farso un po’ più lungo della tibia, col 1° arti- colo un po’ più lungo dei tre seguenti presi insieme; setole e denti come nella figura. PR ee eee n — 165 — ADDOME. — Per il propodeo si è visto (fig. VIII, 5; pag. 164) Il gastro è sul solito tipo; 3° urotergite incavato a sella; 10° urite simile a quello di //adellatus, con cerci simili, ma più raccor- ciati e provvisti di piccoli denti (fig. VIII, 9, c) (1) — Pene (fig. VIII, 9, p.) pure simile. DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. — Ho potuto esaminare un di- screto numero di individui di queste specie raccolti nella Guinea Fig. VIII. ©. silvestrianus n. sp. maschio. 1. Capo veduto dal dorso. 2. Antenna. 3. Mandibola veduta dalla faccia ventrale. 4. Mascelle del 1° paio e labbro inferiore. 5. Torace e propodeo veduti dal dorso. 6. Zampe anteriori. 7. Z. medie. 8. Z. posteriori. 9. Estremo distale del collare membranoso compreso fra gli uriti nono e decimo, decimo urite (X) e pene, (p); C, cerci. francese e nel Senegal dal Prof. Filippo Silvestri: 7 femmine e 15 maschi rinvenuti a Konakry, Guinea francese, 1’8 ottobre 1912 e 5 maschi e 5 femmine provenienti da Hann, dintorni di Dakar, Senegal (20-22 novembre dello stesso anno). La descrizione è basata sugli esemplari della Guinea francese. ECOLOGIA. — Gl’individui del Senegal erano ospitati dai frutti del F. ferruginea Desf. OSSERVAZIONI. — La 9, fra quelle a terebra non più lunga del gastro e con una conformazione normale degli articoli 6-8 (1) Il disegno dei cerci e del 10° urite di questa specie, ricavato da ma- teriale piuttosto malandato, probabilmente non è molto esatto. — 166 — delle antenne, si puö riconoscere per gli articoli 10° e 11° fusi insieme in uno solo fusiforme e per le tibie posteriori con due grossi denti all’estremo distale della loro faccia esterna; il 5 ap- partiene al gruppo di quelli colle antenne di 5 articoli e col 3° in forma di anello, tutti molto affini fra loro, e si distingue se- condo i caratteri dati nella tavola sinottica a pag. 152. C. julianae n. sp. Femmina. Il corpo è di un colore fondamentale fulvo-ferrugineo; pre- senta però delle linee longitudinali sublaterali del capo, l’occipite, quasi tutto il pronoto, buona parte del propodeo, le parti rinfor- zate del tegumento e fascie trasverse degli urotergiti 3-6 di color castagno; in molti esemplari questo colore prende il sopravvento nella parte dorsale del torace, nel propodeo e negli urotergiti no- minati; la parte ventrale del capo, quella sterno—pleurale del torace, gli urosterniti e le zampe sono ocroleuchi negli esemplari più chiari; più intensamente colorati in quelli più scuri. Le zampe hanno i femori oscurati al dorso; 1’ ovopositore è chiaro ; le sue valve di color castagno; le antenne mostrano i primi due articoli di color ferrugineo-umbrino, gli altri ocroleuchi; occhi plumblei; parti submembranose biancastro-cremee; ali ialine con pelositä incolora e venature lattiginose. DIMENSIONI. — Lunghezza del capo pw: 577,5; larghezza fra il margine esterno degli occhi comp.: 612,5; lungh. torace: 700; largh. pronoto: 612,5; largh. mesonoto: 542,5; lungh. propodeo: 122,5; largh.: 525; lungh. gastro: 875; largh.: 962,5; lungh. terebra: 1225; lungh. ali anteriori: 1855; largh.: 875; lungh. ali posteriori: 1102,5; largh.: 280. Capo. — Il capo (fig. IX, 1) è un po’ più largo fra il mar- gine esterno degli occhi che lungo; le due sporgenze sublaterali del margine epistomale sono rotondate; quelle submediane bene sviluppate, acutamente divergenti e provvedute, ciascuna, di una setola; quella mediana assai poco sporgente. I margini laterali del capo innanzi agli occhi sono un po’ meno lunghi del massi- mo diametro degli occhi stessi, appena convessi e convergenti al- l’innanzi. La linea del vertice è ben sporgente dietro agli occhi e rotondata. — Occhi e ocelli come nella figura. Setoline piuttosto N Te x ena en hie fitte; vedi pure figura. — Antenne (fig. IX, 3) collo scapo lungo poco meno di 2 volte la loro massima larghezza; setole e dentini come nella figura; 2° articolo al solito; 3° con squama piuttosto accorciata; denti, setole e sensilli come nella figura; 4° articolo un po’ più lungo che largo all’apice, moderatamente ristretto alla base; 5° un po’ più lungo che largo, ristretto alla base, subgloboso, con una serie trasversa di sensilli celoconici allun- gati e con varie lunghe setole; 6° poco più lungo del 5°, ristretto alla base e più lungo che largo; 7° un po’ più breve del 6° o tanto lungo quanto esso, ma decisamente più largo al- l'apice; è più largo che lungo; 8° si- mile al 7°; gli articoli 6-8 sono prov- visti di una serie trasversa dei soliti sensilli celoconici e di numerose seto- le lunghe e robuste distribuite come nella figura. Gli articoli 9° 10° e 11° sono riuniti insieme a formare una clava lunga un po’ più di 2 volte la sua massima larghezza in cui il 9, Fig. IX. articolo, più largo che lungo e un C.julianoe n. sp. femmina. 1. Capo ve- po’ meno lungo dell’ 8°, è ben distinto Gato gli gTacels e senza levantenno; il: ~ dagli altri due, i quali invece sono dividuo del Kamerun. 2. Capo veduto di faccia e senza le antenne; indivilu completamente fusi fra di loro; an- dell Eritrea. a Antenna. 4. Rorace; 0 che il 9° articolo porta setole e sen- propodeo veduti dal dorso (per l’inter- pretazione delle varie parti cfr. la fig. silli celoconici come i precedenti 3 SN TE 82: il resto della clava é provvisto di sensilli simili disposti in due serie più o meno regolari, di altri brevi e conici, di altri ancora a bastoncello e di setole come nella figura. — Mandibole con ap- pendice (1) a 6 lamine rilevate; setole, ecc. come nella fig. X, 1. — Mascelle del 1° paio (fig. X, 2) provviste di processi bacilliformi inseriti a */, dalla base dei pezzi mascellari e lunghi '/, della lunghezza di tali pezzi; all'apice portano una setola; un’altra se- tola si trova all’ estremità dei processi ed è circa tanto lunga (4) Vedi nota 1) a pag. 136. = 168 — quanto essi. — ZLabbro inferiore (fig. X 2), con 2 lunghe setole subapicali. TORACE. — Pronoto al solito con setole come nella fig. IX, 4. — Mesonoto colle scapole più lunghe che larghe, fornite di alcune setoline presso il margine esterno; scuto anch'esso con poche setole laterali (fig. IX, 4); scutello più largo posteriormente che lungo, provvisto di varie setole localizzate nel suo mezzo e lungo i margini esterni ; ascelle subtriangolari e con poche setoline; parascutelli più grandi delle ascelle, allungati, glabri (fig. IX, 4). Parti sterno-pleurali come nel genere. — Metanoto co- me nella fig. IX, 4. APPENDICI DORSALI DEL TORACE. — Ali anteriori (fig. X, 3 e 4) lunghe circa 2 volte la loro massima lar- ghezza o poco più; all’api- ce rotondate; la cellula costale è lunga 7 volte la C. julianae n. sp. femmina. 1. Mandibola colla sua sua larghezza e porta Va- appendice yeduta dal ventre. 2. Mascelle del 1° paio rie setole; la v. marginale e labbro inferiore. 3. Ali del 1° e 2° paio; si è trascu- x “n rato di disegnare le setole della metà distale di cia- é poco piu lunga della metà scuna ala. 4. Porzione dell’omerale, marginale, post- della postmarginale e cir- marginale e stigmatica dell'ala anteriore maggior- mente ingrandite. 5. Stigmatica di un individuo del- ca tanto lunga quanto la l’Eritrea; non sono disegnate le setole. 6. Zampa an- stigmatica; questa è pres- teriore. 7. Z. media. 8, Z. posteriore. 9. Estremo distale 5 . della tibia, tarso ‘e pretarso posteriori di un individuo S0©b@ perpendicolare al dell’ Britrea. margine costale e termi- na con una clava che si attenua gradualmente in una sporgenza ben distinta e fornita di 4 sensilli disposti lungo una linea diritta come nella fig. X, 4. Le setole sono piuttosto fitte ma brevi e difficilmente visibili in causa del loro colore; frangia e il resto come nella figura. — Ali posteriori. (fig. X, 3) lunghe poco più di 4 volte la loro larghezza; setole, retinacolo ecc. come nella figura. APPENDICI VENTRALI DEL TORACE. — Zampe anteriori (fig. X, 6): Anca lunga un po’ meno di 2 volte la sua larghezza massima; Fig. X. — Hl) femore 2 volte; tibia la metà del femore, con cresta distale 5-dentata; /arso lungo 1 volta '/, la tibia; il 1° articolo è più breve della tibia (denti compresi) e decisamente più lungo dei 3 che lo seguono considerati insieme; il resto come nella figura già citata. — Zampe medie (fig. X, 7): Anca trasversa; trocantere molto bene sviluppato, più lungo che largo; ristretto alla base, lungo poco meno della metà del femore; femore lungo tre volte e '/, la sua massima larghezza (altezza), strozzato bruscamente poco prima della sua base; /ibia lunga quanto il femore più il trocan- tere, ben ristretta alla base, armata all’ apice ventrale di uno sprone semplice ben distinto; farso un po’ più lungo della tibia; il 1° articolo è più lungo dei due seguenti presi insieme; setole, ecc. come nella figura. — Zampe posteriori. (fig. X, 8 e 9): Anca lunga meno di 2 volte la sua massima larghezza; femore lungo meno di due volte la sua altezza; /ibéa con 2 robusti denti api- cali, dei quali uno è bipuntuto; Zarso lungo più di due volte la tibia; il 1° articolo è un po’ più breve dei 3 che lo seguono con- siderati insieme; è un po’ ristretto alla base e lungo circa tre volte la sua larghezza distale; il 2° articolo è un po’ più lungo del 3° ed ambedue sono quasi tanto larghi quanto il 1°; il 4° è meno lungo del 3° e decisamente meno largo di esso; il 5° è più lungo del 4° ma ancora più stretto; pre/arso con unghie a base larga e sporgente ventralmente ad angolo; setole e il resto come nella figura già citata. ADDOME. — Propodeo largo poco più di quattro volte la sua lunghezza mediana; setole come nella fig. IX, 4. Gastro volumi- noso, subcompresso, più largo del torace, un po’ più largo che lungo. La terebra è vistosamente più lunga del gastro; poco me- no di 1 volta '/, la sua lunghezza. Gli esemplari dell’Eritrea sono più oscuri; predomina in essi il colore castagno; hanno le seguenti dimensioni : lunghezza del capo. : : : È bh: D77,5. 525. larghezza » » (fra il margine esterno degli oechi) » 612,5. 560. lunghezza » torace . Î 7 8 : » 717,5. 630. 577,5. 490. larghezza » pronoto (poster.) . 3 È » 517,9. 525. 525. 420. » » mesonoto (anter.) . È : 3925.4725. 4550 0385; lunghezza » propodeo (nel mezzo) . È » 122,5. 122,5. 105. 87,5. larghezza » > , È : 7 : » 525. 472,5. 472,5. 385. lunghezza » gastro. ; : : ; »892.5.2857,9- 139.0 6122 larghezza » » : 3 " e n » 187,5. 787,5. 577,5. 420. lunghezza della terebra > È 3 : » 1085. 980. 1015. 910. Bollett, di Zoologia Gen. e Ayr. 12 — 170 — Il capo di questi individui (fig. IX, 2) presenta i lobi sub- mediani del margine epistomale meno acuti e quasi per nulla divergenti e la zona più indurita subcentrale della fronte meno estesa, non interessante gli ocelli; la ©. stigmatica è un po’ più inclinata (fig. X, 5). Maschio. Capo, protorace e zampe anteriori di colore melleo-ocroleuco; il capo, all’ indietro, è spesso sfumato di ferrugineo ; il suo mar- gine anteriore, le mandibole e le parti rinforzate del tegumento sono castagno-ferruginei; il resto del corpo è più chiaro del pronoto e così pure le zampe medie e posteriori; il gastro è cre- meo-biancastro. DIMENSIONI. — Lunghezza del capo pp: 682,5; largh.: 490; lungh. pronoto nel mezzo: 665; largh. anter.: 332,5; largh. po- ster.: 542,5; lungh. mesonoto nel mezzo: 525; largh.: 700; lungh. metanoto—propodeo : 595; largh. metatorace : 577,5; largh. mass. propodeo : 385. T Capo. —- Il capo (fig. XI, 1) è lungo poco meno di 1 volta e ‘/, la sua massima larghezza ; espansione tridentata anteriore della fronte come nella figura; occhi posti all’estremo anteriore del capo; i margini laterali sono debolmente convessi e debol- mente convergenti all’innanzi; lobo mediano del margine poste- riore a curva ribassata; pelosità piuttosto fitta, come nella figura; la faccia ventrale del capo è incavata lungo la linea longitu- dinale mediana. — Antenne (fig. XI, 2) di 5 articoli, collo scapo più lungo di 2 volte la sua massima larghezza; la radicola è lunga circa quanto lo scapo; il 2° articolo è lungo */, dello scapo e largo poco più della sua metà; è subcilindrico e provvisto di alcuni sensilli; il 3° articolo ha forma d’anello ed è un po’ più largo che lungo; il 4° è lungo all’ incirca quanto lo scapo e va man mano allargandosi verso l’ apice; il 5° è più breve del 4°, lungo circa quanto il 2°, attenuato, al solito, all’apice. Sensilli e setole, queste ultime rarissime e brevi, come nella figura; gli articoli 4° e 5° non sono completamente distinti l’ uno dall’ al- tro. — Mandibole come nella fig. XI, 3. — Mascelle del 1° paio (fig. XI; 4) con una coppia di setole per ciascuna. — Ladbro infe- riore (fig. XI, 4) ridotto ad un tubercolo molto piccolo, fornito di una lunghissima setola. ToRACE. — Pronoto (fig. XI, 5) più lungo che largo poste- riormente, compresa nella lunghezza la parte anteriore rotondata — 171 — e poco indurita; setole relativamente fitte e numerose, Sterno ed episterni protoracici costruiti sul tipo già descritto per C. flabel- latus. — Mesonoto (fig. XI, 5) decisamente più largo che lungo, rotondato sui lati, provvisto di numerose setole. Parti sferno- plewrali sul tipo delle specie già citate. — Il metanoto-propo- deo non è sempre completamente distinto nelle due parti; il primo Fig. XI. O. julianae n. sp. maschio: 1. Capo veduto dal dorso. 2, Antenna. 3. Mandibola veduta dalla faccia ventrale. 4. Mascelle del 1° paio e labbro inferiore. 5. Torace e propodeo veduti dal dorso. 6. Zampa anteriore. 7. Z. media. 8. Z. posteriore. 9. Estremo distale della tibia di un individuo dell’ Eritrea veduto dalla faccia esterna. 10. Estremo distale del collare membranoso compreso fra gli uriti 9° e 10° (M); decimo urite (10) e pene, (P); €, cerci. presenta i margini convessi ed un po’ convergenti posteriormente; setoline minutissime come nella figura XI, 5; il propodeo pr. detto sporge bene sul gastro ed è parecchio acutamente roton- dato all’apice. APPENDICI VENTRALI DEL TORACE. — Zampe anteriori (fi- gura XI, 6): Femore lungo più di 2 volte la sua larghezza mas- sima e fittamente setoloso come nella figura; bia lunga un po’ meno della metà del femore; Zarso come nella figura. — Zampe medie (fig. XI, 7): Arca lunga un po’ meno di 2 volte la sua larghezza prossimale, con un discreto numero di setole; ¢rocan- tere indistinto; femore col margine dorsale sporgente e rotondato e con varie setole lunghette; #74 un po’ più lunga del femore, SE fornita di numerosi denti distribuiti come nella figura; Zarso lungo circa quanto la tibia o poco più; il 1° articolo è lungo quanto i due seguenti presi insieme e quanto il 5°; gli articoli 1-4 sono provvisti di alcuni dentini apicali; il 5° di alcune setoline. Pretarso con unghie grandi e falcate. Cfr. fig. XI, 7. — Zampe posteriori. (fig. XI, 8): Anca provvista di espansione laminare al margine dorsale; femore molto sporgente al dorso e all’ indietro presso la sua base; mostra un relativamente abbondante numero di setole; Zi4ia distintamente più breve del femore, con alcune seto- line distribuite come nella figura e al suo apice fornita di una cresta tridentata esterna e di alcuni altri denti robusti e subconici (fig XI, 8); alcuni esemplari dell’ Eritrea mostrano una confor- mazione un po’ diversa di questa estremità distale della tibia (fig. XL, 9); Zarso più lungo della tibia; il 1° articolo è distinta- mente più lungo dei tre che lo seguono considerati insieme; denti piuttosto robusti e distribuiti come nella figura. ADDOME. — Per il propodeo si è visto a pag. 171 fig. XI, 5. Il gastro è costruito sul tipo già descritto; il 3° e parte del 4° urotergite sono incavati per una zona triangolare; il 10° urite porta due grandi e robusti cerci, laminari, subtriangolari, col: l’ estremo distale distintamente quadridentato ; questi cerci, col loro estremo posteriore interno sono quasi a contatto lungo la linea mediana; in corrispondenza di questo punto si nota un rin- forzo endoscheletrico non molto vistoso (fig. XI, 10). — Il pene (fig. XI, 10, P) è allargato all’ apice; i suoi apodemi prossimali sono discretamente lunghi. DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. — Molti esemplari dei due sessi provenienti da Victoria, Kamerun (Africa occ.), Gennaio 1913, raccolti dal Prof. F. Silvestri, e molti esemplari dell’Asmara Eri- trea, (Africa or.) raccolti da G. Rossetti nel 1914. EcoLoGIA. — Sconosciuto. il nome specifico del fico nel quale vive. OSSERVAZIONI. — La 9, fra quelle a terebra più lunga del more. gastro, è identificabile per la marginale più breve della postmar- ginale, per il capo meno lungo che largo, pei tarsi medî un po’ più lunghi delle tibie, pel 4° e, specialmente, pel 5° articolo dei tarsi posteriori distintamente più gracili degli altri. Il o ha 5 articoli nelle antenne e il 3° in forma di anello; si distingue se- condo quanto è detto a pag. 152. C. feae n. sp. Femmina. Capo, ad eccezione delle parti submembranose, pronoto, me- sonoto, metanoto, propodeo, urotergiti e valve dell’ ovopositore uniformemente di color nero-castagno, articoli 1-3 delle antenne e parti sterno-pleurali castagne; zampe ed ovopositore di colore melleo-ocraceo. Occhi vinosi. Ali ialine con venature umbrine. DIMENSIONI. — Lunghezza del capo wu: 665; largh. fra il margine esterno degli occhi: 682,5; lungh. del torace + propo- deo: 1102,5; largh. pronoto: 700; largh. mesonoto: 630; largh. propodeo: 665; lungh. gastro: 1137,5; lungh. terebra: 1400; lungh. ali anteriori: 2205; largh: 1155; lungh. ali posteriori: 1417,5; largh.: 350. Capo. — Il capo (Fig. XIII, 1) è un po’ meno lungo (alto) che largo fra il margine esterno degli occhi composti; il margine epi- stomale mostra i lobi sublaterali rotondati e assai poco sporgenti; quelli submediani acutamente divergenti; quello mediano bre- vissimo e pressochè per nulla sporgente; i margini laterali innanzi agli occhi sono un po’ più brevi del diametro longitudi- nale degli occhi medesimi, subdiritti e con- vergenti all’innanzi; la linea del vertice è ben sporgente dietro agli occhi e ampia- mente rotondata a curva ribassata; setole minute e piuttosto fitte come nella fig. XIII, 1. — Occhi discretamente piccoli; ocelli disposti a triangolo ottuso come nella fig. XII, 1. — Antenne (fig. XII) collo scapo i lungo un po’ meno di 2 volte la sua mas- DÀ sima larghezza; setole e denti come nella figura; 2° e 3° articolo della solita forma, Be: cf. figura; 4° un po’ più lungo che largo C. feae n. sp. femmina. È Ro RA Ana e poco ristretto alla base; 5° lungo un po meno di 2 volte il 4° e, all’apice, largo più di 1 volta e '/, lo stesso articolo; setole e sensilli celoconici come nella figura; gli articoli 6° 7° e 8° sono simili fra loro; il 6° è un po’ più lungo che largo e più lungo del 5°, è ristretto alla base: — 174 — il 7° è un po’ meno lungo ed un po’ pit largo; 1’8° quasi uguale al 7°; setole e sensilli come nella figura; gli ultimi tre articoli sono riuniti insieme in una clava; il 9° perd é ben distinto dagli altri due ed è molto simile all’8%; il 10° e 1’11° invece sono com- pletamente fusi insieme fra loro in un pezzo lungo poco più di 1 volta e '/, la sua larghezza e provvisto, al solito, di setole, Fig. XII. ©. feoe n. sp. femmina. 1. Capo veduto di faccia, senza antenne e senza mandibole. 2. Mandibola colla sua appendice veduta dalla faccia ventrale. 3. Mascelle del 1° paio e labbro inferiore. 4. Torace e propodeo veduti dal dorso (per l’ interpretazione delle varie parti cfr. la fig. XXV, 1, 2 e 3). 5. Ali del primo e secondo paio; si è trascurato di disegnare le setole di più che la metà distale di ciascuna ala. 6. Stigmatica dell’ala ant. maggiormente ingrandita. 7. Zampa anteriore. 8. Z. media. 9. Z. posteriore. sensilli celoconici e a bastoncello. — Mandibole (fig. XIII, 2) con appendice (1) provveduta di 6 lamine rilevate. — Mascelle del 1° paio con processi bacilliformi lunghi !/, circa delle mascelle e forniti di una setola apicale; un’altra setola si trova presso l'estremo distale del pezzo (fig. XIII, 3). — Labbro inferiore (fig. XIII, 3) con una setola di mediocre lunghezza. TORACE. — Pronoto come nella fig. XIII, 4, con numerose setole lunghette. — Mesonoto (fig. XIII, 4) con scapole distinta- mente più lunghe (2 volte) che larghe, rotondate esternamente (1) Vedi nota 1) a pag. 136, (ft eg e provviste di poche setoline; scuto pure con poche setole; scu- tello tanto lungo quanto largo e anch’esso con alcune setole brevi; ascelle subtriangolari scarsamente setolose; parascutelli allungati, un po’ più grandi di quelle, glabri. Postfragma sorpassante ab- bastanza il margine posteriore del propodeo. — Metanoto al solito (fig. XIII, 4), in buona parte ricoperto dallo scutello. Parti stern0- pleurali sul solito tipo. APPENDICI DORSALI DEL TORACE. — Ali anteriori (fig XIII, 5 e 6). col margine costale molto debolmente concavo; la cellula costale è lunga circa 8 volte la sua larghezza; la v. marginale è più breve della postmarginale e appena più lunga della stigmatica; questa è poco obliqua e termina con una clava attenuata all’in- nanzi e provvista di 4 sensilli, disposti su di una linea come nella fig. XIII, 6. Setole, sensilli, ecc. come nella figura. — Al? po- steriori lunghe circa quattro volte la loro larghezza; setole come nella fig. XIII, 5. APPENDICI VENTRALI DELTORACE.—Zampeanteriori(fig. XIII,T): Anca lunga appena 2 volte la sua larghezza massima; femore 2 | volte e '/, e provvisto di varie setole piuttosto lunghe; tibia lunga poco meno della metà del femore, all’estremo distale della faccia esterna con una cresta acutamente 4-dentata; farso lungo circa 1 volta e '/, la tibia; il 1° articolo è più lungo dei tre che lo seguono presi insieme; il 5° è poco meno lungo del 2° più il 3°; setole come nella figura. — Zampe medie (fig. XIII, 8): Trocan- tere robustissimo, lungo 1 volta e '/, la sua larghezza maggiore; femore lungo 2 volte e '/, la lunghezza del trocantere, strozzato distintamente presso la base; dia più lunga del femore e con sprone semplice apicale; {arso un po’ più breve della tibia; il 1° ar- ticolo è più lungo dei 2 seguenti considerati insieme; il 5° è lungo circa tanto quanto il 3°; setole come nella figura. — Zampe po- steriori (fig. XIII, 9): Arca lunga un po’ meno di 2 volte la sua massima larghezza; femore pure un po’ meno di 2 volte; bia con 2 robusti denti apicali; ¢arso lungo poco pit di 2 volte la tibia, con articoli compressi, massicci e robusti; il 1° è un po’ più breve della tibia e meno lungo dei tre che lo seguono presi insieme; il 5° è lungo circa come il 3°; setole come nella figura. ADDOME. — Propodeo (fig. XIII, 4) al solito; gastro pure. La terebra è più lunga del gastro; un po’ meno di 1 volta e '/, la sua lunghezza. = or Maschio. Sconosciuto. DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. — Sette esemplari conservati a secco, raccolti da Leonardo Fea nel marzo del 1898 a S. Thiago: Orgaos Grandes, Isole del Capo Verde e comunicatimi dal Museo Civico di Storia Naturale di Genova. EcoLoGiA. — Sconosciuta la specie di Fico nei frutti della quale vive. OSSERVAZIONI. — Questa specie è molto affine al C. julianae Grnd., dal quale si differenzia però facilmente per i tarsi medi un po’ più brevi delle rispettive tibie, pel 4° e 5° articolo dei tarsi posteriori non attenuati in modo speciale, per la forma e le di- mensioni degli articoli 5° e 6° delle antenne, per la lunghezza dei processi delle mascelle del 1° paio, per il numero delle grandi setole del labbro inferiore, per la forma delle scapole ecc. ecc. C. acutatus Mayr. Wien. Entom. Zeitung., XXV. Jahrg., Heft V, VI u. VII, p.154-155. (1906). Femmina. Di un colore fondamentale umbrino-castagno, con linee longi- tudinali sublaterali dei capo, V occipite, parte del pronoto, linee marginali dei pezzi del torace, zone trasverse degli urotergiti 3-6 e valve dell’ovopositore di color castagno-fuligineo; le parti ven- trali del capo e del torace e le zampe sono melleo-ocroleuche; le antenne hanno i primi due articoli dello stesso colore del capo, gli altri biancastro-cremei; occhi testaceo-laterizî; zampe un po’ oscurate al dorso dei femori; urosterniti un po’ più scuri delle parti sterno-pleurali del torace; parti submembranose del capo e del gastro bianco-cremee. Ali ialine con setole umbrino-chiare e venature del medesimo colore. DIMENSIONI. — Lunghezza del capo pp: 472,5; largh. fra il margine esterno degli occhi: 507,5; lungh. torace: 507,5; largh. pronoto : 525; largh. mesonoto: 472,5; lungh. propodeo (nel mezzo): 105; largh.: 437,5; lungh. gastro: 752,5; largh.: 665; lungh. terebra: 525; lungh. ali anter.: 1645; largh.: 752; lungh. ali po- ster.: 1015; largh.: 175. = Me Capo. — Il capo (fig. XIV, 1) è poco più largo fra il mar- gine esterno degli occhi composti, che lungo (alto). Il margine epistomale presenta i due lobi sublaterali poco sporgenti e roton- dati; quelli submediani ben sporgenti ed angolosi, quello mediano poco meno sporgente di questi ultimi; i suoi margini laterali innanzi agli occhi sono distintamente più brevi del diametro longitudinale degli occhi medesimi, pres- sochè diritti e convergenti all’innanzi; la linea del vertice è discretamente svilup- pata dietro gli occhi e rotondata; guar- dando il capo di faccia appare un po’ con- cava nel mezzo. Setole fitte e lunghette. — Occhi grandi e discretamente sporgenti. — Ocelli come nella fig. XIV, 1. — Antenne (fig. XIV, 2) collo scapo meno lungo di 2 volte la sua larghezza massima; dentini e setole come nella figura; 2° e 3° articolo al solito, come nella figura; 4° articolo lungo 1 volta e !/, la sua larghezza apicale, un po’ ristretto alla base; 5° lungo 1 volta e !/, la sua larghezza apicale e poco meno di AAA paia 1 volta e !/, il 4°; 6° più lungo del 5° e 1. Capo veduto di faccia e circa ugualmente largo all'apice; è lungo spregio anioni volta e? la sua larehezzay massima; 7° articolo di lunghezza intermedia fra il 5° e il 6°, ma più largo di tutti due all’apice, poco più lungo che largo; 8° simile al 7°, lungo come esso e un po’ più largo all’apice; 9°, 10° e 11° uniti insieme a formare una clava lunga 2 volte e !/, la sua larghezza, nella quale il 9° articolo è ben distinto dagli altri due, è circa tanto largo quanto lungo e un po’ più breve dell’8°; il 10° e 1’11° invece sono fusi completamente insieme; gli articoli 5-11 portano una sola serie trasversa di sensilli celoconici allungati e numerose setole lunghe e robuste; gli ultimi due anche sensilli brevi e subconici e i soliti a ba- stoncello. — Mandibole (fig. XV, 1) coll’appendice (1) breve, molto larga e rotondata, fornita di 6-7 lamine rilevate trasverse. — Ma- scelle del 1° paio sul solito tipo, provvedute di processi bacil- Fig. XIV. (1) Vedi nota 1) pag. 156. — 178 — liformi a 2/; dalla base di ogni singolo pezzo mascellare, lunghi poco pitt di !/; di essi, forniti all’apice di una setola lunga poco meno del processo stesso; presso l’estremo distale della ma- scella è inserita un'altra setola più breve (fig. XV, 2). — Labbro inferiore (fig. XV, 2) con una setola apicale. TORACE. — Il pronoto (fig. XV, 3) è fornito di setole lunghette e piutto- sto fitte. — Il me- sonoto (fig. XV, 3) presenta la sua parte anteriore for- temente trasversa, lunga circa metà della larghezza compresa fra il margine esterno delle scapole; que- C. acutatus Mayr. femmina. 1. Mandibola colla sua appendice ste sono circa tanto veduta dalla faccia ventrale. 2. Mascelle del 1° paio e labbro lunghe quanto lar- a Schoko ann aap del 2° paio; si & trascurato, al solito, di disegnare le setole di lunghe che larghe Paes Fe ee ne Er © portano poche maggiormente ingrandite. 6. Zampa anteriore. 7. Z. media. setoline; scuto pure 8. Z. posteriore. 9. Estremo distale della tibia posteriore veduta con poche setole; dalla faccia esterna e maggiormente ingrandita per mostrare la forma e la disposizione dei denti apicali. lo scutello & lungo circa come la pro- pria larghezza posteriore; ascelle con poche setole minute; para- scutelli glabri. — Il metanoto al solito (fig. XV, 3). Le parti ster- no-pleurali sono costruite sul tipo già descritto per il genere. APPENDICI DORSALI DEL TORACE. — Ali anteriori (fig. XV, 4e 5) un po’ più lunghe di 2 volte la loro massima larghezza; la cel- lula costale è lunga circa 10 volte la sua larghezza; la v. mar- ginale è un po’ più breve di quella postmarginale ed un po’ più lunga di quella stigmatica; questa è obliqua e termina con una clava piuttosto piccola prolungata all’ innanzi in una sporgenza abbastanza acuta e fornita di 4 sensilli disposti come nella fi- — 179 — gura XV, 5. Setole ecc. come nella figura. — Ali posteriori (fig. XV, 4) lunghe circa 5 volte e !/ la loro larghezza massima; setole ecc. come nella figura. APPENDICI VENTRALI DEL TORACE. — Zampe anteriori (fig. XV, 6): Anca lunga 2 volte la sua larghezza massima; femore un po’ più di 2 volte; bia (denti compresi) lunga più della meta del femore; /arso lungo 1 volta e !/, la tibia; il 1° articolo è più breve della tibia e lungo circa quanto i 3 seguenti consi- derati insieme; setole come nella figura. — Zampe medie (fig. XV,1): Trocantere un po’ meno lungo dell’ anca; femore lungo un po’ meno di 3 volte il trocantere, un po’ strozzato prima della base; tibia lunga un po’ meno del femore + il trocantere; tarso un po’ più lungo della tibia; il 1° articolo è un po’ più breve dei 2 se- guenti presi insieme; il 5° è lungo come il 2°; setole come nella figura. — Zampe posteriori (fig. XV, 8e 9): Femore lungo circa 2 volte la sua larghezza massima (altezza) e distintamente atte- nuato distalmente; Zibia fornita al suo apice di 4 denti di varia forma costruiti e disposti come nella fig. XV, 9; farso lungo più di 2 volte la tibia; il 1° articolo supera la lunghezza dei due che lo seguono considerati insieme; il 5° è più lungo del 2°; setole come nella figura. ApDOME. — Il propodeo (fig. XV, 3) è largo un po’ meno di 5 volte la sua lunghezza media; setole e spiracoli tracheali come nella figura; gastro subdepresso, mediocremente voluminoso, più largo del torace, più lungo che largo; il 9° urotergite & discre- tamente sporgente, più lungo che largo, submembranoso, colle brevi appendici costruite sul solito tipo e fornite, ciascuna, di tre setole. La terebra è lunga */, della lunghezza del gastro o poco meno. Maschio. ; Capo, protorace e zampe anteriori di color paglierino, col margine anteriore del capo, le mandibole e alcune parti mar- ginali del torace ferruginee; il resto è più chiaro; il gastro bian- castro (1). DIMENSIONI. — Lunghezza del capo pw: 542,5; largh.: 385; lungh pronoto nel mezzo: 490; largh. ant.: 262,5; larg. post.: 472,5; (1) Gl’ individui da me studiati erano probabilmente ancora immaturi. — 180 — lungh. mesonoto: 402,5; larg.: 595; lungh. metanoto + propodeo: 560; larg. metanoto: 437,5; largh. mass. propodeo: 262,5. Capo. — Il capo (fig. XVI, 1) è più lungo che largo; l’ e- spansione tridentata anteriore della fronte è ben sporgente ed ha i denti laterali piuttosto acuti; i margini laterali del capo sono poco convessi e mediocremente convergenti all’ innanzi, occhi piccoli; la superficie dell’epicranio è fornita di un certo numero di punti e di setoline minutissime, distribuite come nella figura, — Fig. XVI. ©. acutatus Mayr. maschio. 1. Capo veduto dal dorso. 2. Antenna. 3. Mascelle del 1° paio e labbro inferiore. 4. Torace e propodeo veduti dal dorso. 5. Zampa anteriore. 6. Z. media. 7. 4. posteriore. 8. Estremo distale della tibia posteriore maggiormente ingrandita per mostrare la forma e la disposizione dei denti apicali. 9. Estremo distale del collare membranoso compreso fra 9° e 10° urite, 10° urite con cerci e pene. Antenne (fig. XVI, 2) di 5 articoli; lo scapo è lungo circa 2 volte la sua larghezza o poco più, la radicola è lunga quanto esso; il 2° articolo è un po’ più breve dello scapo, più stretto e lungo circa 2 volte e '/, la sua larghezza; il 3° é in forma di anello, largo circa 2 volte la sua lunghezza; il 4° è un po’ più lungo del 2° e circa tanto lungo quanto lo scapo; il 5° è lungo circa quanto il quarto più il terzo; sensilli e setole scarsissimi come nella figura. — Mandibole sul solito tipo. — Mascelle del 1° paio ridotte a 2 pezzi piuttosto gracili e forniti, ciascuno, di 2 setole — 181 — mediocremente sviluppate (fig. XVI, 3). — Labbro inferiore bre- vissimo, rudimentale, con una setola apicale estremamente corta; (fig. XVI, 3). ToRACE. — Il pronoto (fig XVI, 4) è un po’ più lungo nel mezzo che largo posteriormente e porta alcune setoline molto minute; il mesonoto (fig. XVI, 4) é più largo che lungo e rotondato sui lati; mefanofo a margini laterali posteriormente convergenti; parti sferno—pleurali come nelle specie precedenti; propodeo pr. detto (fig. XVI, 4) molto sporgente sul gastro ed acutamente attenuato al suo estremo distale. — Setole scarse e minutissime come nella figura. APPENDICI VENTRALI DEL TORACE. — Zampe anteriori (fig. XVI, 5): Femore lungo circa 2 volte la sua larghezza e con se- tole scarse e brevissime; bia lunga un po’ meno della metà del femore; il resto come nella figura. — Zampe medie (fig. XVI, 6): Anca lunga circa 2 volte la sua larghezza; trocantere indistinto; femore con poche setole e col margine dorsale molto sporgente e rotondato; ibia lunga quanto il femore coi denti distribuiti come nella figura; {@rso lungo circa quanto la tibia col 1° arti- colo lungo quanto i due seguenti presi insieme; il 5° quanto il 1°; setole e denti come nella figura. — Zampe posteriori (fig. XVI, 7 e 8): Anca lunga meno di 2 volte la sua larghezza e prov- vista di espansione laminare al margine dorsale; femore presso- chè glabro; #ibix con poche setole brevi e robuste e con tre denti all’ apice ventrale; farso lungo come la tibia; il 1° articolo è poco più lungo dei tre che lo seguono; il 5° è lungo circa quanto il 2° più il 3°; denti e setole come nella figura. ADDOME. — Per il propodeo si è visto più sopra (fig. XVI, 4); gastro al solito, col 3° urotergite incavato per una zona triango- lare; 10° urite più lungo che largo con 2 minutissimi cerci i quali non sono molto vicini l’ uno all’ altro e solo a forte ingrandi- mento (700 diam.) appaiono distalmente incompletamente divisi, da linee più o meno distinte, in 4 lobetti rotondati (fig. XVI, 9). In qualche esemplare mostrano un accenno di quattro denti. — Pene (fig. XVI, 9) allargato all'apice, con apodemi prossimali di- scretamente lunghi. DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. — Molti esemplari dei due sessi raccolti nel gennaio del 1913 dal Prof F. Silvestri a Victoria, Kamerun (Africa occ.). I tipi di Mayr provenivano pure dal Ka- merun, EcoLoGIA. — Sconosciuta la specie di fico ospitatrice. OSSERVAZIONI. — La 9 è riconoscibile facilmente, fra quelle a terebra non più lunga del gastro, per gli articoli 10° e 11° delle antenne completamente fusi insieme, ma uniti con larga base al 9° per formare una clava apparentemente biarticolata e per le tibie delle zampe posteriori provviste, all’ estremo distale della loro faccia esterna, di 4 denti. Il ©, fra gli affini del gruppo ad antenne di 5 articoli e col 3° a forma di anello, pei caratteri dati a pag. 152. Gex. Allotriozoon nov. Femmina. Morfologia esterna. — CAPO. — Il capo è depresso, ipognato acrotremo, tanto lungo (alto) o più lungo che largo fra il margine esterno degli occhi; i suoi lati, innanzi ad essi, meno lunghi o distintamente più lunghi del diametro longitudinale degli occhi medesimi, sono sempre molto decisamente convessi, si che il ca- po, prima di essi occhi, appare come strozzato (fig. XVII, 1 e 2; XXI, 1). Il margine epistomale presenta due sporgenze sublate- rali ed una mediana sempre piuttosto larga e spinta più innanzi delle altre. La parte anteriore della fronte, a sua volta, differenzia nel mezzo un processo allungato, il quale viene a portarsi sopra la sporgenza mediana del margine epistomale e a saldarsi ven- tralmente con essa dando luogo a un breve setto divisorio longitudi- nale. I margini anteriori della fronte, dalla base del processo indi- cato, si dirigono dapprima all’indietro, a destra ed a sinistra, descri- vendo una curva più o meno regolare, poi si spingono innanzi e de- terminano due sporgenze sublaterali le quali vengono a sovrapporsi ed a saldarsi più o meno completamente colle sottostanti spor- genze sublaterali del margine epistomale. Si limitano così da ogni lato del processo mediano frontale due non ampie concavità, al- l'estremo posteriore delle quali sono inserite le antenne (Fig. XVII,1 e XXI, 1). La linea del vertice non sporge affatto dietro agli occhi e si mostra sempre con una relativamente ampia e distinta intac- catura o concavità mediana. La fronte presenta la zona subcentrale più indurita, grande e ben distinta dalle laterali e, all’ opposto, la regione submembranosa estremamente ridotta e quasi nulla. La parte ventrale del capo mostra un rinforzo chitinoso mediano, il foro occipitale spostato assai verso il dorso, un margine anteriore con una profonda intaccatura ad angolo acuto e due sublaterali appena accennate. — Gli occhi (Fig. XVII, 1 e 2; XXI, 1) sono grandi, posteriori, (situati nella parte più alta dell’ epicranio) assai fortemente convessi, setolosi. — Gli oce/l? mancano completamente; talvolta al posto di quello mediano si osserva una macchiolina allungata e translucida (fig. XVII, 1). — Le antenne (fig. XVII, 3 e XXI, 2), inserite molto innanzi sulla fronte come già si è ve- duto, hanno i toruli relativamente assai distanti fra loro e net- tamente separati dal processo mediano frontale. Esse sono costi- tuite di 11 articoli tutti ben distinti gli uni dagli altri e cogli ultimi non riuniti in una clava. Lo scapo è costruito sul tipo di quello degli altri generi studiati, sempre però più allungato; il 2° articolo è compresso, più largo che lungo o un po’ più lungo che largo, un po’ ristretto alla base e molto diverso da quello dei generi suaccennati; il 3° è più piccolo del 2°, com- presso e prolungato all’ innanzi in una sporgenza più o meno rotondata all’apice, la quale non sorpassa mai il margine ante- riore del 4° articolo; questo è sempre ben sviluppato, più grande o tanto grande quanto il 3°; gli articoli 5-10 sono subsimili, talora aumentano in lunghezza e diminuiscono in larghezza verso l’apice dell’antenna, talora inversamente, ma appena sensibilmente, dimi- nuiscono in lunghezza e aumentano in larghezza; sono sempre più lunghi che larghi però e provvisti di due o tre serie trasverse e irregolari di sensilli celoconici caratteristici; 111° è un po’ attenuato ai due estremi. — Mandibole (fig. XVIII, 1, 2 e 3; XXII, 1 e 2) sub- triangolari, molto larghe alla base, unidentate all’apice; il mar- sine orale della loro faccia ventrale è alle volte integro, alle volte dentellato o anche profondamente intaccato; in questo caso anche i due margini interni del dente, quello dorsale e quello ventrale, sono dentellati; la faccia ventrale delle mandibole è percorsa da linee rilevate a costa, obliquo-trasverse, in numero vario. Le mandibole sono provviste di un'appendice più o meno lunga, ma sempre ben sviluppata e ricoprente la faccia ventrale del capo per quasi tutta la sua lunghezza; tali appendici sono fornite di un numero vario, ma sempre grande, di serie trasverse di dentellature. Il piano delle mandibole è normale rispetto a quello sagittale della capsula cefalica. — Mascelle del 1° paio (fig. XVII, 4) sul tipo di quelle del genere Ceratosolen Mayr, ridotte cioè a due pezzi allungatissimi, all’innanzi terminanti in un bitorzolo roton- — 184 — dato il quale però è poco o nulla distinto dal resto della mascella; posteriormente sono appuntiti. — Il labbro inferiore (fig. XVII,4) al suo apice è piuttosto fortemente dilatato. TORACE. — Protorace. Il pronoto è poco sviluppato nel senso della lunghezza; la sua zona mediana è submembranosa; esso è diviso così più o meno completamente in due scleriti; sui lati si ripiega in due bande che si sovrappongono per brevissimo tratto agli episterni protoracici. Lo sterno (fig. XVII,6 S) è circa tanto lungo quanto largo, subpentagonale rotondato. Gli episterni (fig. XVI, 6 E) ventralmente appaiono in forma irregolare di losanga, cogli angoli rotondati. — Mesotorace. La parte anteriore del meso- noto è trasversa, le scapole sono poco sviluppate, specialmente nel senso della lunghezza; i solchi parapsidali sono deboli ma distinti; la parte posteriore ha uno scutello ampîssimo, più largo che lun- g0; le ascelle piccole ed i parascutelli fortemente ridotti (fig. XVII, 5). La regione s/ernale mostra distinte le parti secondarie late- rali, anteriori, subtriangolari (fig. XVII, 7 a) e quelle sublaterali, mediane, obovate (fig. XVII, 7 b); sono incompletamente definite due regioni epimerali (fig. XVII, 7, E”) e accennate due epister- nali (fig. XVII, 7, E’). — Metatorace. Il metanoto (fig. XVII, 5) ha forma di banda trasversa, ma relativamente ben sviluppata in lunghezza. Lo sterno fortemente concavo all’ innanzi, si re- stringe molto al di sopra delle articolazioni delle anche, si che vengono ad individualizzarsi due regioni pleurali subtriangolari, visibili in parte anche dorsalmente ai lati del propodeo (fig. XVII, 5). Postfragma del mesonoto (fig. XVII, 5) di gran lunga sorpassante il margine posteriore del propodeo. APPENDICI DORSALI DEL TORACE. —- Ali anteriori (fig. XVIII, 4 e 5 e XXII, 3 e 4) lunghe poco più di due volte la loro mas- sima larghezza; la cellula costale (fig. XVIII, 4 e XXII, 3) è sem- pre molto lunga e per una buona metà fittamente pelosa. La ve- natura omerale è lunga un po’ più di due volte quella marginale e quella postmarginale considerate insieme; la marginale è più breve della stigmatica; questa è sempre molto obliqua e termina con una clava rotondata, sfornita di sporgenza e provvista di 4 sensilli disposti come nelle fig. XVIII, 5 e XXII, 4; la postmar- ginale è appena accennata.— Ali posteriori (fig. XVIII, 4 e XXII, 3) lunghe da 4 a 5 volte la loro larghezza massima, acutamente rotondate all’apice; la venatura subcostale è a contatto, per tutta la sua lunghezza, col margine costale dell'ala. RL i APPENDICI VENTRALI DEL TORACE. — Le zampe sono diverse fra loro ed hanno anca, trocantere, femore, tibia, tarso 5-artico- lato e pretarso distinti in tutte tre le paia. — Zampe anteriori (fig. XVIII, 6 e XXII, 5): Anca a sezione trasversa subtriangolare, sempre molto lunga e con apertura prossimale apicale; ftrocan- tere non molto sviluppato; femore sul tipo di quello di Cerato- solen ma sempre più allungato, compresso; /ibia brevissima, com- pressa, colla faccia esterna brevemente dentata all’apice; farso sempre lungo almeno il doppio della tibia, col 1° articolo più lungo degli altri e il 5° poco più breve di esso; i rimanenti, dal 2° al 4°, diminuiscono gradualmente di lunghezza; preta,so con unghie allargate alla base e piuttosto gracili. — Zampe medie (fig. XVIII, 7 e XXII, 6): Anca breve, subcompressa, sempre più larga che lunga; ¢rocantere distinto, ma piuttosto breve; femorve compresso, stretto e molto allungato; ‘bia compressa, più sottile del femore, un po’ più lunga di esso; non è ristretta alla base in modo sensibile ed è priva di sprone apicale; {arso lungo come la tibia o un po’ più breve; il 1° articolo è il più lungo di tutti; pretarso con un- ghie gracili. — Zampe posteriori (fig. XVIII,8 e XXII, 7): Anca subcompressa, a sezione trasversa subovata; è sempre distinta- mente più lunga che larga; frocantere ben distinto; femore com- presso, attenuato all’ apice, piuttosto sviluppato in senso dorso- ventrale; {arso sempre distintamente più lungo della tibia; il 1° ar- ticolo è il più lungo di tutti; pretarso con unghie molto gracili. ADDOME. — Propodeo trasverso, col margine anteriore mo- deratamente e con quello posteriore fortemente concavo; gli angoli posteriori sono così molto sporgenti; gli spiracoli tracheali, a peritrema grande ed allungato, sono situati un po’ obliquamente presso gli angoli anteriori del propodeo stesso (fig. XVII, 5 I). — Il 2° urotergite è trasverso, relativamente ben sviluppato in lun- ghezza, poco meno largo del propodeo e del 3° urotergite (fig. XVII, 5, IT). — Il gastro si allarga fino verso il 5° o 6° urotergite ed è poco depresso, fortemente convesso al dorso. — L’S° urotergite porta gli spiracoli tracheali con due ampi peritremi ovato—allun- gati, trasverso-obliqui ed occupanti gran parte dell’urotergite me- desimo. — Il 9° vrotergite è relativamente piuttosto sviluppato, più lungo che largo e con 2 brevi appendici subcilindriche e setolose costruite sul solito tipo. — Gli wrosterniti fino al 6° sono tutti fortemente trasversi e conformati come nella fig. XVIII, 9. — La gabbia interna è costruita sul tipo che sarà descritto per il Bollett, di Zoologia Gen, e Agr. 13 — 186 — gen. Blastophaga. — La terebra è più lunga o meno lunga del gastro. Chetotassi. — Il capo è fornito di varie setole brevi o lun- ghette; la sporgenza mediana del margine epistomale ne porta alcune pure lunghette (fig. XVII, 1 e XXI, 1). — Tutti gli articoli delle antenne, specialmente dal 5° in su, sono provvisti di nu- merose setole lunghe e robuste (fig. XVII, 3 e XXI, 2); le man- dibole ne hanno un numero discreto di brevi e lunghette (fig. XVIII, 2 e 3; XXII, 1 e 2); le mascelle del 1° paio non hanno setole speciali; il loro estremo apice è rivestito di minutissimi peli (fig. XVII, 4); il labbro inferiore invece distalmente porta un certo numero di. setole lunghe e robuste. — Il pronoto, lo scutello del mesoroto ed il propodeo ne posseggono alcune lun- ghette; il prosterno e le parti sterno-pleurali del mesotorace alcune altre (vedi fig. XVII, 6 e 7). — Le ali anteriori hanno la venatura omerale provvista di poche setole più lunghe delle altre; tutta la loro superficie e quella delle ali posteriori è fit- tamente setolosa (fig. XVIII, 4); le frangie sono piuttosto lunghe. — Le zampe sono fornite di numerose setole più o meno robuste; specialmente abbondanti nei tarsi posteriori. — Le unghie hanno due setole; una dorsale ed una ventrale prossimale (fig. XVIII, 6, 7 @ 8 20x, DAB AT). Colore. — Il colorito, per le specie fino ad ora conosciute, é sempre chiaro, generalmente con una tinta fondamentale ocraceo- ocroleuca; il capo di solito più oscuro; il corpo presenta inoltre varie sfumature oscurate. Maschio. Morfologia esterna. — CAPO. — Il capo è depresso o no, sempre più lungo che largo, acrotremo, quasi ortognato; il mar- gine anteriore della fronte e quello epistomale si comportano similmente a quelli della 9; quest’ultimo, infatti, presenta 2 spor- genze sublaterali ed una mediana; il primo differenzia a sua volta un processo mediano che si spinge all’'innanzi, ma che non rag- giunge il limite anteriore della sporgenza mediana del margine epistomale; come nella 9 esso si salda con tale sporgenza costi- tuendo un breve setto divisorio longitudinale. I margini anteriori della fronte, alla base di questo processo, si dirigono anche qui all’indietro a destra ed a sinistra e descrivono una curva, poi, por- — 187 — tandosi nuovamente all’innanzi, vanno a terminare in vicinanza della parte esterna delle sporgenze sublaterali del margine epistomale, senza determinare alla loro volta, come nella 9, delle sporgenze sublaterali (fig. XX, 1 e XXIII, 1). Le brevi zone che vengono così ad essere limitate ai lati del processo medio frontale, sono pressochè completamente occupate dai 2 ampî e rotondati toruli delle antenne, sul fondo dei quali si scorge una specie di bitor- zolo digitiforme che si articola colla cavità prossimale della ra- dicola delle antenne (fig. XX, 1, 7°). I margini laterali dell’ epi- cranio sono diritti o quasi; gli angoli posteriori rotondati ; il margine posteriore trilobato; la sua faccia ventrale presenta il margine anteriore con due deboli concavità sublaterali (fig. XX, 5). — Mancano completamente occhi e ocelli. — Le antenne (fig. XIX, 1,2 e 3; XXIII, 2), inserite presso il margine epistomale e separate, come si è visto, dal processo mediano frontale, sono costituite da 4 articoli, ma, nelle due specie descritte di questo genere, sì presentano conformate piuttosto diversamente come si vedrà nelle descrizioni. —Le mandibole sono grandi, robuste, sub- triangolari, unidentate all'apice; dopo il dente il margine orale si spinge innanzi in una breve ed allungata espansione che può anche mostrarsi più fortemente sviluppata, subtriangolare e den- tiforme (fig. XXIII, 3). La faccia dorsale, alla base, è incavata; quella ventrale differenzia due grandi condili rotondati all’apice, simili o no fra loro, i quali sono sempre inclinati verso l’interno. La mandibola si articola, accavallandosi colla concavità compresa fra essi condili sul margine anteriore della faccia ventrale del capo e precisamente in corrispondenza delle deboli concavità sublaterali già descritte (fig. XIX, 4 e 5; XX, 3 e XXIII, 3). Il piano delle mandibole è normale rispetto al piano sagittale della capsula cefalica. — Le mascelle del 1° paio sembrano atrofizzate o rudimentali. — Il labbro inferiore ridotto ad un pezzo, confor- mato: come nelle fig. XIX, 6 e XXIII, 4. TORACE. — Protorace. Il Pronoto è subquadrato, poco più largo che lungo o poco più lungo che largo; sempre più largo del capo, coi quattro margini subdiritti o incavati e coi quattro angoli distintissimi, talvolta appena rotondati; sui lati si ripiega in due bande che non si sovrappongono però agli episterni protoracici. Un carattere assai vistoso è dato dallo sbocco degli spiracoli tracheali protoracici sulla faccia dorsale del pronoto presso i suoi angoli posteriori e ben visibili, specialmente quando, — 185 — come in A. prodigiosum, sono forniti di ampî peritremi (fig. XX, 2). Sterno. La sua parte indurita è assai ridotta, trasversa, in forma di subtrapezio rovesciato (fig. XX,3 S). Gli episterni hanno la faccia ventrale allungata e attenuata all’ innanzi; il loro mar- gine esterno è moderatamente convesso; quello interno sporgente nel mezzo a gobba rotondata (fig. XX, 3, E). — Mesotorace. Il mesonoto (fig. XX, 2 e XXIII, 5) è trasverso, col margine poste- riore convesso e sporgente nel mezzo; tanto gli angoli anteriori quanto quelli posteriori sono ben distinti. Lo sterno è ridotto ad una banda indurita trasversa, assottigliata nel mezzo (fig. XX, 3, 8’); sui lati, una per ciascuno di essi, sono distinte due parti pleurali allungate ed oblique (fig. XX, 3). — Metatorace-propo- deo. Il metanoto ed il propodeo sono riuniti in un pezzo sempre trasverso, molto breve, largo tanto quanto il mesonoto o poco meno, rotondato posteriormente e col margine anteriore ampia- mente concavo nel mezzo; gli spiracoli tracheali sono posti in posizione laterale o sublaterale, a metà lunghezza circa del pezzo o un po’ più innanzi (fig. XX, 2 e XXIII, 5). — Le parti laterali, esterne agli spiracoli e limitate internamente da una linea più o meno distinta, sono da riferirsi al metatorace (fig. XX, 2 e XXIII, 5). — La parte sternale indurita è ridotta ad una stretta banda trasversa, addossata a quella mesotoracica (tig. XX, 3, 8”). APPENDICI DORSALI DEL TORACE. — Nulle. APPENDICI VENTRALI DEL TORACE. — Le tre paia di zampe sono conformate diversamente fra loro e presentano distinti: anca femore, tibia, tarso 3 o 4 -articolato e pretarso; mancano i tro- canteri. — Zampe anteriori (fig. XIX, 7 e XXIII, 6): Anca a sezione trasversa subtriangolare rotondata, sempre più lunga che larga, coll’apertura prossimale ampia e subapicale; femore com- presso, molto sviluppato in senso dorso-ventrale (altezza) e col margine dorsale ben sporgente e convesso; è sempre più lungo dell’ anca; /7bia subcompressa, più breve del femore, stretta, quasi ugualmente larga per tutta la sua lunghezza, ripiegata all'apice della faccia esterna in una specie di caratteristica espansione dentiforme; /avso di 3 articoli, sempre più breve della tibia; il 1° articolo è il più lungo; il 2° il più breve; ambedue sono ta- gliati obliquamente all’apice; pretarso con empodio breve e sub- conico e con unghie grandi, alle volte grandissime, larghe alla base e vistosamente falcate. — Zampe medie (fig. XIX, 8 e XXIII, 7): Anca subcompressa sempre molto più lunga che larga, coll’a- EN — 189 — pertura prossimale apicale; feınore molto lungo, stretto, compresso, un po’ ricurvo, colla convessità rivolta ventralmente; fibia più stretta anche del femore, meno lunga, poco o nulla ristretta alla base, subcompressa; /arso di 4 articoli, più breve della tibia; gli articoli 1° e 5° sono i più lunghi; preturso con empodio breve e subconico e con unghie lunghe e falcate. — Zampe posteriori (fig. XIX, 9 e XXIII, 8): Anca subcompressa, sempre molto più lunga che larga, ad apertura prossimale subapicale; femore sub- compresso, attenuato ai due estremi, discretamente sviluppato in senso dorso-ventrale; circa tanto lungo quanto l’ anca; bia più breve del femore, subcompressa, un po’ dilatata all’apice; farso di 4 articoli, più lungo della tibia o tanto lungo quanto essa; il 1° articolo è il più lungo di tutti; il 2° ed il 3° i più brevi; pre- tarso con unghie grandi, alle volte molto lunghe, acute, falcate, larghette alla base. ADDOME. — Per il propodeo si è già visto a proposito del torace. I maschi di questo genere sono so/erogastri, come tutti quelli degli Agaonini veri. Il 2° wrolergile è brevissimo e trasver- so; il suo sternite è saldato con quello del 3°. Il gastro, rispetto alla mole del torace, è, proporzionatamente, piuttosto piccolo; gli uriti 3-6 ne costituiscono la parte globulare; il 6° urotergite è meno trasverso degli altri; gli uriti 7°-9° ne formano la parte tubu- lare; 1’8° porta gli spiracoli tracheali a peritrema piccolo e roton- dato; il 9° urotergite è allungato e brevemente intaccato all’apice; il 10° è privo di cerci (fig. XIX, 10). Pene con apodemi prossi- mali allungatissimi. Chetotassi — Il capo è cosparso di un numero vario di setoline brevi o lunghette; la sporgenza mediana del margine epi- stomale ne porta di solito 6 relativamente lunghe e robuste (fig. XIX, 1; XX, 1 e XXIII, 1). — Antenne con un numero vario di se- tole a seconda della specie e con varî sensilli celoconici e subco- nici all’apice dell’ultimo articolo (fig. XIX, 2 e 3; XXIII, 2). — Man- dibole con varie setole piuttosto lunghe e robuste (fig. XIX, 4 e 5; XXIII,3).—Il forace e il propodeo ne portano poche estremamente brevi ovvero lunghette (fig. XX, 2 e XXIII, 5). — Le zampe ne pos- seggono varie, generalmente non lunghe ed in scarso numero; i femori di tutte tre le paia possono essere o no provvisti di denti subconici ed allungati; le tibie ne portano sempre un numero più o meno grande; i primi due articoli dei tarsi anteriori ed i primi tre di quelli medî e posteriori ne hanno egualmente un numero MON vario; unghie con una setolina prossimale ventrale (fig. XIX, 7, 8 e 9.e XXIII, 6, 7 e 8). Colore. — Molto chiaro; fondamentalmente melleo o cremeo- ocraceo, ovvero ancora più chiaro, cremeo-stramineo; il capo alle volte è più scuro; così pure le parti rinforzate del tegumento. Distribuzione geografica. — Le due sole specie che si cono- scono di questo genere abitano la parte litoranea settentrionale dell’Africa occidentale. Ho potuto però esaminare, per gentile pre- mura dell’amico Dr. L. Masi, anche tre 99 raccolte nel 1908 alle Isole Seychelles (Silhouette) e certamente appartenenti a questo genere. Sembravano affini all’A. prodigiosum, ma erano conser- vate a secco, in gran parte mutilate, male incollate su carton- cini, in condizioni adunque che non permettevano un esame preciso. Ecologia. — Una delle specie vive entro i frutti del Ficus ferruginea Desf. Osservazioni. — Il genere Allotriozoon si avvicinerebbe, pei tarsi del J di 3 articoli e per la vena postmarginale delle ali anteriori della 9 brevissima (Ashmead la dice assente), ad Kiseniella Ashmead (1906) (1) = Eisenia Ashmead (1904). (2) = Allopade Strand (1911) (3). La descrizione di questo genere però serve a poco o a nulla; troppo scarsi e insufficienti sono i caratteri esposti perchè se ne possa concludere qualche cosa. Inoltre X. mexicana Ashm. è nomen nudum e di E. flaviscapa Ashm. è descritta solo la 9 (1904, 1. c., pag. 394). A parte il fatto che le forme dell’Ashmead provengono dall’ America meridionale e le mie dall'Africa, fatto che non ha un valore assoluto, il complesso degli altri caratteri molto importanti e la considerazione che l’Ashmead stesso ha assegnato 3 articoli anche ai tarsi anteriori dei maschi del genere Blastophaga (!!), mi conforta a ritenere nuovo il genere in discussione (4). (1) Ashmead, W. A. — New generic names. — Proceed. of the Entom. Soc. of Washington, Vol. VIII. (1906), pag. 30-31. (2) Ashmead, W, A. — Classification of the Chaleid Flies ecc. gia c., pag. 233-234. (3) Strand, E. — Sechzehn Novitiiten der Gattung Stenopistha Strand und zwei neue Gattungsnamen in Chaleididae. — Arch. Natg., Berlin, 77, Bd. I, H. 1, pag. 192-210, 1911. (4) La % di Blastophaga nota Bak. figurata dal Baker a pag. 71, fig. 2 del suo; « A Study of Caprification in Ficus nota» (The Philippine VOTI oe TAVOLA PER LA DETERMINAZIONE DELLE @ @. — Capo distintamente più lungo che largo fra il margine esterno degli occhi; 9° e 11° articolo delle antenne lunghi circa 3 volte la loro larghezza massima; margine orale della faccia ventrale della mandibola e quelli del dente apicale integri; appendice delle mandibole con 48-52 serie trasverse di dentellature; 1° articolo dei tarsi anteriori lungo quanto i tre seguenti consi- derati insieme . . . . . +. prodigiosum n. SP. — Capo all’ineirca tanto lungo o largo; 9° e 11° articolo delle antenne lunghi circa 2 volte la loro larghezza massima; mar- gine orale della faccia ventrale della maridibola dentellato in una ai margini interni del dente apicale e profondamente in- taccato ad angolo acuto; appendice delle mandibole con 20-22 serie trasverse di dentellature; 1° articolo dei tarsi anteriori lungo quanto i due seguenti considerati insieme . . 2... heterandromorphum n. SP. TAVOLA PER LA DETERMINAZIONE DEI g gd. — Capo distintamente e fortemente depresso; antenne bacilliformi, lun- ghe circa quanto il capo, cogli articoli subeilindrici tutti più lunghi che larghi; labbro inferiore subtriangolare, grande, provvisto di 3 setole dentiformi; pronoto e propodeo con spi- racoli tracheali a grande e vistoso peritrema; 1° articolo dei tarsi anteriori lungo quasi 6 volte la sua larghezza massima (altezza); tarsi posteriori un po’ più lunghi delle tibie; femori di tutte tre le paia di zampe con un numero vario di denti prodigiosum n. Sp. — Capo distintamente poco depresso; antenne lunghe circa la metà di esso, collo scapo subeompresso e col 3° articolo trasverso; labbro inferiore a larga base, attenuato all’apice, quivi ripie- gato ventralmente e bipuntuto; pronoto e propodeo con spira- coli tracheali a peritrema piccolo; 1° articolo dei tarsi ante- riori lungo neppure 3 volte la sua larghezza massima; tarsi posteriori tanto lunghi quanto le tibie; i femori di tutte tre le paia di zampe privi di denti. Aeterandromorphum n. sp. Journ. of Science. Vol. VIII, Sec. D., N. 2, pag. 63-83, 1913) mostra un capo per alcuni caratteri stranamente Co a quello delle 9 9 di questo genere; ma le caratteristiche morfologiche di tutte le altre parti del corpo della 9 e del { allontanano in modo assoluto tale specie dal genere Allotriozoon. — 192 — A. prodigiosum n. sp. Femmina. Di color ocraceo-ocroleuco, con parti più oscure fulvo-um- brine sfumate al pronoto, al propodeo e al 2°, 3° e 8° urotergite. Il capo è distintamente più oscuro del corpo, di color fulvo-um- Fig. XVII. Allotriozoon prodigiosum n. g. n. sp. femmina. 1. Capo veduto di faccia e senza le antenne: 7, toruli delle me- desime. 2. Capo veduto posteriormente: 0, foro oceipi- tale. 3. Antenna. 4, Mascelle del 1° paio e labbro inferiore. 5. Torace, propodeo e parte del gastro veduti dal dorso: I, propodeo; JJ, secondo urotergite; III, parte del terzo urotergite (per l’interpretazione delle altre parti efr. la tig. XXV, 1, 2 e 3). 6. Parti sterno-pleurali del protorace: E, episterni; .S, sterno; C, anche del primo paio di zampe. 7. Parti sterno-pleurali del mesotorace: a, parti secondarie laterali anteriori del mesosterno; b, parti sec. sublaterali mediane; E’, zone episternali; 2”, zone epimerali. brino, sfumato all’innan- zi in una tinta simile a quella del torace. Le antenne sono cremeo-o- croleuche; le mandibole ocraceo-ferruginee; gli occhi atropurpurei. La parte dorsale dol torace, del propodeo e del 2° urite è percorsa da una linea longitudinale bian- castra la quale si allarga un po’, presso il margine posteriore di ogni pezzo; tale linea ricompare al 6°0 7 ° urotergite; talora, benché sottilissima, è presente anche sugli u- rotergiti 3°-5°. Le parti sternali e pleurali del torace e quelle sternali del gastro sono più chia- re delle parti dorsali; solo le parti sublaterali mediane del mesosterno appaiono di solito più oscuramente colorate. Le zampe sono dello stesso colore del corpo; le parti pleurali membranose del gastro biancastro-sudice. L’ o- vopositore è pallido, le sue valve sono umbrine, schiarite al- l'estremo loro apice. Ali ialine, un po’ fumose in causa della fitta pelosità; venature umbrino-ocracee, — 1939 — DIMENSIONI. — Lunghezza del capo pp.: 682,5; largh. fra il mar- gine esterno degli occhi: 560; largh. avanti agli occhi: 420; lungh. torace: 647,5; largh. pronoto: 507,5; largh' mesonoto :507,5; lunghezza propodeo: 105; largh. propodeo : 437,5; lunghezza ga- stro: 910-945; largh. 700; lungh. terebra: 980-1050; lungh. ali an- teriori : 1102,5; largh. 227,5. Capo. — Il capo è distintamente più lungo (alto) che largo fra il margine esterno degli occhi e circa due volte e !/, la sua larghezza fra il margine interno degli occhi medesimi; i suoi margini laterali innanzi agli occhi sono molto sviluppati e lun- ghi circa 1 volta e ‘/, la lunghezza maggiore degli occhi stessi presa dal dorso; il margine epistomale presenta due sporgenze sublaterali acuto-rotondate ed una mediana piuttosto larga, in- taccata nel mezzo e provvista di 2 setole lunghette; il processo mediano frontale è allungato ed un po’ rotondato al suo apice; il capo é fornito di alcune setole distribuite come nella figu- ra XVII, 1 e 2.— Gli occhi sono grandi, ovato-rotondati, molto sporgenti, minutamente pelosi. — Le antenne hanno lo scapo lungo circa 2 volte e */, la sua larghezza massima, compresso, prov- visto di setole lunghe e robuste; il suo margine posteriore è con- vesso, quello anteriore diritto nel suo tratto medio; il 2° articolo è pure compresso, breve, più largo che lungo, ristretto alla base, fornito di poche setole lunghette; il 3° é assai più piccolo del 2°, anch’ esso compresso, lungo metà di quello, largo meno della metà; si prolunga all’ innanzi in una larga e grossa sporgenza un po’ obliquamente troncata all’apice; porta una coppia di grandi setole presso il suo margine posteriore ed alcune altre, di varia lunghezza, all’estremo distale della sporgenza descritta; il 4° arti- colo è più grande del 3°, compresso, ristretto alla base, lungo circa quanto il 2°; tanto lungo quanto largo, con 2 coppie di se- tole robuste e apicali; il 5° & subcompresso, largo circa quanto il 2° e lungo un po’ meno di 2 volte la sua massima larghezza; gli articoli 6-10 sono subcilindrici, appena compressi; dal 6° al 9° hanno all'incirca la stessa lunghezza; il 6° è meno largo del 5° e circa tanto lungo quanto esso; il 7° è su per giù tanto largo quanto il 6°; 1° 8° è meno largo del 7°; il 9° anche me- no dell’ 8°; il 10° articolo è più breve dei precedenti; l’ 11°, astra- zione fatta dallo scapo, è il più lungo di tutti ed é un po’ atte- nuato ai due estremi. Setole e sensilli come nella fig. XVII, 3. — Mandibole (fig. XVIII, 1, 2 e 3) colla faccia ventrale più larga — 194 — alla base che lunga; circa tanto lunghe (dente compreso) che larghe a quella dorsale; margini interni, dorsale e ventrale, del dente e margine orale integri; faccia ventrale provvista di 8 li- nee rilavate a costa, trasverso-oblique, ricurve; setole di varia lunghezza; l’appendice, molto sviluppata, è lunga 6 volte e ‘/, la sua larghezza, un po’ attenuata all’apice, ripiegata lungo il margine interno, dal ventre al dorso, in una banda specialmen- te visibile alla sua base; è fornita di 48-52 serie trasver- se di dentellature lanceolate le quali, lungo il margine in- terno e all’estremo apice, sono distin- tamente più lun- Fig. XVIII. A. prodigiosum n. g. n. sp. femmina, 1. Mandibola, colla sua appendice veduta dalla faccia ventrale (sono disegnati solamente i contorni). 2. Mandibola maggiormente ingrandita veduta dalla faccia dorsale e solo colla parte prossimale dell’appendice. 3. La stessa veduta dalla faccia ventrale. 4. Ali del primo e secondo paio. 5. Parte della marginale, postmarginale e stigmatica mag- giormente ingrandite. 6. Zampa anteriore. 6. Z. media. 8. Z. po- steriore. 9. Urosterniti. ghe. — Mascelle det 1° puio (fig. XVII, 4) come si sono descritte nel genere. — Labbro inferiore (fig. XVII, 4) fornito, presso l’apice, di un gruppo di 6 setole relativamente lunghe e robuste. TORACE. — Protorace poco sviluppato in lunghezza; veduto dal dorso mostra accennati due angoli anteriori ed un margine com- preso fra essi rotondato; i lati sono subdiritti e divergenti all’in- dietro; setole scarse e lunghette come nella fig. XVII, 5. Sterno ed episterni secondo quanto si è detto nel genere. — Mesotorace. Mesonoto: Parte anteriore trasversa con solchi parapsidali deboli ma distinti; scapole un po” più larghe che lunghe e sporgenti ad angolo acuto sui lati (fig. XVII, 5). Parte posteriore con scu- tello ampio, trasverso, moderatamente convesso tanto in senso longitudinale quando in senso trasverso; é fornito di alcune se- a tole; ascelle mediocri, subtriangolari; parascutelli estremamente ridotti ed allungati; il mesonoto è percorso da una linea impressa longitudinale e mediana, la quale però è appena accennata nello scutello (fig. XVII, 5). Parte sferno-pleurale come si è descritta nel genere. — Melalorace. Metanoto largo poco più di 4 volte la sua lunghezza massima, a superficie convessa in senso tra- sverso, percorso per il lungo dalla solita linea impressa (figu- ray XV). APPENDICI DORSALI DEL TORACE. — Al; anteriori (fig. XVIII, 4 e 5) colla v. omerale lunga poco più di 2 volte quella margi- nale più l’abbozzo della postmarginale; cellula costale lunga circa 13 volte la sua larghezza massima e con un’abbondante metà distale rivestita di numerose setoline. La v. marginale è un po’ pit breve della stigmatica; la postmarginale, come si è detto, è abortita; la stigmatica & molto inclinata ed un po’ piegata presso la base come nella fig. XVIII, 5; sensilli e setole come nella figura. — Ali posteriori lunghe un po’ meno di */, di quelle ante- riori, un po’ pitt della loro venatura subcostale, un po’ meno di 5 volte la propria larghezza; setole come nella fig. XVIII, 4. APPENDICI VENTRALI DEL TORACE. — Zampe anteriori: Anca allungatissima, lunga un po’ più di 3 volte la sua larghezza pros- simale; frocantere breve; femore ristretto alla base, compresso, poco più lungo dell’anca; setole scarse e lunghette; {bia brevis- sima, compressa, lunga meno della metà del femore, brevemente bidentata all’apice della faccia esterna; {arso più lungo del doppio della tibia; il 1° articolo è lungo circa come la tibia e come i i tre seguenti articoli considerati insieme; il 2° un po’ più della metà del 1°; il 3° ed il 4° diminuiscono in lunghezza; il 5° é più breve del 1° e un po’ meno lungo del 2° e del 3° presi insieme; pretarso con unghie larghette alla base e fornite ventralmente di una setola; setole, sensilli ecc. come nella fig. XVIII, 6. — Zampe medie: Anca subcompressa, larga un po’ meno di 2 volte la sua lunghezza; trocantere ben distinto, poco più lungo che largo; femore compresso, un po’ attenuato distalmente, lungo quasi sette volte la sua larghezza massima (altezza); bia com- pressa, sottile, pressochè ugualmente larga per tutta la sua lun- ghezza, lunga circa quanto il femore più il trocantere, senza sprone apicale; /arso un po’ più breve della tibia; il 1° articolo è meno lungo del 2° più il 3°; il 5° é intermedio di lunghezza fra il 3° e il 4°; setole, sensilli, ecc, come nella fig. XVIII, 7. — — 196 — Zampe posteriori: Anca subcompressa, a sezione trasversa ovato- allungata, attenuata all’apice, lunga un po’ meno di 2 volte la sua massima larghezza; #rocantere distinto, più lungo che largo, sub- compresso; femore compresso, attenuato distalmente, lungo circa 3 volte o poco più, la sua massima larghezza; bia subcom- pressa, lunga circa quanto il femore e circa 6 volte la sua lar- ghezza massima; è un po’ ristretta alla base e fornita all’ apice della sua faccia esterna di un dente breve, tozzo, un po’ ricurvo, subtriangolare; farso lungo 1 volta e */, la tibia o poco più; il 1° è meno lungo dei 2 seguenti presi insieme e poco meno largo dell’apice della tibia; gli altri diminuiscono gradualmente in lar- ghezza e in lunghezza; il 5° è lungo circa come il 3°; setole di varia grossezza, fitte specialmente lungo il margine ventrale de- gli articoli: confr. figura XVIII, 8. ADDOME. — Propodeo trasverso, largo circa 4 volte la sua lunghezza mediana, convesso in senso trasverso, percorso lungo la linea mediana da una leggera impressione, fornito di varie setole lunghette, distribuite in vicinanza dei margini laterali come nella fig. XVII, 5. — Gastro come si è descritto nel genere. Appendici del 9° urite con 3-4 setole. — Gli wrosterniti (fig. X VIII, 9) sporgono oltre l’ apice del 9° urotergite. — La terrebra è poco più lunga del gastro. Maschio. Capo di color melleo-ocraceo, con antenne e mandibole ocraceo-ferruginee ; queste ultime un po’ più oscure; il corpo e le zampe sono melleo-cremei chiari; le tibie, però, i femori medî e posteriori e le parti rinforzate del tegumento appaiono un po” più scuri; il gastro, al contrario, è più chiaro. DIMENSIONI. — Lunghezza del capo pw: 770; largh.: 490; lungh. pronoto : 612,5; largh.: 682,5; lungh. mesonoto: 402,5; largh.: 665; lungh. metanoto + propodeo: 227,5; largh.: 630. Capo. — Il capo (fig. XIX, 1 e XX, 1 e 3) è fortemente depresso, la sua superficie dorsale debolmente convessa; è lungo 1 volta e !/ la sua massima larghezza; i suoi margini laterali appena convessi, talvolta un po’ depressi nel mezzo, sono mode- ratamente convergenti all’innanzi; gli angoli posteriori sono ro- tondati, il margine posteriore è trilobato, però le due intaccature sublaterali che determinano i tre lobi sono appena accennate ed = il lobo mediano descrive una curva ribassata; il margine episto- male presenta le due sporgenze sublaterali di una forma resul- tante dal raccordamento di una curva con una retta e quella mediana rotondata con un accenno di trilobatura; quest’ ultima porta sei setole lunghette e robuste; il processo medio frontale è attenuato e rotondato all’innanzi. La superficie dell’epicranio è fornita di uno scarso numero di setole minute, sparse irregolar- GC id DET Oy J Fig. XIX. A. prodigiosum n. g. n. sp. maschio. 1. Capo veduto dal dorso. 2. Antenna. 3. Ultimo articolo della medesima maggiormente ingrandito. 4. Mandibola veduta dalla faccia ventrale. 5. La stessa veduta dalla faccia dorsale. 6. Labbro inferiore. 7. Zampa ante- riore. 8. Z. media. 9, Z. posteriore. 10. Gastro: 2-9, urotergiti corrispondenti; S, spiracoli tracheali dell’ 8° urite. mente come nella fig. XIX, 1 e XX, 1. — Le antenne hanno lo scapo subcilindrico, gradualmente e debolmente ristretto verso la base, rotondato all’ apice, lungo un po’ meno di 5 volte la sua larghezza, ricurvo all’ infuori e fornito di pochissime setole; gli articoli 2°, 3° e 4° sono nitidamente distinti l’uno dall’altro, però, in causa delle loro larghezza uniforme e delle reciproche artico- lazioni che escludono qualsiasi indipendenza di movimento di ciascuno di essi, appaiono come riuniti in un pezzo unico bacil- liforme ; il 2° è largo poco meno dello scapo, lungo un po’ più di 3 volte la sua larghezza, cilindrico e fornito di una setola; è lungo poco meno della metà dello scapo; il 3° è un po’ più breve del 2°, cilindrico, distalmente sporgente verso l'interno in una — 198 — 4 breve convessità; è fornito di alcune setole; il 4° è anche più breve del 3°, pure cilindrico, rotondato all’ apice ; quivi porta alcuni sensilli celoconici e alcuni altri brevi e subconici; cfr. la fig. XIX, 1, 2 e 3. Queste antenne di aspetto piuttosto strano e caratteristico non hanno le simili in alcun altro genere di Agao- nini. — Mandibole (fig. XIX, 4 e 5) lunghe (condili di articola- zione compresi) un po’ meno di 2 volte la loro larghezza basale; il margine orale, dopo il dente, si spinge all’infuori in una espan- sione allungata, poco sporgente; condili articolari subsimili; setole grandi, robuste specialmente distribuite presso il margine orale. — Mascelle del 1° paio atrofizzate. — Labbro inferiore ridotto ad un pezzo grande, subtriangolare, rotondato all’ apice, provvisto di 5 setole brevi, larghe alla base, robuste, fig. XIX, 6. TORACE. — Protorace. Il pronoto (fig. XX, 2) è subqua- drato, appena un po’ più largo che lungo, decisamente più largo dell’epicranio, coi quattro margini subdiritti e coi quattro angoli appena rotondati; è debolmente convesso in senso trasverso e provvisto di rade e minutissime setole distribuite irregolarmente come nella figura; spiracoli tracheali a peritrema ampio e assai vistoso. Sterzo ed episterni come si sono descritti per il genere.— Mesotorace. Il mesonoto (fig. XX, 2) è circa tanto largo quanto il pronoto e circa 1 volta e */, la propria lunghezza mediana ; il margine anteriore e quello posteriore sono convessi e sporgenti; quest’ultimo mostra una convessità mediana e due concavità subla- terali; gli angoli posteriori sono ben distinti ed acutamente roton- dati; i lati subdiritti ed ondulati; setole minutissime, scarse, distribuite irregolarmente. Le parti sferno-pleurali sono state descritte nel genere. — Metatorace e propodeo (fig. XX, 2) uniti in un pezzo trasverso largo un po’ meno del mesonoto e circa 3 volte la propria lunghezza mediana; i suoi margini laterali e quello posteriore descrivono insieme una curva ribassata; gli angoli posteriori sono adunque nulli; i pezzi laterali riferibili al meta- torace sono individualizzati da 2 linee ondulate, ciascuna delle quali verso l’esterno ha due concavita estreme, una anteriore ed una posteriore, ed una convessità mediana che margina il con- torno dell’ampio peritrema dello spiracolo tracheale; questi sono grandi, ovato-allungati, disposti un po’ obliquamente ed occu- panti, in lunghezza, circa la terza parte del propodeo. Setole scarse e minutissime. Parti stern0-pleurali descritte a proposito del genere. — 199 — APPENDICI VENTRALI DEL TORACE.— Zampe anteriori(fig. XIX 7): Anca a sezione trasversa subtriangolare rotondata, col margine dorsale a spigolo tagliente e quello ventrale rotondato; attenuata all’apice, lunga circa 1 volta e '/, la sua larghezza massima; femore compresso, assai sviluppato in altezza (dorso-ventral- Fig. XX. A. prodigiosum n. g. n. sp. maschio. 1. Capo veduto dal dorso; sono state tolte ad arte le antenne e le mandibole per mostrare la conformazione della sua parte anteriore: T, toruli delle antenne. 2. Torace e pro- podeo veduti dal dorso; sono ben distinti gli spiracoli tracheali a grandi peritremi del pronoto e del propodeo. 3. Capo, torace e propodeo veduti ventralmente; sono state tolte le antenne e le zampe di tutte tre le paia, dal trocantere in giù: C, €’ e 0”, anche del 1°, 2° e 3° paio; £, episterni pro- toracici; 0, foro occipitale; P, bande ripie- gate del pronoto; S, S’ e S”, regioni ster- nali del pro-, meso- e metatorace. mente), forteınente attenuato alle due estremità, lungo 2 volte scar- se la sua larghezza massima, col margine dorsale fortemente con- vesso, quello ventrale subdiritto e, presso l’apice, rientrante in una brusca, piuttosto profonda e rotondata incavatura; è provvisto di poche setole e di ‘alcuni denti robusti lungo il margine dorsale; tibia subcompressa, relativamente sottile, quasi ugualmente larga per tutta la sua lunghezza, di- stintamente meno lunga del fe- more; al suo apice la faccia e- sterna si ripiega dorso-ventral- mente in una espansione biden- tata, nella quale il dente piu dorsale è minimo; le setole sono scarse e lunghette; lungo il mar- gine dorsale e lungo quello ven- trale si trovano varî denti ro- busti e subconici; ¢arso più breve della tibia; il 1° articolo è lungo più del 2° e del 3° presi insieme e circa 6 volte la sua larghezza; è fornito di alcune setole e, nella metà distale dal suo margine ven- trale, di varî denti robusti e subconici; il 2° articolo è molto più breve del 1°, all'apice è provvisto di un paio di setole dorsali e di un paio di denti ventrali; il 3° articolo è più lungo del 2° e più breve del 1°; pretarso con unghie grandissime, larghe alla base, vistosamente falcate ed acute; portano una setolina basale ventrale. — Zampe medie (fig. XIX, 8): Anca a sezione trasversa irregolarmente ovato-allungata, subcompressa, ristretta all’apice, — 200 — lunga 2 volte e '/, o poco meno la sua massima larghezza; è provvista di alcune setole robuste e di varî denti; femore molto lungo, compresso, attenuato prossimalmente, lungo circa 7 volte la sua larghezza massima; è fornito di poche setole e di varii denti allungati; /ibia sottile, subcompressa, un po’ più breve del femore, poco ristretta alla base, provvista di numerosi denti al- lungati, di varia grandezza, distribuiti come nella figura; arso più breve della tibia; il 1° articolo è più lungo dei 2 seguenti presi insieme; porta poche setoline e alcuni denti quasi tutti apicali; il 2° ed il 3° hanno una coppia di setoline all'apice dorsale e varii denti apicali; il 4° e lungo circa quanto il 1°; pretarso con unghie grandi, falcate, un po’ meno robuste di quelle anteriori. — Zampe posteriori (XIX, 9): Anca subcompressa, attenuata verso l’apice, lunga poco più di 2 volte ‘/, la sua larghezza prossimale; poche setole; femore subcompresso, attenuato ai due estremi, lungo circa 4 volte la sua larghezza (altezza); alcune setole e pochi denti; {dia subcompressa, dilatata verso l’apice, un po’ più breve del femore, provvista di varii denti allungati ed acuti, dei quali un gruppo di 4 all’estremo apice ventrale; /arso più lungo della tibia; il 1° articolo è lungo circa 1 volta e !/, i due che lo seguono presi insieme e porta varii denti lungo la metà distale del margine ventrale; all’estremo apice dorsale una coppia di se- toline; 2° e 3° articolo con una coppia di setole dorsali e con 4 denti ventrali all'estremo distale; il 4° articolo è un po’ più bre- vre del 1°; pretarso con unghie simili a quelle delle zampe medie, ADDOME, — Per il propodeo si è visto a proposito del torace; il gastro è stato descritto nel genere (fig. XEX, 10). DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA, — Molti esemplari di ambo i sessi, raccolti dal Prof. F. Silvestri nel 1912 ad Aburi, Costa d’ Oro (Africa occ.). È ECOLOGIA. — È sconosciuto il nome specifico del Fico che ospita questa forma. OSSERVAZIONI. — Per l’individualità della specie si rimanda a quanto si è detto in calce alla descrizione del genere; per le differenze assai spiccate che la distinguono da quella di cui segue la descrizione vedi le tavole sinottiche a pag. 191. — 201 — A. heterandromorphum n. sp. Femmina. Il colore èfsimile a quello di A. prodigiosum Grnd.; le an- tenne però sono generalmente più chiare, cremeo biancastre, inoltre il colore del corpo è più uniforme. DIMENSIONI. — Lunghezza del capo pp: 525; larghezza fra il margine esterno degli occhi: 507,5; largh. innanzi agli occhi: 385; lungh. del torace: 542,5; largh. pronoto: bi INS \ 402,5; largh. mesonoto: 420; lungh. pro- ME pedeo nel ui 1925; larghe: 350; oer lungh. gastro: 875; largh.: 525; lungh. WEL terebra: 525; lungh. ali anter.: 1610; largh.: 857,5; lungh ali post.: 1015; largh.: 227,5. Capo. — Il capo (fig. XXI, 1) è molto simile a quello di prodigiosum, ma assai meno sviluppato in lunghezza (altezza); infatti la sua larghezza fra il margine esterno degli occhi è uguale, all’incirca, alla sua massima lunghezza; i suoi margini leterali innanzi agli oc- chi sono più brevi del diametro mag- giore degli occhi medesimi; il margine epistomale ha la sporgenza mediana distintamente tridentata; il processo me- dio frontale termina ad angolo acuto (fig. XXI, 1). — Gli occhi appaiono molto grandi e molto sporgenti. Setole come ene nia nella figura. — Le antenne (fig. XXI, 2) mina. 1. Capo veduto di faccia e sono simili a quelle di prodigioswn; lo pera e Sep rele mandibole. scapo però è più stretto e lungo circa 3 volte la sua massima larghezza; setole come nella figura; 2 articolo circa tanto lungo quanto largo o un po” più lungo che largo; il 3° ha la sporgenza anteriore un po’ più ri- dotta; il 4° è più trasverso; il 5" è più largo del 2° e poco più lungo che largo; gli articoli 6-10 sono circa egualmente grandi; tendono però a diminuire in lunghezza e ad aumentare in larghezza verso l’apice dell'antenna; il 10° infatti è più breve del 6° e un po’ più Fig. XXI. Bollett. di Zoologia Gen. e Agr. 14 — 202 — largo; 1’11° é un più lungo anche del 6° e simile a quello di prodi- giosum; setole e sensilli simili a quelli dell’altra specie e distri- buiti come nella figura. — Mandibole (fig. XXII, 1 e 2) più lunghe che larghe tanto alla faccia dorsale quanto a quella ventrale; il dente apicale è molto più sviluppato; i suoi margini interni (il dorsale ed il ventrale) sono mi- nutamente dentellati; il mar- gine orale della faccia ven- trale inoltre è intaccato da una profonda incisura ad an- golo acuto; questa faccia ha un numero di coste molto più piccolo; di esse solo due sono complete; setole come nella figura. L’appendice della mandibola è lunga circa .7 volte la sua larghezza; in re- lazione colla brevità del capo è anch'essa più breve, atte- nuata verso l’apice, provvista di 20-22 serie trasverse di dentellature. — Mascelle del En _ 1° paio e labbro inferiore do gotemndramerpin n ap femmine, 2. Mead | simili a quelli di prodigio: trale. 2. la stessa dalla faccia dorsale e solo colla SUM quest’ultimo porta al parte prossimale dell’ appendice. 3. Ali del 1° e suo apice 4 0 5 setole sola- 2° paio; si è trascurato di disegnare le setole di più che la metà distale di ciascuna ala. 4. Parte mente. della marginale, postmarginale e stigmatica del- Il TORACE è molto simile l’ala anteriore maggiormente ingrandite. 5. Zampa anteriore. 6. Z. media. 7. Z. posteriore. a quello della specie prece- dente. APPENDICI DORSALI DEL TORACE. — Al. anteriori simili a quelle dell’altra specie, ma più raccorciate; sono lunghe appena 2 volte la loro massima larghezza o anche un po’ meno; la v. omerale è lunga più di 2 volte quella marginale più l’ accenno della postmarginale; la cellula costale è lunga 10 volte la sua lar- ghezza; la v. stigmatica termina con una clava all'apice un po’ acuta; setole, sensilli ecc. come nella fig. XXII, 3 e 4. — Ali posteriori langhe circa */, 0 poco meno delle anteriori e poco più di 4 volte la propria larghezza; setole, sensilli, retinacolo ecc. come nella fig. XXII, 3. I APPENDICI VENTRALI DEL TORACE.—Zampe anteriori (fig.XXII,5): L’anca è lunga appena 2 volte e '/, la sua massima larghezza; il femore, più tozzo, è lungo appena 3 volte la sua larghezza massima; la bia è assai minutamente tridentata all’ apice della sua faccia esterna; il /arso è lungo il doppio della tibia; il 1° arti- colo è meno lungo della tibia e circa come i due seguenti presi insieme; il 5° poco più breve del 1°; setole e il resto come nella figura. —- Zampe medie (fig. XXII, 6): Anca larga 1 volta e 1/, la sua lunghezza; trocantere un po’ più lungo che largo; femore lungo 6 volte la sua larghezza massima; bia lunga quanto il femore e il trocantere considerati in un tutto unico e priva di sprone apicale; /arso tanto lungo quanto la tibia; il 1° articolo è poco più lungo del 2°; il 5° circa tanto lungo quanto questo; setole ecc. come nella figura. — Zampe posteriori (fig. XXII, 7): Anca lunga circa 2 volte la sua massima larghezza; trocantere più luago che largo; femore lungo 2 volte la sua larghezza, col mar- gine dorsale presso la base sporgente un po’ all’indietro a gobba rotondata, all’innanzi attenuato; fibia proporzionatamente più larga e più tozza di quella di prodigiosum, lunga poco più di 3 volte la sua larghezza distale e con un dente simile all’ apice; tarso lungo un po’ più di 2 volte la tibia; il 1° articolo é lungo circa quanto i 2 seguenti considerati insieme; il 5° è un po’ più lungo del 3°; setole, ecc. come nella figura. ADDOME. — Il propodeo è simile a quello dell’ altra specie; gli spiracoli tracheali con peritremi simili; il gastro è proporzio- nalmente più allungato e meno panciuto; spiracoli tracheali dell’8° urotergite pure simili. La ferebra è più breve, non raggiunge nemmeno la lunghezza del gastro. ° Maschio. Di color cremeo-stramineo; le parti rinforzate del tegumento sono ferruginee; gli articoli 2-4 delle antenne e il gastro bian- castri; qualche esemplare è leggermente più oscuro. DIMENSIONI. — Lunghezza del capo pp: 665; largh.: 420; lungh. pronoto: 437,5; largh. 437; lungh. mesonoto: 315; largh. 472,5; lungh. metanoto-propodeo: 105; largh. 385. Capo. — Il capo (fig. XXIII, 1) a prima vista, specialmente in causa della sua poca depressione, appare piuttosto diverso da quello di prodigiosum; un esame un po’ accurato però riconduce — 204 — alle affinita non dubbie che ambedue hanno comuni. Si presenta in- fatti quasi per nulla depresso e colla superficie dorsale, se lo si guarda di profilo, assai convessa posteriormente; è lungo (alto) più di 1 volta e ‘/, la sua massima larghezza; i suoi lati sono quasi diritti e impercettibilmente convergenti all’innanzi; le 2 sporgenze sublaterali del margine epistomale sono meno sporgenti e meno rotondate; quel- la mediana è su- bangolosa; il processo medio frontale è più tozzo; il margine posteriore è pu- re trilobato, ma, a differenza di quello di prodi- gioswn, i lobi laterali sono po- co sviluppati e assai meno spor- genti di quello mediano grande e convesso; la superficie dell’e- A. heterandromorphum mn. sp. maschio. 1. Capo veduto dal dorso, picranio è forni- senza le antenne e le mandibole. 2. Antenna. 3. Mandibola veduta ta di setole più dalla faccia ventrale. 4, Mascelle del 1° paio rudimentali e labbro Fig. XXIII. inferiore. 5. Torace e propodeo veduti dal dorso. 6. Zampa anteriore. numerose e di- 7. Z. media. 8. Z. posteriore. stintamente più lunghe, special mente sui lati. — Le antenne si distaccano alquanto da quelle di pro- digiosum; sono lunghe appena la metà del capo (fig. XXIII, 2); lo scapo è subcompresso, lungo poco più di 2 volte e '/, la sua larghez- za, ben sviluppato in senso dorso ventrale, fornito di varie setole lunghette e robuste e di alcuni sensilli; il 2° articolo è subcilindrico, poco più lungo che largo, allargato all'apice, con poche setole; il 3° articolo è pure subcilindrico ma trasverso, più largo che lungo e con alcune setole lunghette; il 4°, dopo lo scapo, è il più lungo di tutti; è un po’ più lungo del 2° e 3° considerati insieme, si allarga verso l’apice e termina rotondato; la parte apicale di questo arti- colo, submembranosa e fornita di varî sensilli celoconici e subconici, — 205 — rientra spesso entro l’articolo stesso e così esso appare più corto e troncato bruscamente all’apice; setole come nella figura. —Man- dibole (fig. XXIII, 3) più tozze, più larghe, più massicce, lunghe nemmeno 1 volta e ‘/, la loro massima larghezza; il dente api- cale é più ricurvo, più largo alla base, meno acuto; dopo di esso il margine orale sporge in forma di espansione dentata; i condili articolari sono diversi fra loro; il più esterno. è stretto e termina attenuato e rotondato; il più interno invece è molto largo; setole come nella figura. — Mascelle del 1° paio rudimentali.—Labbro inferiore ridotto ad un pezzo profondamente diverso da quello di prodigiosum; esso (fig. XXIII, 4) si ripiega all’ apice brusca- mente e ventralmente e termina un po’ bipuntuto; veduto di pro- filo appare curvato a mo’ di uncino. TORACE. — Protorace. Il pronoto è subquadrato, appena più lungo che largo o tanto lungo quanto largo; il margine anteriore é incavato debolmente e ampiamente ad angolo ottuso; gli an- goli anteriori sono ben distinti e un po’ divergenti; il margine posteriore è moderatamente concavo; gli spiracoli tracheali sboc- cano un po’ più lateralmente che non in prodigiosum ed hanno un peritrema molto più piccolo; le setole sono più lunghe (v. fig. XXIII, 5). Sferno ed episterni simili a quelli dell’altra specie.— Mesotorace. Il mesonoto (fig. XXIII, 5) è largo circa 1 v. e ‘/, la sua lunghezza; setole come nella figura; parti sterno-plewrali si- mili a quelle dell’ altra specie. — Metatorace. Il Metanoto-pro- podeo è largo un po’ meno del mesonoto, sporgente sui lati ad angoli rotondati; posteriormente rotondato (fig. XXIII, 5); i pezzi riferibili al metatorace sono molto ridotti e provvisti di setole di- stintamente lunghette; gli spiracoli tracheali sono piuttosto ante- riori ed hanno il peritrema piccolo e rotondato. Parti sterno- pleurali come nella descrizione del genere. APPENDICI VENTRALI DEL TORACE. — Zampe anteriori: Anca lunga 1 volta e !/, circa la sua larghezza; femore simile a quello di prodigiosum, però il margine ventrale non presenta 1’ intac- catura subdistale descritta per quella specie; è fornito di varie setole, ma privo di denti; {bia meno lunga del femore; la sua espansione ripiegata apicale è più piccola e meno decisivamente bidentata; è provvista di alcune setole e di pochi dentini; tarso più breve della tibia; il 1° articolo non è lungo neppure 3 volte la sua larghezza, circa tanto quanto il 2° più il 3% é provvisto di varii dentini e di poche setole; il 2° ha una coppia di setole -—— 206 — all'apice dorsale ed una di denti a quello ventrale; il 3° è più lungo del 2° e meno del 1°; prefarso con unghie forti, ma meno sviluppate e falcate di quelle dell’ altra specie (cfr. colla fig. XXIII, 6). — Zampe medie (fig. XXIII, 7): Anca lunga un po’ più di due volte la sua larghezza; femore assai ristretto alla base, lungo 5 volte scarse la sua massima larghezza (altezza); é fornito di setole e privo di denti; {dia più breve del femore, provvista di poche setole e di uno scarso numero di dentini; tarso più breve della tibia; la proporzione degli articoli è la stessa; il 1° porta pochi dentini; il 2° ed il 3°. una coppia api- cale ventrale; setole ecc. come nella figura citata. — Zampe po- steriori (fig. XXIII, 8): Arca lunga poco più di 2 volte la sua larghezza; femore lungo poco più di tre volte la sua lar- ghezza massima; *fibia come quella di prodigiosum ma più toz- za, con pochi e minuti denti e con alcune setole; all’apice ven- trale se ne trova un gruppo di 5-6 molto piccoli; tarso lungo quanto la tibia; il 1° articolo è lungo poco meno di 2 volte i due che lo seguono considerati insienìe; è ugualmente largo per tutta la sua larghezza, il suo margine ventrale è fornito di nu- merosi dentini, quello dorsale di alcune setole; il 2° articolo è lungo meno della metà del 1°; il 3° è pressochè trasverso; il 4° é più breve del 1°; tutti gli articoli sono proporzionatamente e distintamente più tozzi di quelli dell’altra specie; pretarso con unghie forti, ma meno slanciate e meno acute di quelle di pro- pigiosum; setole ecc. come nella figura. ADDOME. — Il Propodeo si è visto a proposito del torace; ga- stro simile a quello di prodigioswn, in proporzione al torace però è più sviluppato. DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. — Molte femmine e una trentina di maschi di Dakar, Senegal; molte femmine e una decina di maschi di Konakry, Guinea francese (Africa occ.), raccolti dal Prof. F. Silvestri nell’Agosto (Dakar) e nel Novembre (Konakry) del 1912. EcoLoGIa. — Gli esemplari di Konakry erano ospitati dai frutti del Ficus Vogeli. OSSERVAZIONI. — Le descrizioni cho precedono sono redatte su individui del Senegal. Gey. Agaon Dalman. * Svensk. Vet. - Akad. Handl., Vol. 39, pag. 69, n. 1 (1818). Courtella Kieffer. — Ann. Soe. Ent. Frane., Vol. LXXX (1911), 4 Trim., pag. 464-466., fig. 1-3. Di questo genere posseggo una sola specie; la minuta descri- zione dei due sessi sostituirà la diagnosi generica. A, ? paradoxum Dalm. (1). Svensk. Vet. - Akad. Handl., Vol. 39, pag. 69, n. 1., T. 2., F. a. (1818). hamiferum (Kieff.) 1. ¢., pag. 466. (1). Femmina. Corpo di colore castagno, col capo tendente al badio; le antenne e le zampe sono umbrine; le parti sterno-pleurali ocro- leuco-umbrine, cogli episterni protoracici, le parti mediane sub- laterali del mesosterno, gli epimeri mesotoracici e le parti pleurali metatoraciche umbrino-castagne; la parte submembranosa longi- tudinale frontale & bianco-sudicia; gli occhi sono neri; le ali ia- line, con venature appena colorate; le valve dell’ovopositore sono dello stesso colore del corpo; l’ovopositore è ocroleuco. DIMENSIONI. — Lunghezza del capo pp: 997,5; largh. fra il margine esterno degli occhi composti: 595; lungh. torace: 805; largh. pronoto: 612,5; largh. mesonoto : 542,5; lungh. propodeo nel mezzo: 350; largh.: 542,5; lungh. ali ant.: 1942,5; largh. mass.: 962,5; lungh. ali post.: 1085; largh. mass.: 332,9. Capo. — Il capo (fig. XXIV, 1 e 2) è pianeggiante al ventre, convesso tanto in senso trasverso quanto longitudinalmente at dorso, lungo un po’ meno di due volte la sua larghezza compresa fra il margine esterno degli occhi composti. Il margine episto- male presenta due lobi submediani angolosi ed uno mediano molto sporgente, attenuato e rotondato all’ apice, che è diretto un po’ in basso; fra i lobi submediani ed i margini laterali della capsula cranica si trovano due profonde concavità che ricevono (1) Vedi le osservazioni in calce alla descrizione. — 208 — le mandibole. I margini laterali innanzi agli occhi sono lunghi più di 2 volte e ‘'/, il diametro longitudinale degli occhi mede- simi, un po’ convessi e vistosamente convergenti all’ innanzi; la linea del vertice è poco o nulla sporgente dietro agli occhi; guardando il capo di faccia si vede che essa presenta un’ intac- catura mediana e due submediane, resultando così quadrilobata; i due lobi laterali sono più ampî di quelli submediani. La depres- sione subpmembranosa della fronte è piuttosto stretta e si mostra conformata come nella figura; dai toruli delle antenne, che si trovano a */, della lunghezza totale del capo (partendo dalla linea del vertice), in avanti, questa depressione pur rimanendo colorita di chiaro si presenta indurita è percorsa longitudinal- mente da una carena che si parte dall’ estremo distale del lobo mediano del margine epistomale e giunge fino ad un punto intermedio ai due toruli delle antenne; la parte più indurita mediana è ridotta ad una piccola zona triangolare posteriore che interessa però anche l’ocello impari. La faccia ventrale della capsula cranica mostra il foro occipitale localizzato poco più innanzi del 4° della lunghezza totale dell’epicranio medesimo a par- tirsi dalla linea del vertice; l’occipite adunque è abbastanza ampio ed il capo submesotremo; due allungate zone submembranose sono disposte un po’ obliquamente; cfr. la figura; il margine an- teriore è conformato come nella fig. XXIV, 2. — Gli occhi com- posti, di mediocre grandezza, sono ovolari-rotondati, poco spor- genti, glabri, minutissimamente facettati, latero-dorsali. — Gli ocelli in numero di tre, disposti a triangolo piuttosto acuto; guar- dando il capo di faccia (fig. X.XIV, 1) si vede solo quello impari, essendo gli altri due piuttosto ventrali (fig. XXIV, 2). — La su- perficie del capo è minutamente punteggiata e porta delle minu- tissime setoline specialmente numerose nella regione anteriore ed in quella posteriore. — Le antenne (fig. XXIV, 3 e 4) sono in- serite, come si è visto, molto innanzi sulla fronte; i due toruli sono molto vicini fra loro; esse appaiono costituite di 11 articoli: lo scapo è lungo un po’ meno di 4 volte la sua massima lar- ghezza, attenuato alla base, compresso, colla faccia esterna con- cava e quella interna invece convessa; la faccia esterna, a */, circa dalla base dell’ articolo, differenzia un’ apotisi angolosa, larga alla base, discretamente appuntita e rivolta in basso; poche setole come nella figura; il 2° articolo è circa tanto lungo quanto largo e un po’ attenuato all’ apice; il 3° è un po’ più lungo di due volte = 209) = la sua larghezza, distintamente attenuato e rotondato all’estremo distale e quivi fornito di un dente ricurvo e molto acuto; ambe- due questi articoli sono forniti di poche setole e uniti molto in- timamente allo scapo, pressoché saldati anzi con esso; a prima vista infatti pare che lo scapo li com- prenda tutti tre; il 4° articolo è lungo quattro volte la sua massima larghez- za, gracile, gra- dualmente ristret- to alla base; si in- serisce presso la base della faccia in- terna del 3° e porta poche setole; il 5°, Oo lon Cs Om SOO quasi ugualmente lunghi, ma vanno un po’ aumentando di larghezza all’a- pice; sono lunghi Fig. XXIV. Ayaon? paradoxum Dalm. femmina. 1. senza le 2. Capo veduto posteriormente e senza le mandibole: 0, foro oe- Capo veduto di faccia, antenne e le mandibole: 7, toruli delle medesime. cipitale; le linee punteggiate segnano il contorno delle zone sub- membranose, 3. Antenna veduta dalla faccia interna. 4. I primi tre articoli della medesima veduti dalla faccia esterna: I, scapo; II-IV, articoli 2°, 3° e 4°, 5. Mandibola colla sua appendice veduta dalla faccia ventrale. 6. La stessa maggiormente ingrandita e 1 volta e ‘/,-2 volte la loro larghezza e ristretti alla base; il 9° e il 10° sono un po’ più brevi, ma simili; 1 11° è più lungo dei pre- priva d’ appendice. 7. La stessa veduta dalla faccia dorsale.. 8. Mascelle del 1° paio e labbro inferiore. 9. Estremo distale di cedenti e subfusi- una mascella del 1° paio maggiormente ingrandita. forme; tutti sette gli ultimi articoli sono forniti di un certo numero (9-11) di appendici bacilliformi, gracilissime e più lunghe di ciascun articolo; 1° 11° ne pos- siede inoltre alcune più brevi e sottili. — Mandibole (fig. XXIV, 5, 6 e 7) circa tanto larghe quanto lunghe, robuste, quadri dentate; i denti si susseguono lungo il margine orale; l’apicale è grandissimo, ricurvo, acuto; gli altri diminuiscono man mano, il 4° è brevissimo e appena sporgente; la faccia ventrale è per- — 210 — corsa da tre rilievi carenati obliquo-trasversi corrispondenti ai tre primi denti e di alcuni altri brevi ed incompleti; la faccia dorsale presenta un’ampia cavità basale di articolazione; setole come nella figura. L’'appendice è lunga 5 volte e '/, la mandi- bola e un po’ meno di 4 volte la sua massima larghezza; all’e- stremo distale è tagliata obliquamente ed è fornita di una 40° di serie trasverse di dentellature. Il piano delle mandibole forma un angolo acuto con quello sagittale dell’epicranio; la loro faccia dorsale diventa quindi interna e quella ventrale esterna; la g. XXIV, 1, mostra l’apofisi dell’epicranio che si articola colla cavità prossimale della faccia dorsale (interna) della mandibola.— Mascelle del 1° paio (fig. XXIV, 8 e 9) ridotte a due pezzi allun- gatissimi (lunghi '/, del capo), dilatati un po’ prima dell’ estremo anteriore, attenuati ed appuntiti all’estremo opposto, fusi insieme per un breve tratto (lungo meno di '/, della loro lunghezza totale); sono forniti di alcune setole lunghette, disposte come nella figura e di un bitorzolo subapicale ben distinto, subrotondato, provvisto di vari peli brevi e sottili e di 2 setole robuste e lunghette (fig. XXIV, 9). — Labbro inferiore (fig. XXIV , 8) allargato e rotondato all’apice, assotigliato fortemente alla base; è compreso fra le parti anteriori dei due pezzi mascellari e fornito di 3 se- tole subapicali. TORACE. — Il pronoto (fig. XXV, 1 @) è trasverso; veduto, dal dorso mostra due angoli anteriori distinti, i lati appena con- vessi e divergenti; il margine anteriore poco ricurvo, quello po- steriore profondamente incavato ad angolo; il pronoto è diviso longitudinalmente in due scleriti subtriangolari che si ripiegano un po’ sui lati. Il prosterno (fig. XXV, 4, S') è un po’ più largo che lungo, per più della sua metà è compreso fra gli episterni protoracici; all’ innanzi i suoi lati sono convergenti ad angolo, posteriormente è rotondato ed intaccato brevemente nel mezzo; poche setoline brevissime come nella figura. Gli episterni proto- racici (fig. XXV, 4, E) sono allungati; veduti dal ventre appaiono attenuati all’ innanzi .e col loro margine esterno sporgente ad angolo rotondato; per il resto vedi la figura. — Il mesonoto (fig. XXV, 1, 2 e 3) mostra la sua parte anteriore poco più larga che lunga, senza solchi parapsidali distinti, sporgente all’indietro coi suoi angoli posteriori; lo scutello è un po’ più lungo che largo; le ascelle subtriangolari; i parascutelli più sviluppati delle ascelle; ventralmente e sui lati sono distinte: una regione sternale sud- — 211 — divisa secondariamente e più o meno completamente nelle solite due parti anteriori, laterali, subtriangolari (fig. XXV, 5, A) e in Fig. XXV. A.? paradoxum Dalm. femmina. 1. tergite veduti dal dorso. 2. Mesonoto veduto di tre quarti. 3. Meso- torace, metatorace e propodeo veduti di lato. 4. Parte sterno-pleu- rale del protorace. 5. Parte sterno-pleurale del mesotorace. 6. Parte Torace, propodeo e 2° uro- sternale del metatorace. 7. Urotergiti 3°-8°. 8. Secondo urite e gastro veduti di lato; A, parti secondarie, laterali, anteriori del mesosterno; 8, parti sec. sublaterali, mediane del medesimo; C, C' e C/, anehe anteriori, medie e posteriori; E e E”, episterni protoracici e mesotoracici; E”, epimeri mesotoracici; J, ascelle; K, parascutelli; Q, pronoto; R, scuto del mesonoto; U, metanoto; V, scutello del mesonoto; W, postfragma del mesonoto; X, pro- cesso alare posteriore del mesonoto; Y, paraptero; y, processi endoscheletriei anteriori di rapporto della metà posteriore del mesonoto ; Z, processo alare anteriore del mesonoto; S, spiracoli tracheali; S/, sterno del protorace; I, propodeo; II-VIII, uriti 29-89, due parti mediane, sublaterali, ampie, subrotondate (fig. XXV, 5,5); due r°e- gioni episternali (ig. XXV, 5; E°) poco sviluppate, mal limitate, late- rali e mediane; due regioni epimerali (fig) XV, 5:2) abbastanza ben di- stinte, ma non com- pletamente separa- te dallo sterno, late- rali, posteriori, tra- sverso— oblique (1). Per le setole v. fig. XXV, 5.Il margine posteriore dello sterno è conforma- to come nella me- desima figura. — Il metanoto (fig. XXV, 1 e 3) è tras- verso, largo circa 5 volte la sua lun- ghezza mediana; le parti pleurali del metatorace sono costituite da due pezzi subtriangolari, uno per ciascuna banda (fig. XXV, 3), i quali si continuano ininterrottamente, dopo essersi molto ristretti al di sopra dell’inserzione delle anche posteriori, colla parte sternale pr. d. (fig. XXV, 6), discretamente sviluppata, col margine poste- (1) La interpretazione delle parti sterno-pleurali di questo e degli altri generi è incerta e provvissoria, — 212 — riore subdiritto e gli angoli rotondati. — Il postfragma del mesonoto (fig. XXV, 1 e 2, W) oltrepassa il margine posteriore del propodeo. APPENDICI DORSALI DEL TORACE. — Ali anteriori (fig. XXVI, 1 e 2) lunghe poco più di 2 volte la loro massima larghezza, col margine anteriore (costale) subdiritto e quello posteriore ben spor- gente ad angolo rotondato; appaiono quindi subtriangolari roton- date; la v. omerale è distintamente più lunga di quella margi- nale più la postmarginale; la cellula costale è lunga 8 volte la sua massima larghezza; la v. omerale è provvista di poche setole e dei soliti 3 sensilli disposti a triangolo in vicinanza del suo estremo distale; la cellula costale è pressochè glabra e porta solo varie setole lungo più della metà distale del suo margine costale; la v. marginale è poco più breve di quella postmargi- nale e distintamente più lunga di quella stigmatica; questa è poco obliqua e termina con una clava rotondata, priva di sporgenza e provvista di tre sensilli disposti a triangolo come nella figura. Un buon tratto prossimale dell’ala è glabro, il resto della cuticola è ricoperto di minutissime setoline; frangia molto breve come nella figura. — Ali posteriori (fig. XXVI, 1 e 3) lunghe tre volte e ‘/, la loro larghezza massima; venatura subcostale addossata al mar- gine costale per tutta la sua lunghezza; setole e retinaculum come nella figura. APPENDICI VENTRALI DEL TORACE. — Zampeanteriori (fig.XXVI, 4 e 5): Anca lunga circa 2 volte e */, la sua massima larghezza, a sezione trasversa subtriangolare, attenuata all'apice; setole come nella figura; 4rocantere molto breve; femore subcompresso, lungo circa 3 volte la sua massima larghezza (altezza), col margine ventrale quasi diritto e quello dorsale moderatamente ricurvo; la faccia interna un po’ concava e quella esterna con tre linee longitudinali rilevate a spigolo; poche setole; bia brevissima, distintamente meno lunga della metà del femore, subcompressa, col margine dorsale ben convesso e colla faccia esterna spor- gente al suo estremo distale in una cresta bidentata; poche setole come nella figura; /arso di 5 articoli subcompressi, lungo quasi tre volte la tibia; gli articoli 1-4 sono tagliati obliquamente all’a- pice; il 1° è un po’ più lungo dei tre seguenti considerati insieme e più lungo della tibia; il 2', il 3° ed il 4° diminuiscono gradual- mente di lunghezza; il 5° è un po’ più lungo della metà del 1°; gli articoli 1-4 sono forniti di setole robuste sulla loro faccia interna e lungo i margini dorsale e ventrale; di peli delicati e lunghetti specialmente lungo il margine ventrale e di denti sub- conici (il 1° articolo ne porta circa una trentina; gli altri solo 2 o 3) sulla faccia esterna; vedi fig. XXVI, 5; pretarso con unghie robuste, molto larghe alla base, ricurve, acute, fornite di una setola basale e ventrale; empodio mediocre. — Zam- pe medie (fig. XXVI, 6):. Anca più larga che lunga, ristretta distalmente, prov- vista di poche setole; f70- cantere più lungo che lar- go, lungo circa quanto l’an- ca; femore subcompresso, lungo circa 6 volte la sua massima larghezza, un po’ attenuato all’ apice; tibia subcompressa, ristretta alla base, appena più lunga del femore; setole piuttosto ro- buste e numerose; farso di 5 articoli subcompressi, più lungo della tibia; il 1° articolo è lungo circa quan- to i due seguenti presi in- ET RT | sieme; gli altri fino al 4° dep oratori Dal: femmina: 1 Ali delle me diminuiscono gradualmen- 3. Retinaculum dell’ ala posteriore molto ingrandito. te di lunghezza; tutti quat- edo enters veda anne lates ETA. tro. sono tagliati obliqua: granditi e veduti dalla faccia esterna. 6. Z. media. mente all’apice; il 5° è più 7. Z. posteriore. 8. Urosterniti e porzioni laterali del lungo del 4° e meno lungo del 3% setole come nella figura; pretarso con unghie piuttosto gracili. — Zampe poste- riori (fig. XXVI, 7): Arca subcompressa, lunga poco meno di 2 volte la sua larghezza, attenuata distalmente; /rocantere breve, ben distinto però e un po’ più lungo che largo; femore compresso, lungo poco più di 2 volte la sua massima larghezza e appena un po’ più dell’anca, attenuato all’apice, moderatamente convesso al margine dorsale; setole come nella figura; //biu compressa, lunga circa quanto il femore, un po’ ristretta alla base, lunga meno di 4 volte la sua larghezza massima (altezza); è provvista di varie 2° urotergite. — 214 — setole e, all’estremo distale del margine. ventrale, di una coppia di denti lunghetti e appena ricurvi; tarso di 5 articoli compressi, lungo poco più di 2 volte la tibia; il 1° articolo è lungo circa quanto i due seguenti presi insieme; gli altri fino al 4° diminui- scono gradualmente di lunghezza; tutti quattro sono tagliati obli- quamente all’apice; il 5° è un pò meno lungo del 3°; pretarso con unghie mediocri; setole come nella figura. ADDOME. — Propodeo (fig. XXV, 1 e 2, I) trasverso, largo 2 volte e ‘/, la sua lunghezza mediana; spiracoli tracheali a peri- trema grande ed allungato, occupanti in lunghezza gran parte del segmento; dal dorso non sono visìbili perchè nascosti sotto due pieghe del tegumento; 2° urotergite trasverso, ma relativamente lungo; è largo infatti circa 5 volte la sua lunghezza (fig. XXV, - 1, ID; gli altri urotergiti (fig. XXV, 8) al solito; veduti dal dorso aumentano in larghezza fino al 5° e 6°; 1°8° porta gli spiracoli tracheali con peritrema grandetto, allungato, trasverso-obliquo (fig. XXV, 7 e 8, s); 9° urotergite poco sviluppato e colle solite appendici setolose; gli urosterniti sono conformati sul solito tipo e come li mostrano le fig. XXV,8 e XXVI, 8. — Il gastro è ben convesso al dorso; la gabbia chitinosa interna è costruita sul tipo che sarà descritto per B/astophaga con piccolissime variazioni. La terebra è un po’ più lunga del gastro. Maschio. Capo di color castagno; occhi neri; torace, propodeo, zampe e antenne di color melleo con sfumature umbrine e colle parti rinforzate del tegumento castagne; il pronoto, nella parte anteriore è più decisamente umbrino; gastro di color ocroleuco cogli ultimi uriti biancastro-sudici. DIMENSIONI. — Lungh. del capo pp: 577,5; largh. mass: 507,5; lungh. pronoto: 665; largh. ant.: 507,5; largh. post.: 595; lungh. mesonoto: 297,5; largh: 595; lungh. metanoto: 157,5; largh:: 665; lungh. propodeo: 280; largh.: 595. CaPo. — Il capo (fig. XXVII, 1) è acrotremo, quasi ortognato, depresso, subpianeggiante o appena convesso ventralmente, abba- stanza dorsalmente tanto in senso longitudinale quanto in senso trasverso; è un po’ più lungo che largo. Il margine epistomale pre- senta due sporgenze laterali poco sviluppate e rotondate, due sub- mediane appena accennate ed una mediana brevissima ed ango- NO losa; porta 4 setole: due lunghette e 2 brevi; il margine anteriore della fronte mostra due deboli concavità sublaterali ed una assai profonda, mediana la quale giunge, all'indietro, fino quasi a livello del margine posteriore degli occhi; concavità mediana e concavità sublaterali sono separate da un angolo assai poco sporgente e for- temente rotondato. I margini laterali del capo innanzi agli occhi Fig. XXVII. A.? paradorum Dalm. maschio. 1. Capo veduto dalla faccia dorsale. 2. Torace e pro- podeo veduti dal dorso. 3. Torace e propodeo veduti ventralmente. 4. I medesimi veduti di lato: €, € e C/, anche anteriori, medie e posteriori; EZ, episterni protoracici; 7, femori anteriori; P, pene; s, spiracoli tracheali; II-X, uriti 2°-100, sono circa uguali al diametro maggiore degli occhi medesimi e ben convergenti all’innanzi; gli stessi margini dietro agli occhi sono convessi e rotondati, di modo che la larghezza massima del capo si trova a °/, del margine epistomale. Il margine posteriore del capo è trilobato, col lobo mediano molto più ampio e spor- gente di quelli laterali. Il comportamento descritto del margine anteriore della fronte limita una regione distintamente incavata e percorsa longitudinalmente da un sepimento mediano a carena; setole piuttosto scarse, più abbondanti presso gli angoli anteriori come nella figura. Dal margine posteriore della concavità mediana della prefronte all’ indietro trasparisce un rinforzo endoschele- trico lineare che non giunge però fino all'estremo posteriore del- — 216 — l’epieranio. — Gli occhi (fig. XXVII, 1) sono non troppo piccoli, ovato-allungati, latero-dorsali. — Le antenne sono inserite sotto il margine sporgente della parte anteriore della fronte, una da una banda l’ altra dall’ altra, come le mostra la fig. XXVII, 1. Appaiono costituite di 7 articoli liberi oltre la radicola più o meno completamente fusa collo scapo; questo è più lungo che largo, subcompresso, fortemente sporgente ad angolo rotondato col suo margine interno, un po’ concavo a quello esterno, provvisto di poche setole come nella fig. XXVIII, 1; il 2° articolo, insieme a tutti gli altri che seguono, è subcilindrico, più lungo che largo e appena attenuato alla base; gli articoli 3°, 4°, 5° e 6° sono trasversi, però il 4° ed il 5° lo sono più degli altri; il 6° meno di tutti; il 4° infatti è largo tre volte la sua lunghezza, il 6° poco più di una volta; questi articoli portano sensilli rotondi e piutto- sto grandi e poche brevi setole come le mostra la fig. XXVIII,1; il 7° articolo è lungo circa quanto gli articoli 2°, 3°, 4° e 5° presi insieme, è appena attenuato all’apice e rotondato; è fornito di numerosi sensilli rotondi, subconici, a bastoncello e di alcune brevi setole. — Le mandibole (fig. XXVIII, 2 e 3) sono subtrian- golari, un po’ più lunghe che larghe, con un dente apicale abba- stanza ben sviluppato ed acuto; inoltre le loro faccie dorsale e ventrale differenziano al loro margine orale due espansioni suba- picali, delle quali quella della prima è appena sporgente e roton- data, quella della seconda ben sporgente, angolosa e dentiforme; faccia dorsale con ampia concavità prossimale di articolazione; condilo ventrale ben sporgente e rotondato; setole robuste e di varia lunghezza distribuite come nella figura. — Muascelle del 1° paio e labbro inferiore completamente atrofizzati; non si osserva che una trilobatura del margine anteriore della parte ventrale del capo; dei tre lobi i due laterali sono abbastanza sporgenti, quello mediano appena (fig. XXVIII, 4). TORACE. — Il pronoto (fig. XXVII, 2 e 4) è poco più lungo che largo, all’ innanzi rotondato, coi margini laterali un po’ con- cavi nel mezzo, quello posteriore appena concavo; gli angoli po- steriori ben distinti, sporgenti all’ indietro ad angolo; il pronoto si ripiega sui lati in due bandette (fig. XXVII, 4) che vanno a porsi a contatto col margine esterno degli episterni protoracici; è ap- pena convesso in senso trasverso e provveduto di varie setoline distribuite come nella figura citata. Il prosterno (fig. XXVII, 3) è distintamente più lungo che largo, con un po’ più della sua metà — 217 — anteriore attenuata all’ innanzi e all'estremo tagliata trasversal- mente secondo una linea diritta; é compreso fra gli episterni; la sua parte posteriore ha il margine rotondato; la” sua superficie è concava e lascia trasparire longitudinalmente un rinforzo en- doscheletrico lineare mediano. Episterni protoracici (fig. XXVII, 3, E) più lunghi che larghi; veduti dal ventre appaiono strozzati prima del loro estremo anteriore, poco larghi, coi margini late- rali moderatamente ricurvi. — Il Mesornoto (fig. XXVII. 2 e 4) non é perfettamente separato dal metanoto; si presenta trasverso, largo un po’ più di 2 volte la sua massima larghezza, poco più largo del pronoto e coi margini laterali rotondati; la sua super- ficie è appena convessa in senso trasverso e provvista di varie setole come nella figura citata. Le parti sterno-pleurali, non di- stintamente separate le une dall’altra, appaiono come una banda trasversa stretta nel mezzo e allargata sui lati (fig. XXVII, 3). — Il metanoto non è completamente distinto nè dal mesonoto nè dal propodeo; è appena più largo del mesonoto, poco sviluppato in lunghezza nella sua zona mediana, più sviluppato nel medesimo senso in quelle laterali; è largo circa 4 volte e ‘/, la sua lun- ghezza mediana e a destra e a sinistra i suoi margini appaiono sporgenti serondo una curva ribassata; setole come nella figu- ra XXVII, 2.— Le parti sterno-pleurali del metatorace sono ridotte ad una banda trasversa ancor più modesta di quella mesotoracica (fig. XXVII, 3). — Il propodeo (fig. XXVII, 4) si è già considerato come non separato nettamente dal metanoto; è trasverso, largo quasi due volte la sua lunghezza mediana, a superficie moderatamente convessa in senso trasverso, coi mar- gini laterali convessi e rotondati e quello posteriore a curva estremamente ribassata; sui lati si ripiega in due bandette nelle quali sboccano gli spiracoli tracheali a peritrema ovato-allun- gato (fig. XXVII, 2, 3 e 4, s); setole come nella figura. APPENDICI VENTRALI DEL TORACE. -- Zampe anteriori (fig. XXVIII, 5): Anca più larga che lunga, attenuata all’apice; sub- compressa, con un faccia esterna subpianeggiante ed una interno— posteriore fortemente convessa e rotondata (fig. XXVII, 3); ampia ed allungata apertura prossimale; /rocantere appena accennato; femore compresso, attenuato all’apice, col margine ventrale quasi diritto e con quello dorsale ricurvo e fortemente sporgente al- l’indietro a gobba rotondata; la sua faccia interna è un po’ concava, quella esterna piuttosto convessa; poche setole brevis- Bollett. di Zoologia Gen, e Agr. 15 o sime come nella figura; #bia breve, subcompressa, lunga, denti compresi, circa la metà del femore, ristretta alla base, provvista all'estremo distale della sua faccia esterna di una concavità li- mitata dorsalmente da una coppia di grossi denti un po’ ricurvi e ventralmente da un’altra coppia di denti simili ma più ridotti; setole come nella figu- ra; tarso di due articoli più lungo della metà della tibia (denti di que- st ultima compresi), com- presso; il 1° articolo è poco più breve del 2°, più gracile e fornito di una coppia di denti sub- conici e piuttosto robu- sti; il 2° porta solo al- cune setole; pretarso con unghie robustissime, larghe molto alla base, ricurve, appuntite, con una setola prossimale ventrale; empodio poco voluminoso. — Zampe medie (fig. XXVIII, 6): Anca subcompressa, più A.? paradoxum Dalm. maschio. 1. Antenna. 2. Mandibola lunga che larga, atte- sedate alla faccia ventrale. 3. La adesi 7 5 ’ i - Ft n - a a ae e I 2 all'aplee:i/000an riore della faccia ventrale del capo. 5. Zampa anteriore. ere poco distinto; fe- 6. Z. media. 7. Z. posteriore. 8. Tarso e pretarso della more Compresso , più medesima veduto dalla faccia interna. 9. Estremo distale breve dell’ anca, lungo una volta e mezzo la sua larghezza massima (altezza), col margine ventrale poco ricurvo e con quella dorsale convesso e rotondato; bia sub- compressa, ristretta alla base, appena più lunga del femore; è provvista di poche setoline e di numerosi denti subconici di varia grandezza, distribuiti come nella figura; tarso un po’ pit lungo della tibia, di 5 articoli subcompressi, dei quali i primi quattro sono tagliati obliquamente all’apice e forniti di una corona di denti apicali simili a quelli della tibia; il 1° articolo è lungo circa quanto i 2 seguenti presi insieme; il 2°, 3° e 4° sono Fig. XXVIII. del gastro e pene estroflesso: 10, decimo urite; P, pene. — 219 — simili fra loro; il 5° è più lungo del 1° e provvisto di poche se- tole distali; pretarso con unghie robuste, larghe alla base, ricur- ve, acute e con una setola prossimale e ventrale. — Zampe po- steriori (fig. XXVIII, 7 e 8): Anca subcompressa, lunga quasi due volte la sua larghezza, attenuata all’apice; /rocantere poco distinto; femore compresso, lungo una volta e mezzo la sua largezza mas- sima, considerando nel computo la sua parte prossimale più stretta, attenuato all’apice, col margine ventrale appena ricurvo e con quello dorsale fortemente convesso e sporgente all'indietro a gob- ba rotondata; poche setole brevi ceme nella figura; bia subcom- pressa, ristretta alla base, un po’ più breve del femore, conside- rato come sopra, provvista di alcune setole e di vari denti sub- conici disposti come nella figura; /arso lungo circa quanto la ti- bia, di 5 articoli compressi e tagliati obliquamente, i primi quat- tro, all’apice; gli stessi articoli sono provvisti di varî denti e di alcune setole come le mostrano le figure; il 1° articolo ha il suo margine ventrale libero lungo quanto quello dorsale complessivo degli articoli 2° e 3°; il 5° è più lungo del 1°; prefarso con un- ghie forti, larghe alla base, ricurve, provviste di una breve se- tola prossimale ventrale; empodio poco voluminoso. ADDOME. Tipico dei gg solenogastri. — Per il propodeo si è visto a pag. 217 fig. XXVII, 2 e 4. — Il 2° urotergite e gli uro- sterniti 2° e 3° sono fusi in un pezzo subtriangolare in cui è scavata l'apertura di comunicazione del gastro col torace e il cui piano è quasi normale col piano orizzontale del corpo (fig. XXVII, 5 e 6); degli uriti 3-6 i tergiti sono tutti ben sviluppati, gli sterniti, ad eccezione del 6°, assai ridotti; tutti sono reciprocamente separati da zone membranose più o meno ampie; il 3° urotergite è il più ampio e il più largo, il 4° ed il 5° sono trasversi, il 6° è più lungo che largo e ristretto posteriormente; gli urosterniti 4° e 5° sono ridotti a strette bande trasverse, il 6° è più lungo che largo. Gli uriti 7-10 sono tubulari; il 7° e 1’8° distintamente più lunghi che larghi e separati da collari membranosi intersegmentali; 1’8° porta gli spiracoli tracheali con peritremi piccoli e rotondi; il 9° è molto più breve; fra il 9° e il 10° vi è il solito lunghissimo collare membranoso rinforzato da due bande longitudinali mediane, una dorsale e l’altra ventrale; il 10° è più lungo che largo e privo di cerci; gli uriti vanno diminuendo gradualmente di spessore dal 7° al 10°; il 7°, 18°, il 9° e il 10° sono submembranosi, ma rinforzati tanto al dorso quanto ventralmente da parti indurite; il 7°, di fatto, Er EEE EAN EEE — 220 — ne ha una subtriangolare dorsale ed una ventrale meno ampia e biforcata distalmente; 1’8° le presenta tutte 2 biforcate a forma di V, ma una, la dorsale, colle due branche dirette verso l’estremo prossimale del segmento, l’altra colle branche rivolte invece verso l’estremo distale; il 9° ha pressochè chitinizzata tutta la parte dorsale ed una zona mediana a forma di losanga di quella ventrale; il 10° ne mostra ventralmente una pure biforcata, colle branche rivolte distalmente (fig. XXVIII, 9, 10). Pene molto appun- tito al suo apice, con apodemi prossimali non eccesivamente svi- luppati in lunghezza (fig. XXVIII, 9, P). DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. — Le poche specie conosciute di questo genere abitano la parte occidentale dell’ Africa: Guinea francese, Sierra Leone, Togo, Nigeria e quella centro-orientale : Uganda, del medesimo continente. — A. Girauld ne ha descritta recentemente una dell'Australia (Queensland) (1), ma io credo, con quasi assoluta certezza, che essa non debba riferirsi al gen. Agaon. I miei esemplari, raccolti dal Prof. F. Silvestri nel 1912, proven- gono da Konakry (Guinea francese) e da Olokemeji (Nigeria). Lo studio che precede è basato sugli individui di Konakry. EcoLOGIA. — Di nessuna delle forme descritte è conosciuto il nome specifico del Fico ospitatore. OSSERVAZIONI. — Il gen. Agaon è stato stabilito sopra il solo sesso femminile nel 1818 dal Dalman coll’ A. paradorxum di Sierra Leone; la descrizione è insufficiente per la determinazione specifica e il tipo, a quanto ne dice Waterston, pare sia intro- vabile o irragiungibile. — Nel 1911 Kieffer (2) (pag. 466 fig. 1-3), sotto il nome di Courtella hamifera n. g.n. sp, fà conoscere la 9 di una specie di questo genere raccolta nel Togo; io ho avutoa mia disposizione, come ho già detto, 70 e 99 della Guinea fran- cese e della Nigeria; questi esemplari sono identici fra loro e corrispondono abbastanza bene alla descrizione di Kieffer. Con- siderata adunque la identità degli individui della Guinea fran- cese e di quelli della Nigeria; considerato che la Guinea fran- cese è confinante con Sierra Leone e che Togo e assai vicino alla Nigeria, io credo che tanto i miei esemplari quanto quelli (1) Girault, A. A. — Some Chaleidoid Hymenoptera from North Queen- sland. — The Canad. Entomolog., Vol. XLVII, N. 2, pag. 42-48, 1915. (2) Kieffer, JJ. — Description de deux nouveaux Chalcidites. Ann. Soe. Entom. Frane., Vol. LXXX., An. 1911., 40 Trim., p. 463-466. Pr = pei = di Kieffer debbano riferirsi all’ A. paradorxrum di Dalman. — L'A. fasciatum, descritto da Waterston dell'Uganda, potrà essere una buona specie (1); quella pubblicata invece da Girault dell’Au- stralia ritengo non debba nemmeno appartenere a questo genere; i caratteri esposti da questo Autore sono assolutamente insuffi- cienti ed alcuni di essi: mandibole bidentate, antenne di 9 arti- coli con un anello, ecc., non corrispondono affatto al genere Agaon; l’habitat infine suffraga l’ ipotesi a cui si è accennato.— Concludendo, in riguardo alla sinonimia delle varie forme, sono di parere che attualmente il gen. Agaon Dalm. comprenda solo 2 specie conosciute: A. paradoxum Dalm. ad area di diffusione piut- tosto estesa nell'Africa occidentale, A. fuscialum Waterst. dell’A- frica centro-orientale. — Per quanto si riferisce alla morfologia esterna credo anch’ io col Waterston che le « spine toracali » di cui parla Dalman e che sono ritenute come esistenti anche da Ash- mead (1904 1. c. pag. 233) e da Schmiedeknecht (1909, 1. c., pag. 7 e 10), siano spiegabili con una falsa interpretazione, da parte del pri- mo Autore, dei parapteri e del tratto sporgente delle trachee termi- nanti cogli spiracoli protoracici. Ashmead considera erroneamente le antenne della 9 come costituitedi 12 articoli e le mandibole come 3 - dentate ed in ciò è seguito dallo Schmiedeknecht e corretto dal Waterston nel 1914 (pag 249) (1); la descrizione dell’ A. fasciatum di questo Autore è buona; quella della Courtella hamifera invece di Kieffer contiene varii errori alcuni dei quali molto grossolani; ricorderò le antenne come costituite di 9 articoli, le appendici delle mandibole interpretate come mascelle del 1° paio (!!). In questo lavoro é descritto per la prima volta il sesso ma- schile del genere in discussione, Gen. Sycophaga Westwood. Trans. Entom. Soc. London., Il, P. 4, 1840., p. 222. Cynips ex p. Linn. Syst. Nat., Ed. X, 1758, pag. 554, N. 14 et Auct. ant. Apocrypta ex p. Coq. Revue et Mag. de Zool. pure et appl., Ser. II, MII21899,2P2 oun Maly. Xe. tis. ale Femmina. Morfologia esterna. — Capo — Il capo (fig. XXXIII, 1 e XXXIV, 1) è depresso, circa tanto largo, fra il margine esterno degli (1) Waterston J. — Notes on African Chalcidoidea. I.— Bull. of. Entom. Research., Vol. V., Parte 3., p. 249-258. 1914. occhi composti, quanto lungo (alto) o poco più largo che lungo; è provvisto di una stretta e debole depressione frontale, mediana, lon- gitudinale, che interessa posteriormente l’ocello medio e che an- teriormente, poco prima dei toruli delle antenne, si biforca in due rami i quali terminano prima del limite anteriore dell’epicranio. Margine epistomale generalmente sporgente brevemente a punta nel mezzo. — Occhi composti grandi, ovolari, dorso-laterali, poco sporgenti, localizzati nella metà posteriore dell’ epicranio. — Ocelli in numero di 3 disposti a triangolo più o meno ottuso. — Antenne (fig. XXXIII, 2 e XXXIV, 2) inserite sulla linea ideale che unisce i margini anteriori degli occhi composti o un po’ più innanzi, a poco distanza l’una dall'altra; resultano costituite di 13 articoli : uno scapo, un 2° articolo ben sviluppato è più lungo che largo, due articoli trasversi dei quali il secondo è sempre un po’ più grande del primo e altri nove articoli dei quali i tre ultimi for- mano la clava; gli articoli 5-13 sono forniti di una serie tra- sversa distale di sensilli celoconici allungati; il 5° ed il 6° ne por- tano costantemente un numero minore. — Mandibole (fig. XXXII e XXXIV, 3) subtriangolari, poco più lunghe che larghe, con un dente apicale acuto e ricurvo ed un margine orale, più o meno ondulato e talvolta rilevato in 2 o anche 3 dentini più o meno sporgenti e più o meno distinti; condilo articolare ventrale sub- triangolare. Il piano delle mandibole è normale al piano sagittale del capo. — Mascelle del 1° paio (fig. XXX, 1) bene sviluppate ed abbastanza bene differenziate nelle singole parti, con cardini ba- cilliformi, stipiti allungati, un lobo pure allungato e palpi ma- scellari uniarticolati. — Labbro inferiore con palpi biarticolati (fig. XXX, 1). i TORACE. — Piuttosto fortemente depresso, con pronoto (fig. XXIX, 1, Q) un po’ più largo che lungo e all’innanzi rotondato; parte anteriore del mesonoto più larga del pronoto, con scapole (fig. XXIX, 1, H) più lunghe che larghe e solchi parapsidali de- boli ma completi. Ascelle (fig. XXIX, 1, I) e parascutelli (fig. XXIX, 1, K) subtriangolari e quasi della stessa grandezza. Scu- tello (fig. XXIX, 1, V) circa tanto lungo quanto largo o poco più largo che lungo. Post/fragma del mesonoto (fig. XXIX, 1, W) non oltrepassante il margine posteriore del propodeo. Prosterno (fig. XXIX, 2, S) piccolo, in forma di losanga, cella sua metà ante- riore compresa fra gli episterni. Episterni protoracici (fig. XXIX, 2, E) a faccie ventrali ampie e quasi a contatto lungo la linea sa Ei de a5) 03m a mediana. Mesosterno ampio e trasverso; presenta solo due parti secondarie laterali, anteriori e subtriangolari. Kpisterni mesolö- racici (fig. XXIX, 2 E’) abbastanza ben limitati, subtriangolari, laterali, mediani. Epimeri mesotoracici (fig. XXIX, 2, E”) distinti, j allungati, trasverso-obli- qui, laterali, posteriori. Parti metasternali e me- tapleurali come sono dise- gnate nella figura XXIX, 4. APPENDICI DORSALI DEL TORACE. — Ali ante- riori (fig. XXXUI, 4 e _5; XXXIV, 4 e 5) sempre un po’ più lunghe di due volte la loro massima larghezza; la cellula costale è gene- ralmente ampia; la v. ome- rale è più lunga della mar- ginale e postmarginale pre- se insieme; la v. marginale è sempre più breve della postmarginale; la stigma- tica è lunga circa quanto la prima, è più o meno obliqua e termina con una clava provvista di una bre- Fig. XXIX. Sycophaga sycomoriî L. femmina. 1. Torace e propodeo Ve sporgenza e di 3 sen- veduti dal dorso. 2. Parti sterno-pleurali del protorace. silli disposti in serie li- 3. Parti sterno-pleurali del mesotorace. 4. Parti sterno = p 5 pleurali del metatorace. 5. Estremo distale del gastro Neare trasversa. — Ali veduto dal dorso; l’ovopositore e le sue valve sono AR ; ; . NN Ar posterior o. A) < tagliate dopo breve tratto. 6. Ultimi uriti e gabbia D' ag woes (fig XXXII, 4; chitinosa interna veduti dal ventre e di seoreio: H, sca- XXXIV, 4) lunghe da tre pole; 0, ovopositore; t, appendici del 9° urite; v, valve a tre volte e mezzo la dell’ ovopositore; le altre lettere e i numeri come = . a fig. XXV. loro larghezza; all’ apice acutamente rotondate, con venatura subcostale in gran parte scostata dal margine costale, si che si determina una cellula omonima stretta e allungatissima. APPENDICI VENTRALI DEL TORACE. — Le zampe sono dissi- mili fra loro. Z. anteriori (fig. XXXII, 6 e XXXIV, 6): Anca sub- compressa, sempre più lunga che larga, coll’ apertura prossimale apicale; frocantere distinto; femore compresso, molto sviluppato — 224 — in altezza (dorso-ventralmente); //bia sempre breve, compressa, colla sua faccia esterna provvista, presso l’apice, di una cresta obliqua 3 o 4-dentata e fornita di uno sprone biforcato all’apice; tarso composto di 5 articoli, dei quali il 1° ed il 5° sono sempre molto più lunghi degli altri; pretarso con unghie forti, ricurve, a larga base sporgente ad angolo dal lato ventrale; empodio molto voluminoso. — Z. medie: Anca breve, più larga che lunga; trocan- N ue Fig. XXX. S. sycomori L. femmina. 1. Mascelle del 1° paio e labbro inferiore. 2. Secondo urite e gastro veduti dal dorso. 3. Gli stessi veduti dal ventre. 4. Dettaglio di parte della gabbia chitinosa interna del gastro già figurata al N. 6 della fig. XXIX: D, cardini delle mascelle del 1° paio; G, stipiti delle medesime; 7, labbro inferiore; L, lobo delle mascelle del 1° paio; 0, ovopositore; 7, palpi mascellari; 7’, palpi labiali; v, valve dell’ ovopositore; II-X, uriti 2°-10°. tere ben sviluppato (fig. XXXIII, 7 e XXXIV, 7); femore com- presso, non dilatato in modo speciale, debolmente strozzato presso la base; bia stretta, sempre più lunga del femore, provvista al- l'apice ventrale di uno sprone semplice; /arso di 5 articoli, tanto lungo o un po’ più lungo della tibia; il 1° articolo è sempre molto più lungo degli altri; pretarso con unghie simili alle anteriori, ma più gracili. — Z. posteriori (fig. XXXIII, 8 e XXXIV, 8): Anca compressa, più lunga che larga; /rocantere distinto; femore com- presso, assai sviluppato in senso dorso-ventrale, col margine dor- sale costantemente convesso e sporgente all'indietro in forma di ae ae See NI ee ee SIR Sa gt Pr N 7 x n t gobba rotondata; {bia compressa, piuttosto breve e piuttosto larga, con uno sprone apicale semplice e colla sua faccia esterna prov- vista, presso l’estremo distale, di una serie longitudinale e un po’ obliqua di denti (da 6 a 8 nelle forme da me esaminate) lanceo- lati, dei quali l’ultimo (l’apicale) è sempre più grande degli altri; tarso di 5 articoli, sempre molto più lungo della tibia; il 1° arti- colo è più lungo degli altri ed è fornito, presso il margine ven- trale della faccia esterna, di una serie longitudinale di denti sub- conici (da 4 a 8 nelle forme da me esaminate); gli articoli 2°, 3°, e 4° sono pure provvisti di uno, due o tre denti; spesso il 4° ne è privo; pretarso con unghie simili a quelle anteriori. ADDOME. — Composto di 10 uriti più o meno modificati: il propodeo (fig. XXIX, 1, I), è trasverso, ristretto posteriormente, con spiracoli tracheali a peritrema piccolo e rotondo (s), situati in posizione sublaterale presso gli angoli anteriori del propodeo medesimo; il 2° urite (fig. XXX, 2 e 3, II) è breve, di gran lunga più stretto del propodeo e del gastro, trasverso, colla parte dorsale più sviluppata, nel senso della lunghezza, di quella ventrale. — Il gastro (fig. XXIX, 5 e 6, XXX, 2 e 3) è piuttosto depresso, più lungo che largo ed obovato; i tergiti sono trasversi e si ri- piegano sui fianchi con bande ampie per il 3° ed il 4° e assai meno sviluppate per gli altri; 1’8° wrotergite è incompletamente visibile dal dorso ed è provvisto di due spiracoli tracheali a pe- ritrema grande, trasverso, subovale; il 9° urotergite (fig. XXIX, 5 e 6; XXX, 2) è relativamente ben sviluppato, ma quasi com- pletamente invaginato negli uriti precedenti; si mostra allungato, ripiegato a cappuccio e intaccato nel mezzo e sui lati; la parte visibile dorsalmente, colla sua incisura mediana, appare come costitituita da 2 valve; questo urotergite è provvisto di due brevi appendici subcilindriche e rotondate all’apice (fig. XXIX, 5 e 6, 6); il 10° urotergite è compreso colla sua base fra tali appendici del 9° e si presenta sotto forma di grosso bitorzolo submembra- noso e dilatato all’apice (fig. XXIX, 5, X). — Gli urosterniti 3°-8° sono ben sviluppati e ben distinti Puno dall’ altro; il 3° è poco trasverso ed intaccato nel mezzo del suo margine posteriore; 4°, 5° e 6° sono maggiormente trasversi e gradualmente più larghi; il 7° è più lungo ed incavato nel mezzo del suo margine posteriore; 1’ 8°, in gran parte submembranoso, presenta chitiniz- zati solo due pezzi laterali e subtriangolari (fig. XXX, 3). Gabbia — 226 — interna costruita come nelle fig. XXIX, 6 e XXX,4. — Terebra sempre ben sviluppata in lunghezza. Chetotassi. — Il capo è cosparso di un discreto numero di setole sempre minute e piuttosto rade; due setole più lunghe si trovano costantemente ai lati della sporgenza acuta mediana del margine epistomale (fig. XXXIII, 1 e XXXIV, 1). — Le antenne portano numerose setole lunghette, sparse irregolarmente come nelle fig. XXXIII,2 e XXXIV, 2; tutti gli articoli, ad eccezione del 3°, ne sono forniti in numero più o meno grande. — Le mandibole sono provviste, lungo il margine dorsale del dente apicale, di una serie di setole (da 8 a 10 nelle forme da me esaminate) caratteristiche, lunghe, robuste e molto larghe alla base; ne portano inoltre altre minori e alcune robuste presso il margine orale (fig. XXXIII, 3 e XXXIV, 3) — Le mascelle del 1° paio hanno una setola lunga vicino alla base dello stipite; alcune di varia lunghezza e piuttosto robuste sul breve palpo mascellare; alcune lunghette presso il margine esterno e varie altre minute e fitte lungo il margine distale del lobo stesso (fig. XXX, 1), — Il labbro inferiore presenta una lunga e ro- busta setola al 1° articolo del palpo e alcune altre variamente conformate all’ apice del 2° (fig. XXX, 1). — Il /orace, tanto nelle parti tergali quanto in quelle sternali e pleurali, è fornito di poche setole brevi, distribuite come nella fig. XXIX, 1,2 e 3. — Le ali anteriori sono glabre per un buon tratto prossimale irrego- lare che comprende quasi tutta la zona corrispondente alla v. ome- rale. Anche la cellula subcostale presenta poche setole; quelle della rimanente cuticola sono brevi nella metà posteriore e vanno facendosi più lunghe nella metà anteriore dell’ala. Venature con un numero discreto di setole come nelle fig. XXXIII e XXXIV, 4; frangia sempre breve. Le ali posteriori sono anch'esse glabre per un tratto irregolare della base; per il resto hanno setole brevis- sime; cellula costale e venature con poche setole; la frangia è un po’ più lunga di quelle anteriori. — Zampe: le anche, i tro- canteri ed i femori sono provvisti di setole brevi o lunghette, ma sempre piuttosto rade; le /ibie anteriori e posteriori ne pos- seggono varie di solito un po’ più lunghe, ma sempre piuttosto rade; le ¢ibie medie ne hanno un numero maggiore; i farsi sono maggiormente ricchi di setole, specialmente quelli medî e poste- riori; l'apice ventrale degli articoli è, di solito, fornito di una coppia più robusta; le ungRie ne portano una lunghetta e ven- — 227 — trale alla base ed una più breve dorsale. — Il propodeo ne ha alcune lunghette presso i margini laterali; gli urotergiti ne pre- sentano poche e brevissime; di esse alcune laterali sono un po’ più robuste. — Le appendici del 9° urite sono provviste ciascuna di 4 setole relativamente lunghe (fig. XXIX, 5, 4). Il 10° uro- tergite ne porta alcune dorsali; le valve dell’ ovopositore varie lunghette e robuste distribuite come nelle figure XXIX, 5, © CORREO A> Colore. — E molto uniforme; non si scosta mai, almeno per le forme da me esaminate, dal castagno-nerastro o dal ca- stagno ferrugineo; la parte anteriore dell’epicranio, le mandibole, le parti sterno-pleurali del torace e le zampe sono di solito meno intensamente colorate. Le ali, ialine, hanno i peli oscuri e le ve- nature ocroleuche più o meno oscure. ’ Maschio. Morfologia esterna — CAPO. — Il capo è depresso, acrotremo, ortognato, sempre più lungo che largo, col margine epistomale ro- tondato agli angoli anteriori, incavato nel mezzo e poi sporgente con una breve punta; coi margini laterali di solito diritti e più o meno divergenti posteriormente o con quello posteriore trilobato (fig. XXXI, 1, 2 ecc.). Se la si guarda di profilo si vede che lungo i suoi lati, ad eccezione di un piccolo tratto anteriore, il tegu- mento non è indurito come nel resto, ma assai meno e che la- scia trasparire in parte la massa muscolare sottostante. La faccia dorsale, inoltre, presenta un carattere molto strano ed interes- sante: il suo tratto anteriore, che si ripiega ventralmente con- tinuandosi ben chitinizzato col margine anteriore della faccia ventrale e che porta antenne ed occhi, è invece distintamente e nettamente separato da quello posteriore (fig. XXXII, 1); il mar- gine posteriore di questo pezzo anteriore (x) è concavo nel mez- zo e sottoposto per breve tratto al margine anteriore sporgente all’innanzi e rotondato del pezzo posteriore (2); i due pezzi sono tenuti a posto da un rinforzo endoscheletrico trasverso del margine posteriore della parte anteriore, nel quale si adatta il margine an- teriore di quella posteriore e da una sporgenza mediana subro- tondata e diretta un po’ in basso del margine anteriore della parte posteriore della faccia dorsale del capo, la quale si articola con un corrispondente processo del margine posteriore della parte wir Ca ns ~ 4 7 rw “shies at DEUTET a A" — 228 — anteriore. Questo processo mediano serve da fulcro quando si fanno muovere i due pezzi indipendentemente |’ uno dallaltro (fig. XXXVI, 2). La faccia ventrale della capsula cranica pre- senta il suo margine anteriore fortemente chitinizzato; esso si continua ininterrottamente inspessito colla parte dorsale già con- siderata e si spinge innanzi con quattro sporgenze, due subme- diane e due sublaterali; fra le due submediane sono situati i pezzi inferiori della bocca; fra ciascuna delle sublaterali e Ta cor- rispettiva submediana vi è una concavità rotondata nella quale viene ad articolarsi, accavallandola, il condilo ventrale di ciascuna mandibola (fig. XXXI, 3 e XXXII, 2).La parete dorsale e quella ven- trale del capo sono percorse più o meno completamente da rinforzi endoscheletrici, lineari e longitudinali che traspariscono all’ e- sterno come linee oscure; questi rinforzi si riscontrono di solito in numero di 3: uno mediano, sempre poco sviluppato nella parete dor- sale, e due submediani (fig. XXXI, 1,3 e 4 ecc.); essi possono però in alcune specie mancare completamente. Il capo mostra l’occipite affatto posteriore, sporgente all’indietro a guisa di convessità roton- data. — Gli occhi composti (fig. XXXII, 1, 0) poco sviluppati, ma perfettamente visibili, resultano costituiti da tre o quattro cornee e specialmente distinti per una grossa massa pigmentata oscura; sono situati un po’ posteriormente presso il margine esterno del” pezzo anteriore dorsale dell’epicranio. — Gli ocelli mancano com- pletamente. — Le antenne (fig. XXXII, 1 ecc.) hanno 3 articoli liberi: lo scapo è costantemente sublaminare, depresso, molto sviluppato in senso antero-posteriore (interno-esterno) e breve- mente peduncolato alla base (la radicola è fusa pressochè com- pletamente con esso); il 2° articolo è subdepresso e di gran lunga più piccolo dello scapo; il 3° ed il 4° formano insieme una clava, poco depressa e sempre più lunga del 2°; questi due ultimi arti- coli però non sono mai nettamente distinti l’ uno dall’ altro; l’ul- timo porta alcuni sensilli allungati. Le antenne sono inserite sul pezzo anteriore della faccia dorsale dell’epicranio, piuttosto di- stanti l’una dall’ altra. — Le mandibole (fig. XXXII, 3 e 4) ro- buste, subtriangolari, poco più lunghe che larghe, tridentate, si articolano sotto il pezzo dorsale anteriore dell’epicranio in un punto contrapposto a quello di articolazione delle antenne; il condilo ventrale, allungato e sporgente all’ indietro ed in basso, viene a sporgere fuori dall’epicranio, dopo avere accavallato, come si è visto, il suo margine anteriore ventrale fra la sporgenza II ‘sublaterale e quella submediana; il piano delle mandibole è nor- male al piano sagittale del capo. — Le mascelle del 1° paio sono atrofizzate ovvero ridotte insieme al labbro inferiore ad un pezzo Fig. XXXI. S. sycomoriî L. maschio. 1. Capo veduto dorsalmente. 2. Torace e propodeo veduti dal dorso. 3. Capo, torace e propodeo veduti dal ventre. 4. Altra forma di capo; non sono disegnate le mandibole, le setole e i caratteri della superficie libera del l'epidermide. 5. Pronoto, per far vedere le parti endoschele- triche; anche qui sono trascurati i caratteri della superficie del tegumento. 6. Mesonoto; stesse avvertenze del N° pre- cedente. 7. Metanoto-propodeo; medesime avvertenze dei due numeri precedenti: €, € e 07, anche del 1°, 2° e 3° paio; E, episterni protoraeiei; A, antenne; Z, labbro inferiore; M, mandibole; 0, foro occipitale; s, spiracoli tracheali; S, 5’ 5”, prosterno, mesosterno, metasterno. unico, largo alla base e sporgente all’ in- nanzi con una sorta di bitorzolo piü o me- no rotondato, sui lati del quale si hanno due sporgenze più o meno allungate e at- tenuate all’apice. Tal- volta è un po’ più di- stinta la parte riferi- bile alle mascelle del 1° paio. TORACE. — Il to- race è, come il capo, fortemente depres- so. — Protorace : il pronoto (fig. XXXI, 2 e 5) è sempre. più lungo che largo; i suoi angoli anteriori e po- steriori sono più o me- no rotondati; presenta quattro intaccature : una media anteriore, una media posteriore e due laterali (una per ciascun lato); quella anteriore si continua all’indietro con una linea inspessita en- doscheletrica per me- tà circa della lunghezza del pronoto; quella posteriore è più ampia di quella anteriore e termina, dopo breve tratto, al- l’altezza di un rinforzo endoscheletrico che comprende un pezzo basale a forma di Y rovesciato ed una sorta di processo ro- tondato all’apice e diretto all’ indietro ed in basso; fra questo — 250 — processo e la volta del pronoto viene ad incastrarsi la sporgenza mediana anteriore del mesonoto; quelle laterali sono piuttosto po- steriori e si presentano come tagli obliqui che penetrano per ‘/, circa della larghezza del pronoto; esse determinano due labbra delle quali il posteriore è sovrapposto a quello anteriore. Lo s/ern0 (fig. XXXI, 3, S) non è molto sviluppato, è allungato, fusiforme e compreso, per quasi tutta la sua lunghezza, fra gli episterni. xli episterni (Fig. XXXI, 3, E) sono invece ampî; la loro faccia ventrale, subquadrangolare e cogli angoli rotondati, è anterior- mente provvista di un condilo digitiforme ripiegato verso l’esterno, che si articola coll’epicranio e che appare come la continuazione esterna di un rinforzo obliquo endoscheletrico. Per le altre parti endoscheletriche, che saranno discusse insieme colla morfologia e l’anatomia della Blastophaga psenes L.,v. la fig. XXXI, 3 e 5. — Mesotorace: Il mesonoto (fig. XXXI, 2 e 6) è sempre più breve del pronoto e la sua larghezza é generalmente poco superiore od inferiore alla lunghezza; la sua parte posteriore è più larga del- l'anteriore e ampiamente rotondata; la parte anteriore si spinge innanzi con due sporgenze laterali più o meno acute e con una mediana rotondata e ben chitizzinata che va ad intromettersi, come si è visto, fra la volta ed il processo mediano posteriore del pronoto. Il mesosterno (e le parti mesopleurali?) (fig. XXXI, S°) sì presenta sotto forma di un pezzo trasverso, ripiegato longitu- dinalmente un po’ a tetto; lo spigolo, veduto di profilo, presenta un margine un po’ convesso. — Metatorace e propodeo: Il meta- noto (fig. XXXI, 2 e 7) è fuso quasi completamente col propodeo in un pezzo più lungo che largo e rotondato posteriormente; al- l’innanzi questo pezzo è sottoposto per breve tratto al mesonoto col quale si articola; all'indietro ricopre in parte il 2° urite. Gli spiracoli tracheali, a peritrema piccolo e rotondato (s), si tro- vano un po’ più innanzi della metà della lunghezza del pezzo e in posizione sublaterale. Le parti esterne rispetto ai due rinforzi endoscheletrici longitudinali sublaterali, possono considerarsi come appartenenti al metatorace. Per l’ endoscheletro vedi la fig. XXXI, 7. — Il metasterno (fig. IXXX, 3,8”) si presenta trasverso, pie- gata a tetto come il mesosterno; lo spigolo, veduto di profilo, mostra un margine diritto ed obliquo rispetto all’asse longitudi- nale del corpo. APPENDICI DORSALI DEL TORACE. — Mancano completa- mente, 302 Ze ER, m APPENDICI VENTRALI DEL TORACE. — Tutte tre le paia di zampe sono simili fra loro e compresse. Le anche sono sempre più lunghe che larghe; quelle anteriori hanno un’ampia e sub- triangolare apertura prossimale che occupa gran parte della loro faccia posteriore (fig. XXXI, 3, C; _XXXV, 5 ecc.); quelle medie e posteriori invece hanno le aperture prossimali molto meno ampie e subapicali (fig. XXXI, 3, c; XXXV, 6 e 7 ecc.). I trocanteri sono distinti solo nelle zampe anteriori (fig. XXXV, 5 ecc.)I fe- mori poco più lunghi che larghi e ben sviluppati in altezza (dorso— ventralmente (fig. XXXV, 5, 6 e 7 ecc.). Le tibie sono sempre ~ un po’ più brevi del femore e fornite lungo il margine dorsale e apicale di un numero vario, ma sempre piuttosto grande, di denti forti e subconici (fig. XXXV, 5, 6 e 7 ecc.) I tarsi (fig. XXXV, 5, 6 e 7 ecc.), di 5 articoli in tutte tre le paia di zampe, possono essere più brevi delle tibie, più lunghi od eguali ad esse; il 1° ed il 5° articolo sono sempre i più sviluppati in lunghezza; il 2°, il 3' ed il 4° generalmente trasversi; il 1° articolo può essere for- nito al suo apice di una coppia di denti subconici (fig. XXXV, 5 ecc.); ovvero quello dei tarsi anteriori esserne sprovvisto e quello dei medi e posteriori portarne invece tre o quattro. Pretarso (fig. XXXV, 5, 6 e 7 ecc.) con unghie forti, a larga base, falcate, acute e con empodio cuneiforme. ADDOME. — È composto di 10 uriti più o meno sviluppati; del propodeo si è già parlato; il 2° urite mostra il tergite ben svilup- pato, poco meno grande del 3’, più lungo che largo, all’innanzi ta- gliato quasi diritto, all’ indietro attenuato ‘ed acutamente roton- dato (fig. XXXII, 5, II); il suo sternite resulta di due pezzi a superficie ventrale concava, i quali non si congiungono lungo la linea mediana e lasciano fra loro un tratto submembranoso; il gastro, depresso come il torace, si allarga gradualmente all’ in- dietro (fig. XXXII, 5). Gli uriti 3°-8° sono simili fra loro e costi- tuiti da un ampio tergite, in forma di lamina accartocciata, che si ripiega ventralmente e il cui margine posteriore sporge all’in- dietro e nel mezzo ad angolo rotondato (fig. XXXII, 5) e da uno sternite libero, allungato, tagliato quasi diritto posteriormente e anch'esso in forma di lamina accartocciata che si ripiega sui lati, rimanendo però sottoposto alle bande ripiegate dei tergiti. Tergiti e sterniti presentano solo una parte mediana anteriore chitiniz- zata, per il resto sono submembranosi e fittamente striati per il lungo. -Gli uriti sono invaginati fra loro a cannocchiale dal 3° al- — 252 l’8° e quasi di ugual lunghezza, ma il 3° urotergite appare più lungo degli altri in causa della minor ampiezza del 2°, che lo ri- copre solo in piccola parte (fig. XXXII, 5, II). Fig. XXXII. Parte capo molto ingrandita, per mostrare la distinzione S. sycomoriî L. maschio. 1. anteriore del fra il pezzo anteriore e quello posteriore: w, pezzo anteriore; z, pezzo posteriore; 0, occhi; sono tra. seurate le mandibole. 2. Margine anteriore della faccia ventrale del capo, col labbro inferiore; le Mandibola veduta dalla faccia ventrale. 4. Mandibola veduta dorsal mascelle sono atrofizzate. 3. mente. 5. Gastro veduto dal dorso: II-1X, 2°-9° uro- tergiti; R, tracheali; quello di destra è tagliata, ad arte, quasi a metà. 6. Estremo distale dell’addome e pene; X, 10° urite; 7; processi dello stesso segmento; c, cerci; p, pene. processi degli spiradoli L’8° urotergite porta sui lati gli spiracoli tracheali a peritrema grande, ovolare, non trasverso, pro- lungato, colla sua parete ven- trale, in un processo lunghis- simo ed attenuato gradual- mente verso l’ apice (fig. XXXII eR) We Bre tea en urite non sono visibili nor- malmente all’esterno: il 9° & più lungo che largo, atte- nuato un po’ all’estremo di- stale, solo in parte chitiniz- ZU LO AMSA TR I 10° è allungato e subeilin- drico; termina con due pro- cessi latero-ventrali, lunghi e rotondati all’ apice ed è for- nito di due cerci laminari, rotondati, provvisti, ciascuno, di tre denti conici a base rile- vata e rotonda (fig. XXXII, 6, ce). Il pene (fig. XXXII, 6, p) è di solito allargato verso l'apice e brevemente intac- cato nel mezzo; i suoi apodemi prossimali sono estremamente brevi. Chetotassi e caratteri della superficie libera dell’e- pidermide. — Il margine epi- stomale è fornito di due (fig. XXXII, 1, ecc.) o di 4 (fig. XXXVI, 1, 2 e 3; e XXXVI], 1) setole, una o due per lato della breve sporgenza acuta mediana; il capo, come il torace ed il propodeo, è provvisto di setole generalmente brevi e rade e di punteggiatura varia che può essere orientata più o meno regolarmente in serie longitudinali (fig. XXXI, 1 e 2) od essere Br sparsa regolarmente od ammassata irregolarmente (fig. XXXVI, 2 e 5; XXXVII, 1). Il pronoto, il mesonoto ed il propodeo pre- sentano spesso delle striature longitudinali, di solito limitate all’e- stremo posteriore (fig. XXXI, 2; XXXVI, 5). Le parti sternali e pleurali sono pure fornite di setole brevi e sparse (fig. XXXI, 3). Le antenne portano un numerc scarso di setole nei varî articoli (efr. fig. XXXII, 1; XXXVII, 2 ecc.). Le mandibole ne hanno poche delle quali alcune più robuste specialmente lungo il margine orale (fig. XXXII, 3 e 4). Il labbro inferiore e le mascelle del 1° patio ne presentano alcune sulla faccia ventrale del pezzo, di solito riunite in due gruppetti sublaterali (fig. XXXVII, 3) e alcu- ne altre (1 o 2) all’apice dei processi laterali quando esistono (fig. XXXVII, 3). Delle sampe, le anche, i trocanteri, quando sono distinti e i femori sono forniti di un numero vario di setole brevi o lunghette; le tibie ne sono sprovviste o ne portano un numero minimo; i tarsi ne possiedono solo due coppie piuttosto brevi: una coppia all'apice dorsale del 4° articolo ed una pure all’apice del 5° (fig. XXXVII, 4, 5 e 6 ecc.). Le unghie ne hanno una prossi- male ventrale lunghetta ed una dorsale brevissima. Colore. — È molto uniforme per tutte le specie, fondamen- talmente ocraceo—ferrugineo, più o meno chiaro o scuro; le parti rinforzate dell’epicranio, del torace e delle zampe appaiono natu- ralmente per trasparenza più oscure; il gastro è di solito più chiaro. Distribuzione geografica. -— Sycophaga Westw. è stata rin- venuta fino ad oggi in Siria, in Egitto, nell'Africa orientale (Eri- trea, Abissinia (Bogosland) e centro-orientale (Uganda); in quella occidentale (Senegal, Guinea francese, Angola, Liberia, Kamerun); nelle Isole del Capo Verde, nelle Isole Mascarene (Réunion ); infine nella regione indo-malese: India, Ceylon, Java, Isola Bali e Is. Filippine. Ecologia. — Le specie di fico ospitatrici conosciute sono: Ficus sycomorus L., F. mauritiana Lam., F. guineensis Miq., F. hirta Vahl., F. glomerata Roxb., F. lepicarpa Bl., F. varie- gata B., F. ferruginea Desf., F. umbellata Vahl. F. riparia Schimp., F. pubescens. Osservazioni. — Il genere Sycophaga fu istituito nel 1840 dal Westwood colla S. crassipes Westw. dell’ Egitto. IL Cynips sycomori L. di Egitto (1758) e l’Apocrypta paradoxa Coquerel dell’Isola Réunion (ex Bourbon) (1855) appartengono certamente Bollett. di Zoologia Gen, e Agr. 16 aM allo stesso genere; indubbia invece, e per le ultime due molto improbabile, è l’identità specifica di crassipes Westw., sicomori L., paradoxa Coq. Nel 1906 Mayr (1. c. pag. 163) descrive i maschi di due nuove specie: spinitarsus di Giava e vicina del Kamerun; i caratteri coi quali egli le distingue sono però estremamente scarsi e pres- sochè insufficienti. Un’altra specie, rappresentata da ambo i sessi, la S. nota di Los Banos (Isole Filippine), è stata pubblicata re- centemente da Baker (l. c. pag. 74-77). To ho cercato inutilmente, anche rivolgendomi alla Direzione del Museo di Storia Naturale di Saint-Denis (Réunion, Is. Ma- scarene), di potermi procurare esemplari di quest’isola, raccolti entro ai frutti del Ficus mauriliana Lam., (=F. terragena Bory), per vedere di identificare la forma del Coquerel. Pertanto ho riferito con riserva alla S. sycomori di Linneo, gli esemplari dell’Eritrea e alle due specie del Mayr gli individui che, prove- nendo gli uni (spini/arsus) dalla stessa regione e dalla stessa specie di fico, gli altri (vicina) dalla stessa regione nelle quali erano stati raccolti quelli del Mayr, corrispondono anche, per quel poco di cui l’autore ne parla, alle sue descrizioni; faccio inoltre conoscere otto nuove specie e sottospecie, in parte rap- presentate da tutti due i sessi, in parte da uno solo. Per queste ultime il valore tassonomico potrà in qualche modo modificarsi quando si sarà studiato il sesso ancora sconosciuto. TAVOLA PER LA DETERMINAZIONE DELLE 99 DA ME STUDIATE. 1. — Capo all’ incirca tanto lungo fra il margine epistomale e la linea del vertice, quanto largo fra i margini esterni degli occhi. La distanza fra i due toruli delle antenne -è uguale ad ‘/; 0 poco più del tratto compreso fra il limite anteriore di detti toruli ed il margine epistomale e ad '/,-'/,, del tratto com- preso fra il loro limite posteriore e l’ocello impari. Il 1° ar- ticolo dei tarsi posteriori porta un numero di denti variante fraguniminimosdì Ue unSmassimondizö 2 Pre 1’. — Capo più largo che lungo. Distanza fra i toruli delle antenne uguale ad '/, della parte anteriore dell’epicranio limitata come sopra e ad ‘/. o poco più della parte posteriore limitata pure come sopra. Il 1° articolo dei tarsi posteriori porta un nu- mero di denti varianti fra un minimo di 2 ed un massimo DI 9. a 2 oe SE 1: ce — Lo scapo delle antenne (compresa la radicola) è lungo circa 4 volte e '/, la sua massima larghezza; il margine epistomale presenta due modeste»sporgenze rotondate submediane; le tibie anteriori (espansione dentata compresa) sono lunghe la metà circa della lunghezza del femore; i tarsi anteriori sono lunghi all’ incirea come la tibia ed hanno il 5° articolo lungo circa COMERS fa. + i) hie. Sesta sn sp: — Lo scapo & lungo eirca 5 ole e en la sua massima larghezza; il margine epistomale, nei tratti laterali alla sporgenza acuta mediana, è uniformemente e debolmente convesso e non pre- senta sporgenze rotondate; le tibie anteriori sono lunghe meno della metà della lunghezza del femore; i tarsi anteriori sono lunghi circa 1 volta e ‘/, la tibia ed hanno il 5° articolo un po’ più breve del 1° . . silvestri tenebrosa n. (Uganda). — I margini laterali dell’epieranio innanzi agli oechi sono lunghi più di */, del diametro longitudinale degli occhi stessi veduti dal dorso; la v. stigmatica dell’ala anteriore è un po’ più lunga di quella marginale; le tibie medie sono lunghe circa 1 volta Cbs /prlletemore) preheat) aes set) st ea es syconeort thi. — I margini laterali dell’epicranio innanzi agli oechi sono lunghi un po’ meno di °/, del diametro longitudinale degli occhi stessi; la v. stigmatica dell’ ala anteriore è un po’ più breve di quella marginale; le tibie medie sono lunghe un po’ meno di 1 volta e */ il femore - «++ +. «+ sycomori insularis n. TAVOLA PER LA DETERMINAZIONE DEI gg. — Corpo grande e massiccio (1); margine epistomale con due coppie di setole (una coppia da ciascun lato della sporgenza acuta mediana); parte dorsale del capo priva di rinforzi endosche- letrici lineari, visibili per trasparenza dal dorso come linee lon- gitudinali oseure . . Re . + « gigantea. — Corpo sempre ee più piccolo e più gracile (1); margine epistomale con una sola setola da ciascun lato della sporgenza acuta mediana; parte dorsale del capo provvista sempre di 3 rinforzi endoscheletrici lineari più o meno sviluppati, visibili per trasparenza dal dorso come linee longitudinali oscure. 2. 2. — Tarsi anteriori col 1° articolo sprovvisto di denti; tarsi medî e posteriori col 1° articolo fornito nel suo tratto ventrale distale di 3 o 4 denti subconici; anche e femori provvisti di setole lunghette e numerose che danno loro un aspetto barbuto 8, (1) Cfr. le misure a capo delle descrizioni delle singole specie. = — 236 — x 2°. — Tarsi anteriori col 1° articolo provvisto di una coppia di denti; tarsi medî e posteriori col !° articolo fornito al suo apice ven- trale di una sol coppia di denti subeonici; anche e femori provvisti di setole o rade o brevi . . . . SIL TIE 3. — Tarsi di tutte tre le paia di zampe più (ingl delle tibie ri spettive . . 8 . 20.0. spinitarsus Mayr (Java). 3’. — Tarsi di tutte tre de paia di zampe lunghi come le tibie rispet- tive o anche più brevi . . . Drevitarsus n. sp. (Ceylon) 4. — Tarsi posteriori col 1° articolo lungo circa tre -volte gli articoli 2°, 3° e 4° considerati insieme . . . . . vicina Mayr. 4°. — Tarsi posteriori col 1° articolo lungo non mai più di due volte gli articoli 2°, 3° e 4" considerati insieme . . . 5. 9. — Tarsi medii col 5° articolo decisamente più lungo del 1°, pitt lungo o tanto lungo quanto gli articoli 1°, 2° e 3° considerati insieme... 5 - . . viduata n. sp. 5’. — Tarsi medii col 5° ae en ae il 1° o appena un po’ più lungo, meno lungo o appena tanto ae quanto gli arti- coli 1° e 2° considerati insieme .\ 5 —. aes IGE 6. — Tarsi anteriori più brevi delle rispettive i O al massimo tanto lunghi quanto esse . . er ane 6’. — Tarsi anteriori za più ola dete “nto tibie 8. — Tarsi medî e posteriori col 5° articolo lungo sempre almeno due volte e mezzo la sua larghezza distale; femori anteriori lunghi una volta e mezzo la loro massima larghezza . . afflicta n. sp. ('. — Tarsi medî e posteriori col 5° articolo lungo sempre meno di due volte la sua larghezza distale; femori anteriori lunghi appena un po’ più della loro larghezza massima . tristés n. sp. (Java). Tarsi anteriori col 5° articolo lungo circa tanto quanto gli arti- coli 1°, 2°, 3° e 4° considerati insieme . . . sycomori L. 8°. — Tarsi anteriori col 5° articolo lungo circa tanto quanto gli arti- coli 1°, 2° e 3° considerati insieme . . . silveströi n. sp. x | S. sycomori L. insularis n. Femmina. Di color nero castagno; il capo nel solco mediano frontale e all’estremo anteriore e le mandibole sono di color fulvo-ferrugineo; le antenne hanno i primi due articoli e talvolta anche il 3° e il 4° di color fulvo-isabellino; i rimanenti sono umbrino-tuliginei. Le parti pleurali e sternali del torace e gli urosterniti sono al- l’ineirca del colore del dorso. Le anche, i trocanteri e i femori delle zampe hanno un colore uniforme un po’ più chiaro di quello del corpo; le tibie, i tarsi e, talvolta, l’apice dei femori sono ocracei. j i i ita tit vira i è» ita nitriti rn sat en a ee tagli = DIMENSIONI. — Lunghezza del capo pp.: 525; larghezza 630; lungh. del torace, compreso il propodeo: 1085; largh. posteriore del pronoto: 542,5; largh. anteriore del mesonoto: 577,5; largh. del propodeo : 560; lungh. del gastro: 1067; largh. massima del ga- stro: 665-700; lungh. della terebra: 1925; lungh. dell’ ala ante- Fig. XXXII. S. sycomori insularis n. femmina. 1. Capo veduto di faccia senza le antenne e le man- dibole. 2. Antenna. 3. Mandibola, 4. Ali del 1° e del 2° paio. 5. Stigmatica delle ali ant. maggiormente ingrandita. 6. Zampa anteriore. 7. Z. media. 8. Z. posteriore. riore: 1802; largh. massima dell’ala anteriore 840; lungh. dell’ala posteriore: 1172,5; largh. massima dell’ala posteriore: 385. CAPO. — Il capo è decisamente più largo fra il margine esterno degli occhi che lungo (alto); la linea del vertice è poco sporgente; i margini laterali dell’ epicranio innanzi agli occhi sono lunghi un po’ meno di */, del massimo diametro degli occhi medesimi e convergenti all’innanzi; il margine epistomale presenta due assai modeste sporgenze, rotondate, sublaterali e due altre simili sub- mediane (fig. XXXIII, 1). Gli ocelli sono disposti a triangolo ey piuttosto ottuso come nella fig. XXXIII, 1. La superficie dell’epicra- nio è rivestita di setoline un po’ più fitte di quelle della forma tipica. — Le antenne (fig. XXXIII, 2) hanno lo scapo lungo 3 volte e */, la sua massima larghezza; il 2° articolo è lungo circa la metà del 1° e un po’ meno di due volte la sua massima larghezza; il 3° e il 4° simili a quelli della forma tipica; il 5° è distinta- mente più largo che lungo; il 6° tanto lungo quanto largo; il 7° un po’ più largo che lungo; 1°8° è un po’ meno lungo ma un po’ più largo, come pure il 9%; il 10° & lungo come il 7°, ma pit largo; la clava é simile a quella della forma tipica. Ogni faccia degli articoli 7-13 presenta da 5 a 8 sensilli celoconici allungati; setole come nella figura. — Mandibole (fig. XXXIII, 3) coi denti del margine orale un po’ più sviluppati. — Mascelle del 1° paio e labbro superiore simili a quelli di S. sycomori. TORACE simile a quello della forma tipica. APPENDICI DORSALI DEL TORACE. — La v. omerale delle ali anteriori è lunga 1 volta e */, quella marginale più quella postmarginale; la marginale è più breve della postmarginale; la stigmatica è un po’ più breve della marginale; setole e -sensilli come nella fig. XXXII, 4 e 5. — Ali posteriori lunghe circa 3 volte la loro massima larghezza; setole e retinaculum come nella fig. XXXIII, 4. APPENDICI VENTRALI DEL TORACE. — Zampe anteriori simili a quelle della forma tipica; il 1° articolo del {arso è lungo circa come i tre seguenti presi insieme; il 5° è lungo come il 1° o un po’ più breve. Setole, sensilli, denti ecc. come nella fig. XXXIIL,6. — Zampe medie: Anca larga circa 1 volta e '/, la sua lunghezza; il femore è lungo un po’ più di 4 volte la sua massima larghezza (altezza); la bia é lunga un po’ meno di 1 volta e ‘/. il femore il farso è un po’ più lungo della tibia; il 5° articolo é meno lungo del 2°. Setole ecc. come nella fig. XXXIII, 7. — Zumpe poste- riori: la libia è decisamente più lunga della metà del femore e un po’ meno di 3 volte la sua massima larghezza (altezza); i denti della sua faccia esterna sono 6 o 7; il /4rso è meno lungo di 2 volte la tibia; il 1° articolo è lungo circa 4 volte e ‘/, la sua larghezza ed è armato di 4 o 5 denti; il 2° ed il 3° ne hanno uno solo; il 4° due setole apicali; il 5° è lungo circa come il 2°; setole ecc. come nella fig. XXXIII, 8. ADDOME. — È simile a quello di S. sycomori; il gastro è lungo circa 1 volta e '/, la sua lunghezza; la leredra è lunga "/; del gastro. tn | Maschio. Sconosciuto. DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. -- Sei esemplari conservati a secco, raccolti nel marzo del 1898 da L. Fea a S. Thiago: Orgaos Grandes, Isole del Capo Verde e comunicatimi dal Museo Civico di Storia Naturale di Genova. EcoLoGIA. — E rimasto sconosciuto il nome specifico del fico nei frutti del quale sono stati raccolti gli individui da me esaminati. - S. silvestrii n. sp. Femmina. Parte posteriore del capo, pronoto, mesonoto, metanoto, pro- podeo e urotergiti 3°-8° di color castagno nerastro; parte anteriore del capo e mandibole fulvo-ferruginei; antenne fulvo-umbrine; occhi vinosi; parti sterno-pleurali del torace e urosterniti di color castagno-fuligineo piuttosto chiaro; zampe uniformemente melleo- ocracee; solo i denti delle tibie sono fulvo-ferruginei e, talvolta, la linea dorsale dei femori anteriori e posteriori e anche delle anche posteriori mostra un accenno più o meno eccentuato di ombreggiatura. DIMENSIONI. — Lunghezza del capo pp: 595; larghezza: 612,5; lungh. del torace e del propodeo: 1120; largh. posteriore del pro- noto: 560; largh. anteriore del mesonoto: 595; largh. del propo- deo : 577,5; lungh. del gastro: 1120; largh. massima del gastro: 1032,5; lungh. della terebra: 1802,5; lungh. delle ali anteriori: 1802,5; largh. massima delle ali anteriori: 805; lungh. di quelle poste- riori: 1207,5; largh. massima delle posteriori: 350. Capo. — Capo (fig. XXXIV, 1) tanto lungo quanto largo fra il margine esterno degli occhi o appena un po’ più largo che lungo; margine epistomale con due deboli sporgenze rotondate submediane; margini laterali innanzi agli occhi non molto con- vergenti all’innanzi e poco meno lunghi del diametro maggiore degli occhi medesimi; lo spazio compreso fra i toruli delle an- tenne è circa !/; di quello esistente fra il margine anteriore dei toruli e quello epistomale e circa !/, di quello compreso fra il margine posteriore degli stessi toruli e l’ocello impari. La super- 940 = ficie dell’epicranio è provvista di varie setole distribuite come nella figura; ocelli come hella fig. XXXIV, 1. — Antenne (fig. XX XIV, 2) collo scapo lungo 4 volte e '/, la sua massima larghezza; il 2° ar- ticolo è lungo un po’ più di 2 volte la sua larghezza apicale e un po’ più della metà dello scapo; il 3° è largo poco più di 2 volte la sua lunghezza; il 4° è un po’ più lungo; il 5° è largo Fig. XXXIV. S. silvestrii n. sp. femmina. 1. Capo veduto di faccia, senza le mandibole e le antenne, 2. Antenna. 3. Mandibola. 4. Ali del 1° e 2° paio. 5. Stigmatica dell’ala ant. maggior- mente ingrandita. 6. Zampa anteriore. 7. Z. media 8. Z. posteriore. 1 volta e 1/, il 4° e più largo che lungo; il 6° è più largo che lungo e più grande del 5°; gli articoli 7°, 8°, 9° e 10° sono simili fra loro, più larghi che lunghi, un po’ più lunghi e un po’ più larghi del 6°. La clava è lunga un po’ meno degli articoli 5°-7° considerati insieme. Gli articoli 7°-12° hanno ognuno 7-8 sensilli celoconici allungati per ogni faccia; il 13° ne porta 5. Setole ecc. come nella figura. — Mandibole, al solito; v. fig. XXXIV, 3. — Mascelle del 1° paio e labbro inferiore simili a quelli delle forme già descritte; vedi la descrizione del genere. TORACE. — Simile a quello delle altre specie. ; | iia ae te eee ee ee ee ee a i i ik a ln u — 2411 — APPENDICI DORSALI DEL TORACE. — Ali anteriori: la v. ome- rale è lunga circa 1 volta e */, quella marginale più quella post- marginale; la marginale è più breve della postmarginale ; la stigmatica è lunga quanto la marginale. La cellula costale è lunga circa 7 volte la sua massima larghezza. Setole ecc. come fig. XXXIV, 4e 5. — Ali posteriori lunghe circa 3 volte e !/, la loro larghezza; setole ecc. come nella fig. XXXIV, 4. APPENDICI VENTRALI DEL TORACE. — Zampe anteriori: Anca ‘lunga 2 volte e !/, la sua massima larghezza prossimale; femore lungo un po’ meno di 2 volte la sua larghezza (altezza); tibia la metà del femore; il farso è lungo quanto la tibia; il 1° articolo raggiunge la lunghezza complessiva dei tre seguenti ed è tanto lungo quanto il 5% setole ecc. come nella fig. XXXIV, 6. — Zampe medie: il trocantere è lungo un po’ meno della metà del femore, il quale è lungo a sua volta circa 5 volte la propria larghezza mas- sima (altezza); la bia è lunga 1 volta e !/; il femore; il tarso è lungo come la tibia; il 1° articolo come i tre seguenti ; il 5° come il 2% setole ecc. come nella fig. XXXIV, 7. — Zampe po- steriori: il femore è lungo meno di due volte la sua massima larghezza; tibia decisamente più lunga della metà del femore e meno di 2 volte e !/, la sua massima larghezza (altezza) distale; è armata di 7 od 8 denti, talvolta di 7 su di una zampa e di 8 sul- l’altra; 4arso un po’ più lungo di 2 volte la tibia; il 1° articolo è più lungo dei tre seguenti presi insieme, circa tanto lungo quanto la tibia e 7 volte la sua massima larghezza (altezza); porta 7 od 8 denti lungo la sua faccia esterna; il 2° articolo ne ha 2 o 3; il 3° due, raramente 1; il 4° ne è privo; 5° articolo lungo come il 2°. Setole ecc. come nella fig. XXXIV, 8. ADDOME. — Propodeo e gastro simili a quelli delle altre forme ; il gastro è poco più lungo della sua massima larghezza; la ferebra è lunga ©/, e mezzo la lunghezza del gastro. Maschio. Capo, torace e zampe di color ocraceo chiaro, con un po’ di slavatura ferruginea; le mandibole e le parti rinforzate del tegu- mento di color fulvo-castagno; antenne cremeo-ocroleuche ; il gastro è più chiaro del torace, ma al dorso, dalla base, è sfumato di ocraceo-ferrugineo ; le parti meno chitinizzate sono bianco- cremee. — 242 — DIMENSIONI. — Lunghezza del capo pp: 805; larghezza mas- sima: 490; lungh. del pronoto: 840; largh. massima: 437,5; lungh. mesonoto: 455; largh. massima: 385: lungh. propodeo: 595; largh. massima: 420; lungh. gastro: 1260; largh. 8° urotergite: 490; lungh. processi degli spiracoli tracheali: 1137,5. Capo. — Il capo è lungo più di una volta massima e, nella grande generalità degli indivi- dui, si mostra gradual- mente allargato all! in- dietro; il margine epi- stomale, al solito, pre- senta due angoli ante- riori rotondati ed una punta mediana poco acu- ta e poco sporgente ; le due setole dorsali, ai lati di essa, sono lunghette; i rinforzi lineari endo- scheletrici submediani della parte dorsale del- Fig. XXXV. lepicranioli IR S. silvestriî n. sp. maschio. 1. Capo veduto dal dorso; epi ane Cape hee apie sono state tolte le mandibole. 2. Antenna. 3. Mandibola per quası tutta la sua veduta dalla faccia dorsale. 4. Torace e propodeo veduti DI se a dal dorso. 5. Zampa anteriore. 6. Z. media. 7. Z. posteriore. lunghezza; la sua Super ficie è fornita inoltre di varie setoline e di punti irregolarmente sparsi come nella fig. XXXV, 1. — Antenne collo scapo più lungo che largo; il 2° articolo pure più lungo che largo; il 3° circa tanto largo quanto lungo; setole come nella fig. XXXV, 1e 2. — Mandibole della solita forma; vedi fig. XXXV, 3. — Mascelle del 1° paio e labbro inferiore riuniti in un pezzo costruito come al solito. TORACE. — Conformato sul tipo descritto per il genere; il pronoto è lungo quasi due volte la sua massima larghezza ; il mesonoto è più lungo che largo; il pezzo che comprende metanoto e propodeo è meno lungo di 1 volta e !/, la sua larghezza; tutti tre questi pezzi, oltre a varie setole minute, presentano una pun- teggiatura orientata in linee longitudinali, come si vede. nella eT new OR E I SV e !/ la sua larghezza. tei fig. XXXV, 4. Le parti sternali e pleurali non sono dissimili da quelle descritte per il genere. APPENDICI VENTRALI DEL TORACE. — Zampe anteriori: Anca lunga più di 1 volta e '/, la sua massima larghezza (altezza); fe- more un po’ più lungo che largo (alto); #bia un po’ meno lunga del femore; far'so lungo un po’ meno di 1 volta e */, la tibia; il 1° articolo è lungo circa come i tre seguenti o poco più, circa tre volte la sua larghezza (altezza) distale e fornito di una coppia di piccoli denti subconici all’apice ventrale; il 5° articolo è lungo circa quanto i tre primi considerati insieme. Setole ecc. come nella fig. XXXV, 5. — Zampe medie: Anca, femore e tibia si- mili a quelli delle altre forme; il favso € un po’ meno lungo di 1 volta '/, la tibia; il suo 1° articolo è lungo circa 1 volta !/, i tre seguenti presi insieme ed è fornito all’ apice di una coppia di denti piuttosto robusti; il 5° articolo é lungo poco più di due volte la sua larghezza (altezza) distale e circa quanto il 1°; se- tole ecc. come nella fig. XXXV, 6. — Zampe posteriori: Anca, femore e tibia al solito; il farso è lungo 1 volta e !/, la tibia; il 1° articolo è lungo circa 1 volta e !/; i tre seguenti presi insieme e circa 3 volte e !/, la sua larghezza distale; è fornito di una coppia apicale di denti robusti; il 4° articolo alle volte è mutico, talora porta un dente, tal’ altra due; essi sono sempre più gracili di quelli del 1° articolo; il 5° e lungo 3 volte la sua larghezza CRCIRGARCOM CAIO STORE CERVI eXeXOXOVE a, ADDOME. — Per il propodeo si è già veduto; il gastro è si- mile a quello delle altre forme. DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. — Ho esaminati di questa specie molti esemplari dei due sessi, raccolti dal prof. F. Silvestri fra il 20 e il 22 settembre 1912 ad Hann, dintorni di Dakar, nel Se- negal (Africa occ.). ECOLOGIA. — La S. sélvestrii Grnd. vive entro ai frutti del Ficus ferruginea Desf. S. gigantea n. sp. Femmina. Sconosciuta. Maschio. Di un colore fondamentale fulvo ferrugineo, colle parti rin- forzate o le mandibole fuliginee; le antenne, le parti sternali del torace, le anche, i femori e i tarsi di tutte tre le paia di zampe — 244 — e parte degli urotergiti 3-7 di color ocroceo-ferrugineo: gli uro- sterniti e l’apice del gastro sono piü chiari, di color ocroleuco. Le parti meno chitinizzate bianco-sudicie. DIMENSIONI. — Lunghezza del capo wu: 1207,5-1242,5; lar- ghezza ant. 805-892,5; largh. post.: 910-1015; lungh. del pronoto: 11537; largh. mass. del pronoto: 962,5; lungh. mesonoto: 630; largh. mass. mesonoto 717,5; lunghezza metanoto e propodeo: 840; larghezza post. pro- podeo 682,5; lungh. gastro: 2135; lar- ghezza 2° urotergite: 665; largh. 8° urotergite: 980; lungh. processi degli spiracoli tracheali: 1750. Capo. — La capsula cranica (fig. XXXVI. 1, 2 e 3; XXXVII, 1) è meno lunga di 1 volta e !/, la sua larghezza, spesso poco più lunga che larga; ge- neralmente è decisamente più larga all’ indietro che non all’ innanzi; il margine epistomale è fornito di una coppia di setole da ogni banda della sporgenza acuta mediana. La parte dorsale dell’epicranio è priva di rin- forzi lineari endoscheletrici; la pun- teggiatura si presenta ammassata spe- Fig. XXXVI. S. gigantea n. sp. femmina. 1. Parte anteriore del capo; sono state tolte le mandibole. 2. Capo nel quale si sono separati i due pezzi: l anteriore, in cui sono trascurate le mandibole, e il posteriore. 3. Altra forma del capo. 4. Mandibola veduta dalla faccia dor- sale. 5. Torace e propodeo veduti dal dorso. (Tutti i disegni sono stati fatti su esemplari dell’ Eritrea). cialmente nella regione mediana; se- tole come nella fig. XXXVI, 2 e XXXVII, 1. — Mandibole al solito; il margine dorsale è un po’ più forte- mente ricurvo (fig. XXXVI, 4). — Antenne collo scapo poco più lungo che largo e coi 2 margini, anteriore e posteriore, convessi e rotondati; l’ultimo non appare sporgente a gobba presso la sua base; il 2° articolo è lungo circa 1 volta e #/, la sua larghezza; il 3° 1 volta !/,-1 volta */, la sua larghezza massima; si presenta adun- que eccezionalmente allungato. Setole come nella fig. XXXVIL2. Le mascelle del 1° paio cd il labbro inferiore ridotti ad un pezzo unico, provvisto di due processi laterali forniti al loro apice di due setole ciascuna. V. fig. XXXVII, 3. Torace. — Il pronoto, proporzionalmente alle altre forme, é più tozzo ed accorciato; di poco più lungo che largo; la sua pun- teggiatura è ammassata in una zona longitudinale mediana; se- tole come nella fig. XXXVI, 5. — Il mesonoto è un po’ più largo che lungo; la punteggiatura molto fitta ricopre gran parte della sua superficie; vedi fig. XXXVI, 5. — Il pezzo che comprende Fig. XXXVII. S. gigantea n. sp. maschio. 1. Altra forma del capo, senza mandibole. 2. Antenna. 3. Mascelle del 1° paio e labbro inferiore. 4. Zampa anteriore. 5. Z. media. 6. Z. poste- riore. (ll disegno N. 2 è fatto su esemplare dell’ Eritrea, gli altri su es. del Kamerun). metanoto e propodeo è circa tanto lungo quanto largo; punteg- giatura minuta, fitta, distribuita come nella figura XXXVI, 5. Pronoto e mesonoto presentano delle striature longitudinali al loro estremo posteriore. Parti sternali e pleurali sul tipo descritto per il genere. APPENDICI VENTRALI DEL TORACE. — Zampe anteriori (fig. XXXVII, 4): la tibia è lunga circa quanto il femore ed è abbon- dantemente fornita di denti; il farso è distintamente più breve della tibia; il 1° articolo è lungo due volte la sua larghezza di- stale, circa tanto quanto i tre articoli seguenti e provvisto all’ a- — 246 — pice di una coppia di denti robusti; il 5° articolo è lungo 2 volte la sua larghezza massima e circa quanto i quattro articoli che lo precedono. Setole e sensilli al solito. — Zampe medie (fig. XXXVII, 5): bia un po’ più breve del femore; /arso un po meno lungo della tibia; il 1° articolo è più lungo dei tre seguenti presi in- sieme e circa 3 volte la sua larghezza distale; è fornito di una coppia distale di denti forti; il 5° articolo è un po’ più lungo del 1° e più di due volte la propria larghezza. Setole ecc. come nella figura. — Zampe posteriori (fig. XXXVII, 6: tibia pit breve del femore; farso un po’ più lungo della tibia; il 1° articolo è lungo un po’ più di 2 volte i tre seguenti considerati insieme e un po’ meno di 5 volte la sua larghezza apicale; è adunque molto al- lungato, e, al solito, fornito all’apice distale di una coppia di forti denti; il 5° articolo, più breve del 1°, è lungo tre volte la sua lar- ghezza distale. Setole, sensilli ecc. come nella figura. ADDOME. — Al solito; il gastro è, come il resto del corpo, grande e tozzo. DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. — Sei esemplari dell’ Eritrea (Africa orientale), 3 di Ghinda e 3 di Keren, raccolti da G. Ros- setti nel 1913 e due esemplari di Victoria, Kamerun (Africa occ.) raccolti nel 1913 dal Prof. F. Silvestri. EcoLoGIA. — E rimasta sconosciuta la specie di Fico che ospi- tava questa Sycophaga. OSSERVAZIONI. — (Gli esemplari del Kamerun presentano qualche piccola differenza rispetto a quelli dell’Eritrea; il 5° ar- ticolo dei tarsi anteriori (fig. XXXVII, 4) è un po’ più lungo dei quattro antecedenti presi insieme e circa 2 volte e '/, la sua lar- ghezza e il 5° articolo dei tarsi medî (fig. XXXVII, 5) è un po’ meno lungo del 1°. Fino a quando non si saranno conosciute le rispettive 29 però, queste deboli variazioni non danno. garanzia sufficiente per la distinzione delle due forme. S. vicina Mayr. Wien. Entom. Zeitung, XXV. Jahrg., Heft. V, VI u. VII., p. 168, (1906). Femmina, Sconosciuta. Maschio. Di color ocraceo slavato di fulvo-ferrugineo, colle parti rin- forzate del tegumento, al solito, più oscure. arti dat e i AR e E — 141 — DIMENSIONI. — Lunghezza del capo pp: 630; larghezza 437,5; lungh. del pronoto; 647,5; largh.: 385; lungh. del mesonoto: 297,5; largh.: 367,5; lungh. del metanoto-propodeo: 420; largh.: 385; lungh. gastro: 962,5; largh. 8° urite: 437; lungh. processi 8° urite: 735. Capo. — L’epicranio è generalmente lango meno di 1 volta e !/, la sua massima larghezza o, al massimo, non più di 1 volta e !/»: Margine epistomale con 2 setole submediane. Punteggiatura più o meno orientata in serie longitudinali. Rinforzi chitinosi li- neari endoscheletrici della parte dorsale dell’epicranio molto brevi. Setole, minute e sparse come nella fig. XX XVII, 1. — Le antenne hanno lo scapo più lungo che largo; il 2° articolo più lungo che largo; il 3° pure più lungo che largo. Setole come nella fig. XXXVIII, 2. — Mandibole al solito v. fig. XXXVIII, 3. — Mascelle del 1° paio e labbro inferiore ridotti ad un pezzo piuttosto largo alla base e quivi fornito, sulla faccia ventrale, di due setole anteriori e sublaterali e di due coppie di setoline brevissime, posteriori e pure sublaterali; all’innanzi questo pezzo si attenua in un lobo rotondato all'apice e, sui lati, si differenzia in due processi digi- tiformi, provvisti al loro estremo di 3 setole lunghette ciascuno (fig. XXXVIII, 4). TORACE. — Il proroto è, di solito, lungo più di 1 volta e 1/, la sua larghezza massima; il mesorolo è più largo che lungo; il metanoto-propodeo è un po’ più lungo che largo; però le varie proporzioni non sono molto costanti e variano con facilità. La punteggiatura, piuttosto abbondante, è diffusa per tutta la lun- ghezza delle zone mediane e submediane di tutti tre i pezzi ri- cordati e più o meno orientata in serie longitudinali; general- mente i punti si trovano lungo una specie di sottilissima linea impressa e solo visibile a fortissimo ingrandimento. Tanto il pro- noto nelle sue parti laterali e posteriori, quanto il mesonoto e il metanoto-propodeo nelle loro parti laterali, si mostrano piuttosto fortemente striati per il lungo. Parti sterno pleurali sul tipo de- scritto per il genere. APPENDICI VENTRALI DEL TORACE. — Zampe anteriori: Tarso un po’ lungo della tibia; il 1° articolo è un po’ più lungo dei tre seguenti presi insieme e circa 2 volte e '/, la sua larghezza api- cale (altezza); è fornito di un paio di denti; il 5° articolo è lungo circa quanto i quattro antecedenti considerati in complesso e un po’ più lungo di 2 volte la sua larghezza. Setole, denti ecc. come nella fig. XXXVIII, 5. — Zampe medie: Tarso un po’ più lungo — 248 — della tibia; il 1° articolo è lungo un po’ meno di due volte 1 tre seguenti e un po’ più di 3 volte la sua larghezza (altezza); è fornito di 2 denti apicali; il 5° articolo è circa tanto lungo quanto il 1° o un po’ meno lungo e un poco più breve di 3 volte la sua larghezza massima. 3 Setole, ecc. come nella fig. i. ae Tao, XXXVIII, 6. — Zampe poste- | ) È = Sa riori: Tarso distintamente più N sl a 6 EDO lungo della tibia; il 1° ar- 3 ticolo è lungo circa 3 volte Sey Lay i tre seguenti considerati in- J SZ sieme e più di 4 volte la sua CI)? 4 {| x CASTO E, > PZL | \ larghezza distale; è fornito di NS | | / una coppia di denti robusti; f A il 5° articolo è lungo più della i metà del 1° e un po’ meno di hey \ ; N RSS > 3 volte la sua larghezza. Se- > SUS AE È 2 or N Ze tole, denti, ecc. come nella fig. XXXVIII, 7. Fig. XXXVIII. : si È ADDOME. — Il gastro è S. vicima Mayr. maschio. 1. Capo veduto dal dorso ‘ a . e senza le mandibole. 2, Antenna. 3. Mandibola piuttosto breve; 1 processi del- veduta dalla faccia ventrale. 4. Mascelle del 1° paio 1782 urite sono lunghi e sottili. e labbro inferiore. 5. Zampa anteriore. 6. Z. media. 7 7. Z. posteriore. DISTRIBUZIONE GEOGRAFI- cA. — Molti esemplari, rac- colti dal Prof. F. Silvestri nel Gennaio del 1913 a Victoria, Kame- run (Africa occ.). I tipi di Mayr provenivano pure dal Kamerun. EcoLOGIA. — Sconosciuta la specie di Fico nella quale vive. OSSERVAZIONI. — La descrizione di Mayr (1906 1. c. pag. 163) è estremamente breve e insufficiente; il carattere della maggior lunghezza del 1° articolo dei tarsi posteriori rispetto al 5' corri- sponde bene colla costituzione degli arti dei miei esemplari; il contrapposto invece che questo articolo debba essere distin/amente più corto del 5° in sycomori non coincide colle mie osservazioni, S. viduata n. Sp. Femmina. Sconosciuta. Maschio. Il colore è simile a quello di S. sölwesirii Grnd. — 249 — Dimenstonr. — Lunghezza del capo py: 735; larghezza: 43735; lungh. pronoto: 752,5; largh.: 402,5; lungh. mesonoto: 367,5; largh.: 367,5; lungh. metanoto—propodeo: 560; largh.: 402,5; lungh. gastro: 157,5; largh. 8° urite: 612,5; lungh. processi 8° urite 962,5. Capo — Il capo è generalmente un po’ più lungo di 1 volta e !/, la sua massima larghezza; alle volte posteriormente è un po’ pit largo; il margine epistomale ha due setole submediane; la superficie dorsale presenta una discreta punteggiatura orientata più o meno distintamente in serie longitudinali; i rinforzi lineari chitinosi endoscheletrici della sua parte dorsale sono sempre molto sviluppati e un po’ divergenti posteriormente; setole brevi, scarse, distribuite come nella fig. XXXIX, 1. — Le antenne (fig. XXXIX, 2) piuttosto piccole, hanno lo scapo più lungo che _ largo; il 2° articolo tanto lungo quanto largo e il terzo un po’ più Be lungo che largo. Setole come ER fs nella figura. — Mandibole al \ ) \ solito v. fig. XXXIX, 3. — Mascelle del 1° paio atrofiz- zate; labbro inferiore ridotto ad un pezzo largo alla base, ristretto ed appuntito all’api- ce, fornito sulla faccia ven- trale della sua parte prossi- male di 2 setole brevi e piut- tosto robuste come nella fig. XXXIX, 5. TORACE. — Il pronoto è di solito lungo quasi due volte la sua massima larghezza; il È mesonoto è lungo un po’ più Fig. XXXIX. della sua larghezza o tanto S. viduata n. sp. maschio. 1. Capo veduto dal dorso lungo quanto essa; il metano- S genza le masala a: Anieine 3 ateditele _to-propodé0 è lungo 1 volta rudimentali e labbro inferiore. 5. Zampa anteriore. e ahs eirca la sua larghezza BL SE EZ PIMERIDTE: massima; però queste propor- zioni non sono affatto costanti. La punteggiatura, spesso assai mi- nuta, talvolta evanescente al pronoto, è più o meno orientata in serie longitudinali, generalmente più distinta nel pronoto e nel metanoto-propodeo che non nel mesonoto. Le parti pleurali e sternali sono simili a quelle delle altre forme. Bollett. di Zoologia Gen. e Agr. 17 — 250 + APPENDICI VENTRALI DEL TORACE. — Zampe anteriori: L'anca è lunga 2 volte o poco meno la sua larghezza; il femore circa 1 volta e '/, la sua larghezza; tarso distintamente più lungo della tibia; il 1° articolo raggiunge la lunghezza complessiva dei tre articoli seguenti o la supera di poco ed è lungo 2 volte la sua larghezza massima (altezza); è provvisto di una coppia di denti; il 5° articolo è un po’ più lungo dei quattro che lo precedono considerati insieme e quasi 3 volte la sua larghezza apicale. Setole, delle quali alcune lunghette e piuttosto robuste, denti ecc. come nella fig. XXXIX, 5. — Zampe medie: Il tarso è decisa- mente più lungo della tibia; il 1° articolo, lungo circa 1 volta e ‘/, i tre seguenti, è un po’ più di 3 volte la sua larghezza distale ed è fornito di una coppia di denti; il 5° è distintamente più lungo del 1°, lungo circa quanto i primi tre articoli del tarso considerati insieme o un po’ più e circa tre volte la sua lar- ghezza apicale; setole, denti ecc. come nella fig. XXXIX, 6. — Zampe posteriori. Il tarso è più lungo della tibia; il 1° articolo è lungo circa 1 volta e '/, i tre articoli che lo seguono e più di 4 volte la sua larghezza apicale; è fornito di una coppia di denti; 5° articolo lungo circa quanto il 1° e circa tre volte la sua lar- ghezza; setole, denti; ecc. come nella fig. XXXIX, 7. ADDOME. — Il gastro è simile a quello delle specie già descritte. DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. — Molti esemplari raccolti dal Prof. F. Silvestri nel 1913 a Victoria, Kamerun (Africa occ.) EcoLOGIA. — Sconosciuta la specie di fico entro la quale vive. OSSERVAZIONI. — Questa forma si distingue agevolmente fra quelle colla parte dorsale dell’epicranio provvista di rinforzi endo- scheletrici lineari, per il 1° articolo dei tarsi di tutte tre le paia di zampe provvisto al suo estremo distale di una sola coppia di denti; per quello dei tarsi posteriori lungo 1 volta e ‘/, i tre ar- ticoli che lo seguono considerati uniti e per il 5° articolo dei tarsi medî lungo circa come i primi tre insieme. S. afflicta n. sp. Femmina. Sconosciuta. Maschio. © Di colore simile a quello di S. stlvestrii Grnd.; alle volte un po’ più oscuro e più tendente al ferruginoso. wo es a I RI PIENI + Fe IPS —— +) s ne at DRL oc Dimenstoni. — Lunghezza del capo pu: 665-770; largh.: 437,5- 525; lungh. pronoto: 735; largh.: 455; lungh. mesonoto : 385; largh.: 402,5; lungh. metanoto-propodeo : 542,5; largh. : 437,5; lungh. gastro: 1365; largh.: 8° urite: 647,5; lungh. processi 8° u- rite: 1050. Capo. — Il capo di due degli esemplari esaminati è lungo tanto quanto 1 volta e !/ la sua larghezza massima; nel terzo esemplare è lungo più di I voltae 4/5 3 € ‘unì po? pit allargato all’indietro di quanto lo sia anteriormen- te; margine epistomale con 2 setole submediane; pun- teggiatura non orientata in serie longitudinali, ma con- centrata nella parte media- na subposteriore dell’ epi- cranio; nei due esemplari a capo più breve i rinforzi endoscheletrici lineari del- la parte dorsale del mede- simo sono brevissimi; nel- l’altro esemplare lo percor- rono quasi completamente. Setole come nella fig. XL, 1 e 2. — Le antenne (fig. Fig. XL. XL, 3) hanno lo scapo di- S. afflicta n. sp. maschio. 1 e 2. Due forme del capo, stintamente più lungo che senza Me mandibole. = Antenna. 4. Mandibola veduta largo; il 2° articolo più dalla faccia ventrale. 5. Zampa anteriore. 6. Z. media. A 7. Z. posteriore. lungo che largo; il 3° pure più lungo che largo; setole come nella figura. Mandibole come nella fig. XL, 4. TORACE. — Il pronoto è lungo più di 1 volta e ‘/, la sua massima larghezza; il mesonoto è poco più largo che lungo o tanto largo quanto lungo; il metanoto—propodeo è meno lungo di 1 volta e '/, la sua larghezza massima: La punteggiatura fitta e numerosa è sparsa disordinatamente; però nel pronoto e nella parte poste- riore del inetanoto-propodeo tende ad orientarsi in linee longi- ludinali. APPENDICI VENTRALI DEL TORACE. — Zampe anteriori; il tarso è un po’ meno lungo della tibia, 0, al massimo, tanto lungo quanto essa; il 1° articolo è lungo un po’ più dei tre seguenti o non più lungo e circa due volte la sua massima larghezza; è fornito di una coppia di denti; 5° articolo un po’ meno lungo dei primi 4 e circa 2 volte la sua larghezza; setole, denti, ecc. come nella fig. XL, 5. — Zampe medie: Il tarso è appena un po’ più lungo della tibia; il 1° articolo è lungo circa 1 volta e '/, i tre seguenti e circa 3 volte la sua larghezza apicale (altezza); è fornito di una coppia di denti; 5° articolo lungo poco più del 1° o circa egual- mente lungo e 2 volte e !/ la sua larghezza; setole, denti, ecc. come nella fig. XL, 6 — Zampe posteriori: Il tarso è appena un po’ più lungo della tibia o circa tanto lungo quanto essa; il il 1° articolo è lungo 1 volta e !/,, o poco più, i tre seguenti e circa 3 volte, o poco più, la sua massima larghezza (altezza); è fornito di una coppia di denti; 5° articolo lungo circa quanto il 1° o appena più breve e 2 volte e !/» la sua larghezza apicale; setole, denti, ecc. come nella fig. XL, 7. ADDOME. — Gastro piuttosto breve. DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. — Tre soli esemplari raccolti dal Prof. F. Silvestri 18 Ottobre 1912 a Konakry, Guinea francese (Africa occ.). EcoLOGIA. — Sconosciuta la specie di Fico che li ospitava. OSSERVAZIONI. — S. a/flicta differisce dalla precedente per il 5° articolo dei tarsi medî lungo appena un po’ più del 1°; dalla S. tristis Grnd. per il medesimo articolo e per il 5° dei tarsi posteriori lunghi circa 2 volte e !/» la loro larghezza distale, per i femori anteriori lunghi 1 volta e ‘/s la loro massima larghezza (altezza) e per la mole. Gen. Crossogaster Mayr. Verh. Zool. Bot. Gesellsch. in Wien, B. XXXV (1885), p. 156, 158, 159, 189-192, Tav. XII, pag. 20-22. Di questo genere io ho avuto a mia disposizione solo la spe- cie sotto descritta; non mi è quindi possibile di dare una esatta diagnosi generica. La descrizione minuta, in quanto riguarda la morfologia esterna, della nuova forma supplirà, in parte, a tale mancanza. bo Or C. silvestrii n. sp. Femmina. Di color castagno fuligineo; il capo, più oscuro, tende al nero- castagno; le mandibole sono fulvo-chiare; le antenne umbrino- chiare, coll’apice dello scapo ed il 2° articolo un po’ oscurati; le parti pleurali e sternali del torace e gli urosterniti sono umbrino- chiari, con zone translucide in questi ultimi. Le zampe hanno lo stesso colore delle antenne, coi femori, in parte, le anche medie e posteriori, completamente, oscurati. Ali ialine con venature ap- pena adombrate. Gli urotergiti sono più chiari del torace e ten- dono al color umbrino; il loro margine posteriore però presenta una specie di banda trasversa sfumata e più scura; offrono inoltre dei riflessi metallici poco eccentuati, verdastri slavati. DIMENSIONI. — Lunghezza del capo pp: 560; larghezza fra il margine esterno degli occhi: 542,50; lunghezza del torace: 595; largh. posteriore del pronoto: 385; largh. anteriore del mesonoto: 420; largh. metanoto: 315; lungh. propodeo: 105; largh. 350; lun- ghezza gastro: 805; largh. massima gastro: 542,50; lungh. ali an- teriori: 1260-1312,5; largh. massima ali anteriori: 560-595; lungh. ali posteriori: 1050; largh. mass. ali posteriori: 262,5; lungh. te- tebra: 122,5. Capo. — Il capo, piuttosto acrotremo, é molto depresso e al- l’incirca tanto lungo (alto) quanto largo fra i margini esterni de- gli occhi o appena un po’ più lungo che largo; i suoi margini laterali, anteriori agli occhi, sono poco più brevi (veduti dal dorso) del diametro longitudinale degli occhi medesimi, debolmente con- vessi e poco convergenti all’ innanzi; il margine epistomale pre- senta due sporgenze laterali ampie e rotondate e due submediane a curva ribassata; fra ciascuna laterale e l’ adiacente submediana esiste una breve intaccatura; fra le due submediane se ne trova una più profonda e rotondata; dai limiti esterni delle sporgenze submediane si partono due linee leggere impresse le quali, diri- gendosi all’ indietro e convergendo fra di loro, raggiungono pres- sochè il soleo mediano frontale longitudinale e vengono a limi- tare una zona piuttosto ampia e subtriangolare; le sporgenze sub- mediane portano, ciascuna, un paio di setoline lunghette; la linea del vertice è pochissimo sporgente dietro agli occhi (fig. XLI, 1). Il margine anteriore della faccia ventrale del capo presenta due — 254 — concavità sublaterali rotondate (una per parte) ed una mediana più ampia e più profonda (fig. XLI, 2). La fronte & percorsa, lungo la sua linea mediana, da una zona stretta e incavata poco profondamente a doccia, la quale la occupa per poco più di °/, della sua lunghezza; tale solco all’innanzi si attenua e termina a punta, all’ indietro invece si allarga interessando completamente l’ocello medio; setole distribuite come nella fig. XLI, 1; lungo la linea del vertice se ne osservano alcune relativamente lunghette e robuste. — Gli occ/k7 sono piuttosto grandi, poco sporgenti, ovato— allungati, latero-dorsali. — Gli ocelli in numero di tre, disposti a triangolo ottuso come nella fig. XLI, 1. — Le antenne sono in- serite verso l'estremo anteriore della depressione mediana dell’epi- cranio; più innanzi adunque della metà della lunghezza dell’epi- cranio stesso e sulla linea ideale che unisce i margini anteriori degli occhi composti; i toruli sono assai vicini l’uno all’ altro e la di- stanza che li separa è inferiore alla larghezza di ciascun torulo; vedi fig. XLI, 1. — Esse sono costituite di 11 articoli; lo scapo lungo, radicola compresa, più di sette volte la sua massima lar- ghezza e circa tanto quauto i primi sei articoli del funicolo; è adunque sottile e compresso; setole scarse e piuttosto brevi come nella fig. XLII, 1; il 2° articolo è subcompresso, ristretto alla base, all’apice più largo dello scapo, lungo circa '/, dello scapo stesso; poche setole; il 3° articolo è piccolo e trasverso in forma di anello; è glabro; il 4° articolo è pure trasverso ma distitamente più grande del 3° e provvisto di un verticillo di setole abba- stanza robuste; gli articoli 5°-10° sono all’ incirca della medesima forma; diminuiscono solo un po’ in larghezza e aumentano un po’ in lunghezza dal 5° al 10°; sono più larghi che lunghi, rotondati alla base, forniti di sensilli celoconici allungati disposti in una sola serie trasversa e di setole distribuite come nella fig. XLII,1; l’ 11° è lungo circa come il 10° ma attenuato all’apice; 9°, 10° e 11°, ben distinti fra loro, formano una clava lunga 2 volte e 1/, la sua massima larghezza; vedi fig. XLII, 1. — Mandibole (fig. XLII, 2 e 3). Sono piuttosto piccole, molto sviluppate in larghezza e bidentale all’ apice; i due denti però non appaiono sovrapposti in senso dorso-ventrale ma susseguentesi lungo il brevissimo mar- gine orale che occupano completamente; l’ apicale è più acuto e meno largo dell’ altro; subito dopo questo secondo il margine orale differenzia una sporgenza ben evidente, subrotondata che è il processo al quale si attacca il tendine dell’adduttore, La regione on molare è pressochè nulla; il margine dorsale è appena convesso; la regione prossimale esterna della faccia ventrale della mandibola si prolunga in una specie di espansione stretta e laminare la quale distalmente si ripiega verso il dorso e serve ad articolare la man- Fig. XLI. Crossogaster silvestri n. sp. femmina. 1. Capo veduto di faccia, senza antenne e senza mandibole: 7°, toruli delle antenne. 2. Capo veduto posteriormente, senza mandibole e senza mascelle del 1° paio e labbro infe- riore: 0, foro occipitale. 3. Ali del 1° e 2° paio. 4. Por- zione della marginale, postmarginale e stigmatica dell’ala anteriore maggiormente ingrandite. 5. Zampa posteriore. 8. Unghia anteriore. 6. Z. media. 7. Z. della medesima zampa maggiormente ingrandita. dibola all’ epicranio (1). La faccia ventrale medesima presenta, in vicinanza del margine dorsale della man. dibola, una cresta dentel- lata, costituita da una doz- zina di denti piuttosto acu- ti. Setole lunghette e alcu- ne anche abbastanza ro- buste inserite come le mo- stra la fig. XLII, 2 e 3. — Mascelle del 1° paio con cardini bacilliformi; stipiti più lunghi che larghi, ta- gliati obbliquamente all’ a- pice, rotondati alla base, disposti in senso obliquo e convergenti fra loro all’in- dietro; lobo mascellare ben sviluppato, attenuato e ro- tondato all’ apice, con. al- cune setole di varia lun- ghezza; palpi mascellari in- seriti un po’ esternamente presso l’ estremo apice de- gli stipiti, costituiti di un breve palpigero e di 2 ar- ticoli; il 1° più lungo che largo; il 2° più breve e meno largo; setole e sensilli come nella fig. XLII, 4. — Labbro inferiore ben sviluppato con palpi labiali uniarticolati; l’ articolo è lungo tre volte circa la sua larghezza (1) Il disegno che Mayr dà della mandibola di C. triformis (Ver. Zool. Bot. Gesellsch. in Wien, B. XXXV (1885), Tav. XII, fig. 20) è incompleto, forse eseguito su un pezzo mutilato; è piuttosto difficoltoso infatti scardinare e separare dall’epicranio le mandibole senza spezzare questo processo articolare. = 356 e porta all’apice tre setole di varia lunghezza; sono distinte glossa e paraglosse; setole e sensilli come nella fig. XLII, 4. Torace. — Protorace. Il pronoto è più largo che lungo; veduto dal dorso appare attenuato all’innanzi e rotondato si che gli angoli anteriori sono nulli; sui lati si ripiega in due bande che vanno a sovrapporsi in piccola parte agli episterni protora- cici. È fornito di varie setole lunghette; vedi fig. XLII, 5, 4. Lo sferno (prosterno), fig. XLII, 6, S, è un po’ più largo che lungo e in forma di losanga; la sua faccia è debolmente convessa. Gli episterni protoracici hanno il margine esterno della faccia ventrale ben convesso e quello interno sporgente a gobba rotondata; posteriormente e anteriormente sono attenuati; setole come nella fig. XLII, 6, E. — Mesotorace. La parte anteriore del mesonoto è trasversa, poco convessa in senso trasverso, più larga della base del pronoto; i solchi parapsidali, se si osservano nell’insetto a secco, si vedono sparire prima di raggiungere il margine ante- riore del mesonoto; le scapole (fig. XLII, 5, H) sono piuttosto piccole, un po’ più larghe che lunghe o tanto larghe quanto lunghe; portano un paio di setoline presso l’ angolo posteriore esterno; lo scuto ne ha una in vicinanza di ciascuno dei suoi angoli posteriori; vedi fig. XLII, 5, R. Lo scutello occupa gran parte della zona posteriore del mesonoto; col suo margine poste- riore ricopre parzialmente il metanoto ; porta quattro setole di- sposte lungo i suoi margini laterali, due per parte, una mediana ed una posteriore; le ascelle sono subtriangolari; i parascutelli piccolissimi e glabri; vedi fig. XLII, 5, V e K. Mesosterno (fig. XLII, 7) ampio, trasverso, fornito di varie setoline distribuite come nella figura; è suddiviso in una parte secondaria anteriore, molto sottile nel mezzo ed allargata agli estremi laterali; le zone episternali sono molto ridotte (fig. XLII, 7, 2’); le zone epimerali (fig. XLII, 7, E”) allungate, trasverso-oblique, latero-posteriori, abbastanza bene limitate (1). Il postfragina non raggiunge il mar- gine posteriore del propodeo; vedi fig. XLII, 5, W. — Metato- race. Il metanoto (fig. XLII, 5, 7) ha forma di banda trasversa, un po’ allargata sui lati; il metasterno, anch'esso trasverso, sem- bra continuarsi ininterrottamente o quasi colle zone pleurali che sono visibili per piccolo tratto anche dorsalmente ai lati del pro- podeo; vedi fig. XLII, 5. (1) Vedi nota a pag. 211. APPENDICI DORSALI DEL TORACE. — Le ali anteriori (fig. XLI, 3 e 4) sono lunghe più di 2 volte la loro massima larghezza; molto ristrette alla base, uniformemente rotondate all’ apice ; il loro margine posteriore non si mostra adunque sporgente ad an- golo e di conseguenza distinto in un tratto prossimale ed in uno distale. La v. omerale è lunga un po’ meno della metà dell’ ala e molto più della marginale e postmarginale considerate insieme; la cellula costale è lunga circa 9 volte la sua massima lar- ghezza e quasi gla- bra. La marginale- è molto breve e menolunga di quel- la stigmatica; la postmarginale è ap- pena accennata; la stigmatica è assai ristretta verso la base, piuttosto in- clinata e termina con una clava for- nita di sporgenza ben distinta e di 4 sensilli disposti in serie trasversa co- me nella fig. XLI, 4. — Setole come Fig. XLII. C. silvestri n. sp. femmina. 1. Antenna. 2. Mandibola veduta nella figura; buona dalla faccia ventrale. 3. La stessa veduta dalla faccia dorsale. parte della base 4. Mascelle del 1° paio e labbro inferiore. 5. Torace, propodeo e ; . gastro veduti dal dorso. (Le intaccature laterali degli uroter- dell ala, quasi tutta giti 4-7 non sono distinte nella figura). 6. Parti sterno-pleurali la zona percorsa del protorace. 7. Parti sterno-pleurali del mesotorace. 8. Uroster- È niti dal 3° in poi. (Lettere come a fig. XXV, XXIX e XXX). dalla omerale, è glabra o subgla- bra; nella rimanente cuticola dell'ala le setole sono piuttosto ra- de; frangia come nella fig. XLI, 3. — Alè posteriori (fig. XLI, 3) lunghe circa 4 volte la loro massima larghezza, attenuate e roton- date all’ apice; la venatura, che ne occupa più di metà della lun- ghezza, è scostata in gran parte dal margine costale e determina una cellula omonima dapprima subtriangolare rotondata, di poi — 258 — pressochè filiforme; setole, frangia, retinaculum ecc. come nella figura. APPENDICI VENTRALI DEL TORACE. — Zampe anterior (fig. XLI, 5): Arca subcompressa, lunga un po’ più di 2 volte la sua larghezza massima (altezza), ristretta all’apice , colla cavità prossimale di articolazione subapicale; setole poche come nella figura. Trocantere ben distinto, ristretto alla base, più lungo , che largo. Femore subcompresso; lungo circa quanto 1 anca e il trocantere presi insieme e meno di 3 volte la sua larghezza massima (altezza), col margine dorsale ben convesso e ritondato, attenuato ai due apici; setole come nella figura. Tibia bre- vissima, ristretta alla base, subcompressa, lunga meno della metà del femore, provvista alla faccia esterna di una cresta di 5 den- tini acuti e di uno sprone biforcuto all’apice. Setole come nella, fig. XLI, 5. Tarso di 5 articoli compressi, più lungo della tibia; il 2° articolo è più breve del 1°; il 3° ed il 4° più brevi del 2° e trasversi; il 5° è lungo circa quanto i tre precedenti considerati insieme; setole come nella figura. Pretarso con unghie non molto forti, allargate alla base e fornite di varie se- tole; empodio relativamente molto voluminoso. — Zampe medie (fig. XLI, 6): Anca breve, circa tanto lunga quanto larga; se- tole come nella figura. Trocantere ben distinto, molto lungo, circa tanto quanto l’anca e circa la metà del femore; setole e sensilli come nella figura. — Femore subcompresso , ristretto verso la base e debolmente strozzato presso di essa; è lungo 5 volte e !/, la sua larghezza massima (altezza). Tibia sub- compressa, un po’ ristretta alla base, distintamente più lunga del femore, un po’ meno lunga di esso e del trocantere presi insieme, provvista di uno sprone apicale piuttosto lungo e setoloso; setole come nella figura. Tarso di 5 articoli subcompressi, un po’ più lungo della tibia; il 1° articolo è lungo circa 1/; della tibia; gli altri vanno gradualmente diminuendo di lunghezza fino al 4°; il 5° è lungo circa come il 3°; i primi 4 sono tagliati obliqua- mente all’ apice. Prelarso con unghie gracili ed empodio me- diocre; setole ecc. come nella figura. — Zampe posteriori (fig. XLI, 7 e 8): Anca subcompressa, robusta, attenuata all’ apice; lunga un po’ meno di due volte la sua larghezza; le setole, alcune delle quali piuttosto lunghe, come nella figura. Trocantere ben distinto, sporgente all’estremo distale della sua faccia esterna ad angolo acuto. Femore robusto, compresso, attenuato agli apici, | I | — 259 — lungo circa quanto l’ anca, meno sviluppato di quello anteriore in senso dorso-ventrale, lungo meno di 3 volte la sua altezza; setole come nella figura. Tibia, compressa, ristretta alla base, più lunga del femore, provvista di uno sprone setoloso all’apice, di un dente breve e robusto visibile solo dalla faccia interna e di varie setole come nella figura. Tarso di 5 articoli più lungo della tibia: il 1° articolo è lungo circa !/; della tibia o poco più; gli altri vanno diminuendo in lunghezza fino al 4°; il 5° è lungo circa come il 5°; setole come nella figura. Pretarso con unghie gracili, provviste di due setole; empodio come nella fig. XLI, 8. ADDOME. — Il propodeo (fig. XLII, 5, /) è trasverso, largo circa tre volte la sua lunghezza e ripiegato a schiena d’ asino lungo la linea mediana; spiracoli tracheali a peritremi piccoli, rotondi, posti in posizione sublaterale e più innanzi della metà del propodeo. — Il 2° write, ha il tergite meno largo del propo- deo e del 3° urotergite, costruito come nella figura e lo sternite abbastanza distinto e submembranoso; il gas/ro è subdepresso, aumenta in larghezza fino al 5°-6° urite, ove è più largo del to- race; gli urotergiti sono forniti di varie setole distribuite come nella figura e presentano, lungo il margine posteriore delle appa- renti brevi intaccature ad angolo acuto delle quali generalmente una è mediana e due altre submediane; i tergiti 4, 5 e 6 ne hanno numerose altre laterali alle submediane, più piccole e irregolari, le quali insieme alle principali vanno perdendosi nei tergiti 7 e 8; queste intaccature sono ricoperte da tessuto membranoso tran- slucido. L’ 8° urotergite porta 2 spiracoli tracheali a peritrema piccolo e subrotondato. Il 9° urotergite è breve, molto stretto, ro- tondato all'estremo distale e fornito delle solite due appendici rac- corciate e setolose. Gli urosterniti come nella fig. XLII, 8. — La /e- rebra è brevissima, lunga meno di !/; del gastro. Maschio alato. Capo, torace e zampe di colore cremeo-ocroleuco con slava- tura ferruginea; apice delle mandibole e base d’inserzione delle setole oscurati; occhi composti neri; antenne e gastro più chiari (Esemplari certamente immaturi). DIMENSIONI. — Lunghezza del capo pu. 446; largh. 472,5; lungh. torace + propodeo: 787,5; largh. post. pronoto: 402,9; largh. ant. mesonoto : 420; largh. propodeo : 367,5; lungh. ga- — 260 — stro: 822,5; largh. appross.: 542,5; lungh. ali anteriori: 1347,5; largh. mass. ali anter.: 577,5; lungh. ali post.: 1050; largh. mass. 245. Capo. — Il capo (fig. XLIII, 1) è simile a quello della 9, un po’ più largo fra il margine esterno degli occhi composti che lungo (alto); i suoi margini laterali, anteriori agli occhi composti, sono di- stintamente più brevi del diametro longitudinale degli occhi mede- simi preso dal dorso, poco o nulla convessi e debolmente con- vergenti all’innanzi. Il margine epistomale è simile a quello della 9, però l’intaccatura mediana è meno profonda e le due sporgenze submediane mostrano il margine un po’ obliquo ma subdiritto. La linea del vertice è un po’ più sporgente dietro agli occhi. Il solco mediano frontale è poco eccentuato. Setole più numerose e più lunghe; quelle della metà dorsale prossimale dell’epicranio incli- nate indietro; quelle della metà distale all’innanzi; al vertice 6 se- tole lunghissime disposte in serie trasversa; due sono comprese fra gli ocelli pari, due (da ogni banda) fra un ocello pari e l’oc- chio composto. — Occhi e tre ocelli come nella figura. — Antenne inserite come nella 9 (fig. XLIII, 1) e costituite di 11 articoli (fig. XLIII, 2); lo scapo è compresso, il 2° articolo subcompresso, gli altri subcilindrici. Lo scapo è lungo, radicola compresa, solo 5 volte la sua massima larghezza (altezza); setole numerose, lun- ghe, robuste e distribuite come nella figura; il 2° articolo è si- mile a quello della 9 e più lungo di '/, dello scapo, con setole numerose e lunghette; il 3°, come nella 9, ha forma di anello, ma è meno trasverso e porta ùna setola; il 4° è più largo che lungo, ma è distintamente più lungo di quello della ©; 59, 6°, 7° e 8° sono simili fra loro, più larghi che lunghi e gradualmente pro- gredienti in larghezza; setole lunghette disposte a verticillo come nella figura e pochi sensilli celoconici; gli articoli 9°, 10° e 11° sono uniti insieme a formare una clava triarticolata lunga circa quanto il 2° articolo e larga al massimo circa come 1’ 8°; setole come nella figura. — Le mandibole (fig. XLIII, 3) assomigliano a quelle della 9; sono più tozze però; il dente subapicale è più largo e smussato all’apice; la faccia ventrale è priva della cresta dentellata che si osserva nella 9; setole lunghe e robuste come nella figura. — Le mascelle del 1° paio e il labbro inferiore sono molto simili a quelli della 9; non è il caso di ripetere la descri- zione. TORACE. —— Protorace. Il pronoto (fig. XLIII, 4) è più lar- go che lungo, rotondato all’innanzi, coi margini laterali appena per O divergenti all'indietro, posteriormente fortemente concavo; la sua superficie è moderatamente convessa in senso trasverso e fornita di numerose setole gracili e subdiritte, lunghette e di alcune (8) molto lunghe tutte impiantate su basi rotonde. Prosferno ed episterni protoracici simili a quella della 9. — Mesotorace, Fig. XLII. €. silvestrii n. sp. maschio. 1. Capo veduto di faccia, senza antenne e senza mandibole. 2. Antenna. 3. Mandibola. 4. Torace e propodeo veduti dal dorso e un po’ inclinati di lato. 5. Ali del primo e del secondo paio. 6. Parte della vy. marginale, postmarginale e stigmatica maggiormente ingrandite: 7, toruli delle antenne. Parte anteriore del mesonoto (fig. XLIII, 4) come nella 9 molto trasversa, subpianeggiante, con solchi parapsidali distinti ma de- boli e scapole un po’ più larghe che lunghe; lo scuto è fornito di un discreto numero di setole subdiritte come quelle del pro- noto, ma più brevi e sparse specialmente nella sua zona centrale; ne porta anche due lunghissime, una per parte, posteriormente e presso i solchi parapsidali; Je scapole ne hanno alcune della stessa lunghezza di quelle centrali dello scuto e due più lunghe per parte (delle quali una è lunga come quelle maggiori dello seuto, l’altra un po’ più breve) lungo il loro margine esterno e po- steriormente. Scutello (fig. XLIII, 4) più largo che lungo, sub- triangolare, coi lati però moderatamente ma distintamente con- vessi; la sua superficie è appena convessa in senso trasverso; è provvisto di quattro lunghe setole (due per parte) inserite lungo i margini come nella figura; nel resto è perfettamente glabro. = 969 = Ascelle (fig. XLIII, 4) ben distinte, subtriangolari con poche setole piuttosto brevi. Parascutelli pressoché indistinti. Parti sterno- pleurali simili a quelle della 9. Il postfragma non raggiunge il margine posteriore del propodeo. — Metatorace (fig. XLII, 5 e 6) simile a quello della 9. APPENDICI DORSALI DEL TORACE. — Ali anteriori (fig. XLIII, 5) simili a quelle della 9. La v. omerale è lunga un po’ più della metà dell’ala e neppur due volte la v. marginale e quella post- marginale considerate insieme; è provvista di varie setole piut- tosto lunghe distribuite come nella figura. La cellula costale è lunga circa 7 volte la sua massima larghezza ed è subglabra. La v. marginale è distintamente più lunga della stigmatica; la postmarginale è brevissima; ambodue sono fornite di setole più lunghe di quelle della 9; stigmatica simile a quella della 9; v. fig. XLIII, 6. Setole della cuticola alare distribuite come nella figura; frangia più alta di quella della 9. — Ali posteriori (fig. XLIII, 5) pure simili a quelle della 9, ma più strette, lunghe 4 volte e ‘/, la loro massima larghezza; cellula costale distinta, breve, subtriangolare; setole come nella figura. APPENDICI VENTRALI DEL TORACE, — Zampe anteriori (fig. XLIV, 1) affini a quelle della 9, ma non simili: l'arca è lunga poco più di 1 volta e ‘/, la sua larghezza massima; lrocantere ben distinto, più lungo che largo e ristretto alla base; femore subcompresso e lungo circa tre volte la sua massima larghezza (altezza); tibia molto più lunga che non nella9, più dei due terzi del femore, poco ristretta prossimalmente, provvista di tre den- tini apicali e di uno sprone, pure apicale e biforcuto; Zarso di 5 articoli, distintamente più breve della tibia; il 1° articolo è lungo circa come il 5° o appena più lungo, gli altri sono trasversi; setole numerose e lunghette come nella figura. — Zampe medie (fig. XLIV, 2) simili a quelle della 9: ¢trocantere un po’ pit breve dell'anca e della metà del femore; #ibia più lunga del femore, un po’ più allargata nella regione distale e fornita di un grande sprone apicale; /arso di 5 articoli, distintamente più breve della tibia; il 1° articolo è lungo circa ?/; della tibia; il 5° circa come il 4°; setole numerose e lunghette come nella figura. — Zampe posteriori (fig. XLIV, 3) simili a quelle della 9: la Zibia è prov- vista di due grandi sproni apicali; {arso appena un po’ più lungo della tibia, meno che non nella 9; il 1° articolo è distintamente più lungo di !/, della tibia; setole e il resto come nella figura, netta ttt —_— ee Appome. — Il propodeo (fig. XLIII, 4) è simile a quello della O e fornito, specialmente sui lati, di varie setole. — Il 2° write è ben distinto, molto meno largo del propodeo e del 3° urite, trasverso, con tergite e sternite relativamente ben sviluppati (fig. XLIV,4); è glabro. — Il gastro (fig. XLIV, 4) è ben sviluppato, più lungo che largo, ristretto prossimalmente e distalmente, ben convesso al dorso, molto meno al ven- tre; tanto i tergiti quanto gli sterniti sono rivestiti di nu- merose setole in- clinate all’indietro, fra le quali alcune più lunghe distri- buite in serie tras- verse più o meno regolari verso il .margine posteriore dei tergiti. L’8° uro- tergite porta 2 spi- Fig. XLIV. racoli tracheali a C. silvestrii n. sp. maschio. 1. Zampa anteriore. 2. Z. media. peritrema piccolo 3. Z. posteriore. 4. Secondo urite e gastro veduti di lato e un po’ schiaceiati. 5. Nono urotergite maggiormente ingrandito e e rotondato. Il 9° un po’ schiacciato. 6. Pene: 4, appendici del 9° urotergite; urite, benche mol- P, pene; Pr, processi del 10° urite; s, spiracolo tracheale; z 2 2-9, uriti corrispondenti. to ridotto in pro- porzione agli altri somiti del gastro, è ben distinto, in forma di anello poco modifi- cato; il suo tergite (fig. XLIV, 5) è provvisto di alcune setole e di due minute appendici raccorciate, rotondate all’apice e quivi for- nite di 3 o 4 setole; tali appendici sono certamente omologhe a quelle, simili, descritte per la 9.Il 10° urite, più lungo che largo, termina con due processi digitiformi, forniti distalmente di due setole e porta anche due cerci costruiti sul solito tipo, piuttosto grandi, rotondati all’ apice e 5-dentati. Il pere (fig. XLIV, 6) è attenuato distalmente e con apodemi prossimali molto brevi. DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. — Una quarantina di 99 e pochi go raccoli a Dakar (Senegal) dal Prof. Silvestri il 2 agosto 1912, — 264 — EcoLoGiA. — Sconosciuta la specie di fico nel quale vive. Il C. triformis Mayr (1) è stato trovato nei frutti del F. sali- cifolia Vahl. OSssERVAZIONI. — La descrizione generica di Mayr (1885, 1. c. pag. 189-190) è buona; noterò solo che egli crede di vedere i palpi mascellari di 1 articolo mentre sono distintamente biarti- colati; quella specifica (1. c. pag. 192) è insufficiente. La 9 della mia specie si può distinguere subito per la brevità della terebra che è lunga meno di !/; del gastro, mentre quella di C. triformis è lunga !/3. Il g’, per quanto é possibile dedurne dal poco che ne dice Mayr, differisce per alcune particolarità delle antenne e delle zampe. Gen. Apocrypta Coquerel. Rev. et Mag. de Zoologie pure et appl. p. Guérin Ménéville, Ser. II, T. VII, 1855, pag. 369, Tav. X, fig. 2 a-c. Sycophaga Mayr ex part. — Verh. Zool. Bot. Ges. in Wien, B. XXXV | (1885), pag. 160, 193-195. i Femmina. Sconosciuta. Maschio. Morfologia esterna. — Il capo (fig. XLV, 1, 2, 4, 6 ecc.) è acrotremo, pressochè ortognato, subcilindrico e appena depresso, sempre distintamente più lungo che largo, col margine epistomale ampiamente e uniformemente concavo, ovvero presentante gli accenni di due deboli sporgenze angolari submediane; i suoi mar- gini laterali sono generalmente diritti; gli angoli anteriori sempre molto sporgenti ed acutamenti rotondati; quelli posteriori distinti e rotondati. Il capo mostra lI’ occipite affatto posteriore e guar- dandolo dal dorso ancor più sporgente e distinto di quello del genere Sycophaga. La sua faccia ventrale è percorsa da un rin- en ee (1) Il €. triformis Mayr vive nell’Isola di Socotra. Io ho avuto occasione di esaminare, per la cortesia dell'amico Dr. L. Masi, un esemplare di questo genere conservato a secco in cattive condizioni e raccolto a Mahe (Isole Secelli). — 265 — forzo lineare endoscheletrico mediano che la occupa completa- mente; il margine anteriore di questa faccia presenta una breve concavità mediana, due larghe e deboli concavità submediane e due ultime concavità sublateralij; fra la concavità mediana e le submediane il margine si spinge appena innanzi in due angoli rotondati; fra quelle submediane e le sublaterali si hanno due espansioni ben sporgenti e rotondate; dalle concavità sublaterali viene a sporgere il condilo ventrale della mandibola. Le facce dorsale e ventrale del capo hanno ambedue la superficie convessa in senso trasverso. — Gli occhi sono molto piccoli, ovato allun- gati, latero-dorsali, situati molto innanzi nel capo, da ?/; fino a "/s della sua lunghezza dalla base. — Gli ocellî mancano com- pletamente. — Le antenne (fig. XLV, 1,3,5,7 ecc. sono inserite all’ estremo anteriore della fronte, presso il margine epistomale ed i toruli, molto ampi, si trovano pressochè a contatto fra di loro; esse sono costituite da 3 articoli subcilindrici: il 1°, lo scapo, è il più lungo di tutti, in alcuni casi però di poco superiore agli altri; il 2° è sempre molto ristretto alla sua base, generalmente è più lungo, ma può essere ugualmente lungo o anche più corto del 3° che ha forma attenuata e rotondata distalmente e che porta al suo apice vari sensilli celoconici ovolari ed alcuni a bastoncello; il 2°presso il suo apice ne ha sempre uno rotondo. — Le mandi- bole (tig. XLV, 8 e 9) sono grandi, più lunghe che larghe alla base, robuste, subfalcate, bidentate all’ apice: i due denti sono sovrapposti in senso dorso-ventrale e acuti; il margine orale, dopo i denti, è debolmente concavo ed il suo tratto prossimale sporge assai rotondato; il condilo ventrale è breve e rotondato; il piano delle mandibole è normale a quello sagittale dell’epicra- nio. — Mascelle del 1° paio atrofizzate o ridotte assieme al labbro inferiore ad un pezzo allargato distalmente e rotondato, provvisto presso il margine anteriore della sua faccia ventrale, in posizione submediana, di due bitorzoli brevi e rotondati all’apice (fig. XLV, 10). TORACE. — Subdepresso. — Protorace. Il pronoto può essere più lungo nel mezzo che largo posteriormente, tanto lungo quanto largo o anche un po’ meno lungo che largo; si presenta però co- stantemente attenuato all’innanzi e quivi rotondato, di modo che i suoi angoli anteriori sono nulli o pressochè ; il margine poste- riore è sempre ampiamente concavo e gli angoli sempre ben distinti, sporgenti e rotondati; i margini laterali diritti e conver- genti, come si è detto, all’innanzi; esso si ripiega sui lati in due Bollett. di Zoologia Gen. e Agr. 18 bande che, specialmente all’indietro, si sovrappongono in parte agli episterni protoracici; posteriormente è sempre più largo del capo. Il pronoto è provvisto, presso il suo margine posteriore, di un inspessimento endoscheletrico trasverso, assotigliato sui lati (fig. XLVII, 1, 2 ecc.). Lo sferno (fig. XLVI, 1, S) è abbastanza bene sviluppato, molto allungato, coi due terzi anteriori compresi fra gli episterni e terminante ad angolo molto acuto, col terzo posteriore libero attenuato posteriormente e, veduto dal ventre, rotondato. Gli episterni (fig. XLVI, 1, £) sono molto allungati, ampî, pressochè diritti, colla faccia ventrale subquadrangolare e provvista all’innanzi di un grosso processo che si articola coll’epi: cranio. Alla base del protorace un paio di spiracoli tracheali. — Mesotorace. U mesonoto (fig. XLVII, 1, 2 ecc.) può essere più lungo che largo tanto lungo quanto largo o poco più largo che lungo; è sempre subquadrangolare, cogli angoli posteriori più rotondati di ‘quelli anteriori, ma col margine anteriore e con quello posteriore sporgenti nel mezzo e pure rotondati, si che il pezzo acquista quasi una forma esagonale; presso il suo limite posteriore presenta un rinforzo chitinoso endoscheletrico traverso il quale, in posizione sublaterale e da ogni banda, differenzia due brevi apodemi; col complesso di queste parti rinforzate si raccorda il margine anteriore del metanoto-propodeo. Lo sterno (fig. XLVI, 2, 5’) è un po’ più largo che lungo, posteriormente sporge in due brevi angoli sublate- rali rotondati, rinforzati ciascuno da un inspessimento endoschele- trico subtrasverso che serve in parte all’articolazione delle anche medie e in un angolo mediano molto distinto e piuttosto acuto; per l’endoscheletro v. la fig. XLVI, 1 e 2.. La faccia sternale è piegata a tetto lungo la linea mediana e lo spigolo, veduto di profilo, si mostra incurvato e convesso nel suo tratto posteriore. Le parti pleurali (fig. XLVI, 2) sono distinte in due pezzi, uno per ciascun lato, stretti ed allungati e all’ innanzi molto acutamente assoti- gliati. — Metatorace-propodeo. Il metanoto è fuso molto inti- mamente col propodeo in un pezzo generalmente più lungo che largo, posteriormente rotondato e, di conseguenza, ad angoli nulli; anteriormente è concavo nel mezzo e con angoli sporgenti e roton- dati (fig. XLVII, 1, 2 ecc.). Le parti dorsali di questo pezzo rife- ribili al metatorace sono due zone laterali le quali però, lungo la linea mediana e anteriormente, sono fuse fra loro. Gli spira- coli tracheali, a peritrema piccolo e subrotondato, sono laterali e situati a metà lunghezza circa del propodeo. La parte ster- — 267 — nale del metatorace è rappresentata da un ampio pezzo trasverso, la cui superficie è ripiegata a tetto lungo la linea mediana (fig. XLVI, 2, S”); lo spigolo, veduto di profilo, sì presenta diritto e diretto obliquamente dall’ innanzi all’ indietro e dorso-ventral- Fig. XLV. Apocrypta longitarsus Mayr. maschio. 1. Capo veduto dal dorso. 2. Capo di altra forma e di altre dimensioni; sono state tolte le antenne delle quali una, molto più ingrandita, è rappresentata al N. 3. 4. Capo di un esemplare minimo (gli occhi mancano in causa della cattiva riproduzione del disegno in zinco); sono state tolte le antenne delle quali una, molto più ingrandita, è disegnata al N. 5. 6. Capo di un esemplare massimo; sono state tolte le antenne delle quali una, molto più ingrandita, è disegnata al N. 7. 8. Mandibola veduta dalla faccia dorsale. 9. La stessa veduta dalla faccia ventrale. 10. Porzione della parte anteriore della faccia ventrale del capo coi pezzi inferiori della bocca. 11. Zampa anteriore. 12. Z. media. 13. Z. posteriore. mente. Le parti pleurali non sono distinte. Per l’endoscheletro v. la fig. XLVI, 2. APPENDICI DORSALI DEL TORACE. — Mancano completamente. APPENDICI VENTRALI DEL TORACE. — Le zampe di tutto tre le paia sono simili fra loro (fig. XLV, 11, 12, 13 ecc.) e presen- tano ben distinti: anca, troncatere, femore, tibia, tarso e pretar- so. — Le anche sono sempre sobcompresse, più lunghe che lar- ghe e colla apertura prossimale apicale; quella delle zampe an- teriori è un po’ più ampia delle altre ed un po’ più interessante — 268 — la faccia esterna dell’anca stessa. I trocanteri sono tutti ben distinti compressi, larghi all’apice quanto il femore e subpeduncolati alla base. I femori sempre compressi, più lunghi che larghi (alti), ben sviluppati in senso dorso-ventrale, non hanno mai però i margini dorsali e ventrali eccessivamente sporgenti e convessi, Le #ibie, pure compres- se, sono tanto lunghe o un po’ meno lunghe del femore e molto ristrette alla base; presso il loro margine dorsale, presso quello distale e lungo il tratto distale di quello ventrale di tutte due le faccie, sono fornite di nume- rosi denti subconici di varia grandezza; fra essi ve ne è sempre uno, all’ angolo ven- trale, più lungo degli altri. I ars? hanno tutti 5 articoli ben distinti; il 5° è costante- mente il più lungo; gli articoli 1-4 sono ta- gliati obliquamente all’apice, ma il taglio di minuisce di obliquità dal 1° al 4°. I pretarsi sono provvisti di unghie robuste, grandi, fal- cate, larghe alla base e di un empodio breve e subconico. ADDOME. — È costituito di 10 segmenti più o meno sviluppati: del 1° (propodeo) si ee une he è già parlato a proposito del torace; il 2° mo- schio. 1. Parti sterno-pleu- Stra (fig. XLVII, 3 II) un tergite brevissimo, RE LI trasverso, molto meno largo del torace e metatorace. Solite lettere. del 3° urite; il suo sternite è costruito sul tipo di quello di Sycophaga, resulta cioé di 2 laminette disposte a tetto fra loro, a superficie un po’ concava, subchitinose, non combacianti lungo la linea mediana e riunite fra loro da un tratto membranoso. Il gastro, poco chitinizzato, si mostra sotto varia forma: in alcuni individui esso va gradual- mente allargandosi fino all’ 8° urite similmente a quanto si osserva nelle specie del gen. Sycophaga (fig. XLVII, 3); in altri si allarga fino al 5° o al 6° urite per poi restringersi nuovamente (fig. XLVII, 5); in altri infine la sua massima larghezza si trova a livello del 4° urite e dopo di esso va man mano attenuandosi verso l’estremo di- stale (fig. XLVII, 4); queste varie conformazioni si osservano spesso fra gli esemplari di una stessa specie; l’ultima è stata osservata Fig. XLVI. — 269 — solo nei grossi individui ad addome rigonfio (1). Gli uriti sono invaginati fra di loro, gli uni entro agli altri; i tergiti si ripie- gano sui lati ed abbracciano in parte gli sterniti; fra urite e urite esiste una specie di collare membranoso intersegmentale; tanto i tergiti quanto gli sterniti sono brevemente intaccati nel mezzo del loro margine posteriore. Il 3° urotergite è apparentemente il più sviluppato e presenta generalmente un tratto medio lon- gitudinale della sua superficie, che lo occupa quasi completamente partendosi dal suo estremo margine anteriore, bene chitinizzato e ben distinto anche per il colore più scuro e per le setoline che porta (fig. XLVII, 3,4e 5); questa sorta di placca chitinea però può anche mancare. L’8' urotergite è quasi completamente occu- pato da due grandissimi peritremi degli spiracoli tracheali, di- sposti un po’ obliquamente (fig. XLVII, 3, 4 e 5). Il 9° urite è più lungo che largo, attenuato e rotondato all’apice: Il 10° è al- lungato e subcilindrico; termina posteriormente e sui lati con due processi sporgenti e rotondati ciascuno dei quali porta all’apice due setole: una apicale lunga, robusta, acutissima; l’altra un po’ più ventrale e di gran lunga più breve (fig. XLVII, 6, f); questo urite e fornito di 2 cerci grandi, sublaminari, un po’ allungati, rotondati all’ apice, subarticolati con un rinforzo chitinoso endo- scheletrico del segmento, molto vicini l’ uno all’ altro; essi sono provvisti ognuno di 3 denti robusti, a base rotonda e rilevata e di una sporgenza laterale dentiforme (fig. XLVII, 6, c). Il pene (fig. XLVII, 6, p) è rotondato all’ apice. Chetotassi e caratteri della superficie libera dell’ epider- mide. — Le specie di questo genere sono generalmente fornite di uno scarso numero di setole. — Il capo ne porta poche mi- nute e sparse come nelle figure relative XLV,1 ecc. ecc. — Le mandibole (tig. XLV, 8 e 9) ne hanno alcune brevi ed al- cune altre lunghe e robuste, specialmente distribuite lungo il mar- gine orale; di esse una molto lunga e robustissima è inserita sulla faccia ventrale presso il margine interno della base del dente. I due brevi processi del pezzo inferiore della bocca ne hanno una o due apicali lunghette (fig. XLV, 10). — Il torace è provvisto . di un numero piuttosto scarso di setole brevi; alcune, di solito un po’ più lunghe, si trovano sui lati lungo il limite fra metanoto e (1) È da ricordarsi che gli esemplari da me studiati erano stati necisi e conservati in alcool a 70°, — 270 — propodeo. Tutti tre i pezzi del torace, propodeo compreso, pos- sono presentare delle fitte striature longitudinali che li occupano solo in parte o anche totalmente; tali striature si osservano spesso solo negli esemplari più piccoli di una specie, mentre negli esem- plari maggiori della stessa specie si presentano molto ridotte (fig. XLVII, 2) o addirittura nulle (fig. XLVII; 1). — Le zampe sono fornite di varie setole lunghette, meno scarse nei trocanteri e nei femori, scarsissime nelle tibie; il 1° articolo del tarso ne ha una coppia all’ apice ventrale; il 4° ed il 5° una coppia a quello dor- sale (fig. XLV, 11, 12 e 13). — Le unghie possiedono una setola ventrale prossimale ed una pitt breve dorsale (fig. XLV, 11, 12, 13 ecc.). — Nel gastro se ne osservano alcune brevissime in vi- cinanza del margine posteriore dei segmenti; la piastretta chini- tosa mediana del 3° urotergite ne porta varie brevi e non scarse (fig. XLVII, 3, 4 e 5). — Si è già parlato di quelle appartenenti al 10° urite (fig. XLVII, 6). Colore. — Sempre molto uniforme, fulvo o ocraceo—ferrugi- neo, con variazioni più scure o più chiare. Le mandibole e le parti rinforzate, al solito, sono più oscure; il gastro, ad eccezione della piastretta mediana del 3° urotergite, e il 3° articolo delle antenne sono sempre più chiari, spesso biancastro-sudici. Distribuzione geografica. — Di Apocrypta Coq. è stato fino ad ora constatata la presenza nella regione etiopica: Africa occi- dentale, orientale e Isole Mascarene e in quella indo-malese: Cey- lon e Java. Ecologia. — Le specie di fico nelle quali si sono rinvenute rappresentanti di questo genere sono: Ficus glomerata Roxb., F. variegata BI., F. sycomorus L., F. subopposita Miq. e Covellia didyma Mig. (teste Mayr). Osservazioni. — Il gen. Apocrypta fu istituito dal Coquerel nel 1855 per VA. peiplewa Coq. e per l'A. paradora Coq. (= Sy- cophaga sp.); nella descrizione l’Autore dice che gli occhi man- cano: « öl n’y a point d’yeux ni d’ocelles » e che i primi quattro articoli dei tarsi sono circa della medesima grandezza; solo il 5° è molto lungo; nella fig. 2 a infatti, di una zampa non precisata, questo articolo è disegnato lungo circa quanto i primi tre. — Westwood nel 1883 (pag. 378-380 Tav. XVI fig. 2-2g. (1) non (1) Westwood, J. O. — Further notice concerning the fig-insects of Ceylon. Trans. Entom. Soc. London. 1883, P. IV, p. 375-381, PI. XVI. — 271 — essendo riuscito ad avere esemplari raccolti nel Ficus mauritiana Lam. (= F. terragena Bory), riferisce all’A. perplexa di Coque- rel figura e descrizione di esemplari ricevuti da S. Green e dal Dr. Thwaites provenienti da Ceylon e dal F. glomerata; av- verte però che: « In the absence of specimens of A. perplexa from Ficus terragena for comparison with the Ceylonese ones from F. glomerata, it is not possible to determine the minute differences (if any) between Dr. Coquerel’s and my insects ». Nella tavola XVI del Westwood le mandibole sono disegnate con un dente solo apicale ed in modo non troppo conforme, come del resto le altre parti del corpo, alla verità; per noi è molto inte- ressante di ricordarci della chiara localizzazione anteriore degli occhi.— Mayr nel 1885 (1. c. pag. 193-195) riporta alla perplexa Coq. esemplari ottenuti dal F. glomerata horti Bog. e dal F. sub- opposita Miq. dell’Orto Botanico di Buitenzorg (Java) ed altri pro- venienti dalla Liberia (Africa occ.) e dai paesi tropicali del Nilo (Africa or.), che descrive brevemente con caratteri insufficienti; ritiene VA. perplexa di Westwood una specie diversa basandosi però più che altro sulla inesattezza dei disegni di Westwood; egli dice che riferisce la forma descritta alla specie già citata « weil sie mit der von Coquerel gegebenen Beschreibung und Abbildung in allen vesentliche Punkten übereinstimmen », ma questi punti essenziali sono caratteri generici non specifici e non si capisce come possa ritenerla appartenente al gen. Sycophaga Westw. Nel 1906 lo stesso Autore descrivendo VA. longitarsus del Ka- merun (l. c. pag. 163-164), fa amenda onorevole dell’errore in cui è incorso ventun anno prima e aggiunge: « Ich bin jetz in Zweifel, ob die von mir in meinen » Feigen-Insekten « 1885 zu Syco- phaga (Apocrypta) perplexa Coq. gezogenen Tierchen wirklich zur Coquerelschen Art gehéren, welche Art von der Insel Bour- bon (jetzt Reunion) stammt. ». Come ho già avvertito trattando del gen. Sycophaga a pag. 233 io non sono riuscito a procurarmi esemplari dell’Isola Reunion, ma ho avuto a mia disposizione varie forme africane, di Ceylon e di Giava che mi hanno per- messo di farmi un concetto discreto della variazione delle specie. Preferisco di trascurare per ora il tipo di Coquerel che non si potrà individualizzare con certezza se non quando si saranno esa- minati esemplari raccolti a Rèunion nei frutti del F. mauritiana Lam. Gli individui che io ho studiato si possono dividere in due gruppi a seconda che posseggono gli occhi posti molto innanzi — 272 — sull’epicranio (Ceylon e Java), ovvero piuttosto addietro (Africa or. e occ.). Del primo gruppo posseggo esemplari raccolti a Giava nel F. glomerata, la stessa pianta che ha fornito quelli di West- wood(abbiamo già veduto che i disegni di questo Autore, (Tav. XVI fig. 2, 2a e 2 b), riportano molto distintamente la localizzazione degli occhi); considero adunque come A. Westwoodi nom. nov. l’A. perplexa di Westwood (non Coq.!) e ad essa riferisco i miei esemplari di Giava raccolti nel F. glomerata e alcuni altri di Ceylon provenienti da un cus indeterminato. Alcuni individui viventi entro ai frutti del F#. variegata Bl., mantenendo costante il carattere degli occhi, differiscono invece un poco da quelli su menzionati; debbono forse considerarsi appartenenti ad una sot- tospecie diversa. Le forme africane da me esaminate sì raggrup- pano in tre specie delle quali una, la più diffusa, riporto all’A. longilarsus Mayr, più perchè abita il Kamerun, donde proveni- vano gli esemplari di Mayr, ed ha i tarsi posteriori più lunghi delle tibie rispettive, che perché possa individualizzarsi con sicu- rezza, dati gli insufficienti caratteri che dà il Mayr stesso (1906 1. c. pag. 163-164); insufficienti e di interpretazione un po’ incerta anche, giacchè nessuna delle numerose forme che io ho potuto studiare è fornita di tarsi medî e posteriori nei quali gli articoli 2-4 siano più lunghi che larghi « in Mittel doppelt so lang, so lang wie das Krallenglied, die Krallen nicht in Betrach gezogen »; il 5° articolo, di fatto, è sempre distintamente più lungo degli altri e ciò pare sia carattere costante e generico. Di tale forma sono descritte qui tre sottospecie a caratteri un po’ oscillanti e non ancora ben fissati; le altre due sono rite- nute specie nuove. Per quanto concerne la natura di questo genere curioso, per- dura tutt'ora, a mio credere, il mistero delle sue affinità. È strano come nessun Autore sia riuscito a possederne od a riconoscerne la 9. Io credo di essere stato, in riguardo al materiale, il più fortunato fra tutti quelli che mi hanno preceduto nello tudio di questi animali: il numero delle forme che ho potuto osservare è molto grande; per sorvolare sulle altre, le raccolte fatte dietro mia preghiera da Jacobson a Giava e specialmente quelle del Prof. F. Silvestri nel suo gran viaggio attraverso l’ Africa oc- cidentale, sono state condotte con criteri scientifici di una scru- polosità e di una precisione poco comuni e pur tuttavia nep- pure a me è riuscito di risolvere la questione. Lo studio scru- ae — 273 — poloso e, per quanto mi è stato possibile, esatto che io ho fatto di questi insetti, dimostra che le affinità che il gen. Apocrypta ha col gen. Sycophaga non sono molto grandi. Disgraziata- mente una delle molte lacune del presente lavoro risiede nel- l’ impossibilità in cui mi sono trovato di definire e fissare il tipo di maschio dei Sycophagini; a ciò hanno contribuito due circostanze: 1%) Dei tre generi ritenuti come appartenenti con cer- tezza a questa tribù (fatta astrazione adunque da quello che si discute e da Platyscapa Matschulsky che non si sa precisamente che cosa sia), due soli hanno il maschio conosciuto (Sycoecus Waterston è descritto sopra la sola 9); 2° Di questi due generi conosco in natura il g° di Sycophaga e quello alato di una specie di Crossogaster Mayr. La descrizione di Mayr del 5 attero di crossogaster è abbastanza minuziosa, ma la mancanza quasi completa di figure (vi è solo quella dell’antenna!) è un osta- colo grave assai. Non resta che attendere, per il giudizio defini- tivo, il giorno nel quale materiale e possibilità di osservazioni permetteranno di formularlo. TAVOLA PER LA DETERMINAZIONE DEI g g. DA ME STUDIATI. 1. — Margini laterali dell’epieranio innanzi agli occhi lunghi tanto quanto la 7° o |’ 8* parte dei margini dietro gli occhi, ovvero, negli esemplari più tozzi, meno lunghi della 6 parte; il chè implica una localizzazione piuttosto anteriore degli occhi stessi. A. Westwoodi n. n. 1’. — Margini laterali dell’ epicranio innanzi agli occhi lunghi tanto quanto la 3% parte o, al massimo negli esemplari più slanciati, un po’ più della 5 parte del margine dietro agli occhi, il che implica una localizzazione più addietro degli occhi stessi . 2. 2. — Tarsi anteriori e medi lunghi quanto le tibie rispettive. A. regatis n. Sp. 2°. — Tarsi anteriori e medi più lunghi delle tibie rispettive . 3. 3. — Tarsi posteriori lunghi meno delle loro tibie 0, al massimo, tanto lunghi quanto esse. . . . . . . A. guineensis n. Sp. 3'. — Tarsi posteriori più lunghi delle tibie rispettive A. longitarsus Mayr. — 274 — A. longitarsus Mayr. Wien. Entom: Zeitung, XXV. Jahrg., Heft V, VI e VII, pag. 163, 164. 1906. Capo, protorace, mesonoto, metanoto-propodeo, 2° urotergite, piastretta mediana del 3°, tibie di tutte le zampe e i primi due articoli delle antenne fulvo-ferruginei; le mandibole e le parti rinforzate sono di color umbrino-fuligineo; il resto, ad eccezione del 3° articolo delle antenne che è biancastro, è ocroleuco. Gli esemplari più piccoli sono meno intensamente colorati; alcuni hanno le parti più oscure ocroleuche chiare ed il resto cremeo- stramineo o biancastro sudicio. DIMENSIONI: lunghezza massima del capo pp: 437,5. 560. 577,5. 577,5. 665. 735. 787,5. 805. 910. 927. larghezza » » » » 157,5. 210. 192,5. 227,9. 297.5. 7315. 332,5. 385. 437,5. 437,5. lunghezza del pronoto . È » 455. 525. 647,5. larghezza posteriore del pronoto » 280. 420. 525. lunghezza del mesonoto È » 8350. 437,5. 507,5. larghezza » » n » 297,5. 420. 507,5. lunghezza metanoto-propodeo » 437,5. 525. 660. larghezza » » 332,5. 455. 525. lunghezza gastro . : : » 752.5 — 1400. Capo. — Il capo è lungo (1) 2 volte e !/, la sua larghezza negli esemplari più piccoli, appena 2 volte in quelli di mole maggiore; fra questi due estremi esistono numerose e graduali transizioni; il margine epistomale è uniformemente concavo negli individui grandi, cogli abbozzi di due sporgenze submediane in quelli piccoli. La superficie del capo è fornita di setoline minute, non molto fitte e sparse irregolarmente come nella fig. XLV, 1.— Gli occhi sono situati relativamente innanzi e il tratto dei mar- gini laterali del capo compreso fra il loro limite anteriore e gli angoli anteriori dell’epicranio stesso è uguale a '/,—'/, della lun- ghezza posteriore agli occhi medesimi, escluso dal computo il pezzo occipitale sporgente (fig. XLV,1,2,4e 6). — Le antenne (1) La lunghezza dell’epicranio quando è confrontata colla sua rispettiva larghezza è sempre computata, per questa e per le altre specie, non tenendo conto della estrema parte posteriore occipitale sporgente. hanno lo scapo lungo tre volte, o anche piü di tre volte, la sua massima larghezza; è subcilindrico e ristretto poco prima della sua base; è provvisto di poche rade setoline, distribuite come nella fig. XLV,3,5e 7. Il 2° articolo è lungo da un po’ meno della metà fino a 1 volta e ?/, lo scapo e poco più di 1 volta e ‘/, la sua larghezza distale negli esemplari pic- coli; poco meno di 2 volte in quelli medi, e 2 volte e !/, o anche più nei massimi. Il 3° articolo è lungo circa due volte la sua massima larghez- za tanto negli individui grandi quanto in quelli minimi, però nei primi è meno lungo del 2°, negli ultimi più lungo. Se- tole e sensilli come nella fig. XLV, 3, 5 e 7. — Mandibole come sono state descritte nel genere; il dente dorsale è un po’ più piccolo del ventrale, meno acuto e col margine interno un po’ convesso; se- A. longitarsus Mayr. maschio. 1. Torace e propo- e SEE Senn: deo veduti dal dorso. 2. Gli stessi di un esemplare XLV, 8 e 9. — Mascelle del massimo. 3, 4 e 5. Tre diverse forme di gastri. 1° paio e labbro inferiore 6. Decimo urite con cerci e pene; solite lettere. CORSO Descr Sent genere. Vedi fig. XLV, 10. TORACE. — Il pronoto è lungo 1 volta e !/s la sua larghezza posteriore negli esemplari più piccoli; poco più lungo che largo in quelli maggiori; setole minute e distribuite come nella fig. XLVII, 1 e 2. — Il mesonoto è all'incirca tanto lungo quanto largo negli individui di maggior mole, lungo 1 volta e '/, la sua larghezza in quelli più piccoli; in questi ultimi è fittamente striato per il lungo; setole come nella fig. XLVII, 1 e 2. — Il metanoto-propo- deo è più lungo che largo e negli esemplari più piccoli, come le altre parti del torace ed il capo, è proporzionatamente più allungato e fittamente striato per il lungo; setole come nella fio. XLVII e 2: Fig. XLVII. — 276 — APPENDICI VENTRALI DEL TORACE. — Zampe anteriori: Anca lunga quasi due volte la sua larghezza massima e attenuata un po’ verso l’ apice; setole come nella fig. XLV, 11; femore de- bolmente attenuato verso il suo apice; /ibia tanto lunga o un po meno lunga del femore; /arso più lungo della tibia; gli articoli 1-4 sono gradualmente e modestamente degradanti in lunghezza dal 1" al 4° tutti sono un po’ più lunghi che larghi; il 5° articolo é lungo circa quanto gli articoli 2°, 3° e 4° considerati in un tutto unico. — Zampe medie: L’anca è obovato-allungata, lunga circa 1 volta e !/, la sua larghezza; il femore è più breve dell’anca e simile a quello anteriore; la /ibîa è più breve del femore; /arso più lungo della tibia; gli articoli 1-4 sono distinta- mente più lunghi che larghi; il loro margine libero dorsale è infatti lungo circa 2 volte la loro larghezza massima; il 5° arti- colo è meno lungo dei tre che lo precedono considerati insieme. Setole, denti ecc. come nella fig. XLV, 12. — Zampe posteriori: Anca ovolare-allungata, lunga quasi 2 volte la sua larghezza massima; il femore è distintamente meno lungo dell’anca ed un po’ attenuato verso l’apice; /i4ia meno lunga del femore, molto ristretta alla base; /arso più lungo della tibia; il 5° articolo è poco meno lungo dei tre precedenti presi insieme. Setole, derfti, sen- silli ecc. come nella fig. XLV, 13. ADDOME. — Come lo si è descritto per il genere; il 3° uro- tergite è provvisto della zona chitinizzata mediana; per tutto il resto vedi le fig. XLVII,3,4e 5 DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. — I tipi di Mayr provenivano dal Kamerun; io ho potuto studiare molti esemplari conservati in al- cool e provenienti dall’Eritrea (Africa or.): Keren, Ghinda, Asmara, dal Kamerun e dal Senegal. EcoLOGIA. — Pare che questa specie viva nei frutti di F. sycomorus L. Una sua razza (robusta n.) è stata raccolta nel Y. ferruginea Dest. OSSERVAZIONI. — La forma è estremamente variabile secondo quanto si è detto nel corso della descrizione; però fra gli esem- plari a mia disposizione alcuni, pur rientrando per i loro carat- teri entro i limiti della specie, presentano una coesistenza costante di alcuni di essi che conferisce loro una « facies » speciale. Ho creduto di distinguere così, almeno temporaneamente, tre forme che non hanno però un valore assoluto e che si possono ricono- scere secondo la seguente: TAVOLA SINOTTICA. 1. — Capo lungo un po’ meno di 2 volte la sua larghezza massima (solo in qualche esemplare più slanciato è lungo un po’ più di 2 volte); 2° articolo delle antenne lungo 2 volte e ‘/, o poco più la sua larghezza distale e un po’ meno di 1 volta e '/, lo scapo; mesonoto tanto lungo quanto largo; propodeo appena tanto lungo quanto largo; zampe coll’ anca, il trocantere ed il femore forniti di un numero scarso di setole; gastro senza pia- stretta indurita mediana al 3° urotergite | SAM TTI tongitarsus brachycephala n. 1’. — Capo lungo più di 2 volte la sua larghezza massima; 2° articolo delle antenne lungo circa 2 volte la sua larghezza distale e e un po’ meno di 1 volta e ‘/, lo scapo; mesonoto più lungo che largo; propodeo lungo 1 volta '/, la sua larghezza massima; zampe coll’ anca, il trocantere ed il femore forniti di uno scarso numero di setole; gastro senza piastretta indurita mediana al 3° urotergite . . . . . . . Zongitarsus imbecillis n. 1”. — Capo lungo pit di 2 volte la sua larghezza massima; 2° articolo delle antenne lungo un po’ meno di 3 volte la sua larghezza massima nei grandi esemplari, un po’ più di 2 volte nei pic- coli e un po’ meno di 1 volta e '/, lo scapo; mesonoto un po’ più lungo che largo; propodeo lungo meno di 1 volta e '/, la sua larghezza massima; zampe coll’ anca, il trocantere e il femore forniti di un numero di setole relativamente abbon- dante; gastro con piastretta indurita mediana distintissima al > 3° urotergite . . . . . . . . Zongitarsus robusta n. A. longitarsus brachycephala n. Capo, protorace, mesonoto e tibie di tutte tre le paia di zampe di color melleo slavato; metanoto-propodeo un po’ più chiaro; la parte anteriore del capo, quella del protorace e le mandibole di color fuligineo; il 1° e 2° articolo delle antenne sono fulvo-ferruginei; il 3°, le parti sternali e pleurali del meso- torace e del metatorace e il gastro di color biancastro sudicio, slavato di ocroleuco. La piastretta prossimale del gastro nulla o appena accennata, Drmensiont. (1) — Lunghezza del capo pp: 542.5,577.5; lar- ghezza: 262.5,315; lungh. del pronoto: 437.5,420; largh.: 315,350; lungh. mesonoto: 350,350; largh.: 350,367.5; lungh. metanoto-pro- podeo: 437.5, 420; lar- gh.: 350,367.5. Capo. — I] capo negli esemplari tipici è meno lungo di 2 volte la sua massima larghezza; negli es- emplari più piccoli è j SS | 9 Mm appena un po’ pit lun- ES ER go del doppio della 7 ies SEN eS A larghezza; i suoi mar- A | / N iù gini innanzi agli oc- ( \ \ { ( = chi sono un po’ meno N ) RL N ] 7 lunghi di 1/, di quelli = JA { n Aa; 7 \e / ni dietro gli occhi (fig. i ee ey | tal J \ 3 XLVII, 1 e 9). — Le ing i 3 \ a 2 N \ 1 antenne (fig. XLVIII, N N HN VOL 3) hanno lo scapo lun- N N a go circa 3 volte e 1/, la SZ \ sua massima larghez- ito x za; il 2° articolo è Fig. XLVII. lungo da 2 volte e 2/» a A. longitarsus brachycephala n. maschio. 1 e 2. Due diverse più di 2 volte e My la forme del capo; al primo sono state tolte parte delle antenne; x al secondo tutte le antenne e le mandibole. 3. Antenna mag- sua larghezza distale individui, veduti dal dorso; nel secondo si è trascurato di die. © /3 © POCO più dello gnare le setole. 6. Zampa anteriore. 7. Z. media. 8. Z. posteriore. scapo. — Il 3° arti- colo è lungo meno di 2 volte la sua massima larghezza e un po’ meno di ?/z del 2°. ToRACE. — Gli esemplari maggiori hanno il pronoto lungo meno di 1 volta e !/; la sua larghezza posteriore; il mesonoto è all'incirca tanto lungo quanto largo o un po’ più largo che lungo; il metanoto-propodeo appena un po’ più lungo che largo (fig. XLVII, 4 e 5; negli esemplari più piccoli i singoli pezzi sono più allungati. (1) Le due cifre di ogni misurazione corrispondono costantemente alle dimensioni degli stessi due esemplari. APPENDICI VENTRALI DEL TORACE. — Zampe anteriori: Anca lunga più di 1 volta e !/, la sua Jarghezza; il femore circa 1 volta e !/, la sua larghezza; la tibia meno di 2 volte; il farso è più lungo della tibia; il 5° articolo è circa tanto lungo quanto i 3 che lo precedono: fig. XLVIII, 6 Fig. XLIX. A. longitarsus imbecillis n. maschio. 1. Capo veduto ventralmente; solite lettere. 2. Antenna maggiormente in- grandita. 3. Torace e propodeo veduti dal dorso. 4. Zampa anteriore. 5. Z. media. 6. Z. posteriore. .— Zampe medie: Il tarso è più lungo della tibia; il 5° articolo è lungo meno dei tre precedenti considerati insieme (vedi fig. XLVII, 7). — Zampe poste- riori: Il tarso è più lungo della tibia; il 5° articolo è un po’ meno lungo dei tre precedenti. Setole, denti ecc. come nella fig. XLVII, 8. ADDOME. — Gastro della solita forma. DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. — Una trentina di esemplari, raccolti dal Prof. S. Silvestri nel Gennaio 1913 a Victoria, Kamerun (Africa OCC).. EcoLoGIA. — Sconosciuta la spe- cie di Fico entro i frutti del quale vive. A. longitarsus imbecillis n. Colorazione simile a quella della forma precedente, ma generalmente più chiara. DIMENSIONI. — Lunghezza del capo pp: 542,5; larg,: 245; lungh. pronoto: 402,5; largh.: 280; lungh. me- sonoto: 367,5; largh.: 297,5; lungh. metanoto-propodeo: 455; largh.: 315. Capo. — Il capo (fig. XLIX, 1) è più lungo che largo 2 volte; i suoi margini innanzi agli occhi sono un po’ più lunghi di un '/; di quelli posteriori agli occhi medesimi, — Le antenne (fig. XLIX, 3) hanno lo scapo lungo un po’ più di 3 volte e '/, la sua larghezza; il 2° articolo è lungo un po’ più di 2 volte la sua larghezza distale e un po’ meno di */ dello scapo; il 3° articolo è lungo un po’ meno di 2 volte la sua massima larghezza e solo poco meno del 2’, = 280 = TORACE. — Il pronoto (fig. XLIX, 3) è lungo poco meno o poco più di 1 volta e !/, la sua larghezza posteriore; il mesonoto (fig. XLIX, 3) è poco più lungo che largo; il mefanoto-propodeo (fig. XLIX, 3) è lungo circa 1 volta a '/, la sua larghezza. Se- tole, ecc. come nella figura. APPENDICI VENTRALI DEL TORACE. — Zampe anteriori (fig. XLIX, 4): L’ anca è lunga quasi 2 volte la sua larghezza mas- sima; il femore circa 1 volta e 1/.; la tibia 2 volte; il farso è più lungo della tibia; il 5° articolo è lungo circa quanto i 3 pre- cedenti presi insieme. — Zampe medie (fig. XLIX, 5): Il tarso è più lungo della tibia; il 5° articolo è un po’ più breve dei 3 precedenti. — Zampe posteriori (fig. XLIX, 6): Il tarso è più lungo della tibia; il 5° articolo e un po’ meno lungo dei tre precedenti considerati insieme. Setole, denti, sensilli ecc. di tutte tre le paia come nelle figure DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. — Pochi esemplari raccolti dal prof. F. Silvestri nel 1913 a Victoria, Kemerun (Africa occ.) ECOLOGIA. — Sconosciuta la specie di Fico che la ospita. A. longitarsus robusta n. Colorazione simile a quelle delle precedenti, più tendente al- l’ ocraceo—-ferruginoso. DIMENSIONI. — Lunghezza del capo py: 367,5; 752,5; 752,5; largh. 227,5; 332,5; 315; lungh. pronoto: 595; largh. 437,5; lungh. mesonoto: 455; largh.: 455; lungh. metanoto-propodeo: 612,5; largh.: 455. : Capo. — Il capo negli esemplari tipici è più lungo di 2 volte la sua massima larghezza; i suoi margini anteriori agli occhi sono lunghi circa !/, o poco meno dei margini posteriori (fig. L, 1). — Le antenne dei grandi esemplari hanno lo scapo lungo circa 4 volte la sua massima larghezza; il 2° articolo è lungo un po meno di 3 volte la sua larghezza distale e pit di */, dello scapo; il 3° articolo è lungo un po’ meno di 2 volte la sua massima lar- ghezza e un po’ meno di ?/, del 2° (ig. L, 3). — I piccoli esemplari presentano antenne collo scapo lungo neppure 3 volte e !/, la sua massima larghezza, col 2° articolo lungo un po’ più di 2 volte la sua larghezza distale e circa */; dello scapo e col 3° articolo lungo poco più 2 volte la sua larghezza massima e un po’ meno lungo del 2° (fig. L, 2). tei detta LEE RT AL > — 281 — Torace. — Il pronoto (fig. L, 4) nei grandi esemplari tipici è lungo meno di 1 volta e °/, la sua larghezza posteriore; il me- sonoto (fig. L, 4) é lungo circa quanto la sua larghezza o un po’ più lungo che largo; il meta- noto-propodeo (fig. L, 4) & lungo meno di 1 volta e '/, la sua _ lar- ghezza massima. — Negli individui più piccoli il corpo è più allungato. APPENDICI VENTRALI DEL TO- RACE. — Zampe anteriori (fig. L, 5): Anca lunga quasi 2 volte la sua larghezza; femore meno lungo di 1 volta e '/,; tibia 2 volte; il tarso è un po’ più lungo della ti- bia; il 5° articolo è circa tanto lungo quanto i tre precedenti con- siderati insieme o appena più bre- ve. — Zampe medie (fig. L, 6) il tarso è più lungo della tibia; il 5° articolo è lungo un po’ meno dei tre precedenti. — Zampe poste- riori (fig. L, 7): il tarso è più lun- go della tibia; il 5° articolo è lun- go un po’ meno dei tre prece- denti. — Zampe posteriori (fig. L, A. longitarsus robusta n. maschio. 1. Capo 7): il tarso è piü lungo della tibia: veduto dal dorso. 2 e 3. Antenne di un il 9° articolo € un po’ meno lungo ssemplare piccolo e di no massimo dei tre precedenti. Setole, sensilli, 5. Zampa anteriore. 6. Z. media. 7. Z. denti ecc. come nelle figure re- posteriore. lative. DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. — Una quindicina di esemplari raccolti dal Prof. F. Silvestri fra il 20 e il 22 settembre 1912 ad Hann, dintorni di Dakar, Senegal (Africa occ.). EcoLOGIA. — Questa forma vive entro ai frutti del Ficus ferruginea Dest. A. regalis n. sp. Capo, i primi due articoli delle antenne, pronoto, gran parte del prosterno e degli episterni protoracici, mesonoto, metanoto- propodeo, tibie e trocanteri di tutte tre le paia di zampe e la Bollett. di Zoologia Gen. e Agr. 19 = 989 — piastretta chitinea prossimale. dorsale del gastro di color fulvo- terrugineo. Il margine anteriore del capo e del protorace e le mandibole sono ferrugineo-fuliginee; il resto, ad eccezione del 3° articolo delle antenne e del gastro che sono bian- castri, è di color ocro- leuco-biancastro. DIMENSIONI — Lun- ghezza del capo pp.: 1067; larghezza : 542,5; lungh. del pronoto: 717,5; largh.: 612,5; lungh. del mesonoto: 612,5; largh: 612,5; lungh. del metanoto - propodeo: 187,5; largh.: 665. Capo. — I grandi e- semplari tipici hanno il capo lungo 2 volte o poco meno la sua massima lar- ghezza; i suoi margini in- nanzi agli occhi sono lun- ghi un po’ meno della 3° parte di quelli dietro agli occhi stessi (fig. LI, 1). — Le antenne (fig. LI, 2) x hanno lo scapo lungo poco A. regalis n. sp. maschio. 1. Capo veduto dal dorso =. = senza antenne e senza mandibole. 2. Antenna mag- pıu di tre volte la sua giormente ingrandita. 3. Antenna di un esemplare massima larghezza; il 2° ar- minimo. 4. Torace e propodeo veduti dal dorso. = a 5 9 5 5. Zampa anteriore. 6. Z. media. 7. Z. posteriore. ticolo € lungo pure più di tre volte la sua lar- ghezza massima distale e circa i ‘/, dello scapo. Il 3° arti- colo è lungo circa 1 volta e '/, la sua larghezza massima e più di '/, del 2. Gli esemplari più piccoli hanno il capo lungo un po’ più di 2 volte la sua massima larghezza; le antenne hanno lo scapo lungo quasi tre volte e ‘/ la sua massima larghezza, ma il 2" articolo non è neppur lungo 2 volte e '/, la sua mas- sima larghezza e poco più di */, la lunghezza dello scapo. Il 3° articolo è quasi */, del 2° (fig, LI, 3). TORACE. — Il pronoto nei grandi esemplari è lungo un po’ meno di 1 volta e '/, la sua massima larghezza posteriore Fig. LI. — 283 — (fig. LI, 4); il mesonoto è circa tanto lungo quanto largo (fig LI, 4); il metanoto-propodeo è lungo circa una volta e '/,la sua mas- sima larghezza (fig. LI, 4). Gli esemplari più piccoli presentano questi pezzi relativamente e proporzionatamente più allungati. Setole ecc. come nella figura. APPENDICI VENTRALI DEL TORACE. — Zampe anteriori: I grandi esemplari hanno l’anca lunga più di 1 volta e */, la sua larghezza; il femore un po’ più di 1 volta e /,; la tibia un po’ più di 2 volte; il farso è appena più breve della tibia; il 5° articolo è lungo circa quanto i tre precedenti considerati insieme (fig. LI, 5); negli esemplari più piccoli il tarso tende ad allungarsi e si mostra lungo tanto quanto la tibia o anche un po’ più lun- go. — Zampe medie: Il tarso è lungo come la tibia; il 5° arti- colo è più breve dei tre precedenti presi insieme e circa quanto il 2° più il 3° Setole, sensilli, denti ecc. come nella fig. LI, 6. — Zampe posteriori: Il tarso è un po’ più breve o quasi tanto lun- go quanto la tibia; il 5° articolo è meno lungo dei 3 precedenti e circa tanto quanto il 2° più il 3’. Setole, denti, ecc. come nella fig. LI, 7. ADDOME. — Il gastro è simile a quello descritto nel genere per i grandi esemplari. DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. — Nove esemplari raccolti dal Prof. F. Silvestri a Victoria, Kamerun (Africa occ.) nel 1913. EcoLOGIA. — Sconosciuta la specie di Fico ospitante. A. guineensis n. sp. Di colore simile alla precedente, ma più tendente al melleo- ocraceo, talvolta slavato di ferrugineo; la parte anteriore dell’ epi- cranio, le mandibole e le parti rinforzate sono umbrine o umbrino- fuliginee. Il gastro presenta generalmente poco distinta o nulla la piastretta chitinea prossimale del 3° urotergite. DIMENSIONI: lunghezza del capo {i: 332,5; 367,5; 560; 735; 472,5 542,5; 59. larghezza » » >», 2157,95; Ks; 245; 850; 210; 245; 245. lungh. pronoto: 595; largh.: 437,5; lungh. mesonoto: 490; largh.: 420; lungh. metanoto-propodeo: 630; largh.: 437,5. Capo. — Il capo, colla mole relativa degli individui, varia di grandezza nei termini indicati dalle misurazioni che precedo- — 284 — no; è sempre però un po’ più di 2 volte lungo la sua massima larghezza e può giungere fino a 2 volte e '/, (fig. LII, 1, 2 e 3) I suoi margini anteriori innanzi agli occhi sono generalmente più o meno uguali alla 3* parte di quelli posteriori agli occhi stessi. — Le antenne (fig. LII, 4, 5 e 6) hanno lo scapo da più di 3 volte e ‘/, come negli esemplari grandi, a poco meno di quattro volte la sua larghezza come ne- gli esemplari medii e pic- coli; il 2° articolo è sem- pre un po’ più lungo della metà dello scapo; negli e- semplari minimi é lungo 1 volta !/ la sua larghez- za, nei massimi più di 2 volte; fra questi estremi vi sono tutti i gradi di transizione. Il 3° articolo è lungo quasi 2 volte la sua larghezza negli esem- plari piccoli e un po’ più di 1 volta "/, in quelli grandi; nei piccoli è lungo come \ FAR py il 2° o anche più lungo di A ER INS B esso; nei grandi è distin- soi Nr a tamente più breve. en TORACE. — Nei grandi A. guineensis n. sp. maschio. 1. Capo di individuo esemplari il pronoto è me- medio. 2. Capo di individuo massimo. 3. Capo di indi- no lungo di 1 volta e bs la viduo minimo. 4, 5 e 6. Antenne rispettivamente degli 5 epicrani minimo, massimo e medio molto più ingran- sua larghezza posteriore; dite. 7. Zampa anteriore. 8. Z. media. 9. Z. posteriore. jl mesonoto è poco più lungo che largo; il meta- noto-propodeo e tanto lungo o un po’ meno lungo di 1 volta e !/, la sua larghezza. Negli esemplari medî e piccoli questi pezzi sono, al solito, più allungati. APPENDICI VENTRALI DEL TORACE. — Zampe anteriori : L’ anca è lunga più di 1 volta e !/, la sua larghezza; il femore circa 1 volta e !/,; la tibia 2 volte o poco meno; il farso è un po’ più lungo della tibia; il 5° articolo è lungo circa come i tre precedenti presi insiemo od un po’ meno lungo di essi. Setole, denti ecc. come nella fig. LII, 7. — Zampe medie: Il tarso è un — 285 — po’ più lungo della tibia; il 5° articolo è lungo circa quanto i tre precedenti o di poco meno lungo. Setole ecc. come nella fig. LII, 8. — Zampe posteriori: Il tarso è tanto lungo quanto la tibia o un po’ più breve di essa; il 5° è un po’ meno lungo dei tre precedenti presi insieme. Setole ecc. come nella fig. LII, 9. DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. — Molti esemplari raccolti a Konakry l’ 8 ottobre 1912 e pochi esemplari raccolti a Kakoulina, dintorni di Konakry, Guinea francese (Africa occ.) il 31 ottobre dello stesso anno dal Prof. F. Silvestri. ECOLOGIA. — Sconosciuta la specie di Fico ospitante. — 286 — IN DIGE. Introduzione Gen. Blastophaga . ari ee el. enriquesi n. SP. comming » » » maschio. Gen. Ceratosoten Mayr. femmina > » maschio flabellatus n. sp. De » » » maschio silvestrianus n. sp. femmina » » » » maschio julianae n. sp. femmina . » » » » maschio » feae n. sp. femmina acutatus Mayr. femmina . » » » maschio Gen. AlZlotriozoon n. femmina > » maschio » prodigiosum n. sp. Grin > » » » maschio » heterandromorphum n. sp. femmina » » » » maschio Agaon se Dalm. femmina . » » maschio . Gen. Weoshagn Westw. femmina . » » maschio sycomori insularis n. femmina . silvestrü n. sp. femmina » >» » maschio » gigantea n. sp. maschio vicina n. sp. maschio viduata n. sp. maschio . 7 afflicta n. sp. maschio . Crossogaster silvestriò n. sp. femmina » » » » maschio alato Gen. Apocrypta Coq. maschio : » longitarsus Mayr. san. e » » brachycephala n. maschio . imbecillis n. maschio » » robusta n. maschio regalis n. sp. maschio » guineensis n. sp. maschio . e. 121 122 129 151 133 141 153 157 160 163 166 170 173 176 179 182 186 192 196 201 203 207 214 221 227 236 239 241 243 246 248 250 253 259 264 274 277 279 280 281 283 F. SILVESTRI > ECONTERILBUZIONNE ALLA CONOSCENZA degli Stemmiuloidea (Diplopoda). Il Gervais descrisse nel 1844 lo Stemmjulus come sottoge- nere di //us, ma nello stesso anno (Ins. apt.) lo elevò a genere di- stinto collocandolo nella famiglia [ulidae tra Spirocyclistus Brandt e Blaniulus Gery. e ascrisse ad esso la specie tipica S. biocu- latus Gerv. et Goud. raccolta nelle regioni temperate della Co- lombia. Egli tenne conto nel descrivere il genere Stemmiulus solo della forma degli occhi senza notare gli altri importanti caratteri che sono ad esso particolari. Nel 1881 il Karsch descrisse una seconda specie di Sfemmiulus di Porto Rico e seguì il Gervais nel caratterizzare il genere e nel collocarlo tra gli Iulidi s. l. Il Latzel nella tavola dicotomica dei generi di Diplopodi conosciuti fino al 1884 ritenne con dubbio lo Stemmiulus come sottogenere di /ulus. Una terza specie di Sfemmiulus (di Ceylan) fu descritta dal Pocock (1892), che per primo fece rilevare gli altri caratteri del genere e lo riferi ai Lysiopetalidae. In ciò fu seguito dal Porat (1894), quando questi descrisse una nuova specie di Stemmiulus del Camerun. Lo stesso Pocock creò poco più tardi (1895) una nuova famiglia, Sfemmiulidae, per il genere Stemmiulus, ascri- vendola al sottordine Callipodoidea. Io seguii (1896) il Pocock. Nel 1895 O. F. Cook elevò a rango di ordine (Monochaeta) il genere Stemmiulus, per primo fece notare la profonda divi- sione del paratergite (pleure secondo la sua nomenclatura) dal mesotergite in specie africane, mise in evidenza tutti gli altri principali caratteri, discusse la posizione sistematica dell’ ordine e descrisse tre nuove specie della Liberia, nonchè la prima for- ma larvale, e propose per ragione grammaticale di cambiare il — 388 — nome di Stemmiulus in Stemmatoiulus; in ciò fu seguito in se- guito anche da me e dal Carl, ma ora ritengo che, quantunque incorretto, sia da preferirsi per brevità il nome Stemmiulus, che è quello del primo proponente. Io pubbl.cai (1897-98) la descrizione di alcune specie e pro- posi il genere Diopsiulus per la specie tipica Diopsiulus bellus (©. F. Cook fondandolo specialmente sul numero degli ocelli; ma presentemente ho riconosciuto che detto numero può variare e che le differenze tra il Diopsiulus e lo Stennniulus, assumendo per tipo del primo il D. dellus (0. F. Cook) e del secondo lo S. bioculatus Gerv. et Goud., sono altre come a suo luogo sarà indicato. Io stesso (1904) nell’anatomia generale dei Diplopodi trattai dei caratteri principali degli Stemmiuloidea e misi in evidenza per primo la diversa forma degli sterniti di uno stesso segmento, a cominciare dal 4°, Un importante contributo alla morfologia esterna degli Stem- miuloidea e alla conoscenza di alcune nuove specie dell’Ame- rica centrale fu quello del Carl (1904). Nella presente memoria io tratto nuovamente della morfo- logia esterna, dello sviluppo postembrionale, divido la famiglia in due sottofamiglie, ricaratterizzo i due generi tipici, divido il genere Diopsiulus in tre sottogeneri, descrivo un nuovo genere, 8 specie già note e 18 ritenute nuove, dò infine un catalogo di tutte le specie di Sfemmiuloidea finora note comprese quelle da me descritte. Morfologia esterna. Corpo. Il corpo degli Stemmiuloidea è allungato cilindraceo, poco assottigliato anteriormente e molto o moltissimo posteriormente, è leggermente o alquanto compresso, potendo essere più alto che largo nella proporzione di 6: 5,7 (Stemmiulus bogotensis, Diopsiu- lus Feae) fino a 6: 5,1 (Prostemmiulus compressus), non presenta sporgenze oltre le appendici ed è formato di un numero di seg- menti che va da un minimo di 39 ad un massimo di 56 (non compresi capo, collo e segmento anale). Esso può raccogliersi in spira piana. stai ttt tnt triti ta BR a a — 289 — Capo. Il capo (Fig. I) visto di faccia è poco più lungo che largo, ha la maggiore larghezza a livello delle antenne, donde verso la parte posteriore va restringendosi formando una larga curva e verso quella anteriore ha i lati leggermente convergenti. La cap- sula cefalica è abbastanza convessa. Il clipeo è quasi lungo quanto il resto del capo, ha il mar- gine anteriore alquanto arcuato ai lati e scavato a seno poco Fig. I. Stemmiulus bogotensis, capo visto di faccia, di fianco e di sotto: A basilare dell’hypostoma, An antenne, B infrabasilare dell’hypostoma, 0 cardini dell’hypostoma, Cl clipeo, el inei- sura posteriore laterale del clipeo, D inframascellare, Z stipiti mascellari esterni, /° sti- piti mascellari interni, Fr fronte, G!-G® palpuli mascellari esterni, G* palpuli mascellari interni, 7 spatola, L lamina dell’hypostoma, M'-M? cardine e stipite della mandibola, M8 premandibola, O occhio, P_pseudoccipite, Q processo pseudoccipitale esterno, R pro- cesso pseudocipitale interno, UV cresta interna del vertice, Y vertice, v sutura laterale della fronte e del vertice. profondo nel mezzo, nel quale è armato di tre denti triangolari; poco innanzi il margine anteriore esiste su ogni lato, a comin- ciare dal dente laterale, una serie di 9 setole che sorpassano di poco il margine stesso; dietro a questa serie, a poca distanza, si trovano altre 4 setole per lato e altre due submediane pochissi- mo discoste dalle due interne di detta serie; per il numero e la disposizione delle altre setole si veda la figura III, 1. Considerai altra volta (1) la parte marginale del clipeo come labbro che sarebbe rimasto non separato dal clipeo, ma ora credo più corretto ritenere i Diplopodi come Artropodi senza labbro, (1) SitvestRI, Classis Diplopoda: Anatome. Bollett. di Zoologia Gen. e Agr. 20 — 290 — alabrati, perchè realmente un labbro non è mai distinto, nè nelle forme adulte, nè durante lo sviluppo. La fronte ha i lati convessi, leggermente avanzantisi sulle mandibole, è fornita di poche setole disposte in tre serie ed è separata dal clipeo per mezzo della incisura posteriore laterale del clipeo, che è quasi trasversa, e dal vertice per mezzo di una sutura posteriore obliqua, che dall’angolo basale anteriore del pro- cesso pseudoccipitale esterno si dirige in senso antero-interno fino ad oltrepas- sare per breve tratto il margine posteriore degli occhi. Gli occhi ne- gli Stemmiuloi- dea sono o uno 0 due per lato, si- tuati nel primo caso poco più in dietro e poco più Fig. II. in basso del foro Stemmiulus bogotensis, 1. antenna destra intera; 2. primo articolo e antennale. nel parte prossimale del secondo; 3. parte apicale del 5° articolo, sesto, i 2 settimo ed ottavo della stessa. secondo caso uno ha la detta posizione e l’altro si trova poco in avanti. L'unico occhio laterale, o il posteriore dei due, è grande, fornito di cornea ben convessa trasparente e lascia vedere sotto di essa il pigmento distribuito a cerchio; quando gli occhi sono due l’anteriore è sempre più pic- colo del posteriore. Le antenne (Fig. II) sono situate nella parte sublaterale della fronte immediatamente dietro la linea che unirebbe /’inci- sura postica lateralis clypei di un lato a quella opposta. Sono formate di 8 articoli, dei quali il secondo è il più lungo di tutti, l’ottavo il più breve e nascosto colle base nel settimo, seguono al secondo per lunghezza gli articoli 3-5, fra di loro subuguali, poi il sesto, abbastanza lungo, il primo sempre breve e il set- timo più breve del primo. Il Carl (1914) considerò le antenne di questi Diplopodi 9- articolate ammettendo alla base del vero secondo articolo l’esistenza di un altro piccolo articolo, come già sostenne anche il Verhoeff (1912) per i Callipoidea. In realtà siete en he tn aati at — 291 — ésaminando anche a forte aumento antenne trattate colla potassa (Fig. II, 2), metodo che secondo il Carl renderebbe facile la di- stinzione del così detto trocantere, non si nota alcuna interru- zione di dermascheletro uguale ad una articolazione, ma un leggero strozzamento che corrisponde al punto fino al quale può il secondo articolo rientrare nel primo durante la massima con- trazione; quando le antenne sono state trattate a lungo con potassa, tirando bruscamente l’apice del 2° articolo spesso si rompe l’ar- ticolo stesso in corrispondenza a tale strozzatura, ma io ritengo che non si possa parlare affatto di articolo. Non comprendo poi come il Verhoeff e il Carl possono ritenere omologo tale così detto trocantere delle antenne, che starebbe fuso alla base del seguente articolo e servirebbe ai movimenti di esso, all’articolo che pure essi ritengono trocantere delle zampe e che si trova invece strettamente unito al precedente e affatto separato dal seguente. Le antenne degli Stemmizloidea sono abbastanza lunghe relativamente alla lunghezza che sogliono avere nei Diplopodi, la lunghezza assoluta massima da me riscontrata è di mm. SINO nello Stemmiulus infelix.Il primo articolo delle antenne ha due setole apicali, una superiore ed una anteriore; gli altri, eccet- tuata la parte che può rientrare nell’articolo precedente, sono forniti di setole abbastanza numerose, che nella grande maggio- ranza sono brevi, mentre alcune della parte distale sono un poco più lunghe. Oltre tali setole se ne distinguono alcune più robuste e più lunghe che si possono ritenere sensilli chetici e che sono distribuite 1 alla parte apicale supero-anteriore del 2° articolo, tre alla parte apicale (una supero-posteriore, una infero-mediana, una supero—anteriore) del 4°, 1 alla parte preapicale posteriore del 5°, 4 sulla parte preapicale del 6° (una latero—posteriore, una supero-mediana, una supero-anteriore, una infero-mediana). Sul quinto articolo lungo la metà del margine superiore distale e del laterale distale e la metà inferiore distale esiste una serie di sensilli in forma di brevissime setole cilindriche o bastoncelli, come si trovano lungo tutto il margine distale del sesto; l’ot- tavo porta.-in tutte le specie finora conosciute 4 sensilli conici, che sorpassano di poco il margine del settimo segmento. Dietro la fronte si estende il vertice, che ha un solco mediano corrispondente alla crista verticis ed ha il processo pseudocci- pitale esterno (sul cui lato anteriore poggia la mandibola e su quello interno distale il basilare dell’hypostoma) lungo e assotti- — 292 — gliato, mentre l’interno é breve e largo. Il fragma pseudoccipitale è abbastanza largo ed è inferiormente arcuato. Le mandibole (Fig. I) hanno un corpo diviso nettamente in cardine e stipite, dei quali il primo giunge quasi a livello della incisura postica lateralis clypei, la premandibola (Fig. III, 3-4) ha una mola lunga circa la metà di tutta la premandibola con Fig. HI. Stemmiulus bogotensis: 1. «lipeo prono; 2. parte anteriore dello stesso supino; 3. pre- mandibola prona; 4. la stessa coll’apodema supina; A dente apicale, B lamina dentata, C lamine pettinate, D zona premolare, E mola, F condilo, G apodema ; 5. metà della parte distale dell’hypostoma vista dalla faccia interna: £ stipite maseellare esterno, F stipite mascellare interno, GG? palpuli mascellari esterni, G* palpulo mascellare in- terno, H spatola, L lamina. un margine inerme, ma provvista superiormente di una serie di brevissime setole premarginali, la premola porta brevissimi pe- luzzi, le lamine pettinate sono in numero di 8 (Stemmiulus bo- gotensis) a 9 (Diopsiulus Feae); il Carl ne figura 11 per lo Stem- miulus major, ma dubito che sia incorso in errore non avendo io osservato tale numero in varie specie molto separate di Stemmiulidae. L’ hypostoma (Fig. I e XII) è formato dal basilare, bene svi- luppato e coprente tutto o quasi tutto l’infrabasilare, da un infra- mascellare intero, triangolare, che può essere lungo quanto la metà degli stipiti mascellari esterni (Stemmiulus bogotensis) o più della metà di detti stipiti (Diopsiulus Feae). Sul margine anteriore degli stipiti esterni esistono palpuli mascellari lunghetti, subcilin- drici, dei quali l’esterno è un poco più sottile dell’interno; inoltre ES — 293 — lungo il margine degli stipiti mascellari interni si trova una sot- tilissima lamina poco più corta dei palpuli e a margine varia- mente pettinato; il palpulo mascellare interno è breve e largo, forni- to all’apice di pochi e brevissimi sensilli e al lato superiore (interno) di numerosi brevissimi sensilli; la spa- tola è ben distinta e di forma subovale o subtriangolare. I pseudocardini sono due, dei quali l'esterno allungato, |’ interno rotondeg- giante; negli Stemmiulus e Prostemmiu- lus ne esiste un terzo piccolo ai lati del- l’infrabasilare. Il collo (Fig. IV) in tutte le fem- mine di Sfemmiulidae è convesso, adat- tato colla sua parte anteriore e laterale sul vertice del capo e copre gran parte Fig. IV. del vertice e la parte basale del car- Stemmivlus bogotensis: 1. capo, dine del corpo mandibolare; esso è af- ER a fatto piano nel mezzo e sprovvisto di C primo tergite del tronco, Ehy- processi, mentre ai lati forma due spor- postoma, 2 mandibela; 2 colle cenze laminari sulle quali poggiano le parti laterali posteriori del vertice, va diminuendo in lunghezza dal dorso ai lati, così questi visti di fianco sono subtriangolari col vertice in basso leggermente ripiegato in dentro; su questi lati si trovano da 2 a 4 solchi longitudinali obliqui, mentre il resto della superficie è liscia. Tronco. I primi tre segmenti del tronco (pretronco) portano un paio di zampe ciascuno, l’antipenultimo ha un solo paio di zampe, il penultimo è apodo come il segmento preanale, tutti gli altri sono forniti di due paia di zampe. I segmenti del tronco hanno tergiti tutti con una distintis- sima sutura longitudinale mediana e tutti liberi (non saldati) ventral- mente dagli sterniti. Essi dal margine ventrale al dorso sono interi, senza divisione di sorta (subfam. Stemmiulini) o invece (Diop- stulini) hanno inferiormente, a livello dell’apofisi prezonitica e a cominciare dal 3° segmento, una incisione posteriore che continua con un profondo solco fino al prezonite; tale incisura e solco = 2 = indicano la divisione del tergite in paratergite (pleura degli autori) e mesotergite, che & completa in altri Diplopodi (Siphonophoridae, Oniscomorpha, Limacomorpha). : La superficie dei tergiti può presentare, o non, un solco cir- colare che li divide in prezonite e metazonite ed ha una striatura INA UA LX ni Ele Leg 1 \Y N HAHA 7 > [Fr px Fig. V. Stemmiulus bogotensîs: 1. segmento ventesimo visto di fronte; 2. lo stesso visto di dietro; 3. metà del tergite dello stesso segmento distesa e vista di fianco; 4. parte infe- riore dello stesso tergite più ingrandita e inclinata verso il margine posteriore: M apofisi prezonitica, Mt mesotergite, P poro repugnatorio, Pt paratergite non distinto dal meso- tergite Mt, P/ prefragma, S sternite, s soleo circolare, 7 tasca stigmatica, Z parte pros- simale delle zampe; 5. parte posteriore del corpo dal penultimo segmento, vista di fianco: 1-4 setole premarginali del tergite preanale, I-III papille preanali, U tergite preanale, Us sternite dello stesso, V valvole anali, v sporgenza laterale inferiore del tergite prea- nale; 6. segmento preanale ed anale distesi: lettere come al n. 5; 7. Diopsiulus Feae, se- gmento ventesimo visto di fronte; 8. lo stesso visto di dietro; 9. parte inferiore del tergite dello stesso: lettere come sopra. longitudinale, la quale sul primo tergite si trova solo sulle parti laterali inferiori di esso, nei seguenti gradatamente si estende di più verso il dorso divenendo più obliqua, finchè tra il 7° e il 10° segmento giunge anche alla parte mediana del dorso stesso come si vede nella figura V, 3. Dal 4° segmento del tronco, eccettuati i 3 ultimi, ogni tergite presenta nella sua parte dorso-laterale, poco dietro il solco circolare (quando esiste o considerandolo — 295 — dello stesso percorso quando non esiste) un piccolo foro repu- gnatorio. Sterniti e tasche tracheali Gli sterniti del primo e del secon- do segmento sono membranosi, perciò non hanno una forma ben definita confondendosi nella parte posteriore colle membrane in- i I hc uy ME u tan! ln \ “I See = % Sn = >) fs ie E Ib Fig. VI. Stemmiulus bogotensis: 1. zampe del primo paio dalla faecia anteriore; 2. zampe del secondo paio dalla faccia anteriore; 3. parte prossimale delle stesse dalla faccia po- steriore; 4. zampe del terzo paio dalla faccia anteriore: A-G 1°, 2°, 39, 4°, 5°, 6°, 7°, arti- colo delle zampe, S sterno, s stigma, 7 tasca stigmatica (0 processo endoscheletrico); t trachee. tersegmentali. In tali segmenti essi non hanno stigmi, ma le tasche tracheali (Fig. VI, 1-3) sono bene sviluppate come lunghi pezzi endoscheletrici che dalla base delle zampe si prolungano nell’in- terno del corpo mandando, quelle del 1° segmento, un processo interno, a poca distanza dalla base, e quelle del secondo verso la loro metà. Lo sterno del 3° segmento (Fig. VI, 4) è ben chitinizzato e di forma definita: è subtriangolare nel mezzo, convesso ai lati con largo seno al margine superiore (1) o di differente contorno se- (1) Nella descrizione dello sterno si considera questo sempre in posizione naturale, mentre nelle figure è capovolto cioè col margine inferiore in alto ed il superiore in basso, — 3061 = condo le specie; ma ha sempre poco lontano dalla base esterna delle zampe, su ogni lato della faccia anteriore, un grosso stigma e tasche stigmatiche, che in vicinanza dello stigma si dividono in due tronchi, dei quali l’interno, diretto in alto e un poco arcuato colla convessita rivolta all’esterno, ora oltrepassa, ora non, il mar- gine superiore dello sterno, è quasi. la metà più breve dell’altro Fig. VII. Stemmiulus bogotensis: 1. sterno e zampa del 4° paio; 2. sterno anteriore e zampa del segmento ventesimo visto dalla faccia esterna (inferiore); 3. metà dello stesso sterno vista dalla faceia interna; 4. sterno posteriore e zampa del segmento ventesimo visto dalla faccia esterna (inferiore); 5. metà dello stesso sterno vista dalla faccia interna; 6. metà della regione sternale del ventesimo segmento col paratergite dello stesso lato vista dalla faccia esterna (inferiore); 7. la stessa vista dalla faccia interna: R processo laminare interno (superiore) dello sterno anteriore di un segmento, &! fossa sublaterale dello sterno posteriore di un segmento; le altre lettere come a fig. VI. e manda all’apice superiore un ciuffo di trachee; il ramo esterno si dirige in alto con lieve curva e sul lato esterno, a livello del- l’apice dell’altro ramo, manda pure un ciuffo di trachee. Queste mancano all’apice del ramo esterno della tasca stigmatica. Lo sterno anteriore del 4° segmento (Fig. VII, 1) comincia ad avvicinarsi per forma al primo sterno dei segmenti seguenti, poichè lo stigma è in parte nascosto in una fossa inferiore laterale dello sterno stesso, il suo contorno varia coi generi e anche un po’ colle Pr rn ie aie etti — 297 — specie, le sue tasche stigmatiche differiseono da quelle del seg- mento precedente, perchè hanno la parte distale del ramo esterno rivolto in fuori. Lo sterno posteriore del 4° segmento somiglia al secondo sterno dei segmenti seguenti che appresso è descritto. Gli sterniti e le tasche stigmatiche di ciascun segmento del tronco dal 5° segmento al quart’ultimo sono fra di loro diversi per forma, cioè l’anteriore è differente dal posteriore, ma gli ster- niti anteriori di tutti detti segmenti, in una stessa specie, sono fra di loro uguali come pure gli sterniti posteriori; fra di loro essi variano per la forma più o meno secondo i generi e anche se- condo le specie, perciò io descrivo qui gli sterniti del segmento ventesimo dei tre generi Stemmiulus, Prostemmiulus e Diopsiulus e nelle descrizioni delle specie darò la figura di quelli di ciascuna. Lo sternite anteriore di un segmento del tronco di Stemmiu- lus (dal 7°) ha la forma di una lamina trasversa semplice nella parte mediana e fornita di una lamina superiore (R), internamente, avente la base sopra una linea obliqua nascente a livello del- l’angolo esterno delle zampe e diretta in avanti e un poco in fuori fino al margine anteriore dello sterno; tale lamina si ripiega anche superiormente colla sua parte laterale formando una spor- genza ad angolo ottuso, che penetra in una infossatura sublate- rale inferiore dello sternite posteriore. Lo stigma è situato tra la lamina inferiore dello sterno e la lamina superiore dello stesso poco innanzi la parte mediana e alla base della lamina superiore, di modo che esso è a contatto coll’aria per mezzo dello spazio che resta tra la superficie interna della lamina sternale e la super- ficie inferiore della lamina superiore laterale. Il tronco tracheale, che parte da ciascuno stigma, si divide subito in due rami, dei quali uno interno un po’ arcuato diretto verso il margine ante- riore dello sternite, che non raggiunge per breve spazio ed emette anteriormente prima dell’apice un ciuffo di trachee; l’altro ramo si dirige quasi retto fino al margine anteriore dello sternite, in corrispondenza del quale, esternamente, manda un ciuffo di tra- chee, poscia per una lunghezza uguale circa alla precedente si dirige in alto ed esternamente con forte curva rafforzato da un largo tratto chitinoso che lo unisce alla base anche al tronco in- terno, mentre il tronco tracheale si va restringendo fino a ter- minare poco prima dell’apice della tasca stigmatica emettendo poche (5-7) trachee, — 298 = Lo sternite anteriore di un segmento (dal 7°) di Prostem- miulus (Fig. VIII, 1) differisce da quello di Stemmiulus per avere la lamina supero-laterale distesa e non ripiegata col lato esterno superiormente; per le tasche stigmatiche non si notano differenze. Lo sternite anteriore di Diopsiulus è simile a quello di Pro- stemmiulus, ma le tasche stigmatiche sono meno curve, quasi diritte e più larghe, e il ra- VEN mo tracheale interno è un poco più lungo. Lo sternite posteriore di un segmento (dal 7°) di Stem- miulus (Fig. VII, 4) ha il mar- gine inferiore ai lati sempre N A o \ } \b uo 2 GN VL MN TRATEN ta molto allargato e a contorno EIGEN ua x = IE 2 z Li N variabile secondo le specie, ol e sulla faccia infero-anteriore BANK ' I | ha una fossa sublaterale che ( VALSE b incomincia a livello del mar- NEE [ gine anteriore dello stigma TN Ex -& 7 : : N \ Wi N e giunge a breve distanza dal 2 | j UN | margine anteriore dello ster- run = sE | LN / no; in questa fossa penetra, As EN ; ZA Sen e puö scorrere, la parte ri- piegata della lamina supero- Fig. VIII. . Prostemmiulus Wheeleri: 1. sterno anteriore col laterale dello sternite ante- primo articolo delle zampe del ventesimo seg- riore. mento; 2. sterno posteriore e zampe dello stesso 7 È AIR Lo stigma di questo ster- nite è molto grande ed è si- tuato sulla superficie inferiore submediana di esso. Le tasche stigma- tiche hanno due rami come quelli dello sterno anteriore, ma più lunghi, infatti il ramo interno sorpassa sempre il margine ante- riore ed il ramo esterno è più lungo della parte coperta dallo sterno stesso, è inoltre molto curvato in fuori e fornito di un ciuffo esterno di trachee a breve distanza dal margine dello sterno e di un altro ciuffo apicale. Lo sternite posteriore di un segmento di Prostemmiulus (Fig. VITI, 2) differisce solo per la mancanza di fossa sublaterale; quello di Diopsiulus per la mancanza della stessa fossa e per il ramo esterno della tasca stigmatica un poco più breve, più largo all’ apice, e meno arcuato. Zampe. Le zampe del 1° paio (Fig. VI, 1) sono fornite di 7 articoli, ma il primo è privo di anello complementare ed il secondo è im- mobile essendo saldato al primo, il primo articolo è il più largo e strettamente addossato all’ opposto, il 3° articolo è poco più lungo del sesto, il 4° ed il 5° sono fra di loro simili, l’ ultimo o pretarso è formato di un’unghia semplice, il tarso ha una serie interna di brevi e robuste setole e gli articoli 3-5 hanno sul lato interno varie setole lunghe e robuste come è rappresentato nella figura. Le zampe del 1° paio sono alquanto più lunghe e più grosse di quelle del 2°, Le zampe del 2° paio per articoli e armatura di setole sono simili a quelle del 1° paio. Le zampe del 3° paio (Fig. VI, 4) sono pure formate di 7 ar- ticoli, ma il primo ha anche un grande anello complementare ed il secondo è bene articolato alla parte / prossimale, come gli altri; il 6° é intero ed = è dopo il primo articolo (coll’anello com- MATTI plementare) più lungo degli altri, seguono rae x per lunghezza il 3°, 2°, 5°, 7°. Il primo ar- | ey ticolo (Fig. IX) ha sulla faccia posteriore, pe if alquanto più vicino al margine laterale interno che all’esterno, tra-la base del- l’anello complementare ed il resto, un’area \ \ depressa a contorno circolare e restrin- \ gentesi verso il fondo, su cui superficial- SE mente non si distingue perö alcuna forma- dix IX. zione speciale. Tale area uguale a quella, Stemmiulis bogotensis: primo ‘Che si trova sullo stesso articolo delle zam- articolo coll'antilo eomplemen-. “pe sesuenti, fusdalCarl'sospettata: per un tare e base del secondo articolo i: 4 3 d'una zampa del ventesimo seg- ludimento di vescicola retrattile, peré, co- mento\yista dalla faccia poste- me: anch’egli riconobbe, è necessario uno riore: A fossa auriculiforme, . en studio anatomico-istologico prima di sta- bilire una tale omologia. Io debbo aggiun- gere che sotto tale fossa posteriore del primo articolo delle zampe (fovea postica auriculiformis pedum primi articuli) sono inseriti sul margine dell’ anello complementare due tendini di un lungo e sottile muscolo. — 300 — L’articolo secondo ha sulla faccia anteriore un’articolazione mediana col terzo, sorta di articolazione mancante a tutti gli ar- ticoli seguenti; per armatura di setole il 3° articolo è ancora simile ai due precedenti. Le zampe seguenti al 3° paio sono per numero di articoli simili a quelle del 3° paio, però il tarso presenta poco oltre la prima metà della sua lunghezza, in tutti gli Stemmiulidae, una divisione secondaria più o meno completa come nei Callipodidae, alla quale divisione non corrisponde alcun muscolo e non credo si debba considerare come vera articolazione; in corrispondenza di essa il tarso, durante la contrazione dell’adduttore del pretarso, potrà soltanto piegarsi leggermente. Il primo articolo ha sulla faccia posteriore submediana tra l’anello complementare ed il resto una depressione circolare uguale per forma a quella del 3° paio, ma un poco più piccola; l'armatura di setole di tutte le zampe, che seguono a quelle del 3° articolo, è simile ed è formata di setole brevi al dorso e setole lunghe o lunghette al ventre oltre una setola dorsale, apicale, lunga, sul 5° articolo e una all’apice della parte prossimale del tarso; l'unghia è sempre semplice. Segmento preanale. Il segmento preanale di tutti gli Stemmiulidae finora cono- sciuti termina, al dorso, ottuso ed arriva alla base superiore delle valvole anali, ai lati inferiori è nascosto dal segmento penultimo, che lascia scoperta solo la parte distale della lamina infranale. Esso al dorso, poco prima del margine posteriore, è fornito di 4 setole per lato, che chiamo setole premarginali, dietro il margine poi è fornito negli Stemmiulus (Fig. V, 6), Prostemmiulus e nel sotto- genere Plusiochaeturus di Diopsiulus, di 3 processi subtriangolari, o subconici per lato, che chiamo papille preanali e che sono for- nite ciascuna di una setola, nel sottogenere Diopsiulus s. s. tale papille sono in numero di 2 per lato e possono ridursi molto, restando di esse solo una brevissima base e le setole più o meno brevi, nel sottogenere Paurochaeturus poi le papille prea- nali sono una per lato e molto ridotte. All’ apice delle papille preanali, quando almeno sono bene sviluppate, come negli Stemmiulus, sboccano ghiandole differenti — 301 — per forma ed estensione, ma omologhe a quelle dei Chordewmoidea, Callipodoidea e Limacomorpha (1). La lamina infranale & bene sviluppata e porta due lunghe setole submediane posteriori; a ciascuno lato di essa esiste una piccola sporgenza laminare fornita di una setola. Valvole anali. Le valvole anali sono più o meno convesse e più o meno lunghe, colla superficie esterna rivestita di numerose setole brevi e lunghe; ventralmente sotto di esse si trova la lamina infraanale e ai lati della base di questa (Fig. V, 6) una sporgenza laminare subtriangolare fornita, sul margine posteriore, di una setola lunga. Organi genitali femminili esterni. Gli organi genitali femminili esterni sono rappresentati da due vulve situate tra le zampe del 2° e 3° paio, ma un poco più connesse al 3° che al 2°. Sono due estroflessioni a forma di dito Fig. X. 1. Diopsiulus Feae: 1. sterno del terzo segmento colla membrana precedente e le vulve; 2. Stemmiulus Ortonedae: 2. le stesse parti come a n. 1: Ri ricettacoli; S* sterno del terzo segmento, s stigma, Vx vulve, 7 tasche stigmatiche. di guanto fesso e portano sopra un lato, internamente, un ricet- tacolo semplice o doppio e più o meno sviluppato, così p. e. è semplice e assai breve nel Diopsiulus Feae (Fig. X, 1), semplice e lungo nel Prostemmiulus mexicanus (Fig. XI, 3), doppio e ra- mificato nello Stemmiulus Ortonedae (Fig. X, 2). (1) Cf. Stuyesrri. Classis Diplopoda — Anatome, p. 209-214. — 302 — Nello Stemmiulus bogotensis (Fig. XI, 1-2) il ricettacolo si trova esternamente alla vulve sulla membrana interposta tra queste ed il margine supe- ro-anteriore dello sternite del 3° seg- mento. Esso è pari ed è costituito su ciascun lato di un canale for- temente piegato ad uncino, coll’ apice di questo rivolto in alto e all’esterno. Il canale è circondato da spes- se pareti chitinose le quali fuori del ricet- tacolo propriamente detto (o parte chiusa) continuano aperte a formare una doccia Fig. XI. che a poco a poco Stemmiulus bogotensis: 1. sterno del 2° e 3° segmento colla scompare verso la parte intersternale (intersegmentale) e la base delle zampe del 2° e 3° paio: A-8 primo e secondo articolo delle zampe del base della vulva. Io secondo paio (Z*) e del terzo paio (Z*), Ri ricettacoli, Ssteno in realtà non ho osser- del terzo segmento, s stigma, 772-773 tasche stigmatiche del 08 vato spermatozoi in secondo e terzo segmento, Vu vulve; 2. sterno del 3° segmento e membrana presternale coi ricettacoli visti dalla faccia, rispet- questo speciale orga- tivamente, posteriore e interna; 3. Prostemmiulus mesxicanus: stesse parti che alla figura n. 1. no presternale, ma credo che sia giusta- mente interpetrato per ricettacolo come fece il Carl. In nessuna altra specie ho visto un ricettacolo così grande e distinto dalle vulve. Caratteri dei maschi. I maschi degli Stemmiulidae si distinguono dalle femmine, oltre che per i caratteri sessuali primari e per la presenza di un organo copulativo al 6° segmento del corpo, anche per la forma dello sterno del 3° segmento, delle zampe del 1°, 2° e 3° paio, ed in alcune specie anche dell’ hAypostoma. HyPOSTOMA. — Questo in certe specie è simile a quello della femmina, in altre invece del genere Stemmiulus (Fig. XII, 2) ed anche Diopsiutus, ne è diverso per un maggiore sviluppo degli tici stenti sc — 505 — stipiti mascellari interni che diventano piü lunghi di quelli della femmina riducendo proporzionalmente l’inframascellare e per gli stipiti mascellari esterni un poco piü larghi. Inoltre la scultura Fig. XII. Stemmiulus bogotensis, hypostoma: 1. di femmina e 2. di maschio. degli uni e degli altri può essere diversa da quella degli stipiti della femmina. u ZAMPE DEL 1° PAIO (Fig XIII, 1). — Sono composte dello stesso numero di articoli di quelle della femmina, ma hanno numerose e brevi setole pelosette che mancano in quella. ZAMPE DEL 2° PAIO. — Queste sono in tutti i maschi degli Stemmiulidae molto ridotte. Nel caso più comune (Stemuniulus bogotensis, Fig. XIII, 2-3 ed altri) si riducono a 4 articoli, dei quali il 1° e 2° fra di loro strettamente uniti, molto grossi, il 3° e 4° pure fra di loro strettamente uniti e formanti un’appendice . spesso più o meno uncinata, articolata alla base del 3°. In altre specie (Prostemmiulus Tristani) può scomparire la divisione tra il 3° ed il 4°, in altre può scomparire la divisione tra il 1° e il 2° (Diopsiulus Madaraszi), in altre infine può scomparire la divisione tra il 1° ed il 2° come tra il 3° ed il 4° (Diopsiulus Feae). ZAMPE DEL 3° PAIO. — Queste (Fig. XIII, 4) come le prime, sono fornite di un numero di articoli uguale a quello delle fem- mine, ma hanno il pretarso ridotto ad un’unghia minima, visibile solo con fortissimo aumento, e sono fornite di numerose e brevi setole pelosette. Tà — 304 — STERNO DEL 3° SEGMENTO. — È di forma e sviluppo più o meno diverso da quello della femmina. La maggiore differenza ; si osserva nel maschio dello Stemmiulus infelix (Fig. XXVIII, 4), i PENE. — Il pene degli Stemmiulidae (Fig. XII, 3, P) è impari, 3 é situato alla base posteriore delle zampe del 2° paio ed é formato 3 i Fig. XII. Stemmiulus bogotensis, maschio: 1. zampe del primo paio; 2. zampe del secondo paio viste di fronte; 3. le stesse colla sola base delle tasche stigmatiche (processi endosche- letriei) e col pene dalla faccia posteriore; 4. zampe del terzo paio dalla faccia anteriore; 5. ultimo articolo (pretarso o unghia) e penultimo delle zampe del terzo paio: A-G ar- ticoli delle zampe, P pene, ,S sterno, s stigma, 7 tasca stigmatica (o processo endo- scheletrico), # trachee; 6. organo copulativo visto dalla faccia anteriore; 7. lo stesso visto dalla faccia posteriore: A primo articolo, A'-A? processi basali interni dello stesso, 7 fla- gello, 7 tasca stigmatica (processo endoscheletrico); 8. parte distale del primo articolo, più ingrandita; 9. sterno posteriore del sesto segmento colle zampe rudimentali. di un tubo subconico che disteso sorpassa di poco, in lunghezza, tutta la zampa, ma allo stato di riposo è in parte invaginato nella sua stessa parte prossimale. ORGANO COPULATIVO. — Questo è formato dallo sterno e dalle zampe del 1° paio del segmento 6°. Lo sterno e le zampe del secondo paio di zampe dello stesso segmento diventano rudimentali: quello è rappresentato da una stretta lamina chitinosa trasversa cogli angoli laterali più o meno prolungati posteriormente; le zampe — 305 — sono ridotte a tre brevi articoli, che hanno perduto tra di loro anche l'articolazione. L'organo copulativo (Fig. XIII, 6-8) è formato dallo sterno e dal primo paio di zampe del sesto segmento ed è in tutte le spe- cie costruito secondo un identico tipo. Lo sterno si sviluppa nel mezzo formando due processi submediani (organi copulativi pro- cessus submediani), le zampe aventi un solco nel quale si adagia il flagello, si riducono a due articoli, dei quali il primo si svi- luppa molto e costituisce le parti laterali dell’ organo copulativo (organi copulativi processus laterales\, il secondo, che è deri- vato dalla riduzione e fusione di tutti gli altri articoli della zampa ha la forma di una lunga appendice (flagellum) assottigliata, che nascente alla base del primo articolo si adagia, come ho detto, entro i processi submediani. Le tasche stigmatiche sono bene sviluppate come processi endoscheletrici. La forma dei processi submediani e laterali varia nelle diverse specie, perciò offre buoni caratteri per la sistematica, come l’ organo copulativo di altri Diplopodi. L'’interpetrazione da me data delle parti componenti l’organo copulativo è fondata sopra l’esame di uno stadio di sviluppo, di cui parlerò nel capitolo seguente. Le sterno (Fig. XIII, 9) posteriore del sesto segmento si ri- duce ad uno stretto pezzo chitinoso coi lati ripiegati ad angolo verso la parte posteriore, spesso fornito di un processo mediano più o meno lungo e avente tasche stigmatiche molto brevi. Le zampe del secondo paio dello stesso sesto segmento si riducono a brevi appendici coniche composte di tre articoli. Sviluppo. Gli Sfemmiulidae hanno uova relativamente grandi, perciò ogni femmina ne deposita poche rispetto al numero che produ- cono altre specie di Diplopodi; io trovai una volta 8 embrioni con una femmina ed un’altra volta 9 larve primarie, sempre con una femmina, di Diopsiulus regressus. O. F. Cook vide circa 50 larve primarie con una femmina di Diopsiulus bellus. Gli embrioni grazie alla quantità di tuorlo, che hanno a loro disposizione, fuoriescono dal chorion ad uno stadio con numerosi segmenti differenziati e la prima larva si trasforma in seconda larva senza assumere cibo, usufruendo cioè solo il tuorlo dell’ovo. Bollett. di Zoologia Gen. e Agr. 21 — 306 — Io ho potuto osservare l'embrione prelarvale, la prima larva Fig. XIV. Diopsiulus regressus: prelarvale. embrione e le seguenti nel Diopsiulus (s. Ss.) re- gressus Silv., la prima larva nel Diopsiu- lus (Paurochaeturus) recedens Silv e nel Prostemmiulus modicus Silv.; O. F. Cook aveva già osservato la prima larva nel Diopsiulus bellus (0. F. Cook). Ultimo stadio embrionale 0 em- brione prelarvale. — Il 12 ottobre 1912 trovai una femmina di Diopsiulus (s. S.) regressus Silv., dal tronco di 44 segmenti, in una camera sotterranea alla pro- fondità di circa 6 centim. nell’ humus, attorno alcuni sterpi, presso Camayenne (Conakry, Guinea francese), femmina ravvolta a spira sopra 8 embrioni, che dovevano essere da poco tempo sgusciati dal chorion e che era- no ancora circon- dati dalla membra- na vitellina. Tali embrioni erano ravvolti in stretta spira lunga mm. 1, 8 e larga 1,4. I loro carat- teri sono i seguenti: Corpo (Fig. XIV) lungo, se disteso, circa mm 3 e largo mm 0,65, composto del capo, del collo, delle valvole anali e di altri 29 seg- menti, dei quali i primi 3 forniti cia- scuno di un paio di zampe abba- stanza lunghe e Fig. XV. Diopsiulus regressus, embrione prelarvale : 1. capo prono: An an- tenna, M mandibola; 2. antenna; 3 mandibola: A parte dentale della premandibola e B parte pettinata, M! e M? cardine e stipite; 4. hypostoma Hi e mandibole M, viste dalla faccia inferiore ; 5. hypostoma: A basilare, D inframascellare, E-F' stipiti mascel= lari; 6. primo paio di zampe; 7. terzo paio di zampe; 8. parte ven- trale di due segmenti (verso la metà del corpo) coi lati inferiori dei tergiti; 9-11. parte posteriore del corpo dal dorso, dal ventre, di fianco: UV segmento preanale, V valvole anali. con accenni di divisione in articoli, gli altri dal 4° al 25° aventi TE ee tenne a Ze ee Se ee mM — 307 — ciascuno un brevissimo accenno di due paia di zampe, il 26° col l’accenno di un paio di zampe. Il capo (Fig. XIV e XV, 1) non ha occhi distinti, antenne (Fig. XV, 2) subcilindriche con strozzamenti corrispondenti ad accenni di 5 articoli; clipeo con margine distale intero; mandi- bole (Fig. XV, 3) divise in corpo mandibolare e premandibola ed in questa la parte futura dentale distinta come piccolo lobo, un poco esternamente avanti l’apice, sul quale sono accennate tre a cinque file di cellule, matrici delle lamine pettinate; hypostoma (Fig. XV, 4-5) coll’ inframascellare subtriangolare intero e non coperto ancora nella parte distale dalle mascelle, che non hanno gli stipiti interni ben separati dagli esterni e presentano appena un accenno di palpuli sui secondi. Tutte le parti del capo come quelle del resto del corpo non hanno ancora setole di sorta. Il collo è ben distinto ed apodo. Le zampe del 1°, 2° e 3° paio (Fig. XV, 6-7), appartenenti ai tre primi segmenti del tronco, sono lunghe mm 0,39 e presentano accenni di tutti gli articoli; le zampe seguenti (Fig. XV, 8) sono invece brevissime a forma di ap- pendici coniche inarticolate po- chissimo sporgenti sulla superficie ventrale. Le valvole anali (Fig. XV, 9-10) sono affatto terminali, late- rali ed hanno un accenno di divi- sione trasversa Prima larva (Fig. XVI). Que- sta abbandona la membrana vi- tellina, ma non diventa libera e passa tutto il periodo di prima larva ravvolta a spira nel nido sotterraneo colla madre; io ne raccolsi una volta 9 esemplari in tale condizione. Tali esemplari erano di colore paglierino e non avevano ancora preso cibo di sorta dall’esterno. Il corpo della prima larva (Fig. XVI) è composto dello stesso numero di segmenti indicato per l’ultimo stadio embrionale, seg- menti però ormai completamente sviluppati nella parte tergale, Fig. XVI. Diopsiulus regressus: prima larva intera. — 308 + mentre nella ventrale sono completamente sviluppati ai primi tre segmenti del tronco e non ancora nei seguenti, essendo gli sterniti e le zampe in via di sviluppo. Il corpo di tale larva è lungo, se disteso, mm. 5, largo mm. 0, 52. Il capo (Fig. XVII, 1) è fornito di un ocello per lato, ha an- tenne di 6 articoli, il terzo dei quali presenta nella parte pros- Fig. XVII. Diopsiulus regressus, prima larva: 1. capo prono; 2. antenna; 3.-4. mandibola vista dalla faccia superiore e da quella inferiore: lettere come a fig. III; 5. hystoma; 6.-8. zampe del primo, secondo e terzo paio viste dalla faccia anteriore (senza le tasche stigmatiche); 9. primo articolo di una zampa del terzo paio visto dalla faccia posteriore: v fossa po- steriore; 10. zampa del quarto paio e sterno. simale un oscuro accenno di divisione e setole e sensilli come si vede nella figura XVII, 2; il clipeo ha il margine mediano tri- dentato come nell’adulto ; la superficie della capsula cefalica ha un discreto numero di setole come mostra la figura XVII, 1. Le mandibole hanno tutte le parti caratteristiche differenziate, ma. hanno solo 5 lamelle pettinate; l’ hypostoma è simile a quello dell’adulto. Il collo ha lungo il margine posteriore 4 + 4 setole. I primi tre segmenti del tronco hanno ciascuno un paio di zampe con tutti gli articoli ben distinti e provvisti di setole come si vede nelle figure XVII, 6-8, ciascun tergite ha 4+ 4 setole, ed il 3° sternite ha presso la base delle zampe un grosso stigma, — 309 — al quale corrispondono ben differenziate tasche stigmatiche. Anche la fossa posteriore del 1° articolo delle zampe del 3° paio (Fig. XVII, 9) è ben sviluppata. Il 4° segmento del tronco differisce dal 3° per avere una lunga setola sul margine infero-posteriore del tergite (parater- gite) ed una nella parte inferiore laterale del margine posteriore, oltre le 4+ 4 esistenti nei segmenti precedenti, per avere due paia di zampe in via di sviluppo, che sono lunghe (nello stadio rappresentato a figura XVII, 10) mm. 0,19, ed hanno la forma di appendici coniche con una sola divisione corrispondente a quella futura tra il primo ed il secondo articolo, fatto che è a sostegno di quanto io ho ritenuto sul primo articolo delle zampe dei Diplo- podi, che esso cioè corrisponda alla subcoxa degli insetti, mentre il secondo alla coxa degli stessi. I segmenti dal 5° al 27° sono simili al 4°, ma hanno una setola premarginale posteriore di più e il 28° ha internamente due accenni di zampe: uno lungo ed uno breve; avanti al seg- mento 29° esistono accenni di 4 segmenti. Il 29° segmento che è preanale ha forma e struttura come nell’adulto essendo già provvisto anche delle papille preanali che in questa specie Diopsiulus (s. s.) regressus Silv.) sono 2+2. La prima larva degli Stemmiulidae non ha un numero di segmenti uguale in tutti i generi e specie, ma invece diverso, così secondo il Cook la prima larva di Diopsiulus bellus ha il tronco composto di 34 segmenti (1) e secondo mie osservazioni quella del Diopsiulus (Paurocheturus) recedens Silv. ha il tronco di 32 segmenti, quella del Prostemmiulus modicus Silv. ne ha venticinque. Di quella della prima specie ho osservato uno stadio simile a quello della larva di Diopsiulus regressus, ma colle zampe più sviluppate, e di quella del Prostemmiulus modicus uno stadio più avanzato, nel quale sotto la parte anteriore della cuticola del segmento preanale (Fig. XVIII, 2) si vedono accen- nati altri 4 segmenti. Condizione questa che ci fa comprendere il modo come si differenziano i quattro segmenti che si aggiun- gono al tronco del Diopsiulus regressus per il passaggio dalla prima alla seconda larva. (1) Nel mio lavoro: Anatome etc. pag. 149 per errore di stampa invece di 34 si legge 14. — 310 — Seconda larva. — La seconda larva del Diopsiulus regressus è quella che inizia la vita libera. Ha il tronco composto di 33 Fig. XVIII. 1. Diopsiulus regressus: parte posteriore del corpo di una prima larva; 2. Prostemmiulus modieus: parte posteriore del corpo di una prima larva: U segmento preanale, V valvole anali, I-III papille preanali. segmenti, dei quali i primi tre portano ciascuno un paio di zampe, i segmenti 4-28 ciascuno due paia di zampe, il 29° segmento un paio di zampe e gli altri 30-33 sono apodi. Il capo ha un ocello per lato, antenne composte di 7 articoli come si vede nella figura XIX, mandi bole con sei lamine petti- nate, zampe del tronco tut- te completamente svilup- pate. Corpo di colore terra d’ombra cogli ultimi tre articoli delle antenne biancastri o gial- lastri paglierini, lungo mm. 7, largo 1. Terza larva. — Questa acqui- sta altri 5 a 6 segmenti cioè ha un tronco di 38-39 segmenti. Il capo ha due ocelli per lato e antenne di 8 articoli come nell’adulto. Corpo lungo mm. 10, largo 1, 3. In questo stadio si possono distin- guere i maschi dalle femmine per- chè i primi non hanno più al sesto segmento del tronco zampe ben svi- luppate ed invece quelle dell’ 8° paio (Fig. XX, 3-5), o paio anteriore del sesto segmento, si sono ridotte ad un grosso articolo basale e ad un breve articolo situato alla faccia po- steriore distale del primo, mentre an- Fig. XIX. Diopsiulus regressus: antenna di seconda larva. che la lamina ventrale si è allungata in basso fino a sorpassare un poco coll’apice triangolare il margine inferiore del primo arti colo, le tasche stigmatiche sono ben sviluppate, ma non presen- tano più traccia di trachee. Delle parti accennate la lamina ven- a — 311 — trale dara origine alla parte mediana dell’organo copulativo del- l’adulto, l’ articolo basale delle zampe alla parte laterale dello stesso ed il secondo articolo, che è rudimento del resto dell’arto, al flagello. Il nono paio di zampe, o secondo del sesto segmento (Fig. XX, 6) del tronco, si è ridotto a tre brevi e nudi articoli, dei Fig. XX. Diopsiulus regressus, maschio allo stadio di terza larva: 1. hypostoma: 2. zampe del secondo paio; 3. sterno e zampe dell’8° paio (o 1° del 6° segmento) dalla faccia anteriore; 4. le stesse parti dalla faccia posteriore; 5. metà dello sterno e zampa sinistra dell’ 8° paio dalla faccia posteriore e più ingran- dite che al numero 4; 6. sterno e zampe del 9° paio (o 2° del 6° segmento) dalla faccia anteriore : A primo articolo delle zampe, 8 secondo articolo, F rudimento degli articoli 2-7 delle zampe, che darà origine al flagello, S sterno, s stigma, 7 tasca stigmatica, ¢ trachee. quali l’apicale è minimo. La lamina ventrale, sterno, è di- venuta più bassa, ha svilup- pato di più all’innanzi gli an- goli laterali ed ha conservato stigmi e tasche stigmatiche con trachee, quantunque tutto alquanto ridotto rispetto alle Stesse parti dei segmenti a zampe ambulatorie. I maschi colle zampe del sesto segmento modificate, co- me sopra è descritto, hanno ancora l’hypostoma e il 2° paio di zampe (Fig. XX, 1-2) simili a quelli delle femmine. Dalla terza larva per mezzo di una muta (almeno così è nel Diopsiulus regres- sus) si passa all’adulto, che io ho osservato con tronco di 44-49 segmenti. Fatto che di- mostra come il numero dei segmenti può essere un poco variabile e che può dipendere o dal diverso numero di seg- menti che si forma in ogni sta- dio larvale oppure da un numero diverso di stadii larvali, cioè po- trebbe essere che gli esemplari con 44 segmenti avessero avuto tre mute e quindi tre stadi larvali, mentre quelli con 43-49 seg- menti quattro mute e perciò quattro stadi larvali; aggiungo inoltre che il numero minore l’ho sempre osservato nei maschi. Osservazione generale. — A proposito dello sviluppo postem- brionale degli Siemmiulidae & da notarsi il fatto che, per quanto noi finora sappiamo, sono essi |’ unico gruppo di Diplopodi che abbiano una prima larva con tronco formato di 25 segmenti (Prostemmiulus modicus) o più di 25 fino a 34 (Diopsiulus bellus), notando però che non conosciamo ancora la prima larva degli Spiroboloidea e degli Spirostreptoidea. Tra gli Iuloidea il Pa- chyiulus communis (Savi) ha una prima forma larvale con tronco di 23 segmenti, dei quali 19 forniti di zampe e 4 apodi; in altri Iuloidea la prima larva ha il tronco composto di 6 segmenti, i primi tre dei quali portano un paio di zampe ciascuno ed i se- guenti sono apodi. Nei Pselaphognatha la prima larva ha il tronco di 4 segmenti con tre paia di zampe, nei Chordeumoidea ha il tronco di 5 segmenti con tre paia di zampe, nei Polyde- smoidea e nei Glomeroidea di 6 segmenti e di tre (1) paia di zampe. Nei Colobognatha (almeno nei Polyzonidae) la prima larva ha il tronco composto di 6 segmenti e fornito di 4 paia di zampe. Il Cook sostenne che la forma larvale degli Stemmiulidıe con molti segmenti debba considerarsi filogeneticamente primi- tiva, ma data invece la presenza di larve esapode in tutti gli altri ordini di Diplopodi attuali, credo che debbano considerarsi primitive quelle esapode e secondarie quelle con molti segmenti. La presenza di larve con numerose segmenti è in relazione di- retta alla grandezza dell’ ovo, che può variare in uno stesso or- dine, come negli /u/oidea, tra i quali appunto le specie a uova grandi come il Pachyiulus hanno prime larve libere con nume- rosi segmenti e zampe e le specie a uova piccole hanno prime larve con tronco formato di sei segmenti e provvisto di tre paia di zampe. Ecologia. Gli Stemmiulidae vivono fra i detriti vegetali o nelle parti superficiali dell’ humus sotto foglie marcie o altre sostanze vege- tali in decomposizione nei boschi, come nei campi aperti coltivati o non. Una specie, il Prostemmiulus Picadoi Silv. vive sulle Bro- meliacee epifite (2). ì (1) A pag. 149 del mio lavoro Classis Diplopoda, Anatome è per errore tipografico scritto 5 invece di 3. 2) Cfr. Picado, C. Les Bromeliacees epiphytes considerées comme mi- lieu biologique (Stemmatoiulus sp. p. 338 — Prostemmiulus Picadoi (Silv.). — Bull. sei. France et Belgique (7) XLVII, p. 215-360, Pl. VI-XXIV, di ieri ee N — — 313 — Distribuzione geografica. Gli Sfemmiulidae sono noti finora delle regioni tropicali del- l’Africa occidentale, di Ceylan, della Nova Guinea, dell'America e di Portorico. L’ America ha le specie dei due generi Stemmiulus e Pro- stemmiulus, V Africa e Ceylan quelle del genere Diopsiulus, la Nova Guinea una del genere Sfemmiulus ed una del genere Diopsiulus. PARTE SISTEMATICA. Fam. Stemmiulidae. I caratteri della famiglia sono uguali a quelli dell’ordine. Essa è da me divisa in due sottofamiglie: Stemmiulinae e Diopsiulinae così distinguibili: a. Paratergita (Fig. V, 4) a mesotergitis suleo vel incisura haud distineta Subfam. Stemmiulinae. b. Paratergita (Fig. V, 9) a mesotergitis ineisura profunda distineta Subfam. Diopsiulinae. Subfam. Stemmiulinae. Questa sottofamiglia comprende due generi distinti per la forma degli sterniti (a cominciare da quelli del. 5° segmento): a. Sterna antica trunci segmentorum a quinto (Fig. VII, 2-3) lamina supero-laterali introrsum reflexa instructa; sterna postica trunci seg- mentorum (Fig. VIL, 4-5) fovea infera sublaterali instructa. Gen. Stemmiulus Gerv., Typus: S. bioculatus (Gerv. et Goudot). b. Sterna antica trunci segmentorum a quinto (Fig. VIII, 1) lamina supero-laterali extensa (introrsum haud reflexa); sterna postica (Fig. VIII, 2) trunci segmentorum facie infera haud foveata. Gen Prostemmiulus nov. Typus: P. mexicanus sp. n. — 314 — Gen. Stemmiulus Gerv. Oculi ocello singulo constituti. Sterna antica trunci segmentorum a quinto lamina supero-laterali introrsum reflexa aucta et sterna po- stica segmentorum eorumdem fovea infera sublaterali ad sternorum anticorum laminae partem reflexam accipiendam instructa. Papillae praeanales bene evolutae 3+3. Stemmiulus bioculatus (Gerv. et Goud.) ? Iulus bioculatus Gervais et Goudot, Ann. Soc. Ent. France (2), I, p. 28. Pea » Gervais, Ann. Sci. nat. (3) II, p. 70, pl. 5, fig. 11 ? Stemmiulus bioculatus Gervais, Insectes apt. IV, p. 200, pl. 44, fig 7. > > Silvestri, Boll. Mus. Torino XI (1896) n. 254, p. 2, nee Stemmiulus bioculatus Silvestri, Boll. Mus. Torino XII (1897), n 305, p. 2, Tav. fig. 2-8. Corpus umbrino-fuligineum, medio dorso linea angustissima um- brina instruetum, ventre et pedum articulis 1-2 umbrinis, pedum arti- culis ceteris umbrino fuligineis. Caput utrimque ocello singulo magno instructum, antennis (Fig. XXI, 1) articulo sexto duplo longiore quam latiore. Collum lateribus angustatis suleis duobus instruetis, quorum alter longior pone oculos incipiens. Tergitum primum lateribus tantum infra striatis tergita ce- tera gradatim striis magis nume- rosis instructa ut a nono medium dorsum etiam striatum sit, sulco transversali integro, tenui. Segmen- tum praenale setis marginalibus sat longis, papillis 343 bene evo- lutis et setam sat longam gerenti- bus. Sterna et pedes vide fig. XXI- "2-3. Segmentorum numerus c. 42 (exemplis fractis). Fig. XXI. Long. corp. mm ec. 26,' lat. 1, Stemmiulus bioculatus: 1. antenna; 2.-3. seg- 8; long. antennarum 2,35, pedum menti decimi: sternum anticum et sternum segmenti decimi 18708 posticum cum pede altero. Mas ignotus. Habitat. Darien: Punta Sabana (E. Festa legit). Observatio. Typum Stemmiulus bioculati (Gerv. et Goud.) non vidi, quare haud certum est exempla a me ad dietam speciem relata ad — 315 — exemplum typicum aequalia esse, sed verisimile. Exempla vero ex Ecuador (Valle del Santiago) jam a me ad eamdem speciem relata, speciem distinetam constituunt quae Stemmiulus ortonedae mihi appel - lata est. Stemmiulus bogotensis Carl Stemmaioiulus bogotensis Carl, Soc. neuchat. Se. nat. V (1914), p. 849, fig. 32, 49-54. Corpus fuligineum, medio dorso fascia longitudinali angusta in tergiti singuli parte postica lineari, isabellina, macula perparva isabel- lina ad poros, tergitorum dimidia parte laterali infera plus minusve pallide umbrina, ventre et pedum artieulis 1-2 isabellinis, pedum articulis 3-6 fuligineis. Caput utrimque ocello singulo instructum, antennis (Fig. II) articulis elongatis, articulo sexto duplo longiore quam latiore. Collum (Fig. IV) lateribus angustatis, sulcis tribus vel duabus instructis, quorum alter longus pone oculos inci- piens, alter parum a margine remotus. Trunci tergitum primum in parte laterali infera tantum sulcis longitudinalibus impressum, tergita cetera striis gradatim magis numerosis ita Fig.XXII. ut a nono medium dorsum striatum sit, striarum Stemmiulus bogotensis: ma- dispositione vide fig. V, 3, suleo transversali ris segmenti tertii sternum integro, tenui. Segmentum praeanale (Fig. V, eee ey 5-6) setis marginalibus sat longis, papillis 345 bene evolutis et setam sat longam gerentibus. Sterna et pedes vide fig. VI et VII. Segmentorum numerus ad 48. Long. corp. ad mm 22, lat. 2, long. antennarum 3, pedum seg- menti decimi 1, 56. og Hypostoma, pedes secundi et tertii paris, organum copulativum vide fig. XII et XIII. Exemplum unum pedibus tertii parîs (Fig. XXII ) articulis 3-5 valde inflatis, sed notis ceteris ab exemplis typicis pedibus haud intlatis indistictum est. Habitat. Columbia: Paramo-Bogotà (Dr. Bürger et Dr. Fuhrmann). Observatio. Species haee ad praecedentem perproxima et femina tantum eolore distinguenda est. — 316 — Stemmiulus- cognatus Silv. Stemmatoiulus cognatus Silvestri, Ann. Mus. Bs. Aires VI (1898), p. 56. Stemmatoiulus fuhrmanni Carl, Soc. neuchat. Sc. nat. V (1914), p. 853, Fig. 25, 30, 33, 34; 62-64. 3 (Typus!). Corpus luride rufescens medio dorso fasciola longitudi- nali isabellina ornato, ad poros et parum sub poris macula parva isa- bellina, ventre pedibusque pallide rufis. Caput utrimque ocello singulo instructum, antennis elongatis. Col- lum lateribus suleis tribus in- structis. È Trunei tergita striis consuetis instructa. Pedes secundi paris et orga- num copulativum vide fig. XXIII. Segmentorum numerus 50. Long. corp. mm 25, lat. 1, 8. Habitat. Columbia: Tequen- dama (Prof. Bürger legit), Tambo Bie et Bogotä (Dr. ©. Fuhrmann legit). Stemmiulus cognatus, mas (Typus!): 1. pes seeundi paris; 2. organum eopulativum antice Stemmiulus monticola Silv. inspectum; 3. idem postice inspeetum; 4.-5. ejus- dem processi lateralis apex antice et postice Stemmatoiulus monticola Silvestri, inspeetus; 6. ejusdem processi mediani apex. Ann. Mus. Bs. Aires. VI (1898) Litterae ut in fig. XIII. 2 p 56. 5 (Typus!). Corpus rufo-fuseum medio dorso linea isabellina in- Stemmiulus monticola, mas (Typus!): 1. pes secundi paris; 2.-3. organum copulativum antice et postice inspectum. structo, ad poros macula perparva et sub poris macula parva isabellinis variegatum, ventre pedibusque rufescentibus. — 317 — Caput utrimque ocello singulo instruetum..Collum suleis tribus late- ralibus instruetum. Pedes secundi paris et organum copulativum vide fig. XXIV. Segmentorum numerus? (exemplis typieis fractis). Long. corp. mm c. 20; lat. 1, 5. Habitat. Columbia: Mons Sibatè m. 2700 (Prof. Biirger legit). Stemmiulus Meinerti Silv. Stemmatoiulus Meinerti Silvestri, Ann. Mus. Bs. Aires VI (1898) p. 55. o (Typus!) Corpus rufo-virescens medio dorso fascia angusta isabel- lina, ad poros macula perparva, parum sub poris lateribus totis, ventre pedibusque isabellinis. Stemmiulus Meinerti, mas: 1. caput, collum et trunci tergitum primum lateraliter inspecta; 2. antenna; 3. hypostoma; 4. pedes secundi paris; 5. pes tertii paris eum sterno; 6. pedis tertii paris tarsus et praetarsus obsoletus; 7.-8. organum copulativum antice et postice inspectum; 9.-10. segmenti decimi sternum anticum et sternum postieum cum pede. Caput utrimque ocello singulo instructum, antennis (Fig. XXV, 2) articulo sexto parum minus quam duplo longiore quam latiore. Collum (Fig. XXV, 1) lateribus latiusculis, suleis 5 instructis, quorum tres ab- breviati et duo longiores. — 318 — Trunei tergitum primum lateribus infra tantum striis instructum; tergita cetera striis gradatim magis numerosis ita ut ab octavo medium dorsum etiam striatum sit, sulco transversali tenui, integro. Segmentum praeanale setis marginalibus sat longis, papillis 343 bene evolutis, setam sat longam gerentibus. Sterna et pedes vide Fig. XXV, 9-10. Hypostoma, pedes paris secundi et tertii paris, organum copulati- vum vide fig. XXV, 3-8. Segmentorum numerus ad 48. Long. corp. mm ce. 30, lat. 2 (9 2,5), long. antennarum 3, pedum segmenti decimi 1, 45. Habitat. Venezuela: Caracas, La Moca (Prof. F. Meinert legit). Stemmiulus diversicolor Silv. Stemmatoiulus diversicolor Silvestri, Boll. Mus. Torino XII, n. 305, p. 3. 9 (Typus!) Corpus rufo-fuseum medio dorso serie continua macu- larum trianguliformium isabellinarum, macula parva isabellina ad poros et macula alia parva parum sub poris, ventri pedibusque terreis. Caput utrimque o- cellosinguloinstruetum, antennis (Fig. XXVI, 2) articulo sexto parum minus quam duplo lon- giore quam latiore. Col- lum (Fig. XXVI, 1) late- ribus angustatis, suleis duobus perproximis ad marginem et suleis duo- bus aliis inter sese ali- quantum remotis, in- structis. Trunei tergitum primum striis tantum Fig. XXVI. Stemmiulus diversicolor, mas: 1. caput, collum et trunei tergitum primum lateraliter inspecta; 2. antenna; 3-4. seg- menti decimi sternum anticum et sternum posticum cum pede. in parte inferiore in- structum; tergita cetera striis longitudinalibus gradatim magis numerosis ita ut a decimo medium dorsum etiam striatum sit, striis consuetis profundis, sulco transversali integro, tenui. Segmentum praeanale setis marginalibus brevibus, papillis 3+3 erassis, brevibus. setam sat brevem gerentibus. Sterna et pedes vide fig. XXVI, 3-4. — 319 — Segmentorum numerus 54. Long. eorp. mm. 30, lat. mm. 2,2, long. antennarum 3, pedum segmenti deeimi 1,90. Habitat. Ecuador: Valle del Zamora, S. José (Dr. E. Festa legit). Stemmiulus pictus Silv. Stemmatoiulus pictus Silvestri, Boll. Mus. Torino XII (1898), n. 324, p. 2, fig. 2. (Typus!) Corpus isabellinum dorso faseiis duabus latis subfuligineis, ad poros umbrino parum marmoratis, pedum articulis 3-6 umbrinis. + Fig. XXVII. Stemmiulus pictus, mas: 1. antenna; 2. hypostoma; 3. pedes secundi paris; 4. pedes tertii paris; 5. pedum tertii paris tarsus et praetarsus obsoletus; 6.-7. organum copula- tivum antice et postice inspectum ; 8. ejusdem processi mediani apex; 9.-10. segmenti decimi sternum anticum et sternum posticum cum pede. Caput utrimque ocello singulo instruetum, antennis (Fig. XXVII, 1) articulo sexto */; longiore quam latiore. Collum lateribus angustatis, praeter suleum submarginalem suleis duobus instructis, quorum longior pone oculos incipiens. Trunci tergitum primum tantum in parte laterali infera striis in- structum; tergita cetera striis gradatim magis numerosis ita ut a nono etiam medium dorsum striatum sit, striis profundis, suleo tran- — 320 — sversali integro tenui. Segmentum preanale setis marginalibus sat brevibus, papillis 3+3 sat longis et setam sat longam gerentibus. Sterna et pedes vide fig. XXVII, 9-10. Segmentorum numerus 45. Long. corp. mm. 15, lat. 1,2, long. antennarum 2,60, pedum segmenti decimi 1,20. od (Typus!) Hypostoma, pedes secundi et tertii paris, organum copu- lativum vide fig. XXVII, 2-8. Habitat. Ecuador: Chaupi (Illiniza) 3200-3500 m. a/m (Dr. E. Festa legit). E Stemmiulus infelix Silv. Stemmatoiulus infelix Silvestri, Boll. Mus. Torino XIII (1898) n. 324, p. 2, fig. 3. Jd (Typus!) Corpus umbrino-fuligineum medio dorso umbrino li- Fig. XXVIII. Stemmiulus infelix, mas: 1. caput, collum et trunci tergitum primum lateraliter inspecta; 2. hypostoma (basilare omisso); 3. antenna; 4. pedes tertii paris cum sterno; 5. pedis tertii paris tarsus et praetarsus obsoletus; 6.-7. segmenti decimi sternum anticum et sternum posticum cum pede. neato,ventre pedumque articulis 1-2 umbrinis, pedum articulis ceteris umbrino-fuligineis. Caput utrimque ocello singulo instructum, antennis (Fig XXVIII, 3) elongatis, articulo sexto parum minus quam duplo longiore quam latiore. — 31 — Collum (Fig. XXVIII, 1) lateribus sat angustatis, sulcis duobus per- proximis submarginalibus et duobus aliis inter sese aliquantum remo- tis, instructis. Trunei tergitum primum striis tantum in parte inferiore instructum; tergita cetera striis longitudinalibus gradatim magis numerosis ita ut Fig. XXIX. Stemmiulus infelix: 1.-2. organum copulativum antice et postice inspectum; 3.-4. ejus- dem dimidia pars processuum lateralium apice a processu mediano aliquantum remoto antice et postice inspecta. a nono etiam medium dorsum striatum sit, striis consuetis profundis, sulco transversali integro, tenui. Sterna et pedes vide fig. XXVIII, 6-7. Segmentorum numerus. ?. Long. corp. mm. lat. 1,8, long. antennarum 3,50, pedum segmenti deeimi 1,56. Hypostoma, pedes tertii paris, organum copulativum vide fig. XXVIII, 2 et 4-5 et XXIX. Habitat. Ecuador: exemplum typicum (corporis parte posteriore carentem) in nemoribus per Rio Peripa clar. Dr. E. Festa legit. Bollett. di Zoologia Gen. e Agr. 99 — 322 — Stemmiulus Biroi sp. n. Corpus fuligineum viridescens capite praeter frontem subfuligineam, collo, ventre et cauda umbrinis, pedum articulis 4-6 fuscescentibus. Caput utrimque ocello uno magno instructum, antennis (Fig. XXX, 2) articulo sexto ce. */, longiore quam latiore. Collum (Fig. XXX, 1) late- Fig. XXX. Stemmiulus Biroî: 1, caput, collum et trunci tergita duo lateraliter inspecta; 2. antenna; 3. tergiti decimi pars lateralis infera laeva; 4.-5. segmenti decimi sternum anticum et posticum cum pede. ribus angustatis, pliea brevi marginali auctis et plica altera pone oculos incipiente. Trunei segmenti primi metazona in parte laterali infera longitu- dinaliter tantum striata; tergita sequentia striis gradatim magis numerosis instructa ita ut a quinto medium dorsum etiam striatum sit, suleo transversali (circulari) vix signato et in dorso indistineto. Segmentum praenale postice papillis setigeris 3-+3 instructum. Sterna et pedes vide fig. XXX, 4-5. Segmentorum numerus 44. Long. corp. mm. e. 12, lat. 1, long. antennarum 1,70, pedum segmenti decimi 0,85. — 323 — Habitat. Exemplum deseriptum in M. Hanseman (Nova Guinea) L. Bird, cui species dicata est, legit. Fig. XXXI. Diopsiulus parvulus : 1. tergiti decimi pars lateralis infera dextera; 2.-3. segmenti decimi sternum anticum et sternum posticum cum pede. Comparationis causa, figuras nonnullas (Fig. XXXI, 1-3) addo spe- eiei Diopsiulus parvulus Silv. ex eadem regione. Gen. Prostemmiulus nov. Syn. Diopsiulus Silv. ex p. Oculi ocellis duobus vel ocello singulo constituti. Sterna antica trunci segmentorum a quinto lamina supero-laterali extensa (introrsum haud reflexa) et sterna postica facie infera haud foveata. Papillae praeanales bene evolutae 3 + 3. Typus: Prostemmiulus mexicanus sp. n. Prostemmiulus mexicanus sp. n. Corpus umbrino-ardesiacum vel umbrino-fuligineum, tergitorum margine postico umbrino, ventre pedibusque umbrinis vel avellaneis. Caput utrimque ocellis duobus quorum anticus quam posticus minor est, antennis (Fig. XXXII, 2) articulis sat tenuibus, articulo sexto duplo, vel fere, longiore quam latiore. Collum lateribus angustatis sulcis tribus, quorum longior parum supra oculorum libellam incipiens, et sulco alio abbreviato instructis. Trunci tergitum primum in parte laterali inferiore striis profundis 6-8 instructum; tergita cetera striis profundis consuetis gradatim — 324 — magis numerosis ita ut a decimo medium dorsum striatum sit, sulco transversali tenuissimo. Segmentum praeanale setis marginalibus sat Fig. XXXII. Prostemmiulus mexicanus: 1. caput, collum et trunei tergitum primum lateraliter inspecta; 2. antenna; 3. primi paris pedes; 4. segmenti decimi sternum anticum cum pede; 5. segmenti decimi sternum postienm; 6. maris peles secundi paris; 7. maris pedes tertii paris; 8. eorumdem tarsus et praetarsus obsoletus; 9.-10. organum copula- tivum antice et postice inspectum; 11. ejusdem processi lateralis apex postice inspectus; 12. maris pedes secundi paris segmenti sexti. robustis et sat brevibus, papillis 3+3 bene evolutis, setam sat longam gerentibus. Sterna et pedes vide fig. XXXII, 4-5. Segmentorum numerus ad 46. Long. corporis mm. 19, lat. 1,7, long. antennarum 2,50, pedum segmenti decimi 1,34. 3 Pedes secundi et tertii paris, organum copulativum vide fig. XXXII, 6-12. Habitat. Mexico: mares typicos el. Dr. A. Petrunkeviteh ad La Buena Ventura (Santa Rosa, Est. Vera Cruz) legit et feminam ad Jouala (Chiapas, c. 1000 ft. a/m); exempla nonnulla ad Jalapa a me ipso collecta eidem speciei relata sunt. Prostemmiulus modicus sp. n. Corpus plus minusve pallide fuligineum, tergitis macula minima ad poros et macula parva antica, parum sub poris pallide umbrinis, ventre pedibusque fumosis vel avellaneis. Caput oculis ocello singulo compositis, antennis (Fig. XXXIII, 2) articulis sat elongatis, articulo sexto minus quam duplo (*/,) longiore oe quam latiore. Collum (Fig. XXXIII, 1) seriebus tribus setarum pauca- rum instruetum, lateribus angustatis sulcis duobus impressis, quorum alter submarginalis et alter proximus pone oculos incipiens. Trunci tergitum primum in parte inferiore laterali striis nonnullis longitudinalibus impressum ; tergita cetera striis consuetis gradatim EG \\ MM Fig. XXXIII. Prostemmiulus modicus: 1. caput, collum et trunci tergitum primum lateraliter inspecta; 2. antenna; 3. segmenti decimi sternum anticum; 4. segmenti decimi sternum posticum cum pede; 5. segmenti preanalis et valvularum analium pars dorsualis complanata; 6. maris hypostoma; 7.-9. maris pedes primi, secundi et tertii paris; 10. maris tertii paris pedis tarsus et praetarsus obsoletus; 11.-12. organum copulativum antice et postice inspectum; 13. organi copulativi processi submediani apex postice inspectus; 14. maris segmenti sexti pedes secundi paris. Prostemmiulus modicus var. cordovana: 15.-16. organum copulativum antice et postice inspectum; 17.-18. organi copulativi processi submediani apex antice et postice inspectus; 19. maris segmenti sexti pedes secundi paris. magis numerosis ita ut a decimo secundo dorsum medium’ striatum sit. Segmentum praeanale setis marginalibus dorsualibus 4-+ 4 sat robustis et sat brevibus, papillis posticis 3-+3 bene evolutis, setam subtilem sat longam gerentibus. Sterna et pedes vide fig. XX XIII, 3-4. Segmentorum numerus ad 41. Long. corp. mm. 12, lat. 0,95, long. antennarum 1,30, pedum segmenti decimi 0,70. & Hypostoma, pedes secundi et tertii paris, organum copulativum vide fig. XXXIII, 7-14. Habitat, Mexico: Jalapa, nonnulla exempla in nemorum humo legi, — 326 — 5 Prostemmiulus modicus Silv. var. cordovana nov. Exempla nonnulla ad Cördoba (Mexico) legi, quae statura, colore, segmentorum numero exemplis ex Jalapa similia sunt, maris autem organi copulativi processibus submedianis (efr. fig. XXXIII, 15-18) diversis distinguenda. Prostemmiulus Tristani sp. n. Corpus plus minusve pallide fuligineum macula perparva ad poros et macula parva, parum sub poris, subumhbrinis, ventre et pedum arti- culis 1-3 umbrinis, pedum articulis 4-6 supra subfuligineis. Fig. XXXIV. Prostemmiulus Tristani: 1. caput, collum et trunci tergitum primum lateraliter inspecta; 2. antenna; 3.-4. segmenti decimi sternum anticum et sternum posticum (peris trachea- libus omissis) eum pede; 5. maris hypostoma; 6.-8. maris pedes primi, secundi et tertii paris; 9. maris tertii paris pedis tarsus et praetarsus obsoletus; 10.-11. organum copula- tivum antice et postice inspeetum; 12.-13.. processus lateralis et supmediani partis laevae apices antice et postice inspecti; 14. maris segmenti sexti pedum par posticum. Caput utrimque ocellis duobus quorum anticus quam posticus aliquantum minor est, antennis (Fig. XXXIV, 2) articulis sat tenuibus, articulo sexto */, longiore quam latiore. Collum (Fig. XXXIV, 1) late- ribus angustatis, sulcis duobus brevibus et duobus longis, quorum alter parum supra oculorum libellam incipiens, impressis, — 327 — Trunei tergitum primum striis profundis longitudinalibus in parte infera laterali instructum ; tergita sequentia striis consuetis gradatim magis numerosis ita ut a decimo medium dorsum etiam striatum sit. Segmentum preanale setis marginalibus sat longis, papillis 3 +3 bre- vibus setam sat longam gerentibus. Sterna et pedes vide fig. XXXIV, 3-4. Segmentorum numerus 43. i Long. corp. mm 25, lat. 2, long. antennarum 2,70, pedum segmenti decimi 1,70. i Sg Hypostoma, pedes secundi et tertii paris, organum copulativum vide fig. XXXIV, 5-14. Habitat. Exempla nonnulla vidi in Costa Rica ad «La Estrella » m. 2000 a/m a clar. Prof. F. Tristàn, cui species animo grato dicata est, colleeta et duo ad Orosi a cl. Dr. Picado. Prostemmiulus Picadoi sp. n. Corpus pallide fuligineum medio dorso fascia latiuseula, in medio segmento singulo parum angustata, isabellina, tergitorum parte infera, / ventre pedibusque avellaneo-umbrinis, Caput utrimque ocellis duobus in- structum, quorum anticus perparvus est, antennis (Fig. XXXV, 2) articulo sexto */ longiore quam latiore. Col- lum (Fig. XXXV, 1) lateribus angustis , suleis quatuor in- struetis, quorum tres breviores sunt et su- perus longus pone oculos incipit. Trunci tergitum primum in parte la- terali infera longi- Fig. XXXV. Prostemmiulus Picadoi: 1. caput, collum et trunci tergitum primum lateraliter inspecta; 2. antenna; 3.-4. segmenti decimi ; sternum anticum et posticum (peris trachealibus omissis)cumpede. tudinaliter striatum, tergita cetera striis consuetis gradatim magis numerosis impressa ita ut ab octavo medium dorsum striatum sit, sulco transversali tenuissimo. Segmentum praea- nale setis marginalibus sat brevibus, papillis 3-+-3 brevibus, setam sat longam gerentibus, instruetum. > Sterna et pedes vide fig. XXXV, 3-4. Segmentorum numerus 46. Long. corp. mm. 19, lat. 1,5, long. antennarum 2,20, pedum seg- menti decimi 1,30. Juvenes. Corpus segmentis 43, tergitis a medio latere, ventre pe- dibusque isabellinis vel stramineis. Long. corp. mm. 12, lat. 1. Habitat. Costa Rica: exempla nonnulla clar. Dr. C. Picado ad « La Estrella » m. 2000 a/m et ad « Plantön » m. 25000 a/m inter fo- liarum bases plantarum Bromeliacearum. Observatio. Species haee ad Prost. Tristani Silv. proxima est, sed statura minore, segmentorum numero majore, colore, sternorum forma facile distinguenda est. Subfam. Diopsiulinae. Questa sottofamiglia, caratterizzata dall’ avere i paratergiti separati per un lungo tratto dai mesotergiti per mezzo di una lunga incisura, comprende il solo genere Diopsiulus. Gen. Diopsiulus Silv. Diopsiulus Silvestri, Boll. Mus. Torino XII, 1897, p. 3. Oculi ocellis duobus vel ocello singulo constituti. Sterna antica trunci segmentorum a quinto lamina supero-laterali extensa (introrsum haud reflexa) et sterna postica facie infera haud foveata. Papillae praenales plus minusve evolutae 2 + 2 vel 1+ 1 vel etiam 3 +3. Questo genere è da me diviso in 3 sottogeneri: a. Papillae praeanales 2 4 2 . . subgen. Diopsiulus s. s. Typus D. bellus (0. F. Cook). b. Papillae praeanales 141 . . subgen. Paurochaeturus nov. Typus D. recedens sp. n. c. Papillae praeanales 3.43 . . subgen. Plusiochaeturus nov. Typus D. Giffardii sp. n. Diopsiulus (s. s.) genuinus sp. n. Corpus olivaceo-fuligineum dorso medio fascia angusta, in seg- mentis 1-3 vel 1-5 lineari, isabeliina ornato, lateribus ad poros macula perparva, parum sub poris macula parva isabellina et dimidia parte inferiore plus minusve pallide umbrina, ventre et pedum articulis duo- bus basalibus isabellinis vel umbrinis, articulis ceteris umbrinis. — 329 — Caput (Fig. XXXVI, 1) utrimque ocellis duobus, quorum anticus quam posticus aliquantum minor est, instructum, antennis (Fig. XXXVI, 2) articulo sexto subeylindraceo, c. duplo longiore quam latiore. Collum (Fig. XXXVI, 1) lateribus angustatis plica submarginali et altera, parvo spatio pone plicam submarginalem, auctis. Trunci segmentum primum metazona in parte infera laterali .tan- tum longitudinaliter striata; tergita sequentia striis gradatim magis Fig. XXXVI. Diopsiulus (s. s.) genwinus: 1. eaput, collum et trunei tergita duo lateraliter inspecta; 2. antenna; 3.-4. segmenti decimi sternum anticum cum pede et sternum posticum; 5. segmenti praeanalis et valvularum analium pars dorsualis complanata; 6. maris hypo- stoma; 7. maris pedes secundi paris cum pene antice inspecti; 8.-9. organum copulativum antice et postice inspectum; 10. maris segmenti sexti pedes postici. numerosis instructa ita ut a decimo (vel a segmento nonnullo anteriore) dorsum etiam striatum sit, striis profundis. Segmentum preanale (Fig. XXXVI, 5) postice papillis conicis 2-2, setam longam geren- tibus, instructum. Sterna et pedes vide fig. XXXVI, 3-4. Segmentorum numerus 47-49. Long. corp. ad mm c. 26, lat. 2,2, long. antennarum 3,15, pedum segmenti decimi 1,45. Sg Hypostoma, pedes 2i et 3i paris et organum copulativum vide fig. XXXVI, 6-10. — 330 — Habitat. Nigeria: Olokemeji. Observatio. Species haec ad Diopsiulus bellus (0. F. Cook) proxima est, sed saltem maris notis facile distinguenda est. Diopsiulus (s. s.) verus sp. n. ‘Corpus viridi-olivaceum medio dorso fascia longitudinali latiuscula, a colli margine postico incipiente, isabellina ornato, lateribus ad poros macula minima, parum sub poris macula parva umbrina et laterum Fig. XXXVII. Diopsiulus (s. s.) verus, mas: 1. antenna; 2. hypostoma; 3. pedes secundi paris; 4. pedes tertii paris; 5.-6. segmenti decimi sternum anticum et posticum (peris trachealibus omissis) cum pede; 7. tergiti decimi mesotergiti pars infera et paratergitum; 8. segmenti praeanalis et valvularum analium pars dorsualis complanata; 9.-10. organum copulativum antice et postice inspectum; 11. organi copulativi processi lateralis et submediani partis dexterae apices postice inspecti; 12. segmenti sexti pedes postici (semper cum sterno et peris). cetera parte, praeter metazonam superam, umbrina, pedibus isabellinis articulis distalibus fuligineo parum maeulatis. Caput utrimque ocellis duobus quorum posticus quam anticus ali- quantum major est, antennis (Fig. XXXVII, 1) articulis crassis, artieulo sexto e. ‘/, longiore quam latiore. Collum lateribus ut in specie pre- cedente. i Trunci segmentum primum metazona tantum in parte infera lon- gitudinaliter striata, tergita sequentia gradatim striis magis nume- rosis ita ut a septimo medium dorsum striatum sit, striis consuetis, — 331 — Segmentum praeanale postice papillis 2+2 brevibus, setam sat longam gerentibus instructum. Sterna et pedes fig. XXXVII, 5-6. Segmentorum numerus ad 41. Long. corp. mm 12, lat. 1, long. antennarum 1,69, pedum seg- menti decimi 0,80. 3 Hypostoma, pedes 2 et 3! paris, organi copulativi vide. fig. XXXVII, 3-4 et 9-12. Habitat. Auris Costa: Aburi. Observatio. Species haec ad Diopsiulus genvinus Silv. proxima est, sed statura, antennarum articulis crassioribus, maris organo copulativo distineta est. Diopsiulus (s. s.) proximatus sp. n. Corpus umbrino-olivaceum vel umbrino-fuligineam medio dorso fascia angusta isabellina a trunci segmento primo incipiente ornato, ter- gitorum laterum di- midia parte inferiore pallide umbrina vel isabellina, ventre et pedum artieulis 1-2 isabellinis, pedum articulis 3-6 supra parum fuligineis. Caput utrimque ocellis duobus quo- rum anticus quam posticus aliquantum minor est, antennis (Fig. XXXVIII, 2) articulis crassis, ar- tieulo sexto '/, lon- giore quam latiore. Collum lateribus an- gustatis, sulco sub- et sulco Fig. XXXVIII. A 2 Diopsiulus (s. 8.) proximatus: 1. hypostoma; 2. antenna, 3. tergiti marginali decimi mesotergiti pars infera et paratergitum; 4.-5. segmenti altero pone oculos decimi sternum anticum et posticum cum pede; 6. segmenti - > : incipiente, profundis praeanalis et valvularum analium pars dorsualis complanata. instructis. Trunci tergitum primum in parte infera tantum longitudinaliter striatum; tergita sequentia striis gradatim magis numerosis ita ut a septimo medium dorsum striatum sit. Segmentum praeanale postice pa- pillis 242 brevibus, setam longam gerentibus instructum, setis margi- nalibus sat longis, ee Sterna et pedes vide fig. XXXVIII, 4-5. Segmentorum numerus ad 45. Lon. corp. mm 15, lat. 1,8, long. antennarum 1,80, pedum seg- menti decimi 0,90. Mas ignotus. Habitat. Camerun: Victoria. Observatio. Species haec ad D. wverus Silv. perproxima est, sed magnitudine parum majore, fascia dorsuali angustiore, antennis paullum angustioribus mihi distineta videtur. Diopsiulus (s. s.) latens sp. n. g Corpus viridi-umbrinum capite ab antennarum libella ad la- brum, ventre pedibusque isabellinis. Fig. XXXIX. Diopsiulus (s. s.) latens, mas: 1. caput, collum et trunci tergita duo ex latere laevo inspecta; 2. caput et collum ex latere dextero inspecta; 3. antenna; 4. hypostoma; 5. tergiti decimi mesotergiti pars infera et paratergitum; 6. pedes secundi paris; 7. pedes tertii paris; 8.-9. organum copulativum antice et postice inspectum; 10. segmenti sexti pedes postici (cum sterno); 11.-12. segmenti decimi sternum antieum (peris trachealibus omissis) et sternum posticum cum pede. Caput (Fig. XXXIX, 1-2) in latere Jaevo ocello singulo magno, in latere dextero ocello altero magno et altero parvo instructum, antennis (Fig. XXXIX, 3) artieulo quinto erassiore, articulo sexto paullo magis quam '/, longiore quam latiore, Collum (Fig. XXXIX, 1) angulis acutis, — 333 — plicis parvis duabus, altera submarginali et altera parum pone margi- nem auctum. Trunci segmentum primum metazona tantum in parte laterali in- fera longitudinaliter striata, tergita sequentia gradatim striis magis numerosis ita ut a quinto dorsum etiam oblique striatum sit. Seg- mentum praeanale papillis 2 + 2 setam gerentibus instructum. Sterna et pedes vide fig. XXXIX, 11-12. Hypostoma, pedes secundi et tertii paris, organum copulativum vide fig. XXXIX,.4 et 6-10. Segmentorum numerus 41. Long. corp. mm. 12, lat. 0,85, long. antennarum 1,56, pedum segmenti deeimi 0,65. Habitat. Exemplum deseriptum cl. L. Fea ad Bolama (Lusita- norum Guinea) legit. Observatio. Species haec ad Diopsiulus verus Silv. perproxima est, sed hypostomatis, pedum paris secundi et organi copulativi forma saltem distincta est. Diopsiulus (s. s.) Feae sp. n. Corpus fuligineum vel atro-fuligineum fronte nigrescente, medio dorso a trunci segmento primo, vela segmento nonnullo pone primum, Fig. XL. Diopsiulus (s. s.) Feae: 1. caput, collum et trunci tergita duo lateraliter inspecta; 2. antenna; 3. pedes secundi paris; 4-5. segmenti decimi sternum anticum infra cum pede et supra inspectum; 6. segmenti decimi sternum posticum cum pede infra inspectum; 7. tergiti praeanalis et valvularum analium pars dorsualis complanata. i — 334 — fascia angusta isabellina ornato, lateribus ad poros et aliquantum sub poris macula parva subrotunda isabellina, plus minusve distincta, si- gnatis, parte dimidia laterali inferiore quam superior plus minusve pallidiore, ventre pedibusque ochraceo-isabellinis. Varietas. Exempla nonnulla dorso fascia destituto et laterum di- midia parte infera quam supera haud pallidiore. Caput ocello antico quam posticus majore, antennis (Fig. XL, 2) articulo sexto fere (13:7) duplo longiore quam latiore. Collum Fig. XLI. Diopsiulus (s. s.) Feae, mas: 1.-2. pedes secundi paris antice et postice inspeeti: A arti- culus basalis, (3-G) artieulus secundus; 3. eorumdem dimidia pars postice inspecta; 4. eorumdem dimidia pars postica (parte antica omissa); 5. pedes paris tertii; 6. organum copulativum antice inspectum; 7. idem antice inspectum processibus lateralibus a sub- medianis aliquantum remotis; 8. idem postice inspetum; 9. segmenti sexti pedes postice cum sterno et peris. (Fig. XL, 1) lateribus angustatis plica parva brevi postmarginali et alia ab oculis incipiente et parum pone praecedentem decurrente instructum. Trunci segmentum primum metazona tantum infra longitudinaliter 4-5 suleata, tergita cetera gradatim striis magis numerosis instructa ita ut a quinto etiam dorsum striatum sit, suleo circulari tantum di- stineto et tenuissimo. Segmentum preanale (Fig. XL, 7 postice papillis 2+ 2 setam gerentibus instructum. Sterna et pedes vide fig. XL, 4-6. Segmentorum numerus 47. Long. corp. ad mm. 26, lat. 2,9, long. antennarum 3,38, pedum segmenti deeimi 2, — 5335 — 3 Hypostoma, pedes secundi et tertii paris, organum copulativuni vide fig. XLI. Pedes secundi paris (Fig. XLI, 1-4) praesertim notandi sunt forma ab eisdem specierum ceterarum distinctissimi. Habitat. Lusitanorum Guinea: Rio Cassine et Bolama (L. Fea legit). Observatio. Species haec ad Diopsiulus genuinus Silv. proxima est, sed maris secundi paris forma multo peculiari et organi copu- lativi facillime distinguenda est. Diopsiulus (s. s.) regressus sp. n. Corpus umbrino-olivaceum medio dorso linea isabellina, tergitorum dimidia parte laterali infera plus minusve pallide umbrina, parte ven- Fig. XLII. Diopsiulus (s. s.) regressus: 1. hypostoma; 2. antenna; 3. pedes tertii paris postice inspecti; 4. segmenti quarti sternum posticum; 5. segmenti decimi sternum anticum cum pede postice inspeetum; 6. segmenti decimi sternum posticum; 7. segmenti prae- analis et valvularum analium pars dorsualis complanata; 8. maris hypostoma; 9. maris pedes secundi paris; 10.-11. organum copulativum antice et postice inspeetum; 12. ejusdem dimidia pars apicalis; 13. maris segmenti sexti pedes postici cum sterno et peris. trali et pedum articulis 1-2 vel 1-3 plus minusve pallide isabellinis, pedum articulis ceteris isabellino-umbrinis. Caput, collum et trunci segmentorum sculptura, sterna et pedes eisdem Diopsiulus Giffardii similia sunt. Segmentum preanale (Fig. — 336 — XLII, 7) postice papillis obsoletis subnullis, setis 4 brevioribtis gererì- tibus instructum. Segmentorum numerus 44-51. Long. corp. mm. 22, lat. 2,1, long. antennarum 2,60, pedum seg- menti decimi 1,18. o Hypostéma, pedes secundi paris et organum copulativum vide fig. XLII, 8-13. Habitat. Gallorum Guinea: ad Conakry. Observatio. Species haec ad Diopsiulus Giffardii Silv. proxima est, sed magnitudine, colore, et maris hypostomatis, pedum secundi paris et organi copulativi forma distinctissima est. Diopsiulus (s. s.) perparvus sp. n. Corpus cremeum ad ochraceum totum oculis tantum nigris. Caput oculis ocello singulo sat magno compositis, antennis (Fig. Fig. XLIII. Diopsiulus (s. s.) perparvus : 1. caput, collum et trunci tergita duo lateraliter inspecta; 2. antenna; 3. hypostoma; 4. tergiti decimi mesotergiti pars infera et paratergitum; 5.-6. segmenti decimi sternum anticum et posticum cum pede; 7. segmenti praeanalis. et valvularum analium pars dorsualis complanata; 8. maris hypostoma; 9. maris pedes secundi paris; 10.-11. organum copulativum antice et postice inspectum; 12. organi copulativi dimidiae partis apex postice inspectus; 13. maris segmenti sexti pedes postici cum sterno et peris. XLIII, 2) articulis sat erassis, artieulo sexto */; longiore quam latiore. Collum Fig. XLIII, 1) lateribus angustatis, suleo submarginali et sulco parum a submarginali remoto pone oculos incipiente instruetum, nee non postice striis minimis abbreviatis. Trunei tergitum primum tantum in parte laterali infera striis longitudinalibus instruetis ; tergita sequentia striis gradatim magis numerosis ita ut ab octavo dorsum medium striatum sit; tergita omnia metazonae partis posticae praeter strias generi consuetas, striis mi- noribus longitudinalibus abbreviatis impressa. Segmentum praenale (Fig. XLIII, 7) postice papillis 2+2 latis, brevissimis, setam longam gerentibus, instructum, setis marginalibus 3+3 sat brevibus. Sterna et pedes vide fig. XLIII, 5-6. Segmentorum numerus ad 39. Long. corp. mm. 8, lat. 0,75, long. antennarum 1,00, pedum seg- menti decimi 0,55. Sg Hypostoma, pedes secundi paris et organum copulativum vide fig. XLIII, 8-13. Habitat. Gallorum Guinea: Camayenne (Conakry), Kakoulima : exempla nonnulla in humo infossa legi. Observatio. Species haec statura, colore et oculis ocello singulo compositis a ceteris mihi notis distinetissima est, sed ad Diops. re. gressus Silv. affinis, Diopsiulus (Plusiochaeturus) Giffardii sp. n. Corpus umbrino-olivaceum medio dorso fascia angusta isabellina a segmento quinto (vel in segmentis 2-3 sequentibus) incipiente et in segmento singulo antice et postice angustiore ita ut in exemplo non- nullo macularum series simulet; segmentorum lateribus ad poros macula perparva, antice parum sub poris macula sat parva isabellina, utrisque in exemplo nonnullo variegatis, segmentorum lateribus, sub macula se- eunda, quam dorsum plus minusve pallidioribus et tergitorum parte infera terrea vel plus minusve pallide isabellina, collo et trunei tergiti primi maxima parte in exemplis nonnullis terreis vel isabellinis, antennis fuscis, pedibus articulis primo et secundo cum tergitorum parte infera coneoloribus, articulis ceteris terreis supra plerumque parum infuscatis. Caput ocello antico quam posticus aliquantum minore, antennis (Fig. XLIV, 2) articulo sexto subeylindraceo duplo longiore quam la- tiore. Collum (Fig. XLIV, 1) lateribus multo angustatis, acutis, sulco antico laterali parum pone marginem antiecum sito et pone oculos inci- piente, nec non sulco abbreviato postieo submarginali instruetum. Trunei tergitum primum metazona tantum infra longitudinaliter striatum, cetera gradatim striis magis numerosis instructa ita ut a de- Bollett. di Zoologia Gen. e Agr. 23 ‘a 338 = cimo etiam®dorsum striatum sit, sulco circulari in dorso nullo, infra te- nuissimo. Segmentum praeanale (Fig. XLIV, 7-8) postice papillis +3 Fig. XLIV. Diopsiulus (Plusiochaeturus) Giffardii: 1. caput, collum et trunei tergita duo lateraliter inspecta; 2. antenna; 3, caput subtus inspectum; 4. tergiti decimi mesotergiti pars infera et paratergitum ; 5.-6. segmenti decimi sternum anticum et postieum cum pede; 7. seg- menti praeanalis et valvularom analium pars dorsualis complanata; 8. corporis pars postrema lateraliter inspecta; 9. maris caput subtus inspeetum; 10.-11. maris pedes secundi et tertii paris; 12.-13. organum copulativum antice et posttee inspectum; 14. ejusdem dimidia pars apicalis postice inspecta; 15. ejusdem processus lateralis alter postice inspectus ; 16. processi submediani apex; 17. maris segmenti sexti pedes postici cum sterno et peris. setam longam gerentibus instructum et setis marginalibus prepapillari- bus etiam longis. Sterna et pedes vide fig. XLIV, 5-6. Segmentorum numerus 48-52. 5 Long. corp. ad mm c. 30, lat. 3, long. antennarum 3,2, pedum segmenti decimi 2. g Hypostoma, pedes secundi, tertii paris et organi copulativi forma vide fig. XLIV, 9-17. Habitat. Auris Costa (Gold Coast): Aburi. Species haec cl. W. M. Giffard grato animo dicata est. Diopsiulus (Plusiochaeturus) camerunensis sp. n. Corpus umbrino-olivaceum dorso medio linea subtilissima pallidiore, lateribus a segmentorum parte mediana ad sterna isabellinis, ventre et pedum articulis 1-2 pallide isabellinis, pedum articulis 3-6 supra plus minusve fuligineis. Caput utrimque ocellis duobus, quorum anticus quam posticus aliquantum minor est; antennis (Fig. XLV, 1) articulis sat attenuatis, articulo sexto fere daplo longiore quam latiore Collum lateribus angu- statis sulco premarginali brevi et sulco altero pone oculos incipiente instructis. Trunci tergitum primum tantum in parte inferiore longitudinaliter sulcatum, tergita sequentia striis gradatim magis numerosis ita ut ab octavo dorsum medium etiam consuete striatum sit. Corporis partis posticae seg- menta gradatim multo angu- stiora ita ut altitudo a lamina infraanalis ad dorsum mensa mm 0,59 sit (in D. Giffardii 0,70). Segmentum praeanale (Fig. XLV, 5) postice papillis 3 + 3 longis, setam sat longam geren- tibus, instructum et setis mar- ginalibus 4 -- 4 brevibus, robu- stis. Sterna et pedes vide fig. XLV, 3-4. Valvulae anales lon- fr xi i ae (mm. 0. 60) et parum con- TSE ) ata A È a vexae. 3 erus Fig. XLV. Segmentorum num ad 45. tenna; 2. tergiti decimi mesotergiti pars infera et Long. corp. mm. St lat. Diopsiulus (Plusiochaeturus) camerunensis: 1. an- paratergitum; 3.-4 segmenti decimi sternum an- long antennarum 2 io; pe- ticum et posticum cum pede; 5. segmenti prae- > analis et valvularum analium pars dorsualis dum segmenti decimi 1,15. complanata. Mas ignotus. Juvenis segmentis 30, long. corp. 4, lat. 0, 38, long. antennarum 0,70, antennis 7-artieulatis (haud 8-articulatis), oculis ocello singulo compositis, segmento praenale pa- pillis ut in adulto. Juvenis segmentis 36, long. corp. 7, lat. 0, 55, long. antennarum 1,00, antennis 8-articulatis, oculis ocellis duobus compositis. Habitat. Camerun: Victoria. Observatio. Species haec ad Diopsilus Giffardii Silv. proxima est, sed corporis parte postica multo angustiore, segmenti praeanalis setis marginalibus (praepapillaribus) brevioribus facile distinguenda est. Diopsiulus (sub Stemmiulus) nigricollis Porat, colore saltem distinetus videtur, sed exempla typica comparanda sunt. Diopsiulus (Plusiochaeturus) Madaraszi sp. n Corpus fulvo-castaneum, medio dorso fascia longitudinali parum ? lata, isabellina ornato, laterum dimidia parte inferiore gradatim magis — 340 — i pallidiore, ventre et pedum articulis 1-2 isabellinis, pedum articulis cete- ris umbrinis. Caput utrimque ocellis duobus quorum antieus quam posticus parum minor est, antennis (Fig. XLVI, 2) articulo sexto brevi, e. ‘/, longiore Fig. XLVI. Diopsiulus (Plusiochaeturus) Madaraszi: 1. caput, collum et tergitum primum lateraliter inspecta; 2. antenna; 3. tergiti decimi mesotergiti pars infera et paratergitum; 4.-5. seg- menti decimi sternum anticum et posticum cum pede; 6. segmenti praeanalis et valvu- larum analium pars dorsualis complanata; 7. maris hypostoma; 8.-9. maris pedes seeundi paris antice et postice (cum pene) inspecti; 10. maris pedes tertii paris; 11.-12. organum copulativum antice et postice inspectum; 13. maris segmenti sexti pes posticus alter cum sterni dimidia pars. quam latiore. Collum (Fig. XLVI, 1) lateribus angustatis sulco brevi submarginali et sulco altero parum remoto instructis. Tergitum primum lateribus infra striatis, tergita cetera striis gra- datim magis numerosis ita ut a decimo medium dorsum striatum sit, striis consuetis profundis, suleo transversali tenuissimo, paratergitorum et mesotergitorum partis inferae (Fig. XLVI, 3) margine postico profunde dentato. Segmentum preanale (Fig. XLVI, 6) setis marginalibus sat lon- gis, papillis 3+3 bene evolutis, setam sat longam gerentibus. Sterna et pedes vide fig. XLVI, 4-5. Segmentorum numerus 44. Long. corp. mm 15, lat. 1,5, long. antennarum 1,85, pedum seg- menti decimi 1,45. d Hypostoma, pedes 2i et 3i paris, organum copulativum vide fig. XLVI, 7-13. Habitat. Exempla descripta a Cl. Dr. J. Madarasz, cui species di- cata est, ad Kala-wera (Ceylan) lecta sunt. Observatio. Species haec a Diopsiulus ceylonicus (Pocock) saltem colore et magnitudine facile distinguenda est. nati — 341 — Diopsiulus (Plusiochaeturus) Annandalei sp. n. Corpus antice parum, postice valde attenuatum, badio-castaneum, medio dorso fascia latiuscula isabellina ornato, lateribus ad poros et parum sub poris macula perparva isabellina, ventre et pedum articulis duobus primis isabellinis, pedum articulis ceteris umbrinis. Caput utrimque ocellis duobus instruetum, quorum anticus quam posticus aliquantum minor est, antennis (Fig. XLVII, 2) articulo sexto parum magis quam ‘/, longiore quam latiore. Collum lateribus angu- Fig. XLVII. Diopsiulus (Plusiochaeturus) Annandalei, mas: 1. hypostoma; 2. antenna; 3. tergiti decimi mesotergiti pars infera et paratergitum; 4.-5. pedes secundi et tertii paris; 6.-7. segmenti decimi sternum anticum et posticum cum pede; 8.-9. organum copulativum antice et postice inspectum; 10. ejusdem processi submediani apex postice inspectus; 11. segmenti sexti pedes postici cum sterno et peris. statis, suleo breviore submarginali et sulcis duobus aliis instructis, quo- rum longior pone oculos incipiens. Trunci tergitum primum lateribus infra striatis, tergita cetera striis gradatim magis numerosis instructa ita ut a nono medium dorsum etiam striatum sit, sulco transversali integro tenuissimo, paratergitorum et mesotergitorum partis inferae (Fig. XLVII, 3) margine postico dentato. Segmentum praeanale setis marginalibus sat longis, papillis 3+3 bene evolutis, setam sat longam gerentibus. Sterna et pedes vide fig. XLVII, 6-7. Hypostoma, pedes 2i et 3i paris et organum copulativum vide fig. XLVII, 1,45 et 8-11. Segmentorum numerus 45. Long. corp. mm 14, lat. 1,5, long. antennarum 1,95, pedum: seg- menti decimi 0,92. Habitat. Ceylan: Paltipoda ad 6200 ft. (Prof. N. Annandale legit). Observatio. Species haec ad Diopsiulus Madaraszi Silv. proxima est, sed fascia dorsuali latiore et praesertim pedum paris secundi et organi copulativi forma distinetissima est. Diopsiulus (Paurochaeturus) recedens sp. n. Corpus viridi-olivaceum medio dorso a trunci segmento quarto fascia longitudinali angusta isabellina ornato, trunci segmentis 1-3 obscurioribus, capite ab antennarum libella ad labrum cum mandibulis Fig. XLVIII. Diopsiulus (Paurochaeturus) recedens: 1. caput, collum et tergitum primum lateraliter inspecta; 2. hypostoma; 3. antenna; 4. tergiti decimi mesotergiti pars infera et parater- gitum ; 5.-6. segmenti decimi sternum anticum et posticum cum pede; 7. segmenti praeanalis et valvularum analium pars dorsualis complanata. isabellino, segmentorum lateribus ad poros macula perparva et parum sub poris macula parva umbrinis, ventre pedibusque isabellinis. Caput utrimque ocellis duobus quorum anticus quam posticus circa dimidio minor, antennis (Fig. XLVII, 3) articulo sexto circa duplo longiore quam latiore. Collum (Fig. XLVILI, 1) lateribus angustatis antice plica marginali pone oculos incipiente auctis. — 343 — Trunei segmentum primum metazona tantum in parte infera late- ralis striis longitudinalibus nonnullis instructa; tergita cetera striis gradatim magis numerosis ita ut ab octavo etiam medium dorsum striatum sit, striis profundis consuetis. Segmentum praenale postice papillis 1+1 latis, brevissimis, setam sat longam gerentibus tantum in- structum. Sterna et pedes vide fig. XLVIII, 7. Segmentorum numerus ad 49. Long. corp. ad mm e. 26, lat. 1,9, long. antennarum 2,50, pedum paris decimi 1,30. Mas ignotus. Habitat. Gallorum Guinea: Kakoulima. Exempla nonnulla in humo legi. Observatio. Species haec inter omnes mihi notas segmento prea- nali postice papillis tantum 1+1 brevissimis instructo distinetissima est. Juvenis corporis segmentis 41, long. corp, mm 8, lat. 0,94; long. antennarum 1,90, pedum segmenti decimi 0,60. Corpus avellaneo-viridiscens, facie ab antennarum libella ad la- Beim; stipitibus mandibularibus et collo pallide isabellinis, trunei segmentis 1-5 fuligineis, ventre pedibusque pallide isabellinis. Oculi ocello singulo compositi; antennae 7-artieulatae (haud 8-articulatae), articulo seeundo longiore. Diopsiulus (Paurochaeturus) elegans sp. n. Corpus pallide isabellinum fa- seiis duabus dorsualibus longitudi- nalibus, latis, umbrino-fuligineis signato, capite, collo, trunci ter- gitis 1° et 2° et cauda umbrino-fuli- gineis, antennis virido-fuligineis, pedibus pallide isabellinis, artieulis distalibus supra fuligineo parum Fig. XLIX. 1. hypo- Diopsiulus (Paurochaeturus) elegans: stoma; 2. antenna; 3, tergiti decimi mesotergiti pars infera et paratergitum; 4.-5. segmenti de- eimi sternum antieum et posticum cum pede; 6. segmenti praeanalis et valvularum analium pars dorsualis complanata. dice crassis, articulo sexto */, maculatis. Caput utrimque ocellis duobus instructum, quorum anticus quam posticus aliquantum minor est, an- tennis (Fig. XLIX, 2) articulis mo- longiore quam latiore. Collum lateribus an- gustatis sulco altero submarginali et altero ad submarginalem perproxi- mo pone oculos incipiente, — 344 — Trunei tergitum primum tantum in parte inferiore longitudina- liter striata; tergita sequentia gradatim striis magis numerosis ita ut ab octavo dorsum medium striatum sit. Segmentum praeanale (Fig. XLIX, 6) postice papillis 1-+1 sat brevibus, setam longam geren- tibus instruetum, setis marginalibus (praepapillaribus) sat longis. Segmentorum numerus 41. Long. corp. mm c. 12, lat. 1,4, long. antennarum 1,56, pedum segmenti deeimi 0,85. Mas ignotus. Habitat. Exempla 5, in humo infossa, ad Segboruè (Dahomey) legi. Observatio. Species haec a D. recedens Silv. magnitudine, colore et papillis praeanalibus majoribus bene distineta est. CATALOGUS STEMMIULIDARUM HUCUSQUE DESCRIPTARUM. Gen. Stemmiulus Gerv. Iulus-sous-genre Stemmiulus Gervais, Boll. Soc. ent. France (2), II (1844), p. XXVIII (Typus: Iulus bioculatus Gerv. et Goudot). — Stemmiulus Gerv. Ann. Se. nat. (3) II (1844), p. 70, pl. 5, fig. 11. — Gerv. Ins. aptéres IV (1844), p. 200. — Silvestri, Ibi p. 314. — Stemmatoiulus O. F. Cook ex p., Amer. Natur. 1895, p. 1115. — Carl, Mém. Soc. neuchat. Sei. nat. V (1914), p. 844. bellus O. F. Cook = Diopsiulus bellus. bioculatus Gervais et Goudot, Bull. Soc. ent. France (2) II, Columbia, 1844, p. XXVIII; Gervais, Ann. Sci. nat. (3) II, p. 70, Darien pl. 5, fig. 11 (Iulus sous-genere Stemmiulus); Gervais, Ins. apt. IV, 1847, p. 209, pl. 44, fig. 7; ? Silvestri, Boll. Mus. Torino XI, 1896, n. 254, p. 2 (Stemmiulus), Id., Ibi p. 314, Fig. XXI, nec Silvestri, Boll. Mus. To- rino XII, 1897, n. 305, p. 2, fig. 2-8 = Stemmiulus Ortonedae Silv. nom. nov. Biroi Silvestri, Ibi p. 322 Fig. XXX. Nova Guinea bogotensis Carl, Mém. Soc. neuchat. Se. nat. V, 1914, p. 849, Columbia Fig. 32, 49-54, Silvestri, Ibi, p. 315, Fig. I-VII, XIII. calvus 0. F. Cook = Diopsiulns calvus. ceylonicus Pocock = Diopsiulus ceylonicus. cognatus Silyestri, Ann. Mus. Bs. Aires VI, 1898, p. 56; Id. Columbia Ibi, p. 316, Fig. XXIII. Furhmanni Carl, Mém Soc. neuchat. Se. nat. V, 1914, p. 853, Fig. 25, 30, 33, 34, 62-64. compressus Karsch = Prostemminlus compressus. sw PETER — a1.) — debilis Carl, Mém. Soc. neuchät Se. nat. V. 1914, p. 848, Fig. 45-48. diversicolor Silvestri, Boll. Mus: Torino XII, 1897, n. 305, p. 3; Id. Ibi p. 318, Fig. XXVI. Furhmanni Carl = Stemmiulus eognatus. hortensis Carl, M&m. Soc. neuchät. Se. nat. V, 1914, p. 845, Fig. 31, 35-44. infelix Silvestri, Boll. Mus. Torino XIII, 1898, n. 324, p. 2, fig. 3; Id., Ibi p. 320, Fig. XXVIII-XXIX. major Carl, Mém. Soc. neuchàt. Se. nat. V, 1914, p. 851, Fig. 24, 26-29, 55-61. Meinerti Silvestri, An. Mus. Bs. Aires VI, 1898, p. 55; Id., Ibi p. 317, Fig. XXV. monticola Silvestri, An. Mus. Bs. Aires VI, 1898, p. 56; Id. Ibi p. 316, Fig. XXIV. nigricollis Porat = Diopsiulus nigricollis. Ortonedae Silvestri, nom. nov. Classis Diplopoda, Anatome, 1903. bioculatus Silvestri (nee Gervais), Boll. Mus. Torino XII, 1897, n. 305 p. 2., fig. 2-3. penicillatus O. F. Cook = Diopsiulus penicillatus. pictus Silvestri, Boll. Mus. Torino XIII 1898, n. 324, p. 2, fig. 2; Id. Ibi p. 319, Fig. XXVII. Gen. Prostemmiulus Silv. Silvestri, Ibi p. 323, (Typus mexicanus Silv.). compressus Karsch, Zeit. Naturw. (3) VI, 1881, p. 11; Pocock, J. Linn. Soc. London 1884, p. 478 (Stemmiulus); Sil- vestri, Bull. Amer. Mus. Nat. Hist. XXIV, 1908, p. 566, Fig. II (Diopsiulus). mexicanus Silvestri, Ibi p. 323, Fig. XXXII. modieus Silvestri, Ibi p. 324, Fig. XXXII. var. cordovana Silvestri, Ibi p. 326 Fig. XXXIII. Picadoi Silvestri, Ibi p. 327, Fig. XXXV. Tristani Silvestri, Ibi p. 326, Fig. XXXIV. Wheeleri Silvestri, Bull. Amer. Mus. Nat. Hist. XXIV, 1908, p. 568, Fig. III (Diopsiulus); Id. Ibi p. 298, Fig. VIII. Gen. Diopsiulus Silv. Silvestri, Boll. Mus. Torino XII, 1897, p. 3 (Typus: beillus O. Id. Ibi p. 328. Subgen. Diopsiulus s. str. Silvestri, Ibi p. 328. bellus O. F. Cook, Amer. Naturalist 1895, p. 1116, Pl. XLI et XLII, fig. 1-31 (Stemmatoiulus). Columbia Ecuador Columbia Ecuador Columbia Venezuela Columbia Camerun Ecuador Ecuador Porto Rico Mexico Mexico . Mexico Costa Rica Costa Rica Porto Rico F Cook). Liberia — 346 — ealyus O. F. Cook, Amer. Naturalist 1895, p. 1119, Pl. XLIV, fig. 47-57 (Stemmatoiulus). Feae Silvestri, Ibi p. 333, Fig. XL-XLI. genuinus Silvestri, Ibi p. 328, Fig. XXXVI. latens Silvestri, Ibi p. 332, Fig. XXXIX. penicillatus O. F. Cook, Amer. Naturalist 1895, p. 1118, PI. XLII, fig. 32-46. perparvus Silvestri, Ibi p. 336, Fig. XLIII. proximatus Silvestri, Ibi p. 331, Fig. XXXVIII. regressus Silyestri, Ibi p. 335, Fig. XLII. verus Silvestri, Ibi p. 330, Fig. XXXVII. Wheeleri Silvestri — Prostemmiulus Wheeleri. ? nigricollis Porat, Bih. K. Sv. Vet. Ak. Handl. XX, 1894, p. 45, Taf. 3, Fig. 18-18c. Subgen. Plusiochaeturus Silv. Silvestri, Ibi p. 328. Annandalei Silvestri, Ibi, p. 341, Fig. XLVII. camerunensis Silvestri, Ibi, p. 338, Fig. XLV. ceylonicus Pocock, J. Bombay Nat. Hist. Soc. VII, 1892, p. 27; Pl. I, fig. 2 (Stemmiulus). Giffardii Silvestri, Ibi p. 337, Fig. LXIV. Madaräszi Silvestri, Ibi p. 339, Fig. XLVI. parvulus Silvestri, Termesz, Füzetek XXII, 1899, p. 210, Tab. XIII, Fig. 38-40; Id. Ibi p. 323, Fig. XXXI. Sjöstedti Attems, in Sjöstedts Kilimandjaro-Meru Exped. 19, p. 22, Taf. I, Fig. 14-19, Taf. 4, Fig. 98-106. Subgen. Paurochaeturus Silv. Silvestri, Ibi p. 328. elegans Silvestri, Ibi p. 343, Fig. XLIX. recedens Silvestri, Ibi p. 342, Fig. XLVII. Liberia Lusitanorum Guinea Nigeria Lusitanorum Guinea Liberia Gallorum Guinea Kamerun Gallorum Guinea Auris Costa Camerun Ceylan Kamerun Ceylan Auris Costa Ceylan Nova Guinea Afriea orient. Dahomey Gallorum Guinea — 347 — BIBLIOGRAFIA. ATTEMS, ©. 1909. — Myriopoda, in: Wiss Ergeb. Schw. Zool. Exp. nach dem Kilimandjaro, dem Meru ete. v. Prof. Y. Sjöstedt. II Abth. 19. CARL, J. 1914. — Die Diplopoden von Columbien nebst Beitragen zur Morphologie der Stemmatoiuliden, in: Dr. ©. Fuhrmann & Dr. E, Mayor. Voyage d’exploration scient. en Colombie, Mém. Soe. neuchateloise Se. nat. V (1914), p. 821-993, 261 fig. Cook, -O. F. 1895. Stemmatoiulus as an ordinal type. — American Na- turalist 1895, p. 1111-1129, pl. XLI-XLIV. — 1896. — The larvae of Stemmatoiulus. — Brandtia (1896), p. 47-50. GERVAIS, P. 1844. — Etudes sur les Myriapodes. Ann. Se. nat. (3), Zool. II p. 51-80, pl. fig. 11. —- 1847. — Myriapodes, in Walcknaer, Hist. nat. des Insectes aptéres IV, p. 209, pl. 44, fig. 7. GERVAIS, P. et J. Goudot. 1844. — Description des Myriapodes recueil- lis par Goudot en Colombie. — Bull. Soc. ent. France (2) II, p. XXVIII. Pocock, R. I. 1892. — Report upon two collections of Myriopoda sent from Ceylon by Mr. E. E. Green, and from various parts of southern India by Mr. Edgar Thurston, of the government central Museum, Madras. — Journ. Bombay Nat. Hist. Soc. VII, DARZAFP RZ 20 E Rie — 1895. — Contributions to our knowledge of the arthropod fauna of the: West Indies: Part III. Diplopoda and Malacopoda. — Journ. Linn. Soc. XXIV, p. 477-478. Porat, C. O. v. 1895. — Zur Myriopodenfauna Kameruns. — Bihang K. Sv. Vetensk. Akad. Handl. Bd. XX, Afd. IV, N. 5, p. 3-90, Taf. 1-5. SILVESTRI, F. 1896. — I Diplopodi. — Ann. Mus. St. Nat. Genova (2) XLI, p. 148-149, fig. 4. — 1896. — Chilopodi e Diplopodi raccolti dal Dr. E. Festa a La Guaira, nel Darien e a Cuenca. — Boll. Mus. Torino XI, n. 254, p. 2. — 1897. — Viaggio del Dr. E. Festa nell’ Ecuador e regioni vicine. V. Chilopodi e Diplopodi. — Boll. Mus. Torino XII, n. 305, p. 2-3, fig. 2-8. — 1897. Diagnosticos de nuevos Diplopodos sudamericanos. — Ann. Mus. Bs. Aires VI, p. 55-56. — 1898. — Viaggio del Dr. E. Festa nella repubblica dell’Ecuador. XI. Diplopodi. — Boll. Mus. Torino XIII, n. 324, p. 2 fig. 2-4. — 1903. Classis Diplopoda. Vol. I. — Anatome, in: Berlese, A. Acari Myriopoda et Scorpiones hucusque in Italia reperta. Portici 1903. RICARDO G. MERCET (du Musée de Madrid) > Mutillides du voyage Silvestri en Afrique occidentale. Monsieur le professeur F. Silvestri, directeur du Laboratoire de Zoologie generale et agraire de l’Ecole supérieure d’Agricul- ture de Portici, m’a communiqué un petit lot de Mutilles recuellies dans l’Afrique équatoriale. C'est le résultat de mon examen que j offre ici, en exprimant à M. Silvestri tous mes remerciements pour son obligeance. J'ai ajouté la description d’une autre Mutille de la faune éthyopienne que j’avais depuis longtemps parmi les especes de ma collection. Mutilla alecto Smith. Mutilla alecto Smith. Cat. Hym. Brit. Mus. III. (1855), pag. 17. ~ » aestuans Gerstaecker. Monatsberg. Akad. Wiss. Berlin (1857), pag. 511. Sich. et Rad. Essai Mon. des Mut. Anc. Cont. (1870), pag. 223. interrupta var. aestuans Gribodo. Rass. Imen. rac. Fornasini. (Ace. Ist. Bol. 1894), pag. 50. » aestuans Andre. Gen. Ins. Fam. Mut. (1903), pag. 35. » alecto André. Voy. de Leon. Fea dans 1’ Afr. Oce. (Ann. Mus. Civ. St. Nat. Genova, Ser. 3a Vol. I. 1904), pag. 227. > alecto Magretti. Mat. Con. Fauna Eritrea. Mut. (Bull. Soc. Ent. Ital. 1905), pag. 45. Une femelle de trés petite taille capturé a Hann (Dakar) au mois de Septembre 1912. Mutilla arsinoe Peringuey. Mutilla arsinoe Per. Ann. South Afr. Mus. Vol. I. (1898), pag. 43 et 74. > > André. Gen. Ins. Mut. (1903), pag. 35. > > Magretti. Mat. Con. Fauna Eritrea (Bull. Soc. Ent. Ital. 1905) pag. 51. Une femelle capturée 4 St. Paul de Loanda (Angola) le 24 fevrier 1913. Pe N CHE 4 — 5349 — Mutilla Bolivari nov. sp. Fem. Media, nigra: thorace obscure ferrugineo ; capite, pedibus abdomineque nigris. Capite rotundato, thorace via angustiore, reticulato punctato, in fronte et vertice nigro piloso; oculis ovalaribus, integris; flagelli articulo secundo tertio longiore. Thorace subtrapezoidale, antice rotundato, apicem versus leviter angustato, in dorso nigropiloso, longi- tudinaliter rugoso reticulato punctato; parte postica leviter truncato declivi; pleuris levibus, argenteo pilosis; unguicula scutellari obsoleta. Abdomine sessili; segmento primo carina ventrali parva, vix prominula, in apice excavaia; supra în margine postico fimbria angusta et macula media flavosericeis praedito ; segmento secundo margine apicali macula media et fascia angusta eadem pubescentia vestito; tertio fascia lata, medio late interrupta; quinto toto fascia pilis concoloribus ornato; segmento anali basi irregulariter punctato, apice fere laevi; area pygidialis destituto. Pedibus migris, griseo argenteo pilosis; tibiis intermediis et posticis bise- riatim spinosis, apice bicalcaratis. Long. 12 mm. Corps noir; thorax d’un rouge obscur; front et dessus du thorax avec des poils noirs; abdomen revétu de pubescence noire; épistome, cötes de la tete et du pronotum, pleures et pattes garnies de poils blancs; éperons blanchatres. Téte plus étroite que le thorax, subarrondie, ponctuée-réti- culée; yeux médiocres, ovales, situés à peu près à égale distance de la base des mandibules et de l’occiput; mandibules en appa- rence bidentées au sommet; tubercules antennaires peu saillants et arrondis; second article du funicule plus long que le troisieme. Thorax un peu trapézoidal, mat, faiblement rétréci en arriére, ses angles antérieurs et postérieurs arrondis, grossiérement ridé- réticulés en-dessus, sans onglet scutellaire, obliquement tronqué en arriére, sans aréte entre sa face supérieure et sa face posté- rieure; les pleures presque lisses. Abdomen ovale, sessile, premier segment court, plus large que long, paré a son bord apicale d’une étroite frange de pubes- cence d’un jaunatre soyeux et en son milieu d’une tache arrondie de méme pubescence; il est muni en-dessous d’ une carene tres petite, échancrée au sommet; deuxiéme segment aussi avec étroite frange et une tache centrale ronde sur le bord postérieur; troisieme segment garni d’ une large bande de poils semblables fortement interrompue en son milieu; cinquiéme segment revétu de poils soyeux d’un blanc jaunatre; dernier segment faiblement convexe, éparsément et irréguliérement ponctué, sans aire pygi- — 350 = diale déterminée, hérissé de longs poils de méme couleur; en des- sous le second segment et les suivants sont ciliés de poils éga- lement jaunätres. Patrie: Lagos (Nigérie). Obs. — Cette femelle se rapproche beaucoup de M. Raffrayi Sich. et surtout de M. idonea André, mais elle s’en distingue sans difficulté: la Raffrayi est bien plus petite, avec les taches dorsales du 1°" et 2° segments d’un beau jaune doré. De plus, chez Raffrayi les yeux sont plus petits et plus étroits; le thorax est plus court et plus concave sur les cotés. La M. idonea a la tete d’un rouge ferrugineux; elle est ornée de trois taches sur le premier segment de l’abdomen et sur le second segment d’une autre tache reliée ou non & une bordure apicale élargie sur les còtés; elle est munie en outre, sur le dernier segment, d’une aire pygidiale longitudinalement ridée, tandis que chez M. Bolivari le premier segment de l’abdomen est pourvu d’une seule tache mé- diane, le second porte une tache et une étroite frange sur le bord apical, et enfin, le dernier segment est dépourvu d’aire pygidiale. J’ai le plaisir de dédier cette espéce à Mr. I. Bolivar, mon cher maitre et ami. Mutilla idonea Andre. Mutilla idoneà André. Mut. d’Afriq. Zeits. f. Hym. Dipt. I. (1901), pag. 341. » > Gen. Ins. Mut. (1903) pag. 36. Un seul individu assez caractéristique provenant, comme le type, de Dakar (Sénégal). Mutilla leucopyga Klug. Mutilla leucopyga Klug. Symb. phys. icon. descrip. Ins. (1829) Dee. I. n. 10. opaca Lepel. Hist. Natur. Ins. Hym. tom. III (1845), pag. 624. charaxus Smith. Cat. Hym. Brit. Mus. tom. III (1855), pag. 17. leucopyga Sich. et Rad. Ess. Mon. des Mut. Anc. Cont. (1870), pag. 231. > opaca Costa. Not. et Obs. Fauna Sarda. (1885), pag. 147. » leucopyga Andre. Sp. des Hym. Eur. et Alg. tom. VIII, Mut. (1899), pag. 290. » Persephone Pering. Ann. South. Afr. Mus. (1898) pag. 69. » leucopyga André. Mut. d’Afriq. Zeits. Syst. f. Hym. Dipt. (1902), pag. 22. ) » André. Voy. Leon. Fea dans l’Afr. Oce. (Ann. Mus. Civ. St. Nat. Gen. Ser. III. Vol. I. 1904, pag. 230). » » Magretti. Mat. con. fau. Erit. Mut. (Bull. della Soc. Ent. . ital. XXXVII. 1905, pag. 62). Un seul exemplaire provenant de Lagos. MX >, MI ATI DER = 42 >t a na ls a A n — 351 + Mutilla Magrettina nov. sp. Fem. Submedia, nigra, thorace superne obscure ferrugineo; capite pedibus abdomineque nigris. Capite subrotundato, punctato—reticulato, in occipite thoracis latitudinem mariman aequante; fronte et vertice nigro pilosis; oculis ovalaribus, sat magnis, integris; antennis robustis, flagelli articulo secundo tertio longiore; articulis sequentibus fere inter se aequa- libus; mandibulis acutis. Thorace subrentangulari, medio leviter constricto, antice rotundato, postice abrupte truncato, in dorso nigro piloso, longitudinaliter rugoso punctato; metanoti margine postico spinulis septem armato (spinula mediana spinis precedentibus vel sequentibus longiore), pleuris levibus. Abdomine sessili; segmento secundo maculis duabus flavo sericeis ornato; tertio fascia lata medio interrupta, eadem pubescentia praedito; segmento anali flavo piloso. Area pygidiali longitudinaliter striata. Pedibus nigris, griseo argenteo pilosis; tibiis intermediis et posticis biseriatim spinosis, apice bicalcaratis; calcaribus pallidis. Long. 8-9 mm. Corps noir; thorax d’ un rouge obscur en-dessus; front et dessus du thorax avec des poils noirs, pattes et abdomen garnis de poils blancs; éperons blanchätres. Téte aussi large que le thorax, subarrondie, ponctuée-réti- culée; yeux assez grands, ovales, situés & peu prés a égale distance de la base des mandibules et de 1’ occiput; mandibules rougeatres au milieu, acuminées au sommet; deuxiéme article du funicule antennaire un peu plus long que le troisiéme. Thorax mat, subreetangulaire, grossierement ponctué-réti- culé, avec les cétes paralléles, presque lisse sur les pleures, les angles antérieurs arrondis, tronqué posterieurement, avec épines dirigées presque horizontalement en arriére sur le bord de la troncature. Abdomen ovale, sessile, premier segment court, plus large que long, chargé en—dessous d’une petite caréne faiblement echancrée; deuxiéme segment orné en son milieu de deux taches arrondies de pubescence d’un jaunatre soyeux; troisieéme segment garni d’une bande de méme pubescence interrompue au milieu; dernier segment avec des poils blanchatres sur les cétés, muni dune aire pygidiale plane, mate, longitudinalement striée; en- dessous, le deuxiéme segment et les suivants sont ciliés de poils aussi d’un blanc-jaunätre, tibias intermediaires et postérieurs munis d’épines disposées sur deux rangs; éperons blanchatres, — 552 — Patrie: Kakoulima (Guinée frangaise), Obs. — Cette femelle se rapproche beaucoup de M. dentidorsis, mais elle s’en distingue par son thorax plus allongé et plus étroit, avec les angles antérieurs et postérieurs plus arrondis, par les ta- ches dorsales du second segment plus éloignées du bord antérieur de ce segment, et par la bande du troisième segment, interrompue en son milieu. Elle est aussi prochaine de M. zanzibarensis Mercet, mais chez cette derniere les angles antérieurs du thorax sont presque dentiformes, la téte est plus large que le thorax, le pre- mier segment de l’abdomen est muni d’une étroite frange apicale et le troisieme segment est en-dessus entièrement revétu d’une bande pubescente. Cette espèce est nommée en honneur de feu l’entomologiste italien Mr. Paul Magretti. Mutilla Silvestrii nov. sp. Fem. Parva, ferruginea, abdomine nigro; corpore reticulato. Oculis mediocribus a mandibularum basi remotis, thorace sat brevi, postice abrupte truncato, unguicula scutellari parva sed distincta, Abdomine subsessili; segmento primo brevi; segmento secundo maculis duabus magnis prope basim sitis aureo sericeis ornato; segmento tertio vitta lata integra flavosericea praedito ; segmentis 4-5 pubescentia plus minusve dense vestitis. Area pygidialis opaca, longitudinaliter rugosa. Capite, thorace, abdomine pedibusque albo-villosis; tibiis intermediis et posticis biseriatim spinosis, apice bicalcaratis, calcaribus albis. Long. 5 mm. Téte et thorax rouges; abdomen noir; mandibules noires; antennes d’un brun noirätre, sauf les trois premiers articles qui sont rougeatres. Tout le corps, ainsi que les pattes, avec des poils blancs épars. Téte subquadrangulaire-arrondie (vue en face), arquée en arriére, aussi large que le thorax, couverte de réticules, la réti- culation formant de larges mailles; second article du funicule aussi long, au moins, que le 3™° et le 4™° pris ensemble; yeux médiocres, ovales, éloignés de l’articulation des mandibules. Thorax quadrangulaire, a cétes presque paralléles, longitu- dinalement ridé sur le dos et en arriére presque lisse sur les flancs; sa face postérieure presque verticale, son bord antérieur arrondi; onglet scutellaire trés petit et trés peu saillant, mais distinct. — 353 — Abdomen ovale, sessile, ridé-ponctué; premier segment extré- mement court, chargé en-dessous d’une carène échancrée; second segment avec deux taches basales de pubescence d’un blanc jaunatre situées sur le méme bord antérieur et écartées par un espace aussi large que la largeur des taches, et muni sur le bord apical d’une trés étroite frange de pubescence de méme couleur, largement interrompue au milieu; troisitme segment avec une large bande qui le recouvre en entier; les 4™° et 5™° compleéte- ment couverts de pubescence d’un jaune pale qui forme presque de véritables bandes; aire pygidiale plane, mate, avec des rides longitudinales. Pattes gréles; tibias intermédiaires et postérieurs armés d’é- pines disposées sur deux rangs; éperons blanchatres. Patrie: Saint-Louis (Senegal). Obs. — Je ne connais pas suffisamment les Mutillides d’Afrique pour designer avec exactitude la parenté de cette nouvelle espèce qui appartient au grand groupe des Mutilles avec deux taches pu- bescentes sur le second segment de l’abdomen. Je suis heureux de pouvoir dedier cette petite et jolie Mutille au savant directeur du Laboratoire d’ Entomologie agraire de Portici, Mr. Ph. Silvestri. Mutilla sulcata Magretti. Mutilla sulcata Magretti. Ann. Mus. Civ. St. Nat. Gen. Ser. 2°. Vol. I. (1884), pag. 547. > » Andre. Gen. ins. Mut. (1903), pag. 38. Trois femelles, de Hann (Dakar) et Thies. Mutilla Kameroniana nov. sp. Mas. Media, nigra, punctata, maxima parte albopilosa. Capite trans- verso; temporibus angustis; oculis magnis emarginatis; mandibulis extus basi fortiter unidentatis. Thorace antice et postice truncato; scutello conico- elevato, apice breviter polito carinato, mesonoti angulis lateralibus (supra tegulas) subspinuloso-lamellatis, productis. Alis infuscatis, violascentibus, basi hyalinis, cellula radiali truncata, cellulis cubitalibus clausis tribus, cellula tertia nervio recurrente secundo pone medio excipiente. Abdomine subsessile, nitido, sparse punctato, segmento primo apice pallide aureo ciliato, secundo apice tertioque toto subflavescente — argenteo fasciato, — 554 — segmento septimo carina media fere indistincta praedito. Calcaribus pallide testaceis. Long. 12 mm. Tout le corps noir, plus ou moins ponctué, avec pilosité blan- chatre sur la téte, le pronotum, les pleures, le segment médian, les pattes et sur le premier, second et dernier segments abdo- minaux; les segments 4-6 avec des poils brunatres assez épars. Téte à peu près de la largeur du thorax, plus large que longue, densément ponctuée-réticulée; tempes étroites; yeux grands, réni- formes, échancrés sur leur bord interne; ocelles trés rapprochés; mandibules munies & leur bord externe d’une fort dent; second article du funicule des antennes un peu plus long que le troisiéme, le premier n’atteignant pas la moitié de la longueur du second. Thorax densément ponctué-réticulé ; pronotum avec les angles antérieurs arrondis; sillons du mesonotum peu distincts, effacés en avant; scutellum fortement convexe, subconique, A sommet un peu aigu, ponctué-réticulé, muni en son milieu d’une caréne lon- gitudinale lisse et luisante; écaillettes irréguliérement ondulees, avec quelques points & la base; segment médian tronqué en arriére, ridé-réticulé & mailles assez larges. Ailes- enfumées, avec la base hyaline, offrant un reflet violacé; cellule radiale un peu tronquée au sommet; trois cellules cubitales dont la troisieme recoit la seconde nervure récurrente un peu aprés son milieu. Pattes ordinaires; éperons blanchatres. Abdomen allongé, subsessile; premier segment plus étroit que le second, mais non contracté en arriére, éparsément ponctué en- dessus, avec une carène largement échancrée en-dessous, cilié de poils jaunatres & leur bord apical; second segment luisant, trés éparsément ponctué, muni sur le bord postérieur d’une bande de pubescence jaunatre; troisieme segment orné d’une large bande de pubescence semblable; en-dessous ces deux segments sont etroitement cilies de poils blancs; les autres segments finement pointillés; septième segment avec une carène longitudinale lisse et luisante. Patrie: Kamerun. Obs. — Ce male qui ressemble beaucoup a M. conigera André, M. obesa André et M. Alberti André, se reconnaît facilement de tous ses voisins par son scutellum subconique et par la bande apicale du second segment de l’abdomen. bo 10 11. INDICE DEL VOL. X. . Bezzi, M. — Una nuova specie di Estride dell’ Eritrea. (29 giugno 1916) (1) Emery, C. — Formiche raccolte nell’ Eritrea dal Prof. F. Silvestri. (10 Maggio 1915) . GranpI, G. — Contributo alla conoscenza dei costumi e delle metamorfosi del Tychius 5-punctatus (L.) (Coleoptera Curculionidae). (18 Marzo 1916). GRANDI, G. — Gli Agaonini (Hymenoptera Chalcididae) raccolti nell’ Africa Occidentale dal Prof. F. Sil- vestri. (26 Aprile 1916). MARTELLI, G. — Intorno a due specie di Lepidotteri dei generi Zelleria e Glyphodes viventi sull’ olivo. (2 Marzo 1916) . Mercer, R. G. — Mutillides du voyage Silvestri en Afrique occidentale. (7 Luglio 1916) . SARRA, R. — Osservazioni biologiche sull’Anarsia linea- tella Z., dannosa al frutto del mandorlo. (6 Lu- glio 1915) . B 5 : . 5 SCIARRA, G. — Contribuzione alla conoscenza della Car- poeapsa pomonella (L.). (30 Giugno 1915) . SILVESTRI, F. — Diagnosi preliminare di una nuova specie di Zorotypus (Insecta, Zoraptera) di Costa Rica. (29 Maggio 1916) . SILVESTRI, F. — Struttura dell’ovo e prime fasi di svi- luppo di alcuni Imenotteri parassiti. (25 Novem- bre 1915). " È . 5 n SILVESTRI, F. — Contributo alla conoscenza degli Stem- miuloidea (Diplopoda). (30 Giugno 1916) blicata, come estratto, la memoria relativa. della R, Scuola Superiore d’Agricoltura in Portici. pag. 27 103 89 348 51 33 120 287 (1) La data qui posta e presso i titoli seguenti, è quella in cui fu pub- Le memorie 4 e 8 furono anche pubblicate nel vol. XIII degli Annali 7 = resente Volume del p Prezzo ak“ A ed 3 is A a VIR, : ti ' TS a a EL m Br en un x + 7 i A o I i \ u 5 i LI a 7 7 ì © 5 — © ’ a Aoi) Mae de mi in Hoe a di n u Ku y" oh dui n N un} A ii a i i MF UA Fam 1 Ò Me VANI ER n LI 9088 01266 9271