ide co 4 VIII, (RA uSadi Di UA Ch g° i ju MORANO (I POPABENTI ; MOTI) ) (dll SOIT ZO VO0a vaio VIII (ASTI "Vitt RITMI UIULL | ptt 4 Un di a De | n A) ” a vi 1, Ag atta) IVI i 4 Ch A e lid tl i id “0 - 1° la n o Pi LA da i è A AO “vv, 19 cdi zh Adele "Vu, i SI) lu) e A A OA ir OA AA i, fe A LI VOM v N \u/ È Wu Bro: e \ Î Ì i "GY | », SITO ig e © — (0) age, evi vuo SI VAIO w E A 9 3 W y 9 Ve he 4° LATO, . + i Nd CI IA di ATI veve 9 Vul | Wii My MARIS ARA ARA Ae G AA TO Vv My > INN sli ee VISI LA CACIO] S \wiù Vu TI4 AMI 4 A; 199 hl Nu % i 9 > a | Dil dio z AO O AA b-1 NA OSE 5% era Coi ;" 906 sOSCE O SVIZT. dev N vi ag P; te SO TNGIVI VOI “9, geo, cv. N È ad tei Null DIO, ©, ; ui prg È Uri, MAMA vu E CRA SSN ODA (N È A s) AA NA E \ "9 AAA 7 Y S x È (7? CE SR RAZZA SORA MAN » VE 9, VO | MNM DA NS fa LA de | AA N NA \ed N nl (A ava VOTO, 40 AAA Reed A dd {L ai ci e ra,» CK mi vu 5 nl DA ia (77 CS Sy AN NAS te | la ay | A #0 w wu VRrt) AZIO da "N wa Vovy ich — N (e, —_- Ni a i i ì Pe w 9 | Pi! ; À ” l o po vu, li i IP: > +: ; di gh: i IA sug Lerro fd We È sE” IT di eu È Cani. ile. K s5, VAI LU are (Co "197 Je ) BULLETTINO DELLA SOCIETÀ ENTOMOLOGICA ITALIANA AN ANAALANAANNI nanannn FIRENZE TIPOGRAFIA CENNINIANA PIERO BARGAGLI RASSEGNA BIOLOGICA DI RINCOFORI EUROPEI (Contin. Vedi Bullett., anno XV, p. 301-326 è anno XVI, p 3-52, 149-258) ———— _—t—»——_—k+—-— R. betulae Linn. — Linneo (a. 1810, 7), lo dice abitatore della Betula alba e della vite, di cui contorce le foglie. Secondo Fabricio (a. 427, d. 392) ‘ abita le foglie di Betula, che corrode ed increspa, e vive anche sui Salix, , De Geer (a.). Rossi (a.) parla di questa specie come quella che avvolge le foglie di vite; ma è da credere che siavi confusione di sinonimia tra questo Rinchites ed il R. detuleti Fab. Zetterstedt (296, 3) afferma che nella Lapponia Svedese boreale e meridionale, e fino ad Alten in Fin- landia ed alla base del giogo alpino Tormense dal lato di Norvegia, questa specie si nutre delle foglie di Betula alba. Goureau (g. 47 e Girard d. 65) dice che avvolge le foglie di Almus glutinosa, Corylus avellana, Carpinus betulus, Fagus sylvatica e Betula alba. Ratzeburg (5. 100) nomina la Betula come pianta nutrice, sulla quale egli lo ha trovato in maggio ed in giugno. Kaltenbach (0. 153, 589, 611, 624, 633, 639) lo indica come vivente in maggio sulla Betula, Alnus, Prunus padus (Ablkirsche), e narra che Stollwerk osservò il Bracon flavipes Ns. come parassito di questa specie. Anche in Austria vive sui Populus (Redtembacher 299). In Piemonte, nel Biellese, vive ad una elevazione di 800" (Sella). L’insettò è talvolta così abbondante, come narra il *Ratzeburg (c. 100), che appena una metà delle foglie rimangono immuni, . ed allora diviene veramente nocivo. Desbrochers (f. 63) lo cita sulla Betula e sugli Alnus. Delle foglie di Pero avvolte per opera di questo insetto furono trovate presso Firenze (Targioni a. 20). Larva. — Trovasi nell involucro di foglie dopo qualche settimana da che questo fu compiuto, e si nutre delle foglie stesse quando hanno preso un co- lore tra il verde ed il bruno. La detta larva depone nell’istesso involucro una quantità di escrementi filamentosi. Ratzeburg (c. 100, t. 4, f. B.) suggerisce di raccogliere e distruggere gli involucri, appena caduti, per diminuire lo svi- sora inse luppo dell'insetto che diviene spesso dannoso. (Hubert. a., Debey 53, 4, Stollwerk a., Perris 0., Audouin a., Chapuis et Candèze 542). Ninra. — Gli involucri delle foglie cadono, e tosto le larve si disperdono, probabilmente penetrando nel terreno. Audouin pure crede che la larva sì trasformi nel terreno. (Ratzeburg, Hubert, etc.). Uovo. — La ®,.secondo Ratzeburg (c), prepara le foglie per la deposizione dell uovo, come le specie attini, specialmente come l’Apoderus coryli, avvol- . gendo cioè le foglie insieme, e collocando un uovo in una piccola borsa for- mata da porzione d’epidermide staccata, che sfugge se non è ricercata con particolare attenzione. Talvolta l'involucro si disfà quando è per esser ter- minato, e l’insetto con grande pazienza torna a riavvolgerlo. Audouin con- - ferma tali osservazioni. (Ratzeburg, etc.). Perris (p. 398) parla di questa 9, “la quale dopo aver fatto una incisione trasversale assai estesa, ed in seguito ad erosione della costola mediana per determinare l’appassimento, avvolge la metà anteriore delle foglie di Betula, di Alnus e di Carpinus betulus. R. caligatus HaLipay. — Haliday lo trovava sulla Querce nei dintorni di Lucca. R. coeruleocephalus ScneL. — In Sassonia vive sul Crafaégus, al dire di Linneo (a. 1753, 158) e di Fabricio (a. 423, b. 389) e, secondo Kal- tenbach (d. 589), in maggio ed in agosto trovasi sulle Betula, 0, secondo Panzer, sul Biancospino. Dufour (b.) poi dice che esso danneggia le cime della Quercus sessiliflora (tauzin); anche Perris (p. 398) ha preso questa specie sulla pianta suddetta, ma non ha potuto scoprire se, come è probabile, l’insetto ne avvolge le foglie per deporvi le uova. Desbro- chers (f. 4.), secondo le osservazioni di Heyden, cita la Querce e la Betula, e secondo le sue proprie osservazioni, i Pinus, come sede del detto insetto. R. cupreus Linn. — aeneus Latr. — Schmidberger lo trovò sui germogli primaverili di Melo, di Susino, di Albicocco e di altri frutti. Lo stesso autore dà una dettagliata descrizione dei costumi di questo insetto. Se- | condo Gyllenhal, vive sul Sorbus aucuparia e sul Corylus; secondo Panzer, anche sulla BetuZa, come riferisce Kaltenbach (0. 154, 213, 589). Dubois (55) lo dice comune, in maggio ed in giugno, sul Susino, sul ‘ Ciliegio, sul SorDus terminalis e sul Sorbus aucuparia. Non è raro in Austria sui. Prurus in fiore, come osservò Redtembacher (300). Girard (b. 657) lo indica pure come vivente nelle prugne. n Larva. — Dubois (a.) la osservò nei frutti degli alberi sopraindicati; ed i frutti che racchiudono la larva cadono precocemente. Secondo Schmidt- berger, le larve nascono pochi giorni dopo la deposizione delle uova e si scavano delle camerette sempre più larghe nel frutto. Dubois (55), Schmidt- berger (c. 243), Kollar (a. 248). Perris (p. 537) ha preso spesso gli adulti nei Meli e néi Prunus, ma non avendovi trovato foglie accartocciate, crede che i primi stadi si compiano nei frutti. Chapuis et Candèze (543). Ninra. — La ninfosi ha luogo nel terreno, come osservano i precedenti autori. (Kaltenbach id.). Uovo. — Quando i frutti degli alberi già ricordati hanno raggiunto il terzo o la metà della loro grossezza, la $ li fora, e deposto un solo uovo per frutto, ricopre il foro coll’ epidermide. Sono rilevanti i suoi danni, perchè depone un uovo per ogni frutto. R. cribripennis Derspr. — Fu inviato da Lecce, nell’ Italia meridionale, fino dal 1879, alla R. Stazione di Entomologia agraria di Firenze, come no- civo agli Olivi. Più tardi i danni di questo insetto si verificarono nella Terra d'Otranto non solo, ma anche nelle Puglie ed in Sicilia. (Cavanna). Larva e Uovo. — I danni sono prodotti dalle larve di questa specie, le quali vivono nel nocciolo delle giovani olive, che cadono precocemente. Le uova sono deposte alla superficie del frutto. (Cavanna). R. germanicus Hest. — minutus Gyll. — Trovasi in maggio ed in giugno sulla Vicia sepium, al dire di Kaltenbach (0. 140). Nel Monte Amiata in giugno fu osservato sulle gemme di C/ematis vitalba, pianta che, come quella citata precedentemente, non serviva che al nutrimento del- ‘ l’insetto perfetto (!). i LARVA e Uovo. — Perris (p. 398) ha più volte osservato l’insetto nel- l’atto di recidere i giovani germogli di Quercus sessiliflora (tauzin) per farli appassire e deporvi le uova. R. giganteus Krinick. — Abita gran parte dell'Europa meridionale; nel mezzogiorno della Francia è stato trovato sul Crataegus oxyacantha. (Desbrochers f. 345). R. Hungarius Hersst. — Olivier (T. V, pag. 22, pl. 2, fig, 30) lo ha trovato sulle Rose a Costantinopoli ed ai Dardanelli. Redtembacher (299) riferisce che il Sig. Schiner lo trovò sull’Aristolochia clematitis; ma tale insolita stazione farebbe credere che questo possa considerarsi come un caso accidentale. paga R. icosandriae Scop. — alliariae Fabr. — pubescens Rossi — comicus Ilig. Fabricio (a. 425, d. 132, c. 168, d. 390) afferma che esso vive sull’Ery- simum alliaria; Kaltenbach (0. 154, 180) indica il Prunus padus, i Crataegus, i Meli, i Ciliegi, gli Albicocchi, i Peri, i Sorbi ed i Nespoli, come piante alle quali questo insetto affida le sue uova. Si sviluppa in primavera, e talvolta in tal quantità da far cadere i fiori e le gemme degli alberi fruttiferi. Danneggia i frutteti e specialmente le gemme dei Peri in Piemonte, ma non sembra vivere nell'Italia media (Baudi). Pi- razzoli dice che in Aprile si è già compiuto l’accoppiamento, e subito dopo la 9 rompe le gemme dei Crataegus e di altre Rosacee per de- porvi le uova. Larva. — La larva, secondo Goureau, vive delle parti morte del giovane ramo, ed alla caduta di questo penetra in terra per trasformarsi. Gehin (a. 53), Goureau (p. 45), Boisduval (a.), Perris (p. 398), Schmidberger (a. 159), Kollar (a. 243), Chapuis et Candèze (543), Girard (0. 657). Ninra. — La trasformazione in ninfa ha luogo nel terreno entro un bozzoletto (id. id.). — Uovo. — La ® lo inserisce nelle gemme, e quindi pratica una incisione nelle parti di consistenza erbacea del ramo per alterarné i suèchi. (id. id.). Bois- duvaì (a.), citato anche da Desbrochers ({. 3), parla del gran numero d’indi- vidui di questa specie che in qualche anno si sviluppa, i quali danneggiano le giovani piantagioni di Peri. La 9, egli dice, sceglie i germogli di Pero, fa- cendovi, nella parte superiore, un foro quasi impercettibile, ma che si slarga all’ interno, e nel quale essa depone un uovo. Dopo ciò la stessa 9 recide in basso il ramo, che in seguito pende appassito e nel quale si sviluppa la larva. R. interpunctatus StepH. — alliariae Payk. — Vive a spese degli alberi da frutto, ai quali reca talvolta gravi danni, specialmente nelle pianto- naie, ed in generale ai frutti giovani. (Kollar a. 244). LARrva. — Vive nell’interno dei germogli degli alberi da frutta fino a che questi, completamente disseccati, cadono a terra. (Kollar a. 254, Schmid- berger 4. 151, Chapuis a. 543). Nina. — La ninfosi ha luogo nel terreno. (id. id.). Uovo. — La £ depone l'uovo nelle gemme dei rami o degli innesti, ap- pena si sviluppano le giovani foglie; poi colle mandibole produce una inci- sione nel giovane ramoscello, e non lo abbandona fino a che non lo ha fatto piegare. (id. id.). Va, i R. megacephalus GerMm. — Secondo Walton, trovasi in Giugno sulle foglie di Betula (Kaltenbach d. 589). R. nanus Pay. — minutus Hbst. — Sehoenherr (T. I, 234, 35) indica il Curculio alliariae Linn. come sinonimo del R. nanus Gyll.,, ma evi- dentemente l'indicazione delle abitudini che ne dà Linneo (a. 1742, 4) esclude questa sinonimia, perchè questi afferma che il C. alliariae « ha- « bitat in erysimi alliariae caulibus, quos perforat ». Gyllenhal lo trovò sulle Rose e sui fiori di Geranium sanguineum; Hartig lo osservò ab- bondante sulla Betu/a. In maggio è anche comune sulle cime dei Salci. Al principio della primavera trovasi sul Geum urbanum, come afferma il Kaltenbach (0. 239), secondo il quale il modo di vivere di questa specie sarebbe somigliante a quello del È. icosandriae Scop. conicus Illig. Desbrochers (f 4) e Perris (p. 398) lo hanno preso sugli Almus e sulle Betula. R. olivaceus GrLn — o comatus Gyll. — Walton lo trovò sul Crataegus in Inghilterra, (Kaltenbach d. 154, 638). Secondo Suffrian, non sarebbe raro sul Corylus. R. pauxillus Germ. — Fu trovato da maggio alla fine di giugno sul Cra- taegus oxyacantha, e, secondo Bach, sulla Spirea ulmaria, ed anche sul Prunus padus, (Kaltenbach 8. 207). Sta nei frutti e nei Prunus, (Desbrochers £), (Perris p. 398). Vedasi anche Gehin (49, 64). R. planirostris Farr. — fomentosus Gyll. — var. nanus Payk. — Nei Sa- liceti lungo i torrenti, massime nei monti, come nelle Alpi marittime, (Baudi). Nell’ Italia centrale fu preso sull’Amiata in giugno presso Ar- . cidosso (!). Desbrochers (f. 4) e Perris (p. 398) lo hanno preso’ negli Alnus e sulle Betula. R. populi Linn. — Vive, al dire di Linneo (a. 1752, 40) e di Fabricio (a. 422, b. 131, c. 166, d. 388), sui Populus, e sulle Betula. Zetterstedt (196, 2) lo indica comune nella Botnia boreale e più raro in autunno nella Lap- ponia boreale, sulle foglie di Populus tremula. Secondo Panzer (f. 20, n. 7.), il P. fremula è la sua pianta nutrice; e lo confermano Gyllen- hal, Walton, Smith, Dubois, Girard e Curtis, il quale indica pure la La- vandula officinalis (aspic) (Kaltenbach d. 544). Goureau (p.) dice che esso avvolge le foglie del Popwlus tremula, e che ha costumi analoghi a quelli del R. detuleti. Secondo Desbrochers (f. 4), quest’ insetto vive PES sul PD. fremula e sopra altre piante congeneri. Secondo il Dei (4.), oltre al Pioppo, attacca anche i pampani delle viti, come il . alni Mull. Il Sella (a.) lo ha osservato tra i 400 m. e gli 800 m. in Pie- monte, nel Biellese. Pirazzoli (a. d.) pure dice come esso accartoccia le foglie di viti per deporvi le uova, e cita tra i parassiti di questa specie il Sigalphus caudatus, Bracon discoideus, B. flavipes, Microgaster laevigatus, Pimpla flavipes, Poropea Stollwerichi ed altri. Larva.— Vive nelle foglie accartocciate di diversi Populus. Perris (p. 398), Huber (a.), Chapuis et Candèze (544). R. praeustus Bonm. — Fu trovato da Sartorius sulla Querce, secondo Red- tembacher (298). Pirazzoli (a. d.), in giugno, lo ha preso in copula sulla Quercus robur, e Perris (p. 398), sulla Quercus sessiliflora (tauzin). R. pubescens Fas. — cyamnicolor Sch. — Walton lo trovò in Inghilterra sul Crataegus e sulle giovani Querci in giugno, (Kaltenbach 6. 207). Secondo Curtis (XIII, 342), vive sul Corylus avellana e sulla Querce, . e su quest’ultima pianta lo indicano anche Perris (p.-398) e Desbro- chers (£. 4), il quale ricorda pure il Carpino. Bauduer (0.) lo dice assai ‘raro in Francia, dove lo ha preso sugli Alnus. R. ruber Farrm. — Trovasi in Corsica, a Portovecchio, sulla Phyllirea an- gustifolia in giugno. (Damry). R. rugosus GeBL. — Vive sui Populus, secondo Desbrochers (f. 3). R. sericeus Hssr. — ophtalmicus Steph. — In Inghilterra vive sul Cra- taegus, secondo Walton (Kaltenbach d. 154, 207, 633); e non sarebbe raro altrove sul Corylus, al dire di Suffrian. Perris (p. 398) cita l’os- Servazione di Desbrochers (7. 4), che lo trovò spesso sulle Querci, e, quella di Leprieur che prese abbondantemente l’insetto (ophtalmicus) battendo le fronde di Betula, abbattute di recente. Pirazzoli (d.) lo in- dica sulla Quercus pedunculata, Q. robur, Q. cerris, Q. ilex. R. tristis FABR. — Baudi afferma che questa specie sembra propria dell’Ap- pennino. Nell’Italia centrale fu trovato in giugno sulla cima dell’Amiata sui cespugli di Faggio. Perris (p. 389) afferma che il dott. Puton lo ha preso sull’Acer pseudoplatanus. SA gue Gruppo RINOMACERIDI VERI. AULETES SoHONHERR. — Si trovano allo stato perfetto sui Pinus (La- cordaire a.) e sopra altre piante della regione mediterranea. Desbrochers (Y 4.) dice che se ne trovano pure sui Cistus. A. maculipennis Jac. Duv. — Abita le Zamarix, secondo Perris (p. 399). A. nigrocyaneus WaLr. — dasilaris Gyll. — Vive sul Salix monandra, secondo Pirazzoli (d.). A. politus Bonn. — Tessonii Muls. — ilicis Géné. — Vive presso Lione in Francia sull’Alnus incana, (Marsenl db. 322). In Corsica, a Portovecchio, lo si trova sulla Quercus ilex e sulla Q. sudber, (Damry in litt.). Go- dart (c.) lo prese sull’Almnus glutinosa. Géné (fase. II. 36, 37) To os- servò in Sardegna nelle gemme e nelle giovani foglie di Q. ilex. A. pubescens Kiesw. — cisticola Farm. — Farmaire (d.) dice trovarsi questa specie sui Cistus, a Hyères; ed anche Desbrochers (f. 88) e Per- ris (p. 399) indicano queste stesse piante. A. tubicen Bonm. — meridionalis Jacq. — In Corsica, a Portovecchio, tro- vasi ‘in giugno sul Juniperus Phoenicea, presso al mare (Damry); eda Nimes, sui Cipressi, secondo Perris (p. 399). ch DiropyrrnyncHus ScHinn. — L'unica specie si trova ai primi di ‘ maggio sui Pinus in fiore, allo stato d’insetto perfetto; ma non si cono- scono le prime fasi della sua vita. D. austriacus OL. — L’insetto perfetto si trova sui Pinus in fiore ai primi di maggio, secondo Redtembacher, Desbrochers (f. 4), Perris (p. 399) ed altri osservatori. Rminowmacer Fagr. — Nordlinger (a. 231) e Perris (9. 348, f. 349-50) indicano il modo di vivere della unica specie di questo genere, il R. attela- boides F. Il secondo dei due autori peraltro fa sinonimo di questa specie il Diodyrrhynchus austriacus Sch., indicando questo per o? e l’altro come 9; cosa che peraltro non è confermata da nessun autore. AT gii R. attelaboides Fagr. — È indicato da Linneo (a. 1808. 2) come abitatore delle piante, in Svezia. In Austria, secondo Redtenbacher (302), vive sul Corylus avellana; Zetterstedt (a) lo aveva già segnalato tra gli insetti della Lapponia Umense, dove lo dice raro, e vivente sotto la scorza dei Pini e di altre resinose. È probabile che gli insetti osservati da questo - autore fossero nel loro periodo di ibernazione, giacchè anche il Perris (g. 348, p. 399) indica questa specie come propria dei fiori 7 del Pino, il che è stato osservato anche da Desbrochers (f. 4). Larva. — Nordlinger (a. 231) e Perris (9g. 348, f. 8349-50) indicano .il modo di vivere di questa larva: e quest’ ultimo, facendo il Diodyrrhynchus austriacus Sch. sinonimo del A. attelaboides Fab., ed indicando questo per @? e l’altro per 9, (cosa che non è indicata da nessun altro autore e nemmeno dallo stesso Perris in opere più recenti), dice che la larva vive nei fiori & del Pino marittimo, specialmente negli alberi abbattuti; perchè in questi, dopo aver profittato del resto dei succhi che rimangono in circolazione nella pianta, è certo che non avviene la completa fioritura, dopo la quale, la larva si tro- verebbe senza ricovero e senza nutrimento. Uovo. — La femmina depone l'uovo nei fiori 9? dei Pini. (Perris g.) Nemonxx ReDTEMBACHER. — N. lepturoides Fas. — Vive nei fiori, al dire di Redtembacher (303), di Girard (d. 659) e di Lacordaire. Desbrochers (7. 4.) riferisce l’ osservazione del Sig. Rouget, che ne indica un individuo raccolto nella Cote d’ Or sopra un RapRanus. Tribù MAGDALIDI. Macparis ScHONHERR. — Le specie vivono sugli alberi e sugli ar- busti in fiore, (Redtembacher 303). Perris (p. 399) afferma che queste specie . sono lignivore nei loro. primi stadi, e che le larve vivono e compiono le loro metamorfosi sotto la scorza e nel canale midollare di sottili ramoscelli. M. aterrima Linn. — stygia Gyll. — cerasi Hbst. — Vive, al dire di Red- tembacher (a. 305), in Austria, sugli alberi da frutta, e vi si trova quando questi sono in fiore. Curtis (a. III. 212) lo trovava nei Ciliegi, CAP e nei Prunus. Kaltenbach (bd. 152, 536) cita le osservazioni di Radzay (2), che lo indica proprio dei tronchi d’Olmo, ed egli stesso lo trovò in pri- mavera nelle siepi della stessa pianta, di cui l’insetto mangia le foglie. In Inghilterra Walton lo trovò pure sull’Olmo; Gyllenhal, in Svezia, sul Prunus cerasus; ed Hornung, nei tronchi del Prunus domestica. Nei dintorni di Firenze e sul Monte Amiata è comune nelle siepi, dove cre- scono i Prunus, e nell’ ultima regione fu osservato anco sul Frarinus ornus. Sverna allo stato d’insetto perfetto tra i Muschi (!). In Corsica trovasi in Maggio sugli Olmi, (Damry è» dtt.) e sulla stessa pianta fu osservato da Mathieu (210) nel Belgio. Larva. — Grande quantità di queste larve fu trovata da Perris (p. 400) nei rami di un Olmo morto di recente, le quali larve vivono in gallerie assai ravvicinate, che corrono da prima sotto la scorza e poi penetrano nel legno. Vedi anche Ratzeburg (c. 29). M. barbicornis Latr. — Secondo Nòrdlinger, ricordato da Kaltenbach (6. 152, 179), vive nei tronchi degli alberi da frutta, specialmente dei Meli. In Svezia, sul Prunus padus, P. spinosa, Sorbus domestica e S. aucuparia. Desbrochers (e. 51) indica-tutta l'Europa per patria di questa specie, che vive sui frutti. Larva. — Fu osservata da Perris (p. 400) nei rami di Melo. M. carbonaria Linn. — atramentaria Germ. — Kaltenbach (213, 590) af. ferma che Curtis osservò in Inghilterra questo insetto in luglio, sul Corylus avellana, ed oltre a questa pianta, lo stesso Curtis cita pure il Susino, la Betula, il Noce, ed il Nocciuolo. Gyllenhal indica il Sor- bus, la Betula ed il Corylus. Mathieu (210) dice averlo osservato sui Pinus, nel Belgio; e Brisout de Barneville (f.), sulla Betula in Francia. Zetterstedt, nella Lapponia boreale, osservava in luglio ed in Agosto quest’ insetto, sulle foglie di Betula alba, e crede che esso viva in tutta la Nordlandia e Finmarkia, dove cresce la Betula. Larva. — Perris (g.) afferma che la larva di questa specie vive nel mi- dollo delle piante e che passa allo stato di ninfa in gennaio ed in febbraio. Uovo. — La ® depone le uova in maggio ed in giugno, secondo Per- ris (9.), nei rami morti o malati, e che non siano di un diametro maggiore di 1 a 3 centimetri. DR | cp M. cerasi Linn. — Linneo (a. 1762, 11) e Fabricio (a. 486, d. 141, c. 171, d. 440) indicano il Ciliegio come pianta su cui vive questa specie; ed il Dubois (5), il Ciliegio, il Susino, e talvolta il Melo. Sembra che nel 1750 l’insetto cagionasse gravi danni in Svezia. Secondo il Curtis (a. III. 212), le foglie di Prunus padus, di P. cerasus, e di Pero sareb- bero il nutrimento di queste specie in giugno. Walton (citato da Kal- tenbach d. 152), in Inghilterra, lo trovò sui Prunus delle siepi. Ma- thieu (209), nel Belgio, sui Ciliegi e sui Susini. Larva. — Perris (p. 400) ha ottenuto lo sviluppo di questa specie dai rami di Pero, di Melo, di Biancospino, ed anche di Rosa. M. duplicata Ger. — Vive a Compiègne nei fastelli di Pino, al dire di Aubé e Reiche, ed anche nella Lapponia meridionale vive nei Pini, come narra Zetterstedt (9g. 302, 1). Alla fine di giugno veniva trovato. in copula sulle Conifere delle Alpi. Desbrochers des Loges (e. 31) indica questa specie come abitatrice dei Pinus in Europa ed in Algeria; e Pirazzoli (0.), del Pinus sylvestris, in Italia. M. exarata Bris. — Vive a spese delle gemme della Querce, (Brisout de Barneville g.). Si trova, secondo Desbrochers (e. 45.), sulla Querce, e secondo Chevrolat, citato dallo stesso autore, sul Nespolo. Perris (p. 400) crede che la preferenza di questo insetto sia per questa ultima pianta. M. flavicornis Gr... — Il Kaltenbach (6. 647) lo pone tra gli abitatori À della Querce, come pure Perris (p. 400). Nel Monte Amiata, a S. Fiora, era comune in giugno sulla gemma terminale dei Verdbascum tRapsus, al quale non è da credere affidasse le proprie uova (!). M. Heideni Despr. — Il Senatore Heyden trovò questa specie a Francoforte sul Meno sulla Betula, (Desbrochers e. 2, Perris p. 399). Larva. — Desbrochers (e.) riferisce l'osservazione del figlio del prelo- dato entomologo, secondo la quale la larva di questa specie vivrebbe a spese della scorza dei giovani Pini. ot M. memnonia GyLL. — Perris (p. 300) la indica come particolare dei Pini; De Manuel, del Pinus maritima, e Desbrochers (e. 14), del Pinus sylvestris. — 3B—- LARVA. — Abita, secondo Perris (p. 399, f. 334-39), i germogli del- l’anno precedente dei Pinus maritima e del P. sylvestris, e scava una gal- leria esclusivamente nel canale midollare. M. nitida GyLL. — Si spinge fino nella Lapponia meridionale, ma vi è, ra- rissimo, secondo Zetterstedt (302, 4). M. nitidipennis Bonm. — Fu trovata dal Redtembacher (a. 305) su di un Crataegus in fiore, in Austria, e Jacquelin ‘Duval (0. 42) la cita come abitatrice del Populus migra, come conferma ‘anche Perris (p. 400). Sembra abitatrice di quasi tutta l’ Europa, ma è rara sempre. Fu os- servata sui Popwulus, in Germania, e sui Salix, in Francia. (Desbro- chers e. 59). M. phlegmatica Herpst. — Nella Lapponia svedese fu trovata in maggio ed in luglio nelle fronde secche, da Zetterstedt (302, 2). È più comune nella Lapponia boreale che non nella meridionale, dove trovasi in luglio. Pirazzoli (0.) la indica come abitatrice del Pinus sylvestris. M. pruni Linn. — Fabricio la dice propria del Ciliegio; Perris, in genere, delle Rosacee; Redtenbacher (305), degli alberi da frutta; Curtis (a. III, 212), del Prunus padus e del P. Cerasus; Nòrdlinger, delle Rose. Dubois (56) afferma che l’insetto sì trova, dalla fine di maggio a tutto luglio, sui , Meli, sugli Albicocchi, sui Cotogni, sui Susini e talvolta sui Ciliegi. L’in- setto perfetto mangia il parenchima di dette piante. Secondo Kalten- bach (0. 152, 179, 216), vive nelle piante suddette; ma è più raro sui Ciliegi e sui Peri, e mangia il parenchima delle foglie. Walton trovò in Inghilterra l’ insetto sul Prunus spinosa. LARVA. — Le larve vivono sotto le scorze; ma non sono molto nocive alle piante, secondo Dubois (57). Kaltenbach (0. 152) dice che la larva abita in gallerie sotto la scorza dei tronchi ammalati. Nordlinger trovò le larve in simili condizioni nei tronchi di Rosa, tra la scorza ed il ‘legno. Secondo Bouchè, la larva, ed anche l’insetto perfetto, danneggiano le gemme di Pru- nus domestica e di Albicocco. Hamry la vide in maggio nei rami morti di P. domestica. Il Laccophrys magdalini Frst. è parassito della larva, se- condo Kaltenbach (a.). Perris (p. 400) constatò che le larve di queste specie vivono nei rami di Melo e di Biancospino. ARS EA M. rufa Grrm. — Trovasi nei Pini dei boschi in Austria (Redtenbacher 303). Jeckel lo ha trovato sui Pini di Vincennes; e Damry, sui rami di Pino caduti, dove va a deporre le sue uova in agosto, sui monti della Corsica. Desbrochers (e. 37) cita l’ Europa meridionale e centrale, la Corsica e l'Algeria per patria di questo insetto abitatore di diverse conifere. M. violacea Linn. — Linneo (a. 1768, 63) afferma che questa specie vive Var. nelle niante e che si trova frequentemente sulle gemme. Fabricio (@. 486, b. 141, c. 179, d. 440) la indica come abitatrice dei Pinus, nell'Europa boreale. Rossi (a. 125, 319) la dà per abitatrice della stessa pianta in To- scana: e Zetterstedt (302, 1) pure afferma il medesimo per la Lapponia Svedese boreale e meridionale, osservando che vi si trova in giugno ed in luglio sul Pinus sylvestris. Mathieu (a. 270) per il Belgio, Redten- bacher (304) per l’Austria citano pure il Pinus, come pianta nutrice di questa specie. Kaltenbach (db. 589, 688) ricorda che Klingelhòfer vide l insetto sui giovani Pinus, e che l’insetto perfetto mangia le foglie e si trova sulle Betula, sui Crataegus, nei ceppi di Vite e sul Pino. Ratzeburg (c.) descrive come in maggio si vedano volare questi insetti a sciami, che vanno a posarsi specialmente sui giovani Pini, di cui fo- rano le gemme, che per la morsicatura divengono deformi. Non sembra peraltro che tale operazione abbia per scopo la deposizione dell’ uovo. Desbrochers des Loges (e. 29) dice averne veduti nella collezione Heyden, raccolti da questo sui Larix. 2 frontalis GyLu. — In Austria trovasi sugli Abeti (Fòhren), secondo il sig. Miller (Redtenbacher a. 304) nella Lapponia meridionale in Giu- gno ed in luglio sulle Pinete, Zetterstedt. Jacquelin Duval (0. 142) pure lo indica proprio dei Pini. Larva e Ninra. — Secondo Panzer, la larva mangia la midolla delle piante, e secondo Rurkhard e Steinhoff, la corteccia ed i tronchi dei giovani. Pini, preferibilmente nei rami di 2 anni. Ratzeburg (a. 1834, 449, c. 102, 8.4, f. 3, B. G.) trovò questa larva tanto in Pini sradicati da quattro anni, quanto in quelli in vegetazione. Alcune di queste larve si scavano gallerie nella corteccia, altre nel legno e fino nella midolla, e stanno per solito vicine in numero di 4 a 6, e spesso associano i loro danni a quelli del Pissodes no- tatus. In opportune condizioni di calore l’insetto si sviluppa in febbraio ed — DIE | in marzo. Lo stesso Ratzeburg trovò l’insetto già sviluppato entro giovani Pini, in ottobre, dentro il canale midollare; e dalla direzione delle gallerie sembrava che le larve le avessero scavate corrodendo il legno di sotto in su. Una coppia di questi insetti è sufficiente a far perire un giovane Pino, ed * isuoi danni si rivelano e nelle gallerie che scavano le larve nel legno e nelle deformazioni delle gemme prodotte dai morsi degli insetti perfetti. Kaltenbach (6. 688) ricorda come Kollar trovasse la larva e la ninfa di questo insetto sotto la scorza di Pinus austriacus. Vedasi anche Kollar (4.) e Chapuis et Candèze (555). Tribù BALANINIDI. Baraninus GERMAR. — È questo genere assai ricco di specie europee, delle quali molte sono conosciute anche dal lato delle abitudini. Lacordaire (a) dice che le ® forano col rostro di straordinaria lunghezza la parte dei ve- getali che devono servire di nutrimento alle larve, e vi depongono un uovo. Alcune specie scelgono i frutti della Querce e del Nocciuolo; altri, i noccioli di diversi frutti; parecchi le galle prodotte da altri insetti. Sembra però che tutte le loro larve subiscano le metamorfosi nel terreno, e che gli insetti per- fetti si sviluppino l’ anno successivo. Anche in America il B. masicus Say. fu osservato da Harris sui Nocciuoli, sui Castagni e sulle Querci, nei frutti dei quali vien deposto l'uovo e si sviluppano le larve. B. brassicae Fap. — salicivorus Schòn. — napo-brassicae Linn. — Bouché (a. 200) lo indicò come abitatore del Salix vitellina, e ne descrisse le metamorfosi. Desbrochers (c. 333) cita pure i Salir. Kaltenbach (2. 29, 564) lo trovò pure sui Salix; e Mathieu (a.) afferma che questa specie produce galle su varie piante nel Belgio. Anche nei dintorni di Firenze questo insetto si trova sulle foglie di Saliz, in primavera (!). Kalten- bach (0. 29), all’ articolo Brassica, riporta le osservazioni di Gyllenhal e di Focillon (a. II, 4. pag. 123), secondo il primo dei quali, questa specie vive nei fiori di varie specie di Brassica; secondo l’altro, pure l’insetto perfetto, indicato col nome di Grypidius brassicae, fora col rostro le pareti delle silique del Colza (Rapsernte) in Francia, e ne di- Strugge i giovani semi. Anche Linneo (a. 1759) dice di un Curculio AND (px napo-brassicae « habitat in napobrassicae caulibus quos exedit ». È da vedersi con ulteriori ricerche se realmente si tratti della stessa specie, tanto più che il Focillon descriveva )' insetto per Grypidius brassicae. Larva. — Vive nelle galle dei Salix, secondo Bouché (a. 200) ed altri; e nelle silique di Brassica, secondo Gyllenhal e Focillon (a. 123). Anche Perris (p. 400) dice che questa larva vive nelle galle prodotte da un Nematus sulle foglie di Salix. Si veda pure Cameron (a.), Chapuis et Candèze (a.). Ninra. — La ninfosi ha luogo nel terreno, secondo Focillon (id.). B. cerasorum Fas. — villosus Fab. — Vive, secondo Panzer, sui Ciliegi e, secondo Gyllenhal, sulle foglie di Betula e di Alnus (Kaltenbach d. 589, 611). Trovasi in Piemonte nei cespugli di Querce, (Ghiliani 97); e sulla stessa pianta lo indica pure Desbrochers (c. 333). Nel Belgio vive anche negli alberi fruttiferi. (Mathieu @. 216). Nei dintorni di Firenze trovasi ibernante sotto le scorze dei Platani alle Cascine (!). Larva. — La disparità nel modo di vivere della larva, secondo diversi autori, fa supporre che possa essere occorso qualche errore, sia nella determi- nazione dell’ insetto per parte di alcuni entomologi, sia nella sinonimia indicata dal catalogo di Gemminger e Harold per questa specie. Infatti il Colonnello Goureau (i. g. 202) dice di aver ottenuto l’ allevamento del 2. vilosus Fab. da certe galle in forma di mela, che si producono sulla Querce per effetto del Diplolepis pallidus. Non discorda in parte da questa osservazione quella di Kaltenbach (0. 647), che cioè la larva vive nelle galle del Cyrips terminalis; nè quella di Gyllenhal citato dal Kaltenbach (d.), che afferma essersi svi luppato pure il B. villosus Hbst. dalle galle di Cynips; nè forse quelle del Ghiliani (97), che dice trovarsi l’ insetto perfetto in primavera sui cespugli di Querce; nè quelle di Perris (p. 400), che lo ha osservato nelle galle a forma di mela prodotte dall’Andricus terminalis. Ma contrastano singolar- mente le affermazioni di Mathieu (a. 216), che indica i noccioli degli alberi fruttiferi come sede dei ‘primi stadi del 2. villosus Herbst., e quelle di Gyl- lenhal e di Panzer riferite dal Kaltenbach (d.), i quali dicono che il 5. ce- rasorum Payk. vive sui Ciliegi e sulle foglie di Betula. Secondo ogni appa- renza, quanto è detto di questi ultimi due sinonimi dovrebbe attribuirsi al B. Herbsti Gemming., cerasorum Hbst. Anche Perris (p.) parla di un B. ce. rasorum la cui larva vive nei noccioli dei frutti di. Prunus. Losi, Eta Ninra. — Goureau (i.) assegna breve spazio di tempo alla vita larvale di questo insetto, il quale, invece, passerebbe da 10 a 11 mesi come ninfa dentro il terreno. B. crux Fagr. — Si sviluppa in galle od escrescenze delle foglie di Saliz, nel Belgio (Mathieu a. 216). Anche Kaltenbach (0.) lo dice comune in maggio sui Salix. Pirazzoli (a. 0.) lo ha osservato in copula nel maggio sul Salix monandra. Perris (p. 400) suppone che anche questo, come altri insetti congeneri, sia gallicola. B. elephas Gy... — In Bretagna arrecò gravi danni alle Castagne, (Bigot). In Corsica vive sulla Quercus ilex e sulla Q. robur, (Damry). Larva. — Abita nel frutto del Castagno, divorandone l’interno; esce dal frutto verso la fine dell’anno, e penetra nel terreno. (Bigot). Secondo Damry, essa abita nelle ghiande delle specie di Querci sopra indicate, d’onde poi esce per entrare nel terreno. Perris (p. 369) conferma che questa larva vive nel frutto del Castagno, e prendendola come tipo di quelle dei Curcu- lionidi, ne dà numerosissimi dettagli e particolareggiate descrizioni. Ninra. — La ninfosi ha luogo verso la metà di giugno; ed esce l’insetto perfetto in luglio, (Bigot). Perris (p. 372) indica come la larva penetri nel terreno e quivi abbia luogo la metamorfosi in ninfa. B. glandium Marsa — venosus Grav. — Vive nelle ghiande, (Desbro- chers e. 3388) come il B. turbatus, (Kaltenbach d. 647). Nell’Italia centrale trovasi sulle piante di Quercus sessiliflora, in primavera (!). Ratzeburg (c. 123) dice che dalle sue osservazioni risulta che questo insetto vive a spese delle ghiande, e che talvolta distrugge un quarto od un terzo della raccolta di ghiande divorandone oltre la metà dei co- tiledoni. Per diminuirne i danni, propone di raccogliere le ghiande appena cadute, e distruggerle quando queste racchiudono le larve, e così impedire il successivo sviluppo di queste e la propagazione del- l’ insetto. LARrvA. — È facile il fare l'allevamento di queste larve raccogliendo in settembre ed in ottobre le prime ghiande che cadono, e che contengono quasi sempre una larva. Poste queste ghiande. in recipienti con terra e detriti, sì vedono le dette larve uscir fuori dalle ghiande ed internarsi nel terreno a Ann. XVII, 2 TO. più di 0,© 20 di profondità, dove passano immobili tutto l’inverno (!), come viene confermato anco dalle osservazioni del Ratzeburg (c. 123, t. 5, f. 5, B. G.). Vedasi anche Goureau (9. 59), Chapuis et Candòze (a. 558). Nel fare l’ alle- vamento di larve raccolte entro ghiande dell’Italia centrale, si sviluppò il parassito Vespario che il compianto Prof. Rondani chiamò Orthocentrus ni- gristernus n. sp. (!). Ninra. — La ninfosi ha luogo entro una celletta in primavera, e l’insetto perfetto esce fuori in giugno ed in luglio (!). B. Herbsti GeMMING. — cerasorum Hbst. — L’insetto perfetto vive sulle gio- vani Betula, ed il Conte Ferrari lo trovò pure in Austria sul Prunus cerasus (Weichselbaum), (Redtembacker, 307). Nei noccioli del Prunus spinosa e sull’Alnus, Desbrochers (c. 333, 359). Perris lo dice proprio delle Rosacee. LARvA. — Vive nei noccioli del Prunus spinosa, dai quali ne ottenne lo sviluppo il Godart (a). Dubois la dice poco comune nei noccioli di Cilie- . gio. Perris (p. 400) parla della larva di un B. cerasorum che vive nei noc- cioli dei frutti di Prunus spinosa (prunellier). Vedasi anche Chapuis et Can dèze (588). Girard (d. 682) indica come la 2 deponga l'uovo nelle giovani ciliege, e come la larva viva nel nocciolo. B. ilicis — Baupi n. sp. — Vive in modo analogo alle altre specie nell’ Italia centrale, e sì sviluppa dalle Ghiande di Quercus ilex (!). B. nucum Linw. — Linneo (a. 1767, 59) e Fabricio (a. T. II, 486, d. 141, c. 179, d. 440) dicono che l’insetto vive nei suoi primi stadi nei frutti del Corylus avellana. De Geer (206), Redtembacher (307), Goureau (p. 14), Desbrochers (c. 333), Kaltenbach (b. 633, 647), ed altri ancora, concor- dano nell’assegnare a questa specie la pianta suddetta. Dubois (58) peraltro cita, oltre il Nocciuolo, anche la Querce; e Perris (p. 400), le: noci e le nocciuole. Nell’Italia centrale sembra che: questa specie, ri- spetti il Nocciuolo, e viva invece a spese della Quercus ilex (!). Kal- tenbach (d. id.) rileva dalle sue osservazioni che, sebbene questa specie sia particolare alle nocciuole, pure possa vivere nelle ghiande, giacchè dove mancava il Nocciuolo, egli 1’ ha raccolta sulla Querce. LARvA. — Rossi (a. 123, 314) indica questa larva come abitatrice dei frutti di Corylus avellana. Secondo Kaltenbach (id.), le larve mangiano cei To o l'interno del detto frutto. A Ginevra, in agosto, le larve già completamente cresciute, erano racchiuse nelle nocciuole (!). Vedasi anche de ‘Geer (206, t. 6, f. 14-16), Roesel (a. 1755, 383, supp. t. 67, f. 1-4), Bouché (a. 199), Ratze- burg (c. 123), Swammerdam (a. 1838, 871); Goeze (a.), Herbst (d.), Latreille (a. 1804, 73), Kirby (a. 1824, t. 13, f. 3), Loudon (a. 2028), Nòrdlinger (a. 232, b. 1855, 171), Altum, Boisduval (a. 152), Chapuis et Candèze (558), Girard (0. 681). Ninfa. — Secondo Nòordlinger, citato dal Kaltenbach (d.), la larva pene- trata in terra sì trasforma in ninfa, e lo sviluppo dell'insetto perfetto ha luogo in diverse epoche. Dubois (59) afferma che le larve passate dal frutto nel terreno, vi si costruiscono una celletta, nella quale si cambiano in ninfa, e vi passano l’ autunno e l’inverno. per svilupparsi nella ventura primavera. Goureau (p.) osservò che verso la seconda metà d’agosto le larve escono dalla nocciuola, praticandovi un foro grande quanto la loro testa, per cui il corpo è costretto ad assottigliarsi per passarvi; si trasformano quindi in ninfe nel maggio, e nel giugno escono allo stato d’ insetto perfetto. Uovo. — Dubois (58-59) descrive l’ovoposizione dicendo che la ‘£ per- fora le cupule alla base, e vi depone un uovo, spingendolo poi col lunghissimo rostro fino nell'interno delle mandorle; in autunno i frutti che contengono le larve cadono a terra. Nòrdlinger trovò la ® il 21 luglio in atto di deporre l’uovo. Essa, dopo aver cacciato tutto il suo rostro in una nocciuola di media grossezza, lo ritrasse, e quindi fece scendere un uovo fino in fondo a quel foro. Secondo Goureau (p.), l'accoppiamento avrebbe luogo in giugno, dopo di che la ® depone un uovo per ogni ghianda, che essa ha precedentemente forata col rostro. B. ochreatus Finrs. — Vive, secondo Perris (p. 400), sul Salix rosmarini- | folia, dove forse si sviluppa da qualche galla. B. pellitus Bonm. — Subisce le fasi della sua vita evolutiva dentro le ghiande, e talvolta trovasi anche sul Faggio, (Desbrochers c. 333). Nel- l’Italia centrale, come ad esempio a Querceto in Val d’ Elsa, vive a spese delle ghiande di Quercus sessiliflora e di Q. ilex, sulle quali piante si trovano vaganti od in copula gli insetti perfetti in primavera (!). ‘B. pyrrhoceras MarsH. — Produce una galla nelle foglie di Querce, (Des- brochers, c. 333). In Corsica trovasi sulle Querci, in primavera, (Damry). — 20 — B. rubidus Gyxn. — Nel Belgio vive dentro i noccioli degli alberi fruttiferi, nei primi stadi della sua vita (Mathieu «. 216); e nei dintorni di Pa- rigi, sulla Betula, (Desbrochers c. 398). Larva. — Perris (p. 400) dice probabile che questa larva viva nei noc- cioli dei frutti di Prunus spinosa. B. sericeus Deser. — Il descrittore della specie (c. 334) dice che da lui e da altri è stata presa sull’Abeto. Tale insolita stazione meriterebbe peraltro ulteriore conferma, giacchè può essere eventuale. B. tessellatus Fourcr. — elephas Steph. — nucum Germ. — turbatus Gyll. — Vive sulla Quercus ilex, e sulla Q. suder, in Corsica (Damry). Anche nell’Italia centrale è stato osservato sul Leccio, in primavera; ed in in- verno, sotto le pietre nei boschi di Leccio della Montagnuola senese (!). In Ungheria è tanto comune, da danneggiare l’intiera raccolta delle ghiande, (Kaltenbach d. 633, 647). Desbrochers (c. 334) dice che il B. turbatus trovasi talvolta anche sui meli in fiore. , Larva. — In Corsica è stata osservata nelle ghiande della @Q. dex e della Q. suder, (Damry). B. tomentosus Fanrs. — Vive sullo Scirpus lacustris, «al dire del Brac- ciforti. Tribù ANTONOMIDI. Gruppo ANTONOMIDI VERI. Antrnonomus Germ. — Le specie vivono sugli alberi e sugli arbusti, e sono talvolta nocive ai giovani frutti di Prunus domestica e di P. arme- niaca, (Redtembacher, 308). Lacordaire (a) dice che, delle specie di questo genere, alcune vivono a spese delle gemme fiorali di diversi alberi; altre passano il tempo dello stadio larvale nell'interno dei noccioli di alcuni frutti. Perris (p. 401) li dice amici dei fiori, come indica il loro nome; ed è appunto nei fiori non ancora aperti, e dei quali le larve impediscono lo sbocciamento, che si compiono le prime fasi della vita di questi insetti. A. Chevrolati Deser. — Il descrittore della specie lo ha trovato sul Cra taegus oxyacantha, (Desbrochers c. 431). Pie A A. conspersus Deser. — Vive sul Salix capraea, e sui Sorbus, (Desbro- chers c. 445). A. aruparum Linn. — rectirostris Linn. — Vive nei noccioli del Prunus padus, secondo Linneo (a. 1768, 62) e Fabricio (a.); e nella medesima pianta anco in Lapponia e in Finlandia, e si crede anche in Botnia, (Zetterstedt «. 304, 5). Ratzeburg (c. 126) indica pure il nocciolo del Prunus padus, e forse anche quello delle Ciliegie, come sede dei primi stadi di quest’insetto. Dubois (a.) afferma che questa specie ha costumi analoghi a quelli dell’A. pomorum. Secondo Curtis (a.), vive nel P. avium (bird cherry) e nei fiori di Prunus spinosa; di Ciliegio sel- vatico, secondo Desbrochers (c. 416); ed in quelli di Ciliegio, e di 2. avium (mérisier), secondo Goureau; nel nocciolo dei frutti di Ciliegio, secondo Kaltenbach (0. 151), Girard (0. 679). Larva. — Goureau (p. 1, supp. 11) la dice abitatrice delle gemme di Ciliegio, e di Prunus avium, dove subisce la sua metamorfosi. Nòrdlinger (b. 170) afferma che la larva abita l'interno dei noccioli di Ciliegio e del Prunus padus; ed in Germania trovasi comunemente nelle Ciliegie di tardiva maturazione (Kaltenbach d. 151). Secondo Perris (p. 401), questa larva vive nei fiori di Ciliegio, di Prunus avium, e forse anche di P. spinosa. Ve- dasi anche Ratzeburg (c. 126). Ninra. — La trasformazione in ninfa ed in insetto perfetto avrebbe luogo nei noccioli di Ciliegia, secondo Kaltenbach (d.). Uovo. — Vien deposto nei noccioli di Ciliegia per un foro praticatovi dalla ® (Kaltenbach d.). : A. incurvus Panz. — Fu trovato nel Prunus avium (bird cherry) in giugno in Inghilterra (Curtis @. XII, 569). Il Ratzeburg (c. 1839, 33) ed il Gyllenhal lo citano come nocivo alla medesima pianta. Boch lo trovò, in aprile ed in maggio, sul Prunus Mahaleb, (Kaltenbach d. 152). LaArva e Uovo. — La larva ha i medesimi costumi dell'A. pomorum (Kaltenbach d.). Anche Perris (p. 40)) dice che la 9 di questa specie affida le sue uova alle foglie ed ai fiori di Pero e di Melo. (Vedasi anche Ratzeburg, c. 1839, 33, e Chapuis et Candèze, 557). A. pedicularius Linn. — Mathieu (a. 214) cita per questa specie i Cratae- gus, i Sorbi, i Meli, i Peri, come piante nutrici, nel Belgio; Desbro- 0 GI chers (c. 442) indica l’Olmo ed il Crataegus; e Jacquelin Duval (d. 45), il Crataegus. Secondo Curtis, citato da Kaltenbach, (0. 182) in Inghil- terra trovasi sui Meli fioriti; Zenker lo dice distruttore delle gemme dei Meli e dei Peri. Nei dintorni di Firenze, si trova sulle piante delle siepi (!). Girard (0. 679) cita i Crataegus. Larva. — Dalla indicazione del luogo dove è deposto l’uovo, possiamo con certezza argomentare che la larva vive, nei suoi primi stadi, nelle gemme dei frutti. Perris (p. 401) la osservò nei fiori di Biancospino. Vedasi anche Westwood, (c. 1838, 469), Nòrdlinger (0. 1855, 170) e Chapuis et Candòze (557). Uovo. — Salisbury, citato dal Kaltenbach (0.), trovò l’uovo nei fiori di Melo. ì A. pomorum Linn. — Linneo (a. 1764, 46), Ratzeburg (c. 1837, 125), Du- bois (5), Curtis (a. XII, 569), Redtembacher (310), Kaltenbach (5. 151, 182, 207), Dei (d.) ed altri, concordano nell’indicarlo come abitatore nocivo dei Meli. Ratzeburg, citando le osservazioni di Gyllenhal e Schmidberger, dice come l’insetto sverni sotto le scorze dei Meli, nel terreno e sotto le pietre e le foglie. Zetterstedt: (173, 7) lo trovò nella Lapponia meridionale, sui Prunus padus, in aprile, benchè rarissimo. Kaltenbach cita pure i Peri, i Crataegus ed il Prunus padus. Secondo Curtis, sverna sotto le scorze del Melo. Il Dubois fa osservare che l’in- setto passa l’estate e l'inverno sopportando fortissime temperature, e che preferisce i Meli, ma in mancanza di questi danneggia anche i Peri. Lo stesso autore soggiunge che l’ insetto sverna sotto le foglie e sotto le scorze, e che fa la sua apparizione al principiare della primavera. Desbrochers (c. 450) lo dice comune in tutta l'Europa ed in Algeria sui Meli, sui Peri, ec. Nell’Italia del Centro è stato osser- vato sui frutti, in primavera (!). Come rimedi ai danni di quest’ insetto il Ratzeburg cita i suggerimenti del Frisch, che propone la potatura e la concimazione abbondante dei frutti, perchè lo stesso Frisch osservò che le piante meno vegete sono quelle più’ danneggiate da quest’insetto. LARVA. — Goureau (p. 11) dice che la larva vive nelle gemme fiorali dei Meli; Ratzeburg (c.) e Kaltenbach (0.) narrano come la larva viva nelle gemme, che essa divora. Presto tal distruzione si propaga al fiore, ed i petali anneriscono e si seccano. L’accrescimento della larva si compie in quattro settimane. Il Curtis (id.) osservò che la detta larva vive nei bocci dei Meli eta e dei Peri, di cui essa mangia le parti interne, lasciando solo i petali ed il calice ; il Dubois osservò che dalle gemme che racchiudono la larva, il fiore non sboccia, e che la detta larva cresce per 15 giorni, e poi si forma una celletta collegando i petali tra loro. Perris (p.) dice che da molto tempo si sa che questa larva vive nei fiori di Melo e di Pero. Vedasi anche Frisch (b. 32, t. 8, f. 1-8), Lyonnet (120, t. 12, f. 13-19), Bouchè (a. 200, t. 10, f. 12-14), Rusticus, Ratzeburg (c. 125, t. 5, f. 8), Schmidberger (a. 180), Kollar (a. 252, 257), Nòrdlinger (a. 231, d. 1855, 164), Chapuis et Candàze (556), Gehin (85), Boisduval (a. 148). NinrA. — A mezzo maggio, dice il Kaltenbach (2.) che la ninfa già si trova nel fiore guasto, ed in 8 giorni diviene insetto perfetto. Curtis (a) vide le ninfe il 21 maggio; ed il 25 già si sviluppavano gli insetti perfetti. Se- condo Dubois, la ninfosi durerebbe 8 giorni. Uovo. — Quando si sviluppano le gemme e si mostrano i fiori, la £ ne fora gli integumenti e vi depone un uovo, dal quale dopo 7 od 8 giorni na- sce la larva, (Ratzeburg, Dubois, ec.). A. pruni Despr. — Vive nelle gemme fiorali del Prunus spinosa. Des- brochers (c. 440). A. pubescens Payk. — Secondo Gyllenhal, vive sui germogli di Pinus, (Kaltenbach d. 688). A. pyri Bonm. — cinctus Redt. — Abita sul Pero, in Europa (Rossi), (La- treille, T. XI, pag. 182). Redtembacher (a. 309) lo chiama distrug- gitore delle gemme dei Peri, in Austria; e Frauenfeld (n. 395) osservò ripetutamente quest’insetto che arrecava danni alle gemme di Pyrus salicifolia (Kaltenbach, d. 780). Girard (c.) parla dei danni che questa specie arreca ai Peri di Arbois nel Jura, (Cavanna, 405). Larva. — Vive allo stato di larva nelle gemme fiorali (Goureau p. 1, supp. 11). Kollar descrive i danni prodotti da questa larva nelle gemme fiorali del Melo, le quali al principio di primavera divengono, per la presenza di tale larva, di colore bruno (Kollar a. 257, Dubois, Boisduval a. 150, Girard d. 678). Ninra. — La ninfosi ha luogo entro le gemme stesse, e l’insetto perfetto si sviluppa verso la fine di maggio (Goureau p.). Secondo Aubé, passerebbe dt Vla un mese e mezzo dalla deposizione delle uova allo sviluppo dell’insetto per- fetto. Desbrochers (c. 334) riferisce che il Dott. Aubé in una lettera gli dava i dettagli seguenti, riguardo al modo di vivere di questo insetto: « C'est vers le 15 Avril, un peu plus tòt, un peu plus tard, qwil faut « s’occuper de cet insecte; il s'agit de regarder les boutons à fleur du poi- « rier. Ceux qui restent noirs et secs, lorsque les autres commencent à se « gonfler et à laisser voir que la végétation suit bien son cours, renferment « presque tous une larve d’ Anthonomus, et en les récoltant en ce moment, « un mois et demi environ après, l’insecte parfait sort du bouton. Seulement « il faut étre attentif à ne pas les récolter trop tòt. En outre, il faut se « défier des Pinsons, Bouvreuils, etc., qui font à ces larves une chasse assi- « due, ce qui les a fait accuser par les jardiniers, mais bien à tort, de man- « ger les boutons floreaux, tandis que au contraire ils débarassent les arbres « des petits ennemis acharnés. J'ai pris en un seul jour et sur un seul poi. « rier plus de deux cents larves de ce Curculionite, qui m’ont procuré envi- « ron soixante exemplaires de l’insecte parfait. Uovo. — Kollar (a.) dice che la $ depone le sue uova nelle gemme e nei bocci, i quali in seguito divengono bruni e cadono (Kaltenbach d.). Aubé osservò che la deposizione delle uova avviene verso il 15 aprile (Des- brochers c.). Frauenfeld afferma invece che la £ di questa specie depone le uova in autunno, mentre quella dell'A. pomorum le depone al principio di primavera; la prima sceglie le gemme del Pyrus salicifolia, dalle quali non si sono ancora svolte le foglie, mentre alla seconda sono necessarie le foglie che si svolgono dalle gemme per nutrimento delle giovani larve (Kaltenbach d.). Secondo Girard (c.), la 2 depone le sue uova nelle gemme del Pero, al prin- cipio della primavera, giacchè alla fine di marzo le larve, egli dice, erano già al loro completo sviluppo. A. rubi Herpst. — afer Marsh. — Curtis (a. XII, 562, rudi) l’osservò in In- ghilterra sul Lampone e sul Rubus caesius (dewberry d. 229, 381), ed anche (id. ater) sui Salx; Jacquelin Duval (0. 45) e Girard (0. 679), sui kubus, e talvolta sulle Rose; Kaltenbach, sulle Fragole e sul Lampone, di cui l’insetto mangia le gemme. Nell’ Italia centrale, ad Arcidosso, sul Monte Amiata, era comune in giugno nelle siepi, dove tra le altre piante prevalevano i Crataegus ed i Prunus (!). Bach (d.) indica la Rosa canina come pianta ospitante questo insetto, (Lacordaire a.). i RE Larva. — Perris (m. p.) la indica come abitatrice dei fiori di Rudus. (Vedasi anche Nérdlinger, d. 1855, 171). A. rufus GyLL. — mitidirostris Rey. — Fu trovato in Austria dal Sig. Tiirk sul Prunus domestica, (Redtembacher, 309); nelle gemme fiorali del Prunus, (Desbrochers c. 437); sul Monte Amiata in giugno, sul Prunus spinosa in frutto (!). Anche Perris (p. 401) lo dice abitatore del Pru- nus spinosa (prunellier). A. sorbi Germ. — Vive sul Sorbdus (Jacquelin Duval d. 45), (Perris p. 401). A. spilotus RepT. — In Austria, secondo il descrittore della specie, questo | insetto vive sugli alberi da frutta. Mathieu (a. 214) gli attribuisce gravi danni, che sarebbero prodotti alle gemme dei frutti nel Belgio. In Fran- cia è stato preso sul fiore di Pero, (Desbrochers c. 449). Trovasi meno comune delle altre specie nell'Italia centrale (!). I primi stadi di vita di questo insetto furono studiati da Perris (p. 401) nei loro più minuti particolari. Uovo. — Le giovani foglie del Pero si presentano avvolte ai lati in modo da formare due tubi contigui, prendendo presso a poco la forma di un nocciolo di dattero, e questo stato dura finchè la foglia abbia raggiunto la lunghezza di due o tre centimetri. Tra questi due tubi e sulla costola me- diana della foglia viene deposto l'uovo (Perris 7.). Larva. — La larva vive tra due ravvolgimenti laterali della foglia del Pero, e si nutre della sostanza della stessa foglia, la quale si mantiene verde per un certo tempo, e poi appassisce e si secca e diviene nera totalmente od in parte, rimanendo peraltro il peduncolo sempre verde. Lo stato di larva dura per tutto il mese di aprile. (Perris .). Ninra. — Per trasformarsi in ninfa la larva raduna intorno a sè la polvere nera composta dei suoi escrementi, ed agglutinandola con una specie di mucillagine, ne forma una celletta assai dura. La foglia guasta dalle erosioni della larva cade, trascinando bene spesso anche la celletta; ma tal- volta, quando questa si trova presso al peduncolo, la celletta rimane ade- rente a quello, che, come dicemmo, rimane sempre verde; e dopo la caduta delle foglie si vede il peduncolo stesso che sembra portare una piccola bacca. Le ninfe si trovano ai primi di maggio, e pochi giorni dopo nascono gli in- setti perfetti, che si accoppiano l’anno seguente. flat ata Life A. ulmi De Grer. — Linneo (a. 1772, 296), De Geer, Curtis (a. XII, 569), Jacquelin Duval (a. 45), Kaltenbach (0. 152, 536) ed altri lo dicono abitatore dell’Olmo. Gyllenhal lo osservò sul Prunus padus. Nei din- torni di Firenze è stato trovato spesso sulle siepi, e qualche volta sul Cornus mas, alle Cascine in giugno (!). Var. fasciatus MarsH. — Sui fiori di Ytosa spinosissima, e su quelli di Crataegus ‘oriacantha, (Curtis a. XII. 562). LARVA. — De Greer (1781, 349, t. 6, f. 29-30) ne ottenne lo sviluppo dalle gemme dell’Olmo, e ne descrisse e rappresentò la larva. Anche il Curtis (id.) riferisce che le larve abitano in maggio le gemme dell’Olmo, e che l’in- setto si sviluppa in giugno. Kaltenbach (id.) pure indica per la larva la stessa abitazione. Chapuis et Candèze (557). A. varians Payx. — Desbrochers (c. 125) lo indica come abitatore degli Abeti e dei Pini. Perris (p. 401) non sa che pensare di questa specie che si trova sui Pini, e sugli Abeti, e la raccomanda agli osservatori. ‘Questo fatto, e quello citato per lA. pubescens, potrebbero riferirsi ad uno di quei casi che abbiamo veduto non infrequenti, in cui certi Curculio- nidi, specialmente nel colmo dell’estate, sembrano cercare riparo in piante affatto estranee al loro sviluppo. Ciò sembrerebbe non inve- rosimile, poichè si sa che gli AntRonomus che divengono adulti alla fine di primavera, rimangono tali per lungo tempo, dovendo attendere le nuove gemme per accoppiarsi e deporvi le uova. Mathieu nel Belgio lo osservò sugli abeti; Redtembacher (310) in Austria, sui Crataegus in fiore; e Kaltenbach (d. 688), sui germogli di Pinus. Var. melanocephalus Fas. — Desbrochers (e. 427) lo dice proprio degli Abeti e dei Pini in Francia. Brapysarus, — Le pochissime specie che compongono questo genere sono esclusivamente europee, ed il loro modo di vivere è uguale, giacchè i fiori dell’Acer campestre servono al loro sviluppo. Le larve e ninfe di questi insetti non sembra siano state descritte. B. Creutzeri Germ. — Chevrolat (a.) a S. Germain lo trovò più volte nel ‘ Biancospino. Ghiliani (106) a Torino, De Manuel in Stiria, e Piraz- zoli (6.) lo osservarono sui fiori di Acer campestre, che è il luogo dove si compiono le fasi della vita ‘evolutiva di questo insetto. Trovasi comu- — SO nemente sull’Acer campestre, anche nell'Italia centrale, dove sverna sotto le scorze degli alberi e tra i Muschi (Piccioli) (!). B. Kelneri Bacn. — Vive nei fiori dell’Acer campestre, in Stiria, come fa sapere De Manuel. . B. subfasciatus GeRsTACK. — Reiche (a.) dice averlo trovato sulla Medi- cago sativa, a Saint Cyr; ma è da ritenere che tale stazione non sia il luogo di abituale dimora dell'insetto. Nell’Italia centrale, a Querceto nel Senese, è stato trovato nei Muschi in primavera; ed è credibile che ivi l’insetto fosse ibernante, e che la sua pianta nutrice fosse 1’ Acer campestre, che era comune in quella località (!). Nelle buone giornate d'inverno si vede sui muri esposti al sole (!). Anche Perris (p. 402) afferma che questo insetto si prende sugli Aceri in fiore, e dimanda se esso non potrebbe avere i medesimi costumi degli Anthonomus. Bau- duer (0.) lo aveva già preso in Francia sugli Acer campestre in fiore. AcarypTtus ScHONHERR. — Sono piccoli insetti, le cui pochissime spe- cie si rassomigliano; tutti vivono negli amenti dei Salix. I loro primi stadi non sono descritti. A. carpini Hersst. — Zetterstedt (181, 46) narra che Boheman lo trovava nella Lapponia norvegica sul Salix capraea, in giugno; e secondo Gyl. lenhal gli amenti del Salix cinerea, sono la dimora di questa specie. Pirazzoli (0.) narra di averlo preso in quantità sul Salix riparia. A. rufipennis GrLL. — Abita il Salix fragilis, al dire di Rosenhauer. Red- tembacher (312) lo dice proprio delle regioni alpine in Austria. Gruppo ORCHESTIDI. Oncnestes ILLicer. — Sebbene sia un genere assai sparso sul vecchio e sul nuovo continente, pure il maggior numero di specie appartiene all’ Europa. Hanno la facoltà di saltare, che condividono solo col genere Ramphus tra tutti i Curculionidi europei. Vivono tutti allo stato di larva e di ninfa nel parenchima delle foglie di diversi vegetali: e questa loro singolare stazione fa sì che le larve siano assai differenti da quelle degli altri Curculionidi, perchè sono più allungate e quasi piane. Le ninfe stanno rinchiuse in un ui 98° follicolo ovale setaceo, e presentano un aspetto singolare, dovuto al protorace che oltrepassa la testa ed ha due sporgenze anteriori. L’insetto perfetto esce ordinariamente in autunno (Lacordaire a.). O. alni Linn. — ulmi De Geer. — Vive sull’Alnus, in Francia, in’ Ger- mania ed in altre parti d' Europa, al dire di Latreille (a. T. XII, p. 187), De Geer (v. 262). Quest’ ultimo afferma di averlo trovato in maggio ed in giugno ad Utrecht, nel 1736; ma non in Svezia. Fabricio (a. 492, c. 183, d. 445) lo indica sull’ ’Alnus in Inghilterra ed in Germania; Redtemba- cher (a.312), sulla medesima pianta in Austria. Hoffmann e Frauenfeld pure citano per quòsta specie l'Alnus; Kaltenbach (d. 536) e Rossi (a. 126, 321), gli Alnus e gli Ulmus; Girard (0. 679), le Quercus e gli Alnus. Nell’ Italia centrale talvolta si sviluppa in numero considerevolissimo, come nel giugno del 1879 fu osservato nel Val d'Arno inferiore, dove gli Olmi erano ricoperti da veri sciami di questi insetti, che volavano intorno agli alberi suddetti e ne crivellavano le foglie con piccoli ma copiosissimi fori (!). LARrva. — Le larve vivono nell'interno delle foglie (De Geer a. v. 262, t. 8, £. 7-11). Curtis (a. XIV, 678) la osservò nelle gallerie da essa praticate nelle foglie d’ olmo, d’onde in giugno si sviluppava. Vedi anche De Geer (v. 260, t. VIII, f. 7-11), Frauenfeld (X. 1223), Bertoloni, (a. 1844, 460), Cha- puis et Candèze (560), Perris (p. 403), Desbrochers (7. 257), Herbst (a.), Girard (b. 680). Nina. — Si trasformano in ninfa nell’ interno delle foglie entro un ri- gonfiamento dell’ epidermide (De Geer); Raeumur (id.) etc. Chapuis et Can- dèze (id.) indicano come la ninfa dimori in un follicolo dove abitò la larva, - e l’insetto perfetto, sviluppatosi prima del verno, passi questa stagione rico- verato tra i Muschi. O. avellanae Dowov. — signifer Creutz. — Sulla Querce e sul Salcio, in “tutta l’ Europa (Brisout %. 288). Secondo Gyllenhal, si trova sulla Querce (Kaltenbach, d. 647). Redtembacher (314) lo indica come abi- tatore dei Salix (314). Pirazzoli (in litt.) dice averlo preso nel maggio in copula tanto sulla Querce che sul Corylus avellana. O. cinereus Fanrs. — Vive sulla Q. suber, nell’ Europa meridionale (Bri- sout R. 286). du Doe O. decoratus GerM. — Vive sui Salix triandra, S. Russelliana, S. fra- gilis, S. purpurea ; e l’insetto perfetto si trova dalla metà di giugno fino alla fine del mese, e sembra aver due generazioni all’ anno, (Kal- tenbach d. 563). Vive sui Salix e sui Populus in tutta l’ Europa (Bri- sout 7. 292). Lagva. — Kaltenbach (2. 568) dice che le sue larve, di color giallo, sono minatrici delle foglie delle piante suindicate. La galleria comincia’ al- l’apice della foglia, a circa 14 o 34 di millimetro presso al margine, e si allarga ad un tratto in uno spazio rotondeggiante, che la larva poi perfe- ziona modellandolo circolarmente. NinrA. — Giunta al fine del suo pieno accrescimento, la larva rompe l'epidermide e cade a terra, dove si trasforma in ninfa (Kaltenbach). O. erythropus GeRM. — Suffrian e Brisout de Barneville (/%. 282) lo indicano come abitatore delle foglie di Quercus, in Germania ed in Francia. O. fagi Linn. -—— Fabricio (a. 495, d. 145, c. 184, d. 448) lo intitolò dal nome della pianta che questa specie abita. In Austria vive sui giovani faggi (Redtembacher 313); Ratzeburg (c. 158) lo dice nocivo al Faggio. Curtis (a. XIV, 678) narra che nel 18532 i faggi in Irlanda presero un aspetto autunnale in giugno ed ai primi di luglio, perchè quest’ insetto si gettava nelle gemme appena queste si aprivano, e divorava le foglio- line. Frauenfeld (i. 684) lo indica proprio del Faggio; sulla stessa pianta trovasi in Corsica (Damry), sulle Alpi, sugli Appennini e su tutti i monti dell’ Italia dove vegeta il Faggio, ed in particolare sulla Montagna di Cetona e sul Monte Amiata (!). Mathieu (a. 223) afferma che questa specie vive talvolta anche sulla Querce. Sverna in grandis- simo numero sotto le foglie e tra i detriti asciutti o poco umidi del Faggio sulla Montagna di Cetona (!). LARVA e NINFA. — Le osservazioni del Ratzeburg (c. 153, t. 4, f. 14, B. C.) inducono a credere che le larve di questa specie vivano mangiando i fiori 2 del Faggio, e che il tempo che impiegano per il loro sviluppo sia di 3 settimane. (Brisout %. 257). Frauenfeld (è. 684) afferma che la larva è minatrice delle foglie del Faggio, di cui talvolta quasi ogni foglia contiene una larva; la quale appena uscita dall’ uovo si dirige obliquamente verso il margine della foglia scavando una sottile galleria nel parenchima, che quindi si. allarga in Ps RAS uno spazio che apparisce bruno, nel quale la foglia si secca. Curtis (id.) afferma che questa larva produce delle piccole gallerie divorando il paren- chima delle foglie in giugno, ed in breve tempo subisce le sue metamorfosi. Vedi anche Westwood (a. 345, f. 41, 19) e Perris (p. 403), Kiihn, Chapuis et Candèze (560), Goureau (9g. 61, 66). Ninra. — La trasformazione in ninfa ha luogo entro una celletta, come per VO. quercus e VO. alni, nell’ interno della foglia (Frauenfeld è.). Uovo. — Dice Frauenfeld (id.) che l’uovo vien posto nella pagina infe- riore della foglia di Faggio, nella costola di mezzo, ai primi di giugno. L’ac- coppiamento ha luogo ai primi di maggio, secondo Ratzeburg (id.), il quale vide ai primi di questo mese le uova di un bianco giallastro deposte sulle foglie di Faggio. (Brisout, id.). O. ferrugineus Marsa. — Abita l’ Olmo, in tutta l’ Europa, ma sembra mancare in Svezia (Brisout /. 270). Larva. — Perris (p. 403) afferma che questa larva è minatrice delle foglie dell’ Olmo. O. foliorum Mit. — saliceti Payk. — Secondo Zetterstedî (a. 329. 8), vive nei fiori di Salix e di piante aquatiche in Luglio nella Nordlandia norve- gica..Nei Salix, in Svezia (Fabricio, a. t. II, pag. 493, d. 446; Latreille, t. XI, 190). In primavera vive negli amenti di Salix cinerea, S. ca- praea, e S. viminalis, ed anche nei Populus (Brisout %. 291, Kalten- bach d. 564). Perris (p. 403) è sorpreso come, sebbene l’insetto adulto sia comunissimo sui ,S. capraea (marceau), la sua larva non abiti le foglie delle stesse piante, e che le larve del sottogenere Tachyerges siano ancora sconosciute. Larva. — Vari autori credono che possano riferirsi a questa specie le osservazioni di Swammerdam (t. II, 744, 746; t. XLIV, f. 1 e 8-13) sopra i ‘ primi stadi di un insetto di questo genere. (Desbrochers %. 255). O. hirtellus Mir. — Sui Pini, a Cefalonia ed al Monte Nero (Brisout /. 265). O. ilicis Fap. — segetis De Geer. — In Uplandia vive nelle Querci, (Fa- bricio a. 494, d. 447; Latreille a. XI, 191, 9). In Austria trovasi sulla Querce. Redtembacher (a. 312), Kaltenbach (d. 647), Noòrdlinger (a. 233), Mathieu (a. 223), Brisout (%. 272) lo indicano come proprio della stessa I SI pianta, di cui mina le foglie. Dubois (a.) riferisce l'osservazione di Oken, secondo il quale l’ insetto distrugge i semi immaturi di segale: LARVA E NINFA. — Secondo Nérdlinger (è.), le metamorfosi di questa spe- cie avvengono in modo analogo a quelle da esso descritte per lO. Quercus. Perris (p. 403). osservò queste larve nelle foglie di Querce. O. irroratus Kiesw. — Sulla Quercus suber, nella Francia meridionale, in Sardegna ed in Spagna (Brisout %. 273). Larva. — Perris (p. 403) afferma che la larva di questa specie abita le foglie di Suvera e della Quercus coccifera. O. jota Fis. — rosae Hbst. — In tutta 1’ Europa vive sulla Betula, sui Salix capraca, e sui Populus, (Brisout A. 276). Altri citano i Saliz, gli Alnus, le Betula, come piante nutrici della specie. De Geer lo ha trovato nella chioma della galla della tosa canina (Eglantier). Larva. — Kaltenbach (0. 590, 621, 563) ne osservò le larve in Agosto, minatrici delle foglie di Myrica gale, entro macchie chiare e rotonde, prodotte dalle escavazioni delle larve. Perris (p. 403) conferma la indicazione della pianta. A Nina. — La ninfosi sembra aver luogo nella stessa sede della larva, ‘ poichè Kaltenbach (0.) soggiunge che l’insetto si sviluppò in Settembre. O. lonicerae HerpsT. — xylostei Clairv. — Vive in Austria sui fiori di Lo- nicera xylosteum, (Redtembacher 314). In Svezia, in Germania ed in ‘ Francia vive sulla pianta suddetta, (Brisout %. 284). In Italia trovasi pure nella medesima pianta (Pirazzoli b.), ed anche sulla Lonicera caprifolium, (Latreille XI, 192, 10). Sahlberg lo trovò in primavera sulle Lonicera, (Kaltenbach d. 300). Larva. — In Germania la detta larva è minatrice della foglia di Lomi- cera xylosteum, (Kaltenbach d.). O. luteicornis CHevL. — Chevrolat (2.) ne trovò un individuo su piante palustri in Francia. Marseul (d. 326). O. maculiventris Tourn. — A Porto Vecchio in Corsica è comune nell’ Al- nus glutinosa, in Maggio ed in Giugno, (Damry). a O. populi Fis. — Nella Zelanda vive sui Popwlus, (Latreille t. XI, 198). Vive in tutta l’ Europa sul Salix viminalis e sul S. triandra, (Bri- sout 7. 285). Secondo Gyllenhal e Panzer, trovasi anche sui Populus, e sul Salix laurina, Sm.? (Lorbeer weide). Redtembacher (Kaltenbach b. 543, 563) dice trovarsi in Austria questa specie sui ,Salix. Secondo: Heeger (0. 42), l’ibernazione ha luogo sotto le scorze degli alberi, tra le foglie secche o tra i muschi, in prossimità delle piante nutrici, che, secondo questo autore, sono il Populus nigra ed il P. dilatata, (Kal- tenbach d.) Larva. — Heeger (0. 1853, 42, t. 6, f. 1-11), confermato anche da Bri- sout de Barneville (/. 256), descrive questa larva come minatrice delle foglie, giacchè vive sotto l’ epidermide; in otto giorni cambia pelle tre volte: le gallerie contengono una larva per ciascheduna. Kaltenbach pure osservò la larva minatrice delle foglie di Salix alba, S. fragilis, S. triandra, e di Populus migra. Letzner (e.) la osservò sui Populus, e sui Salix ; ed anche Perris (gr. 403) la indica come abitatrice delle foglie di questi medesimi al- beri. Vedasi anche Swammerdam (1752, 294, t. 44, f. 8-18), Frisch (0. 1721, 31, t. 3, 6, f. 1-4). i Ninra. — Secondo gli stessi autori Heeger (0.) e Brisout (4.), la ninfosi avviene nella stessa dimora della larva; e 10 o 12 giorni dopo ha luogo la trasformazione in insetto perfetto. Uovo. — Quando gli insetti perfetti escono dai quartieri d’ inverno, in Aprile e Maggio, i sessi sì accoppiano, ed intanto si nutrono di foglie di Pioppo. La 2 poi depone le sue uova, ciascuna isolatamente; sotto l’ epider- mide delle foglie sopraindicate (Heeger d.; Brisout %.). O. pratensis Germ. — Secondo Redtembacher (313), 1’ insetto perfetto vive nei Salix. Heeger (6. 1859. 212), cita la Centaurea scabiosa, come pianta nutrice; ma Frauenfeld crede che tale indicazione possa essere equivoca. Letzner (a.) cita la Campanula montana; Germar, la An- chusa officinalis; e Brisout (%. 279), i Salix, nei luoghi paludosi di In- ghilterra, di Francia, d’Avstria e di Germania (Kaltenbach d. 375, 384, 407, 445). Larva. — Secondo Heeger (5. 212, #. 1), la larva vive in una escrescenza prodotta sulle foglie di Centaurea scabiosa. Letzner (a) la trovò in grandi RAS > pda gallerie delle foglie di Campanula montana, formanti come larghe mac- chie presso l'apice della foglia. Germar osservò la larva nelle foglie di An- chusa officinalis. Frauenfeld (d. 257) la vide non in una escrescenza, ma in una galleria piana, nella quale vivono da. 10 a 12 larve. Perris (p. 403) conferma che queste larve sono abitatrici delle foglie di Campanula montana e di Centaurea scabiosa. Vedasi anche Heeger (0. XXXIV. 212. #. 1). Ninfa. — Tutti gli autori suindicati concordano nell’affermare che la ninfosi ha luogo nella stessa dimora della larva. Frauenfeld indica la durata di questo stato in 12 giorni. Letzner dice che la ninfa, bianchiccia, diviene insetto perfetto alla fine di giugno. i Uovo. — Secondo Heeger, la £ depone l'uovo all’apice di una foglia in- termedia di Centaurea scabiosa. O. pubescens Stev. — Sulla Betula, in Inghilterra, in Svezia ed in Silesia (Brisout %. 278). O. Quedenfelati GerHARDT. — Il sig. Gerhardt lo dice abitatore dell’ Ulmus campestris e dell’ U. effusa, dalla primavera ad agosto, come narrano Brisout (9) e Redtembacher (315). O. quercus Linn. — ulmi Hbst. — Saltator ulmi De Geer — viminalis Fabr. — Vive nei Salix (Fabricio a. 494, d. 145, c. 185, d. 447). In tutta l’ Eu- ropa vive sui Salix, secondo Latreille (a. #. XI, 191). Rossi (a. 126. 822) osservò questa specie in Toscana sui Salix3 sulle Quercus e sugli Ulmus. Reaumur (a. III, 31, f. 17. r. #. «.) lo dice proprio delle foglie di Olmo, dove per altro vive pochi giorni allo stato d’insetto perfetto. *Sverna tra i muschi. Redtembacher (a.) lo indica come vivente sulle Querci in Austria; Mathieu (a. 222), sulle Querci, sui Salix, sugli Al- nus nel Belgio. Ratzeburg (c. 1839. supp. 39) e Nòrdlinger (a. 233) lo osservarono sulle Q. robur, Q. cerris e sulla Q. pedunculata. Quest’ ul- timo osservatore dice che l’ insetto fa poca differenza nella scelta delle specie di Querce, sulle quali esercita talvolta i suoi danni in tanta quan- tità di foglie, che le piante prendono un aspetto gialliccio. Anche nel- l’Italia centrale è comunissimo in estate sulle Querci, e nei dintorni di Firenze fu osservato in giugno sopra un muro all'ombra. Larva. — Reaumur (a. III, 31, #. 3, f. 17. r. #. v.) descrive come questa larva vive sotto l’epidermide delle foglie d’Olmo. Kaltenbach (0. 647) ne os- Ann. XVII, 3 LES cs seryò le larve minatrici, le quali in giugno scavano grandi aree sotto l’epi- dermide all’apice delle foglie. Nòrdlinger (a. 233, #. 1, f. 6-7) descrive come le larve appena nate dall’ uovo si scavano gallerie nella nervatura principale della foglia, lasciando peraltro presto la prima direzione e deviando nel parenchima, disegnando gallerie strette in principio, e poi scavandosi larghi spazi, i cui limiti generalmente raggiungono il margine della foglia entro un paio di nervature principali. Frauenfeld (%.), ripetendo le osservazioni di Rat- zeburg (c.) e di Nòrdlinger (a.), osservò che la presenza delle larve nelle foglie oltrepassa il termine di 5 settimane. Vedi anche De Geer (a. V. 260, 262, t. VIII, f. 7-11), Herbst (a.), Perris (p. 403), Chapuis et Candòze (a. 560). NinrA. — L’incrisalidamento ha luogo nella stessa dimora delle larve (Kaltenbach d.). La larva si trasforma entro una vescichetta rotonda che essa si forma colle due pagine dell’epidermide della foglia. L’ insetto perfetto esce fuori praticando un’ apertura nella detta epidermide. Secondo Frauen- feld (%.), il luogo dove avviene la ninfosi prenderebbe anche l'aspetto di una galla sferica della foglia. Uovo. — Secondo Nérdlinger (a.) la £ si scava il posto dove collocare l'uovo nella costola mediana della foglia, e ricopre lo scavo con la parte cor- rosa della foglia medesima. i O. ramphoides JAQq. Duv. — Sembra abitatore del Salcio, nella Francia meridionale, in Algeria, ed a Costantina (Brisout 7. 280). O. ruficornis ZETTERST. — In Lapponia sui Salix, (Zetterstedt 185. 5, Bri- sout %. 296). O. rufitarsis GeRM. — È comune nel Salix capraea, in Svezia, in Germa- nia ed in Francia (Brisout /. 294). P. rufus OL. — Secondo De Geer (V. 371), Laboulbène, Kaltenbach (2. 563), vive sugli Olmi. Brisout (%. 265) lo dice abitatore della Querce, del- l'’Olmo, del Salix capraea, dei Crataegus, e dei Prunus, in quasi tutta l'Europa, eccetto in Svezia ed in Inghilterra, dove sembra mancare. Nei dintorni di Firenze sverna sotto le scorze dei Platani alle Cascine. (!) LARVA. — Laboulbène indica il modo di vivere e di trasformarsi di questa specie allo stato di larva nelle foglie di Ulmus. Vedasi anche De Geer (V. 371, ft. 8, f. 7-11) e Girard (b. 679). de ore O. rusci Herpst. — Kaltenbach (0. 590) dice che il modo di vivere di questa specie è analogo a quello dell’O. decoratus. Gyllenhal gli assegna la Betula, e lo dà come proprio a tutta l’ Europa. Brisout (%. 287). 0. salicis Linn. — capracae Fab. — difasciatus Fab. — Nei fiori dei Salix, (Fabricio a. 494, d. 144, c. 183, d. 447). Vive sui Salix e sui Populus (Kaltenbach d. 564). Raro in Lapponia sui Salix è sulla Betula alba (Zetterstedt a. 328, 1). In Austria vive sui Salix, (Redtembacher a. 314). Sul Salìx capraea e sui Populus in tutta Europa (Brisout %. 293). Nell’ Italia centrale, a Firenze, in Giugno, ed a Viareggio in Agosto, è stato osservato sulle foglie di Salix (!). In inverno sta sotto la scorza . degli alberi (!). Larva. — Kaltenbach (5.) ne vide le larve minatrici delle foglie di Sa- lix Russeliana e di S. fragilis. O. sparsus Fanrs. — Sulla Betula, e talvolta sulle Quercus, in Francia, in Algeria ed in Spagna, (Brisout %. 274). Larva. — Secondo Perris (p. 403), questa larva abita le foglie dei ger- mogli di Quercus sessiliflora (tauzin). O. stigma Germ. — Jota Payk. — Sulle foglie di Betula e di Salix, nella Lapponia boreale, più raro nella meridionale (Zetterstedt 329, 2). Bri- sout (7%. 276) indica per patria di questa specie tutta l’ Europa, dove vive sui Salix capraea, Populus, Betula ed Alnus. Nei dintorni di Firenze è stato preso in Aprile sulle foglie di Salix viminalis (!). Pirazzoli lo osservò in -copula sul Pioppo, in Luglio, presso Imola. O. testaceus Mir. — scutellaris Fab. — Vive sulla Betula e sugli Alnus, |. in Maggio (Bouché a. 198, Westwood a. t. I, 345). È proprio dei Salix e dei Fagus nel Belgio (Mathieu a. 222), dell’ Alnus incana, secondo Frauenfeld (i. 184, Kaltenbach d. 612). Larva. — Secondo Frauenfeld (è), le larve, che raramente arrivano al numero di tre per abitazione, minano larghe plaghe nelle foglie di AZmus incana. Perris (p. 403) conferma questa osservazione. Chapuis et Candèze (560). Ninra. — La ninfosi ha luogo nelle stesse gallerie della larva dentro cellette sferiche, (Frauenfeld è.). Ben. gr Uovo. — Al dire di Frauenfeld (4.), l'uovo vien deposto non solo nella costola media o laterale delle foglie, ma spesso anche nella pagina della foglia. Var. suturalis Zetterst. — Rarissimo in Lapponia in Luglio (Zetterstedt 184). Var. scutellaris Zetterst. — Sulle foglie di A/nus, in Giugno e Luglio in Lapponia, (Zetterstedt). Var. albopilosus Reiche. — Trovasi sulle foglie di Alnus gIutinosa (Reiche d.) O. tricolor Kresw. — Sulla Quercus suder, in Spagna, nella Francia me- ridionale, in Algeria e nel Marocco, (Brisout %. 283). Tribù CORISSOMERIDI. Euryommarus Roger. — E. Mariae. Roc. — Redtembacher (316) narra che questo insetto fu scoperto da Sartorius, che lo trovò presso Golling nel Pinus abies. Coryssomerus. — C. ardea Germ. — Perris (0. 185) riferisce l’os- servazione di Brisout de Barneville (p. CLXIII), secondo il quale, la specie suddetta si trova sopra la Matricaria e sopra il Leucanthemum vulgare Lam. (grande marguerite). C. capucinus Beck. — Perris (0. 185) lo prendeva al piede delle piante di Achillea millefolii. Larva. — Lo stesso autore afferma che la larva vive nell’ interno della radice della pianta suddetta. Ninra. — La ninfosi avviene nel mese di maggio, nel terreno. Uovo. — Vien deposto quando la pianta ha le fogliette radicali. i. Side Tribù TICHIDI. Gruppo ELLESCHIDI. Licnyoprs ScHÒNHERR. — Poche specie europee ed una sola del Bra- sile costituiscono il genere. Non si conoscono che approssimativamente le abi- tudini del L. enucleator Panz. L. enucleator Panz. — Il sig. Tiirk trovò l’insetto perfetto in quantità, in Austria sulla Querce (Redtembacher 317.). FrLrscHuus STEPHENS — Se ne conoscono due specie proprie d’ Europa, ed una della Nuova Olanda. Le prime sono più particolarmente abitatrici dei Salix e dei Populus. E. bipunctatus Linn. — Nel Belgio vive nei fiori @ dei Salix (Mathieu a. 218). In Austria, nei Salix (Redtembacher 317). È raro in Lapponia, ma nella Botnia boreale è comune, e trovasi in giugno in copula, special- mente negli amenti 2 dei Salix (Zetterstedt 181, 45.). Nell’Appennino Ligure trovasi sui fiori di Salix viminalis e di S. capraea, (Baudi). Larva. — Vive negli amenti ® dei Salix, secondo il Kaltenbach (0. 564.). E. scanicus Payk. — Vive nei fiori d del Populus tremula, nel Belgio (Mathieu a. 217), e negli amenti 9 di Saliz, di Populus tremula e di P. alba, (Kaltenbach d. 548). In Austria, al dire di Redtembacher (317), trovasi l’insetto ai primi dell’estate sui prati, nei cespugli di Pioppo. ‘Pirazzoli trovò questo insetto in luglio sull’ Ulmus campestris, presso Imola. Larva. — La larva vive negli amenti 9, secondo le osservazioni di Hof- mann confermate dal Kaltenbach. Ninra. — La ninfosi ha luogo in terra, e dopo 8 o 4 settimane si sviluppa l’insetto perfetto, (Kaltenbach d.). Tycmius ScHONHERR. — Questi insetti sono per la massima parte di piccolissime dimensioni e molto numerosi. Non si hanno che poche indicazioni Se E, sulle loro abitudini; alcuni sono abitatori delle silique di alcune leguminose nelle prime fasi della loro vita; molti però devono avere abitudini diverse. T. abdominalis Mann. — Sui fiori di Cardo, in agosto, sul Monte Alburno, nell’ Italia meridionale (Costa a.). T. argentatus CneyL. In Corsica trovasi sui fiori di Lotus, in maggio (Damry). Nell’ Italia del centro è comunissimo su diverse specie di piante. A Viareggio fu osservato sopra l’ Erythrea centaurium. Sverna tra i muschi (!). In Corsica vive sul Lotus Creticus (Perris p. 403). Larva. — Probabilmente, secondo Perris (p.), questa larva è propria delle silique di Lotus Creticus. T. bivittatus PeRRIS. — L’insetto è proprio della Corsica, dove si trova so- pra una Ginestra spinosa (Perris p. 403). Larva. — Perris (id.) indica come sede probabile di questa larva le silique della Ginestra suddetta. | T. capucinus Bonm. — Vive sui fiori di Lotus, in maggio, nell’isola di Corsica (Damry). T. cinnamomeus Kiesw. — suturalis Bris. — Vive sul Dorycnium suf- fruticosum. LArva. — Perris (p. 408) la dice abitatrice delle silique della pianta indicata. i T. crassirostris Kirsca. — In Silesia, a Leignitz, vive sul Melilotus, (Mar- seul dD. 329). T. cuprifer Panz. — procerulus Kiesw. — sericeus Ulr. — Pirazzoli (d.) afferma che quest’insetto vive sulla Plantago lanceolata. Trovasi in estate sulle erbe dei prati e dei fossi, e nell'inverno è comunissimo sotto le scorze degli alberi, presso Firenze, alle Cascine (!). T. curtus Bris. — Vive sui Trifolium e sui Lotus, (Brisout è. 771). T. deliciosus FABR. Larva. — Secondo Perris (p. 403), probabilmente questa larva vive nelle silique di Lotus Creticus, in Corsica. ol'Ooe T. flavicollis StePH. — squamulatus Gyll. — Vive sul Lotus corniculatus (Perris m. 13.). È assai comune nell'Italia centrale sulle erbe dei prati, ed in inverno tra i muschi (!). LARVA. — Vive nelle silique del Lotus corniculatus (Perris m. p. 408). . Ninra. — L’incrisalidamento ha luogo in terra (Perris m.). T. baematocephalus GyLL. — tRoracicus Kirby. — Sverna al piede dei Salix, nelle valli d'Imola (Pirazzoli). Larva. — Vive nelle silique di Lotus corniculatus (Perris 403). T. haematopus GyLL. — Sul Lotus corniculatus (Brisout m. 167). T. hordei BruLLé. — In Corsica si trova sull’ Hordeum maritimum (Damry). T. junceus ReIcH. — suturalis Mez. — Rosenhauer, citato da Jacquelin Duval (0. 47) e da Mathieu (a. 218), dice questa specie propria del Melilotus alba. LARVA. — Abita, secondo Perris (0. p. 403), le silique del IMelilotus macrorhiza. T. longicollis Bris. — Damry lo trovò in Corsica scuotendo i fieni falciati il giorno innanzi. ‘T. meliloti STEPH. — Perris (m. 67. p. 403) lo ha osservato nei diversi stadi sul Melilotus macrorhiza, ed in Corsica sul I. sulcata.Mathieu (a. 218) lo dice pure proprio dei Melilotus nel Belgio. Pirazzoli (a. d.) lo ha trovato in copula sul Melilotus, nelle valli alpine. È assai comune anche nell'Italia centrale, e presso Firenze in maggio fu osservato sui fiori della Galega officinalis. Nelle isole venete fu trovato abbondante sulle Tamarix in agosto (!). i Larva. — Vive entro una galla nella costola di mezzo delle foglie di Melilotus macrorhiza (Perris m. p.). Ninra. — La trasformazione in ninfa ha luogo nel terreno; ed in tre setti> mane sì sviluppa l’insetto perfetto (Perris m.). T. picirostris Fagr. — Fabricio (a. 449, d. 407) e Latreille (a. 132) lo in- dicano per abitatore dei fiori del Trifoglio. Kaltenbach (d. 125) Jo trovò = AS in gran numero dentro i capolini dei fiori di Zrifolium pratense. Pi- razzoli (0.) indica la Plantago paniculata. Nell’ Italia centrale si prende abbondantemente questa specie sulle erbe dei prati, ed in inverno nel Muschi e sui muri esposti al sole (!). Larva. — Vive probabilmente nei capolini dei Trifogli (Perris p. 403). T. polylineatus GerRM. — Deforma e riduce a guisa di galla i fiori del 7r4- folium pratense (Kaltenbach d. 125). Larva. — Frauenfeld (i. 686) raccolse molte larve ed insetti perfetti di questa specie nelle gemme centrali di Trifolium pratense. Nelle collezioni entomologiche dell’Accademia delle Scienze di Monaco questa larva figura come abitatrice delle sillque di Spartium scoparius. T. quinquemaculatus Linn. — quinquepunctatus Linn. — Gyllenhal trovò l’insetto sui fiori di Orodus tuberosus; Kaltenbach (6. 144, 146), nel Pisum arvense. Mathieu (a. 218) nel Belgio lo vide su l’Orodus tw- berosus. Nell’ Italia del centro sverna tra i Muschi (!). LaArva. — Vivono, come osservò il Kaltenbach, nelle silique del Pisum arvense (Kaltenbach d. 145). Perris (403) ne ha ottenuto lo sviluppo dalle silique della Vicia angustifolia. NinrA. — Le metamorfosi hanno luogo nel terreno, e si compiono in una intiera settimana (Kaltenbach d.). T. scabricollis RosenH. — asperatus Des. — Trovasi sull’ Helianthemum guttatum (Perris m. 85). Dufour (0.) dice averlo trovato sulle Scope in pianura. LArva. — Vive nelle capsule della stessa pianta indicata da Perris (m. p. 403). NinrA. — La ninfosi ha luogo nel terreno (Perris m.). ‘T. Schneideri HerBst. — lincatellus Scnòn. — lineatulus StePR. — Suf- frian lo trovò in luglio nell’ Anthyllis vulneraria, e supponeva che la larva dovesse vivere nei semi (Kaltenbach d. 118). Al Monte Amiata in giugno fu osservato sulle erbe (!). FICA T. sparsutus OLiv. — Vive sul Sarothamnus scoparius. Dufour (d.) lo dice proprio delle ginestre. Pirazzoli (0.) lo indica come abitatore di varie Leguminose, e specialmente del Cytisus sessilifolius e della Genista tinctoria. Nell’ Italia centrale trovasi comunamente sul Sarothamnus scoparius, come è stato osservato a Piancastagnaio sul Monte Amiata ed a Querceto nel Senese (!). Sverna tra le foglie secche e nei Muschi (!). LaArva. — Vive nelle silique del Sarothamnus scoparius, e quando queste, giunte a completa maturazione, si aprono bruscamente, la larva è lanciata sul terreno (Dufour d.) (Perris p. 403). Ninra. — L’incrisalidamento ha luogo nel terreno, ed in 10 o 12 giorni — avviene l’ultima trasformazione (Dufour d.). Var. obesus. — È comune questa varietà nell'Italia centrale, sulla Ginestra Spartium junceum (!). Var. minor. — Fu osservata questa varietà non lontano da Firenze, a Mon- tebuoni, in aprile, sull’Ororis in fiore (!). T. striatulus GyLL. — Vive nell’Onomis arenaria (Jacquelin Duval e La- reynie). Pirazzuli (a. d.) lo ha osservato in copula sull’Ononis matrix, in giugno. T. suturatus PerRIs. — È indigeno della Corsica, ed è rarissimo. Trovasi, come narra Damry, sulla Genista in fiore, ma è dubbio se sia questa la vera pianta nutrice. T. thoracicus Bonm. — In Val d’Elsa è stato osservato in maggio nei Muschi (!). T. tomentosus Hsst. — È una delle specie più comuni dell’Italia centrale, ‘e trovasi sempre sulle erbe dei prati in estate. Alcuni individui sì svi- lupparono dai gambi di Artemisia vulgaris in dicembre; ma non vi erano state precedentemente osservate le larve; per cui è dubbio se questa pianta nutra veramente la specie o soltanto serva loro di stazione inver- nale. Nelle Isole venete, al Lido, è stata pure osservata in agosto sulla Tamarix, che non può essere certamente la sua pianta nutrice. In inverno ed in primavera è comune anche tra ì Muschi (!). Larva. — I capolini dei Trifogli sono indicati da Perris (p. 403) come probabile abitazione di questa larva. LL ADRIE T. venustus PERRIS. LARrva. — Come quella del 7. sparsutus, vive nelle silique del Sarotham- nus scoparius. (Perris p. 403). Sizinia GerMAR. — Sono somigliantissimi ai yckius e, come essi, . molto comuni sulle erbe e sui fiori dei prati. Alcune specie peraltro sono state più studiate nelle prime fasi della loro vita, e specialmente quelle vi- venti nelle capsule di Cariofillee. Una specie non europea, la S. bipunctata Kirsch, vive in Egitto a Ramleh sui Comvolvulus. S. arenariae STEPH. — È comune in Corsica nel maggio, sull’ Helicrysum in fiore (Damry) (Perris p. 404). S. attalica GyuL. — In tutta la Corsica è comune in maggio sull’ Helichry. sum in fiore (Damry). Pirazzoli (d.) la indica sulla SiZene conica. Larva. — In Francia si trova nelle capsule di Silene Lusitanica, ed a + Madrid, in quelle di ,S. dipartita. (Perris o. 210, p. 404). S. formosa Aut. — Fu trovata da Aubè a Prades, nella Francia meriì- dionale, sul Thesium linophyUum. (Aubé a. 164) (Marseul, d.). S. gallicola Giraunp. — L’insetto perfetto fu trovato da Giraud (a. 491) sulla Silene otites. Redtembacher (a. 321). LARVA. — Queste larve abitano dentro a certi rigonfiamenti o tumori del gambo della ,Silene otites, che hanno da 4 a 5 volte e più la grossezza delle parti sane. Tali escrescenze sono talvolta più lunghe che larghe, e le loro estremità terminano bruscamente. Esse comprendono tutta la grossezza del gambo, sono di forma regolare e colla epidermide inalterata e di colore eguale a quella del resto della pianta. L’interno è ripieno di un deposito di sostanza midollare, in mezzo al quale si trova la larva spesso sola, talvolta in numero di 2 o 3, ed in questo caso isolate. Quando la larva ha raggiunto il suo completo sviluppo nella cavità irregolare, fora le pareti ed entra in terra a poca profondità. Le escrescenze si mostrano assai per tempo in primavera (Giraud 491, t. XVII, f. 7; Perris p. 404; Kaltenbach d. 49). Ninra. — La larva si costruisce un bozzoletto cilindrico nel terreno, lungo il doppio di quanto sembrerebbe richiedersi alle dimensioni del suo corpo. L’interno di questo bozzoletto è liscio a guisa di cartapecora; l’esterno "ARS è ricoperto di uno strato di terra aderente. Sembra che accidentalmente la ninfosi possa aver luogo nelle galle stesse. La larva entra nel terreno alla ‘ fine di Giugno, e l’insetto perfetto sì sviluppa dopo tre settimane, (Giraud). S. meridionalis Bris. — È vicinissima alla S. sodalis Germ., e vive nella Francia meridionale in qualche pianta degli stagni salati, (Marseul b. 334; Grenier a. 192). In Corsica si trova sulla Artemisia coerule- scens, (Damry). S. pellucens Scop. — cana Herbst. — Vive in Francia sulla Lychmis dioica (Perris m. 77). Nell'isole Venete, in agosto, fu trovata sulla medesima pianta (!). In luglio Pirazzoli (a. 6) la osservò sulla Lycknis alba Mill. | tanto a Roma che ad Imola. LARVA. — Al dire di Perris (m. 77, p. 404), le sue metamorfosi si com- piono nella capsula della Lychnis dioica, e della Silene vespertina; ciò con- corda con quanto fu osservato nelle Isole Venete, dove nelle capsule di S. alba furono trovate in quantità le larve che si nutrivano dei minutissimi semi, e © dalle quali poi svilupparonsi gli insetti perfetti (1). Ninra. — La ninfosi ha luogo negli stessi semi, e ne furono ottenuti gli insetti perfetti in seguito ad allevamento (!). S. phalerata Stev. — centromaculata Villa. — Come la ,°. attalica, trovasi in Corsica, in Maggio, sull’Helichrysum in fiore (Damry, Perris p. 404). Pirazzoli la prese sopra una Carioffillea a Domodossola. S. potentillae GerM. — Vive nelle Spergula, nei fiori delle quali piante è probabile che la larva compia le sue metamorfosi, (Coll. Mus. Accad. Monaco). S. primita Hrrsst. — Pirazzoli la trovò sull’ AZnus in settembre, e Perris (p. 404) sull’ Zelichrysum stoechas, sul quale egli invano ricercò la larva. S. silenes PerR:s. — Vive nella Silene Portensis (Perris R. LXXVIII, p. 404; Kaltenbach d. 49). Larva. — Vive nei frutti della pianta suddetta (Perris h. p.). S. variata GyLL. — L’insetto si trova sulla Spergularia rubra, (Perris p. 404). — 44 — Larva. — Probabilmente questa larva vive nelle capsule di Spergularia rubra (Perris p.). Ss. viscariae Linn. — Latreille (a. 132) la indica come vivente sulla Lye%- nis viscaria. Mathieu (a. 220) la trovò nel Belgio sulla Lyc/msis, e sulle Silene nei campi. Lareynie la osservò nella Dordogna, sulla ,S. inflata (Jacquelin Duval d. 49). Nelle dune Adriatiche, presso Imola, vive sulla Silene inflata (Pirazzoli). Nei dintorni di Firenze trovasi iber- nante tra i Muschi (!). Larva. — Le sue larve vivevano, insieme a quelle della ,S. peZlucens Scop,, nei frutti della Zychnis dioica in agosto nelle Isole Venete, e da questi si sviluppò l’insetto perfetto (!). Perris (p. 404) le osservò nelle cap- sule di ,S. înflata. Tribù CIONIDAE. ‘Cionus CLAIRVILLE. — Tutte le fasi della vita dei Cionus compiendosi sulle parti esterne dei vegetali, molti osservatori hanno riferito sul modo di vivere di questi insetti. Reaumur, De Geer e Perris (e. 7.) specialmente hanno dato copiosi dettagli sulla biologia di queste specie. In generale può dirsi che allo stato di larva vivono sulle foglie e sulle parti verdi dei Verbascum e delle Scrophularia, di cui mangiano il parenchima senza però penetrarvi. Da un tubo conico situato sull’ ultimo segmento esce a volontà dell'animale un umore vischioso che ricopre la larva. Cotesto tegumento prende consistenza cartacea e forma ovoidea al momento della ninfosi, e la ninfa si vede rinchiusa nel follicolo trasparente che aderisce alle foglie ed ai gambi o peduncoli delle piante suddette. L'ultima metamorfosi si compie in sette od otto giorni nella maggior parte delle specie (Lacordaire a.). C. blattariae Fas. — Latreille (a. 155) ricorda che questa specie vive in Italia sul Verdascum blattaria. Nell'Appennino centrale, sul Poggio Scali, fu trovato sulla ScropRularia, in luglio (!). Pirazzoli lo dice proprio della ScrophulariaTcanina, dove si trova in maggio. Larva. — Peragallo (a.) ha trovato in Francia, sulla Scrophularia lu- cida, la larva di questa specie in un bozzoletto trasparente. Anche sull’Ap- pennino, a Poggio Scali, le larve in luglio erano racchiuse nei loro bozzoletti pi (E trasparenti attaccati alla pagina inferiore della foglia (!). Perris (p. 405) la trovò sulla S. canina. Ninfa. — Le metamorfosi, secondo il Peragallo (4), avvengono nei bozzo- letti: ed anche tra quelli di Poggio Scali alcuni racchiudevano la ninfa in luglio (!). C. distinetus Desgr. — In Corsica a Porto Vecchio nelle dune vive sulla Scrophularia ramosissima; a Corti, sulla S. canina (Damry). LARVA. — Secondo notizie ricevute dal Sig. Damry, la larva vive sulle foglie delle piante suddette e vi costruisce i suoi bozzoletti. Secondo Perris (p. 405), vive sulla S. aquatica. | C. fraxini De Geer. — Geerì Linn. — Abita sul Frassino, secondo Linneo (a. 1768, 256). Vive sui Frassini e sull’ Olivo, come se ne hanno prove dal Redtembacher (a. 322) che lo ha visto sul Fraxinus excelsior in Austria, dal Kaltenbach (0. 428) e nel Belgio dal Mathieu (a. 240). Nell’ Italia centrale fu osservato sul Fraxinus ornus sul Monte Amiata nel bosco di S. Trinita. Grenier (0.) lo disse nocivo agli Olivi a Nizza; e Pera- gallo (a) pure descrive i danni che la stessa pianta risente da questo insetto, ed afferma che i maggiori danni sono prodotti dall’ insetto per- fetto, che nuoce alle gemme e che ha tre generazioni all’ anno. Può combattersi la prima generazione collo scuotere i rami in aprile per far cadere e distruggere le prime coppie di insetti. Perris (p. 405) conferma le osservazioni di Peragallo in quanto all’Olivo, ed ag- giunge con probabilità anche il Frassino; Pirazzoli (0.) indica pure un’ altra pianta affine alle precedenti, la PhyMirea media, come ospi- tante l’ insetto suddetto. Kaltenbach (0.) riferisce che Kawal osservò alcuni parassiti di questa specie, fra i quali alcuni Pteromalini ed un Pezomachus, nei ripostigli delle larve. È notevole come questa specie, che differisce dalle altre del genere per caratteri morfologici, è pure quella che differisce dalle altre nel modo di vivere (!). Larva. — Le larve, al dire del Peragallo (a.), vivono sulla superficie delle foglie di Olivo, e dopo 10 o 12 giorni si costruiscono un bozzoletto tra- + sparente. Kaltenbach (2.) dice come le larve vivono in quantità sulla pagina inferiore delle foglie di Fraxinus, che esse mangiano, e poi si trasformano entro bozzoletti. Snellen (a. 1858, 156) ne trovò ai primi di giugno i bozzo- MB, LE letti, presso la Haye. Quasi tutti i bozzoletti erano attaccati alle foglie di Fraxinus sulla superficie, ed ogni bozzoletto conteneva una larva; dopo la metà di giugno si svilupparono gli insetti perfetti. Ninfa. — Vive dentro i follicoli costruiti dalle larve per 10 o 12 giorni (Peragallo). I bozzoletti sferoidali e trasparenti sono attaccati sulle foglie di Fraxinus (Kaltenbach d.). Uovo. — Peragallo (a.) afferma che le uova vengono deposte in aprile sulle foglie. C. globulariae Kiesw. — Telonensis Germ. — Vive sulla Globularia alypum, nei dintorni di Tolone (Grenier d.) (Marseul bd. 337). C. longicollis Bris. — Perris (p. 405) lo annovera tra gli abitatori dei Verbascum. C. minutus Tourn. — A Porto Vecchio in Corsica vive sulle PhyMliraea (Damry). C. olens Fas. — Olivier (a. V. 88) indica per pianta nutrice i Verdascum. In Austria vive sul Verbascum blattaria e sul V. thapsus. Redtem- bacher (a. 322). Nei Pirenei vive sul Verdascum pulverulentum, quando questo non ha che le foglie radicali (Perris e. m. 87). Vedi anche Goedart (a. 1740, p. 20). Larva e Ninra. — La larva di questa specie, secondo Perris (m. 87, p. 405), sarebbe minatrice delle foglie del V. pulverulentum, dove vive e si trasforma entro particolari rigonfiamenti. Reaumur (1737, p. 32, t. 2, f. 9-13) osservò le metamorfosi di questa specie. Chapuis et Candòze (564). C. Olivieri RosenscH. — Redtembacher (a. 323) fa conoscere che quest’ in- setto vive sui Verbascum, cosa che è confermata anche da Mathieu (a. 239) e da Perris (p. 405). Pirazzoli (0.) cita il Verdbascum thapsus ed il V. thapsoides, come piante sulle quali questo insetto dimora. C. pulchellus HerBst. — Sulle Scroplhularia, secondo Jacquelin Duval (d. 66). In Belgio sulla Scrophularia nodosa, (Mathieu a. 240) ed in Francia sulla S. canina (Perris p. 405). C. Schònherri Bris. — Perris (m. 86, p. 405) lo osservò sulla Scrophularia canina. ca Larva. — Perris (m.) e Peragallo (a.) narrano come questa larva sì formi un bozzoletto di una sostanza vischiosa che essa segrega. C. scrophulariae Fas. — Linneo (a. 1767-61) e Fabricio (a. 478 d. 140, c. 177, d. 434) lo dissero abitatore delle ScropRularia; Rossi (a. 121), delle Scrophularia, e più spesso del Verdascum thapsus ; Redtembacher, dei Verbascum, in Austria. Si spinge fino in Lapponia, al dire di Zet- terstedt (a. 327. 1). Nell’Italia centrale, sul Monte Amiata, fu trovato in giugno nella regione del Faggio e del Castagno sulla ScropArularia nodosa (!). In Belgio fu veduto da Mathieu (a. 239) sulla Scrophu- laria nodosa; e in questa pianta lo osservò anche Perris (p. 405). Pi- razzoli (d.) cita la Scrophularia canina. LAarva. — Linneo (a.) già aveva osservato la larva di questa specie, della quale dice: « Habitat in ScropRulariis, quarum pericarpia exedit larva, fol- « liculos ovatos, operculatos, fuscos, substituens. » Il Rossi (a.) rettifica l’os- servazione di Linneo e più esattamente si esprime in tal guisa: « Larva « mollis, veluti gutta glutinis metamorphosin subitura, in foliis consistit; « gluten essiccatur, fit folliculus; deinde spatio unius hebdomadis Curculio « exit declaratus. Videtur Linnaeus vidisse capsulam jam formatam. » Le larve, che secondo Kaltenbach (0. 461) vivono come quelle del ( solari, abitano varie specie di Verbascum e di Scrophularia, sulle foglie 0 sui fiori, e si ri- coprono di uno strato di materia vischiosa, trasparente, che trasuda da un tu- bercolo situato alla base di ciascuno dei 12 anelli. Questa sostanza indurisce e prende la forma di un bozzoletto trasparente, sferoidale, nel quale ha luogo la metamorfosi in ninfa. Bouché (a. 198) dice che la larva vive, in agosto, dei fiori e dei semi di Verbascum thapsus. Vedasi anche Schaeffer (a. III. 98), Germar (a. 302. 2), Bouché (a. 198), De Geer (a. V. 346. #. 26. f 23. 25), Herbst (a. 184), Latreille (a. 1804. 72), Huber (a. 1843. 15), Westwood (b. 1849. 228), Letzner (a. 1853. 157), Osborne (a.), Perris (e. 291), Blan- chard (a. II), Chapuis et Candèze (564). Ninra. — Secondo Bouché (a.), la trasformazione in ninfa ha luogo sulla pianta stessa, e la ninfosi dura tre settimane. C. similis MiLr., — Rhortulanus Fouror. — thapsus FAB. — Fabricio narra che questa specie vive sui Verbascum, e sulle Scrophularia, e lo con- fermano Latreille (a. 155) ed Olivier (V. 108). Gvyllenhal la indica sul Verbascum thapsus. In Austria Redtembacher (a. 323) trovava l’in- LE ARS setto perfetto sulla Scrophularia aquatica. Donovan pure lo indica come abitatore delle ScropRularia, in Inghilterra. Kaltenbach (0. 458) lo dice del Verbascum thapsus. Mathieu (a. 239) nel Belgio lo trovò sul V. nigrum, e sulle Scrophularia. In Italia vive pure sui Verba- scum, e fu trovato sul V. tRapsus e sulla Scrophularia nodosa, presso le Bagnora ed a Santa Fiora sul Monte Amiata in giugno; a Viareggio, in luglio, fu trovato sul V. sinuatum (!). Perris (p. 405) lo dice abita- tore dei Verbascum (thapsus) e della S. aquatica (hortulanus). Larva. — In agosto Perris (e. 291) osservò le larve di questa specie (thapsus) sul Verbascum mnigrum. Vedasi anche Blanchard (a. II. 124), Bouché (a. 198). C. solani FAB. — perpensus Rossi. — Olivier (V. 110) lo disse particolare ai Solanum, in Francia ed in Germania; ma sembra accertato che questa specie vive sui Verdascum e sulle Scrophularia. Perris (p. 405) lo ha osservato sulla ,S. n0dosa. Larva. -— Vive, al dire di Kaltenbach (0. 458. 461), come quelle del C. scrophulariae. C. tuberculosus Scop. — verdascî FAB. — Olivier (V. 107) lo indica sulle Scrophularia e Bouché sul Verbascum thapsus. Mathieu (a. 239) sulle Scrophularia, talvolta, ma più spesso sui V. thapsus, V. thapsoides, V. lychnitis è V. pulverulentum. Vedi anche Perris (p. 405). Larva. — Bouché (a. 198) la osservò sui fiori e nei semi di Verdascum thapsus, ma Perris fa notare come le larve dei Cionus non abbiano che even- tualmente tale stazione, essendo fillofaghe. Vedi anche Blanchard (a. II, 124). C. ungulatus Germ. — Perris (e. 291, p. 405) e Jacquelin Duval (db. 66) con- fermano che questa specie vive sui Verbascum. Presso Firenze, a Car- mignanello, fu trovato in maggio sulla Scroprularia canina (1). LARrva. — Perris (e.) osservò che la larva di questa specie vive sulle foglie del Verbascum lychmitis Linn. Chapuis et Candèze (564). Navornyrs Scnònnerr. — I primi stadi della vita dei Nanophyes si compiono in diversi modi ed a spese di varie piante. Alcune specie vivono |. sui Lythrum, sui quali producono delle galle od escrescenze del gambo, ed e in ciascuna di queste vive una sola larva. Altre passano lo stato larvale negli ovari delle Tamarix; e Gervais osservò pel N. tamaricis che la larva di questo fa produrre dei salti al frutticino di Tamariz, dove essa è racchiusa. Il meccanismo per altro pel quale questi singolari movimenti si producono non è descritto da nessun autore. Una specie creduta esclusivamente africana, ma poi trovata anche in Andalusia, cioè il N. Durioei Luc., fu dal suo scopritore (Lucas C.) osservata allo stato di larva nell’ Umbilicus hori- zontalis Dec., nel quale produce una galla. Un’altra specie delle Isole Canarie, il N. lunulatus Woll., fu osservata sulla Tamarix gallica (Wol- laston d. Brisout %.); e sulle Tamarix fu pure scoperto il N. inconspi- cuus Bris. da Brisout (i.) in Africa, a Biskra. Il monografo Brisout de Barneville (è.) divise i NamopRhyes europei in due gruppi per classificarne le specie. Il primo gruppo contiene specie di’ forma più globosa e colla clava composta di tre articoli nettamente separati. La seconda divisione comprende specie di forma più allungata e coi tre articoli della clava quasi saldati. Lo stesso autore fa osservare come le specie della prima divisione si trovino nei fiori di varie piante palustri e specialmente dei Lythrum, non solo ma ariche sulle Erica; quelle della seconda divisione sono invece abita- trici delle Tamarix. N. annulatus ArrAG. — Brisout (0. 320) indica questo insetto come trovato da Aubé sul Lythrum salicaria. N. brevis Bonm. — Bedel lo prese a Marly, e credesi, sul Lythrum salicaria : (Brisout o.). N. centromaculatus Costa. — Vive sulle Tamarix (Brisout o. 341). N. Chevrieri Bonm. — È specie variabilissima, che vive sopra molte piante in Corsica (Damry). Nei dintorni di Firenze si trova sulle erbe dei fossi (!). Trovasi anche-tra le Tumarix insieme al N. globiformis (Pi- razzoli a. d.). N. flavidus Ausé. — Brisout (o. 831) osservò questa specie al Bois de Boulogne sull’ Erica vulgaris. N. geniculatus AuBé. — Vive in quasi tutta la Francia, ed è stato osservato da Brisout (0. 335) sull’ Erica cinerea in ottobre. | Ann. XVII, 4 La OE N. globulus GeRM. — Brisout (0. 324) lo prese in ottobre sull’ Erica cinerca, in Francia. N. hemisphaericus OL. — Dufour (db. 651) e Perris (m. 16, p. 405) dicono che questo insetto abita sul Lythrum Ryssopifolium, come conferma Brisout (0. 322.). Larva. — Secondo Dufour (d. 651 #. 19, III) e Perris (m.), la larva trovasi in luglio entro galle prodotte nella pianta che quest’insetto abita. Brisout (0). Ninra. — La ninfosi ha luogo nella stessa cella abitata precedentemente dalla larva. N. lythri Fas. — salicariae Linn. — Linneo (a. 1750, 142) lo dice abitatore del Lythrum salicaria in Inghilterra ed in Uplandia, Molti altri autori di poi lo hanno indicato come insetto vivente sui Lyt/rum, come Redtem- bacher (a. 324) sul Lythrum salicaria in Austria, Damry sui Lythrum in Corsica in giugno; e nelle Isole Venete in giugno, sui Lythrum in fiore (!). Kaltenbach (p. 253) osservò che nelle regioni dove manca il L. hyssopifolium, l insetto vive sul L. salicaria. Brisout (0. 336) cita i Lythrum e la Menta aquatica per abitazione di quest’ insetto. Larva. — Perris (p. 405) osservò che questa larva si sviluppa negli ovari del L. salicaria. i N. minutissimus Tourn. — Abita la Russia meridionale, l’ Andalusia, l’Al- geria, la Mesopotamia: si trova pure sulle Tamarix. Brisout (0. 348). N. pallidus OL. — stigmaticus Kiesw. — In Corsica trovasi in maggio e giugno sulle Tamarix (Damry). Anche Jacquelin Duval (d. 67) e Brisout (0. 34) lo indicano come abitatore delle Tamarix. N. pallidulus Grav. — liliputianus Kraatz. — È proprio di quasi tutta l’ Europa meridionale, e vive sulle Tamarir. Brisout (0. 349). In Corsica » trovasi sulle Tamarix in compagnia del N. pallidus Ol. nei mesi di maggio, giugno e luglio (Damry). A Chioggia, in agosto, sulle 7amarix, ed al Lido nelle Isole Venete, nonchè a Viareggio ed a Livorno in estate, sulle stesse piante (!). Pirazzoli (0.) lo indica sulla Tamarix gallica. Larva. — Perris (p. 405) crede assai probabile che essa si sviluppi negli ovari di Tamarir. (continua) ip MACCHIATI LUIGI. — Flora degli Afidi dei dintorni di Cuneo, colla descrizione di alcune specie nuove. Qualunque naturalista che abbia avuta la disgrazia diimprendere la descrizione di un gruppo di organismi grandemente mutevoli, ha incontrato certi casi (parlo A per esperienza) precisamente simili a quelli dell’uomo, e se egli è inclinato ad andare con cautela, finirà per riunire tutte le forme che si graduano, l’una pell’altra, in una sola specie; perchè egli dirà a se stesso che non ha il diritto di dar nomi ad oggetti che non può definire. L'origine dell’ uomo ec. p. 165 di C. DARWIN. Nell’ accingermi a pubblicare « la Flora degli Afidi dei din- torni di Cuneo » mi è venuto spontaneo alla mente il sopra riferito concetto del Sommo Darwin, che ho sempre preso a guida dei miei studi. Ed ora ardisco dichiarare, che, tra qualche anno, se mi basterà l'ingegno e non mi verranno meno le forze, pubbli- cherò un lavoro riassuntivo sulla sistematica degli Afidi, col quale mi propongo di raggruppare tutte le forme ‘che si graduano, l’una nell'altra in una stessa specie, all'intento di eliminare tutti quei nomi che, adottati per distinguere più esseri che si diffe- renziano per caratteri assai fuggevoli, non possono servire che d’ ingombro ad un rapido progresso dell’Afidologia. — Per portare a compimento detto lavoro eminentemente sintetico, mi valgo delle opere, monografie e memorie di tutti i naturalisti che si occuparono della sistematica degli Afidi. Nessuno degli afidologi recenti sarà dimenticato, perchè tutti, dagli illustri Kaltenbach, Koch, Passerini, Targioni e Buckton, ai chiarissimi Signori Ferrari, Low, Hovarth, Kesseler, Lichtenstein, Courchet ecc. mi sommini- strarono dei preziosi materiali con le loro pubblicazioni, ela maggior parte di essi mi facilitarono la via coi loro consigli e suggeri- menti. — Esterno a tutti la mia profonda gratitudine, ma in modo speciale mi sento in debito di ringraziare l’ illustre Passerini, es- sendo stato quello che primo mi ha iniziato nello studio di questo interessante gruppo di Artropodi. —_ 92 — Acer J.. Chaithophorus aceris Koch. Sulle foglie, intorno ai picciuoli è sui germogli. Primavera. Acer campestre L. Lachnus longirostris Fbr. Tra le fessure della vecchia scorza, specialmente alla base dei tronchi annosi. Estate, autunno. Acer platanoides L. Siphonophora platanoides Schrk. Sulla pagina inferiore delle foglie, in estate ed in autunno. Achillea odorata L. i Aphis helichrysi Kalt. In agosto, sui fiori e sui peduncoli fiorali. Achillea L. Siphonophora millefolii Fbr. In estate, nelle sommità fiorite. Siphonophora sonchi Kalt. In estate, sui peduncoli fiorali. Rizobius sonchi Pass. In autunno, sulle ramificazioni delle radici Alnus glutinosa Gaertner. Pterocallis alni Fbr. In agosto, sotto le foglie. Amaranthus albus D. Aphis papaveris Fbr. In agosto, sulle foglie. Amaranthus retroflexum L. Aphis graccae Schrk. In luglio ed agosto, sotto le foglie e sulle infiorescenze. Amygdalus persica L. Rhopalosiphum persicae Sultz. Sulle foglie, in autunno. — 593 — Myzus persicae Pass. In maggio, sui rami giovani e sulle foglie, in grandi torme. Hyalopterus pruni Fbr. In primavera, sui teneri rami e sulle giovani foglie. Aphis persicae Boy de Fonsc. In estate, all’ apice dei giovani rami e sulle foglie increspate e ravvolte. - Amygdalus communis L. Hyalopterus pruni Fbr. In numerose famiglie sulle giovani foglie. Primavera. Anchusa italica L. Aphis symphiti Schrk. In estate, sulle foglie radicali. Antirrhinum majus L. Siphonophora antirrhini Macch. In giugno, sulle foglie e sui fiori. Artemisia absinthium L. Siphonophora absinthii L. Sui giovani rametti ed attorno ai fiori, in luglio ed agosto. Siphonophora artemisiae Boy. de Fonsc. Coll’ altra specie. Artemisia vulgaris L. Siphonophora artemisiae Boy. de Fonsc. In luglio ed in agosto, nelle infiorescenze ed attorno ai peduncoli. Avena. L. sp. varie. Siphonophora cerealis Wlkr. Sulle foglie. Estate ed autunno. Toxoptera graminum Rondani. In estate, sulle foglie. Ballota nigra L. Aphis ballotae Pass. In estate, tra i fiori. Bellis perennis L. Siphonophora malvae Mosley. Sulle foglie, in primavera. Berberis vulgaris L. Khopalosiphum berberidis Kalt. In estate, sulle foglie. i pago Berteroa incana D. 0. Aphis papaveris Fbr. Sulle foglie e sui fiori, in luglio, Brassica oleracea L. _ campestris L. Aphis brassicae L. Nelle foglie e tra i fiori. Estate. Bromus sterilis L,. Siphonophora cerealis Walk. In estate, sulle foglie. Siphonophora poae Macch. sp. nov. vedi Poa. Sulle spighette, in agosto e settembre. Schizoneura venusta Pass. Sulle radici. Giugno. Aploneura lentisci Pass. (forma sotterranea). Nelle fibre esterne delle radici; in giugno e luglio. Bunias erucago L. Aphis brassicae L. Nelle foglie. Giugno e luglio. Calamintha clinopodium Benth. Siphonophora solani Kalt. Sui fusti, in estate. Phorodon calaminthae Macch. sp. nuova. Forma vivipara attera. La sua lunghezza è di mill 1-+Yal+4 Di forma ovato allungata. Artferne alquanto più lunghe del corpo, di color giallo-scuro, e bruniccie all’ estremità, dove terminano assai assottigliate; tubercolo antennale grosso e distintamente dentato dal lato interno; primo articolo antennale anch’ esso dentato, il di cui dente è poco meno prominente di quello del tubercolo. Il 4° e 5° articolo anten- nale sono di eguale lunghezza, il 6° è brevissimo, il 7° è più lungo degli articoli 4° e 5° presi insieme; il 8° alquanto più lungo del 4°; ì primi due articoli brevissimi e grossi. L'animale, che è tutto di color giallo-ciirino, ha quattro o cinque punti rosso-scuri sull’ addome, che si rendono distinti a dieci diametri di ingrandimento. L’ austello, che è di color giallo, col suo ultimo articolo bruno, oltrepassa la linea di inser- zione del 3° paio di zampe. Occhi rosso-bruni. Anelli del torace distinti, quelli dell’ addome fusi in uno. Ha i nettari della normale lunghezza, poor sottili e cilindrici e dello stesso colore dell'addome. La coda ha lo stesso colore dei nettarii, ed è lunga ‘4 appena di essi; sotto il microscopio appare coperta di radi e brevi peli. Le zampe del colore dell’ animale hanno i tarsi bruni. In estate, sulle foglie. Questa specie rassomiglia, in qualche modo, al PhRorodon cha- maedris Pass., col quale però non si può identificare pel colore degli "occhi e per la maggiore prominenza dei denti del 1° articolo delle an- tenne e del tubercolo dentale, oltre ad altri secondari caratteri differenziali. Aphis origani Pass. In giugno e luglio, sulle foglie increspate e tra i fiori. Aphis clinopodii Pass. Colla specie antecedente. - Calamintha parviflora Lam. Aphis origani Pass. In luglio ed agosto, sotto le foglie. Calamintha nepeta Clairville. Aphis origani Pass. In giugno ‘e luglio, sulle foglie increspate, nei nodi e tra i fiori. Calendula officinalis L. Aphis calendulicola Monell. Nelle ajuole della palestra della ginnastica, in luglio ed agosto sulle foglie. Camellia japonica L. Toxoptera aurantii Boy. de Fonsc. In villa Della Riva, sulle gemme e sulle giovani foglie. Estate. Campanula trachelium L. Siphonophora campanulae Kalt. Sulle foglie e sul caule, in estate. Capsella bursa-pastoris Moench. Aphis brassicae L. In estate, sulle foglie. Aphis capsellae Kalt. Nelle sommità fiorite, in primavera. Carduus Gaertn. sp. varie. Aphis cardui L. In estate, sulle foglie e sulle infiorescenze. Aphis origani Pass. Sulla pagina inferiore delle foglie. Luglio. Miaggi i, AS Cercis siliquastrum L. Aphis papaveris Fbr. Sulle cime dei rami giovani e sotto le giovani foglie. Primavera. Cichorium endivia L. _ intybus L. Siphonophora picridis Fbr. Sul fusto e sulle foglie. Estate. Rhizobius sonchi Pass. In luglio, sulle radici, Cineraria L. sp. varie. Nelle serre della villa Della Riva, in febbraio. Siphonophora circumflera Buckton. Sulle foglie. — urticae Schrk. Sulle foglie. Rhopalosiphum lactucae Kalt. Sotto le foglie. Aphis cardui L. Sulle foglie, in marzo, Chrysanthemum L. Aphis cardui L. In luglio ed agosto, sui peduncoli fiorali. Aphis papaveris Fbr. In agosto, sui peduncoli fiorali, sulle infiorescenze e sulle foglie. Chenopodium L. Aphis atriplicis L. Nelle foglie ravvolte. Estate. Clematis vitalba L. Aphis vitalbae Ferr. In estate, nella pagina inferiore delle foglie. Convolvulus L. \ Siphonophora convolvuli Kalt. Sulle foglie, in primavera. Corylus avellana L. i Stiphonophora avellanae Koch, Sui giovani rampolli, durante tutta l' estate. Crataegus oxyacantha L. Siphonophora crataegi Monell. Sulle giovani foglie. Giugno. Aphis crataegi Kalt. Sulle foglie, dall’ aprile al giugno. Aphis mali Fby. In agosto, nelle foglie convolte ed all’ apice dei rami. — 57T — Crepis lapsanoides }roel. Siphonophora sonchi L. Sui peduncoli fiorali e qualche volta anche sulle brattee dell’ in- volucro dei capolini. Cydonia vulgaris Pers. Aphîs mali Fbr. In agosto, nelle foglie convolte ed all’ apice dei rami. Cynodon dactylon Pers. Pemphigus Boyeri Pass. Nelle radici. Tychea trivialis Pass. Sulle radici. Autunno. Cyperus L. — Myzocallis cyperi Macch. Sulle foglie, dall’ estate all’ autunno. Cypripedium L. In villa Della Riva, nelle stufe. Rhopalosiphum nymphaeae L. Dal gennaio al marzo, sui fiori e sulle foglie. Dactylis glomerata L. Siphonophora cerealis Kalt. In estate, sulle spighette e sulle foglie. Daucus carota L. ed altre specie di Dawcus. Siphocorine foenicoli Pass. Nelle ombrelle. Luglio. Aphis carotae Koch. Nei peduncoli fiorali e nelle ombrelle. Luglio, agos'o. Aphis lappae Koch. Sul collo delle radici. Aphis papaveris Fbr. Nei peduncoli fiorali e nelle ombrelle. Luglio. Aphis plantaginis Schrk. In agosto, nelle ombrelle. Dianthus caryophyllus L. Ihopalosiphum persicae Sultz. Sulle foglie e sui peduncoli fiorali, specialmente nelle stufe. Digitalis purpurea L. Aphis pupaveris Fbr. In villa Della Riva, sulle foglie. Agosto. Diplotaxis tenuifolia D. 0. Aphis brassicae L. Nelle foglie ed attorno ai fiori. Autunno. Echium vulgare L. Aphis symphyti Schrk. In estate, nelle foglie. AB Epilobium molle Lam. Aphis epilobii Kalt. All'estremità degli steli e dei fusti, in luglio ed agosto. Insieme a questi si trovavano gli individui d’un afide di colore affatto diverso, e cioè gialliccio uniforme, incontrati anche dal Kaltenbach, e che d’ accordo col chiarissimo autore, per la identità di forma, inclino a credere una semplice varietà dell’ Apris epilodi. Aphis plantaginis Schrk. Sulle foglie, sui rami e sui frutti, in agosto. Epilobium origanifolium Lam. Aphis papaveris Fab. Sulle foglie, in agosto. Più un afide sotterraneo, che ho visto una sola volta sulle radici, e del quale non saprei dire con certezza il genere, non essendomi più stato possibile di ritrovarlo; supposi si trattasse di una Schizoneura. Erigeron canadensis L. Siphonophora solidaginis Fbr. Sulle foglie. Aphis euphorbiae Kalt. Questa specie od una forma molto simile. Sui capolini e sulle foglie terminali, in agosto. Più le larve d’ una SipRonophora, che suppongo fosse la Siphono- phora erigeronensis Thomas. Euphorbia L. sp. varie. Syphonophora cyparissiae Koch. In estate, sulle foglie e tra le brattee. Aphis euphorbiae Kalt. Nelle infiorescenze, in estate. Tychea phaseoli Pass. Nelle radici, in autunno. Evonymus europaeus L. Aphis evonymi Fbr. In villa Della Riva, sotto le foglie terminali dei rami. Agosto. Festuca L. Tychea trivialis Pass. Sulle radici. Estate ed autunno. Foeniculum officinale All. Siphocoryne foeniculi Pass. Nelle foglie superiori e nelle ombrelle.. Autunno. Aphis genistae Scop. Sui fusti e sui peduncoli delle ombrelle. Luglio, agosto. de Ole Fragaria L. Aphis chloris Koch. Attorno ai fiori, in primavera. Rhizobius sonchi Pass. Nelle radici, in autunno. Galactites tomentosa Mch. ERhopalosiphum galactitis Macch. In primavera, sulla pagina inferiore delle foglie. Galium aparine L. Aphis papaverìs Fbr. Sui peduncoli e sulle foglie. Geranium molle L. Siphonophora malvae Mosley. Sulle foglie, in maggio. Hedera helix L. Aphis hederae Kalt. All’ apice dei giovani rami, nelle foglie e nei fiori, dalla primavera all’ autunno. Heliotropium europaeum L. Da me coltivato in vasi per altro scopo. Siphonophora solani Kalt. Sulle foglie in autunno. Aphis heliotropii Macch. Sp. nov. Gl’individui di questa specie, appena deposti, hanno le antenne di cinque articoli soltanto, ed i nettarii appena visibili. Forma vivipara attera. Ovato-allungata, di color giallo d’ottone, ma alquanto più pallida sul dorso. Testa mediocre; occhi rosso-scuri; fronte leggermente convessa; antenne lunghe appena quanto la metà dell’ animale, con i primi due articoli brevi e grossi, il terzo lungo quanto il 4° ed il 5°; l’estremità del 5° articolo, tutto il 6° ed il 7° sono di color nero, gli altri giallo-pallidi. Gli anelli del torace e gli ultimi quattro dell’ addome sono ben distinti, gli altri sono fusi in- sieme. Nettariù brevissimi, poco più lunghi che larghi, ed a forma di tronco di cono; scuretti nei due terzi terminali. Zampe di mediocre lunghezza, giallo-pallide, colle articolazioni ed i tarsi oscuri. L’austello che raggiunge appena il 2° paio di zampe ha gli articoli 2° e 3° scuretti. Vive sulle foglie, durante tutto l’ autunno. Heliotropium peruvianum L. In Villa Della Riva. Ehopalosiphum staphyleae Koch. Sulle foglie, in autunno, ed anche durante l’ inverno nelle stufe. Holcus mollis L. Aphis holci Ferr. In primavera. Lai GO Hordeum vulgare L. Siphonophora cerealis Kalt. In agosto. Toxroptera graminum Rond. Sotto le foglie. Estate. Hyacinthus orientalis L. Rhopalosiphum persicae Sultz. In Villa Della Riva, nelle serre calde. Febbraio. Hypericum montanum L. —_ perforatum L. Aphis chloris Koch. Sui fusti, sui rametti e sui peduncoli fiorali. Luglio. Aphis papaveris Fbr. Colla specie antecedente. Inula L. Siphonophora inulae Ferr. Sulle foglie, in estate. Phorodon inulae Pass. Sulle foglie, sui peduncoli e sulle brattee dell’ involucro. Agosto. Jasminum officinale L. Aphis laburni ? Kalt. In tutto corrisponde ai earatteri di detta specie, però manca delle efflorescenze azzurre, delle quali è sempre cosperso l’Aphis Zaburni. Juniperus communis L. Lachnus juniperi Degeer. Nei ramoscelli dell’anno. Lactuca L. Sp. varie. Pemphigus lactucarius Pass. Nelle radici, in estate ed in autunno. Lilium candidum L. Aphis lilii ? Licht. Supposi che si trattasse di questa specie inedita del- _ l'egregio Lichtenstein: è però indubbiamente una specie nuova. Linaria cymbalaria Mill. Aphis linariae Licht. In estate ed in autunno. Valga per questa la stessa nota della specie antecedente. Lolium L. sp. varie. Sipha maidis Pass. Nella pagina inferiore delle foglie, in estate. Pemphigus Boyerì Pass. Nelle radici. Estate ed autunno. Lychnis dioica I). C. Siphonophora solani Kalt. Sulle foglie, in luglio. Le BASS Lythrum salicaria L. Myzus lythri Schrk. Nelle infiorescenze e sotto le giovani foglie, in luglio. Matricaria chamomilla L. Myzus matricariae Macch. Giugno e luglio. Aphis consolidae Pass. In maggio sulle foglie. Aphis papaveris Fbr. Sulle foglie, in giugno. Medicago L. sp. varie. Aphis medicaginis Koch. i Nelle foglie e sugli steli, dalla primavera al principio dell’ autunno. Myzocallis ononidis Kalt. Sulle foglie, in estate ed in autunno. Mentha L. i Siphonophora menthae Buckton. In estate, sulle foglie. Mespilus japonica L. Aphis mali Fbr. In villa Della Riva, sotto le giovani foglie. Giugno e luglio. Nerium oleander L. Aphis papaveris Fbr. Nei fiori, in villa Della Riva. Agosto. Per quante ricerche abbia fatte, su questa specie di pianta, in Pie- monte, non mi è stato possibile di trovare nessun altro afide. ‘Ononis L. sp. varie. Aphis brunnea Ferr. Nelle foglie, in luglio ed agosto. Forma vivipara alata, non descritta dal Ferrari. Ovato-allungata, coll’ addome acuminato. Arferne poco più lunghe della metà dell’ani- male, coi due primi articoli nero lucenti, il 3°, il 4° ed il 5° giallicci e percorsi da una linea nera; gli ultimi due quasi totalmente neri. Testa mediocre, di color nero lucente; fronte convessa; occhi grandi e neri; l’austello di color giallo, raggiunge appena il 2° paio di zampe. Collo e torace di color nero lucenti. Addome castagno-scuro lucente, cogli ultimi tre anelli sufficientemente distinti, gli altri fusi in uno. Nettarii cilindrici, mediocri, nero lucenti, leggermente piegati verso l'interno; coda dello stesso colore e circa i 2/4 della lunghezza dei net tarùi. Zampe flave, coi farsì e le articolazioni quasi nere. Ali a vena- ture primarie gialle, le secondarie scure. PRE Myzocallis ononidis Kalt. Nelle foglie, in agosto. Ononis Columnae All. Aphis brunnea Ferr. In alto sui fusti e sotto le giovani foglie, dal giugno all’ agosto. Le GS Orobanche L. Aphis orobanches Pass. Sulle radici e sulla base del caule, in estate. Origanum vulgare L. Aphis origani Pass. Tra le brattee ed i fiori, in estate. Oxalis corniculata L. Aphis oralis Macch. Dall estate all’ autunno, su tutta la pianta. Papaver L. sp. varie. Aphis papaveris Fbr. Sulle foglie e sui fiori, in primavera. Parietaria officinalis L. Aphis capsellae Kalt. Sotto le foglie e sul fusto, in giugno e luglio. Aphis urticae Fbr. Sotto le foglie. Maggio. Phaseolus vulgaris L. Aphis papaveris Fbr. In estate. Tychea phaseoli Pass. Sulle radici, in autunno. Pelargonium L. sp. varie. Siphonophora malvae Mosìey. Sulle foglie, nelle stufe, in inverno. Petroselinum sativum Hoff. Aphis genistae ! Scop. È più probabile che si tratti d’ una forma intermedia tra questa specie e l’Aphis euphorbiae Kalt. Nelle ombrelle, in luglio ed in agosto. Aphis sedi Kalt. Corrisponde in tutto alla descrizione che ne dà il Chiaris- simo autore, però l’ austello non raggiunge il 3° paio di zampe. Poa annua L. Siphonophora cerealis Walk. Sulle foglie, in estate. Siphonophora poae Macch. Sp. nov. — Forma vivipara attera. Di forma ovato-allungata; lunga da mill. 214 a 2%. Antenne quasi lunghe quanto il corpo, nere ad ec- cezione dei primi articoli e del tubercolo frontale che sono brunicci; l austello, che raggiunge appena il 2° paio di zampe, ha i suoi due primi articoli di color verde-pallido ed il 3° nero. Zesta, anello del collo ed ultimo anello dell'addome rossicci: in tutto il resto l’ animale è di color verde intenso, ma frequentemente marmorizzato in bruno. Anelli del torace decisamente distinti, quelli dell’ addome poco distinti. Nettarii lunghi, nero lucenti, assottigliati verso l’ apice e leggermente ripiegati all’ infuori. Coda birilliforme, bianco-gialliccia e lunga da '/; a 24 i nettarii. Zampe appena rossiccie, coi tarsi neri, i femori per DO GRESE metà bruni e per metà rossicci. Al disotto, e specialmente sul ventre, l’animale è tutto quanto ricoperto da un polviscolo di color verde pallido. Forma vivipara alata. Antenne assai più lunghe del corpo e di ‘color nero lucente, ad eccezione dei due primi articoli che sono di color verde-pallido. Testa di color giallo-aranciato tendente al bruniccio; occhi di color rosso-oscuro; fronte angolosa; 1’ austello nero col primo ar- ticolo verdiccio, supera di poco l'inserzione del 3° paio di zampe. Torace a fondo giallo con due macchie laterali ed una mediana posteriore di color bruno lucente, anello del collo verde. Addome di color verde-pallido, con una fascia mediana bruna, che arriva quasi fino ai nettarii dove si biforca. Nettarii lunghi, neri, leggermente ingrossati verso la base e verso l'apice, gradatamente assottigliati verso il mezzo. Coda 4 la lunghezza dei nettarii, verde pallida, trasparente e birilliforme. Zampe nere, colla metà superiore della tibia ed il terzo superiore del femore di color verde. Alì chiare e trasparenti, colle venature di color verde-bruno. In estate, sulle foglie e sulle spighette. Toroptera graminum Rond. Nella pagina inferiore delle foglie e sulle infiorescenze, in estate. Sipha glyceriae Kalt. In agosto, sulle foglie. Tychea trivialis Pass. Sulle radici, in autunno. Polygonum aviculare L. Aphis polygoni Macch. Sp. nuova. Forma vivipara attera. Lunga millimetri 1 + 34 a 2; ovato-allun- gata di color marrone-scuro uniforme, con alcuni punti bianchi vi- sibili a mediocre ingrandimento. Amntenne lunghe la metà dell’ ani- male, con i due primi articoli scuri, gli articoli 3°, 4° e parte del 5° bianchi, i due terminali neri. Occhi neri. L’austello che non raggiunge il 8° paio di zampe, ha l’ultimo articolo nero lucente. Il torace ha gli anelli ben distinti; nell’addome si vedono due solchi laterali. I nettarii bianchi sono un poco ingrossati alla base, e poco più lunghi che larghi; la coda è bianca e breve. Sul ventre gli anelli sono ben distinti, dello stesso colore che nel dorso, ma un poco meno intenso, e cospersi d’una finissima polvere. L'animale, guardato con una lente a 3 o 4 diametri d’ ingrandimento, si mostra finamente marmorizzato sul dorso. Le zampe, di color bianco, hanno i femori brunicci ed i tarsi neri. I giovani sono di color castagno. Forma vivipara alata. Lunga 2 mill. e 4 circa. Testa e torace di color nero ; l’addome di forma ovato-arrotondata è di color castagno. sl) a Le antenne sono lunghe appena 24 Vl animale, i due primi articoli, metà del 5° ed i due ultimi sono neri; gli articoli 3° e 4° colla prima metà del 5° sono bianchi con qualche macchia scuretta. Testa piccola, occhi neri. Il primo anello del torace è largo quanto la testa, gli altri due più larghi; gli anelli dell’ addome sono fusi insieme. Nettartì poco più lunghi che larghi, cilindrici e perfettamente bianchi; codicina dello stesso colore dei nettarii, e tanto lunga, quanto larga. L’ austello è giallo nei primi due terzi e nero all’ estremità; raggiunge appena il 2° paio di zampe. Il ventre è di color rosso-marrone. Ali grandi colle venature principali gialle, le secondarie bianche. Zampe bianche, coi tarsi neri, parte dei femori e l’ articolazione femoro tibiale nero-lu- . centi..All’apice dei rami e sulle gemme. Estate. Populus L. Chaithophorus populi Koch. Nelle foglie ed all’ apice dei giovani rami. Maggio e giugno. Populus nigra L. Chaitophorus leucomelas Koch. Nelle foglie, tra le ripiegature in forma di galle, sulla pagina infe- riore, per lo più ai lati del nervo mediano. Pemphigus bursarius L. Nelle galle legnose applicate contro i rami. Luglio, settembre. Pemphigus affinis Reaum. La forma vivipara attera nasce sotto una piccola ripiegatura del mar- gine delle foglie; la prole di questa va a formare numerose «famiglie, entro foglie rossastre ripiegate sul nervo mediano e combaciate coi mar- gini in guisa da formare una galla spuria rigonfia. Maggio, giugno. Pemphigus pyriformis Licht. Nelle galle del picciuolo. Aprile, giugno (specie inedita). Pemphigus spyrothecae Pass. Entro galle contorte ed aprentisi a spirale dei picciuoli delle foglie, formate per un semplice attorcigliamento del picciuolo, con. ipertrofia dei tessuti. Maggio, luglio. Pemphigus marsupialis Courchet. Nelle galle della nervatura mediana delle foglie. Aprile, giugno. Plantago major L. È Aphis plantaginis Schrk. Sulle spighe, in agosto. Platanus occidentalis L. Lachnus platani Kalt. Sotto le foglie, in settembre ed ottobre. Primula acaulis Jaca. Siphonophora malvae Mosley. Sulle foglie, in primavera. Prunus armeniaca L. | — domestica DL. Hyalopterus pruni Fbr. Nelle foglie e sui teneri rami, dalla primavera all’ autunno. Prunus Spinosa L. Aphis persicae Boy de Fonse. Im primavera, nelle foglie increspate. Pyrus communis L. î Myzus pyrarius Pass. Nelle foglie convolte, in primavera. Aphis cratacgi Kalt. Colla specie antecedente. Myzus oxyacanthae Schrk. Nelle foglie bolloso-convolte e rosso-sanguigne. Primavera, estate. Pyrus malus L. Aphis mali Fbr. Nelle foglie convolte ed all'apice dei rami, dalla primavera all'autunno. Aphis crataegi Kalt. Come*nel Pyrus communis L. Schizoneura lanigera Hartig. Intorno alle ferite dei vecchi tronchi con considerevole danno delle piante. Estate, autunno. Ranunculus acris L. | Aphis papaveris Fbr. Sui peduncoli fiorali e sui fiori, in agosto. Aphis ranunculi Kalt. Sul collo delle radici, in autunno. Raphanus L. sp. varie. Aphis brassicae L. Sulle foglie, in estate. Ribes grossularia L. — rubrum I. Myzus ribis L. Sulle foglie bollose ed increspate, dalla primavera al principio del- l’ autunno. Robinia pseudo-acacia L. Aphis robiniae Macch. sp. nuova. Sui germogli e sulle giovani foglie. Forma vivipara attera. Questa specie è intermedia tra il Myzus cerasi Fbr. e l’Aphis laburni Kalt., ma si distingue dal primo per avere il rialzo frontale brevissimò, le antenne più brevi ed i nettarii non Ann. XVII, | 5) 0 cilindrici, e dal secondo per avere la coda più breve in proporzione dei nettarii, che alla lor volta sono anche troppo assottigliati all’ apice; ma le differenze risulteranno più evidenti dalla seguente descrizione. Corpo ovato allungato, nero-lucente e lungo da mill. 214 a 2%. Antenne lunghe poco più che la metà del corpo, i di cui articoli 3°, 4° ed i primi ?/4 del 5° sono quasi bianchi, tutto gli altri perfettamente neri; i due primi articoli brevi e grossi, gli articoli 3° 4° e 5° che vanno gradatamente decrescendo in lunghezza, il 6° brevissimo, ed il 7° lungo quanto il 3°. Occhi neri. L’austello, che raggiunge appena il 2° paio di zampe, è di colore bianco-sporco col 8° articolo nero. Testa mediocre; anello del collo mucronato dalle due parti e largo quanto la testa, i due anelli del forace che gli fanno seguito sono'larghi e ben distinti; quelli dell'addome fusi insieme, ad eccezione dei due ultimi che sono distinti. Netftarì lunghi, sottili, distintamente assotti- gliati all'apice, totalmente neri e lucenti come l’ intero corpo. Ripiegatura anale visibile. Coda, 14 della lunghezza dei nettari, nera-lucente, e co- nica. Zampe bianche coi tarsi, la porzione del femore prossima al- l'articolazione femoro tibiale e l’ anca escuri. Forma vivipara alata. Piriforme. È lunga due millimetri, non com- prese le.ali, che sono molto grandi in proporzione dell’ animale. Le antenne, che arrivano fino alla base dei nettari, hanno scuretti i primi articoli e gli articoli terminali, mentre che il 3°, il 4° ed il 5° sono quasi totalmente bianchi. Occhi neri.. Testa piccola, di colore nero lucente, del pari che il torace. Addome di color verde-scuro, chiazzato | da parecchie macchie trasversali nere; i suoi anelli sono fusi in uno. Nettarì e codicina come nella femmina attera, ma i primi un poco più brevi che in quella. Zampe identiche a quelle della femmina:attera. Ali assai grandi, colle venature bianche. Le ninfe e le larve sono ricoperte da un polviscolo ae -cenerino. Rosa L. Sp. v. coltivate e spontanee Siphonophora rosae L. Nella pagina inferiore delle foglie, nei germogli e sui peduncoli fiorali. Primavera autunno. Siphonophora rosaecola Pass. All’apice dei rami e delle giovani foglie, in aprile e maggio. Myzus tetrarhoda Walk. . Sulle giovani foglie ed all’ apice dei rami, in agosto. Hyalopterus trirhoda Walk. In estate, sulle foglie. gra Rubus L. Aphis urticae Fbr. Sulle foglie e sui teneri germogli, in luglio ed in agosto. Rubus idaeus L. Siphonophora funesta Macch. Sp. nov. Da non confondersi colla Sip. rubi Kalt.; ha però una qualche rassomiglianza colla Sip. sonchi L. Vive sui teneri germogli e sulle tenere foglie, arrecando gravissimi danni. Dal maggio al luglio. Forma vivipara attera. Di forma ovato- allungata. Antenne più lunghe del corpo cogli articoli 1° e 2° di color rosso-bruno, il 8° gialliccio, il 4° giallo nel mezzo soltanto, gli altri articoli neri. La festa ed i tuber- coli frontali rosso-bruni. Occhi neri. Torace ed addome, a fondo di color rosso-bruno, marmorizzati in nero lucente. Il forace è assai assot- tigliato ed ha gli anelli ben distinti; gli anelli dell’ addome, ad ecce- zione dell’ ultimo, sono tutti fusi insieme; l addome al di sopra è pia- neggiante ed ha due incisure, longitudinali, laterali. Nettarii lunghi, cilindrici, però ingrossati leggermente alla base, incurvati in dentro, a fondo di color giallo, con macchie, anellate, nere. La coda, che è molto assottigliata, è di color giallo con una macchia giallo-aranciata al di- sopra; la sua lunghezza è di !4 a ?4 quella dei nettari. Zampe lunghe e gialle, coi tarsi e le estremità dei femori neri. Awustello giallo col terzo articolo nero. Tutto l’animale è lungo ‘circa 3 millimetri. I gio- vani sono di color rosso-castagno. Forma vivipara alata. Di forma ‘ovato-allungata, assottigliata in avanti. Le antenne, quasi totalmente bianche, hanno soltanto una lunga macchia oscura al 3° articolo. esta piccola, di color rosso-vinoso. Occhi mediocri e neri. Anello del colo rosso-bruno; gli altri anelli del torace giallo citrini. Addome appiattito, dello stesso colore dell’ anello del collo, con due macchie anellate gialle che circondano la base dei nettarii. Nettarii, codicina e zampe come quelli della forma vivipara attera. Le alî hanno le venature primarie bianche, le secondarie brune. I giovani di queste sono più chiari di quelli della forma attera e si mostrano cospersi di un bianco polviscolo. Aphis urticae Fbr. i Sulle sommità dei rami e nella pagina inferiore delle giovani foglie, in agosto e settembre. Rumex conglomeratus Sclereb. Aphis acetosae Fbr. Sul fusto, sui rami ed attorno ai frutti, in agosto. GS. Garne Aphis rumicis L. Nelle foglie increspate convolte, e sulle cime apicali, in estate. Salix L. sp. varie. Aphis saliceti Kalt. Nei giovani rami, in giugno. Aphis spectabilis Ferr. In giugno e luglio. Cladobius populae Kalt. Intorno ai rami, dal maggio all’ ottobre. Chaithophorus capreae L. Fbr. Sulle foglie, in maggio e giugno. _ vitellinae Schrk. Intorno ai ramicelli, sui picciuoli e sott le foglie, in luglio. Lachnus viminalis Pass. Intorno ai rami, in autunno. Sambucus nigra L. Aphis sambuci L. Kalt. Sui giovani rami e sulle infiorescenze, dalla primavera al luglio. Aphis sambucaria Pass. Sotto le foglie, in ottobre. Scabiosa L. Aphis scabiosae Schrk. Sui peduncoli fiorali, in estate. Scorzonera hirsuta L. Aphis papaveris Fbr. Sulle brattee dell'involucro, sulle foglie e sui peduncoli, in agosto. Scrofularia T. Siphonophora scrophulariae Buckton. Sulle foglie e sui fiori, in primavera. Sedum fabaria K. Aphis sedi Kalt. Sotto le foglie ed all'estremità dei rami fioriferi, in agosto. Setaria L. Aphìs avenae Fbr. Sulle foglie, in estate . Tychea setaria Pass. Nelle radici. Silene inflata L. Aphis silenae Ferr. Nelle giovani foglie, in giugno. Sinapis alba L. Aphis brassicae L: Sulle foglie. Primavera, estate. Solanum nigrum L. . Aphis papaveris Fbr. Sui rami, sui picciuoli e sulle foglie. Luglio. — silybi Pass. Sotto le foglie increspate. Estate. Sonchus L. sp. varie. Siphonophora sonchi L. Steli e peduncoli fiorali. Estate, autunno. Rhopalosiphum lagiucae L. Sulle foglie, nei peduncoli fiorali, e nelle brattee dell’ involucro. Estate, autunno. Trama troglodytes Heyd. Nelle radici. Estate, autunno. i Rhizobius sonchi Pass. Nelle radici, in autunno. Tanacetum vulgare L. Myzus tanaceti L. All’ apice dei rami e sui peduncoli. Aprile e maggio. Taraxacum dens leonis Desf. Aphis tararaci Kalt. Su tutta la pianta, in primavera. Tilia L. Pterocallis tiliae L. In estate, nella pagina inferiore delle foglie. Siphonophora tiliae Monell. Sulle foglie. Estate, autunno. Tragopogon porrifolius L. Aphis tragopogonis Kalt. Sotto le foglie e nei capolini. Luglio, agosto. Trifolium repens L. Siphonophora ulmariae Schrk. Sulle foglie, in estate. Aphis medicaginis Koch. Sotto le foglie e sui fusti. Estate, autunno. Triticum vulgare Vill. ; Siphonophora cerealis Kalt. Tra le spighette, in primavera. Aphis avenae Fbr. Sulle foglie, in novembre. Ulmus americana , Schizoneura compressa Koch. Nelle galle pezziolate ed appiattite delle foglie, in estate. Ulmus campestris Sm. Tetraneura rubra Licht. = ulmi Geofîr. Sulle galle follicolari rossigne delle foglie. Maggio. Schizoneura lanuginosa Hartig. Nelle foglie mutate in grosse pseudo-galle vescicose. Giugno. + Schizoneura ulmi Geoff. Nelle foglie bollose rivoltate della varietà sugherosa, in giugno. Urtica dioica L. Aphis urticae Fbr. Nelle sommità e nella pagina inferiore delle foglie. Luglio. Verbascum L. Aphis verbasci Schrk. Sotto le foglie e tra i fiori, in estate Verbena chamaedryfolia Juss. | Siphonophora malvae Mosley. Sulle foglie, nelle stufe. Inverno. Iopalosiphum persicae Sultz. Coll’ altra specie. Vicia L. ve Aphis papaveris Fbr. Nelle sommità fiorite. Deco (4 gt Viola tricolor L. Siphonophora malvae Mosley. Sulle foglie, in primavera. Zea mais L. Aphis papaveris Fbr. Sulle spighe e nelle pannocchie terminali. Luglio e agosto. Sipha maydis Pass. Sotto le foglie, in luglio. Torxroptera graminum Rondani. Sotto le foglie. Agosto e settembre. Tetraneura ulmi Kalt. (Forma sotterranea). Nelle radici, in giugno e luglio. Tychea setariae Pass. Nelle radici, in settembre. Gabinetto di Storia Naturale del R. Istituto tecnico di Viterbo 1 gennaio 1885. SULLA VITA LATENTE DEGLI OVULI DEL BACO DA SETA - DURANTE L’IBERNAZIONE RICERCHE SPERIMENTALI del Prof. LUIGI LUCIANI Direttore del Laboratorio di Fisiologia nel R. Istituto di Studi Superiori di Firenze È un fatto volgare che gli ovuli del baco da seta emessi alla fine dell'estate, non son capaci di svilupparsi e dischiudersi che dopo svernati, vale a dire al ritorno della primavera. Ciò dimo- stra che sotto l’influenza del freddo invernale, essi subiscono importanti cangiamenti, i quali sebbene tuttora ignoti nella loro natura, sono certamente indispensabili alla loro facoltà evolutiva. Se dunque a primavera gli ovuli sono altra cosa di ciò che erano in autunno, perchè hanno acquistata la capacità di svilupparsi sotto l’influenza del calore che prima non avevano, parrebbe logico il concludere che durante il tempo dell’ ibernazione essi sî maturino come germi, e quindi vivano di una vita a//iva e non puramente virfuale; che essi sieno in rapporto di scambio.mate- riale col loro ambiente, in una parola che essi respirino assumendo ossigeno ed emettendo acido carbonico (1). Eppure basta una sem- plice riflessione per revocare in dubbio il valore assoluto di sif- fatta conclusione che sembra tanto limpidamente fluire dalle premesse. — È dimostrato che occorra tutta la lunga stagione in- vernale perchè avvenga quella maturazione dei germi che lì . renda atti allo sviluppo ? Se invece l’esperienza dimostrasse che (1) Vedi Cl. Bernard — Lecons sur les phénomènes de ]a vie communs aux animaux et aux vegétaux — Paris 1878 ,pag. 92-93. none a cotesto scopo fosse sufficiente un’azione frigorifera intensa di breve durata, non dovrebbe allora esser legittimo il sospetto che il freddo invernale, per maturare i germi, non abbia che a sospen- derne del tutto le funzioni, conducendoli allo stato d’indifferenza chimica o di vita latente, da cui poi si ridestano ai primi tepori primaverili? Gli esperimenti del Duclaux (1) dimostrano appunto il fatto che si può sostituire il lungo inverno naturale con un inverno ar- tificiale di corta durata. Basta sottomettere gli ovuli dei bachi da seta non ancora svernati, ossia in autunno, alla temperatura zero per sole ventiquattro ore, perchè essi diventino capaci di svilup- ‘ parsi e di dischiudersi sotto l’ influenza successiva del calore d’ in- cubazione. Non potrebbe essere dubbio il sigrificato di cotesto fatto: — esso dimostra che la così detta maturazione del germe ché ha luogo durante l’ibernazione, non consiste (come general- mente si ritiene) in uno sviluppo lento, insensibile, favorito dal- l’azione del freddo, che è necessario preceda l'evoluzione embrionale e la schiusura dell'ovulo operata dal calore; ma piuttosto in un cangiamento dello stato fisico di aggregazione del profoplasma germinale che possa compiersi indipendentemente da qualsiasi attività fisiologica dell’ovulo, e che anzi si compia più facilmente e prontamente quando le funzioni vitali di esso sieno molto de- presse o sospese del tutto. È evidente infatti che l’azione del freddo in generale non può che deprimere le attività vitali, ed è assai probabile a priori, che la temperatura di zero gradi, agendo sugli ovuli del baco da seta, debba sospenderne in maniera assoluta le funzioni conducendoli nello stato di vifa latente. Coll’argomento dell’ibernazione degli ovuli del filugello si rannoda più di un problema che nello stato attuale delle cono- scenze non può ricevere una soluzione netta, precisa, e incontro- versa. Alla temperatura nella quale si effettua per solito l’iber- nazione naturale o artificiale, gli ovuli vivono effettivamente, vale a dire respirano, oppure si trovano nello stato di vila virtuale 0 (1) Citato dal Bernard. * da; le CAN tatente, come è noto avvenire pei grani del frumento ? Supposto che in dette condizioni la respirazione degli ovuli abbia luogo, è questa necessaria alla integrità vitale di essi, o almeno utile al loro futuro sviluppo ed evoluzione, oppure del tutto indifferente o superflua? Durante l’ibernazione possono gli ovuli rimanere per lungo tempo confinati in ambienti assolutamente irrespirabili senza perire, senza perdere la loro capacità germinativa, e senza alcun danno apprezzabile della loro vita avvenire? La tolleranza degli ovuli ibernanti pei gas irrespirabili o tossici è subordinata o no alla temperatura dell'ambiente? — A chi ci rivolgesse una qualun- que di coteste dimande, noi non sapremmo dare con piena convin- zione alcuna risposta precisa, fondandoci sui fatti sperimentali finora pervenuti a nostra conoscenza. Così secondo le ricerche di E- Mouline, ie uova dei bachi sopravvivono dopo essere state racchiuse durante l’inverno in un ambiente di acido carbonico (1). Medesimamente dai risultati sperimentali del Prof. Luvini si ricava che le uova, confinate entro diversi gas irrespirabili per un tempo abbastanza lungo, non ne risentono alcun danno apparente (2). Invece il Verson e il Quajat sostengono per propria esperienza « che unseme conservato costantemente (?) in un’atmosfera di acido « carbonico, contrariamente. alle osservazioni del Sig. Mouline, « muore fino all’ ultimo grano senza dar luogo a nascita alcuna. » Ripetute poi su vasta scala e acconciamente variate le ricerche sullo stesso argomento, pervennero a risultati, che sebbene poco | coerenti nei loro particolari, si piegano tuttavia alle seguenti con- clusioni generali: — 1° L’immersione del seme in atmosfere chiuse di ossigeno, d' idrogeno, di acido carbonico, sia durante la sverna- tura che dopo, sia a temperatura bassa che media (5° — 9° R.,) produce presso a poco i medesimi effetti. 2° L’ immersione del seme in detti ambienti per breve tempo (3 - 9 giorni) determina la morte ossia impedisce la nascita di una gran parte degli ovuli (40 — 60 °/ circa); l immersione-di. più lunga durata (20 — 100 (1) Citato dal Verson per un lavoro pubblicato in un giornale di Lione. ‘(2) Annali della R. Accademia di Agricoltura — Torino 1878. ie; giorni circa) o uccide tutta intera la partita o permette solo la schiusura di pochi bacolini isolati (1). Bastino queste brevi citazioni per dimostrare quanta incertezza e oscurità regni tuttora sui fatti che hanno rapporto coll’ argo- mento della respirazione degli ovuli. Sarebbe inefficace qualsiasi ragionamento astratto per spiegare la contradizione che corre tra i risultati del Mouline e del Luvini e quelli del Verson e Quajat. Ma anche considerando solo gli esperimenti di questi ul- timi, come rendersi conto del fatto che l'immersione degli ovuli nell’ossigeno produca il medesimo effetto che l’ immersione in gas irrespirabili come l'idrogeno e l’acido carbonico? Come avviene che gli ovuli, sottoposti ad un medesimo ambiente incongruo, non ri- sentano tutti lo stesso danno, e mentre molti periscono altri riman- gono capaci di svilupparsi in modo normale? — Dalle ricerche praticate dai suddetti sperimentatori per chiarire almeno in parte coteste incognite, furono raggiunti risultati talmente contradittori da indurli a concludere colle seguenti parole: « Confessiamo in- « genuamente di non saperci raccapezzare per ora fra dati così « discordi, e riserbiamo ogni giudizio per quanto ci sarà concesso « di ritornare con prove più numerose e concludenti su questo « argomento spinosissimo ».' Messa così in vista l'assenza pressochè assoluta di idee chiare e solidamente fondate sull’argomento della respirazione degli ovuli ibernanti del filugello, e considerando la non poca importanza che al medesimo si connette, tanto dal punto di vista della fisiologia generale, che da quello della tecnica industriale della così detta svernatura del seme bachi, m’indussi a farne soggetto di alcune ricerche sperimenteli, che eseguii nei due decorsi anni 1883-84, valendomi dei semi della migliore razza nostrana a bozzolo giallo confezionati in Ascoli Piceno nello Stabilimento Bacologico dei fratelli Luciani coi più rigorosi metodi di selezione. Trattasi di un primo saggio di ricerche, le quali perciò non hanno per ob- biettivo di risolvere tutte le diverse questioni inerenti all’ar- (1) Annuario della R. Stazione Bacologica di Padova. Vol. VII — Padova 1880. = joe gomento, ma prendono specialmente di mira il problema fondamen- tale che ha maggiore interesse per la pratica, quello cioè di ben de- terminare se gli ovuli durante l’ibernazione abbiano o no bisogno di respirare, per conservare la loro vitalità 0 capacità germinativa. A risolvere il quesito, naturalmente mi si offrivano due di- verse vie: il-mel/odo chimico, consistente nel determinare le mo- dificazioni subite dall'ambiente in cui gli ovuli ibernanti furono per un certo tempo confinati; e il metodo fisiologico consistente nel- l’apprezzare i cangiamenti subiti dagli ovuli stessi, per effetto della loro protratta immersione in ambienti incongrui al normale scam- bio respiratorio. Senza rinunciare al primo metodo, col quale però non ho finora eseguito che poche ricerche incomplete con risul- tati poco dimostrativi, io mi sono attenuto al secondo metodo, di più facile esecuzione, e più direttamente conducente alla soluzione del proposto quesito. Esporremo dapprima in succinto i nostri esperimenti e i ri- sultati obbiettivi ottenuti, riserbandoci infine a trarre le nostre conclusioni. Il 15 ottobre 1882 alcuni saggi di seme bachi della medesima razza nostrana e dello stesso allevamento, furono posti a svernare in un ambiente a temperatura bassa pressochè costante (7 — 8° C), variamente condizionati nel seguente modo : Saggio A. in un recipiente aperto all’aria libera. « B. in un ampolla sigillata ripiena di aria umida. « C. in un’ampolla sigillata ripiena di aria comunicante, mercè un tubo di vetro ricurvo che esce dal turacciolo, con un piccolo fiaschetto contenente dell’acido solforico anidro (aria secca normale). « D. sospeso entro una campana sigillata nel piatto ripiena di aria, e contenente in due piccole capsule acido solforico anidro e pezzetti di potassa caustica (arza secca e priva di CO°). « E. chiuso perfettamente in un’ampolla ripiena di acido carbonico. di) Saggio F. sospeso entro una campana sigillata nel piatto, fornita di un rubinetto al suo culmine, e di un manometrino a mercurio al fianco, ripiena di acido carbonico e con- tenente un vasetto con soluzione di potassa. (Il mano- metro non segnava che una leggera pressione negativa nell'interno della campana per assorbimento di CO*. È evidente che la tenuta dell'apparecchio non era perfetta). « G. chiuso in un provino ripieno di ossido di carbonio. (La punta affilata del provino fu saldata alla lampada). « H. chiuso in un provino ripieno d’74rogeno. (La punta affi- lata del provino fu saldata alla lampada). Il 16 aprile 1883 vale a dire dopo 152 giorni, gli otto saggi di seme furono tutti estratti dai loro recipienti, messi all’aria libera collocati in altrettante scatoline di cartone, e posti in un ambiente della temperatura di 15 — 16° C, per incominciare l’in- cubazione graduale. Finalmente il 6 maggio furono posti in una specie di stufa ventilata ad una temperatura iniziale di 20° C. che cresce regolarmente di giorno in giorno, fino al massimo di 25 — 26° C. Saggio A. — La mattina dell’11 maggio cominciano a nascere alcuni bacolini. Fra il 12 e il 13 nascita completa. « B. — Tenuto nella stufa fino al 14 maggio senza che na- scesse neanche un bacolino. Il colore del seme tende al paonazzo, conserva la turgidezza normale. Os- servato il contenuto al microscopio, presenta i soliti corpuscoli rotondi normali di svariata grandezza. « C. — La mattina del 12 comincia a dischiudere. Tra il 13 e 14 la schiusura è completa. « D. — Comincia a nascere qualche bacolino la mattina del- l' 11. Al 12 nascita in gran quantità. Al 13 è pres- sochè tutto dischiuso. « E. -- La mattina del 12 nasce quasi la metà. Al 13 è tutto nato. ao Ly it Saggio F. — La mattina del 10 qualche bacolino. AIl’11 nascita in gran copia. Al 12 nato quasi in totalità. « G. — La mattina del 10 alcuni bacolini. All’11 e al 12 nascita pressochè completa. « H. — Nessuna nascita fino al 14. Il seme presenta gli stessi =. caratteri di quello del saggio B. Riassumendo questi risultati obbiettivi si ha: 1° Gli ovuli racchiusi in aria umida e nell’ idrogeno (Saggi B e H) hanno perduto la loro /acoltà germinativa. 2° Tutti gli altri sono nati normalmente come quelli esposti all’aria libera. 8° Gli ovuli racchiusi in arîa secca (Saggio C) si sono mo- strati alquanto tardivi a nascere, quelli immersi in ossido di car- bonio (G) alquanto precoci, quelli trattati all’acido carbonico (E) sono nati contemporaneamente a quelli esposti all’aria aperta. Dietro questi risultati io mi formai nettamente il concetto che la vitalità degli ovuli ibernanti non sia subordinata alla pre- senza dell’ossigeno dell’aria, perchè sì conserva anche dopo essere - stati confinati per molto tempo in ambienti di CO° e di CO. Il che porta a concludere che gli ovuli ibernanti, posti in dette condizioni, o non respirino affatto e trovinsi nello stato di vita latente assoluta, o cadano in questo stato senza nocumento della loro vitalità dopo aver speso respirando tutto l'ossigeno di prov- vigione immagazzinato nel loro protoplasma. Per quanto infatti si voglia immaginar lento il consumo e abbondante la provvigione dell'ossigeno, è impossibile ammettere che basti a mantenere la respirazione e la vita attiva per 152 giorni. Il fenomeno della sopravvivenza degli ovuli immersi per lungo tempo in gas irrespirabili ha tutti i caratteri netti di un fatto positivo che si verifica in condizioni determinate, e che non può esser distrutto da altri fatli negativi osservati in condizioni cer- tamente differenti. Per negarne l’importanza bisognerebbe niente meno dimostrare che nei miei esperimenti non avessi veramente adoprato CO* e CO, o che almeno le ampolle non fossero state @ i o ben sigillate, il che spero non verrà in mente ad alcuno di so- spettare. Che gli ovuli sopravvissero non solo nell’acîdo carbonico, ma anche nell’ossido di carbonio, gas eminentemente tossico, ci dimostra che molto probabilmente non ebbe luogo tra gli ovuli e questi gas alcun notevole processo di diffusione, da compromettere la vitalità dei germi. Questo stesso concetto vale a spiegarmi per opposizione gli effetti mortiferi esercitati dall’ idrogeno, che es- sendo il più leggero e diffusibile dei gas, ha potuto certamente penetrare nell’interno degli ovuli e alterare — se non per azione chimica per semplice azione meccanica — la delicata struttura del protoplasma germinale. Ma resta un altro fenomeno di assai più difficile interpreta- zione. Come spiegare l’azione mortifera esercitata sugli ovuli dalla semplice aria umida confinata? — Siccome l’aria secca confinata, priva o no di CO', non esercitò alcuna nociva influenza sugli ovuli, si sarebbe indotti a sospettare che la presenza del vapor acqueo abbia occasionato la morte degli ovuli. Ma in che modo? Forse favorendo lo scambio respiratorio e impedendo agli ovuli di en- trare prontamente nello stato di vita latente? — Prima di affi- darci a questa ipotesi ardita, passiamo ad esporre i risultati di una seconda serie più numerosa di ricerche compiute nello scorso anno. Il 10 gennaio 1884 si pesano con una bilancia di precisione (sensibile al decimo di milligrammo) 14 saggi di 4 grammi cia- scuno di seme bachi selezionato di razza nostrana e dello stesso allevamento, e si pongono entro appositi fiaschetti della capacità di circa 800 cent. cub. nelle condizioni seguenti: Due saggi (A e A’) all’aria libera. (I colli dei fiaschi sono lasciati senza turacciolo). « (B e B) all'aria chiusa umida. (I fiaschi sono chiusi con turaccioli di sughero e quindi saldati e coperti di mastice). PAPA Due saggi (C e C') all’aria chiusa secca. (Ciascun fiasco comunica con una piccola ampolla contenente aciîdo s0/- forico anidro, mercè un tubo di vetro ricurvo che esce dal turacciolo diligentemente saldato). « (D e D') all’ossigeno. (Ciascun fiasco ha il turacciolo at- ; traversato da due tubi di vetro, uno dei quali si prolunga fino al fondo del recipiente. Si mette in comunicazione quest’ultimo con una corrente di ossigeno puro proveniente da un gassometro, e quando si è sicuri che tutta l’aria è stata scacciata e sostituita dall’os- sigeno, si saldano alla lampada le estremità dei due tubi). « (E e E’) all’acido carbonico. (Si riempiono i due fiaschi di CO° collo stesso metodo di D D'). « (F e F”) all'ossido di carbonio. (Si riempiono i due fiaschi nel modo suddetto). « (G e G') all'idrogeno. (Si adoprano come recipienti due piccole storte affinchè il riempimento coll’ H col metodo dello spostamento riesca perfetto. Le estremità dei tubi delle storte vengono saldati alla lampada). I primi sette saggi A, B, C, D, I, F, Gsi collocano in un ambiente della temperatura di 5 — 6° C., consistente in una camera calorimetrica di un metro cubo di capacità, da me ideata e fatta costruire per uso del mio Laboratorio. Essa è congegnata in guisa da non poter disperdere nè assorbire calore, da mantenere quindi pressochè costante una qualsiasi temperatura iniziale. Gli altri sette saggi A‘, B,' C‘, D', E', F', G' sono collocati nel mio gabinetto, risealdato durante l'inverno ad una tempera- tura che oscilla tra 12 e 15° C. Il 27 marzo,vale a dire 76 giorni dopo, i 14 saggi di seme bachi sono tratti fuori dai loro recipienti, immediatamente ripe- sati, e quindi collocati in piccole guantiere di cartoncino, e con- = e dotti nel gabinetto alla temperatura di 15° C. Le pesate diedero il risultato che si legge nel seguente specchietto: PESO DIFFERENZA PESO DIFFERENZA A=gr. 4, 017| + gr. 0,017 AI B= » 3,99] — » 0,007 B/ 3,669 | — 0,331 (1) 3,948 | — 0,052 l_all C= » 3,9755| — » 0,024 CI = 3,864 | — 0,196 D= » 4,004| + » 0,004(2) | D' = 3,909 | — 0,091 (3) E= » 3,993] — » 0,007 E! = 3,972 | — 0,028 F= » 3,981] — » 0,019 F/ = 3,99 | — 0,041 G= » 3,982] — » 0,018 GI = 3,972 | — 0,028 Riassumendo i dati che possono ricavarsi dalle pesate, rile- viamo quanto appresso. 1° Non tenendo conto del risultato della pesata di saggio D (leggasi la nota relativa), si ottenne una diminuzione di peso in tutte le partite, ad eccezione del saggio A lasciato all'aria libera, che subì un notevole aumento. 2° La diminuzione di peso subita dai saggi tenuti a tem- peratura bassa, fu assai minore di quella subita dai saggi te- nuti a temperatura moderata. . 8° La diminuzione massima di peso si ebbe nei saggi C e C' tenuti in aria secca confinata ; la minima nei saggi B e B', (1) La mattina del 27 marzo quando venne ripesato il saggio A/ molti bacolini erano nati spontaneamente, vale a dire senza speciale incubazione. La forte diminuzione di peso dipende certamente da cotesto fatto, e rappresenta in certo modo la misura del con- sumo materiale che accompagna lo sviluppo embrionale degli ovuli. (2) Quando s’ introdusse nel fiasco l'ossigeno vi penetrò qualche goccia d’acqua dal tubo di gomma del gassometro, che umettò il seme, che al 27 marzo si presentava di co- lor bruno, adeso alle pareti del fiasco e agglutinato da non poterlo estrarre facilmente. A raggiungere questo intento fu d’uopo introdurre acqua nel fiasco per distaccare il seme dalle pareti; quindi l’acqua col seme furono versati in un filtro, fu fatto asciugare il seme alla temperatura di 15° C, e poscia pesato. Certamente l'aumento di peso pro- venne in questo caso dalla subìta lavatura. ‘ (3) Anche il saggio D’' come il D presentava il seme umido e alquanto aderente alle pareti del fiasco; tuttavia con un po’ di pazienza si riescì ad estrarlo tutto senza bi- sogno di lavatura e senza perdere neanche un acino. 1 SERA geo E e E' tenuti in aria umida confinata e in CO? la media nei saggi Fe F, G e G' tenuti nel CO e nell H. Questi fatti si lasciano facilmente interpretare con concetti assai semplici d’ordine puramente fisico. È evidente che l’aumento di peso subito dal saggio A non può dipendere che da assorbimento di vapor acqueo effettuato dagli ovuli all’aria libera sotto bassa temperatura. Se si suppone che durante l’ibernazione gli ovuli respirino, si dovrebbe avere necessariamente, per eliminazione di carbonio, una perdita pro- gressiva del loro peso, proporzionale alla vivacità dello scambio gassoso. Ma posto anche, che cotesto consumo potesse essere in parte o anche del tutto compensato da un progressivo assorbimento di acqua, non si può negare che il notevole accrescimento di peso presentato dal saggio A è assai male conciliabile col supposto che durante l’ ibernazione gli ovuli respirino e quindi consumino, men- tre s'intende facilmente come semplice effetto di puro assorbi- mento di acqua durante la perfetta indifferenza vitale degli ovuli. Il fatto che gli ovuli tenuti a temperatura moderata subiscono una diminuzione di peso assai maggiore di quelli tenuti a tem- peratura bassa, potrebbe far sospettare che i primi respirino più at- tivamente che i secondi: ma se si considera che il fatto si osserva non solo nei saggi chiusi in ambienti ossigenati, ma anche in quelli immersi in gas irrespirabili, è chiaro che non può essere spiegato che come effetto di esalazione di vapor acqueo che deve evidentemente esser proporzionale alla temperatura dell’ambiente. La riprova che veramente la diminuzione di peso verificata in generale in tutti i saggi di ovuli racchiusi in ambienti confi- nati dipenda unicamente da esalazione di vapor acqueo subita dai medesimi in dette condizioni, si ha nel fatto che la diminuzione massima di peso ebbe luogo nei saggi C e C' tenuti in aria secca, e la minima in B e B', E e E' tenuti in aria ed'in acido carbo- nico non scevri di umidità. In C ed in E si ebbe un’identica di- minuzione di peso del valore di 7 mi2ligr., i quali (supposto che gli ovuli, per conservare la loro vitalità, avessero bisogno di respi- rare continuamente) rappresenterebbero il consumo di 76 giorni Ann. XVII, 1183 6 i Seen di vita attiva! Se il saggio C in ambiente ossigenato ha per- duto 7 milligr. come E in ambiente affatto privo di ossigeno, non abbiamo in questo fatto gli estremi per ritenere che nè C nè E abbiano affatto respirato e che la lieve diminuzione di peso da essi subita dipenda da leggerissima esalazione d’acqua avvenuta durante tutto il tempo dell’ibernazione ? Dopo queste considerazioni riuscirà assai interessante l’esa- minare i risultati ottenuti coll’ incubazione graduale dei 14 saggi di seme bachi. Dissi già che dopo la pesatura di essi effettuata il 27 marzo, furono tutti trasportati in un ambiente di circa 15° C all’aria libera. Ivi furono lasciati per 20 giorni, vale a dire fino al 16 aprile, in cui ebbe principio l’incubazione artificiale. A que- sto scopo furono posti in una specie di stufa ventilata, riscaldata da una fiammella di gas provvista di regolatore, ad una tempera- tura crescente nel modo seguente : 16 aprile, ore 12 m. Temp 17° C. IW » 18° — 18,5° IS.» » 20° dora » 21,50 — 220 20 » fi 24 MIHTBS” » 23° 22 » » 230 23 » » 23° 24 » 4 23° Le nascite nei diversi saggi sono incominciate secondo l’ or- dine seguente : A127 marzo cominciarono a nascere spontaneamente i semi del saggio A‘. Al 21 aprile, 5° giorno d’incubazione, appaiono alcuni bacolini pre- cursori nel saggio C. AI 22, 6° giorno d’incubazione, prime nascite nei saggi B/, B, C. Al 23, 7° giorno d’incubazione, prime nascite nei saggi D, D, F. AI 24, 7° giorno d’incubazione, prime nascite nel saggio A. * BR ei AI 25, 8° giorno d’ incubazione, prime nascite nel saggio E. Al 26, 9° giorno d'incubazione, prime nascite in G ed F. Il risultato definitivo dell’incubazione dei diversi saggi tro- A Tatti nati ma con forte ri- tardo. B Tutti nati. C Tatti nati. D Discreto residuo di ovuli es- siccati. E Nati quasi tutti, ma con ri- tardo. F Nati circa la metà e con ri- tardo vasì riassunto nel seguente specchietto: A’ Tutti nati assai precocemente B' Notevole residuo di ovuli es- siccati. C/ Residuo minore che in B/. D’' Residuo maggiore che in D, e in B.. E’ Nati pochissimi bacolini. F' Nati in minor numero che in F. G Nati circa la quinta parte G/ Nessuna nascita. con ritardo. Da questi dati possiamo ricavare le seguenti conclusioni: 1° Nei saggi svernati a bassa temperatura, le nascite fu- rono in generale tardive, rispetto a quelle dei saggi svernati a temperatura moderata. 2° Nei saggi svernati a temperatura bassa e in ambienti ossigenati e respirabili (A, B, C, D), gli ovuli svilupparono tutti regolarmente, sia quelli rimasti in aria aperta che chiusa, sia quelli in aria secca che umida (A, Bb, C), solo lasciò un qualche residuo di ovuli essiccati il saggio tenuto nell’ossigeno puro con molta umidità (D); invece nei saggi omonimi (A‘, B, C, D') svernati a temperatura moderata, si ebbe un notevole residuo di ovuli es- siccati nel saggio tenuto in aria chiusa umida (B'’), un residuo minore nel saggio tenuto in aria chiusa secca (C’), e un residuo maggiore in quello tenuto in ossigeno con moltissima umidità (D'). 8° Nei saggi svernati a temperatura bassa in ambienti ir- respirabili (E, F, G), gli ovuli si svilupparono quasi tutti nel sag- gio tenuto in acido carbonico (E), circa la metà in quello tenuto — 84 — in ossido di carbonio (F), e circa la quinta parte in quello tenuto nell’idrogeno (G); invece nei saggi omonimi svernati a tempera- tura moderata (E’, F‘, G), pochi bacolini nacquero in quelli te- nuti nell’acido carbonico o nell’ossido di carbonio (E', F') e nem- meno uno nel saggio tenuto nell’idrogeno (G') L’interpretazione di questi fatti in tutti i loro particolari es- senziali non è un compito dei più difficili. Senza pretesa di indagarne le riposte cause, il ritardo della nascita, vale a dire la maggiore durata dell'evoluzione embrio- nale degli ovuli svernati a temperatura bassa rispetto a quelli svernati a temperatura moderata, può essere concepito come ef- fetto di una minore eccitabilità o di un maggiore torpore rispetto alle azioni esterne, che assume e conserva per molti giorni l’o- vulo che ha dimorato lungamente in un ambiente freddo. Che dopo lunga dimora in ambienti chiusi ossigenati gli ovuli conservino la loro vitalità a bassa temperatura, mentre a temperatura moderata non pochi di essi vi periscono, ci permette di pensare che molto probabilmente nel primo caso gli ovuli ca- dano in uno stato di vita latente assoluta, mentre nel secondo caso nello stato di vifa minima, per cui respirino debolmente, da rima- nerne infine consunti i più deboli, ossia i meno sviluppati o meno perfettamente costituiti. Una bella conferma di questa induzione ci sembra il fatto importante che il maggior numero di ovuli es- siccati si ebbe tra quelli che furono chiusi nell’ossigeno e nell'aria umida e il minor numero tra quelli chiusi in aria perpeluamente secca, il che è quanto dire che il maggior numero di vittime si ebbe nell’ambiente il più atto alla respirazione e il minor numero nell'ambiente il meno adatto. Che la vita attiva o la respirazione durante l’ ibernazione sia più nociva che utile, si desume anche dal fatto che a bassa temp. gli ovuli svernati in acido carbonico nacquero quasi tutti, men- tre quasi tutti perirono a temperatura moderata. Le forti perdite subite dai saggi svernati in ossido di carbonio e in idrogeno a bassa temperatura, non dipesero certamente da che in queste con- dizioni abbiano respirato e quindi sieno rimasti asfissiati, dopo peo n o avere speso tutto l'ossigeno di provvigione, per mancanza di am- biente respirabile; ma piuttosto — come si disse di sopra — dal fatto della diffusione e penetrazione di questi gas nella intimità del protoplasma germinale, e conseguente disorganizzazione chi- mica, o forse meglio meccanica, della sua finissima struttura. Rispetto ai ‘saggi di seme svernati in ambienti irrespirabili a temp. moderata, mentre armonizza perfettamente con quanto sì è detto il fatto del danno assai più grave subito dagli ovuli, comparativamente agli omonimi ‘saggi tenuti a temp. bassa; men- tre intendiamo benissimo la morte di tutti gli ovuli racchiusi nell’idrogeno; dobbiamo confessare di non saperci render conto del fatto che il seme racchiuso nell’ossido di carbonio subì mi- nori perdite di quello confinato nell’acido cardonico. Quando si confrontino i risultati dei nostri esperimenti del 1883 con quelli del 1884, si ha che — presi nel loro complesso — essi concordano perfettamente in quanto dimostrano la vita latente degli ovuli del filugello durante l’ ibernazione a temperatura bassa, ma pure differiscono in due particolari importanti che ci sentiamo in obbligo di rilevare e- d’ indagarne le cagioni. Nell’ 83 i saggi di seme svernati nell'aria umida confinata e nell’ idrogeno perirono completamente; invece nell’ 84 nacque completamente quello rac- chiuso in aria umida a bassa temp: e lasciò un caput mortuum di circa la quinta parte quello racchiuso nell’ idrogeno. Notiamo in- tanto che la differenza del risultato è assai minore quando si confrontino i suddetti saggi dell’ 83 coi corrispondenti dell’ 84 te- nuti a temperatura moderata. Abbiamo infatti che quelli chiusi nell’ idrogeno perirono tutti come nell’ 83, e quelli chiusi in aria umida lasciarono un notevole residuo di ovuli essiccati. È naturale che le cagioni di queste differenze dobbiamo cer- carle nelle diverse condizioni sperimentali in cui ci ponemmo nelle due serie di ricerche. E a cotesto proposito rileviamo: 1.° nel- l'’83 la svernatura artificiale in ambienti inusati durò 152 giorni, nell’ 84 invece 76 giorni soltanto, vale a dire la metà precisa del "a 27% d ti se Lidi PRA JA LE ROTe tempo: 2.° nell’83 la svernatura ebbe luogo alla temp. di 7 — 8° C, nell’ 84 alla temp. di 5 — 6° C (temp. bassa) e di 12 — 15° C. (temp. moderata). Bastano questi due dati a chiarire in gran parte le accennate differenze. — S' intende bene infatti che l’azione dell’aria chiusa umida e dell’ idrogeno possa riescire micidiale alla vitalità degli ovuli, quando sia protratta per moltissimo tempo e a temperatura non molto bassa, e che invece possa riescire o innocua (aria umida) o mediocremente nociva (idrogeno), quando non duri che la metà del tempo e a due gradi meno di temperatura, da non permettere la vita attiva degli ovuli. Che nell’84 a temp. da 12 — 15° C. l’azione dell’ idrogeno riescì micidiale come nell’ 83, si spiega facilmente, pensando che quel grado di temperatura possa essere favorevole alla penetrazione dell’ idrogeno nell'interno degli ovuli, da alterarne la struttura in tempo relativamente breve, raggiungendo così lo stesso effetto che ha luogo in un tempo doppio a temperatura meno elevata. Ma come spiegare il fatto che nell’ 84 a temperatura da 12 — 15° C, l’azione dell’aria umida confinata non produsse che mediocre danno, mentre nell’ 83, a 7 — 8° C, riescì altrettanto micidiale dell'idrogeno? Ciò secondo noi di- mostra che l’aria chiusa umida riesce nociva .alla vitalità degli ovuli, meno in ragione della temperatura in cui si compie l’ iber- nazione, che della durata della medesima. Ci sembra inoltre un fatto che armonizza colla nostra ipotesi, che cioè l’aria chiusa umida riesca nociva in quanto può favorire la respirazione degli ovuli ibernanti, e per un meccanismo essenzialmente differente da quello per cui riesce malefico l'idrogeno. Ora rimarrebbero a spiegare le grandi «lifferenze dei risultati delle mie ricerche, rispetto a quelli ottenuti dai Professori Verson . e Quajat, i quali — come si disse — ottennero una fortissima mortalità degli ovuli racchiusi, anche per pochissimi giorni, e a differenti temperature, sia nell’ O, sia nel CO”, sia nell’ H. Ma a noi manca la conoscenza esatta e minuta di tutte le singole con- aggio dizioni sperimentali in cui si posero questi autorevoli Bacologi, le quali solo potrebbero fornirci la chiave per renderci conto delle differenze, e per dare il giusto valore ai loro risultati. Abbando- neremo quindi agli autori medesimi cotesto compito non facile, pregandoli a riflettere che l’ importanza dei nostri risultati postî- tivi, non può essere attenuata dai loro risultati negativi. Mentre infatti la sopravvivenza degli ovuli dietro protratta chiusura in ambienti irrespirabili e a bassa temperatura, dimostra necessaria- mente la loro vita :atente durante la chiusura, invece la loro morte per simile trattamento, non dimostra che l’asfissta ne sia la cagione vera e necessaria, potendo molte altre cagioni — ap- prezzabili o no — aver determinato lo stesso evento. Vogliamo infine rilevare che se dal punto di vista fisiologico le nostre ricerche valgono a mettere chiaramente in vista il fatto notabilissimo della vita latente degli ovuli ibernanti del filugello in determinate condizioni di temperatura; non riescono meno in- teressanti dal punto di vista della tecnica industriale della sver- natura del seme bachi. Due sono i fatti, appurati coi nostri esperimenti, che hanno più stretto rapporto con la pratica bacologica: 1° — Il seme bachi conservato durante l’inverno in aria umida confinata può subìre danni più o meno rilevanti in proporzione della durata della chiusura e del grado di temperatura dell’am- ‘biente. 2° — La bassa temperatura (5 — 6° C—=4— 5° R.) rendendo il seme affatto inattivo e îneccitabile, vale a dire insensibile alle azioni esterne, ne garantisce la perfetta vitalità, indipendente- mente da qualsiasi ventilazione o rinnovamento dell’aria am- biente. La pratica razionale della svernatura del seme bachi deve fondarsi su questi due cardini. Tutto si riduce a conservare il seme durante l’ inverno a /reddo e all’asciutto. Non disapproviamo l’uso delle così dette svernatricî con le quali è dato raggiungere 3 "ARES abbastanza bene cotesti intenti; ma affermiamo con piena con- vinzione che la svernatura può riescire anche meglio, con mezzi più semplici e meno dispendiosi. Cotesta notizia deve fare certa- mente piacere ai bachicultori in generale e ai produttori di seme in particolare. Firenze, dal Laboratorio di Fisiologia del R. Istituto di Studi Superiori, febbraio 1885. "a LEE CAMERANO dott. L. - Osservazioni intorno alla neotenia negli insetti. Il fenomeno della neotenia, il quale venne in questi ultimi tempi studiato primieramente negli Anfibi, non è tuttavia esclu- sivo a questi animali; ma si presenta pure in altri gruppi di viventi e sopratutto negli Insetti (1). Il fenomeno della neotenia inteso nel suo significato più ge- nerale, consiste nel perdurare nello stato adulto di parte o di tutti i caratteri giovanili o larvali. La massima parte dei fenomeni È che oggi si considerano come neotenici, noti già da molto tempo, erano considerati come arresti di sviluppo più o meno completi. A questo riguardo è d’uopo porre bene in sodo che la neotenia propriamente detta non importa menomamente l’ idea di un arresto generale di sviluppo, ma semplicemente il perdurare di certi or- gani per tutta la vita, a cominciare da un determinato stadio giovanile o larvale. Intesa la neotenia in questo senso, si vede chiaramente che lo studio di essa è intimamente collegato allo studio delle meta-. morfosi e a quello del polimorfismo sessuale, sociale ecc. Si suole generalmente dividere lo sviluppo degli insetti in quattro periodi: L’'ovo, la larva, la ninfa, e l' insetto perfetto. È noto tuttavia come non in tutti gli Insetti questi stadi siano ben chiari e de- (1) Si consulti intorno alla neotenia, J. Kollmann. Das Ueberwintern von europai- schen Frosch - Triton Larve etc. - Verhand]. d. Naturf. Gesel. in Basel. VII, 1883. - L. Camerano, Intorno alla neotenia ed allo sviluppo degli Anfibi. - Atti R. Accad. Sciénze di Torino vol. XIX, 1888 - Kollmann. - Die Anpassungsbreite des Batrachier und die correlation der Organe. - Zool. Anz. n. 167, 1884. L. Camerano. Nuove osservazioni intorno alla Neotenia ed allo sviluppo degli Anfibi. Atti R. Acc. Scienze Torino, v. XX, 1884. | Si consulti anche — E. Haeckel - Ein never Fall von abgekiirzter Entwicke- lung - Kosmos - Zeitschrift fùr Entwick. 5 Iahrg. I. Hef, 1884. Stuttgart. > DOS limitati: è noto pure come in certi casi questi stadi siano in numero maggiore, come nei fenomeni così detti di ipermeta- morfosi. Nei quattro periodi sopra menzionati si osservano nei vari gruppi di insetti essenzialmente due serie di fatti; vale a dire,.0 uno 0 più dei detti periodi tendono ad allungarsi, o uno o più tendono invece a raccorciarsi. Quando l'allungamento di uno dei periodi larvali è molto spinto, tanto anzi da concedere all’animale . di riprodursi in quello stato, si ha un caso di mneotenia totale. Se l’animale non giunge a riprodursi se non dopo clie ha cam- biato stadio vi ha allora una semplice neotenia parziale. Le due forme di neotenia possono trovarsi nella stessa specie in individui diversi. Per ‘poter comprendere bene i fenomeni neotenici è d’ uopo perciò considerare anzitutto il modo di interpretare le metamor- fosi, le ipermetamorfosi, e la generazione alternante, fenomeni che si sogliono incontrare nello sviluppo degli insetti. Si dà in generale nella classificazione degli insetti una troppo grande importanza al carattere delle metamorfosi, poichè le divi- sioni degli insetti in ametaboli e metaboli, olemetaboli ed emi- imetaboli sono puramente scolastiche. Le metamorfosi degli insetti come si intendono oggi non sono molto probabilmente che fenomeni di cenogenesi, dovuti in massima parte a fenomeni di adattamento. Ciò si può dire par- tendo dal fatto che in generale l’animale tende ad ‘accorciare, e quindi ad accelerare, il periodo del suo sviluppo ontogenetico. Il più delle volte quando nello sviluppo di un animale si vede prolungarsi notevolmente un dato periodo di questo sviluppo si può ammettere che ciò proviene per adattamento. Comunemente si suol dire che l’insetto esce dall’uovo allo stato di larva, ora è d’ uopo osservare che non tutte le larve escono dall’ uovo allo stesso grado di sviluppo. Così ad esempio negli Ortotteri e nei Rincoti Je larve escono dall’ uovo provviste di vere zampe toraciche, mentre invece nei Lepidotteri, nei Dit- teri ec., le larve escono allo stato vermiforme. Contrariamente eo pr a quanto si suol fare le larve del primo tipo sono da ritenersi più elevate di quelle del secondo (1). Le larve impiegano un tempo variabile per giungere allo stato di insetto perfetto, ora si è durante questo periodo che esse pos- sono subire modificazioni più o meno profonde per adattamento. Queste modificazioni possono essere numerosissime e molto varie, io ne enumererò qui le principali, che dividerò per maggior chiarezza in:vari gruppi: 1° Periodo larvale breve : l’animale esce dall’ uovo simile al tutto all’insetto perfetto. - Insetti ametaboli degli Autori (Atteri). 2° Periodo larvale allungato, senza periodi di riposo (2). Insetti emimetaboli, metamorfosi incompiute degli Autori. Le larve differiscono poco dagli insetti perfetti: il loro sviluppo è come si suol dire diretto: vi sono vere zampe toraciche nelle larve le quali hanno anche una spiccata eteronimia della segmentazione. (Ortot- teri, Rincoti). 3° Periodo larvale molto allungato e con periodi di riposo più o meno distinti e più o meno lunghi. - Insetti olometaboli degli Autori, metamorfosi compiute. - Le larve differiscono moltissimo dagli insetti perfetti; o mancano tutte le zampe; 0 le toraciche sono spesso rudimentali; sono frequenti le false zampe, l’omonimia dei segmenti è spiccata. (Ditteri, Coleotteri, Imenotteri, Lepidotteri). Le larve di tutti questi gruppi presentano modificazioni più o meno importanti le quali sono dovute ad adattamento; mo- dificazioni che devono essere tenute in linea di conto, e alle quali non si deve dare una troppo grande importanza nella classificazione generale degli insetti, e sopratutto nelle deduzioni intorno alla fi- logenesi degli insetti stessi. Nel primo gruppo la brevità grande dello sviluppo larvale è molto probabilmente, un portato del parassitismo. (1) Si consulti e questo proposito - S Lubbock - Mètamorphoses des insectes, tra- duzione francese, Parigi 1880. (2) Indico così lo stadio di crisalide o di ninfa; quantunque, come è noto, non vi sia un vero riposo; ma invece il principio di una nuova serie di trasformazioni. Beet Val Nel secondo gruppo lo sviluppo delle ali, carattere principale sul quale è fondata la differenza fra la larva e l’insetto perfetto, poiché il graduato sviluppo degli organi sessuali non costituisce una metamorfosi nel senso generale della parola, è molto varia- bile anche in forme affini. Sono noti numerosi casi d’ insetti per- fetti, ad esempio fra gli Ortotteri, che sono privi di ali, e che quindi a questo riguardo sono ancora allo stadio larvale. Nel terzo gruppo lo sviluppo presenta una serie di fenomeni talvolta molto complessi ; il fatto principale tuttavia sta sempre nello stadio di crisalide o di ninfa, stadio che è certamente un portato dell'adattamento, in rapporto probabilmente colle varia- zioni di stagione, come il sopraggiungere di una stagione molto fredda, o molto calda o secca, ed anche, in certi casi, forse col- l'apparire di certi parassiti. Mi pare che il periodo crisalidale si potrebbe considerare come originatosi dal prolungarsi e dal mo- dificarsi di un dato periodo di muta della pelle; fenomeno: come è noto che si verifica in tutte le larve, anche del gruppo prece- dente. Ciò almeno si osserva abbastanza bene nel passaggio allo stato ninfale di molti Ditteri. Dato questo prolungamento della vita larvale entro ad uno astuccio protettore ne sarebbero se- guite poi tutte le modificazioni ulteriori, interne ed esterne delle ninfe stesse. Il prolungamento del periodo larvale dipendente molte volte dalla vegetazione e in generale dalle condizioni del cibo, indur- rebbe nelle larve modificazioni notevoli, come uncini, aculei, co- lorazioni, prolungamenti cutanei mimetici ecc.; la stessa forma generale del corpo in molti casi,.spiccatamente vermiforme, la stessa. mancanza delle zampe, dico, sono fenomeni di adattamento e di cenogenesi. Talvolta lo sviluppo larvale si complica per la presenza di un numero vario di periodi di riposo, (ipermetamorfosi) come ad esempio nelle Sifaris, nelle Meloe ecc., ma questa modificazione è troppo chiaramente dovuta al genere di vita della larva. Altre volte, essendo il periodo larvale straordinariamente al- Ù RR ne lungato, la larva si sviluppa tanto da riprodursi prima di giun- gere allo stato perfetto, come ad esempio negli Afidi, e si ha allora una generazione alternante, fenomeno che sì può considerare come secondario e legato al perdurare per lungo tempo dello stadio larvale. Si vede adunque che anche negli insetti come negli Anfibi, il periodo larvale è per dir così molto elastico e flessibile, capace cioè di accorciarsi o di allungarsi. Anche negli insetti come negli. Anfibi i vari individui della stessa specie possono presentare casi di meofeniu parziale, cioè impiegare un tempo notevolmente lungo per svilupparsi. È fre- quente il caso ad esempio, di larve, di Lepidotteri le quali acciden- talmente svernino, non è raro il caso che larve di Libellule e di Friganee passino allo stato larvale nell'acqua un tempo più lungo dell'ordinario. È probabile che il fatto di trovare molti insetti i quali impiegano due o tre anni, ed alcuni anche cinque, sei, ed anche dieci ed undici a trasformarsi, sia dovuto a fenomeni neotenici. Mi pare che si possano considerare come neolenia totale il fatto di quelle forme le quali si riproducono o normalmente o solo in certe condizioni, (Miastor) allo stato larvale. Per maggior brevità e chiarezza riunisco qui in uno spec- chietto le principali categorie di fenomeni neotenici degli insetti. I. Neotenia parziale. L’ insetto impiega più di un anno a svilupparsi; qualche volta ne impiega un numero notevole. II. Neotenia totale. L’ insetto conservando la sua forma larvale si riproduce. Ora il fenomeno è accidentale e si osserva solo in qualche individuo; ora invece è di già divenuto caratte- ristico della specie: in questo ultimo caso la neotenia totale è per lo più esclusiva delle femmine. Sono numerosi gli esempi di fem- mine adulte larviformi. La Neotenia totale si ha ancora in molti casi di insetti a sviluppo diretto (metamorfosi incompiuta Aut.), nei quali le ali non si sviluppano e quindi non vi è differenza esterna fra la Ninfa e l’insetto perfetto nelle ali. La neotenia anche in questo caso è passata per lo più allo stato di carattere specifico. te 0) ARS La neotenia importa adunque un polimorfismo, il quale. può essere più o meno spiccato secondo i casi, e può osservarsi o fra i vari individui di una specie, o fra i due sessi. Quest’ ultima maniera di polimorfismo è la più frequente negli insetti. Probabilmente anche il polimorfismo sociale è dovuto à feno- meni neotenici (individui neutri). In questo caso la neotenia si estende anche agli organi riproduttori. Osserverò inoltre che anche negli insetti, come negli Anfibi, non esiste correlazione di sviluppo fra gli organi riproduttori e i vari organi esterni, come ad esempio le ali, le zampe, ecc., con- trariamente a quanto si suol dire. Io dirò adunque per conchiudere questa breve nota. 1° Che le metamorfosi attuali degli insetti, intese nel signi- ficato usuale, sono in buona parte fenomeni di adattamento (1). 2° Che il periodo dello sviluppo larvale e ninfale può essere accorciato o allungato secondo le circostanze. 8° Che gli individui che si riproducono nel periodo larvale si possono considerare come neofenici ed analoghi a quelli che si osservano negli Anfibi. 4° Che neoteniche si devono considerare le femmine larvi- formi di molte specie. 5° Che le specie attere di molti Ortotteri e pigicoa son pure neoteniche. 6° Che nella classificazione degli insetti il carattere delle metamorfosi, come lo si intende generalmente, deve essere messo in seconda linea, dopo i caratteri morfologici ed embriologici pro- priamente detti. 7° Che finalmente negli insetti, l’apparato riproduttore si sviluppa senza essere in correlazione colla forma esterna dell’ani- male, e spesso entra in funzione prima che l’animale sia giunto all’ ultimo stadio del suo sviluppo generale. (1) Si consulti a proposito delle Metamorfosi, il lavoro di I. Lubbock. Mètamor- phosesdes Insectes, traduzioné francese Parigi 1880. - Packard. Embryological Studies an Hexapodous Insectes — Mem. Peabody. Academ. of Scienc. 1° n. 8. , EX OOO CAMERANO LORENZO. — Di una apparizione della Nerzzosse cardwè nel 1883, nei pressi di Torino. L’anno 1879 fu notevole per l'apparizione in vari luoghi di grandi quan- tità di Vamessa cardui e di altre specie di lepidotteri. Negli Annali di Agri- coltura del 1884 contenente la Relazione intorno ai lavori della R. Stazione Entomologica agraria di Firenze sono riassunte tutte le osservazioni che ven- nero fatte da vari Autori intorno a questi fatti. Nel 1885. Si ripetè intorno a Torino, sebbene in scala alquanto minore, lo stesso fatto. Il Museo Zoologico di Torino ricevette il seguente rapporto dal Brigadiere delle guardie Rurali della Stazione di Pozzo di Strada nella Strada di Rivoli unitamente ad alcuni esemplari di Vanessa cardui. 7 Luglio 1883. Fassaggio di Farfalle. « Un rarissìmo caso si osservò ieri dalle 1 alle 3 pom. nello stradale di Rivoli vicino alla caserma delle guardie rurali. In quell'ora uno stuolo im- | menso ed infinito di Farfalle passò all’altezza degli alberi proveniente da Ri- voli e dirette verso Torino. Dette Farfalle tenevano una estensione di circa metri 9,40 di larghezza per 10 di altezza, viaggiavano agglomerate con tat- tica di guerra, precedute e susseguite da altri piccoli stuoli venienti da avanti- guardia e da retroguardia, munite pure dei rispettivi fiancheggiatori da ambo i lati e se stanche si riposavano sugli alberi e parte al suolo sull’erba. Fu uno spettacolo curioso ed interessante e la popolazione le osservava fa- cendo molti commenti. » In Torino stesso si osservarono in quell'epoca alcune di queste farfalle. Jo ebbi notizia della apparizione di un certo numero di Vanessa cardui e osservai io stesso la cosa in varie altre località nei pressi di Torino. Non mi consta che queste farfalle abbiano fatto danno sensibile. Nell'anno 1884 C. Vanessa cardui non fu notevolmente più abbondante del solito. i Ho: creduto bene di menzionare questo fatto affinchè esso serva a comple- tare la storia delle apparizioni fra noi di grandi stuoli di Vanessa cardui. — 96 — BOLLES LEE ARTURO — Nota intorno alla struttura intima dei bilancieri dei Ditteri. Già nel 1856 fu stabilito dal Brax/on Hicks che i bilancieri possiedono sulla loro base certe piastre particolari che portano delle papille trasparenti e che sono in rapporto con un nervo; e fu attribuito a coteste piastre la natura di organi olfattivi. Questa credenza si è dovuta poi modificare in seguito alla sco- perta del Leydig (1860) che il detto nervo contiene dei pacchetti di corpuscoli stiliformi (Nervensti/te), simili a quelli trovati dal von Stebold nell’ « orecchio » degli Ortotteri (e che conosciamo ora sotto il nome di stiletti cordotonali); per questo le piastre dei bilancieri vennero considerate come organi uditivi, differenti da quelli degli Ortotteri, essenzialmente per il fatto che parevano possedere non solo gli elementi stiliformi che soli bastano alla funzione uditiva negli Ortotteri, ma, inoltre, quelle papille trasparenti, differenzia- zione cuticolare che manca in questi ultimi. Il Leydig descriveva di più, nel nervo, due forme di stiletti, gli uni con teste tonde, gli altri con teste acuminate. Nel 1882 il Grader stabiliva che le 8 piastre papillifere di ogni bilanciere presentano un dimorfismo - rimarchevole, inquantochéè le une hanno le loro papille munite di una fessura evidentissima (papille schizostome), le altre invece hanno papille perfettamente chiuse all’ infuori (papille astome). Gli pareva naturale di ammettere che cotesto dimorfismo delle papille rispondesse al dimorfismo degli stiletti descritto dal Leydig, ep- perciò concludeva che le papille schizostome dovevano alloggiare l’una sorte di stiletti, le papille astome l’altra. Ma non riusciva a lui, come non era-riuscito al Leydi9g, di porre in evidenza gli Mi at stiletti 7 sé, nelle papille; e perciò lo attribuire alle papille indole di organi uditivi rimaneva una mera ipotesi. Ho studiato i bilancieri (di più specie, ma principalmente di Calliphora vomitoria, appunto la specie studiata dal Leydig e dal ‘ Graber), col metodo dei tagli fatti col microtomo. Con questo me- todo riesce facile stabilire che gli stiletti non entrano in nessun rapporto colle piastre papillifere, ma formano un organo cordo- tonale perfettamente normale, sospeso in una regione della base del bilanciere che non dimostra nessuna differenza cuticolare spe- ciale. In quanto poi al preteso dimorfismo degli stiletti descritto dal Leydig, non esiste in realtà, giacchè quella parte che da lui fu descritta e disegnata come testa dello stiletto, non è altro che la base fortissima e talvolta dilatata della corda distale, la quale inserendosi sopra le spalle dello stiletto ne nasconde la testa vera, e dà l’illusione di una testa tonda o acuminata, a secondochè si trova nello stato dilatato od in quello affondato. Questi stiletti di Calliphora forniscono una conferma molto dimostrativa della | tesi proposta da me or sono due anni (1), che cioè, la corda di- stale esiste sempre e dev'essere considerata come un prolungamento dello stiletto stesso. Sono poi interessantissimi anche per l’evi- denza colla quale dimostrano la continuità di sostanza dello sti- letto e della corda. Lo studio delle piastre papillifere ha dato dei risultati non meno discordanti da quelli degli autori precitati. Le papille astome od a membrana imperforata, di Graber, non sono tali in nessun modo. Esse mostrano invece, sulla loro sommità, una fessura, che conduce in una cavità a forma di imbuto o di manica piegata ed avente nel suo fondo un turacciolino protoplasmico, che è forato nel ‘suo asse da un canale al disopra del quale si vede sporgere un sottilissimo pelo. Ogni papilla è in rapporto con una unica cellula sensitiva. Questa è bipolare, fusiforme, stirata in un collo lungo, (1) Vedasi il Bul/ettino anno XVI, p. 53 e seg. Ann. XVII. TI Bivio la cui estremità distale, oltremodo sfilata, pare passare attraverso il canale del turacciolino ed alloggiarsi finalmente nella cavità del piccolo pelo. Intorno a questo collo lungo si scuopre una guaina che deriva dalla stessa cellula sensitiva, e che si inserisce sulla base del turacciolino. L’altra specie di piastre papillifere, ossia le cosidette schizo- stome del Graber, hanno una struttura ancor più complicata, e forse non sarebbe possibile elucidarla senza l’aiuto di figure. Si può dire in somma che le papille di queste piastre differiscono da quelle or ora descritte inquantochè hanno ia loro sommità fortemente compressa nel senso laterale, e che la fessura possiede due labbra strettamente compresse, molto ispessite, e pigmentate. Esse papille non sono da confondersi colle strutture alle quali il Graber aveva dato il nome di papille schizostome ; strutture che non sono papille ma consistono in una serie di volte od archi di struttura complicata assai, che ricuoprono le papille e servono a proteggerle. Le vere papille non sono mai state vedute nè dal Graber nè da altro autore. In esse la terminazione nervosa si fà nello stesso modo che abbiamo descritto per le papille della prima specie. Terminato lo studio della base dei bilancieri, abbiamo creduto opportuno di esaminare il loro bottone terminale (capituwus). Di elementi nervosi non vi se ne trovano, all'infuori di alcuni peli tattili. Hanno però i bottoni una struttura curiosissima. Sono di-. visi in due camere per mezzo di un septum torto ad elica e com- posto di tessuto ipodermico fibrilloide (/îbriloides Bindegewebe, Graber). Il contenuto di queste camere consta di grosse cellule vescicolari ripiene di grasso ed aventi normalmente due nuclei, spesso anche quattro. La funzione del bottone rimane per ora molto problematica. In quanto alla base dei bilancieri, è stabilito che essa porta un organo uditivo cordotonale sviluppatissimo; poi delle piastre papillifere che presentano un dimorfismo di struttura al quale corrisponde (pare almeno naturale ammetterlo), una certa differenza di fun- — 99 — zione. Quale sia questa funzione non è troppo chiaro. In man- canza di sperienze fisiologiche adattate, sarebbe forse saggio di classare queste papille ad imbuto o a manica nella categoria vaga, indefinita, degli organi aeroscopici, e di ravvicinarle agli organi olfattivi studiati recentemente dal Hauser, Kraepelin, Sazepin, ed altri: con quegli organi presentano infatti maggiore analogia. Per’altro non vogliamo asserire vi sia una assoluta identità di funzione. — 100 — NOTE SOPRA ALCUNE COCCINIGLIE (COCCIDEI) di AD. TARGIONI TOZZETTI (1). Da una importante pubblicazione del sig. Commstock, (2) ab- biamo tolto un elenco di specie di Coccidei, in gran parte nuove, che infestano piante coltivate, in America, e che non può dispia- cere di trovare quì riportato, colla indicazione delle piante re- spettivamente infestate. Trib. DIASPITI. Genere e specie delle Cocciniglie Aspidiotus ancylus Putmnam. — aurantii Mask. — converus n. sp. (Commst.) — cydoniae n. sp. — ficus Riley. — gjuglans regiae n. sp. — ner Bouchè. — obscurus n. Sp. — perniciosus n. Sp. — perseae n. Sp. — pini n. sp. Piante infestate e località. Alberi da frutto e piante diverse. Citrus sp., Jowa. N. Zel., Calif., Austr. Quercus sp., California. Quercus, sp. Florida. Citrus aurant., Florida, California. Juglans regia sp., California. Magnolia, Leandro. Diffuso dall’Atlan- tico al Pacifico, e dai Laghi salati al Messico, sopra quasi ogni specie di piante. Quercus phellos, Washington. Alberi da frutto, California. Persea carolinensis, Florida. Pinus rigida, P. mitis, Nuova York. (1) V — in. parte, TARG. Tozz. Relaz. intorno ai fatti della R. Staz. di entom. agr. di Firenze per gli anni 1882-84. Ann. di Agricoltura 1884. (2) ComMsTOCK. Un. St, Depart. of the Agricult. Entomol. Report of the Commiss. of Agric. Ann, 1880. — 101 — Aspidiotus rapax n. sp. — fenebricosus n. sp. — wuvae n. Sp. Diaspis Caruelii Targ. — rosae (Sandb.) Chionaspis evonymi n. sp. — furfurus (Fitch) — nyssae n. Sp. — ortholobis n. sp. — pinifoliae (Fitch.) — quercus 1. sp. — salicis (L.) Mytilaspis citricola (Pack) — Gloveri (Pack) — Pandanni n. sp. — pomorum (Bouchè) Parlatoria Pergandii Commst. Fiorinia camelliae n. sp. Asterodiaspis quercicola Bouchè. Evonymus japonicus, Umbellularia californica, California. Acer rubrum, Washington. Vitis .... Vevay (Indiana). Juniperus chinensis, J. rigida, J. oxycedrus, J. Japoniae, J. com- munis, Biota orientalis, Thuja occidentalis, Europa, Stati Uniti. Scorza delle rose, Florida, California. Evonymus latifolia, Norfolk. Sorbus aucuparia, Massachusset. Nyssa multiflora, N. California. Quercus sp., S. Bernardino. Pinus Pallasiana, Nuova York, Flo- rida. California. Quercus lobata, California. Quercus, Europa, Itan, Nuova York, S. Luigi. Citrus sp., Florida. Citrus sp., Florida. Trealese, Cambridge. Ribes, Lonicera, Planera, Yucca, Tilia, Castanea sp., ec. Citrus sp., Florida. Camellia, Kentia balmoriana, Cycas revoluta. Quercus sp., Europa, America. Trib. LECANITI. Ceroplastes floridensis n. sp. — cirripediformis n. sp. Pulvinaria innumerabilis Rathw. Lecanium hemisphaericum Targ. — hesperidum (L.) — oleae (Bernard) Biotrites japonica, Ilex glaber, An- dromeda sp., Florida. Citrus, Eupatorium sp., Florida. Alberi da frutto. Croton, Disipyrus Chrysophyllum, sp.; Europa, America. Citrus sp., Florida. Quercus, Nerium, Citrus sp., Trib. COCCITI. Kermes galliformis Riley. Erioccoccus azaleae n. sp. California, Florida, Alabama, Colom- bia, S. Luigi, Nuova York. Azalea sp., Washington. — 102 — Rhizococcus araucariae (Mask.) — quercus n. Sp. Dactylopius adonidum (L.) — destructor n. sp. — longifilis n. sp. Pseudococcus aceris (Geoff.) Coccus cacti L. Icerya Purchasiù Mask. Orthezia americana Walk. Carteria lacca (Kerr) — larreae n. sp. — mexicana n. Sp. Cerococcus quercus n. sp. ? Araucaria excelsior. Quercus sp. Graminacee, Florida. Coffea arabica e piante da stufa. Croton sp., stufe. Acer saccharinum. Cactus sp., Florida. Aranci, California, Cambridge, Austr&- lia, Nuova Zelanda. Arctium officinale, — luoghi e specie diverse. Larrea mexicana, Messico. Mimosa sp., Tampico, Id. D'altra parte la copia dalle cose nuove, in questo gruppo, si aumenta per un altra serie di specie descritte dal Sig. Colvèe in Ispagna (1). Aspidiotus ceratoniae — (Ensendra- Ceratonia siliqua. mento, o Cecinilla). — Corynocarpi. Diaspis oleae. — Monserrati. — pirì. — trinacis. — Sp. Mytilaspis ficus. Ceroplastes Ruscì Sign. Corynocarpus sp. Olea europaea, Valenza. Citrus aurantium (forte Valenza). Phoenix dactylifera. Strelitzia, Anona sp. Valenza. Corynocarpus sp. Ficus carica L. Strelitzia reginae. Anona kerimolia. A fronte delle specie delle Cocciniglie, il Sig. Commstock, con altrettanta cura ed abbondanza di ritrovamenti, descrive i parasiti, dei quali giova riassumere la nota, con quella degli ospiti respettivi. Parasiti Fam. CALCIDIDEI. Aphelinus mytilaspidis Le Baron. Ospiti. Mytilaspis pomorum sp. Chionaspis pinifoliae Fitch. Diaspis Carueli Targ. (1) CoLvEE. Estudios sobra alcunos insectos de la fam. de los Coccidos. Valen- cia, 1881. me — 103 — Aphelinus diaspidis Commst. Diaspis rosae Sandb. — abnormis Commst. i Mytilaspis salicis? — fuscipennis Commst. Mytilaspis sp. Asterodiaspis sp. Coccophagus Lecanii Fitch. Lecanium quercitronis Fitch. Pulvinaria innumtrabilis (Rathv.) Lecanium hesperidum (L.) « — immaculatus Commst. Eriococcus Azaleae Commst. — fuscipes Commst. Lecanium sp. — cognatus Commst. Lecanium hesperidum. (L.) — fraternus Commst. Lecanium sp. — ater Commst. Lecanium sp. — varicornis Commst. Aspidiotus sp. Subfam. ENCYRTHINI. Rhofus Coccois E. A. Smith. Pseudococcus aceris (Geoff.) Comys bicolor Forst. Lecanium hesperidum. (L.) — fusca Commst. Lecanium sp. — Chiloneurus albicornis Comm. L. Caryae, Lecanium sp. Aphyrus eruptor Commst. Lecanium sp. — flavus Commst. Mytilaspis citricola Pack. — pulvinariae Commst. Pulvinaria innumerabilis (Rathw) Blastothrix adjutabilis Commst. Lecanium sp. — incerta Commst. Lecanium Sp. — longipennis Commst. Encyrthus flavus Commst. Lecanium hesperidum (L.) — ‘ainquisitor Commst. Dactylopius destructor. Subfam. PIRENINI. Tomocera californica Commst. Lecanium oleae (T.) Subfam. TETRASTICHINI. Gyrolasia flavimedia Commst. Aleurodes sp. Subfam. ENTEDONINI. Astichus minutus Commst. Lecanium sp. Fam. PROCTOTRUPIDI. Subfam. SCELIONINI. Telenomus sp. Kermes sp. — 104 — Subfam. MyMARINI. Anaphes gracilis Commst. Mytilaspis pomorum (Bouch.) Cosmocoma elegans Commst. Kermes sp. Mytilaspis sp. Sono altresì assai importanti, per la pratica almeno, le notizie circa i rimedi consigliati od applicati in America (1). Sapone da 3/, a !/, di libbra per gallone (Litri 4, 53) di acqua, in una o più applicazioni. Kerosene (Petrolio greggio) in emulsione con latte, a parti eguali, diluita con 50 a 100 p. di acqua. Tabacco in decozione con acqua, nella proporzione di p. 1 a p. 9. Tabacco e zolfo a parti uguali, in polvere. Filiggine e acqua nella dose di una libbra a 2-4 galloni, ovvero: Filiggine lib. 1. Gasolina (Petrolio) o Benzina 1 pinta. Olio , LIETA Acqua 5 galloni. Piretro in polvere, in infusione, in tintura alcoolica. Ammoniaca. Acido carbolico. Zolfo. Nitrobenzina. Solfuro di carbonio. Cenere. i Dopo la enumerazione delle Cocciniglie, in generale molto dannose alle piante, torna gradita quella di altre che compensano i peggiori effetti delle prime, con benefizi più o meno larghi; e che offrono d’ altronde, o nei loro prodotti o nelle loro azioni, materia di studio. Si è occupato di esse con ottimo consiglio ed effetto il sig. Raffaello Blanchard, in un lavoro assai recente ancor esso (2). (1) V. Bull. Soc. ent. ital. 1884. Nota di entomol. applicata p. 807. (2) BLANCHARD RAPH. Les Coccides utiles. Meulan 1883. AO — 105 — Le specie passate in rassegna, colla indicazione delle piante che le por- tano, ed i loro prodotti, sono: Ceroplastes Psidii (Chav.) Psidium sp. Am. mer. — Cassiae (Chav.) Cassia sp. Am. mer. — Kkusci (F.) Sign. Ficus carica. Eur. Amer. Ericerus Pela (Westw.) Sign. — RhAus succedaneus, Ligustrum glabrum, L. lucidum, Hybiscus syriacus, Celastrus ceriferus, Fraxinus sinensis. China. —- (Latchong). Carteria Lacca Sign. — Ficus religiosa, F. indica, Rhamnus jujuba, Mimosa cinerca, M. glauca, Coccida corynda, Anona squamosa, Butea fron- dosa, Croton lacciferum. Pondichery, Bengala, Hindoustan, Bombay. — (Gomma lacca). Carteria Larreae Commst. — Larrea mexicana; Arizona. — (Gomma lacca). — mexicana Commst. Messico. Mimosa sp. — (Gomma lacca). Kermes vermilio Planch. — Quercus coccifera. Provenza, Italia, Spagna — (Grana Kermes, Grano d’Avignone). — Emerici. — @. coccifera, 4. ilex. Gossyparia manniparus Sign. — Tamarix gallica, var. mannifera. Ehr., — Asia minore, Egitto. — (Manna del Sinai, composta di zucchero di canna 0,55, zucchero invertito (levulosi e glucosi) 0,25, destrina e prodotti analoghi 0,20). Coccus cacti L. — Cactus teyra, C. Hernandezi. — Messico, Isole Cana- rie, Algeria. — (Cocciniglia). Laveia arinus Sign. — Jatropha curcas, Spondias myrobalanus. Mes- sico. — (Sostanza grassa di uso medicinale.) Porphyrophora polonica Burm. — Polygonum cocciferum. — Polonia. — (Grano di Polonia). — Hameli (Brandt e Ratz), Targ. — Aleuropus laevis. Armenia. — (Coc- ciniglia di Armenia). Tutti i Ceroplastes danno un prodotto cereo resinoso, probabilmente ana- logo a quello del C. Ruscì, da noi altra volta studiato coll’ aiuto del profes- sore Fausto Sestini. (1) Non è poi difficile scorgere che, quando veramente non si tenga conto (1) Tara. Toz. Sulla Cocciniglia del fico ec. Continuaz. degli Atti della R. Accad. dei Georgofili 1863, Nuovo Cimento T. 21, p. 22 (1854). Relaz. della R. Staz. di entom. agrar. di Firenze Ann. 1877-78, p. 146. — 106 — del genere Colummea da noi istituito, il cui nome è invero attribuito anco ad un genere di piante, nè del nome specifico, C. festudinata, per ripristinare sotto il genere Ceroplastes un nome di specie più antico, il Ceroplastes Ruscì (Coccus Rusci Fab.) dovrebbe diventare C. novus Lepas nova Colonna. Ericerus Pela (Westw.) Sign. dovrebbe essere Ericerus ceriferus (F.), come d'altronde per rispetto di anteriorità. Carteria lacca Sign. (1874) dovrebbe essere Kerria lacca Targ. — Larreae Commst. Kerria Larreae Commst. L’ origine dei prodotti, specialmente della Manna, della Lacca e delle so- stanze cereoresinose, è sottoposta a nuovo esame dal sig. Blanchard, il quale coll’ Ehrenberg, ritenendo che la Manna fluisca dai rami delle Tamerici sotto l’azione delle Cocciniglie, non la deriva immediatamente ed a ragione, da queste, nè dalle punture da esse fatte sull’ albero. È probabile che nello stesso modo si ottenga la Lacca, sebbene le Coc- ciniglie, colla presenza delle quali, sulle piante, combinasi la sua effusione, sien dotate di un organo glandulare che potrebbe non essere estraneo al fe- nomeno, e che i loro corpi d’altronde forniscano una sostanza che forma una tintura di lacca. I prodotti dei Ceroplastes, sono senza dubbio prodotti di glandule ipodermiche più o meno copiose ed attive, e che si raccolgono in forma concreta sui corpi loro. Sono pure di natura cereo resinosa le sostanze che cuoprono di una sottile crosta pulverulenta i corpi della Cocciniglia del Messico e che formano indumenti fioccosi o lanosi in altre, come le Dorthesia, le Guerinia, follicoli e foderi nelle Pulvinaria, Filippia ec. e d'altra parte costituiscono la massa della cera della China, come finalmente la materia amorfa o filamentosa degli scudi dei Diaspiti. La materia colorante, comune a molti Cocciti e Lecaniti, e che nella Coc- ciniglia del Messico divien carminio, è un corpo acido C8 H8 04 associato ad un glucoside, e si forma in alcune cellule designate da Claus, e che noi altra volta abbiamo considerate come parti del corpo adiposo. In rapporto colla presenza di Cocciniglie, di Afidi, di Cicadellidi, sono sempre dei trasudamenti gommosi zuccherini delle piante, qui altra volta esami- nati, e delle vegetazioni di Crittogame brune, che aggravano il deturpamento e forse il danno della infezione degli insetti. Le nostre osservazioni ed esperienze escludono che i trasudamenti sgor- ghino dalle punture fatte da questi, come altri pur crede (Roze), o che la loro sostanza sia invece formata dagli insetti e proiettata anco a distanza da essi (Rivière). — Quanto alle crittogame brune o fumaggini, dopo aver formato un — 107 — genere Fumago, nel quale si ammettevano una F. Salienia Montagne, e una 7. citri Pers, Roze le costituisce in un altro genere Morfea, nel quale frattanto distingue una M. citrî, M. Hesperidi, M. Rivieriana (1). In seguito ad alcune parti del lavoro del sig. Commstock, poi, ci sembra di potere fare alcuni rilievi di ordine generale, ed altri, che, malgrado nostro, assumono in parte il carattere di rivendicazioni. La divisione della famiglia in Diaspiti, Lecaniti, Cocciti è assai antica nella scienza, e formalmente proposta da noi prima del Signoret, il quale rigettando la divisione degli Orteziti, anco questa da noi presentata, intro- dusse l’altra dei Brachisceliti di Schrader. Il sig. Commstock ed il Signo- ret non ammettono l’altra nostra divisione dei Lecanodiaspiti, ma ciò non toglie che la classificazione del Signoret sia posteriore, e per tre su quattro de’ suoi termini corrisponda a quella da noi messa innanzi. Ciò che il Commstock espone sulla biologia, nel capitolo Metamor- phoses of the Coccidae, ci sembra di avere esposto più largamente ed esat- tamente, da lungo tempo, nel nostro lavoro degli Studi sulle Cocciniglie e nella Introduzione alla 2* memoria per esse. Rispetto alla definizione delle parti, e al valore di alcune di esse, come caratteri, abbiamo già fatto rilevare e praticamente abbiamo impiegato più volte l’ultimo segmento addominale dei Diaspiti (pigidio), e di tutti gli accessori che vi si trovano, e abbiamo, con intenzione di dar loro importanza tassonomica, designato appunto: Filiere sparse marginali. discoidali. — aggregate perianali. Palee (Lobi, Commstock). Squame. Quanto alle spoglie abbiamo già distinto quelle che concorrono a for- mare lo scudo dei Diaspidi stessi in Spoglia larvale. Spoglia tettrice 12. os ha 9a, distinguendo da esse la secrezione che da loro si parte, per allargare o rin- forzare lo scudo. (1) Roze. Contribution à l’étude de la Fumagine.— Bull. Soc. Bot. fr. T. 14 p. 12 (1867). TARG. Ancora sulla melata e la sua origine, — Bull). Soc. ent. ital. T. 9, p. 240. Relaz. 1877-78. Part. Scient. p. 138. — 108 — “Non sembra poi che neanco il Sig Commstock abbia veduto che lo scudo dei Diaspiti, amorfo qualche volta (Diaspis, Aspidiotus) nella parte più larga e sottoposta alle spoglie, è altre volte formato da filamenti cereoresi- nosi disposti con molta regolarità (Mytilaspis), ed altre ancora resulta da una terza spoglia della larva, estesa, indurita, e dentro la quale il corpo della fem- mina, dopo un esuviamento che lo separa da quella, sì retrae, vuotandosi delle uova, che anco nascono dentro di essa (Aonidia, Chionaspis, Leucaspis). Non abbiamo per verità distinto nei Diaspiti dalla spoglia tergale, una spoglia ventrale, perchè quella, cosi detta dal Commstock, non è altro che una parte di secrezione dovuta alla faccia sternale del corpo di taluno di essi. Il Commstock crede di aver distinto l'apertura anale (tergale) dalla vaginale (ventrale), che generalmente si descrivono insieme col nome di apertura anogenitale; ma anco in questo esso è prevenuto da noi, quanto ai Diaspiti almeno, testimonio il Signoret. Il Signoret stesso poi le ha riconosciute distinte nelle Gwuerinia. La nuova definizione di un mesor, 0 piano longitudinale mediano, che di- vide il corpo in due metà laterali, non ci sembra necessaria per nessun rapporto; e difficilmente si potrebbe sostituire ai comuni, ma d’altronde esattissimi termini di dorsale, ventrale, adiettivamente adoperati, e che hanno i loro sostantivi corrispondenti, gli altri sostantivi assai meno eufonici-dorsad, ven- trad, laterad, essendo anco fuori di mano abbastanza e non desiderabili gli altri destras, sinistras, invece di destro, e sinistro; o gli altri prossimas, distas, invece di anteriore e posteriore. (V. Targioni. Studi sulle Cocciniglie. Mem. della Soc. ital. di Sc. na- turali 1867. — Introduzione alla seconda Memoria per gli studi sulle Cocci- miglie. Atti Soc. it. cit. 1868. — Sopra due generi di Cocciniglie e sui criteri della loro definizione. Bull. della Soc. ent. ital. T. 1, 1869. Trib. DIASPITI. Gen. Aonidia Targ. AonIDIA AURANTII Targ. (V. Relaz. cit. pag. 383, fig. 58). Aon. Gennadii Targ. (1), Aspidiotus aurantii Mask. (2), A. citri Com- mstock (3), A. coccineus (Risso) Gennadius (4). (1) TARG. Aelaz. della R. staz. di entom. agr. 1877-78, pag. 152 (1881). f- 7. (2) MASKELL. Trans. and. Proc. of the N. Zealand Inst. T. 11, pag. 199. (3) CommsTocK. Cunad. Entomol. T. 13, pag. 8. U. S. Depart. of the Agric. Entom. Re- port. of the Commiss. of Agric. ann. 1880. T. 3, pag. 29, f. 1, t. 12, f.1,14, f. 1. p. 293 t. 3 f.}; t. 12. f. 1; t. 14, fig. V. catal. cit. (4) GENNADIUS. Sur une nouv. èsp. de Cochenille du genre Aspidiotus (A. coccineus) Ann. Soc. ent. fr. Ser. 6°, T. 1, pag. 189 (188I). — 109 — . La specie, della quale riportiamo appositamente la sinonimia, non può in alcun modo riferirsi ad un Coccus coccineus Risso, poichè ne i termini della definizione di questo secondo Risso, ne altre osservazioni permettono di ricono- scere ciò che con quella si è voluto indicare. Descritta dal Maskell col nome specifico di Aspidiotus aurantii, non può portarne altro oramai, quindi ca- dono i nomi di A. citrì Commst. e di Aonidia Gennadiù Targ.; tanto più l’altro di Aon. aonidum, col quale per errore, che resulta dal testo successivo della descrizione ad essa applicato erroneamente da noi, e che è già destinato ad altra specie dello stesso genere, propria dell’alloro (Laurus nobilis), nel supposto che questa corrisponda meglio al tipo del Coccus Aonidum degli scrittori. Intanto si apprende dal Commstock che il suo Aspidiotus citrì passò da Sidney alla Nuova Zelanda, e di là o dall'Australia in America, molto prima che fosse riscontrata in Grecia, come poi è avvenuto. Gen. Diaspis Bouché - DIASPIS BLANCKENHORNI darg (1) Va senza dubbio riportato all’ Aspidiotus vitis Sign.; e la differenza del- l’assegnamento di genere, derivò per noi dall’averlo definito senza conoscere . lo scudo dei maschi (2). Gen. Mitylaspis. MymraAspis FLAVESCENS Targ. Crediamo di mantenere il nome della specie, oramai adottato, anco a preferenza di quello di M. fulva, che veramente fu il primo da noi proposto e che venne inavvertitamente sostituito dall'altro (3). Infatto il nome di Aspidiotus citricola, posto ora invece di quello di Myti- laspis citricola dal Commstock, (4) si trova in una descrizione di Packard, che comunque riportata a due anni prima della nostra (1869), resterebbe ancora, come il Commstock stesso la definisce, unrecognizable, e da meritare .... 220 claim to recognition. Ma ciò che importa di più è che, mentre il Colvèe annunzia che la specie era conosciuta nella Catalogna dal 1868, a S. Vincenzo da Sarrià dal 1870, e (1) TARG. Tozz. Bull. Soc. ent. ital. vol. 11, p. 17, (1879). (2) SienoRET. Ann. Soc. ent. fr. 1876. Bullet. p. 82. (3) TARG. Effemer. del Comiz. agrar. di Fir. 1872. Bull. Soc. ent. ital. 1872. p. 31. (4) Commsrt. Op. cit. p..921 t- 7. f. I; t. 20 f. 3. t. 18f. 8. — 110 — dal 1872, e più tardi altrove, dalle indicazioni del Commstock istesso e del Packard, si trova ch’essa, anco prima (1855) era conosciuta in America. In- manzi ancora, il Glover l’aveva osservata a Jaksonville nella Florida, attri- buendola ad una importazione «dalle Bermude. Con tutto questo il Commstock medesimo, seguendo Packard, e il Colvée, dalla parte sua, credono la spe- cie originaria d’Italia, e di Nizza in particolare. Ora quanto a Nizza non ci è venuto fatto di ritrovarla, neanco in occasione assai recente, e cercandone in diversi giardini. — Si sà benissimo invece ch’essa fu osservata in Sicilia in quel di Palermo, dove era affatto ignota nel passato, dal sig. Console e che in breve tempo diffusa, ha invaso anco gli aranceti messinesi. Da poco tempo soltanto se ne lamentano gli effetti in Calabria, ma sebbene ancora, poco avvertita dai pratici, esiste nelle vicinanze di Sorrento e di Napoli, e, sparsa sopra piante provenienti forse dal mezzodì, si trova anco in altre parti d’ Italia, come si vede nei mercati delle città, sulle arance e i limoni che ven- gono dalla Sicilia. Quanto alla sua origine, il Sig. Console di Palermo pensò che fosse de- rivata da Napoli, dove, se mai, è stata invece portata dalla Sicilia, e più tardi, di trovare identità fra essa ed un altra, che a detta sua infesta i tuberi del Cyclamen neapolitanum; il che per lo meno pare assai poco probabile. MymILaspis GLoveri Commstock (1). Coccus Gloverii Pack. op. cit. Aspidiotus Glovertì id. Questa specie, molto simile alla precedente, e con essa associata, ha il guscio della femmina più allungato e più stretto. Sarebbe stata anch'essa conosciuta in America a N. York 40 anni addietro, ed attribuita ad una im- portazione dalla China per mezzo di alcune piante di Mandarino. (Citrus de- liciosa). Ora infesta gli aranceti della Florida e della Luisiana. Il Sig. Commstock l'avrebbe trovata in copia sui frutti o foglie di arancio ricevute di Sicilia e dal mezzogiorno d'’ Italia. Con tutto il maggior buon volere non abbiamo saputo distinguerla su questi dalla IM. Navescens, con gli scudi più larghi della quale si trovano in- vero scudi anco stretti, ma di maschi, che il Sig. Commstock d’altronde co- nosce perfettamente. Il Sig. Commstock non ripete questa specie dall’ Europa, e l’attribuisce an- ch’esso alla China, ma in ogni modo, stando alle loro medesime informa- zioni, par chiaro l’errore degli americani per la origine della precedente. (1) ID, op. cit. p. 328. t. 7. f. 2; t. 18. f. 4.; 1.21. £. 1. . sat — lll — In generale parrebbe che quelle Cocciniglie che sono ora comuni ad un paese ed all’altro, infestando piante identiche o affini (Pseudococcus aceris, Astero- diaspis quercicola, ec.); di questo o di quello, sono tali, o per originaria doppia distribuzione di esse, avvenuta con una distribuzione corrispondente delle piante infestate, o per esser passate da una parte dell’Atlantico all’altra, cogli ar- tificiali trasporti delle piante relative, come di Europa in America proba- bilmente il Lecanium oleae, lAspidious Nerti, e quando fossero meglio de- finiti, il Lecanium hesperidum il Dactylopius Adonidum; o di America in Europa, come i Diaspis Caruelii, Chionaspis evonymi, ec. Ma d’altra parte poi 1’ Europa e l'America hanno ricevuto ciascuna im- portazioni da paesi diversi, che sono rimaste a loro esclusivamente, o che a vicenda poi hanno scambiato. Vi è cosi una Orthezia americana Rathw., prima confusa coll’O. characias Westw. di Europa, ma che ora si riconosce diversa, e probabilmente importata in America dall'Australia o dalla Nuova Zelanda; e vi sono poi i Mitilaspidi degli agrumi, il Chionaspis dell’ Evo- nimo, la cui importazione in America da altre regioni sembra provata, come provato è d’altronde che questo e quelli sono venuti, o dalle stesse regioni originarie, o dall'America a noi. Tuttavia la questione scientificamente considerata, ha una certa importanza per determinare più concretamente alcuni fattori della distribuzione delle specie, e per la pratica dovrebbe, se mai, risolversi in un postulato e in una le- zione; postulato per il ritrovamento di mezzi facili e sicuri di disinfezione delle piante che si scambiano per via di commercio dai germi che le rendono in- fette; lezione, per insegnare maggior prudenza nell’accettare e nel diffondere piante, delle quali non sia prima riconosciuta la purezza da inopportuna e spesso malefica compagnia. Gen. Chionaspis Signoret Crionaspis Evonymi Commstock op. cit. p. 813, f. 5, f. 8, f- 17, f. 2. La specie è stata ritrovata nel mese di gennaio dell’anno precedente presso Torino sull’Evonymus latifolius, e cortesemente comunicata dal Sig. D. L. Camerano. — Oltre l’ Evonimo essa attacca gli aranci nella Luisiana, e moltiplicandosi come ha fatto sulla pianta da cui prende il nome, presso di noi, potrebbe diventare un nuovo pericolo o un nuovo danno per i nostri agrumeti. L'occasione è opportuna per ischiarire il dubbio della minore o maggiore — 112 — consistenza del genere Chionaspis, Sign. (1) avanzato in una nostra Rela- zione sui lavori della Stazione di entomologia agraria, e per esprimere me- glio l’animo nostro in proposito. i Il genere Chionaspis ha le più strette relazioni col genere Levcaspis introdotto per una specie del Pino, (Leucaspis Signoreti), e adottato da Si- gnoret; tanto l’uno che l’altro, sono pel maschio e per la femmina diversi affatto dal genere Mytilaspis, a fronte del quale pertanto, ora non converrebbe di sopprimere questo o quello. Fra loro poi si distinguono specialmente per la terminazione del mar- gine libero del pigidio della femmina, che nel genere Lewucaspis è guernito di una frangia di filamenti brevi, uguali, sottili, nel genere Cionaspis invece è guernito di palee, di squame e di spine. Ma nell’ uno e nell’altro genere, ciò che si prende per lo scudo della fem- mina è realmente una terza spoglia di essa, ampia e coriacea, entro la quale, per un nuovo esuviamento, il corpo si ritira, a mano a mano che, vuo- tandosi di uova, queste vengono a prenderne il posto; e ciò che pare al- l'esterno come uno strato candido talvolta (Zeucaspis), o bianco 0 grigiastro, o giallo, o nero, più spesso, (CRionaspis), è una efflorescenza 0 deposito molto sottile di materia cereo resinosa, amorfa però, non in fili tesi con delicata opera, da un lato all’altro, come nel genere Mytilaspis. I due generi Leucuspis e Chionaspis stanno quindi, per le vicende della femmina, e per la costituzione di ciò che pare il suo scudo, al genere Mytilaspis come il genere Aonidia sta al genere Diaspis. Ora, questo ammesso, se non vi fosse nel corpo della femmina inclusa, la differenza della guarnizione del margine del pigidio, fra un Levcaspis e un Chionaspis non esisterebbe differenza essenziale nessuna; e quindi dei due ge- neri l ultimo costituito, che appunto è il genere Chionaspis, dovrebbe essere soppresso. Ma data la differenza indicata, e fino a quando ulteriori scoperte non faranno meglio conoscere l'estensione e il valore reale di essa, nessun male vi è che i due generi sian mantenuti, di conserva fra loro. In questo concetto però la Lewucaspis Riccae delle olive, descritta nella Relaz. della Staz. di entom. agraria, 1877-78, pag. 160, t. 3, f. 21, col suo guscio nero, e non bianco, ellittico e non obovato, e col suo pigidio armato di denti e di spine dovrebbe passare nel genere Chionaspis. Il fatto dell’ esuviamento della femmina dentro la sua terza spoglia, dopo (1) SIGNoRET. Essai sur les Cochenilles* — Ann. Soc. ent. fr. 4. Ser. T. 9. p. 492 (Anno 1869). TARG. Tozz. Relaz. della Staz. ent. di Fir. Ann, 1879-82. p. 159, — 113 — aver raggiunto, per le dimensioni, uno sviluppo completo, in alcuni Diaspiti sembra essere stato avvertito da Asa Fitch. Infatti, per una specie, che da vi- cino si accosta alla nostra ( Aspidiotus piniîfoliae Fitch, Mytilaspis pinifoliae Fitch, Chionaspis pinifoliae Commst., op. cit., pag. 318, t. 6, f. 2, t. 16, f. 4, t. 18, f.1), esso rileva che le squame « are the relics of the bodies of the gravid females, « covering and protecting their eggs, » per quanto più tardi cada nell’errore di paragonare le tre spoglie al capo, al torace e all'addome della femmina stessa (1). Tribù LECANITI. Gen. Pulvinaria Targ. a larva ingrand.; b, antenne della femmina; c, apparecchio anale con; d, squame anali; m, margini del corpo con peli ciliari ; e, zampe medie, femore; f, unghie e digituli ; 9, femmina matura, gr. nat, PULVINARIA LINEARIS Sp. DN. Infesta specialmente le Camellie (Camellia japonica), ponendosi sulle foglie. È conosciuto un Aspidiotus Camelliae Signor. Ann. Soc. ent., Ser. 42 T. 9, pag. 17, t. 8, f£. 9, 1869 (Kermes Camelliae Boisduv. Ent. hort., p. 334), pa (1) V. A. FiTcH Report. of state Entom. of N. York, pag. 739-285. — Id. 2 Report, pag. 439, 207. Ann. XVII, 8 — ll4 — a quanto sembra, assai comune nei tepidari francesi sulle piante di cui porta | il nome, non che sulle piante di The (Boisduval). Questo però non è della specie ora proposta. Essa nello stato adulto sì pre- senta come una squama ovale, pergamenacea, minuta, a capo di un guan- cialetto lineare, bianco, cotonoso (fig. 59, G.), molto più lungo di essa, aderendo alla pagina inferiore delle foglie di Camellia, coltivate in tepidario o a spalliera, e dentro al quale, dalle uova raccolte, nascono a tempo opportuno, le larve. MascHio. Scudo ellittico allungato traslucido, con due sottili carene sub- mediane convergenti in avanti, di dietro riunite da una linea trasversa, e dalle quali partono, al terzo anteriore e al terzo posteriore, due linee trasver- sali, che tendono al margine laterale, come altre due carene laterali partono dagli angoli, per cui le carene submediane si uniscono alla carena che le riunisce alla volta sua da un lato all’altro, e vengono obliquamente al mar- gine indietro ed infuori. FEMMINA; più giovane non si distinguerebbe da quella di qualunque altro Lecanium, del L. oleae o del L. hesperidum per esempio. Da adulta è ellittica allungata, rotonda nella estremità anteriore, ha tutto il _ margine radamente brevemente ciliato; in avanti ha due insenature laterali che corrispondono agli occhi, alla metà del corpo, verso il 4° anteriore ne ha due altre più acute, corrispondenti agli stigmi del primo paio, come più indietro due ancora, per gli stigmi del 2° paio. Estremità posteriore rotondata, profondamente divisa da una fessura lineare, che divide due lobi preanali, sporgenti indietro, pel margine interno rav- vicinati, e fra i quali, nel fondo della incisione trovansi altri due Zodì 0 squame anali, e l'apertura dell’ano. Le antenne, inserite all'altezza degli occhi, più vicine alla linea mediana che al margine, sulla faccia sternale, obliquamente reflesse, si compongono di quattro articoli basiliari, il primo più grossetto e più corto, il secondo e il quarto subequali cilindracei, poco più lunghi che larghi, il terzo metà più lungo di essi; e di tre articoli terminali sensibilmente più sottili; i primi due cilindrici poco più lunghi che larghi, l’ultimo conoide, lungo come i due pre- cedenti, incompletamente 3-4 articolato; gli articoli completi, con alcuni peli rigidi esternamente, l’ ultimo con altri peli nelle sinuosità pseudo articolari, e un pelo più lungo nell’apice. La bocca sta sulla linea mediana, fra le inserzioni delle zampe anteriori, assai dietro al margine frontale, ed ha il clipeo triangolare 3-dentato po- steriormente, il labbro semigloboso, minuto, mandibule, mascelle setiformi, le prime laterali anteriori distinte, le seconde posteriori riunite fra loro. — 115 — Le zampe sono inserite a distanze sensibilmente uguali; le anteriori di quà e di là dalla bocca, colla coscia piegata infuori sull’anca, la tibia sulla coscia diretta in avanti. Le zampe medie e le posteriori restano allungate ai lati della linea mediana, e dirette indietro. Anca delle zampe anteriori conoide, troncata obliquamente; trocantere trigono minuto, armato di un pelo esternamente. Anca delle zampe medie e posteriori più lunga; coscia ellittica con un pelo setiforme verso la base, sul margine interno. Tibie trasversalmente divise dal tarso, più corte delle cosce. Tarso conoide più corto della tibia, di sopra e di sotto provvisto di alcuni peli rigidi e brevi, all’ ultimo di due peli capitati (digituli) superiori più lun- ghi, e di due inferiori più corti. Unghia corta triangolare acuta, sul margine interno denticolata. La larva è obovata, depressa, all’estremo posteriore profondamente incisa bilobata; distintamente segmentata, col segmento anteriore più grande e com- prendente gli vcchi, la inserzione delle antenne, della bocca e delle zampe anteriori, limitato nel margine dalla apertura laterale dello stigma anteriore, anteriormente rotondato, in corrispondenza degli occhi leggermente smarginato, radamente ciliato; ciglia preoculari 4-5 per ogni lato; le prime volte in avanti, le submediane ed esterno-medie piegate infuori, le successive, come due ciglia postoculari, voltate infuori ed indietro. Segmenti successivi 6-7 distinti; il primo e il secondo toracici corrispon- denti alla inserzione delle zampe del 2° e del 8° paio; i seguenti addominali. Segmento terminale più lungo, non distintamente suddiviso, lateralmente pro- tratto indietro in due lobi rotondati, inflessi. Lobi corti triangolari, terminati da lunga setola apicale ciascuno, separati da un intervallo tsasversale, da cui sporge l'armatura anale, leggermente ingrossata, anulare, guarnita di ci- glia. Antenne, zampe come nello stato di maturità più avanzata. Bocca con setole laterali anteriori disgiunte ed avvolte ad elice, di quà e di la dallo estremo del clipeo, o raccolte in fascio onisento ad ansa, e reflesse all'altezza delle zampe del 3° paio. Lungh. della larva, dal margine frontale all’apice dei lobi esterni posteriori. ‘. . . +... . » Inill. — 0, 48 Lungh. al fondo della incisione . . ... » —0, 88 I RE DIRI ei e rn a e oe et Sg) I Loposanteriore "e tag ae o ce I follicoli si trovano abitati da un 7yroglyphus (Acaridi), che attacca, in istato di vita, le uova. — 116 — Tribù COCCITI. Gen. Westwodia Sign. a, insetto non maturo ; b, antenna; c, zampa anteriore ; d, clipeo; e, labbro; f, setole buccali. WESTWODIA Sp. n. ? DACTYLOPIUS MAMMILLARIAE nob. (non Signor.) Relazione ent. agr. di Fi- renze 1879-82, pag. Questa forma, da ricondurre al genere cui appunto si riferisce, è diversa da un altra, unica fin qui (Westwodia Perisii Signor.), per lo stato del tegumento del corpo, tenuissimo glabro, non fittamente ispidulo, come, se non descritto, è figurato da Signoret (1). i Gli individui osservati, ancora assai giovani, vivevano nella terra e fra le poche fibre radicali di una specie di Mammillaria. Corpo lineare lungo mill. 1, 7, largo mill. 0, 66, depresso, ottuso alle due estremità, nella estremità posteriore inciso bilobato. Sul vivo cosperso di efflo- rescenza biancastra, tenue amorfa, senza ciglia marginali distinte, tranne alcune molto brevi, all'estremo dei lobi preanali e ai lobi anali. Antenne ravvicinate al margine cefalico, fra loro distanti almeno il doppio del diametro dell’articolo basilare, cilindracee, angolarmente piegate sulla base e dirette infuori, composte di 6 articoli; il 1° conoide, : più grosso; il 2° ci- lindroide, poco più largo che lungo, e metà più corto del 1°; il 8° cilindrico, (1) SI@NORET. Op. cit. Ann. Soc. ent. fr. Ser. 6%. T. S. p. 837. t. 7, fig. 2. — 117 — lungo come il 1°; il 4° e il 5°, subequali, conoidi, più larghi in avanti, e quì tanto larghi che lunghi; il 6° ellittico, lungo più dei due precedenti, con impressioni trasverse incomplete irregolari. Tutti gli articoli, salvo il primo, sono provvisti di pochi peli circolarmente ordinati verso il margine terminale, l’ultimo con peli irregolarmente distribuiti secondo le impressioni dell’articolo. Bocca situata dietro le antenne e fra le zampe anteriori, minuta; cli- peo posteriormente trilobato; labbro triangolare, lungo il doppio della lar- ghezza alla base, nell’apice ottuso smarginato, di due articoli, uno basilare brevissimo, uno terminale più lungo; mandibule, mascelle setiformi, ripie- gate ad ansa, attingente l’origine delle zampe del 2° paio, lungo la linea mediana del corpo. Zampe brevissime, dalle prime alle ultime sensibilmente più lunghe; le anteriori più vicine fra loro che le medie o le posteriori, e dalle medie più distanti che queste dalle ultime. Anca conoide, obliquamente inserita con lungo apodema lineare al se- gmento anteriore esterno della base, obliquamente troncata; trocantere minuto triangolare, col margine più lungo obliquamente adattato all’interno della coscia, ch’ è grossetta ellittica allungata; tibia leggermente più larga verso l'estremo tarsico, con due peli spiniformi agli angoli dell’articolazione, e poco più corta della coscia; tarso triangolare poco più corto della tibia, con peli spiniformi, nel tratto della sua lunghezza, terminato da unghia distinta, conica acuta, colla base rigonfia, quasi 1-dentata. Antenne. Articolo I RE RL RO: 5 B 1) _ ZO AZIO a LIA 0, 75 -- si [EI AR EAT 2 PEEPIOA SMARO 0, 21 AMANO AIA LI) IRON SARAI IT OR GRISO VECI SANARE SENTI DIE: 7 e NOAiol, eo a td 0, 34 CRERORONONO I i lo 96 RL i AAA e NEO SIBA US: | Gen. Guerinia Targ. GUERINIA SERRATULAE Signor. Ann. Soc. ent. fr. Ser. 52, T. 5, pag. 356, t. 8, FIATO Guerinia tinctoria Targ. Introd. alla 22 mem. per gli studi delle Cocciniglie, Atti della Soc. It. di Sc. n. T. 11, (1868). ° Coccus serratulae Fab. Ent. system. T. 4, pag. 227. n — 1138 — Coccus picridis; C. hirticornis Boyer Fonscol. Ann. Soc. ent. fr. T. 3, pa- gine 201, 203, t. 3, f. 1, 2. Coccus fabae Guer. Men. Compt. rend. de VAc. des Sc. 1° marzo 1852. Revue et Magas. de Zool: Ser. 2°, T. 4, pag. 145, 1852. Compt. rend, cit. 14 luglio 1856; Revue et Magas. de Zool. Ser. 2°, T. 8, pag. 347, 1856. La specie fu annunziata nel nostro catalogo delle Cocciniglie, (mem. cit.), dietro le descrizioni del Coccus fadae di Guerin Meneville, e lo studio di al- cuni esemplari, con l’ usata benevolenza, comunicati dall’ illustre autore al- lora vivente. Capitò poi e in abbondanza alla R. Stazione di Entomologia agraria, nel 1879, comunicata dall’ illustre e compianto Barone Bettino Ricasoli, che ‘la rinvenne fra le scorze delle viti colle sue masse fioccose composta di fila- menti esilissimi piegati ad arco, di materia cereoresinosa, e di altri tubulosi A, larva molto ingrandita. A/, insetto (femmina) adul- to, involto dallamassa cereo-resinosa in for- ma di fiocchi, medio- cremente ingrandita. B, Bocca della femmina adulta ; b, clipeo: =: c, labbrodistaccato coll’an- sadellesetolebuccali. C, zampa anteriore, per la disposizione della fi- gura, opposta a quella naturale voltata in- dietro e cogli articoli dall’ anca all’unghia. D, ocello e antenna per la disposizione della fi- gura rovesciata; d, ocello terminato da cor- neola; e, 2° articolo dell'antenna; e', 5° articolo; e, ultimo ariicolo. GUERINIA SERRATULAE (Fab.) dritti e più grossi, piena dei corpi degli insetti, di uova e di larve, come poi sì è avuta da diverse altre parti. Descritta con assai diligenza dal Signoret (op. cit.), esso la mantenne nel genere da noi istituito, identificandola però col Coccus picridis B. Fonsc. e [Voi — 119 — col C. serratulae F. Stando a questo, Fabricio prima, Boyer Fonscolombe più tardi, la rinvennero sulla Picris Rieracioides e sulla Serratula arvensis. Guerin la rinvenne di primavera su delle piante di fave, di trifoglio, di erba medica, e più tardi colle femmine turgide e piene di uova, dopo la mietitura dei grani, fra le scorze degli alberi. Signoret la ebbe anco dall’Algeria, e, da individui conservati durante l’ in- verno, ebbe larve della nuova generazione, come è accaduto di averle a noi da individui svernati all'aperto, e comunicati alla fine di marzo e ai primi di aprile. Da questo non sarebbe certo però che nell’estate la specie avesse altra generazione; ma poichè Boyer Fonscolombe dichiara che il momento della deposizione delle uova del suo Coccus picridis cade alla fine di questa stagione, ogni dubbio sparisce. Si avrebbe sempre nei due momenti di- versi della vita annuale, una emigrazione dalle piante sulle quali la specie, con la generazione primaverile, vive la vita attiva della buona stagione, a quelle sulle quali, colla generazione estiva, si porta per passare l’autunno e svernare. i Profittando intanto di un altra comunicazione recente, di insetti al solito trovati sopra le viti, e di cui le larve si sono sviluppate nel laboratorio, ab- biamo ottenuto la fissazione di queste su delle piante di fave, sulle quali si sono accresciute e hanno per assai tempo prosperato perfettamente. Oltre la sostanza cerosa, Guerin Meneville riconobbe nella specie la ric- chezza di una materia colorante rossa, di cui tanto le larve che le femmine sono piene, come la Cocciniglia vera, (Coccus cacti), quella del Chermes, e altre; e che per la sua tinta fu, dallo Chevreuil e dal M. Edwards, messa di mezzo fra la materia della Robbia e il Carminio. Dietro la cortese comunicazione degli insetti nella loro massa cerosa, pregammo l’illustre e compianto Barone Ricasoli, ch’egli volesse raccoglierne in maggior copia, tentare la fusione della cera e l’estrazione della materia colorante, ma non fu assai la quantità dell’ una o dell’altra, per dar luogo a studi ulteriori. Tuttavolta, trattando con allume, un saggio di acqua bollita con alcuni insetti, e precipitandola con ammoniaca, si ebbe una lacca vinata assai ricca di colore. Signoret ha indicato nel tegumento del corpo le minute filiere sparse fra i peli, e due aperture all’estremo posteriore, colle quali, ha dal suo canto avuto l’idea di un orifizio anale e di un orifizio genitale distinti. Guerin aveva già ottenuto dalle sue Cocciniglie, conservate l’ inverno, dei parasiti non determinati. — 120 — Dalle Cocciniglie di Algeria, Signoret ebbe poi una mosca, che fu rico- nosciuta da Bigot per la SpRerocera subsultans, specie le affinità ed i cui sinonimi di Sp. merdarum, stercoraria, cadaverina, necrophaga, richiamano giustamente abitudini assai diverse. Poche delle femmine da noi osservate erano esenti da una pupa volu- minosa, che ne riempiva quasi l'addome, e che sviluppata diede una piccola mosca bruna, dal Chiaris. Prof, Rondani, allora vivente, determinata per il suo Cryptochetum grandicorne, del quale però non abbiamo saputo nè i termini nè il luogo della descrizione. Firenze, dal.Laboratorio di Anatomia e Zoologia degli Invertebrati nel R. Museo, 9 gennaio 1885. —_ R1- ACARORUM SYSTEMATIS SPECIMEN Auctore ANTONIO BERLESE (ex laboratorio zoologico animalium invertebrat. Musei hist. nat. florentini, praefecto eximio prof. A. TARGIONI-TOZZETTI) Familia I. DEMODICIDAE. Gallicoli, stigmis nullis, corpore elongato vermiformi. Genus 1. Demodex Ow. Zoophagi. Genus 2. Phytoptus Duj. Phytophagi. Familia II. SARCOPTIDAE. Stigmis nullis, corpore rotundato. Subfamilia A. Psoraplidae. Sub animalium epidermide semper degentes et succis victi- marum victitantes. | Rostro syphonem sistenti (Cytholeichi). Genus 1. Cytholeichus Mègn. Corpore rotundato, ambulacris pedunculatis, disculis copula- tionis nullis. } t Rostro mandibulis palpisque liberis. (Sarcoptes) * Pedibus tertii et quarti paris subabdominalibus, appendiculis cauda libus nullis. — 122 — Genus 2. Sarcoptes Latr. Disculis genitalibus nullis. * * Pedibus omnibus marginalibus, disculis copulationis conspicuis. Genus 3. Psoroptes Gerv. l Ambulacro, pediculo longo, triarticulato sustento. Genus 4. Chorioptes Gerv. Ambulacro percurto pedunculo sustento. (tenus 5. Myocoptes K. Pediculis ambulacralibus nullis, pedibus tertii et quarti paris percrassis. Subfamilia B. Anatgesidae Avium plumis victitantes. Disculis genitalibus nullis, dorso scululato. } Disculis copulationis nullis. Genus 6. Anoplites Tr. et Mégn. Palpis normalibus. Genus 7. Dermoglyphus Mégn. Palpis spathulatis. } + Disculis copulationis conspicuis. * Foemina adulta abdomine integro. a.) Maris pedibus posticis (3°, 4°) foeminae subaequalibus (Pterolichi). (enus 8. Freyana Hall. Pedibus mariîis foeminaeque aequalibus, posticis subabdomi- nalibus. (renus 9. Pterolichus Rob. Pedibus maris foeminaeque subaequalibus, posticis quoque lateralibus. (renus 10. Falciger Tr. et Mégn. Pedibus maris foeminaeque subaequalibus, mandibularum digito interno falciformi. r_—e- va ‘ — 123 — Genus 11. Bdellorhynchus Tr. et Mégn. Pedibus 4° paris atrophicis, subabdominatlibus, marium for- mae duae, quarum altera mandibulis permagnis. Genus 12. Paralges Tr. et Mégn. Pedibus 4° paris atrophicis, subabdominalibus, maribus omni- bus inter sese aequalibus, mandibulis normatlibus. Genus 13. Xoloptes Can. Pedibus 4° paris in mari, caeteris crassioribus, unguiculatis. b.) Maris pedibus posticis foeminae multum crassioribus. (Analges). Genus 14. Pteronyssus Rob. Pedibus inermibus, ambulacratis, maris tertiù paris multum caeteris crassioribus. Genus 15. Pteralloptes Tru. et Mégn. Pedibus anticis spinosis, maris 4° parîs caeteris crassioribus. Genus 16. Protalges Tru. et Mégn. . Pedibus anticis spinosis, marîs, tertii et quarti paris caeteris crassioribus. Genus 17. Megninia Berl. Pedibus tertiù paris multo caeteris crassioribus, omnibus ca- runculatis, abdomine articulato. Genus 18. Analges Nitzsch. Pedibus tertii paris multo caeteris crassioribus, unguiculatis. * * Foemina adulta abdomins postice bifido. Genus 19. Alloptes Can. Pedibus 4° paris în mari caeteris crassioribus, omnibus ca- runculatis, pene perlongo. Genus 20. Pterocolus Hall. Abdomine maris în appendicem uni vel bilobatam producto, pedibus aequalibus. Genus 21. Proctophyllodes Rob. Abdomine maris trunco, appendiculas foliaceas gerenti. — 124 — Genus 22. Pterodectes Rob. Abdomine maris trunco vel bilobo, appendiculis setiformibus aucto. Genus 23. Pterophagus Mégn. Abdomine maris vix bilobo, foeminae, lobis parvulis setigeris. Subfamilia C. Camnestrinidae. Insectorum parasiti, disculis genitalibus conspicuis, dorsunudo. | Mandibulis biarticulatis, articulo postremo serrulato. Genus 24. Linobia Berl. t t Mandibulis chelatis. Genus 25. Canestrinia Berl. Disculis copulationis conspicuis. Genus 26. Coleopterophagus Berl. Disculis copulationis nullis. . Subfamilia D. Tyroglygphidae. Vagantes, dorso nudo. © Palporum articulo postremo setiformi. Genus 27. Hypopus Duj. Corpore mammilloso, disculis copulationis pluribus. | { Palpis normalibus. * Pene interno, vulva trivalvi, (Chortoglyphi). Genus 28. Chorthoglyphus Berl. Unco pedum minutissimo, disculis genitalibus nullis, copu- lalionis conspicuis. * Pene externo, vulva bilabiata. (Tyroglyphi). Genus 29. Trichodactylus Duf. Disculis coputationis nullis, pedum ungue maximo. Genus 30. Tyroglyphus Latr. Disculis copulationis conspicuis, pedibus unguiculatis, abdo- mine în mucronem carunculigerum non producito. A 12) REI Genus 31. Histiogaster Berl. Abdomine postice apophysim quadricarunculatam et quadri- foliosam gerenti. Genus 32. Glycyphagus Her. i Pedibus ungue incospicuo, disculis copulationis nullis. Genus 33. Rhyzoglyphus Clap. Pedibus tertii paris unguiculatis, ambulacro destitutis. Familia III. ORIBATIDAE. Vagantes, corpore clypeato, stiygmis in cephalotoracis dorsu sculptis, setigeris. Subfamilia A. Tarsonemidae. Abdominis dorsu în partes 5 diviso. | Pedibus quarti paris ambulacris destitutis Genus 1. Tarsonemus Can. et Fanz. Maris pedibus 4 paris incrassatis, faeminae exilibus setigeris, antico nudo. Genus 2. Disparipes Mich. Maris pedibus 4 paris incrassatis, faeminae setigeris, antico clypeato. (Michaelii fide). i } } Pedibus aequalibus omnibus carunculatis. Genus 3. Pigmephorus Kr. Maris tarso antico crassiori, chelato. Subfamilia B. Ffoplophoridae. Antico cum abdomine articulato. Genus 4. Hoplophora K. Scutis genitalibus 4, palpis quadriarticulatis, tarsis uniun- guibus. — 1260—. Genus 5. Tritia Berl. Scutîis genitalibus, 8. palpis quinquearticulatis, tarsis triun- quibus. Subfamilia C. Nothridae. Tecto nullo, vel subnullo. | Genitalibus framine ab ano sejuncto. * Unguicula pedum unica. (Belbae). Genus 6. Hermannia Nic. Labio infero, rhombeo, pedibus subgeniculatis, dermute gra- nulOSO. Genus 7. Carabodes K. Labio infero, rectangulo, pedibus subgeniculatis, dermate im- presso, duro. ‘ Genus 8. Belba Heyd. Labio infero subpentagono, antrorsus acuto, pedibus corpore multo longioribus, geniculatis, dermate glabro. * Unguiculis pedum tribus (Eremaei). Genus 9. Damoeus K. i Corpore depresso, pedibus corpore multo longioribus, geni- culatis, dermate aspero. Genus 10. Eremaeus K. ! Pedibus corpore curtioribus, labio înfero semicirculari, der- mate aspero. Genus 11. Scutovertex Mich. Scuto antico obsoleto, anticum non omnino tegenti (Michaelii fide). i A Genitalium foramine, ano approximato (Nothri). " Scutis larvarum persistentibus concentrice in dorso dispositis. Genus 12. Liodes Heyd. Labio infero duplici, frustulum rhombeum sistenti, antico inermi, abdomine globoso, suborbiculari. * Scutis larvarum caducis. Genus 13. Nothrus K. a) Abdomine quadrangulo, depresso, excavato, antico an- terius corniculato setigero, uncis pedum semper tribus, setis stigmaticis claviformibus. b) Angelia. Abdomine subtrapezoideo, posterius rotundato, excavato, antico inermi, uncis pedum 3 vel 2 vel 1, setis stigmaticis perlongis. Subfamilia D. Oridbalidae. Tecto conspicuo, anticum tegenti. + Abdominis alis nullis, (Leiosomi). * Mandibulis chelatis. Genus 14. Cepheus K. Abdomine late orbiculari, tecto carinulas duas albicantes si- stens; dermate aspero, labio late rectangulari. Genus 15. Leiosoma Nic. Abdomine obovato, glabro, nitido, tecto carinas duas laterales siîstens, labio subtrapezoideo, elongato. Genus 16. Oppia K. Antico magno, pedibus ad latera abdominis iînsitis; uncis setiformibus; labio semicirculari anterius rectilineo, abdomine globoso glabro. * Mandibulis exertilibus, longis, serrulatis. Genus 17. Neozetés Berl. } | Abdominis alis conspicuis, pedes posticos tegentibus (Oribates). Genus 18. Oribates Latr. Antici pilis simplicibus, mandibulis curtis, crasse chelatis. a) Appendicula tectiformi cephalothoraci omnino conjuncta (Oribates). * Uncis pedum tribus. (Oribates alatus, Lucasii, agilis, latipes). * * Unco pedum unico (O. dentatus). b) Appendicula tectiformi tantum basi cephalothoraci conjuneta, omnino an- ticum tegens et eccedens. (Achipteria). (Oribates Nicoletii, nitens etc.). — 123 — c) Appendicula tectiformi, tantum basi cephalothoraci conjuncta, partim ob- tegens, alis lateralibus laminiformibus. (Sphaerozetes). * Alae anticae tectì inter sese crista transversa conjunctae. (Orib. orbicu- laris etc.). * ® Alae laterales tecti inter sese discretae. (Orib. globulus). Genùs 19. Pelops K. Antici pilis spathuliformibus vel foliiformibus, mandibulis, basi latis, denique strictioribus, perlongis, minuscule chelatis. Subfamilia E. Panopliidae. Stigmis încospicuis, pedibus triunguibus, anticis biunguibus (an huius familiae?) Genus 20. Panoplia Heyd. Corpore anterius quadricorni. Familia IV. GAMASIDAE. Vagantes vel paraxiti, corpore clypeato, stigmis ad latera. corporis, stomatomorphis, mandibulis cheligeris. Subfamilia A. Uropodidae. Rostrum pedesque antici, in foramine unico (Camerostoma) infixa. { Nymphis omeomorphis pedunculatis, nympharum formis duabus (Uropodae). . * Scuto dorsali in adultis quoque partibus duabus constituto. Genus 1. Polyaspis Berl. Dorsi scutis inter sese seiunctis, ventralibus distinctis, pedibus anticis inermibus. Genus 2. Discopoma C. et R. Can. Dorsi scutis antrorsus inter sese coniunctis, retrorsum seiun- ctis, ventrali unico. (An satis a Cillibanis distictum ?) Genus 3. Cillibano Heyd. Orbiculares, pedibus anticis ambulacro destitutis. Genus 4. Uropoda Latr. Obovati, pedibus anticis ambulacro auctis. { + Nympharum forma unica, minime pedunculata. (Coeleni). Genus 5. Trachynothus Kr. Scuto dorsuali in adultis quoque, în partibus tribus diviso. Genus 6. Coeleno K. Scuto dorsuati, în nymphis quoque integro . : Subfamilia B. Secidae. Camerostoma nullum, maris operculum genitale în medio scuto sternali sculptum. Genus 7. Seius K. Subfamilia C. Epicriidae. Pedibus anticis perlongis, antenniformibus maris mandibu» lis calcaratis, dermate aspero, maris pedibus inermibus. Genus 8. Epicrius C. et F. Peritrema inconspicuum. Genus 9. Podocinum Berl. Peritrema conspicuum, rostrum attingens, pedes antici per- longi inermes. Subfamilia D. Celeripedidae. Corpore lato, pedibus percrassis, mandibulis non cheligeris; parasili. Genus 10. Celeripes Montagù. Pedibus ommibus carunculatis. Ann. XVII, 9 — 1390 — Genus 11. Antennophorus Hall. (an huius subfamiliae ?) Pedibus anticis inermibus. Subfamilia E. Mermanyssidae. Parasiti, gamasiformes dermate molli, sanguisugi. } Vulva labiis duobus longitudinalibus circumdata. Genus 12. Ophionyssus Mègn. Serpentium parasiti. | t Vulva scutulo normali obtecta. * Nymphis normalibus clypeatis. Genus 13. Leiognathus Can. Mandibutis chelatis. * * Nymphis normalibus nudis; adultis clypeatis. Genus 14. Dermanyssus Dug. Mandibulis styliformibus. Subfamilia C@amasidae. Corpore ovato, pedibus anticis caelteris exilioribus, mandibulis cheligeris, maris appendiculatis; liberi. $ Scutis ventralibus 4. Genus 15. Iphis K Scutulto ventrali minimo ab anali seiuncto. Genus 16. Laelaps K. Scutulo ventrali maximo, anali adnato. } { Scutis ventralibus 3. Genus 17. Macrocheles Latr. Pedibus anticis ambulacro destitutis. Genus 18. Gamasus Latr. Pedibus anticis ambulacro auctis. — 31. — Familia V. IXODIDAE. Stigmis ‘inferis ad latera abdominis, maxillis cum ligula frustulum styliformem saepius denticulatum sistentibus. Subfamilia A. frodidae. . Palpis non cylindricis, scutulo thoracico articulatis. Genus 1. Ixodes Latr. (Plura quoque genera ex Koch instituta, nunc negligent auctores, quare nunc minime cito). Subfamilia B. Argasidue. Palpis cylindricis, scutulo thoracico nullo; rostro infero. Genus 2. Argas. Latr. Cnaract. Subfam. Familia VI. TROMBIDIIDAE. Stigmis ad mandibularum basim insitis, cribriformibus. Subfamilia A. Zupodidae. Mandibulis chelatis, chela edentata. Genus 1. Eupodes K. Pedum posticorum femure percrasso. Genus 2. Megamerus Dug. Pedibus anticis longissimis, corpore triplo vel quadruplo lon- gioribus, motatortis. Genus 3. Scyphius K. Pedibus normalibus, oculis nullis. — 132 — Genus 4. Penthaleus K. Pedibus normalibus rubris, corpore oculato, nigro. Genus 5. Tydeus K. Pedibus normalibus, oculis duobus, mandibularum digito mo- bili styliformi, fixo mucroniformi. Foliicoli. Genus 6. Ereynetes Berl. Pedibus normalibus, oculis nullis, scutulo thoracico, mandi- bularum digito mobili styliformi, fico cultriformi. Terricoli. Subfamilia B. Cheytetidae. Mandibulis styliformibus, palpis crassiunguibus, oculis nullis, corpore nudo, pedibus pulvinatis. | Parasiti sub animalium epidermate degentes. Genus 7. Harpirhynchus Mègn. Palporum uncis pluribus. Genus 8. Picobia Hall. ‘ Palporum unco unico, pedibus anticis caeteris similibus. | + Liberi, sive in animalium pilis tegumenti caelati, aliorum acarorum venatores. Genus 9. Myobia Heyd. Pedibus primi paris latis, unciformibus. Genus 10. Cheyletus Latr. Palporum articulo basali percrasso, uncigero. Subfamilia C. Tetranychidae. Corpore nudo, selis raris adsperso, mandibulis unguiculatis, palpis appendiculatis. | Planticoli. Genus 11. Tetranychus Douf. Pedibus omnibus unguiculatis et pilis unciformibus apice auctis. — 133 — Genus 12. Heteronychus C. et F. Pedibus anticis spina terminatis. | Terricoli. Genus 13. Bryobia K. Corpore excavato, anterius quadricorni. Genus 14. Raphygnathus Dug. Corpore convexro, dermate molli, saepius areolato, inermi. Suafamilia D. BAayncholophidae. Corpore pilis densis vestito, mandibulis styliformibus, palpis appendiculatis, pedibus pulvino destitutis. } Corpore anterius crista antica impresso, oculis 4 vel 2. Genus 15. Rhyncholophus'Dug. Rostro non exertili. a) Oculis 4, pedibus corpore longioribus. (Macropi). b) Oculis 2, pedibus primis et quartis corporis longitudi- nem aequantibus. (Rhyncholophi). Genus 16. Smaridia Dug. Rostro exertiti, palpos gerenti. } t Corpore crista antica nulla, oculis 6. Genus Smaris Latr. (Charact. praed.) Subfamilia E. Bdellidae. Rostro longo subulato, palpis longîs antenniformibus, mandi- bulis chetatis. | Rostro non exertili. Genus 17. Bdella Latr. Palpis subclaviformibus apice bisetis. — 1394 — Genus 18. Scirus Herm. Palpis apice acuminatis, spinigeris. Genus 19. Eupalus K. Palpis articulo postremo cylindrico, inermi. { { Rostro eaertili. Genus 20. Cryptognathus Kram. (Char. praed.) Subfamilia F. Afyehidae. Mandibulis cheligeris, chelis dentalis, corpore lato, impresso, palpis simplicibus, filiformibus articulis subaequalibus, { Corpore nudo mandibulis exillimis. Genus 21. Michaelia Ber]. Oculo antico unico. t t Corpore villoso, mandibulis percrassis. Genus 22. Alychus K. Oculis 4. Subfamilia G. Trombidiidae. Mandibulis unguiculatis, palpis appendiculatis. } Antico vix ab abdomine distincto. Genus 23. Geckobia Mégn. Ocutis nullis; Parasiti. Genus 24. Actineda K. Palporum articulo penultimo triungui, pedibus unguibus 2 terminatis. Genus 25. Erythraeus Latr. Palpis appendiculatis, pedibus apice triunguibus. { + Antico ab abdomine distinctissimo. — 135 — Genus 26. Tanaupodas Hall. Palpis villorum appendicula apicali (Halleri fide). Genus 27. Trombidium Fabr. Palpis appendiculatis. Familia VII. HOPLOPIDAE. Mandibulis unguiculatis, dermate chitineo, stigmis..... (?) Genus 1. Caeculus Duf. Char. fam. Florentiae, 25 Januarii 1885. ‘NoTA. — Speciminis huius brevitatem miratus lector, clarissimo Prof. Targioni-Tozzetti, me specimen hoc, Societati eximiae Entomologicae Ital. legentem, ut amplius sistematis historiam describerem monenti, promis= sionis meae, me mox sedulius opus perfecturum, memineat. iù BERLESE A. — Di alcuni Acari del Museo di Firenze, colla descrizione di tre nuove specie appartenenti alla famiglia dei Trombididi. _ (Dal Laboratorio degli Invertebrati nel R. Museo di Storia Naturale in Firenze). — 1396 — (Tav. I.). Fam. ORIBATIDAE. Subfam. HOPLOPHORIDAE. Genus 1° #r'éféa BERL. 1. Tritia decumana (K.) BerL. Hoplophora decumana C. L. Koch. - C. M. A. Deutschl. fasc. 2, fig. 9. —_ — Haller Milbenf. - Wurtemb. p. 307. Tritia decumana A. Berlese - Acari Myr. Scorp. etc. fasc. VI, N. 2. _ _ G. Canestrini. - Acarofauna it. p. 45. Un bell’esemplare raccolto dal sig. Ferdinando Piccioli al Monte Consuma (Toscana). Subfam. NOTHRIDAE. Genus 2. 2eiba Hreyvp. 2. Belba geniculata (L.) C. et. F. Acarus geniculatus Linnè. - Fn. suec. 1977; Syst. Nat. 2929. Notaspis clavipes Hermann. - Mem. apt. p. 84, tav. 4, fig. 7. Oribata geniculata Gervais. - Apt. III, p. 259. Damoeus genicutatus C. L. Koch. - C. M. A. Deutschl., fasc. 8, fig. 13. — _ Nicolet. — Hist. nat. Acar. p. 463, t. 8, fig. 3. Belba geniculata Canestrini e Fanzago. - Acar. it. p. 33. Damoeus geniculatus Haller. - Milbenf. Wurtemb. p. 306. — 137 — Damoeus geniculatus Michael. — British Oribatidae p. 245. —_ si P. Kramer et C. I. Neuman. - Acariden wéàhrend der Vega-expedition einge- sammelt. p. 528. Belba geniculata A. Berlese. - Acarof. Sicula p. 10, N. 50. —_ — G. Canestrini. - Acarofauna it. p. 39- Esaminai tre esemplari adulti ed una ninfa coperta di terra provenienti dalla Consuma e raccolti da G. Cavanna. I Subfam. ORIBATIDAE. Genus 3. @rîbafes LATR. 3. Oribates globulus Nrc. Oribata globula Nicolet. - Hist. nat. Acar. p. 489, tav. 5, fig. DL —_ —_ Michael. - British Oribatidae p. 239. —_— — Haller. - Milbenf. Wirtemb. p. 304. Oribates globulus G. Canestrini. — Acarof. it. p. 20. 2. Zetes satellitius Koch. - C. M. A. Deutschl. fasc. 31, fig. 13, (nympha). ‘ Vidi un bell’esemplare di questa specie raccolto alla Consuma. Fam. TROMBIDIIDAE. Subfam. RAYNCHOLOPHIDAE. Genus 4. Fhyncholophus Duc. 4. Rhyncholophus nemorum. (K.) Rnynch. nemorum Koch. - C. M. A. Deutschl. fasc. 1. fig. 4. Di questa bellissima specie il Museo possiede un esemplare raccolto alla Consuma: io lo disegnai per la mia pubblicazione Acari, Mvyr. et Scorp. etc. 5. Rhyncholophus Cavannae, N. Sp. Rh. rufus, abdomine elongato, depressiusculo, impresso; rostro — 138 — infero, Oculis duobus, tarsis dilatatis, papillis simplicibus setiformibus. Ad. 3 mill. long. Di questa bellissima specie, la più grande tra i Rincolofidi, ho già dato breve diagnosi nel Repertorium specierum mnova- rum, Series VIII, N. 43. Si distingue da tutte le specie conge- neri, oltrechè per la grandezza, anche pel carattere del ro- stro infero. Difatti guardando l’animale per di sopra, non si scorge parte nessuna del rostro, che resta totalmente celato sotto la prominenza del capotorace. Il corpo ha una forma allungata, arrotondato di dietro e prodotto in angolo ottuso all’ innanzi. Di più la pelle della faccia dorsale si appiana in corrispon- denza della parte posteriore del corpo, avvicinandosi alla faccia ventrale per modo che l’orlo posteriore appare come uno spigolo acuto. Caratteristiche sono anche le fossette del dorso e le diverse impressioni. Notasi costantemente all’ innanzi una impressione mediana longitudinale, nel fondo della quale si cela la cresta del capotorace. Questo solco posteriormente si unisce ad una impres- sione trasversa, che termina presso i margini in due profonde fossule, e rappresenta il solco toraco-addominale degli altri Rin- colofi. Del resto le scapole non sono punto prominenti, nè vi ha più sensibile traccia della divisione del corpo nelle due parti, di- stinte sempre nelle altre specie del genere. Due altre impressioni trasversali si scorgono sull’addome, l’ultima in corrispondenza delle zampe del 4° paio. Tra questa ultima fossula e l’orlo poste- riore del corpo sono comprese quattro distintissime impressioni che irradiano, per così dire, dal centro del dorso alla periferia e all’orlo posteriore. La cresta del capotorace (cresta metopica Ca- nestr.) è lunga, porta un’areola abbracciata alla sua base da rami chitinosi, in forma di trapezio allungato, al vertice si biforca comprendendo un tubercolo carnoso che come in qualche altro - Rnyncholophus porta un ciuffo di peli lunghetti. Gli occhi sono due, uno in ciascun lato, collocati presso il margine del corpo in corrispondenza delle zampe del 2° paio. I piedi sono lunghetti, quelli del 1° e 4° paio raggiungono all'incirca la lunghezza del corpo; i primi la superano di poco, — 1599 — i quarti la uguagliano. Le zampe 2° e 3° paio sono più corte. La forma dei tarsi è curiosa. Tutti sono ingrossati, ma quelli del 3° e più del 4° paio sono appiattiti, arrotondati e quasi circolari. Il corpo ed i piedi sono coperti di fitti peli semplici e corti. Nel rostro, i palpi sono di mediocre lunghezza, con. lunghi peli semplici, l’articolo penultimo reca un robusto uncino e il ten- tacolo claviforme, del doppio più lungo dell’ uncino. Le mandibole hanno all’orlo esterno, verso l’apice, quattro dentelli diretti all'indietro. Il colore degli esemplari conservati nell’alcool è rossiccio aranciato; però siccome non havvi traccia di sfumature brune nel dorso, determinate da sostanze ingerite, è da ritenere che il colore fosse rosso miniaceo o cinnabarino colle zampe alla base aranciate. Questa grandissima specie raggiunge fino 3 millimetri di lunghezza. ” Habitat. Cinque begli esemplari sono indicati come presi a Piedimonte di Alife, in Terra di Lavoro, dal Segretario G. Cavanna. Un esemplare è di Palizzi, in Prov. di Reggio Calabria, e fu raccolto dallo stesso Cavanna. Sette individui furono dal sig. Ferdinando Piccioli raccolti a Poggio Borselli, nel Fiorentino. Così questa specie fu trovata nel Fiorentino, nella Campania ed in Calabria. 6. Rhyncholophus globiger BERL. n. sp. Rh. fuscus, pedibus rufis, longis, abdomine elongato, impresso; palporum appendicula magna, globosa. Ad. 2,50 mill. long. Questa seconda specie di RAayncholophus che pure riconobbi come non peranco descritta, è molto diversa dalla precedente. È molto più gracile del Rn. Cavannae. Il corpo è allungato, rotondato di dietro, con due leggiere insenature agli angoli esterni. Le scapole sono appena prominenti. Il dorso alquanto convesso è marcato da cinque impressioni trasversali, nessuna però raggiunge il margine laterale. Di queste una si osserva — 140 — immediatamente dietro alla cresta del eapotorace ed ha forma presso a poco di un V, le altre sono pressochè diritte, meno la seconda, foggiata a semicerchio colla concavità rivolta in avanti. Mancano anche le traccie -delle fossule irradianti dal centro del corpo alla sua periferia posteriore. La cresta del capotorace, punto infossata, è lunga; alla base allargata a ferro di lancia con areola trapezoidale nel mezzo; all'apice biforcata e racchiudente una prominenza del capotorace che è fornita di un ciuffo di peli più lunghi degli altri. Gli occhi, in numero di due, sono collocati uno in ciascun lato, in corrispondenza delle zampe del 2° paio. Il rostro è situato all’ innanzi del corpo e si scorge bene guardando l’animale dal disopra. I palpi, piuttosto lunghetti, si scorgono co- perti di lunghi e fitti peli semplici; il loro terzo articolo è corto, il quarto reca una robusta unghia, e il tentacolo (5° art.), che in questa specie, a differenza di tutte le altre da me viste, è molto grande, globoso, pressochè sferico è fornito superiormente di peli semplici, lunghetti ed inferiormente di peli corti, spessi, spiniformi. Questo articolo supera notevolmente l’ unghia del 4°. Le zampe sono lunghe, gracili; quelle del primo e quarto paio superano la lunghezza del corpo stesso. Le prime hanno tarsi fusiformi; stretti, le ultime tarsi allungati, appianati, in forma di lungo trapezio, più stretti cioè alla base che all’apice. Zampe e corpo coperti di fitti peli semplici, lunghetti. Il colore dell'esemplare studiato, è roseo-pallido traente al giallastro, con due»porzioni del dorso brune, per trasparenza delle sostanze ingerite. All’ innanzi il capotorace non è offuscato dai ciechi. Però consideriamo il colore naturale come rosso miniaceo, o cinnabarino, col dorso più oscuro, bruniccio. Habitat. L’esemplare raccolto proviene da Pratiglione (Ivrea) e misura ben 2 mill. e mezzo di lunghezza (esclusi i piedi). Anche di questa specie diedi breve diagnosi nel Repert. spec. novar. loc. cit. N. 45. 7. Rhyncholophus phalangioides (D. G.) K. Acarus phalangioiîdes De Geer. - Uebers. VII, p. 56, tab. VIII, fig. 7-8. NS Trombidium phalangioides Hermann. - Mem. Apt. p. 33, N. 18 fig. 10. Rhyncholophus cinereus Dugès. - Ann. Sc. Nat. II, Ser. I, p. 31, tav..1, fig.07. — phalangioides Koch. - C. M. A. Deutschl. fasc. 16, fig. 4. «— .opilionoides Koch. - C: M. A. Deutschl. fasc. 16, fig. 3. Trombidium cinereum Gervais. - Hist. Apt. III, p. 183. Rhynchotophus cinereus Canestrini e Fanzago. — Ac. it. p. 69. — opilionoides Haller. - Milbenfauna W ùrtemb. p. 314. — phalangioides A. Berlese. - Acari, Myr. Scorp. it. f. 2, fig. 9. Di questa specie sonovi molti esemplari di località diverse, come appare dal seguente specchio: 2 esemplari da Firenze (Piccioli !). 2 — dalla Defensa. (Matese, Terra di Lavoro, a circa 1000 metri di altezza. Cavanna !). 1. da Firenze (raccolti in inverno). 2 — grossissimi dal Varco del Pollino (Basilicata. Cavanna !). 1 _ da Lipari. (Prof. E. H. Giglioli). Subfam. TROMBIDIIDAE. Genus 5. Trombidivaa FABR. S. Trombidium setosulum n. sp. Tr. cinnabarinum, oculis petiolatis, crista antica longa, in medio ditatatula, triareolata, mandibularum ungui recta, #07 plu- mosis, cinnabarinis. Ad. 2 mill. long. Il corpo è cordiforme, prominente alle scapole e rotondato di dietro. Sul dorso si osservano cinque strie trasversali; di queste l’una è il solco toraco-addominale, le altre quattro, impresse sul «dorso dell'addome sono più o meno ricurve e non raggiungono i margini del corpo stesso. Il capotorace è triangolare, non molto . acuto, porta la cresta anteriore, foggiata in modo caratteristico. Essa è lunga quanto il capotorace stesso; alla base è semplice, formata cioè da larga fascia chitinea diritta; nel mezzo si allarga in una placchetta in cui sono scolpite cinque areole; due anteriori SEI 1 ES minutissime, e tre posteriori più grandi in una stessa fila. Dopo questo allargamento la cresta chitinosa si assottiglia notevolmente e corre diritta per un terzo della sua lunghezza, finchè all’apice si biforca in due rami, ciascuno dei quali si dirige prima all’ in- nanzi indi bruscamente e per breve tratto all’ indietro. Nel capo- torace si vedono lateralmente anche gli occhi, appaiati e picciolati. Il picciolo è mediocremente lungo. Nel rostro vediamo i palpi col 2° articolo molto grosso, il 8° cortissimo, il 4° lungo e con due unghie, delle quali una molto piccola, l’altra robustissima; il tentacolo è claviforme, villosissimo e supera appena l’ uncino. Le mandibole hanno un’ampia galea membranosa, ed un unghia che in questa specie è diritta, cultriforme e sdentata, I piedi sono lunghetti, quelli del 1°, 2° e 4° paio quanto il corpo stesso, con tarsi allungati e muniti di due uncini ma sprov- veduti di unghia. È degna di nota questa curiosa ed unica lunghezza delle zampe del 2° paio, di solito molto corte. Il corpo è coperto di fitti peli piumati e colorati in cinnaba- rino vivissimo. Tutto l’animale è molto villoso; nei piedi i due ultimi segmenti sono coperti di peli più fini e più spessi, massi- mamente i tarsi. Colore. Essendo i peli colorati, l'esemplare conservato nell’alcool mantiene ancora il suo colore, cinnabarino dell’addome, più chiaro nel capotorace e nel rostro. In tutto eguale al colore del. Trom- bidium pusillum già da noi altrove descritto. L’esemplare misura 2 mill. di lunghezza. Habitat. Nell’etichetta sta scritto: raccolto a Cagliari. 9. Trombidium holosericeum (Linn.) FABR. Acarus holosericeus Linné. - Fauna suecica. p. 1979. — — —_ Syst. Nat. p. 2934. Trombidium holosericeum Fabricius. —_ _ Hermann. - Mém. apt. — 149 — Trombidium holosericeum Gervais. - Hist. Apt. III, pag, 179. tav. 36, fig. 1. — _ GC. :L. -Koch®:-=' €. M: UA; Deutschl. fasc. lb, fig. 6. —_ _ Mégnin. - Metamorphoses des Acar. pil Miavo12; fig. & — _ Canestrini e Fanzago. — Acar. it. p: 64. Riferii a questa specie tutti gli esemplari sotto indicati quan- tunque tutti deficienti di pulvino alle zampe. Il Mégnin è il solo autore che disegni la zampa del 7romb. holosericeum con pulvino tra gli uncini. Sarebbe mai un errore di osservazione? Finora tutti gli individui da me esaminati da molte località riferibili a questa specie mi apparvero sprovveduti di pulvino. Il Museo possiede molti e grossissimi esemplari provenienti da Belluno. 1 esemplare da Domodossola. 1 esemplare da Presenzano (Terra di Lavoro: racc. da Cavanna). 10. Trombidium gymnopterorum (L.) BerL. Acarus gymmopterorum Linné. - Fn. Suecica p. 1208. _ — _ Syst. Mat. p. 2929. — cicadarum Goetze. — aphidis De Geer. — phalangii De Geer. - Schranch, Linneo etc. Trombidium fuliginosum Hermann. - Mém. apt. p. 23, tav. 1, f. 3. —_ holosericeum Hahn. - Arachn. vol. I, p. 21, tav. 6, fig. 18. — fuliginosum Hahn. - Loc. cit. p. 22, tav. 6, fig. 19. — fuliginosum Koch. - C. M. A. Deutschl. fasc. 15, f. 2. _ hortense Koch. - Loc. cit. fasc. 15, fig. 3. — cordatum Koch. - Loc. cit. fasc. 6, fig. 7. _ fuliginosum Gervais. - Hist. nat. Apt. III, p. 179. — holosericeum Contarini. —- Catal. etc. p: 16. — -- _ Venezia e sue lagune, volu- me II, p. 162. — 144 — Trombidium holosericeum Paghestecker. - Zur anatomie der Milben. — fuliginosum Meégnin. - Metamorph- des Acar. p. 11. tay:.149 fest. — _ Canestrini e Fanzago - Acar. it. p. 65. _ hortense Canestrini e Fanzago. - Loc. cit. p. 66. — fuliginosum Henking. Beitrage zur Anatom. Etwicklungs- geschichte und Biologie von Tromb. fuligin. — _ Haller - Milbenf. Wuùrtemb. p. 322. Il Museo ha molti esemplari di questa specie, provenienti da molte località: eccone il prospetto. 1 Esemplare giovane da Capri. 1 _ da Caramanico. (Abruzzo. Cavanna !) — da Lavaiano. (Prov. di Pisa. Cavanna !) —_ da Casale Monferrato (Prof. Mens 1). da Gricigliano. (Martelli 1). _ da Firenze. (Cavanna !). = da Monte Morello Prov. di Firenze, 2.500 metri. (Piccioli 1). o a aa dv | Firenze, 31 gennaio 1885. SPIEGAZIONE DELLA TAVOLA. Fig. 1. RAyncholophus Cavanne, dal dorso. — 1. a. palpo. 1. b. tarso del primo paio. 1. c. id. del quarto paio. 1. d. tarso 1° paio di fianco. 1. e. cresta capotoracica. 1. f. pelo del corpo. 1. g. mandi- bola (destra). . Ehyncholophus globiger, dal dorso. — 2. a. palpo. 2. b. tarso quarto paio. 2. c. 24. di fianco. 2. d. cresta capotoracica. 2. e. pelo del corpo. x DO Trombidium setosulum, dal dorso. — 3. a. palpo. 3. b. occhio (sini- stro). 3. c. estremità della mandibola. 3. d. pelo del corpo. 3. e. cresta capotoracica. (cp) » META — 145 — SOPRA ALCUNI ACARI Lettera del dott. ANTONIO BERLESE al dott. G. HALLER in Zurigo. Egregio Signore. Ho ricevuto con vivo piacere la sua memoria interessante Beschreibung einiger neuen Milben, e mi affretto di rendergliene vive grazie. Mi permetta in pari tempo di aggiungere qualche mia osservazione alle preziose sue, esposte nella prelodata memoria, e mi conceda di esporle il mio parere su taluna delle specie descritte nel suo lavoro. Veggo a pag. 221 illustrata come americana una specie di Oribata che Ella chiama Oribata monodactyla n. sp. Il carattere di un solo uncino alle zampe, anzichè tre come generalmente scorgonsi nelle altre specie congeneri, mi richiamò alla mente, appena esaminai' il suo scritto, una mia specie di Oribata già illustrata nel fasc. 9 n. 8 della mia pubblicazione Acarò, Myriopoda et Scorpiones hucusque in Italia reperta in data 20 di- cembre 1883. Esaminiamo attentamente queste due forme. Sì la mia specie che la sua ricordano a prima giunta l’Oribata femorata di Nicolet, o me- glio l’Oribates latipes del Koch. Questo. Ella disse nel suo pregiato scritto, e questo ‘disse pure per me il Chiarissimo Prof. Canestrini nella sua Acaro- fauna italiana. Il Prof. Canestrini volle anzi spingersi più innanzi e considerare la mia specie come sinonima della O. latipes. Evidentemente però a torto poichè il solo punto di contatto delle specie riposa sulla forma del capotorace e sulla larghezza dei femori. Però mentre nella O. latipes solo i femori del secondo paio sono i più larghi, e soltanto marginati di mem- brana; nella specie mia quelli del secondo e terzo paio sono largamente margi- nati, e per di più quelli del secondo sono muniti inferiormente di robusto dente chitineo, (d’onde il nome di Oribates dentatus), mancante affatto nella O. latipes. Come caratteri differenziali stanno invece: la forma delle setole stimma- tiche, brevissime e clavate nella O. latipes, lunghissime e tusiformi nella mia specie, la preacennata armatura dei femori 2° e 3° paio, le due setole che Ann. XVII, 10 n # Bd le Di Ue — 146 — notansi, e lunghe, sul contorno posteriore dell'addome, e più specialmente l’unico uncino che termina le zampe. È bensì vero che quest’ultimo carattere non appare dal mio disegno dell’intero individuo, e ciò per una semplice svista nell’ inciderlo; nè si ri- leva dalla diagnosi, ma è molto nitidamente illustrato nelle due figure in dettaglio (N. 5 e 6) delle zampe 1° e 2° paio. Il disegno che Ella dà (ta- vola XV fig. 3) della Oribata monodactyla, lascia qualche cosa a desiderare per quello che riguarda il capotorace, però evidentemente si attaglia alla: armatura del capotorace della specie mia. Quanto alle setole stimmatiche, alle setole del vertice, alla forma dell'addome e delle sue ali, i due disegni, mio e suo, sono identici. Dell’ armatura delle zampe 2° e 8° paio Ella non dà disegno, ma la descrive, e le rispettive diagnosi si corrispondono. Nel disegno suo i due peli che notansi nell’orlo posteriore della mia specie non appariscono, ma è noto che sono caduchi, e perciò a questa difte- renza annetto poco valore. Resta la apparentemente notevole discrepanza dell'habitat. Perciò io ri- corderò che già nella diagnosi dissi aver trovato la specie în calidariis R. a Hortì Botanici patavini, dove di piante esotiche vi ha dovizia, e considerai ‘ | sempre l’O. dentatus come specie importata, al pari di molte altre da me trovate nella stessa località (Polyaspis patavinus, Gamasus exilis ete.). Però ho voluto ritenere la specie come italiana perchè la credo acclima- tata, dacchè nello stesso R. Orto Botanico, scopersi in pieno inverno, molti esemplari, che conservo, di Polyaspis patavinus, viventi nei tronchi fradici di piante nostrane piantati all'aperto da qualche anno. Conchiudo: credo l’Oribata monodactyla come identica al. mio Oribates dentatus, che in questo caso deve avere la precedenza; e considero questo ultimo distintissimo dall’O. Zatipes del Koch per i caratteri sopradetti. A pag. 226 e fig. 1-4 della tavola XVI veggo illustrato un Dam@us craterifer n. sp. trovato a Marsiglia ed a Nizza. La zampa lo fa tosto rico- noscere per un vero Dam@us, secondo il nuovo senso da me dato a questo gruppo. Ella però si limita a studiare questa forma senza pulirla dagli in- vogli ninfali e delle sostanze diverse di cui sempre i Dam@wus sì coprono. Perciò la specie sua ha un aspetto nuovo. Questa facies ingannò già altri prima di Lei: così i Proff. Giovannni Canestrini e Fanzago, descrissero nel lavoro sugli Acari italiani una nuova specie di Belba, la Belba gibba la cui diagnosi sì attaglia benissimo a quella che Ella dà del suo Dam@us cra- lerifer, e sopratutto ai disegni. Anch'io trovai più volte questa forma, che — 47 — a suo tempo disegnerò, e la riferii tosto alla Belbagibba C. et F.; ma ripu- lita delle sostanze diverse che ne coprono e difendono il dorso mi apparve tutt'altra cosa, un vero Dama@us bdicostatus K. Anche il Damaus Dugesti, se- condo la testimonianza del Prof. Canestrini, quando è coperto ricorda nello aspetto la Belba gibba. Perciò ripulisca i suoi esemplari e vegga se al Damaus Dugesiù 0 al Dama@us bicostatus del Koch la specie sua si debba ri- ferire. Per me sono d’opinione che si debba ritenere come un D. dicostatus K. Questa ultima specie è come il D. Dugesii comune in tutta Italia. Volle il caso che a Lei, egregio signore, ed a me venisse quasi contem- poraneamente l’idea di dedicare un genere di Acari al diligente cultore del- l'Acarologia Dott. Michael. Ella nel suo scritto, a pag. 229, intitolava Michae- Zia un nuovo genere di Oribatidi, io nel mio fascicolo XVI degli Acari, Mir. etc. chiamo Michaelia un nuovo gruppo di Trombididi. Uno dei due ge- neri deve mutar nome: ambedue nacquero nel 1884, ma certamente Ella mi precede, poichè il mio predetto fascicolo data dal 20 dicembre. Con ciò io sarei in debito di mutare nome al mio gruppo. Se non chè l’esame accurato del genere da Lei istituito fa riconoscere che esso è fondato su forme nin- fali di altri Oribatini. Già il solo aspetto della sua Michaelia paradoxra n. sp. basterebbe a giustificare il mio asserto, ma vi ha di più. Anch’io trovai una forma che se non è proprio la sua Michaelia paradoxa si deve però ritenere come molto affine ad essa. i Non esitai punto a ritenerla una forma ninfale di altri Oribati, e molto probabilmente di Z/oplopRora. Difatti, quali sono i caratteri che distinguono il genere IMichaelia dai generi Hypocthonius e Murcia, che sono indubbia- mente forme larvali? Quali caratteri presenta la IMichaelia paradoxa perchè debba essere ritenuta forma adulta? Non certo la presenza di apertura sessuale; nelle Murcie, Hypocthonius ete. l'apertura sessuale esiste. Perciò io ritengo il suo genere IMichaelia istituito per forme larvali che possono rientrare nel genere ZHypocthonius 0 Murcia del Koch. Viene ultimo l’Acaro che Ella chiama Cheyletia laureata n. sp. Il di- segno che Ella ne dà non dimostra chiaramente l’armatura dei palpi, pure nella sua diagnosi è fatta menzione di un robusto dente chitinoso che manca nel Ch. ornatus di Canestrini e Fanzago. De Geer illustra e disegna un Acarus squamatus trovato aderente ad un emittero. Il disegno di questo autore, sebbene un po’rozzo, non la- scia dubbio si tratti di un CQheyletus. Quanto all’rabitat, nulla di strano nel pseudoparassitismo; io feci già osservare di aver raccolto parecchi acari La — 148 — vaganti, tra i quali il Cheyletus venustissimus, pseudoparassiti di insetti. È un caso di emigrazione. Canestrini e Fanzago, trovano un Cheyletus, e lo disegnano e illustrano negli Acari italiani (pag. 79 tav. 5 fig. 2) sotto il nome di Cheyletus orna- tus n. sp. Il disegno è veramente assai infelice, sia per la forma delle ap- pendici, che invece di foliacee e flabelliformi appaiono clavate, sia per la forma ed armatura dei palpi etc. Cosi nella diagnosi è interpetrata male la strot- tura delle dette appendici. Molto meglio il Michael (On a species of. Acarus of the genus Cheyle- tus, believed to be new. 1878) disegna e descrive questa specie, che però a torto considera come nuova e chiama Cheyletus Nabellifer. È però da notarsi che il Cheyletus di Michael, ha una armatura dei palpi intermedia tra quella della specie sua e dei Prof. Canestrini e Fanzago; difatti, veggo nella grande unghia, disegnato alla base un robusto dente, che potrebbe corrispondere al dente da lei descritto, e più sopra due denti minori che ricordano i dentelli del Cheyletus ornatus. I miei esemplari cor- rispondono con quelli del Ch.v° Prof. Canestrini. Perciò, o la specie è varia- bile nel minuto carattere dell’ armatura dell’ unghia, o i Cheyletus ornatus, flabellifer e laureatus sono specie distinte. Ognuna di queste ipotesi ha però bisogno di essere dimostrata. Per ora se le specie si considerano come tra i loro distinte 1’ Acarus squamatus di De Geer deve essere dimenticato perchè specificamente irreconoscibile. Inoltre il Cheyletus ornatus non deve riferirsi, come Ella fa, a Canestrini e Berlese, ma bensì ai Prof. Canestrini e Fanzago. Di qualche altra piccola inesattezza, come ad esempio il Cheyletus eruditus attribuito a Koch anzichè a Schrank, il RAynecholophus detto Rhopalocerus anzichè Ehopalicus non parlo ora. Scusi se mi sono permesso queste poche osservazioni, ma lo feci in omag- . gio alla verità, scopo delle comuni nostre ricerche scientifiche. Firenze, dal Laboratorio degli Invertebrati nel R. Museo, 28 Gennaio 1885. — 149 — ELENCO DELLE PUBBLICAZIONI ENTOMOLOGICHE del Professor CAMILLO RONDANI Volentieri sodisfo al desiderio manifestatomi dal Segretario della Società, e quì pubblico un Elenco definitivo delle pubblicazioni entomologiche del fù prof. Camillo Rondani. Questo Elenco è ba- sato principalmente : 1° sulla enumerazione della Bibliotheca ento- mologica di Hagen, corretta ed aumentata secondo le indicazioni di due miei articoli editi nelle Verhandlungen der k, k. zoolog. botan. Gesellschaft di Vienna; 2° sul contenuto di quei due articoli (1); 8° sulla raccolta originale degli Opuscoli di Rondani, proveniente dalla sua Biblioteca che è ora mia proprietà, e che ho collazionata con le liste. L’elenco comprende le sole pubblicazioni entomolo- giche (s. 1.) (2): quindi vi mancano i titoli di lavori d’ altro sog- getto, indicati nel Catalogo che accompagna lo scritto del Dott. A. Del Prato « Cenni sulla vita e sulle opere del Prof. C. Rondani, Parma 1881 ». Credo opportuno ripetere qui alcuni schiarimenti già dati altrove (Verhan. Z. B. Ges. 1881, p. 388) intorno alle designazioni di Memoria, Fragmentum, Nota, Commentarium, adoperate dal Rondani nei titoli delle sue opere. I. Nella serie delle Memorie, gli opuscoli di minore impor- tanza sono indicati come Fragmenta: e così le Memorie ed i ‘ (1) Verhand. z. b. Ges. Wien. 1881, p. 337-344 e 1884, p. 112-118. (2) Tali sono gli articoli: Istruzioni sull’ uso del Salmarino in Agricoltura e Zoo- tecnia. Parma, giornale l’Annotatore, 1857. I boschi e la montagna parmense; Ibid. 1858. Appunti ad un progetto per una scuola di Caseificio da istituirsi in Parma. Gaz- zetta di Parma, 1870. — 150 — Fragmenta formano una serie numerata, continua, cui si aggiun- sero più tardi i Commentaria. Ecco quì la serie, con i numeri corrispondenti della mia lista posti tra parentesi: la sola Me- moria XV non ho potuto identificare con certezza. Memoria I (1), II (3), ITI (4), IV (6), V (8), VI (9), Fragmentum VII (10), VIII (11), Memoria IX (12), Fragmentum X (14), Memoria XI (16), XII (17), Fragmentum XIII (20), Memoria XIV (24), XV (26, 28, 31 ? ?), Fragmentum XVI (34), Commentariam XVII (54), XVIII (55), XIX (57), XX (59). II. Le Notae costituiscono una serie a sè, indipendente. Non ho potuto rinvenire la Nota quinta: la septima venne pubblicata tre anni prima della sexta. Nota I (15), II (18), ILI (19), IV (27), V (2), VI (83), VII (29), VIII (48), IX (50), X (52), XI (53), XII (56), XIII (58), XIV (60), XV (95), XVI (96). Heidelberg, 4 dicembre 1884. C. R. OSsTEN SACKEN. 1. Sopra una specie di insetto Dittero (Flebotomus). — Memoria prima per servire alla Ditterologia Italiana. Parma, Donati, 1840; 8°, pag. 16, con tavola. 2. Note sur les insectes contenus dans l’ambre de Sicile, et décrits par M”. Guérin. Revue Zool. 1840, T. 3, pag. 369-370. 8. Sopra alcuni nuovi generi di insetti Ditteri. — Memoria seconda etc. Parma, Donati, 1840, 8° pag, 28, con tavola. NB. Cecidomyidae; il N° 26 è una nuova edizione del medesimo lavoro. 4. Progetto di una classificazione in famiglie degli Insetti Ditteri europei. — Memoria terza etc. Parma, Donati, 1841, 8°, pag. 29. (Secondo Hagen, Bibliogr.; non co- nosco questa edizione). Nuovi Ann. Sc. nat. Bologna 1841, T. 5, p. 257-285; riprodotto nell’ « Isis » 1843, VII, p. 614-618. — Estratto, pag. 28. — 151 — 5. Nota sopra una specie del genere Cimex Spin. Bull. Accad. Aspir. Natur., Napoli, 1842, p. 98-99. NB. Cimex nidulurius n. sp. vivente nei nidi della Hirundo wurbica. 6. Osservazioni sulle diversità sessuali di alcune specie di Fasia (Phasia) ete. — Memoria quarta etc. Nuovi Ann. Sc. nat. Bologna 1842, T. 8, p. 456-463. — Estratto p. 8. 7. Note sur un nouveau genre d’insecte Diptère subaptère (Pterelachisus Bertei). Guérin, Magaz. Zool. 1842, T. 12, N° 106; fig. col. 8. Osservazioni sopra alcune larve di insetti Ditteri, viventi nel gambo dei cereali in Italia. — Memoria quinta etc. Nuovi Ann. Sc. nat. Bologna 1843, T. 9, p. 151-159, con tavola. — Estratto p. 1l. NB. Chortophila, Urophora, Phytophaga. 9. Quattro specie di insetti ditteri, proposti come tipi di generi nuovi. — Me- moria sesta etc. Nuovi Ann. Sc. nat. Bologna 1843, T. 10, p. 32-46; con tav. — Estratto, p. 15. NB. Nov. Gen. Rainieria (Micropezidae), Ludovicius, Nodicornia (Dolichop.), Leopol- dius (Conopid.); Albertia (Tachin.). 10. Species italicae generis Hebotomi ex insectis dipteris observatae et di- stinctae. — Fragmentum septimum etc. Ann. Soc. Ent. Fr. 1843, p. 263-267 ; fig. NB. Hebotomus errore di stampa pro Phlebotomus; vide N. 1. 11. Species italicae generis Callicerae ex insectis dipteris, distinctae et de- scriptae. — Fragmentum octavum etc. Ann. Soc. Ent. Fr. 1844, p. 61-68. 12. Proposta della formazione di un genere nuovo per due specie di insetti editteri. — Memoria nona etc. Nuovi Ann. Sc. nat. Bologna, 1844, T. 2, p. 193-202; con tav. — Estratto, pag. 12. NB. N. Gen. Ferdinandea (Syrphidae). 13. Ordinamento sistematico dei generi italiani degli insetti Ditteri. Nuovi Ann. Sc. nat. Bologna, 1844, T. 2, p. 256-270; p. 443-459, (e rimasto incompiuto). — Estratto p. 32. — 152 — 14. Species Italicae generis CArysotori ex insectis Dipteris observatae et di- stinctae. — Fragmentum decimum ete. Ann. Soc. Ent. Fr. 1845, p. 193-203; con tavola. 15. Di una specie di insetto Dittero, che si propone come tipo di un genere nuovo. — Nota prima per servire alla ditterologia italiana. Ann. Accad. Aspir. Natur. Napoli 1845, T. 3, p. 21-26. — Estratto, p. 8. NB. Nov. gen. Palpibraca (Tachin.). 16.Sulle differenze sessuali delle Comnopinae e Myopinae. — Memoria un- decima ec. Nuov. Ann. Sc. nat. Bologna 1845, T. 3, p. 5-16. Estratto p. 16. 17. Descrizione di due generi nuovi di insetti Ditteri. — Memoria duodecima etc. È Nuov. Ann. Sc. nat. Bologna 1845, T. 3, p. 25-36; con tavola. — Estratto, p. 16. NB. Nov. gen. Phytomyptera e Bigonicheta (Tachin.). 18. Sul genere Xyphocera del Macquart. — Nota seconda etc. Ann. Accad. Aspir Natur. Napoli 1845, T. 3, p. 150-154. — Estratto, pag. 7. 19. Descrizione di una nuova specie del gen. Lasiophthicus. — Nota terza etc. Ann. Accad. Aspir. Natur. Napoli 1845, T. 3, p. 155-158. — Estratto, p. 6. 20. Genera italica Conopinarum distineta et descripta. — Fragmentum de- cimum tertium etc. Guérin, Magaz. de Zool. 1845, N. 153; con tavola color. — pag. 10. 21. Merodon armipes sp. nov. Guérin, Magaz. de Zool. 1845, N. 154; con tav. color. 22. Nouveau genre de Dipterès d'Italie (Spazigaster). Guérin, Magaz. de Zool. 1845, N. 155; con tav. color. 23. Note sur l’Agromyza acneiventris. Ann. Soc. Entomol. Fr. 1845, Bullet. p. 47. 24. Sulle specie italiane del genere Merodon. — Memoria decimaquarta etc. Nuov. Ann. Sc. nat. Bologna, Ser. 2, 1845, T. 4, p. 254-267. — Estratto, p. 14. 25. Sur les moeurs de Corethra oleae. Revue Zool. 1845, T. 8, p. 444-446. 26. 29. 30. dl. 32. 39. S4. 36. a fagi Compendio della seconda Memoria Ditterologica di C. Rondani, con alcune aggiunte e correzioni. i Nuovi Ann. Sc. nat. Bologna, Ser. 2, 1846, T. 6, p. 363-376; con tav. — Estratto, p. 14. . Considerazioni sul genere Mintho di Rob. Desvoidy. — Nota quarta etc. Nuov. Ann. Sc. nat. Bologna, Ser. 2, 1847, T. 8, p. 66-70, con tav. — Estratto, p. 7. . Estratto con annotazioni della memoria sulle famiglie dei ditteri europei. Nuovi Ann. Sc. nat. Bologna, Ser. 2, 1847, T. 7, p.5-23. — Estratto, p. 19. Nova species generis Ocktherae. — Nota septima etc. Ann. Soc. Ent. Fr. 1847, Bullett. p. 29-31. Esame di varie specie d’insetti Ditteri Brasiliani. Truqui, Studi entomolog. 1848, T. 1, p. 63-112 con tav. — Estratto, p. 52. Osservazioni sopra parecchie specie di esapodi afidicidi e sui loro nemici. Nuov. Ann. Sc. nat. Bologna, Ser 2, 1847, T. 8, p. 337-851; p. 432-448; 1848, T. 9; p. 5-33; con tavola. — Estratto, p. 66. Dipterorum species aliquae in America aequatoriali collectae a Cajetano Osculati, observatae et distinctae, novis breviter descriptis. Nuov. Ann. Sc. nat. Bologna, Ser. 3, 1850, T. 2, p. 357-372. — Estratto, pag. 18. De nova specie generis Ceriae Fab. detecta et descripta etc. — Nota sesta ete. Ann. Soc. Ent. Fr. 1850, T. 8, p. 211-214, con tav. Species italicae generis Eumeriì observatae et distinctae. — Fragmentum decimum sextum etc. Ann. Soc. Ent. Fr. 1850, T. 8, p. 117-130; con tav. . Osservazioni sopra alquante specie di esapodi ditteri del Museo Torinense. Nuov. Ann. Sc. nat. Bologna, Ser 3, 1850, T. 2, p. 165-197, con tav. — pag. 37. — Estratto, p. 37. Lettera scritta dal Sig. Cam. Rondani al Sig. Prof. G. Bertoloni, in data di Farma, del 14 giugno 1852. Nuov. Ann. Sc. nat. Bologna 1852, T. 6, p. 9-12. — Estratto, p. 4. NB. Nota sopra una specie di Afide volante in numerose torme nella città di Parma (Aphis graminum n. sp.) — 154 — 37. Sulla specie d’ insetto volante in nubi nella città di Parma (ApRis). Gazzetta di Parma, giugno 17, 1852, N. 135. — Estratto 8°, p. 8. 88. Alcuni cenni della Tignuola dei Pometi. Gazzetta di Parma 1854, 20 giugno, N. 138. — Estratto, p. 6. 39. Sulla pretesa identità specifica degl’ Estridi del Cavallo. Nuov. An. Sc. nat. Bologna, Ser. 3, 1854, T. 9, p. 67-71. — Estratto, p. 5. 40. Sugl’ insetti creduti produttori della malattia della vite. Gazzetta di Parma 1854, N. 42 e 43, — Estratto p. 10. Rel. Bianconi, Repert. 1854, T. 2, p. 164-165. 41. Alcune notizie sul filugello del Ricino. Gazzetta di Parma, maggio 23, 1854. — Estratto, p. 7. 42. Dipterologiae Italicae Prodromus. Parma, Stocchi, 8. T. I, 1856, p. 226; T. II, 1857, pi 264, con tav.; T. III, 1859, p. 243, con tav. T. IV, 1861, p. 174; T. V, Parma, Grazioli, 1862, p. 239; T. VI, Parma, Societas Typogr. 1877, p. 304. s NB. Il vol. I ha per titolo : Genera italica ordinis Dipterorum ordinatim disposita et distincta etc. I volumi seguenti: Species italicae ordinis Dipterorum in genera caracteribus definita, ordinatim collectae, methodo analytica distinctae etc. 4 43. Nota sul genere Opsedius fra i ditteri Enopidei. Iride, 1857, N. 22, p. 4. 44, Il bombice dei pruni. 45 46 47 Gazzetta di Parma 1857; p. 4. . Relazione sull’ allevamento del filugello a tre mute negli anni 1856-57. Giornale l’' Annotatore, Parma 5 giugno 1858. . La morte di un ragno. Parma, giorn. la Stagione genn. 20, 1859. NB. Un ragno cacciato dal Pompilus. . De genere Orthochile Latr. (Dipt.) Linnaea Entom. T. XIII, p. 314-317. 1859. 48. De genere Bertea. — Nota octava ete. Atti Soc. Ital. Sc. nat. Milano 1860, T. 2, p. 56-57, con figura. — Estratto, p. 2. — 155 — 49. Sugli insetti che concorrono alla fecondazione dei semi nelle Aristolo- chie. — Nota. Atti Soc. Ital. Sc. nat. Milano 1860, T. 2, p. 133-135, con figura. — Estratto p. 3. 50. Nova species italica generis dipteroruam Sphiximorphae detecta. — Nota nona etc. Atti Soc. Ital. Sc. nat. Milano, 1860, T. 2, p. 144-146. con figura. — Estratto p. 3. 51. Sulle abitudini della PRora' fasciata del Fallen. Nota per servire alla storia degli insetti afidivori. Atti Soc. Ital. Sc. nat. Milano, 1860, T. 2, p. 165-168, con figura. — Estratto, p. 4. 52. De genere Dipterorum Neera Desv. italicis adderido. — Nota decima etc. Atti Soc. Ital. Sc. nat. Milano 1860, T. 2, p. 183-187, fig. — Estratto, p. 5. 53. Stirpis Cecidomynarum genera revisa. — Nota undecima etc. Atti Soc. Ital. Sc. nat. Milano febbr. 1861, T. 2. — Estratto, p. 9, con tav. 54. Species europ. gen. Phasiae Latr.. observatae et distinctae — Com- mentar. XVII pro dipterol. ital. Atti Soc. Ital. Se. Natur. Milano, T. III, 1861; con tav. — Estratto, p. 15. 55. Sarcophagae italicae observatae et distinctae — Commentarium XVIII ete. Atti Soc. Ital. Sc. Natur. Milano, T. lII, 1861. — Estratto p. 20. 56. De specie altera generis Chetinae. — Nota duodecima, pro Dipter etc. Atti Soc. Ital. Sc. Natur. Milano, T. III, 1861. — Estratto, p. 4. 57. Ocypterae italicae observatae et distinctae. — Commentarium XIX etc. Archivio per la Zool. T. 1, fasc. 2, p. 268-277; Modena 1861, con tav. — Estratto, p. 10. 58. De genere Prosena. — Nota decimatertia, pro Dipterol. ital. Archivio per la Zool. T. I, fasc. 2, p. 278-282, Modena 1861, fig. — Estatto p. 5. 59. Generis Masicerae species in Italia lectae. — Commentarium XX etc. Atti Soc. Ital. Sc. Natur. Milano, T. 1V, 1862. — Estratto, p. 14. 60. Zeuxiae generis dipterorum monographia. — Nota XIV etc. Atti Soc. Ital. Sc. Natur. Milano, T. IV, 1862. — Estratto, p. ©. 61. 62. 63. 64. 65. 67. 68. 69. — 156 — Dipterorum Italiae specimen in expositione Londinensi anno 1862 a Prof. Camillo Rondani ostensum. Parma, Stocchi, 1862, p. 16, piccolo 8°. NB. Un elenco dei Sirfidi e Tachinidi. Uova di bruchi selvatici in commercio (Liparis dispar.) Giornale il Patriota, Parma, 1862, p. 2. Sopra una specie di bruco nocivo ai prati ( Ampridasis alpinaria). Monitore delle famiglie. Parma, 1862, — Estratto, p. 4. Poche parole sulla generazione spontanea del baco da seta. Monitore ‘delle famiglie. Parma 1862. — p. 1. NB. Il medesimo articolo si trova nel periodico « Osservatore della Romagna » Forlì, luglio 1862, però il testo è un poco differente. Sementa di filugelli a 40,000 lire il Kil. Gazzetta di Parma, 1862. . Cenni sopra una razza d’insetti creduti nocivi alie biade. (Thrips). Monitore delle famiglie. Parma, 1862, p. 413-414.‘ Cenni sopra un insetto dittero dannoso ai cereali. (C7/0rops). Monitore delle famiglie. Parma, 12 agosto, 1862, p. 504-506. Cenni sul metodo di cura dei Bachi secondo sistema il Polli (col Passerini). Gazzetta di Parma, 1863, n° 94. — Estratto, p. 3. Sulla causa della malattia dominante nel baco da seta. Gazzetta di Parma, 1863, n° 69. — Estratto, p. 4. . Le spore, come causa di malattia nel baco da seta. Memoria prima (col Passerini) p. 12; Mem. seconda, p. 8. Atti Soc. Ital. Sc. Natur, vol. V. Milano, 1863. . Dipterorum species et genera aliqua exotica revisa et annotata, novis nonnullis descriptis. Archivio per la Zool. Modena, 1863, T. III, fasc. 1. con tavola. — Estratto sotto il titolo: Diptera exotica revisa et annotata. Modena, 1863. . Sulla comparsa di quantità straordinaria d'insetti volanti in Parma. (Ephemera albipennis). Bull. Commerciale ed agrario. Parma, ott. 1864, p. 3. 73. 74. 75. 76. 77. 78. 79. 80. 81. 82. 89. — 157 — Sul metodo proposto dal Signor C. Bellotti per ottenere semente sana di Bachi da seta (col Passerini). Atti Soc. Ital. Sc. Natur. Milano, T. VII, 1864. Sopra tre insetti bialati, che rodono il culmo dei cereali. Atti Soc. Ital. Sc. Natur. Milano, 1864, T. VII. — Estratto p. 4. NB. Chortophila sepia M. Urophora signata M. Cecidom. frumentaria Rond. Caso di malattia di petto con espulsione di larve di insetti. Atti Soc. Ital. Sc. Natur. Milano, 1864, T. VII. — Estratto, p. 5. D’alcune specie d’ insetti dannose ai cereali. Giornale degli agrofili italiani. Bologna, 1864; fig. — Estratto, p. 11. NB. Le parole « ai cereali » sono omesse nel titolo dell’ estratto. — Si tratta delle tre specie medesime del n0 74. Sul dissecamento prematuro del cece (Acarus). Giorn. d. Agrofili etc. Bologna, 1865. Alcune osservazioni sulla nota dei Professori Generali e Canestrini sui parassiti della Cecidomia del frumento. Atti Soc. Ital. Sc. Natur. Vol. VIII, fasc. 2, 1865. Diptera italica non vel minus coguita descripta vel annotata, observa- tionibus nonnullis additis. Fasc. I, II, in Atti Soc. Ital. Sc. Natur. Milano, 1865, T. VIII. — ‘ Fasc. III, Ibid. T. IX, 1866. — Estratto, p. 94. NB. Oestridae, Syrphidae, Conopidae, Tachinidae e alcùni altri Muscidi. Anthomyinae italicae, collectae, distinctae et in ordinem dispositae. Atti Soc. Ital. Sc. Natur. Milano, T. IX, p. 68-216, 1866. Sugli imenotteri parassiti della Cecidomyia frumentaria. Archivio per la Zool. Modena, 1866, p. 4, con tavola. Sulle specie italiane del gen. TripRaena. (Lepidopt.). Archivio per la Zoologia, vol. IV, fasc. 1. Modena, 1866. NB. Le numerazioni 81 e 82 si trovano nell’Archivio sotto il titolo comune di: Note entomologiche. Alcune parole sull’acaro dell’ ape, osservato dal Sig. Duchemin. (CReto- dactylus n. gen.). Giornale degli Agrofili. Bologna, 1866. 84. 85. 86. 87. 88. 89. Dl {@} DO 93. 94. RR 1 Sul filugello giapponese della Quercia. Gazzetta di Parma, 1866. — Estratto, p. 4. Di un insetto che impedisce la fruttificaziene dei pruni e di suo parassito. (Asphondylia pruniperda n. sp. e Lopodytes n. gen. Chalcid.) Giornale di Agric. Ital. o degli Agrofili. Bologna, 1867. — Estratto p. 9. Scatophaginae italicae, ccllectae, distinetae, et in ordinem dispositae. Dipterol. Ital. Prodromi pars VII, fasc. I. Atti Soc. Ital. Sc. Natur. Milano, 1867. T. X, p. 85-135. De speciebus duabus generis Asphondyliae et duobus earum parasitis. Annuar. Soc. Natur. in Modena. T. II, 1867, con tav. — Estratto, p. 4. Diptera aliqua in America meridionali lecta a Professore P. Strobel. Annuar. Soc. Natur. in Modena, T. III, 1868, con tav. — Estratto, p. 20. Larva e parassito della Tischeria complanella Lin. Annuar. Soc. Natur. in Modena, T. III, 1868, fig. — Estratto, p. 4. . Specierum italicarum ordinis dipteroram Catalogus, notis geographicis auctus. Atti Soc. Ital. Sc. Natur. Milano, T. XÎ, fasc. 8, 1868. — Estratto, p. 45. NB. Oestridae, Syrphidae, Conopidae, Tachinidae, Muscidae, Sciomyzinae italicae collectae, distinctae et in ordinem dispositae (Dipterol. Ital. Prodromi Pars VII, fasc. 2). Atti Soc. Ital. Sc. Natur. Milano, 1868, T. XI, p. 199-256. . Gli ucelli e gl’ insetti dannosi all’ agricoltura. Bull. del Comizio Agrario, Anno I, N. 6; Parma, 1868. — Estratto, p. 8. — Un'altra edizione aumentata ibid. Anno V, 1872, N. 7, p. 129-133; N. 8, p. 144-146. — Estratto, p. 11, ristampa della 2° edizione. Ortalidinae italicae collectae, distinctae et in ordinem dispositae (Dipterol. Ital. Prodromi Pars VII, ‘fasc. 3, 4). Bull. Soc. Ent. Ital. T. I, p. 5-37, 1869; T. II, p. 5-31; p. 105-133, 1870; T. III, p. 8-24; p. 161-188, I871. — Estratto, p. 37; p. 59; p. 53. Sul genere 7rigonometopus degli insetti dipteri. Bull. Soc. Ent. Ital. T. I, p. 102-105, 1869. — Estratto, p. 3 . Sulle specie del genere Oedaspis Lw. — Nota decimaquinta, ete. Bull. Soc. Ent. Ital. T. I, p. 161-164, 1869. — Estratto, p. 4. — 159 — 96. Sul genere Chetostoma. — Nota decimasesta, etc. Bull. Soc. Ent. Ital. T. I, p. 199-201, 1869; fig. — Estratto, p. 3. 97. Di alcuni insetti dipteri che ajutano la fecondazione in diversi perigonii. Archivio per la Zool. Modena, 1869, Ser. 22, T.I.— Estratto, p. 6. 98. Sopra tre specie di imenotteri utili all’ agricoltura. Archivio per la Zool. Modena,, 1870, Ser. 2, T. II. con tav. — Estr. p. 7. NB. Myina Nees., Anagrus Hal., Bracon sp. 99. La Caccia e l'Agricoltura; lezione. Parma, Giornale Il Presente, 19 febbraio 1870. 100. Risposta alla lettera del Prof. Strobel sull’ argomento della Caccia e dell’ Agricoltura. i Parma, Giornale Il Presente, 8 marzo 1870. NB. Ambedue gli articoli trattano degl’insetti dannosi e degli uccelli. 101. Sul insetto Ugi; nota. Bull. Soc. Ent. Ital. T. II, p. 134-137, 1879. — Bull. del Com. Agrar., Parma, Ann. III, N. 4, medesimo testo; il titolo è. L° Ugi; la diagnosi in fine è in italiano, non in latino. — Estratto, p. 4. 102. L’acaro del Baco da seta e l’acaro del Gelso. Bull. Soc. Ent. Ital. T. II, p. 166-168, 1870; fig. NB. Nel Bull. Soc. Ent. Ital. IV, 1872; Atti etc. p. 18, io trovo il. titolo citato come un estratto del Giornale di Agricoltura del Regno d’ Italia; Ann. VII, 1870, vol. XIII. 105. Note sugli insetti parassiti della Galleruca dell’ Olmo. Bull. Com. Agr. Parma, Ann. III, N. 9, p. 137-142; con tavola. — Estratto, Parma, agosto 1870, p. 5. 104. Diptera-italica non vel minus cognita descripta aut annotata (Addenda Anthomyinis, Prodromi Pars VI). Bull. Soc. Ent. Ital. T. II, p. 317-338, 1870.— Estratto, p. 24. 105. Nota sugli insetti produttori della paralisia del frumento e del riso. ( 7/rips.) Bull. Com. Agr. Parma, 1871, Ann. IV, N. 2, p. 25-30; con tavola. — Estratto, p. 7. i 106. Degli insetti parassiti e delle loro vittime (Elenco dei parassiti nemici di insetti dannosi). Bull. Soc. Ent. Ital. T. III, p. 121-143; p. 217-243; 1871; T. IV, p. 41-78; p: 229-258; p. 321-342, 1872; Supplemento alla parte prima, T. VIII, p. 54-70; p. 120-138; p. 237-258, 1876; T. IX, p. 55-66, 1877. 107. 108. 109. 110. LI, IIS: 113. 114, 115. 116. — 160 — Dei insetti nocivi e dei loro parassiti. Bull. Soc. Ent. Ital. T. IV, p. 137-165, 1872; T. V, p.3_30, p. 133-165, p. 209-232, 1873; T. VI; p. 43-68, 1874; Supplemento alla parte seconda, T. X, p. 9-38, p. 91-112, p. 161-178, 1878. Metto questi due articoli sotto il medesimo numero, perchè nell’ intenzione del- l’autore non dovevano esser separati ; estratti furono pubblicati sotto i titoli ‘un po’ modificati, come segue : i Repertorio degli insetti parassiti e delle loro vittime. Firenze, 1872, Parte I. Elenco dei parassiti conosciuti come nemici degli insetti dan- nosi, p. 140. — Parte II. Elenco degli insetti dannosi e dei loro parassiti. Sulle specie italiane del genere Culer. Nota. Bull. Soc. Ent. Ital. T. IV, p. 29-81, 1872. — Estratto, p. 3. Nuova specie del genere PhRytomyptera Rond. Bull. Soc. Ent. Ital. T. IV, p. 107-108, 1872. — Estratto, p. 2. Sopra alcuni Vesparii parassiti. Bull. Soc. Ent.' Ital. T. 1V, p. 201-208, 1872. — Estratto, p. 8. Sopra alcuni Muscarii parassiti. Bull. Soc. Ent. Ital. T. IV, p. 209-214, 1872. — Estratto, p. 6. Il bruco lignivoro dei Verzieri (Zeuzera aesculi). Bull. Com. Agr. Parma, 1872, Ann. V, N. 2, p. 27-29. — Estratto, p. 3. Nota sul Clorope lineato del Fabricius. Giornale « La Campagna » Parma, 5 giugno 1872. — Estratto, p. 2. Nota sopra un insetto che ha danneggiato i frumenti in erba nell’anno agrario 1871-1872 (Cklorops lineuta). Bull. Com. Agr.* Parma, 1872, Ann. V, N. 4, p. 83-86. — Estr. p. 4. Un’ altro nemico delle biade (Camarota cerealis n. sp.). Giornale « La Campagna ». Parma, 1873. NB. E una notizia preliminare al N. 115. Un nuovo roditore dei frumenti (Camarota cereatis). Bull. Com. Agr. Ann. VI, N. 7, p. 103-105, con fig. — Estratto, Parma, 18793; 1p.092 Muscaria exotica musei civici Januensis. Fragmentum I. Species aliquae in Abyssinia lectae. Ann. Mus. Civ. St. Natur. di Genova. T. IV, p. 282-294, 1873. — Estratto, p. 13. FIT. 118. 119. 120. 121. 122. 123. 124. 125. 126. 127. — 161 — Fragmentum II. Species aliquae in Oriente lectae. Ann, Mus. Civ. ete. T. IV, p. 295-300, 1873, con fig. — Estratto p. 6. Fragmentum III. Species in insula Bonae Fortunae (Borneo), annis 1865, 1868 lectae. Ann. Mus. Civ. etc. T. VII, p. 421-466, 1875, con fig. — Estr. p. 50. Fragmentum IV. Hippoboscita exotica. Ann. Mus. Civ. ete. T. XII, p. 150-170, 1878, con fig. — Estr., p. 21. Nota sulle specie italiane del Genere Xy/ocopa. Bull. Soc. Ent. Ital. T. VI, p. 103-105, 1874. — Estratto, p. 3. Nuove osservazioni sugli insetti fitofagi e sui loro parassiti fatte nel 1873. Bull. Soc. Ent. Ital. T. VI, p. 130-136, 1874. — Estratto, p. 7. Species italicae ordinis dipterorum. Stirps XXI. Tanipezinae Rond. collectae et observatae. Bull. Soc. Ent. Ital. T. VI, p. 167-182, 1874. — Estratto, p. 16. Species italicae ordinis dipterorum. Stirps XXII. ZLonchacinae Rond. Bull. Soc. Ent. Ital. T. VI, p. 243-274, 1874. — Estratto, p. 32. Species italicae etc. Stirps XXIII. Agromyzinae. Bull. Soc. Ent. Ital. T. VII, p. 166-191, 1875. — Estratto, p. 26. Alcune parole sulla Doryphora decemlineata. Bull. Com. Agr. Parma, 1875, Ann. VIII, N. 1, p. 5-8. Il Periodico « l'Agricoltura Italiana » fasc. 4-5, 1875. — Estratto, p. 8. Nota sul Moscherino dell’ Uva (Drosophila uvarum). Bull. Com. Agr. Parma, 1875, Ann. VIII, N. 10, p. 145-148. Il Giornale « La Campagna » 5 gennaio 1876. — Estratto, p. 3, con tavola. Papilionaria aliqua microsoma nuper observata. Bull. Soc. Ent. Ital. T. VIII, p. 19-24, 1876, con tavola. — Estr., p. 6. Diagnosi di tre vesparii microsomi insetticidi. Bull. Soc. Ent. Ital. T. VIII, p. 83-86, 1876. — Estratto, p. 4. Species italicae etc. Stirps XXIV. Chylizinae Rond. Bull. Soc. Ent. Ital. T. VIII, p. 187-198, 1876. — Estratto, p. 12. Il nemico della tignuola della cera (Galleria cereana; Eupelmus CErCANUS). Bull. Com. Agr. Parma, 1876, Ann. IX, N. 9, p. 38-40, con fig. — Estratto, p. 4. Ann. XVII, ll 128. 129. 130. 131. 154, — 162 — Sulla tignuola minatrice delle foglie della vite. (Antispila rivillella). Bull. Com. Agr. Parma, 1876. Ann. IX, N. 9, p. 133-136. — Estratto, p. 4, un'altra piccola edizione, p. 11. Giornale di Agricoltura ete. 1876. v. II. Vesparia parasita non vel minus cognita, observata et descripta. Bull. Soc. Ent. Ital. T. IX, p. 166-213, 1877, con 4 tavole. — Estr. p. 48. Antispila rivillella et ejusdem parasita. Bull. Soc. Ent. Ital. T. IX, p. 287-291, 1877, con tavola. — Estr. p. 5. Species italicae ordinis dipterorum. Stirpis XIX, Sciomyzinarum revisio. Ann. della Soc. dei Natur. in Modena, Ann. XI, 1877. Estratto, p. 78. 2. Nota sul Lecanium vitifolium. Boll. Com. Agr. Parma, 1879, Ann. XII, N. 5, p. 84-87. — Estr. p. 5. . Hippoboscita italica in familias et genera distributa. Bull. Soc. Ent. Ital. T. XI, p. 3-28, 1879. — Estratto, p. 26. Species italicae etc. Stirps XXV, Copromyzinae Zett. Bull. Soc. Ent. Ital. T. XII, p. 3-45, 1880. — Estratto, p. 43. — 163 — LETTERATURA ENTOMOLOGICA ITALIANA ©! BauDI DI SELVE FL. - Oedémérides recueillis en Portugal et au Maroc par feu C. van Volxem — C. R. Soc. ent. belgique, n° 48. BECCARI 0. — Piante ospitatrici, ossia piante formicarie della Malesia e della Papuasia, descritte ed illustrate ec. — Malesia: raccolta di osserv. ho- taniche ec. vol. II. Genova, 1884. Fanno parte del II volume della Malesia alcuni cenni sulle piante ospita- trici preceduti da considerazioni d’indole generale tendenti a provare l’unità “dei fenomeni vitali nei due regni vegetale ed animale. Secondo il Beccari le cavità ospitatrici ed altri organi ospitanti di alcune piante sono fatti dovuti alla eredità. Le piante antiche dalle quali le presenti derivarono, erano naturalmente imperforate, e gli animali perforatori le avranno assalite: nelle manovre occorrenti per perforare la scorza, remuovere il tes- suto interno, per vivere insomma dentro alle cavità da essi stessi formate, gli animali avranno stimolato, anche senza volerlo, le pareti della cavità abitata, la quale in causa degli stimoli ricevuti avrà potuto accrescersi e modificarsi a seconda delle circostanze, per finir còn l'andar del tempo a dare origine per eredità a dei fusti che naturalmente producono cavità ospitatrici. CAMERANO L. — Il Congresso ornitologico di Vienna e la questione degli Uccelli e degli Insetti in rapporto coll’Agricultura — Annali Accad. Agricolt. Torino, vol. XXVII. Torino, 1884 L’A. già da tempo si è messo con quei naturalisti che al coefficiente < uccelli » nell’equilibrio ricercato dall’ uomo nelle regioni coltivate accordano poca importanza. Con questo scritto Egli insiste sulle argomentazioni da altri .e da lui stesso adotte in favore della opinione sopraindicata. (1) Sotto questa rubrica daremo, a seconda dei casi, i soli titoli, o più o meno ampie recensioni, dei lavori entomologici (s. 1.) pubblicati in Italia e fuori da Italiani, e di quelli fatti da stranieri su materiali italiani o raccolti dai nostri connazionali. L’ aste- risco indica i lavori venuti in dono alla Società. — 164 — Hanno qualche interesse alcune osservazioni del contenuto del ventricolo in parecchie specie di uccelli. È desiderabile che tali osservazioni si moltipli- chino, e siano molto particolareggiate, sia in ordine alla determinazione dei ma- teriale contenuti nel ventricolo, sia in ordine a tutte le altre circostanze esterne di tempo e di luogo. CANESTRINI G. e BERLESE A. - Sopra alcune nuove specie di acari italiani. — Atti Soc. Veneto-trentina Scienze nat. res. in Padova, vol. IX. Padova, 1884. (con tav.) Queste note riguardano le specie seguenti. Uropoda paradoxa, U. obovata, U. lamellosa, Belba globiceps, Tarsonemus buri. CANESTRINI G. e BERLESE A. - Nota intorno a due Acari poco conosciuti — Annali Soc. veneto-trentina ec. vol. IX. Padova, 1885, (con 2. tav.). La prima di queste specie è il Trichodactylus xilocopae Dug. l’altra il Leptorchistis micronychus, tipo di un nuovo genere. Costa A. - Notizie ed osservazioni sulla Geofauna sarda; mem. terza. — Atti della R. Acc. delle Scienze fisiche ete di Napoli, ser. 22, vol. I. Na- poli, 1884. Ci limitiamo a dare il titolo di questa memoria, la quale contiene un no- tevole numero di specie. Come abbiamo già fatto per la memoria seconda, le diagnosi delle dette nuove specie saranno riprodotte nel Bullettino. Costa A. - Notizie ed osservazioni sulla Geofauua sarda; mem. quarta. — Atti R. Acc. delle Scienze et. di Napoli, ser. 22, vol. I. Napoli, 1885. Valga anche per questa quel che si è detto per la memoria terza. Costa A. - Nota intorno ai Nevrotteri della Sardegna — Rivista Scientifico- industriale di G. Vimercati. anno XVI. Firenze, 1884. Per questa nota vale quanto si è detto per la memoria terza, dalla quale è estratta. — 165 — EMERYyY C. — Materiali per lo studio della Fauna tunisina raccolti da G. e L. Doria: IlI. Rassegna delle formiche della Tunisia. — Annali del Museo civ. di St. nat. di Genova. ser 2?, vol. I. Genova, 1884. (con xilog.). Si conoscono ora soltanto 40 specie o razze definite di formiche in Tunisia. Carattere generali della Fauna mirmecologica barbaresca è la relativa scarsezza dei Camponotidi e l'abbondanza dei Mirmicidi, vale a dire si trovano esagerati i caratteri della fauna mediterranea. L'A. descrive un nuovo Anochetus, che è il secondo rappresentante del genere e di tutto il gruppo degli Odontoma- chidi nella fauna mediterranea. (A. Sedilloti). EMERY C. - Fortbewegung von Thieren an senkrechten und uberhingen- den glatten Flichen — Biol. Centralbl. 4 bd. n° 14. GRASSI B. - Intorno ad un nuovo Aracnide artrogastro (Koenenia mirabilis). — Il Naturalista siciliano, anno IV. Palermo, 1885. È una singolare ed interessante scoperta questa fatta nelle campagne di Catania dal prof. B. Grassi. L'animale ha dei rapporti intimi coi Telifoni ed i Solifugi. Sarebbe rappresentante di un nuovo ordine, quello dei Microtelifonidi. Non prolunghiamo questa recensione perchè sarà probabile vengano pubblicate nel prossimo fascicolo del Bullettino notizie intorno al nuovo aracnide per opera dello stesso prof. Grassi. LEVEILLE A. Description d'une nouvelle espèce de Trogositides. — Annali Mu- seo civ. di Stor. nat. di Genova, ser. 22, vol. I. Genova, 1884. Raccolta da L. M. d'Albertis nella Nuova Guinea meridionale, conservata nel Museo civico di Genova, prende il nome di Leperina opatroides. MAGRETTI P. — Risultati di raccolte imenotterologiche nell'Africa orientale. — Ann. del Museo civico di Storia naturale di Genova, ser. II, vol. I. Genova, 1884, (con tav. e carte). In questo lavoro sono enumerate ben 190 specie, delle quali 35 nuove per la scienza — 166 — MAGRETTI P. - Nel Sudan orientale : ricordi di un viaggio in Africa per studi zoologici. — Atti Soc. ital. di Scienze naturali, vol. XXVII. Milano, 1884, (con una carta-itinerario). Minà PALUMBO F. - Lepidotteri druofagi. Di questo lavoro abbiamo già fatto parola in altri fascicoli. È ora giunto a compimento nel Naturalista siciliano. Comprende ben 301 specie di Lepidotteri dannosi alle quercie, il che prova le assidue indagini dell’egregio Autore. PARONA C. - Materiali per lo studio della Fauna tunisina raccolti da G. e L. Doria: IV, sopra alcune Collembola e Thysanura di Tunisi. — Annali Mus. civ. di St. nat. ser. 22, vol. 1. Genova, 1884. (con tav. col.). La collezione studiata dal prof. Parona comprendeva 5 specie di Poduridi ed'8 di Lepismidi. Due specie sono nuove; lo Sminthurus bicolor e lo S. Doriae. PERRACCA M. - Sur un cas d’albinisme observè dans une femelle de Melithaea didyma. — Zool. Anz., n. 185. Leipzig, 1885. L’individuo albino descritto dal Sig. Perracca era di grandezza assai mag- giore della normale. I casi di albinismo sono rari nelle Melitee, mentre sî conoscono numerosi casi di melanismo. REITTER (von) E. - Sechs neue Coleopteren aus Italien, gesammelt. von Herrn Agostino Dodero. — Annali del Museo civico di Storia naturale di Genova, ser. 2°, vol. I. Genova 1884. Diamo qui i nomi delle nuove specie, riservandoci riprodurne le diagnosi in altro fascicolo del Bullettino. | Machaerites dentimanus. Sardegna. Bythinus difficilis. » Pygoxyon tychioforme. Liguria. Euplectus Doderoi. Sassari. Cephennium (Cephennarium) sardoum. Sassari, Baeocera nobilis Sardegna. Mr: — 167 — RIGgIo G. - Sul Polycheles Doderleini Riggio ex Heller (P. typhlops Hell) — Naturalista siciliano, anno IV, 1885. Palermo, 1885. (con tav.). È in questo lavoro descritta e figurata una femmina del P. typhlops di Heller. Là specie era stata costituita dall’ Heller sopra nn solo maschio, ed inoltre, come è noto, sfuggirono all’osservatore gli occhi del’animale, che fu pertanto erroneamente creduto cieco, donde il nome datogli dall’ Heller. Il Riggio, consigliandolo 1’ Heller, cambia il nome alle specie, della cui piena cono- scienza egli ha contribuito, chiamandola P. Doderleini. Questo Polycheles non pare abiti a grande profondità. RIGGIO G. — Contribuzione alla Fauna Lepidotterologica della Sicilia. — Il Na- turalista siciliano, anno IV. Palermo, 1884. E | Elenco di 220 Eteroceri raccolti da A. Kalchberg in Sicilia, conservati nella Collezione entomologica del Gabinetto di Storia naturale del R. Istituto tecnico di Palermo. RosTER D. - Sulla decapitazione degli Insetti — Rivista Scientifica-industriale di G. Vimercati. anno XVI. Firenze, 1884. Questa nota contraddice in parte i resultati ottenuti dal Dott. R. Cane- strini (Vedi questo Bullettino, anno XV, 1883, p. 189). RosTER D. - Osservazioni biologiche sul Rhynehytes betuleti — Rivista Scien- tifica-industriale di Guido Vimercati. anno XV. Firenze, 1883. RosTER D. - Caccia di Libellule — Rivista Scient.-indust. di G. Vimercati. anno XV. Firenze, 1883. Questa Nota contiene l’elenco illustrato degli Odonati che vivono nella così detta Vasca della Fortezza, laghetto scavato parecchi anni or sono nel pubblico passeggio della Fortezza in Firenze. L'elenco è lungo, e comprende alcune specie per una o per altra ragione interessanti. RovELLI G. - Alcune ricerche sul tubo digerente degli Atteri, Ortotteri e Pseudo- nevrotteri. Una nuova specie di lepismide (Lepisma furnorum). Como, 1884. (8° di p. 15), — 163 — ScHAurUSss L. W. - Die ScyAmaeniden Nord-Ost-Africa's, der Sunda-inseln und Neu-Guinea's, im Civico Museo di Storia naturale zu Genua untersucht und bearbeitet. — Annali Museo civ. di Stor. nat. di Genova, ser. 2*, vol. I. Genova, 1884. Sonsino P. - La Filaria sanguinis hominis osservata in Egitto, e gli esperi- menti intorno al suo passaggio nelle zanzare ed in altri insetti emato- fagi. — Giornale della R. Acc. di medic. di Torino, anno XLVII. To- rino, 1884. TROIS E. F. - Sopra alcui esperimenti per la conservazione delle larve degli Insetti. — Atti del R. Istituto veneto ec. ser. VI, t. III. Venezia, 1885. Trattasi di un liquido che ha dato all'Autore eccellenti resultati, e del quale diamo qui sotto senz altro la formula: Gloruro di*s0010f te + .. gram. 235 Solfato alluminico potassico ... » 55 Cloruro di mercurio ........ centg. 18 Acqua distillata bollente. . . ... litri 5 A liquido perfettamente raffreddato si aggiungano grammi 50 alcool feni- cato (contenente il 30]° d’acido fenico). Bisogna poi filtrare, cinque o sei giorni dopo, la composizione. I vasi vanno chiusi ermeticamente. Con questo liquido si sono conservati a perfezione i colori delle larve anche se esposte a vivissima luce e nelle condizioni più sfavorevoli. G. CAVANNA. — 169 — RASSEGNA E BIBLIOGRAFIA ENTOMOLOGICA 0 BRASS A. - Die Thiericshen parasiten des Menschen. — Cassel, Fischer, 1884. (8° di pag. 123, con 6 tav. lit.). CHATIN. J. - Recherches sur la constitution de la mandibule chez les Colèop- tères et les Orthoptères — Bull. de la Societé Philomatique de Paris. 1° serie, t. IX. Paris, 1885. Dopo aver ricordata la complessità della mascella e della mandibola, ac- cenna alle modificazioni di quest'ultima nei masticatori, ed insiste perchè nelle descrizioni non sì rappresenti la mandibola degli insetti come formata di un solo pezzo. * LEE BoLLES A. — The Microtomist’s Vade-mecum: a Handbook of the Methods of mieroscopic Anatomy — London, Churchill, 1885. (vol. 8° Crown, p. 425). Questo Manuale redatto dal nostro egregio consocio, contiene più di 600 for- mule e manipolazioni raccolte nella pratica dei migliori istologi, e presenta un quadro completo dell'odierna Microtomia. G. C. MocQuARD F. - Recherches anatomiques sur l'estomac des Crustacés Podopthal- maires. Thèses de Paris, 1884. (1, vol. di 311 p. con 11 tavole). L’A. principia con una accurata rivista storica e passa quindi a descrivere l'armatura gastrica dei Decapodi, dividendoli secondo il solito in Brachiuri e, Macruri, in questi comprendendo gli Stomatopodi. La nomenclatura seguita in questo diligente lavoro è quella adottata dal Sig. H. Milne. Edwards nella sua storia dei Crostacei. Naturalmente il Sig. Moc- quard ha dovuto completarla e leggermente modificarla perchè gli potesse ser- (1) Per cura della Redazione saranno dati i titoli o le recensioni dei lavori di Ento- mologia (s. 1.) inviati dai loro autori in dono alla Società, e delle opere di qualche importanza relative agli Artropodi. L’asterisco indica i lavori venuti in dono alla Società. i 4 ì i È, — 170 — vire nelle sue estese ricerche sopra questo soggetto, che lo hanno portato a concludere essere l'apparecchio stomacale disposto secondo un tipo speciale, proprio ad ogni famiglia naturale, e che quest’apparecchio stesso divide netta- mente i Brachiuri dai Macruri. Nei primi infatti, il pezzo mesocardiaco è piccolo e triangolare, i pezzi pterocardiaci allungati e diretti orizzontalmente; nei secondi, questo pezzo mesocardiaco occupa tutto lo spazio trasversale della parete cardiaca superiore, i pezzi pterocardiaci sono più corti che nei Brachiuri, e posti quasi verti- calmente sulla parete cardiaca anteriore o antero-laterale. Descrive poi minutamente i muscoli che mettono in moto i numerosi pezzi dell'armatura stomacale; e qui pure, come per i nervi che vanno ai vari mu- scoli entra in una serie di finissimi dettagli dove è impossibile seguirlo in questo breve cenno. | è Per ciò che riguarda il sistema nervoso farò solamente rilevare che a pro- posito dello stomato-gastrico (gastro epatico) che il Lemonie (Recherches pour servir à l’Hist. des Syst. nerveux, musculaire et glandulaire de l’Ecrevisse, 1868), dice diviso in 3 rami, l’A. di questa tesi osserva di non aver mai trovato si- mili divisioni nè nell’Astacus nè in alcun altro decapode. Il Sig. Mocquard fa rilevare anche che secondo i suoi studi non è possibile, dal punto di vista delle funzioni, assimilare il sistema stomato-gastrico dei Cro- stacei superiori al nervo vago dei Vertebrati: sarebbe però possibile, scrive: l'autore, « che le diverse radici dello stomato-gastrico avessero delle proprietà differenti, e che la loro unione formasse un tronco misto, anche più complesso di quello del nervo vago dopo che ha ricevuto il ramo interno dello spinale. » CORRIDORI * PERAGALLO A. - Etudes surles Insectes nuisibles a l’Agriculture. II Partie. Le Chéne, la Vigne, l’Oranger, le Citronnier, le Caroubier, le Cerisier, le Figuier, le Chataigner, le Pommier et le Poirier etc. — Nice, Malvano — Mignon, 1885. (1 vol. 8° gr. con tav. col.). Considerata la natura di questo nuovo scritto dell’operoso nostro consocio sig. cav. A. Peragallo basterà averne dato il titolo. * PLATEAU FEL. — Recherches expérimentales sur les mouvements respiratoires des Insectes — Mém. de l’Acad. royale des Sciences etc. de Belgique. t. XLV. Bruxelles, 1884. (fasc. in 4°, con tavole, diagrammi etc.). Plateau, uno dei più attivi scienziati che si occupino dello studio dei feno- meni fisiologici degli Articolati, ci ha, sulla fine dello scorso anno, presentato SS pi e un lavoro accuratissimo in cui egli studia con îngegnosi apparati i movimenti respiratori degli insetti, da l'esatta determinazione dei muscoli espiratori ed inspiratori, e un cenno intorno all'influenza del sistema nervoso sui movimenti della respirazione. è Nella introduzione al suo lavoro comincia col dar conto, mediante un ca- talogo, degli autori che si occuparono in qualche modo del soggetto medesimo, riportando le descrizioni dei metodi tenuti da Hausmann e da M. Girard per studiare i fenomeni respiratori in quegli animali nei quali l'osservazione di- retta avrebbe dato risultati poco precisi. Senza seguire Plateau nel dotto esame dei sistemi usati precedentemente, vediamo quali metodi egli ha seguito nelle 137 osservazioni che servono di base al lavoro. Oltre lo studio diretto che solo può dare utili risultati quando questi si pos- sano confrontare con quelli ottenuti da altri sistemi, egli ha seguito due me- todi diversissimi ma ugualmente precisi e fedeli. Il metodo grafico e il metodo delle projezioni. Nel metodo grafico l’insetto spogliato dell’elitre e delle ali, coi suoi movi- menti d’ispirazione e d’espirazione fa scrivere su di un cilindro affumicato un'asta terminata in punta. Questo il metodo fondamentale, modificato in due maniere distinte. Nel primo caso l’asta scrivente è una leva di terzo genere costruita di carta bristol il cui peso non oltrepassa un mezzo decigrammo e la cui lun- ghezza è di I2 centimetri circa. L'asse è costituito da un ago, tenuto a posto e in contatto della carta bristol da due margheritine di vetro. L'insetto tenuto fermo su di una tavola di sughero da due spilli che ne trapassano gli estremi del mesotorace, è in contatto dell’asta per mezzo di un pezzo di carta attac- cata col balsamo del Canadà a due o tre anelli tergali. L’estremità libera del. l'asta scrivente è a contatto del cilindro, in modo chè ad ogni fase respirato- ria del paziente segna sulla carta affumicata del cilindro una linea che rap- presenta il ritmo della respirazione. Così, tenuto conto delle diverse cause che possono influire dannosamente, egli ha raccolto tutte le sue osservazioni sotto le identiche circostanze, in modo che il valore delle linee è proporzionale solamente alla forza inspiratrice dell’ individuo. Nel secondo caso l’insetto è tenuto fermo nella maniera medesima, ma porta la listerella di cartoncino bristol libera, e saldata solo per mezzo del balsamo del Canadà sugli anelli del dorso. Così equilibrati i bracci dell'asta, in modo che il loro peso non influisca sulla regolarità dei movimenti, messa l'estremità acuminata a contatto del cilindro affumicato, l’ insetto innalzando e abbassando gli archi tergali scrive sul cilindro girante una linea ondulata la quale indica, come nel primo caso, il ritmo respiratorio. | — 172-. Metodo della projezione. i Questo metodo offre il vantaggio di permettere lo studio dei movimenti respiratori in tutti quegli insetti che per la forma del corpo o per la piccolezza non concedono al metodo grafico tutta la precisione di cui si ha bisogno. L’insetto è fissato su di una lamina di sughero ed introdotto in una lan- terna magica rischiarata da una buona lampada a petrolio: vien collocato nel punto in cui la temperatura non influisce menomamente sulla perfetta vitalità. Uno schérmo verticale riceve così per mezzo della lente l’immagine arro- vesciata dell'insetto, e se l'ingrandimento è di 10 o 12 diametri si può seguire in quell'ombra il più piccolo cangiamento di posizione dovuto ai moti respiratori. Dopo un po' di pratica Plateau ha potuto disegnare sullo schermo le im- magini delle due diverse fasi. Per avere dei punti fissi ai quali riferirsi comodamente aggiunge all'in- setto delle listerelle di carta, che complicando l’immagine ed offrendo degli angoli netti, lo ajutano a tracciare la silhouette dell'animale; e perchè le due linee non si confondano, egli ha segnato in nero il corpo dell'animale e ha tracciato con una linea sottile la posizione dell'individuo nella fase di inspi- razione per modo che una sola occhiata alle tavole che accompagnano il lavoro, basta a darci un'idea dei rapporti diretti delle due fasi. Poche parole sulla dissezione dei muscoli respiratori e la tecnica usata nelle ricerche sul sistema nervoso, terminano la parte generale e servono di intro- duzione allo studio dei varii tipi respiratori fatto nel terzo capitolo. i Ricordati i concetti coi quali Gerstaecker secondo gli studi di Ratke divise gli insetti in 4 tipi respiratori, Plateau dandone le adeguate ragioni gli riduce a tre, che io mi permetto riportare : I. Tipo. Gli archi tergali ordinariamente solidi e molto convessi, si muovono poco. Gli archi sternali sono molto mobili, si inalzano e si ab- bassano alternativamente d'una notevole altezza. A. Tutti i Coleotteri. B. Gli Emitteri. C. Gli Ortotteri blattidei ec. ? II. Tipo. Gli archi tergali molto sviluppati ricadono lateralmente sugli archi sternali e cuoprono generalmente la zona membranosa laterale che fa una piega rientrante. Gli archi tergali e sternali si raccorciano e si distendono alterna- tivamente. Gli archi sternali sono quasi sempre i più mobili. A. Gli Odonati. B.I Ditteri. C. Gli Emitteri aculeati. D. Gli Ortotteri Forficulini ed Acridi. i — 173 — III. Tipo. La zona membranosa che unisce gli archi tergali e sternali è sco- perta sui fianchi e molto sviluppata. Gli archi tergali e sternali si accorciano e si distendono alternativa- mente mentre che la zona molle laterale è depressa e riprende la sua forma. A. Ortotteri locustidei. B. Lepidotteri. C. Nevropteri propriamente detti (meno i Friganidi). Questi tre tipi vengono nei paragrafi successivi suddivisi in molti sotto- tipi, nell’esame dei quali lo spazio non mi permette di diffondermi. Dopo queste generalità, comincia il paziente studio dei singoli animali, ed i risultati ottenuti coi varii sistemi sono riportati con ampie e dottissime annotazioni. Termina quindi prendendo in esame le diverse cause d'arresto e di accele- razione dei movimenti respiratori in rapporto cogli agenti esterni, e riassume le osservazioni fatte sul sistema nervoso e muscolare. lasciando vivo il deside- rio in chi legge, di veder presto pubblicata qualche altra memoria che, come questa, sia degna del nome di Felice Plateau e della fama. ch’ Egli ha già meritata. D. R. RECUEIL Zoologique suisse: dirg. par H. Fol. Ginevra e Basilea, Georg, 1884-85. Richiamiamo l’attenzione dei Soci sopra il nuovo giornale zoologico, fon- dato nel 1883 dal prof. Ermanno Fol., « Le Recueil zoologique Suisse. » Nel tomo I troviamo un’ importante lavoro del prof. H. Blanc sopra gli Aselloti eteropodi (osservazioni fatte sulla Tanais Oerstedii Kroyer), con tre tavole; delle osservazioni interessanti sopra la biologia del Chermes coccineus, dal dot- tore C. Keller; ed una contribuzione del nostro Socio Arturo Bolles Lee in- torno agli organi cordotonali e il metodo del cloruro di oro. Nel primo fascicolo del tomo II, troviamo uno studio biologico-economico sopra i ragni utili o dannosi ai boschi. RICHARD J. - Un mot sur la phosphorescence des Myriapodes. — Ann. Soc. Ent. Belgique, t. XXIX. Bruxelles, 1885. Descrive l’A. la fosforescenza osservata in un geofilide, lo Scolioplanes crassipes Koch, già conosciuto come fosforescente. Riassume poi le cognizioni che si hanno oggi intorno ‘alla fosforescenza dei Miriapodi. Le quali sono poche assai, ed in parte anche incerte, onde si rileva l'interesse che potrebbe pre- sentare lo studio di questo argomento. — 174 — * ScupDER S. H. — Dictyonevra, and the allied Insects of the Carboniferous epoch. — Proceedings of the American Academy of Arts and Sciences. Xbre 1884. Simon E. - Note sur les Amaurobius de l’Amerique du Nord. — Bull. Soc. Zool. de France, t. IX. Paris, 1884. (con xilogr). Due specie europee di Amavrobius, cioè ferox e claustrarius, si trovano anche nell'America settentrionale: a queste, già note, il Simon ne aggiunge ora altre tre nuove, proprie del Nuovo Mondo. SIMmon E. - Arachnides nouveaux d’Algerie. — Bull. Soc. Zool. de France, t. IX. Paris, 1884. Sono le seguenti: Scotolathys simplex (tipo del n. gen.). Altella (= Amphissa Cambrid. preoccupato) uncata. — rupicola. Devade (= Diotima Sim. preoccupato hirsutissima). Chaerea maritimus (tip. del n. gen.). Xestaspis nitida (tip. del n. gen.). Leptoneta spinimana. Selamia histrionica. Gli Scotolathys sono vicini alle Lethia ; i Chaerea alle ROS gli Xe- staspis ai Gamasomorpha Karsch. SIMon E.- Note sur le groupe des Mecicobothria. — Bull. Soc. Zool. de France, t.IV. Paris, 1884. Secondo l’autore i Mecicobothria dovrebbero formare soltanto un gruppo nella famiglia degli Avicularidi, non presentando essi caratteri sufficienti per giustificare la creazione di una speciale famiglia. | lcaratteri del gruppo sono i seguenti: Fossetta toracica longitudinale. Labium e zampe mascelle mutici, senza spi- cule. Zampe con spine fine e lunghe. Tarsi senza copule, con tre uncini: i due superiori con un solo ordine di denti. Questo gruppo, americano, comprenderebbe i generi Brachybothrium, Aty- poides, Mecicobothrium ed Hexura. — 1795 — Simon E. - Arachnides recueillis par M. Weyers a Sumatra (1°. envoi) — C. R. Soc. ent. de Belgique, sèance 7 mars 1885. Bruxelles, 1885. Sono descritte in questo lavoro parecchie specie nuove, alcune delle quali da considerarsi come tipi di nuovi generi. È una nuova prova di quarto an- cora rimane a fare per la piena conoscenza dell’Aracnofauna sondaica, mal- grado ben note eccellenti opere pubblicate qualche anno fa. Gue. = e NOTIZIE DI ENTOMOLOGIA APPLICATA Applicazione dell’Entomologia alla Medicina legale. — Bergeret pel primo, nel 1855 (Ann. d’Hyg. et de Med. leg. t. IV. p. 442), si giovò delle cognizioni fornite dall'Entomologia per determinare il tempo della morte di un infante, i cui resti furono trovati mummificati. Mégnin, nel 1883 (Gazette des Hbpit. 6 mars n. 27), ebbe a trattare argomento eguale. Quest'anno (1885) gli stessi Annales ‘d’ Hygiène etc. (p. 68 e p. 121), ci recano due rapporti, uno di Socquet e Bouton, l’altro di Lichtenstein, Moitessier e Jaumes, intorno a ricerche identiche. In tutti questi casi poterono essere fissati, e talvolta anche con precisione, me- diante lo studio degli avanzi di insetti ritrovati sui cadaveri, l’anno e la sta- gione della morte. Cc. La Simulia columbaczensis. — (Rovartani Lapok, ottobre 1884). Il moscerino di Coloumbatch é una specie propria della regione montuosa delle due rive del basso Danubio in Ungheria e in Serbia, ove si propaga stra- ordinariamente e si riunisce in enormi sciami, costituendo un pericolo molto temibile per gli animali. Questo moscerino compie le sue metamorfosi nei ruscelli limpidi e rapidi delle montagne. La femmina depone 6 uova dal 15 maggio al 15 giugno in piccoli cumuli piatti sulle pietre o sul fondo: le uova si schiudono dopo 15 o 20 giorni. Le larve si fissano mediante due lame dentellate che si trovano all’estremità del loro addome, sulle pietre e sugli oggetti sommersi, nutrendosi di alghe e di materie vegetali che portano alla bocca agitando due organi rotatori posti sulla testa. Dopo la quarta muta le larye, lunghe 6 o 7 millim., si trasformano in ninfe generalmente dall'agosto al settembre. La larva si fissa su di una pietra o su di uno stelo prossimo all'acqua e si prepara un involucro ih forma di imbuto. Questi bozzoli, nei quali avviene la muta, hanno sempre la loro apertura volta verso la direzione della corrente. Le ninfe passano l'autunno e l’inverno nei loro invogli, e sviluppano a primavera, tra il 20 aprile e il 10 maggio. Si riuniscono in piccoli sciami, che si ingrossano man mano, formando delle vere nuvole pericolose per le greggi. i AI levar del sole si riuniscono e si ammassano, ritirandosi giorno e notte nelle caverne, nelle fessure delle roccie e nei boschi. Questi nuvoli d' insetti lasciano però la contrada natale ed emigrano. A primavera domina sempre nella vallata del basso Danubio un vento d’est, e mi- gliardi di moscerini 9 si dirigono come una nuvola lungo il corso del fiume, al disopra del livello dell’acque di due o quattro metri. Giunti a Bazias ove lo stretto del Danubio finisce, lo sciame segue la di- rezione del vento che incontra, e secondo le circostanze può essere spinto nelle diverse regioni. L'apparizione di questi moscerini dannosi fuori della regione natale di- pende sempre dal vento e dalle condizioni metereologiche. Lo sciame emigrante attacca accanitamente gli armenti che incontra. Gli animali cornuti, i cavalli, i montoni e i suini sono ugualmente esposti agli attacchi della Simulia, e soccombono spesso alle succhiature di migliaia di quei moscerini. Furono uccisi a Kubin nel 1880 in 4 ore di tempo 400 suini, 80 cavalli e 40 bestie cornute. I (sunto di D. R.) La Chareas graminis. — I danni rilevantissimi apportati alle graminacee ed alle altre piante da prato nella Norvegia dalla Chareas graminis spinsero l'Accademia reale di Agricoltura a studiare le abitudini di questo lepidottero e i mezzi per impedirne l’eccessiva e dannosa propagazione. Il sig. Holmgren ha studiato sul posto l' insetto e ci da i seguenti ragguagli: « I danni durano generalmente 2 anni. Il primo anno si vede appena un leggero aumento nel numero delle larve, nel secondo esse si mostrano in quan- tità abbastanza grande da risvegliare l’attenzione, sebbene i danni siano ancora di poca-importanza; è nel terzo anno solamente che si lamentano i guasti ve- ramente gravi quando una temperatura propizia, come quella dell'anno passato, permette ai piccoli danneggiatori di svilupparsi in numero grandissimo. La Chareas giunta al suo terzo anno aveva divorato quasi tutte le grami- nacee, salvo il Phleum, nelle vecchie aiuole e ‘nei vecchi prati, risparmiando i luoghi dove la vegetazione era vigorosa. Cosi Holmgren ha veduto delle giovani aiuole quasi intatte entro delle vecchie aiuole rosicchiate dall’ insetto. L’autore accenna alle graminacee che crescono sui prati della Norvegia, e . cita quelle a cui la Chareas non produce danno. Parla in questi termini delle cause per cui l’insetto si nutre a preferenza di certe piante e per cui dispare ad un tratto. ; La Chareas offrendo una organizzazione differente in ciascuna delle sue metamorfosi, se ne deduce giustamente che ella debba vivere allo stato di larva in modo differente che allo stato perfetto. Ann. XVII. 12 — 178 — “Ed è per conseguenza necessario che le larve non domandino il loro nu- trimento ai vegetali dei quali avranno bisogno dopo la loro ultima trasforma- zione : le piante citate come immuni dalla Chareas lo sarebbero per questa causa precisa. , Se dunque la larva non tocca il trifoglio, e per la sua durezza il Phleum non conviene alle sue mandibole, si avrà luogo, secondo Holmgren, di coltivare su gran scala in Norvegia queste due piante da foraggio, che danno così buoni risultati nelle regioni più meridionali del paese. Si potrà anche impiegare la veccia ed altre leguminose. Si è spesso meravigliati non solo dell'apparizione subitanea della Chareas in un certo anno, ma ancora della sparizione sua nell’anno seguente: e la ra- gione si trova negli imenotteri parassiti, di cui si sono osservate le specie ospiti della Chareas, ed ai quali dobbiamo senza dubbio la sparizione di questo lepidottero nel quarto anno del suo sviluppo. (sunto di D. R.) L'Orchestes populi L. — È comparso sulle coste del Baltico, a Gefle (Svezia), dove ha attaccato, divorandone completamente le foglie, il Populus balsamifera ed il P. nigra, lasciando immune affatto il P. tremula, La mosca dell’orzo (Chlorops taeniopus). — I Chlorops hanno fatto gravi danni nell’isole di Gotland e di Oland. Si calcola il danno, pel solo Gotland nel 1883, a due milioni di lire, Larve piscivore di Libellule. — In uno stagno dello Stabilimento di Pi- scicultura del Conte Pàlffy, a Szomolang (Ungheria), le larve di un Libellulide fecero tali guasti che di 50,000 giovani pesci introdotti nell’ aprile, se ne tro- varono nel settembre soltanto 54. Le larve erano in numero straordinario. (Birò, inRovartani Lapok. Dicembre 1884) La Megachile lagopoda. — Questo imenottero ha attaccato in Ungheria, nella proprietà del Sig. Sajò, i piantonai di certi alberi americani, come Quer- cus: coccinea, palustris, Carya alba, rodendo le foglie fino alla nervatura me- diana. Le querce indigene rimasero intatte. Disinfezione delle piante. — Considerati i danni che venivano al com- mercio delle piante per i provvedimenti legislativi proibitivi, il Ministero di

A db — 194 — A . Akis subterranea Sol. — Porto Scuso e Carloforte (Ghiliani, Bargagli). . . Scaurus tristis 01. — Sardegna (Ghiliani, Baudi, Villa, Schaufuss, Ray- mond, Costa). . Blaps gigas L. — Sardegna (Bargagli, Costa). . Phylax littoralis Muls. — Sardegna (Ghiliani). . Helops dryadophylus Muls. — A S. Lussurgio in Sardegna (Costa). . Mordella aculeata L. — Sardegna (Baudi, Costa). . Phytonomus phylanthus O. — Alghero, Oristano (Ghiliani, Raymond, Baudi, Costa). . Clythra scopolina Fabr. — Sardegna (Baudi). . Cassida margaritacea Schol. — Sardegna (Ghiliani, Baudi). . Coccinella septempunctata, L. — Sardegna (Ghiliani, Baudi, Bargagli, Costa). Le tre specie adunque già trovate precedentemente a Carloforte da Bargagli sono: Atevchus sacer L., Trichodes alvearius Fabr. ed AFis sub- terranea Sol. L’ altre risultano nuove per la fauna di S. Pietro. Le forme già indicate dal sig. Bargagli e che non fanno parte del mio catalogo sono: Cicindela campestris L. G. levigatus Fabr. Carabus morbillosus Fabr. Tentyria Thunbergii Stev. var. sar- Ocypus olens Muls. dea Sol. Hister major L. Pachyscelis Payraudi Latr. Heterocerus nanus Genè P. rugatula Sol. Ateuchus sacer L. var. punctulatus —P. Goryì Sol. Muls. Larinus flavescens Germ. A. variolosus Fabr. Agapanthia irrorata Fabr. Geotrupes hiostius Genè Clythra taxicornis Fabr. LEPIDOTTERI 19. Satyrus janira L. — Sardegna (Costa, sub: Pararge). È Inoltre nella collezione del dott. Costa-Ramo trovansi: Charaxes Jasius e Lasiocampa quercifolia. DITTERI % ” 20. Paragus bicolor Fabr. — Sardegna a Tissi e Cagliari (Costa). 21. Somomia coesar (L.). — Sardegna (Costa, sub. Lucilia). 22 Stomoxis calcitrans Fabr. — Sardegna (Costa). 23. 24. 25. 26. 27. 28. 29, 30. Sl. 32. 39. Sd. 95. — 199 — RINCOTI. Odontotarsus caudatus, Klug. — Meana, Sassari (Costa). Aelia acuminata (L.) — Sardegna (Costa). Peribalus distinctus, Fieb. — Sardegna (Costa). Eusarcoris aeneus, Fieb. — Cagliari (Costa). Corizus rufus, Schill. — Cagliari (Costa). C. distinctus, Sign. Therapha hiosciami L. — Sardegna (Costa). » » » var. flavicans Puton — Iglesias, Nuoro (Costa). Emblethis verbasci, Fabr. — Oristano, S. Lussurgio (Costa). Trigonotylus ruficornis, Fall. Histeropterum grylloides Fieb. — Sardegna, a Tempio (Costa). Philaenus parvulus (Vismara). — Il mio unico esemplare presenta tutti i caratteri dell’ApRrophora parvula Vism., però ne differisce nel me- sosterno, che invece di essere vermiglio, come il resto del petto, pre- senta una larga macchia ovale trasversa intensamente nera. NEUROTTERI. Mirmeleon appendiculatus Latr. — Sardegna (Costa). Della collezione del Costa-Ramo fa parte un’ Inocellia crassicornis. ORTOTTERI. . Diplax meridionalis, De Selys. indiv. 2. . Forficula lurida, Fisch. indiv. 9. . Loboptera decipiens, Germ. — Sardegna (Costa, sub: Forficula). . Periplaneta orientalis (L.). — Sardegna (Costa). . Bacillus Rossiiù Fabr. — Oristano (Costa). . Stenobothrus biguttulus, Charp. . Stauronotus maroccanus Thunb. — Sardegna a Terranova Pausania (Costa, sub: S. cruciatus). Questa specie era straordinariamente comune alla Punta di Carloforte. . Oedipoda coerulescens L. — Sardegna (Costa). . Acridium aegyptium (L.). — Sardegna (Costa, sub: A. tartaricum). 45. 65. 66. . Epeira armida, Sav. Aud. . E. Redii (Scop.). — Sardegna (Pavesi sub: £. sollers). . Cyrtophora citricola (Forsk.). — Cagliari, Oristano (Costa, sub: C. . Zilla atrica, C. L. Koch. . Tetragnatha chrysochlora, Sav. Aud. . Argyrodes gibbosus (Lucas). — Sardegna (Pavesi). . Theridium aulicum, C. L. Koch. ; . Textrix coarctata (Duf.). . Drassus macellinus Thor. . Prosthesima latipes (Canestr.). — Sardegna JARRE) . Philodromus glaucinus Simon. . Thomisus onustus Walk. — Sardegna (Pavesi, sub: 7. albus; Costa). . Runcinia lateralis (Koch.) — Cagliari (Costa). È . Misumena vatia (Clerck.) var. dauci W. PTT Pa BI RI afenia CIS n, BERE = TRIO — 196 — ARACNIDI SCORPIONI. Euscorpius flavicaudis (De Géer). RAGNI. opuntiae). . M. Savignyi Simon. . Diaca globosa (Fabr.). — Sardegna (Pavesi). o . Tarentula radiata (Latr.) — Sardegna (Pavesi, Costa sub: Lycosa). | . Oxyopes heterophthalmus (Latr.) — Sardegna (Costa). . Menemerus semilimbatus Hahn. — Sardegna (Pavesi). OPILIONI Phalangium opilio L. MIRIAPODI CHILOPODI Geophilus maxillaris P. Gerv. Pavia, dal Laboratorio Zoologico della R. Università, 29 maggio 1885. — 197 — PAVESI Prof. PIETRO. — Aracnidi raccolti dal conte BOUTURLIN ad Assab e Massaua. ASSAB Ord. SCORPIONIDAE 1. AnpRoctonus AENEAS, C. L. Koch = A. bdicolor auct. nec Ehr. Specie alquanto diffusa nell’Africa settentrionale ed in Asia; un esemplare. BurHus euROPAEUS (Linné) 1794 nec 1758. Un esemplare. Specie assai diffusa anche sulle coste africane del Mar Rosso; io la segnalai di Massaua, prima al dott. Koch (Aeg. w. Abyss. Arachn. p. 7), poi direttamente ne’ miei Studi sugli aracnidi africani (I. Aracn. Tu- nisia, p. 37; III. Aracn. Scioa, p. 94). 3. B. scAaBER (Ehr.) Otto esemplari ad. e giov. Specie descritta dall’ Ehren- berg (Symb. phys., Aracn. sp. 3, tav. II, fig. 7) sopra individui di Archiko. 4. B. minax, L. Koch? Dieci esemplari. Non avendo al momento disponibile la sopracitata memoria del dott. Koch, mi resta incerta la deter- minazione. 5. BUTHEOLUS LITORALIS, n. sp. Un esemplare così caratterizzato: Trunco depresso, ovali, antice valde attenuato truncato, lati tudine maxima */4 longitudinem superante, dorso tenue granuloso, brunneo-nigro, carinis obsoletis; cephalothorace caudae segmentum V aequante, angulis rotundatis, intervallo oculorum elato, leviter sulcato et granuloso; segmentorum ventralium margine postico exqui- site serrato, anticis in medio sordide testaceis, circumcirca et segmentis granulosis posterioribus brunnescentibus. Cauda brunnea, crassa, api= cem versus dilatata et segmentis supra magis magisque excavatis; seg- mentis I-ITI supra, lateribus et infradense granulosis, costatis; seg- mentis IV-V subtus converis, nitidis punctis magnis impressis ornatis, haud costatis nec granulosis, lateribus V exceptis, qui postice granosi sunt et initium costarum figurantes, marginibus supernis sinuosis, antice altis, supra IV leviter ruguloso, V punetis parcis ercavatis DI — 198 — et depressione lata, ovali, nitida, vesicam accipiente; vesica rufeola infra ad basin infuscata, sat grandiuscula quamvis caudae segmento V angustiore, convera, sub aculeo parum angulosa, lateribus pun- ctis impressis parvis, subter tantum medium granulorum vel denti- culorum serie unica tertium postremum attingente munita, aculeo forti, brevi, apice rufo. Palpis brunneo-fuscis, parum robustis granu- losis, manu costata tibia sensim breviore.-et leviter crassiore, digitis testaceis, gracilibus, arcuatis, intus imminute spinosis, digito manus mobili manu postica duplo longiore. Pedibus granulosis costatis, te- staceo-fuscis, tarsis testaceis. Dentibus pectinum 10. Long. trunci 6, caudae 10 mill. vesica inclusa. In Erythraei maris litore prope Assab inventus. B. Aristidi (7) Nubiae affinis, sed manu costata, vesica con- vera infra granulosa differt et Arabiae felicis thalassino (2) magis convenit; trunco latiori, nonnullis characteribusque ambobus distine- tus, manus digitorum longitudine majore simul cum vesicae cauda- lis magnitudine Aristidis aliud sexus haec parva scorpionum species esse non videtur. Ord. SOLIFUGAE. 6. RiAx PHALANGIUM (Oliv.) Un maschio ed una femmina giovane. La fascia trasversale pallida al terzo posteriore dell'addome e qualche altra piccola particolarità di colorazione parrebbero distinguere il maschio dell’indicata specie ed avvicinarlo all’ockhropus Duf., però ha l’arma- tura delle chele, delle zampe ecc. come nel phalangista auct. = pha- langium Oliv. lo n’ebbi già una femmina ovigera di Moncullo, rac- colta dall’Antinori. Ord. ARANEAE. 7. ARTEMA (ProLcus) BorBoNICA (Vins.) Quattro femmine più o meno svilup- pate; specie già nota d’Abissinia e che vive in molte parti d’Africa. 8. Sparassus ArcELASII, Walck. Due femmine. Specie della regione mediter- ranea, trovata anche a Suakin, da me già segnalata di Massaua per- (1) Simon, Arachnides de l’ Yemen méridional, in Ann. Mus. civ. Genova, XVIII. 1882, p. 44 (248), tab. VIII, fig. 20. (2) Ibid., p. 54 (258), tab. VIII, fig, 23. — 199 — chè raccoltavi dall’Issel (Aracn. Scioa, p. 95), ma l’ebbi anche dal Sudan. 9. Prexippus PaykuLLII (Sav. Aud.) Due femmine adulte di questa specie conosciuta, assai diffusa in Africa, segnalata di Suakin dal dott. Koch, e da me di Massaua (aracr. Scioa, p. 95), d’Arramba, e di Mahal-Uonz nello Scioa (p. 86). Ord. ACARI. 10. HyALOMMA DROMEDARII (C. L. Koch) Quattro esemplari di questa specie alquanto diffusa in Asia ed in Africa, già per me nota di Massaua (Aracn. Scioa p. 95). MASSAUA Ord. ARANEAE. 1. ArcIOPE LOBATA (Pall.) 14 femmine ad. Specie molto diffusa anche in tutta l'Africa, ch'io segnalai di Arramba (Aracn. Scioa, p. 9) ed ebbi pure dal Sudan, raccolta dal dott. Ori. 2. SELENOPS AEGYPTIACA, Sav. Aud. Una femmina giovane. Specie comune in Egitto ed in molte altre parti d'Africa, che il dott. Koch indicò del- l’Ansaba ed io anche di Massaua (Aracn. Scioa, p. 95) e di Me- temma (p. 100). 3. STEGODYPHUS LINEATUS (Lat.) Una femmina. Specie circummediterranea, che trovasi anche in Egitto. Con queste poche aggiunte, gli aracnidi di Massaua e dintorni fino ad ora conosciuti per le pubblicazioni di Koch, Cambridge, Simon e mie som- mano a 19, cioè sono: Scorpiones. — Buthus curopacus (Linn.) B. scaber (Ehr.) Archiko. Isometrus maculatus (De Géer). Solifugae. — Rhax phalangium (Oliv.) Moncullo. Araneae. — Gasteracantha lepida, Cambr., Massaua e Sceik-Said. Argiope lobata (Pall,) A. Lordii, Cambr. A. trifasciata (Forsk.) Acari para Rediù ; Gen) Va Cyrtophora citricola (Forsk.) Pholcus rivulatus (Forsk.) Artema borbonica (Vins.) Sparassus Argelasii, Walck. Cebrennus aethiopicus, Sim. Selenops aegyptiaca, Sav. Aud. Plexippus Paykullii (Sav. Aud.) Stegodyphus lineatus (Latr.) — Hyalomma dromedarii, C. L. Koch. H. anatolicum, C. L. Koch. Pavia, 29 maggio 1885. ®. PAVESI Prof. PIETRO. — Controsservazioni ad un opuscolo recente di Aracnologia. Pavia, 29 maggio 1885. Ricevo oggi stesso la 16% memoria o parte degli Etudes arachnologiques, favoritami dall’autore sig. Eugenio Simon e che porta il titolo di IMateriaua pour servir à la faune des Arachnides de la Greéce (Ann. Soc. entom. Fr. 1884, p. 305, ed. aprile 1885), in cui l’egregio aracnologo di Parigi e nostro consocio non si lascia sfuggire l'occasione propizia di volgermi i suoi soliti strali. Sono così compreso della bontà della mia causa e di essere in ottima com- pagnia coll’illustre Thorell, fra i supposti suoi avversari, che non volevo rac- cogliere il guanto in questo momento di troppe e diverse occupazioni; ma. non posso lasciar correre fra gli specialisti certe coserelle e le rilevo in fretta per la seduta di posdomani della Società entomologica italiana. In cotest’ ultimo lavoro il Simon riprende il mio Catalogo sistematico degli aracnidi di Grecia, pubblicato in esteso negli Annali del Museo civico di Genova fin dal 1878 (vol. XI, p- 354) e del quale lessi una comunicazione preventiva al R. Istituto Lombardo di scienze e lettere il 17 maggio 1877 (Rendiconti, serie II, vol. X, p. 323); e gli fà notevolissime aggiunte di spe- cie, oltre quelle che già aveva indicate di Grecia sulle raccolte di Letourneux (in Ann. Soc. entom. Fr. 1880, Bull. ent. p. CXXXIX). E proprio appena nella breve introduzione dà ad intendere che quel mio lavoruccio fosse una semplice compilazione delle opere di Brullé, . Koch, Cambridge ecc., mentre, oltre di quegli elementi, lo dissi, avevo tenuto conto delle specie per me raccolte dall'amico capitano D'Albertis col Vio- lante in parecchie isolette ellene. Anzi, quasi di straforo, nella nota in calce scrive « M. P. Pavesi relève, avec une certaine pompe, ces indica- « tions erronèes, oubliant sans doute que nous les avions nous-méme rectifiées « depuis longtemps dans nos Arachnides de France » alludendo a certe mie correzioni di sue false indicazioni geografiche, che lui, viaggiatore egregio in molte parti d'Europa e d’Africa, non doveva pubblicare o quando le corresse cangiarle in peggio. D'altronde, alla data del mio opuscolo sulla Grecia, tre soli volumi dell’opera citata erano comparsi per le stampe; ed infine è noto Ann. XVII, 14 OSSIA SOIA BI ITAST ATO SR I SG DI EVA RIN + — 202 — a tutti che io non uso mettere mai alcuna protervia nelle pubblicazioni di ogni ramo della zoologia, dei quali egli coltiva tanto bene uno solo. Chi è | più modesto scagli la prima pietra! Le mie correzioni non mirano a persone, nè a farmi piedestallo di colleghi battuti, mirano a reintegrare la verità nella scienza, visto che le indicazioni erronee di località servono a trar fuori di strada il corologo sul carattere delle faune. Ed ora vediamo cosa scrive di me il Simon nel suo catalogo. 1°. A proposito dell’Oryopes heterophthalmus Latr. (sp. 58) dice « C'est lO. linceatus du Catalogue Pavesi. » Sicuro, ma egli ben sà, e forse gliene duole, che io seguo sempre la classificazione di Thorell ed i suoi stu- pendi Remarks on Symonyms, quando non trovi di meglio, a mio giudizio, nei libri del Simon o d’altri. 2°. Sotto la specie (82) Oryptila albimana Sim. leggesi « C'est « probablement le X. dufo du Catalogue Pavesi. » Io non conservo alcuna delle raccolte da me determinate e sparse in vari Musei d’ Italia e dell’estero; non è dunque fuori del caso che Simon abbia ragione, tanto più perchè egli stesso, al paragrafo dello Xysticus graecus C. L. Koch, confessa di aver fatto delle belle confusioni sul conto dell’albimarna, che possono avermi indotto in errore. 3°. Ringrazio il critico di aver accettata la mia opinione, senza dirlo ben s'intende, sulla identità del TXomisus spirnipes Brullé con la (sp. 87) Misumena vatia CI. 4°, Lasciando altre possibili discussioni riguardanti gli ZEresus di Brullé, sotto la specie (105) Epeira dalmatica Dol. scrive « Theridion va- « riegatum Brullé, qui a été ajouté à la synonymie, doit étre retranché. La « description de Brullé est insignifiante. » Veramente l’impersonale « qui a « ajouté « sono io, che anzi ho discusso a lungo la questione di questa sinonimia e priorità di nome. Ma il Simon trova fra l’altro che la figura dell'addome nelle tavole di Brullé è un parto della « fantaisie du dessinateur » e ci ap- prende che « les Arachnides recueillis en Morée par Brullé avaient beau- « coup souffert au cours de la mission » ciò che io non potevo sapere e mi scusa se non ho interpetrato il vero così come sa l’aracnologo di Parigi. 5°. Vedo con piacere che si trova anche in Grecia l Epeira byzan- thina Pavesi 1876, della quale lo stesso autore mette in sinonimia la sua Epeira turcica Simon 1879. 6°. A proposito della Cyclosa (sp. 119) che finalmente Simon s’ac- concia a chiamare insulana Costa, mentre s'era sempre ostinato a non iden- ita Lace e TT LN TI Su i E A O e i sila, x — 203 — tificarla con la C. tritubereulata Luc., perchè l'aveva detto io, scrive che la C. argentea Auss. « nous paraît étre le jeune de C. insulana. » Fin dal 1878 moi pure emettevamo il dubbio che fosse la medesima specie. 7°. Dopo d'allora non feci più la confusione del Theridium aulicum C. L. Koch col sisyphium (CI.), anzi lo distinsi anche nell’ ultima appendice agli Aracnidi di Tunisia; per cui recito a malincuore l'atto di contrizione consigliatomi due volte dal Simon sotto codesto nome di auZicum (p. 331) ed in altra nota speciale (p. 335). 8°. Prima di venire a questa, esprimo -però la mia gratitudine al Simon di aver quì accettato, come anche negli Aracknides de l’Océan Atlan- tique (in Ann. Soc. entom. Fr. 1883, p. 271 e 281) il mio genere Enoplo- gnatha 1880 per la mandibularis (sp. 142) e specie affini, giacchè non me lo voleva passar buono in altra sua memoria (Arackmides des environs de Pekin, in Ann. Soc. entom. Fr. 1880, p. 113), identificandolo col Drepa- nodus Menge 1869. 9°. Ammetto che mi sia sfuggito d’inserire a catalogo l’Erigone (Entelecara Sim.) graeca Cambr. (sp. 147), ma non ho ancora da fortuna di possedere la memoria di Cambridge, in cui 1’ ha descritta. Non dico questo per scusarmene, poichè in fatto di bibliografia, come di leggi, non ci sono scuse plausibili, nè per me nè per altri, quando una specie è pubblicata deve essere conosciuta. 10°. Nella nota di Simon, alla quale mi riferivo nell’osservazione 7? sta anche scritto (p. 335) « TReridion bicolor Brullé est encore plus incer- « tain; il me paraît difficile de se faire une opinion sur son compte. » Simon non lo dice, ma vuol alludere alla mia opinione (Cat. Grecia, p. 371) che sia un Lithyphantes: ho dato gli argomenti anche per ritenerlo distinto dalle altre specie di Grecia. Soggiunge l’autore « On a signalé de plus en « Gréce, Teutana triangulosa Walck. (Theridium venustissimum C. Koch) « et Latrodectus 13-guttatus Rossi; mais nous ne les avons pas regus. » Bel motivo per escladerli dal suo catalogo generale, che è pur sempre in molta parte una compilazione! Egli è dunque di coloro che non ritengono vero e buono se non quello visto da se medesimi, San Tommasi redivivi, me- ritevoli di altrettanta incredulità. Vedasi il mio finale degli Aracnidi d’ In- hambane. 11°. Una pagina dopo (p. 337) il Simon ritorna alla carica, mettendo in nota « M. Pavesi signale encore Agelena similis Keys. de Pikermi » ma non vuole elencarla. È proprio c£ì, e malgré bisognerà che l’ascriva alla — 204 — fauna greca, perchè l’ ho veduta io, che so benissimo distinguerla da ogni al- tra, com'è molto facile. 12°. Questa noterella fa seguito a quanto dice riguardo all’Agelena labyrinthica Cl., cui mette sinonimo il Theridion mazxillare Brullé. Esso, secondo Simon « n’ est pas synonyme de. Zegenaria parietina, comme « l’indique le Catalogue Pavesi; les figures désignent clairement un Agelena « particuliérement celle des yeux en deux lignes fortement courbées. » La- scio ai colleghi imparziali di scoprire la logica fra il « clairement » e quel ch’egli scrisse innanzi sulla collezione Brullé, vale a dire che « les déscriptions et les dessins s'en ressentent naturellement » dei guasti sofferti dagli esemplari. 13°. Il nostro autore, quasi pentito d’avermi concessa l' istituzione di un altro genere, al punto del Drassus fastuosus Luc., che lui identifica col dives Luc. per confronto di tipi (su di che fa d’uopo confidare ciecamente), caccia in sinonimia del suo genere Micariolepis (sp. 169) il mio Bona. Mi trascina insomma a ricordargli, tuttochè egli sia stato membro della Commis- sione di nomenclatura della Società Zoologica di Francia, che ha propo- sto una nuova legislazione nel 1881, quanto dissi nel supplemento agli Arac- nidi di Tunisia (Ann. Mus. civ. Genova, XX. 1884, p. 466) al momento di cambiare quel suo nome generico. Micariolepis, non e’ è scampi, è un nome ibrido e non avrebbe dovuto insistere a conservarlo dimenticando l’afo- risma linneano, che gli ho citato dalla Phrilosophia botanica « Nomina ge- « nerica ex vocabulo graeco et latino, similibusque hybrida, non agnoscenda « sunt. » Simon continua imperterrito, mantiene anche i nomi Micarzosoma ed altri di sua particolare invenzione per la serqua di specie nuove, che ac- cumula a vantaggio della scienza aracnologica. 14°. Non comprendo poi perchè applichi un punto d’interrogazione avanti la (sp. 183) Pythonissa thressa Pavesi 1876, che io ho « indiqué de « Turquie et de Grèce. » Cioè, se dubita che non sia per lui una Pythonissa o Gnaphosa nel senso di Thorell e mio, oppure se dubita di avere egli ben determinati i suoi esemplari d’Atene! 15°. Per l'ennesima volta mette in nota, sotto la Dysdera punctata C. Koch (sp. 195) questa riga « M. Pavesi a signalé de l’île d’Antiparos D. « lata Reuss, espèce d'Egypte. » Nulla di fenomenale che‘abbia fallito nella determinazione, però nulla di strano che una specie d'Egitto si trovi in un’isoletta vicina di Grecia; non è pregio dell’opera citare cento esempi simili. 16°. Mi meraviglio quindi della smentita, che mi dà il Simon circa la Cteniza Sauvagei (sp. 348). Simon vi fa codesta glossa « Il mwest pas — 205 — < exact (1) que Cteniza Sauvagei Rossi habite Corfou, comme l’indique le « Catalogue Pavesi sur la foi de Cambridge. Le Rév. O. P. Cambridge, que « j'ai consulté a cet égard, m'écrit: Je n’ai jamais trouvé Cteniza Sauvagei « à Corfou, mais seulement Ct. orientalis, qui y est trés abondant. » Nuovo sistema, sui generis, di screditare i colleghi: inventare uno sbaglio a loro danno, poi criticarlo, chiamando complici altri della birichinata!.. Replicherò ad entrambi che: in primo luogo, è falso ch'io abbia indicata | tassativamente di Corfu la Cteniza Sauvagei sulla fede dell’illustre aracno- logo di Bloxworth, bensì la diedi delle isole Jonie in genere (Catal. Grecia, p. 380, sp. 103), mentre di Corfu, oltrechè di Tinos e di Pikermi indicai a parte (sp. 104) la C. orientalis: secondariamente, ho pigliata dal Cambridge stesso la citazione di « Is. Jonie » scritta da lui nell'opera di Moggridge (Harvest. Ants and Trop-door Spiders, App. p. 143 « COteniza Sau- vagei Rossi, Corsica, Pisa, Mentone, Jonian Islands »), non avendo l’abi- tudine di citare di seconda mano ed a memoria per paura di cadere in , tanti comuni strafalcioni: in terzo luogo, ho attribuito alla Grecia questa specie sulla fede del Simon (Mist. nat. des Araignées, 1864, p. 453 « My- galodonta fodiens W. Corse, Grèce ») che non si era e non si è per anco ricreduto dall’errore. Io dubito fin della smemoratezza del Cambridge, pensando ‘che si potrebbe ripetere il fatto della Zycosa Giebelii Pavesi 1873. D'essa Simon (Arachn. de France III, p. 350 nota) dice che, avendo comunicato il mio tipo al dott. L. Koch, questi gli « écrit qu'il partage entièrement mon opi- « nion relativement à l’identité de cette espàce avec sa L. ferruginea » e fu tanto vero che il dott. Koch s’affrettò a pubblicare negli Arachniden aus Sibirien und Novaja Semlya (in K: Schwed. Akad. 1878, p. 100) che « heide « sind ganz sicher verschiedene Species » ammettendo la mia Giebelii anche per quelle regioni polari! 17°. Finirò la mia via-crucis con gli scorpioni e gli opilioni, per se- guitare passo a passo il Simon; resistere contro le cime mostra almeno del coraggio. Egli mette sinonimo di Buthus europaeus L. (sp. 211) il gibbosus Brullé, ch'io ritenni un Jurus, confortato poi anche da una lettera di (1) Oh iulinea d’esattezza non dovrebbe mai parlare Simon; apri un suo libro qua- lunque e converrai subito meco. Mi vengono ora tra mano, per esempio, i suoi recentissimi Arachnides récueillis i Khartoum (Bull Soc. Zool. de Fr. IX. 18841) e nella bella prima pagina vi leggo che i miei aracnidi di Scioa eran del viaggio D'Albertis che non c'è mai stato! Poverò amico Antinori se ritornassi al mondo qual dispiacere! . . .. E quì non mi oc- cupo se il Simon trascura alcune specie che io avevo gia incidentalmente segnalate del Sudan egiziano sopra una piccola raccolta del dott. Ori. ga RAR ITR vu ia d\,° a i a di pr î — 206 — Thorell. All’opposto identifica il Jurus Dufovreius Brullé (sp. 213) col gibbosus Br. mihi, ma conferma il mio sospetto di uno scambio di segnatura, anzi lo dà come positivo. Nè sicuro lui e basta! Soggiunge « Il n’est pas étonnant; « que M. Pavesi, cherchant à réconnaître le Jurus dans cette dernière dé- « scription, l’ait déclarée quasi-incompréhensible. » Non credo mai di scrivere cose etonnantes, e me ne guarderei particolarmente in questi giorni di pom- pierate Simoniane. Del resto cotali divergenze sugli scorpioni di Brullé notansi anche negli opuscoli del dottor Karsch, ricordati nel mio supplemento agli Aracnidi di Tunisia (p. 450). Inoltre, rispetto all’Euscorpius carpa- thicus L., cui identifica con me, senza dirlo, il Buthus terminalis Br., tenuta specie distinta dal Karsch (Ueders. der europdischen Skorpione, in Berl. entom. Zeitschr. 1881, p. 90) scrive il Simon « Nous n’avons point vu « d’Euscorpius provenant de Grèce, et nous citons le carpatricus sur la foi « de Pavesi. » Ma foi, stimai che gl’individui giovani riportatimi dal cap. Enrico D'Albertis dalla grotta di Antiparo fossero di carpathicus (Nuovi risultati aracn. Violante, p. 339 cui è unito il Cat. Grecia); li ho però de- scritti sufficientemente per farli riconoscere come volesse il sig. Simon di que- sta specie o d’altra parente. 18°. Quanto all’opilionide, si tratta dell’ Egaenus crista Br. (sp. 214) del quale quì, e prima nelle Descriptions d’opiliones nouveaux (in Compt. Rend. de la Soc. entom. de Belgique 1879, p. 14 e 15), pur senza citarmi, ammette la mia, che fà sua, identificazione con Zacheus mordax = trino- tatus C. L. Koch. Troppa grazia. Direi ancora parecchio su altri punti che mi riguardano meno direttamente, anche in base a nuove raccolte fattemi a Megara da mio cognato l'ing. Bren- tani, ma non ho più tempo da perdere e depongo la penna. PO I 7 E TT nn e MAGRETTI Dott. PAOLO. — Di una galla di Cinipide trovata sulle radici della vite (Vifis rimifera). — (Comunicazione pre- ventiva). Il Sig. Rag. Cav. Felice Franceschini, membro della Commissione di sor- veglianza contro la Fillossera, spediva, pochi mesi or sono, al Professor Fer- dinando Sordelli del Civico Museo di Milano, un pezzo di radice di vite (Vitis vinifera) trovata in Novellara (Emilia). " Scopo principale di detto invio era lo studio d’una Crittogama da cui vedevansi interamente invase le barboline, e che il chiaro botanico asserivami riferirsi ad una RXizomorpha, cioè ad uno stadio imperfetto di un fungo. Nello stesso tempo però accennava il Signor Franceschini, alla presenza di due galle molto visibili sporgenti sui lati del ramo principale di detta radice. Avuto il pezzo in comunicazione per gentilezza del predetto collega, ebbi ‘ la possibilità di studiarne anche l’insetto, che quantunque bene sviluppato, abitava ancora una di dette galle, mentre l’altra presentavasi di già forata. Per la mancanza d’ali, per lo scudetto arrotondato, pei solchi longitu- dinali del mesonoto, per le antenne composte di 14 articoli, la piccola carena frontale, la testa allargata dietro gli occhi, la spina ventrale dell’ ultimo segmento addominale da una volta ad una volta e mezza più lunga che grossa, l’ insetto in questione sembra molto verisimilmente potersi riferire al genere Biorhiza fra i Cinipidi od Imenotteri gallinsetti. Ma di questo genere, per quanto ne riferisce il dotto Prof. Mayr di Vienna, non sono conosciute in Europa che la B. aptera, Fabr. e la B. ferminalis Fabr. rappresentanti quella la forma agamica, questa la sessuata d’ una medesima specie, vivente ora sulle radici ora sui rami delle comuni nostre quercie (Quer- cus pedunculata, Q. sessiliflora, varietà della Quercus robur). Il caso d’una galla di tal famiglia e genere d’ insetti sulle radici della vite, riesce quindi molto interessante per la sua novità, tanto che lo stesso Professore di Vienna, mettevami in forte dubbio se veramente fosse una ra- dice di Vite quella sulla quale osservai le due sopraccennate Galle. LOR: $ Non potendo dubitare delle asserzioni del signor Franceschini, e più an- cora di quelle del botanico Sordelli, credo opportuno far noto semplicemente per ora questo fatto, allo scopo di richiamarvi l’attenzione dei signori viticultori naturalisti e scienziati, nella speranza di poter ottenere ulteriori prove di quanto vengo ora ad annunciare. A complemento di questi brevi cenni dirò che le Galle, di forma sferoidale e grosse quasi come un seme di grano turco, d’un color rossiccio bruno, tro- vansi addossate luna all’altra sui lati d’ un piccol tronco di radice di tre millimetri di diametro, in vicinanza di alcune piccole barboline radicali. Canonica D'Adda Maggio 1855. —LR209 LO SULLO SVILUPPO POSTEMBRIONALE E RATSA RLEOVIATTLIS TOS DEL Dort. FERRUCCIO MERCANTI (Tav. (?)) La Telphusa fluviatilis Lat. abita di preferenza nei torrenti e nei bur- roni, sotto le pietre, oppure entro buche scavate nell’argilla. È in esse che ‘ sì ritira all'avvicinarsi della stagione fredda, specialmente in vicinanza delle acque di vena, perchè più calde. Si spoglia di Agosto, al più lungo di Set- tembre: si riproduce d’estate. All’epoca della riproduzione porta, attaccate ai falsi piedi dell'addome, molte uova di un colore giallo aranciato che, giunte a maturità, misurano un diametro medio di 83 mm. ed offrono più tardi, quando sono innanzi nello sviluppo, alla loro periferia, due macchie nere, pressochè lineari, che si scorgono per trasparenza e corrispondono agli occhi dell'embrione. Ho tentato di fare schiudere quelle uova, tenendo il granchio in un vaso ove l’acqua sì rinnuovava continuamente, per mezzo di una sottile corrente, ma non sono riuscito nel mio intento. Dopo due giorni di cattività, il granchio cominciava a lasciar cadere le uova; per far ciò scostava l'addome dalla superficie inferiore del cefalotorace, abbassandolo ; agitava lentamente le zampe addominali con un movimento di lateralità, finchè le uova, venendo a fluttuare | nell'acqua, si staccavano e cadevano al fondo, ove finivano per corrompersi. Mi sono quindi dovuto accontentare di procacciarmi dei granchi nei quali le uova erano in parte dischiuse, in parte no, ottenendo così dei piccoli granchi appena sgusciati dall’uovo, procurandomi inoltre altri granchiolini in uno stadio ulteriore di sviluppo, ma tuttavia attaccati alle zampe addo- minali materne, cui aderivano afferrandosi colle chele. La Telphusa fluviatilis, in quel primissimo stadio da me esaminato, si — 210 — mostra in una condizione di sviluppo molto avanzata, formando così eccezione, insieme ad alcuni granchi terrestri, a quanto avviene nella maggior parte dei Decapodi Brachiuri che schiudono allo stato di Zoea. Questa forma pri- mitiva della Zelphusa (fig. 1 e 2 ) si può riportare al tipo di Megalopa, avendo gli occhi già peduncolati e le zampe ambulatorie completamente svi- luppate; mancano però ancora quelle addominali. La lunghezza dei giovani granchiolini comprese le gambe, supera di poco i3 mm.; lo scudo cefalotoracico (fig. 3) è rotondeggiante, fortemente con- vesso ed arcuato; porta in avanti, fra i due occhi, una sporgenza arroton- data, corrispondente al rostro, che andrà avvallandosi in seguito nell’adulto. Il colore del cefalotorace è giallo chiaro ed il solco cervicale è già appari scente, segnato in addietro da un contorno più oscuro. Il tegumento è ancora molle e sprovvisto di sali calcarei e si mostra omogeneo, anche se guardato con forte ingrandimento. Le zampe sono gracili, sottili, di color bianco; le ambulatorie conservano ancora la posizione che occupavano nell’uovo, essendo dirette all'indietro come se sporgessero dalla parte posteriore del capotorace anzichè dalle laterali; esse nom sono ancora adatte alla locomozione. In questo e nel seguente stadio da me esaminato le differenti appendici hanno già la struttura e la conformazione generale che mostreranno nell’adulto, da cui però si differenziano, qual più qual meno, per certi caratteri. Piccola è pure la differenza degli organi respiratori: quindi la formula branchiale è uguale a quella della Telphusa Auviatilis arrivata a completo sviluppo, che è la seguente: VES VHpi 0 Li i Vi Ep. VII S _Ep+1 0 1 0=-2+ Ep. VII S Ep. +1piccolissimal 1 O0=3 + Ep. ESS. 0 1 bd 2 Md 0 UE aa ea RITO MRO (i En Siro 04 MIDP AR IIS 0141000 9 Epi lo aergia o 0 48. La qual formula, premesso che non è sicuro se l’artrobranchia del VII so- mite sia anteriore o posteriore, è identica alla formula assegnata dal Claus (1) (1) Neue Beitrige zur Morphologie der Crustaceen, in Arb, aus Zolog. Inst. Wien, T. V1. fasc. 1, 1885, pag. 78. Aa ia RA Patio i e uri | beta — 211 — ai Brachiuri, che ci è presentata da’ Majacei, dalla maggior parte dei Ciclo- metopi e da molti Catometopi; differisce solo nell'essere la podobranchia del- VIII somite affatto rudimentale, ricordando così ciò che si riscontra in un Grapsoide, nell’Ocypoda, dove, oltre la riduzione del numero delle branchie da 9 a 7, si ha la podobranchia del terzo massillipede molto piccola. Venendo ora a descrivere le singole appendici nel primo stadio, lasciati in disparte gli occhi già bene sviluppati ed in cui si possono scorgere anche con un debolissimo ingrandimento le zone bianche e le oscure, le antennule e le antenne mostrano già accennata la struttura dell'adulto e sono assai piccole fin d’ora in proporzione colla grandezza dell'animale. Nelle prime, i tre pezzi formanti lo stelo (fig. 4) portano due flagelli brevissimi nei quali manca ancora la divisione in articoli anulari; solo l’ interno, assai più pic- colo e sottile, offre la traccia di una prima divisione in due segmenti. Le an- tenne hanno un’ appendice brevissima che rappresenta una squama o esopodite rudimentale di cui non rimane traccia nell’adulto (fig. 5). Delle parti buccali, la mandibola (fig. 6), assai breve e massiccia, è sor- montata da un palpo pur breve, già diviso completamente in due primi seg- menti. La prima mascella (fig. 7) è assai semplice: un basipodite allargato e col margine dentato per la presenza di setole larghe e rigide è accompa- gnato da un coxopodite più breve e più stretto e da un endopodite coll’ac- cenno di una prima divisione in due segmenti. Fin d’ora poi noteremo un fatto che è comune a tutti quanti i pezzi buccali, che cioè ciascuno di questi membri (e con essi tutto il corpo del piccolo granchio) in questo primo stadio, è avvolto in una sottile cuticola embrionale gìà distaccata, ma non ancor ri- gettata, la quale è tutta continua sui margini e non offre nessuna traccia delle diverse asprezze, setole e peli che sporgono dalla superficie dei vari membri : io ho trascurato di disegnarla per non generare confusione nelle figure. Assai più complessa è la struttura della seconda mascella (fig. 8), che tale si conserva anche nello stadio successivo e nell’adulto; un’ampia la- mina semiellittica col margine quà e là setoloso costituisce lo scafognatite, cui tengon dietro verso l'interno un endopodite ingrossato alla base, sottile all'apice, ove non offre traccia di segmentazione; un basipodite diviso in due lobi, più grande l’esterno, più piccolo l’altro, ambedue muniti di setole nel margine interno, ed infine un coxopodite anch’esso distinto in due lobi, il più interno brevissimo, non segmentato, con due o tre setole all’apice, l’esternò più lungo e setoloso in punta. Il primo massillipede (fig. 9) ha un coxopodite ed un basipodite sottili, — 212 — brevi, arrotondati sul margine interno e provvisti su di esso di setole rigide : l’endopodite è lungo e segmentato; ancor più lungo l’esopodite, col flagello che comincia a mostrare i segmenti anulari; l’epipodite è presente ed ha forma di una lamina membranosa larga alla base, aguzza all'apice. Nel se- condo piede mascellare (fig. 10) gli ultimi articoli dell’endopodite non hanno ancora assunta, se non in parte, la disposizione ricurva ed arcuata dell'adulto, ove descrivono un semicerchio; l’epipodite è laminare, stretto alla base, al- largato e rotondeggiante all'apice, con un rudimento di branchia epipodiale brevissima, non ancor lamellare, ma affatto sacciforme. Il massillipede esterno (fig. 11) offre queste differenze dall’adulto : il basipodite fuso in un sol pezzo: coll’ischiopodite è più stretto e non presenta il solco longitudinale che lo percorre lungo la linea mediana nell'adulto; il meropodite è pressochè qua- drangolare invece di essere poligonale arrotondato; i tre ultimi articoli del- l'endopodite sono diretti in alto, non ripiegati ad angolo sul margine interno del segmento precedente; l’esopodite è già diviso in due segmenti, più lungo il basale, più corto e coll’accenno di una divisione anulare l’apicale. L'’epi- podite ingrossato alla base, laminare nella parte libera ed arrotondato al- l’apice, porta una branchia rudimentale, sacciforme. I margini interni di questi due massillipedi destro e sinistro, guardati im situ, non sono a contatto come nel granchio arrivato a completo sviluppo, ma appaiono divaricati in modo da lasciare scorgere le parti sottostanti. Le zampe chelifere ed ambulatorie sono bene sviluppate; ci si ravvisano i diversi segmenti, colla forma e le dimensioni proporzionali presso a poco simili a quelle dell'adulto: mancano le zampe addominali. Nello stadio ulteriore da me esaminato, che però non sono certo se segua immediatamente al precedente, i giovani granchi presentano un cefalotorace lungo oltre 3 mm. largo 4; ed hanno già assunta quasi completamente la forma adulta. Lo scudo cefalotoracico, meno convesso, non è più circolare ma allargato trasversalmente e pressochè quadrilatero, col margine frontale diritto, i laterali leggermente convessi specialmente nella porzione posteriore. La sporgenza rostrale è più larga, ma meno prominente, e solcata in mezzo da un avvallamento; le leggere sculture che orneranno la superficie dello scudo non sono ancora formate. Le diverse appendici hanno già presa una forma pressochè definitiva, le antennule, le antenne, le mandibole, le mascelle non offrono particolarità di sorta confrontate collo stadio precedente. Il primo massillipede ha l’estremità dell’endopodite ingrossata e l’epipodite si è foggiato a lama e si presenta coperto di lunghe setole. Nel secondo piede mascellare 3 4 . — 2153 — pure l’epipodite sì mostra setoloso, la branchia epipodiale è più sviluppata, ma non ancora lamellare; l’esopodite ha il flagello diviso in segmenti anu- o lari, l’endopodite mostra gli ultimi tre articoli già un po’ piegati a semicir- colo. Nel piede mascellare esterno finalmente, la forma adulta è decisamente segnata: il meropodite è poligonale rotondeggiante, gli ultimi tre articoli sono ripiegati in basso; il solco longitudinale dell’ischiopodite è già accen- nato, la podobranchia è in gran parte coperta di lamelle la cui formazione procede dalla base verso l’apice ove, per breve tratto, si mostra ancora sacciforme ; l’epipodite laminare è guarnito di lunghe setole. Guardati in posto gli ischiopoditi dei due piedi hanno i margini interni ravvicinati tanto da chiudere completamente il quadro buccale, nascondendo i membri sottostanti. Non saprei dire se una o più mute separino questo stadio dal prece- dente: intanto il tegumento generale va acquistando i sali calcarei e non è più omogeneo, ma mostra, guardato con mediocre ingrandimento, una rego- lare e fina scultura in piccole maglie esagonali. Le zampe chelifere ed ambulatorie sono ormai adatte alla loro funzione, ma le addominali mancano ancora; l’addome è aderente alla superficie infe- riore del capotorace e la sua forma è degna di menzione. La forma dell’addome costituisce, come ognun sa, la differenza sessuale più spiccata in questi animali. Nei maschi adulti esso si presenta in com- plesso triangolare; dei segmenti che lo compongono i primi due sono ret- tangolari e più stretti del terzo, ch'è più largo di tutti, mentre i successivi vanno restringendosi mano a mano in modo da prendere la figura di tanti trapezii, l’ultimo eccettuato ch'è triangolare. Nelle femmine invece l’addome è ovoidale; dai primi due segmenti che sono più ristretti esso va a mano a mano allargandosi fino al quinto e sesto; il settimo poi si ristriuge dalla base fino alla sommità, ed arrotondasi in curva ovoidale. Inoltre, nelle femmine l'addome è assai più sviluppato in larghezza ed in lunghezza che nei maschi, coprendo nelle prime tutta la superficie ventrale del cefalotorace fino al margine posteriore del quadro buccale e lateralmente fino all’articolo basilare dei piedi ambulatori, mentre nei secondi ricopre solo una porzione limitata della superficie inferiore del corpo dell'animale, giungendo in avanti all’al- tezza del secondo paio di piedi ambulatori. Nello stadio giovanile, di cui testè parlammo, la forma dell’addome deci- samente triangolare ricorda quella del maschio adulto, almeno in tutti gli esemplari, circa una trentina, da me esaminati; ne differisce solo pel fatto che i primi due segmenti anzichè essere più stretti, sono più larghi del — 214 — terzo, cosicchè, invece di presentare un ristringimento alla base, sono rego- larmente triangolari da questa all’apice. La somiglianza dell'addome giovanile assai più a quello del maschio che a quello della femmina adulta può riguardarsi come una delle eccezioni ad una regola assai generale nel regno animale, la somiglianza cioè della femmina alle forme giovanili della sua specie, maggiore di quella dei maschi. Dopo questo stadio or ora descritto, il granchio può considerarsi come pressochè giunto alla sua forma definitiva: negli stadi successivi esso non dovrà che acquistare le zampe addominali ed accrescere il volume del corpo. La storia dello sviluppo della Telphusa Auviatilis ha qualche punto di contatto con quello di un altro decapode, del gruppo però dei Macruri, l’ Astacus fluviatilis, il quale schiude anch'esso, facendo eccezione a quanto avviene nei generi affini, in uno stadio assai simile, per la forma del capotorace e dei membri, a quello di Megalopa (1). Le ragioni di questa somiglianza si hanno a cercare nelle condizioni di vita eguali nei due animali, che vivono di preferenza nelle acque correnti, talvolta assai rapide. In tale ambiente i giovani nati per provvedere alla loro salvezza è necessario che si trovino ben presto in grado di sostenere urto e l’impeto della corrente; indi lo sviluppo rapidissimo e quasi diretto aiutato dalla protezione che ai primi giorni della esistenza vien fatta ai giovani dall’addome materno. E, per considerare di fianco alla “storia ontogenetica della TelpRusa la sua storia filogenetica, sorge spontanea la domanda se conosciamo una forma che si possa considerare come l’antenato di questo interessante crostaceo di acqua dolce. Fra gli scarsi avanzi di crostacei fossili, che delle passate epoche geologiche ne rimangono, si presenta una forma trovata da prima nei depo- siti lacustri del miocene superiore di Oeningen e rinvenuta dipoi dal Prof. Capellini nella formazione gessosa di Castellina Marittima, di cui si cono- scono diversi esemplari; è la specie riportata da prima dal v. Meyer (2) al gruppo dei Brachiuri quadrilateri, col nome di Grapsus speciosus ricordata dall’Heer (3) con quello di Telphusa speciosa, e finalmente riferita dal Capellini (4), dietro il consiglio e sulla autorità di Alfonso Milne Edwards, (1) HuxLEy - Il Gambero, trad. italiana, Milano 1883, pag. 195. (2) Palaeontograpbica X, pag. 168, 1863. (3) Die URWwELT der ScHwEIZ, trad. fran. di DAMOLE, 1872, pae. 434, fig. 207. (4) La formazione gessosa di Castellina Marittima e suoi fossili, pag. 38, 39. ad un nuovo genere, il genere Pseudotelphusa (1), distinto sopratutto per le chele inermi e le zampe prive di setole rigide. Il Prof. Capellini mi ha, per sua cortesia, permesso di sottoporre ad ac- curato esame gli esemplari di Castellina Marittima conservati nel Museo Geo- logico dell’ Università di Bologna (del che rendo a lui le più sentite grazie, come le rendo al Chiarissimo Prof. C. Emery nel cui laboratorio ho potuto condurre a termine questo mio breve lavoro). Confrontando gli esemplari fossili con delle Telphuse adulte in due differenti stadi di vita, giovanile l’ uno, molto avanzato l’altro, ho potuto convincermi che i giovani di questa specie differiscono dai più adulti per alcuni caratteri che ricordano assai da vicino le forme fossili (fig. 15, 16, 17,). Difatti il margine sopraciliare si presenta nel fossile come una curva concava assai sentita, maggiore di un semicerchio, ed il margine interno di questa curva è pressochè perpendicolare al margine frontale; nella giovane Telphusa sì ha una conformazione assai somigliante, mentre nello stadio più adulto la curva è meno pronunciata, ed il margine interno cade sul frontale formando un angolo assai più ottuso. Il primo dente del margine laterale dello scudo cefalotoracico è ben di- stinto in questa ultima forma ed è diviso mediante un infossamento dell’an- golo anteriore dello scudo; meno pronunciato negli individui più giovani è mancante affatto nel secondo stadio postembrionale da me descritto preceden- temente, e nel fossile, in cui i contorni laterali dello scudo sono tutti continui dall’orbita alla porzione posteriore del capotorace. Questi margini inoltre offrono in addietro, nel punto ove hanno origine le membra toraciche dell’ ul- timo paio, un avvallamento che è assai più sentito nella Pseudotelphusa e nelle Te/pRuse giovani che non nelle più vecchie. Finalmente la distanza dal contorno anteriore delle due sculture che sporgono presso la linea mediana dello scudo, fino al ‘margine libero del rostro è assai maggiore nel fossile e nel giovane che nell’adulto. Questi fatti valgono a confermare viemeglio la ipotesi dal professore (1) Mi permetto di dissentire in questo punto dall’opinione dell’ illustre carcinologo francese. Un accurato esame degli esemplari foSsili di Castellina Marittima e dei di- segni di quelli di Ueningen dati dal v. Meyer e dall’Heer, confrontati con individui di Telphusa fluviatilis, mi fanno credere che si tratti soltanto di due specie differenti dello Stesso genere. Ne fanno fede sopratutto le sculture caratteristiche dello scudo cefaloto- racico, identiche nelle due forme e la presenza di qualche piccola setola rigida che si manifesta ad una attenta osservazione sull'ultimo articolo delle zampe toraciche del fossile, quantunque l'Heer avessé data la mancanza di tali setole come segno diagnostico. — 216 — Capellini (1) già incidentalmente accennata, che la Pseudotelphusa speciosa si abbia a riguardare come una forma ancestrale dello attuale nostro gran- chio d’acqua dolce. x SPIEGAZIONE DELLA TAVOLA. Segni comuni a tutte le figure : ‘4 . en endopodite; es. p. esopodite; ep. epipodite; cr. p. coxopodite è p. basi- a podite; s 9. scafognatide; br. branchia. Fig. 1 — Giovane Telphusa nel primo stadio, veduta di fianco. Ingr. 7 diam. i 2 — id. veduta di sopra. Ingr. 7 diam. 8 — Cefalotorace in questo primo stadio Ingr. 7 diam. 4 — Antennula (Questo ed i seguenti membri sono del lato sinistro v » e disegnati adoprando un ingrandimento di 50 diam. circa. » 5 — Antenna. i » 6 — Mandibola, p palpo. / >» 7 — Prima mascella. » 8 — Seconda mascella. » 9 — Primo massillipede. » 10 — Secondo massillipede. » 11 — Terzo massillipede. » 12 — Primo massillipede dell’adulto. Ingr. 4 volte. » 13 — Secondo massillipede, idem. » 14 — Terzo massillipede, id. i » 15 — Scudo cefalotoracico della Pseudothelphusa speciosa Cap. tolto dalle tavole della Memoria del Capellini. » 16 — Scudo cefalotoracico di una Telphusa fluviatilis adulta. Gran- dezza naturale. » 17 — Id. di un individuo più giovane — Grand. nat. (1) Loc. cit. PE ICORME ME ARESE SR I EMO EHE a UN O CORIO Cars SULLA MORTE DEGLI INSETTI PER INANIZIONE Esperienze di N. PASSERINI e La morte per inanizione è stata oggetto di molti studii e di svariate esperienze pei vertebrati e specialmente per alcuni vertebrati superiori, quali sarebbero gli animali domestici. Cani, conigli ed altri mammiferi sono stati oggetto di tali studii, e non è mancato qualche essere umano, ben singolare davvero, che, almeno a quanto si dice, si sia assoggettato a rimaner senza prender cibo per alcune settimane, solo bevendo acqua purissima. Lo stesso credo non possa dirsi riguardo agli animali inferiori e particolarmente per gli insetti; tutti sanno che molti di questi artropodi possono vivere un tempo lunghissimo senza prender cibo di sorta, ma non è mia saputa che si sieno istituite esperienze allo scopo di osservare, per alcuni di essi, fino a qual punto può estendersi la vita, mancando affatto il nutrimento. Queste poche esperienze che io presento potranno, se non altro, servire di materiale per lavori di maggiore estensione e di più grande importanza. Il sistema molto semplice con cui esse vennero condotte è questo: Gli insetti, appena presi, erano pesati con bilancia di precisione; quelli di movi- menti poco svelti erano posti direttamente sul piatto della bilancia, quelli saltatori o volatori venivano rinchiusi in un tubo di vetro di peso conosciuto. Dopo pesati, gl’insetti erano posti ciascheduno entro un vasetto di cristallo a bocca larga e di dimensioni variabili a seconda della mole dell’animale ; il vaso era chiuso con un tappo di rete metallica. | Non ho adoperato gabbiette di legno nè turaccioli di sughero pei vasi, per eliminare il caso che alcuni insetti rosicchiandoli e cibandosene, non ren- dessero erroneo il resultato della esperienza. Sopra ciascun vasetto era un cartellino, su cui veniva indicato il giorno in cui l’ insetto era stato preso e rinchiuso, e il peso del medesimo al mo- mento della sua cattura. Ann. XVII. 15 ESPERIENZA I°. È Acridium lineola Serv. ‘Ra pi | Posto in vaso il 29 Dicembre 1882. N Differenza ST : di peso AG PEspi eee. a, Rami LA) gr. 0,13 i MogGennaror1899%.. . f.le.» 1,92 0,07: ct REI 0111. PR PE E E I di: a Muore il 19 Febbraio . ...... » 1212) >? 904 Fix Temperatura dell'ambiente 6 a 8 R. i fi In:52 giorni è diminuito di peso .-. ... + +. . +.» 7. 0,068 5 | «DB ESPERIENZA 2°. È Acridium lineola pic : _ “29 Dicembre 1882. . . ... . Peso gr 1,25 >: | Muore il 12 Gennaio 1883 . . . . >» » 1,10 n Temperatura dell'ambiente 6 a 8 R. In 14 giorni è diminuito di peso... 0.0... ‘rammiad, ESPERIENZA 8° Acridium lineola + | È Differenza. di peso 29 Dicembre 1882 . . . . . ... . Peso gr. 1,60 er. 0,20 To Gannalo, CISA anita » 1,40 ) 0.13 i 1a 5: Febbraio "Rel e an a i Fasi È sò Myors.T'1-Fehbrajby ss. ua RA ER 0,03 — / pen Temperatura dell'ambiente 6 a 8 Ri In 44 giorni è diminuito di peso. . . . . . . . grammi 0,36 {l1) Questa prima cifra indica il peso dell'animale al momento della cattura. {2) Questa ultima cifra sienifica il peso dell’insetto appena morto. did — 219 — ESPERIENZA 4? Acridium lineola 2Selbicambpre 182 4 pe ae eee 880: BT: deseennalo: 18896, e LOI e » SP RAAROo o a » Muore il 10 Febbraio . . . LIE » Temperatura dell'ambiente 6 a 8 R. In 43 giorni è diminuito di peso . ESPERIENZA 5? Acridium lineola » co bicembroi 1882004,» sii rg i Peso. gE JoscGenmnalo: 1168staR e Lian » 5 Febbraio » Ra ad 26 Marzo » E n I. » WMnoro:i]:Ssaprile»it. nor ? » Temperatura dell'ambiente 6 a 8 R In 87 giorni è diminuito di peso . ESPERIENZA 62 Larva adulta di Cossus cossus . Tor Gernaiagi885g0. Tita ie. Paso: er. DREBBDEAIOE we Ape A n ca dA 20 » PIA CR OI RIT TATA RO : CAO 28 » Re VA a ao » » 26 Marzo » CRI enne » » Muore il 31 uo PONE ia TIE puo In 135 giorni è diminuita di peso . 1,60 1,42 1,25 1,23 13,50 3,37 3.28 2,70 2,66 4,81 3,86 3,66 3,48 3,32 2,23 Differenza di peso gr. » » 0,18 0,17 0,02 gr. 0,97 Differonza di peso gr. » » » 0,13 0,14 0,53 0,04 r. 0,84 Differenzo di peso gr. » » gr. 0,45 0,20 0,18 0,16 1,09 2,08 — 220 — ESPERIENZA 7? Acridium lineola Il vaso viene posto all'aria aperta in luogo freddo, a Nord pliGenn nia ce. CM Li TO SEA ie. do dall Muore il 23 di Febbraio . . . ... $i dt 40 In 33 giorni è diminuito di peso . ESPERIENZA 8° Acridium lineola * Questa esperienza e le due seguenti vennero fatte in una fine di avere un ambiente piuttosto caldo. 23° Febbraio! 20 so ORESTE A RASO BE a MEA E O » » 2,96 Moore al:18- Aprile 0 DIE Re. » » 00 Temperatura media 12 R. In 54 giorni è diminuito di peso . ESPERIENZA 9? Acridium lineola 28 VEebbralo n RT AAT dpr246 AL: Marzo Te NR RE >» 14,96 Muore-.3l 14 Marie” ci » >» 1,86 Temperatura media 12 R. In 19 giorni è diminuito di peso . Differenza di peso gr. 0,19 » 0,21 gr. 0,40 cucina a Differenza di peso gr. 0,96 » 0,46 e eeO gr. 0,82 Differenza di peso gr. 0,50 » 0,10 gr. 0,60 | ti Da Aire A ATENA a PAIA dA x di ' i i] ( ai; NaUhSr pu Ue È Ii e ; ATE , FIS UR ef È î RIC è — 221 — ESPERIENZA 10* Acridium lineola Differenza di peso D RI 9 enbralose i di, Let SE 90) STI-3,9D gr. 0,51 ear den an » » 3,4 L'OuG Maoreril Mar n i dd 298 Ped Temperatura media 12 R. In 18 giorni è diminuito di peso . . . . .... gr. 0,97 EsPERIENZA 11° Acridium lineola ARGGORIGI a e e POSd STI Muor st Giant LR a LAN 3,92 In 9 giorni è diminuito di peso . . ... .... grammi 0,97 EsPERIENZA 12° Xylocopa violacea LOGIA SR) A n) AL 8 «Peso gr: 0,44 Mio einen teen CASI: » » 0,934 In 2 giorni è diminuita di peso. . . .-. . .. grammi0,10 EsPERIENZA 13* Cetonia sp. ? Differenza i di peso IUEGRASDO NI to PERO gr. 0,81 RM RE I a 8 SORRIDI 0.09 dadi tugliot i i e In 51 giorni è diminuita di peso... ...... gr. 0,40 — 222 — ESPERIENZA 148 Cetonia morio 10 xGigeno dato... sl ale Rat PEA Muere fici 7 Gloemo.. <. i. RR, fe ERO In 7 giorni è diminuita di peso . .. . . . ... grammi 0,15 ESPERIENZA 15? . Cetonia sp. ? Differenza di peso 10 /Gineno 11002, Monni rata xi Peso or. 2a gr. 0,38 26 » e Pieri ere ED » » 0,84 gar Misoge 10’3 diflnglio, i... 4 #00. 08 i In 28 giorni è diminuita di peso. . . . . ... gr. 0,59 EsPERIENZA 16° Bombyx mori. Larva di 5° età ibiGigono 1. . she tia Eee ere Il 26 Giugno lo mae DIRI dentro un bezzalo molto foscio . . . lu... est » "» 1,63 ‘Im 7 giorni è diminuito di peso . . . . .. . .grammi 1,45 ESPERIENZA 172. Bombyx mori. Larva di 5° età. Differenza di peso 19 Giuenio ra: Gt a VEE E AREE VERA gr. 1,22 260 » ; di 2 SN » 0149 3 0a Muore il 29 iGinigno: siva i Sl he DDA ni; I In 10 giorni è diminuito di peso. . . . .... gr. 1,48 19 Giugno . 26 » — 223 — ESPERIENZA 18° Baco da seta. Larva di 5? età (è chiuso nel bozzolo, pros- simo ad incrisalidare). Muore il 1° Luglio . SE In 12 giorni è diminuito di peso . EspPERIENZA 19? Peso gr. » » DE» Baco da seta. Larva di 52 età 19 Giugno . 26 » Muore iì 5 Luglio bi e In 16 giorni è diminuito di peso . 19 Giugno 26 » ESPERIENZA 202 Peso gr. O Fiat» Baco da seta. Larva di 5? età (chiuso in bozzolo, prossimo ad incrisalidare). Muore il di 8 Luglio . In 19 giorni è diminuito di peso . 19 Giugno Doc» ESPERIENZA 218 Peso gr. » » Baco da seta. Larva di 52 età. (chiuso in bozzolo, prossimo a incrisalidare). Muore il 23 Luglio . 5 In 34 giorni è diminuito di peso Peso gr. » » dad 0,91 0,59 2,20 1,06 0,60 4,18 1,73 1,10 4,69 1,85 0,65 Differenza di peso gr. 1,92 » 0,32 gr. 1,64 Differenza di peso gr. 1,14 » 0,46 gr. 1,60 Differenza di peso gr. 2,45 » 0,63 gr. 3,08 Differenza di peso gr. 2,84 » 1,20 gr. 4,04 — 224 — ESPERIENZA 22* Cerambyxa heros d 3 Luglio . . . Muore il 16 Luglio E In 13 giorni è diminuito di peso . ESPERIENZA 23° Cerambyx heros P 4 Luglio . : Muore il 13 Luglio . È In 9 giorni è diminuito di peso ESPERIENZA 24° Cerambyx velutinus d 4 Luglio . ; Muore il 20 Luglio . P In 16 giorni è diminuito di peso . ESPERIENZA 25° Calosoma sycophanta 4 Luglio. Muore 1’8 Luglio . h In 4 giorni è diminuito di peso. ESPERIENZA 269 Cerambya. heros baLangliottWi fto Vee Muore il 23 Luglio . DEE In 17 giorni è diminuito di peso . Peso gr. 3,94 » » 3,03 . grammi 0,91 Peso gr. 3,46 » » 2,84 grammi 0,62 Peso gr. 2,08 » >» 1,48 . grammi 0,55 Peso gr. 0,89 »i « d..0,68 . grammi 0,23 Peso gr. 3,70 » >» 2,82 grammi 0,88 — 225 — ESPERIENZA 27? Locusta viridissima 10 Luglio , Muore il 17 Luglio . Temperatura media ill'aglgio 16° a 200 k. In 7 giorni è diminuito di peso ESPERIENZA 28° Lucanus cervus 24 Luglio : Muore il 23 Agosto . In 50 giorni è diminuito di peso . ESPERIENZA 29 Lucanus cervus SP 6 Agosto. Muore il 16 Agosto. È In 10 giorni è diminuito di peso . ESPERIENZA 30° Lucanus cervus 2 3 Agosto. È Muore il 15 Agosto . } In 7 giorni è diminuito di peso ESPERIENZA 31° Lucanus cervus £ 8 Agosto . 3 Muore il 15 Agosto . ; In 7 giorni è diminuito di peso. Peso gr. 3,18 ».» 7a grammi 1,41 Peso gr. 2,05 » ep Lod . grammi 0,73 Peso gr. 1,98 e e Pl: 7; . grammi 0,41 Peso gr. 0,85 »° »U 0,55 . grammi 0,50 Peso gr. 1,54 Pu ldir4, 13 . grammi 0,41 — 226 — ESPERIENZA 322 Lucanus cervus d Po vbaghost. st —. LOS RS Muore.1l: 15 AgDStOT > I° RATE » 1,32 In 18 giorni è diminuito di peso . . . . .. . . grammi 0,96 ESPERIENZA 883° Larva di Sphinx sp. ? Ti Noyembio! es ii a ve I Peso fami AO Muore:al if Novambpro: è. Voc ie» » 4,20 Temperatura 10° a 12° R. In 10 giorni è diminuita di peso . . . . . : . grammi 10,50 ESPERIENZA 348 Rhyzotrogus sp. ? T° NOVBIDORO: 0 LR ve Res grane Math Novembre, ee » 030 Temperatura 9° a 12° R. In 8 giorni è diminuito di peso . . . . . . .°. grammi 0,16 ESPERIENZA 35° Rhyzotrogus sp. ? 7 Novembre! Lato Reso: Bran 000 Muoro il 16 Novembre: cive Leu » 0,19 Temperatura 9° a 12° R. In 9 giorni è diminuito di peso . . . . . ... grammi 0,ll — 227 — ESPERIENZA 36° Rhyzotrogus sp. ? MR NONGIRDTe: e n 00 E OS0 IR did Moorosul"17 Nuvembre PSI 4 » » 0,21 Temperatura 9° a 12° In 10 giorni è diminuito di peso . . . . . .. grammi 0,10 ESPERIENZA 37° Larva di Sphina sp. ® PORNGVEIM DIG Sera i Vert eroe 080 gran, DI Muore 19 Dicembre: ‘ale #0 n Da pl 0,0 In 20 giorni è diminuito di peso. . . . .. . . grammi 5,59 Deduzioni che si possono trarre dalle esperienze esposte di sopra. 1. — Alcuni insetti possono vivere un tempo molto lungo senza pren- dere alcun cibo. L’insetto che visse più di ogni altro in tale stato, ui una larva adulta di Cossus cossus (Esp. 6°). 2. — Gli individui tenuti senza cibo diminuiscono rapidamente di peso, fino a giungere ad ‘/, del peso ITINERE in qualche caso hanno raggiunto meno di 14 del primo peso. 3. — La durata della vita è generalmente più lunga d'inverno che l’estate; e ciò perchè quando la temperatura è bassa, il ricambio materiale dei tessuti e la vita degli insetti sono molto meno attivi. Si sa che gli in- setti che svernano, in generale non prendon cibo, ma passano la fredda sta- gione assiderati e come in uno stato di torpore, in cui le attività vitali sono debolissime. Negli insetti dunque avviene tutto il contrario di quel che si riscontra nei vertebrati a sangue caldo, la cui vitalità è più attiva quando si abbassa la temperatura esterna, e la cui combustione organica aumenta nello stesso caso. 4. — Durante la calda stagione la diminuzione di peso è molto maggiore the nell'inverno; e ciò per le ragioni dette al $ 3, ed anche perchè, quando la temperatura è alta, è più attiva la evaporazione dei liquidi:del corpo. Un Acridium lineola durante \’inverno, in 52 giorni diminuì soli grammi 0,24, e '/ del peso primitivo, pesando al principio dell’esperienza gr. 1,45 e alla fine gr. 1,21 (Esp. 1°). — 228 — Un animale della medesima specie, ma nel mese di giugno, in soli © giorni diminuì di gr. 0,97 e di quasi !/ del primo peso (Esp. 11). Se gli insetti vengano tenuti, durante la fredda stagione, in un ambiente caldo, la diminuzione del peso si accelera, potendosi così osservare artificial- mente d° inverno, ciò che si vede naturalmente di estate (Esp. 8, 9 e 10). 5. — La diminuzione di peso è in proporzione alla mole dell’animale, ed ha un certo rapporto colla maggiore o minore consistenza degli integu- menti. A parità di condizioni gli insetti a integumenti molto spessi e indu- riti, quali per esempio i Coleotteri, soffrono una diminuzione di peso minore di insetti a cute sottile e poco chitinizzata, come sarebbero le larve dei Lepidotteri. La ragione di ciò è da attribuirsi alla minore evaporazione che subiscono i liquidi del corpo di animali a integumento molto indurito, di quello che non avvenga per insetti che, come a mo’ d’esempio i bachi da seta, lo hanno moito tenue e mollissimo. 6. — Fra gli insetti sottoposti a queste esperienze, quelli che hanno più a lungo resistito alla inanizione sono una larva di Cossus cossus e gli Acridium. In linea progressiva si ha; (Imenottero) Xylocopa violacea . . . . .. .. giorni 2 (Coleottero) C'alosoma sycophanta . . ..... » 4 (Ortottero) Locusta viridissima. . . ..... ‘00 | (Colcotteri) | RAYSOMPOGUS. + >. e 0 e e » 8a2 » Cerambyx heros e velutinus. . . .. » 9a 17 (Lepidotteri) Larva di. ...... dI Veste Se e RE (Cole@btor1)® SIMCGMUs Cervus... ca Cela ene ASI » COCO), MIEI LIS E > 7 asl (Lepidotteri) Larva di Bombyx mori. . . .... » 7a34 (Ortototteri) Acridium lineola . ....... pi d'a Sf (Lepidotteri) Larva di Cossus cossus. . . . ... » 135 7. — Gli insetti sottoposti a queste esperienze, quando sono stati alcun tempo senza prender cibo, divengono deboli, macilenti e torpidi. Gli insetti volatori non possono più in verun modo sostenersi sulle ali. I bachi da seta costruiscono un bozzolo floscissimo, morendovi dentro gene- ralmente prima di trasformarsi in crisalide. Le larve dei lepidotteri diminui- scono grandemente di dimensioni, si raccorciano e divengono grinzose (rinfra- tiscono, come dicono gli allevatori di bachi da seta). SUGLI INCROCIAMENTI FRA LE RAZZE BIANCHE DEL BACO: DA SETA Nel decorso anno il Sig. Giuseppe Pasqualis (1) richiamò l’ attenzione dei bachicultori sopra un fatto assai curioso che interessa gl’ incrociamenti. Già in antecedenza il sig. De Gonzendach (2) aveva notato che comune- mente si ottengono bozzoli gialli allorquando s'inerocia la razza bianca Sina con una bianca Giapponese (3). Ad onta della plausibile spiegazione data da questo autore, cioè essere detta colorazione dei bozzoli un semplice feno- meno di atavismo (4), siccome l’attuale razza bianca Sina proviene da una selezione del Giallo, fatta già nel 1873 da una signora delle Cevenne: ad onta diciamo di tale spiegazione, il fenomeno per noi non cessa certo di essere della massima importanza precipuamente dal lato scientifico. Egli è perciò che fino da due anni sono abbiamo intrapreso una serie di incroci tra nu- merose razze bianche provenienti da varie provincie d’Italia; ed avevamo apparecchiato N. 22 campioni. Senonchè molti di questi dovettero venir get- tati, causa la grandissima corpuscolosità delle farfalle; e dai rimanenti si ebbero parziali falligioni per flaccidezza, tanto che restarono servibili soli quattro lotti, affidati alle solerti cure del sig. Conte A. Custozza di Padova. Ecco il risultato, quale lo desumiamo dai campioni bozzoli gentilmente inviatici : 1,0 Femmina Bianca di Osimo. Maschio Giapponese Riprodotto. (1) Bollettino mensile di Bachicoltura, Auno 1883, N. 4. e Bull. Soc. Ent. Ital. Anno XV, 1833, pae. 330. (2) IL Bacologo Italiano. Anno 1878-79, N. 86. (3) Il Sig. CAv. E. Mari direttore del R. Osservatorio Sericolo di Ascoli Piceno, ci assicurò verbalmente di aver fatto vari anni or sono un incrocio di bianco Bagdad (boz- zoli grandissimi e consistenti) con bianco giapponese, e di aver ottenuto per prodotto tutti bozzoli gialli ranciati, ‘ (4) Il Bacologo Italiano. Anno 1833-84, N. 16. — 2390 — Risultato. Bozzoli tutti gialli, salvo 1 bianco sopra 100 di gialli. La colorazione gialla non è punto uniforme, va dal giallo limone al giallo carneo. Io Femmina Bianca Giapponese. Maschio Bianco di origine Novi Ligure, coltivato nel 1883 ad Ascoli Piceno. Risultato. Circa il 60 p. °/, bozzoli bianchi il rimanente gialli di colore non uniforme. TELE Femmina Bianca Giapponese. Maschio Bianco nostrano di Lugo. Risultato. Circa '/, di bianco, !/; di verde ed '/, di giallo. Siccome nella stessa casa dove venne allevato il N. III° si coltivavano su larga scala anche delle razze verdi, è lecito il dubitare che accidentalmente si sieno mescolati al campione di esperimento molti bachi verdi. Sicchè tale lotto noi non lo prenderemo in considerazione. Il pericolo di una simile mescolanza con altri bachi e il dubbio solo che potesse rinnovarsi il caso lamentato, al tempo degli allevamenti ordinari essendo direi quasi impossibile di trovare chi allevi poche deposizioni isolate, ci convinse. poi della opportunità di proseguire le prove con allevamenti au- tunnali, onde ottenere per tal modo la sicurezza che neppure un bozzolo sa- rebbe estraneo alle deposizioni date a coltivare. Si fecero quindi nel decorso anno vari incroci di razze bianche prove- nienti da differenti razze; e prima che il seme fosse colorato venne sotto- poste alla pioggia elettrica di una macchina Holz, a mezzo della quale, come è ben noto ai nostri lettori, si ottengono nascite uniformi e complete dopo 8, 10 giorni circa (1). E desiderando che tale esperimento fosse esteso su più larga scala possibile, ripetuto in località varie, e nelle migliori condizioni, onde l'allevamento avesse a riuscire bene, ci siamo rivolti alla gentilezza ben nota di amici e conoscenti (ai quali porgiamo ora pubblicamente le do- vute azioni di grazie) onde ottenere il favore di tali coltivazioni. A_suo tempo ne ritirammo i bozzoli per assoggettarli agli esami opportuni. Ecco i risultati ottenuti: (1) Bollettino di Bachicoltura. Anno I, N. 1 e seg. ET ov Teor reo fee ce i i Dc FRAN i E, 1 MAURI Raso Ar ‘o. ar RUNE LA cit, : — 231 — Femmina Bianca Osimo. Maschio Giapponese Monselice. 1. In una prima coltivazione si ebbero bozzoli per la massima parte di colore roseo ed i rimanenti giallo arancio meno due bozzoli bianchi. 2. In una seconda coltivazione riuscirono i Bozzoli tutti gialli, con varie sfumature. Bozzoli bianchi Numero 5 (prodotto complessivo Kg. 1,900 — N. 780 bozzoli formavano un Kg.). Femmina Bianca Osimo. Maschio Giapponese Gallarate. 3. Tutti i bozzoli ottenuti di colore giallo pallido. 4. Dei 750 grammi di bozzoli ottenuti uno solo era dianco, i rimanenti gialli con sfumature dal giallo arancio al giallo carneo. C Femmina Giapponese Gallarate. x Maschio Nostrano Osimo. 5. Tutti i bozzoli ottenuti erano gialli, con sfumature dal giallo pallido al giallo acceso dorato. D Femmina Giapponese Monselice. Maschio Nostrano Monselice. 6. Si raccolsero soli N. 10 bozzoli tutti gialli. . Falligione per flaccidezza. D_NI . Colore dei bozzoli misto giallo e dianco nelle seguenti proporzioni: Bianchi gr. 575 Gialli >» 150 È da osservarsi che di bozzoli veramente dianchi non ve ne era alcuno, il colore era dianco avorio (bianco sporco) tendente alquanto al verde con sfumature varie. I bozzoli gialli presentavano gradazioni molteplici dal giallo pallido al giallo limone, al giallo carneo, al giallo roseo. Durante l'allevamento vennero scartati N. 73 bachi con zampe bianche — 2592 — N. 32 con zampe gialle, di guisachè computando anche detti bachi come boz: zoli, abbiamo la nuova proporzione di Bianchi 648 Gialli 182 Non è da trascurassi inoltre l'osservazione cho circa il 20 p. °/, dei bachi erano mori e che questi tutti dettero bozzoli bianchi. E Femmina Nostrana Monselice. Maschio Giapponese Monselice. 9. Si ottennero due soli bozzoli, uno diarnco l’altro giallo. I bachi pre- sentavano prima di soccombere alla flaccidenza circa nella stessa misura zampe gialle e bianche. i 10. In massima parte bozzoli bianchi : uno giallo arancio, un secondo giallo pallido. 11. Si ebbero N. 14 bozzoli tutti bianchi; non venne però tenuto conto del colore dei zampini dei bachi morti nel corso dell'allevamento. F Femmina Nostrana Osimo. Maschio Nostrano Osimo. 12. Di circa 250 bozzoli raccolti tutti biancRi meno quattro bozzoli gialli. G Femmina Bivoltina bianca Padova (1). Maschio Chinese bianco Shanghai. 13. Si ottennero bozzoli tutti indistintamente Vianchi. H Femmina bianca Bivoltina Verona. Maschio Chinese bianco Shanghai. 14. Si ebbero N. 29 bozzoli gialli e N. 40 bozzoli bianchi. Durante l’alle- vamento morirono N. 11 bachi con zampe gialle e N. 15 con zampe bianche. Devesi aggiungere che tali bozzoli gialli erano tutti sbiaditi e per gra- duazioni insensibili si avvicinavano al bianco. (1) Razza bivoltina allevata da moltissimi anni alla Staz. Bacologica. Femmina Bianca Novi Ligure. Maschio bianco Giapponese. 15. Questo incrocio eseguito dall’egregio Sig. P. Motta diede tutti i boz- zoli bianchi : ma non già di bianco puro, bensì sporco, o come comunemente dicesi bianco avorio. : Dagli esperimenti citati chiaro apparisce quindi che incrociando fra di loro differenti razze bianche, si ottengono in alcuni determinati casi bozzoli tutti gialli, in altri casi metà gialli e metà bianchi e talvolta anche bozzoli solo bianchi. Come cercheremo di dare una plausibile spiegazione a tale fenomeno ? Certo per noi la sola teoria di Darwin può essere guida attendibile in campo così oscuro. E non dubitiamo punto che se a quel potente ingegno fosse stato noto tale curioso fenomeno, nuovo argomento ne avrebbe tratto per avvalorare la sua ipotesi provvisoria della pangenesi. Ma incominciamo dal rintracciare la storia di alcuni dei campioni ado- perati nelle nostre esperienze, onde poter poi addivenire a più fondate conclusioni. La razza bianca Osimo che diede il maggior contingente ai nostri in- croci, proveniva dal Sig. Enrico Antonelli di Osimo, ed essendo di una bellezza veramente rimarchevole, ci siamo rivolti alla gentilezza di esso onde avere schiarimenti sulle origini, riproduzioni ecc. ecc. Per tal modo siamo giunti a sapere che detti bozzoli provenivano dalla sclezione di. una razza gialla (1). (1) Ecco quanto ci scrisse il sig. Antonelli: « I bozzoli che le ho rimessi per cam- pione derivano da un incrocio giapponese annuale bianco, e bozzolo giallo nostrale; questo incrocio Io feci con pochissimi bozzoli comprati alla piazza d’Osimo nel 1878, e siccome i farfallini di questi bozzoli erano tutti corpuscolosi, adottai il sistema di ac- coppiamento limitato, e dopo il lasso di 4 o 5 ore di accoppiamento gittai il maschio per esaminare a suo tempo la femmina gialla. E questo fu il primo lavoro. Esaminate che fnrono dette femmine, che trovai immuni da corpuscoli, feci nel- l’anno susseguente la coltivazione di questo seme incrociato, ed ebbi per prodotto 1/,; di bozzoli bianchi poco belli e 4/; di bozzoli gialli. Ritornai a fare la stessa operazione come nell’anno innanzi ed ebbi gli stessi risultati, con sensibile miglioramento. Visto che questi bozzoli andavano pel miglioramento, confezionai del seme col solo bozzolo bianco, e con ì bozzoli gialli ottenuti dall’inerocio suddetto. Che cosa ebbi per pro- dotto? Il bianco restò stazionario, ed il giallo metà bianco e metà giallo, ma sempre cop sensibile miglioramento. Visto e considerato che la qualità bianca era ed è la mi- gliore, ne ho fatti molti allevamenti con felicissimi successi. » Anno XVII. 16 — 234 — I bozzoli bivoltini spediti dal Sig. Bardon e Finato di Cologna Veneta provenivano da varie riproduzioni a bozzolo sempre bianco. Dei rimanenti non abbiamo potuto rintracciare in alcun modo la genealogia. La genesi delle forme vive secondo il Mantegazza (1) si può riassumere in due formole, l’ una empirica, l’ altra scientifica. Secondo la prima il figlio o il nuovo individuo è eguale alla metà del padre e della madre, onde 9 leg at ia i ta / 3 Wall e ci indica che il nuovo individuo è costituito da elementi paterni, da ele- menti materni e da elementi atavici. Con queste formule noi possiamo anche giungere a spiegare la comparsa di qualche bozzolo di differente colore in una partita di bianchi o gialli o verdi, e così pure quelle più marcate diffe- renze che sì riscontrano assai spesso fra i vari bozzoli che si ottengono dal- l'allevamento separato anche di una sola deposizione. Ma nel nostro caso con l’accennata formula nulla giungiamo a spiegare, poichè abbiamo formazione di bozzoli di un colcre quasi unico che differenzia immensamente da quello del padre e della madre. Il Mantegazza ci dà però un’altra formola per tutti quelli individui nei quali mentre l’elemento dei genitori si riduce a quantità eguali allo zero, giganteggia invece l'elemento atavico, cioè la somma di tutti gli elementi atavici; ed in tal caso il figlio grandemente differisce e d’un tratto dai suoi genitori. Questo nuovo essere che il pref. prof. chiama nato per meogenesi, potrebbe secondo l’ A. essere rappresentato dalla formula f=Ed+E'S+T- + at nella quale gli £ E° E” rappresentano dei valori evanescenti (2). (1) Archivio per l Antropologia e l'Etnologia pubblicato da P. Mantegazza e F. Finzi. Firenze, 1871, Vol. I°, Fasc. III. (2) Otre tale formula abbiamo quella del Lemdigne, che secondo il Prof. Canestrini {La teoria di Darwin criticamente esposta), è più complicata sì, ma più corrispondente al vero, tenendo calcolo anche delle qualità acquisite dal riproduttore dopo la nascita. Ri- mandiamo il lettore alla memoria originale o alla chiara esposizione data dal Professor Canestrini, non interessando per noi le qualità acquisite. Nel nostro caso adunque l'elemento atavico giganteggia in tutta la sua potenza, ed a priori si avrebbe potuto affermare che, specie i bozzoli bianchi gi Osimo, dovevano provenire da una selezione di gialli. Ora se la ipotesi emessa dall’egregio Dott. Cobelli (1) è vera, vale a dire se il colore originario del bozzolo del filugello è stato il giallo, noi ci tro- viamo poste innanzi le seguenti questioni: 1. Come sorsero le razze bianche? 2. Come mai si può spiegare il fatto della ricomparsa del colore primi- tivo, da un incrocio di due razze bianche? 3. In quante generazioni una razza bianca, formata dalla selezione del giallo non darà poi, se anche incrociata, fenomeni d’atavismo ? Se la ipotesi del Dott. Cobelli è giusta, come lo sembra certamente, ap- poggiandosi dessa a ricerche sperimentali continuate per vari anni, alla prima questione si dà adeguata soluzione, affermando che i bozzoli bianchi non rappresentano che singole varietà; e ciò non ci deve meravigliare punto allorchè osserviamo in natura le molteplici varietà prodottesi con lentezza straordinaria, durante un tempo estremamente lungo. Certo che l’elezione naturale, e precipuamente la metodica, devono avere contribuito potentemente ‘a creare con maggior sollecitudine nuove razze, ed a comprova di ciò citiamo . un brano del grande naturalista Geoffroy Saint Hilaire (2): « Au nombre des races domestiques d’origine anomale créés par selection on peut encor citer diverses races de vers à soie, et entre autres, une race à cocons blancs, qui a offert l’exemple le plus remarquable que nous con- naissions de l’influence de l’atavisme sur des générations dejà très éloignées de leur souche. » : « Pour former cette race, on avait, è chaque génération, éliminé tous les cocons jaunes, et élevé, au contraire, avec soin, pour la reproduction, les vers sortis de cocons blanes. En 1784, époque de l'introduction en France de la race, elle donnait, sur dix cocons, un jaune et neuf blancs. » « Combien avait - il fallu de générations pour ariver à co résultat?® On l’ignore: mais les résultats obtenus par la culture des soîrante-cing genéra- tions suivantes sont exactement connus, gràce à une série d’observations re- (4) Intorno al colore primitivo del Bozzolo nel Bombice del Gelso, pel Dott. RuGGERO CoseLti. Bologna, 1831. ù (1) Istpore GEOFFROY SAINT-HILAIRE — Histoire naturelle générale des régnes orga- niques principalement éludice chez l'homme et les animaua. Tome III, pag. 254. — 23596 — cueillies et en partie faites par le savant directeur de la Magnanerie experi- mentale de Sénart, feu M. Camille Beauvais. Ces résultats peuvent se resu- mer ainsi: quoiqu’on eùt continué durant soixant-cinq ans è éliminer tous les individu à cocons jaunes, on n’avait pas encore rèussi, en 1849, à épurer complétement la race, par conséquent, à annuler l’influence de l’atavisme; seulement, on s'était beaucoup rapproché du but depuis si longtemps pour- suivi: de 0,1 le nombre des cocons jaunes s'était rèduit à 0,035. » « L’influence de l’atavisme était donc encore sensible sur des individus séparés de la souche, à cocons jaunes, par une longue série d’ascendants, tous è cocon blancs; soixante-cinq générations connues, et un grand nombre d’autres è inconnues! » « La successions rapide ou lente des générations n'est ici qu'un des élé- ments qui tendent à favoriser et è hàter, ou au contraire, à entraver et a ralentir la fixation des caractères. Il est des espèces où la reproduction est très rapide et où le type, au moins dans quelques-uns de ses caractères, résiste opiniàtremént à nos efforts pour le modifier. C'est ce qu’on voit. clai- rement par l’exemple remarquable citè dans la note précédente. » La elezione metodica può giungere dunque certamente a rèndere fissi i caratteri di una varietà bianca sorta fra i gialli, ma non rade volte però manca la stabilità nel colore, come già accennava nel 1856 il prof. Cornalia, il quale (1) da seme di farfalle uscite dai bozzoli bianchi e provenienti da bachi zebrati e bianchi, aveva ottenuto due soli bianchi sopra trecento riu- sciti del solito colore dorato. Per dare una adeguata spiegazione al quesito 2° noi dobbiamo ricorrere alla ipotesi provvisoria della pangenesi di C. Darwin. È una ipotesi combat- tuta da molti, sostenuta da pochi, ma che però nello stato attuale della scienza spiega il maggior numero di fatti; ipotesi divinata già dal Mante- gazza. Nè abbandonando la pangenesi per sostituirvi la ipotesi della dina- migenesi di Madame Royer, o quella della perigenesi di Haechel, o quella infine della vis formativa dell’Jager (2), si giungerebbe certo a dare migliore spiegazione del fatto che ci preoccupa. L'ipotesi della pangenesi ammette che vi sieno delle proprietà le quali possono rimanere latenti per più gene- (1) Monografia del Bombice del Gelso, di EmiLIo CORNALIA, pag. 52. Milano, 1856. (2) Per la spiegazione di tali ipotesi rimandiamo il lettore alla chiara e dettagliata esposizione data dal Prof. CANESTRINI nel cap. VII della sua opera: La leoria di Darwin crilicamente esposta. Milano, 1880. PERRIN ORE VAGLIO SA I N Na” ta I° , x " Las — 237 — razioni, senza per questo scomparire: onde sono sempre pronte & manifestarsi di bel nuovo, allorquando si avverano determinate condizioni capaci di su- scitarle. Perciò Darwin ammette che le cellule, oltrechè moltiplicarsi per di- visione spontanea, conservando-la loro natura, e dando origine quindi ai vari tessuti, emettono eziandio dei minuti granuli (gemmule) che sono disse- minati per tutto il sistema organico, e ricevuta una sufficiente nutrizione si moltiplichino per divisione, e si sviluppino per ultimo in cellule simili a quelle da cui derivano. Queste gemmule poi si raccolgono segnatamente negli organi genitali, ed il loro sviluppo nelle successive generazioni dà origine ad un nuovo essere; ma esse possono trasmettersi anche dormenti con forza latente, e svilupparsi solo in determinate circostanze (1). E venendo all’analisi del fatto che ci occupa, a prima vista potrà pa- rere strano, che bachi, i quali senza gl’incrociamenti avrebbero dato origine a bozzoli bianchi, conservino tuttavia delle gemmeule latenti, capaci poi alla prima occasione propizia (incrociamento) di svilupparsi e di dare bozzoli gialli. Parrà strano lo ripetiamo a molti, ma possibilissimo a tutti coloro che stu- diano alquanto dettagliatamente il gran libro della natura. E non è forse meno strano il fatto bene accertato degli organi rudimentali che si trasmet- tono nel regno animale per migliaia di generazioni? Non abbiamo noi forse il rudimento della coda, il rudimento della membrana nittitante ed un inutile muscolo? ! (2). Darwin fu il primo che dimostrò come l’incrociamento determini la riap- parizione di caratteri da lungo tempo perduti (8), e soggiunge anzi che questa tendenza inerente alla reversione, è provocata da qualche perturba- zione che l’incrociamento determina nell'organismo (4). Quale sia questa perturbazione non siamo certo in grado nello stato at- tuale della scienza di nemmeno congetturare. (1) Variazioni degli animali e delle piante allo stato àaomestico, di CARLO DARWIN: tradu- zione italiana del Prof. G. CANESTRINI. ‘Torino 1878, pag. 703. (2) G. P. VracovicH. Sopra un muscolo anomalo, situato sull’ ambito perineale della pelvi. Atti dell’ Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti. Vol. X. Serie III. (3) Per esposizione più chiara e dettagliata rimandiamo il lettore alla citata opera del Darwin, non comportando il presente lavoretto dì fare un sunto esteso della accen- Data ipotesi. (4) Secondo Weismann (citato da Darwin, pag. 418), nel suo lavoro sulle diverse forme di farfalle prodotte da una medesima specie in stagioni diverse, si giunge anche alla conclusione, che ogni causa la quale disturbi l'organizzazione, come la esposizione del bozzolo al calore, e perfino le forti scosse, determina una tendenza alla reversione. — 2398 — Ci potrebbe venir fatta l'obbiezione seguente: Se è vera l'ipotesi del Dott. Cobelli che il baco originariamente formava bozzoli gialli; se è vero che le gemmule del Darwin si trasmettono per » generazioni e generazioni senza rivelare la loro presenza, come mai non si ottengono bozzoli gialli da tutti gli incrociamenti di due razze bianche, mentre nell’esperienza G ed I si eb- bero tutti bozzoli bianchi? A tale obbiezione ha già risposto in via generale lo stesso Darwin « non vha ragione per supporre che tutte le gemmule latenti debbano trasmet- tersi e propagarsi perpetuamente. Per quanto piccole e numerose si possano ideare le gemmaule, l'organismo non potrà racchiuderne e conservarne un nu- mero infinito, emanate da ciascuna cellula di ciascun antenato, in un lungo corso di modificazioni e di discendenti. D’ altra parte, non sembra improbabile che certe gemmule possano, in condizioni favorevoli, essere conservate e mol- tiplicarsi per un periodo più lungo che altre » (1). Con ciò si può spiegare la formazione di bozzoli tutti bianchi dell’espe- rienze accennate, ed inoltre la comparsa di metà bianchi e gialli, perchè è ovvio l’ammettere essere fra i casi probabili e possibili che alcune volte il solo maschio abbia gemmule latenti, altre volte invece la sola femmina. All’ ultimo quesito che ci siamo proposti è impossibile affatto per ora di dare adeguata risposta, poichè le esperienze razionali sugli incroci in generale non datano che da pochi anni: certo si potrà giungere a risolvere il problema allorchè anche pei bachi da seta, come si fa da tanto tempo specie pei ca- valli in Inghilterra, si avranno libri che in modo chiaro espongano la ge- nealogia di determinate razze. Però noi crediamo di poter soggiungere che una razza bianca sarà tanto più pura, allorchè con l’inerociamento non darà neppure un bozzolo giallo. Per noi ciò vorrà indicare che le gemmule del sangue originario giallo secondo la teoria di Darwin, in seguito ad un nu- mero grandissimo di riproduzioni successive sono scomparse totalmente, dando posto a solo puro sangue bianco. Amiamo chiudere la presente memoria, invitando i coltivatori intelligenti a tentare nuovi incroci dell'ordine da noi accennato; forse si potrà giungere a formare razze nuove che al pari di tutte quelle che provengono da incrocia- menti presentino maggiore resistenza alle attuali malattie. Sarà questione di tempo lungo, di pazienza costante nella selezione, ma pure la riuscita non (1) Darwin, Op. cit. pag. 723. IE = SL TT e re — 239 — può essere dubbia; e Darwin stesso parlando della possibilità di creare nuove razze così si esprime (2): « Non può esservi dubbio che l’incrociamento unito ‘« ad una elezione rigorosa, continuata durante diverse generazioni, non sia « stato un metodo potente per modificare le antiche razze e crearne di nuove » solo dice che l'allevatore troppo facilmente si dispera e conchiude all’im- possibilità di formarne di nuove, ma soggiunge essere questione di pazienza e cita le parole di Spooner: « La natura non mette ostacolo al mescolamento, e si può quindi giungere col tempo e con una elezione ed epurazione a creare una nuova razza. » QUAJAT. (2) Darwin, Op. cit. pag. 450. — 240 — COSTA Prof. A. — Diagnosi di nuovi Artropodi della Sardegna (1). COLEOTTERI. Berosus affinis, Brull. var. lineicollis. — Pronoto linea media longitu- dinali subelevata, impunctata, flava. Cryptocephalus alnicola, nob. — 0. subcylindricus, pronoto valde con- . vero, levi, elytris regulariter punctato-striatis; niger, nitidissimus capite, pronoto, antennarum basi pedibusque fulvo-rufescentibus; elytris vitta marginali externa ad tertium anticum in discum plus minusve in dorsum producta flavo-rufescente ; abdomine segmento ultimo dorsali et ventrali postice flavo marginat. — Long. mill. 2,4 - 2,7. Questo piccolo Criptocefalo appartiene al gruppo 23° della monografia di Marseul, ed è probabilmente affine al gracilis Fabr. ed all’ Hubneri Fabr. Chrysomela viridana, var. cupreo-purpurea. — Typo duplo major, co- lore cupreo-purpurascente. Scaurus striatus, var. Sardous, nob. — .S. minus angustatus, elytris pla- miusculis, costis egilibus et parum elevatis, interstitiis subtilissime vage punctatis: 7? femorum anticorum dente validissimo, valde incurvato. — Long. mill. 18. Sarà forse da considerarsi poi come specie distinta. Xilophilus (Olotelus) atomus, nob. — X. minutissimus, pronoto tran- sverso ante basim profunde transverse impresso; totus obscure testaceus, oculis tantum nigris. — Long. mill. 1 1[6. È il più piccolo degli Anticidei. Pel colorito si avvicina al laveolus. Anaspis suturalis. In Sardegna gli esemplari di questa specie hanno ordinariamente il pro- torace e le elitre testacee. Peritelus sardous, nob. — P. ovatus, converiusculus, squamositate in (1) Nel BuLLETTINO (anno XV, p. 832), furono riprodotte le diagnosi dei nuovi Ar- tropodi descritti dal Prof. Costa nella sua seconda Memoria sulla Geofaun& Sarda. Oggi riproduciamo quelle contenute nelle Memorie terza e quarta, anch'esse pubblicate negli Atti della Reale Accademia delle Scienze fisiche e matematiche di Napoli. (Vol. I, ser. 2°. Napoli 1884-85). ) NaneR: pela Aa ; — 241 — dorso cinerea fusco-alboque variegata, infra albida vestitus, brevissime hispidus; pronoto subeylindrico, latitudine parum breviore, basi apiceque truncato, remote profunde punctato ; elytris profunde striato-punctatis; an- tennis crassis, flagelli articulo 1° duobus sequentibus simul sumptis subae- qualis, clava subovata; tibiis anticis apice incurvis. Long. mill. 3 1{4. Presenta grandi affinità col parvulus e con l’echidna. ORTOTTERI. Aphlebia trivittata, Ser. Negli individui freschi e ben maturi le tre striscie sul corpo sono di un bel nero intenso, che nel torace e nelle elitre risalta sopra un fondo bianco jalino, che tende un poco al fulvo nel disco del primo. Sphyngonotus coerulans, Lin. var. candidus. ) Le varietà di colorito che presenta questa specie sono d’ordinario in rap- porto con la natura dei luoghi che essa abita. Rhacocleis parvula, nob. — d. KR. rufo-testacea, vitta utrinque nigra, lobis inflexis totis albido marginatis; pedibus fusco migroque variegatis ; elytris parvis, pronoti marginem posticum haud superantibus: abdominis segmento ultimo dorsali subtiliter canaliculato, postice late et parum pro- funde triangulariter ewxciso , cercis validis conicis apice acuminatis, summa basi introrsum dilatato-dentatis ; lamina subgenitali angusta. — Long. corp. (exicc.) mill. 10, pron. 4, femor. postie. 12. A prima vista si prenderebbe, facilmente questa piccola locusta per l'An- terastes Raymondi o per lo Ctenodecticus costulatus. Essa per altro appar- tiene al genere Rhacocleis, e va annoverata tra le specie del secondo gruppo: dalle due specie in questo comprese basterebbe a distinguerla la sola grandezza. Ephippigera coronata, nob. — E. verticis fastigio prominente, sulcato ; pronoti lobis deflexis acute insertis et profunde impressis, dorso sulcis duobus transversis profundis; lobo antico irregulariter plicato, utrinque tuberculis duobus validis basi connatis: lobo medio oblique utrinque sulcato et cornubus duobus obtusis praedito: lobo postico elevato transverse rec- tangulo, grosse reticulato, medio carinato, margine postico calloso recto; elytris atris, margine postico flavicante: d lumina anali dorsali vite trian- gulari, concava, cercis laminam non superantibus, validis, scabris, ad me- dium dente interno incurvo : lamina anali ventrali posterius vix arcuato- emarginata, stylis brevissimis : è ovipositore pronoto sesqui longiore, parum incurvo. — Color in vivo olivaceus, pronoti tuberculis et carinis flavican- tibus, abdomine macularum flavarum seriebus quatuor; vertice, antennis e — 242 — (art. 2 primis exceptis) pedibusque purpurascentibus; ventre fiavo costis albis. — Long. corp. exicc. mill. 2. 15. 9 17, pron. 8, femor. postic. 15. Per l’eleganza del colorito, che nell’animale essiccato sì perde, questa. Efippigera è una delle più singolari d’' Europa. Pterolepis pedata; A. Costa (Mem. 1°, pag. 33). Il genere Pterolepis venne scisso in due. La specie in discorso deve an- dare sotto il nome generico Pterolepis. Platycleis umbilicata, nob. Q PI. habitu, colore et statura PI. intermediae similis, segmento ventrali septimo basi gibbo, annulo ovato-triangulari elevato, disco annuli excavato et in medio tuberculato. — Long. corp. exicc, mill. 18. NEVROTTERI. Sysira iridipennis, A. Costa. (Nota su’ Nevrot. di Sard. (1). — S. fusca, antennis pedibusque pallidis, illis articulis duobus primis mnigris; alis vi- treis, iridescentibus, venis omnibus pallidis. — Long. corp. mill. 4; exp. alar. m. 12. Molto distinta dalla ,S. fuscata, pel diverso colorito delle ali e delle an- tenne: in queste i primi due articoli sono di un nero intenso splendente, i rimanenti pallidi. Chrysopa bifidilinea, nob. (ypsilon, A. Cost. Nota su’ Nevr. di Sard.). — C. sordide lutea, dorso vitta utrinque ab occipite ad abdominis extremita- tem ducta, lineaque frontali superius in duas occipitem attingentes divisa fusco-nigris ; alis hyalinis, venis longitudinalibus pallidis, trunsversis ni- gris. — Long, corp. mill. 5; exp. alar. m. 17. Il nome di Ypsilon era già stato impiegato per una specie dell'America settentrionale. Questa specie è affine alla Genei di Rambur, anch'essa di Sar- degna: il carattere più spiccato della bifidilinea, sta nella colorazione del capo. Sericostoma Mac Lachlanianum, A. Cost. (Nota sw’ Nevr. Sard.). — S. fuscum, antennis fulvescente-subannulatis, pilis verticis rufescentibus ; alis pilis fulvescentibus mitidis parum condensatis vestitis: 7 appendi- cibus lateralibus penis compressis, foliaceis, postice bilobis, lobo supero lato truncato-rotundato, infero parvo obtuso. — Long. corp. mill. 7; exp. alarm. 25. Molto affine al clypeatum di Corsica. Se ne distingue per la forma delle (1) Rendiconto della R. Accad. di Sc. Fis. Mat. Marzo 1884. — 243 — appendici laterali del pene del maschio, che hanno il lobo superiore assai più ampio e più troncato. Thremma sardoum, A. Cost. (Nota sw’ Nevr. Sard.). È dato questo nome ad un friganide diverso sì dalle altre due specie del genere ora conosciute, ma che per essere rappresentato nella raccolta da una sola femmina, ed anche in cattivo stato, non può essere definito con certezza. Coecilius abiectus, nob. — C. brunneo- rufescens, pedibus pallidis; alis | sordide hyalinis, venis crassis fuscis, pterostigmate in parte arcuata fusco cineto, pedunculo cellulae furcalis furca fere duplo longiore. — Long. cum alis fl. mill. 3. Affine al C. Burmeisteri. Coecilius flavipennis, nob. — Cl. testaceus, oculis tantum migris: alis flavescenti-hyalinis, immaculatis, venis concoloribus, ramulis tantum rami eaterni venae submediana fuscis. — Long. cum al. fl. mill. 2,5: alar. m. 2. Affine al C. fiavidus. Psochus funerulus, nob. — Ps. fusco-castaneus, subnitidus pedibus palli- dioribus; alishyalinis, venis nigris, pterostigmate in dimidio apicali. macula- que minuta in venae dorsalis apice saturate fuscis ; areola discoidali latitudine maxima parum longiore. — Long. corp. c. al. fl. mill. 2,8; alae m. 2. Gen. Cyrtopsochus nob. — Corpus apterum. Mesothorax et metathorax sejuncti. Palpi articulo ultimo cylindraceo. Antennae corpore longiores, gracillimae, articulis valde elongatis. Si avvicina al genere Hyperectes nel gruppo degli Atropini. Cyrtopsochus irroratus, nob. — €. cinerascens, nigro irroratus, palpis pedibusque albis, palporum ac tibiarum, summo apice tarsorumque articulis duobus ultimis nigris. — Long. corp. mill. 3, anten. m. 4. È il più grosso Psocideo attero ora conosciuto in Italia. IMENOTTERI. Bembex Geneana e melanostoma, A. Cost. Queste due specie vanno identificate. Rimane il nome di Geneana. Harpactes leucurus, nob. — H. niger, abdominis segmentis primis tribus rufis immaculatis, quinto macu!a dorsali lactea; orbitis internis, clypei mar- gine, pronoti linea postica, callis humeralibus et scutello albis. 9. — Long. corp. mill. 7. Per l’abito generale e la scultura del torace si avvicina all’ 7. elegans. — 244 — Rhopalum gracile, Wesm. — VQ. R. nigrum nitidum, antennarum scapo, pedibus anterioribus ex parte posticorum trochanteribus et tibiarum basi albis; antennarum flagelli articulo primo parum, tertio magis eatus dila-. tato-dentatis. Long. mill. 5,5. Specie descritta da Wesmael sopra una femmina di Ginevra; e da Wesmael in poi non più ritrovata. staceis; clypeo argenteo micante utrinque corniculato, mesopleuris muticis, metanoti area dorsali convera, medio canaliculata, margine haud crenata; Crossocerus bison, noh. — Cr. robustus, niger nitidus, tarsis piceo-te- alis hyalinis, anticis in cellula radiali fumatis. — Long. corp. mill. 7, dg. Mutilla hyspanica, Sich. Rad., var. melanolepis, n. — d. M. nigra, parce argenteo pilosa et nigro villosa; thorace rufo-testaceo, pectore et pronoti iruncatura antica nigris; abdominis nigro pilosi fascia angusta marginali in segmentis primo et secundo, ac segmentis tertio et quarto totis argenteo villosis; ano argenteo piloso; alis fumatis, cellulis cubitalibus tribus, tegu- lis nigris nitidissimis, limbo postico rufescente. — Long. corp. mill. 9-10. Variat. tibiis rufis, apice nigris. È I tipi di Sardegna, variano, come si vede, da quelli descritti da Sichel e Radoszowky. Mutilla agusii, nob. (uon Acusii) — g? M. rigra, thorace rufo ; hoc capiteque albo pilosis; pectore et macula utrinque mesonoti tegulae contigua nigris; ab- domine nigro piloso, segmentis tribus primis fimbria marginali mpostica e. ciliis stratis albis; alis fumato-hyalinis, tegulis nigris. — Long. mill. 9. Molto simile alla M. Rhispanica. Myrmosa ephippium, Jur. Questa specie va richiamata in vita e lasciata nel genere Myrmosa, dove la pose il suo autore Jurine. PO VE CO Odynerus (Lejonotus) Costae, Andr, (ined. ?). — 0. minutus, crebre pune-. tatus, metanoto postice infra utrinque valide spinoso, abdominis segmento primo posterius subcoarctato; niger, pronoti fasciola interrupta, tegulis ala- rum maxima parte, abdominis segmentorum primi et secundi (in margine. postico crenulati) albidis; gemiculis, tibiis tarsisque flavo-fulvis. — Long. millim. 6. od antennarum scopo antice albido, flagelli articulis ultimis rota fulvis; clypea albo, punctato-ruguloso, inferius profunde emarginato an- gulis apiculatis. ? ant. scapo ant. rufo-ferrugineo; flagello toto nigro; clypeo vix emar- ginato, angulis apiculatis, grosse longitudinaliter plicato et sparse punctato, nigro macula basali fulva. — 245 — Camponotus marginatus, Latr. var. hyalinipennis. Esemplari con ali trasparenti, mentre nel tipo sarebbero « enfoumées de roussatre ». * . Evania splendidula, nob. — E. nigra, mitidula, capite thoraceque fere ò glabris crebre punctatis, abdominis petiolo subtilissime punetulato ; anten- narum articulo tertio vix capitis longitudine ; tibiis tarsisque anterioribus fulvis: alarum venis validis nigris, tantum cellulae cubitalis infera et ex- terna pellucidis. Long. mill. 5. Specie molto distinta da tutte le congeneri. Campoplex Kriechbaumeri, nob. — Cl. niger, subopacus, palpis albidis, abdominis segmentis tertio et quarto postice et lateribus fusco-rufis; femo- ribus omnibus rufîs, tibiis anticis rufis, mediis dimidio basali albido annutlo fusco, posticis summa basi alba, alis hyalinis venis nigris, radice et squa- mula albidis; metanoto rugoso, in medio profunde canaliculato. — Long. m. 6. Chelonus minutus, nob. = GR niger opacus, punctato-rugosus, clypeo mitidulo punctulato, abdomine basim versus longitudinaliter plicato-subre- ticulato, metathorace breviter bidentato, mandibulis rufo-ferrugineis; tibiis tarsisque anticis, tibiarum et tarsorum posticorum basi albidis. — Long. m. 3. $ abdomine prope apicem rima transversa notato. Affine al lugubris di Wesmael. Leucospis sardoa, nob. — $ Nigra, maculis duabus frontalibus, pronoti marginibus postico et lateralibus fasciaque pone marginem anticum, meso- noti macula minuta discoidali et vitta utrinque, scutelli fascia lunulata, metapleurarum vitta verticali, abdominis fasciis quatuor, antica multo la- tiore, macula in coxarum posticarum margini, superi basi, femoribus po- isticis eatus (macula infera nigra), femoribus ceteris apice, tibiis tarsisque flavis; terebra scutellum attingente. — Long. mill. 9. Prossima alla intermedia ed alla aculeata. Se ne ha anche una var. minor. Leucospis Siscellis, Westw. var. Questa varietà differisce dal tipo soltanto per la mancanza delle due linee | gialle al mesotorace. Sparasion pallidinerve, nob. — S. capite thoraceque cum scutello confer- _ tim punctato-areolatis, fronte mutica, facie canaliculo medio laevi notata: antennarum flagello fusco-fulvescente. articulo tertio caeteris singulis ma- Jore : pedibus fulvis ; alis hyalinis, venis stigmateque incoloribus. — Long. millim. 5. Affine al tibiale ed al frontale ma evidentemente diverso. — UG Tachythes Panzeri, fulviventris, fulvitarsis ed erythrogastra. La T. Panzeri e la rufiventris (0 fulviventris) sono da identificare: così è della erythrogastra e della fulvitarsis. Pompilus concinnus, Dahlb. È da dubitare della validità di questa specie. Gen. Pseudomutilla, nob. — Femmina (aptera) thorace in medio wvalde constricto, regionibus tribus uti in maribus Mutillarum distinctis constituto. Pseudomutilla sardiniensis, nobh. — Ps. capîte thorace duplo fere latiore, convexro, nitido, crebre punctato ; thorace subbinodoso; abdominis segmento primo basi valde constricto angulis prominulis; nigra, pilis rigidis cinereis migrisque hirta ; ore thoraceque rufis; abdominis segmentis tribus primis fascia marginali e pilis stratis albis, fascia segm. secundi in medio superius angulata. — Long. mill. 6. Mutilla Spinolae, Lep. Appartiene a questa specie sebbene presenti qualche variazione dal tipo, una Mutilla di Sardegna altra volta lasciata indeterminata. Hylaeus plumicornis, nobh. — g. H. antennarum scapo triangulariter dilatato, plumoso ; tarsorum mediorùm articulo primo basi dilatato; miger, antennis pallide flavis, dorso scapi nigro, flagelli fusco-fulvescente ; tibiis amnticis antice, mediis summa basi, posticis dimidio basali tarsisque flave- scemti-albis. Long. mill. 6. Si avvicina all’ 7y. cornutus. Hylaeus strigulosus, nob. — H. clypeo grosse punctato, longitudinaliter ri striato-rugoso, abdomine laevi nitido, segmento primo subtilissime punctu- lato; metanoti area dorsali grosse rugosa, subareolata, nitida: niger, an- tennarum flagello subtus ferrugineo ; genis maculaque parva rhombea cly- pei margini contigua saturate flavis; tibiarum anticarum basi externa et posticarum annulo baseos externe latiore pallide flavis; alis umbratis. — Long. mill. 6,5. Affinissimo all'4H7y. rimosus Foerst. Osmia (Chalcosmia) laterefasciata, nob. — 9. O. migra capite thoraceque comfertissime punctulatis, opacis, breviter cinereo villosis; abdomine dorso laevi, subtilius sparse punctulato, nitidissimo, segmento primo cinereo piloso, segmentis primis tribus utrinque in margine postico fascia e' pilis substratis albis, quarto quinto et sexto in margine postico albido fim- briatis; scopa ventrali alba; alis subfumato-hyalinis; clypeo inermi. — Long. corp. mill. 11. rd è VE Mi gle Osmia (Ctenosmia) bihamata, nobh. — @ 0. minuta, nigra subnitida, subtilissime punctulata, albido pilosa, antennarum flagello infra ferrugineo, abdominis segmentis dorsalibus primis quinque in margine postico albo ci- liato-fimbriatis; segmento sexto transverso et transverse concavo, utrinque emarginato-dentato; septimo posterius truncato-rotundato ; alis hyalinis. — Long. m. 6.. Sembra sia simile alla 0. diformis, dalla quale differirebbe per la forma: «del sesto anello addominale. 4 | Megachile Schmiedeknechtii, nob. — 9. M. nigra, capite, thorace abdo- mimisque segmenti primi dorso cinereo-fulvescenti villosis; huius segmentis primis quinque fascia marginis postici, sexto maculis duabus contiguis e pilis stratis flavis ; scopa ventrali flavo-fulvescente. — Long. mill. 10. &g abdominis segmento quinto basi flavo fasciato, posterius nigro piloso, sexto maculis in fasciam latam basalem conjunctis, margine postico denti- eulato spinisque quatuor parallelis armato. Long. m. 8 1R. ì Variat scutello immaculato. Somiglia molto alla M. argentata. Anthidium melanostomum, nohb. — $. A. nigrum, cinereo villosum, mandi- bulis migris, clypeo, genis orbitis internis, fascia utrinque occipitali, meso- noti marginibus lateralibus, scutelli maculis quatuor, tegularum parte antica punctoque discoidali, abdominis segm. 1-5 fascia in medio attenuata ac in let 2 interrupta, saturate flavis; pedibus flavo-fulvis; alis fuscis. — Long. mill. 4. Ha le mandibole nere. Somiglia nel resto molto agli A. diadema e provinciale. Anthidium peregrinum, nobh. — A. nigrum, albo villosum, clypeo, genis ‘macula utrinque occipitali, mandibulis (apice excepto), tegularum margine antico, punctis duobus in margine antico mesonoti, scutello, maculis, binis transverse ovatis in abdominis segmentis 1-5, maris segmento septimo (brevi transverso, mutico) toto cremeis; pedibus rufo-fulvis. basi nigris; alis fu- sescentibus. — Long. mill. 6. Q. A. clypeo nigro; abdominis segmento sexto (ultimo) brevi, late rotundato. Variat scutello immaculato. Vicino al lituratum Panz. Foenus rugidorsum, nob. — /. capite subtilissime coriaceo, subopaco, linea media frontali laevi nitida, ante marginem posticum elevatum minimo foveolato ; thoracis dorso irregulariter transverse grosse rugoso ; niger, facie, occipite, pleuris, mesomoti limbo antico pleurisque argenteo puberulis; pe- =! dibus anterioribus basi et apice tibiarum et basi tarsorum, posticis annulo ad basim tibiarum et tarsorum articulo primo albis; terebra corpore parum longiore, vagina apice alba. — Long. corp. mill. 8-10. Simile a primo aspetto al F. pedemontanus; ma gli mancnno le fossette occipitali. È affine anche al granulithorax Tourn. ed al vagepunctatus A. Costa. Apaeleticus sardous, nob. — 9. A rufo-ferrugineus, scutello sulphureo abdominis segmentis 2-6 nigris, sexto margine postico albo; trochanteribus posterioribus femoribusque posticis nmigris; antennarum art. primis quatuor ferrugineis, ceteris nigris, 9-13 dorso albis; alis hyalinis, stigmate niyro. — Long. m. 6. Apaeleticus Kriechbaumeri nob., 7. A. rufo-ferrugineus, antennis, capitis parte supera ac metathoracis dorso, lineola infera femorum anterio- rum, ac pedum posticorum trochanteribus, geniculis, tibiarum apice tarsisque migris; scutello sulphureo; facie, clypeo, ore, antennarum articulo primo infra, pronoti margine postico, lineola infra alas, alarum tegulis et radice, pedum anteriorum facie antica albidis; alis hyalinis, venis nigris, stigmate fusco. — Long. mill. 6. Ischnus ridibundus, nob. — I. gracilis, rufus, capite (ore excepto) fa- Sciola circumscvtellari abdominisque segmentis duobus vel tribus ultimis migris; antennis ferrugineis, dorso fuscis; alis hyalinis radice et tegula albis, stigmate fusco angulo interno albicante, areola quinqueangulari. — Q Antennarum articulis 11-14 albis; terebra abd. segm. septimo paullw- lum longiore. — Long. mill. 7-8. Ischnus proximus, nob. — 2. I. rufus, capite (ore excepto), metathoracis dorso abdominis segmento primo, sexto et septimo ac intermediorum inci- suris et pedum posticorum trochanteribus, femorum apice et tarsis nigris; È lineola anteorbitali, collari, coris atque tibiarum tarsorumque summa basi : albidis; antennis nigris, articuli 12-14 dorso albis; alis hyalinis, tegula ra- | diceque albis, stigmate albido: terebra abd. segm. septimo paullulum lon- 3 giore. — Long. mill. 6. 3 Molto affine, almeno la femmina, alla specie precedente. Oronotus thoracicus, nob. — 0. rufus, capite, metathorace, pectore me- dio, abdominis segmento primo et duobus ultimis nigris; pedum posticorum. femorum tibiarumque apice tarsisque nigricantibus; alis hyalinis, stigmate fusco, radice et tegula albidis. — Long. mill. 6. È Cryptus fuliginipennis, nob. (Cryptus....? Mem. 33). — 9 C. miger ni- tidus, umicolor, brevissime pubescens; alis fusco-fuliginosis; terebra abdo- mine sexto breviore. — Long. corp. mill. 10, ter. m. 5. Di 53940 Hemiteles collinus, nob. — ®. rufo-testaceus, abdomine fusco, segmentis primo et secundo fascia postica rufo-testacea; antennis apice pedibusqae posterioribus fuscis ; alis hyalinis, stigmate nigro, fascia pone sligma fusce, radice tegulaque pallide testaceis : terebra abdominis dimidium aequante. — Long. mill. 3, ter. m. 1. Pimpla cercopithecus, nob. — $ P. rufa, capite, dorso metathoracis abdominisque segmento primo et coterorum margine postico mnigris: cosis et trochanteribus anticis albidis, tarsis posticis fuscis ; alis hyalinis, radice, tegula stigmateque albis terebra corpore fere sesqui longiore, gracili, re-- curva. — Long. corp. mill. 61]2, ter. 8 1}2. Pimpla apricaria, nob. — 9. P. crassiuscula, nigra, abdomine pedibus- que (cum coxis et trochanteribus) rufis; pedum posticorum tibiis tarsisque migris, tibiis annulo prope basim albo; palpis albidis; alis fuscescenti-hya- linis, radice, tegula ac stigmatis nigri angulo interno albidis; abdomine dorso subtilissime punetulato subopaco, segmentorum margine laevi nitido ; terebra abdominis trientes fero aequante. — Long. mill. 7. Pimpla cingulatella, nob. — P. gracilis, nigra, abdomine pedibusque ru- fis, illo segmentorum 1-6 incisuris segmentoque septimo toto migris ; palpis pallidis; antennis subtus obscure ferrugineis : alis hyalinis, radice et tegula albis, stigmate fuscescente; 9 terebra abdominis segmenta quinque antica longitudine aequante. — Long. corp. mill. 6, ter. 2 172. csi Lissonota pectoralis, nob, — & L. nigra, facie cum orbitis anticis, clypeo oreque albidis, torace fulvo-rufescente vitta media mesonoti et dorso metathoracis nigris; mesonoti marginibus albidis; pronoto albido, fascia migra in utraque extremitate in pectus descendente; mesosterno lateribus albidis; pedibus pallide rufis, coris anterioribus et trochanteribus anticis albidis; antennis gracilibus, corpore longioribus, subtus art. 1° albido, cae- teris ferrugineis; alis hyalinis radice et tegula albis, stigmate fusco. — Long. mill. 6. Meteorus splendens, nob. — 9. M. rufo-fulvus, metathoracis dorso po- ‘stico uc segmenti primi abdominalis dimidio antico nigris; abdominis seg- mento primo valde elongato, rimulato, ante medium utrinque foveola margi- nali clongata; alis hyalinis, stigmate pallido, cellula cubitali prima venulam recurrentem prope apicem excipiente, cellulis discoidalis basi aequalibus ; terebra abdomine quinto breviore. — Long. corp. mill. 6, ter. 2. Meteorus scutatus, nob. — 2. M. testaceus, abdominis segmento primo nigro; mesotkoracis dorso in disco depresso, punctato-rugoso, utrinque marginato; abdominis segm. 1° eleganter confertim striolato; alis hyalinis Ann. XVII, 17 MRAZ: stigmate pallido, cell. cub. secunda prope basim venulam recurrentem exci- piente, cell. discoidali interna versus basim externa parum breviore : terebra abdominis trientes aequante. — Long. mill. 4, ter 1. Dinocampus pallidipes, nob. — D. niger, pedibus pallidis, antennis fuscis, alis hyalinis iridescentibus, stigmate fusco basi pallido, terebra di- midiam abdominis longitudinem aequante. — Long. corp. mill. 2. Macrocentrus procerus, nob. — 9 M. niger, pedibus rufis, alis fusce- scenti-hyalinis; abdominis segmento secundo lateribus marginato, dorso haud striolato, in medio canalicula obsoleta notato; terebra corpore fere duplo longiore. — Long. corp. m. 7, tereb. 13. Molto simile apparentemente al M. marginator. Bracon geniculator, nob. — 9. B. rufo-testaceus, macula rhomboidali verticis, maculis tribus mesonoti, altera in metanoto ed in segmento primo abdominali pectoreque migris; pedibus migris, tibiis anticis geniculisque omnibus rufo-testaceis; alis saturate fuscis, stigmatis dimidio basali au- rantio, fasciaque flavescenti hyalina; terebra abdomine parum breviore; abdomine fere, ut in B. nominator sculpte, metanoto rugoso. — Long. corp. mill. 6, ter. 212, Per la scultura dell'addome molto affine al B. nominator. Bracon humerator, nob. — 2. Niger, orbitis, facie (linea media excepta) oreque flavis; humeris, abdominis segmentis secundo tertio et quarto pedi- busque (tibiis tarsisque posticis exceptis) rufo-testaceis; alis flavescenti- fuscis, stigmatis dimidio basali avrantio, fasciaque pellucida: abdominis segmentis primis quatuor subtiliter rimulosis, primo utrinque carinato. — . Long. mill. 6 172. Rogas reticulator, Nees var. atripes. Varietà con i piedi completamente neri. Rogas gasterator, Jur. Specie ben distinta dalla precedente: il carattere differenziale sta nella proporzione delle due cellule discoidali. Rogas tristis, Wesm. Gli individui di Sardegna presentano nella colorazione.due varietà. Rogas basalis, nob. — KR. rufo-testaceus, metanoti vittula, abdominis dorsi segmento primo basi quartoque pectoreque medio nigris; mesopleuris crebre punctulatis} postice tantum laeviusculis nitidis; abdominis segmentis primis quatuor confertim punctato-rugulosis ; alis hyalinis, stigmate fusco — 251 — angulo ad basim pallido, cellula cubitali secunda parum latiore quam alta. — Long. mill. 5. Dal colore si direbbe molto affine al testaceus Spin. Ha poi l’abito del bicolor. ; Rogas testaceus, Spin. Alcuni individui presi in Sardegna sono più piccoli dei tipici: presentano anche qualche varietà nel colorito. Spatius erythrocephalus, Wesm. Rimane assai incerto se questa specie debbasi o no identificare con lo S. rubidus Nees. EMITTERI. Podops ...? Le Podops di Sardegna sembrano appartenere alla dilatata Puton, vivente in Spagna. Nezara viridula, Lin., var. aurantiaca, n. Varietà col corpo intero di color giallo aranciato. Neottiglossa bifida, A. Cost., var. Varietà mancante dell’orlo nero all’esterno dei cordoni laterali biancastri del protorace. Peribalus vernalis, var. Col quarto articolo tutto rosso. Stabilisce un passaggio al P. distinctus. Metopoplax ditomoides, A. Cost., var. decipiens. Varietà col lobo posteriore ed il margine anteriore del pronoto giallo-pal- lidi che passano al ferruginoso. Brachyplax palliata, A. Cost., var. rufipes. Piedi interamente rosso-fulvi; antenne in gran parte bruno-ferruginose. ° Arocatus Roeselii, Schml., var. Femori e tibie interamente rossi. Varietà rosseggiante. Myrmecomimus paederoides, noh. — M. capite, pronoto, scutello pedi- busque rufis, abdomine nigro: elytris valde abbreviatis, abdominis segmen- tum primum non excedentibvs, ciliatis, fuscis margine baseos postico, que lacteis; antennis pallidis, articulo secundo, clava apicali tertii et quarto ex parte nigris. — Long. mill. 4. Pif E < nigra, capite aureo tomentoso, thorace abdomineque dorso pilis brevibus ad- Kelisia Putoni, nob. — K.. albida, capitis facie, genis et carinis verticis in dimidio antico; thoracis dorsi lateribus abdominisque dorso migris ; ely- \ tris subyalinis, lineola abbreviata marginis interni, vittaque in tertio po- stico posterius triramosa fuscis: 2 segmento anali fusco-nigricante. — Long. mill. 4. Livia limbata, Wag., var. Crefeldensis, Mink. Certo la L. Crefeldensis di Mink è una varietà costante della limbosa di Waga. Gli esemplari di Sardegna spettano alla varietà. LEPIDOTTERI. Crambus vallicolellus, nob. Capo rivestito di squame argentine. Palpi cenerino-giallicei con ciuffo dor- sale basilare di squame argentine allungate. Le ali anteriori sono di color giallo dorato con una striscia longitudinale bianco-perlacea, la quale parte dall’ angolo omerale e si arresta ai cinque sesti della lunghezza, verso la metà divisa in due da una fascia molto obliqua fosca, più larga ed inarcata nella parte interna anteriore (ali in riposo), assottigliata dall’estremo esterno poste- riore. La metà posteriore di detta striscia perlacea nel margine interno è fian- cheggiata da una serie di linee angolose legate l’ una all’ altra, le quali girando dietro l'estremità della fascia raggiungono il margine esterno dell’ ala. Queste linee fosche sono esternamente fiancheggiate da altre simili bianche. Il mar- gine posteriore è diritto (non smarginato); nella metà superiore ha due punti di color nero intenso, nella inferiore è bruno; la frangia è argentina, traver- sata da una linea cenerina. Ali posteriori di un bianco sporco, che tende un poco al cenerino verso il margine. — Lung. con le ali mill. 11. DITTERI. Nemotelus leucorhynchus, nob. — N. capite horizontali: anterius longe 1 acute producto, nigro-virescente, albido piloso ac squamoso, rostro ab an- tennarum basi ad apicem albido: abdomine pedibusque roseis, illo segmentis 1-5 in medio mnigris postice albido marginatis; alis vitreis, venis exalbidis I. Long. mill. 5. Anthrax stenogastra, nob. — A. abdomine conico-cylindraceo: fusco- pressis deciduis flavidis, lateribus subtusque albo villosis: pedibus fulve= scentibus, tarsis nigris; alis per duo trientes longitudinis a costa ad me- dium fusco-fiavescentibus. — Long. mill. 9. — 253 — Questa specie ha forma assai diversa dalle congeneri, tanto che potrebbe costituire una speciale sezione. Dioctria Bigoti, nob. — D. elongata, gracilis, abdominis segmentis 2-5 latitudine duplo longioribus, subnodulosis ; nigra nitida, facie mystaceque argenteis, abdominis segmentis 3-1 rufo-testaceis fascis lata nigra; pedibus rufis, posticis tibiis tarsisque nigris, illis apice subclavato, his articulo primo valde incrassato; alis fusco-hyalinis: 2 abdominis articulo octavo brevis- simo ac appendicibus genitalibus rufis. 2 £, — Long. mill. 10. Saropogon perlatus, nob. — S. niger, facie (praeter mystacem) ommnino nuda mystaceque argenteis; occipite mentoque niveo pilosis; thoracis dorsi lateribus, pleuris ex parte, obdominisque segm. 1-5 fascia marginali late in- terrupta argenteis; pedibus rufo-testaceis, femorum dorso nigro; alis sub- hyalinis. 2 9. — Long. mill. 10 7: 12 è. Variat pedum posticorum femoribus tibiisque fere omnino nigris. Stilopogon aequecinctus, nob. — St. nigro-cinerascens, facie mystaceque candidissimis, occipite genisque albo villosis, abdomine atro, marginibus la- teribus, et fasciola basali angustissima in medio subinterupta in segmentis 2-5 cinereo puberulis, segmentis primo ultimoque cinereo pubescentibus ; tibiistarsorumque articulis primis quatuor fulvis; alis hyalinis. Long. m. 6. Somiglia molto allo .St. inaequatlis. Midas sardous nob. — M. niger, capite albo villoso, thorace vittis quin- que dorsalibus e pube adpressa albocinerascentibus: abdominis disco dorsali rufo-ferrugineo, segmentis omnibus postice flavido cingulatis; tuberculis humeralibus, pleuris scutellogque rufo-piceis, pedibus rufo-ferrugineis, tarsis vel et femoribus nigricantibus; alis hyalinis, cinerascentibus 7. Long. m. 16. Affine alla M. rufipes, Westw. Chaetostoma princeps, nob. (non Chetostoma) — Ch. fulvo-testacea, setis nigris, metathoracis vitta postica nigra; femoribus anticis setis longe pectina- tis; alishyalinis, basi macula extensa irregulari fenestrata flavida, ad medium fascia integra a costa ad marginem posticum ducta, ultra eam fascia altera etiam integra illi subparallela et antice per costam ad apicem ducta ibique dilatata ac venae quintae longitudinalis extremitatem attingente, fuscis, flavescenti variegatis. — Long. mill. 7. 9 ovipositore brevi, lato posterius truncato-rotundato. Molto affine, e fors’ anco da identificare con Ch. curvinervis di Rondani, specie per la quale fu fondato il genere. Merodon trochantericus, nobh. — g. M. pedum posticorum cowa inermi, trochantere valido, cylindraceo, ultra femoris insertionem producto et in dentemlaminarem rotundatum terminato, femore prope basimmarginis inferi — 294 — tubercolo crasso praedito, apophysi apicali valida 5-dentata ; antennarum articulo tertio superne obliquo truncato ; capite niveo villoso, verticis parte antica nigro, religua fulvo villosa; abdominis segmento primo fascia rufa medium versus angustata et subinterrupta, secundo et tertio fasciola tran- sversa albido villosa, illa tertii in medio angulata; tibiis basi fulvis, tarsis nigro-cinerascentibus; antennis nigreo-piceis; art. tertio ad basim rufe- scente. — Long. mill. 12. Variat: tarsorum mediorun articulo primo, posticorum articulis tribus primis fulvescentibus. La principale caratteristica di questa specie sta nella forma dei piedi posteriori. Merodon rubidiventris, nob. — g7. M. coris et femoribus, praster apo- physim apicalem, inermibus ; tibiis in marginis inferi summo apice unco minuto recurvo praeditis ; antennarum articulo tertio dorso oblique trun- cato: obscure aeneus, facie cinereo villosa, vertice anterius nigro, caeterum fulvo-villoso ; abdominis segmentis duobus anticis fulvo-aeneis fascia in medio angustato-interrupta et incisuris laete rufo-fulvis, tertio fulvo fascia angulata pallidiore, ventre rufo-fulvo; tibiis fulvis annulo lato mnigricante, tarsis fulvis articulis duobus ultimis nigro-cinerascentibus j antennis ni- gro-piceis. — Long. mill. 14. La specie cui sì avvicina è il varius. Eumerus crassitarsis, nob. — E. obscure aeneus, albido wvillosus, tho- racis vittis tribus postice evanescentibus cinereo puberulis ; abdomine aeneo- nigro, segmentis primis tribus lunulis binis albis; tibiis basi testaceis; pedum posticorum tibiis fusiformibus ac tarsorum articulo primo valde incras- sato. — Long. mill. 7. MIRIAPODI. Lithobius oligoporus, n. sp. — Sat gracilis, sublaevis, rufo-castaneus. Antennae dimidium corpus longitudine aequantes, tenues, 38-41 articulatae. Ocelli utrinque 9-11, in series 3-4 digesti (1 4 3,3,2 — 1 + 3,3,2,2). Comxae pedum maxillarium dentibus 2 + 2 parvis armatae. Lamina dorsalis nona angulis posticis modice productis, lamina dorsalis undecima et tredecima angulis posticis fortius productis. Pori coxales uniseriati, parvi, circulares, 2,2, 2,2. Pedes anales breves, cum pedibus paris praecedentis sat inflati, ungue simplici, infra calcaribus 0,1,3,2,0 armati; articuli primi margo late- ralis calcari instructus. FP. — Long. corp. mill. 12,5; lat. 1,9, (1). (11 Questa descrizione è stata fatta dal distinto Miriapodologo Prof. Latzel, cui vennero comunicati gli esemplari. ne mf dae Spi e i int crap Sn te “i Bo È i ARACNIDI. d | Singa Simoniana, nob. Femmina. — Capotorace fulvo con due striscie, una da cadaun lato, brune. Occhi con contorno nero. Addome in avanti pro- tratto al di sopra del capotorace, un poco sporgente ed ottusamente angoloso nel mezzo del margine anteriore ; di color grigio perla, minutamente areolato di bruno: con sei grossi punti neri, due molto distanti tra loro al terzo ante- riore della lunghezza, e quattro assai più ravvicinati nella parte posteriore. Piastrone sternale rosso-castagnino. Ventre con una striscia mediana brunic- cia. Piedi e cheliceri fulvi con peli rigidi: piedi anteriori con due spine poco discoste nella faccia interna del femore e due lunghe e delicate nella tibia. Dechi mediani formanti un quadrato poco più ampio in avanti; i due Ae riori più discosti tra loro, che i posteriori. — 256 — ROSTER DANTE ALESSANDRO. — Contributo all’anatomia ed alla . biologia degli Odonati (Tav. III e IV). Le Libellule destarono la curiosità degli Scenziati fino da tempi remo- tissimi, colla vivacità dei loro colori, col rapido e continuo movimento e col- l'abbondanza loro, in alcuni luoghi veramente prodigiosa. Le larve, spoglie delle eleganti attrattive del colore e della forma, furono per la prima volta osservate da Rondelet (1), da Moufet (2), da Jonhston (3), e da Redi (4); però tanto i caratteri esterni quanto il loro modo di vita co- stantemente acquatico, confusero le menti di quei naturalisti, che non seppero a qual forma tipica si potessero riferire. Troviamo la Cicada fluvialis, la Squilla fluviatilis e la Libella fNlu- viatilis T. di Rondelet, la Locusta acquatica di Moufet e la Forficula e il Pulex marinum di Jonhston e lo Scorpio acquaticum di Redi, tutte forme giovanili di Odonati, la cui denominazione ci permette di ravvisare ora larve robuste di Anas e di Aeschna (Cicada, Squilla) ora deboli larvettine di Agrion e di Lestes (Forficula, Pulex). Nel 1610 Swammerdam (5) dissipò d’un tratto le folte tenebre che re- gnavano sulle metamorfosi degli insetti, e collo studio accurato di quelle forme allora incomprese riuscì a darne una descrizione accurata e precisa insieme ad illustrazioni che non lasciano niente a desiderare. Sessant anni più tardi troviamo fatta menzione delle Libellule allo stato larvale nelle Memorie per servire allo studio degli insetti redatte da Réau- mur (6), che è il primo a studiarne gli apparati respiratori, dandoci una figura che per quanto imperfetta ha il vanto d’esser la prima che dia un'idea del sistema tracheale. i Diffondendosi a descrivere gli organi respiratori egli crede di osservare quattro stigmi toracici e nove addominali, fondando così un errore che è stato di poi con troppa frequenza ripetuto da chi non si rammentò quanto sia fal- lace jurare in verba magistri. (1) Rondelet. — De pìscibus marinis. Lugduni, 1554. (2) Moufet. — Vedi: Swammerdam, Biblia naturae. 1680. (3) Jonhston. — Historiae naturalis de piscibus et cetis. 1640. (4) Redi. — Sulla metamorfosi degli insetti. 5° edizione. Firenze, 1688. (5) Swammerdam. — Biblia naturae. 1680. (6) Réaumur. — Memoires pour servir a l’histoire des insectes. Paris, 1742. » I È | RO 7 [ir A OI VOI PT) RT Quasi contemporaneamente Poupart (1) accennò a questo carattere delle larve degli Odonati, senza però entrare in particolari sulla morfologia degli ‘organi respiratori stessi. Dopo Réaumur gli autori che si occuparono del soggetto medesimo si possono dividere in quattro schiere distinte; quelli che ritrovarono due soli stigmi toracici, e sono Lyonnet (2), Dufour (3) e Milne-Edwards (4), l'uno quasi contemporaneo di Réaumur, gli altri due della prima metà del secolo | presente, e non solo essi affermarono esser due gli stigmi, ma Dufour messo in guardia dai resultati delle ricerche dei predecessori dichiarò di essersi servito di tutti i mezzi che la tecnica gli avea fornito senza giungere a sco- prire l’altro paio di stigmi. Poi vi sono quelli che descrissero la larva con quattro stigmi toracici, e sonotutti abbastanza recenti: Oustalet (5), Olga Poletaiew (6), e H. Viallanes (7). Abbiamo i seguaci di Réaumur, che forse affidandosi alle parole dell’ an- tico naturalista accettarono senza discuterle le sue affermazioni, e sono Spren- gel (8), Carus (9) e Duvernoy (10). Altri non pochi, occupatisi del soggetto e visto come la questione fosse intricata, si tennero neutrali e passarono sopra questo argomento di tanta importanza senza nemmeno sfiorarlo, e sono Swammerdam, Poupart, Girard (11) De Geer (12), Cuvier (13), Von Siebold (14) e Palmen (15). In quanto allo studio delle trachee, fu Cuvier che primo segnalò il mec- ‘canismo respiratorio descrivendo gli elementi che lo compongono. Molti poi sono concordi sulle particolarità del sistema rettale, sul numero di pilastri forniti di branchie pneumatiche e sulla loro disposizione; infatti Marcel de (1) Poupart. — Philos. Trans, vol., 22, p. 673. (2) Lyonnet. — Ouvrage posthume publié par Hann. 1832. (3) Dufour. — Études anatomiques et phisiologiques et obs. sur les flarves des Li- bellules. 8. series, tom. 17. Paris, 1852. (4) Milne-Edwards. — Legons sur la phisyologie etc , tome 2°. (5) Oustalet. — Memoire sur la respiration des larves in An. de Sc. 5. Série, vo- lume XI, 1869 (6) Poletaiew Olga — Quelques mots sur la respiration des chenilles des Odonates in Horae entomologicae Rossicae, vol. XI, 1880. (7) Viallanes H. — Feuille des jeunes naturalistes, 1884. ($) Sprengel. —- Memoires sur la respiration des insectes. (9) Carus. — Anatomie comparé, tome II, p. 180. (10) Dnvernoy. — Anatomìe comparé. tome VII. (11) Girard M. — Traité elementaire d’entomologie. Paris. (12) De Geer. — Memoires pour servir a l’histoire des Insectes, 1771. (13) Cuvier. — Memoire sur la manier dont se fait la nutrition dans les insectes, 1793. (14) Siebold (Von). — Manuel*d’anatomie compare, 1849. (15) Palmen. — Zur Morphologie des Tracheensistem6@8, 1877. — 258 — Serres (1), Suckow (2), Ratzeburg (3), Dufour, Milne-Edwards, Oustalet e Cuvier descrivono questi organi con differenze insignificanti. E qui mi giova notare che per quanto gli autori indichino le loro larve come appartenenti nel più dei casi ai generi Aeschna e Libellula, ed alle specie Ae. cyanea (4) 0 L. depressa (5), pure alcune volte tratti in inganno da una sinonimia un po confusa studiarono delle forme atfini che allo stato larvale hanno differenze piccolissime e aumentarono così, senza volerlo, la con- fusione che dominava questo argomento. In mezzo allo stuolo degli autori che hanno studiato lo stato giovanile degli Odonati primeggiano due abbastanza recenti L. Dufour e Oustalet, sia per essere abbastanza minuziosi, sia per avere illustrato con figure i loro lavori. Però di due cose debbo far carico ai dotti anatomici or or ricordati, che cioè per quanto fu curata la parte microscopica altrettanto fu trascurata la macroscopica; Oustalet, accuratissimo nel descrivere la parte rettale, confonde nella regione toracico-cefalica anche i canali principali in modo da far quasi meraviglia. Dufour lascia la porzione cefalica coperta col dermascheletro, e-spostando i vasi principali per render più chiara la figura, raggiunge invece P'effetto opposto alterando i rapporti dei vari canali, le curve e le sinuosità. Così, dato unicuique suum, e sapendo di non aver fatto niente di nuovo, credo solo aver colmato varie lacune studiando accuratamente la disposizione delle trachee nella testa e nel torace, verificando o poco più quello che fu detto delle terminazioni rettali e della disposizione dei canali principali nell’addome, è per rendere più completo lo studio ho tenuto conto della di- (1) Marcel de Serres. — Observation sur les usages du vaiseau dorsal ete., 1813. (2) Suckow. — Respir. des Insecten insbesondere ilber die Darm Respiration der Ae. grandis, 1828. (3) Ratzeburg. — Insectes nuisibles aux fòret, 1844. (4) Aeschna cyanea Miiller. — (Sinonimia data da Selys-Long ). » maculatissima De Selys Long. Monogr, p. 108, App. » maculatissima Everm — Rambur — Steph — Evans. » juncea Charp. 1840, p. 103. Hagen, n. dl. » varia Shaw-Curt. » — grandis Panzer-Donow. » eximia Hansen. » Roeseli Hansen (var. rubra). » viatica Leach. Libellula anguis Harris. » cyanea Miill-Wil. (5) Libellula depressa L. — (Sinonimia data da Selys-Long.). » depressa De Selys Monogr., n. 2. Charp. tav. IV, Rambur — Hagen — Bild — Steph — Curt. — Evans — Evers. * as iL do, 0 1 BU TUA ali ” », r9 ph Ù — 259 — stribuzione delle trachee nelle appendici diverse, voglio dire nella maschera o labbro inferiore, nelle gambe e nelle ali rudimentali. Ecco dunque la descrizione dell’intero sistema tracheale (a cui le due tavole esplicative spero accresceranno chiarezza) che tanto per la parte ma- croscopica, quanto per la microscopica fu redatta mercè numerose osservazioni fatte sull’insetto fresco e su preparazioni microscopiche delle singole parti. La respirazione delle larve dei Libellulidi, che hanno vita esclusivamente» acquatica, avviene costantemente per mezzo di branchie. Alcuni Odonati che formano un gruppo distinto hanno il sistema branchiale all’esterno del loro corpo, altri lo hanno nell'interno e più precisamente nella cavità rettale, sulle pareti muscolari dell’intestino. Gli Agrion, i Lestes e le Calopteris hanno le branchie nelle fogliette 0 appendici caudali e costituiscono il gruppo dei Caudobranchiati. Appartengono al secondo, dei Rectobranchiati,.gli Anas, le Libellula, le Aeschna, di cui ora ci occuperemo specialmente. Gli Odonati di questo gruppo, tutti di mole considerevole, distribui- scono nei tessuti l’aria eliminata dalle lamelle rettali per mezzo di un sistema branchiale chiuso, caratteristico delle larve dei Pseudoneurotteri amfibiotici. Le trachee sono tubi grossi e colorati da un pigmento rossiccio, che in alcuni punti si addensa e li rende opachi, in altri li vela leggermente di una tinta che par quella del rame. Per la intima costituzione ci ricordano le trachee degli altri insetti. Con- stano di uno strato cellulare esterno formato da cellule schiacciate e sottili, di uno strato chitinoso finissimo e trasparente e di un filamento che si av- volge a spirale sullo strato chitinoso, in modo da renderlo elastico e rinfor- «zarlo. In nessuna parte dell’animale si trovan trachee vescicolari quali si osservano in alcuni Coleotteri, nei Lepidotteri e nei Ditteri, e forse questa man- canza assoluta avvalora l'opinione che esse siano in rapporto colla perfezione del volo. Per la grossezza loro e per l'ufficio cui son destinate si possono divi- dere in frachee centrali e in periferiche, 0 in trachee arterie e trachee nu- tritive (1): nel fatto però i canali arterie o centrali sono quelli che seguono l'andamento del corpo dell’ animale e ne costituiscono quasi direi lo scheletro tracheale assile mentre gli altri si distribuiscono alle varie appendici, ai muscoli, agli apparecchi riproduttori ed al dermascheletro. I canali centrali (1) Dufour. Loc, cit., pag. 7-6. — 260 — sono costituiti da un sistema di tre paia di grosse trachee ben distinte e ca- ratteristiche. CINE Il primo paio è esterno e dorsale, il secondo è viscerale, il terzo è ven- trale o laterale. i n Queste le generalità degli organi respiratori del secondo gruppo; veniamo ora alle particolarità che si osservano nell’ Aeschna cyanea Miiller. I canali ventrali superiori, il cui diametro medio è di 0,75 millimetri, | hanno un color vinoso carico che traspare anche all’esterno, prendono origine al livello del terzo segmento e salgono fino alla linea di attacco del meso- torace col protorace dove si suddividono per entrare a distribuirsi nella re- gione cefalica. Essi nascono come ho detto, in corrispondenza della spina del terzo segmento, mandando un ciuffo di trachee che si addossa all’intestino e da cui scaturiscono due rami principali. Il primo e più .interno si addossa alla parte esterna dell’ intestino e manda le sue diramazioni fino a ritrovare | le lamelle branchiali che rivestono la cavità rettale interna; il secondo scende obliquamente verso l’esterno per unirsi con un ramo tracheale che è già la riunione dei tronchi viscerali e ventrali. Questi canali, così ingrossati dall’ affluire dei tronchi viscerali e ventrali, scendono dividendosi in mille trachee e involgendo la parte terminale dello intestino stesso fino al livello dell’ apertura anale. Ritornando più in alto, troviamo il canale superiore centrale che sale sovrapposto all’intestino a cui è unito strettamente per 13 o 14 rami che partono da due lati opposti e scendono suddividendosi a trarre l’aria da numerose lamelle branchiali che tappezzano la superficie interna dell’inte- stino stesso. Giunti a livello del 7° segmento i due rami centrali che sono rimasti fino allora paralleli, lasciano le pareti della cavità rettale e si allontanano formando un angolo ottuso e racchiudendo così un vasto ciuffo di tubi mal- pighiani a cui inviano due sottili diramazioni. Questo nella parte interna: dalla esterna però partono ad intervalli quasi uguali cinque diramazioni sot- tili che collegano questi tronchi con quelli ventrali o esterni. La prima diramazione si diparte a livello del 7° segmento; le altre tre, come si vede dalla Tav. IIl, in corrispondenza dei relativi segmenti, e la quinta a livello dell’articolazione toracico-addominale. Oltre le sottilissime diramazioni che scendono ad innervare l’adipe, i muscoli addominali e il dermascheletro e di cui non si può valutare nè il numero nè la direzione, questi canali centrali danno origine alle trachee periferiche che vanno al primo e secondo paio di zampe e si anastomizzano a livello della seconda gamba per — 261 — mezzo di un tronco cortissimo e di gran calibro al cui attacco si partono superiormente due canaletti incolori che Oustalet credette andassero al se- ‘condo paio di stigmi e che invece salgono a distribuirsi al secondo paio di ali. Più in alto, in corrispondenza della commessura mesoprotoracica, il canale superiore centrale si divide e va a distribuirsi alla parte cefalica. Così ab- biamo veduto che questo canale tracheale ha un percorso rettilineo eccetto nella sua metà, dove forma un angolo ottuso di cui vediamo l’ utilità consi- «derando quale spostamento devono produrre le contrazioni che servono ad aspirare ed inspirare l’aria. Se il tubo fosse diretto, o le tracheole si stacche- rebbero dalle branchie intestinali o il canale si spezzerebbe, mentre mercè quell’ angolo che può facilmente distendersi e la disposizione del tracheole nelle branche, Tav. IV, fig. 7, l’animale può contrarsi e stendersi senza «mettere in pericolo nè i canali centrali, nè le tracheole rettali. Passiamo ora al paio viscerale. I canali viscerali hanno un diametro di circa 0,06 millimetri ed un per- corso quasi eguale a quello delle trachee centrali, il loro colore è biancastro = specialmente nelle larve giovanissime. Nascono dal canale tracheale che si dirige trasversalmente al secondo paio di zampe e si ripiegano quelle di destra verso sinistra e viceversa per discendere poi parallele all’ apparato digerente della larva. Le diramazioni che questi canali mandano sono tutte uniformi, poco ra- mificate e sempre dall’esterno verso l’interno. Nella parte superiore si distribuiscono al ventricolo chilifero quattro ordini di tracheole, due per lato, che lo abbracciano in tutta la sua esten- sione; in corrispondenza dell'angolo ottuso formato dalle trachee centrali cessano per tornare a diramarsi a livello del settimo segmento, sull’intestino rettale, di cui utilizzano le due prime branchie che gli sono più vicine, quindi si dirigono al punto che noi abbiamo già nominato per fondersi con gli altrì canali principali. Il sistema ventrale è costituito da due canali ben coloriti del diametro di 0,55 millimetri, pochissimo importanti perchè non mandano le loro diramazioni che agli organi riproduttori ed ai gangli nervosi ad- dominali. Abbiamo già indirettamente segnati i punti che gli limitano, perche ter- minano da un lato dove si fondono tutti i canali principali; dall’ altro si uniscono alla quinta diramazione del canale superiore centrale che è a li- vello della commessura toracica addominale: sono in rapporto col canale cen- trale per mezzo dei cinque rami gia nonwnati e mandano al lato opposto delle sottili tracheole che involgono i muscoli estensori dell'addome e si — 262 — 1 distribuiscono al dermascheletro e ai gangli addominali. Il sistema tracheale cefalo-toracico si può considerare come la terminazione del sistema centrale superiore o indipendentemente da esso. Consta di due tubi grossi 0.75 millimetri di diametro e coloriti intensamente, che tendono a dividersi in due, ma che ap- | pena divisi sono riuniti da un tronco trasverso dopo il quale si scindono in. due rami distinti, in modo che a prima vista sembra che il canale si sia. rigonfiato e abbia un foro nel centro del rigonfiamento. Al lato esterno di questo tubo, sul punto in cui si scinde in due, si trova lo stigma toracico, che tiene così questa porzione del canale tracheale adesa al dermascheletro. I due rami che nascono da questa scissione piegano, l’ interno verso l'esterno e l’esterno verso l'interno, accavallandosi nel punto in cui son tenuti in sito da una lamella chitinosa foggiata a spina, che è all’ articolazione della testa col torace. Il ramo esterno prima di giungere a questo punto manda due dirama- zioni al primo paio di gambe e un ciuffetto insignificante di tracheole sot- tilissime, quindi passa al disopra ed entra nella regione cefalica. Qui giunto, entra sotto un prolungamento del dermascheletro che gli serve come da guida, e si divide in tre rami distinti volgendosi dall’ interno | verso l’esterno. È La diramazione più interna va orizzontalmente a riconnettersi con l’altra | omologa, formando così un ponte che tiene unite le due metà del sistema cefalico. La diramazione mediana sale formando un arco a concavità interna è dirigendosi verso l'apparato boccale si scinde in numerosi rami che involgono il bulbo ottico e lo coprono con sottilissime diramazioni, e in due tronchi principali di cui il primo e più interno scende obliquamente verso la regione media della testa per entrare a distribuirsi nella maschera, mentre’ l’altro termina nei muscoli delle mascelle. Il ramo esterno, seguendo Ja curva for- mata dall’occhio, riveste di numerose trachee il bulbo ottico, terminando con delle sottili diramazioni che vanno a congiungersi colle trachee del secondo ramo cefalico superiore. i Un carattere costante di queste diramazioni ottiche è che prendono la È forma di candelabri, in modo che da una diramazione sola partono numerosi rametti che vanno a distendersi su di una superficie relativamente estesissima. L’altro tubo, che si distingue a prima vista per essere più chiaro, passa al di sotto di quello ora descritto e si piega prima dall'interno all’esterno, poi cambia direzione e va dall’esterno all’interno, terminando in tre rami. Il primo va distribuendosi al cingolo nervoso esofageo ed alla ipofaringe, | — 263 — il secondo sale verticalmente e si scinde in due rami che si intrecciano e vanno, l’ uno, il più interno, a terminare nei muscoli della bocca, 1’ altro nella ‘mascella, il terzo, piccolissimo, si distribuisce alla parte mediana del bulbo ottico. Passiamo ora allo studio delle trachee periferiche di quelle cioè che hanno andamento laterale dall'interno verso l'esterno. Le principali sono quelle che staccandosi dal canale superiore centrale vanno alle gambe, le diramazioni che partono dallo stigma toracico, quelle che entrano a distribuirsi nel labbro inferiore e le altre che terminano nelle ali. i Il primo paio di trachee che va a distribuirsi nelle gambe del terzo paio, Tav. IV. Fig. 4, nasce a livello della commessura toracica addominale quasi a contatto della quinta diramazione centrale ventrale, ha un percorso | breve e si dirige dal basso in alto per andare a trovare la guaina chitinosa ‘che forma l'arto. Manda delle sottili diramazioni che vanno ai muscoli su- - perficiali delle ali, poco più in alto riceve nel medesimo punto, ma dai due lati, due diramazioni, una che viene dallo stigma toracico, l’altra dal ramo ven- ‘trale o esterno, quindi entra nella gamba mandando sottili filamenti che si distribuiscono ai muscoli abduttori della gamba stessa. Nell’ arto le trachee si dirigono direttamente fino all’estremità, percorrendo gli spazii intermuscolari medii e mandando numerose diramazioni ai mu- scoli. La posizione disegnata nella figura quarta della Tav. IV, non è co- stante anzi cambia ad ogni movimento dell'animale, per cui ad ogni contra- zione del muscolo flessore del tarso, le trachee gli si accostano, e si allon- tanano quando il muscolo antagonista entra in azione. Le trachee che si diramano nel secondo arto son più importanti perchè danno origine al ca- nale viscerale o mediano: nascono a livello dell’ anastomosi central superiore, cioè dove terminando il canale mediano prende origine il sistema cefalo- toracico, ricevono il ramo viscerale che scende dal lato opposto e la dirama- zione dello stigma toracico e si diramano nel modo medesimo che negli arti del terzo paio. I rami tracheali del primo paio che vanno alla prima zampa si staccano dalla parte esterna del ramo superiore toracico cefalico, e si diri- gono con brevissimo percorso agli archi che gli si apron dinanzi ricevendo quattro diramazioni, due stigmatiche e due che si volgono indietro e vanno a distribuirsi nel primo paio di ali, quindi entrano come le precedenti trachee degli altri arti diramandosi nelle zampe e terminando all’estremità dell’ un- ghie dell’ animale. Le diramazioni che partono dallo stigma toracico son due, una che mediante un percorso di 0,07 millimetri si attacca alla porzione cefalo-toracica, l’altra che è rivolta verso l'esterno e che si divide in tre rami, di cui il superiore va alla trachea del primo paio di zampe, il me- — 264 — diano a quello del terzo paio e l’inferiore alla trachea del secondo paio. Noterò che queste trachee stigmatiche hanno una qualche importanza, perchè formano come un sistema laterale toracico costituito da sottilissimi rami che vanno a distribuirsi ai muscoli estensori e flessori delle ali ed ai gangli to- racici. Le trachee che vanno a distribuirsi alla maschera nascono, come ho detto, dalla parte interna dalla seconda diramazione del ramo superiore ce- falico, entrano parallelamente una per lato, e si dirigono lateralmente ai bordi della prima parte della maschera, mandando sottili tracheole che involgono i muscoli adduttori e flessori del labbro; quindi entrano nel labbro propria- mente detto, seguono luna da un lato e l’altra dall’ altro l'andamento dei muscoli adduttori esterni del dente del labbro, però appena sboccate nel labbro si dividono in due diramazioni che innervano la parte centrale e quindi poco più in alto si dividono di nuovo con un ramo che va al lembo: superiore esterno; il ramo principale che segue la forma della maschera, sale fino a distribuirsi negli articoli terminali, e termina nella punta della spina esterna (vedi Tav. IV, fig. 3). Le ali ricevono, come ho incidentalmente accennato, le loro trachee da due origini differenti. Il primo paio che nella larva è inferiore, riceve le tra- chee da due sottili diramazioni che partono dal ramo anastomotico superiore centrale, il secondo paio che è superiore, e di forma leggermente più rotondo, riceve le trachee dal primo paio di zampe. La distribuzione nel primo e se- condo paio di ali è quasi eguale, come si vede nella Tav. IV. Fig. 1. (Ala del secondo paio) e nella Tav. IV. Fig. 2. (Ala del primo paio), perchè le trachee salgono fino al limite esterno per discendere con un angolo molto acuto fino al lembo interno, mandando in questo percorso cinque o sei diramazioni che innervano, intrecciandosi in vario modo, la superficie dell’ala, e si distribui- scono come le figure dimostrano evidentemente. Descritta la disposizione delle trachee principali, veniamo a studiar gli apparati che servono a eliminare dall'acqua il gas che serve alla respirazione. L’ intestino rettale è quello che contiene nelle sue pareti le branchie o la- melle che servono a quest’ufficio. Esse sono disposte in 12 striscie. che ne. contano da 22 a 25 ciascuna, circa 300 in tutte, e che cominciano colle tra- cheole in un modo assai speciale, perchè delle 6 lamelle superiori le 4 mediane sono in rapporto con i canali superiori centrali, le due laterali con quelli viscerali, Tav. IV. Fig. 6. Le distribuzioni delle trachee nelle lamelle è anche essa caratteristica, perchè i sottili rami son curvi a più riprese, in modo da poter sopportare - degli stiramenti forti e repentini senza sentirne danno. radionicaitat PRI ra fi 4 a — 2605 — Le terminazioni poi che vanno a diramarsi alla superficie della branchia assumono due forme e sempre costanti; quelle che nascono da rami laterali inferiori rivestono tutta la superficie curva della branchia con dei sottili ra- metti che procedono paralleli da un lato all’altro; quelli invece che nascono dai rami papillari prendono la forma di un ricciolo o quella di un getto a diramazioni eguali ed opposte, come si vede nella Tav. IV. Fig. 7. I rami papillari terminano alla superficie delle branchie mandando fuori delle papille di forma ben delineata e che si innalzano sulla superficie bran- chiale o verticalmente od obliquamente, hanno una forma cilindrica, e sulla estremità superiore portano 6 o 8 punte a cono che non comunicano coll’ in- terno per nessuna soluzione di continuità. Tav. IV, Fig. 5. Nell’interno i rami tracheali sono aggruppati in una folta matassa che sale dal basso all’alto e termina anastomizzando le sue numerosissime tracheole. Nelle papille come nelle branchie si addensa non di rado il pigmento in modo da dare una colorazione vivissima, che impedisce alcune volte di in- tendere a prima vista la disposizione delle varie parti. Conosciuta la disposizione tracheale e come sono formate le branchie, vediamo in qual modo l’animale porta a contatto della cavità intestinale il liquido da cui trae il gas che gli circola nelle trachee. L’acqua entra nella cavità rettale per il foro anale, munito di spine che aprendosi, o richiudendosi secondo la volontà dell’animale, intercettano Md o permettono l’ ingresso all’acqua. Dopo le spine si trova un’altra barriera, costituita da una valvola semilunare che può impedire anch’essa il riflusso del liquido dalla cavità generale del corpo. L’aprirsi e il chiudersi di queste punte che intercettano la via all'acqua già penetrata nella cavità, non è ritmico come alcuni hanno voluto far cre- dere, perchè se l’animale sta in quiete può aprire ritmicamente la valvola e le spine candali, e per mezzo di una contrazione dei muscoli trasversi del- l’addome assorbire l’acqua; ma questa apparente regolarità delle funzioni di assorbimento si cambia quando una causa esterna venga a turbare la quiete dell'animale stesso. Allora tutti gli accessori dell’apparecchio respiratorio si cambiano in organi di difesa, e la larva si muove, si dibatte, lancia ad una distanza che può essere anche di 50 centimetri un getto d’acqua abbondante. Anche in condizioni normali la locomozione si effettua in grazia della spinta prodotta dal rigetto dell’acqua assorbita, perchè in tal modo l’animale progredisce 10 volte più lesto che se camminasse, e può assalire le vittime piombando loro addosso come una freccia. Ann. XVII, 18 — 266 — Le spine possono essere divaricate anche per difesa, per offesa e per sorreg- gere l’animale in certe «condizioni speciali di vita. Acute e sottili quali sono, servono per offesa e per difesa; in grazia della loro mobilità l’animale può girarle rapidamente in vario senso. Quando la ninfa è prossima alla muta non di rado sale o sulle pietre o sulle piante per emergere dalle acque ed asciugarsi; allora le punte-caudali fanno l’ ufficio medesimo della coda degli Zigodattili, perchè sorreggono l’ani. male, che a causa della semplicità degli ugnelli non può attaccarsi con gran sicurezza alle superfici poco scabre. In tutte queste circostanze si aprono le punte, ma la valvola mantiene Ie sue tre labbra a contatto e impedisce che il liquido venga fuori. Il modo di respirazione, per quanto sembri simile a quello dei pesci, ne è in effetto molto diverso, perchè nelle larve le papille separano dall’acqua un gas per immagazzinarlo nelle grosse trachee, mentre i pesci, come è noto, pongono per mezzo degli archi branchiali il sangue a contatto dell’ossigeno sciolto néll’acqua. Dufour ha scritto che la natura ha creato quelle grosse stigme toraciche per ridurre al momento opportuno il sistema respiratorio chiuso in sistema aperto, comunicante cioè coll’esterno mediante la rottura della membrana muscolosa che chiude i bordi dello stigma toracico, e qui cade in contradi- zione per varie cause. Come infatti potrà una larva che si trova all’asciutto rompere la mem- brana che chiude lo stigma ? E ammesso che la rottura avvenga da sè, potrebbe l’animale vivere dopo questi cambiamenti tanto sostanziali. Dufour, basandosi sopra le osservazioni di Swammerdam, di Réaumur, di De Ger e di Lyonnet, che sono concordi nell'affermare come le ninfe escono dall'acqua per trasfor- marsi, dice per consolidare la sua asserzione, che se non avvenisse la rottura. della membrana muscolare che chiude lo stigma, l’animale morrebbe per asfis- sia, ed io asserisco che morrà un animale in cui il circolo sanguigno com- bina direttamente l'ossigeno di cui ha bisogno estraendolo dall'acqua nel momento medesimo in cui lo trasforma, ma che le provviste che possono farsi nelle grosse trachee dalle larve-ninfe dei Libellulidi permettono una vita an- che di 10 giorni all’asciutto. E se questo non bastasse per . distruggere le stesse affermazioni di Dufour citerò due periodi del medesimo autore che vivamente contraddicendosi mostrano come la congettura che a lui sembrò un miracolo di perspicacia e di ingegno sia una fantasticheria palese. Nella respirazione acquatica (di queste larve-ninfe) egli dice « l’oxygène « seul est extrait de l’eau disous mieux extrait de l’air disous dans ce liquide « par le branchies » e più sotto « E qui nous assure qu’ en donnant à nos \ 1207. — ; « larves des stigmates qui ne devaient pas fonctionner pendant la vie aquati- « que, la nature, dans ses étonnantes prèvisions, n’a pas voulu parer a certai- v « nes éventualités, comme le dessèchement. pendant l’èté, des étang peuplés | « par ces larves? « Ne serait-ce pas à qu'on me passe la compaireson de stigmates de sau- « vetage des encas comme difait une femme cèlébre ». E per non entrare in molte riflessioni dirò solo che concesso a Du- four che le larve estraggono l'ossigeno, come si potrà immaginare che ad un tratto si cambino le condizioni di vita di questo animale, si chiudan le papille e si aprano le stigme e si lasci penetrare dell’aria atmosferica che ha delle proprietà ben diverse dall’ossigeno e lascia dei residui che bisogna eliminare. ‘ Le larve di Aeschna rigettano dei gas che sono i residui della com- bustione, ma le stigme non si rompono mai, e se si rompono cagionano la morte dell'animale. Si lasci una larva fuori dell’acqua ed essa vivrà in tutto riposo più di una settimana, mantenendosi le papille umide coi residui dell’acqua che ha nell’ intestino, che mediante un lento movimento dei muscoli addominali porta a contatto di tutta la superficie della parete intestinale. | Si esamini lo stigma dopo ucciso l’animale e si vedrà sempre intatta — la membrana che ne unisce i bordi; si esamini la spoglia secca di una . Aeschna già sviluppata e la membrana dello stigma sarà intatta. Da queste osservazioni precise e sicure perchè ripetute su gran numero di animali, emerge chiara la conclusione che la respirazione avviene in grazia delle branchie intestinali, che l’aria disciolta nell'acqua, per un processo endosmo- tico, vien totalmente o in parte assorbita ed immagazzinata nelle vaste tra- chee, e che infine la modificazione degli organi respiratori avviene lenta, e — l’insetto si veste di nuova forma dopo 5 a 6 giorni di continua preparazione. i ae dat S Pi A Ae eli 5 1 3 pi — 263 — DESCRIZIONE DELLE FIGURE. Tav. III: Sistema branchiale centrale e periferico di una larva di Aeschna cyanea Mill. 5 volte il naturale. Tav. IV2. 1. Disposizione del sistema tracheale nell’ala. esterna o del secondo paio. 5 volte il naturale. 2. Disposizione del sistema tracheale nell’ala esterna o del primo paio. 5 volte il naturale. 3. Disposizione delle trachee nel labbro inferiore. 5 volte il naturale. 4. Disposizione delle trachee in un arto. 5 volte il naturale. 5. Papille rettobranchiali. 750 diametri. 6. Distribuzione delle trachee nelle branchie rettali. 85 diametri. 7. Branchia intera colle terminazioni caratteristiche. 250 diametri. — 269 — P. M. FERRARI RINCOTI OMOTTERI RACCOLTI NELL’ITALIA CENTRALE E MERIDIONALE dal Prof. G. CAVANNA. Sommano a 102 le specie nel presente opuscolo enumerate, che furono raccolte in tempi diversi, in varie località dell’Italia centrale e meridionale dal Chiarissimo Sig. Prof. Guelfo Cavanna, e serbate nell’alcool fino al principio di quest'anno. Delle mede- sime 98 sono Cicadari, e 4 Psillidi, che ho, salvo due eccezioni, determinato e ordinato secondo il catalogo del Dott. Puton 1875. Si può ritenere come specie nuova il Mycterodus orthocephalus Fieb. poichè inedito. Specie rare sarebbero Homocnemia albovit- tata Costa, Peltonotus raniformis Muls. e Rey; nuove per la fauna emitterologica italiana: Oliarus quinquecostatus Duf. Hysteropterum maculifrons Muls. e Rey. Tettigometra costulata Fieb. » ventratis Sign. (Algeria). » lucida Sign. (Algeria). Le altre sono più o meno ovvie sì nel nostro paese che altrove. Ho dato la descrizione di alcune poche ninfe di Cicadari, la- sciandone molte che non mi presentavano caratteri sufficienti per riferirle alle specie conosciute. Questo studio, che nella massima parte è da fare tanto per gli Omotteri quanto per gli — 270 — Eterotteri, e che abbisogna di lunghe e pazienti indagini, spar- gerebbe molta luce e forse toglierebbe di mezzo molte specie che si reggono appoggiate sul maggior o minor sviluppo di qualche parte accessoria. Io faccio voti perchè qualche persona di buona volontà si accinga a questo lavoro. Genova 26 Marzo 1887. P. M. FERRARI CICADIDA. li . Cicadatra atra. Olivier, Encycloped. métodique V. pag. 759. 63. Calabria — Un maschio ed una femmina. e) Cicadetta tibialis. Panzer (Tettigonia) Deuts. Insecten Fauna, fasc. 59, fig. 5. Romagne: a Imola e Rimini. FULGORIDA. ue) . Cixius pilosus. Oliv. Encycl. met. V. pag. 575. 41. Romagne: a Imola e Rimini. 4. Cixius nervosus. Linn. (Cicada) Fauna Svecica, pag. 882. Romagne: a Imola e Rimini. Di Imola è pure un esemplare di questa specie ma più piccolo, che comunicai al Chiariss. Sig. Lethierry, e che mi fu ritornato colla in- dicazione: var. minor. 5. Hyalestes obsoletus. Signoret, Annales de la Soc. entomol. de France, 1862, pag. 128. Marche: Avellana — Abruzzo: Caramanico — Terra di Lavoro: Gallo e Bosco di Torcino. — 271 — 6. Hyalestes luteipes. Fieb. Cicadines d’ Europe, in Revue et Magaz. de Zool. 1875, pag. 1872. Romagne: Ravenna e Imola — Terra di Lavoro: a Prata Sannita. 7. Oliarus quinquecostatus. Duf. Fieb. Cicad. 1. e 2 pag. 204. 16. Romagne: a Imola e Rimini — Marche: all’Avellana — Abruzzo: a Ca- ramanico — Terra di Lavoro: Pontecorvo, S. Pasquale, Presenzano. | 8. Oliarus cuspidatus. Fieb. Cicad. europ. l. c. pag. 205. 17. Un solo esemplare, Marche: Avellana. 9. Almana hemiptera. Costa (FuZgora) Fauna Regn. Napol. Emitt. 1840., pag. 2. Tav. 1 fig. 4 a. c. secondo Fieb. Cicad. eur. l. c. pag. 209. 2 Abruzzo: a Caramanico — Calabria: a Palizzi. 10. Dictyophara europaea. «Linn. (Fulgora) Syst. Nat. (XII ed.), pag. 704. 9. Romagne: Ravenna e Rimini — Marche: Avellana e Portocivitanova — Abruzzo : Caramanico. 11. Caloscelis Bonelli. Latr. (Fulgora) Gen. Crustac. et Insect. III, pag. 166. 1. Romagne: Imola — Marche: Portocivitanova — Calabria : Palizzi e dintorni. 12. Peltonotus raniformis. Muls. et Rey, Ann. de la Soc. Linn. 1855, pag. 206, fig. 7. 8.9. (femmina). Terra di Lavoro, a Prata Sannita. Una 9. 13. Homocnemia albovittata. Costa Nov. Gen. insect. 1857, pag. 9. Tav. 5. A. D. Fieb. Cicad. europ. l. c. pag. 224. d. Terra di Lavoro, a Prata Sannita, colla specie precedente. Un e. Io sarei d’avviso di ridurre ad un solo questi due generi, per le se- guenti considerazioni. 1.° I Generi Peltonotus e Homocnemia sono per l'insieme dei loro carat- teri assai vicini al G. Caloscelis; la maggiore differenza sarebbe nella forma delle zampe anteriori. — 272 — 2.° Il G. Peltonotus, di cui si conosce la sola femmina, ha grande ana- logia generale colla femmina del G. Caloscelis; parimente si co- nosce solamente il maschio del G. Zomocnemia, che ha analogia coi maschi del G. Caloscelis. 3.0 Nel caso presente ho due insetti affini, maschio e femmina, che fu- rono presi nello stesso tempo e luogo, messi nello stesso tubo du- rante la caccia dall’esimio raccoglitore, forse colti nello stesso colpo di rete. Perchè respingere la supposizione che fossero accop- piati, se appartengono a un genere che ha per carattere ricono- sciuto il dimorfismo dei sessi nelle specie cognite ? Il P. raniformis (2) per quanto mi consta fu solo trovato nel mezzo- giorno della Francia. 14. Mycterodus orthocephalus Fieb ined. Femina longa fere 7 millim. Fronte a latere visa, sinuata, media parte inferiore pallida brunne- scente, subtiliter et irregulariter rugulosa, carina longitudinali ante carinam trasversam angulatam albidam abbreviata; carina mediana a carina transversa albida exorta, frontis partem superiorem migram subtilissime et oblique rugulosam in duas plagas laterales dividit quae in eadem pla- nitie qua pars basalis minime sitae sunt, et carinas superiores laterales antice conjunctas attingit. Clypeo pallido brumnescente medio supero carinato. Vertice latitudine duplo abunde longiore, postice ad angulum valde obtusum exciso, ante medium quam postice latiore, apice obtuso, lateribus acutis nigrescentibus, a nuca ultra oculos rectis, hinc intus extusque si- nuatim angustato, longitrorsum depresso, rugis transversis conspicuis. Pronoto (ut mesonotum) transverse aciculato, haud manifeste carinato punctis impressis brumneis in duobus ordinibus arcuatis. Mesonoto carinis lateralibus postice divergentibus, medio sulcato. Tegminibus pallido brunnescentibus, ubique sat eodem modo reticula- tis, nervîs longitudinalibus crassiusculis subtiliter fusco marginatis, arcolis marginis externi et postici plus minus fusco cinctis, ceteris vero fusco punctatis. ; Dorso nigro, segmento extremo et marginibus apparati serualis pal- lidis ; tuba anali arcuata, latitudine quadruplo longiore, sub aequilata‘ — 273 — ochracea, medio postico brunneo, fovea anali semiovata in dimidio tubae excavata. Ventre ochraceo vitta mediana percurrente punctisque aliquibus late- ralibus in quovis segmento, fuscis. Vulva subius fusco-nigra. Pedibus ochraceo brunneis coxis pallidioribus, femoribus anticis et mediis cum tibiis, infuscatis. Plaga et antennarum basi pallida, articulo extremo fusco. Rostro ad pedes posticos extenso, articulo extremo migrescente. Legit Avellana, (Marche) Prof. G. Cavanna. M. sulcato prorimus a quo differt vertice longiore et latitudine ba- sali angustiore, tegminibus undique et subtilius reticulatis: in M. sulcato enim areolae majores sunt et solum in parte discoidali tegminum. Differt quoque a M. nasuto vertice manifeste breviore. Son debitore di queste ultime note distintive, non che del nome di que- sta specie, al chiarissimo entomologo sig. Luciano Lethierry di Lilla al quale l’ho comunicata. Esso possedendo i disegni dell’opera Fieberiana sui Cicadari d'Europa potè assicurarmi che il IM. orthocephalus fa conosciuto ma non pubblicato dal Fieber, e mi consigliò a descriverlo. La fronte vista lateralmente è sinuata; inferiormente pallido bruniccia con carena mediana che sì oblitera un po’ prima della carena pallida tras- versa e angolosa; la porzione tra questa carena ed il vertice è nera, con ca- rena longitudinale che la divide in due plaghe laterali (inclinate fra loro ed anche colla parte basale) e che raggiunge le due carene superiori late- rali. Il clipeo è bruniccio chiaro con debole carena più visibile nella metà superiore. Il vertice misura due volte e mezzo il pronoto, lungo il doppio della nuca, tra gli occhi pentagonale, ottuso all’apice, tagliato ad angolo ottuso in addietro, depresso longitudinalmente, con forti rugosità trasversali; i margini sono nero bruni un po’ rilevati, dalla nuca oltre gli occhi retti e insensibilmente divergenti; quindi sinuosi prima in dentro e poi all'infuori. Il pronoto (come pure il mesonoto) è trasversalmente acicolato, senza chiaro indizio di carene, con due ordini arcati di punti bruni impressi. Il mesonoto ha le carene laterali un po’ divergenti, e un solco mediano invece della carena. Gli omelitri sono uniformemente pallido-brunicci con reticolazione eguale, i settori rilevati e marginati sottilmente, le areole punteggiate, quelle del margine esterno e posteriore cinte di bruno. i Rai Il dorso dell'addome è nero opaco, l’ultimo segmento e l’orlo della va- gina pallidi; la tromba anale arcata nel senso della lunghezza, lunga il qua- druplo della sua larghezza, ocracea colla metà posteriore bruna; la fossetta anale semiovale è situata alla metà della tromba. Il ventre è ocraceo con benda mediana longitudinale assottigliata in ad- dietro ed alcuni punti laterali su ciascun segmento, bruni. Le zampe sono bruniccie con i trocanteri chiari, i femori anteriori e intermedi colle loro tibie tinte di bruno. La regione antennaria e due articoli basali delle antenne pallidi, l’ul- timo articolo bruno. Il becco attinge la base delle zampe posteriori, con l’apice nero. 15. Issus dilatatus. Oliv. (Fulgora) Encycl. metod. VI. pag. 577. 50, March: Avellana — Terra di Lavoro: Pontecorvo e Prata Sannita — Calabria: Palizzi. Varia leggermente dal tipo per aver le ali bensi un po’ chiare alla base ma non all'apice fra i nervi. Nei vari esemplari raccolti dal Sig. Prof. Cavanna, come in quelli che io stesso trovai presso Genova, ho sempre riscontrato la carena mediana del pronoto, e solo mancante od ,obliterata in qualche ma schio immaturo. Quanto alla colorazione degli omelitri varia come nelle spe- cie congeneri; talvolta sono di color bruno chiaro quasi uniforme senza una macchia bruniccia dopo la gobba esterna, oppure il bruno abbonda e allora presentano più o meno la disposizione di macchie descritta dal Fieber (Cicad. europ. pag. 250. 251). Di più, oltre ai lati dello sterno e il connessivo, sono tinte di roseo an- che le suture dei segmenti dorsali. NYMPHA Fronte ovata, supra truncata, scutiformi, carina mediana integra cum lateralibus inferius conjuncta, plaga mediana hyerogliphicis tenuissimis, plaga marginali tuberculis (2) sub biseriatis pallidioribus, externis minori- bus, fusciore circumdatis. Vertice acquilato, medio obtuse angulato, latitudine fere quadruplo et oculo fere duplo latiore, linea mediana pallida. Pro- noto quam vertice paullo minus duplo longiore, antice angulato obtuso, antice et lateribus tuberculato, dimidio postico mediano trigono, laevi, carì- — 295 — nato. Mesonoto quam pronoto longiusculo, tricarinato, inter carinas laevi, ‘© gibberulis duobus rotundatis medianis, lateribus extra carinas medio fo- veolatis. Metanoto laevi, carina mediana medio sulcata parteque laterali extra carinas trigona sub elongata, ita ut margo posticus metanoti lincam bis fractam praebeat. Tegminum rudimentis ovato sub elongatis, vix neque duplo latitudine longioribus, innotatis. Segmentibus dorsalibus abdominis tuberculo mediano et striga laterali e 5-6 tuberculis efformata albidis fusco cinctis. Ventre ochraceo pallido, puncto nigro exiguo laterali în ultimis quin- que segmentis. Pedibus vix fusco lineatis. L’unica ninfa che ritengo appartenere all’Issus dilatatus fu raccolta presso Palmi (Calabria), in un castagneto. Lunga millim. 5, giallo d’ocra pallido variata di bruno chiaro. La fronte un po’ più lunga che larga nella linea inferiore degli occhi, debol- mente angolosa in alto; con la carena mediana che raggiunge colle due estre- mità le carene laterali; queste limitano tra loro lo spazio mediano che ha la figura di uno scudo araldico ossia un ovale sopra tagliato a debole angolo sporgente: tale spazio è chiaro, con sottili geroglifici brunicci; l’orlatura fra le dette carene e il margine ha dei segni rotondi chiari che sembrano pic- cole convessità cinte di bruniccio. Il vertice, largo circa quattro volte la sua lunghezza, fa angolo ottuso in avanti; ha una linea mediana chiara che si estende alle porzioni del torace. Il pronoto lungo quasi il doppio del vertice ha tre ordini laterali obli- qui di fossette, una carena mediana, il margine posteriore tagliato ad arco. Il mesonoto è alquanto più lungo del pronoto e il doppio del metanoto; fra le carene laterali e la mediana, ha una debole elevatezza, e all’infuori delle ca- rene è bruniccio con una chiazza di fossette; il margine posteriore fra le ca- rene è ad angolo ottuso. Il metanoto ha la carena mediana solcata longitudinalmente, indizio della fusione delle due porzioni simmetriche; le sue carene laterali seguono quelle del mesonoto, egualmente rette e alquanto divergenti in addietro; fra esse il margine posteriore è ad angolo debolissimo; le porzioni laterali sono tagliate obliquamente. I rudimenti degli omelitri ovali, allungati fino al secondo segmento dor- sale, di color chiaro, non hanno traccia di nervi. — 276 — Ciascun segmento dorsale ha nel mezzo un tubercoletto chiaro cinto di bruniccio, e i cinque ultimi hanno i lati largamente brunicci in cui spiccano cinque o sei tubercoletti chiari in riga trasversa. Il ventre è pallido, con un piccolo punto nero allungato alle stimmate. Le zampe ocracee con gli spigoli delle tibie e l’apice dei tarsi brunicci. 16. Hysteropterum liliimacula. Costa (Issus) Fauna del Regno di Napoli 1840, secondo Fieb. Cicad. eur. lc. 806 pag. 3. I. Romagne: Ravenna, Monte Giove, Rimini — Marche: Avellana e Pergola — Calabria: Palizzi. È distinguibile dall’ Z7. gry2loides pel vertice che non è largo il doppio di un occhio; la fronte in alto è leggermente angolosa, i nervi degli omeli- tri macchiati più o meno di nero, colle reticolazioni finali più robuste. La ninfa è simile a quella della specie seguente, e ne differisce per la forma del vertice più stretto e angoloso all’innanzi. 17. Hysteropterum grylloides. Fabr. (Cercopis) Ent. syst. IV. pag. 51. 51. Romagne: Rimini — Abruzzo: Caramanico — Calabria: Palizzi. NYMPHA. Albida, ovata aut ovato elongata; fronte latitudine longiore, supra truncata, lateribus parum, ad clypeum magis arcuatis, carina mediana integra, duabus lateralibus arcuatis ita ut simul ellypsim praebeant, plagam brunneam maculis rotundatis pallidioribus confertis praeditam includenti- bus; inter carinas laterales et margines pallida punctis brunneis; vertice ae- quilato vix arcuato longitudine quadruplo latiore; pronoto tri-seriatim tran- sverse punctato-foveolato; mesonoto laevi, medio canalicula angulari de- presso, carinis lateralibus puncto nigro postico signatis; extra carinas plaga foveolis congregatis efformata; foveolis brunneis ante et pone peri- phericum nervum in tegminum rudimentis; tuberculis 3-5 in lateribus segmentorum dorsi, signis duobus trigonis in poenultimo segmento punc- lisque ad stigmata ventris, fuscis. Long. 4-5 mill. Credo che appartengano all’H. gryMoides varie ninfe raccolte nei din- torni di Palizzi ed a S. Eufemia dal Sig. Prof. Cavanna, e che presi io pure altrove nelle località ove si trovano gli adulti, distinte per i seguenti caratteri. lean nel — 277 — Di color bianco (o gialliccio se stettero a lungo nell’alcool), con due macchiette nerastre sul mesonoto, dei tratti bruni ai lati del dorso addomi- nale e due più apparenti sul penultimo segmento. Fronte ovale sopra troncata, un po’ più lunga che larga, colle carene sottilmente brune che non si raggiungono in basso ma terminano alla su- tura clipeo-frontale che è ad angolo retto; in alto si raggiungono ad arco ove arriva la mediana. La porzione frontale fra queste carene è bruniccia con minute macchie rotonde appressate, chiare; l’orlo fra le carene e il margine è chiaro con punti bruni, talora sparsi oppure alternamente due o tre in riga orizzontale e circa altrettanti in riga obliqua o verticale. Vertice debolmente arcato, di uguale lunghezza, largo quattro volte quanto è lungo. Pronoto lungo il doppio del vertice, senza carene, arcato all’innanzi, po- steriormente smarginato nel mezzo, con tre ordini di punti infossati meno apparenti nella linea media. Mesonoto liscio, lungo quasi il doppio del pronoto, scavato a canale tra le carene che sono nericce all’apice posteriore; con una chiazza di punti che pajono tubercoletti, all’ infuori di dette carene. Metanoto lungo circa un terzo del mesonoto, senza punti infossati, con due carene un po’ convergenti in addietro. Rudimenti degli omelitri con indizi di nervi rilevati, le fossette prima e dopo il nervo periferico e alcune macchie dopo la base, brunicce. I due segmenti del dorso addominale hanno quattro sottili tratti trasversì non sempre manifesti e sui lati tre o quattro tubercoletti equidistanti, cinque o sei sugli altri segmenti. Negli esemplari più colorati, dietro la riga dei tubercoletti vi è una sottile stria bruna che termina in una macchia trigona alla parte interna, più visibile sul penultimo segmento; talora i tubercoletti sono separati da brevi tratti oscuri; non raramente una riga longitudinale mediana di macchiette rotonde chiare cinte di bruno. Sulle cinque ultime suture ventrali un punto bruno rotondo laterale. Le zampe sono più o meno lineate di brumiccio. 18. Hysteropterum maculifrons. Muls. et Rey. Put. Cat. des Hemipt. 1875, pag. 61. 23. Abruzzo, a Caramanico. — Un solo esemplare femmina, in cui è notevole l'anomalia di avere cioè le tibie posteriori armate di tre spine (non tenendo conto dell’apicale); delle quali la prima un po’ più piccola delle seguenti — 278 — è situata un po’ innanzi della metà della tibia, la seconda dopo di essa, ma più vicina alla prima spina che alla seguente. NYMPHA. n Long. vix mill. 3. Ochraceo brunnescens, obscuriore variegata. Frons longitudine latior, plaga media rectangulare triplo latitudine longiore, macula mediana nigra et carina mediana sursum abbreviata ; plagis lateralibus a carina plagae mediae limitatis, margine superiore obli- que truncato, margine externo arcuato, secus carinas et margines foveolatis. Clypeus converus brunneus. Vertex ante oculos prominulus, longitudine triplo circiter latior, mar- gine antico lincam bis fractam referens; margine postico vix ad angu- lum exciso, vitta mediana pallida et plagula laevi utrinque ; în parte po- stica carinam rubidam medianam praebet per thoracem etabdomen extensam. Pronotum vertice brevius, margine antico vix angulato, postice ad angulum obtusum excisum; lateribus punctato foveolatum, absque carinis lateralibus. i Mesonotum, medio, pronoto triplo circiter longius, inter carinas late- rales exragonum lateribus în rudimentis tegminum productum. Metanotum, medio, mesonoto brevius, medio margine antico ad an- gulum exciso, margine postico toto arcuate exciso, carinis lateralibus po- stice convergentibus. Dorsum abdominis ordinibus tribus longitudinalibus tuberculorum, quorum lateralia magis înter se proxima sunt; vittis tribus longitudina- libus fuscis per ordines tuberculorum transeuntibus, vel vitta trasversa brunnea tubercula complectente, in quovis segmento utrinque. Ventris stigmata anulo brunneo conspicuo cincta. Pedes plus minus înfuscati vel fusco lineati; tarsi antici et inter- medii bi-articulati articulo basali brevi; tarsi postici tri-articulati. Tibiae posticae spinis duabus esternis, praeter apicalem. Dei due esemplari, di Presenzano, esaminati, uno è lungo 3 millimetri l’altro è di poco più corto, ma non differisce dal primo fuorchè per le zampe di colore più fosco e per le bende brune dell’addome confluenti. Il colore ge- nerale è giallo bruniccio volgente al rossiccio testaceo, col ventre alquanto più chiaro. — 279 — Fronte con carena mediana che sorge dal clipeo e arriva alla Jinea fra l’angolo inferiore degli occhi; le carene laterali sono parallele: nel mezzo ha una macchia nera semi ovale troncata in basso; la porzione fra le carene laterali e il margine laterale, misurata alla metà, è larga come la plaga mediana, sopra troncata obliquamente, col margine laterale poco arcato, e alquanto più verso il clipeo, con punti infossati regolari lungo il lato esterno ed altri sparsi. Clipeo corto, convesso, bruno. Vertice largo circa 8 volte come lungo, un po’ avanzato oltre gli occhi, in linea spezzata in tre parti di cui la mediana è un po’ maggiore, col mar- gine posteriore tagliato ad angolo ottuso, due spazi ovali lisci ai lati di una benda chiara mediana longitudinale che sì continua sul torace e addome. Pronoto in forma di lista trasversa più corto del vertice, assottigliato dietro gli occhi e quivi con piccole fossette; col margine anteriore debolmeute angoloso e il posteriore intagliato ad angolo, con carena mediana rossastra continuata in addietro fino alla fine dell'addome. Mesonoto lungo più del doppio che il pronoto, all’innanzi un po’ ad angolo; con due carene divergenti in addietro che lo dividono in tre porzioni, la mediana esagona, le laterali allungate lateralmente in addietro, formate in parte dai rudimenti omelitrali. Metanoto nel mezzo più corto del mesonoto, le sue carene laterali seguono quelle del mesonoto ma un po’ convergenti in addietro; il margine posteriore è largamente tagliato ad arco. Dorso dell'addome con tre tuborcoletti in riga per parte ad ogni seg- mento, i due più vicini al margine più ravvicinati fra loro; nell’esemplare più giovine questi tubercoletti si trovano compresi da una benda bruna, che non arriva al mezzo nè tocca il connessivo; nell'altro esemplare passano pei medesimi tre liste brune longitudinali per parte. Il ventre è unicolore, le stimmate sono cinte da un anello bruno. Le zampe sono lineate di bruno; sono ben sviluppate le due spine delle tibie posteriori e i tre articoli dei loro tarsi; invece i tarsi anteriori e intermedi sono apparentemente bi-articolati; l'articolo basale è sottile, corto, circa 1/, del seguente. Nell’esemplare più giovane le zampe sono nereggianti, specie le tibie e i tarsi. 19. Hysteropterum immaculatum. Herr. Scheff. Deuts. Ins. F. fasc. 143. fig. 16. Marche: all’Avellana. Un maschio e una femmina. a pi CP MT PE © CA TT AA 2 Ma si PL e, 97 batti. . , \y ni — 280 — 20. Asiraca clavicornis. Fabr. (Cicada) Ent. Syst. IV, pag. 41, 62. Abruzzo: a Caramanico, una ninfa. — Calabria: a Pizzo, presso il Romitorio. 21. Delphax striatella. Fall. Hem. Suec. II. 75. 3. Romagne: Imola, Rimini. — Marche: Monte Giove e Pergola. 22. Delphax propinqua. Fieb. Delphaciniin VerhandI. der k. k. zoo]. bot. Gesell. 1866, pag. 525, 3. Terra di Lavoro: a Prata Sannita. 23. Metropis Magyri. Fieb. Delphacini 1. c. pag. 529. 1. Terra di Lavoro: a Terelle, sul Monte Cairo. Un solo esemplare. 24. Stiroma Pteridis. Gené, Amyot Ann. d. la Soc. ent. de France 1847, spec. 359. Peridetha., Calabria: nei Piani di Sclanu, a Bagaladi ed a Roccaforte del Greco. 25. Tettigometra atra. | | Hagemback. Symb. F. infer. Helvet. pag. 44. tav. 14. fig. 27. Romagne: Imola — Terra di Lavoro: a Pontecorvo e Prata Sannita — Calabria: a Pizzo, Bagaladi e Palizzi. 26. Tettigometra obliqua. Panzer Deut. Ins. faun. fasc. 61. fig. 13. Romagne: Imola — Terra di Lavoro: a Pontecorvo, Terelle, S. Pasquale e Prata Sannita. I î 27. Tettigometra costulata. Fieb. Synops. d. Europ. Art. Tettigom. in Verhand]. d. zool. bot. Gesell. 1865. pag. 572. 23. Calabria: Pizzo alle foci dell’Angitola, Bagaladi, Palizzi e Montagna Covolo. 28. Tettigometra Baranii. Signoret. Revis. des Tettigometr. Ann. d. 1. Soc. ent. de France 1865, pag. 159. 23. Terra di Lavoro: Pontecorvo, Monteleuce, Presenzano e Prata Sannita. SA, PI ETRE 4 29. Tettigometra lucida. Sign. 1. c. pag. 158. 22. cd Romagne: Rimini. — Calabria: a Bagaladi. ‘ 30. Tettigometra ventralis. A Sign. 1. c. pag. 149. 11. Calabria. Queste due ultime specie non sono descritte nè citate nell'opera postuma del Fieber sulle Cicadine d’ Europa tradotta dal Dott. Reiber. di. CERCOPIDA. | 831. Triecphora mactata. Germ. (Cercopis) Magaz. IV. pag. 44. 14. Romagne: Ravenna — Terra di Lavoro: Pontecorvo e Terelle — Calabria: Piana di Ravello presso Mileto, Catanzaro. In quest’ultimo luogo fu trovata dal Capitano Adami. È 32. Lepyronia coleoptrata. | Linn. (Cicada) Syst. Nat. V. pag. 461. 23. Romagne: Ravenna — Marche: Pergola e Portocivitanova — Abruzzzo: È a Caramanico. — Terra di Lavoro: «Pontecorvo e Prata Sannità. NYMPHA. Pallida; oculis, punctis duobus în vertice et totidem in pronoto obli- quis, fascis quatuor tegminum rudimenta et metanotum percurrentidus, medianis undulatis majoribus, brunneo nigris; vittis transversis vix. ma- nifestis medio interruptis în dorso abdominis, ochraceis. i Capo e torace chiari, addome e zampe bruniccio pallide. } La fronte vescicolosa, più convessa che nello adulto, offre delle strie tra- sverse alquanto pìù colorate, che non si raggiungono nel mezzo. Di sopra: la porzione visibile della fronte è Q forme con orlo bruno al margine curvo, larga il doppio che lunga; il vertice è quadrangolare ossia trapeziforme, largo alla base fra gli occhi tre volte quanto è lungo nel mezzo, col margine an- teriore debolmente recurvo, gli angoli anteriori rotondati e i lati bi-flessuosi, notato di due punti bruni poco più distanti fra loro che dagli occhi, nel di- Ann. XVII, 19 — 282 — sco; due tratti slavati che dai detti punti vanno verso due macchiette avvi- cinate, nel mezzo del margine anteriore, brunicce. Il pronoto non sorpassa in lunghezza la linea degli occhi, ha i lati e il margine anteriore retti, il posteriore recurvo : largo quattro volte quanto è lungo ai lati, e due volte e mezzo quanto è lungo nella linea mediana: con una macchia obliqua ovale grande, per parte, bruna. Il mesonoto è lungo il doppio del metanoto, coi rudimenti omelitrali ed alari stretti, acuti. Quattro bende brune longitudinali, le mediane più larghe e fosche un poco oblique hanno fra di loro una benda mediana ristretta in addietro e due la- terali bianchicce. I femori sono bruni colla estremità chiara, le tibie brunicce colla base più chiara. 383. Aphrophora Alni. Fall. (Cercopis) Acta Holm. 1805. pag. 240. Romagna: Ravenna e Rimini — Marche: Pergola ed Avellana — Terra di Lavoro: Prata Sannita e Gallo — Calabria: Monte Pecoraro presso Mongiana ed a Palizzi. 34. Ptyelus campestris. Fall. (Cercopis) l. c. pag. 252. 6. Marche: a Monte Giove presso Fano — Abruzzo: a Caramanico — Terra di Lavoro: Prata Sannita e Gallo — Calabria: Pizzo, all’ Angitola, Bagnara, Piana di, Ravello e Mileto. 35. Ptyelus spumarius. Linn. (Cicada) Fauna Sv. pag. 240. Comunissimo in tutte le località visitate delle Romagne, Marche, Abruzzo, Terra di Lavoro e Calabria. Fu trovato anche sulle cime del Monte Pecoraro e dell'Aspromonte in Calabria. MEMBRACIDA. 36. Centrotus cornutus. Linn. (Cicada) Fauna Sv. pag. 879. Marche; Avellana — Terra di Lavoro: a Pontecorvo — Calabria: a Ca- tanzaro (dal capitano Adami), Pizzo, Monte Poro presso Nicotera, Palizzi. — 2839 — 37. Gargara Genistae. Fab. (Centrotus) Syst. Rh. pag. 21. 26. Romagne: Imola e Ravenna — Abruzzo: Caramanico. JASSIDA. 38. Ulopa trivia. Germ. Magaz. d. Entom. IV. pag. 55. Marche: Avellana. 39. Megophtalmus scanicus. Fall. (Cicada) Act. Holm. 1806. pag. 114. Romagne: a Imola — Marche: all’Avellana — Calabria: al Consolino presso Stilo jonico. 40. Idiocerus notatus. Fab. (Cicada) Ent. syst. IV. pag. 43. 71. Marche: Avellana. 41. Idiocerus lituratus. Fallen. (Jassus) Act. Holm. 1806. pag. 117. 2. Calabria: a Palizzi. 42. Idiocerus taeniops. Fieb. Bythoscopida 1. c. pag. 454. 7. Calabria: Palizzi. Un solo esemplare. 43. Idiocerus cognatus. Fieb. Bythoscopida 1. c. pag. 455. 10. Terra di Lavoro: a Pontecorvo. Un solo esemplare. 44, Idiocerus ustulatus. Muls. et Rey (BytRoscopus) Opuse. entom. fasc. VI. pag. 117. Marche: alla Pergola. 45. Idiocerus socialis. Fieb. Bythoscopida in Verhand!I. d. zool. bot. Gesell. 1868. pag. 456. 12. Romagne : Imola — Marche: alla Pergola. 46. Idiocerus fulgidus. Fab. (Cicada) Ent. syst. IV. pag. 44. 73. Terra di Lavoro: Pontecorvo. abi gp: 47. Pediopsis nassata. Germ. (Jassus\ Fauna insect. Eur. 1813. pag. 17. 13. Romagne: Imola — Marche: Pergola — Terra di Lavoro: Gallo — Ca- labria: Palizzi. Gli esemplari di Gallo e Palizzi sono brunicci, e pal- lidi quelli di Imola e Pergola. 48. Pediopsis scutellata. Boheman (7assus) Nya Sv. Hom. K. Vet. Akad. Hand). 1845. pag 53. 26. Marche: all’ Avellana. 49. Pediopsis Freyi. i Fieb. (Bythoscopida) l. ce. pag. 461. 11. Romagne: Imola. — Marche: a Monte Giove — Terra di Lavoro: a S. Pasquale. 50. Agallia sinuata. Muls. et Rey. Ann. de la Soc. ent. de France 1855. pag. 222. Romagne: Imola e Rimini — Marche: Portocivitanova — Abruzzo: a Caramanico — Calabria: dintorni di Palizzi. 51. Agallia puncticeps. Germ. F. ins. Eur. pag. 17. 12. Romagne: Ravenna — Marche: Pergola ed Avellana — Abruzzo: Cara- manico — Calabria a Palizzi. 52. Agallia reticulata. Herr. Scheff. F. insect. Germ. fasc. 126. 1. Marche: Monte Giove — Calabria: Cima dell'Aspromonte. 55. Agallia venosa. Fall. (Cicada) Acta Holm. 1806. pag. 25. 19. Romagne: Ravenna, Rimini. — Marche: Monte Giove e Pergola — Abruzzo: Caramanico — Terra di Lavoro: Pontecorvo — Calabria: Pizzo, Foci dell’Angitola, Mileto e Piana di Ravello, Aspromonte, Palizzi. 54. Agallia brachyptera. Bohem. (Athysanus) N. Sv. Hom. 1. c. 1847, pag. 29. 4. Terra di Lavoro: Prata Sannita. Un solo esemplare. — 2859 — 55. Tettigonia viridis. Linn. (Cicada) Sist. Nat. V. pag. 466. 46, Romagne: Ravenna e Rimini — Marche: Portocivitanova — Terra di Lavoro : Pontecorvo. NYMPHA. Flavida: oculis, macula genarum et duo în vertice rotundatis nigre- scentibus, vittis quatuor percurrentibus a pronoto ad finem abdominis, fuscis. Questa ninfa che trovasi tanto copiosamente in primavera ed estate nei luoghi freschi, ed acquitrinosi è verdognola o giallo chiara con la fronte bru- niccia; sopra ha quattro bende longitudinali brune equidistanti che cominciano dopo il capo e vanno fino all’estremità del corpo; due macchie rotondate sul vertice ed una su ciascuna guancia, di color bruno o nero. Alcuni esemplari di Pizzo alle foci dell’Angitola, in diverso grado di svi- luppo. E Lungo 4 millimetri circa. Il capo sembra sproporzionato, gli occhi spor- gono quasi totalmente oltre i lati del pronoto, il quale è lungo meno di metà del capo, e largo circa tre volte la propria lunghezza ed ha i margini leg- germente arcati all’innanzi. Il mesonoto nel mezzo è lungo come il pronoto abbondantemente, ha il margine posteriore quasi retto, e a ciascun lato è continuato dai rudimenti omelitrali connati alla base. Il metanoto appena più lungo del mesonoto, tagliato ad angolo posteriormente, è assai prolun- gato ai lati. Tarsi posteriori con 3 articoli; negli altri non è chiara l’artico- lazione fra il 2° e 8° articolo. II Lungo poco più di 4 mill. Il capo apparisce meno grande che nell’esemplare testè descritto: gli occhi sporgono solo per metà oltre i lati del pronoto. Il metanoto 6 lungo il doppio del mesonoto. III. Lungo 5 millim. Pronoto all’innanzi largo un po’ più che il capo nella linea anteriore — 286 — degli occhi. Mesonoto nel mezzo lungo come il metanoto, col margine poste- riore ad angolo ottuso; il margine posteriore del metanoto inciso ad angolo ottuso TV. Lungo 6. millim. Pronoto nel mezzo solcato, invece il meso e metanoto carenati longitu- dinalmente. La colorazione è più decisa. 56. Euacanthus interruptus. Linn. (Cicada) Syst. Nat. V. pag. 463, 55. Marche: all’Avellana — Abruzzo: a Caramanico. 57. Euacanthus acuminatus. Fab. (Cicada) Ent. Syst. IV. pag. 36, 40. Marche: all’Avellana. 58. Eupelix producta. Germ. F. insect. XX. fig. 24. Terra di Lavoro: a Gallo. Due soli esemplari. 59. Eupelix depressa. Fab. (Cicada) Syst. Rh. pag. 66. 19. Marche: Portocivitanova. Ninfa la cui testa é quasi un terzo della lun- ghezza del corpo — Terra di Lavoro: a Gallo. Un solo esemplare. 60. Acocephalus carinatus. Stàl. Ann. de la Soc. ent. de France 1864, pag. 65. Marche: Monte Giove e Portocivitanova — Abruzzo: a Caramanico — Terra di Lavoro: a Presenzano e Prata Sannita. 61. Acocephalus striatus. Fab. Mantissa II. 271, 39. Romagne: Imola e Ravenna — Marche: Pergola, Avellana, Portocivita- nova. — Abruzzo; a Caramanico. — Terra di Lavoro: Presenzano. — Calabria: Pizzo, foci dell’Angitola, Aspromonte in regione Nardello, Roccaforte del Greco, Palizzi e dintorni. 62. Acocephalus tricinctus. Curt. Brit. ent. pl. 620. Marche: all’Avellana. Un maschio. Riferisco alla presente specie anche — 287 — 4 femmine raccolte a Portocivitanova e Monte Giove solo perchè non rasso- migliano a quelle delle specie affini che ho in collezione, mancando del resto buoni caratteri per distinguere con sicurezza le femmine; ne abbiamo prove nelle descrizioni di queste ultime, date dal chiar. Signoret nell’opera sugli Acocefalidi. 63. Acocephalus albifrons. Linn. (Cicada) F. Sv. pag. 241. 884. Romagne; Rimini — Marche: Portocivitanova — Terra di Lavoro: S. Pa- squale e Prata Sannita — Calabria: Stilo jonico, Palmi e Bagaladi. Maschi di Bagaladi, Rimini e Palmi: Femmine di color grigio, di Portocivitanova. Femmine fuliginose, di S. Pasquale, Bagaladi, Prata e Stilo. 64. Selenocephalus Flori. Stil Ann. d. la Soc. ent. de France 1864, pag. 67, 3. Marche: all’Avellana — Abruzzo a Caramanico. Due soli esemplari. 65. Selenocephalus obsoletus. Germ. griseus Fab. Signor. Acoceph. l. c. pag. 55, 1. Romagne: Imola, Ravenna, Rimini — Marche: all’Avellana. — Abruzzo: Caramanico — Terra di Lavoro: Pontecorvo, Presenzano e S. Pasquale — Calabria: a Stilo presso al Monte Stella, Bagaladi. dintorni di Palizzi. NYMPHA. Exempla juniora : nigrescentia vel plus minus fusca, ventre pallido macula magna transversa mediana punctoque exiguo laterali in extremis 5. segmentis, nigris. Exempla majora: luride ochracea, puncto laterali im- prssso sub fuscescente in commissuris dorsì. Vertice antice parabolico, margine acuto, pronoto quam vertice breviu- scolo margine antico et postico leniter procurvis; mesonoto quam pronoto breviuscolo aut aeque longe, margine postico medio recurvo, in rudimentis tegminum connatis producto; metanoto quam mesonoto longiore, postice arcuate exciso aut recto (în junioribus). La figura parabolica del vertice ed il margine del capo tagliente fanno riconoscere con agevolezza a quale specie appartengono questa sorta di ninfe raccolte nelle due località, cioè nei dintorni di Palizzi ed a Pontecorvo. — 288 — I piccoli esemplari che misurano 4-6 millimetri sono più o meno bruni sopra e sotto, fuorchè il ventre che è pallido con un ordine longitudinale me- diano di macchie nere trasverse ed un puuto bruno laterale presso le stim- mate sui cinque ultimi segmenti. Un esemplare più grande, lungo 7 mill. è pallido bruniccio sopra e sotto; presenta i punti laterali sulle suture dor- sali dell’addome, il segmento genitale che si atteggia a vagina, brunicci. Nella più piccola ninfa i tarsi posteriori sono apparentemente di due soli articoli equilunghi; in altro esemplare di 6 millim. i medesimi tarsi hanno l’articolo basale lungo come i due seguenti dei quali comincia appena a discernersi l’articolazione. I tarsi posteriori dell'esemplare 1. 7 mill. hanno, l’articolo 2° poco più corto del 3°, entrambi presi insieme uguagliano il basale. 66. Cicadula frontalis. Fieb. Kat. Cicad. 1872. Scott. Ent. montl. Magaz. II. pag. 231. Romagne: Imola. Un solo esemplare. 67. Cicadula sexnotata. Fall. (Cicada) Act. Holm. 1806. pag. 34. 33. Romagne: Imola. Un solo esemplare in cattivo stato ma riconoscibile. 68. Doratura stylata. Bohem. (Atfysanus) Nya Sv. Hom. 1. c. 1847. pag. 37. 1. Marche: all’Avellana — Terra di Lavoro: Prata Sannita — Calabria: alla Croce di Majerato ed alle foci dell’Angitola presso Pizzo. Tutti gli esemplari sono brachitteri. 69. Phlepsius intricatus. Herr. Scheff. (Jassus) Deuts. Ins. F. fasc. 144. fig. 5. Abruzzo: Caramanico — Terra di Lavoro : a Prata Sannita — Calabria: Palizzi e dintorni. 70 Thamnotettix fenestrata. Herr. Scheff. (Jassus) 1. c. fasc. 122. fig. 5. Romagne: Rimini — Abruzzo: a Caramanico. Var. fasciata. Desuper nigra: tegmina fascia lata transversa integra pone basin et. ante medium sita, marginibus introrsum subarcuatis postico vix dentato; Hi 3 s i — 289 — macula rotundata ad apicem clavi, fascia apicali trasversa e maculis ef. formata, (externis majoribus) albis seu vitreis. Abruzzo: a Caramanico. Una sola femmina. 71. Thamnotettix fuscovenosa. Fieb. Kat. Cicad. 1872. Romagne: Rimini — Marche: Avellana — Terra di Lavoro: Pontecorvo e Prata Sannita. 72. Thamnotettix tenuis. Germ. (Jassus) Magaz. d’entom. IV. pag. 92. ! Marche: Avellana. Un esemplare. 73. Thamnotettix coronifera. Marshall (Deltocephalus) Ent. mont. magaz. 1866. pag. 265. Romagne: Ravenna. Un solo esemplare. 74. Thamnotettix crocea. Herr. Scheff. (Jassus) Deut. Ins. F. fasc. 144. fig. 7. Romagne: Rimini. 75. Thamnotettix quadrimaculata. Fab. (Cicada) Ent. syst. IV, pag. 43. 71. Calabria: Pizzo alle foci dell’Angitola. 76. Athysanus stactogala. Amyot, Met. mononim. spec. 468. ‘ Calabria: Palizzi. Pochi esemplari scolorati. 77. Athysanus interstitialis. Germ. Magaz. A. dimidiatus Kbm. Cicad. d. Geg. Wiesbad. pag. 105. 43. Terra di Lavoro: Prata Sannita. Due soli esemplari. 78. Athysanus striola. Fall. (Cicada) act. Holm. 1806. pag. 4. Marche: Portocivitanova. Un solo esemplare. 79. Athysanus obscurellus. Kirschb. Athys. Art. pag. 10. 11. Terra di Lavoro: Pontecorvo. Un esemplare. — 290 — 80. Athysanus subfusculus. Fall. (Cicada) 1. c. pag. 44. 31. Marche: Avellana — Calabria: Foreste della Mongiana. 81. Athysanus erythrostictus. Fieb. Katal. Cicad. europ. 1872. Romagne: Ravenna — Marche: all’ Avellana — Calabria: dintorni di Palizzi. 82. Athysanus plebejus. Zett. (Thamnotettix). Ins. Lapp. pag. 295. 12. Romagne: Imola, Ravenna e Rimini — Terra di Lavoro: Pontecorvo, S. Pasquale, Presenzano, Prata Sanita, Gallo — Calabria: Palizzi e dintorni. 89. Athysanus obsoletus. Kirschb. Athys. Art. l. c. 7. 4. Marche: Portocivitanova. Una femmina — Abruzzo: Caramanico. Un maschio. 84. Athysanus prasinus. Fall. (Cicada) Hem. Sv. Cicad. pag. 40. 25. Romagne: Rimini — Terra di Lavoro: Pontecorvo, Prata Sanita e Gallo — Calabria: Pizzo e dintorni, Nicotera e dintorni, Monte Poro, Monte Pecoraro, Piana di Ravello, Bagaladi. 85. Goniagnathus brevis. Herr. Scheff. (Jassus) Deuts. Ins. F. fasc. 143. fig. 15. Romagne : Rimini — Marche: all’Avellana — Abruzzo : a Caramanico — Terra di Lavoro: Presenzano — Calabria: Pressi di Mileto. 86. Jassus abbreviatus. Lethierry, Bullett. de la Soc. d’ Hist. Nat. de Metz. 1879. Marche: Avellana. Un solo esemplare 00 NI . Jassus atomarius. Germ. Magaz. IV. pag. 83. 8. Terra di Lavoro: Pontecorvo. Un esemplare. Big TA 88. Jassus furcatus. Fieb. Katal. Cicad. 1872, Marche : alla Pergola. Una femmina — Terra di Lavoro: Prata Sannita. Un maschio. 89. Jassus mixtus. Fieb. Kat. Cicad. — reticulatus Fall. Marche: Avellana — Terra di Lavoro: Prata Sannita. 90. Jassus modestus. Fieb. Kat. Cicad. Terra di Lavoro : Prata Sannita — Calabria: Bagaladi e dintorni di Palizzi. 91. Platymetopius undatus. De Geer. Ins. T. 11. fig. 24. Romagne: Ravenna e Rimini — Marche: all’Avellana. 92. Deltocephalus Mayri. Fieb. Deltocephali in Verhandl. d. k. k. Zool. bot. Gessell. 1869. pag. 207. 16. tab. V, 16. Calabria: Aspromonte in regione Nardello. Un solo esemplare. 93. Deltocephalus picturatus. Fieb. 1. c. pag. 209. 23. tav. V. 23. Romagne: Imola e Rimini. Due soli esemplari. 94. Deltocephalus striatus. Linn. (Cicada) F. Sv. pag. 887. — Fieb. op. cit. pag. 213. 32. tav. V. 52. Romagne: Imola, Ravenna, Rimini — Marche: all’Avellana — Terra di Lavoro: Gallo — Calabria: Pizzo, Aspromonte. 95. Deltocephalus breviceps. Kirschbm. Cicad. pag. 132. 94. Romagne: Imola, Ravenna, Rimini — Marche: alla Pergola — Abruzzo: Caramanico — Terra di Lavoro: Pontecorvo. 96. Notus. . Un esemplare scolorato e poco riconoscibile, forse è il N. Mavipennis. Marche: alla Pergola. 97. Eupteryx aurata. Linn. (Cicada) F. Sv. pag. 635. Romagne : Imola. Un solo esemplare. — 292 — 98. Eupteryx Putonii. Leth. Ann. de la Soc. ent. Belg. 1876. pag. 17. 31. Abruzzo: Caramanico. — Terra di Lavoro: Pontecorvo — Calabria: Din- torni di Pizzo. PSYLLIDA. 99. Floria spectabilis. Flor. (Psy22a) Kenn. d. Rbynch. 1861, pag. 362. Romagne: Imola — Terra di Lavoro: Prata Sannita. . 100. Homotoma Ficus. Linn. (Chermes) Syst. Nat. I. pag. 739. Terra di Lavoro: Prata Sannita. Un esemplare. 101. Rhynocola subrubescens. Flor. Kenn. d. Rhynch. 1861, pag. 411. Romagne: Imola. Un esemplare. 102. Trioza spec. Romagne: Rimini. Un esemplare. Rubida, abdominis dorso postice, antennis, femoribus anticis et mediis extus cum tibiis, nigris; pedibus posticis flavidis. Pu ile PIERO BARGAGLI RASSEGNA BIOLOGICA DI RINCOFORI EUROPEI (Contin. Vedi Bullett., anno XV, p. 301-826, anno XVI, p. 3-52, 149-258, anno XVII, p. 3-50) N. posticus GyLL. — Vive nelle Tamarix. al dire di Jacquelin Duval (db. 57) e di Brisout (0. 57). LARVA. — Secondo Perris (p. 343), è probabilissimo che essa viva negli . ovari di Tamarix. N. quadrivirgatus Costa. — A Viareggio e nelle Isole Venete è stato tro- vato abbondantissimo in Agosto sulle Tamarix (!). Var. sexpunetatus Kirsw. — Vive con altri congeneri sulle Tamariz, alla fine di primavera ed in estate in Corsica (Damry). LARVA. — Anche questa larva è tra quelle che Perris (p. 405 )crede possano essere ospitate dagli ovari di Tamarix. N. rubricus Rosena. — La rassomiglianza di questo insetto col N. Zythri e la sua stazione nei luoghi paludosi fa credere a Brisout (0. 328) che an- che questo abiti sui LytRrum. Var. globiformis Kiesw. — A Viareggio è frequente in Luglio sulle Ta- marix (!); su queste piante lo indica anche Pirazzoli (a. d.). N. rubens Aust. — È un altro abitatore delle Tamarix nella Francia me- ridionale (Brisout d. 345). N. Sahlbergii SAHL. — Brisout (0. 329) dice che questa specie abita le canne, ma è generalmente rara. N. Siculus Bonm. — Jacquelin Duval (d. 67) afferma ché tale specie è pro- pria dell’Erica scoparia. Nella Francia centrale e meridionale vive — 294 — sulla Erica scoparia e sulla E. tetralix; in Algeria, sull’ E. arborea (Brisout d. 319). Nei dintorni di Firenze è stato trovato ibernante nei Muschi in località dove erano abbondantissime le Erica (1). LARva e NInra. — Allo stato di larva questa specie abita una galla da essa prodotta sui gambi dell’Erica scoparia e vi subisce le sue metamorfosi nello spazio di un anno (Perris p.) (Brisout d.) Uovo. — La ® depone le sue uova nei germogli teneri della pianta sud- detta, e subito in questo punto si sviluppa una galla ellittica (Perris e Brisout d.). N. tetrastigma Ausé. — Vive nella Francia meridionale sulla Tamarix gal- lica (Brisout d. 344). Perris (p. 405) pure lo pone tra gli abitatori della Tamarix. Larva. — Lo stesso autore crede che gli ovari delle dette piante possano ospitare queste larve. N. tamaricis GyLL. — Vive sulle Tamarix con molte specie congeneri. Pi- razzoli (0.) la indica sulla Tamarix gallica. Larva, Ninra E Uovo. — Gervais osservò che la larva di questa specie vive sui frutticini delle Tamarix, e che questi si vedono saltellare fino all'altezza di due o tre centim. quando contengono una larva. Lucas (a.) non ha potuto constatare se la 9 depone l’uovo avanti o dopo la formazione degli ovari delle Tama- rix. L’insetto adulto esce dalla sede della sua prima età, facendo un foro nelle pareti dell’ovario (Brisout d. 340). Girard (0. 692), confermando i fatti suddetti, aggiunge che non è nuovo il caso di veder saltellare frutti conte- nenti larve d’insetti; si citano fatti analoghi per effetto del bruco di una Carpocapsa americana, e si sa pure di diverse galle che fanno movimenti analoghi per causa di larve di Cymips. N. transversus Aupi. — aureolus Perris. — Jumiperi Chevl. — Damry in Corsica lo ha trovato in giugno nelle pianure sul Juniperus Phoenicea pianta indicata anche da Brisout (0. 318). LArva. — Perris (p. 405) indica gli ovari di Tamarix come sede pro- babilissima di questa larva. — 299 — CoortTE II. APOSTASIMERIDI FALANGE I. SEZIONE A. Tribù GIMNETRIDI. Grmuvyerron ScHONHERR. — Il genere è sparso sul vecchio continente _ edè conosciuto il modo di vivere di alcune specie. Molti abitano nelle Scrophu- cd lariacee e specialmente nelle Linaria, Veronica, Verbascum, ecc.; nei gambi, e nei frutti sono state osservate le larve e le ninfe. G. alyssi Haim. — Secondo Haimhoffen (a), citato da Kaltenbach, la specie suddetta vive a spese dell’Alyssum incarnatum (Kaltenbach d. 36). Larva. — Secondo l’autore suddetto, la larva vive dall’agosto al marzo ‘in galle cellulari, in forma di pisello, prodotte sulle radici capillari di Alyssum incanum. (Kaltenbach d.) NinrA. — Per trasformarsi, la larva lascia la galla e s'interna nel suolo. (Kaltenbach d.). G. asellus GRAV. (") — cylindrirostre Gyll. — Brisout de Barneville (7. 645) la dice abitatrice del Verbascum phlomoides e del V. pulverulentum. Ma- thieu (a. 242), pure dubitando che questa specie abiti il Belgio, ricorda (*) Mentre si pubblicava il presente lavoro comparve nagli Annali della Società Ent. di Francia, 1884, pag. 216 una memoria del Sig. Louis Bedel intitolata « ARelevé d’'observations éthologiques faites sur les Miarus et les Mecinus ou Gymnetron ». Sebbene la memoria non possa essere ormai compresa nell'elenco delle citazioni del presente lavoro, pure ho creduto utile il richiamare a ciascuna delle singole specie di questi generi l'interessante lavoro del dotto entomologo. Anche nella Fawune des Coléoptéres du bassin de la Seine et de ses bassins secondaîres che lo stesso Sig. Bedel pubblicava negli Ann. de la Soc. Ent. de France quasi contemporaneamente a questo mio lavoro, sono contenute mol- tissime indicazioni biologiche sui Coleotteri di questa regione. pe: — 296 — l'osservazione di Lareynie, secondo il quale la specie. è abitatrice dei Verbascum. — Nell’Italia centrale è stata trovata sulle gemme fiorali del YV. thapsus a Casteldelpiano ed a S. Fiora sul Monte Amiata in giugno (!). Pirazzoli (0.) ricorda i V. thapsus, V. thapsoides. Bedel (Ann. Soc. Ent. Fr. 1884, pag. 218) annovera questo insetto tra gli abitatori del gambo di varie specie di Verbascum e cita anche Rosenhauer (Stett. Zeit. 1882, 132). LArvAa.— Vive nel gambo di varie specie di Verbascum (Redtembacher 327). Sebbene di questa larva si trovino moltissimi individui sullo stesso gambo di Verbascum, pure non vi producono nessun rigonfiamento (Perris p. 406). Ve- dasi anche Frauenfeld (d. 257). G. antirrhini Payx. — Vive come il G. tetrum su varie specie di Antir- rhinum in Austria (Redtembacher d. 327). È comune sulla Linaria vulgaris in fiore nel settembre, in Inghilterra (Curtis a. XIII 627), e nel Belgio sull’Antirrrinum majus (Mathieu a. 242). Altri autori, come Suffrian, Bach, Kaltenbach (0. 465), indicano la Linaria quale pianta nutrice di questa specie, e Brisout de Barneville (#. 656) la dice propria del Verbascum thapsum in Francia. Nel Monte Amiata ed in Val di Merse fu osservato in giugno sul Verbascum tRapsus (!). Bedel (loc. cit. 219, 220) dice che questa specie abita le capsule di L. genistaefo- lia (Mecinus) e di L. vulgaris; e cita anche Frauenfeld Verh. Z. bot. Ges. 1862. 1227. Larva. — Suffrian e Bach concordano nell’osservazione, comune anche al Kaltenbach (2. 465), che tali larve vivono nella Linaria. Cornelius (0. 117) le trovò nelle capsule verdi di quella pianta in agosto. Anche Perris (p. 405) dà la medesima indicazione, e soggiunge che in Francia queste larve vivono pure nelle capsule di Verdascum. Ninra. — Le ninfe stanno senza involucro nelle capsule secche della Linaria; cosicchè la pianta e l’insetto giungono contemporaneamente a maturità. (Kaltenbach d., Cornelius d.). G. beccabungae Linn. — Linneo (a. 1762. 41) e Fabricio (a 493, d. 447) furono i primi ad indicarlo come abitatore della Veronica deccabunga, in Svezia; e Latreille (a. 190) confermò tale osservazione. Zetterstedt vide questo insetto sul Lychnis alpinus e sul Geranium sylvaticum nella — 297 — Nordlandia Norvegica in luglio, e nell'isola di Schiervoe; la trovò pure più raramente nella Lapponia Svedese nei fiori di Leontodon, di Ra- nunculus auricomus ed in altri. Nella Lapponia meridionale è comune in giugno. Redtembacher («. 328) trovò l’insetto sui fiori di V. beccadunga; questa pianta è ricordata pure dal Curtis (a.) come stazione del detto insetto, e lo confermano Gyllenhal, Bouché, Bedel ed altri. Anche nel- l’Italia centrale fu trovato l’insetto perfetto sulla V. beccadunga in fiore, ad Arcidosso; e presso Firenze, in giugno. (!) LARVA. — Brisout (7%. 634) fa conoscere che questa larva vìve nei frutti di V. beccabunga, di Scrophularia e di Tormentilla erecta. Perris (p. 406) e Bedel (id. 220) indicano le capsule della V. deccabunga e della V. scutel- lata come stanza di questa larva. G. collinum GyLL. — Presso S.t Germain, Chambourey e Carrières trovasi sulla Linaria vulgaris con altre specie congeneri. (Brisout de Barne- ville X. 651). Bedel (lo. cit. 219) indica gli ovari della stessa pianta come sede di questo insetto, ed anche le capsule di L. striata, citando Rouget Cat. Col. Cote-d’Or 174. | G. distinctum Bon. — Baudi lo prese nei colli di Torino, su di una Cam- L'A panula. G. herbarum Bris. — Vive sulla Zinaria vulgaris. (Mocquerys cat. col. S. Inf. 98). (Bedel id. 220). G. ictericum GyLL. — In Provenza vive sulla Plantago cynops come il G. latiusculus, ma non mai sulla stessa pianta. Nei Pirenei invece vi- vono frequentemente sulla stessa pianta (Brisout de Barneville %. 630). Bedel (loc. cit. 221) lo dice abitatore dei frutti di P. arenaria citando Letzner, Breslau, Zeit., ent. 1872. G. labile Hgsr. — In tutta l'Europa trovasi sulla Plantago lanceolata (Bri- sout de Barneville X. 636) Bedel (id. 221). Nel Belgio abita la mede- sima pianta (Mathieu 4. 241). Pirazzoli a Rimini lo osservò sui fiori di Plantago cynops. Larva. — Pirazzoli in agosto vide l’insetto già trasformato nella capsula di Plantago lanceolata. i Anno XVII. 20 — 2989 — G. lanigerum Bris. — Vive nelle capsule di Linaria triphyMla (Perris ». Bedel id. 219), G. linariae Panz. — curvirostre Rossi. — Kaltenbach (d. 465) cita le osser- vazioni di Gyllenhal, secondo il quale, l’ insetto vive sulla ZL. vulgaris e sugli Epwobium; secondo Mathieu (a. 242), nel Belgio si trova sulle me- desime piante. Curtis (a. XIII. 627) lo dice proprio della L. vulgaris in Inghilterra; Westwood (a.), degli AntirrRinum; Chevrolat (0.), Bedel (id. 220) ed altri ancora citano la Z. vulgaris come generalmente abi- tata da questo insetto. Bedel (id. 219), riferendosi a Rouget (Cat. Col. Cote-d’Or, 174), indica anche la L. striata. Cornelius (0.), secondo Kal- tenbach (b.), cita per suoi nemici il Pteromalus obsessorius Frst; e Kir- chener, il Pteromalus linariae. Larva. — Curtis (a.) descrive le galle prodotte sulle radici della L. vul- garis, entro cui l’insetto subisce le sue metamorfosi. Kaltenbach (0.) riferisce le osservazioni di Gyllenha], di Schnitzlein e di Panzer secondo i quali la larva vive nelle radici della Linaria. Lo stesso Kaltenbach (a. d.) esservò l’ insetto già trasformato entro galle della grossezza di un pisello, gialliccie, sferoidali sulle radici. In agosto alcuni degli insetti abbandonavano la galla, altri non si erano ancora trasformati. Perris (p. 406) conferma che queste larve vivono in una galla al colletto di Linaria vulgaris. Vedasi anche Hammerschmidt (a. t. 5), Frauenfeld (e. 769, î. 72, 7%. 1227), Bash (d.), Cornelìus (0. 119) Rupertsberger (0. 839) Kidd (a.) Chapuis et Candéze (a. 565). G. littoreum Bris. — Nella Linaria thymifolia, vicino al mare (Perris m., Bedel, id. 219). Larva. — Fu osservata da Perris (p. 406) nelle capsule di Linaria thy- mifolia e di L. supina. G. latiusculum JAco Duv. — Sulla Plantago cynops nella Francia meri- dionale (Brisout de Barneville %. 631. Bedel id. 221); ed in Italia, sulla P. cynops (Pirazzoli d.). G. melanarium Germ. — Il Sig. Heyden lo trovò sulla VeroRica theucrium (Redtenbacher, Bedel 220. Heyden, Cat. Nassau, 274). G. melas GyLL. — Vive nella Linaria vulgaris? (Brisout %. 650. Bedel id. 220) elfi i o e 29900 La G. netus Gerw. — La Linaria striata e la L. vulgaris sono le piante a cui Brisout de Barneville (%. 647) e Bedel (id. 219) riferiscono questo insetto. Secondo Perris. (m. 86) citato anco da Bedel (id. 219) sarebbe la Linaria supina, Frauenfeld (X. 1227, ”. 967) indica la L. genistae- folia, dalle cui capsule ne ottenne lo sviluppo insieme al G. moctis Hbst. Pirazzoli (a. 0.) lo ha trovato nella Linaria vulgaris. LARVA. e NinrA. — La dimora di questi due stadi della specie suddetta è nelle capsule della L. supina e della L. spartea, secondo Perris (m. 86, p. 406), e Bedel (id. 219) molto probabilmente anche in quella delle altre piante congeneri | sopra citate. Frauenfeld (%.) suppose che potesse appartenere a questa specie una larva che egli trovò nelle capsule di L. genistaefolia è che non produce nessuna deformazione nel fiore o nel frutto. Egli fu indotto a tale supposizione dal vedere svilupparsi un individuo di questa specie nell'allevamento che egli fece di molti individui del G. noctis, la cui larva deforma il fiore della pianta indicata. Var. falvus Des. — Trovasi questa varietà ad Allier in Francia sulla Li- naria vulgaris, come afferma Desbrochers des Loges (d.). G. noctis Hssr. — antirrhini Marsh. — In Austria vive sulla Linaria an- gustifolia (Redtenbacher a. 327); sulla L. geristaefolia e sulla L. vul- garis in Germania (Frauenfeld); in Francia sulla L. vulgaris (Brisout de Barneville %. 657); nel Belgio sulla Linaria e sugli Antirrtinum (Mathieu a. 242). Nei dintorni di Firenze fu preso sugli Antirrhi- num in fiore nel giugno (!). LArva e Ninra. — Vive nei fiori della L. genistaefolia e sulle capsule del seme di L. vulgaris, secondo Frauenfeld (e. 169, %. 1227, %. 967); il che . da motivo di credere che tutte le piante sopra indicate ospitino in modo identico l’insetto nei suoi primi stadii. Nella L. genistaefolia la detta larva abita un rigonfiamento delle parti inferiori della corolla, il quale rigonfia- mento comprende anche parte del calice, mentre le parti superiori del fiore — rimangono contorte e chiuse. Questi fiori deformati rimangono ancora sul gambo quando gli altri sono già sfioriti. Perris (p. 406) conferma questa os servazione. | G. Pirazzolii StierL. — Vive nelle dune dell’Adriatico sulla Plantago cy- nops (Pirazzoli a. d.), e nei frutti della P. arenaria. (Bedel id. 220, Letzner, Breslau, Zeit. Ent. 1872). — 300 — G. pilosum Gr. — Vive, al dire di diversi autori, quali il Redtenbacher, Brisout, Bach, Bedel, ecc., sulla Linaria vulgaris. Brisout de Barneville (X. 659) menziona anche la Celsia cretica; ed allefalde dell’Apennino centrale, a Pratovecchio in Casentino, fu raccolto sulla Veronica decca- bunga in luglio (!). LarvAa. — Bach (d.), citato dal Kaltenbach (d. 465), descrive come la larva vive in galle oblunghe, le quali talvolta stanno sovrapposte in numero di 2 0 3 sul gambo delle piante di Limnaria vulgaris. Anche il Redtenbacher . a. 326), parlando di questo insetto, dice che ha la sua dimora nel gambo della Linaria vulgaris e che vi produce una escrescenza galliforme; ciò manife- stamente si riferisce allo stato di larva. Alla fine di agosto, Pirazzoli vide nelle capsule di Linaria vulgaris l’insetto già trasformato. Secondo Perris (p. 406), è una galla del gambo di quest ultima pianta che ospita la detta larva. Vedasi anche Haimhoffen (bd. 293). Ninra. — La ninfosi avviene nelle stesse galle; giacchè l’autore citato afferma di avere in esse trovato l’insetto perfetto già sviluppato in settem- bre, sebbene tuttora mancasse a questo l’ordinaria solidità ed il colora. G. pascuorum GyLL. — Pirazzoli osservò in agosto già sviluppato l’ insetto perfetto nei semi della Plantago lanceolata. (Bedel id. 221). Larva. — L'osservazione suddetta fa ritenere che la larva di questa spe: cie viva nei semi della stessa pianta. ‘G. stimulosum Ger. — Brisout de Barnevillo (2. 639) e Bedel (id. 221) indicano questa specie come propria delle Plantago; fu trovata nella foresta di S. Germain in un luogo dove vegetavano quasi esclusivamente la Calamagrostis epigeios ed una Festuca. 6. rostellum Hssr. — Sulle sponde della Senna trovasi sotto i ciuffi di Po- tentilla anserina, ed anche sulla Veronica beccabunga (Brisout de Bar neville %. 640). Perris (m.) lo ha preso sulla Linaria supina, con altre — Di specie congeneri; ma lo dice più comune sulle sponde del mare, dove vive sulla Z. tRymifolia. G. simum Murs et Rey. — Sembra non essere stato osservato che in condizioni — di uscire dall’ibernazione; giacchè Brisout de Barneville (%. 637) dice | deli È — 301 — soltanto che l’insetto perfetto trovasi in marzo ed in aprile sui muri a Marsilia, Avignone e ad Hyères. Bedel (id. 221) secondo Abeille de © Perrin lo dice proprio della Plantago psyllium. G. spilotum GrerMm. — dipustulatum Rossi. — Dalla stessa fonte del Bri- : sout de Barneville (%. 649) abbiamo notizia che questa specie abita la Linaria vulgaris. Nell Italia centrale, sul Monte Amiata, fu osservato questo insetto sulla Scroplularia canina in fiore ad Arcidosso, e sulla Scrophularia nodosa presso S. Fiora ed al Pigelleto, dove era anche in copula in giugno (!). Pirazzoli (0.) lo indica come abitatore della S. canina. Larva. — Le capsule della ScropRularia agquatica sono la sede di que- ste larve, secondo Perris (p. 406). G. Schwarzii LeTzy. — In Slesia, come riferisce Redtenbacher (a. 329), vive sulla Plantago arenaria. Vedasi anche Letzner (W.). G. tetrum Fap. — Sembra proprio degli Antirrrhinum in Austria ed in Francia, come indicano Redtenbacher (a. 3827), Jacquelin Duval e La- reynie. Brisout de Barneville (7%. 653) e Bedel (id. 218) lo ricordano come vivente sui Verdascum, e parimente sul V. thapsus, e quest’ul- timo autore riferendosi ad altre autorità indica pure il V. migrum, il V. phlomoides, il V. thapsus, ed il V. thapsoides. Kaltenbach (0. 459) cita le osservazioni di Heeger (0. 1859, 218 t. 3), secondo le quali questa specie in Germania vive sulla ScropRularia aquatica e sul Verbascum nigrum. Nell’ Italia centrale, in giugno, presso il Monte Amiata, fu preso sopra l’Afropa belladona (!). A Roma fu preso sul Verdascum pulve- rulentum (Pirazzoli a.) e sui V. thapsus e V. thapsoides (Pirazzoli di). Var. Verbasci Rosena. — A Tiflis vive sul Verbascum formosum (Brisout %). (Bedel id. 218). Var. plagiellum GyLL. — Sul Monte Amiata, presso le Bagnora nell'Italia centrale, fu osservato nel Verdascum thapsus (!). Var. amictum Germ. — Vive, col tipo, sui V. thapsus e V. thapsoides (Pi- razzoli d.). LARva. — Le giovani larve mangiano principalmente il fiore; ma dive- 230: E nute più adulte si nutrono esclusivamente di foglie (Heger d.). Perris {p. 406) afferma che queste larve vivono nelle capsule di Verbascum. NINFA. — Per trasformarsi la larva si fila, una celletta rotonda sulla pianta, dove si cambia in insetto perfetto alla fine d’agosto od ai primi di settem- bre. Quest insetto per il suo modo di vivere rassomiglia più ad un Cionus che ad un Gymnetron. (Heeger id.). Uovo. — La ® depone l'uovo nel peduncolo del fiore. (Heeger id.). G. thapsicola Ger. — È raro sui Verdascum, come dicono Brisout de Barneville (4. 646) e Bedel (id. 218). G. vestitum Germ. — verdascì Duf. — Vive sui Verdbascum, al dire di Bri- sout de Barneville (X. 646) e di Bedel (id. 218), e particolarmente sui V. thapsus e V. thapsoides. Pirazzoli (d.). Larva. — Bouché (a. 198) parla di una larva che egli osservò nei fiori e nei semi di Verdascum, e l’attribuisce al Cionus verbasci; ma Perris fa notare come le larve dei Cionus siano tutte fillofaghe, e come quella osser- vata da Bouché dovesse piuttosto attribuirsi al Gymmetron verbasci, giacchè le larve di questo genere sono carpofaghe, ed egli stesso vide svilupparsi il G. verbasci da semi di Verbascum. G. villosulum GyLL. — Westwood lo disse abitatore della Veronica bdecca- bunga; Frauenfeld della V. anagallis, come pure Brisout.de Barneville (£. 632), Kaltenbach (0. 469), e Bedel (id 220) ed altri. Nei dintorni di Firenze e sul Monte Amiata si prende sulla Veronica beccabunga (1). Larva e Ninra. — In agosto si osserva la larva di questa specie sulla Ve- ronica beccabunga, di cui mangia i fiori trasformandoli in una piccola galla ovale, dove subisce la sua trasformazione in 8 o 14 giorni (Bouché a. 202, t. 10, f. 22). Perris (p. 406) conferma queste osservazioni, indicando peraltro la V. anagallis; e su questa pianta osservarono la stessa larva Brisout (%. 633) e Kaltenbach (0. 469). Vedasi anche Loew (0. 690) e Chapuis et Candezé (565) Uovo. — L'uovo viene deposto nelle gemme fiorali di Veronica sio lis, le quali divengono ipertrofiche ‘Perris p. 406). Miarus StepHENS. — È un genere formato da poche specie che dagli antichi autori erano riunite al genere Gymmnetron. Anche il modo di vivere, — 303 — sebbene simile a quello dei Gimnetri, presenta alcune diversità, specialmente nella scelta delle piante. | M. campanulae Linn. — Vive nei pericarpi di Campanula rotundifolia, secondo Linneo (a. 1743, 7) e Fabricio a. 448, c. 167, d. 406, e Rossi (a. 115. 288); e nella stessa, ed anche nella C. trachelium, e nel Ply teuma spicatum, secondo Brisout de Barneville (%. 666). Qualche au- tore, tra i quali Pirazzoli (0.), lo addita pure nella C. rapunewlus. Lin- neo (a) dice di questo insetto che « habitat Campanulac rotundifoliae pericarpîs incrassatis. » Bedel indica per piante nutrici le C. rotur- difolia, C. patula, C. rapunculoides, C. rhomboidalis, C. trachelium, q Phyteuma hemisphaericum, P. orbiculare, P. pauciflorum, P. spica- tum, secondo vari autori. Larva. — Le larve vivono nelle gemme e nei fiori delle Campanulacee 0 nelle capsule dei semi, secondo De Geer (4. v. 359). Laboulbène (9g. 900) ha trovato questa larva nel fiore della C. rRomboidalis. Kaltenbach (0. 407, 485) in escrescenze galliformi del T'heucrium, e nelle capsule deformate del P7Ry- teuma spicatum. Frauenfeld (a, X. 1229) trovò pure questa larva in luglio nei fiori di Campanula rapunculoides, negli organi del frutto che essa man- gia. Perris (/. 406) indica l’ovario ipertrofico della C. rRomboidalis, come Laboulbène, ed inoltre quelli di C. trachelium e di C. patula, secondo le sue osservazioni. Nixra. — Si trasforma nel luogo stesso dove abitò la larva. L’insetto perfetto esce in primavera, secondo De Geer. Kaltenbach afferma che 1’ ul- tima metamorfosi ha luogo dopo circa tre settimane di ninfosi, ed al prin- cipio di luglio. Uovo. — La ® depone le uova nelle gemme fiorali ancor piccole che non s’aprono più, ma che crescono come una vescica, al dire di De Geer. Kaltenbach (0.) dice che questa specie depone le sue uova nei più vecchi fiori inferiori e centrali, dai quali provengono frutti deformi. M. graminis GyLL. — È propria di diverse specie di Campanula (Bri- sout de Barneville %. 665). Bedel (id. 217) toglie da vari autori le in- dicazioni delle piante sulle quali è stata osservata questa specie come la C. persicaefolia da Rouget (Cat. Col. Còte-d’Or, 174) e la C. rotun- difolia da Mocquerys (Cat. Col. S. Inf., 98). VO e M. micros Geru. — Vive sull’Ielianthemum guttatum, e nelle Lande sulla Linaria filifolia, e sull’Arenaria montana (Brisout de Barne- ville X. 667). Larva. — Vive, secondo le osservazioni di Perris (p. 406), nei capolini di Jasione montana. Bedel (id. 218). M. plantarum Germ. — somnulentum Villa. — La Linaria vulgaris, ed il Lotus corniculatus, sono le piante nutrici di questa specie, secondo Brisout de Barneville (%. 667). Baudi lo trovò in Piemonte nei fiori del Cardo dei lanaioli. Bedel (id. 219) indica pure la L. vulgaris e TL. triphylla. LaRva. — Perris (p. 406) indica come stanza di queste larve gli ovari di ZL. vulgaris, ed in Corsica quelli di L. friphyWa. M. meridionalis BRISs. Larva. — Vive questa larva, secondo Perris (p. 406) e Bedel (id. 219) negli ovari di Linaria striata, ed a Madrid in quelli di L. filifolia. Tribù DERELOMIDI. Derneromus SCHONHERR. — I numerosi rappresentanti di questo genere hanno per patria l'Africa, dove probabilmente seguono le palme. In Europa sì trova la sola specie sotto indicata, della quale peraltro i primi stadi di vita non sono conosciuti. D. chamaeropis Fas. — In Sardegna, a Sassari, Baudi trovò l’insetto per- fetto tra i fiori della Chamaerops humilis. Uovo. — Perris (p. 406) crede certo che l’uovo sia deposto negli ovari di quella pianta. dA” Mia PN SAMOA PF .. o”: DITA si ii ta sa Pa N — 305 — Tribù CRIPTORRINCHIDI. Sotto Tribù I. ITIPORIDI Gruppo CLEOGONIDI AcentrUS ScHONHERR. -— La sola specie, finora conosciuta è propria dell'Europa meridionale, e vive allo stato adulto sul Glaucium ?uteum in fiore. Perris (p. 406) ne cercò invano la larva nel gambo della pianta: può essere che il frutto sia la sede di questa larva. A. Histrio Bonm. — Fu trovato a. Nizza in estate sul G/laucium Navum, da Peragallo (8). È proprio anche della Sicilia, dove forse vive in modo analogo. Gruppo OROBITIDI. Ononiris GERMAR. — Il piccolissimo insetto che costituisce questo ge- nere si trova generalmente fra le erbe, tra i muschi, ecc. : le quali stazioni probabilmente non sono quelle dove esso ha vissuto allo stato di larva. Alcuni osservatori affermano che il frutto della Viola canina è la sede della larva di questo insetto. O. cyaneus LINN. — È da credere erroneo il collocamento fatto da Schòn- herr (a. 695) nella sinonimia di questa specie del Curculio cyaneus e del C. craccae di Linneo; giacchè questo autore dice del primo che « habitat salicibus » dell’altro « habitat viciarum seminibus. » Pare certo che questo insetto viva nella Viola canina, giacchè il Redtem- bacher (a. 331) narra che il Fuss lo trovò su questa pianta, ed il Sig. James Hardy dice pure di averlo trovato sul pericarpio di questo vege- tale (Mathieu a. 229). Nell’ Italia centrale non è stato fin qui trovato che in stato di ibernazione, e nella primavera tra i muschi; ma è probabi- lissimo che possa vivere qui pure su quella pianta o su altre congeneri (!). A. Pirazzoli (0.) lo indica come abitatore della V. canina. — 306 — Sotto Tribù IL CAMPTORRINIDI. Cauprorrninus SchongeRr. — Le due specie europee conosciute sembrano essere abitatrici di piante arboree morte, e specialmente dei Pini e delle Querci. D'inverno si trovano gl’insetti perfetti tra i Muschi ed i Licheni che crescono sui tronchi degli alberi. Perris (p. 407) crede che le loro larve possano vivere nel legno di Querce; ma ancora esse non vi sono state osservate. C. Statua Fas. — Rossi (a. 122. 313) ne prese tre individui tra la scorza ed il legno di Querce. Vive, secondo Redtembacher (831), sotto la scorza delle querci in Austria. Dufour lo dice abitatore del vecchio legname di Querce. Bauduer (0.) ne trovò in Francia a Sos (Lot-et-Garonne) nei muschi e nei licheni. Sembra per altro che tale piante non sieno le sole su cui vive questo insetto, giacchè Ghiliani (110) lo dice raro sui tron- chi di Pino nelle colline di Torino. C. simplex SeIpL. — Nell’ Andalusia, nella Sierra de Jaen e nei Pirenei vive sul Pino (Marseul d. 123). Sotto Tribù III CRIPTORRINCHIDI VERI. Acarres ScHONNHER. — Gli Acalles sono pocnissimo conosciuti in quanto alle loro abitudini; si sa che allo stato perfetto si trovano sotto le vecchie scorze degli alberi e nei muschi: ed altri, dei quali Brisout de Barneville (2.) forma una divisione distinta per le antenne più grosse, stanno sui cardi e sotto le pietre. Wollaston (d.) osservò che alcune specie di Teneriffa produ- cono una stridulazione confricando il pigidio contro una lamina che trovasi sotto le elitre dove queste cominciano a ristringersi. Questi insetti, se distur- bati, raccolgono le gambe avvicinando i ginocchi tra loro in modo da sembrare morti. Alcune specie extra-europee sembrano avere analoghe abitudini; 1’ A. fortunatus vive nelle isole Canarie nei gambi di Euphorbia piscatoria, se- condo Wollaston (a.); l'A. Zentisci fu preso in Algeria da Chevrolat (c.) sulla Pistacia lentiscus; VA. senilis fa trovato da Wollaston (a.) nel legno di vecchi fichi nelle Canarie: ed in queste stesse isole Wollaston (a.) osservò pure l'A. sigma e lA. rerampelinus, nei boschi umidi di Lauri. Le metamorfosi per altro di questi insetti sono ancora sconosciute, e a quanto sembra nes- suna delle loro larve è stata finora descritta. ee È — 307 — | A, Bellieri Reicue. — Il Prof. Costa (a.) trovò questa nuova specie sotto le scorze dei Faggi morti, in agosto, sul Monte Alburno (1741 m.) nel- l’Italia meridionale. A. Camelus Fapr. — Quercus Bohm. — In Val d’Elsa e Querceto fu trovato in inverno tra i muschi (1). A. Capiomonti Bris. — Vive nei detriti secchi dei vegetali, dove Pirazzoli lo ha trovato in copula, di giugno, nel Sempione. A, denticollis Germ. — Secondo M. J. Belon, trovasi alla St. Baume in Francia particolarmente sotto la scorza di Taxus baccata; e secondo Pi- razzoli (0.), sulla Clematis vitalba. A. hypocritus Bonm. — Vive in gruppi sotto la scorza di querci vecchie: in Piemonte e nell’Apennino Ligure trovasi in giugno sotto le scorze dei vecchi Faggi (Ghiliani 113). Sulla Montagna di Cetona nell’ Italia centrale fu trovato in ottobre sotto le scorze dei Faggi caduti. Nei din- torni di Firenze sverna sotto le scorze degli alberi (!). Pirazzoli (a. d.) lo ha preso in giugno ed in luglio sui tronchi dei Faggi. A. ptinicides Marsa. — In Inghilterra Curtis (a. XII 550) lo osservò sulle Ortiche in giugno ed in ottobre. A. Pyrenaeus Bonn. — Fu trovato dal Sig. Gerhard presso Liegnitz in Austria sulla Saponaria officinalis(?) (Redtembacher 338). A. roboris CurtIs. — abstersus Bohm. — Il descrittore della specie (a. XI, 550) narra di averla trovata in Inghilterra a Suffolk in una Querce in giugno. Anche nei dintorni di Vienna Redtembacher (332) lo trovava nei tronchi di Querce. A. turbatus Bonm. — L’insetto vive nei vecchi tronchi di Querce in Austria (Redtembacher 332). Nei dintorni di Firenze fu trovato dal Sig. Piccioli nelle siepi in giugno. A. variegatus Bonm. — Nei dintorni di Firenze in gennaio fu osservato ibernante sotto le scorze dei Platani alle Cascine (!). Var. globulus Hesr. — Curtis (@, XII 550) riferisce che Herbst lo trovava nei germogli di Populus tremula. — 308 — Forweuma WoLLASTON. — Crypharis FarrmaIRE. — Sei o sette specie compongono fino ad ora questo genere, alcune delle quali sono proprie del- l Europa meridionale, altre delle coste africane settentrionali, ed altre del- l’isole Canarie. Nelle abitudini di queste specie si ha evidentissimo il passag- gio tra insetti lignicoli ed insetti congeneri ipogei ed anoftalmi. Il 7. orbatum Woll., per esempio, vive nelle isole Canarie a Gomera nei legni imporrati dei boschi di Lauri; le altre specie sono state trovate tutte sotto le pietre pro- fondamente incassate nel terreno, e probabilmente hanno subito le loro meta- morfosi entro legnami sepolti. II 7. Tingitana Dieck fu trovato dal suo scopritore a Tangeri sotto le pietre, in compagnia di Anillus e di Typhlocha- ris; il 7. robustum Dieck dallo stesso osservatore fu preso nella stessa loca- lità, e pure sotto una pietra, ove era insieme al Cfenistes integricollis, al C. barbipalpis e ad un Ceppennium. T. Damryi PeRRIS. — Damry lo trovò in Corsica a Bonifacio sotto una pietra. T.deplanata Hampr. — Rosaliae Rott. — planidorsis Fairm. — setifera Bris. Questo insetto non vive sotto le scorze degli alberi, come credeva Hampe; ma non è molto raro in Sicilia nei mesi di gennaio e febbraio nel Monte Pellegrino sotto le pietre presso la grotta di S. Rosalia. Ragusa (a.), che ne dà le indicazioni sinonimiche sopra indicate, crede che la larva possa nutrirsi delle radici di una pianta erbacea, giacchè egli trova sempre l’insetto adulto sotto le pietre dove stanno le dette radici. T. Sicula Ragusa. — L'autore raccolse questo insetto sotto una pietra nel mese di marzo al piede del Monte Cuccio presso Palermo. Ragusa (a.). T. squamulatum BauDI n. sp. — Ne furon trovati due soli individui in novembre a Querceto in Val d'Elsa, i quali trovansi nella collezione dei Coleotteri italiani del R. Museo di Storia Naturale in Firenze. (!) T. Raymondi PerrIs. — Il sig. Umberto Lostia di S. Sofia trova questa specie in Sardegna sotto le pietre in mezzo alle siepi di Pistacia len- | tiscus alcune volte abbondantemente. Lo stesso entomologo ha preso pure molti individui della stessa specie sotto le pietre al piede degli AspRodelus. Gasrenocencus Laporte E BruLLi. — È un insetto piuttosto raro e che sembra essere abitatore di vecchi-legni. Allo stato adulto 6 stato 0s- — 309 — | servato sotto la scorza delle querci e nel legno secco di Faggio. Dicesi che . sia di abitudini notturne. G, depressirostris l’asr. — L’insetto perfetto fu dal Sig. Hampe trovato sotto la scorza di Querce in Austria (Redtembacher 334). Jacquelin Duval (0. 55) narra che l’insetto abita il legno secco di Faggio, e che, secondo Chevrolat, ha abitudini notturne. Perris (p. 407) lo dice abita- tore del legno di faggio. Crayprorrayyncmus ILLicer. — Le numerosissime specie che tro- vansi specialmente nell’America meridionale, non sono rappresentate in Europa che dalla sola specie C. Lapathi L., che vive a spese di diverse Amentacee Salix, Populus, Alnus, Betula ecc. Allo stato adulto si trova anche sulle foglie di Rumex, ed ha la facoltà di produrre un certo suono confricando il protorace contro il mesotorace. La sua larva vive nei rami delle piante sud- dette, che hanno circa sei pollici di diametro, e vi scavano delle gallerie lon- gitudinali ascendenti. Quando sì avvicina il periodo della ninfosi, le dette larve si accostano alla regione corticale e terminano collo scavare una celletta dove sta poi rinchiusa la ninfa. Kaltenbach (0. 612) narra come nel 1844 i boschi di Betula in Sassonia fossero grandemente danneggiati da questo insetto. fo. Lapathi Linn. — Vive in Europa, secondo Linneo (a. 1763. 20), sui Salix Bò e sui Rumex. L’ autore della Fauna austriaca dice che questa specie vive sull’A/nus, e che è nociva ai giovani tronchi. Fabricio (a. 466. d. 138, c. 176, d. 429) lo dice proprio dei Salix. Zetterstedt (310. 16) indica gli Almus ed i Salix come piante nutrici di questa specie in Nordlandia, dove è raro; più comune è nella Lapponia svedese da giugno a luglio. Mathieu (a. 227) nel Belgio lo ha trovato comunemente nei Salix, lungo la Mosa, dove trovasi su quelle piante, nonchè sui Populus sugli Almus, e sui Rumex. Al dire di Lister, l’ insetto produce un certo suono, se molestato, confricando il protorace contro il mesotorace. Kal- tenbach (0. 113, 563, 612) lo annovera tra i danneggiatori dei rami di Sali, e lo trovò pure sul Rumex hydrolapathum, di cai mangia le foglie. Westwood (a) ricorda i danni arrecati da quest’insetto ai Salix, in Inghilterra nella contea di Essex. Nell’ Alpi è stato preso sul Salix cinerea, da Baudi. Nei dintorni di Milano era comune una cinquantina d’anni addietro; ora si è fatto raro. Altrove trovasi sul Salir alba. Pirazzoli (D.). — 310 — Larva. — La larva secondo William Curtis, (a.) vive nei SaZix, facendo nei tronchi di circa sei pollici dei fori larghi come un cannello di penna. Goureau (0.) la indica come danneggiatrice dei Populus. Le giovani larve, egli dice, scavano gallerie ascendenti e si accostano al canale midollare: e se sono in molte, l’albero si rompe; ciò per altro non nuoce alle larve, le quali, ziunte al completo accrescimento, si accostano alla scorza e si scavano una celletta, che rinchiudono con rosicature di legno. Secondo Panzer e Gyllenhal, la larva di questa specie vive anche nei tronchi di Betula. Kaltenbach (9. 612) narra come le larve nel 1844 danneggiassero i boschi di Betula, in Sassonia. Trovavansi 10 o 12 larve in un tronco, si internavano al centro riducendolo in polvere e scavandovi lunghe gallerie, dove subivano la loro metamorfosi sviluppandosi in agosto. Preferivano i giovani tronchi di 1 a 4 pollici inco- minciando le gallerie in prossimità della radice e risalendo nell’ interno del tronco. Perris (p. 407) parla dei guasti che queste larve producono al legno di Salix e di Populus, ed egli stesso ne ha trovate nei Salix atterrati di recente. NixrA. — Secondo Goureau (0.), le ultime metamorfosi hanno luogo nella celletta costruita dalla larva. Uovo. — Goureau (o.) narra che alla fine di luglio si trova la ® che depone le sue uova al colletto della pianta. Tribù RAMFIDI. Rmampnus CrarrvirLe. — L'Europa è la patria delle poche specie d’insetti che sono compresi sotto questo nome e che hanno a comune la facoltà di saltare quando vengano disturbati. Sono piccolissimi insetti che si trovano in estate sui Crataegus e sopra altre piante, nelle cui foglie, sotto l'epidermide, si compiono le fasi della loro vita. R. aeneus Bonm. — Perris (p. 407) prendeva assai spesso questo insetto nelle siepi di Biancospino; ma non ne potè trovare la larva. R. flavicornis CLAIRv. — oryacanthae Marsh. — Olivier (a. V. 40, 58) lo disse abitatore del Prunus spinosa; Zetterstedt (329: 4) della Betula alba in — Lapponia; e Redtembacher (335), di queste piante in Austria. Mathieu (a. 128) ricorda i vari rapporti che questo insetto ha cogli Orchestes nel modo di vivere, e tra gli altri la facoltà di saltare che con questo ha comune, e ne indica come piante nutrici nel Belgio i Popwlus, le ir dif — s1l1 — Betulae ed i Crataegus. Il Cap. Heyden dà una dettagliata descrizione delle abitudini e delle metamorfosi di questa specie, e ne indica come piante nutrici le Betulae, i Ciliegi, ed i Meli selvatici. Il Crataegus peraltto sembra essere quella veramente prescelta, e su questa si trova comunissima nell’Italia centrale, come fu osservata nei dintorni di Firenze in aprile, sul Monte Amiata in giugno, a Querceto in Val d'Elsa in giugno, ed in molti altri luoghi (!). «_ Larva. — La larva scava una galleria corta e larga sulla pagina supe- riore delle foglie (Heyden). Questa larva vive nel parenchima delle foglie di diversi alberi, e subisce le sue metamorfosi in una celletta nella quale ha passato l’ inverno. È stata osservata sul Melo, sul Pero e sulle BetuZae (Lacor- daire a., Girard d. 663). Perris (p.) dice che questa larva è minatrice delle foglie di Salix capraca (marceau) e che essa rassomiglia un poco a quella di Orchestes, ma ha due grandi macchie brune sul suo protorace. Ninra. — La ninfosi ha luogo nella stessa dimora della larva, dopo l’ibernazione; lo sviluppo della forma perfetta avviene alla fine d’aprile (Heyden). Perris (p.) afferma che le metamorfosi avvengono dove visse Ja larva. at a led dn Tribù CEUTORRINCHIDI Gruppo CELIODIDI. Riononyecmus GERMAR. — Vivono specialmente nei fiori e nelle cap- sule di Iridee palustri, di cui le larve mangiano le parti interne. La ninfosi ha luogo nella stessa sede della larva. (Lacordaire «.). Anche il IM. Ireos | Pallas, di Siberia, vive nelle Iris (Linneo a.). |M. puctum-album Hrsr. — pseudacori Fap. — salviae Germ. — Fabricio (a. 450 d. 408) e Rossi (a. 116, 297) indicano questa specie come abi- tatrice dell’Iris pseudacorus in Francia; Curtis (a. VII.), dell’ I. foeti- dissima, in Inghilterra; e Kaltenbach, (5. 714) dell’ pseudacorus e dell’ I Germanica, in Germania: e quest’ultimo indica la corolla, l’ovario e le foglie superiori come i luoghi di stazione dell'insetto perfetto. Il primo di giugno fu veduto in copula sopra !’ Iris pseudacorus da Piraz- zoli (a. d.) in Italia. Sverna in vicinanza dell’acqua, tra le piante palustri. — 312 — Larva. — Westwood (a. 1859. 345. f. 41. 20) e Curtis (a. VII.) osser- varono le larve nei semi dentro le capsule dell’ Iris foetidissima. Kalten- bach (0. 716) dice che la larva vive nella capsula o nel peduncolo del frutto di Z Germanica, ma più frequentemente di I. pseudacorus. La larva effettua i suoi lavori in autunno ed in inverno, e più particolarmente alla fine d'estate. Queste larve trovansi in numero di 1 a 3 per capsula, e ciascuna mangia da 2 a 5 semi. Perris (p. 407) conferma questa stazione per le prime gi ini d fici fasi della specie indicata. Nixnra. — I predetti autori concordano nell’indicare che la ninfosi ha luogo nell'interno del frutto delle Iris, e Kaltenbach soggiunge che il seme di cui la larva mangiò il contenuto è il luogo dove si racchiude la ninfa. L’ ultima metamorfosi avviene in pochi giorni, e l’insetto abbandona la cap- sula praticando un foro nell’involuero. CorLiones ScHONnHERR. — Le molte specie dei Coeliodes abitano molti luoghi in differentissime latitudini del vecchio continente. Il loro modo di vi- vere ed anche il loro aspetto rassomiglia a quello dei CeutorrRinchus. Alcune larve abitano capsule seminali; altre, galle o parti. molli di piante. C. cardui Hpsr. — guttula Fab. — fuliginosus Marsh. — Al dire di Rup- | pertsberger (a. d., 0. 837), abita a Berlino sui Cardi (Linneo 4. 1771. 281): l’insetto si mostra a mezzo aprile, nelle giornate calde | non raro nei luoghi sabbiosi. Questo insetto, come altre specie di _ questo genere, di Ceutorrhynchus. e di Ehynoncus, emette un suono distinto collo sfregamento delle elitre sul metatorace. Trovasi alla ‘ fine dell’inverno sui muri come narra il Redtembacher (337); e tra i muschi nei dintorni di Firenze (!). LARrvA. — Redtembacher la dice abitatrice delle radici del Papaver som- $ niferum m Austria. Ruppertsberger osservò questa larva sulle radici dei Papaveri, dove mangia l’epidermide senza penetrare nell'interno, coperta 0 da qualche pezzo della stessa epidermide o da una sottile crosta di terra. Per questa corrosione, che si opera nei primi di luglio, la pianta si mostra sofferente. — Nina. — Per trasformarsi la larva penetra nel terreno, da dove esce | fuori l’insetto dopo circa 4 settimane, in agosto ed in settembre. i C. erythroleuchus GueL. — subcinctus Rossi. — subrufus Hbst. — In giu- li * È 1 pr i — 319 — gno Pirazzoli lo ha trovato sulla Quercus robur. In inverno si trova nei dintorni di Firenze sotto la scorza dei Platani alle Cascine (!). | C. epilobii PAayx. — Vive sugli Epilobium ‘è sul Lythrum salicaria nel Belgio (Mathieu a. 228). Gyllenhal e Kaltenbach (0. 246) lo trovarono nell’ E. angustifolium. Larva. — Kaltenbach (d.) dice dabitativamente che la larva di questo insetto vive in certe galle del gambo degli Epilodium. C. geranii Para. — exiguus Ol. — Nel Belgio questo insetto vive pure sulla medesima pianta (Mathieu a. 229). In Inghilterra mangia i pe- tali del G. pratense e del G. sanguineum (Curtis a. XIII 670); ed in Francia vive sul G. sylvaticum (Jacquelin Duval d. 59). Gyllenhal, citato pure dal Kaltenbach (0. 80), indica questa specie come abitatrice dei G. pratense, G. sylvaticum, e G. sanguineum. Presso Rimini è stato osservato da Pirazzoli (a. d.) di Giugno in copula sul Geranium molle. Sull’Apennino lo. stesso osservatore lo vide sopra altre specie di Ge- ranium. LaRrva. — Secondo le congetture di Perris (p. 408), questa larva do- ‘vrebbe vivere al colletto dei Geranium. Vedasi anche Hammerschmidt (t. d.). C. lamii Fas. — Trovasi sul Lamium album, e sul Galeobdolon luteum nel Belgio (Mathieu a. 229). (Fabricio a. 483), (4. 437). Latreille (a. 145) lo avevano .indicato proprio dei Lamium. Larva. — Fu osservata da Perris (p. 408) nel gambo di Lamium ma- I . culatum. _ C. rubicundus Payx. — Fu trovato sulle Betula nelle foreste di Marly in Francia (Brisout de Barneville). Mathieu (a. 228) e Jacquelin Duval (0. 50) citano lo stesso vegetale. RircacetESs Trons. — Sembrano essere abitatori di piante erbacee e succulente. Il IM. quadrimaculatus fa sede delle sue metamorfosi i gambi e le radici delle Urtica verso la fine d’estate. . M. dryados GueL. — quercus Fas. — Secondo Gyllenhal, vive sulle foglie di Querce (Kaltenbach d. 647). Ann. XVII. 21 tn st ” PNT "i 4 be 1° Li. ida ve _LI » OVE . x — 314 — M. quadrimaculatus Linn. — didymus Fas. — urticae Sca. — Fabricio Ò (a. 482, d. 437) nominò l’Urtica urens, come la pianta su cui questa. specie abita. Olivier lo disse comune sull’ortiche e su altre piante. Zet- terstedt (a. 311, 19) lo dice raro nella Lapponia inferiore nell’ Urtica dioica. Baudi osservò che nell’ Italia settentrionale, mentre il tipo di questa specie vive in pianura nell’Urtica membranacea, una varietà più grande trovasi nei monti sulla U. urens. Nell'Italia centrale è pure comune nei monti questa varietà sulla U. urens (!). Pirazzoli (0.) lo ha preso sulla stessa pianta. Kaltenbach (0. 527) e Mathieu (a. 229) lo hanno indicato sulla U. divica, di cui l’insetto mangia le foglie. Larva. — Vive probabilmente nello stelo delle ortiche, alla fine del- l'estate. Kaltenbach (0.) e Goureau (p. 172) affermano che questa larva vive nelle radici delle Ortiche; e Perris (p. 408), nel gambo di Urtica dioica. ScLeropterus ScHONn. — Null’altro si sa di questo insetto se non | che è stato osservato sotto le scorze di vecchi alberi, dove forse poteva tro- varsi ibernante. S. serratus Germ. — Secondo Redtembacher (339), in Austria trovasi sotto le scorze dei vecchi alberi. Probabilmente questa è stazione d’inverno dell’insetto adulto. SEZIONE BB. Gruppo CEUTORRINCHIDI VERI. Crvurornmwncmus Grrmar. — Il genere è abbondantissimo di specie — assai sparse. Quelle europee vivono tutte a spese di piante erbacee, e le loro — ; % larve abitano o il gambo o le radici, ovvero galle da esse stesse prodotte. La È ninfosi ha luogo nel terreno, nei casì conosciuti. Anche in questo genere, sva- riatissimo per forme e per colorazione, possono farsi delle divisioni nelle quali a caratteri comuni o simili corrispondono abitudini simili, o stazione su piante affini. Perris, per esempio, fondandosi sopra la forma ed i disegni delle elitre, crede che i C. campestris, C. rugulosus, C. chrysanthemi e C. molitor deb- bano vivere sulla Camomilla. Una specie di Madera, il C. lineato-tessella— tum ricordato da Wollaston, ha notevoli differenze biologiche dalle specie europee, giacchè il suo scopritore lo indica come comune sui Sedum e sui — 315 — Sempervivum. Schònnherr parla di un C. Rhust della Cafreria, vivente sopra un Rus, e di un C. Rhinicae della stessa regione, che fu preso sul vegetale detto Rhinica. 1 C. abbreviatulus Fas. — Presso Vienna trovasi sul Papaver Rhoeas, ed anche sul Symphytum officinale, (Kaltenbach d. 20.213.447). Larva. — Vive, come quella del C' a/bovittatus Germ., nelle capsule del Papaver Rhoeas, (Kaltenbach d.). C. acalloides Farrm. — Si prende in quantità, al dire di Grenier (5.), nel littorale mediterraneo della Francia, sul Chenopodium maritimum, e sulla Portulaca maritima, pianta esotica introdotta in Francia dal Dott. Campanio di Perpignan da più di mezzo secolo, e che si è propa- gata sul littorale mediterraneo. Faimaire (7) dice anche di averlo tro: vato sulle Tamarix. C. aeneicollis Geru. — Vive nei prati aridi presso Vienna (Redtembacher 340). C. albosignatus GyLL. — Nel Belgio vive sulla Capsella dursa-pastoris (Mathieu a. 233). C. assimilis PayH. — bdrassicae Foc. (Grypidius). — Trovasi sui fiori di i Brassica e di Raphanus, anco sulla Sinapis arvensis. Curtis (0. 105), come dice Frauenfeld, citato da Kaltenbach (2. 30, 40), lo ha osservato sui fiori di Rape, di Cavolo, e di altre Crucifere, e forse anche sulla | Reseda lutea. Focillon (a) lo osservò sul Colza, e lo descrisse come spe- cie del genere Grypidius, Mathieu (a. 231) nel Belgio lo prese sui Sisym- brium e sugli Erisimum. Nei dintorni di Firenze è stato osservato in primavera sui fiori di Rape e di Senape, ed in giugno sui Lepidium draba graminifolium. (!). Sverna tra i Muschi (Pirazzoli). Larva. — Goureau (m) la vide frequentemente nelle silique di Brassica napus, dove mangia i semi, come ampiamente descrivono Kirby e Spence (a. 1867,103) ed il Curtis (0. 105 £ 11). Perris (p.) fa notare come Kirby in- dichi che la larva di questa specie vive nella Sinapis arvensis. Vedasi an- che Laboulbène (d. 792, 7. 568. #. 13, f. 25. 28), Taschenberg (a. 59), Cha- | puis et Candèze (562), Boisduval (a. 147), Girard (bd. 687). Nrnra. — La ninfosi ha luogo nel terreno, ed alla fine di Giugno ed in Luglio esce l’insetto perfetto (Gourean m.). Secondo Curtis (2.), le larve si Sg .’ Ta — 316 — trasformano dentro il terreno a 2 o 3 pollici di profondità in bozzoletti bruni, e dopo 3 settimane esce l’ insetto perfetto in Luglio. Uovo. —- Nel tempo della maturazione del seme di Rape, la 9 depone le sue uova nelle silique (Curtis a.). C. asperifoliarum GyLL. — Nel Belgio e in Austria presso Vienna vive sul Cymoglossum officinale, sulla Archusa, e su altre Borraginee (Ma- thieu (a. 203), Kaltenbach (d. 444), Jacquelin Duval (0. 661). In Inghil- terra sul Cynoglossum sylvaticum, (Curtis a. XIII 670). Larva. — Vive, secondo Perris (»p. 408), al colletto e nella radice di Sym- phytum e di Miosotis palustris. C. Andreae GerM. — Vive sull'Echium vulgare (Perris p. 409) e sul Car- dus pycnocephalus, secondo Pirazzoli (d.). G. arquatus Hssr. — Si trova sulla Mentha aquatica, e sul Lycopus euro- paeus (Brisout p.). Larva. — Vive allo stato di larva al colletto od alla radice di Lycopus europaeus (Brisout p. citato da Perris 408). I C. alliariae Bris. — Presso Parigi trovasi sull'Erisimum alliaria, (Brisout de Barneville m.). Larva. — Perris (p.) annovera questa specie tra quelle la cui larva vive alla radice od al colletto della pianta, che in questo caso è 2’Alliaria offi- cinalis. C. albovittatus Germ. — Il Conte Ferrari lo trovò sul Papaver Ehoeas, (Red- tembacher 841. Jacquelim Duval d. 61). Larva. — Vive sulle capsule del Papaver R7oeas, (Kaltenbach d. 20). Cc. (ROTSSEA Fas. — Fabricio (a. 483, d. 437) lo disse abitatore della Bor- rago, in Francia; Zetterstedt, delle piante Tetradinamie in Lapponia; Mathieu e Jacquelin Duval (2. 61, a. 233), del Nasturtium officinale, e della Cocklearia armoracia, nel Belgio; e Kaltenbach (d. 30, 40), delle. Leguminose, e segnatamente dei Raphanus e delle Brassica. I primi. stadi sono sconosciuti. ri linfa. — 317 — . C. barbareae Sure. — cyanopterus Redt. — Perris (p. 408) lo indica come vivente sulla Barbarea vulgaris. C. Bertrandi PerRIs. — Bauduer (d.) ne prese una ventina in Novembre scotendo la paglia di un vecchio tetto di capanna. C. cochleariae GyLL. — Trovasi sulle Crucifere in luoghi umidi, come dice Mathieu (a. 231), e sulla Cocklearia armoracia, secondo Gyllenbal. (Kaltenbach d. 35). LARvA. — Perris (p. 408) crede che questa larva possa vivere nel col- letto o nella radice di Cardamine pratensis. C. cruciger Hpst. — crucifer O1. — Vive nel Belgio sull’Echium vulgare, sul Zycopsis arvensis, e sul Verbascum thapsus, (Mathien a. 233). In maggio trovasi sull’Anchusa italica, (Pirazzoli d. 61). Jacquelin Du- val (db. 61) cita lE. vulgare come sede di questa specie. C. campestris GrLL. — In Austria è comune sulle Crucifere in fiore (Red- tembacher 345). Brisout (p.) lo ha preso spesso nei prati dove crescono i Chrysanthemum leucanthemum. Larva. — Questa larva è annoverata tra quelle che abitano il colletto o la radice di Matricaria chamomilla, (Perris p. 408). C. chalybaeus GerM. — Bauduer (b.) lo trovò sul Thlaspi arvense comu- nemente. Larva. — Perris p. 408) osservò che questa specie vive allo stato di larva nella radice o nel colletto del T'h/aspi arvense. C. chlorophanus Rova. — Baudi di Selve lo trovò a Passignano sul Lago Trasimeno sul Sisymbrium tenuifolium, ed in Francia fu osservato sull'Erysimum lanceolatum. C. contractus Marsa. — drabae Laboul. — Laboulbène (c.) lo osservò e ne studiò i primi stadi sulla Draba verra. Kirby e Spence (104) lo in- dicano come nocivo alle Rape. Kaltenbach (0. 37) lo trovò pure sul Thlaspi arvense in frutto. Si spinge fino in Lapponia, dove Zetterstedt lo ha trovato tra le Graminacee e sotto le pietre. Nell’Italia centrale, nei boschi di Berignone sverna tra i Muschi (!). — 318 — Larva. — Secondo le osservazioni di Laboulbène (c.), la larva vive in - un rigonfiamento allungato del gambo della Draba verna, Curtis (d. 106) 0s- servò questa larva nelle galle prodotte sulle radici della Sinapis arvensis. Perris (p. 409) conferma queste osservazioni. Vedasi anche Frauenfeld (r. 394). Girard (0. 688) afferma che questa larva vive sulle galle della radice di Si- napis arvensis e di altre Crucifere, come entro rigonfiamenti del gambo di Draba verna. Ninra. — La trasformazione in ninfa ha luogo in terra, e l’insetto si sviluppa in Maggio ed in Giugno (Laboulbène c.) (Girard d.). C. constrictus MARSH. — Larva. — Perris (p. 408) osservò questa larva nel colletto o nella radice di Alliaria officinalis. C. cyanipennis GerM. — sulcicollis Gyli. — Trovasi in gran. parte di Europa, come attestano vari autori, su differenti Crucifere. Laboulbène (C. LXXXV.) lo osservò sulla Sinapîs arvensis. Nel Belgio, Mathieu (a. 236) lo dice abitatore della Capsella bursa pastoris e dell’ Achil- lea millefolii, sebbene raro. Comunissimo sembra sui fiori di Cavolo, e di Rape, nell'Italia centrale, dove è stato pure trovato sulla Cochlearia armoracia in fiore (!). Trovasi sulle stesse piante in altri luoghi della Francia (Goureau m.) e della Germania, dove.danneggia anche il Colza, (Kaltenbach d. 31. 86). Larva. — Guerin Menèville (d.) osservò i primi stadi di questo insetto e ne vide le larve in galle prodotte alla base dei gambi dei Cavoli coltivati. Goureau, Nòrdlinger e Kaltenbach (id.) ne trovarono le larve in primavera ed in inverno nelle galle della radice del Cavolo. La galla è generalmente uni- cellulare, ma talvolta le galle sono aggruppate in numero di 3 a 5. Goureau (m. II, s.) ha trovato la detta larva al colletto anche di altre Crucifere. In generale è nociva al Cavoli coltivati negli orti, giacchè, come sì osserva an- che nei dintorni di Firenze, le piante di Cavolo che hanno un maggior nu mero di galle al colletto, e talvolta sono moltissime, rimangono piccole e poco vegete. Sverna anche allo stato di larva, giacchè presso Firenze se ne tro- vano le larve dentro le galle fino nel Febbraio (!). Vedi anche Huimhoffen _ (a.), Taschenberg (a. 57. £. 2. f. 11), Kessler (a.), Nowicki (a. 364), Chapuis et Candèze (a. 562). Ai RETE F NZ Pato SE Mi A < — 319 — Nina. — Secondo i detti autori, alla fine di Maggio, ed anche in Aprile, le larve penetrano in terra per trasformarvisi; e l’ insetto perfetto comparisce in Agosto. Nei dintorni di Firenze, come trovasi la larva anche in Febbraio, così è più sollecito lo sviluppo dell’ insetto perfetto, il quale è abbondantis- . simo fino dall’epoca delle prime fioriture delle Crucifere; senza contare anco i non pochi individui che svernano allo stato perfetto, e che si trovano comu- nemente sui muri esposti al sole in inverno (!). C. cynoglossi. FRAUENF. — Frauenfeld (%. 969) ne osservò le fasi di svi- luppo sul Cynoglossum officinale. Larva — La larva vive negli steli di Cymoglossum, che percorre fino alla radice, parte nell'interno, parte sotto l’attaccatura delle foglie radicali. (Frauenfeld). Perris (p. 408) indica questa larva come abitatrice del colletto o della radice di Cymoglossum officinale. nc. Pimidiatas FrIpv. — In Austria ed a Buda-Pest vive sulla Lycopis pulla (Marsenl d. 357). C. ericae GyLr. — Curtis (a. XIII 670) dice che è comune in Inghilterra in Agosto sulla Erica; Redtembacher (a. 341), sull’Erica carmea in Austria; Mathieu (a. 232), sull’E. cinerca, sull E. fetralix, ed anche sulla Calluna vulgaris, nel Belgio: le quali piante sono indicate anche da Jacquelin Duval (0. 61) Larva. — Perris (p. afferma che essa vive nei fiori e nei frutti di Wrica. C. erysimi Fas. — Nella Lapponia inferiore Zetterstedt (a. 342. 45) lo os- servò su piante Tetradinamie in Agosto. Nei dintorni di Firenze una volta fu preso nei fiori di Geranium molle (!). Jacquelin Duval (0. 61) lo indica come abitatore della Cardamine amara. C. ferrugatus PERRIS. Larva. — Vive, secondo Perris (p. 409), nei fiori e nei frutti di Erica scoparia, (Bruyère a balais). C. frontalis Gova. et Bris. — Si trova ibernante tra i Muschi nei dintorni di Firenze (Piccioli). Bauduer (0.) lo prese in Francia comunemente sulla Plantago lanceolata. LB C. geographicus Gorz. — Echii Fab. — Fabricio (a. 482, d. 436) lo indicò quale abitatore degli Eckium in Germania; ed Olivier (a. V. 209) pure lo disse proprio di questa pianta a Parigi, in Germania, ed in Egitto. — Redtembacher (a. 344) cita l’Eckhium vulgare, per l’Austria, e lo con- ferma il Kaltenbach (0. 448); Mathieu (a. 232) indica l’Echium vul- gare ed il Lycopis arvensis, come piante nutrici di questa specie nel Belgio. Pirazzoli (a. d.) lo ha osservato in Giugno sull’Eckium vulgare in copula, come pure Perris (p. 409) ed altri. C. litura Fas. — Fabricio (a. 484, c. 178, d. 488) lo ha trovato nei Carduus, e sulle stesse piante lo osservarono Latreille (a. 145) Gyllenhal e Cur- tis (a. XIII 670). Mathieu (a. 233) narra che tale specie trovasi comu- nemente nel Belgio sui C. nutans, C. crispus, Cirsium lanceolatum, C. palustre. Jacquelin Duval (0. 61) dice che questa specie vive sui Cardi. C. macula-alba Hssrt. — Klingelhéffer (a.), parlando dei danni che questo insetto cagiona ai semi di Papavero, narra che l’insetto comparisce quando la pianta mette i bocci dei fiori, (Kaltenbach d. 20). Mathieu (a. 230) lo trovò sul P. R}oeas nel Belgio. Jacquelin Duval (0. 61) cita il Papaver Rhoeas come pianta ospitante questo insetto. Larva. — Le larve abitano nelle capsule di Papaver Rhoeas, e P. som- niferum, di cui mangiano i semi. Vivono in numero di 6-7 per capsula, se- condo gli osservatori suddetti. Perris (p. 409) conferma le surriferite osser- vazioni. Vedasi anche Tomaschek, Taschenberg. (a. 62) Chapuis et Candèze (562), Ninra. — Le larve impiegano una settimana per trasformarsi e compiono la metamorfosi nel terreno, nel quale penetrano alla profondità di mezzo piede, dopo avere abbandonato la capsula all’epoca della maturità di questa. A tale profondità la larva si rinchiude in una celletta rotonda, allungata, nella quale si trasforma in ninfa in 12 o 15 giorni; questa poi impiega da 20 a 25 giorni per divenire insetto perfetto. L’insetto sverna nelle cellette della ninfa, ed esce fuori nei primi giorni di primavera. | Uovo. — La 2 depone le sue uova nella capsula della pianta sopra in- dicata quando questa presso a poco ha raggiunto la metà della grossezza; e per ciò fare la £ produce col rostro un foro nella detta capsula, poi pone in # ri — 321 — * esso il suo ovopositore col quale colloca nella parete interna un uovo roton- damente allungato, gialliccio. C. marginatus Payk. — Trovasi, secondo Gyllenhal, sui Trifolium. (Kalten- bach d. 125), Jacquelin Duval (d. 61). Larva. — Var. punctiger Gylì. — Il sig. Kawall (d.) aveva nel 1859 osservato 1 capolini di Tararacum officinale, già muniti di semi piumati, fo- rati nel corpo del frutto e macchiati di bruno; ma non fu che dopo ripetute | osservazioni, fatte non tra i semi ma nel fiore al tempo della caduta dei fio- rellini, che potè il 30 Maggio trovare fino a quattro larve nel corpo del - frutto. Queste larve, quando i semi incominciano ad essere divaricati, abban- donano il corpo del frutto, e cadono nel terreno, dove penetrano per trasformarsi. Nina. — La ninfosi ha luogo nel terreno, e le larve trovate il 30 Mag- gio erano trasformate in insetti perfetti il 26 Giugno. Un altro coleottero, l’Olibrus bicolor F., vive allo stato di larva nella stessa pianta insieme alle larve del C. punctiger, e la durata delle sue metamorfosi è di circa 4 setti- mane, secondo le osservazioni dello stesso Kawall (5.). C. melanostictus Marsa. — Vive sul Lycopus europaeus, (Perris m.). An- che nel Belgio, secondo Mathieu (a. 234), l’ insetto vive sulla stessa pianta in vicinanza delle acque. Brisout (p.) lo ha preso sulla pianta suddetta e sulla Mentha aquatica. Var. Iycopi Gyll. — perturbatus Gyll. — Trovasi sulla Mentha sylvestris, e sul Lycopus europaeus, come affermano Kaltenbach (0. 472, 477), Hofman e Jacquelin Duval (d. 61). Larva. — Frauenfeld (X. 973) trovò questa larva al Prater presso Vienna nella radice di Mentha sylvestris Linn. Gli steli delle piante suddette sono i luoghi di dimora delle larve di questa specie, secondo Kaltenbach (0. 472, 477). Secondo Perris (m. 72), la larva vive nel colletto del Lycopus europaeus. C. mirabilis Vira. — Ghiliani (97) in Piemonte trovava l insetto sul Pru- nus padus in fiore. C. molitor GyLL. — Perris, basandosi sulla analogia di forme e di colorazione che questa specie ha coi C. campestris e C. rugolosus, crede che essa possa esser parassita della Chamomilla. — 322 — C. nanus GyLL. — Trovasi sui fiori delle CockIearia Draba, presso Vienna, (Redtembacher 342) (Jacquelin Duval d. 61). C. napi GyuL. — Danneggia lo colture di Cavolo o di Colza. Era raro presso Parigi prima del 1853, ma venne dal Nord colle culture del Colza. Gou- reau (p.), Taschenberg (a. 61). Larva. — La larva comincia i suoi danni dal colletto delle dette piante e penetra per il midollo nel gambo e nei rami (Goureau ».), Taschenberg (a.) Perris (p. 408) Chapuis et Candèze (562). Girard (0. 687) afferma che questa larva vive nei gambi del Colza e dei Cavoli, dei quali talvolta mangia anche le foglie centrali. Ninra. — La ninfosi ha luogo in terra, ed esce l’insetto perfetto ai primi di Luglio. C. Pandellei Bris. — Vive, secondo Perris (p. 408), sulla Cardamine amara. C. picitarsis GyLL. Larva. — Fu osservata da Perris (p. 408) nella radice od al colletto di Brassica napus (navet). C. pleurostigma Marsa. — affinis Steph. — Secondo Westwood (a. 1839, 342) vive a spese della Sinapis arvensis. Curtis (6. 1860. 132) ne os- servò lo sviluppo nelle varie fasi sulle Rape. Larva. — Westwood (a.) aveva osservato che la larva abita entro galle sulla radice della C. arvensis, Curtis (0. 1860. 132 f. 8) dice che le galle sulle radici di Rape si vedono al principio di primavera ed alla fine d’estate, e che in esse non trovò le ninfe; è probabile che la ninfosi avvenga nel terreno. Uovo. — Appena è formata la Rapa, la 9 vi depone le uova forando col rostro la radice. L'escrescenza è prodotta da qualche liquido inoculato dall’insetto nella pianta (Curtis d.). C. pollinarius Forst. —- Linneo (a. 1771. 274) afferma che questa specie abita in Inghilterra in piante diverse e specialmente nell’ Urtica divica. Mathieu (a. 235) lo trovò sulle Ortiche, nel Belgio, e Jacquelin Duval (5. 61) lo dice pure abitatore di queste piante. iii a — 323 — C. quadridens Panz. — Borraginis Gyll. — Goureau (n. 171) lo indica | come nocivo alla Brassica napo-brassica (navette), e Redtembacher (344) afferma che tale insetto danneggiò molto la stessa pianta (Reps) nel 1865 in Austria. A Firenze fu trovato in Aprile sui fiori di Cochlearia armoracia, e sulle foglie di Cavolo, in primavera. In inverno non è raro sul muri esposti a mezzogiorno (!). Larva, — Goureau (id.) osservò le metamorfosi di questo insetto che si compiono sulla radice della B. mapo-brassica, e Perris (p. 408) in quelle della B. napus (navet), Sinapis nigra (moutarde) e Nasturtium officinale (cresson). C. querceti GyLL. — In inverno si trova sui muri esposti al sole nei din- torni di Firenze (!). C. rapae GrLL. — Napi Dej. — Vive in Austria e forse anche altrove sulla Cocklearia Draba, al dire di Redtembacher (347) e di Jacquelin Du- val (6. 61). Il Baudi in Piemonte lo ha trovato sui fiori di Alissem saxatile coltivato. Presso Firenze è frequente sui fiori di Rape, e di altre Crucifere (!). Larva. — Vive nella radice della pianta suindicata (Redtembacher). Ninfa. — La larva si costruisce una celletta in terra dove subisce le sue metamorfosi. Redtembacher id. id. ‘C. raphani Fas. — In Germania vive sui RapRanus, come osserva Fabri- cio (a. 485, d. 4388). Mathieu (a. 233) riferisce che nel Belgio trovasi questa specie sulle Crucifere, ed anche sopra altre piante. Gerstaecker, Muller e Kaltenbach (0. 447) affermano che tale specie trovasi in Germania sul Symphitum officinale. Larva. — Cussac trovò questa larva nei gambi del Symphitum offici- nale. Girard (d. 688) indica come essa viva nella midolla della detta pianta, nella quale ha pure luogo la ninfosi e l’ultima metamorfosi in Giugno. Uovo. — Lo stesso Girard dice come la £ depone le uova alla fine di Maggio nel gambo della pianta, a gruppi di tre o quattro. C. resedae Marsa. — Var. an. n. sp. Baudi. — Baudi trova questa forma in Piemonte sui fiori di Raplgnus. — 324 — C. Roberti Gy... — Vive sul Raphanus raphanistrum, sul quale Rupperts- berger (0. 837) ne studiò le metamorfosi. Larva. In Maggio si vedono già delle piccole galle sulle giovani piante di Raphanus, ed in dette galle, per quanto piccole, non si trova mai l’uovo, ma sempre delle larve proporzionate alla grossezza delle galle, le quali perciò si vedono crescere e svilupparsi a seconda dell’accrescimento dell’ani- male. Le galle stanno da 3 a 9 mm. sotto terra, attaccate alla radice, ge- neralmente in numero di una a due per radice, diametralmente opposte quando sono in due. Talvolta per eccezione se ne trovano fino ad 8 per radice; ed allora costituiscono un rigonfiamento che circonda la radice da tutti i lati; ed in questo caso sì trova un po’ più in alto al colletto della radice una galla unica più giovane. Le galle uniche o raddoppiate sono rotondeggianti; e complete misurano 2 4 mm. a 3 '/, mm. e sono del colore verdastro della radice. La larva vi si trova dentro, da mezzo Maggio alla fine di Settembre; e tostochè questa ha raggiunto il suo completo accrescimento, si apre un foro attraverso la parete della galla in una grossezza di mezzo mm. ad 1 mm. ed entra nel terreno (Ruppertsberger d.). Perris (p. 408) cita la Alliaria offi- cinalis, nel cui colletto o radice egli ha osservato questa larva. Ninra. — Penetrata la larva nel terreno, vi si costruisce una piccola cel- ‘ letta di particelle di terra, arrotondata e levigata all’ interno, nella quale si cambia in ninfa, e dove pure l’ insetto perfetto rimane fino a completo colo- ramento. Tutte le metamorfosi si compiono in 9 settimane, di cui 4 occorrono alla durata dello stato di ninfa. I primi insetti si sviluppano nella seconda metà di luglio. L’insetto perfetto sverna nel terreno. Lo stesso osservatore vide due parrassiti Ichneumonidi. Ruppertsberger (d.). C. rugulosus Hrsst. — chrysanthemi Germ. — Perris. (m. 72) ne osservò le evoluzioni biologiche a Mont-de-Marsan nelle Lande sull’ Anthemis no- bilis, e sulla Matricaria chamomilla; Brisout (p.) lo ha trovato spesso sulla stessa pianta. È propria del O7lrysanthemum leucanthemum e della Matricaria chamomilla, Kaltenbach (0. 337, 340). Larva. — Kaltenbach (id.) ne osservò i primi stadi nelle piante sud- dette, nelle quali avveniva che in pochi giorni gli steli intristivano ed appas- i sivano rimanendo colle cime pendenti. Egli vi scoprì la larva di questa spe- cie che mangiava il midollo dalla radice al fiore, dove consumava gli stessi ; GR + acheni. Secondo Perris (m. 72, p. 408), la larva vive nel canale midollare della IM. chamomilla e dell’A. nobilis. Ninra. — La trasformazione della larva. ha luogo nel terreno, ed in tre settimane di ninfosi avviene lo sviluppo dell'insetto, secondo gli autori suddetti. C. Sahlbergii SAHLB. — Mathieu (a. 234) narra che questa specie trovasi sull’Urtica, sui Lamium, e sul Galeobdolon luteum, nel Belgio. C. suturalis Fap. — Trovasi spesso nelle Borraginee, Mathieu (a. 250). C. syrites Geru. — Vive sul Sisymbrium officinale, nel Belgio, Mathieu (a. 231). In Maggio vive su molte Crucifere coltivate (Pirazzoli). C. scapularis GrLL. — obscure-cyaneus Gyll. — Nell’Italia centrale fu raccolto alla Verna sulla Lunaria annua (!). C. smaragdinus Bris. — Al lago Trasimeno nell’Italia centrale vive sul Sysimbrium tenuifolium. (Baudi). Nei dintorni di Firenze si trova in inverno sui muri esposti al sole (!). LARVA. — Perris (p. 408) crede che questa larva possa trovarsi nelle ‘+ stesse Crucifere sulle quali vive l'adulto. C. Sternbergii TrHows — In Svezia trovasi nei luoghi umidi sulla Mentha. Marseul (d. 387). C. sulcicollis Pavr. — È una delle specie più comuni, almeno nell'Italia centrale, e vive a spese dei Cavoli; trovasi peraltro anche sopra i fiori di altre Crucifere, come su quelli del Oheiranthus Cheiri, delle Radici coltivate, e della Barbaforte. Anche in Piemonte, secondo le osserva- zioni di Baudi, vive nello stesso modo, e si trova sui fiori di molte piante della stessa famiglia. È da credersi che alcune indicazioni possano es- sere confuse con quelle del C. cyanipennis Germ., che ha per sinonimo il C. sulcicollis Gyll. Larva e Ninra. — Vive sulle radici di Cavolo, e di Radici. Perris (p. 408). Secondo Girard (2. 687), questa larva vive in escrescenze galliformi al col- letto dei Cavoli, dalle quali galle le larve passano nel terreno, dove sì cos- truiscono una celletta rotonda per la ninfosi. Lo stesso autore afferma pure che questa larva vive nelle galle prodotte sulla radice della Sinapis arvensis. A LE C. trimaculatus Fas. — Sembra vivere su varie piante; giacchè nel Belgio eà altrove trovasi sulle Ortiche (Mathieu a. 233, Jacqueliu Duval d. 61); in Germania, sul Verbascum thapsus (Kaltembach d. 459); e nell’ Italia centrale, al Monte Amiata, sulle gemme fiorali del Carduus nutans, in Giugno. Baudi lo trovò sul lago Trasimeno, a Passignano, sugli Eckiw. Pirazzoli lo ha preso sul Carduus pycnocephalus in Giugno. Larva. — Il Dipsacus fullonum (chardon è foclon) è la sede di que- sta larva (Perris p. 408). Vedasi anche Frauenfeld (m. 161). C. verrucatus GrLL. — Raphaelensis Chev. — Vive sul Glaucium flavum a Saint Raphael (Var.) (Chevrolat d.). Lucas fa notare che questa spe- cie trovasi sul Glaucium flavum, anche nei giardini di Parigi, e che tal pianta, coltivata per l’estrazione dell’olio, riceve danni dai morsi che l’insetto arreca alle gemme. Larva. — Si crede che possa trovarsi nel’ Glaucium flavum, (Per- ris 7, 409). C. viduatus GyLL. — In Piemonte il tipo e la seguente varietà vivono sui Lepidium, (Baudi). Var. raphani Fas. — Vive come il tipo, (Baudi). C. virgatus GrLL. ? — An. n. sp. stachydis, Baudi ? — Vive sulla Sfa- chys Germanica, a Passignano sul Trasimeno, (Baudi). Cruronnaynenipius Jaco. Duv. — È un genere che non differi- sce dal precedente, altro che per condizioni morfologiche. Il modo di vivere di questi insetti è analogo a quello dei CeutorrAkynehus. C. floralis Payx. — È proprio delle Crucifere, poichè Heyer (1853, 273) lo ha osservato sul Lepidium draba. Nell’Italia settentrionale, Baudi lo osservò sulla Cardamine amara. Nell’ Italia centrale, ad Arcidosso, fu preso sul Nasturtium officinale in fiore, in Giugno (!). Si spinge fine nella Lapponia Svedese e nella Nordlandia Norvegica, dove in Luglio lo ha trovato Zetterstedt (225,47). LArva. — Le larve vivono nelle silique di Lepidium draba, e ne man- giano i semi (Heeger D. 273. #. 1, Kaltenbach d. 39). Secondo Perris (p. 408), in quelle di Capsella bursa pastoris, e di Erisimum praecor. — 327 — Ninra. — L’incrisalidamento avviene dentro un seme vuotato preceden- temente dalla larva, ed in 12 o 14 giorni si sviluppa l’insetto, il quale si porta nel terreno ai primi di Luglio e vi dimora fino a primavera, come af- fermano i suddetti autori. Uovo. — L’accoppiamento avviene a primavera, e la ® sceglie le silique di Lepidium draba, per deporvi le uova, scavandovi a tale scopo un foro col rostro, secondo gli osservatori già ricordati. ©. hystrix PerRIS. — Non se ne conosce che la stazione di ibernazione; poi- chè Bauduer (a.) lo trovò in inverno nei Muschi e nei Licheni della Querce. €. linola-alba Hsest. — quercicola Fab. — Fabricio (a. 451, d. 408), Oli- vier (a. V. 133) e Kaltenbach (0.) dicono che questa specie trovasi sulle Querci, ma non se ne conoscono i primi stadi di vita. ©. melanarius STEPH. — 9 glaucus Bohm. — Vive sul Sisymbrium ma- sturtium, in Francia (Goureau m. 171). Jacquelin Duval (0. 61) indica il Nasturtium officinale, per abitazione di questa specie. Larva. — Vive allo stato di larva nelle silique della detta pianta da mezzo Maggio a mezzo Giugno (Goureau n.). ©. nigrinus MARsH. — depressicollis Sch. — Nel Belgio vive sul Nastur- tium officinale, e sulla medesima pianta lo osservarono anche altri, come Hardy, Jacquelin Duval (db. 61). C. pumilio GyLL. -LARvA. — Questa specie vive allo stato di larva nelle silicule di 7'eesda- lia nudicaulis, (Perris p. 409). €. pyrrhorhynchus Marsa. — pulvinatus Gyll. — Vive sul Cirsium ar- vense, come narra Heeger (0. 1854, 275), confermato dal Kaltenbach (5.375). Brisout (p.) lo ha preso sulla Matricaria chamomilla.. LaArva e Ninra. — Heeger (id. t, 2.) trovò le larve nei semi della pianta suddetta, d’onde poi vanno in terra per le metamorfosi. Perris (p. 409) la in- dica (pulvinatus) come probabile abitatrice della Matricaria chamomilla. €. spinosus Gorze. — lorridus Panz. — Nell’ Italia centrale ad Arcidosso fu trovato in Giugno sulle gemme fiorali del Carduus nutans (!). Pi- = Bee ° 1 razzoli (a) lo ha osservato in copula, di Giugno, tanto sul Cirsium lanceolatum, quanto sul Carduus nutans, e (b.) sulla Carlina lanata. Jacquelin Duval (0. 61) dice che quest’ insetto vive sui Carduus. Larva. — Il Cardo è indicato da Perris (p. 408) come abitazione pro- babile di questa larva. C. terminatus Hsst. — apicalis Gyll. — In Belgio trovasi sulle Ombrel- lifere aquatiche e specialmente sul Sum latifolium (Mathieu a. 282); e sul S. angustifolium, secondo Jacquelin Duval (0. 61); e sul S. no- diflorum presso Parigi, secondo Girard (d. 689). C. troglodytes Fas. — Nei dintorni di Firenze si trova ibernante sotto le scorze dei Platani alle Cascine e tra i Muschi (Piccioli). Larva. — Perris (p. 409) crede possibile che questa larva viva. nelle Plantago. Marnmmaropus ScHiNn. — L'unica specie, il M. Besseri Gyll., trovasi nella Germania del Nord sulla Oralis acetosella e sul Rumex acetosa. M. Besseri GyLL. — Redtembacher (353) afferma che questa specie vive nella Germania del Nord sulla Oralis acetosella. Il sig. Carlo Augusto Dohrn lo trovava in quantità sul Rumex acetosa, nei fossi delle for- tificazioni di Stettino; ma dopo che furono riempiti quei fossi egli non trovò più l’insetto presso Stettino. Vedi anche Pfeil (d.), Dohrn (a.), Letzner (/.). Exyriposomus ScHiNn. — Gyllenhall trovò il R. 9glodbulus Hbst. sul Po- pulus tremula Li, come altri osservatori. Sono sconosciute le prime fasi della vita di questo insetto. Pirazzoli lo ha trovato in Giugno nei Muschi delle Alpi Leponzie. R. globulus Hssr. — Gyllenhal lo trovò sul Populus tremula, e sulla me- desima pianta lo hanno osservato Redtembacher (a. 351) in Austria, e Mathieu (a. 229) nel Belgio. Sembra proprio dell'Europa boreale e cen- trale. Pirazzoli lo ha osservato tra i Muschi nelle Alpi Leponzie in Giugno. Poopmaeus ScHònn. — Sono insetti che fanno passaggio ad un pic- | colo gruppo di abitatori di piante aquatiche. Infatti la vita evolutiva dei Poophagus ha per sede i gambi dei Nusturtium e dei Sisymbrium. | DO ea RT ‘di ape E NR PILA i pes LI vi ba i 7 » — 329 — P. nasturtii Germ. — Suffrian, Cornelius, Mink, confermati dal Kalten-j bach (2. 25, 27), indicano il Nasturtium officinale, come la pianta nu- trice di questo insetto. Curtis (a XIII. 670) in Inghilterra lo trovò pure sulla medesima pianta. Mathieu (a. 237) nel Belgio lo trovò sul N. of ficinale, sul N. amphibium e sulla Cardamine amara. Var. olivaceus GyLL. — È indicato da Mathieu (a.) come proprio delle piante suddette. Larva. — Viene affermato da Perris (7. 409) che le evoluzioni della specie indicata avvengono nei gambi di Crescione. Vedasi anche Goureau (p. 2° supp. 67). P. sisymbrii Fas. — Linneo (a. 1750, 143) e Fabricio (d. 409) dicono tro- varsi questo insetto sul Sisymbrium amphibium; Olivier (a. 154), sul S. aquaticum. Mathieu (4. 287) lo indica come proprio della stessa] pianta su cui vive il P. nasturtii Germ. Panzer (fasc. 17 tav. 6) e Gyl- lenhal, confermati dal Kaltenbach (0. 25, 27), lo trovarono sul N.,am-] phibium; e Mink, presso Crefeld, sul N. officinale. Larva. — Perris (p.) crede probabile che questa specie compia le sue fasi biologiche nel gambo di Roripa amphibia. Tareinorus ScHinn. — L’insetto adulto del 7. sellatus Fab. sì trova in varie specie di Lisymachia nei fossi inondati. È da ritenere che le larve e le ninfe abbiano per sede le dette piante. T. sellatus Fap. — Lisymachiae Ol. — L’insetto perfetto trovasi sulla Lysimachia vulgaris, presso Vienna nei fossi inondati (Redtembacher (352), Mathieu (a. 238) nel Belgio lo osservò sulla L. vulgaris, L. thyr- siflora, e L. punctata. Pirazzoli lo osservò di Maggio in copula sulla Lysimachia vulgaris. Anche Perris (p.) nomina questa pianta come sede dell’ insetto. Gruppo FITOBIDI. Eusryocnius Trons. — I Myriophillum sono le piante ospitanti questa piccola specie. La larva vive sulle foglie immerse, ed è ricoperta da una mu- cillaggine come le larve dei Cionus: ed in seguito, come questi, la larva del- Ann. XVII. 22 I RBQ AE RR VE. velatus Beck. si costruisce un follicolo trasparente sferoidale colla detta i mucillaggine, e là dentro subisce le sue metamorfosi. E. velatus Beck. — Myriophilli StePa. — Vive sui Myriophillum spica- | tum, e sul DI. verticillatum, nel Belgio (Mathieu a. 221). Nell’Italia — settentrionale il Bracciforti lo osservò sul M. spicatum. Gyllenhal lo dice proprio del I. spicatum, in Svezia. Larva e Ninra. — Mangia le foglie sommerse del IM. verticillatum, ed | è coperta da una mucillaggine, che poi forma un follicolo per la ninfa, come nei Cionus. Perris (p. 409, m. 88). LirmopactyxLus REDTEMBACHER. — Le specie europee di questo ge- _ nere vivono nelle acque chiare stagnanti sui gambi delle piante immerse. Se _ ne conosce una sola specie esotica, di Ceylon. L. leucogaster Marsa. — IMyriophilli Gylli. — Nel Belgio trovasi sul IMfy- _ riophillum spicatum e sul M. verticillatum, (Mathieu a. 221). Anche in Inghilterra vive sulla prima di queste piante (Curtis a. XII. 558). Larva. — Perris (p. 410) suppone che essa possa essere abitatrice delle stesse piante acquatiche sulle quali si trova l’ insetto adulto. Vedasi anche Dufour (d.). @myromius. — Allo stato di larva vivono allo scoperto sulle foglie delle piante, protetti da un umore vischioso che viene emesso da una glan- dula del segmento terminale dell'addome. S'incrisalidano in un bozzoletto (Mathieu a.). Le larve di questo genere sono vischiose, apode, con tre serie di tubercoli ventrali, e costruiscono bozzoletti nelle ripiegature delle foglie, come i Phytonomus. Pirazzoli afferma che alcune specie, senza aver le coscie rigon- fie, posseggono le facoltà di saltare. P. comari Hssr. — Rarissimo nelle piante dei luoghi paludosi in Lapponia (Zetterstedt, @. 327, 51); nel Belgio vive sulla pianta di cui la specie” dell'insetto porta il nome cioè sul Comarum palustre. (Mathieu a. 221), (Girard d. 682). P. notula Gru. — Vive sul Polygonum hydropiper, secondo Perris (f. 102) e sul IMyriophyMum spicatum secondo il Bracciforti. Larva. — È rassomigliantissima a quella dei Phytobius e si trova sull foglie del Polygonum Rhydropiper. Anche le larve di questa specie stann PT i * LI — 391 — sulle foglie delle piante, alle quali aderiscono per mezzo di un umore vischioso che le protegge dallo influenze atmosferiche a dai nemici. Di più questa larva, dall’ano, che è posto in cima alla declività dell'ultimo segmento, emette una quantità di escrementi in forma di granuli nerastri dai quali rimane cosperso e nascosto tutto il corpo. (Perris f. p. 410). Ninra. — La larva per trasformarsi si colloca in una piega delle foglie o in una grossa nervatura o tra due foglie sovrapposte, e, ravvicinando alla bocca l'estremità posteriore del corpo, prende colle mandibole l’umore vischioso, lo spalma sul piano di posizione e poi lo fa passare come un arco sul suo corpo. Moltiplicando e incrociando questi archi, sotto i quali la larva si col- loca supina, viene a costruirsi il bozzoletto, consistente, grosso quanto un grano di miglio. Uno o due giorni dopo, per trasparenza si vede là dentro la ninfa che in otto o dieci altri giorni esce allo stato perfetto. (Perris /). P. granatus GrLL. — Trovasi l’insetto perfetto nella sabbia umida sulle sponde del Danubio in Austria (Redtembacher 354). P. quadrinodosus GrLL. — Se l'osservazione del Mathieu (a. 221) non è eventuale o speciale per questo caso, l’insetto preferirebbe i luogi aridi e sabbiosi. P. quadrituberculatus FAp. — quadricornis Pavk. (Litodactylus). — È raro in Lapponia in Maggio Giugno e Settembre e sverna sotto i mu- schi (Zetterstedt). È da ritenersi solamente per accidentale la stazione indicata da Rosenhauer dell’Artemisia vulgaris. Fu raccolto sul Poly- gonum hydropiper, nei fossi inondati di S. Giuliano presso Pisa in Agosto (1). Emanoncus ScHONHERR. — Lacordaire (a.) afferma che le specie di questo genere sono mediocremente numerose e che per. la maggior parte . abitano l'Europa. Si trovano sopra diverse piante. R. brucoides Hssr. — Vive sul Chaerophyllum hirsutum, Jacquelin Duval (b. 62), e su altre ombrellifere (Mathieu a. 237). Nell’Italia Centrale fu trovato ad Arcidosso in Giugno sulla Veronica beccabunga in fiore (!) R. castor Fas. — Olivier (V. 132) narra che questo insetto si trova sulla Querce, a Parigi. Zetterstedt (a. 326, 50) lo osservò anco nella Lappo- nia Svedese ed Umense in giugno e nella Lapponia boreale in maggio. — 332 — R. inconspectus Hsst. — Sta sui Polygonum, e specialmente sul P. am- phibium, Jacquelin Duval (0. 62), Mathieu (a. 236). Kaltenbach lo os- servò sui P. amphibium, P. nodosum, e P. hyArolapathum. LARrva. — Stabilisce la sua dimora nel canale midollare di dette piante in prossimità degli internodi. (Kaltenbach bd. 511). R. pericarpius Linn. — Persicariae Meg. — Iumicium Kirby. — Linneo, Fabricio, Olivier, Latreille e Rossi lo indicano come abitatore della Scro- phularia. Zetterstedt (326, 49) lo rammenta tra gli insetti della Lap- ponia Svedese. In Inghilterra Curtis (a. XIII. 670) lo osservò in mag- gio sui Rumex e sui Carduus, e nel pericarpio della Scrophularia ; Gyllenhall sulle foglie di fumex; Panzer citato da Kaltenbach (0) sulla Scrophularia nodosa, e Mathieu nel Belgio sui Rumer, che ne sono spesso danneggiati. Baudi lo trovò nell’ Italia centrale a Vallom- brosa nella Campanula minor. Pirazzoli in Luglio sul Rumex acetosa. R. perpandicularis Reica. — subfasciatus Gyll. — Vive sui Salix al dire di Rosenhauer, e sul ChaeropRyllum hirsutum secondo Jacquelin Duval (6. 92). Mathieu (a. 237) nel Belgio lo osservò parimente sul Chaera- phylum. Secondo alcuni autori l’insetto avrebbe la facoltà di saltare. Nei dintorni di Firenze più volte fu osservto in primavera sulle erbe dei fossi e specialmente sull’Apium nodiflorum e sul Lythrum salicaria (!) R. topiarus GerMm. — Brisout de Barneville (f.) ne trovò una ventina di individui a S'. Germain-en-Leye intorno alle radici di Salvia praten- sis, profondi da 6 a 8 centimetri in tempo di grande siccità. Nei din- torni di Firenze in Maggio ne fu trovato un individuo che forse even- tualmente stava sui fiori di Chaerophyllum temulum (1). LArva. — Perris (p. 410) crede che questa larva possa abitare il colletto o la radice di Salvia pratensis. Amarus ScHinHERR. — Le poche specie di questo genere sono abita- | trici dei prati umidi, e probabilmente hanno abitudini analoghe ai generi precedenti. A. scortillum Hssr. — Zetterstedt (182. 50) lo riscontrò sulle Graminacee nella Lapponia. Lacordaire (a.) afferma che questa specie abita la mag- gior parte dell'Europa e che si trova nei prati umidi. n di ] | — 353 — Tribù BARIDIDI Sotto tribù BARIDIDI VERI Gruppo EURRINIDI Tyrpnrororus Hiwpr. — Torneuma WoLL. — Crypharis Farrm. — T. deplanatus Hampre. — L'unica specie conosciuta di questo genere è propria delle grandi Isole italiane, trovandosi in Sicilia ed in Sardegna. Nel catalogo di Gemminger e Harold questo genere è collocato in fondo al gruppo degli Erirrhinidi. Il Sig. Lostia di S. Sofia annovera questo insetto in un elenco di coleotteri da lui trovati nel terriccio degli olivi in Sardegna dal marzo al giugno. È probabile che questa sia la vera stazione della specie. Gruppo BARIDIDI VERI Nota. -- Il Lacordaire ha usato la denominazione di Barididi veri tanto per la prima Sotto Tribù quanto per uno dei gruppi che la compongono, e cìò forse per necessità. Giacchè se anche egli avesse chiamato la Sotto tribù semplicemente Barididi ne sarebbe parimente derivato il doppio impiego di questa denominazione tanto per la Tribù quanto per la Sotto tribù. Banis. — Compongono questo genere numerosissimi insetti dalle forme e dai colori variatissimi. Non pochi sono dotati di splendore metallico che varia dal più terso color di rame al verde ed al turchino. Le specie europee sono piccolissime in confronto di quelle esotiche, specialmente di quelle dell'America tropicale (Lacordaire a.). Allo stato di larva vivono per lo più nei gambi di piante erbacee, dove compiono le loro metamorfosi. Talvolta producono nei tessuti vegetali notevolissime escrescenze galliformi. È da os- servare come le piante che essi prescelgono siano per lo più di consistenza quasi legnosa. Tra le specie abitatrici di paesi fuori d'Europa è ricordato il B. tabaci Sallé che vive sulle piante di Tabacco a Santiago ed a S. Cristo- val (Sallé a.). Harris (a.) ricorda i danni che la 2. trinotata Say produce pure al tabacco in Pensilvania; giacchè questa specie subisce le sue metamor- . fosi nel gambo della pianta, e Candèze (a.) dice che anche altre Solanacee, come le Dalura, ne sono danneggiate. TAI RETAIL, Re no EPTO IA PIU IC E ROERO ATTS PT SE I EI VUE A uni, e 2 A hs Li AE B. artemisiae Hsst. — absinthii Meg. — Jacquelin Duval (0. 55) lo indi- ca come vivente sull’ Artemisia vulgaris, (armoise); Redtembacher (358) sull’Arfemisia campestris in Austria; Mathieu sull’ A. vulgaris, nel Belgio; Curtis (a. XVI. 766) sulla medesima pianta in Inghilterra, e Panzer e Kaltenbach (0. 351) sull’A. absintRium, in Germania. Baudi in Piemonte lo osservò sull'Arfemisia vulgaris. LARvA. — Vive nel gambo o nella radice di Artemisia vulgaris, Bri- sout (0. 47), Perris (p. 410). B. analis OL. — Vive sull’Inula dysenterica, Pirazzoli (a. d.) Larva. — Perris (p. 410) la osservò sull’Inula dysenterica. B. chloris FAB. — coerulescens var. Bris. — Trovasi sul Cavolo e sul Colza, come affermano vari autori, in molte parti d'Europa. Hornung, Luben e Kaltenbach (0. 30, 42) lo osservarono sul Brassica napus; Redtemba- cher (358) in Austria sul Colza (reps). Nei dintorni di Firenze sverna nei Muschi (Pirazzoli). LARVA. — Secondo Plieninger (a.) le larve vivono in escrescenze galli- formi alla superficie delle radici di Colza, come confermano vari autori. Redtembacher (358) osservò queste larve nel gambo del Colza. Brisout (a. 35) afferma che esse passano l'inverno nelle loro galle. La nascita avviene 14 o 15 giorni dopo che l'uovo fu deposto; e, dopo aver cambiato la pelle, rag- giungono il loro maggior sviluppo in 4 o 5 settimane, secondo lo stesso autore. Vedasi anche Dubois (59), Boisduval (a), Nòrdlinger (d.), Girard (b. 686). Nixra. — La ninfosi ha luogo nel terreno secondo Plieninger e Nòrdlin- ger, sotto Ia scorza o nella radice; il che sarebbe conforme alle osservazioni di Goureau relative al B. chlorizans Germ. Brisout invece afferma che le ninfe stanno nell'interno delle galle e che rimangono in questo stato 12 o 18 giorni. Uovo. — Nérdlinger e Boisduval affermano che la 9 depone le uova nei gambi delle dette piante. Brisout descrive come la $ deponga le uova sepa- ratamente, ad intervalli, dopo aver praticato col rostro un foro nel gambo 0 nella radice. i i. PRESTA di n # = “N La dt 4 4 : $ — 399 — B. chlorizans Gerw. — Goureau (n. 172) lo trovò sulla Brassica-napo- I brassica (navette), che. ne riceve danni, come pure i Cavoli, sui quali lo osservarono anche Perris e Marseuil (e.). Bach, come narra Kaltenbach (6.80), lo dice vivente nel Colza ed Angerer nel Cavolo rapa. Larva. — Goureau (n. 172) narra che le larve, appena uscite dall’uovo in Settembre, scavano gallerie nei gambi delle piante suddette fino al succe- sivo Agosto. Talvolta le dette larve passano anche nella radice della Brassica napo-brassica, forse perchè negli steli non trovarono sufficienti fibre legnose da formarsi il bozzoletto entro cui trasformarsi. Perris (p. 410) indica i Ca- voli ed altre Crucifere per sede di questa larva. Vedi anche Chavannes, Boisduval (6. 144), Plieninger, Chapuis et Candèze (560), Girard (0. 685). Mar- seul (e.) osservò che queste larve e ninfe occupano il gambo delle piante di Cavolo. Ninra. — La ninfosi ha luogo dove visse la larva; e 1’ insetto perfetto esce per un foro che esso pratica nella scorza ai primi di Settembre. Gou- reau (7.), Buisduvat (d.) ecc. Uovo. — Gli insetti che hanno svernato si accoppiano in primavera, e la 2 depone le uova nei gambi dei Cavoli, specialmente delle varietà Cavalier di Milano, di Brusselles ecc.. Goureau, Boisduval. B. coerulescens Scop, — chlorodia Bohm. — È una delle specie dannose ai Cavoli e ad altre crucifere, e talvolta anche alla Aeseda lutea, (Brisout de Barneville d. 309). Anche nell'Italia Centrale, a Casti- glioni d'Orcia, è comune in Agosto sul Cavolo a palla, (Verdiani-Bandi). Hammerschmidt (a. d. 235) descrisse le metamorfosi di questa specie sotto la denominazione di Peroma Resedae, come riferisce anco Frauen- feld (X. 968), il quale peraltro dall'aver veduto svilupparsi dalla detta pianta la B. punctata Gyll. (picicornis Marsh), e dal vedere tanta poca diversità tra queste due specie, crede possa essere erronea l'osservazione di Hammeschmidt che egli riferisce invece alla specie da lui stesso osser- vata B. picicornis Marsh. Non potendosi manifestamente dimostrare che Hammerschmidt fosse in errore, si crede di riferire alla B. coerule- scens le osservazioni di Hammerschmidt ed alla 2. picicornis quelle realmente effettuate da Frauenfeld. In inverno presso Firenze si trova sotto le scorze degli alberi (?) è LAS a PIA Le Se Vi LYRA] — 336 — Larva e Ninra. — Vive e si trasforma nella radice e nel gambo di Re- seda lutea senza produrvi esrescenze (Hammerschmidt a. 1832, t. 3. f. 1-11), Kaltenbach (d. 42), Taschenberg (a. 1865, 51. t. 2. f. 14-15), Moncreaff (a. 81), Chapuis et Candèze (a. 561). B. dalmatina Bris. — Baudi lo trovò a Passignano, sul Lago Trasimeno, nella Stachys Germanica. B. glabra Hssr. — laticollis Marsh. — picina Germ. — Perris (m. 89, p.410) lo trovò sul Cavolo, nelle Lande; Redtembacher (358) la osservò ancora sul Cavolo, in Austria, e Redtembacher la dice propria del Colza, e del Cheiranthus Cheiri. Nel Belgio vive sui Cavoli, sul Colza, e sulle Sinapis, Mathieu (a. 226). Marseul (e.) osservò in Francia i danni che il detto insetto arreca ai cavoli. Nell Italia centrale è comunissimo nei gambi di Cavolo, nei quali sverna allo stato di ninfa e di insetto perfetto (!). Perris (m.) ne indica per parassito l’Alysia fuliginosa e Rondani il Dittero Laurania vitripennis Mgn. (Brullé) e l’Imenottero Bracon Neesii Rondn. Larva e NinrA. — Redtembacher (358) in Austria la trovò nei gambi del Cavolo, e Kaltenbach (5. 23) in quelli del Colza e del Oheiranthus Cheiri. Nell’Italia centrale compie tutte le fasi della sua vita evolutiva nei gambi di Cavolo (!) Dufour (a. 453) descrive il modo di trasformazione di questa larva. Pirazzoli (2.) conferma che la larva di questa specie vive nei bitorzoli delle radici della Brassica oleracea. Brisout (b. 34) trovò nelle stesse con- dizioni alcune di queste larve che si trasformarono in insetti perfetti in ot- tobre ed i maggiori dettagli che quest'autore da sulla biologia di questo in- setto sono identici a quelli del B. chloris. Marseul (e.) osservò che le larve e le ninfe di questa specie vivono nelle parti sotterranee delle piante del Cavolo. Vedasi anche Taschenberg (a. 55). B. lepidii GerM. — È specie nociva ai cavoli; e, secondo Redtembacher, par- ticolarmente alla varietà detta Cavolfiore. Brisout de Barneville (d. 35 305) lo osservò anche sul Nasturtium sylvestris, e sul N. amphibium. LaRrva. — Brisout (0. 35) riferisce l'osservazione di Heeger (2. 1854, t. 1 f. 1-13) che afferma aver trovato queste larve nella radice e nel colletto di diverse piante, specialmente dei cavoli, sui quali producono delle escrescenze galliformi della grossezza di un pisello, spesso saldate insieme in un certo numero. redini Lt mata sesti niente PO EPA 71 PET e e — 337 — B. morio Bonm. — Vive sulla Reseda luteola (Pirazzoli d.), nelle cui radici è stato pure osservato da Bauduer (d.) in Francia. Var. Resedae BacH. — Kaltenbach (2. 41) osservò e descrisse le metamor- fosi di questo insetto, che vive sulla Reseda luteola. LARVA. — Allo stato di larva abita la radice della X. luteola, probabil- mente tra la scorza e la parte legnosa. Spesso si trova in quantità nella stessa radice, e produce una precoce maturazione o la morte della pianta (Kaltenbach). Perris (p. 410) la pone tra le abitatrici delle Crucifere. Bach (e. 248) la osservò nelle parti succulenti delle radici di Reseda luteola. Nina. — Kaltenbach (id. id.). Si trasforma nella dimora della larva, senza bozzolo, in Agosto od ai primi di Settembre (Bach e.), Baltenbach (8.). B. nivalis Bris. — È stata presa in abbondanza sulla regione alpina dei Pirenei, nel Trifoglio delle Alpi. Brisout (0. 306) Perris (p. 410). B. nitens Fas. — Baudi lo osservò in Sardegna sui fiori di un Midiscus. Pirazzoli (a. 5.) in luglio lo trovò in copula sull’ Altea officinalis, presso Pisa. Perris (p. 410) riferisce che esso è frequente sulle piante aquatiche, secondo Miller, e sulle Malve, in Corsica, secondo Raymond. B. opiparis Iac. Duv. — Brisout de Barneville (3. 290) indica la Sinapis incana, come stazione di questo insetto e dice pure che è stato trovato in Spagna tra i detriti vegetali. Larva. — Vive con varie altre dello stesso genere nei Cavoli, nel Colza ed in altre Crucifere (Perris p. 410). B. picicornis MArsH. — abrotani Germ. — punctata Gylli. — In Inghil- terra trovasi l’insetto perfetto nei fiori di Reseda lutea, in Giugno (Curtis a. XVI. 766). In Francia vive sulla R. lutea, sulla R. luteola e talvolta sulle Crucifere, (Brisout di Barneville d. 309). Frauenfeld (X. 669) ne ottenne lo sviluppo da piante di R. Zutea, raccolte presso Vienna ed altrove, e ne osservò le metamorfosi. Pirazzoli (a. bd.) lo ha osservato sulla Z'eseda, in Luglio a Domodossola, LaRva. — Frauenfeld (%. 968) descrisse la larva e la ninfa di questa spe- cie da lui trovate nella radice e nel gambo di Reseda lutea. Dice come le dette larve abitano anco i gambi più sottili senza produrvi nessun indizio — 398 —. di storpiamento. Si trovano per lo più vicino alla radice e percorrono galle- rie cilindriche discendendo dall'alto al basso; le quali gallerie vengono com. . pletamente riempite di rosicatura. NinrA. — Al termine delle gallerie delle larve esistono per lo più le camerette delle ninfe, raramente in più di una per galleria. L’insetto per- fetto non rimane a lungo nella sua celletta, ed esce in libertà prima della fine d’Agosto. (Frauenfeld id. id.). B. quadraticollis Bonm. — Brisout (0. 60) dice che è stato preso sulla Syma- pis nigra, e sembra pure che sia stato osservato sopra altre Crucifere in Spagna. LARVA. — Allo stato di larva questa specie vive nei gambi di varie Cru- cifere (Perris p. 410). B. scolopacea GerM. — Girard in Francia lo osservò sulla Portulaca ma- ritima, e sul Chenopodium maritimum ; Perris citato pure da Brisout de Barneville (b. 293) sulla Salicornia Rerdacea, e sulla Suaeda ma- ritima, e altri sulla Portulaca maritima. Nelle Isole Venete fu 0s- servato in Agosto non comune sull’ Atriplex patula, e su di un Che- nopodium, a Chioggia (1). B. spoliata Boxm. — Vive sul Camphorosoma Monspeliaca, Brisout de Barneville (0. 291), Perris (p. 410). B. T-album Linn: — Curtis lo trovò sull'Erica tetralix in Inghilterra e su altre piante. Brisout de Barneville (b. 479) lo indica sul Cladium ger- manicum, in Hannover; e sui giunchi presso Parigi ed in Algeriasulla Ly- — simachia vulgaris. Perris (p. 410) dice che questo insetto è abitatore dei Giunchi ed delle Ciperacee Questa specie giunge fino alla Botnia occidentale ed in Lapponia dove la trovò Zetterstedt (a. 179. 35). B. Villae ComoLLi. — In Piemonte, in primavera ed in estate, vive nelle gemme terminali della Bryonia dioîca, Baudi. (Pirazzoli a. d.) in Aprile lo vide sulla 5. alba. B. viridisericea Gorze. — cuprirostris Fab. — Probabilmente è una sta- zione eventuale quella citata da Linneo (a. 1743. 104) per questa spe- cie, della quale egli dice « habitat in betula. » Molti autori tra i quali Dufour, Goureau, Perris, Marseul (e.), Pirazzoli, Back, ecc. lo annove- — 3399 — rano tra gli insetti nocivi al Cavolo, ed anco delle sue varietà, come di quella detta Cavolo rapa, secondo Miierkel. Anche nell’ Italia centrale, a Castiglion d'Orcia, è piuttosto comune in Agosto sopra alcune varietà di Cavolo, (Verdiani-Bandi). Pirazzoli (a.) lo ha trovato pure nei bitor- zoli dei Cavoli, in Ascoli Piceno. Nei dintorni di Firenze sverna al piede degli alberi (!) Brisout de Barneville (d. 303) lo dice particolare anco della Diplotaris tenuifolia. Larva. — Le larve osservate da Lèon Dufour (a.) vivono nei vecchi Ca- voli, ‘al colletto, producendovi gallerie ovali, dove si trasformano in ninfe. Gou- reau trovando le larve in Settembre ed in Ottobre credè potere argomentare . che lo sviluppo debba aver luogo a primavera. Perris (p. 410) indica questa larva tra quelle che abitano varie specie di Crucifere. . FaLANGE II. Tribù CALANDRIDI. Gruppo SFENOFORIDI. Spunrsormorus Scuingerr — L'America meridionale e le Indie Orientali (Lacordaire a.) sono la sede principale delle numerose e cospicue specie, delle quali in Europa si hanno pochi rappresentanti, che abitano — perlo più sotto le pietre od in luoghi paludosi. Non sì conoscono i primi pe- riodi della loro esistenza nè Je piante che ne ospitano le larve. Fuori d’ Europa, sembra che il loro modo di vivere sia differente, giacchè Moufflet (a) descrisse come gli 6. liratus Gyll., e S. Remipterus Linn. vivano a spese delle piante abbattute di Musa nell'America tropicale. Vedi anche Cocquerel (a.). . S. abbreviatus Fas. — paludicola Waltl. — In Austria secondo Redtem- bacher (360) trovasi sui muri e sotto le pietre. La indicazione di Panzer secondo il quale l’ insetto vivrebbe sulla Querce, non sembra designare una dimora abituale, ma accidentale. S. mutilatus Laica. — Trovasi non molto comunemente nei dintorni di Firenze sotto le pietre in luoghi umidi (!). S. piceus PaLras — Redtembacher (360) dice trovarsi questa specie sulle sponde dei laghi, in giugno, in Austria; fu osservata anche sulle sponde — 340 — della palude di Asciano presso Pisa, in agosto, tra le piante di Juncus (!). S. parumpunctatus GyLL. — Baudi osservò questa specie tra i giunchi delle sponde del lago Trasimeno. i S. Ragusae SrierLIin — Questa bella e grande specie fu osservata dal sig. Failla e dal sig. Ragusa sulle erbe che crescono alle sponde del lago di Lentini in Sicilia (Ragusa d.). ‘ S. uniseriatus STIERLIN — Il sig. Ragusa (0.) prese abbondantemente questa specie in località paludose presso Castelvetrano, in Sicilia, nel giugno, sulle erbe. Gruppo CALANDRIDI VERI. Caranpra CLarrviLLe. — La intiera tribù prende il nome da questo genere che per conseguenza ne racchiude le forme tipiche. Dai soli Sphe- nophorus e dalle due sole specie di Calandra d’ Europa non ci possiamo formare una idea della grande importanza che hanno questi insetti sul globo. Fra di essi sono compresi i Rincofori più colossali ed alcune delle loro larve sono state esattamente conosciute e descritte. Crediamo utile di riferire quanto il Lacordaire afferma sotto questo rap- porto: « Quanto alle abitudini, eccetto il genere Calandra, le cui piccole specie « vivono probabilmente tutte a spese di semi, questi insetti sembrano nutrirsi « dei tessuti vegetali malati o che hanno subito un principio di alterazione. « Nei paesi caldi, dove essi abbondano, si trovano ordinariamente frugando i « tronchi più o meno decomposti delle Palme, delle Cicadee e dei. Banani. « Ma qualche volta assalgono anche i vegetali sani e divengono allora dan- « nosissimi. » Lo stesso autore cita il RXyncophorus palmarum dell'America meridio- nale, che danneggia (Blanchard a.) le Palme, e che talvolta invade e distrugge le giovani piantagioni di Canna da Zucchero (Westwood a.) insieme alla Ca- landra sacchari. La prima di queste due specie peraltro ha anche più va- riate abitudini. Lehrminier (a.) dice come il R. palmarum danneggi l’Areca oleracea solamente quando a questa pianta è stata tolta la cima, che serve al nutrimento umano. ——_e_r— _ — 341 — Marco Royas (a.) fa conoscere come a Cerro d'Avila, dove il clima è assai freddo d’ inverno, questo insetto vive in una Palma, ed a Pao de Zerate, durante gli ardori dell’estate, il latte che cola dal Carica papaya sia il nu- trimento dello stesso insetto, ed a Guaya invece, paese caldissimo, il Cocos nucifera è la sua pianta ospitante. Madame Merian (a.) inoltre studiò e de- scrissè le evoluzioni biologiche di questo insetto, che si compiono dentro le Palme. È pure da notarsi come la larva ed anche l’insetto adulto, siano ghiotta vivanda per gli abitanti della Guyana (Schomburgk a. Westwood a.). Chapuis e Candèze descrissero come il It. Zimmermanni agli Stati Uniti sia nocivo al Chamaerops palmetto. Il Phacecorynes Sommeri vive al Capo di Buona Speranza in una Cycadea, V'Encephalaretus Altensteini (Bur- meister 4.). Il Dott. Azoux (a.) mostrava alla Società Entomologica di Francia il R. elegans allo stato di larva, ed adulto, che egli aveva raccolto negli alberi di Cocos. La ninfosi generalmente ha luogo dove visse la larva ed entro una cella formata da filamenti vegetali intrecciati. Il Burmeister (a.), che studiò assai accuratamente la biologia e la struttura interna di questi insetti, osserva come essi si nutriscano specialmente di sostanze amilacee, e che a questo scopo le larve vivono appunto in quelle parti delle piante dove tali sostanze sono contenute. Anche le specie europee, la C. granaria e la C. oryzae, vivono nei semi "del grano e del riso, dove si trovano le fecole; queste due specie peraltro vi. vono e si sviluppano dentro a quasi tutti i semi contenenti fecole, che tro- vansi comunemente nei granai. Un’altra specie congenere, la C. erarata Bohm. fu dallo scrivente osservata in grandissimo numero all’Esposizione universale di Parigi nel 1878, dove erasi sviluppata da semi di Zea mais provenienti da Caracas. Perris (p.) dice di aver ricevuto da Revelière dei semi di Tamarindo dell’ India popolati di C. linearis Hbst., ciascuno dei quali semi conteneva diversi insetti. Vedasi quanto è detto sull’ interessante genere Calandra da Lacordalre (a) e da Girard (0. 701), i quali danno copiosissimi dettagli biologici, e si estendono anche sui modi di distruzione, specialmente della C. granaria. C. granaria Linn. — Linneo e Fabricio accennano come questa specie viva nel grano, e nei granai, dai quali viene allontanata, secondo i detti autori, con Isatis, Hyosciamus, Sambucus, e Thlaspi. Rossi (a.) indica pure come questo insetto si trovi continuamente nel grano, e come lo sì allontani coll’acqua di calce. Leuwenhoek ed Olivier (a. V. pag. 95) ne SELE MOSTO RAT IATA E CINI CU PISSTE VERTE SOR ALI RATIO IONICA È - 4 fs 4 e 4 LI — 342 — osservarono i particolari biologici, che vengono ricordati anche dal Curtis (b. 323). Il primo osservò che la $ dopo la copula fa un piccolo foro col rostro nel seme di grano, e vi depone un uovo; la larva mangia la fecola e vi si trasforma in ninfa, rimanendo in questo stato per 8 0 10 giorni, Anche l’insetto perfetto, che talvolta resta nell’interno, mangia del grano. Se la temperatura è inferiore ai 50° o 52° Fahr., i sessi non si accoppiano, e questo non avviene che a 54° almeno, condizione che si ve- rifica in Aprile, per esempio, nella Francia Meridionale, dovela riproduzione di questo insetto ha luogo fino alla fine di Agosto. Nei paesi più set- tentrionali questo periodo è compreso in termini più ristretti, e perciò i danni che esso produce sono meno sensibili. La ® depone uova ogni mese; cosicchè calcolando gli individui che possono nascere da una coppia di questi insetti dal 15 Aprile al 15 Settembre, si avrebbe il nu- mero di 6045 insetti. Il Burmeister (a.) fa ascendere questa cifra fino a 20612 individui, Gli adulti stanno a qualche pollice di profondità den- tro i mucchi del grano. I semi che sono danneggiati si riconoscono, an- corchè intatti alla superficie, giacchè ponendoli nell'acqua rimangono galleggianti. Ai primi freddi gl’insetti non si trovano più nei campi, perchè si nascondono; ma invece si vedono sempre nei granai. L’espe- rienza provò che 75° Fahr, distruggono l’insetto; ma quando questo è riposto dentro i monti del grano occorrerebbero 169° o 170° per ucci- derlo: ma con questo calore si danneggerebbe anche il grano. A Madera Wilkinson istituì certe camere riscaldate con tubi d’acqua calda, dove la temperatura era portata a 135°. Lo stesso osservatore aveva notato che in quell’isola le uova erano depositate nel Grano turco, mentre questa pianta era in fiore, che tali uova nascevano a 110° F'ahr., e che una temperatura di 130° a 140° le uccideva. Olivier, citato pure dal Curtis (b.), raccomanda la ventilazione delle masse di grano con aria fredda, prima dell’accoppia- mento di primavera, a fine di arrestare le prime generazioni. Si consiglia di spargere nei granai dei fiocchi di lana greggia, nei quali facilmente rimangono impigliati gl’ insetti. Lo stesso Curtis (d.) esperimentò la pre- ferenza che questo insetto dà a diverse specie di semi, ponendo in una scatola, insieme agli insetti, dell’orzo, granturco, piselli, fave e grano. L’orzo fu completamente distrutto, come pure un poco di granturco, e rimasero posposti il grano, i piselli e le fave. Lo stesso autore osserva che la C. granaria è aptera, almeno in Inghilterra, mentre la C. oryzae possiede le ali. Narra il Frisch (6.) che avendo egli tenuto un = sE — 343 — pane di segale avvolto in una tela per 22 anni, lo preservò dagl’ in- setti. Ma che quando lo ebbe lasciato scoperto casualmente, lo ritrovò talmente danneggiato che gli si spezzò in mano, e lo trovò pieno di piccole larve, ognuna delle quali stava ripiegata su se stessa in una particolare cavità dalla stessa larva internamente lisciata ed inumidita, che non comunicava mai colla cavità della prossima larva. Là si trasfor- mavano e ne escivano poi gli insetti perfetti. Quando simile pane era si- taato in luoghi caldi, le metamorfosi avevano luogo anche in inverno. Kal- ‘tenbach (b.) narra che egli trovò questo insetto non solo nelle provviste di grano, ma anche nelle ghiande seccate. Il Dugenet (a.) suggerisce, a fine di riparare ai danni di questo insetto, di mettere nei granai della pasta fer- mentata, e chein breve tempo viene letteralmente ricoperta dalle £ di que- sta specie, che vanno a deporvi le uova. Sembra che in ogni parte del mondo dove si coltiva il grano, si trovi questa specie. Harris parla dei danni che i insetto produce al grano in America. Moltissimi scrittori di Ento- mologia, dei quali indicheremo in appresso i più meritevoli di essere consultati, hanno studiato il modo di vivere di questo insetto, che tanto interessa la economia dell'agricoltura. I danni peraltro sono stati poco o punto rimediati, perchè quando si conosce la presenza di questo nemico nei granai, le sue larve hanno già distrutto la fecola dei semi. L’equi- librio naturale che regola la moltiplicazione degli insetti, non ha man- cato peraltro di porre un riparo alla tremenda moltiplicazione di esso. Che avverrebbe dei nostri cereali se alle invadenti generazioni di questo insetto non avvenisse mai una sosta? Qual numero di insetti ci darebbe in breve tempo la progressione crescente delle sue generazioni? Il fatto è che i danni di questo tremendo nemico non si prolungano per molto tempo. Un altro insetto benefico, il Pteromalus tritici Gour. segue le generazioni della Calandra granaria, e si moltiplica a spesa degli indi- vidui di questa. In Toscana sì attribuiscono grandi mali al Pteromalus tritici; perchè la comparsa di questo, che comunemente chiamasi la « Gatta porcina » è in rapporto coi grandi danni che la Calandra grana- ria ha prodotto nei granai. Infatti la 9 del Plteromalus, nello stesso modo di miriadi di altri insetti consimili, depone le sue uova nel corpo delle larve di Calandra, che restano perciò divorate dalle microscopiche larve del Pte- romalus, il quale per conseguenza sviluppandosi nel luogo dove trovavasi il vero danneggiatore, viene a torto creduto la causa del male. Le im- mense stragi che il benefico Pleromalus fa della Calandra, si possono — 344 — solamente concepire nel vedere talvolta le pareti dei granai annerite pel numero degli individui che si sono sviluppati; e che, se non hanno impedito totalmente il danno che già avevano incominciato le larve della Calandra, hanno certamente posto argine alle crescenti genera- zioni di quella coll’eccidio di un numero grandissimo delle sue larve. Anche il Sylvanus sexdentatus Fab., secondo alcuni osservatori, tra i quali il Rondani (a.), è parassito della Calandra granaria, ma la sua efficacia non è certo paragonabile a quella del Pteromalus tritici. C. oryzae Linn. — Fino da Linneo (d. 395) questo insetto fu osservato nel riso. 1l Curtis (0. 321) che riassunse importanti notizie sulla biologia della precedente specie, parlando di questa, la dice importata probabil- mente dalle Indie Orientali nel riso, sebbene ini Europa essa danneggi anche il grano. È alata, ed il suo sviluppo richiede una tempera- tura più elevata di quella che occorre alla C. granaria. Anche il modo di vivere è simile a quello della specie suddetta, ed in Europa gli stessi parassiti ne decimano le generazioni. In inverno si rifugia allo stato perfetto in luoghi riparati dal freddo e non è raro il trovarne degli individui sui muri esposti al sole. Presso Firenze ne furono pure osservati alcuni individui ibernanti sotto le foglie radicali di Verda- scum sinuatum. Kaltenbach (6. 753) narra che Scriba ne trovò diversi individui sotto la scorza di Olmo. Lo stesso autore accenna pure ai danni che questo insetto produce ai magazzini di riso e di orzo. Roger (a. 307) parla dettagliatamente dei danni prodotti da questo insetto, del quale anche altri dettero importanti notizie. Vedasi pure Kollar (c. 3) e Fitch (a.). Tribù COSSONIDI Gruppo DRIOFTORIDI Dryopurmorus — Gli insetti che compongono. questa tribù furono esclusi dai Curculionidi per il passato, e considerati come di abitudini analo- ghe agli Scolitidi, secondo quanto conferma il Lacordaire (a.). Ma Wollaston ne scoprì un certo numero di specie epigee, arenicole, e ne osservò pure di quelle che stanno profondamente nascoste dentro la rena in riva al mare. I pochi Dryophthorus conosciuti, e che sono assai sparsi sulla terra, sono tutti, a quello che sembra, abitatori dei tronchi di alberi morti. 4 y Laz : x MOI D. lymexylon Fap. — Presenta la singolarità dei tarsi pentameri. Fabricio (a. 504, d. 420) lo osservò nel legno di Querce in Germania. In Austria Redtembacher (a. 361) lo indicò come vivente sotto le scorze degli alberi caduti, e Perris (p. 411) dice che questo insetto vive non solo nel legno di Querce, come indica il suo nome generico, ma anche in quello di Almus. Nel Monte Amiata, in Giugno, al Pigelleto (così chiamato perchè colà diconsi Pigelli gli abeti), era comune entro piccole gallerie normali alle fibre del legno di abeti caduti (!). Larva. — La sua larva abita sotto la scorza di Querce morta e di ca- stagni imporrati. Trovasi anche sotto la scorza di Pino e di Nocciuolo : ricer- cando il legno secco o che ha subito un principio di decomposizione, e lo tra- fora in tutti i sensi colle sue gallerie. (Perris g. 1856. 245. t. 5. f. 3824-25), Lacordaire (a.), Kaltenbach d. (689). Cnorrorrminus Farm. — Abita le vecchie scorze (!). È specie unica del genere, e pochissimo comune, e propria dell'Europa meridionale. Nell’Italia centrale fu trovata in Maggio a Querceto, in Val d’Elsa, sotto la scorza di un vecchio Leccio (!). Il Sig. Lostia di S. Sofia ne vide sotto la corteccia del Populus alba, in aprile e sotto quella del Fico, in ottobre. GC. squallidus FaIRM. — drevirostris Chev. Larva. — Perris (p. 411) la dice abitatrice del legno di Olmo, ed anche (brevirostris) del Fico. Gruppo PENTARTRIDI Prnrantarum Wo. — Abita i vecchi tronchi giacenti a terra: sebbene non se ne conoscano i primi stadi, è da credere che questi sì com- piano nelle medesime condizioni in cui si trova l’adulto. P. Huttoni WoLr. — In Inghilterra è stato trovato sotto tronchi giacenti al suolo (Lacordaire a.). Secondo Baudi questo insetto vive anche nella Francia Settentrionale, nel legno di Querce. awauroraminus Farrv. — Fino ad ora si conoscono 4 sole specie che sembrano esser tutte abitatrici dei legni morti. L'A. Bonnairei Fairm. è ‘proprio della Corsica, e secondo Pirazzoli (a. d.), vive nel legname putrido di Acer campestre. L'A. narbonnensis Bris. (Grenier «. 715) è della Francia me- Ann. XVII. 23 DS LI È ridionale, e lA. crassiusculus è del continente italiano (FAIRMAIRE g. 629). Recentemente fu trovato l'A Lostiae Fairm. n. sp. in aprile tra le radici di varie piante crescenti lungo lo stagno di Cagliari dall’egregio entomologo a cui la specie è dedicata. Coraster Mors — Secondo il Miller, citato anche dal Redtembacher (362), l’insetto abita negli ammassi di foglie cadute. C. cuneipennis Aupt. — Secondo il Miller, riferito anche dal Redtembacher (a. 262), l’insetto si troverebbe tra le foglie cadute. Aubé (e.) lo indica anche come abitatore delle Alpi del Piemonte. Araocrsa Perris — L'A. carinulata Perris fu scoperta dal celebre xaymond in Sardegna, dove come specie anoftalma abita sotto le pietre. A. carinulata PerrIs — È specie anoftalma, unica del genere e propria solo della Sardegna dove il Sig. Raymond la trovava sotto le pietre (1). Il Sig. Lostia di S. Sofia la trovò a Cagliari sotto una pietra, in una folta siepe di Pistacia lentiscus. itaymonnpia Ausi — Sono piccolissime specie abitatrici di luoghi oscuri, come sotto le pietre profondamente incassate nel terreno e le abitazioni delle formiche. Le specie conosciute sono anoftalme e tutte europee. R. apennina Drieck — Il Sig. Dieck la trovò per primo sotto le pietre cal- caree a Vallombrosa, presso Firenze. In seguito fu da altri (Piccioli, Baudi, Usslaub), trovata in altre parti dell’Italia centrale, sempre sotto le pietre calcaree, in inverno ed in primavera, in luoghi umidi e nei bo- schi di Querce e di Cerro (!). R Benjaminii Marquer — Tre esemplari di questa specie furono tro- vati nella Francia meridionale a circa 760 metri di elevazione, sotto a grosse pietre (Marquet pag. 511). R. curvinasus ABEILLE — Abeille de Perrin (0.) fa menzione di un solo in- dividuo su cui è fondata questa nuova specie, che fu presa sotto una pietra interrata presso Marsiglia. R. Delarouzei Bris. — Brisout (n.) la trovò a Collioures nei Pirenei Orien- tali insieme a delle piccole formiche (Lacordaire a.). Pi Lea Sa ‘ 4 di: gp R. fossor Aut — 'l'ale insetto fu trovato da Aubé (d.) sotto le pietro pro- ‘ fondamente incassate nel terreno. R. Marqueti Ausé — Fu trovata presso Tolosa, sotto a degli strati d’argilla {Grenier a. 150). R. Sardoa Prerris. — Il Sig. Raymond trovava questa rara specie nei din- torni di Sassari, in Sardegna, sotto alle grosse pietre (!). Gruppo COSSONIDI VERI. Cossonus CLarrville — Sebbene il genere sia largamente rappresen- tato fuori d'Europa, specialmente nell'America meridionale, pochissime sono le specie europee: a quanto sembra, tutte abitano nei vecchi tronchi d’alberi e nelle scorze. C. ferrugineus CLAIRY. — Vive nei detriti dei vecchi Olmi (Redtembacher, a. 363) e dei Populus) (Frauenfeld è. 380). LARVA e Ninra. — Vive nel legno dei vecchi tronchi: le metamorfosi avvengono in estate, e lo sviluppo dell’ insetto perfetto in autunno. Dopo l’ibernazione, che avviene nel medesimo luogo, esce l’insetto in primavera. Hirsch narra di aver trovato larve e ninfe di questa specie nel vecchio le- gname di un condotto d’acqua che era da nove anni a profondità note- vole. Le larve avevano talmente distrutto il legno colle loro gallerie, che a mala pena l’acqua poteva più esservi contenuta. Le ninfe e gl’ insetti per- fetti erano compiutamente colorati ed avevano gli occhi, nonostante che in questo gruppo di Rincofori si riscontrino la maggior parte delle specie anof- talme. (Fraunenfeld ?. 380. Hirsch, a. 282. Kaltenbach, d. 543). C. linearis Fas. — Vive nei tronchi morti di Populus tremula, di .P. nigra, e di Salix. Gyllenhal e Zetterstedt indicano il P. fremula come pianta nutrice, Kaltenbach (d. 543) lo trovò nei tronchi di Populus nigra. Larva. — Perris (p. 411) osservò questa larva nel tronco putrescente di Populus canadensis. Rirsires ScHONHERR — Lacordaire (@.) indica l’Europa australe, Ma- . dera e le Canarie come patria di questi insetti. Il solo M. Tardyi abita le parti occidentali dell’ Inghilterra. Sono pure abitatori di legni in decomposi- — 348 — zione. Wollaston ne scopri parecchie specie nelle Isole Canarie, dove essi si moltiplicano grandissimamente dalle sponde del mare alla cima dei monti. Le Euforbie in decomposizione, le scorze ed i tronchi dei Lauri sono la sede di questi insetti. M. aquitanus Farrm. — pallidipennis Perris. — Fairmaire (d.) osserva che questa specie è frequente nei tronchi di Pino caduti in mare sulle coste di Barberia. Trovasi anche nell'Europa meridionale. Pirazzoli lo ha 0s- servato nei tronchi putridi in riva al mare sulle dune adriatiche. Larva e Nina. — Vive nel Pino marittimo, dove subisce le sue meta- morfosi in 10 ad 11 mesi. come i R/yncolus. Talvolta queste larve sono ab- bondantissime nei tronchi di Pino, che vengono gettati sulla spiaggia dopo essere stati in mare (Perris g. 1856. 251. t. 5. f. 832-383. p. 411). M. cunipes Bonm. Larva. — Bauduer, come narra Perris (p. 411), trovò questo insetto allo stato di larva nel tronco morto di Sali. M. Tardyi Curtis — Fu trovato in Irlanda sotto la scorza di Ilex aqui- folium (Curtis a.). Purreopmacus ScHONHERR — Il genere è grandemente sparso e, come il precedente, è costituito da specie che abitano i legnami in decomposizione. Le Isole Canarie danno pure un considerevole contributo alle specie di Phleophagus (Lacordaire a., Redtembacher a., est). P. aeneopiceus Bonm. — A Rennes si trova nel legno di Quercie (Bandi). Perris (p. 411) narra di averlo trovato nelle cantine entro vecchie doghe e pezzi di legno posati in terra. Larva. — Perris (p. 411) la osservò insieme all’insetto adulto, e nelle stesse condizioni. : P. spadix Herpst — In Piemonte sembra vivere esclusivamente nell’alburno dei tronchi di Gelso malati, (Baudi). Il Sig. Lostia lo prese sotto la scorza di Fico in aprile, e sotto tavole di Pino in giugno. Riaxyxncorus GeruaR — Numerose specie costituiscono il genere, che ha pochi rappresentanti in Europa, e tutte hanno abitudini analoghe a quelle | dei generi precedenti, cioè abitano legnami vecchi (Lacordaire a.). sd Mrs E È / Ù È N — 349 — R. ater Lixn. — chloropus Fab. — È proprio della Querce e del Faggio (Kaltenbach d. 625). Bauduer in Francia lo trovò sotto la scorza di Quercus suber. Perris (p. 411) Jo indica nel legno d’Abeto. Larva. — Le larve di questa specie abitano le scorze delle piante sud- dette (Kaltenbach). R. elongatus GyLL. — crassirostris Perris. — Vive sotto la scorza di Pino, | (Dufour, Perris p. 411). Nell’Italia centrale vive nei vecchi tronchi di Abies pectinata, come fu trovato in Giugno al Pigelleto presso il Monte Amiata (!). R. lignarius Marsa. — cylindrirostris Ol. — Vive sotto la scorza d’Abeto, sui Pirenei Orientali (De Manuel). In Francia, sotto la scorza della Quer- cus suber (Bauduer a.). Fu trovato in Gennaio allo stato ll’ insetto per- fetto presso Firenze, nei boschi delle Cascine, dentro i tronchi dell’Edera helix (!). Perris (p. 411) lo indica nel Pioppo e nel Castagno. Larva. — Queste larve abitano i tronchi morti di Faggio e di Acero, e, secondo altri, di Pino (Kaltenbach d. 689). R. porcatus GERM. — Abita l’alburno di Pino (Kaltenbach d.) Perris. (p. 411) ne descrive i costumi, che sono analoghi a quelli del R. strangulatus. Larva e Ninra. — Vivono egualmente nei vecchi Pini, e nel legname da costruzione. Perris (9. 247. t. 5. f. 3826-29). R. reflexus Bonn. — In Austria trovasi sotto la scorza dell’Aesculus Rip- pocastanum (Rosskastanie), (Redtembacher a. 364). Bauduer (a.) in Fran- cia lo trovò anche sotto le scorze di Quercus suder; ed in questa pianta e nell’Olmo è indicato anche da Perris (p. 411). . R. strangulatus PrrRrIs — Vivono e si sviluppano nei Pini abbattuti da due anni almeno, quando il legno è sprovvisto di succhi e non è reso duro dal tempo. Vive pure nei legni da costruzioni, e li danneggia. Torna a deporre le uova dove ha vissuto precedentemente. Si sviluppa in Maggio e Giugno. LARVA e Ninra. — Larva e Ninfa di questa specie sono descritte da Perris (9. 249. t. 5. f. 380-81, pag. 411) e vivono nelle condizioni sopra indicate. — 350 — R. truncorum Geni. — Vive a spese dell’Abeto, (Heeger d. 1959. 221.t, 4.). Trovasi anche nei tronchi di Fagus e di Acer (Kaltenbach d. 87, 625, 689). Larva. — La larva vive nei tronchi imporrati di Abeto, spesso anche nel legname da costruzione. Ninra. — La ninfosi avviene in un bozzoletto bianco, ed occorrono da 14 giorni a 3 settimane per lo sviluppo dell'insetto perfetto. Trovasi peraltro in tutti gli stadi contemporaneamente, dalla primavera all'autunno. Uovo. — In Maggio le £ depongono le uova nei vecchi tronchi, e le larve nascono in Luglio. R. exiguus Bonm. — Perris (p. 411) cita il Bellevoye che trovò questa specie nel Faggio e nel Tiglio. R. grandicollis Bris. — Perris (p. 411) riferisce che Damry lo osservò nell'Olmo. R. gracilis RosenH. — Vive nell’Olmo, come afferma Perris (p. 411), sulla testimonianza di Damry. Fu trovato dal Sig. Lostia in Sardegna sotto le corteccie di Pioppo in aprile; sotto quelle di Fico in marzo; e sotto quelle di Leccio in ottobre. R. punctulatus Bonn. — È abitatore del Pioppo, del Castagno, della Quercie, dell’Olmo e dell’Acero (Sig. Perris p. 411). R. submuricatus ScHiòn. — I Pioppi, i Salci e l’Ontano, ospitano questo in- setto (Perris p. 411). R. simus Cnev. — Abita nel legno dei Pioppi (Perris p. 411). R. cylindricus Bonm. — Vive nei Pini (Perris p. 411). R. culinaris Germ. an Sturm — Perris (pv. 411) dice che questa specie: vive nel Biancospino, nel Ciliegio e nell’Olmo. (continua). iii ee Mg o pl ge LA LUCE DELLA LUCIOLA ITALICA OSSEENXVATA C0E MICROSCOPIO NOTA DI C. EMERY. (Tav. V.) In un lavoro precedente (1), ho studiato la struttura minuta dell'organo luminoso della lucciola volante. Riferii pure allora alcune osservazioni fatte sull’organo luminoso vivente, notando però che, quando esse furono istituite, mi mancavano ancora quelle nozioni precise sulla struttura dell’organo, che erano necessarie per analizzare ed intendere bene l’immagine microscopica dell’or- gano luminoso in funzione. — Nel giugno ultimo, ho ripreso queste indagini. Era mio scopo principale ricercare dove si tro- vasse la sede speciale della luce, in quali elementi istologici 0 parti di essi elementi. — Dirò fin da ora che la risposta fu ol- tremodo soddisfacente e chiara. Per osservare la luce nelle condizioni più normali che fosse possibile, mi sono provato a fissare l’animale sano, incollandolo per le elitre in posizione supina sopra un vetro porta-oggetti, e caricandolo con un vetrino alquanto grosso, onde fermarlo meglio e poterlo quindi collocare sotto il microscopio. Osservando nelle ore tarde del pomeriggio o nella notte, quando gli animali sono ben disposti a luccicare, ho potuto ottenere che ripigliassero, anche sotto il microscopio, il loro lampeggiare periodico. Però non era possibile, con questo metodo, adoperare ingrandimenti più forti dell'A di Zeiss, con deboli oculari; perchè, con un oggettivo più (1) Untersuchungen iiber Luciola italica L. in Zeitschr. f. wiss. Zool. Bd. XL, p. 838, 855. T. 19, e Bull. Soc. Entom. Ital. anno XV, 1883, p. 327. ; + — 3592 — forte, i movimenti frequenti dell'addome avrebbero fatto uscire ad ogni istante la parte osservata dal piano focale dell’ istrumento. Però queste osservazioni, quantunque imperfette, non sono senza inportanza. Esse vanno completate da un’altra serie di osserva-. zioni fatte con ingrandimento maggiore, (C. 8), sopra l’addome staccato di lucciole sane o avvelenate coi vapori di acido osmico. Collocata nel modo ora descritto una lucciola normale sotto il microscopio, se, mentre l’organo luminoso trovasi al fuoco del- l’oggettivo, l’animale dà uno dei suoi lampi, l'occhio rimane quasi abbagliato e non vede null’altro che una gran luce uniforme, giallognola; ma l’intensità della luce scema presto, e allora si scorge (fig. 3) che l’area luminosa è interrotta da macchie ro- tonde oscure, regolarmente disposte. La luce continuando a sce- mare, l’immagine si fa più pallida, e fra i tondi oscuri si accen- nano delle ombre confuse, che fanno spiccare tanti anelli più lu- centi i quali circondano le macchie oscure. (fig. 3. in alto a destra). Questi anelli sono gli ultimi a sparire, quando tutto il resto della placca luminosa è rientrato nella oscurità (fig. 4), ma finalmente si spengono anch'essi. L’organo rimane dunque oscuro, fino al pros- simo lampo: soltanto qua e là persistono qualche volta punti splendenti isolati che, come vedremo in seguito, rappresentano cellule parenchimali rimaste in attività. Se si pone sotto il microscopio l’addome staccato di una luc- ciola normale, e lo si eccita, mediante una pressione di breve du- rata esercitata sul copri-oggetto, è possibile ottenere un lampo somigliante al lampo fisiologico. Questo lampo è più debole, sicchè, fin dal primo istante, si vedono bene i tondi oscuri; il suo de- corso è più lento e gli anelli luminosi persistono a lungo intorno ai tondi istessi (fig. 4): essi appariscono sovente interrotti o ine- guali; inoltre si vedono, nelle parti già oscure, accendersi molti punti luminosi, che si estendono e qualche volta confluiscono fra loro, costituendo nuovi anelli, che poi si spezzano e spariscono. Questa condizione dell'organo luminoso era la sola che io avessi osservata al microscopio, quando scrissi il mio precedente la- atte cei — 353 — voro, ed è stata rappresentata, piuttosto male, nella fig. 24 della tavola che lo accompagna. Però, tanto l’esame della lucciola normale sana, quanto quella dell'addome staccato non si prestano bene ad una analisi accurata del fenomeno della luce. Nel primo caso, i movimenti incessanti dell'animale, nel secondo, gli spostamenti determinati nella ec- citazione meccanica del preparato rendono difficilissimo di te- nere l’organo luminoso nel piano focale preciso del microscopio, al momento in cui si vuol fare l’osservazione. Non ho sperimen- tato l’eccitazione elettrica, non avendo nel mio laboratorio gli apparecchi opportuni, nè mi parve necessario procurarmeli, poichè ebbi trovato, nell’avvelenamento coi vapori di acido osmico, un mezzo eccellente per fissare in certo modo la luce e studiarne accuratamente le apparenze microscopiche. Quando si guarda in una camera buia l’addome staccato di una lucciola stata immersa per qualche tempo in una soluzione di acido osmico, si vede che una parte dei segmenti occupati dagli organi luminosi risplende di luce debole e variabile, mentre una parte (ordinariamente nelle vicinanze della linea mediana) è oscura, o come velata da sottile nebbia fosforescente. Portando il preparato sotto il microscopio, le parti lucenti fanno vedere (fig. 5, in alto) l'apparenza che abbiamo già notata nello esame di luc- ciole normali, cioè di macchie tonde oscure, circondate da un campo ‘splendente. Osservando con maggiore attenzione, si vedono intorno alle macchie rotonde altre piccole macchie meno oscure e qualche volta poco appariscenti, disposte con una certa regolarità. Se ora ci facciamo a confrontare queste immagini con quelle che si hanno guardando col microscopio l’organo luminoso indu- rito nell’alcool e reso trasparente con la potassa caustica (fig. 2), oppure le sezioni colorate a carminio dell’organo tolto da un esem- plare ucciso con acido osmico (fig. 1), diviene evidente che le grandi macchie rotonde oscure corrispondono alla parte centrale degli acini digitiformi del Targioni Tozzetti, cioè ai cilindri costi- tuiti dalla matrice delle trachee ( Tracheenendzellen del M. Schultze), — 304 — mentre la parte lucente è rappresentata dalle cellule parenchima- tose, e le piccole macchie oscure sono determinate dai nuclei di queste cellule stesse. Intanto i confini fra le regioni lucenti e le regioni oscure dell'organo luminoso presentano uno spettacolo variatissimo. Tal- volta le parti accese divengono discontinue e si spengono, lasciando solo qualche punto splendente, che dura più lungamente, e a sua volta sparisce. Altre volte invece l'incendio progredisce: si vedono comparire dei punti splendidissimi staccati, i quali s’ ingrandiscono, perdendo un poco della loro intensità, e finalmente confluiscono. Per lo più, ciascun punto lucente si estende, finchè giunga a co- prire l’area di una cellula parenchimale, in cui si ravvisa pure il nucleo meno chiaro. Accesesi in tal guisa più cellule vicine, restano ancora separate da raggi d’ombra, che convergono verso le grandi macchie rotonde della rete luminosa e rappresentano i limiti delle cellule; ma poi questi raggi spariscono e le cellule splendenti si continuano fra loro, senza contorni visibili. Ho cer- cato di esprimere nella fig. 6 i diversi momenti di questi fenomeni. Da tutti questi fatti, si può con piena certezza conchiudere, che la luce delle lucciole ha la sua sede nelle cellule parenchi- mali dell’ organo luminoso. Resta a vedere se la combustione luminosa si effettui anche, quantunque con minore intensità, in altre parti. Nel mio lavoro precedente, io aveva supposto che la superficie delle cellule dei lobi cilindrici formati dalla matrice delle trachee fosse la sede principale della combustione : i fatti che ri- sultano dalle mie nuove osservazioni mi costringono ad abban- donare questa opinione. La riduzione dell’acido osmico nelle tra- chee e nelle cellule della matrice delle trachee deve essere quindi attribuita ad una sostanza diversa dal combustibile luminoso. — Rimane ancora a spiegare come la luce possa essere uniforme in tutto l’organo, nell’istante di massima intensità del lampo: forse l'occhio, abbagliato dal repentino accendersi di tutto il campo mi- croscopico, non riesce a riconoscere differenze d’intensità, che pure esistono: inoltre, poichè lo strato superficiale dell’organo luminoso E SETT SIA € OTTONE pa: SOA ha uno spessore abbastanza rilevante (0,05 mm.), e quando tutte le cellule parenchimali si accendono insieme, quelle che si trovano fuori del piano focale del microscopio devono dare una luce diffusa, ‘che annebbia l’immagine; e la riflessione di raggi luminosi dovuta allo strato profondo, impregnato di concrementi urici bianchis- simi, ha pure senza dubbio la sua parte, nel rendere meno oscure le macchie tonde della rete. Ma potrebbe essere pure che questo strato profondo, le cui cellule sono morfologicamente equivalenti alle cellule parenchimali dello strato superficiale, avessero, benchè in minor grado, la capacità di dar luce. — Però, nei momenti di mediocre attività dell’organo luminoso, si può dire che la com- bustione ha sede esclusivamente nelle cellule parenchimali dello strato superficiale trasparente dell’organo. SPIEGAZIONE DELLA TAVOLA V. fig. 1. Sezione tangenziale dell'organo luminoso di una lucciola uccisa coi vapori dell'acido osmico; colorazione con carminio acido. » 2. Organo luminoso indurito con alcool e fatto trasparente con la po- tassa caustica. » 3. Aspetto microscopico dell'organo luminoso di una lucciola sana, quando la luce del lampo incomincia a scemare: a destra in alto incominciano a comparire leggere ombre fra i tondi oscuri. . Aspetto dell'organo luminoso quando la luce sta per finire, nell’ad- dome di una lucciola sana, staccato e eccitato sotto il mi- x SÒ croscopio mediante compressione. » 5. Lucciola avvelenata coll’acido osmico: in alto, porzione dell'organo luminoso in piena luce: in basso, porzione oscura in cui sì accendono alcune cellule staccate. » 6. Idem. diverse fasi dell'accendersi di una chiazza luminosa. N. Tutte le figure sono disegnate con l'ingrandimento di circa !90/, — 356 — LETTERATURA ENTOMOLOGICA ITALIANA BARGAGLI P. - Sur l'habitat du Cleonus (Bothynoderes) albidus Fabr. — Feuille des Jeunes naturalistes, ann. XV, n. 175. Paris-Rennes, 1885. Ciaccio G. V. - Del modo di unione dei bastoncelli ottici con i coni cristallini che sono negli occhi composti delle Sfingi, delle Libellule e delle Squille — Rendiconto delle Sessioni della R. Accademia delle Scienze dell'Istituto di Bologna. anno. acc. 1884-85. Bologna, 1885. In questo scritto l’A. « si studia di mostrare, che una cotale unione av- viene non per lo immedesimarsi della sostanza compositiva degli uni con quella degli altri, ma per contiguità ». * CURÒ A. - Saggio di un Catalogo dei Lepidotteri d’Italia : parte 1° RAopalo- cera ed Heterocera (Sphinges, Bombyces), in 8°, di pag. 168. — Firenze, tip. Cenniniana, 1885. Come è noto, l’egregio autore ha pubblicato tale Catalogo nel nostro BuL- LETTINO, nel quale hanno poi veduto successivamente la luce molte aggiunte, frutto di nuove ricerche. Ora, il nostro consocio, cedendo al desiderio degli Entomologi, ha rifuso il Catalogo e le Aggiunte, ampliando e correggendo l’opera sua, la quale Egli dedica alla cara memoria di Vittore Ghiliani. Questa che può dunque chiamarsi 22 edizione ampliata e corretta della prima parte del « Saggio di un Catalogo » speriamo sarà seguîta da una 2? edizione del resto del « Saggio » stesso. DE STEFANI PEREZ T. - Imenotteri nuovi o poco conosciuti della Sicilia. — Il Naturalista siciliano, anno IV. Palermo, 1885. Importante contribuzione alla Imenotterologia sicula, e che sarà tosto se- (1) Sotto questa rubrica daremo, a seconda dei casi, i soli titoli, 0 più o meno ampie recensioni dei lavori entomologici (s. 1.) pubblicati in Italia e fuori da Italiani, e di quelli fatti da stranieri su materiali italiani o raccolti dai nostri connazionali. L’ aste- risco indica i lavori venuti in dono alla Società. TTT rome eo ro” CET — 997 — guìta da altre. Intanto diamo qui sotto l'elenco delle specie illustrate o de- ' scritte come nuove. Hylotoma cyanocrocea Forst var. messanensis. Perineura Crippae n. sp. Ichneumon bellicosus n. sp. Amblyteles rufus n. sp. Ischnus Minai n. sp. Phaeogenes montanus n. sp. Pimpla Ragusae n. Sp. Salius elegans n. sp. Nomada parvula n. sp. FicALBI E. — Insetti in alto mare : noterella. — Atti Soc. toscana Scienze natur. Pisa: Memorie, vol. IV. Pisa, 1885. GESTRO R. - Note entomologiche. I. Contribuzione allo studio della Fauna en- tomologica delle caverne in Italia — II. Materiali per lo studio delle Hispidae malesi e papuane — II. Appunti sul genere Myoderma. — Annali Museo civico Storia naturale di Genova, ser. 2, vol. II. Genova, 1885. (con tav. e xilogr.). Nella prima di queste note, che è interessante assai, (delle altre due ba- | sterà il titolo), vengono date brevi descrizioni di parecchie grotte della Liguria e quelle di parecchie specie di Anophrtalmus in esse ritrovate. Non sarà diffi- cile che nel Bullettino possano essere riprodotte le descrizioni delle specie e la tavola che le accompagna. Intanto diamo i nomi degli Anoftalmi nuovi, e degli altri dei quali è parola nel lavoro dell’egregio entomologo genovese. Anophtalmus Doderii n. sp. Anophtalmus Carantii Sella E. » Canevae n. sp. » Targionii De. Tor. C. E. » Gentilei n. Sp. » Spagnoli n. sp. » siculus Baudi. » Ghiliani Fairm. Dall'esame delle specie italiane di questo genere l'A. è condotto a distri- ' buirle in diversi gruppi ; così, 1° gruppo. A. Doriae, Picciolii e Doderii. 2° » A. Canevae, Spagnoli, Gentilei, Carantii e Ghilianii (e forse il siculus di Baudi). 3° » A. Targionii. ‘ V'è chi ha, in questi ultimi tempi, rotto parecchie lancie contro l'abuso di designare le specie con nomi di persone, sostenendo la opportunità di dare alle nuove forme nomi specifici indicanti una caratteristica dell'animale, e quindi diretti a facilitare le determinazioni. L’A. prova che nel caso degli 20) — 358 — Anophtalmus ciò è inipossibile; e sarebbe facile provare che per molti altri gruppi d'animali lo zoologo si trova nelle stesse condizioni. Non ci sembra però © assurdo il pensare che i nomi specifici desiderati dal sig. A. Rabaud e da altri, vale a dire quelli caratteristici, anzichè facilitare le determinazioni riescirebbero invece a facilitare gli equivoci, perchè una particolarità creduta specifica può, con la scoperta d'altre forme, diventar comune a due o più specie. Noi vorremmo anzi si cercassero per le specie i nomi più insignificanti, come appunto quelli mitologici, di persona ecc. ad esclusione dei nomi di luogo, contro i quali stanno le stesse ragioni adotte contro i nomi cosidetti caratteristici. Solo quando si trattasse di una instauratio ab imis, impossibile, potrebbe sostenersi la tesi del sig. Rabaud e di altri intorno a tali nomi. In fondo alla nota l’A. colloca un Elenco delle Memorie concernenti la Fauna ligure pubblicate nella prima serie degli Annali del Museo civico di Storia na- turale di Genova. GRASSI B. - Intorno ad alcuni Protozci parassiti delle Termiti. — Atti Ace. | Gioenia etc, in Catania, ser. 3°, vol. XVIII. Catania, 1885 (con xilogr.). GRASSI B. - Contribuzione allo studio della nostra Fauna: Cenni sugli studi fatti nel Laboratorio di Zoologia e di Anatomia comparata della R. Uni- versità di Catania dal novembre 1883 al marzo 1885. — Ibid. Minà PaLumBo F. - Acarofauna sicula — Il Naturalista siciliano, anno IV. Palermo, 1885. L’egregio dott. Minà Palumbo riproduce dalle opere di Canestrini e di Berlese i nomi e l'habitat delle specie di Acari ora noti come viventi in Sicilia. Questa riproduzione trova le sue ragioni in ciò, che il « Naturalista siciliano » è più che altro destinato a raccoglier dati sulla Storia naturale della nostra maggiore isola, e che la nota mostra, con la sua esiguità, quanto ancora rimane A a fare intorno agli Acari siciliani MINGAZZINI P. - Saggio di Catalogo dei Coleotteri della Campagna romana. — Lo Spallanzani: anno XIV. Roma, 1885. Le specie comprese in questa che è la prima parte del Catalogo, sono cinquanta. Il lavoro continuerà nei fascicoli venturi dello Spallanzani. N P — 359 — * NINNI A P. - Sulla ricomparsa dei gamberi nel Trevigiano. Lettera al si- gnor G. B. Zava. — Il Contadino, n. 12. anno 1885. Treviso, 1885. È noto che da tempo in molti luoghi del Veneto gli Astacus erano spariti in seguito al parassitismo micidiale delle Coturnie, o Vaginicole. Ora pare si ripresentino, ed in buone condizioni di salute. L’egregio naturalista veneto con- siglia di non sperperare la nuova colonia, nella speranza la specie di nuovo prenda a svilupparsi e diffondersi nel Veneto. PARONA C. - Materiali per la Fauna delia Sardegna. Collembola e Thysanura. — Atti della Società italiana di Scienze naturali, resid. in Milano. vol. XXVIII. Milano, 1885. Sono 9 le specie prima non conosciute in Italia. Nel Catalogo queste specie nuove per il nostro paese, e le altre ancora, sono illustrate con note ed osser- vazioni. PicAGLIA L. - Intorno alla divisione del genere Menopon nei due sottogeneri Menopon e Plagetia: Plag. Ragazzii n. sp. — Rend. Adun. Società dei Naturalisti di Modena; Adun. 18 genn. 1885. Modena, 1885. L'A. compie la divisione del gen. Menopon, già preconizzata dal Piaget. :Il Menopon titan, insieme ad una nuova specie trovata dal Dott. Ragazzi al Callao sopra un Pelicanus, costituirà il sottogenere Plagetia. PICAGLIA L. - Pediculini nuovi del Museo di Zoloogia ed Anatomia comparata della R. Università di Modena — Atti Società ital. Scienze naturali resid. in Milano, vol. XVIII. Milano, 1885. L’A. dà come nuove, descrivendole, le seguenti specie. Docophorus larinus. Menopon biaculeatum. » naeviae. » sigmoidale. » pustuliferus. Colpocephalum quadriseriatum. Lipeurus fulvofasciatus. RAFFAELE F. e MONTICELLI F. S. - Descrizione di un nuovo Lichomolgus pa- rassita del Mytilus galloprovincialis. — Memorie della R. Acc. dei Lin- cei, Classe di scienze ecc. ser. 4, vol. I. sed. 1 marzo 1885. Roma, 1885. La nuova specie appartiene al sottogenere Sabelliphilus, e prende il nome di L. spinosus. pn — 3600 — . Gli Autori propongono sia diviso il genere Lichomolgus nei tre sottogeneri Lichomolgus s.8., Sàbelliphilus ed Anthesius. I generi Modiolicola e Myicola rientrerebbero nel sottogenere Lichomolgus. Racusa E. - Agonum numidicum var. Reitteri. — Il Naturalista siciliano, anno IV. Palermo, 1885. In seguito a nuove osservazioni, il sig. Ragusa propone di lasciare il nome di numidicum a tutti gli esemplari che hanno l’epipleura oscura e l’ addome verdastro, e di chiamare var. Reitteri quelli con l'addome nero e l’ epipleura ferruginosa, o non totalmente oscura. Ragusa E. - Blechrus confusus Ch. Bris. — Il Naturalista siciliano, anno IV. Palermo, 1885. Riferita la diagnosi della pretesa nuova specie sicula di Blechrus, data di recente dal chiarissimo Brisout de Barneville, e stabiliti alcuni confronti, l’A. fi- nisce col dichiarare ch'egli ritiene il confusus debba considerarsi soltanto come varietà del minutulus. RAGUSA E. - Note lepidotterologiche — ibidem. (con una tavola color.). Riguardano i seguenti Lepidotteri. Argynnis Pandora Schiff. varietà Bryophila raptricula var. oxybien- (et ab.) paupercula Ragusa. sis Mill. Sesia cruentata Mann. Hadena (Miana) literosa Hw. Brytis encaustus Hubn. Orrhodia veronicae Hbn. Hadena dydima Esp. var. Struvei Toxocampa ephialtes Hbn. Ragusa. Aperophyla catalaunensis Mill. Queste Note saranno dall'A. continuate nei successivi fascicoli del Natura- lista siciliano. i VERSON E. - Note ed appunti alla Memoria del prof. Luigi Luciani « Sulla vita latente degli ovuli del baco da seta » — Bollettino mensile di Bachi- coltura: ser. II, ann. III, maggio 1885. Padova, 1885. A queste note il Prof. Luciani ha risposto con uno scritto inserito in questo stesso fascicolo del BULLETTINO, e che da tempo, in Estratto, ebbe pubblicità. 1£ \ — 361 — A tale risposta l’egregio Direttore della Stazione bacologica di Padova replicò assai vivamente, con la nota. « Ancora sulla ibernazione degli ovuli del baco da seta, testè pubblicata nel Bull. mensile di Bachicultura serie II, ann. HI, agosto 1885 (1). VERSON E. - Della influenza che le condizioni esterne di allevamento esercitano sulle proprietà fisiche del bozzolo. — ibid. Fu distribuito in diversi luoghi d’Italia del seme identico, e ne ven- nero poscia studiati. i prodotti alla R. Stazione bacologica di Padova. Ne è resultato che; Più impiccolisce il bozzolo di una determinata razza sotto l'influenza di condizioni esterne naturali, non contrarie al buon governo, più scarso di acqua e più ricco di seta doventa. E che: allorquando il bozzolo impicciolisce per le influenze naturali ecc., il suo filo perde di forza e di peso ma acquista mag- giore elasticità. Notevoli sono i postulati che si ricavano da tali studi in ordine alla pra- tica bacologica. E veramente bisogna ammettere che siano vittime « di una grossolana illusione quei coltivatori i quali pensano che, ritirando dall'origine semi di rinomate razze e condannandoli a vivere in condizioni affatto differenti, si possa nondimeno assicurare un prodotto di merito eguale al primitivo. » G. CAVANNA. (1) Trattandosi di scritti polemici ci asteniamo dal riassumerli: d’altra parte non ci sarebbe neppur possibile. 11 Bul]. mensile di Bachicultura è poi abbastanza diffuso per- chè chi si occupa della questione possa agevolmente interrogarlo. Quanto ai Soci, potranno averlo, all'occorrenza, in comunicazione dalla Biblioteca della Società. Anno XVII. 24 — 362 — RASSEGNA E BIBLIOGRAFIA ENTOMOLOGICA * CHALANDE J. - Sur le système respiratoire des Chilopodes — C. R. som- maire des sèance 18 mars et 1 avril 1885 de la Socièté d’Histoire na- turelle de Toulouse. Toulouse, 1885. L'A. ha riferito alla Società di Toiosa i risultati dei suoi studi sulla di- stribuzione degli organi respiratori nei Chilopodi; resultati che saranno poi consegnati in apposita Memoria. * LEE BOLLES A. - Les Balanciers des Diptères, leur organes sensifères et leur histologie — Recueil zool. suisse, tome 1I. Genève-Bale, 1885. (con ltav.). * PLATEAU FEL. - Expériences sur le ròle des palpes chez les Arthropodes maxillés: 1° partie; Palpes des Insectes broyeurs — Bull. Soc. zool de France, t. X. Meulan, 1885. Le sperienze dell’abile fisiologo vennero compiute sopra Coleotteri ed Or- totteri. Contrariamente a ciò che si è creduto finora, sembra che i palpi labiali e mascellari degli insetti masticatori restino inattivi nella presa degli alimenti. La soppressione dei palpi non impedisce agli insetti masticatori di cibarsi nor- malmente, di riconoscere il nutrimento: non abolisce l’odorato ... Insomma il resultato delle sperienze di Plateau è del tutto negativo. Resta a sapersi quale sia veramente l’ ufficio dei palpi. L'A. pubblicherà poi altre osservazioni sui palpi d’altri articolati. # PREUDHOMME DE BoRRE A. - Matériaux pour la Faune entomologique du Hainaut: Coléoptères, 2° et 3° Centurie. Bruxelles, Mayolez, 1885. (1) Per cura della Redazione saranno dati ititoli o le recensioni dei lavori di Ento- mologia (s. 1.) inviati dai loro autori in dono alla Società, e delle opere di qualche importanza relative agli Artropodi. L’ asterisco indica i lavori venuti in dono alla Società. — 363 — * PREUDHOMME DE BoRRE A. - De la validité spécifique des Gyrinus colimbus Er., distinctus Aubè, caspius Menetriès, libanus Aubè, et Su/friani. Scriba — C. R. Soc. entom. Belgique, seance 3 mai 1884. Conclude per la identificazione di parecchie pretese specie con l'antico G. natator di Linneo, del quale esse non sarebbero che razze locali o varietà. * PREUDHOMME DE BoRRE A. - Les Méloides de l’ Europe centrale d’après Redtenbacher et Gutfleisch — Bull. Soc. royale Linnéenne de Bruxelles. Bruxelles, 1884. G. CAV. RoMmANOFF N. M. — Mémoires sur les Lépidoptères. Tome II. avec 16 planches coloriées. — S. Pétersbourg. Imprimérie de M. M. Stassuléwitch, Was. Ostr., 2 lin., 7. 1885. Al I°. volume pubblicato da S. A. il Granduca Nicolas Michailowitch nel 1884, e del quale il Bullettino della Società Entomologica Italiana pubblicò un reso- conto (1), fa ora seguito il II. volume, che porta lo. stesso titolo e che non è meno importante del primo, sia per le otto memorie che vi sì contengono, sia per la richezza dell’edizione; giacchè questo secondo volume consta di 262 pagine di testo e di 16 tavole perfettamente disegnate e colorate. La prima memoria è intitolata: Les Lépidoptères de la Transcaucasie par N. M. Romanojff, ed è la continuazione della bella memoria pubblicata nel primo volume; nel quale, dopo una particolareggiata descrizione della regione esplorata l’autore da un elenco ricco di osservazioni morfologiche e biologiche delle specie raccolte, le quali in quel volume giungevano fino a tutte le He- pialidae. Dopo queste, nel volume secondo, si continuano i Cossidae e le altre tribù fino a tutte le Geometrae, indicando a ciascuna specie osservazioni impor- tanti, e illustrando e descrivendo molte specie nuove, varietà ed aberrazioni. Fa parte di questo lavoro una appendice su di una probabile varietà della Se- sia ichneumoniformis F., e sulla S. aurifera Chr. scoperta dal sig. Christoph. Anche la seconda memoria è la continuazione dei Lepidoptera aus dem Achal-Tekke Gebiete, del Christoph, che enumera 335 specie, delle quali molte descritte per la prima volta. Viene quindi la descrizione di un Eterocero che F. J. M. Heylaerts chiama Romanoffia imperialis, nuovo per il genere e per la specie, e che trova posto nella famiglia dei Cossina H. S. Lo stesso sig. Heylaerts descrive poi le sue importanti osservazioni sulle Psychides nouvelles ou moins connues de VEmpire de Russie, le quali ri- guardano 14 specie. (1) Vedi Bullettino, anno XVI, 1884, p. 137. — 364 — Segue la Description d’un nouveau genre de Pyralides, par P. ©. T. Snellen, che l’autore ravvicina al genere Anaeglis e che propone di chiamare Xestula miraculosa invece di Ewxestie (?) miraculosa, come era stata dubi- tativamente chiamata da Staudinger. La patria di questo nuovo lepidottero è intorno al fiume Amour. Il già ricordato sig. H. Christoph enumera quindi alcune specie, tra le quali alcune nuove, sotto il titolo: Schmetterlinge aus Nord-Persien; ed in modo analogo il sig. Erschoff riunisce alcune specie da lui già indicate in vari suoi scritti, e chiama il lavoro Verzeichniss von Schmetterlingen aus Central-Sibirien. L'ultimo lavoro di questo interessante volume è intitolato: Bericht ber meine Reise in Alai-Gebiet del signor Grumm-Grshimailo. Consiste in una estesa ed accurata descrizione di quella regione, dalla quale il dotto esplo- ratore riportò numerossimi dati circa la Fauna generale e la Flora, e special- mente intorno ai Lepidotteri. PB: ScHIMKEWITSCH W. - Sur un organe des sens des Araignèes — Zool. Anzeiger, VIII jahrg. n. 201. Leipzig, 1885. Trattasi di organi scoperti dal Wagner nel 1882, e poi dal Dahl, e che l'A. ha studiato in parecchi generi, come Attus, Lycosa, Pholcus, Epeira, Tetra- gnatha, Theridium. Si trovano nei segmenti delle zampe e nei palpi. Forse sono organi comparabili a quelli cosidetti cordotonali degli Insetti. * SCcUDDER S. H. - Notes on Mesozoic Cockroaches — Proceedings of the Acad. of Nat. sciences of Philadelphia. Philadelphia, 1885. * SCUDDER S. H. - The Earliest Winged insects of America: a reexamination of the Devonian Insects of New Brunswick, in the Light of Criticisms and of new studies of other Paleozoic types — Cambrydge Mass: pubb. by the Author, 1885. (in 4°; con una tavola ed alcune xilografie). *# SENONER A. - Cenni bibliografici — Il Naturalista siciliano, anno IV. Pa- lermo, 1885. — 369 — Simon E. - Etudes Arachnologiques: 16° Memoire. XXIII: Matériaux pour servir a la Faune des Arachnides de la Grèce. — Annales Soc. entom. France, avril I885. Paris, 1885. . | Le specie annoverate come greche in questa memoria sono circa 221. E data la descrizione di alcune nuove specie. Simon E. - Matériaux pour servir a la Faune Arachnologique de l’Asie Mèri- dionale — 1, Arachnides recuell. a Wagra-Karoor près Gundacul, district de Bellary, par M. M. Chaper. — Bull. Soc. zool de France, tome X. Paris - Meulan, 1885. Simon E. - Étude sur les Arachnides recueillis en Tunisio en 1883 et 1884 par M. M. A. Letourneaux, M. Sedillot et Valery Mayet etc. — Explo- ration scientif. de le Tunisie pubblide sous les auspices du Ministère de l’Instruction pubblique: Zoologie; Arachnides. Paris, 1885. (in 8° gr. pag. 55). Le specie raccolte e nel lavoro annoverate sono 250, che unite a quelle che figurano nelle opere di Pavesi ma che non furono ritrovate dagli esploratori francesi, porta a più che 310 il numero degli Aracnidi ora noti in Tunisia. Pa- recchie specie sono nuove. Come era facile pensare a priori, la fauna Aracno- logica della Tunisia ha « les plus grands rapports avec celle de l’Algèrie ; elle n’en diffère que par la présence de quelques espèces d’Egypte qui paraissent y trouver la limite occidentale de leur habitat, et par un autre mode de di- stribution d'un certain nombre d’espèces » i THORELL T. e LINDSTROÒM G. - On a silurian scorpion from Gotland — Kongl. Svenska Vetenskaps Akademiens Handlingar, Bandet 21, n. 9. Stockolm, 1885. (con una tavola). Questa contribuzione alla storia naturale degli Scorpioni è divisa nei se- guenti capitoli. Particolari del trovamento della nuova specie. Descrizione della nuova specie siluriana Palaeophonus nuncius. Affinità dei Palaeophonus. Classificazione degli Scorpioni. I Merostomata sono essi Aracnidi ? Dalla semplice enumerazione dei capitoli si rileva l’importanza di questo lavoro, dovuto quasi interamente all’ illustre aracnologo svedese, come dichiara lo stesso prof. Lindstròm. — 366 — Ci sembra opportuno riportare la nuova classificazione proposta. Ordo Scorpiones Sund. 1833. Subordo I. Apoxypodes Thor. 1885 (del Siluriano). Fam. Palacophonidae Thor 1885. Gen. Palaeophonus Thor. et Lind. 1884. (2 specie, delle quali 1 inedita). Subordo II. Dionychopodes Thor. 1885. Serie I Anthracoscorpi Thor. 1885. (del Carbonifero). Fam. Cyclophtalmoidae Thor. 1885. Gen. Cyclopthalmus Corda, 1885 (3 specie). Fam. Eoscorpioidae (Scudd.) 1884. . Gen. Eoscorpius Meek et Worth. 1868 (2 specie). Gen. Centromacus Thor. 1885 (5 specie). Serie II Neoscorpii Thor. 1885. (Recenti, oppure [ Tityus ? Eogenus Menge] del Terziario). Fam. Pandinoidae, Thor. 1876. Sottofamiglia Pandinini Thor. 1876. Sottofamiglia Iurini Thor. 1876. Fam. Vejovidae Thor. 1876. Fam. Bothriuroidae Keys. 1885. (= Telegonini Peters). Fam. Buthoidae Sim. 1879 (= Androctonoidae Thor.). Sottofamiglia Centrurini Pet. 1861. Gen. Tityus C. L. Koch, 1836 (1 specie, del Terziario da attribuirsi con dubbio a questo genere). Sottofamiglia Buthini Thor. 1885. (=> Androctonini Peters). VIALLANES H. - Sur la structure interne du ganglion optique de quelques lar- ves de Diptères — Bull. Soc. Philomatique de Paris ete. 7° série, tom. IX. Paris, 1885. Le larve esaminate appartengono ai generi comuni Musca, Eristalis, Stra- tiomys. Dal punto di vista generale risulta dagli studi del Viallanes che l’ap- parato visivo, tanto complicato nell’insetto adulto, esiste nella larva, e con tutte le sue parti essenziali: solamente è poco sviluppato, e del tutto nascosto sotto i tegumenti edi muscoli. Il ganglio ottico, assai complesso, ha nelle larve le stesse parti essenziali che sì osservano nell’adulto: però nella larva esse sono agglomerate ed inca- strate l’ una nell’altra, in modo che le masse midollari ed i chiasma sono ag- gruppati al centro e le masse gangliari respinte alla periferia, in maniera da diventare corticali, formando cioè come la corteccia del ganglio. G. Cav. — 367 — NOTIZIE DI ENTOMOLOGIA APPLICATA Le larve della Sesia tipuliformis L. hanno prodotto sensibili guasti nei Ribes presso Budapest. Per la più parte quelle larve avevano trovato posto non nei rami del Ribes, ma nelle parti sotterranee, nelle grosse radici. Il Cerambya Scopolii di Fuesslio è indicato dal sig. Vadàszfy come dan- noso ai Carpini. Infatti egli ha rinvenuto gran numero di esemplari di questo longicorne entro legnami di Carpino (Rovartani Lapok. 1885, Febbr.) Concorso per rimedi contro lo Zabro. — Fin da tempo assai lontano lo ‘Zabrus gibbus reca gravi danni ai coltivati nell’ Emilia. Ora, il Comizio di . Modena, avvisando ai modi per aiutare la depressa agricoltura, ha deliberato, dietro proposta dei sigg. Salimbeni a Sacerdoti, di promuovere una sottoscri- zione per costituire un premio importante da conferirsi allo scopritore del miglior preservativo pratico ed economico contro lo Zabro. Le Serpicine sulle foglie dei Ciliegi. — Il Prof. Giovanni Passerini sta- bilisce (Bull. Comiz. Agrario di Parma, gennaio 1885), che le gallerie ser- peggianti, trovate abbastanza frequentemente nel 1884 sulle foglie dei ciliegi (e d’altre piante ancora), sono dovute alle larve di un Lepidottero, la Lyonetia Clerchella. Pubblicazioni di Entomologia Agraria. VAGLIETTI F. - Avversità che: danneggiano la vite. — Bull. della Ass. agraria Friulana. ser. IV, vol. II. Udine, 1885. MINISTERO DI AGRICOLTURA ECC. La filossera in Italia nel 1884. — Annali di Agricoltura 1885. Roma Tip. Botta, 1885. RoGnNoNI C. - La Selandria del Pero, — Bull. Comizio Agrario Parma, n. 6. Parma, 1885. — 363 — Pubblicazioni di Entomologia applicata. VERSON E. - Relazione sull’ operato della R. Stazione bacologica sperimen- tale di Padova nell’anno 1884. Vari. - Notizie sulla campagna serica nel 1885. — Boll. mensile di Bachi- cultura: ser. II, ann. III. Padova, 1885. G. CAV. NOTE E NOTIZIE VARIE Larve eduli. — Il dittero Ephydra californica vive allo stato di larva nei laghi fortemente alcalini del Nevada, in enormi quantità. Gli indigeni ogni anno raccolgono quelle larve, che seccate al sole e poi preparate, dànno un ali- mento veramente nutritivo, non spiacevole al gusto, di sapore simile a quello del biscotto di carne, secondo il Sig. Williston, La Ephestia eluteitella di Hubner, si è sviluppata nel 1884, narra Fri- valdszky, entro un recipiente contenente del Capsicum annuum (pepe rosso) in polvere, vaso chiuso nel 1879 (?) (Rovartani Lapok, marzo 1885). Caccia con la melata. * Si consiglia per questa specie di caccia agli In- setti, massime Lepidotteri, il seguente mescuglio, che ha dato buona prova. 172 litro birra. î 3710 litro miele. 3710 litro melassa. Il mescuglio fermenta. Al momento di servirsene è bene aggiungervi 20 goccie di etere di mele. Bozzoli di Lepidotteri. Credevasi da alcuni che quelle larve di Lepidotteri che sogliono incerisali- darsi inunbozzolo non si trasformassero altrimenti, ma invece venissero a perire, quando la costruzione del bozzolo fosse loro impedita. Le esperienze del signor Rabaud sul Bombyx neustria, ed una casuale osservazione sopra una femmina di Aglia Tau Linné, dimostrano che le larve di tali Lepidotteri, (ed è quindi a presumere anche le larve di altri), possono trasformarsi eziandio quando non hanno potuto costruirsi l’abitacolo. Sarebbe interessante stabilire cosa avviene in casi simili delle materie serigene già secrete e contenute negli seritteri. ci par e RE A RE, — 369 — INDICE ALFABETICO |! DELLE MATERIE CONTENUTE NEL DICIASSETTESIMO VOLUME BULLETTINO DELLA SOCIETÀ ENTOMOLOGICA ITALIANA Acarus. pag. 157. — squamatus. 147, 148. Acinopus ammophilus. 181. Acocephalus albifrons. 286. — carinatus. 286. — striatus. 286. — tricinctus. 286. Acridium aegyptium, L. 195. — lineola, Serv. 218, 219, 220, 221, 222, .228. Adonia variabilis. 181. Aelia acuminata, L. 195. Aeschna cyanea. 260. — 256, 258, 287. Agallia brachyptera. 284. — punctipes. 284. — reticulata. 284. — sinuata. 284. — venosa. 284. Agapanthia irrorata, Fab. 194. Agelena labyrintica, CI. 204. — similis, Keys. 203. Aglia Tau, L. 368. . Agonum numidicum var. Reitteri. 360, Agrion. 256, 259. Agromyzinae. 161. Akis subterranea. Sol. 194. Aleurodes, sp. 103. \ Alloptes, Can. pag. 123. Almana hemiptera. 271. Altella rupicola. 174. — uncata. 174. Alychidae. 134. Alychus, K. 134. Amara. 81. Amblyteles rufus, n. sp. 357. Amphidasis alpinaria. 156. Amaurobius claustrarius. 174. — ferox. 174. Anochetus Sedilloti. 165. Analges, Nitasch. 123. Analgesidae. 142. Anaphe panda. 182. Anaphe gracilis, Commst, 104. Anas. 256. Anaspis suturalis. 240. Androctonus aeneas, €. L. dari 197. Anophthalmus Canevae, n. sp. 397. — Carantii, Sella E. 357. — Doderii, n. sp. 357. — Gentilei, n. sp. 397. — Ghiliani, Fairm: 357. — siculus, Baudi. 357. — Spagnoli, n. sp. 357. — Targionii, Della Tor. 357. Anoplites, Tr. et Megn. 122. . (1) Compilato per cura del consigliere bibliotecario Carlo Ernesto Della Torre, Anno XVII, * 25 fi gie Anoxia matutinalis, Cost. pag. 193. Antennophorus, Hall. 130. Anterastes Raymondi. 241. Antidium lituratum, Pans. 247. — melanostomum, Costa. 247. — peregrinum, Cost. 247. Anthomyinis. 159. Anthomyidae. 157. Antophora pilipes, F. 193. Anthrax stenogastra, Costa. 252. Antispila rivillella. 162. Aonidia. 112. — aonidium. 109. — aurantii, Tors. 108. — Gennadii, Targ. 109. Agromyza aeneiventris. 152. ApaeleticusKriechbaumeri, Costa. 248. Aperophyla catalaunensis, Mill. 360, Aphelinus abnormis, Commst. 103. — diaspidis, Commst. 103. |, — fuscipennis, Commst. 103. .- — mytilaspidis, Le Boron. 102. Aphlebia trivittata, Ser. 241. Aphis graminum. 153. . Aphrophora alni. 282. — parvula, Vism. 195. Aphyrus eruptor, Commst. 103. — flavus, Commst. 163. — pulvinariae, Commst. 103. Argas, Latr. 131. i Argasidae. 131. Argiope lobata, Pall. 199. — Lordii, Cambr. 199. — lrifasciata, Forsk. 199. Araneae. 198, 199. Argynnis Pandora, Schijf. 360. Argyrodes gibbosus, Lucas. 196. Arocatus Roeselii, Schnel. 251. Artema (Pholcus) borbonica, 198, 200. Asiraca clavicornis, 280. Asphondylia pruniperda, n. sp. 158. Asphondyliae, 158. Aspidiotus sp. 103. — ancylus, Putm. 100. — aurantii, Mosh. 100, 110. .— camelliae, Sign. 113. —_ceratoniae. 102. — citri, Commst. 109. Aspidiotus citricola. 109. Vins. — convexus, n. sp. pag. 100. — corynocarpi, 102. *— cydoniae, n. sp. 100. — ficus, Riley. 100. — juglans regiae, n. sp. 100. — nerii, Bouché. 100, 111. — obscurus, 2. ‘sp. 100. — perniciosus,. n. sp. 100. — perseae, 2. sp. 100. —"pini, n. sp. 100. . — pinifoliae, Ftch. 113. — rapax, «. sp. 101. — tenebricosus, n. sp. 101. — uvae, n. sp. 101. Astacus, 170. — fluviatilis, 214. Asterodiaspis, sp. 103. — quercicola, Bouche. 101, 111. Articus minutus, Commst. 103. Ateuchus sacer, L. 193, 194, — sacer var. punctulatus, Muls. 194. — variolosus, FP. 194. Athysanus erythrostictus. 290. — interstitialis. 289. — ohsoletus, 290. — obscurellus. 289. — plebejus. 290. — prasinus. 290, — stactogala. 289. — striola. 289. — subfusculus. 290. Atipoides. 174. Attus. 364. B. Baco da Seta. pag. "1. Bacillus Rossii, Fabr. 195. Baeocera nobilis. 166. Bdella, Latr. 133. Bdellorhynchus, Tr. et Mégn. 123.. Belba, Heyd. 126. — geniculata, C. et Y. 136. — gibba. 146, 147. — globiceps. 164. Bembex Geneana, Costa. 243. — 371 — Bembex melanostuna, Costa. pag. 243. Berosus affinis, Brull. 240. Bertea. 154. Bythinus difficilis. 166. Biorhiza aptera, F. 207. — terminalis, F. 207. Blaps gigas, L. 194. Blastothrix adjutabilis, Commst. 103. — incerta, Commst. 103. — longipennis, Commst. 103. Blechrus confusus. 360. Bolboceras mobilicornis. 181. Bombyx mori. 222, 223, 228. — neustria. 368. Butheolus litoralis, n. sp. 197. Buthus europaeus, L. 197, 199, 205. — gibbosus. 205. =’ minax, L, Koch ?-197. — scaber, EAhr. 197, 199. — terminalis, Br. 208. Bracon geniculator, Costa. 250. — humerator, Costa. 250. .Brachybothrium. 174. Brachyplax palliata, var. rufipes. 251. Bryobia, K. 133. Bryophila raptricula, var. oxybiensis, Mill. 360. Brytis encaustus, Hubn. 360. C. Caeculus, Duf. 135. Coleopterophagus, Bull. 124. Callicerae. 151. Calliphora vomitoria. 97. Calopteris. 259. ‘Caloscelis Bonelli. 271. Calosoma sycophanta. 224, 228. Camarota cerealis, n. sp. 160. Camponotus marginatus, Latr., var. | 245. Campoplex Kriechbaumeri, Costa. 245. | Canestrinidae. 124. ‘ Canestrinia, Berl. 124. Carabodes, K. 126. Carabus morbillosus, F. 194. | Carteria lacca, Kerr. pag. 102, 105. — larreae, Commst. 105, 102. — mexicana, n. sp. 102. Cassida. 193. — margaritacea, Schol. 194. Cebrennus aetiopicus, Sim. 200. Cebrio sardous, Perris. 193. Cecidomia frumentaria, Rond. 157. Celeripedidae. 129. Celeripes, Montagù. 129. Centrotus cornutus. 282. Cephennium sardoum. 166. Cepheus, K. 127. Cerambyx heros. 224, 228. — Scopoli. 367. Cerambyx velutinus. 224, 228. Cercopida. 281. Ceriae, Y. 153. Cerococcus quercus, n. sp. ? 102. Ceroplastes cassiae, Chav. 105. — cirripediformis, n. sp. 101. — floridensis, n. sp. 101. — psidii, Chav. 105. — rusci, Sign. 102, 105. Cetonia, n. sp. 221, 222, 228. — morio. 222, 228. Chaetostoma princeps, Costa. 250! Cheyletus, Heyd. 132. Cheyletidae. 132. Chorthoglyphus, Berl. 124: Chorioptes, Ger». 122. Chiloneurus albicornis, Comm. 103. Chionaspis. 112. — evonymi. 101. pinifoliae, Fitch. 101, 102. — salicis, L. 101. quercus, n. sp. 101. — ortholobis, n. sp. 101. — nyssae, n. sp. 101. furfurus, Fitch. 101. Chauliodes. 182. Choridaloides Scudderi. 182. Chlorops }ineata. 160. — taeniopus. 178. ° Chareas graminis. 177. Chaerea maritimus. 174. Chermes coccineus. 173. Chylizinae, Rond. 161. Chetostoma. 159. Chetodactylus. 157. — 372 — nia Chortophila sepia. pag. 157. Chlorops. 156. Chetinae. 155. Chrysotoxi. 152. Cheyletus .eruditus. 148. — ornatus. 143. — flabellifer. 148. — venustissimus. 148. — ornatus. 147. Cheyletia laureata, n. sp. 147. Chelonus lugubris, Wesm. 245. — minutus, Costa. 245. Chrysopa bifidilinea, Costa. 242. Chilopodi. 196. Charaxes Jasius. 192, 194. Cicada, fluvialis. 256. Cicadatra atra. 270. Cicadetta tibialis. 220. Cicadida. 270. Cicadula frontalis. 288. — sexnotata. 288. Cicindela campestris, L. 192, 194. — saphirina. 192. Cillibano,' Heyd. 129. Cimex, Spin. 151. Cixius pilosus. 270. — nervosus. 270. Cleonus albidus, Fabr. 356. Clythra Scopolina, F. 194. — taxicornis, Fab. 194. Coccinella 7-punctata, L. 181, 194. Cocciti. 101. Coccophasus ater, Commst. 103. — fraternus, Commst. 103. — fuscipes, Commst. 203. — immaculatus, Commst. 103. — lecanii, Fitch. 103. — varicornis, Commst. 103. Coccus aonidium. 109. — cacti, L. 102, 105. — coccineus, Risso. 109. — tyro. 105. Chochylis ambiguella, Hubn. 180. Coecilius abiectus, Cost. 243. — flavipennis. 243. Coeleno, KX. 129. Coleotteri. 193. Collembola. 166, 359. Colpocephalum quadriseriatum. 359. Comys bicolor, Fòrst. 103. Comys fusca, Commst. pag. 103. Conopinae. 152. Conopinarum 152. Copromyzinae, Zett. 162. Corethra oleae. 152. Corizus rufus, Schill. 195. — distinctus, Sign. 195. Corydalis. 182. Cosmocoma elegans, Commst. 104. Cossus cossus. 219, 228. Crambus vallicolellus, Costa. 252. Crossocerus bison, Costa 244. Cryptocephalus alnicola, Costa. 240. Cryptochetum grandicorne. 120. Cryptognathus, Kram. 134. Cryptus fuliginipennis, Costa. 248. . Crysomela viridana, var. 240. Cteniza orientalis. 205. — Sauvagei. 204, 205. Ctenodecticus costulatus: 241. Culex. 159. Cyclosa argentea, Aus 203. — insulana, Simon. 202, — trituberculata, Luc. 203. Cytholeichus. 121. Cyrtophora citricola, Forsk. 196, 200. Cyrtopsochus irroratus, Costa. 243. D Dacus oleae. 180. Damoeus, K. 126. — bicostatus, K — craterifer, n. sp. 146. — Dujerii. 147. Dactylopius adonidum, L. 102. — destructor. 103. — longifillis, n. sp. 102. — mammillariae, Nod. 116. Delphax propinqua. 280. — striatella. 280. Deltocephalus breviceps. 291. —- picturatus. 291. — striatus. 291. Dermanyssidae. 130. Dermanyssus, Dug. 130. Demodex. 121. Demodicidae. pag. 121. Dermoglyphus, Meg». 122. Devade hirsutissima. 174. Diaea globosa, F. 196. Diaspis. 108. — Blanckenhorni, Targ. 109. — Caruelii, Targ. 101, 111. — Monserrati. 102. — oleae. 102. — pyri. 102. — rosae, Sand. 101, 103. — trinacis. 102. Diaspiti. 100. Dictyoneura. 174. Dictyophora europaea. 271. Dictyna. 174. — 373 — Epeira. pag. 364. — Armida, Sav. Aud. 196. — byzanthina, Pavesi. 202. — dalmatica. 202. — Redii, Scop. 196, 200. Ephemera albipennis. 156. Ephestia elutetella. 368. Ephippigera coronata. 241. Ephydra californica. 368. Epicriidae. 129. Epicrius, C. e F. 129. Eresus. 202. Eremaeus, XK. 126. Ereynetes, Bert. 132. Ericerus ceriferus, Y. 106. — Pela, Sign. 105. Dinocampus pallidipes, Costa. 259. Dioctria Bigoti, Costa. 253. Diplax meridionalis, De Selys. 195. Erigone graeca, Cambr. 203. Eriococcus azaleae, n. sp. 101, 103. Eristalis. 366. Discopoma, C. et R. Can. 128. Disparipes, Mich. 125, Ditteri. 194. Docophorus larinus. 359. — naeviae. 359. — pustuliferus. 359. . Doratura stylata. 288. Dorthesia. 106. Doryphora decemlineata. 161. Drassus fastuosus, Luc. 204. — macellinus, Thor. 196. -Drepanodus, Menge. 203. Drosophila uvarum. 161. Dysdera lata, Reuss. 204. — punctata, C. Koch. 204. E Eccoptogaster. 180. Egaenus crista, Br. 206. Emblethis verbasci, Y. 195. Evacanthus acuminatus. 286. — interruptus. 286. Encyrthini. 103. Encyrtus flavus, Commst. 103. — inquisitor, Commst. 103. Enoplognatha mandibularis. 203. Entedonini. 103. Erythroeus, Latr. 134. Eumeri. 153. Eumerus crassitarsis, Costa. 254. Eupalus, K. 134. Eupelyx depressa. 286. — producta. 286. Eupelmus cereaunus. 161. Euplectus Doderoi. 166. ‘Eupodes, KX. 131. Eupodidae. 131. Eupterix aurata. 291. — Putonii. 292. Eusarcoris aeneus, Fieb. 195. Euscorpius carpathicus, L. 206. — flavicaudis, De Geer. 196. Evania splendidula. 245. F Falciger, Megn. 122. Filaria sanguinis hominis. 168, 179. Filippia. 106. Fiorinia camelliae, n. sp. 101. Flebotomus. 150. Floria spectabilis. 292. Foenus pedemontanus. 248. — rugidorsum, Costa. 247. Forficula..256. De, (e | | Forficula lurida, Fisch. pag, 195. Freyana, Hall. 122. Fulgorida. 270. G Galleria cereana. 161. Gamasomorpha, Karsch. 174. Gamasidae. 128, 130. Gamasus, Latr. 130. Gargara genistae. 283. Geckobia, Megn. 134. ‘ Geophilus maxillaris, P. Gerv. 196. Geotrupes hiostius, Gene. 194. — levigatus, F. 194. Glyceyphagus, Her. 125. Gnaphosa. 204. Goniagnathus brevis. 290. Gossyparia manniparus, Sign. 105. Guerinia. 106. — serratulae, Sign. 117. Grapsus speciosus. 214. Gyrinus caspius, Men. 363. — colimbus, Er. 363. — distinetus, Aubè, 363. — libanus, Aud. 363. — natator, L. 363. — Suffriani, Scr. 363. Gyrolasia flavimedia, Commst. 103. H° Hadena dydima, Esp. var. Struvei, Rag. 360. — literosa, Hw. 360. * Harpactes elegans. 243. — leucurus, Costa. 243. Harpalus griseus. 180, 181. — obscurus. 181. i Harpirhynchus, Megn. 132. Hebotomi. 151. Helops dryadophylus, Muls. 194. Hemiteles collinus, Costa. 249. Hepialida. 363. Hermannia, Nic. pag. 126. Heterocerus nanus. Gené. 194. Heteronychus, C. et F. 135. Hexura. 174. Hippoboscita. 161, 162. Histeropterum grylloides, Fieb. 195. Histiogaster, Berl. 125. Hispidae. 3597. Homocnemia albovittata, Costa. ‘269, Ride Homotoma ficus. 292. Hoplophora, K. 125, 147. Hoplophoridae. 125, 136. Hoplopidae. 135. Hyalomma anatolicum, C. L. (Koch. 200. — dromedari, C. L. Koch. 199, 200. Hyalestes luteipes. 271. — obsoletus. 270. Hylotoma cyanocrocea Forst. var. messanensis. 357. Hylaeus plumicornis, Costa 246. — corrfutus. 246. © — rimosus, Foerst. 246. — strigulosus, Costa. 246. Hyperectes 240. _Hypoctonius. 147. ' Hypopus, Dug. 124. Hysteropterum grylloides. 276. — immaculatum. 279. — liliimacula. 276. — maculifrons, Muls. et Rey. 269, 277. I. Ichneumon bellicosus, n. sp. 357. Idiocerus cognatus. 283. — fulgidus. 283. — lituratus. 283. — notatus. 283. © — socialis. 283. — toeniops. 283. — ustulatus. 283. Imenotteri. 193. Inocellia crassicornis. 192, 195. Iphis, K. 130. . — 379 — Isehnus Minai, ». sp. pag. 357. — proximus, Costa. 248. * — ridibundus, Costa. 248. Isometrus maculatus, De Geer. 199. Issus dilatatus. 274. Iurus gibbosus. 206. — Dufoureius, Brullè. 206. Ixodidae. 131. Ixodes, Latr. 131. Jassida. 283. Jassus abbreviatus. 290. — atomarius. 290. — furcatus. 291. — modestus. 29]. — mixtus. 291. Jcerya Purchasii, Mask. 102. K. * Kelisia Putoni, Costa. 252. Kermes, sp. 103, 104. — galliformis, Riley. 101. — vermilio, Planch. 105. Kerria lacca, Targ. 106. — Larreae, Commst. 106. Koenenia mirabilis. 165. ‘L. Laelaps, K. 130. Lasiophthicus. 152. Lasiocampa quercifolia. 192, 194. Lathrodectus 13-guttatus, Rossi. 203. . Larinus flavescens, Germ. 194. Laveia axinus, Sign. 105. Lecaniti. pag. 101. Lecanium hemisphaericum, Targ. 101. — hesperidum, L. 101, 103, 114, — oleae, 7. 101, 103, 111, 114. — quercitronis, Fitch. 103. — vitifolium 162. Leiognathus, Can. 130. Leiosoma, Nic. 127. Leperina opatroides. 165. Lepidotteri. 194. Lepisma furnorum. 167. Lepyronia coleoptrata. 281. Lestes. 256, 259. Lethia. 174. Lepthoneta spinimana. 174. Lephorchistis micronychus. 184. Leucaspis. 108. — aculeata. 245. — intermedia. 245. — Riccae. 112. — sardoa, Costa. 245. — Signoreti. 112. — Siscellis, Vestw. 245. Leucoscelis stictica, L. 193. Libellula depressa. 2583. — fluvialis. 256. Lichomolgus spinosus. 359. Linobia, Berl. 124. Liodes, Heyd. 126. Liparis dispar. 156. Lissoneta pectoralis, Costa. 249. Lithobius oligoporus, n. sp. 254. Lithosia caniola. 182. Lithyphantes. 203. Livia limbata, var. crefeldensis, Mink. 202% Loboptera decipiens, Germ. 195. Lonchaeinae, Rond 161. Lopodytes, n. sp. 158. Lophirus. 180. Locusta acquatica. 258. — viridissima. 225, 228. Lucanus cervus. 225, 226, 228. Luciola italica. 351. Lucilia. 194. Lipeurus fulvofasciatus. 359. Lycosa. 364. — Giebelei, Pavesi. 205. — ferruginea. 205. Lyonetia clerckella. 367. BI — M Machaerites dentimanus. pag. 166. Machrocheles, Latr. 130. Macrocentrus procerus, Costa. 250. Masicerag. 155. Mecicobothria. 174. Mecicobothrium. 174. ‘Megachile argentata. 247. — lagopoda. 178. — Schmiedeknechtii, Costa. 247. Megamerus, Dùg. 131. Megninia, Berl. 123. Megophtalmus scanicus. 283. Meloe. 92. Melithaea. didyma. 166. Menemerus semilimbatus, Hahn. 196. Menopon biaculeatum. 359. — sigmoidale. 359. — titan. 359. Membracida. 282. Merodon armipes. 152. — rubidiventris, Costa. 254. — trochantericus, Costa. 253. Merostomata. 365. Metoecis lepidocerella. 182. Meteorus scutatus, Costa. 249. — splendens, Costa. 249. Metopoplax ditomoides var. decipiens. 251. Metropis Mayri. 280. Myobia, Heyd. 132. Michaelia, Berl. 134. -- paradoxa, n. .sp. 147. Micariosoma. 204. Micariolepis. 204. Midas rufipeS. 253. — sardous, Costa. 253. Mintho. 153. Mirmeleon appendiculatus, Latr. 195. Misumena vatia, C7. 202. — vatia, var. dauci, W. 196. — Savignyi, Simon. 196. Mordella aculeata, L. 194. Modiolicola. 360. Murcia. 147. Musca. 366. Mutilla Agusii, Costa. pag. 244. — hyspafica. 244. — hyspanica, var. Sich. Rad. mela- nolepis. 244. . — speriolae, Lep. 246. Myeterodus nasutus. 273. — orthocephalus. 269, 272. Mygalodonta fodiens, W. Corse. 205. Mytilaspis. 112. — citricola, Pack. 101, 103, 109. — flavescens, Targ. 109. — ficus. 102. — fulva. 109. — Gloverii, Pack 101, 110. — Pandanni, n. sp. 101. — pomorum, Bowuche. 101, 103. — pomorum, x. sp. 102. — pinifoliae, Fitch. 113. — salicis ?. 103. Myicola. 360. Myocoptes, K. 123. Myoderma. 357. Myrmecomimus paederoides, Costa. 251. Myrmosa ephippum, Jur. 244. Mytilus galloprovincialis. 359. N. Necydalis major. 181. Neera, Desv. 155. Nemotelus leucorhynchus, Costa. 252.. Neottiglossa bifida, Costa, var. 251. Neozetes, Berl. 127. Neurotteri. 195. Nezara viridula, var. N. 251. Nomada parvula, n. sp. 357. Nothridae. 128. 136. . Nothrus, K. 127. Notus sp. 291. aurantiaca, Ochtherae. 153. Ocypoda. 211. © Ocypterae. pag. 155. Ocypus olens, Mwls. 194. Odontotarsus caudatus, K/ug. 195. Odynerus Costae, Andr. 244. Oedaspis, Lw. 158. Oedipoda coerulescens, L. 195. Oliarus cuspidatus. 271. — quinquecostatus, Duf. 269, 271. Ophionyssus, Megn. 130. Opilioni. 196. Oppia, K. 127. Opsebius. 154. Orchestes populi, L. 178. Oribata femorata, Nic. 145. — monodactyla, n. sp. 145, 146. Oribates, Latr. 127. — dentatus. 145, 146. — globulus, Nic. 137. — latipes, Koch. 145. Oribatidae. 125, 127, 136, 137. Oronotus thoracicus, Costa. 248. Orrhodia veronicae, Hbn. 360. Ortalidinae. 158. Orthezia americana, Walck. 102. — americana, Rathw. 111. — chafacias, Westw. 111. Orthochile. 154. Ortotteri. 195. Oryctes nasicornis, L. 193. Osmia bihamata, Costa. 247. — difformis. 147. — laterefasciata, Costa. 246. Oxyopes heterophthalmus, Latr. 196, 202. — lineatus. 202. Oxyptilia albimana, Sim. 202. P Palaeophonus nuncius. 365. — Panoplia, Heyd. 128. .Panopliidae. 128. Paralges, Tr. et Mégn. 123. Parlatoria Pergandii, Commst. 101. Parasus bicolor, Fab. 194. Phasiae, Latr. 155. Phaeogenes montanus, n. sp. 357. Y — 377 — Pachyscelis Goryi, Sol. pag. 194. — Payraudi, Latr. 194. — rugatula, Sol. 194. Phalangium opilio, L. 196. Philodromus glaucinus, Simon. 196, Phlepsius intricatus. 288. Pholcus. 364. — rivulatus, Forsk. 200. Phora fasciata. 155. Phylax littoralis, Muls. 194. Philaenus parvulus. 195. Phytomyptera, Rond. 160. Phytonotus phylonthus, 02. 194. Pytonissa thressa, Pavesi. 204. Phytoptus. 121. Podocinum, Bert. 129. Pediopsis Freyi. 284. — nassata. 284. — scutellata. 284. Pelops, XK. 128. Peltonotus raniformis, Muls. et Rey. 269, 271, 272. Penthaleus, X. 132. Peribalus distinetus, Fieb. 195. — vernalis, var. 251. Periplaneta orientalis, L. 195. Perineura Crippae, n. sp. 857. Peritelus sardous, Costa. 240. Picobia, Hall. 132. Pigmephorus, Kr. 125. Pimpla apricaria, Costa. 249. — cercopithecus, Costa. 249. — cingulatella. Costa. 249. — Ragusae, n. sp. 397. Pirenini. 103. Plagetia Ragazii, n. sp. 359. Podops sp. ? 251. — dilatata. 251. Pompilus concinnus, Dahlb. 246. Poliaspis, Berl. 128. Polycheles Doderleini. 167. — typhlops, Hell. 167. Porphyrophora Hameli, Targ. 105. ‘— polonica, Burm. 105. Proctophyllodes, Rob. 123. Prosena. 155. } Prosthesima latipes, Canestr. 196. Protalges, Tr. et Megn, 123. Platyeleis umbilicata, Costa. 242. Platymetopus undatus. 291. -- 378 — Plexippus Paykulli, Sav. Aud. p. 199, 200. Pseudococcus aceris, Geo/f. 102, 103, 111. Pseudomutilla sardiniensis, Costa. 246 Psochus funerulus, Costa. 243, Pseudotelphusa speciosa. 216. Psoroptes, Gerv. 122. Psorophidae. 121. Psyllida. 292. ? Pteralloptes, Tru. et Megn. 123. Pterelachisus Bertei. 151. Pterocolus, Hall. 123. Pterodectes, Rob. 123. Pterolichus, Rob. 122. Pteronarcys regalis. 182. Pterophasus, Megn. 123. Pteronyssus, Rob. 123. Ptyelus campestris. 282. Ptyelus spumarius. 282. Pulex marinum. 256. Pulvinaria. 105. — innumerabilis, Rathw. 101, 103. Pygoxyon tychioforme. 166. R. Ragni. 196. Rainieria. 151. Raphygnatus, Deg. 133. Rogas reticulator, Nees, var. artripes. 250. Rhacocleis parvula, Costa. 241. Rbax phalangium, Oliv. 198, 199. Rhofus coccois, Smith. 103. Ropalicus. 148. Rhopalum gracile, Wesm. 244. Rhizococcus araucariae, Mask, 102. — quercus, n. sp. 102. Rhyncolophidae. 133, 137. Rhyncholophus, Dug. 133. — Cavannae, n. sp. 127. — globiger, Ber!. 139. — nemorum, XK. 137. — phalangioides, (Q. G.) K. 140. Rynocola subrubescens. 292. Rhyzoglyphus, Clap. pag. 125. — sp. 226, 227, 228. ‘Rhynchytes betuleti. 168. Rincoti. 195. Rogas basalis, Costa. 250. — gasterator, Jur. 250. — testaceus, Spin. 251. — tristis, Wesm. 250. Romanoffia imperialis. 363. Runcinia lateralis, Koch. 196. S Sabelliphilus. 360. Salius elegans, n. sp. 357. Somomia Coesar, L. 194. Sarcoptidae. 121. Sarcophagae. 155. Sarcoptes, Latr. 122. Saropogon perlatus, Costa. 253. Satyrus Janira, L. 194. Scaurus striatus, var. sardous, Costa. 240. n — tristis, OZ. 194. Scelionini. 103. Sciomyzinae. 158. Scirus, Herm. 134. Scolioplanes, crassipes, Koch. 173. Scorpio acquaticum, Redi. 256. Scorpioni. 196. Scorpionidae. 197. Scotolathys simplex. 174. Scutovertex, Mich. 126. Scyphius, KX. 131. Seiidae 129. Seius, K. 129. Selandria. 367. Selamia histrionica. 174. Selenocephalus Flori. 287. — obsoletus. 287. Selenops aegiptiaca, ‘Sav., Aud. 199, 200. Sericostoma clypeatum. 242. — Mac Lachlanianum, Costa. 242. Sesia aurifera, Chr. 363. — cruentata. 360. — ichneumoniformis, F. 363. — 379 — Sesia tipuliformis, L. pag. 367. Simulia columbaczensis. 176. Singa Simoniana, Costa. 255. Sitaris. 92. Smaridia, Dug. 133. Smaris, Latr. 133. Sminthurus bicolor. 166. — Doriae. 166. Solifugae. 198. Sparasion pallidinerve, Costa. 245. Sparassus Argelasii, Walk. 198, 200. + Spatius erythrocephalus, Wesm. 251. Spazigaster. 152. Spherocera cadaverina. 120. — merdarum. 120. — necrophaga. 120. — stercoraria. 120. — subsultans. 120. . Sphyngonotus coerulans. var. Lin. 241. Sphinx, sp. 226, 227. Sphiximorphae. 155. Squilla fluvialis. 256. Staphylinus lutarius, Grav. 193. * Stauronotus cruciatus. 195. — maroccanus, Thunb. 195. Stegodyphus lineatus; Lat. 199, 200. Stenobothrus biguttulus, Charp. 195. Stilopogon aequecinctus, Costa. 253. Stiroma pteridis. 280. Stomoxis calcitrans, F. 194. Stratiomys. 366. Sylvius. 193. Sysira iridipennis, A. Costa. 242. TR — Tomocera californica, Commst. 103. Tanais Oerstedii, Kroyer. 173. Tanaupodus, Hall. 135. Tanipezinae. 161. Tarentula radiata. Latr. 196. Tarsonemidae. 125. Tarsonemus, Can et Fanz. 125. — buxi. 164. Tachytes erythrogastra. 246. Tachytes fulvitarsis. pag. 246. — fulviventris, 246. — Panzeri. 246. Telphusa fiuviatilis, Lat. 209, 210, 214. Tegenaria parietina. 204. Telenomus, sp. 103. Tentyria Thunbergii, var. sardea, Sol. 194. Tetranychidae. 132. Tetranychus, Douf. 132. Tetragnatha. 364. — chrysochlora, Sav. Aud. 196. Textrix coarctata, Duf. 196. Tetrastichini 103. Tettigometra atra. 280. — Baranii 280. — costulata, Fieb. 269, 280. — lucida, Sign. 269, 281. — obliqua. 280. — ventralis. Sign. 269, 281. Tettigonia viridis. 285. Tautana triangulosa, Walck. 203. Tischeria complanella, Lin, 158. Thamotettix crocea. 289. — coronifera. 289. — fenestrata. 288. — fuscovenosa. 289. — quadrimaculata. 289. — tenuis. 289. Tharops nigricornis. 181. Therapha hyosciami, L. 195. — hyosciami var. flavicans, Puton. 195. Theridium. 364. ‘ — aulicum, C. L. Koch. 196, 203. Theridium bicolor, Brulle. 203. — maxillare, Brullé. 204. — variegatum, Brulle. 202. — venustissimum, ©. Koch. 203. Thomisus onustus, Walck. 196. — spinipes, Brulle. 302. Thrips. 156. 159. Thremma sardoum, Costa. 243. Tricodes alvearius, Fabr. 193, 194. , Trigonotylus ruficornis, Fabr. 195. Thysanura. 166, 359. Trachynothus, Kr. 129. Trichodactylus, Duf. 124. — xilocopae, Dug. 164. Triecphora mactata. 281. Trigonometopus. 158. Trioza. sp. pag. 292. Triphaena. 157. Tritia, Berl. 126. — decumana, Berl. 136. Trombididae. 131, 134, 137, 141. Trombidium, Fabr. 135. — gymnopterorum, Berl. 143. — holosericeum, Fabr. 142. — setolosum, n. sp. 141. Tortrix pilleriana, Staud. 180. Toxocampa ephialtes, Hbn. 360. Tydeus, K. 132. Tyroglygphidae. 124.‘ Tyroglyphus, Latr. 115, 124. U. Ugi. 159. Ulopa trivia. 283. Urophora signata. 157. Uropoda;, Latr. 129. — lamellosa. 164. — obovata. 164. — paradoxa. 164.. Uropodidae. 128. V. Vanessa cardui. 95, 182. Vesperus. 181. Westwodia, n. sp. pag. 116. a Xestaspis nitida. 174. Xilophelus atomus, Costa. 140. Xoloptes, Can. 128. Xylocopa. 161. — violacea. 221, 228. Xysticus bufo. 202. — graecus, C. L. Koch. 202. TA Zacheus mordax. 206. — trinotatus, C. L. Koch. 206. Zeuxiae. 155. Zeuzera aesculi. 160. Zilla atrica, C. L. Koch. 196. Zophodiopsis hyaenella. 182. — 981 — INDICE LAVORI ORIGINALI. BARGAGLI P. - Rassegna biologica dei Rincofori Europei, pag. 3 e 293. BERLESE A. - Acarorum systematis specimen, p. 121. — Sopra alcuni Acari; lettera al dott. Haller, p. 145. — Di alcuni Acari del Museo di Firenze, p. 136. BoLLES LEE A. - Struttura intima dei bilancieri dei Ditteri, p. 96. CAMERANO L. —- Di una apparizione della Vanessa cardui nel 1883 nei pressi di Torino, p. 95. — Osservazioni intorno alla Neotenia negli Insetti, p. 89. CARLINI (DE) A. - Artropodì dell’ Isola di S. Pietrò, p. 192. Costa A. - Diagnosi di nuovi Artropodi della Sardegna, p. 240. EMERY C. - La luce della Luciola italica, (con tav.) p. 351. FERRARI P. M. - Rincoti omotteri italiani raccolti da G. Cavanna, p. 269. LucianI L. - Sulla vita latente delle uova del Baco da seta, p. 71. — Ancora sulla ibernazione degli ovuli del Baco da seta, p. 185. MACCHIATI L. — Flora degli Afidi dei dintorni di Cuneo, con la descrizione di alcune specie nuove, p. 51. MAGRETTI P. - Di una galla di Cinipide-sulle radici della vite, p. 207. MERCANTI F. - Sviluppo postembrionale della Telphusa Aiuviatilis Lat. (con tav.) p. 209. OSTEN SACKEN C. R. - Elenco delle pubblicazioni entomologiche di C. Ron- dani, p. 149. PASSERINI N. - Sulla morte degli Insetti per inanizione, p. 217. PAVESI P. - Aracnidi raccolti dal Conte Bouturlin ad Assab e Massaua., p. 197. — Controsservazioni ad un opuscolo recente di Aracnologia, p. 201. QuaJAT - Sugl’inerociamenti fra le razze bianche del Baco da seta, p. 229. RostER D. A. - Contributo all’anatomia ed alla biologia degli Odonati, (con tav ) p. 256. TARGIONI TOZZETTI AD. - Note sopra alcune Cocciniglie, D. 100. — Aggiunta alla nota sulle Cocciniglie, p. 183. LETTERATURA ENTOMOLOGICA ITALIANA. BARGAGLI. - Sull'habitat del Cleonus albidus, p. 356. BAUDI DI SELVE FL. - Edemeridi del Portogallo, p. 163. BECCARI 0. - Piante formicarie, p. 163. CAMERANO L. — Il Congresso ornitologico di Vienna, p. 163. CANESTRINI G. e BERLESE A. - Nuovi acari Italiani, p. 164. — Due Acari poco conosciuti, p. 164. — Ciaccio G. V. - Unione dei bastoncelli e dei coni negli occhi composti delle Sfingi, p. 356. Costa A. - Memorie terza e quarta sulla Geofauna sarda, p. 164. — 382 — Costa A. - Nota su Nevrotteri sardi, p. 64. Curò A. - Saggio di un Catalogo dei Lepidotteri d° Italia, pag. 356. DE STEFANI PEREZ T. - Imenotteri siciliani, p. 357. EMERY C. - Formiche della Tunisia, p. 165. FicaLBI - Insetti in alto mare, p. 357. GESTRO - Note entomologiche, p. 357. GRASSI B. - Protozoi parassiti delle Termiti, p. 358. — Contributo alla storia della nostra Fauna, p. 358. — Nuovo Aracnide artrogastro, Koenenia, p. 165. LEVEILLE A. - Nuovo trogositide, p 165. MAGRETTI P. - Imenotteri raccolti nell'Africa orientale, p. 165. — Nel Sudan orientale : ricordi di viaggio, p. 166. Minà PaLuMBo - Acari della Fauna sicula, p. 358. — Lepidotteri druofagi, p. 166. MINGAZZINI - Coleotteri del Romano, p. 358. NINNI - Ricomparsa dei Gamberi nel Trevigiano, 359. PARONA - Sui.Collembola e Thysanura sardi, p. 359. — Collembola e Thysanura di Tunisi, p. 166. PeRACCA M. - Albinismo nella Melithaea didyma, p. 166. REITTER (von) E. - Sei nuovi Coleotteri italiani, p. 166. PICAGLIA - Sul genere Menopon, p. 359. — Pediculini nuovi del Museo di Modena, p. 359. RAFFAELLE e MONTICELLI - Nuovo Licomolgus, p. 359. RAGUSA - Sull’Agonum numidicum var., p. 360. — Sul Blechrus confusus, p. 360. — Note Lepidotterologiche, p. 360. RIGGIO G. - Sul Polycheles Doderleini, p. 167. RostER D. - Sulla decapitazione degli Insetti, p. 167. — Osservazioni biologiche sul RAynchytes betuleti, p. 167. — Caccia di Libellule, p. 167. RovELLI G. - Alcune ricerche sul tubo digerente etc., p. 167. Scnauruss L. W. - Die Schydmaeniden N. O. Africa’s, p. 168. Sonsino P. - La Filaria sanguinis hominis osservata in Egitto, p. 168. TRoIs E. F. - Esperimenti sulla conservazione delle larve, p. 168. VERSON — Note e appunti alla Memoria del Luciani « Sull’ibernazione delle uova del Baco da seta, » p. 360. — Influenza delle condizioni di ne sulle proprietà fisiche dei bozzoli, p. 360. RASSEGNA E BIBLIOGRAFIA ENTOMOLOGICA. Brass A. - I parassiti animali dell’ uomo, p. 169. CHALANDE - Sistema respiratorio dei Chilopodi, 362. CHATIN I. - Costituzione della.mandibola. nei Coleotteri ed Ortotteri, p. 169. LEE BoLLES - Bilancieri dei Ditteri, p. 362. — Manuale del Microtomista, p. 169. MocqQuarp F. - Sullo stomaco dei Podoftalmi, p. 169.. PERAGALLO A. - Studi sugl’insetti nocivi all'agricoltura: 2 parte, p. 170. PLATEAU FEL. - Ricerche sui movimenti respiratori degl’ insetti, p. 170. — Ufficio dei palpi negli Artropodi, p. 362. CLI SG — 383 — PREUDOMME DE BORRE - Coleotteri dell' Hainaut, p. 362. — Sui Gyrinus, p 363. ‘— I Meloidi dell'Europa centrale, p. 363. . RECUEIL... Zoologique Suisse, p. 173. RICHARD I. - Sulla forforescenza ‘dei Miriapodi, p. 173. .RomaNoFF - Memorie sui Lepidotteri, p. 363. SCHIMKEWITSCH - Sopra un organo di senso negli Aracnidi, p. 364. ScuDDER - Blattari mesozoici, p. 1364. — I primi insetti alati dell'America, p. 384. — Dictyoneura ed altri insetti affini del Carbonifero, p. 174. SENONER - Cenni bibliografici, p 364. SIMON E. - Sugli Amaurobius del Nord America, p. 174. — Aracnidi di Grecia, p. 365. — Materiali per la Fauna aracnologica dell’Asia meridionale p. 365. — Aracnidi di Tunisia, p. 365. .— Nuovi Aracnidi di Algeria, p 174. — Sul gruppo dei Mecicobothria, p. 174. — Aracnidi raccolti da Weyers a Sumatra, p. 175. THORELL e LINDSTROM - Scorpione siluriano della Gotlandia, p. 365. VIALLANES - Struttura del ganglio ottico in alcune larve di Ditteri, p. 366. ' NOTIZIE DI ENTOMOLOGIA APPLICATA. Applicazione dell’Entomologia alla Medicina legale. — La Simulia. — La Cha- reas graminis. —. L'Orchestes populi. — Il Chlorops taeniopus. — Larve piscivore di libellule. — La Megachile lagopoda. — Disinfezione delle piante. — Gli Insetti ematofagi e la diffusione dei Nematodi ema- tici. — Un nuovo periodico Apistico. — Bachicultura (pubblicazioni). — Pubblicazioni italiane di Entomologia agraria — pag. 176-180. Larve della Sesia tipuliformis. — Il Cerambyx Scopolii. — Concorso per ri- medi contro lo Zabrus — Serpicine sulle foglie dei Ciliegi. — Pubbli- cazioni di Entomologia agraria. — Pubblicazioni di Entomologia appli- cata — pag. 367-368. NOTE E NOTIZIE VARIE. Volo dell’Harpalus griseus — Stazioni di Coccinelle. — Volo degli Insetti. — Carabici fitofagi. — Fatto singolare. — Lepidottero a larva insettivora — La Lithosia caniola. — Migrazioni della Vanessa cardui. — Un nuovo solvente della seta — p. 180-182. Larve eduli. — La Ephestia elutetella. — Caccia con la melata. — Bozzoli e Lepidotteri — p. 368. Mic RAI. lì A È Re NED MR Mii CORO Ris: pi 4 DIR i "PA get DEU 3a CINE, è hifi ab Bull.Soc.Entom.ltal.anno XVII. / / roles DIS. E INC. 6° \ CROMOLITOGR: Minnne " FIORENTINA, | i | ] lit G.vZenk,Bologna. lit. 6.V7enk,Bologna. C.Emery autogr. REA RITI VE Re TA se n Ha bi DI ta È i, : : ° 7 si x ; ti ci Ù ® a” d U a È ie Tav IÎL Bull. Soc. Ent. Ital. anno XVII. Vante Roster del Bull. Soc Ent Ital. anno XVII di Tav. IV “A Y$, E a TI = Sri nnetia TL affina OT i Upi i È Ì il } \ ju i utt i | EVA MELANILETE I 7 RO |} mm Di È se jo ma DI <} NR n} I 4 LI 7) 429/44} i il \ A) Z | \EIATTILI | ente faster del Bullettino Soc.Entom. Ital--Anno XVII. Tar LAV C.Emery autogr. Bologna, lit.6.Wenk gaia pd Piu da PO, atti soglio (LIDO io RE î # “ici fe: TT a dig GICA ITALIANA Te) i : i D # SEEN a {C0) î Lui = na > o) e d > f- (RI a boni a i . tnt ; ay ; Forca separi O VITI 4° Ol Aa, » .» SOCIETÀ ENTOMOLOGICA ITALIANA Processi verbali delle Adunanze tenute nell’Anno 1885. Adunanza ordinaria tenuta il dì 11 gennaio 1885. Presidenza Targioni Tozzetti Ad. È approvato il verbale dell'adunanza generale, che ebbe luogo il dì 15 giugno 1884. r Il vicepresidente: prof. Stefanelli chiede schiarimenti intorno ai Processi verbali. Gli risponde il Segretario assicurando che saranno come in passato regolarmente pubblicati; aggiunge che la soppressione dei Resoconti delle Adunanze ha reso necessaria una maggiore larghezza dei Processi verbali. Vengono presentati, e letti totalmente od in parte, i seguenti lavori, da pubblicarsi nel Bullettino. ; Osten Sacken C. R. Elenco definitivo delle opere entomologiche di C. Rondani. Targioni Tozzetti A. Note sui Coccidi. Camerano L. Sulla Neotenia negli Insetti. Macchiati L. Flora degli Afidi di Cuneo, con descrizione di nuove specie. * Bargagli P. Biologia di Rincofori europei, (continuazione). A proposito dell’ Elenco bibliografico presentato dal socio Barone di Osten Sacken, il vicepresidente prof. Stefanelli manifesta il desiderio che tro- vino posto nel Bu/lettino lavori intorno ai Ditteri. Il segretario Cavanna di- chiara che quell’ Elenco è venuto alla Società appunto in seguito a pratiche da lui fatte presso il collega Osten Sacken: e non ha poi mancato di rivol- gersi anche al socio prof. Bellardi, ditterologo italiano, dal quale ebbe in risposta una lettera con qualche promessa pel futuro. Il prof. Targioni ag- giunge che nel riordinare la Collezione Rondani egli ha trovato occasione per trattare di parecchi generi istituiti dal compianto nostro Collega: di al- IV; cuni -di essi la critica di altri ditterologi ha fatto a parer suo giustizia; altri però sembrano veramente accettabili, malgrado opinioni in contrario già esposte. Queste osservazioni si trovano inserite nel volume intitolato: Relazione intorno ai lavori della R. Stazione di Entomologia agraria di Firenze per gli anni 1879-82. Il disserente offre alcune copie del volume sopraccennato a quei Soci cui questo fosse per tornare utile. Dal socio dott. Berlese viene enunciato sommariamente un suo sistema di Classificazione degli Acaridi. In seguito ad invito del presidente, il Socio espone i criteri fondamentali della Classificazione proposta, e s’intrattiene alquanto ad illustrarli con esempi e confronti. Allo stesso presidente Targioni, che manifesta il desiderio il lavoro sia accompagnato da cenni bibliografici e da una critica accurata delle Classazioni anteriori, il Berlese risponde as- sicurando che il desiderio espresso sarà sodisfatto: ma che intanto egli cvor- rebbe il Sistema proposto fosse subito pubblicato: al che ben volentieri il Co- . mitato, per bocca del presidente, aderisce. Il Targioni nota che il Berlese giunse a ridurre il numero delle famiglie, ed approva in generale questo con- cetto della riduzione, seguendo il quale però non è difficile incontrarsi nel grave pericolo di ridurre le famiglie a gruppi troppo artificiali. Nel presentare alcuni rami danneggiati dal Cossus, il prof. Stefanelli narra che nel territorio di Montevarchi, in seguito ad alcuni provvedi- menti di quel Municipio, pare i guasti non siansi accresciuti, come pur si poteva temere. Mostra poi una larva di Zeuzera aesculi trovata in un ulivo, stazione, egli ritiene, non peranco notata di questa specie, d'altronde polixilofaga. Il prof. Marchi aggiunge aver avuto larve di Zeuzera da piante d’aranci. Il prof. Targioni ringrazia i professori Stefanelli e Marchi che vollero do- nare alla Stazione di Entomologia agraria da lui diretta i legni danneggiati dalla Zeuzera: ricorda in proposito i generosi donativi del socio Bargagli, esorta i colleghi ad imitarlo, ed annunzia che presto potrà mostrar loro bene ordinate le già ricche Collezioni della Stazione stessa. Bargagli presenta alcuni Harpalus griseus da lui presi mentre vola- vano la sera, introducendosi nelle case insieme ad altri insetti, e fa notare che il fatto accenna a costumi diversi da quelli d’ ordinario attribuiti ai co- leotteri di questo genere. Il presidente intrattiene l'adunanza sopra i guasti recati da un Ceci- domide all’ulivo: si riserva tornar in altra occasione su questo argomento. Nel presentare delle larve di Libellulidi, richiama l’attenzione dei colleghi sul curioso modo col quale esse evacuano le feci, ravvolte in una ROSA di cap- | al IV sula abbastanza resistente. Queste piccole comunicazioni troveranno posto nel Bullettino, alla rubrica Note e Notizie varie. Stefanelli, poichè gli si pre- senta l'occasione, tenuto conto delle difficoltà che si incontrano nella deter- minazione delle larve di Libellulidi, esorta il socio Dante Roster a redigere pel Bullettino, accompagnandola con disegni, una nota sulla forma della così- detta maschera di queste larve, che porge notevoli caratteri differenziali. Cavanna, segretario, ricorda che nel Bw//ettino vennero pubblicate, toglien- dole dalla Memoria originale, le diagnosi di nuovi Artropodi raccolti in Sardegna dal prof. A. Costa, e che reputa quindi opportuno pubblicare anche le altre diagnosi venute in luce dappoi e che si trovano nella Memoria sulla Geo- fauna Sarda, ch’egli presenta, da parte dell'A. alla Società. Il presidente e gli altri adunati convengono nell’opinione del Segretario, tanto più che le Memorie della R. Accademia di Napoli non sono molto diffuse fra gli En- tomologi. Sono proclamati Soci i Signori Lostia di S. Sofia conte Umberto, di Cagliari e Artimini prof. Antonino di Firenze, presentati da Bargagli, Targioni e Cavanna; Salvi Cristiani nob. Ales- sandro di Lucca presentato da Roster, Cavanna e Targioni; Garbiîni dot- tor Adriano di Verona, presentato da Cavanna, Targioni e Della Torre; si- «gnor Carlo Schmitz di Livorno, presentato da Cavanna, Piccioli e Bargagli. Si procede alle elezioni generali e parziali, il cui resultato è la ricon- ferma nei loro rispettivi uffici dei soci uscenti, come segue: Presidente: Targioni Tozzetti A. “Tesoriere: Passerini N. Vicepresidente: Stefanelli P. Consiglieri Giglioli E. Segretario degli Atti: Cavanna G. , » Pavesi P. » delle Corrisp. Marchi P. » Piccioli F. » Emery €. Sindaci del bilancio consuntivo 1885: Vimercati G. Bargagli P. L’adunanza, incominciata a mezzodì, è sciolta ‘alle ore 2 !/, pom. V.° Il Presidente Il Segretario degli Atti A. TarGIONI TozzErTI | G. CAVANNA. VI Adunanza generale tenuta il dè 31 maggio 1885. Presidenza Targioni-Tozzetti A. (Seduta privata) È approvato il verbale della precedente Adunanza 11 gennaio 1885. Il Tesoriere conte Passerini presenta il Bilancio consuntivo dell’anno 1884, e legge le lettere dei sindaci Bargagli e Vimercati che concludono per l’ap- provazione del Bilancio stesso e con la proposta di un plauso al Tesoriere, . al cui zelo si deve il ricupero di una considerevole somma di arretrati. Il Presidente si unisce ai” Sindaci in tale proposta, che viene, insieme al Bilancio, approvata da tutti i soci presenti. Per meglio mostrare le discrete condizioni della Società, il Tesoriere an- nunzia che il Bilancio preventivo dell’anno in corso, che Egli ha già pre- sentato al Consiglio, e che per disposizione statutaria non deve essere oggetto di discussione nell'assemblea, si chiude con un avanzo presunto di circa 700 lire, sebbene gli introiti siano calcolati su dati di fatto desunti dai Bilanci passati, cioè alquanto minori di quelli che resulterebbero da un Bi: lancio legale. (Seduta pubblica) Il segretario Cavanna legge la Relazione sugli Atti sociali del 1884: conclude pregando i colleghi a voler ricercare per l’anno venturo chi lo so- stituisca nell'ufficio di Segretario. | Il presidente Targioni, nell’annunziare la morte del socio von Siebold, ne tesse con calde parole l’elogio, ne rammenta i meriti altissimi ed il costante af- fetto alla Società. Conclude proponendo venga inviata una lettera di condoglianza alla famiglia dell’illustre estinto. La proposta è accolta alla unanimità. Il Segretario legge una lettera dell’antico segretario prof. Carruccio, che saluta la Società e si scusa che le sue occupazioni trattenendolo in Roma vli impediscano di assistere all'odierna adunanza. Annunzia poi che il socio è VII perpetuo Barone Carlo Roberto di Osten Sacken ha deliberato di donare alla Società, perchè sia conservato nella Biblioteca, l'esemplare completo degli opuscoli di Rondani, formato dal Rondani stesso, e che contiene molti opu- scoli rarissimi che è assai difficilo oggi ritrovare. Gli adunati deliberano venga ‘trasmesso, per cura della Presidenza, un ringraziamento all’egregio Socio per il dono annunziato. si Sono comunicati poi: una lettera del socio dott. Luca von Heyden, che ‘ occupafo nel Reno in lavori antifilosserici non può assistere all’adunanza: una lettera del sig. G. Berry, di Livermore (S. U.) che offre insetti dell'America settentrionale in cambio di insetti italiani, massime Lepidotteri e Coleotteri, e le lettere con le quali parecchie Accademie e Società corrispondenti ringra- ziano dei fascicoli del Bullettino da esse ricevuti, od annunziano l’invio delle loro pubblicazioni alla Biblioteca sociale. In seguito alla notizia data dal vicepresidente prof. Stefanelli della pre- senza in Italia del socio Staudinger, recatosi a Vallombrosa per ristabilirsi in _ salute ed attendere ad alcune ricerche entomologiche, gli adunati deliberano sia inviato all’egregio Lepidotterologo, che fino dal 1870 appartiene alla nostra Società, gli auguri di pronta guarigione e di un buon esito degli studi in- trapresi. Il Segretario, dopo aver mostrato il 1° — 2° fascicolo dell’anno XVII del Bullettino, che sarà distribuito ai soci martedì prossimo, presenta per la ‘pubblicazione e legge in tutto od in parte i seguenti lavori. De Carlini, (assistente al prof. Pavesi, in Pavia). Artropodi dell'Isola S. Pietro (Sardegna). Pavesi. Aracnidi raccolti dal conte Bouturlin ad Assab ed a Massaua, con la descrizione del nuovo Butheolus littoralis. — Controsservazioni ad un opuscolo recente di Aracnologia. Ferrari. Omotteri italiani raccolti da Cavanna. Magretti. Di una galla di Cinipide sulle radici di Vitis vinifera. Mercanti (assistente del prof. Emery, in Bologna). Sullo sviluppo pos- tembrionale della Telphusa fluviatilis (con una tav.). i Bargagli. Biologia dei Rincofori europei, (continuazione). Propone anche vengano riprodotte nel Bu/lettino le diagnosi degl’insetti italiani descritti di recente come nuovi dai sigg. von Reitter e prof. Costa. Targioni Tozzetti ritorna sopra il nuovo Tipulideo dell’ulivo, del quale già altra volta intrattenne la società, e che prenderà il nome di Diplosis oleisuga. Descrive una curiosa consociazione di acari e di insetti nelle gemme deformate del Nocciuolo, che albergano le specie qui indicate, nuove per la VII più parte: Phytoptus coryli gallarum sp. n.? Thryps coryli n. sp, Tyro- gliphus minutus n. sp., Glicyphagus domesticus D. G., Caligonus virescens n. sp., Gamasus vepallidus Koch; Diplosis coryli gallarum n. sp. Presenta parecchi esemplari della Aspondylia coronillae scoperta un tempo e studiata dal socio Piccioli, descritta dal Rondani e poi dal Lòw; di nuovo ora trovata e studiata dal disserente. Porge in seguito notizie intorno ad alcuni insetti agrari, mostrandone agli adunati degli esemplari vivi ed in condizioni op- portune per le osservazioni biologiche, o preparati in un con gli avanzi delle - piante danneggiate. E più a lungo parla del Itinchites detuleti, dell'’Othiorynchus giraffa ora infesti alle viti; accenna allo Zabrus gidbus, in quest'anno troppo abbon- dante nell'Emilia, ad un Apion dell'erba medica, ad un Altica della canapa, a farfalle dannose ai Pelargoni, e ad una varietà di Fitoptosi del pero. Ter- mina annunziando che di alcune delle cose dette è prossima la pubblicazione negli Atti della R. Accademia dei Georgofili, e che si riserva poi presentare alcune note in proposito, perchè vedano la luce nel Bullettino. Il socio Napoleone Passerini accenna alle conclusioni di una sua nota sopra la morte per inanizione negli insetti, nota che sarà edita nel Bullettino. Il socio Dante Roster presenta ed illustra i disegni che accompagne- ranno un suo lavoro sopra gli organi e le funzioni di respirazione nelle larve delle Lîbellule. Il Presidente chivde al Roster alcuni schiarimenti sul modo di funzionare, sui rapporti e sul contenuto gasoso delle trachee, dimostrando il desiderio che le ricerche, d'altronde difficili, vengano spinte oltre quanto è possibile, appunto per tentare la determinazione del gas contenuto e del modo che il gas tiene per penetrare dalle papille nelle trachee. Il vicepresidente Stefanelli insiste sulle grandi difficoltà di tale determinazione, pur dichiarando non doversi per questo abbandonare l'impegno. Soggiunge il Roster descrivendo alcuni fatti interessanti da lui già os- servati, ed assicurando che adopererà ogni cura per dar qualche luce agli oscuri fenomeni in discorso. Il lavoro del socio Roster verrà pubblicato nel Bullettino. Il dott. A. Berlese presenta pel Bullettino una nota sui Tarsonemidi ed alcune note sui Julidi del Museo di Firenze, con la descrizione di nuove specie. Targioni Tozzetti, nel mostrare gli Ortotteri raccolti dal conte Bouturlin e dal dott. Traversi in Assab e Massaua, e quelli raccolti ad Assab dal- l'ing. Scaramucci, fa notare alcune forme interessanti per la larga loro dif- fusione nel Continente nero, e descrive una muova Ameles dedicandola al- l’egregio viaggiatore sig. conte Bouturlin. Accennano alla larga diffusione IX gelle specie in Africa il prof. Stefanelli ed il segretario Cavanna, ricordando i resultati di lavori faunistici sui Lepidotteri e gli Aracnidi. Da parte del socio Bargagli, che non ha potuto intervenire, il Segretario offre al Presidente, per la Stazione di Entomologia agraria, alcuni rami di pero scavati dalle gallerie della Calcophora Fabrici e di una Antharia nuova per la fauna italiana. Legge la lettera del Bargagli, che descrive tali gallerie ed espone alcune osservazioni sulla biologia di quei due coleotteri. Targioni mostra alcune cassette contenenti Ditteri della Collezione Ron- dani, che nel suo Gabinetto e sotto la sua direzione è già stata sistemata quasi per metà. Spera tra qualche mese il lavoro sarà compiuto. La preziosa rac- colta,.così posta al sicuro dai danni degl’insetti, potrà essere con facilità in- terrogata dagli studiosi. L'ordine tenuto nella disposizione del materiale nelle nuove cassette è quello stesso del Rondani, anzi scrupolosamente seguìto. I | cartellini e le altre indicazioni lasciate dall’egregio ditterologo, come ragion voleva, vennero rigorosamente rispettati. . L’adunanza è sciolta alle 3 '/, pom. : Visto il Presidente Il Segretario degli Atti A: TarGIONI TOZZETTI. G. CAVANNA. Lettera del Tesoriere; Bilancio e Lettera dei Sindaci. Firenze, 10 giugno 1886. Onorevoli Signori Sindaci della Società Entomologica Italiana. Il sottoscritto ha l’onore di presentare alle SS. LL., il Bilancio consuntivo dell’anno 1885. Nella speranza di ottenere l'approvazione delle SS. LL., si pregia dichiararsi Dev.mo Servo N. PASSERINI. ATTIVO I. Avanzo effettivo in cassa al 1° gennaio 1885................ L. II. Da N° 82 Soci e Associati nazionali..........:. PITTETETEZZE » DELADA NSA: Svettstrardoni; 00.300 000227 IVA IAT » Tv: Dal Ministero dî ‘Agricoltura, 3.0). ste cante ente » V. Dal Ministero di Pubblica Istruzione. ............ 00... Re » VI. Ricupero di arretrati... ............. RETI AA E » sdoiDa.Eriediapder ed, altri dibral dg... duet VETO A » ToraLe ATTIVO L BILANCIO AO RR Ra RI lat L. 2,685. 60 È PRESO Pea ate » 2,011.44 Avanzo in cassa L. 674.16 LANCIO CONSUNTIVO DELL'ANNO 1885. PASSIVO I. Stampa del Bullettino (Allegato A)..............L LL II. Stampa delle copie a parte, Circolari ecc. (Allegato Bice WEI Incisioni e tavole (Allegato C).......... c.c e IV. Spese di posta, spedizioni e archivio (Allegato D)......... Y. Spese di esazione (Allegato E) ..........-.1...ic VI. Spese per le adunanze (Allegato F)............... 0 VII. Gratificazione all’ Ajuto bibliotecario (Allegato G)..... ... VIII. Al Sig. S. Brogi per acquisto di due annate del Bullettino RANGO LERNER Rioni hei TorAaLEe Passivo L. Avanzo attivo a pareggio L. V. IL PRESIDENTE A, TARGIONI TOZZETTI. IL TESORIERE N. PASSERINI. 2,011 ‘674 XI XII Firenze li 17 giugno 1886. Onorevole Sig. Presidente della Società Entomologica Italiana FIRENZE. Conforme le consuetudini, rimettiamo alla S. V. il Bilancio consuntivo dell'Anno 1885, coi relativi allegati (A, B, C, D, E, F, G ed H), che abbiamo preso in esame, nella nostra qualità di Sindaci. Non possiamo che rallegrarci dei resultati di questo RI il quale chiudendosi con un avanzo di L. 674,16, dà prova della intelligente operosità del nostro egregio Tesoriere. Nulla abbiamo ad osservare intorno alla regolarità del Bilancio, essendo ogni partita di uscita giustificata dagli opportuni allegati. Rammentando che nel nostro Statuto v'è un articolo col qual si dà fa- coltà ai Soci di esonerarsi dall’annua tassa col versamento di L. 150 per una volta tanto, ci sembrerebbe, come regolarità di scrittura, che dall’avanzo dovesse esser prelevata la somma finora incassata per tale titolo, affinchè essa formi un fondo a parte, e non vada erogata insieme alle rendite annuali, di- sponendo per le spese annue non già del capitale cumulato per detto titolo ma del frutto tlel medesimo. É Lasciamo però in piena facoltà del Consiglio Direttivo di studiare la nostra proposta e risolverla nel modo che “Egli crederà più opportuno. Coi sensi di piena stima distintamente La riveriamo. P. BARGAGLI G. VIMERCATI. di $ ti tig ria SI XII Relazione del Segretario degli Atti, per l’anno 1885. Egregi Colleghi. Son lieto di annunziarvi prima di tutto una. buona novella. In seguito a pratiche iniziate dalla Presidenza, il Consiglio superiore della Pubblica Istruzione ha giudicato degna di incoraggiamento l’opera nostra, ed il Ministero, accogliendo quel giudizio, ci ha accordato sul suo Bilancio dell’anno un sussidio dî L. 500. È questa la seconda volta che la Società riceve premio, e noi abbiamo giusta ragione d’andarne contenti, e possiamo anche tener per certo che se le condizioni dell’erario pubblico fossero migliori, più spesso ne ver- rebbe dato qualche ajuto. Auguriamoci come cittadini e come cultori della scienza che questo avvenga presto, e che d'altro lato si accrescano, col nu- mero degli Entomologi, le ordinarie risorse della Società. Noi mostreremo su- bito, col volume XVIII, che del danaro datoci sappiamo usare con VAnGECRI degli studii. Passerò ora all'esame del volume pubblicato nel 1885, dopo avervi ricor- dato che due adunanze tenne la Società, nelle quali abbondarono i soggetti di studio; — e dopo avervi detto ancora che parecchie ne tenne il Consiglio. Delle prime avete già i Resoconti; nelle seconde fu provveduto al normale andamento degli affari, e non ho in proposito nessun argomento di par ticolare importanza da sottoporre alla vostra attenzione. A formare il XVII volume hanno contribuito abbastanza gli scritti di biologia e di morfologia. Infatti, insieme alla Rassegna biologica di Rincofori europei del Bargagli, dove è raccolto ed ordinato quanto oggi si sa sopra un gruppo di Coleotteri per più ragioni assai interessante, hanno trovato posto nel volume le ricerche del Bolles Lee che ha investigato con l'odierna tecnica perfezionata la fine struttura dei bilancieri dei Ditteri, correggendo errori anche troppo radicati; — le osservazioni di Camerano, che riassume per gli insetti le leggi di quei singolari fenomeni detti di neotenia, che sem- brano intaccare il principio della correlazione, rompendo il consueto armonico sviluppo dei diversi apparati organici; — quelle dell’Emery, che svelano. nelle cellule parenchinali dell’organo.luminoso la sede principalissima, se non unica, della luce delle Lucciole; — le sperienze del Prof. Luciani sulla » XIV : vita latente delle uova di Bombix morì, argomento questo di grande inte- resse anche pel bachicultore; — gli studii del Mercanti sullo sviluppo po- stembrionale del granchio comune d'acqua dolce, che è da ritenersi abbia avuto origine, come già accennò il Prof. Capellini, dalla miocenica Pseudo- telphusa di Oeningen e di Castellina Marittima; — le sperienze del Conte _ Passerini sul decorso dell’inanizione negli insetti, e quelle del Prof..Quajat sul . colore diverso dei bozzoli di bachi da seta provenienti da incroci di razze a bozzoli di egual colore; — ed in fine gli studii del Socio Roster sulla vita. e la struttura delle larve tanto singolari degli Odonati. Quanto ai lavori tassonomici e speciografici, noto la nuova classificazione degli Acari, del Dott. Berlese, che riduce il numero delle famiglie e ne de- termina meglio i caratteri; — di Costa e del Dott. Carlini, rispettivamente su Artropodi della Sardegna e dell’isola di San Pietro; — di Ferrari su Omotteri italiani, di Macchiati sugli Afidi; — e poi il contributo del Prof. Pavesi, con materiali raccolti dal Conte Bouturlin e dal Dott. Traversi, all’Aracno- logia Africana (per la cui conoscenza Egli ha già tanto operato), e le note su Coccidei del nostro Presidente, che vien continuando studii da molto tempo prediletti, i cui frutti, intendo tra l’altro le Memorie sulle Cocciniglie, già conoscete. Non dimenticherò l’elenco definitivo delle opere di Rondani, redatto dal Socio perpetuo Barone di Osten Sacken, per utile dei ditterologi, ed in omag- gio alla memoria del ditterologo italiano. — Si è poi data notizia, secondo il con- sueto, di tutti quei lavori italiani sugli Artropodi di recente pubblicati, giunti a nostra conoscenza, di quelli di soci o corrispondenti stranieri donati alla Società, e di quelli ancora giudicati, per una ragioné o per l’altra, meritevoli di essere portati a cognizione dei Soci. Anche le altre rubriche introdotte da poco, o meglio riintrodotte, nel BuZettino, vennero conservate. Qui finisce la breve analisi del nostro operato, che vorrei pure senz'altro concludere; ma un pietoso ufficio mi resta, quello cioè di rammemorare il giovine nostro consocio torinese Mario Rey, miserevolmente perito l'anno scorso. Vi adempio con le parole di un altro nostro ‘consocio, il sig. Leone Sinigaglia, che del Rey fu intimo amico. Mario Rey, figlio di un noto benemerito commerciante di Torino, sentì fino da fanciullo due passioni, che nell'adolescenza si svilupparono vivissime e lo animarono fino al triste momento della tragica sua morte, l’Alpinismo e l'Entomologia. L’agiatezza della famiglia è la parentela con-la illustre ca- sata dei Sella, contribuirono ad alimentare ed accrescere quelle passioni, ©. ATI PIA xv ond’egli con entusiasmo dedicò ad esse l'ingegno forte ed originale, la robu- stezza fisica e la infaticabile operosità. Con le lunghe ed assidue cacciè, mas- sime nelle Alpi piemontesi, e con l’ajuto di molte corrispondenze entomolo- giche per lui onorevolissime, aveva posto insieme una Collezione di Carabici ricca ed interessante. Purtroppo, mentre veniva preparandosi a studii alti e serii, Egli è morto vittima delle sue stesse passioni. Il dì 1° d’agosto, nello ascendere da Courmayeur al Col du Gèant, Mario Rey periva schiacciato da un masso a cui s'era aggrappato, e che nello scoscendere lo trascinò in fondo al burrone. Aveva appena 17 anni, ed era organismo cui l’esuberanza e l'equi- librio delle forze promettevano longevità. Certo, crescendo d’anni e di studii ‘ molto era da aspettarsi dalla ferrea tempera del corpo e dell'animo suo. Firenze, giugno 1886. Il Segretario degli Atti G. CAVANNA. . ai - P CEE at E 1 pa $ METTA, DPRLOAI Er. - Ln î puo 1A n alla UTD [ API 413 (HIMAI n BULLETTINO DELLA SOCIETÀ ENTOMOLOGICA ITALIANA ANNO DICIASSETTESIMO Trimestri I e II. (dal Gennaio al Giugno 1885) FIRENZE TIPOGRAFIA CENNINIANA NELLE MURATE Peer da e fp 1885 (Pubblicato il 50 Maggio 1885) INDICE DELLE MATERIE CONTENUTE IN QUESTO FASCICOLO der-—_ BarcAGLI P. — Rassegna biologica di Rincofori europei (continwaz.). pag. BerLESE A. — Acarorum systematis specimen . . — Di alcuni Acari del Museo di Firenze, colla descrizione di tre nuove specie appartenenti alla famiglia dei Trombididi (con tav.). . — Sopra alcuni Acari: Lettera al dott. Haller . . BoLLes Lee A. — Nota intorno alla struttura intima dei bilancieri ORTI LEONI SR ea Camerano L. — Osservazioni intorno alla Neotenia negli Insetti. . . — Di una apparizione della Vanessa cardui nel 1883, nei pressi donano dee RR pa Luciani L. — Sulla vita latente degli ovuli del baco da seta . . . MaccHiati L. — Flora degli Afidi dei dintorni di Cuneo, colla de- scrizione di alcune specie nuove . . . .... OstEN SackeN C. R. — Elenco delle pubblicazioni entomologiche di CBIndant a I IRINE Targioni Tozzetti Ap. — Note sopra alcune Cocciniglie (Coccidei). . —. Aggiunte alla nota sui Coccidi.. .......... LETTERATURA ENTOMOLOGICA ITALIANA. BAUDI DI SELVE FL. — Edemeridi del Portogallo ete. BeccARI 0. — Piante formicarie. CaMERANO L. — Il Congresso Ornitologico di Vienna. CANESTRINI G. e BERLESE A. — Nuovi Acari italiani. » » — Due Acari poco conosciuti. Costa A. — Memorie terza e quarta sulla Geofauna sarda. » — Note su Nevrotteri sardi. EMERY C. — Formiche della Tunisia. GRASSI B. — Nuovo Aracnide artrogastro, Koenenia. LEVEILLE A — Nuovo trogositide. MAGRETTI P. — Imenotteri raccolti nell'Africa orientale. » — Nel Sudan orientale: ricordi di viaggio. Minà PaLuMBo F. — Lepidotteri druofagi. PARONA C. — Collemboli e Tisanuri di Tunisi. PEeRRACCA M. — Albinismo nella Melithaea didyma. REITTER (Von) E. — Sei nuovi Coleotteri italiani. Riegio G. — Sul Polycheles Doderleini. » — Contribuzione ai Lepidotteri siciliani. RosTtER D. — Sulla decapitazione degli Insetti. » — Osservazioni sul RAynchytes: betuleti. » — Caccia di Libellule. RovELLI G. — Alcune ricerche sul tubo digerente etc. » — Nuova Lepisma. ScHauFruss L. W. — Scidmenidi africani, sondaici etc. Sonsino P. — Passaggio della Filaria sanguinis hominis nelle zanzare Trois E. F. — Esperimenti per la conservazione delle larve. » » » sai RASSEGNA E BIBLIOGRAFIA ENTOMOLOGICA- BRASS A. — I parassiti animali dell’ uomo. pag. 169 CHATIN J. — Costituzione della mandibola nei Coleotteri ed Ortotteri. Dim LEE BoLLES A. — Manuale del Microtomista. » >» MocquarD F. — Sullo stomaco dei Podoftalmi. pirs PERAGALLO A. — Studi sugli insetti nocivi all’ agricoltura: 2° parte. » 170 PLATEAU FEL. — Ricerche sui movimenti respiratori degli Insetti. » » RecuEIL Zoologique Suisse. DAVLS RicHaRD I. — Sulla fosforescenza dei Miriapodi. POD ScuppER S. H. — Dictyoneura ed altri insetti affini del Carbonifero. » 174 Simon E. — Sugli Amaurobius del Nord America. Pira » — Nuovi Aracnidi di Algeria. pe » — Sul gruppo dei Mecicobothria. » » » — Aracnidi raccolti da Weyers a Sumatra. » 175 NOTIZIE DI ENTOMOLOGIA APPLICATA, Applicazione dell’ Entomologia alla Medicina legale. — La Simulia di Coloum- batch. — La Chareas graminis. — L’Orchestes populi. — Il Chlorops taeniopus. — Larve piscivore di Libellule. — La Megachile lagopoda. — Disinfezione delle piante. — Gli insetti ematofagi e la diffusione dei Nema- todi ematici. — Un nuovo periodico apistico. — Pubblicazioni di Bachicol- tura. — Pubblicazioni italiane di Entomologia agraria .... pag. 176-180. NOTE E NOTIZIE VARIE, Volo dell’ Harnalus griseus. — Stazioni di Coccinelle. — Volo degli Insetti. — Carabici fitofagi. — Fatto singolare. — Lepidottero a larva insettivora. — La Lithosia caniola. — Migrazioni della Vanessa cardui. — Un nuovo siente della: SORA Re AO enna) ts ate n pe Leo COMPILATORI DEL BULLETTINO Comm. Prof. Adolfo Targioni-Tozzetti. — R. Museo di Storia Naturale, Via Romana n° 19, Firenze. Cav. Prof. Pietro Stefanelli. — Firenze, Via Pinti, N° 57. Dott. Prof. Guelfo Cavanna. — R. Museo di Fisica e Storia Na- turale, Firenze. Nob. Carlo Ernesto della Torre. — R. Museo di Storia Naturale, Via Romana n° 19, Firenze. Conte Napoleone Passerini. — R. Museo di Fisica e Storia Naturale, Via Romana n° 19, Firenze. Non saranno ricevuti i manoscritti ed i libri spediti senza franchigia postale. L’elenco dei Soci che hanno versato la quota per il 1885 sarà pubblicato in altro fascicolo. Il socio G. Carobbi acquista Ortotteri italiani, determinati o nò, in esem- plari preparati a secco, perfetti e di provenienza garantita. Dirigere lettere e cataloghi, coll’ indicazione dei prezzi, a Firenze, Via Pinti n° 22. AVVISI Sono in vendita, al prezzo complessivo di L. 90, i due primi volumi degli « Acari, Miriapodi e Scorpioni ita- liani » opera favorevolmente conosciuta, indispensabile a chi si occupa di tali Artropodi, e comegdata di 200 tavole litografiche colorate. Continua la publicazione dei fascicoli del III volume. Per l’ acquisto dei volumi e per informazioni | rivolgersi all'Autore, dott. Antonio Berlese, Via S. Eufemia, Padova. Sarà presto in vendita presso il Goldschagg, successore Miinster, a Verona, la seconda edizione del Manuale per la tecnica moderna det Microscopio nelle osservazioni zoologiche, istologiche ed ana- tomiche del Dott. ADRIANO GARBINI. n Le quote sociali, in Vaglia postale od in let-_ tera raccomandata, e tutte le comunicazioni relative. all’Amministrazione, devono essere dirette esclusi vamente al Sig. Conte NapoLeone PASSERINI (Vial Romana, n. 19, Firenze) che ha già assunto l’uf- ficio di Tesoriere. anni Si ricomprano al prezzo di L. 10 i volumi VI, 1874 e VII, 1875. di questo BuLLETTINo. — Rivolgersi al Segretario G. Cavanna, al R. Museo di Firenze. Il Signor G. H. Berry (N. Livermore, Me. U. S. America) offre in cambio di Lepidotteri e di Coleotteri italiani, Lepidotteri, Coleotteri, Emitteri e Nevrot teri del Nord-America. Manderà le sue liste a chi le chieda. Scrivere in inglese. È pronto. — 'l'he Microtomist's Vade-Mecum, a Handbook of the methods o: Microscopic anatomy. by Arthur Bolles Lee. London: J. et A. Churchill, 11 Ne Burlington Streett. prezzo 85., 6%. — Quest’ opera, che contiene più di seicenti formule e manipolazioni raccolte nella pratica dei migliori istologi, presente un quadro completo di tutti i metodi della odierna Microtomia. Il Signor Bellier de la Chavignerie, à Evreux (Eure, France), desidera entrar in corrispondenza con Entomologi Italiani, ed offre moltissimi buoni Coleotte della Francia meridionale in cambio di Coleotteri italiani, BULLETTINO DELLA SOCIETÀ ENTOMOLOGICA ITALIANA ANNO DICIASSETTESIMO Trimestri III e IV. (dal Luglio al Dicembre 1885) C 501 ONDE FIRENZE TIPOGRAFIA CENNINIANA NELLE MURATE a spese degli Editori 1885 (Pubblicato il 50 Ottobre 1885) ETA RIETI N SENIO CEE INDICE DELLE MATERIE CONTENUTE IN QUESTO FASCICOLO BarcacLI P. — Rassegna biologica di Rincofori europei (continuaz.). pag. 293 CarLInI (DE) A. — Artropodi dell’isola di S. Pietro. ...... Costa A. — Diagnosi di nuovi Artropodi della Sardegna. . . . Emery C. — La luce della Luciola italica (con tav.). . . ..... FerRarI P. M.— Rincoti omotteri italiani raccolti da G. Cavanna . . . Luciani L. — Ancora sulla ibernazione degli ovali del Baco da seta. MacreTTI P. — Di una galla di Cinipide trovata sulle radici della vale A Wyle pinteradt toe a e e e MERCANTI F. — Sullo sviluppo postembrionale della Telphusa flu- vaaleis Wat. {COl: GaV.). (+. e eatena por a TR Passerini N. — Sulla morte degli Insetti per inanizione . . .... Pavesi P. Aracnidi raccolti dal conte Bouturlin ad Assab e Massaua. — Controsservazioni ad un opuscolo recente di Aracnologia. . . . Quasar. — Sugli incrociamenti fra le razze bianche del Baco da seta. Roster D. A. — Contributo all’anatomia ed alla biologia degli Odonati OLA i e oe e REI LETTERATURA ENTOMOLOGICA ITALIANA. BARGAGLI. — Sull’habitat del Cleonus albidus. CrAaccio. — Unione dei bastoncelli e dei coni negli occhi composti delle Sfingi, Libellule ecc. Curò. — Saggio di un Catalogo dei Lepidotteri d’ Italia. DE STEFANI PEREZ. — Imenotteri siciliani. FicaLBI. — Insetti in alto mare. GesTtRO. — Note entomologiche: Fauna delle Caverne italiane. — Sugli Hispidae malesi e papuani — Sul gen. Myoderma. GRASSI B. — Protozoi parassiti delle Termiti. » — Contributo allo studio della nostra Fauna. Minà PaLuMBo. — Acari della Fauna sicula. MINGAZZINI. — Coleotteri del Romano. NINNI. — Ricomparsa dei Gamberi nel Trevigiano. PARONA. — Sui Collembola e Thysanura sardi. PICAGLIA. — Sul genere Menopon. » — Pediculini nuovi del Museo di Modena. RAFFAELLE e MONTICELLI — Nuovo Lichomolgus. RAGUSA. — Sull’Agonum numidicum, var. Reitteri. » — Sul Blechrus confusus. » — Note Lepidotterologiche. VERSON. — Note ed appunti alla Memoria di Luciani, sull’ ibernazione delle uova del Baco da seta. » — Influenza delle condizioni esterne sulle pron fisiche dei bozzoli. RASSEGNA E BIBLIOGRAFIA ENTOMOLOGICA. CHALANDE. — Sul sistema respiratorio dei Chilopodi. LEE BoLLES. — Sui Bilancieri dei Ditteri. PLATEAU FEL. — Sull'ufficio dei palpi negli Artropodi. » » » pag. 19255 240 501 269 185 207 209 217 197 201 229 — 256 ? REST MURARIA ARNO MAT DAG AID AA MA CRNRANO AE ESE e 6 Ò L4 A0A, NE 1A ( MONO e AL "a È A “i PREUDHOMME DE BoRRE. — Coleotteri dell’ Hainaut. pag. 362 » — Sui Gyrinus. » 363 » — I Meloidi dell’ Europa centrale ecc. » » RoMANOFF. — Memorie sui Lepidotteri. Tomo II. DIN» SCHIMKEWITSCH. — Sopra un organo di senso negli Araneidi. » 364 ScupDER. — Sui Blattari mesozoici. Dio » — I primi insetti alati dell'America ecc. Dis» SENONER. — Cenni bibliografici. DAD Simon. — Studi Aracnologici: Aracnidi di Grecia. » 365 » . — Materiali per la Fauna aracnologica dell'Asia meridionale. » » » — Aracnidi di Tunisia raccolti da Letourneaux ed altri. Did THORELL e LINDsTROÒM. — Scorpione siluriano della Gotlandia. » » VIALLANES. — Struttura del ganglio ottico in alcune larve di Ditteri. » 366 NOTIZIE DI ENTOMOLOGIA APPLICATA. Le larve della Sesia tipuliformis. — Il Cerambya Scopolii. — Concorso per rimedi contro lo Zabrus. — Le Serpicine sulle foglie dei Ciliegi. — Pubblica- zioni di Entomologia agraria. — Pubblicazioni di Entomologia applicata. pag. 367-368 NOTE E NOTIZIE VARIE, Larve eduli. — La Ephestia elutetella. — Caccia con la melata. — Bozzoli di EER GLEBRE A LE o Ct PER Uniti a questo fascicolo si trovano gli Indici del precedente Volume (XVI — 1884), gli Atti ufficiali della Società per l’anno 1884, e l’ Elenco dei Soci che hanno versato la quota per il 1885. COMPILATORI DEL BULLETTINO Comm. Prof. Adolfo Targioni-Tozzetti. — R. Museo di Storia Naturale, Via Romana n° 19, Firenze. Cav. Prof. Pietro Stefanelli. — Firenze, Via Pinti, N° 57. Dott. Prof. Guelfo Cavanna. — R. Museo di Fisica e Storia Na- turale, Firenze. . Nob. Carlo Ernesto della Torre. — R. Museo di Storia Naturale, Via Romana n° 19, Firenze. Conte Napoleone Passerini. — R. Museo di Fisica e Storia Naturale, Via Romana n° 19, Firenze. Non saranno ricevuti i manoscritti ed i libri spediti senza franchigia postale. Il socio G. Carobbi acquista Ortotteri italiani, determinati o nò, in esem- plari preparati a secco, perfetti e di provenienza garantita. Dirigere lettere e cataloghi, coll’ indicazione dei prezzi, a Firenze, Via Pinti n° 22. RITA OR O VCRIPAPINORO VIIGRESNDIINO 0-00’ °° VCI GENIN AVVISI Sono in vendita, al prezzo complessivo di L. 90, i due | primi volumi degli « Acari, Miriapodi e Scorpioni ita- liani » opera favorevolmente conosciuta, indispensabile a chi si occupa di tali Artropodi, e corredata di 200 tavole litografiche colorate. Continua la pubblicazione dei fascicoli del III volume. Per l’ acquisto dei volumi e per informazioni rivolgersi all’Autore, dott. Antonio Berlese, Via S. Eufemia, A Padova. A i i a # Le quote sociali, in Vaglia postale od in let- tera raccomandata, e tutte le comunicazioni relative . all’Amministrazione, devono essere dirette esclusi vamente al Sig. Conte NapoLeone Passeri (Via. Romana, n. 19, Firenze) che ha già assunto l’uf- ficio di Tesoriere. Si ricomprano al prezzo di L. 10 i volumi VI, 1874 e VII, 1875. di questo BuLLETTINO. — Rivolgersi al Segretario G. Cavanna, al R. Museo di Firenze. Mn DI IRR TL SIL RISE CIBI TOT EI IL) di Lepidotteri e di Coleotteri italiani, Lepidotteri, Coleotteri, Emitteri e Nevrot- teri del Nord-America. Manderà le sue liste a chi le chieda. Scrivere in inglese. I È uscito. — he Microtomist's Vade-Mecum, a Handbook of the methods of a Microscopic anatomy. by Arthur Bolles Lee. London: J. et A. Churchill, 11 New. p Burlington Street. prezzo 85., 6% — Quest’ opera, che contiene più di seicento f formule e manipolazioni raccolte nella pratica dei migliori istologi, presenta 4 un quadro completo di tutti i metodi della odierna Microtomia. ; Il Signor G. H. Berry (N. Livermore, Me. U. S. America) offre in cambio 4 ii J Il Signor Bellier de la Chavignerie, è Evreux (Eure, France), desidera entrare A in corrispondenza con Entomologi italiani, ed offre moltissimi buoni Coleotteri i della Francia meridionale in cambio di Aotanteri italiani. i Sa ì ° re] . - b i» ban . tI \ Y * < 7 ‘ 3 \ b = è P » , a ì “ . i È ha fa i ARA NSOE SZAN Sti cr PAIA e, et e) le) ARIMA È Cau ORAZIO Ia Ag AAA x ARAZAL vata via ii one E n, ADANAADO " se k a pe AL RARAAA RA RARI A A i PRA PANNA 2S, 9 ESSE Ao "Apr ; RTRACICAE SANA VATI VARA aprrnria NADARA? Ro Fe f dr i mf pra ge ININOTA VATI 88 010