ide co 4 VIII, (RA uSadi Di UA Ch g° i ju MORANO (I POPABENTI ; MOTI) ) (dll SOIT ZO VO0a vaio VIII (ASTI "Vitt RITMI UIULL | ptt 4 Un di a De | n A) ” a vi 1, Ag atta) IVI i 4 Ch A e lid tl i id “0 - 1° la n o Pi LA da i è A AO “vv, 19 cdi zh Adele "Vu, i SI) lu) e A A OA ir OA AA i, fe A LI VOM v N \u/ È Wu Bro: e \ Î Ì i "GY | », SITO ig e © — (0) age, evi vuo SI VAIO w E A 9 3 W y 9 Ve he 4° LATO, . + i Nd CI IA di ATI veve 9 Vul | Wii My MARIS ARA ARA Ae G AA TO Vv My > INN sli ee VISI LA CACIO] S \wiù Vu TI4 AMI 4 A; 199 hl Nu % i 9 > a | Dil dio z AO O AA b-1 NA OSE 5% era Coi ;" 906 sOSCE O SVIZT. dev N vi ag P; te SO TNGIVI VOI “9, geo, cv. N È ad tei Null DIO, ©, ; ui prg È Uri, MAMA vu E CRA SSN ODA (N È A s) AA NA E \ "9 AAA 7 Y S x È (7? CE SR RAZZA SORA MAN » VE 9, VO | MNM DA NS fa LA de | AA N NA \ed N nl (A ava VOTO, 40 AAA Reed A dd {L ai ci e ra,» CK mi vu 5 nl DA ia (77 CS Sy AN NAS te | la ay | A #0 w wu VRrt) AZIO da "N wa Vovy ich — N (e, —_- Ni a i i ì Pe w 9 | Pi! ; À ” l o po vu, li i IP: > +: ; di gh: i IA sug Lerro fd We È sE” IT di eu È Cani. ile. K s5, VAI LU are (Co "197 Je ) BULLETTINO DELLA SOCIETÀ ENTOMOLOGICA ITALIANA AN ANAALANAANNI nanannn FIRENZE TIPOGRAFIA CENNINIANA PIERO BARGAGLI RASSEGNA BIOLOGICA DI RINCOFORI EUROPEI (Contin. Vedi Bullett., anno XV, p. 301-326 è anno XVI, p 3-52, 149-258) ———— _—t—»——_—k+—-— R. betulae Linn. — Linneo (a. 1810, 7), lo dice abitatore della Betula alba e della vite, di cui contorce le foglie. Secondo Fabricio (a. 427, d. 392) ‘ abita le foglie di Betula, che corrode ed increspa, e vive anche sui Salix, , De Geer (a.). Rossi (a.) parla di questa specie come quella che avvolge le foglie di vite; ma è da credere che siavi confusione di sinonimia tra questo Rinchites ed il R. detuleti Fab. Zetterstedt (296, 3) afferma che nella Lapponia Svedese boreale e meridionale, e fino ad Alten in Fin- landia ed alla base del giogo alpino Tormense dal lato di Norvegia, questa specie si nutre delle foglie di Betula alba. Goureau (g. 47 e Girard d. 65) dice che avvolge le foglie di Almus glutinosa, Corylus avellana, Carpinus betulus, Fagus sylvatica e Betula alba. Ratzeburg (5. 100) nomina la Betula come pianta nutrice, sulla quale egli lo ha trovato in maggio ed in giugno. Kaltenbach (0. 153, 589, 611, 624, 633, 639) lo indica come vivente in maggio sulla Betula, Alnus, Prunus padus (Ablkirsche), e narra che Stollwerk osservò il Bracon flavipes Ns. come parassito di questa specie. Anche in Austria vive sui Populus (Redtembacher 299). In Piemonte, nel Biellese, vive ad una elevazione di 800" (Sella). L’insettò è talvolta così abbondante, come narra il *Ratzeburg (c. 100), che appena una metà delle foglie rimangono immuni, . ed allora diviene veramente nocivo. Desbrochers (f. 63) lo cita sulla Betula e sugli Alnus. Delle foglie di Pero avvolte per opera di questo insetto furono trovate presso Firenze (Targioni a. 20). Larva. — Trovasi nell involucro di foglie dopo qualche settimana da che questo fu compiuto, e si nutre delle foglie stesse quando hanno preso un co- lore tra il verde ed il bruno. La detta larva depone nell’istesso involucro una quantità di escrementi filamentosi. Ratzeburg (c. 100, t. 4, f. B.) suggerisce di raccogliere e distruggere gli involucri, appena caduti, per diminuire lo svi- sora inse luppo dell'insetto che diviene spesso dannoso. (Hubert. a., Debey 53, 4, Stollwerk a., Perris 0., Audouin a., Chapuis et Candèze 542). Ninra. — Gli involucri delle foglie cadono, e tosto le larve si disperdono, probabilmente penetrando nel terreno. Audouin pure crede che la larva sì trasformi nel terreno. (Ratzeburg, Hubert, etc.). Uovo. — La ®,.secondo Ratzeburg (c), prepara le foglie per la deposizione dell uovo, come le specie attini, specialmente come l’Apoderus coryli, avvol- . gendo cioè le foglie insieme, e collocando un uovo in una piccola borsa for- mata da porzione d’epidermide staccata, che sfugge se non è ricercata con particolare attenzione. Talvolta l'involucro si disfà quando è per esser ter- minato, e l’insetto con grande pazienza torna a riavvolgerlo. Audouin con- - ferma tali osservazioni. (Ratzeburg, etc.). Perris (p. 398) parla di questa 9, “la quale dopo aver fatto una incisione trasversale assai estesa, ed in seguito ad erosione della costola mediana per determinare l’appassimento, avvolge la metà anteriore delle foglie di Betula, di Alnus e di Carpinus betulus. R. caligatus HaLipay. — Haliday lo trovava sulla Querce nei dintorni di Lucca. R. coeruleocephalus ScneL. — In Sassonia vive sul Crafaégus, al dire di Linneo (a. 1753, 158) e di Fabricio (a. 423, b. 389) e, secondo Kal- tenbach (d. 589), in maggio ed in agosto trovasi sulle Betula, 0, secondo Panzer, sul Biancospino. Dufour (b.) poi dice che esso danneggia le cime della Quercus sessiliflora (tauzin); anche Perris (p. 398) ha preso questa specie sulla pianta suddetta, ma non ha potuto scoprire se, come è probabile, l’insetto ne avvolge le foglie per deporvi le uova. Desbro- chers (f. 4.), secondo le osservazioni di Heyden, cita la Querce e la Betula, e secondo le sue proprie osservazioni, i Pinus, come sede del detto insetto. R. cupreus Linn. — aeneus Latr. — Schmidberger lo trovò sui germogli primaverili di Melo, di Susino, di Albicocco e di altri frutti. Lo stesso autore dà una dettagliata descrizione dei costumi di questo insetto. Se- | condo Gyllenhal, vive sul Sorbus aucuparia e sul Corylus; secondo Panzer, anche sulla BetuZa, come riferisce Kaltenbach (0. 154, 213, 589). Dubois (55) lo dice comune, in maggio ed in giugno, sul Susino, sul ‘ Ciliegio, sul SorDus terminalis e sul Sorbus aucuparia. Non è raro in Austria sui. Prurus in fiore, come osservò Redtembacher (300). Girard (b. 657) lo indica pure come vivente nelle prugne. n Larva. — Dubois (a.) la osservò nei frutti degli alberi sopraindicati; ed i frutti che racchiudono la larva cadono precocemente. Secondo Schmidt- berger, le larve nascono pochi giorni dopo la deposizione delle uova e si scavano delle camerette sempre più larghe nel frutto. Dubois (55), Schmidt- berger (c. 243), Kollar (a. 248). Perris (p. 537) ha preso spesso gli adulti nei Meli e néi Prunus, ma non avendovi trovato foglie accartocciate, crede che i primi stadi si compiano nei frutti. Chapuis et Candèze (543). Ninra. — La ninfosi ha luogo nel terreno, come osservano i precedenti autori. (Kaltenbach id.). Uovo. — Quando i frutti degli alberi già ricordati hanno raggiunto il terzo o la metà della loro grossezza, la $ li fora, e deposto un solo uovo per frutto, ricopre il foro coll’ epidermide. Sono rilevanti i suoi danni, perchè depone un uovo per ogni frutto. R. cribripennis Derspr. — Fu inviato da Lecce, nell’ Italia meridionale, fino dal 1879, alla R. Stazione di Entomologia agraria di Firenze, come no- civo agli Olivi. Più tardi i danni di questo insetto si verificarono nella Terra d'Otranto non solo, ma anche nelle Puglie ed in Sicilia. (Cavanna). Larva e Uovo. — I danni sono prodotti dalle larve di questa specie, le quali vivono nel nocciolo delle giovani olive, che cadono precocemente. Le uova sono deposte alla superficie del frutto. (Cavanna). R. germanicus Hest. — minutus Gyll. — Trovasi in maggio ed in giugno sulla Vicia sepium, al dire di Kaltenbach (0. 140). Nel Monte Amiata in giugno fu osservato sulle gemme di C/ematis vitalba, pianta che, come quella citata precedentemente, non serviva che al nutrimento del- ‘ l’insetto perfetto (!). i LARVA e Uovo. — Perris (p. 398) ha più volte osservato l’insetto nel- l’atto di recidere i giovani germogli di Quercus sessiliflora (tauzin) per farli appassire e deporvi le uova. R. giganteus Krinick. — Abita gran parte dell'Europa meridionale; nel mezzogiorno della Francia è stato trovato sul Crataegus oxyacantha. (Desbrochers f. 345). R. Hungarius Hersst. — Olivier (T. V, pag. 22, pl. 2, fig, 30) lo ha trovato sulle Rose a Costantinopoli ed ai Dardanelli. Redtembacher (299) riferisce che il Sig. Schiner lo trovò sull’Aristolochia clematitis; ma tale insolita stazione farebbe credere che questo possa considerarsi come un caso accidentale. paga R. icosandriae Scop. — alliariae Fabr. — pubescens Rossi — comicus Ilig. Fabricio (a. 425, d. 132, c. 168, d. 390) afferma che esso vive sull’Ery- simum alliaria; Kaltenbach (0. 154, 180) indica il Prunus padus, i Crataegus, i Meli, i Ciliegi, gli Albicocchi, i Peri, i Sorbi ed i Nespoli, come piante alle quali questo insetto affida le sue uova. Si sviluppa in primavera, e talvolta in tal quantità da far cadere i fiori e le gemme degli alberi fruttiferi. Danneggia i frutteti e specialmente le gemme dei Peri in Piemonte, ma non sembra vivere nell'Italia media (Baudi). Pi- razzoli dice che in Aprile si è già compiuto l’accoppiamento, e subito dopo la 9 rompe le gemme dei Crataegus e di altre Rosacee per de- porvi le uova. Larva. — La larva, secondo Goureau, vive delle parti morte del giovane ramo, ed alla caduta di questo penetra in terra per trasformarsi. Gehin (a. 53), Goureau (p. 45), Boisduval (a.), Perris (p. 398), Schmidberger (a. 159), Kollar (a. 243), Chapuis et Candèze (543), Girard (0. 657). Ninra. — La trasformazione in ninfa ha luogo nel terreno entro un bozzoletto (id. id.). — Uovo. — La ® lo inserisce nelle gemme, e quindi pratica una incisione nelle parti di consistenza erbacea del ramo per alterarné i suèchi. (id. id.). Bois- duvaì (a.), citato anche da Desbrochers ({. 3), parla del gran numero d’indi- vidui di questa specie che in qualche anno si sviluppa, i quali danneggiano le giovani piantagioni di Peri. La 9, egli dice, sceglie i germogli di Pero, fa- cendovi, nella parte superiore, un foro quasi impercettibile, ma che si slarga all’ interno, e nel quale essa depone un uovo. Dopo ciò la stessa 9 recide in basso il ramo, che in seguito pende appassito e nel quale si sviluppa la larva. R. interpunctatus StepH. — alliariae Payk. — Vive a spese degli alberi da frutto, ai quali reca talvolta gravi danni, specialmente nelle pianto- naie, ed in generale ai frutti giovani. (Kollar a. 244). LARrva. — Vive nell’interno dei germogli degli alberi da frutta fino a che questi, completamente disseccati, cadono a terra. (Kollar a. 254, Schmid- berger 4. 151, Chapuis a. 543). Nina. — La ninfosi ha luogo nel terreno. (id. id.). Uovo. — La £ depone l'uovo nelle gemme dei rami o degli innesti, ap- pena si sviluppano le giovani foglie; poi colle mandibole produce una inci- sione nel giovane ramoscello, e non lo abbandona fino a che non lo ha fatto piegare. (id. id.). Va, i R. megacephalus GerMm. — Secondo Walton, trovasi in Giugno sulle foglie di Betula (Kaltenbach d. 589). R. nanus Pay. — minutus Hbst. — Sehoenherr (T. I, 234, 35) indica il Curculio alliariae Linn. come sinonimo del R. nanus Gyll.,, ma evi- dentemente l'indicazione delle abitudini che ne dà Linneo (a. 1742, 4) esclude questa sinonimia, perchè questi afferma che il C. alliariae « ha- « bitat in erysimi alliariae caulibus, quos perforat ». Gyllenhal lo trovò sulle Rose e sui fiori di Geranium sanguineum; Hartig lo osservò ab- bondante sulla Betu/a. In maggio è anche comune sulle cime dei Salci. Al principio della primavera trovasi sul Geum urbanum, come afferma il Kaltenbach (0. 239), secondo il quale il modo di vivere di questa specie sarebbe somigliante a quello del È. icosandriae Scop. conicus Illig. Desbrochers (f 4) e Perris (p. 398) lo hanno preso sugli Almus e sulle Betula. R. olivaceus GrLn — o comatus Gyll. — Walton lo trovò sul Crataegus in Inghilterra, (Kaltenbach d. 154, 638). Secondo Suffrian, non sarebbe raro sul Corylus. R. pauxillus Germ. — Fu trovato da maggio alla fine di giugno sul Cra- taegus oxyacantha, e, secondo Bach, sulla Spirea ulmaria, ed anche sul Prunus padus, (Kaltenbach 8. 207). Sta nei frutti e nei Prunus, (Desbrochers £), (Perris p. 398). Vedasi anche Gehin (49, 64). R. planirostris Farr. — fomentosus Gyll. — var. nanus Payk. — Nei Sa- liceti lungo i torrenti, massime nei monti, come nelle Alpi marittime, (Baudi). Nell’ Italia centrale fu preso sull’Amiata in giugno presso Ar- . cidosso (!). Desbrochers (f. 4) e Perris (p. 398) lo hanno preso’ negli Alnus e sulle Betula. R. populi Linn. — Vive, al dire di Linneo (a. 1752, 40) e di Fabricio (a. 422, b. 131, c. 166, d. 388), sui Populus, e sulle Betula. Zetterstedt (196, 2) lo indica comune nella Botnia boreale e più raro in autunno nella Lap- ponia boreale, sulle foglie di Populus tremula. Secondo Panzer (f. 20, n. 7.), il P. fremula è la sua pianta nutrice; e lo confermano Gyllen- hal, Walton, Smith, Dubois, Girard e Curtis, il quale indica pure la La- vandula officinalis (aspic) (Kaltenbach d. 544). Goureau (p.) dice che esso avvolge le foglie del Popwlus tremula, e che ha costumi analoghi a quelli del R. detuleti. Secondo Desbrochers (f. 4), quest’ insetto vive PES sul PD. fremula e sopra altre piante congeneri. Secondo il Dei (4.), oltre al Pioppo, attacca anche i pampani delle viti, come il . alni Mull. Il Sella (a.) lo ha osservato tra i 400 m. e gli 800 m. in Pie- monte, nel Biellese. Pirazzoli (a. d.) pure dice come esso accartoccia le foglie di viti per deporvi le uova, e cita tra i parassiti di questa specie il Sigalphus caudatus, Bracon discoideus, B. flavipes, Microgaster laevigatus, Pimpla flavipes, Poropea Stollwerichi ed altri. Larva.— Vive nelle foglie accartocciate di diversi Populus. Perris (p. 398), Huber (a.), Chapuis et Candèze (544). R. praeustus Bonm. — Fu trovato da Sartorius sulla Querce, secondo Red- tembacher (298). Pirazzoli (a. d.), in giugno, lo ha preso in copula sulla Quercus robur, e Perris (p. 398), sulla Quercus sessiliflora (tauzin). R. pubescens Fas. — cyamnicolor Sch. — Walton lo trovò in Inghilterra sul Crataegus e sulle giovani Querci in giugno, (Kaltenbach 6. 207). Secondo Curtis (XIII, 342), vive sul Corylus avellana e sulla Querce, . e su quest’ultima pianta lo indicano anche Perris (p.-398) e Desbro- chers (£. 4), il quale ricorda pure il Carpino. Bauduer (0.) lo dice assai ‘raro in Francia, dove lo ha preso sugli Alnus. R. ruber Farrm. — Trovasi in Corsica, a Portovecchio, sulla Phyllirea an- gustifolia in giugno. (Damry). R. rugosus GeBL. — Vive sui Populus, secondo Desbrochers (f. 3). R. sericeus Hssr. — ophtalmicus Steph. — In Inghilterra vive sul Cra- taegus, secondo Walton (Kaltenbach d. 154, 207, 633); e non sarebbe raro altrove sul Corylus, al dire di Suffrian. Perris (p. 398) cita l’os- Servazione di Desbrochers (7. 4), che lo trovò spesso sulle Querci, e, quella di Leprieur che prese abbondantemente l’insetto (ophtalmicus) battendo le fronde di Betula, abbattute di recente. Pirazzoli (d.) lo in- dica sulla Quercus pedunculata, Q. robur, Q. cerris, Q. ilex. R. tristis FABR. — Baudi afferma che questa specie sembra propria dell’Ap- pennino. Nell’Italia centrale fu trovato in giugno sulla cima dell’Amiata sui cespugli di Faggio. Perris (p. 389) afferma che il dott. Puton lo ha preso sull’Acer pseudoplatanus. SA gue Gruppo RINOMACERIDI VERI. AULETES SoHONHERR. — Si trovano allo stato perfetto sui Pinus (La- cordaire a.) e sopra altre piante della regione mediterranea. Desbrochers (Y 4.) dice che se ne trovano pure sui Cistus. A. maculipennis Jac. Duv. — Abita le Zamarix, secondo Perris (p. 399). A. nigrocyaneus WaLr. — dasilaris Gyll. — Vive sul Salix monandra, secondo Pirazzoli (d.). A. politus Bonn. — Tessonii Muls. — ilicis Géné. — Vive presso Lione in Francia sull’Alnus incana, (Marsenl db. 322). In Corsica, a Portovecchio, lo si trova sulla Quercus ilex e sulla Q. sudber, (Damry in litt.). Go- dart (c.) lo prese sull’Almnus glutinosa. Géné (fase. II. 36, 37) To os- servò in Sardegna nelle gemme e nelle giovani foglie di Q. ilex. A. pubescens Kiesw. — cisticola Farm. — Farmaire (d.) dice trovarsi questa specie sui Cistus, a Hyères; ed anche Desbrochers (f. 88) e Per- ris (p. 399) indicano queste stesse piante. A. tubicen Bonm. — meridionalis Jacq. — In Corsica, a Portovecchio, tro- vasi ‘in giugno sul Juniperus Phoenicea, presso al mare (Damry); eda Nimes, sui Cipressi, secondo Perris (p. 399). ch DiropyrrnyncHus ScHinn. — L'unica specie si trova ai primi di ‘ maggio sui Pinus in fiore, allo stato d’insetto perfetto; ma non si cono- scono le prime fasi della sua vita. D. austriacus OL. — L’insetto perfetto si trova sui Pinus in fiore ai primi di maggio, secondo Redtembacher, Desbrochers (f. 4), Perris (p. 399) ed altri osservatori. Rminowmacer Fagr. — Nordlinger (a. 231) e Perris (9. 348, f. 349-50) indicano il modo di vivere della unica specie di questo genere, il R. attela- boides F. Il secondo dei due autori peraltro fa sinonimo di questa specie il Diodyrrhynchus austriacus Sch., indicando questo per o? e l’altro come 9; cosa che peraltro non è confermata da nessun autore. AT gii R. attelaboides Fagr. — È indicato da Linneo (a. 1808. 2) come abitatore delle piante, in Svezia. In Austria, secondo Redtenbacher (302), vive sul Corylus avellana; Zetterstedt (a) lo aveva già segnalato tra gli insetti della Lapponia Umense, dove lo dice raro, e vivente sotto la scorza dei Pini e di altre resinose. È probabile che gli insetti osservati da questo - autore fossero nel loro periodo di ibernazione, giacchè anche il Perris (g. 348, p. 399) indica questa specie come propria dei fiori 7 del Pino, il che è stato osservato anche da Desbrochers (f. 4). Larva. — Nordlinger (a. 231) e Perris (9g. 348, f. 8349-50) indicano .il modo di vivere di questa larva: e quest’ ultimo, facendo il Diodyrrhynchus austriacus Sch. sinonimo del A. attelaboides Fab., ed indicando questo per @? e l’altro per 9, (cosa che non è indicata da nessun altro autore e nemmeno dallo stesso Perris in opere più recenti), dice che la larva vive nei fiori & del Pino marittimo, specialmente negli alberi abbattuti; perchè in questi, dopo aver profittato del resto dei succhi che rimangono in circolazione nella pianta, è certo che non avviene la completa fioritura, dopo la quale, la larva si tro- verebbe senza ricovero e senza nutrimento. Uovo. — La femmina depone l'uovo nei fiori 9? dei Pini. (Perris g.) Nemonxx ReDTEMBACHER. — N. lepturoides Fas. — Vive nei fiori, al dire di Redtembacher (303), di Girard (d. 659) e di Lacordaire. Desbrochers (7. 4.) riferisce l’ osservazione del Sig. Rouget, che ne indica un individuo raccolto nella Cote d’ Or sopra un RapRanus. Tribù MAGDALIDI. Macparis ScHONHERR. — Le specie vivono sugli alberi e sugli ar- busti in fiore, (Redtembacher 303). Perris (p. 399) afferma che queste specie . sono lignivore nei loro. primi stadi, e che le larve vivono e compiono le loro metamorfosi sotto la scorza e nel canale midollare di sottili ramoscelli. M. aterrima Linn. — stygia Gyll. — cerasi Hbst. — Vive, al dire di Red- tembacher (a. 305), in Austria, sugli alberi da frutta, e vi si trova quando questi sono in fiore. Curtis (a. III. 212) lo trovava nei Ciliegi, CAP e nei Prunus. Kaltenbach (bd. 152, 536) cita le osservazioni di Radzay (2), che lo indica proprio dei tronchi d’Olmo, ed egli stesso lo trovò in pri- mavera nelle siepi della stessa pianta, di cui l’insetto mangia le foglie. In Inghilterra Walton lo trovò pure sull’Olmo; Gyllenhal, in Svezia, sul Prunus cerasus; ed Hornung, nei tronchi del Prunus domestica. Nei dintorni di Firenze e sul Monte Amiata è comune nelle siepi, dove cre- scono i Prunus, e nell’ ultima regione fu osservato anco sul Frarinus ornus. Sverna allo stato d’insetto perfetto tra i Muschi (!). In Corsica trovasi in Maggio sugli Olmi, (Damry è» dtt.) e sulla stessa pianta fu osservato da Mathieu (210) nel Belgio. Larva. — Grande quantità di queste larve fu trovata da Perris (p. 400) nei rami di un Olmo morto di recente, le quali larve vivono in gallerie assai ravvicinate, che corrono da prima sotto la scorza e poi penetrano nel legno. Vedi anche Ratzeburg (c. 29). M. barbicornis Latr. — Secondo Nòrdlinger, ricordato da Kaltenbach (6. 152, 179), vive nei tronchi degli alberi da frutta, specialmente dei Meli. In Svezia, sul Prunus padus, P. spinosa, Sorbus domestica e S. aucuparia. Desbrochers (e. 51) indica-tutta l'Europa per patria di questa specie, che vive sui frutti. Larva. — Fu osservata da Perris (p. 400) nei rami di Melo. M. carbonaria Linn. — atramentaria Germ. — Kaltenbach (213, 590) af. ferma che Curtis osservò in Inghilterra questo insetto in luglio, sul Corylus avellana, ed oltre a questa pianta, lo stesso Curtis cita pure il Susino, la Betula, il Noce, ed il Nocciuolo. Gyllenhal indica il Sor- bus, la Betula ed il Corylus. Mathieu (210) dice averlo osservato sui Pinus, nel Belgio; e Brisout de Barneville (f.), sulla Betula in Francia. Zetterstedt, nella Lapponia boreale, osservava in luglio ed in Agosto quest’ insetto, sulle foglie di Betula alba, e crede che esso viva in tutta la Nordlandia e Finmarkia, dove cresce la Betula. Larva. — Perris (g.) afferma che la larva di questa specie vive nel mi- dollo delle piante e che passa allo stato di ninfa in gennaio ed in febbraio. Uovo. — La ® depone le uova in maggio ed in giugno, secondo Per- ris (9.), nei rami morti o malati, e che non siano di un diametro maggiore di 1 a 3 centimetri. DR | cp M. cerasi Linn. — Linneo (a. 1762, 11) e Fabricio (a. 486, d. 141, c. 171, d. 440) indicano il Ciliegio come pianta su cui vive questa specie; ed il Dubois (5), il Ciliegio, il Susino, e talvolta il Melo. Sembra che nel 1750 l’insetto cagionasse gravi danni in Svezia. Secondo il Curtis (a. III. 212), le foglie di Prunus padus, di P. cerasus, e di Pero sareb- bero il nutrimento di queste specie in giugno. Walton (citato da Kal- tenbach d. 152), in Inghilterra, lo trovò sui Prunus delle siepi. Ma- thieu (209), nel Belgio, sui Ciliegi e sui Susini. Larva. — Perris (p. 400) ha ottenuto lo sviluppo di questa specie dai rami di Pero, di Melo, di Biancospino, ed anche di Rosa. M. duplicata Ger. — Vive a Compiègne nei fastelli di Pino, al dire di Aubé e Reiche, ed anche nella Lapponia meridionale vive nei Pini, come narra Zetterstedt (9g. 302, 1). Alla fine di giugno veniva trovato. in copula sulle Conifere delle Alpi. Desbrochers des Loges (e. 31) indica questa specie come abitatrice dei Pinus in Europa ed in Algeria; e Pirazzoli (0.), del Pinus sylvestris, in Italia. M. exarata Bris. — Vive a spese delle gemme della Querce, (Brisout de Barneville g.). Si trova, secondo Desbrochers (e. 45.), sulla Querce, e secondo Chevrolat, citato dallo stesso autore, sul Nespolo. Perris (p. 400) crede che la preferenza di questo insetto sia per questa ultima pianta. M. flavicornis Gr... — Il Kaltenbach (6. 647) lo pone tra gli abitatori À della Querce, come pure Perris (p. 400). Nel Monte Amiata, a S. Fiora, era comune in giugno sulla gemma terminale dei Verdbascum tRapsus, al quale non è da credere affidasse le proprie uova (!). M. Heideni Despr. — Il Senatore Heyden trovò questa specie a Francoforte sul Meno sulla Betula, (Desbrochers e. 2, Perris p. 399). Larva. — Desbrochers (e.) riferisce l'osservazione del figlio del prelo- dato entomologo, secondo la quale la larva di questa specie vivrebbe a spese della scorza dei giovani Pini. ot M. memnonia GyLL. — Perris (p. 300) la indica come particolare dei Pini; De Manuel, del Pinus maritima, e Desbrochers (e. 14), del Pinus sylvestris. — 3B—- LARVA. — Abita, secondo Perris (p. 399, f. 334-39), i germogli del- l’anno precedente dei Pinus maritima e del P. sylvestris, e scava una gal- leria esclusivamente nel canale midollare. M. nitida GyLL. — Si spinge fino nella Lapponia meridionale, ma vi è, ra- rissimo, secondo Zetterstedt (302, 4). M. nitidipennis Bonm. — Fu trovata dal Redtembacher (a. 305) su di un Crataegus in fiore, in Austria, e Jacquelin ‘Duval (0. 42) la cita come abitatrice del Populus migra, come conferma ‘anche Perris (p. 400). Sembra abitatrice di quasi tutta l’ Europa, ma è rara sempre. Fu os- servata sui Popwulus, in Germania, e sui Salix, in Francia. (Desbro- chers e. 59). M. phlegmatica Herpst. — Nella Lapponia svedese fu trovata in maggio ed in luglio nelle fronde secche, da Zetterstedt (302, 2). È più comune nella Lapponia boreale che non nella meridionale, dove trovasi in luglio. Pirazzoli (0.) la indica come abitatrice del Pinus sylvestris. M. pruni Linn. — Fabricio la dice propria del Ciliegio; Perris, in genere, delle Rosacee; Redtenbacher (305), degli alberi da frutta; Curtis (a. III, 212), del Prunus padus e del P. Cerasus; Nòrdlinger, delle Rose. Dubois (56) afferma che l’insetto sì trova, dalla fine di maggio a tutto luglio, sui , Meli, sugli Albicocchi, sui Cotogni, sui Susini e talvolta sui Ciliegi. L’in- setto perfetto mangia il parenchima di dette piante. Secondo Kalten- bach (0. 152, 179, 216), vive nelle piante suddette; ma è più raro sui Ciliegi e sui Peri, e mangia il parenchima delle foglie. Walton trovò in Inghilterra l’ insetto sul Prunus spinosa. LARVA. — Le larve vivono sotto le scorze; ma non sono molto nocive alle piante, secondo Dubois (57). Kaltenbach (0. 152) dice che la larva abita in gallerie sotto la scorza dei tronchi ammalati. Nordlinger trovò le larve in simili condizioni nei tronchi di Rosa, tra la scorza ed il ‘legno. Secondo Bouchè, la larva, ed anche l’insetto perfetto, danneggiano le gemme di Pru- nus domestica e di Albicocco. Hamry la vide in maggio nei rami morti di P. domestica. Il Laccophrys magdalini Frst. è parassito della larva, se- condo Kaltenbach (a.). Perris (p. 400) constatò che le larve di queste specie vivono nei rami di Melo e di Biancospino. ARS EA M. rufa Grrm. — Trovasi nei Pini dei boschi in Austria (Redtenbacher 303). Jeckel lo ha trovato sui Pini di Vincennes; e Damry, sui rami di Pino caduti, dove va a deporre le sue uova in agosto, sui monti della Corsica. Desbrochers (e. 37) cita l’ Europa meridionale e centrale, la Corsica e l'Algeria per patria di questo insetto abitatore di diverse conifere. M. violacea Linn. — Linneo (a. 1768, 63) afferma che questa specie vive Var. nelle niante e che si trova frequentemente sulle gemme. Fabricio (@. 486, b. 141, c. 179, d. 440) la indica come abitatrice dei Pinus, nell'Europa boreale. Rossi (a. 125, 319) la dà per abitatrice della stessa pianta in To- scana: e Zetterstedt (302, 1) pure afferma il medesimo per la Lapponia Svedese boreale e meridionale, osservando che vi si trova in giugno ed in luglio sul Pinus sylvestris. Mathieu (a. 270) per il Belgio, Redten- bacher (304) per l’Austria citano pure il Pinus, come pianta nutrice di questa specie. Kaltenbach (db. 589, 688) ricorda che Klingelhòfer vide l insetto sui giovani Pinus, e che l’insetto perfetto mangia le foglie e si trova sulle Betula, sui Crataegus, nei ceppi di Vite e sul Pino. Ratzeburg (c.) descrive come in maggio si vedano volare questi insetti a sciami, che vanno a posarsi specialmente sui giovani Pini, di cui fo- rano le gemme, che per la morsicatura divengono deformi. Non sembra peraltro che tale operazione abbia per scopo la deposizione dell’ uovo. Desbrochers des Loges (e. 29) dice averne veduti nella collezione Heyden, raccolti da questo sui Larix. 2 frontalis GyLu. — In Austria trovasi sugli Abeti (Fòhren), secondo il sig. Miller (Redtenbacher a. 304) nella Lapponia meridionale in Giu- gno ed in luglio sulle Pinete, Zetterstedt. Jacquelin Duval (0. 142) pure lo indica proprio dei Pini. Larva e Ninra. — Secondo Panzer, la larva mangia la midolla delle piante, e secondo Rurkhard e Steinhoff, la corteccia ed i tronchi dei giovani. Pini, preferibilmente nei rami di 2 anni. Ratzeburg (a. 1834, 449, c. 102, 8.4, f. 3, B. G.) trovò questa larva tanto in Pini sradicati da quattro anni, quanto in quelli in vegetazione. Alcune di queste larve si scavano gallerie nella corteccia, altre nel legno e fino nella midolla, e stanno per solito vicine in numero di 4 a 6, e spesso associano i loro danni a quelli del Pissodes no- tatus. In opportune condizioni di calore l’insetto si sviluppa in febbraio ed — DIE | in marzo. Lo stesso Ratzeburg trovò l’insetto già sviluppato entro giovani Pini, in ottobre, dentro il canale midollare; e dalla direzione delle gallerie sembrava che le larve le avessero scavate corrodendo il legno di sotto in su. Una coppia di questi insetti è sufficiente a far perire un giovane Pino, ed * isuoi danni si rivelano e nelle gallerie che scavano le larve nel legno e nelle deformazioni delle gemme prodotte dai morsi degli insetti perfetti. Kaltenbach (6. 688) ricorda come Kollar trovasse la larva e la ninfa di questo insetto sotto la scorza di Pinus austriacus. Vedasi anche Kollar (4.) e Chapuis et Candèze (555). Tribù BALANINIDI. Baraninus GERMAR. — È questo genere assai ricco di specie europee, delle quali molte sono conosciute anche dal lato delle abitudini. Lacordaire (a) dice che le ® forano col rostro di straordinaria lunghezza la parte dei ve- getali che devono servire di nutrimento alle larve, e vi depongono un uovo. Alcune specie scelgono i frutti della Querce e del Nocciuolo; altri, i noccioli di diversi frutti; parecchi le galle prodotte da altri insetti. Sembra però che tutte le loro larve subiscano le metamorfosi nel terreno, e che gli insetti per- fetti si sviluppino l’ anno successivo. Anche in America il B. masicus Say. fu osservato da Harris sui Nocciuoli, sui Castagni e sulle Querci, nei frutti dei quali vien deposto l'uovo e si sviluppano le larve. B. brassicae Fap. — salicivorus Schòn. — napo-brassicae Linn. — Bouché (a. 200) lo indicò come abitatore del Salix vitellina, e ne descrisse le metamorfosi. Desbrochers (c. 333) cita pure i Salir. Kaltenbach (2. 29, 564) lo trovò pure sui Salix; e Mathieu (a.) afferma che questa specie produce galle su varie piante nel Belgio. Anche nei dintorni di Firenze questo insetto si trova sulle foglie di Saliz, in primavera (!). Kalten- bach (0. 29), all’ articolo Brassica, riporta le osservazioni di Gyllenhal e di Focillon (a. II, 4. pag. 123), secondo il primo dei quali, questa specie vive nei fiori di varie specie di Brassica; secondo l’altro, pure l’insetto perfetto, indicato col nome di Grypidius brassicae, fora col rostro le pareti delle silique del Colza (Rapsernte) in Francia, e ne di- Strugge i giovani semi. Anche Linneo (a. 1759) dice di un Curculio AND (px napo-brassicae « habitat in napobrassicae caulibus quos exedit ». È da vedersi con ulteriori ricerche se realmente si tratti della stessa specie, tanto più che il Focillon descriveva )' insetto per Grypidius brassicae. Larva. — Vive nelle galle dei Salix, secondo Bouché (a. 200) ed altri; e nelle silique di Brassica, secondo Gyllenhal e Focillon (a. 123). Anche Perris (p. 400) dice che questa larva vive nelle galle prodotte da un Nematus sulle foglie di Salix. Si veda pure Cameron (a.), Chapuis et Candèze (a.). Ninra. — La ninfosi ha luogo nel terreno, secondo Focillon (id.). B. cerasorum Fas. — villosus Fab. — Vive, secondo Panzer, sui Ciliegi e, secondo Gyllenhal, sulle foglie di Betula e di Alnus (Kaltenbach d. 589, 611). Trovasi in Piemonte nei cespugli di Querce, (Ghiliani 97); e sulla stessa pianta lo indica pure Desbrochers (c. 333). Nel Belgio vive anche negli alberi fruttiferi. (Mathieu @. 216). Nei dintorni di Firenze trovasi ibernante sotto le scorze dei Platani alle Cascine (!). Larva. — La disparità nel modo di vivere della larva, secondo diversi autori, fa supporre che possa essere occorso qualche errore, sia nella determi- nazione dell’ insetto per parte di alcuni entomologi, sia nella sinonimia indicata dal catalogo di Gemminger e Harold per questa specie. Infatti il Colonnello Goureau (i. g. 202) dice di aver ottenuto l’ allevamento del 2. vilosus Fab. da certe galle in forma di mela, che si producono sulla Querce per effetto del Diplolepis pallidus. Non discorda in parte da questa osservazione quella di Kaltenbach (0. 647), che cioè la larva vive nelle galle del Cyrips terminalis; nè quella di Gyllenhal citato dal Kaltenbach (d.), che afferma essersi svi luppato pure il B. villosus Hbst. dalle galle di Cynips; nè forse quelle del Ghiliani (97), che dice trovarsi l’ insetto perfetto in primavera sui cespugli di Querce; nè quelle di Perris (p. 400), che lo ha osservato nelle galle a forma di mela prodotte dall’Andricus terminalis. Ma contrastano singolar- mente le affermazioni di Mathieu (a. 216), che indica i noccioli degli alberi fruttiferi come sede dei ‘primi stadi del 2. villosus Herbst., e quelle di Gyl- lenhal e di Panzer riferite dal Kaltenbach (d.), i quali dicono che il 5. ce- rasorum Payk. vive sui Ciliegi e sulle foglie di Betula. Secondo ogni appa- renza, quanto è detto di questi ultimi due sinonimi dovrebbe attribuirsi al B. Herbsti Gemming., cerasorum Hbst. Anche Perris (p.) parla di un B. ce. rasorum la cui larva vive nei noccioli dei frutti di. Prunus. Losi, Eta Ninra. — Goureau (i.) assegna breve spazio di tempo alla vita larvale di questo insetto, il quale, invece, passerebbe da 10 a 11 mesi come ninfa dentro il terreno. B. crux Fagr. — Si sviluppa in galle od escrescenze delle foglie di Saliz, nel Belgio (Mathieu a. 216). Anche Kaltenbach (0.) lo dice comune in maggio sui Salix. Pirazzoli (a. 0.) lo ha osservato in copula nel maggio sul Salix monandra. Perris (p. 400) suppone che anche questo, come altri insetti congeneri, sia gallicola. B. elephas Gy... — In Bretagna arrecò gravi danni alle Castagne, (Bigot). In Corsica vive sulla Quercus ilex e sulla Q. robur, (Damry). Larva. — Abita nel frutto del Castagno, divorandone l’interno; esce dal frutto verso la fine dell’anno, e penetra nel terreno. (Bigot). Secondo Damry, essa abita nelle ghiande delle specie di Querci sopra indicate, d’onde poi esce per entrare nel terreno. Perris (p. 369) conferma che questa larva vive nel frutto del Castagno, e prendendola come tipo di quelle dei Curcu- lionidi, ne dà numerosissimi dettagli e particolareggiate descrizioni. Ninra. — La ninfosi ha luogo verso la metà di giugno; ed esce l’insetto perfetto in luglio, (Bigot). Perris (p. 372) indica come la larva penetri nel terreno e quivi abbia luogo la metamorfosi in ninfa. B. glandium Marsa — venosus Grav. — Vive nelle ghiande, (Desbro- chers e. 3388) come il B. turbatus, (Kaltenbach d. 647). Nell’Italia centrale trovasi sulle piante di Quercus sessiliflora, in primavera (!). Ratzeburg (c. 123) dice che dalle sue osservazioni risulta che questo insetto vive a spese delle ghiande, e che talvolta distrugge un quarto od un terzo della raccolta di ghiande divorandone oltre la metà dei co- tiledoni. Per diminuirne i danni, propone di raccogliere le ghiande appena cadute, e distruggerle quando queste racchiudono le larve, e così impedire il successivo sviluppo di queste e la propagazione del- l’ insetto. LARrvA. — È facile il fare l'allevamento di queste larve raccogliendo in settembre ed in ottobre le prime ghiande che cadono, e che contengono quasi sempre una larva. Poste queste ghiande. in recipienti con terra e detriti, sì vedono le dette larve uscir fuori dalle ghiande ed internarsi nel terreno a Ann. XVII, 2 TO. più di 0,© 20 di profondità, dove passano immobili tutto l’inverno (!), come viene confermato anco dalle osservazioni del Ratzeburg (c. 123, t. 5, f. 5, B. G.). Vedasi anche Goureau (9. 59), Chapuis et Candòze (a. 558). Nel fare l’ alle- vamento di larve raccolte entro ghiande dell’Italia centrale, si sviluppò il parassito Vespario che il compianto Prof. Rondani chiamò Orthocentrus ni- gristernus n. sp. (!). Ninra. — La ninfosi ha luogo entro una celletta in primavera, e l’insetto perfetto esce fuori in giugno ed in luglio (!). B. Herbsti GeMMING. — cerasorum Hbst. — L’insetto perfetto vive sulle gio- vani Betula, ed il Conte Ferrari lo trovò pure in Austria sul Prunus cerasus (Weichselbaum), (Redtembacker, 307). Nei noccioli del Prunus spinosa e sull’Alnus, Desbrochers (c. 333, 359). Perris lo dice proprio delle Rosacee. LARvA. — Vive nei noccioli del Prunus spinosa, dai quali ne ottenne lo sviluppo il Godart (a). Dubois la dice poco comune nei noccioli di Cilie- . gio. Perris (p. 400) parla della larva di un B. cerasorum che vive nei noc- cioli dei frutti di Prunus spinosa (prunellier). Vedasi anche Chapuis et Can dèze (588). Girard (d. 682) indica come la 2 deponga l'uovo nelle giovani ciliege, e come la larva viva nel nocciolo. B. ilicis — Baupi n. sp. — Vive in modo analogo alle altre specie nell’ Italia centrale, e sì sviluppa dalle Ghiande di Quercus ilex (!). B. nucum Linw. — Linneo (a. 1767, 59) e Fabricio (a. T. II, 486, d. 141, c. 179, d. 440) dicono che l’insetto vive nei suoi primi stadi nei frutti del Corylus avellana. De Geer (206), Redtembacher (307), Goureau (p. 14), Desbrochers (c. 333), Kaltenbach (b. 633, 647), ed altri ancora, concor- dano nell’assegnare a questa specie la pianta suddetta. Dubois (58) peraltro cita, oltre il Nocciuolo, anche la Querce; e Perris (p. 400), le: noci e le nocciuole. Nell’Italia centrale sembra che: questa specie, ri- spetti il Nocciuolo, e viva invece a spese della Quercus ilex (!). Kal- tenbach (d. id.) rileva dalle sue osservazioni che, sebbene questa specie sia particolare alle nocciuole, pure possa vivere nelle ghiande, giacchè dove mancava il Nocciuolo, egli 1’ ha raccolta sulla Querce. LARvA. — Rossi (a. 123, 314) indica questa larva come abitatrice dei frutti di Corylus avellana. Secondo Kaltenbach (id.), le larve mangiano cei To o l'interno del detto frutto. A Ginevra, in agosto, le larve già completamente cresciute, erano racchiuse nelle nocciuole (!). Vedasi anche de ‘Geer (206, t. 6, f. 14-16), Roesel (a. 1755, 383, supp. t. 67, f. 1-4), Bouché (a. 199), Ratze- burg (c. 123), Swammerdam (a. 1838, 871); Goeze (a.), Herbst (d.), Latreille (a. 1804, 73), Kirby (a. 1824, t. 13, f. 3), Loudon (a. 2028), Nòrdlinger (a. 232, b. 1855, 171), Altum, Boisduval (a. 152), Chapuis et Candèze (558), Girard (0. 681). Ninfa. — Secondo Nòordlinger, citato dal Kaltenbach (d.), la larva pene- trata in terra sì trasforma in ninfa, e lo sviluppo dell'insetto perfetto ha luogo in diverse epoche. Dubois (59) afferma che le larve passate dal frutto nel terreno, vi si costruiscono una celletta, nella quale si cambiano in ninfa, e vi passano l’ autunno e l’inverno. per svilupparsi nella ventura primavera. Goureau (p.) osservò che verso la seconda metà d’agosto le larve escono dalla nocciuola, praticandovi un foro grande quanto la loro testa, per cui il corpo è costretto ad assottigliarsi per passarvi; si trasformano quindi in ninfe nel maggio, e nel giugno escono allo stato d’ insetto perfetto. Uovo. — Dubois (58-59) descrive l’ovoposizione dicendo che la ‘£ per- fora le cupule alla base, e vi depone un uovo, spingendolo poi col lunghissimo rostro fino nell'interno delle mandorle; in autunno i frutti che contengono le larve cadono a terra. Nòrdlinger trovò la ® il 21 luglio in atto di deporre l’uovo. Essa, dopo aver cacciato tutto il suo rostro in una nocciuola di media grossezza, lo ritrasse, e quindi fece scendere un uovo fino in fondo a quel foro. Secondo Goureau (p.), l'accoppiamento avrebbe luogo in giugno, dopo di che la ® depone un uovo per ogni ghianda, che essa ha precedentemente forata col rostro. B. ochreatus Finrs. — Vive, secondo Perris (p. 400), sul Salix rosmarini- | folia, dove forse si sviluppa da qualche galla. B. pellitus Bonm. — Subisce le fasi della sua vita evolutiva dentro le ghiande, e talvolta trovasi anche sul Faggio, (Desbrochers c. 333). Nel- l’Italia centrale, come ad esempio a Querceto in Val d’ Elsa, vive a spese delle ghiande di Quercus sessiliflora e di Q. ilex, sulle quali piante si trovano vaganti od in copula gli insetti perfetti in primavera (!). ‘B. pyrrhoceras MarsH. — Produce una galla nelle foglie di Querce, (Des- brochers, c. 333). In Corsica trovasi sulle Querci, in primavera, (Damry). — 20 — B. rubidus Gyxn. — Nel Belgio vive dentro i noccioli degli alberi fruttiferi, nei primi stadi della sua vita (Mathieu «. 216); e nei dintorni di Pa- rigi, sulla Betula, (Desbrochers c. 398). Larva. — Perris (p. 400) dice probabile che questa larva viva nei noc- cioli dei frutti di Prunus spinosa. B. sericeus Deser. — Il descrittore della specie (c. 334) dice che da lui e da altri è stata presa sull’Abeto. Tale insolita stazione meriterebbe peraltro ulteriore conferma, giacchè può essere eventuale. B. tessellatus Fourcr. — elephas Steph. — nucum Germ. — turbatus Gyll. — Vive sulla Quercus ilex, e sulla Q. suder, in Corsica (Damry). Anche nell’Italia centrale è stato osservato sul Leccio, in primavera; ed in in- verno, sotto le pietre nei boschi di Leccio della Montagnuola senese (!). In Ungheria è tanto comune, da danneggiare l’intiera raccolta delle ghiande, (Kaltenbach d. 633, 647). Desbrochers (c. 334) dice che il B. turbatus trovasi talvolta anche sui meli in fiore. , Larva. — In Corsica è stata osservata nelle ghiande della @Q. dex e della Q. suder, (Damry). B. tomentosus Fanrs. — Vive sullo Scirpus lacustris, «al dire del Brac- ciforti. Tribù ANTONOMIDI. Gruppo ANTONOMIDI VERI. Antrnonomus Germ. — Le specie vivono sugli alberi e sugli arbusti, e sono talvolta nocive ai giovani frutti di Prunus domestica e di P. arme- niaca, (Redtembacher, 308). Lacordaire (a) dice che, delle specie di questo genere, alcune vivono a spese delle gemme fiorali di diversi alberi; altre passano il tempo dello stadio larvale nell'interno dei noccioli di alcuni frutti. Perris (p. 401) li dice amici dei fiori, come indica il loro nome; ed è appunto nei fiori non ancora aperti, e dei quali le larve impediscono lo sbocciamento, che si compiono le prime fasi della vita di questi insetti. A. Chevrolati Deser. — Il descrittore della specie lo ha trovato sul Cra taegus oxyacantha, (Desbrochers c. 431). Pie A A. conspersus Deser. — Vive sul Salix capraea, e sui Sorbus, (Desbro- chers c. 445). A. aruparum Linn. — rectirostris Linn. — Vive nei noccioli del Prunus padus, secondo Linneo (a. 1768, 62) e Fabricio (a.); e nella medesima pianta anco in Lapponia e in Finlandia, e si crede anche in Botnia, (Zetterstedt «. 304, 5). Ratzeburg (c. 126) indica pure il nocciolo del Prunus padus, e forse anche quello delle Ciliegie, come sede dei primi stadi di quest’insetto. Dubois (a.) afferma che questa specie ha costumi analoghi a quelli dell’A. pomorum. Secondo Curtis (a.), vive nel P. avium (bird cherry) e nei fiori di Prunus spinosa; di Ciliegio sel- vatico, secondo Desbrochers (c. 416); ed in quelli di Ciliegio, e di 2. avium (mérisier), secondo Goureau; nel nocciolo dei frutti di Ciliegio, secondo Kaltenbach (0. 151), Girard (0. 679). Larva. — Goureau (p. 1, supp. 11) la dice abitatrice delle gemme di Ciliegio, e di Prunus avium, dove subisce la sua metamorfosi. Nòrdlinger (b. 170) afferma che la larva abita l'interno dei noccioli di Ciliegio e del Prunus padus; ed in Germania trovasi comunemente nelle Ciliegie di tardiva maturazione (Kaltenbach d. 151). Secondo Perris (p. 401), questa larva vive nei fiori di Ciliegio, di Prunus avium, e forse anche di P. spinosa. Ve- dasi anche Ratzeburg (c. 126). Ninra. — La trasformazione in ninfa ed in insetto perfetto avrebbe luogo nei noccioli di Ciliegia, secondo Kaltenbach (d.). Uovo. — Vien deposto nei noccioli di Ciliegia per un foro praticatovi dalla ® (Kaltenbach d.). : A. incurvus Panz. — Fu trovato nel Prunus avium (bird cherry) in giugno in Inghilterra (Curtis @. XII, 569). Il Ratzeburg (c. 1839, 33) ed il Gyllenhal lo citano come nocivo alla medesima pianta. Boch lo trovò, in aprile ed in maggio, sul Prunus Mahaleb, (Kaltenbach d. 152). LaArva e Uovo. — La larva ha i medesimi costumi dell'A. pomorum (Kaltenbach d.). Anche Perris (p. 40)) dice che la 9 di questa specie affida le sue uova alle foglie ed ai fiori di Pero e di Melo. (Vedasi anche Ratzeburg, c. 1839, 33, e Chapuis et Candèze, 557). A. pedicularius Linn. — Mathieu (a. 214) cita per questa specie i Cratae- gus, i Sorbi, i Meli, i Peri, come piante nutrici, nel Belgio; Desbro- 0 GI chers (c. 442) indica l’Olmo ed il Crataegus; e Jacquelin Duval (d. 45), il Crataegus. Secondo Curtis, citato da Kaltenbach, (0. 182) in Inghil- terra trovasi sui Meli fioriti; Zenker lo dice distruttore delle gemme dei Meli e dei Peri. Nei dintorni di Firenze, si trova sulle piante delle siepi (!). Girard (0. 679) cita i Crataegus. Larva. — Dalla indicazione del luogo dove è deposto l’uovo, possiamo con certezza argomentare che la larva vive, nei suoi primi stadi, nelle gemme dei frutti. Perris (p. 401) la osservò nei fiori di Biancospino. Vedasi anche Westwood, (c. 1838, 469), Nòrdlinger (0. 1855, 170) e Chapuis et Candòze (557). Uovo. — Salisbury, citato dal Kaltenbach (0.), trovò l’uovo nei fiori di Melo. ì A. pomorum Linn. — Linneo (a. 1764, 46), Ratzeburg (c. 1837, 125), Du- bois (5), Curtis (a. XII, 569), Redtembacher (310), Kaltenbach (5. 151, 182, 207), Dei (d.) ed altri, concordano nell’indicarlo come abitatore nocivo dei Meli. Ratzeburg, citando le osservazioni di Gyllenhal e Schmidberger, dice come l’insetto sverni sotto le scorze dei Meli, nel terreno e sotto le pietre e le foglie. Zetterstedt: (173, 7) lo trovò nella Lapponia meridionale, sui Prunus padus, in aprile, benchè rarissimo. Kaltenbach cita pure i Peri, i Crataegus ed il Prunus padus. Secondo Curtis, sverna sotto le scorze del Melo. Il Dubois fa osservare che l’in- setto passa l’estate e l'inverno sopportando fortissime temperature, e che preferisce i Meli, ma in mancanza di questi danneggia anche i Peri. Lo stesso autore soggiunge che l’ insetto sverna sotto le foglie e sotto le scorze, e che fa la sua apparizione al principiare della primavera. Desbrochers (c. 450) lo dice comune in tutta l'Europa ed in Algeria sui Meli, sui Peri, ec. Nell’Italia del Centro è stato osser- vato sui frutti, in primavera (!). Come rimedi ai danni di quest’ insetto il Ratzeburg cita i suggerimenti del Frisch, che propone la potatura e la concimazione abbondante dei frutti, perchè lo stesso Frisch osservò che le piante meno vegete sono quelle più’ danneggiate da quest’insetto. LARVA. — Goureau (p. 11) dice che la larva vive nelle gemme fiorali dei Meli; Ratzeburg (c.) e Kaltenbach (0.) narrano come la larva viva nelle gemme, che essa divora. Presto tal distruzione si propaga al fiore, ed i petali anneriscono e si seccano. L’accrescimento della larva si compie in quattro settimane. Il Curtis (id.) osservò che la detta larva vive nei bocci dei Meli eta e dei Peri, di cui essa mangia le parti interne, lasciando solo i petali ed il calice ; il Dubois osservò che dalle gemme che racchiudono la larva, il fiore non sboccia, e che la detta larva cresce per 15 giorni, e poi si forma una celletta collegando i petali tra loro. Perris (p.) dice che da molto tempo si sa che questa larva vive nei fiori di Melo e di Pero. Vedasi anche Frisch (b. 32, t. 8, f. 1-8), Lyonnet (120, t. 12, f. 13-19), Bouchè (a. 200, t. 10, f. 12-14), Rusticus, Ratzeburg (c. 125, t. 5, f. 8), Schmidberger (a. 180), Kollar (a. 252, 257), Nòrdlinger (a. 231, d. 1855, 164), Chapuis et Candàze (556), Gehin (85), Boisduval (a. 148). NinrA. — A mezzo maggio, dice il Kaltenbach (2.) che la ninfa già si trova nel fiore guasto, ed in 8 giorni diviene insetto perfetto. Curtis (a) vide le ninfe il 21 maggio; ed il 25 già si sviluppavano gli insetti perfetti. Se- condo Dubois, la ninfosi durerebbe 8 giorni. Uovo. — Quando si sviluppano le gemme e si mostrano i fiori, la £ ne fora gli integumenti e vi depone un uovo, dal quale dopo 7 od 8 giorni na- sce la larva, (Ratzeburg, Dubois, ec.). A. pruni Despr. — Vive nelle gemme fiorali del Prunus spinosa. Des- brochers (c. 440). A. pubescens Payk. — Secondo Gyllenhal, vive sui germogli di Pinus, (Kaltenbach d. 688). A. pyri Bonm. — cinctus Redt. — Abita sul Pero, in Europa (Rossi), (La- treille, T. XI, pag. 182). Redtembacher (a. 309) lo chiama distrug- gitore delle gemme dei Peri, in Austria; e Frauenfeld (n. 395) osservò ripetutamente quest’insetto che arrecava danni alle gemme di Pyrus salicifolia (Kaltenbach, d. 780). Girard (c.) parla dei danni che questa specie arreca ai Peri di Arbois nel Jura, (Cavanna, 405). Larva. — Vive allo stato di larva nelle gemme fiorali (Goureau p. 1, supp. 11). Kollar descrive i danni prodotti da questa larva nelle gemme fiorali del Melo, le quali al principio di primavera divengono, per la presenza di tale larva, di colore bruno (Kollar a. 257, Dubois, Boisduval a. 150, Girard d. 678). Ninra. — La ninfosi ha luogo entro le gemme stesse, e l’insetto perfetto si sviluppa verso la fine di maggio (Goureau p.). Secondo Aubé, passerebbe dt Vla un mese e mezzo dalla deposizione delle uova allo sviluppo dell’insetto per- fetto. Desbrochers (c. 334) riferisce che il Dott. Aubé in una lettera gli dava i dettagli seguenti, riguardo al modo di vivere di questo insetto: « C'est vers le 15 Avril, un peu plus tòt, un peu plus tard, qwil faut « s’occuper de cet insecte; il s'agit de regarder les boutons à fleur du poi- « rier. Ceux qui restent noirs et secs, lorsque les autres commencent à se « gonfler et à laisser voir que la végétation suit bien son cours, renferment « presque tous une larve d’ Anthonomus, et en les récoltant en ce moment, « un mois et demi environ après, l’insecte parfait sort du bouton. Seulement « il faut étre attentif à ne pas les récolter trop tòt. En outre, il faut se « défier des Pinsons, Bouvreuils, etc., qui font à ces larves une chasse assi- « due, ce qui les a fait accuser par les jardiniers, mais bien à tort, de man- « ger les boutons floreaux, tandis que au contraire ils débarassent les arbres « des petits ennemis acharnés. J'ai pris en un seul jour et sur un seul poi. « rier plus de deux cents larves de ce Curculionite, qui m’ont procuré envi- « ron soixante exemplaires de l’insecte parfait. Uovo. — Kollar (a.) dice che la $ depone le sue uova nelle gemme e nei bocci, i quali in seguito divengono bruni e cadono (Kaltenbach d.). Aubé osservò che la deposizione delle uova avviene verso il 15 aprile (Des- brochers c.). Frauenfeld afferma invece che la £ di questa specie depone le uova in autunno, mentre quella dell'A. pomorum le depone al principio di primavera; la prima sceglie le gemme del Pyrus salicifolia, dalle quali non si sono ancora svolte le foglie, mentre alla seconda sono necessarie le foglie che si svolgono dalle gemme per nutrimento delle giovani larve (Kaltenbach d.). Secondo Girard (c.), la 2 depone le sue uova nelle gemme del Pero, al prin- cipio della primavera, giacchè alla fine di marzo le larve, egli dice, erano già al loro completo sviluppo. A. rubi Herpst. — afer Marsh. — Curtis (a. XII, 562, rudi) l’osservò in In- ghilterra sul Lampone e sul Rubus caesius (dewberry d. 229, 381), ed anche (id. ater) sui Salx; Jacquelin Duval (0. 45) e Girard (0. 679), sui kubus, e talvolta sulle Rose; Kaltenbach, sulle Fragole e sul Lampone, di cui l’insetto mangia le gemme. Nell’ Italia centrale, ad Arcidosso, sul Monte Amiata, era comune in giugno nelle siepi, dove tra le altre piante prevalevano i Crataegus ed i Prunus (!). Bach (d.) indica la Rosa canina come pianta ospitante questo insetto, (Lacordaire a.). i RE Larva. — Perris (m. p.) la indica come abitatrice dei fiori di Rudus. (Vedasi anche Nérdlinger, d. 1855, 171). A. rufus GyLL. — mitidirostris Rey. — Fu trovato in Austria dal Sig. Tiirk sul Prunus domestica, (Redtembacher, 309); nelle gemme fiorali del Prunus, (Desbrochers c. 437); sul Monte Amiata in giugno, sul Prunus spinosa in frutto (!). Anche Perris (p. 401) lo dice abitatore del Pru- nus spinosa (prunellier). A. sorbi Germ. — Vive sul Sorbdus (Jacquelin Duval d. 45), (Perris p. 401). A. spilotus RepT. — In Austria, secondo il descrittore della specie, questo | insetto vive sugli alberi da frutta. Mathieu (a. 214) gli attribuisce gravi danni, che sarebbero prodotti alle gemme dei frutti nel Belgio. In Fran- cia è stato preso sul fiore di Pero, (Desbrochers c. 449). Trovasi meno comune delle altre specie nell'Italia centrale (!). I primi stadi di vita di questo insetto furono studiati da Perris (p. 401) nei loro più minuti particolari. Uovo. — Le giovani foglie del Pero si presentano avvolte ai lati in modo da formare due tubi contigui, prendendo presso a poco la forma di un nocciolo di dattero, e questo stato dura finchè la foglia abbia raggiunto la lunghezza di due o tre centimetri. Tra questi due tubi e sulla costola me- diana della foglia viene deposto l'uovo (Perris 7.). Larva. — La larva vive tra due ravvolgimenti laterali della foglia del Pero, e si nutre della sostanza della stessa foglia, la quale si mantiene verde per un certo tempo, e poi appassisce e si secca e diviene nera totalmente od in parte, rimanendo peraltro il peduncolo sempre verde. Lo stato di larva dura per tutto il mese di aprile. (Perris .). Ninra. — Per trasformarsi in ninfa la larva raduna intorno a sè la polvere nera composta dei suoi escrementi, ed agglutinandola con una specie di mucillagine, ne forma una celletta assai dura. La foglia guasta dalle erosioni della larva cade, trascinando bene spesso anche la celletta; ma tal- volta, quando questa si trova presso al peduncolo, la celletta rimane ade- rente a quello, che, come dicemmo, rimane sempre verde; e dopo la caduta delle foglie si vede il peduncolo stesso che sembra portare una piccola bacca. Le ninfe si trovano ai primi di maggio, e pochi giorni dopo nascono gli in- setti perfetti, che si accoppiano l’anno seguente. flat ata Life A. ulmi De Grer. — Linneo (a. 1772, 296), De Geer, Curtis (a. XII, 569), Jacquelin Duval (a. 45), Kaltenbach (0. 152, 536) ed altri lo dicono abitatore dell’Olmo. Gyllenhal lo osservò sul Prunus padus. Nei din- torni di Firenze è stato trovato spesso sulle siepi, e qualche volta sul Cornus mas, alle Cascine in giugno (!). Var. fasciatus MarsH. — Sui fiori di Ytosa spinosissima, e su quelli di Crataegus ‘oriacantha, (Curtis a. XII. 562). LARVA. — De Greer (1781, 349, t. 6, f. 29-30) ne ottenne lo sviluppo dalle gemme dell’Olmo, e ne descrisse e rappresentò la larva. Anche il Curtis (id.) riferisce che le larve abitano in maggio le gemme dell’Olmo, e che l’in- setto si sviluppa in giugno. Kaltenbach (id.) pure indica per la larva la stessa abitazione. Chapuis et Candèze (557). A. varians Payx. — Desbrochers (c. 125) lo indica come abitatore degli Abeti e dei Pini. Perris (p. 401) non sa che pensare di questa specie che si trova sui Pini, e sugli Abeti, e la raccomanda agli osservatori. ‘Questo fatto, e quello citato per lA. pubescens, potrebbero riferirsi ad uno di quei casi che abbiamo veduto non infrequenti, in cui certi Curculio- nidi, specialmente nel colmo dell’estate, sembrano cercare riparo in piante affatto estranee al loro sviluppo. Ciò sembrerebbe non inve- rosimile, poichè si sa che gli AntRonomus che divengono adulti alla fine di primavera, rimangono tali per lungo tempo, dovendo attendere le nuove gemme per accoppiarsi e deporvi le uova. Mathieu nel Belgio lo osservò sugli abeti; Redtembacher (310) in Austria, sui Crataegus in fiore; e Kaltenbach (d. 688), sui germogli di Pinus. Var. melanocephalus Fas. — Desbrochers (e. 427) lo dice proprio degli Abeti e dei Pini in Francia. Brapysarus, — Le pochissime specie che compongono questo genere sono esclusivamente europee, ed il loro modo di vivere è uguale, giacchè i fiori dell’Acer campestre servono al loro sviluppo. Le larve e ninfe di questi insetti non sembra siano state descritte. B. Creutzeri Germ. — Chevrolat (a.) a S. Germain lo trovò più volte nel ‘ Biancospino. Ghiliani (106) a Torino, De Manuel in Stiria, e Piraz- zoli (6.) lo osservarono sui fiori di Acer campestre, che è il luogo dove si compiono le fasi della vita ‘evolutiva di questo insetto. Trovasi comu- — SO nemente sull’Acer campestre, anche nell'Italia centrale, dove sverna sotto le scorze degli alberi e tra i Muschi (Piccioli) (!). B. Kelneri Bacn. — Vive nei fiori dell’Acer campestre, in Stiria, come fa sapere De Manuel. . B. subfasciatus GeRsTACK. — Reiche (a.) dice averlo trovato sulla Medi- cago sativa, a Saint Cyr; ma è da ritenere che tale stazione non sia il luogo di abituale dimora dell'insetto. Nell’Italia centrale, a Querceto nel Senese, è stato trovato nei Muschi in primavera; ed è credibile che ivi l’insetto fosse ibernante, e che la sua pianta nutrice fosse 1’ Acer campestre, che era comune in quella località (!). Nelle buone giornate d'inverno si vede sui muri esposti al sole (!). Anche Perris (p. 402) afferma che questo insetto si prende sugli Aceri in fiore, e dimanda se esso non potrebbe avere i medesimi costumi degli Anthonomus. Bau- duer (0.) lo aveva già preso in Francia sugli Acer campestre in fiore. AcarypTtus ScHONHERR. — Sono piccoli insetti, le cui pochissime spe- cie si rassomigliano; tutti vivono negli amenti dei Salix. I loro primi stadi non sono descritti. A. carpini Hersst. — Zetterstedt (181, 46) narra che Boheman lo trovava nella Lapponia norvegica sul Salix capraea, in giugno; e secondo Gyl. lenhal gli amenti del Salix cinerea, sono la dimora di questa specie. Pirazzoli (0.) narra di averlo preso in quantità sul Salix riparia. A. rufipennis GrLL. — Abita il Salix fragilis, al dire di Rosenhauer. Red- tembacher (312) lo dice proprio delle regioni alpine in Austria. Gruppo ORCHESTIDI. Oncnestes ILLicer. — Sebbene sia un genere assai sparso sul vecchio e sul nuovo continente, pure il maggior numero di specie appartiene all’ Europa. Hanno la facoltà di saltare, che condividono solo col genere Ramphus tra tutti i Curculionidi europei. Vivono tutti allo stato di larva e di ninfa nel parenchima delle foglie di diversi vegetali: e questa loro singolare stazione fa sì che le larve siano assai differenti da quelle degli altri Curculionidi, perchè sono più allungate e quasi piane. Le ninfe stanno rinchiuse in un ui 98° follicolo ovale setaceo, e presentano un aspetto singolare, dovuto al protorace che oltrepassa la testa ed ha due sporgenze anteriori. L’insetto perfetto esce ordinariamente in autunno (Lacordaire a.). O. alni Linn. — ulmi De Geer. — Vive sull’Alnus, in Francia, in’ Ger- mania ed in altre parti d' Europa, al dire di Latreille (a. T. XII, p. 187), De Geer (v. 262). Quest’ ultimo afferma di averlo trovato in maggio ed in giugno ad Utrecht, nel 1736; ma non in Svezia. Fabricio (a. 492, c. 183, d. 445) lo indica sull’ ’Alnus in Inghilterra ed in Germania; Redtemba- cher (a.312), sulla medesima pianta in Austria. Hoffmann e Frauenfeld pure citano per quòsta specie l'Alnus; Kaltenbach (d. 536) e Rossi (a. 126, 321), gli Alnus e gli Ulmus; Girard (0. 679), le Quercus e gli Alnus. Nell’ Italia centrale talvolta si sviluppa in numero considerevolissimo, come nel giugno del 1879 fu osservato nel Val d'Arno inferiore, dove gli Olmi erano ricoperti da veri sciami di questi insetti, che volavano intorno agli alberi suddetti e ne crivellavano le foglie con piccoli ma copiosissimi fori (!). LARrva. — Le larve vivono nell'interno delle foglie (De Geer a. v. 262, t. 8, £. 7-11). Curtis (a. XIV, 678) la osservò nelle gallerie da essa praticate nelle foglie d’ olmo, d’onde in giugno si sviluppava. Vedi anche De Geer (v. 260, t. VIII, f. 7-11), Frauenfeld (X. 1223), Bertoloni, (a. 1844, 460), Cha- puis et Candèze (560), Perris (p. 403), Desbrochers (7. 257), Herbst (a.), Girard (b. 680). Nina. — Si trasformano in ninfa nell’ interno delle foglie entro un ri- gonfiamento dell’ epidermide (De Geer); Raeumur (id.) etc. Chapuis et Can- dèze (id.) indicano come la ninfa dimori in un follicolo dove abitò la larva, - e l’insetto perfetto, sviluppatosi prima del verno, passi questa stagione rico- verato tra i Muschi. O. avellanae Dowov. — signifer Creutz. — Sulla Querce e sul Salcio, in “tutta l’ Europa (Brisout %. 288). Secondo Gyllenhal, si trova sulla Querce (Kaltenbach, d. 647). Redtembacher (314) lo indica come abi- tatore dei Salix (314). Pirazzoli (in litt.) dice averlo preso nel maggio in copula tanto sulla Querce che sul Corylus avellana. O. cinereus Fanrs. — Vive sulla Q. suber, nell’ Europa meridionale (Bri- sout R. 286). du Doe O. decoratus GerM. — Vive sui Salix triandra, S. Russelliana, S. fra- gilis, S. purpurea ; e l’insetto perfetto si trova dalla metà di giugno fino alla fine del mese, e sembra aver due generazioni all’ anno, (Kal- tenbach d. 563). Vive sui Salix e sui Populus in tutta l’ Europa (Bri- sout 7. 292). Lagva. — Kaltenbach (2. 568) dice che le sue larve, di color giallo, sono minatrici delle foglie delle piante suindicate. La galleria comincia’ al- l’apice della foglia, a circa 14 o 34 di millimetro presso al margine, e si allarga ad un tratto in uno spazio rotondeggiante, che la larva poi perfe- ziona modellandolo circolarmente. NinrA. — Giunta al fine del suo pieno accrescimento, la larva rompe l'epidermide e cade a terra, dove si trasforma in ninfa (Kaltenbach). O. erythropus GeRM. — Suffrian e Brisout de Barneville (/%. 282) lo indicano come abitatore delle foglie di Quercus, in Germania ed in Francia. O. fagi Linn. -—— Fabricio (a. 495, d. 145, c. 184, d. 448) lo intitolò dal nome della pianta che questa specie abita. In Austria vive sui giovani faggi (Redtembacher 313); Ratzeburg (c. 158) lo dice nocivo al Faggio. Curtis (a. XIV, 678) narra che nel 18532 i faggi in Irlanda presero un aspetto autunnale in giugno ed ai primi di luglio, perchè quest’ insetto si gettava nelle gemme appena queste si aprivano, e divorava le foglio- line. Frauenfeld (i. 684) lo indica proprio del Faggio; sulla stessa pianta trovasi in Corsica (Damry), sulle Alpi, sugli Appennini e su tutti i monti dell’ Italia dove vegeta il Faggio, ed in particolare sulla Montagna di Cetona e sul Monte Amiata (!). Mathieu (a. 223) afferma che questa specie vive talvolta anche sulla Querce. Sverna in grandis- simo numero sotto le foglie e tra i detriti asciutti o poco umidi del Faggio sulla Montagna di Cetona (!). LARVA e NINFA. — Le osservazioni del Ratzeburg (c. 153, t. 4, f. 14, B. C.) inducono a credere che le larve di questa specie vivano mangiando i fiori 2 del Faggio, e che il tempo che impiegano per il loro sviluppo sia di 3 settimane. (Brisout %. 257). Frauenfeld (è. 684) afferma che la larva è minatrice delle foglie del Faggio, di cui talvolta quasi ogni foglia contiene una larva; la quale appena uscita dall’ uovo si dirige obliquamente verso il margine della foglia scavando una sottile galleria nel parenchima, che quindi si. allarga in Ps RAS uno spazio che apparisce bruno, nel quale la foglia si secca. Curtis (id.) afferma che questa larva produce delle piccole gallerie divorando il paren- chima delle foglie in giugno, ed in breve tempo subisce le sue metamorfosi. Vedi anche Westwood (a. 345, f. 41, 19) e Perris (p. 403), Kiihn, Chapuis et Candèze (560), Goureau (9g. 61, 66). Ninra. — La trasformazione in ninfa ha luogo entro una celletta, come per VO. quercus e VO. alni, nell’ interno della foglia (Frauenfeld è.). Uovo. — Dice Frauenfeld (id.) che l’uovo vien posto nella pagina infe- riore della foglia di Faggio, nella costola di mezzo, ai primi di giugno. L’ac- coppiamento ha luogo ai primi di maggio, secondo Ratzeburg (id.), il quale vide ai primi di questo mese le uova di un bianco giallastro deposte sulle foglie di Faggio. (Brisout, id.). O. ferrugineus Marsa. — Abita l’ Olmo, in tutta l’ Europa, ma sembra mancare in Svezia (Brisout /. 270). Larva. — Perris (p. 403) afferma che questa larva è minatrice delle foglie dell’ Olmo. O. foliorum Mit. — saliceti Payk. — Secondo Zetterstedî (a. 329. 8), vive nei fiori di Salix e di piante aquatiche in Luglio nella Nordlandia norve- gica..Nei Salix, in Svezia (Fabricio, a. t. II, pag. 493, d. 446; Latreille, t. XI, 190). In primavera vive negli amenti di Salix cinerea, S. ca- praea, e S. viminalis, ed anche nei Populus (Brisout %. 291, Kalten- bach d. 564). Perris (p. 403) è sorpreso come, sebbene l’insetto adulto sia comunissimo sui ,S. capraea (marceau), la sua larva non abiti le foglie delle stesse piante, e che le larve del sottogenere Tachyerges siano ancora sconosciute. Larva. — Vari autori credono che possano riferirsi a questa specie le osservazioni di Swammerdam (t. II, 744, 746; t. XLIV, f. 1 e 8-13) sopra i ‘ primi stadi di un insetto di questo genere. (Desbrochers %. 255). O. hirtellus Mir. — Sui Pini, a Cefalonia ed al Monte Nero (Brisout /. 265). O. ilicis Fap. — segetis De Geer. — In Uplandia vive nelle Querci, (Fa- bricio a. 494, d. 447; Latreille a. XI, 191, 9). In Austria trovasi sulla Querce. Redtembacher (a. 312), Kaltenbach (d. 647), Noòrdlinger (a. 233), Mathieu (a. 223), Brisout (%. 272) lo indicano come proprio della stessa I SI pianta, di cui mina le foglie. Dubois (a.) riferisce l'osservazione di Oken, secondo il quale l’ insetto distrugge i semi immaturi di segale: LARVA E NINFA. — Secondo Nérdlinger (è.), le metamorfosi di questa spe- cie avvengono in modo analogo a quelle da esso descritte per lO. Quercus. Perris (p. 403). osservò queste larve nelle foglie di Querce. O. irroratus Kiesw. — Sulla Quercus suber, nella Francia meridionale, in Sardegna ed in Spagna (Brisout %. 273). Larva. — Perris (p. 403) afferma che la larva di questa specie abita le foglie di Suvera e della Quercus coccifera. O. jota Fis. — rosae Hbst. — In tutta 1’ Europa vive sulla Betula, sui Salix capraca, e sui Populus, (Brisout A. 276). Altri citano i Saliz, gli Alnus, le Betula, come piante nutrici della specie. De Geer lo ha trovato nella chioma della galla della tosa canina (Eglantier). Larva. — Kaltenbach (0. 590, 621, 563) ne osservò le larve in Agosto, minatrici delle foglie di Myrica gale, entro macchie chiare e rotonde, prodotte dalle escavazioni delle larve. Perris (p. 403) conferma la indicazione della pianta. A Nina. — La ninfosi sembra aver luogo nella stessa sede della larva, ‘ poichè Kaltenbach (0.) soggiunge che l’insetto si sviluppò in Settembre. O. lonicerae HerpsT. — xylostei Clairv. — Vive in Austria sui fiori di Lo- nicera xylosteum, (Redtembacher 314). In Svezia, in Germania ed in ‘ Francia vive sulla pianta suddetta, (Brisout %. 284). In Italia trovasi pure nella medesima pianta (Pirazzoli b.), ed anche sulla Lonicera caprifolium, (Latreille XI, 192, 10). Sahlberg lo trovò in primavera sulle Lonicera, (Kaltenbach d. 300). Larva. — In Germania la detta larva è minatrice della foglia di Lomi- cera xylosteum, (Kaltenbach d.). O. luteicornis CHevL. — Chevrolat (2.) ne trovò un individuo su piante palustri in Francia. Marseul (d. 326). O. maculiventris Tourn. — A Porto Vecchio in Corsica è comune nell’ Al- nus glutinosa, in Maggio ed in Giugno, (Damry). a O. populi Fis. — Nella Zelanda vive sui Popwlus, (Latreille t. XI, 198). Vive in tutta l’ Europa sul Salix viminalis e sul S. triandra, (Bri- sout 7. 285). Secondo Gyllenhal e Panzer, trovasi anche sui Populus, e sul Salix laurina, Sm.? (Lorbeer weide). Redtembacher (Kaltenbach b. 543, 563) dice trovarsi in Austria questa specie sui ,Salix. Secondo: Heeger (0. 42), l’ibernazione ha luogo sotto le scorze degli alberi, tra le foglie secche o tra i muschi, in prossimità delle piante nutrici, che, secondo questo autore, sono il Populus nigra ed il P. dilatata, (Kal- tenbach d.) Larva. — Heeger (0. 1853, 42, t. 6, f. 1-11), confermato anche da Bri- sout de Barneville (/. 256), descrive questa larva come minatrice delle foglie, giacchè vive sotto l’ epidermide; in otto giorni cambia pelle tre volte: le gallerie contengono una larva per ciascheduna. Kaltenbach pure osservò la larva minatrice delle foglie di Salix alba, S. fragilis, S. triandra, e di Populus migra. Letzner (e.) la osservò sui Populus, e sui Salix ; ed anche Perris (gr. 403) la indica come abitatrice delle foglie di questi medesimi al- beri. Vedasi anche Swammerdam (1752, 294, t. 44, f. 8-18), Frisch (0. 1721, 31, t. 3, 6, f. 1-4). i Ninra. — Secondo gli stessi autori Heeger (0.) e Brisout (4.), la ninfosi avviene nella stessa dimora della larva; e 10 o 12 giorni dopo ha luogo la trasformazione in insetto perfetto. Uovo. — Quando gli insetti perfetti escono dai quartieri d’ inverno, in Aprile e Maggio, i sessi sì accoppiano, ed intanto si nutrono di foglie di Pioppo. La 2 poi depone le sue uova, ciascuna isolatamente; sotto l’ epider- mide delle foglie sopraindicate (Heeger d.; Brisout %.). O. pratensis Germ. — Secondo Redtembacher (313), 1’ insetto perfetto vive nei Salix. Heeger (6. 1859. 212), cita la Centaurea scabiosa, come pianta nutrice; ma Frauenfeld crede che tale indicazione possa essere equivoca. Letzner (a.) cita la Campanula montana; Germar, la An- chusa officinalis; e Brisout (%. 279), i Salix, nei luoghi paludosi di In- ghilterra, di Francia, d’Avstria e di Germania (Kaltenbach d. 375, 384, 407, 445). Larva. — Secondo Heeger (5. 212, #. 1), la larva vive in una escrescenza prodotta sulle foglie di Centaurea scabiosa. Letzner (a) la trovò in grandi RAS > pda gallerie delle foglie di Campanula montana, formanti come larghe mac- chie presso l'apice della foglia. Germar osservò la larva nelle foglie di An- chusa officinalis. Frauenfeld (d. 257) la vide non in una escrescenza, ma in una galleria piana, nella quale vivono da. 10 a 12 larve. Perris (p. 403) conferma che queste larve sono abitatrici delle foglie di Campanula montana e di Centaurea scabiosa. Vedasi anche Heeger (0. XXXIV. 212. #. 1). Ninfa. — Tutti gli autori suindicati concordano nell’affermare che la ninfosi ha luogo nella stessa dimora della larva. Frauenfeld indica la durata di questo stato in 12 giorni. Letzner dice che la ninfa, bianchiccia, diviene insetto perfetto alla fine di giugno. i Uovo. — Secondo Heeger, la £ depone l'uovo all’apice di una foglia in- termedia di Centaurea scabiosa. O. pubescens Stev. — Sulla Betula, in Inghilterra, in Svezia ed in Silesia (Brisout %. 278). O. Quedenfelati GerHARDT. — Il sig. Gerhardt lo dice abitatore dell’ Ulmus campestris e dell’ U. effusa, dalla primavera ad agosto, come narrano Brisout (9) e Redtembacher (315). O. quercus Linn. — ulmi Hbst. — Saltator ulmi De Geer — viminalis Fabr. — Vive nei Salix (Fabricio a. 494, d. 145, c. 185, d. 447). In tutta l’ Eu- ropa vive sui Salix, secondo Latreille (a. #. XI, 191). Rossi (a. 126. 822) osservò questa specie in Toscana sui Salix3 sulle Quercus e sugli Ulmus. Reaumur (a. III, 31, f. 17. r. #. «.) lo dice proprio delle foglie di Olmo, dove per altro vive pochi giorni allo stato d’insetto perfetto. *Sverna tra i muschi. Redtembacher (a.) lo indica come vivente sulle Querci in Austria; Mathieu (a. 222), sulle Querci, sui Salix, sugli Al- nus nel Belgio. Ratzeburg (c. 1839. supp. 39) e Nòrdlinger (a. 233) lo osservarono sulle Q. robur, Q. cerris e sulla Q. pedunculata. Quest’ ul- timo osservatore dice che l’ insetto fa poca differenza nella scelta delle specie di Querce, sulle quali esercita talvolta i suoi danni in tanta quan- tità di foglie, che le piante prendono un aspetto gialliccio. Anche nel- l’Italia centrale è comunissimo in estate sulle Querci, e nei dintorni di Firenze fu osservato in giugno sopra un muro all'ombra. Larva. — Reaumur (a. III, 31, #. 3, f. 17. r. #. v.) descrive come questa larva vive sotto l’epidermide delle foglie d’Olmo. Kaltenbach (0. 647) ne os- Ann. XVII, 3 LES cs seryò le larve minatrici, le quali in giugno scavano grandi aree sotto l’epi- dermide all’apice delle foglie. Nòrdlinger (a. 233, #. 1, f. 6-7) descrive come le larve appena nate dall’ uovo si scavano gallerie nella nervatura principale della foglia, lasciando peraltro presto la prima direzione e deviando nel parenchima, disegnando gallerie strette in principio, e poi scavandosi larghi spazi, i cui limiti generalmente raggiungono il margine della foglia entro un paio di nervature principali. Frauenfeld (%.), ripetendo le osservazioni di Rat- zeburg (c.) e di Nòrdlinger (a.), osservò che la presenza delle larve nelle foglie oltrepassa il termine di 5 settimane. Vedi anche De Geer (a. V. 260, 262, t. VIII, f. 7-11), Herbst (a.), Perris (p. 403), Chapuis et Candòze (a. 560). NinrA. — L’incrisalidamento ha luogo nella stessa dimora delle larve (Kaltenbach d.). La larva si trasforma entro una vescichetta rotonda che essa si forma colle due pagine dell’epidermide della foglia. L’ insetto perfetto esce fuori praticando un’ apertura nella detta epidermide. Secondo Frauen- feld (%.), il luogo dove avviene la ninfosi prenderebbe anche l'aspetto di una galla sferica della foglia. Uovo. — Secondo Nérdlinger (a.) la £ si scava il posto dove collocare l'uovo nella costola mediana della foglia, e ricopre lo scavo con la parte cor- rosa della foglia medesima. i O. ramphoides JAQq. Duv. — Sembra abitatore del Salcio, nella Francia meridionale, in Algeria, ed a Costantina (Brisout 7. 280). O. ruficornis ZETTERST. — In Lapponia sui Salix, (Zetterstedt 185. 5, Bri- sout %. 296). O. rufitarsis GeRM. — È comune nel Salix capraea, in Svezia, in Germa- nia ed in Francia (Brisout /. 294). P. rufus OL. — Secondo De Geer (V. 371), Laboulbène, Kaltenbach (2. 563), vive sugli Olmi. Brisout (%. 265) lo dice abitatore della Querce, del- l'’Olmo, del Salix capraea, dei Crataegus, e dei Prunus, in quasi tutta l'Europa, eccetto in Svezia ed in Inghilterra, dove sembra mancare. Nei dintorni di Firenze sverna sotto le scorze dei Platani alle Cascine. (!) LARVA. — Laboulbène indica il modo di vivere e di trasformarsi di questa specie allo stato di larva nelle foglie di Ulmus. Vedasi anche De Geer (V. 371, ft. 8, f. 7-11) e Girard (b. 679). de ore O. rusci Herpst. — Kaltenbach (0. 590) dice che il modo di vivere di questa specie è analogo a quello dell’O. decoratus. Gyllenhal gli assegna la Betula, e lo dà come proprio a tutta l’ Europa. Brisout (%. 287). 0. salicis Linn. — capracae Fab. — difasciatus Fab. — Nei fiori dei Salix, (Fabricio a. 494, d. 144, c. 183, d. 447). Vive sui Salix e sui Populus (Kaltenbach d. 564). Raro in Lapponia sui Salix è sulla Betula alba (Zetterstedt a. 328, 1). In Austria vive sui Salix, (Redtembacher a. 314). Sul Salìx capraea e sui Populus in tutta Europa (Brisout %. 293). Nell’ Italia centrale, a Firenze, in Giugno, ed a Viareggio in Agosto, è stato osservato sulle foglie di Salix (!). In inverno sta sotto la scorza . degli alberi (!). Larva. — Kaltenbach (5.) ne vide le larve minatrici delle foglie di Sa- lix Russeliana e di S. fragilis. O. sparsus Fanrs. — Sulla Betula, e talvolta sulle Quercus, in Francia, in Algeria ed in Spagna, (Brisout %. 274). Larva. — Secondo Perris (p. 403), questa larva abita le foglie dei ger- mogli di Quercus sessiliflora (tauzin). O. stigma Germ. — Jota Payk. — Sulle foglie di Betula e di Salix, nella Lapponia boreale, più raro nella meridionale (Zetterstedt 329, 2). Bri- sout (7%. 276) indica per patria di questa specie tutta l’ Europa, dove vive sui Salix capraea, Populus, Betula ed Alnus. Nei dintorni di Firenze è stato preso in Aprile sulle foglie di Salix viminalis (!). Pirazzoli lo osservò in -copula sul Pioppo, in Luglio, presso Imola. O. testaceus Mir. — scutellaris Fab. — Vive sulla Betula e sugli Alnus, |. in Maggio (Bouché a. 198, Westwood a. t. I, 345). È proprio dei Salix e dei Fagus nel Belgio (Mathieu a. 222), dell’ Alnus incana, secondo Frauenfeld (i. 184, Kaltenbach d. 612). Larva. — Secondo Frauenfeld (è), le larve, che raramente arrivano al numero di tre per abitazione, minano larghe plaghe nelle foglie di AZmus incana. Perris (p. 403) conferma questa osservazione. Chapuis et Candèze (560). Ninra. — La ninfosi ha luogo nelle stesse gallerie della larva dentro cellette sferiche, (Frauenfeld è.). Ben. gr Uovo. — Al dire di Frauenfeld (4.), l'uovo vien deposto non solo nella costola media o laterale delle foglie, ma spesso anche nella pagina della foglia. Var. suturalis Zetterst. — Rarissimo in Lapponia in Luglio (Zetterstedt 184). Var. scutellaris Zetterst. — Sulle foglie di A/nus, in Giugno e Luglio in Lapponia, (Zetterstedt). Var. albopilosus Reiche. — Trovasi sulle foglie di Alnus gIutinosa (Reiche d.) O. tricolor Kresw. — Sulla Quercus suder, in Spagna, nella Francia me- ridionale, in Algeria e nel Marocco, (Brisout %. 283). Tribù CORISSOMERIDI. Euryommarus Roger. — E. Mariae. Roc. — Redtembacher (316) narra che questo insetto fu scoperto da Sartorius, che lo trovò presso Golling nel Pinus abies. Coryssomerus. — C. ardea Germ. — Perris (0. 185) riferisce l’os- servazione di Brisout de Barneville (p. CLXIII), secondo il quale, la specie suddetta si trova sopra la Matricaria e sopra il Leucanthemum vulgare Lam. (grande marguerite). C. capucinus Beck. — Perris (0. 185) lo prendeva al piede delle piante di Achillea millefolii. Larva. — Lo stesso autore afferma che la larva vive nell’ interno della radice della pianta suddetta. Ninra. — La ninfosi avviene nel mese di maggio, nel terreno. Uovo. — Vien deposto quando la pianta ha le fogliette radicali. i. Side Tribù TICHIDI. Gruppo ELLESCHIDI. Licnyoprs ScHÒNHERR. — Poche specie europee ed una sola del Bra- sile costituiscono il genere. Non si conoscono che approssimativamente le abi- tudini del L. enucleator Panz. L. enucleator Panz. — Il sig. Tiirk trovò l’insetto perfetto in quantità, in Austria sulla Querce (Redtembacher 317.). FrLrscHuus STEPHENS — Se ne conoscono due specie proprie d’ Europa, ed una della Nuova Olanda. Le prime sono più particolarmente abitatrici dei Salix e dei Populus. E. bipunctatus Linn. — Nel Belgio vive nei fiori @ dei Salix (Mathieu a. 218). In Austria, nei Salix (Redtembacher 317). È raro in Lapponia, ma nella Botnia boreale è comune, e trovasi in giugno in copula, special- mente negli amenti 2 dei Salix (Zetterstedt 181, 45.). Nell’Appennino Ligure trovasi sui fiori di Salix viminalis e di S. capraea, (Baudi). Larva. — Vive negli amenti ® dei Salix, secondo il Kaltenbach (0. 564.). E. scanicus Payk. — Vive nei fiori d del Populus tremula, nel Belgio (Mathieu a. 217), e negli amenti 9 di Saliz, di Populus tremula e di P. alba, (Kaltenbach d. 548). In Austria, al dire di Redtembacher (317), trovasi l’insetto ai primi dell’estate sui prati, nei cespugli di Pioppo. ‘Pirazzoli trovò questo insetto in luglio sull’ Ulmus campestris, presso Imola. Larva. — La larva vive negli amenti 9, secondo le osservazioni di Hof- mann confermate dal Kaltenbach. Ninra. — La ninfosi ha luogo in terra, e dopo 8 o 4 settimane si sviluppa l’insetto perfetto, (Kaltenbach d.). Tycmius ScHONHERR. — Questi insetti sono per la massima parte di piccolissime dimensioni e molto numerosi. Non si hanno che poche indicazioni Se E, sulle loro abitudini; alcuni sono abitatori delle silique di alcune leguminose nelle prime fasi della loro vita; molti però devono avere abitudini diverse. T. abdominalis Mann. — Sui fiori di Cardo, in agosto, sul Monte Alburno, nell’ Italia meridionale (Costa a.). T. argentatus CneyL. In Corsica trovasi sui fiori di Lotus, in maggio (Damry). Nell’ Italia del centro è comunissimo su diverse specie di piante. A Viareggio fu osservato sopra l’ Erythrea centaurium. Sverna tra i muschi (!). In Corsica vive sul Lotus Creticus (Perris p. 403). Larva. — Probabilmente, secondo Perris (p.), questa larva è propria delle silique di Lotus Creticus. T. bivittatus PeRRIS. — L’insetto è proprio della Corsica, dove si trova so- pra una Ginestra spinosa (Perris p. 403). Larva. — Perris (id.) indica come sede probabile di questa larva le silique della Ginestra suddetta. | T. capucinus Bonm. — Vive sui fiori di Lotus, in maggio, nell’isola di Corsica (Damry). T. cinnamomeus Kiesw. — suturalis Bris. — Vive sul Dorycnium suf- fruticosum. LArva. — Perris (p. 408) la dice abitatrice delle silique della pianta indicata. i T. crassirostris Kirsca. — In Silesia, a Leignitz, vive sul Melilotus, (Mar- seul dD. 329). T. cuprifer Panz. — procerulus Kiesw. — sericeus Ulr. — Pirazzoli (d.) afferma che quest’insetto vive sulla Plantago lanceolata. Trovasi in estate sulle erbe dei prati e dei fossi, e nell'inverno è comunissimo sotto le scorze degli alberi, presso Firenze, alle Cascine (!). T. curtus Bris. — Vive sui Trifolium e sui Lotus, (Brisout è. 771). T. deliciosus FABR. Larva. — Secondo Perris (p. 403), probabilmente questa larva vive nelle silique di Lotus Creticus, in Corsica. ol'Ooe T. flavicollis StePH. — squamulatus Gyll. — Vive sul Lotus corniculatus (Perris m. 13.). È assai comune nell'Italia centrale sulle erbe dei prati, ed in inverno tra i muschi (!). LARVA. — Vive nelle silique del Lotus corniculatus (Perris m. p. 408). . Ninra. — L’incrisalidamento ha luogo in terra (Perris m.). T. baematocephalus GyLL. — tRoracicus Kirby. — Sverna al piede dei Salix, nelle valli d'Imola (Pirazzoli). Larva. — Vive nelle silique di Lotus corniculatus (Perris 403). T. haematopus GyLL. — Sul Lotus corniculatus (Brisout m. 167). T. hordei BruLLé. — In Corsica si trova sull’ Hordeum maritimum (Damry). T. junceus ReIcH. — suturalis Mez. — Rosenhauer, citato da Jacquelin Duval (0. 47) e da Mathieu (a. 218), dice questa specie propria del Melilotus alba. LARVA. — Abita, secondo Perris (0. p. 403), le silique del IMelilotus macrorhiza. T. longicollis Bris. — Damry lo trovò in Corsica scuotendo i fieni falciati il giorno innanzi. ‘T. meliloti STEPH. — Perris (m. 67. p. 403) lo ha osservato nei diversi stadi sul Melilotus macrorhiza, ed in Corsica sul I. sulcata.Mathieu (a. 218) lo dice pure proprio dei Melilotus nel Belgio. Pirazzoli (a. d.) lo ha trovato in copula sul Melilotus, nelle valli alpine. È assai comune anche nell'Italia centrale, e presso Firenze in maggio fu osservato sui fiori della Galega officinalis. Nelle isole venete fu trovato abbondante sulle Tamarix in agosto (!). i Larva. — Vive entro una galla nella costola di mezzo delle foglie di Melilotus macrorhiza (Perris m. p.). Ninra. — La trasformazione in ninfa ha luogo nel terreno; ed in tre setti> mane sì sviluppa l’insetto perfetto (Perris m.). T. picirostris Fagr. — Fabricio (a. 449, d. 407) e Latreille (a. 132) lo in- dicano per abitatore dei fiori del Trifoglio. Kaltenbach (d. 125) Jo trovò = AS in gran numero dentro i capolini dei fiori di Zrifolium pratense. Pi- razzoli (0.) indica la Plantago paniculata. Nell’ Italia centrale si prende abbondantemente questa specie sulle erbe dei prati, ed in inverno nel Muschi e sui muri esposti al sole (!). Larva. — Vive probabilmente nei capolini dei Trifogli (Perris p. 403). T. polylineatus GerRM. — Deforma e riduce a guisa di galla i fiori del 7r4- folium pratense (Kaltenbach d. 125). Larva. — Frauenfeld (i. 686) raccolse molte larve ed insetti perfetti di questa specie nelle gemme centrali di Trifolium pratense. Nelle collezioni entomologiche dell’Accademia delle Scienze di Monaco questa larva figura come abitatrice delle sillque di Spartium scoparius. T. quinquemaculatus Linn. — quinquepunctatus Linn. — Gyllenhal trovò l’insetto sui fiori di Orodus tuberosus; Kaltenbach (6. 144, 146), nel Pisum arvense. Mathieu (a. 218) nel Belgio lo vide su l’Orodus tw- berosus. Nell’ Italia del centro sverna tra i Muschi (!). LaArva. — Vivono, come osservò il Kaltenbach, nelle silique del Pisum arvense (Kaltenbach d. 145). Perris (403) ne ha ottenuto lo sviluppo dalle silique della Vicia angustifolia. NinrA. — Le metamorfosi hanno luogo nel terreno, e si compiono in una intiera settimana (Kaltenbach d.). T. scabricollis RosenH. — asperatus Des. — Trovasi sull’ Helianthemum guttatum (Perris m. 85). Dufour (0.) dice averlo trovato sulle Scope in pianura. LArva. — Vive nelle capsule della stessa pianta indicata da Perris (m. p. 403). NinrA. — La ninfosi ha luogo nel terreno (Perris m.). ‘T. Schneideri HerBst. — lincatellus Scnòn. — lineatulus StePR. — Suf- frian lo trovò in luglio nell’ Anthyllis vulneraria, e supponeva che la larva dovesse vivere nei semi (Kaltenbach d. 118). Al Monte Amiata in giugno fu osservato sulle erbe (!). FICA T. sparsutus OLiv. — Vive sul Sarothamnus scoparius. Dufour (d.) lo dice proprio delle ginestre. Pirazzoli (0.) lo indica come abitatore di varie Leguminose, e specialmente del Cytisus sessilifolius e della Genista tinctoria. Nell’ Italia centrale trovasi comunamente sul Sarothamnus scoparius, come è stato osservato a Piancastagnaio sul Monte Amiata ed a Querceto nel Senese (!). Sverna tra le foglie secche e nei Muschi (!). LaArva. — Vive nelle silique del Sarothamnus scoparius, e quando queste, giunte a completa maturazione, si aprono bruscamente, la larva è lanciata sul terreno (Dufour d.) (Perris p. 403). Ninra. — L’incrisalidamento ha luogo nel terreno, ed in 10 o 12 giorni — avviene l’ultima trasformazione (Dufour d.). Var. obesus. — È comune questa varietà nell'Italia centrale, sulla Ginestra Spartium junceum (!). Var. minor. — Fu osservata questa varietà non lontano da Firenze, a Mon- tebuoni, in aprile, sull’Ororis in fiore (!). T. striatulus GyLL. — Vive nell’Onomis arenaria (Jacquelin Duval e La- reynie). Pirazzuli (a. d.) lo ha osservato in copula sull’Ononis matrix, in giugno. T. suturatus PerRIs. — È indigeno della Corsica, ed è rarissimo. Trovasi, come narra Damry, sulla Genista in fiore, ma è dubbio se sia questa la vera pianta nutrice. T. thoracicus Bonm. — In Val d’Elsa è stato osservato in maggio nei Muschi (!). T. tomentosus Hsst. — È una delle specie più comuni dell’Italia centrale, ‘e trovasi sempre sulle erbe dei prati in estate. Alcuni individui sì svi- lupparono dai gambi di Artemisia vulgaris in dicembre; ma non vi erano state precedentemente osservate le larve; per cui è dubbio se questa pianta nutra veramente la specie o soltanto serva loro di stazione inver- nale. Nelle Isole venete, al Lido, è stata pure osservata in agosto sulla Tamarix, che non può essere certamente la sua pianta nutrice. In inverno ed in primavera è comune anche tra ì Muschi (!). Larva. — I capolini dei Trifogli sono indicati da Perris (p. 403) come probabile abitazione di questa larva. LL ADRIE T. venustus PERRIS. LARrva. — Come quella del 7. sparsutus, vive nelle silique del Sarotham- nus scoparius. (Perris p. 403). Sizinia GerMAR. — Sono somigliantissimi ai yckius e, come essi, . molto comuni sulle erbe e sui fiori dei prati. Alcune specie peraltro sono state più studiate nelle prime fasi della loro vita, e specialmente quelle vi- venti nelle capsule di Cariofillee. Una specie non europea, la S. bipunctata Kirsch, vive in Egitto a Ramleh sui Comvolvulus. S. arenariae STEPH. — È comune in Corsica nel maggio, sull’ Helicrysum in fiore (Damry) (Perris p. 404). S. attalica GyuL. — In tutta la Corsica è comune in maggio sull’ Helichry. sum in fiore (Damry). Pirazzoli (d.) la indica sulla SiZene conica. Larva. — In Francia si trova nelle capsule di Silene Lusitanica, ed a + Madrid, in quelle di ,S. dipartita. (Perris o. 210, p. 404). S. formosa Aut. — Fu trovata da Aubè a Prades, nella Francia meriì- dionale, sul Thesium linophyUum. (Aubé a. 164) (Marseul, d.). S. gallicola Giraunp. — L’insetto perfetto fu trovato da Giraud (a. 491) sulla Silene otites. Redtembacher (a. 321). LARVA. — Queste larve abitano dentro a certi rigonfiamenti o tumori del gambo della ,Silene otites, che hanno da 4 a 5 volte e più la grossezza delle parti sane. Tali escrescenze sono talvolta più lunghe che larghe, e le loro estremità terminano bruscamente. Esse comprendono tutta la grossezza del gambo, sono di forma regolare e colla epidermide inalterata e di colore eguale a quella del resto della pianta. L’interno è ripieno di un deposito di sostanza midollare, in mezzo al quale si trova la larva spesso sola, talvolta in numero di 2 o 3, ed in questo caso isolate. Quando la larva ha raggiunto il suo completo sviluppo nella cavità irregolare, fora le pareti ed entra in terra a poca profondità. Le escrescenze si mostrano assai per tempo in primavera (Giraud 491, t. XVII, f. 7; Perris p. 404; Kaltenbach d. 49). Ninra. — La larva si costruisce un bozzoletto cilindrico nel terreno, lungo il doppio di quanto sembrerebbe richiedersi alle dimensioni del suo corpo. L’interno di questo bozzoletto è liscio a guisa di cartapecora; l’esterno "ARS è ricoperto di uno strato di terra aderente. Sembra che accidentalmente la ninfosi possa aver luogo nelle galle stesse. La larva entra nel terreno alla ‘ fine di Giugno, e l’insetto perfetto sì sviluppa dopo tre settimane, (Giraud). S. meridionalis Bris. — È vicinissima alla S. sodalis Germ., e vive nella Francia meridionale in qualche pianta degli stagni salati, (Marseul b. 334; Grenier a. 192). In Corsica si trova sulla Artemisia coerule- scens, (Damry). S. pellucens Scop. — cana Herbst. — Vive in Francia sulla Lychmis dioica (Perris m. 77). Nell'isole Venete, in agosto, fu trovata sulla medesima pianta (!). In luglio Pirazzoli (a. 6) la osservò sulla Lycknis alba Mill. | tanto a Roma che ad Imola. LARVA. — Al dire di Perris (m. 77, p. 404), le sue metamorfosi si com- piono nella capsula della Lychnis dioica, e della Silene vespertina; ciò con- corda con quanto fu osservato nelle Isole Venete, dove nelle capsule di S. alba furono trovate in quantità le larve che si nutrivano dei minutissimi semi, e © dalle quali poi svilupparonsi gli insetti perfetti (1). Ninra. — La ninfosi ha luogo negli stessi semi, e ne furono ottenuti gli insetti perfetti in seguito ad allevamento (!). S. phalerata Stev. — centromaculata Villa. — Come la ,°. attalica, trovasi in Corsica, in Maggio, sull’Helichrysum in fiore (Damry, Perris p. 404). Pirazzoli la prese sopra una Carioffillea a Domodossola. S. potentillae GerM. — Vive nelle Spergula, nei fiori delle quali piante è probabile che la larva compia le sue metamorfosi, (Coll. Mus. Accad. Monaco). S. primita Hrrsst. — Pirazzoli la trovò sull’ AZnus in settembre, e Perris (p. 404) sull’ Zelichrysum stoechas, sul quale egli invano ricercò la larva. S. silenes PerR:s. — Vive nella Silene Portensis (Perris R. LXXVIII, p. 404; Kaltenbach d. 49). Larva. — Vive nei frutti della pianta suddetta (Perris h. p.). S. variata GyLL. — L’insetto si trova sulla Spergularia rubra, (Perris p. 404). — 44 — Larva. — Probabilmente questa larva vive nelle capsule di Spergularia rubra (Perris p.). Ss. viscariae Linn. — Latreille (a. 132) la indica come vivente sulla Lye%- nis viscaria. Mathieu (a. 220) la trovò nel Belgio sulla Lyc/msis, e sulle Silene nei campi. Lareynie la osservò nella Dordogna, sulla ,S. inflata (Jacquelin Duval d. 49). Nelle dune Adriatiche, presso Imola, vive sulla Silene inflata (Pirazzoli). Nei dintorni di Firenze trovasi iber- nante tra i Muschi (!). Larva. — Le sue larve vivevano, insieme a quelle della ,S. peZlucens Scop,, nei frutti della Zychnis dioica in agosto nelle Isole Venete, e da questi si sviluppò l’insetto perfetto (!). Perris (p. 404) le osservò nelle cap- sule di ,S. înflata. Tribù CIONIDAE. ‘Cionus CLAIRVILLE. — Tutte le fasi della vita dei Cionus compiendosi sulle parti esterne dei vegetali, molti osservatori hanno riferito sul modo di vivere di questi insetti. Reaumur, De Geer e Perris (e. 7.) specialmente hanno dato copiosi dettagli sulla biologia di queste specie. In generale può dirsi che allo stato di larva vivono sulle foglie e sulle parti verdi dei Verbascum e delle Scrophularia, di cui mangiano il parenchima senza però penetrarvi. Da un tubo conico situato sull’ ultimo segmento esce a volontà dell'animale un umore vischioso che ricopre la larva. Cotesto tegumento prende consistenza cartacea e forma ovoidea al momento della ninfosi, e la ninfa si vede rinchiusa nel follicolo trasparente che aderisce alle foglie ed ai gambi o peduncoli delle piante suddette. L'ultima metamorfosi si compie in sette od otto giorni nella maggior parte delle specie (Lacordaire a.). C. blattariae Fas. — Latreille (a. 155) ricorda che questa specie vive in Italia sul Verdascum blattaria. Nell'Appennino centrale, sul Poggio Scali, fu trovato sulla ScropRularia, in luglio (!). Pirazzoli lo dice proprio della ScrophulariaTcanina, dove si trova in maggio. Larva. — Peragallo (a.) ha trovato in Francia, sulla Scrophularia lu- cida, la larva di questa specie in un bozzoletto trasparente. Anche sull’Ap- pennino, a Poggio Scali, le larve in luglio erano racchiuse nei loro bozzoletti pi (E trasparenti attaccati alla pagina inferiore della foglia (!). Perris (p. 405) la trovò sulla S. canina. Ninfa. — Le metamorfosi, secondo il Peragallo (4), avvengono nei bozzo- letti: ed anche tra quelli di Poggio Scali alcuni racchiudevano la ninfa in luglio (!). C. distinetus Desgr. — In Corsica a Porto Vecchio nelle dune vive sulla Scrophularia ramosissima; a Corti, sulla S. canina (Damry). LARVA. — Secondo notizie ricevute dal Sig. Damry, la larva vive sulle foglie delle piante suddette e vi costruisce i suoi bozzoletti. Secondo Perris (p. 405), vive sulla S. aquatica. | C. fraxini De Geer. — Geerì Linn. — Abita sul Frassino, secondo Linneo (a. 1768, 256). Vive sui Frassini e sull’ Olivo, come se ne hanno prove dal Redtembacher (a. 322) che lo ha visto sul Fraxinus excelsior in Austria, dal Kaltenbach (0. 428) e nel Belgio dal Mathieu (a. 240). Nell’ Italia centrale fu osservato sul Fraxinus ornus sul Monte Amiata nel bosco di S. Trinita. Grenier (0.) lo disse nocivo agli Olivi a Nizza; e Pera- gallo (a) pure descrive i danni che la stessa pianta risente da questo insetto, ed afferma che i maggiori danni sono prodotti dall’ insetto per- fetto, che nuoce alle gemme e che ha tre generazioni all’ anno. Può combattersi la prima generazione collo scuotere i rami in aprile per far cadere e distruggere le prime coppie di insetti. Perris (p. 405) conferma le osservazioni di Peragallo in quanto all’Olivo, ed ag- giunge con probabilità anche il Frassino; Pirazzoli (0.) indica pure un’ altra pianta affine alle precedenti, la PhyMirea media, come ospi- tante l’ insetto suddetto. Kaltenbach (0.) riferisce che Kawal osservò alcuni parassiti di questa specie, fra i quali alcuni Pteromalini ed un Pezomachus, nei ripostigli delle larve. È notevole come questa specie, che differisce dalle altre del genere per caratteri morfologici, è pure quella che differisce dalle altre nel modo di vivere (!). Larva. — Le larve, al dire del Peragallo (a.), vivono sulla superficie delle foglie di Olivo, e dopo 10 o 12 giorni si costruiscono un bozzoletto tra- + sparente. Kaltenbach (2.) dice come le larve vivono in quantità sulla pagina inferiore delle foglie di Fraxinus, che esse mangiano, e poi si trasformano entro bozzoletti. Snellen (a. 1858, 156) ne trovò ai primi di giugno i bozzo- MB, LE letti, presso la Haye. Quasi tutti i bozzoletti erano attaccati alle foglie di Fraxinus sulla superficie, ed ogni bozzoletto conteneva una larva; dopo la metà di giugno si svilupparono gli insetti perfetti. Ninfa. — Vive dentro i follicoli costruiti dalle larve per 10 o 12 giorni (Peragallo). I bozzoletti sferoidali e trasparenti sono attaccati sulle foglie di Fraxinus (Kaltenbach d.). Uovo. — Peragallo (a.) afferma che le uova vengono deposte in aprile sulle foglie. C. globulariae Kiesw. — Telonensis Germ. — Vive sulla Globularia alypum, nei dintorni di Tolone (Grenier d.) (Marseul bd. 337). C. longicollis Bris. — Perris (p. 405) lo annovera tra gli abitatori dei Verbascum. C. minutus Tourn. — A Porto Vecchio in Corsica vive sulle PhyMliraea (Damry). C. olens Fas. — Olivier (a. V. 88) indica per pianta nutrice i Verdascum. In Austria vive sul Verbascum blattaria e sul V. thapsus. Redtem- bacher (a. 322). Nei Pirenei vive sul Verdascum pulverulentum, quando questo non ha che le foglie radicali (Perris e. m. 87). Vedi anche Goedart (a. 1740, p. 20). Larva e Ninra. — La larva di questa specie, secondo Perris (m. 87, p. 405), sarebbe minatrice delle foglie del V. pulverulentum, dove vive e si trasforma entro particolari rigonfiamenti. Reaumur (1737, p. 32, t. 2, f. 9-13) osservò le metamorfosi di questa specie. Chapuis et Candòze (564). C. Olivieri RosenscH. — Redtembacher (a. 323) fa conoscere che quest’ in- setto vive sui Verbascum, cosa che è confermata anche da Mathieu (a. 239) e da Perris (p. 405). Pirazzoli (0.) cita il Verdbascum thapsus ed il V. thapsoides, come piante sulle quali questo insetto dimora. C. pulchellus HerBst. — Sulle Scroplhularia, secondo Jacquelin Duval (d. 66). In Belgio sulla Scrophularia nodosa, (Mathieu a. 240) ed in Francia sulla S. canina (Perris p. 405). C. Schònherri Bris. — Perris (m. 86, p. 405) lo osservò sulla Scrophularia canina. ca Larva. — Perris (m.) e Peragallo (a.) narrano come questa larva sì formi un bozzoletto di una sostanza vischiosa che essa segrega. C. scrophulariae Fas. — Linneo (a. 1767-61) e Fabricio (a. 478 d. 140, c. 177, d. 434) lo dissero abitatore delle ScropRularia; Rossi (a. 121), delle Scrophularia, e più spesso del Verdascum thapsus ; Redtembacher, dei Verbascum, in Austria. Si spinge fino in Lapponia, al dire di Zet- terstedt (a. 327. 1). Nell’Italia centrale, sul Monte Amiata, fu trovato in giugno nella regione del Faggio e del Castagno sulla ScropArularia nodosa (!). In Belgio fu veduto da Mathieu (a. 239) sulla Scrophu- laria nodosa; e in questa pianta lo osservò anche Perris (p. 405). Pi- razzoli (d.) cita la Scrophularia canina. LAarva. — Linneo (a.) già aveva osservato la larva di questa specie, della quale dice: « Habitat in ScropRulariis, quarum pericarpia exedit larva, fol- « liculos ovatos, operculatos, fuscos, substituens. » Il Rossi (a.) rettifica l’os- servazione di Linneo e più esattamente si esprime in tal guisa: « Larva « mollis, veluti gutta glutinis metamorphosin subitura, in foliis consistit; « gluten essiccatur, fit folliculus; deinde spatio unius hebdomadis Curculio « exit declaratus. Videtur Linnaeus vidisse capsulam jam formatam. » Le larve, che secondo Kaltenbach (0. 461) vivono come quelle del ( solari, abitano varie specie di Verbascum e di Scrophularia, sulle foglie 0 sui fiori, e si ri- coprono di uno strato di materia vischiosa, trasparente, che trasuda da un tu- bercolo situato alla base di ciascuno dei 12 anelli. Questa sostanza indurisce e prende la forma di un bozzoletto trasparente, sferoidale, nel quale ha luogo la metamorfosi in ninfa. Bouché (a. 198) dice che la larva vive, in agosto, dei fiori e dei semi di Verbascum thapsus. Vedasi anche Schaeffer (a. III. 98), Germar (a. 302. 2), Bouché (a. 198), De Geer (a. V. 346. #. 26. f 23. 25), Herbst (a. 184), Latreille (a. 1804. 72), Huber (a. 1843. 15), Westwood (b. 1849. 228), Letzner (a. 1853. 157), Osborne (a.), Perris (e. 291), Blan- chard (a. II), Chapuis et Candèze (564). Ninra. — Secondo Bouché (a.), la trasformazione in ninfa ha luogo sulla pianta stessa, e la ninfosi dura tre settimane. C. similis MiLr., — Rhortulanus Fouror. — thapsus FAB. — Fabricio narra che questa specie vive sui Verbascum, e sulle Scrophularia, e lo con- fermano Latreille (a. 155) ed Olivier (V. 108). Gvyllenhal la indica sul Verbascum thapsus. In Austria Redtembacher (a. 323) trovava l’in- LE ARS setto perfetto sulla Scrophularia aquatica. Donovan pure lo indica come abitatore delle ScropRularia, in Inghilterra. Kaltenbach (0. 458) lo dice del Verbascum thapsus. Mathieu (a. 239) nel Belgio lo trovò sul V. nigrum, e sulle Scrophularia. In Italia vive pure sui Verba- scum, e fu trovato sul V. tRapsus e sulla Scrophularia nodosa, presso le Bagnora ed a Santa Fiora sul Monte Amiata in giugno; a Viareggio, in luglio, fu trovato sul V. sinuatum (!). Perris (p. 405) lo dice abita- tore dei Verbascum (thapsus) e della S. aquatica (hortulanus). Larva. — In agosto Perris (e. 291) osservò le larve di questa specie (thapsus) sul Verbascum mnigrum. Vedasi anche Blanchard (a. II. 124), Bouché (a. 198). C. solani FAB. — perpensus Rossi. — Olivier (V. 110) lo disse particolare ai Solanum, in Francia ed in Germania; ma sembra accertato che questa specie vive sui Verdascum e sulle Scrophularia. Perris (p. 405) lo ha osservato sulla ,S. n0dosa. Larva. -— Vive, al dire di Kaltenbach (0. 458. 461), come quelle del C. scrophulariae. C. tuberculosus Scop. — verdascî FAB. — Olivier (V. 107) lo indica sulle Scrophularia e Bouché sul Verbascum thapsus. Mathieu (a. 239) sulle Scrophularia, talvolta, ma più spesso sui V. thapsus, V. thapsoides, V. lychnitis è V. pulverulentum. Vedi anche Perris (p. 405). Larva. — Bouché (a. 198) la osservò sui fiori e nei semi di Verdascum thapsus, ma Perris fa notare come le larve dei Cionus non abbiano che even- tualmente tale stazione, essendo fillofaghe. Vedi anche Blanchard (a. II, 124). C. ungulatus Germ. — Perris (e. 291, p. 405) e Jacquelin Duval (db. 66) con- fermano che questa specie vive sui Verbascum. Presso Firenze, a Car- mignanello, fu trovato in maggio sulla Scroprularia canina (1). LARrva. — Perris (e.) osservò che la larva di questa specie vive sulle foglie del Verbascum lychmitis Linn. Chapuis et Candèze (564). Navornyrs Scnònnerr. — I primi stadi della vita dei Nanophyes si compiono in diversi modi ed a spese di varie piante. Alcune specie vivono |. sui Lythrum, sui quali producono delle galle od escrescenze del gambo, ed e in ciascuna di queste vive una sola larva. Altre passano lo stato larvale negli ovari delle Tamarix; e Gervais osservò pel N. tamaricis che la larva di questo fa produrre dei salti al frutticino di Tamariz, dove essa è racchiusa. Il meccanismo per altro pel quale questi singolari movimenti si producono non è descritto da nessun autore. Una specie creduta esclusivamente africana, ma poi trovata anche in Andalusia, cioè il N. Durioei Luc., fu dal suo scopritore (Lucas C.) osservata allo stato di larva nell’ Umbilicus hori- zontalis Dec., nel quale produce una galla. Un’altra specie delle Isole Canarie, il N. lunulatus Woll., fu osservata sulla Tamarix gallica (Wol- laston d. Brisout %.); e sulle Tamarix fu pure scoperto il N. inconspi- cuus Bris. da Brisout (i.) in Africa, a Biskra. Il monografo Brisout de Barneville (è.) divise i NamopRhyes europei in due gruppi per classificarne le specie. Il primo gruppo contiene specie di’ forma più globosa e colla clava composta di tre articoli nettamente separati. La seconda divisione comprende specie di forma più allungata e coi tre articoli della clava quasi saldati. Lo stesso autore fa osservare come le specie della prima divisione si trovino nei fiori di varie piante palustri e specialmente dei Lythrum, non solo ma ariche sulle Erica; quelle della seconda divisione sono invece abita- trici delle Tamarix. N. annulatus ArrAG. — Brisout (0. 320) indica questo insetto come trovato da Aubé sul Lythrum salicaria. N. brevis Bonm. — Bedel lo prese a Marly, e credesi, sul Lythrum salicaria : (Brisout o.). N. centromaculatus Costa. — Vive sulle Tamarix (Brisout o. 341). N. Chevrieri Bonm. — È specie variabilissima, che vive sopra molte piante in Corsica (Damry). Nei dintorni di Firenze si trova sulle erbe dei fossi (!). Trovasi anche-tra le Tumarix insieme al N. globiformis (Pi- razzoli a. d.). N. flavidus Ausé. — Brisout (o. 831) osservò questa specie al Bois de Boulogne sull’ Erica vulgaris. N. geniculatus AuBé. — Vive in quasi tutta la Francia, ed è stato osservato da Brisout (0. 335) sull’ Erica cinerea in ottobre. | Ann. XVII, 4 La OE N. globulus GeRM. — Brisout (0. 324) lo prese in ottobre sull’ Erica cinerca, in Francia. N. hemisphaericus OL. — Dufour (db. 651) e Perris (m. 16, p. 405) dicono che questo insetto abita sul Lythrum Ryssopifolium, come conferma Brisout (0. 322.). Larva. — Secondo Dufour (d. 651 #. 19, III) e Perris (m.), la larva trovasi in luglio entro galle prodotte nella pianta che quest’insetto abita. Brisout (0). Ninra. — La ninfosi ha luogo nella stessa cella abitata precedentemente dalla larva. N. lythri Fas. — salicariae Linn. — Linneo (a. 1750, 142) lo dice abitatore del Lythrum salicaria in Inghilterra ed in Uplandia, Molti altri autori di poi lo hanno indicato come insetto vivente sui Lyt/rum, come Redtem- bacher (a. 324) sul Lythrum salicaria in Austria, Damry sui Lythrum in Corsica in giugno; e nelle Isole Venete in giugno, sui Lythrum in fiore (!). Kaltenbach (p. 253) osservò che nelle regioni dove manca il L. hyssopifolium, l insetto vive sul L. salicaria. Brisout (0. 336) cita i Lythrum e la Menta aquatica per abitazione di quest’ insetto. Larva. — Perris (p. 405) osservò che questa larva si sviluppa negli ovari del L. salicaria. i N. minutissimus Tourn. — Abita la Russia meridionale, l’ Andalusia, l’Al- geria, la Mesopotamia: si trova pure sulle Tamarix. Brisout (0. 348). N. pallidus OL. — stigmaticus Kiesw. — In Corsica trovasi in maggio e giugno sulle Tamarix (Damry). Anche Jacquelin Duval (d. 67) e Brisout (0. 34) lo indicano come abitatore delle Tamarix. N. pallidulus Grav. — liliputianus Kraatz. — È proprio di quasi tutta l’ Europa meridionale, e vive sulle Tamarir. Brisout (0. 349). In Corsica » trovasi sulle Tamarix in compagnia del N. pallidus Ol. nei mesi di maggio, giugno e luglio (Damry). A Chioggia, in agosto, sulle 7amarix, ed al Lido nelle Isole Venete, nonchè a Viareggio ed a Livorno in estate, sulle stesse piante (!). Pirazzoli (0.) lo indica sulla Tamarix gallica. Larva. — Perris (p. 405) crede assai probabile che essa si sviluppi negli ovari di Tamarir. (continua) ip MACCHIATI LUIGI. — Flora degli Afidi dei dintorni di Cuneo, colla descrizione di alcune specie nuove. Qualunque naturalista che abbia avuta la disgrazia diimprendere la descrizione di un gruppo di organismi grandemente mutevoli, ha incontrato certi casi (parlo A per esperienza) precisamente simili a quelli dell’uomo, e se egli è inclinato ad andare con cautela, finirà per riunire tutte le forme che si graduano, l’una pell’altra, in una sola specie; perchè egli dirà a se stesso che non ha il diritto di dar nomi ad oggetti che non può definire. L'origine dell’ uomo ec. p. 165 di C. DARWIN. Nell’ accingermi a pubblicare « la Flora degli Afidi dei din- torni di Cuneo » mi è venuto spontaneo alla mente il sopra riferito concetto del Sommo Darwin, che ho sempre preso a guida dei miei studi. Ed ora ardisco dichiarare, che, tra qualche anno, se mi basterà l'ingegno e non mi verranno meno le forze, pubbli- cherò un lavoro riassuntivo sulla sistematica degli Afidi, col quale mi propongo di raggruppare tutte le forme ‘che si graduano, l’una nell'altra in una stessa specie, all'intento di eliminare tutti quei nomi che, adottati per distinguere più esseri che si diffe- renziano per caratteri assai fuggevoli, non possono servire che d’ ingombro ad un rapido progresso dell’Afidologia. — Per portare a compimento detto lavoro eminentemente sintetico, mi valgo delle opere, monografie e memorie di tutti i naturalisti che si occuparono della sistematica degli Afidi. Nessuno degli afidologi recenti sarà dimenticato, perchè tutti, dagli illustri Kaltenbach, Koch, Passerini, Targioni e Buckton, ai chiarissimi Signori Ferrari, Low, Hovarth, Kesseler, Lichtenstein, Courchet ecc. mi sommini- strarono dei preziosi materiali con le loro pubblicazioni, ela maggior parte di essi mi facilitarono la via coi loro consigli e suggeri- menti. — Esterno a tutti la mia profonda gratitudine, ma in modo speciale mi sento in debito di ringraziare l’ illustre Passerini, es- sendo stato quello che primo mi ha iniziato nello studio di questo interessante gruppo di Artropodi. —_ 92 — Acer J.. Chaithophorus aceris Koch. Sulle foglie, intorno ai picciuoli è sui germogli. Primavera. Acer campestre L. Lachnus longirostris Fbr. Tra le fessure della vecchia scorza, specialmente alla base dei tronchi annosi. Estate, autunno. Acer platanoides L. Siphonophora platanoides Schrk. Sulla pagina inferiore delle foglie, in estate ed in autunno. Achillea odorata L. i Aphis helichrysi Kalt. In agosto, sui fiori e sui peduncoli fiorali. Achillea L. Siphonophora millefolii Fbr. In estate, nelle sommità fiorite. Siphonophora sonchi Kalt. In estate, sui peduncoli fiorali. Rizobius sonchi Pass. In autunno, sulle ramificazioni delle radici Alnus glutinosa Gaertner. Pterocallis alni Fbr. In agosto, sotto le foglie. Amaranthus albus D. Aphis papaveris Fbr. In agosto, sulle foglie. Amaranthus retroflexum L. Aphis graccae Schrk. In luglio ed agosto, sotto le foglie e sulle infiorescenze. Amygdalus persica L. Rhopalosiphum persicae Sultz. Sulle foglie, in autunno. — 593 — Myzus persicae Pass. In maggio, sui rami giovani e sulle foglie, in grandi torme. Hyalopterus pruni Fbr. In primavera, sui teneri rami e sulle giovani foglie. Aphis persicae Boy de Fonsc. In estate, all’ apice dei giovani rami e sulle foglie increspate e ravvolte. - Amygdalus communis L. Hyalopterus pruni Fbr. In numerose famiglie sulle giovani foglie. Primavera. Anchusa italica L. Aphis symphiti Schrk. In estate, sulle foglie radicali. Antirrhinum majus L. Siphonophora antirrhini Macch. In giugno, sulle foglie e sui fiori. Artemisia absinthium L. Siphonophora absinthii L. Sui giovani rametti ed attorno ai fiori, in luglio ed agosto. Siphonophora artemisiae Boy. de Fonsc. Coll’ altra specie. Artemisia vulgaris L. Siphonophora artemisiae Boy. de Fonsc. In luglio ed in agosto, nelle infiorescenze ed attorno ai peduncoli. Avena. L. sp. varie. Siphonophora cerealis Wlkr. Sulle foglie. Estate ed autunno. Toxoptera graminum Rondani. In estate, sulle foglie. Ballota nigra L. Aphis ballotae Pass. In estate, tra i fiori. Bellis perennis L. Siphonophora malvae Mosley. Sulle foglie, in primavera. Berberis vulgaris L. Khopalosiphum berberidis Kalt. In estate, sulle foglie. i pago Berteroa incana D. 0. Aphis papaveris Fbr. Sulle foglie e sui fiori, in luglio, Brassica oleracea L. _ campestris L. Aphis brassicae L. Nelle foglie e tra i fiori. Estate. Bromus sterilis L,. Siphonophora cerealis Walk. In estate, sulle foglie. Siphonophora poae Macch. sp. nov. vedi Poa. Sulle spighette, in agosto e settembre. Schizoneura venusta Pass. Sulle radici. Giugno. Aploneura lentisci Pass. (forma sotterranea). Nelle fibre esterne delle radici; in giugno e luglio. Bunias erucago L. Aphis brassicae L. Nelle foglie. Giugno e luglio. Calamintha clinopodium Benth. Siphonophora solani Kalt. Sui fusti, in estate. Phorodon calaminthae Macch. sp. nuova. Forma vivipara attera. La sua lunghezza è di mill 1-+Yal+4 Di forma ovato allungata. Artferne alquanto più lunghe del corpo, di color giallo-scuro, e bruniccie all’ estremità, dove terminano assai assottigliate; tubercolo antennale grosso e distintamente dentato dal lato interno; primo articolo antennale anch’ esso dentato, il di cui dente è poco meno prominente di quello del tubercolo. Il 4° e 5° articolo anten- nale sono di eguale lunghezza, il 6° è brevissimo, il 7° è più lungo degli articoli 4° e 5° presi insieme; il 8° alquanto più lungo del 4°; ì primi due articoli brevissimi e grossi. L'animale, che è tutto di color giallo-ciirino, ha quattro o cinque punti rosso-scuri sull’ addome, che si rendono distinti a dieci diametri di ingrandimento. L’ austello, che è di color giallo, col suo ultimo articolo bruno, oltrepassa la linea di inser- zione del 3° paio di zampe. Occhi rosso-bruni. Anelli del torace distinti, quelli dell’ addome fusi in uno. Ha i nettari della normale lunghezza, poor sottili e cilindrici e dello stesso colore dell'addome. La coda ha lo stesso colore dei nettarii, ed è lunga ‘4 appena di essi; sotto il microscopio appare coperta di radi e brevi peli. Le zampe del colore dell’ animale hanno i tarsi bruni. In estate, sulle foglie. Questa specie rassomiglia, in qualche modo, al PhRorodon cha- maedris Pass., col quale però non si può identificare pel colore degli "occhi e per la maggiore prominenza dei denti del 1° articolo delle an- tenne e del tubercolo dentale, oltre ad altri secondari caratteri differenziali. Aphis origani Pass. In giugno e luglio, sulle foglie increspate e tra i fiori. Aphis clinopodii Pass. Colla specie antecedente. - Calamintha parviflora Lam. Aphis origani Pass. In luglio ed agosto, sotto le foglie. Calamintha nepeta Clairville. Aphis origani Pass. In giugno ‘e luglio, sulle foglie increspate, nei nodi e tra i fiori. Calendula officinalis L. Aphis calendulicola Monell. Nelle ajuole della palestra della ginnastica, in luglio ed agosto sulle foglie. Camellia japonica L. Toxoptera aurantii Boy. de Fonsc. In villa Della Riva, sulle gemme e sulle giovani foglie. Estate. Campanula trachelium L. Siphonophora campanulae Kalt. Sulle foglie e sul caule, in estate. Capsella bursa-pastoris Moench. Aphis brassicae L. In estate, sulle foglie. Aphis capsellae Kalt. Nelle sommità fiorite, in primavera. Carduus Gaertn. sp. varie. Aphis cardui L. In estate, sulle foglie e sulle infiorescenze. Aphis origani Pass. Sulla pagina inferiore delle foglie. Luglio. Miaggi i, AS Cercis siliquastrum L. Aphis papaveris Fbr. Sulle cime dei rami giovani e sotto le giovani foglie. Primavera. Cichorium endivia L. _ intybus L. Siphonophora picridis Fbr. Sul fusto e sulle foglie. Estate. Rhizobius sonchi Pass. In luglio, sulle radici, Cineraria L. sp. varie. Nelle serre della villa Della Riva, in febbraio. Siphonophora circumflera Buckton. Sulle foglie. — urticae Schrk. Sulle foglie. Rhopalosiphum lactucae Kalt. Sotto le foglie. Aphis cardui L. Sulle foglie, in marzo, Chrysanthemum L. Aphis cardui L. In luglio ed agosto, sui peduncoli fiorali. Aphis papaveris Fbr. In agosto, sui peduncoli fiorali, sulle infiorescenze e sulle foglie. Chenopodium L. Aphis atriplicis L. Nelle foglie ravvolte. Estate. Clematis vitalba L. Aphis vitalbae Ferr. In estate, nella pagina inferiore delle foglie. Convolvulus L. \ Siphonophora convolvuli Kalt. Sulle foglie, in primavera. Corylus avellana L. i Stiphonophora avellanae Koch, Sui giovani rampolli, durante tutta l' estate. Crataegus oxyacantha L. Siphonophora crataegi Monell. Sulle giovani foglie. Giugno. Aphis crataegi Kalt. Sulle foglie, dall’ aprile al giugno. Aphis mali Fby. In agosto, nelle foglie convolte ed all’ apice dei rami. — 57T — Crepis lapsanoides }roel. Siphonophora sonchi L. Sui peduncoli fiorali e qualche volta anche sulle brattee dell’ in- volucro dei capolini. Cydonia vulgaris Pers. Aphîs mali Fbr. In agosto, nelle foglie convolte ed all’ apice dei rami. Cynodon dactylon Pers. Pemphigus Boyeri Pass. Nelle radici. Tychea trivialis Pass. Sulle radici. Autunno. Cyperus L. — Myzocallis cyperi Macch. Sulle foglie, dall’ estate all’ autunno. Cypripedium L. In villa Della Riva, nelle stufe. Rhopalosiphum nymphaeae L. Dal gennaio al marzo, sui fiori e sulle foglie. Dactylis glomerata L. Siphonophora cerealis Kalt. In estate, sulle spighette e sulle foglie. Daucus carota L. ed altre specie di Dawcus. Siphocorine foenicoli Pass. Nelle ombrelle. Luglio. Aphis carotae Koch. Nei peduncoli fiorali e nelle ombrelle. Luglio, agos'o. Aphis lappae Koch. Sul collo delle radici. Aphis papaveris Fbr. Nei peduncoli fiorali e nelle ombrelle. Luglio. Aphis plantaginis Schrk. In agosto, nelle ombrelle. Dianthus caryophyllus L. Ihopalosiphum persicae Sultz. Sulle foglie e sui peduncoli fiorali, specialmente nelle stufe. Digitalis purpurea L. Aphis pupaveris Fbr. In villa Della Riva, sulle foglie. Agosto. Diplotaxis tenuifolia D. 0. Aphis brassicae L. Nelle foglie ed attorno ai fiori. Autunno. Echium vulgare L. Aphis symphyti Schrk. In estate, nelle foglie. AB Epilobium molle Lam. Aphis epilobii Kalt. All'estremità degli steli e dei fusti, in luglio ed agosto. Insieme a questi si trovavano gli individui d’un afide di colore affatto diverso, e cioè gialliccio uniforme, incontrati anche dal Kaltenbach, e che d’ accordo col chiarissimo autore, per la identità di forma, inclino a credere una semplice varietà dell’ Apris epilodi. Aphis plantaginis Schrk. Sulle foglie, sui rami e sui frutti, in agosto. Epilobium origanifolium Lam. Aphis papaveris Fab. Sulle foglie, in agosto. Più un afide sotterraneo, che ho visto una sola volta sulle radici, e del quale non saprei dire con certezza il genere, non essendomi più stato possibile di ritrovarlo; supposi si trattasse di una Schizoneura. Erigeron canadensis L. Siphonophora solidaginis Fbr. Sulle foglie. Aphis euphorbiae Kalt. Questa specie od una forma molto simile. Sui capolini e sulle foglie terminali, in agosto. Più le larve d’ una SipRonophora, che suppongo fosse la Siphono- phora erigeronensis Thomas. Euphorbia L. sp. varie. Syphonophora cyparissiae Koch. In estate, sulle foglie e tra le brattee. Aphis euphorbiae Kalt. Nelle infiorescenze, in estate. Tychea phaseoli Pass. Nelle radici, in autunno. Evonymus europaeus L. Aphis evonymi Fbr. In villa Della Riva, sotto le foglie terminali dei rami. Agosto. Festuca L. Tychea trivialis Pass. Sulle radici. Estate ed autunno. Foeniculum officinale All. Siphocoryne foeniculi Pass. Nelle foglie superiori e nelle ombrelle.. Autunno. Aphis genistae Scop. Sui fusti e sui peduncoli delle ombrelle. Luglio, agosto. de Ole Fragaria L. Aphis chloris Koch. Attorno ai fiori, in primavera. Rhizobius sonchi Pass. Nelle radici, in autunno. Galactites tomentosa Mch. ERhopalosiphum galactitis Macch. In primavera, sulla pagina inferiore delle foglie. Galium aparine L. Aphis papaverìs Fbr. Sui peduncoli e sulle foglie. Geranium molle L. Siphonophora malvae Mosley. Sulle foglie, in maggio. Hedera helix L. Aphis hederae Kalt. All’ apice dei giovani rami, nelle foglie e nei fiori, dalla primavera all’ autunno. Heliotropium europaeum L. Da me coltivato in vasi per altro scopo. Siphonophora solani Kalt. Sulle foglie in autunno. Aphis heliotropii Macch. Sp. nov. Gl’individui di questa specie, appena deposti, hanno le antenne di cinque articoli soltanto, ed i nettarii appena visibili. Forma vivipara attera. Ovato-allungata, di color giallo d’ottone, ma alquanto più pallida sul dorso. Testa mediocre; occhi rosso-scuri; fronte leggermente convessa; antenne lunghe appena quanto la metà dell’ animale, con i primi due articoli brevi e grossi, il terzo lungo quanto il 4° ed il 5°; l’estremità del 5° articolo, tutto il 6° ed il 7° sono di color nero, gli altri giallo-pallidi. Gli anelli del torace e gli ultimi quattro dell’ addome sono ben distinti, gli altri sono fusi in- sieme. Nettariù brevissimi, poco più lunghi che larghi, ed a forma di tronco di cono; scuretti nei due terzi terminali. Zampe di mediocre lunghezza, giallo-pallide, colle articolazioni ed i tarsi oscuri. L’austello che raggiunge appena il 2° paio di zampe ha gli articoli 2° e 3° scuretti. Vive sulle foglie, durante tutto l’ autunno. Heliotropium peruvianum L. In Villa Della Riva. Ehopalosiphum staphyleae Koch. Sulle foglie, in autunno, ed anche durante l’ inverno nelle stufe. Holcus mollis L. Aphis holci Ferr. In primavera. Lai GO Hordeum vulgare L. Siphonophora cerealis Kalt. In agosto. Toxroptera graminum Rond. Sotto le foglie. Estate. Hyacinthus orientalis L. Rhopalosiphum persicae Sultz. In Villa Della Riva, nelle serre calde. Febbraio. Hypericum montanum L. —_ perforatum L. Aphis chloris Koch. Sui fusti, sui rametti e sui peduncoli fiorali. Luglio. Aphis papaveris Fbr. Colla specie antecedente. Inula L. Siphonophora inulae Ferr. Sulle foglie, in estate. Phorodon inulae Pass. Sulle foglie, sui peduncoli e sulle brattee dell’ involucro. Agosto. Jasminum officinale L. Aphis laburni ? Kalt. In tutto corrisponde ai earatteri di detta specie, però manca delle efflorescenze azzurre, delle quali è sempre cosperso l’Aphis Zaburni. Juniperus communis L. Lachnus juniperi Degeer. Nei ramoscelli dell’anno. Lactuca L. Sp. varie. Pemphigus lactucarius Pass. Nelle radici, in estate ed in autunno. Lilium candidum L. Aphis lilii ? Licht. Supposi che si trattasse di questa specie inedita del- _ l'egregio Lichtenstein: è però indubbiamente una specie nuova. Linaria cymbalaria Mill. Aphis linariae Licht. In estate ed in autunno. Valga per questa la stessa nota della specie antecedente. Lolium L. sp. varie. Sipha maidis Pass. Nella pagina inferiore delle foglie, in estate. Pemphigus Boyerì Pass. Nelle radici. Estate ed autunno. Lychnis dioica I). C. Siphonophora solani Kalt. Sulle foglie, in luglio. Le BASS Lythrum salicaria L. Myzus lythri Schrk. Nelle infiorescenze e sotto le giovani foglie, in luglio. Matricaria chamomilla L. Myzus matricariae Macch. Giugno e luglio. Aphis consolidae Pass. In maggio sulle foglie. Aphis papaveris Fbr. Sulle foglie, in giugno. Medicago L. sp. varie. Aphis medicaginis Koch. i Nelle foglie e sugli steli, dalla primavera al principio dell’ autunno. Myzocallis ononidis Kalt. Sulle foglie, in estate ed in autunno. Mentha L. i Siphonophora menthae Buckton. In estate, sulle foglie. Mespilus japonica L. Aphis mali Fbr. In villa Della Riva, sotto le giovani foglie. Giugno e luglio. Nerium oleander L. Aphis papaveris Fbr. Nei fiori, in villa Della Riva. Agosto. Per quante ricerche abbia fatte, su questa specie di pianta, in Pie- monte, non mi è stato possibile di trovare nessun altro afide. ‘Ononis L. sp. varie. Aphis brunnea Ferr. Nelle foglie, in luglio ed agosto. Forma vivipara alata, non descritta dal Ferrari. Ovato-allungata, coll’ addome acuminato. Arferne poco più lunghe della metà dell’ani- male, coi due primi articoli nero lucenti, il 3°, il 4° ed il 5° giallicci e percorsi da una linea nera; gli ultimi due quasi totalmente neri. Testa mediocre, di color nero lucente; fronte convessa; occhi grandi e neri; l’austello di color giallo, raggiunge appena il 2° paio di zampe. Collo e torace di color nero lucenti. Addome castagno-scuro lucente, cogli ultimi tre anelli sufficientemente distinti, gli altri fusi in uno. Nettarii cilindrici, mediocri, nero lucenti, leggermente piegati verso l'interno; coda dello stesso colore e circa i 2/4 della lunghezza dei net tarùi. Zampe flave, coi farsì e le articolazioni quasi nere. Ali a vena- ture primarie gialle, le secondarie scure. PRE Myzocallis ononidis Kalt. Nelle foglie, in agosto. Ononis Columnae All. Aphis brunnea Ferr. In alto sui fusti e sotto le giovani foglie, dal giugno all’ agosto. Le GS Orobanche L. Aphis orobanches Pass. Sulle radici e sulla base del caule, in estate. Origanum vulgare L. Aphis origani Pass. Tra le brattee ed i fiori, in estate. Oxalis corniculata L. Aphis oralis Macch. Dall estate all’ autunno, su tutta la pianta. Papaver L. sp. varie. Aphis papaveris Fbr. Sulle foglie e sui fiori, in primavera. Parietaria officinalis L. Aphis capsellae Kalt. Sotto le foglie e sul fusto, in giugno e luglio. Aphis urticae Fbr. Sotto le foglie. Maggio. Phaseolus vulgaris L. Aphis papaveris Fbr. In estate. Tychea phaseoli Pass. Sulle radici, in autunno. Pelargonium L. sp. varie. Siphonophora malvae Mosìey. Sulle foglie, nelle stufe, in inverno. Petroselinum sativum Hoff. Aphis genistae ! Scop. È più probabile che si tratti d’ una forma intermedia tra questa specie e l’Aphis euphorbiae Kalt. Nelle ombrelle, in luglio ed in agosto. Aphis sedi Kalt. Corrisponde in tutto alla descrizione che ne dà il Chiaris- simo autore, però l’ austello non raggiunge il 3° paio di zampe. Poa annua L. Siphonophora cerealis Walk. Sulle foglie, in estate. Siphonophora poae Macch. Sp. nov. — Forma vivipara attera. Di forma ovato-allungata; lunga da mill. 214 a 2%. Antenne quasi lunghe quanto il corpo, nere ad ec- cezione dei primi articoli e del tubercolo frontale che sono brunicci; l austello, che raggiunge appena il 2° paio di zampe, ha i suoi due primi articoli di color verde-pallido ed il 3° nero. Zesta, anello del collo ed ultimo anello dell'addome rossicci: in tutto il resto l’ animale è di color verde intenso, ma frequentemente marmorizzato in bruno. Anelli del torace decisamente distinti, quelli dell’ addome poco distinti. Nettarii lunghi, nero lucenti, assottigliati verso l’ apice e leggermente ripiegati all’ infuori. Coda birilliforme, bianco-gialliccia e lunga da '/; a 24 i nettarii. Zampe appena rossiccie, coi tarsi neri, i femori per DO GRESE metà bruni e per metà rossicci. Al disotto, e specialmente sul ventre, l’animale è tutto quanto ricoperto da un polviscolo di color verde pallido. Forma vivipara alata. Antenne assai più lunghe del corpo e di ‘color nero lucente, ad eccezione dei due primi articoli che sono di color verde-pallido. Testa di color giallo-aranciato tendente al bruniccio; occhi di color rosso-oscuro; fronte angolosa; 1’ austello nero col primo ar- ticolo verdiccio, supera di poco l'inserzione del 3° paio di zampe. Torace a fondo giallo con due macchie laterali ed una mediana posteriore di color bruno lucente, anello del collo verde. Addome di color verde-pallido, con una fascia mediana bruna, che arriva quasi fino ai nettarii dove si biforca. Nettarii lunghi, neri, leggermente ingrossati verso la base e verso l'apice, gradatamente assottigliati verso il mezzo. Coda 4 la lunghezza dei nettarii, verde pallida, trasparente e birilliforme. Zampe nere, colla metà superiore della tibia ed il terzo superiore del femore di color verde. Alì chiare e trasparenti, colle venature di color verde-bruno. In estate, sulle foglie e sulle spighette. Toroptera graminum Rond. Nella pagina inferiore delle foglie e sulle infiorescenze, in estate. Sipha glyceriae Kalt. In agosto, sulle foglie. Tychea trivialis Pass. Sulle radici, in autunno. Polygonum aviculare L. Aphis polygoni Macch. Sp. nuova. Forma vivipara attera. Lunga millimetri 1 + 34 a 2; ovato-allun- gata di color marrone-scuro uniforme, con alcuni punti bianchi vi- sibili a mediocre ingrandimento. Amntenne lunghe la metà dell’ ani- male, con i due primi articoli scuri, gli articoli 3°, 4° e parte del 5° bianchi, i due terminali neri. Occhi neri. L’austello che non raggiunge il 8° paio di zampe, ha l’ultimo articolo nero lucente. Il torace ha gli anelli ben distinti; nell’addome si vedono due solchi laterali. I nettarii bianchi sono un poco ingrossati alla base, e poco più lunghi che larghi; la coda è bianca e breve. Sul ventre gli anelli sono ben distinti, dello stesso colore che nel dorso, ma un poco meno intenso, e cospersi d’una finissima polvere. L'animale, guardato con una lente a 3 o 4 diametri d’ ingrandimento, si mostra finamente marmorizzato sul dorso. Le zampe, di color bianco, hanno i femori brunicci ed i tarsi neri. I giovani sono di color castagno. Forma vivipara alata. Lunga 2 mill. e 4 circa. Testa e torace di color nero ; l’addome di forma ovato-arrotondata è di color castagno. sl) a Le antenne sono lunghe appena 24 Vl animale, i due primi articoli, metà del 5° ed i due ultimi sono neri; gli articoli 3° e 4° colla prima metà del 5° sono bianchi con qualche macchia scuretta. Testa piccola, occhi neri. Il primo anello del torace è largo quanto la testa, gli altri due più larghi; gli anelli dell’ addome sono fusi insieme. Nettartì poco più lunghi che larghi, cilindrici e perfettamente bianchi; codicina dello stesso colore dei nettarii, e tanto lunga, quanto larga. L’ austello è giallo nei primi due terzi e nero all’ estremità; raggiunge appena il 2° paio di zampe. Il ventre è di color rosso-marrone. Ali grandi colle venature principali gialle, le secondarie bianche. Zampe bianche, coi tarsi neri, parte dei femori e l’ articolazione femoro tibiale nero-lu- . centi..All’apice dei rami e sulle gemme. Estate. Populus L. Chaithophorus populi Koch. Nelle foglie ed all’ apice dei giovani rami. Maggio e giugno. Populus nigra L. Chaitophorus leucomelas Koch. Nelle foglie, tra le ripiegature in forma di galle, sulla pagina infe- riore, per lo più ai lati del nervo mediano. Pemphigus bursarius L. Nelle galle legnose applicate contro i rami. Luglio, settembre. Pemphigus affinis Reaum. La forma vivipara attera nasce sotto una piccola ripiegatura del mar- gine delle foglie; la prole di questa va a formare numerose «famiglie, entro foglie rossastre ripiegate sul nervo mediano e combaciate coi mar- gini in guisa da formare una galla spuria rigonfia. Maggio, giugno. Pemphigus pyriformis Licht. Nelle galle del picciuolo. Aprile, giugno (specie inedita). Pemphigus spyrothecae Pass. Entro galle contorte ed aprentisi a spirale dei picciuoli delle foglie, formate per un semplice attorcigliamento del picciuolo, con. ipertrofia dei tessuti. Maggio, luglio. Pemphigus marsupialis Courchet. Nelle galle della nervatura mediana delle foglie. Aprile, giugno. Plantago major L. È Aphis plantaginis Schrk. Sulle spighe, in agosto. Platanus occidentalis L. Lachnus platani Kalt. Sotto le foglie, in settembre ed ottobre. Primula acaulis Jaca. Siphonophora malvae Mosley. Sulle foglie, in primavera. Prunus armeniaca L. | — domestica DL. Hyalopterus pruni Fbr. Nelle foglie e sui teneri rami, dalla primavera all’ autunno. Prunus Spinosa L. Aphis persicae Boy de Fonse. Im primavera, nelle foglie increspate. Pyrus communis L. î Myzus pyrarius Pass. Nelle foglie convolte, in primavera. Aphis cratacgi Kalt. Colla specie antecedente. Myzus oxyacanthae Schrk. Nelle foglie bolloso-convolte e rosso-sanguigne. Primavera, estate. Pyrus malus L. Aphis mali Fbr. Nelle foglie convolte ed all'apice dei rami, dalla primavera all'autunno. Aphis crataegi Kalt. Come*nel Pyrus communis L. Schizoneura lanigera Hartig. Intorno alle ferite dei vecchi tronchi con considerevole danno delle piante. Estate, autunno. Ranunculus acris L. | Aphis papaveris Fbr. Sui peduncoli fiorali e sui fiori, in agosto. Aphis ranunculi Kalt. Sul collo delle radici, in autunno. Raphanus L. sp. varie. Aphis brassicae L. Sulle foglie, in estate. Ribes grossularia L. — rubrum I. Myzus ribis L. Sulle foglie bollose ed increspate, dalla primavera al principio del- l’ autunno. Robinia pseudo-acacia L. Aphis robiniae Macch. sp. nuova. Sui germogli e sulle giovani foglie. Forma vivipara attera. Questa specie è intermedia tra il Myzus cerasi Fbr. e l’Aphis laburni Kalt., ma si distingue dal primo per avere il rialzo frontale brevissimò, le antenne più brevi ed i nettarii non Ann. XVII, | 5) 0 cilindrici, e dal secondo per avere la coda più breve in proporzione dei nettarii, che alla lor volta sono anche troppo assottigliati all’ apice; ma le differenze risulteranno più evidenti dalla seguente descrizione. Corpo ovato allungato, nero-lucente e lungo da mill. 214 a 2%. Antenne lunghe poco più che la metà del corpo, i di cui articoli 3°, 4° ed i primi ?/4 del 5° sono quasi bianchi, tutto gli altri perfettamente neri; i due primi articoli brevi e grossi, gli articoli 3° 4° e 5° che vanno gradatamente decrescendo in lunghezza, il 6° brevissimo, ed il 7° lungo quanto il 3°. Occhi neri. L’austello, che raggiunge appena il 2° paio di zampe, è di colore bianco-sporco col 8° articolo nero. Testa mediocre; anello del collo mucronato dalle due parti e largo quanto la testa, i due anelli del forace che gli fanno seguito sono'larghi e ben distinti; quelli dell'addome fusi insieme, ad eccezione dei due ultimi che sono distinti. Netftarì lunghi, sottili, distintamente assotti- gliati all'apice, totalmente neri e lucenti come l’ intero corpo. Ripiegatura anale visibile. Coda, 14 della lunghezza dei nettari, nera-lucente, e co- nica. Zampe bianche coi tarsi, la porzione del femore prossima al- l'articolazione femoro tibiale e l’ anca escuri. Forma vivipara alata. Piriforme. È lunga due millimetri, non com- prese le.ali, che sono molto grandi in proporzione dell’ animale. Le antenne, che arrivano fino alla base dei nettari, hanno scuretti i primi articoli e gli articoli terminali, mentre che il 3°, il 4° ed il 5° sono quasi totalmente bianchi. Occhi neri.. Testa piccola, di colore nero lucente, del pari che il torace. Addome di color verde-scuro, chiazzato | da parecchie macchie trasversali nere; i suoi anelli sono fusi in uno. Nettarì e codicina come nella femmina attera, ma i primi un poco più brevi che in quella. Zampe identiche a quelle della femmina:attera. Ali assai grandi, colle venature bianche. Le ninfe e le larve sono ricoperte da un polviscolo ae -cenerino. Rosa L. Sp. v. coltivate e spontanee Siphonophora rosae L. Nella pagina inferiore delle foglie, nei germogli e sui peduncoli fiorali. Primavera autunno. Siphonophora rosaecola Pass. All’apice dei rami e delle giovani foglie, in aprile e maggio. Myzus tetrarhoda Walk. . Sulle giovani foglie ed all’ apice dei rami, in agosto. Hyalopterus trirhoda Walk. In estate, sulle foglie. gra Rubus L. Aphis urticae Fbr. Sulle foglie e sui teneri germogli, in luglio ed in agosto. Rubus idaeus L. Siphonophora funesta Macch. Sp. nov. Da non confondersi colla Sip. rubi Kalt.; ha però una qualche rassomiglianza colla Sip. sonchi L. Vive sui teneri germogli e sulle tenere foglie, arrecando gravissimi danni. Dal maggio al luglio. Forma vivipara attera. Di forma ovato- allungata. Antenne più lunghe del corpo cogli articoli 1° e 2° di color rosso-bruno, il 8° gialliccio, il 4° giallo nel mezzo soltanto, gli altri articoli neri. La festa ed i tuber- coli frontali rosso-bruni. Occhi neri. Torace ed addome, a fondo di color rosso-bruno, marmorizzati in nero lucente. Il forace è assai assot- tigliato ed ha gli anelli ben distinti; gli anelli dell’ addome, ad ecce- zione dell’ ultimo, sono tutti fusi insieme; l addome al di sopra è pia- neggiante ed ha due incisure, longitudinali, laterali. Nettarii lunghi, cilindrici, però ingrossati leggermente alla base, incurvati in dentro, a fondo di color giallo, con macchie, anellate, nere. La coda, che è molto assottigliata, è di color giallo con una macchia giallo-aranciata al di- sopra; la sua lunghezza è di !4 a ?4 quella dei nettari. Zampe lunghe e gialle, coi tarsi e le estremità dei femori neri. Awustello giallo col terzo articolo nero. Tutto l’animale è lungo ‘circa 3 millimetri. I gio- vani sono di color rosso-castagno. Forma vivipara alata. Di forma ‘ovato-allungata, assottigliata in avanti. Le antenne, quasi totalmente bianche, hanno soltanto una lunga macchia oscura al 3° articolo. esta piccola, di color rosso-vinoso. Occhi mediocri e neri. Anello del colo rosso-bruno; gli altri anelli del torace giallo citrini. Addome appiattito, dello stesso colore dell’ anello del collo, con due macchie anellate gialle che circondano la base dei nettarii. Nettarii, codicina e zampe come quelli della forma vivipara attera. Le alî hanno le venature primarie bianche, le secondarie brune. I giovani di queste sono più chiari di quelli della forma attera e si mostrano cospersi di un bianco polviscolo. Aphis urticae Fbr. i Sulle sommità dei rami e nella pagina inferiore delle giovani foglie, in agosto e settembre. Rumex conglomeratus Sclereb. Aphis acetosae Fbr. Sul fusto, sui rami ed attorno ai frutti, in agosto. GS. Garne Aphis rumicis L. Nelle foglie increspate convolte, e sulle cime apicali, in estate. Salix L. sp. varie. Aphis saliceti Kalt. Nei giovani rami, in giugno. Aphis spectabilis Ferr. In giugno e luglio. Cladobius populae Kalt. Intorno ai rami, dal maggio all’ ottobre. Chaithophorus capreae L. Fbr. Sulle foglie, in maggio e giugno. _ vitellinae Schrk. Intorno ai ramicelli, sui picciuoli e sott le foglie, in luglio. Lachnus viminalis Pass. Intorno ai rami, in autunno. Sambucus nigra L. Aphis sambuci L. Kalt. Sui giovani rami e sulle infiorescenze, dalla primavera al luglio. Aphis sambucaria Pass. Sotto le foglie, in ottobre. Scabiosa L. Aphis scabiosae Schrk. Sui peduncoli fiorali, in estate. Scorzonera hirsuta L. Aphis papaveris Fbr. Sulle brattee dell'involucro, sulle foglie e sui peduncoli, in agosto. Scrofularia T. Siphonophora scrophulariae Buckton. Sulle foglie e sui fiori, in primavera. Sedum fabaria K. Aphis sedi Kalt. Sotto le foglie ed all'estremità dei rami fioriferi, in agosto. Setaria L. Aphìs avenae Fbr. Sulle foglie, in estate . Tychea setaria Pass. Nelle radici. Silene inflata L. Aphis silenae Ferr. Nelle giovani foglie, in giugno. Sinapis alba L. Aphis brassicae L: Sulle foglie. Primavera, estate. Solanum nigrum L. . Aphis papaveris Fbr. Sui rami, sui picciuoli e sulle foglie. Luglio. — silybi Pass. Sotto le foglie increspate. Estate. Sonchus L. sp. varie. Siphonophora sonchi L. Steli e peduncoli fiorali. Estate, autunno. Rhopalosiphum lagiucae L. Sulle foglie, nei peduncoli fiorali, e nelle brattee dell’ involucro. Estate, autunno. Trama troglodytes Heyd. Nelle radici. Estate, autunno. i Rhizobius sonchi Pass. Nelle radici, in autunno. Tanacetum vulgare L. Myzus tanaceti L. All’ apice dei rami e sui peduncoli. Aprile e maggio. Taraxacum dens leonis Desf. Aphis tararaci Kalt. Su tutta la pianta, in primavera. Tilia L. Pterocallis tiliae L. In estate, nella pagina inferiore delle foglie. Siphonophora tiliae Monell. Sulle foglie. Estate, autunno. Tragopogon porrifolius L. Aphis tragopogonis Kalt. Sotto le foglie e nei capolini. Luglio, agosto. Trifolium repens L. Siphonophora ulmariae Schrk. Sulle foglie, in estate. Aphis medicaginis Koch. Sotto le foglie e sui fusti. Estate, autunno. Triticum vulgare Vill. ; Siphonophora cerealis Kalt. Tra le spighette, in primavera. Aphis avenae Fbr. Sulle foglie, in novembre. Ulmus americana , Schizoneura compressa Koch. Nelle galle pezziolate ed appiattite delle foglie, in estate. Ulmus campestris Sm. Tetraneura rubra Licht. = ulmi Geofîr. Sulle galle follicolari rossigne delle foglie. Maggio. Schizoneura lanuginosa Hartig. Nelle foglie mutate in grosse pseudo-galle vescicose. Giugno. + Schizoneura ulmi Geoff. Nelle foglie bollose rivoltate della varietà sugherosa, in giugno. Urtica dioica L. Aphis urticae Fbr. Nelle sommità e nella pagina inferiore delle foglie. Luglio. Verbascum L. Aphis verbasci Schrk. Sotto le foglie e tra i fiori, in estate Verbena chamaedryfolia Juss. | Siphonophora malvae Mosley. Sulle foglie, nelle stufe. Inverno. Iopalosiphum persicae Sultz. Coll’ altra specie. Vicia L. ve Aphis papaveris Fbr. Nelle sommità fiorite. Deco (4 gt Viola tricolor L. Siphonophora malvae Mosley. Sulle foglie, in primavera. Zea mais L. Aphis papaveris Fbr. Sulle spighe e nelle pannocchie terminali. Luglio e agosto. Sipha maydis Pass. Sotto le foglie, in luglio. Torxroptera graminum Rondani. Sotto le foglie. Agosto e settembre. Tetraneura ulmi Kalt. (Forma sotterranea). Nelle radici, in giugno e luglio. Tychea setariae Pass. Nelle radici, in settembre. Gabinetto di Storia Naturale del R. Istituto tecnico di Viterbo 1 gennaio 1885. SULLA VITA LATENTE DEGLI OVULI DEL BACO DA SETA - DURANTE L’IBERNAZIONE RICERCHE SPERIMENTALI del Prof. LUIGI LUCIANI Direttore del Laboratorio di Fisiologia nel R. Istituto di Studi Superiori di Firenze È un fatto volgare che gli ovuli del baco da seta emessi alla fine dell'estate, non son capaci di svilupparsi e dischiudersi che dopo svernati, vale a dire al ritorno della primavera. Ciò dimo- stra che sotto l’influenza del freddo invernale, essi subiscono importanti cangiamenti, i quali sebbene tuttora ignoti nella loro natura, sono certamente indispensabili alla loro facoltà evolutiva. Se dunque a primavera gli ovuli sono altra cosa di ciò che erano in autunno, perchè hanno acquistata la capacità di svilupparsi sotto l’influenza del calore che prima non avevano, parrebbe logico il concludere che durante il tempo dell’ ibernazione essi sî maturino come germi, e quindi vivano di una vita a//iva e non puramente virfuale; che essi sieno in rapporto di scambio.mate- riale col loro ambiente, in una parola che essi respirino assumendo ossigeno ed emettendo acido carbonico (1). Eppure basta una sem- plice riflessione per revocare in dubbio il valore assoluto di sif- fatta conclusione che sembra tanto limpidamente fluire dalle premesse. — È dimostrato che occorra tutta la lunga stagione in- vernale perchè avvenga quella maturazione dei germi che lì . renda atti allo sviluppo ? Se invece l’esperienza dimostrasse che (1) Vedi Cl. Bernard — Lecons sur les phénomènes de ]a vie communs aux animaux et aux vegétaux — Paris 1878 ,pag. 92-93. none a cotesto scopo fosse sufficiente un’azione frigorifera intensa di breve durata, non dovrebbe allora esser legittimo il sospetto che il freddo invernale, per maturare i germi, non abbia che a sospen- derne del tutto le funzioni, conducendoli allo stato d’indifferenza chimica o di vita latente, da cui poi si ridestano ai primi tepori primaverili? Gli esperimenti del Duclaux (1) dimostrano appunto il fatto che si può sostituire il lungo inverno naturale con un inverno ar- tificiale di corta durata. Basta sottomettere gli ovuli dei bachi da seta non ancora svernati, ossia in autunno, alla temperatura zero per sole ventiquattro ore, perchè essi diventino capaci di svilup- ‘ parsi e di dischiudersi sotto l’ influenza successiva del calore d’ in- cubazione. Non potrebbe essere dubbio il sigrificato di cotesto fatto: — esso dimostra che la così detta maturazione del germe ché ha luogo durante l’ibernazione, non consiste (come general- mente si ritiene) in uno sviluppo lento, insensibile, favorito dal- l’azione del freddo, che è necessario preceda l'evoluzione embrionale e la schiusura dell'ovulo operata dal calore; ma piuttosto in un cangiamento dello stato fisico di aggregazione del profoplasma germinale che possa compiersi indipendentemente da qualsiasi attività fisiologica dell’ovulo, e che anzi si compia più facilmente e prontamente quando le funzioni vitali di esso sieno molto de- presse o sospese del tutto. È evidente infatti che l’azione del freddo in generale non può che deprimere le attività vitali, ed è assai probabile a priori, che la temperatura di zero gradi, agendo sugli ovuli del baco da seta, debba sospenderne in maniera assoluta le funzioni conducendoli nello stato di vifa latente. Coll’argomento dell’ibernazione degli ovuli del filugello si rannoda più di un problema che nello stato attuale delle cono- scenze non può ricevere una soluzione netta, precisa, e incontro- versa. Alla temperatura nella quale si effettua per solito l’iber- nazione naturale o artificiale, gli ovuli vivono effettivamente, vale a dire respirano, oppure si trovano nello stato di vila virtuale 0 (1) Citato dal Bernard. * da; le CAN tatente, come è noto avvenire pei grani del frumento ? Supposto che in dette condizioni la respirazione degli ovuli abbia luogo, è questa necessaria alla integrità vitale di essi, o almeno utile al loro futuro sviluppo ed evoluzione, oppure del tutto indifferente o superflua? Durante l’ibernazione possono gli ovuli rimanere per lungo tempo confinati in ambienti assolutamente irrespirabili senza perire, senza perdere la loro capacità germinativa, e senza alcun danno apprezzabile della loro vita avvenire? La tolleranza degli ovuli ibernanti pei gas irrespirabili o tossici è subordinata o no alla temperatura dell'ambiente? — A chi ci rivolgesse una qualun- que di coteste dimande, noi non sapremmo dare con piena convin- zione alcuna risposta precisa, fondandoci sui fatti sperimentali finora pervenuti a nostra conoscenza. Così secondo le ricerche di E- Mouline, ie uova dei bachi sopravvivono dopo essere state racchiuse durante l’inverno in un ambiente di acido carbonico (1). Medesimamente dai risultati sperimentali del Prof. Luvini si ricava che le uova, confinate entro diversi gas irrespirabili per un tempo abbastanza lungo, non ne risentono alcun danno apparente (2). Invece il Verson e il Quajat sostengono per propria esperienza « che unseme conservato costantemente (?) in un’atmosfera di acido « carbonico, contrariamente. alle osservazioni del Sig. Mouline, « muore fino all’ ultimo grano senza dar luogo a nascita alcuna. » Ripetute poi su vasta scala e acconciamente variate le ricerche sullo stesso argomento, pervennero a risultati, che sebbene poco | coerenti nei loro particolari, si piegano tuttavia alle seguenti con- clusioni generali: — 1° L’immersione del seme in atmosfere chiuse di ossigeno, d' idrogeno, di acido carbonico, sia durante la sverna- tura che dopo, sia a temperatura bassa che media (5° — 9° R.,) produce presso a poco i medesimi effetti. 2° L’ immersione del seme in detti ambienti per breve tempo (3 - 9 giorni) determina la morte ossia impedisce la nascita di una gran parte degli ovuli (40 — 60 °/ circa); l immersione-di. più lunga durata (20 — 100 (1) Citato dal Verson per un lavoro pubblicato in un giornale di Lione. ‘(2) Annali della R. Accademia di Agricoltura — Torino 1878. ie; giorni circa) o uccide tutta intera la partita o permette solo la schiusura di pochi bacolini isolati (1). Bastino queste brevi citazioni per dimostrare quanta incertezza e oscurità regni tuttora sui fatti che hanno rapporto coll’ argo- mento della respirazione degli ovuli. Sarebbe inefficace qualsiasi ragionamento astratto per spiegare la contradizione che corre tra i risultati del Mouline e del Luvini e quelli del Verson e Quajat. Ma anche considerando solo gli esperimenti di questi ul- timi, come rendersi conto del fatto che l'immersione degli ovuli nell’ossigeno produca il medesimo effetto che l’ immersione in gas irrespirabili come l'idrogeno e l’acido carbonico? Come avviene che gli ovuli, sottoposti ad un medesimo ambiente incongruo, non ri- sentano tutti lo stesso danno, e mentre molti periscono altri riman- gono capaci di svilupparsi in modo normale? — Dalle ricerche praticate dai suddetti sperimentatori per chiarire almeno in parte coteste incognite, furono raggiunti risultati talmente contradittori da indurli a concludere colle seguenti parole: « Confessiamo in- « genuamente di non saperci raccapezzare per ora fra dati così « discordi, e riserbiamo ogni giudizio per quanto ci sarà concesso « di ritornare con prove più numerose e concludenti su questo « argomento spinosissimo ».' Messa così in vista l'assenza pressochè assoluta di idee chiare e solidamente fondate sull’argomento della respirazione degli ovuli ibernanti del filugello, e considerando la non poca importanza che al medesimo si connette, tanto dal punto di vista della fisiologia generale, che da quello della tecnica industriale della così detta svernatura del seme bachi, m’indussi a farne soggetto di alcune ricerche sperimenteli, che eseguii nei due decorsi anni 1883-84, valendomi dei semi della migliore razza nostrana a bozzolo giallo confezionati in Ascoli Piceno nello Stabilimento Bacologico dei fratelli Luciani coi più rigorosi metodi di selezione. Trattasi di un primo saggio di ricerche, le quali perciò non hanno per ob- biettivo di risolvere tutte le diverse questioni inerenti all’ar- (1) Annuario della R. Stazione Bacologica di Padova. Vol. VII — Padova 1880. = joe gomento, ma prendono specialmente di mira il problema fondamen- tale che ha maggiore interesse per la pratica, quello cioè di ben de- terminare se gli ovuli durante l’ibernazione abbiano o no bisogno di respirare, per conservare la loro vitalità 0 capacità germinativa. A risolvere il quesito, naturalmente mi si offrivano due di- verse vie: il-mel/odo chimico, consistente nel determinare le mo- dificazioni subite dall'ambiente in cui gli ovuli ibernanti furono per un certo tempo confinati; e il metodo fisiologico consistente nel- l’apprezzare i cangiamenti subiti dagli ovuli stessi, per effetto della loro protratta immersione in ambienti incongrui al normale scam- bio respiratorio. Senza rinunciare al primo metodo, col quale però non ho finora eseguito che poche ricerche incomplete con risul- tati poco dimostrativi, io mi sono attenuto al secondo metodo, di più facile esecuzione, e più direttamente conducente alla soluzione del proposto quesito. Esporremo dapprima in succinto i nostri esperimenti e i ri- sultati obbiettivi ottenuti, riserbandoci infine a trarre le nostre conclusioni. Il 15 ottobre 1882 alcuni saggi di seme bachi della medesima razza nostrana e dello stesso allevamento, furono posti a svernare in un ambiente a temperatura bassa pressochè costante (7 — 8° C), variamente condizionati nel seguente modo : Saggio A. in un recipiente aperto all’aria libera. « B. in un ampolla sigillata ripiena di aria umida. « C. in un’ampolla sigillata ripiena di aria comunicante, mercè un tubo di vetro ricurvo che esce dal turacciolo, con un piccolo fiaschetto contenente dell’acido solforico anidro (aria secca normale). « D. sospeso entro una campana sigillata nel piatto ripiena di aria, e contenente in due piccole capsule acido solforico anidro e pezzetti di potassa caustica (arza secca e priva di CO°). « E. chiuso perfettamente in un’ampolla ripiena di acido carbonico. di) Saggio F. sospeso entro una campana sigillata nel piatto, fornita di un rubinetto al suo culmine, e di un manometrino a mercurio al fianco, ripiena di acido carbonico e con- tenente un vasetto con soluzione di potassa. (Il mano- metro non segnava che una leggera pressione negativa nell'interno della campana per assorbimento di CO*. È evidente che la tenuta dell'apparecchio non era perfetta). « G. chiuso in un provino ripieno di ossido di carbonio. (La punta affilata del provino fu saldata alla lampada). « H. chiuso in un provino ripieno d’74rogeno. (La punta affi- lata del provino fu saldata alla lampada). Il 16 aprile 1883 vale a dire dopo 152 giorni, gli otto saggi di seme furono tutti estratti dai loro recipienti, messi all’aria libera collocati in altrettante scatoline di cartone, e posti in un ambiente della temperatura di 15 — 16° C, per incominciare l’in- cubazione graduale. Finalmente il 6 maggio furono posti in una specie di stufa ventilata ad una temperatura iniziale di 20° C. che cresce regolarmente di giorno in giorno, fino al massimo di 25 — 26° C. Saggio A. — La mattina dell’11 maggio cominciano a nascere alcuni bacolini. Fra il 12 e il 13 nascita completa. « B. — Tenuto nella stufa fino al 14 maggio senza che na- scesse neanche un bacolino. Il colore del seme tende al paonazzo, conserva la turgidezza normale. Os- servato il contenuto al microscopio, presenta i soliti corpuscoli rotondi normali di svariata grandezza. « C. — La mattina del 12 comincia a dischiudere. Tra il 13 e 14 la schiusura è completa. « D. — Comincia a nascere qualche bacolino la mattina del- l' 11. Al 12 nascita in gran quantità. Al 13 è pres- sochè tutto dischiuso. « E. -- La mattina del 12 nasce quasi la metà. Al 13 è tutto nato. ao Ly it Saggio F. — La mattina del 10 qualche bacolino. AIl’11 nascita in gran copia. Al 12 nato quasi in totalità. « G. — La mattina del 10 alcuni bacolini. All’11 e al 12 nascita pressochè completa. « H. — Nessuna nascita fino al 14. Il seme presenta gli stessi =. caratteri di quello del saggio B. Riassumendo questi risultati obbiettivi si ha: 1° Gli ovuli racchiusi in aria umida e nell’ idrogeno (Saggi B e H) hanno perduto la loro /acoltà germinativa. 2° Tutti gli altri sono nati normalmente come quelli esposti all’aria libera. 8° Gli ovuli racchiusi in arîa secca (Saggio C) si sono mo- strati alquanto tardivi a nascere, quelli immersi in ossido di car- bonio (G) alquanto precoci, quelli trattati all’acido carbonico (E) sono nati contemporaneamente a quelli esposti all’aria aperta. Dietro questi risultati io mi formai nettamente il concetto che la vitalità degli ovuli ibernanti non sia subordinata alla pre- senza dell’ossigeno dell’aria, perchè sì conserva anche dopo essere - stati confinati per molto tempo in ambienti di CO° e di CO. Il che porta a concludere che gli ovuli ibernanti, posti in dette condizioni, o non respirino affatto e trovinsi nello stato di vita latente assoluta, o cadano in questo stato senza nocumento della loro vitalità dopo aver speso respirando tutto l'ossigeno di prov- vigione immagazzinato nel loro protoplasma. Per quanto infatti si voglia immaginar lento il consumo e abbondante la provvigione dell'ossigeno, è impossibile ammettere che basti a mantenere la respirazione e la vita attiva per 152 giorni. Il fenomeno della sopravvivenza degli ovuli immersi per lungo tempo in gas irrespirabili ha tutti i caratteri netti di un fatto positivo che si verifica in condizioni determinate, e che non può esser distrutto da altri fatli negativi osservati in condizioni cer- tamente differenti. Per negarne l’importanza bisognerebbe niente meno dimostrare che nei miei esperimenti non avessi veramente adoprato CO* e CO, o che almeno le ampolle non fossero state @ i o ben sigillate, il che spero non verrà in mente ad alcuno di so- spettare. Che gli ovuli sopravvissero non solo nell’acîdo carbonico, ma anche nell’ossido di carbonio, gas eminentemente tossico, ci dimostra che molto probabilmente non ebbe luogo tra gli ovuli e questi gas alcun notevole processo di diffusione, da compromettere la vitalità dei germi. Questo stesso concetto vale a spiegarmi per opposizione gli effetti mortiferi esercitati dall’ idrogeno, che es- sendo il più leggero e diffusibile dei gas, ha potuto certamente penetrare nell’interno degli ovuli e alterare — se non per azione chimica per semplice azione meccanica — la delicata struttura del protoplasma germinale. Ma resta un altro fenomeno di assai più difficile interpreta- zione. Come spiegare l’azione mortifera esercitata sugli ovuli dalla semplice aria umida confinata? — Siccome l’aria secca confinata, priva o no di CO', non esercitò alcuna nociva influenza sugli ovuli, si sarebbe indotti a sospettare che la presenza del vapor acqueo abbia occasionato la morte degli ovuli. Ma in che modo? Forse favorendo lo scambio respiratorio e impedendo agli ovuli di en- trare prontamente nello stato di vita latente? — Prima di affi- darci a questa ipotesi ardita, passiamo ad esporre i risultati di una seconda serie più numerosa di ricerche compiute nello scorso anno. Il 10 gennaio 1884 si pesano con una bilancia di precisione (sensibile al decimo di milligrammo) 14 saggi di 4 grammi cia- scuno di seme bachi selezionato di razza nostrana e dello stesso allevamento, e si pongono entro appositi fiaschetti della capacità di circa 800 cent. cub. nelle condizioni seguenti: Due saggi (A e A’) all’aria libera. (I colli dei fiaschi sono lasciati senza turacciolo). « (B e B) all'aria chiusa umida. (I fiaschi sono chiusi con turaccioli di sughero e quindi saldati e coperti di mastice). PAPA Due saggi (C e C') all’aria chiusa secca. (Ciascun fiasco comunica con una piccola ampolla contenente aciîdo s0/- forico anidro, mercè un tubo di vetro ricurvo che esce dal turacciolo diligentemente saldato). « (D e D') all’ossigeno. (Ciascun fiasco ha il turacciolo at- ; traversato da due tubi di vetro, uno dei quali si prolunga fino al fondo del recipiente. Si mette in comunicazione quest’ultimo con una corrente di ossigeno puro proveniente da un gassometro, e quando si è sicuri che tutta l’aria è stata scacciata e sostituita dall’os- sigeno, si saldano alla lampada le estremità dei due tubi). « (E e E’) all’acido carbonico. (Si riempiono i due fiaschi di CO° collo stesso metodo di D D'). « (F e F”) all'ossido di carbonio. (Si riempiono i due fiaschi nel modo suddetto). « (G e G') all'idrogeno. (Si adoprano come recipienti due piccole storte affinchè il riempimento coll’ H col metodo dello spostamento riesca perfetto. Le estremità dei tubi delle storte vengono saldati alla lampada). I primi sette saggi A, B, C, D, I, F, Gsi collocano in un ambiente della temperatura di 5 — 6° C., consistente in una camera calorimetrica di un metro cubo di capacità, da me ideata e fatta costruire per uso del mio Laboratorio. Essa è congegnata in guisa da non poter disperdere nè assorbire calore, da mantenere quindi pressochè costante una qualsiasi temperatura iniziale. Gli altri sette saggi A‘, B,' C‘, D', E', F', G' sono collocati nel mio gabinetto, risealdato durante l'inverno ad una tempera- tura che oscilla tra 12 e 15° C. Il 27 marzo,vale a dire 76 giorni dopo, i 14 saggi di seme bachi sono tratti fuori dai loro recipienti, immediatamente ripe- sati, e quindi collocati in piccole guantiere di cartoncino, e con- = e dotti nel gabinetto alla temperatura di 15° C. Le pesate diedero il risultato che si legge nel seguente specchietto: PESO DIFFERENZA PESO DIFFERENZA A=gr. 4, 017| + gr. 0,017 AI B= » 3,99] — » 0,007 B/ 3,669 | — 0,331 (1) 3,948 | — 0,052 l_all C= » 3,9755| — » 0,024 CI = 3,864 | — 0,196 D= » 4,004| + » 0,004(2) | D' = 3,909 | — 0,091 (3) E= » 3,993] — » 0,007 E! = 3,972 | — 0,028 F= » 3,981] — » 0,019 F/ = 3,99 | — 0,041 G= » 3,982] — » 0,018 GI = 3,972 | — 0,028 Riassumendo i dati che possono ricavarsi dalle pesate, rile- viamo quanto appresso. 1° Non tenendo conto del risultato della pesata di saggio D (leggasi la nota relativa), si ottenne una diminuzione di peso in tutte le partite, ad eccezione del saggio A lasciato all'aria libera, che subì un notevole aumento. 2° La diminuzione di peso subita dai saggi tenuti a tem- peratura bassa, fu assai minore di quella subita dai saggi te- nuti a temperatura moderata. . 8° La diminuzione massima di peso si ebbe nei saggi C e C' tenuti in aria secca confinata ; la minima nei saggi B e B', (1) La mattina del 27 marzo quando venne ripesato il saggio A/ molti bacolini erano nati spontaneamente, vale a dire senza speciale incubazione. La forte diminuzione di peso dipende certamente da cotesto fatto, e rappresenta in certo modo la misura del con- sumo materiale che accompagna lo sviluppo embrionale degli ovuli. (2) Quando s’ introdusse nel fiasco l'ossigeno vi penetrò qualche goccia d’acqua dal tubo di gomma del gassometro, che umettò il seme, che al 27 marzo si presentava di co- lor bruno, adeso alle pareti del fiasco e agglutinato da non poterlo estrarre facilmente. A raggiungere questo intento fu d’uopo introdurre acqua nel fiasco per distaccare il seme dalle pareti; quindi l’acqua col seme furono versati in un filtro, fu fatto asciugare il seme alla temperatura di 15° C, e poscia pesato. Certamente l'aumento di peso pro- venne in questo caso dalla subìta lavatura. ‘ (3) Anche il saggio D’' come il D presentava il seme umido e alquanto aderente alle pareti del fiasco; tuttavia con un po’ di pazienza si riescì ad estrarlo tutto senza bi- sogno di lavatura e senza perdere neanche un acino. 1 SERA geo E e E' tenuti in aria umida confinata e in CO? la media nei saggi Fe F, G e G' tenuti nel CO e nell H. Questi fatti si lasciano facilmente interpretare con concetti assai semplici d’ordine puramente fisico. È evidente che l’aumento di peso subito dal saggio A non può dipendere che da assorbimento di vapor acqueo effettuato dagli ovuli all’aria libera sotto bassa temperatura. Se si suppone che durante l’ibernazione gli ovuli respirino, si dovrebbe avere necessariamente, per eliminazione di carbonio, una perdita pro- gressiva del loro peso, proporzionale alla vivacità dello scambio gassoso. Ma posto anche, che cotesto consumo potesse essere in parte o anche del tutto compensato da un progressivo assorbimento di acqua, non si può negare che il notevole accrescimento di peso presentato dal saggio A è assai male conciliabile col supposto che durante l’ ibernazione gli ovuli respirino e quindi consumino, men- tre s'intende facilmente come semplice effetto di puro assorbi- mento di acqua durante la perfetta indifferenza vitale degli ovuli. Il fatto che gli ovuli tenuti a temperatura moderata subiscono una diminuzione di peso assai maggiore di quelli tenuti a tem- peratura bassa, potrebbe far sospettare che i primi respirino più at- tivamente che i secondi: ma se si considera che il fatto si osserva non solo nei saggi chiusi in ambienti ossigenati, ma anche in quelli immersi in gas irrespirabili, è chiaro che non può essere spiegato che come effetto di esalazione di vapor acqueo che deve evidentemente esser proporzionale alla temperatura dell’ambiente. La riprova che veramente la diminuzione di peso verificata in generale in tutti i saggi di ovuli racchiusi in ambienti confi- nati dipenda unicamente da esalazione di vapor acqueo subita dai medesimi in dette condizioni, si ha nel fatto che la diminuzione massima di peso ebbe luogo nei saggi C e C' tenuti in aria secca, e la minima in B e B', E e E' tenuti in aria ed'in acido carbo- nico non scevri di umidità. In C ed in E si ebbe un’identica di- minuzione di peso del valore di 7 mi2ligr., i quali (supposto che gli ovuli, per conservare la loro vitalità, avessero bisogno di respi- rare continuamente) rappresenterebbero il consumo di 76 giorni Ann. XVII, 1183 6 i Seen di vita attiva! Se il saggio C in ambiente ossigenato ha per- duto 7 milligr. come E in ambiente affatto privo di ossigeno, non abbiamo in questo fatto gli estremi per ritenere che nè C nè E abbiano affatto respirato e che la lieve diminuzione di peso da essi subita dipenda da leggerissima esalazione d’acqua avvenuta durante tutto il tempo dell’ibernazione ? Dopo queste considerazioni riuscirà assai interessante l’esa- minare i risultati ottenuti coll’ incubazione graduale dei 14 saggi di seme bachi. Dissi già che dopo la pesatura di essi effettuata il 27 marzo, furono tutti trasportati in un ambiente di circa 15° C all’aria libera. Ivi furono lasciati per 20 giorni, vale a dire fino al 16 aprile, in cui ebbe principio l’incubazione artificiale. A que- sto scopo furono posti in una specie di stufa ventilata, riscaldata da una fiammella di gas provvista di regolatore, ad una tempera- tura crescente nel modo seguente : 16 aprile, ore 12 m. Temp 17° C. IW » 18° — 18,5° IS.» » 20° dora » 21,50 — 220 20 » fi 24 MIHTBS” » 23° 22 » » 230 23 » » 23° 24 » 4 23° Le nascite nei diversi saggi sono incominciate secondo l’ or- dine seguente : A127 marzo cominciarono a nascere spontaneamente i semi del saggio A‘. Al 21 aprile, 5° giorno d’incubazione, appaiono alcuni bacolini pre- cursori nel saggio C. AI 22, 6° giorno d’incubazione, prime nascite nei saggi B/, B, C. Al 23, 7° giorno d’incubazione, prime nascite nei saggi D, D, F. AI 24, 7° giorno d’incubazione, prime nascite nel saggio A. * BR ei AI 25, 8° giorno d’ incubazione, prime nascite nel saggio E. Al 26, 9° giorno d'incubazione, prime nascite in G ed F. Il risultato definitivo dell’incubazione dei diversi saggi tro- A Tatti nati ma con forte ri- tardo. B Tutti nati. C Tatti nati. D Discreto residuo di ovuli es- siccati. E Nati quasi tutti, ma con ri- tardo. F Nati circa la metà e con ri- tardo vasì riassunto nel seguente specchietto: A’ Tutti nati assai precocemente B' Notevole residuo di ovuli es- siccati. C/ Residuo minore che in B/. D’' Residuo maggiore che in D, e in B.. E’ Nati pochissimi bacolini. F' Nati in minor numero che in F. G Nati circa la quinta parte G/ Nessuna nascita. con ritardo. Da questi dati possiamo ricavare le seguenti conclusioni: 1° Nei saggi svernati a bassa temperatura, le nascite fu- rono in generale tardive, rispetto a quelle dei saggi svernati a temperatura moderata. 2° Nei saggi svernati a temperatura bassa e in ambienti ossigenati e respirabili (A, B, C, D), gli ovuli svilupparono tutti regolarmente, sia quelli rimasti in aria aperta che chiusa, sia quelli in aria secca che umida (A, Bb, C), solo lasciò un qualche residuo di ovuli essiccati il saggio tenuto nell’ossigeno puro con molta umidità (D); invece nei saggi omonimi (A‘, B, C, D') svernati a temperatura moderata, si ebbe un notevole residuo di ovuli es- siccati nel saggio tenuto in aria chiusa umida (B'’), un residuo minore nel saggio tenuto in aria chiusa secca (C’), e un residuo maggiore in quello tenuto in ossigeno con moltissima umidità (D'). 8° Nei saggi svernati a temperatura bassa in ambienti ir- respirabili (E, F, G), gli ovuli si svilupparono quasi tutti nel sag- gio tenuto in acido carbonico (E), circa la metà in quello tenuto — 84 — in ossido di carbonio (F), e circa la quinta parte in quello tenuto nell’idrogeno (G); invece nei saggi omonimi svernati a tempera- tura moderata (E’, F‘, G), pochi bacolini nacquero in quelli te- nuti nell’acido carbonico o nell’ossido di carbonio (E', F') e nem- meno uno nel saggio tenuto nell’idrogeno (G') L’interpretazione di questi fatti in tutti i loro particolari es- senziali non è un compito dei più difficili. Senza pretesa di indagarne le riposte cause, il ritardo della nascita, vale a dire la maggiore durata dell'evoluzione embrio- nale degli ovuli svernati a temperatura bassa rispetto a quelli svernati a temperatura moderata, può essere concepito come ef- fetto di una minore eccitabilità o di un maggiore torpore rispetto alle azioni esterne, che assume e conserva per molti giorni l’o- vulo che ha dimorato lungamente in un ambiente freddo. Che dopo lunga dimora in ambienti chiusi ossigenati gli ovuli conservino la loro vitalità a bassa temperatura, mentre a temperatura moderata non pochi di essi vi periscono, ci permette di pensare che molto probabilmente nel primo caso gli ovuli ca- dano in uno stato di vita latente assoluta, mentre nel secondo caso nello stato di vifa minima, per cui respirino debolmente, da rima- nerne infine consunti i più deboli, ossia i meno sviluppati o meno perfettamente costituiti. Una bella conferma di questa induzione ci sembra il fatto importante che il maggior numero di ovuli es- siccati si ebbe tra quelli che furono chiusi nell’ossigeno e nell'aria umida e il minor numero tra quelli chiusi in aria perpeluamente secca, il che è quanto dire che il maggior numero di vittime si ebbe nell’ambiente il più atto alla respirazione e il minor numero nell'ambiente il meno adatto. Che la vita attiva o la respirazione durante l’ ibernazione sia più nociva che utile, si desume anche dal fatto che a bassa temp. gli ovuli svernati in acido carbonico nacquero quasi tutti, men- tre quasi tutti perirono a temperatura moderata. Le forti perdite subite dai saggi svernati in ossido di carbonio e in idrogeno a bassa temperatura, non dipesero certamente da che in queste con- dizioni abbiano respirato e quindi sieno rimasti asfissiati, dopo peo n o avere speso tutto l'ossigeno di provvigione, per mancanza di am- biente respirabile; ma piuttosto — come si disse di sopra — dal fatto della diffusione e penetrazione di questi gas nella intimità del protoplasma germinale, e conseguente disorganizzazione chi- mica, o forse meglio meccanica, della sua finissima struttura. Rispetto ai ‘saggi di seme svernati in ambienti irrespirabili a temp. moderata, mentre armonizza perfettamente con quanto sì è detto il fatto del danno assai più grave subito dagli ovuli, comparativamente agli omonimi ‘saggi tenuti a temp. bassa; men- tre intendiamo benissimo la morte di tutti gli ovuli racchiusi nell’idrogeno; dobbiamo confessare di non saperci render conto del fatto che il seme racchiuso nell’ossido di carbonio subì mi- nori perdite di quello confinato nell’acido cardonico. Quando si confrontino i risultati dei nostri esperimenti del 1883 con quelli del 1884, si ha che — presi nel loro complesso — essi concordano perfettamente in quanto dimostrano la vita latente degli ovuli del filugello durante l’ ibernazione a temperatura bassa, ma pure differiscono in due particolari importanti che ci sentiamo in obbligo di rilevare e- d’ indagarne le cagioni. Nell’ 83 i saggi di seme svernati nell'aria umida confinata e nell’ idrogeno perirono completamente; invece nell’ 84 nacque completamente quello rac- chiuso in aria umida a bassa temp: e lasciò un caput mortuum di circa la quinta parte quello racchiuso nell’ idrogeno. Notiamo in- tanto che la differenza del risultato è assai minore quando si confrontino i suddetti saggi dell’ 83 coi corrispondenti dell’ 84 te- nuti a temperatura moderata. Abbiamo infatti che quelli chiusi nell’ idrogeno perirono tutti come nell’ 83, e quelli chiusi in aria umida lasciarono un notevole residuo di ovuli essiccati. È naturale che le cagioni di queste differenze dobbiamo cer- carle nelle diverse condizioni sperimentali in cui ci ponemmo nelle due serie di ricerche. E a cotesto proposito rileviamo: 1.° nel- l'’83 la svernatura artificiale in ambienti inusati durò 152 giorni, nell’ 84 invece 76 giorni soltanto, vale a dire la metà precisa del "a 27% d ti se Lidi PRA JA LE ROTe tempo: 2.° nell’83 la svernatura ebbe luogo alla temp. di 7 — 8° C, nell’ 84 alla temp. di 5 — 6° C (temp. bassa) e di 12 — 15° C. (temp. moderata). Bastano questi due dati a chiarire in gran parte le accennate differenze. — S' intende bene infatti che l’azione dell’aria chiusa umida e dell’ idrogeno possa riescire micidiale alla vitalità degli ovuli, quando sia protratta per moltissimo tempo e a temperatura non molto bassa, e che invece possa riescire o innocua (aria umida) o mediocremente nociva (idrogeno), quando non duri che la metà del tempo e a due gradi meno di temperatura, da non permettere la vita attiva degli ovuli. Che nell’84 a temp. da 12 — 15° C. l’azione dell’ idrogeno riescì micidiale come nell’ 83, si spiega facilmente, pensando che quel grado di temperatura possa essere favorevole alla penetrazione dell’ idrogeno nell'interno degli ovuli, da alterarne la struttura in tempo relativamente breve, raggiungendo così lo stesso effetto che ha luogo in un tempo doppio a temperatura meno elevata. Ma come spiegare il fatto che nell’ 84 a temperatura da 12 — 15° C, l’azione dell’aria umida confinata non produsse che mediocre danno, mentre nell’ 83, a 7 — 8° C, riescì altrettanto micidiale dell'idrogeno? Ciò secondo noi di- mostra che l’aria chiusa umida riesce nociva .alla vitalità degli ovuli, meno in ragione della temperatura in cui si compie l’ iber- nazione, che della durata della medesima. Ci sembra inoltre un fatto che armonizza colla nostra ipotesi, che cioè l’aria chiusa umida riesca nociva in quanto può favorire la respirazione degli ovuli ibernanti, e per un meccanismo essenzialmente differente da quello per cui riesce malefico l'idrogeno. Ora rimarrebbero a spiegare le grandi «lifferenze dei risultati delle mie ricerche, rispetto a quelli ottenuti dai Professori Verson . e Quajat, i quali — come si disse — ottennero una fortissima mortalità degli ovuli racchiusi, anche per pochissimi giorni, e a differenti temperature, sia nell’ O, sia nel CO”, sia nell’ H. Ma a noi manca la conoscenza esatta e minuta di tutte le singole con- aggio dizioni sperimentali in cui si posero questi autorevoli Bacologi, le quali solo potrebbero fornirci la chiave per renderci conto delle differenze, e per dare il giusto valore ai loro risultati. Abbando- neremo quindi agli autori medesimi cotesto compito non facile, pregandoli a riflettere che l’ importanza dei nostri risultati postî- tivi, non può essere attenuata dai loro risultati negativi. Mentre infatti la sopravvivenza degli ovuli dietro protratta chiusura in ambienti irrespirabili e a bassa temperatura, dimostra necessaria- mente la loro vita :atente durante la chiusura, invece la loro morte per simile trattamento, non dimostra che l’asfissta ne sia la cagione vera e necessaria, potendo molte altre cagioni — ap- prezzabili o no — aver determinato lo stesso evento. Vogliamo infine rilevare che se dal punto di vista fisiologico le nostre ricerche valgono a mettere chiaramente in vista il fatto notabilissimo della vita latente degli ovuli ibernanti del filugello in determinate condizioni di temperatura; non riescono meno in- teressanti dal punto di vista della tecnica industriale della sver- natura del seme bachi. Due sono i fatti, appurati coi nostri esperimenti, che hanno più stretto rapporto con la pratica bacologica: 1° — Il seme bachi conservato durante l’inverno in aria umida confinata può subìre danni più o meno rilevanti in proporzione della durata della chiusura e del grado di temperatura dell’am- ‘biente. 2° — La bassa temperatura (5 — 6° C—=4— 5° R.) rendendo il seme affatto inattivo e îneccitabile, vale a dire insensibile alle azioni esterne, ne garantisce la perfetta vitalità, indipendente- mente da qualsiasi ventilazione o rinnovamento dell’aria am- biente. La pratica razionale della svernatura del seme bachi deve fondarsi su questi due cardini. Tutto si riduce a conservare il seme durante l’ inverno a /reddo e all’asciutto. Non disapproviamo l’uso delle così dette svernatricî con le quali è dato raggiungere 3 "ARES abbastanza bene cotesti intenti; ma affermiamo con piena con- vinzione che la svernatura può riescire anche meglio, con mezzi più semplici e meno dispendiosi. Cotesta notizia deve fare certa- mente piacere ai bachicultori in generale e ai produttori di seme in particolare. Firenze, dal Laboratorio di Fisiologia del R. Istituto di Studi Superiori, febbraio 1885. "a LEE CAMERANO dott. L. - Osservazioni intorno alla neotenia negli insetti. Il fenomeno della neotenia, il quale venne in questi ultimi tempi studiato primieramente negli Anfibi, non è tuttavia esclu- sivo a questi animali; ma si presenta pure in altri gruppi di viventi e sopratutto negli Insetti (1). Il fenomeno della neotenia inteso nel suo significato più ge- nerale, consiste nel perdurare nello stato adulto di parte o di tutti i caratteri giovanili o larvali. La massima parte dei fenomeni È che oggi si considerano come neotenici, noti già da molto tempo, erano considerati come arresti di sviluppo più o meno completi. A questo riguardo è d’uopo porre bene in sodo che la neotenia propriamente detta non importa menomamente l’ idea di un arresto generale di sviluppo, ma semplicemente il perdurare di certi or- gani per tutta la vita, a cominciare da un determinato stadio giovanile o larvale. Intesa la neotenia in questo senso, si vede chiaramente che lo studio di essa è intimamente collegato allo studio delle meta-. morfosi e a quello del polimorfismo sessuale, sociale ecc. Si suole generalmente dividere lo sviluppo degli insetti in quattro periodi: L’'ovo, la larva, la ninfa, e l' insetto perfetto. È noto tuttavia come non in tutti gli Insetti questi stadi siano ben chiari e de- (1) Si consulti intorno alla neotenia, J. Kollmann. Das Ueberwintern von europai- schen Frosch - Triton Larve etc. - Verhand]. d. Naturf. Gesel. in Basel. VII, 1883. - L. Camerano, Intorno alla neotenia ed allo sviluppo degli Anfibi. - Atti R. Accad. Sciénze di Torino vol. XIX, 1888 - Kollmann. - Die Anpassungsbreite des Batrachier und die correlation der Organe. - Zool. Anz. n. 167, 1884. L. Camerano. Nuove osservazioni intorno alla Neotenia ed allo sviluppo degli Anfibi. Atti R. Acc. Scienze Torino, v. XX, 1884. | Si consulti anche — E. Haeckel - Ein never Fall von abgekiirzter Entwicke- lung - Kosmos - Zeitschrift fùr Entwick. 5 Iahrg. I. Hef, 1884. Stuttgart. > DOS limitati: è noto pure come in certi casi questi stadi siano in numero maggiore, come nei fenomeni così detti di ipermeta- morfosi. Nei quattro periodi sopra menzionati si osservano nei vari gruppi di insetti essenzialmente due serie di fatti; vale a dire,.0 uno 0 più dei detti periodi tendono ad allungarsi, o uno o più tendono invece a raccorciarsi. Quando l'allungamento di uno dei periodi larvali è molto spinto, tanto anzi da concedere all’animale . di riprodursi in quello stato, si ha un caso di mneotenia totale. Se l’animale non giunge a riprodursi se non dopo clie ha cam- biato stadio vi ha allora una semplice neotenia parziale. Le due forme di neotenia possono trovarsi nella stessa specie in individui diversi. Per ‘poter comprendere bene i fenomeni neotenici è d’ uopo perciò considerare anzitutto il modo di interpretare le metamor- fosi, le ipermetamorfosi, e la generazione alternante, fenomeni che si sogliono incontrare nello sviluppo degli insetti. Si dà in generale nella classificazione degli insetti una troppo grande importanza al carattere delle metamorfosi, poichè le divi- sioni degli insetti in ametaboli e metaboli, olemetaboli ed emi- imetaboli sono puramente scolastiche. Le metamorfosi degli insetti come si intendono oggi non sono molto probabilmente che fenomeni di cenogenesi, dovuti in massima parte a fenomeni di adattamento. Ciò si può dire par- tendo dal fatto che in generale l’animale tende ad ‘accorciare, e quindi ad accelerare, il periodo del suo sviluppo ontogenetico. Il più delle volte quando nello sviluppo di un animale si vede prolungarsi notevolmente un dato periodo di questo sviluppo si può ammettere che ciò proviene per adattamento. Comunemente si suol dire che l’insetto esce dall’uovo allo stato di larva, ora è d’ uopo osservare che non tutte le larve escono dall’ uovo allo stesso grado di sviluppo. Così ad esempio negli Ortotteri e nei Rincoti Je larve escono dall’ uovo provviste di vere zampe toraciche, mentre invece nei Lepidotteri, nei Dit- teri ec., le larve escono allo stato vermiforme. Contrariamente eo pr a quanto si suol fare le larve del primo tipo sono da ritenersi più elevate di quelle del secondo (1). Le larve impiegano un tempo variabile per giungere allo stato di insetto perfetto, ora si è durante questo periodo che esse pos- sono subire modificazioni più o meno profonde per adattamento. Queste modificazioni possono essere numerosissime e molto varie, io ne enumererò qui le principali, che dividerò per maggior chiarezza in:vari gruppi: 1° Periodo larvale breve : l’animale esce dall’ uovo simile al tutto all’insetto perfetto. - Insetti ametaboli degli Autori (Atteri). 2° Periodo larvale allungato, senza periodi di riposo (2). Insetti emimetaboli, metamorfosi incompiute degli Autori. Le larve differiscono poco dagli insetti perfetti: il loro sviluppo è come si suol dire diretto: vi sono vere zampe toraciche nelle larve le quali hanno anche una spiccata eteronimia della segmentazione. (Ortot- teri, Rincoti). 3° Periodo larvale molto allungato e con periodi di riposo più o meno distinti e più o meno lunghi. - Insetti olometaboli degli Autori, metamorfosi compiute. - Le larve differiscono moltissimo dagli insetti perfetti; o mancano tutte le zampe; 0 le toraciche sono spesso rudimentali; sono frequenti le false zampe, l’omonimia dei segmenti è spiccata. (Ditteri, Coleotteri, Imenotteri, Lepidotteri). Le larve di tutti questi gruppi presentano modificazioni più o meno importanti le quali sono dovute ad adattamento; mo- dificazioni che devono essere tenute in linea di conto, e alle quali non si deve dare una troppo grande importanza nella classificazione generale degli insetti, e sopratutto nelle deduzioni intorno alla fi- logenesi degli insetti stessi. Nel primo gruppo la brevità grande dello sviluppo larvale è molto probabilmente, un portato del parassitismo. (1) Si consulti e questo proposito - S Lubbock - Mètamorphoses des insectes, tra- duzione francese, Parigi 1880. (2) Indico così lo stadio di crisalide o di ninfa; quantunque, come è noto, non vi sia un vero riposo; ma invece il principio di una nuova serie di trasformazioni. Beet Val Nel secondo gruppo lo sviluppo delle ali, carattere principale sul quale è fondata la differenza fra la larva e l’insetto perfetto, poiché il graduato sviluppo degli organi sessuali non costituisce una metamorfosi nel senso generale della parola, è molto varia- bile anche in forme affini. Sono noti numerosi casi d’ insetti per- fetti, ad esempio fra gli Ortotteri, che sono privi di ali, e che quindi a questo riguardo sono ancora allo stadio larvale. Nel terzo gruppo lo sviluppo presenta una serie di fenomeni talvolta molto complessi ; il fatto principale tuttavia sta sempre nello stadio di crisalide o di ninfa, stadio che è certamente un portato dell'adattamento, in rapporto probabilmente colle varia- zioni di stagione, come il sopraggiungere di una stagione molto fredda, o molto calda o secca, ed anche, in certi casi, forse col- l'apparire di certi parassiti. Mi pare che il periodo crisalidale si potrebbe considerare come originatosi dal prolungarsi e dal mo- dificarsi di un dato periodo di muta della pelle; fenomeno: come è noto che si verifica in tutte le larve, anche del gruppo prece- dente. Ciò almeno si osserva abbastanza bene nel passaggio allo stato ninfale di molti Ditteri. Dato questo prolungamento della vita larvale entro ad uno astuccio protettore ne sarebbero se- guite poi tutte le modificazioni ulteriori, interne ed esterne delle ninfe stesse. Il prolungamento del periodo larvale dipendente molte volte dalla vegetazione e in generale dalle condizioni del cibo, indur- rebbe nelle larve modificazioni notevoli, come uncini, aculei, co- lorazioni, prolungamenti cutanei mimetici ecc.; la stessa forma generale del corpo in molti casi,.spiccatamente vermiforme, la stessa. mancanza delle zampe, dico, sono fenomeni di adattamento e di cenogenesi. Talvolta lo sviluppo larvale si complica per la presenza di un numero vario di periodi di riposo, (ipermetamorfosi) come ad esempio nelle Sifaris, nelle Meloe ecc., ma questa modificazione è troppo chiaramente dovuta al genere di vita della larva. Altre volte, essendo il periodo larvale straordinariamente al- Ù RR ne lungato, la larva si sviluppa tanto da riprodursi prima di giun- gere allo stato perfetto, come ad esempio negli Afidi, e si ha allora una generazione alternante, fenomeno che sì può considerare come secondario e legato al perdurare per lungo tempo dello stadio larvale. Si vede adunque che anche negli insetti come negli Anfibi, il periodo larvale è per dir così molto elastico e flessibile, capace cioè di accorciarsi o di allungarsi. Anche negli insetti come negli. Anfibi i vari individui della stessa specie possono presentare casi di meofeniu parziale, cioè impiegare un tempo notevolmente lungo per svilupparsi. È fre- quente il caso ad esempio, di larve, di Lepidotteri le quali acciden- talmente svernino, non è raro il caso che larve di Libellule e di Friganee passino allo stato larvale nell'acqua un tempo più lungo dell'ordinario. È probabile che il fatto di trovare molti insetti i quali impiegano due o tre anni, ed alcuni anche cinque, sei, ed anche dieci ed undici a trasformarsi, sia dovuto a fenomeni neotenici. Mi pare che si possano considerare come neolenia totale il fatto di quelle forme le quali si riproducono o normalmente o solo in certe condizioni, (Miastor) allo stato larvale. Per maggior brevità e chiarezza riunisco qui in uno spec- chietto le principali categorie di fenomeni neotenici degli insetti. I. Neotenia parziale. L’ insetto impiega più di un anno a svilupparsi; qualche volta ne impiega un numero notevole. II. Neotenia totale. L’ insetto conservando la sua forma larvale si riproduce. Ora il fenomeno è accidentale e si osserva solo in qualche individuo; ora invece è di già divenuto caratte- ristico della specie: in questo ultimo caso la neotenia totale è per lo più esclusiva delle femmine. Sono numerosi gli esempi di fem- mine adulte larviformi. La Neotenia totale si ha ancora in molti casi di insetti a sviluppo diretto (metamorfosi incompiuta Aut.), nei quali le ali non si sviluppano e quindi non vi è differenza esterna fra la Ninfa e l’insetto perfetto nelle ali. La neotenia anche in questo caso è passata per lo più allo stato di carattere specifico. te 0) ARS La neotenia importa adunque un polimorfismo, il quale. può essere più o meno spiccato secondo i casi, e può osservarsi o fra i vari individui di una specie, o fra i due sessi. Quest’ ultima maniera di polimorfismo è la più frequente negli insetti. Probabilmente anche il polimorfismo sociale è dovuto à feno- meni neotenici (individui neutri). In questo caso la neotenia si estende anche agli organi riproduttori. Osserverò inoltre che anche negli insetti, come negli Anfibi, non esiste correlazione di sviluppo fra gli organi riproduttori e i vari organi esterni, come ad esempio le ali, le zampe, ecc., con- trariamente a quanto si suol dire. Io dirò adunque per conchiudere questa breve nota. 1° Che le metamorfosi attuali degli insetti, intese nel signi- ficato usuale, sono in buona parte fenomeni di adattamento (1). 2° Che il periodo dello sviluppo larvale e ninfale può essere accorciato o allungato secondo le circostanze. 8° Che gli individui che si riproducono nel periodo larvale si possono considerare come neofenici ed analoghi a quelli che si osservano negli Anfibi. 4° Che neoteniche si devono considerare le femmine larvi- formi di molte specie. 5° Che le specie attere di molti Ortotteri e pigicoa son pure neoteniche. 6° Che nella classificazione degli insetti il carattere delle metamorfosi, come lo si intende generalmente, deve essere messo in seconda linea, dopo i caratteri morfologici ed embriologici pro- priamente detti. 7° Che finalmente negli insetti, l’apparato riproduttore si sviluppa senza essere in correlazione colla forma esterna dell’ani- male, e spesso entra in funzione prima che l’animale sia giunto all’ ultimo stadio del suo sviluppo generale. (1) Si consulti a proposito delle Metamorfosi, il lavoro di I. Lubbock. Mètamor- phosesdes Insectes, traduzioné francese Parigi 1880. - Packard. Embryological Studies an Hexapodous Insectes — Mem. Peabody. Academ. of Scienc. 1° n. 8. , EX OOO CAMERANO LORENZO. — Di una apparizione della Nerzzosse cardwè nel 1883, nei pressi di Torino. L’anno 1879 fu notevole per l'apparizione in vari luoghi di grandi quan- tità di Vamessa cardui e di altre specie di lepidotteri. Negli Annali di Agri- coltura del 1884 contenente la Relazione intorno ai lavori della R. Stazione Entomologica agraria di Firenze sono riassunte tutte le osservazioni che ven- nero fatte da vari Autori intorno a questi fatti. Nel 1885. Si ripetè intorno a Torino, sebbene in scala alquanto minore, lo stesso fatto. Il Museo Zoologico di Torino ricevette il seguente rapporto dal Brigadiere delle guardie Rurali della Stazione di Pozzo di Strada nella Strada di Rivoli unitamente ad alcuni esemplari di Vanessa cardui. 7 Luglio 1883. Fassaggio di Farfalle. « Un rarissìmo caso si osservò ieri dalle 1 alle 3 pom. nello stradale di Rivoli vicino alla caserma delle guardie rurali. In quell'ora uno stuolo im- | menso ed infinito di Farfalle passò all’altezza degli alberi proveniente da Ri- voli e dirette verso Torino. Dette Farfalle tenevano una estensione di circa metri 9,40 di larghezza per 10 di altezza, viaggiavano agglomerate con tat- tica di guerra, precedute e susseguite da altri piccoli stuoli venienti da avanti- guardia e da retroguardia, munite pure dei rispettivi fiancheggiatori da ambo i lati e se stanche si riposavano sugli alberi e parte al suolo sull’erba. Fu uno spettacolo curioso ed interessante e la popolazione le osservava fa- cendo molti commenti. » In Torino stesso si osservarono in quell'epoca alcune di queste farfalle. Jo ebbi notizia della apparizione di un certo numero di Vanessa cardui e osservai io stesso la cosa in varie altre località nei pressi di Torino. Non mi consta che queste farfalle abbiano fatto danno sensibile. Nell'anno 1884 C. Vanessa cardui non fu notevolmente più abbondante del solito. i Ho: creduto bene di menzionare questo fatto affinchè esso serva a comple- tare la storia delle apparizioni fra noi di grandi stuoli di Vanessa cardui. — 96 — BOLLES LEE ARTURO — Nota intorno alla struttura intima dei bilancieri dei Ditteri. Già nel 1856 fu stabilito dal Brax/on Hicks che i bilancieri possiedono sulla loro base certe piastre particolari che portano delle papille trasparenti e che sono in rapporto con un nervo; e fu attribuito a coteste piastre la natura di organi olfattivi. Questa credenza si è dovuta poi modificare in seguito alla sco- perta del Leydig (1860) che il detto nervo contiene dei pacchetti di corpuscoli stiliformi (Nervensti/te), simili a quelli trovati dal von Stebold nell’ « orecchio » degli Ortotteri (e che conosciamo ora sotto il nome di stiletti cordotonali); per questo le piastre dei bilancieri vennero considerate come organi uditivi, differenti da quelli degli Ortotteri, essenzialmente per il fatto che parevano possedere non solo gli elementi stiliformi che soli bastano alla funzione uditiva negli Ortotteri, ma, inoltre, quelle papille trasparenti, differenzia- zione cuticolare che manca in questi ultimi. Il Leydig descriveva di più, nel nervo, due forme di stiletti, gli uni con teste tonde, gli altri con teste acuminate. Nel 1882 il Grader stabiliva che le 8 piastre papillifere di ogni bilanciere presentano un dimorfismo - rimarchevole, inquantochéè le une hanno le loro papille munite di una fessura evidentissima (papille schizostome), le altre invece hanno papille perfettamente chiuse all’ infuori (papille astome). Gli pareva naturale di ammettere che cotesto dimorfismo delle papille rispondesse al dimorfismo degli stiletti descritto dal Leydig, ep- perciò concludeva che le papille schizostome dovevano alloggiare l’una sorte di stiletti, le papille astome l’altra. Ma non riusciva a lui, come non era-riuscito al Leydi9g, di porre in evidenza gli Mi at stiletti 7 sé, nelle papille; e perciò lo attribuire alle papille indole di organi uditivi rimaneva una mera ipotesi. Ho studiato i bilancieri (di più specie, ma principalmente di Calliphora vomitoria, appunto la specie studiata dal Leydig e dal ‘ Graber), col metodo dei tagli fatti col microtomo. Con questo me- todo riesce facile stabilire che gli stiletti non entrano in nessun rapporto colle piastre papillifere, ma formano un organo cordo- tonale perfettamente normale, sospeso in una regione della base del bilanciere che non dimostra nessuna differenza cuticolare spe- ciale. In quanto poi al preteso dimorfismo degli stiletti descritto dal Leydig, non esiste in realtà, giacchè quella parte che da lui fu descritta e disegnata come testa dello stiletto, non è altro che la base fortissima e talvolta dilatata della corda distale, la quale inserendosi sopra le spalle dello stiletto ne nasconde la testa vera, e dà l’illusione di una testa tonda o acuminata, a secondochè si trova nello stato dilatato od in quello affondato. Questi stiletti di Calliphora forniscono una conferma molto dimostrativa della | tesi proposta da me or sono due anni (1), che cioè, la corda di- stale esiste sempre e dev'essere considerata come un prolungamento dello stiletto stesso. Sono poi interessantissimi anche per l’evi- denza colla quale dimostrano la continuità di sostanza dello sti- letto e della corda. Lo studio delle piastre papillifere ha dato dei risultati non meno discordanti da quelli degli autori precitati. Le papille astome od a membrana imperforata, di Graber, non sono tali in nessun modo. Esse mostrano invece, sulla loro sommità, una fessura, che conduce in una cavità a forma di imbuto o di manica piegata ed avente nel suo fondo un turacciolino protoplasmico, che è forato nel ‘suo asse da un canale al disopra del quale si vede sporgere un sottilissimo pelo. Ogni papilla è in rapporto con una unica cellula sensitiva. Questa è bipolare, fusiforme, stirata in un collo lungo, (1) Vedasi il Bul/ettino anno XVI, p. 53 e seg. Ann. XVII. TI Bivio la cui estremità distale, oltremodo sfilata, pare passare attraverso il canale del turacciolino ed alloggiarsi finalmente nella cavità del piccolo pelo. Intorno a questo collo lungo si scuopre una guaina che deriva dalla stessa cellula sensitiva, e che si inserisce sulla base del turacciolino. L’altra specie di piastre papillifere, ossia le cosidette schizo- stome del Graber, hanno una struttura ancor più complicata, e forse non sarebbe possibile elucidarla senza l’aiuto di figure. Si può dire in somma che le papille di queste piastre differiscono da quelle or ora descritte inquantochè hanno ia loro sommità fortemente compressa nel senso laterale, e che la fessura possiede due labbra strettamente compresse, molto ispessite, e pigmentate. Esse papille non sono da confondersi colle strutture alle quali il Graber aveva dato il nome di papille schizostome ; strutture che non sono papille ma consistono in una serie di volte od archi di struttura complicata assai, che ricuoprono le papille e servono a proteggerle. Le vere papille non sono mai state vedute nè dal Graber nè da altro autore. In esse la terminazione nervosa si fà nello stesso modo che abbiamo descritto per le papille della prima specie. Terminato lo studio della base dei bilancieri, abbiamo creduto opportuno di esaminare il loro bottone terminale (capituwus). Di elementi nervosi non vi se ne trovano, all'infuori di alcuni peli tattili. Hanno però i bottoni una struttura curiosissima. Sono di-. visi in due camere per mezzo di un septum torto ad elica e com- posto di tessuto ipodermico fibrilloide (/îbriloides Bindegewebe, Graber). Il contenuto di queste camere consta di grosse cellule vescicolari ripiene di grasso ed aventi normalmente due nuclei, spesso anche quattro. La funzione del bottone rimane per ora molto problematica. In quanto alla base dei bilancieri, è stabilito che essa porta un organo uditivo cordotonale sviluppatissimo; poi delle piastre papillifere che presentano un dimorfismo di struttura al quale corrisponde (pare almeno naturale ammetterlo), una certa differenza di fun- — 99 — zione. Quale sia questa funzione non è troppo chiaro. In man- canza di sperienze fisiologiche adattate, sarebbe forse saggio di classare queste papille ad imbuto o a manica nella categoria vaga, indefinita, degli organi aeroscopici, e di ravvicinarle agli organi olfattivi studiati recentemente dal Hauser, Kraepelin, Sazepin, ed altri: con quegli organi presentano infatti maggiore analogia. Per’altro non vogliamo asserire vi sia una assoluta identità di funzione. — 100 — NOTE SOPRA ALCUNE COCCINIGLIE (COCCIDEI) di AD. TARGIONI TOZZETTI (1). Da una importante pubblicazione del sig. Commstock, (2) ab- biamo tolto un elenco di specie di Coccidei, in gran parte nuove, che infestano piante coltivate, in America, e che non può dispia- cere di trovare quì riportato, colla indicazione delle piante re- spettivamente infestate. Trib. DIASPITI. Genere e specie delle Cocciniglie Aspidiotus ancylus Putmnam. — aurantii Mask. — converus n. sp. (Commst.) — cydoniae n. sp. — ficus Riley. — gjuglans regiae n. sp. — ner Bouchè. — obscurus n. Sp. — perniciosus n. Sp. — perseae n. Sp. — pini n. sp. Piante infestate e località. Alberi da frutto e piante diverse. Citrus sp., Jowa. N. Zel., Calif., Austr. Quercus sp., California. Quercus, sp. Florida. Citrus aurant., Florida, California. Juglans regia sp., California. Magnolia, Leandro. Diffuso dall’Atlan- tico al Pacifico, e dai Laghi salati al Messico, sopra quasi ogni specie di piante. Quercus phellos, Washington. Alberi da frutto, California. Persea carolinensis, Florida. Pinus rigida, P. mitis, Nuova York. (1) V — in. parte, TARG. Tozz. Relaz. intorno ai fatti della R. Staz. di entom. agr. di Firenze per gli anni 1882-84. Ann. di Agricoltura 1884. (2) ComMsTOCK. Un. St, Depart. of the Agricult. Entomol. Report of the Commiss. of Agric. Ann, 1880. — 101 — Aspidiotus rapax n. sp. — fenebricosus n. sp. — wuvae n. Sp. Diaspis Caruelii Targ. — rosae (Sandb.) Chionaspis evonymi n. sp. — furfurus (Fitch) — nyssae n. Sp. — ortholobis n. sp. — pinifoliae (Fitch.) — quercus 1. sp. — salicis (L.) Mytilaspis citricola (Pack) — Gloveri (Pack) — Pandanni n. sp. — pomorum (Bouchè) Parlatoria Pergandii Commst. Fiorinia camelliae n. sp. Asterodiaspis quercicola Bouchè. Evonymus japonicus, Umbellularia californica, California. Acer rubrum, Washington. Vitis .... Vevay (Indiana). Juniperus chinensis, J. rigida, J. oxycedrus, J. Japoniae, J. com- munis, Biota orientalis, Thuja occidentalis, Europa, Stati Uniti. Scorza delle rose, Florida, California. Evonymus latifolia, Norfolk. Sorbus aucuparia, Massachusset. Nyssa multiflora, N. California. Quercus sp., S. Bernardino. Pinus Pallasiana, Nuova York, Flo- rida. California. Quercus lobata, California. Quercus, Europa, Itan, Nuova York, S. Luigi. Citrus sp., Florida. Citrus sp., Florida. Trealese, Cambridge. Ribes, Lonicera, Planera, Yucca, Tilia, Castanea sp., ec. Citrus sp., Florida. Camellia, Kentia balmoriana, Cycas revoluta. Quercus sp., Europa, America. Trib. LECANITI. Ceroplastes floridensis n. sp. — cirripediformis n. sp. Pulvinaria innumerabilis Rathw. Lecanium hemisphaericum Targ. — hesperidum (L.) — oleae (Bernard) Biotrites japonica, Ilex glaber, An- dromeda sp., Florida. Citrus, Eupatorium sp., Florida. Alberi da frutto. Croton, Disipyrus Chrysophyllum, sp.; Europa, America. Citrus sp., Florida. Quercus, Nerium, Citrus sp., Trib. COCCITI. Kermes galliformis Riley. Erioccoccus azaleae n. sp. California, Florida, Alabama, Colom- bia, S. Luigi, Nuova York. Azalea sp., Washington. — 102 — Rhizococcus araucariae (Mask.) — quercus n. Sp. Dactylopius adonidum (L.) — destructor n. sp. — longifilis n. sp. Pseudococcus aceris (Geoff.) Coccus cacti L. Icerya Purchasiù Mask. Orthezia americana Walk. Carteria lacca (Kerr) — larreae n. sp. — mexicana n. Sp. Cerococcus quercus n. sp. ? Araucaria excelsior. Quercus sp. Graminacee, Florida. Coffea arabica e piante da stufa. Croton sp., stufe. Acer saccharinum. Cactus sp., Florida. Aranci, California, Cambridge, Austr&- lia, Nuova Zelanda. Arctium officinale, — luoghi e specie diverse. Larrea mexicana, Messico. Mimosa sp., Tampico, Id. D'altra parte la copia dalle cose nuove, in questo gruppo, si aumenta per un altra serie di specie descritte dal Sig. Colvèe in Ispagna (1). Aspidiotus ceratoniae — (Ensendra- Ceratonia siliqua. mento, o Cecinilla). — Corynocarpi. Diaspis oleae. — Monserrati. — pirì. — trinacis. — Sp. Mytilaspis ficus. Ceroplastes Ruscì Sign. Corynocarpus sp. Olea europaea, Valenza. Citrus aurantium (forte Valenza). Phoenix dactylifera. Strelitzia, Anona sp. Valenza. Corynocarpus sp. Ficus carica L. Strelitzia reginae. Anona kerimolia. A fronte delle specie delle Cocciniglie, il Sig. Commstock, con altrettanta cura ed abbondanza di ritrovamenti, descrive i parasiti, dei quali giova riassumere la nota, con quella degli ospiti respettivi. Parasiti Fam. CALCIDIDEI. Aphelinus mytilaspidis Le Baron. Ospiti. Mytilaspis pomorum sp. Chionaspis pinifoliae Fitch. Diaspis Carueli Targ. (1) CoLvEE. Estudios sobra alcunos insectos de la fam. de los Coccidos. Valen- cia, 1881. me — 103 — Aphelinus diaspidis Commst. Diaspis rosae Sandb. — abnormis Commst. i Mytilaspis salicis? — fuscipennis Commst. Mytilaspis sp. Asterodiaspis sp. Coccophagus Lecanii Fitch. Lecanium quercitronis Fitch. Pulvinaria innumtrabilis (Rathv.) Lecanium hesperidum (L.) « — immaculatus Commst. Eriococcus Azaleae Commst. — fuscipes Commst. Lecanium sp. — cognatus Commst. Lecanium hesperidum. (L.) — fraternus Commst. Lecanium sp. — ater Commst. Lecanium sp. — varicornis Commst. Aspidiotus sp. Subfam. ENCYRTHINI. Rhofus Coccois E. A. Smith. Pseudococcus aceris (Geoff.) Comys bicolor Forst. Lecanium hesperidum. (L.) — fusca Commst. Lecanium sp. — Chiloneurus albicornis Comm. L. Caryae, Lecanium sp. Aphyrus eruptor Commst. Lecanium sp. — flavus Commst. Mytilaspis citricola Pack. — pulvinariae Commst. Pulvinaria innumerabilis (Rathw) Blastothrix adjutabilis Commst. Lecanium sp. — incerta Commst. Lecanium Sp. — longipennis Commst. Encyrthus flavus Commst. Lecanium hesperidum (L.) — ‘ainquisitor Commst. Dactylopius destructor. Subfam. PIRENINI. Tomocera californica Commst. Lecanium oleae (T.) Subfam. TETRASTICHINI. Gyrolasia flavimedia Commst. Aleurodes sp. Subfam. ENTEDONINI. Astichus minutus Commst. Lecanium sp. Fam. PROCTOTRUPIDI. Subfam. SCELIONINI. Telenomus sp. Kermes sp. — 104 — Subfam. MyMARINI. Anaphes gracilis Commst. Mytilaspis pomorum (Bouch.) Cosmocoma elegans Commst. Kermes sp. Mytilaspis sp. Sono altresì assai importanti, per la pratica almeno, le notizie circa i rimedi consigliati od applicati in America (1). Sapone da 3/, a !/, di libbra per gallone (Litri 4, 53) di acqua, in una o più applicazioni. Kerosene (Petrolio greggio) in emulsione con latte, a parti eguali, diluita con 50 a 100 p. di acqua. Tabacco in decozione con acqua, nella proporzione di p. 1 a p. 9. Tabacco e zolfo a parti uguali, in polvere. Filiggine e acqua nella dose di una libbra a 2-4 galloni, ovvero: Filiggine lib. 1. Gasolina (Petrolio) o Benzina 1 pinta. Olio , LIETA Acqua 5 galloni. Piretro in polvere, in infusione, in tintura alcoolica. Ammoniaca. Acido carbolico. Zolfo. Nitrobenzina. Solfuro di carbonio. Cenere. i Dopo la enumerazione delle Cocciniglie, in generale molto dannose alle piante, torna gradita quella di altre che compensano i peggiori effetti delle prime, con benefizi più o meno larghi; e che offrono d’ altronde, o nei loro prodotti o nelle loro azioni, materia di studio. Si è occupato di esse con ottimo consiglio ed effetto il sig. Raffaello Blanchard, in un lavoro assai recente ancor esso (2). (1) V. Bull. Soc. ent. ital. 1884. Nota di entomol. applicata p. 807. (2) BLANCHARD RAPH. Les Coccides utiles. Meulan 1883. AO — 105 — Le specie passate in rassegna, colla indicazione delle piante che le por- tano, ed i loro prodotti, sono: Ceroplastes Psidii (Chav.) Psidium sp. Am. mer. — Cassiae (Chav.) Cassia sp. Am. mer. — Kkusci (F.) Sign. Ficus carica. Eur. Amer. Ericerus Pela (Westw.) Sign. — RhAus succedaneus, Ligustrum glabrum, L. lucidum, Hybiscus syriacus, Celastrus ceriferus, Fraxinus sinensis. China. —- (Latchong). Carteria Lacca Sign. — Ficus religiosa, F. indica, Rhamnus jujuba, Mimosa cinerca, M. glauca, Coccida corynda, Anona squamosa, Butea fron- dosa, Croton lacciferum. Pondichery, Bengala, Hindoustan, Bombay. — (Gomma lacca). Carteria Larreae Commst. — Larrea mexicana; Arizona. — (Gomma lacca). — mexicana Commst. Messico. Mimosa sp. — (Gomma lacca). Kermes vermilio Planch. — Quercus coccifera. Provenza, Italia, Spagna — (Grana Kermes, Grano d’Avignone). — Emerici. — @. coccifera, 4. ilex. Gossyparia manniparus Sign. — Tamarix gallica, var. mannifera. Ehr., — Asia minore, Egitto. — (Manna del Sinai, composta di zucchero di canna 0,55, zucchero invertito (levulosi e glucosi) 0,25, destrina e prodotti analoghi 0,20). Coccus cacti L. — Cactus teyra, C. Hernandezi. — Messico, Isole Cana- rie, Algeria. — (Cocciniglia). Laveia arinus Sign. — Jatropha curcas, Spondias myrobalanus. Mes- sico. — (Sostanza grassa di uso medicinale.) Porphyrophora polonica Burm. — Polygonum cocciferum. — Polonia. — (Grano di Polonia). — Hameli (Brandt e Ratz), Targ. — Aleuropus laevis. Armenia. — (Coc- ciniglia di Armenia). Tutti i Ceroplastes danno un prodotto cereo resinoso, probabilmente ana- logo a quello del C. Ruscì, da noi altra volta studiato coll’ aiuto del profes- sore Fausto Sestini. (1) Non è poi difficile scorgere che, quando veramente non si tenga conto (1) Tara. Toz. Sulla Cocciniglia del fico ec. Continuaz. degli Atti della R. Accad. dei Georgofili 1863, Nuovo Cimento T. 21, p. 22 (1854). Relaz. della R. Staz. di entom. agrar. di Firenze Ann. 1877-78, p. 146. — 106 — del genere Colummea da noi istituito, il cui nome è invero attribuito anco ad un genere di piante, nè del nome specifico, C. festudinata, per ripristinare sotto il genere Ceroplastes un nome di specie più antico, il Ceroplastes Ruscì (Coccus Rusci Fab.) dovrebbe diventare C. novus Lepas nova Colonna. Ericerus Pela (Westw.) Sign. dovrebbe essere Ericerus ceriferus (F.), come d'altronde per rispetto di anteriorità. Carteria lacca Sign. (1874) dovrebbe essere Kerria lacca Targ. — Larreae Commst. Kerria Larreae Commst. L’ origine dei prodotti, specialmente della Manna, della Lacca e delle so- stanze cereoresinose, è sottoposta a nuovo esame dal sig. Blanchard, il quale coll’ Ehrenberg, ritenendo che la Manna fluisca dai rami delle Tamerici sotto l’azione delle Cocciniglie, non la deriva immediatamente ed a ragione, da queste, nè dalle punture da esse fatte sull’ albero. È probabile che nello stesso modo si ottenga la Lacca, sebbene le Coc- ciniglie, colla presenza delle quali, sulle piante, combinasi la sua effusione, sien dotate di un organo glandulare che potrebbe non essere estraneo al fe- nomeno, e che i loro corpi d’altronde forniscano una sostanza che forma una tintura di lacca. I prodotti dei Ceroplastes, sono senza dubbio prodotti di glandule ipodermiche più o meno copiose ed attive, e che si raccolgono in forma concreta sui corpi loro. Sono pure di natura cereo resinosa le sostanze che cuoprono di una sottile crosta pulverulenta i corpi della Cocciniglia del Messico e che formano indumenti fioccosi o lanosi in altre, come le Dorthesia, le Guerinia, follicoli e foderi nelle Pulvinaria, Filippia ec. e d'altra parte costituiscono la massa della cera della China, come finalmente la materia amorfa o filamentosa degli scudi dei Diaspiti. La materia colorante, comune a molti Cocciti e Lecaniti, e che nella Coc- ciniglia del Messico divien carminio, è un corpo acido C8 H8 04 associato ad un glucoside, e si forma in alcune cellule designate da Claus, e che noi altra volta abbiamo considerate come parti del corpo adiposo. In rapporto colla presenza di Cocciniglie, di Afidi, di Cicadellidi, sono sempre dei trasudamenti gommosi zuccherini delle piante, qui altra volta esami- nati, e delle vegetazioni di Crittogame brune, che aggravano il deturpamento e forse il danno della infezione degli insetti. Le nostre osservazioni ed esperienze escludono che i trasudamenti sgor- ghino dalle punture fatte da questi, come altri pur crede (Roze), o che la loro sostanza sia invece formata dagli insetti e proiettata anco a distanza da essi (Rivière). — Quanto alle crittogame brune o fumaggini, dopo aver formato un — 107 — genere Fumago, nel quale si ammettevano una F. Salienia Montagne, e una 7. citri Pers, Roze le costituisce in un altro genere Morfea, nel quale frattanto distingue una M. citrî, M. Hesperidi, M. Rivieriana (1). In seguito ad alcune parti del lavoro del sig. Commstock, poi, ci sembra di potere fare alcuni rilievi di ordine generale, ed altri, che, malgrado nostro, assumono in parte il carattere di rivendicazioni. La divisione della famiglia in Diaspiti, Lecaniti, Cocciti è assai antica nella scienza, e formalmente proposta da noi prima del Signoret, il quale rigettando la divisione degli Orteziti, anco questa da noi presentata, intro- dusse l’altra dei Brachisceliti di Schrader. Il sig. Commstock ed il Signo- ret non ammettono l’altra nostra divisione dei Lecanodiaspiti, ma ciò non toglie che la classificazione del Signoret sia posteriore, e per tre su quattro de’ suoi termini corrisponda a quella da noi messa innanzi. Ciò che il Commstock espone sulla biologia, nel capitolo Metamor- phoses of the Coccidae, ci sembra di avere esposto più largamente ed esat- tamente, da lungo tempo, nel nostro lavoro degli Studi sulle Cocciniglie e nella Introduzione alla 2* memoria per esse. Rispetto alla definizione delle parti, e al valore di alcune di esse, come caratteri, abbiamo già fatto rilevare e praticamente abbiamo impiegato più volte l’ultimo segmento addominale dei Diaspiti (pigidio), e di tutti gli accessori che vi si trovano, e abbiamo, con intenzione di dar loro importanza tassonomica, designato appunto: Filiere sparse marginali. discoidali. — aggregate perianali. Palee (Lobi, Commstock). Squame. Quanto alle spoglie abbiamo già distinto quelle che concorrono a for- mare lo scudo dei Diaspidi stessi in Spoglia larvale. Spoglia tettrice 12. os ha 9a, distinguendo da esse la secrezione che da loro si parte, per allargare o rin- forzare lo scudo. (1) Roze. Contribution à l’étude de la Fumagine.— Bull. Soc. Bot. fr. T. 14 p. 12 (1867). TARG. Ancora sulla melata e la sua origine, — Bull). Soc. ent. ital. T. 9, p. 240. Relaz. 1877-78. Part. Scient. p. 138. — 108 — “Non sembra poi che neanco il Sig Commstock abbia veduto che lo scudo dei Diaspiti, amorfo qualche volta (Diaspis, Aspidiotus) nella parte più larga e sottoposta alle spoglie, è altre volte formato da filamenti cereoresi- nosi disposti con molta regolarità (Mytilaspis), ed altre ancora resulta da una terza spoglia della larva, estesa, indurita, e dentro la quale il corpo della fem- mina, dopo un esuviamento che lo separa da quella, sì retrae, vuotandosi delle uova, che anco nascono dentro di essa (Aonidia, Chionaspis, Leucaspis). Non abbiamo per verità distinto nei Diaspiti dalla spoglia tergale, una spoglia ventrale, perchè quella, cosi detta dal Commstock, non è altro che una parte di secrezione dovuta alla faccia sternale del corpo di taluno di essi. Il Commstock crede di aver distinto l'apertura anale (tergale) dalla vaginale (ventrale), che generalmente si descrivono insieme col nome di apertura anogenitale; ma anco in questo esso è prevenuto da noi, quanto ai Diaspiti almeno, testimonio il Signoret. Il Signoret stesso poi le ha riconosciute distinte nelle Gwuerinia. La nuova definizione di un mesor, 0 piano longitudinale mediano, che di- vide il corpo in due metà laterali, non ci sembra necessaria per nessun rapporto; e difficilmente si potrebbe sostituire ai comuni, ma d’altronde esattissimi termini di dorsale, ventrale, adiettivamente adoperati, e che hanno i loro sostantivi corrispondenti, gli altri sostantivi assai meno eufonici-dorsad, ven- trad, laterad, essendo anco fuori di mano abbastanza e non desiderabili gli altri destras, sinistras, invece di destro, e sinistro; o gli altri prossimas, distas, invece di anteriore e posteriore. (V. Targioni. Studi sulle Cocciniglie. Mem. della Soc. ital. di Sc. na- turali 1867. — Introduzione alla seconda Memoria per gli studi sulle Cocci- miglie. Atti Soc. it. cit. 1868. — Sopra due generi di Cocciniglie e sui criteri della loro definizione. Bull. della Soc. ent. ital. T. 1, 1869. Trib. DIASPITI. Gen. Aonidia Targ. AonIDIA AURANTII Targ. (V. Relaz. cit. pag. 383, fig. 58). Aon. Gennadii Targ. (1), Aspidiotus aurantii Mask. (2), A. citri Com- mstock (3), A. coccineus (Risso) Gennadius (4). (1) TARG. Aelaz. della R. staz. di entom. agr. 1877-78, pag. 152 (1881). f- 7. (2) MASKELL. Trans. and. Proc. of the N. Zealand Inst. T. 11, pag. 199. (3) CommsTocK. Cunad. Entomol. T. 13, pag. 8. U. S. Depart. of the Agric. Entom. Re- port. of the Commiss. of Agric. ann. 1880. T. 3, pag. 29, f. 1, t. 12, f.1,14, f. 1. p. 293 t. 3 f.}; t. 12. f. 1; t. 14, fig. V. catal. cit. (4) GENNADIUS. Sur une nouv. èsp. de Cochenille du genre Aspidiotus (A. coccineus) Ann. Soc. ent. fr. Ser. 6°, T. 1, pag. 189 (188I). — 109 — . La specie, della quale riportiamo appositamente la sinonimia, non può in alcun modo riferirsi ad un Coccus coccineus Risso, poichè ne i termini della definizione di questo secondo Risso, ne altre osservazioni permettono di ricono- scere ciò che con quella si è voluto indicare. Descritta dal Maskell col nome specifico di Aspidiotus aurantii, non può portarne altro oramai, quindi ca- dono i nomi di A. citrì Commst. e di Aonidia Gennadiù Targ.; tanto più l’altro di Aon. aonidum, col quale per errore, che resulta dal testo successivo della descrizione ad essa applicato erroneamente da noi, e che è già destinato ad altra specie dello stesso genere, propria dell’alloro (Laurus nobilis), nel supposto che questa corrisponda meglio al tipo del Coccus Aonidum degli scrittori. Intanto si apprende dal Commstock che il suo Aspidiotus citrì passò da Sidney alla Nuova Zelanda, e di là o dall'Australia in America, molto prima che fosse riscontrata in Grecia, come poi è avvenuto. Gen. Diaspis Bouché - DIASPIS BLANCKENHORNI darg (1) Va senza dubbio riportato all’ Aspidiotus vitis Sign.; e la differenza del- l’assegnamento di genere, derivò per noi dall’averlo definito senza conoscere . lo scudo dei maschi (2). Gen. Mitylaspis. MymraAspis FLAVESCENS Targ. Crediamo di mantenere il nome della specie, oramai adottato, anco a preferenza di quello di M. fulva, che veramente fu il primo da noi proposto e che venne inavvertitamente sostituito dall'altro (3). Infatto il nome di Aspidiotus citricola, posto ora invece di quello di Myti- laspis citricola dal Commstock, (4) si trova in una descrizione di Packard, che comunque riportata a due anni prima della nostra (1869), resterebbe ancora, come il Commstock stesso la definisce, unrecognizable, e da meritare .... 220 claim to recognition. Ma ciò che importa di più è che, mentre il Colvèe annunzia che la specie era conosciuta nella Catalogna dal 1868, a S. Vincenzo da Sarrià dal 1870, e (1) TARG. Tozz. Bull. Soc. ent. ital. vol. 11, p. 17, (1879). (2) SienoRET. Ann. Soc. ent. fr. 1876. Bullet. p. 82. (3) TARG. Effemer. del Comiz. agrar. di Fir. 1872. Bull. Soc. ent. ital. 1872. p. 31. (4) Commsrt. Op. cit. p..921 t- 7. f. I; t. 20 f. 3. t. 18f. 8. — 110 — dal 1872, e più tardi altrove, dalle indicazioni del Commstock istesso e del Packard, si trova ch’essa, anco prima (1855) era conosciuta in America. In- manzi ancora, il Glover l’aveva osservata a Jaksonville nella Florida, attri- buendola ad una importazione «dalle Bermude. Con tutto questo il Commstock medesimo, seguendo Packard, e il Colvée, dalla parte sua, credono la spe- cie originaria d’Italia, e di Nizza in particolare. Ora quanto a Nizza non ci è venuto fatto di ritrovarla, neanco in occasione assai recente, e cercandone in diversi giardini. — Si sà benissimo invece ch’essa fu osservata in Sicilia in quel di Palermo, dove era affatto ignota nel passato, dal sig. Console e che in breve tempo diffusa, ha invaso anco gli aranceti messinesi. Da poco tempo soltanto se ne lamentano gli effetti in Calabria, ma sebbene ancora, poco avvertita dai pratici, esiste nelle vicinanze di Sorrento e di Napoli, e, sparsa sopra piante provenienti forse dal mezzodì, si trova anco in altre parti d’ Italia, come si vede nei mercati delle città, sulle arance e i limoni che ven- gono dalla Sicilia. Quanto alla sua origine, il Sig. Console di Palermo pensò che fosse de- rivata da Napoli, dove, se mai, è stata invece portata dalla Sicilia, e più tardi, di trovare identità fra essa ed un altra, che a detta sua infesta i tuberi del Cyclamen neapolitanum; il che per lo meno pare assai poco probabile. MymILaspis GLoveri Commstock (1). Coccus Gloverii Pack. op. cit. Aspidiotus Glovertì id. Questa specie, molto simile alla precedente, e con essa associata, ha il guscio della femmina più allungato e più stretto. Sarebbe stata anch'essa conosciuta in America a N. York 40 anni addietro, ed attribuita ad una im- portazione dalla China per mezzo di alcune piante di Mandarino. (Citrus de- liciosa). Ora infesta gli aranceti della Florida e della Luisiana. Il Sig. Commstock l'avrebbe trovata in copia sui frutti o foglie di arancio ricevute di Sicilia e dal mezzogiorno d'’ Italia. Con tutto il maggior buon volere non abbiamo saputo distinguerla su questi dalla IM. Navescens, con gli scudi più larghi della quale si trovano in- vero scudi anco stretti, ma di maschi, che il Sig. Commstock d’altronde co- nosce perfettamente. Il Sig. Commstock non ripete questa specie dall’ Europa, e l’attribuisce an- ch’esso alla China, ma in ogni modo, stando alle loro medesime informa- zioni, par chiaro l’errore degli americani per la origine della precedente. (1) ID, op. cit. p. 328. t. 7. f. 2; t. 18. f. 4.; 1.21. £. 1. . sat — lll — In generale parrebbe che quelle Cocciniglie che sono ora comuni ad un paese ed all’altro, infestando piante identiche o affini (Pseudococcus aceris, Astero- diaspis quercicola, ec.); di questo o di quello, sono tali, o per originaria doppia distribuzione di esse, avvenuta con una distribuzione corrispondente delle piante infestate, o per esser passate da una parte dell’Atlantico all’altra, cogli ar- tificiali trasporti delle piante relative, come di Europa in America proba- bilmente il Lecanium oleae, lAspidious Nerti, e quando fossero meglio de- finiti, il Lecanium hesperidum il Dactylopius Adonidum; o di America in Europa, come i Diaspis Caruelii, Chionaspis evonymi, ec. Ma d’altra parte poi 1’ Europa e l'America hanno ricevuto ciascuna im- portazioni da paesi diversi, che sono rimaste a loro esclusivamente, o che a vicenda poi hanno scambiato. Vi è cosi una Orthezia americana Rathw., prima confusa coll’O. characias Westw. di Europa, ma che ora si riconosce diversa, e probabilmente importata in America dall'Australia o dalla Nuova Zelanda; e vi sono poi i Mitilaspidi degli agrumi, il Chionaspis dell’ Evo- nimo, la cui importazione in America da altre regioni sembra provata, come provato è d’altronde che questo e quelli sono venuti, o dalle stesse regioni originarie, o dall'America a noi. Tuttavia la questione scientificamente considerata, ha una certa importanza per determinare più concretamente alcuni fattori della distribuzione delle specie, e per la pratica dovrebbe, se mai, risolversi in un postulato e in una le- zione; postulato per il ritrovamento di mezzi facili e sicuri di disinfezione delle piante che si scambiano per via di commercio dai germi che le rendono in- fette; lezione, per insegnare maggior prudenza nell’accettare e nel diffondere piante, delle quali non sia prima riconosciuta la purezza da inopportuna e spesso malefica compagnia. Gen. Chionaspis Signoret Crionaspis Evonymi Commstock op. cit. p. 813, f. 5, f. 8, f- 17, f. 2. La specie è stata ritrovata nel mese di gennaio dell’anno precedente presso Torino sull’Evonymus latifolius, e cortesemente comunicata dal Sig. D. L. Camerano. — Oltre l’ Evonimo essa attacca gli aranci nella Luisiana, e moltiplicandosi come ha fatto sulla pianta da cui prende il nome, presso di noi, potrebbe diventare un nuovo pericolo o un nuovo danno per i nostri agrumeti. L'occasione è opportuna per ischiarire il dubbio della minore o maggiore — 112 — consistenza del genere Chionaspis, Sign. (1) avanzato in una nostra Rela- zione sui lavori della Stazione di entomologia agraria, e per esprimere me- glio l’animo nostro in proposito. i Il genere Chionaspis ha le più strette relazioni col genere Levcaspis introdotto per una specie del Pino, (Leucaspis Signoreti), e adottato da Si- gnoret; tanto l’uno che l’altro, sono pel maschio e per la femmina diversi affatto dal genere Mytilaspis, a fronte del quale pertanto, ora non converrebbe di sopprimere questo o quello. Fra loro poi si distinguono specialmente per la terminazione del mar- gine libero del pigidio della femmina, che nel genere Lewucaspis è guernito di una frangia di filamenti brevi, uguali, sottili, nel genere Cionaspis invece è guernito di palee, di squame e di spine. Ma nell’ uno e nell’altro genere, ciò che si prende per lo scudo della fem- mina è realmente una terza spoglia di essa, ampia e coriacea, entro la quale, per un nuovo esuviamento, il corpo si ritira, a mano a mano che, vuo- tandosi di uova, queste vengono a prenderne il posto; e ciò che pare al- l'esterno come uno strato candido talvolta (Zeucaspis), o bianco 0 grigiastro, o giallo, o nero, più spesso, (CRionaspis), è una efflorescenza 0 deposito molto sottile di materia cereo resinosa, amorfa però, non in fili tesi con delicata opera, da un lato all’altro, come nel genere Mytilaspis. I due generi Leucuspis e Chionaspis stanno quindi, per le vicende della femmina, e per la costituzione di ciò che pare il suo scudo, al genere Mytilaspis come il genere Aonidia sta al genere Diaspis. Ora, questo ammesso, se non vi fosse nel corpo della femmina inclusa, la differenza della guarnizione del margine del pigidio, fra un Levcaspis e un Chionaspis non esisterebbe differenza essenziale nessuna; e quindi dei due ge- neri l ultimo costituito, che appunto è il genere Chionaspis, dovrebbe essere soppresso. Ma data la differenza indicata, e fino a quando ulteriori scoperte non faranno meglio conoscere l'estensione e il valore reale di essa, nessun male vi è che i due generi sian mantenuti, di conserva fra loro. In questo concetto però la Lewucaspis Riccae delle olive, descritta nella Relaz. della Staz. di entom. agraria, 1877-78, pag. 160, t. 3, f. 21, col suo guscio nero, e non bianco, ellittico e non obovato, e col suo pigidio armato di denti e di spine dovrebbe passare nel genere Chionaspis. Il fatto dell’ esuviamento della femmina dentro la sua terza spoglia, dopo (1) SIGNoRET. Essai sur les Cochenilles* — Ann. Soc. ent. fr. 4. Ser. T. 9. p. 492 (Anno 1869). TARG. Tozz. Relaz. della Staz. ent. di Fir. Ann, 1879-82. p. 159, — 113 — aver raggiunto, per le dimensioni, uno sviluppo completo, in alcuni Diaspiti sembra essere stato avvertito da Asa Fitch. Infatti, per una specie, che da vi- cino si accosta alla nostra ( Aspidiotus piniîfoliae Fitch, Mytilaspis pinifoliae Fitch, Chionaspis pinifoliae Commst., op. cit., pag. 318, t. 6, f. 2, t. 16, f. 4, t. 18, f.1), esso rileva che le squame « are the relics of the bodies of the gravid females, « covering and protecting their eggs, » per quanto più tardi cada nell’errore di paragonare le tre spoglie al capo, al torace e all'addome della femmina stessa (1). Tribù LECANITI. Gen. Pulvinaria Targ. a larva ingrand.; b, antenne della femmina; c, apparecchio anale con; d, squame anali; m, margini del corpo con peli ciliari ; e, zampe medie, femore; f, unghie e digituli ; 9, femmina matura, gr. nat, PULVINARIA LINEARIS Sp. DN. Infesta specialmente le Camellie (Camellia japonica), ponendosi sulle foglie. È conosciuto un Aspidiotus Camelliae Signor. Ann. Soc. ent., Ser. 42 T. 9, pag. 17, t. 8, f£. 9, 1869 (Kermes Camelliae Boisduv. Ent. hort., p. 334), pa (1) V. A. FiTcH Report. of state Entom. of N. York, pag. 739-285. — Id. 2 Report, pag. 439, 207. Ann. XVII, 8 — ll4 — a quanto sembra, assai comune nei tepidari francesi sulle piante di cui porta | il nome, non che sulle piante di The (Boisduval). Questo però non è della specie ora proposta. Essa nello stato adulto sì pre- senta come una squama ovale, pergamenacea, minuta, a capo di un guan- cialetto lineare, bianco, cotonoso (fig. 59, G.), molto più lungo di essa, aderendo alla pagina inferiore delle foglie di Camellia, coltivate in tepidario o a spalliera, e dentro al quale, dalle uova raccolte, nascono a tempo opportuno, le larve. MascHio. Scudo ellittico allungato traslucido, con due sottili carene sub- mediane convergenti in avanti, di dietro riunite da una linea trasversa, e dalle quali partono, al terzo anteriore e al terzo posteriore, due linee trasver- sali, che tendono al margine laterale, come altre due carene laterali partono dagli angoli, per cui le carene submediane si uniscono alla carena che le riunisce alla volta sua da un lato all’altro, e vengono obliquamente al mar- gine indietro ed infuori. FEMMINA; più giovane non si distinguerebbe da quella di qualunque altro Lecanium, del L. oleae o del L. hesperidum per esempio. Da adulta è ellittica allungata, rotonda nella estremità anteriore, ha tutto il _ margine radamente brevemente ciliato; in avanti ha due insenature laterali che corrispondono agli occhi, alla metà del corpo, verso il 4° anteriore ne ha due altre più acute, corrispondenti agli stigmi del primo paio, come più indietro due ancora, per gli stigmi del 2° paio. Estremità posteriore rotondata, profondamente divisa da una fessura lineare, che divide due lobi preanali, sporgenti indietro, pel margine interno rav- vicinati, e fra i quali, nel fondo della incisione trovansi altri due Zodì 0 squame anali, e l'apertura dell’ano. Le antenne, inserite all'altezza degli occhi, più vicine alla linea mediana che al margine, sulla faccia sternale, obliquamente reflesse, si compongono di quattro articoli basiliari, il primo più grossetto e più corto, il secondo e il quarto subequali cilindracei, poco più lunghi che larghi, il terzo metà più lungo di essi; e di tre articoli terminali sensibilmente più sottili; i primi due cilindrici poco più lunghi che larghi, l’ultimo conoide, lungo come i due pre- cedenti, incompletamente 3-4 articolato; gli articoli completi, con alcuni peli rigidi esternamente, l’ ultimo con altri peli nelle sinuosità pseudo articolari, e un pelo più lungo nell’apice. La bocca sta sulla linea mediana, fra le inserzioni delle zampe anteriori, assai dietro al margine frontale, ed ha il clipeo triangolare 3-dentato po- steriormente, il labbro semigloboso, minuto, mandibule, mascelle setiformi, le prime laterali anteriori distinte, le seconde posteriori riunite fra loro. — 115 — Le zampe sono inserite a distanze sensibilmente uguali; le anteriori di quà e di là dalla bocca, colla coscia piegata infuori sull’anca, la tibia sulla coscia diretta in avanti. Le zampe medie e le posteriori restano allungate ai lati della linea mediana, e dirette indietro. Anca delle zampe anteriori conoide, troncata obliquamente; trocantere trigono minuto, armato di un pelo esternamente. Anca delle zampe medie e posteriori più lunga; coscia ellittica con un pelo setiforme verso la base, sul margine interno. Tibie trasversalmente divise dal tarso, più corte delle cosce. Tarso conoide più corto della tibia, di sopra e di sotto provvisto di alcuni peli rigidi e brevi, all’ ultimo di due peli capitati (digituli) superiori più lun- ghi, e di due inferiori più corti. Unghia corta triangolare acuta, sul margine interno denticolata. La larva è obovata, depressa, all’estremo posteriore profondamente incisa bilobata; distintamente segmentata, col segmento anteriore più grande e com- prendente gli vcchi, la inserzione delle antenne, della bocca e delle zampe anteriori, limitato nel margine dalla apertura laterale dello stigma anteriore, anteriormente rotondato, in corrispondenza degli occhi leggermente smarginato, radamente ciliato; ciglia preoculari 4-5 per ogni lato; le prime volte in avanti, le submediane ed esterno-medie piegate infuori, le successive, come due ciglia postoculari, voltate infuori ed indietro. Segmenti successivi 6-7 distinti; il primo e il secondo toracici corrispon- denti alla inserzione delle zampe del 2° e del 8° paio; i seguenti addominali. Segmento terminale più lungo, non distintamente suddiviso, lateralmente pro- tratto indietro in due lobi rotondati, inflessi. Lobi corti triangolari, terminati da lunga setola apicale ciascuno, separati da un intervallo tsasversale, da cui sporge l'armatura anale, leggermente ingrossata, anulare, guarnita di ci- glia. Antenne, zampe come nello stato di maturità più avanzata. Bocca con setole laterali anteriori disgiunte ed avvolte ad elice, di quà e di la dallo estremo del clipeo, o raccolte in fascio onisento ad ansa, e reflesse all'altezza delle zampe del 3° paio. Lungh. della larva, dal margine frontale all’apice dei lobi esterni posteriori. ‘. . . +... . » Inill. — 0, 48 Lungh. al fondo della incisione . . ... » —0, 88 I RE DIRI ei e rn a e oe et Sg) I Loposanteriore "e tag ae o ce I follicoli si trovano abitati da un 7yroglyphus (Acaridi), che attacca, in istato di vita, le uova. — 116 — Tribù COCCITI. Gen. Westwodia Sign. a, insetto non maturo ; b, antenna; c, zampa anteriore ; d, clipeo; e, labbro; f, setole buccali. WESTWODIA Sp. n. ? DACTYLOPIUS MAMMILLARIAE nob. (non Signor.) Relazione ent. agr. di Fi- renze 1879-82, pag. Questa forma, da ricondurre al genere cui appunto si riferisce, è diversa da un altra, unica fin qui (Westwodia Perisii Signor.), per lo stato del tegumento del corpo, tenuissimo glabro, non fittamente ispidulo, come, se non descritto, è figurato da Signoret (1). i Gli individui osservati, ancora assai giovani, vivevano nella terra e fra le poche fibre radicali di una specie di Mammillaria. Corpo lineare lungo mill. 1, 7, largo mill. 0, 66, depresso, ottuso alle due estremità, nella estremità posteriore inciso bilobato. Sul vivo cosperso di efflo- rescenza biancastra, tenue amorfa, senza ciglia marginali distinte, tranne alcune molto brevi, all'estremo dei lobi preanali e ai lobi anali. Antenne ravvicinate al margine cefalico, fra loro distanti almeno il doppio del diametro dell’articolo basilare, cilindracee, angolarmente piegate sulla base e dirette infuori, composte di 6 articoli; il 1° conoide, : più grosso; il 2° ci- lindroide, poco più largo che lungo, e metà più corto del 1°; il 8° cilindrico, (1) SI@NORET. Op. cit. Ann. Soc. ent. fr. Ser. 6%. T. S. p. 837. t. 7, fig. 2. — 117 — lungo come il 1°; il 4° e il 5°, subequali, conoidi, più larghi in avanti, e quì tanto larghi che lunghi; il 6° ellittico, lungo più dei due precedenti, con impressioni trasverse incomplete irregolari. Tutti gli articoli, salvo il primo, sono provvisti di pochi peli circolarmente ordinati verso il margine terminale, l’ultimo con peli irregolarmente distribuiti secondo le impressioni dell’articolo. Bocca situata dietro le antenne e fra le zampe anteriori, minuta; cli- peo posteriormente trilobato; labbro triangolare, lungo il doppio della lar- ghezza alla base, nell’apice ottuso smarginato, di due articoli, uno basilare brevissimo, uno terminale più lungo; mandibule, mascelle setiformi, ripie- gate ad ansa, attingente l’origine delle zampe del 2° paio, lungo la linea mediana del corpo. Zampe brevissime, dalle prime alle ultime sensibilmente più lunghe; le anteriori più vicine fra loro che le medie o le posteriori, e dalle medie più distanti che queste dalle ultime. Anca conoide, obliquamente inserita con lungo apodema lineare al se- gmento anteriore esterno della base, obliquamente troncata; trocantere minuto triangolare, col margine più lungo obliquamente adattato all’interno della coscia, ch’ è grossetta ellittica allungata; tibia leggermente più larga verso l'estremo tarsico, con due peli spiniformi agli angoli dell’articolazione, e poco più corta della coscia; tarso triangolare poco più corto della tibia, con peli spiniformi, nel tratto della sua lunghezza, terminato da unghia distinta, conica acuta, colla base rigonfia, quasi 1-dentata. Antenne. Articolo I RE RL RO: 5 B 1) _ ZO AZIO a LIA 0, 75 -- si [EI AR EAT 2 PEEPIOA SMARO 0, 21 AMANO AIA LI) IRON SARAI IT OR GRISO VECI SANARE SENTI DIE: 7 e NOAiol, eo a td 0, 34 CRERORONONO I i lo 96 RL i AAA e NEO SIBA US: | Gen. Guerinia Targ. GUERINIA SERRATULAE Signor. Ann. Soc. ent. fr. Ser. 52, T. 5, pag. 356, t. 8, FIATO Guerinia tinctoria Targ. Introd. alla 22 mem. per gli studi delle Cocciniglie, Atti della Soc. It. di Sc. n. T. 11, (1868). ° Coccus serratulae Fab. Ent. system. T. 4, pag. 227. n — 1138 — Coccus picridis; C. hirticornis Boyer Fonscol. Ann. Soc. ent. fr. T. 3, pa- gine 201, 203, t. 3, f. 1, 2. Coccus fabae Guer. Men. Compt. rend. de VAc. des Sc. 1° marzo 1852. Revue et Magas. de Zool: Ser. 2°, T. 4, pag. 145, 1852. Compt. rend, cit. 14 luglio 1856; Revue et Magas. de Zool. Ser. 2°, T. 8, pag. 347, 1856. La specie fu annunziata nel nostro catalogo delle Cocciniglie, (mem. cit.), dietro le descrizioni del Coccus fadae di Guerin Meneville, e lo studio di al- cuni esemplari, con l’ usata benevolenza, comunicati dall’ illustre autore al- lora vivente. Capitò poi e in abbondanza alla R. Stazione di Entomologia agraria, nel 1879, comunicata dall’ illustre e compianto Barone Bettino Ricasoli, che ‘la rinvenne fra le scorze delle viti colle sue masse fioccose composta di fila- menti esilissimi piegati ad arco, di materia cereoresinosa, e di altri tubulosi A, larva molto ingrandita. A/, insetto (femmina) adul- to, involto dallamassa cereo-resinosa in for- ma di fiocchi, medio- cremente ingrandita. B, Bocca della femmina adulta ; b, clipeo: =: c, labbrodistaccato coll’an- sadellesetolebuccali. C, zampa anteriore, per la disposizione della fi- gura, opposta a quella naturale voltata in- dietro e cogli articoli dall’ anca all’unghia. D, ocello e antenna per la disposizione della fi- gura rovesciata; d, ocello terminato da cor- neola; e, 2° articolo dell'antenna; e', 5° articolo; e, ultimo ariicolo. GUERINIA SERRATULAE (Fab.) dritti e più grossi, piena dei corpi degli insetti, di uova e di larve, come poi sì è avuta da diverse altre parti. Descritta con assai diligenza dal Signoret (op. cit.), esso la mantenne nel genere da noi istituito, identificandola però col Coccus picridis B. Fonsc. e [Voi — 119 — col C. serratulae F. Stando a questo, Fabricio prima, Boyer Fonscolombe più tardi, la rinvennero sulla Picris Rieracioides e sulla Serratula arvensis. Guerin la rinvenne di primavera su delle piante di fave, di trifoglio, di erba medica, e più tardi colle femmine turgide e piene di uova, dopo la mietitura dei grani, fra le scorze degli alberi. Signoret la ebbe anco dall’Algeria, e, da individui conservati durante l’ in- verno, ebbe larve della nuova generazione, come è accaduto di averle a noi da individui svernati all'aperto, e comunicati alla fine di marzo e ai primi di aprile. Da questo non sarebbe certo però che nell’estate la specie avesse altra generazione; ma poichè Boyer Fonscolombe dichiara che il momento della deposizione delle uova del suo Coccus picridis cade alla fine di questa stagione, ogni dubbio sparisce. Si avrebbe sempre nei due momenti di- versi della vita annuale, una emigrazione dalle piante sulle quali la specie, con la generazione primaverile, vive la vita attiva della buona stagione, a quelle sulle quali, colla generazione estiva, si porta per passare l’autunno e svernare. i Profittando intanto di un altra comunicazione recente, di insetti al solito trovati sopra le viti, e di cui le larve si sono sviluppate nel laboratorio, ab- biamo ottenuto la fissazione di queste su delle piante di fave, sulle quali si sono accresciute e hanno per assai tempo prosperato perfettamente. Oltre la sostanza cerosa, Guerin Meneville riconobbe nella specie la ric- chezza di una materia colorante rossa, di cui tanto le larve che le femmine sono piene, come la Cocciniglia vera, (Coccus cacti), quella del Chermes, e altre; e che per la sua tinta fu, dallo Chevreuil e dal M. Edwards, messa di mezzo fra la materia della Robbia e il Carminio. Dietro la cortese comunicazione degli insetti nella loro massa cerosa, pregammo l’illustre e compianto Barone Ricasoli, ch’egli volesse raccoglierne in maggior copia, tentare la fusione della cera e l’estrazione della materia colorante, ma non fu assai la quantità dell’ una o dell’altra, per dar luogo a studi ulteriori. Tuttavolta, trattando con allume, un saggio di acqua bollita con alcuni insetti, e precipitandola con ammoniaca, si ebbe una lacca vinata assai ricca di colore. Signoret ha indicato nel tegumento del corpo le minute filiere sparse fra i peli, e due aperture all’estremo posteriore, colle quali, ha dal suo canto avuto l’idea di un orifizio anale e di un orifizio genitale distinti. Guerin aveva già ottenuto dalle sue Cocciniglie, conservate l’ inverno, dei parasiti non determinati. — 120 — Dalle Cocciniglie di Algeria, Signoret ebbe poi una mosca, che fu rico- nosciuta da Bigot per la SpRerocera subsultans, specie le affinità ed i cui sinonimi di Sp. merdarum, stercoraria, cadaverina, necrophaga, richiamano giustamente abitudini assai diverse. Poche delle femmine da noi osservate erano esenti da una pupa volu- minosa, che ne riempiva quasi l'addome, e che sviluppata diede una piccola mosca bruna, dal Chiaris. Prof, Rondani, allora vivente, determinata per il suo Cryptochetum grandicorne, del quale però non abbiamo saputo nè i termini nè il luogo della descrizione. Firenze, dal.Laboratorio di Anatomia e Zoologia degli Invertebrati nel R. Museo, 9 gennaio 1885. —_ R1- ACARORUM SYSTEMATIS SPECIMEN Auctore ANTONIO BERLESE (ex laboratorio zoologico animalium invertebrat. Musei hist. nat. florentini, praefecto eximio prof. A. TARGIONI-TOZZETTI) Familia I. DEMODICIDAE. Gallicoli, stigmis nullis, corpore elongato vermiformi. Genus 1. Demodex Ow. Zoophagi. Genus 2. Phytoptus Duj. Phytophagi. Familia II. SARCOPTIDAE. Stigmis nullis, corpore rotundato. Subfamilia A. Psoraplidae. Sub animalium epidermide semper degentes et succis victi- marum victitantes. | Rostro syphonem sistenti (Cytholeichi). Genus 1. Cytholeichus Mègn. Corpore rotundato, ambulacris pedunculatis, disculis copula- tionis nullis. } t Rostro mandibulis palpisque liberis. (Sarcoptes) * Pedibus tertii et quarti paris subabdominalibus, appendiculis cauda libus nullis. — 122 — Genus 2. Sarcoptes Latr. Disculis genitalibus nullis. * * Pedibus omnibus marginalibus, disculis copulationis conspicuis. Genus 3. Psoroptes Gerv. l Ambulacro, pediculo longo, triarticulato sustento. Genus 4. Chorioptes Gerv. Ambulacro percurto pedunculo sustento. (tenus 5. Myocoptes K. Pediculis ambulacralibus nullis, pedibus tertii et quarti paris percrassis. Subfamilia B. Anatgesidae Avium plumis victitantes. Disculis genitalibus nullis, dorso scululato. } Disculis copulationis nullis. Genus 6. Anoplites Tr. et Mégn. Palpis normalibus. Genus 7. Dermoglyphus Mégn. Palpis spathulatis. } + Disculis copulationis conspicuis. * Foemina adulta abdomine integro. a.) Maris pedibus posticis (3°, 4°) foeminae subaequalibus (Pterolichi). (enus 8. Freyana Hall. Pedibus mariîis foeminaeque aequalibus, posticis subabdomi- nalibus. (renus 9. Pterolichus Rob. Pedibus maris foeminaeque subaequalibus, posticis quoque lateralibus. (renus 10. Falciger Tr. et Mégn. Pedibus maris foeminaeque subaequalibus, mandibularum digito interno falciformi. r_—e- va ‘ — 123 — Genus 11. Bdellorhynchus Tr. et Mégn. Pedibus 4° paris atrophicis, subabdominatlibus, marium for- mae duae, quarum altera mandibulis permagnis. Genus 12. Paralges Tr. et Mégn. Pedibus 4° paris atrophicis, subabdominalibus, maribus omni- bus inter sese aequalibus, mandibulis normatlibus. Genus 13. Xoloptes Can. Pedibus 4° paris in mari, caeteris crassioribus, unguiculatis. b.) Maris pedibus posticis foeminae multum crassioribus. (Analges). Genus 14. Pteronyssus Rob. Pedibus inermibus, ambulacratis, maris tertiù paris multum caeteris crassioribus. Genus 15. Pteralloptes Tru. et Mégn. Pedibus anticis spinosis, maris 4° parîs caeteris crassioribus. Genus 16. Protalges Tru. et Mégn. . Pedibus anticis spinosis, marîs, tertii et quarti paris caeteris crassioribus. Genus 17. Megninia Berl. Pedibus tertiù paris multo caeteris crassioribus, omnibus ca- runculatis, abdomine articulato. Genus 18. Analges Nitzsch. Pedibus tertii paris multo caeteris crassioribus, unguiculatis. * * Foemina adulta abdomins postice bifido. Genus 19. Alloptes Can. Pedibus 4° paris în mari caeteris crassioribus, omnibus ca- runculatis, pene perlongo. Genus 20. Pterocolus Hall. Abdomine maris în appendicem uni vel bilobatam producto, pedibus aequalibus. Genus 21. Proctophyllodes Rob. Abdomine maris trunco, appendiculas foliaceas gerenti. — 124 — Genus 22. Pterodectes Rob. Abdomine maris trunco vel bilobo, appendiculis setiformibus aucto. Genus 23. Pterophagus Mégn. Abdomine maris vix bilobo, foeminae, lobis parvulis setigeris. Subfamilia C. Camnestrinidae. Insectorum parasiti, disculis genitalibus conspicuis, dorsunudo. | Mandibulis biarticulatis, articulo postremo serrulato. Genus 24. Linobia Berl. t t Mandibulis chelatis. Genus 25. Canestrinia Berl. Disculis copulationis conspicuis. Genus 26. Coleopterophagus Berl. Disculis copulationis nullis. . Subfamilia D. Tyroglygphidae. Vagantes, dorso nudo. © Palporum articulo postremo setiformi. Genus 27. Hypopus Duj. Corpore mammilloso, disculis copulationis pluribus. | { Palpis normalibus. * Pene interno, vulva trivalvi, (Chortoglyphi). Genus 28. Chorthoglyphus Berl. Unco pedum minutissimo, disculis genitalibus nullis, copu- lalionis conspicuis. * Pene externo, vulva bilabiata. (Tyroglyphi). Genus 29. Trichodactylus Duf. Disculis coputationis nullis, pedum ungue maximo. Genus 30. Tyroglyphus Latr. Disculis copulationis conspicuis, pedibus unguiculatis, abdo- mine în mucronem carunculigerum non producito. A 12) REI Genus 31. Histiogaster Berl. Abdomine postice apophysim quadricarunculatam et quadri- foliosam gerenti. Genus 32. Glycyphagus Her. i Pedibus ungue incospicuo, disculis copulationis nullis. Genus 33. Rhyzoglyphus Clap. Pedibus tertii paris unguiculatis, ambulacro destitutis. Familia III. ORIBATIDAE. Vagantes, corpore clypeato, stiygmis in cephalotoracis dorsu sculptis, setigeris. Subfamilia A. Tarsonemidae. Abdominis dorsu în partes 5 diviso. | Pedibus quarti paris ambulacris destitutis Genus 1. Tarsonemus Can. et Fanz. Maris pedibus 4 paris incrassatis, faeminae exilibus setigeris, antico nudo. Genus 2. Disparipes Mich. Maris pedibus 4 paris incrassatis, faeminae setigeris, antico clypeato. (Michaelii fide). i } } Pedibus aequalibus omnibus carunculatis. Genus 3. Pigmephorus Kr. Maris tarso antico crassiori, chelato. Subfamilia B. Ffoplophoridae. Antico cum abdomine articulato. Genus 4. Hoplophora K. Scutis genitalibus 4, palpis quadriarticulatis, tarsis uniun- guibus. — 1260—. Genus 5. Tritia Berl. Scutîis genitalibus, 8. palpis quinquearticulatis, tarsis triun- quibus. Subfamilia C. Nothridae. Tecto nullo, vel subnullo. | Genitalibus framine ab ano sejuncto. * Unguicula pedum unica. (Belbae). Genus 6. Hermannia Nic. Labio infero, rhombeo, pedibus subgeniculatis, dermute gra- nulOSO. Genus 7. Carabodes K. Labio infero, rectangulo, pedibus subgeniculatis, dermate im- presso, duro. ‘ Genus 8. Belba Heyd. Labio infero subpentagono, antrorsus acuto, pedibus corpore multo longioribus, geniculatis, dermate glabro. * Unguiculis pedum tribus (Eremaei). Genus 9. Damoeus K. i Corpore depresso, pedibus corpore multo longioribus, geni- culatis, dermate aspero. Genus 10. Eremaeus K. ! Pedibus corpore curtioribus, labio înfero semicirculari, der- mate aspero. Genus 11. Scutovertex Mich. Scuto antico obsoleto, anticum non omnino tegenti (Michaelii fide). i A Genitalium foramine, ano approximato (Nothri). " Scutis larvarum persistentibus concentrice in dorso dispositis. Genus 12. Liodes Heyd. Labio infero duplici, frustulum rhombeum sistenti, antico inermi, abdomine globoso, suborbiculari. * Scutis larvarum caducis. Genus 13. Nothrus K. a) Abdomine quadrangulo, depresso, excavato, antico an- terius corniculato setigero, uncis pedum semper tribus, setis stigmaticis claviformibus. b) Angelia. Abdomine subtrapezoideo, posterius rotundato, excavato, antico inermi, uncis pedum 3 vel 2 vel 1, setis stigmaticis perlongis. Subfamilia D. Oridbalidae. Tecto conspicuo, anticum tegenti. + Abdominis alis nullis, (Leiosomi). * Mandibulis chelatis. Genus 14. Cepheus K. Abdomine late orbiculari, tecto carinulas duas albicantes si- stens; dermate aspero, labio late rectangulari. Genus 15. Leiosoma Nic. Abdomine obovato, glabro, nitido, tecto carinas duas laterales siîstens, labio subtrapezoideo, elongato. Genus 16. Oppia K. Antico magno, pedibus ad latera abdominis iînsitis; uncis setiformibus; labio semicirculari anterius rectilineo, abdomine globoso glabro. * Mandibulis exertilibus, longis, serrulatis. Genus 17. Neozetés Berl. } | Abdominis alis conspicuis, pedes posticos tegentibus (Oribates). Genus 18. Oribates Latr. Antici pilis simplicibus, mandibulis curtis, crasse chelatis. a) Appendicula tectiformi cephalothoraci omnino conjuncta (Oribates). * Uncis pedum tribus. (Oribates alatus, Lucasii, agilis, latipes). * * Unco pedum unico (O. dentatus). b) Appendicula tectiformi tantum basi cephalothoraci conjuneta, omnino an- ticum tegens et eccedens. (Achipteria). (Oribates Nicoletii, nitens etc.). — 123 — c) Appendicula tectiformi, tantum basi cephalothoraci conjuncta, partim ob- tegens, alis lateralibus laminiformibus. (Sphaerozetes). * Alae anticae tectì inter sese crista transversa conjunctae. (Orib. orbicu- laris etc.). * ® Alae laterales tecti inter sese discretae. (Orib. globulus). Genùs 19. Pelops K. Antici pilis spathuliformibus vel foliiformibus, mandibulis, basi latis, denique strictioribus, perlongis, minuscule chelatis. Subfamilia E. Panopliidae. Stigmis încospicuis, pedibus triunguibus, anticis biunguibus (an huius familiae?) Genus 20. Panoplia Heyd. Corpore anterius quadricorni. Familia IV. GAMASIDAE. Vagantes vel paraxiti, corpore clypeato, stigmis ad latera. corporis, stomatomorphis, mandibulis cheligeris. Subfamilia A. Uropodidae. Rostrum pedesque antici, in foramine unico (Camerostoma) infixa. { Nymphis omeomorphis pedunculatis, nympharum formis duabus (Uropodae). . * Scuto dorsali in adultis quoque partibus duabus constituto. Genus 1. Polyaspis Berl. Dorsi scutis inter sese seiunctis, ventralibus distinctis, pedibus anticis inermibus. Genus 2. Discopoma C. et R. Can. Dorsi scutis antrorsus inter sese coniunctis, retrorsum seiun- ctis, ventrali unico. (An satis a Cillibanis distictum ?) Genus 3. Cillibano Heyd. Orbiculares, pedibus anticis ambulacro destitutis. Genus 4. Uropoda Latr. Obovati, pedibus anticis ambulacro auctis. { + Nympharum forma unica, minime pedunculata. (Coeleni). Genus 5. Trachynothus Kr. Scuto dorsuali in adultis quoque, în partibus tribus diviso. Genus 6. Coeleno K. Scuto dorsuati, în nymphis quoque integro . : Subfamilia B. Secidae. Camerostoma nullum, maris operculum genitale în medio scuto sternali sculptum. Genus 7. Seius K. Subfamilia C. Epicriidae. Pedibus anticis perlongis, antenniformibus maris mandibu» lis calcaratis, dermate aspero, maris pedibus inermibus. Genus 8. Epicrius C. et F. Peritrema inconspicuum. Genus 9. Podocinum Berl. Peritrema conspicuum, rostrum attingens, pedes antici per- longi inermes. Subfamilia D. Celeripedidae. Corpore lato, pedibus percrassis, mandibulis non cheligeris; parasili. Genus 10. Celeripes Montagù. Pedibus ommibus carunculatis. Ann. XVII, 9 — 1390 — Genus 11. Antennophorus Hall. (an huius subfamiliae ?) Pedibus anticis inermibus. Subfamilia E. Mermanyssidae. Parasiti, gamasiformes dermate molli, sanguisugi. } Vulva labiis duobus longitudinalibus circumdata. Genus 12. Ophionyssus Mègn. Serpentium parasiti. | t Vulva scutulo normali obtecta. * Nymphis normalibus clypeatis. Genus 13. Leiognathus Can. Mandibutis chelatis. * * Nymphis normalibus nudis; adultis clypeatis. Genus 14. Dermanyssus Dug. Mandibulis styliformibus. Subfamilia C@amasidae. Corpore ovato, pedibus anticis caelteris exilioribus, mandibulis cheligeris, maris appendiculatis; liberi. $ Scutis ventralibus 4. Genus 15. Iphis K Scutulto ventrali minimo ab anali seiuncto. Genus 16. Laelaps K. Scutulo ventrali maximo, anali adnato. } { Scutis ventralibus 3. Genus 17. Macrocheles Latr. Pedibus anticis ambulacro destitutis. Genus 18. Gamasus Latr. Pedibus anticis ambulacro auctis. — 31. — Familia V. IXODIDAE. Stigmis ‘inferis ad latera abdominis, maxillis cum ligula frustulum styliformem saepius denticulatum sistentibus. Subfamilia A. frodidae. . Palpis non cylindricis, scutulo thoracico articulatis. Genus 1. Ixodes Latr. (Plura quoque genera ex Koch instituta, nunc negligent auctores, quare nunc minime cito). Subfamilia B. Argasidue. Palpis cylindricis, scutulo thoracico nullo; rostro infero. Genus 2. Argas. Latr. Cnaract. Subfam. Familia VI. TROMBIDIIDAE. Stigmis ad mandibularum basim insitis, cribriformibus. Subfamilia A. Zupodidae. Mandibulis chelatis, chela edentata. Genus 1. Eupodes K. Pedum posticorum femure percrasso. Genus 2. Megamerus Dug. Pedibus anticis longissimis, corpore triplo vel quadruplo lon- gioribus, motatortis. Genus 3. Scyphius K. Pedibus normalibus, oculis nullis. — 132 — Genus 4. Penthaleus K. Pedibus normalibus rubris, corpore oculato, nigro. Genus 5. Tydeus K. Pedibus normalibus, oculis duobus, mandibularum digito mo- bili styliformi, fixo mucroniformi. Foliicoli. Genus 6. Ereynetes Berl. Pedibus normalibus, oculis nullis, scutulo thoracico, mandi- bularum digito mobili styliformi, fico cultriformi. Terricoli. Subfamilia B. Cheytetidae. Mandibulis styliformibus, palpis crassiunguibus, oculis nullis, corpore nudo, pedibus pulvinatis. | Parasiti sub animalium epidermate degentes. Genus 7. Harpirhynchus Mègn. Palporum uncis pluribus. Genus 8. Picobia Hall. ‘ Palporum unco unico, pedibus anticis caeteris similibus. | + Liberi, sive in animalium pilis tegumenti caelati, aliorum acarorum venatores. Genus 9. Myobia Heyd. Pedibus primi paris latis, unciformibus. Genus 10. Cheyletus Latr. Palporum articulo basali percrasso, uncigero. Subfamilia C. Tetranychidae. Corpore nudo, selis raris adsperso, mandibulis unguiculatis, palpis appendiculatis. | Planticoli. Genus 11. Tetranychus Douf. Pedibus omnibus unguiculatis et pilis unciformibus apice auctis. — 133 — Genus 12. Heteronychus C. et F. Pedibus anticis spina terminatis. | Terricoli. Genus 13. Bryobia K. Corpore excavato, anterius quadricorni. Genus 14. Raphygnathus Dug. Corpore convexro, dermate molli, saepius areolato, inermi. Suafamilia D. BAayncholophidae. Corpore pilis densis vestito, mandibulis styliformibus, palpis appendiculatis, pedibus pulvino destitutis. } Corpore anterius crista antica impresso, oculis 4 vel 2. Genus 15. Rhyncholophus'Dug. Rostro non exertili. a) Oculis 4, pedibus corpore longioribus. (Macropi). b) Oculis 2, pedibus primis et quartis corporis longitudi- nem aequantibus. (Rhyncholophi). Genus 16. Smaridia Dug. Rostro exertiti, palpos gerenti. } t Corpore crista antica nulla, oculis 6. Genus Smaris Latr. (Charact. praed.) Subfamilia E. Bdellidae. Rostro longo subulato, palpis longîs antenniformibus, mandi- bulis chetatis. | Rostro non exertili. Genus 17. Bdella Latr. Palpis subclaviformibus apice bisetis. — 1394 — Genus 18. Scirus Herm. Palpis apice acuminatis, spinigeris. Genus 19. Eupalus K. Palpis articulo postremo cylindrico, inermi. { { Rostro eaertili. Genus 20. Cryptognathus Kram. (Char. praed.) Subfamilia F. Afyehidae. Mandibulis cheligeris, chelis dentalis, corpore lato, impresso, palpis simplicibus, filiformibus articulis subaequalibus, { Corpore nudo mandibulis exillimis. Genus 21. Michaelia Ber]. Oculo antico unico. t t Corpore villoso, mandibulis percrassis. Genus 22. Alychus K. Oculis 4. Subfamilia G. Trombidiidae. Mandibulis unguiculatis, palpis appendiculatis. } Antico vix ab abdomine distincto. Genus 23. Geckobia Mégn. Ocutis nullis; Parasiti. Genus 24. Actineda K. Palporum articulo penultimo triungui, pedibus unguibus 2 terminatis. Genus 25. Erythraeus Latr. Palpis appendiculatis, pedibus apice triunguibus. { + Antico ab abdomine distinctissimo. — 135 — Genus 26. Tanaupodas Hall. Palpis villorum appendicula apicali (Halleri fide). Genus 27. Trombidium Fabr. Palpis appendiculatis. Familia VII. HOPLOPIDAE. Mandibulis unguiculatis, dermate chitineo, stigmis..... (?) Genus 1. Caeculus Duf. Char. fam. Florentiae, 25 Januarii 1885. ‘NoTA. — Speciminis huius brevitatem miratus lector, clarissimo Prof. Targioni-Tozzetti, me specimen hoc, Societati eximiae Entomologicae Ital. legentem, ut amplius sistematis historiam describerem monenti, promis= sionis meae, me mox sedulius opus perfecturum, memineat. iù BERLESE A. — Di alcuni Acari del Museo di Firenze, colla descrizione di tre nuove specie appartenenti alla famiglia dei Trombididi. _ (Dal Laboratorio degli Invertebrati nel R. Museo di Storia Naturale in Firenze). — 1396 — (Tav. I.). Fam. ORIBATIDAE. Subfam. HOPLOPHORIDAE. Genus 1° #r'éféa BERL. 1. Tritia decumana (K.) BerL. Hoplophora decumana C. L. Koch. - C. M. A. Deutschl. fasc. 2, fig. 9. —_ — Haller Milbenf. - Wurtemb. p. 307. Tritia decumana A. Berlese - Acari Myr. Scorp. etc. fasc. VI, N. 2. _ _ G. Canestrini. - Acarofauna it. p. 45. Un bell’esemplare raccolto dal sig. Ferdinando Piccioli al Monte Consuma (Toscana). Subfam. NOTHRIDAE. Genus 2. 2eiba Hreyvp. 2. Belba geniculata (L.) C. et. F. Acarus geniculatus Linnè. - Fn. suec. 1977; Syst. Nat. 2929. Notaspis clavipes Hermann. - Mem. apt. p. 84, tav. 4, fig. 7. Oribata geniculata Gervais. - Apt. III, p. 259. Damoeus genicutatus C. L. Koch. - C. M. A. Deutschl., fasc. 8, fig. 13. — _ Nicolet. — Hist. nat. Acar. p. 463, t. 8, fig. 3. Belba geniculata Canestrini e Fanzago. - Acar. it. p. 33. Damoeus geniculatus Haller. - Milbenf. Wurtemb. p. 306. — 137 — Damoeus geniculatus Michael. — British Oribatidae p. 245. —_ si P. Kramer et C. I. Neuman. - Acariden wéàhrend der Vega-expedition einge- sammelt. p. 528. Belba geniculata A. Berlese. - Acarof. Sicula p. 10, N. 50. —_ — G. Canestrini. - Acarofauna it. p. 39- Esaminai tre esemplari adulti ed una ninfa coperta di terra provenienti dalla Consuma e raccolti da G. Cavanna. I Subfam. ORIBATIDAE. Genus 3. @rîbafes LATR. 3. Oribates globulus Nrc. Oribata globula Nicolet. - Hist. nat. Acar. p. 489, tav. 5, fig. DL —_ —_ Michael. - British Oribatidae p. 239. —_— — Haller. - Milbenf. Wirtemb. p. 304. Oribates globulus G. Canestrini. — Acarof. it. p. 20. 2. Zetes satellitius Koch. - C. M. A. Deutschl. fasc. 31, fig. 13, (nympha). ‘ Vidi un bell’esemplare di questa specie raccolto alla Consuma. Fam. TROMBIDIIDAE. Subfam. RAYNCHOLOPHIDAE. Genus 4. Fhyncholophus Duc. 4. Rhyncholophus nemorum. (K.) Rnynch. nemorum Koch. - C. M. A. Deutschl. fasc. 1. fig. 4. Di questa bellissima specie il Museo possiede un esemplare raccolto alla Consuma: io lo disegnai per la mia pubblicazione Acari, Mvyr. et Scorp. etc. 5. Rhyncholophus Cavannae, N. Sp. Rh. rufus, abdomine elongato, depressiusculo, impresso; rostro — 138 — infero, Oculis duobus, tarsis dilatatis, papillis simplicibus setiformibus. Ad. 3 mill. long. Di questa bellissima specie, la più grande tra i Rincolofidi, ho già dato breve diagnosi nel Repertorium specierum mnova- rum, Series VIII, N. 43. Si distingue da tutte le specie conge- neri, oltrechè per la grandezza, anche pel carattere del ro- stro infero. Difatti guardando l’animale per di sopra, non si scorge parte nessuna del rostro, che resta totalmente celato sotto la prominenza del capotorace. Il corpo ha una forma allungata, arrotondato di dietro e prodotto in angolo ottuso all’ innanzi. Di più la pelle della faccia dorsale si appiana in corrispon- denza della parte posteriore del corpo, avvicinandosi alla faccia ventrale per modo che l’orlo posteriore appare come uno spigolo acuto. Caratteristiche sono anche le fossette del dorso e le diverse impressioni. Notasi costantemente all’ innanzi una impressione mediana longitudinale, nel fondo della quale si cela la cresta del capotorace. Questo solco posteriormente si unisce ad una impres- sione trasversa, che termina presso i margini in due profonde fossule, e rappresenta il solco toraco-addominale degli altri Rin- colofi. Del resto le scapole non sono punto prominenti, nè vi ha più sensibile traccia della divisione del corpo nelle due parti, di- stinte sempre nelle altre specie del genere. Due altre impressioni trasversali si scorgono sull’addome, l’ultima in corrispondenza delle zampe del 4° paio. Tra questa ultima fossula e l’orlo poste- riore del corpo sono comprese quattro distintissime impressioni che irradiano, per così dire, dal centro del dorso alla periferia e all’orlo posteriore. La cresta del capotorace (cresta metopica Ca- nestr.) è lunga, porta un’areola abbracciata alla sua base da rami chitinosi, in forma di trapezio allungato, al vertice si biforca comprendendo un tubercolo carnoso che come in qualche altro - Rnyncholophus porta un ciuffo di peli lunghetti. Gli occhi sono due, uno in ciascun lato, collocati presso il margine del corpo in corrispondenza delle zampe del 2° paio. I piedi sono lunghetti, quelli del 1° e 4° paio raggiungono all'incirca la lunghezza del corpo; i primi la superano di poco, — 1599 — i quarti la uguagliano. Le zampe 2° e 3° paio sono più corte. La forma dei tarsi è curiosa. Tutti sono ingrossati, ma quelli del 3° e più del 4° paio sono appiattiti, arrotondati e quasi circolari. Il corpo ed i piedi sono coperti di fitti peli semplici e corti. Nel rostro, i palpi sono di mediocre lunghezza, con. lunghi peli semplici, l’articolo penultimo reca un robusto uncino e il ten- tacolo claviforme, del doppio più lungo dell’ uncino. Le mandibole hanno all’orlo esterno, verso l’apice, quattro dentelli diretti all'indietro. Il colore degli esemplari conservati nell’alcool è rossiccio aranciato; però siccome non havvi traccia di sfumature brune nel dorso, determinate da sostanze ingerite, è da ritenere che il colore fosse rosso miniaceo o cinnabarino colle zampe alla base aranciate. Questa grandissima specie raggiunge fino 3 millimetri di lunghezza. ” Habitat. Cinque begli esemplari sono indicati come presi a Piedimonte di Alife, in Terra di Lavoro, dal Segretario G. Cavanna. Un esemplare è di Palizzi, in Prov. di Reggio Calabria, e fu raccolto dallo stesso Cavanna. Sette individui furono dal sig. Ferdinando Piccioli raccolti a Poggio Borselli, nel Fiorentino. Così questa specie fu trovata nel Fiorentino, nella Campania ed in Calabria. 6. Rhyncholophus globiger BERL. n. sp. Rh. fuscus, pedibus rufis, longis, abdomine elongato, impresso; palporum appendicula magna, globosa. Ad. 2,50 mill. long. Questa seconda specie di RAayncholophus che pure riconobbi come non peranco descritta, è molto diversa dalla precedente. È molto più gracile del Rn. Cavannae. Il corpo è allungato, rotondato di dietro, con due leggiere insenature agli angoli esterni. Le scapole sono appena prominenti. Il dorso alquanto convesso è marcato da cinque impressioni trasversali, nessuna però raggiunge il margine laterale. Di queste una si osserva — 140 — immediatamente dietro alla cresta del eapotorace ed ha forma presso a poco di un V, le altre sono pressochè diritte, meno la seconda, foggiata a semicerchio colla concavità rivolta in avanti. Mancano anche le traccie -delle fossule irradianti dal centro del corpo alla sua periferia posteriore. La cresta del capotorace, punto infossata, è lunga; alla base allargata a ferro di lancia con areola trapezoidale nel mezzo; all'apice biforcata e racchiudente una prominenza del capotorace che è fornita di un ciuffo di peli più lunghi degli altri. Gli occhi, in numero di due, sono collocati uno in ciascun lato, in corrispondenza delle zampe del 2° paio. Il rostro è situato all’ innanzi del corpo e si scorge bene guardando l’animale dal disopra. I palpi, piuttosto lunghetti, si scorgono co- perti di lunghi e fitti peli semplici; il loro terzo articolo è corto, il quarto reca una robusta unghia, e il tentacolo (5° art.), che in questa specie, a differenza di tutte le altre da me viste, è molto grande, globoso, pressochè sferico è fornito superiormente di peli semplici, lunghetti ed inferiormente di peli corti, spessi, spiniformi. Questo articolo supera notevolmente l’ unghia del 4°. Le zampe sono lunghe, gracili; quelle del primo e quarto paio superano la lunghezza del corpo stesso. Le prime hanno tarsi fusiformi; stretti, le ultime tarsi allungati, appianati, in forma di lungo trapezio, più stretti cioè alla base che all’apice. Zampe e corpo coperti di fitti peli semplici, lunghetti. Il colore dell'esemplare studiato, è roseo-pallido traente al giallastro, con due»porzioni del dorso brune, per trasparenza delle sostanze ingerite. All’ innanzi il capotorace non è offuscato dai ciechi. Però consideriamo il colore naturale come rosso miniaceo, o cinnabarino, col dorso più oscuro, bruniccio. Habitat. L’esemplare raccolto proviene da Pratiglione (Ivrea) e misura ben 2 mill. e mezzo di lunghezza (esclusi i piedi). Anche di questa specie diedi breve diagnosi nel Repert. spec. novar. loc. cit. N. 45. 7. Rhyncholophus phalangioides (D. G.) K. Acarus phalangioiîdes De Geer. - Uebers. VII, p. 56, tab. VIII, fig. 7-8. NS Trombidium phalangioides Hermann. - Mem. Apt. p. 33, N. 18 fig. 10. Rhyncholophus cinereus Dugès. - Ann. Sc. Nat. II, Ser. I, p. 31, tav..1, fig.07. — phalangioides Koch. - C. M. A. Deutschl. fasc. 16, fig. 4. «— .opilionoides Koch. - C: M. A. Deutschl. fasc. 16, fig. 3. Trombidium cinereum Gervais. - Hist. Apt. III, p. 183. Rhynchotophus cinereus Canestrini e Fanzago. — Ac. it. p. 69. — opilionoides Haller. - Milbenfauna W ùrtemb. p. 314. — phalangioides A. Berlese. - Acari, Myr. Scorp. it. f. 2, fig. 9. Di questa specie sonovi molti esemplari di località diverse, come appare dal seguente specchio: 2 esemplari da Firenze (Piccioli !). 2 — dalla Defensa. (Matese, Terra di Lavoro, a circa 1000 metri di altezza. Cavanna !). 1. da Firenze (raccolti in inverno). 2 — grossissimi dal Varco del Pollino (Basilicata. Cavanna !). 1 _ da Lipari. (Prof. E. H. Giglioli). Subfam. TROMBIDIIDAE. Genus 5. Trombidivaa FABR. S. Trombidium setosulum n. sp. Tr. cinnabarinum, oculis petiolatis, crista antica longa, in medio ditatatula, triareolata, mandibularum ungui recta, #07 plu- mosis, cinnabarinis. Ad. 2 mill. long. Il corpo è cordiforme, prominente alle scapole e rotondato di dietro. Sul dorso si osservano cinque strie trasversali; di queste l’una è il solco toraco-addominale, le altre quattro, impresse sul «dorso dell'addome sono più o meno ricurve e non raggiungono i margini del corpo stesso. Il capotorace è triangolare, non molto . acuto, porta la cresta anteriore, foggiata in modo caratteristico. Essa è lunga quanto il capotorace stesso; alla base è semplice, formata cioè da larga fascia chitinea diritta; nel mezzo si allarga in una placchetta in cui sono scolpite cinque areole; due anteriori SEI 1 ES minutissime, e tre posteriori più grandi in una stessa fila. Dopo questo allargamento la cresta chitinosa si assottiglia notevolmente e corre diritta per un terzo della sua lunghezza, finchè all’apice si biforca in due rami, ciascuno dei quali si dirige prima all’ in- nanzi indi bruscamente e per breve tratto all’ indietro. Nel capo- torace si vedono lateralmente anche gli occhi, appaiati e picciolati. Il picciolo è mediocremente lungo. Nel rostro vediamo i palpi col 2° articolo molto grosso, il 8° cortissimo, il 4° lungo e con due unghie, delle quali una molto piccola, l’altra robustissima; il tentacolo è claviforme, villosissimo e supera appena l’ uncino. Le mandibole hanno un’ampia galea membranosa, ed un unghia che in questa specie è diritta, cultriforme e sdentata, I piedi sono lunghetti, quelli del 1°, 2° e 4° paio quanto il corpo stesso, con tarsi allungati e muniti di due uncini ma sprov- veduti di unghia. È degna di nota questa curiosa ed unica lunghezza delle zampe del 2° paio, di solito molto corte. Il corpo è coperto di fitti peli piumati e colorati in cinnaba- rino vivissimo. Tutto l’animale è molto villoso; nei piedi i due ultimi segmenti sono coperti di peli più fini e più spessi, massi- mamente i tarsi. Colore. Essendo i peli colorati, l'esemplare conservato nell’alcool mantiene ancora il suo colore, cinnabarino dell’addome, più chiaro nel capotorace e nel rostro. In tutto eguale al colore del. Trom- bidium pusillum già da noi altrove descritto. L’esemplare misura 2 mill. di lunghezza. Habitat. Nell’etichetta sta scritto: raccolto a Cagliari. 9. Trombidium holosericeum (Linn.) FABR. Acarus holosericeus Linné. - Fauna suecica. p. 1979. — — —_ Syst. Nat. p. 2934. Trombidium holosericeum Fabricius. —_ _ Hermann. - Mém. apt. — 149 — Trombidium holosericeum Gervais. - Hist. Apt. III, pag, 179. tav. 36, fig. 1. — _ GC. :L. -Koch®:-=' €. M: UA; Deutschl. fasc. lb, fig. 6. —_ _ Mégnin. - Metamorphoses des Acar. pil Miavo12; fig. & — _ Canestrini e Fanzago. — Acar. it. p: 64. Riferii a questa specie tutti gli esemplari sotto indicati quan- tunque tutti deficienti di pulvino alle zampe. Il Mégnin è il solo autore che disegni la zampa del 7romb. holosericeum con pulvino tra gli uncini. Sarebbe mai un errore di osservazione? Finora tutti gli individui da me esaminati da molte località riferibili a questa specie mi apparvero sprovveduti di pulvino. Il Museo possiede molti e grossissimi esemplari provenienti da Belluno. 1 esemplare da Domodossola. 1 esemplare da Presenzano (Terra di Lavoro: racc. da Cavanna). 10. Trombidium gymnopterorum (L.) BerL. Acarus gymmopterorum Linné. - Fn. Suecica p. 1208. _ — _ Syst. Mat. p. 2929. — cicadarum Goetze. — aphidis De Geer. — phalangii De Geer. - Schranch, Linneo etc. Trombidium fuliginosum Hermann. - Mém. apt. p. 23, tav. 1, f. 3. —_ holosericeum Hahn. - Arachn. vol. I, p. 21, tav. 6, fig. 18. — fuliginosum Hahn. - Loc. cit. p. 22, tav. 6, fig. 19. — fuliginosum Koch. - C. M. A. Deutschl. fasc. 15, f. 2. _ hortense Koch. - Loc. cit. fasc. 15, fig. 3. — cordatum Koch. - Loc. cit. fasc. 6, fig. 7. _ fuliginosum Gervais. - Hist. nat. Apt. III, p. 179. — holosericeum Contarini. —- Catal. etc. p: 16. — -- _ Venezia e sue lagune, volu- me II, p. 162. — 144 — Trombidium holosericeum Paghestecker. - Zur anatomie der Milben. — fuliginosum Meégnin. - Metamorph- des Acar. p. 11. tay:.149 fest. — _ Canestrini e Fanzago - Acar. it. p. 65. _ hortense Canestrini e Fanzago. - Loc. cit. p. 66. — fuliginosum Henking. Beitrage zur Anatom. Etwicklungs- geschichte und Biologie von Tromb. fuligin. — _ Haller - Milbenf. Wuùrtemb. p. 322. Il Museo ha molti esemplari di questa specie, provenienti da molte località: eccone il prospetto. 1 Esemplare giovane da Capri. 1 _ da Caramanico. (Abruzzo. Cavanna !) — da Lavaiano. (Prov. di Pisa. Cavanna !) —_ da Casale Monferrato (Prof. Mens 1). da Gricigliano. (Martelli 1). _ da Firenze. (Cavanna !). = da Monte Morello Prov. di Firenze, 2.500 metri. (Piccioli 1). o a aa dv | Firenze, 31 gennaio 1885. SPIEGAZIONE DELLA TAVOLA. Fig. 1. RAyncholophus Cavanne, dal dorso. — 1. a. palpo. 1. b. tarso del primo paio. 1. c. id. del quarto paio. 1. d. tarso 1° paio di fianco. 1. e. cresta capotoracica. 1. f. pelo del corpo. 1. g. mandi- bola (destra). . Ehyncholophus globiger, dal dorso. — 2. a. palpo. 2. b. tarso quarto paio. 2. c. 24. di fianco. 2. d. cresta capotoracica. 2. e. pelo del corpo. x DO Trombidium setosulum, dal dorso. — 3. a. palpo. 3. b. occhio (sini- stro). 3. c. estremità della mandibola. 3. d. pelo del corpo. 3. e. cresta capotoracica. (cp) » META — 145 — SOPRA ALCUNI ACARI Lettera del dott. ANTONIO BERLESE al dott. G. HALLER in Zurigo. Egregio Signore. Ho ricevuto con vivo piacere la sua memoria interessante Beschreibung einiger neuen Milben, e mi affretto di rendergliene vive grazie. Mi permetta in pari tempo di aggiungere qualche mia osservazione alle preziose sue, esposte nella prelodata memoria, e mi conceda di esporle il mio parere su taluna delle specie descritte nel suo lavoro. Veggo a pag. 221 illustrata come americana una specie di Oribata che Ella chiama Oribata monodactyla n. sp. Il carattere di un solo uncino alle zampe, anzichè tre come generalmente scorgonsi nelle altre specie congeneri, mi richiamò alla mente, appena esaminai' il suo scritto, una mia specie di Oribata già illustrata nel fasc. 9 n. 8 della mia pubblicazione Acarò, Myriopoda et Scorpiones hucusque in Italia reperta in data 20 di- cembre 1883. Esaminiamo attentamente queste due forme. Sì la mia specie che la sua ricordano a prima giunta l’Oribata femorata di Nicolet, o me- glio l’Oribates latipes del Koch. Questo. Ella disse nel suo pregiato scritto, e questo ‘disse pure per me il Chiarissimo Prof. Canestrini nella sua Acaro- fauna italiana. Il Prof. Canestrini volle anzi spingersi più innanzi e considerare la mia specie come sinonima della O. latipes. Evidentemente però a torto poichè il solo punto di contatto delle specie riposa sulla forma del capotorace e sulla larghezza dei femori. Però mentre nella O. latipes solo i femori del secondo paio sono i più larghi, e soltanto marginati di mem- brana; nella specie mia quelli del secondo e terzo paio sono largamente margi- nati, e per di più quelli del secondo sono muniti inferiormente di robusto dente chitineo, (d’onde il nome di Oribates dentatus), mancante affatto nella O. latipes. Come caratteri differenziali stanno invece: la forma delle setole stimma- tiche, brevissime e clavate nella O. latipes, lunghissime e tusiformi nella mia specie, la preacennata armatura dei femori 2° e 3° paio, le due setole che Ann. XVII, 10 n # Bd le Di Ue — 146 — notansi, e lunghe, sul contorno posteriore dell'addome, e più specialmente l’unico uncino che termina le zampe. È bensì vero che quest’ultimo carattere non appare dal mio disegno dell’intero individuo, e ciò per una semplice svista nell’ inciderlo; nè si ri- leva dalla diagnosi, ma è molto nitidamente illustrato nelle due figure in dettaglio (N. 5 e 6) delle zampe 1° e 2° paio. Il disegno che Ella dà (ta- vola XV fig. 3) della Oribata monodactyla, lascia qualche cosa a desiderare per quello che riguarda il capotorace, però evidentemente si attaglia alla: armatura del capotorace della specie mia. Quanto alle setole stimmatiche, alle setole del vertice, alla forma dell'addome e delle sue ali, i due disegni, mio e suo, sono identici. Dell’ armatura delle zampe 2° e 8° paio Ella non dà disegno, ma la descrive, e le rispettive diagnosi si corrispondono. Nel disegno suo i due peli che notansi nell’orlo posteriore della mia specie non appariscono, ma è noto che sono caduchi, e perciò a questa difte- renza annetto poco valore. Resta la apparentemente notevole discrepanza dell'habitat. Perciò io ri- corderò che già nella diagnosi dissi aver trovato la specie în calidariis R. a Hortì Botanici patavini, dove di piante esotiche vi ha dovizia, e considerai ‘ | sempre l’O. dentatus come specie importata, al pari di molte altre da me trovate nella stessa località (Polyaspis patavinus, Gamasus exilis ete.). Però ho voluto ritenere la specie come italiana perchè la credo acclima- tata, dacchè nello stesso R. Orto Botanico, scopersi in pieno inverno, molti esemplari, che conservo, di Polyaspis patavinus, viventi nei tronchi fradici di piante nostrane piantati all'aperto da qualche anno. Conchiudo: credo l’Oribata monodactyla come identica al. mio Oribates dentatus, che in questo caso deve avere la precedenza; e considero questo ultimo distintissimo dall’O. Zatipes del Koch per i caratteri sopradetti. A pag. 226 e fig. 1-4 della tavola XVI veggo illustrato un Dam@us craterifer n. sp. trovato a Marsiglia ed a Nizza. La zampa lo fa tosto rico- noscere per un vero Dam@us, secondo il nuovo senso da me dato a questo gruppo. Ella però si limita a studiare questa forma senza pulirla dagli in- vogli ninfali e delle sostanze diverse di cui sempre i Dam@wus sì coprono. Perciò la specie sua ha un aspetto nuovo. Questa facies ingannò già altri prima di Lei: così i Proff. Giovannni Canestrini e Fanzago, descrissero nel lavoro sugli Acari italiani una nuova specie di Belba, la Belba gibba la cui diagnosi sì attaglia benissimo a quella che Ella dà del suo Dam@us cra- lerifer, e sopratutto ai disegni. Anch'io trovai più volte questa forma, che — 47 — a suo tempo disegnerò, e la riferii tosto alla Belbagibba C. et F.; ma ripu- lita delle sostanze diverse che ne coprono e difendono il dorso mi apparve tutt'altra cosa, un vero Dama@us bdicostatus K. Anche il Damaus Dugesti, se- condo la testimonianza del Prof. Canestrini, quando è coperto ricorda nello aspetto la Belba gibba. Perciò ripulisca i suoi esemplari e vegga se al Damaus Dugesiù 0 al Dama@us bicostatus del Koch la specie sua si debba ri- ferire. Per me sono d’opinione che si debba ritenere come un D. dicostatus K. Questa ultima specie è come il D. Dugesii comune in tutta Italia. Volle il caso che a Lei, egregio signore, ed a me venisse quasi contem- poraneamente l’idea di dedicare un genere di Acari al diligente cultore del- l'Acarologia Dott. Michael. Ella nel suo scritto, a pag. 229, intitolava Michae- Zia un nuovo genere di Oribatidi, io nel mio fascicolo XVI degli Acari, Mir. etc. chiamo Michaelia un nuovo gruppo di Trombididi. Uno dei due ge- neri deve mutar nome: ambedue nacquero nel 1884, ma certamente Ella mi precede, poichè il mio predetto fascicolo data dal 20 dicembre. Con ciò io sarei in debito di mutare nome al mio gruppo. Se non chè l’esame accurato del genere da Lei istituito fa riconoscere che esso è fondato su forme nin- fali di altri Oribatini. Già il solo aspetto della sua Michaelia paradoxra n. sp. basterebbe a giustificare il mio asserto, ma vi ha di più. Anch’io trovai una forma che se non è proprio la sua Michaelia paradoxa si deve però ritenere come molto affine ad essa. i Non esitai punto a ritenerla una forma ninfale di altri Oribati, e molto probabilmente di Z/oplopRora. Difatti, quali sono i caratteri che distinguono il genere IMichaelia dai generi Hypocthonius e Murcia, che sono indubbia- mente forme larvali? Quali caratteri presenta la IMichaelia paradoxa perchè debba essere ritenuta forma adulta? Non certo la presenza di apertura sessuale; nelle Murcie, Hypocthonius ete. l'apertura sessuale esiste. Perciò io ritengo il suo genere IMichaelia istituito per forme larvali che possono rientrare nel genere ZHypocthonius 0 Murcia del Koch. Viene ultimo l’Acaro che Ella chiama Cheyletia laureata n. sp. Il di- segno che Ella ne dà non dimostra chiaramente l’armatura dei palpi, pure nella sua diagnosi è fatta menzione di un robusto dente chitinoso che manca nel Ch. ornatus di Canestrini e Fanzago. De Geer illustra e disegna un Acarus squamatus trovato aderente ad un emittero. Il disegno di questo autore, sebbene un po’rozzo, non la- scia dubbio si tratti di un CQheyletus. Quanto all’rabitat, nulla di strano nel pseudoparassitismo; io feci già osservare di aver raccolto parecchi acari La — 148 — vaganti, tra i quali il Cheyletus venustissimus, pseudoparassiti di insetti. È un caso di emigrazione. Canestrini e Fanzago, trovano un Cheyletus, e lo disegnano e illustrano negli Acari italiani (pag. 79 tav. 5 fig. 2) sotto il nome di Cheyletus orna- tus n. sp. Il disegno è veramente assai infelice, sia per la forma delle ap- pendici, che invece di foliacee e flabelliformi appaiono clavate, sia per la forma ed armatura dei palpi etc. Cosi nella diagnosi è interpetrata male la strot- tura delle dette appendici. Molto meglio il Michael (On a species of. Acarus of the genus Cheyle- tus, believed to be new. 1878) disegna e descrive questa specie, che però a torto considera come nuova e chiama Cheyletus Nabellifer. È però da notarsi che il Cheyletus di Michael, ha una armatura dei palpi intermedia tra quella della specie sua e dei Prof. Canestrini e Fanzago; difatti, veggo nella grande unghia, disegnato alla base un robusto dente, che potrebbe corrispondere al dente da lei descritto, e più sopra due denti minori che ricordano i dentelli del Cheyletus ornatus. I miei esemplari cor- rispondono con quelli del Ch.v° Prof. Canestrini. Perciò, o la specie è varia- bile nel minuto carattere dell’ armatura dell’ unghia, o i Cheyletus ornatus, flabellifer e laureatus sono specie distinte. Ognuna di queste ipotesi ha però bisogno di essere dimostrata. Per ora se le specie si considerano come tra i loro distinte 1’ Acarus squamatus di De Geer deve essere dimenticato perchè specificamente irreconoscibile. Inoltre il Cheyletus ornatus non deve riferirsi, come Ella fa, a Canestrini e Berlese, ma bensì ai Prof. Canestrini e Fanzago. Di qualche altra piccola inesattezza, come ad esempio il Cheyletus eruditus attribuito a Koch anzichè a Schrank, il RAynecholophus detto Rhopalocerus anzichè Ehopalicus non parlo ora. Scusi se mi sono permesso queste poche osservazioni, ma lo feci in omag- . gio alla verità, scopo delle comuni nostre ricerche scientifiche. Firenze, dal Laboratorio degli Invertebrati nel R. Museo, 28 Gennaio 1885. — 149 — ELENCO DELLE PUBBLICAZIONI ENTOMOLOGICHE del Professor CAMILLO RONDANI Volentieri sodisfo al desiderio manifestatomi dal Segretario della Società, e quì pubblico un Elenco definitivo delle pubblicazioni entomologiche del fù prof. Camillo Rondani. Questo Elenco è ba- sato principalmente : 1° sulla enumerazione della Bibliotheca ento- mologica di Hagen, corretta ed aumentata secondo le indicazioni di due miei articoli editi nelle Verhandlungen der k, k. zoolog. botan. Gesellschaft di Vienna; 2° sul contenuto di quei due articoli (1); 8° sulla raccolta originale degli Opuscoli di Rondani, proveniente dalla sua Biblioteca che è ora mia proprietà, e che ho collazionata con le liste. L’elenco comprende le sole pubblicazioni entomolo- giche (s. 1.) (2): quindi vi mancano i titoli di lavori d’ altro sog- getto, indicati nel Catalogo che accompagna lo scritto del Dott. A. Del Prato « Cenni sulla vita e sulle opere del Prof. C. Rondani, Parma 1881 ». Credo opportuno ripetere qui alcuni schiarimenti già dati altrove (Verhan. Z. B. Ges. 1881, p. 388) intorno alle designazioni di Memoria, Fragmentum, Nota, Commentarium, adoperate dal Rondani nei titoli delle sue opere. I. Nella serie delle Memorie, gli opuscoli di minore impor- tanza sono indicati come Fragmenta: e così le Memorie ed i ‘ (1) Verhand. z. b. Ges. Wien. 1881, p. 337-344 e 1884, p. 112-118. (2) Tali sono gli articoli: Istruzioni sull’ uso del Salmarino in Agricoltura e Zoo- tecnia. Parma, giornale l’Annotatore, 1857. I boschi e la montagna parmense; Ibid. 1858. Appunti ad un progetto per una scuola di Caseificio da istituirsi in Parma. Gaz- zetta di Parma, 1870. — 150 — Fragmenta formano una serie numerata, continua, cui si aggiun- sero più tardi i Commentaria. Ecco quì la serie, con i numeri corrispondenti della mia lista posti tra parentesi: la sola Me- moria XV non ho potuto identificare con certezza. Memoria I (1), II (3), ITI (4), IV (6), V (8), VI (9), Fragmentum VII (10), VIII (11), Memoria IX (12), Fragmentum X (14), Memoria XI (16), XII (17), Fragmentum XIII (20), Memoria XIV (24), XV (26, 28, 31 ? ?), Fragmentum XVI (34), Commentariam XVII (54), XVIII (55), XIX (57), XX (59). II. Le Notae costituiscono una serie a sè, indipendente. Non ho potuto rinvenire la Nota quinta: la septima venne pubblicata tre anni prima della sexta. Nota I (15), II (18), ILI (19), IV (27), V (2), VI (83), VII (29), VIII (48), IX (50), X (52), XI (53), XII (56), XIII (58), XIV (60), XV (95), XVI (96). Heidelberg, 4 dicembre 1884. C. R. OSsTEN SACKEN. 1. Sopra una specie di insetto Dittero (Flebotomus). — Memoria prima per servire alla Ditterologia Italiana. Parma, Donati, 1840; 8°, pag. 16, con tavola. 2. Note sur les insectes contenus dans l’ambre de Sicile, et décrits par M”. Guérin. Revue Zool. 1840, T. 3, pag. 369-370. 8. Sopra alcuni nuovi generi di insetti Ditteri. — Memoria seconda etc. Parma, Donati, 1840, 8° pag, 28, con tavola. NB. Cecidomyidae; il N° 26 è una nuova edizione del medesimo lavoro. 4. Progetto di una classificazione in famiglie degli Insetti Ditteri europei. — Memoria terza etc. Parma, Donati, 1841, 8°, pag. 29. (Secondo Hagen, Bibliogr.; non co- nosco questa edizione). Nuovi Ann. Sc. nat. Bologna 1841, T. 5, p. 257-285; riprodotto nell’ « Isis » 1843, VII, p. 614-618. — Estratto, pag. 28. — 151 — 5. Nota sopra una specie del genere Cimex Spin. Bull. Accad. Aspir. Natur., Napoli, 1842, p. 98-99. NB. Cimex nidulurius n. sp. vivente nei nidi della Hirundo wurbica. 6. Osservazioni sulle diversità sessuali di alcune specie di Fasia (Phasia) ete. — Memoria quarta etc. Nuovi Ann. Sc. nat. Bologna 1842, T. 8, p. 456-463. — Estratto p. 8. 7. Note sur un nouveau genre d’insecte Diptère subaptère (Pterelachisus Bertei). Guérin, Magaz. Zool. 1842, T. 12, N° 106; fig. col. 8. Osservazioni sopra alcune larve di insetti Ditteri, viventi nel gambo dei cereali in Italia. — Memoria quinta etc. Nuovi Ann. Sc. nat. Bologna 1843, T. 9, p. 151-159, con tavola. — Estratto p. 1l. NB. Chortophila, Urophora, Phytophaga. 9. Quattro specie di insetti ditteri, proposti come tipi di generi nuovi. — Me- moria sesta etc. Nuovi Ann. Sc. nat. Bologna 1843, T. 10, p. 32-46; con tav. — Estratto, p. 15. NB. Nov. Gen. Rainieria (Micropezidae), Ludovicius, Nodicornia (Dolichop.), Leopol- dius (Conopid.); Albertia (Tachin.). 10. Species italicae generis Hebotomi ex insectis dipteris observatae et di- stinctae. — Fragmentum septimum etc. Ann. Soc. Ent. Fr. 1843, p. 263-267 ; fig. NB. Hebotomus errore di stampa pro Phlebotomus; vide N. 1. 11. Species italicae generis Callicerae ex insectis dipteris, distinctae et de- scriptae. — Fragmentum octavum etc. Ann. Soc. Ent. Fr. 1844, p. 61-68. 12. Proposta della formazione di un genere nuovo per due specie di insetti editteri. — Memoria nona etc. Nuovi Ann. Sc. nat. Bologna, 1844, T. 2, p. 193-202; con tav. — Estratto, pag. 12. NB. N. Gen. Ferdinandea (Syrphidae). 13. Ordinamento sistematico dei generi italiani degli insetti Ditteri. Nuovi Ann. Sc. nat. Bologna, 1844, T. 2, p. 256-270; p. 443-459, (e rimasto incompiuto). — Estratto p. 32. — 152 — 14. Species Italicae generis CArysotori ex insectis Dipteris observatae et di- stinctae. — Fragmentum decimum ete. Ann. Soc. Ent. Fr. 1845, p. 193-203; con tavola. 15. Di una specie di insetto Dittero, che si propone come tipo di un genere nuovo. — Nota prima per servire alla ditterologia italiana. Ann. Accad. Aspir. Natur. Napoli 1845, T. 3, p. 21-26. — Estratto, p. 8. NB. Nov. gen. Palpibraca (Tachin.). 16.Sulle differenze sessuali delle Comnopinae e Myopinae. — Memoria un- decima ec. Nuov. Ann. Sc. nat. Bologna 1845, T. 3, p. 5-16. Estratto p. 16. 17. Descrizione di due generi nuovi di insetti Ditteri. — Memoria duodecima etc. È Nuov. Ann. Sc. nat. Bologna 1845, T. 3, p. 25-36; con tavola. — Estratto, p. 16. NB. Nov. gen. Phytomyptera e Bigonicheta (Tachin.). 18. Sul genere Xyphocera del Macquart. — Nota seconda etc. Ann. Accad. Aspir Natur. Napoli 1845, T. 3, p. 150-154. — Estratto, pag. 7. 19. Descrizione di una nuova specie del gen. Lasiophthicus. — Nota terza etc. Ann. Accad. Aspir. Natur. Napoli 1845, T. 3, p. 155-158. — Estratto, p. 6. 20. Genera italica Conopinarum distineta et descripta. — Fragmentum de- cimum tertium etc. Guérin, Magaz. de Zool. 1845, N. 153; con tavola color. — pag. 10. 21. Merodon armipes sp. nov. Guérin, Magaz. de Zool. 1845, N. 154; con tav. color. 22. Nouveau genre de Dipterès d'Italie (Spazigaster). Guérin, Magaz. de Zool. 1845, N. 155; con tav. color. 23. Note sur l’Agromyza acneiventris. Ann. Soc. Entomol. Fr. 1845, Bullet. p. 47. 24. Sulle specie italiane del genere Merodon. — Memoria decimaquarta etc. Nuov. Ann. Sc. nat. Bologna, Ser. 2, 1845, T. 4, p. 254-267. — Estratto, p. 14. 25. Sur les moeurs de Corethra oleae. Revue Zool. 1845, T. 8, p. 444-446. 26. 29. 30. dl. 32. 39. S4. 36. a fagi Compendio della seconda Memoria Ditterologica di C. Rondani, con alcune aggiunte e correzioni. i Nuovi Ann. Sc. nat. Bologna, Ser. 2, 1846, T. 6, p. 363-376; con tav. — Estratto, p. 14. . Considerazioni sul genere Mintho di Rob. Desvoidy. — Nota quarta etc. Nuov. Ann. Sc. nat. Bologna, Ser. 2, 1847, T. 8, p. 66-70, con tav. — Estratto, p. 7. . Estratto con annotazioni della memoria sulle famiglie dei ditteri europei. Nuovi Ann. Sc. nat. Bologna, Ser. 2, 1847, T. 7, p.5-23. — Estratto, p. 19. Nova species generis Ocktherae. — Nota septima etc. Ann. Soc. Ent. Fr. 1847, Bullett. p. 29-31. Esame di varie specie d’insetti Ditteri Brasiliani. Truqui, Studi entomolog. 1848, T. 1, p. 63-112 con tav. — Estratto, p. 52. Osservazioni sopra parecchie specie di esapodi afidicidi e sui loro nemici. Nuov. Ann. Sc. nat. Bologna, Ser 2, 1847, T. 8, p. 337-851; p. 432-448; 1848, T. 9; p. 5-33; con tavola. — Estratto, p. 66. Dipterorum species aliquae in America aequatoriali collectae a Cajetano Osculati, observatae et distinctae, novis breviter descriptis. Nuov. Ann. Sc. nat. Bologna, Ser. 3, 1850, T. 2, p. 357-372. — Estratto, pag. 18. De nova specie generis Ceriae Fab. detecta et descripta etc. — Nota sesta ete. Ann. Soc. Ent. Fr. 1850, T. 8, p. 211-214, con tav. Species italicae generis Eumeriì observatae et distinctae. — Fragmentum decimum sextum etc. Ann. Soc. Ent. Fr. 1850, T. 8, p. 117-130; con tav. . Osservazioni sopra alquante specie di esapodi ditteri del Museo Torinense. Nuov. Ann. Sc. nat. Bologna, Ser 3, 1850, T. 2, p. 165-197, con tav. — pag. 37. — Estratto, p. 37. Lettera scritta dal Sig. Cam. Rondani al Sig. Prof. G. Bertoloni, in data di Farma, del 14 giugno 1852. Nuov. Ann. Sc. nat. Bologna 1852, T. 6, p. 9-12. — Estratto, p. 4. NB. Nota sopra una specie di Afide volante in numerose torme nella città di Parma (Aphis graminum n. sp.) — 154 — 37. Sulla specie d’ insetto volante in nubi nella città di Parma (ApRis). Gazzetta di Parma, giugno 17, 1852, N. 135. — Estratto 8°, p. 8. 88. Alcuni cenni della Tignuola dei Pometi. Gazzetta di Parma 1854, 20 giugno, N. 138. — Estratto, p. 6. 39. Sulla pretesa identità specifica degl’ Estridi del Cavallo. Nuov. An. Sc. nat. Bologna, Ser. 3, 1854, T. 9, p. 67-71. — Estratto, p. 5. 40. Sugl’ insetti creduti produttori della malattia della vite. Gazzetta di Parma 1854, N. 42 e 43, — Estratto p. 10. Rel. Bianconi, Repert. 1854, T. 2, p. 164-165. 41. Alcune notizie sul filugello del Ricino. Gazzetta di Parma, maggio 23, 1854. — Estratto, p. 7. 42. Dipterologiae Italicae Prodromus. Parma, Stocchi, 8. T. I, 1856, p. 226; T. II, 1857, pi 264, con tav.; T. III, 1859, p. 243, con tav. T. IV, 1861, p. 174; T. V, Parma, Grazioli, 1862, p. 239; T. VI, Parma, Societas Typogr. 1877, p. 304. s NB. Il vol. I ha per titolo : Genera italica ordinis Dipterorum ordinatim disposita et distincta etc. I volumi seguenti: Species italicae ordinis Dipterorum in genera caracteribus definita, ordinatim collectae, methodo analytica distinctae etc. 4 43. Nota sul genere Opsedius fra i ditteri Enopidei. Iride, 1857, N. 22, p. 4. 44, Il bombice dei pruni. 45 46 47 Gazzetta di Parma 1857; p. 4. . Relazione sull’ allevamento del filugello a tre mute negli anni 1856-57. Giornale l’' Annotatore, Parma 5 giugno 1858. . La morte di un ragno. Parma, giorn. la Stagione genn. 20, 1859. NB. Un ragno cacciato dal Pompilus. . De genere Orthochile Latr. (Dipt.) Linnaea Entom. T. XIII, p. 314-317. 1859. 48. De genere Bertea. — Nota octava ete. Atti Soc. Ital. Sc. nat. Milano 1860, T. 2, p. 56-57, con figura. — Estratto, p. 2. — 155 — 49. Sugli insetti che concorrono alla fecondazione dei semi nelle Aristolo- chie. — Nota. Atti Soc. Ital. Sc. nat. Milano 1860, T. 2, p. 133-135, con figura. — Estratto p. 3. 50. Nova species italica generis dipteroruam Sphiximorphae detecta. — Nota nona etc. Atti Soc. Ital. Sc. nat. Milano, 1860, T. 2, p. 144-146. con figura. — Estratto p. 3. 51. Sulle abitudini della PRora' fasciata del Fallen. Nota per servire alla storia degli insetti afidivori. Atti Soc. Ital. Sc. nat. Milano, 1860, T. 2, p. 165-168, con figura. — Estratto, p. 4. 52. De genere Dipterorum Neera Desv. italicis adderido. — Nota decima etc. Atti Soc. Ital. Sc. nat. Milano 1860, T. 2, p. 183-187, fig. — Estratto, p. 5. 53. Stirpis Cecidomynarum genera revisa. — Nota undecima etc. Atti Soc. Ital. Sc. nat. Milano febbr. 1861, T. 2. — Estratto, p. 9, con tav. 54. Species europ. gen. Phasiae Latr.. observatae et distinctae — Com- mentar. XVII pro dipterol. ital. Atti Soc. Ital. Se. Natur. Milano, T. III, 1861; con tav. — Estratto, p. 15. 55. Sarcophagae italicae observatae et distinctae — Commentarium XVIII ete. Atti Soc. Ital. Sc. Natur. Milano, T. lII, 1861. — Estratto p. 20. 56. De specie altera generis Chetinae. — Nota duodecima, pro Dipter etc. Atti Soc. Ital. Sc. Natur. Milano, T. III, 1861. — Estratto, p. 4. 57. Ocypterae italicae observatae et distinctae. — Commentarium XIX etc. Archivio per la Zool. T. 1, fasc. 2, p. 268-277; Modena 1861, con tav. — Estratto, p. 10. 58. De genere Prosena. — Nota decimatertia, pro Dipterol. ital. Archivio per la Zool. T. I, fasc. 2, p. 278-282, Modena 1861, fig. — Estatto p. 5. 59. Generis Masicerae species in Italia lectae. — Commentarium XX etc. Atti Soc. Ital. Sc. Natur. Milano, T. 1V, 1862. — Estratto, p. 14. 60. Zeuxiae generis dipterorum monographia. — Nota XIV etc. Atti Soc. Ital. Sc. Natur. Milano, T. IV, 1862. — Estratto, p. ©. 61. 62. 63. 64. 65. 67. 68. 69. — 156 — Dipterorum Italiae specimen in expositione Londinensi anno 1862 a Prof. Camillo Rondani ostensum. Parma, Stocchi, 1862, p. 16, piccolo 8°. NB. Un elenco dei Sirfidi e Tachinidi. Uova di bruchi selvatici in commercio (Liparis dispar.) Giornale il Patriota, Parma, 1862, p. 2. Sopra una specie di bruco nocivo ai prati ( Ampridasis alpinaria). Monitore delle famiglie. Parma, 1862, — Estratto, p. 4. Poche parole sulla generazione spontanea del baco da seta. Monitore ‘delle famiglie. Parma 1862. — p. 1. NB. Il medesimo articolo si trova nel periodico « Osservatore della Romagna » Forlì, luglio 1862, però il testo è un poco differente. Sementa di filugelli a 40,000 lire il Kil. Gazzetta di Parma, 1862. . Cenni sopra una razza d’insetti creduti nocivi alie biade. (Thrips). Monitore delle famiglie. Parma, 1862, p. 413-414.‘ Cenni sopra un insetto dittero dannoso ai cereali. (C7/0rops). Monitore delle famiglie. Parma, 12 agosto, 1862, p. 504-506. Cenni sul metodo di cura dei Bachi secondo sistema il Polli (col Passerini). Gazzetta di Parma, 1863, n° 94. — Estratto, p. 3. Sulla causa della malattia dominante nel baco da seta. Gazzetta di Parma, 1863, n° 69. — Estratto, p. 4. . Le spore, come causa di malattia nel baco da seta. Memoria prima (col Passerini) p. 12; Mem. seconda, p. 8. Atti Soc. Ital. Sc. Natur, vol. V. Milano, 1863. . Dipterorum species et genera aliqua exotica revisa et annotata, novis nonnullis descriptis. Archivio per la Zool. Modena, 1863, T. III, fasc. 1. con tavola. — Estratto sotto il titolo: Diptera exotica revisa et annotata. Modena, 1863. . Sulla comparsa di quantità straordinaria d'insetti volanti in Parma. (Ephemera albipennis). Bull. Commerciale ed agrario. Parma, ott. 1864, p. 3. 73. 74. 75. 76. 77. 78. 79. 80. 81. 82. 89. — 157 — Sul metodo proposto dal Signor C. Bellotti per ottenere semente sana di Bachi da seta (col Passerini). Atti Soc. Ital. Sc. Natur. Milano, T. VII, 1864. Sopra tre insetti bialati, che rodono il culmo dei cereali. Atti Soc. Ital. Sc. Natur. Milano, 1864, T. VII. — Estratto p. 4. NB. Chortophila sepia M. Urophora signata M. Cecidom. frumentaria Rond. Caso di malattia di petto con espulsione di larve di insetti. Atti Soc. Ital. Sc. Natur. Milano, 1864, T. VII. — Estratto, p. 5. D’alcune specie d’ insetti dannose ai cereali. Giornale degli agrofili italiani. Bologna, 1864; fig. — Estratto, p. 11. NB. Le parole « ai cereali » sono omesse nel titolo dell’ estratto. — Si tratta delle tre specie medesime del n0 74. Sul dissecamento prematuro del cece (Acarus). Giorn. d. Agrofili etc. Bologna, 1865. Alcune osservazioni sulla nota dei Professori Generali e Canestrini sui parassiti della Cecidomia del frumento. Atti Soc. Ital. Sc. Natur. Vol. VIII, fasc. 2, 1865. Diptera italica non vel minus coguita descripta vel annotata, observa- tionibus nonnullis additis. Fasc. I, II, in Atti Soc. Ital. Sc. Natur. Milano, 1865, T. VIII. — ‘ Fasc. III, Ibid. T. IX, 1866. — Estratto, p. 94. NB. Oestridae, Syrphidae, Conopidae, Tachinidae e alcùni altri Muscidi. Anthomyinae italicae, collectae, distinctae et in ordinem dispositae. Atti Soc. Ital. Sc. Natur. Milano, T. IX, p. 68-216, 1866. Sugli imenotteri parassiti della Cecidomyia frumentaria. Archivio per la Zool. Modena, 1866, p. 4, con tavola. Sulle specie italiane del gen. TripRaena. (Lepidopt.). Archivio per la Zoologia, vol. IV, fasc. 1. Modena, 1866. NB. Le numerazioni 81 e 82 si trovano nell’Archivio sotto il titolo comune di: Note entomologiche. Alcune parole sull’acaro dell’ ape, osservato dal Sig. Duchemin. (CReto- dactylus n. gen.). Giornale degli Agrofili. Bologna, 1866. 84. 85. 86. 87. 88. 89. Dl {@} DO 93. 94. RR 1 Sul filugello giapponese della Quercia. Gazzetta di Parma, 1866. — Estratto, p. 4. Di un insetto che impedisce la fruttificaziene dei pruni e di suo parassito. (Asphondylia pruniperda n. sp. e Lopodytes n. gen. Chalcid.) Giornale di Agric. Ital. o degli Agrofili. Bologna, 1867. — Estratto p. 9. Scatophaginae italicae, ccllectae, distinetae, et in ordinem dispositae. Dipterol. Ital. Prodromi pars VII, fasc. I. Atti Soc. Ital. Sc. Natur. Milano, 1867. T. X, p. 85-135. De speciebus duabus generis Asphondyliae et duobus earum parasitis. Annuar. Soc. Natur. in Modena. T. II, 1867, con tav. — Estratto, p. 4. Diptera aliqua in America meridionali lecta a Professore P. Strobel. Annuar. Soc. Natur. in Modena, T. III, 1868, con tav. — Estratto, p. 20. Larva e parassito della Tischeria complanella Lin. Annuar. Soc. Natur. in Modena, T. III, 1868, fig. — Estratto, p. 4. . Specierum italicarum ordinis dipteroram Catalogus, notis geographicis auctus. Atti Soc. Ital. Sc. Natur. Milano, T. XÎ, fasc. 8, 1868. — Estratto, p. 45. NB. Oestridae, Syrphidae, Conopidae, Tachinidae, Muscidae, Sciomyzinae italicae collectae, distinctae et in ordinem dispositae (Dipterol. Ital. Prodromi Pars VII, fasc. 2). Atti Soc. Ital. Sc. Natur. Milano, 1868, T. XI, p. 199-256. . Gli ucelli e gl’ insetti dannosi all’ agricoltura. Bull. del Comizio Agrario, Anno I, N. 6; Parma, 1868. — Estratto, p. 8. — Un'altra edizione aumentata ibid. Anno V, 1872, N. 7, p. 129-133; N. 8, p. 144-146. — Estratto, p. 11, ristampa della 2° edizione. Ortalidinae italicae collectae, distinctae et in ordinem dispositae (Dipterol. Ital. Prodromi Pars VII, ‘fasc. 3, 4). Bull. Soc. Ent. Ital. T. I, p. 5-37, 1869; T. II, p. 5-31; p. 105-133, 1870; T. III, p. 8-24; p. 161-188, I871. — Estratto, p. 37; p. 59; p. 53. Sul genere 7rigonometopus degli insetti dipteri. Bull. Soc. Ent. Ital. T. I, p. 102-105, 1869. — Estratto, p. 3 . Sulle specie del genere Oedaspis Lw. — Nota decimaquinta, ete. Bull. Soc. Ent. Ital. T. I, p. 161-164, 1869. — Estratto, p. 4. — 159 — 96. Sul genere Chetostoma. — Nota decimasesta, etc. Bull. Soc. Ent. Ital. T. I, p. 199-201, 1869; fig. — Estratto, p. 3. 97. Di alcuni insetti dipteri che ajutano la fecondazione in diversi perigonii. Archivio per la Zool. Modena, 1869, Ser. 22, T.I.— Estratto, p. 6. 98. Sopra tre specie di imenotteri utili all’ agricoltura. Archivio per la Zool. Modena,, 1870, Ser. 2, T. II. con tav. — Estr. p. 7. NB. Myina Nees., Anagrus Hal., Bracon sp. 99. La Caccia e l'Agricoltura; lezione. Parma, Giornale Il Presente, 19 febbraio 1870. 100. Risposta alla lettera del Prof. Strobel sull’ argomento della Caccia e dell’ Agricoltura. i Parma, Giornale Il Presente, 8 marzo 1870. NB. Ambedue gli articoli trattano degl’insetti dannosi e degli uccelli. 101. Sul insetto Ugi; nota. Bull. Soc. Ent. Ital. T. II, p. 134-137, 1879. — Bull. del Com. Agrar., Parma, Ann. III, N. 4, medesimo testo; il titolo è. L° Ugi; la diagnosi in fine è in italiano, non in latino. — Estratto, p. 4. 102. L’acaro del Baco da seta e l’acaro del Gelso. Bull. Soc. Ent. Ital. T. II, p. 166-168, 1870; fig. NB. Nel Bull. Soc. Ent. Ital. IV, 1872; Atti etc. p. 18, io trovo il. titolo citato come un estratto del Giornale di Agricoltura del Regno d’ Italia; Ann. VII, 1870, vol. XIII. 105. Note sugli insetti parassiti della Galleruca dell’ Olmo. Bull. Com. Agr. Parma, Ann. III, N. 9, p. 137-142; con tavola. — Estratto, Parma, agosto 1870, p. 5. 104. Diptera-italica non vel minus cognita descripta aut annotata (Addenda Anthomyinis, Prodromi Pars VI). Bull. Soc. Ent. Ital. T. II, p. 317-338, 1870.— Estratto, p. 24. 105. Nota sugli insetti produttori della paralisia del frumento e del riso. ( 7/rips.) Bull. Com. Agr. Parma, 1871, Ann. IV, N. 2, p. 25-30; con tavola. — Estratto, p. 7. i 106. Degli insetti parassiti e delle loro vittime (Elenco dei parassiti nemici di insetti dannosi). Bull. Soc. Ent. Ital. T. III, p. 121-143; p. 217-243; 1871; T. IV, p. 41-78; p: 229-258; p. 321-342, 1872; Supplemento alla parte prima, T. VIII, p. 54-70; p. 120-138; p. 237-258, 1876; T. IX, p. 55-66, 1877. 107. 108. 109. 110. LI, IIS: 113. 114, 115. 116. — 160 — Dei insetti nocivi e dei loro parassiti. Bull. Soc. Ent. Ital. T. IV, p. 137-165, 1872; T. V, p.3_30, p. 133-165, p. 209-232, 1873; T. VI; p. 43-68, 1874; Supplemento alla parte seconda, T. X, p. 9-38, p. 91-112, p. 161-178, 1878. Metto questi due articoli sotto il medesimo numero, perchè nell’ intenzione del- l’autore non dovevano esser separati ; estratti furono pubblicati sotto i titoli ‘un po’ modificati, come segue : i Repertorio degli insetti parassiti e delle loro vittime. Firenze, 1872, Parte I. Elenco dei parassiti conosciuti come nemici degli insetti dan- nosi, p. 140. — Parte II. Elenco degli insetti dannosi e dei loro parassiti. Sulle specie italiane del genere Culer. Nota. Bull. Soc. Ent. Ital. T. IV, p. 29-81, 1872. — Estratto, p. 3. Nuova specie del genere PhRytomyptera Rond. Bull. Soc. Ent. Ital. T. IV, p. 107-108, 1872. — Estratto, p. 2. Sopra alcuni Vesparii parassiti. Bull. Soc. Ent.' Ital. T. 1V, p. 201-208, 1872. — Estratto, p. 8. Sopra alcuni Muscarii parassiti. Bull. Soc. Ent. Ital. T. IV, p. 209-214, 1872. — Estratto, p. 6. Il bruco lignivoro dei Verzieri (Zeuzera aesculi). Bull. Com. Agr. Parma, 1872, Ann. V, N. 2, p. 27-29. — Estratto, p. 3. Nota sul Clorope lineato del Fabricius. Giornale « La Campagna » Parma, 5 giugno 1872. — Estratto, p. 2. Nota sopra un insetto che ha danneggiato i frumenti in erba nell’anno agrario 1871-1872 (Cklorops lineuta). Bull. Com. Agr.* Parma, 1872, Ann. V, N. 4, p. 83-86. — Estr. p. 4. Un’ altro nemico delle biade (Camarota cerealis n. sp.). Giornale « La Campagna ». Parma, 1873. NB. E una notizia preliminare al N. 115. Un nuovo roditore dei frumenti (Camarota cereatis). Bull. Com. Agr. Ann. VI, N. 7, p. 103-105, con fig. — Estratto, Parma, 18793; 1p.092 Muscaria exotica musei civici Januensis. Fragmentum I. Species aliquae in Abyssinia lectae. Ann. Mus. Civ. St. Natur. di Genova. T. IV, p. 282-294, 1873. — Estratto, p. 13. FIT. 118. 119. 120. 121. 122. 123. 124. 125. 126. 127. — 161 — Fragmentum II. Species aliquae in Oriente lectae. Ann, Mus. Civ. ete. T. IV, p. 295-300, 1873, con fig. — Estratto p. 6. Fragmentum III. Species in insula Bonae Fortunae (Borneo), annis 1865, 1868 lectae. Ann. Mus. Civ. etc. T. VII, p. 421-466, 1875, con fig. — Estr. p. 50. Fragmentum IV. Hippoboscita exotica. Ann. Mus. Civ. ete. T. XII, p. 150-170, 1878, con fig. — Estr., p. 21. Nota sulle specie italiane del Genere Xy/ocopa. Bull. Soc. Ent. Ital. T. VI, p. 103-105, 1874. — Estratto, p. 3. Nuove osservazioni sugli insetti fitofagi e sui loro parassiti fatte nel 1873. Bull. Soc. Ent. Ital. T. VI, p. 130-136, 1874. — Estratto, p. 7. Species italicae ordinis dipterorum. Stirps XXI. Tanipezinae Rond. collectae et observatae. Bull. Soc. Ent. Ital. T. VI, p. 167-182, 1874. — Estratto, p. 16. Species italicae ordinis dipterorum. Stirps XXII. ZLonchacinae Rond. Bull. Soc. Ent. Ital. T. VI, p. 243-274, 1874. — Estratto, p. 32. Species italicae etc. Stirps XXIII. Agromyzinae. Bull. Soc. Ent. Ital. T. VII, p. 166-191, 1875. — Estratto, p. 26. Alcune parole sulla Doryphora decemlineata. Bull. Com. Agr. Parma, 1875, Ann. VIII, N. 1, p. 5-8. Il Periodico « l'Agricoltura Italiana » fasc. 4-5, 1875. — Estratto, p. 8. Nota sul Moscherino dell’ Uva (Drosophila uvarum). Bull. Com. Agr. Parma, 1875, Ann. VIII, N. 10, p. 145-148. Il Giornale « La Campagna » 5 gennaio 1876. — Estratto, p. 3, con tavola. Papilionaria aliqua microsoma nuper observata. Bull. Soc. Ent. Ital. T. VIII, p. 19-24, 1876, con tavola. — Estr., p. 6. Diagnosi di tre vesparii microsomi insetticidi. Bull. Soc. Ent. Ital. T. VIII, p. 83-86, 1876. — Estratto, p. 4. Species italicae etc. Stirps XXIV. Chylizinae Rond. Bull. Soc. Ent. Ital. T. VIII, p. 187-198, 1876. — Estratto, p. 12. Il nemico della tignuola della cera (Galleria cereana; Eupelmus CErCANUS). Bull. Com. Agr. Parma, 1876, Ann. IX, N. 9, p. 38-40, con fig. — Estratto, p. 4. Ann. XVII, ll 128. 129. 130. 131. 154, — 162 — Sulla tignuola minatrice delle foglie della vite. (Antispila rivillella). Bull. Com. Agr. Parma, 1876. Ann. IX, N. 9, p. 133-136. — Estratto, p. 4, un'altra piccola edizione, p. 11. Giornale di Agricoltura ete. 1876. v. II. Vesparia parasita non vel minus cognita, observata et descripta. Bull. Soc. Ent. Ital. T. IX, p. 166-213, 1877, con 4 tavole. — Estr. p. 48. Antispila rivillella et ejusdem parasita. Bull. Soc. Ent. Ital. T. IX, p. 287-291, 1877, con tavola. — Estr. p. 5. Species italicae ordinis dipterorum. Stirpis XIX, Sciomyzinarum revisio. Ann. della Soc. dei Natur. in Modena, Ann. XI, 1877. Estratto, p. 78. 2. Nota sul Lecanium vitifolium. Boll. Com. Agr. Parma, 1879, Ann. XII, N. 5, p. 84-87. — Estr. p. 5. . Hippoboscita italica in familias et genera distributa. Bull. Soc. Ent. Ital. T. XI, p. 3-28, 1879. — Estratto, p. 26. Species italicae etc. Stirps XXV, Copromyzinae Zett. Bull. Soc. Ent. Ital. T. XII, p. 3-45, 1880. — Estratto, p. 43. — 163 — LETTERATURA ENTOMOLOGICA ITALIANA ©! BauDI DI SELVE FL. - Oedémérides recueillis en Portugal et au Maroc par feu C. van Volxem — C. R. Soc. ent. belgique, n° 48. BECCARI 0. — Piante ospitatrici, ossia piante formicarie della Malesia e della Papuasia, descritte ed illustrate ec. — Malesia: raccolta di osserv. ho- taniche ec. vol. II. Genova, 1884. Fanno parte del II volume della Malesia alcuni cenni sulle piante ospita- trici preceduti da considerazioni d’indole generale tendenti a provare l’unità “dei fenomeni vitali nei due regni vegetale ed animale. Secondo il Beccari le cavità ospitatrici ed altri organi ospitanti di alcune piante sono fatti dovuti alla eredità. Le piante antiche dalle quali le presenti derivarono, erano naturalmente imperforate, e gli animali perforatori le avranno assalite: nelle manovre occorrenti per perforare la scorza, remuovere il tes- suto interno, per vivere insomma dentro alle cavità da essi stessi formate, gli animali avranno stimolato, anche senza volerlo, le pareti della cavità abitata, la quale in causa degli stimoli ricevuti avrà potuto accrescersi e modificarsi a seconda delle circostanze, per finir còn l'andar del tempo a dare origine per eredità a dei fusti che naturalmente producono cavità ospitatrici. CAMERANO L. — Il Congresso ornitologico di Vienna e la questione degli Uccelli e degli Insetti in rapporto coll’Agricultura — Annali Accad. Agricolt. Torino, vol. XXVII. Torino, 1884 L’A. già da tempo si è messo con quei naturalisti che al coefficiente < uccelli » nell’equilibrio ricercato dall’ uomo nelle regioni coltivate accordano poca importanza. Con questo scritto Egli insiste sulle argomentazioni da altri .e da lui stesso adotte in favore della opinione sopraindicata. (1) Sotto questa rubrica daremo, a seconda dei casi, i soli titoli, o più o meno ampie recensioni, dei lavori entomologici (s. 1.) pubblicati in Italia e fuori da Italiani, e di quelli fatti da stranieri su materiali italiani o raccolti dai nostri connazionali. L’ aste- risco indica i lavori venuti in dono alla Società. — 164 — Hanno qualche interesse alcune osservazioni del contenuto del ventricolo in parecchie specie di uccelli. È desiderabile che tali osservazioni si moltipli- chino, e siano molto particolareggiate, sia in ordine alla determinazione dei ma- teriale contenuti nel ventricolo, sia in ordine a tutte le altre circostanze esterne di tempo e di luogo. CANESTRINI G. e BERLESE A. - Sopra alcune nuove specie di acari italiani. — Atti Soc. Veneto-trentina Scienze nat. res. in Padova, vol. IX. Padova, 1884. (con tav.) Queste note riguardano le specie seguenti. Uropoda paradoxa, U. obovata, U. lamellosa, Belba globiceps, Tarsonemus buri. CANESTRINI G. e BERLESE A. - Nota intorno a due Acari poco conosciuti — Annali Soc. veneto-trentina ec. vol. IX. Padova, 1885, (con 2. tav.). La prima di queste specie è il Trichodactylus xilocopae Dug. l’altra il Leptorchistis micronychus, tipo di un nuovo genere. Costa A. - Notizie ed osservazioni sulla Geofauna sarda; mem. terza. — Atti della R. Acc. delle Scienze fisiche ete di Napoli, ser. 22, vol. I. Na- poli, 1884. Ci limitiamo a dare il titolo di questa memoria, la quale contiene un no- tevole numero di specie. Come abbiamo già fatto per la memoria seconda, le diagnosi delle dette nuove specie saranno riprodotte nel Bullettino. Costa A. - Notizie ed osservazioni sulla Geofauua sarda; mem. quarta. — Atti R. Acc. delle Scienze et. di Napoli, ser. 22, vol. I. Napoli, 1885. Valga anche per questa quel che si è detto per la memoria terza. Costa A. - Nota intorno ai Nevrotteri della Sardegna — Rivista Scientifico- industriale di G. Vimercati. anno XVI. Firenze, 1884. Per questa nota vale quanto si è detto per la memoria terza, dalla quale è estratta. — 165 — EMERYyY C. — Materiali per lo studio della Fauna tunisina raccolti da G. e L. Doria: IlI. Rassegna delle formiche della Tunisia. — Annali del Museo civ. di St. nat. di Genova. ser 2?, vol. I. Genova, 1884. (con xilog.). Si conoscono ora soltanto 40 specie o razze definite di formiche in Tunisia. Carattere generali della Fauna mirmecologica barbaresca è la relativa scarsezza dei Camponotidi e l'abbondanza dei Mirmicidi, vale a dire si trovano esagerati i caratteri della fauna mediterranea. L'A. descrive un nuovo Anochetus, che è il secondo rappresentante del genere e di tutto il gruppo degli Odontoma- chidi nella fauna mediterranea. (A. Sedilloti). EMERY C. - Fortbewegung von Thieren an senkrechten und uberhingen- den glatten Flichen — Biol. Centralbl. 4 bd. n° 14. GRASSI B. - Intorno ad un nuovo Aracnide artrogastro (Koenenia mirabilis). — Il Naturalista siciliano, anno IV. Palermo, 1885. È una singolare ed interessante scoperta questa fatta nelle campagne di Catania dal prof. B. Grassi. L'animale ha dei rapporti intimi coi Telifoni ed i Solifugi. Sarebbe rappresentante di un nuovo ordine, quello dei Microtelifonidi. Non prolunghiamo questa recensione perchè sarà probabile vengano pubblicate nel prossimo fascicolo del Bullettino notizie intorno al nuovo aracnide per opera dello stesso prof. Grassi. LEVEILLE A. Description d'une nouvelle espèce de Trogositides. — Annali Mu- seo civ. di Stor. nat. di Genova, ser. 22, vol. I. Genova, 1884. Raccolta da L. M. d'Albertis nella Nuova Guinea meridionale, conservata nel Museo civico di Genova, prende il nome di Leperina opatroides. MAGRETTI P. — Risultati di raccolte imenotterologiche nell'Africa orientale. — Ann. del Museo civico di Storia naturale di Genova, ser. II, vol. I. Genova, 1884, (con tav. e carte). In questo lavoro sono enumerate ben 190 specie, delle quali 35 nuove per la scienza — 166 — MAGRETTI P. - Nel Sudan orientale : ricordi di un viaggio in Africa per studi zoologici. — Atti Soc. ital. di Scienze naturali, vol. XXVII. Milano, 1884, (con una carta-itinerario). Minà PALUMBO F. - Lepidotteri druofagi. Di questo lavoro abbiamo già fatto parola in altri fascicoli. È ora giunto a compimento nel Naturalista siciliano. Comprende ben 301 specie di Lepidotteri dannosi alle quercie, il che prova le assidue indagini dell’egregio Autore. PARONA C. - Materiali per lo studio della Fauna tunisina raccolti da G. e L. Doria: IV, sopra alcune Collembola e Thysanura di Tunisi. — Annali Mus. civ. di St. nat. ser. 22, vol. 1. Genova, 1884. (con tav. col.). La collezione studiata dal prof. Parona comprendeva 5 specie di Poduridi ed'8 di Lepismidi. Due specie sono nuove; lo Sminthurus bicolor e lo S. Doriae. PERRACCA M. - Sur un cas d’albinisme observè dans une femelle de Melithaea didyma. — Zool. Anz., n. 185. Leipzig, 1885. L’individuo albino descritto dal Sig. Perracca era di grandezza assai mag- giore della normale. I casi di albinismo sono rari nelle Melitee, mentre sî conoscono numerosi casi di melanismo. REITTER (von) E. - Sechs neue Coleopteren aus Italien, gesammelt. von Herrn Agostino Dodero. — Annali del Museo civico di Storia naturale di Genova, ser. 2°, vol. I. Genova 1884. Diamo qui i nomi delle nuove specie, riservandoci riprodurne le diagnosi in altro fascicolo del Bullettino. | Machaerites dentimanus. Sardegna. Bythinus difficilis. » Pygoxyon tychioforme. Liguria. Euplectus Doderoi. Sassari. Cephennium (Cephennarium) sardoum. Sassari, Baeocera nobilis Sardegna. Mr: — 167 — RIGgIo G. - Sul Polycheles Doderleini Riggio ex Heller (P. typhlops Hell) — Naturalista siciliano, anno IV, 1885. Palermo, 1885. (con tav.). È in questo lavoro descritta e figurata una femmina del P. typhlops di Heller. Là specie era stata costituita dall’ Heller sopra nn solo maschio, ed inoltre, come è noto, sfuggirono all’osservatore gli occhi del’animale, che fu pertanto erroneamente creduto cieco, donde il nome datogli dall’ Heller. Il Riggio, consigliandolo 1’ Heller, cambia il nome alle specie, della cui piena cono- scienza egli ha contribuito, chiamandola P. Doderleini. Questo Polycheles non pare abiti a grande profondità. RIGGIO G. — Contribuzione alla Fauna Lepidotterologica della Sicilia. — Il Na- turalista siciliano, anno IV. Palermo, 1884. E | Elenco di 220 Eteroceri raccolti da A. Kalchberg in Sicilia, conservati nella Collezione entomologica del Gabinetto di Storia naturale del R. Istituto tecnico di Palermo. RosTER D. - Sulla decapitazione degli Insetti — Rivista Scientifica-industriale di G. Vimercati. anno XVI. Firenze, 1884. Questa nota contraddice in parte i resultati ottenuti dal Dott. R. Cane- strini (Vedi questo Bullettino, anno XV, 1883, p. 189). RosTER D. - Osservazioni biologiche sul Rhynehytes betuleti — Rivista Scien- tifica-industriale di Guido Vimercati. anno XV. Firenze, 1883. RosTER D. - Caccia di Libellule — Rivista Scient.-indust. di G. Vimercati. anno XV. Firenze, 1883. Questa Nota contiene l’elenco illustrato degli Odonati che vivono nella così detta Vasca della Fortezza, laghetto scavato parecchi anni or sono nel pubblico passeggio della Fortezza in Firenze. L'elenco è lungo, e comprende alcune specie per una o per altra ragione interessanti. RovELLI G. - Alcune ricerche sul tubo digerente degli Atteri, Ortotteri e Pseudo- nevrotteri. Una nuova specie di lepismide (Lepisma furnorum). Como, 1884. (8° di p. 15), — 163 — ScHAurUSss L. W. - Die ScyAmaeniden Nord-Ost-Africa's, der Sunda-inseln und Neu-Guinea's, im Civico Museo di Storia naturale zu Genua untersucht und bearbeitet. — Annali Museo civ. di Stor. nat. di Genova, ser. 2*, vol. I. Genova, 1884. Sonsino P. - La Filaria sanguinis hominis osservata in Egitto, e gli esperi- menti intorno al suo passaggio nelle zanzare ed in altri insetti emato- fagi. — Giornale della R. Acc. di medic. di Torino, anno XLVII. To- rino, 1884. TROIS E. F. - Sopra alcui esperimenti per la conservazione delle larve degli Insetti. — Atti del R. Istituto veneto ec. ser. VI, t. III. Venezia, 1885. Trattasi di un liquido che ha dato all'Autore eccellenti resultati, e del quale diamo qui sotto senz altro la formula: Gloruro di*s0010f te + .. gram. 235 Solfato alluminico potassico ... » 55 Cloruro di mercurio ........ centg. 18 Acqua distillata bollente. . . ... litri 5 A liquido perfettamente raffreddato si aggiungano grammi 50 alcool feni- cato (contenente il 30]° d’acido fenico). Bisogna poi filtrare, cinque o sei giorni dopo, la composizione. I vasi vanno chiusi ermeticamente. Con questo liquido si sono conservati a perfezione i colori delle larve anche se esposte a vivissima luce e nelle condizioni più sfavorevoli. G. CAVANNA. — 169 — RASSEGNA E BIBLIOGRAFIA ENTOMOLOGICA 0 BRASS A. - Die Thiericshen parasiten des Menschen. — Cassel, Fischer, 1884. (8° di pag. 123, con 6 tav. lit.). CHATIN. J. - Recherches sur la constitution de la mandibule chez les Colèop- tères et les Orthoptères — Bull. de la Societé Philomatique de Paris. 1° serie, t. IX. Paris, 1885. Dopo aver ricordata la complessità della mascella e della mandibola, ac- cenna alle modificazioni di quest'ultima nei masticatori, ed insiste perchè nelle descrizioni non sì rappresenti la mandibola degli insetti come formata di un solo pezzo. * LEE BoLLES A. — The Microtomist’s Vade-mecum: a Handbook of the Methods of mieroscopic Anatomy — London, Churchill, 1885. (vol. 8° Crown, p. 425). Questo Manuale redatto dal nostro egregio consocio, contiene più di 600 for- mule e manipolazioni raccolte nella pratica dei migliori istologi, e presenta un quadro completo dell'odierna Microtomia. G. C. MocQuARD F. - Recherches anatomiques sur l'estomac des Crustacés Podopthal- maires. Thèses de Paris, 1884. (1, vol. di 311 p. con 11 tavole). L’A. principia con una accurata rivista storica e passa quindi a descrivere l'armatura gastrica dei Decapodi, dividendoli secondo il solito in Brachiuri e, Macruri, in questi comprendendo gli Stomatopodi. La nomenclatura seguita in questo diligente lavoro è quella adottata dal Sig. H. Milne. Edwards nella sua storia dei Crostacei. Naturalmente il Sig. Moc- quard ha dovuto completarla e leggermente modificarla perchè gli potesse ser- (1) Per cura della Redazione saranno dati i titoli o le recensioni dei lavori di Ento- mologia (s. 1.) inviati dai loro autori in dono alla Società, e delle opere di qualche importanza relative agli Artropodi. L’asterisco indica i lavori venuti in dono alla Società. i 4 ì i È, — 170 — vire nelle sue estese ricerche sopra questo soggetto, che lo hanno portato a concludere essere l'apparecchio stomacale disposto secondo un tipo speciale, proprio ad ogni famiglia naturale, e che quest’apparecchio stesso divide netta- mente i Brachiuri dai Macruri. Nei primi infatti, il pezzo mesocardiaco è piccolo e triangolare, i pezzi pterocardiaci allungati e diretti orizzontalmente; nei secondi, questo pezzo mesocardiaco occupa tutto lo spazio trasversale della parete cardiaca superiore, i pezzi pterocardiaci sono più corti che nei Brachiuri, e posti quasi verti- calmente sulla parete cardiaca anteriore o antero-laterale. Descrive poi minutamente i muscoli che mettono in moto i numerosi pezzi dell'armatura stomacale; e qui pure, come per i nervi che vanno ai vari mu- scoli entra in una serie di finissimi dettagli dove è impossibile seguirlo in questo breve cenno. | è Per ciò che riguarda il sistema nervoso farò solamente rilevare che a pro- posito dello stomato-gastrico (gastro epatico) che il Lemonie (Recherches pour servir à l’Hist. des Syst. nerveux, musculaire et glandulaire de l’Ecrevisse, 1868), dice diviso in 3 rami, l’A. di questa tesi osserva di non aver mai trovato si- mili divisioni nè nell’Astacus nè in alcun altro decapode. Il Sig. Mocquard fa rilevare anche che secondo i suoi studi non è possibile, dal punto di vista delle funzioni, assimilare il sistema stomato-gastrico dei Cro- stacei superiori al nervo vago dei Vertebrati: sarebbe però possibile, scrive: l'autore, « che le diverse radici dello stomato-gastrico avessero delle proprietà differenti, e che la loro unione formasse un tronco misto, anche più complesso di quello del nervo vago dopo che ha ricevuto il ramo interno dello spinale. » CORRIDORI * PERAGALLO A. - Etudes surles Insectes nuisibles a l’Agriculture. II Partie. Le Chéne, la Vigne, l’Oranger, le Citronnier, le Caroubier, le Cerisier, le Figuier, le Chataigner, le Pommier et le Poirier etc. — Nice, Malvano — Mignon, 1885. (1 vol. 8° gr. con tav. col.). Considerata la natura di questo nuovo scritto dell’operoso nostro consocio sig. cav. A. Peragallo basterà averne dato il titolo. * PLATEAU FEL. — Recherches expérimentales sur les mouvements respiratoires des Insectes — Mém. de l’Acad. royale des Sciences etc. de Belgique. t. XLV. Bruxelles, 1884. (fasc. in 4°, con tavole, diagrammi etc.). Plateau, uno dei più attivi scienziati che si occupino dello studio dei feno- meni fisiologici degli Articolati, ci ha, sulla fine dello scorso anno, presentato SS pi e un lavoro accuratissimo in cui egli studia con îngegnosi apparati i movimenti respiratori degli insetti, da l'esatta determinazione dei muscoli espiratori ed inspiratori, e un cenno intorno all'influenza del sistema nervoso sui movimenti della respirazione. è Nella introduzione al suo lavoro comincia col dar conto, mediante un ca- talogo, degli autori che si occuparono in qualche modo del soggetto medesimo, riportando le descrizioni dei metodi tenuti da Hausmann e da M. Girard per studiare i fenomeni respiratori in quegli animali nei quali l'osservazione di- retta avrebbe dato risultati poco precisi. Senza seguire Plateau nel dotto esame dei sistemi usati precedentemente, vediamo quali metodi egli ha seguito nelle 137 osservazioni che servono di base al lavoro. Oltre lo studio diretto che solo può dare utili risultati quando questi si pos- sano confrontare con quelli ottenuti da altri sistemi, egli ha seguito due me- todi diversissimi ma ugualmente precisi e fedeli. Il metodo grafico e il metodo delle projezioni. Nel metodo grafico l’insetto spogliato dell’elitre e delle ali, coi suoi movi- menti d’ispirazione e d’espirazione fa scrivere su di un cilindro affumicato un'asta terminata in punta. Questo il metodo fondamentale, modificato in due maniere distinte. Nel primo caso l’asta scrivente è una leva di terzo genere costruita di carta bristol il cui peso non oltrepassa un mezzo decigrammo e la cui lun- ghezza è di I2 centimetri circa. L'asse è costituito da un ago, tenuto a posto e in contatto della carta bristol da due margheritine di vetro. L'insetto tenuto fermo su di una tavola di sughero da due spilli che ne trapassano gli estremi del mesotorace, è in contatto dell’asta per mezzo di un pezzo di carta attac- cata col balsamo del Canadà a due o tre anelli tergali. L’estremità libera del. l'asta scrivente è a contatto del cilindro, in modo chè ad ogni fase respirato- ria del paziente segna sulla carta affumicata del cilindro una linea che rap- presenta il ritmo della respirazione. Così, tenuto conto delle diverse cause che possono influire dannosamente, egli ha raccolto tutte le sue osservazioni sotto le identiche circostanze, in modo che il valore delle linee è proporzionale solamente alla forza inspiratrice dell’ individuo. Nel secondo caso l’insetto è tenuto fermo nella maniera medesima, ma porta la listerella di cartoncino bristol libera, e saldata solo per mezzo del balsamo del Canadà sugli anelli del dorso. Così equilibrati i bracci dell'asta, in modo che il loro peso non influisca sulla regolarità dei movimenti, messa l'estremità acuminata a contatto del cilindro affumicato, l’ insetto innalzando e abbassando gli archi tergali scrive sul cilindro girante una linea ondulata la quale indica, come nel primo caso, il ritmo respiratorio. | — 172-. Metodo della projezione. i Questo metodo offre il vantaggio di permettere lo studio dei movimenti respiratori in tutti quegli insetti che per la forma del corpo o per la piccolezza non concedono al metodo grafico tutta la precisione di cui si ha bisogno. L’insetto è fissato su di una lamina di sughero ed introdotto in una lan- terna magica rischiarata da una buona lampada a petrolio: vien collocato nel punto in cui la temperatura non influisce menomamente sulla perfetta vitalità. Uno schérmo verticale riceve così per mezzo della lente l’immagine arro- vesciata dell'insetto, e se l'ingrandimento è di 10 o 12 diametri si può seguire in quell'ombra il più piccolo cangiamento di posizione dovuto ai moti respiratori. Dopo un po' di pratica Plateau ha potuto disegnare sullo schermo le im- magini delle due diverse fasi. Per avere dei punti fissi ai quali riferirsi comodamente aggiunge all'in- setto delle listerelle di carta, che complicando l’immagine ed offrendo degli angoli netti, lo ajutano a tracciare la silhouette dell'animale; e perchè le due linee non si confondano, egli ha segnato in nero il corpo dell'animale e ha tracciato con una linea sottile la posizione dell'individuo nella fase di inspi- razione per modo che una sola occhiata alle tavole che accompagnano il lavoro, basta a darci un'idea dei rapporti diretti delle due fasi. Poche parole sulla dissezione dei muscoli respiratori e la tecnica usata nelle ricerche sul sistema nervoso, terminano la parte generale e servono di intro- duzione allo studio dei varii tipi respiratori fatto nel terzo capitolo. i Ricordati i concetti coi quali Gerstaecker secondo gli studi di Ratke divise gli insetti in 4 tipi respiratori, Plateau dandone le adeguate ragioni gli riduce a tre, che io mi permetto riportare : I. Tipo. Gli archi tergali ordinariamente solidi e molto convessi, si muovono poco. Gli archi sternali sono molto mobili, si inalzano e si ab- bassano alternativamente d'una notevole altezza. A. Tutti i Coleotteri. B. Gli Emitteri. C. Gli Ortotteri blattidei ec. ? II. Tipo. Gli archi tergali molto sviluppati ricadono lateralmente sugli archi sternali e cuoprono generalmente la zona membranosa laterale che fa una piega rientrante. Gli archi tergali e sternali si raccorciano e si distendono alterna- tivamente. Gli archi sternali sono quasi sempre i più mobili. A. Gli Odonati. B.I Ditteri. C. Gli Emitteri aculeati. D. Gli Ortotteri Forficulini ed Acridi. i — 173 — III. Tipo. La zona membranosa che unisce gli archi tergali e sternali è sco- perta sui fianchi e molto sviluppata. Gli archi tergali e sternali si accorciano e si distendono alternativa- mente mentre che la zona molle laterale è depressa e riprende la sua forma. A. Ortotteri locustidei. B. Lepidotteri. C. Nevropteri propriamente detti (meno i Friganidi). Questi tre tipi vengono nei paragrafi successivi suddivisi in molti sotto- tipi, nell’esame dei quali lo spazio non mi permette di diffondermi. Dopo queste generalità, comincia il paziente studio dei singoli animali, ed i risultati ottenuti coi varii sistemi sono riportati con ampie e dottissime annotazioni. Termina quindi prendendo in esame le diverse cause d'arresto e di accele- razione dei movimenti respiratori in rapporto cogli agenti esterni, e riassume le osservazioni fatte sul sistema nervoso e muscolare. lasciando vivo il deside- rio in chi legge, di veder presto pubblicata qualche altra memoria che, come questa, sia degna del nome di Felice Plateau e della fama. ch’ Egli ha già meritata. D. R. RECUEIL Zoologique suisse: dirg. par H. Fol. Ginevra e Basilea, Georg, 1884-85. Richiamiamo l’attenzione dei Soci sopra il nuovo giornale zoologico, fon- dato nel 1883 dal prof. Ermanno Fol., « Le Recueil zoologique Suisse. » Nel tomo I troviamo un’ importante lavoro del prof. H. Blanc sopra gli Aselloti eteropodi (osservazioni fatte sulla Tanais Oerstedii Kroyer), con tre tavole; delle osservazioni interessanti sopra la biologia del Chermes coccineus, dal dot- tore C. Keller; ed una contribuzione del nostro Socio Arturo Bolles Lee in- torno agli organi cordotonali e il metodo del cloruro di oro. Nel primo fascicolo del tomo II, troviamo uno studio biologico-economico sopra i ragni utili o dannosi ai boschi. RICHARD J. - Un mot sur la phosphorescence des Myriapodes. — Ann. Soc. Ent. Belgique, t. XXIX. Bruxelles, 1885. Descrive l’A. la fosforescenza osservata in un geofilide, lo Scolioplanes crassipes Koch, già conosciuto come fosforescente. Riassume poi le cognizioni che si hanno oggi intorno ‘alla fosforescenza dei Miriapodi. Le quali sono poche assai, ed in parte anche incerte, onde si rileva l'interesse che potrebbe pre- sentare lo studio di questo argomento. — 174 — * ScupDER S. H. — Dictyonevra, and the allied Insects of the Carboniferous epoch. — Proceedings of the American Academy of Arts and Sciences. Xbre 1884. Simon E. - Note sur les Amaurobius de l’Amerique du Nord. — Bull. Soc. Zool. de France, t. IX. Paris, 1884. (con xilogr). Due specie europee di Amavrobius, cioè ferox e claustrarius, si trovano anche nell'America settentrionale: a queste, già note, il Simon ne aggiunge ora altre tre nuove, proprie del Nuovo Mondo. SIMmon E. - Arachnides nouveaux d’Algerie. — Bull. Soc. Zool. de France, t. IX. Paris, 1884. Sono le seguenti: Scotolathys simplex (tipo del n. gen.). Altella (= Amphissa Cambrid. preoccupato) uncata. — rupicola. Devade (= Diotima Sim. preoccupato hirsutissima). Chaerea maritimus (tip. del n. gen.). Xestaspis nitida (tip. del n. gen.). Leptoneta spinimana. Selamia histrionica. Gli Scotolathys sono vicini alle Lethia ; i Chaerea alle ROS gli Xe- staspis ai Gamasomorpha Karsch. SIMon E.- Note sur le groupe des Mecicobothria. — Bull. Soc. Zool. de France, t.IV. Paris, 1884. Secondo l’autore i Mecicobothria dovrebbero formare soltanto un gruppo nella famiglia degli Avicularidi, non presentando essi caratteri sufficienti per giustificare la creazione di una speciale famiglia. | lcaratteri del gruppo sono i seguenti: Fossetta toracica longitudinale. Labium e zampe mascelle mutici, senza spi- cule. Zampe con spine fine e lunghe. Tarsi senza copule, con tre uncini: i due superiori con un solo ordine di denti. Questo gruppo, americano, comprenderebbe i generi Brachybothrium, Aty- poides, Mecicobothrium ed Hexura. — 1795 — Simon E. - Arachnides recueillis par M. Weyers a Sumatra (1°. envoi) — C. R. Soc. ent. de Belgique, sèance 7 mars 1885. Bruxelles, 1885. Sono descritte in questo lavoro parecchie specie nuove, alcune delle quali da considerarsi come tipi di nuovi generi. È una nuova prova di quarto an- cora rimane a fare per la piena conoscenza dell’Aracnofauna sondaica, mal- grado ben note eccellenti opere pubblicate qualche anno fa. Gue. = e NOTIZIE DI ENTOMOLOGIA APPLICATA Applicazione dell’Entomologia alla Medicina legale. — Bergeret pel primo, nel 1855 (Ann. d’Hyg. et de Med. leg. t. IV. p. 442), si giovò delle cognizioni fornite dall'Entomologia per determinare il tempo della morte di un infante, i cui resti furono trovati mummificati. Mégnin, nel 1883 (Gazette des Hbpit. 6 mars n. 27), ebbe a trattare argomento eguale. Quest'anno (1885) gli stessi Annales ‘d’ Hygiène etc. (p. 68 e p. 121), ci recano due rapporti, uno di Socquet e Bouton, l’altro di Lichtenstein, Moitessier e Jaumes, intorno a ricerche identiche. In tutti questi casi poterono essere fissati, e talvolta anche con precisione, me- diante lo studio degli avanzi di insetti ritrovati sui cadaveri, l’anno e la sta- gione della morte. Cc. La Simulia columbaczensis. — (Rovartani Lapok, ottobre 1884). Il moscerino di Coloumbatch é una specie propria della regione montuosa delle due rive del basso Danubio in Ungheria e in Serbia, ove si propaga stra- ordinariamente e si riunisce in enormi sciami, costituendo un pericolo molto temibile per gli animali. Questo moscerino compie le sue metamorfosi nei ruscelli limpidi e rapidi delle montagne. La femmina depone 6 uova dal 15 maggio al 15 giugno in piccoli cumuli piatti sulle pietre o sul fondo: le uova si schiudono dopo 15 o 20 giorni. Le larve si fissano mediante due lame dentellate che si trovano all’estremità del loro addome, sulle pietre e sugli oggetti sommersi, nutrendosi di alghe e di materie vegetali che portano alla bocca agitando due organi rotatori posti sulla testa. Dopo la quarta muta le larye, lunghe 6 o 7 millim., si trasformano in ninfe generalmente dall'agosto al settembre. La larva si fissa su di una pietra o su di uno stelo prossimo all'acqua e si prepara un involucro ih forma di imbuto. Questi bozzoli, nei quali avviene la muta, hanno sempre la loro apertura volta verso la direzione della corrente. Le ninfe passano l'autunno e l’inverno nei loro invogli, e sviluppano a primavera, tra il 20 aprile e il 10 maggio. Si riuniscono in piccoli sciami, che si ingrossano man mano, formando delle vere nuvole pericolose per le greggi. i AI levar del sole si riuniscono e si ammassano, ritirandosi giorno e notte nelle caverne, nelle fessure delle roccie e nei boschi. Questi nuvoli d' insetti lasciano però la contrada natale ed emigrano. A primavera domina sempre nella vallata del basso Danubio un vento d’est, e mi- gliardi di moscerini 9 si dirigono come una nuvola lungo il corso del fiume, al disopra del livello dell’acque di due o quattro metri. Giunti a Bazias ove lo stretto del Danubio finisce, lo sciame segue la di- rezione del vento che incontra, e secondo le circostanze può essere spinto nelle diverse regioni. L'apparizione di questi moscerini dannosi fuori della regione natale di- pende sempre dal vento e dalle condizioni metereologiche. Lo sciame emigrante attacca accanitamente gli armenti che incontra. Gli animali cornuti, i cavalli, i montoni e i suini sono ugualmente esposti agli attacchi della Simulia, e soccombono spesso alle succhiature di migliaia di quei moscerini. Furono uccisi a Kubin nel 1880 in 4 ore di tempo 400 suini, 80 cavalli e 40 bestie cornute. I (sunto di D. R.) La Chareas graminis. — I danni rilevantissimi apportati alle graminacee ed alle altre piante da prato nella Norvegia dalla Chareas graminis spinsero l'Accademia reale di Agricoltura a studiare le abitudini di questo lepidottero e i mezzi per impedirne l’eccessiva e dannosa propagazione. Il sig. Holmgren ha studiato sul posto l' insetto e ci da i seguenti ragguagli: « I danni durano generalmente 2 anni. Il primo anno si vede appena un leggero aumento nel numero delle larve, nel secondo esse si mostrano in quan- tità abbastanza grande da risvegliare l’attenzione, sebbene i danni siano ancora di poca-importanza; è nel terzo anno solamente che si lamentano i guasti ve- ramente gravi quando una temperatura propizia, come quella dell'anno passato, permette ai piccoli danneggiatori di svilupparsi in numero grandissimo. La Chareas giunta al suo terzo anno aveva divorato quasi tutte le grami- nacee, salvo il Phleum, nelle vecchie aiuole e ‘nei vecchi prati, risparmiando i luoghi dove la vegetazione era vigorosa. Cosi Holmgren ha veduto delle giovani aiuole quasi intatte entro delle vecchie aiuole rosicchiate dall’ insetto. L’autore accenna alle graminacee che crescono sui prati della Norvegia, e . cita quelle a cui la Chareas non produce danno. Parla in questi termini delle cause per cui l’insetto si nutre a preferenza di certe piante e per cui dispare ad un tratto. ; La Chareas offrendo una organizzazione differente in ciascuna delle sue metamorfosi, se ne deduce giustamente che ella debba vivere allo stato di larva in modo differente che allo stato perfetto. Ann. XVII. 12 — 178 — “Ed è per conseguenza necessario che le larve non domandino il loro nu- trimento ai vegetali dei quali avranno bisogno dopo la loro ultima trasforma- zione : le piante citate come immuni dalla Chareas lo sarebbero per questa causa precisa. , Se dunque la larva non tocca il trifoglio, e per la sua durezza il Phleum non conviene alle sue mandibole, si avrà luogo, secondo Holmgren, di coltivare su gran scala in Norvegia queste due piante da foraggio, che danno così buoni risultati nelle regioni più meridionali del paese. Si potrà anche impiegare la veccia ed altre leguminose. Si è spesso meravigliati non solo dell'apparizione subitanea della Chareas in un certo anno, ma ancora della sparizione sua nell’anno seguente: e la ra- gione si trova negli imenotteri parassiti, di cui si sono osservate le specie ospiti della Chareas, ed ai quali dobbiamo senza dubbio la sparizione di questo lepidottero nel quarto anno del suo sviluppo. (sunto di D. R.) L'Orchestes populi L. — È comparso sulle coste del Baltico, a Gefle (Svezia), dove ha attaccato, divorandone completamente le foglie, il Populus balsamifera ed il P. nigra, lasciando immune affatto il P. tremula, La mosca dell’orzo (Chlorops taeniopus). — I Chlorops hanno fatto gravi danni nell’isole di Gotland e di Oland. Si calcola il danno, pel solo Gotland nel 1883, a due milioni di lire, Larve piscivore di Libellule. — In uno stagno dello Stabilimento di Pi- scicultura del Conte Pàlffy, a Szomolang (Ungheria), le larve di un Libellulide fecero tali guasti che di 50,000 giovani pesci introdotti nell’ aprile, se ne tro- varono nel settembre soltanto 54. Le larve erano in numero straordinario. (Birò, inRovartani Lapok. Dicembre 1884) La Megachile lagopoda. — Questo imenottero ha attaccato in Ungheria, nella proprietà del Sig. Sajò, i piantonai di certi alberi americani, come Quer- cus: coccinea, palustris, Carya alba, rodendo le foglie fino alla nervatura me- diana. Le querce indigene rimasero intatte. Disinfezione delle piante. — Considerati i danni che venivano al com- mercio delle piante per i provvedimenti legislativi proibitivi, il Ministero di
A db
— 194 — A
. Akis subterranea Sol. — Porto Scuso e Carloforte (Ghiliani, Bargagli). .
. Scaurus tristis 01. — Sardegna (Ghiliani, Baudi, Villa, Schaufuss, Ray-
mond, Costa).
. Blaps gigas L. — Sardegna (Bargagli, Costa).
. Phylax littoralis Muls. — Sardegna (Ghiliani).
. Helops dryadophylus Muls. — A S. Lussurgio in Sardegna (Costa).
. Mordella aculeata L. — Sardegna (Baudi, Costa).
. Phytonomus phylanthus O. — Alghero, Oristano (Ghiliani, Raymond,
Baudi, Costa).
. Clythra scopolina Fabr. — Sardegna (Baudi).
. Cassida margaritacea Schol. — Sardegna (Ghiliani, Baudi).
. Coccinella septempunctata, L. — Sardegna (Ghiliani, Baudi, Bargagli,
Costa).
Le tre specie adunque già trovate precedentemente a Carloforte da
Bargagli sono: Atevchus sacer L., Trichodes alvearius Fabr. ed AFis sub-
terranea Sol. L’ altre risultano nuove per la fauna di S. Pietro. Le forme
già indicate dal sig. Bargagli e che non fanno parte del mio catalogo sono:
Cicindela campestris L. G. levigatus Fabr.
Carabus morbillosus Fabr. Tentyria Thunbergii Stev. var. sar-
Ocypus olens Muls. dea Sol.
Hister major L. Pachyscelis Payraudi Latr.
Heterocerus nanus Genè P. rugatula Sol.
Ateuchus sacer L. var. punctulatus —P. Goryì Sol.
Muls. Larinus flavescens Germ.
A. variolosus Fabr. Agapanthia irrorata Fabr.
Geotrupes hiostius Genè Clythra taxicornis Fabr.
LEPIDOTTERI
19. Satyrus janira L. — Sardegna (Costa, sub: Pararge).
È
Inoltre nella collezione del dott. Costa-Ramo trovansi: Charaxes Jasius e
Lasiocampa quercifolia.
DITTERI
%
”
20. Paragus bicolor Fabr. — Sardegna a Tissi e Cagliari (Costa).
21. Somomia coesar (L.). — Sardegna (Costa, sub. Lucilia).
22 Stomoxis calcitrans Fabr. — Sardegna (Costa).
23.
24.
25.
26.
27.
28.
29,
30.
Sl.
32.
39.
Sd.
95.
— 199 —
RINCOTI.
Odontotarsus caudatus, Klug. — Meana, Sassari (Costa).
Aelia acuminata (L.) — Sardegna (Costa).
Peribalus distinctus, Fieb. — Sardegna (Costa).
Eusarcoris aeneus, Fieb. — Cagliari (Costa).
Corizus rufus, Schill. — Cagliari (Costa).
C. distinctus, Sign.
Therapha hiosciami L. — Sardegna (Costa).
» » » var. flavicans Puton — Iglesias, Nuoro (Costa).
Emblethis verbasci, Fabr. — Oristano, S. Lussurgio (Costa).
Trigonotylus ruficornis, Fall.
Histeropterum grylloides Fieb. — Sardegna, a Tempio (Costa).
Philaenus parvulus (Vismara). — Il mio unico esemplare presenta tutti
i caratteri dell’ApRrophora parvula Vism., però ne differisce nel me-
sosterno, che invece di essere vermiglio, come il resto del petto, pre-
senta una larga macchia ovale trasversa intensamente nera.
NEUROTTERI.
Mirmeleon appendiculatus Latr. — Sardegna (Costa).
Della collezione del Costa-Ramo fa parte un’ Inocellia crassicornis.
ORTOTTERI.
. Diplax meridionalis, De Selys. indiv. 2.
. Forficula lurida, Fisch. indiv. 9.
. Loboptera decipiens, Germ. — Sardegna (Costa, sub: Forficula).
. Periplaneta orientalis (L.). — Sardegna (Costa).
. Bacillus Rossiiù Fabr. — Oristano (Costa).
. Stenobothrus biguttulus, Charp.
. Stauronotus maroccanus Thunb. — Sardegna a Terranova Pausania
(Costa, sub: S. cruciatus). Questa specie era straordinariamente comune
alla Punta di Carloforte.
. Oedipoda coerulescens L. — Sardegna (Costa).
. Acridium aegyptium (L.). — Sardegna (Costa, sub: A. tartaricum).
45.
65.
66.
. Epeira armida, Sav. Aud.
. E. Redii (Scop.). — Sardegna (Pavesi sub: £. sollers).
. Cyrtophora citricola (Forsk.). — Cagliari, Oristano (Costa, sub: C.
. Zilla atrica, C. L. Koch.
. Tetragnatha chrysochlora, Sav. Aud.
. Argyrodes gibbosus (Lucas). — Sardegna (Pavesi).
. Theridium aulicum, C. L. Koch. ;
. Textrix coarctata (Duf.).
. Drassus macellinus Thor.
. Prosthesima latipes (Canestr.). — Sardegna JARRE)
. Philodromus glaucinus Simon.
. Thomisus onustus Walk. — Sardegna (Pavesi, sub: 7. albus; Costa).
. Runcinia lateralis (Koch.) — Cagliari (Costa). È
. Misumena vatia (Clerck.) var. dauci W.
PTT Pa BI RI afenia CIS n, BERE = TRIO
— 196 —
ARACNIDI
SCORPIONI.
Euscorpius flavicaudis (De Géer).
RAGNI.
opuntiae).
. M. Savignyi Simon.
. Diaca globosa (Fabr.). — Sardegna (Pavesi). o
. Tarentula radiata (Latr.) — Sardegna (Pavesi, Costa sub: Lycosa). |
. Oxyopes heterophthalmus (Latr.) — Sardegna (Costa).
. Menemerus semilimbatus Hahn. — Sardegna (Pavesi).
OPILIONI
Phalangium opilio L.
MIRIAPODI
CHILOPODI
Geophilus maxillaris P. Gerv.
Pavia, dal Laboratorio Zoologico della R. Università, 29 maggio 1885.
— 197 —
PAVESI Prof. PIETRO. — Aracnidi raccolti dal conte BOUTURLIN
ad Assab e Massaua.
ASSAB
Ord. SCORPIONIDAE
1. AnpRoctonus AENEAS, C. L. Koch = A. bdicolor auct. nec Ehr. Specie
alquanto diffusa nell’Africa settentrionale ed in Asia; un esemplare.
BurHus euROPAEUS (Linné) 1794 nec 1758. Un esemplare. Specie assai
diffusa anche sulle coste africane del Mar Rosso; io la segnalai di
Massaua, prima al dott. Koch (Aeg. w. Abyss. Arachn. p. 7), poi
direttamente ne’ miei Studi sugli aracnidi africani (I. Aracn. Tu-
nisia, p. 37; III. Aracn. Scioa, p. 94).
3. B. scAaBER (Ehr.) Otto esemplari ad. e giov. Specie descritta dall’ Ehren-
berg (Symb. phys., Aracn. sp. 3, tav. II, fig. 7) sopra individui di
Archiko.
4. B. minax, L. Koch? Dieci esemplari. Non avendo al momento disponibile
la sopracitata memoria del dott. Koch, mi resta incerta la deter-
minazione.
5. BUTHEOLUS LITORALIS, n. sp. Un esemplare così caratterizzato:
Trunco depresso, ovali, antice valde attenuato truncato, lati
tudine maxima */4 longitudinem superante, dorso tenue granuloso,
brunneo-nigro, carinis obsoletis; cephalothorace caudae segmentum
V aequante, angulis rotundatis, intervallo oculorum elato, leviter
sulcato et granuloso; segmentorum ventralium margine postico exqui-
site serrato, anticis in medio sordide testaceis, circumcirca et segmentis
granulosis posterioribus brunnescentibus. Cauda brunnea, crassa, api=
cem versus dilatata et segmentis supra magis magisque excavatis; seg-
mentis I-ITI supra, lateribus et infradense granulosis, costatis; seg-
mentis IV-V subtus converis, nitidis punctis magnis impressis ornatis,
haud costatis nec granulosis, lateribus V exceptis, qui postice granosi
sunt et initium costarum figurantes, marginibus supernis sinuosis,
antice altis, supra IV leviter ruguloso, V punetis parcis ercavatis
DI
— 198 —
et depressione lata, ovali, nitida, vesicam accipiente; vesica rufeola
infra ad basin infuscata, sat grandiuscula quamvis caudae segmento
V angustiore, convera, sub aculeo parum angulosa, lateribus pun-
ctis impressis parvis, subter tantum medium granulorum vel denti-
culorum serie unica tertium postremum attingente munita, aculeo
forti, brevi, apice rufo. Palpis brunneo-fuscis, parum robustis granu-
losis, manu costata tibia sensim breviore.-et leviter crassiore, digitis
testaceis, gracilibus, arcuatis, intus imminute spinosis, digito manus
mobili manu postica duplo longiore. Pedibus granulosis costatis, te-
staceo-fuscis, tarsis testaceis. Dentibus pectinum 10. Long. trunci 6,
caudae 10 mill. vesica inclusa. In Erythraei maris litore prope Assab
inventus. B. Aristidi (7) Nubiae affinis, sed manu costata, vesica con-
vera infra granulosa differt et Arabiae felicis thalassino (2) magis
convenit; trunco latiori, nonnullis characteribusque ambobus distine-
tus, manus digitorum longitudine majore simul cum vesicae cauda-
lis magnitudine Aristidis aliud sexus haec parva scorpionum species
esse non videtur.
Ord. SOLIFUGAE.
6. RiAx PHALANGIUM (Oliv.) Un maschio ed una femmina giovane. La fascia
trasversale pallida al terzo posteriore dell'addome e qualche altra
piccola particolarità di colorazione parrebbero distinguere il maschio
dell’indicata specie ed avvicinarlo all’ockhropus Duf., però ha l’arma-
tura delle chele, delle zampe ecc. come nel phalangista auct. = pha-
langium Oliv. lo n’ebbi già una femmina ovigera di Moncullo, rac-
colta dall’Antinori.
Ord. ARANEAE.
7. ARTEMA (ProLcus) BorBoNICA (Vins.) Quattro femmine più o meno svilup-
pate; specie già nota d’Abissinia e che vive in molte parti d’Africa.
8. Sparassus ArcELASII, Walck. Due femmine. Specie della regione mediter-
ranea, trovata anche a Suakin, da me già segnalata di Massaua per-
(1) Simon, Arachnides de l’ Yemen méridional, in Ann. Mus. civ. Genova, XVIII. 1882,
p. 44 (248), tab. VIII, fig. 20.
(2) Ibid., p. 54 (258), tab. VIII, fig, 23.
— 199 —
chè raccoltavi dall’Issel (Aracn. Scioa, p. 95), ma l’ebbi anche dal
Sudan.
9. Prexippus PaykuLLII (Sav. Aud.) Due femmine adulte di questa specie
conosciuta, assai diffusa in Africa, segnalata di Suakin dal dott. Koch,
e da me di Massaua (aracr. Scioa, p. 95), d’Arramba, e di Mahal-Uonz
nello Scioa (p. 86).
Ord. ACARI.
10. HyALOMMA DROMEDARII (C. L. Koch) Quattro esemplari di questa specie
alquanto diffusa in Asia ed in Africa, già per me nota di Massaua
(Aracn. Scioa p. 95).
MASSAUA
Ord. ARANEAE.
1. ArcIOPE LOBATA (Pall.) 14 femmine ad. Specie molto diffusa anche in tutta
l'Africa, ch'io segnalai di Arramba (Aracn. Scioa, p. 9) ed ebbi pure
dal Sudan, raccolta dal dott. Ori.
2. SELENOPS AEGYPTIACA, Sav. Aud. Una femmina giovane. Specie comune in
Egitto ed in molte altre parti d'Africa, che il dott. Koch indicò del-
l’Ansaba ed io anche di Massaua (Aracn. Scioa, p. 95) e di Me-
temma (p. 100).
3. STEGODYPHUS LINEATUS (Lat.) Una femmina. Specie circummediterranea,
che trovasi anche in Egitto.
Con queste poche aggiunte, gli aracnidi di Massaua e dintorni fino ad
ora conosciuti per le pubblicazioni di Koch, Cambridge, Simon e mie som-
mano a 19, cioè sono:
Scorpiones. — Buthus curopacus (Linn.)
B. scaber (Ehr.) Archiko.
Isometrus maculatus (De Géer).
Solifugae. — Rhax phalangium (Oliv.) Moncullo.
Araneae. — Gasteracantha lepida, Cambr., Massaua e Sceik-Said.
Argiope lobata (Pall,)
A. Lordii, Cambr.
A. trifasciata (Forsk.)
Acari
para Rediù ; Gen) Va
Cyrtophora citricola (Forsk.)
Pholcus rivulatus (Forsk.)
Artema borbonica (Vins.)
Sparassus Argelasii, Walck.
Cebrennus aethiopicus, Sim.
Selenops aegyptiaca, Sav. Aud.
Plexippus Paykullii (Sav. Aud.)
Stegodyphus lineatus (Latr.)
— Hyalomma dromedarii, C. L. Koch.
H. anatolicum, C. L. Koch.
Pavia, 29 maggio 1885.
®.
PAVESI Prof. PIETRO. — Controsservazioni ad un opuscolo recente
di Aracnologia.
Pavia, 29 maggio 1885.
Ricevo oggi stesso la 16% memoria o parte degli Etudes arachnologiques,
favoritami dall’autore sig. Eugenio Simon e che porta il titolo di IMateriaua
pour servir à la faune des Arachnides de la Greéce (Ann. Soc. entom. Fr.
1884, p. 305, ed. aprile 1885), in cui l’egregio aracnologo di Parigi e nostro
consocio non si lascia sfuggire l'occasione propizia di volgermi i suoi soliti strali.
Sono così compreso della bontà della mia causa e di essere in ottima com-
pagnia coll’illustre Thorell, fra i supposti suoi avversari, che non volevo rac-
cogliere il guanto in questo momento di troppe e diverse occupazioni; ma.
non posso lasciar correre fra gli specialisti certe coserelle e le rilevo in fretta
per la seduta di posdomani della Società entomologica italiana.
In cotest’ ultimo lavoro il Simon riprende il mio Catalogo sistematico
degli aracnidi di Grecia, pubblicato in esteso negli Annali del Museo civico
di Genova fin dal 1878 (vol. XI, p- 354) e del quale lessi una comunicazione
preventiva al R. Istituto Lombardo di scienze e lettere il 17 maggio 1877
(Rendiconti, serie II, vol. X, p. 323); e gli fà notevolissime aggiunte di spe-
cie, oltre quelle che già aveva indicate di Grecia sulle raccolte di Letourneux
(in Ann. Soc. entom. Fr. 1880, Bull. ent. p. CXXXIX).
E proprio appena nella breve introduzione dà ad intendere che quel mio
lavoruccio fosse una semplice compilazione delle opere di Brullé, . Koch,
Cambridge ecc., mentre, oltre di quegli elementi, lo dissi, avevo tenuto
conto delle specie per me raccolte dall'amico capitano D'Albertis col Vio-
lante in parecchie isolette ellene. Anzi, quasi di straforo, nella nota in
calce scrive « M. P. Pavesi relève, avec une certaine pompe, ces indica-
« tions erronèes, oubliant sans doute que nous les avions nous-méme rectifiées
« depuis longtemps dans nos Arachnides de France » alludendo a certe mie
correzioni di sue false indicazioni geografiche, che lui, viaggiatore egregio in
molte parti d'Europa e d’Africa, non doveva pubblicare o quando le corresse
cangiarle in peggio. D'altronde, alla data del mio opuscolo sulla Grecia, tre
soli volumi dell’opera citata erano comparsi per le stampe; ed infine è noto
Ann. XVII, 14
OSSIA SOIA BI ITAST ATO SR I SG DI EVA RIN
+
— 202 —
a tutti che io non uso mettere mai alcuna protervia nelle pubblicazioni di
ogni ramo della zoologia, dei quali egli coltiva tanto bene uno solo. Chi è |
più modesto scagli la prima pietra! Le mie correzioni non mirano a persone,
nè a farmi piedestallo di colleghi battuti, mirano a reintegrare la verità
nella scienza, visto che le indicazioni erronee di località servono a trar fuori
di strada il corologo sul carattere delle faune.
Ed ora vediamo cosa scrive di me il Simon nel suo catalogo.
1°. A proposito dell’Oryopes heterophthalmus Latr. (sp. 58) dice
« C'est lO. linceatus du Catalogue Pavesi. » Sicuro, ma egli ben sà, e forse
gliene duole, che io seguo sempre la classificazione di Thorell ed i suoi stu-
pendi Remarks on Symonyms, quando non trovi di meglio, a mio giudizio,
nei libri del Simon o d’altri.
2°. Sotto la specie (82) Oryptila albimana Sim. leggesi « C'est
« probablement le X. dufo du Catalogue Pavesi. » Io non conservo alcuna
delle raccolte da me determinate e sparse in vari Musei d’ Italia e dell’estero;
non è dunque fuori del caso che Simon abbia ragione, tanto più perchè egli
stesso, al paragrafo dello Xysticus graecus C. L. Koch, confessa di aver fatto
delle belle confusioni sul conto dell’albimarna, che possono avermi indotto
in errore.
3°. Ringrazio il critico di aver accettata la mia opinione, senza dirlo
ben s'intende, sulla identità del TXomisus spirnipes Brullé con la (sp. 87)
Misumena vatia CI.
4°, Lasciando altre possibili discussioni riguardanti gli ZEresus di
Brullé, sotto la specie (105) Epeira dalmatica Dol. scrive « Theridion va-
« riegatum Brullé, qui a été ajouté à la synonymie, doit étre retranché. La
« description de Brullé est insignifiante. » Veramente l’impersonale « qui a
« ajouté « sono io, che anzi ho discusso a lungo la questione di questa sinonimia
e priorità di nome. Ma il Simon trova fra l’altro che la figura dell'addome
nelle tavole di Brullé è un parto della « fantaisie du dessinateur » e ci ap-
prende che « les Arachnides recueillis en Morée par Brullé avaient beau-
« coup souffert au cours de la mission » ciò che io non potevo sapere e mi
scusa se non ho interpetrato il vero così come sa l’aracnologo di Parigi.
5°. Vedo con piacere che si trova anche in Grecia l Epeira byzan-
thina Pavesi 1876, della quale lo stesso autore mette in sinonimia la sua
Epeira turcica Simon 1879.
6°. A proposito della Cyclosa (sp. 119) che finalmente Simon s’ac-
concia a chiamare insulana Costa, mentre s'era sempre ostinato a non iden-
ita Lace e TT LN TI Su
i E A O e i sila,
x
— 203 —
tificarla con la C. tritubereulata Luc., perchè l'aveva detto io, scrive che la
C. argentea Auss. « nous paraît étre le jeune de C. insulana. » Fin dal 1878
moi pure emettevamo il dubbio che fosse la medesima specie.
7°. Dopo d'allora non feci più la confusione del Theridium aulicum
C. L. Koch col sisyphium (CI.), anzi lo distinsi anche nell’ ultima appendice
agli Aracnidi di Tunisia; per cui recito a malincuore l'atto di contrizione
consigliatomi due volte dal Simon sotto codesto nome di auZicum (p. 331) ed
in altra nota speciale (p. 335).
8°. Prima di venire a questa, esprimo -però la mia gratitudine al
Simon di aver quì accettato, come anche negli Aracknides de l’Océan Atlan-
tique (in Ann. Soc. entom. Fr. 1883, p. 271 e 281) il mio genere Enoplo-
gnatha 1880 per la mandibularis (sp. 142) e specie affini, giacchè non
me lo voleva passar buono in altra sua memoria (Arackmides des environs
de Pekin, in Ann. Soc. entom. Fr. 1880, p. 113), identificandolo col Drepa-
nodus Menge 1869.
9°. Ammetto che mi sia sfuggito d’inserire a catalogo l’Erigone
(Entelecara Sim.) graeca Cambr. (sp. 147), ma non ho ancora da fortuna di
possedere la memoria di Cambridge, in cui 1’ ha descritta. Non dico questo
per scusarmene, poichè in fatto di bibliografia, come di leggi, non ci sono
scuse plausibili, nè per me nè per altri, quando una specie è pubblicata deve
essere conosciuta.
10°. Nella nota di Simon, alla quale mi riferivo nell’osservazione 7?
sta anche scritto (p. 335) « TReridion bicolor Brullé est encore plus incer-
« tain; il me paraît difficile de se faire une opinion sur son compte. » Simon
non lo dice, ma vuol alludere alla mia opinione (Cat. Grecia, p. 371) che
sia un Lithyphantes: ho dato gli argomenti anche per ritenerlo distinto
dalle altre specie di Grecia. Soggiunge l’autore « On a signalé de plus en
« Gréce, Teutana triangulosa Walck. (Theridium venustissimum C. Koch)
« et Latrodectus 13-guttatus Rossi; mais nous ne les avons pas regus. »
Bel motivo per escladerli dal suo catalogo generale, che è pur sempre in
molta parte una compilazione! Egli è dunque di coloro che non ritengono
vero e buono se non quello visto da se medesimi, San Tommasi redivivi, me-
ritevoli di altrettanta incredulità. Vedasi il mio finale degli Aracnidi d’ In-
hambane.
11°. Una pagina dopo (p. 337) il Simon ritorna alla carica, mettendo
in nota « M. Pavesi signale encore Agelena similis Keys. de Pikermi » ma
non vuole elencarla. È proprio c£ì, e malgré bisognerà che l’ascriva alla
— 204 —
fauna greca, perchè l’ ho veduta io, che so benissimo distinguerla da ogni al-
tra, com'è molto facile.
12°. Questa noterella fa seguito a quanto dice riguardo all’Agelena
labyrinthica Cl., cui mette sinonimo il Theridion mazxillare Brullé. Esso,
secondo Simon « n’ est pas synonyme de. Zegenaria parietina, comme
« l’indique le Catalogue Pavesi; les figures désignent clairement un Agelena
« particuliérement celle des yeux en deux lignes fortement courbées. » La-
scio ai colleghi imparziali di scoprire la logica fra il « clairement » e quel
ch’egli scrisse innanzi sulla collezione Brullé, vale a dire che « les déscriptions
et les dessins s'en ressentent naturellement » dei guasti sofferti dagli esemplari.
13°. Il nostro autore, quasi pentito d’avermi concessa l' istituzione di
un altro genere, al punto del Drassus fastuosus Luc., che lui identifica col
dives Luc. per confronto di tipi (su di che fa d’uopo confidare ciecamente),
caccia in sinonimia del suo genere Micariolepis (sp. 169) il mio Bona. Mi
trascina insomma a ricordargli, tuttochè egli sia stato membro della Commis-
sione di nomenclatura della Società Zoologica di Francia, che ha propo-
sto una nuova legislazione nel 1881, quanto dissi nel supplemento agli Arac-
nidi di Tunisia (Ann. Mus. civ. Genova, XX. 1884, p. 466) al momento di
cambiare quel suo nome generico. Micariolepis, non e’ è scampi, è un nome
ibrido e non avrebbe dovuto insistere a conservarlo dimenticando l’afo-
risma linneano, che gli ho citato dalla Phrilosophia botanica « Nomina ge-
« nerica ex vocabulo graeco et latino, similibusque hybrida, non agnoscenda
« sunt. » Simon continua imperterrito, mantiene anche i nomi Micarzosoma
ed altri di sua particolare invenzione per la serqua di specie nuove, che ac-
cumula a vantaggio della scienza aracnologica.
14°. Non comprendo poi perchè applichi un punto d’interrogazione
avanti la (sp. 183) Pythonissa thressa Pavesi 1876, che io ho « indiqué de
« Turquie et de Grèce. » Cioè, se dubita che non sia per lui una Pythonissa
o Gnaphosa nel senso di Thorell e mio, oppure se dubita di avere egli ben
determinati i suoi esemplari d’Atene!
15°. Per l'ennesima volta mette in nota, sotto la Dysdera punctata
C. Koch (sp. 195) questa riga « M. Pavesi a signalé de l’île d’Antiparos D.
« lata Reuss, espèce d'Egypte. » Nulla di fenomenale che‘abbia fallito nella
determinazione, però nulla di strano che una specie d'Egitto si trovi in
un’isoletta vicina di Grecia; non è pregio dell’opera citare cento esempi simili.
16°. Mi meraviglio quindi della smentita, che mi dà il Simon circa
la Cteniza Sauvagei (sp. 348). Simon vi fa codesta glossa « Il mwest pas
— 205 —
< exact (1) que Cteniza Sauvagei Rossi habite Corfou, comme l’indique le
« Catalogue Pavesi sur la foi de Cambridge. Le Rév. O. P. Cambridge, que
« j'ai consulté a cet égard, m'écrit: Je n’ai jamais trouvé Cteniza Sauvagei
« à Corfou, mais seulement Ct. orientalis, qui y est trés abondant. »
Nuovo sistema, sui generis, di screditare i colleghi: inventare uno sbaglio a
loro danno, poi criticarlo, chiamando complici altri della birichinata!..
Replicherò ad entrambi che: in primo luogo, è falso ch'io abbia indicata
| tassativamente di Corfu la Cteniza Sauvagei sulla fede dell’illustre aracno-
logo di Bloxworth, bensì la diedi delle isole Jonie in genere (Catal. Grecia,
p. 380, sp. 103), mentre di Corfu, oltrechè di Tinos e di Pikermi indicai a
parte (sp. 104) la C. orientalis: secondariamente, ho pigliata dal Cambridge
stesso la citazione di « Is. Jonie » scritta da lui nell'opera di Moggridge
(Harvest. Ants and Trop-door Spiders, App. p. 143 « COteniza Sau-
vagei Rossi, Corsica, Pisa, Mentone, Jonian Islands »), non avendo l’abi-
tudine di citare di seconda mano ed a memoria per paura di cadere in ,
tanti comuni strafalcioni: in terzo luogo, ho attribuito alla Grecia questa
specie sulla fede del Simon (Mist. nat. des Araignées, 1864, p. 453 « My-
galodonta fodiens W. Corse, Grèce ») che non si era e non si è per anco
ricreduto dall’errore. Io dubito fin della smemoratezza del Cambridge, pensando
‘che si potrebbe ripetere il fatto della Zycosa Giebelii Pavesi 1873. D'essa Simon
(Arachn. de France III, p. 350 nota) dice che, avendo comunicato il mio
tipo al dott. L. Koch, questi gli « écrit qu'il partage entièrement mon opi-
« nion relativement à l’identité de cette espàce avec sa L. ferruginea » e fu
tanto vero che il dott. Koch s’affrettò a pubblicare negli Arachniden aus
Sibirien und Novaja Semlya (in K: Schwed. Akad. 1878, p. 100) che « heide
« sind ganz sicher verschiedene Species » ammettendo la mia Giebelii anche
per quelle regioni polari!
17°. Finirò la mia via-crucis con gli scorpioni e gli opilioni, per se-
guitare passo a passo il Simon; resistere contro le cime mostra almeno del
coraggio. Egli mette sinonimo di Buthus europaeus L. (sp. 211) il gibbosus
Brullé, ch'io ritenni un Jurus, confortato poi anche da una lettera di
(1) Oh iulinea d’esattezza non dovrebbe mai parlare Simon; apri un suo libro qua-
lunque e converrai subito meco. Mi vengono ora tra mano, per esempio, i suoi recentissimi
Arachnides récueillis i Khartoum (Bull Soc. Zool. de Fr. IX. 18841) e nella bella prima pagina
vi leggo che i miei aracnidi di Scioa eran del viaggio D'Albertis che non c'è mai stato!
Poverò amico Antinori se ritornassi al mondo qual dispiacere! . . .. E quì non mi oc-
cupo se il Simon trascura alcune specie che io avevo gia incidentalmente segnalate
del Sudan egiziano sopra una piccola raccolta del dott. Ori.
ga RAR ITR vu ia d\,° a
i a di pr î
— 206 —
Thorell. All’opposto identifica il Jurus Dufovreius Brullé (sp. 213) col gibbosus
Br. mihi, ma conferma il mio sospetto di uno scambio di segnatura, anzi lo
dà come positivo. Nè sicuro lui e basta! Soggiunge « Il n’est pas étonnant;
« que M. Pavesi, cherchant à réconnaître le Jurus dans cette dernière dé-
« scription, l’ait déclarée quasi-incompréhensible. » Non credo mai di scrivere
cose etonnantes, e me ne guarderei particolarmente in questi giorni di pom-
pierate Simoniane. Del resto cotali divergenze sugli scorpioni di Brullé
notansi anche negli opuscoli del dottor Karsch, ricordati nel mio supplemento
agli Aracnidi di Tunisia (p. 450). Inoltre, rispetto all’Euscorpius carpa-
thicus L., cui identifica con me, senza dirlo, il Buthus terminalis Br., tenuta
specie distinta dal Karsch (Ueders. der europdischen Skorpione, in Berl.
entom. Zeitschr. 1881, p. 90) scrive il Simon « Nous n’avons point vu
« d’Euscorpius provenant de Grèce, et nous citons le carpatricus sur la foi
« de Pavesi. » Ma foi, stimai che gl’individui giovani riportatimi dal
cap. Enrico D'Albertis dalla grotta di Antiparo fossero di carpathicus (Nuovi
risultati aracn. Violante, p. 339 cui è unito il Cat. Grecia); li ho però de-
scritti sufficientemente per farli riconoscere come volesse il sig. Simon di que-
sta specie o d’altra parente.
18°. Quanto all’opilionide, si tratta dell’ Egaenus crista Br. (sp. 214)
del quale quì, e prima nelle Descriptions d’opiliones nouveaux (in Compt.
Rend. de la Soc. entom. de Belgique 1879, p. 14 e 15), pur senza citarmi,
ammette la mia, che fà sua, identificazione con Zacheus mordax = trino-
tatus C. L. Koch. Troppa grazia.
Direi ancora parecchio su altri punti che mi riguardano meno direttamente,
anche in base a nuove raccolte fattemi a Megara da mio cognato l'ing. Bren-
tani, ma non ho più tempo da perdere e depongo la penna.
PO I 7 E TT nn e
MAGRETTI Dott. PAOLO. — Di una galla di Cinipide trovata sulle
radici della vite (Vifis rimifera). — (Comunicazione pre-
ventiva).
Il Sig. Rag. Cav. Felice Franceschini, membro della Commissione di sor-
veglianza contro la Fillossera, spediva, pochi mesi or sono, al Professor Fer-
dinando Sordelli del Civico Museo di Milano, un pezzo di radice di vite
(Vitis vinifera) trovata in Novellara (Emilia).
" Scopo principale di detto invio era lo studio d’una Crittogama da cui
vedevansi interamente invase le barboline, e che il chiaro botanico asserivami
riferirsi ad una RXizomorpha, cioè ad uno stadio imperfetto di un fungo.
Nello stesso tempo però accennava il Signor Franceschini, alla presenza di
due galle molto visibili sporgenti sui lati del ramo principale di detta radice.
Avuto il pezzo in comunicazione per gentilezza del predetto collega, ebbi
‘ la possibilità di studiarne anche l’insetto, che quantunque bene sviluppato,
abitava ancora una di dette galle, mentre l’altra presentavasi di già forata.
Per la mancanza d’ali, per lo scudetto arrotondato, pei solchi longitu-
dinali del mesonoto, per le antenne composte di 14 articoli, la piccola carena
frontale, la testa allargata dietro gli occhi, la spina ventrale dell’ ultimo
segmento addominale da una volta ad una volta e mezza più lunga che
grossa, l’ insetto in questione sembra molto verisimilmente potersi riferire al
genere Biorhiza fra i Cinipidi od Imenotteri gallinsetti.
Ma di questo genere, per quanto ne riferisce il dotto Prof. Mayr di Vienna,
non sono conosciute in Europa che la B. aptera, Fabr. e la B. ferminalis Fabr.
rappresentanti quella la forma agamica, questa la sessuata d’ una medesima
specie, vivente ora sulle radici ora sui rami delle comuni nostre quercie (Quer-
cus pedunculata, Q. sessiliflora, varietà della Quercus robur).
Il caso d’una galla di tal famiglia e genere d’ insetti sulle radici della
vite, riesce quindi molto interessante per la sua novità, tanto che lo stesso
Professore di Vienna, mettevami in forte dubbio se veramente fosse una ra-
dice di Vite quella sulla quale osservai le due sopraccennate Galle.
LOR: $
Non potendo dubitare delle asserzioni del signor Franceschini, e più an-
cora di quelle del botanico Sordelli, credo opportuno far noto semplicemente
per ora questo fatto, allo scopo di richiamarvi l’attenzione dei signori viticultori
naturalisti e scienziati, nella speranza di poter ottenere ulteriori prove di
quanto vengo ora ad annunciare.
A complemento di questi brevi cenni dirò che le Galle, di forma sferoidale
e grosse quasi come un seme di grano turco, d’un color rossiccio bruno, tro-
vansi addossate luna all’altra sui lati d’ un piccol tronco di radice di tre
millimetri di diametro, in vicinanza di alcune piccole barboline radicali.
Canonica D'Adda Maggio 1855.
—LR209 LO
SULLO SVILUPPO POSTEMBRIONALE
E RATSA RLEOVIATTLIS TOS
DEL Dort. FERRUCCIO MERCANTI
(Tav. (?))
La Telphusa fluviatilis Lat. abita di preferenza nei torrenti e nei bur-
roni, sotto le pietre, oppure entro buche scavate nell’argilla. È in esse che
‘ sì ritira all'avvicinarsi della stagione fredda, specialmente in vicinanza delle
acque di vena, perchè più calde. Si spoglia di Agosto, al più lungo di Set-
tembre: si riproduce d’estate. All’epoca della riproduzione porta, attaccate ai
falsi piedi dell'addome, molte uova di un colore giallo aranciato che, giunte
a maturità, misurano un diametro medio di 83 mm. ed offrono più tardi, quando
sono innanzi nello sviluppo, alla loro periferia, due macchie nere, pressochè
lineari, che si scorgono per trasparenza e corrispondono agli occhi dell'embrione.
Ho tentato di fare schiudere quelle uova, tenendo il granchio in un vaso
ove l’acqua sì rinnuovava continuamente, per mezzo di una sottile corrente,
ma non sono riuscito nel mio intento. Dopo due giorni di cattività, il granchio
cominciava a lasciar cadere le uova; per far ciò scostava l'addome dalla
superficie inferiore del cefalotorace, abbassandolo ; agitava lentamente le zampe
addominali con un movimento di lateralità, finchè le uova, venendo a fluttuare
| nell'acqua, si staccavano e cadevano al fondo, ove finivano per corrompersi.
Mi sono quindi dovuto accontentare di procacciarmi dei granchi nei
quali le uova erano in parte dischiuse, in parte no, ottenendo così dei piccoli
granchi appena sgusciati dall’uovo, procurandomi inoltre altri granchiolini
in uno stadio ulteriore di sviluppo, ma tuttavia attaccati alle zampe addo-
minali materne, cui aderivano afferrandosi colle chele.
La Telphusa fluviatilis, in quel primissimo stadio da me esaminato, si
— 210 —
mostra in una condizione di sviluppo molto avanzata, formando così eccezione,
insieme ad alcuni granchi terrestri, a quanto avviene nella maggior parte
dei Decapodi Brachiuri che schiudono allo stato di Zoea. Questa forma pri-
mitiva della Zelphusa (fig. 1 e 2 ) si può riportare al tipo di Megalopa,
avendo gli occhi già peduncolati e le zampe ambulatorie completamente svi-
luppate; mancano però ancora quelle addominali.
La lunghezza dei giovani granchiolini comprese le gambe, supera di poco
i3 mm.; lo scudo cefalotoracico (fig. 3) è rotondeggiante, fortemente con-
vesso ed arcuato; porta in avanti, fra i due occhi, una sporgenza arroton-
data, corrispondente al rostro, che andrà avvallandosi in seguito nell’adulto.
Il colore del cefalotorace è giallo chiaro ed il solco cervicale è già appari
scente, segnato in addietro da un contorno più oscuro. Il tegumento è ancora
molle e sprovvisto di sali calcarei e si mostra omogeneo, anche se guardato
con forte ingrandimento. Le zampe sono gracili, sottili, di color bianco; le
ambulatorie conservano ancora la posizione che occupavano nell’uovo, essendo
dirette all'indietro come se sporgessero dalla parte posteriore del capotorace
anzichè dalle laterali; esse nom sono ancora adatte alla locomozione. In
questo e nel seguente stadio da me esaminato le differenti appendici hanno
già la struttura e la conformazione generale che mostreranno nell’adulto, da
cui però si differenziano, qual più qual meno, per certi caratteri. Piccola è
pure la differenza degli organi respiratori: quindi la formula branchiale è
uguale a quella della Telphusa Auviatilis arrivata a completo sviluppo, che
è la seguente:
VES VHpi 0 Li i Vi Ep.
VII S _Ep+1 0 1 0=-2+ Ep.
VII S Ep. +1piccolissimal 1 O0=3 + Ep.
ESS. 0 1 bd 2
Md 0 UE aa ea
RITO MRO (i En
Siro 04 MIDP AR
IIS 0141000
9 Epi lo aergia o 0 48.
La qual formula, premesso che non è sicuro se l’artrobranchia del VII so-
mite sia anteriore o posteriore, è identica alla formula assegnata dal Claus (1)
(1) Neue Beitrige zur Morphologie der Crustaceen, in Arb, aus Zolog. Inst. Wien,
T. V1. fasc. 1, 1885, pag. 78.
Aa ia RA Patio i e uri | beta
— 211 —
ai Brachiuri, che ci è presentata da’ Majacei, dalla maggior parte dei Ciclo-
metopi e da molti Catometopi; differisce solo nell'essere la podobranchia del-
VIII somite affatto rudimentale, ricordando così ciò che si riscontra in un
Grapsoide, nell’Ocypoda, dove, oltre la riduzione del numero delle branchie
da 9 a 7, si ha la podobranchia del terzo massillipede molto piccola.
Venendo ora a descrivere le singole appendici nel primo stadio, lasciati
in disparte gli occhi già bene sviluppati ed in cui si possono scorgere anche
con un debolissimo ingrandimento le zone bianche e le oscure, le antennule
e le antenne mostrano già accennata la struttura dell'adulto e sono assai
piccole fin d’ora in proporzione colla grandezza dell'animale. Nelle prime, i
tre pezzi formanti lo stelo (fig. 4) portano due flagelli brevissimi nei quali
manca ancora la divisione in articoli anulari; solo l’ interno, assai più pic-
colo e sottile, offre la traccia di una prima divisione in due segmenti. Le an-
tenne hanno un’ appendice brevissima che rappresenta una squama o esopodite
rudimentale di cui non rimane traccia nell’adulto (fig. 5).
Delle parti buccali, la mandibola (fig. 6), assai breve e massiccia, è sor-
montata da un palpo pur breve, già diviso completamente in due primi seg-
menti. La prima mascella (fig. 7) è assai semplice: un basipodite allargato
e col margine dentato per la presenza di setole larghe e rigide è accompa-
gnato da un coxopodite più breve e più stretto e da un endopodite coll’ac-
cenno di una prima divisione in due segmenti. Fin d’ora poi noteremo un
fatto che è comune a tutti quanti i pezzi buccali, che cioè ciascuno di questi
membri (e con essi tutto il corpo del piccolo granchio) in questo primo stadio,
è avvolto in una sottile cuticola embrionale gìà distaccata, ma non ancor ri-
gettata, la quale è tutta continua sui margini e non offre nessuna traccia
delle diverse asprezze, setole e peli che sporgono dalla superficie dei vari
membri : io ho trascurato di disegnarla per non generare confusione nelle figure.
Assai più complessa è la struttura della seconda mascella (fig. 8), che
tale si conserva anche nello stadio successivo e nell’adulto; un’ampia la-
mina semiellittica col margine quà e là setoloso costituisce lo scafognatite,
cui tengon dietro verso l'interno un endopodite ingrossato alla base, sottile
all'apice, ove non offre traccia di segmentazione; un basipodite diviso in due
lobi, più grande l’esterno, più piccolo l’altro, ambedue muniti di setole nel
margine interno, ed infine un coxopodite anch’esso distinto in due lobi, il
più interno brevissimo, non segmentato, con due o tre setole all’apice, l’esternò
più lungo e setoloso in punta.
Il primo massillipede (fig. 9) ha un coxopodite ed un basipodite sottili,
— 212 —
brevi, arrotondati sul margine interno e provvisti su di esso di setole rigide :
l’endopodite è lungo e segmentato; ancor più lungo l’esopodite, col flagello
che comincia a mostrare i segmenti anulari; l’epipodite è presente ed ha
forma di una lamina membranosa larga alla base, aguzza all'apice. Nel se-
condo piede mascellare (fig. 10) gli ultimi articoli dell’endopodite non hanno
ancora assunta, se non in parte, la disposizione ricurva ed arcuata dell'adulto,
ove descrivono un semicerchio; l’epipodite è laminare, stretto alla base, al-
largato e rotondeggiante all'apice, con un rudimento di branchia epipodiale
brevissima, non ancor lamellare, ma affatto sacciforme. Il massillipede esterno
(fig. 11) offre queste differenze dall’adulto : il basipodite fuso in un sol pezzo:
coll’ischiopodite è più stretto e non presenta il solco longitudinale che lo
percorre lungo la linea mediana nell'adulto; il meropodite è pressochè qua-
drangolare invece di essere poligonale arrotondato; i tre ultimi articoli del-
l'endopodite sono diretti in alto, non ripiegati ad angolo sul margine interno
del segmento precedente; l’esopodite è già diviso in due segmenti, più lungo
il basale, più corto e coll’accenno di una divisione anulare l’apicale. L'’epi-
podite ingrossato alla base, laminare nella parte libera ed arrotondato al-
l’apice, porta una branchia rudimentale, sacciforme.
I margini interni di questi due massillipedi destro e sinistro, guardati
im situ, non sono a contatto come nel granchio arrivato a completo sviluppo,
ma appaiono divaricati in modo da lasciare scorgere le parti sottostanti.
Le zampe chelifere ed ambulatorie sono bene sviluppate; ci si ravvisano
i diversi segmenti, colla forma e le dimensioni proporzionali presso a poco
simili a quelle dell'adulto: mancano le zampe addominali.
Nello stadio ulteriore da me esaminato, che però non sono certo se segua
immediatamente al precedente, i giovani granchi presentano un cefalotorace
lungo oltre 3 mm. largo 4; ed hanno già assunta quasi completamente la
forma adulta. Lo scudo cefalotoracico, meno convesso, non è più circolare
ma allargato trasversalmente e pressochè quadrilatero, col margine frontale
diritto, i laterali leggermente convessi specialmente nella porzione posteriore.
La sporgenza rostrale è più larga, ma meno prominente, e solcata in mezzo
da un avvallamento; le leggere sculture che orneranno la superficie dello
scudo non sono ancora formate. Le diverse appendici hanno già presa una
forma pressochè definitiva, le antennule, le antenne, le mandibole, le mascelle
non offrono particolarità di sorta confrontate collo stadio precedente. Il primo
massillipede ha l’estremità dell’endopodite ingrossata e l’epipodite si è foggiato
a lama e si presenta coperto di lunghe setole. Nel secondo piede mascellare
3
4
.
— 2153 —
pure l’epipodite sì mostra setoloso, la branchia epipodiale è più sviluppata,
ma non ancora lamellare; l’esopodite ha il flagello diviso in segmenti anu- o
lari, l’endopodite mostra gli ultimi tre articoli già un po’ piegati a semicir-
colo. Nel piede mascellare esterno finalmente, la forma adulta è decisamente
segnata: il meropodite è poligonale rotondeggiante, gli ultimi tre articoli
sono ripiegati in basso; il solco longitudinale dell’ischiopodite è già accen-
nato, la podobranchia è in gran parte coperta di lamelle la cui formazione
procede dalla base verso l’apice ove, per breve tratto, si mostra ancora
sacciforme ; l’epipodite laminare è guarnito di lunghe setole. Guardati in
posto gli ischiopoditi dei due piedi hanno i margini interni ravvicinati tanto
da chiudere completamente il quadro buccale, nascondendo i membri sottostanti.
Non saprei dire se una o più mute separino questo stadio dal prece-
dente: intanto il tegumento generale va acquistando i sali calcarei e non è
più omogeneo, ma mostra, guardato con mediocre ingrandimento, una rego-
lare e fina scultura in piccole maglie esagonali.
Le zampe chelifere ed ambulatorie sono ormai adatte alla loro funzione,
ma le addominali mancano ancora; l’addome è aderente alla superficie infe-
riore del capotorace e la sua forma è degna di menzione.
La forma dell’addome costituisce, come ognun sa, la differenza sessuale
più spiccata in questi animali. Nei maschi adulti esso si presenta in com-
plesso triangolare; dei segmenti che lo compongono i primi due sono ret-
tangolari e più stretti del terzo, ch'è più largo di tutti, mentre i successivi
vanno restringendosi mano a mano in modo da prendere la figura di tanti
trapezii, l’ultimo eccettuato ch'è triangolare. Nelle femmine invece l’addome
è ovoidale; dai primi due segmenti che sono più ristretti esso va a mano a
mano allargandosi fino al quinto e sesto; il settimo poi si ristriuge dalla base
fino alla sommità, ed arrotondasi in curva ovoidale. Inoltre, nelle femmine
l'addome è assai più sviluppato in larghezza ed in lunghezza che nei maschi,
coprendo nelle prime tutta la superficie ventrale del cefalotorace fino al
margine posteriore del quadro buccale e lateralmente fino all’articolo basilare
dei piedi ambulatori, mentre nei secondi ricopre solo una porzione limitata
della superficie inferiore del corpo dell'animale, giungendo in avanti all’al-
tezza del secondo paio di piedi ambulatori.
Nello stadio giovanile, di cui testè parlammo, la forma dell’addome deci-
samente triangolare ricorda quella del maschio adulto, almeno in tutti gli
esemplari, circa una trentina, da me esaminati; ne differisce solo pel fatto
che i primi due segmenti anzichè essere più stretti, sono più larghi del
— 214 —
terzo, cosicchè, invece di presentare un ristringimento alla base, sono rego-
larmente triangolari da questa all’apice.
La somiglianza dell'addome giovanile assai più a quello del maschio
che a quello della femmina adulta può riguardarsi come una delle eccezioni
ad una regola assai generale nel regno animale, la somiglianza cioè della
femmina alle forme giovanili della sua specie, maggiore di quella dei maschi.
Dopo questo stadio or ora descritto, il granchio può considerarsi come
pressochè giunto alla sua forma definitiva: negli stadi successivi esso non
dovrà che acquistare le zampe addominali ed accrescere il volume del corpo.
La storia dello sviluppo della Telphusa Auviatilis ha qualche punto di
contatto con quello di un altro decapode, del gruppo però dei Macruri, l’ Astacus
fluviatilis, il quale schiude anch'esso, facendo eccezione a quanto avviene
nei generi affini, in uno stadio assai simile, per la forma del capotorace e
dei membri, a quello di Megalopa (1).
Le ragioni di questa somiglianza si hanno a cercare nelle condizioni di
vita eguali nei due animali, che vivono di preferenza nelle acque correnti,
talvolta assai rapide. In tale ambiente i giovani nati per provvedere alla
loro salvezza è necessario che si trovino ben presto in grado di sostenere
urto e l’impeto della corrente; indi lo sviluppo rapidissimo e quasi diretto
aiutato dalla protezione che ai primi giorni della esistenza vien fatta ai
giovani dall’addome materno.
E, per considerare di fianco alla “storia ontogenetica della TelpRusa la
sua storia filogenetica, sorge spontanea la domanda se conosciamo una forma
che si possa considerare come l’antenato di questo interessante crostaceo di
acqua dolce. Fra gli scarsi avanzi di crostacei fossili, che delle passate epoche
geologiche ne rimangono, si presenta una forma trovata da prima nei depo-
siti lacustri del miocene superiore di Oeningen e rinvenuta dipoi dal Prof.
Capellini nella formazione gessosa di Castellina Marittima, di cui si cono-
scono diversi esemplari; è la specie riportata da prima dal v. Meyer (2) al
gruppo dei Brachiuri quadrilateri, col nome di Grapsus speciosus ricordata
dall’Heer (3) con quello di Telphusa speciosa, e finalmente riferita dal
Capellini (4), dietro il consiglio e sulla autorità di Alfonso Milne Edwards,
(1) HuxLEy - Il Gambero, trad. italiana, Milano 1883, pag. 195.
(2) Palaeontograpbica X, pag. 168, 1863.
(3) Die URWwELT der ScHwEIZ, trad. fran. di DAMOLE, 1872, pae. 434, fig. 207.
(4) La formazione gessosa di Castellina Marittima e suoi fossili, pag. 38, 39.
ad un nuovo genere, il genere Pseudotelphusa (1), distinto sopratutto per le
chele inermi e le zampe prive di setole rigide.
Il Prof. Capellini mi ha, per sua cortesia, permesso di sottoporre ad ac-
curato esame gli esemplari di Castellina Marittima conservati nel Museo Geo-
logico dell’ Università di Bologna (del che rendo a lui le più sentite grazie,
come le rendo al Chiarissimo Prof. C. Emery nel cui laboratorio ho potuto
condurre a termine questo mio breve lavoro). Confrontando gli esemplari
fossili con delle Telphuse adulte in due differenti stadi di vita, giovanile
l’ uno, molto avanzato l’altro, ho potuto convincermi che i giovani di questa
specie differiscono dai più adulti per alcuni caratteri che ricordano assai da
vicino le forme fossili (fig. 15, 16, 17,).
Difatti il margine sopraciliare si presenta nel fossile come una curva
concava assai sentita, maggiore di un semicerchio, ed il margine interno di
questa curva è pressochè perpendicolare al margine frontale; nella giovane
Telphusa sì ha una conformazione assai somigliante, mentre nello stadio
più adulto la curva è meno pronunciata, ed il margine interno cade sul
frontale formando un angolo assai più ottuso.
Il primo dente del margine laterale dello scudo cefalotoracico è ben di-
stinto in questa ultima forma ed è diviso mediante un infossamento dell’an-
golo anteriore dello scudo; meno pronunciato negli individui più giovani è
mancante affatto nel secondo stadio postembrionale da me descritto preceden-
temente, e nel fossile, in cui i contorni laterali dello scudo sono tutti continui
dall’orbita alla porzione posteriore del capotorace. Questi margini inoltre
offrono in addietro, nel punto ove hanno origine le membra toraciche dell’ ul-
timo paio, un avvallamento che è assai più sentito nella Pseudotelphusa
e nelle Te/pRuse giovani che non nelle più vecchie.
Finalmente la distanza dal contorno anteriore delle due sculture che
sporgono presso la linea mediana dello scudo, fino al ‘margine libero del
rostro è assai maggiore nel fossile e nel giovane che nell’adulto.
Questi fatti valgono a confermare viemeglio la ipotesi dal professore
(1) Mi permetto di dissentire in questo punto dall’opinione dell’ illustre carcinologo
francese. Un accurato esame degli esemplari foSsili di Castellina Marittima e dei di-
segni di quelli di Ueningen dati dal v. Meyer e dall’Heer, confrontati con individui di
Telphusa fluviatilis, mi fanno credere che si tratti soltanto di due specie differenti dello
Stesso genere. Ne fanno fede sopratutto le sculture caratteristiche dello scudo cefaloto-
racico, identiche nelle due forme e la presenza di qualche piccola setola rigida che si
manifesta ad una attenta osservazione sull'ultimo articolo delle zampe toraciche del
fossile, quantunque l'Heer avessé data la mancanza di tali setole come segno diagnostico.
— 216 —
Capellini (1) già incidentalmente accennata, che la Pseudotelphusa speciosa
si abbia a riguardare come una forma ancestrale dello attuale nostro gran-
chio d’acqua dolce.
x
SPIEGAZIONE DELLA TAVOLA.
Segni comuni a tutte le figure :
‘4 . en endopodite; es. p. esopodite; ep. epipodite; cr. p. coxopodite è p. basi-
a podite; s 9. scafognatide; br. branchia.
Fig. 1 — Giovane Telphusa nel primo stadio, veduta di fianco.
Ingr. 7 diam. i
2 — id. veduta di sopra. Ingr. 7 diam.
8 — Cefalotorace in questo primo stadio Ingr. 7 diam.
4 — Antennula (Questo ed i seguenti membri sono del lato sinistro
v »
e disegnati adoprando un ingrandimento di 50 diam. circa.
» 5 — Antenna.
i » 6 — Mandibola, p palpo.
/ >» 7 — Prima mascella.
» 8 — Seconda mascella.
» 9 — Primo massillipede.
» 10 — Secondo massillipede.
» 11 — Terzo massillipede.
» 12 — Primo massillipede dell’adulto. Ingr. 4 volte.
» 13 — Secondo massillipede, idem.
» 14 — Terzo massillipede, id.
i » 15 — Scudo cefalotoracico della Pseudothelphusa speciosa Cap.
tolto dalle tavole della Memoria del Capellini.
» 16 — Scudo cefalotoracico di una Telphusa fluviatilis adulta. Gran-
dezza naturale.
» 17 — Id. di un individuo più giovane — Grand. nat.
(1) Loc. cit.
PE ICORME ME ARESE SR I EMO EHE a UN O CORIO
Cars
SULLA MORTE
DEGLI INSETTI PER INANIZIONE
Esperienze di N. PASSERINI
e
La morte per inanizione è stata oggetto di molti studii e di svariate
esperienze pei vertebrati e specialmente per alcuni vertebrati superiori, quali
sarebbero gli animali domestici. Cani, conigli ed altri mammiferi sono stati
oggetto di tali studii, e non è mancato qualche essere umano, ben singolare
davvero, che, almeno a quanto si dice, si sia assoggettato a rimaner senza
prender cibo per alcune settimane, solo bevendo acqua purissima. Lo stesso
credo non possa dirsi riguardo agli animali inferiori e particolarmente per
gli insetti; tutti sanno che molti di questi artropodi possono vivere un tempo
lunghissimo senza prender cibo di sorta, ma non è mia saputa che si sieno
istituite esperienze allo scopo di osservare, per alcuni di essi, fino a qual
punto può estendersi la vita, mancando affatto il nutrimento.
Queste poche esperienze che io presento potranno, se non altro, servire di
materiale per lavori di maggiore estensione e di più grande importanza.
Il sistema molto semplice con cui esse vennero condotte è questo: Gli
insetti, appena presi, erano pesati con bilancia di precisione; quelli di movi-
menti poco svelti erano posti direttamente sul piatto della bilancia, quelli
saltatori o volatori venivano rinchiusi in un tubo di vetro di peso conosciuto.
Dopo pesati, gl’insetti erano posti ciascheduno entro un vasetto di cristallo
a bocca larga e di dimensioni variabili a seconda della mole dell’animale ; il
vaso era chiuso con un tappo di rete metallica. |
Non ho adoperato gabbiette di legno nè turaccioli di sughero pei vasi,
per eliminare il caso che alcuni insetti rosicchiandoli e cibandosene, non ren-
dessero erroneo il resultato della esperienza.
Sopra ciascun vasetto era un cartellino, su cui veniva indicato il giorno
in cui l’ insetto era stato preso e rinchiuso, e il peso del medesimo al mo-
mento della sua cattura.
Ann. XVII. 15
ESPERIENZA I°.
È Acridium lineola Serv.
‘Ra
pi | Posto in vaso il 29 Dicembre 1882.
N Differenza
ST : di peso
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Fix Temperatura dell'ambiente 6 a 8 R.
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n Temperatura dell'ambiente 6 a 8 R.
In 14 giorni è diminuito di peso... 0.0... ‘rammiad,
ESPERIENZA 8°
Acridium lineola + |
È Differenza.
di peso
29 Dicembre 1882 . . . . . ... . Peso gr. 1,60 er. 0,20
To Gannalo, CISA anita