^-r BULLETTINO SOCIETÀ ENTOMOLOGICA ITALIANA ANNO VENTUNESIMO f^MelJÀr^ ,^^> 2 X S".: Trimestri I e II, (Dal Gennaio al Giugno 1889) 4 FIRENZE TIPOGRAFIA CENNINIANA NELLE MURATE .'i spese degli Editori 1889 (Pubblicato il 15 Novembre 1889) INDICE DELLE MATERIE CONTENUTE IN QUESTO VOLUME Galloni S. — Noterelle entomologiche pag. 39 De Carlini A. — Artropodi di Valtellina (Rincoti, Ortotteri, Aracnidi). » 9 FicALBi E. — Notizie preventive sulle Zanzare italiane. — I.^ e IL'' Nota preventiva » 20, 50 Grassi B. e Rovelli G. — Tavola analitica dei Tisanuri italiani da noi finora riscontrati » 3 Senna A. — Lotte ed amori dell' Aplydìa transversa » 31 — Contribuzioni allo studio dei Brentidi: Note 1% 11% III''. » 33 LETTERATURA ENTOMOLOGICA ITALIANA , pag. 54 Sono in corso di stampa i fascicoli III - IV del BuUettmo, che saranno pubblicati nella prima metà del venturo Gennaio. Essi con- terranno le seguenti memorie, già da tempo consegnate alla Società e che per varie ragioni non poterono esser stampate prima. Curò. — Aggiunte al Saggio dei Lepidotteri italiani. Senna. — Contribuzione allo studio dei Brentidi: nota IV. Emery. — Alcune considerazioni sulla fauna mirmecologica del- l'Africa. Vitale. — Gli Apion del Messinese. De Bertolini. — Coleotteri del Trentino. Berlese. — Tentredine! italiani. FiCALBL — Sulle zanzare italiane: nota III, IV e V. Ed inoltre una larga rassegna dei lavori italiani di entomologia ultimamente pubblicati, alcune Note varie ecc., ecc. BULLETTINO SOCIETÀ ENTOMOLOGICA ITALIANA ANNO VENTUNESIMO FIRENZE TIPOGRAFIA CENNINIANA 1889 0.^ 6( ^ So-^^ — 3 — TAVOLA ANALITICA DEI TISANURI ITALIANI DA NOI FINORA RISCONTRATI Nota del prof. B. GRASSI e del dott. G. ROVELLI I. FAMIGLIE Famiglia. 1.* Campooeadae. (Lubbock.). Due cerei (code). Famiglia. 2.* jAPirciinAE. (Lubbock.). Un forcipe invece dei cerei. Famiglia. 3.* HachiIìIoae. (Grassi.). Tre cerei — Corridori e saltatori — Corpo subcilindrico e coperto di squame. Famiglia. 4.* Lepismatioae. (Burmeister.). Tre cerei — Corridori e non saltatori — Corpo appiattito, tendente appena al cilindrico nella JSficoletia Maggii, che non ha squame. II. GENERI N. B. Alle famiglie 1% 2* e 3* corrisponde un sol genere (Gampodea, Westwood; Japyx, Haliday; Machilìs, Latreille). a) Nicoletia. (Gervais.). Senza squame. 6) Lepismina. (Nieolet.). Con squame; sen- z' occhi; antenne con non più di Famiglia4.»IiEPis!MAxii>AE { 20 articoli, piuttosto lunghi. e) Lepisma. (Linneo.). Con squame; con occhi; antenne con molto più di 20 articoli, corti. HI. SOTTOGENERI Ì Lepisma. (Linneo.). Palpi mascellari di 5 ar- ticoli. Thermophila. (Eo velli.). Palpi mascellari di 6 articoli, 0, più esattamente, il quinto articolo di Lepisma é qui diviso in due subarticoli. — 4 — M O co ^ ba a © O Ph — ; CO .2 a S g 2 -3 o bjD a •2 -g a Iti e fan nS S-i !-• C« Ci a a> -S Q fclD 1^ o o 'So cS 'cS a c3 ci f 5 a O CO c3 1 i p Ph o Si ce 03 a .S •§ -i .2 S c« tó ^ a 1 f-T <:« 1 5 a r5 'o o 'S OQ P>-1 ^ Pi a Pi ce S e ce pi te « H .g ;d !" .=! n3 g -c .a tì a -& P^ ■— 2 O) <-, E3 V. O 05 •— n3 _j ;5 ft S p< ci .S 03 m '^^ .^^ p, p, ;=! 2 1> M ._ a> ce ce -T-" S jp ce '^ ce o P a a a ce s ca ^ T-l .rf ce ce n &D a '175 O C/J ce ce ce a ba ce o p Ut ■o o ho o p a .9 Q •^^ ® 1 1 .-^ i I f fc ce o J ce 'So a ^ § Q :a •S bC ^ Ph ® •p 'o 1 00 1 o PI .^ e p ce ce co I— 1 ce p le *^ S "ce > ce o p > — P p o PI ce Si ■-3 ce p CO O ce S) p -2 P .9 Si p te a o ce d O a • i^H ce S3 "ce -p - a ns a ^ ^ ^ E3 _tì CO ci !3 cri P4 "3 o 'ot <» ej L^ ■-J3 tì -2 CD S o -U rt .-H S •" .'2 ft S g ^ 2 jtì o c3 CD e .5 .2 -o 2 a ^ ft 03 bD a> a -*^ c a o a sa P4 0) 1 ^ OJ e 'O co P ^ ^^ ci 13 co •^ a ® -1-2 rrt -tJ -*-= J3 o co Sb a a H e bJD ?„ P< cS = &) "1 w ".^ -^ 2 O bfl i ^ 03 a o ri: S O 03 o3 & O H bo p tó bD 53 a J3 •T^ o co o a bD 'S c3 c3 • (— ( bD o o ^ .S2 a ctì o" -Ì3 'fl -tj o3 S co .5 H O 13 o OJ ^ a ,^-^ ^ r^ Ctì Si CD CD m 2 ^H a c3 a Ph CD a, o 1^ ._ •« co § g co > ^ 2 § g 1^ 5^ ri a a CD a o CD -- 6 1 ^ 03 1 ri ,2 1 '<3 1 o ^ "o a 'o cu a ce o3 ffi ^ Q .^ C a ctì "ce •o Cd ^3 oc .9 o SI oj c<^ m o il> p< o 'a Ui •a M .-2 a s 1 o n3 O Si P< ce 'ce •73 '3 o .^ ^3 -4J a> .5 -+^ '3 ce "E' ^ "ce a 'ce "So '3 'ée P< "3 '3 ce « o ra ® ::_ 53 Q -5 o T3 o 1 '2 I ce I 2 o tn O 'S le Q le I a "H ;^ a 43 a .3 &D rCr X! a> ce -*^ s ce "=> .2 > bD ce W ce .-I ® ■P a .« "Si ce <^ H o le , a Ts ' ;§ a> ^ > le S I a > • i O o "* 1_ r-< ^ a ce EH ._: M .- O o cu a 'bò 13 co .^ ? I 'm m a CM O ce a 3 -a j^ '5 ^ « EH O CD 13 o Gì Cu a Si C5 a 'bD ce a a s 13 :^ a ce o .2 ce -^ -^ & a 2 .— _, -1-3 a H -« :=^ sa ^ r^ '3 .a 2 .2 s M •= a ._ o .^ a .S ^ .^ ce 2 ce cu ce o :B .-2 ce O 'tì fT^ > -!-=> >_5 • r— 1 Si a> o a< &, a ^ ce a 3 ^ ^ S -^ a o 'C i^ ce ta a> o a O a o X5 (D o a 13 : 1 a ^ '3 'Bt S "^ -a \ M C5 P^ Q a ^ rj3 lO 1^ _ce 1 'g Kì ^ a ce bD o a n ai o t) C ce ^ a ixi ?- "^ :7i Q M CÌ5 ^ -^ ce e cb ni ■.^ a ce co ce s O « &D — 7 — s 'o 53 ;::3 S 'O .- m 1 s eS ._^ s- .^ ^ e! ^ ^^ .-T o ss — ; P E3 I tì O s-i ' Cm ci .J3 -> p 1 B s 'tì 1 1 r^ o t3 1 Pi t3 w ^^ o o C3 «3 P a > o P3 Q ''3 a a 1 o o ^ 1 ss 'O Td ..-H 'c3 'T3 TS C/3 'co Q4 rt c3 ce ci a> US •_j3 P ■gjo 'a ■^-^^ s a> • -u S JS 1 ^ ai ?^ d s i» a> ^ 1*^ s- s "o ^« 'E, O o a h .r' a -T Cd '« P <^ .rH d 52 3 o ?S — ■ o ^ P -r. 'S ^ E o ._ « a ?S ? o ^ O r^ •'H Cd _g M P ^ -^ _^ > P O -*f P c^ co P ^ " a, ^ P bD o 2 I .- a . P 'TS 03 .-- B n3 o3 ^ .5 p _ a -2 I o3 ffl S Sn ® = *-l O) _2 a^ ra cS p o3 "5 •^ P I ® c« O ce Q a ''^ --H S"^ I, .1 a .^ a — o 'o3 co o 2 "^ p- s ;=; o a a .^ a.) cS 'C I P ct! ctì ^ p o3 -p 13 03 P< OT -^ a> •^ U O 03 ;-i 03 P a o y 03 P ■-3 o C^ o P TS -I ciS -n c_> «^ ce co c« C3 t* 2 2 -S ! I a -^ s - p ■w o5 22 a O o3 -l-= m p 'P o o P Cd Pi ■-g »-i 03 .2 'o 'bD 03 CO 03 'rP Pi • «ù -u m ■O "o ® a> CO a -U Cd 03 ■5d 03 03 03 bD o3 "ci r^ ai "p ;>3 P 03 a 03 Pi P Ph ■'^ 'S n=i CD P< ìB CTI P < '•S _B sa '-' Cd i-a 03 ■^ '-' 03 03 S-. P ^ ^ « P ^ ^ .5 à =: o3 "e 03 .a o r^S P P c3 P< rfn Cd o P" p: ^ S oS'O S^ bflftmH a- g .-, "o 2 3 13 "Sd 0 a 0 2 .2 'm m 0 rH t> 6C o 'm^ r:J CI, .5 a OS a 0 a .2 o sa o J e 0 5 05 S o .5 c3 1 a .2 "Sd o ,0 0 «e 0 0 e a. 1 "3 o -a > 'a! "^ T3 "co S g5 '3 ^ *« eS f^ o s u ^ ^ a ■^ a a . o t/2 03 0 •(SI e OS a, ai J •-ì _05 0 rS "oj ^ "»( 03 0 X! 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Tibie turchino-nere con estremità distale a guisa di piccola anellatura bianca. Tarsi tìir chino -neri non annulati. Addome dorsalmente con bande nere e bianche, essendo la banda bianca più stretta e posteriore in cia- scun segmento; ventralmente ciascun segmento fondamentalmente bianco, con macchia nera a destra e a sinistra. MASCHIO. Testa. — Nuca pelosa: vista con la lente su fondo bigio presenta nu- merosi peluzzi bianchiccio-gialli, specie attorno agli occhi. ~ Occhi di color verde metallico scuro iridiscente, con contorni di peluria chiara. — Antcìine piumose, come di solito nei maschi; il 1° articolo o basale, ha su fondo bru- noscuro una macchia marginale, piìi o meno completamente anulare, costi- tuita di squamette di color bianco tendente appena al celeste. Il resto delle antenne di color bigio-turchino quasi nero, e così il pennacchietto, se togli qualche peluzzo più chiaro. — Palpi. Poco più lunghi della proboscide, che sorpassano con circa la metà del breve ultimo articolo; il 3° articolo è il più lungo ed eguaglia la unione degli ultimi due; l'ultimo termina a punta; i palpi sono poco pelosi. 11 1" articolo e l'estremità prossimale del 2" di color turchino-nero; a questa base nera succede un'area, che accenna più o meno bene ad una anellatura di color bianco tendente appena al celeste, situata — 28 ~ nel quarto prossimale del 2° articolo; in tutto il resto del 2" e nel 3°, 4° e 5° articolo i palpi sono di color turchino-nero: è da dirsi, però, come inferior- mente il 2° e 3° articolo, che sono i piìi lunghi, mostrinsi più chiari che superiormente per presenza di squamette bianche tendenti apppena al cele- ste. — Proboscide. Vista superiormente è di color turchino-nero con qualche riflesso metallico cangiante; i labelli terminali sono un po' più chiari, specie all'apice; vista inferiormente è un po' più chiara nei due terzi posteriori, per presenza delle solite squamette bianche tendenti appena al celeste; il resto come superiormente. Torace. — Visto in complesso a occhio appare di color bigio-topo pen- dente in gialliccio; con la lente si vede che questo colore dipende dalla pre- senza di peli di color gialliccio, (dei quali esistono di più chiari e di più scuri), che sorgono dal fondo scuro del torace. Sui lati il torace presenta macchiette e spolverature di color bianchiccio appena tendente in celeste, macchiette e spolverature che si estendono ancora all'attacco e alla faccia esterna delle anche. — Scudetto glabro, scuro, — Bilanceri chiari. — Ale nericce. Le due forchette hanno ramuli assai più lunghi del respettivo scapo; nella forchetta anteriore il vertice dell'angolo formato dai ramuli è a un li- vello un pocolino più prossimale che nella forchetta posteriore, — Arti, An- che chiare con spolverature e macchie costituite da squamette di color bian- chiccio appena tendente al celeste. I femori di tutte e tre le paja di arti hanno la estremità prossimale o la così detta radice di color bianco-luteo talvolta appena tendente in celeste, e così tutta la loro superficie inferiore, fuor che poco prima dell'estremo distale, ove si ha totalmente turchino-nero; la superficie superiore dei femori è, eccetto la radice suddetta, di color tur- chino-nero, che poco prima della terminazione del femore invade anche la superficie inferiore generando un' area preterminale, che, come sopra ho detto, è totalmente turchino-nera; a quest' area succede, proprio nell'estremo distale del femore, una piccola anellatura bianca, per lo più inapprezzabil- mente tendente al celeste. In complesso e per riepilogare i femori han la radice e la parte di sotto, fuor che una piccola porzione preterminale, di co- lor bianco-luteo, appena tendente al celeste; la parte di sopra, fuor che la radice, turchino-nera, ed hanno una piccola anellatura bianca terminale, preceduta dalla colorazione totalmente turchino-nera preterminale, I ginocchi appaiono come un punto bianco, visibile anche a occhio nudo, per la anella- tura suddetta, punto bianco alla costituzione del quale prendo parte solo il femore. Le tibie di tutte e tre le paja di arti sono di color turchino-nero, che può avere riflessi metallici; l'estremità distale delle tibie con piccola — 29 — anellatura bianca; queste macchioline anulari si vedono anche a occhio nudo. Tarsi di tutte e tre le paja con articoli di color turchino-nero. Addome. — È molto peloso ed i peli sono lunjjhi e setolosi sui lati; hanno colore bianchiccio-falvo. — Super fice dorsale dell'addome: Dorsal- mente i segmenti sono neri nei loro due terzi anteriori, mentre il terzo po- steriore è di colore bianco tendente appena al celeste: deriva da ciò che l'addome visto di sopra sembra in complesso costituito di bande nere e bian- che, essendo le bianche più strette e posteriori nei segmenti; nel 2° segmento la fascia bianca è piuttosto triangolare con vertice in avanti. — Superfìce ventrale. Ventralmente i segmenti hanno per tinta fondamentale un colore bianco tendente appena al celeste, e su questa tinta presentano delle mac- chie nere disposte nel seguente modo: il 3° segmento (il 1" e il 2" non hanno macchie definite) mostra a destra e a sinistra una macchia nera ap- pena accennata; il 4°, 5°, 6° e 7° mostrano le loro macchie (una destra e una sinistra) successivamente molto di più accennate e circa di forma trape- zoide con la base ossia con il lato più ampio in avanti, sul limite tra seg- mento e segmento; nell' 8" segmento le macchie confluiscono e lo rendono ventralmente nero. Dimensioni. — Lunghezza totale, compresa la proboscide, millim. 5 a 6. Lunghezza dell'ala millim. SVj a 4. In questa specie, come in molte altre, si nota il fatto che si hanno degli individui, e certe volte delle intiere covate, di dimensioni molto più piccole, anche circa della metà; ma del resto aventi tutti gli altri caratteri della specie. FEMMINA. Testa. — Nuca come nel maschio e così il colore e i contorni degli ocelli. — Antenne pelose, come di solito nelle femmine; il primo articolo, o basale, ha, come nel maschio, fondo brunoscuro e una macchia nel contorno costi- tuita dalle solite squamette bianche tendenti appena al celeste. Il resto delle antenne del colore di quelle del maschio, ma i peluzzi dello scapo osservati con forte lente appaiono più chiari delle setole costituenti i verticilli. — Palpi, come di consueto nella femmina, brevissimi: con base o porzione prossimale turchino-nera, con anello mediano di color bianco appena tendente in celeste, il quale occupa il penultimo e il punto di articolazione di esso con l'ultimo articolo; con ultimo articolo turchino-nero; quest'ultimo articolo può avere qualche squametta più chiara all'apice; quindi: palpi turchino-neri bianco annulati a metà. — Proboscide come nel maschio. ^ 30 — Torace. — Colore del dorso e dei lati del torace come nel maschio. — Scudetto e hilanceri come nel maschio. — Ale ed arti come nel maschio. Addome. — È peloso, ma un pocolino meno che nel maschio; del resto i peli hanno gli stessi caratteri. — Superfice dorsale dell'addome. Dorsal- mente visti i segmenti appaiono come nel maschio neri nei loro due terzi anteriori, mentre il terzo posteriore è di colore bianco tendente appena al celeste; le bande o fascie bianche, però, hanno una forma un poco triango- lare con vertice in avanti e situato sulla linea mediana, a spese delle bande nere; nel maschio questa disposizione si ha accennata solo nel 2° segmento. — Superfice ventrale. Ventraloiente l'addome appare di un colore bianco tendente appena al celeste: soltanto il 4", 5°, 6" e 1° segmento a destra e a sinistra presentano una macchiolina nera appena accennata; a differenza di ciò che nel maschio, in cui le macchie laterali ventrali nere dei segmenti sono bene accennate. Dimensioni. — Lunghezza totale, compresa la proboscide, millim. 8; lun- ghezza dell'ala millim. 5, un pochettino scarsi. Qui pure ripeterò che pos- sono certe volte aversi individui e intiere covate di dimensioni pifi piccole. Ho trovato questa zanzara dalla primavera all'autunno nel giardino bo- tanico di Pisa, avendola da larve prese in acque ferme del giardino stesso. La ho trovata poi nel giardino botanico di Siena e in diversi giardini di Fi- renze. Nella Maremma Toscana (verso Gavorrano) ho trovato nel Settembre in un bosco individui di questa specie. Non mi è noto che succhi sangue, né la ho presa nelle abitazioni. La credo fitofaga. Un . carattere di tacile rilievo può mettere sulla buona via l'entomologo, per la diagnosi di questa specie: in questa specie le bande bianche, che si alternano con le nere nella superficie dorsale dell'addome, sono posteriori nei segmenti, mentre nei più dei culicidi si ha il contrario : e tra quelli europei, che io mi sappia, nel solo Culex domesticus, Germar, (che per molti carat- teri dati ben si distingue dal precedente, e che io non conosco per ora in Italia) fu accennato qualche cosa di simile. 31 — LOTTE ED AMORI miV APLYBIA TRANSVERSA Nota di ANGELO SENNA Studente di scienze naturali nell' università, di pavia Esempi di lotte fra i maschi d' nna stessa specie d' insetti, pel possesso delle femmine, sono frequenti; gì' innumerevoli casi di dimorfismo sarebbero l'effetto più palese prodotto da questa selezione sessuale, ma la difiBcoltà di osservarle fa sì che riescano meno note di quello, che occorrerebbe per l'importanza dell'argomento. Io ho avuto agio di vedere alcune volte le lotte diOiVAplydia transversa Fabr., lamellicorne comunissimo nella bella stagione e tanto conosciuto che ne tralascio addirittura per brevità la descrizione e vengo al fatto. Una femmina di questa specie, dopo aver volato con moto lento attorno ai rami bassi d'un melo, attaccossi alla pagina inferiore d'una foglia; subito si mantenne assolutamente immobile, da parer mummificata, persino le an- tenne restarono ferme e piegate ai lati. Poco dopo apparvero due maschi e, ronzando presso la foglia, vista la femmina, si posarono. Uno di essi arre- statosi sulla pagina superiore diede agio all'altro, che mosse direttamente al- l'attacco, salendo sul dorso della femmina. Il primo però, girata la foglia ed ingelositosi dell'avversario, l'urtò, spingendolo or da una parte ora dal- l'altra, facendo leva col capo, col corsaletto, molestandolo in tutti i modi, tentò d'allontanarlo. Intanto la femmina presa, per così dire, tra due fuo- chi si sforzava di mantenersi salda alla foglia e allungando le zampe cer- cava d'afferrare ogni minima sporgenza; ma, scossa alfine e vinta anch'essa, si lasciava cadere a terra, sempre avvinghiata dai due maschi furibondi. Il nuovo campo di battaglia era un piccolo spazio privo d'erba, cosicché potevo seguire col massimo interesse la continuazione di quello strano certame. Il maschio, posto sul dorso della femmina, sempre più vi si assicurava per resistere alle scosse dell'altro, e nello stesso tempo, con moti dell'addome ed emettendone di tanto in tanto l'organo copulatore, cercava d'introdurlo — 32 — nella vulva. Il nemico non batteva per questo in ritirata, invece aumentava gli sforzi, tanto che anche la femmina è stata rovesciata. Questa, raddrizza- tasi lentamente, rimase in seguito immobile; non così i due maschi, che s'abbracciarono strettamente colle prime paia di gambe, mentre colle deretane poggianti al suolo si sospinsero vicendevolmente, ruzzolando qua e là. La- sciatisi per un istante, tornarono ad urtarsi fintantoché uno di essi, colto il destro, s'arrampicò sul dorso dell' altro e, tenendosi saldo colle gambe, gli attanagliò colle piccole mandibole quella prominenza lineare trasversale, che hanno nella sommità del capo, lo costrinse in questa guisa alcuni istanti, poi lo lasciò. Il vinto ristette per qualche tempo, indi allontanossi, diri- gendosi alla volta d' un cespuglio. Questa lotta amorosa, per descrivere la quale mi furon d'uopo tante parole, volendo accennare anche ai particolari, si compì sotto i miei occhi in pochissimo tempo, al massimo in un paio di minuti, e fu più feroce come mai occorsemi di vedere neWAplydla. Il vincitore avvicinatosi alla femmina, che se ne stava quieta, le salì di nuovo sul dorso, leggermente la toccò parecchie volte colle antenne presso il capo e, col terzo paio di zampe, accarezzò i margini posteriori e la superficie laterale delle elitre. Questo singoiar maneggio si ripetè qualche volta, du- rante il quale la femmina mosse leggermente le antenne; in seguito il ma- schio, con movimento retrogrado s' avvicinò di piìi all' apertura genitale femminile, ed allungando l'addome mandò fuori un lungo pene che, ricurva- tosi ad arco, s'introdusse nell'apertura sessuale femminile allora apertasi. La durata dell' accoppiamento in questi due esemplari fu di circa un'ora; ma, in altre circostanze, notai copule più o meno prolungate, dopo di che i due sessi si separano, talvolta non senza qualche sforzo. Il maschio spesso vola via, mentre la femmina cerca un luogo sicuro per adempiere i doveri di madre. Qualora l'accoppiamento avvenga tranquillo, perchè l' aspirante è un solo, per lo più il maschio, vista la femmina, posata in generale sulla pagina inferiore, le svolazza intorno, avvicinandosele pian piano finché si posa sulla foglia, e poi le sale sul dorso; talvolta invece muove diritto su di essa senza indugi. Sempre però ho osservato quel singolare solleticamento delle zampe deretane, che precede il congiungimento dei due sessi. — 33 — CONTRIBUZIONI ALLO STUDIO DEI BRENTIDI di ANGELO SENNA NOTA SUL CepH;%LOB.%RC.«ì »B ACROC'EPHALUS DEJ. Avendo potuto arricchire la mia privata collezione di Brentidi con pa- recchi esemplari di questo splendido coleottero, provenienti tutti dalle sponde del Eio Cauca nella Colombia, mi trovo in caso di chiamare l' attenzione degli entomologi sulla grande variabilità di esso. L'unica specie (1) finora conosciuta del genere Cephaloharus è somma- mente interessante pe' suoi caratteri morfologici e per le notevoli dimensioni, cui può giungere, che superano quelle di tutte le altre specie di Brentidi indigene dell'America. Però, come in altre specie appartenenti a generi o famiglie diverse (2), gì' individui presentano differenze assai ragguardevoli nella grandezza, nel numero e nella disposizione delie linee e macchiette, che ornano le elitre. La lunghezza totale degli individui maschi più grandi non è mai meno di 65 mill., 0 di poco supera tale misura; i più piccoli invece appena rag- giungono i 30 mill. La colorazione delle elitre nei maschi di maggiori di- mensioni è sempre d' un nero lucente, senza linee né macchiette; quelli di (1) Come g-iustamente osservò il Lacordaire (Genera des Coleoptères, voi. VII, pag. 442.) il C. pumilm di Montrouzier, proveniente dalla N. Caledonia, non appartiene a questo genere. (2) Cito, per esempio, il Lasiorrhynchus barbicornis fra gli stessi Brentidi, il genere Batocera fra i Longicorni ecc., in cui gl'individui d'una stessa specie sono assai dis- simili, come puossi osservare nella ricchissima collezione entomologica del Museo Civico di Genova. Anno XXI. 3 — 34 — dimensioni minori portano al contrario, sugli interstizi! piani formati dalle strie che solcano longitudinalmente le elitre, lineette e punti d'un color fer- rugineo vivace, variabili nel numero e nella grandezza. Queste lineette hanno in generale da 2 a 4 mìll. di lunghezza. In un esemplare maschio della mia raccolta, lungo 48 milL, ciascuna elitra ha due lineette poste sul quarto interstizio, una alla base, l'altra nella metà posteriore; nello spazio compreso fra queste due linee, sull'elitra sinistra osservasi un punto, invece sulla destra ve ne sono due. In un altro esemplare, che ebbi in comunicazione dal Dott, Otto Staudinger, di dimensioni pressoché uguali al precedente, le li- neette sommano a 6 ; un terzo, che ho qui sott' occhio, di 32 mill. di lun- ghezza, porta sul quarto interstizio di ciascuna elitra 4 lineette, due nella metà anteriore e due nella posteriore, sul quinto interstizio tre lineette a sinistra e due a destra, sul sesto an punto solo da ambedue le parti. Dal che si vede come, non solo le lineette ed i punti variano di numero secondo gl'in- dividui, ma che nello stesso esemplare un' elitra può presentarne un numero maggiore dell' altra. Aggiungerò infine che questi punti e queste linee talvolta si dispongono in serie obliqua, ma piìi spesso, essendo situati in interstizi! diversi e congiungendosi fra loro, formano delle macchie piìi o meno regolari. Nelle femmine si ripete pure questo variar delle linee, la cui presenza sulle elitri è costante anche ne' maggiori individui ; e, come ne' maschi, anche le dimensioni oscillano molto. Io, per esempio, ne posseggo esemplari di 38 mill. ed uno, che raggiunge appena i 28 mill. Riguardo poi alla colo- razione del di sotto del corpo, può essere o completamente nera, oppure d'un ferrugineo scuro e, in questo caso, come notò il Lacordaire (1), la parte me- diana dei femori è parimenti di color ferrugineo più o meno vivace. Schonherr, o meglio Bohemann (2), nella descrizione di questa specie nota la grande variabilità delle dimensioni dicendo che variai valde magnitudine dimidio imo duplo minor. Riguardo alla colorazione delle elitri, pur avvi- sando che possono essere inferdum flavo lineatis et maculatis, stabilisce una var. |3 su d'un maschio e la distingue colla frase: macuUs duabus posticis ehjtrorum confluentibus, femoribus medio abdomineqiie toto ru- fo-ferrugineis. Fra gli esemplari, che conservo nella mia collezione, dirò d'un maschio e d'una femmina misuranti il primo 47 mill, l'altra 36, i (1) Loc. cit. (2] Genera et Species Curculionidum, voi. V, p. 519. — 35 — quali differenziano troppo per la colorazione delle elitri dalla forma prin- cipale e dalla var. /3 di Bohemann, per cui mi obbligano a stabilirne una seconda varietà. Proporrei quindi per evitare confusioni di nominare maculata la var. j3 di Bohemann, e flavo-ornata questa mia nuova. Eccone le frasi comparative. Var: maculatus Senna (ex Bo- Var: flavo-ornatus mihi. Ely- hem). Maculis duabus posticis ely- tris fere tofis flavo- ferrugineis, re- trorum confluentibus, femoribus me- gione suturali laterìbusgue exceptis, elio abdomineque toto rufo-ferru- femoribus abdomineque omnino ni- gineis cf*. gris cf et t)- La nuova varietà, che ho stalilito su due esemplari di sesso diverso, è facilmente riconoscibile per aver le elitri quasi completamente giallo-fer- ruginee, fatta eccezione de' lati e della regione suturale, che sono neri, come il di sotto del corpo, tanto nel maschio che nella femmina. In tutto il re- sto è uguale alla forma principale. Conchinderò osservando che, malgrado le notevoli variazioni di colore e di grandezza presentate dal Cephalobarus macrocepJialus, non sono di parere di costituirne due specie, ma solamente delle varietà, perchè l'esame di pa- recchi esemplari mostra che i caratteri essenziali della specie ripetonsi esattis- simamente, 0 con minime variazioni, tanto ne' massimi come negl' individui più piccoli, tanto in quelli che presentano molte linee e macchie come in quelli che ne sono privi. II. Nuova specie di IStereodermcs Lacord. S. brevìrostris mihi, pygmaeo Schh. valde affìnis, sed colore rufo- testaceo, rostro breviori minus profunde excavato, femoribus anticis gra- cilioribus, elytris nonniliil latioribus magisque depressis,pone medium xyrope sutiiram macula parva, fusca, subovata, nitida notatis, facile distinguendus. Habitat in Mexico. Specimen unicum, sine ullo nomine, a Bom. Beitter missum, supra descripsi. Long, (rostr. incl.) 5 mm., latit. 1 mm. Affine, ma distinto dallo Stereodermus pygmaeus Schh. Capo alquanto più largo che lungo, convesso nella parte superiore, con radi e minutissimi — 36 — punti, leggermente smarginato verso la base, rosso testaceo, nitido. Occhi mediocri, situati ai lati del capo, semiglobosi, non molto prominenti, di color bruno. Rostro meno largo del capo, poco incurvato, più corto e meno ampia- mente e profondamente solcato che nel pygmaeus, con un ingrossamento ai lati, e verso la metà, per l'attacco delle antenne. Queste piuttosto corte, rivolto all'indietro, raggiungono appena la base delle elitri, sono di color rosso-te- staceo, moniliformi, cogli articoli mediani leggermente più piccoli, gli esterni piìi tozzi e l'ultimo meno acuminato che n%\ pygmaeus, rivestiti, specialmente gli ul- timi, di peli corti cenericci. Torace quasi della lunghezza del capo col rostro, troncato nella parte anteriore e legyerraente convesso alla base, ovato, de- presso, nitido, non punteggiato, del medesimo colore del capo, solcato longi- tudinalmente in tutta la sua lunghezza, meno largo ai lati e alquanto più piccolo che nei pygmaeus. Elitre cogli angoli esterni elevati, alla base quasi troncate, all'apice insieme arrotondate, più ampie della base del torace e della sua maggior larghezza, due volte e mezzo più lunghe, leggermente rigonfie ai lati, depresse, nitide, colla sutura elevata e con interstizi elevati maggior- mente alla base e all'apice che nel mezzo, sinuosi, internamente confluenti, strie con punti piccoli distanti fra loro e poco profondi; di color rosso- testaceo, con una macchietta oscura, situata nella metà posteriore presso la sutura. Corpo al di sotto rosso-testaceo, liscio, quasi senza punti, col petto e la parte anteriore dell' addome solcati. Piedi piuttosto brevi e non molto robusti, del color del corpo, nitidi; tibie leggermente arcuate e armate d'un dente nella parte interna; femori clavati, quelli del primo pajo in grado minore che nello S. pygmaeus. III. Nuova specie di Kn.4PuiDORRiiiri%ciius Schonh. R. insculptus mihi, longimano Lund magnitudine et statura fere aequalis, secl abunde dìstinctus. Niger, supra parum niiidus, antennis pedibusque omnino nigris; thorace conico glabro; elytris subparallelis, apicem versus attenuatis, apice fere truncato, angulo externo in spinam producto, fortiter crehreque striato-punctafis, punctis efossis, interstitiis laevibus, elevatis, supra convexis, stria unica prope suturam impuncfata, lineis ferrugineis exornatis; si'Mus niger, nitidissimus. Foemina tantum mihi cognita. Specimen unicum a Dom. Octo Stau- dinger benevole missum. — 37 — Habitat: Fonteboa in interiorilms partibus Brasiliensis imperli, ripis Amazoni fluminis. Long, tota 16 min., lat. 2 Vs J^i"- Capo mediocre, più largo che lungo, convesso nella parte superiore, li- scio, nero, poco nitido. Occhi laterali, piuttosto grandi, rotondati, abba- stanza sporgenti, d' un bruno lucente. Rostro della lunghezza del torace, tozzo alla base, filiforme nella parte anteriore, con un solco poco profondo nella parte basale ed un rigonfiamento nel terzo inferiore, pure solcato per l'inserzione delle antenne; di color nero poco nitido alla base, nitidissimo al di là delle antenne. Queste filiformi, di lunghezza mediocre, rivolte all' in- dietro sorpassano di poco la base delle elitri ; 1° articolo a clava, più lungo e più robusto del 2" e del 3°, che sono subclavati, lisci, e di color nero poco nitido; 4" articolo ed i seguenti cilindrici, lunghi quanto il 1°; l'undecirao terminante in punta e più lungo di tutti; neri, cominciando dal 4P ri- vestiti di peli scuri, brevi, numerosi, disposti regolarmente e rigidetti. To- race lungo, di forma conica, troncato all'apice ed alla base, attenuato nella parte posteriore e maggiormente nell' anteriore, con un solco tras- versale alla base ed uno all'apice, convesso al di sopra, liscio, di color nero poco lucente. Elitre alla base appena smarginate, più larghe della base del torace e poco meno della sua maggior larghezza, cogli angoli ome- rali rotondati, pochissimo elevati; parallele ai lati, verso la fine atte- nuate, all'apice quasi troncate, cogli angoli esterni che terminano in una pic- cola spina; lunghe quasi due volte il torace; nella parte superiore poco con- vesse, profondamente solcate, colla sutura abbastanza elevata; soltanto il 1" solco dopo la sutura è liscio, gli altri hanno punti molto spiccati, pro- fondi, assai vicini fra di loro; interstizii elevati e convessi nella parte su- periore, in modo che l'elitra si presenta a fossette subrotonde molto pro- nunciate. Il colore delle elitro A nero piuttosto lucente, con linee e punti giallo-ferruginosi disposti come segue: il 1° interstizio presenta alla base una linea della lunghezza di circa un terzo dell'elitra, nella metà posteriore un punto e presso Tapice un'altra lineetta, il 3° interstizio verso la metà presenta una lineetta e, in corrispondenza al punto situato nella metà posteriore sul 2'' interstizio, ne ha un altro che, unito ad un terzo punto posto quasi nella medesima posizione, ma sul 4° interstizio, forma una macchietta, la quale chiaramente si vede composta dai tre punti sopra descritti; infine ai lati, sul penultimo interstizio e nel terzo anteriore, vedesi un' altra piccola linea. La disposizione di queste lineette è uguale tanto sull'elitra destra che sulla sinistra. Corpo al di sotto poco convesso, nero, liscio, nitidissimo, — 38 — cogli ultimi anelli dell'addome leggermente punteggiati. Piedi pure neri, ni- tidi, quelli anteriori più robusti; femori a clava, con un dento nella parte interna; tibie quasi lineari, leggermente rigonfie verso la metà nella parte interna; tarsi abbastanza lunghi, col 1" articolo più lungo e il terzo spu- gnoso al di sotto. Dal Laboratorio di Zoologia nella R. Università di Pavia, Febbraio 1889. — 39 — NOTERELLE ENTOMOLOGICHE del Dott. SILVIO GALLONI Assistente di Zoologia nella E. Università di Pavia «... in coutemplatione naturae nihil potest videri supervacuum.» C. Plinio. I. Straordinario passo di Efemere a Gorteolona. Degno di rilievo è un fatto di migrazione d'Efemere, osservato dal Prof. Pietro Pavesi, la sera del 5 settembre 1882. Egli si trovava, come ad una sta- zione di caccia, in Gorteolona, piccola e storica borgata, assisa sul rialto di sinistra del Po, 16 chilometri a levante di Pavia. Verso l'imbrunire, conversando con amici in un caffè, vide d'improvviso, quasi a maniera di raffica, un' im- mensa legione di Efemere gettarsi per la porta, per le finestre, involgere ogni cosa dentro una nube bianca e viva. Parecchie case vicine, tutte volte a set- tentrione, ebbero la stessa visita importuna, tanto che gli abitanti s'affretta- rono a chiudere le imposte, perchè veramente si era come soffocati da questi insetti, che cadevano dappertutto sui mobili, sui pavimenti, entravano per la bocca, per le nari delle persone. Il Prof. Pavesi ne raccolse quanto il cavo d'ambe le mani contiene, le gettò in un boccale con spirito, che trasportò al Museo da lui diretto, dove non ebbe più tempo di occuparsene. Ora egli mi ricorda il fatto, 'consigliandomi a redigerne una nota. Le cennate Efemere collimano con la specie albipennis di Latreille {Ephemera piumosa Muli., Palingcnia horaria Burm.). Il manipolo d'Efe- mere, raccolto dal Prof. Pavesi, è composto unicamente di femmine, dalle ali larghe, bianche ed opache, con le tre nervature anteriori più scure; i filamenti Godali sono lunghi e bianchi; le zampe anteriori biancastre, lunghe un terzo circa del corpo, le zampe posteriore esili, quasi filiformi, terminate tutte da pinze a branche molli, l'una ottusa, l'altra arcuata ad uncino. — 40 — Le Efemere di Corteoluna formavano uno stuolo di mille e più mila fem- mine, travolgenti nella loro rapida corsa larve di Forfìcule, piccoli Coleotteri, Tipule, Emitteri, Imenotteri. Calcolando sulle dimensioni dell' insetto, si po- trebbe ammettere che 125 di quelle Efemere si librassero nello spazio di 1 de- cimetro cubo, quindi 1250 in 1 metro cubo; ponendo una torma vagante in 50 metri cubi di spazio, essa risulterebbe formata da 72500 femmine pre- gnanti. Queste, infatti, già sorvolate a nozze feconde, erravano nel solo unico scopo di loro vita, disseminando le ova. In moltissime vedevansi, appiccicati verso l'estremo dell'addome, dei corpiccioli giallastri subciliudrici, che a prima vista sembravano larve. Erano pacchetti di ova agglutinate, ricordanti, nella forma esterna, un'esile pannocchia di grano turco. Ciascun pacchetto è com- posto d'un numero d'ova variabile da 100 a 160. L'Efemera, alzandosi a volo sulle acque, emette le ova, le quali, raccolte insieme a mora od a spica, cadono più facilmente e rapidamente che essendo isolate. Le ova, largamente obovate, hanno guscio rigido. Un polo dell'evo si ter- mina bruscamente in un rialzo conico, all'estremo del quale è scavato il mi- cropilo. In giro a questo rialzo s'eleva una crestina cordiforme. Onde una differenza spiccata di fronte all'ovo di Ephemera vulgata, il quale presenta analoga crestina ad ambedue i poli ed è, per giunta, munito di flamenti pren- sili, come appare in una figura di Schraarda (I). Il numero delle ova deposte può calcolarsi così. Ammettendo, in base ai numeri già indicati, una media di 130 ova per individuo, si trova che un ma- nipolo d'Efemere volitanti nello spazio di un m. e. può dare 142500 ova. Così una legione, che s'aggiri nello spazio di 50 metri e produrrà 7,125,000 ova, sempre stando nella minima. Tale sterminata quantità di ova è certo in rapporto con la grande probabilità di loro distruzione per le correnti aeree, che possono sospingere le Efemere fuori dall'area delle acque. Fecondità più accentuata ha V Ephemera virgo, nella quale ogni femmina, al dire dei Villa (2), depone 300 ova in due grappoli oblunghi. Negli esemplari di Ephemera albipennis, raccolti dal Prof. Pavesi, vidi femmine in stadi diversi di emissione delle ova: 1.° femmine con ovario ma- turo in posto; 2.° femmine, nelle quali le ova cominciavano ad uscire dall'a- pertura anale; 3.° femmine che avevano già partorito. Osservai un fatto sin- golare, riguardo alla maniera colla quale sono deposte le ova. Lo riferisco qui, non trovandone accenno sulla memoria di Rambur (3) e nei trattati. (1) Zoologie, ed. 2', voi. 2, p. 124, flg. 420. (2) Sulla comparsa periodica delle Efemera nella Brianza, ia Bolletl. d''Agricoltura]815, 35. (3; Hisloire nalur. des Insectes neurjptèrei, Paris 1842, p. 297. — 41 — Nelle femmine a parto compiuto, o quasi, sta esserta dalle labbra della vulva una borsicola a membrana esile, lacerata longitudinalmente od integra, con ova o vuota affatto. In quest'ultimo caso, l'estremo della borsa presenta un'apertura circolare, alla quale fa seguito un sacco, che si protende a mo' di cappuccio neir interno della borsicola stessa. In una femmina, dall'apertura anzidetta usciva, quasi per intero, una pannocchia di ova agglutinate. Ne emerge, che la femmina fecondata, contraendo i muscoli dell'addome, spinge il glomero d'ova verso l'apertura genitale. E le ova fuorescono, spostando di questa le labbra biancastre, tumide, ottuse; essendo adunate in una sola massa, trascinano la membrana dell'ovario. Questa si inflette man mano e modella attorno al pacchetto di ova, e si spinge fuor dalla vulva, rovesciandosi come fa un dito di guanto. È allora che, cadute le ova, si vede una borsicola emi- sferica pendere dalla vulva. Il pacchetto di ova è talora emesso senza che l'estremo dell'ovario si svolga e rompa; si disegna quindi, sull'apice libero della borsicola, l'apertura circolare accennata. In altri casi, l'ovario si svolge e ro- vescia nel suo completo non solo, ma si fende longitudinalmente, per dar li- bero passaggio alle ova. Questo fatto mi sembra aver analogia con quanto Linneo (1) afferma di piccole Efemere, le quali « circa vesperum evolant ex aquis secus ferentes tu- nicam pupulae, quem deponunt, ubi primo quiescunt, albam; » con questa dif- ferenza che, nell'J^J. albipennis, la tunica è la membrana dell'ovario e non si stacca nella deposizione delle ova. Il parto adunque è, nelle Efemere in questione, tanto laborioso, da trarre con sé la distruzione dell'organo generante. Così l'Efemera trova la morte nel- l'atto che afferma, nella prole ventura, la conservazione della specie. La vita brevissima delle Efemere, che valse a questi insetti il battesimo primo ed il nome tedesco di Eintagsfliegen, ha in ogni tempo attirato l'at- tenzione di chi osserva. Per Linneo era un « miraculum naturae » il fatto d'un Efemera, che in brevissimo tempo « spatio aere delectatur, nuptias ce- lebrat, parturit, moriturque. » Ne parlano già Schwammerdam e Reaumur. Se- condo gli studi più recenti, la durata della vita delle Efemere adulte varia, nelle diverse specie, da un giorno ad una settimana. L'Efemera alata e per- fetta non prende cibo; unica sua cura è la riproduzione; quindi, tutti i suoi organi, ad eccezione dei generatori, sono piìi o meno atrofizzati. A questa vita brevissima, esclusivamente consacrata al fugace episodio della riproduzione, prelude un periodo larvale, durante lo 2 anni. Le larve, così ben studiate (1) Fatma Suecica. — 42 — da Vayssiere (1), mobilissime, interessanti per il vibrare delle 7 paja di tra- cheobranchie dorsali, passano per fasi diverse^ prima di raggiungere lo stato adulto. Le larve à'Ephemera albipennis son di quelle, che Pictet nomina « fou- isseuses» e che, munite di speciali prominenze del clipeo, possono scavarsi gallerie nell'argilla e nel fango, a scopo di individuale difesa. Per le tracheo- branchie, queste larvf» si rannodano alle forme archetipe del cespite primo, da cui evolse, per differenziamenti i più svariati, l'agile e mirabile mondo degli insetti. Dalla larva si sprigiona la forma alata, che, uscendo dal liquido elemento, subisce una muta novissima, onde si fa pronta a riprodurre. È allora che le Efemere si levano dalle acque nelle ore vespertine e, per condizioni favorevoli di vita e di sviluppo, formano, in certi casi, torme imponenti che, vagando in seno all'aria, si fecondano e depositano ova od anche piccole larve, com' è della Cloe diptera, che Calori afferma vivipara. È notissimo come VEphe- mera flos aquae o Palingenia longicauda s'aduni in masse tali, in Unghe- ria, che le morte legioni coprono larga distesa di acque, dando origine alla Theissbluthe (2); Linneo racconta d'una piccola specie, che invade le « fenestras et navigantium vestes; » i pescatori dicono manna deipesci i cumuli d'Efemere, che cadono morte in acqua. Lo stuolo d'Efemere, eh' eran di passo a Corteolona, seguiva una direzione da nord-est a sud-ovest, portato dal proprio volo, poiché nell'atmosfera re- gnava calma perfetta. Con tutta probabilità, quei gracili neurotteri proveni- vano dai Mosi di Crema. Di giorno, gli insetti alati s'erano svolti dalle larve sparse a miriadi in quelle paludi, e sovra queste s'alzavano a volo, nel tripudio delle nozze fugaci. I maschi, stremati dalla lotta d'amore e quindi impotenti a ritentare le vie dello spazio, cadevano sull'acqua dei Mosi. Le femmine in- vece, spinte dal desìo di emettere le ova in sito più propizio, migravano per approdare ad altra stazione, certo alle vaste risaie, che si stendono fra Cor- teolona ed il Po. Un distaccamento della legione migrante sostava sul rialto padano, cedendo alle fatiche della corsa. In Italia, le grandi invasioni di Neurotteri non sono certo numerose. Il Targioni Tozzetti (3) ricorda un' apparizione di Efemere del 1593 e descrive un (1) Reclierchei sur Vorganisnlion des larves des Ephémérines, in Ann. Se. Natur., 6.* ser., Zonl. voi. 13, 1882. (2) Schmarda, l. e. (3) Relazione intorno ai lavori della R. Stazione di Enlomol. agric. in Firenze, in An7i. di Agricoli., 1881. — 43 — passo a Firenze dell'Emerobio minore a mezzo luglio del 1741. Calderini (1) segnala una straordinaria comparsa di Nemiira nebulosa nei dintorni di Varallo, in marzo 1869. Per tutto, sulle roccie, erano le spoglie di muta. Dopo una caduta di neve, si vedevano « miriadi e miriadi di insetti alati, che pel colore nerastro facevano contrasto colla bianchezza dello strato, su cui giacevansi o morti od intirizziti. » La Sialis o Semhlis lutaria invase, nel 1879 e 1880, le viti ad Anghiari, nel circondario d'Arezzo (2). Antonio e G. B. Villa (3) descrivono la periodica comparsa della Palingenia virgo in Brianza, dove fu veduta « a migliaja lungo le rive del Lambro e presso i laghi di Pusiano ed Alserio. » Quivi, talora le spoglie degli insetti morti co- privano « una larga tratta di suolo, quasi come legger nevicata. » Tar- gioni Tozzetti (4) accenna a « densissimi stuoli d'Efemere che si mostrano qua e là nei dintorni di Firenze, sul cadere di luglio. » Pochi dati si hanno, per quanto io conosca, sulla comparsa dell'^^'''^- mera alhipennis in Italia. Disconzi (5) la constatò, più volte, nei dintorni di Vicenza ed asserisce che « quasi ogni anno, in sul finire della prima settimana di agosto, compare a diecine di migliaia in Vicenza presso il ponte degli Angeli e vi attira gran moltitudine di gente. Ivi non appena l'aria imbruni- sca si vedono questi Neurotteri svolazzare e matteggiare intorno a' lanternoni, e scottati cadere sì densi a terra da imbiancarla, quasi avesse fioccato. » Nel 28 luglio 1875, 1'^. albipennis venne segnalata a Parma, sul Ponte di mezzo, in tale copia che gl'insetti « caduti a terra coprivano il marciapiede di uno strato di circa due dita » come i Villa affermano (6). VE. albipennis è piìi comune in Francia dove, secondo Rambur (7), ap- pare in Parigi, sulla fine del luglio od in princìpio di agosto, talvolta in copia così grande « qu'on la volt entrer par troupes nombreuses dans les maisons éclairées. » Assicura il Latreille come l'Efemera in questione sia tanto numerosa a Parigi « que les mourantes semblent simuler la neige tombant en flocons nombreux. » (1) Apparizione di un numero straordinario di Nermire nebulose nei dintorni di Varallo, 1869. (2) Ann. di Agricoli. 1884. (3) Op. cit. (4) Ann. Agric. 1881. (5) Entomologia Vicentina, p. 108. (6) Op. cit. CI) Op. cit. __ 44 — II. Tra farfalla e ragno. La lotta per l'esistenza, che si combatte incessante e sotto le forme più varie tra i diversi animali, si presenta talora accanita fino all'ultimo sangue. Intorno al meriggio d'una bella giornata di settembre scorso, nei dintorni di Lu- gano, sui colli morenici che rivestono le falde del S. Salvatore, vidi passarmi davanti, vagolando con rapidi sghembi e ad onde, una farfalla che, alla grandezza, come alla maniera di volo, mi parve a tutta prima specie interessante. Volendo, per desiderio d' osservazione, farla mia, ne tentai la cattura con una retina. Ma piìi volte la farfalla, che in fin de' conti era specie comune, un bel Satyrus hermione, dalle ali vellutate e scure con riflessi violetti ed una fascia bianca verso la periferia, favorita dal- l'acume dei suoi occhi faccettati e per la sua agilità, evitò sempre l'im- bocco della retina, mutando a tempo la direzione di volo. Avrebbe avuta salva la vita, senza il fatale intervento di un ragno. Nell'ansia della fuga, essa non avvertì un'ampia tela verticale, sorretta da lunghi fili dis- posti a triangolo, che una grossa e bene armata femmina di ragno a croce papale, od Epeìra diademata, aveva teso vicino ad un roseto. La farfalla s' impigliò tra i fili della tela, prima con le zampe, poi con l'ali. Come avviene d'un uccello nella rete, più la farfalla agitavasi per libe- rarsi, scuotendo le ali, meglio si ravvoltolava tra i fili, robusti abbastanza per non cedere agli sforzi del malcapitato lepidottero. Frattanto si span- deva nell'aria un pulviscolo iridescente per le scagliette, che all'urto si stac- cavano dal corpo, deturpandone la pubescenza e la tinta pura primitiva. Il ragno dapprima stava immobile, con la testa rivolta alla tela, in ag- guato dentro un nascondiglio di poche foglie secche da lui ravvicinate. All' urtar che fece la farfalla contro i fili, affannoso di imprigionarla, d'un tratto sbucando dalla sua vedetta, scivolò giù per il filo resistente teso tra il nascondiglio e il centro della tela. S'arrestò quivi un mo- mento, ma non osò subito attaccar la farfalla vicina, ben più grossa di lui e, temendo per se, fu vile e pensò alla fuga. Svelto più di un gin- nasta da circo, s'arrampicò veloce su per il filo medesimo, raggiungendo la sua vedetta. Dall' alto, con i suoi otto occhi d'un nero lucente, semplici, pupillati in apparenza e che gli permettono veder per ogni verso, senza — 45 — moto del cefalotorace, guatava in giù il povero lepidottero, che disperato si dibatteva nella tela. Quando gli parve che l'insetto più non potesse sfuggir- gli 0 nuocere, dalla vedetta ripiombò sulla tela, baldanzoso e pronto all'at- tacco. La farfalla impaurita si scosse forte ed il ragno, in sospetto, sostò dal ferirla e suggerne i succhi nutritizi, in attesa d'un altro momento più favo- revole e tranquillo. S'occupò invece a meglio trattenere la preda e, facen- dola girare a mezzo delle zampe anteriori, andò ravvolgendola sempre più nella tela. Fatto più crudele dalla cupidigia del pasto imminente, afferrò la vittima sovra il corpo e l'ali con le otto zampe, munite per tutto di ri- gide spine, ansiosamente stringendola alla testa ed al torace. Poi, a mezzo delle sue mandibole dentate sul lato interno e fornito di robusto uncino chitinoso, lungo ed acuto, ferì il povero insetto sulla regione toracica supe- riore, sotto cui pulsa il cuore o vaso dorsale, iniettando nella ferita e quindi nel sangue il veleno elaborato da glandolo, il cui condotto escretore attra- versa le mandibole e sbocca all'estremo del loro uncino terminale. La farfalla, spinta dall'amor della vita, tentava ancora difendersi con- tro il meglio armato nemico, stendendo la sua tromba atta a succiare il net- nettare de' fiori, non a ferire, appuntando le sue zampe delicate contro l'ad- dome del ragno e provandosi ad un ultimo battere delle ali. Ma VEpeira vieppiù la stringeva tra le sue branche e più affondava i suoi uncini nel molle torace della vittima che, paralizzata dall'agir del veleno, poco a poco rallentava i suoi sforzi. Era prossima a morte. D'un colpo di rete squar- ciando la tela, m'impossessai della farfalla e del ragno; la prima finì infil- zata su d'uno spillo, il secondo annegato in un bagno di alcool. III. Bombyx divorato da Planarie. Durante un'escursione al monte Camoghè di Lugano, presso l'alpe di Fontanabella, a circa 1500 metri d'altitudine, osservai, dentro una fonte tranquilla, galleggiare una farfalla, che al corpo lanoso, alle antenne larga- mente pettinate, appariva del genere Bomhijx, ma avariata così, che non mi fu possibile determinare la specie. Il Lepidottero stava adagiato sull'acqua, con l'ali tese, torpido, solo animato da un fil di vita, che appena qualche lento fremere d'antenna tradiva. L'addome suo celavasi dentro un glomero di vermiciattoli bruni, intenti a pomparne il liquido nutritizio, a mezzo della faringe cilindrica protratta, a mo' di tromba, fuori dall'apertura orale. Erano — 46 — ben 30 individui della specie Planaria polychroa, clie facevano ressa at- torno all'insetto, accavallandosi, sospingendosi a vicenda, disputandosi il po- sto migliore nell'agape fortunata. Traendo la farfalla dall'acqua, osservai come l'addome fosse a mezzo scom- parso, quasi corroso. Sulla parte rimanente, le Planarie erano saldamente at- taccate, per l'estrema apertura faringea, la quale funzionava a mo' di robusta ventosa. Parecchie, nell'alcool, morivano senza lasciare la preda. L'episodio di lotta vitale può spiegarsi così. Il Bonibyx, buttato da un colpo di vento nell'acqua fredda e cristallina, si trovò, per l'ali inumidite, impotente a riprendere il volo. Destò l'attenzione dei piccoli dendroceli, che speditamente mossero all'assalto della facile preda e trovarono lauto ban- chetto nella fresca linfa del monte, cinta di muschi glauchi, di bianche Sas- sifraghe, di Potentine d'oro, di Alchemille dalle foglie argentine, di Ble- cJmuni dalla fronda elegante. Il fatto esposto s'addiziona ad altri molti, provando che le Planarie « leben von thierischen Nahrung; sie sind rauberisch und sehr gefrassig » secondo l'asserto di Schmarda (1), e che depurano le acque, sottraendo alla putrefazione gli organismi animali, che vi cadono. IV. Viviparità, nella Oreina speciosissima. È noto come la viviparità sia eccezionale nella classe degli Insetti, e si verifichi poche volte anche il fatto di ova emesse con embrione già sviluppato. Nei Coleotteri, sarebbe limitata, stando al Claus (2), agli Sta- filini, mentre negli altri gruppi si manifesta con la rarità di una ano- malia. Onde mi sembra di qualche interesse il dire qui di un caso di viviparità, constatato in una Crisomelida di alpe, V Oreina speciosissima (Scop.) dalle tinte vivaci metalliche, varianti dal verde brillante, al ceruleo, al bronzeo, al violaceo, nelle diverse forme distinte dagli autori. In vai Trodo del monte Tamar, che drizza la sua vetta sulla sponda si- nistra del Verbano, alle spalle di Magadino, dentro un recesso umido e co- perto da lussureggiante vegetazione, nella quale si levava fulgida la G-en- tiana purpurea, trovai a circa 1700 m. d'altitudine, parecchi esemplari (1) Zoologie, ed. 2", voi. I, p. 360. (2) Traile de Zoologie, 2* ed. frane. 1884, p. 845. — 47 — éetì' anzidetta Oreina. . Posavano questi sulle foglie d'una colonia di robusta Galeopsis; non vi erano attratte dal bisogno di cibo, ma avevano scelto quel fresco fogliame per talamo. Notai due forme, l'una verde a fascie lon- gitudinali bronzee, l'altra azzurra. Maschi azzurri vidi sovente accoppiati con femmine verdi, così da simulare uno spiccato dimorfismo sessuale. Da ciò la possibilità di mutazioni per iucrociarnento, che spiegano il notevole variar di colore negli individui della specie. Le coppie erano così tenacemente avvinghiate, che si presentavano insensi- bili al pericolo imminente di vita. Mi provai ad urtare le pianticelle di Ga- leopsis; ma le Creine non pensavano a porsi in salvo, cadevano tra l'erbe, come « corpo morto cade » e non si separavano. Isolai una coppia in una scatolina, spinto dalla curiosità di calcolare la durata di quella luna di miele così lasciva; giunto sulla vetta del Tamar, osservai di nuovo le Creine, erano tuttora in amplesso. Le scosse, per la discesa dal monte sopra sentieri sassosi, non turbarono affatto i due innamorati. A corsa finita, collocai le Creine in scatola più ampia e conveniente- mente forata, si da concedere passaggio all'aria, con qualche foglia fresca di Galeopsis, che ebbi cura di mutare ad intervalli. L'accoppiamento durò con- tinuo per tre giorni e mezzo circa, senza una sosta, per quanto breve, dedi- cata al nutrimento, poiché le foglie erano assolutamente intatte. Il maschio si spense poco dopo avere abbandonato la sua compagna; la femmina nel mat- tino del quinto dì. Questa aveva deposto una diecina di piccole larve che, per le circostanze affatto anormali, ebbero vita brevissima. Le ova subirono dun- que una vera incubazione vaginale. La segmentazione, la formazione dell'em- brione, l'uscita di questo dal chorion, altrettanti fenomeni susseguenti all'e- missione delle ova, si sono qui compiuti dentro gli organi generatori della ma- dre, certo sotto l'impero di mutate condizioni di ambiente e di vita. La viviparità dell' Orema speciosissima è, per quanto io sappia, un fatto nuovo. Nel gruppo delle Crisomele tuttavia la viviparità è nota, il Bleuse ne cita un caso nel voi. V (1875) della Feuille cles jeimes Naturalistes. V. L'Anoxia villosa sulle nevi della Cima Laurasca. Nel passato agosto, il Doti I. Clivio, Assistente d'ostetricia nell'Università di Pavia ed intrepido alpinista, raccolse due esemplari di Anoxia villosa Fabr. poco sotto il vertice sommo di Cima Laurasca, quasi centrica in quella — 48 — serie di monti, che s'eleva tra Cannerò e Domodossola, tra vai Melezza ed il bacino inferiore della Toce. Cima Laurasca interessa per il fatto ch'essa segna, non solo una nuova stazione, ma l'altiludine massima alla quale venne finora trovata VAnoxia villosa nell'Europa centrale. Questa Melolontina preferisce, ai monti ed alla loro frescura, le regioni coUinesche e del piano, i tepori della regione me- diterranea. Stando ai Villa (1), abita le colline di Lombardia. V. Ghiliani (2) afferma com'essa appaia di frequente, in giugno ed in luglio, sul colle di Moncalieri e sia coraunissima nei dintorni di Troffarello e Carmagnola. In Elvezia, è specie rarissima; Heer (3) la indicò sulle rive del Lemanno (Gine- vra, Tranche, Losanna) e nel Vallese, Stierlin e Gautard (4), 26 anni dopo, ri- petono le identiche località. Si spinge talora in Germania, ma suo vero dominio sono l'Italia e la Francia meridionale, dove abbonda principalmente in Pro- venza a Montpellier, Cette, Bézier. Secondo Mulsant e Burmeister (5), l'area d'abitazione della specie indicata comprende l'Europa meridionale, occidentale e le coste nordiche d'Africa. Il Dott. Clivio raccolse le due Anoxie, a circa 2000 m. d'altezza, sulla neve alta 1 m., che per vicende meteorologiche anormali copriva in ago- sto la Cima Laurasca e le montagne circonvicine; passeggiavano vivacemente sulle nevi, pur spiccando, ad intervalli, brevi voli. Le loro antenne a 4 fo- glietti mostrano come si tratti di due femmine. Non è la prima volta che VAnoxia villosa sia stata raccolta sulla neve. Infatti, nella spedizione scientifica francese in Morea (6), fu veduta sulle nevi coprenti la sommità del monte Taigeto, quindi a 2400 m. circa sul mare. Certamente i campi nevosi non sono la sua stazione naturale ; come spiegarne dunque la presenza alle notevoli altitudini indicate? Od essa vi è portata nella rapina del vento, o segue periodiche migrazioni ipsometriche. Le dimensioni dell'insetto, il costume di starsene di giorno appiattato tra gli arbusti e di volare soltanto al crepuscolo in tempo sereno, lasciando poca pro- babilità che esso venga dalle bufere sospinto a considerevoli distanze. Più (1) Catalogo de' Coleolleri della Lombardia ia Notizie nat. e ciu., voi. I, p. 144. (2) Elenco delle sp. di Coleotteri trovale in Piemonte. Op. postuma pubbl. per cura di L. Camerano, Torino 1887. (3) Fauna Coleopteroì'um heluetica, Zurigo, 1841. (4) Fauna Coleopleroruin lielvetica, Sciaffusa e Vevey, 1367. (5) Mulsant, Histoire natur. des Coléopt. de France — Lamellicornes, p. 553; Burmeister, Handbuch der Entomologie, ser. 2*, voi. 4, p. 400. (6) Brulle, Les animauv articuUs in Expédit. scient. de Murée, Se. pliys. voi. 3, Zoolo- gie, p. 175. — 49 -^ attendibile è, per contro, che s'adatti ad una vera e propria migrazione verticale estiva, per esigenza di condizioni di nutrimento. Durante l'estate, massime se la siccità domina al piano, la fresca e rigo- gliosa vegetazione del monte l'attira, io penso, e VAnoxia volentieri si fa torista in traccia di nuovo e piìi saporito bottino; sorpresa nelle sue incursioni da ca- dute affatto impreviste di neve, vi rimane come bloccata. Ma, nell'anzidetta zona di alpe e nei mesi estivi, la neve scompare ai primi soli, per cui grindiviJui sequestrati facilmente vi sopportano gli effìmeri freddi. Quelli raccolti sulle nevi del Taigeto e di Cima Laurasca, secondo me, erano appunto turisti così migrati dal piano. Al ritorno d'autunno, essi scendono in zona più mite e bassa. Quanto alle Anoxie di Cima Laurasca, ben si comprende, se il fatto ripetesi, com' esse migrino d'estate dalle rive del Lago Maggiore al seno tranquillo di Val Cicogne, la quale, chiusa a settentrione da monti, esposta a mezzodì, deve godere di clima favorevole. Da tal quartiere possono spingersi facilmente anche a 2000 m. d'altezza e riguadagnare in autunno le rive del lago. VL Il Thamnotrizon Chabrieri a Rivera. Ho rinvenuto nelle vicinanze di Eivera, un esemplare di Thamnotrison Chabrieri (Chp.), locustide che, a ragione, fu detto dal Costa « magnificam. » Vivo, spicca per la sua tinta d'un verde brillante ; disseccato, è caratteristico, come afferma Brunner von Wattonwyl (1), per il«flache, glatt, mit diinuem, schwar- zem Saume eingefasste Fortsatz des Pronotum >> che si vede assai bene anche negli esemplari in alcool. L'elegante Thamnotrizon, raro nella regione pittoresca dei laghi in?u- brici, ha dimora preferita sulle coste orientali dell'Adriatico, da Trieste alla Dalmazia, dalle coste d'Albania al golfo di Corinto. È pur frequente in Ca- labria ed in Sicilia. Finora il limite piiì settentrionale della specie era segnato da Lubiana, ai piedi delle alpi Carnie, e da Mendrisio, nelle prealpi ticinesi alle falde del monte Generoso, dove la raccolsero Frey-Gossner e Schoch (2). Uivera alpe-, stre, grazioso villaggio situato nel bacino tra i monti Camoghé, Tamar o Ce- neri, sarebbe, per quanto m'è noto, la massima latitudine nordica, alla quale sia stato raccolto il Thamnotrison Chabrieri. (1) Proclr<^mus der europiiischen Orthopteren, p. 334. (2) R. Pirotta, Ortotteri qenuini insubrici, in Atti Soc. Ital. Se. na<., voi. XXI. 1878,p 74. Anno XXI. 4 — 50 — EUGENIO FIGALBI DOTTOEE IN SCIENZE NATURALI E IN MEDICINA NOTIZIE PREVENTIVE SULLE ZANZARE ITALIANE 11^ Nota preventiva (1). Desceizione di una specie nuova. Zanzara del Richiardi. Cuteae itichiavtlH, n. sp. Dedico al Prof. Eichiardi questa assai bella e pungentissima specie di zanzara italiana, che ho trovata comune assai nella regione romagnola, e specialmente in provincia di Ravenna. Palpi nella ? neri con forti hrissolature di color giallo-ceciato, spe- cialmente al punto di unione dei loro articoli e alla estremità ; nel (f più lunghi della proboscide di tutto l'ultimo articolo leggermente spati forme, con ultimi due articoli forniti di assai abbondanti e lunghi peli; fonda- mentalmente di color giallo-ceciato, con 4 anellature nere. Proboscide nella ? superiormente nei due terzi prossimali di color giallo-ceciato, nel terzo apicale o distale nera; nel cf con porzione prossimale nera, con parte mediana di color giallo-ceciato chiaro, con porzione distale nera; alquanto depressa e dilatata nella sua metà distale. Torace dorsalmente di color di terra d'ombra bruciata con peli giallo-dorati corti, e bruno- scuri seto- losi e lunghi; con 4 aree più scure. Forchette delle ale con ramuU più lunghi del respettivo scapo. Ginocchi sottilmente bianchi per orlatura bianca, estrema, dovuta al solo femore. Tibie su fondo giallo-ceciato pre- sentanti numero ssissime punteggiature nere, con anello nero affatto pre- terminale, e estremità orlate di giallo-bianco. Tarsi annulati: gli anelli di color giallo- ceciato chiaro alla base soltanto {o parte prossimale) degli articoli: il P articolo con anello mediano del medesimo colore. Addome dorsalmente complessivamente nero, senza bande evidenti. (1) Vedi ante pag. 20. 51 — FEMMINA Testa. — Nuca. Il fondo è bruno; ma appare piuttosto biancastra per presenza di peluria di color giallo-d'oro chiaro, e di squamette biancastre; l'aspetto biancastro è evidente specialmente ai margini degli occhi. — Ocelli di un color verde metallico un po' scuro, iridescente, con contorni biancastri, come sopra ho detto. — Antenne. In complesso bruno-nere; in corrispon- denza dell'unione di tutti gli articoli si ha un cerchiettino quasi impercet- tibile biancastro. — Palpi neri con forti brizzolature di color giallo-ceciato, specialmente al punto di unione degli articoli e alla estremità, che può es- sere di questo colore; ma non tali da potersi dire annulati. — Probo- scide veduta di sopra presenta i due terzi posteriori o prossimali di colore giallo-ceciato con qualche brizzolatura nera, il terzo anteriore o distale nero; vista di sotto la radice è nera, i due terzi posteriori di color giallo-ceciato con qualche brizzolatura nera, e il terzo anteriore nero, come di sopra. Così questa proboscide in complesso chiara con l'apice nero è assai caratteristica. Torace. — Il dorso del torace è di un color bruno di terra d'ombra bruciata, con due sorta di peli: alcuni cortissimi e sottili giallo-dorati, altri lunghi, setolosi, abbondanti, bruno-scuri. Quattro aree piìi scure, due a de- stra, due a sinistra della parte mediana, veggonsi sul dorso del torace. Sui lati il torace è più chiaro e presenta macchiette e spolverature di color giallo- ceciato molto chiaro. — Scudetto glabro, giallo-scuro. — Bilanceri di color bianco-giallastro. — Ale. In complesso nericce, fuliginose. Osservate con la lente veggonsi straricche di squamette sulle nervature e sui margini; le squamette in maggioranza sono nere; ma per presenza di qualche squametta di color giallo-ceciato, può aversi, specie sui margini, qualche minuta briz- zolatura di questo colore. Forchette con ramuli più lunghi del respettivo scapo. — Arti. .Anche giallicce con squamette di un giallo quasi ceciato e alcune nere o nericce. — Femori. Di sopra su fondo gialliccio presentansi talmente punteggiati di nero da presentare in prevalenza questo colore, che forma un anello preterminale completamente nero prima dell'estremo distale; di sotto prevalentemente di un color giallo quasi ceciato con qualche pun- teggiatura nera: anche di sotto vedesi bene l'anello preterminale nero di so- pra ricordato; dopo il suddetto anello l'estremo distale del femore mostra una sottile anellatura quasi bianca, che (da sola, senza che vi prenda parte la tibia) dà aspetto di punto bianco al ginocchio. — Tibie : su fondo giallo- — 52 — ceciato presentano numerosissime punteggiature nere, che spesso fanno ad esse prendere in prevalenza questo colore: hanno un anello nero affatto pre- terminale e l'estremo punto distale ha anello sottilissimo di color giallo- bianco. — Tarsi neri annulati di color giallo-ceciato chiaro; il 1" articolo nero con radice di color giallo-ceciato chiaro a piccolo anello, e con anello del medesimo colore a metà; 2°, 3° e 4° articolo con ampio anello di color giallo-ceciato chiaro alla base o parte prossimale (soltanto), il resto nero; 5" articolo è nero e presenta anello giallo- ceciato sufficientemente evidente solo nel 3° paio di arti. Addome. — Ai lati ha peli fitti, sottili, mediocremente lunghi di color giallastro. — Superfìcie dorsale. Complessivamente vista è nera, in modo che propriamente non è a parlarsi di fascie o bande, come in altre zanzare; il nero dei segmenti può presentare qualche brizzolatura di color giallo-ce- ciato; sui lati dei segmenti si hanno piccole macchiette trapezoidi, di color giallo-bianco brillante, delle quali per lo piìi vedonsene 6 per lato. — Su- perfice ventrale. I segmenti hanno la radice, ossia la parte prossimale, di un color giallo quasi ceciato, il resto del segmento ha questo color giallo- ceciato commisto con squamette nere, quindi appare di tinta più scura; tal- volta il resto del segmento è nero, ma brizzolato abbondantemente del sud- detto giallo-ceciato; deve notarsi che il color giallo-ceciato della radice dei segmenti lateralmente si estende a spese della tinta più scura, in modo che questa prende figura presso che trapezoide specie negli ultimi segmenti, ed il color giallo-ceciato essendo, così, più abbondante sui lati viene per lo più a costituire macchiette triangolari, specie visibili negli ultimi segmenti e nei medi; deve anche notarsi che i primi due segmenti sono prevalentemente giallo-ceciati e qualche volta tutti possono ad essi assomigliare. Dimensioni. — Lunghezza totale del corpo, compresa la proboscide, millimetri 9 a 10. MASCHIO. Testa — Nuca e Occhi come nella femmina. — Antenne. Piumose, come di regola nei maschi ; articolo basale con qualche squametta biancastra; altri articoli bruni con giunture sottilmente giallo-biancastre. Piumosità bru- no-scure. — Palpi. Più lunghi della proboscide di tutto l'ultimo articolo, che è leggerissimamente spatiforme. Gli ultimi due articoli dei palpi, e spe- cialmente il penultimo, sono forniti di assai abbondanti e lunghi peli bruno- scuri. Visti di sopra i palpi sono fondamentalmente di color giallo-ceciato - 53 — chiaro e presentano 4 caratteristiche anellature nere: una dopo la base (alla fine del 2" articolo), una alla fine del 3°, una alla fine del 4°, e una termi- nale all'estremità del 5° o ultimo articolo: così la punta dei palpi è nera: di queste anellature o macchie nere la piìi sviluppata è la prima. — Probo- scide. La porzione basale o prossimale è nera, nel mezzo è di color giallo- ceciato chiaro, nella porzione apicale o distale è nera. Nella sua porzione di- stale la proboscide è un poco schiacciata d'alto in basso e gradatamente dilatata, con apice a triangolo; tutto ciò è caratteristico. - Torace. — Dorso e lati del torace, scudetto, bllanceri, ale e arti sono fondauientalmente quali si descrissero antecedentemente nella femmina. Addome. — Ai lati ha peli fitti, del colore di quelli della femmina, ma pili lunghi. — Super fice dorsale. È fondamentalmente come nella femmina, cioè complessivamente nera, ma i segmenti alla loro base o parte prossimale mostransi sovente più chiari. — Superfice ventrale. I segmenti hanno base di color giallo-ceciato chiaro, che occupa molto del segmento: il resto è nero, e questo colore forma come un triangolo con vertice in avanti e base indie- tro sul margine distale del segmento. Dimensioni. — Lunghezza totale compresa la proboscide, millimetri 7 a 8. Ho trovato assai comunemente questa zanzara nella regione romagnola, e specialmente in provincia di Ravenna. La femmina va attorno specialmente suir imbrunire, ma anche di notte e talvolta di giorno, molestando l'uomo e i mammiferi, producendo ponfi cutanei dolorosamente pruriginosi e persistenti. Ho trovato i maschi abbondanti insieme a femmine nella p' :eta, che occupa molto del littorale adriatico da Ravenna a Cervia. Mai fui punto dai maschi. Tra le specie di zanzare conosciute in Europa non se ne contano al massimo piìi di una quindicina aventi tarsi evidentemente alboannulati. Que- sta descritta ne aumenta la lista, e dalle altre bene si differenzia per non pochi caratteri. ,— L'entomologo potrà esser messo sulla buona via per la diagnosi di questa specie quando tenga conto, oltre che dell'anellatura ba- sale dei tarsi e del fatto che una delle anellature è mediana nel 1° articolo, del fatto che l'addome dorsalmente non ha bande o fascie, ma è pressoché unicolore, che i palpi maschili, oltre alle particolarità delle anellature nere e dei peli, hanno l'ultimo articolo appena spatiforme, e poi, e ciò è interessante, che la maschile proboscide è alquanto depressa e dilatata quasi a coltello terminante a triangolo nella sua porzione distale. 54 — LETTERATURA ENTOMOLOSICA ITALIAM (1) De Stefani Perez T. - Note sulle Crisididi di Sicilia. — Il Naturalista sici- liano, anno VII. Palermo, 1888. De Stefani Perez T. - Imenotteri siculi. — Il Naturalista siciliano, anno Vili. Palermo, 1888. Pdguarda la famiglia degli Scoliidei. Eppelsheim - Quedius Ragusae — Il Naturalista siciliano, anno VIII. Palermo, 1888-89. Nuovo Stafilinide, da collocarsi tra il Q. hrevicornis ed il Q. vexans. Failla Tedaldi L - Due parole in aggiunta alla lettera del dott. 0. Struve — Il Natur. siciliano, anno VII. Palermo, 1888. Contiene alcune osservazioni intorno ad una lettera di 0. Struve ad E. Ra- gusa, relativa a Lepidotteri di Sicilia. Kalchberg Ad. - Lepidotterologia siciliana. — Il Naturalista siciliano, anno VII. Palermo, 1888. Riguarda i Lepidotteri siciliani del genere Acidalia, dei quali è dato l'elenco (30 specie e 4 varietà). Kuwert a. - Tre nuovi coleotteri di Sicilia. — Il Naturalista siciliano, anno Vili. Palermo, 1888. Sono il Philydrus Ragusae, rassomigliante al parvulus Reiche di Siria e di Egitto; il Cercyon agnotum ed il Paracymorphus glohuloides. Kuwert A. - Coleotteri nuovi per la Sicilia — Il Naturalista siciliano, anno VII. Palermo, 1888. Sono descritte tre specie del genere Embololimnebius, cioè Baudii, angu- sticonus e laticonus. (1) Sotto questa rubrica sono dati, a secouda dei casi, i soli titoli, o più o meno ampie recensioni dei lavori entomolog'ici (s. 1.) pubblicati in Italia e fuori da Italiani, e di quelli fatti da stranieri su materiali italiani o raccolti dai nostri connazionali. L' aste- risco indica i lavori venuti in dono alla Società. — 55 — Mina Palumbo F. e Failla Tedaldi L. - Materiali per la fauna lepidotterolo- gica della Sicilia. (Contin.) — 11 Naturalista siciliano, anno VII ed Vili. Palermo, 1888-89. Pajno P. - Sul rinvenimento della Saga serrata Fabr. in Sicilia. — II Natu- ralista siciliano, anno VII. Palermo, 1888. Questo grande Ortottero era già stato precedentemente trovato in Sicilia dal Mann ed elencato dal Krauss; ma nessun altro dal Mann in poi avevalo ri- trovato nell'Isola. L'A. ne ha catturati tre esemplari nell'ex feudo di Fontana- murata (prov. di Palermo), ed accenna alla probabilità che la Saga italica del Costa, anche secondo l'opinione del Krauss, debba essere riferita alla ser- rata Fabr. Pajno F. - Notizie di Ortotterologia siciliana. - Ibid. anno VIII. Palermo, 1888, Note di Ortotteri dall' A. raccolti in territorio di Sclafani. Palumbo A. - Alcune note biologiche suW Eumenes pomiformis Fabr. — Il Naturalista siciliano, anno VII. Palermo, 1888. Dà particolari intorno alla forma dei nidi, alle differenze di volume dei nidi stessi secondo il peso dell'individuo che in essi si svilupperà; stabilisce che il dittero Toxophora maculata non è parassito deWEumenes ma delle Geometre destinate all'alimento delle larve dell' Imenottero, e che l'approvigio- namento è fatto dalle madri non con diverse specie di bruchi non con una sola. Ragusa E. - Catalogo ragionato dei Coleotteri di Sicilia. (Cont.) — Il Natu- ralista Siciliano, anno VII. Palermo, 1888. Ragusa E. - Coleotteri nuovi o poco conosciuti della Sicilia. — Ibid. anno VII e Vili. La var. Ragusae della Cicindela littoralis. stabilita da Failla Tedaldi su esem- plari di Lampedusa è la var. Berthelemyi Dupont, già trovata a Tangeri. Questa forma e la Hidrosis (Steira) crenatocostata Redt. parimente di Lampedusa, aumentano le affinità della Fauna di quest'Isola con la Fauna d'Africa, anzi ci prova sempre più come Lampedusa dal lato faunistico appartenga più al- l'Africa che all'Europa. Si fanno alcune osservazioni intorno ai Calathus, al Trymochtebius im- pressicollis Lap. var. imperfectus Kuw., Trym. impressicollis Lap. var. numi- dicus Reitt. air Atractohelophorus griseus Herbst, al nuovo Holoparamecus atomus, affine alla var. Lowei; all'Amara ovata Fabr. — 56 — Reuter 0. M. - Descriptio specie! nova sicilianae generis Plagiognathus — Il Naturalista siciliano, anno VII. Palermo, 1888. Questo nuovo Capside, trovato dal Sig. Enrico Ragusa, è affine &\V olivaceo Reuter ed slW albipennis Fall. Prende il nome di P. tomentosus. RiGGio G. e De Stefani T. - Sopra alcuni Imenotteri dell' Isola di Ustica — Il Naturalista siciliano, anno VII. Palermo, 1888. (con tav.) Gli Autori istituiscono il nuovo genere Sclerogibba per il nuovo imenottero -S. crassifemorata. Trattasi di un Proctotripide vicino in qualche modo ai ge- neri Scleroderma e Perisemus ; ma che si distingue da essi soprattutto per la speciale e caratteristica conformazione del torace, dei femori e delle tibie anteriori soìnm.amente ingrossati. Descrivono poi come nuovi un Exochus lucidus, prossimo al femoralis, ad un Monodontomerus usticensis vicinissimo aXVobsoletus. Enumerano infine ben 62 specie di Imenotteri usticensi. RiGGio G. - Materiali per una Fauna entomologica dell' Isola d' Ustica. Se- conda contribuzione (cont) — Il Naturalista siciliano, anno VII-VIU. Pa- lermo, 1888-89. Dà l'elenco e ■ note, di 86 Coleotteri, 57 Imenotteri, 11 Lepidotteri, 15 Dit- teri, 35 Rincoti, 2 Neurotteri, 3 Pseudoneurotteri, 16 Ortotteri. RiGGio G. - Appunti e note di Ortotterologia siciliana: IV. Sopra due Locu- starii nuovi per la Sicilia. ~ Il Naturalista siciliano, anno VII-VIII. Palermo, 1888-89. Trattasi deW Ephippigera latipennis finora nota solo in Algeria, e della Leptophyes punctatissima Bosc. per la prima volta trovata in Sicilia. Struve 0. - Lettera al Sig. E. Ragusa — Il Naturalista siciliano, anno VII. Palermo, 1888. Riguarda alcuni Lepidotteri siciliani. 57 — TARGIONI TOZZETTI AD. e F. FRANCESCHINI LA NUOVA COCCINIGLIA DEI GELSI (con tav.) Fam. GOCCI D AE Trib. iii€9Si9Ì9ti. Diaspis pentagiona Targ. Targioni Tozzetti Ad. — Lettera al Sig. Franceschìni Felice — Rivista di Bachicoltura ann. 1886, N°. 11. Cantoni. — Un nuovo nemico dell'Agricoltura giorn. « Il Sole » 12 Maggio 1886. Franceschìni F. — Giornale « Il Sole > 29 Aprile 1886. — Ri- vista di Bachicoltura, 1886, IN°. 12. Bassi Carlo. — Sulla Diaspide dannosa ai Gelsi. — Bullettìno del Comizio agrario di Como, 24 Agosto 1889. Turati E. — Sulla Diaspis pentagona. — Rivista di Bachicol- tura 1889, N°. 19, Bassi Carlo. — Lettera al Sig. FrancescMni. — Rivista di Ba- chicoltura 1889, N°. 25. Franceschìni F. — Sulla Diaspide del gelso. — Rivista di Ba- chicoltura. 1889, N°. 21 e 25. Targioni Tozzetti e Franceschìni. — - La Diaspis pentagona — Italia agricola 1890. Anno XXI. — 58 ~ Femmina (Tav. 1. fig. 7 8). Corpo obovato orbicolare, depresso, quasi pentagono, in avanti largamente rotondato, sui lati sensibilmente infratti, lobato, indie- tro triangolare. Lobi laterali anteriori h. e. d. fig. 7. 8, quasi trian- golari ottusi, profondamente divisi, dal primo in avanti all' ultimo indietro minori; lobi postero laterali minori e gradatamente di- minuiti, convergenti in un loboi?, posteriore (pigidio) ampio, trian- golare ottuso, nell'apice inciso fra due squame grandi, subtrilobe (palee) [b flg. 11.), sui lati adiacenti oscuramente lobato, den- ticolato, ornato di squame piliformi lunghette semplici, o in- cise e fimbriate (r. fig. 11). Pori flliferi (filiere, f. fig. 7.) sparsi nell'apice dei lobi marginali anteriori, e lungo i margini del corpo, e lungo le rughe trasverse interposte ai lobi, dal 3° lobo all' 8"; aggregate poi sul lobo posteriore, in 5 placche (/"' fig. 8. 9. a fig. 11.), una mediana anteriore, quattro laterali intorno all'apertura ge- nitale; tutte composte di gran numero di pori tenuissimi, di ap- pena 0"'",005 a 0n"",006 ciascuno. Antenne (?) minute nel segm. anteriore {a' fig. 8). Bocca ster- nale ( l m n fig. 8) a '/^ circa della lunghezza del segm. anteriore; clipeo (n) relativamente breve, setole {mm', mascelle, mandibole) lunghe, robuste; labbro posteriore, (e) vessicolare grossetto. Stigmi quattro [s fig. 9.) due sul segmento anteriore, ai lati della bocca, preceduti da alcune filiere; due nel terzo segmento, con apertura circolare semplice. Tegumento del corpo trasparente, trasversalmente o vortico- samente striato, granulato, nel lobo posteriore ingrossato, con strie e rughe longitudinali. Maschio. Fig. 6. Corpo del maschio fusiforme allungato; testa libera, torace addome distinti, forniti il primo di zampe, di ali, e di bilanceri, l'ultimo di un' armatura genitale. Colore roseo. Testa minuta globulosa, provvista di occhi, di antenne e di ..bocca in forma di tubercolo mediano, prominente. -^ 59 — Antenne filiformi, della lunghezza del corpo, articolate; arti- coli 10; i primi due sferoidali, gli altri, fino a quello dell'apice, ellittici allungati, pelosi, con peli sparsi, della lunghezza degli articoli, 0 anche piìi lunghi. Occhi quattro, globoso lenticolari, semplici in due coppie: una antero-superiore, una infero-posteriore, nella prima allontanati quasi marginali e più grandi, nella seconda più piccoli e ravvici- nati {a b fig. 13). Torace ovato ellittico, lungo circa il doppio della sua lar- ghezza, con tre segmenti, sul tergo specialmente, distinti. Segmento anteriore (Pronoto) triangolare, coU'apice in avanti, poco più lungo che largo: Segmento medio (Mesonoto, Scudo) tra- sversale, convesso, sui lati rotondato, verso la metà traversato da inflessione profonda, che distingue uno scutello triangolare coU'apice indietro, soprapposto al segmento 3° (Metanoto), pure triangolare, e quasi completamente nascosto dallo scutello del mesonoto. Sterno, per ogni segmento, fra le origini delle zampe ristretto. Addome ellittico allungato, trasversalmente segmentato. Seg- menti n. 8 per tutta la sezione anteriore connesso al torace. Armatura genitale subulata stiliforme, alla base ingrossata, lunga quanto l'addome, composta di una squama ventrale lineare acuta, canaliculata, e di una stiliforme tergale. Zampe distintamente articolate; anca minuta, trocantere el- littico, assai allungato secondo il margine inferiore della coscia; coscia ellittica alquanto allargata nel margine postero inferiore, fra l'apice del trocantere e l'estremo tibiale; tibia triangolare, della lunghezza della coscia, verso l'estremo tarsale più larga, troncata, sparsa di alcuni peli; tarso di un articolo solo, conoide, compresso, acuto, '/s più corto della tibia, tutto coperto di peli radamente sparsi, terminato da unguicola acuta sottile. Ali ovate assai larghe, per la base ristretta a scapito del segmento post, o interno, cultriformi, più lunghe del corpo; nervi due, uno subcostale anteriore, un altro cubitale. Bilancieri clavati. — 60 — Scudi del maschio, bianchissimi lineari, carinati sopra una fac- cia (fig. 3. 10. 11.), all'estremità iniziale o prossimale forniti di mi- nuta spoglia larvale {p fig. 10), più stretti più larghi dall'altra (distale), raccolti specialmente alla faccia inferiore dei rami, nelle screpolature della scorza, naturali o per ferite, ed in genere nei punti meglio riparati dalla pioggia. Scudi della femmina, (fig. 1 ^ fig. 2) da prima squamiformi, bianchi perlacei, quindi grigiastri discoidali, umbonati, cioè nel centro rilevati e quivi, intorno a una spoglia larvale, accresciuti da un tessuto di tenuissimi filamenti di materia cerosa insolubile, agglutinati fra loro da materia solubile nell'acqua e nella potassa. Larve del maschio e della femmina, in origine conformi ellit- tiche, obovate, depresse, segmentate. (Fig. 4. 5,). Segmento anteriore semicircolare {a fig. 4) ampio, lungo circa '/j della lunghezza del corpo, nel mezzo anteriormente tron- cato 0 incavato, fra due fossette anguste, dove si inseriscono le antenne [a') e più in fuori, dietro a queste, con due macchie ocel lari violacee, coperte da corneole semplici corrispondenti, (o fig. 5) Segmenti posteriori (&. e. d. p.), 10 brevi; convessi trasversai mente e d'avanti indietro, dal 1° al 4° subequali, trasversi o leg germente inclinati; gli altri successivamente minori, e di questi il 5°, 6', 7° quasi cuneiformi, colla base infuori, e inclinati di dietro in avanti; dal 7" al 10", sempre più ravvicinati alla direzione an tero-posteriore, lungo la quale, fra i due estremi e contigui, si presenta nel margine una depressione leggiera; sul margine libero forniti di un breve pelo spiniforme, che, coll'aggiunta di secrezione cerosa, diventa più lungo e setiforme nei lobi 8°, 9', 10". L'ultimo segmento ornato da due setole sottili più lunghe. Antenne due, («') volte all' infuori, corte, sottili; la base più grossetta, composta di 4-5 articoli assai distinti ; il flagello più te- nue, cilindrico, circolarmente rugoso, con alcuni peli rigidi e lun- ghetti, uno dei quali terminale. Ocelli (0), bruni, appena sporgenti. Bocca mediana dipendente dal segmento anteriore, fra le zampe — 61 — del 1° paio; labbro anteriore (Clipeo) breve, conoide e coll'apice rilevato posteriormente; labbro posteriore (l tìg. 5), globulare minuto; setole (m mascelle, mandibole) rigidette, tenui, molto più lunghe del corpo, ma nelle giovani larve ripiegate ad ansa al di sotto di quelle, e nei primi stati anco disgiunte, e di qua € di là della bocca, avvolte a spirale separatamente. Zampo z' z" z" ravvicinate alia linea mediana, e d'avanti in- dietro anche equidistanti, colla coscia ellittica depressa, assai larga, la tibia terete sottile, lunga come la coscia, il tarso brevissimo grossetto alla base, all'apice acuto. Lunghezza del corpo O"""!. 21 — 0. 23 •— 0.32 Larghezza » 0""™. 14 — 0.20 Antenne O"™. 05 — 0. 06 La specie può ricordare per l'aspetto degli scudi agglomerati della femmina, e anco per quelli allungati, dei maschi, la D. caliji:)- troides Costa o D. echinocacti Bouché), o forse, per lo scudo umbo- nato, colle spoglie centrali la D. Leperii Sign. ; ma differisce da tutte queste per la forma della femmina stessa, da adulta e ma- tura in ispecie, profondamente lobata, e pentagonale, per la ine- guaglianza degli ornamenti dei margini, alcuni tenuissimi squami- formi appena sporgenti, altri lunghi sottili, e per le filiere, che in nessun'altra specie sono numerose e delicate altrettanto, nel pigidio. Le larve, senza sensibile mutazione di forma dalla nascita in poi, possono acquistare poco meno del doppio delle dimensioni ini- ziali, mostrando una traccia di divisione tergale trasversa, secondo una linea, che passa fra il 2° e il ^^ segmento addominale. La parte anteriore si naostra piiì colorita e più rigida della metà posteriore. In questo stato, e per un sesso, quanto per l'altro, la larva è d'altronde nuda, e agilissima. A certo momento per altro si ferma, ed infigge poi gli strumenti buccali, nella parte super- ficiale della scorza del tronco o dei rami ch'essa presceglie, e in caso diverso perisce. Anche prima di fissarsi però, la larva si cuopre di sottile crosticella cerosa, e venuto il momento subisce una muta, riget- — 62 — tando la spoglia, pel tergo rìgidetta crostacea articolata a metà, colle antenne; per la faccia sternale, più tenue e colle zampe, la- sciando, sotto la spoglia tergale stessa, il corpo più piccolo di questa, retratto più o meno, privo delle appendici, e coperto in- torno di efflorescenza bianca cerosa. Si distingue allora dalla fem- mina il maschio, ed alla prima sopravviene la seconda muta, e defi- nitiva, per la quale anche una seconda spoglia più fortemente chitinizzata si distacca, rimanendo sotto la prima, a cuoprire il corpo, fisso al suo posto, circondato e coperto da più largo strato ce- roso, verso il centro del quale, o nel centro, superficialmente, riman- gono soprapposte le spoglie, orientate ad angolo retto fra loro. Il corpo cosi difeso si allarga a sua volta, passa per diversi gradi dalla forma primitiva ellittica, • a quella obovato-ellittica (fig, 9), con margini leggermente sinuati sui lati, ed a quella obo- vato subpentagona, (fig. 7 8), e pentagona, fortemente lobata, nello stato definitivo, mentre internamente si determinano gli organi proprii alle diverse funzioni, e in particolare quello della ripro- duzione, 0 l'ovaio. La larva del maschio, soff"rondo le vicende di quella femminile da principio, dopo la prima muta, colla secrezione cerosa forma non uno scudo orbicolare, ma l'astuccio lineare depresso, aperto po- steriormente, nel quale il corpo resta compreso (fig. 10). La prima spoglia della larva rimane non al centro, ma ad una estremità del- l'astuccio medesimo, corrispondente alla testa, e quindi anteriore. Il corpo d'altronde, senza spogliarsi la seconda volta, invece di espandersi in tutte le direzioni, si allunga dall'avanti all'indietro, perde gli strumenti della bocca, produce antenne, e zampe nuove e diverse dalle perdute; acquista nuovi occhi, le ali, i bilancieri, l'armatura genitale, e giunto, per questo modo, allo stato di ninfa, rimane, tenendo negli astucci respettivi le antenne, le zampe e le ali ravvicinate ai lati del corpo e rivolti all' indietro; l'armatura genitale prima diretta all' indietro anch'essa si sviluppa però ri- flessa sulla base, lungo la faccia sternale (fig. 12). Le osservazioni del prof. Franceschi ni, fatte con allevamenti — 63 — di laboratorio e confronti all'aperto, dal 1883 in poi, hanno dimo- strato che dalle uova le prime larve nascono nell'ultima decade del mese di maggio, e che in 5 o 6 giorni dopo la nascita giungono a fis- sarsi e subire la prima muta; dopo di che, in altri 3 o 4 giorni (10 dalla nascita), hanno preso forma assai prossima a quella de- finitiva, e contengono alcune uova, distinte dalla massa dell'ovaio, che per trasparenza, si vede opaca nel corpo. In questo frattempo però, più prossimamente al principio che alla fine del periodo, deve avvenire la 2^ muta, la spoglia della quale, con quella della prima e sotto di essa, si trova alla parte centrale dello scudo. Per quanto le prime mutazioni della larva del maschio sieno da prima quelle stesse della larva della femmina, e retrogade nell'una e nell'altra, poi nel maschio diventano progressive. Tuttavia ma- schio e femmina procedendo, arrivano a maturità nello stesso tempo, e le femmine, nate di primavera, sono piene di uova verso la metà di Luglio, quando i maschi, verso lo stesso tempo o anche prima (1° di luglio), cominciano a sciamare, uscendo dai loro involucri. Sembra che in quel tempo abbia luogo l'accoppiamento, del quale però nessuno è stato testimone oculare. In qualunque modo, le femmine, entro i limiti di tempo indi- cati, cominciano a deporre le uova di una generazione estiva. Di questa, i maschi maturi abbandonano i follicoli, e si vedono in- quieti, a centinaia sui follicoli stessi, che per contrasto rendono, col loro candore, più evidente il color roseo del corpo di quelli. Altri, ritardatari, mostransi in numero più limitato a stagione più inoltrata in settembre ed anche fino agli ultimi d'ottobre. Le femmine seguono la stessa regola: ma le ultime generate at- tendono la primavera, depongono allora le uova della prima gene- razione dell'anno, che nascono poco di poi. Il qual fatto fa sospettare che la Diaspide del Gelso, la quale già in Lombardia fornisce fin tre generazioni annuali, allargando il suo dominio, possa trovare in località più favorevoli, condizioni da poter dare normalmente un numero di generazioni anche maggiore. In ogni generazione poi, — 64: — trovandosi individui più solleciti, o più lenti nel venire a termine di maturità, quelle non paiono nemmeno assolutamente distinte da notevoli intervalli di tempo, fino a quello che separerà la generazione ultima dell'autunno dalla prima della successiva primavera. Quando apparve in modo da essere designata come oggetto nuovo di studi e di timori, la Diaspis peniagona, a detta dei pratici, forse esisteva già da 2 o 3 anni in paese. Parve però limitata allora ai territori di Proserpio, di Asso e di Ganzo in prov. di Como, e non da per tutto, né sopra tutte le piante dei gelsi delle indicate località; più tardi si è rapidamente diffusa, ed oramai sono molti i territori che nell'Alta Italia ne sono invasi. Oltreché sui gelsi, è apparsa poi sopra varie piante, come il Moro papirifero, l'Eunonimo, il Pesco, il Salcio, il Lauro ceraso, non che sopra una specie o varietà di fagiuoli suffruticosa. Dal punto di vista della rapidità nel diffondersi, la specie non ha avuto rivali, se non nelle Chìonaspis {Mytilaspis) Euomjìni, della Euonimo, (sua parante assai prossima,) e nella Fillossera delle viti, lasciandosi indietro anche le diverse cocciniglie dannose agli agrumi, che tuttavia, in pochi anni, hanno invaso gli agrumeti della Sicilia, della Calabria e della Sardegna. Di queste e della Chìonaspis {Mijtilaspis) Euomjmi è assai chiara la importazione per noi dall' America. Per l'origine della Diaspis dei Gelsi, non si avrebbe notizia di sorta. Non è probabile però che ella sia specie nostrale, passata inav- vertita fin ora, e ad un tratto venuta a tanto intensa manifesta- zione; e per trovarne forse la provenienza e la via seguita per arrivar fino a noi, converrebbe avere contezza maggiore delle piante d'altro paese, introdotte ne' giardini, in tempo prossimo alla prima apparizione di essa. Gli effetti intanto della sua presenza sui gelsi furono ricono- — 65 — scinti gravi fin da principio, e col procedere del tempo sono dive- nuti disastrosi. Non è indifferente di fatto alle piante la infezione intensa e ripetuta dei tronchi; se colpisce ì rami degli ultimi o dell'ultimo anno, trattiene lo sviluppo delle gemme; se colpisce le nuove messe, le arresta e si perde il prodotto sperato dalla loro vegetazione, quando piìi importava di averlo. I nuovi rami poi, se anche sopravvivono, non lignificano perfettamente, e da un anno all'altro rinnuovandosi le offese^ si seccano,, e si secca pure totalmente la pianta. I pratici hanno reclamato e reclamano, com' è loro diritto, indicazioni e rimedi agli entomologi. Né infatti i consigli mancarono. — Fino dal 1886, il Targioni avvertiva che il momento più op- portuno per attaccare il nuovo insetto, sarebbe stato quello nel quale, le larve, uscite dalle uova, lasciano i gusci protettori della madre, e si disperdono sui rami, e non conoscendosi allora le suc- cessive generazioni della specie in estate, questo momento doveva essere nella primavera. Per la qualità dei rimedi poi suggeriva confricazioni mecca- niche, fatte a mano con panni ruvidi o con ispazzole da cavalli, e le lavature con acqua di tabacco, o con una emulsione a base di petrolio e sapone. Il Franceschini d'altronde, proponeva la mistura indicata dal Balbiani contro l'uovo d'inverno della Fil- lossera, e composta di Olio di catrame gr. 20, Naftalina greggia gr. 30, calce viva gr. 100, acqua gr. 400. Oggi, indipendentemente da altre considerazioni, è chiaro che le operaziojii estive possono raccomandarsi quando si voglia ten- tare di estinguere una infezione, senza indugi, a qualunque costo, ma che le operazioni più convenienti alla pratica saranno quelle invernali. Gli espedienti, pur variando a piacere dei pratici nella scelta dei principii attivi dei miscugli insetticidi, petrolio, solfuro di carbonio, acido fenico ecc., e sostituendo all'emulsione saponosa già fatta, l'emulsione istemporaneamente ottenuta con olio di poco prezzo, come l'olio di pesce, e una soluzione alcalina di potassa. — 66 — non possono allontanarsi molto da quelli indicati (1), quando non si voglia dar mano all'applicazione dell'acqua bollente e del fuoco come si costuma in Francia per la Piralide della vite, e come non sarebbe fuori di proposito di tentare. — DIASPIS PENTAGONA Targ. Tav. 1. IJESCItlZIOISE I3EIL,LiE3 EICHrXJRE (DISEGNI DEL DOTT. A. BERLESE) 1. Ramo di Gelso con Diaspis; scudi circolari di femmina; gr. nat, — lineari di mas. » 2. Scudo di femmina; iugrand. 5. 3. Follicolo di maschio id. » 4. Larva di 1^ età veduta da tergo a. h. e. d. segmenti 1° 2° 3° 4"; a' antenne; p. pigidio; ingr. 140. 5. — — — dalla faccia sternale a' antenne 0 ocelli; l. labbro nim' (mascelle, mandibule, accoppiate) z' z" z'" zampe; ingr. 140. 6. Maschio adulto — u armatura genitale. fi) Da rilievi fatti su vari listini commerciali si trova che dopo un olio di sansa detto solfureo, il quale si porta a L. 46, a quintale, l'olio di minor prezzo è l'olio di pesce, valutato L. 52 58 a Q. I prezzi di alcune delle altre materie necessarie o convenienti per le emulsioni sono Potassa ordinaria a 40 % circa a Quintale L. 45, 50 — 46 Solfuro di carbonio » » 37 — 40 Benzina di carbon fossile » » CO » 2" qualità » » 54 — 58 Naftalina in polvere » » 42 — 45 Olii di catrame (Idrocarburi fenicati). . » » 2,20— 3 Sapone tenero (per la emulsione di Riley) » » 34 Con questi prezzi la emulsione di solfuro di carbonio a 10 "/o, viene a costare circa L. 4 l'ettolitro. BuUSocEniM armo XXI T av ÀJerìess i lùieiliarili i'ÀrMeàrd flfmre.i'f — 67 — 7. Femmina adulta da tergo — a. h. e. d, segra, 1° 2° 3" 4°; f. filiere lungo i setti dei segm. post, del corpo, p. pigidio; ìngr. 40. 8. Id. dalla faccia sternale — In avanti due antennule a' ; nel mezzo del segmento ani, la bocca n l m' ; col clipeo w, il labbro l, le mandibule m^ disgiunte, le setole mascellari m' riunite, ma separate dalle precedenti ;/"' fi- liere peri genitali del pigidio p. F. 9. Femmina dopo la 2* muta; ingr. 40; s stigmi; altre indicazioni come nella fig. precedente. F. 10. Larva del maschio a, dopo la prima muta e nel suo follicoro, co- perto dal tergo, dalla spoglia larvale ci, divisa in traverso, e cogli avanzi ster- nali, dei quali si vedono indietro z s, le tracce. F. 11. Contorno e faccia sternale del pigidio della femmina, verso l'estre- mità poster, a filiere perigenitali, p palee terminali; rr squame laciniate del margine, g apertura genitale; ingr. 200. F. 12. Follicolo del maschio come nella fig. 10. col maschio a nello stato di ninfa, con cefalo, cerato, e podoteche distinte: Pteroteche non ancora designate; t masse dei testicoli nell'addome, per trasparenza; ingr. 40. F. 13. Testa del maschio adulto; a b ocelli ani e posi ingr. 140. F. 14. Articoli terminali delle antenne del maschio ingr. 140. LAVORI DEL PROF. TARGIONI TOZZETTI SULLE COCCINIGLIE Sul pidocchio degli Agrumi in Sicilia; n. spec. del gen. Mytìlasp.is [1\I. fulva Targ.). Atti del Comizio Agrario di Firenze 1862. Bullett. della "Soc. entom. ital. anno IV. p. 131. Sulla Cocciniglia del fico (Columnea testudinata Targ. C. testudiniformis Targ. Olim, Ceroplastes Ritsci Sign.) ecc. Accad. dei Georgofili di Firenze, Continuaz. degli atti Ann. 1863. — N. Cimento T. 21. 1864. Studi sulle cocciniglie, Mem. della Soc. ital. di Se natur. Meni. n. III. Milano 1867, con 7 tavole. Sopra due generi di cocciniglie (Coccidae), e sui criteri della loro defi- nizione. 1869. — 68 — Lecanodìaspiti — Lecanodiaspis Jardoa, Pollinia Costae Targ. Coccus Pol- lini Costa Ach. in Bullefct. della Soc. entom. ital. Ann. I (1869) con 1 tav. Introduzione alla seconda memoria per gli studi sulle cocciniglie, e catal. dei gen. e sp. della famiglia, in Atti della Soc. ital. delle Se. natur. E. XI, 1868. Eelaz. intorno ai lavori delle R. Staz. di entomologia agraria di Firenz e per gli anni 1877-78. Ann. di Agricoltura Roma 1879. Aonidia Gennadii n. sp. (P. Zizyphi Sign.). Parlatoria Lucasii » Leucaspis Riccae n. sp. Coccus ZisypM Lucas. Relazione intorno ai lavori della R. Stazione di entomologia agraria di Firenze per gli anni 1879-82. Ann. di Agricoltura 1884. Aonidia Gennadii Targ. Aspicliotus citrìcoìa Pack.? Aonidia purpurea » Aspicliotus citricola Commst. Aspicliotus Auranfii Mask. Pulvinaria linearis Targ. Coccus citri Commst. Westwodia? mammillariae Targ. CocCT«s cocdwei/s Gennadii (non Risso). Dactylopius mammillariae Sign.? Mytilaspis fulva Targ. Guerinia Serratulae Sign. M. flavcscens Targ. G. tinctoria Targ. Relaz. intorno ai lavori della R. Stazione di Entom. agr. di Firenze per gli anni 1883-85. Ann. di Agricoltura 1888. Dactylopius Farnesianae Targ. Aspidiotus Euouymi Targ. n. sp. Lecanium sp. Aonidia ilicicola Targ. n. sp. Pollinia Pollini Targ. Aspidiotus acuminatus n. sp. Pollinia Costae Targ. ol. Aonidia Gennadii Targ. Coccus Pollini Costa. Leucaspis Riccae Targ. Sopra alcune specie di Cocciniglie, sulla loro vita e gli espedienti per combatterle. Mytilaspis Euonymi (Commst) Targ. Leucaspis 'Riccae Targ. Chionaspis Euonymi Commst. Aonidia Ilicicola Targ. Chionaspis Riccae Targ. Bulle tt. della R. Società toscana di orticultura, Anno XIII (1888). — 69 — ALCUNE CONSIDEPtAZIONI SULLA FAUNA MIRMECOLOGICA DELL' AFRICA Nota dì CARLO EMERY Nonostante le importanti raccolte fatte negli ultimi decenni dai naturalisti viaggiatori, e gli studi cui esse lianno dato luogo, la nostra conoscenza delle formiche esotiche é tuttavia troppo in- completa perchè sia possibile delineare in modo alquanto soddisfa- cente la distribuzione geografica di questi insetti. Però alcune linee generali si possono tracciare fin da ora. Alcuni gruppi appariscono localizzati in questa o quella re- gione : cosi le Myrmecia abitano esclusivamente l'Australia, con la Terra di Van Diemen e la Nuova Caledonia; le Podomyrma si estendono ancora alla Nuova Guinea e alle isole papuane, ma non se ne conoscono di Selebes né dell'arcipelago indiano. Le Po- lyrJiachis e le Myrmìcarìa sono proprie dell'emisfero orientale e non ve n'è nessuna specie in America (1). Le Atta, i Cryptocerus, gli Eciton sono invece tutti neotropici. — Altri gruppi sono co- smopoliti ed hanno rappresentanti più o meno numerosi in tutte le faune: tali sono Camponotus, Pheidole, Cremastogaster, So- lenopti Ponera ecc. La regione più ricca in formiche è la neotropica, in cui il nu- mero delle specie conosciute raggiunge quasi le 600 ed è certamente molto maggiore, se devo trarre argomento dal gran numero di specie (1) Le Polyrhacliis americane (".escritte da Smith appartengono tutte al penere Dolichoderiis ; le P. rugolosa e cubaemis e la Myrmicaria sulcala descritte dal Mayr come americane, sopra esemplari del Museo di Vienna, provengono invece dall'Africa australe, come risulta da informazioni fornitemi cortesemente dal dott. Rogenhofer, conservatore di quel Museo. L'indicazione erronea di patria dipese da uno sbaglio di etichetta. — 70 — nuove descritte negli ultimi anni e dalle molte forme inedite esi- stenti nella mia collezione. La regione orientale (indiana), non comprese Selebes e le Molucche, ne conta più di 300 e l'Australia continentale (con la Tasmania, la Nuova Caledonia e la Nuova Zelanda) circa 180. Se confrontiamo la fauna mirmecologica etiopica con quella delle altre regioni, ci colpisce la sua relativa povertà. Il numero delle formiche africane descritte finora non oltrepassa le 250 tra specie e sottospecie, e si riduce notevolmente, qualora se ne sot- tragga la fauna di Madagascar e delle isole vicine, ancora male conosciuta, ma ricca di forme speciali. Questa povertà della fauna etiopica si manifesta viemaggiormente se si considera che tutta l'Africa, nonostante la sua estensione e la sua posizione isolata, non ha un solo genere proprio che conti più di due specie ben definite (1) e soprattutto che parecchi gruppi importanti non sono rappresentati in quel continente, o lo sono cosi scarsamente da dimostrare ad evidenza la loro immigrazione recente. — Cosi la fauna africana non conta nessun rappresentante dell' intera sotto- famiglia dei Dolichoderidae, ad eccezione di due specie mediterranee [Tapinoma erraUcum e Bothriomyrmex meridionalis) evidente- mente importate dall'Europa o dall'Oriente: questo fatto è tanto più interessante, perchè detto gruppo di formiche, il quale com- prende parecchi generi, è dififuso in tutto il mondo, e alcuni di questi sono rappresentati nei due emisferi. Cosi il genere DoUchoderus conta numerose specie in America, in Australia e nella regione indiana e una che vive in Europa; il genere Irido- myrmex, ricco di specie australiane, si estende pure in America e nell'arcipelago indiano; entrambi questi generi sono stati trovati in Europa fossili nell'ambra. — Il genere Odontomachus non ha rappresentanti africani fuorché la specie cosmopolita 0. haemato- des L. e una forma aberrante di Madagascar (0. Coquerelì Rog.). Mancano pure tutte le forme del gruppo degli Ectatomnia. Tra i (1) Le differenze che separano Tuna daU'allra le così dette specie di Anomma sono a mio avviso tanto lievi da meritare ad esse appena il rango di razze locali o di sottospecie. — 71 — Mirrnicidi è notevole la scarsezza dei Criptoceridi rappresentati solo da alcune specie dei generi orientali Cataulacus e Merano- jylus, mentre il genere cosmopolita Slrumigemjs sembra mancare affatto. Notiamo pure l'assenza dei generi Formica, Colobopsis e Myrmica. Analizzando il complesso della fauna africana mirmecologica, potremo dividerlo in 4 gruppi, cioè: 1) Un fondo probabilmente autoctono, rappresentato da al- cuni generi di Poneridi proprii dell'Africa [Paltothyreus, StreMo- gnat/ius, Plectroctena, Megaloponera) e dai Dorilidi. Questi ultimi abbondano nell'Africa più che in qualsiasi altra regione del vecchio mondo; tutti i generi dell'emisfero orientale sono rappresentati nel- l'Africa, che possiede inoltre in proprio i generi Anomma (1) e Rhogmus. Anche le BoUiroponera e le Plagiolepis africane diffe- riscono molto dalle congeneri di altre regioni, e potrebbero essere considerate come sottogeneri indipendenti. 2) Un certo numero di generi raggiunge il suo massimo svi- luppo nelle regioni indiana e australiana; tali sono le Sima, Myr- micaria, Ischnomyrmex, Pheiclologeton, Meranoplus, Cataulacus, Oecophylla, Polyrìiachis; si può supporre che queste formiche siano giunte in Africa attraverso l'oceano indiano, trasportate, su legni galleggianti, dalle correnti marine o pure, alate, dai venti. Che le Polyrìiachis specialmente siano state importate in tempi relativa- mente recenti lo rende assai verosimile il fatto che le poche specie africane si riferiscono tutte al gruppo altamente differenziato della P. relucens, ad eccezione della P. Wiamata; questa è stata tro- vata a Madagascar, mentre è molto diffusa nell'Indochina e nell'ar- cipelago indiano, dove vivono pure altre forme affini {P. bellicosa Sm. e Ypsilon Em.); di questa eccezione si può ben dire che con- ferma la regola. 3) Il fondo principale della popolazione mirmecologica del- l'Africa è fatto dai generi cosmopoliti Ponera, Tetramorium, (1) Smith ha descritto invero una Anomma erratica deUa Nuova Guinea, ma le determinazioni generiche di qucH'autore meritano pochissima fiducia. — 72 — Aphaenogaster, Monomorium, Cremastogaster, Solenopsis, Cam- ponotus (oltre a generi minori egualmente cosmopoliti: Leptogenys, Lobopelta, Platythyrea, Anochetus, Prenolepis ecc.). In alcuni di questi generi, esistono delle specie o gruppi di specie molto ben caratterizzati che sembrano proprii dell'Africa; cosi i Camponotus fulvopilosus F., niveosetosus Mayr, forammosus Forel, ursus Forel, mystaceus Em. e forme afl3ni ad essi, le grandi PJieidole excellens Mayr, s-peculifera Em. ecc. le Platythyrea che devonsi quindi rite- nere da più lungo tempo stabiliti in Africa. Ma, ancora in questi generi, il predominio di forme affini a quelle della fauna orientale è manifesto. 4) Finalmente è interessante segnalare un piccolo gruppo di forme d'origine probabilmente americana. Il Mayr descrisse nel 1866 due specie della Costa d'oro riferite da lui al genere Macromischa che è conosciuto soltanto delle Antille e del Mes- sico. Anche il genere Pachycondyla è esclusivamente neotropico; io ne ho descritto una specie del Capo di Buona Speranza (P. hotten- tota) molto affine a certe specie dell'America meridionale {flavìcornis F. e apicalìs Latr). Infine ultimamente ho acquistato due esemplari 9 "provenienti da Benue di una specie nuova e alquanto aberrante di Pogonomyrmex, genere anch'esso esclusivamente americano. Questi tipi americani sono pochissimi, ed è lecito supporre che siano stati trasportati in Africa dalla corrente contro-equatoriale, la quale dalle bocche dell'Amazone si dirige verso il golfo di Se- negambia, corrente stretta e debole a confronto delle ampie e nu- merose correnti dirette, nell'Atlantico australe, dall'Est all'Ovest. Il predominio delle correnti che vanno dall'Est all'Ovest su quelle che tengono la direzione opposta si avvera pure nell'Oceano indiano: esse avranno potuto trasportare moltissime formiche orien- tali (indiane e australiane) sulle coste africane. La grande estensione dell'habitat di quasi tutti i generi di for- miche e di moltissime specie non mi sembra si possa spiegare in modo soddisfacente, se non si ammette che questi insetti siano — 73 — capaci di essere trasportati attraverso ampie estensioni di mare per opera delle correnti. E questa capacità non deve essere eguale per tutte le formiche, quelle che vivono profondamente nella terra essendo ad es. meno atte ad essere trasportate di quelle che nidificano sui rami o sotto le corteccie degli alberi. La direzione prevalente delle correnti equatoriali essendo dall'Est all'Ovest, questa deve essere stata pure la direzione dominante delle migrazioni delle formiche. L'assenza dei Dolicoderidi nella fauna etiopica potrà signifi- care che la migrazione di questi insetti, che supporrò partita dalla regione australiana, non abbia potuto finora raggiungere le coste africane. La distribuzione geografica attuale di questo gruppo si ac- corda bene con questa ipotesi. Infatti il genere Dolichoderus conta, in Australia 4 specie conosciute; 12 specie si trovano nelle isole in- diane delle quali una si avanza nell' Indochina; 2 specie nuove sono state scoperte dal Fea in Birmania, 2 si avanzano fino nel- rindostan eie nota di Ceylan. La fauna dell'America meridio- nale è ancora più ricca e conta forme più variate: 15 specie sono finora descritte, oltre le quali ne esistono certo molte inedite (ne conosco 5 nella mia collezione); si potrebbe quindi ammettere una origine neotropica di questo gruppo. — Per gli Iridomyrmex si ripete una condizione consimile: l'America ne conta 5 specie; 10 vivono nell'Australia e nella Papuasia, 2 a Giava, 1 giunge fino a Ma- lacca. Però questa teoria, presa in forma assoluta, non regge alla cri- tica, perchè lo studio delle formiche dell'Ambra dimostra l'esistenza in Europa di forme fossili svariate dell'uno e dell'altro genere. Inol- tre l'anatomia dimostra che i Dolicoderidi sono più primitivi dei Cam- ponotidi, nella struttura del loro stomaco e nella esistenza di un aculeo rudimentale, che manca nei Camponotidi, La distribuzione attuale dei Dolicoderidi si potrebbe spiegare ammettendo che que- ste formiche furono diffuse anticamente in una zona boreale nella quale furono poi distrutte quasi tutte, col sopragiungere dei freddi del periodo glaciale; che ostacoli insuperabili impedirono loro di scendere in Africa e nell' Asia equatoriale. Ciò ammesso non è inverosimile che la diffusione attuale dei Dolicoderidi abbia avuto Anno XXI. 6 — 74: — per punto di partenza l'America e forse anche l'Australia o lo estremo Oriente. Il Dolichoderus 4,-punctalus dell'Europa e le forme neartiche affini sono forse residuo di forme circumpolari mioce- niche che hanno resistito alle cause nocive, le quali distrussero le altre congeneri. — Ma perchè queste considerazioni ipotetiche valgano a spiegare l'assenza dei Dolicoderidi dall'Africa equato- riale e australe, è d'uopo ancora che speciali condizioni abbiano impedito la diffusione rapida di queste formiche lungo il corso delle correnti marine; e queste condizioni dovrebbero essere cer- cate nel genere di vita delle stesse formiche. Qui la nostra igno- ranza è completa, perchè non sappiamo nulla o quasi nulla della nidificazione e in generale della biologia del maggior numero delle formiche esotiche. Cina discussione accurata della fauna mirmecologica etiopica rende vieppiù probabile l'origine straniera e in maggior parte orientale di molte forme. — I Camponotidi sono rappresentati da soli 7 generi (su 20 conosciuti). Di questi il genere Myrmecocy- stiis non ha che una sola specie, il M. vìaticus, di origine medi- terranea (1) risalito lungo la Valle del Nilo. Anche il genere Acantholepis ha una specie sola [A. capensis Mayr) strettamente afiìne ad una forma mediterranea e asiatica (A. Frauenfeldi) ; i generi Polyrhachis e Oecophylla sono composti di forme indiane e australiane alle quali le specie africane poco numerose sono strettamente affini; le Prenolepis africane sono specie cosmopo- lite. Restano dunque fra i Camponotidi i soli generi Plagiolepis (2 specie) e Camponotus, i quali comprendono forme veramente ben divergenti da quelle orientali e di cui si può ammettere che la loro immigrazione sia stata molto antica. Ma i Camponotus africani sono lungi dall'offrire quella varietà di tipi che si riscon- tra nella fauna indiana o anche in quella più ristretta dell'Au- stralia. Anche i grandi generi di Mirmicidi offrono poca diversità di forme. I Cremastogaster africani sono per la massima parte (1) Il bucino del Mediterraneo è la vera patria dei Mìjrmecocijslus che vi contano non meno di 5 specie senza tener conto di molte razze o sottospecie. — 75 — strettamente affini tra loro (gruppo del C. scutellaris) e le Plieì- dole si possono ridurre a pochi tipi principali comprendenti cia- scuno un numero ristretto di specie. La vera fauna mirmecologica autoctona dell'Africa ò dunque a mio parere composta essenzialmente di Dorilidi e di Poneridi, nei quali gruppi essa conta parecchie forme generiche proprie: e questi due gruppi sono quelli che, per considerazioni morfologiche che ho esposte altrove (1), io credo dover ritenere come i più antichi. Per quanto dissi sopra, e specialmente pel fatto della mancanza dei Dolicoderidi, si può argomentare che questa fauna rimase presto e lungamente isolata (probabilmente già prima del miocene) (2) e che in tempi relativamente recenti ebbe a ri- cevere l'invasione di forme straniere e principalmente orientali. Hanno tale provenienza i Camponotidi e buona parte almeno dei Mirmicidi. La fauna di Madagascar, per quel poco che ne cono- sco finora, appare ancora piìi di quella del continente ricca di importazioni indiane e australiane. Tali sono le conclusioni che mi sembrano risultare dalla di- scussione di quello che sappiamo finora della fauna mirmecologica africana; però non posso esprimerle senza ampie riserve, preve- dendo che nuove scoperte potrebbero costringermi a modificarle. Bologna, Marzo 1889. (11 Saggio di un ordinamento naturale dei Mirmicidei e considerazioni sulla filo- genesi delle formiche. — Bullett. Soc. Entom. Ital. Anno IX. (2) La bella scoperta di una fauna di Vertebrati con carattere etiopico (Struthio, Òrjchteropus ecc.) fatta dal Forsyth-Major, nel miocene superiore di Samo, non è in- compatibile con la mia ipotesi, perchè nulla prova che quella fauna fosse tuttavia in comunicazione col continente africano. — 76 — CURO Ing. Antonio AGGIUNTE ALLA PARTE PRIMA DEL SAGGIO DI UN CATALOGO DEI LEPIDOTTERI D'ITALIA Negli scorsi tre anni i materiali per la nostra fauna lepidotterologica sì sono arricchiti di parecchi nuovi lavori apparsi, principalmente, nell' ottimo Naturalista Siciliano; nonché di un'importante contribuzione del sig. H. Calberla, alla fauna dell' Italia Centrale, stata pubblicata nel periodico scien- tifico tedesco : Corresjjondens-Blaft ci. entomol. Vereins Iris (n. 4, 5). In attesa eh' io possa trovare tempo e letìa di occuparmi della seconda parte del mio lavoro, faccio seguire alcune aggiunte alla prima, valendomi degli studi sopra accennati e di varie comunicazioni statemi fatte da amici entomologi italiani e stranieri. pag. 34 Papilio Machaon L. — Due esemplari provenienti dal Tibet, di proprietà del sig. Christ di Basilea, segnerebbero in modo incon- testabile la transizione del P. Machaon, al P. Hospiton (Christ). » 37 Pieris Ergane Hb. — Sembra debbasi ritenere quale forma (piìi piccola) della P. Rapae L. ; è propria di alcune parti dell'Europa meridionale. — Oramai puossi asserire che questa Pieride trovasi senza dubbio nei dintorni di Firenze, specialmente sulle colline fiesolane. Nella raccolta del Prof. cav. Stefanelli v' è al presente una numerosa serie di esemplari nella quale, dalla Pieris Bapae tipica, si passa, per graduali e lievi variazioni, alla Ergane. Lo stesso è a dirsi per la P. Mannii Mayer, della quale l' egregio entomologo fiorentino ha raccolto moltissimi esemplari, tra cui varie femmine con caratteri specialissimi e non per anco indicati dai vari autori che descrissero e soltanto rammentarono questa forma. — 17 — pag. 38 Antocharis Belia Cr., var. Romana Calberla. — Forma più chiara, transitoria fra il tipo e la var. Simplonia Frr. ; comune nei monti di Tivoli ecc. » 40 Leucophasia Duponcheliì Stdg. — Incontrasi anche sulle colline boscose della Liguria occidentale. » 42 Colias Edusa L., ab. Minor Failla. — Forma piccolissima e pallida, stata osservata in Sicilia. » 43 Thecla W. album Kn. — Anche in Sicilia (Taonnina; Madonie). » 44 Polyommatus Virgaurea L., var ?. Apennina Calberla. — La P. Virgaurea dell' Apennino, comune all' elevazione di 1500 m. circa, difterisce parecchio dal tipo. Mentre il cf s' accosta a quello della var. Zermattensis Fallou, la ?, generalmente piìi chiara e più piccola della tipica, ha qualche analogia con quella della var. 3Uegu Vogel. » » P. Thersamon L., var. OmpJiale Klug. — Pare non sia stata os- servata a Mouterotondo, contrariamente a quanto erasi creduto. » 45 P. Hippothoé L., var. Italica Calberla. — 11 cf forma una tran- sizione alla var. Eiiryhia 0. delle Alpi; la ? invece s'avvicina a quella della var. Sticheri Gerh. della Lapponia. Questa forma è frequente sul Gran Sasso, verso la metà di luglio, a circa 1500 m. d'altitudine, nelle praterie umide. » 46 Lycaena Telicanus L., ab. Bellieri Ragusa. — Col disotto più pallido ecc. (Naturalista Siciliano 1 pag. 37). — Palermo. » 48 L. Zephyrus Frr., var. Lycidas Tripp. (da inserirsi dopo L. Opti- lete Kn. nel mio Catalogo.) È stata catturata sul Sempione. » 51 L. Damon Schiff. — Anche negli Abruzzi (poco frequente, Calberla). » 52 L. Argiolus L., var. Hypoìeuca KoU. (subtus mac. nuUis). — Madonie. » » L. Cillarus Rott., var. Valensae Pincitore. — Forma più piccola col disotto delle ali posteriori tirante al blu. — Sicilia. » » Nemeobius Lucina L. — Anche in Sicilia, nei dintorni di Pa- lermo (Ragusa). » 54 Apatura Iris L. — Anche nelle Valli del Bergamasco. Il sig. prof. Dragoni ne catturò un esemplare e? presso Valleve (V. Brembana) a circa 1200 m. sul mare. » 57 Vanessa C, album L., var. Obscurior Failla. — Nome proposto per la forma che presenta il disotto più scuro. — 78 — pag. 58 V. Urticae L. — Delle forme transitorie alla var. Ichnusa Ben. furono constatate anche in Sicilia (Madonie). » 59 V. Io L., var. Sardoa Stdg. — Pare s' incontri anche in Sicilia, massime d' estate. V » V. Cardui L., var. Minor Failla. — Distinguesi per l' estrema pic- colezza e poi colore piìi pallido. — (Madonie). » 62 Melitaea Aetherie Hb. — Secondo il sig. dott. Christ e altri, va considerata come specie buona e non come varietà della M, Phoebe Schiff. È stata catturata in Sicilia dal sig. G. Gianelli, » » M. Phoebe Sch., var. Aetherea Ev. — Il sig. Calberla ascrive a questa varietà più chiara una forma comune nella Campagna Komana in maggio e giugno, con transizioni al tipo. La rinvenni anch' io nel Bergamasco. » 62 M. Phoebe Sch., var. Caucasica Stdg. — Forma più grande e più scura, propria doli' Armenia e della Grecia, stata osservata anche in Sicilia. » 63 M. Didyma 0., var. Occidentalis Stdg. — Anche negli Abruzzi (Calberla), » 64 M. Parthenie Bkh. — Sembra doversi ascrivere anche alla Sicilia. » » M. Didyma 0., var. Romana Calberla. — Prossima alla var. Neera F. de W. smunta, con poca espansione delle macchiette nere. É frequente in principio d' estate nella Campagna Eomana. Negli Abruzzi è rara, vi apparisce in luglio. » 65 Argynnis Thore Hb. — Anche alla sommità di Val del Masino in luglio. (Alpe di Merdarola ecc.) » 67 Argynnis Pandora Sch. var. (et ab.) Paupercuìa Eagusa. — Forma analoga alle ab. Cleodaxa 0. e var. Anargyra Stdg.; nel disotto delle ali posteriori è appena accennato nelle due macchie presso la base il colore argenteo. Non rara in Sicilia. » 69 Melanargìa lapygia Cyr. var. Cleanthe Bd., anche nella Madonie assieme alle var. Caucasica Ndm. e Smvarovius Hbst. (più grandi e più 0 meno chiare.); queste, tuttavia, non bene caratterizzate in Sicilia. » » Erebia Epiphron Kn. var. Cassiope F. — Anche negli Abruzzi e nell'Apen. tose. » 70 E. Eryphyle Frr. — Da considerarsi come specie buona e non quale varietà della Melampus Fss. (Mittheil. d. schweiz. entom. Ge- sellsch. 1882.) — 79 — pag. 71 E. Medusa F. — Anche nelle Alpi mariti (S. Martino, Fenestra ecc.) Secondo il Sig. Calberla, gli esemplari di Boscolungo ecc, sono forme transitorie alle var. Psodea Hb. e var, Hippoinediisa 0. (Iris n. 4) » » E. Oeme Hb. — Lo stesso Sig. Calberla non l'ha rinvenuta nell'A- pennino toscano e presume che il Sig. cav. Stefanelli (secondo il cui Catal. ili. d. Lepid. tose, questa specie sarebbe frequente a Boscolungo ecc.) l'abbia scambiata colla congenere E. Medusa F. ch'egli non accenna. » » E. Stygne 0. — Frequente in luglio a Boscolungo fra 1600—1800 m. di altitudine, in esemplari molto grandi; più raro negli Abruzzi. » 72 E. Glacialis Esp., ab. Alecto Hb. e ab. Fìnto F. — Furono tutte e tre osservate sul Gran Sasso; rare le prime due, non infrequente l'ultima. » 73 E. Goante Esp. — Anche nelle Alpi marittime, al Col de Fene- stra ecc. » » E. Tyndarus Esp. — Incontrasi nell'Appennino Pistoiese e negli Abruzzi con delle forme transitorie alla var. Dromus H. S.; que- sta però pare non sia stata osservata nella zona centrale nella sua vera forma tipica. » 75 Ocneis Aello Hb. — Anche nelle Alpi marittime (Col de Fene- stra ecc.) » 76 Satyrus Alcyone Schiff, — Pare debba ritenersi quale var. minor del S. Hermione. » 77 S. Fatua Frr. — Il Sig. Calberla ha osservato a Sassoferrato, nel mese d'agosto, alcuni Satiri assai prossimi alla S. Fatua e alla sua varietà Martiani H. S., le quali due form.e sono probabilmente solo varietà della congenere ,S'. Statilìnus Hfn, » » S. Phaedra L. (Dryas Se.) — Anche nelle Alpi marittime (S- Mar. tino, Fenestra). » 78 Quale forma intermedia fra le nostre P. Binerà L. e P. Hiera F. devesi ritenere la Pararge Takkri dell'Imalaja (Christ). » 79 Pararge Megaera L. var. Tigelius Bon. — Anche in Sicilia (Taor- mina) e nella Ligur. occ? » 81 Coenonympha Satyrion E. — Devesi ritenere specie buona e non varietà della C. Arcania L. mentre le var. Darwiniana Stdg. è solo una forma locale più piccola di quest' ultima (Christ). » 82 Coenon. Dorus E. — Anche negli Abruzzi ma non a Sassoferrato. — 80 -- pag. 82 C. Pamphilus L. var. Lylliis Esp. — Certi esemplari Siciliani sono quasi identici alla C. Thyrsis Frr. dell'Isola di Candia. » 83 Syrichtus Proto Esp. — Anche in Sicilia; il Sig. Struve ne raccolse i bruchi a Taormina. » 84 Syr. Alveus Hb. var. Onopordi Rbr. — Il Sig. Calberla ne cat- turò un esemplare tipico sul Gran Sasso. » 89 Deilephila Euphorbiae L. ab. Paralias Nick (ab rubescens). Il Sig. Struve ne raccolse dei bruchi (assai somiglianti a quelli della congenere Galii Rott) a Mondello in Sicilia, che poi gli fornirono questa bella varietà. » » It. var. Grentsenhergu Stdg. — Più grande del tipo e di tinte più vivide, osservata a Capri dal Sig. Grentzenberg e ottenuta dal Sig. Struve da larve ch'egli raccolse a Taormina. » 89 It. var. (ab.) Esiilae Bd. le. 50. 1. — Pare che questa forma esista realmente ; il Sig. Failla Tedaldi, nel maggio del 1886 ne catturò due esemplari nell'isola di Lampedusa (mare di Sicilia). Essi dif- feriscono dal tipo per la tinta generale assai cupa, per la man- canza delle macchie nere al di sopra dei segmenti abdominali; per la fascia mediana più stretta e giallastra nelle prime ali, e pel disotto delle ali quasi interamente bruno, eccettuate le fascie mediane che sono rossastre. » 90 Deilephila Nerii L. — Anche in Sicilia, nelle vicinanze di Palermo. Il Sig. Withacker ne allevò dei bruchi raccolti d'autunno che gli fornirono le farfalle nella seguente primavera. » » D. Porcellus. L. — È stata catturata anche in Sicilia dal Sig. Pin- citore Marot. » 93 Sciapteron Tabaniforme Rott. — Anche in Sicilia; il signor Ra- gusa ne rinvenne un esemplare presso Catania. » 99 Sesia Foeniformis H. S. — Un secondo esemplare è stato raccolto in Sicilia, dal sig. Ragusa. » 101 Ino Budensis Spr. — È da radiarsi, dovendo ascriversi alla con- genere Tenuicornis Z. gli esem.plari raccolti dal Sig. Standfuss nelle Romagne e negli Abruzzi, invece che alla Budensis. » » I. Cognata var. Suhsolana Stg. — Anche nella Campagna Romana e gli Abruzzi (Calberla). '» » I. Pruni Schifi". — S'incontra anche in Sicilia (Taormina ecc.) » » I. Geryon Hb, — Anche nella zona centrale (Abruzzi, poco fre- quente — Calberla). — 81 — pag. 103 Zygaena Scabiosae Esp. — É stata catturata anche in Sicilia, in luglio, nei boschi di Mistretta. » » Z. P-ubicundus Hb. — Secondo il sig. Christ è specie buona e non varietà della Pilosellae Esp. » » Z. Brizae Esp. — Appartiene anche alle Alpi del Monrosa. » 104 Z. Romeo Dup. — Secondo il sig. D. Killias (Nachtrag z. Ins. Fauna Graub.) la Romeo tipica incontrasi anche in Val Bre- gaglia (Spino, m. 800 s. m.). » 105 Z. Dahurica Bd. — Specie buona e non varietà della Meliloti Esp. (Christ.). » » Z. Meliloti E., var. Balearica B. — Anche nella Liguria occiden- tale e Alpi marittime. » 106 Z. Stoechadis Bkh. — Solo varietà della Lonicera E. secondo il sig. Christ. » 109 Z. Carniolica Se, var. Apennina Calb. — È stata ribattezzata : ab. Wisckotte dal sig. Calberla. » 110 Nadia Punctata B., var. Hijaìma Frr. 473 (al. ant. mac. albis; al. post, subhyalinis), è da ascriversi alla nostra fauna. Frequente nella Camp. Romana nel mese di giugno e nell'autunno (Calberla). » 111 Sarrothripa Undulana Hb. colla sua var. Dilutana Hb. — Anche in Sicilia ; dal sig. Failla Tedaldi nelle Madonie d' estate. » 113 Nola Togatulalis Hb. — Incontrasi anche nella Campagna Ro- mana; non comune, in giugno (Calberla). » 114 N. Albula Hb. — Appartiene anche alla zona meridionale (Sicilia, Mina Palumbo). » 115 Nudaria Murina Hb. — Come la preced. (Madonie, Failla Tedaldi). » 118 Lithosia Lutarella L. — È da ascriversi anche alla Zona meridio- nale, essendo stata raccolta alla Ficuzza (Sicilia) dal sig. Ragusa. » 118 Lithosia Lutarella L., var. Palli frons Z. — Anche a Montero- tondo (rara, Calberla). » 119 Emydia Cribrum L. - Sembra che la forma tipica sia stata os- servata anche in Sicilia. » 120 Nemeophila Plantaginis L. — É frequente in luglio anche nel- l'Apennino pistoiese e negli Abruzzi. » 121 Callimorpha Dominula L. — A maggior schiarimento e parziale rettifica di quanto dissi, nel mio Saggio, a proposito delle diverse forme gialle che presenta la C. Dominula, aggiungo che, in ordine di melanismo crescente, esse distinguonsi come segue: — 82 — Var. (et ab.) Eossica KoU. (Standfass, Iris n. 2, T. I, 8; Bominula var. God. IV, 38, 3 ; Frr. 369.) — In questa forma il giallo si sosti- tuisce semplicemente al rosso, sulle ali posteriori e sull' addome. Incontrasi quale varietà costante (?) in alcune parti della Russia meridionale, Armenia ecc., e come varietà accidentale ovunque apparisce la Bominula. Var. (et. ab.) Italica Stdf. (Iris n. 2, T. I, 9; Donna Esp. IV, 184, 4). Corrisponde alla varietà della Donna E. figurata dal Costa negli Ann. Soc. ent. Frane. 1842, PI. IX 7, 8. — Essa ha maggiore espansione del nero sulle ali posteriore e 1' addome parimente nero. Apparisce in alcune parti dell' Italia sett. quale varietà costante, e quale aberrazione in Toscana.' Secondo Costa essa sarebbe propria degli Abruzzi: il sig. CalberJa, tuttavia non ve r ha rinvenuta. Var. Persona Hb. 319-22. — Questa forma poco differisce dalla prece- dente; solo ha il nero un poco più invadente nelle ali posteriori. S' è rinvenuta in Toscana e quale' altra parte d' Italia. Var. Donna Dup. (Dup. III 4, 1; Brd. le. 59, 1), identica alla Per- sona Frr. 272. — Il giallo delle ali posteriori vi si riduce a parecchi raggi partenti dalla base dell' ala, a una macchietta mediana e ad alcuni punti presso al margine inferiore. Costa la dice: forma dominante nelle Calabrie. Var. Domina Hb. 223 (Stdf. Iris n. 2, T. I, 10). È la più melanotica e non vi si scorgono che pochi e strettissimi raggi gialli, nessun punto giallo marginale; manca spesso anche la macchietta me- diana. — Sin qui non si è rinvenuta che in Toscana, pag. 123 Arctia Villica L., ab. Angelica Bd. — Il sig. Calberla la dice non rara a Monterotondo ecc. ; è stata osservata anche in Sicilia; talvolta la fascia marginale nera si riduce a poche macchie stac- cate 0 scompare quasi del tutto. Var. Bellieri Failla; forma che distinguesi per le ali anteriori bru- no-giallastre, prossima alla var. Koneivhai Fer. ; osservata in Sicilia. ab. Nigrofasciata Failla. — Le macchie basillari delle seconde ali formano una fascia nera che traversa 1' ala sin quasi al margine interno; questa bellissima aberrazione incontrasi (rarissima) in Sicilia. » 125 Spilosoma Fuliginosa L., var. Fervida Stdg. — È frequente in — 83 — maggio e giugno nella Campagna Komana. — La var. Subnigra Min., colle macchie delle ali poster, confluenti disposte a fascia, è stata raccolta in Sicilia, pag. 127 Hepialus Sylvinus L. — Anche in Sicilia (Settembre, Failla). » » H. Lupulinus L. — Come la precedente (Madonie, luglio, Failla). » 128 Hypopta Caestrum Hb. — Ne venne catturato un secondo esem- plare a Morreale in Sicilia. » 129 Stygia Colchica, H. S. 10. — Specie della Russia meridionale, stata raccolta in un esemplare if molto piccolo a Brindisi (da una re- centissima comunicazione fattami da Staudinger.) » 132 Acantopsyche (Heyl.) Tedaldi Hej^. — Forma prossima alla Psyche Febretta Boy. propria della Siria e dell' Africa sett. stata osservata anche in Sicilia dal sig. Tedaldi, della quale già nel 1847 Zeller avea scoperto i bruchi vicino al fiume Anapo, sull'Asphodeleus ramosus, ma l' educazione non gli riuscì. » » Opinano parecchi lepidotterologi che anche il genere Melasina Bd. (eh' io, seguendo il Catalogo di Staudinger e Wocke, posi fra le Tineidi), debba far parte della tribù delle PsychicU, e trovar posto fra i generi: Psyche Schr., e Epichnopteryx Hb. — Tolgo quindi quanto concerne questo genere, dalla parte VI del mio Saggio (Bull, della Società entomologica italiana 1882) : Genus Meifisina Boi. Ciliaris 0, Luguhris Hb. 216. — Luglio, agosto — Contro alle rupi — Monti, Alpi Z. sett. 5 (Valtellina ecc.) Z. cent. 5 (Alpi mar. Apen. pistojese). Alpi tutte, monti della Frane, merid. Il bruco (portasacco) vive s. graminee. ? Lugubris Hb. 217. — Phrìjganiluguhrella Brd. — Non mi consta con certezza che questa specie sia stata osservata in Italia. Se- condo il catalogo di Wocke s'incontrerebbe nelle Alpi, in Grecia e sui monti dell' Asia minore. — Millière la raccolse in agosto sulle colline dei dintorni di Cannes ove il bruco vive sui Cistus, Eriche e Dorycnium (Millière, Catalogne raisonnè III pag. 297). — 84 — Quanto alle forme Melas B., Pundata H. S. e Melana H. S., il soprannominato entomologo le ritiene solo varietà della Lugubris, avendole tutte ottenute ex larva, da bruchi identici trovati presso Cannes nella medesima località. pag. 134 Dopo la Fumea Crassiorella Brd. deve collocarsi la seguente: Fumea Betulina Z. — Un cf raccolto a Boscolungo (Toscana) dal Sig. Calberla ai primi di luglio — Francia, Germ. cent, e mer. Russ. occid. F. Nocturnella Mill. — Scoperta da Millière a S. Martino (Alpi mar.). » 136 Orgya Ramburii Mab. — Anche in Sicilia (Palila) » » O. Erica Germ. var. Intermedia Frr. — Un cf catturato dal Sig. Calberla s. Gran Sasso verso la metà di luglio (forma più scura del tipo e transitoria alla 0. Ramhuri). » » O. Dubia, Tausch. var. Splendida Ebr. — Specie dell'Andalusia rinvenuta a Trapani (Sicilia) dal Sig. F. Lombardo. » 138 Bomb. Populi L. var. Calherlae Ragusa. — Forma più grande, con la fascia lineare nei due sessi interrotta da due macchie gialle, propria della Sicilia e che trovasi descritta e figurata nel Naturalista Siciliano (anno Vili, 1889). » 141 Crateronyx Taraxaci Esp. — Non incontrasi negli Abruzzi, come lo indicai, ma a Monterotondo; raro. » 142 Lasiocampa Quercìfolia L. ab. Alnifolia 0. — È una forma più scura che presentasi talvolta nell'apparizione estiva. « 144 Saturnia Pavonia L. var. Meridionalis, Calberla. — Secondo il Sig. Calberla la nostra Pavonia italiana differisce parecchio dal tipo Linneano. I dcf han da noi colori più vivaci, con predomi- nanza di tinta arancio; le ??, di grandissime dimensioni, sono generalmente più scure e più rutilanti delle tipiche. Anche l' in- volucro esterno del bozzolo varia alquanto (Iris, n. 4). » 145 Drepana Cultraria F. — Deve ascriversi anche alla zona centrale. (S. Martino Lantosca, Millière). Dup. Binaria Hb. — Anche la forma tipica incontrasi in Sicilia. » 146 Harpya Verbasci God. — Specie della Francia raerid. stata cat- turata anche in vicinanza di Monaco dal Sig. Wagner, e quindi da ascriversi anche alla Liguria occidentale. » » H. Bifida Hb. — È stata raccolta anche in Sicilia (Termini ecc.). » 147 Stauropus Fagi L. — Come la precedente (Castelbuono). — 85 — pag. 149 Notodonta Argentina, Schiff. — Anche a Monterotondo; rariss. fine magg. » » Lophopteryx Cuculia Esp. — Come la precedente (Calberla). » » Dryonobia Velitaris Hfn. Come le precedenti. » 150 Ptilophora Plumifera B. V. — Va ascritta anche alla Zona me- ridionale, essendo stata raccolta in Sicilia dal sig. Eagusa. » 152 Thyatira Batis L. — Comune d'estate a Monterotondo, più rara nell'autunno. È stata raccolta anche a Caste.lbuono in Sicilia. » » Cymatophora Octogesima Hb. — Trovasi nella zona centrale (S. Martino Lantosca) e nella zona merid. (Madonie, un esempi, in luglio). — 86 — EUGENIO FIGALBI DOTTORE IN SCIENZE NATURALI E IN MEDICINA. NOTIZIE PREVENTIVE SULLE ZANZARE ITALIANE III^ Nota preventiva (1) Il Cwlex spftthipfsìpis di Rondani In una procedente mia nota preventiva (2) fui costretto a dire che un lavoretto di tre pagine di Rondani, intitolato « Specie italiane del genere Culex » (3), che è l'unico vero e proprio del genere, che esista in Italia, e nel quale l'autore in tre pagine intese dar conto di 12 specie (delle quali 6 indicate come nuove), era per la sua brevità e insnfficenza da considerarsi inutile cosa. Non posso, per quanto mi dolga, cambiare parere. Tuttavia in quello che posso mi è grato compiere il dovere di rendere giustizia al merito, del resto noto, di Rondani. Dirò dunque che avendo io assai abbondantemente raccolto nel senese e nella maremma toscana una bella specie di zanzara, ed essendo venuto a completa conoscenza, oltre che dei due sessi, anche della larva e della ninfa, non tardai a giungere nella convinzione che si trattasse di specie europea non descritta dagli autori di oltre Alpe. Esaminato anche lo scritto di Rondani, vi trovai un Culex spathìpalpis, accennato per soli tre caratteri, che realmente trovavo nella mia zanzara. Ma la pochezza dei caratteri accennati (4), assolutamente insufftcenti da soli (1) La prima e seconda nota preventiva trovansi nel Bollettino della Società entomo- logica italiana. Anno XXI. Firenze 1889. (2) Notizie preventive sulle zanzare italiane. - I. Nota preventiva. (3) Bollettino della Società entomologica italiana. Anno IV. Firenze 1872. (4) Uno dei caratteri accennati da Rondani, anzi quello da cui ha tratto il nome spe- cifico, consiste nel fatto che i palpi maschili sono all'apice dilatati in piccola spatola. Ma farò osservare che questo carattere è proprio ad altre specie; io l'ho già descritto nel Culex Richiardii e lo ridescriverò anche più evidente in altre. — Un fatto singolare — 87 — non mi avrebbe mai potuto autorizzare a stabilire una identificazione, spe- cialmente in un paese, come l'Italia, in cui la massima parte delle specie sono da descrivere; tanto più poi non mi credevo autorizzato a fare una identificazione, in quanto che altri caratteri di rilievo vedevo nella mia zan- zara, del tutto da Rondani taciuti. Sarei così sempre rimasto nella incertezza. Ma avendo voluto per mia istruzione, e favorito dalla gentilezza del Sig. Prof. Targioni Tozzetti, esaminare i Culicidi della collezione Eondani, vidi che uno tra i pochi, che l'autore abbia preparato e .lasciato in condi- zione da poter essere un po' riconosciuti, era la mia zanzara, che portava la denominazione appunto di Culex spatMpaìpis. Dopo ciò, sono lieto di lasciare al Rondani la priorità della scoperta e della denominazione, come Citlex spathipalpis, della menzionata zanzara. Siccome però di essa manca ogni descrizione, atta a farla riconoscere e a mettere in rilievo alcuni importanti caratteri, così io riempio questo vuoto. E mi par giusto si riconosca che se Eondani scuoprì, io ho descrìtto pel primo e fatto conoscere questa specie. — Sìa nel descriverla, sia dopo de- scrittala, mi fermerò su alcune considerazioni non prive di interesse, cui essa si presta. CULEX SPATHIPALPIS Palpi della ? con brevissima radice nera, nel resto neri hriszolati eli bianco, che forma una anellatura più o meno evidente a metà, con apice bianco. Nel arziale, imperfetta; infine disseccamento com- pleto anche di quei rari granellini singoli che, disseminati qua e colà per le ovature, avevano resistito alla evaporazione degli umori nell'autunno e nella prima parte dell'inverno. Di fronte a questo nuovo insuccesso, ancora non diedi vìnta la causa. Ma sì per invitare più efficacemente le attitudini alla partenogenesi che per avventura si trovassero sopite nelle uova bivoltine di seconda generazione — sì per tener conto di alcune osservazioni recenti sullo sviluppo delle uova nel Bombice del gelso sotto la influenza di eccitazioni meccaniche e chimiche (3), (1) Riprodotto dal Boll. mens. di Bachicultura, 1889. (2j SuHa partenogenesi nel bombice del Gelso. — Annuario della Stazione Baco- logica, I. pag. 47 e seg. (3) A. dott. Thichomiroff. — Bollettino di Bachicultura 1886, N. 11 e 12. — 119 — io sono ricorso nell'ultimo autunno all'applicazione dell'elettricità, la quale, siccome da noi è stato provato (1), i^romuove in date circostanze l'immediato e pieno svolg'imento embriogenico nelle uova anche annuali. Tichomiroff afferma in base a proprie esperienze che, trattando uova non fecondate mediante lo strofinamento, ovvero la sommersione in acido sol- forico, vi si ottiene la colorazione in un numero assai maggiore che senza questo trattamento. Egli proclama quindi la sensibilità del seme non fecon- dato e la facoltà di esso a reagire in presenza di una eccitazione esterna, iivviandosi alla partenogenesi naturale: con la quale espressione il natura- lista russo dichiara di voler significare soltanto lo sviluppo partenogenetico sino a un certo punto, sino alla formazione dei foglietti embrionali, e di lasciare affatto aperto il quesito controverso, se le uova del Bomhyx mori possano svilupparsi cioè partenogeneticamente fino allo scliiudiraento. Allo strofinamento ed alla immersione in acido solforico io ho sostituita dunque la elettricità, la quale permette di regolare assai meglio anche la misura della eccitazione applicata, e la sua distribuzione uniforme. 150 bozzoli furono isolati in maniera che ciascuno si trovasse rinchiuso entro una sacchetta di carta pergamena la di cui imboccatura veniva di mano in mano incollata. Sperando le singole sacchette verso la luce, si te- neva nota per ciascuna (senza aprirla) del giorno di avvenuto sfarfallamento; € soltanto quelle che mostravano di contenere entro le prime 48 ore dalla comparsa della farfalla, un numero ragguardevole di uova appiccicate alle pareti, si aprivano, si distendevano in piano, e si assoggettavano infine per la durata di 2 minuti primi all'azione di un fiocco elettrico luminoso. Furono trattate in questo modo 49 ovature, che contavano ciascuna dalle 200 alle 300 uova, e che vennero mantenute per lo spazio di 28 giorni in un ambiente riscaldato a 18° R. Ora, mentre le ovature fecondate sono schiuse completamente entro soli 10 giorni dopo eguale trattamento, le uova delle suddette 49 deposizioni non fecondate hanno subito il calore di 18° E. per 28 giorni senza che un solo grano se ne sia dischiuso. Parecchio di esse sono rimaste affatto gialle; al-, cune mostrano qua e là singoli grani colorati; altre, gruppetti di più uova infoschite circondati ^a grani gialli; altre finalmente appariscono colorate nella maggior parte delle uova. Ma sì le gialle che le colorite sono ormai (1) Sullo strofinamento dei semi di razza annuale. — Annuario della Stazione Ba- «olog-ica 1873. — 120 — quasi tutte disseccate; e di turgide non ne rimangono (dopo 28 giorni di riposo a 18° E.) che poche colorate, corrispondenti al 0.4 "/o sul numero to- tale delle uova raccolte. Parecchie di queste uova turgide vengono preparate col metodo Selvatico, scottate in acqua a 75" C, aperte, e tinte con saffranina: la membrana sie- rosa e le sfere del tuorlo non mostrano nulla di notevole; la stria germinale si isola facilmente; vi si scorgono larghe le due espansioni cefaliche; l'estre- mità caudale termina invece assottigliata; di mesoderma nessuna traccia an- cora. Sicché puossi affermare che lo sviluppo embriogenico di queste uova non fecondate e dell'età di 28 giorni si era arrestato senza poter pììi avan- zare a un punto che nelle fecondate risponde approssimativamente al terzo giorno dalla deposizione. Senza risalire ad autori anteriori, i quali si accontentano di affermare o di negare la nascita di bacolini partenogenetici, ma non rendono esatto conto del modo da essi tenuto per assicurare la verginità delle farfalle procreatrici,, io credo che oggi l'analisi critica delle ricerche intorno alla partenogenesi del Filugello possa limitarsi ai lavori più recenti del Siebold, della Stazione Bacologica di Padova, di Susani e Bettoni, e per ultimo di Massa. Siebold (1) nella nota sua lettera all'Ing. Curò, non scende a minuziosi particolari. Dice semplicemente di aver costrette le farfalle sotto severo controllo a deporre uova non fecondate, al quale scopo si tenne pronto per ogni singola farfalla vergine un foglietto di carta (2). Ciò succedeva al principio di ottobre: e il 23 novembre una di codeste cartoline, dimenticata in una stanza riscaldata, diede 53 bacolini (tutti in un giorno solo, senza altre nascite né prima né dopo!). Le rimanenti carte furono fatte uscire dal quartiere d'inverno alla fine del mese di aprile; ed esposte ad un moderato calore di stanza si ebbero il 7 ed il 10 maggio le prime nascite partenoge- netiche, le quali fino al 17 maggio sommarono a 202 bacolini. Assai minore fortuna ebbe la Stazione di Padova. Curando l'isolamento delle farfalle fin dal loro sbucare, con un rigore la di cui attendibilità può essere valutata da chiunque legga la descrizione di quelle ricerche, si raccol- ,{1) Vedi: Boll. Soc. ent. ital. anao VI, IS"!! e Boll. Meus. di Bacliicult.l874,p.97 eseg-. (2) loc. cit. — 121 — sero e si osservarono invano nel 1872 le uova di 1452 farfalle vergini, ap- partenenti a razze indigene e giapponesi, annuali e polivoltine. Kiimovate le prove nel 1874 e 1875 (1), si ebbe eguale risultato; degli ultimi tentativi, completamente falliti essi pure, rende conto il presente scritto. Susani e Bettoni (2) operarono con 805 farfalle vergini di razza verde, e 775 farfalle di razza indigena. Le cautele impiegate nell'isolamento furono ispirate a un rigorismo quasi esagerato. Nessun uovo di queste 1580 farfalle diede perù luogo a nascite partenogenetiche. Il Prof. Massa (3) invece è favorito dalla sorte in singoiar maniera. Egli chiude soli 25 bozzoli in altrettanti scompartimenti di una cassetta, si che ognuno si trovasse isolato in camerette ricoperte da una finissima tela di metallo ed ermeticamente chiuse. Ne sbucano nove farfalle femmine in tutto; e di queste nove femmine, due forniscono prole partenogenetica È piuttosto strano che gli osservatori i quali operarono su farfalle ver- gini in massa, abbiano a registrare risultanze del tutto negative; mentre si raccolgono bachi partenogenetici a centinaia da altri, che hanno a propria disposizione singoli o poco numerosi bozzoli soltanto. Ma vi ha di piìi: nei lavori di questi ultimi non mancano le oscurità e le indeterminatezze, le quali trattandosi di un argomento tanto controverso concorrono a mantenere vivo il dubbio, se in quelle ricerche sieno state bastevolmente eliminate tutte le sorgenti di possibili errori. Io non voglio trattenermi lungamente sulla pubblicazione del signor Massa, nella quale non comprendo come si faccia servire da chiusura ermetica una tela metallica per quanto fina (4) possa essere; mi stupisce che si possa di- battere largamente la possibilità di un accoppiamento avvenuto fra le larve del Filugello, mentre, come nota giustamente la Eivista di Bachicoltura in calce di pagina, la costituzione anatomica delle medesime ne esclude peren- toriamente anche il più lontano sospetto; e constato che vi si travisa intie- (1) Boll. mens. di Bachicult. 1875, pag. 73. (2) BoU. mens. di Bachicult. 1876, pag. 94. (3) Rivista di Bachicoltura 1889, n. 20. (4) Il diametro delle maglie non trovasi indicato. Ad ogni modo sarà utile però il ricordare che al Giappone non si impiegano per la riproduzione dellM. Pemy se non i bozzoli pili pesanti, contenenti femmine. I quali sono abbandonati a cielo scoperto entro gabbie intessute di vermène; e le farfalle che ne sbucano, sono fecondate aUraverso le maglie della gabbia, dai maschi selvaggi che vi accorrono. Anno XXI. 9 — 122 — ramente il senso della parola pedogenesi non meno, che quello di alcune espressioni attribuite al prof. Canestrini. Ma anche il lavoro del Siebold offre il fianco ad appunti assai gravi. Non può non essere lecito il dubitare di un perfetto isolamento delle far- falle, se vi si dice che per ciascuna di esse si tenne pronto — che cosa? ... Un foglietto di carta! Non sono mai sufBcenti le precauzioni a garantire la riuscita netta di una sperienza dilicata, e Siebold dimentica o perde di vista uno di questi foglietti coperti di uova vergini (?), il quale subito manda fuori 53 bacolini partenogenetici ! Chiunque abbia osservate mai ovature di farfalle vergini sa che, anche senza essere tanto scarse come vorrebbe il signor Massa, rimangono pur sempre assai più avare dell'ordinario; e ad inverno trascorso appena se qualche singolo granellino mostra di aver resistito al completo disseccamento. Ebbene, il signor Siebold raccoglie invece 164 bacolini da un' unica ovatura vergine ! Non ho bisogno di rilevare quanto tempo richiegga a schiudere in con- dizioni ordinarie un seme svernato. Ma come non restare perplessi allorquando si legge che le uova levate verso la fine di aprile dal quartiere d' inverno {e a Monaco di Baviera non ci sono inverni da burla, veh!) ed esposte ad un moderato calore di stanza incominciano a schiudere il 7 maggio sus- seguente? Già nell'embrione prossimo a sgusciare si riconosce senza difficoltà il sesso degli organi genitali, a malgrado delle affermazioni contrarie che si ripetono per intesa. Ma il Siebold non ha mancato di interrogare diretta- mente il microscopio; e tuttavia egli afferma di essersi convinto con indagini microscopiche che una sicura fissazione del futuro sesso di una larva non è possibile che dopo la terza muta di essa! E per finire la spiacevole enumerazione, cito ancora la chiusa con cui Siebold vuole disarmare i suoi avversari : « La maggior parte delle mie uova vergini colorate, egli dichiara, non ha dato nascita a bacolini, sebbene li contenesse completamente formati ma morti: e dalla non comparsa dei ba- colini si è voluto conchiudere da osservatori miopi l'assenza della partenoge- nesi nel Filugello ! » Ma i risultati delle ricerche più sopra descritte ribat- tono abbastanza vittoriosamente la obbiezione. Perchè non pare che bacolini eorapletamente formati possano essere sfuggiti all' attenzione di chi riesce iigevolmente a trovare e a preparare invece lo strie germinali. — 123 — Io provo sincero rammarico nella previsione che taluno sia per giudicare spietata quest'analisi della pubblicazione del Siebold, e irriverente verso la memoria di un distinto naturalista cui la scienza va debitrice di pregiati lavori. Ma la ricerca della verità non può arrestarsi dinanzi a personali ri- guardi, e d'altronde la infallibilità è stata sempre inconciliabile con la na- tura umana, per quanto del resto eminente, È un nome giustamente venerato anche quello del De Gasparin, il quale scrisse (Compt. rend. tom. XLIV, 1857), che nel mezzogiorno della Francia non si permette che ogni secondo anno V accoppiamento alle farfalle del Filugello! E il Jourdan, non cesserà di essere stato un benemerito della scienza, per ciò solo che egli affermò essere invalsa ormai la pratica di rigenerare le razze del Filugello con i bacili lisciti dalle uova di farfalle vergini (Compt. rend. t. LUI, 1861) ! ! — 124 — Dott. EUGENIO FIGALBI PROF. DI ZOOLOGIA NELLA R. UNIVERSITÀ DI SASSARI NOTIZIE PREVENTIVE SULLE ZANZARE ITALIANE VP Nota preventiva (1) QUISTIONI ZOOLOGICHE INTORNO AL CulcX pipienS E DESCRIZIONE DI UNA SPECIE NUOVA (CuUx pJiytopliagUS). I. Il Culex pipiens è una specie liuneana, che il grande naturalista sve- dese innanzi di adottare la nomenclatura binomia chiamò Culex vulgaris e che poi sotto il nome di Culex pipiens, così caratterizzò e descrisse (2): « Cuìex cinereus; abdomine anniiUs fuscis odo. — Corpus ohlongum, cinereum; abdomen octo zonìs fuscis. Rostrum rectum, setaceum. Alae alhicantes, vasculosae, ad lumen nitentes. Thorax subtus hirsutus. — Ha- bitat larva in aquis, Culex ipse in sylvis. Honiinibus et animaJibus sono alarum et sanguinis suctu molestissimus, praesertim noctu. Dum vulnerai, sanguinemque haurit, pedes posteriores erigit. Pellitur fumo, maxime ex Inula helenio et Cannabe. Pupa in aquis, bicornis, reversa. Mas antennis inferne pedinatis ; palpis mediobarbatis : nonpimgit aut sugit sanguinem. » Dimandiamoci spassionatamente: Può questa descrizione offrire oggi cri- teri esatti per ulteriori identificazioni? Chi studia le zanzare non può rispon- dere affermativamente. — Un'altra avvertenza poi vuol essere fatta a pro- posito della zanzara linneana: Linneo riferì la prima sua descrizione (che sostanzialmente non modificò mai), alla zanzara delle località più nordiche di (1) Le altre cinque note preventive trovansi iu questo stesso Boll. d. Soc. Eni. Hai. Anno XXI. Firenze 1889-90. (2) Prendo questa descrizione dal : Systema naturae, Editio 12 reformata (ab auctore), Holmiae, ITSe-GS. — 125 — Europa; non della Svezia sola, ma della Lapponia; i primi cenni della zan- zara sono indubbiamente riferiti da Linneo a quella di Lapponia, che dice numerosa e fastidiosissima; e anche le altre descrizioni la zanzara di Lap- ponia indubbiament4>comprendono. Questo a proposito del Culex pipiens linneano. Ma venne poi prima Fabricius, che riuso le parole quasi di Linneo, poi Meigen (1) che col nome di Culex pipiens senz'altro battezzò la comune zanzara ematofaga europea, quale la trovava in Germania. Meigen fu da altri senz'altro seguito, e mi basti citare lo Schiner (2), che della zanzara comune ematofaga, quale la trovava in Austria, dotte assai minuta descrizione sotto il nome linneano di Culex xnpiens. La identificazione della zanzara comune ematofaga di Germania col Culex pipiens linneano, stabilita da Meigen e imitata da altri entomologhi per la zanzara comune ematofaga di altri paesi d'Europa (per l'Italia questa iden- tificazione fu accettata anche dal Rondani], io non oso accettare come defi- nitiva, specialmente per ciò che si riferisce all'Italia, fino a che non avrò (il che spero mi riesca non tanto tardi di fare) istituito buoni paragoni con le zanzare delle latitudini nordiche di Europa. Lo stesso Haliday, e poi il Westwood (1840), sospettarono che il vero Culex pipiens linneano fosse con- finato alle alte latitudini, e il Culex pipiens di Meigen fosse specie perfet- tamente distinta. Nel Catalogo dei Ditteri del Britisch Musenm questo dubbio è riafì^acciato. \ Io non avrei sollevata questa quistione se non avessi veduto che certe zanzare dell'estremo Nord (che non so, però, se fossero precisamente di Lap- ponia), le quali erano indicate come Culex pipiens, si mostravano diverse dalla nostra comune specie ematofaga. — Dietro questa osservazione (che, come ho ridetto, intendo completare e controllare), unita ai dubbi di altri, ho creduto ben fatto mettere sull'attenzione i ditterologhi, non solo perchè non siano, senza prove, troppo corrivi a credere identica alla linneana la zanzara comune ematofaga dei diversi paesi d'Europa (e specie del nostro, che è uno dei me- ridionali), ma anche perde si acloprino a districare questa quistione, se ne hanno opportunità. Questa la prima quistione, che intendevo dibattere. Ma ve n'è un'altra, (1) Meigen J. W. — Syst. Beschreibung der bek. europ. Zweifl. losecten. Aachen- Hamm, 1818-38. (2) Schiner J. R. — Fauna austriaca. Die Fliegen (Diptera). II Tli. Wieu, 18G1. — 126 — degna d'interesse e più positiva, che, come si vedrà- mi porterà con la sua risoluzione a descrivere una nuova specie. — Tale questione si può concre- tare in questa domanda: Tutte le zanzare nei nostri paesi credute apparte- nenti alla specie Culex pipiens — (conservando per ora questo nome alla zanzara comune ematofaga), — e nei Musei così determinate, costituiscono proprio una sola specie? Kispondo senz'altro che in Italia abbiamo per lo meno due zanzare di specie assolutamente differente, che non sono state distinte (ma confuse tra loro come Ctilex pipiens] da qudli autori, che in Europa scrissero sui culi- cidi. E queste due forme non sono insulse varietà individuali, non risultato di sottili ragionamenti; sono due specie nel senso della zoologia moderna, indubbie, delle quali una è prettamente fitofaga, l'altra è notoriamente ema- tofaga. Soltanto sono apparentemente assai simili; ma un occhio attento, e abituato un po' ad osservar zanzare, le distingue senza fatica. — Lasciando ad una, che è la zanzara comune ematofaga la denominazione (che io consi- dero, fino a nuovi studi" provvisoria) di Culex pipiens, propongo chiamare l'altra Cttlex phytophagus. E vengo a darne la descrizione, riportando la diagnosi differenziale tra essa e la zanzara comune ematofaga (d'Italia). IL Zanzara fitofaga. Cuìeac phytophagus, sp. n. Palpi in (f più lunghi della proboscide, che superano con l'estremità del penultimo e con tutto V ultimo articolo; pelosissimi; brunoneri in 6 P^i'se dopo le foglie. Gelsi. Anche i gelsi sono attaccati da cocciniglie, tra lo quali va annoverato — 140 — il Lecanium cymbiforme Targ. e la Diaspis pentagona Targ. infestissima, sebbene più di recente scoperta. Su quest'ultima si eseguirono le prove colla emulsione di solfuro di car- bonio 0 di petrolio al 10 7o) e si volle tentare il confronto con altro insetticida di nota energia, il cianuro di potassio, ma sciolto in acqua al 4 per 1000. Nel giorno 4 maggio 1889, due pezzi di tronco del diametro di circa quattro centimetri, egualmente ed uniformemente coperti di Diaspis, furono lavati, l'uno coll'emulsione di solfuro di carbonio al 10 °|^„ l'altro colla so- luzione di cianuro di potassio nelle proporzioni suddette. Verso la fine dello stesso mese, sui rami non trattati e tenuti in osser- vazione per confronto, cominciò un considerevole sviluppo di larve, le quali dopo essersi raggirate per alcuni giorni sui rami stessi, si fissarono finalmente fra e sopra gli scudi degli adulti preesistenti, ricoprendosi successivamente per la formazione di quelli a loro propri. Come se non fossero state in alcun modo trattate si comportarono le cocciniglie del pezzo di ramo lavato con cianuro di potassio, lo che dimostrò che il contatto del liquido acquoso, per quanto velenosissimo, colle cocciniglie, non era avvenuto, o non aveva avuto nessun effetto sopra di loro. Ma affatto diversi furono gli effetti delle emulsioni sul ramo di cui si è detto di sopra. Nessuna larva apparve e gli stessi adulti si rinvenivano, sotto le loro custodie circolari e biancastre per le femmine, lineari e candide per i maschi, neri e disseccati, mentre sui rami di confronto, le femmine so- prattutto, erano sempre di un bel giallo ranciato e turgide d'uova e di umore. " Tingis piri „ . Il Signor Antonio Biondi di Castelfalfi (Montaione) sperimentava per nostro consiglio, in estate, la emulsione di solfuro di carbonio al 5 7o contro la Tingis, e ne riportava pieno successo senza nocumento alcuno delle piante. 141 Geom. FRANCESCO VITALE STUDII SULL'ENTOMOLOGIA MESSINESE Nota l" GLI APION La fauna entomologica del territorio messinese non è stata minuziosamente e con amore studiata fin oggi, quantunque offra nel numero dei suoi generi, non che nella ricchezza in ispecie di taluno di essi, materiali degni d'attenzione. E sebbene aves- simo limitato di molto il nostro studio, restringendolo ad una sola famiglia del numeroso ordine dei Coleotteri, quella dei Curcu- lionidi, pure, le interessanti specie che vi abbiamo rinvenute, e più ancora le abbondanti osservazioni fatte su la vita ed il nutrimento di questi insetti, ci fanno credere utile la presente pubblicazione, ed opportuno il sottoporla al giudizio dei dotti. Però è d'uopo premettere che nello enumerare gli Apion, e po- scia gli altri Rmcofori, raccolti nell'agro messinese, riconosciamo di aver fatta opera in più punti incompleta, vuoi per gli scarsi mezzi di cui abbiamo potuto disporre, vuoi perchè non ancora provetti in qi,iesti studii. Ma fidiamo che il nostro grande amore per la scienza e la molta buona volontà, varranno a procurarci la benevola indulgenza ed i consigli degli entomologi. Cominciamo l'enumerazione dei CurcuUonidi messinesi, dal genere Apion, come quello che presso noi si mostra, in quanto a specie, il più ricco della famiglia. Seguirà poi l'enumerazione delle tribù o dei gruppi parimenti nu- merosi, e man mano quella degli altri. — 142 — Terminato il catalogo metteremo in appendice le specie trovate nel frat- tempo, e chiuderemo il lavoro con uno specchietto riassuntivo, disponendo ivi gl'insetti secondo la classificazione adottata nel catalogo dei Coleotteri Europei e Caucasici dei Signori Keyden, Reitter e Weise. Gen. Aiiion Herbst. 1° Gruppo Subiilirostri. 1. pomonae Fabr. — Ho raccolto nel Maggio del 1886, sopra una foglia di Vitis vinifera Lin. in contrada Calamarà, questa specie. È una va- rietà di media statura (3 millim. non compreso il rostro). Le elitre sono bluastre. Secondo il Wencker, la larva vive nei baccelli del Lathyrus pratensis Lin. e della Vida sepium Lin. Kaltenbach dice che l'imagine mangia in primavera le gemme degli alberi fruttiferi, specialmente dei meli. Sverna allo stato perfetto sotto le pietre e tra i muschi (De Gaulle). 2. craccae Lin. — Nello scorso autunno (1887), visitando in contrada Ric- ciardo alcuni alberi di Coryìus avellanae Lin., raccolsi, sulla pa- gina inferiore delle foglie molti Apion, fra cui un solo esemplare di questa specie. Il Wencker lo dice comune su la Vida craccae Lin. e multiflora Pali, o nei baccelli di Lathyrus sylvestris Lin. e di Ervum hirsutum Lin. Ciò confermano Perris, Bach, Gyllenhall, Waterhouse, Mathieu. 3. ochropus Germ. — Di questa specie non posseggo che 1 solo esemplare d' che raccolsi nel Maggio del 1885 sui muschi a terra, in contrada Calamarà. Il Wencker, che lo dice poco comune, lo ha trovato sul Lathyrus pratensis Lin. La larva vive nelle silique di questa pianta e della Vida sepium Lin. (De Gaulle, Perris, Bach, Die- trich, Wencker). 2°. Gruppo Filirostri. 4. tubiferum Gyll. — Comunissimo sulla catena dei Peloritani. L'ho sempre raccolto nella primavera sul Cistus salviaefoVms Lin. GÌ' individui catturati sono di varia statura; alcuni piccolissimi, altri molto grandi. Il Wencker lo dice comune in quasi tutta la Francia e l'Algeria. La larva vive nelle gemme florali del Cistus salviacfolius Lin., e Mon- — 143 — speliensis Lin. (Perris, Wencker, Frauenfeld, Pirazzoli); sol C. crispiis Lin. (Jacq. Duval, Lareynie); sulle Tamarix (De Gaulle) ecc. var. Sicauum Wenck. — Rarissimo. Solo due individui di tale varietà furono da me raccolti in contrada Scoppo nel Maggio 1885, sai Cistus salviaefolius Liu. 5. rugicoUe Germ. — Avevo dapprima creduto che il solo individuo appar- tenente a questa specie, da me posseduto, fosse una varietà del tubiferum Gyll; ma il rostro molto più corto, i peli corti e la pun- teggiatura delle elitre visibilissima mi hanno obbligato a riconoscerlo per il rugicoUe Germ. Lo raccolsi sui muschi a terra in contrada Scoppo, nel Maggio 1885. È tutto di color bluastro, di piccola statura. Aubó dice averlo trovato sul- V Heliantliemum vuìgare Gaertn. La larva, secondo Eppelsheim e Kaltenbach si trova nei semi di questa pianta. De Gaulle invece l'ha trovato in Luglio nei semi di Hel. alyssoi- des Vent. 6. carduorum Kirby. — Frequente nei mesi primaverili su le Carduacee. ed in tutte le contrade. L'ho raccolto al piano, quasi a livello del mare, su la Galadites tomentosa Moench., assieme al Ceutliorrhyn- chus litura Fab. ed al Rhynocillus conicus Froh. in contrada Due Torri: in colle sulla Cynara horrida e scolymus Lin., alla Castanea: in montagna sulla C. scolymus a Calamarà. Wencker lo dice comunissimo in Europa ed Algeria su i Carduus: Frauen- feld lo trovò sul Cardus achantoides Lin.: Perris, Gyllenhall, Walton, Red- tenbacher ecc., lo dicono delle Carduacee. Nei numerosi esemplari che posseggo si riscontrano tutte le differenze possibili, vuoi di statura, vuoi di colorazione. D'ordinario gli esemplari raccolti al piano, sono più piccoli e più scuri. var. A. Galactitis Wenck. — Rarissimo. Posseggo un solo esemplare rac- colto in contrada Due Torri nel Maggio 1886 su la Gdlactites tomentosa Moench. Hegger lo dice parassita (iéW Arctium lappa Schk. e lo confermano . Perris, Kaltenbach, Redtenbacher. Bargagli dice che fu osservato sui Cirsium in Maggio presso Firenze. Confermano ciò Perris e De Gaulle. var. B. Meridianum Wenck. Sulla C. horrida Lin., in Castanea, raccolsi nel Maggio una coppia di tale varietà. La ? fu divorata da un para- sita e posseggo solo il cr'. — 144 — 7. scalptum Mais. -- Nell'Aprile 1886 sopra una pianta di Cynara lior- rida Lin, presi un individuo, che tosto credetti un esemplare grosso della var. B del -Carduorum Kirby. Lo scorso Marzo, su la Ga- lactites tomentosa Moench, ne presi un altro individuo. Però esa- minandolo attentamente mi accorsi delle differenze, massime su la grossezza degli occhi, lo sviluppo dello scapo ed il restringimento anteriore del rostro. La diagnosi riportata dal Wencker mise in chiaro il dubbio, sicché mi confermai nel togliere questi due indi- vidui dal Carduorum Kirby, e riportarli allo scalptum Mnls. Wencker dice di poterlo prendere su le Cardiiacee; De Gaulle e Perris lo presero a Frejus sul Cardus. 8. onopordi Kirby. — Earo. Un esemplare di tale specie, lo raccolsi sul Eumex hucephalophorus Lin. nel Maggio 1887 in contrada Gra- vitelli: è un ucc|>lialiis Erichson. 1. polìtus Gyll, exiguus Sahlb. — Lo raccolsi in parecchi esemplari presso la villa Pompeati a Oltrecastello sui tronchi di olmo, ia primavera. Nella valle di Fiamme a Trodena (Ecch.). Corre agilissimo sul tronco degli alberi e si rintana, se sorpreso, nei mi- nutissimi fori della scorza nei quali visse nello stato di larva e di ninfa. Claiiibus Fischer. 1. armadillo Degeer., punctulum Beale. — Preso più volte presso Bolzano e Merano, nel terriccio, dal prof. Gredler. 2. pubescens Redt. — Innsbruck sotto i sassi (Andreis). Nell'Italia supe- riore e nel Piemonte (Sella). lioricaster Mulsant. 1. testaceus Muls. — Preso col vaglio da Ludy nei dintorni di Bolzano. 2. pumilus Eeitter. — Tirolo (1), Corsica (Reitter). Calyptoincriis Eedtenbacher. 1. alpestris Redt, — Specie rara. Fu trovata finora soltanto da Eccheli a Doladizza e nei dintorni di Andalo. Gli esemplari di quest'ultima lo- calità sono d'un giallo chiaro, probabilmente perchè immaturi. Comasus Fairm. 2. dublus Marsh. — Rinvenuto da Gobanz nella Valfredda, e da Gredler presso Bolzano. (1) Ho già osservato altrove che quasi tutti gli autori compreudouo nella deuomi- nazione « Tirolo » anche il Trentino. D'altronde riscontrandosi questa specie pure in Corsica, devesi dedurre che la sua diffusione sia assai estesa, e che viva indubbiamente anche nel Trentino. — 172 — SPHAERIDAE. $$l»hacrius Waltl. 1. acaroides Waltl. — Presso Ala nei vegetali fracidi, non raro (Kos.). TRICHOPTERYGIDAE. Ptcnidiiiiu Erichson. 1. evanescens Marsh, apicale Glllm. — A Bressanone e Merano sotto le foglie (Kos.), (nell'Istria, Veneto e Piemonte) Bolzano (Grdl.). 2. pusillum Gyll. — Piuttosto raro a Condino nelle Giudicarle (Gob.). niillidiiiiii Motschulsky. 1. minutissimam Ljungh, — Eccheli catturò due esemplari nei dintorni di S. Lugano in Flemme. Bolzano (Grdl.). Ptiliiiiii Erichson. 1. exaratum Allib, canaliculatum Gillra. — Rinvenuto da Gobanz nei din- torni di Condino. 2. Kunzei Heer. — Presso Merano nel concime (Ros.). Nella Lombardia, Piemonte, Istria ecc. Trlclioptcryx Kirby. 1. Chevrolati Allib, pygmea Er. — Raccolta da Gobanz a Condino nelle Giudicarle. 2. longicornis Mannh, pumila Er. — Bolzano nello sterco equino (Ros.). Nel Piemonte (Sella). 3. fascicularis Herbst. — Non rara a Tenno, Civezzano e nei dintorni di Caldaro (Beri), Condino (Gob.). 4. sericans Heer. — Assai abbondante a Bolzano, nelle sere d'estate; nel Piemonte (Sella). — 173 — 5. grandicollis Mannh. — Raccolsi alcuni esemplari a Mirabelle presso Trento, Condino (Gob.). 6. atomaria Degeer. — Ai laghi di Frani, Andalo, e a S. Lugano, non rara (Ecch.), Civezzano (Bert.), negli escrementi. 7. thoracica Waltl. — Gobanz la raccolse nei dintorni di Condino. Ptiiiclla Motschulsky. 1. testacea Heer. — Rinvenuta in numero da Gobanz nelle foreste di Ca- diuo, fra le scorze di tronchi d'albero deperiti. CORYLOPHIDAE. Sncìiiai Leconte. Clypeaster Latreille. 1. obscurum Sahlb. — Condino, nelle Giudicarie (Gob.). Sericodcrns Stephens. 1. lateralis Gyll. — Nogarè, in settembre, nei peri guasti, abbondante (Bert.). Coryloplius Stephens. 1. cassidiodes Marsh. — Trento fra i detriti dell'inondazione (Bert.). Ortlioperiis Stephens. 1. brunnipes Gyll. — Trento, nei detriti dell'inondazione (Beri). 2. picatus Marsh. — Sui monti dirimpetto a Doladizza, due esemplari (Ecch.). 3. punctum Marsh., atomarium Heer. — Trento, nell'inondazione (Bert.). SCAPHIDIIDAE. Sca|»hi«Ii»iii Olivier. 1. quadrimacalatum Oliv. — Eccheli raccolse piìi esemplari a Trodena e a S. Lugano. Caldaro fra le corteccie d'un pioppo, in primavera (Bert.). — 174 — Sul monte Cave sopra Torcegno (Cost.), Montebaldo fra le corteccie di faggio (Kos.), nelle Giudicarie (Gob.). Scaph isolila Leacb. 1. agarìcinum Lin. — Abbondante nei funghi d'albero. Trodena e S. Lu- gano (Ecch.), Montebaldo (Kos.), Caldaro, Nogarè, Borgo in aprile (Bert.), Torcegno, Mezzano (Cost.), Senale fra le corteccie di faggio (Lamprecht.). 2. boleti Panz. — Pigliai un esemplare a Nogarè. 3. assimile Er. — Nelle brughiere di Pormigar in Val d'Adige (Grdl.). PHALACRIDAE. Plialacriis Paykull. 1. corruscus Paylf. — Frequente, sui fiori e cespugli. Trento, Nogari^, Mori Borgo (Bert.). Sull'erba e sotto i vegetali, comune (Ros.), Rovereto (Zeni). 2. substriatus Gyll. — Nei dintorni di Bolzano al piede degli alberi, raro (Grdl.). 3. grossus Er. — Lippert trovò un esemplare a Nuovaitaliana a ponente della valle di Fassa, Olihriis Erichson. 1. corticalis Panz. — Nel Tirolo meridionale (Lechner). 2. aeneus Fabr. — Rinvenuto dal prof. Gredler nel Tirolo meridionale. Presso Bolzano (Hausmann). 3. bicolor Fabr. — Trento nell'inondazione, NogarA, Caldaro, Civezzano sui cespugli (Bert.), Torcegno (Cosi); nel Trentino (Zeni). Specie comune ovunque. 4. afGnis Strm. — Osservato dal barone Hausmann a Bolzano; S. Floriano presso Egna, due esemplari (Grdl.). 5. millefolii Payk. — Raccolsi 2 esemplari a Caldaro. Nella valle dell'Adige frequente (Grdl.), Torcegno, raro (Cosi). 6. pygmaeus Storm. — Trovato da Gobanz nelle Giudicarie. Gredler, che ebbe sott' occhio questa specie, osserva che la stossa ha il colore del- l' 01. a/finis. — 175 — Stilbiis Seidlitz. Olibnis Erichson. 1, atomarius Lin., piceus Koch. — Presso Merano (Ros.), Bolzano (Hansmann). 2. oblongus Er. — Gredler raccolse 3 esemplari a Bolzano, in ottobre. EROTYLIDAE. Ilaciie Latreille. Engis Paykull. 1. bìpustulata Tlmnb., humeralis Fabr. — Comune. Caldaro nei funghi sn d' un pioppo, Sella presso Borgo in un fungo d'albero (Beri). Triplani; Paykull. 1. russica Lin. — Trodena (Ecch.), Torcegno (Cosi), Olle presso Borgo in un fango legnoso su di un gelso, nel maggio (Beri). 2. aenea Schall. — Rinvenuta da Gobanz nelle Giudicarle, fra le scorzo degli alberi.. 3. scutellaris var., bicolor Gyll. — Nogarè, in settembre, volò un esemplare sulla mia mappa di disegno. 4. rufipes Fabr. — Eccheli la trovò non lungi da Trodena, in Flemme. Cyrtotrypiax Crotch. Trìtoma Fabricius. 1. bìpustulata -Fabr. — Si riscontra talvolta in gran numero nei funghi d'albero, massime di faggio. In gran quantità a Torcegno (Cost.), Caldaro, Nogarè (Beri), S. Lugano e Trodena (Ecch.). ENDOMYCHIDAE. llycctina Mulsant. 1. cruciata Schall. — Rinvenuta in piìi località nei dintorni di Bolzano dal -^ 176 — prof. Gredler. Fa pure trovata da Eccheli e da Gobanz iu Flemme nei funghi di faggio, però rarissima. var. caldbra Costa, interrupta Grdi. — Presso Boazzo nelle Giudicarle • (Grdl.). Endoitiycliiis Panzer. 1. coccineus Lln. — Comune nei funghi d'albero come betula faggio ecc. Montebaldo (Ros.), Torcegno abbondantissimo (Cost.) S. Lugano e Tro- dena (Ecch.). Myrinccoxcniis Chevrolàt. 1. subterraneus Chevr. — Rinvenuto ripetutamente dal conte Eccheli in Flemme vagliando muschi. 2. vaporariorum Guer. — L'amico Eccheli mi assicura, con lettera, di aver trovati sette individui di questa specie, nei formicai, in Flemme. Mycetaca Stephens. L hirta Marsh., subterranea Fabr. — Abbondante ovunque nelle travi ca- riate e nel legno vecchio in genere. Torbole (Ros.), Nogarè, Trento, Borgo (Bert.) S. Lugano (Ecch.). Alcxia Stephens. 1. pilosa Panz. — Doladizza, Radain, Andalo (Ecch.). Rabbi nei funghi (Venturi). 2. ignorans Reitter,, pilifera Reitter. — Rara. Un esemplare venne raccolto da Eccheli a Andalo. Nella valle Lagarina (Halb.). var. lunigera Reitt., pilifera Muli. — Condino e nella Valsugana (Gob.), presso S. Felice nella Naunia (Grdl.). CRYPTOPHAGIDAE. Diplococliis Guerin. 1. fagi Guer. — Costesso lo raccolse a Torcegno. Assai raro. — 177 — Tclmatoiiliilus Heer. 1. sparganii Ahrens. — Lo rinvenni a Trento nell'alveo vecchio dell'Adige. Raro. 2. caricis Oliv. — Condino (Gob.). Nella vai d'Adige nei fossi e sulle piante palustri (Ros.). 3. Schonherri Gyll. — Nogarè, un individuo (Bert.). Aiitlici'opSaagiis Latreille. 1. nigricornis Fabr. — Mitterbad nella valle di Ulten in una Campanula nel luglio (Grdl). Nella Lombardia, Piemonte ecc. 2. silaceus Herbst. — Presso Bolzano, alla fine di agosto, sui fiori (Grdl.). 3. pallens Oliv. — Trovato dal barone Hausmann presso Bolzano sul Zar/a;. Nuovaitaliana a ponente di Fassa (Lippert). Senale, nel muschio (Lam- precht). Il cav. Angeli mi favorì un individuo da lui raccolto a Ste- nico nelle Giudicarle. ncoioticus Thomson. 1. serratus Gyll. — Ai bagni di Ratzes nel Bolzanese sui legni spaccati di pino (Grdl). Sullo Stelvio (Eppelsheim), nella Pusteria (Ludy.). CryptopliagtiiS Herbst. 1. crenatus Gyll., crenulatus Er. — Trovato da Eppelsheim a Trafoi, nella regione dello Stelvio. 2. croaticus Reitt. — Rinvenuto da Eccheli a S. Lugano, raro. 3. baldensis Er. — Raccolto da Rosenhauer sul Montebaldo su d'un tronco di faggio. 4. pìlosus Gyll. — S. Lugano in Flemme, un esemplare (Ecch. i. 1.). 5. setulosus Sturra. — Pigliai un esemplare a Mori. Eccheli lo riscontrò a S. Lugano. 6. affinis Sturm. — Pejo nel luglio (Bert.). Eccheli lo catturò a S. Lugano. Trafoi nella regione dello Stelvio (Ros.). 7. cellarìs Scop. — Ala (Ros.). Abbondante nel terriccio e nelle cantine. Trento, Madrano (Bert.). — 178 — 8. acutangulus Gyll. — Nel Tirolo settentrionale (Eos.), Bolzano, negli orti nel volo, alla fine di aprile (Grdl.). 9. fumatus Marsh. — Costesso lo catturò a Torcegno, Eccheli a S. Lugano nella valle di Flemme. 10. fuscicornis Sturm. — Tirolo (Reitter. Col. Liste XIIL). 11. labilis Er. — Tirolo (Reitter 1. e). In tutta l'Europa (Cai di Berlino 1883). 12. distinguendus Sturm; — Presso Bolzano (Grdl.). Nel Trentino (Beri). 13. .saginatus Sturm. — Negare, in una stanza, pochi esemplari (Beri), S. Lugano (Ecch.). 14. dentatus Herbsi — Bolzano fra l'erba (Ros.), Caldaro (Grdl), S. Lu- gano (Ecch.). 15. scanicus Lin. — Abbondante sui cespugli e nelle case. Civezzano, Pejo, Nogarè, Trento, Borgo (Beri), Torcegno (Cosi). Lo trovai anche sulle spino delle botti dove si spilla il vino. Trodeua e a S. Lugano (Ecch.). 16. subdepressus Gyll. — Lo trovai a Pejo, sui larici, nel luglio. 17. pubescens Sturra., lapponicus Reitter. — Lo riscontrai a Nogarè; nel Bolzanese (Ludy.). 18. bimaculatus Panz. — Trovato una sol volta a Bolzano in ottobre (Grdl.). Paramecosoma Curtis. Micramhe Thoms. 19. abietis Payk. — Frequente nella valle di Flemme (Ecch.). Eaccolsi più esemplari a Pejo sui larici, in luglio. Paraiiiccosoiua Curtis. 1. melanocephalum Herbsi — Bolzano in ottobre, raro (Grdl.). Atoniaria Stephens. 1. fimetarii Herbsi — Merano sotto le foglie (Ros,). Nella Lombardia (Villa). 2. umbrina Gyll. -- Trento nei detriti (Beri). S. Lugano (Ecch.). 3. prolixa Er. — Venne catturata da Gobanz a Cavalese. 4. fuscicollis Mannh., umbrina Er. — Nella Naunia, e a Trento (Betta). 5. nigripennis Payk. — Rovereto (Zeni). Bolzano, sulle botti (Grdl.). Cava- lese (Gob.), S. Lugano (Ecch.). — 179 — 6. fuscata Schb. — Bressanone nel Tirolo meridionale fra i cespugli, a Rat- zes e nelle brughiere di Formigar, nel giugno (Grdl.), Trento (Bert.), S. Lugano in Flemme (Eccli.)- 7. pusilla Payk. — Abbondante fra lo foglio e muschio. S. Lugano (Ecch.), Ala (Ros.), Mori, Civezzano (Beri), Condino (Gob.). 8. atra Herbst. — Sul Rosengarten a 6500 piedi ed in altre localitcà del Tirolo meridionale (Grdl.), 9. mesomelas Herbst. — Colta col vaglio presso Moritzing nel Bolzanese (Ludy). 10. contaminata Er. — Rinvenuta sullo Stelvio, e presso Trafoi (Eppelsheim). IL fuscìpes Gyll. — Pejo, pochi esemplari, sui larici (Bert.), 12. turgida Er. — Raccolta da Gobanz a Cavalese. 13. testacea Stepb., analis Er. — Trento, Nogarè Borgo (Beri), Condino (Gob.). 14. apicalis Er. — Pigliata a Formigar, presso Bolzano, nel marzo (Grdl."). S. Lugano, in Flemme, rara (Ecch.). 15. ruficornis Marsh., terminata Comol. — Mori, Civezzano, ed altre loca- lità del Trentino (Beri). 16. rubida Roiti — Il conte Eccheli raccolse un esemplare a S. Lugano in Flemme. 17. gibbuta Er. — var, hyemcdis Bandi. — Tirolo (Reitter Bestimmungs Tabellen XXVII). Nel Piemonte (Bandi). ICpliis(einiB<« Stephens. 1. nigriclavis Steph., globosus Waltl. — Nogarè nei detriti, in agosto (Beri). 2. globulus Payk., gyrinoides Marsh. — Presso Ala col dimidialus Strra. (Ros.), Civezzano (Beri), nella valle di Flemme, in primavera su ra- dici d'albero (Gob.), S. Lugano (Ecch.). var. dimkliatus Strm. — Presso Ala nei vegetali in putrefazione (Ros.), Pejo, Caldaro (Bert.), Condino (Gob.), nella vallo di Flemme (Ecch.). 3. exiguus Er. — A Formigar e Caldaro al piede dei salici (Ros., Grdl.), S. Lugano (Ecch,). LATHRIDIIDAE. HoBoparaiuccns Curtis. 1. singalaris Beck. — Rinvenuto una sol volta dal prof. Gredler presso Bol- zano, e presso Campo nelle Giudicarle. Reitter lo riscontrò a Bolzano sui muri d'una stalla assieme alla Cartodere elegans. — 180 liathrieliiis Herbst. 1. lardarius Deg. — Gobanz lo catturò a Cavalese, Eccheli a S. Lugano. 2. angulatus Mannli. — Trovato presso Bolzano da Ludy (Grrdl.). 3. angusticollis Humm, — Sul Senale sotto i sassi (Grdl.), Pejo (Beri), S. Lugano (Ecch.). 4. rugicoUis Oliv. — Presso Eattenberg nel Tirolo settentrionale (Lipp.). Nel Piemonte (Sella). Coiioniniiisi Thomson. L coDstrictus Humm., carinatus Gyll., incisus Mannh. — Nei dintorni di Bolzano (Grdl). llnicnins Thomson. 1. hirtus Gyll. — Il prof. Rosenhauer lo raccolse presso Rovereto. 2. minutus Lin.: anthracìnus Mannh. — Abbondantissimo. Trento, Nogarè, Borgo (Beri), Torcegno (Cost.), Primiero (Sartori). 3. rugosus Herbst., planatus Mannh. — Pejo, nel luglio (Bert.). 4. transversus Oliv. — A Pejo, nel luglio (Beri), S. Lugano (Ecch.). Cartoilerc Thomson. L elegans Aubè. — Rinvenuta assai abbondante da Reitter sui muri d'una stalla a Bolzano, nell'aprile. 2. elongata Curtis., clathrata Mannh. — Doladizza e S. Lugano (Ecch.), Cavalese (Gob.). 3. ruficollis Marsh., liliputana Villa, exilis Mannh. — Piuttosto frequente. Condino (Gob.), Trento (Beri), var. concinna Mannh. — Caldaro (Beri). 4. filiformis Gyll., paralella Mannh. — Nei legnami vecchi e cariati. Trento e Nogarè (Beri), Bolzano (Reitter). var. tantìlla Mannh. — Bressanone, assai raro (Ros.). Nella Toscana (Carrara). — 181 — nasyccrus Marsliam. 1. sulcatus Brongn., echinatus Arrug. — Doladizza, S. Lugano e Trodena, non raro (Ecch.). Senale sotto sassi (Lainpreclit). Presso Tesero in Fiamme, nel bosco Avezzi, Condino (Gob.). Vive sotto le foglie secche ammuffite. CoE'tScaria Marsham. 1. pubescens Gyll. — Dajano, rara (Ecch.). Trento nei detriti dell'inonda- zione. (Beri). 2. fulva Comolli. — Trovata da Gobanz a Cavalese. 3. impressa Oliv., longicornis Oliv. — Presso Bolzano fra l'erba secca (Ros.). 4. longicoUis Zett. — Pejo, nel luglio, sui cespugli (Beri). 5. serrata Payk. — Rovereto (Ros.), Nogarè (Beri). 6. elongata Kummel. — Frequente. S. Lugano (Ecch.), nelle Giudicarle (Prap- porti), Trento (Bert.). Il prof, Rosenhauer la osservò colla Formica rufa. 7. fenestralis Liu., subacuminata Mannh., ferruginea Marsh. — Presso Bolzano sui salici (Ros.). lEeliiuopSatlialiiia Motschulsky. 1. gibbosa Herbsi — Abbondantissima sugli alberi e cespugli. Trento, Mori, Nogarè (Beri), Torcegno (Cost.), S. Lugano (Ecch.). 2. transversalis Gyll., brevicollis Mannh. — S. Lugano (Ecch.), Monte- baldo (Bert.), Condino (Gob.), Torcegno (Cost.), Campo (Frapporti). var. crocata Mannh. — Trovata da me a Trento, in Campo Trentino. 3. distinguenda Comolli. — Mezzano (Cosi). 4. similata Gyll. — Lo rinvenni a Mori e a Pejo. var. parvula Mannh. — Trento un esemplare (Beri). 5. fuscula Kummel. — Eccheli possiede un esemplare da lui raccolto a S. Lugano. Pejo, rara (Bert.). 6. iruncatella Mannh. — Rinvenuta da Gobanz a Cavalese. Trento nei de- triti, abbondante (Beri), S. Lugano (Ecch.). — 182 — TRITOMIDAE. ' . , Trypliilliis Latreille. 1. puDctatus Fabr. — Ecclieli mi favorì diversi esemplari da lui raccolti a Cadino nei funghi d'albero. liitargus Erichson. 1. bifascìatus Fabr. — Lo trovai a Trento nella crusca di frumento e a Caldaro. Condino (Gob.). Comune a S. Lugano. (Ecch.). l'rifoiiia Geoffroy. Wycetophagus Hellwig. 1. quadripustulata Lin. — Caldaro fra le corteccie d'un pioppo, in prima- vera, due esemplari (Bert.), Torcegno in Valsugana (Cost.), Fontane fredde in Flemme (Ecch.). 2. picea Fabr. — Einvenuta abbondante dal prof. Rosenhauer presso Lienz nel Tirolo meridionale; nella Lombardia (Villa). 3. decempunctata Fabr. — Nella stessa località del precedente, in un fungo fra la corteccia d'un tronco di ontano (Kos.), nella valle di Passiria (Grdl), nella valle di Ulten sul monte Gampen (Lamprecht). In tutta l'Europa (Catal. di Berlino 1883). 4. atomaria Fabr. — Non raro in Flemme, come S. Lugano, Doladizza e Trodena (Ecch.), Torcegno (Cost.), Condino (Gob.), Trento (Bert.). 5. quadrìguttata Miill. — Sul Montebaldo, in giugno, nei funghi sui faggi (Kos.). .Mori (Bert.) un esemplare. 6. populi Fabr. — Madrano nel tronco d'un salice secolare (Beri); presso Calavino nel legno d'un gelso (Thieseuh.). 7. multipunctata Hellw. — Rinvenuta in numero presso Lienz nel Tirolo meridionale nei funghi d'ontano (Ros.); nella Lombardia (Villa), nel Vicentino (Disconzi). 8. fulvicoUis Fabr. — Il conte Eccheli trovò un esemplare a Trodena in Flemme. — 183 — TypJiaea Ciirtis. 1. fumata Lio. — Specie comunissima nei vegetali guasti, fra i libri vocclii, sui pali da vite ecc. S. Lugano e Dajano (Ecch.). Madrano (Bert.), Itcrgiiiiis Erichson. 1. tamaricis Woll. — Nel bosco a mattina della palude di Vigalzaiio trovai un esemplare battendo gli alberi. MICROPEPLIDAE. niiero|)}>'|>!n« Latreille. 1. porcatus Fabr. — Montebaldo sull'erba umida, frequente (Eos.). Al tor- rente Siila presso Madrano, in maggio, sotto i sassi (Bert.). 2. staphylinoides Marsh. — Bolzano e contorni, in novembre, lungo le strade, nel volo (Grdl.). 3. tesserala Curtis. — Ho raccolto un esemplare di questa rara specie sul Monte Roncone presso Ponzaso, nel maggio. La novero fra le specie trentine stante la prossimità del monte al confine orientale della Valsugana. NITIDULTDAE. Cereus Latreille. 1. pedicularius Lin, — Abbondante a S. Lugano sui cespugli fioriti (Ecch.). Caldarff, in primavera (Bert.). 2. rufilabris Latr. — Al lago di Caldaro, in giugno, abbondante (Grdl.). lletcì'lielns Duval. 1. solani Heer., sambuci Er. — Non raro, massime sul sambuco. Nogarè, Caldaro (Bert.), Torcegno (Cost.), Condino, Borgo (Gob.), S. Lugano (Ecch.). — 184 — 2. rubìginosus Er,, rhenanus Bach. — Assai frequente a Trodena sui ce- spugli fioriti (Ecch.)- Pejo, nel luglio, sulla Spirea filipendula, ab- bondante (Bert.). Bracliypteriis Kugelan. 1. gravidus 111. — Specie diffusa in tutto il Trentino sui fiori. Trento a Muralta nel giugno, Torbole, Bedollo, Nogarè, Caldaro (Bert.), Tor- cegno (Cost.). 2. liuariae Steph. — L'egregio Reitter accenna, nella Col. Liste XIII, il Ti- rolo come località ove trovasi questa specie. Avendo egli raccolto nei dintorni di Arco, in mia compagnia presso Trento, e a Bolzano, resta sempre accertato che questa specie appartiene alla Fauna trentina. 3. urticae Fabr. — Lo trovai abbondante a Cles sulle ortiche nel luglio, e nella valle di Cadiuo in Fiemme. Nelle Giudicarle (Frapporti). 4. fulvipes Er. — Bedollo, un esemplare (Bert.). Carpophilus Leach. 1. hemipterus Lin. — Il prof. Gredler l'osservò frequente a Bolzano sui fi- chi messi a disseccare. Secondo Gredler trovasi anche nel Trentino. 2. bipustulatus Heer. — Trovai alcuni esemplari a Caldaro fra le corteccie d' un tronco di quercia, in aprile. 3. sexpustiilatus Fabr. — Nella stessa località col precedente (Bert.). Oniosipliora Reitter. L limbataPabr. — Caldaro e Trento, nell'inondazione (Beri), Torcegno (Cost.). Epuraca Erichson. 1. decemguttata Fabr. — Pigliai un esemplare nel volo, in primavera, a Civezzano. 2. silacea Herbst. — Presa da Gobanz a Tesero nella valle di Fiemme. 3. aestiva Lin. — Comune ovunque sui fiori e fra le scorze di conifere. Dola- dizza e Trodena in Fiemme (Ecch.); Caldaro, Trento, Riva, Borgo (Bert.). var. hisignata Strm. — Nelle Giudicarle (Gob.). — 185 — 4. melina Er. — Nelle stesse località coWaestiva. Pejo (Bert.), S. Lugano (Ecch.). 5. deleta Er. — Rinvenuta in un fungo presso Lienz nel Tirolo meridionale, a Ratzes nel Bolzanese (Grdl.); Piemonte (Sella). 6. terminalis Mannh., immunda Er. — Nella valle di Passiria nel Tirolo meridionale (Meister), nella Pusteria (Ludy.). Nel Piemonte (Sella.). 7. nana Reitt. — KoUern presso Bolzano (Kohl.). 8. rufomarginata Steph., parvula Strm. — Lienz nel Tirolo meridionale sulle legna (Ros.), a Ratzes nel Bolzanese (Grrdl.). 9. obsoleta Fabr. — Rinvenni piiì esemplari a Caldaro fra le corteccie, Tor- cegno (Cost.), Rovereto (Ros.). Frequente a Trodena (Ecch.). 10. longula Er. — Posseggo un esemplare da me raccolto, nel Tirolo senza indicazione della località. Del resto si trova nel Piemonte (Sella) e in tutta l'Europa (Cat. di Berlino 1883). 11. boreella Zett. — Venne trovata da Gobanz a Condino. 12. pygmaea GylL, rubromarginata Reitter. — Ebbi da Costesso un esem- plare da lui raccolto a Torcegno. La osservai pure in Dos Trento sull'edera, però rara. 13. pusilla IH. — Caldaro, parecchi esemplari (Bert.). 14. florea Er. — Caldaro, Riva (Bert.), presso Termeno e Formigar (Grdl.). Nella Lombardia (Villa). niitidiila Fabricias. 1. bipustulata Lin. -^ Rovereto nelle ossa (Ros.). Caldaro in un tronco di salice (Bert.). 2. rufipes Lin., obscura Fabr. — Trento alla Fersina in un osso nel giu- gno, Mori (Bert.), Torcegno (Cost.). 3. carnaria Schall., qaadripustulata Fabr. — In quantità a Nogarè nelle ossa, così a Trento alla Fersina nel giugno. Mori ecc. (Beri), S. Lu- gano (Ecch.), Torcegno (Cost.), Rovereto (Ros.). Oniosita Erichson. 1. depressa Lin. — Trovata nel Tirolo settentrionale dal signor Kasper. Nella Lombardia (Villa). 2. colon Lin. — Rovereto (Ros.), Bolzano (Grdl.), Mori, Trento, nelle ossa, comune. Anno XXI. 13 — 186 — 3. discoidea Fabr. — Colla precedente (Eos.). Mori, Trento, presso il lago di Fornace, Borgo nelle ossa, abbondante (Beri), nelle Giudicarle (Frapporti). Coroni» Erichson. 1. punctatissima 111. — Eosenhauer nella sua opera « Beitrage Zur Inse- Kten-Fauna Europas » accenna questa specie « del Tirolo meridio- nale. » Nella Lombardia (Villa), e nella Sardegna. 2. grisea Lin. — Comune, massime sui tronchi d'albero che presentano le- sioni 0 fessure. Trento al Palazzo delle albere, in aprile, fra le cor- teccie d'un salice, Caldaro, Nogarè, Civezzano (Beri); Strigno Mozzano (Cosi), nel Eovereto (Zeni). Ainpliotis Erichson. 1. marginata Fabr. — La raccolsi assai abbondante a Civezzano in un tronco d'albero guasto, colle formiche, in primavera. S. Lugano (Ecch.), Giu- dicarle (Frapporti). Ipiflia Erichson. 1. quadrinotata Fabr. — Gobanz raccolse questa rara specie nella valle di Cadino in Fiemme fra le scorze di abete. Pria Stephens. 1. dulcamarae Scop. — Nogarè un esemplare sui fiori (Beri), nei dintorni di Bolzano e al lago di Caldaro nel maggio e giugno, abbondante (Grdl.). llcligctiics Stephens. 1. hebes Er. — S. Lugano raro (Ecch.). 2. rufìpes Gyll. — Nei dintorni di Trento, non raro, Nogarè, Caldaro, nel giugno (Bert.), S. Lugano (Ecch.), Torcegno (Cosi). 3. lumbaris Strm. — Frequente sui fiori. Trento, Borgo ed altri luoghi (Beri), Torcegno (Cost.), Condino sulla Biscutelìa variegata (Gob.), S. Lu- gano (Ecch.). — 187 — 4. pumilus Er. var. decoìoratiis Forst. — Nel Tirolo (Reitter Col. Liste XIII)^ e neir Italia superiore. 5. coracinus Strm. — Torbole al lago di Garda più esemplari (Beri). 6. brassicae Scop., aeneus Fabr. — Abbondantissimo sui fiori, massime iimhellifere. Nogarè, Trento, Ala, Borgo, Pejo (Bert.), Giudicarle (Frapporti), Eovereto (Zeni), in Fiemme (Ecch.). 7. viridescens Fabr. — Si riscontra spesso frammisto al precedente. Trento, Nogarè (Bert.), nel Eoveretano (Zeni), var. germanicus Reitt. — Nella valle di Passiria (Grdl.). 8. Czwalinai Reitt. — Nel Tirolo settentrionale (Grdl.). Fu pure osservata da Sella nel Piemonte. 9. Symphyti Heer. — Costesso lo raccolse in numero a Torcegno, Trento (Bert.). 10. subrugosus Gyll. — Riva, Caldaro, Ala (Bert.). Torcegno (Cost.), Ter- meno (Frapporti) presso Egna, d'aprile (Grdl.), S. Lugano (Ecch.l var. suhstrigosus Er, — Nella valle Lagarina (Halberr). 11. serripes Gyll., exaratus Fòrst. — Fu osservato da Eosenhauer presso Hall nel Tirolo settentrionale. Nella Sardegna (Barg.), e in tutta l'Europa (Cat. di Berlino 1883). 12. obscurus Er. — Il conte Eccheli mi favorì un esemplare da lui colto a Dajano nella valle di Fiemme. Presso Bolzano (Grdl.). 13. bidens Bris. — Nella valle di Passiria (Grdl). Trovato in "diverse re- gioni d' Italia, come si rileva dai cataloghi su Faune regionali. 14. umbrosus Strm. — Torcegno, Mezzano, frequente (Cost.), nelle Giudi- carie (Gob.). 15. maurus Strm. — Piuttosto comune. S. Lugano e Trodena (Ecch.), Rove- reto (Zeni). Montebaldo, Trento (Bert.), col precedente (Gob.). 16. Gredleri Reitt. — Trovato da Reitter nel territorio di Bolzano. 17. brachìalis Er. — Secondo Gredler venne osservato nella valle di Ulten ' limitrofa alla Nauuia. In tutta l'Europa (Cat. di Beri. 1883). 18. pìcipes Strm. — Trovato da Gobanz a Coudino. Bolzano e Termeno (Grdl.). 19. flavipes Strm. — Nel Trentino (Zeni), 20. ochropus Strm. — Presso Hall nel Tirolo settentrionale (Ros.), Campen nel Bolzanese (Grdl.). 21. brunicornis Strm. — Bolzano, nell'aprile (Grdl.). 22. difficilis Heer. — Rinvenuto a S. Leonardo nella valle di Passiria (Grdl.). Vive pure nel Piemonte (Sella). — 188 — 23. blandulus Reitt. — Nel Tirolo meridionale (Reitter, I Nachtrag. z. Rev. d. europ. Meligetiies — Beri. Ent. Zeitschrifl 1872 p. 130. 24. morosus Er. — Torcegno (Cost.), Campo nelle Giudicarie (Frapporti). 25. viduatus Strm. — Frequente. S. Lugano (Ecch.), Torcegno (Cost.). 26. pedicularìus Gyll. — Posseggo tre esemplari trovati nel Trentino, pro- babilmente a Torcegno da Costesso. Due esemplari di Fiemme tro- vansi nella raccolta Eccheli. 27. assimìlis Strm. — .Mezzano (Cost.). Abbondante a S. Lugano (Ecch.). 28. distinctus Strm., minutus Bris. — Nel Tirolo (Sturra. Fauna XVI, 59. 29. rotundicollis Bris. — Nel Tirolo (Reitter 1. e. a pag. 268). Nell'Europa meridionale (Cai di Berlino 1883). 80. tristis Strm. — Torcegno, un esemplare (Cost.), S. Lugano (Ecch.). 31. planiusculus Heer., ? seniculus Er., murinus Er. — Nella valle di Fassiria nel Tirolo meridionale (Gredl.). Specie diffusa in tutta l'Eu- ropa (Cai di Berlino 1883). 32. lugubris Strm. — Osservato dal prof. Gredler a Bolzano, nel maggio, e da Bruck a Merano. 33. gagatinus Er. — Condino, nelle Giudicarie (Gob.). 34. egenus Er. — Nella valle Lagarina (Halb.), Bolzano, nel giugno (Grdl.). 35. exilis Strm. — Presso Bolzano (Grdl.). 36. bidentatus Bois. — Fu osservato da Halbherr nella valle Lagarina, e da Eccheli in Fiemme. Caldaro, nel giugno (Grdl.). 37. erythropus Gyll. Posseggo un esemplare di Pine. Trodena nella valle di Fiemme (Ecch.). 38. solidus Strm. — Torcegno (Cosi). 39. brevis Strm. — Nel Tirolo (Sturm. Fauna XVL 58), nella valle di Fas- siria nel Tirolo meridionale (Meisi), presso Bolzano (Grdl.). Posseggo due individui d'ignota provienienza, probabilmente raccolti nel Trentino. Thalycra Erichson. 1. fervida Oliv., serìcea Strm, — Bressanone, colla Formica fuliginosa (Ros.), nella valle di Fassiria (Meister). Presso Bolzano, nell'ago- sto (Grdl,). Pocadius Erichson. 1. ferrugineus Fabr. — Condino nel Lycoperdon bovistae (Gob.), BedoUo in Pine (Bert.), — 189 — Cycliranius Kugelan. 1. 4-punctatus Herbst. — Eccheli catturò sui fiori un esemplare a S. Lugano, e Gobanz presso Castello e a Cadino in Fiemme. Tengo un esemplare raccolto da Costesso a Torcegno. 2. fungìcola Heer. — Alle Siile presso Madrano, nel maggio, un esemplare su d' una Spiraea. 3. luteus Pabr. — S. Lugano (Ecch.), Torcegno (Cost.). Ips Fabricius. 1. quadripunctatus Oliv. — Kinvenuto dal conte Eccheli a Doladizza fra le corteccie di faggio. 2. quadriguttatus Pabr. — Nella Valsugana (Gob.). Doladizza in Fiemme, un esemplare (Ecch.). 3. quadrìpustulatus Lin. — Sul Monte Tonale presso Vermiglio e a Be- dollo fra le corteccie delle conifere (Bert.), Condino e nella Valsugana (Gob.), Doladizza (Ecch.). 4. ferrugineus Lin. — Trovato da Eccheli alle Fontane fredde e a S. Lu- gano. Sul Tonale, Bedollo, Mori (Beri). Nella Valsugana e a Con- dino nelle Giudicarle (Gob.). Montebaldo (Ros.). Vive fra le corteccie di abete. Rltizopliagus Herbst. L depressas Pabr. — Condino (Gob,)-, alle Fontane fredde in Fiemme un esemplare (Ecch.). 2. cribratus Gyll. — Alquanto raro fra le corteccie. Alle Fontane fredde presso S. Lugano (Ecch.), Condino (Gob.). 3. férrugineus Payk. — S. Lugano (Ecch.). Torcegno in Valsugana (Cost.). Sul Dos Trento (Bert.). 4. paralellicoUis Gyll. — Osservato da Gredler a Livinallongo, e presso Bolzano. 5. nitidulus Pabr. — Condino (Gob.) ; sul loch Grim a ponente della valle di Fassa (Grdl.). 6. dispar Payk. — Comune a Torcegno (Cost.), Montebaldo (Ros.), Condino (Gob.), Pejo (Bert.). — 190 — • 7. bipustulatus Payk. — S. Lugano (Ecch.), Rovereto (Eos.). Caldaro fra le corteccie di quercia (Bert.), Condino (Gob.). TROGOSITIDAE. IVeuiosoma Latreille. 1. elougatum Lin. — Specie rara nel Trentino. Costesso ne raccolse due esem- plari a Mezzano- in Primiero; nella valle di Cadino in Flemme fra le corteccie (Gob.). Trog;osita Olivier. TemnocMla Westw. 1. coerulea Oliv. — Gredler la raccolse ripetutamente nel Bolzanese sui tronchi di conifere, nel legno vecchio e sulle travi da costruzione. Tenebriuides Filler. Trogosita Oliv. 1. maurìtanicus Lin. — Comune nei magazzini di grani e farine, nei le- gnami vecchi. Trento, Riva, Pergine, Borgo (Bert.), Montebaldo (Kos.),. Rovereto (Prapporti), Doladizza (Ecch.). nìosodes Leconte. 1. scabra Thunb., dentata Pabr. — Sul Monte Ruen nella Naunia in un tronco di legno fracido (Rieder), L'amico cav. Venturi mi recò da Rabbi due individui da lui ivi raccolti nei funghi; presso Senale (Lamprecht.). Ostoma Laicharting. Péltis Geoffr. 1. grossum Lin. — Sul Monte Tonale nella Valle di Sole, in un tronco di pino fracido, nel luglio (Bert.); in Cadino nella valle di Piemmo fra le scorze di abete (Gob.). — 191 — 2. ferrugineum Lin. — Torcegno (Cost). Rabbi, fra le corteccie (Venturi). Presso Senale fra le scorze di abete (Lamprecht). S. Lugano, due esemplari (Ecch.). 3. oblongum Liu. — Trovato da Costesso a Mezzano in Primiero. Assai raro. TliymaliHS Latrcille. 1. limbatus Fabr. — Abbondante sulle alpi nei vecchi tronchi e nei funghi d'albero. Monte Tonale in Cadino (Beri), Torcogno (Cost.), Monte- baldo (Kos.), Doladizza (Ecch.). COLYDIIDAE. Dioflcsiua Latreille. 1. subterranea Er. — Nella valle di Primiero (Cost.), Borgo alla Madonna d'Onea, sui tronchi di tigli secolari (Bert.), S. Lugano e Trodena (Ecch.). Orthoceriis Latreille. Sarrotrium lUiger. 1. muticus Lin., clavicornis Lin. — Sulla strada di Pine presso Madrano sotto un sasso al piede d' un larice e nel muschio (Beri). Sul Monte Ranzo (Gob.), nelle Giudicarie (Gob.), sul Cislon (Ecch.). Apistus Motsulsky. L Rondanii Villa. — Trovato in numero dal prof. Kosenhauer, in settembre presso Bolzano fra la scorza di un pioppo, in un fungo guasto. Nella Lombardia (Villa). Coxcliis Latreille. L pietas Sturm. — Caldaro, nel maggio, Pejo fra le corteccie dei larici (Bert.). S. Felice nella Nauuia (Grdl.), Trodena e Doladizza in Flèmme (Ecch.), nelle Giudicarie (Gob.). — 192 — Dyfoiiia Herbst. Synchita Hellwig. 1. juglandis Fabr. — Condino nei fanghi d'albero (Gob.). Trento in un pioppo (Bert.)- Sul Montebaldo nei tronchi di faggio, raro (Ros.). var. obscura Redt. — Rinvenuto un esemplare a Nogarè (Bert.). mediolanensis Villa. — Preso una sol volta presso Strass nel Tirolo set- tentrionale (Grdl.); nella Lombardia (Villa). Cicoiics Curtis. 1. variegatus Hellw. — Sul Montebaldo, nei tronchi di faggio, in giugno (Ros.): raro. Colobicns Latreill'e; 1. emarginatus Latr. — Montebaldo col Thymalus limbatus (Ros.). Caldaro fra le corteccie di quercia (Bert.), Ala (Pizzini), Salorno (Frapporti). ISyncliifofles Crotch. Ditoma. 1. crenata Fabr. — Comune fra le corteccie. Caldaro (Bert), Montebaldo (Ros.), Torcegno (Cost.), Campo nelle Giudicane (Frapporti), S. Lu- gano e Trodena. Colydinni Fabricius. 1. elongatuin Fabr. — Sul Montebaldo, nei tronchi di faggio, abbondante (Ros.). Caldaro nei tronchi di quercia, in aprile (Bert.), Campo nelle Giudicarle (Frapporti). Aniouium Erichson. 1. trisulcum Fourc, sulcatum Oliv. — Essendo stata osservata questa spe- cie dal prof. Rosenhauer nel Tirolo settentrionale e da Villa nella Lombardia, è sicuro che deve trovarsi anche nel Trentino. — 193 — Agfleiiiis Erichson. 1. brunneus Gyll. — Lo trovai abbondante a Negare nelle travi cariate d'una casa vecchia. Terc«lws Schuckard. 1. cylindricus Oliv., nitidus Fabr. — Rinvenuto dallo studente Hell su d'un monte presso Proves nella Naunia, fra le scorze (Grdl.). Bodirialcres Ericlison. 1. contractiis Fabr. — Trovato a Caldaro nei tronchi di quercia (Bert.), nelle Giudicarle (Gob.). Salorno, su pali da vite (Frapporti), Madrano fra la scorza di un tronco secco di rovere (Beri). Cerylon Latreille. 1. histeroides Fabr. — Si riscontra frequente fra le corteccie. Pejo, Trento, Caldaro (Bert.), Torcegno (Cosi), Campo nelle Giudicane (Frapporti), S. Lugano (Ecch.). 2. ferrugineum Steph., angustatum Er. — Presso Bolzano fra le corteccie di Piceo, in numero, nel luglio (Grdl.). 3. deplanatum Gyll. — Nella Valsugana e a Condino (Gob.), S. Lugano in Flemme (Ecch.). CUCUJIDAE. Prostoiiìiis Latreille. 1. mandibularis Fabr. — Zeni lo raccolse a Rovereto, Frapporti a Campo nelle Giudicarle. Petliaciis Schuckard. L dermestoides Fabr. — Presso Caldaro fra le corteccie di Piniis picca e di quercia (Bert.). Valle di Sella nel volo (Gob.). — 194 — Laeinophloeiis Erlclison. 1. denticulatus Preyssl., monilis Fabr. — Presso Bressanone, raro (Ros.)^. J nella Lombardia (Villa). 2. testaceus Fabr, — Caldaro nella vai d'Adige, fra le corteccie di quercia (Bert), nelle Giudicarle (Gob.), alla Paussa (Ecch.). 3. duplicatus Waltl. — Lo trovai nei dintorni di Caldaro. 4. pusillus Schonh. — Presso Bolzano, nelle case (Grdl.). Si riscontra anche nelle drogherie. 5. ferrugìneus Steph. — Condino nelle Giudicarle, sotto le scorze d'albero (Gob.), 6. ater Oliv. — Nogarè fra le corteccie del fico, in ottobre, Caldaro, Civez- zano (Bert.). 7. clematidìs Er. — Lo trovai a Caldaro frammisto colle specie congeneri. 8. corticinus Er. — Nei detriti dell'inondazione in una fossa presso Bol- zano (Grdl). Nella Toscana (Carrara). Dcudrophag^ns Schonherr. 1. crenatus Payk. — Trovato da Gobanz, in due esemplari, nelle foreste di Cadino nella valle di Flemme. Psaniinoccbiis Latreille. 1. bipunctatus Fabr. — Presso Condino (Gob.), al Lago di Caldaro nelle canne lacustri (Grdl.). Airapliilus Redtenbacher, 1. elongatus Gyll. — Gredler lo osservò nel maggio, a Bolzano ed in altre località, assai abbondante. SiSvaotus Latreille. 1. surinamensis Lin., frumentarius Fabr. — Comune nei depositi di grano e fra le corteccie degli alberi. Nelle Giudicarle (Frapporti), Rovereto (Zeni), Riva, Bedollo, Trento, Borgo (Bert.), Montebaldo (Ros.). — 195 — 2. bicornis Er. — Sul Montebaldo, in giugno, in un tronco guasto di fag- gio (Kos.). 3. unidentatus Oliv. — Rinvenuto a Caldaro, nel maggio; a Trento nei de- triti dell'inondazione (Bert.). Comune. Sul Montebaldo (Kos.). Campo in Giudicarle (Frapporti) nella Valfredda (Gob.). 4. bidentatus Fabr. — A Bolzano e dintorni, fra le corteccie di pino, ab- bondante (Grdl.), presso le Fontane fredde in Fiemme (Gob.) S. Lugano (Ecch.). 5. similis Er. — Eosenhauer lo raccolse a Bressanone e Lienz nel Tirolo meridionale, Ludy presso Bolzano (Grdl.). C'atarthriifs Eeiche. 1. advena Waltl, — Colto nel volo dal barone Thiesenliausen presso Me- rano. Specie ovvia in Italia. llonotoiua Herbst. 1. conicicoUis Aubè, angusticollis Thoms. — Il conte Eccheli pigliò pochi esemplari di questa specie a S. Lugano in Fiemme. 2. spinicollis Aubè. — Trovai a Torbole un esemplare. Altro esemplare fu raccolto a S. Lugano (Ecch,). 3. picipes Herbst., scabra Kunze. -- Ala, nei vegetali fracidi (Kos.). Mori (Bert.), nelle Gudicarie (Gjb.). 4. longicollis GylL, flavipes Kunze. — Rinvenuti alcuni esemplari dal conte Eccheli a S. Lugano. BYTURIDAE. Bytiiriis Latreille. 1. rosae Scop., fumatus Fabr. — Al lago di Caldaro ai primi di giugno, non raro (Grdl.). BedoUo nella valle di Pine. 2. sambuci Scop., tomentosus Fabr. — Halbherr mi favorì due esemplari da lui raccolti nella valle Lagarina. Nella valle di Fiemme (Ecch.). — 196 — DERMESTIDAE. Vcrinestcs Linneo. 1. vulpinus Fabr. — Assai raro nella valle di Passiria nel Tirolo meridio- nale. Io posseggo un esemplare del Trentino d'incerta provenienza. Specie comune nella Toscana e Italia meridionale. Gredler lo riscon- trò in gran numero a Bolzano in una stanza, e Ludy lo pigliò in quei dintorni battendo i rami di quercia. 2. Frischì Kugel. — Assai comune nelle carogne. Rovereto, Ala (Kos.). Ci- vezzano, Trento, Nogarè nella carogna d'un Coluher. 3. murinus Lin. — Lo catturai a Trento fra i detriti dell'inondazione. Si riscontra pure, talvolta frequente, nel Bolzanese (Grdl.). Eccbeli lo osservò assai frequente a Trodena e S. Lugano nelle carogne. 4. laniarius Illig. — Divezzano, nel ventre d'un rospo morto giacente sulla strada. Bedollo, Trento (Bert.), Torcegno (Cost.), Senale (Lampreclit.), Trodena (Ecch.). 5. mustelinus Er. — Rinvenuto due volte nel territorio di Bolzano (Hausmann, Gredler). Il prof. Heller ne ottenne molti esemplari dai nidi della Cne- thocampa pityocampa. 6. undulatus Brahm. — Assai abbondante nelle carogne. Bolbeno nelle Giu- dicarle, Mori, Trento, Nogarè col D. Frischii (Bert.), Mezzano (Cosi), nella Naunia (Apetz). nella valle di Flemme in più località (Ecch.)- 7. atomarius Er. — Venne osservato dal prof. Gredler un esemplare prove- niente da Ulten, valle limitrofa alla Naunia. S.^aurichalceus Kiist. — Rinvenuto abbondante dal conte Eccheli a Dola- dizza, e dal barone Thiesenhausen presso Calavino, nei nidi della CnetJiocanipa xìrocessionea. 9. bìcolor Fabr. — Raro, presso Rovereto (Ros.). 10. lardarius Lin. — Assai abbondante ovunque. Intacca a preferenza so- stanze animali, arrecando, talvolta, danni non indifferenti nei depo- siti di commestibili, di bozzoli, nello collezioni ecc. 11. ater Oliv. — Divezzano fra la corteccia d'un ramo d'acaccia tagliato di recente, in maggio, a Mirabelle presso Trento. 12. fuliginosus Rossi. — Nel Tirolo (Kùster, Kàfer Europas). In diverse re- gioni d' Italia. — 197 — Attag^eiius Latreille. 1. Schàfferi Horbst. — Nogarè sul tronco d'un salice, nel luglio, Bolbeno nelle Giudlcarie, nei dintorni di Caldaro, nel maggio, (Beri), Rove- reto (Cobelli), Torcegno (Cost.) Rovereto (Gob.). 2. piceus 01., megatoma Fabr. — Abbondante nelle case, sui fiori ecc. Trento, Civezzano, Madrano, Borgo ecc. (Bert.). Lo si riscontra meno frequente nei luoghi di montagna, come nella valle di Fiemrae (Ecch.), Stenico (Angeli). 3. pellio Lin. — Comunissimo sui fiori e nelle case. Il punto bianco a metà delle elitre si oblitera facilmente, come potei osservare in molti individui. 4. vigintiguttatus Fabr. — Lo raccolsi a Oltrecastello sui fiori del Bus co- tinus, a Nogarè fra le corteccie d'un salice, e a Civezzano, sempre però soltanto singoli esemplari. Torcegno, Griguo, Mezzano (Cost.), Rovereto (Ros.), S. Lugano (Ecch.), Stenico nelle Giudicarle, tre indi- vidui (Angeli). 5. trifasciatus Fabr., verbasci Lin. — Bolzano, alla fine di giugno sui fiori dei prati, raro (Grdl.). Piìi frequente in Italia. llegatouia Herbst. 1. undata Lin. — Bedollo in Pine, sui cardi (Bert.). Torcegno, non tanto rara (Cost.), Condino (Gob.). Sul monte Tonale (Bert.) S. Lugano, rara (Ecch.). Hadratonia Erichson. 1. marginata Payk. — Rinvenuta nei dintorni di Caldaro, nel maggio, (Beri), S. Lugano e Trodena, più esemplari (Ecch.). 2. nigripes Fabr. — Dintorni di Caldaro, rara (Beri). Trogodcrnia Latreille. 1. glabrum Herbst., elongatulum Fabr. — Bolzano, nell'orto del convento dei Francescani sui fiori dei prati, nel giugno (Grdl.). Lombardia (Villa). 2. nigrum Herbsi — Col precedente (Grdl.). — 198 1 ire.*<>in« Stephons. 1. serra Fabr. — Bolzano e nei dintorni, in aprile e giugno; Moena nella valle di Flemme e nella valle Lagarina nelle serre, in maggio (Grdl.). Trovati due esemplari a Aguai (Ecch.). Antlireniis Geoffroy. 1. pimpinellae Fabr. — Rinvenuto da Costesso a Grigno, raro. 2. scrophulariae Lin. — Comunissimo sui fiori da primavera fino all'autunno. var. signatus Er. — Eaccolto dal prof. Gredler una sol volta presso Bolzano. 3. verbasci Lin., varius Fabr. — Rovereto (Zeni), Torcegno (Cost.), Trento, Borgo, Nogarè sui fiori (Bert.), Ala (Ros.). Si riscontra spesso nello collezioni d' insetti, anzi questa specie è più fre quente dell' A. museorum. 4. museorum Lin. — È il famigerato distruttore delle collezioni entomolo- giche, trovasi pure nelle case, sui fiori, cespugli ecc.; non però, sì comune come il precedente. Rovereto (Ros.), Trento, Madrano ecc. (Beri); nella valle di Flemme (Ecch.). 5. fuscus Latr., claviger Er. — Torcegno (Cost.), Rovereto (Zeni), S. Lu- gano (Ecch.). Trigiodes Latreille. 1. hirtus Fabr. — Nogarè, nel cavo d'un castagno secolare e sui fiori d'edera, nel giugno, Borgo, sui tigli alla Madonna d'Onea (Bert.), nelle Giu- dicarle (Gob.). Orpliiliis Erichson. 1. glabratus Fabr. — Gredler fa menzione d'un esemplare esistente nella raccolta del barone Hausmann, trovato probabilmente nei dintorni di Bolzano. Nella Sardegna (Lostia). — 199 ~ BYRRHIDAE (1). IVosoilciidroiB Latreille. 1. fasciculare Oliv. — Rinvenuto da Gobanz nei dintorni di Condino, e dal barone Halbhuber nei dintorni di Trento. Syncalypta Dillwyn. . 1. setosa Waltl. — Trento, fra le scorze d'albero condotte dall'Adige (Bert.). 2. setigera 111. — Presso Condino (Gob.). 3. paleata Er. — Presso Bolzano all'Adige e al torrente Talfer (Grdl.). Con- dino nella parte inferiore dei sassi (Gob.). 4. spinosa Rossi. — Trento, fra le canne lacustri secche in riva all'Adige, Condino (Gob.). Torbole, nei campi umidi sotto le canne del lago di Garda, e sui muri, comune (Ros.). Ciiriiiiias Erichson. 1. petraeus Gredl. — Lo trovai a Oltrecastello sul colle di S. Agata presso la villa Pompeati, fra muschi al piede di vecchie querele, perù raro. Nella valle di Sella (Gob.), Mezzano nella valle di Primiero (Cost.), Salorno, in aprile. Sul Campo grosso in Vallarsa (Grdl), Do- ladizza (Ecch.). 2. erinaceus Duft. — All'ingresso del Sarnthal, nel Tirolo meridionale (Ludy). Lombardia (Villa), Gorizia (Schreiber). 3. lariensis Villa. — Condino e dintorni di Storo, non raro (Gob.). 4. murinus Fabr. — Rosenhauer afferma che questa specie fu osservata a Hall nel Tirolo settentrionale. Nella Lombardia (Villaj. Byrrliiis Fabricius. ' Cistela Geoffroy, ex p. L gigas Fabr. — Mezzano in Primiero, sotto i sassi, Torcegno (Cost.), Con- dino (Gob.), BedoUo, sui monti di Roncegno (Bert.); sul Monzoni in Fassa e presso Moena (Hausm.), S. Lugano (Ecch.). (1) Conservo, sull'autorità dell'esimio Dott. Seidlitz, da me interpellato in proposito, la denominazione di questa famiglia, stata adottata, per l'addietro, da tutti gli autori, 8 cambiata da Reitter in quella di Cistelidae (Bestimmungs Tabelleu IV). — 200 — 2. alpinus Gory, scabripennis Steff. — Come il precedente nelle medesime località (Ros.)- Gli esemplari di questa specie hanno il corpo piuttosto sferico. Fu pure osservato da Eccheli a Doladizza. 3. signatus Panz. — A Torcegno nella Valsugana, raro (Cost.), nella valle di Fassa e nella Naunia (Grdl.). 4. ornatus Panz. — Il Dott. Annibale Salvadori mi favorì un esemplare raccolto nella valle di Sole. 5. luniger Germ. — Presso luniclion nella Pusteria e nei dintorni di Bol- zano (Grdl.). 6. picipes Duft. — Il compianto amico cav, Kieder mi favori alcuni esem- plari da lui raccolti sui monti di Pine e di Molveno. Condino (Gob.). 7. pilula Lin. — Frequente sotto i sassi e fra il muschio, massime nei paesi alpini. Pejo, Bedollo, Borgo Riva (Bert.), Torcegno Mezzano (Cost.), ai laghi di Fraul nella valle di Fiemme (Ecch.). 8. fasciatus Fabr. — Bedollo in Pine, sotto i sassi fra il muschio (Bert.); nel Trentino (Zeni), nella Naunia (Ausserer). 9. pustulatus Forster, dorsalis Fabr. — La specie più frequente nel Tren- tino. Mezzano, Torcegno (Cosi); Trento, Caldaro, Bedollo, Borgo, Ci- vpzzano ecc. sotto i sassi (Beri), S. Lugano e Trodena (Ecch.). Cistcla Geoffroy. Cytilus Erichson. 1. varia Fabr. — Nella valle di Sole, Bedollo, Trento, in terreni sabbiosi fra l'erba (Bert.), Torcegno (Cost.), in Fassa (Grdl.), S. Lugano (Ecch.). Fc(Iilo|tliorns Steffahny, Moryclms Erichson. 1. nitens Panz. — Caldaro sotto i sassi in terreni sabbiosi, Trento, Bedollo, Civezzano, nel marzo, Torbole (Bert.), Mezzano (Cost.); nel Trentino (Zeni), S. Lugano (Ecch.). 2. aeneus Fabr. — Costesso lo raccolse a Mezzano in Primiero. Presso Ro- vereto (Ros.). 3. auratus Duft. — L'amico Costesso mi favorì tre esemplari da lui trovati nella Valsugana. A Trodena e a S. Lugano, raro. BULLETTINO SOCIETÀ ENTOMOLOGICA ITALIANA ANNO VENTUNESIMO /:f.X'>.11iiy-^^^ Trimestri III e IV. (Dal Luglio al Dicembre 18S9) FIRENZE TIPOGRAFIA CENNINIANA NELLE MURATE H spose ile^'li Kditori 1889 (Pubblicalo il 50 Giugno 1S90) INDICE DELLE MATERIE CONTENUTE IN QUESTO FASCICOLO Beelese Ant. — Materiali per un Catalogo dei Tentredinoi italiani {coni.) » 206 Bertolini St. — Contribuzione alla Fauna Trentina dei Coleot- teri (coni.) » 157 Curò A. — Aggiunte alla parte 1=" del Saggio di un Catalogo dei Lepidotteri d'Italia » 76 Emery C. — Alcune considerazioni sulla Fauna mirmecologica del l'Africa » 69 FiCALBi E. — Notizie preventive sulle Zanzare italiane: Nota IIP II Culex spathipalpìs di Eondani » 86 » IV^ Descrizione di una nuova specie, Cz«7ea;moc?es^e. 109, n. 240. — opaca Spinola. — Insect. Lig., voi. I. p. 58. — — Contarini. Cat. Ins. Pad. e Ven., p. 31. — — Disconzi. — Entom. Vicentina. Dolerus haematodes Magretti. — Iman. Lomb. I. BuUett. Soc. Entom. it. 1881, p. 25. Liguria (Spinola!), Toscana (Rossi!), Vicentino (Disconzi!), Padova e Venezia (Contarini!), Pavese, Milanese (Magretti!). Nella collezione italiana vi ha un esemplare raccolto a Monte Morello dal Prof. Piccioli. Parma. Due esemplari nella raccolta Rondani. Dolerus vestigialis Klug. (Die Blattw. III, n. 242.) Magretti. — Imen. Lomb. I. Bull. Soc. Entom. it. 1881, p. 26. Gribodo. — Escursione in Calabria, Bullett. Soc. Entom. it. 1881, p. 47. Milanese, Pavese, Cremonese (Magretti!), Calabria (Cavannal). Toscana. Nella collezione italiana sonovi cinque esemplari di Firenze e dintorni. Parma. Un individuo nella collezione Rondani. È nuovo per la Toscana. Dolerus palmatus Klug. (Beri-, Mag. VIII, p. 303, n. 256.) Toscana. Un esemplare si trova nella collezione italiana e fu raccolto alle Cascine in Firenze. È specie nuova per l'Italia. — 236 — Dolerus desertus Klug. (Beri. Mag. Vili; p. 300,. n. 230.) Toscana. Nella collezione italiana si vedono tre esemplari di questa spe- cie, dei quali uno fu preso a Pisa, gli altri due provengono dai dintorni di Firenze. Anche questa specie è nuova per l'Italia. Dolerus lateritius Klug. é (Beri. Mag. VIII, p. 295, n. 220.) Parma. Il Rondani ha nella sua collezione un Dolerus, che io ho rife- rito al D. lateritius, colla quale specie, secondo la descrizione degli autori, concorda molto bene: solo invece di avere i segmenti (addominali] 2-6 testacei, avrebbe la base del 2" e l'apice del 6° per gran parte neri. Però non credo di dovere ritenere l'esemplare che vidi, per ciò solo, distinto dal D. lateritius Kl. Sarebbe nuovo per l'Italia. Dolerus tristis (Fabr.) Kl. Tenthredo tristis Fabricius. — Syst. piez., p. 39, n. 50. — — Contarini. — Cai Ins. Pad. e Ven., p. 31. Dolerus tristis Magretti. — Iman. Lomb. I. Bull. Soc. Entom. it. 1881, p. 25. Padova e Venezia (Contarini!), Milanese, Mantovano, Ceeiionese (Ma- gretti !). Paema. Nella collezione Rondani vi sono due begli esemplari che io ri- ferii a questa specie quantunque le tìbie posteriori siano tutte rosse, tranne alcun poco nere all'apice, mentre nei tipici D. tristis le tibie sarebbero rosse solo all'estremità. In tutto il resto gli esemplari suddetti concordano piena- mente colle descrizioni degli autori. Dolerus rufotorquatus Costa. - Belluno. Un esemplare esistente nella collezione italiana proviene da Belluno. __ 237 — Dolerus thoracicus King. (Die Blattw., n. 239.) Magretti. — Imen. Lomb. I. Bull. Soc. Entom. it. 1882, p. 181. Bergamasco, Pavese (Magretti!). Dolerus aeneus Hartig. (Die fam. d. Blattw., p. 241, n. 33.) ■ Magretti. — Imen. Lomb. II. Bull. Soc. Entom. it. 1882, p. 181. Milanese, Mantovano, Bergamasco (Magretti!). Dolerus fìssus Hartig. (Die fam. d. Blattw., p. 243, n. 37.) Magretti. — Imen. Lomb. IL Bull. Soc. Entom. it. 1882, p. 182. Pavese, Bergamasco (Magretti!). ' ■ (continua) 238 LETTERATURA EUTOMOLOGIGA ITALIANA Balbi E. - Descrizione di una nuova specie del genere Bathyscia Schiòdte. (Foglietto volante). Genova, 1888 e Bull, del Naturalista, anno Vili. Siena. Questa specie, data come nuova, col nome di B. Murialdii, e identica alla B. pumilio di Reitter (Deut. Entora. Zeitschr. Jahrg. Ì888, p. 331. Il descrittore di questa pretesa nuova specie, dice di averla trovata « in tre delle numerose grotte liguri » delle quali non conosce i nomi. Nonsi in tende però com' Egli ignorando quei nomi, abbia trascurato di indicare almeno quelli delle località dove le grotte si trovano. Del restola -B.pitmz'h'o trovasi nelle Grotte del Drago, delle Tre tane e del Balou, citate da R. Gestro in Res ligu&ticae. * Balzan L. - Chernetidae nonnullae sud-americana6 delineavit ac descripsit Aloysius Balzan (italus) : Pugillus III. Asuncion — Paraguay, 1888. — Osservazioni morfologiche e biojogiche sui Pseudo scorpioni del Bacino dei fiumi Paranà e Paraguay. Assuncion del Paraguay, 1888. Baudi Fl. - Note entomologiche — Natur. sic. anno Vili. Palermo, 1888-89. — Lista dei Pselafidi e Scidmenidi viventi in Italia — Nat. sicil. anno Vili. Palermo, 1888-89. — Osservazioni sul Carabus morbillosus Fabr. e sue varietà — Nat. sicil.- anno Vili. Palermo, 1888-89. — Catalogo dei Coleotteri del Piemonte. Torino, Camilla e Bertolero, 1889. 1 voi. di 226 pag. (1) Sotto questa rubrica souo dati, a seconda dei casi, i soli titoli, o più o meuo ampie recensioni dei lavori entomologici fs. 1.) pubblicati in Italia e fuori da Italiani, e di quelli fatti da stranieri su materiali italiani o raccolti dai nostri connazionali. - 239 — Baly I. S. - Viaggio di L. Fea in Birmania ecc. XIII. I;ist of Hispidae ecc. — Annali Museo civico Genova, ser. II, voi. VI. Genova, 1888. Berlese a. - Acari africani tres illustrati (con tav.) — Atti Soc. veneto tren- tina di Scienze nat. in Padova, voi. X. Padova, 1889. BoERis G. - Di alcuni ragni di Ustica - Nat. sicil. anno Vili. Palermo, 1888-89. Elenco con note di 21 specie di Aracnidi usticensi; numero considerevole quando si consideri la poca estensione dell'isola. — Aracnidi raccolti nel Sud-America dal Dott. Vincenzo Ragazzi — Atti Soc. Nat. Modena: Mem. orig. ser. IH, voi. Vili. Modena, 1889. Le specie annoverate sommano a 21, e ve ne ha tre di nuove per la scienza. Anche questo lavoro esce dal Laboratorio Zoologico della R. Università di Pavia, diretto dal Prof. Pavesi. Calberla H. - Die Macrolepidopteren-Fauna der ròmischen Campagna und der angrenden Provinzen Mittelitaliens. Zweiter Theil. Nel Bullettino dell'anno scorso (pag. 368) è stato fatto un cenno della prima parte, apparsa nel n" 4 del « Correspondenzblatt d. entomol. Vereins Isis » di Dresda. Il n" 5 di quel periodico ci offre la continuazione del Iavoi"0 del Sig. Calberla, e tratta delle Nottue state osservate nei dintorni di Monte- rotondo nella campagna romana, e nella regione del Gran Sasso. Esso è cor- redato da una bella tavola, nella quale sono figurate con molta finitezza diverse forme nuove o rarissime, descritte e analizzate molto accuratamente anche nel testo, fra le quali vanno rilevate le seguenti: Briophila Raptricula Hb. , var. Eretina, Calberla. Agrotis Cinerea Hb., var, Alpigena. Tur. (prossima alla var. Tephra Stg.). Agrotis Pula Hb., ab. Lignosa, God. (forma dalle ali anter. più scure). •Episema Glaucina Esp. var. Meridionalis, Calberla (forse identica a. ab. Hispana B). Aporophila Lutulenta Bkh. var. Pallida, Calberla. Apamea Dumerilii D. ab. Desyllesi B. Hadena Zeta Tr. var. Curai Calberla (finora solo in esemplari maschi). Hadena Calberlai Stdg. Calophasia Anatolica Led. Plusia Italica Stdg. forma prossima alla P. Backeri, Stg. Toxocampa (Gracilipalpus) Ephialtes Hb. — 240 — Anche questa seconda parte del lavoro del nostro egregio collega tedesco ci presenta un contributo importante alla lepidotterologia di alcune provincie dell'Italia e dimostra ancora una volta quanto sia ricca e variata la fauna insettologica del nostro paese. (Ing. A. C ) Galloni S. - Insectes fécondateurs du Colchicum autumnale — Arch. Soc phys. nat. Genève, t. XXII. — L'Opilio glaciàlis — Ann. del Glub. Alp. Ticinese, voi. II. — I Tardigradi nivali nelle Alpi — Ibidem. III. Gamusso N. - Note entomologiche — Bull, del Natur., anno IX. Siena. Riguardano la DeilepMla neri. CandÉze e. - Viaggio di Leonardo Fea in Birmania ecc. XIV, Èlaterides ecc. — Annali Museo civico St. nat. Genova, ser. II, voi. VI. Genova, 1888. Canestrini G. - Prospetto dell'Acarofauna italiana. Fam. dei Tyroglyphini. — Atti R. Istituto Veneto, ser. VI, tomo VI. Venezia, 1887-88 (con tav.). — Prospetto dell'Acarofauna italiana. Famiglia dei Tetranichini, per Riccardo Canestrini — Atti R. Istit. veneto di Scienze ecc., ser. VI, t. VII, Ve- nezia, 1888-89 (con 4 tav.). — Nota sopra una nuova specie di Leiognathus — Atti della Soc. veneto-tren- tina di Scienze naturali res. in Padova, voi. XI. Padova, 18S9. Questa nuova specie è dedicata al Prof. Berìese, (L. Berlesei). Fu trovata sopra un pipistrello, e differisce dalle altre 4 specie italiane del genere massi- mamente per la brevità e la forma del peritrema che « è curvato come il ma- nico di una pentola. » Cano Gavino, - Crostacei raccolti dalla R. Corvetta « Caracciolo » nel viaggio intorno al Globo durante gli anni 1881-84 — Bull, della Soc. dei Nat. in Napoli, ser. I, voi. II. Napoli, 1888. — Crostacei del R. Avviso « Rapido » Ibidem. — Crostacei Brachiuri ed Anomuri raccolti nel viaggio della « Vettor Pisani » intorno al Globo. Studio preliminare — Ibidem., ser. I, voi. Ili, pag. 79 e 169, Napoli, 1889. — 241 — Cattaneo G. - Sulla struttura e sui fenomeni biologici delle cellule ameboidi del sangue nel Carcinus maenas — Atti Soc. ital. di Scienze nat. Milano, 1888, (con tavola). Alle osservazioni ed esperienze sue, l'A. manda innanzi una introduzione ed alcuni cenni storico critici. Le osservazioni ed esperienze medesime poi riguar- dano la struttura e le modiflcazioni spontanee delle cellule ameboidi; i fenomeni, biologici, compreso il fagocitismo; le variazioni dovute ai diversi mezzi (acqua ossigeno ecc/; l'azione dei reagenti ed il modo di ottenere preparati durevoli; ed infine alcune considerazioni morfologiche. Cattaneo G. - Su di un infusorio cigliato, parassita del sangue nel Carcinus maenas — Bull, scientifico, anno X. Pavia, 1888. — Sugli amebociti dei Crostacei — Ibidem. — Sulla morfologia delle cellule ameboidi dei Molluschi e Artropodi (con due tav.) Bull, scient., anno XI. Pavia, 1889. CiACCio G. V. - Intorno alla natura e cagione del coloramento della cornea e intorno ai mezzi refrattivi degli occhi composti delle Tabanide — Rend. R. Acc. Se. Bologna, 1889 — Bull. Scienze mediche, ser. VI, voi. 23. Bologna, 1889. — Sopra il flguramento e struttura delle faccette delia cornea e sopra i mezzi refrattorì degli occhi delle Muscidae — Mem. Pv. Acc. Scienze Bologna, ser. IV, t. IX. Bologna, 1888. — Sur la forme et la structure des facettes de la cornee et sur les milieux réfringents des yeux composés des Muscidés — Journ. de Microgr. t. XIII. CoBELLi R. - Gli Imenotteri del Trentino: notizie preliminari. Fase. I. For- micidae — XII Pubbl. fatta per cura del Civico Museo di Rovereto. Rovereto, 1887. — Note biologiche sugli Apidi Chalicodoma muraria L. Ch. Lefebvrei Gerst., Osmia cornuta Latr. e Xilocopa violacea Poda. — XIV Pubbl. fatta per cura del Civico Museo di Rovereto. Rovereto, 1888. — 242 — CoBELLi R. - Contribuzioni alla fauna degli Ortotteri del Trentino — Sitg. d. k. k. zool. bot. Gesell. in Wien. bd. XXXIX, Wien, 1889. Sono note intorno alle seguenti specie: Aphlebia brevipennis Br. Tryxalis nasuta L. Leptophyes laticauda Fri. » punctatissima Bosc. Meconema brevipenne Yer. Gryllus canìpestris L. var. caudat Krauss. Costa A. - Miscellanea entomologica. (Sunto di memoria da pubblicarsi poi in . esteso) — Rendiconto deirAccademia delle Scienze fisiche ecc. Napoli, ser. II, voi. Il, (anno XXVII). Napoli, 1888. Tratta di Imenotteri italiani, e ne descrive alcune nuove specie. — Di un nuovo genere di Pompilidei — Ibidem, ser. II, voi. Ili (anno XXVIII). Napoli, 1889. Appartiene ai Pompilidei ed è creato a spese del gen. Aporus. Ne è tipo il Telostegus major. L'A. descrive in questa nota anche la nuova specie Aporus nigricauda, di Napoli e delle Calabrie. — Imenotteri italiani: famiglie Pompilidei, Dolicoridei, Scoliidei, Sapigidei, Ti- flidei, Mutillidei — Atti R. Acc. Scienze ecc. Napoli, ser. II, voi. III. Napoli, 1889. — Miscellanea entomologica — Mem. II, ibidem. De Bono F. P. - Sull'umore segregato dalla Timarcha pimelioides Schaffer — Naturalista siciliano, anno Vili. Palermo, 1889. L'A. ha trovato che la secrezione è un fenomeno reflesso provocato da qualunque eccitamento: che ogni insetto può fornire in 24 ore gr. 0,0161 di sostanza: che questa sostanza ha una azione manifesta sul cuore degli ani- mali a sangue freddo e a sangue caldo, dei quali determina la morte per ecci- tamento dei centri frenici dei moti cardiaci, che si trovano nel miocardio: che l'atropina ha a questo riguardo con essa sostanza un antagonismo unilaterale: che la sostanza produce fenomeni locali di anestesia e di paralisi: che è inat- tiva, almeno nelle dosi adoperate, sui globuli del sangue e sui movimenti delle — 243 — ciglia vibratili: che è mortale per la Musca communis e la Sarcophaga car- naria, innocua o quasi su altri insetti; che la secrezione è per la Timarcha probabilmente un mezzo di difesa. De Cobelli G. e Delaiti C. - Lettere inedite di Carlo Linneo a Giovanni An- tonio Scopoli — XV Pubbl. fatta per cura del Museo civico di Rovereto. Rovereto, 1889. Interessantièsirae lettere che i Prof. Giovanni De Cobelli e Carlo Delaiti poterono pubblicare permettendolo la nobile famiglia Scopoli. Scrivono essi x Questi scritti dimostrano quale stima nutrisse l'immortale Svedese per il nostro naturalista; diremo anzi di più quale affetto benché lon- tano tanto, benché i due valenti uomini non si fossero visti mai. Vi si capisce chiaramente per entro che la comunanza dei pensieri, l'alta ed eguale meta alla quale tendevano aveva strette insieme le loro nobili anime. » Al ricevere TEntoraologia Carniolica Linnè scrive allo Scopoli: Obstupesco ad infinitum laborem in colligendo, describendo et disponendo, quem, nullus .alius intelligere umquam potest, nisi qui ipse manum labori admovit. Quoties Tua evolvo tot occurrunt inter ea rariora, pulchra et nova, a me numquam viso, numquam videnda, ut satis deplorare nequeam tantum distare inter nos intervallum, ut nequeam, Te adire, Tua coram, intueri et ex iis ditescere. 0 Bone Deus ! si Tu et Geoffroa et ego potuissemus cum nostris collectionibus per mensem convenire, quam facile, quam brevi tem- pore pleraque Europaea innotescerent; sed negant fata, reservant haec forte futuro sedilo. Infelióissimum quod et Tu et Ego remoti habitamus a'tmari, ut neuter queat sua mittere et communicare. In appendice alle lettere trovasi l'albero genealogico degli Scopoli. Dei a. - Invasioni di Bruchi o Pelose della Lithosia caniola Hubn. in Siena e della Vanessa cardai Linn. nelle Crete senesi, avvenute nel Giugno e Luglio del 1889 — 11 Libero cittadino anno, XXIV n. 63. Siena, 1889. — U Aphrophora spumaria — Bull, del Naturai., anno Vili, fase. 9. — I Rin- coti in generale e gli Afroforidi, o Cicadelle, in particolare, studiati nell'interesse della scienza e dell'agricoltura — Ibid. anno IX, fase. 15 e 17. Siena, 1889. Con queste due note l'egregio collega mira a provare che la schiuma bianca nella quale nascondonsi le larve delle Aphrophora è costituita dai loro escrementi liquidi e gassosi, nella guisa stessa che sono costituiti da escre- menti solidi gli involucri. che cuoprono le larve delle Crioccris. — 244 — Anche per noi come per l'A. era oscuro questo punto interessante della biologia delle Cicadelle, che per le sue osservazioni sembraci ora ben chiarito. Della Valle A. - Deposizione, fecondazione e segmentazione delle uova del Gammarus pulex: osservazioni — Atti Soc. Natur. Modena : Mem. orig. ser. Ili, voi. Vili. Modena, 1889. Riportiamo senz'altro le conclusioni di questo lavoro, che interessano la biologia ed anche lo sviluppo di questa nostra comune specie di Anflpodo. Non esiste nelle condizioni ordinarie uno sbocco esterno degli ovidutti. (La stessa mancanza si constata anche nelle specie marine). La deposizione delle uova è preceduta dalla muda della cuticola, la quale mette allo scoperto le aperture sessuali femminili. Durante questa muda i giovani abbandonano la madre. ' La fecondazione è del tutto esterna, senza introduzione di organi copulatori, ed avviene per eiaculazione dello sperma nel fondo della faccia ventrale della femmina, presso agli oriflcii da cui usciranno le uova. Il parto si compie contemporaneamente per due ovidutti; e le uova escono accompagnate da una materia vischiosa, che in ultimo tappa le aperture. Su questo tappo finalmente la nuova cuticola si richiude a guisa di una cicatrice. Le uova escono senza traccia di corion. Il corion si forma dopo la fecon- dazione. Le uova del Gammarus pulex si segmentano al pari di quelle del Gam- m'arus locusta. 11 cosi detto solco ventrale del blastoderma è una falsa apparenza, dovuta al ripiegamento dell'embrione già sviluppato. — Sopra le glandule glutinifere e sopra gli occhi degli Ampeliscidi del Golfo di Napoli — Atti Soc. Natur. di Modena. Memorie: ser. Ili, voi. VII. Modena, 1888. Sono consegnati in questo sci-itto alcuni resultati delle riceiche alle quali l'A. da lungo tempo attende intorno all'anatomia degli Ampeliscidi ricerche che vedranno presto la luce nella Fauna und Flora des Golfes von Neapel. L'apparato glutinifero degli Ampeliscidi fin qui punto studiato, esiste ed è anzi assai sviluppato in questi Gammarini, Nelle Ampelisca l'apparato oc- cupa cinque paja di piedi toracici e parte del torace, negli Haploops occupa inoltre i tre segmenti codali col primo pajo degli uropodi. L'A. fornisce parti- colari sulla struttura di queste glandule collagene. - Quanto all'apparato della visione, l'A. dimostra che gli occhi delle Ampe- lische non sono ocelli ma veri occhi composti « anzi, volendo tener conto degli elementi cuticolari rifrangenti, si conchiude che l'occhio delle Ampelische è — 245 — il meglio provveduto fra quelli di tutti quanti gli animali finora descritti, per- chè riunisce insieme e quelli degli ocelli e quelli degli occhi composti. » De- scrive TA. anche gli occhi delle Haploops, più somiglianti a veri ocelli, e li paragona a quelli delle Ampelisca. L'esame di questi apparati visivi degli Anipeliscidi « è un argomento molto valido per considerare gli occhi composti come trasformazione degli ocelli, almeno nei Gammarini. » — Intorno agli organi di escrezione di alcuni Gammarini — Bull. Soc. Natur. Napoli, ser. I, voi. HI. Napoli, 1889. De Bormans A. - Viaggio di L. Fea in Birmania ecc. VII. Dermaptères — An- nali Museo civico St. nat. Genova, ser. II, voi. VI. Genova, 1888. DiSTANT W. L. - Viaggio di L. Fea in Birmania ecc. VIII. Enumeration of the Cicadidae ecc. — Annali Museo civico St. nat. Genova, ser. II, voi. VI. Genova, 1888 (con tav.). — Descriptions of new species of eastern Cicadidae in the collection of the Museo civico of Genoa — Annali del Museo civico Storia nat. Genova, ser. II, voi. VI. Genova, 1888. Del Sere A. - Sul modo di conservare le larve e le crisalidi dei Lepidotteri. Rivista ital. Bull, del Naturalista. Siena, 1889. De Stefani T. - Sopra una galla di Phytoptus sul Vitex agnus-caslus — Na- tur. sicil. anno Vili. Palermo, 1888-89. — Miscellanea imenotterologica sicula — Nat. sicil. anno Vili. Palermo, 1888- 1889. •— Cinipidi e loro galle — Atti della R. Acc. di Se. Lett. ecc. di Palermo, nuov. serie, voi. X. Palermo, 1889. De Toni E. - Osservazioni su alcuni animali articolati del Bellunese — Bull. Soc. veneto-trentina Scienze nat, t. IV. Padova, 1888. — Note su alcuni Artropodi friulani — Ibidem. Emery C. - ÌJber myrmekophile Insekten — Biolog. Centralblatt, IX bd. — 246 — Emery G. - So called digestive stomaeh of some Ants — Journ. R. Microsp. Soc. London. 1888. (pt. 4). Vedi anche Zeits f. Viss. Zool. e Zool. An- zeiger n. 290. — Alcune formiche della Repubblica Argentina raccolte dal Dottore E. Spe- gazzini — Annali del IVIuseo civico di St. nat. di Genova, ser. II, voi. VI. Genova, FiCALBi E. - Notizie preventive sulle Zanzare italiane. III. Il Culex spathipal- pis di Rondani. IV. Culex modestus n. sp. V. Culex elegans n. sp. — Atti della R. Acc. dei Fisiocritici, ser. IV, voi. I. Siena, 1889. Queste note e le due precedenti si trovano pubblicate anche nel presente Bullettiuo. Ferrari P. M. - Elenco dei Rincoti sardi che si trovano nella collezione del Museo civico di Genova. — Annali del Museo civico St. nat. di Genova, ser. II, voi. VI. Genova, 1888. Le specie enumerate sono 205, e tra esse ve ne ha parecchie di nuove per la fauna d'Italia.. Nuovo per la scienza è il Hyalochilus mediterraneus. Gasperini Rice. - Notizie sulla Fauna Imenotterologa dalmata — Annuario Dalmatico, 1887. Zara, 1887. Riguarda specie appartenenti alle seguenti famiglie: Formicidae, Mutillidae, Scoliadae, Sapygidae, Pompilidae, Sphegidae, Chrysididae. GiESBRECHT W. - Elenco dei Copepodi pelagici raccolti dal tenente di Vascello Gaetano Chierchia durante il viaggio della R. Corvetta « Vettor Pisani » negli anni 1882-85 e dal tenente di Vascello Francesco Orsini nel Mar Rosso, nel 1884 — Atti R. Acc. Lincei, ser. IV. Rendiconti, voi. IV e V. Roma, 1888-89. Importante contribuzione alla conoscenza di faune poco o punto note. Sono descritti nuovi generi e nuove specie. Gestro R. - Viaggio di L. Fea in Birmania ecc. — VI. Nuove specie di Co- leotteri. Decade III. — Annali Museo civico Stor. nat. Genova, ser. II, voi. VI. Genova, 1888. — 247 — Gestro R. - Viaggio ad Assab nel Mar Rosso dei Signori G. Boria ed 0. Bee- cari, con il R. Avviso e: Esploratore » dal 16 novembre 1879 al 26 feb- brajo 1880. IV. Coleotteri — Annali del Museo civico di Stor. nat. di Genova, ser. II, voi. VII (XXVII). Genova, 1889 (con xilog.). Il materiale che è oggetto di questa pubblicazione dividesi in tre parti: P spe- cie egiziane; 2^ specie della costa tra Massaua ed Assab; 3^ specie dell'Yemen meridionale. In totale le specie annoverate sono 220, non molte quando si con- sideri l'estensione delle regioni dove vennero raccolte e le scarse notizie che si hanno della loro Fauna coleotterologica. Non molte s'intende per fornir ma- teria a parti colai'eggiate considerazioni sulla distribuzione geografica; però esse affermano sempre meglio la ben nota comunanza di forme tra le regioni della costa e quelle mediterranee dell'Africa, con la sotto regione arabica. Al- cune delle specie indicate in questo catalogo sono nuove per la scienza e l'A. con la sua solita perizia le descrive. — Sopra alcune Cetonie dell' isola Nias e della costa occidentale di Sumatra raccolte dal dott. Elio Modigliani — Annali del Museo civ. di Storia nat. di Genova, ser. II, voi. VII (XXVII). Genova, 1889. Sono annoverate 13 specie, delle quali una, il Valgus Modiglianii, che è nuova, vion dedicata all'egregio viaggiatore. — Viaggio di Leonardo Fea in Birmania e regioni vicine. XV. Primo studio delle Cicindele — Annali del Museo civ. di Stor. nat. di Genova, ser. II, vo- lume VII (XXVII). Genova, 1889. Sono enumerate 20 specie, delle quali 4 nuove, cioè: Cicindela Andersoni, Spinolae , Feae, Davisonii. Grassi B. - I progenitori dei Miriapodi e degli Insetti. Memoria VII. Anatomia comparata dei Tisanuri e considerazioni generali sull'organizzazione degli Insetti — R. Accademia dei Lincei: Memorie della Classe di Scien. fisiche ecc. voi. IV, ferie accadem. 1887. Roma, 1888, (con tav.). L'A. qui riassume, per considerarli dal punto di vista morfologico, i resul- tati ottenuti dai suoi lunghi e laboriosi studi sui progenitori dei Miriapodi e degli Insetti. Dopo aver stabilito nell' introduzione il metodo e lo scopo del suo lavoro, analizza e compara nei §§ 1-VIII i diversi sistemi organici dei Tisanuri, e negli importanti §§ IX e X tratta a lungo della loro posizione sistematica ed esa- mina se questi animali siano insetti degenerati oppure neotenici. Egli, come è noto, divide i Tlujsanura, (dai quali contro alcuni entomologi — 248 — americani, esclude le Scolopendrella) in Entotrophi ed Ectotrophi, e giustifica questa divisione con le ragioni già indicate. L'apparato boccale degli entotrofì è in parte internato, nel capo (mascelle e mandibole) ed in parte fuso in una piastra protettrice dell'apertura boccale (labbro inferiore). L'apparato boccale degli ectotrofi ha conservate ed esagerate le condizioni embrionali degli entotrofl, cioè possiede mascelle e mandibole esterne, e labbro inferiore profondamente diviso. Gli entotrofl possono aver undici stigmi, mai più di dieci gli ectotrofi; le anastomosi dei tronchi tracheali degli entotrofl non sono omologhe a quelle degli ectotrofl. I tubi malpighiani sono rudimentali negli entrotrofl, ben sviluppati negli ectotrofi. Negli ectotrofl esistono ovopositori (oviscatti) ben sviluppati e forniti di ghiandole; queste mancano e quelli sono appena accennati (papille) negli en- totrofl; il nono segmento non partecipa alla formazione dei genitali esterni negli entotrofl, vi partecipa invece largamente negli ectotrofl. Le antenne degli entotrofl risultano d'articoli tutti forniti di muscoli; questi esistono appena all'articolo basilare negli ectotrofl. Negli entotrofl si trovano appena due cerei caudali (zampe trasformate); sono invece tre negli ectotrofi (zampe trasformate i pari, coda l'impari). Negli entotrofl la muta è parziale, negli ectotrofi è totale. Intorno ai rapporti tra i Tisanuri e gli ordini degli Insetti proposti da Brauer, Grassi conclude che dai Tisanuri si passa per gradi agli Ortotteri ge- nuini, ai Corrodenti ed ai Dermatteri, essendo i caratteri che separano questi gruppi molto meno importanti di quello che ammette Brauer; che la distin- zione degli insetti in Apteri e Pterigoti non ha base solida, e che in qualunque sistema i Tisanuri (Apteri) devono esser messi avanti agli Ortotteri genuini. I Tisanuri insomma sono « l'ordine più basso degli Ortotteri inteso in senso lato: da insetti prossimi ai Tisanuri sono derivati, come tanti rami alquanto divergenti, gli altri Ortotteri (s. 1.) » Egli ritorna così, come dichiara, ad un concetto antico, mettendolo però sopra nn' estesa base morfologica. Ritiene pienamente giustificata dal resultato delle sue ricerche l' ipotesi che i Tisa- nuri siano gli insetti più primitivi che noi conosciamo. I Collembola devono stare accanto ai Thysanura, ed ulteriori studi con- durranno forse a riunirli con i Tisanuri entotrofi. Richiamandosi massimamente alle forme più primitive dei Tisanuri, TA. descrive i rapporti di questo gruppo con i Simphyla, i Chilopoda, 1 Protra- cheata e gli Arachnida. Tra i Tisanuri ed i Simfili {Scolopendrella) esistono grandi somiglianze. Le principali diff"erenze sono date dal vaso sopraspinale, dalla catena ganglio- nare e dalla posizione ventrale delle ghiandole genitali; diff'erenze però che possono per più ragioni essere attenuate. — 249 — I Tisanuri hanno affinità, oltreché con le Scolopenrlrelle, anche con i Chilo- poda. « La loro non molto lontana origine comune coi Miriapodi è sicurissima. » Dopo sviluppato il paragone dei Tisanuri con gli Artrogastri, procede a quello con i Protracheati. Contrariamente alle sue previsioni, l'unico nuovo riscontro da lui trovato tra i Peripatics ed i Tisanuri sta nella disposizione degli stigmi, nella quale è forsanco da trovare una convergenza e non una omologia. Comunque sia, le divergenze tra i Peripati ed i Tisanuri sono molto grandi, forse non meno grandi di quelle tra i Tisanuri stessi ed i Crostacei. L'A. stabilisce la successione dei Peripati dai Chetopodi, la differenziazione consecutiva dei Pecilopodi e dei Crostacei e poi quella degli Aracnidi (per gli Artrogastri) dai Miriapodi (per le Scolopendrelle) e degli Insetti (per i Tisanuri). II pai"agrafo ultimo tende ad escludere che i Tisanuri possano essere con- siderati come forme degenerate e neoteniche, ed a stabilire che trattasi vera- mente degli Insetti più primitivi da noi conosciuti. Il lavoi'o è accompagnato da cinque tavole. Grassi B. - Ein weiterer Beitrag zur Kenntniss des Termitenreiches — Zool. Anzeiger. n. 311. Leipzig, 1889. — Intorno alle Termiti — Bull, mensile dell' Acc. Gioenia, fase. Vili, Catania, 1889. — Intorno al gen. Emhia — Ibid., fase. IX. Catania, 1889. Lo studio delle due specie di Emhia trovate in Sicilia conduce l'A. a rite- nere che « le Embidine debbono considerarsi come un peculiare ordine degli Ortotteri s. 1. vicino agli Ortotteri s. s., senza alcuna speciale parentela coi Ti- sanui'i ». — Ancora sul ciclo evolutivo della Spiroptera sanguinolenta e sulle larve di nematodi della Pulce: seconda nota preliminare — Rovellasca (Como) 12 Luglio 1888. (Un foglietto). "piuttosto che la Pulce del cane (Pulex serraticeps), come l'A. tendeva a ritenere (1), l'ospite intei'raediario della Spiroptera sanguinolenta sarebbe la Blatta orientalis. A qual forma appartiene allora il nematode trovato nella Pulce? Certo se- condo il Grassi, proviene da ematozoi del cane. Ma ritiene poi ancora incerto che questi ematozoi appartengano alla Filaria immitis. ;i) Ciclo evolutivo della Spir^yptera ecc. Nota prel. Catania, 14 Aprile 1888. Anno XXI. H — 250 — Nell'intestino dell'Ematopino del cane, Grassi ha trovata gli ematozoi, suc- chiati col sangue, ma non si può adesso dire se o no quell'attero debba conside- rarsi come ospite dell'ematozoo. Grouvelle a. - Viaggio di L. Fea in Birmania ecc. XI. Cucujides ~ Annali Museo civico St. nat. Genova, ser. II, voi. VI. Genova, 1888. Halbherr B. - Elenco sistematico dei Coleotteri finora raccolti nella Valle Lagarina: Fas. Ili, Staphylinidae — XIII Pubblic. fatta per cura del Civico Museo di Rovereto. Rovereto, 1888. L'A. annovera 372 Stafilinidi. Inoltre aggiunge 16 specie alle famiglie pre- cedenti (Carabidae etc.) che furono soggetto del 1° e del 2° fascicolo. Lethierry L. Liste des Hemiptéres recueillis a Sumatra et dans l'ile Nias par M. Elio. Modigliani — Annali Museo civico St. nat. Genova, ser. II, voi. VI. Genova, 1888. Leveillé a. - Viaggio di L. Fea in Birmania ecc. IX. Trogositidae — Annali Museo civico St. nat. Genova, ser. II, voi. VI. Genova, 1888. Lewis G. - Viaggio di L. Fea in Birmania ecc. XII. Histeridae — Annali Mu- seo civico St. nat. Genova, ser. II, voi. VI, Genova, 1888. Lopez C. - Di un Coleottero toscano appartenente ai Cleonidi — Atti d. Soc. tose, di Se. nat. in Pisa. Proc. verbali, voi. VI. Pisa, 1889. MiNGAZziNi P. - Ricerche anatomiche ed istologiche sul tubo digerente delle larve di alcuni Lamellicorni fitofagi. Nota prelim. — Bull, della Soc. dei Nat. in Napoli, ser. I, voi. II. Napoli, 1888. — Ricerche sul tubo digerente dei Lamellicorni fitofagi (insetti perfetti). Nota prelim. — Bull. Soc. Nat. Napoli, ser. I, voi. III. Napoli, 1889. — Ricerche sul canale digerente delle larve dei Lamellicorni fitofagi (con 4 tav.) — Mitth. a. d. Zool. Stat. z. Neapel. 9 bd. 1 hft. Berlin, 1889 (con 4 tavole). — Ricerche sul canale digerente dei Lamellicorni fitofagi (insetti perfetti) — Mitth. a. d. Zool. Stat. zu Neapel. 9 band. 1 hft. Berlin, 1889 (con 3 tavole). — 251 — MiNGAzziNi P. - Catalogo dei Coleotteri della Provincia di Roma appartenenti alla famiglia dei Lamellicorni — Bull. Soc. Nat. Napoli, ser. I, voi. 3. Napoli, 1889. — Ricerche sulla struttura dell'ipodermide nella Periplaneta orientalis — Atti R. Acc. Lincei, 1889, ser. IV. Rendiconti, voi. V. Roma, 1889. — Contributo alla conoscenza della Gregarine — Atti R. Acc. Lincei. Rendi- conti, voi. V. Roma, 1889. Abbiamo dato il titolo di questo lavoro perchè riguarda Gi'egarine trovate nell'intestino delle larve di Oryctes e di Phyllognathus. MoMEz R. - Note sur la Faune des eaux douce de la Sicile — Feuille des Jeunes Natur. XX ann. Paris, 1889. Magretti P. - Sur quelques particularités biologiques de deux espèces d'In- sectes h}?ménoptères (Pseudogenia punctum et Ophion undtilatus) — Le Naturaliste, anno XI, n. 50. Mattei G. e. - I Lepidotteri e la Dicogamia — Bologna, 1888. Mazzarelli G. F. - Gli organi del volo e le cause che li originarono nell'Evo- luzione animale — Rivista di Filosofia, ser. II, anno VII, voi. VII. To- rino, 1888. Sostiene il concetto che le ali si sono formate per la duplice azione àe\- V elezione naturale e del continuo esercizio. — Sulla fondamentale analogia tra l'esoscheletro degli Artropodi e l'endosche- letro dei Vertebrati. — Sulla diversa direzione dello sviluppo ontogene- tico e filogenetico dello scheletro nei Vertebrati e negli Artropodi — Giornale della Societcà di Letture e Convers. scient. 1888. Genova, 1888. V è analogia (scrive l'A.), quanto ai resultati finali, perche esoscheletro ed endoscheletro contengono e proteggono organi bisognosi di protezione. « Alla tendenza dunque di diffusione negli organi degli Artropodi e di cen- tralizzazione nei Vertebrati, devesi attribuire lo sviluppo dell'esoscheletro negli uni, e negli altri lo sviluppo dell'endoscheletro. » « Notiamo infine come, in fondo, l'origine dello scheletro tanto nei Vertebrati che negli A.rtropodi, sia omologa traendo entrambi origine da organi involgenti (negli uni dell'organo più im.portante, negli altri di tutto l'organismo), che — 252 — mediante un lungo processo di differenziamento riescono a rispondere a una necessità imperiosa dell'animale, richiesta dalla lotta per l'esistenza, necessità cioè di organi che possano dare efficacemente opera alla protezione, al sostegno, al movimento dell'organismo. » Mazzoni V. - Composizione anatomica dei nervi e loro modo di terminare nei muscoli delle Cavallette {Oedipoda fasciata Sieb.) — R. Acc. delle Se. di Bologna: Mem. Acc, ser. IV, t. IX. Bologna, 1889 (con tav.). Minà-Palumbo F. e Failla-Tedaldi L. - Materiali per la Fauna lepidottero- logica della Sicilia — Il Naturalista siciliano, voi. VII-VHI. Palermo, — Materiali per la Fauna lepidotterologica della Sicilia: Aggiunte e correzioni — Nat. sicil., anno VIII. Palermo 1888-89. Ninni A. P. - Il Nifargo delle cisterne di Venezia {N. aquilex Schiòdte) — Bull, del Naturalista, anno IX. Siena. — Il Nifargo delle cisterne di Venezia — L'Adriatico, anno XIV (9 gennaio 1889). Venezia, 1889. Olivier E. - Nouvelle èspece de Lampyride recoltée par M. L. Fea — Annali del Museo civico di St. nat di Genova, ser. II, voi. VI. Genova, 1888. Pavesi - Notes physiques et biologiques sur trois lacs du Bassin Tessinois — Biblioth. universelle. Arch. de Se. phys. et nat., 3<= ser. t. 22. Genève, 1889. Palumbo a. - Sulla caccia dei Coleotteri — Rivista ital. di Se. nat. e Bull, del Nat. Slena, 1889. Parona C. - Particolarità nei costumi della Meta Merianae Scop, — Annali Museo eiv. Stor. nat. Genova, ser. II, voi. VII. Genova, 1889. CoUembole e Tisanuri finoi*a riscontrati in Liguria: Res Ligusticae VI Annali Museo civico Stor. nat. Genova, ser. II, voi. VI. Genova, (con tavole). L'A. enumera, nel suo catalogo, con note, 50 CoUemboIi e 12 Tisanuri. — 253 — Pero P. - Studio sulla struttura e funzione degli organi di aderenza nei tarsi dei Coleotteri — Atti Soc. ital. Scienze nat., voi. XXXII. Milano, 1889 (con 4 tav.). PlROTTA R. - Sui pronubi dell" Amorphophallu.s Rivieri Dur. — Nuovo gior- nale botanico ital., voi. XXI. Fii^enze, 1889. . L'impollinazione è prodotta neir.-l. Rivieri da Coleotteri, massimamente dal Sapriniis nii-idulus. Così è pure del Dracunculus vulgaris, secondo le osservazioni dell'Arcangeli ; mentre pel D. crinitus e per VAmorp. campanu- latus sono pronube le mosche, secondo quanto videro rispettivamente lo stesso Arcangeli ed il Delpino. Ragusa E. - Note lepidotterologiche — Natur. sicil., anno VIII. Palermo, 1888-89. — Coleotteri nuovi o poco conosciuti della Sicilia — Natur. sicil., anno Vili. Palermo, 1888-89. In continuazione delle note delle quali abbiamo reso conto a pag. 55 di que- sto Bullettino, l'A. parla delle seguenti specie. Odacantha melanura L., Acupalpus Chevrolati Gaubil, Zifus Riedelii Fairm., Agrypnus notodonta Latr., Psilothrix protensus Gene, var. Busam- brensis Rag., Leptura cordigera Fùssly, var. immaculata Rag. — Catalogo ragionato dei Coleotteri di Sicilia (cont.) — Nat. sicil., anno Vili. Palermo, 1888-89. Raimondi C. e Rossi U. - Un'applicazione della Carcinologia alla Medicina le- gale — Bull, della Sezione dei cultori delle Scienze mediche ecc., anno VI. Siena 1888. Dai guasti fatti a un cadavere di affogato per opera dei Gammaridi gli Autori desumono alcune notizie interessanti la Medicina legale. RÉgimbart M. - Viaggio di L. Fea in Birmania ecc. X. Dytiscidae ecc. Gyri- nidae — Annali Museo civico St. nat. Genova, ser. II, voi. VI. Ge- nova, 1888. RiGGio G. - Alcune notizie sui progressi attuali dell'Entomologia in Sicilia. Considerazioni sull'ordine degli Ortotteri e scoperta dì alquante specie novelle dì quest'ordine in Sicilia — Atti della R. Acc. di Se. Lett. ecc. di Palermo, nuova sei*., voi. 10. Palermo, 1889. — 254 — Ristori G. - Alcuni crostacei del Miocene medio italiano — Atti della Soc. tose, di Se. nat. in Pisa, voi. IX. Pisa (con tav.). L'A. descrive : Xantho? Manzonii n. sp. Bolognese e Sardegna. Eriphia sp. ind. Monti livornesi. Neptunus granulatus M. Edw. Bolognese, Lecce, Sardegna, Malta. Callianassa Desmarestiana M. Edw. Sardegna. Secondo l'Autore, la Fauna carcinologica del Terziario « è improntata ad un carattere di universalità molto costante » nei respettivi periodi. — Contributo alla Fauna carcinologica del Pliocene italiano e Crostacei fossili di Monte Mario — Atti Soc. tose, di Se. nat. in Pisa, voi. XI. Pisa, 1889 (con tav.). Il contributo è notevole, trattandosi di parecchie nuove specie. Quanto ai fossili di Monte Mario, l'A. li tiene distinti da quelli veramente pliocenici, ritenendoli del Postpliocene inferiore. La nota che li riguarda si chiude con un quadro sinottico dei Crostacei pliocenici e postpliocenici infe- riori, nel quale sono indicati i rapporti con la Fauna attuale. Molte delle forme postplioceniche (Monte Mario) sono tuttora viventi. — Crostacei piemontesi del Miocene inferiore — Bull, della Società geologica ital., voi. VII. Roma, 1889 (con tav.). Anche in questo studio si trovano, oltreché le descrizioni di resti di specie già note, quelle di altre specie nuove per la scienza. Il maggior contingente degli esemplari venne fornito dalla Collezione Deogratias, proprietà del Museo geolo- gico dell'Università di Genova, e provengono principalmente da Sassello e da Santa Giustina. — Un nuovo Crostaceo fossile del Giappone — Processi verbali della Soc. tose di Se. nat. in Pisa. Adun. del 17 Novembre 1889. La nuova specie appartiene all'antico genere Curtonotus: è intermediaria alle altre due già conosciute (longimanus e vcstitus) e prende il nome di G. antiquus. Sanarelli g. - Di una particolare alterazione dei globuli rossi nucleati, pro- dotta dal veleno dello Scorpio europaeus — Bull, della Sezione dei cul- tori delle Scienze mediche ecc., anno VI. Siena, 1888. Risulterebbe dalle ricerche dell'A. eseguite sugli animali a globuli rossi nu- — 255 — cleati, che il veleno dello Scorpio europaeus (1) agisce sul sangue, separandone il plasma, sciogliendo l'emoglobina e procurando tutti quei fenomeni coordinati alle modificazioni dell'attività respiratoria e quindi alla ossigenazione dei tessuti. Verson e. - Del grado di sviluppo che sogliono raggiungere nel Filugello le uova non fecondate — Bull, mensile di Bachicoltura. Padova, 1889. Abbiamo riprodotto questa nota molto interessante a pag. 118 del presente BuUettino. — La spermatogenesi nel Bombyx mori — R. Stazione Bacologica sperimen- tale di Padova. Padova, 1889 (con 3 tav.). Anche in Zool. Anz. n. 300. — Estratto in Journ. R. Micr. Soc. London, 1889. Thorell T. - Aracnidi artrogastri birmani raccolti da L. Fea nel 1885-87 — Annali del Museo civico di St. nat. di Genova, serie II, voi. VII (XXVII). Genova, 1889 (con una tav.). L'infaticabile e dottissimo aracnologo, che già pubblicò un Primo Saggio sui Ragni birmani raccolti dal Fea, ci dà ora in questo volume la descri- zione dei molti Artrogastri raccolti dallo stesso viaggiatore. Per le raccolte del Fea gli Artrogastri birmani da 15 che erano sono saliti a 67, e poiché ben 41 appartengono agli Opilionidi, rendesi ormai sempre più probabile che l'Asia meridionale non sia men ricca delle altre regioni in specie di questo Ordine. Delle 59 specie raccolte dal Fea, 52 sono nuove per la scienza, ed il Thoi'ell le descrive. Notiamo il nuovo e curioso genere Tripeltis (con due specie), che viene ad accrescere la tribù dei Tartarica, finora costituita dal solo genere Schizonotus (Nijctalops Cambrd.). — Pedipalpi e scorpioni dell'Arcipelago Malese conservati nel Museo civico di St. nat. di Genova — Annali del Museo civico sud., se;'. II, voi. VI. Genova, 1888. Si conoscevano finora 11 specie di Pedipalpi e 26 di Scorpioni nell'Arcipe- lago Malese. In questo lavoro si descrivono come nuovi 8 dei primi e 5 dei secondi, per il che il loro numero sale ora rispettivamente a 19 e 31. (1) Certamente non trattasi dello Scorpio europaeus, ma di qualcuna delle nostre specie di Euacorpius, il carpathicus od il flavicaudis. (G. C] 256 RASSEGNA E BIBLlO&RàFIA ENTOMOLOGICA (1) AuSTANT I. L. — Les Parnassiens de la Faune Paléarctique. Leipzig, E. Heyne, 1889. L'autore descrive e figura in questa sua opera, corredata di 32 bellissime tavole a colori, tutte le diverse forme di Parnassiani sin qui note che appar- tengono all'emisfero boreale. Egli fa precedere al suo studio alcune conside- razioni generali intorno alle modificazioni che i tipi primitivi fra i Lepidotteri hanno dovuto subire collo svolgersi del tempo, sotto l'influenza delle circo- stanze esterne, concludendo col ripudiare la vecchia idea della stabilità delle specie, per sostituirvi quella delle forme variabili, conservanti più o meno analogia col tipo d'onde sono derivate. Analizza quindi i caratteri fisici e or- ganici dei Parnassiani; constata che anche per questi riesce impossibile sta- bilire una serie progressiva, non procedendo il concatenamento degli esseri viventi in direzione rettilinea ma per irradiazione in tutti i sensi. Abbandonando la classificazione di Ménétries, la quale basavasi sulla di- sposizione delle macchiette rosse delle ali, e appoggiandosi invece essenzial- mente sul colore delle antenne e la forma di quella singolare appendice o sacco corneo addominale proprio delle femmine (la quale appendice cornea sembra però svilupparsi solo dopo avvenuto l'accoppiamento), l'autore raccoglie le diverse forme del genere Parnassius in cinque gruppi: Cornuti, Cincti, Carinati, Lim- bati, Ventricosi. Al terzo gruppo, quello dei Carinati, appartengono il nostro Apollo L. e il Delius E.; a una suddivisione del quinto, dei Ventricosi, il Mnemosine L. Venendo poscia a parlare della distribuzione geografica dei Parnassiani l'Autore rileva giustamente la straordinaria povertà della nostra fauna europea (considerata nel senso ristretto) ove tre sole forme si rinvengono, mentre al- cune regioni centro asiatiche, come le provincie di Bokara e quella di Kokand (1) Per cura della Redazione saranno dati i titoli o le recensioni dei lavori di Ento- mologia (s. 1.) inviati dai loro autori in dono alla Società, e delle opere di qualche importanza relative agli Artropodi. — 257 — ne contano una decina per cadauna, e ben trentacinque, complessivamente, il gran continente dell'Asia. Terminata l'esposizione ragionata e descrittiva dei Parnassiani della fauna Paleartica l'autore chiude il suo importante lavoro con alcune considerazioni interessantissime sui casi d'ibridaziooe fra quelli stati osservati. Come si sono potuti verificare parecchi casi autentici di ibridismo fra diverse specie dei ge- neri Deilephila, Smerinthus, Zygaena, Saturnia, Ocnogyna e altre, così si sono pure trovati accoppiati il P. v. Hesibolus col P. Discobulus, il P. Del- phius col P. Charitonius e cosi via. Codeste unioni ibride, possono dare ori- gine a delle forme intermedie, come se ne incontrano infatti parecchie >elle collezioni lepidotterologiche. (Ing- A. C.) Becker Th. - Beitrage zur Kenntniss der Dipteren-Fauna von S. Moritz — Berlin entom. zeitsch. bd. XXXIII. Berlin, 1889. BiGOT 1. M. F. - Enumeration des Diptères recuellis en Tunisie dans la Mis- sion de 1884 par M. Valéry Mayet ecc. — Paris Imprimerle Nationale, 1888. Brauer. Fr. - Ansichten ùber die Palàozoichen Insecten und deren Deutung — Annalen des K. K. Naturhist. Hofmuseum. band. 1. Wien, (con due tav.). De Selys Longchamps - Catalogne raisonné des Orthoptères et des Nèvrop- tères de Belgique — Ann. Soc. entom. de Belgique, t. XXXII. Bruxel- les, 1888. Ferrari (von) Eug. - Die Hemipteren-Gattung Nepa Latr. (sens. natur.) — Annalen des K. K. Naturhist. Hofmuseum Wien. band. HI. Vien, 1888 (con due tavole). Sono descritte 35 specie di questo genere, rappresentato in Europa dalla ,sola Nepa cinerea Fabr. Parecchie delle specie descritte sono nuove per la scienza. Cadeau de Kerville H. - Sur un type probablement nouveau d'anomalies entomologiques présente par un insecte colèoptère (Stenopterus rufus L.). Le Naturaliste. Paris, 1889. Goosens Th. - Les pattes des Chenilles — Annal. Soc. ent. France, VI ser., t. VII. Paris, 1887 (1888) (con tav.)- — 258 -- HoRvÀTH G. - Analecta ad cognitionem Heteropterorum Himalayensium con- scripsitDr.G. Horvàth — Termèsz. Fiizet., voi. XII, pt. I. Budapest, 1839. — Matèriaux pour servir à l'étude des Hémiptères de la Faune Palèarctique — Revue d'Entomologie, t. VII. Caen, 1888. LEON N. - Disposition anatomique des organes de succion chez les Hydrocores et les Gèocores — Bull, de la Soc. des Medec. e Nat. de' Jassy. Jassy, 1888. Preudhomme de Borre Al. - Matèriaux pour la Faune entom. de la Province du Brabante — Coléoptères: IV. Cent. Bruxelles, 1887. — Mat. ecc. de la Pi'ovince du Lusembourg belge — Coléoptères: III. Cent. Lusembourg, 1888. — Liste des cent et cinq espèces de Coléoptères làmellicornes ecc. capturées en Belgique ecc. — Annales Soc. entom. Belgique, t. XXXII. Bruxel- les, 1888. ^% — Conseils pour l'étude des Palpicornes aqiiatiques — Compt. rendus Soc. entom. de Belgique. Sèance, du 5 Janvier 1889. — Repertoire alphabetique des noms spécifiques admis ou proposés dans la sous-famille des Libellulines ecc. Bruxelles, 1889. Redtenbacher J. - Vergleichende Studien ùber das Flùgelgeàder der Inse- cten. — Annalen des K. K. Natur. Hofmuseura Wien. band. I. Wien 1886 (con 12 tavole). Simon E. - Liste des Arachnides recueillis aux iles Canaries en 1888 par M. le Dr. Verneau — Bull. Soc. zool. de France pour l'année 1889. ■ Paris, 1889. — Liste préliminaire des Arachnides recueillis aux A^ores par M. Jules de Guerne pendant les campagnes de V Hirondelle (1887-1888) — Ibidem. — Arachnidae transcaspicae ab. 111. Dr. Giuseppe Radde, Dr. A. "Walter et A. Conchin inventae (aunis 1?86-1887) — Verhandl. k. k. zool. boi Ge- sell. Wien. Jahrg. 1889. — 259 -^ Simon E. - Description d'éspèces et de genres aouveaux de l'Amérique cen- trales et des Antilles — Ibidem. — Descriptions de quelques Arachnides du Chili et Remarques synonymiques sur qiielques-uues des espèces dècrites par Nicolet — Aniiales Soc. en- tom. de Franca, 1888. — Voyage de M. E. Simon au Venezuela (Dee. 1887, Avi*. 1888). Arachnides par E. Simon. Ibidem, J889. — Révision des Avicularidae de la Ilépublique de l'Ecuador — Actes Soc. Lin- néenne de Bordeaux, voi. XLIl. Bordeaux, 1889. — Arachnides recuillis au Groenland en 1888, par M. Cli. Rabot — Ibidem. — Descriptions d'éspèces africaines nouvelles de la famille des Avicularidae — Ibidem. — Etudes sur les espèces de la famille des Avicularidae qui habitent le Nord de l'Afrique — Ibidem. Wagner W. - La regénération des organes perdus chez les araignées. — Bull, de la Soc. imp. des Naturai, de Moscou, 1887 (con una tav.). ■L'Autore descrive con ogni desiderabile particolare il processo pel quale, dopo tolta una zampa nella Trochosa singoriensis Lax. (Tarantulidi), l'organo si rigenera. Nei suoi termini generali, il processo si inizia con la formazione di un tampone chitinoso che chiude la ferita, e prosegue con l'atrofia di una parte dei tessuti che si trovano nell' articolo centrale e la parallella formazione dei tessuti nuovi. La chiusura ha luogo, secondo l'Autore, mediante metamorfosi chitinosa delle cellule sanguigne, od almeno qualcosa che a tale metamorfosi si avvicina, perchè 1' aspetto e le reazioni presentate dal tampone sembrano essere quelle stesse della chitina. La formazione del tampone dura tre giorni circa. La materia chitinosa si ritira dall'estremità dell'articolo, staccandosi dalla cuticola e riducendosi nella parte inferiore, mentre i muscoli subiscono una degenerazione grassa, e sono disti'utti per opera delle cellule sanguigne. A misura che la matrice si ritira ristringesi il suo orificio di rottura, pel graduale ravvicinamento dei lembi, si oblitera e scompare. — 260 — Dopo circa cinque giorni, sulla parete della matrice si presenta una escre- scenza 0 papilla, dalla quale hanno origine i vari segmenti dell'arto che ven- gono formandosi. Di guisa che dopo 19 o 20 giorni si ha, entro la parto vuota dell'articolo residuo, l'intera zampa formata con le sue giunture. Alla muta che segue la zampa doventa libera, si svolge, e se trattasi di individui gio- vani talora non si distingue dalle altre; mentre resta negli individui vecchi sempre più corta e più gracile. Lo sviluppo della papilla è descritto dall'Autore nei suoi particolari. Egli però non ha potuto osservare la istogenesi dei muscoli e dei nervi neoformati. Neil' esporre i fatti osservati, l'Autore trova occasione di discutere alcune questioni relative alla distruzione ed alla formazione dei muscoli, e discute anche la possibile origine di produzioni chitinose da altri foglietti oltre 1' ecto- derma. La tavola che accompagna il lavoro, assai chiarajnente dimostra il processo di riproduzione analizzato dall'Autore. Insect Life. Periodical JBuUetlin U. S. Departement of Agricolture Divìs. Entomology. Washington, 1889. Da qualche tempo la entomologia agraria sembra, più che in passato, ve- nuta in considerazione, a vedere almeno gli articoli che pullulano soprai gior- nali di agricoltura, e non di rado in quelli stessi di entomologia, o le pubbli- cazioni di occasione, e magari i libri che si stampano per essa; e se la quantità del prodotto fosse misura della qualità, vi sarebbe da ricavarne compiacenza non lieve. Troppo però abbonda ciò che si scrive sopra vecchi argomenti, non diremo con ragione di nuova osservazione o di nuova esperienza, o con filo di ragionamento nuovo secondo lo stato della scienza o dell'arte odierna, ma al- meno con riflesso giusto e corretto di quello che la scienza o l'arte di un tempo, ormai passato, ci ha pur tramandato. — Col pretesto di render più facile alla pratica certo compito, più accessibile un espediente, di andare per la via più corta ai rimedi, di popolarizzare, di volgarizzare, come si usa dire, non solo la pratica non si innalza a cercare e comprendere la origine de' suoi mali, e quindi a misurare i pericoli, a scorgere anco da per sé gli attenuarsenti o i rimedi e i limiti probabili della loro efficacia, ma deviandola sempre più, si conferma negli antichi pregiudizi, negli antichi errori, e invece di chiarezza le si creano davanti confusioni nuove, per le quali, mentre il male cresce, come cresce di fatto, scema l'animo e la ragione per farvi quella opposizione, che in molti casi, serebbe pure sempre possibile di fare in qualche misura. Non tutto per fortuna è cosi, e non da per tutto si procede nello stesso modo. ^ Ulnsect Life degli Americani, è un giornale comincialo ad uscire alla luce l'anno decorso, da quel centro di studi di entomologia applicata, cui han pre- sieduto un tempo, o presiedono oggi, Asa Fitch, Harris, Riley, Packard, Howard, Commstock, per non dire di altri, e dal quale vengono quei Reports, — 261 — che sono e resteranno modello nella ricerca delle informazioni intorno agli in- setti agrari, nelle osservazioni originali, nelle esperienze, ed esempio altresì del modo di presentar queste o quelle. In Europa si aveva invero il magro Bullettin d'insectologie agricole di Parigi, che gli americani non han ci-eduto di imitare. Vedremo se vorranno regolarsi meglio d'ora in poi, mettendosi sulla via del Giornale La Difesa dei parasiti, del quale siamo gratificati in Italia. Per giudicare di esso forse sarebbe bastato il titolo ed il programma, ma basta in ogni caso, quanto ^lla novità degli argomenti, il titolo degli articoli fin qui pubblicati, e quanto al modo di istruire intorno ad essi il lettore, col rimetterli in luce, basterà guardare non gli errori ortografici, pei quali il proto della tipografia è fatto a posta, ma le confusioni di ogni genere, non escluse quelle delle figure, quando è possibile di presumere da esse, quali sien gli oggetti che pur vorrebbero rappresentare. (A. T. T.) Portes et Ruyssen. Traité de la vigne et de ses prodnits etc , voi. 3, Paris, Octave Douin, 1889, con figure interposte nel testo. L'opera dei sigg. Portes e Ruyssen, almeno per la mole, triplica quella del sig. FoEx, (1) quasi dello stesso titolo e sullo stesso argomento, pubblicata d'altronde da tempo assai breve. In quell'opera, troppo complessa perchè ci sia permesso di parlare sopra ogni sua parte, non poteva sfuggire l'estesissimo capitolo sulla Histoire de la vigne, colla quale, risalendo alla « Vigne avant l'histoire » siamo ricondotti alla prima determinazione di temperature diverse secondo le latitudini (Creta inferiore), all'apparizione delle Araliacee, poi dei Cissus e degli Ampelopsis, a foglie divise, sulla terra, verso la fine dell'epoca secondaria (Creta superiore), e da questa all'apparizione di viti a foglie semplicemente lobate, (Ampelocistus, Vitis inconstans, etc), sul principio dell'epoca terziaria, e alle forme del ge- nere Vitis a foglia meno divisa, della fine dell'epoca stessa e del tempo attuale. Si è cominciato per queste con una forma che riconduce alla mente la Vitis rotundifolia Mich. (V. viilpina L. Scuppernong, Southenfox grape,. dei viti- coltori moderni); e da questa finalmente, a traverso i tempi pliocenici, passando (1) L'opere del sig. Foex. — Cours complet de viticulture Montpellier, Paris, 1888, è la 2* edizione dell'altra pubblicata prima e tosto esaurita, rivista e accresciuta, e forma un volume di 940 pagine con figure. — La parte dei parasiti animali non è molto estesa (Gap. XVII), ma scrive già delle Anguillule, della Erniosi, della Melolontha vulgaris, della Enchlora (Anomala] vitis, degli Otiorinchi, dei Rinchiti, dell'Eumolpo, dell'Altica, del Peritelus griseus, della Penlhimia atra, della Puluinuria vitis, del Dactijlopius vitis, del Barbilisles epliippiger fEpliippigera vitium?J, della Piralide, delle Tignole, della Chelonia caja, della Sphinc elpenor e di altre sfingi, principalmente poi, sebbene in ultimo, della Fillossera, e dei metodi di difesa, quello della cura colle soluzioni acquose di solfuro di carbonio inclusive. — 262 — per le forme della V. riparia, V. monticola, V. labrusca, si è venuti al tipo della V. vinifera e di molte altre, fossili o viventi, oggi conosciute. Ma lasciando tosto questa parte, e quella delle pratiche della coltivazione della vite, distribuite in altrettanti capitoli, non meno, o poco meno larghi del primo, coi quali si occupa il resto del 1.°, tutto il 2." Volume, e parte del 3.°, in questo, un capitolo (cap. 6) tratta dei nemici della vite (Les ennemis de la vigne), cominciando col l'affermare, ciò che è vero pur troppo, che cioè: « 1' hi- stoire de la vigne tourne depuis une quarantaine d'annèes au martyrologe. » Il capitolo poi si divide in articoli per dire delle affezioni meteorologiche, delle malattie parassitarie, che si considerano secondo i parassiti vegetali e i pa- rassiti animali. Di questi ultimi, la Fillossera prende il primo posto, e gli autori possono dire di averne discorso da tutti i punti di vista, e di non aver lasciato indie- tro sopratutto nessuna cosa proposta per aver ragione dell'ospite male arrivato. Però in mezzo all'abbondanza del discorso, alla sollecitudine delle ricerche, sia permesso avvertire che le informazioni fornite in particolare sull'andamento, sugli effetti del male e sui provvedimenti presi ne' diversi paesi, sarebbero state più sicure, se invece di prenderle dai rapporti consolari, si fossero rile- vate dalle pubblicazioni delle Commissioni, quasi dovunque istituite, e che spesso discordano, com'è d'altronde assai naturale, dalle prime. Seguendo nel resto, con giustificato entusiasmo, l'opera della scienza fran- cese, che almeno per tale scopo, come dicono, ha scritto dal 1873 al 1880 — une de ses plus bienfaisantes et de ses plus glorieuses pages — trovando nella pra- tica gli stessi ostacoli, che dovunque hanno improvvidamente attraversato il consiglio e l'azione, quando sarebbero stati più opportuni, non poteva essere facile agli autori egregi di tener conto del non indifferente concorso prestato pure in qualche luogo fuori della Francia, per considerare e risolvere speri- mentalmente varie questioni non del tutto chiare, per adottare con qualche iniziativa nuova e diversa, qualche provvedimento già noto e pur esso dovuto, come quasi tutto ciò che si fa o si farà per la fillossera, alla mirabile inizia- tiva francese, o a contrapporre a certe affermazioni più problematiche, certe altre che, per lo meno, hanno ragione di star contro le prime. Ma questo av- vertito, il lettore troverà ogni sorta di amplissime informazioni nei diversi articoli delle' cure, da quella col processo Balbiani contro l'uovo d'inverno, alle altre diversamente ordinate, col solfuro di carbonio, anco quello cogli appa- recchi Fafeur e Mirepoix per la soluzione del solfuro stesso nell'acqua e la successiva distribuzione, quelle coi pali iniettatori, gli aratri solforatori, i sol- focarbonati, ecc.; articoli particolari trattano poi dei servizi flllosserici in Isvizzera, della sommersione, della irrigazione di estate, del piantamento nella sabbia, ecc. Le viti americane, e tutto ciò che concerne il loro adattamento alle viti — 263 — •europee, compariscono in un capitolo fra i rimedi contro la fillossera; dopo di che il libro prosegue discorrendo di animali diversi nocivi, anche accidental- mente, alla vite, di molluschi, di elminti, di miriapodi, di aracnidi, di insetti di diversi ordini, fra i quali la scelta è assai limitata, ma il discorso erudito ed esteso. — Per la Heterodera Schachtii (Anguillula radicicola Greff.), fra gli elminti, si ricordano le osservazioni dei sigg. Bellati e Saccardo già da noi riferite, mettendole a confronto con altre del G. Moray di Portogallo, e coi consigli preservativi dei sigg. Ottavi. — Si i-iprende, per gli aracnidi la storia della Brinosi e dei Phytoptus, concludendo col Briosi per una parte, col Don- nadieu per l'altra, circa la natura di questi, i rapporti della loro forma tetra- poda, colla forma ottopoda dei Phytocoptes. Seguita il discorso sui coleotteri, colle specie più ovvie, su gli ortotteri colle termiti, su gli emitteri, fra quali si fa posto assai largo al Lopus albomarginatus (Grisette, Margotte dei fran- cesi), come ad una Penthimia atra, fra gli omotteri, àlVIIysteropteron gryl- loides, del quale è riferita la storia più completa, secondo il signor Duthil, proprietario della Gironda. Si scrive ancora dei Lecanium, della Pulvinaria vitis fra le cocciniglie. Fra gli imenotteri è menzione di una Vespa vilis (Psen atratus P. ? ), che porrebbe le sue uova nel midollo, ed alle larve, che lo per- forano da cima a fondo, dai rami alle radici, e di un'altra Vespa non definita, che l'odei'ebbe le foglie; fra i ditteri è accennato alla Cecidomyia vitis (C oenophila Haim.); e poi fu accordato un cenno alla Vanessa cardili (L.) fra i lepidotteri, alla Ino ampelophaga B. Bar. col nome di Sphinx ampelophaga, si dà un quadro comparativo di varie Chelonia, si accenna a varie Agrotis, e si parla a lungo della Piralide, facendone rimontare la memoria in Francia fino al 1460. — Di essa sono indicati come paesi di abitazione, dopo la Francia, la Germania, l'Inghilterra, la Russia e in generale tutti quelli che coltivan le viti, come per stazione un gran numero di piante molto disparate, secondo il Constant, il quale avverte che qualunque processo di distruzione della specie infesta può valere, tutto al più, un anno per l'altro. Delle altre tortrici {Eudemis botrana Scbiff.) delle Tignole (Conchylis nmbiguella Hùbn.) parla distesamente, facendo conto delle osservazioni di tutti i paesi, e riportando i dati accettati per le stazioni d'inverno delle crisalidi, nelle crepature delle scorze e dei pali, nelle legature, come sotto le scorze, nei canali midollari del vecchio legno, deplorando che i mezzi di difesa sieno di effetto molto incompleto, comunque diversi. — Non si è voluto decidere sulla questione dei rapporti fra VEphestia Gnidiella Mill. e YAlbinia Wockiana Briosi, che in ogni modo non vanno confuse colle precedenti. Si mette in vista d'altra parte una Grapholita citrana Tr., non indifferente, per quanto pare, alle viti in Ungheria, in Sassonia, in Boemia. (A. T. T.) — 264 — Valéry Mayet. Insectes de la vigne. 1 voi. con tavole e figure interposte nel testo. Montpellier, Paris, 1890. Esclusivamente destinata agli insetti della vite è l'opera del signor Valéry Mayet, sugli insetti ampelofagi. In una prefazione l'A. fa notare che, malgrado la miglior difesa fatta in oggi, il numero delle specie d'insetti e di parasiti vegetabili delle viti, si è continuamente accresciuto, per la doppia ragione dei trasporti più facili da paese a paese, e della intensità delle coltivazioni; e raccogliendo il frutto di lunghi anni di studio, concentrato intorno agli insetti ampelofagi, propone il suo libro che, dopo altre brevi considerazioni sugli insetti in genere, un qua- dro di classificazione, qualche cenno sulla natura della vite e su quella della stesso parasitismo, sulla storia delle conoscenze antiche per quello cui va sot- toposta la vite, premette un catalogo sistematico degli insetti secondo i diversi ordini, dei quali appunto l'opera è per trattare, ed un Lessico di termini indi- .spensabili per poterne discorrere ordinatamente, come vien fatto, nei 24 capi- toli che si succedono ed in un addenda. Nella composizione e successione dei capitoli stessi serve, per regola ge- nerale, il criterio entomologico, ma taluno di essi s'intitola da una classe di artropodi e si ristringe a una specie, come il primo che sotto il titolo degli aracnidi parla poi della Brinosi e del Phytoptus vitis., e incidentalmente dei Tetì~anychus, ritenuti come forme sessuate dei Phytoptus istessi; o pei se- condo, che prende fra gli insetti i ditteri, per discorrere della Cecidomyia oenophila Haim; mentre poi il terzo discorre delle Cocciniglie della vite; il quarto della Fillossera, col quinto e il sesto per la lotta contro di essa e per la bibliografìa. Nel settimo si discorre dell'Afide della vite, (Aphis vitis) e dì altri Omotteri di famiglie diverse. L'ottavo è dato agli Eterotteri, i successivi fino al tredicesimo ai Lepidotteri, il quattordicesimo ai Nevrotteri, il quindi- cesimo agli Ortotteri, il sedicesimo ai Coleotteri, che poi o per ispecie, o per famiglie, o per gruppi di famiglie, occupano fino al ventiquattresimo capitolo, che tratta degli Imenotteri, dopo del quale viene finalmente l'addenda di so- pra enunciata. In qualunque modo, ogni capitolo o parte di articolo o articolo, porta, dopa il nome della specie dell'insetto sul quale si estende, una sinonomia accurata, un esame storico, la descrizione più o meno estesa dell'insetto stesso, anco secondo i suoi stati diversi. Espone poi il modo di vivere di esso, i suoi effetti sulla vite, i mezzi preventivi o attuali per la difesa di questa e, da principia o alla fine, per i soggetti più importanti, una bibliografia erudita, nella quale trovan posto assai copiose citazioni di autori non francesi, e di italiani fra gli altri. La fillossera occupa buona parte del libro (3 capitoli con 117 pagine sopra 460), e nel primo capitolo intorno ad essa, si tratta prima del suo av- -^ 265 — venimento e de' suoi progressi in Francia, come dei danni prodotti; poi de* suoi caratteri e della biologia, e qui dell'uovo d'inverno, delle forme gallicole, ra - dicicole, alate, sessuate, donde poi i modi di diffusione della specie; e infine dei suoi nemici naturali. Notiamo che i galliceli sono già detti rari sulle viti europee, e in verità nessuna delle osservazioni riferite in proposito, ne porta il ritrovamento in pieno vigneto di queste, quando sieno lontane da viti americane; e non basta dire in contrario che si è parlato delle galle prima che delle viti americane si cominciasse a discorrere. Se ne discorresse o no, le viti americane esistevano, laddove appunto le galle si son vedute sulle viti europee ! Dell'uovo d'inverno, dopo aver esposto tutto ciò che concerne la sua deri- vazione dagli alati, la sua presenza sulle viti americane e affermato che « quand il y a des Vitis riparia... les essairas des ailés ne s'abattent pas sur le Vitis vinifera, » dopo aver riportato o discusso con conclusioni sottintese o negative, le varie osservazioni di uovo d'inverno sulle viti europee messe innanzi da pochi, dopo aver per la sua parte affermato « nous n'avons personnelloment jamais piì trouver d'oeufs d'hiver sur les plantes francaises » tuttavia l'egre- gio A., senza far distinzioni fra la vita della fillossera sopra viti di natura di- versa, va a concludere che gli alati servono alla diffusione di quella, scrive come se uova d'inverno si trovassero indistintamente su viti americane e su viti europee, e di gallicoli e galle, giacche per esso senza gallicoli non si avrebbero manco gli insetti ipogei. Di qui a far plauso, senza riserve, al me- todo curativo della vite e distruttivo della fillossera per la via della distruzione dell'uovo d'inverno del signor Balbiani, è una discesa logica necessaria. Egli • però vorrebbe emendare il metodo stesso, conservando non innestate fra i vi- gneti di viti di Europa (che egli dice francesi), delle Vitis riparia, perchè gli alati recandosi su queste vi deponessero le uova loro, e potessero essere quindi facilmente distrutte. A noi è parso invece, e ci sia permesso di ripeterlo senza presunzione ne 3ontro l'autorità del signor Balbiani, né contro quella dell'egregio Autóre, che ilati i fatti quali ora si conoscono e quali sono concordati, la conclusione da prendere sia precisamente l'inversa; e che l'insistere sulla propagazione per via degli alati fra le viti europee, e sulla distruzione dell'uovo d'inverno su ijueste, come fondamento di difesa, non sia solamente un errore di ragiona- m.ento, ma un danno nella pratica, avviata così verso un obiettivo che non è :limostrato. Tutto questo si confonde poi, ma è realmente diverso dall'altra questione iella riproduzione indefinita degli insetti radicicoli senza ritorno di sessuati, . la impossibilità o inconseguenza della quale verosimile speculativamente, male 3i appoggia, però mettendosi un'altra volta contro i dati di fatto, coU'afferma- !Ìone che la facoltà riproduttrice dei radicicoli stessi scema negli ultimi insetti Anno XXI. 18 — 266 — autunnali, e non riprende con tutto suo pieno vigore in quelli che, nati da essi si destano dall'ibernazione alla primavera successiva e che « l'activitó seule des pontes augmente pour ces insectes (quelli della stagione), et suffit pour donner lieu encore pendant longtemps à une nombreuse population d' insectes. Chi vorrà essere edificato intorno ai mezzi per combattere la fillossera nel vasto capitolo « Lutte contre le Phylloxera » troverà che il numero degli espe- dienti e metodi stati proposti ha raggiunto la bella cifra di 5000; dei quali quei pochi che hanno potuto restare in credito dopo la condanna degli altri, si ri- ducono in due serie soltanto, e sono 1° Insetticidi a base di solfuro di carbonio e di solfocarbonato, coU'indispensabile bacligc bel Volume degli egre.ui entomologi Francesco Minà-Palumbo e Luig Failla-Tedaldi, sono in vendita presso quest'ultimo, in Cast5lbuon( Madonie '.Sicilia), al prezzo di L. S^OO,